Skip to main content

Full text of "Vocabolario bolognese-italiano colle voci francesi corrispondenti"

See other formats


Google 


This  is  a  digitai  copy  of  a  book  that  was  prcscrvod  for  gcncrations  on  library  shclvcs  bcforc  it  was  carcfully  scannod  by  Google  as  pari  of  a  project 

to  make  the  world's  books  discoverablc  online. 

It  has  survived  long  enough  for  the  copyright  to  expire  and  the  book  to  enter  the  public  domain.  A  public  domain  book  is  one  that  was  never  subjcct 

to  copyright  or  whose  legai  copyright  terni  has  expired.  Whether  a  book  is  in  the  public  domain  may  vary  country  to  country.  Public  domain  books 

are  our  gateways  to  the  past,  representing  a  wealth  of  history,  culture  and  knowledge  that's  often  difficult  to  discover. 

Marks,  notations  and  other  maiginalia  present  in  the  originai  volume  will  appear  in  this  file  -  a  reminder  of  this  book's  long  journcy  from  the 

publisher  to  a  library  and  finally  to  you. 

Usage  guidelines 

Google  is  proud  to  partner  with  librarìes  to  digitize  public  domain  materials  and  make  them  widely  accessible.  Public  domain  books  belong  to  the 
public  and  we  are  merely  their  custodians.  Nevertheless,  this  work  is  expensive,  so  in  order  to  keep  providing  this  resource,  we  have  taken  steps  to 
prcvcnt  abuse  by  commercial  parties,  including  placing  lechnical  restrictions  on  automated  querying. 
We  also  ask  that  you: 

+  Make  non-C ommercial  use  ofthefiles  We  designed  Google  Book  Search  for  use  by  individuals,  and  we  request  that  you  use  these  files  for 
personal,  non-commerci  al  purposes. 

+  Refrain  fivm  automated  querying  Do  noi  send  aulomated  queries  of  any  sort  to  Google's  system:  If  you  are  conducting  research  on  machine 
translation,  optical  character  recognition  or  other  areas  where  access  to  a  laige  amount  of  text  is  helpful,  please  contact  us.  We  encouragc  the 
use  of  public  domain  materials  for  these  purposes  and  may  be  able  to  help. 

+  Maintain  attributionTht  GoogX'S  "watermark"  you  see  on  each  file  is essential  for  informingpcoplcabout  this  project  and  helping  them  lind 
additional  materials  through  Google  Book  Search.  Please  do  not  remove  it. 

+  Keep  it  legai  Whatever  your  use,  remember  that  you  are  lesponsible  for  ensuring  that  what  you  are  doing  is  legai.  Do  not  assume  that  just 
because  we  believe  a  book  is  in  the  public  domain  for  users  in  the  United  States,  that  the  work  is  also  in  the  public  domain  for  users  in  other 
countiies.  Whether  a  book  is  stili  in  copyright  varies  from  country  to  country,  and  we  cani  offer  guidance  on  whether  any  specific  use  of 
any  specific  book  is  allowed.  Please  do  not  assume  that  a  book's  appearance  in  Google  Book  Search  means  it  can  be  used  in  any  manner 
anywhere  in  the  world.  Copyright  infringement  liabili^  can  be  quite  severe. 

About  Google  Book  Search 

Google's  mission  is  to  organize  the  world's  information  and  to  make  it  universally  accessible  and  useful.   Google  Book  Search  helps  rcaders 
discover  the  world's  books  while  helping  authors  and  publishers  reach  new  audiences.  You  can  search  through  the  full  icxi  of  this  book  on  the  web 

at|http: //books.  google  .com/l 


Google 


Informazioni  su  questo  libro 


Si  tratta  della  copia  digitale  di  un  libro  che  per  generazioni  è  stato  conservata  negli  scaffali  di  una  biblioteca  prima  di  essere  digitalizzato  da  Google 

nell'ambito  del  progetto  volto  a  rendere  disponibili  online  i  libri  di  tutto  il  mondo. 

Ha  sopravvissuto  abbastanza  per  non  essere  piti  protetto  dai  diritti  di  copyriglit  e  diventare  di  pubblico  dominio.  Un  libro  di  pubblico  dominio  è 

un  libro  clie  non  è  mai  stato  protetto  dal  copyriglit  o  i  cui  termini  legali  di  copyright  sono  scaduti.  La  classificazione  di  un  libro  come  di  pubblico 

dominio  può  variare  da  paese  a  paese.  I  libri  di  pubblico  dominio  sono  l'anello  di  congiunzione  con  il  passato,  rappresentano  un  patrimonio  storico, 

culturale  e  di  conoscenza  spesso  difficile  da  scoprire. 

Commenti,  note  e  altre  annotazioni  a  margine  presenti  nel  volume  originale  compariranno  in  questo  file,  come  testimonianza  del  lungo  viaggio 

percorso  dal  libro,  dall'editore  originale  alla  biblioteca,  per  giungere  fino  a  te. 

Linee  guide  per  l'utilizzo 

Google  è  orgoglioso  di  essere  il  partner  delle  biblioteche  per  digitalizzare  i  materiali  di  pubblico  dominio  e  renderli  universalmente  disponibili. 
I  libri  di  pubblico  dominio  appartengono  al  pubblico  e  noi  ne  siamo  solamente  i  custodi.  Tuttavia  questo  lavoro  è  oneroso,  pertanto,  per  poter 
continuare  ad  offrire  questo  servizio  abbiamo  preso  alcune  iniziative  per  impedire  l'utilizzo  illecito  da  parte  di  soggetti  commerciali,  compresa 
l'imposizione  di  restrizioni  sull'invio  di  query  automatizzate. 
Inoltre  ti  chiediamo  di: 

+  Non  fare  un  uso  commerciale  di  questi  file  Abbiamo  concepito  Googìc  Ricerca  Liba  per  l'uso  da  parte  dei  singoli  utenti  privati  e  ti  chiediamo 
di  utilizzare  questi  file  per  uso  personale  e  non  a  fini  commerciali. 

+  Non  inviare  query  auiomaiizzaie  Non  inviare  a  Google  query  automatizzate  di  alcun  tipo.  Se  stai  effettuando  delle  ricerche  nel  campo  della 
traduzione  automatica,  del  riconoscimento  ottico  dei  caratteri  (OCR)  o  in  altri  campi  dove  necessiti  di  utilizzare  grandi  quantità  di  testo,  ti 
invitiamo  a  contattarci.  Incoraggiamo  l'uso  dei  materiali  di  pubblico  dominio  per  questi  scopi  e  potremmo  esserti  di  aiuto. 

+  Conserva  la  filigrana  La  "filigrana"  (watermark)  di  Google  che  compare  in  ciascun  file  è  essenziale  per  informare  gli  utenti  su  questo  progetto 
e  aiutarli  a  trovare  materiali  aggiuntivi  tramite  Google  Ricerca  Libri.  Non  rimuoverla. 

+  Fanne  un  uso  legale  Indipendentemente  dall'udlizzo  che  ne  farai,  ricordati  che  è  tua  responsabilità  accertati  di  fame  un  uso  l^ale.  Non 
dare  per  scontato  che,  poiché  un  libro  è  di  pubblico  dominio  per  gli  utenti  degli  Stati  Uniti,  sia  di  pubblico  dominio  anche  per  gli  utenti  di 
altri  paesi.  I  criteri  che  stabiliscono  se  un  libro  è  protetto  da  copyright  variano  da  Paese  a  Paese  e  non  possiamo  offrire  indicazioni  se  un 
determinato  uso  del  libro  è  consentito.  Non  dare  per  scontato  che  poiché  un  libro  compare  in  Google  Ricerca  Libri  ciò  significhi  che  può 
essere  utilizzato  in  qualsiasi  modo  e  in  qualsiasi  Paese  del  mondo.  Le  sanzioni  per  le  violazioni  del  copyright  possono  essere  molto  severe. 

Informazioni  su  Google  Ricerca  Libri 

La  missione  di  Google  è  oiganizzare  le  informazioni  a  livello  mondiale  e  renderle  universalmente  accessibili  e  finibili.  Google  Ricerca  Libri  aiuta 
i  lettori  a  scoprire  i  libri  di  tutto  il  mondo  e  consente  ad  autori  ed  editori  di  raggiungere  un  pubblico  più  ampio.  Puoi  effettuare  una  ricerca  sul  Web 
nell'intero  testo  di  questo  libro  dalhttp:  //books.  google,  comi 


•  f  t  • 


663W 


r  -, 


j~- 


VOCABOLARIO 

BOLOGNESE-ITALIANO 


gU  compiuto 


Ct.AtJD10  KRHAMIIO  FERIUIII 


TERZA  EDIZIONE 
camp«Bdlata ,  ti  iccmcltU  di  nslte  tocI 


BOLOGNA 

PRESSO  GLI  ED[TOR[  MATTIUZZI  E  DE'  GREGOBI 


Jaj.  f ,   n^ 


REGOLE 

DELL'  ORTOfilAHA  BOLOfiNESE 

raOPOSTC 

DA  CLAUDIO  ERMANNO  FERRARI 

BìPBIHESSE  AIliA  SICOHDA  SDIZIONV  DHL  SUO  TOCABOUUO 

BOLOGNESE- IT  AUANQ  (') 


DELLE  VOCALI 


Dell'A. 


Tr 


re  saoni  distinti  ha  qaesta  lettera  nei  dialetto  bolognese.  1.^  A  no- 
turale.  2fi  k  aperta,  3*^  A  schiacciata.  Dico  A  naturale  per  significare  la 
vocale  proferita  con  iempUce  spignimento  di  flato»  senza  maggiore  aper» 
tura  di  bocca  e  forza  maggiore.  Dico  pure  la  terza  schiacciata  a  fine  di  far 
distinzione  dall'  aperta  ,  perchè  quest'  À  non  equivale  ad  essa ,  ma  bensi 
ali'É  apertissima  francese.  So  benissimo  che  naturali  sono  tutte  le  vocali 
pronunciate  in  qualsiasi  maniera,  come  so  che  l'epiteto  di  schiacciata  non 
si  potrebbe  riferir  nuUamente  a  pronunzia ,  ed  avere  perciò  queste  parole 
incontrata  la  censura  per  que*  Grammatici ,  che  le  hanno  adoperate  ;  ma , 
perchè  queste  e  simili  voci  divengono  di  convenzione  quando  sono  definite, 
mi  saranno  permesse ,  sembrandomi  più  significative,  e  potranno  equivalere 
ad  altre  •  che  si  stimassero  piii  appropriate. 


(*)  NeUa  Prefazione  anteposta  alla  seconda  edizione  del  suo  Vocabolo' 
rio  bolognese ,  e  precedente  le  Regole  da  lui  proposte  per  la  relativa  ùrUh 
grafia ,  il  sig.  C.  E.  Ferrari  cosi  si  esprimeva  : 

»  Volgon  già  quasi  tre  lustri ,  eh'  io  feci  di  pt^blica  ragione  il  Voca** 
bolario  bolognese  colla  corrispondenza  delle  voci  di  Lingua  Italiana.  Sin 
d'allora  conobbi  la  necessità  d'impinguarlo»  e,  coli' intenzione  di  pub» 
bucarne  un  secondo  volume»  per  lunga  pezza  non  feci  che  (accumular  voco- 
àoli ,  dettati  e  proverbi  non  registrati  da  prima.  Sembrerà  forse  a  taluno 
che  tanto  corso  d' anni  sia  stato  sufficiente  a  dar  finitezza  all'  opera  in 
maniera  da  non  averne  a  desiderar  più  oltre;  ma  pure  ben  vi  sarebbe^  di 
che  occuparsi  per  lungo  altro  spazio»  che  la  materia  è  inesauribile»  né  io 
arriverei  più  mai  a  capo  di  assettarla.  Miglior  partito  adunqtie  parvemi 
queUo  di  non  più  differire  a  riordinare  quanto  aveva  aòbozxflto;  ma  in 


Il 

1.0  Si  troverà  la  prima  A  nelle  parole  casa,  santa,  dama,  ed  io  altre  si- 
mUi,  che  si  proferiscono  come  nella  fingua  nazionale. 

2.0  Io  segno  l' A  aperta  coir  accento  grave ,  perchè  ha  V  uso  stesso  iel- 
r  italiana.  Si  trova  questa:  ìfi  Nella  terza  persona  singolare  del  futuro  dei 
verbi,  che  hanno  l'infinito  in  ar:  p.  e. /àrd,  (farà);  darà,  (darà);  starà, 
(starà)  ec.  2.^  In  pochi  monosillabi  per  distinguerli  da  altri  di  significazione 
diversa,  come  sarebbe  là  avverbio  per  non  equivocarlo  col  pronome  o  con 
la  articolo  del  femminino;  p.  e.  la  va  in  là,  (ella  va  in  \k);stà  verbo  per 
*  differenziarlo  da  sta  pronome:  p.  e.  sta  qué  sta  matteina,  e  sta  sira,  (sta 
qui  stamane,  e  stasera):  dà  verbo  in  contrapposizione  del  segnacaso  da: 
p.  e.  dà  da  magnar  a  quia  cavalla,  (dà  da  mangiare  a  quella  cavalla); 
ed  alcuni  altri. 

3.0  L' A  schiacciata  ha  il  suono  prolungato  accostantesi  a  due  A,  ed  ap* 
pongo  ad  essa  T  accento  circonflesso.  Si  osserverà  generalmente  Tuso  di 
questa  vocale:  ìfi  Nella  secimda  persona  singolare  e  plurale  del  presente 


ciò  fare  trovai  conveniente  di  rifondere  tutto  quello  ancora,  di  che  era 
formata  la  mia  prima  edizione;  lunga  e  penosa  fatica  in  vero,  ma  indi* 
spemabile per  cangiare  in  parte  V  ortografia,  e  per  dare  una  disposizione 
migliore  ai  vocaboli  a  fine  di  rendere  più  chiara  la  distinzione  de'  tre  lin- 
guaggi ,  de*  quali  è  composta  V  opera. 

»  NeW  antecedente  stampa  mi  prevalsi  d*  un' ortografia  in  massima 
parte  diversa  da  quella  adoperata  per  l' addietro  dagli  scrittori  del  0010- 
gnese  dialetto.  Mio  intendimento  fu  allora  di  adattarla  alla  pronundazione 
per  quanto  fosse  possibile ,  avvisandola  cosa  essemàaUssima  per  chi  debba 
leggere  in  una  lingua.  V  impegno  da  me  assunto  dopo  alcuni  anni  di  ri- 
durre ad  una  sola  ortografia  le  poesie  bolognesi,  che  intraprese  qui  a  pub- 
bucare  il  tipografo  Masi,  m'indusse  ad  una  più  accurata  osservazione.  Ed 
in  vero  trovai  due  principali  difetti  nella  mia  prima  maniera  di  scrivere: 
l'uno  doè  di  essere  stato  troppo  ligio  alla  pronunzia,  Vostro  di  non  aver 
seguitato  sempre  un  metodo  uniforme  e  costante.  A  toglierli  entrambi,  co- 
nobbi opportuno  di  stabilire  alcune  regole ,  che  ordinassero  questo  metodo 
ortografico  per  ottenere  il  doppio  intento  di  scrivere  senza  imbarazzo  e  di 
leggere  con  maggiore  facilità. 

»  Sembra  essere  fuor  di  dubbio  che  gli  antichi  Bolognesi,  quando  scris- 
sero nel  loro  dialetto,  si  scostassero  il  meno  possibile  dal  suono  pronun- 
ziato, giacche  questo  suol  essere,  generalmente  parlando,  il  regolatore 
della  scrittura.  Che,  se  troviamo  lo  scrivere  d'oUtora  discordante  in  molta 
parte  dalla  pronunzia  d'oggidì,  convien  dedurne  ancora  che  il  pno- 
ferimento  di  que'  tempi  fosse  diverso  dal  nostro.  EgH  è  probabilissimo 
eziandio  che  questi  cambiamenti ,  come  quelli  di  tanti  vocaboli,  proceduH 
siano  dall'influenza,  ch'ebbero  su  di  noi  le  nazioni  settentrionali,  ed  in 
particolar  modo  quella  de'  Galli,  la  quale,  se  potè  portar  mutazione  sui 
costumi  nostri ,  con  maggior  facilità  lo  avrà  fatto  sul  linguaggio.  Allora 
forse  scrivevasi  e pronutiziavasi  dulor,  sgnor,  caler,  ora,  allora,  gola,  vir- 
tuos,  vin,  fin,  bon,  son,  testa,  festa,  ec.  ec.  Cosi  dicono  tuttora  i  conter- 
mini Ferraresi,  i  Modonesi,  una  gran  parte  degli  aòitatori  delle  ville  boto* 


IO 

dell* indicativo  e  nell'  imperativo  di  qoe' verbi,  che  nell' infinito  cadono  in 
ar:  p.  e.  t'stà,  (tastai);  Vfd,  (ta  fai);  già,  (»Ute);  vu  arida,  (voi  an- 
date); vu  /S,  (voi  fg^te).  2.<>  Nella  seconda  e  terza  persona  dello  stesso  tempo 
oelottmero  singolare  di  qae' verbi,  quando  sono  posti  interrogativamente 
col  pronome  nnito;  fài\  (foi  ini)  far,  {h  egli?)  fàv\  (bte  voi?)  fàn'-i, 
(fimno  essi?)  fón'^el,  (fanno  esse?).  E  cosi  hàrla,  (ba  ella?)  hàn^tl,  (baano 
éUeT)  hdn4,  (bannoessi?) ,  hdl\  (ba  egli?)  3.«  Nel  participio  dei  medesimi 
lerbi,  ebe  in  bolognese  rimane  inalterabile ,  sia  df  genere,  sia  di  numero: 
p.  e.  «(di  (stato)  m.  sing.  (stata)  f.  sing.  (stati)  m.  plur.  (state)  f.  plorale; 
andd,  (andato),  ec  iruvd,  (trovato),  ec.  A,^  Nel  nomi  femminili,  la  mag* 
gior  parte  de'  quali  si  usa  troncare  nella  lingua  italiana  terminandoli  in  d: 
p. e. canea,  (carità );&ttnfd.  (bontà);  pietà,  (pietà);  ituaid,  (insakita); 
tira,  (strada);  fazzd .  (fiicciata) ,  ec.  S.^^  Per  singolarità  di  pronunzia  nella 
persona  terza  singolare  del  presente  dell'  indicativo  del  verbo  avèir,  (avere), 
dittando  si  riferisce  a  genere  femminino;  p.  e.  l'ha  fati,  l'Ad  dett,  (ella  ba 


gnesi  ed  in  parUcolar  modo  delle  montagne,  i  quali,  per  essere  più  bmiani 
daUacittà,furono  meno  a  contatto  cogli  stranieri  ed  in  conseguenza  meno 
soggetti  all'incostanza  ed  alle  variazioni  prodotte  dal  loro  consorzio.  Se 
9uegU  autori  nondimeno  avessero  usato  tutti  una  scrittura  uniforme  e 
V avessero  mantenuta  costante,  di  leggier  momento  sarebbe  stata  la  corre» 
2iom;  ma  l'essere  riusciti  discordi  fra  loro,  ed  ancora  ognuno  d'essi  wy 
•fiatile»  produsse  maggior  confusione  nell'ortografia.  Né  i  soli  antichi  Mon" 
talbani ,  Lotti ,  Megnani,  ma  i  mventi  scrittori  nostrì  lepidissimi  Neozioni, 
Mìnarelli ,  Baciali!  si  trovarono  nello  stesso  intoppo  per  V  incertezza  delio 

•  la  necessità  di  stMUre  un  metodo  di  scrittura  uniforme  e  possibU- 
iiieras$icuro,  adattandolo  aUa  pronunzia  S  oggigiorno ,  fu  riconosciuta 
eziandio  dal  chiariss.  professore  di  filosofia  \k  G.  B.  Fabri  bolognese,,  arnan-- 
titsimo  delle  cose  nostre,  il  quale  col  modesto  titolo  di  Accademico  del  Tri- 
tello annunziò  un  Progetto  d' ortografia  bolognese  e  ne  propose  alcune 
tracce  in  un  Wrrettino  pubbUeato  nelV  anno  1828  per  le  stampe  del  Nobili,  ^ 
ifo,  sebbene  avessi  la  compiacenza  di  trovare  in  esso  i  semi  dell'ortografia 
da  me  usata,  mi  restò  tuttaoolta  il  desiderio  di  vedere  le  regole  maggior- 
mente ampliate, 

>  La  molta  e  costante  analogia,  ch'io  conobbi  trovarsi  nella  pronun- 
zia del  dialetto  Bolognese  con  quella  della  Hngua  francese,  m'indusse  a 
prenderne  per  modello  V  ortografia.  Se  non  che  avrei  tentato  di  fare  mag* 
giori  riforme  in  quella  del  dialetto ,  come  per  avventura  sarebbesi  potuto 
praticare  nella  lingua  francese:  ma  ben  vidi  che  male  avrei  adoperato , 
come  adoperarono  male  coloro,  che  pretesero  d' introdurre  troppe  innovar^ 
2fofii  nella  scrittura  di  quella  graziosa  lingua  senza  calcolarne  le  conse^ 
guenze.  Già  di  questa  materia  trattarono  tanti  valenti  Grammatici,  per 
cui  debbiamo  rimaner  persuasi  che  in  una  lingua  derivata  converrà  atte'- 
wni  a  quelle  riforme ,  che  facilitino  benst  lo  scrivere  e  it  leggere ,  ma 
wn  cancellino  affatto  k  tracce  della  madre  sua,  » 


IV 

fatto,  ella ba  detto),  per^è  se  $1  rapporta- a  genere mascolloo  allora  à 
pronunzia  all'italiana  /'/ut  fatt,  (egli  ha  £atto;  )  l'hadett,  (egli  ha  4etto). 
Piaccia  al  leggitore  di  osservare  intorno  alla  pronunzia  di  quest'  A 
ch'ella  è  la  stessa,  che  si  troVa  nella  lingua  italiana  nei  casi  compresi  ne'pri- 
mi  tre  articoli  suddetti,  la  quale  pronunzia  si  sentirebbe  egualmente,  se 
nell'italiano  si  troncassero  le  parole,  come  si  fa  in  bolognese,  e  rimanesse 
fermo  il  suono  dell' a  nel  modo  stesso,  che  s' ode,  quando  sono  intere; 
p.  e.  Andàrie;  Stante;  Ccmtà'te;  Bontàrte;  Amàrio;  InscUò-ta. 

Finirò  quest'  articolo  con  addurre  alcuni  esempi ,  che  mostrano  la  pro- 
nunzia diversa  della  vocale  A. 

Sta  sira  sta  dov  sta  vosterpader,  eh' a  i  sòn  sta  anca  me. 

Stasera  state  dove  sta  vostro  padre,  che  io  ci  sono  stato  ancor  io. 

Fa  quèll,  eh'  fa  i  omen  d' garb ,  e  qiièll* ,  eh' farà  i  cUter. 

Fate  quel ,  che  fan  gli  uomini  di  garbo ,  e  quel,  che  £aran  gli  aUrL 

Sèrra  te»o  srrd  m  sta  porta  eh'  la  srà  mei  assrd. 

Serra  tu,  o  serrate  voi  questa  porta,  ch'ella  sarà  meglio  serrata. 

Càvel'  d' qué  sf  eavall,  o  pur  cavai  vii  alter. 

Cavalo  di  qui  questo  cavallo ,  o  pure  cavatelo  voi  altri.    ' 

Dell*  E. 

Questa  vocale  è  soggetta  a  piìi  variazioni  di  suono.  Se  ne  annoverano 
quattro  nel  dialetto  bolognese.  1.^  L'È  naturale,  X^V  É  ehiusa  o  stretta. 
Z.^  L'È  aperta  0  larga,  4.^  L'È  apertissima.  Perchè  poi  sono  imitanti  il 
suono,  che  hanno  nella  lingua  francese,  approprio  perciò  ad  esse  gli  accenti 
medesimi. 

1.^  SuU'E  eomune  o  naduralet  che  vogliam  dire,  ninna  osservazione  oc- 
corre, perchè  nel  dialetto  ha  la  stessa  pronunzia,  che  in  italiano  ;  p.  e.  era, 
(era);  camera»  (camera);  J?tena,  (Elena). 

2.^  L'È  chiusa  non  ha  il  suono  cotanto  serrato,  come  in  francese,  pe- 
rocché in  questa  Ungua  si  pronunzia  quasi  per  «,  ma  è  di  un  suono  un  po'piii 
prolungato  dell' E  natumfe ,  somigliante  quasi  air  italiana  aspirata  Ehi  VehI 
Deh!  Si  sente  perciò  dai  Bolognesi  fine,  (finito);  udé,  (udito):  slé,  (stette); 
fé,  (fece),  ec.  Ma  su  questa'  vocale  avremo  occasione  di  ripigliare  discorso, 
allorché  tratteremo  della  vocale  I ,  colla  quale  ha  molta  affinità. 

Z.^  L'È  aperta  precede  per  lo  piii  la  consonante  doppia,  come  nella 
lingua  francese  e  in  italiano ,  ma  non  corrisponde  sempre  nelle  parole  del 
medesimo  significato  e  non  è  costante  nemmeno  nelle  voci  bolognesi ,  ab- 
benché  si  scrìvano  nella  stessa  maniera;  e  però  convien  distinguere  quest' É 
mediante  l'  accento  grave  :  p.  e.  quèll  coli'  è  aperta  vale  qtiello  m.'  sing.  ; 
quell  coir  e  naturale  significa  qi*eUe,  f.  plur.  Lo  stesso  dicasi  deUe  seguenti 


voci:  quèsH,  (qneste)  f.  pi.,  quesU,  (questi)  m.  pi,  ittèts  ring,  e  iskn  pi., 
itfètUing.  e  Hrett  pi.  ;  le  quali  parole  e  tante  altre  si  sono  rese  equivoche 
nella  scrittura  per  r elisione  della  vocale,  che  si  fti  spessissimo  nel  fine.  Per 
questo  rilevante  motivo  mi  servo  dell'accento  grave  ogni  volta ,  che  sento 
la  pronunzia  aperta  dell' E. 

Ho  tenuto  fermo  il  medesimo  accento  grave  sulla  Toce  è  terza  persona 
del  verbo  èsser ,  anche  allorquando  neir  interrogativo  si  unisce  al  pronome; 
p. e.  è-V,  (è  egli?)  cn-<,  (sono  essi?)  ^-to,  (è  dessa?)  èn'eh  (sono  elleno?) 
Lo  stesso  feci  in  perchè,  bèinchè,  né ,  ec.  quantunque  non  si  senta  Y  È  tanto 
aperta  ;  ma  per  una  lievissima  difTerenza  non  ho  creduto  ben  fatto  alterare 
l'analogia  colla  lingua  madre. 

Quando  TE  precede  la  H  o  la  N,  non  solamente  ha  quasi  sempre  la  pro- 
nunzia aperta,  come  in  francese ,  dove  anzi  si  sente  quasi  per  a  «  ma  di  piti 
in  bolognese  ha  sovente  1'  aggiunta  dell'  I  dopo  di  sé;  quindi  semper  non 
snona  semper  alla  latina,  né  samper  alla  francese,  ma  sèimper.  Queir  I  si  fa 
sentire  distintissimamente  separato  dall'É  operfa^nèv'ha  ragione  di  doverlo 
pretermettere  nella  scrittura.  Ecco  perciò  l'ortografia  da  me  adottata;  tèimp, 
f(empo),  òHrìi  (bene);  srèin»  (sereno) ;  vèina,  (vena) ,  ec.  Volendo  seguire 
la  maniera  antica  collo  scrivere  ben»  semper»  sren»  si  proferirebbero  le  pa* 
role  air  italiana  o  pure  si  cadrebbe  nella  pronunzia  di  alcuni  fra' nostri  Bo- 
lognesi, che  alla  francese  proferiscono  quasi  Òan,  sanper»  sran, 

4.<> Finalmente  l'È  apertissima»  contrassegnata  da  me  coll'accento  cir- 
conflesso, è  quella,  che  tanto  aperta  si  proferisce  da  confonderla  iino  coir  A, 
come  in  francese,  ed  equivale  all' a  della  parola  bolognese  e  italiana  sala» 
cosicché  questa  voce  iato ,  (sala),  rima  perfettamente  colla  parola  sèlla» 
che  significa  (sella). 

I  seguenti  esempi  di  parole  scritte  in  un  modo  contrapposte  ad  altre 
serittediversamente,  perché  variano  di  significato,  ma  che  hanno  pure  il 
medesimo  suono, «serviranno  a  migliore  spiegazione  di  qualunque  piti  este- 
sa ne  potremmo  dare. 

Mtèss  Altdss,        Péli.        Pai  Capèll       Sai, 

Egli  tesse.      Il  taso.         Pelle.      Palo.  Cappello.    Sale. 

SéUa,  Sala.  Sètt        Saff  Fèrr,  Far. 

Sella.  Sàia.  Sette.       Sai  tu?         Ferro.        Fare. 

5.0  Un'  E  d' altra  ftitta  dovrebbe  pur  trovarsi  nella  scrittura  bolognese, 
cioè r  E  muta»  sempre  a  similitudine  della  lingua  fhincese;  ma  non  é  stata 
osata  dagli  antichi  né  s'adopera  dai  moderni  forse,  perché  non  s'è  fatta  quel- 
la minuta  osservazione  per  conoscerne  l'esistenza,  o  piuttosto  perchè,  intro- 
dotta che  fosse,  sarebbe  proferita  nel  leggerla;  e  ciò  non  comporta  la  pro- 
nunzia, che  anzi  richiede  di  sopprimerla  af&tto.  Dovrebbe  essere  posta  quo* 
ita  lettera  in  fine  di  vocaboli  ed  alte  volte  nel  mezzo.  L'averla  otnmessa  i» 


TI 

fine  delle  voci ,  per  Io  più,  non  porta  alterazione  di  pronunzia,  ma  in  alemù 
casi  ne  porta  un  sensibilissima.  Le  parole  esempigrazia  pan<  ea/n,  dar,  far» 
ec  non  soffrono  divario  senza  TE  finale,  come  non  lo  portano  neir italiano 
fan;  Can;  Dar;  Far,  perchè  non  possono  pronunziarsi  che  a  un  sol  modo , 
né  yi  sono  vocaboli  omonimi ,  che  abbiano  significato  diverso;  anzi  saranno 
stati  sempre  mancanti  di  questa  E ,  come  originali  presi  dalla  lingua  latina , 
0  rimasti  intatti  nel  dialetto  bolognese;  p.  e.  sai,  (sale);  iozer,  (suocero); 
mei,  (miele)  ;  fel,  (fiele) ,  ec.  Ma  nelle  parole,  in  cui  la  mancanza  deli'E  mu» 
ta  cagiona  equivoco  e  cioè  in  quelle  di  doppio  senso,  questa  vocale  sarebbe 
necessarissima;  e.  g.  mort  si  dice  per  morto  e  per  morte;,  pori  per  por- 
to e  per  porte;  ca$  per  caso  e  per  case;  fas»  per  &scio  e  per  Ib* 
sci  ;  e  tante  altre.  Peggio  poi  avviene  delle  voci  terminate  in  n,  e.  g.  fein, 
(fino)  agg.  m.  sing.«  e  (fine)  agg.  f.  plur.;  pein,  (pieno  e  piene)  ;  $an  (  sano  e 
sane)  ;  bon,  (buoni  e  buone),  e  simili.  Ed  è  pur  luogo  qui  da  osservare  che 
le  parole  bolognesi  finienti  in  n,  all'uso  francese  hanno  la  vocale  antec^ 
dente  nasale  san,  vein,  pan,  fein:  ma,  quando  dovrebbero  finire  m  ne» 
cioè  coir  E  muta,  perdono  il  suono  nasale;  con  difierenza  che  in  francese 
Ve  muta  visibile  £a  conoscere  che  la  vocale  antecedente  airn  non  è  nasale 
e  quindi  la  stessa  n  resta  dalla  medesima  staccata  ;  ed  in  bolognese  non  ve* 
dendosi  Y  e  convien  per  forza  che  Vn  si  unisca  alla  vocale  visibile.  Ciò  suo- 
cede  in  quasi  tutti  i  plurali  dei  femminili  terminati  in  na  nel  singolare,  co- 
me hoi\a,  bon;  sana, f san:  tana,  tan:  véina,  vèin,  ec. 

A  me  sembra  di  avere  provveduto  sufficientemente  alla  maniera  di  prò* 
nnnziar  questa  n  finale  col  lasciarla  raddoppiata  in  fine  di  quelle  paro- 
le, che  nel  singolare  ancora  hanno  tal  lettera  doppia,  come  sarebbe  in 
donn,  (donne);  scrann,  (scranne);  pènn,  (penne);  e  col  mettere  un  apo- 
strofo dopo  Vn*  in  quelle  parole,  nel  cui  singolare  non  essendo  doppia,  noi 
deve  essere  per  conseguenza  nel  plurale  :  perciò  io  scrivo  le  parole  portate 
di  sopra  in  questo  modo:  bon',  (buone)  ;  san',  (sane) ;  tan',  (tane);  vèin\ 
(vene). 

L' aver  soppressa  TE  muta  nel  corso  delle  voci,  parlando  in  generale, 
nulla  toglie  alla  pronunzia ,  e  per  questo  motivo  non  sarebbe  sempre  neces- 
sario indicare  T elisione  fatta,  p.  e.  spzial:  apptit:  mnar:  pudstd:  tgnir, 
ec.;  ma  si  cade  nell'intoppo  spiegato  precedentemente,  allorquando  TE  limia 
è  seguita  dall'  N,  a  cui  trovisi  dopo  un'altra  consonante,  perché  quella  let> 
tera  dà  il  suono  nasale  alla  vocale ,  che  le  sta  dietro ,  e  fa  sillaba  con  essa; 
al  contrario,  quando  ha  dopo  di  sé  una  vocale,  la  N  si  unisce  a  questa  e 
perde  tal  suono.  Conviene  quindi  o  doppiare  la  N,  o  corredarla  di  apostrofo, 
che  faccia  le  veci  deli'E  sottintesa.  Seguendo  pertanto  la  regola  stessa  della 
N  finale ,  nelle  parole ,  che  richieggono  doppia  N,  perché  V  hanno  nel  singo- 
lare, scrivo  eannleimn,  (cannellina);  scanrUà,  (scannellato);  danmar» 


vn 

(daiiiiegK2iie),ec.  e,  do^  Ma  è  dt  raddoppiarsi,  rapotlfofo  iodi^eràla 
manetta  dell' E  muto;  ean'va»  (canapa);  ean'ffor»  (canapaio);  «oii'g, 

(muioo),  ec. 

il  rerbo  correr,  (correre)  e  i  composti  da  Ini  o  di  lerminaiione  simile» 
come  tnucòmr,  dteòmr,  ricórrer,  nel  ftiUiro  e  nd  condixionale  e  nello 
stesso iofloito»  qnando  segue  vocale,  perdono  l' E  fira  le  due  R.  A  togliere 
Vàbrattezia  della  scrittura  di  tre  R  consecutive  mi  prevalgo  dell'apostrofo 
in  Tece  di  una  di  qaeste  consonanti  simili  e  scrivo  :  eof^r  in  ea  quand  piov, 
(correre  in  casa  quando  piove);  a  cwr'rein  tutt  in-t-ia  eira,  (correremo 
tmtindla strada);  adscur^rò  con  là,  (discorrerò  con  lui);  a  ricur^rein 
Qiiagiuilezia,  (ricorreremo  alla  giustizia). 

L'È  muta  si  troverebbe  ancora  nella  prima  sillaba  di  molte  parole,  che 
comiaciano  per /é«  me,  ne,9e.  Si  scrìve  frrar,  mnar,  »rrar  per  ferrar, 
nenar,  Merrar,  Si  troverebbe  egualmente  nella  prima  sillaba  delle  parole  in 
^»  re;  ma  i  Bolognesi  nei  sopprimerla  hanno  aggiunto  un'  A  nel  principio 
deUa  parola»  cosicché  in  vece  di  rezèver,  resolver,  ledam,  kgnatn  o  pure 
invece  di  pronunziare  e  scrivere  rzèver,  reolver,  Idam,  Ignam»  dicono  e 
scrÌTOoo  arzèver,  artolver,  aldam,  algnam;  dò,  che  a  me  pare  dover  ren- 
der pjà  dolce  la  pronunzia  di  quel  che  sia  in  francese  Beprendre,  Recevoir, 
che  si  pronunziano  Rprandr,  Bsevoar, 

Spiati  i  diversi  suoni  dell' E,  per  cagion  de'  quali  ho  stimato  oppor* 
toiK)  di  segnar  questa  vocale  or  con  uno  óra  con  altro  accento ,  aggiugnerò 
gli  esempi  di  confronto  delle  parole,  affinchè  si  conosca  praticamente  la 
differenza,  che  si  trova  da  un  suono  all'altro  nella  pronunzia  delle  tre  E 
accentate. 

Secchia.         Véccia     Vecchia. 

Quello.  Bèli         Belio. 

Fesso.  Cunéu  Confesso. 

Fessura.         Cun/è'4«a  Confessa. 

Queste.  Unésti     Oneste. 

Questa.  Vésia      Veste. 

Stretto.         Dersétt    Diciassette. 

Netto.  Péti        Petto. 

Trecce.  Pézz        Pezzo. 

Fretta.  Pèzza      Pezza. 


fèccia 

Picchia. 

Séccia 

m 

Mille. 

Quèll 

fhe 

Fisso. 

Fèts 

Fé$$a 

Fissa. 

Fètea 

MétU 

nisUo. 

QuètH 

Vàia 

Vista. 

Quésta 

Frétt 

Fritto. 

Strètt 

Vita 

Vita. 

Nètt 

fézz 

Pizzo. 

Trèzz 

Stizza 

Stizza. 

Frezza 

Dell'  I. 


Gli  scrittori  si  sono  serviti  dell' t  coli' accento  grave  tanto  pel  proferi- 
iBento  dell' £  ztretta,  quanto  dell' EX;  ed  ancora  per  t  di  pronunzia  italiana: 
^  scrissero  mi  «  che  si  pronunzia  me:  wn  per  vein:  e  firn,  che  si  profe- 


Vllt 

risoe  fine,  %  avendo  adoperato  questa  vocale  sempre  pel  suono  delf  E , 
quando  occorse  loro  di  dargli  il  suo  suono  ricorsero  all'J  lungo,  detto  iota 
dai  Greci,  e  scrissero  cdvj,  (capeli)  ;  mj»  (mìei);  Ij»  (lei);  e  pronunziaroAo 
queste  voci ,  come  se  si  pronunciasse  in  italiano  Capi,  Mi,  Lì.  Usarono  pure 
questo  ioto  nel  modo,  che  usavasi  in  italiano  fra  due  vocali  noja,  baja, 
xoja,  ec.  Ora  che  in  molte  voci  si  è  deviato  dair  ailtica  pronunzia ,  mi  sem- 
brò molto  incerta  ed  equivoca  la  maniera ,  con  che  scrissero  questa  TOcale , 
e  faccio  le  seguenti  variazioni: 

l.^'  Lascio  ri  semplice  ogni  volta  che  conserva  il  suono  simile  air  ita- 
liano; p.  e.  OtHdi,  (Ovidio);  fastidi»  (fastidio);  cuseina,  (cucina);  $tilUzidi, 
(stillicidio) ,  ec. 

±^  All'  t  coiraccento  grave  assegno  la  pronunzia  stessa  toscana  e  scrivo 
eurtt,  (cbltelli);  «ad,  (sapete);  andari»  (anderete);  pronunziando  Italia-' 
namente  Curii»  Savi  »  Andari.  E  perciò  la  sillaba,  che  si  scriveva  per  tN  e 
pronunziavasi  alla  francese  EIN,  viene  da  me  sempre  scritta  con  questo 
stesso  dittongo  EIN ,  giacché  tale  si  fa  distintissimamente  sentire  nel 
fiivellaare. 

3.^  Non  occorre  perciò  servirsi  più  dell'  J  in  fine  delle  parole ,  perchè 
vi  ho  sostituito  rt:  e,  trovando  quella  lettera  inutHe  in  tutti  gli  altri  voca* 
boli  del  dialetto,  le  ho  dato  perpetuo  bando,  nella  guisa,  che  fanno  i  mi- 
gliori  scrittori  italiani  d'oggigiorno. E  quanto  all'uso  e  al  non  uso  di  questa 
lettera  è  si  differente  e  contraddittorio,  che  per  un  secolo  chiamato  della  Fi- 
losofia deve  fòr  maraviglia  ai  considerato/i  delle  cose  come  le  regole  di 
nostra  lingua  in  tale  e  in  tanti  altri  punti  di  grammatica  non  siano  ancora 
fermate.  L'uso  <U  quest'J  lungo  veramente  si  vede  oggidì  assai  minore» 
che  per  l' addietro;  ma  pure  si  adopra,  ovvero  in  suo  luogo  si  veggono  posti 
in  certi  casi  due  t.  Contro  l'una  e  l'altra  usanza  venne  il  parere  del  eh.  prof. 
Muzzi  nel  preambolo  al  Galateo  ed  agli  Uffizi  del  Casa,  nell'  edizione  fattane 
per  sua  cura  in  Bologna  nel  1817.  A  favore  di  entrambe  un  grosso  libro  a 
posta,  il  che  è  tutto  dire,  fu  pubblicato  a  Milano  nel  1821.  Io  mi  attengo 
alle  ragioni  addotte  dal  Muzzi  nella  sua  Grammatica  manoscritta ,  le  quali 
non  solo  a  me,  ma  a  quanti  le  han  lette,  sembrano  irrefragabili,  e  credo  far 
cosa  grata  agli  studiosi  della  lingua  italiana  di  qui  riportarle  in  nota  (*) , 


(•)  Dell' y  lunjgo  e  del  duplice  i  corto. 

1.  Una  Ungua  è  tanto  più  facile  ad  impararsi»  quante  ha  meno  incer^ 
tezze  ed  eccezioni  nelle  sue  regole  grammaticali»-  e  perciò»  ove  si  possa  » 
giova  torre  del  tutto  somiglianti  incertezze  o  diminuirle. 

2.  L' uso  nella  favella  d'un  pòpolo^  se  anche  sia  contro  ragione,  è  ri- 
spettabile. U  uso  degli  scrittori  se  contraddice  alla  ragione ,  è  da  dirsi  ab- 
uso, e  più  specialmente»  se  è  vario»  incostante»  non  universale,  e  merita 
quindi  d' essere  corretto» 


a 

taato  più  che  sono  inedite  e  pih  partleolarìsiate  e  copiose,  che  nel  precttito 
preambolo  del  Galateo.  Tuttavia  si  vede  che  dal  1817,  in  cui  nei  preainbolo 
metjesiino  osci  tale  parere,  si  è  diminuito  molto  l'oso  deli'J  e  dei  due  I  in 
iaogosuo.  Per  darne  un  esempio,  dei  non  pochi  libri,  che  potrei  addurre, 
si  noUao  i  Panegirici  dell'  ab.  Natale  Ferro  pubblicati  nella  GaUeria  di  Set- 
era  Eloquenza,  che  si  stampò  qui  a  Bologna. 

Ecco  gli  esempi  applicati  alle  suddette  regole;  mostrando  ancora  che  mi 
senodi  E,  É,  in  luogo  di  1,  J. 


3.  La  scritiura  itaUana  si  conforma  eBattiéslmamenie  aUa  prwmtuia 
toscana ,  e  il  codice  indicatore  di  questa  pronunzia  è  il  Vocabolario  degk 
accademici  della  Crusca:  dupUce  massima  canonizzata  da  tutte  le  itaUane 
contrade  e  che  in  nissun  tempo  ne  luogo  è  stata  messa  in  litigio» 

4.  Per  evitare  gU  equivoci  sono  altre  regole,  e  modi  senza  ricorrere  a 
falsar  la  naturale  favella  né  guastar  la  scrittura,  che  deve  rappresentarìa, 
ne  porre  in  un  mare  di  duW  e  contraddizioni  chi  scrive;  dal  che  tanto  più 
dMismo  guardarci,  perchè  a  migliaia  rimangono  i  casi  di  equivoco ,  a 
cui  la  scrittura  non  bada  né  curasi  di  badare,  ai  qiudi  però  mette  sempre 
riparo  ia  norma  retta  del  ragionamento. 

5.  /  famosi  proti  del  Vocabolario  della  lingua  italiana  furono  sapieth 
ttssktU,  e  più  si  mostraron  tali,  quando  essi  medesimi  si  rammentaron 
faUibiU.  l  loro  falH  furono  coU'ondardel  tempo  effettivamente  riconoseiuU 
in  gran  parte. or  da  uno  or  da  un  altro,  ma  solo  d' interpetrazioni  e  d'e- 
sempi; nissuno  fé  motto  di  quelli  concernenti  a  filosofia  grammaticc^  e 
a  prommzia. 

6.  Tra  questi  secondi  faUi  si  può  annoverare  il  seguente,  che  trovasi 
ai  S  H  della  lettera  I.  Ivi  dissero  che  «  l'uso  ha  introdotto  per  lo  più  porre 
lo'}  lungo  dove  anderebbero  posti  due  i  (corti)  *  e  ne  recano  due  esempi 
cdle  parole  varj  e  sazj. 

7.  Risulterebbe  dal  detto  paragrafo  che  il  plurale  delle  voci  terminanti 
m  io  bissillabo,  come  restio,. natio  ec,  si  vedesse  scritto  per  l'uso  coli'}  pn^ 
iungato,  restj ,  natj ,  poicAè  nel  plurale  di  tali  voci  soltanto  vanno  vera' 
mente  posti  due  i.  Risulterebbe  oltraedò  dai  due  esempi  recati  con  vaij  e 
saq  che  anderebbero  posti  due  ì  corti  nei  plurali  di  variò  e  sazio  e  perciò 
di  tutte  le  voci  finienti  in  io  unissillabo. 

8.  Quanto  aita  prima  conclusione,  poiché  non  si  vede  introdotta  tu^ 
lonza  di  scriver  restj ,  natj  con  ì  lungo  in  cambio  di  restii  e  natii  con 
due  corti ,  tal  parte  di  paragrafo  cade  da  sé.  Da  alcuni  Grammatici  fu 
posta  la  strana  regola  che  l'i  nel  mezzo  di  due  vocali  debbo  avere  la  coda, 
come  in  noia,  centinaia,  ec,  e  cosi  in  prituHpio  di  parola,  se  a  lui  ne  segua 
wìcale,  come  in  iambo,  ieri,  iosa,  iugero  ec,  e  tale  pedanteria  é  stata  seguitàt- 
da  molH  scrittori;  ma,  poiché  le  dette  voci  stanno  maisempre  nel  Vocabo* 
Iorio  eoli' i  senza  coda ,  e  poiché  in  vece  dell")  caudato  nessuno  ha  mai 
uritto  con  due  i  corti  le  voci  medesime,  dunque  gli  accademici  né  meno 
intesero  di  parlar  di  tal  uso.  Quanto  alla  seconda  conclusione  risultante 
dal  fatto  delle  due  addotte  parole  di  vaij  e  di  sazj,  la  quale  perciò  fu  rispeU 
tato  e  imitata  da  molti,  giova  qui  far  conoscere  l'errore  e  con  taH  ragior^i 
che  bastino  a  torlo  per  sempre. 

9.  Ragione  prima.  In  veruna  delle  desinenze  plurali ,  che  vengono  da 
»  dittongato ,  se  naiturtUmente  sten  pronunciate  nella  comunale  favella. 


Me 

Me. 

Aquté 

Cosi, 

Vein       Vino. 

Te- 

Te. 

Fine 

Finito. 

Fein       Fino. 

se 

ìse.        , 

TuU 

Prendete 

Cavi       CapeU. 

Sé 

Si. 

Capè 

Capito. 

5j           Sei. 

Satn 

Savio. 

Savi 

Sapete. 

BaséU     Basilio. 

Andari 

Andarvi. 

Andari 

Andrete. 

Berielm  Bartolommeo. 

Prém 

Primo. 

Boni 

Buone. 

Zoia       Gioia. 

MéU 

Mille. 

Capi 

Cappelli. 

Fòia       Foglia. 

non  si  fa  tentire  lo  strascico  di  due  ì  né  in  Toscana  ne  in  tUtrò  luogo  d'ItOr 
Uà;  e  chi  U  pronunziasse  commetterebbe  una  volontaria  affetiazUme, 

Ragione  seconda.  Verchè  per  esempio  faggi,  maschi,  occhi,  rocchi  e  tante 
oltre  voci  aventi  la  stata  plurale  derivazione  dal  dittongo  io,  come  l'han- 
no vari  e  sazi,  non  si  leggono  nel  Vocabolario  e  non  si  scrivono  da  veruno 
ne  con  j  lungo  né  con  duplice  i  corto. 

Ragione  terza.  Perche  tutti  senza  eccezione  i  plurali  derivati  da  ca- 
denia  dittongata  nel  singolare  fanno  rima  ne' poeti  con  tutte  l'altre  voci 
pariterminantiy  in  cui  non  esiste  la  ragion  del  dittongo»  e  per  esempio  vai 
da  vaio  rima  con  assai,  trovai;  occhi  con  cocchi  da  cocchio  e  da  cocco;  savi, 
collegi,  uiBci,  incendi,  tripudi  rimano  con  gravi,  regi,  radici,  intendi,  virtudi. 

Ragione  quarta.  Perché  anche  le  voci  di  tutti  i  verti  in  lare,  per  e<em- 
pio  noi,  invidi,  stanzi  da  nolare,  invidiare,  stanziare  fanno  rima  con  poi,  guidi, 
dinanzi;  e  cosi  tutte  le  loro  simili  con  le  dissimili  tutte  senza privUegiame 
veruna. 

Ragione  quinta.  Perchè  tal  regola  è  costantemente  servata  anche  nel 
più  celebre  e  più  compiuto  rimario ,  che  é  quel  del  Rosasco  accademico 
detta  Crusca,  né  vi  si  trovano  in  nessuna  rubrica  le  rime  in  li  dal  dit- 
tongo, come  varìi,oratorii,picchii,pretorii,cerchii,invidii,rimedii  e  le  cenHf 
naia  siffatte»  ma  sole  quelle ,  che  discendono  da  nondittongo,  come  desìi, 
invii  da  desio,  invio  «i  nomi  che  verbi,  e  cosi  piissimo,  riissimo  da  pio  e  da 
rio;  né  vi  si  veggonle  rime  invidiino,studiino  e  le  consimili  de'verbi  in  lare 
dittongato,  ma  bensi  invidino,  studino  ec.  e  picchino,  cerchino,  pallino,  varino, 
accoppino  senza  tanto  spavento  di  equivoci  tra  piccare  e  picchiare,  cercare 
e  cerchiare ,  pallare  e  palliare  e  ne  tra  varare  e  variare ,  ammaccare  «  am- 
macchiare ,  accoppare  e  accoppiare. 

Ragione  sesta.  Perchè  licenza  poetica  non  vuol  dirsi  queUa,  che  si  con' 
fiìrma  aila  naturale pronunziaziohe ,  ma  quella,  che  ne  devia.  Cosi  gith 
vano  ai  poeti  simile,  umile,  che  in  ogni  dove  d'ItaUa  si  profferono  slmile, 
iimile;  e  medesimamente  fanno  lor  comodo  per  augumento  di  siUaòa  invidii, 
savii  e  siffatte,  le  quali  essi  per  licenza  infamigliano  anche  tra  le  voci 
sdrucciole ,  ma  sono  sdrucciole  bastarde  ;  e  tale  eziandio  scriveranno  a 
lor  voglia  empiissimo,  proprìissimo,  necessariissimo,  ordinarìissimo,  saviissi* 
mo,  solitariissimo  ec.,  ma  nella  favella  e  nel  Voct^olario  son  con  un  L 

10.  Dalle  sei  predette  ragioni  discende  una  conclusion  coronaria,  che 
/riè  eostrigne  adottarla  per  regola  grammaticale  e  risolutiva:  ed  è  questa, 
in  tutte  le  voci  cadenti  in  io  dittongato,  come  vaio,  «officio,  savio,  vario,  ma* 
Schio  ec.  non  è  il  solo  o,  che  si  cambia  per  fame  il  plurcUe,  ma  l'intero 
dittongo  io,  in  cui  l'i  è  una  lettera  per  così  dir  sincopata  e  forma  un 
tutt  uno  coli' 0. 

il.  Due  riprove  detta  veracità  di  questa  regola  esistono  inoseervata 


XI 

Dell'  0, 

VO  esso  pnte  ha  le  soe  variazioni.  Ora  prommxiui  ehkuo,  ora  aperto, 
ed  altre  Tolte  di  una  certa  maniera  fatta  particolare  del  dialetto  bolognese, 
{ortecipante cioè  moltissimo  dell'i  per  modo,  che  non  solo  all'orecddo 
degli  stranieri,  ma  eziandio  a  qaello  di  alcuni  bolognesi,  non  troppo  ino 
però,  sembra  piuttosto  un'  A. 


ma  conoincentL  Una  $i  icuopre  nella  formazione  de'  tuperlaiM  qui  eopra 

accennati,  i  quaU  procedono  dagli  aggettivi  in  lo  uni$illabo:  imperocché 
ìtertigr.  da  empio,  necessario,  ordinario,  proprio,  savio  e  pariflnienli  e$eono 
empissimo,  necessarissimo,  ordinarissimo  ec.  con  solo  un  i,come  inpronunr 
Tiaein  VoccUtolario,  dove  dunque  è  palpabile  che  non  il  eolo  o,  ma  fro- 
mendue  le  vocali  si  fusero  in  quell'unico  i.  L'aUra  riprova  s'annida 
ne' verbi  in  ì^T€  pur  di  sopra  diati,  aventi  /' ia  monosillabo,  come  cam- 
biare, eseqoiare  e  ilor  mille;  ed  eccomi  a  esporla.  Nei  verbi  regolari  in  are. 
come  per  es.  portare ,  tutte  le  lettere ,  che  stanno  innanzi  alla  radice  are . 
si  conterDono  in  tutte  le  voci  del  vetbo;  le  lettere,  che  vengon  dopo,  for- 
mano  la  rispettiva  desinenza  regolare  di  ciascuna  voce.  *  Ora  prendati  'un 
verbo  in  lare  con  ia  dittongato ,  esempigrazia  innafiB-are  ;  e  formiamone  le 
quattro  voci  paridesinenti  a  porf-i ,  porMamo ,  porf-iate .  porf-ino ,  che  eon 
le  sole,  ove  sarebbe  ragione  di  gemino  i.  È  infaUibUe  che  giusta  la  regola 
formatrice  delle  cadenze  dovrebbe  compomesi  le  voci  innaffì-i ,  innafp4th 
mo,  inna/J^iate  ed  inaffl-ino;  e  pure»  per  quanto  io  mi  sappia,  nessuno  $i  è 
mai  sognato  di  scrivere  la  seconda  e  la  terza  in  tal  foggia ,  e  rarisiimi  la 
prima  e  la  quarta  soltanto,  contraddicendosi  nell'altre  due.  Or  peri  he  dò? 
Perchè  nissuno  cosi  le  pronunzia.  E,  siccome  non  si  pronunziano,  è  fòrza- 
conehiudere  che  la  radice  di  tali  verbi  non  è  solamente  are,  ma  lare*  dove 
non  sola  la  lettera  a,  ma  tutto  il  dittongo  costitue  il  primo  elemenU>  della 
radile  e  per  tcU  ragione  vassene  un  i,  restando  innaffi,  innaffiamo,  innaffiate 
ed  inaffino. 

i2.  Ancìie  una  terza  riprova  dell'aggiustatezza  della  regola  e  della 
svista  degU  accademici  può  desumersi  dalla  sempre  varia  maniera,  con 
cui  sono  scritti  quei  plurali  di  nomi  neUo  stesso  Vocabolario,  ora  cioè  con 
i  lungo  ora  con  queU' unico  i  corto,  col  quale  diciamo  doversi  scrivere  sem» 
pre ,  non  potendo  nascere  da  una  causa  medesima  effetti  diversi.  Veggono 
visi  di  fatto  in  fornaio,  notaio,  usuraio  e  in  tante  altre  i  loro  plurali  con 
solo  un  i  breve  e  in  operaio,  saio,  vaialo  ed  aìtre  pur  tante  col  lungo,  in 
oUre  vocaboli  identici  vi  si  trovano  in  un  loco  ad  una  maniera  e  a  diversa 
in  un  altro;  Come  verbigrazia  in  pellicciaio  ti  etio  plurale  porta  i  piccolo  e 
solo,  e  in  vaialo  rivedesi  Pellicciai  coll'i  prolungato.  E  il  plurale  Notaio 
che  con  i  picciolo  si  scorge  due  volte  alla  v.  notaio,  WeconInMi  alla  v.  stan^ 
pa  con  btngo,  e,  che  peggio  è,  facente  rima  a  tu  stai;  dove  più  che  più 
divien  chiaro  non  tenere  quell'i  caudato  il  posto  di  due  corti ,  perchè ,  se 
ciò  fosse  vero ,  non  potrebb'esservi  rima.  Lo  stesso  dicctsi  di  stioendj,  esem- 
pio dell'Ariosto  recato  alla  v.  Stipendio,  in  cui,  se  fosse  vero  che  l'i  lungo 
è  posto  dall' uso  dove  anderebbero  posti  due  i  hretì,  non  farebbe,  come 
poi  pur  fa,  giusta  rima  con  prendi. 

i3.  lo  non  so  che  ci  vogUa  di  megUo  a  persuadete  e  convincere  che 


xu 

i.o  Pronnndasi  semplicemente  in  molte  yod,  come  in  italiano;  p.  e. 
dio,  (dio);  eossa,  (cosa);  om,  (uomo);  for,  (toro),  e  in  pochi  monosillabi; 
90,  (suo);  io,  (tao) ;  no,  (no)  ec. 

2.^  In  altre  voci  si  sente  chituo,  ed  allora  io  Tho  segnato  spesso  coll'ac- 
cento  acuto  per  maggior  sicurezza  di  chi  legge,  abbandonando  la  scrittura 
deU'U,che  dagli  antichi  impropriamente  mettevasi  in  sua  Teoe,  e  perciò 
scrivo  fòia,  (foglia);  vóto,  (voglia);  nàia,  (noia),  vói,  (voglio);  cài,  (colgo); 
fói,  (foglio  e  foglie);  voci  che  una  volta  si  scrissero  (uja,  vuja,  n^fa, 
vui,  ciU,  fui.  Ed  intendo  seguir  questa  regola,  quando  le  parole  bolognesi 
corrispondono  alle  italiane  o  latine  scritte  colla  stessa  lettera  o,  perchè,  se 
in  queste  lingue  la*  voce  sia  scritta  coll'u,  sebbene  in  bolognese  suonino  Ó 
chiuso,  io  le  scrìverò  coirù  accentato  d'  acuto,  come  dirò  alla  lettera  U. 

Zfi  Ho  distinto  r  Ó  aperto  coir  accento  grave,  come  si  fa  comunemente 
in  italiano  dell' ò  finale,  amò,  (amò);  andò ,  (andò);  farò,  (farò};  dirò, 
(dirò);  ed  in  pochi  monosillabi;  p.  e.  a  so  (io  so);  a2  pò,  (egli  può) ,  e  simili, 
per  distinguerli  dagli  omonimi  d'altro  significato,  so,  (suo);  po,(poi),  ec 

4.<^  Circa  all'  0,  che  partecipa  tanto  dell' A,  è  notabile  la  pronunzia  spe- 
cialmente nel  volgo  bolognese ,  che  sentito  dai  forestieri  viene  spesso  con- 
fuso coir  A,  e  par  di  sentir  dire  unoMr,  (onore),  dulaur,  (dolore),  famaus, 
(famoso);  virUtaus,  (virtuoso);  aura,  (ora),  ec.  Cosi  in  fatti  lo  scrisse  il 


non  un  j  hmgo  né  due  corti,  ma  un  solo  di  quesH  conviene  a  tutti  quanU 
i  nomi  e  aggettim  pbiraU ,  di  cui  abbiamo  trattalo,  e  quindi  non  aver 
muUa  che  fare  in  nostra  Ungua  l'i  lungo,  che  in  nessun  altro  caso  rétro- 
vasi  nel  Vocaòolario  e  che  senza  la  minima  utiUtà,  anzi  con  danno  venne 
intrusotdal  Trissino  e  che  per  vergognosa  corona  di  spropositi  è  stato  fino 
appellato  lettera  consonante ,  quasiché  noi'itaUani  amassimo  imbastar' 
dirci  anche  nelV  alfabeto  e  diventare  inglesi  e  francesi.  Fure  gioverà  an* 
che  sapere  che  nel  proemio  del  Decamerone  dell'ottimo  testo  MannelH,  oltre 
noìsk  e  arcolaio  con  Vi  piccolo,  leggesi  benefici  (da  beneficio)  con  solo  questi 
neUa  desinen^,  né  vi  è  scorta  d' aecento.  E,  attesoché  la  paura  d'e^piiooco 
è  quella,  che  tragge  alcuni  a  scrivere  j  lungo  o  il  piccolo  i  geminato,  sarà 
utile  mostrare  anche  per  altra  via  eh' è  una  vera  fantasima;  e  tra  mi- 
gliaia d'esempi,  che  porge  la  lingua  nostra,  come  tutte  l'altre,  di  voci  di 
varie  significanze,  in  cui  l'equivoco  non  si  può  torre  perverun  segno  né 
per  aggktnta  di  lettera ,  ma  unicamente  col  senso,  basterà  quest'uno  della 
voce  parti,  che,  oltre  i  molti  sentimenti  figurati,  ne  ha  sei  tutti  propri,  cioè 
ti  pare,  divìdi,  ten  vai ,  abi^nti  della  Partia  ,  produzioni,  porzioni. 

14.  Nulladimeno,  poiché  i  superstiziosi  sono  anche  in  grammatioa^  e 
a  curar  la  cangrena  del  mctl  uso  si  oppone  l'invidia,  l'amor  proprio  e  la 
pertinacia  di  chi  sdegna  confessare  un  errore ,  io  non  iscrivo  queste  osser- 
veaioni per  ehi  non  ne  cura  né  vuole,  ma  solamente  pe' giovanetti  e  per 
gli  arrendevoli  alla  ragione.  Ed  aggiungo  a  sovrappiù  che,  quando  fra  i 
detti  nomi  e  aggettivi  vogliasene  pure  usare  uno  equivoco  senza  voierlo 
chiarire  col  contesto,  si  potrà  disequivocar  con  gH  accenti,  come  in  prin- 
cipi, augùri,  supplici,  martlri,arbltrì,  benefici  e  comtmiU,  e  suU'o  di  pretòri. 


xm 

nostro  ToielU  nel  suo  eruditissimo  trattato  dell'  ùriffHm  detta  buffila  ilolto- 
na:  iattavolu  ad  un  orecchio  fino  si  fari  mollo  ben  eoMMcere  che  non  è  m 
AH  il  dittongo  proferito,  ma  im^  ó  molto  aperto  unito  all'  U.  e  pari  a  quello, 
che  gì' inglesi  pronunxiano  e  scriirono  in  egual  maniera  che  noi,  beuchè 
seoza  accento;  p.  e.  Prodigioìu,  0Ò9éqtiku$,  MoUdoui,  Generoui,  CurUmi, 
Fawnir,eckme  par  di  vedere  chiara  la  ragione  di  dovere  scrivere  in  questo 
modo,  mettendo  però  l'accento  grave  sull'ó,  perchè  partecipa  deli' A.  & 
vensaimo  che  TAU  si  permiita  in  0,  e  dai  latino  i  Francesi  e  gritaliani,  imi- 
tati dai  Bolognesi,  prendono  e  camhiano  le  seguenti  ed  altre  parole 

LaU  ItaL  Frane  BoL 

Auruok         Oro.  Or.  Or. 

Maunti.        Moro.  Maurt,  ìior. 

Pauper,  Povero.  Pauvre.  Pover. 
Ma  questa  regola  non  s' inverte,  e  per  questo  l'o  del  latino  Colar,  Odor»  ac, 
dai  Francesi  non  si  cangia  in  au,  ma  in  eti  :  Couiewr,  Odeur;  e  dagl'  italiani 
si  Uen  fermo  To:  Colore,  Odore,  Cosi  dicasi  delle  parole  p.  e.  AmbWotua 
lat,  AfNftiUeuo;  fr.,  Ambizioio  it;  Prodigioeue  lat,  Prodigieux  ft.,Prodiffi080 
il,  e  piattosto  l' au  de'  Francesi  non  è  permutato  dall'o  latino ,  ma  sibbene 
dall' a/,  come  sarebbe  Autre  fr.  da  Alter  lat.;  Hout  fr.  da  Altu$  lat.;  Aube 
da  Alba,  ec.  I  Provenzali  scrissero  pur  essi  Jaloux,  Amour  e  simili. 


oratòri,  da  pretorio  oratorio,  e  degU  altri  di  tale  epeeie,  che  in  Hngolare 
finiscono  in  orio  ed  in  ore.  Ma  in  tempi  da  tempo  e  tempio,  omicidi  da  omi- 
cida e  omicidio ,  rocchi  da  rocco  e  rocchio  e  nei  pochissimi  altri  siffatti, 
anziché  falsificar  la  parola,  sarà  spediente  o  adoperare  i  sinonimi  o  col 
ragionamento  chiarirgli,  come  sempre  chiariscesi  la  soprtUlegata  voce 
parti  di  sestuplice  significato,  e  com'  è  pur  mestieri  di  fare  con  rocche,  me- 
te e  altre  simili  voci  di  doppio  valore.  Cosi  nella  Gerusalemme  del  Tasso 
leggiamo  esplicata  dal  contesto  la  voce  odi  in  que' versi  Errasti,  è  vero,  e 
trapassasti  i  modi  Ora  gli  amori  esercitando  or  gli  odi  ;  e  la  voce  tempi  in 
quest'altri.  0  cieli, o  dei,  perchè  soffrir  quest'empi  Fulminar  poi  le  torri  e  i 
vostri  tempi?  dove  nissuno  dirà  che  odi  pos^a  significare  tu  senti ,  né  che 
tempi  sia  il  plurale  di  tempo.  Men  che  meno  poi  veggo  motivo  a  scrupo- 
lizzare  e  marchiar  d'equivoche  tante  parole,  che  per  la  loro  differenza 
come  parli  del  discorso  rendono  naturalmente  l' equivoco  stesso  quasi  im^ 
possibile  e  rimangono  indovinelli  soltanto  fuor  del  discorso  e  isolata 
ciascuna;  quaH  son,  per  esempio,  lunari,  librai,  cAe  lunare  è  aggettivo  e  lu; 
nario  nome,  e  parimente  è  nome  libraio,  ma  verbo  librare. 

15.  Se  per  appuntellare  l'i  lungo  e  il  doppio  ì  corto  fu  stampato  ai 
itmpi  rìostri  un  Ubro  apposta  di  168  pagine  in  ottcsoo  grande,  epero  eórò 
icusato  se  in  una  grammatica  ho  scritto  un  capitolo  di  poche  pagine  per 
Tender  provata  ;  chiara,  ferma,  e  libera  da  tante  incertezze  e  contraddi' 
cenze  una  regola  di  nostra  lingua  con  ragioni  parutemi  necessarie  insieme 
e  bastanti  a  far  guardinghi  gU  studiosi  dai  presupposti ,  che  si  contengono 
iftfueiJ'Iario. 


XVI 


DELLE  G0NSONANTL 


Per  regola  generale  le  consonanti  doppie  non  si  pronunziano  cbe  per 
semplici  nel  linguaggio  bolognese  come  nel  francese.  Mi  parve  da  prima 
che  fosse  molto  comodo  il  tralasciare  queste  dq[ipie  anche  nello  scrivere ,  e 
ne  tentai  V  esecuzione  ;  ma  conobbi  che  per  acquistare  un  leggier  vantaggio 
altri  se  ne  perdevano  di  maggior  rilevanza;  come  sarebbero  quelli  dell'  orio 
gine  della  parola,  dell' accento  sulla  vocale  precedente»  e  dell'equivoco  del- 
le voci ,  che  hanno  significato  diverso.  Ho  trovato  perciò  conveniente  di  ri- 
tenerle sempre ,  inclusive  in  fine  delle  parole,  sebbene  nella  scritlnra  non 
fiicdano  troppo  bella  comparsa.  Dagli  esempi,  che  seguono,  si  conoscerà 
^pianta  ragione  io  abbia  avuto  di  cosi  operare. 

Ani  Ohi     . Ann  Anno. 

Ba$  Bacio ,    .    .    .  Ras9  Basso. 

Ccm  Cane Ccmn  Canne. 

CavdUt  Cavatela .    .  Cavalla  Cavalla. 

Fai?  Fa  egli  0  Fatelo.    ì  _  ,,  _  „ 

„  „  «  ,1   *  ?    .    .    .    .    Fall  Fallo. 

Fai  Fallo  tu  .    .    .    > 

Fa-la?  Faelhi? FaUa  Falla. 

Far?  Fai  tu? FaU  Fatto. 

Fus  Fuso Fius  Fòssi. 

Maz  Maggio Mazz  Mazzo. 

Fapa  Papa Pappa  Pappa. 

Pas  Pace Pass  Passo. 

Piz  Peggio Pizz  Pezzi. 

Sòn  Sono  o  Suono Sànn  Sonno,   x 

Starla?  Sta  ella? StaUa  Stalla. 


Del  C. 


1.0  II  C,  quando  trovasi  innanzi  alle  vocali  A ,  0,  U ,  si  pronunzia  per 
K,  come  in  italiano;  p.  e.  caccao,  (caccao);  cuccmra ,  <  cocomero)  ;  cocca, 
(cocca). 

2.0  Quando  è  seguito  da  E  o  da  I,  si  fa  sentire  in  due  maniere  ;  una 


XVIl 

cioè  air  italiana  perce»ci,  come  eeec,  (poco);  cein,  (piecolo);  dndM, 
( piccoliiio )  ;  ciloba,  (bircio);  dtppa,  (coppia)  e  dniU  ;  l'alita  per  Z  di 
suona  sottile  de'  Toscani ,  ma  un  poco  piii  dolce ,  che  a'  aeeotta  all'  S  dd 
Romani  nella  pronunzia  di  Zignore ,  Zicuro;  p.  e.  teder,  (cedere) ;  zèndet , 
(cenere);  zira,  (cera);  azzidèini,  (accidente). 

Gli  scrittori  di  cose  bcrfognesi  hanno  usato  di  mettere  il  C  nelle  suddet- 
te parole»  come  si  fa  in  francese;  scrivendole  ceder,  eender,  eira,  aed^ 
dèmt;  ed  in  ^ero  pare  a  primo  aspetto  che  non  sia  mal  liuto  mantenere 
cosi  la  derivazione  ;  ma  per  l' altra  pratica  più  eslesa  e  piU  conmne  di  eli* 
dere  1'  E  muta^  e  molte  Tolte  anche  1'  I  »  ne  avviene  che,  quando  manca  al 
C l' appoggio  di  queste  vocali ,  restando  Isolato,  non  si  può  pronumiare  che 
per  K;  esempigrazia,  se  si  scrivesse  eanceUir,  ceriea,  ceder,  aceeUar,  cai' 
ceUa,  potrebbesi benissimo ,  per  convenzione»  pronunziare  il  C  per  Z;  ma 
siccome  l'È  muia^ì  sopprìme  e  toglie  atfotto  dalla  scrittura,  rimangono 
perciò  le  voci  cancHir,  erisa ,  ecc.,  le  quali  equivarrebbero  a  cankUr,  kr^ 
ta ,  ecc.,  che  non  è  il  vero  proferimento.  Peggio  poi ,  se  il  G  trovasi  in  fine 
delle  parole  e  ne'  monosillabi ,  che  allora  converrebbe  dargli  indispensabil- 
meote  l'articolazione  del  K;  per  esempio  felic ,  (felice)  ;  guerc,  (guercio  )  ; 
ac'odretn,  (ci  vedremo);  ac'truvari,  (ci  troverete);  in  questi  ed  altri 
simili  casi  gli  scrittori  hanno  dovuto  adoperare  la  Z  in  vece  del  C»  scrivendo 
canzUr,  zrisa,  feliz,  a  z'trwoari.  Se  dunque  in  moltissime  vod  si  è  fatta 
la  tramutasene  del  C  bi  Z ,  non  è  fhor  di  proposito  feria  in  tutte ,  trattan- 
dosi che  podie  sono  le  parole ,  nelle  quali  si  conserverebbe  il  C.  Per  questa 
ragione  e  per  l' altra  di  render  vie  più  sicura  la  pronunzia  colla  scrittura  ho 
sempre  usata  la  Z  in  luogo  del  C,  quando  ne  fa  l'uffizio,  ed  ho  scritto  tanto 
le  une  che  le  altre  voci  nella  seguente  maniera  :  zii ,  zira,  zrisa,  canziUr . 
feUz. 

5.0  Nella  scrittura  italiana  il  G  non  si  trova  seguito  dall' H,  se  non  se 
quando,  precedendo  !'£  o  pure  VI,  si  vuol  togliergli  l'articolazione  fiscbiante 
e  dargliene  una  sorda  o  sia  rotonda  equivalente  al  K.  La  regola  stessa  se- 
guir dovrebbe  il  dialette.  In  fatti  fino  ad  ora  si  sono  scritte  molte  parole  bo- 
lognesi in  questa  maniera:  cAe,  (che) ;  perchè,  (perchè)  ;  checcfiera,  (chic- 
chera );  chicchein,  (Checchino).  Per  la  sìllaba  che  non  v'ha  difficoltà,  per^ 
cbè  in  bolognese  non  cambia  mai  pronunzia  e  fa  sempre  /lc« ,  ma  la  sillaba 
c7tt  dagli  scrittori  fu  adoperata  ora  col  proferimento  di  Ai ,  ora  con  quello  di 
et;  scrissero  pertanto  bicchir,  /jhisa»  chiiatra,  chiod  e  simili ,  pronunzian- 
do bikir ,  cisa,  kilarra,  eiod.  Questa  estensione  di  scrittura  dei  chi,  alcune 
volte  contraria  alla  pronunzia ,  che  rende  l' H  superflua,  porta  molto  imba- 
razzo  al  leggitore,  il  quale  non  sa  se  debba  dir  Òikir  o  biccir;  Iòsa  o  cisa  ; 
kiodo  ciod.  Vedo  bene  che  cosi  scrissero  a  Sne  di  conoscere  la  voce  italiana 
corrispondente  albi  voce  del  dialetto ,  ma  vedo  ancora  che  per  togliere  un 

2 


xTin 

* 

diirario  tanto  sensibile  di  pronunzia  si  paò  passar  sopra  all'analogia,  che» 
non  alterando  molto  la  parola ,  rende  sicuro  il  proferimento ,  e  invariabile 
la  maniera  di  scrivere.  Tutte  le  volte  adunque ,  che  trovo  la  pronunzia  del 
ehi  ^T ci,  sopprimo  V  h,  t  scrivo  ciav,  cita,  damar,  cionga,  andòva, 

caveccia' 

Conviene  però  osservare  che  per  la  continua  elisione  della  vocale  in 
fine  delle  parole  bolognesi  non  basta  sopprimere  l'H  in  questi  finimenti, 
giacché  rimanendo  solo  il  C  semplice  0  doppio  avrebbe  sempre  l'articola- 
zione stessa,  cioè  quella  del  R,  e  tanto  sarebbe  scrivere  Vocoh,  quanto  Voce 
(occhio) ,  che  si  pronunzierebbe  egualmente  Vok,  mentre  va  proferito  col 
G  fischiante,  come  se  seguisse  un  I.  Per  avvertir  dunque  il  leggitore  di  que- 
sta difierenza  io  vi  appongo  un  apostrofo ,  ed  in  vece  di  scrivere  oeeh,  ucch, 
vécch,  vicch,  spéceh,  o  pure  occ ,  ucc,  vice,  tpécc,  come  scrissero  i  miei 
predecessori ,  scrivo  occ',  ucc\  véce',  vice',  ipécc'.  E  questa  maniera  fti 
praticata  ancora  dal  Cherubini  nel  Vocabolario  Milanese'itaUano. 

Del  G. 

11  G  sofire  le  stesse  anomalie  del  C. 

l.<^  GÀ,  GO,  GU  conservano  la  pronunzia  italiana:  gatt,  (gatto);  gob, 
(gobbo  )  ;  guitar,  (gustiire  ). 

2.<'  GÈ,  Gì  vengono  pronunziate  in  due  maniere;  ora  all'  italiana:  p.  e. 
Geltrtida,  (Gertrude);  Genova,  (Genova);  ^tmr,  (girare);  giostra,  (gio* 
stra);  giùst,  (giusto  );  ed  in  tal  modo  si  scrive  <A>ntinuamente;  om  si  prò* 
nunziano  coli' articolazione  della  Z.  Gli  scrittori  in  ciò  non  han  trattato  il  G 
come  fecero  11  C ,  e  scrissero  le  voci  colla  stessa  Z;  p.  e.  Zironem,  (Girola* 
mo);  Zorz,  (Giorgio);  zni,  (genia);  za,  (già);  ùnzer,  (ungere);  zò,  (giti); 
ziiven ,  (giovani);  e  siccome  Tuso  è  ragionevole,  non  v'ò  motivo  di  allon- 
tanarsene. 

Zfi  Quando  il  G  si  trova  in  fine  delle  parole,  siccome  ivi  rimane  solo 
per  la  fatta  elisione  della  vocale,  che  gli  succederebbe,  può  ricevere  perciò 
tutte  le  articolazioni,  che  ha  innanzi  all'È,  all'I  ed  all'O,  cioè  di  K,  di  G  fi- 
schiante  in  italiano  e  di  Z.  ' 

Se  ha  il  suono  della  Z ,  viene  permutato  nella  stessa  lettera.  Cosi  scris- 
sero gli  altri,  e  scrivo  io  pure  maz,  (maggio);  faz,  (faggio);  oz,  oggi. 

Quando  il  G  ritiene  l' articolazione  sorda ,  resta  fermo  il  G  semplice 
senza  alcun  segno,  perchè  non  può  pronunziarsi  altrimenti,  né  altrimenti  oc- 
corre di  scrìverlo  ;  p.  e:  mig ,  (meco)  ;  sig ,  (seco)  ;  fig ,  (fico)  ;  pag ,  (pago); 
Aìdoig,  (Lodovico);  deg,  (dico) ,  ecc.* 

Ma  se  il  G  finale  è  fischiante  vi  appongo  l' apostrofo ,  c<»ne  faccio  pel 
C,  e  scrivo  Luig',  (Luigi);  curag' ,  (coraggio). 


xa 

Finora  si  è  scrìtto  mgh,  amigh,  nmigh,  ktgh,  Angh,  eH0k»  tagh,  et. 
ma  ognun  vede  quanto  maJe  qai  si  apponga  Vh,  che  non  ha  luogo  per  l' in» 
ntilità  di  pronunzia  ed  anehe  perchè  nelle  steaae  vod  italiane,  dalle  quali 
derìvaDO  le  bolognesi ,  non  y*è  tal  lettera. 

4.^  L' H  si  pone  dopo  il  G  per  togliergli  il  suono  flschiante ,  che  avreb- 
be inaanzi  E  e  innanzi  I ,  e  dargli  il  gutturale ,  come  in  agher,  (agro)  ;  ma* 
gher,  (magro);  bragMra,  (pettegola);  vàghen,  (vadano);  vagM,  (vaghe),  ec 
In  egaal  manicTa  si  scrivono  le  voci  dei  verbi pa^jrA^n»  (pagano);  deghén» 
(dicano);  fàghen,  (fiicciano);  stàghen,  (stiano),  quando  ad  esse  segue  altra 
voce,  che  cominci  per  consonante,  per  la  ragione  che  cosi  intere  si  pronun- 
ziano; onde  si  scriverà  ch'i  paghen  prést,  (paghino  presto)  ;  ch'i  deghen 
bèin,  (dicano  bene);  ch'i  stàghen  guiet,  (stiano  cheti).  Se  però  a  queste  vo- 
ci seguisse  una  vocale,  siccome  si  elide  TE  nel  pronunziarle,  cosi  non  si 
può  seguir  la  regola  di  tralasciare  anche  V  H  nella  scrittura ,  ma  bisogna 
scrìverla,  perchè  il  G  conservi  il  proferimento  aspro;  altrimenti  lo  riceve- 
rebbe molle  o  tnout//^,  come  dicono  i  Francesi,  nel  modo,  che  si  proferi- 
sce in  co^na  ;  ogni;  bisògn.  Negli  esempi  riportati  di  sopra,  se  a  quelle  pa- 
role seguisse  vocale,  e  si  volesse  levar  V  H  dopo  il  G ,  ne  risulterebbe  la  se- 
guente pronunzia ,  che  non  sarebbe  la  vera ,  e  di  più  recherebbe  equivoco 
nel  significato  :  se  si  scrivesse  per  esempio  eh'  i  pagn  i  quattrein  ;  ch'ide^ 
gn  anch  questa  :  eh'  i  siagn  in  etua  ;.  le  parole  pa^n ,  degn ,  itagn ,  non  si- 
gnificherebbero più  (paghino) ,  (dicano) ,  (stiano) ,  ma  sibbene  (panni) ,  (de- 
gni), (stagni).  Converrà  dunque  in  questi,  e  simili  casi,  lasciar  fe^rma  l'H  do- 
po il  G ,  benché  sia  soppressa  V  E. 

5.0 Ho  detto  che  GU  fa  gu  italiano,  ma  ciò  debbesi  intendere,  quando 
a  questa  sillaba  segue  una  consonante,  poiché  seguendo  vocale,  allora  V U 
si  fa  sentire  alla  sfuggita  e  con  un  suono  quasi  composto,  precisamente  co- 
me in  italiano  ;  per  esempio:  guastar,  (guastare)  ;  disteinguct ,  (distinguere); 
QvAd,  Guido.  E  si  debbe  pur  ritenere  questo  suono  composto ,  ancorché  si 
trovi  soppressa  la  vocale ,  che  segue  il  GU  nella  stessa  parola,  in  mezzo  o  in 
fine  che  sia,  come  sarebbe  in  pigura»  (pecora)  ;  prigular,  (pericolare);  prì- 
guluìrènd,  (pericolo  orrendo);  òHgul  avert,  (umbilico  aperto);  sangu  ar- 
Kaldà  (sangue  riscaldato)  ;  sangu  caitiv ,  (sangue  cattivo)  ;  a  n'  disteingu 
ntenf ,  (non  distinguo  niente);  a  n' disteingu  alter,  (non  distinguo  altro). 
In  tutti  questi  e  simili  casi  il  GU  ha  la  stessa  forza  di  pronunzia ,  che  neir  i- 
lafiano,  come  se  in  egual  modo  si  dicesse  sangu' acceso  :  non  disUngu' altro. 

^.^  Per  ultimo ,  il  G  avanti  le  consonanti  conserva  la  stessa  pronunzia 
italiana ,  ed  egualmente  si  proferiscono  le  parole  gloria,  (gloria);  cagna, 
(cagna);  campagna,  (campagna);  grazia ,  (grazia);  agrèst,  (agresto);  ogni, 
(ogni);  gnocc,  (gnocco)  e  simili. 

Si  osservi  però  che  in  bolognese  non  si  trova  quasi  mai  la  sillaba  GLI. 


XX 

Viene  qaesta  cangiata  secondo  le  varie  desinenze  delle  sillabe  corrisponden- 
ti alle  italiane.  Per  esempio  le  voci  italiane  terminate  in  agUa ,  egUa ,  iglta , 
ogUa  finiscono  nel  bolognese  in  aia,  eia,  oia.  Le  parole  in  gUo,  gli  finisco- 
no in  ol,  o2t,  come  dai  seguenti  esempi:  battaia,  (battaglia);  vèia,  (veglia); 
foia,  (foglia);  fiol,  (figlio) ;  vói,  (voglio).  Le  voci  seglier,  sioglier  e  forse  al- 
tre, che  pur  saranno  in  questo  Vocabolario,  sono  più  della  Lingua,  che  del 
Dialetto. 

Nella  scrittura  bolognese  si  vede  essere  stato  adoperato  il  GLI  per  arti- 
colo plurale  de'  nomi  femminini ,  che  cominciano  per  vocale:  e.  g.  egii  oc, 
o  pure  gli  oc ,  (le  oche)  ;  degli  anem,  (delle  anime);  dagli  ov,  (dalle  nova). 
Io  ricuso  questa  maniera  di  scrìvere,  primieramente  perchè  ripugna  il  Tede- 
re  apposto  ai  femminini  l' articolo ,  che  per  noi  italiani  si  appropria  ai  ma- 
scolini ;  secondariamente  perchè  il  G  non  si  fa  sentire  nella  pronunzia  bolo- 
gnese di  tale  articolo.  Perciò  tengo  férmo  V  articolo  plurale  del  fenmiinino 
adoperato  per  que' nomi,  che  cominciano  per  consonante,  il  quale  è  EL,  e 
separato  da  una  lineetta  aggiungo  1'  I,  qnal  lettera  eufonica ,  che  i  Bolognesi 
fanno  sentire  per  dolcezza  della  pronunzia.  Metto  dunque  in  pratica  la  se- 
guente ortografia:  el4  oc,  (le  oche)  ;  dell'4  av,  (delle  api);  alV-i  ov,  (alle 
uova);  daW'i  òmber,  (dalle  ombre).  Che  se  pur  si  trovassero  alcune  voci 
scritte  col  GLI,  tralasciando  anche  in  queste  il  6,  il  pronunziamento  non 
verrà  per  nulla  alterato,  ed  egualmente  varrà  scrìvere  vizegUa  e  vizeUa; 
treglia  e  trelia  eco. 

Dell' H. 

ÌP  Conservo  questa  lettera  in  principio  di  poche  voci,  in  quelle,  cioè, 
che  si  veggono  nella  lingua  italiana,  per  la  sola  ragione  dell'uso:  Ori  ho,  (io 
ho);  t*hd,  (tu  hai);  l'ha,  (egli ha);  i han,  (eglino  hanno). 

^fi  L' H  è  però  necessaria  dopo  il  C  e  il  G ,  quando  queste  due  lettere 
sono  seguite  da  E  e  da  1 ,  come  dissi ,  e  si  vuol  dar  loro  il  suono  sordo  e 
gutturale;  e.  gr.  chi,  {chi);  perchè,  (perchè).  In  ogni  altro  luogo  l'ho  sti- 
mata inutile ,  ed  ho  scritto  anc ,  (anche);  poc,  (poco);  quale,  (qualche); 
fug ,  (fuoco)  ;  sug ,  (sugo)  ed  altre ,  che  gli  antichi  scrìvevano  coli'  H. 

3.^  Per  vero  segno  d' aspirazione  ho  lasciato  l' H  appunto  nelle  interie- 
zioni ,  come  si  pratica  nella  lingua  italiana:  ahi  ahi!  oh! 

Dell'  M  e  dell'  N. 

Ninna  variazione  mi  par  necessaria  da  farsi  neli'M,  perchè  nella  pro- 
nunzia e  nella  scrittura  bolognese  va  di  pari  all'italiana. 


XII 

E^oafanente  si  potrà  dire  die  soirN  non  ooeom  fore  oiservaiione  ftU 
dina  »  perchè  di  questa  lettera  si  parlò  nelle  vocali  ;  tottavolUi  metterò  qnl 
degìi  esempi ,  affinchè  m^lio  si  conosca  in  che  modo  io  abbia  trattata  l' or* 
tognib  di  questa  consonante  : 


ìhan 

lavén' 

Ck'iàoen'  Abbiano. 

/  àrm*       Arano. 


Eglino  hanno.   /  diien'  Dicono. 

Ebbero.  /  dé$sen*        Dissero. 

Ch'idèghen'  Dicano. 


laràn' 
laròn' 
Man'val 
Man'g 


Avranno. 
Ararono. 
Manovale. 
Manico. 


Idén' 
I  Melten' 
IMiten' 

San 
Sònn 


Diedero. 
Mettono. 
Mìsero ,  v. 
Sono;  suono. 
Sonno. 


Pan 

Pann 

San' 

Bòn 

Bon 

Bon' 

Can'va 


Pane. 

Panno. 

Sane. 

Buono. 

Buoni 

Buone. 

Canapa. 


Cannleina  Cannellina. 


DblQ. 

Uqso  e  il  proferimento  della  lettera  Q  non  differiscono  nel  dialetto  della 
ììQgwt  italiana.  Costante  accompagnatrice  dell'U,  ha  dunque  una  sola  artico* 
iaiiooe ,  la  quale  accelera  la  pronunzia  dell'  U  medesimo  innanzi  la  vocale 
segaeote:  per  es.  qtial,  (quale);  quèll,  (quello);  liqvàur,  (liquore);  quiet, 
(quiete).  E  siccome  dicemmo  del  GU,  che  conserva  la  stessa  pronunzia  an- 
che nelle  voci,  dove  si  elide  la  vocale  ad  esso  seguente ,  cosi  è  del  QU,  che 
si  proferisce  sempre  a  un  modo,  benché  senza  l'altra  vocale:  e.  gr.  qul'am» 
(quell'uomo);  9uto  donna,  (quella  donna);  quaqula,  (caccola);  ciaquHrag 
(ciarliera).  Si  troverà  nella  scrittura  degli  antichi  ed  anche  dei  UMMlerni  molte 
volte  omesso  TU  dopo  il  Q,  come  sarebbe  ql'am,  ciaqlira,  quaqla,  ma, 
per  poco  che  si  faccia  attenzione,  si  vedrà  che  il  Q,  non  avendo  da  sé  che 
la  soia  articolazione  del  K,  le  voci  proferireb)H)nsi  in  questo  modo:  Jk/'om» 
kla  donna,  ciakUra,  quakla,  che  non  è  la  vera  pronunzia.  Ed  è  bene  anche 
riflettere  che  il  QU,  non  facendo  le  veci  del  K,  come  in  francese,  non  si 
può  scrivere  solo,  e  bisogna  aggiugnervi  sempre  Y\ì;  per  es.  zeinqu»  (cin- 
que); o^tt,  (acque);  «tatogur  (scialacquo).  E  questa  maniera  usasi  pure  in 
francese  Quelqu'un;  Qu'avez'vous?  Quoiqu'il  en  soit. 

Questa  lettera  non  si  raddoppia  nella  lingua  italiana  che  in  pochi  casi. 
Generalmente ,  dove  gì'  italiani  la  pronunzìan  doppia ,  le  si  premette  il  C 
Della  scrittura  :  per  es.  Àcqtia,  Acquistare,  Tacque,  Ma  sard)be  meglio  ,  a 
mio  credere,  raddoppiare  anche  il  Q,  come  si  fa  di  tutte  le  consonanti  e  fino 
della  zeta.  Parimente  forse  converrebbe  adoperarlo  sempre  in  quelle  parole, 
che  si  sogliono  scrivere  i^er  CU  dove  questo  U  forma  una  sola  sillaba  colla 
vocale,  che  gli  succede,  e  scriver  perciò  quore,  perquotere,  aqquistare, 
c^fuo.  Si  ddi'mia  che  dell' altra  convenienza  il  citato  prof.  Muzai  fece  al- 


XXII 

cane  parole  nella  Centuria  V.  delle  sae  Iscrizioni  a  pag.  71  e  72  (Prato,  dalla 
Giachettiana  1829);  ma  più  pienamente  ne  scrisse  nella  detta  sua  Gramma- 
tica inedita.  In  fatti,  anche  a  giudizio  di  molti  altri,  sono  ivi  tolte  di  mezzo 
tutte  le  obiezioni  possibili,  alcune  delle  quali  posson  vedersi  neir  erudito 
Discorso  del  chiar.  sig.  Ferdinando  Malvica  intorno  ai  sepolcri  e  alle  epi- 
grafi, alla  pag^  101  e  segg.  (Palermo,  presso  Lorenzo  Dato  <850).  Io  tutta- 
yolta  non^iso  raddoppiamento  del  Q  nella  scrittura  bolognese,  perchè  noi 
richiede  la  pronunzia ,  e  scrivo  alla  latina  tiqua,  ogutxtor.  Nella  scrittura 
italiana  poi  ho  seguita  la  consuetudine  generale  per  non  incontrare  la  tac- 
cia d' innovatore. 

Dell' S. 

!.<>  Nel  dialetto  bolognese  rs  ha  due  suoni.  L'S  di  suono  -scabro  sì 
sente  quando,  non  raddoppiata,  trovasi  fra  due  vocali,  e  conserva  anche 
tale  pronunzia  nelle  stesse  voci ,  benché  in  fine  perdano  la  vocale  per  elisio- 
ne: e.  g.  rosa,  (rosa);  casa,  (casa);  musa,  (musa);  asen,  (asino);  U9Ì,  (uc- 
celli) ;  US,  (uso)  ;  bus,  (buco)  ;  cas ,  (caso  e  case)  ;  bas ,  (bacio  e  baci). 

2.<^  L'altr'S,che  io  chiamerei  volontieri  asciutta,  si  pronunzia  con 
forte  spignimento  di  fiato  fra'  denti  serrati  e  ritirando  la  lingua ,  senza 
eh'  essa  abbia  parte  nell'  articolazione  di  essa  lettera. 

Si  adopera  generalmente,  semplice  o  doppia,  in  principio,  in  mezzo  e 
in  fine  di  parola,  segua  o  no  vocale,  fuori  del  caso  detto  all'art.  \.^\  p.  e. 
sass,  (sasso),  costo,  (costa) ;  possa ,  (possa);  aspra,  (aspra);  zèss,  (gesso); 
pèss,  (pesce). 

3.0  Hu'altr'S  si  sente  dalla  plebe  di  Bologna  proferita  con  forte  fischio, 
e  propriamente  la  stessa  che  il  CH  de'  Francesi  ;  p.  e.  sodo ,  (fermo)  ; 
s'a  t'agguanto,  (se  ti  piglio)  ;  sep^a  scappa,  (scappa  scappa), 

L' uso  solo  farà  conoscre  queste  differenze  ;  avvertano  però  i  Bolognesi 
che  in  qualunque  maniera  di  loro  pronunzia  della  S  ella  è  sempre  diversa 
da  quella,  che  pur  sentono  nella  viva  voce  de' Toscani ,  e  perciò  dissi  che 
i  Bolognesi  hanno  un'  S  aspra  fra  due  vocali ,  perchè  nemmen  questa  è  la 
dolce  0  sottile  di  essi  Toscani.  Il  difetto  nella  pronunzia  dell'  S  è  di  non  im- 
piegare la  lingua  per  questa  funzione.  Lasciandola  inoperosa  nello  stato  suo 
naturale  di  riposo,  produce  quella  sordità  di  fischio,  che  rende  la  S  asciutta, 
Nel  proferirla  converrebbe  spinger  la  lingua  contro  i  denti  inferiori;  che 
F avanzarla  contro  i  superiori  dà  un'articolazione,  che  s'accosta  alFF,  e 
il  metterla  fra'  denti  rende  piuttosto  la  Z. 

4,0  La  S,  a  cui  seguiti  consonante,  si  pronunzia  come  in  italiano, 
sempre  però  asciutta,  come  s' è  detto:  sfurzar,  (sforzare);  sbatter,  (sbat- 
tere); sdintd,  (sdentato);  sgraffgnott,  (sgraffio);  siuzfir,  (sloggiare);  smace. 


xml 

(smacco);  inerod»  (sneryato);  spada»  (spada);  tquader»  (squadro);  $radhar, 
(sradicare);  stoffa,  (stoffa);  strassinar,  (strascinare);  svari,  (sTario). 

Cosi  dicasi  quando  precede  il  C  nelle  sillabe  SCA,  SCO»  SCU,  che  si 
prononzia  egualmente  scala,  (scala);  scola,  (scaola);  scusa,  (scasa);  ma 
quando  SC  precede  T  E  o  pare  TI,  allora  il  C  diviene  malo  e  non  si  pronan> 
lia,  e  cosi  accade  in  francese.  Per  questa  ragione  io  tralascio  ancora  di 
scrivere  il  C:  p.  e.  sena,  (scena);  sémia,  (scimia).  E  cosi  hanno  scritto  gli 
autori  in  alcune  voci  di  lingua  italiana  e  si  troirano  simila ,  sirocco,  sintUUL 
Yibanno  però  delle  voci,  dovei' SC  seguita  dal  dittonghi  lA,  lE,  IO,  lU, 
si  pronunzia  staccato,  facendo  sentire  il  C  flschiante  e  con  forza,  come  se 
si  pronanziasse  e  scrivesse  per  esempio  s-^^ciancar;  S'C-ciappa;  s-c-ciopp: 
in  questi  casi  io  aggiungo  un  apostrofo  dopo  il  C  in  qualunque  posto  della 
parola  si  ritrovi.  Scrivo  pertanto  sc'iaff,  (schiaffo)  ;  mesc'ia ,  (mischia) , 
veic\  (vischio);  masc',  (maschio);  imperocché,  se  si  scrivessero  senza  apo- 
strofo, alcuni  forse  proferirebbero  quelle  parole  in  questo  modo:  sia f: 
mesk;  vesfc;  mask. 

I  bolognesi  cangiano  spesso  le  sillabe  schia,  schie,  schio,  sehiu,  in 
<(ia,sfie,  slio,  sHu,  e  pare  piìi  dolce  questa  pronunzia  e  più  asitata  da 
loro.  Cosi  fanno  anche  i  Fiorentini  parlando  e  scrivendo.  Onde  si  dice  e 
Kny^sUalf,  (stiaffo);  stiancar,  (stiantare)  ;  «rt^ff«  (stieìto);  stiopp,  (stiop- 
?o);stmmar,  (stìumare). 

Della  Z. 

Di  due  sorta  è  la  Z  nella  pronunzia  bolognese.  L'una  di  suono  rimesso , 
e  presso  a  poco  corrispondente  all'S  dolce  francese,  proferita  però  con  piU 
forza.  L' altra  di  suono  gagliardo. 

i.°  La  Z  di  suono  rimesso  o  sottile  fa  le  veci  del  G ,  quando  si  trova 
nelle  voci  italiane  conformi  alle  bolognesi  nel  significato ,  e  ciò  vedemmo 
incora  alla  lettera  G;  o  pure  corrisponde  alla  Z  in  altri  vocaboli,  che  anche 
in  italiano  hanno  questa  lettera. 

2.^  La  Z  di  suono  gagliardo  corrisponde  al  C ,  come  abbiam  detto  par- 
Mo  di  questa  consonante,  o  alla  Z  di  alcune  voci  equivalenti  all'  italiano, 
che  hanno  pure  la  Z. 

Non  è  cosi  facile  distinguere  la  qualità  di  questa  Z  nella  scrittura , 
^t^i^o  appunto  non  si  abbia  riguardo  ai  significato  correlativo  della  voce 
italiana,  e  la  pratica  sola  ne  indicherà  1q  variazioni.  Eccone  alcuni  esempi: 


XXIV 

In  piiiìcipk)  di  parola.  ' 

Z  gagliarda  Z  rimcsfia. 

Za       Qoa Za       Già. 

Zira     Cera Zér      Zero 

Zei       Ciglia Zia       Giglio. 

ZUtà  .  auà Zela     Zeta. 

Zèini  Cento Zèinl    Gente. 

in  mezzo  alle  voci. 

Fazza   Faccia Faza  Faggio. 

Frezza  Frezza Fresa  Frigga. 

in  fine  di  parola. 

Fazz    Faccio Foz     Faggio. 

Pizz     Pezzi.. Piz      Peggio. 

Mazz  Mazzo Maz     Maggio. 

Replico  r osservazione  fatta  già  sulla  consonante  S»  ed  è:  che  la  Z  in 
cpialunqne  modo  pronunziata  da'Bolognesi  è  sempre  di  proferimento  diverso 
da  quello  de' Toscani.  ^ 

Non  ho  parlato  delle  consonanti  B,  D,  F,  L,  P,  R/T,  V,  perchè  la  pro- 
nunzia loro  nel  dialetto  è  la  stessa  di  quella  nella  lingua  italiana. 

DEUJS  LETTERE  EUFONICHE. 

Chiamo  leilere  eufoniche  quelle,  che  si  pongono  in  principio  e  in  fine 
delle  parole,  ed  anche  fra  due  voci ,  affine  di  togliere  la  cacofonia,  o  per 
rendere  vie  più  fluida  e  dolce  la  pronunzia.  Nella  lingua  italiana  e  nelle 
altre  ancora  hanno  luogo  queste  parlicene,  che  dai  Grammatici  si  chiamano 
Interposti,  come  lo  hanno  nel  dialetto  bolognese,  lo  che  andrò  esponendo. 

i.^  Si  troverà  un' A  nel  principio  di  alcune  parole,  che  incomincereb- 
bero da  una  consonante  seguita  da  un' E  muta,  e  per  non  dire  aspramente 
rsohm',  Izir,  Idam,  qusé,  si  dice  arsolver,  aJUdr,  aldam,  aqusé. 

2.0  Altre  volte  un' E  o  vero  un  I  posto  in  principio,  massimamente 
de'monosillabi,  rende  men  duro  il  suono;  e  perciò  in  vece  di  dire  n'sw'tno 
matl?  si  suol  dire  en'  st'u'  mo  mali?  (non  siete  voi  matto?)  lx>  stesso  dicasi 
dei  seguenti  esempi  :  piuttosto  che  dire  ait'  t  ho  vést  nssàn,  si  dirà  a  n'  t 


XXV 

ho  vést  entsùn,  (non  gtt  ho  veduti  nessono)  ;  ai  i' in  toh,  ìa  $'in  tmno, 
saranno  dell!  con  più  dolcezaca ,  di  quel  clie  siano  al  $'  n'  toh  ,lai'n'  iw^ 
nò.  (se  ne  tolse,  se  ne  tornò). 

3.<^  Un'  S  spessissimo  vien  posta  dopo  la  congiunzione  E,  seguendole 
locale;  p.  e.  es  andò,  (e  andò);  es  aveva,  (ed  aveva);  ei  era,  (ed  era),  d 
alle  volte  seguendo  ancora  consonante  :  e$  dU,(e  dice)  ;  e$  fé  erèder,  (e 
fece  credere). 

i,^  S'incontreranno  talvolta  due  di  queste  eufoniche  consecutive:  p.  e. 
€»  en'tmoò  enstén,  ni  vece  di  dire  e  n'tnwò  enstùn,  (e  non  trovò  nessuno). 

5.<^  Sopra  questa  S  aggiunta  è  da  notare  che  nella  scrittura  si  trovava 
quasi  sempre  apostrofata ,  ma  sembrandomi  quest'apostrofo  fuor  di  luogo» 
perchè  non  v'ha  elisione,  ho  credalo  meglio  tralasciarlo  nella  mia  ortogra- 
fìa.LaS'coirapostrofoèilSE,  a  cui  levasi  l'Emula  per  l'Incontro  di 
ana  vocale  seguente:  v.  g.  e  »'  andau ,  (e  se  andassi)  les'a  dtéu,  (e  se  di* 
cessi).  0  pure  equivale  alia  particella  SI  del  passivo;  p.  e.  Ì9'ba$Hmòn\ 
(egimo  si  bastonarono);  a  »'me$è  a  piover,  ea$'  fé  bur,  (si  mise  a  piovere, 
e  si  fece  buio).  Quindi  l'apostrofo  si  serberà  per  queste  particelle. 

6.<^  Un  I  si  trova  frapposto  alle  voci  interrogative  de'  verbi  nella  prbna 
persona  singolare  e  plurale  alla  quale  il  pronome  A,  che  vale  Io  o  Noi,  è 
posposto.  Fino  ad  ora  il  verbo ,  l' eufonica  e  il  pronome  si  sono  uniti 
nella  scrittura  tutti  in  una  parola  sola,  e  cioè  si  è  scritto  hoia,  (ho  io?)  ; 
fazzia,  (fiiccio  io?);  deghia,  (dico  io?);  fènnia,  (facciamo  noi?);  andènnia, 
(andiamo  noi?).Qaesta  maniera  di  scrìvere  lascia  incerta  la  distinzione  delle 
voci  primitive ,  che  compongono  la  parola ,  e  rende  difficile  in  conseguenza 
la  cognizione  del  signi6cato.Segaendo  perciò  il  mio  metodo  ortografico,  ho 
amato  meglio  che  si  vegga  distinto  il  verbo  dal  pronome  e  dalla  lettera  in* 
terposta  nella  seguente  maniera;  ìuhi-a?  fazzA^aì  dégM-a?  dsèn'^i^? 
Fèn'-t-o? 

Ifi  In  egoal  modo  ho  scrìtto,  come  dissi ,  Y  articolo  del  femminino  plu- 
rale, i  cai  viene  intermesso  l'I  ;  p.  e.  eV-i-ov;  delVÀ'Ov:  a/r-i-ov;  dall'-i^tv. 

%.^  Né  diversamente  ho  operato  quando  in  bolognese  si  frappone  la  let* 
teraT  per  eufonica,  «come  praticano  i  Francesi  :  p.  e.  in^t-al  pinsir,  (nel 
pensiero);  in-t^  tavkln,  {nei  tavolino);  in^t-Vort,  (nell'orto);  in-(-im 
attém,  (in  un.  attimo).  E  qui  pure  non  ho  trovato  ben  fiitlo  seguire  la  solita 
ortografia  bolognese,  che  univa  quésta  lettera  T  alla  voce  seguente.  Seri* 
vendosi  di  fatto  in  talpimir;  in  tal  mumèint;  in  tal  tavlein:  si  dovrebbe 
piuttosto  interpretare  In  tal  pensiero:  In  tal  momento.  In  tal  tavolino, 
significato  l)en  diverso  dal  primo. 

Ed  eccomi  già  a  capo  del  Trattatene  d' Ortografia  bolognese ,  né  mi 
resta  che  ad  esporre  alcune  riflessioni  occorsemi  nel  tempo,  che  l'ho  tra- 
scritto. 


XXYi 

I  suoni  e  le  articolazioni  in  questo  Dialetto  sono  cotanto  multiplicati , 
che  nella  scrittura  occorrerebbe  un  numero  tanto  maggiore  di  segni  e  di 
lettere;  imperocché  tre  maniere  di  pronunziar  V  A,  quattro  o  cinque  dell' E, 
due  dell'  I ,  tre  dell'  0,  e  tre  dell'  U,  importerebbero  per  le  sole  vocali  quin- 
dici variazioni.  Piii  estese  forse  sarebbero  quelle  delle  consonanti.  Né  que- 
sta deficienza  é  della  sola  ortografia  del  dialetto  «  ma  di  tutte  le  altre  lingue 
ancora.  Prima  però  di  lasciarsi  trasportar  dall'  illusione  in  astratto,  e  di  cre- 
dere che  l'aumento  di  caratteri  e  di  segni  nella  scrittura  debba  portar  van- 
taggio, sarà  valevole  rappresentarsi  la  confusione,  che  nascerebbe  dalla 
moltiplicità  de'  segni.  11  molto  studio  nell'  apprenderli  e  la  somma  diffi- 
coltà per  distinguerli  ed  usarli  «  non  sarebbero  compensati  dal.  leggier 
vantaggio ,  che  si  trarrebbe,  di  una  più  facile  e  spedita  lettura.  Frattanto , 
per  ciò  che  spetta  sempre  a  questo  Dialetto ,  a  me  pare  di  non  andar  errato 
nei  giudicare  che  coir  aiuto  de'  tre  semplicissimi  segni  o  accenti  si  giunga 
ad  ottenere  l'intento  di  esprimere  la  maggior  parte  de' suoni  svariati  delle 
vocali ,  e  col  semplificar  l' uso  delle  consonanti  possiamo  bastantemehte  ac* 
costarci  al  buon  proferimento  di  esse. 

1  Bolognesi  dall'  abitudine  del  proprio  linguaggio  contraggono  alcuni 
difetti  ,  e  li  trasfondono  ,  senza  accorgersene ,  nella  pronunzia  e  nella  scrit- 
tura della  lingua  italiana.  Per  isfuggirli  sarà  bene  nel  parlare  italiano  avere 
l'avvertenza  di  battere  sempre  le  consonanti  doppie,  appoggiando  la  voce 
sulla  vocale,  che  le  precede;  p.  e.  Cavà-Uo;  Cas tè-Ilo;  Dò-nna:  Distinguere 
con  attenzione  quando  le  vocali  s'abbiano  a  proferir  chiuse,  e  quando 
Siberie  ;  Propósto ,  Dispósto ,  avranno  il  penultimo  o  stretto;  Aosa  nome 
avrà  l'o  aperto  e  rosa  agg.  lo  avrà  chiuso:  Pronunciar  lenemente  l' r:  Non 
equivocar  Vo  coli'  14:  Raddolcire  la  pronunzia  dell'  s  e  della  z  :  e  simili  altri 
avvisamenti ,  che  i  bravi  nostri  maestri  sapranno  benissimo  suggerire  a'fan- 
ciuUi  fino  dal  primo  lor  sillabare. 

Addimostrata  la  maniera  piìi  ragionevole  e  facile  di  scrivere  il  dia- 
letto bolognese  colle  regole  da  me  accennate,  porto  speranza  che,  aven- 
do persuasi  quelli ,  che  su  di  essa  affacciavano  difficoltà ,  si  vorrà  d' ora  in- 
nanzi abbandonare  del  tutto  1'  antica  scrittura,  e  sarà  questo  il  mezzo  di 
provare  agevolmente  che  il  linguaggio  bolognese  non  è  si  strano  come  lo 
qualificano  gli  stranieri,  fra'  quali  il  Perno w  nel  suo  trattato,  sopra  i  Dia- 
letti italiani.  Questo  eruditissimo  letterato  prussiano  é  da  con^patire  se  il 
dialetto  bolognese  gli  apparve  il  piìi  contratto  di  tutti  gli  altri  d'  Italia.  Co- 
me poteva  egli  giudicarlo  diversamente  stando  alla  scrittura  de'  nostri  Bo- 
lognesi medesimi?  Egli  vide  scriversi  stnl'ha;  tml'ha;  eml'oia;  an  sprà 
9n  liezer  ec.  Né  poteva  egli  avvedersi  della  mancanza  delie  vocali ,  per  Io 
più  E  mute,  che  i  Bolognesi  elidono  sempre  dalla  scrittura.  Però  meglio  sa- 
rebbero state  interpretate  le  suddette  parole,  se  si  fossero  espresse  nella 


XXTII 

seguente  maniera:  s' te  n'  l'ha,  (se  ta  non  l'hai)»  t^  ^*  ^'M,  (to  me  Thai); 
com'  Vhoi-al,  (come  l'ho  io?);  a  n*  $*  prà  se  n'  lézer,  (non  si  potrà  se  non 
leggere).  E  in  conseguenza  non  omettendo  nella  scrittura  alcune  vocali ,  che 
pur  si  sentono  nella  pronunzia  quantunque  alla  sfuggita,  e  tenendo  hen  dia* 
gioDte  le  parole ,  non  parrebbe  il  linguaggio  troppo  contratto.  Le  voci  poi  • 
che  sembrano  cosi  strane,  sono  prette  francesi,  ed  alle  volte  ancora  meno 
tronche;  stè'd  eet,  cètte,  pronunziato  stam,it  fam.  kne,  che  si  pronunzia 
An\  è  voce  pid  contratta  della  bolognese  Ann,  Cosi  arzèver,  aregnoeeer 
sono  più  dolci  di  Rievoar,  Rconétr.  Similmente  dicasi  dei  monosillabi  fran* 
cesi  /e,  Ce,  Me ,  Ne ,  Se ,  ec.,  che  posti  innanzi  anche  a  parole,  che  comin- 
ciano per  consonante,  si  risolvono  in  semplicissimi  fischi,  i  quali,  abbenchè 
sembrino  a  primo  aspetto  di  pronunzia  difficile  ed  aspra ,  riescono  dolci  in 
bocca de'maes tri ,  cioè  de' nazionali.  Noi  bolognesi  diciamo,  è  vero,  òtò  per 
bisogna;  pxró  per  potuto;  lézer,  (leggere);  lézen,  (leggono);  vèden,  (vedo- 
no); ma  i  Francesi  egualmente,  o'per  dir  meglio,  molto  più  contraggono  le 
saddette  voci  corrispondenti  con  dire  Fo,  Pu,  lÀr,  Lis,  Voà.  E  nella  stessa 
favella  italiana  quante  elegantissime  contrazioni  si  trovano  1  E'  per  Egli; 
Me',  Meglio;  Po',  Poco;  I',  lo;  Mo',  Modo,  ec.  ec.  senza  nominar  l'elisione 
delle  vocali  in  fine  di  parola ,  per  lo  più  quando  segue  consonante  ed  anche 
InpriDcipio,  se  si  voglia  ad  essa  conservar  l' articolo  intero,  come  sarebbe 
lo'ngegno,  Lo'mpero,  e  simili. 

Ma  troppo  ornai  mi  son  diffuso  per  amore  della  nostra  favella ,  a  costo 
forse  di  esserne  da  qualcheduno  censurato.  Cesserà  il  biasimo  tutta  volta, 
se  vorrassi  riflettere  che  la  Lingua  della  Nazione  non  è  che  un  aggregato 
delle  voci  e  delle  dizioni  de'  vari  dialetti,  e  che  foree  una  gran  parte  del  bo- 
lognese è  in  essa  compreso ,  come  lo  dimostrano  le  opere  de'  nostri  primi 
padri  Dante,  Guinicelli,  Sacchetti,  Buonarrotti  e  LippL  Oltre  a  ciò  la  pena, 
che  ci  prendiamo  nel  coltivare  il  proprio  linguaggio ,  ci  porterà  abl>ondante 
compenso  col  farne  più  facilmente  l' applicazione  alia  madre  lingua ,  affine 
di  possederla  e  usarla  propriamente. 

Parlerò  adesso  dei  cangiamenti  e  delle  aggiunte  fatte  in  questa  nuova 
edizione. 

ìfiLsk  diversità  della  stampa  di  per  sé  si  farà  conoscere  dai  caratteri 
maiuscoli  in  tutto  ciò ,  eh'  è  di  linguaggio  bolognese,  affine  di  trovarlo  sem* 
pre  a  colpo  d' occhio ,  e  non  coofouderlo  coli'  italiano.  U  corsivo  indicherà 
la  voce  o  frase  italiana  corrispondente.  La  spiegazione  o  definizione  sarà  in 
carattere  minuscolo  tondo.  La  voce  francese  troverassi  in  carattere  corsivo 
fra  parentesi.ìl  significato  diverso  delle  voci,  frasi,  proverbi  e  tutti  gli  altri 
dettati  si  son  m^ssi  a  capo  di  linea  per  facilità  di  rinvenirli  (*). 


(*)  Le  prime  dUtinziard  abbiamo  egualmente,  il  più  possibile ,  deHbe^ 


XXVIU 

Si  avverte  eziandio  che  le  parole  italiane  non  accentate  hanno  sempre 
lunga  la  penultima  sillaba ,  e  quando  si  troverà  i'  accento  suU'  antipenuUi- 
ma,  segno  è  che  la  penultima  è  breve.  Alcune  volte  ancora  avrò  messo  V ac- 
cento sulla  penultima  stessa»  abbenchè  si  fosse  potuto  pretermettere,  ma 
ciò  feci  in  quelle  parole,  che  so  pronunziarsi  in  generale  erroneamente, 
come  sarebbero,  a  cagion  d'esempio.  Pèrmuta,  Riccino,  Pàlpebra,  che  de- 
vono in  vece  pronunziarsi  Permàia,  Riccino,  Palpebra.  Ognuno  vedrà  tut- 
tavia che  tale  accento  non  debbo  usarsi  scrìvendo  comunemente  queste  pa- 
role; egli  è  posto  colà  solamente  per  ammonimento  della  pronunzia.  Ho  av- 
vertito anche  qualche  volta  quando  T  E  o  pure  l'.O  sono  aperti  o  chiusi  In 
italiano;  cosa  che  sarebbe  necessaria  trovarsi  sempre  ne' dizionari  della  lin- 
gua nazionale,  perchè  non  sono  fatti  pei  soli  Toscani. 

2.<^  Ho  registrati  i  nomi  propri  d'uomini  i  piii  comuni,  non  perchè  siano 
ignoti  i  corrispondenti  italiani,  ma  perchè  vedo  che  alcuni  cadono  in  errore 
spessissimo  ora  hello  scrìverli  ora  in  pronunziarli.  Lo  stesso  ho  praticato 
di  nomi  di  Comunità,  Parrocchie  ed  altri  luoghi  particolari  della  Provincia 
bolognese ,  che  per  la  loro  singolarità  di  etimologia  o  di  storia  mi  sembra- 
rono degni  di  menzione. 

3.^  In  egual  maniera  nel  riportare  V  infinito  de'  verbi  italiani  aggiunsi 
que' tempi,  che  per  la  loro  irregolarità  sono  men  conosciuti,  affine  di  rispar- 
miar la  fatica  dì  svolgere  la  grammatica ,  ed  anche  perchè  in  questa  non 
tutti  si  ritrovano. 

4.0  Pel  giovanetti  poi  serviranno  moltissimo  le  voci  greche  italianizzate, 
che  non  rinverrebbero  ne'  vocabolari  italiani  senza  saper  V  origine  del  loro 
significato ,  e  ne'  glossari  greci  senza  conoscerne  la  scrittura. 

5.0  Al  nomi  delle  piante  degli  animali  e  d' altri  simili  prodotti  ho  unito 
il  più  delle  volte  li  termine  de'  sistematici ,  perchè  quelli  di  dialetto  diver- 
sificano ad  ogni  cambiar  di  luogo. 

6.0  Non  ho  creduto  dovere  sbandire  dal  mio  Vocabolario  molti  proverbi 
e  termini  bassi  e  burleschi ,  I  quali  non  sono  in  vero  di  grande  ornamento 
a  un  libro,  ma  servono  tuttavia  ad  arricchire  un  dizionario.  Tutte  le  maniere 
di  parlare  popolari  e  triviali ,  per  basse  che  siano,  non  lasciano  d' essere  di 
lingua ,  ed  hanno  diritto  al  ricevimento  nel  vocabolario ,  soprattutto  in 
quello  di  un  dialetto,  eh' è  il  linguaggio  del  popolo  e  del  volgo  e  anche 


rato  di  serbar  noi  nella  presente  edizione,  nella  quale  però ,  a  maggiore 
brevità,  pensammo  di  ommetiere  i  corrispondenti  francesi,  non  che  la 
parte  proverbiale ,  fuorcìd  nei  casi  dove  una  vera  necessità  ce  ne  mostri 
l'uopo  indispensabile.  Cosi  pure  altre  lievi  riforme  aòbreviative  opereremo 
in  altre  cose  quando  lo  si  possa  senza  nuocere  all'integrità  del  lavoro, 

(Nota  degli  Editori). 


spesso  £iiDigUanaeate  degli  stessi  dotti  Quei  termioi  saranno  poi  giovevoli 
eziaodto  a  moslrare  che  altre  voci  si  possono  a  qaelli  sostituire  per  mitlgap* 
U  coB  grazia  e  pulitezza.  Ho  poi  tralasciato  assolutameote  que'  vocaboli , 
che  le  persone  civilizzate  e  di  oreccbio  delicato  non  conoscono  o  dovrebl)ero 
sempre  iguorare. 

7.^  Nella  prima  edizione  fui  largo  in  raccogliere  sotto  di  un  vocalralo 
solo  la  maggior  parte  delle  parole  italiane ,  che  comunemente  si  prendono 
per  sinonime ,  sull'  esempio  di  quasi  tutti  i  vocabolarL  Ora  sono  stato  pib 
scarso,  anzi  ho  agito  altrimenti;  e»  siccome  uno  de'  principali  obblighi  dello 
scrittore  è  quello  di  mantenere  kà  proprietà  dei  termini,  ho  voluto  agevo> 
lame r uso  ai  giovani  col  por  loro  davanti  la  spiegazione  di  quelli  diversi, 
che  a  prima  giunta  sembrano  sinonimi ,  dalla  quale  si  conosca  la  dilTeren- 
za  (*).  Per  quest'  operazione  mi  hanno  giovato  moltissimo  i  dizionari  de*  si- 
nonimi francesi ,  e  il  dizionario  de'  sinonimi  italiani  dell'  Ab:  Romani,  opei|t 
DOQ  abbastanza  conosciuta.  Tutto  però  feci  in  compendio ,  a  fine  piuttosto 
d'invogliare  il  giovane  studioso  a  piii  profondo  esame  di  questa  essenzialis- 
sima  parte  del  linguaggio.  La  moltiplicità  pertanto  delle  voci  italiane  corri* 
spoodenti  ad  una  sola  bolognese  nel  mio  dizionario  non  le  qualifica  già  tutte 
persiaonime,  ma  bensì  per  accostantisi  alla  voce  del  Dialetto,  e  la  voce 
italiana  da  me  riferita  in  primo  luogo  sarà  la  corrispondente  piU  propria. 
Tutu  i  vocaboli  affini  sì  confondono,  massimamente  quando  sono  elevati  a 
qualche  traslazione,  perchè  allora  spariscono  le  piccole  dilTerenze  del  senso 
proprio,  e  possono  essere  presi  facihnente  come  sinonimi  per  la  generica 
loro  nozione. 

%fi  Per  amore  sempre  di  brevità  molte  definizioni  aveva  tralasciato  da 
prima,  che  ho  poi  stimato  necessario  di  aggiugnere  per  chi  non  è  troppo 
pratico  de' significati  dell'  uno  e  dell'  altro  linguaggio,  e  nel  dare  la  spiega-* 
none  del  vocabolo  ho  avuto  specialmente  in  vista  V  uso  generale  della  cosa 
da  esso  rappresentata ,  perchè  sia  piìi  presto  ravvisato. 

9.^  Alle  voci  e  frasi  non  ho  aggiunto  esempi  nel  Dialetto  ,  perchè  noti 
abbastanza  ai  Bolognesi  ;  e  non  ho  portate  citazioni  d'  autori  nell'  italiano  , 
che  sì  trovano  ne'  vocabolari  classici,  dai  quali  gli  ho  tratti.  E  se  trovansi 
parole  dell'  uso  ne  feci  annotazione  particolare.  ■ 


(')  //  tiosiro  eh,  letterato  prof.  Costa  cosi  si  esprime  ne'suoi  Colloqui 
con  Aristarco' Scannabue:  Concorrono  soprattutto  i  vocaboli,  che  sono 
l' istromento ,  col  quale  vengono  presentate  all'animo  le  idee,  affinchè  ne 
Caccia  giudizio,  e  tale  istrumento  il  più  delle  volte  è  si  mal  costrutto  che  , 
togliendo  alle  idee  1  loro  piìi  necessari  elementi ,  «  ad  esse  aggiugnendone 
alcmii  impropriamente ,  le  guasta  e  falsifica. 

(Nota  alla  2.  Edizione). 


io  fi  Non  recherà  meraviglia  fte  questo  dizionario  si  troverà  mancante 
di  molte  parole  e  maniere  di  dire  »  che  non  avrò  avuto  in  memoria ,  o  che 
non  avranno  la  corrispondente  italiana  a  me  cognita.  Sono  qui  registrale  le 
voci ,  che ,  in  gran  parte  diverse  dalle  italiane ,  sono  ignorate  dai  piiL  Quei 
vocal>oli ,  che,  pel  troncamento  di  una  lettera  o  di  una  sillaba ,  riescono  fa- 
cili a  ritrovarsi  in  lingua  italiana  ;  i  diminutivi  aumentativi  ed  altri  derivati, 
che  pur  essi  comunemente  si  formano  senza  studio,  non  sono  da  me  riferiti. 
Che  se  io  non  ho  sempre  seguita  questa  pratica ,  col  dar  luogo  ad  alcune 
voci  assai  somiglianti  per  la  loro  configurazione  o  per  la  pronunzia ,  od  an- 
che le  stesse  ne'  due  linguaggi ,  si  osservi  che  queste  si  sono  registrate  non 
pel  loro  valore ,  ma  per  le  molte  diverse  frasi ,  che  ne  derivano ,  o  pure  per 
assicurare  i  dubbiosi  che  tal  voce  è  di  buona  lingua,  quantunque  famigliare 
nel  Dialetto.  Ed  avrò  ben  caro  se  mi  verrà  suggerito ,  spezialmente  da'  miei 
Associati,  qualche  voce  bolognese  0  italiana  necessaria  a  sapersi,  e  man- 
cante nel  mio  vocabolario  a  fine  di  aggiugnerla  in  appendice  (*). 

Ufi  Nel  qualificare  le  voci  ho  seguito  l'esempio  generale  degli  altri  vo- 
cabolari contrassegnandole  per  nomi,  pronomi,  avverbi,  ec.  così  facendo 
anche  per  le  altre  denominazioni  grammaticali  solite,  perchè  più  conosciute, 
finché  si  generalizzano  i  cangiamenti  moderni.  Ai  verbi  di  qualunque  sorte 
apposi  la  semplice  indicazione  di  V.  verbo ,  ed  agli  aggettivi  agg.  o  add., 
comprendendo  in  questi  anche  i  participi.  Feci  Io  stesso  quasi  sempre 
néll'accennare  il  senso  figurato,  senza  distinguere  il  metaforico,  V ana- 
logo» ec. 

12.^  Non  sempre  troverassi  l'equivalente  voce  o  frase  francese ,  che 
troppo  riuscirebbe  l'opera  dilungata,  e  quindi  troppo  costosa.  Sarei  stato 
anzi  disposto  a  levar  del  tutto  la  corrispondenza  di  questa  lingua ,  se  non 
me  ne  avesse  distolto  il  riflesso  di  convalidar  con  essa  il  mio  assunto,  mo- 
strando in  ogni  luogo  la  somma  sua  congruenza  col  dialetto  bolognese,  e 
se  non  avessi  creduto  di  far  cosa  grata  attenendomi  al  desiderio  dei  piti  di 
trovar  quivi  un  dizionario  domestico  delle  voci  famigliari  ed  usltate,  in  uo 
tempo  che  detta  lingua  è  oramai  divenuta  generale  e  ai  Bolognesi  comuois- 
sima.  E  qui  cade  in  acconcio  di  osservare  :  che  quando  lo  dico  ì)oce  prove- 
niente  dal  latino ,  dal  francese,  dal  greco,  non  intendo  di  oppormi  al  pa- 
rere di  altri ,  ed  in  particolar  modo  dell'  erudito  nostro  To$elU ,  che  tali  pa- 
role farà  forse  derivare  dai  celtico  o  dal  6a<co.- Con  questa  indicazione  ho 
preteso  solamente  di  mostrare  la  somiglianza  più  prossima,  la  quale  piii  na- 
turale e  probabile  mi  sembra  della  lontanissima  ed  incerta.  Abbenchè  io 


(*)  ÌA)  stesso  invito  faremo  noi  ai  Soci  di  questa  terza  edizione,  ed  a 
quanti  altri  credano  di  favorirci. 

(Nota  degU  Editori). 


XXXI 

sia  inclinato  a  credere  che  la  lingua  italiana  riconosca  la  massima  parie 
delle  sae  voci  e  dizioni  dalla  lingua  latina ,  rlcevate  quando  questa  si  estese 
per  tutta  Italia,  nOn  escludo  per  questo  che  di  un'altra  parte  tragga  l'ori- 
gine  dall'  idioma  di  quelle  genti ,  che  prima  della  Romana  dominarono  que- 
ste regioni 

13.°  Molti  articoli  saranno  forse  plh  elaborati  e  con  maggior  diligenia 
condotti,  altri  parran  trascurati;  questo  sarà  un  effetto  di  maggiore  o  mi- 
nor pazienza,  o  di  varia  disposizione  d' animo  in  un  lavoro  tanto  penoso  per 
Qoa  sola  persona,  e  ad  un  tempo  di  materia  aridissima. 

Possa  questa  mia  fatica  essere  a'  miei  Concittadini  di  quel  maggiore 
profitto,  pel  quale  fu  da  me  intrapresa  ;  che,  se  non  avrò  da  essi  altro  gui- 
derdone che  di  essere  sempre  fresco  nella  loro  ricordanza ,  ne  sarò  pago 
d'assai.  Possa  io  vedere  il  Giureconsulto,  il  Notaio,  il  Medico,  l'Ingegnere, 
il  Mercante,  la  Madrefemlglia  servirsi  de' termini  di  lingua  e  renderne  co- 
mune la  intelligenza.  Possa  in  fine  servire  il  mio  esempio  ad  invogliare  quel- 
le province  della  nostra  Penisola,  che  non  lo  hanno,  a  compilare  il  dizi<^ 
Dario  del  rispettivo  dialetto  e  a  difibnderlo  reciprocamente.  Imperocché  la 
cognizione  de'dialetti,  oltre  al  vantaggio  di  mostrare  la  corrispondenza  colla 
lingua  nazionale ,  e  renderla  perciò  maggiormente  praticata ,  servirà  ezian- 
dio a  facilitare  vie  piti  le  comunicazioni  sociali  e  a  stringerne  vincoli  più 
intimi. 


EPILOGO 


DELLA 


NUOYA  ORTOGRAFIA  BOLOGNESE 


8IG01IIM)  L'ABrnCSDDITE  PftKFAZlORE  FKUIAM. 


.- 

DELLE  VOCAU. 

Vocali 

ScRrrroRA 

Pronunzia 

Italiano 

/  Casa, 

Casa. 

Casa. 

A  naturale .    . 

Sala. 
Da. 

Sala. 
Da. 

*  Sala. 
Da. 

^  La. 

La. 

La. 

[  Andarà. 

Andarà. 

Andrà. 

À  larga  .    .    . 

}  Farà. 
•  )   Dà. 

Farà. 
Dà. 

Farà. 
Dà. 

^  Là. 

Là. 

Là. 

/  Andd. 

Andaa. 

Andato. 

A  schiacciata  . 

)   Carità. 
•   )   Dà. 

Caritaa. 
Daa. 

Carila. 
Dado  ;  Dato. 

\  Là. 

Laa. 

Lato. 

/  Seder. 

Seder. 

Sedere. 

£  naturale  .    . 

Generar. 

Generar. 

Generare. 

Zelesteina. 

Zelesteina. 

Celestina. 

^  Pelleffrein. 

Felegrein. 

Pellegrino. 

/  Fèlla. 
)  Prèma. 
'   è    Udè. 
\  De. 

Pela. 

Pila. 

É  stretta    .    . 

Prèma. 
Udè. 

Prima. 
Udito. 

De. 

Di. 

(  Quella. 

Quèla. 

Quella. 

É  larga  .    .    . 

J   Frèse. 

Frèsk. 

Fresco. 

•   )   htèss.       • 

htèss. 

Istesso. 

^  Pcrcfiè. 

Perchè. 

Perchè. 

l  Sèlla. 

Sala. 

Sella. 

É  apertissima . 

S  Fèsta. 
'  ì   Tèsser. 

Fasta. 
Tèsser. 

Festa. 
Tessere. 

\  Péli 

Pài 

Pelle. 

XXXUl 

r 

VOCAU 

ScBimmA 

PnoNimaA 

Italuiio 

^    SaH\ 

Solili. 

Sane. 

E  muta  .... 

Cann, 

Ca-nn, 

Canne. 

Mnar. 

Jf-nar. 

Menare. 

'    Can'va. 

Cf^nnva. 

Canapa. 

j 

'    InfiniL 

InfiniL 

Infinito. 

i  natiirale  .    .    .  j 

Infein. 
Ma. 

Infein. 
Paia. 

Infino. 
PigUt. 

'     Tèia.\ 

THa. 

Teggbia. 

'    Sindl 

Sinti. 

Sentite. 

1 
i  accentato     .    .  j 

SinUri, 
Fini. 

SinHri. 
Fini. 

Sentirete. 
Finite. 

\ 

'     TWrfi. 

Twii, 

TortelU. 

'    Odorat. 

Odorai. 

Odorato. 

0  naturale .    .    . 

Om. 
Son. 

Om. 
Son. 

Uomo. 
Suoni.   . 

'    Bon. 

Bon. 

Buoni. 

/ 

Fòia. 

Fòia. 

Foglia. 

Ó  stretto.  .    .    .  1 

eòi. 
Còier.  . 

Cài. 

Còier. 

Colgo. 
Cogliere. 

\ 

Vòi.^ 

Vói.  ^ 

Voglio. 

'    Andò. 

Andò.  ^ 

Andò. 

Ó  largo  .... 

Andarò. 

Andarò. 

Andrò. 

Però. 

Però. 

Però. 

■ 

'     So. 

So. 

So. 

Ó  che  partecipa    ( 
deirA    •    •    • 

Bòn. 
Bómba. 

Bòun. 
Bómba. 

Buoni. 
Bomba. 

Autòur. 

Autòur. 

Autore. 

( 

.    Mòni 

Mónt 

Monte. 

i 

'     Vdur. 

Vdur. 

Odori. 

U  naturale .    .    .   | 

Umur. 
Sunadur. 

Umur. 
Sunadur. 

Umori. 
Suonatori. 

> 

^     Curius. 

Curius. 

Curiosi. 

. 

r     Fasù. 

Fasù. 

Fagiuolì. 

Ù  largo .    .    ,    .    ] 

Prassù. 

Prassù. 

Prezzemoli. 

Fiù. 

Fiù. 

Figliuoli. 

' 

.     Tu. 

Tu. 

Togli. 

. 

'     Sii. 

So. 

Su. 

t  stretto  quasi  Ó.   | 

iVa;  Kti. 
Vinile. 

Nò;  Yò. 
Virtò. 

Noi;  Voi. 
Virtù. 

> 

^    Perù. 

Però. 

Perii. 

XXXIV 

Il  dialetto  bolognese  non  tia  óiUongH  impropri»  cbe  taH  io  ddamo  le 
vocali  composte, che  ti  pronunciano  con  un  iolo  suono;  ha  bensì  lutti  i  dU* 
tonghi  propri,  e  cioè  due  vocali  unite ,  formino  esse  una  sillaba  sola  o  por 
due,  i  quali  sono  comuni  alla  lingua  italiana,  si  pronunziano  e  scriyono  in 
egual  maniera.  Questi  si  riducono  a  venti.  Eccone  gli  esempi  applicati  alle 
due  lingue. 


ae- Saétta. 

Saetta. 

ai-' Mai. 

Mai. 

ca-  Teater, 

Teatro. 

ei^Mei. 

Mìei  (•). 

ia-Sémia 

Simia. 

ie  "Bstiètta. 

Bestietta. 

oa^Boar. 

Boaro. 

oe"  Boemia. 

Boemia. 

uà-- Persuader, 

Persuadere. 

ue-Consuet. 

Gonsuet. 

00- Caos, 

Caos. 

au-CausOé 

Causa. 

eO'"  Bàbbèo. 

Bàbbèo. 

eu"  Europa. 

Europa. 

io  -  Viola. 

Viola. 

iu-Stiumar. 

Stiumare. 

oi  -  Orsoi. 

Orsoio. 

ou-Sòuvra. 

(manca) 

ui  -  Guida. 

Guida. 

uo-'Virtuòus. 

Virtuoso. 

Oltre  al  suddetto  OU  due  altri  dittonghi  sono  nel  dialetto,  cioè  II,  UU: 
p.  e.  ttV,  (ieri);  virtuus,  (virtuosi).  I  due  t  sono  anche  in  Italiano,  come  in 
Restii p  Stantii;  ma  niuna  voce  italiana  si  trova,  che  abbia  il  dittongo  uu. 


DELLE  CONSONANTI. 

Le  consonanti  doppie  si  pronunziano  come  se  fossero  semplici. 
.Scrittura.      Ball.  Pappa.  Tèrra.  Canna.  Bisacca.  Frédda.  Staffa.  Bèffa. 
Pronunzia.    Bai.   Papa.    Tira.    Càna.    Bisàca.    Fréda.    Stàfa.   Réfa. 


CONSONANTI 

ESEMPI                              1 

Scrittura 

Pronuitzià 

Scrittura 

PROMUNZU 

e,  ce 

ca,  co,  cu 
che ,  chi 
e',  ce' 

k 

ka,  ko,  hi 

ke^ki 

Fischianti 

oc,  flasc,  sécc. 
ca,  cucomra. 
checchera,  bicchir. 
masc',  fesc',  occ*. 

ok,fiask,  sèk. 
ka,  Kukomra. 
kekera,  bikir. 
Fisch.   come   innanzi 
ei.                           1 

(*)  Ma  non  corrisponde  nel  significato  alla  voce  bolognese  mei,  che  va- 
le  Meglio  0  Miglio. 


XXXV 


CONSONANTI 

ESEMPI                              1 

ScamtJEA 

Pronunzia 

Scrittura 

Proncnua 

ce,  ci 

Àll'iuUana. 

eece,  cein,  cisa. 

eek ,  cein,  cisa,  al- 

l'italiana. 

da,  do,  ciu 

Air  iUl. 

ciara,  cioppa,  ciusa. 

d'ara,   dopa,  dusa 

VediZ. 

all'italiana. 

9 

gh  sordo. 

sug,  brag,  deg. 

sugh,  bragh,  degh. 

g(i»go,gu 

gha,  gho,ghu 

braga ,  gob ,  gustar. 

bragha,  ghob,ghustar 

ghe,  gfd,  ghn 

Guttarali 

stagfien,  estaghn. 

All'  iuliana. 

g'>99' 

Fischianti. 

luig\pagg\  curagg*. 

luig-i  pagg-ìo  curagg-, 
io. 
Come  in  italiano. 

ge.gi 

Flsch. 

gigein,  Geltruda, 

già,  gio,  giù. 

Air  italiana. 

giara,  gioia. 

Come  in  ital. 

gUaecc. 

AlI'iUl. 

vizegUa,  tregUa. 

vizellia,  trellia. 

gna,gne,  ec 

All'  iUl. 

cagna,  gnoc ,  gnuc. 

Air  iUliana. 

gua,gui,guo. 

AiriUl. 

guadagnar,  sangu. 

guadagtiar ,    sangu' 

flftt:-Yedi  Z. 

come  se  seguisse  e. 

h 

Muta. 

ho,  ha,  ha!  han»  ah! 
oh! 
chersmar,  chimira. 

0,  a,  a,  an,  aa!  oo! 

Checchi 

ke,ki. 

• 

kersmar,  kimira. 

g/M?,  ghi 

La  stessa. 

agher,  sughi. 

All'italiana. 

n 

Nasale. 

san,  Òèin,  bòn,  ùnzer. 

La  stessa. 

n' 

Non  nasale. 

san* ,  vein' ,  bon' , 

s€^n\  vèi-n',  6o-n* , 

can'  va. 

ca-n't;a 

fin 

Non  nasali. 

cann,  pènn,  cannleina 

can-n ,  pèn-n,   can- 
nleina. 

qu 

La  stessa. 

zeiwjfu. 

zdn^qu. 

qua,  que,  qui 

Aintaiiana. 

aqua,quèU,  qui. 

akua,  kuèll,  kui. 

qui 

I^  stessa 

quaqula ,  ciaqulira. 

kuakula,  ciakuKra. 

r 

Italiana. 

rara ,  maglier. 

La  stessa. 

rr 

r  semplice. 

correr,  tèrra,  sèrra. 

còrer,  tara,  sarà. 

fr 

r-r. 

cur'rò,  dscur'ri. 

cur-rò,  dscur-ri 

t 

s  scabra. 

casa,  vas,  ris,  ros. 

cas-a,  va-s,  ri-s,  ro^s. 

s,  ss 

Asciutte. 

cassa,  spass,  istess. 

caS'Sa,S'paS'S,iS'teS'S. 

tea,  SCO,  8CU 

ska,  sko,  sku. 

scanzi,  scola    scular. 

skanzi,  skola,  skular. 

sehe,  schi 

ske,  ski 

scherma,  schira. 

skerma,  skira. 

sce,sei 

se,  si* 

semia,  simiott. 

La  stessa. 

ic',  sc'ia 

s-c'  flschiante 

masc',  sc'iaff. 

mas^',  s-eUaff. 

te'io,scHu 
2  per  2 
z,zz 

La  stessa. 

scHopp,  sc'ittpp. 

s-^'iop,  s-c'iup. 

Aspra. 

mèz ,  azùr,  mèza. 

mà-z,  a-zùr,  md-za. 

Dolci. 

mazt,  pizz,pòzz,  ozi. 

La  stessa. 

z  in  Tece  di  cJkAce, 

zender,  zira,  fazza. 

z'ènder,  z-ira,  forzza. 

z  in  vece  di  g 

.Aspra. 

maz,piz,  oz,  zlar. 

La  stessa. 

• 

Tutte  le  altre  consonanti  unite  si  pronunziano  come  in  italiano. 
Frane,  (Franco).  Tale,  (Talco).  Anjor,  (Ansare).  Sgambettlar,  (Sgambettare). 


^  xxxvni 

Marc,  L'è  al  servir  ch'm'fa  dar  volta  ad  cenrelL 
A  son  vecch ,  e  qla  cosa , 
Es  cgBuss  ch'an' son  pib  bon.   ' 
Poh  I  ch'm'ai  apens  am  vicn  i\lazl  a  i  iiccb. 


Traduzion  dal  famous  Sunett  d' Manfreid  per  la 
Madona  dia  CunzezUm. 

S' quia  Dona  senza  fejd ,  eh'  ev  tanl'  arguj 
Da  vleir  con  Damendi  esser  dal  par, 
E  ch'puvrazza  quia  m^Ia  vos  marsgar» 
Con  daren  al  dolz  mare  un  pò  d'arsiig , 

Avess  dett  al  Bisson ,  nò  eh'  an  in  vuj  » 
Tint  la  tò  mejla ,  e  vat  a  far  squartar. 
La  Mort ,  l' lofem  en  s' srèn  sintà  arcnrdar,. 
Né  gnanch  al  pcà  cun  tutt  qui  altri  garbuj. 

Ma  s'Eva  pr' alter  en  dava  in  tal  zedron 
Maduneina  bendetta  al  vostr  unour 
Srev  armesdà  con  tutt  in  confusiont; 

E  pura  e  srèssi,  ma  an  s'in  farev  armour. 
Feliz  donca  quia  colpa  «  oh  al  bel  maron  ! 
S'al  chersè  a  mi  tal  Dona  un  nov  spléikdour. 


La  Ba?izola. 

La  Fola  di' Incanta» 

Sta  donna  aveva  una  chiozza,  ch'cuvava;  e  qusi  un  di,  chTaveva  d'an* 
dar  vj  pr  una  cosa  chimpurtava,  la  diss  a  so  fiol  :  vin  qui  beli  al  mi  fiol  :  sta 
ben  a  udir  :  av  la  cura  a  sta  chiozza,  es  la  s'iiva  d'in  t  al  nid,  fòlla  be»  tumar 
ve,  perche  as  arsurarev  pò  gli  ov  es  n'aren'  ne  quell,  ne  qul'altr;  lassa  far 
a  mi  mamma,  i  arspos  qulii,  an  Tavj  mtga  ditt  a  un  matt.  Os  un'altra  cossa 
(diss  so  madr)  guarda  ben  fiol  mi,  eh' là  dentr  in  quia  casa  ai  è  dia  rob- 
ba  attusgà,  ch'ai  diavi  iT  vliss  eh' fin  scappas  magna  perche  t'aparzariss  i 
pi;  ec. 


xuvn 

soiiAia  DI  odiroNiinrn 

IN  MAIXnO  BOLOGNESE 

SECONDO  LA  NUOVA  ORTOGRAFIA  DEL  FERRARL 


U  Uberasiòn  d'VIeiiiit. 

/  a»én  za  dà  aUapoivr  ai  arxibane, 
Elatediad'PlutòH  meièa  a  io  htg, 
Ch'  i  prém  em  arricd  a  pu$$ar  al  (lane 
E  in  atpUnri'  a  i  pare  d'  é$»er  in^l-oj  fug  » 
Tant  ijwa  dointar  la  gronda  mane, 
Pwek:  tpra  iard,  m  era  aU'òurdn  al  evg, 
Uo  mèMereh'i  $'hmèintn,  a$'od  la  piva, 
E  i  eumett,  eh'  ein  al  iègn  eh'  V  è  là  eh'  arriva. 

DiALOfi. 

Marcantoni  »  e  Msser  ZéM  senritor. 

Zèli.    Marcantoni,  a  v'taìut, 

Marc  Bondé,  msierZéli, 

Zèli.    Ch'  voi  dir  eh' a  v'  vèd  su  d' sonora 

Cumbattènd  al  pinsir 

E  dseurrènd  in  s'el  dida 

Ch'  a  pari  un  euntadein, 

Ch'fa  al  cÒM  in  s'i  quattrein 

Cm'l'havindu'lfuUéU? 


XUI 

Un  ameU  eh' è.grass  mcidar 
Gh'  gnanc  per  terra  al  n'  è  sicur , 
Ch*  al  pò  andar  s' tira  del  irent 
In  ti  rozzi  ogni  mmne'nt; 
¥ols  per  geni  st  seccabal 
Anca  la  sa  in  tan  cavai 
Con  tati  i  alter  del  Gastal , 
Incontrar  al  Cardinal. 


Zertidella  a  sen  in  seds, 
AI  srè  piz ,  s' a  fossn  in  treds , 
Perchè  alloara  a  s*  psrè  trovar 
Chi  zercass'  al  treds  in  dspar 
Con  la  pleinta  so  dardella, 
Tocc*  e  dai  la  Zeradella. 


XLIII 

Un  umèU  eh*  è  grau  madur 
Cfk*  nianc  per  tóm»  aln'  è  sicnr , 
Ch'  al  pò  andar  $'  tira  dèi  vèint 
In-tH  rkzzV  ogni  mwmèhd  » 
Vols  per  geni,  8t'  sèccaball . 
Anca  lù  8Ù  in-t-un  cavali, 
Cùn  tùli  i  alter  dèi  Castéll» 
Incontrar  (U  CardinaL 


le  RvdéUa  a  ièin  in  ièds , 
Al  srépiz  s'a  fossn  in  trèds  « 
Perchè  allòura  a  s' pré  truvar 
Chi  zercasi  al  trèdi  in  dspar 
Cùn  la  plèinta  to  dardéUa 
Toc-e^iai  la  Zé  Rudèlla. 


CATALOGO 


^    DEGLI  AUTORI   BOLOGNESI 

E»  OPERE  DA  ESSI  PRODOTTE 

NEL   PATRIO  DIALETTO. 


ACCURSI  ANTONIO  MARIA. 

Fola  da  vèira  e  sudèzz  burìèvol  D$cur$  murai,  Tanicuriut  quant 
etemplar;  Ch'tratten  dèi  vivr  al  Mònd,  Perchè  an'  $'  vaga  al  prò- 


find,  1664. 
ALLEGRI. 


ALLEGRI.  Vedi  CROCL      ^ 
BANCHIERI  ADRIANO,  che  si  nominò  ancora  CARLO  SCALIGERI  DALLA 
FRATTA  ;  nato  verso  l' anno  1 567. 

Discorso  sulla  precedenza  ed  eccedenza  della  Lingua  Bolognese 
alla  Toscana  neUa  prosa  e  nel  verso.  Bologna  per  Girolamo  Mascheroni 
1626  in  8.0  e  poscia  di  nuovo  accresciuto,  in  BoL  per  Clemente  Fer- 
roni  1630  in  8.0 

La  Cattleina  da  Budri.  Commedia  in  prosa.  Boi.  per  Bartolommeo 
Cocchi  1619  in  8.^  e  poi  di  nuovo  in  Bologna  per  gli  Eredi  del  Cocchi 
1628  in  8.0 

L'  Ursleina  da  Crevalcor;  ovvero  l'Amor  costanU.  Commedia  in 
prosa.  Boi.  per  il  Cocchi  1620  in  8.o 

La  Mingheina  da  ^ar&tan.  Commedia.  BoL  per  il  Cocchi  1621  in  8.^ 

La  Tògna,  Commedia  rusticale  tradotta  dal  Timido  accademico 
dubbioso.  Boi.  per  Giacomo  Monti  1654. 

Questa  Commedia  composta  originalmente  da  Michelangelo  Buonar- 
rotU  il  giovane ,  col  titolo  —  La  Tancia  —  in  lingua  rusticale  fioren- 
tina, è  stata  trasportata  nella  contadinesca  bolognese  in^  prosa:  come 
lo  attesta  r  Autore  nella  sua  lettera  dedicatoria. 

Lettera  nell'itUoma  natio  di  Bologna,  scritta  al  sig,  Giambattista 
Viola  a  Bomd  sopra  il  ratto  di  Elena  del  pittore  Guido  Reni,  BoL  per 
Clemente  Ferroni  1633  in  4.o 

Compose  ancora  in  lingus^  volgare  italiana  il  Cacasenno  da  aggiu- 
gnersi  alle  disgrazie  di  Bertoldo  e  Bertoldino  del  Croci. 
BARTOLUZZI  ANNIBALE.  1790. 

L'Asnada.  Fuemètt  dèi  Sgner  Clemèint  Bondi  tradott  d'in  Tuican 
in  Bulgnèis.  S.  Tmas  d'  Aquein  1773.  Canti  tre  in  ottava  rima. 

Varie  altre  Poesie.  Per  Lelio  della  Volpe  1791. 


XLV 

BOVINA  <}IUSEPPE  MARIA ,  «el  1739. 

a D9grazi  d' BeriuldHn  dalla  Zèlna,  meu  in  rèma  da  G.  M.  B. 
Accadèmie  dèi  TridèU  d' Bulògna.  Boi.  4736  per  GosUnUno  Pisarri. 

L'argomento  è  tratto  dalle  IHBgraxie  di  BarMIno  dalla  Una  df  Giu- 
lio Cesare  Croci. 
BOHALDl  Vedi  MONTALBANI. 

CASALI  CONTE  GREGORIO  FILIPPO  MARIA  BENTIVOGLIO  PALEOTTI.  nato 
nel  1721 ,  uno  degli  antichi  wMìk  Senatori  di  Bologna ,  Professore  di 
Architettura  Militare,  ec.  morto  nel  1802. 

Mògna  troioató  dal  guérr  xMl  di  Lambertatx,  e  di  Gemm,  Po^ 
mètt  scherzèvol.  BoL  1827  da  Riccardo  Masi.  Col  ritratto  dell' Antore. 

Fa  questo  il  primo  tomo  di  ona  Raccolta  delle  Poesie  bologntti,  clie 
sotto  la  direzione  dell'Autore  del  Vocab.  Bolognese  C  E.  Ferrari  si  pub- 
blioò  per  associazione,  e  non  prosegni  poi  oltre  li  S.^  tolmne. 
CESARI  GIUSEPPE  MARIA  da  Budrio. 

n  Graaano  infuriato,  o  Tero  il  Fuggi  V  ozio.  Boi.  1679. 
Composizione  boschereccia  teatrale  in  tre  atti.  Fra  ftU  altri  perso* 
nagpjì,  che  pariano  tutti  l'iiallano.  T'ha  11  Dottor  Granano,  che  paria 
il  ouletto  bolognese. 
CROa  GIULIO  CESARE,  detto  dalla  Uro,  e  sott'altro  nome  GIULIO  CESARE 
ALLEGRI,  Accademico  Ravvivato,  fìibbro  di  professione,  nato  nel  1550 
nel  (ostello  (ora  città]  di  san  Giovanni  in  Persiceto ,  morto  nel  1609. 

Vi  è  un  libretto  stampato  in  Bologna  Tanno  1640  per  gli  eredi  del 
Cocchi,  il  quale  ha  per  titolo:  Tre  indici  di  tutte  le  Opere  di  Giulio  Ce^ 
fare  Croci:  il  l.^'  contiene  tutte  le  opere  sino  ad  ora  stampato;  il  %^  le 
manoscritto;  il  3.®  tutte  le  opere  che  non  si  trovano. 
Delle  stampato  le  seguenti  sono  in  lingua  rusticale  bolognese. 

Questione  di  vari  Linguaggi,  in  versi  quasi  in  forma  di  dialogo, 
ooe  si  fa  entrare  un  bolognese ,  che  recita  alcune  strofette  nel  proprio 
metto.  1618. 

Lamento  de*  ViUaid  fatto  da  loro  Vanno,  che  andò  il  bando  che  H 
portassero  tutti  gH  schioppi  alla  munizione.  1620. 

La  Tibia  d' Barba  Poi  dalla  Livradga  fatta  dal  CavalL  BoL  1631. 

El  nozz  dia  Mlchlina  dèi  Verga  con  SandreU  da  MontbudelL  1621. 

Lassato,  ovvero  donativo  che  fa  maestro  Martino  a  Catarinòn. 
1621. 

La  gran  Vittoria  di  Pedrolino  contro  il  Dottore  Graziano  SeaWh 
Ione  per  amor  della  bella  Franceschina,  1621.  Alia  fine  della  BarzeU 
ietta  sopra  la  morte  di  Giacomo  dal  Gallo,  famosissimo  bandito,  vi  é 
no  dialogo  in  lingua  rustica  sopra  la  morto  del  medesimo ,  in  sonetto 
con  coda. 

La  Bossa  dal  Verga ,  quale  va  cercando  Patrone.  1626. 

La  scavzzari  dia  Can'va  d' barba  PUn  da  Luvolè,  1626. 

La  Fleppa  combatta.  1626  per  Pisani. 

Lamento  del  barba  Poi  per  aver  perso  la  Tognina  sua  Massara 
1628. 

Il  Battibecco  delle  Lavandare.  Comincia  con  un  sonetto  in  lingua 
volgare,  colia  coda  indi  in  lingua  bolognese.  1639. 

La  Bernarda.  Commedia  rusticale.  BoH  1654.  in  8.^  Questa  Com* 
media  è  una  traduzione  dall'originale  in  lingua  volgare  del  Conto  Ri- 
dolfo Campeggi. 

Smergokmento ,  ovvero  Piantuori  eh' fa  la  zia  Tadia  del  barbn 


XLVI 

Salvester  da  Tgnan,  quand  Sandrin  io  poi  andò  alla  guerraVaìimr  de. 
i738.  Pisarri. 

//  Fenlino  del  barba  Bigo  dalla  Valle;  dove  s'intende  ona  festa  di 
contadini  nella  quale  |8ono  a  ballar  molte  putte  e  garzoni.  1738  per 
Pisarrì. 

La  Simona  dalla  Sambtica ,  la  quale  va  cercando  da  filare  in  Bo- 
logna. 

Vanto  di  due  Villani  cioè  Sandron  e  Burtlin  sopra  le  astuzie  te- 
nute da  essi  nel  vendere  le  castellate  quest'anno.  Per  Pisani. 

Ciaccaramenli ,  viluppi,  intrighi,  travagi  e  cridalesimi,  che  ri 
fanno  in  Bologna  al  tempo  delle  vendemmie.  Dopo  un  sonetto  con 
coda  in  lingua  volgare,  prosegue  in  bolognese. 

Bomori,  intrighi,  ciaccaramenli  che  si  fanno  nella  contrada  del 
Borgo  s.  Pietro,  €  del  Prculello.y'hSipnaiA  un  sonetto  in  lingua  ita- 
liana. 

La  gran  grida  fatta  da  Vergon  dalla  Sambuga  per  aver  perso 
V  arino  del  suo  patrone» 

Diede  alle  stampe  ancora  pel  primo  le  disgrazie  di  Bertoldo  e  Bertol- 
dino ,  in  lingua  italiana  in  prosa.  Ma  si  vuole  che  V  Autore  ne  sia  stato 
Pompeo  Vizzani ,  cbe  non  volle  si  stampassero  col  suo  nome.  Queste 
due  piacevoli  storielle  furono  voltate  in  ottava  rima  da  alcuni  Letterati, 
alle  quali  fu  aggiunta  la  terza  di  Cacasenno ,  che  avea  composto  in 
prosa  Adriano  Banchieri  ;  e  furono  i  seguenti: 
^el  Bertoldo.    Argomenti.  Conte  Vincenzo  Marescotti  bolognese. 
Allegorie.     Padre  D.  Sebastiano  Paoli  lucchese. 
Canti.  I.       Padre  D.  Giampietro  Riva  luganese. 
II.       Dott.  Paolo  Battista  Balbi  boi. 
IH.      Giampietro  Zanetti  boi. 

IV.  Dott.  GiosefTo  Pozzi  di  Iacopo  boi. 

V.  Lodovico  Tanari  boi. 

VI.  Dott.  Francesco  Biarìa  Zanetti  boi. 
Bertoldino,  Argomenti.    Conte  Vincenzo  Marescotti  boi. 

Allegorie.  Padre  D.  Sebastiano  Paoli  lucchese. 

Canti.  VII.  Dott.  Flaminio  Scarselli  boi. 

Vili.  Dott.  Ferrante  Borsetti  ferrarese. 

IX.  March.  Ubertino  Landi  piacentino. 

X.  Ab.  Carlo  Innocenzo  Frugoni  genovese. 

XI.  Dott.  Cammino  Brunori  da  Meldola. 

XII.  Ippolito  Zanetti  ferrarese. 

XIII.  Canonico  Pier  Nicola  Lapi  boi. 

XIV.  Dott.  Ercole  Maria  Zanotti  boi. 
Cacasenno.  Argomenti.  Conte  Vincenzo  Marescotti  boi. 

Allegorie.  Padre  D.  Sebastiano  Paoli  lucchese. 

Canti.  XV.  Dott.  Girolamo  Baruffaldi  ferrarese. 

XVI.  Cammino  Zampieri  imolese. 

XVII.  Ab.  Giuseppe  Luigi  Amadesi  boL 

XVIII.  Dott.  Benedetto  Piccioli  boi. 

XIX.  Francesco  Lorenzo  Grotti 'cremonese. 

XX.  Dott.  Francesco  Arrisi  crem. 

Questi  tre  Poemetti  furono  tradotti  in  dialetto  bolognese  in  ottava 
rima  dai  seguenti  : 

Gli  argomenti.  Zanotti  Teresa,  figlia  del  Poeta  Giampietro. 


XLVU 

.     U  iiUesrorie^Miiifiredilfaddaleiia,  sorella  M  MatontUcoEnaUchlo. 
La  traduzionfi  del  Bertoldo.  ZanotU  Angiola,  sorella  della  suddetta. 
Il  travesHmento  di  Bertoldino.  Manfredi  Teresa,  sorella  della  so- 
praddetta. 

Il  Cacctsenno.  Belletti  D.  Giuseppe  Gaetano. 
Le  atmotaziom.  Scaodellari  Dottor  Ignazio. 
Se  ne  trovano  diverse  edizioni  in  4.®,  in  8.®  e  in  12.o  ;  una  delle  pih 
accreditate  è  quella  del  1740  fatta  da  Lelio  dalla  Volpe  iq  tre  volumetti 
in  8.  in  italiano  e  bolognese. 
FABRI ALESSANDRO,  notaio,  nacque  in  Castel  san  Pietro  Tanno  1691* 
mori  nel  1768. 

Vernane  in  Utìgua  bolognese  dei  tre  primi  canti,  e  di  porzione 
del  vigeshno  ottaxjo  del  Furioso  dell'  Ariosto,  Uss. 

Traduzione  in  lingua  bolognese  dei  quattro  primi  libri  dell*  Enei' 
àe  di  Virgilio.  Uss. 
I  suddetti  manoscritti ,  dice  il  Fantuzzi .  si  conservano  neir  Institnto. 
GHERARDl  FULVIO  >  detto  Acqua  tepida,  archibusiere,  nato  nel  1622  in  san 
Pietro  in  Casale  «  morto  nel  1687. 
La  Niclosa  da  Mnirbi.  Boi.  1640  per  il  Peri. 
GNUDl  GIOVAMBATISTA  nato  nel  1687.  Era  bracciere  in  Casa  Malvasia,  e 
mori  presso  suo  figliuolo  Arciprete  di  san  Giovanni  in  Persicelo  nel 
1765. 

Rem  d' Zambattesta  Gnudi  da  Bulògna,  dedica  ai  Dilettant  d'Lèin» 
gua  Bulgnèisa  1776  cùn  al  so  rìtratt.  Stamp.  d'san  Tmas  d' Aquein. 
UNDl  LELIO  BiARI A..  1 698. 

Gl'inganni  amorosi ,o  siala  Zaneina,  Dramma.  Boi.  1696  e  1700 
in  12.0 

E  vari  altri  componimenti. 
LONGHI  DON  FRANCESCO  MARIA,  Canonico  della  Basilica  di  san  Petronio  di 
Bologna,  morto  nel  1784  di  anni  57,  della  famiglia  de' Tipografi. 
Sòuvra^  V  Us.  Cant  tri  in  uttava  rema. 
Alla  Nèzza  eh' fa  la  spòusa  so  Zio, 
Fol  d' Monsu  dua  Funtatèa.  Traduziòn  in  Lèingua  Bulgnèisa» 
Fai  dèi  Pader  Rubert.  ^  ^ 

Iprém  si  Cant  dia  Séccia  ruba  dèi  Tctssòn. 
Tradusse  pure  la  Batracomiomachia  d' Omero  in  versi  bolognesi. 
Tutti  questi  manoscritti  erano  presso  il  Ferrari. 
LONGHI  ANGELO  bolognese.  Nato  il  15  novembre  1737,  morto  il  10  settem- 
bre 1810. 

Fu  pittore  mediocre  e  si  piacque  assai  della  poesia  in  lingua  bolo- 
gnese, e  in  essa  fu  arguto  e  naturale  quanto  altri  mai  il  fosse.  Ne  fanno 
Bella  testimonianza  alcuni  suoi  sonetti  e  canzoni,  che  trova  vasi  presso  il 
nostro  eh.  Biografo  segr.  Tognetti ,  e  piii  bella  la  farebbe  il  poema  del 
Bracciolini  Lo  scherno  degli  dei,  ch'egli  voltò  in  lingua  bolognese,  se- 
guendo r  autore ,  che  si  valse  dell'  ottava  rima ,  se  il  detto  poema  si 
rmveDisse«  essendo  stato  smarrito  poco  prima  della  sua  morte. 
LOTTI  LOTTO  dottor  di  Legge  civile.  1685.  Scrisse  Drammi  e  cose  ber- 
nesche. 

Chi  n'ha  zervéll  ava  gamb,  o  sia  La  Uberaziòn  d' Vienna,  Parma 
1685,  e  in  Boi.  pili  volte. 

Rimedi  per  la  sònn  da  lézr  alla  Banzola:  Dialoghi  sei;  in  Milano 
1703,  in  Modena  1704  in  4.»  e  1712  in  8.»  e  V  ultima  edizione  nei  1828 


XLVIII 

dal  Tipognfo  Miafli  In  Bologna  nel  secondo  votame  della  fiaeootta  dei 
componimenti  in  Lingua  bolognese,  che  'contiene  anche  l'altro  poe- 
metto dello  stesso  Lotti. 
MANFREDI  TERESA  e  MADDALENA  ,  sorelle  di  Eostaebio ,  Eraclito ,  e   Ga- 
briello. 

La  Ciaquttra  dia  banxola,  o  per  dir  mei:  Fol  dh)eri  iradoUi  dal 
parlar  napoHtan  in  lèingua  hulgnèiM,  per  rimedi  irmuxèint  dia  sàtm 
e  dia  maUncHfU.  Boi.  1742  in  8.<> 
L'orìginaie  in  dialetto  napoletano  è  intitolato  Cunto  de  H  Cunti, 
MEGNANI  GEMINI  ANO.  1680. 

BtUògna  giubUanL  Poema  strampald  fati  pr  elA  allgrèzz  dia  H^ 
beraztòn  d' Vienna ,  prèiM  d'Buda  e  alter  Piazz  in^t'V  Vngari,  Motta 
e  Dalmazia,  Da  Zors  Bariintòn  poeta  poc  accori.  In  Ferrara  1688  in  %.^ 
per  H  Pomatelli»  e  in  ÌBol.  1690  in  8.<» 

Varveina  d' Troia,  ovèir  al  brutamèint  d' Burtlein  Manzetcaec 
piahiUr,  dóv  in  ottava  rèma  al  conta  la  so  dsgrazia,  e  7  miseri  di 
Troian.  Cùn  laprèisa  d'Buda,  e  alter  coss  del  guérr  tra  i  Cstian  e  i 
Ture.  In  Ferrara  per  il  PomateUi  1689  in  8.<>  e  in  Boi.  1690  in  8.o 

La  Lèisna  novamèint  aguzza  dalla  so  nobilessima  Cumpagni,  e 
zàfundd  in  Bulògna.  Purtà  in  ottava  rèma.  Boi.  1692  per  la  Stamperìa 
Camerale. 
MONTALBANI  OVIDIO.  Laureato  in  Filosofia  e  Medicina; Lettore  indi  di  Mate- 
matica ,  di  Morale ,  e  di  Materie  legali  neir  Università  di  Bologna. 
Nacque  nell'anno  i60i  e  mori  neil'anno  1671. 
Furono  da  lui  pubblicati  due  discorsi: 

Dialogogia,  ovvero  Delle  cagioni,  e  della  naturalezza  del  parlare, 
e  spezialmente  del  più  anUeo,  del  più  vero  di  Bologna.  1652,  per  11 
Zenaro. 

Cronoprostasi  Felsinea,  ovvero  Le  Saturnali  vindMe  del  Parlar 
Bolognese ,  e  Lombardo.  1653  per  il  Zenaro. 

Il  Vocabolario  Bolognese  nel  quale  si  dimostra  il  parlare  più  an^ 
lieo  di  Bologna  lodevoUssimo.  Questo  libretto  in  12.<^  fu  stampato  po- 
chi anni  dopo  i  detti  due  discorsi»  e  cioè  nel  1660  per  Giacomo  Monti 
sotto  il  nome  dell'  Autore  anagrammatico  di  Antonio  Bumaldi  e  non  è 
che  un'  unione  dei  suddetti  discorsi  ampliati. 
MONTI  DON  GIULIO  sacerdote  secolare.  Dottore  di  Sacra  Teologìa ,  Cano- 
nico di  Santa  Maria  Maggiore  della  Pieve  di  Cento,  indi  Segretario  del 
Card.  Pompeo  Aldrovaudi  :  morì  nel  1747  d' anni  60. 

Fra  Antunein  V  è  sta  batta.  Canzone.  Proposta  fotta  al  Dottor 
Gioseffo  Pozzi. 

Quésta  sé  eh" l'è  da  cuntar.  Altra  canzone  In  replica  alla  rìsposta 
del  Pozzi. 
Si  trovano  fra  le  poesie  del  Pozzi  stampate  nel  1764. 
MONTI  ANTONIO  MARIA ,  eccellente  Calligrafo ,  Pittore  e  Miniatore.  DUet- 
tossi  ancora  di  poesia  e  vi  si  esercitò  m  Lingua  italiana ,  e  nel  Dialetto 
bolognese ,  o  piuttosto  nel  linguaggio  de'  nostri  contadini. 

Amour  touma  in-s'  al  so:  o  vèir  si  El  nozz  dia  Checca  e  d' Bdètt. 
Scherzo  drammatico  rusticale  1686  in  12.<' 

Fu  messo  in  musica  da  Giuseppe  Aldrovandini  bolognese  «  e  Ai  di 
nuovo  rappresentato  nel  1698,  e  nel  1733. 
NEGRI  GIOVAN-FRANCESCO.  1628. 

Traduzione  deUa  Gerusalemme  liberata  del  Tasso.  Stampata  in 


xux 

Bologat  in  4.^  gr»ii4e  di^et  l'inno  I6id,  na  tolnnente  sino  al  Canto 
XIII.  a  tutta  l'ottava  34. 1  rimanenti  canti  sono  manoscritti. 
POZZI  DOTTOR  GiOSEFFO  DI  IACOPO  D'IPPOLITO  nato  nel  1692 ,  Dottoro 
in  Medicina.  Fu  fitto  Medico  segreto  del  Pontefice  Benedetto  XIV,  e  quin- 
di ebbe  il  titolo  di  Monsignore. 

Fra  la  raccolta  delle  sue  Pottie  Italiane  trovasi  la  Cannone  In  lin> 
gm  bolognese  Dòp  eh'  g*  piantò  ìd  Tàrr  di  Arai,  ecc.,  In  risposta  a 
quella  del  Monti  Fra  AniMiMin  ec.  BoL  1764. 
QOEBZOU  GIOVAMBATTISTA. 

U  YiUam  iadro  fortunato.  Commedia  In  lingua  rusUcale  In  versi  • 
di  tre  atti.  Boi.  per  Cariantonio  Perì  1661»  ristampa  dello  Zuccoli 
SCAUGERl  DALLA  FRATTA.  Vedi  BANCHIERI. 

STANCARI  DOMENICO.  GesuiU,  Rettore  nel  Collegio  di  Santa  Lucia  in  Bolo- 
gna ,  morto  nel  1 769. 

Scrisse  molti  lepidissimi  sonetti  in  dialetto  bolognese»  letti  con  som- 
mo piacere  alla  Corte  di  Vienna  »  dove  pervenivano  ,  per  messo  di  un 
Cavaliere  iuliano .  a  quel  Principe  di  Kaunltz. 
STANZANl  TOMMASO.  1696. 

La  Bemarda,  Dramma  Boi.  1694. 
La  ZeUda.  Dramma.  BoL  1696. 
Varie  Poesie, 
ZAMPIERI  DON  GIUSEPPE,  morto  nel  1821. 

Sohetti  diverH  »iampaH  in  Hngua  bologne$e. 
Testamento  suo  Mss,per  gii  atti  del  Notaio  CapelU. 
ZANI  GIROLAMO ,  NoUio.  1780  circa. 

Gerusalemme  Liberata  del  T<uso  tradotta  in  linguaggio  bolognese 
mss.  Questo  manoscritto  pid  pregevole  di  quello  del  Negn  si  conservava 
dal  nostro  concittadino  Guldiccini  Giuseppe,  conosciutissimo  bibliografo. 
ZANTI  GIOVANNI. 

Origine  delle  Porte,  Strade,  Borghi,  Contrade,  Vie,  ViazzoU, 
Piazzole ,  SaUcate ,  Piazze  e  TrMi  dell'  illustrìssima  città  di  Bologna. 
Per  Costantino  Pisarri  1712. 

Questo  è  un  itinerario  ristampato  per  cura  di  Cammillo  Scaligeri 
dalla  Fratta.  1  discorsi  dei  Mercurio  sono  in  lingua  italiana ,  la  descri* 
lioae  delle  strade,  ec,  sono  in  bolognese  dialetto. 


COMPONIMENTI  DI  AUTORE  INCERTO. 


<•» 


Al  Mèdie  fazil,  o  sia  un  rimedi  squas  a  tàtt  i  mal  trw)d  dal  Cre- 
vakorèis  per  divertimèint  dia  banzola.  Boi.  1738  in  12.(> 

La  Fleppa  Lavandara.  Cumedia  novessima  in  lèingua  bulgnéisa. 
Boi.  1741  in  12.0  in.t.ia  Stampari  dèi  I^ùng. 

Véla  dia  Zé  SanUmga  mùia  inrt-al  Cmùn  de  Diol,  cùn  la  nassita, 
véla,  suzzèss,  e  dsgrazi  d'Zé  budella  so  fola,  lu  BoL  1743  in  8.»  Sei 
canti  in  ottava  rima. 

4 


Al  Trionfai  Mudnis  pr'una  Séccia  tolta  ai  BidgtUt,  Poema  ridécol 
trasporta  in  Lèingua  Bulgnèisa  da  un  Accadèmie  dèi  TridéU.  la 
Modna,  1767  in  A  fi  Traduzione  della  Secchia  rapita  di  Alessandro 
Tassoni. 

Lindurein  e  Sandreina.  Intermezzo.  Boi.  per  Pisarri,  senza  data. 

In  lod  di' apparai  fati  da  Sanlein  Burzi  lardarol  dai  Casal  al  gio- 
vede  sani  dèi  1807.  Bui.  per  Masètt. 

Invid  d'un  Duttòur  Bulgnèis  al  Barcarol  Venezian,  ch'prumets 
d'far  una  Canzòn  pr  el  feUzessem  nozz  dèi  Sgner  Coni  lachem  Marùll 
eun  la  Sgnera  Cuntè$ia  Camèlia  Bòccadférr,  Pisarr,  1752. 


u 
ABBREVIATURE 


accr. accrescitivo. 

add.  0  agg. addiettivo;  aggettivo. 

Alb Alberti.  Dizionario  Ital.  Frane,  e  Frane. 

lui.  Ediz.  di  Nizza  1778. 

Alb.  Eqc ^  .  Alberti.  Dizionario  Enciclopedico.  Edi- 
zione di  Lucca  1797. 

anal analogia. 

ant antico. 

anliqu antiquato. 

attivam attivamente.- 

Bol.  boi Bolognese  ;  bolognese. 

Bot Botanica. 

comun comanemente. 

corrott corrottamente. 

Cr Crusca.  Edizione  bolognese  1819. 

daifr.dalgr.dallat.dallosp.dalted.ec.  dal  francese,  dal  greco, dal  latino» 

dallo  spagnuolo,  dai  tedesco,  ec. 

dim diminutivo. 

Diz. Dizionario. 

ec.  etz eccetera  ;  et  zetera. 

e.  g esempigrazia. 

f- femminino. 

Hg.  figurai • figurato,  figuratamente. 

Fr Francese. 

frequent frequentativo. 

g genere. 

Gr Greco.  .... 

indecl indeclinabile. 

Ital Italiano. 

Lat Latino. 

lat.  l)arb Latino  barbaro. 

■Un.  ìt.  Lin.  fr.  lAn,  naz ; . . . .  Lingua  italiana;  Lingua  flrancese,  Lin- 
gua nazionale ,  ec. 


UI 

m mascolino.. 

metaf. ' metaforicamente. 

mod.  bas.  m.  b; modo  basso. 

n neutro. 

neutr neutralmente. 

n.  f. i, nome  femminino. 

n.  m nome  mascolino. 

np nome  proprio. 

n.  p. neutro  passivo. 

psirt participio. 

o.  g. ogni  genere. 

p passivo. 

passi? passivamente. 

pegg peggiorativo. 

p.  e per  esempio. 

pi. plurale. 

popol.  popolar » . . .  •  popolarmente. 

pron ••••  pronome. 

pronun « .  .  «  •  •  pronunzia. 

prov proverbio  ;  proverbialmente. 

Provenz Provenzale. 

redup r reduplicativo. 

8.  SQSt sustantivo  ;  e  sustantivamente. 

jMntim sentimento. 

£ignif significato. 

simil similitudine. 

sino sincope ,  sincopato. 

sing singolare. 

Sp Spagnuolo. 

8up superlativo. 

Targ • Targioni  Diz.  Bot^inico  1819. 

Ted Tedesco. 

T.'  de'  Leg.  T.  de'  Med.  T.  di  Com. . .  Termine  de*  Legisti ,  Termine  de'  Me- 
dici, Termine  di  Commercio. 

Y verbo. 

ABBREVIATURE  NELU  CONIUGAZIONE  DE'VERBl. 

Comp •  Composti;  Tempi  composti. 

Cong.  pc Congiuntivo  presente. 

Fut Futuro. 


LUI 

.  Ger Genindio. 

Imp , ,, Imperfetto. 

Imp.  i.o  2.0 Imperfetto  primo;  secondo. 

Imper.  o  Esci Imperativo  o  Esclamativo. 

Ind.  pr Indicativo  presente. 

Part.  pr.  0  att Participio  presente  o  attivo. 

Part.  pass.. Participio  passato  o  passivo. 

Pass,  ind Passato  indeterminato. 

Pass.  comp. Passato ,  o  passati  oompostL 

Y Vedi. 

T.  a. ; .    verbo  attivo. 

V.  n. , verbo  neutro. 

V.  r verbo  reciproco. 

Ivoce  antica  ,  voce  dell'oso ,  voce 
greca ,  voce  latina,  voce  mercan- 
tile, voce  di  regola ,  voce  ibrida , 
voce  popolare ,  voce  poetica. 

V.  g. verbi  grazia. 

verb verbale. 

Voc.  Vocab Vocabolario. 

volg volgarmente. 


DEDICATORIA 

DAL  PIRKARI  PSDOSSA  ALLA  UÀ  8IG01IAA  RMUORE 


AL  PASTÓUR  D*  BULÒGNA 

CARDINAL  OPPIZZOM 

GlCST  CLEMÉINT  MAGNEFIC 

DEL  SIÉINZI  GAP  E  PROTETTÓUR 

IN  SÉGN  D'ETERNA  VENERAZIÓN 


LlBRÉTT,  AV  PUR  GURAGG'  E  VA  A  ZERGAR 
UN  ANT16  PROTETTÓUR  DEL  TO  PADRÓN; 
FAT'  ANNUNZIAR,  CH'T'AL  TRUVARA  QUSÉBÒN 
CHE  SÉINZA  ZERIMONI  AL  T'  FARÀ  INTRAR. 

SALTANDI  IN  MAN ,  T'  HA  PO'  DA  PROCURAR 
D' M USTRARI  AL  FRONTISPEZl  DOV  A  SÓN 
SCRETT  IN  MAIUSCOL  ME,  POVER  STRUFFIÒN, 
A  YÉDER  S'  DEL  MI  NOM  AL  S'  PÒ  ARCURDAR. 

S'  UN'  UCCIA  SÓULA  AL  T'  DÀ,  S'AL  FA  ZRISEINA, 
D'QUÉLL  CH'  A  M'  CHERDEVA  A  SRÒ  PIÙ  FURTUNÀ. 
D'  ÉSSRI  PO'  AYSEIN  LA  SIRA  E  LA  MATTEINA 

DMANDI  LA  GRAZIA,  GH'  U  N'  TE  SRÀ  NEGA; 

ZÉIRCA  D' STAR  SÉIMPER  SU  IN-T-LA  SO  TAVLEINA 
AQUSÉ  T' ARA  'L  GUNTÉINT  D'  TGNIREL'  GUARDA.       « 


VOCABOLARIO 

BOLOGNESE -ITALIANO. 


A 


A 


. m.  À,  f.  lettera  vocale»  ed  è  la 
prima  dell'alfabeto  di  molte  lingue. 
\.Cròu$,  LeHra. 

A,  nella  declìRazione  de'nomi,  è 
segno  del  teno  caso,  aggiunto  al- 
l'articolo  ancora;  ed  aggiunto  ai 
verbi  o  ai  nomi,  qoal  preposizione, 
adoperasi  egoalmente  in  ÌK>lognese 
che  in  italiano. 

A,  adoperasi  ancora  in  bolognese 
co'  verbi  qual  pronome  della  prima 
persona  del  singolare ,  e  del  La  pri- 
ma e  seconda  del  plurale  ;  p.  e.  X 
<ón Ita,  lo  sono  stato.  A  sèin  ita» 
^oi siamo  stati.  A  ri  sia.  Voi  siete 
stati.  Ed  anche  in  terza  persona 
singolare,  usato  alla  Fr.  A  i  è,  (Fr. 
llya)  Vi  è,  vi  ha.  A  s'di$.  Si  dice. 
yife.  Alle  volte  si  replica  come  in 
italiano  A  farò  bèin  me  eh' la  8*  in 
pintirà.  lo  farò  beo  io  eh' ella  se 
ne  pentirà.  Questo  pronome  A ,  che 
dunque  equivale  a  /o  .  iVo< ,  Voi , 
è  seguito  molte  volte  da  un  altro 
pronome  di  terza  persona ,  il  quale 
in  boi.  si  esprime  con  un'altra  sem- 
plice vocale,  I.  Su  ciò  bisogna  che  i 
lH)Iognesi  avvertano  di  ben  distin- 
guere la  persona  cui  si  riferisce 
questo  pronome  I .  perchè  può  es- 
sere maschile  o  femminile ,  può  ri- 
ferirsi ad  una  o  più  persone ,  e  in 
italiano  queste  differenze  tutte  si 
distinguono. 

Eccone  gli  esempi  : 

A  i  dég.  Gli  dico  :  (cioè  a  liU), 

A  i  dég.  Le  dico  :  (cioè  a  lei). 

A  t  dég.  Dico  loro  :  (cioè  ad  essi» 
0  «rf  esse). 

A,  come  particella  prepositiva, si 
>ggiugnc,  per  maggior  dolcezza  di 
pronunzia,  in  principio  di  alcune 
parole;  p.  e.  Arspònder,  Arsolver, 


Arjriatiar»  AIgnam,  Aldam,  AreolU 
ec.,in  vece  di  dire  Aipòfider,  Aaoloer, 
HftiaUar^  Ignan^,  Ldam,  Rcolt»  ec.. 
perchè  non  si  sente  TE  muta,  eh' è 
posta  fra  le  due  consonanti  iniziali. 
Ed  in  questo  caso  11  linguaggio  boi. 
è  pih  dolce  del  frane,  che  per  ve- 
rità non  è  cosa  molto  delicata  il 
sentir  pronunziare  BdoiUfler,  Rdou* 
ter»  Rdrester»  Reruler,  RUre,  Lver, 
ec.  Lo  stesso  dicasi  dell'articolo 
mascolino  quando  precede  conso- 
nante. La  iing.  tr.  USL  Le ,  che  per 
avere  Ve  muta  resta  VL  sola,  e  co- 
si pure  resterebbe  nel  dialetto',  se 
colla  prepositiva  A  i  bolognesi  non 
avessero  riparato  alla  difficoltà  del- 
la pronunzia  francese ,  e  in  tal  ma- 
niera reso  più  dolce  il  sentire.  Al 
erislal,  di  quello  che  sia  LerisiaL 

A,  in  italiano,  nel  principio  delle 
parole  io  composizione ,  raddoppia 
la  consonante,  che  segue,  e.  g.  Ac- 
campagnare^  Abbattere,  Addiman' 
dare»  Allontanare ,  AmmuccìUare , 
ec.  E  aumenta,  diminuisce  e  cambia 
la  loro  significazione. 

Presso  i  Romani  l'A  era  lettera 
numerale  significante  cinquecento , 
500,  e  quando  se  gli  apponeva  so- 
pra una  linea  orizzontale  a  signifi- 
cava cinquemila,  5000.  Presso  1  Gre- 
ci esprimeva  un'  unità. 

Cicerone  chiama  l'A  lettera  salu- 
tare, perchè  era  il  segnale  di  assih 
lus^ne, 

l  chimici  si  servono  di  tre  A ,  co- 
si A.  A.  A.  per  significare  AmalgO' 
ma»  Amalgamazione  ec.  cioè  im- 
piistameuto  de' metalli  coli' argento 
vivo. 

À  ?  (aperto)  con  inflessione  inter- 
rogativa, corrisponde  alla  domanda 


ABB 

responsiva  Che?  Che  cosa?  Che  vuoi? 
Che  cosa  volete?  Che  cosa  hai,  o 
avete  detto?  Ma  si  noti  che  è  modo 
famigliarissimo ,  usato  coi  minori , 
cogli  amici ,  ec.  Coi  maggiori  dico- 
no i  bolognesi  gmur  ad  uomo, 
gnòura  a  donna. 

À ,  pronunziato  stretto  con  forza 
e  contorcimento  di  testa  ,  vale  per 
atto  disprezzativo,  o  di  disa^rova- 
zione,  e  corrisponde  a  Ohibò;  No. 
AB.  Ab.  Preposizione  latina  usata  tal- 
'ora  in  composizione  d'alcuni  avver- 
bi, accoppiandola  ad  altre  parole 
latine.  Ab  Antiqito.  Ab  antico.  Ab 
eteretL  Ab  eterno. 

Murir  ab  intestato.  •—  Morire  in- 
testato ^  cioè  senza  aver  fette  testa- 
mento.   • 

Abegperto,  aw.  Per  esperienza. 
ABÀ,  n.  m.  Abate  e  sibbaie,  n.  m.Capo 
d' una  badia ,  o  Superiore  di  mo- 
naci. 

Comunemente  si  chiama  abate 
chiunque  veste  abito  cherìcale,  an- 
corché non  sia  introdotto  negli  Or- 
dini sacri.  —  V.  Cèrg. 

Abadein  ;  Abadètt,  Abatino  ;  Aba- 
tuzzo,  dim.  d'abate. 

Abadòn ,  accr.  d' Abate. 
ABALASI.  —  V.  Asi.  Adàsi. 
ABBÀC ,  n.  m.  detto  assolutam.  Librètt 
d' abbàc.  LibrètHne,  n.  f.  pi.  Quel 
libretto  sul  quale  s' impara  a  rile- 
vare i  numeri ,  e  la  somma  di  essi. 
Abbaco  significa  Aritmetica ,  V  arte 
..   di  lare  i  conti ,  da  cui  viene  466a- 
cMsta,  che  i  bolognesi  dicono  Com- 
putesta.  V.  In  bolognese  si  dice 
Aritmètica.  Abbàc  non  si  prende 
che  pel  suddetto  libro ,  dicendosi 
Savèir  l' abbàc ,  StwUar  l' abbàc, 
o  al  Librètt  d' abbàc. 

Abaco,  colla  penultima  breve  e 
un  solo  6 ,  è  termine  d' architettu- 
ra, e  significa  quell'ultimo  membro 
del  capitello  eh' è  anche  detto  Ci- 
masa. 
ABBADAR,  BADAR.  Abbadare,  e  più 
comun.  Badata!,  v.  Attendere.  Por 
mente.  Por  cura. 


ABB 

Abbadar  alla  balla.  —  Badare  al 
giuoco ,  Badare  a  bottega  ,  vale 
Attendere  con  applicazione  a  quella 
professione  die  uno  fa,  o  a  quel 
negozio  che  si  ha  fra  mano. 
ABBAGURA.  —  V.  Boflfur. 

ABBAIAMÉINT.  Abbaiamento  n.  m.  La- 
tramenio ,  latrato  n.  m.  I^o  abba- 
iare, eh'  è  la  voce  naturale  del  cane. 
Abbaiatura  n.  f.  — -  V.  Vere. 

La  voce  bolognese  indica  più 
precisamenle  L' abbaiare  eéhiinuc^ 
io,  nella  guisa  stessa  che  io  ad- 
oprerei  andie  la  voee  ital.  A66atia- 
mento. 

ABBAIAR,  y.  Abbaiare:  Baiare:  La- 
trare ,  V.  Il  mandar  fuori  che  tk  il 
cane  la  sua  voce.  —  V.  Vers. 

E  figur.  Lassa  pur  eh'  r  abbaia  e 
n'i  aòbadd.  -^  Lasciatelo  abbaiar 
re,  e  fatemene  beffe.  Cioè,  Che  dimo- 
stri ,  Faccia  conoscere  gridando. 

Dal  verbo  Abbaiare  e  Latrare  ne 
vengono  Abbaiante  agg.  d' ogni  g. 
Che  abbaia  :  Lalmnfe,  agg.  d'ogni 

-  g.  Che  latra.  1  nomi  verbali  Abbaia- 
tore n.  m.  Abbaiatriee,  n.  f.  Latra- 
tore, n.  m.  Il  boi.  ha  Abbaiadòur, 
àura. 

ABBAIOTT.  Abbàio,  n.  m.,  ma  dicesi 
del  mandar  fuori  la  voce»  che  la  il 
cane ,  in  un  sol  tratto. 

ABBALUCCÀ,  agg.  Aggrumalo.  Gru- 
moso ,  agg.  Pulèint  tutta  abbaluc- 
ed.  —  Polenta  grumosa,  piena  di 
grumi. 

ABBALUCCAR  e  ABBALUCCARS'.  Ag- 
grummare,  v.  n.  Attaccarsi  a  guisa 
di  grumi  o  rappigliarsi  a  guisa  di  gru- 
mi Aggru$narsi,n.  p. 

ABBALLUTTÀ.  Appailottolato ,  Appal- 
lottato ,  Rappallottolato ,  ta,  agg. 
da  Appallottolare. 

ABBALLUTTAR.  AppaUottolare ,,  Rap- 
palloltolare  e  BappaUozzolare  v.  a. 
e  si  fa  n.  p.  Ridurre  in  pallottole. 

ARBANDUNAR.  —  \.Dsmetter. 

ABBARCARS'.  Imbarcare  v.  a.  Ingom- 
bare  v.  n.  Quest'ultima  è  voce  de'Co- 
struttori.  Curvarsi  delle  assi  o  le- 
gni non  molto  grossi.  Abbatneare, 


ABB 

vale  Ammassare,  Far  le  tiarche 
(masse),  ma  per  lo  più  di  grano,  le- 
gne  e  simili  materie.  —  V.  Sbakrz. 

ÀlffiASSAMÉINT.  —  Y.  Bassamèint 

ABBASTARDÀ.add.  Imbastardito.  Tra- 
Ugnato.  Degenerato,  ta,  agg. 

ABBàSTARDAR  ,  ▼.  (dal  iat  barb.  Àba- 
tiardare,  far  bastardo;  o  dal  Fr. 
Abàtar^r).  /m^NMlaniJn;.  Allontana- 
re dal  silo  proprio  essere  con  peg- 
gioramento. 

Al^Hutardar  el  paroL  •—  Coni' 
meUere  de'  solecienU  favellando  o 
ictioendo.  Ed  è  quando  le  stesse 
buone  voci  vengono  usate  male  nel- 
lo scriverle  o  nel  pronunziarle ,  er- 
nado  ora  nel  genere ,  ora  nella  de- 
clinazione ,  quando  neir  accento , 
quando  nel  significato.  Tali  sono 
per  esempio  i  seguenti  errori  nel 
liDgoaggio  bolognese;  Patpèidra  per 
foipèibra  ;  PavaUzxein  per  Po- 
iavizein;  MertHià  in  luogo  di  Ver- 
ma;  Tmein  per  Cmein. 

Abbastardar  ia  lèiìtgua  —  equi- 
varrà qnasi  a  Cirnimettere  de' bar • 
^rismtMtttroducendo  voci  di  lin- 
gua diversa:  p.  e.  nel  rendere  del 
dialetto  le  prette  parole  della  lin- 
gua nazionale ,  o  della  lingua  fran- 
cese, come  dicendo  Parèt  per  Afu- 
roia»  Decrotiàur  pel  Pulitore  degli 
stivali,  ec. 

ABBUVÀ.  add.  d' o.  g.  Abbiadato,  ata, 
agg.  Pasciuto  di  biada. 

ABBUVAR.  y.  Abbiadare,  v.  Pascer  di 
biada. 

•  ABBORRIMÉINT.  —  V.  Awersiòn. 

'  ABBORRiR.  —  V.  Deprezzar. 

ABBRANCAR,  ABBBÀNQULAR.  V.  Ciap- 
par. 

ABBRAZZ,  ABBRAZZÀ,  ABBRAZZA- 
MÉINT,  ABBRAZZOTT,  n.  m.  Ab- 
bracciamento ;  Amplesso  n.  m.  Ab- 
brocctafo,  n.  f.  V  aU>racciare.  La 
voce  bolognese  Abbrazzamèint  è 
freqnentat. 


*  Sotto  segnate  con  Asterisco  *  le  pa- 
iole rggiaate  in  qneata  edisioue. 


>  ABB 

QV  InfiBiti  de'  verbi  italiani  prece- 
duti da  articolo  han  forza  di  sustan- 
tivo,  e  di  più  si  usano  al  plorale.  — 
V.  PiuraL 

Abbrazxott.'-^AbbìUcciata,  è  no 
abbracciar  famigliare,  di  cuore, e 
con  entusiasmo. 
ABBRAZZÀ«  add.  Abbracciato,  ata» 

agg* 
Star  abbrazzd.  Stare,  essere,  ec 

abbracciom,  avverb.  Abbraccian' 

do  :  Con  abbracciamento. 

AfifiRAZZAQÒUll .  n.  m.  DÓURA,  n.  f. 
Abbrticciatore,  trice.  Voce  di  r.  i4&- 
bracciante ,  agg.  di  ogni  g.  Cbe  ab- 
braccia. 

ABBRAZZAR,  v.  Abbracciare^  v.  Cir- 
condare colle  braccia  checché  sia. 
Abbrazzars'.  Abbracciarsi,  n.  p. 
Circondarsi  e  stringersi  scambio-, 
volmente  colle  braccia.  Dicesi  anco- 
ra delle  cose  inanimate ,  e  cbe  non 
hanno  braccia ,  ma  che  hanno  cosa 
M  similitudine  di  esse.  La  ìHte  a6- 
braccia  V  olmo,  oppure  La  vite 
s'avviUcefUa  aWolmo  suo  marito, 
fumar  a  abbrazzar.  Rabbrac- 
ciare,  rednpl.  d'abbracciare. 

Abbraciare,  ridurre  in  brace, 
abbenchè  voce  antica,  si  troverà  in 
qualche  scrittore  ;  guardisi  bene  di 
non  confonderla  con  Abbracciare , 
quindi  i  bolognesi ,  che  non  fanno 
sentir  le  lettere  doppie,  calchino 
sul  e  in  questa  voce. 

Abbrazzar  vale  anche  fig.  Com- 
prendere, Contenere,  Racchiudere, 
St  Uber  abbrazza  pia  coss,  Que-* 
sto  libro  contiene  piti  cose. 

ABBRAZZOTT.  V.  Aòbrazz. 

ABBREVlADURA,n.  f.  Abbreviatura, 
n.  f.  Accorciamento  d' una  parola  o 
d'una  frase,  che  si  fa,  omettendo 
alcune  lettere  e  sostituendo  certi 
segni  0  legature  in  luogo  di  esse. 
-  Comunemente  nella  scrittura  , 
quando  siasi  dimenticata  un'in,  o 
pure  im'  n  in  una  parola  in  cui  do- 
vrebbe raddoppiarsi ,  usasi  metter- 
vi sopra  in  sua  vece  una  lineetta  o- 
rizzontale:  p.  e.  cana  in  luogo  di 


ABB  ( 

eanna,  e  ionia  in  vece  di  9omma. 
Questa  è  forse  i'  unica  abbreviatu- 
ra »  che  sia  soffribile  nella  scrittu- 
ra ;  tutte  l'altre  sono  da  proscriver- 
si ,  come  provvidamente  hanno  fat- 
to le  leggi  moderne  nelle  scritture 
de'  Notai.  Tuttavia  è  comunissimo 
'  nella  sottoscrizione  delle  lettere ,  e 
nella  direzione  Y  adoperare  per  co- 
modo le  abbreviature  degli  aggiun- 
ti ,  e  de'  titoli. 

Le  abbreviature  o  troncature  di 
alcuna  lettera  nelle  parole  sono 
permesse  dall'uso  per  dolcezza  di 
lìngua,  e  sono  adoperate  da'miglio- 
ri  scrittori.  La  troncatura  di  lettera 
in  principio  di  parola  si  dice  con 
voce  greca  Af eresi  ;  ex  gr.  Reda  per 
Erede  :  Sprezzare  per  Disprezzare. 
Il  troncamento  nel  ^ne  dicesi  Apò- 
cope ;  V.  gr.  Mar  per  Mare;  Animai 
per  Animale.  Finalmente  ^ncope 
chiamasi  il  troncamento  di  lettera 
p  sillaba  nel  mezzo  della  parola , 
come  sarebbe  Sgombro  per  Sgom- 
bero; Andrà  per  Andera)  ciò  che 
da'  toscani  dicesi  Leva'  n  mezzo  ; 
Mozzamento. 

tStVk^are.  Impiegar  la  figura  sin- 
cope. 

Sincopatura.  Formazione  di  sin- 
.cope. 

Sinèresi;  vale  contrazione  di  due 
sillabe  in  una.  Come  sarebbe:  Ciò- 
dio  in  vece  di  Clauidio. 

1  Geroglipci  erano  una  scrittura 
abbreviata.  V.  Lettra. 

La  Stenografia  è  uno  scrivere  ab- 
breviato. V.  Scriver. 

Vi  sono  anche  le  parole iò&fvWa- 
zione  e  Abbreviamento»  le  quali 
differiscono  da  abbreviatura,  in 
quanto  che  le  due  prime  diconsi 
delle  cose ,  ed  abbreviatura  si  ap- 
plica solamente  alle  lettere.  Onde  si 
dirà  V  Abbreviazione  dell'opera, 
r  Abbreviamento  de'  giorni ,  della 
vita. 

Compendio,  sommario»  e  con 
voce  greca  Epìtome  ;  e  Siìiossi  n.  f. 

Epilogo,   soprarragionamento , 


}  ABB 

tunto,  riconto,  ristretto ,  sono  tut« 
te  voci,  che  significano  Abbrevia- 
zione, ma  che  non  si  possono  chia- 
mar veri  sinonimi.  Vedine  la  diffe- 
renza alla  parola  RittrèU. 
ABBRUSTLÉ,  add.  Abbrustolato,  ata, 
Abbrosiulito;  Abbròstito,  Ha,  agg. 
—  V.  AbbrustUr. 

Tòrrido.  Suolsi  applicare  a  quei 
soggetti,  che  dal  fuoco  o  dal  sole 
sono  inariditi.  Zona  torrida. 

Secco»  è  opposto  ad  Umido;  si 
applica  perciò  a  que' corpi  che  si 
concepiscono  privi  di  umidità.  Ter- 
ra secca:  vapor  secco:  leono  secco. 

Arrostito,  è  participio  di  arrostì- 
re.  Cuocere  senza  aiuto  d' acqua  in 
ischidione ,  in  tegame,  in  sulla  bra- 
ce, ecc.,  e  per  lo  più  si  applica  ai 
commestibili,  Arrostir  le  braciuoie; 
arrostire  un  pollo  ecc. 

Abbrustolato ,  deTÌ\2i  da  cUfbru- 
stolare  ed  è  il  suburere  de'Lat.,  che 
vale  leggermente  abbruciare;  e  va- 
le Abbruciato  nella  superficie. 

I  fisicixolla  voce  Torrefatto  sup- 
pliscono alla  yoce  Abbrustolato,  che 
non  ha  la  precisa  significazione  di 
leggiermente  carbonizzato.  Y.  Ab- 
brustUr, 
ABBfilJSTLIDURA ,  n.  f.  AbbrosHlura. 

Lo  abbrosUre.  V.  Abbrusttir, 
ABBRUSTLIR,  v.  Abbrustolare;  ab- 
brustolire; aòbrostire.  Porre  le  co- 
se al  fuoco  sicché  s' asciughino ,  e 
s'abbronzino,  ma  non  ardano.  Ab- 
brustolire» abbrosUre  il  caffè,  l'or- 
zo »  i  pali  per  le  vigne ,  ecc. 

Abbronzare,  vale  leggermente 
avvampare ,  eh'  è  qu^l  primo  ab- 
bruciare che  fa  il  fuoco  nella  super- 
ficie ed  estremità  delle  cose ,  e  che 
i  boi.  dicono  Strinar»  come  si  fa 
della  peluria ,  e  de'piedi  de'volatili, 
o  come  del  pane  allorché  s'abbron- 
za per  metterlo  nell'  acqua  da  bere. 

Rosolare  si  adopera  anche  per 
abbrustolire,  ed  i  bolognesi  pur  di- 
cono Dor  la  rosa;  Ciappar  la  ro- 
sa; Far  ciappar  la  rosa.  V.  Strina. 

Abbronzare,^  Annerire  si  pren- 


ABB 

de  anco»  per  l'effetto  che  tk  11  sole 
SQlIa  caroagione,  dai  bolognesi  det- 
to Dvintar  nèigher  pr  al  $òul.  Es- 
sere abbronzato ,  annerito  dal  sole. 

ABBnUNADURA,  n.  f.  Affibbiatura, 
Df.  L'affibbiare:  e  dicesi  anche  la 
parte  del  vestimento,  ove  s'affib- 
bia, e  propriamente  gli  occhielli, 
l'occbiellatura. 

ABBnUNAR,  V.  Abbottonare,  v.  Af- 
iibbiar  co' bottoni.  (Spiegazione  da- 
ta dalla  Crasca).  Ma  giacché  la  Cru- 
sca stessa  deOnisce  il  verbo  affib- 
^orv  per  congìungere  insieme  con 
fibbia;  in  abbottonare  io  direi  piut- 
tosto congiungere  o  connettere 
qiMiche  eoia  col  mezzo  de'bottoni; 
e  in  affibbiare ,  congiungere  qual- 
che eosa  col  mezzo  delle  fibbie. 

mOBANA.  —  V.  Acciacca, 

^BUNiadd.  (dal  fr.  Abonni),  Appai- 
totoalieairo.  —  V.  dell' U. 

Mercantilmente  Abbonato  si  dice 
^r  Approvato. 

ABBUNAMÉINT.  ft.  m.  (dalfr.  iifton- 
^i^f^m).  Appalto  (nell'uso).  Con- 
veozioDeche  si  fiat  tra  particolari 
per  un  oggetto  qualunque,  e  singo- 
larmente parlandosi  di  teatro  e  si- 
mili. 

^bbonamenfo  per  lo  abbonare; 
provare  una  partita,  è  termine 
mercantile,  né  si  dice  Abbuono. 

WTSAR.  Abbonare,  v.  a.  T.  mere. 
approvare,  riconoscere  come  legit- 
tifflo  un  conto ,  una  partita.  Menar 

,^!i;f»io>  Far  buono. 

^8UNARS',(dal'fr.  S'Abonner).  Ap- 
paltarH^jf,  dell'U. parlandosi  spe- 
oalmente  di  teatri  e  simili,  vale  pa- 
gare U119  data  somma  una  volta  per 
sempre,  ed  é  lo  stésso  che  AssO' 

ABBUNDANZA.  n.  f.  Abbondanza,  n. 
'U lingua  italiana  ha  tante  altre 
^oci  pressoché  slnonime  a  quesU, 
gn  equivalenti  delie  quali  mancano 
tt«  mal.  Boi.,  come  Abbondanza, 
V'  Termine  generico  di  ciò  che  é 
N  che  a  suiBcienza. 
^a ,  n.  f.  pare  che  convenga 


AB 

meglio  agli  oggetti  di  quantità  di- 
screta. 

Dovizia  »o  meglio  Divizia,  dai 
lat.  Divig.  Copia  superflua. 

Affluenza.  Concorso  grande  di 
cose. 

libertà.  Abbondanza  delle  produ- 
zioni animali ,  0  vegetali  ;  ed  anche 
fertilità. 

SopraMondanza,  Sovrabbondan- 
za ,  StrablH>ndanza.  Abbondanza 
straordinaria. 

Hidondanza ,  Esuberanza,  ab- 
bondanza portata  ali'  eccesso. 

Profluvio  (Boi.  Profluvi).  Lette- 
ralmente significa  scarica  abkion- 
dante  precipitata  di  materia  fluida 
o  liquida. 

Tralfocco.  Versamento  fuori  di 
qualche  bocca. 

'Dicesi  ancora  Abbondevolezza  e 
Abbondezza. 

In  <ibbundanza,  avv.— >  Abbon^ 
dantemenie.  Abbondevolmente.  In 
buondato,  o  Buondato. 
ABBUNÉ,  add.  Aggiunto  che  si  dà  al 
terreno  reso  fertile   Caloria,  Cal- 
uma ,  e  Caluria  chiamasi  il  risto- 
ro, che  si  dà  alle  terre  sfruttate  dal 
grano  concimandole  e  seminandovi 
alcune  biade  :  detto  cosi  dalla  cal- 
dezza ch'esse  ricevono  dal  concime. 
Abbuné,  vale  ancora  perfeziona- 
to. Ablfonito. 
Abbuné.  —  Abbonito.  Placato. 
ABBUNIR,  V.  Abbonire  per  Bonifica- 
re, render  buono. 

Abbonire.  Placare.  Appiacevoli' 
re.  Allenire.  Indolcire.  Ammollire, 
Render  piacevole. 

Abbunir  dia  frutta. '^Allegare. 
Restar  sull'  albero  i  frutti  al  cader 
de'  fiori,  in  boi.  dicesi  ancora  Alli" 
qar. 
ABBURDIR,  che  si  usa  piti  spesso  nel 
partic.  Abburdé.  —  Abbordare  uno. 
Abbordato ,  agg.  Vale  Andare  alla 
volta  d' uno  per  parlargli. 
ABÉID,  n.  m.  Abete,  n.  m.  Albero  no- 
to drittissimo ,  con  le  foglie  a  guisa 
di  pettine ,  eh'  ei  non  perde  mai  ; 


AB 


spècie  di  Pino  montano  detto  da 
Linneo  Pinus  abies.  Abezzo  è  voce 
antiquata. 

Un  bosc  d'abid.'^Abetàick,  Bosco 
d'abeti. -*-V.Bo«c. 

Lègn  d'cU^èid;  oli  d'abèid,^' Le- 
gno abetino ,  Olio  abeUno. 

*  ABEZEDARl,  n.  m.  Stratto,  n.  m.  Li- 
bro elle  serve  per  notare  checches- 
sia in  ordine  alfabetico,  per  fare 
indici  ecc. 

ABGUIAR,  V.  Meteolare.  Confondere. 
Mettere  insieme  cose  diverse.  * 

*  ABINTESTATO.  Mwrir  alHnteetato. 

—  V.  Ab: 

ABiL.— V.  Capaz. 

ABIT»  n.  m.  Voce  usata  nel  dialetto 
civile,  i  piti  dicono  Ghutacor,^- 
Abito,  n.  m. 

Vestimento  (  definito  con  troppa 
restrizione  dalla  Crusca  per  l'Abi^ 
to  che  ti  porta  in  dosso  per  biso- 
gno, e  per  ornamento)  è  ciò  che 
serve  a  coprire  il  corpo.  E  fattisi 
quegli  vestimenti  venire,  presta- 
mente la  fece  vestire.  Vestimenti, 
m.  e  Vestimenta  f.  plur.  si  dice  di 
tutto  ciò  che  serve  al  vestire  d' una 
persona  :  nel  Dial.  Boi.  dicesi  Vstia- 
ri-^  Vestiario  è  il  luogo  dove  si 
tengono  le  vestimenta,  ed  è  voce 
usata  anche  come  aggiunto,  Jtfa^eria 
i)estiaria. 

Panni  nel  num.  del  piU  prendesi 
anche  per  vestimenti  ^  qualunque 
sorta  sieno.<^V.  Pagn. 

Abito  (che  mi  sembra  pur  defini- 
to dalla  Crusca  troppo  genericam. 
per  Foggia,  e  modo  di  vestire)  ha 
una  nozione  piii  ristretta  di  VestU 
mento,  ed  è  Una  maniera  partico- 
lare del  vestire,  sotto  la  quale  si 
comprende  ciò  che  è  V  opera  del 
sarto.  Abito  da  ttomo ,  e  da  donna. 
Abito  di  panno.  Abito  della  festa, 
o  di  feria. 

Vesta,  e  Veste.  Suolsi  impiegare 
indistintamente  come  Vestimento  e 
come  Abito.  Cosi  dice  la  Crusca',  e 
Romani ,  e  riduce  VestìmetUo  a  ter- 
mine piti  generico,  lo  vorrei  tutta- 


8  AB 

via  usare  Vestimento,  YesHio^  Ve- 
stire per  nomi  generici:  Abito  per 
quello  dell'uomo;  e  Vesta  per  quel- 
la della  donna;  come  si  vede  usato 
dalla  maggior  parte  degli  autori. — 
Y.  Vstéina. 

Abbigliamento  non  dee  confon- 
dersi con  VestimetUo.  Vale  questo 
vocabolo  per  Quella  parte  del  ve- 
stimento  che  orna  la  persona. 

Abit  comod. -^  Abito  agiato  a« 
vantaggiato.  -—  Vstéina  récea  «  — 
Veste  agiata. 

Abit  strètt.-^  Abito  strozzato. 

Abit  tira  alla  véla. — Abito  attil- 
lato, serrato  alla  vita, 

Usa^^  Usato. 

Frust'^  Lógoro. 
.  SèimpUz  <—  Succinto  •—  (  con  V. 
deirU).  Semplice ,  Negletto. 

Magne  fio — Pomposo  ;  sfoggiato. 

Un  abit  eh' sta  òèin— i&tlo  che 
toma  bene;  Abito  assestato  ;  gu;co- 
stante;  Abito  fatto  a  st^  dosso. 

Abit  eh*  casca  a  pizz'^  Abito  che 
casca  a  brani.  Abito  sbrandellato. 

Abit  dal  fést'-^y.  Giustacor. 

Abit  da  strapazz — Abito  usuale. 

Abit  toU  in  prést  -—  Abito  accat- 
tato. 

Abit  sèinza  cusdur  ^-^  Abito  in- 
consùtile. 
ABITANT,  add.  d'ogni  g.  AbitanU, 
agg.  e  sust.  de'  due  g.  Abitatore  m. 
e  trice  f.  Il  bolognese  è  termine  del 
solo  dialetto  civile,  il  volgo  dice 
un  om ,  una  donna ,  ecc.  cA'  sia  in 
zitta,  in  campagna,  ecc. 

Dai  diversi  luoghi  dove  nascono , 
e  dove  abitano,  gii  uomini  prendo- 
no diverse  denominazioni. 

Zlladein'^ Cittadino.  Abitator  di 
città. 

Castlan--^  Castellano,  Abitatore 
di  Castella. 

Muntanar-^  Montanaro.  Di  Mon- 
tagna. 

Campagnol'^  Campagnuolo.  Di 
campagna. 

CufUadein'^ConiaMnQ.  Di  con- 
tado. 


AB 


9 


noan-^  ViUano.  Uomo  di  filla. 

Villico  è  voce  latta  latina. 

Pi<uuan — Pianigiano.  Del  plaDo 
0  della  pianura. 

YaHawl — Paludoso.  Abitante  di 
palade.  Questa  voce  è  stala  usala  io 
iscberzo  dai  Salviui  nella  Batraco- 
miomachia. A  me  però  piacerebbe 
pìQUosto  la  voce  Paludano,  che  ba 
più  analogia  con  Alpigiano,  Mafwn' 
mono,  ecc.  Valligiano  ò  Tabilator 
deìie  valli  fra'  monti. 

Marman^^  Maremmano.  Di  ma* 
remma. 

/«otono.  Abitatore  o  natio  d'isola. 

Colono.  IH  colònia. 

Alpigiano.  Delle  alpL 

Tettuz^ano.  Di  terra  morata. 

Borglùgiano.  Di  borgo. 

fio«caiMoto.  Di  boschi. 

ColUgiano.  Di  collina. 

Utlorano,  o  Utorano.  Di  lido. 

PoìTocchian.  —  PafYocehiano. 
Deila  parrocchia. 

Popolano.  Abitante»  semplicemen- 
te. 

ihmiciUato  e  Domiciliante ,  agg. 
e  cosi  il  verbo  Domiciliare,  sono 
termini  usati  dai  legisti ,  e  nell'  uso 
cornane;  diversificano  da  Alnlante 
^^ Abitare,  perchè  questi  sono 
termini  piii  estesi ,  che  possono  ap- 
plicarsi anche  ad  abitatori  di  cam- 
pagne, di  valli ,  di  boschi  ecc.  Do- 
micitiato  sì  riferisce  ad  abitante  di 
casa,  siccome  formato  da  Domu$. 
Quindi  dicoDÒ  i  Notai  :  p*  e.  Ferra- 
n'  abitante  in  Bologna  e  domicilici 
lo  in  via  san  Donato ,  nella  casa 
propria,  segnata  col  civico  numero 
252i. 

Anfitci.  (Da  Scia  gr.  Ombra).  Si 
chiamano  gli  abitanti  della  Zona 
torrida  ,  perchè  vedono  1'  ombra 
parte  dell'  anno  verso  il  polo  artico 
e  l'altra  parte  verso  l'antartico. 

Antìpodi,  o  Antictoni,  che  vivo- 
1^0  in  paesi  diametralmente  opposti 
Ini  loro.  AntMsoni  o  Antiassoni 
chiamavan  gli  antichi  coloro  che  vi- 
gono neU'  asse  opposto. 


AB 

AnUci.  Popoli  che  tìvoim  tolto 
il  medesimo  meridiano  ed  alla  me- 
desima diatama  dall'  equatore. 

Antisin.  Popoli  che  abitano  sotto 
parti  o  lati  differenti  dell'equatore, 
i  quali  per  consegueoia  al  meno-  ' 
giorno  hanno  le  lor  ombre  gettate 
per  verso  contrario. 

Asci.  Che  non  hanno  ombra  quan- 
do il  sole  è  situato  loro  vertical- 
mente. Quelli  delU  Zona  torrida. 

Eterosci.  Abitatori  di  una  delle 
Zone  temperate,  rispetto  agli  altri 
di  quell'altra  Zona,  che  hanno  l'om- 
bra rivolta  dalla  parte  contra- 
ria. ^ 

Nòmadi,  n.  m.  pi.  (da  Nemo  gr. 
Pascolare).  Denominaaione  data  da- 

{(li  antichi  a  popoli ,  che  passavano 
a  lor  vita  nel  pascere  gli  armenti , 
sempre  erranti  secondo  l'opportu^ 
nità  de' pascoli. 

Aborigeni,  n.  m.  pi.  I  primi  abi- 
tatori ,  0  NaturcUi  di  un  paese,  in 
opposizione  a  quelli,  che  sono  ve- 
nuti ad  istabilirvisi ,  cioè  gli  iitwe- 
niHcci.  Avventizi  hanno  detto  Caro, 
e  Targioni. 
ABITAR,  A6tlan;,  Albergare,  lUmo» 
rare ,  Soggiornare ,  Stanziare.  Lo 
star  ne'  luoghi,  che  V  uom  s' eleg- 
ge per  abitazione  —  V.  Abitaziòn. 

Abitar  a  pian  tréin  —  Stono  a 
terra  terra ,  a  terreno. 
Abitar  t'nsèm—  Coabitare, 
fumar  a  abitar — Biabitare.^ 
'    hug  da  abitar'^  luogo  abitàbi' 
le,  0  abitèvole. 
ABlTAZiÓN,  n.  f.  Abitàcolo,  n.  m.  No- 
me generico  di  luogo  destinato  al- 
l'abitazione.    Molte   altre   voci  si 
prendono  indifferentemente  in  que^ 
sto  signitìcato  da  chi  parlalo  scrive. 
Le  spiegazioni  seguenti ,  che  asse- 
gnano il  valore  preciso  d' ognuna , 
serviranno  per  1'  uso  proprio  di 
esse. 

Abitazione ,  n.  f.  É  luogo  da  abi- 
tazione. LiO  Abitazioni  della  terra. 
Ma  sarebbe  piii  proprio  se  si  ad- 
operasse sempre  per  l'atto  di  abitai- 


AÉ 


10 


AH 


re,  p  e.  lìfmanere  air  abitazione 
delia  campctgtM. 

AlHHiro,  n.  m.  Abitazione  spre- 
gevole, à  povera.  Abituri  de' lavo- 
ratori di  terretw.  Abituri  degli  ani' 
mali.  AlHtazioncella, 

DomidUo,  n.  m.  Abitazione  di 
casa.  Quindi  dai  Legisti  è  preso  per 
ii^licare  il  luogo  di  residenza.  Abita 
in  Bologna,  ed  ha  il  suo  doìhicHio 
in  via  ecc.  Neir  uso  comune  si  ad- 
opera il  yevbo  Domiciliare,  e  i  deri- 
vati Domicilialo ,  Domicillante ,  ec. 

Bicetto ,  n.  m.  abbrev.  da  Bicettà- 
tolo,  è  nome  generilo  di  laogo  at- 
to a  ricevere ,  o  dove  si  dia  rii'ove- 
10.  Biveiio  di  ladri:  Bicetto;  Bicet- 
taeùlo  di  acque ,  ecc.' 

Asiióf  n.  m.  Luogo  dove  ritirarsi 
in  sicuro. 

Ritiro,  n.  m.  É  luogo  solitario  o 
appartato. 

Albergò  ,  n.  m.  (  Boi.  AlÒerg  ). 
Quella  casa  che  alloggia  pubblica- 
mente e  venalmente  i  forestieri. 
Disalbergare,  lasciar  l'albergo,  e 
Disalbergato  t  agg.  Che  ha  lasciato 
l'alloggio. 

Ospizio  ,  n.  m.  (  Boi.    Uspézi  ). 

Quantunque  sembri  siuonimo  di 
Albergo,  tuttavia  differisce  da  esso, 
perchè  si  adopera  per  un  ricovero 
gratuito,  e  benefico.  Gli  OrfimotrO' 
fi,  gli  Spedali  sono  Ospizi.  Si  ha 
l'ospizio  presso  di  un  amico,  di  un 
parente,  ecc. 

Alloggio,  ed  Alloggiamento,  n. 
m.  (Boi.  Alloz),  sono  propri  del  luo- 
go destinato  al  ricovero  de-soldati: 
ma  si  usano  àncora  per  luogo  di  ri- 
covero di  altre  persone.  Disallog- 
giare,  vale  cacciar  dall'alloggio. 
Dilogffiare,  partirsi  dall'alloggio, 
e  privar  d'alloggio.  Sloggia/e,  par- 
tir dall'alloggio. 

Dimora,  Soffgiomo,  Permanèn- 
za, Stanza,  Stazione,  Mansione, 
sono  termini  generali  impiegati  per 
indicare  quel  Tempo  che  corre  men- 
tre si  sta  in  un  luogo  stesso ,  ma 
qualunque  sia  -►-^..  A6rta«^-^Tut- 


tavolta  t'ingegneremo  di  trovarne 
le  differenze. 

Dimora ,  è  T  abituale  permanen- 
za. 

Soggiorno,  è  continuazione  teni- 
poraHa  di  abitazione. 

Stanza,  è  luogo  di  dimora  qual- 
unque. 

Stazione  è  piuttosto  un  laogo  de- 
terminato e  preciso  all'  esercizio  dì 
qualche  opera,  od  anche  a  semplice 
riposo. 

Mamione  è  I'  attor  di  rimanere  e 
riposare  in  qualche  luogo ,  ed  an- 
che il  luogo  stesso  ove  uno  si  fer- 
ma. 

ABITEIN.  Abitino,  dim,  d'Abito. 

Far  un  abitein  a  un.  Maniera 
proverb.,  e  vale  Fare  una  sinistra 
informazione  di  qualcheduno.  Ap- 
porre ad  urto  una  tal  cosa ,  che  air 
(fi  lo  tenga  per  reo  uomo. 

ABITÉTT,  n.  m.  Abitetto,  AbiieUo. 
Abituccio.  VesUtetto ,  VestitsUo  , 
dim.  avvilit.  di  abito ,  e  di  vestito. 

ABlTUDlfi,  a.  f.  Abitudine,  n,  f.,  ma 
meglio  Consuetudine  ,  Abituatez- 
za.  Usanza  acquistala—- V.  Assuefaf 
ziòn,  ch'è  voce  plii  comuue  nel  dia- 
letto. 

ABORRIMÉINT— V.  Aoiersiòn. 

ABORRIR— V.  Dsprezzar. 

ABORT,  n.  m.  Aborto,  n.  m.  Scon- 
ciatura ,  n.  f.  Parto  avanti  11  tempo 
consueto. 

Aborto,  figur.  dicesi  anche  a  cosa 
fatta  alla  peggio. 

Detto  a  persona.  Sconciatura,  Ca* 
ramogio,. Caricatura.  Vev^on^L  pic- 
cola e  contraffatta.  Scriato,  vale 
Venuto  a  stento. 

Aborto  dicesi  non  solo  di  anima- 
li ,  ma  eziandio  di  frutti ,  di  fiori   e 

.    simili. 

ABURTIR ,  V.  Abortire  e  Abortare .  v. 
Partorire  avanti  tempo.  Fare  abor- 
to*-»! medici  considerano  aborto  la 
nascita  intempestiva ,  e  cioè  fino  a 
che  il  bambino  tocchi  i  mesi  sette. 
Sono  usati  i  vocaboli  di  Sconciarsi, 
Disperderti;  (Boi.  Dsperder);  ma 


AGO 


11 


ACC 


questi  termini  sono  impieg&ti  per 

simili t.  :  si  seotirà  dire  ancora 
AbonHre:  è  questo  un  errore  da 
sfuggire,  perchè  si  diee  A(H>rto,  e 
non  Aborio,  al  feto  nato  «vanti 
tempo. 

ABRAM ,  np.  m.  Àbramo,  m. 

ABUS ,  D.  m.  Abuso,  Misuto,  n.  m.  Mal 
uso.  Disusania.  Sopru$o  significa 
Ingiuria,  Boi.  Superciari, 

Abusivo ,  va,  agg.  Che  è  contro 
alle  regole ,  air  uso. 
Abusivumente ,  avv. 

ABUSAR,  T.  Abusare,  t.  Usar  male; 
far  cattivo  uso,  Soprutare.  Abusa- 
re il  danaro ,  un  libro ,  ecc. 

Abutart'-^ Abusarsi  n.  p.  Servir- 
si d'una  cosa  lUori  del  buon  «so. 
Aòusarsi  detta  soffersnsa,  Airnsar- 
si  delio  grtma. 

*  ACACIA,  n.  (.  Acacia,  Acazia,  Albero 
esotico. 

ACCA,  a.  t  Acca,  L'ottava  lettera  del- 
l'aifiibeto  italiano,  che  esprimesi 
con  questa  figura  H— V.  H. 

Ulta  cotmjL  che  «'va/  un  acca ^- 
E/na  cosa  che  non  vate  un'acca, 
utto  xeiv,  urna  patocca,  un  iota,  un 
bagattino,  e  simili  espressioni  del- 
lo stile  fiimiliare  per  dire:  Non 
'valere  la  più  piccola  cosa ,  nien- 
te. ' 
Un  ueca ,  dòu  acc ,  trèi  acc ,  etz. 
•^Un'acca,  due  acca,  tre  acca,  ec. 

ACCADÈMIA ,  n.  f.  Accademia,  n.  f. 
Un'adunanza  di  uomini  studiosi  sta- 
bilita con  certe  leggi  per  autorità 
pubblica. 

ACCADÉMIC ,  n.  m.  Accadèmico,  n.  m. 
Membro  di  AYxademia.  £d  anche  ag- 
giunto di  cosa. 

Dscours,  A  [far  accadèmie,  -^Di- 
scorso ,  Affare  probtetnaHco ,  dub- 
bioso. Disputabile  per  i'una  e  l'altra 
parte.     . 

ACCADÉMICAMÈINT  ,  avv.  Accade- 
minamenie ,  avv.  Voce  4eir  xl  e 
di  regola.  In  maniera  ocoademica. 
Uorc  academico, 

hseòrrer   accadémicamèirtt   — 
Dialogizzare:  Conf^ttufiareé 


ACCABNAZZAR,  v.  Ineatenaceiare ,  v. 
Blettere  il  catenaccio. 

ACCVGNÉ .  add.  j4ceoiiolo  e  Acronfro. 
Stizzito.  Ineetenilo ,  agg. 

'ACCAGNIRS'.  >lccaii^fY,  e  Aecanirst, 
V.  n.  p.  Pari.  Aecané  —  kccanito, 
tndperito,  Invetenito.  —  Accanita* 
mente,  avv. 

ACCAMMÉINT»  n.  m.  Rabbia;  Stizza, 
n.  f.  Ed  anche  Dispetto ,  Hat  taten- 
io, 

ACCASA,  add.  Accasato,  ata,  agg.  Do- 
miciliato; Dimorante;  Abitante. 

Accasata  ;  A  itogata  ;  Maritata  :  di- 
cesi di  una  ragazia ,  che  abbia  pre- 
so marito. 
luogo  accasato,  PIen  di  case. 

ACCASARS'  ;  v.  Acoai arsi  n.  p.  Fissar- 
si di  casa  in  un  luogo. 

Accoiorsi;  Maritarsi;  Allogarsi: 
andare  a  marito,  dicesi  delle  ragaz- 
ze. 

Accasare,  v.  a.  vale  Fabbricdr 
eaee. 

ACCATTAR,  (dal  Lat.  ant.  Aecaptare, 
Captare).  Trovare.  BUrovaf^.  Hin- 
venire  ,  v.  a.  Accattare,  sta  per 
prendere  in  prestito:  per  Elemosi- 
nare» ecc. 

i4cra^/ar  di  rampein'^  BUrovar 
pretesti.  La  voce  Pretestare  è  una 
di  quelle ,  che  non  abbiamo  nella 
lingua  italiana .  e  potrebbe  esservi 
introdotta  prendendola  dal  france- 
se, come  s'è  fatto*  di  tante  altre. 
Accattare  è  voce  messa  in  bocca 
de' contadini.  Accattar  mogMe ,  cioè 
Trovar  moglie. 

ACCATTAROBA,  n.  m.  AÙrezzatore , 
n.  m.  Colui  che  provvede  gli  attrez- 
zi necessari  alle  rappresentazioni 
teatrali. 

ACCAVAZZAR ,  v.  a.  Verbo  che  signifi- 
ca fbrmar /a  testa  air  albero,  af- 
finchè possa  sostener  bene  la  vite. 
Non  ho  trovato  voce  equivalente  in 
italiano ,  ma  siccome  trovo  Scapez- 
zare per  tagliar  la  lesta  all'  albero , 
cosi  inferisco  che  Aecavazzar  sa- 
rebbe lo  stesso  che  dire  Accapez- 
zare, cioè  formar  la  testa  all'albe- 


ACG 


19 


AGC 


To;  e  potrebbe  essere  questo  un 
termine  nuovo  opportunissimo  da 
agffiugnere  in  un  vocabolario,  giac- 
ché Scapezzare  varrebbe  Tagliar  la 
testa. 

ACCAVDUNAR  —V.  Cavdòn. 

ACGIACC,  n.  m.  Acciacco»  n.  m.  Mal' 
sarda.  Indisposizione.  Aoer  degli 
acciacchi»  delle  mascalcie. 

ACCIACCA.  ABBUBANÀ,  add.  Accac^ 
chiato»  ata ,  agg.  Abbassato  e  riiini- 
to  nella  sanità.  Acctoccato,  vale 
Pesto ,  Ànunaccato  —  V.  AmmaC" 
car. 

ACCIAPPAR  —  Ciappar. 

ACCIUPPAR,  V.  a.  Accoppiare,  v.  a.  Si 
dice  per  mettere  insieme  le  cose 
a  due  a  due.  Accoppiar  le  uova. 

Appaiare  si  dice  dell'  Accoppiare 
due  cose  simili,  che  per  lo  pih  deb- 
bono essere  insieme  •— Aecumpo- 
gnar. 

ACCÓiER  e  CÒIER.  Cogliere  per  Col- 
pire» Investire  ^^Accóier  per  Urta- 
re'^Accóier  in  tuna  scranna'^ 
Urtare  in  tma  sedia. 

Accòiri,  Acciappari''' Cogliere, 
Indovinare ,  Apporsi. 

A  n'iavi  accolt — Non  vi  siete  ap- 
posto —  Colpire.  An'i  cuièin ,  per 
dire  non  colpiamo. 

(S'a  i  accói  a  i  accói,  se  no  po- 
zeinzia — S'ella  coglie  coglie,  se 
no  a  patire.  Se  non  m' appongo  sa- 
rà disgrazia,  avrò  pazienza.  Quindi 
Accótn—  Cogliere  nel  punto. 

ACCORO,  n.  m.  Accordo ,  h.  m.  Si  dice 
de'  colori  quando  sono  ben  dispo- 
sti ,  ed  accordati  in  una  pittura. 

Accordamento  è  l'unione  o  la 
concordanza  armoniosa,  che  risulta 
dalla  buona  disposizione  di  tutte  le 
cose  dipinte  in  una  tela  :  e  in  que- 
sto signif.  dicesi  ancora  Accordan- 
za»  n.  f.  e  Accordato,  n.  m. 

Accordo  è  anche  V  armonia,  ossia 

r  unione  di  piìi  suoni  espressi  nel 

medesimo  tempo,  e  ben  consonanti. 

Esser  d'accord-^^ Essere  unani- 


mi. 


Umnimc,  agg.  d'ogni  g.  Concor- 


de. Dell' islesso  animo.  Dello  stesso 
psyrere  o  sentimento. 

ù'  accord,  avv.  Unanhnansenie, 
e  Unanimemente,  avv.  CoMeordo- 
tam&nte.  Concordemente»  Cóncor- 
devolmente,  avv.  D'accordo. 

Metter  d'aceord.  —  Concondare 
Accordare. 

Mettere'  d' accord.  Concordarsi. 
Uniformarsi 

Unanimità,  Concordia.  Unifor^ 
mila  d'opinioni. 

ACCORZERS'.  —  V.  Addars\ 

ACCUDIR.  Non  è  voce  dei  dialetto  boU 
ma  qui  riferita  per  avvertire  che 
Accudire  è  parola  dell'uso.  Chi  vor- 
rà parlare  con  piìi  esattezza  si  pre- 
varrà de' verbi  AppUcarH,  Atten- 
dere, Concorrere  a  checchessia. 
Cooperarvi,  Assistere ,  Aiutare. 

ACCULGAR,  e  CULGAR*,  V.  a.«  e  n.  p. 
(Termine  ora  rimasto  in  Contado J. 
Coricare  e  Coricai^.  Porre,  e  porsi 
gih. 

ACCUMDADURA,  AGGiUSTADURA .  n. 
f.  Accomodatura,  Accoticiatura , 
RMsettatura,  n.  f.  Aggiuslannento. 
Accomodamento.  Assetto.  AccoHctor 
mento,  n.  m. 

ACCUMDAR ,  AGGIUSTAR ,  v. 

Accomodare,  v.  Come  deriTante 
da  Comodo,  sembrerebbe  doversi 
principalmente  riferire  a  ciò  che  si 
vuoi  render  comodo.  Accomodar  te 
strade.  Accomodar  la  scota  per 
renderla  pratieabile ,  ec.  Le  altre 
significazioni,  che  se  gli  attribuisco- 
no, possono  riguardarsi  come  figu- 
rate. 

Acconciare,  derivando  da  Concio, 
sembra  opposto  a  6tMM/are;  quindi 
da  doversi  ricevere  nella  significa- 
zione di  Accomodare  le  cose  gua- 
state. Ottenne  varie  altre  signhSca- 
zioni  nella  lingua  italiana,  fra  le 
quali  una  delle  principali  è  quella 
di  Mettere  in  ordine ,  e  in  ^uona 
disposizione,,  ed  in  questa  è  oppo- 
sto a  Disordinare. 

Aeeeitare.  Pare  che  vaglia  Metter 
le  cote^  nel  proprio  o  conveniente 


ACG 

pd«A>  o  ttata,  p.  6.  Anettarti  a  la- 
voto. 

Aggiustare»  Nel  proprio  deve  si- 
en^care  Ridhtrre  U  €o»e  ai  giu$to. 
Quindi  sarà  ben  detto:  Aogm$tar 
ìa  biUancia  :  Aggiustar  il  hraecio: 
Aggiustar  l' orologio,  ec. 

tutte  le  altre  applicazioni  fatte  à 
questo  ▼erbe  sono  in  via  figurata. 

Aceumdars*.  Per  Sedersi.  Aeeo' 
modarn.  Adagiarsi,  • 

A  ceufndar  el-i  av  in^t-al  pariir.— 
Accomodare,  Assettare,  Acconciare 
le  uova  nel  paniemzzo.  Procacciar- 
si il  pane  per  sempre.  ^ 

Accumdar  i  cout  eùn  V  ost  — 
Accordar  l'oste.  Far  seco  i  conti  e 
pagar  la  spesa. 

Accumdar  el  letter.  -^  Compitar 
re.  U  accoppiar  delle  leltere  e  delle 
sillabe,  che  fonno  i  fanciulli»  quan- 
do incominciano  a  imparare  a  leg- 
gere. 
ACCUMPAGNÀ.  ad^d.  Accompagnato, 
<^o,  a^.  —  V.  il  Nerbo  Accumpa- 
gnar. 

Un  om  accumpagnd.  ^  Uomo 
ammogliato. 

Una  donna  accumpagnd.  «^  Don- 
na mariUita. 

Clomb  accumpagnd,  —  Colom- 
bi appaiati,  o  accoppiati. 

FU  accumpagnd,  -—Filo  adegua^ 

to.  Accoppiato  con  altro  filo  eguale. 

AaUMPAGNAMÉINT ,  n.  m.  Accompor 

gnamento,  n.  m.  Accompagnatura, 

n.  f.  Seguitamento ,  scorta. 

Codazzo  diicesi  il  seguito  di  mol- 
titudine dietro  a  gran  personaggio 
per  corteggiarlo. 

Cortèo ,  forse  troneatiHra  di  Cor- 
leggio.  Codazzo  di  persone  che  ac- 
compagnana  la  sposa ,  ed  anche  il 
figlinolo  condotto  al  battesimo. 

Accompagnamento  e  Associazio- 
ne, si  dice  anche  propriamente  del- 
l' Accompagnare  i  cadaveri  alla  se- 
poltura. 

Appaiamento.    Appaiatura*   Ac- 
coppiamento de' colombi,  ec. 
ACCUMPAGNAR.  Accompagnare.  Fare 


13  -     AOC 

compagnia  ad  altri;  oppure  co»  al- 
tro significalo  Far  compagnia  un  in- 
dividuo all'altro.  Atfcofiipa^arv  in- 
sieme  buoi  di  egual  forza.  Accom- 
pagnare il  suono  al  canto. 

Accoppiare.  Far  coppia  o  mettere 
in  coppia  due  individui  della  mede- 
sima specie.  Accoppiar  le  uova,  le 
pere,  ec.  Onde  Taocoppiamento  im« 
porta  bensì  unione  ed  anche  conti- 
guità tra  i  due  individui,  non  con- 
giunzione. Scoppiare  è  il  suo  con* 
trarlo,  e  vale  Rompere,  Guastar  la 
coppia.  Scoppiarsi,  n.  p.  Levarsi  di 
eoppia. 

Appaiare,  significa  Mettere  a  pa- 
io  due  individui  delia  medesima  spe- 
cie ,  tanto  congiunti  »  che  separati. 
Dicesi  egualmente  Un  paio  d*oc* 
chiaìi,  di  forbici,  di  calzoni;  ed  un 
paio  di  capponi,  di  calze,  di  cintom 
lini. 

Nel  linguaggio  comune,  ed  anche 
dagli  scrittori  non  si  fa  distinzione 
da  Coppia  a  Paio ,  dicendosi  egual- 
mente Una  coppia  ed  I/itpaiod'tio- 
va ,  Una  coppia  ed  un  paio  di  co- 
voi/i.  Ma  io  distinguerei  specialmen* 
te  Accoppiare  da  Appaiare ,  coll'atp 
tribttire  ad  Accoppiare  T  Unire  due 
individui,  ancorché  non  abbiano 
una  completa  eguaglianza,  Un  paio 
di  cavalU;  ed  Appaiare,  Mettere  in- 
sieme due  individui  di  completa 
eguagliaoza.  Un  paio  di  scarpe.  Un 
paio  di  maniche. 

Congiungere.  Ha  la  significazione 
generica  di  attaccare  una  o  più  co- 
se, tanto  animato  che  inanimate, 
tanto  della  medesima,,  che  di  specie 
diversa,  ad  altre.  Un  ponte  congiun- 
ge due  montL  L'edera  congiunta 
alla  quercia;  la  vite  all'olmo, 
^  Copulare.  Unire  o  Congiungere 
per  mezzo  di  un  nesso,  di  un  vin- 
colo. Copular  le  destre. 

Associare.  Unire  in  società  o  alla 
società.  Associato  ad  un  corpo  ac- 
cademico ,  agi '  istituti. 

Aggregare.  Aggiungere  ad  una 
truppa,  ad  ima  fiinda ,  ad  una  mol- 


ACG 


14 


Aoe 


xyM[iie.Aggregato  aHaeiitadinan' 
2aec      ^  . 

Al  $gnòur  i  fa  e  pò  i  accumpa- 
gna.  —  JHo  fa  gU  uomini,  e  quin- 
di gliappaia.  SigniOca  che  la  geqte 
simile  focilmeDte  s'unisce. 

Turnar  a  accuinpagnar,  -*  BaC' 
compoffnare, 

ACCUNFÀhUà'.  Confarti,  Addarsi.  Ed 
Aceoufarù,  n.  p.  Corrispondere, 
convenire  insieme. 

ACCOPPAR,  V.  Accoppare,  v.  a.  Ucci- 
dere col  percuotere  la  coppa.  Ma  i 
lìokìgnesl  l'adoperano  in  generale 
per  Ammazzare,  Uccidere,  come: 
Al  dufiòur  V  ha  accuppd»  «^  Il  me- 
dico l' ha  ucciso,  l'ha  ammazzalo. 
S'usa  anche  neut.  pass,  per  Morire 
cadendo  da  un  leilo ,  da  una  fine- 
strau  — *  V.  Ammazzar. 

ACCURAR ,  T.  Accorare ,  v.  Affliggere. 
Contristare  ed  Accorarsi.  li  suo  con- 
trariò è  Rincorare.  —  V.  Inquietar. 

ACCURDADCRA,  n.  f.  Accwdaixtra,  n. 
t.  Accordamento, Ti.  vo.  propriamen- 
te si  dice  della  consonanza  degli 
strumenti  musicali. 

ACCORDAR.  Accordare  v.  a.  Unire  e 
concordare  strumenti  e  voci  sl«  che 
consuonino.  Opposto  di  Disaccorda- 
re. 11  redupl.  è  Biaccoì^re. 

*  ACCUSA,  n.  f.  Accusata,  n.  f.  Dicesi 
di  quelle  carte,  che  Tengono  accu- 
sate, cioè  mostrale  da  ehi  ha  la 
mano  nel  giuoco,  e  sono  dichiarate 
da'giuocatori,  a  tenore  delle  Tcg(\le 
del  giuoco,  per  ritrarne  qualche  van- 
taggio. 

ACCUSAR,  T.a.  Accte<are,v.  E  propria- 
mente manifestare  in  giudizio,  o 
altro  le  altrui  colpe  o  misfatti.  Ac- 
cusare di  tradimenio  alla  Patria. 

Incolpare,  y.  a.  Implicare,  o  im- 
mischiare alcuno  in  qualche  cattivo 
affare.  Dar  colpa.  Por  colpa.  (  Boi. 
Dar  la  còulpa). 

Querelare,  v.  a.  Un  lamentarsi 

con  trasporto ,  con  risentimento. 

Far  querela,  lagno,  lamento.  (Boi. 

Dar  una  quaréila). 

Imputare,  v.  a.  Attribuire  qual- 


che cofA  «é  aleuBO.  ImpMtaiPe  ia 
cattiva  riuscita  di  un  affare  alle 
conimrie  circostanze  ^  ad  un  caso 
impreiieduto ,  ee.  Quando  a  questo 
verbo,  s'aggiiigne  la  voce  colpa  , 
vale  ìncolpaye*  Imputare  la  col- 
pa. 

Accagionare,  v.,a.  letteralmente 
significa  attrUmire  ad  alcuno  la 
causa  di  qualche  cosa. 

Tacciare,  v.  a.  Dare  taccia.  Im- 
putare ad  altri  qualche  colpa ,  man- 
camento. Tacciare  il,  medico  di  po- 
caiwvedutezza. 

Altri  verbi  affini  si  troveranno  al- 
la voce  CrUiear, 

Accusar  et  cari.  Accìisaruna  na- 
poletana ,  el  sequèinzi.  —  Accusa- 
re. Accusare  una  verzicola,  ec.  — 
V.  Accusa. 
ACCUSTAA,  V.  Aocostare.y.  Dalla  Ci-u- 
8ca  viene  spiegato  Far  vicino ,  Av- 
vicinare. E  Avvicinai^  sì  defloisce 
Accostarsi,  Parsi  vicino.  Quindi  si 
danno  per  sinonimi.  Siccome  però 
Accostare  deriva  da  Accosto,  che 
vale  A  cojsta,  cosi  dee  intendersi 
letteralmente  per  Mettete  quaU^ 
cosa  in  cojntiguUà  delle  coste.  Avvi- 
cinare traendo  la  sua  origine  da  Vi- 
cino no»  presenta  sempre  la  nozio- 
ne di  contatto  tra  gli  oggetti  acco- 
stati ,  ed  è  perciò  Un  approssimare 
senza  contiguità.  (Boi.  Avsinars). 

Appressare.  Quest'  altro  verbo  è 
molto  affine  ai  primi ,  tutta  volta  pa- 
re che  l'appressamento  sia  ad  una 
distanza  minore  dell' aovtctnaane/i- 
io^  e  maggiore  dell'  accostamento. 

Approssimarsi,  che^  si  trova  sem- 
pre in  costruzione  reciproca,  ha 
moltissima  affinità  all'  appressarsi  ; 
si  osa  però  quasi  sempre  in  rappor- 
to temperarlo  Si  approssima  la  sta- 
gione invernale.  Lasciando  gli  altri 
riferirsi  a  rapporti  locali. 

Approcciare  e  Appropinquare , 
verbi  poco  usati. 

Accedere,  è  voce  latina,  che  ora 
non  s'userebbe  più. se  non  dal  poe- 
ti nel  verao, sdrucciolo.  Sono  però 


AD 


1 


rimasti  gli  ag^dunti  Acce$$ibH$,  e  il 
suo  contrario  ImAccensiòUe. 

Quando  fa  voglia  ado|HTare  un 
aggiunto  di  persona  si  dirà  piut- 
tosto Accostevole. 
ACUT.TA,  add.  Acuto,  ta,  agg.  Ap- 
puntilo, Aguzzo.  Assottigliato  fijia- 
niente  in  punta.  La  voce  bolognese 
è  usata  rare  \olte  in  senso  proprio , 
e  pili  si  adopera  nel  figurato.  Nel 
proprio  si  dice  comunemente  Ap* 
pùnte,  fait  a  pùnta ,  puntud, 

l>uUmr  acuì:  Fred  ocut.  -—  Dolo- 
re acuto,  freddo  acuto,  PungeiUe, 
vivo. 

Malcttti  a^mta.  — *  ifale  acuto»  Si 
dice  delle  malattìe  veloci  e  preci- 
pitose, contrario  di  Oronzo  cioè 
tunqo, 

Acut.  —  Acìito,  parlando  d*  inge- 
gno, inieUetto  e  simile,  vale  Perspi- 
cace, Sottile.  L'acuto  Quacchero, 
cioè  FrankUn.  Quindi  Acume  «  ì4cm- 
lezzo»  parlando  della  forra  visiva: 
e  figur.  della  vivacità  d' ingegno. 

Acutezza  si  usa  anche  al  proprio 
per  Sottigliezza ,  Fiìiezza, 

yim$  acuta,  Sòn  aeut,  ec.  -^  Vo- 
ce acuta,  Suoììo  cLCuto,  Accento  acu- 
to, diconsi^a  differenza  di  grave,  i^e- 
netrativo  a  sottile. 

Atìdar  in-t-i  acut.  —  Inacutita , 
lìweuUrsi.  Inacutire  una  corda  ti- 
randola, e  renderla  grave  allen- 
tandola. Inacutire  dptle  voci,  pas- 
sare dal  grave  all'  acuto. 
ADACCATT,  avv.   Tgnir  adaccatt, -^ 
Seritare,  Tener  conto,  Bisparmiare. 
Tnn  adaccatt  st  saccfiètt.  —  Tieni 
conto  di  questo  sacchetto*  Averne 
cura. 
ADAFATT.  —  V.  Dfatt 
ADANNAR,  v.  Dantiare. 

Adannar  l'anma  «o.—  Dannare, 
Condantiare  al  fuoco  dell'inferno. 
Dannando  se  ec. 

'  Far  adannar  tin.  —  Far  arro- 
vellare. -—  Far  arabbir.  —  Impa- 
zientare. 

'  Adannd ,  part.  Dannato. 

*  Adannd,  part.  fig.  dicesi  d^Ue 


5  A9 

frutta  guaste ,  cio^  Mtiftiiinate,  ma 
non  corrotte. 
ADANNAUS\  n.  p.  Arrotarsi,  n.  p.  A- 
gì  tarsi  con  inquietudine.  Arrotarsi 
negli  affari,  e  simili. 

Per  hnpazientare  ,  o  Impazìen* 
tarsi.  Perder  la  pazienza. 
ADAQUAR ,  verbo  esprimente  il  signi- 
ficato generico  di  Adacquare.  Dar 
acqua  a  qualche  cosa.  Adacquar  le 
piante. 

Inacquare    ^ 

AnìMcquare  / 

Innarquoìe  )  Mescere  acqua  con 
'  altri  liquidi  p.  e.  Innacquare  il  vi' 
no.  Vi3ìoÌHai'quato,aMMcquato. 

Inìiaf/iare  ) 

Annaffiare)  Adacquare  spnizzan- 
do,  come  si  ra  cogli  annufiiatoi.  In- 
naffiaì^.  Annaffiata  il  giardini ,  i 
fiori,  il  pavimento  prima  di  spaz- 
zarlo. 

Irrigare.  Dicesi  dell'adacquamen- 
to che  viene  efioituato  sopra  dei 
campi  facendosi  scorrere  le  acque 
defluenti  dai  fiumi  o  dai  canali,  h^ 
rigare  l' orto ,  i  prati ,  le  risaie. 

Spruzzare,  e  Spazzare.  È  un  in- 
naffiare piìi  leggiero,  e  si  riferi,<ice 
ad  ogni  sorta  di  fluidi ,  o  li(|uJdi. 
Spruzzar  del  vino  «opm  qualche 
cosa.  Spruzzarvi  un  poco  di  ffìfle. 
Spruzzar  del  Unwne  sopra  una  vi- 
vanda. 

Aspergere  è  quasi  spruzzare  ;  ma 
r  uso  lo  ha  applicato  particolarmen- 
te all'acqua  benedetta.  Aspergere 
quelle  parti  d' acqua  di  battesitno. 
Ed  ani^the  metafor.  Asperigrere  leeat^ 
te  di  lagrime,  e  d'imhiostro. 

Docciare.  E  versar  1'  acqua  con 
doccia  o  doccione.  Docciare  qualche 
parte  del  corpo. 

Gocciolare.  Cadere  a  gocciole ,  o 
versare  a  gocciole  p  mandar  goc- 
ciole, le  pietre  gocciolaìw  il  veryu). 
I  tetti  gocciolano  dopo  la  pioggia. 

Sgocciolare.  Versare  fino  all'  ulti- 
n^a  goccia.  (Boi.  Sguzzlaif).  Sgoci;io- 
ki,r  V  insalata. 

Ammollare.  Far, molle  edivejfiir 


AD  16 

molle.  (lA.  hmmiar).  La  pioggia 
ammolla  la  terra  .Si  tengono  i  fun* 
ghi  ieccM  ad  ammollare  nell'acqua. 

Immollare,  Far  molle.  Immollare 
il  pane  nelV  acqua.  Immollare  i 
panni  nella  Usciva.  —  Immolare 
con  una  sola  l  vale  Sacrificare. 

Ammollire,  di  nozione  passiva. 
Divenir  molle.  La  cera  nel  fuoco 
ammollisce.  La  canapa  neW  acqua 
ammollisce. 

Umidire,  Inumidire.  É  stato  usa- 
to tanto  per  fare  umido,  quanto  per 
divenire  umido.  Ma  io  l'adoprerei 
piuttosto  nel  secondo  significato  per 
la^ua  desinenza  in  ire.  — -  V  .Inumdir. 
I  panni  esposti  alla  ttebbia  inumi- 
discono. La  carta  soprapposta  ai 
vapori  dell'acqua  bollente  tnumt- 
disce. 

Umettare. -^y.  lat.  Far  umido. 
Si  dice  per  lo  -più  de'  medicamenti 
e  de' cibi.  //  buon  nutriìnento  umet- 
ta il  ventre. 

Irrugiadare,  Inrugiadare  Coprir 
di  rugiada,  e  per  metaf.  Aspergere. 
Baci  inrugiadaU  di  lagrime. 

Irrorare  e  Inrorare  ha  il  signifi- 
cato d^  hrugiadare ,  ma  sa  troppo 
di  latino. 

Allagare  e  Inondare.  (Boi.  Alla- 
gar). Questi  verbi  sono  affini  e  si- 
gnificano Coprir  d'acqua. 

A/fondare.  Mandare  e  Andare  al 
fondo.  La  nave  affondò. 

Immergere.  Metter  dentro  un  cor- 
po anche  in  parte,  a  qualche  fluido 
o  liquido.  S'immerge  un  termome- 
tro nell'acqua  bollente.  Immergere 
il  pennello  nell'acqua  colorata. 

Sommergere.  Mettere  un  corpo 
sotto  qualche  fluido,  in  maniera  chej 
ne  resti  tutto  coperto.  Una' nave^ 
sommersa  nell'onde.  Quindi  Immer- 
gibile.  affg.  vale  Che  non  può  som- 
mergersi: p.  e.  Il  sughero  è  vmmer- 
gibiU  neWacqua.  Si  osservi  che  Im- 
mergibile  non  deriva  da  Immergete, 
ma  da  Mergere  verbo  non  registra- 
to nel  vocab.  perchè  forse  s^  troppo 
di  latino.  —  V.  Aqua.  I 


AD 

Sommergibile  significa.  Che  paò 
essere  sommerso.  /  legni  pesanti 
sono  sommergibiU  neW  acqua. 

Tuffare.  Immergere  nel  l'acqua  o 
altro  fluido  un  corpo ,  e  per  lo  più 
cavandolo  subitamente.  Tuffar  le  pe- 
re nell'acqua  salata.  Si  può  tuffare 
un  dito  nel  piombo  liquefatto  senza 
abbruciani. 

Attuffare  sembra  che  abbia  mag- 
gior forza  di  Tuffare ,  e  vraglia  im- 
mergere più  addentro. 

Intingere  e  Intignere.  Tufiar  leg- 
giermente in  cosa  liquida  eheccbes- 
sia.  Intinger  la  matio  nell'  (xcqua. 
Intinger  le  radici  delle  piante  in  bo- 
vina sciolta  in  acqua.  Iniifèffer  la 
penna  nel  calamaio,  Pennéilo  irt- 
tinto  nel  colore. 

Bagnare  {BoLBagnarJ  è  termi* 
ne  pure  generico,  che  significa  piut- 
tosto l'efficacia  delle  azioni  de*  verbi 
sopra  mentovati. 
AD  ARCAR,  V.  a.  Far  l'ultima  opera- 
zione al  grano  in  suiraia«ch'è  quel- 
la di  Gettarlo  collapala  confalo  ven- 
to per  una  seconda  volta.  Ciò  si  fa 
perchè  il  vento  trasporti  lontano 
quel  residuo  di  pula  e  di  polvere 
rimastivi  dopo  che  si  era  mk  prima 
sventolato,  eìd  anche  affinchè  il  gra- 
no più  grosso,  trovandosi  nella  par- 
te esteriore  dell'arco  ,  si  possa  ser- 
bare per  seminarlo.  —  V.  Traral 
furmeint  in  Tirar.  La  voce  bologne- 
se,tanto  espressi  va,  viene  dall'azione 
che  fa  il  contadino,  gettando  il  gra- 
no in  arco ,  è  siccome  dicesi  Grano 
palato  quello  che  ha  ricevuto  tale 
pulitura,  perciò  non  mi  spiacereblie 
il  verbo  Potore  per  equivalente  al- 
l' Adarcar, 
ADASI,  avv.  Adagio.  Comodamente. 
Lentamente.  Una  volta  dicevasi  A- 
dasio. 

Adasi  odasi.  —  Adagio  adagio  ; 
Won  plano;  Con  lentezza.  —  V,  A  si. 
Passo  passo.  Passo  innanzi  passo. 
Piede  innanzi  piede. 
ADASIEfN,  avv.  dim.  d'Adasi.  Pianin 
Pianino. 


ADD 

ADASIESSEM,  stt.  superi  d'Adasi. 
Adagìssitno,  sup.  d'Adagio.  lenfii- 
mamente: 

àMTTÀ.  add.  Adattato,  aia;  Adatto. 
atta,  agg.  Acconcio;  Accomodato, 
ec.  Il  suo  contrario  è  Disadatto,  — 
\.Capaz. 

ADAHAR  e  ADATTARS'»  y.  Adattarle 
Àdattani»  y.  Accomodare  una  cosa 
ad  un'  altra.  Àttare.  Applicarla ,  as- 
settarla, Biadattani.  Tornare  ad 
adattarsi.  AdattacdUare.  Adattar 
malamente. 

ADDARS',  ACCORZERS'»  V.  Addarsi, 
ma  meglio  Accorgersi,  v.  Aweder^ 
ai.  kxmMTsi.  Presentire,  U  italiano 
haìDoItre  AceofigffnenfOj  Awtdìir 
tnm»  Avvenenza,  Accortezza ,  Sa- 
lacità; voci  che  non  sono  di  dia- 
letto. 

AI  cumfNif^  un  ombra  ,e  a  z'n' 
oàdén'  quand  ia  z'fu  aosein.  ^-  Ci 
apparve  un'ombra,  e  d  addemmò 
di  idi,  quando  fu  presso. 
mm,  TA,  add.  Addetto  è  voce  del- 
l'uso;  le  parole  di  lingua  sono  In- 
emite;  Appartenente.  ObbUghi  in- 
erenH  aUa  carica.  Persone  appar- 
tenenti,  attenenti  al  Signore  del 


trai  qui  la  voce  Addett,  che 
non  s'usa  dal  comune  de' bologne- 
si, solamente  perchè  atesse  luogo 
la  saddetta  osservazione. 

AMr  addett  a  una  casa.  —  Àp- 
partenere  ad  una  casa. 
ABDIRinURA.  A  dirittura  e  Addirit- 
tura, posto  awerbial.  Subito,  senza 
pensare ,  senza  fallo ,  certamente. 
A  dirittura  vate  anche  A  diritto; 
dirittamente;  Direttamente;  Perdi- 
ritta  tinca.  —  V.  Indrittura. 
ADDOB,  n.  m.  Apparato,  n.  m.  Appa- 
ratura,  n.  f.  Addobbo,  n.  m. 

Andar  su  per  Vaddob.  —  Andar 
pw  te  vie  apparate. 

ADDOSS,  avy.  Addosso.  —  V.  Doss. 
^  addoss  a  un. — Dare  alle  gam- 
*c  d'alcuno.  Perseguitarlo.  Attra- 
versargli i  suoi  disegni.  Ed  anche 
irgliele  per  di  dietro,  cioè  la- 


17  ^^      . 

cerar  la  Ama  d' uno,  quando  è  lon- 
tano. 

Hetters'  addoss.  — >  Addossarsi: 
Raddossarsi.  Porsi  addosso. 

Mettr  una  cossa  addoss  a  un  a^ 
tra.  —  Raddossare. 

ADDUBADòrR,  n.  m.  Adomatore.  Che 
adorna.  Così  Adomatrice  verbale 
fem. 

ADDUBAR,  V.  Adomare.  Addobbare  v. 
Il  contrario  è  Disadornare.  —  V. 
Dsdubar. 

ADDUPARS',  V.  Addoparsi,  Porsi  die- 
tro o  dopo. 

ADDUTTURAR,  v.  Addottorare,  r,  a. 
Dottorare.  Promuovere  al  grado  dot- 
torale. Far  dottore. 

Addutlurars',  v.  Addottorarsi, 
y.  Farsi  dottore ,  cioè  essere  pro- 
mosso ai  grado  dottorale ,  esser  di* 
chiaralo  dottore. 

Addutturars'  in-t-cU  zug,  -*  Y. 
Mattazza. 

ADELAIP ,  np.  f.  Adelaide,  t 

ADEMPÉ,  add.  Adempito  e  Adempiu» 
to,  ta,  agg.  II  primo  formato  dal 
verbo  Adempire;  il  secondo  da 
Adémpiere.  Nel  favellare  si  usa  piut- 
tosto Adempito;  nello  scrivere  poi 
si  adopera  V  uno  e  V  altro ,  secondo 
che  più  toma  allo  stile. 

ADEMPIR ,  V.  Adempiere  e  Adempire, 
V.  Mettere  o  mandare  ad  esecuzio- 
ne, eseguire ,  effettuare. 

La  coniugazione  di  questo  verbo 
segue  la  parola  del  suo  primitivo 
Empiere  o  Empire.  —  V.  Impir. 

ADEQUAI ,  add.  Voce  che  non  è  del 
dialetto  boi.;  ma  qui  si  registra  per 
osservare  che  in  italiano  la  parola 
Adequato,  afa,  agg.  è  termine  filo- 
sofico, 1dee,o  Nozioni  adequate,  ec. 

ADERBA,  add.  Inerbato,  ata,  agg. 
Trèin  aderba.  —  Terreno  inerbaio. 
Coperto  d' erba. 

Un  cavali  aderba.'-^  Cavallo  pa- 
sciuta  d*  erba  fresca. 

.\DERBAR,  V.  Mettere  all'erba.  FskT 
mangiare  dell'erba  verde  alle  bestie. 
Dicesi  in  italiano  Aderbare  nel  signi- 
ficato di  far  pascere  con  sola  erba. 


AD 


18 


AD 


•  Aderbar  un  irHn»  -«•  fnsrbare. 
Coprir  d'erlìa ,  o  far  nascere  erba. 

ADEKIAN,  ANA^  np.  m.  f.  Adriano,  m. 
Adriana  f  t 

ADÉSS,  avY.  Ade$$o.  Ora.  Al  presente. 
Presentemente. 

Adéss  .adé$$.  —  Adesto  adesso. 
Mo  mo.  Fra  non  molto.  Quanto  pri- 
ma. Fra  breve.  Da  qui  a  poco.  Da 
qui  a  un  credo.  Da  qui  a  un  ottasoo 
d'ora. 

Adèss  eh*  è  poc.  *—  Testé.  Or  ora. 
Un  momento  fa. 

Fein  d' adéss.  —  Da  ora.  Cioè  fl- 
no  da  questo  momento. 

ADIAZÉINZA,  n.f.  ADIAZÈINT,  add., 
\oci  tecniche,  Adiacenza,  n.  f.  Uio- 
go  adiacente  ;  Adiacente ,  agg.  Vici- 

.  no  ;  Che  giace,  o  che  è  pofito  vici- 
no. 

ADLlT  e  ADLÉTT,  ÉTTA.  add.  Scelto. 
Eletto,  la ,  agg. 

ADLIZER,  V.  (dal  lat.  EUgere).  Scéglie- 
re  f  e  per  sìncope  Seerre.  Eleggere, 
cappare  le  cose  di  una  qualità  per 
separarle  dalle  altre. 

Seglier ,  detto  dai  bolognesi  *  e 
un  verbo  italianizzato ,  che  si  sen- 
te solamente  nelle  conversazioni 
scelte. 

In  bolognese  alcuni  dicono  anco- 
ra Dzernir,  che  viene  dal  verbo  Cer- 
nere. Questo  è  il  primitivo  di  Scer- 
nere; Concernere;  Discemere. 

ADRACCARS',  v.  Aggravarsi,  v.  Ren- 
dersi pesante,  appoggiandosi  forte- 
mente su  qualche  cosa. 

iV'  v'  adraccd  tant  su  per  quèll 
eussein.  «—  Non  v' ctggravate  tanto 
Mu  quel  cuscino. 

ADRINARS',  V.  voce  bassa.  Sbracciar^ 
si,  y.n.  p.  Accopparsi  sotto  aUafc^ 
Uca. 

adrizzar  ,  V.  Addirizzare.  Dirizzare. 
Far  diritto  il  torto,  o  porre  a  dirit- 
tura. 

Adrizzar  al  cóurs  d' un  fiùm»  — 
Addirizzare  il  corso  d' un  fiume. 

Adrizzar  un  assa,  un  osé.  -^Ad- 
dirizzare una  tavola,  un  osso.  — 
V.  Appartar. 


Àdtizxars'  in  pi,  —  Rhaarsi  tm 

piedi. 

Àdrizzars'  i  cavi  in-t-la  tèsta.  — 
Rizzarsi  i  capegli  t>  capo,  o  sul 
capo. 

Turnar  a  adrìzzar.  =  Raddriz- 
zare ;  Ridirizzaìnento;  Ridirizzare. 

ADRUVAR  ,  V.  Adoperare,  v.  Servir- 
si; Pt^evalersi;  Valersi  di  (^ecches- 
sìa ,  Metterlo  in  opera. 

*  ADRUVARIL.  agg.  AdopetxUHle. 

AD  SUMMUM,  preso  dal  laUno.  Al  più. 
Al  più  alto.  Ad  summum. 

ADVENTEZI,  add.  {é9Ì\9ii.Adoentitìus) 
Avveniticcio,  ia,  agg.  Dicesi  di  quel- 
lo che  viene  di  nuovo  ad  abitare  in 
qualche  città ,  o, luogo. 

L*  è  vgnù  ai  Sass  un  dutiàur  ad- 
ventezi.'^È  venuto  al  Sasso  un  me- 
dico avveniticcio. 

Si  dice  ancora  iltwenltzJo,2?a,  ma 
questo  è  aggiunto  piuttosto  di  cosa 
che  di. persona.  Vocaboli  avventizi' 
Acque  avventizie,  p.  e.  Debullo,  e 
Debuttare  sono  parole  avventizie. 

ADUNANZA.  —  V.  Comitiva. 

ADUNGIARS',  v.  S&Aicctam  v.  Adope- 
rare in  checchessia  ogni  sforzo,  e 
sapere. 

Àdungiars'  a  lavurar,  a  magnftr  - 
Menarle  mani  a  lavorare,  a  man- 
giare, ec.  Affrettarsi  a  far  queste 
cose.  Modi  bassi. 

ADUTTAR  AL  SEMIMÉINT .  AL  PAR- 
TE D'UN  ALTER,  (dal  Fr.  Adop/er 
fìg:.)  Ricevere f  Approvare,  Entrare 
n«l  parere  d' alcuno. 

Adattar  per  {iol. — Adottare.  Eleg- 
.gere  in  tìglio.  Quindi  Adottivo  si 
chiama  ilOgiio  adottato.  E  ^^f/ato- 
re.TSL  o  Adoltatrice ,  f.  Che  adotta. 
Adunar  una  massima.  —  Pensa- 
re. Prefiggersi,  Stabilire.  Risolvere. 
Fermare  il  suo  consiglio.  Determi- 
narsi. 

AFFADA,  add.  da  Fatato,  ata,  agg.  da 
Fatare.  Destinato. 

In  italiano  Fato/o,  lo  pigliano  i 
Poeti  eroici  ne' loro  poemi  per  In- 
vulnerabile a  cagione  d'incanto, on- 
.  de  uno  non  possa  esser  ferito;  ma 


AFF 


questa  voce  BOB  corrisponde  alla  1m>- 

loguese  Affodà,  che  sìgnifiea  :  fìpr- 

z^itio,  o  co^a  inveslUa  del  potere  di 

ittilo  operare,  anche  ciò  cbe  sareb- 

ìie  iiapossibile  con  foraa  natanle. 

Così  dicesi  i/fft  om,  tm  ean^  u%  ea- 

t'oii  agkdd.  E  perciò  direi  piuttoato: 

Uh  uomo,  tm  catte,  un  eaoaUa  in- 

cantato. 

Incanta,  in  bolognese  vale  Alloc- 
co: Baiocco;  Bàbbèo. 

AFFADAR,  v.  Rendere  atta  Ufia 
penano,  o  una  com»  per  mezzo 
d'iVican/eatmo,  a  poter  operare  eose 
ilraordinarie ,  e  non  naturali.  Fa- 
coltà che  si  fa  ricevere  dalle  Foie, 
come  si  finge  nelle  fatole  dai  Poeti. 
hìcaniare.  Usar  incantesimi. 

Fatare  ;  vale  Rendere  invulnera- 
bile a  cagion  d'incanto,  cbe  equi- 
vale al  bolognese  —  Zemid  V. 

Cosi  il  participio  Fatato ,  e  i  no- 
mi fafaiura,  Faiagione,  ec. — V.  Àf- 
fadd.  Fadaziòn,  ec. 

AFFADlGi ,  add.  ^  V.  moL 

AFFAGOTTAR,  v.  (dal  Fr.  Fagoter). 
Abballare.  Abballinare.  Affardella- 
re. Far  balle ,  fardelli ,  fagotti. 

AffaguUur  per  Affa$tellare,  Me- 
scolare, confondere. 

AFFALLARS'.  FaUarsi,  Ingannani , 
Sbogliarst,  Errare. 

1  boi.  dicono  anche  Arradgdrs': 
^d  a  questo  proposito  si  sente  da 
ioro  ia  barletta;  Al  g*é  affalld  in-t-l' 
arradgars.  —  Ha  ebagÙato  nell'er- 
rare.  —  Y.  Fallar. 

AFFANNA,  add.  d'ogni  g.  Ansante, 
agg.  d'ogni  g.  Affannato,  ta,  agg. 

AFFANNARS',  v.  Affannarsi,  v.  Pigliar- 
si aifanoo 

Affannare  in  sent.  attivo.  Dare 
al^no. 

AFFANN.  -—  V.  Dspiasèir. 

AFFAR ,  n.  m.  Affare;  Negòzio,  n.  m. 
Faccenda,  n.  f.  e  fu  detto  anche  Bi- 
sogna nel  fem.  dal  Boccaccio. 

Affard'schettria.  Affar  catUv.  — 
Affare  di  poco  conto,  o  rilievo.  Af- 
fare eatiivo»  Affaraecio. 
L' affar  n'  è  tant  dspiid.-*--  Il  dia- 


19  JàFF 

voi  ttott  è  tanto  brutto»  o  nero  cùmCè. 

Avèir  di  affar  demeora  dalla  té- 
tta. •—  Affocar  nette  faccende.  Aver 
più  faccende  che  un  mercato.  Ave^ 
re  più  elle  fare  che  a  un  paio  di 
nozze.  Aver  le  brache  atte  ginoc^ 
chia.  AffìMardi  faccende* 

Saieèir  far  bèin  i  su  affar.  •«•  Ac» 
eosnodare,  o  Aceoneiare  il  fomato. 
Assettare  o  Acconctare  le  uova  nel 
pameruxzo. 

L'è  un  affar  d'un  òura.  —  Egli 
è  un  coso  d'un' ora;  di  tre  lire;  di 
quattro  braccia,  ec.  Qualche  tre  U' 
re.  Qualche  qwUtro  braoeia ,  ec. 
AFFARÉTT,  n.  oi.  Affaruedo.  tnleres-^ 
succio,  n.  m.  Faccenduola,  a.  f. 
Aftire  poco  importante. 

Affaròn,  —  n.  m.  Grande  affare. 
D'importanza,  o  di  Iticro. 
AFFARS',  V.  Affare  e  Affarsi  v.  Confar^ 
ti.  Addirsi,  Convenir  liene.  Star  be- 
ne una  cosa ,  (dai  boi.  dicesi  anche 
Andar  bèin). 

Scarp  eh'  s'  affaghen  al  pè.  -«' 
Scarpe  che  s' affacciano  ed  suo  pie^ 
de.  Un  cappello  che  s'affa  bene  al 
capo. 
AFFEKDA.  Infreddato.  Affreddato.  — 
V.  Affkrdars'.^ 

Aveir  la  vòus  arrogale  cmod  è 
quand  a  s'è  affetdd.^^  Aver  la  voce 
roca,  come  si  parla  quando  i'  0  af- 
freddato.  Non  è  quasi  in  uso  nel  boi. 
il  dire  Afferdd  per  Divenuto  freddo, 
Raffreddato,ecos\  il  verbo  A/fefs 
dar»  perchè  si  dice  piuttosto  tìvin- 
tar  frèdd ,  Arsura ,  ec.  Ma  in  italia- 
no abbiamo  Infreddare.  Baffredda- 
re.  Affreddare.  Baffreddato. 
AFFERDAHS',  v.  Inftvddare,  v.  Muo- 
versi lìer  freddo  patito  aleun  catar- 
ro alla  lesta. 

Per  Affhiddarsi.  Baffreddarsi,  fig. 
Mancar  di  fervore.  —  V.  SiaUntirs'. 

Afferdars*  per  Divenir  freddo  non 
s*  usa  guari  ;  si  dice  piuttosto  Dvin- 
tarfredd.  Affreddare;  Infreddare; 
Baffì^ddare. 
AFFÉTT,  n.  m.  AFFITTANZA,  n,  f. 
AffiÀto.  Fitlq.  Allogagione.  Contrattò 


AVF 


20 


AFF 


fet  cai  si  dà.  o  si  prende  tu  godi- 
mento un  fondo  stabile»  contro  nna 
compensazione  per  lo  pib  in  da- 
naro. 

QuiQdi  Dar^  in  affitto,  a  fitto; 
Affittare;  Alhgare:  e  PrenderiB,  Pi- 
gliare, Tom  in  affitto  o  a  fitto  una 
poMesnone,  un  podere*  in  termine 
legale  si  dice  Locazione  rispetto  a 
colui  che.  dà  in  affitto  ,  e  Conduxich 
ne  rispetto  a  colui  che  prende  :  ed 
in  conseguenza  Locc4ore  il  padrone 
della  cosa,  e  Conduttore  l'affittuale. 

•  Dicesi  ancora  Appiggionare  (  Bara 
pieòn ,  boi.);  nia  è  propio  di  casa  , 
bottega  o  simile ,  non  mai  di  po- 
dere. 

A/fétt.'^  Fitto,  è  ancora  il  prez- 
zo, che  si  paga  da'fittaiuoli;  e  quan- 

.  do  trattasi  di  edifizi ,  dicesi  — -  Pi- 

'  san.  —  Pigione,  Óonisposta  d'af- 
fitto comunemente  adoperata  è  Toce 
d'uso  e  non  di  lingua,  e  però  si 
dirà  C9n  piìi  purezza  CompensazUh 
ne  ;  Compensamento. 

Affett,  o  Affittar  a  fug  e  fiam- 
ma •*•  Affittare  a  dannoepericoio. 
siflittare  a  fuoco  e  fiamma  è  detta- 
to dell'  uso. 

AFFITTANZA,  n.  f.  —  V.  Affétt. 

AFFITTAR,  —  V.  Affétt. 

AFFITTARÉZZA,  n.  f.  Termine  desìi 
abitanti  delle  paludi ,  con  che  chia- 
mano l'Affittanza  o  Logagione  delle 
paludi  (dette  in  boi.  Vali,) 

AFFITTUARI ,  n.  m.  AffUtaiuolo,  Fit- 
taiuolo,  Affittuale  :  e  in  tèrmine  fo- 
rense Affittuario,  Fittuario.  Quegli 
che  tiene  a  fitto  le  altrui  posses- 
sioni. 

Quando  trattasi -di  case,  dicesi  Pi- 
Munèint  boi.  Pigionante,  Pigionale, 
n.  m. 

Inquilein  è  voce' usata  dai  bolo- 
gnesi pili  civili,  e  massimamente 
nello  scrìvere,  per  Pigionale;  ma 
inquilino  è  parola  lat.  ed  è  in  gene- 
rale r  Abitatore  del  suolo  altrui. 

Affittante  part.  colui ,  o  colei  che 
dà  affitto. 

*  AFFRiBBADURA.n.f.  A/^&t*a(»ro,  n. 


tAffbbiamenU),  n.  m.  L'affibbiare. 

Affibbiatura,  Ocohiellatura.    Affib- 
biatura ,  Affibbiaglio,  Fermaglio. 

AFFIUBBAR ,  v.  Affmiare,  v.  Propria- 
mente congiungere  insieme  con  fib- 
bia: ma  si  estende  ancora  ad  allac- 
ciare con  aghetti,  stringhe  ,  botto- 
ni e  simili,  e  s'usa  pure  nel  senti- 
mento neut.  pass. 

Affiubbar,  appttar del  boti,  di 
BHaff.  —  Affibbiar  percosse,  schiaf- 
fi, ec. 

Ai  tem'i  ha  affiubbd  dia  robba 
ifundradòuna.  —  Gli  ha  iMffibbiato 
robapeiiima.  Vale  gli  hanno  accoc- 
cato ec. 

Raffibbiare  sarebbe  il  rednplic. 
Ne' vocabolari  non  v'hanno  esem- 
pi nel  proprio,  ma  solamente  nel 
flgur.  per  Ripeter  colpi,  parole  e  si- 
mili. 

Abbottonare ,  vale  Congiungere 
qualche  cosa  col  mezzo  de'  bottoni. 
Allacciare.  Legare o stringere  con 
laccio ,  ed  anche  semplicemente  le- 
gare. 

Accappiare  e  Incappiare.  Legare 
e  stringer  con  cappio  scorsoio,  e 
dicesi  per  lo  piìi  delle  some. 
Annodare.  Fare  un  nodo.  L^;are 

.  e  stringere  col  nodo. 

AFFLÉZER.  —  V.  Inquietar. 

AFFLIZlQN,  n.  f  Afflizione,  n.  f. 

AFFRADLAMÉINT,  n.  m.  Affratella- 
mento, n.  m.  AffrateUanza ,  n.  f. 
Familiarità  grande. 

AFFRADLARS'.  Affratellarsi ,  n.  p.  Di- 
mesticarsi più  del  convenevole. 

AFFRÒNT.  —  V.  Ingiuria. 

AFFOGAR.  ^  V.  Ammazzar. 

AFFULLÉ ,  add.  Oppresso,  Oppressalo 
da  checchessia. 

AffuUé  in-t-la  fadiga,  e  dìcesi 
tanto  degli  uomini  che  delle  bestie 
per  uso  domestico  di  trasporti ,  la- 
vori, ec.  Come  se  si  dicesse  Oppres- 
so dalla  folla. 

Affollare ,  vale  piuttosto  Far  fol- 
la. Far  calca,  che  Opprimere,  per- 
chè l'Oppì^sUme  è  l'eifetto  dellM/i 
folUunenUo. 


A6G 


21 


AGO 


IFFULUfi ,  AFFULLIRS'.  Oj^ntiiaré, 

ùppressanL  —  V.  AfuUé, 
ÀFFUMGi.  add.  Affumato.  Affumicaio» 
agg.  Macchiato  o  Unto  di  fumo.  La 
maccia  d'un  mur  affumgd  scUta 
tmìperfora,~^  La  Uvidezza  di  un 
mro  a/fumato  n  matUfeiia  setn' 
pn. 

AFFUMGàDURA  ,  B.  f.  Affumicamento, 
D.  OL  Spandimeoto  di  iìimo. 

AFFUMGAR.  A/fumare,  AffunUeare,  y. 
a.  Dar  fame.  Tinger  di  fumo. 

•AGAMUFFAR.  —  V.  Ingamuffar, 

'  AGAMURDIR.  —  V.  higamurdir. 

AGATA,  op.  f.  Agata,  f.  Nome  proprio 
di  femmina. 

kgaUL^  Agaia,  è  anche  nome 
di  ooa  pietra  nobile ,  trasparente  e 
dUan  colori:  la  più  slimata  è  To- 
TìeDUie  per  ia  sua  durezza. 

AGEVOLEZZA,  n.  f.  Agevolezza,  n.  f. 
ÌQ  italiano  significa. generalmente 
facitità,  ed  è  contrario  di  Malage' 
volezza. 

Id  bolognese  il  termine  Agevolèz' 
za  è  ristretto  alla  signiflcanza  di 

^orteiia,  FaciUtazione  di  prezzo; 

ec. 

Al  m'ha  vindii  st'vintaiper  tri 
pace/,  ma  al  m'ha  falt  un agevo- 
Kzza.^M'ha  venduto  questo  ven- 
H^persoU  tre  paoli»  ma  egli 
^  ìnkw  di  facilitare,  di  farmi  un 
piacere ,  una  cortesia. 
AG^',  0.  m.  Aggio,  n.  m.  Vantaggio 
<^l>e  si  ritrae  dal  cambio  della  mo- 
neta. 

Agio  vale  Comodo. 

Aggiotaggio  chiamasi  l'abuso  o 
eccesso  della  moneta. 

Aggiotatori  dicousi  coloro  che 
ne  abusano. 
AGGIORNAMÉINT .  n.  m.  Aggiorna- 
M<?Mto,  n.  m. 

.Getter  un  aggiomamèint  —  Ag- 
giormre.  Assegnare  il  giorno. 

Aggiornare  non  si  dice  per  fiitor- 
•wre,  bilazioìiare.  Né  si  dice  Ag- 
giornamento per  Ritardo  r  Dilazio- 
^>  m  solamente  per  Assegnamen- 
to di  giorno  preciso  a  comparire. 


AGGIORNAR,  v.  Aggiarnam,  t.  As0^ 
gnar  il  giorno.  Terminare. 

Aggiornare  un  dibatHmenio,  or» 
dicesi  Destinare  un  dato  giorno  pel 
dibattimento. 

Aggiornare,  éiteA  oomunemeDte, 
ma  erroneameaie,  per  Informare  al- 
cuno  ;  dargH  notizia  iu  eheeehee» 
eia,  ciò  che  meglio  si  dirA:  Hémetr 
tere  alcuno  in  giorno  di  eheecheuia. 

AGGiUSTAOURA.  —  V.  Aceuméadura. 

AGGIUSTAR.  —  V.  Aceumdar. 

*  AGGMISSLAR,  ▼.  Aggomitolare,  v. 
Aggmi$$lar8\  •  AggonUtotartL  L'ag- 
gomitolarsi del  gatto. 

AGGRADIR.  *-  V.  Haièir. 

AGGRANFAReAGGANFAR,  r.  Aggran- 
fiare, e  Aggraffare,  v.  da  Granfia 
artiglio  rapace  :  Zampa  armata  d' u- 
guoDi;  che  significa  Torre  con  vi<v 
lenza  ed  ingordigia.  Sonovi  verbi 
affini ,  come  Grancire^  Aggrandre; 
Aggrampan:  Aggrappare;  Arraffa- 
re;  Arrappare;  Arraspare  ;  Gher- 
mire; Carpire:  Abbrancare,  -— V. 
Ciappar. 

AGGRAMPLAR  o  AGGRAPLAR  •  (e  non 
GRAMFLAR),  v.  Aggrappare,  e  Ag- 
grapparti, Attaccarsi  e  appiccarsi 
colle  mani  o  coli' unghie.  — -  V.  Ciap- 
par. 

AGGRAVA ,  add.  Aggravato,  ata,  agg. 
Aggrava  dai  ann. —  Gravato  da- 
gli anni.  Gravato  per  ireccbiezza , 
cioè  Travagliato,  afflitto. 

Aggrava  dalla  faméia.  —  Grave 
in  famiglia.  Carico  «  aggravato  da 

.  numerosa  famìglia. 

Aggrava  dalla  tèsta.  —  IH  testa 
grave:  piena  dixaiarto,  invasata, 
ottusa  ec.  Gì^onezza  di  testa. 

Aggrava  da  uh  >  uffèiea. -^  Ag- 
gravato dall'  offesa.  Adontato.  Che 
si  stima  offeso. 

*  AGGRAVAR ,  v.  Aggravare,  v.  Part. 

Aggrava.  -—  Aggravato. 

AGGRAVI ,  Aggravio ,  n.  m.  Torto»  ov- 

.    vero  Duino.  — «  V.  Dann. 

Aggravi.  —  Aggravio  o  Grava- 
mento pubblico.  Gravezza  imposta 
dal  Governo. 


AG 


52 


A4 


AGGRINZAMÉINT,  b.  m^  lAcrt$pùìmen- 
to,  RoffgnmamenU). 

Àggritizamknl  d'na$,d'frònL'^ 
Increipamento,  Cre^pamerUo  di  na- 
to, di  fronte. 

AGGRINZAR ,  AGGRINZARS',  V.  Ag- 

•    grinzare.  Haggrinxare.  Increspare, 

.    Crespare.  Uvitmv  grinzoso. 

Si  dice  anche  AggrovigHare ,  e 

.    Aggroviglialo,  in  alcuni  casi;  come 

.  U  soie  aggrovigUerà  que$H  fiori,  se 
non  U  coprile.  Il  fuoco  ha  aggrovi» 
gUato  quetia  pergamena. 

Aggrinzar  al  nai»  la  front.  — -  In- 
crespare  il  nOMo,  la  fronte. 
Aggrinzire.  Render  grinzosa  la 

-    faccia  per  male ,  che  altri  si  senta. 

AOGRUNDÀ ,  add.  Contristato,  Metto. 
Dolente. 

AGGRUNOARS',  v.  Attristarti,  Contri- 

.  starti.  Travagliarsi;  Prendere  ma- 
linconia. Aggrondare  ^^ìcesaaì  an- 
ticam.  per  Aggrottar  te  ciglia,  Adi- 
rarti. 

AGGUANTAR,  ▼.  voce  bassa.  Afferra- 
re. Abbrancare.  Aggavignare.  Ag- 
guantare. Prendere  con  violenza 
checdiè  si  prenda .  e  tener  forte. 
Questa  parola  rimane  fra  la  plebe 

.  bolognese;  anzi  per  disprezzo  i  bo- 
lognesi formano  un  sustantivo  colla 
yoce  Sataguanto  (cioè  se  ti  agguan- 

■  to,  se  ti  afferro ,  non  mi  scappi  )  vo- 
lendo significare  uno  smargiasso 
plebeo.  —  V.  Ciappar. 

*  AGGURIRS',  y.  Ingobbire,  y.  Far  ar- 
co della  schiena. 

AGHER  (dal  LaU  Acer),  Agro.  Aere, 

Agher  d'zeider.  -^  Aranciata. 

Agr  e  dòulz.  —  Agrodolce.  Ag- 
giunto che  si  dà  a  que' commestibi- 
li, in  cui  r  agro  e  U  dolce  rimango- 
no insieme  contemperati. 

Muzzo  è  aggiunto  di  frutto  di 

mezzo  sapore,  Melagrane,  Pere,Po- 

'    ma  rhuzxe,  cioè  che  il  loro  sapore 

è  tra  il  dolce»  e  T acetoso. —-V. 

Bruta. 

Agher  d' ùngia.  —  V.  Hèigher 
d'ùngia. 


Far  dointar  agher.  —  Inagrire. 

Dointar  agher  —  Inagrire. 
AGH£RStÒN.  Agretto,  n.  m.  Spezie 
d'uva  detta  altrimenei   Uea  di  tre 
volle. 
AGHERVAItS',  v.  Aggrevarsi,  Aggra- 
varsi. V.  Darsi  travaglio. 
AGHETT,s.m.  pi.  Tirar  sili aghett— 
Essere  al  lumicino ,  vale  Essere  ai* 
r  estremo  della  vita.  Dicono  ancora 
1  boi.  Tirar  tA  i  ultem. 
AGN ,  add.  Ogni. 

Agn  cotta.  -^  Ogni  cosa.  Agn  ^f- 
w.i—  Ogni  ora.  Agn  de'—  Ogmé. 

Giustacor  d'agn  de.—  Kcjft'to  dfl 
ogni  dì,  vale  Quotidiano. 

Ma  si  dica  Ognun  e  non  Agniin 
per  Ognuno. 

Io  però  non  approvo  doversi 
scrivere  questa  voce  coir  A ,  perchè 
la  pronunzia  è  di  queir  Ò  aperto, 
che  partecipa  deir  A ,  scrivo  sem- 
pre ogn'òura,  ògn  de. 
AGNÉLL,  n.  m.  e  AGNÉLLA  .  n.  f.  A- 
gnello,  m.  e  Agneila,  f.  Pecorino, 
n.  m.  Parto  della  pecora,  che  non 
sia  ancora  uscito  dell'anno. 

Agnéll  marzarol. — Agnello  mar- 
zaiuolo,  cioè  nato  nel  mese  di  marzo. 

Agnéll  aguttan.  -—  AgnelU)  ago- 
stino. 

Agnéll  d' inveren. — Agnello  ver- 
nio. 

Péli  d'agnétl.  —  Pelle  (Hfnim: 
Pelle  d'agnello. 

Lana  d' agnéll.  —  Lana  a^^^' 
na.  Lana  ricavata  dalla  tosalwa 
dell' agnello.  Cosi  dicesi  Panno  or 
gnelUno,  e  vale  fatto  di  lana  d  a- 
gnello.  ^  „ 

Agnelìatttra,  s.  f.  Figliatura  delle 
pecore,  ed  è  vocabolo  della  Pasto- 
rizia, p 

L'è  un  agnéll,  un  agnlleifn.'^^ 
un  agnellino.  Dicesi  di  Persona  dol- 
ce mansueta  e  semplice.  Come  jl>' 
cesi  AgnelMto  per  Uomo  semplice 
ed  Innocente. 
AGNÉS.  (dal  Ui.-Agnet,  o  dal  Fr. 
Agnèt).  Agnese,  nóme  proprio  (" 
donno. 


A6  ii 

Penant'Agnét,  di  coir  la  histr* 

ta  pr  al  paès.  Pare  cbe  s' iulenda 
sant'Agflfése  di  Mootepulciaiio  »  che 
àcomraemoni  il  20  di  aprile;  allri- 
menti,  se  fosse  sani'  Agnese  V.  e  M. 
nel  21  di  gennaio ,  il  proverbio  non 
si  veriQcherebbe  quasi  mai.  Aprile 
€(Ka  la  vecchia  del  covile,  Prov. 
coDtadioesco.  —  V.  AoréL 

L'è  un'  agnés,  —  È  una  roffatza 
tmpUce,  infweeniina,  melenea.  Co- 
si dicono  i  francesi  C'eetune  Agnès. 

AGNLLEIN,  n.  m.  AGNLLEINA^  b.  f. 
AGNLLÈTT,  AGNLLÈTTA.  AgnelU- 
no,  ina.  Agnellelto,  elta.  AgnelluC' 
ciò,  uccia.  Piccolo  o  piccola  agnel- 
la.  -  V.  AgnélL 

AGÒ€CIA.n.f.  (dalla  vc»ce  AgfOccAto  osa- 
ta d»  alcani)  Da  mazzola.  — -  Spillo, 
n.  m.  (e non  Spilla).  Sotlil  Qlo  di 
rame  o  d'altro  metallo,  corto  e 
acato  da'  mia  estremità  a  guisa 
à'stgo,  e  dair  altra  con  capo  roton- 
do, fatto  colio  stesso  metallo  attor- 
tigliato ,  del  quale  le  donne  si  ser- 
Toiio  per  appuntare  le  vesti  e  simi- 
li- La  Crasca  porta  Spillello  per  sl- 

noDirao  di  Spillo,  ma  io  lo  stimerei 

diDun. 

Agòccia  da  cuser.  —  Ago ,  n.  ni. 
Stramerito  fìitto  di  un  pezzetto  di 
fito  sottile  d' acciaio^  die  da  un  lato 
lenniitt  in  punta  finissima ,  e  dal- 
l'altro In  una  fenditura  >  che  dicesi 
^rum,  nella  quale  s' infila  il  tefe  e 
simili  per  eucire. 

Àtikela  da  tèsta  (  dal  fr.  Aìguil- 
^àettlt).  — //t/ì/cM^appi  Ago  lungo 
d'argento,  d' altro  metallo,  o  d'os- 
^>  perforato  da  una  estremità,  con 
coi  le  donne  infilano  i  nastri.  Dicesi 
ancora  Drizzaloio,  Drlzzacrine ,  IH- 
'cn'tnina/e,  un  ago  di  acciaio ,  di 
ferro,  o  simile,  lungo  circa  un  pal- 
po, ma  acuto  da  una  banda  ,  per 
ispaitipe  e  separare  i  capelli. 
'Agòceiada  tamÒur.'^Ago  dapuri' 
<o  aU'uncitiello.  Arnese  formato  da 
nn  ago  ripiegalo  in  punta,  e  formante 
quasi  un  piccolo  amo,  infisso  in  ma- 
nico» e  che  serve  per  fare  maglie  e 


A0 

ridimi  cosi  detti  all'undnello  (in 
frane.  Ctvcfiet.  ). 

Agòccia  da  far  la  rèftf.  —  Ago. 
Strumento  come  un  ferruzxo  da  cal- 
ze biforcuto  da  una  parte  e  dall'ai* 
tra  per  trattenere  il  filo,  che  vi  s'av- 
volge ,  con  cui  si  fanno  le  reti. 

Agòccia  da  $acc.  —  V.  QuadrélL 

Agòccia  da  laiapred.  -^  Sabbia. 
Spezie  di  scarpello  grosso  appunta- 
to ,  di  oui  si  servono  gli  artefici  per 
dirozzare  i  marmi  e  le  pietre. 

Agòcda  d' lègn  da  piantar  in 
tèrra. —  Foto. 

Agòccia  peina.  •—  Agata.  Quella 
quantità  di  filo,  o  seta  ch'empie 
r  ago  da  far  la  rete. 

Far  alf  agòccia  dtpunld.  —  Fa- 
re  alla  mosca  cieca.  Giuoco  che  si 
fa  in  tre  modi.  Si  bendano  gli  occhi 
ad  uno  de' giuocatori ,  che  stanno 
tutti  in  piedi ,  egli  dee  riconoscere 
chi  sia  colui,  che  va  a  toccarlo  o 
colla  mano  o  con  una  spazzola  o  sl- 
mile ,  ed  a  questi  vengono  liendati 
gli  occhi  a  sua  posta.  Oppure  :  Tutti 
i  giuocatori  si  mettono  seduti  ia 
circolo,  all'eccezione  d'uno,  che 
rimane  in  piedi  cogli  occhi  bendati; 
questi  va  a  sedere  sulle  ginocchia 
d'uno  della  compagnia,  e  senza  far 
uso  delle  mani,  dee  apporsi  chi  egli 
sia.  1  bolognesi  chiamano  questo 
giuoco:  Sento  mi  sento.  Il  terzo  mo- 
do è  il  seguente  :  si  collocano  lu- 
mi di  dietro  ad  una  tenda  traspa- 
rente. Ognuno  passa  a  vicenda  fra 
la  tenda  e  il  lume ,  facendo  trave- 
stimenti e  contorsioni.  Uno  della 
compagnia,  situato  dalla  parte  op- 
posta della  tenda ,  dee  riconoscere 
dall'ombra  e  nominare  uno  di  quel- 
li che  passano;  ed  il  riconosciuto 
va  in  suo  luogo. 

Un  eh' sa  tgnlr  bèin  V agòccia  in 
man,  un  Cusdòur.  —  Agucchlatore. 
Maestro  di  lavorar  coli'  ago.^ 

A  vèir  la  panza  fatta  a  agòccia.-^ 
Avere  il  vèntre  da  slràzzolo.  Suol 
dirsi  di  persona  insaziabile ,  ma  in 
modo  basso. 


AG 


S4 


AG 


AGÒST,  n.  m.  Agosto,  n.  m.  Ottano 
mese  dell'anno. 

Uh  prèma  dmènga  d'agott,  — 
Ferragotto,  Voce  derivata  de  Ferie 
d' Augusto.  Giorno  primo  del  mese 
^  di  agosto,  dedicato  airallegria  ed  al 
mangiare  e  bere.  Gli  antichi  cele- 
bravano detta  festa  nel  primo  gior- 
no, e  i  bolognesi  nella  prima  do- 
menica di  questo  mese. 
AGRÉST,  n.  f.  Agresto,  a.m.  Uva  a- 
cerba. 

FardVagrésL  —  Fare  agresto! 
^  Approvecciarsi.  Fare  agresto  si  di- 
ce proverb.  Queir  avanzare  illecito , 
che  fa  taluno  per  sé  nello  spendere 
per  altri ,  o  nel  fare  i  fatti  altrui. 

Savòur  d'agrésL  4 —  Sapore  a- 
grestoso,  agrestino. 

Cunserva  d'agrést.  -—  Agrestato. 

AGRiCULTURA,  n.  f.  Agncoltura, 
D.  f.  L' arte  di  coltivar  la  terra. 

Agronomia  è  la  conoscenza  del- 
l' agricoltura. 

Agricoltore  è  colui  che  esercita 
r  agricoltura;  il  villano.  In  boi.  non 
v'  ha  che  la  voce  Cuntadein. 

Agrònomo  è  quegli  che  conosce 
le  regole  e  la  pratica  dell'  agricol- 
tura. 

Georgòfilo  >  sust.  è  il  dilettante  o 
studioso  dell'  agricoltura.  Voce  d'u. 

Geòrgico ,  ica ,  add.  Termine  de- 
gli scrittori  georgofili.  Appartenen- 
te all'agricoltura.  Usi georgici, 
Geòrgica,  georgkhetla  n.  f.  dim. 
Poesia  rusticale. 

Geopònico,  ica,  agg.  Appartenen- 
te alla  coltivazione ,  o  sia  alle  ope- 
razioni agrarie.  Autori  geopòmcù 

Le  Geopòniche  in  forza  di  .sust. 
Trattati  di  materie  agrarie.  Scritto- 
re nelle  geopòniche. 

Agràrio  ,  ia ,  agg.  Dell'  agricol- 
tura. Di  campagna.  Strumenti  agra- 
ri. Leggi  agrarie. 

Agricola  è  voce  del  solo. verso. 

Agrimensura  è  l' arte  di  misura- 
re i  campi  e  descriverli  in  una  map- 
pa; grecam.  dicesi  Geodesia.  Agri- 
mensore* Colu^  che  fa  professione 


.  di  misarar  campi,  terreni  ee.  Geò- 
metra è  voce  antica. 

AGRÙM,  n.  m.  Agrume,  o.  m.  NoHie 
generico  di  alcuni  ortaggi  che  han- 
no sapor  forte  o  acuto ,  come  cipol- 
le ,  agli ,  porri  e  simili,  che  diconsi 
anche  Fortumi,  In  oggi  per  Io  piii 
a'  intride  di  limoni ,  cedrati ,  aran- 
ci, ec.  e  dicesi  tanto  degli  alberi 
che  de'  frutti  :  ed  in  questo  signifi- 
cato solo  corrisponde  alla  voce  bo- 
lognese il^rùm. 

AGUCCEIN,  n.  m.  Spilletto.  n.  m.  dim. 
di  Spillo. 

Agucceina,  n.  f.  Aghetto,  Aghino» 
dim.  d'Ago.  V.  di  regola. 

AGUCCIÀ ,  n.  f.  GugUata ,  AgugUata. 
Quantità  di  filo  o  simile,  s'infila 
nella  cruna  dell'  ago  per  caci». 

Farun^ròpp  in-t4'aquccid,pef- 
cìiè  la  n'  salta  fora  dal  pùni."^  Fare 
un  poco  d' aggroppamento  neU'un 
de* capi  dell'agugliata,  accioecAè 
non  esca  dal  buco,  che  fa  V  ago. 

Aguccid ,  paUzzd  fatta  cun  di 
pai.  -—  Palizzata,  s.  f.  e  PaUzzaio, 
s.  m.  Palificata.  Palafitta.  PaUzzo. 
Trovasi  pure .  scritto  dagli  autori 
Pa^/ittata,  PaUcciata,  ed  anche 
PcUata. 

AGUCCIAR,  V.  Palificare  e  PaUficeare, 

v.  Far  palificata,  cioè  Conficcar  pali 

in  terra  a  riparo.  Si  trova  ancora 

usato  Palafittare  e  Palare. 

Agucchiare,  vale  Cucir  coli' ago. 

AGUCCIAROL,  n.  m.  Agoraio,  Boc- 
cinolo nel  quale  si  tengono  gli  aghi, 
0  gli  spilli. 

Agucchiaruolo  significa  l'artefice 
che  lavora  gli  aghi ,  che  dicesi  an- 
cora Agoraio  ;  e  Spillettaio  per  co- 
lui che  lavora  gli  spilli.  I  bolognesi 
dicono  AgucciaroL 

AGUCCIÓN.  Spillone,  accr.  di  Spillo. 
Questa  voce  non  si  trova  nel  voca- 
bolario della  Crusca,  ma  ella  è  voce 
di  regola ,  quindi  s' ha  a  poter  dire. 

AGUCClÓUiNA,  n  f.  Tanto  usasi  per 
Spillone,  grande  Spillo ,  quanto  per 
Agone ,  grande  Ago,  E  finalmente 
anche  per  Palo  lungo  e  grosso,  che 


AG 


M 


Al 


con  voce  di  regola  dirdbbesi  otto- 
ne. «-  V.  Àgòccia, 

AfìUDlRS',  V.  (si  sfugge  r  U  nella  pro- 
uunzia).  Voce  cornane  una  volta, 
rimasta  poi  alla  plebe,  e  in  conta- 
ito.  Ora  dicesi  Agmetan',  Taiéir*  — • 
AccheiarH,  Aequetani,  Dani  pace: 
i  bolognesi  però  V  usano  in  senso 
di  Stor  cheto ,  Tacere, 

AGUFLÀ,  add.  Star,  Èiser  ec.  Cocco- 
lone, CoecolorU  avv.  che  non  s'usa 
se  non  accompaguato  co'Tert>i  Es- 
sere, mettersi,  o  Stare,  e  vale  Se- 
der sulle  calcagna. 

AGOFUiRS',  y^mAccoccolarti,  v.  Poni 
coccoloni t  Sedersi  sulle  calcagna, 
quasi  Aceosdani.  E  dicesi  anche 
delie  galline ,  e  d' altri  volatili. 

ÀGUIDÉLU  sttsL  sinff.  e  AGUIDÌ,plar. 
Agùto.  Spole  di  chiodo  sottile. 

ÀGU1DLEU9 ,  dlm.  Agutello,  AguMio, 
dJm.  d'Aguto. 

AGUSTAN,  ANA;  A6USTANE1N,  NA, 
add.  Agostino»  ina,  agg.  d'Agosto. 
Acqua  aguslana,  o  d'agòst.  — - 
Pioggia  agostina, 

AGUSTEIN.  np.  m.  AGUSTEINA ,  f. 
Agostino,  ina, 

AGÙZZ,  n.  m.  Arrotino,  Arrotatore, 
n.  DL  Colai  che  arrota  i  ferri  da  ta- 
glio. 

Aguzzo  è  aggettivo  e  valeAppun- 
tato.  —  V.  Aguzz,  add. 

AGÙZZ^add.  Acuto  o  Aguft),  agg.,  è 
opposto  ad  Ottuso,  Servono  essi 
per  aggionti  ad  angolo,  chiaman- 
dosi Acuto  quello  eh'  è  minore  del 
retto,  ed  Ottuso  quello  che  del  ret- 
to è  maggiore.  Per  similitudine  si 
sono  chiamate  Acute  le  estremità 
dei  corpi  appuntati  ad  angolo  acu- 
to, ed  Ottuse  quelle  che  si  scorgo- 
DO  spuntate.  (hiadreUa  acute,  Owo- 
dì'eUa  ottuse. 

Aguzzo  o  Aguzzato,  E  aggiunto 
di  que' corpi  che  servono  a  tagliar- 
ne degli  altri  men  duri.  Coltelli  a- 
guzzi.  Siccome  poi  si  aguzzano  i 
coppi  non  sempre  per  tagliare»  ma 
ancora  per  pugnere«  cosi  si  adat- 
tò loro  l'aggiunto  Aguzzo,  in  vece 


di  Appuntato:  cM  Ridotto  9  ptm^ 
ta. 

Appuntato,  vale  fornito  di  punta. 

Pungente ,  è  asgiunto  di  corpo  , 
che  abbia  bensì  forma  tale  da  pun- 
gere, ma  che  non  si  consideri,  e 
dimostri  lolamenie  l' azione  di  pu- 
gnerò. Pungenti  spine. 

Quindi  Acutezza  e  Acuità  non 
esprimono  se  non  la  proprietà  o 
qualità  de' corpi ,  che  sono  di  forma 
acuta.  L'acuiià  delle  spine:  Vacut" 
tà  degli  aghi;  l'acutezza  delle  sei- 
et ,  ec. 
AGUZZADURA,  n.  t  Aguzzamento,  n. 
m.  L' aguzzare,  e  l'acutezza  che  ri- 
sulta da  tale  azione. 

Arrotamento,  n.  m.  Aguzzatura 
^ulla  ruota. 

Affilatura,  n.  f.  Assottigliatura 
del  taglio  de' rasoi  e  d'altri  ferri  e 
strumenti  da  taglio. 
AGUZZAR,  V.  Aguzzare,  v.  Far  aguz- 
zo. Far  la  punta. 

Aguzzar  i  curii,  ^-  Arrotarci 

•  coltelli,  ec.  Assottigliare  il  taglio 
de' ferri  alla  ruota. 

Dar  la  preda.  •—  Affilare.  Dare  il 
filo,  assottigliare  il  taglio  a  ferro 
tagliente. 

Aguzzar  Vinzègn.  -—  Aguzzare, 
Assottigliare  l'ingegno.  Renderlo 
più  perspicace. 

Aguzzar  i  ucc\  —  Aguzzare  le 
cigUa,  l'occhio.  Restringer  la  pu- 
pilla dell'occhio  per  veder  più  esat- 
tamente. 

Aguzzar  l' apptit,  •—  Aguzzar 
l'appetito,  tig.  Provocar  la  fame: 
e  metaf.  Inspirar  desiderio. 
*  Una  cossa  eh'  aguzza  l'apptit.^-^ 
Tornagusto,  n.  m.  Cosa  che  faccia 
tornare  il  gusto,  e  la  voglia  di 
mangiare.  Delle  cicale,  e  de'  grossi 
vermi  del  legno  erano  tanto  ghiotti 
gU  uomim  antichi,  che  li  mangia- 
vano per  tornagusto, 

*  ARNI  Oht  Esclamazione  di  maravi- 

glia. 
AI ,  n.  m.  sing.  e  plur.  AgUo  sing.  Agli 
piur.  n.  m.  Agrume ,  eh'  è  una  spe- 

6 


AI 


26 


Al 


de  di  cipolla  piccola,  di  npol«  aca- 
tissimo ,  ie  cui  frondi  sodo  di  bel- 
lissimo color  ve^de;  è  il  suo  bulbo 
composto  di  spicchi. 

Co  d' ai.  —  Capo  d'aglio.  Dicesi 
tutta  r unione  degli  spicchi,  che 
formano  1'  aglio  interd.  Onde  dicesi 
Aglio  capitalo,  e  Aglio  ^picchiato. 

Spiguel  d' ai.  —  Spicchio  d'agUo. 
Un  de'  piccoli  bulbi  dell'aglio,  che 
uniti  formano  un  capo. 

hèita  d'ai.  —  Filza,  Mata.  Una 
certa  quantità  d'agli  intrecciati  in- 
sieme col  gambo. 

*  AgUelo,  n.  m.  Luogo  piantato 
d'  agli.  -^  Agliolino,  dim.  d'Aglio. 

Èsser  vèird  cm'è  un  ai.  —  Esser 
verde  come  un  agUo.  Si  dice  d' uo- 
mo di  mala  sanità;  tolta  la  similitu- 
dine dal  colore  dell'aglio,  il  quale 
somiglia  al  verde  della  faccia  nel- 
l'uomo. In  italiano  significa  ancora 
^essere  di  sanità  perfetta ,  tolta  qui 
la  similitudine  dalle  frondi  dell'a- 
glio, che,  mantenendosi  ^erdi,  in- 
dicano la  sua  freschezza ,  e  di  non 
aver  patito.  In  bolognese  equivale 
a  Èsser  frèse  cm'é  una  rosa. 

Sgranar  un  ai,  fig.  Roder  le  ma^ 
ni  ,  il  basto ,  il  cMavisteUo,  vale 
Rodersi,  Aver  grand' ira  e  non  po- 
terla sfogare. 
AI.  Ai,  ed  A*.  Articolo  del  terzo  caso 
maschile  del  numero  del  più.  — 
\.Al. 
AI!  Ah,  Ahi!  Interiezione,  che  in  bo- 
lognese usasi  sempre  in  segno  di 
dolore  ;  ma  in  italiano  si  adopera  in 
segno  di  esclamazione,  di  compas- 
sione, di  preghiera   ed  altri. 
AIA,  n.  f.  AgUata,  n.  f.  Salsa  fatta  di 
noci  peste,  aglio,  pane  e  sale. 

Aiata,  n.  f.  É  tanta  quantità  di 
grano  o  di  biada  in  paglia ,  quanto 
basta  a  empier  l' aia.  In  bolognese 
dicesi  ■■-*  P(ùol  V 
AIARÒN  e  ANGHIRÓN ,  n.  m.  Aghiro- 
ne,  e  Airone,  n.  m.  Uccello  nosthi- 
le,  che  sta  in  luoghi  acquosi,  pre- 
gevole pel  ciuffo  di  penne ,  che  ha 
.  in  testa»  Aiaròn  dicono  i  bolognesi 


propriamente  al  pennaccbio  forma- 
to delle  penne  del  ciuffo  di  qaesto 
animale ,  che  si  porta  in  capo  dalle 
donne  per  ornamento  :  1'  uccello 
vlen  detto  volgarmente  Anghiròn, 
e  quindi  per  similit.  si  dice  ad  un 
uomo  di  gambe  lunghe  e  sottili: 
Al  par  un  anghiròn  da  valL  ' 

AIB,  n.  m.  AIBAROLA,  n.  f.  (forse  dal- 
la voce  Alvo  0  Alfno,  per  Vaso,  e  co- 
si lo  chiamano  in  Toscana.  Voce 
prov.  dal  lat.  barb.  Albius  per  Air 
vus).  Abbeveratoio,  n.  m.  Ogni  sor- 
ta di  vaso  dove  bevano  le  b^tie. 

Dicesi  anche  Truogo  o  Truogolo 
quando  è  piccolo ,  come  quello  pei 
polli ,  che  in  boi.  si  dice  Aiòarola. 
Beviol,  dicono  quel  vasetto  pic- 
colo ,  per  lo  plii  di  vetro ,  che  si 
mette  coli'  acqua  nelle  gabbie  degli 
uccelli.  Abbeveratoio  e  Beveratoio. 

*  AIDAR,  V.  V.  ant.  rimasta  in  contado. 

.    Ora  dicesi  Aiutar. 

AlIR,aw.  detto  più  comunemente  che 
UR  forse  per  maggior  dolcezza ,  le^ 
ri.  il  giorno  prima  d' oggi. 

Aiir  Valter.  -^lerUUtro.  L'olirò 
ieri.  Il  di  innanzi  a  ieri. 

Aide  innanz  aUr  V  alter  —  /«r- 
UUtro  l* altro:  che  in  bolognese  di- 
cesi ancora.  —  L' alter  diazzazz. 

Aiir  matteina.  —  lermaUina.  La 
mattina  di  ieri. 

Aiir  d'nott  —  lemotte.  La  noUe 
prossima  passata. 

AttfYtm.  —  lersera.  La  sera  di 
ieri. 

AIO,  n.  m.  Aio,  n.  m.  Custode  o  So- 
prantendente  all'  educazione  di  per- 
sonaggio grande.  Ed  Aia,  n.  L 

AIUT.  V.  SUCCÓURS. 

AIUTAR,  V.  Aiutare.  Fare  aiuto.  Dar$ 
aiuto.  Sovvenire.  Soccorrere. 

Aiutar  la  barca.  —  Sovvenire, 
Aiutar  la  barca.  Cooperare.  Far  pe^ 
duecio.  Dar  del  buono.  Concorrere 
all'  opera.  Operare  insieme. 

Dio  v'  aiuta.  —  Dio  v'cuuti,  o  vi 
talvi.  —  V.  Prosit 

!        AiuUurs'.  —  V.  AitUarH;  Giovar' 

i    ti;  Adoperani;  Ingegnarti, 


4L 


S7 


AL 


ÀHiet  t»  eh' a  taihilarò  anca 
me.  —  Ahttatì  e  sarai  aiutato.  Non 
aiiendere  i  maccheroni  in  bocca, 
Non  rifìianere  colte  mani  in  mano . 
o  mito  ciniota.  Chi  $'aàùia  Dio 
V  aiuta.  A  tela  ordita  Dio  mania  il 
filo. 

Aiutare  è  voce  generica  per  Pre- 
stare aiato  opportuno  alla  circo- 
stanza, e  proporzionato  al  bisogno. 

Sovvenne  Soccorrere  importa- 
no Aiutare;  ma  Sovvenire  è  pib  in- 
tenso di  Aiuiare,  e  Soccorrere  è 
anche  di  maggiore  intensione  di 
Sovvenire  ;  ed  il  Soccorso ,  se  lia  da 
ottenere  il  suo  effetto ,  deve  essere 
istantaneo  ed  illimitato.  —  Y.  Suo- 
còurs. 
AL.  II ,  Lo.  Artìcolo  che  si  premette  al 
nome  mascolino  nel  numero  singo- 
lare,  quando  comincia  per  conso- 
nante. 

Al  can;  al  cavaU;  al  studi  *-  lì 
cane;  il  cavallo;  lo  studio. 

Neir  italiano  V  articolo  si  con- 
giunge frequentemente  colle  pre- 
posizioni ,  che  servono  al  sesto  ca- 
so, ma  in  bolognese  rimane  sem- 
pre separato  :  esempli  grazia  : 

Cùnalpinsir —  Con  il,  oppure 
Col  pensiero. 

Inorai,  inrhla^  Nel,  Nello,  Nel- 
la. 

Pral,  per la-^ Perlo,  Pel,  Per 
la;  e  non  Petto,  Pelta»  ecc. 

Jnrt-i  —  Nei  :  Ne' ,  NegU. 

Con  i  —  Coi,  Colli,  Cogli,  Co\ 

Pri  —  Pei,  Pe\  Per  gli. 

Sa  in-i^^Sm,  SugU,  Su'. 

Gli  antichi  usavano  Et  per  II.    * 

Al,  olire  al  caso  retto  ed  al  quar- 
to caso ,  serre  anche  al  terzo  caso  : 
onde  si  dice  egualmente  Al  can  — 
Il  cane,  primo  caso.  Al  can  —  Al 
cane ,  terzo  caso.  Al  can  —  Il  cane, 
quarto  caso. 

A/,  fa  l'uffizio  di  pronome  masco- 
lino della  terza  persona  del  singo- 
lare ne'  verbi ,  e  vale  EgU ,  Etti ,  El- 
io ;  che  tronco  dicesi  Ei ,  £'.  QuegH, 
Coluù 


Alfa;aldA$^  EgU  fa;  EgU  di» 
ce.  Ma  quando  la  paròla  comincia 
per  vocale,  allora  s'adopera  apo- 
stro&to.  L'ama;  /'(ucòu/to— J^/l 
ama;  EgU  ascotta.  —  V.  Lù.  Nel 
plur.  &  /,  p.  e.  /  amen' ;  idisen;-^ 
Essi,  EgUm,- Coloro  amano,  di' 
cono. 

Usato  alla  francese  co' verbi  im- 
.personali.  Al  piov;  al  nèiva;  al 
tràuna.  (Il  pteut;  Il  neige;  Il  totir 
ne.)  Piove;  Nevica;  Tuona: 

Al  lez  al  Dani,  al  Petrarca  — 
Legge  a  Dante ,  il  Petrarca,  ecc. 
L'articolo  è  dato  qui  non  alla  per- 
sona ,  ma  al  nome  del  libro. 
ALAMAN,  n.  m.  i4 tornano,  np.  m. 
ALAMAR  DEL  CAPPÉLL.  Cappietto  del 
ÌH>ttone  del  cappello»  Fermaglio, 
AffibbiagUo,  Affibbiatura. 
ALDA,  n.  f.  AUta,  n.  f.  Albore,  n.  m. 
Lo  spuntar  del  giorno.  Alba,  dal- 
l'etimologia signiflca  il  primo  bian- 
cheggiar del  cielo. 

L'iiurora,  che  ha  T  etimologia 
da  Aurum,è  quello  splendore  il 
qual  si  vede  avanti  che  il  sole  esca 
dall'orizzonte. 

Venendo  adunque  VAlba  prima 
dell'  Aurora,  sembrano  piìi  precise 
le  seguenti  definizioni: 

Alba.  Il  primo  spuntar  della  luce 
biancheggiante.  Ed  è  sinonimo  di 
Punta  tM  giorno,  di  CrepuscoUno, 
di  Primo  albore,  di  Cominciamen' 
to  di  crepuscolo,  e  di  ciò  che  i  con- 
tadini boi.  dicono  —  Alba  pzneina. 

Crepùscolo.  È  quel  tempo,  che 
passa  dalla  primissima  luce  del 
giorno  fino  all'  apparir  del  sole  sul- 
l' orizzonte ,  e  chiamasi  Crepuscolo 
delta  mattina;  in  egual  maniera 
che  chiamasi  Crepuscolo  della  sera 
lo  spazio  che  passa  fra  il  tramontar 
del  sole  fino  allo  sparir  totalmente 
della  sua  luce  sull'orizzonte.  Crepu- 
scolo si  chiama  anche  la  stessa  luce 
della  mattina  e  della  sera. 

In^t'l'aiba.  Generalmente  si  dice: 
tn  sull'alba.  Quando  si  fa  V  alba. 
In  suU*  aurora.  All'  apparir  del- 


AL 


SS 


AL 


l'aurora.  Sorgendo  fauriira.  Al- 
l' aurora  del  dì. 
ALBA ,  ALBEINA.  np.  f.  Albo,  m.  Alba, 
f.  Albino,  na,  Alboifw,  Alpino,  dim. 
ALBARAZZ,  d.  m.  Albero,  d.  m.  e 
AlberelUt,  n.  f.  Sorta  di  piòppo 
bianco,  che  ha  cioè  le  foglie  bian- 
che nella  parte  inferiore.  Pioppo 
trèmolo  {Popultu  tremula.  Lio.). 

*Albarazz  diciamo  anche  ad  un 
grande  albero  male  ordinato,  di 
forma  sgarbata. 
ALBARÉTT,  ALBAREIN,  n.  m.  Albe- 
retto;  Arbuscello;  Arboscello;  Al- 
berino.  Piccol  albero. 

AHnuto  0  Frùtice  è  nome  gene- 
rico di  quelle  piante ,  che  tengono 
il  inogo  di  mezzo  fra  gli  alberi  e  le 
erbe,  e  che  mettono  molti  rami  Im- 
mediatamente dalle  radici ,  non 
molto  alti ,  e  durano  assai  tempo. 
ALBER,  n.  m.  Albero,  n.  ni.  Nome 
generico  d'  ogni  pianta  »  che  ha 
tronco  legnoso  e  rami  grossi  e  le- 
gnosi ,  che  spande  ad  alto. 

Un  alber  ch'ha  purassd  fòi^^ 
Albero  frondoso,  fronzuto. 
^  Un  alber  da  frutt'-^  Albero  frut- 
tìfero. E  còsi  il  contrario  Infrutti- 
fero.  Infruttuoso,  Stèrile. 

A  tber  saloadg  -^Albero  salvàtico. 

Alber  eh' fa  ómbra — Albero  om- 
brefiqionte. 

Uimper  vèird —  Vivace.  Sempre 
verde. 

Ch'fadla  gianda — GhiamUfero. 

Alber  da  laourif'^  Albero  sega- 
ticdo. 

Alber  stori  —  Tortiglione.  La 
parte  storta  degli  alberi  e  simili. 

Alber  d' giuda  —^Siliquastro. 

A  m'  nassrev  un  alber  inrt-la 
ponza  s'a  n'al  dsess — Affogherei 
se  noi  dicessi.  Bisogna  c/ie  la  spu- 
ti. Non  poterla  tener  in  corpo. 

Piantar  di  alber — Inarborare, 

Pein  d' alber^^  Inarborato. 

Muntar  su  in-tri  alber-^Innal- 
berare  e  Inalberare;  Inalberarsi, 
salir  sugli  alberi. 

Uh  alber  eh' s' ingrossa -^  Albero 


che  i* impedala,  che  forala'  il  pe- 
dale. 

'  Intaccar  la  scorza  d'un  alber — 
Scalfire,  Calterire. 

Alber  del  nav^  Albero  o  Anten- 
na.  Albero  della  nave. 

ALBERG ,  n.  m.  Albergo.  La  voce  boi. 
non  è  usata  volgarmente  se  non 
parlando  di  nome  proprio  di  locan- 
da. 

l'aìberg  dèi  pellgrein.  Al  grand 
alberg ,  ecc.  V.  Abilaziòn, 

ALBERGES,  n.  t  Pèsca  alberges.  Sor- 
ta di.  pèsco  albero ,  e  frutto. 

ALBERÌG,  np.  m.  Alberico,  Alberi' 
go,  m. 

ALBERT,  np.  m.  Alberto,  m.  (a,  f. 

ALBUM ,  n.  m.  Alburno ,  n.  m.  La  so- 
gna dell'albero. 

ALCADURA,  n.  f.  leccatura,  n.  f.  Lec- 
camento. Il  leccare. 

ALGAR,  s.' leccare,  v.  Leggermente 
fregar  colla  lingua. 

ALDAM  (LDAM  coir  eufonica  A,  mes- 
sa in  principio }.  letame;  Concime; 
Cóncio;  Sugo;  Stabbio. 

letame.  Voce  che  forse  dovreb- 
besi  scrivere  con  due  t,  perchè 
sembra  proveniente  da  letto.  É  la 
paglia  infracidata  sotto  le  bestie ,  e 
mescolata  col  loro  sterco. 

Aldambèinpadé'^  Concime,  le- 
tame ben  macero ,  ricotto. 

Aldam  véce'  bèin  padé^^  letame 
antico  ben  ricotto.  E  con  voce  éel- 
V  uso  Letame  smaltito. 

Concime,  Acconcime,  Concio  è 
pili  propriamente  qualunque  mate- 
ria ,  che  serva  a  render  fertile  il 
*  terreno.  Possono  quindi  esser  da 
concime  gli  stracci ,  le  ugne  d'ani- 
mali. Perciò  Concimare  i  terreni 
vale  mettere  nel  terreno  quelle  ma- 
terie atte  a  render  fertile  la  terrsu 
Stabbio,  Goncime  di  stalla. 
Fimo  (forse  da  Fmnier  Ir.)  è  pre- 
so molte  volte  per  Sterco ,  ed  altre 
per  Letanne. 

ALDAMADURA,  n.  f.  Letominatura. 
letaminamento.  letaminare.  Il  le- 
taminare  o  letamare. 


AL 


69 


AIX 


ALDAH AB  ;  V.  Letamare.  Utamhiore. 
(kmcimare.  Conciare.  Ed  anche  AU 
letamare,  t.  a  Spargere  di  letame. 
Da  Stabbio  si  forma  ancora  SttUh 
tiare. 

Guemar  i  camp.,  —  Concimare 
Governare  i  terreni,  i  eampi. 

ALDAMÀRA ,  n.  f.  letamaio,  n.  m. 
Laogo  dove  si  raguna  il  letame. 

ALDYIG,  np.  m.  GA,  t  LUIG',  m.  GIÀ, 
f.  Lodovico ,  m.  ica ,  f. 

A  LÉSSI,  np.  m.  Alessio,  m. 

ALFÒNS,  np.  m.  ÓNSA,  f.  Alfonso,  m. 
onsa,  f. 

ALGA ,  n.  f.  Alga,  n.  f.  Erì[)a  che  nasce 
nel  mare  e  ch'egli  rigetta  alla 
spiaggia  in  molti  luoghi. 

ALGNADÉLL,  n.  m.  dim.  D'LÉGN.  Le- 
gnerelio;Legnetto;  Legnuzzo,  dim. 

'   di  legpo.  Piccol  pezzo  di  legno. 

ALGNAM,n.m.  Legname,  n.  m.  No- 
me nnj  versale' de'  legni. 

*  ALGNAMADURA ,  n.  f.  Tuttociò  che 
é  dì  legni  in  una  fabbrica. 

ALGNARA,  n.  f.  Legnaia,  n.  f.  Magaz- 
zino di  legna;  ed  anche  Massa  di 
legna. 

ALIA ,  n.  f.  sing.  ALI  plur.  Ala ,  Alia , 
eAlen.  t  sing.  Ale,  Alte,  e  Ali  nel 
num.  del  più.  1  poeti  usano  la  voce 
Vanni  pi.  m.  per  le  Ale,  Membro  col 
quale  volano  gli  uccelli  e  gli  altri 
animali ,  e  si  reggono  in  aria,  e  fa 
Je  veci  di  braccio. 

Pùnta  di*  alia.  -^  Sòmmolo,  n.  m. 
La  punta  dell'ala.  11  termine  proprio 
bolognese  è  Stf^zzein,  ed  è  preci- 
samente r  ultima  snodatura  dell'ala 
cotta  e  staccata  dall'  ala  intera. 
Sbattr  eH  ali.  —  Dibatter  le  ali. 
Dstèndr  eH  aU.  —  Stender  le  ali. 
Avviar  el-i  aU  per  vular  —  Spie- 
gar l^aM  al  volo.  £  AUare  vale  an- 
cora nuover  le  ali  per  volare. 

Far  el-i  aii.  —  Metter  le  ali.  Co- 
minciare a  spuntare. 

Depuntar  el-i  ali.  —  Tarpar  le 
ali.  Tagliar  la  punta  delle  alL 

Una  bistia  ch'ha  eH  ali.  —  Ala- 
to, ata,  agg.  Che  ha  ale. 
Le  ale  de' pesci  dlconsi  Pinne; 


Alette.  Quelle  del  petto  s!  chiamano 
Pinne  pettorali;  quelle  della  pan- 
cia Pinne  ventrali;  quelle  della  co- 
da Pinne  anaU;  quelle  della  schie- 
na Phine  dorsaU. 

Le  Ale  del  naso ,  Penne  o  le  Pin- 
ne  del  naso  diconsi  le  Falde  laterali 
del  naso. 

Alia  del  cappèlL  *-  Tesa,  Aia, 
Vento  del  cappello. 

Alia  d'una  murala.  -—  Alia.  La- 
to di  muro  che  si  distende  a  guisa 
d' ala ,  che  propriamente  dicesi  Cor- 
tina. 

ALIADGA.  —  V.  Uadga. 

ALL\EAR,  V.  (dal  fr.  Aligner).  Termi- 
ne necessarissimo,,  che  i  nostri  In- 
gegneri usano  opportunamente.  Col- 
locare in  linea.  Mettere  sur  una 
stessa  linea,  e  s'intende  retta  linea. 
Se  si  tratta  di  un  piano  dicesi  Uvelr 
lare ,  Mettere  a  livello. 

Allineare  è  termine  militare. 
Schierare  in  dritta  linea. 

*  ALIONZA ,  n.  f.  Specie  d'uva  di  mol- 
tissimo suco. 

ALISSANDER,  np.  m.  DRA,f.  Alessan- 
dro, m.  dra,  f. 

Sandrein,  eina,  sincopato.  San' 
drino,  Sandrina,  dim. 

ALUA  FÉ.  Affé,  A  fé.  In  fede.  Veramen- 
te. Parola  di  giuramento  per  affer- 
mare. 

Alla  fé  de  IHo  ;  a  cui ,  per  non 
usare  invano  un  nome  cosi  santo , 

.  si  sostituisce  Alla  fé  d'dis  quat- 
trein; alla  fé  de  diana,o  de  dina.'-' 
In  fé  di  Dio,  e  meglio  A  ffeddeddieci. 
Alia  buonafede. 

In  vece  di  Alla  fé,  dicevasi  an- 
cora Alla  fétta. 

ALLAGAR.  —  V.  Adaquar. 

ALLA  MUTA ,  ALLA  SURDEINA.  Alla 
mutola.  Senza  parlare ,  posto  avv.' 

ALLEGAT,  n.  m.  Non  v'ha  Allegato 
sust.  ma  si  dice  Documento  alligato. 
Alligato  poi  s'usa  addiett.,  aot^n- 
tendendosi  scrittura,  lettera,  ec.  an- 
nessa, inchiusa.  Quelle  carte  cioè, 
che  vengono  prodotte  a  prova  di 
cid,  che  si  allega. 


ALL 

AUAtMT,  ^M.  Lenio  e  Lente,  agg- 
Che  non  è  disteso  o  tirato,  o  stretto 
quanto  dovreiri)e  o  potrebl>e  es- 
serio. 

ALLÉSS,  n.  ut  I^sso,  n.  m.  La  cosa 
lessata.  Cu$raUèi$,  Far  dUèn, — 
le»Mre,  Far  lena. 

AUeuamento,  Uisatura  è  l'azio- 
ne del  lessare.  I  bolognesi  dicono 
anch'essi  alle  volte  Less,  come  in 
questa  frase  :  Dar  un  lèst. — Bislet- 
sare ,  Lessare  alquanto.  BÌ$le$$o , 
eh'  è  mal  lesso.  —  V.  BscolL 

Unomda  mettr  a  lèts  e  arroit; 
da  bo8c  e  da  rivira, —  Umho  da  ho- 
ÈCO  e  da  riviera.  Uomo  di  tutta 
botta, 

ALLGRÉTT,  ÉTTA,  Allegrozzo,  za, 
agg.  Alqnanto  allegro. 

ALLGRÉZZA,  ALLGRl,  n.  f.  Allegrez- 
za. Allegria.  Emltazione.  EstUtanza. 
Fetta.  Gaudio.  Giubilo.  Giocondiià. 
Letizia.  11  dialetto  bolognese  non  ha 
i  corrispondenti  a  tutti  questi  ter- 
mini ,  ed  a  tutti  i  loro  derivati.  Si 
osservi  però  che  non  sono  perfetti 
sinonimi. 

Allgrèzz  pinr.  Fuoco  artiflziale , 
artificiale»  artifiziato,  lavoratocene 
ii  fa  nelle  fette  d'allegrezze,  Ar- 
itone  d'allegrezza, 

AiSgnòur  i  in  daga  allgrèzza, 
sì  dice  ad  un  padre  o  ad  una  madre 
parlando  di  un  suo  figlio ,  auguran- 
dogli ^ne.  Iddio  gliene  dia  conto- 
laxione.  Veder  eontolazione  de'pro- 
pri  figli.  Vedersi  consolato  colla 
buona  loro  riuscita. 

(/no  eotta  eh*  f azza  oXtgrt,  — 
Vna  eoea  gÌMOinda,  aUegrativa. 

ALLIGAMÉINT  DU  BÓCCA.  Altega- 
mento  dei  denti.  <—  V.  AiUgar, 

ALLIGAR,  V.  Allegare  i  denti.  Quel- 
r  effetto  che  fìinno  le  cose  agre,  o 
aspre  addenti ,  le  quali  morse  quasi 
gli  legano.  DeJiniaione  della  Crusca, 
coi  seguenti  esempi  al  proprio:  U 
denti  di  daeeun  uomo,  che  maii- 
gierà  Vuva  e^ceròa,  e' ailegheran- 
no.  Quindi  U  proverb.  fai  pera 
mangia  U  padre  che  al  figUmlo 


80  Atx 

allegai dentL  Altro  veilKi  Àepreg^ 
giare,  vale  al  proprio:  Produrre 
nella  bocca  quell'effetto  die  (anno 
le  cose  aspre  a  chi  le  addenta  per 
mangiarìe»  e  quantunque  la  Crusca 
non  ràbbto  registrato  che  in  senso 
traslato  per  Proceder  con  asprezza. 
Trattar  con  asprezza,  e  contrario  dì 
Vezzeggiare,  careggiare;  si  può 
tuttavia  usare  benissimo  nel  pro- 
prio ,  e  si  trova  un  esempio  ancora 
d'  uno  degli  autori  sempre  citati 
dalla  Crusca:  Gli  gettò  una  ciocca 
di  quelle  (sorbe)  e  poi  si  rise  del 
suo  male;  perchè  una  sola  gli  o- 
spreggiò  la  bocca.  AUegr,  Ed  in  ve- 
ro abbiamo  bisogno  anche  di  que- 
sto verbo  per  la  ragione  che  sono 
per  esporre. 

Due  sensazioni  s' indicono  in  noi 
al  mangiare  le  frutta  non  mature; 
runa  di  allegamento,  di  astrìngen- 
za  6ulle  labbra,  nella  lingua,  nel 
palato,  e  nelle  parti  intenie  della 
bocca  ;  l'altra  di  dolor  pungeste 
ne' denti,  e  che  molesta  alle  volte 
assaissimo.  La  prima  è  prodotta 
dall'  assaggiare  frutta  quasi  legno- 
se, 0  altro  simile  di  sapore  astrìn- 
gente ,  come  sarebbe  il  verderame; 
la  seconda  è  causata  dal  mangiare 
le  frutta  in  istato  di  acidità.  La  pri- 
ma sensazione  è  passeggiera,  e  si 
toglie  facilmente  o  collo  sciacquar- 
si la  bocca ,  0  col  masticare  qoaJciio 
altra  cosa  tendente  al  dolce;  la  se- 
conda non  suol  scemare  cosi  presto, 
ed  alle  volte  si  rinnova  ad  ogni 
mangiar  che  si  faccia  in  seguito.  Il 
dialetto  bolognese  ha  i  due  termini 
propri  ed  equivalenti  alle  due  sepa- 
rate significazioni  suddette .  cioè 
AiUgar,  e  Spader;  AlUgof  la  bóc- 
ca ;  Spadr  i  deint.  Potreobero  an- 
che nell'italiano  servir  benissimo 
i  due  verbi  indicati  Allegare,  ed  A- 
spreggiare  ;  ma  siccome  induco- 
no la  stessa  nozione  di  astrìngen- 
la,  di  contrazione,  di  allegamen- 
to, ed  in  tale  sìsnificato  sono  sta- 
ti adoperaU  dagli  autori,  fi^eblie 


AÌX 


SI 


AU. 


(f  oopp  perdo  pre?aleni  di  im  nuo- 
vo vocabolo  eqttiìralente  al  bologne- 
se Spader,  Né  sarebbe  fuor  di  esem- 
pio r  introdurre  la  stessa  parola 
Radere, come  iotrodossero  Dante, 
il  Sacchetti,  il  Uppi  tanti  termini 
bdogoesi.  iNoD  parrà  poi  cosi  stra- 
no il  tennioe  ^ader«  se  si  \oglia 
rifleUere  che  T  orìgine  da  SfSda 
può  risvegliare  V  idea  di  lonUna 
somiglianza  a  cosa  pungente.  Tut- 
tavolu  fioche  dai  I^islatori  della 
Lingua  sia  altramente  provveduto 
ioconsiglierò  di  dire:  le  $oròe,  le 
corm.laicorza  di  melagrana  c^ 
nereggiano  la  bocca,  E  i  Umani , 
l'aceto,  e  le  frutta  acide  allegano 
idenii^S,Agher, 

^on  vo'  lasciar  di  rìferire  altro 
^erbo  registrato  dalla  Cnuca,  ed  ò 
Mk'fpm.  Produrre  quell'effetto» 
che  boDole  cose  molto  acerbe  nel  co- 
ierie mangiare.  Ma  questo  pure  ca- 
oe  sotto  la  medesima  nozione  dello 
strigoere.del  contrarre,  dell' alle- 
f^,  0  del  legare  le  parti  interne 
della  bocca,  e  cioè  sotto  quella  di 
^(ligaria  bolognese.  L'esempio  del 
■agalotti  lo  conferma:  //  $apore:un 
mtm,  che  dà  neU'amarignolo,  e 
^  a  prima  qiunta  effettivamente 
,,^m(i,(m  diserezione  però, 
ALUGHEINT,  add.  Afro;  Lazzo»  agg. 
<''»bain  sé  dell'acerbo,  dell' au- 
^.Ciriegie  afre.  Cotogne  afre. 
^«efl/rc,  e  in  generale  Frutta 
¥vEper  similit.  ÌSapore  austero 
*/te/hi«o.  — V.  Brtiw. 
^mu,  add.  Allegro,  Gaio,  Ilare, 
Wate.  Lieto.  Giocondo.  GiuUvo, 
''^io.  Festevole,  Ridente,    . 

In  boi.  non  v'  ha  alcuno  di  questi 
^Jifem  sinonimi. 

.^%Aer  per  Avvinato,  Cottic- 

^^i-'NTAR.  AUeìitare.  Rallentare,  Far 
l^lo.  £  opposto  di  Tendere.  Alien- 
f^f  la  corda,  l'arco,  ec. 
Alfrédd  s'è  aUintd,  —  Il  freddo 
«  e  «lilìjfoto.  Il  tempo  addolca,  o 
ttktóofco. 


Uoìiamt  opposto  di  fhran,  è 
quasi  identico  di  Attentare.  Mollare 
la  corda.  Ma  non  sempre  si  riferi- 
sce alla  tensione.  Mollare  la  barca 
attaccai!^  cUta  epiaggia.  Mollar  la 
veste  per  lasciarla  cadere.  —  F. 
Amullar. 

ALUV«  n.  m.  AlUevo,  n.  m.  Quegli 
ch'ò  educato  con  alimenti,  o  am- 
maestramenti. —  V.  Scular. 

ALLIVAR.  —  V.  ArUvar, 

ALLIVAZZ,  n.  m.  Germòglio.  Allievo 
di  pianta. 

ALLÒN.  (dal  fir.  AlUnu).  Animo;  Via: 
Su  via. 

ALLÓURA,  aw.  Allora,  aw.  In  quel 
punto.  Allora  che,  e  Allorché  si  di* 
ce  benissimo,  non  cosi  Allorquando 
ma  I^uttosto  Allora  quando.  In  quel 
tempo  nel  quale.  ^ 

D' allóura  in  za.  —  D' allora  in* 
nanzi.  Di  là  in  qua.  D' allora  chCm 

ALLOZ.  —  V.  Abitaziòn. 

ALLUGAR,  V.  Allogare,  Allocare,  o 
Locare,  Collocare,  v.  Mettere  una 
cosa  ai  suo  luogo. 

*  Allugar  una  eossa.  -->  Ripotre. 
Chiudere  e  serrare  alcuna  cosa  per 
conservarla. 

Allugar  un  a  buttèiga ,  o  a  ser" 
vir.  •—  Allogare,  o  Accotidare  uno 
a  bottega,  o  a  servigi, 

Allugar  una  ragazza.  —  Alloga^ 
re  una  fanciulla.  Darle  marito. 

Allugars'  in-t'un  impieg.^^  Allo- 
garsi  in  un  impiego,  carica  o  uffizio. 
Turnar  a  allugar.  —  Rilogare. 

ALLUIÀ,  add.  AUogUato,  agg.  Basoso 
e  stupidito  dall'  aver  mangialo  lo- 
glio. E  per  mei.  Stùpido, 

Siv  alluid?  Modo  di  dire  scher- 
zosamente con  chi  non  connette  be- 
ne. Siete  pazzo  ? 

ALLtiM  D'ROCA.  —  V.  Lùm. 

ALLUVIÓN.  —  V.  Inondazìòn, 

ALLUZAR,  V.  Alloggiare;  Albergare. 
Ricevere  ad  albergo.  Ospiziare.  Ri- 
cevere in  casa. 

Alloggiare  vale  ancora  stare  ad 
albergo.  Prendere  o  avere  alloggia- 
mento. 


AL 


33 


AL 


Aìktxzar  aUa  prèma  uttari  eh' 
9'irova,  flg.  Non  cercare  o  non  vo- 
ler saper  più  in  là.  Alloggiare  alla 
prima  osteria, 

ALHANC;  SE  NON  ALTER,  atv.  Alme- 
no, Almanco.  Per  lo  meno.  Al  me- 
no.— Se  non  alter.  Nonché  altro,  avv. 

ALÒ,  np.  m.  Eltgio,  m.  Alò»  ed  anche 

'  Lo  dicesi  dal  tolgo  per  corrazione. 

ALOISA  >  e  tolgarm.  ZEDREINA.  n.  f. 
Aloisa,  n.  f.  Arbusto  de' giardini 
cbe  ha  odor  di  cedro ,  ora  comunis- 
simo, ma  più  comune  nel  suolo 
americano  natio ,  oye  nasce  sponta- 
neo sui  monti.  Da' Botanici  è  detta 
Verbéna. 

ALSADURA,  n.  f.  Radore,  n.  m.  Segni 
nel  panno  per  cui  apparisce  meno 
fitto ,  a  cagione  di  essersi  frusto  in 
quel  luogo.  —  Y.  Lèis.  —  V.  Frasi. 

■  V.  Scciarinzana. 

ALSARS',  V.  Esser  '»«o;  Divenir  liso, 
cioè  logoro.  Logorarsi.  E  dicesi  di 
panno  divenuto  meno  fitto  a  cagio- 
ne di  essersi  frusto.  —  V.  Lèis. 

ALSi ,  n.  f.  Hanno,  n.  m.  Lisciva,  n.  f. 
Acqua  nella  quale  s'è  fatto  bollire 
della  cenere  —  V.  httgà. 

ALT,  TA,  add.  Alto,  ta,  aggiunto  a 
quegli  oggetti  locali  che,  per  espres- 
so o  sottinteso  rapporto ,  sono  rife- 
rìbili ad  altri. posti  al  basso,  ed  è 
contrario  di  Basso. 

11  comparativo  di  Alto  è  Superio- 
re, lì  superlativo  è  Supremo,  cioè 
Altissimo. 

Guardar  d*  alt  in  bass.  —  Far  gli 
occhi  grossi.  Star  sul  grande.  An- 
dar sostenuto. 

Star  alt  inrt-al  prezi.  —  Stare 
in  sul  tirato.  Vender  caro  le  sue 
merci. 

Alzar  la  mira,  vale  Portar  alto  le 
sue  pretensioni. 

Far  alt  e  bass. —  Padroneggiare. 
La  pasqua  vein  alta,  o  bassa,  dal 

'  francese  Le  jour  de  Pàque  est  haut, 
per  dire  che  vien  tardi  ,*  i7  est  bas , 
per  dire  cbe  vien  più  presto.  Il  gior- 
no di  Pasqua  vien  tardi,  o  pur  di 
buon'ora. 


*  ALTAR,  n.  m.  Altare,  n.  m.  . 
ALTAROL,  n.  m.  Altarino,  Altarello, 
dim.  di  Altare. 

Dscruver  di  altaru,  •—  Scoprir 
gU  altarini.  Dir  cose  che  altri  vor- 
rebbe che  si  tacessero. 
ALTÈA,  n.'  f.  pianta  cosi  chiamata 
da'  nostri  giardinieri ,  è  V  Ibisco, 
da' Botanici  Ibiscus  syriacus.  L'AI- 
thea  de 'Botanici  è  la  Bismalva,  Al- 
cea  o  Malvavischù). 
ALTER,  (dal  Lat.  Alter)  Altri;  pro- 
nome, primo  caso  del  numero  sin- 
golare posto  sustant.  Altr'uomo;  al- 
tra persona.  Né  voi  né  altri  mi  po- 
trà dire. 

Talora  chi  parla  poi^e  in  terza 
persona,  intendendola  per  la  prima, 
ciò  che  non  viene  usato  in  bologne-  i 
se.  Io  ve  lo  dico  a  fin  di  bene ,  per- 
chè altri  non  vorrebbe  poi  aver 
cagione  di  adirarsi.  Altri  sta  qui 
per  Io.  (cosi  dice  l'ab.  Alberti). 

Si  riduce  pure  al  primo  numero. 
Altri  che  per  altra  persona  che; 
Niun'  altra  persona  fuori  che:  p.  e. 
E  cM  m' inganna  altri  che  me  stes- 
so? Niun  altro,  che  si  dice  nel  me-  i 
desimo  significato  e  numero.  Niuìio  , 
ne  sapea  il  diritto  vero  altri  che  il 
padre  loro. 

Alter,  ^ra,  add.  Altro,  tm,  agg. 
'  Talora  ha  forza  di  sustantivo  e  usasi 
neutralmente,  e  vale  Alttxs  cosa. 
Ai  voi  alter.  —  Vi  vuol  altro. 

Altrui  vale  quanto  Altro,  ma  non 
ha  relazione  se  non  ad  nomo. 

Altrui  si  pone  anche  in  forza  di 
sustantivo.  Non  si  deve  torre  la  ro- 
ba altrui.  -—  En'  torr  la  robba  d'al- 
ter. 

Magnar  ai  pan  d'alter. "—Man- 
giare l'altrui  pane;  o  logorare  del-    I 
l' altrui. 

Altrui  regolarmente  non  s' adope- 
ra nel  caso  retto.  Non  dir  male  d'al- 
trui. Non  aver  odio  d' altrui.  L'in- 
finita speranza  uccide  altrui. 

Alle  volte  si  suol  lasciare  il  segno 
del  secondo  e  del  terzo  caso.  Più 
l'altrui  fallo  che  il  mal  suo  dee  do- 


AL 


33' 


AH 


lere.  La  fortuna  H  tuoi  fan  intùn- 
tro  altmi  eon  viso  Heto. 

Al  né  dòn  da  alter  che  d'Uwar 
el  teudéll.  ^-  Non  è  da  altro  che  da 
lavar  te  scodette. 

Oh  alteri  coir  amminzioiie ,  Di 
là:  cioè  Assai  più;  Molto  più;  In 
oftre. 

Da  alter  lug.  D'altra  part  —  Al- 
tronde; D'altronde,  vale  anche  Fuor 
che.  Da  altra  cagione. 
ALTTIRA,  n.  f.  (Dovrebbe  scriversi 
LelUra).  Leltiera,  n.  f.  L'incassatu- 
n  di  legno  cbe  contiene  il  letto. 

lettiera  dicesi  anche  quella,  che 

io  boi.  si  chiama  Tttira. 

AVfX,  n.  1  1  lavoratori  di  terreno  in 

Toscana  chiamano  Anguillare,  n.  m. 

e  al  pluT.  Anffuillari  ,.qiae\  diritto  e 

lai)go  filar  di  viti  legate  insieme  con 

pali  e  pertiche ,  per  lo  più  nelle  vie 

e  viottole  delle  possessioni. 

Pancata  si  dice  anche  a  due  an- 
gmìktri  di  viti  posti  vicino  l'uno 
all'altro. 
ÀLZ,  n.  m.  Taccone,  n.  m.  Pezzo  di 
suolo  che  s'appicca  alle  scarpe  rot- 
ta. 

ìlettr  un  alz  in-Uuna  scarpa,  — 
Mettere  un  taccone  alle  scarpe.  Met- 
tere un  pezzo  di  cuoio  onde  alzare  il 
csÀcagnino  della  scarpa. 

Ahaia  e  Alzamento,  nell'uso,  di- 
cesi da*  calzolai  a  que' pezzi  di  cuo- 
io, cbe  mettonsi  sopra  le  forme  per 
ridurre  le  scarpe  alla  necessaria  mi- 
sura. 
*  ALZANA.  —  V.  Anzana. 
ALZAR,  V.  Alzare,  v.  Innalzare.  Sol- 
levare.  Elevare. 

Alzar  purassà.  —  ^innalzare. 

Alzar  un  poc.  *— •  SolkUzare. 

Tamar  a  alzar.  •—  Rialzare, 
ALZIR,  add.  (Dovrebbe  scriversi  Leisir). 
Leggiero,  ra,  agg.  Leggieri ,  Leg- 
giere. Lieve,  agg.  d' ogni  g.  Di  poco 
peso.  Contrario  di  Grave,  pesante. 

leggiero  vien  preso  per  Snello, 
Spedito,  Veloce,  Destro. 

Ed  ancora  per  Incoatantet  Volu- 
tdle. 


Téita  cMr^.  -^  Alquanto  seemo 
di  cervello. 

Andar  cUzir.  — »  (kanminarteggier 
leggiero, 
Sònn  alzir.  — -  Sonno  delicato, 
ALZIRÉZZA,  n.f.  Leggerezza  e  LeggiC" 
rezza,  n.  f. 

Torr  su  una  cossa  cun  alzirèx^ 
za.  <—  Prendere  checchessia  legger' 
mente,  leggiermente. 

Càn  una  gran  alzirèzza.  <—  Leg» 
gerissimamente  e  Leggierissima^' 
mente. 
'  ALZIRIR,v.RS\v.p.  Alleggerire,  si,  Y. 
AMABIL,  add.  Amabile,  agg.  d'o.  g. 
Degno  d' essere  amato ,  ed  Atto  ad 
essere  amato. 

Vein  amabil  —  Vino  amabile, 
vale  Vino  che  pende  piuttosto  al 
dolce.  Il  vino  eia  piuttosto  amalHle, 
che  austero,  crudo  e  brusco. 
AMACCIAR,  V.  Macchiare.  Imbrattare. 
Sozzare.  Lardare.  Insudiciare;  e 
'  Macchiarsi,  Lordarsi,  ec. 

Amacciars*.  •—  Macchiarsi ,  Brut-' 
tarsi  con  macchie. 
AMA  Di,  np.  m.  Antodio;  Amedeo;  A» 

maddio;  Amidèo;  Amadigi. 
AMALGAMAR,  v.  Amoi^/amare.  Com- 
binare il  mercurio  con  un  metallo. 
Non  è  di  buona  lingua  V  adope- 
rarlo figurai,  per  Confondere ,  Uni' 
re ,  Comporre  insieme  le  cose ,  gli 
affari ,  ec.  quantunque  conumemen- 
te  si  usi. 
AMALIA ,  np.  f.  Amalia ,  f. 
AMAR ,  V.  Amare ,  v.  U  verbo  Amar 
non  è  molto  usato  dai  bolognesi» 
essi  dicono  piuttosto  Vièir  bein. 

11  part.  atL  Amante  si  volge  in 
boi.  in  Mròus.  —  Amoroso.  Inna- 
morato. 
AMAR,  RA,  add.  Aman>,  am,  agg. 
Contrario  di  dolce. 

Dvintar  amar.  >''' Amareggiare , 
V.  Divenir  amaro.  Inamarire. 

Far  dvintar  amar.  —  Amareg- 
giare ,  v.  a.  Render  amaro. 

Amareggiare  si  usa  anche  Ggur. 
per  Tormentare ,  affliggere. 
AMARANTÒI,  n.  m.  Amarantòide,  n. 


AH 


34 


t  Sorta  di  flore  da  giardino  color 
d'amaranto,  che  conserva  la  sua 
vivezza  ancorché  secco.   - 

AMARÉTT,  ÉTTA,  add.  Amaretto,  et- 
.  ta;  Amarùcdo,  uccia;  Amarogno- 
lo, ola,  age.  Che  partecipa  dell'a- 
maro.  Che  ha  un  poco  d' amaro. 

AMARINA  ,  add.  Marinato,  ala,  agg. 
Pesce  marinato.  —  V.  Amarinar. 

AMARINADURA ,  n.  f.  PÉSS  AMARINl. 
Marinato  sust.  Pesce  marinato.  Di- 
cesi ancora  T  azione  dei  marinare. 
Una  bona  marinadura:  né  io  te- 
merei nel  dire  Marinatura  con  to- 
ce  di  regola. 

AMARINAR, /faWnare,  V.  Conciare  il 
pesce  fritto  stivandolo  in  barile  o 
altro  vaso. 

Marinare,  vale  ancora  provvede- 
re la  nave  di  marinai,  con  altra  vo- 
ce Ammarinare. 

Marinare  ha  pure  un  altro  signi- 
ficato.—  V.  Vugar. 

*  AMASAR,  V.  Compiere  e  Compire,  v. 
Più  usitato  è  il  partic.  Amata, 

AMBASSADÓUR  e  IMBASSADÓUR.  Am- 
batciadore»  e  Ambasciatore ,  e  Imr 
batciadore ,  n.  m. 

Ambassadòur  en*  porta  péna»  «— 
Àmbasciadore  non  porta  pena. 

A  i'épers  al  mets  e  l'imbatta- 
dòur.  —  Non  toma  né  il  messo,  né 
'l  mandato.  Non  viene  né  il  cercai 
io,  né  il  cercante. 

Diversi  altri  nomi  sono  sotto  que- 
sta categoria,  che  hanno  afiini  si- 
gnificati, de' quali  daremo  le  pro- 
prie spiegazioni ,  per  conoscerne  le 
differenze ,  abbenchè  al  solito  gli 
autori  abbiano  qualche  volta  ad- 
operato Tuno  per  l'altro  vocabolo. 
Legato,  n.  m.  dal  Lat.  Legatus, 
(Boi.  Legat)  fu  in  origine  designa- 
to per  Colui  che  da  altri,  e  spe- 
dalnusnle  da  qualche  superiore  aur 
torità,  era  incaricato  dell' esegui- 
mento  di  alcuna  privata  o  pubblica 
commissione.  Ma  siccome  questa 
nozione  nell'uso  moderno  viene  ap- 
plicala al  nome  di  Delegato,  cosi  a 
quella  di  Legato  non  rimane  che 


AH 

r  aocoBaorla  di  nome  personale  per 
qualificare  que' Cardinali  che  dalla 
sede  Pontificia  Romana  sono  man- 
dati al  governo  delle  Provincie,  od 
alle  corti  de'  Principi ,  in  via  di  sta- 
bili Ministri. 

Prolegato,  o  Vicelegato*  Quegli 
che  fa  le  veci  di  Legato.  (Boi.  Pro- 
legat.  Vixelegal)» 

Delegato,  (Boi.  Delegai).  Quan- 
tunque dalla  Crusca  sia  registrato 
semplicemente  per  aggettivo  da  de^ 
legare,  ristretto  Al  Giudice  ch'i 
deputato  dal  Principe  al  giudiào 
di  una  causa  particolare,  o  al  Giu- 
dice della  causa  commessa;  ogni 
persona  può  nondimeno  essere  d^ 
legata,  alle  commissioni  di  qualun- 
que sorta  di  oggetti  amministratiTi, 
e  politici.  Questa  voce  in  oltre  si 
prende  sustantivamente ,  come  si 
rileva  dal  secondo  esempio  riferito 
dalla  stessa  Crusca:  Può  il  Deltgato 
iscomunicare  di  seomumcaàoM 
maggiore,  ec.  In  fine  il  vocabolo 
Delegato,  applicato  a  persone, pQ^ 
figurare  come  nome  di  dignità  o 
carica:  p.  e.  Begio  Delegato  di  ffo* 
vincia;  Delegato  pel  Culto;  DeUgor 
io  del  Censo. 

Ambasdadoìv ,  ed  anche  Amf^ 
sciatore,  n.  m.  è  voce  ora  indican- 
te Un  qualificato  soggetto,  che  da 
un  Sovrano  é  inviato  ad  altre  Corli 
per  trattare  in  di  lui  nome  affan 
di  Stato,  0  per  risiedere  prcuoìe 
stesse  CortirappresentandoUiV^' 
sta  del  proprio  Sovrana.  La  moglie 
dell'  ambasciatore  è  detta  ÈS^ 
sciatrice. 

Nunzio  0  Nuneio  e  Legato,  dicon- 
si  gli  Ambasciadori  del  Papa  (Boi* 
Nùnzi.)  Nunzio  gener.  vale  Jfc«W 
gere.  Nunzio  celeste  dicesi  all'ila 
cangelo  Gabriele. 

Messaggiere,  Messaggiero,  Meno, 
Messaggio ,  è  nome  generico  di  per- 
sona inviata  altrove  per  compiere 
qualunque  siasi  commissione.  (Boi* 
Méss). 

Inviato.  Poca  differenza  trovasi 


AH 


SS 


fra  Inviato,  ed  Ambatclatope,  te 
non  che  VInmato  dou  comparisce 
che  semplice  agente  aatorìziato  soK 
Unto  0  alia  tratUUva  di  un  partico- 
\m  afiare,  o  come  esecatore  di 
ODO  speciale  complimento,  non  as- 
suneodo  ima  generale  rappresen- 
Unia  del  proprio  Somno,  la  quale 
èonicamente  riservata  all'Ain^a- 
KMwJore.  (Boi.  intnd). 

%wtoto ,  n.  m.  I  deputati  sono 
persone  mandate  da  società,  o  cor- 
pi per  parlare  0  trattar  d'affari  in 
iorottome,  e  possono  essere  indi- 
nzati  anche  a  de'  Sovrani ,  ma  non 
banno  potere,  né  possono  parlare 
che  a  Dome  defle  società ,  che  gli 
hanno  spediti.  (Boi.  Deputa). 

lAcaHoato  è  voce  presa  dai  fran- 
cesi Chargé  de»  affcUres»  ed  equi* 
vale  a  ìuoiato.  Presso  alcuni  gover- 
Jii  questi  inearicatt  si  chiamano  al- 
^i  CoHsoH.  n  Coruoìo .  o  Coruole 
^^nneia  residente  ec.  (BoL  /nco- 

Mimtro  significa  generalmente 
Colmcheha  il  maneggio  o  l' ammi- 
nistrazione delle  cose  U  Ministro 
^'beni  aUodiaU  del  Principe,  ec. 
Ha  quando  il  nome  JMinMtro  è  ap- 
plicato ad  affiirì  pubbUci  o  politici . 
|Q  ^ora  assume  la  significazione 
a  Imrmto  d'affari ,  o  di  Amba- 
*<^fiion,  come  il  Ministro  di  Fran^ 
««,  1/  Ministro  di  Spagna  presto 
w  corte  di,  ec.  :  o  finalmente  di  Co- 
1^  direttore  di  qualche  pubblico  uf- 
fi^o,  come  il  Ministro  di  Guerra»  il 
«««IrodeM'  Interno»  ec.  (Boi.  Mi- 
^tter. 

AMBIÉINT.  n.m.  (da  AmbitusUi.) 
J;»«?wto,  e  nel  linguaggio  comune 
JwtMito.  Compreso,  Ambito,  Giro, 
Precinto,  n.  m.  Compresa,  n.  f.  Gi- 
ro che  comprende  un  grande  spa- 
«0,  p.  e.  Del  compreso  giro  della 
^^ifi  non  troviamo  cronica,  che  ne 
faccia  menzione.  Recinto  dicesi  per 
Jjogo  chiuso.  In  boi.  la  voce  Am- 
^«<  è  generica,  e  si  usa  per  lo 
pia  patlaado  di  luogo  chiuso  da 


muri»  pftHa  di  fihbricito»  che  Don 
abbia  nome  appropriato.  Si  dirà, 
per  esempio,  Vn  bèli  ambièhU  sia 
per  significare  Una  camera  grande, 
sia  per  Una  bella  sa^  —  Un  quar^ 
tir  ch'hadòds  ambieint.  —  Vn  op- 
partamenlo  composto  didodiei  «fan- 
xe  0  camere,  e  fra  queste  si  eom- 
prenderà  Sala,  Salotto,  Gabinetto , 
ec.  —  y.  Stanzia. 
AMBIGLI,  n.  m.  (  Dal  Fr.  Ambigu).  De- 
sco Molle.  Una  spezie  di  colezione , 
0  di  cena  senza  appaiecchio,  o  tale» 
che  non  può  dirsi  né  cena ,  ne  desi- 
nare. Perciò  Trovarsi  a  desco  mol" 
te,  vale  Ritrovarsi  a  mangiare  sen- 
za apparecchio ,  e  talvolta  senza  to- 
vaglia ,  che  i  bolognesi  dicono  A  la 
fourchette,  preso  pure  dal  francese. 
AMBROS ,  np.  m.  Ambrogio,  m. 
AMDÀN,  n.  m.  Amedàno,  Ontano,  Al» 
fto .  n.  m.  Albero  di  legname  bian- 
co ,  che  alligna  piii  nel  monte ,  che 
in  plano. 
AMICO,  np.  m.  Amico,  np.  m. 
AMIG,  n.  m.  GA,  n.  f.  Amico,  n.  m.  ea, 
n  f. 

Una  coesa  da  amig,  ^  Una  cosa 
da  amico. 

A  v'ho  serve  da  amig.  '^  Vi  ho 
servito  dcUl*  amico,  cioè  da  amico. 

Amico  in  ital.  si  usa  anche  addiet- 
tivo,  e  vale  Frospero,  Fctusto,  Fa' 
vorevole.  Avventuroso,  Grazioso, 
Destro.  Vale  ancora  Utile,  Giovevole, 
Confacentc ,  che  in  boi.  si  direbbe 
ex  gr.  L'è  un  vdn  ch'ai  stomg  l'ab- 
brazza  —  £ttti  vttio  amico  dello 
stomaco, 

Amicabile,  Amichevole,  Concer- 
nente ad  amico.  Cosi  Amicamente, 
Amichevolntbnte ,  Amicaòilmente , 
sono  tutte  voci  per  le  quali  il  dia- 
letto bolognese  manca  d'equivalen- 
ti, e  per  esprimerle  si  adoperano 
delle  perifrasi. 

Gran  amig,  -—  Amico  intrinseco, 
intimo.  Ed  anche  intimo  sust. 

Fàrs'  amig,  —  Amicarsi. 

Noteremo  che  i  francesi  usano  la 
voce  Ami  per  lu  termine  di  fami- 


AH 


36 


AM 


gliariU:  Bùnjaur,  mei  amit;  Tfent 
nwnami;  TravaiUez,  mes  amis; 
e  nel  femminile  M*amie.  Gl'italiani 
usano  più  SFolontieri  Buontiomo, 
opure;  Caro,  mio  caro  e  simili. 
Addio,  cari*  Tieni,  caro;  Lavorate, 

■  buon  uomo,  buona  gente:  ec.  I  boi. 

-  adoperano  la  parola  Cheriatur,  p.  e. 
Adi ,  Bòa  de ,  eheriatur ,  ec. 

Amig  pr'  interésf.  —  Amico  da 
bonaccia.  Amico  di  buona  yentara. 
J  amig  s'cgnossnalbisogn. — Cor 
lamità  scuopre  amistà. 

AMIGARS'«  —  y.  Amizézia. 

AMIGÒN,  n.  m.  Grande  amico.  Ami- 
cissimo. Amicone  è  yoce  fiorentina. 

AMIZÉZIA ,  n.  f.  Amicizia,  n.  f.  >lmt- 
stade,  e  tronco  Amistà.  Affetto  che 
si  porta  ad  mia  persona ,  ed  è  per 
lo  più  scambievole. 
•  Pati  dar  e  amizézia  lunga.  — 
Patto  chiaro ,  amico  caro.  Conti 
chiari,  amici  cari.  Patto  chiaro, 
amicizia  lunga, 

Quattrein  e  amizézia  fon  stari  la 

giustézia.  —  Il  martello  d'argento 

rompe  spesso  le  porte  di  ferro.  Ser 

Donato  dà  in  capo  a  ser  Giusto. 

Far  amizézia,  amigars''.  —  Ami- 

•  carsi,  tnamislarsi.  Strignere  ami- 
cizia. 11  contrario  è  Nimicarsi.  Ini- 
tnicarsi. 

Romper  V  amizézia.  —  Discucire 
r amicizia,  figurai.  Distaccarsi  dal- 
l' amicizia.  —  V.  Inclinaziòn. 

AMMACCA ,  add.  —  V.  Ammaccar. 

AMMACCADURA ,  n.  f.  Ammaccatura , 
D.  f.  Ammaccamento,  n.  m.  L'am- 
maccare; ed  anche  il  segno  della 

'    cosa  ammaccata ,  o  acciaccata. 

Fars'  un'  ammaccadura  in-t^un 
did.  —  Pigliare,  o  forsi  un  gran- 
chio a  secco:  sì  dice  Dello  strigner- 
si  un  dito  tra  due  cose ,  come  tra 
legno  e  legno,  sasso  e  sasso:  e  per 
quella  strignitura  il  sangue  ne  vie- 
ne alla  pelle.  I  Medici  dicono  Con- 
tusione, e  con  voce  greca  Echimosi. 
Quindi  Contundente,  agg.  d'ogni  g. 
si  dice  di  strumento ,  che  acciacca 
senza  taglio  o  ferita,  ma  solamente 


ammaccando,'  come  là  xa  bastone, 
o  mazza. 
AMMACCAR,  v.  Ammaccare,  v. Molti 
verbi ,  tanto  nel  dialetto  bolognese 
che  nella  linsoa  italiana ,  sono  cosi 
aflSni  di  significato ,  che  si  sogliono 
indifferentemente  adoperare  nell'u- 
so comune.  Daremo  il  valore  di  cia- 
scuno aflBnchè  siano  collocati  a 
proposito. 

Ammaccar.  —  Ammaccare:  h 
due  significazioni  tanto  in  boi.  cbe 
in  ital.  1.0  Quella  di  Percuoterti 
corpi  in  modo  da  alterarae  la  su- 
perficie solamente:  come  Ammac- 
care il  viso  ad  uno.  Ammaccare  fi- 
na palla.' Una  pera  ammaccata  ec 
2/>  Quella  d'infrangere  e  Frantu- 
mare i  corpi,  come  Ammaccar  m- 
d,  coccole,  ec.  La  Crusca  non  porti 
tal  distinzione,  e  dà  questa  sempli- 
ce definizione  :  Ammaccare,  Àceiac- 
care:  Alquanto  maaco  cbe  iofi^o- 
gere.  Gli  esempi  recati  sono  del 
primo  significato.  I   suddetti  due 
verbi  esprimono  Soppestare,  pesta- 
re alquanto:  ecco  dunque  tre  voci 
sinonime  Ammaccare:  Acóaccort; 
Soppestare.  Acciaccarsi  éìeepì  piii 
comunemente  de' metalli.  (Jn  ce 
zèider  tùtt  ammacca.  —  Una  tee- 
chia  di  rame  acciaccata* 

Pisiar.^  Pestare:  ha  anche qoj; 
sto  verbo  due  significati  l'ooodi 
Premere,  e  l'altro  di  Percitoteit, 
per  ridurre  in  polvere.  Qnado  ^ 
usa  nella  prima  significazioDe.uiO' 
ra  è  sinonimo  di  Premere,  H^' 
Calcare,  Pestar  co' piedi,  Calpeita- 
re.  Pestare  i  piedi.  {Pistarsuinrt-un 
pé).  Quando  si  adopera  nel  secondo 
senso ,  allora  differisce  da  questi  ed 
è  più  che  Ammaccare.  Pe^to^w 
salsa  :  Pestare  il  cornino  ec. 

Infranzer.  -^Infrangere,  e/>««' 
gere,  de' quali  parleremo  alia  voce 
Rowwer.  V 

Asquizzar,  AsfrUtlar.  ^  Sc^ac- 
dare.  Dalla  Crusca  vien  defiaiw 
Rompere,  o  Infrangere,  ed  t  p 
proprio,  che  d'altro,  delle  em* 


AHfM  37  AMM 

che  hanno  gìucio.  QaesUdettotiio-l  AMMALA,  add.  Àmtnalatos  MùMo» 


ne  si  confonde  eoo  quella  dì  Acciac- 
care. La  vera  spiegazione  parmi  qw' 
i\^  Comprimere  fortemente  un  cor^ 
pò  ioUdo  sopra  un  altro  meno  <o- 
liào,  a  quale,  dal  peso  o  dalla  for- 
xa  (Ul  primo  »  perda  la  primiera  fi- 
suro.  Le  voci  bolognesi  differiscooo 
OD  poco:  la  prima  Asquizzarè  pro- 
pria delle  cose  morbide  e  succose; 
Amixzar  una  pèira,  l'u,  ec.  — 
Sclùae.iare  una  pera:  Pigiar  l'uva, 
ec.  Asfìintar.  —  Ridurre  a  fòggia 
(fi  Friltella.  La  voce  Affriltellare 
italiana  non  è  ad  essa  corrìspou- 
dente,  perchè  vale  Cuocer  le  uooaì 
nelia  padella,  che  in  boi.  dicesi 
hrdieergheU, 

^iincear.  —  Premere;  Compri' 
yere; Cateore;  Pigiare,  voci  che 
bauDo tutte,  dal  piìi  al  meno,  la 
sigDificaziooe  di  Aggravar  cota  so- 
pra cosa.  Pigiare  però  viene  parti- 
colarmente appropriato  alle  uve. 
%'ar  le  uve  per  fare  il  vino, 

Striccar,  —  Stringere,  e  Strigne- 
^>  vale  comprimere  fortemente. 
mtriììgere  ,  signiOca  Strignere 
aaggjoiinente  e  piii  forte. 

Ammaccar  l'urisma,  detto  figur. 
^  fare  altrui  uno  smacco, 
ÀHMACCARUNAR,  v.  Figur.  Jngar- 
,  Jj^^a».  Imbrogliare, 
™aguu.  add.  (Lato-  Assodato, 
1  uF  ■"  ^'  Ammagulars'. 
AMMAGUUMÈINT  DEL  LATI.  Asso- 
amento  del  latte  nelle  poppe,  Rap- 
Pigliamento,  Coagulazione. 
AMMAGULARS*  AL  LATT-  Assodarsi 
^  latte  neUe  poppe.  Rappigliarsi  « 
Coaguiaisl. 

^MHMA.add.  Ammagliato,  Magliato. 
^f^'  ^68-  Legato  stretto.  Per  mag- 
gior forza  iu  boi.  dicesi  Strétt  am- 
mata. 

Amrmiato,  vale  Coperto  di  rami 

ffonauii. 

"^MAIAR.  Ammagliare,  v.  Legare, 
^ingnere  fortemente.  Ammaliare, 
vale  Fare  q  dare  delle  malie.  Am- 
ftwìorsi.  Ornarsi  di  fipri- 


ta,  agg.  Infermo, 
AMMALADÉZZ.  add.  VaklMdinarUK 
Infermiccio.  Malaticcio,  lufcrmuC' 
do.  Cagionevole,  Ammalaticcio  ; 
ammaUàtuccio, 

Malsano,  Non  ben  sano.  Lo  stato 
di  quel  corpo  che  ha  un  principio 
particolare  di  malattia,  e  che  ne 
prova  sovente  gli  effetti.  (  Boi.  ifa(- 
san). 
AMMALARS',  v.  Ammalare  •  Ammo' 
tarsi.  Infermare  e  InfermarsL  Ca- 
dere infermo. 

Viene  anche  usato  in  senso  attivo 
Ammalare,  per  Rendere  infermo  » 
che  1  bolognesi* dicono  Far  amma* 
lar,  p.  e.  Varia  cattiva  l'ha  fati 
(unma/ar.— •  L'aria  insalubre  lo  ha 
amtnalaio. 
AMMANGANAR,  T*  Arrandellare ,  v. 
Proprianàente  stringere  con  randel- 
lo le  funi,  colle  quali  si  legano  le 
some.  E  anche  più  estesamente  vaia 
Legare  stretto  con  qualsivoglia  cosa. 
La  voce  bolognese  viene  da  Manga' 
néll,  e  fecendo  uffizio  di  mangano,  ò 
parola  più  adattata. 

Ammangan(jur  o   Manganar,  — 
.  AfaiHjfanarc.Soppressare  i  panni  col» 
la  macchina  »  che  chiamasi  Manga^ 
no.  —  V.  Manghen ,  e  Manganar, 
AMMANNV,  n.  m.  Ammamiimenlo,  Am» 
manmme ,  n.  m.  Lo  ammannire.  Ap- 
parecchio. 
AMMANNVAR,  v.  (da  Ammannare  anti* 
co)  Ammannire,  Preparare,  Apparto" 
chiare.  Mettere  all'  ordine. 
AMMASSAR.  V.  AMMUCGIAR. 
AMMATTÉ^  add.  Ammattito,  Impazzito, 

Impazzato. 
AMMATTIMÉINT»  n.  m.  Impazzimento, 

Impazzamento,  Lo  'mpazzire. 
AMMATTIR ,  v.  AmmaUire,  Immature. 
Impazzare,  Impazzire,  v.  n.  Divenir 
matto. 

Far  ammattir,  —  Aminattire,  Far 
divenir  matto.  — -  V.  Afa^^ 
AMMAZZARE,  add.  (Pan).  Ammazzerà- 
to.  Mazzero,  Pane  àzzimo,  mal  lièvi- 
to 0  lievitato  e  sodo. 


AMM 

AMMAZARIRS*.  y.  AtnmaixeranL  As- 
sodarsi *  indurirsi,  e  dicesi  della 
pasta  quando  si  secca  da  sé. 
'AMMAZZA,  nf.  {d'purzi),  Ammaz- 
Tomento,  nm.  (di  porci  o  maialt). 
Quella  quantità  di  maiali ,  chìs  si 
scannano  In  una  yolta  dai  pizzica- 
gnoli. 
•  AMMAZZAMÉINT  ,  nm.  Ammazzar 
mento,  nm.  UccMone,  nf.  Ammaz' 
zaméinU  fig-  per  Pena,  ¥a$ttdio. 
Fatica. 
AMMAZZAR,  v.  Uccidere,  è  preso  nel 
significato  stesso  del  verbo  latino 
uccidere,  e  Vale  Privar  di  vita  gli 
esseri  animati. 

Affini  al  verbo  Uccidere  9ono  mol- 
ti altri  verbi,  che  andrò  noverando, 
per  mostrarne  la  differenza  prove- 
niente dalle  diverse  azioni,  che 
annientano  gli  animali. 

Accoppare ,  Uccidere  gli  animali 
col  percuoter  loro  la  coppa.  Accop* 
pare  i  buoi.  (Boi.  Accuppar.) 

Ammazzare.  Uccidere  colla  maz- 
za. 

Scannare.  Uccidere  gli  esseri  a- 
nimali  col  tagliar  loro  la  canna  del- 
la golai  Scannar  gU  agneUiJ  polii. 
(Boi.  Scannar.)  Quindi  Scannatoio 
dicesi  al  luogo  dove  si  scannano  i 
porci. 

Decapitare,  Decollare.  Troncare 
il  capo,  il  collo.  Ma  dicesi  de' soli 
uomini.  (Boi.  fatar  la  tèsta.) 

Trafiggere.  Trapassare  da  un 
canto  all'altro.  Ferire  con  arma  da 
punta.  Quando  un  ferito  per  tale 
puntura  rimane  morto,  si  dice  Tra» 
'  fitto.  La  trafiggitura  non  è  però 
sempre  mortale ,  e  si  dice  ancora  : 
La  trafittura  delle  mosche. 
Trucidare.  Uccidere  crudelmente. 
Massacrare  e  Massacro ,  come 
provenienti  dal  francese  Jfa^socrsr, 
e  Ma8S(wre,tìon  sono  stati  ammessi 
dalla  Crusca;  ma  resi  ormai  comuni 
in  tutta  Italia,  né  trovandosi  altri 
equivalenti  precisi ,  aspetteremo 
che  siano  introdotti  nel  dizionario 
coli' esempio  d'un  qualche  scritto* 


38  AMX 

te  moderno  accreditato.  Vale  Foir 
strage,  e  scempio  degli  ttomtm. 
particolarmente  nette  battagìk,  e 
per  lo  pili  corrisponde  alb  finse  Ì9r 
gUare  a  pezzi.  (Boi.  Massacrar.) 

Macellare,  come  derivato  da  Mar 
cello  (Luogo  ove  si  uccidono  le  be* 
stie),  nel  proprio  significa  Uccider 
le  batie. 

Fucilare  o  ArcMbugiare,  non  sono 
di  Crusca ,  come  noi  sono  Fucitata, 
ArchOmgiata,  perchè  in  quel  dizio- 
nario trovasi  solamente  Arehibm- 
ta;  tuttavolta  siccome  non  abbiamo 
equivalente  a  significare  rncdsio- 
ne  con  fucile  o  archibugio ,  potreb- 
be forse  ammettersi  Fucilare,  o  kp 
chibugiare.  (Boi.  Fusilar.)  V.  S(fop. 

Strozzare,  e  Strangolare  sigoiii- 
cano  Uccidere  collo  stringere  la  go- 
la all'animale  in  modo ,  che  rimao' 
ga  soffocato;  il  secondo  è  ìerBòae 
più  nobile.  (Boi.  Strangular). 

Soffocare,  o  Soffogare.  Ha  lo  sles- 
so significato  dei  due  sopraddetti 
verlH ,  se  non  che  quest'ultimo  poò 
anche  riferirsi  a  cosa  naturale.  Sof- 
focato dal  catarro,  ec. 

Un  ch's'ammazta  daper»." 
Suicida. 

L'ammazzar$*da  per  se.  -^Sudr 
dio. 

Un  eh'  ammazza  un  altr  w^  " 
Omicida;  e  cosi  l'ammazzare  oo 
uomo  è  detto  Omicidio. 

L'uccisione  del  padre,  della. m^ 
dre,  degli  altri  ascendenti,  del  so- 
vrano, e  anche  hi  distruziooe  della 
propria  patria  dieesi  Parricidio. 

Fratricidio,  e  Fratricida,  è  l'oc- 
clsione  e  l'uccisor  del  fratello,  o 
della  sorella. 

Ussorieidà,  l'UccIsor  della  mo^^^ 

lnfanHcidio.\}ecmime  di  feDCioH 

lo- 
AMMAZZASÉTT  E  STROPPIA  QOAT-j 

TORDS.  Ammazzasette,  n.  va.  ii^ 
vaccio.  Cospeltone.  SffW/yw»*!* 
Spacegmontagne.  Gradasso.  Aodis^ 
i  bolognesi  hanno  tatti  questi  m 
quasi  siaonimi. 


AH 


39 


AH 


AMMÉTT,  n.  m.  Àmmitio,  &.  in.  Quel 
panno  fino  che  il  sacerdote  si  mette 
in  capo  quando  si  para.  Gli  Ammiti 
(con  un  solo  ()  sono  certe  concre- 
lioDì  calcaree. 

AHMUCCIAR,  ARCOIER,  AMMASSAR, 
y.  (  Mettr  in  mùccia  ).  Mettere  in 
muecAto. 

AMMUNTAR.  ▼.  (dal  Fran.  Jfonlef^. 
ÀKendere,  Montare,  Rilevare,  per 
Armare,  Sommare,  e  dicesi  parti- 
eohrmente  di  numero.  Aiceeero  al' 
la  tonma  di  diecimila  scudi, 

I  mbil  e  l' arzintari  d'qula  ca 
armòntn  a  una  sómma  vistòusa. 
—  r  mobili  egli  argenti  di  quella 
cosa  oicendono  ad  una  somma  a^ 
sai  sìgjdpcante, 

U  sómma  ammonta  a  si  mella 
•cud— La  somma  monta  a  scimi' 
lascvdi 

énmontare ,  vale  Far  monte, 
lettere  insieme. 

AMMURTAR.  —  V.  Àsmurzar, 

AMMUSTAR  L'U.  Ammostare,  ma  me- 
glio Htfiar  l'uva, 

'AMMOSTIZZAR ,  V.  Asquizxar. 

AMMUTIR,  V.  Ammutire,  v.  AmmuUh 
Un,  Àmmuiolare  e  Ammutolarei. 
Perder  la  parola  per  timore,  spa- 
vento 0  simile. 

fsr  ammuUr  —  Attutire,  Pro- 
pHaoente  Fare  star  clieto  contro 
Sfa  voglia  uno ,  che  favelli ,  o  colle 
nuDacce  o  colle  busse. 

Ammutir  -—  Ammutolire,  Dicesi 
degli  occhi  della  vite  e  degli  alberi 
qaando  perdono  le  messe. 

uMZAR,  v.  Dimezzare,  Ammezza- 
la'^ammezzare.  Divider  per  mezzo. 

AMORE  DEI.  LaUnismo,  che  si  spiega 
ftr  amor  di  Dio  ;  ma  che  dai  boi.  si 
^  per  dire  Gratis,  Gratuitamente. 
A  l'ho  avù  amore  Dei'^  Vho  a- 
vutogmCuitomenfe,  a  grato,  per 
mzia,  . 

AMOS.np.m.  Amos,  m. 

^OUR,  n.  m.  (dal  fr.  pronunziato  co- 
me vien  scritto  Amour),  Amore,  n. 
m.  Passione  d'animo  per  cui  il  cuo- 
re è  mosso  verso  ciò ,  che  gli  pare 


amabile,  e  ne  fti  l'oggetto  delle  me 
affezioni»  e  de' suoi  desiderii. 

Zugar  ali*  amour  —  Fare  alla 
mora.  Giuoco  che  si  fa  in  due  al- 
zando le  dita  d'una  delle  mani,  e 
cercando  d'apporsiche  numero  sia- 
no per  alzare  tutti  e  due  i  giocatori 
unitamente.  ^ 

Far  V  amour  a  una  eossa^^  OSe- 
celiare  ad  aieuna  cosa ,  vale  Desi- 
derarla con  avidità. 

l'amour  e  la  tóss  prèsi  s'cgnòst 
— •/<  fuoco,  l'amore  e  to  tosse ,  pre- 
sto  si  conosce.  Amor,  tosse,  fumo  e 
argento,  19oh  $i  pon  celar  gran 
tempo, 

iV  amòur^^A  motivo.  A  cagione. 
Per  amore ,  p.  e.  Esser  bruno  per 
amor  del  sole.  Per  amor  della  veri- 
tà ,  della  giustizia. 

Far  una  cossa  d'amour  e  d'ao» 
cord  —  Fare  una  cosa  d'amore  0 
d' accordo ,  vale  D' accordo. 

Far  all'amour'-^ Fare  aU'anuh 
re.  Far  l' amore.  Amoreggiare, 

Andar  in  amòur-^ Andare,  ve- 
nire,  0  essere  in  caldo,  dicesi  dei 
cani,  cavalli ,  ecc.  Andare  in  frega, 
in  fregola,  dicesi  de' gatti  e  ae'  pe- 
sci. Essere  in  succhio  dicesi  degH 
alberi ,  delle  piante, 

Om  sèinza  amour  —  Uomo  dis^ 
amorato;  che  non  conosce  amo- 
re. 

Perder  V  amour '^Disaffezionar* 
«t— 'V.  IncUtìaziòn,  ^    . 

Amour,  suol  dirsi  per  Satòur; 
p.  e.  Ch'amour  ha  sta  caren'^Cho 
sapore  ha  questa  carne, 

Perfèt  amour,  nome  dato  al- 
l'A^tu^'a,  fiore  che  si  coltiva  nei 
giardini.  Lo  stesso  nome  si  dà  pure 
dai  bolognesi  allo  zucchero  cotto 
ad  un  dato  grado  e  tagliato  in  pez- 
zetti, cui  si  unirono  svariate  essen- 
ze odorose. 
ABÌUÉR,n.  m.  Moerro.  Sorta  di  drappo 
,  di  seta.  Ora  si  chiama  Gros  de  No- 
plesi 

Amuér  unda— Ora  dicesi  Amoèr- 
re. 


AH 


40 


AH 


AìlìJLLk^.y,  Mollare.  AUentan-^V. 
AlUntar, 

ÀmtUlar  i  canr^Lasciare,  Sciorre 
i  cani. 

AmuUar  Taglia  d'un  canal  — 
Dar  l'andare  all'acqua  d'un  ca- 
nale. 
Amullars'^^  Cacarsi  sotto. 
AVUREIN,  AMURÉTT,  n.  m.  Amorino, 
Amoretto  »  n.  m.  Piccolo  amorci 

Amurein ,  d.  m.  Cupidino.  Statua 
di  Cupido. 

Amurein  d'  Egitt  —  Amoretti , 
Amorini  d'Egitto,  detti  da'lM>tanici 
Reseda  minor.  Reseda  odorata. 
AMURÉVEL,  ÉVLA,  add.  Amorévole, 
d' ogni  g.  Affezionato ,  ed  anche  Be- 
nèvolo, Cortese. 
AMURÓUS,add.  Amoroso,  osa,  agg. 

Pien  d'amore. 
AN  ?  (Coli'  n  nasale)  Oh  !  In  senso  di 

maraviglia. 
ANADRA  »  n.  f.  (dal  laL  Anas)  Anitra, 
e  Anatra ,  n.  f.  Uccello  d' acqua.  La 
salvatica  vien  detta  dai  boi.  Ana- 
drad'vall^' Anitra  di  palude;  e 
l' altra  domestica. 
.ANADRAR»  v.  Andare  a  guisa  d'aìU' 
tra. 

Arrancare  è  .  propriamente  il 
camminare  che  fanno  con  fretta  gli 
zoppi  e  sciancati;  ciò  che  equivale 
presso  a  poco  al  boi.  anadrar. 
ANADREIN ,  ANADROTT,  n.  m.  Anatri- 
no dicesi  il  pulcino  dell'  Anitra. 

Anitraccio,  Anttròcco,  Anitròc- 
colo,  è  detta  l'anatra  giovane. 

Anadreina,  Anadretta,  n.  f.  Ani- 

trella,  dim.  d'anitra,  anitra  piccola. 

*Anadrein  dicono    i   bolognesi 

quella  spècie  di  musco  od  erbic- 

*  ciuola,  che  viene  a  fiore  dell'acqua 

,  stagnante ,  in  cui  massime  siansi  j 

macerati  vegetabili. 
ANALISI ,  n.  f.  Voce  da'boL  usata  fi- 
gurat. 

In  ultma  analisi-^ All'ultimo. 
All'ultimo  degli  ultimi.  Da  ulUmo. 
In  ultimo  finalmente. 

Far  un'analisi — Analizzare  o 
Far  l'analisi:  per  traslato  Esami* 


nars  diUgentemenie  un  disamo, 
una  proposizione ,  ecc. 

AnaUsi  in  Chimica  è  la  risolnzio- 
ne  di  un  corpo  ne' suoi  principL 

ANASTASI ,  n.  p. ,  che  si  dice  più  co- 
munemente Nastasi.  Y. 

ANC,  e  ANCÓRA.  Attcora,  Anco,  An- 
che, ed  Anch' ,  quando  seguooo  le 
vocali  e,  i;  pairole  tutte  sincopate 
dalla  principale  più  perfetta  e  so- 
nora Ancora ,  particella  copulativa. 
Altresì,  Eziandio.  Di  più.  Parimen- 
te. Egualmente.  Similmente.  Mede- 
simamente. Del  più.  Non  si  dice  Po- 
rimmti. 

ANCAROLA  (FAR  V)  Dare  o  fan  il 
gambetto  a  uno.  Egli  è  colla  gami» 
dare  in  quella  di  chi  cammina  per 
farlo  cadere. 

^  A.i  é  sta  fan  l'ancarola—CH 
è  stato  dato  un  gambetto. 

ANCiÓVA,  n.  f.  (DaU' antico  toscaoo 
Ancfàova).  11  termine  di  lìogoat) 
Acciuga^  n.  f.  Picciolo  pesce  nan- 
ne similissimo  alle  sardine,  ma  più 
sodo  di  carne,  che  per  lo  piasi 
mangia  salato ,  e  che  si  pesca  prin- 
cipalmente nel  mare  Mediterraoeo 
alle  coste  di  Catalogna,  e  di  Pro- 
venza ,  tra  il  mese  di  maggio  e  IV 
gosto.  Gli  spagnuoli  dicono  essi  pa- 
re Anchiova ,  e  i  francesi  Anehoit. 
in  molte  parti  d' Italia,  ed  aocbe 
in  alcuni  luoghi  della  Toscana  chia- 
masi Alice  sing.  fem.  e  per  lo  piii 
Alici,  plur. 

ANCROIA,  n.  f.  Cagionevole,  TrUtan- 
zuqlo.  Conca  fessa  per  simiiit 

Éssr  un'ancroia  —  Essert  um 
conca  fessa.  Dicesi  di  chi  abbia  pò- 

'ca  sanità.  L'Alberti  alla  voce  An- 
crota,  cosi  si  esprime  •Amroia> 
9  s.  f.  Nome  usato  da  vari  aotori, 
»  come  il  Berni,  ilLippi,  ecc.  delia 
9  cui  origine  nulla  si  sa  di  plausi; 
»  bile.  Comunemente  si  dice  di 
9  donna  vecchia  e  deforme.  CKe  for 
»  cesser  da  belle  le  più  brutte  an- 
»  croie.  Fag.  rim^»  QuesU  è  la  vo- 
ce boi.  riferibile  a  mala  sanità,  cbe 
è  una  conaeguenza  beasi  di  ree- 


AH  41 

chiaiai  ma  può  essere  anche  adat- 
Uiu  a  giovinezza  sempre  infermic- 
eia.  Non  ioclade  però  la  qualità  di 
brallezza ,  che  una  bella  può  essere 
M'Aocroia;  e  l'esempio  suddetto 
lo  dimostra,  avendo  per  aggiunto 
bruita.  Ancroia  si  riferisce  anche 
agli  altri  aoimalL 

ANCU.V.USCÙ. 

ÀNCCZE;N.D.f.  Ancudine»  e  Incùdi- 
fte,  D.  f.  strumento  di  ferro  sopra 
ii  quaie  si  batte  il  ferro  o  altro  me- 
tallo per  lavorarlo. 

Eii&r  tra  t'ancùzen  e  al  martéll 
-£wre  fra  l'incudine  e  'l  mar- 
cio. E*m  fra  Scilla  e  Cariddi: 
fra  le  forche  en.  Candida:  (A  que- 
sto proverbio,  eh' è  de' soli  Boren- 
tini,  equivale  quest'  altro,  ch'è  dei 
Bollbolojjnesi,  Èeser  tra  'l  fòurc  e 
flipontd'Bein;  (perchè una  volta 
appiccavansi  i  malfattori  sui  ponte 
dei  caoaie  di  Reno).  Fra  l'  u$cio  e 
i  muro.  Aver  pericoli  da  tutte  le 
oatìde.  Biiogna  bere  o  affogare. 
Tromsifra  'l  rotto  e  lo  straccia- 
fo.  Pericolare  per  ogni  verso.  Fug- 
air  l'acqua  $otto  le  grondaie.  Cer- 
cando di  fuggire  un  pericolo  incor- 
rerne UD  altro. 

^^t^ZNEINA.  ANCUZNÈTTA.  Ancudt- 

^}^>AticiuUnuzza,  dim.  D'Ancu- 

oiDe. 

^mim,  n.  m.  Andamento,  o  An- 
wUura.  L'azion  dell'  andare  o  cam- 
oiioare.  Ma  in  boi.  si  dice  piuttosto 
Andar,  sust. 
Jndmèint  d'un  affar-^  Cono  ò 

. Jj^awtó  d'un  affare. 

A^^DANT,  n.  m.  Andante,  n.  m.  T.  di 
nasica.  Parola  che  si  pone  al  prin- 
«pio  della  composizione  per  accen- 
nare un  moto  moderato. 
mer  una  cosa  andant  —  Una 

.vj*^w«<*wcre.  mezzana. 

A""AR,  V.  Andare,  v.  Muoversi  da  un 

'«ogo.  Contrario  di  Stare.  Cammi- 

^  «flre.  Si  osservi  che  Camminare 

non  corrisponde  al  Camminar  del 

aia. bolognese,  che  vale  Cùrrert 
-V.  Correr, 


AH 

Andar  per  d'fara:  Andar  vf — 

Ttxiboccare  ;  Ai^occarr. Versar  fuori 
per  la  bocca .  che  avviene  de'vasi  e 
cose  simili ,  allorché  sono  piene  di 
superfluo.  Quando  un  vaso  versa 
per  troppa  pienezza  si  dice  Farlo 
ridere;  perciò  Far  ridere  una  bot- 
te, vale  Riempirla  finché  versi.  1 
bolognesi  al  contrario ,  e  forse  piii 
appropriatamente,  dicono  Far  pian' 
zer  la  bòtt. 

Andar  zò  pr  el  fea/—>  Scendtfr  le 
9cak. 

Andar  su  pr  el  teal'-^  Salir  U 
scale. 

Andar  aW  in  zò  — •  Scendere  ;  Di- 
scendere;  Andare  in  basso;  Calare. 

Andar  all'in  zò  dro^ua— Scor- 
rere  al  basso,  all'ingiù  dell'acqua. 
Non  si  trova  ne'  dizionari  il  verbo 
Defluire  (preso  dai  lat.),  che  pur  sa- 
rebbe necessario.  Come  non  si  rin- 
yengono  Affluire  per  Concorrere  a 
un  punto;  Confluire,  Scorrere  in- 
sieme. 

Andar  zópruìia  strà  —  Andar 
per  la  tal  strada. 

Andar  in  squézz^^Andare  a  f^ro^ 
detto;  Avviluppar  la  Spagna,  modi 
bassi,  che  vagliono  Andare  in  mair 
ora. 

L'è  quattr  ann  esvapri  zeinqu 
— Sono  quattro  anni,  e  va  pe' cin- 
que. 

Andar  supr  i  zitUfuant' ann-— 
Camminar  sopra  l'eia  di  cinquan- 
t*  anni. 

Andar  vi  el  macc'-— Dicesi  Sfi- 
dar delle  macchie  per  Isvanire  deU 
le  macchie. 

Far  andar  un  negozi— ^  Fare  an- 
dare una  bottega ,  un  traffico. 

Lassar  andar  un  pùgn,  un  sHaff 
'—Lasciar  andare  un  pugno,  utio 
schiaffo. 

Andar  a  saltult.  — •  Saltellare. 
Andar  balzellone.  Andar  a  balzi,  a 
salti,  a  scosse. 

Andar  del  cor^.—lre  del  corpo. 

Andar  dur  dèi  corp.  —  A  aere 
stitichezza. 


AN 


44 


AN 


'  pale  che  passa  per  la  città  di  Bolo- 
gna, e  mena  grandissimo  puzzo, 
perchè  in  esso  concorrono  molte 

-  cloache.  Onde  per  similit.  dicesi 
Andròuna  per  Puzzo  grande.  E  co- 
si facendone  un  verbo  Andrunar, 
vale  Putire  in  sommo  grado.  Putir 
fieramente,  orribilmente.  Ammor- 
bare. 

Andròuna  per  sterco  umano. 

ANDS,  n.  m.  knice,  np.  Pianta  la  cui 
pannocchia  detta  Ciocca  o  Rappa  è 
simile  a  quella  del  finocchio. 

ANDSEIN ,  nm.  knici  in  camicia.  Ànt- 
d  confettatL 

ANÉLL,  n.  m.  Anello,  n.  m.  Nel  plur. 
fa  Anelli,  m.  e  Anella,  t.  Cerchiet- 
to di  metallo  che  si  potta  in  dito 
per  ornamento. 
Aneli  da  spus.  —  Fede.  Anello 

-  matrimomale.li9i  AneUoyìeweAnu- 
lare,  che  cosi  si  chiama  il  dito  pres- 
so il  mignolo.  •—  V.  Did. 

Anulare,  agg.  che  vale  Fatto  a 
forma  di  anello.  Falda  anulare.  Ec' 
dissi  anulare ,  ec. 

Cavi  fall  a  ani.  —  Capelli  ina- 
nellati. 

ANÉLLA,  n.  f.  Anello,  n.  m.  nell'arte 
de'metalli  dicesi  di  qualsivoglia  fo- 
ro circolare,  in  cui  possa  conge- 
gnarsi qualche  parte  di  un  lavoro, 
di  uno  strumento.  Quando  V  anello 
è  staccato  dicesi  Campanella,  co- 
me le  Campanelle  delle  tende,  e  si- 
mili. Se  sono  di  una  catena  dioesi 
Maglia,  Maglietta. 

Anello  si  dice  anche  a  molti  altri 
strumenti  fatti  alla  similitudine  di 
anello  da  portare  in  dito,  e  gene- 
ralmente dicesi  Campanella  a  qual- 
unque cerchio  di  metallo ,  che  ser- 
ve ad  appiccarvi  alcuna  cosa.  Cam- 
panella con  fusto  a  vite.  Campa- 
nelle quadre  di  ferro,  ec. 

AISÉM.  n.  m.  Lo  stesso  che  MÉINT, 
n.  f.  Animo,  n.  m.  Vien  questo  ter- 
mine usato  da' bolognesi  ne' signi- 
ficati stessi,  che  se  gli  danno  in  ita- 
liano :  toltone  alcuni  che  diversifi- 

-  cano  UD  poco,  p.  e.  toèir  in  aném* 


EsserneWan^no,  o  EsBer  d'animo, 
o  Aver  nelV  animo. 

Mètters'  in  mèint.  -—  Pt^rsi  in 
animo ,  Mettersi  in  animo. 

Far  sintir  una  cossa  cùn  anèm 
arsolut.  •—  Fare  o  dire  checchessia 
coU*  animo. 

Far  aném  a  qualcdàn.  ^—  Inani- 
mire, Inanimare,  Incorare, 

Fars'  aném.  —  Inanimarsi,  n.  p. 
Inanimire ,  n. 

D' aném  grand.  —  Magnanimo, 

Aném.  —  In  forza  aTvert>.  e  in 
modo  imperativo.  Alto.  Su  via.  Via, 
su.  0  via.  Olà.  Presto.  Finiscila. 

Animo ,  Coraggio ,  in  forza  d'in- 
teriezione, vale  Sta*di  buon  animo. 
ANGELUS,  n.  m.  (dal  fr.)  —  V.  Avù- 

mari. 
ANGHIRÓN.  —  V.  Aiaròn, 
ANGUELLA,  n.  f.  Anguilla,  n.  f.  Pesce 
senza  scaglia ,  di  forma   slmile  ai 
serpente,  o  angue  da  cui  ha  nome; 
e  sta  volentieri  ne'  luoghi  pantano- 
si. V  ha  r  anguilla  di  mare  o  ma- 
rina, e  l'anguilla  fluviale  o  sia 
d'acqua  dolce,  e  questa  è  più  deli- 
cata. 

Sonovi  diverse  razze  d'angallle, 
come  P<mlietane:  Gavonchi;  Musi- 
ni. Ciriuola  è  anguilla  sottile;  e 
CiecoUna  è  anguilla  sottilissima  :  a 
queste  indistintamente  in  boi.  si  di- 
ce Burattéll. 

Miuramèint.  —  Miglioramento 
chiamano  anche,  a  Comaccbio,l'Ali- 
guilla  più  grossa. 

Anguella  sala,  ascarpiund.  — - 
Anguilla  salata. 

Anguella  amarind,  e  quando  è 
grossa  e  senza  testa  si  chiama  Caz- 
zott.  —  Auguilla  marinata. 

AnguilkUa.LvLO^o  pantanoso  ove 
si  trovano  iholte  anguille. 
ANGUNAIA,  n.  f.  Anguinaia;  Angui- 
nagUa,  n.  f.  lìigiUtie,  n.  m.  Quella 
parte  del  corpo  umano  che  è  tra  la 
coscia  e  '1  ventre. —//i^noie,  agg. 
Appartenente  ali'  ingoine.  Faseiatu- 
>  ra  inguinale. 


a 


A% 


AH 


NGUNl,  n.  L  ÀQwia  n.  f.  CoiÉbttU- 

meuU)  In  la  viu  e  la  morte. 

SuraU'mnswiu,  —  ÀgwHixxart. 
AifoMzzanltf,  agg. 

Sttfiar  r  anjnìM.  «-  £mmi«  <i 
(raniito. 

Far  l'an^vi,  —  BoceonuMéar 
/'anima. 
tMCCIAR,  e  IMCCIÀR.  ▼.  CoOocan 
MMiutniccAta;  e  fig.  MeUereuna 
cosa  in  laogo  adattalo»  o  aicaro. 
Sirebbe  necessario  alla  lingua  na- 
zionale questo  verbo  Anmcchàam, 
di  cui  si  manca.  Hteckian,  ha  delio 
il  conte  AlgaroCti  (sag.  soU'irchi- 
leilura).  E  Annicdàare  abbiamo 
<1»1  CesaroUi  (aac.  Fllosof.  delle 
l^iogue).  ikiniiicciUaf»,  vale  Ridur- 
re a  foggia  di  nicchio.  *—  V.  ArniC" 
cùir. 

AMMÀL,  B.au  (dal  Lai.  Afdm^U  pron. 
^lla  frane.)  Ahtmole,  voce  generica. 
£  per  costarne  pigliarlo  In  ispecie 
Bel  solo  significalo  di  Bestia.  I  boi. 
l'usano  Bel  particolare  degli  uccel- 
li, ma  in  italiano  sarebbe  iin'  im- 
proprietà. 

kimal  da  tèrra  e  ila  aquoL  •— 
^'#(0.  Ancelle,  add. 

^Animai  da  dupL-^Uipeéep  mg. 
l'uomo»  gli  uccelU>  ec.' 

^imU  da  qtéoiter  pL  —  Qua- 
<>'^)w4e.  agg.  Come  il  eavallo,  il 
caneec. 

Amai  da  più  pi*  —  PoHpede ,  o 
'o%de.Gome  vari  inseili. 

l^na  co$$a  da  animoL  —  Anma- 
fejco,  Mca.agg. 
AMMAUZZ.  Animalàcoio.  Animalet- 
^^oceto.  Animaione.  Be$Ualàccio  » 

.M' ^  tt(HBO. 

MIMALHN.ANIMALÉTT,  n.  m.  Ve- 
cfi&no,  Uccelletto,  ii.m. 

animaletto,  ÀnémaHno,  iiiitmo- 
^eio.  Ardwialuzio,  Bono  dim.  di 
^nimak,  ma  si  appropriano  sola- 
»^te  ai  bruii.  Animalettucciaceio 
peggiorativo  d' animaletto  ;  VUe  ani- 
Diìietlo. 

LIMOSITÀ, n.  f.  ArHmasiià,  Animo- 
"tatfe.  Animoiiiaie*  a.  t  il  proprio 


(rigMflMo  itaUiiio  è  Brmfmà:  Ar^ 
dire  ;  Animo  ;  Cuore:  Intrepidena. 

A$timo$iià.  Quella  passione ,  che 
apfMUtieae  a  iuleresse  e  paniallU , 
ma  sempre  afiivorevole,  ed  è  qu^ 
aio  il  aoi9  slgniicalo  della  voce  bo- 
lognese. 

Giudicar  eèinxa  anbnoeitd,  — 
Giudicare  unta  atUmoeUà:  8$mxa 
parxietUiàt 

Metter  da  banda  tuit  eUi  miìMo- 
eUà,  -^  Forre  da  parte  ogni  aiii- 
tnoeitek» 
ANLEUN.  n.  m.  AneUino,  Anelletio, 

din.  d' Anello. 
ANLEINA.  Campanella  n.  f.  CercbieiU 
o  oreocblBi .  che  tengono  le  donne 
agli  orecchi,  per  lo  j^ii  d'oro. 
ANLÒUNA.  n.  f.  Anellone,  VampaneU 
Urne  n.  m.  Grossa  campanella  di  me- 
tallo. 
ANMA.  n.  f.  AtUma,  n.  f.  Termine  ge- 
nerale ,  che  esprime  il  principio 
della  vita  in  tutti  gli  esseri  viventi. 
In  bot  si  adopera  questa  voce  nei 
significali  stessi,  che  vengono  osati 
nell'italiana  favella.  Quindi  iiUma 
per  Comiderazlone  o  Pensiero,  p.  e, 
Novità  che  m'è  venuta  nell'ani 
ma.  —  Per  Coecienza  v.  g.  £cser 
uomo  d' anima.  Boi.  Avèir  l'anma. 

Anma  to  man'ga  io.  — •  Chi  è 
tauea  del  tuo  malpianga  ee  eteeeo. 

Per  Persona:  An'iéun  anma.— 
Non  v'è  anima  nata,  onJma  olva, 
vale  JVejitf no.  Bologna  fa  pikditet' 
tantamUa  anitne. 

Vlèir  al  bèin  di' anma.  *^  Voler 
ÒOM  sino  iUl'  anima. 

Dòu  anm'  e  un  corp  <òti<.—  Due 
anùne  in  un  nocciole.  Diceai  di  dun 
amicissimi  tra  loro. 

A'fuor  all' anma.  -—  Acconciarsi 
dell'  anima. 

A  m'dspiae  aU'itnma.  '^  Hi  di- 
spiace infino  al  cuore. 

La  bona  anma  d'mi  mare.  — • 
Mio  marito  di  buona  memoria  e  si- 
mili ,  doè  defunto. 

Anma b. .. ,  Anma burdigóuna. 
Anima  zuccareina.'-' Ànima  bigia: 

r 


ANN 


46 


ANN 


AfUmanara»  dioesi  busamente  a 
persona  malvagia. 

Sèinz'  anma.  —  Inanitnato  ,  e 
Innatàmato,  ata,  agg.  Senz'aoima, 
o  che  ha  perduto  ranioia. 

Zigar  cmod  fa  un'  antna  danna. 
V.  Strazzar. 

Anima  in  greco  dicesi  Psvche,  da 
etti  Psicologia.  Trattato  dell' anima. 

Anma.' —  Anima  dioesi  pure  la 
parte  interiore  di  molte  opere  del- 
l' arte ,  che  serve  per  fortezza  e  per 
fondamento;  e  per  traslato  anche 
di  alcune  opere  della  Natura.  E  pe- 
rò si  dice  Anima  de' bottoni,  de'va- 
si,  delle  cinture,  delle  frutta,  del- 
le radici,  de' tronchi  degli  cUòeri, 
ec. 

Anma  d'penga,  d'mugnaga,  di- 
cesi Anima ,  ma  più  particolarmen- 
te Nòcciolo,  ed  è  Tosso,  che  si  ge- 
nera nelle  frutta.  Chiamasi  ancora 
Anima  e  Màndorla  il  vero  seme  in* 
terno  al  nocciolo.  In  boi.  Garui. 

Anem  brustulein. — Semi  di  zuc- 
ca aòbronzati. 

La  frutta  eh'  ha  l'anma, — Frut- 
ta nocciolute. 

Anma  d'blton.  ^-  Con  termine 
generico  Anima  di  bottone;  con  ter- 
mine proprio  Fondello. 

Anma  dèi  fèrr.  —  Màstio;  Ani- 
ma. Grossa  piastra  di  ferro ,  che , 
-    scaldata  rovente,  si  mette  nel  ferro 
da  dar  la  salda,  o  da  stirare. 

Anma  dèi  guletl ,  che  con  voce 
francese  ora  dicesi  Gossé^^  Collet- 
ta del  collare. 

Anma  dèi  coren — Gemma  del 
.  corno. 

ANMEINA,n.  f.  dim.  d'Anma^Ani- 
muccia ,  Ammetta ,  dim.  d' Ànima , 
detto  per  ischerzo  o  per  vezzo,  e 
vale  piuttosto  Creaturina. 

Anmeina  —  Noccioletto ,  Noceto- 
lino,  dim.  di  Nocciolo,  dicesi  an- 
-  che  di  quelli  che  sono  negli  acini 
delTuva,  Vinacciuoli. 

Anmeina — Copertoio  del  calice. 
Pala  0  Ammetta. 
ANN ,  n.  m.  Anno,  n.  m. 


'    *Ann  bttèst  <e  per  cemizionl 
bssèster).  Anno  bisestile. 

Ann  sant  -*«  Anno  aofilo.  V| 
le  r  anno  del  Giubilèo  ,  cioè  dell 
piena  remisMone  de'  peccati ,  coi 
ceduta  dal  Pontefice  ogni  25  aoo 
ed  è  voce  derivata  da  label ,  parol 
che  in  lingua  ebraica  significa  li 
berta. 

Ann-^Aumo,  posto  assolut.  vai 
L'anno  prossimo  passato.  A  i  at 
dò  ann  —^  V  andai  anno  —  /  a^ 
dossi  ann?  —  Andastivi  tu  annà 
Cioè  r  anno  passato. 

Du.  tri  ann  dri  d'fOa.  Due,  ii\ 
anni  alla  fila. 

Agn,  O'pure  ògn'ann  passa  vi 
ann^-  Ogni  di  ne  va  un  di.        \ 

L'ha  di  bi  ann  in-t-la  grm«\ 
L'ha  nto  dòu  zobi — Ha  molti  ami 
in  sul  gallone  ;  o  bassameoie  ti 
sulle  chiappe. 

Aln*  é  più  M'erba  d'st  an«-i 
Non  è  più  d' oggi  o  di  ieri.         , 

Utia  cossa  ch'ha  di  ann  pumi^ 
—  Annoso,  sa,  agg.  annostssimo.mai^ 

Una  cossa  ch's'fa  ògn'ann-^ 
Annuo,  nua;  Annuale  agg.  Cosadj 
un  anno.  Che  si  fa  ogni  anno,  ^nj 
nuale  vuol  anche  significare  Ch'i 
del  presente  anno.  Piante  anmofì\ 
che  provengono  di  semi ,  e  si  rin^ 
no  vano  ogni  anno;  opposto  a  P^av»" 
ni.  Perpetue;  che  duran  sempre. 

L' ha  zinquanV ann  sund--¥* 
ha  dnqiULnf  anni  passati,  /*wV'' 
compiti. 

Un  ann  per  l'alter^  Vn  oiww 
per  V  altro. 

A  i  guadagna  un  miar  f  ^'^ 
l'  ann —  Guadagna  su  di  ciò  ww 
scudi  all' anno. 
ANNA ,  np.  m.  e f;  Anna, m.  et  H': 
min.  boi.  sono  simili  agli  ilaliJM 
Annetta,  Annina,  Annucda,  "'' 
nella,  Nina,  Nuccia,  Nella,  iVeW?- 
ANNATA,  n.  f.  Annata,  n.  f.  Lo  spazio 
di  un  anno  intero. 

Annata -^ Annata.  Stagione,? 
-   Temperie  delT  anno ,  che  anche  oi- 
cesi  V  Annuale, 


AH 


47 


AH 


Afmafapknoòuia,  da  piover  ^^ 
Annuaie  dipiovitwra, 

Quand  f  annata  è  piwoàuàa,  e 
cà'  Utu  4èl  vèint ,  al  furmeini 
t' marzea ,  es  va  in  tèrra,  o  se 
itoiM— Oliando  le  annate  vanno 
pmu  e  ventose ,  il  grano  infra- 
dieta,  e  si  alletta, 

A  $perèin  un'annata  eh*  daga 
pmm  fimneint — Speriamo  un' 
amata  di  molto  grano, 

amata  — >  fiUo  annuo.  Quota 
(ima.  Rendita  o  peso  annwsle, 
ANISETI .  ANNilRÉTT.  dim.  d'Ann.— 
Àhmeeio,  dim.  d'aBBO,  detto  per 
veao.  L'kdi  su  annarett,  lo  stesso 
cheAUèptò  di' erba  d'st  aim. 
—^.AniL 
^NNGAR,  e  ANNGARS,  v.  Annega- 
^^"i.hnnegarsi  n.  p.  Affogarsi, 
!>•  p.  Uccidere  altrui  col  sommerà 
gerioioSomnicrgerri. 
,  A  stem  pr  anngars'  —  Fummo 
«»  ntW  annegare. 

Alligar  una  ragazza  figurati v., 
man  una  fanciulla,  irale  Mari- 
ana male. 

Anngd  (n-t-al  grass ,  in-t-al  bu- 
«^  per  simil.  Annegato  nel  burro, 
^'  I^icesi  di  camangiare  immerso 
,.*i "i?ito  burro ,  grasso ,  o  oHo. 

A^MCCIAR  0 INNICCIAR  —  V.  Ante- 

aor. 

^^^^UALITÀ,  n.  f.  Tributo;  Fitto  on- 
^«0;  Quota  annua;  Bendila,  o  Pe- 

A^.KIiÉ|NZA,  n.  f.  Annuenza  anche  in 
^l^\'  è  voce  usau  da'  moderni  scrit- 
wn  per  Con^n^o ,  Approvazione, 

'^V^Toh  boi.  Annuèinza  non  è 
]?W  nel  dialetto.  1  più  dicono 
*^«wetn«,  Approvaziòn,  Lizèinza. 

*WilJlAR^  e  ANiNUiARS',  v.  Non  sono 
J«»  veFo  dialetto  bolognese.  Volgar- 
J^«it€  si  dice  Vgnir  a  nòia,  e  più 

iJ!j!f,yeinenteS<f*/forV. 

*'^'^"*?.  V.  (dal  lat  Annuere),Aceon' 
***»*"**.  Approvare,  Condiscendere, 
Jf<jnftiw.  Aderire,  Né  Annttifv, 
'^^Accondiscendere  sono  di  Crusca. 


IH$$9nik/t  è  il  suo  eontrtrio.  Regi- 
stro questa  Yoce,  che  non  è  del 
dialetto,  solamente  per  mettere  Iti 
awertenaa  i  giovani  che  non  è 
voce  di  Crusca ,  ma  è  adoperati  da 
alcuni  moderni,  egualmente  che 
Annuenza, 

ANNUIXAR.  —  y.  Seanzlar. 

ANODÉIN.  LIQUÓUR  ANODÉIN.  Uquo- 
re  anodino,  Uedicamenii  anodini, 
cioè  Che  mitigano  il  dolore.  Sem* 
brerà  inutile  l' aver  messo  In  voca- 
bolario questa  voce  ;  non  lo  sarà 
tuttavia  per  coloro,  che  la  pronun- 
ziano colla  penultima  breve. 

ANQUANA.  n.  f.  Pigro.  Negkittoeo,  Pol- 
trone ,  n.  m. 

*  ANQUANAR.  --  V.  TinHnagar.     • 

ANSA ,  n.  f.  AnèUto,  AnsamentOt n.m. 
Queir  iHipeto  o  romore  che  fa  il  re- 
spiro quando  si  ripiglia  ii  fiato*  fre- 
quentemente con  alfanno. 

Dar  ansa.  —  iktr  campo,  ocech 

sione,  adito,  ardire  di  farc/èccches' 

eia. 

Ansa,  —  Ansietà, 

Avèiruna  gran  ansa  d'farevélL'* 

Avere  ansietà  di  fare  qualche  cosa. 

ANSAR,  V.  Ansare,  v.  Respirar  con  af- 
fanno ,  e  con  un  certo  impeto  e  ro- 
more, ripigliando  il  fiato  frequen- 
temente. Aììelitare.  Anelare.  An- 
sante.  Aneloso.  Anelante,  add.  An- 
samento,  --*  n.  L'ansare. 

ÀNSER ,  n.  m.  sing.  e  plur.  Vecchioni 
plur.  cosi  cbiamansi  in  Toscana  (per 
simil.)  le  castagne  già  lessate  col 

f  uscio ,  indi  mezzo  secche.  Questa 
la  definizione  dell'  Alberti ,  che  a 
me  sembra  molto  più  precisa  di 
quella  della  Crusca,  ch'è  la  seguen- 
te »  Marrofii  secchi  e  cotti  nel  vino 
»  con  guscio  »  perchè  possono  es- 
ser marroni  freschi;  perchè  si  les- 
sano più  comunemente  nell'acqua; 
e  perchè  secoansi  dopo  lessati.  I 
toscani  chiamano  FeccAtoni  anche  i 
Marrcmi  appassiti  semplicemente 
(  Maràn  pMs  boi.  )•  L' Alberti  regi- 
stra Anseri  per  voce  dell'uso,  ma 
dessa  è  sohuneute  ia  uso  presso  i 


AM 


48 


AN 


bologÉesi»  e  pochi  eiicomidiii.  — 

V.  Jfaròw. 

*  VÉNDER  I ÀNSEB.  §g.  AtiMWV. 
ANSIETÀ ,  n.  f.  La  voce  boLowrìspon- 

de  a  Impazienza  che  si  ha  fieU'  a- 
speitar  qualche  cosa.  Desiderio  in' 
ienso.  La  \oce  itaL  An$ieià  vale 
propriamente  Ambascia,  Affanno, 
e  lìg.  Angustia,  Tormento,  TrUtu- 

.  lazione  d' animo.  —  V.  Ansa. 

AXTANA,  D.  f.  Altana,  n.  f.  Lanterna. 

•  Edifizio  aperto  e  coperto  nella  som» 
niità  delle  abitazioai.  Dieesi  ancora 

.  Vedetta,  Veletta. 

ANTANÉLLA,  n.  f.  Berta,  n.  f.  Macchi- 
na da  ficcar  pali ,  formata  di  un  per 
sante  pezzo  di  legno  ferrato  in  testa 
ed  imperniato,  che  tirasi  in  allo,  e 
si  lascia  cader  sul  capo  del  confitto 
palo ,  che  cosi  maggiormente  s' in- 
terna. 

Antanélla  pr  el  fabbric.  —  StUe, 
B.  m.  e  più  comunemente  Abetella, 
n.  f.  Tronco  o  fusto  d'albero  lungo 
e  rimondo ,  di  cui  si  servono  i  mu- 
ratori per  fare  i  ponti  in  luoghi  e- 
minentì  dell' edifizio. 

Antanélla,  dicesi  per  similit  a 
Uomo  o  donna  di  straordinaria  al' 
tezza.  Spilungone. 

ANTÉFONA,  n.  f.  Antifona,  n.  f.  Ver- 
setto che  si  canta  avanti  e  dopo  il 
salmo.  Dai  francesi  prendono  i  bo- 
lognesi il  proverbio:  intunarun'an- 
iéfona;  Sintir  un  ante  fona  p.  e. 
Ihp  eh'  l'av  sintù  sV  antéfma,  e 
cioè  Cattiva  ntiova.  Ohi  l'è  lunga 
st'  antéfona  :  lo  dicono  i  boi.  quan- 
do altri  va  ripetendo  una  cosa  noio- 
sa. In  ital.  il  proverbio ,  T  Antifona 
è  più  lunga  del  salmo,  usasi  Quan- 
do altri  per  dire  alcuna  cosa  si  va 
avviluppando  con  giri  di  parole 
prima  d'incominciarla.  Più  la  giun- 
ta che  la  derrata. 

La  soUta  Atitéfona.  —  La  solita 
canzone.  Si  dice  anche  Intròito. 
Cominciamento  stucchevole  di  un 
discorso»  cosi  detto  per  denotare 
il  fastidio ,  che  reca  all'  uditore  ;  e. 
g.  Mi  fsce  un  introilo  di  questa 


fatta:  Ch'è  persona  nMk;  e  ek 
non  si  conviene  akU,  ec 

ANTÉPOD.  Antipode,  n.  m.  e  più  coi 
munem.  Antipodi  nel  num.  del  più, 
Termine  relativo  che  si  applica  agii 
abitatori  delle  parti  della  terra  diai 
metralmeute  opposte  nel  globo.  - 
V.  Abitant 

ANTL  Anti  e  Ante,  Particella  cbe  da 
se  sola  non  ha  signifiGazione  ale» 
na ,  ma  in  composizioiie  con  altre 
voci»  posta  in  prjjicipio  ai  usa  nella 
lingua  italiana»  e  nella  francese  »  fi 
comnnemeote  ha  due  significati^ 
Quando  viene  dal  latino  Ante  vale 
Avanti:  p.  e.  Antelucano,  Innanzi 
dk  Precedente*  Antenato,  Nato  avao^ 
ti  di  noi.  i4nte«criMo»  Scritto  avanii. 
AfUico,  Cb'è  stato  avanti.  Antkor^ 
mera ,  Prima  della  camera.  Antino- 
me, Nome  che  va  innaazi.  Quando 
proviene  dal  greco  Anti  significa 
Contro:  p.  e.  AntàrOco,  Opposto  al 
polo  artico.  Antidoto,  GontraTvei(^ 
no»  Alessilàrmaco.  Antistèrieo.  Con- 
tro gli  eflteiti  isterici  »  ec. 

ANTIG.  Antico,  sust.  e  agg. Cbe  esta- 
te assai  tempo  avanti»  trapassato 
da  più  secoli.  Contrario  a  Moderno. 
Véce'. -^  Vecchio.  Ch'è  passato, 
ma  in  tempi  più  vicini  a  noi.  E  op- 
postola Nuovo,  Giovane. 

ANTIGAIA ,  n.  f.  Anticaglia,  n.  f.  ^<>- 
me  generico  di  cose  antiche,  hnti- 
caglia  e  Antichità,  dicesi  anehe  co- 

.  munemente ,  per  dispregio»  di  àoa- 
na  0  «omo  vecchio.  -—  Anticag^ 
da,  avvilit  di  Anticaglia. 

*  ANTIGOTT»  add.  Attempatotto.  Vec- 
chiotto, agg.  e  sust. 

ANTIPATl,  n.  f.  Antìporio.  a.  f.  Con- 
traggenio. Ripugnanza.  Cootrario 
di  Simpatia.  —  V.  Awersion.^"^ 
Apatia  poi  significa  privazione  d'ai- 
fetti.  InsensibiUtà,  da  dove  Apan- 
sta,  n.  m.  Quegli  che  prtrfessa  apa- 
tia. E  con  voce  dell'uso  Apòltco  agg' 
Insensibile  »  Spassionato. 

Avèùr  di'  «nfipalt.  —  Antipaii^- 
zare:  coiUrario  di  Simpatizzare. 

ANTiPATIC»  add.  Antipàtieo^m'  ^ 


APP 


Òl 


APP 


signore;  ed  è  più  paliU  della  voce 
toscana. 

APPANNA,  add.  AppatmtUo;  €tia,  agg. 
da  Appannare.  Offàscato ,  oscurato , 
e  dìcesi  di  Tetri,  ec.  come  alla  voce 
Appannar  V.  Per  le  altre  oose  nel 
dialetto  boi.  s'osa  piuttosto  Iwibar' 
to'iV. 
Appannò,  add.  Suppurato ,  9gg, 
hpanarézz  eh' s'è  appanna.  — - 
hpatenccio  venuto  a  suppura- 
WM.  —  Un  bàgn  appanna.  —  Un 
fmio  iuppwnto» 

APPANNAR,  (da  Pann).  Appannare, 
T  (da  huwo).  Offuscare ,  oscurare, 
coprire  oome  d' no  panno,  e  dicesi 
di  latte  le  cose  lucide,  e  special- 
mente de'  fetri  e  metalli ,  che  per- 
dono la  lucentezza  o  per  alitarvi 
soffra»  0  per  sudiciume  ed  umidità. 
AjJpojmarj'.  —  Suppurare.  Ve- 
nire a  suppurazione ,  e  dicesi  di-  tu- 
mori. 

APPAiiAT,  n.  m.  Apparato ,  n.  m.  per 
Addobbo.  —  V.  Addob. 

Àpparat  del  stanzi.  —  Tappez- 
»na;  Arazzerla;  Paramento  di 

' Àpparat  di  prit.  Paramento, 
^  m.  Vesta  e  abito  sacerdotale.  Pa- 
^^■nento  in  terzo,  vai  dire  delle 

JBesse solenni,  ec. 

APPARCIADÒUR ,  n.  m.  Apparecchia- 
^>D.m.  Colui  che  nelle  botteghe 
0' seteria  e  simili  preparai  lavori 
da  6re  eseguire  fuor  di  bottega. 

APPAREINZA,  n.  f.  Apparenza.  Quel 
«e  apparisce. 

P»om  d' bilia  apparèinza.  — 
i/omodiaj)part«ctffizo.  o  Appari- 

*^te.oAwi$iato.  Un  bel  eoram 

vobis. 

i'  oppai^wnzo  inganna.  —  L*  ap- 
parenza inganna.  Quello  che  vero 
appare  tempre  vero  non  è.  Chi  ve- 
«  «  ùkml  daddorero,  U>  vede  con 
^  corna  e  manco  nero.  Ogni  luc- 
uta non  è  fuoco.  Dentro  è  chi  la 
Pffto,  significa  U  affare  non  è  si 
^sperato  come  apparisce. 

''•«pporèifizo  n'òofto.—  Pare- 


re e  nm  e$$erd  è  emne  (Uare  0  mm 
tessere. 

APPARIR.  ^  y.  Cumparir.  * 

APPARTGNIR,  v.  Appartenere,  Ri* 
guardare,  €oneèmere.  Spettare» 
Toccare.  En.  p.  Aspettarsi ,  Spetta* 
re.  Convenirsi,  Biguardarsi,  ih- 
versi. 
APPARZAR.  Appareggiare ,  ¥.  Pareg' 
giare.  Eguagliare.  Far  pari. 

Apparzar.  —  Bilicare.  Dicesi  del 
render  femo  ciò  che  non  è  in  equi- 
librio. Apparzà  quèll  tavlein.  -*- 
BiOecUe  quel  tavolino.  . 

Dsparzar  è  il  suo  contrario  V. 

Apparzar  i  eànl  cùn  ioperari,^^ 
Addirizzare  di  fagmnenti  gU  arleil- 
ei.  Al  magnan  è  sta  apparzà  d'quelt 
eh'  /'  aveva  da  avèir.  -—  Il  fabbro 
è  stato  addirizzato  di  pagamento  : 
cioè  Soddisfatto,  pagato  pe'suoi 
lavori. 

Apparzar.  —  Addirizzare,  è  ter- 
mine generale  delle  arti,  per  ri- 
durre a  dirittura  o  pareggiare  qual- 
unque lavoro ,  0  parte  di  esso ,  che 
sia  suscettivo  di  diminuzione,  o 
che  possa  storcersi,  imbarcare. 

Apparzar  i  pi ,  dett.  basso.  Jfo- 
rire. 
APPASAR,  V.  (dal  frane.  Apaiser).  Po* 
cificare.  Appaeiare.  Bappaeiffeare. 
Bappàeiare.  Placare.  Calmare.  Co- 
si Calmarsi.  Placarsi.  . 
APPASTIZZAR  e  IMPASTtZZAR.  Ap- 
pasticciare.  Impasticciare,  v.  Cuci- 
nar carne  od  altra  vivanda  a  foggia 
di  pasticcio.  Sono  voci  dell'uso, 
ma  necessarie. 

Far  di  macearon  appastizzà,  — 
Appasticdare ,  Impasticciare  dei 
maccheroni. 

Impasiizzar ,  usasi  anche  flgur. 
Far  de' pasticci,  figur.  Fare  un  mi- 
scuglio di  molte  cose  insieme ,  sic- 
come sono  i  pasticci ,  e  parlandosi 
di  giuoco,  di  contratti,  ecc.  vale 
Fare  imbrogli. 
APPÉLL,  n.  m.  Tribunale  d'appello, 
o  di  appellazione ,  0  appellatorio. 

Appéli  nominai,  franzesismo,Ap- 


APP 


62 


APP 


peliatione,  che  vale  Bipreasione 
del  nome. 

Far  V  appéU.  —  Far  la  ckkanO' 
ta.  Cblamare  i  soldati  pel  Icmto  no- 
me ad  uno  ad  miot  Sì  diee  altresì 
Cerca.  Perciò  Far  la  cerea;  Tro- 
varti alle  cerche.  Ra$segna, 

Appello,  vale  ancora  Appellano' 
ne  a'  GiudicL 

APPISLARS',  V.  IhrmUehiare;.,Bor' 
migliare;  Soimiferare;  Sonnecchia- 
re. —  V.  Pislein.         • 

APPUCAZIÒN.  —  V.  Attetuiòn. 

APPOGGIAR.-—  \,Appunxar  voee  più 
volgare  nel  dialetto. 

APPOSITAMÉINT.  — *  V.  Apposta. 

APPOSTA,  0  A  POSTA,  avt.  Apposta, 
A  posta.  Àppostaiamente,  A  bella 
posta.  A  bello  studio.  —  V.  Posta. 

Appositamente,  è  voce  moderna 
da  poco  introdotta:  coti  pure  Ap- 
pòsito dal  lat.  Appositus,  che  ora 
,  osasi  negli  uffizi ,  e  che  in  vece  si 
dirà  Opportuno,  Acconcio» 

APPRAOIR,  V.  (dal  frane.  Apprayer). 
Far  prato.  Ridurre  a  prato.  Gli 
Agronomi  usano  ancora  Appratire. 
Cosi  il  part.  Appnidé,  —  Apprati- 
to ;  voci  che  sono  Deoesaarie  alla 
lingua. 

APPRESSA ,  avv.  Appresso.  Presso. 
Accanto.  Vicino,  Sìsy. 
Appréss  a  poc.  -«  V.  Press. 
Dappréssa.  -—  Da  presso.  Dap- 
presso. Di  presso.  Vicino.  Dootid- 
no.  Da  vicino. 

Appressa;  dal  fr.  Auprès,  che  si- 
gnifica In  paragone ,  In  confronto. 
Stacasa  è  un  nieint  appressa  al- 
la nostra. —  Questa  casa  è  un  nulr 
la  in  ecnfironto  alla  nostra. 

Me  sòn  un  ignorant  appressa  a 
Ik,  — -  Sono  un  ignorante  (U  suo 
confronto,  al  s^^o paragone. 

Quèst  eh' è  que  è  un  nient  ap- 
pressa a  qui' alter  là.  Questo  è  un 
nulla  appetto  di  queir  altro. 

APPREZIAR,  V.  (dal  lat.  ant.  Appre- 
ttare) Apprezzare ,  v.  Dare  il  prez- 
zo a  una  cosa. 

APPROSSUIATIV,  add.  U  voee  Ap- 


proeirimaiko  bod  è  di  tmona  lin- 
gua; converri  perciò  usar  tennae 
diverso,  o  una  perifrasi  aH'nopo 
dei  senso.  —  Far  al  eò$st  appros- 
timativ  del  spèis.  — '  Fture  il  conio 
delle  spese,  che  probabUmente  si 
dovranno  itioontiare;  oppare  Fare 
il  conto  all' incirca  dielle  spese  oc- 
correnti. Sarebbe  utilissima  questa 
parola ,  ed  ammissiiùle  Bd  voc. 
della  lingua,  perchè  derivata  dal 
verbo  Approssimare.         * 

APPRUVAft,  Approvare,  v.  Giiidicar 
per  bnopo,  o  per  vero. 

APPSTAR,  V.  Appestare,  Ammorbare, 
Appuzzare,  y.  Fieramente  putire; 
portar  fetore. 

APPTiT ,  n.  m.  Appetito,  n.  nou  La  pa- 
rola boi.  sigaifica  solamenle  Fame 
leggiera,  in  italiaiio,  presa  asseta- 
tam.,  vuol  dire  Appetito,  Desiderio 
o  Voglia  di  mangiare.  Ho  grande 
appetito.  Ho  perduto  l'appetito,  il 
cibe.  italianamente  si  dice  ancora 
per  Qualunque  si  veglia  ardente 
desiderio;  quindi  Appetire,  v.  n. 
Affettaosamente  desiderare,  brama- 
re. —  Appetibile ,  n.  m.  Cosa  da  es- 
sere appìetita.  — -  Appetibile,  agg. 
Da  essere  desiderato  eoa  affetto.  — > 
AppetiUvo^  agg.  Che  ha  la  iicalti 
di  appetire. 

La  salsa  d' san  Bernard,  per  Fa- 
me ,  proverb.  *—  Appetito  non  vuol 
salsa. 

Mancanza  d'appHt.  —  Inappe- 
tenza. 

APPTITÓUS,  add.  Appetitoso,  Appeti- 
tivo, agg.  dicesi  di  cosa,  che  desta 
e  aguzza  l'appetito  del  mangiare. 
Il  rosta  è  sano  e  appetitoso.  Parlan- 
dosi di  persona  vale  Bramoso,  desi- 
deroso. Una  fancàiUa  bella  e  appe- 
titosa di  farsi  mogUe.  1  boi.  esten- 
dono il  primo  significato  anche  alle 
persone  e  dicooo  Una  ragazza  ap- 
ptitousa ,  per  dire  Che  desta  appe- 
tito ,  alla  fr.  i^ne  ftOc  appétèssante. 

APPTTAR  UNA  COSSA  A  UN.  Appetta- 
re, V.  metaf.  i^ieacatare  ad  ingan- 
no HBacMa  in  veoe  di  im'altta. 


APP 


63 


AQ 


AppiaruntHaff,  oÀffhMaryn 

tUaff.  «—  Appoggiare,  Appiecican 
uno  schiaffo.  — •  V.  AffwJbtHir,  Il  si- 
gnificato proprio  di  Appettare  è 
quello  disiare  a  petto,  a  fronte: 
Essere  eguale  di  forze. 

APPONTÀ ,  da  Appuntar,  — -  Appunr 
(alo,  kppicciato,  agg.  Congianto  con 
pnoti  di  cacito,  o  con  spilli. 

APPUNTALAR.  v.  Pttnfe^tone .  7.  Por 
sostegno  ad  alcuna  cosa,  perch'ella 
DOD  caschi. 

AI'PUNTAMÉINT ,  n.  m.  Appuntamene 
to,  n. m.  Nell'uso  comune  ha  due 
significati  :  r  uno  di  Assegnamento, 
Saiario,  Paga,  Otiorario,  Stipen- 
dio; l'altro  di  Accordo,  Convegno 
dell' ora  precisa  in  cui  trovarsi  nel 
tal  luogo. 

APPUNTAR,  Appuntare,  v.  Congin* 
gnere  o  attaccare  con  punti  di  cu- 
cito, con  Ispilletto,  o  simili. 

Appuntarla  robba  sporca.-^  Ap^ 
picciareì  panni,  che  si  hanno  a 
mettere  in  bucato.  I  fiorentini  di- 
cono Appuntare.  —  Appuntare  per 
Sterminare ,  Stabilire. 

APPUNTÉ,  add.  da  Appuntir.  —  Ap- 
puntato, agg.  Aguzzato,  acuto  in 
punta. 

kPPUNTEIN,  avv.  Appuntino,  avy.  Lo 
slesso  che  Appunto,  ma  alquanto 
pili  espressìiro.  VI  corrisponde  piut- 
tosto appunto  appunto ,  Appufitis- 
timo,  A  capello.  Per  l'appunto:  e 
vagliono  Bene,  Esattamente,  Per^ 
fettamente,  Nèpiii,  né  meno,  Giu- 
ttamente. 

APPUNTIR,  ▼.  Appuntare,  v.  Aguzza^ 
re.  Far  la  punta.  Appuntare  i  paU, 
la  penna,  ec. 

APPUNZAR,  V.  Appoggiare,  n  Nel 
proprio  significa  Accostare  una  co- 
sa all'altra  per  lo  ritto  alquanto  a 
pendio ,  acciocché  sia  sostenuta.  E 
Appoggiarsi  valersi  di  alcuna  cosa 
0  persona  per  sostegno ,  o  appog- 
giatoio. —  In  via  figur.  dicesi  di 
tuttodò  che  porge  aiuto.  Appoggiar- 
si al  suo  protettore.  Appoggiare  la 
wa  speranza  in  Dio,  Se  Appoggia- 


re nle  SotfMiefv»  non  sari  uno 
sproposito  il  valersene  per  Appog^ 
giare  il  parere  d'akuno,  per  Con- 
venire, Approvare.  Ma  non  sarà  ben 
detto  Appoggiare  unacommissione, 
un'incombenza.  In  vece  di  Aflìda- 
re.  Fidare  una  commissione. 
APFZZÀ,  add.  Pezzato.  Aggiunto  del 
mantello  de'  cavalli ,  de'  cani ,  e  si- 
mili ,  quando  è  macchiato  a  pezzi 
grandi  di  pih  di  un  colore.  —  Ap- 
pczzalo ,  vale  Fatto  a  pezzi ,  dalla 
voce  popolare  Appczzare,  che  il 
dialetto  bolognese  non  ha.  Si  dice 
peròStlary. 
A  PROPOSIT ,  modo  avv.  A  propòsito. 
Opportunamente.  Accoìiciamente, 

Una  eossa  mòlt  a  proposit  — 
Cosa  appositissima ,  opportunissU 
ma. 

Vgnir  a  proposit  —  Essere  il 
caso ,  il  momento  ,  V  opportuni- 
tà. 

A  proposit  d'eiud  da  carr.  Modo 
bas.  fam.  S0710  buone  legne,  dicesi 
quando  uno  non  risponde  a  tuono. 
Fuor  di  proposito.  Mal  a  proposito. 
Senza  proposito.  Malapproposito, 
Mescolar  le  lance  colle  mannaie. 
AQUA,  n.  f.  Aequa,  u.  f.  Corpo  sem- 
plice, fluido,  ed  umido,  pesante, 
insipido,  ed  inodoro,  considerato 
dagli  antichi  come  uno  de'  quattro 
elementi ,  quali  diconsi  Aria ,  Fuo- 
co ,  Acqua  ,  e  Terra ,  e  secondo  i 
moderni  come  l' unico  mestruo  de' 
sali,  composto  d' Ossigeno,  e  d'  I- 
drògeno  chimicamente  combinata 
Presso  i  chimici  moderni  perciò  si 
chiama  Ossido  d' Idrògeno. 

Questa  è  una  di  quelle  voci ,  nel- 
la quale  la  lettera  e  sarebbe  inutile* 
ma,  perchè  i  Toscani  nel  pronun- 
ziarla fanno  sentire  la  doppia  con- 
sonante ,  sta  essa  in  luogo  di  un  al- 
tro q. 

Aqua  d*  Umòn ,  una  Hmund  , 
(dal  Fr.  Limonade  ).  Limonèa,  s.  f. 

Aqua  d'agher  d'zèider,  oppure 
Agher  d'zèider,  (dal  fr.  Aigrede 
cedin).  Acqua  cedrata.  E  Acqttacc- 


AQ 


64 


drataio,  colui  che  tende  r&cqna  di 
cedro. 

Aqua  d'm,  —  Acqua  rosa  o  ro- 
tata. 

Aqua  d'véta»  —  (Dal  fr.  Eau  de 
vie).  Acquavite  (non  Acquavita),'^- 
Aqtia  d*véta  feina.  —  Acquarzente 
e  AcqtMvite  raffinata. 

Aqua  ianta.  —  Acqua  benedetta 
ed  anche  Acqua  santa, 

Aqtta  teinta,  véna,  —  Acqua  av- 
vinata.  Acqua  con  un  tantino  di 
\ino. 

Aqua  d' pan.  —  Acqtia  panata. 
Cioè  medicata  coirinfùsionedel  pa- 
ne' abbrustolito. 

Depomiòn  di'  aqua.  —  Belletta. 

Mettr  in-t'Vaqua.  —  Immergere 
nell'acqua.  Attuffare.  Tuffare. 

Alla  voce  Adaquar$  Immergere, 
io  dissi  che  Immergtbile  vale  Che 
non  può  sommergersi ,  che  galleg- 
gia. Il  sughero  è  immergibile.  Sem- 
bra perciò  idea  contraddittoria  che 
un  derivato  abbia  una  significazio- 
ne contraria  al  suo  verbo  primiti- 
vo.. Per  tal  ragione  suppongo  che 
quésto  addiettivo  verbale  provenga 
da  Mergere,  che  forse  anticamente 
si  sarà  usato  come  di  origine  latina. 

Metter  sòtt  all' aqua.  —  Som- 
mergere. —  \.Adaquar. 

Un  om  cU'pò  star  sòtt'  aqua.  ^- 
Palombaro.  Uomo  che  va  sott'acqua 
quando  bisogna. 

Del  bisti  eh' polen  star  in  tètra 
e  in^t'l'aqua.  —  Anfibio.  Fra  gli  an- 
fibi sono  la  Bana,  la  Lontra,  il  Ca- 
storo, il  Coccodrillo ,  s^lcnae  Foche 
marine,  il  Topo  acquatico,  ec. 

Un  eh*  béva  sHmpr  aqua.  «^  Be- 
vilaqua:  e  con  voce  latina  equiva- 
lente Astèmio.  Che  non  beve  vino. 
£  con  voce  greca  Idròpota. 

Quèll  eh'  vénd  V  aqua  frésca , 
V  aqua  d'niclezia  per  la  strd.  — 
Acquafrescaio.  — •  V.  d.  u. 

Avèir  la  vàia  d'aqua.  —  Batter 
gli  occhi  spessissimo.  Quello  spesso 
percuoter  delle  palpebre  «  che  si  fa 
in  serrarli,  ed  aprirli. 


AQ 

Aqua  quèida,  —  fig.  Aqua  cheta, 
fig.  Mozzino.  L'uomo  il  quale  beo- 
ché  sta  cheto  possa  far  male  e  noi 
dimostri. 

Lavurar  sòtt  aqua.  —  ÌAWorar 
sott'acqua.  Negoziare  occultamen- 
te. 

Pjftor  Vaqua  in-trol  murto^- 
Vestare,  o  Batter  l' acqua  nsl  fno^ 
taio.  Jar  le  cose  inuUlmenle:  io 
stesso  che  Far  un  bus  in-ui'aqua,-^ 
Far  un  buco  nelV  acqua. 

L' aqua  fa  marzartsèna  i  fund(h 
meint.  —  l'acqua  rovina  i  ponti, 
e  fa  marcire  i  paH ,  per  similit 
cosi  dicono  i  bevitori  per  àimr 
V  uso  di  bere  acqua  »  e  d' annacquii' 
re  il  vino. 

Al  can  eh'  è  sta  scuttd  daU'ivpia 
calda,  ha  pom  anc  dia  frédda.  - 
CÌU  è  scottato  una  volta,  V attrae 
soffia  su.  Chi  dalla  serpe  è  punto, 
0  Chi  inciampa  nelle  serpi,  hapw- 
ra  delle  lucertole. 

Perdere'  in-t^n  biccMrd'aqM-' 
Affogare  in  un  bicchier  d'wqva. 
Bompere  il  collo  in  un  fU  dtpa#. 
Morir  dt  fame  in  una  nawdi> 
scotto. 

Al  sangu  n'è  aqua.  —  Il  ««V»^ 
lira.  Dicesi  del  risvegUarei  al««j 
inclinazione  o  altro  sentimento  (U 
naturai  simpatia,  somiglianza  o 
congiunzion  di  sangue. 

Fra  zèint  ann  e  zèint  tnii/tf?«? 
tòuma  ai  su  pais,  —  In  ceni  m», 
e  cento  mesi,  toma  V acqua (^^^ 
paesi.  Esprime  la  continua  moni- 
zione delle  cose.  .  . 

Avèir  un  péamóie  qV  aUr  tn^ 
l' acqua,  —  Lo  stesso  che  Eiurjr^ 
i'  ancùzn  e  al  martéU.  —  Cioè  tw- 
varsi  in  caso  disperato.  —  '•  ^^ 
cuzen.  „     - 

N'  savèir  in  quant  pi  ^  ^^ 
t*8éppa.  —  Non  sapere  in  quant  (^ 
qua  uno  sipescfU»  vale  Non  sapere 
in  che  termine  uno  si  ritrovi.  *<  ^ 
si  il  contrario:  Sapere  in  che  (W9««» 
si  pesca.  r 

Una  cossa  darà  cmèl'o^'^ 


AQ 


65 


macaurtm,  (per ironia)  Catta  et 
cova.  Suoi  (tirsi  di  una  cosa,  clie 
noD  è  liscia,  sotto  cui  sta  malizia  o 
fraode. 

kn'darev  roane  un  béoerd'fk' 
9m.  —  lo  stesso  che:  A  n'mtMtro- 
nsv  m  Crétt  a  un  muribòwL  -^  V. 
Crht. 

kr  l'oqua.  «—  Battezzare. 

kfpta  dèi  Tettmei.  —  Acqua  del 
TeUùccio. 

OwU  eh'  vènd  V  aqua  per  la 
M. — kcqwùuolo.  Acquarolo*  — 
V.  d.  uso. 

^«itor  eH^iqu'.  —  hiverHr  le 

acque. 

L'andar  all'in  zò  di' aqua, — 
^  scornile  dell'acqua.  Defluire  è 

Trar  la/qua,  (dal  lat.  Trahere 
o^wtn).  Attìgnerle,  v.  Tirar  l'acqua 
oa'poziicoD  secchie,  6  cose  simili. 

^^Wk  —  Acqrua  si  prende  anche 
Pf r  pioggia,  l'aqua  n's'a/fèirma.  — . 
^[oc^tfanonriitd,  cioè  La  piog- 
gia non  cesta.  —  A  t  arrivò  addose 
^mpnmit  una  gran  aqua.  ^^ 
m  subita  pioggia  dirotta  gU  <o- 
Prmn$e,^y,  Pioggia. 
,^(Uiràn  ai vein  l'aqua,  o  la 
ttmpéfto.  —  E  piove  alfin  quando 
**  <petio  tuona;  oppure  Tanto  tonò 
^'t' ^piovve,  fìgarat.  La  cosa  mi- 
nacciata alEn  succede. 

Sprèma  aqua  ch'vein  l'è  quél- 
fa  eh' bagna.  —  Ogni  acqua  <w- 
^i^.  iig.  Si  dice  di  chi  è  in  istato 
<^e  Ogni  minima  cosa  gli  dia  tra- 
collo. 

Aqua.  —  Aqua  si  prende  anche 
P«r  Saìiva.-^  Sintirs'  vgnir  l'aqua 
jwni  tn  bócca.  —  Sentirei  venir 
I  f^qm  aUa  bocca,  l'acquolina  aU 
fa  oocca.  Desiderio  che  viene  ecci- 
«to  dal  sentir  parlare  di  qualche 
^speciahnente  da  mangiare. 

Aqua.  —  Acqua  si  dice  per  puli- 
ta in  luogo  di  Orina.  Far  la  eo  a- 
9««,  (dal  fr.  Faire  eon  eau  ).  Far 
^m:  Orinare:  Piedare. 

Ac§fua  ia  termine  di  medicina  si 


kQ 

elee  di  alcnni  umori.— 4  e*ii  ròtt 
el4  acqu.  Si  eono  rotte  k  membra^ 


Aqua  forta.  -«*  Acquaforte,  o  Ae* 
qua  da  partire.  Da' chimici  moder- 
ni Spirito  0  Addo  nitrico.  —  Acqua 
regia  o  regate  è  V  Aequa  forte  resa 
più  gagliarda  coll'aggiunta  del  sale 
ammoniaco ,  e  dello  spirito  di  sale , 
per  senirio  di  scioglier  l' oro ,  che 
ora  chiamasi  dai  chimici  Aóido  idro^ 
cloro. 

AQUACCIARS',  ▼.  Acquattarti,  t.  Chi» 
narsi  a  terra  il  piti  basso  che  l'uom 
può,  senza  però  porsi  a  giacere. 

AQUADÉZZ,  add.  Acquidono,  agg.Che 
ha  in  so  alquanto  d'acqua,  ed  è  ben 
diverso  da  Acquoeo,  che  esprime 
cosa,  che  è  carica  d'acqua  o  che  ha 
molt' acqua.  —  V.  Aquòue.  La  pa- 
rola bolognese  Aquadézz  si  riferi- 
sce sempre  a  poco  sapore ,  come 
Pèira  aquadézza;  Mèila  aquadéz* 
za,  etc.  Pera  acquidosa,  ecc. 

AQUADVETA.  —  V.  Aqua. 

AQUADVITAR,  n.  m.  Acquavitaio ,  n. 
m.  Colui  che  vende  l'acquavite. 

AQUARASA,  n.  f.  Olio  essenziale»  o 
Essenza  di  trementina. 

AQUAREINA,  dim.  d'acqua,  per  Piog- 
gia. Acquerugiola.  Acquetta.  Piog* 
gerella.  Pioggetta.  SpruzzagUa. 

Al  casca  un  aquareina  féssa  fés' 
sa..*^  Cade  una  minuta  pioggerel- 
la e  mesa. 

AQUARELLiC,  n.  f.  Acquerella ,  n.  f. 
Acquerello,  n.  m.  T.  de'  pittori. 

Acquerelletto.  Acquerello  molto 
annacquato. 

Lpenzer,  o  dstgnar  a  aquaréU 
la.  —  Acquerellare.  Toccar  i  dise- 
gni con  acquerella ,  cioè  con  colori 
stemperati  in  acqua  gommata. 

*  AQUARLAR,  v.  Acquerellare.  Dipin- 

gere all'  acquerello. 
AQUAROL,  n.  m.  Acquaiuolo,  n.  m. 
Colui  che  dà  l'acqua  a'prati,  alle  ri- 
saie. ' 

*  AQUAROL  (7y0in)>n.m.  Solco  acqua- 
io. 

Aquarol.  —  BoUa  acquaiuola. 


AQ  ne 

Piccob  bollicina  piena  d'acqas^  che 
si  fa  sulla  pelle  degli  uomini. 

ÀQUAROL  ,  add.  Acquaiuolo  ,  uola. 
Acquàtico,  ca,  agg.  Che  è  diacqaa, 
che  sta  nell'  acqua.  UccelU  a^ftia^ 
inoli,  topi  acqiuUuoU,  piante  acquea 
iuole ,  o  acquatiche,  —  V.  Aqu/atic. 

AQUASTREIN ,  ji.  m.  Acquitrim,  n.  m. 
Luogo  acquitrinoso. 

Aqwutrein  di  sovutior.  — -  han- 
no di  mezzo.  Maestra, 

AQUASTRÉLLA.  —  V.  Aquareina. 

AQUÀTIG ,  add.  Acquàtico  e  Aquàtico, 
aifg.  degli  animali,  delle  piante  e 
simili ,  che  nascono  e  vivono  nel- 
r  acqua.  Nello  stesso  significato  si 
usano  Acquàtile,  Acquatiw), 

AQUDAR,  V.  voce  ant.  —  V.  Aquietar. 
Da  pochi  del  volgo  si  sente  i4n Va* 
quèida  mai.  Al  s'  aqtidò  pò  dòp  un 
àura:  ora  si  dice  comunem.  A  ny 
aquieta  mai.  Al  s*  aquietò  pò  dòp 
un  àura, 

AQUEINA,  AQUÉTTA,  dim.  d' Aqua,  — 
Acquerella ,  Acquicella ,  Acquetta, 
dim.  d' Acqua.  —  V.  Aquareina^ 

*  AQUÈTTA,  n.  f.  Acquetta,  n.  f.  Spe- 
zie di  veleno. 

AQUIETAR,  V.  Acchetare,  Acquetare, 
Tranquillare,  Sedar^,  Addolcire. 

Conciliare,  Riunire  cose  tra  loro 
discordi.  Conciliare  gU  animi  con- 
trari.  Boi.  Accurdar, 

Mitigare  e  Addolcire,  Far  miti. 
Mitigare  il  dolore.  Freddo  mite. 
Febbre  mite.  Boi.  Miti^r. 

AQUlRI,  n.m.  Acquazzone, n,  ro.  Acqua 
dirotta. 

AQUÓ13S ,  add.  Acquoso ,  agg.  Che  ha 
in  sé  deir  acqua ,  e  che  ne  abbon- 
da. —  Acqueo,  Aqueo,  agg.  Che  è 
composto  d'acqua. 

AQUSÉ,  e  QUSÉ.  Cosi  ,  avv.  Aqusé 
qusè,  —  Cosi  cosi.  Via  via.  JHscre- 
tamente.  Mediocremente.  Né  bene 
né  male.  Né  molto  né  poco.  Né  pres- 
so né  lungi.  Mezzo  mezzo.  In  parte. 
Far  al  so  dvéir  aqusé  ^usé.  — 

.  Far  V  officio  suo  coù  colà.  Far 
che  sia  a  un  tanto  la  canna.  Non 
voler  strafare.  Non  zelare. 


AR 


l'è  aqusè.  —  EUa  è  con.  Cosi  i 
In  questo  modo,  Tant'è. 

E  qtuè?  Detto  imperativam. 
con  inflessione  interrogativa.  A  ci 
giuoco  giuoehiamo  7  Quando  un 
volta  la  farem  finita  ?  Modo  ( 
sgridare  altrui,  che  non  faccia  bei 
le  cose.  Che  pensi  tu  di  fare?  Dm 
Siam  noif  Echen?  Basta;  o  Basi 
basta.  Non  piÌL  Modo  d'impor  s 
lenzio. 
AR ,  è  una  particella ,  che  in  boi.  i 
antepone  ai  verbi,  ed  è  la  stess 
che  i\  Ra,e  più  comunemente  il  h 
ne*ir  italiano,  che  si  chiama  da'Gra 
matici  particella  redupUcatìva,  < 
serve  a  raddoppiare  il  significalo 
del  verbo  primitivo. 

Artorr.  —  Ritorre;  RipigUtn: 
Riprendere,  Prender  di  nuom- 
Artacoan  —  Riattaccare,  Attaccar 
di  nuovo.  —  Armetter,  —  RimtU- 
re.  Mettere  di  nuovo.  —  Arcruwr- 
Ricoprire.  Coprir  di  nuove— ^«^ 
fundar.  ^  RaffQndare.  Di  nuovo  jP 
fondare. 

É  da  osservare  che  pochi  iu  bo- 
lognese «  molti  al  contrario  in  if* 
liane  sono  i  verbi,  che  baDooi' 
reduplicativo.  Si  deve  ancoranoii- 
re  che  in  italiano  alcuni  v«rbi,clie 
sembrano  reduplicativi ,  noi  sodo 
in  effetto ,  o  se  qualche  volta  lo  so- 
no ,  vengono  anche  adoperai  ^f^ 
significato  stesso  del  veriio  prìBa- 
tivo. 

Nei  verbi  in  boi.  ArcuriAf-^^ 
solver,  Ardur.  Awpònder,  ec  WB 
è  r  Ar ,  eh'  è  aggiunto  in  principiOr 
ma  la  sola  A  per  non  pronunfl^r 
Rcurdar,  Rsolver,  ec.  come  è  de( 
nel  Trattato  di  Ortografia  preme 
a  questo  Vocabolario. 
ARA,  n.  f.  (dal  lat.  Ara  per  Are$\ 
Aia ,  n.  f.  Spazio  di  terra  spianaj 
e  accomodata  per  battere  le  vm 
Ara,  vale  anche  Altare.      ,. 

Mettr  inrt-l'ara  alfurmeint 
Inaiare, 

Un  arapzneina.  —  Aic^to- 

Un  ara  peina  d' gran»  —  ^* 


J 


Afe 


rj 


AR 


La  euimèffna  di' ara. -^  n  mez- 
so  deW  aia  più  alio. 
\HÀ ,  n.  m.  (  Da  imto  antk.  )  ^niln> , 
n.  m.  Strumento  col  quale  si  ara  la 
lena.  L'aratro  è  di  varie  sorta.  Ara- 
tro mantovano  cotte  ruoie.  Aratro 
bmeiano  col  9Uo  coUro.  —  V.  Piò. 
ARADORA,  n.  f.  Aratura,  ArazioM, 

n.  f.  Aramento ,  d.  m.  V  arare. 
ARAMAB,  Y.  Toee  bassa.  A  n'hopssù 
aramar  un  quatlrein.  — -  Non  ho 
potuto  raccogliere,  accattare  un 
tolde. 
ABAiNZARA,  n.  f.  ed  anche  ARAISZIRA, 
D.  f.  Stanzone  degli  agrumi,  Aran- 
etera  è  t.  d.  n. ,  ma  tanto  cornane 
che  ormai  dovrebb' esser  di  lingua. 
ARAR,  T.  Arare,  y.  Yoce  generica,  che 
significa  rompere  e  lavorare  il  ter- 
reno coir  aratro. 

I  diversi  termini  indicanti  i  la- 
vori, che  si  fanno  sol  terreno  col- 
Taratro,  dipendono  dalle  varie  ma- 
niere, colie  quali  si  eseguiscono. 

Romper  la  tèrra.  —  Dissodare , 
vale  Rompere  e  lavorare  il  terreno 
staio  Gno  allora  incolto. 

Arfènder.'^  Rifendere.  Fender  di 
nuovo ,  cioè  Romper  coli*  aratro  il 
terreno ,  che  prima  era  disposto  in 
porche ,  e  volgarmente  presso  i 
bifolchi  significa  Quel  primo  lavoro 
che  si  fii  alla  terra ,  nella  quale  s' è 
raccolto  il  frumento ,  e  che  nell'  an- 
so appresso  vuol  coltivarsi  a  cana- 
paio. 

Artaiar.  —  Rompere  col  coltro 
quella  terra ,  nella  quale  si  è  fatto 
il  ricotto  della  canapa,  e  ch'era  dis- 
posta a  porche  molto  larghe  e  qua- 
si piane. 

Intraversar.  —  Intraversare.  A- 
rare  il  campo  attraverso  de' solchi 
già  fatti. 

Interzar.  — -  Terzare.  Arare  la 
terza  volta  lo  stesso  terreno. 

Inquartar.  —  Inquartare.  Con- 
traltagUare.  Ararlo  per  la  quarta 
volta. 

Quademar.  —  hnporeare.  Sol- 
care. Disporre  il  terreno  in  porche 


e  solchi;  ed  èli  lavoro  che  al  fa  eoi* 
l'aratro  nel  terreno  dopo  spana  la 
semente ,  perchè  venga  coperta. 

Spianar.  —  L'ultimo  lavoro  6- 
nalmente  dietro  al  terreno  già  se- 
minato è  quello  di  Marreggiare, 
Ricoprire  cioè  colla  marra  il  grano, 
marcando  i  solchi  e  rompendo  le 
zolle. 

Costeggiare.  Passare  l'aratro  so- 
pra le  coste  o  lati  della  porca  dov'è 
stata  la  sementa  dell'anno  prece- 
dente. (Mitrare.  Arare  col  coltro. 

Ararpr  al  drétt,  metaf.  Arar  di- 
ritto.  Rigar  diritto,  metaf.  Fare  che 
che  sia  per  l' appunto. 

Arar  fònd.  — >  Richiedere  la  ter- 
ra.  Penetrare  addentro  lavorando. 

Arare  della  harca,  dell'ancora, 
della  palla  del  cannone ,  dlcesi 
quando  il  vascello  strascica ,  tocca 
fondo,  l'ancora  è  trascinata  dietro 
terra ,  la  palla  del  cannone  striscia 
per  terra  smuovendola. 
ARATIV»  IVA,  add.  Laeoralio,  Lawh 
rativo,  Lavoraloio,  Am6t^,  agg. 
di  campo  o  terra  acconcia  ad  essere 
lavorata.  Arativo  è  termine  d'uso 
de'  nostri  agrimensori. 
ARAZZ,  n.  m.  Arazzo,  n.  m.  Panno 
tessuto  a  figure  per  uso  di  parare  e 
addobbare.  Vien  cosi  detto  perchè 
da  principio  si  fabbricava  in  Arras, 
città  di  Fiandra .  perciò  si  disse  an- 
che Panno  d'  Arasso,  e  d' Arazza. 

ihtèll  eh' fa  i  arazz.  —  Arazzie- 
re.  Tappezziere.  Il  fabbricator  de- 
gli arazzi  :  colui  che  fa  i  tappeti. 

Arazzerla.  Quantità  d'arazzi.  Tap- 
pezzeria;  Paramento  da  stanze.  — 
V.  Apparai. 
ARBALTA,  n.  f.  Rotola,  n.  f.  Quella 
buca  per  cui  si  passa  da  un  piano 
di  casa  a  un  altro,  che  si  cuopre  poi 
con  cateratta  o  simile.  1  boi.  vera- 
mente usano  Arbalta  per  la  cate- 
ratta stessa,  forse  dal  ribaltarla  che 
si  fa  nel  chiuderla ,  e  in  italiano  di- 
cesi Caditoia. 

Arbalta  di  banc  di  metxant.  «— 
Asse mofttto  mastiettata'per  potere 

8 


AR 


58 


AR 


'  alzarla  e  abbassarla.  E,  con  esem- 
pio del  Crescenzio,  io  direi  Riballa. 
Nello  stesso  modo:  L'aràalta  per 
d'fora  del  tmltèìg, — Ribalta  ester- 
na delle  botteghe. 
ABBALTÀ,  add.  Ribaltato,  Roveteia- 
to,  ta,  agg.  —  V.  il  verbo  Artfal^ 
tar. 
Arbaltd  per  Infermiccio. 
ABBALTAR,  v.  Ribaltare,  t.  Dar  la 
Tolta  a  eheccbessia. 

ArbcUtarwia  carrozza,  un  carr, 
una  scranna ,  ec.  —  Ribaltare  un 
carro ,  ec.  Dagli  scrittori  si  usa  in- 
differentemente anche  Rovesciare, 
ma,  parlando  propriamente.  Ribalta- 
.  re  è  dar  la  tolta,  senza  che  la  parte 
superiore  venga  in  luogo  dell'  infe- 
riore, perchè  allora  sarà  meglio 
detto  Rovesciare.  —  V.  Arversar. 

Al  furmèint  s'è  arbaltd.  —  Il 
grano  è  ricaduto.  Ricadere  dicesi 
del  grano  spigato,  quando  non  si 
sostiene  ritto  per  troppo  rigoglio, 
o  per  altra  violenza.  Grano  allet- 
tato. 
ABBASSAR,  v.  Abbassare.y.  La  parola 
.  boi.  non  ha  forza  di  reiterazione 
che  allora  si  dice  fumar  a  arbas- 
sar.  —  Rabbassare.  Riabbassare, 
Di  nuovo  abbassare.  —  Ribassare 
.    non  si  dice. 

Quand  al  sòul  s'èarbcissà, — 
Rabbassato  il  sole. 
ARBATTDURA  IN-T-AL  CUSER.  Costu- 
.    ra.  Quel  punto  che  si  fa  per  orlare 
o  rimboccare  la  tela ,  i  panni,  ec 
Dsfar  l'arbattdura.-^  Disbadire. 
Arbattdura  dèi  ciod.  —  Ribadii 
.    tura.  Ribattimenio. 
ARBATTER*,  v.  Ribattere,  Ripercuote» 
re,  y.Di  nuovo  battere. 

Arbattr  in-t-al  cuser.  —  Rim- 
boccare. Far  la  costura  alla  tela,. ai 
panni. 

Arbattr  i  ciud.  (Dal  fr.  Rabattfv). 

Ribadire  i  chiodi.  Bitorcere  la  pun- 

.  la  del  chiodo  confitto  nella  materia. 

Dsarbatter.  —  Disbadire  è  il  suo 

contrario. 

Arbattr  un  ùss,  una  fnéstra,  — 


Rabbattere  e  Riabbattin:  meglio 
Socchiudere. 

Arbattù  pari,  si  volge  io  tuUi  i 
suddetti  sensi  col  participio  degl'io- 
dicati  verbi  italiani. 
ABBGCAR  £L  PABOL.  Ribeccare,  JUm- 
beccare.  Bibattere  le  paròle,  Mor- 
dere con  parole  colui,  che  abbia 
voluto  moi^ere  altrui. 
ABBÉYEB,  V.  Ingorgate.  Trattenere  o 
impedire  il  corso  o  lo  sfogameoto 
per  lo  più  dell'acqua. 

Una  zucca  ch'arbèv.-^  Un  fia- 
sco che  ingorga. 

Ribere  vale  Bere  di  nuovo;  Tor- 
nare  a  bere 
ABBLAB,  V.  (di  ciud).  D»t>o<torv,T. 
Rivoltarsi  de' chiodi.  Dicesi  dedito- 
di  ed  altri  ferri ,  a'  quali  per  catijva 
tempera  s'arrovescia  il  taglio  oh 
punta. 

Arblars  di  curti ,  difirda  lai." 
Rintuzzarsi.  Coltelli,  spade  rioto^ 
za  te. 
ABBLIB ,  V.  RabbeUire ,  v.  Di  naow 
abbellire,  o  Divenire,  o  Farsi  piii 
bello. 
ABBOIER.  v.e  ABBUIÉ  participio J^f^ 
mentare,  v.  e  Fermentato  part 

Fermentare,  vale  propriaiDfj'^ 
Agitarsi  e  disgiugnersi  per  sirm^ 
fermento,  in  guisa  che  le  parti  Sie- 
ne in  ebullizione,od  occupino  mag- 
giore spazio. 

Tre  gradi  principali  si  ricoDOSCO- 
no  nella  Fermentazione;  Il  P^f 
è  Lievitare,  cioè  soggiacere  a  q^f' 
la  prima  Ebulliziotèe ,  che  incomin- 
cia la  Fermentazione.  Indi  la  'f 
mentazione  vera.  Finalmente  1  '"•• 
pulndire,  ch'è  l'ultimo  grado. 

11  primo  grado,  ch'è  il  Ue^^^f 
o  Levitare,  è  precisamente  que»^ 
che  in  boi.  dicesi  Arboier,  come  se 
si  dicesse  Ribollire.  .    . 

Di  pur  arbuié.  —  Fiori  che^ 
mindano  a  fermentare,  Uectw^* 
o  Levitati,  o  Lièviti.  „ 

•  ABBÓMB  ,  ABBUMBAMÈINT ,  n-  ""•  | 

.   Rimbombo ,  n.  m.. 

•  ABBOTT  di  stivai,  del  tearV'    . 


AR 


69 


AR 


Forte  di  Moto.  Pezzo  di  caoio  che 
si  ipette  deotro  o  fuori  la  parte  de- 
retana dello  stivale  »  e  della  scarpa. 
ARBIJCCAOURA .  n.  f.  Arricciaio.  Àr- 
nccio,  n.  m.  lUnza/fatura ,  n.  f. 
Quella  prima  incalcinatura  rozza  o 
ruvida  che  si  dà  alla  muraglia.  ìa 
^oce  boL  è  di  molta  espressioife  e 
piii propria,  e  cioè  Copertura  delle 
bocche  0  bachi,  cbe  sodo  fra  pietra 
e  pietra,  dò  che  equivarrebbe  alla 
Tocejit6occatera,  se  si  facesse  di 


ififiUCCARUNA  MURÀIA.  Àrtieciure, 
Kmzaffare  un  muro.  Dargli  la  pri- 
ma crosta  rozza  del  cemento.  —  V. 
l'osservazione  in  Arbuccadura. 

ARBIJFF  (D),  ALL'  ABBOFFA .  a vv.  Di 
nncottlfo;  ÀI  contrario.  Dicesi  del 
IfregareilpeloallMndielro. 

'  Arttt^,  oggi ,  per  voce  dell*  U.. 
ma  però  con  modo  basso,  dicesi  di 
chi  sia  privo  di  mezzi  a  vivere  con 
decenza.  Spiantato,  —  L*  e  propri 
m  aròùff,  —  GU  è  proprio  uno 
«ptontoto,  un  miserabile, 

ARBIFFA,  add.  Rabbuffato,  Seompi- 

mto,^ta 

«lÉ.J'v.^lftofcr. 
ARBUMBAR,  V.  Rimbombare,  y. 

«DIRS',  V.  Riaversi  ;  Rifarsi  ; 
aizzarti  a  panca.  Dicesi  quando 
°no  si  rimette  a  buon  essere  si  di 

,Jte.  come  di  fortuna. 

^mK.^y,ArcbuHr.    ' 

ARBUHAR.  y.  Germinai  ,  FuUulO' 
^,'  '.  Il  mandar  fuori,  clje  fanno  le 
/«Me.igermogU. 

*"^.  n.  m.  Arco ,  n.  m.  Linea  curva, 
cje  alcuna  volta  è  parte  d' un  cer- 
chio, altra  di  un*  ellisse .  ec. 

Mezz  tònd —  Arco  di  tutto  sesto, 
iicesi  quando  l' arco  è  di  mezzo 
J^Uo.  Arco  intero.  Arco  a  punto 
Jermo. 

^m  scemo.  Quello  che  ha  la  cor- 
ajmmorediun  diametro  del  cer- 
chio intero. 

^n  gotte.  —  Arco  acuto  o  com- 
POiio  è  quello ,  che  si  fa  di  due  ar^ 


chi  seemi .  i  quali  nel  ooDglungettl 
fknno  un  angolo  nella  sommità. 

Affvo,  in  Architettura,  è  la  Coper- 
tura de' vani  formata  da  qualsivo- 
glia parte  del  cerchio.  Arcala,  Ar- 
cale ,  Arco  di  ponte ,  di  porta,  e  si- 
mili. Arco  acuto ,  o  in  quarto  octi- 
$0,  sesto  acuto.  Voltare  in  sesto 
acuto.  Dare  ad  una  volta  la  mksU' 
rae'l  sesto  del  quarto  acuto,  ^ 

Are  asqfiézz,  ch'han  poc  argói.—' 
Archi  affogati,  cioè  che  bamio  po- 
co sesto. 

AsIHecar  i  are  eùn  elpred  sear^ 
td.  —  Serrar  gli  arcM  di  pietra 
sbiecata, 

Rinflaneari  are.  -»  Fiancare  gli 
archi. 

Pigar  a  are.  —  Archeggiare,  /n- 
arcarv.  Incurvare.  Torcere  o  pie- 
gare in  arco. 

Argói  di' are.  -^  Rigoglio:  Sfogo. 

L'altezza  massima  delle  volle,  e 
degli  archi. 

imbotte,  chiamasi  la  superficie 
della  volta  d'un  ponte  dalla  parte 
di  sotto. 

Are.  -—  Arco.  Strumento  piegato 
a  mezzo*  cerchio  per  uso  di  tirar 
frecce.  •—  Arcafa.  Tirata  d'arco. 

il  re  zelést.  ->-  i4rcoòa/0no.  Arco 
celeste.  Arco  vergine.  Iri.  iride. 
Quel  segno  arcato  di  piii  colori,  che 
in  tempo  di  pioggia  apparisce  nel- 
l'aria  rincontro  al  sole,  e  alcune 
volte  anche  alla  luna. 

Are  dèi  viulein.  —  V.  Arehètt 
ARCA.  •—  V.  Deposit. 

Un  arca  d' sdènxi ,  flgnrat.  i4rea 
d»  sdenzxk'y  dicesi  d' uomo  dottissi- 
mo. 

V  arca  dèi  vituperi.  Uomo  catti- 
vissimo. Mariuolo.  Scellerato. 
ARCA.  n.  f.  Arcale,  n.  m.  Propriamen- 
te r  arco  della  porta  o  simili.  Ed 
anche  quella  parte  della  volta  che , 
partendosi  di  su  la  sua  base  o  del 
suoi  beccatelli,  fa  un  mezz'arco. 

Arca,  —  Arcata,  n.  f.  Toccata 
d' arco  sopra  le  corde  del  violino  a 
simile. 


AR 


60 


AH 


AI^CAK,  n.  mi  (coir A  iniziale  eufoni- 
ca), Ricamo.  L'opera  ricamata. 

Arcam  a  giòuren.  —  Bicamo  di 
cavo,  lavoro  straforato  che  si  fo  sui 
panno  o  altro. 

ARCAM  AR,  V.  Ricamare  ^  t.  Fare  sui 
drappi  vari  lavori  coli'  ago. 

ARCANZEL,  n.  p.  m.  LA,  f.  Arcangelo 
m*  la,  (, 

ARCBUSiR,  n.  m.  Archibugiere,  Ar- 
cMbusiere.  Colui  che  lavora  gli  ar- 
chilnisi. 

Armaiuolo ,  Armaio  è  termine 
generico  di  quello  che  fabbrica  ar- 
me qualunque. 

ARCGNÓSSER,  v.  Riconoscere,  v. 
Ricofuìscere.  Significar  dovrebbe 
Conoscer  di  nufjvo.  Un  tal  verbo  è 
molto  affine  a  Rafligurare ,  ma  dif- 
ferisce da  questo  m  quantochè  non 
dalla  sola  figura ,  ma  da  altri  se- 
gnali si  può  riconoscere  un  oggetto 
già  altra  volta  conosciuto ,  quindi 
Riconoscere  è  piii  generico.  —  V. 
Cgnosser. 

ARCHER VAR,  v.  Significa  Fare  acqui- 
sto di  persona  che  fussomigli  ad 
altra  già  perduta  in  addietro  ;  ed 
è  sempre  preso  in  buona  parte.  Si 
può  volgere  in  italiano  co'  verbi 
Rimpiazzare,  Surrogare,  ma  non 
sono  abbastanza  espressivi.  La  pa- 
rola boi.  viene  per  certo  da  Reco- 
orar  (Provenz.),  Ricovrare  eRicupe- 

'  rare ,  il  quale  sta  per  Riacquistare 
una  cosa  perduta ,  o  per  Farsi  con- 
segnare una  cosa,  che  v'appartenga 
ancorché  prima  non  posseduta.  Tut- 
tavia si  potrebbe  dargli  quest'  altro 
significato  e  dire  Ricuperare  V  avo- 
lo,  lo  zio  nel  nipote  :  il  padre  nel 
figlio  p  ec.  Il  Muratori  parlando  de' 
nomi  degli  avoli,  o  de' padri  che 
s'imponevano  ai  nipoti  ed  ai  figli, 
cosi  si  esprime:»  Si  costumava  an- 
»  che  negli  antichi  secoli  di  ricrea- 
yt  reìì  nome  dell'  avolo  paterno  nel 
9  nipote,  0  del  padre  nel  figlio  » 
E  questo  Ricreare  dà  la  vera  nozio- 
ne del  significato  dell'  Archervar. 
Sarebbe  quindi >  a  mio  credere, 


buòna  cosa  l' aggiugner  nella  Cri* 
'  sca  anche  questo  significato  al  ver* 
bo  Ricreare,  sull'esempio  dì  tanto 
Autore. 
ARCHÉST,  n.  f.  pi.  (dal  lat.  Exta,3^ 
giuntovi  ^  re.  Arca,  o  Cassero  de'pol- 
li).  Frattaglie,  n.  f.  pi.  Interiora 
de'  polli  spiccate  dall'  animale. 

Stuvd  d' archést -^  Cibrèo.  Ma- 
nicaretto di  colli  e  di  curatene  di 
polli.  —  V.  Cutxuiélla. 

Viscere,  n.  f.  plur.  è  nome  gene- 
rico ,  che  comprende  le  parti  intera 
ne  del  corpo  animale ,  come  i  pi- 
moni,  il  cuore,  il  fegato ,  ec.  E  per 
similit.  Le  viscere  della  (emi,ec. 
(Boi.  Vesser.) 

Intestino,Tk.m.  (Intestine,  f.p'o' 
è  V.  ant.).  Sostanze  carnose  Dell'in- 
terno, e  membranose  nell'esterao. 
che  servono  a  digerire,  e  purificare 
il  chilo,  ed  a' vuotare  gli  escremeoii. 

Budello,  m.  e  nel  plur.  Budella, 
f.  É  sinonimo  d' Intestini,  iem 
che  questa  è  voce  più  nobile  usat^ 
nel  linguaggio  dei  dotti,  e  l'alma 
dello  stile  famigliare.  (Boi.  hdéltj- 

Si  usa  anche  la  voce  Interiori, 
m.  0  Interiora ,  f.  plur.  Cacciar  fc 
interiora  di  corpo.  Un  tonno  ben 
netto  dagli  interiori;  equivale» 
Visceri,  ed  è  voce  pur  essa  nobile. 

I  Mantovani  dicono  Arquesti.  I" 
questo  proposito  manifesto  la  mia 
compiacenza  nell*  avere  osservalo 
che  il  loro  linguaggio  è  ubo  dei  piii 
somiglianti  al  bolognese,  e  che  le 
voci  pili  stravaganti  sono  comuni  ai 
due  dialetti.  Poche  della  sola  lette- 
ra A  del  Voc.  Mantovano  del  Chem^ 
bini  basteranno  ad  esempio.  Mcar. 
Aldam.  Arella.  Arila.  AnziMll'^^' 
loi.  Arznadura  del  bott  Avanzon. 
ARCHÉTT,  dim.  &  Are.  —  Archtm 
Archicello,  Arconcello,  dim.  diAr^ 
co. 

Archètt  da  couna.  —  Arcuccio\ 
Arnese  arcato  fatto  a  strisce  éiif] 
gno ,  che  sì  mette  sopra  la  culla  m 
bambini  per  tenere  soUalzate  le  co- 
perte. Si  dice  anche  Cat§etta. 


AB 


61 


AR 


Àrehètt  d'vitL  —  Mergo,  Quel 
ralce  di  vite,  che»  a  modo  d'arco, 
nezzo  sì  lascia  sopra,  e  mezzo  sot- 
Lo  terra. 

Mtr  al  vid  a  archètt  dri  al 
cann.—  Sostener  le  vili  a  cerchtet" 
ti  die  eamte. 

archètt  dèi  viulein.  Are.  —  Arco, 
Ànhetto  del  violino. 

Crii»'  di' archètt.  —  Setole  del- 
l'ano. HQAeUo  dell'arco»  è  quella 
parte  a  cai  sono  raccomandale  le  ie- 
lole. 

ÌCUITÉn,  D.  m.  Architetto,  ìì,TSi, 
Colui  che  esercita  l' Arebitettura.  É 
stalo  amie,  detto  Archilettore  ;  ora 
DOD  si  soffrirebbe:  si  trova  però  Ar> 
Mettrice  verb.  fem.  p.  e.  Architet- 
trice  naturo.  Magalotti  adoperò  la 
parola  Aftiii/e/to  qual  sust.  fem.  — 
^nhimo^  etta.  Attenente  ad  Ar- 
cbileliura.  Dottrine  architette. 
niTU\,  n.  m.  Architrave,  n.  m. 
J/«o  de'membri  principali  delle  fab- 
pricbe,  e  cioè  quella  parte  che  posa 
unmediatameote  sopra  colonne  o 
sopra  sUplii.  —  Imbotte ,  n.  f.  si 
chiama  la  superficie  inferiore  del- 
l' arcliiirave  delle  porte  e  flnestre  : 
^  anche  quella  interiore  dell'  arco 
^e'poQti. 

^.^UH,  n.  m.  Richiamo,  n.  m.  In 
jjajiano  si  usa  per  II  richiamare.  In 
^'ognese  non  si  adopera  che  nel 
sjgoificato  di  Allettamento  per  ri- 
chiamare gli  uccelli  ;  e  per  Lamen- 
««20.  Doglienza,  E  si  noti  che 
m  dico  Dogliaìiza,  perchè  non  è 
^^o«e  di  Cresca. 

«CMAiNtìAR,  V.  (da  Arricoamandare 
^Jjt.).  Raccomandare.  Pregare  altrui 
che  voglia  avere  a  cuore  e  proteg- 
P^fe quello,  che  tu  gli  proponi.  — 
^comandare  signiuca  ancora  in 
iial  Bare,  o  mandar  salute ,  Mandar 
a  salutare.  Baccomandalemi  al  vo- 
«ro  tifj.  padre.  —  Raccomandare, 
^«eeàaDdìo  Appiccare,  legare,  o 
«laccar  fune  o  altra  si  fatta  cosa  a 
«pecche  si  sia ,  perch'  e*  la  tenga, 
«occomondore  ad  un  albero  i  cani 


da  coccia  legaU  eolie  ioliie  corde. 
Raccomandare  al  palo  la  corda  del 
battello. 

ARCOIER  —  V.  Ammueciar. 

ARCOLT,  n.  m.  Raccolta  e  Ricolta,  n. 
f.  Ricolto ,  n.  m.  Cose  raccolte 'dalla 
rendite  del  terreno.  E  anche  Me$$e , 
n.  f.  dal  lai. 

ARCORO,  n.  m.  Ricordo.  Memoria.  Ri- 
membranza. Ricordanza. 

ARCOTTA.  n.  f.  Ricotta,  n.  f.  Flof  di 
latte  cavato  dal  siero  per  mezzo  del 
fuoco ,  chii  lo  coagula. 

Arcotta  di  uc'c.  —  Cispa,  n.  f. 
Umore  crasso  che  cola  dagli  occhi , 
e  si  condensa  intorno  alle  palpebre. 
Cispo,  Cisposo.  Affetto  da  malattia» 
che  (licesi  Cispità  e  Cidposità. 

ARCÒ  VA ,  n.  f.  Alcovo,  n.  m.  —  Ateo- 
va,  n.  f.  è  V.  d.  u.  li  fagiuoli  ha  det- 
to Arcòa.  Luogo  in  una  stanza  sepa- 
rato dal  rimanente  con  pilastri,  cor- 
nici o  altro,  a  uso  di  riporvi  un  letto. 

AIICURDAR,  AKCURDARS',  v.  (daAr- 
ricordare  ant.).  Ricordare.  Atcor* 
darsi.  Rimemorare.  Rammentare. 
Fare  sovvenire,  e  cosi  Rimembrar" 
si ,  ec. 

A  rcùrdars  '  benessém  d'una  quale 
coesa.  —  Ricordarsi  benissimo.  Ri' 
cordarsene  molto  bene.  Ricordar» 

.  con  piena  memoria.  Aver  piena  me* 
moria  di  checchessia.  Esser  ricor- 
devole. Averne  perfetta  rimembrane 
za.  ^  V.  Memoria. 

ARDIR,  n.  m.  Ardire,^  Ardimento,  n. 
m.  Arditezza ,  Audàcia ,  n.  f.  —  V. 
Curao'ff. 

Ardire,  v.  Non  v'ha  corrispon- 
dente verbo  nel  dialetto,  e  dlcesi 
con  una  perifrasi  Avèir  ardir,  ar^ 
dimèint,  oppure  usasi  il  verbo.  Al- 
tintars'.  V. 

ARDIt.  —  V.  Curag'g. 

ARDRlZZi ,  add.  Raddirizzato,  Rad- 
drizzato, Ridirizzato  e  Ridrizzato, 
Ridiritto,  agg. 

ARDR12ZAR.  V.  Ridirizzare  e  Ridriz- 
zare, Raddirizzare  e  Raddrizzare, 
V.  Dirizzar  di  nuovo  e  talora  Diriz- 
zare assolutam. 


AV 


62 


AB 


AtoUPPlADURA,!!.  f  ARDUPPIAMÉINT 
n.  m.  Addoppiatura ,  Baddoppiutu- 
ra.  Doppiatura,  n.  f.  Addoppia- 
mento,  Raddoppiamento,  n.  m.  L'ad- 
doppiare. 

ABDUPPIAR .  V.  Addoppiare.  Raddop- 
piare, Indóppiare,  Doppiare  (tatti 
coli*  ó  chiuso).  Far  doppio.  —  V. 
Dóppi.  —  Adoppiare,  con  un  solo 
d,  ero  aperto,  vale  Dar  l'oppio: 
Addormentare  a  forza  d' oppio. 

ARÉINGA ,  n.  f.  Aringa,  n.  f.  Pesce  no- 
to che  si  pesca  ne'  mari  settentrio- 
nali ,  e  viene  a  noi  secco  insalato  e 

'  affumato. 

Arèing  daov,e  Arèing  da  lati  - 

'  Aringhe  di  uot^a  diconsi  le  femmi- 
ne, e  Aringhe  di  latte,  ì  maschi. 
Aringa  e  Aringo.  Aringamento. 
*  Diceria  o  ragionamento  pubblico.-^ 
Quindi  Aringare.  Far  pubblica  di- 
cerìa in  ringhiera,  orare,  parlamen- 
tare. Aringatore.  Che  aringa.  (Boi. 
Àringadòur.) 

Sunar  Varèinga,  è  Sonar  la  cam- 
pana della  Comunità  in  occasione 

'  di  ptU)blico  castigo  a' malfattori: 
detto  cosi  forse  perchè  una  volta 
serviva  ad  avvisare  per  qualche  pub- 
blica aringa ,  o  aringo. 

ARÉLLA ,  Camiiccio ,  n.  m.  Spezie  di 
tessuto  di  canne  palustri  provenien- 
ti dalla  pianta  perenne  detta  volgar. 
Spàzzola  0  Canna  di  palude,  e  ser- 

.  ve  per  coprir  le  centine ,  sopra  le 
quali  si  devono  posar  le  volte ,  per 
stole  da  bachi  da  seta ,  e  per  altri 
usi  domestici.  La  voce  boi.  pare  una 
sincope  di  Cannarélia ,  cioè  Canna 
sottile,  o  sia  Cannarélia.  La  Scuota 
è  un  altra  cosa.  —  V.  Stura. 

Graticcio  è  un  tessuto  di  vimini 
in  su  mazze.  —  V.  Gradezz. 

Molte  sorta  di  cannicci  si  fanno , 
che  dalla  loro  dimensione  ricevono 
in  boi.  diversi  nomi.  i4rton.  Can- 
nicci de' più  grandi,  lunghi  sei,  e 
larghi  tre  piedi  di  Bologna.  Arlein. 
Piii  stretti  e  di  cannucce  più  sottili. 
Guttéll.  Certi  cannicci  poco  intessu- 
ti ,  sottili  e  stretti,  che  servono  da 


cestire  il  tronco  degli  alberi  fruul 
feri  giovani  per  garantirli  dal  trop 
pò  ardor  del  sole,  e  dal  gelo. 

ARENA ,  n.  f.  Chiamano  i  bobgoe^ 
con  questo  nome  un  luogo  chiuso 
ma  alio  scoperto,  destinato  a  poi 
blici  spettacoli  diurnL 

Questa  voce  è  imitatji  da  ciò  cb 
i  romani  chiamavano  Arena, da 
Quella  dell'  Anfiteatro ,  o  del  Circo 
perchè  era  uno  spazio  sparso  d'an 
na ,  in  cui  si  combatteva ,  e  i  eoa 
battenti  eran  detti  Arenàri. 

Circo  denominavasi  l' EdiBzio  p( 
giuochi  degli  antichi.  Onde  il  fmg^ 
lato,  le  cacce  delle  fiere,  e  simili s 
facevano  ordinariamente  nel  Circe 
Il  più  rinomato  era  quello,  che  Tv 
quinto  il  vecchio  aveva  abboz»« 
tra  il  Monte  Aventino,  e  il  Hook 
Palatino.  Da  prima  era  semplicisbi 
mo  e  senza  sedili  ;  Tarquinio  ii  sa 
perbo  lo.  rese  magnifico  faceodoi" 
circondare  di  mdini  di  legno,  che 
poi  si  fecero  di  marmo.  Eradicale 
estensione,  che  poteva  contenere  &* 
no  a  1 50  mila  spettatori.  —V.  feaUi^ 
Ippodromo.  Circo  per  la  cor^de 
cavalli.  I  più  famosi  Ippodromi,  oj 
tre  quelli  di  Roma,  furono  quei  di 
Costantinopoli,  di  Cartagine,  e  d'-^ 
lessandria  in  Egitto. 

Naumachia.  Spettacolo  aniifo" 
straordinario  nel  quale  in  un  cim 
inondato  d'acqua  si  faceva  mosw 
al  popolo,  assiso  sopra  d«'s«di» 
di  un  combattimento  navale. 

•  ARENG'AR.  v.  Areng'ar  un  fraiol,  «i 
giustaeor.  —  Rivoltare  un  to6a"}i 
un  abito  — Xsteiìia  aren*gà.  —  '^ 
sta  rivoltata. 

ARFÉNDER.  —  V.  Arar. 

ARFIAD.  —  V.  Ammsa.  ^. 

ARFIADAR,  v.  Fiatare.  Rifiatare J^ 
tare,  v.  mandar  fuori  il  fiato.  —  ' 
Respirar.  . 

ARFID,  n.  m.  ARFIDADURA.  d.  m.  A 
fiuto,  n.  m.  Il  non  rispondere? 
giuoco  di  carte  del  seme  giocaio- 
V.  Arfidar.  Al  giuoco  dell' omhred 
cesi  Faglio. 


AB 


63 


AH 


RFIDAfi,  V.  Riputare,  y.  Voce  de'gio- 
calori  di  carte.  Non  rispondere  al 
seme  giocato  dagli  altri  sia  per  non 
averoe,  sia  aveodcae  ancora.  Mei 
giooco  deir  ombre  dicesi  Fagliare. 

IRFILAR,  V.  Raffilare,  t.  11  pareggiar 
cbefaoDO  i  sarti,  i  calzolai  colle 
forbici  e  col  coltello  i  loro  laTori. 

affilar  un  ttiaff,  una  cwrtld,  — 
V.  ^pptar, 

ii^mu^,  Rappro fondare,  Ripro- 
fondare,  v.  Di  nuovo  profondare, 
rieotrar  nel  profondo. 

ARFUSA  (ALL')  av?.  AUa  rinfusa, 
Confiuttimente. 

ARGHEN,  D.  m.  Argano,  n.  m.  Stru- 
mento di  iegoame  per  usc|  di  muo- 
vere, 0  tirare  in  alto  materie  d' ec- 
cedenie  peso. 

Bùrbera  è  uno  strumento  di  le- 
gno, attorno  Si  cui  s'avvolge  un 
càoapoperaso  di  tirare  in  alto  pe- 
sL^Àipo  dicesi  a  quel  legno,  sul 
quale  s'avvolge  il  canapo. 

A  i  voi  i  arghen  a  far  una  cos- 
«fl-  —  Dicesi  jFor  qualche  cosa  ti' 
Tata  coW  argano ,  o  a  forza  d*  ar- 
dano, per  dire  Far  quella  cosa  mol- 
lo mal  voiontieri. 

AKGHGNi,  add.  Rincagnato  e  Ricc^ 
mio,  ala,  agg.  É  proprio  del  na- 
^ schiacciato,  o  del  viso  che  ba 

ihn'  "''^  ^  80^  di  cagnuolo. 

àmmm  AL  NAS.  Ricagnarsi,  n. 
P-  far  viso  ricàgnato.  Arricciare  il 
^'^tt'o.  le  labbra,  o  il  naso.  Quando 
con  un  gesto  taluno  mostra  di  aver 
qualche  cosa  a  sdegno  o  a  stomaco, 
ose  ne  stizzisce. 

«GOi,  a.  m  Orgoglio,  n.  m.  Alteri- 
m,  n.  f. 

hèir  dl'argói.  —  ìnorgogUare, 
''fnaré orgoglio.  Montare  in  orgo- 
m,  OrgogliarH, 

Argot.  —  Orgoglio  per  Forza, 
^^liardia, 

/n^ót  d'una  volta,  d*un  are,  — 
%O0lto.  Lo  sfogo  d'una  volta,  di 
^aroo.  (La^voce  francese  Eleva' 
*Ìon  d'une  vfmte  mi  pare  pili  signi- 
ficante.) 


Andar  in  argói.'^  Andare  in  ri- 
gògUo,  ed  anche  in  Bordello,  Si  di- 
ce dei  soverchio  vigore  delle  piante, 

'  che  spesse  volte  impedisce  loro  di 
firuttiflcare.  Anticam.  dicevasi  Ar> 
gogUo,  da  dove  è  derivata  la  noetra 
voce. 

ARGTTAR,v.  Qoesta  voce,  che  dai  piti 
puliti  si  lascia  alla  plebe,  non  sa- 
rebbe cotanto  da  disprezzarsi ,  per* 
ehò  rimasta  dal  latino  Eructare,  e 
perchè  si  deve  riconoscere  per  la 
stessa  italiana  Rigettare;  tutta  volta 
conviene  adattarsi  all'uso  e  dire 
colle  persone  civili  Vom^tor  (che 
pur  dal  volgo  i>ol.  dicesi  Gumitar). 
Mandar  fuori  per  bocca  il  cibo ,  o 

Sii  umori,  che  sono  nello  stomaco. 
igetiare,  Rècere  e  Ruttar  fuori 
(boL  Trarfora). 

Eruttare ,  è  piii  propriamente  il 
Trar  rutti.  Eruttare  dicesi  ancora 
per  Mandar  fuori  a  guisa  di  rutti,  e 
massimamente  dell  esplosione  dei 
vulcani.  Eruttazione  del  Mongibel' 
lo.  Eruzione  del  Vesuvio. 

Trar  fora  i  uc'c.  —  Reeere'l'O' 
nima. 

ARGTTON,  GUMITON ,  n.  m.  |dur.  Re- 
citiccio ,  n.  m.  La  materia  che  si  re- 
ce.  Cibo  rigettato.  Per  similit.  dico- 
no i  bolognesi  Argtton  (da  Rogaton 
francese)  per  significar  Vivande  ri- 
scaldate, 0  grossolane,  oppure  Ri- 
masugli ,  avanzi  di  vivanje  già  gu- 
state da  altri ,  come  per  dire  Mate- 
rie vomitate. 

ARGUARD ,  n.  m.  Riguardo ,  n.  m. 
Arguard  di  liber.  —  Guardia  del 
Ubro,  Foglio  di  carta  che  si  mette 
internamente  fra  '1  libro ,  e  la  co- 
pertura di  esso. 

ARGUlANT,add.  Arrogante,  Orgoglio^ 
so.  Altiero ,  agg. 

ARGUTE,  add.  Rannicchiato,  agg. 
Star  argute',  —  Rannicchiarsi, 
Restringersi  in  se  stesso. 

ARI ,  e  ARRt.  ZÒ  ZÓ,  o  GIÒ  GIÓ.  Modi 
che  sono  propri  agi'  italiani ,  ed  in- 
citano le  bestie  ék  soma  al  cam- 
mino. 


AB 


64 


^  L'è  onda  vi  sèinza  nianc  dir  ari 
là.  •—  Andartene  Mensa  dir  nt  mot- 
to, né  tottoi  Né  pur  addio;  Sen- 
za dire  né  a  Dio,  né  al  diavolo.  I 
lat  dicevaDO  Insalutato  hospite.GM 
italiani  comunemente  osano  la  frase 
latina,  e  i  bolognesi  pure.  Questi 
sogliono  anche  dire  Andarvi  <Ula 
franzèita. 

ARIA»  n.  f.  Aria,  n.  f.  Detto  assolut. 
vale  Aria  atmosferica.  Dicesi  an- 
che Aere,  e  Aer,  n.  m.,  ma  è  termi- 
ne della  poesìa, come  lo  sono  Aura, 
Auretta;  ed  Ètere,  n.  m.  dal  lat. 

'  quindi  Etèreo,  Etèrio,  agg.  Da  Aere 
irengono  pure  Aèreo,  agg.  D'aria. 
Aeriforme,  agg.  Che  è  in  forma  d'a- 
ria. Aerino  aggiunto  di  color  cele- 
ste chiaro,  color  d'aria.  -^  Aero- 
nauta. Neologismo  introdotto  per 
dire  Colui  che  naviga  per  l'aria 
(  boi.  Vuladòur).  Con  voce  greca  sì 
direbbe  Areòbata;  e  Aeròstato  il 
palloa  volante.  —  Areometrìa.  La 
scienza  delle  proprietà  dell'aria, 
che  insegna  a  misurarne ,  e  calco- 
lame  gli  effetti.  •->-  Aerofobia ,  Pau- 
ra dell'aria.  Cosi  Aerologia,  ec. 

Aria,  secondo  la  volgar  nozione, 
è  quello  de'  quattro  elementi ,  che 
circonda  il  globo  terracqueo.  Se- 
condo i  filosofi  l'Aria  è  Un  corpo 
tenue,  fluido,  trasparente,  capace 
di  compressione,  e  di  dilatazione. 
Distinguesi  in  Aria  elementare,  e 
Aria  atmosferica.  —  L'Aria  ele- 
mentare, eh' è  V  Aria  propriamente 
detta,  è  una  certa  materia  sottile, 
omogenea ,  ed  elastica ,  la  quale  è 
la  base  elementare  dell'  aria  atmo- 
sferica.—LMrtaa^mos/àWca,  o  sìa 
Aria  volgare  ed  eterogenea,  è  Un 
ammasso  di  corpuscoli ,  che  costi- 
tuisce ciò  che  chiamiamo  Atmosfe- 
ra, In  cui  viviamo  e  ci  moviamo.  - 
1  chimici  moderpi  col  nuovo  nome 
di  Gas  intendono  Una  combinazione 
di  un  corpo  qualunque  col  calori- 
co ,  in  modo  che  il  composto ,  che 
ne  risulta,  sia  invisibile,  elastico, 
pesante ,   molto  cedevole  ,  senza 


AR 

perdere  lo  stato  d'invisibiliti.  Quin- 
di gli  stessi  chimici  vogliono  cIm 
l'aria  atmosferica  risulti  dalla  com- 
binazione del  Gas  azoto  eoa  ciò 
eh'  essi  chiamano  Aria  vitale,  e 
con  altro  nome  Gas  osngeno,  il 
quale  dagli  antichi  chimici  chia- 
mansi  Aria  deflogisticata.  Empireo 
o  Aria  empireale.  Aria  pura  o  del 
fuoco.  —  Distinguono  poi  diverse 
spezie  di  6(m,  secondo  cb'é prodotto 
dalle  varie  combinaziooi. 

Vento  è  un'Aria  agitata. 

Brezza  è  quel  Piocol  venticello, 
ma  gelato  e  crudo,  cbespira  la  Dot- 
te e  la  mattina  di  buon' ora.  fm- 
zeggiare.  Spirar  vento.  —  Al  tin 
una  zerta  arietna-,  che  m'pénein 
al  zervéll.  —  Egli  è  brezzolina.f^ 
mi  penetra  fino  al  cervello. 

Ariazza,  n.  f.  Brezzatone  o  Brez' 
zone.  Vento  freddo  e  gagliardo. 

óra,  coU'o  largo,  significa  iuro. 
ed  è  pure  della  poesia.  Òm  in  boi. 
è  voce  usitatissima,  ma  in  sigoìfica- 
to  di  Aria  acuta  e  fredda,  corrispon- 
dente piuttosto  a  Brezza. 

Metèora,  e  più  comun.  Metèore 
plur.  Nome  dato  a  tutti  i  cot^hf'^ 
si  trovano  nella  nostra  atmosfera  • 
apparenze  e  fenomeni,  che  sooogu 
effetti  degli  elementi  della  mede- 
sima. «—  V.  SòuL  Louna.  Eug." 
Meteorologia.  DoUrina  delle  oie- 
teore.  , 

Pneumàticao  Pneumatolo9Ì»\^^}^ 
gr.  Pneumon,  Aria  o  Spirilo)  w»* 
sica  significa  Scienza  sulla  propne- 
tà  dell'  aria.  —  Macchina  pne^^^' 
fica  è  Una  macchina  con  cui  si  »  " 
vuoto,  0  si  rarefa  consìderabilmeD- 

te Tarla  contenuU  in  un  recipien- 
te. —  In  metafisica  Pnewnatologvi> 
Pneumàtica  è  La  scienza  degli  enti 
spirituali -^  V.  Veint.  . 

La  maggior  parte  de'profcrw^ 
dettati  italiani,  che  hanno  relaziooe 
e  questa  parola  Aria  sono  pure  ds>' 
ti  in  boi.  nello  stesso  signmW' 
né  s'avrà  timor  di  errare  nel  dire: 
Stare  all'aria,  in  aria, per <^ 


AB 


66 


AR 


eoUa  pancia  att'arieL  An> 

oU'arkL 

ir  dtaria  a  una  stanzia.  — 
ìdeU'aria,  Mettere  in  beU'aria. 
l'I' ha  mane  vést  l'aria,*^ 
Non  ìa  ancora  veduto  ia  htee, 

An'Ura  mane  un  fià  d'aria.  — 
^mio/^  tilt  fiato  di  vento. 

liriaeulà.  —  .AHa  eoiata.  Aria 
cbe  Tiene  non  da  cielo  aperto. 

^ria  detto  figar.  vale  Altèriifia, 
^/tero,  Superlria,  Orgoglio.  •-  AvHr 
H'om.^  Aver  dell'  aHiagia,  detta 
«iperòia.  ^Dars' di' aria.  —  Searv 
M  Itti  grane»  in  sul  grande.  Avere 
Oria  $Qda.  Paboneggiarsi.  -*  Quia 
moura  l'ha  un'  aria.  —  QueUa 
signora  alza  il  viso ,  ha  fumo ,  va 
coUa  tetta  alta.  Cosi  dicesi  Alzar 
la  cordtt.  Prender  orgogUo.  —  Al 
^'ha  tratta  cùn  un  ària.  ^HHka 
Ifotiato  orgogliosamente  »  baldan* 
somnenk,  àtteramente,  (ntròan- 
notamente. 

Aria.  —  Aria,  e  dim.  Arietta  , 
Ariettina.  CanzoDelta  per  musica , 
0  messa  in  masica. 

Àrmna, —  Ariona,  n.  f.  Aria, 
portamento  grande  ,  nobile.  •—  i4- 
riom.  —  Ariane,  n.  m.  V.  d.  U. 

^  in  mosica  forte  e  di  carat- 

lere, 

ARJETEIN,  n.  m.  Re  di  macchia,  Be 
«fiepe.  Da'  toscani  detto  Scriedolo 
pei  suo  Terso  che  fa  Cric,  e  Fora- 
*«?«,  dall'avere  il  becco  aguzzo  « 
e  dallo  sUr  nelle  siepi.  Viirace  pic- 
<?oiissinio  uccelletto  solitario,  che 
|KB  sempre  la  coda  ritta.  In  s^cuni 
^[hi  d' Italia  4!hianiasi  Realino 
(da  cui  Tiene  ia  yoce  bol.)>  Lui,  Re- 
9^f  Heillo.  Il  Fiorrancio  è  una 
specie  di  Re  di  macchia ,  che  ha  in 
<3po  una  cresta,  o  striscia  di  pen- 
ne di  color  simile  al  fiorrancio. 

^rietein,  per  similit.  agg.  a  ra- 
^^,  vale  Vivacissimo,  e  che  non 

,.\stàmai fermo.  —  Ternas.  V. 

*«ETTA.  n.  f.  Arietta,  dim.  d'Aria 
*ura.  Awetta.  Vod  poetiche. 
^^èir  di' ariétta.  —  Avtfr  della 


supéftiuxxa,  deltmrffOQUum,  del* 
l' a$nlHxioneella. 

Arietta.  "—  Arietta,  Tenn.  musi- 
cale. 

ARIOL.  n.  m.  (per  non  dire  JKol,  un 
riol,  che  sarebbe  duro)  Stròscia, 
n.  f  La  riga  che  la  l'acqua  corren- 
do in  terra,  o  su  checchessia. 

Ariol  per  Solco,  Cavo,  incavo. 
Fossetta. 

L' ariol  d'aquach'còrrpermézz 
alia  strd.  —  Rigàgnolo. 

ARIÒUNA.  —  V.  Ario. 

ARISTIDE,  np.  m.  Aristide,  m.  Cosi 
Spadafora. 
Questi  nomi  terminati  in  ide  non 

•  hanno  costantemente  l'accento  sul- 
la penultima,  e  perciò  converrà  sta- 
re all'  uso  pili  comune. 

ARITMÈTICA .  n.  f.  Aritmètica,  n.  f. 
Atftfaeo.  Scienza  di  numerare.  Da 
Arilmo  gr.  Numero. 

Alla  voce  Abòàc,  segnai  la  parola 
ital.  Abbaco  colla  penultima  lunga , 
ed  in  tal  guisa  sembra  certamente 
iodicato  ne'  vocabolari  ;  ma  sia  per 
la  mancanza  degli  accenti  sui  voca- 
boli, sia  per  la  incostanza  o  inesat- 
tezza nel  regnarli ,  rimane  incerto 
per  lo  più  se  lunga  o  breve  sia  la 
penuitinia.  E  siccome  è  regola  co- 
stante di  stare  all'  uso  generale  in 
fatto  di  pronunzia ,  cosi  a  questo  ci 
atterremo. 

ARUV ADURA  DI  CAPt.  J^uùva  Hntw 
ra,  e  racconcio  de'  cappelU.  Cosi 
Arlavar  i  capi,  -^Par  fiuova  tin^ 
tura ,  e  racconciare  i  cappelU  veC" 
chi. 

ARLEIN.  —  V.  Arélla. 

ARLt,n.  f.  Ubbia,  n.f.  Opinione  supersti- 
ziosa e  malaugurosa.  Dicono  i  bolo- 
gnesi^ Avèir  arti ,  Dar  arti ,  Torr 
l' arti.  —  Recare  e  recarsi  ubbia: . 
Fuggire ,  levare  V  ubtna. 

ARLIV ,  n.  m.  RiUevo,  n.  m.  Rabesco  a 
rialto ,  cioè  rilevato. 

hass  arUv.  —  Basso  rilievo ,  si 
dicono  le  figure,  che  non  si  solle- 
vano interamente  dal  loro  piano. 
Afiiv,  perAlliv.  V. 


Aft 


66 


AB 


AULIVA  ,  add.  mtevato  ,  Sollevato , 
Bialto,  agj;.  Quando  la  prominenza 
è  arcuata  dicevi  (^onoesio, contrario 
di  Còncavo,  Incavato. 

ÀrUvà  per  Allevato,  BilevcUo,  fìu- 
drilo ,  Educato, 
ARIJVAR,  T.  Alleoare,  t.  Allevare  in 
senso  proprio  altro  non  sigDi6ca 
che  Alzare  all' alto.  In  senso  iìgu- 
rato,  Tale  Nutrire  gli  animaU,  o 
coltivar  le  piante. 

'  ArUvar.  Rilevare.  Rinnalzare  , 
tondeggiare.  Dìcesi  dei  disegni.  — 
Rilevare.  Sùrgere.  spòrgere  in  fuo- 
ri le  cose  dal  piano. 
ARLÓI»  n.  m.  (da  Arlogio  ant.).  Oro- 
logio. Orinolo  e  Oriolo.  Macchina 
per  misurare  il  tempo,  e  segnar  le 
ore;  che  con  voce  greca  dicesi  Cro- 
nòmetro, 

Arlói  da  aqua.-^  Clatidra.  Oro- 
logio da  acqua.^ 

Arlòi  da  pòlver,  —  Ampolla. 
Orologio  a  polvere. 

Arlói  da  sòul.  <—  Orologio  a  io- 
le, 

Mettr  insèm  un  arlói.  —  Monta- 
re  un  orologio. 

Dsfar  un  arlói.  —  Sìnontarlo. 

Tirar  sii  un  arlói.  —  Caricarlo. 

Arlói  eh' va  prèsi,  —  Orologio 
che  avanza.  —  Ch'va  tard.  —  Che 
rilarda.  —  Ch'va  òein,  —  Chf  è 
giusto. 

Ripetiziòn.  —  Oriuoh  a  ripeti» 
zione. 

Cariliòn.  Parola  fr.  Quegli  orolo- 
gi ne'  quali  si  sono  introdotti  dei 
suoni  di  campanelli,  di  organetti 
e  simili. 

Meridiana.  —  Meridiana,  s.  f.  è 
yoce  tv.  Meridienne,  Una  linea  se- 
gnata nel  suolo  su  cui  batte  il  sole 
costantemente  nel  punto  del  mezzo 
giorno ,  entrando  per  un  foro  fatto 
nel  tetto  dell' edifizio. 
ARLÓN.  —  V.  Arélia. 
ARLOTT ,  n.  m.  Materia  umida  com- 
mestibile che  per  la  sua  brutta  ap- 
parenza eccita  al  vomito.  Forse  la 
voce  boi.  viene  da  Arlotto ,  che  per 


analogia  d  prende  in  vece  di  UoiAo 
sporco,  gaglioffo.  Il  teroijoe  boi.  è 
quasi  sinonimo  di  Gutniion,  o  al- 
meno risveglia  la  raedesima  idea. 
Vedilo. 

'  ARLUlAR,  V.  fig.  Importunare.  Sefr 
lecitare,  v.  Martoriare  uno. 

ARLUIIR,  D.  m.  Oriolàio,  Oriuolaio, 
Orologiere,  n.  m.  Colui  che  fa  gli 
orologi. 

ARMA,'n.  f.  Arma  e  Arme^  n.  f.  Cosi 
al  plur.  Arme  e  Armi.  Termine  ge- 
nerico d'ogni  arnese  o  strumento 
per  uso  di  difendere,  o  di  offen- 
dere. 

Arma  da  fitg.  — -  Arme  o  Bocche 
da  fuoco,  in  cui  si  adoperano  la 
polvere  e  le  palle:  come  schioppi, 
cannoni. 

Arm'da  lai.  —  Armi  da  taglio,  o 
da  punta.  Quelle  che  feriscono  col- 
la punta  0  col  taglio,  come  sodo 
i  coltelli. 

Arma  bianca,  in  cui    non   v'ha 
fuoco ,  come  spada ,  pugnale  .  ec. 
Anna  al  brazz.  —  Imbracciar 

V  arma.  Operazione  del  soldato  nel 
maneggio  del  fucile.  —  lUweseiar 

V  arma.  Capovolgerla  colla  bocca 
Terso  terra  in  segno  di  lutto. 

Arma  dia  casa.  —  Arma  per  Irv- 
segna.  Stemma,  Impresa  di  fami- 
glia» o  di  popolo. 

Molte  voci  s'adoprano  cornane* 
mente,  che  sono  simili  fra  ói  loro, 
per  significare  ciò  che  in  bolognese 
dicesi  Arma. 

Impresa  è  Un  simbolo  determi- 
natamente riferito  a  una  persona, 
o  cbe  esprime  qualche  cosa  che  la 
concerne  in  particolare. 

Emblema  è  un  simbolo  più  gene- 
rale. L'  Emblema  suppone  sovente 
Una  comparazione  tra  due  oggetti 
delia  medesima  natura. 

Simbolo  è  nome  generico.  Nel 
linguaggio  dei  dotti  è  un  Segno. 
indizio,  o  rappresentazione  di  un 
oggetto  morale,  mediante  le  imma- 
gini dì  cose  fisiche  o  naturali.  * 

Varie  sono  le  specie  simlwliche 


AR 


67 


Aft 


p.  e.  GerogHpco,  o  JerogUfico.  Nel 
iingnaggio  degli  archeologi  signifi- 
ca Que' simboli  o  figure*  mistiche , 
usate  dagli  antichi  Egizi  per  copri- 
re, od  ascondere  i  segreti  della  lo- 
ro teologia.  É  voce  greca,  e  in  quel- 
la lingua  significa  Figura  allusiva  a 
cose  sacre.  —  V.  Lettra, 

Stemtna ,  secondo  Tuso  moderno 
è  Quello  scudo  nel  quale  sono  di- 
pinte le  insegne,  e  le  distinzioni 
simboliche  di  una  famiglia. 

Arme  furono  prima  chiamati  quei 
segni  di  dignità ,  e  d'onore  d'ordi- 
nario espressi  con  certe  figure,  e 
eoo  ceitt  colori  dati  od  autorizzati 
da'  Sovrani  per  distingue^  le  perso- 
ne, e  le  famiglie. 
XRM^DAl.  n.  f.  Armata:  Truppa  ;  Mi- 
itzia;  Uercito,  Corpo   di  uonaini 
armati. 

Vn  Otti  d'armada,  -—  C^omo  d'ar- 
me, 0  d'armi.  Militare. 
ARMADURA,  n.  f.  Armadura,  n.  f.  e 
anche  l'Armato,  n.  m.  Clhiamano 
gli  artefici  Tutte  quelle  cose,  ch'es- 
si pongono  per  sostegno ,  fortezza , 
0  difesa  delle  loro  opere.  Armadu- 
ra de' pozzi,  delle  volte»  dell' ani- 
ma di  una  statua,  Armadura  dei 
tetti.  —  V.  Cvert. 

Metter  l' armadura.  Far  V arma- 
dura  a  una  txilla ,  a  un  are,  etc. 
—  Armare  una  volta,  ec. 

CawMT  l'atmadura.  —  Disarma' 
re  una  volta,  un  arco,  ec. 
ARMA6NER,  v.  ARSTAR,  v.  Himanere. 
Bestare.  v.  Armagner  curt,^^ Ri- 
manere attornio. 
ARMAR,  y.  Armare,  Vestire  armadura: 
e  anche  Far  l'armadura  delle  fabbri- 
che. —  Disarmare  è  il  suo  contra- 
rio.—Atormarf.  Armare  di  nuovo. 
Armars'  d'pazeinzia.  ^^  Armar- 
si con  una  lunghissima  pazienza , 
ha  detto  Redi.  Armare  il  diritto  ; 
Armare  il  pretesto ,  dettato  da  non 
imitarsi.  Ad  esso  si  sostituisca  Met- 
tere, Recare  in  campo,  innanzi  il 
suo  diritto.  Addurre,  recare  in 
Campo  un  pretesto ,  ec. 


ARMARI,  n.  m.  Armàdio:  e  cosi  il 
dim.  Armadino:  Il  peggior.  Arnia» 
diaccio:  Tacer.  Armadione.  Dicesi 
ancora  Armario. 

ARMAROL,  e  più  comun.  ARCBUSIR, 
n.  m.  Amtattiolo.  Colui  che  fabbri- 
ca, accomoda,  o  vende  armi  da 
fuoco.  —  V.  Arctnuir. 

ARMELLElN ,  n.  m.  Ermellino  e  Ar- 
mellino ,  n.  m.  Piccolo  quadrupede 
de'  paesi  settentriqnali  di  pelo  can- 
didissimo, e  che  ha  la  sola  estremi- 
tà della  coda  ne  rissima. 

ARMERITAU.  —  V.  Meritar. 

ARMÉSD,  n.  m.  Disordine,  n.  m.  Con» 
fusione ,  n.  f. 

ARMESDAR,  y. •Rimescolare,  ▼.  a.  JU- 
mestare.  Di  nuovo  mescolare ,  ed 
anche  Mescolare  semplicemente. 

Sintirs'  armesdar  al  sangu.  ^ 
Sentirsi  rimescolare.  Rimescolarsi. 
Quel  terrore  e  queir  agitazione  che 
produce  nel  sangue  un' improvvisa 
cagione  di  spavento. 

ARMESSA ,  n.  f.  AHBUTT.  ARFIAD ,  n. 
m.  Rimessiticcio  ,  Rimettiticcio  , 
Ra/rnpollo ,  n.  m.  Rimessa,  n.  f.  Ra- 
mo nuovo  rimesso  -sul  fusto  vec- 
chio. 

ARMÉSSA,  n.  f.  Rimessa,  n.  f. 
Stanza  ove  si  ripongono  le  carrozze. 

ARMETTER,  v.  Rimettere,  v.  Metter 
di  nuovo. 

L'armetter  di  alber.  — -  RiìnettC' 
re ,  Ripullulare  ,  Rigermogliare. 
Germogliar  di  nuovo.  > 

Artnettri  in»t-una  cossa,  Armet' 
tri  del  so.  Metter  del  suo.  Sca- 
pitare.— Ali  ha  armess  tùtt  al  so, 
Ei  vi  ba  messo  tutto  il  suo. 

ARMNAR,  V.  Contare.  Annoverare. 
Numerare.  Raccor  per  numero. 

ARMONt ,  n.  f.  Armonia,  n.  t.  Concor- 
danza di  voci;  Concordanza  di  suo- 
ni. Quel  bello  e  dilettevole ,  che.ri- 
sulta  dall'unione  di  diversi  suoni 
musicali  uditi  in  uno  stesso  tempo. 

ARMÓUR ,  n.  m.  Rumore ,  e  più  comu- 
nem.  Romore,  n.  m.  Voce  generica 
adattata  a  vari  suoni  per  lo  più  dis- 
ordinati- e  scomposti. 


AR 

Molti  sono  i  tennini  cbe  sembra- 
no sinonimi  con  questa  voce,  ma 
perchè  differiscono  per  lo  piii  nel 
loro  significato  proprio ,  gli  bo  qui 
registrati. 

Baccano,  (Baccan boi.)  Romore 
di  voci  che  risulta  da  molte  perso- 
ne, cbe  scherzano  sconciamente.— 
Sbaccaneggiare.  Fare  il  baccano.— 
BaccanaUa,  Baccanerìa.  Romore  di 
chi  giuoca  e  scherza  con  clamori.— 
Bisbigliamentò  e  BiibigHo.  (  Bisbia' 
mèint,  boi.)  Quel  legger  fischio  che 
si  ode  da  coloro,  che  parlano  sotto 
voce ,  senza  che  si  distinguano  le 
parole;  quindi  i  verbi  Bisbigliare  e 
Pispigliare:  il  verbale  Bisbigliato* 
re,  e  Bisbigliatorio ,  agg.  di  luogo 
dove  si  bisbiglia.  BisbigUo,  Bisbi- 
glio continuato.  —  Susurro  è  mol- 
to afiìne  a  Bisbiglio  nel  caso  qui 
sopra  spiegato ,  se  non  cbe  Siir 
mirro  pare  cbe  indichi  un  suono 
di  parole  pronunziate  da  diverse 
persone  a  voce  sommessa.  Susurro 
poi  si  riferisce  a  qualunque  altro 
tenue  romore  procedente  da  ogget- 
ti diversi.  — -  Borboglio ,  Borboglia' 
mento.  Borbottamento,  Borbottio. 
(  Buiamèint ,  boi.  ).  Propriamente 
Romoreggiamento  degl'intestini  per 
flatuosità  o  d' acque  sotterranee , 
che  si  dice  ancora  Buggiio.  E  il 
verbo  Borbottare ,  meglio  che  Bor- 
bogliare. 

Busso.  Alle  volte  significa  Strepi- 
to ,  altre  volte  Bomore  meno  forte. 

Chiasso,  Bordello,  si  prendono 
per  Romore  grande  insolente  di 
persone;  perchè  in  luoghi  cosi  det- 
ti si  usa  fracasso.  Chiassata  vìAe 
Gran  chiasso.  (Boi.  Burdèll.) 

Clangore.  V.  lat.  Strepito  di  suo- 
no ,  e  dieesi  propriamente  di  quello 
delle  trombe. 

Croscio.  Quel  romore  che  fa  la 
pentola ,  la  padella ,  il  paiuolo  e  si- 
mili ,  pieni  di  liquore  nel  bollire 
gagliardamente.  •»  Crosciare ,  il 
verbOj 

Scròscio  è  quasi  sinonimo  di  Cro- 


6S  AR  . 

feto,  perciò  si  dice  Bollire  a  Mero- 
tcio ,  Bollire  in  colmo.  (  Bùier  a  ca-    \ 
Wklt).  Ma  è  piir  proprio  per  indicare     ' 
Io  strepito ,  che  fanno  i  corpi ,  cbe 
crepitano  e  scoppiettano.  Cosi  Scro- 
sciare, il  verbo  {Ciuccar  boi.). 

Fracasso,  Fracassio  (  Fracass. 
boi.).  Romore  che  procede  da  frat- 
tura o  spezzamento  di  materiali. 

Fragore.  Romore  prodotto  dal- 
l'aria fortemente  agitata. 

Frastornio*  Romore  cbe  rimbom- 
ba e  stordisce. 

Frastuono.  Confusione  di  diversi 
romorì  e  strepiti  quasi  fuor  di  tuo- 
no. 

Frombo,  Frullo.  Romore  di  mol- 
ti uccelli  insieme  nell'  alzare  il  vo- 
lo, come  di  stame,  piccioni.  (Boi. 
Frullamèint). 

Gorgoglio.  Romore  che  fanno  i 
liquidi  bollendo ,  o  sortendo  da 
luogo  streito. 

Bimbombamento  ,  Bimbombio. 
Bimbonibo.  Suono  che  resta  riper- 
cosso dopo  qualche  romore ,  mas- 
simamente ne'  luoghi  concavi  o  ca- 
vernosi. Ma  si  appropria  ancora  ad 
altri  romori. 

Rintronamento ,  Assordimento. 
Stordimento.  Rimbombo  forte  qua- 
si a  guisa  di  tuono. 

BotntMi,  Bombo.  Quel  romore  che 
si  sente  dentro  gli  orecchi.  11  suo- 
no prolungato  che  rimane  dopo 
qualche  grande  scoppio,  o  suono, 
come  del  tuono,  della  campana, 
ec.  {Boi  Bàtnba.) 

Rovinio.  Gran  romore. 

Bonzamento,  Ronào,  Bonzo.  Bo- 
more che  fanno  i  mosconi,  i  cala- 
broni ,  zanzare  e  simili ,  per  l' aria 
col  frullar  dell'  ale;  e  per  similit.  di 
altre  Qose  tratte  o  agitate  fortemen- 
te per  r  aria.  Si  usa  anche  lE^ura- 
tam. 

Scalpicciamento  «  Scalpiccio . 
(  Scarpazzamèint  boi.  ).  Calpesta- 
mento con  istropicclo  di  piedi.  Cosi 
Scalpicciare,  diverso  dallo  Scc^i- 
tamento  e  Scalpitare ,  che  è  il  pe- 


AR 


69 


AR 


stare  e  calcar  co' piedi  fa  andiBdo 
( Boi.  Andar pèis ,  Pittar  i  pi.  ) 

Schianto.  Sùbito  ed  improvviso 
scoppio,  e  dicesi  per  lo  più  del, 
taono.  I 

ScMamazzo,  ScMamazzio  (Boi. 
Stiamazz).  Bomore  prodotto  da  al- 
ti e  disordinati  gridi. 

Scòppio.  Fracasso  che  nasce  in 
qaelle  cose,  che  per  interna  vio- 
lenza s' aprono  /  e  si  rompono  fa- 
cendo stl^epito.  (Boi.  Ciocc). 

CrepoUos  Crepito,  Cigolio,  Voci 
osate  da  alcuni  medici  ;  ed  è  Quel 
romore  che  fonno  talvolta  le  ossa , 
cagionato  da  alcuna  malattia.  (  Boi. 
Ciuecamèint  dell'  i  oss.  ) 

Strèpito,  Romore  grande  e  scom- 
posto. 

Stridere,  Scricchiolare,  Crocchia- 
re deUe  porte,  delle  scarpe,  ec. 
(Bollar). 

Tuono.  Quello  strepito  che  si  sen- 
te neirarìa  quando  folgora ,  ed  è 
io  conseguenza  di  aprimento  sfor- 
zato di  nubi. 

Alla  classe  di  queste  parole  in- 
dicanti Romore ,  apparterrebbero 
quelle  ancora  vocali  degli  uomini, 
e  delle  bestie  ;  ma  si  troveranno  le 
prime  alla  voce  Zig ,  e  le  altre  in 
Veri. 
ABMUNDAR ,  V.  (i  alber).  Bimondare. 

Tor  via  i  rami  dagli  alberi. 
ARNÉIS,  n.  m.  Arnese,  n.  m.  Nome 
generico  di  tutte  masserizie ,  stru- 
menti, fornimenti,  ec.  I  bolognesi 
l'usano  rare  volte  nel  senso  che 
gli  si  dà  in  lingua  italiana ,  e  lo 
prendono  quasi  sempre  nel  signifi- 
cato d'instrumento  da  lavoro.  —  V. 
Vsvai. 

Essr  in  bòn,  o  trest  amèis. — 
Essere,  o  Andare  bene,  o  male  in 
arnese.  Essere  o  andare  bene  o  ma- 
le vestito. 

L' è  un  trest,  un  cattiv  amèis,  fl- 
guratam.  Trasportato  nel  dialetto 
boi.  a  cosa  animata ,  come  usò  il 
Petrarca  Stram  arnese;  parlando 
d'uomo. 


ABNICÉ,  ABTIRA,  add.  Raggricchia" 
io,  BanniccMato.  Baggruzzato.  BaO" 
gruzzolato.  agg.  Ristretto  in  se 
stesso. 

ARMClAìfÉlNT ,  n.  Baggriechiamen- 
fo.  Il  raggricchlarsi. 

ARNICIAR.  e  ABNICIARS',  v.  Baggric- 
chiare,  Baggruzzare,  Baggruzzo' 
lare,  e  Bannicchiarsf ,  ec.  Restrin- 
gere in  se  stesso ,  come  fisi  V  uomo, 
che  raccoglie  insieme  le  membra 
per  freddo,  o  per  simile  accidente. 

ARNUVAR  e  ABZUVNIB ,  v.  Binovare 
e  Binnovare.  Binovellare  e  BinnO' 
vettare.  Tornare  a  for  di  nuovo. 
Bingiovanire,  e  Bingiovenire ,  v. 
Binnovare  ;  e  In  signif.  n.  Ritornar 
giovane.  Binnovellarsi.  Per  simllit. 
si  dice  di  varie  cose,  che  hanno 
una  specie  di  vita,  e  per  lo  plii  del- 
le piante. 

ARNIJVLÉ ,  add.  Bannuwlato  e  Ban» 
nugolato ,  agg.  Dicesi  del  cielo  co- 
perto dalle  nuvole. 

ARNUVLIRS'.  V.  Bannw)olare  e  Ban- 
nugolare ,  v.  Coprirsi  di  nuvole  il 
cielo. 

ARÓMAT ,  n;  m.  Aròfnato,  Aromo. 
Nome  generico  d'ogni  Spezierìa,  e 
Profumo. 

Da  Aromo  vengono  molte  voci.— 
Aromatario,  n.  m.  Venditor  d'aro- 
mi, che  più  comunemente  dicesi 
Droghiere.  —  V.  Drughir.  —  Aro^ 
malicità,  Aromatichezza ,  n.  f.  Sa- 
pore, odore,  e  qualità  aromatica.— 
Aromàtico,  tea,  Aromàto,  àia,  agg. 
Che  ha  odore  e  sapor  d'aromato.— 
Aromatizzare,  v.  Dar  sapore,  odo- 
re di  aromato. 

ABPARÉLl.A,  n.  f.  Baperella,  n.  f. 
Quel  pezzetto  di  madrevite  che  sln- 
vìta  alia  fine  della  vite,  dopo  aver- 
la infissa ,  perchè  resti  salda. 

•ARPEG'G,  n.  m.  Arpéggio,  n.  m. 
Specie  di  suono  che  si  fa  per  ac- 
compagnamento al  canto .  o  ad  al- 
tre armonie  sugli  strumenti  da  cor- 
da, siccome  l'arpa,  la  chitarra,  ecc. 
*  Arpèg'g,  dicesi  figurat.  dai  bo- 
lognesi per  muovere  a  qualcuno  a- 


AR 

cerbi  e  violanti  rìmproTerì.  —  Al 
t-m-i  de  un  ai^g'g.  Gli  disse  il 
fatto  prof^rio,  quel  che  st9  bene. 
Acremente  rimproveroUo. 

ARFÉIG,  n.  m.  Erpice,  d.  no.  Strumen- 
to fatto  di  piU  legni  in  quadro  a 
modo  di  graticcio,  dentato  con  pun- 
te di  ferro  dalla  parte  di  sotto,  e 
sopra  di  cui  sta  ritto  il  bifolco  per 
aggravare ,  e  frattanto  guidare  i 
buoi,  che  lo  tirano,  e  cosi  spianare 
e  tritare  la  terra,  de'  campi  assolca- 
ti. —  V.  Arpgar, 

ÀRPGÀR ,  V.  Erpicare ,  y.  Spianare  e 
tritar. la  terra  coH'erpice  dopo  aver 
seminato.  Siccome  quasi  ninno  dei 
contadini  bolognesi  trovasi  aver 
r  erpice,  si  adopera  invece  comu- 
nemente un  semplice  strumento 
fatto  con  quattro  legni  in  quadro 
in  forma  di  scala  a  pinoli ,  e  tante 
volte  una  iscala  stessa  »  perciò  essi 
dicono  Scalunar. 

ABPIADURA,  n.  f.  Costipazione.  Riser- 
ramento. Ristrignimento  de'  pori 
della  cute.  Il  termine  boi.  è  riser- 
bato al  significato  di  Soppressione 
di  sudore  per  freddo  sopravvenu- 
to. 

*  ARPIAR ,  V.  Rappigliare.  Rappren- 
dere. Coagulare. 

•  ARPIARS',  V.  Costiparsi,  v. 
ARPIATT  (D'),  avv.  IH  nascosto.  Di 

nascoso.  Di  soppiatto.  Di  furto. 
Ascostamente.  Ascosamente.  Nasco- 
stamente. Nascosamente.  Occuila- 
mente.  Celatamente.  Alla,  celata. 
Di  celato.  In  celato. 

Andar  vi  d' arpiatt.  —  Andar  ce- 
lato o  celatamente.  Andar  di  na- 
scosto. 

A  i  teins  dri  d' arpiatt.  -^  Gli 
tenne  celatamente  dietro. 
ARPIATTÀ,  add.  Nascosto.  Nascoso. 
Ascosto.  Ascoso.  Occulto.  Celato.  Ap- 
piattato. Rimpiattato.  Soppiattato. 
Impiattato.  Tutti  aggiuntivi.  —  V. 
Arinaltar.  -—  Recòndito,  vale  Ciò 
eh' è  posto  in  luogo  chiuso,  o  ben 
custodito. 
ARPIATTAR  e  ARPIATTARS',  Nasconr 


70  AR 

dere.  Appiattare.  Rimpiattare,  Sop^    I 
piattare.  Impiatlare.  Ascondere^  Oc- 
cultare. Celare.  E  si  usano  anche 
n.  p. 

Una  cossa  eh*  s  '  poi  arpiaUar,  ^ 
Cosa  nascondevole.  E  cosi  II  na- 
scondere. Nckseondimento,  OccuUa- 
mento  ec. 

/  Hanno  una  grande  analogia  ^  le 
voci  del  dialetto  Arptoltor  eArpòn- 
der  nel  modo  stesso,  che  hanno  tat- 
le  le  suddette  italiane;  ioita^olta 
Arpiattar  semhm  piii  generico,  e 
meno  Arpònder,  il  quale  incliide  in 
sé  la  nozione  di  Metter  dentro ,  di 
Custodire. 

ARPIATTAROLA,  n.  i.  AppiatiametUo, 
Occultamento,  Nascondimento,  Ce* 
lamento ,  n.  m.  Celatura ,  n.  f. 

Far  all' arpiattarola.  —  Fare  a 
capo  a  ncucondere.  Giuo<3o  fanciul- 
lesco ,  che  si  fa  coli'  appiattarsi  in 
luogo  nascosto,  ed  esser  cercalo  da 
altri,  in  Toscana  si  dice  Fare  alle  " 
rimpiattarelle. 

Un  arpiattarola.  —  Una  coper- 
cfUeUa.  Frode  o  altra  simii  €x>sa , 
ma  coperta  ,  affine  d*  ingannare  al- 
trui. —  L' ha  fati  un  arpiattarola 
a  so  pader.  Ha  usato  una  coper- 
chiella  a  suo  padre. 

•  ARPIATTON ,  n.  m.  plur.  Nascondi- 
mento ec.  =  Far  dU  arpiattòn.  <— 
V.  Arpiattarola. 

ABPÓNDER.  V.  Riporre  e  Ripònere,  v, 
Chiudere,  o  serrare  alcuna  cosa  per 
conservarla.  Per  Occupare,  Nascon- 
dere. Celare. 

Andars*  a  arpònder.  —  Andarsi 
a  riporre.  Ritirarsi  per  vergogna  , 
0  per  non  poter  stare  al  paragone. 

*ARPRÉIS ,  agg.  Rappigliato.  Rappre- 
so. Coagulato. — Latt  arprèis,  Lat-    ' 
te    coagulato. 

ARPUNDÒUR,  n.  m.  Nasconditore,  n. 
m.  Nasconditrice,  n.  f.  Che  nascon- 
de. 

ARPUNDUR ,  ARPUNDEIN ,  n.  m.  Bipo- 
sUglio  t  NascondigUo.  Luogo  segre- 
to atto  a  nascondervi  checchessia. 
Arpundur,  sgònUnacà,  n.  m.  Be- 


AH 


71 


AB 


pesilorio,  o.  m.  Stanza  da  conser- 
vare 0  riporre  arnesi  domestici. 

*àRP(JNDURa.  n.  f.  L'azione  del  ri- 
porre, del  collocare. 

AKPURTAR,  V.  Bapportare  e  R^or- 
(ore. 

ÀRPZNLNIR,  V.  Appiccolare  e  Appic- 
mkre.  Appiccolire  e  ImpiccioUre. 
appiccinire  e  Rappiccinire.  RappiC' 
cvMn  e  Rappiccolare.  Rimpiccia- 
ììn  e  Rimpiccolire,  Menomare. 
Qoiuido  sono  presi  in  signif.  att.  va- 

'  gliooo  Ridurre  in  forma  più  pic- 
cola, e  quando  si  prendono  in  si- 
gnif. D.  e  D.  p.  Divenir  piccolo,  io 
oserei  taltavia  Appiccolare»  Rap- 
piccolare per  Far  piccolo  ;  ed  Ap- 
piccoKre,  per  divenir  piccolo;  giac- 
ché U  prima  desinenza  in  are  do- 
rrebbe essere  sempre  attiva ,  e  la 
seconda  ia  ire  sempre  passiva.  — 
hnifmn,  lo  stesso  cii9  Appicco- 
ifity,  oofl  è  voce  dello  siile  fami- 
g'Jare,  come  il  suo  opposto  Magni- 
ficare. —  Minorare.  Far  minore  ;  è 
riferibile  solamente  alla  quantità 
estesa.  —  Stemafe,  opposto  ad  Au- 
^ntare.  Si  suole  generalmente  ri- 
ferire agli  oggetti  di  materia  infor- 
l^e,  0  a  quelli  di  esseri  intellettua- 
n.neiqiiiili  vogliasi  segnare  qual- 
che decremento.  Molto  aiSui  ad  es- 
so sono  Diminuire.  Decrescere.  Ri- 
'jjirn  a  meno.  —  V.  Ascurtar.  — 
Tenuaì-e.  Estenuare.  Far  tenue ,  As- 
sottigliare, e  si  prende  ancbe  nel 
significato  di  Scemare. 

ARP2ZADURA,  n.  f.  ÀRPZZAMÉINT,  n. 
^' Spezzatura,  n.  f.  Ripezzamen- 
».  appezzamento.  Rattoppamen- 
to, n-m  E  con  voce  dell'uso  e  di 
regola  Uppezzatura. 

AKPZZAR ,  ARTUPLaR,  Rappezzare. 
«flttqppore.  Ripezzare,  v.  Raccon- 
ciare una  cosa  rotta,  mettendovi  il 
pezzo  che  v;  manca.  —  V.  in  Pèzza 
la  differenza  che  passa  fra  Arpzzar 
e  Àrtuplar. 

ARRABBÉ.  add.  Arrabbiato,  agg.  In- 
fettato di  rabbia,  e  con  termine  gr. 
Wrofoòo,  d'Idrofobìa.  —  Arrabbia- 


to figur.  Rabbioso»  Frentente  d'irà. 
Infuriato,  invelenito.  Inviperito, 
Accanito,  Adirato-,  ArroveUalo. 

Sècc  arrabbé.  —  Arrabbiato,  per 
metaf.  dicesi  d' uomo  o  d' altro  ani- 
male soverchiamente  magro. 

Un  iavurar  arrabbé.  —  Lavofxi- 
re  arrangolato.  Faticoso,  laborio- 
so, spinoso,  arduo ,  fastidioso. 
ARRABBIADUHA ,  n.  f.  Arrabbéamen- 
to,  n.m.  Lo  arrabbiare ,  e  con  voce 

fr.  Idrofobia,  a.  t.  Figur.  Stizza, 
scandescenza.  . 

ARRABBIMÈII^T,  n.  m.  Incomodo.  Dis- 
agio. Itiquietudine.  Fatica.  In  ital. 
Arrabbiamento  vale  Arrabbiadura, 
V. 

ARBABBIR,  t.  Arrabbiare,  v.  Divenir 
rabbioso ,  ed  è  proprio  de'  cani ,  e 
degli  animali  morsi  da  cane  lab- 
bioso. 

Arrabbirs',  —  Arrabbiare,  fig. 
Stizzirsi»  Incollerirsi,  Rodersi  di 
rabbia. 

Arrabbir  a  far  una  cossa,  sem- 
pre figurat.  Affaticarsi»  Stentare, 
Impazzare  nel  farla.  —  A-i-ho  ar- 
rabbé a  truvarel.  —  Ho  dovuto  im^ 
puzzare  per  trovarh.  Vale  a  dire 
ho  stentato,  ho  affaticato ,  ec. 

ARRADG ,  n.  m.  Errore.  Mancamento. 
SbagUo. 

Andar  in  arradg.  —  Fameiica- 
re.  Andar  fuor  di  sé  per  malattia  « 
ed  è  proprio  de' febbricitanti.  La 
voce  it.  non  corrisponde  perfetta- 
mente alla  boi.  perchè  Farneticare 
è  propriamente  Esser  farnetico  (boi. 
Andar  in  deliri  )  ;  ma  Andar  in  ar- 
radg è  Queir  errar  della  mente  in 
primo  grado ,  che  alle  volte  accade 
ancora  sonnecchiando,  che  in  fr. 
dicesi  Extravaguer»  dir  cose  stra- 
vaganti. Arradg  verrà  probabilmen- 
te da  Etràtico ,  errante.  Si  potreb- 
be dir  Vacillare. 

ARRADGARS',y.  Errare.  Sbagliare,  v. 

ARRAGAIADURA,  n.  f.  Raucèdine.  Fio- 
cagione.  Fiocàggine.  Fiochezza,  n. 
f.  Affiocamento  »  n.  m.  Astratto  di 
Rauco»  e  di  Fioco.  —  V.  Arrugaié. 


ARR 


72 


ARR 


.ARBAGAIÉ.  Fioco.  Afiìoeato.  Bauco: 
Hoco,  agg. 

Arragaié  un  poe,  —  Fiochetto , 
dim.  di  Fioco. 

FloiiOt  è  definito  dalla  Crusca: 
Che  ha,  ìa  voce  impedita  per  umi- 
dità di  ,c(Uarro  caduto  mWuoola. 
Gli  esempi  riportali  non  conferma- 
no questa  spiegazione  ;  dimostrano 
bensi  tanto  nei  proprio  che  nel  fi- 
gurato una  nozione  di  debolezza. 
Fioco  per  amore.  Parole  fioche.  Lu- 
me fioco,  —  Muco  tifi  pure  definito 
Colui  che  ha  raucedine  o  che  ha 
voce  o  tuono  non  chiaro:  e  Baco, 
lo  stesso  che  Muco  pel  solo  comu- 
nissimo cambiamento  dell'  au  in  o , 
si  definisce  :  Aggiunto  che  ti  dà  a 
chi  per  catarro  o  altro  impedimen- 
to ha  perduta  la  chiarezza  della 
voce.  Perciò  par  che  si  possa  appli- 
care a  Roca  la  nozione  di  Voce  as- 
pra e  disguètosa;  e  a  Fioco  di  De- 
bolezza, di  voce. 

ARRAGAIIRS',  V.  Affiocare,  Arrocare. 
Divenir  fioco,  perder  la  voce  per 
raucedine.  — -  V.  Arragaié. 

ARRAMPìNA.  Auncinalo,  Adunco,  agg. 
Fatto  a  uncipo. 

ARRAMPINAR  e  ARRAMPINARS'.  v. 
Auncinare,  Aduncare,  e  Auncinar- 
si, Aduncarsi.  Piegarsi  a  guisa  d'un- 
cino. 

ARRANZINARS',  v.  ArrondgUarsi ,  v. 
dicesi  della  serpe  e  dei  i  vermi , 
quando  si  ritorcono  in  se  stessi  ;  e 
figur.  degli  altri  animali,  come  del 
gatto  e  simili ,  che  per  istizza ,  o 
dolore  si  divincoli ,  e  si  restringa 
in  se  stesso.  ArroncigUar  la  coda, 
dicesi  del  porco  ec. —V.  Arrudlar'^ 
Aundnarii  è  ritorcersi  a  guisa  d'un- 
cino. Raggricchiarsi,  Rannicchiar- 
si dell'uomo,  ec.  —  V.  Amie- 
ciars*. 

Arranzinar  el  dida.  —  Aggran- 
chiare le  mani.  Aggranchiarsi.  Es- 
sere preso  dal  granchio,  quando 
per  soverchio  freddo  s'assiderano 
le  dita ,  e  si  piegano  a  guisa  delle 
gambe  de' gamberi. 


ARRAPGARS',  y.  Arrampieare,  Ham- 
picare:  e  Arrampicarsi  ec., Dello 
stesso  significato  di  salire  sopra  al- 
beri ,  muri ,  eminenze,  ec.  Voci  de- 
rivate da  Rampe ,  che  sono  le  bran- 
che di  quadrupedi.  Dicesi  egtiai- 
mente  degli  animali  che  delle  pian- 
te. Un  gatto  s'arrampica  sopra  un 
albero.  Veliera  s' arrampica  tu 
per  le  muraglie. 

Una  cassa  eh'  s' arrapga.  —  ar- 
rampicante ,  Rampicante.  —  Sca- 
dente è  voce  lat  e  dicesi 'per  lo  più 
da' botanici  di  tronco  o  ramo,  che 
sale  attaccandosi  con  viticci,  noci- 
ni, e  barbe.  — >  Rampante,»^. 
de'  quadrupedi ,  che  abbian  ninpa, 
stando  ritti  in  piedi.  Leone  m- 
panie,  ec  —  Rampante, pakt- 
lite. 

ARREN'GA,  add.  Abit  Arren'gl-'^' 
bito  ritoltalo. 

ARBENG'AR,  V.  Arren'gar  un  ghttlor 
cor,  Unavsieina.  —  Rivoltare w 
abito,  una  veste.  Cioè  quella  parte 
che  cadeva  per  di  dentro ,  meiterla 
per  di  fuori. 

ARRETRATT,  add.  Arretrato,  agg.  Be- 
gistro  questa  voce  per  mettere  in 
avvertenza  coloro,  che  cadono wl' 
l'errore  di  scrivere  i4rremi«« con 
due  f.  Si  dee  dire  Frutti  arretro^ 
Ed  a  mio  giudizio  sarà  meglio  la- 
sciare affatto  questa  \oc6,eàiìin 
disimil  conio,  cioè  Atirtitoto.f 
scriver  FrutH,  erediti  antkld.n' 
masti  addietro. 

ARRISG,  n.  m.  (da  Arrischio).  fli«cw«- 
Risico.  ArrUchiamento.  ftnm. 
Cimento. 

ARRISO,  avv.  Appena.  A  tnotep^f 
Quasi  che  no.  E  replicalo  i*rn^ 
arrisg.  —  Appena  appena. 

ARRISGAR  e  ARRISGARS',  ▼•  ^^ 
schiatv.  Risicare.  Arrisicare. 

Chi  n'risga  n'ròusga.^  ^« 
non  s'arrischia  non  acquista. 

ARRISGÓUS.  Arrischianie.  ^rrìKl^ 
to.  ArriscMèvole.  Rischioto.  *««»• 

ARRIVAR,  V.  Arrivare.  Giugneft.  ftr- 


ARR  73 

• 

venire.  Arrware  vale  ancora  jlo^f- 
yitignere. 

Arrivar  oddoss  V  aqua,  la  Um- 
penta,  la  noit  —  Coglier  l'acqua , 
la  grandine ,  la  noUe  ad  alcun».     I 

Arrivar  dòp.  -■-  Sopraggiugnere. 
Sopravvemne. 
hnivar  a  capir.  -—  Àrrkf(^  la 

tentò  0  alla  verità.  Arriveure  il  seti' 

Uvmljo  d'un  autore ,  un  negozio , 

e  simili,  significa  inUAnd/erìo. 
A  n't  arriìo.  —  lo  non  arriioo» 

cioè  NoD  comprendo  >  Non  givAgo 

a  capire. 

•ARRIZZAR,  — V.  iliTM/far. 

ARROST,n.m.  krroèlo,  n.  m.  Vivan- 
da cotta  al  faoco  senza  aiuto  di  li- 
quore alcuno. 

Pereutor  VarroeU  —  Pillottare. 
Gocciolare  sopra  gli  arrosti  materia 
siniita  bollente,  mentre  si  girano, 
foraodoli  affinchè  meglio  penetri. 

brillar  l'a&osL  —  Girare  l'ar^ 

mio, 

Arroit  i^-t'-al  spèid.  —  Arròeto 

girato. 

Oul'arroit  ch'n'em'tòceaan'im- 

pria  s'al  brusa. —  Tanto  è  il  mal 

cfie  non  mi  nuoce ,  quaMo  è  il  6en 

c^<«»o»mt0tova. 

^^BOSTl,  B.  m.  pi.  Bruciate,  n.  f.  pi. 

CoMarroste.  Marroni   o   castagne 
cotte  arrosto. 

,  Ouèllch'vènd  i  arrosti.  —  Bru- 
ciataio, e  da  alcuni  Caldarrosta' 
'I'-  — Si  dice  ancora  nel  dialetto 
Harunar  a  colui ,  che  vende  i  mar- 
roDicmdi.o  cotti. 
^RliUDAR  I  CURTt.  ec.  —  V.  Aguzzar. 

Arrudar  e  arrudars*.  —  Fregar 
n  e  Fregarsi  éUelro  urta  ruota  di 
tt»  carro.  —  Arrotare  significa  A- 
guzzare.  —  Rotare,  vale  Far  gira- 
re a  guisa  di  ruota,  e  Uccidere  col 
^mUzio  della  ruota.     ^ 

'  Arpidars'.  —  Arrotarti.  Mace- 
rarsi, in  proprio  cuore  per  invidia, 
Peristizza.ecc. 

TODUR,  e  il  dim.  ABRUDLINAR , 
arrotolare  e  Arruotolare ,  Ridurre 
iQ  fonna  di  ruotolo.  —  Y.  Budleki. 


ARR 

Al  gaU  s'arrudkkia.  — >  I!  gat^ 


ii  aggomitola. 

ARRUFFAR,  ARRIZZAR»  ARTAPFARe 
GHERTAR,  Quattro  verbi  che  indi- 
cano le  varie  operationl,  che  si 
fanno  a'  capelli  nel  pettinarsi.  Ar^ 
tuffar  è  Queir  azione»  che  fi  il 
parrucchiere  col  pettine  sollevando 
i  capelli ,  e  scompigliandoU  col  pe- 
netrarvi per  entro  contro  senso. 
Artappar  è  il  ritornare  sopra  gli 
stessi  capelli,  cosi  diremo  arriccia- 
ti, per  rendergli  più  unKi,  ed  a  fine 
che  r  arricciatura  sia  più  Rita  e  re- 
golare, perchè  la  capeUatura  riman- 
ga più  soda  e  ristretta ,  e  per  darle 
la  forma  più  fecilmente  o  a  gonfi,  o 
a  tape  (dalla  voce  frane.  ]  ArriZ' 
zar.  <—  Arricciare  è  il  ridurre  1  ca- 
pelli a  rìcci  mediante  I  ferri  caldi 
più  o  meno  grossi ,  che  diconsi  Co- 
lamistri.  Finalmente  Ghertarè  17/i- 
creeparU  con  altro  ferro  caldo 
fatto  a  scanalature.  —  Arruffa/re 
in  lingua  it.  si  prende  per  Scampi» 
gUare.  {Sgumbiar,  boi.).  —  Inanel- 
lare i  capélli.  Fare  i  ricci,  fare 
anella  coi  capelli. 

Un  gatt  eh' s' arruffa. —  Un  gat» 
to  che  si  arroneigliai  Quando  si 
restringe  in  se  stesso,  e  rizza  il  pe- 
lo per  paura  o  stizza. 

ARROSSIR,  V.  Arrossirei  Arrossare, 
V.  Divenir  rosso.  Arrossare  vale  an- 
cora Tignere  o  aspergere  di  rosso. 

ARROSTIR,  V.  Arrostire,  v.  Cuocere 
senza  aiuto  d' acquai,  come  in  ispie- 
do ,  in  tegame  o  simile.  —  Arru-' 
sHr.  Far  di'  agrést.  —  Appro- 
i^ecciarsi.  Far  agresto.  Queir  avan- 
zo illecito,  che  fa  taluno  nel  ven- 
dere alcuna  cosa ,  o  nel  fere  i  fatti 
altrui ,  0  quando  mandato  a  com- 
prar roba  per  altri,  si  ritiene  parte 
del  prezzo. 

ARRUZZARS'  D'  INTÓORN  A  UN.  At- 
torniare uno  per  ottenere  quello 
che  si  vuole. 

ARS.  Rasciultissimo.  Arsicciato.  Inar- 
sicciato. Abbrucciaticcio.  Inaridi- 
to, ^iH* 


AR 


74 


AR 


Ars  daUa  sèid.  -—  Assetato,  Arso 
\ale  consumato  dal  fuoco. 

ARSÉIGA»  D.  f.  Risalto,  Aggetto,  n. 
m.  Risèga,  n.  f.  Que' membri  del- 
l'edificio che  dalle  bande  «  o  nel 
mezzo  della  lor  faccia,  ricrescono 
in  fuora ,  senza  uscire  del  loro  di- 
ritto 0  modanatura. 

ABSIMPIAR,  V.  Scempiare.  Sdoppiare, 
y.  Contrario  di  addoppiare.  •—  V. 
Arduppiar. 

ABSIMADURA,  n.  f.  Risciacquatura, 
Risciacquata,  n.  f.  L' azione  del  ri- 
sciacquare. 

ABSINTAR.  -^  V.  Saquaiar. 

ABSOLYER,  e  più  comun.  RISOLVER. 
Risòloere.  DeUtterare.  Determinare. 
Statuire.  Risolvere  non  si  dice  per 
Disfare;  Consumare, 

ARSOLUT  0  RISOLUT.  Risoluto,  ta, 
aggiunto  di  persona.  Deliberato  di 
fare. 

*  ARSÓR.  Respiro.  Comodità,  libertà. 

LMsar  dl'arsor  in-t'i  ùss,  in-t-el 
fnès ter  perchè  en'  strecchen  quand 
è  miii.  -^  Lasciare  uno  sfiatatoio, 
nno  spiracelo  nelle  imposte ,  affin- 
chè troppo  non  istringano  per  Tu- 
midità. 
ARSPONDER,  y.  Rispondere.  Dar  ri- 
sposta. 

Àrspònderpr  el  rem.  —  Rispon- 
dere alle  rime,  o  per  le  rime.  Riba- 
dire. Rispondere  a  quanto  occorre, 
e  in  maniera,  che  uno  non  re^ti  so- 
praffatto. 

Arspònder,  (dal  fr.  Répondre.  On 
dit  qu'un  valet  répond,  pour  dire , 
qu'ilveut  toujours  s'excuserlorsqu' 
on  le  reprend).  Rimbeccare.  Dar 
risposta  a  chi  ammonisce. 

*  ARSTAR,  V.  Restare,  Rimanere,  v. 

L'arstò,a  sintir.  —  Restò  .maravi- 
gliato ,  nel  sentire. 
ARSTEIN,  n.  m.  Avèir  Varstein.  — 
Essere  restio.  Dicesi  delle  bestie  da 
cavalcare,  e  da, soma  quando  non 
vogliono  passare  avanti. 

•  Un  cavali  ch'ha  Varstein.  — 
Un  cavallo  che  è  restio. 

*  ARSTTAR.  v  Rassettare,  v.—  Arsita 


la  vostra  cassetta.  —  Rassetiate  b 
vostra  cassetta. 

ARSTUPPIAR.  V.  Seminare  il  grano  nel 
medesimo  campo. piii  di  noaiuK 
consecutivamente.  La  parola  bui 
esprime  Tornare  a  segar  stùppk 
dove  si  segò  l'anno  anteeedentt 
Ristoppiare ,  come  dicono  gli  Are 
tini.  La  Crusca  ammette  Ristoppian 
per  sinonimo  di  Rispigolare,  sol 
l'esempio  del  Buti  »  Quando sogm 
di  spigolare ,  cioè  di  Coglier  le  spi 
ghe  rimase  ,  che  si  chiama  ristop- 
piare )>.  A  me  sembra  che  la  ym 
Spigolare  non  debba  significare  Hoc- 
cogliere  le  spighe  rimase;  mi  Co- 
gliere le  spighe  la  prima  volta  nel- 
l'atto del  mietere;  e  che  Spigofan 
e  Ristoppiare  non  siano  sìoodìbiì, 
perchè  hanno  due  diverse  radici. 

ARSUGÀ  ,'Prosciugato,  aia,  agg.  Sec- 
co. 

ARSUGAR,  V.  Prosciugare,  v.  Togiitf 
r  umido  da  checchessia.  Diseecm- 
Riseccare.  Rasciugare  è  lo  stes^ 
che  Asciugare.  —  V.  Suflfor.-ft- 
secare,  vale  Tagliare. 

ARSCl,  SVANZtlI,  n.  m.  Rimatug^' 
AvanzaUccio ,  n.  m.  La  piceobe 
peggior  parte  di  quel  che  atanza.- 
Per  similit.  irrói,  detto  a  un  ra- 
gazzo, vale  Cucciolo,  Dèdmo.h- 
gazzetto  scriato,  gracile,  e  poco  ve- 
gnente. 

Arsui.  Chiamano  i  contadioi  quel- 
lo, che  con  termine  di  lingua  dicesi 
Rosume,  e  cioè  La  paglia  o  fieno, 
che  avanza  dinanzi  alle  bestie,  che 
non  hanno  buona  bocca. 

Si  osservi  bene  che  le  parole  br- 
atti, Svanzui,  si  usano  per  indicare 
piuttosto  gli  avanzi  di  poco  conto. 
anzi  di^pregevoli.  Delle  co^  awn; 
zate  generalmente  si  dice  Avatiz.^' 

•  ARSUIAR ,  V.  Togliere  i  rosurol,  W 
rosure ,  i  rimasugli  avanzali  da| 
mangiare  del  fieno  e  paglia  dei  «e 
stiami,  e  rimetterglieli  sotto,  o  dar 
li  ad  altre  bestie. 

ARSURA,  n.  f.  Arsura,  n.  f.  Ar^j 
Seccore,  n.  m.  Mancanza  di  pie 


AK 


76 


A* 


Arsura,  Povertà  estrema;  e  Igno- 
rilo ridotto  a  tale  mendicità  si  dice 
Essere  arso,  o  Essere  un  arso.  In 
boi.  si  prende  alle  volte  in  signifi- 
cato di  Avaraccio. 

mU,  Intiepidito.  Affreddato,  ìtaf- 
freddato ,  Freddato  alquanto. 
iRSURXDUR ,  n.  m.  Risciacquatoio.  n. 
m.  Canale  per  lo  quale  1  mugnai 
danno  la  via  all'acqua  »  quando  non 
cogliono  macinare ,  o  quando  v'  è 
soprabbondanza  d' acqua. 

*  ^rmradurd'un  canal.  —  S/lo- 
ralore,  n.  m.  Diversivo,  n.  m.  e 
Canale  diversivo. 

ARSURADURA,  n.  f.  mnfrescamen- 
/fl.n.  m. 

RSURAR.  V.  (Forse  dal  fr.  Eisorer.) 
naicpidore.  Rattiepidare .  Rintie- 
ptdarc.  Rinfrescare.  Freddare  al- 
qìmto.  -  Se  da  Soffreddo,  voce 
di  lingaa,  fosse  lecito  formar  il 
yerbo  So/freddare ,  sarebbe,  questo 

>I  preciso  equivalente  al  boi.  Arsu- 

mr. 

^mrars'.  —  Intiepidire  e  Intie- 
pidirsi Uttiepidire  e  Rattiepidirsi. 

ntaliepidire, 

Metter  cvéll  a  arsurars*.  —  Met- 
fere  q«afcA«  cosa  al  fresco.  Espor- 
«  al  fre«co. 

^mr  armrar  la  mhéstra.  — 
^fmrt  intiepidire  ,  o  freddare 
^mnto  la  minestra. 
ll-y-Mstir. 

"|AI,  n.  m.  Ritaglio,  n.  m.  Pezzo 
eoe  si  stacca  da  un  altro  mediante 
'!  laglio.  Ritaglio  di  panno,  di  tela, 
«/.«^arne,  di  carta,  e  simile.  E  per- 
<^o  fendere  a  ritaglio,  vale  Vende- 
^6 a  minato;  ma  sempre  si  dice  di 
quelle  cose,  che  sono  suscettive 
del  (aglio;  e  quando  è  stato  detto 
^^ndere  a  ritaglio  il  brodo,  i  gusci 
««occ,  s'intende  che  fu  per  ischer- 
^  ■"  V.  Mnud.  —  Artai  d'péll.  — 
«w6e/to,  limbelluccio.  —  Cola 
fl  mal  —  Colla  di  limbellucci. 

^rfaid'tèimp.  —  Non  si  dice  Ri- 
^^m  di  tempo ,  che  sarebbe  però 
'"•^'  -  V.  Avanz. 


•ARTAIAR  LA  TÈnRA.  V.  Arar. 

•ARTAPPAR.  V.  Arruffar. 

'ARTECOL,  n.  m.  Articolo,  n.  ro.  Nel- 
la sua  Appendice  all'  edizione  pre- 
cedente del  suo  Vocabolatio  Rolo- 
gnese  Italiano,  il  FERRARI,  sul 
proposito  di  questa  parola,  nota 
quanto  segue  : 

»  Parola  omessa  per  brevità, 
quantunque  citata  alle  voci  Al,Lù, 
ecc.  reputata  inutile,  perchè  si  trova 
in  tutti  i  Vocabolari.  —  Inutile  qui 
però  non  sarà  1'  avvertire  che  dov- 
unque ,  citando  cognomi ,  avessi 
tralasciato  l'articolo,  e  il  segnacaso 
articolato ,  e  detto  p.  e.  Rartoli ,  di 
Bartoli,  Monti,  a  Monti,  ecc. ,  bra- 
mo si  legga  il  Bartoli,  il  Monti,  dal 
Bartoli,  al  Monti,  e  cqsÌ  sempre.— 
Io  ci  fili  indotto  dall'  uso  del  favel- 
lare, e ,  che  piii  è ,  da  quello  di  al- 
cuni celebri  autori  moderni  ;  ma  ho 
considerato  che  fintantoché  un  tal 
uso  non  sarà  divenuto  canone 
grammaticale  approvato  dalla  na- 
zione, meglio  è  seguir  quella  co- 
stante dei  classici  di  tutte  le  età ,  e 
la  regola  dai  grammatici  formata 
sopra  di  essi ,  la  quale  ai  cognomi 
assegna  sempre  l'articolo.  Oltre  di 
che  moltissimi  dei  celebri  anche 
moderni  seguono  scrupolosamente 
la  règola  grammaticale  anzidetta.  » 

ARTERIA,  n.f.  AHèria,  n.  f.  Canale 
del  corpo  dell'animale,  che  porta  il 
sangue  dal  cuore  alle  parti.  —  V. 
Vèina. 

ARTÉSTA.  ARTÉFIZ,  ARTSAN,  n.  m. 
Artista,  Artefice,  Artigiano,  ArtiC' 
re,  n.  m.  Che  esercita  arte.  Nel  dlal. 
•  boi.  non  si  fa  differenza  fra  questi 
nomi  :  nella  italiana  favella  però ,  a 
parlar  propriamente,  Artigiano  o 
Artiere  non  è  che  Un  semplice  ese- 
cutore di  opere  e  di  lavori  risguar- 
danti  le  arti  meccaniche,  come  il 
segare,  il  piallare  il  legno.  Artefice, 
è  quello  che  esercita  un*  arte  mec- 
canica. ^e\V  Artefice  si  richiedono 
maggiori  cognizioni ,  e  si  esige  in 
lui  una  pratica  dipèndente  da  ìntel- 


AB 


76 


AR 


llgenza,  per  saper  fare,  ordinare, 
e  dirigere  le  operazioni  e  i  lavori 
attenenii  all'arte  sua.  Artefice,  es- 
sendo termine  piìi  nobile  di  Arti' 
giano»  fu  elevato  al  metaforico ,  di- 
cendosi» p.  e.  l'Eterno  Artefice  (per 
Dio  creatore);  Artefice  dell'altrui 
morte  (per  Autore);  Artefice  d'iri' 
ganni  (inventore).  Artista.  Cb'  è 
dotto  nell'arte.  Artisti  sono  gli  e- 
sercenti  le  Arti  belle  o  liberali,  co- 
me la  musica,  la  pittura,  la  scul- 
tura, ecc. 

Vi  sono  altri  nomi  personali  in- 
dicanti la  nozione  di  manualità,  co- 
me Operaio  Lavoratore ,  ecc.  Lavo- 
ratore pili  precisamente  di  terra 
campestre,  nome  rimasto  al  Cork- 
tadino.  —  Lavorante ,  è  quegli  che 
sta  a  salarto  in  bottega  di  qualsi- 
voglia mestiero,  ed  è  sempre  rife- 
ribile al  padrone  di  bottega.  Ca- 
stro Vincenzo  calzolaio  ha  sei  la- 
voranti in  bottega.-^Garzone,  Que- 
gli che  va  a  star  con  altri  per  lavo- 
rare. Garzone  di  bottega.  {Ùarzòn 
d'buttèiga,  boi.),  è  sinonimo  di  La- 
vorante, ma  per  lo  più  si  prende 
per  Fattore  (Fattòur) ,  che  è  Colui 
che  sta  a  salario  in,  bottega  e  che  fa 
i  lavori  meno  importanti,  e  i  servi- 
zi più  \ì\i*-^ Mercenario  o  Merce- 
naio,  è  nome  generico,  che  inclu- 
de tutti  quelli,  che  lavorano  per 
mercede;  ma  più  propriamente  si 
dice  di  quell'operaio  che  si  presta 
a  qualunque  lavoro  a  mese ,  a  gior- 
no ,  ed  anche  a  ore ,  p.  e.  il  frui- 
tore, ì\  Facchino,  ecc. —  Operaio. 
Quegli  che  lavora  per  opera  ;  e  più 
largamente  Artefice  (  Operari  boi.  ) 
— Opera  (Ovra,  boi.)  Lavorante  a 
giornata,  per  lo  più  si  dice  de' la- 
voratori di  campagna  (  Brazzèint , 
boi.  )  Bracciante  non  si  dice.  — 
Giornaliere  è  1'  Operaio  a  giornata 
che  può  essere  di  tutti  i  mestieri.— 
Operatore,  vale  Che  opera,  masi 
prende  in  senso  più  nobile.  Opera- 
tore di  marmo,  cioè  Scultore.  E  nel 
metaforico  Operatore  d' iniquità. 


Opératon  di  miracoU.  {Operaliwr 
boi.) 

ARTIMISIÀ,  np.  f.  ilr/et9iMto,iip.n 
Artemisia,  f.  Artenisio,  sia. 

ARTIRÀ,  Ritirato.  Bientrato,  mtrtt 
to.  Contratto.-^ Per  Amicé.  V. 

Avèir  el  man  artird.  —  Aver  h 
mani  rattratte,  contratte,  iniirii 
2ite,  aggranchiate,  rappreie.- 
Memora  per  lungo  sedersi  ra^n 
se. 

ARtlRADURA,  n.  f.  ARTIRAMÈINT.d 
m.  Usìringimento  e  Bistrigmmn 
to ,  Ritiramento ,  n.  m.  Bestrimie, 
Contrazione,  Contrattura,  d. f-  H 
ristringere. 

ARTIRAR  e  ARTIRARS* ,  v.  BiMrisn^' 
re  e  Ristrignersi»  Restringer  Re- 
stringersi. Contrarsi,  v.  Racco- 
gliersi ,  Ritirarsi  in  se  stesso. 

Alpann,  la  corda  s'artìnha- 
gnandla,-^Il  panno,  lacotinfì 
ristrigne  bagnandola.-^  Il  fff^l 
contrae  i  pori  delle  pianit^^^ 
trova  usato  ancbe  ìlyerhoRiiinrf, 
p.  e.  Tuta  gH  smalti  ritirano. 

ARTORR,  V.  Ripigliare.  Bipmàtft: 
Ricuperare.  Rctcquistare.  Biteglif- 
re.  Ritorre,  v.  Si  osservi  bene f"f 
Rappigliare  -^^ìeRappreudittM' 
gelare. 

ARTÓUREN.  Non  è  corrispondente  a 
Ritomo,  Regresso.  Nel  dialeiio  s" 
adopera  sempre  una  circoDiocw'o* 
ne:  p.e.  Quand  tòurìuialpffif^^l\ 
—Al  ritomo  del  priwci;».--'";''".' 
tumarindri  eh' a  /bri.— "«» '^' 
tomo,  ecc.  -^Artòuren  è  usalo  s^j 
lamento  in  questo  signi6caU)Cocfl'i 
^'artóuren.  Carròzza  d' arìo^^. 
^Cavallo  di  ritorno,  Carrooi'' 
rimeno ,  cioè  di  ritorno. 

•ARTUNDAR,  v.  Ritondare.  v.  "-^f: 
tundar  i  Uber.  —  Ritoodcre  »  «»"^ 

ARTUPLAR.  V.  Arpzzar.  , ,, 

ARTURNA  ,  add.  RistabiUto  in  i<Mf j 

ARTURNAR .  v.  Una  di  quelle  voci 
cui  è  aggiunta  l' A  per  àoìcef^ 
pronunzia,  come  s' è  dello  al» 'f 
tera  A.  Dovrebbe  corrisponderej" 
Verbo  Ritornare,  Tornar  di  duow  . 


AR 


77 


Att 


ma  in  questo  significato  i  boi.  Don 
banno  cbe  Tumar^  che  vate  Andar 
di  imow)y  0  Venir  di  nuovc-^Ariur- 
fiar  nel  dialetto  vale  HistaòiUni  in 
talute,e  con  altro  veiiM  Armet- 
ieri', ^Rimettersi  in  $alute, 
AVÈDER,  V.  Rivedere^,  y.  Di  nuovo 
ledere. 
kntdr  el  cusdur»  -—  Cu$dura, 
Aniir  al  cvert  a  filaper  fila ,  o 
adaffaiL^  Ricorrere  e  Rincorrere 
i  tetti  Rivedere  il  tetto  a  corso  a 
corso,  0  di  corso  in  corso  con  di- 
ligeoza. 

Amdr  al  cvert  un  canal  sé  e 
f alterilo.'^ Rincorrere  il  tetto  dei 
dite cùrsiV uno  con  diligenza,  af- 
finchè ta  piova  non  iscorra  per  al- 

!^HMu.n.(.  (da  Ermlia,  lat.)  Pisello, 
n.  m.  ma  più  comunemente  in  plur. 
PiulH.  Sorta  di  legume ,  o  civaia , 
t'bemaDgiaa  verde  e  cotto.— Wm/- 
^fo,  il  luogo  in  cui  coltivansi  e 
gennogliaDO  i  piselli.  — U  Rubiglia 
«  UDa  specie  di  Fisello.msi  più  gros- 
so, e  di  color  quasi  nero.— £egfM- 
»)«.  n. m.,  e  Civaia ,  si  appropria 
A  tutte  quelle  granella ,  che  semi- 
nate nascono  con  baccelli,  molte 
delle  quali  si  usano  per  cibo  degli 
ttomioi,  ed  alcune  per  le  bestie. 

^nèk,  lèint  sbusamd,^  Piselli, 
f^ie  gorgogliata.  —  Gorgogliare  è 
i|  bacarsi  che  fiaiino  i  legumi,  da 
^rgoglione ,  Gorgóglio ,  Baco  cbe 
fntra  ne'  legomi ,  e  rodendoli  gli 
^ota.seniaperò  che  perdano  T at- 
tività di  germogliare.  Dicesi  ancora 
'ntmhiare  da  Tonchio  eh'  è  sino- 
flJfflo  di  Gorgoglione. 

«[EINA.  n.  f.  Bovina  e  Buina  ^n.  f. 
Il  rovinare ,  e  la  materia  rovinata. 
"^^neina.  —  Bovina  per  Danno  , 
^acimento ,  Sterminio  ;  Disordi- 
^.Eccidio,  Distruzione,  Desola- 
2w««.  Quindi  Rovinamento  e  B^i• 
^tamento.  Rovinante  è  Ruinante. 
minatore.    Rovinévole.     Rovine- 

*o/m€nte.  flowno«»iwew/e.  Rovino- 

io. 


A'rveina  per  Uweina.  V.  Vedi  an« 
Cora  Arvinar. 
ARVERS,  n.  m.  Aovetdo.n.  m.  La  par- 
te contraria  alla  parte  principale 
detta  //  ritto ,  o  La  parte  ritta, 

A  W  arversa.  •—  A  rovescio.  Da  rrh 
vescia.  Ai  contrario.  Contraria- 
mente ,  A  ritroso  ;  opposto  di  A  di" 
ritto.-^  A  ritroso ,  vale  Al  contra- 
.  rio,  A  rovescio.  Capo  volto.  Capo 
pie. 

l'ùirvers  dia  carta.  •>«-  Rovescio 
del  foglio. 

'Arvers  dia  mifato. —Rovescio 
della  medaglia.— Dalla  buona  alla 
mala  fortuna 

Arvers  d'aqua,-^ Rovescio.  Sù- 
bita e  veemente  caduta  di  pioggia. 
•^Alvein  zò  un  aroers  d'aqua, 
eh"  al  par  eh'  i  la  traghn  a  pala, 
-•^ Piove  a  del  dirotto,  o  Straòoe- 
chevotmente.  Stt^ppiovere.  Piovere 
a  secchie.  Arrovesciare.  ^^  V.  Piog^ 
già. '-^Arvers.  —  Bacio.  EsposiEio- 
ne  di  luogo  a  tramontana ,  contra- 
rio di  5o/a^to. 

Arversein  dia  ca/zèlto.-— Y.  Ca^ 
zètta. 
ARVEHSAR,  v.  Rovesciare,  "v.  Voltar 
sossopra.    Versare.   Ribaltare  per 

Voltar  sossopra. -^S.  Arbaitar. 

Arversar  un  star,  un  Bigònz  air 
l'inzò.  —  Rovesciare  uno  staio, 
una  bigoncia.  Metterlo  colla  bocca 
ali'  ingiù.  Altri  verbi  banno  la  sud- 
detta uoùone,  come  Rivoltare,  Ri- 
vòlgere, Invèrtere,  Arrovesciare , 
ma  ognuno  ha  la  sua  differenza.  Ri- 
voltare o  Rivolgere  significa  piutto- 
to  Voltare  di  nuovo.  •^Uetter^  una 
botte  al  sole,  ecc.  spesso  ruzzolati- 
dola,  e  rivoltandola  :  e  forse  sareb- 
be meglio  detto  rivoltolandola.  — 
Invertere  è  Volgere  al  contrario,  in 
signif.  proprio ,  ed  anche  nel  tras- 
lalo.  Parole  inverse ,  Giudizio  in- 
verso.'— Artwesciare  esprime  un 
Rovesciamento,  una  caduta  più  es- 
tesa del  semplice  Rovesciare.'^  \. 
Arvinar. 

Rivolgere  segue  la  coniugazione 


Aft  78 

primitiyo   Vòlgere.  —  V. 


del  suo 

Vultar. 

ARVGNia,  T.  Bamincidire,  Invtndr 
dire,  ¥.  Divenir  ^incido.  IHcesi  di 
quelle  cose  cbe  per  umidità  perdo- 
no in  iNiona  parte  la  durezza,  come 
di  castagne  secche,  cialde,  e  simili. 
'^Rinvenire  poi  si  dice  dell' am- 
mollirsi e  rigonfiarsi  le  cose  sec- 
che, e  passe,  messe  all'acqua.  Fa- 
gioli rinvenuU  Uve  secche  rinve- 
nute nel  vino.  Di  modo  che  Invin- 
cidire è  il  primo  grado  dell'ammol- 
lirsi ,  e  Binvenite  è  quando  la  cosa 
è  tornata  nello  stato  di  freschezza. 
Mettere  in  molle  de' marroni  fino  a 
tanto  che  invineidiicano,  e  rinven- 
gano.-^ Binvenire»  Riaversi,  Risen- 
tirei Intendesi  da  un  deliquio,  da 
uno  smarrimento,  (boi.  Arvgnir.) 

AKVGNÙ.  Vincido,  Invincidito,  Rav- 
vincidito.  Aggiunto  di  quelle  cose 
che  per  umidità  perdono  in  buona 
parte  la  durezza  primiera.  Pane, 
cialde ,  castagne  vincide.  Yale  an- 
che Rinvenuto  cioè  ritornato  nel 
primo  stato.  —  )ln?9ntt  da  un  fa- 
stidi.— Rinvenuto.  Riavuto  da  un 
deliquio. 

*  AHVIARA  ,  n.  f.  Pisellaio,  n.  m.  Luo- 
go seminato  di  Piselli.  V.  Arvèia. 

ARVINA.  Rovinato.  Ruinato,  ato,  agg. 

.    V.  Arvinar. 

ARVINAR,  V.  Ruinare,  Rovinare,  se- 
condo la  Crusca  significa  Cadere 
precipitosamente ,  e  con  impeto  da 

'  alto  in  basso.  Ma  in  senso  proprio , 
\ale  Cadere  con  mina,  con  Jraoas- 
80.  In  una  notte  minarono  le  mura 
della  dttà.  —  Rovinare  è  preso 
ancora  colla  funzione  attiva  cioè  di 
Mandar  in  rovina.  Far  cadere  a 
ytezzi ,  0  a  frantumi.  Si  eleva  spesso 
al  metaforico ,  e  si  prende  per  Ster- 
minare —  Per  Danneggiare ,  De- 
pauperarc-^Ptr  Sconcertare,  De- 
cadere. 

Arvinar  un  liber,  un  abit.  — 
Straziare  un  libro,  un  abito. ^^ A 
m'  avi  arvind  tutta  la  vsteina.  — 
M' avete  straziata  tutta  la  veste. 


AH 

Aìfbattere.  Getuie  sblosso 
eh' è  alto  ed  elevato.  Il  ntnìko 
cannone  abbattè  la  gugUa  del 
pio.  (Dot  Trar  zo.y--Denwlin.  I) 
fare  una  mole,  una  massa  cosi 
ta.  É  contrario  perciò  di  Cosimi 
SI  demolisce  ciò  eh' è  stato  costi 
to.  Demolire  una  casa,  un 
(Boi.  Dsfar.) 

ARVINDRIS,  n.  f.  Perchè  fra  noi  è  ili 
che  siano  sole  donne  in  boi.  du 
v'ha  il  nome  maschile,  ma  io  it^ 
Rivenditùre,m.  e  Rivenàilm\ 
Che  vende  tutte  quelle  cose  usat^ 
che  servono  per  vestito  e  adors^ 
mento  degli  uomini  e  delle  dooiu! 

ARVINDROL,  n.  m.  e  ARVlNDBOUl 
Rivendùgliolo,  to.  Termine geoem 
co  di  colui  o  colei  che  compnco.^ 
in  digrosso,  per  rivenderle  a  m 
nulo.  V.  Tréquel,  Trèqula. 

•ARVIOTT,  n  m.  RubigUa,  n.  t  (i| 
cuno  scrive  anche  RovigUa).  Spezzi 
di  pisello,  ma  piii  grosso  e  di  eolul 
quasi  nero.  V.  Arvèia. 

ARVISAR ,  ARVISARS'  e  ASSLWAR 
V.  Assomigliare  ,  Assm\gìif^^^ 
Ravvisare.  Rassomigliare,  hue^^ 
brare.  Raffigurare.  SomigliareM 

re  e  Porsi  a  confronto. 

Arvisarh^uB  altro  significalo 
che  vale  Incertezza  di  cotiotart 
p.  e.  A  l'arvis,4no  a  n'al  cgnm 
—  M' accorgo  di  averlo  vedalo,  w 
non  bene  lo  ricofwsco. 

ARVIVÉ,  add.  Rivivato.  RsnmioJa^ 
vivalo  ecc.— V.  Arvivir. 

ARYIVIR ,  V.  Rivivare.  Rinxmre.  M\ 
vivare.  Avvivare.  Rinvigorif^- 

ARVUIADURA,  n.  f.  ARVIHAMEINT.  | 
m.  Ravvolgilura,  n.  f  i^tfWj 
mento ,  n.  m.  Il  ravvolgersi.  To^ 
tuosità.  I 

Anwikn,  y.  Ravvolgere,  v.  Meltó 
checchessia  in  foglio,  panno,  o  9 
mile  invoglia  per  coprirlo  con  esj 
Rinvolgere.  Rinvoltare.- Awom 
Porre  una  cosa  sopra  un'altra.  G 
si  avvolse  la  serpe  al  collo.  Avtj 
gere  il  filo  al  fuso.^  Torcere  o ^\ 
torcere  è  il  Ravvolgere  piii  wi  « 


AR 


79 


AR 


slemeperoUenerae  un  più  forte. 
Torcere  le  fila  per  far  refe  da  cud- 
n.  —  AttorcigUare  o  ÀttortigUare» 
esprime  un  ravvolgimento  piU  com* 
piicatoepiù  teDaoe.  Seta  attorti- 
gìiata. — dgnere,  vale  proprìamen* 
te  Ugare  qualche  cosa  aU'éntomo, 
ed  aiìche  Circondare. 

*^nuiarunfazzuiètt  in  tétta, 
— Atvolgare  un  fazzoletto  tUla  le- 
tta. 

ABYULTl.add.  it»;oito.  Attorto.  Le 
corno  de'buoi  nere,  ferme,  e  non 
firn  attorte,  ma  a  modo  di  hma. 

ABVmTADURA,  n.  f.  Awoltaiura. 
Samlgitura,  Ravvolgimento,  Av- 
volgimento di  cosa  pieghevole  in- 
torno a  cheocliessia. 

AR^ULTàR,  V.  Avoòlgeft.  Bawòlge' 
*^>  ^.  Porre  una  cosa  intorno  ad 
Wi' altra  in  giro. 

^mllan'  d'intòum  al  colL^ 
Amlgmi  al  collo, 

Àrvultar  la  bócca  a  un  tace, — 
mmboecare. 

imitar  al  stòmgj'''^Sconoolgere 
^  ttmaeo 

AtyuUars\  •—  Rivoltarsi,  Ribel- 
nrsi — Labéesa  «'  arvolta  al  zar- 

JatafL^^V.  Bèsea. 

mm,  n.  m.  ÓURA.  n.  f.  Massaio, 
^eoìd, r. Uomo o  donna  da  casa 
cbeDKiDiiene  la  roba.  Siccome  è 
jpegliche  regge  la  casa,  non  avrei 
difficoltà  di  nominarlo  anche  jR^^- 
gibire. 

Afi2ÉlNT.  n.  m.  Argento.  Metallo  bian- 
(» incido,  conosciato.  comunemen- 
te pel  grande  uso,  che  se  ne  fa  in 
<DODeta.e  per  gli  utensili  da  tavola. 

/rzèini  e  Ariémt  viv.  -—Argento 
^vo,  chiama  il  volgo,  dall'ani. 
mento  vivo  il  Mercurio. 

ADèir  V  arièmt  viv  addoss,  — 
^^V argento  vivo  addosso.  Esser 
^nfrùgoio,  un  w^isso.  Essere  un 
^rcuriale.  Non  potere  star  fermo. 

argentato,  ta,  agg.  Inargentato. 
aperto  d'argento.  (Boi.  Inarzintd), 
'^ argentato  e  Argentino,  Argén- 
"^»  agg.  D'argento  o  simile  zW9j:- 


geùVo,'^ Argentiere.  V.  ArsJnfir.— 
Argentatore ,  n.  m.  Colui  che  inai^ 
genta.  1  Doratori  sono  coloro  che 
anche  inargentano.  V.  Induradòur. 
—ArgetUiera,  n.  f.  Miniera  o  cava 
d' aumento. -v-ifyenliero,  era,  i4r- 
gentifero.era,  agg.  Che  produce» 
che  contiene  argento. 
ABZEN ,  n.  m.  Argitw,  n.  m.  Rialto  di 
terra  posticcia  fatto  sopra  la  ripa 
de' fiumi  per  tener  l'acqua  a  segno. 

—  (7t(;/totie  dicesi  Quel  rialto,  che 
si  fa  ne' campi  entro  i  terreni  per 
sostenerli. 

Arznètt,  Arzneins  dim.  d'arzen. 

—  Arginello,  Arginetto. 
Ar^nòn , — Afyitume ,  aocr. 

ARZÉVER,  V.  Ricevere,  Accettare. 

Sembra  a  prima  giunta  che  q[ue- 
sti  due  verbi  non  differiscano  nel 
significato ,  perchè  anche  si  soglio- 
no indifierentementc  usare.  Trovo 
tutta  volta  che  Rie/vere  è  una  con- 
seguenza del  Dare;  ed  Accettare  lo 
è  di  Esibire,  Ricevere  un  regalo, 
una  lettera ,  una  notizia.  Accettar 
la  pace.  Accettare  un  invito.  Al- 
l'uno, ed  all'altro  però  possono  es- 
ser contrari  Ricusare  e  Rifiutare,'— 
Ricevere  si  adopera  ancora  per  Ac* 
cogliere,  ^-  V.  Azzttar. 

Cossa  eh*  s*  pò  arzever,  —  Cosa 
ricevibile. — Rieevèvole  è  antiquato. 
'—Ricevitivo,  Che  ,ha  virtìi  di  rice- 
vere* 

Avrà  luogo  (dice  qui  il  FERRARI, 
nell'ultima  sua  edizione)  una  osser- 
vazione che  fu  omessa  in  Aduttar 
verbo,  che  ha  molta  analogia  ad 
Arzèver,  Dichiarai  allora  che  Adot* 
tare  non  è  di  Crusca ,  adesso  mi  fa- 
rò carico  di  riferire  gii  esempi  di 
autori  accreditati,  che  l' hanno  ad- 
operato. Gli  stessi  Accademici  del- 
la Crusca  nella  prefazione  a  quel 
vocabolario  dissero:  Siamo  volu- 
ti andare  in  ciò  ritenuti ,  ecc. 
nelle  loro  composizioni  adottali 
(vocaboli).  —  Il  Rosasco  Acc.  del- 
la Crusca:  //  terzo  difetto  consi- 
sterà nel  non  esser  voluto  (i.Com- 


AR 


80 


A8 


)>ibtori  del  vocabolario  )  adotta- 
re varie  voci,  ecc.  — *  Algarotti: 
SaìHamentefarà  colui  che  adoiierd 
quelle  parole,  che  l'uso  avrà  pro^ 
dotto  di  mano  in  mano.— Final- 
mente ParirU  l'usò  moltissime  vol- 
te. 

ARZI.  Particella  che  in  boi.  corrispon- 
de ad  Archi  e  Arci  italiana ,  la  qua- 
le da  sé  sola  non  ha  alcun  significa- 
to, ma  in  composidone  di  parole 
serve  di  aumentativo.  Proviene  da 
Arche,  gr.  che  vuol  dXv^  Autorità, 
Primato,  Se  ne  vedranno  alcuni  e- 

■  sempi  in  parole  portate  in  questo 
vocabolario. 

AfìZlBANC»  n.  m.Ardpanca,  n.  f.  Pan- 
ca principale.  Da'boiogiiesi  s'inten- 
de quella  panca ,  che  ha  lo  schiena- 
le. 

*ARZIFANFAN,  n.  m  Arcifanfano,  n. 
m.  Dicesi  di  colui  che  s' inframette 
ove  non  gli  spetta  ,  dandosi  aria  di 
capo»  di  chi  molto  abbia  a  fere. - 
Chi  si  usurpa  il  primato. 

ARZIL ,  n.  m.  Nome  usato  da'  contadi- 
ni bolognesi  per  denotare  un  arne- 
se ,  che  le  famiglie  piti  agiate  ten- 
gono in  cucina ,  ed  è  Una  cassa  ro- 
busta o  armadio  alto  di  legno  di 
noce ,  più  0  meno  ornato  di  chiodi 
e  d'altri  lavori  di  ottone  «  e  serve 
per  custodirvi  pane ,  cacio  »  ed  altri 
commestibili ,  per  difenderli  dalla 
rapacità  de'sorci.  Questa  voce  è 
d'origine  totalmente  latina ,  e  deri- 
va da  Arca  o  da  Arcella  suo  dimi- 
nutivo, che  significa  appunto  Cas- 
ta, Armadio. 

hSiWilKR\,Tì.i.  Argenteria,  ed  an- 
che in  plurale  Argenti,  Argento  la- 
vorato. 

ÀRZINTEIN.add.  AfTjfenfJm),  agg.  Di 
color  d'argento,  o  Del  suono  del- 
l'argento. Voce  argentina.  Suono 
squillante,  acato,  chiaro,  risonan- 
te. 

ARZINTIR,  n.  m.  Argentalo,  ma  me- 
glio Argentiere ,  n.  m.  Artefice  che 
lavora  d'argento.  Cadono  gli  argen- 
tieri sotto  la  classe  degli  orefici. 


'ARZIPRIT,  n.  m  Ardiprtìe,  o.  n. 

'ARZiYÉSCOV,  n.  m.  Ariewetcm^ 
m. 

ABZNADURA,  n.  f.  Termine  compie 
sivodi  tutti  gli  Argini,  che  sod 
dietro  «n  fiume.  Argina/tura  t\x^ 
mine  dell'  oso.  V.  Anen. 

Arznadura  del  Ifòtt.'^Ccifrògg 
ne.  Intaccatura  delie  doghe,  denlr 
alla  quale  si  coDunettono  i  foiK 
delle  botti  e  simili.  -  Capruggiw 
toio.  Strumento  da  far  le  caprugg: 
ni. 

ARZNAR ,  V.  Arginare ,  v.  Fare  ar{[iDi 
Riparare  i  fiumi  con  rialti  di  terr 
aeile  sponde.  ^ 

Arznar  el  bòtt  — •  Capruggisan. 
Fare  le  capruggini.  JZtcapruff^iw^ 
re.  Rifiire  le  capruggini  alle  boUL 
V.  Arznadura. 

ARZÙNZER.v.  Giugnere,  RaggiudW; 
re.  Arrivare  uno,  cioè  nel  canuni- 
nare ,  o  nel  correr  dietro  a  uoo. 

ARZVUDA ,  n.  f.  Ricevuta.  CoDfessione 
che  SI  fa  per  via  di  scrittura  d'aver 
ricevuto.  QuiUmza,^ Ricevuta  per 
Ricevimento,  Accoglienza.  —  ^^; 
zione,  f.  Ricevimento,  e  per  lo  piii 
si  dice  dell'  Atto  con  cui  si  licer'' 
alcuno  ad  uffizio,  si  ammette  iij|'i> 
compagnia.  La  ricezione  d'wp; 
te. ^'Recezione  è  Rieettameoto» Ri- 
cetta. Ordinamento  di  mediciDL 

ARZOVNIR  V.  Ringiovanire,  v.  V.  àr- 
nuvar. 

ASCALMANA.  V.  Scalmana. 

ASCARTUZZAR  e  ASCARTUZZiRS;  ^ 
Accartocciare,  Incartocciare t  A'"* 
cartocciarsi.  Incartocciarti.  Avvol- 
gere e  Avvolgersi  a  guisa  di  ^ 
toccio.  .. 

ASCCIARIR,  V.  Rischiarare.  Cldatf 
care.  Chiarire.  Chiarore.  Nell'aU'- 
vo  Render  chiaro ,  e  nel  pass.  Dive 
nir  chiaro ,  dicesi  de'  liquidi,  deco' 
lori,  della  voce.— IWrwton;  P>[ 
landosi  di  cose  solide,  Tor  via  m 
spessezza;  e  pass.  Divenir  f^^\^ 

ASCHER.  AVÈIR  ASCHER.  SAVtH 
D' ASCHER.  Dettati  più  de'  mooia- 
Bari,  che  de'cUtadiui,  ed  aoctie 


AS 


SI 


Aft 


più  de'iQodoiiesi,  cbede'bol.  4  tcA^r 

corrispoode  a  Regret  fr, ,  e  Avèir 
aschera  Begretter,  Alziamo  il  ver- 
bo equivalente  nell'  it.  Rimpiàgne- 
re.  Rammentare  con  rammarichio 
le  cose  perdute:  p.  e.  Non  si  vorreb» 
he  U)r  vedove  perchè  ^He  debbon" 
ivìfimpiagnere  i  loro  defunti  ma- 
nti. Alberti  nel  suo  Voc.  Univ.  por- 
ta la  Yoce  Ascaro  per  Dolor  tenero. 
Tristezza,  con  esempio  nelle  lett^ 
re  di  santa  Caterina. 

ASCRETT,  add.  Ascritto.  Ascritto  nel- 
la congregazione,  e  non  alla  con- 
gngazhne, 

ASCURTADUR.n.  m.  Scorciatila,  n. 
f.  Tragetto.  Via  più  corta. 

ASCURTAMÉINT .  n.  m.  Accorciamene 
to.  Abònevtatnento.  DimintUmento , 
"f^-^- diminuzione,  n.  f. 

ASCURTAR,  V.  (  dall'  ani.  Aseortare). 
Accorciare.  Scorciare.  Raccorciare. 
Accórtare,  Scortare.  Raceortare 
(coir©  stretto).  Fare  o  divenir  co r^ 
to.  Appartengono  alla  quantità  este- 
ri 0  continua.  11  contrario  è  AUun'- 
aore.  Ul  malvagità  accorta  la  vt- 
if^'y Diminuire  e  Sminuire,  con- 
trari di  Agghignere  sono  per  la 
quantità  numerica  o  discreta.  /  da- 
^  tono  diminuiti.- i>ecréscere. 
^rt.  Scemare.  Opposti  di  Ore- 
^,  Accrescere ,  Aumentare ,  so- 
gi'oosi  generalmente  riferire  o  agli 
^tti  di  materia  informe,  o  a 
Mi  di  esseri  intellettuali ,  nei 
qoali  vogliasi  segnare  qualche  de- 
cremento, e  perciò  appartengono 
Meglio  alla  quantità  continua.  Il 
^to  decresce.  Il  valore  del  vino 
^'  ia  virtù  scema  al  crescer  del 
^sio-^ùetrarre.  Sottrarre.  Diffal- 
^fl»*,  opposti  di  Aggiugnere,  ap- 
partengono alla  quantità  numerica, 
^  eqoivalgano  a  Levare,  Togliere , 
*^^f^  un  numero  minore  da  un 
^wnero  maggiore.  Biàattere  non  si 
^ice  in  tal  senso. ^Abbreviare  è 
contrario  di  Alkingare,  e  vale  Far 
^«o«;  l' uso  suol  riferirlo  quasi 
^i&pre  a  quantità  temporaria,  e 


parlandosi  di  tempo  è  opposto  a 
Prolungare:  cosi  Breve  dicesi  di 
ciò.  die  si  riferisce  al  tempo:  Corto 
di  ciò  che  si  riferisce  alla  durata , 
ed  alla  estensione.  Le  passioni  oò- 
breviano  la  vita. 
ASÉ,  n.  m.  Aceto,  n.  m.  Vino  inforza- 
to. 

Asé  fortarrabbé."^  Aceto  arrab- 
biato, 

Dvintara^é.'^Acetire.  Inforza- 
re, Inacetire» 

Bagnar  d*  asé. — Inaretare. 

Il  primo  grado  quando  il  vino 
comincia  ad  inforzare  si  dice  Fi- 
gliar la  punta ,  Inagrire,  Inagrare 
(Ciappar  al  pùnt,  boi.)  indi  Acethre. 

Vein  dvintd  fori.  —  Vino  acetito, 
inacetito. — Acetoso,  agg.  Di  sapor 
d'aceto.— i4ee/umtf.  Cose  di  sapor 
acetoso,  e  principalmente  quelle» 
che  si  conciano  coir  aceto ,  come  i 
capperi ,  i  peperoni  e  simili. 

'Star  itt't-l'asé.  Far  star  in-t- 
l'asé.'-^tar  in  sulla  fune. Far  star 
in  sulla  fune.  Star  coir  animo  dub- 
bioso, sospeso,  ecc. 
ASÉI,  e  ASlOLdim. ,  n.  m.  Assillo  ^ 
n.  m.  Animaletto  alato  simile  al  ta- 
fano, e  poco  maggiore  di  una  mo- 
sca ,  il  quale  pugne  asprissimamen- 
te,  ed  è  molto  noioso  a'  buoi.  Da 
ciò  forse  deriverà  il  proverbio  boi. 
Dar  l' asiol  a  un ,  L'erba  cctssia,  — 
Dare  il  lembo  in  mano  altrui.  Dare 
lo  sfratto,  ecc.  che  usasi  nel  signifi- 
cato di  ìtandar  via  con  poca  buona 
grazia,  come  quando  uno  punto 
dall'assillo  se  ne  vada.  — Assillilo, 
Punto  dall'  assillo. 

Avéir  l^ asiol,  Ùgìmi. -- Assilla- 
re. Smanicare. 
ASEN,SUMAR,  n.  m.  Asino,  n.  m. 
Quadrupede  da  soma,  che  si  distin- 
gue dalle  orecchie  lunghissime ,  e 
cammina  a  pian  passo.  Dall'  uffizio 
suo  di  portare  la  soma  dicesi  Soma- 
ro ,  ed  anche  Somiere.  Giumento  si 
chiama  pure  questo  animale,  come 
tutti  gli  altri  da  soma ,  prendendo*, 
si  la  parola  dai  lat.  lumcntum. 


AS 


82 


AS 


La  femmina  dell' ilft«o  è  Asina, 
Somara.  Giumenta  si  prende  per 
Cavalla,  come  in  francese.— (^lucrro 
e  Miccio  sono  voci  napolitane.— -In 
boi.  i  contadini  soglion  dire  ad  un 
asinelio  Burec  forse  dal  fr.  Bouri- 
qiie,^^ Asinesco,  Asinino,  sono  ag- 
giunti di  cose  spettanti  ad  asino. 

Essr  un  asen  d'or,  iig.  Essere  un 
asino  col  pelo  d' oro ,  o  Asino  coro- 
na^.  Bieco  scortese,  o  ignorante. 

Èssrin-t-l'asn  a  qualcdùn.^'-^An' 
dar  sull'asino,  dicesi  figurai.  In- 
correre nella  disgrazia  di  qualc- 
uno. 

Far  Vasn  e  'l  boia,'^ Esser  l'a- 
sim.  Essere  aggravato  di  fatiche. 

Éssr  un  aseìi  calza  e  vslé  (  dal 
fr.  Un  àne  bàtè).  Un  <isino  da  6a- 
stp ,  un  asinaccio ,  un  osinone,  un 
ignorantaceio ,  un  castronaccio. 

Éssr  uslind  più  eh'  n'  è  un  fisen, 
—  Essere  ostinato  più  di  un  giù- 
•dio. 

Troll  d'asen  dura  poc. •^Trotto 
d' asino  poco  dura.  Dicesi  di  chi  si 
mette  a  far  qualche  cosa  oltre  al 
5U0  potere. 

L'asen  muda  al  pèil,  ma  non  i 
vezi.-^  Altri  cangia  il  pelo,  anzi 
€he  il  vezzo.  Il  lupo  cangia  il  pelo, 
ma  non  il  vizio. 

Dar  ad  intènder  ch'un  asen  vòu- 
la,  ^-^  Dar  a  credere  cìie  il  male  sia 
^ano. 

A  lavar  la  co  all'asn  a  s'perd  al 
ièimp  e  al  savón.^ Lavare  il  capo 
all'asino. 

L'asen  di  capuzzein,  eh' bèv 

V  aqua  es  porta  al  vein.'^Far  co- 
me l'acino  che  porta  il  vino  e  bee 

V  acqua.  Pescar  pel  j^roconsolo. 

Bang'  d'asnen'va  in  zil,  e  vòus 
d'matt  n'va  a  capétol. — Raglio 
d'asino  non  arrivò  mai  al  cielo.  Le 
preghiere  degli  sciocchi  ed  indi- 
screti non  sono  mai  «udite. 

L'è  qué  dov  cascò  l'asen.'-Qui  mi 
cadde  l'asino,  o  l'ago.  Qui  è  dove 
giace  Nocco.  Qui  giox^  la  lepre. 
Questo  è  il  busiUi ,  o  busillis,  (jui 


sta  il  punto  ola  difficoltà. — V.  Bit 
sUlis,  ^ 

'L'è  mei  un  asen  viv»  che  un 
duttòurmort.'^È  meglio  un  can 
vivo ,  che  un  leone  morto. 

'  La  dscherziòn  è  la  mader  di  a- 
sen.  —  La  discrezione  è  madre, 
guardiana  e  temperatric;e  di  tulle 
le  virtìL  Discrezione  asinina.  Niuna 
discrezione. 

ASER,  n.  m.  Acero,  n.  m.  Albero  al- 
pino di  legno  perfettissimo  per  far 
minuti  lavori.  V  Acero  coniane  è 
r  Oppio. 

ASFRITTLAR  e  SFRITTLAR,  s.  Schiac- 
ciare e  Stiacciare,  v.  Comprimere  a 
foggia  di  frittella.  V.  Atnmaccar. 

ASGRANDIR.  V.  Azuntar. 

ASI,  n.  m.  (da  Asia,  ital.  aot  o  da 
Asia  lat.  ).  Agio ,  n.  m.  CbmodUà, 
Opportunità,  il  suo  contrario  è  DU- 
agio. 

AbéU'asi,o  Abaiasi,  Adasi.— 
Adagio.  A  beli'  agio.  Pian  piano. 

Avéirl'asi,  vale  Abbenchè,  Per 
quanto:  p.  e.  L'ave  l'asi  d'aoèircn 
vòia.^^  Per  quanto  ne  avesse  vo- 
glia. 

A'i'ho  Vasi  d' damarci,  e  là  n' 
m'arspond.^^Per  quanto  lo  chiami 
ei  non  mi  risponde  ^-N'avèir  i  osi. 

—  Non  aver  l'agio.  Non  avere  il 
comodo.  Non  potere.-^  A  n'ho  l'asi 
d'abbadarev'.  —  Non  ho  agio  di 
darvi  retta. -^  Agi  in  plur.  vaie  Ric- 
chezza.-— ilgtato  agg.  Ricco,^iigia- 
tezza.  Ricchezza. — Agiataimente^ 
Comodamente.  ^  Adontarsi.  Ripo- 
sarsi con  comodo. 

ASIAR ,  V.  Girare.  Andar  piano.  Gira- 
re a  bell'agio.'^  Una  pulsa,  una 
furmiga  ch'ascia  sùpr  una  spalla. 

—  Una  pulce ,  una  formica  che  gi- 
ra su  di  una  spalla. 

E  ascia  e  ascia. — E  gira  e  gira. 
'^Asolare.  Rigirare  intorno  a  un 
luogo  frequentemente.  Quasi  lo 
stesso  che  il  boi.  Giratidular.  •" 
Aliare  intomo  a  qualche  luogo. 

ASIOL.  V.  Asci. 

ASLARGAR,  V.  Allargare,  Slargare. 


AS 


83 


AS 


Siniirt'  asìargar  ai  ror.— -Sm- 
timeofuolare,  riconfortare,  tor- 
nare a  nuova  vita,  racconiolare. 

Biavern. 

*Aslargar8  dèi  lètmp.-^RìsGbia- 
rare  del  tempo. 
ÀSLUNGAR,  V.  Allungare.  Slungare. 
frolungare.  RaUuttgard .  v. 

A$luììgar  la  slrd. '^  Rallungar 
lavta 

AUungars','^  Protenders(,  Dis- 
teodersi  o  stiracchiar  le  braccia 
come  fa  talora  chi  si  desta  o  sbadi- 
glia. Diitender  la  cuoia ,  in  modo 
basso. 

'Àilungar  cvèll  a  qualcdùn.  — 
Offerire.  Sotnministrare.  Dare.  — 
Ailungàm  quèll  Uber.  —  Datemi 
quelUòro. 
ASdtà,D.f.i sima,  e  piìi  comun.  A- 
<^ia>  n.  f.  Malattia  de' polmoni  ac- 
compa^ata  da  brevità  e  difficoltà 
di  respiro,  che  dicesi  Ambàscia, 

Da  qualche  scrittore  la  parola 
Ama  si  fa  di  genere  maschile ,  ma 
i  più  le  assegnano  il  genere  femmi- 
nile. 

ASMURZADUR,  n.  m.  Spegnitoio,  n.  m. 

Arnese  di  latta,  o  altro  metallo  « 

fatto  a  foggia  d' imbuto ,  per  lo  piti 

con  manico,  ad  uso  di  spegner  lu- 
mi. 

ASMURZADURA,  n.f  .ASMURZAMÉINT, 
j-  m.  Estinzione  d'un  incendio,  del 
fuoco.  Spegnimento. 
ASMIRZAR ,  e  SMURZAR ,  v.  Ammor- 
^fl«.  Sfinorzare.  Estinguere,  ^è- 
9f*^re.  Ammortare. 

Atmurzar  la  calzeina. — Spegne- 
^  la  calce. —  Calcina  spenta. 

l-^aqua  lui  smurzd  la  pòlver  dia 
iiri.'^^La  pioggia  ha  spenta  la 
polvere  delle  strade. 

^lìnguere  e  Stingu^re ,  è  oppo- 
JU)  ad  Accendere.  Estinguere  il 
fuoco  coli' aequa.  Ver  &imì\.  Estin- 
guer la  sete. 

^na  cosso  eh' s' possa  Asmurzar. 
-Com  esUnguibile»spegnktile,ikgg. 

fug  che  n'  s' pò  asmurzar*, -->- 
Fuoco  inesUnguibile. 


Estinzkme,  n.  f.  Eetinguimento, 
Spegnimento.  Ammortamento,  n. 
ra.  p.  e.  Estinzione  di  un  incendio , 
e  fig.  Estinzione  della  voce.  Estiti' 
zione  d'un  debito.  Estinguimento 
di  una  vocale.  Quando  cioè  si  tron- 
ca una  vocale  al  fine  della  parola. 
La  voce  contraria  è  Collisione  figur. 
che  dicesi  anche  lato.  -»  V.  farr)- 
la.  —  Estintivo ,  va ,  agg.  Che  ha 
virtù  di  estinguere.  —  Spegnitore , 
trice;  Estinguitore,  trìce:  Ammor- 
zatore,  trice.  Colui  o  Colei  che  e- 
stingue. 

ASNADA.  —  V.  Asnata. 

ASNAR,  n.  m.  Asituùo,  n.  m.  Guida- 
tor  d' asini. 

Asnar.  -  Piana ,  Pianone.  Trave 
grossa  che  sostiene  i  correnti  del 
palco,  su  cui  sono  conGtti.  —  i4«i- 
nello ,  quella  trave  che  regge  le  al- 
tre travi  de' tetti,  che  piovono  a 
un'acqua  sola. (Cava//,  boi.]. 

ASINATA,  ASMTA,  n.  f.  Asinàggine. 
Asineria.  Asinità ,  n.  f.  Stato  e  na- 
tura d'asino;  e  metaf.  Azione  da 
asino.  Discortesia.  Inurbanità.  Ed 
antthe  Grande  ignoranza. 

Asnada  e  Asnata  più  comunem. 
per  Cavalcata  in  truppa  su  degli 
asini.  Col  Bondi  direi  Asinata,  ben- 
ché non  sia  messa  ne'  vocabolari. 

ASNEIN,  NA.  ASNÉTT,  TA,  sust.  -4»t- 
netto.  Asinelio,  Asinino,  dim.  d'A- 
sino —  Asinino  è  ancora  aggiunto 
d'Asino.  —  Pelle  Asinina. 

E  se  si  dice  Somaro,  Somiere, 
con  voci  di  regola  si  potrà  dire 
Somarino,  Somarello,  Somaretto, 
Somierino ,  ec,  abbenchè  queste 
voci  non  si  trovino  ne'  dizionari. 

ASPÈRGES,  n.  m.  (dal  fr.  Asperges). 
Aspersorio,  n.  m.  Strumento  com- 
posto di  un  manico,  che  ha  in  capo 
un  pomo  d'argento  traforato,  in 
cui  è  chiusa  una  spugna,  che  s'in- 
fonde nell'acqua  benedetta  per  i- 
spruzzarla. 

ASPÉTT.  Questa  voce  bolognese  non 
equivale  all'  ital.  Aspetto  per  Fiso- 
nomia.  Volto,  Cicra,  ma  si  usa  av- 


ASS 


84 


ASS 


terbialm.  nelle  cifre  mnsleali.  — 
Una  nota  d'atpétt  —  Pausa.  La 
flgara ,  che  serve  per  modificare  il 
tempo  d' aspetto  nella  musica. 

Atpétt,  bar  (f/'a«pè^^ —  Dicesi 
di  UD  negoziante,  cbe  dia  tempo  al 
compratore  del  pagamento  delia 
mercanzia.  Dilaziotte ,  Dar  dilazio' 
ne,  —  Aspetto  vale  Indugio»  Aspel- 
tomento, 

ASPETTATIVA,  n.  f.  Aspettativa,  A- 
spettazUme,  Espettativa,  Espetta- 
itone.  Speranza.  L'opinione  che  si 
ha  del  bene,  che  sia  per  venire.  Vn 
giovine  di  grande  aspettazione.  Si 
sta  in  una  grande  aspettativa , 
espettativa ,  espettazione  di  questo 
fatto. 

ASPTTARa  V.  Aspettare,  Attèndere,.y. 
Aspttar  a  far  una  cossa.  —  f)t- 
tardare.  Protrarre,  hidugiare.  Pro- 
crastinare  Soprassedere,  Sospèn- 
dere, 

Aspetta,  e  per  sinc.  Spetta  e  spi- 
ra (per  Spera).—  A  spetta  aspetta  e 
non  s'è  veduto  né  fumo  né  brucia- 
ticcio ,  ovvero  né  fuoco  né  fumo. 

•  ASPTTARS,  V.  pass.  Aspettarsi,  Al- 
tendersi  ec. 

ASQUEZZ /asQUIZZA  ,  add.  Schiac- 
ciato, agg. 

ASQUIZZAR,  V.  Schiacciare:  e  Prè- 
mere trattandosi  di  frutta  o  altra 
simii  cosa. 

Asquizzar,  Smultizzar  (o  Smu- 
stizzar.  Ammustizzar.  Mustizzar) 
dl'u.  —  Pigiar  dell'uva.  —  Asquiz- 
zar di  fiur.  —  Pigiar  de' fiori,  per 
Guastare,  —  V.  Ammaccar. 

ASS,  n.  m.  (dalFr.  i4«)  Asso  (e  non 
Asse).  Un  punto  solo  segnato  sopra 
una  carta  da  giuoco ,  o  sopra  una 
delle  sei  facce  d' un  dado. 

Lassar  in  ass.  —  Lasciare  in 
ìiasso,  0  come  dicono  comunem.  in 
asso.  Lasciare  in  abbandono. 

Arstar  in  ass.  —  destare  in  fios- 
so. Rimanere  interdetto  ;  Impunta^ 
re.  Arrenarsi.  Vejir  meno  la  me- 
moria in  alcun  recitamento.  Oppu- 
re restare  cou  un  lavoro  Imperfetto. 


ASSA,  n.  f.  Às$e»  n.  f.  e  Assi  pL  To- 
vola.  Legno,  segato  per  lo  lungo 
dell'altiero,  dì  grossezza  dalla  mez- 
za sino  all' un' oncia  e  mezza,  che 
di  maggior  grossezza  dicesi  Pan- 
cone.  Assa  non  si  dice  cbe  dell'  As- 
safetida, 

Sciàvero,  Quella  porzione  rozza 
del  legname,  che  si  cava  colla  sega 
da  un  legno,  che  si  riquadra  (boL 
Scorz),  né  suol  passare  in  grossez- 
za   la  mezz'  oncia.  -—  PiaUàccio. 
Sciavero  grosso  da  cui  puossi  ancor 
ricavare  assi  piti  sottili.   Asse  da 
Impiallacciare,  (boi.  Spezza).  — 
Panconcello.  Asse  di  raezz'  oncia, 
(boi.  Mézz'assa).  -—  V.  iMmbrècda. 
Ed  anche  Assicella,  (boi.  Assetta). 
Pancone,  (boi.  Madira).  Asse  gro^ 
sa  circa  un  quinto  di  braccio ,  delh 
quale  rìfendendola  si  fanno  assi  più 
sottili  detti  Panconcelli  e  Correnti. 
Questa  è  la  definizione  de'  vocabo- 
lari, ma  io  non  chiamerei  Asse  que- 
sta sorta  di  legno,  perchè  in  verità 
da  una  Trckve  si  cavano  Asti  o  Pan- 
concelli, ma  dall'i! «se  non  si  cava 
una  Trave,  che  tale  è  un  Corrente. 
La  spiegherei  dunque  in  qaesto  no- 
do:   Pancone ,    Trave   riquadrata 
grossa  circa  quattro  once ,  della 
quale  rifendendola  si  fanno  corren- 
ti ,  ed  anche  assi. 

Assa  del  camer.  —  Carello  e  Co- 
riello.  Coperchio  col  quale  d  chiu- 
de la  bocca  al  cesso. 
Assa  dèi  pan.  '^  Asse,  n.  n. 

ASSA,  n.  f.  Tavolato,  Assito,  n.nL 
Parete ,  o  pavimento  di  tavole. 

ASSA,  avv.  (dalfr.  Assez).  A66a«Can- 
za.  A  bastanza.  A  sufficienza.  As- 
«at,avv.  La  voce  boi.  significa  sem- 
pre Abbastanza,  e  l'Assai  ìtal.  alle 
volte  sì  prende  per  Abbastanza, 
alle  volte  per  Molto.  In  boi.  per  dir 
Mollo  aggiugnesi  il  Pur;  Purassd.S. 

ASSAINÀ.  add.  (quasi  fatto  a  S).  Bi- 
lenco, Sbilenco,  Bistorto,  agg.  a 
persona.  Tutto  storto. 

ASSALTA,  Assalito.  Assaltato.  Affron- 
toto,agg. 


Ohi  assalfd  mézz  pers.  —  Uomo 
affrontato  è  mezzo  morto. 

ASSALTaMÉINT,  n.  m.  ÀgartuioM» 
n.  f.  Violenza  fatta  contro  alcuno 
per  derubarlo.  Aggret^one  è  ter- 
mioe  legale  »  in  lingua  com.  Aa«a2t- 
mento.  —  Aggrezsore ,  A$saUtore. 

Quello  che  assale.  Aggresao,  Colui  al 
quale  fu  fatto  violenza.  GrMiazkh 
m,  dicono  i  legisti  l' Assasiulo  fatto 
alla  strada.  -*  GrasscUore.  Assassi- 
no che  assalta  i  passeggeri.  —  V. 
lader. 

ASSALTAR,  v.  Aasaltare,  AsseUire,  \, 
Far  violenza  contro  alcuno. 

ASSASSEIN.  ASSASSÉNl.  ASSASSI- 
NAMÉINT.  ASSASSINAR.  ^y.La- 
der. 

KSSfìÀ,agg.  Assetato,  agg.  Che  ha 
sete.  Il  suo  conirarto  è  Dissetato. 
V.  Sèid.—  Assettato  con  due  t,  va- 
le Accomodato. 

ASSBAh,^.  Assetare,  v.  Indursete. 
n  contrario  è  Dissetare.  — -  V.  Sèid. 

ASSDEINA.  ASSDÈTTA.  n.f.  AssiceUa, 
Asserella,  n.  f.  Piccola  asse. 

ASSEGN,  n.  m.  Assegnamento, lì.  m. 
ProTTìsione,  stipendio.  —  Assegna' 
inento.  Ragion  di  credito,  che  si 
cede  altrui  acciocché  se  ne  valga  a 
SQO tempo»  (boi.  Zessiòn).  —  Asse- 
0Ma,  n.  f.  Voce  d.  u.  corrotta ,  in 
luogo  di  Assegnamento.  Assegna  di 
àfniitabili.  Assegna  del  quartiere, 
^i  ktto ,  ec.  I  legisti  dicono  pari- 
mente Assegna  (si  noti  bene  di  ge- 
nere femminile)  ed  Assegnazione 
di  dfite,  di  patrimonio. 
ASSEINSA.  AL  DE  DL'ASSÉINSA.  Il 
di  dell'  Ascensione  di  IV.  S.  G.  C. 

ASSERTIVA»  n.f.  Né  Assertiva ,  riè 
Affermaiiva,  sono  ammesse  dagli 
scrittori.  Abbiamo  le  equivalenti  in 
Asserzione,  Affermazione. 

ASSESTER,  V.  Assistere.  Star  presen* 
le.  Soccorrere.  E  regge  sempre  il 
terzo  caso.  —  Assister  un  amma- 
^-  —  Assistere  a  un  ammalato. 

ASSICURAR ,  V.  Assicurare,  v.  Accer' 
tow.  Far  certo,  Si  riferisce  in  par- 
ticolare agli  atti  della  mente,  la 


85  Ass 

quale  dice  si  certa  di  una  cognizio- 
ne ,  quando  ne  comprende  la  veri- 
tà.-—£^erK/lcore;  Far  certo:  Trar 
di  dubbio.  Confermare  la  aussisten- 
sa  dei  fotti,  togliendo  II  dubbio, 
nel  quale  altri  si  trova.  —  Conferà 
mare,  è  l'addur  prove  ad  una  cosa 
già  certificata.  -—  Affermare  è  op- 
posto a  Segare.  Affermare,  vale  Dir 
di  si ,  come  Negare ,  vale  Dir  di  no, 
E  anche  for  fermo.  —  Asserire.  As- 
severare. Afiermare  colle  parole.— 
Assicurare.  Far  sicuro ,  è  molto  af- 
fine ad  Affermare,  ma  questo  è  di 
maffgior  forza. 
ASSRA.  Serrato.  Chiuso.  RaccMuso. 

Rinchiuso,  agg. 
ASSRADURA ,  n.  f.  Serratura.  Serra- 
me.  Chiudimento.  Chiusttra.  Ctau- 
sura.  Cosa  che  serve  a  chiudere. 
ASSRAMÉINT,  n.m.  Serramento.  Chiu- 
dimento. 

Assramèint  d'  tèsta ,  d'  pétt , 
d'nas.  —  Intasatura.  Intasazione. 
Intasamento.  Otturazione.  Impedi- 
mento di  petto,  di  naso. 
ASSRAR,  esincop.  Srar,  v.  Serrare. 
Chiudere.  Biserrare ,  y.  Impedire 
con  riparo  che  per  V  apertura  non 
entri ,  o  esca  cosa  alcuna.  Certuni 
in  boi.  dicono  Ciuder. 

Vassrò  Vussperdov  Veravgnu 
fora.  —  Chiuse  l'uscio  dal  quale 
egli  era  escito. 

Assrarcùn  un  stuppai.-^  Tura- 
re. Chiudere  l'apertura  con  turac- 
ciolo. 

Assrar  dintòuren.  —  Cingere. 
Circondare. 

Assrar  dèinter.  —  Acchiùdere. 
Bacchiùdere.  Rinchiùdere.  Inchiù- 
dere.  Includere.  Rinserrare. 

Assrar  in  fèssa.  —  Socchiùdere. 

Assrar  i  uc'c.  —  Chiuder  occhio, 
0  Chiuder  gli  occhi.  Dormire;  e 
Morire.  Figìir.  Far  finta  di  non 
vedere. 

Assrar  V  ùss  in-t-al  mustazz. -^ 
Serrar  la  porta  sulle  calcagna. 

Srar  la  stalla  dòp  eh*  i  bu  ein 
scappa.  —  Tardi  tornò  Orlando.  H 


A8 


88 


AS 


perchè  uno  non  presta  attenzione  a 
chi  gli  parla  tanto  per  Astrazione, 
quanto  per  Distrazione  :  ma  la  dif- 
ferenza consiste  nella  causa.  L' A- 
strazione  nasce  in  noi  medesimi  e 
la  Distrazione  vien  prodotta  da  og- 
getti esterni.  Quindi  V  Astrazione 
è  un  difetto ,  dai  quale  uno  si  può 
guardare  e  correggere,  ma  la  Di- 
strazione non  si  può  sfuggire.  — 
Astrattaggitie.  Voce  quasi  equiva- 
lente ad  Astrazione ,  o  piuttosto  a 
Sbadatàggine. --y.  Balurdisia. 

Si  suol  dire  comunemente  »  non 
però  in  buona  lingua  :  ma,  fatta  o- 
strazione  da  tutte  queste  cose»  mi 
pare  ch'egli  abìna  ragione.  Cioè 
Lasciate  da  parte,  da  un  canto;' 
Lasciate  stare.  Non  considerate 
tutte  queste  cose ,  ecc. 

*ASTRICCADURA.    n.    f.   ASTRICCA- 

,  MÉINT,  n.  m.  Strignitura.  n.  f. 
Strignimento ,  n.  m. 

*A«TRICCAR.  V.  Ammaccar.  Striccar. 

ASTRUPPlA  STRUPPIÀ ,  e  STRtlPPI. 
Stòrpio   e   Stróppio   Storpiato    e 

<  Stroppiato ,  agg. 

Magnar  da  struppià  o  da  strup- 
pi.  -Mangiar  ghiotto. 

ASTRUPPl ADURA,  n.  f.  Storpiatura, 
Stroppiatura ,  n.  f.  Storpiamento  e 
Strojppiamento ,  n.  m. 

ASTRUPPl AR,  (dal  fr.  Estropier).  y. 
Storpiare  e  Stroppiare,  y.  Guastar 
le  membra,  Ed  anche  Altejxtre. 

Astruppiar  el  paroL  -  Storpiare  i 
nomi  ;  Corrompere  i  nomi.  Pronun- 
ziare erratamente  i  nomi. 

ASTUDIARS'  A  FAR  UNA  COSSA.  Af- 
frettarsi di  fare  una  cosa.  Solleci- 
tarsi. Spedirsi. 

Astudiars  a  córrer." Studiare  il 
passo. 

Astudiav'  a  andar  vi. "Studiate- 
vi a  partire. 

ASTUMGAR,  v.  Stomacare,  y.  In  ital. 
significa  propriamente  Commuover- 
si,  e  perturbarsi  lo  stomaco ,  che 
equivarrebbe  piuttosto  al  boi.  Aveir 
ingessa.  Ma  i  boi.  quando  dicono  : 
El coss  grassi  astòmghen:  intendo- 


no. Le  vivande  grasse  «aziano  /o- 
sto ,  di  modo  che  non  se  ne  può 
mangiare  che  in  poca  quantità.  Sa* 
rà  meglio  esprimersi  cosi:  Stuccar- 
si presto  del  tal  cibo.  "Alris  m-i- 
al  lati  m'astòmga.  -  U  riso  collo 
nel  latte  tosto  mi  sazia,  presto  wi 
stucca,  mi  nausea. 

'Astumgar,  figur.  Stuccare. 

'ASTUMGARS',  v.  Saziarsi  prato  éi 
cibo  troppo  sostanzioso. 

•ASTUPPADURA ,  n.  f.  ASTOPPA- 
MÉINT,  n.  m.  Chiusura.  Chivài- 
mento.  Turamento  ecc. 

ASTUPPAR,  V.  Stoppare,  Turare,  fxc 
Passiamo  in  rivista  i  vocaboli  dia 
sembrano  sinonimi.— Zd/farv,  si- 
gnifica  letteralmente  Chiudettcof 
zaffo.  Cioè  con  quel  turacciolo  di 
legnp  col  quale  si  chiude  il  baco 
delle  botti  e  de'  tini  nella  parte  in- 
feriore (Rol.  Metter  al  biron).  L'ii»; 
piegare  questa  voce  nel  senso  di 
Turare,  generico,  sa  troppo  d«i 
dialetto.  —  Turare.  Chiudere  con 
Turacciolo. — Otturare,  piii  g«D<^ 
rico.  Cbiudimento  di  qualche  aper- 
tura, fatta  astrazione  dal  modo,  a 
dallo  strumento  per  eseguirlo:  oel 
senso  traslato.  Otturare  gU  ortcdi 
'—Riturare,  propriamente  Tvfon 
di  nuovo  ;  ma  piii  volte  fu  impi^* 
lo  pel  semplice  Turare  (Boj.  Uttler 
un  stuppai).  Stopj^are,  al  dir  della 
Crusca  vale  Biturare  con  Wopp^! 
ma  sicóome  Stoppacciolo  à  app^<^ 
a  qualunque  materia  e  strumeoto 
atto  a  chiudere  ogni  sorta  ^  ip^^' 
tura ,  dicendo  Stoppaccio  del  /ì«co, 
Stoppacci  della  nave,  Sto|yfl«  s'? 
applicato  ad  ogni  sorta  dì  chiodi- 
mento  :  Stoppare  una  fossa  per  ap- 
pianarla; Stoppare  un  uscio  p 
murarlo  —  Intasare  nel  proprio, 
secondo  la  Crusca,  vale  Enipvr  » 
taso  ;  ma  suolsi  usare  colla  qoziooe 
afline  ad  Ostruire,  cioè  Chiuder  ca- 
nali, condotti  con  materia,  che  im- 
pedisca il  passaggio  de' fluidi,  «d<5 
questo  chiudimeuto  prodotto  da 
cosa  naturale.  Intasato  U  ca"^' 


ATT 


S9 


Art 


delle  urine.  Nato  intasato,  Petio  in- 
tasato dagti  umori. — Ostrmre  ed 
Ostruzione.  U  primo  è  affine  ad  In- 
tasare, ma  di  questo  assai  piU  no- 
bile, come  d'immediata  proTenien- 
za  dalia  lingua  lat.,e,  insieme  a'suoi 
derivati,  serve  principalmeule  al 

linguaggio de'medici, e  degli  altri 

doUi.  » 

ASl]UN,A  SULEI,  avY.  A  solatio, 
/Uiota/io^agg.  Esposto  dalla  parte 
volta  a  mezzogiorno  ;  contrario  di 

4  bacìo. 

ATANASl,  np.  m.  Atanasio»  m.  sia,  f. 

Atanaglo ,  già. 
ATT,  n.  m.  Atto.  Azione.  'Gesto,  Modo. 
Maniera. 
AU.,^Alto  per  Cenno. 
hr  di  att.-^ Atteggiare, Fare  atti 
e  giuochi.  Gestire.  Gesteggiare.  — 
A«o  per  Lèzio,  Smòr/ìa. 

CnUnzar  di  att  in  giudea.  — 
Intavolar  la  lite. 

Pardi  att.--- Aiutare.  Incanuni- 
03re  e  proseguire  gli  atti  giudiziali. 

—  Attuazione,   il   proseguimento 

degli  alti. 

^TT.  agg.  Atto.  Adatto.  Adattato,  Ido- 
^^0.  Capace.^ Disadatto  è  il  suo 
contrario. 

A  sèin  tùtt  att  a  fallar.^  Chi  fa 
fiiUa ,  e  chi  non  fa  sfarfalla»  ovve- 
ro Chi  non  fa  non  falla. 
'^TTACC,  lì.  m.  Attacco.  Dar  l' attfxcco 
f^^na  fortezza. 

Avèirun  attacc,  di  attacc.  — Ave- 
^f^degU amoretti,  degli  amorucci. 
Avere  degli  affetti. 

Attacc,  AUaccamèint  al  zug ,  al 
«««21.  -  In  vece  di  dire  Attaccar 
J^nto  al  giuoco  alle  scienze,  di- 
rei Amore  al  giucco ,  alle  scienze. 

'-4«accrf'pe«.— Malattia  che  in- 
tacchi i  visceri  nobili ,  che  stanno 
nel  petto. 

mACC ,  àTTÉlS ,  AVSEIN ,  avv.  Ac- 
fflnto.  Accosto.  Vicino.  Appresso. 
Presso.  Da  presso  e  Dappresso.  Da 

f«n<o.  Allato.  A  lato.  Appo,  avv.  e 

prep. 

Atlacc  attacc.  Atlèis  attèis.  Av- 


sein  avsein.^^  Accanto  accanto,  Al^ 
lato  allato.  Appresso  appresso,  Vi- 
cin  vicino.  Presso  presso.  Basente. 
Andar  avsein.-^ Avvicinarsi,  Ac- 
costarsi. 

Star  attacc  a  un '-^  Stare  ai  flan- 
.chi.  Essere  alle  costole  d'alcuno, 

ATTACCA,  agg.  Attaccato,  agg. — 
Aderente,  nel  senso  proprio  si  ap- 
plica a  quelle  cose,  che  sono  tra  di 
loro  cosi  unite,  che  quasi  si  com- 
baciano nelle  rispettive  loro  super- 
ficie. La  camicia  è  aderente  al  cor- 
pò  ;  La  tappezzeria  è  aderente  al 
muro.  E  di  un'  aderenza  ancor  più 
forte:  La  scorza  è  aderente  al  le- 
gno :  La  pelle  aderente  ai  muscoli. 
La  facilità  colla  quale  si  separano  i 
corpi  aderenti  e'  indica  che  Separa- 
zione è  opposto  ad  Aderenza.  Alle 
voci  Aderire,  Aderente,  Aderenza, 
Aderimento,  Aderito,  Adesione  la 
Crusca  non  dà  se  non  la  significa- 
zione figurata  di  Favorire;  Fauto- 
re, ecc. 

Attacca   eùn  dèi  spudac'c.    V. 
Spudac'c. 

ATTACCADÉZZ.i4pptccaeiccio,agg.  Che 
agevolmente  s'appicca.  Vt«co<o.  Te- 
nace, Attaccaticcio.  '^Appiccatic- 
cio, parlandosi  di  persona,  vale  Imr 
portuno ,  che  altri  difficilmente  si 
può  levar  d'attorno.  -Male  appic- 
caticcio, dicesi  di  Malattia  conta- 
giosa. 

ATTACCAMÉINT.  ATTACC.  V.  Inclina- 
ziòn. 

MTKCCKfi,\.  Attaccare,  Appiccare. 
L'uno  e  l'altro  di  questi  verbi  nel 
comune  linguaggio  sono  senza  di- 
stinzione adoperati  «  ed  importano 
tutti  e  due  la  nozione  di  congiun- 
gimento di  un  corpo  all'  altro ,  ma 
sembra  però  meglio  che  al  secondo 
s' aggiunga  sempre  l'idea  della  sos- 
pensione. 

Attaccar  i  cavaU  alla  carezza. 
-Attaccare  i  cavalli  alla  carrozza. 
Attaccar  un  quader  alla  mura- 
ia. '^  Appiccare  un  quadro  al  mu- 
ro. Sospendere  ha  una  nozione  piti 

10 


ATT 


90 


ATT 


particolare ,  e  cioè  di  Attaccare  in 
modo  che  ia  cosa  resti  sospesa.  Sos- 
pendere una  lumiera,  ecc. ^-Ap- 
pendere è  affine  a  Sospendere ,  Ap- 
pendere la  spada  al  fianco.  —  Con- 
giungere ed  Unire  non  richiedono 
la  nozione  di  attaccamento,  ma 
bensì  una  specie  di  legamento  e 
d'iotrecciamento.  Lavile  congiun- 
ta ali  albero.  Le  mani  congiunte. 
Appigliarsi  si  prende  ancora  per 
Attaccarsi. — La  Udrà  s'attacca  ai 
alber.  —  L'  edera  s' aj^piglia  cigli 
alberi. 

Attaccars' ,  tgnirs\  radisar  del 
piani.  ^- Abbarbicata ,  Abbarbicar- 
si, Provare ,  Allignare ,  Appren- 
dersi, Radicare. 

Attaccar  fug. — Appiccata  il  fuo- 
co. Attaccar  fuoco.  Metter  fuoco. 

Atlaccars'  fug.  Appiccarsi  il  fuo- 
co. Apprendere  fuoco.  Accendersi. 
Pigliar  fuoco. 

Altaccars'  insèm.  —  Appiccica- 
re ,  ed  Appiccicarsi.  V  Appiccarsi 
che  fanno  le  cose  viscose ,  e  quel- 
le, che  si  possono  difficilmente 
spiccare. 

Attaccar  fora  un  sunèlt,  un  av- 
vis.-^  Affigere.  Quindi  Affissione, 
lo  attaccare  stampe.  Si  noti  di  non 
dire  Affiggete,  Affissare  e  Affissa- 
re» che  vagliono  Fissare  lo  sguat^ 
do. 

Una  parola  attacca  V  altra  (dal 
iv.  Une  parole  amène  l'autre).  Il 
dir  fa  dire. 

Turnara  attaccar,  o  Artaccar. 

—  Bappicearsi  il  fuoco. — Attacca- 
re non  si  dirà  mai  per  Fare  stima  ; 
Far  conto ,  pregio  ;  Tenere  in  con- 
to, in  islima. — Annèttere.  Essere 
unito  ad  altra  cosa  senza  farne  par- 
te integrante.  Annettetre  la  slalla 
a  una  casa:  la  rimessa  alla  stalla. 

—  Connettere.  Attaccare ,  unire  in- 
sieme. Connettere  tavole,  pietre. 
Per  lo  più  si  dice  di  cose  morali  e 
intellettuali.  Sconnettere,  11  con- 
trario. 

ATTàNàIÀ,  add'.  Mento  al  sommo  in 


far  checché  sia ,  e  stretto  al  lavoro 
come .  per  cosi  dire ,  da  una  tana- 
glia. Oppresso  dal  lavoro.  Accatù- 
to  allo  stiuiio,  al  lavoro. — Atta- 
naglian  è  tormentare  i  rei  colla 
tanaglia. 

•ATTANAIARS* ,  V.  Essere  accanito, 
intento  al  sommo  allo  studio,  al 
lavoro  ecc. 

ATTA  VANA,  add.  Irrequieto,  agg.  Non 
fermo  e  corrucciato  nel  far  qualche, 
operazione  faticosa.  Viene  questa! 
voce  del  dialetto  da  Tavàn.  (  Tafa- 
no),  come  se  un  tale  fosse  punto, 
da  queir  insetto. 

•ATTAVANARS' ,  v.  Essere  irrequieto. 

ATTAVLARS*.  V.  (dal  fr.  S'attabler). 
Porsi  a  tavola.  Attavolarsi  manca 
alla  lingua  italiana. 

ATTÉIS,  V.  Attacc,  avv.  Socchiuso.— 
V.  Sbadd. 

ÀTTEM>  n.  m.  Attimo  voce  corrotta 
da  Atomo.  Itistante.  Istante,  PutUo. 
Momento  di  tempo. 

Far  una  cossa  in-t-un  ^ttem.  In- 
t-un  batter  d'occ*.  lìi-t-un  tererè.- 
Fare  una  cosa  in  un'attimo,  in  un 
batter  d* occhi ,  in  un  baleno,  in 
un  bacchio  baleno.  Subitamente.  In  \ 
uno  stante.  In  un  tratto.  In  un  i- 
stante. 

ATTENZlÓN,n.  f.  Attenzione,  n.  f. 
Una  intenta  applicazione  della  men- 
te per  apprendere ,  ed  operare 
checchessia.  —  Attenzione  è  termi-  i 
ne  generico.  AjDp/tcazfotie  è  un'at- 
tenzione proseguita.  Meditaziorie , 
una  attenzione  riflettuta,  e  smi-| 
nuzzata.  j 

Attenziòn  dai  boi.  si  riferisce  ad  | 
altre  significazioni ,  che  in  ital.  so-  ! 
no  specificate  con  termini  propri. 
Quando  dicono:  Al  tal  m'ha  usa 
deli-i  attenziòn,  oppure  A-i-ho  usa 
deli-i  atteriziòn ,  queste  espressio- 
ni possono  avere  diversi  significa-! 
ti,  che  in  ital.  si  volgono  in  altri  j 
modi ,  e  con  parole  dmerenti  :  p.  e.  i 
Un  signore  mi  ha  usate  mille  cor-I 
tesie.  Mi  ha  trattato  con  molta  o-i 
morevolezza.  Ha  avuti  tanti  ri- 


ATT 


91 


ATT 


guardi  per  me.  Ha  fatto  per  me 
degU  offici  col  tale.  Il  tale  mi  ha 
prestati  dei  servigi.  (1  fr.  dicono 
ancli'essi  Avoir  des  attentions  pour 
</t«f/9u'Mn),  — /n  attesa,  in  at- 
tenzione di  vostro  riscontro ,  non 
è  espressione  esatta  per  Stare  in 
aspeltaàone. 
ATTIMPÀ,  add.  Aitentpato,  agg.  Ch'è 
avanzato  negli  anni.  Grave  negli 
auQi.  Di  anni  grave. 

Mitosi  aliimpà.-Aitempatetto. 

Htimpà,  ma  eh' dimostra  salut. 
-Atleìnpatotto.  Vecchio  fresco. 

Ragazzi  attimpà ,  vècci.  —  Gio- 
rni soprastate,  per  Provette,  Ai- 
tempate. 

ATTLNTARS' .  V.  Arrischiare  e  Arri- 
scWarjt .  Attentare  e  Attentarsi. 
Ardire  e  Ardirsi.  Osare.  Pigliare 
ardire.  Avere  ardimento. 

AniV,add.^mpo,agg.  Fa/éoote.  Vi- 
goroso. Possente,  r  ha  eziandio  il 
lermioe  Efficace  piii  espressivo  ed 

Rimedi  o«w—  Rimedi  efficaci. 
Cosi  Efficacia.  Efficacissimo.  Efìi- 

ATmAR,  METTR  IN  ATTIVITÀ,  IN 
ATTIVAZIÒN.  Effettuare,  v.  Manda- 
le. Recare  ad  effetto.  Mettere  in 
pratica.  Eseguire,  e  con  termine 
P'«  proprio  Attuare.  Ridurre  dalla 
potenza  all'atto. 

JUwdpiTi.  Attuato.  Recato  ad 
effetto. --4«t„or.  Mettr  in  attività 
u«a  lèz.  —  Porre  ad  esecuzione 
^^  legge,  un  regolamento,  una 

.^icipiina. 

*YtVAZIÒN,n.  f.  £«effuzto»c,  Effet- 

iJt,'  ^^^i^pimento. 

*™ITÀ,n.f.>l«Jm7à,  n.  f.  Prou- 
tetta  di  operare. 
^ettr  in  attività.  V.  Attivar. 
£»»r  in  attività. — Essere  in  at- 

^J^i^im  esercizio,  in  atto  pratico. 

ATTOUR,  n.  m.  Attore,  n.  m.  Nel  lin- 
guaggio boi.  non  ha  altra  significa- 
tone che  quella  di  Colui  che  rap- 
presenta persona,  o  carattere  in 
teatro.  Ma  in  ilal.  Attore  vuol  dire 


proprfimente  Facitore,  Che  tà,  che 
opera.  Attore  è  Colui,  che  nel  liti- 
gare domanda  ;  il  cui  avversario  si 
chiama  Beo. -^Attore  è  Quello,  che 
amministra  i  fatti  altrui.  (  Fattòur, 
boi.) — Attrice,n.  f.  di  Attore  non 
è  stato  adoperato  dagli  autori  se 
non  nel  significato  di  Operatrice, 
Kffettrice:  ma  come  voce  di  regola 
non  sarà  rigettata  negli  altri  signi- 
ficati. ^ 

Attriz,  fem.  Attrice,  f.  tanto  in 
boi.  che  in  fr.  non  è  usalo ,  che  per 
Quella  donna,  la  quale  nel  dramma 
rappresenta  qualche  persona  o  ca- 
rattere sulla  scena. 
ATTÒURÉN  e  DATTÓUREN,  avv.  At- 
torno. D'attorno  e  Dattorno.  Intor- 
no. D'intorno.  — Attorno  attorno. 
Tutto  attorno.  f^Si  ogni  lato. 

Metters'  attòuren  afarcvéll. — 
Accignersi  a  far  qualche  cosa.  In- 
cominciare  a  fare. 

Èsser  attourn,  dri  a  far  cvéll.  •— 
Star  facendo  qualche  cosa. 

Star  attòum.^' Stare  attorno  a 
checchesia.  Attendervi.  Usarvi  di- 
ligenza. 

Tors' d' attòuren  un  qualcdàn. 
—  Torsi  d'addosso,  o  d'attorno 
alcuno.  Dare,  o porre  il  lembo,  e 
il  lembuccio  in  mano  ad  alcuno. 
Allontanarselo. 

Dars'  d' attòuren.  Lo  stesso  che 
Mnarlavssiga  per  la  zènder.-^ 
Menar  le  mani.  Affaccendarsi,  in- 
dustriarsi. Arrabattarsi.  Darsi  le 
mani  attorno.  Esser  sollecito,  pre» 
muroso.  Ingegnarsi  d'operare  per 
vivere. 

Tamar  a  dars'  d'  attòuren.  — 
Rimaneggiarsi. 
ATTRAPPLAR  e  ATTRAPPLARS* ,  v. 
Trappolare ,  v.  Ingannare ,  o  essere 
ingannato  con  alcuna  apparenza  di 
benCt  —  Altrappare.  Sorprendere 
con  inganno. 
ATTUMBARS',  V.  i466Mior«i.  Oscurar- 
si. Parlando  di  tempo  nuvoloso. 

Tèimp  attumbà. — Tempo ^  oscu^ 
rato ,  offuscato. 


AV 


92 


AV 


ATTURTIAR,  ^r,  AUmrtìgimre ,  t.  At- 
torcigliare, T.  ATf olgere  insieme. 

ATTURTURS' ,  ¥.  ATTURTlA .  add. 
(dal  fr. Eniortitler).  Aggromgìiarsi. 
Aggrwngìiato,  agg.  Ritorcersi  in 
sé,  ed  è  l'effetto,  che  fa  il  filo 
quando  è  troppo  torto.  Attorti- 
gliare. AttarcigÙare. 

'ATTUSGAR,Y.  Attouieare.  Attosca- 
re. Avvelenare.  Dar  tossico,  veleno. 

AVA,  n.  f.  Ape,  Pecchia,  n.  f.  Insetto 
volante,  che  &  il  mele  e  la  cera. — 
Fuco,  e  volgar.  Pecchione,  Bor- 
done e  Falso  bordone.  (Boi.  Ava- 
rot).  Marito  dell'ape,  eh' è  senza 
aculeo ,  e  perciò  impunemente  pos- 
sono le  femmine  imperversare  con- 
tro de'  maschi  e  incrudelire  fino  al- 
l'ultimo esterminio  di  tutti,  dopo 
eh'  essi  hanno  esaurite  le  funzioni 
della  natura. 

^  Un  nùvel  d' av.  — >  Uno  sciame 
d'api. —  Una  massa  d' tu?.  —  Un 
gomitolo  d' api. 

AVAIÀ ,  add.  Aggiunto  di  colore  non 
eguale ,  forse  da  Vaiato ,  che  vuol 
dire  Variegato.  La  voce  boi.  signi- 
fica precisamente  Quel  colore  dei 
panni  eh'  è  in  un  luogo  cupo  e  nel- 
l'altro pili  chiaro ,  non  eguale. 

•A VAIAR,  e  AVAIARS'.  v.  Cambiarsi  il 
colore  abalzeUoni.  Variegarsi  il 
colore. 

*A  VAION.  V.  Vaion. 

AVANZ,  n.  m.  Avanzo,  n.m.  Il  rima- 
nente, restante,  residuo  di  qual- 
che cosa. 

Avanz  dia  lavla.  —'RiUevo  e  Rile- 
vo. 

Avanz  dia  ruccd. — Sconocchia- 
tura.  Avanzo  del  pennecchio. 

Avanz  dèi  bèver.  —  Abbeveratic- 
cio.  Avanzo  della  bevanda. 

Avanz  dèi  veinin^t-al  bicchir. — 
Culaccino. 

Avanz,  Slaiùzz  dèi pann.-^ Raf- 
filature del  panno.  (Boi.  Arfiladu- 
ra). 

Avanz  d'  una  pezza  ;  cavèzz  ; 
scampluzz.^Scampolo  di  una  pez- 
za intera. 


Avanz  d'tèim^.'^Besto,  Rima- 
sugOo  di  tempo.  Non  si  dice  Bita- 
gOo. 

AVAR,  agg.  Avaro,  a^.  e  anche  sost. 
Di  due  sorta  è  Avarizia.  Quella  di 
un'  illimitata  cupidigia  di  acquista- 
re; l'altra  di  una  straordinaria  te 
nacità  nel  ritenere.  La  prima  mo- 
stra abbastanza  essere  un'Avidità, 
che  esprime  un  desiderio  violento, 
insaziabile,  e  quasi  irresistibile,  la 
seconda  si  esprime  con  diversi  vo- 
caboli applicati  ai  gradi,  ed  alle 
modificazioni  diverse  di  tale  pas- 
sione.—  Inlenssato.  (Boi.  InUres- 
sa.)  Colui  che  ama  il  guadagno, 
nulla  fa  gratuitamente ,  né  s' attac- 
ca mai  a  ciò,  che  non  gli  rende  pro- 
fitto.— Attaccato  1^  lucro ,  al  gua- 
dagno. Quegli  che  ama  il  risparmio, 
e  fugge  le  spese;  si  astiene  da  ciò 
che  gli  è  caro. — L'Avaro  ama  il 
possesso  senza  fame  alcun  uso,  e 
si  priva  di  tuttociò  che  costa. -^ 
Spilorcio  e  Spilorceria.  Colui  che  è 
estremamente  stretto  nello  speo- 
dere.  La  ^ilorceria  è  un  effetto 
dell'  Avarizia.  (  Boi.  I^lorza  ).- 
Sordido.  Nel  proprio  significa  Spor- 
co. In  via  figur.  si  applica  all'iota- 
ro  troppo  tenace,  quasi  che  la  sua 
somma    avarizia  gli   porti  conse- 
guenza di  essere  sporco.  —  Tenace. 
Taccagno.  In  senso  proprio,  si  at- 
tribuisce a  quelle  cose,  che  age- 
volmente fra  di  loro  s'attaccano.  In 
via  figur.  si  applica  sull'Avarizia 
portata  da  avidità  di  accumulare. 

AVAROT.  V.  AVA. 

AVÉIR,v.  Avere.  Verbo,  che  dinota 
possedimento  di  cosa,  coniugato 
con  se  medesimo ,  e  co'  verbi  di  at- 
tiva terminazione  ne' tempi  com- 
posti, e  si  cbiaOia  perciò  ausiliare. 
Avéirla  cùn  qualcdùn.  ^^  Averla 
con  uno.  Essere  adirato  seco.  Ave- 
re il  tarlo  con  alcuno. 

Avèir  in  stù/fa ;  Avèir  in  cùpo- 
la; Avèir  dov  s' sol  dir;  Avèir  dov 
s' cmèinza  ci  sport  e  s'pness  i  pò- 
nir,  sono  lutti  detuti  per  dir  coper- 


AV 


93 


AV 


tameote  Avere  in  ctdo ,  ehe  anche 
in  iui.  più  decentemente  si  dice 
Avere  a  noia;  non  iititnare :  noti 
apprezzare  qtieUa  lai  persona;  e 
bassam.  Aver  nello  zero.  Aver  uno 
nella  collottola,  nella  coda,  in  ta- 
sca. -^  Avere  in  oltre  si  sostitai- 
sce  a  molti  Terbi  di  ^arìa  sìriìì- 
ficaiioDe.  Per  lettere  $i  ebbe  ch'e- 
gli  era  morto  (  si  seppe  ).  —  Si 
ebbe  per  $anHs9imo  fwmo  (si  re- 
p\Aò).^Ella  ebbe  Carlo  in  luo- 
go segreto  (fece  yenir  a  so). -— 
fo  laogo  di  Essere,  alla  fr.  ed  im- 
personai. Fé  n'e66e  alcuno.  Ebbe- 
ti  di  ^aegli.  Vi  ebbe  alcuni. 

Atìèirdafar,  da  avèir,  ecc. — 
Awre  a  avere ,  a  fare,  da  fare,  che 
fare.  Ed  anche  per  Dvéir.  V.  In  boi. 
aUe  Yolte  si  replica  :  El  mdai  al  l'i 
arev  da  avèir  avù.  Il  Caro  ha  det- 
to U  medaglie  le  avrebbe  avere  a- 
vuie. 

Turnar  a  avéir. — Riavere. 

Avèir  dèi  sbérr,  avèir  dèi  matt 
--Aver  l'aria  di  sbirro ,  pizzicar 
di  matto.  Assomigliarsi. 

^t^ètruft  dalla  so. — Avere  ilfa- 
^^^>  la  grazia  d'alcuno.  Avere 
mo  favot^evole. 

Chi  ha  avù,  ha  avù.'^Chiha 
^a,  eclRn'è  ilo  peggio.  Addio 
me.  Suo  danno.  La  cosa  è  fatta. 
^^EMARI,  D.  f.  Ave  Maria  o  Avem- 
"wrfa,  n.  f.  Orazione  che  si  porge 
A'Ia  Madonna.  Avemarie.  Quelle 
pallotiolloe  della  corona  minori  di 
<|ueMe,  che  si  dicono  Paternostri. 

Avemari  e  Angelut.  Quei  tocchi 
^1  campana  che  suonano  all'alba, 
3  moaodi  e  a  sera ,  nel  tempo  dei 
IQali  i  pii  cattolici  recitano  appun- 
to le  due  orazioni  Atigelus  Domi- 
ci ecc.  e  Ave  Maria  ecc.  -^Avem- 
•««rio  de' morti.  Il  sonar  delle 
«impane  nella  morte  di  qualche- 
(luno. 

^^|W.  add.  (dal  fr.  (hwerl).  Aperto, 
^mso.  Diserrato,  agg.  Contra- 
nodi Chiuso,  Serrato,  In  ital.  vale 
5»nche  ?Qiese,  Chiaro,  p.  e.  Aperta 


ragione.  Aperto  miracolo,  che  i 
boi.  volgono  in  Dscveri,  Lamponi. 
Miraquel  lampant.  Sccirtt  e  nètt. 

Avèir  la  féssa  dia  stane  Ila  tutta 
averta.  —  Aver  lo  sparato  della 
gonnella  sdruscito ,  o  sdrucito. 

Pgnatta  aiverta  in  mèzz.-^  Pen^ 
tota  rotta,  crepata,  spaccata. 

Partida  averta.  Còni  averi.  ^-^ 
Partita,  o  Conto  aperto.  Debito 
sussistente. 

A  i  l'ho  dèli  a  averta  zjm.— 
Gliel'ho  detto  a  grembo  aperto, 
col  cuore  in  mano 

AVERTA,  e  APERTA,  n.  f.  Apertura, 
n.  f. 

Aie  una  bèlla  averla,  o  aperta. 
— *  Vi  è  una  bella  pianura,  o  cam- 
pagna aperta. 

AUGE.  (Èssr  in)  (dal  lat  Auge),  n.  m. 
Sommità.  In  boi.  si  usa  sempre  al 
figor.,  ed  in  ital.  comnncm.— Èssr 
in  auge.  "^ Essere  nell'auge  suo. 
Essere  giunto  all'auge  della  tua 
felicità. 

'AUGURAR,  o  Desiderare,  Bramare 
altrui  bene  o  male.'-' Imprecare. 
Desiderar  male  ad  altri.  —A  v'  aù- 
gur  una  bona  nott.  —  Desidero 
che  abbiate  una  buona  "notte.— 
Augurare,  vale  Fare  o  Pigliar  au- 
gurio. PronosUcare.  Presagire. 

AUGURAZZ,  n.  m.  Imprecazione ,  n. 
f.  Mal  augurio.  Parole  con  cui  si 
augura  male  ad  altri,  ed  alcuna 
volta  a  se  medesimo. 

AUGURI,  n.  m.  Augurio,  n.  m.  Indi- 
zio o  predizione  di  futuri  avveni- 
menti. Si  può  prendere  in  buona 
e  mala  parte. —Ùria,  si  applica 
solamente  ai  sinistri  eventi.  ()uindi 
Mal' uria  e  Maluria,  sempre  usato 
colla  nozione  di  Mal-  augurio.  — 
Presàgio,  n.  m  Presagire.  Penetra- 
re e  annunziare  le  cose  prima  del 
loro  avvenire. 

AUGÙST,  np.  m.  STA ,  f.  Augusto,  m. 
sta ,  f. 

AVIDA,  add.  ^t^mYtto,  agg.  Terreno  con 
viti. —  Avvignato.  Posto  a  vigna. 
Guardiamoci  dal  dire  Vitato,  che. 


AV 


94 


AVV 


Tiene  dal  lat.  e  vale  Sfuggito ,  Eoi- 
tato.  —  y.  Trèin. 

AVIDAR,  V.  Avvitire,  v.  Porre  vili 
ne*  ienenì.  ^- Aovignare ,  Porre  a 
vigna.  —  Chi  vuole  arficchire»  ba- 
sta avviare. — V.  Avida. 

AVINZÒiN ,  n.  f.  Awieeììdameììto ,  n . 
m.  L'azione  di  avvicendare,  e  lo 
stato  di  ciò  eh'  è  avvicendato. 

In-t-al  lug  V  avintòn  dia  can'va 
st'-ann  l'è  poca.  —  L'avvicenda- 
mento a  canapa  nel  podere  gue- 
st' anno  è  limitato. 

Divider  la  tèrra  in  dòu  avinzon. 
-^  Dividere  la  terra  in  due  avvi- 
cendamenti. 

Far  più  avinzón.^ Avvicendar 
di  più  il  terreno.  Alternare  te  se- 
minagioni. 

AVLAR  AL  FUG.  Ricoprire  il  fuoco 
per  conservarlo.  Non  si  abbia  per 
tanto  strana  la  voce  boi. ,  percnè, 
tolta  la  prepositiva  A ,  rimane  Vlar, 
^  cui  aggiunta  Ve  muta  addiviene 
Velar,  cioè  Velare,  Coprire  con 
velo ,  e  s' intende  in  via  figur.  In 
fatti  si  scuopre  la  brace  con  picco- 
lo strato  di  cenere ,  a  guisa  di  velo; 
quindi  Velare  il  fuoco ,  non  sareb- 
be frase  da  dispregiarsi. 

AVORI ,  n.  m.  Dente  dell'  elefante,  ma 
staccato  dalla  mascella. 

Una  cosa  d'avori. — Ebùrneo, 
agg.  Denti  eburnei,  mani  eburnee, 
figur. ,  cioè  bianchissime. 

AVRÉL,  n.  m.  Aprile,  n.  m.  Quarto 
mese  dell'anno. 

•  Avrei  avrilòn,  n' metter  zo  al 
zibòn.  — In  aprile  non  ti  spogliar 
d'un  filo.  Quando  il  giuggiol  si  ve- 
ste, e  tuli  spoglia,  e  quatido  si 
spoglia,  e  tu.  ti  vesti. 

Avrei  ògn  de  un  barél. — Aprile 
una  chiocciola  per  die. — Aprile  or 
piange  or  ride. -sferzo  di  aprilan- 
te, quaranta  di  durante.  Se  maì^- 
zo  non  marzeggia,  aprile  mal 
pensa.  Proverbi  comunissimi. 

AURELI,  np.  m.  LIA,  f.  AureUo,  m. 
lia,  f. 

AVRlR,v.  (dal  fr.  Ouvrir).  Aprire. 


Schiudere.  Dischiudere,  Disscrran. 
Contrario  di  Chiudere,  Semn. 
Riaprire.  Aprire  di  nuovo. 

AURÒURA,  np.  f.  Aurora,  f.^Aum- 
ra  per  Alba.  V. 

AVSEIN.  V.  Attacc. 

AVSINARS'.  V.  Accustar, 

AUT  AUT ,  (dal  lat.).  0  bere  o  affofjù 
re.  0  asso  o  re.  Si  dice  di  obi  s 
trova  in  angustia  di  risolvere. 

AUTORlTÀ^.n.  f.  Autorità,  Autorità 
de ,  Autoritate ,  n.  f.  Facoltà,  fu 
desta  data ,  o  avuta.  —  V.  Aufon: 
zaziòn.^^ Autorità  non  si  adoper. 
per  Magistrato ,  p.  e.  Alla  pruzet 
Sion  dèi  Corpus  Domini  a  i  è  tùi 
eUi  autorità. — Alla  solenne  pro^ 
cessione  del  Corpus  Domini  inler 
vengono  i  magistrati  principali 
del  governo ,  il  governo,  i  capi  del 
le  milizie ,  ecc. 

AUTORiZZAZIÓiN .  n.  f.  (dal  fr.  in 
torisation).  Approvazione.  ComtJt 
so.  Facoltà.  Adesione. 

Vù  n'avi  autorizzazion.-^^» 
non  ftvete  facoltà ,  Non  siete  axiiO' 
rizzato. 

Si  dice  bensì  Autorizzare,  hto- 
rizzato,  ma  la  voce  Autorizzazioni 
finora  non  è  che  d'  uso  fraDCwe. 

AUTÒUR ,  n.  m.  Autore .  n.  m.  Intefr 
tore  di  checchessia ,  e  quegli,  (i»' 
quale  alcuna  cosa  trae  la  sua  priotf 
origine ,  e  per  lo  più  si  dice  degli 
scrittori.  Dicesi  anche  Autort,  Ij 
primo  possessore ,  dal  quale  altflj 
riconosce  quel  che  possiede— •^J'* 
trice,  fem.  Inventrice.  Principio' 
Cagione,  ne' signitteati  suddetti  di 
Autore.  Autrice  della  poetica,  ^tf; 
trice  di  un  consiglio.  Autrice  * 
stirpe.  (Autriz  boi). 

AVVALURAR  AL  FUG.  Questa  fnj 
viene  usata  nel  solo  significalo  * 
Far  riardere  de' carboni  ([UM 
spenti. — Avvivare  il  carbone^ 
slare  il  carbone.  Affocare  le  &«• 
ce ,  il  carbone.  —  Avvalorare  in  s^ 
gnif.  n.  e  n.  p.  Prender  forza  Uf«^ 
co  avvaloro  per  si  fatto  modo,  c« 
fiiwn  rimedio  mettere  vi  ti  po<«* 


AVV 


95 


AVV 


tVVERSIÓN.n.  f.  Avvertione.  Aliena- 
zione da  nn  dato  oggetto,  sia  per 
voioolà ,  sia  per  cerla  disposiiione 
d'animo.  Awertione  atl'ozio.  Au- 
temone  al  vizio.^^Bepugnanza  e 
Ripugnanza.  Quantunque  sia  dalla 
Crasca  interpretata  genericam.  per 
Contrarietà,  Renitenza;  nell'oso 
comune  però  si  adopera  con  effet- 
tua nozione  morale.  —  L*i4wef^ 
none  èpiìi  costante  ed  abituale. 
U  hepuQììanza  per  lo  piti  è  acci- 
dentale.—  Antipatìa;  voce  greca. 
Contraria  passione,  Quell'  avver- 
sione 0  contrarietà  che  hanno  le 
co^  tra  di  loro.  E  nell'  uso  s' im- 
piega sovente  come  affezione  mo- 
rale.—466oriinienlOt  AbominaziO' 
n«,  SODO  voci  che  esprimono  l' Av- 
wrtionc  in  gradi  maggiori. — Odio. 
Massimo  grado  dell' avversione,  e 
veemente  inclinazione  a  far  tutto  il 
possibil  male  all'oggetto  mal  vedu- 
to.—Dwomorc  è  ben  diverso  da 
^;  ed  è  Cessazione  d' amore.  — 
^<<»o.  (Vocebissillaba).  Un  inten- 
so rancore  accompagnato  da  male- 
volenza contra  un  soggetto  mal  vi- 
stò. Perciò  s'  avTicina  molto  al- 
l' Mio. — Invidia.  Un  penoso  dispia- 
cere nel  veder  altri  prosperato.  Dif- 
ferisce da  AsHo,  perciò  V  Invidioso 
ooD  ba  mal  animo  contra  colui 
che  invidia;  differisce  da  Odio, per- 
chè cbi  invidia  non  desidera  perciò 
"male  altrui. — Malevolenza  è  un 
effetto  dell*  Odio.  Che  vuol  male,  e 
che  desidera  del  male  al  suo  avver- 
sario.—Livore,  nel  proprio  signifi- 
ca Quel  livido  o  nereggiante ,  che 
SI  mostra  nella  cute  percossa.  Ma , 
perchè  questa  voce  proviene  da  Li- 
F»*>,  sarà  meglio  detto  Lividojy! 
m  Oggi  usato  più  comunemente ,  e 
l«ner  Livore  per  Mal  desiderio  ac- 
compagnato da  spirito  di  vendetta. 

AVVERTIR,  AVVISAR,  v.  Avvenire, 
^coMore.  Il  primo  attiv.  Dare  av- 
vertimento; neutr.  Aver  occhio; 
fiodofv. 

Awcrfj  bèin,  —  Avvertite  bene. 


Badate  òene.— ilvoerflrv.  Faretv* 
veduto.  Dare  avvertimenti.  Ammo- 
nire. A  V  ho  avverte  perchè  al 
s'  rèiyula  un'  altra  volta.  ^^L' ho 
avvertito ,  o  reso  avvertito  a  rego- 
la  dell'  avvenire. 

Avvertir  per  Avvisare, ^^ Avverti 
nd  fiolt  perchè  al  vegfta.^^Awi'^ 
sale  mio  figlio,  che  venga.'^Av' 
vertir  i  amig  che  dman  aie  acca- 
dèmia.— Avvisare  :  Dar  avviso  agli 
amici  dell'  accademia  di  domani. 

AVVEZZA.  V.  Avvia.       « 

AVVEZZAR.  V.  Avviar. 

AVVIA ,  Avvezzato.  Avvezzo.  Assuefai 
^o»  agg. 

Avvia  per  Cominciato  p.  e.  Una 
/«m  avvia,  una  gavetta  awid.  ^^ 
Un  lume  incominciato  ;  Una  ma- 
tassa  incominciata. 

Una  buttèiga  awid.^^  Una  bot- 
tega indirizzata,  incamminata, 
avviata —  V.  Avviar. 
*  lA  parola  >lvvid è  la  vera  del  boi. 
quantunque  si  sentano  nelle  con- 
versazioni le  voci  Avezzd  e  Assuc- 
fatt,  che  ora  è  in  voga  l'innesto, 
0  r  alternativa  del  dialetto  colla 
lingua  madre.  V.  Assuefaziòn. 

AVVIARLO  AVVIARS',  V.  Accostuma- 
re, si.  Tì9ìt  costume;  dovrebl)e  in 
lingua  nostra  impiegarsi  colla  no- 
zione d' indurre  in  altri  qualche 
costume.  Gente  non  accostumata. 
Saper  bene  accostumare  i  suoi  ti- 
gli. Ma  r  uso  gli  attribuì  spesso  il 
valore  di  Abitudine ,  Usanza.  In 
Ispagna  accostumano  di  conser- 
vare i  vini  ne' vasi  di  terra  in- 
'Vetriati.  —  Abituare,  Far  abito, 
0  Divenir  abituato ,  è  molto  affine 
Bd  Assuefare ,  ed  offire  anche  una 
nozione  molto  analoga  ad  Accostu- 
mare. Abituato  al  servizio  di  Dio. 
Genti  assuefatte  nella  marina. 
Tuttavolta  il  Costume  risguarda  al- 
l' oggetto ,  e  lo  rende  famigliare ,  e 
V Abitudine  si  riferisce  all'azione 
medesima ,  e  la  rende  più  facile.  Si 
accostuma  ad  apprezzar  cose  di 
gusto  depravato  per  mezzo  dell'  A- 


Avv  96 

IfituarH  in  vederle.  Perciò  Abiiua- 1 
re  é  piuttosto  Un  render  facile 
V  e»efvizio  di  alcune  cose  coi  mez- 
zo di  olii  di  frequente  rifetuU.  Ac- 
costumare,  è  Far  assuefatto  alcu- 
no a  quegli  oggetti,  cne  dall' abi- 
tudine furono  renduti  famigliari. 
'-'Assueto  pare  che  corrisponda  ad 
Accostumato. -^TnL  Assuefare  ed 
Avvezzare  passa  differenza.  Sotto 
la  nozione  attiva  si  distingue  abba- 
stanza. Perciocché  in  Assuefare  si 
concepisce  soltanto  una  passiva  ri- 
duzione del  soggetto  a  ricevere  del- 
le ripetute  impressioni  ;  p.  e.  As- 
suefare  il  palato  ad  ogni  sorla  di 
cibi.  Assuefarsi  al  caldo  al  freddo. 
Quando  poi  Avvezzare,  ed  Avvezzo 
non  si  riferiscono  ad  abituale  ope- 
razione ,  ma  ad  una  semplice  passi- 
va assuefazione ,  allora  possono  va- 
lere per  Accostumare  o  Accostur 
malo;  p.  e.  Si  avvezzò  ai  cibi  del 
monaco.  Farfalla  al  lume  avvezza. 
—  Acclimatare.  Parola  moderna 
non  ammessa  da  buoni  scrittori, 
benché  fosse  necessaria,  a  mio  cre- 
dere, alla  lingua,  altrimenti  con- 
verrà usare  la  perifrasi  Avvezzarsi 
eU  clima.  Il  Bembo  usò  Naturarsi 
del  sub  male  per  Avvezzarsi  sem- 
plicemente.^ Costumare  e  CostU' 
maio ,  benché  si  usino  colla  stessa 
significazione  di  Accostumare,  ed 
Accostumato,  pure  ottennero  altri 
valori  non  comuni  ai  loro  affini, 
cioè  di  Usare,  Esser  consueto  a  fa- 
re ecc.  Di  Praticare.  E  Costumato , 
quello  di  Fornito  di  costumi. — So- 
lere ,  Essere  solito.  Usare.  Importa 
anch'  esso  una  nozione  di  abitudine 
prodotta  non  già  da  ripetizione  di 
atti ,  ma  piuttosto  dallo  stato  ordi- 
nario dell'essere;  p.  e.  Le  fiere  so- 
gliono abitare  ne'  boschi. 

Avviare,  vale  Mettersi  in  via. 
(hoì,  Avviars'.)  —  Oppure  Indiriz- 
zare, Prendere  avviamento.  ^^  Av- 
viar una  butéiga,  ecc. — Negli  e- 
sempl  portati  dalla  Crusca  io  pen- 
serei che  valesse  Avvezzare.  Av- 


KZ 


vioUo  in  mereatamia,  ed  aUn  co- ! 

se.  Che  aiovierebbe  lo  figliuolo  e  /ó- 
rebbelo  buono  uomo. — Solére  si 
usa  di  rado  nell'  infinito. 

AVVINA ,  Avvinato ,  aggiunto  ad  uo- 
mo ,  Che  ha  bevuto  molto  vino. 

Un  bicchir  d'aqua  aiTmna— fii^ 
ehiero  d'acqua  avvinata. 

Una  bòtt  avvina.  —  Una  botte 
avvinata.  Usata  al  vino. 

AVVINCA ,  add.  Piegato.  Torto. 

AVVINCAR.  e  AVVINCARS'.  Piegare. 
Torcere.  Piegarsi,  ecc.  Ia  ^oce  boi. 
viene  da  Veinc ,  cioè  Piegar^  come 
si  fa  del  yìnco  —  Awincniare,  vale 
Legare ,  Cingere  intomo. 

ANSWT  k.  AUentato.  Ernioso,  m'- 
Avventato, significa  Sventato.  In- 
considerato. Precipitoso.  Ed  anche 
Spinto  con  violenza. 

AVVINTADUAA ,  n.  f.  Allentatura.  Er- 
nia ,  n.  f. 

AVVINTARS',  V.  Allentarsi,  v.  Dive 
nire  ernioso. 

AWINTÒUR,  n.  m.  Avventore,  n.  m. 
Dicono  i  mercanti  e  botlegai  a 
quello ,  che  continua  a  servirsi  del- 
l' arte  loro. 

AVVIS,  n.  m.  Avviso.  Ragguaglio.  An- 
nunzio. Novella. 

Dar  awis.  V.  Avvertir.  ^Avvito 
significa  pure  Opinione,  Stima. 
Credenza,  Pensiero,  Constderoòo- 
ne. 

Awis.  -  Avviso.  Avvet^Umento.  In- 
segnamento.^'Essere  avviso,  nìe 
Parere.— \.  Davvis. 

AVVISAR.  V.  Avvertir. 

AVVOCATURA,  n.f.  i4t?t?oca»owe  Eser- 
cizio della  professione  dell'avvoca- 
to. 

AVVUCAT,  n.  m.  Avvocato,  n.  m. 
Acvucatdel  caus  spaUd.—I^i' 
tor  de' miei  stivaU.  Dottor  da  wd- 
la.  Dottorello. 
Far  l' awucat. — Avvocare. 

AWUCATAR  e  AVVUCATARS'.  Fan, 
creare  avvocato ,  àtliv.  Farsi  avvo- 
cato ,  pass. 

•  AZACCAMÉINT ,  n.  m.  Giacimento, 
n.  m.  Giacitura,  n.  f. 


AZ 


97 


AZZ 


mCCARS.  V,  ScuHars\ 

AZARD,  0.  m.  Azzardo,  BUchio.  Ci- 
mento. Pericolo.  Bipentaylio. 

ÀZAfìDAR,  V.  Arrischiare,  Azzardare. 
Arrisicare.  Cimentare.  Avventura- 
rt.  Osare. 

AZàRDÓUS  ]  add.  Om  azardòus.  Uo- 
mo arrischiato,  arrischièvole.  •» 
Azzardoso,  vale  piuttosto  Pericolo- 
so.  Rischioso.  A/fare,  uffizio  az- 
zardoso, rischioso.  la  cui  facilmen- 
te si  corre  rischio. —  Uomo  avven- 
tato, significa  Inconsiderato,  Im- 
pndente. 

AZIO,  non  è  del  volgo.  V.  Brùsc. 

AZION,  n.  f.  Azione  n.  f.  Atto,  n.  m. 
Al  è  sta  fall'  un*  aziòn,  —  G/i  è  sta- 
to fatto  un  torto;  o  piuttosto  un 
pronto, 

AZ6kiC,  n.  m.  Azorreo  «  n.  m:  o  Gel- 
somino azórreo.  Specie  di  gelsomi- 
no esotico  molto  odoroso .  così  det- 
to percliè  provenieote  dalle  isole 
Azorre. 

AZUNTÀ,  add.  Aggiunto. — V.  Azun- 
tur.~^  Addizionale  ooo  è  parola  di 
%iu,  ma  di  uso  moderno,  in  ve- 
ce di  Noto  di  spese  addizionali,  si 
^primerà  meglio  colla  voce  Ag- 
ente. 

Puntar,  v.  Aggiùgnere.  -  Aggiugne' 
^e>  ed  Aumentare  sembrano  sino- 
oioù,  ma  io  prenderei  quest'  ulti- 
^^  per  una  conseguenza  o  sia  ef- 
fetto del  primo,  perchè  Aggiugnen- 
do  una  cosa  ad  un'altra  si  Aumen- 
ta la  medesima.  Aggiugnere  del- 
(oc^ua  al  vino.  Aggiungimento , 
giunzione,  Addizione  di  terre. 
'^Accréscere  è  piìi  affine  ad  Au- 
untare  che  ad  Aggiugnere,  per  la 
stessa  ragione,  tuttavia  spesso  si 
confondono.— Grè«cere  poi  èaflFat- 
to  diverso  da  Accrescere ,  perchè  il 
primo  è  d'indole  intransitiva,  si- 
gDificaodo .  Aver  accrescimento  ;  ed 
'•secondo  è  transitivo ,  cioè  attivo , 
't  fancittlto  cresce.  La  pianta  cre- 
*cc.  l'oJUdero  accresce  t  sMot  rami. 
^^Hftnmdire  e  Ingrandire.  Far 
grande,  e  Divenir  grande.  Amplia- 


re, e  Ampìificare,  Fare  ampio.  So- 
no diversi  da  Aumentare,  perchè 
si  fa  uso  di  Aggrandire  quando  si 
tratta  di  estensione,  e  di  AumentOF 
re ,  quando  si  tratta  di  numero,  di 
abbondanza,  ecc.  Si  aggrandisce 
una  città,  un  giardino:  Si  aumen- 
ta il  numero  de' cittadini,  delle 
piante. — A mpliare ,  ed  Amplifica- 
re differiscono  anch'essi  da  Ag- 
grandire, giacché  questo  è  riferibi- 
le a  qualunque  sorta  d'ingrandi- 
mento: Città  aggrandita:  Corpi- 
cello  ingraìidito.  Ampliare  sembra 
determinalo  ad  indicare  un  luogo 
vuoto  è  circoscritto  dalle  tre  di- 
mensioni. Un*  ampia  fossa.  L'am- 
piezza  della  piazza.  Ampliare  si 
distingue  da  Amplificare ,  destinan- 
do il  primo  air  ingrandimento  del- 
le cose  materiali ,  il  secondo  delle 
intellettuali.  Amplificare  i  benefizi, 
gU  onori.  *-  Dilatare ,  derivando 
da  Lato,  dovreU>e  esprimere  un'es- 
tensione degli  oggetti  nei  loro  la- 
ti :  p.  e.  Dilatare  una  piaga.  Dila- 
tare un*  apertura.  —  Estèndere  è 
applicabile  indistintamente  a  cia- 
scuna delle  tre  dimensioni  della 
quantità  continua.  Estendere  i  con- 
fini. Estensione  de*  corpi,  ecc.^- 
Allargare.  Far  lar^o. — Allungare. 
Far  lungo.  —  Espandere.  Nato  in 
origine  a  dinotare  la  dilatazione 
delle  sostanze  informi,  come  l'aria, 
il  fuoco ,  ecc. — Diffóndere.  Sparge- 
re abbondantemente. 

Delle  voci  bolognesi,  poche  ne 
abbiamo ,  ma  suiBcienti  per  espri- 
merci, equivalenti  in  generale  alle 
italiane  :  e  cioè  le  già  messe  in  ca- 
po luogo  Azuntar;  Crèsser;  As- 
grandir  :  Ing  randir  ;  Dstènder  ; 
A  slargar;  Aslungar, 

AZOa.  (dal  fr.  Azur).  V.  Turcìmn. 

AZZAR ,  n.  m.  Acetato ,  n.  m.  Ferro 
combinato  col  carbonio. 

In  medicina  si  chiama  Càlibe, 
dal  gr.  Chalyps.  Vino  calibeato.  Vino 
in  cui  sìa  stata  infusa  limatura  d'ac- 
ciaio. 


AZZ 


kZlkfìt,  add.   Acciaiato,  ala,  agg. 
Accoociato. 

Vein  azzaré.^'  Vino  accÌ€Uato,  e 
medicalmente  Calibeato.  —  Férr 
azzaré.  —Ferro  inacciaiato.  Ferro 
a  cui  s'è  data  la  tempra  d'acciaio. 
Vece'  azzaré.  V.  vècc\ 
AZZABEl.N  DA  BATTER  FUG.  Accior 
iuolo.  Acciarino,  d.  m.  Piccolo  or- 
digno d' acciaio  col  quale  si  batte 
la  pietra  focaia,  per  trarne  faville» 
che  accendano  Tesca.  Si  trova  an- 
cora Fucile,  ma  io  1'  userei  per 
r  acciaino  dello  schioppo.  Nel  di- 
scorso comune  si  dice  Battifuoco , 
ad  Una  scatoletta ,  o  borsetta  con- 
tenente tutto  eh' è  necessario  a  ca- 
var fuoco  e  accendere  il  lume. 

AzzareimU  bccar. — Acciaiuolo. 
Quel  ferro  con  cui  si  dà  il  filo  agli 
strumenti  da  taglio.  . 

Batter  VAzzarcin,  detto  figur. 
Fare  il  battifuoco.  Fare  il  mezza- 
no. Portare  i  polli. 
AZZARIR,  V.  inacciaiare,  v.  Unire  il 
ferro  coir  acciaio  per  renderlo  più 
saldo.— Cafiòeare.  T.  med.  Prepa- 
rare un  liquore,  o  una  medicina 
coir  acciaio. 
AZZlDÉINT,  n.  m  Accidente.' Coio.-^ 
Emergente.  Caso  impensato. 

Nella  lingua  ital.  trovansi  molti 
altri  nomi,  che  hanno  fra  loro  gran- 
de analogìa ,  ed  occorrono  di  spie- 
gazione. 

Accidente.  Ciò  che  accade  per  lo 
più  di  disgustoso.  Un  pietoso  acci- 
dente  racconterò.  —  Anventura, 
dicesi  soltanto  di  ciò ,  che  avviene 
alle  persone  >  ed  indica  qualche  co- 
sa ,  che  si  riferisca  meglio  alla  for- 
tuna, che  alla  disgrazia. — Avveni- 
mento, [n  questo  il  caso  influisce 
meno  che  in  Accidente,  ed  in  Av- 
ventura, le  cadute  degli  edifizi  so- 
no accidenti.  Le  rivoluzioni  degli 
stati  sono  avvenimenti.  ì^  buone 
venture  de' giovani  sono  avventu- 
re.— Gli  Accidenti  succedono  per 
difetto  d'attenzione.  Gli  Avveni- 
menti non  possono  sempre  essere 


98  AZZ 

preveduti.  Le  Avventare  accadono 
spesso  durante  la  vita  dell' aooio. 
—  Successo.  Avvenimento  proce- 
dente da  altro  anteriore.  Aspettare 
con  ansietà  il  successo  di  una  <»■ 
sa.  Successo  è  una  specie  di  Brasa- 
to.— Esito,  è  molto  affine  a  Riosci- 
ta  Aspettar  l'esito  di  una  balta- 
glia. —  Evento,  Evenimento;  seb- 
bene rinchiuda  la  nozione  di  Biu- 
scimento ,  tuttavolta  ne  differisce 
per  la  nozione  accessoria  di  casua- 
lità —  Caso ,  è  un  Avvenimento  io- 
opinato  ;  Riguarda  a  chi  è  riferilo 
— Anèddoto.  Voce  d'uso  presa  dal 
fr.  Anecdote,  s  f  Tratto  particola- 
re di  storia  ;  per  lo  più  dicesi  di  no 
tratto  segreto  tralasciato ,  o  tacio- 
to.  Ozè  suzzéss  un  bèli  azzidèint. 
un  béU  cas. —  Oggi  è  seguito  un  kl 
lazzo.  Mi  son  trovato  a  un  bel  laz- 
zo. Un  bel  caso.  Un  accidente  ca- 
rioso. 

Azzidèint.  ^^Apoplesia  o  Apopìei- 
sia.  Colpo  apoplitico ,  o  di  apoplti- 
sia.  Privazione  subitanea  di  tutti  i 
sensi  e  moti  sensibili  del  corpo,  a 
riserva  di  quelli  del  cuore,  e  de'pol- 
moni,  ecc. — Apoplètico,  agg.'  Che 
ha  relazione  all'apoplessia.  Accetto 
apoplètico.  Rimedio  apopktico.  k- 
que  apopletiche. 

Vgnir  un  azzidèint.-^ Esser  toc- 
co d'apoplessia.  —  Emiplegia.  Pa- 
ralisla  di  tutta  una  metà  del  cor- 
po.—  Paralisia,  Privazione,  o  di- 
minuzione considerabile  dei  scoti- 
mento, e  del  movimento  volonia-i 
rio,  o  di  uno  dei  éue.-^CatakfM. 
Aflezione  soporosa,  con  una  ^' 
vulsione  tonica  di  tutto  il  corpo, 
che  obbliga  l'ammalato  a  restare 
nella  positura,  in  cui  l'ba  sorpre- 
so. Somigliante  ad  una  staloa,  ii^o* 
falèttico  sta  cogli  occhi  aperti  sen- 
za vedere,  senza  sentire,  e  senza 
fare  alcun  movimento.  — /^t'^**** 
sia.  Difficoltà  di  muoversi. 
AZZIDÉINTMÉINT,  avv.  Accidenlair 
mente.  Casualmente.  A  caso,  f^ 
sorte.  Per  accidente-,  avv. 


AZZ 


99 


AZZ 


iZZrDENTi.  Apùpletico,  agg.  Infermo 
di  apoplessia. 

AZZIDENTALITA  ,  n.  f.  AccidentaUià, 
n.  f.  Don  è  Toce  osata  da  bnooi 
scrittori.  Si  può  ad  essa  sostìtaire 
Caso,  Accidente,  t  simili.-—  V.  Az- 
zidèint. 

'ÀZZINTÀDURA,  D.  f.  Puntatura.  In- 
terpunzione ,  II.  f. 

AZZITTAR.  Accentuare ,  v.  Adesso  co- 
monemente  anche  da  buoni  scrit- 
tori dicesi  Accentare.  Porre  sulle 
vocali  scrivendo  quegli  accenti  o 
lineette,  che  lor  convengono. -^l>t- 
ioccentare.  Torre  gli  accenti.— Dt- 
taceentato,  agg.  Senza  accento.—* 
Aeeen^re  vale  ancora  Pronunzia- 
re le  parole  con  quegli  accenti, 
ch'esse  richiedono. 

J^ccentuale,  agg.  Che  appartiene 
alV  accento.  Pronunzia  accentuale. 
AZZTTÀ.  Accettato,  agg.  V.  Azzttar. 
Azzttd'iii.  t  Monaca  accettata. 
fanciulla  che  le  monache  adunate 
ÌQ  capitolo  hanno  convenuto  di  ri- 
cevere nel  loro  monastero  per  ve- 
stire l'abito  religioso, 
^«ttc.— V.  Bttlir. 


AZZTTAR,  V.  Accedarv,  V.  Acconsen- 
tire alla  profferta,  alla  dimanda. 
V.  Arzever. 

Azzttar  un' eredità. -^Accettare 
un'eredità.  Dichiarare  d'essere  ere- 
de. 1  tribunali  e  gli  avvocati  si  val- 
gono della  voce  Adire,  la  quale ,  sia 
perchè  tutta  latina ,  sia  perchè  non 
intelligibile  al  map^gior  numero  de- 
gli uomini ,  dovrebbe  abbandonar- 
si ,  ora  che  non  si  amano  molto  le 
oscurità. 

Affigìiare  si  adopera  general- 
mente nel  favellare  di  congreghe , 
e  simili  ;  ma  non  essendo  voce  di 
lingua  sarà  meglio  sostituirvi  le  al- 
tre di  Aggregare ,  Ascrivere  »  Am» 
mettere,  Bicevere  nella  compagnia. 
Ricevere ,  Adottare  a  figliuolo. 
Egualmente  si  farà  del  nome  Affi- 
gmzione ,  che  non  si  adoprerà  in 
vece  di  Filiazione,  Figliuolanza; 
né  di  Congregamento ,  Aggrega- 
mento. 

Azzttar  al  tmtir.^y.  Butir. 
AZZUPPIB,  e  AZZUPPIRS'.  Azzoppare, 
V.  Divenir  zoppo;  e  Far  divenire 
zoppo. 


B 


B 


•  Bèi—  lettra.  Prima  consonante 
nell'alfabeto  italiano. 

Il  B  presso  i  romani  era  lettera 
ntimerale  corrispondente  a  300,  e 
quando  se  gli  metteva  sopra  una 
linea  significava  tremila,  i. — Pres- 
so i  greci  valeva  2,  e  con  una  linea 
sopra  200. 

BABaN  di  CALZULAR.— B«8«cfto,  n. 
pi.  Strumento  di  bossolo  col  quale 
i  calzolai  lustrano  le  scarpe. 

^^  Baòanfig.  Tabalori.y. 

^^MO,  V.  Tabalori. 


BABBI,  (detto  per  ischerzo).  Muso. 
Faccia  umana. 

BABBIÒN.  V.  Tabalori. 

BABBUEIN,  n.  ro.  Babbuino,  n.  m. 
sorta  d' uccello  fig.  per  Tabalori  V. 

BACALAR,  n.  m.  Lucerniere,  n.  m. 
Strumento  comunemente  di  legno , 
ed  è  Un  bastone  con  piede,  nel 
quale  si  tien  fitta  la  lucerna  col  ma- 
nico ,  0  la  candela. 

Far  da  b€u;alar.  Farlùm. — Ser- 
vir per  lucerniere ,  ed  anche  Tene- 
re il  lume.  Intervenire  in  qualche 


BA 


too 


BA 


maneggio  solo  per  senrire  aHroi. —  i 
itacaiare  e  Baccaiart^d^  Baecaiau-  \ 
reu9  laL  barfo.,    Yale  BaeceUiere.\ 
PriiBo  grado  cbe  lo  scolare  riceve 
nelle  Intere ,  o  nelle  scienze. 

BA€C',BACCIABÉLL,n.  m.  Bacchiti. 
Baiacckio,  Bastone. 

Baec',  BaecéU  d' vidéll,  d' Bò.  — 
Mesenierio  di  ime,  e  di  vitello,  fig. 
BaecéU.  Guazzabuglio.  E  con  Toce 
dell'  oso  Pollinicdo.  Confnsiooe. 
Mescoglio. 

BACCAIAB.  Gridare.  Schiamazzare, 
Far  chiasso.  La  voce  bolognese  vie- 
ne forse  da  Bacco,  o  da  Sòaccaneg- 
giare. 

BACCAIÓN»  n.  m.  Schiamazzatore, 
Gridatore ,  Cbe  schiamazza. — Bac- 
ca4òn  si  prende  ancora  per  Schior 
mazzata. 

BACCALÀ.  STOCFÉSS.  BERTAGNEIN. 
n.  m.  Baccalà,  Baccalare  Na$ello. 
pesce  cbe  si  pesca  nell'  Oceano  set- 
tentrionale, donde  ci  si  reca  salato , 
e  seccato  al  vento.  StoccofUto,  è 
voce  olandese ,  cbe  significa  Pe$ee 
bastone,  specie  di  baccalà,  cosi 
detto  dalla  sua  figura. 

BACCAN.  V.  Armòur. 

BACCÉLL.  V.  Bacc'. 

BACCHÉTT,STÉCC,  n.  m.  Bacchetti- 
no, n.  m.  Bacchettina ,  n.  f.  Fuscel- 
lo, n.  m.  fiacchete  sottile.  V.  Bac» 
ctfein. — Bacchetto.  Piccola  figura 
di  Bacco ,  boi.  Bacchein. 

BACCHÉTTA,  n.  f.  Baccchetta.  AsU  di 
qualunque  materia  di  forma  lunga , 
sottile,  rotonda /prestantesi  a  più 
usi.  Bacchetta  da  sbattere  i  panni. 
Bacchetta  da  fucile.  Bacchette 
delle  inferriate. 

Cmandar  a  bacchétta.  — -  Coman- 
dare a  bacchetta.  Governare,  far 
ciò  con  suprema  autorità.  — Afazza. 
Abl)enché  la  Crusca  T  indichi  per 
Sottil  bastone ,  e  talora  Bastone 
grosso ,  io  la  riterrei  sempre  per 
Baslotie  grosso ,  come  lo  conferma- 
no gli  esempi.— Scudiscio,  (e  Scu- 
disciare) è  termine  appropriato  a 
Bacchetta  da  percuotere,  (Bòi.  Bac- 


ckèUa  da  sbaUri  pagn  ).— Anno- 
to. Bacchetta  da  sbaline  la  laaa. 
CasH:  Scamatare  Sbattere  la  lana. 
Sono  però  voci  piuttosto  remaco- 
le,  che  di  lingua. —  Verga.  Bacchet- 
ta tenera,  e  flessibile  Per  lo  più 
s'intende  per  oso  di  percaolere; 
ciò  che  si  porta  anche  al  figurato: 
Verga  della  disciplina.  Verga  della 
correzione.  —  Asta,  si  isonfonde 
con  ferHea-,  quando  però  è  sottile 
allora  si  assoniiglia  a  Beieeketta. 

B ACCIA,  n.  f.  Bacchiaita.  Batacchia- 
ta. Basto/nata,  n.  t  Colpo  di  basto- 
ne. 

BACCIAQULA.  n.  f.  BAGCIAOULON, 
Tatiamella,  n.  m.  e  f.  Uno  che  ci- 
cala assai,  e  non  sa  perdiè. 

BACCIAQULAB,  ^.TaUaimcUare.C3àT' 
lar  molto ,  e  fìior  di  proposito. 

BACCIAQULON.  V.  Bacciaqula, 

BACCIAB,  V.  Bacchiare.  Batacchiare 
Bastonare.  I  termini  Bacc',  Boccia, 
Bocciar,  sono  più  de'  montanari 
che  de' cittadini 

BACC'LÒN.  Acciarpatore.  Ciarpone. 
Che  lavora  senza  diligenza. 

BACCTTEIN A ,  n.  f.  Baechcttìno ,  n.  in. 
Bacchettina ,  Bacchettuzza,  dim.  di 
Bacchetta. 

BACCTTÒUNA,  n.  f.  Mazza.  Bacchetta 
granile,  o  grossa. — Bacchettom 
si  appropria  a  Colei  cbe  fa  mostra 
di  attendere  alla  vita  spirituale:  e 
cosi  il  mascolino  Bacchettone. 

BACIÙCC.  V.  Tabalon. 

BADANAI,  n.  m.  Ciarpame;  Ciarpe. 
Cose  vecchie,  e  di  poco  pregio.  Va- 
le ancora  Viluppo.  Intrigo.  Intrico, 
m. 

L' è  un  eh*  è  sèimper  pein  d'ba- 
danai. — È  persona  sempre  piena 
d' intrighi  o  intricM ,  di  viluppi. 

BADAR.  V.  Abbadar. 

Una  cosso  da  n'i  badar. — ffon 
è  cosa  da  osservare,  che  meritid' es- 
sere osservata.  -^Attendibile  Hon 

'  attendibile  e  Inattendibile  saraano 
aggiunti  da  lasciarsi  ai  soli  legisti. 

BADARÉLLA.  {Tgnir,  star  aUa)  Tene- 
re a  bada.  Adescare. 


BA 

UDÈSSk.  V.  Cunvèint 

UDÌ.  V.  CunvèinL 

UDIL,  0.  m.  Badile  t  n.  m,'— Canna 
dèi  badil.  Cari!bccio. 

UFFI,  n.  m.  sing.  e  plor.  «  eMu^ 
ttacc\  D.  m.  plur.  (dal  fr.  Mousia- 
cks).  Basetta,  e  Basette  f.  plur.  1 
ìluslacchi,  SUSI.  m.  plur.  Quella 
parie  della  barb^  ch'è  sopra  le  lab- 
bra. E  stato  detto  anche  Baffi  da 
autore  classico. — Mustacchi  e  Ba- 
ietu  SODO  i  peli  luoghi  che  i  galli , 
le  tigri ,  e  simili  hanno  attorno  al 
muso. 

Metten'i  baffi,  Uustrari  deint, 
"Mostrata  i  denti.  Farsi  temere  o 
valere,  ùnzers'i  baffi. — V.  ùnzer. 

BAFFIÒN,  n.  m.  Basettone ,  n.  m.  Uo- 
mo che  ba  grandi  baseile. 

BAG\l.n,m.AlA,n.  f.COSS,  n.  m. 
QliTA,  m.  e  f.  GUAI .  m.  Coso»  n.  m. 
Per  uomo  stupido,  e  mal  fatto:  di- 
cesi anche  per  Checchessia. 

Bagai.  Bagaiein.  Bagaia.  Bagc^ 
i^na,  SODO  nomi  vezzeggiativi,  e 
sìgoificaDo  Fanciullo.  FanciulUno. 
Babacchù).  RcUfocchino.  Fantolino. 
hmbinello.  Bamberòttolo.  Mam- 
mlello.  Raòacchiuolo. 

Vn  béW  bagaiein.  Un  bel  naoche- 
n/io.Dicesì  per  vezzo  ad  un  fan- 
ciullo vezzosetto,  ed  anche  ad  un 
aoimaluccio. 

^(igaiètt,  sc<igai ,  scagaien»  in 
altro  senso..  Biscimo,  Fanciullo 
scriato,  gracile,  e  poco  vegnente. 
fmr  bagai  ;  pover  quid  ;  pover 
guai!  —  Povero.  Ad  uomo  in  sen- 
timeato  compassionevole ,  per  non 
dire  il  nome. 

BAGAIAR,  QUTAL.ÌB.  v.  Lavorare, 
ifaneggiare.  La  voce  boi.  si  usa  per 
denotare  quella  specie  di  lavoro  o 
Iattura ,  di  cui  non  si  sa  o  non  ci 
sovviene  del  nome  preciso. 

BAGARÒN.n.  m.  Ba^herone,  n.  m. 
Moneta  di  rame  che  vale  mezzo  ba- 
iocco, nello  Stato  della  Chiesa.  Ba- 
Wim  chiamavasi  una  volta  una 
piccola  moneta  di  rame  del  valore 
di  circa  uD  quattrino ,  la  Quale  di- 


101  BA 

cevasi  ancora  Bàghero.  Da  questa 
parola  forse  sarà  derivata  la  voce 
Bagaròn,  cioè  Baghero  grande. 
BAGARUNAR.  V.  TartaUur. 
«AGATT£1N,  n.  m.  Bagalieltìere. 
Giocolare»  e  Giuocolare,  Giullare, 
D.  m.  Bufibne. 

La  voce  boi.  viene  adoperata  per 
indicare  una  delle  carte  del  giuoco 
de'  Tarocchi ,  rappresen laute  in  fat- 
ti un  Giocolare  ad  un  tavolino  con- 
tornalo da  fanciulli*  che  da' suoi 
giuochi  Vengono  divertili.  Dessa  si 
mette  fra'  Trionfi,  ed  è  accortamen- 
te destinala  per  uno  de' cosi  delti 
Contatori»  che  nel  .mondo  tutto  è 
giuoco.  In  ital.  converrà  dire  con 
nome  proprio  Bagattino. 
BAGATTÈLLA,  n.  f.  Bagatella.  Inèzia. 
Chiappuleria.  Frascheria.  Cosa  fri- 
vola, vana ,  o  di  poco  pregio. 

Bagattèlla,  per  Cussleina.  —  BeC' 
Catella.  CoaelHfia.  Cosa  di  poco  mo- 
mento. -»  dammèngola.  Cosa  di 
poco  prezzo. 

Bagattèlla»  per  ZugUsin.-^ Baloc- 
co. Quelle  cose  che  si  danno  in  ma- 
no a'fònciuUetti  per  baloccarli. 

Bagattèlla!  Espressione  ammira- 
■  ti  va.  Bagattelle!  Capperi  !•  Zucche 
fritte!  Oh  quest'ò  ben  altro  che 
una  buccia  di  porro.— -La  n' è  ma- 
ga una  bagattèlla.  -^  Altro  che 
giuggiole.  Non  è  cosa  da  pigliare  a 
gabbo.  Non  è  impresa  cosi  facile. 

Al  srà  utia  bagattèlla  d'dis  ann. 
— Sarà  un  bordello  di  dieci  anni. 
Maniera  della  plebe  di  Toscana  per 
determinare  un  grande  spazio  di 
tempo.  Si  dirà  meglio  Egli  è  un  ne- 
gozio di  dieci  anni.  Egli  è  un  coso 
di  dieci  anni.  E  per  antifrasi  È  la 
povertà»  la  miseria  di  dieci  anni> 
ecc. 
BAGGUN.  V.  TabaloH. 
BAGGIANATA,  n.  f.  Baggianata;  Bag- 
gianeria»  n.  f.  Cossa  sciocca.  Azio- 
ne da  baggiano.  Babbuaggine.  Bob- 
buassagyine. 
BAGN,  n.  m.  Bagno,  n.  m.  Luogo, 
vaso,  tinozza,  o  simile  dove  sia 


BA 


102 


BA 


acqua  naturale»  o  altro  liquore  per 
bagnarvisi  a  diletto ,  o  per  uso  di 
medicina. 

Bagn,  n.  m.  plur.  Bagni»  nel  nu- 
mero del  piìi ,  si  dice  dell'  acqn^ 
naturalmente  calde ,  ad  uso  di  me- 
dicina. Acque  termali.'-^ l  bagni  di 
Lucca,  di  Pisa,  della  Porretta. — 
Bagn  d'  fang.  —  Bagno  a  loto. 
Quello  in  cui  raccogiiesi  una  certa 
creta ,  che  serve  per  lutazione ,  o 
incretazione  de' membri  paralitici, 
0  indeboliti.  — -  Bagno  a  vapori  sec- 
chi. ^—  Bagno  a  vapori  umidi,  — 
Bagno  secco.  Vaso  dentro  a  che  sta 
rena,  cenere,  o  altra  cosa  rovente 
per  uso  dello  stillare. 

Bagn  a  mézza  véla,  ~^  Semiba- 
gni. Sì  dice  del  sedersi  nel  bagoo , 
in  cui  l'acqua  giunga  fino  all'  om- 
belico, dai  medici.  Semicùpio  o 
Incesso.  — Bofftumiaria. 

Bagn  di  pi. -^Pediluvio,  Bagno 
de' piedi. — MeUripi  a  moi,-^Pare 
i  pediluvi.  —  Maniluvi,  Bagni  delle 
mani. 

BAGNA.  V.  Bagnar,     . 

BÀGNADUUA,n.  f.  Bagnatura,  n.  f. 
L'atto  del  bagnarsi,  e  talora  la  sta- 
gione atta  al  bagnarsi. 

BAGNANT.  Bagnatore  e  bagnatrìce. 
Colui  o  Colei  che  si  bagna.  Dicesi 
ancora  Bagnaiuolo. '^  Bagnatore , 
m.  e  Bagnatrìce ,  f.  Bagnaiuolo  va- 
gliono  ancora  Jtfint«(ro  dej  bagno; 
colui  che  tiene  il  bagno. 

Bagnant  non  è  voce  del  volgo , 
che  si  serve  piuttosto  di  una  peri- 
frasi Qui  eh' fan  i  bagn;  Qui  ch'oan 
a  far  i  bagn.  E  in  ital.  Bagnante  è 
il  participio  attivo  di  Btignare;  Che 
bagna.  Balneante  è  voce  latina. 

BAGNAR ,  V.  Bagnare ,  V.  Adaquar, 
Turnar  a  bagnar, — Bibagnare, 
Bagnar  la  sùppa,  ^^ Bagnare, 
Immollare  le  fette  di  pane  nel  bro- 
do. Né  sarà  ben  detto  Bagnare  la 
zuppa.  Per  zuppa  s' intende  il  pane 
già  ammollato. 

Bagnar  la  pènna  in^t-l'incioster, 
—  Tignere  la  penna  d' inchiostro. 


Bagnar  i  batté,  "- Innaffiare  i 
battuti. 

Bagnar  del  bolt^  del  baslund,  fi- 
gur.  Dar  busse ,  bastoìiate ,  percos- 
se. Bastonare. 

Bagnarla  a  un  qualcun,  bagna- 
rila, — Accoccarla  ad  alcuno.  Ac- 
coccargliela, 

BAGNAROL,  n.  m.  Bagnaiuolo.  Ba- 
gnatore, n.  m.  Ministro  delle  ter- 
me 0  bagni. — Cosi  Bagnatrìce,  Co- 
lei che  ministra,  alle  donne  nel  ba- 
gno. E  bagnarola  per  tinozza  da 
bagni. 

BAGNÉTT ,  n.  m.  Bagnelto ,  Bagnuo- 
lo.  n.  m.  Piccolo  bagno. 

BAGNOL,  n.  m.  Intinto,  n.  m.  La  par- 
te umida  delle  vivande. 

Bagnar  del  fèti  d'pan  inrl-al  ba- 
gnol. — Intingere  il  pane. 

Bagnai  dia  pèira ,  dia  mèila.  — 
Sfioro  della  pera ,  della  mela. — Ba- 
gnìiolo  vale  Piccolo  bagno.  V.  Ba- 
gnèlL'^Bagnuolo  dicono  ancora  i 
medici  Quel  liquore ,  con  che  ba- 
gnano qualche  parte  del  corpo. 

Si  dice  anche  Brodetto  per  sem- 
plice condimento  liquido.  Far  di 
bckgnù,  figur.- Fare  de'guazzabugU. 
—  Bagnol,  figur.  GuazzabugUo  » 
Intriso ,  vale  Cola. 

BAGUR  (A)  o  ALLA  BAGURA.  A  bacio. 
Cioè  A  II'  ombra. — L' aggiunto  A  b- 
bagurà ,  significa  Ombreggialo , 
Ombroso.  V.  A  sulan,  A  sulei. 

BAIA  (FAR  Lk).^Darla  baia.  Beffa- 
re.— V.  Burla. 

BAiOCC.  V.  Munèida, 

BAIS  DI  PESS,  plur.BmneAie,n.  f. 
plur.  Le  ali  vicine  al  capo  de'  pesci. 
Ed  anche  Le  Fauci  de' pesci,  cioè 
quelle  parti  a  guisa  di  mantici  vici- 
ne alla  cervice,  che  loro  teogon 
luogo  d'orecchi. 

Bcùs,  n.  m.  barbis ,  n.  m.  di  gali 

(da  Barbiculus  Ì2ii.).Bargiglio  Bar- 

I     giglione  n.  m.  Quella  carne  rossa 

come  la  cresta ,  che  pende  sotto  il 

becco  de'  polli. 

BALANZA,  (dal  fr.  Batonce). n.  f.  Bi- 
.lancia,  n.  f. 


BX 


103 


BA 


Asta  dia  balanza.  —  Raggio  pe* 
saUnr,  Qeel  ferro  attraTerso  della 
bilancia  dove  pendono  i  piatti  o 
coppe. 

Giàdiz  dia  balanza.^ Biltco.  Bi- 
làncio. Ago.  Lingua.  —  Casta.  Dice- 
si la  parte  in  forma  di  porta  nel 
mezzo  della  quale  è  posto  Tago 
d'aoa  bilancia ,  o  stadera. 

Anzein  dia  balanza. '^Appiccà- 
gnolo 

ScudéUa»  Piati  dia  balanza,  ^^ 
lance. 

Marc,  Pèis.  —  Marco,  RonuMM, 
Sàgoma.  Il  contrappeso. 

Boianza-^V.  Pont 

Aggiustar  la  balanza. — Aggiu- 
star la  bilancia  per  V  appunto. 

V  da  balanza.  —  Uva  venale  » 
cioè  da  vendere  a  peso,  a  bilancia. 

Mtr  in  balanza.  —  Bilicare, 
porre  in  biUco, 

Star  in  balanza,  detto  figur.  Sla- 
n  0  Restare  in  pendente,  in  bilico  : 
Star  nella  gruccia.  Star  sospeso. 

Balanza  da  pòzz.-^  Mazzacaval- 
lo. Altalena  e  XtUgf^itoio.  Legno  bi- 
licato sopra  un  altro  che  serve  per 
facilitare  ad  attigner  T  acqua  dai 
pozzi. 

Balanza  d'un  póni  (tvodur.— 

BiHco. 

Balanza  dia  carozza. — BUan^ 
eia.  Pezzo  di  legname  fermato  so- 
pra il  timone  delle  carrozze,  a  cui 
sono  raccomandati  i  bilancini,  ai 
quali  s'attaccano  le  tirelle.  Giogo  è 
Un  pezzo  di  legno  posto  attraverso 
al  timoDe  per  attaccarvi  un  cavallo 
davanti,  oppure  de' buoi. 
BAUNZEIN,  n.  m.  Bilancino ,  n.  m. 
Quella  parte  del  calesso  a  cui  si  at- 
taccano le  tirelle  del  cavallo  fuor 
delle  stanghe.  Anche  il  vetturino 
che  lo  cavalca  dicesi  Bilancino.  Ca- 
valcare a  bilancino.-^  Cavallo  del 
^itonctnoqueUoch'è  in  coppia  al 
^^a^lo .  che  è'  sotto  le  stanghe  del 
calesso. 

Balanzein,  n.  m.  plur.  Bilancet- 
tMv.  f.  plur.  Le  piccole  bilance  da 


pesar  V  oro.  "Saggiuolo.  Bilancetle 
piccolissime  ad  uso  de' saggiatori 
delle  zecche. 

BALANZEl.NA ,  BALANZÉTTA ,  n.  f.  Bi- 
lancina.  Bilancella,  n.  f.  Bitafìei" 
no,  Bilancetto,  n.  m.  Piccola  bi- 
lancia. 

BALANZIÒI .  n.  m.  plur.  Staffe ,  n.  f. 
plur.  Quelle  funicelle  che  reggono 
le  Uccia  te  e  le  calcele. 

BALANZÓN ,  n.  m.  ÒUNA ,  n.  f.  Stade- 
rone.  intendono  i  boi.  da  questo 
termine ,  Una  grande  stadera ,  che 
invece  dell'  appiccagnolo  ha  uu  gu- 
scio grande,  entro  cui  si  pongono 
da  pesare  quelle  cose  che  non  si 
possono  attaccare. 

Duttòur  Balanzòn.-  Dottor  Bar 
lanzone.  Personaggio  serio  in  ma- 
schera ,  che  nelle  commedie  faceva 
il  carattere  d'un  avvoc.  bolognese. 

BALBER,  n.  ro.  (corrott.  per  BARBER). 
Bàrbero ,  n.  m.  Cavallo  corridore 
proveniente  altre  volte  da  Barberia. 
Ball  cùn  i  spuncion,  eh*  s' mettn 
ai  balber.- Peretta,  con  voce  del- 
l' uso ,  si  dice  a  Quella  pallottola  di 
metallo  fornita  di  certe  punte ,  la^ 
quale  si  pone  sopra  il  dorso  del  ca-' 
vallo,  onde  sollecitarlo  al  corso. 

BALDACCHEIN,  n.  m.  Baldacchino, 
n.  m.  Arnese  che  si  porta ,  o  tiene 
aflfisso  sopra  le  cose  sacre,  i  segpi 
de'  principi ,  e  gran  personaggi  m 
segno  di  onore. 

Le  parti  del  baldacchino  sono  :  Il 
cielo.  Il  sopraccielo.  I  drappelloni. 
Il  pènero.  Le  nappe.  E  le  Aste  se  il 
baldacchino  è  portatile. 

Baldacchein  del  fnéster,  di  ùss. 
-Palchetto.  Palchetto  con  drappel- 
loni, bandinelle,  e  nappe  pendenti 
-Baldacchein  dèi  lélt.-Sopraccielo. 

BALDASSAR.  np.  m.  Baldassarre, 
Baldàssare,  Baldèssare,  m. 

BALDORIA,  n.  f.  Baldòria,  Gallòria, 
n.  f.  Allegrezza. 

Far  baldoria.  -Far  baldoria.  Di- 
cesi di  chi  consuma  il  suo  allegra- 
mente dandosi  bel  tempo.  V.  Glo- 
ria. 


BA 

BALÉINA ,  n.  f.  Balena,  n.  f.  e  Baleno 
il  mascol.  ma  poco  usato.  Animale 
viviparo  delia  maggior  graodezza 
fra^i  abìlanti  de'  mari  seltenlrio^ 
nali  e  degli  animali.  La  lunghezza 
delle  balene  ordinarie  arriva  a  più 
di  cinquanta  piedi  parigini,  con 
otto  piedi  di  grossezza.  Coperto  di 
un  cuoio  duro  e  nero ,  impenetra- 
bile alle  palle  di  moschetto;  è  di 
poca  carne,  ma  contiene  molto 
grasso ,  o  sia  olio  liquido,  cavando- 
sene talvolta  da  una  sola  balena  fino 
a  centomila  libbre ,  molto  usato  in 
varie  arti.  Ha  un'apertura  di  bocca 
di  otto  piedi ,  escendo  da  essa  cer- 
te lamine  cornee  attaccate  nella 
parte  interna  delle  mascelle,  fino 
al  numero  di  settecento,  larghe  cir- 
ca due  once ,  di  varie  lunghezze ,  e 
le  più  lunghe  fino  a  12  e  i4  piedi , 
e  pendenti  dai  lati ,  che  nel  com- 
mercio vengono  chiamate  Osso  di 
balena  e  servono  a  vari  usi  nelle 
arti ,  come  stecche  per  busti',  astic- 
ciuole  da  ombrelli,  ecc.  Questa 
quantità  di  lamine  chiude  la  mag- 
gior parte  della  grande  apertura 
della  gola ,  che  nelle  grandi  è  larga 
circa  25  piedi ,  ed  è  perciò  che  im- 
pediscono alla  balena  d' inghiottire 
pesci  grossi.  La  balena  non  ha  den- 
ti. 11  piccol  parto ,  che  la  balena  al- 
latta ,  è  d' ordinario  della  grandez- 
za di  un  toro. 

BALENOTT,  n.  m.  Balenoito,  n.  m. 
11  parto  della  balena. 

BALI ,  n.  m.  LIA ,  n.  f.  Balio ,  n.  m. 
Bàlia,  n.  f.  Nutrice.  Latiatrice. -- 
Baliàtico ,  Prezzo  che  si  dà  per  al- 
lattare un  fanciullo. -Bà/to,  dice  va- 
si una  volta  a  quello,  che  allevava 
i  fanciulli  ed  insegnava  loro  i  co- 
stumi: oggi  cosi  si  chiama  il  Marito 
della  bàlia.  -  Ballato.  Il  tempo  che 
esercita  la  balia  neir  allattare  il 
bambino. 

Da  Balia  in  boi.  si  è  composto  il 
verbo  Abbaliar,    cioè   Nutricare, 

'  Nutrire,  Allevare.  Balire  è  parola 
antica  e  disusata. 


104  BA 

BALÌ,  n.  m.  Balio,  n.  m.  Grado  prin- 
cipale di  autorità  nelle  religioni 
militari. 

Baìiott ,  n.m.  AlUevo  della  baUa. 
BALL,  n.  m.  Ballo»  n.  m.  Arte  di  muo- 
vere ordinatamente  il  corpo  secon- 
do il  misurato  tempo  dell'  armonia. 
V.  Ballarein, 

Èssr  in  ball.  Dicesi  quando  di  al- 
cuno in  qualche  società  non  si  par- 
la troppo  favorevolmente,  il  sartore 
ora  è  mi  tavolello.  -  Ed  anche  va- 
le Essere  in  danza  ;  impacciato  io 
qualche  afiare. 

Ball  d' san  Vit ,  dal  lai.  Viti  sol- 
tus;  Saltatio  sancii  Viti,  e  Chorea 
sancii  Viti,  Malattia  che  conaste  io 
una  debolezza ,  e  trazione  di  una 
delle  gambe ,  con  movimenti  diso^ 
dinati ,  e  convulsivi  delle  membra. 
Fu  nominata  Chorea  Saneti  Viti, 
perchè  in  Germania ,  ove  ha  comin- 
ciato ad  essere  osservata ,  le  perso- 
ne>  che  ne  erano  o  se  ne  credevano 
,  attaccate*  andavano  tutti  gli  amii 
in  pellegrinaggio  alla  cappella  di 
san  Vito ,  danzando  giorno  e  notte 
per  guarire. 

In  greco  Choreia  significa  ballo, 
quindi  l'arte  di  ballare  si  chiama 
Coreografia ,  cioè  V  arte  di  descri- 
vere i  passi ,  i  movimenti ,  e  le  fi- 
gure delle  danze.  -  Coreògrofo  di- 
v2iSSi  9Ì  Compositore  de' baili:  Don 
già  al  semplice  ballerino. 
BALLA,  n.  f.  Palla,  n.  f.  Corpo  di  fi- 
gura rotonda. 

Balla  d'péll.  -  Palla  di  pelle  o 
Palla  lesina ,  o  di  lesina.  -  Feristi- 
ca ,  volgarmente,  e  con  voce  di  lin- 
gua sferisHca,  ecc.  si  chiama  il 
giuoco  della  palla. 

Balla  da  bigliard.  -  PaUa  da  bi- 
guardo.  Biglia,  n.  f.  T.  de' giocai. 

Metters' cùn  la  balla. '^Acchitar- 
si,  o  Dar  V  acchito. 

Ciappar  la  balla. --  Trucciare, 
Truccare ,  ed  anche  TruccMare. 

Andar  in  busa  cùn  la  balla.- 
Far  biglia.  Vale  Cacciar  la  palla  io 
I     una  delle  buche. 


BA 


105 


BA 


*  Zugadour  da  baUa.  -  PaUerino, 
BaUagUa  palietca ,  ecc. 

BaUu.  -  PaUa,  per  simllil.  si  ri- 
ferisce ad  «litri  corpi  dod  inser- 
vieQtì  al  giuoco,  purché  siano  so- 
lidi,  di  figura  rolouda ,  e  di  mole 
Doo  molto  eccedente.  Per  esempio. 
l^na palla diUgno.  Una  palla  da 
thioppo.  Falla  da  eannone.  Pai- 
la  di  neve,  ecc. 

BaUa  d'eoi,  dicono  i  boL  al  Ce- 
no del  eavolo, 

Madl'o0,^y.Tòrel 

hUa  d'saoòti.  Balla  dalla  bar- 
w.  —  Saponetta ,  e  Saponetlo. 

Balìa  da  cavi.  — Cera  da  capelU. 

Ball  da  stmllutlar."  VotL  Pallot- 
jole  io  uso  per  dare  il  voto,  e  deli- 
berare. Civaie,  quando  sono  fave: 
eveceaniiquaU. 

Jioite  d' mereanzi'^  Balla,  ben- 
cbe  prodemente  da  Palla,  indica 
P^^à  Um  qtiantitd  di  ro^a  tne$sa 
umente  e  rinvolta  in  éela,per  trae- 
Parlarla  da  luogo  a  luogo, 

Far  del  ball.  —  V.  InUfallar. 

Globo.  (Boi.  Glob.)  è  definito  dal- 
ia Crusca  Corpo  rotondo  per  tutti  i 
versi,  ma  oeir  oso  si  ò estesa  la  si- 
gniiicazìODe  anche  a  que' corpi  che 
non  sono  geometricamente  rotondi. 
^MH)  di  fuoeo.  Globo  di  nave.  Glo- 
00  deW occhio.  U  Terra,  la  Luna,  i 
[l^iieti ,  gli  Astri .  si  chiamano  Gkh 
^}'  E  Qloào  per  similitudine  nella 
"ngua  comune  si  applica  a  Quaùtn" 
quo  agffregato  &  individui  insieme 
accolli  a  guisa  di  globo.  Un  globo 
yente^Un  globo  di  uecelU.  Un 
omo  di  earte,  ecc. 

Boba  falla  a  balla. -^  AbbalUna- 
<o>  (a,  Ridotto  in  palla. 

^em.  —  Sfera.  Corpo  di  forma 
perfeiuuente  rotonda;  differisce 
"?»  Cto6o,  perchè  questo  si  conce- 
pisce sempre  pieno,  e  non  geome* 
wcamenle  rotondo;  e  la  Sfera  si 
concepisce  per  lo  piìi  vuota,  come 
f  ^f^raarmillare,^  di  foroBi  eaat- 
Mmenie  rotonda. 

^(^Uu.  Forse  da  IrciMlaiv.  viene 


nel  dial.  boi.  attribuito  per  similit. 
a  Ebbrezza. 

Èsser  d' balla. — Esser  di  conser» 
va,  di  ballata  ;  cioè  di  compagnia. 
Esser  d'  acc(»rdo. 
BALLA ,  n.  f.  Pallottola  di  neve. 

Farai  balla. ~^ Fare  alla  ìteve. 
Appallottolare  la  neve.  Tirarsi  vi- 
cendevolmente la  neve  rassodatala 
pallottole. 

Balla.  —  Pallata.  Percossa  data 
con  palla  di  neve,  o  altra. 
BALLADUR,  n.  m.  (del  Gallein,di  Piz- 
zon,  ecc,  ).  Ballatoio,  ia.  Quel  pezp 
zo  di  tavola  che  si  mette  alla  fine- 
stra del  pollaio,  o  colombaia ,  spor- 
gendola in  Aiori ,  perchè  gli  uccelli 
che  escono  godano  l' aria  libera ,  e 
il  sole.— -Cosi  dicesi  ancora  a  quei 
Bastoni  su  cui  stanno  le  galline  nel 
pollaio.  U  bastoncello  su  cui  posa- 
no gli  uccelli  in  gabbia  Sallatoio. 
BALLAR.  Ballare.  /)a»zare.— La  dif- 
ferenaa  che  passa  fra  Ballare  e 
Danzare  consiste,  che  in  questo  se- 
condo termine  si  comprende  l'idea 
ch'esprime  Un  ballo  ordinato,  Air- 
ti/iciale,  e  non  sempre  eseguito  per 
proprio  diletto ,  ma  sovente  per 
trattenimento  altrui.  Il  vocabolo 
Danza  è  sempre  piii  nobile  di  quel- 
lo di  Ballo. 

Una  tavla.  Una  scranna  ch'balla. 
—  Una  tavola ,  una  seggiola  che 
scrolla,  che  tentenna.  Dicesi  di  ta- 
vola o  simile  che  non  sia  ferma  e 
crolli  da  qualche  parie. 

'Ballar.  -  Ballare  per  similit.  di- 
cesi di  tutte  le  cose  che  nonistanno 
forti,  né  combaciano  colà  dove  do- 
vrebbero. Denti  che  ballano  in  boc- 
ca. Spada  che  balla  nel  fodero ,  ec. 

Ballar  in  tònd.  '•-^  Carolare.  Bal- 
lare e  Menar  carole. 

BaUar  iìnbruid.^'Ballonzare  o 
Bailonzolare. 

Ballar  in-l-un  qualtrein,  far  bal- 
lar, ecc.  Far  ballare  in  un  crivello, 
BALLAREliN .  n.  m.  BaUeritìo ,  m.  ina, 
f.  Danzatore,  m.  trice, f. Danzante, 
m.  e  L 

il 


BA 


106 


B4 


Ballarein  da  corda.-^  Funàmbo- 
lo, dal  lat.,  e  con  voce  provenieDte 
dal  gr.  Acròbata.  Cosi  chiamavano 
gli  antichi  i  Saltatori  che  ballava- 
no e  facevano  vari  giuochi  sopra  di 
una  corda  tesa,  e  specialmente  tesa 
dall'alto  al  basso,  sulla  quale  ascen- 
devano e  discendevano  con  grande 
agilità,  e  destrezza. 

Ballerino.  Maestro  di  ballo.  E  con 
voce  gr.  Coreògrafo.  —  V.  Ball. 
BALLEIN  DA  STIOPP.  V.  Balleina. 

Baliein  d' cari  da  zuqar.  —  BaU 
letta.  Involtatura  di  carte  che  eon- 
tiene  alcuni  mazzi  di  carte  da  giuo- 
co. 

Baliein  del  borc\  —  V.  Buceein. 
BALLEINA.  BALLETTA.  BALLTTEI.NA, 
D.  t.  Palletta.  Pallina ,  n.  f.  dim.  di 
Palla. 

Balleina,  n.  f.  e  Baliein,  n.  m. 
Pallino,  n.  m. ,  e  Pallini  plur.  Mu- 
nizione piccola  per  uso  della  cac- 
cia :  e  alla  più  minuta  dicesi  Miglia^ 
rota  e  Migliarole^pìnv.Miarola.BoL 
BALLOCC,  n.  m.  (da  Biòccolo  per  si- 
niilit.)  Grumo.  Gnocchetti  che  tro- 
vansi  talfìata  nelle  non  ben  rime- 
scolate vivande,  fatte  di  farina,  e 
massime  nella  polenta. 

Pein  d'ballucc,  Abballuccd.  ^' 
Grumoso ,  add.  Formato  di  grumi. 

Ballocc  d'zira,  d'peigula,  d' tèr- 
ra.^» Mòzzo,  n.  m.  coirò  largo. 
Pezzo  di  cera ,  pece ,  terra ,  o  altra 
materia  spiccato  dalla  sua  massa. 
V.  Abballuccar, 

Ballocc  d*  stoppa. — Batùffolo  di 
stoppa. 

Ballocc  d'strazz. — Pannello.  Vi- 
luppo di  cenci  uniti.— l^'pcnn.  Piu- 
mata. 

Ballocc  deterrà. — Zolla. 

Ballocc  d' zùccher  etz.  —  Pallot- 
tolina dK zucchero,  se  fosse  di  for- 
ma rotonda.  Pezzetto,  pezzettino, 
se  irregolare. 
BALLON,  n.m.  e  BALLÓUNA,  n.  f. 
Pallone.  Palla  grande.  Giuoco  del 
Pallone.-'BaUone  S9\^hi{\9i  gran-i 
de.  Ballone  di  lana,  di  coione.        I 


Ballon  da  cuser.  -*  tómbolo.  Ca- 
scino di  forma  cilindrica ,  su  coi  si 
feuuo  merletti ,  stringhe  e  simili. 

Ballon  volant.-^Pallone  volante, 
e  con  nome  dì  provenienza  greca 
Aeròstato:  Pallone  aereostàlico.— 
Areonàuta.  Colui  che  naviga  per 
l' aria. 

BALLOTTA,  n.  f.  Pallottola.  Palla  fai- 
ta  di  materia  soda. 

Far  del  ballott.  —  Pallotloìan. 
Bappallottolare.  Bappallozzolan. 
'Aln'é  trèin  da  far  ballott.  Di- 
cesi  fig.  di  uno  che  sappia  il  pro- 
prio conto,  né  di  leggeri  si  lasci 
accallappiare. 

Ballottaydìe  castagna  cotta  a  les- 
so. 

BaUottpìvLT.e  Balluttein' d'zttè- 
ver,  d'  anziprèss.  -  Bacche,  e  vol- 
garmen.  Coccole.  Frutto  d'alcune 
piante,  come  cipresso,  ginepro,  al- 
loro, pugnitopo,  lentischio.  Coc- 
coline della  vetrice ,  deW  ellera. 

BALLUNA.  Colpo  di  Pallone. 

BALLUNZÉLLA,  n.  f.  PalhnceUo,  d. 
m. 

BALLUNAR ,  n.  m.  PaUotuifo,n.in.  Co- 
lui che  fa  i  palloni  da  giuoco. 

Ballunar.  —  Gonfiatore.  Oaellp 
che  gonCa  i  palloni  pei  giuocalori. 
—  Gonfiatoio  si  chiama  la  macchi- 
netta per  gonfiarli. 

BALLUTTEIN  ,  BARADÓDR  DA  ZUG. 
Barattiere,  Barattiero,  Baro.  Uomo 
che  vive  col  guadagno  de' giuochi 
illeciti. —  Baratteria,  Barrarne 
Parte  del  Barattiere. 

•  Far  di  balluttein.  —  Far  delle 
Baratterie  ;  e ,  in  minor  grado ,  de 
guazzabugli. 

BALLUTTEINA ,  ed  il  suo  dim.  BAL- 
LUTTINEINA,  n.  f.  PallottoUna,  e 
Pallottolem  PallottoUna  piccioUi- 
sima. 

BALÓURD.  —  V.  TabalorL 

BALSEM,  n.  m.  Bàlsamo  e  Bàliimo, 
n.  m.  Sorta  di  liquore  proprio  a  sa- 
nar le  ferite.— fmftatóamarf  e  /'«• 
balsimare,  Balsimare.  Ugiier  con 
balsamo  checchessia  per  conserva^ 


BA 


107 


BA 


ìo.^rmbaUhnire.  DiTenir  bateamo. 

L'olio  tmùaUimisce, 

BALSTRIAA,n.  f.  BaUitnera,  FeH" 
tota,  D.  f.  Piccola  e  strelta  apertu- 
ra Delie  muraglie.  E  serve  per  os- 
servare, per  difendersi  con  armi 
appostevi .  per  isoolar  le  acque,  ec. 

BALSTRÒUNA.  Fare/  eo$i  alla  bai- 
iiròuna.  Alla  bona»  Alla  bona  de 
fiw.'^Bozzafnente.  GroMsamenie. 
far  k  eo»e  alla  carlona,  alla  gtvi" 
ia,  alla  sciamannata,  a  occhio  e 
cme.  Infilar  gii  aghi  al  buio.  Ope- 
rare a  casaccio ,  a  chiù»'  occhi, 

fiALUCCHEIN,n.  m.  Grumetto,  Grur 
moletto,  dìuL  di  Grumo. 

BALURDISIA  (dal  fr.  l^Umrdise),  Ba- 
lurdag§en',  n.  f.  —  Balordàggine. 
Sbalordàggine.  Balorderia.  Sbalor- 
AimmUi  Stordigiotie.  Stordimento. 

BALDS.n.  m.  Balogia,  n.  f.  e  Baloge 
plor.  Aoitofto «  e  Ballotte,  plur. 

Baltuar  el  paroL  —  Impaìdare 
le  parole. 

BALUSÒN ,  n.  m.  Uno  che  nel  pronun- 
ciare precipita  e  atfoga  le  parole. 

BAU,  n.  m.  Balza ,  n.  f.  e  Balzo,  n. 
m.  Ripa  scoscesa  e  dirupata.— Au- 
pe.  Roccia.  Un'  altezza  di  monte 
scoscesa  e  diroccata ,  ed  è  parte  di 
^a  Mio.  Bricca,  in  boi.  Brègmi, 
quelle  Prominenze  di  pietra  sopra 
le  rupi,  che  impediscono  il  facile 
camminare,  senza  costituirne  le  in- 
tere rupi.— .$coy/to.  Masso  di  ma- 
cigno in  ripa  al  mare  o  dentro  del 
medesimo.— Scoffjtem,  n.  f. 

BAUA  e  BALZANA  D'UNA  VSTEINA. 
Balza.  Doppia ,  n.  f.  L' estrema  par- 
te della  veste  femminile.  Dicono  pu- 
re i  boi.  Fabalà,  alla  fr.  Falbalà. 
Mza  del  bi$ti  buein' ,  di  cavaU. 
'^Pastoia.  Quella  fune  cbe  si  met- 
te ai  piedi  delle  bestie,  quando 
^'anno  al  pascolo ,  percbè  non  pos- 
sano camminare  a  loro  talento ,  né 
alzare  la  testa,  e  danneggiar  le 
ie  piante,  ^fiotee  per  simil.  si  dice 
ai^epptcoi  quali  stanno  legati  i 
piedi  dei  condannati. 

BAUAN.ZERYÉLL  BALZAN,  TÈSTA 


BALZANA.  Cervel  balzafio  valeSfro- 

vagante.  Bestiale. 

FurmmU  òo/zon.— Grano  non 
naturo. 

Andar,  Camminar  a  tèsta  balza- 
no. — Andare,  Camminare  ebada- 
tameìite,  inconstderatamente ,  con 
disattenziofic, 

Balzan.  V.  Cavali* 
BAMBEIN,  n.  m.  Bambino  Gesù  o  pure 
Bambino  di  cera,  o  d'altra  mate- 
ria. 

Il  Bambino,  Bambolo,  Bamboli- 
no  in  fasce,  dicesi  in  boi.  —  Fw^ 
dsein.  V. 

Parèir  unbambein  d' Lucca. '^ 
Parere  un  angiolino  di  Lucca.  Per 
similit.  dicesi  anche  di  donna  li- 
sciata. 

Far  basar  al  bambein.-y.  Mdaia. 
BAMBOZZ,  n.  m.  OZZA.  f.  Bamboccio^ 
Fantoccio ,  n.  va.  Piccola  figura  u- 
mana ,  fatta  di  cenci  o  d'altro,  che 
serve  per  balocco  de'  fanciulli.  Pop- 
pàlola.  Bàmbola ,  n.  f. 

Bòmpr  i  ban^buzz.  Dell'  atto  che 
fauYio  i  fanciulli^  quando  s'adirano 
fra  di  loro ,  che  mettono  in  pezzi  le 
poppattole,  e  giocbelli  loro.  Tron- 
car /'amicizia.  Inimicarsi.'—  Bam- 
boccio per  Tabalori.  V. 
BAMBOC,  n.  m.  Ba»nbù.  Specie  di  can- 
na ,  arbore  delle  Indie  Orientali. 
BAMBUZZAT.A,  n.  f.  Bambinàggine. 
Bambolinàggine.  Bambitieria.  Boni' 
bocceria.  Fanciullàggine.  Fantuc- 
eéfia.  Fantocciata.  Fatto  o  azione 
da  bambino,  da  fanciullo.— Bom- 
6occia/a  dicesi  di  Pittura  di  piccole 
figure ,  e  capricci. 

Far  del  bambuzzat.  —Bamboleg- 
giare ,  Pargoleggiare.  Far  cose  da 
bambini. 
BAMBUZZÓN ,  n.  m.  BamboccUme,  n. 
ixì.  accr.  di  Bamboccio»  .  * 

BANG,  n.  m.  Banco,  n.  ro.  Nome  che 
si  dà  generalmente  da  molU  arti- 
giani a  diverse  macchine ,  che  han- 
no rapporto  colla  figura  e  coli'  uso 
ai  ban^lhi ,  cbe  servono  per  sedere , 
0  di  tavole  per  iscrivere,  Batico  del 


giudiee.  Banco  de' notai.  Banco  de' 
mercanti.  Banco  degli  scultori. 

BanchèU.  —  Banchetto  óìm.  di 
Banco.  Deschetto.  Banchetta.  Una 
piccola  panca  con  piedi. 

Bancìiètt  di  calzular.-' Bischetto. 

Banca,  n.  t  Panca,  n.  f.  Asse 
lun^  co'piedi,  fatta  per  sederai  so- 
pra in  più  persone. 

Banca  da  elsa.  «-  Panca  con 
ispalliera,  e  inginocchiatoio  dar 
vanti. 

Banca  di  cor;  StaU,  piar.  m. 
Manganella,  n.  t  Panca  fissa  dietro 
il  muro  nel  coro  de'  religiosi. 

Far  un  decret,  una  eossa  soft 
banca.  —  Fare  una  cosa  in  cappe- 
Tuccia.  Andare  una  cosa  in  cappe- 
ruccia»  cioè  senz'essere  esaminata. 

Banca  e  Banefieina  di  ftum.  — 
Contrargine ,  n.  m. 

Banchetta.  —  Panchetta,  n.  f. 
Panchettino.  Suppediano. 

Banehètt  dèi  Iftt.  —  Panconcelli 
del  letto. 

Banchetta  d'preda.-Muricciuolo, 
Muretto.  Sedile  di  pietra  o  di  cotto 
che  sta  dietro  alle  porte  delle  case 
per  sedervi  la  sera  al  fresco ,  una 
volta  frequenti  in  Bologna  »  ora  ra- 
rissimi. 

Banzola,  n.f.  Panchetta  di  legno 
di  forma  circolare ,  con  ispalliera 
e  piedi,  per  uso  di  sedere,  una  voi- 
ia  comunissima  presso  i  nostri  an- 
tenati. 

Banzulein.  —  Panchettino.  Sga- 
bellino. Predella.  PredélUna.  Pan- 
chetta senza  schienale,  da  sedere, 
o  da  appoggiarvi  i  piedi. 

Banzulein ,  Banzola  ctm  tri  pi. 
—  Desco.  Deschetto.  Panchetta  ru- 
stica da  sedere. 
BANCA.  V.  Banc. 
*  BANCA ,  n.  f.  A\>c%r  o  dar  la  banca. 

— Avere ,  odor  la  bastonata. 
BANCALETTDLA  FNÉSTRA.  Davan- 
zale ,  Soglia  della  finestra. 

Bancalètt  léss. ^Davanzale  liscio. 

BanciUètt  curnisd.'^  Davanzale 
intavolato. 


1 08  BA 

BANCHETTA.  V.  Banc. 

BANCÓN  DA  HÉSTER  D' ALGNAM. 
Paneone.  Panca  grande  sulla  quale 
i  legnaiuoli  lavorano  il  legname. 

BAND ,  n.  m.  Bando ,  n.  m.  Ordinazio* 
ne  notificata  pubblicamente. 

Pubblicar  un  bandr.'^BantSm. 
-^Banditore.  Colui  che  bandisce. 
-*£tft<to.  Legge  pubblicata  da  chi 
ha  ti  supremo  comando.— Nofi/Zco- 
zione.  11  notificare  qualche  ordine 
supremo. — Manifesto.  Scrittura  per 
far  pubbliche  le  sue  ragioni. 

BANDA ,  n.  f.  Banda.  Parte,  n.f.  Lato. 
Canto,  n.  t. 

D' banda.  —  Lateralmente.  Oa 
batìda  a  banda.  Metter  da  banda. 
Lasciar  da  banda.  Dall'  cUlra  ban- 
da, ecc.  Passar  fuor  fuori. 

Banda  d'ultòn.'-  Piastra  d'ot- 
tone. Lamina. 

Banda. '^  Banda,  Unione  di  stru- 
menti musicali  da  fiato  che  accom* 
pagna  la  milizia. . 

BANDE  (del  Brag).  V.  Braga. 

BANDEINA  D' CAVl.  CemeccMù.  FiM- 
cagote.  Ciocca  di  capelli  separata 
dal  resto  della  capelliera  pendeste 
dalle  tempie  air  orecchie.— <>»/«; 
gUo  e  Cerfuglione  dicesì  anche  di 
Ciocca  di  capelli  lunghi  e  disordi- 
nati. 

Bar  d*  eax>t ,  dxeesX  di  qualunque 
Ciocca  di  capelli. 

BANDIRÀ ,  n.  f.  Bandiera,  n.  f.  —  in- 
segna. Nome  generico  che  letteral- 
mente significa  Segno  fisso  in  qual- 
che luogo  per  indicarne  V  uso.  /* 
segna  del  comune.  Insegna  dell'o- 
steria. Insegna  del  trilmnale.  inti- 
gna reale.  Insegna  è  presa  anche 
per  Arme  delle  famiglie.— /n<f9»<! 
delle  figure.  1  segni  dimostrali^ 
deir  esser  loro ,  come  il  Cadùcèo  a 
Mercurio;  l'Aquila  a  Giove;  la  di- 
vetta a  Minerva  ;  il  Pavone  a  Giuno- 
ne; la  Colomba  a  Venere.— /^fl«*^ 
ra.  Un'insegna  militare.  Un  drappo 
legato  ad  un'asta,  dipintevi  entro 
le  imprese  de'capitani,  e  l'armi  dei 
Principi,  e  si  poru  in  battaglia.  - 


HA 


109 


Bandiera  io  marineria  è  un  pezzo 
di  stamina,  o  tela  di  diversi  colori 
e  fogge,  con  armi  o  altri  segni  in- 
(lÌTidaaDti  la  nazione,  della  quale  è 
la  oave.  e  si  porta  issata  {alzata) 
sopra  un'asta  drizzata  sulla  cartella 
dapoppa.— Diversi  nomi  porta  la 
Bandiera  dalle  diverse  forme.  Cor- 
tutta  è  Una  bandiera  quadra,  che 
ha  il  doppio  pili  di  ghindante  (ele- 
^aùoDè)  nell'asta,  di  quello  che 
abbia  la  Fiamma,  ma  quasi  due 
leni  meno  di  pendente,  e  termina 
ii)  una  punta  acuta  divisa  in  due. 
La  Cornetta  è  il  disUntivo  del  Ca- 
posquadra ,  0  del  supremo  Coman- 
dante della  squadra.  La  Cortutta 
poi  indica  il  grado  di  chi  comanda 
il  vascello,  sia  Ammiraglio  (Capita- 
no Generale  dell' armata  di  mare, 
aniicam.  detto  Almirante),  sia  Vi- 
cHjDmiraglio ,  sia  Contrammira- 
glio (il  terzo  uffiziale,  che  è  subor- 
dinato all'Ammiraglio,  e  al  Vice- 
Ammiraglio).— -Fiamma  è  una  spe- 
cie di  bandiera  molto  lunga ,  che 
dalla  sua  asta  sospesa  in  croce  al- 
l'albero di  maestra  va  a  finire  sem- 
pre assotUgjiaDdosi  in  una  punta 
divisa  in  due,  e  serve  per  indicare 
che  il  vascello  è  armato  in  guerra , 
e  talvolta  àncora  per  for  segnali.  — 
^fnnoncello.Queì  poco  di  drappo  che 
si  pone  vicino  alla  punta  della  lan- 
cia (barchetta)  a  guisa  di  bandiera, 
che  anche  dicesi  Banderuola.  — 
^(^nderuola.  Piccola  bandiera  Pen- 
noncello.  Cosi  chiamavasi  quel  pez- 
zetto di  drappo  che  già  portavano  i 
cavalleggieri  appiccato  vicino  alla 
Ppnta  della  lancia  a  guisa  di  ban- 
diera. •«•Ba»ideruo/a  per  simili  t.  di- 
^i  a  Quello  strumento  fatto  di  la- 
ma di  ferro ,  che  ponesi  ne'  piti  alti 
ediSzi ,  affinchè  col  girare  e  voltarsi 
sul  ferro,  nel  quale  è  bilicato,  fec- 
cia conoscere  qual  vento  soffia.— 
VettiUo;  dal  lat.  VexUlum  è  sinoni- 
mo di  Bandiera  nel  significato  ge- 
nerale, VesHllo  è  però  vocabolo  più 
nobile,  e  si  usa  nello  stile  sublime. 


BA 

— Stendardo,  È  una  Bandiera  gran' 
de,  principale;  ora  è  Un  drappo  di- 
sleso sopra  due  regoli ,  e  sostenuto 
nel  mezzo  da  un'  asta ,  che  a  forma 
di  banda  si  porta  innanzi  alcuni  de* 
ri ,  quando  vanno  processionalmen- 
te,  e  nelle  processioni  della  Chiesa, 
e  sopra  cui  stanno  dipinte  sacre 
immagini.— Sletidanltfere  è  colui 
che  porta  lo  stendardo.— Gon/ato<> 
ne  dagli  antichi  scrittori  fu  impie- 
gato per  sinonimo  di  Bandiera; 
sembra  però  che  fosse  un  civico 
stendardo ,  o  bandiera  militare  ser- 
vibile all'occorrenza  di  combattere 
i  nemici ,  da  cui  ne  veniva  la  digni* 
tà  di  Gonfaloniere  di  gtosfizto.— 
Gonfalone  dicesi  oggi  Una  specie  di 
tenda  di. forma  rotonda ,  che  porta- 
si come  un  baldacchino  nelle  prò* 
cessioni  di  Roma,  e  d'altre  città 
per  riparo  di  alcune  persone  in  ca- 
so di  pioggia.— /mprvAa.  Erano  i 
segni  gloriosi ,  che  assumevano  le 
persone  dedite  alle  armi  in  tempi 
di  cavalleria  dipinte  sugli  abiti ,  e 
sulle  armi  loro.  Ad  imitazione  dt 
questi  s' introdussero  le  Impreee 
gentilizie,  volgarmente  e  con  ter- 
mini d'uso  appellate  Stemmi,  Arme, 
Scudo  gentilizio.  Ed  è  un'unione 
d  '  un  corpo  figurato ,  per  significar 
qualche  concetto ,  a  cui  molte  volte 
s' aggiugne  un  motto.  Le  Imprese 
delle  Società  accademiche  scientifi- 
che si  chiamano  più  propriamente 
£!m6(tfmtf.— Alla  classe  delle  /n<e- 
gne  appartiene  pure  Fiommoto.  Era 
la  Fiammola  o  Flatnmula  Una  tiU 
ta  particolare  di  bandiera  sotto 
r  impero  orientale ,  la  quale  termi- 
nava in  una  punta  a  forma  di  fiam- 
ma ,  e  che  serviva  di  segno  per  di- 
stinguere i  soldati  delle  diverse 
compagnie ,  de'  battaglioni ,  de'reg- 
giroenti,  ecc.  essendo  per  ciò  diver- 
samente colorate.— Il  Pàlio  ancora 
è  di  questa  categoria.  Il  Palio  è  un 
Panno  o  drappo  alzato  in  asta ,  che 
si  dà  per  premio  a  chi  vince  al  cor- 
so. Palio  d'oro  levato  in  asta.  Pàlio 


BA  1 

di  iciàmito  velluto. '•^aUio  signi- 
fica Marito,-^ Palio  è  stalo  preso 
anche  per  HaldacMno.—'ÌA  voce 
l>oi.  PaUola  (per  Stendardo)  è  pro- 
veniente da  l'alio  ^S.PaU.  PaUola. 
'bandirà  (Far).— Dicesi  del  Hi- 
tenersi  dei  sartori,  nel  tagliar  gli 
abili,  qualche  pezzo  di  iKinno  di 
proprietà 'dei  committenti. 

BANDIRAU.  n.  m.  Planeiaio,  n.  m. 
Banderaio ,  n.  m.  Colai  che  la  le 
pianete,  ed  altri  arredi  sacri. — 
l'resso  gli  antichi  dice  vasi  Bande- 
raio a  Colui  che  portava  la  bandie- 
ra, ora  chiamasi  Alfiere,  io  boi.  si 
estende  questo  nome  a  tutti  quegli 
artefici,  che  lavorano  ai  parameolì 
delle  camere,  e  de' mobili.  Tappcz- 
xierc 

BANDIROU.  V.  Bandirà. -^Per  Uomo 
leggiero,  instabile.  Banderuola.  Te- 
comeco. 

BANZOLA.  V.  Banc. 

'BAM2ULAR,  n.  m.  Appoggiatoio  del- 
l' inginocchiatoio. 

BAr<IZULEIN.  V.  Banc. 

BAR ,  0  BARO.  Un  bar,  oppur  un  baro 
d' cad. — V.  Bandeina. 

'  BARABÀN.  Epiteto  dispreg.  dato  ad 
ttom  vecchio.  Véc€*baraban.  —  Vec- 
chio barbogio, 

'BARAQULEIN,  n.  m.  BarOotlo,  Ba- 
ràttolo, n.  m.  '—  Un  biuraqulein 
d'mustarda»  Cu  barattolo  di  mo- 
starda. 

BARATT ,  n.  m.  Baratto.  Cambio. 
Scamicio.  Permuta.  Il  barattare.  Il 
dare  una  cosa  per  un'  altra. 

BARATTAR,  v.  Barattare,  v.  Far  ba- 
ratto. Permutare.  —  Cambiare. 
Scofinbiare.  (Boi.  Mudar).  Trasmu- 
tare, Convertire  una  cosa  in  un'al- 
tra. Cambiar  paste.  Cambiar  aria. 
Cambiar  maniere.  Cambiar  una 
moneta.'^ Accambiare  è  pur  sinou. 
di  Cambiare.  Accambiare  l'agnello 
al  lupo,'-^  fUcambiare ,  vale  Con- 
traccambiare. 

Baratiar  parol. —  Parlare.  Ciar- 
lare.  Entrare  in  parole.'^  A  n'i  era 
fèiane  un  con  da  baratiar  parola. 


10 


BA 


'—  iVofi  v'era  pereona  con  cui  dir 
fyetbo 
BARATTUN,  n.  m.  Piceoio  cambio, 
baratto. 

Barattein  da  cavali.^' Semole. 
Cozzone.  Barattatore  di  bestie. 
BARBA,  n.r  Barba,  n.f.  Peli  che  spno- 
tano  dai  mento. 

Far  e  fare' la  tfarba.-^Pare  e 
Fatti  la  barba.  Radere  e  Raderei  la 
barba. 

Fare' far  la  barba.^^ Farei  far 
la  barba.  Farei  radere.  Radersi ,  o 
farsi  radere  il  pelo  col  rasoio. 

Un  om  ch'ava  la  barbck.'^Uottto 
iforbato. 

Un  om  ch'aoa  purassd  barba.-^ 
Uomo  barbuto. 

Un  om  ch'n'ava  nianc  la  barba. 
'^Imberbe. 

Un  eh'  eia  eéinza  barba,  -^Sbar- 
bato. 

Servir  d'ifarba,  e  d'perùcea, 
prov.  basso ,  equivalente  a  Cumzar 
prelféet—S.  Fèsta. 

L'ha  tant  de  barba. ^^È  cosa 
che  ha  fatto  il  pelo.  Vecchia,  stra- 
vecchia. Dicesi  a  chi  racconta  cose 
rancide. 

*à  n'i  è  barba  d*om  ch'i  arri- 
va. •^E'non  gli  crocchia  il  ferro. 

A  n'i  è  barba  d'om  ch'sava  far 
l'or.'^fionè,  o  Nonv'ha  uomo  al 
mondo,  che  sappia  fabbricar  l'aro. 

Cùn  la  barba  fatta.^^  Colla  bar- 
*  ba  rasa. 

Barba  per  Zio,  è  voce  rimasta  ai 
contadini. 

Barba,  per  Radice  soUile  delle 
piante  ;  da  cui  Barbare  e  Sarbica- 
re  per  Produr  radici.— S6ari)aiv* 
Disbarbare.  Svegliere  dalle  barbe, 
dalle  radici  una  pianta. 

BarbateUa,iì.  t.  Ramicello  che 
si  mette  sotterra  percM  faccia  ra- 
dici. Barbicela.  Oioesi  alla  oeppoia 
colle  radici  delle  piante  erbacee. 
Barbicaia  deUe  cIpoHe ,  de^U  a§U, 
ecc. 

Barba  d*prii.'-Evh^  stella.  Corò- 
nopo. (Boi.  Pianiago  eonmopus,) 


BA 


Iti 


BA 


BARBACAN,  n.  n.  Barbacane,  n.  m. 
Parte  delia  mangila  da  haiso  flilta 
a  scarpa  per  siairesza  e  fortexaa. 

BARBAGNOt'C.  V.  Baròazagn. 

BARBAI, BARBAION,  n.  m.  BartagUo. 
Abbagliamento  AbbartagUamento 
d'occhi,  n.  m.  Il  termine  boi.  è  ad- 
operalo per  significare  piti  prò* 
prìameale  quando  alla  irertigine  è 
accompagnato  T  offuflcameato  della 
vista. 

Urbai eh' »' vfkettn  ai  cavali,^ 
hraoceìd, 

BÀRBARA,  np.  f.  Bàrbam,  t 

BARBAZAGN.n.  m.  Barbagianni,  n. 
m.  Uoeello  piìi  grosso  fra  i  nottur- 
Dì .  che  si  pasce  di  nord ,  e  di  pic- 
eoUocoelki— Per  Uomo  sciocco  e 
balordo.  V.  Tabalori. 

BARBàZlAN,  np.  m.  Barbaziano,  m. 

BARBEIN.n.  m.  Barbetta,  Barbetti- 
no.  ?iao.  Nappo  a  più  lili  di  barba 
cbe  sì  lascia  sul  mento. 

BARBEINA,  BABBÉTTA.  n.  f.  Barbet- 
ta, fiarbttzza.  Piccola  barba. 

Per  le  piccole  barbe ,  cioè  radici 
delle  piante.  Barbicelia,  Barbicina, 
^arbicciuola ,  BarbicQla,  Barboli- 
wt,  Barbueeia ,  Bar  buzza.  — '  Bar' 
àetta,  Bartuecino ,  add.  Riferito  a 
uomo;  ^ale  di  barba  rada  e  speiaz- 
zata. 

'Barber,  n.  m.  Barbero,  n.  m.  Ca- 
vallo di  Barberia,  velocissimo  al 
corso.  —  Cosi  dìiamansi  i  cavalli 
sciolti  cbe  mettonsi  alle  corse. 

BARRIR,  n.m.  e  IRA,  n  f.  Barbiere, 
0.  m.  Colui  che  taglia  o  rade  il  pelo 
agli  uomini.  E  Barbitra  direi  alla 
moglie  del  barbiere ,  ed  anche  a 
quella  che  fa  la  barba. 

BARBlRABt ,  n.  f.  Barbieria  e  Barbe- 

^  na.  Bottega  da  barbiere. 

RARBls.  Jv.  Baie. 

»ARBÒZZ,  n.  m.  Per  Jlfonto.  Bartozza 
^{cavdlto.  Quella  parte  della  testa 
del  cavallo  dov'è  il  barbazzale. 

BARBOZZAL,  n.  m.  Barbazzale,  n.  m. 
^lenella  che  va  attaccata  all'  oc- 
chio diritto  del  morso  e  si  congiun- 
se col  rampino,  eh' è  air  occhio 


manco  dietro  la  barboaa  del  ea- 
vallo. 

BARBUTTLAR,  v.  Borbottare.  È  pro- 
priamente Quando  alcuno  non  si 
contentando  d' alcuna  cosa,  o  aven- 
do ricevuto  alcun  danno,  se  ne 
duole  fra  sé  con  voce  sommessa ,  e 
confusa.  —  V.  Ciaecarar. 

BARBUTTLÓN ,  n.  m.  Borbottofte,  Bor- 
bottatore. 

BARCA,  n.  f.  Barca,  n.  f.  Nome  gene- 
rico ,  come  quello  di  JVat>e,  comune 
a  tutti  t  galleggianti  sopra  l' acqua. 
La  varia  costruzione ,  i  diversi  usi , 
la  maggiore  o  minor  mole  di  questi 
galleggianti  somministrano  le  par- 
ticolan  differenze  per  distinguere 
r  uno  dall'  altro  col  nome  a  ciascu- 
no appropriato. 

BARCA,  n.  f.  Barcata,  n.  f.  Il  carico 
di  una  barca,  che  anche  dlcesi  Na- 
vicellata. 

RARCAROL,  n.  m.  Barcahiolo.  Navi- 
cellaio. Nocchiere,  n.m.  Quegli  che 
guida  la  barca  o  la  nave. 

la  va  da  barcarol,  da  pilota  a 
^narinar.  —  Ella  è  tra  barcaiuolo 
e  marinaio,  tra  Baiante  e  Ferran- 
te i  tra  'l  rotto  e  lo  etracciato.  Tra 
simili  e  senza  vantaggio^  e  dicesl 
sempre  in  mala  parte. 

*  BARCHEGGIAR,  v.  figur.  BAh^A  ME- 

NAR. Barcheggiare,  v.  Maneggiarsi 
con  destrezza.  Non  è  voce  di  Cru- 
sca ,  ma  può  essere  di  regola ,  pro- 
veniente da  Barcheggio.  Destreg- 
giare sarà  la  voce  più  appropriata. 

BARCHÉSSA ,  n.  f.  Tettoia,  n.  f.  Tetto 
fatto  in  luogo  aperto. 

BARDASSA ,  n.  m.  e  f.  RARDASSÓN . 
n.  m.  ÓUNA,  n.  f.  BUSÓN.  m.  Afo- 
nello,  m.  ella,  t  Frasca,  Fraschet^ 
ta.  —  V.  Biricchein.  —  Bagazzàc- 
cio.  Giovane  leggiero,  e  dì  poco 
giudizio. 

BARDASSATA ,  BUSUNATA  ,  n.  f.  Ba- 
gazzata ,  Fanciullàggine ,  n .  f.  Co- 
sa degna  di  ragazzi. 

*  BARDELLl ,  n.  m.  Bardiglio ,  e  Bar- 

giglio ,  n.  m.  Marmo  cenerino  e 
bianco. 


BA 


112 


BA 


BARÉL,  D.  m.  BarigUane.  Vaso  di  le- 
gno a  doghe ,  ad  uso  per  Io  più  di 
tener  salumi. 

Barel  d'anciòv  — -  Bariletio  d^ ac- 
ciughe. 

Barel  d'polver  —  Barilotto  di 
polvere. 

Barél  dia  roda»  Mzol.  '^ Mòzzo 
della  ruota.  (  Pronunziando  ii  pri- 
mo 0  largo,  e  la  z  dolce).  Pezzo  di 
legno  rotondo  nelcontorno  del  qua- 
le son  confitte  le  razze  della  ruota. 

BARÉLA,  n.  f.  Barile,  n.  m.  Vaso  di 
legno  fatto  a  doghe  cerchiato  »  di 
forma  lunga  rotonda ,  ne' fondi  pia- 
na ,  da  tener  vino  ed  altri  liquidi , 
ed  è  comunemente  della  misura  di 
mezza  corba  bolognese. 

Quèll  eh' fa  el  barél.  —  Barlet- 
taio. 

BARÈLLA ,  n.  f.  Barella.  Strumento  a 
guisa  di  bara  che  si  porta  a  brac- 
cia da  due  persone  per  uso  di  tras- 
portar mobili,  e  simili. 

Parlar  cùn  la  barèlla.  — -  Barel- 
lare. 

BARILÉTT.  BARILEIN,  BARILOTT,  n. 
m.  BARILÉTTA,  ÉINA.  n.  f.  Bari- 
lotto, Bariletto,  Barletto»  Barlotto, 
n.  m.  Bariletta,  e  Barletta,  Bar- 
lolla  n  f. 

BARILOTT,  n.m.  detto  d'uomo  per 
similit.  Tombolotto.  TonfaccìUotto. 

BARiSÉLL,  n.  m.  Bargello,  sincopato 
da  Barieello.  Capitano  de'  birri. 

BARI^M,  np.  m.  Bariamo,  Barlam,  m. 

BARLCM,  0  BERLÙM,  n.  m.  Barlume, 
D.  m.  Luce  incerta ,  confusa,  e  figu- 
rat.  Leggiera  apparenza. 

In  barlùm.  —  Al  barlume,  av- 
verbial.  A  queir  ora ,  o  in  quel  luo- 

.    go,  ove  si  vede  poco  lume. 

Avèir  un  barlàm.  —  Aver  un 
barlume  di  speranza,  e  simili,  fi- 
gura tam. 

BÀRNARA,  np.  m.  Barnaba,  m.  e  per 
corruz.  Barna. 

*  BAROCC,  agg.  Scadente,  Agg.  In  cat- 
tivo stalo. 

'  BAROCG ,  sust.  Barocco,  Guadagno 
illecito. 


Al  viv  iàul  d'ttocc  e  baroec.^ 
Vive  a  forza  di  stocchi  e  barocchi. 
BARÓN ,  n.  m.  Barone ,  n.  m.  Signore 
con  giurisdizione ,  o  per  titolo. 

Barunèssa,  n.  f.  Bo/roneasa.  Mo- 
glie del  Barone. 

baròli.  -^  Barone.  Termine  in- 
giurioso, di  Colui  che  mal  vestito  e 
vagabondo  va  mendicando ,  che  di- 
cesi anche  Birbone.  Guidone.  Fur- 
fante. Barena  è  il  femminino.  La 
voce  Barone  ora  è  presa  in  mala 
parte  nel  modo  stesso  ,'ohe  si  pren- 
dono le  voci  Tiranno,  Ladrone, 
i{t6aMo,ec.-- Da  Barone  viene  Bo- 
ronaccio.  Baroncello.  Baronesco. 
Baronescatnente ,  ec 

Metters'  a  far  al  baròn.  —  ai- 
tarsi al  barone,  al  furfanie,  al  cat- 
tivo. Farsi  un  briccone,un  birban- 
te. Farsi  un  ribaldo. 

El  nozz  di  baron  duren  poc.  — 
Le  allegrezze  de'  tristi  duran  poco. 
Da  ultitno  è  bel. tempo.  Alla  fine  ti 
canta  il  gloria.  Sempre  non  ride  la 
moglie  del  ladro.  Tutte  le  volpi  al- 
la fine  ai  riveggono  in  pellicce- 
ria. 

Alla  baròuna.  —  Alla  buona. 
Buzzamente.  Alla  sfuggiasca,  o  di 
sfungiasco.  Di  passaggio. 

Fora  baron.  —  Foro  bruchi,  det- 
to metafor.,  che  vale  Orsti  partitevi 
di  qui. 
BARÓNDA,^  n.  f.  Vicenda.  Avversità, 
n.  f.  Pericolo,  n.  f.  ed  anche  Con- 
fusione. 

A  m*sòn  truvà  in-t-una  bruita 
barònda.  — -  Ho  passata  una  brut- 
ta vicenda. 
RARRICADURA ,  n.  f.  Barricata.  Quel 
riparo  di  legnami  che  si  fa  altra  ve^ 
so  alle  vie  per  impedire  il  passag- 
gio. 
RARRICAR.  Sbarrare.  Abbarrare.  hn- 
barrare.Asserragliare.  Metter  sba^ 
ra  per  impedire  il  passo. 

baruffa:  —  V.  Ut. 

RABULE  (CALZÉTT  ALLA),  (dal  Fr. 
Aux  bas  roulés  )  Barulè.  Foggia  an- 
tica consistente  in  unaravvolgitora 


BA 


113 


BA 


fatta  insieme  dell'estremità  della 
calza  sni  ginocchio. 

BARUNADÉLLA.  n.  f.  Piccola  baro- 
nata. 

BARUNATA ,  n.  f.  Bricconata.  Bricco- 
neria. Furfanterìa.  Guidoneria.  Ba- 
ronata V.  d.  0. 

BABUNZÉLL,  m.  BARUNZÉLLA ,  f.  ag- 
giunto per  vezzo  ad  uomo,  o  donna 
Bricconcello,  ella. 

Barunzélla.  Nome  di  un  ciottolo, 
nm  della  via  maestra  detta  di  pan 
Mammolo  in  Bologna.  Qnesto  nome 
é  nna  corruzione  di  due  voci  che  si 
sono  anìte  facendone  nna  sola ,  La- 
harumCoeU,  Vexitlum  Codi,  Ban- 
diera, Insegna  del  Cielo,  prove- 
niente da  nna  piccola  chiesa,  già 
tempo  parrocchia  le,  detta  Santa  Ma- 
lia labarum  CoeU,  ivi  esistente. 

Una  simile  corrnzione  fanno  i 
Toscani  di  Santa  Maria  in  Coeìi  au- 
^.  dicendo  Santa  Maria  in  CiUei- 
anli 

BARZLÈTTA,  (voce  che  non  è  del  vol- 
go) Barzelletta.  Motto  piacevole,  ri- 
dmle. 

,ÙncA'di«  del  barzlètt.^MotUg- 
fìmle.  Mottegffipso.  Faceto.  Scher- 
zévole. Sollazzévole.  Dir  barzellet- 
te. Barzellettare.  —  Buffare.  Dir 
ciance,  Dir  facezie.  —  Tratteffdia- 
fv.  Dir  de' motti  arguti,  o  pungen- 
ti. —  Fn)«oter« ,  Far  frottole,  Dir 
baie.  —  Berrjolinare  fu  detto  per 
Motteg^are,  ma  per  lo  piti  traendo 
barzellelle  dai  nomi. 

WS ,  n.  m.  (dal  Lat.  Basium).  Bacio» 
Badare,  n.  m. 

BASADONN,  n.  m.  Brezza ,  e  nel  dim. 
BfTfzzoKna.  Picciol  vento ,  ma  ge- 
lato ,  e  crudo. 

^lHraunzertbaiadonn.r^  Brez- 
'fQnia.  Spira  brezza.  Viene  vento 
freddo. 

BASADURA  DEL  PAN.  (Dal  fr.  Baisure). 
attaccatura  del  pane.  Il  sito  col 
<iudleiin  filo  di  pane  ne  ha  toccato 
«n  altro  nel  forno. 

WSaLÉC,  n.  m.  BassiUco  e  BasiUco. 
Ozzimo.  Erba  odorosa.  V  ha  il  basi- 


lico anaciato,  il  cedralo,  il  garofa- 
no, il  comnne,  il  minore,  il  mag- 
giore ,  il  nero. 

BASALÉSC.  n.  m.  Baiilisco  e  Basili- 
echio.  Serpente  ftvoloso  che  uccide 
collo  sguardo. 

BASAMADONN,  n.  m.  Baciapile,  Bae* 
chettone.  Pinzòchero.  I  boi.  hanno 
anch'  essi  i  termini  di  Beat ,  CoU 
start,  Bigot,  Bizoc,  Gavot 

BASAB,  y.  (dal  lat.  Bastare).  Bacia- 
re, V. 
Ba$ars\  —  Baciarsi. 
Basars'  (dal  fr.  Se  baiser)  per 
Combaciarsi.  Toccarsi.  Dicesi  del- 
l' esser  ben  congiunti  legno  con  le- 
gno ,  pietra  con  pietra. 

Basar  dov  un  mett  i  pi.  — •  Baciar 
dov'un calca;  cioè  stimarlo,  vene- 
rarlo. 

Basar.  —^  Fondare.  Fermare.  Sta- 
bilire. É  introdotta  dall'uso  moder- 
no la  voce  Basare,  forse  da  Base 
per  fondamento:  ma  atimo  che  non 
sia  da  buoni  autori  accolta. 

BASEIN,  dim.  di  Bas.  —  ^actuccAio, 
dim.  di  Bacio. 

Bacino  vale  Bacile.  ^—V.  Bazil, 
Cadein.  Neil'  uso  si  sente  sempre 
dire  Datemi  un  Inicino,  per  Datemi 
un  bckcio ,  senza  che  l' equivoco  ab- 
bia luogo. 

Basein.  —  Basino ,  è  una  specie 
di  bambagino. 

BASELI,  np.  m.  Basilio,  m.  lia,  f.  Ba- 
siléo. 

BASTA,  n.  f.  Tafferìa.  Arnese  di  legno 
a  foggia  di  un  piatto  grande,  in  cui 
s'infarina  il  pesce,  la  frittura,  e 
serve  anche  per  grattarvi  il  cacio, 
lucuta  per  similit.  Bùssla.  Mento , 
n.  m.  Avèir  una  gran  basta.  Èssr 
un  basiòn,  Basiott.  -—  Avere  un 
mento  lungo.  Forse  i  boi.  hanno 
questa  voce  da  Bazza  che  i  Fioren- 
tini dicono  al  Mento  allungato,  e 
un  poco  arricciato. 
*  Basiola.  Piccola  tafferia. 

BASIÒN ,  BASIOTT.  —  V.  Basta. 

BASS ,  add.  Basso ,  agg.  Contrario  di 
Alto.  —  Guardar  d'alt  in  boss  (dal 


BA 


114 


BA 


fr.  Regarder  de  hauten  b(u).  Far 
gH  occhi  grossi*  Siar  sul  grande. 
Guardare  con  alterìgia. 

Éssr  al  boss,  —  Aver  del  basso. 
Dicesi  del  vino  quando  sta  per  fini- 
re in  una  botte. 

Èssr  al  boss,  —  Essere  alla  fine 
di  qualche  cosa,  la  candela  è  al 
verde. 

Andar  al  bass.  —  Andare  in  ro- 
vina. Andare  in  fascio.  Consumare 
ogni' avere. 

Èssr  al  bass.  —  Essere  in  rovi' 
na.  Aver  consumato  il  mo  avere. 

Bass,  vale  Abbietto,  tmile.  Vile. 
Uomo  basso.  Prezzo  basso.  Oro  bas- 
so. Modo  basso. 

Bass  d'cundiziòn.  •—  Dibassa 
gente.  Di  bassa  mano.  Di  vile  na^ 
zione ,  cioè  nascita. 

Tgnir  un'  bass.  — «  Tener  uno  a 
segno.  Tenerlo  corto  o  cheto ,  o  in 
soggezione. 

Abbieitafe  alcuno,  ^ì^^  Avvilirlo. 

Sottano  e  Inferno ,  che  vuol  dire 
pili  Basso,  si  riferiscono  a  luogo, 
contrari  di  Supremo,  Sovrano,  Su- 
perno. 
BASSA,  n.  f.  Sassata,  n.  f.  Effetto 
dell' awallamento  del  terreno. 

Del  bassi  da  vmpir.  •—  Sassate 
da  riempirsi.  —  Dicesi  anche  Fon- 
dura, Fondo.  Luogo  basso  a  guisa 
di  valletta. 
BASSAMÉINT,  n.  m.  Basamento,  n. 
m.  Membro  del  piedistallo  della  co- 
lonna. . 

BassamHnt  del  fabbric  ,  d'un 
dpeint  d'una  stanzia.  —  Basamen- 
to. Zoccolo  continuato  che  serre  di 
base  a  un  edifizio.  —  Imbasamento 
dicesi  pure  dai  pittori  di  quegli  or- 
namenti, che  terminano  da  piede  le 
pitture  ddle  chiese ,  delle  stanze,  e 
slmili.  —  Bassamento  vale  Abbas- 
samento. 
BASSURA,  n.  f.  Fondura.  Bassura. 
Bassezza,  n.  f.  Dicesi  di  strada,  o 
di  terreno  basso,  e  profondo  a  gui- 
sa di  valletta. 
BAST,  n.  «.  Basto,  Queir  arnese  che 


a  guisa  di  seHa  portano  le  bestie  da 
soma. 
Mettr  al  basi,  —  hnboitart. 
Cavar  al  basi.  —  Sbastarc 
OuèU  eh' fa  i  bast-^  Bastaio  o 
Bastiere. 

BASTA, n. f.  Basta.  Piega  fatta  ad  xm 
gonnella,  o  simili,  per  cai  s'osa 
anche  il  termine  di  S0s<tfMni.^J?a- 
sta  è  anche  quella  cucitura  abboz- 
zata con  punti  grossi,  che  in  boi. 
chiamasi  Imbastidura.  V. 

BASTAR,  y.  Bastare,  v.  Essere  a  ba- 
stanza. 

Basta  la  parola.  —  La  parola  è 
corta,  cioè  A' galantuomini  la  pa- 
rola data  è  come  fosse  un  con- 
tratto. 

A  n'm'  è  basta  V  anem  d' farei 
vgnir.  —  Non  fui  capace,  o  JVo»  m» 
è  stato  possibile,  o  Non  mi  fu  dato 
di  farlo  venire, 

BASTARD.  Bastardo.  Illegittimo,  Aduir 
ferino.  Spurio.  Mulo,  Ibrido. 

Bastardein;  Spdal  di  bastardein 
in  Bulògna.--^  Esposti,  Spedale  de- 
gli esposti.  Chiamasi  uno  stabili- 
mento in  Boi.,  OTe  si  raccolgono 
i  bambini  abbandonati  da' loro  ge- 
nitori. 

BASTEIN,  n.  m.  e  BASTEINA,  o.  f.  SeU 
letta.  Sella  piccola  che  per  lo  piò 
si  mette  agli  asini  per  cavalcargli. 

BASTIAN,  np.  m.  NA,  f.  SebasUam, 
m.  na,  f.  Bastiano  famigl.  eìvco- 
pato. 

BASTIMÉINT.  —  V.  Barca. 

BASTÒN,  n.  m.  Bastone,n.m.  Dn  p«- 
zo  di  legno  cilindrico  della  gros- 
sezza al  di  sopra  del  pollice,  fino^ 
che  la  mano  anebe  d'un  faDcinllo 
possa  agga vignarlo,  di  lunghcio 
Tana.  Batacchio.  Batocchio. 
Al  boston  di  ùrt.  —  Batocchio. 
Boston  dia  cròus.  —  Asta  dew 
croce. 

Boston  dèi  tlar  da  areamar.  7 
Colonne.  I  due  subbielli  del  telaio 
traforati  nelle  testate  per  infilar^ 
gli  staggi.  A  molte  cose  falle  a  ba- 
stone dicesi  Asta. 


DA 


115 


MA 


Una  coisa  tnetia  d'cò  d'un  ha- 
ilòti.  -^  Inculato  *  agg. 

Boston  d'zira  d'^dH/na  —  (dal 
fr.  Balón  de  ciré  4' Espagne),  Bac' 
chetta  di  ceralacca. 

Boston ,  siog.  Bastoni»  plur.  Udo 
de'  qualtro  semi  delle  carie  da  gio- 
care. 
UST{}SÀ,ìì.L Bastonata,  n.  f .  Colpo 
di  bastone. 

Bar  del  bastunà,  —  Dar  basto- 
nale. 

Bar  del  bastund  da  orb»  •—  Dar 
baslonate  da  ciechi,  vale  Senta  di- 
screzione ^  Dar  ùostonala,  e  6a- 
tlonaie ,  per  similit.»  vale  Recar 
danno  alimi ,  fargli  qualche  gran 
male  o  pregiudizio.  In  questo  caso 
in  boL  dicesì  Dar  utia  tantanà,  una 
Uknéussà,  Usasi  poi  la  frase  Avèir 
aott  mia  bastunà  per  significare 
Aver  sofferto  danno ,  pregiudizio 
grande. 

Àtidar  in  zèirca  d' bastund.  — 
Alidore  a  caccia  di  busse. 

Bu  urb  eh' fan  al  bastund, -^-^Es» 
sere  due  ciechi ,  che  fanno  alle  &a- 
itonaie.  Due  che  contendono ,  né 
sanno  che  dicono. 
•  BASTUNIR.  —  V.  Scale. 
BATESTA.  —  V.  Zvann. 
BATOSTA,  n.  f.  Carpicelo ,  n.  va.  Buo- 
na quaotiià ,  e  b'  intende  sempre  di 
busse. 

Avèir  avù  una  batosta.  —  Avere 
avuto  un  rovescio.  Un  gnm  rove" 
scio.  —  Batosta  in  ital.  vale  conte- 
sa di  parole.  Il  termine  boi.  viene 
forse  da  Batosta,  voce  ant.  che 
prendevasi  per  Basaglia. 

Avèir  avu  una  gran  batosta  al 
zug»  In-t-al  mai.  — -  Fare  una  gran 
perdita  al  giuoco.  Avere  un  gran 
danno.  Aver  sofferto  una  gramssi- 
ma  tnalattia, 
BATTBÉCG»  n.  m.  €eppo  o  Pestone, 
Pezzo  pesante  di  legito,  ferrato  in 
testa ,  die  iirast  in  alto  da  robusti 
uomini,  e  si  lascia  cadere  snl  capo 
del  oonAtio  paio,  che  cosi  nuiggior- 
mente  s'interna  nel  terreno.  Questo 


fa  parte  della  Berta,  che  in  boi. 
chiamasi  Antonella.  —  V. 

BATTBÓI.  BoUibolli.  Bugiio.  Tafferù- 
già.  Tafferùglio,  Questione  di  mol- 
te persone  in  confuso. 

BATTDÒUR,  n.m.  BaUitore  di  gra- 
no. È  term.  anche  del  giuoco  del 
pallone. 

BATTDUR,  n.  m.  Trebbia,  n.  f.  Stru- 
mento col  quale  si  trebbia  il  gra- 
no. —  V.  Zèirf. 

BATTÉINT.  n.  m.  (dal  fr.  Battant). 
Battuda,  •—  n.  f.  Battitoio,  n.  m. 
Quella  parte  dell'imposta  del  l'uscio, 
e  flnestra ,  che  batte  nello  stipilo , 
architrave,  o  soglia,  o  nell'altra 
parte  dell'  imposta ,  quando  si  ser- 
ra. Dicesi  ;anche  Battente.  Pigliasi 
pure  per  quella  parte  dello  stipilo 
eh' è  battuta  da  essa  imposta,  che 
in  boi.  dicesi  Gargam. 

*  BATTÉINT.  Battitoi  della  cornice  dei 
quadri ,  de'  cristalli  ecc. 

BATTÉiSEM,  n.  m.  Battesimo,  n.  m. 
e  Battesmo  ant.  rimasto  ora  alla 
poesia. 

BATTÉLL.  —  V.  Barca.  —  V,  Acqua. 

BATTER,  V.  BaUere,  v.  Il  suo  signi- 
ficato proprio  sarebbe  quello  di  per- 
cuotere qualche  cosa  con  verghe, 
con  bastoni  o  simili ,  dicendosi  co- 
munemente :  Battere  il  grano ,  Bat- 
tere il  tamburo.  Batter  lo  lana,  ec. 
Ma  per  altro  fu  estesa  la  sua  signi- 
ficazione anche  a  quella  generica  di 
Percuotere,  come:  Batter  l'uscio. 
Nel  Dial.  boi.  ha  un  significato  ge- 
nerico ,  ed  è  il  solo ,  che  equivale 
anche  a  quello  dei  verbi  che  siamo 
per  riportare.  •—  Percuotere  signi- 
ilca  Dar  colpi  forti  con  un  qualun- 
que corpo  contra  un  altro.  —  Per- 
cuotere una  porta  con  una  grossa 
pietra.  •—  Bussare  vaie  nel  proprio 
il  Percuotere  che  si  fa  degli  usci  e 
delle  porte  chiuse,  perchè  siano 
aperte.  Cosi  Picchiare ,  ma  il  primo 
neir  uso  è  meno  iiol;»ile  del  secon- 
do. —  Pulsare,  propriamente  si- 
gnifica Percuotere  qualche  corpo 
sonoro  per  intenderne  H  suono.  Pul^ 


BA 


116 


BA 


gare  le  corde  d'un  istmimento.  Ma 
questo  Yerbo  è  più  usato  nella  lìn- 
gua dei  dotti;  Vene  pulsàtili;  Pul- 
eazioni  del  cuore,  —  Colpire ,  de- 
rì?a  da  Colpo ,  vale  Dare  colpi  »  e 
differisce  da  Percuotere  ,  perchè 
esprime  di  sua  indole  unità  di  per- 
cossa. Colpir  nella  lesta.  Il  fulmi- 
ne colpi  nella  guglia.  Tutti  i  sud- 
Detti  verbi  ottengono  molte  trasla- 
zioni ,  che  sono  riferite  dai  diziona- 
ri della  lingua. 

Batter  fug.  —  Battere  il  fuoco. 
Percuotere  la  pietra  per  appiccare 
il  fuoco.  Alberti  fa  osservare  che  si 
dice  Battere  il  fuoco  sebbene  non 
8i  batta  il  fuoco,  ma  la  pietra.  In 
ciò  i  boi.  sono  piìi  precisi  lasciando 
l'articolo  il,  ed  io  sarei  di  parere 
che  anche  inital.  s'avesse  a  dir  me- 
glio Batter  fuoco. 

Battr  all'  ùss  (  come  s' è  detto  di 
sopra]  Picchiare  l'uscio.  Picchiare 
air  ludo,  ed  anche  Picchiare,  as- 
solut. 

Battr  all'  ùss  pianein  pianein. — 
Picchiar  lente  V  uscio. 

Quèll  ch'batt.  —  Bussatore. 

Battr  al  gran.  —  V.  Furmèint. 
Al  Itatter  dèi  gran. —  Battitura  del 
grano.  Il  battere. 

Batter  la  battuda.  —  Battere  la 
misura.  Battere  ai  cantori  la  mi- 
sura del  tempo  (che  dicesi  battuta) 
alzando,  ed  abbassando  la  mano 
con  un  piego  di  carta  o  un  baston- 
cello, 

iV'  batter  né  pé  ne  pòns.  —  Non 
far  né  motto  né  totto.  Non  far  zit- 
to. Non  batter  occhi.  Mon  muover 
occhio.  Dicesi  di  chi  per  grande  at- 
tenzione rimira  fisamente  checches- 
sia. 

Battr  a  un  sègn.  —  Battere  a  un 
segno.  Aver  un  particolar  fine. 

Et  scritturai  cont  batten.  —  Bat' 
ter  de'  conti ,  delle  scritture ,  dice- 
si quando  tra  loro  confrontano. 

La  bau  le.  —  Ella  batte,  vale 
Esservi  [una  differenza  insensibile. 
Combinare. 


Bàtter  la  tèita.  —  Colpeggiare. 
Quel  battere  le  fila  nell'atto  del 
tessere. 

Batter  sod.  —  Durare.  Persete- 
rare.  Continuare'.  Non  si  ristar  in 
fare»  e  in  dire.  Star  sodo.  Star 
fermo. 

Battr  ci  man.  —  V.  Sbatter. 

Battersla.  •—  V.  Sbignarsla. 

BATTETE  {Far  at)  Fare  al  guati- 
cialin  d'oro. Giuoco  EaQciullesco  io 
cui  uno  posa  la  faccia  in  grembo  ad 
un  altro  che  sta  seduto,  e  questi  gli 
chiude  gli  occhi  in  guisa ,  che  nou 
possa  vedere  chi  sia  colui  che  lo 
percosse  in  una  mano,  cb'  ei  si  tie- 
ne dietro  sulle  reni,  ma  lo  debba 
indovinare. 
BATTFANG ,  n.  m.  Battistrada,  n.  m. 
Colui  che  marcia  a  riconoscerle 
strade ,  le  campagne,  gli  argini. 
BATTFIANC  ,  n  m.  Stanga,  n.  f.  Pez- 
zo di  legno  che  nelle  scuderie  tro- 
vasi sospeso  fra  due  cavalli,  per  te- 
nerli separati  l'uno  dall'altro. 
BATTILOR,  n.  m.  Battiloro^  n.  m.  Ar- 
tefice che  riduce  l'oro  e  r argento 
in  foglie  per  dorare,  e  inargen- 
tare. 

Péli  da  battilor.  —  Car^a  di  buc- 
cio. Quella  pellicola  che  si  separa 
dalla  parte  esterna  delle  bndelle 
del  bue ,  e  che  preparasi  dal  minu- 
giaio,  il  quale  la  fornisce  al  bat- 
tiloro. 
BATTLA  DLA  STTMANA  SANTA.  Ta- 
bella. Arnese  di  legno ,  sa  cui  bat- 
tono cerchi  di  ferro ,  Io  che  produ- 
ce un  fragore  strepitoso ,  ohe  si 
suona  la  settimana  santa  in  vece 
delle  campane.  Per  metaf.  vale  Ciar- 
lone. Cicalino.  Cicala.  Ciancino. 
Chiacchierino.  TaccoUno.  Dicesi  di 
chi  parla  assai. 

Battla  dalla  caren.  —  Tavolino, 
o  Asse  di  legname  sodo  su  cui  si 
trita ,  e  minuzza  la  carne. 

Battla  da  urtlan.  —  Mazzeran- 
ga. Strumento  rusticano  fatto  d'un 
pezzo  di  tavola  circolare  colma  al 
di  sopra,  e  piana  nel  fondo,  fitta 


BA 


117 


BA 


in  una  sottil  mazza ,  o  pertica  oriz- 
zontile. 
BaMa  significa  anche  loquaellà. 
Vha  una  gran  batUa.  —  Ha  più 
parole  che  un  leggio.  Ciarla  come 
ma  calandra.  Ha  intona  ciarla.  Ha 
rotto  lo  icilinguagttolo.  Cicala  per 
cento  putte, 
BAHLAR  (LA  TÈRRA \  Mazzeranga' 
re.  Si  dice  del  calpestare  e  batter- 
la terra  colla  mazzeranfi^. 

Battlar,  per  simil.  da  Batila  — 
Cimeiare.  —  V.  Ciacearar. 
BATTLÒN.n.m.  Ciarlone.  TaeeoUno. 
Tattamella,  n.  m.  Dlcesi  di  dii  par- 
la assai  e  senza  verun  fondamento. 
BATTMUR.  —  V.  Feccia. 
BATTN1N6HE1N.  Èesr  in  tàit  i  bali- 

minsrAem.  Esser  l'alloro  d'ogni  fe- 
sta. 

BattOCC',  n.  m.  Voce  comune  a  qual- 
Doqae  hìcetto  dell'  aequa,  murato 
0 immurato.  Nell'uso  dicesi  Ser- 
htùio.  Quando  è  fatto  per  oso  di 
conservar  pesci ,  chiamasi  Vivaio, 
Pescfdera  e  Pi$cina,c)ìe  i  boi.  pure 
dicono  Pichira. 

Battoec'dla  campana,  e  dèi  eam-' 
panein.  (Da  BatoccMo  per  similit.). 
attaglio.  Quel  ferro  attaccato  den- 
iro  nella  campana',  che  quando  è 
mossa  battendo  in  essa  la  fai  sona- 
re. Gruccia  0  Anello  è  quello  per  cui 
viene  raccomandata.  Pera  o  Matc^ 
n)zza  è  la  parte  grossa  inferiore  , 
che  dà  i  colpi. 

Dal  termine  Balfocc'  I  liol.  hanno 
formato  il  verbo  SlMttueeiar,  eh'  è 
un  continuo  scuoter  di  battaglio, 
<^be  percuota  la  campana  con  ispes- 
>!  colpi  e  confusi. 

omTRAM,  n.  m.  Bamiere.  Lavorator 

di  rame,  o  altro  simil  metallo.  Cai- 

^nth.  Facilor  di  caldaie ,  e  calde- 
roni. 

fiApI  D'CUSElNà .  (dal  fr.  BatteHe 
fcuitine).  -^  Batteria  {con  voce 
dell'uso),  ed  Utensili  di  cucina  con 
^oce  di  lingua',  come  padelle ,  cal- 
daie e  simili. 
^Itrì  d'un  aridi  —  Soneria  di 


un  crohgio.  Tolto,  dò  che  terve  a 
fcr  sonare  un  orologio. 

Battrì  d'  cor.  ~  Batata  del  cuo- 
re. Pulsazione.  T.  med. 

Bollii,  a.  m.  e  add.  Battuto,  pa« 
viroento  di  battuto.  Battuto.  Per- 
co$90.  agg.  Pann  òaltó.  Tétta  batta. 
Panno  eerrato.  Fitto,  contrario  di 
Rado. 
RATTUDA,  n.  f.  PlecAtolo.  Bueeala, 
Tentennata,  n.  f.  Bueeawiento.  FiC' 
chio,  n.  n.  Il  battere,  e  speciabneo- 
te  alla  porta  di  casa. 

Battuda  di'  ù$i ,  dia  fnéttra.  ^ 
Battente ,  Battitoio.  Quella  parte 
dell'  imposta,  che  batte  nello  sti- 
pite ,  architrave  o  soglia,  o  nell'  al- 
tra parte  dell'imposta  quando  al 
serra. 
RATTUDEINA,  n.  f.  Battutella,  dim. 

di  Battuta. 
BATTZANT.  n.  ro.  BattezHere,  n.  m. 
Quegli  che  ha  V  uffizio  di  baUei- 
lare  ;  come  in  Bologna  quel  sacer- 
dote che  sta  di  continuo  al  fonte 
battesimale  nella  Metropolitana.  Di- 
cesi ancora  Battezzatore ,  n.  m.  a 
quegli  che  battezza,  ma  colla  dif- 
ferenza che  il  Battezziere  è  sem- 
pre Battezzatore,  ma  ogni  Batte»- 
zatore  non  è  sempre  Battezziere, 
Battezzante  poi  è  usato  quasi  aem-  ' 
pre  addiettivamente.  ^ 

BATTZAR,  t.  Battezzare,  t. 

ffarizarWn,  per  similit.  Bagnare 
alcuìw.  Buttargli  dell'  acqua  sul 
capo. 

Batlzar  un  per  minciòn.  —  Ca- 
nonizzare altrui  per  scimunito, 

Battzar  et  campan\  — '  Benedire 
le  campane, 

Battzar  al  vei».  —  Adacquare  U 
vino. 
BAVARÉISA,  n.  f.  Jllotim.  RivolU  ài 
panno,  o  d' altro  drappo,  che  si  fa 
alle  vesti  e  per  lo  pili  di  color  dif- 
ferente. La  voce  boi.  sarà  forse  pr<K 
veniente  da  una  moda  portata  daU 
la  Baviera. 

Bavarèisa.  —  Bàvaira,  n.  f.  M<k 
neta   d'  argento  delia  grandeeza 


BA  ne 

tan  U  eorOe  d'itn  iitnmenlo.  H» 

questo  «rbo  è  piiiUBalo  nella  lin- 
sua  dei  dotti;  Vene  jmUaHh:  Pul- 
ìazioui  del  cuore.  -  Colpire .  de. 
ma  da  Colpo,  wle  Dare  colP'-"-! 
ditrerisce  da  Percuotere  ,  perché 
esprime  di  saa  indole  noità  di  per- 
cossa. Colpir  nella  Utta.  Il  futva^ 
ne  colpi  nella  guglia.  Tulli  i  sud- 
tìetU  ^erbl  otlengono  molle  trasU' 
zioQÌ .  che  swio  riferite  dai  diziona 
ri  della  lingua. 
Batter  /ug.  —  Battere  il  /uoi 


BA 

BdUer  la  lèila.  —  Celp 
Quel  battere  le  fila  oell 
tessere. 

Batter  tod.  —  Ournr' 

rare.  Continuare.  JVon 

fare,  e  in  dire.   Star 

fermo. 

Battr  ci  man.  —  \ 

Batlerila.  —  V.  S' 

BATTETE  {Farai 

cialiu  d'oro.Giuoi' 


-IN.  — V.  Tuba- 


•.  —  AtMUlo. 
—  Bezzicalo, 
i:  —  Punto  dalle 


INA.  n.  f.  BeeraMna  «  Bee- 
n.  t,  Plcrola  bccrala. 
(Qui  andrpl>l)e   l'è  mura 
)   fteceare.   Pigliare  il  cibo 

duriti  beai».  —  V.  BeeotL 
.  II.  m.  (Qai  indrchhc  l'è  ninUi 
■'>■)  (teeeaio.  Macellaio,  n.   m. 
li  ohe  QivIdR,  e  macelli  ftIL 
ili  qnadrnppdi  per  uso  di  man- 

•  ■Mr  vlndù  la  Mngua  al  bc- 

■■ — Averlatetala  la  linfjua  al 
Ilio.  Si  dine  per  enprlmere  il 

'  ii^io  di  alruno,  die  anche  dice-  , 
■  .\''er  villo  il  lupo. 

\ltl .  n.  r.  Beccarla,  n,  f.  Morello, 
ri.  III.  Lungo  ov<>  si  Tnardlano  e 
elidono  le  carni  de'  quadrupedi 
l'i-r  manRiare.  — S(ranno/o(o  è  dove 
'•l'I  amen  le  s)  scannano. 
i.i-IIEiN,  dim.  d'Rccc.  —  Beecùeelo. 
n.  m.  Plceol  becco  di  «ecello.  •-Bee- 
f.hino  Tale  Sotterratore  de'morti. 
\->r.\)n.  n.  m.  Boceonr .  n.  m.  Quel- 
la qnanllU  di  cil>o  sodo  che  l'uomo 
piglia  dentro  la  bocca  in  una  TOlla. 
—  Esca.  Ciho  con  cui  al  alleltano  1 
pesci  iier  fiirne  pesca. 

ficco»  avvrUnà.  —  Boceime. 

Dar  uà  bccòn. —  Bare  HlKiccih 
Ut.  Avvelenare. 

Bccàn  per  meUeamèiiit  —  t'il- 
Ma.  Bocconcino.  BocconeelUi. 

Immiar  i  bceon  in-t-la  ttivla,  — 
Inelaldtur  l  h' 


BCC 


120 


BB 


T€darjn  bccon,  —  Abboeeanare. 
—  Questo  verbo  vale  ancora  Pren- 
.   dere  in  un  boccone. 

Far  di  bccon  —  Sbocconcellare. 
Mangiar  leggermente. 

N'esser  bccòn  pr  i  su  deinL  — 
Non  esser  boccone  da  uno,  vale  non 
meritarselo. 

Andar  a  létt  cun  al  bccònin-t-la 
gòula,  — Andare  a  letto  subito  dO' 
pò  cena,^ 

Al  bccòn  dia  vergogna, — Il  boc- 
cone della  vergogna,  V  ultimo  che 
.   resta  nel  piatto. 

Bccòn  d'Aduni,'^  Nottolino,  Po- 
mo d'Adamo.  Grossezza  che  appa- 
risce esternamente  nella  gola  de- 
gli uomini  a  guisa  di  piccola  noce» 

Bccòn.  —  Esca,  si  usa  anche  in 
sent.  metaf.  e  vale  Allettamento  in- 
gannevole. 

Dar  al  bccòn. ^'^  Dar  l'esca. 

Cascar  al  bccòn,  -^  Andar  all'e- 
sca. Esca  si  prende  anche  per  Cibo. 

Bccòn.  —  Boccone  per  Pezzo  o 
parte  di  cosa  soda,  che  dicesi  an- 
che Pezzuolo,  Frusto,  Brandello, 
Brano»  Scampolo. 

Bccòn  da  stn^ià,  —  Boccon 
ghiotto,  scelto,  sqtUsilo.  Vivanda 
regalata. 

Bccòn  eh'  fa  poc  prò,  ^^  È  un 
mal  boccone  quel  che  affoga. 

A  bccòn  per  bccòn.  —^  A  bocco- 
ne a  boccoìie,  A  pezzo  a  pezzo, 

Éssrstd  lolt  al  bccòn  a  un. -^Es- 
sergli tolto  il  boccongiù  dal  piallo, 
.  o  della  forchetta,  o  di  bocca;  Esser 
gittato  giù.  di  sella.  Quando  la  pro- 
pria dama  si  marita  ad  un  altro.  — • 
.  Averla  gambata,  dicesi  per  esse- 
re abbandonato  semplicemente.  V. 
Schineadiira, 

Bccòn  da  prit.  Locuz.  fam.  Buon 
boccone,  Boccon  ghiotto,  Ghiottor- 
.  nìa.  Vivanda  squisita. 

Far  una  cossa  a  pizz  e  òccon.r— 
Far  una  faccenda  a  più  riprese; 
a  riprese.  Vale  interrottamente. 
BCCOTT,  n.  m.  Beccata,  Bezzicatura, 
o.  f.  Coipp  che  dà  V  uccello  col 
becco. 


Dar  un  beeaU, —  Bezzicare,  Per- 
cuotere o  ferire  col,  becco.  —  Bec- 
care vale  Prendere  il  cibo  col  becco. 
Bccott  del  mòsc,  — Puntura.-^ 
Al  dar  dibcutt  del  mòsc,  ecc.  Pà- 
gnere.  Mòrdere,  Far  puntura.  Ap- 
pinzare,Ed  è  proprio  delle  mosche, 
de'  tafani  ecc. 

BCCUNA,  n.  f.  Boccata,  n.  f.  Tanta 
materia  quanta  si  può  in  una  vol- 
ta tenere  in  bocca  (Boi.  Mursgott), 

BCCUiNAD£lNA,  n.  f.  BoccaHna,  n.  f. 
Morsello,  MorselUno,  n.  m.  dim.  di 
Morso. 

BCCUNZEIN,  n.  m.  Bocconcino,  Boc- 
eoncello.  Morsello  e  MorseUetto, 
Piccolo  boccone.  ^ 

Bccunzein  da  rè, -^  Buona,  oBel- 
ia  roba. 

Un  bccunzein  che  n'  srd  per  là. 
— Non  mangerà  si  bianco  pan  per 
certo 

BCCUTTEIN,  Beccatina,  Beecatella, 
dim.  di  Beccata.   ^ 

•BDAGNA.  V.  Filagna, 

BDÓST,  n.  m.  Maggese  e  Maggiàtico, 
n.  m.  Maggiàtica,  n.  f.  Novale,  agg. 
d'  ogni  genere.  Terreno  lasciato  so- 
do, nel  quale  V  anno  avanti  è  stato 
segato  il  grano. 

BEAT.  V.  Cuntèint 

B£ATRlZ,np.  f.  Beatrice,  f.  Bice  cor- 
rotto. 

BÉCO»  n.  m.  (coir  è  zpertai) ,  Becco, 
(n.  m.  coire  chiusa).  Il  maschio 
della  capra.  Capro.  Caprone.  Mon- 
tone si  ìclice  al  maschio  della  peco- 
ra^  Le  voci  boi.  Bècc,  e  Muntòn 
sono  comuni  all'  uno  ed  air  altro. 
Becc  coìr  è  chiusa^  è  il  plur.  di 
Bècc  boi. 

Bècc  futrést.  -^  Becco  coli'  effe. 
Ed  ischerzevolm.  Facimaie;  Calli- 
livello;  Cattivelbizzo;  Triàtarello; 
Fistolo:  Cavezzuola. — L' è  un  gran 
bècc  fùtrést.  —  È  gran  moti/elio, 
cioè  Un  furbettello  la  sua  parte,  as- 
sai, astato,  ed  accorto.^ 

tsser  bècc  e  bastanàm  — -  Essere 
0  Divenire  la  bestia,  e  il  bastonalo. 

•  Aver  sopra  la.  scorno  anche  il  daa- 


1S1 

no.  Almal  fargli  maU,%ì  dice  quan- 
do ad  alcuo  si  aggìagne  male  a  ma- 
le, danno,  a  daono. 

Bècc^Mazzapicehio,  Pitone.  Ci- 
liodro  di  legDO  alto  poco  roea  di  tre 
piedi,  di  cui  un  si  serve  per  affon- 
dare i  ciottolati ,  0  per  assodar  la 
terra. 
BÉCC,  n.  m.  (coir^  apertissima  pro- 
DUDz.  come  a)  Becco ,  n.  m.  (coli'  0 
aperta).  La  parte  ossea  che  tien 
luogo  di  labbra  alla  bocca  degli  uc- 
celli, ^ttro  è  V.  lat.  ed  usata  dai 
soli  poeti. 

hognar  al  bécc,  —  Inmtollare  il 
htcco,  figurat.  per  Bere. 
BECGÀMORT ,  n.  m.  Beccamorti,  e  piii 
comunem.  Becchino.  Sotterratore, 
seppellitore  de'  morti. 
BEGA.n.  f.  Briga»  n.  f.  Operazione 
scomoda ,  faticosa  e  noiosa. 

l' è  una  gran  bega  a  insgnarai 
lu$eU.'-~Ella  è  una  gran  briga, 
ma  gran  noia  l'in$egnare  a'jfan- 
dulli.  bega  ital.  è  stato  usato  piut- 
.lostoper  Contrasto,  Altercazione. 
BEI.  La  consonante  Bi  —  V.  Ultra, 
BEIN ,  n.  m.  Bene  Per  Amore.  AffexUh 
ne.  Benevolenza.  Affetto.  — DileziO' 
ne,  i^oce  nobile  da  usare  con  par^ 
simoDia.  — >  AffezionamenU)  non  è 
voce  di  lingua,  tanto  piii  che  altre 
ne  abbiamo  equivalenti. 

Vlèir  bèin.  —  Amare.  Voler  bene. 
Portare  affezione.  —  Amar  non  è 
del  tutto  volgare  nel  dialetto  boi.  e 
per  dire  £^ti  V  ama  teneramente , 
si  dice  A  i  voi  un  bèin  d'anma. 

Vièiri  al  bèin  di  Dio  a  far  una 
colia,  al  bèin  d'  vela  etema.  In- 
dugiar molto  a  fare  alcun  che. 

A  iha  vlù  al  bèin  de  Dio  a  seri- 
^ier  dòu  rèig,  —  Per  iscriver  due 
righe  vi  volle  la  grazia  di  Dio. 

Ylèir  bèin  purassà.-^  Amare  ec- 
ceiitvamente.  Trazamare.  —  Mo- 
strare. Amare  disordinatamente. 

iV'  vUir  pili  6cin.  —  Disamare. 
Cessar  d' amare. 

^iacossamfa  dèi  bèin.  «—  Ciò 
mi  giova ,  mi  è  profittevole.  \ 


ÀiCiè  bèin  Minza  mal. — JVon  va 
mai  carne  tenz'  osso. 

Un  bèin  eh'  dura  poe.  **  Alle^ 
grezza  di  pan  caldo.  Contento  pas- 
seggero. 

Al  bèin  de  Dio.  Si  prende  in  due 
signiflcati,  per  fantonza,  e  per 
Guadagno:  p.  e.  A  i  ha  vlù  al  bèin 
de  Dio  da  qué  ch'ai  vegna  (V.  so- 
pra). —Ha  nioito  tardatpprima  che 
arrivi.  Non  è  mai  più  arrivato. 
^  L'ha  fati  al  bèin  de  Dio.  Ha 
guadagnato  auanto  ha  voluto. 

Andar  a  far,  a  dir  al  so  bèin. 

—  Andare  in  chiesa  a  far  le  sue 
divozioni. 

N'  lassar  avèir  bèin.  —  Infasti- 
dire. Crucciare. 
La  m'  vota  bèin  eh*  a  i  còsta  poc. 

—  Mi  voglia  un  poco  di  quel  bene 
che  non  le  costa  nulla.  Redi. 

BÉlN ,  avv.  Bene ,  avv. 

Sé  bèin.  —  Si  bene ,  Bensì  V.  Seb- 
bèin. 

Ben  e  spèss.  —  V.  Spèss. 

N'  i  èsser  da  far  bèin.  «—  Non  ei- 
sere  terreno  da  porci  vigna.  Non 
potervisì  far  fondamento  »  0  pone 
speranza. 

Trattar  bèin  e  no  mei.  —  Trat- 
tare uno  come  va  ;  detto  ironica- 
mente. 

Vna  cossa  eh'  fa  bèin  al  péti. 

—  Che  giova  al  petto. 
Star  bein.  —  Tornar  bene.  Dlcesl 

d'  abito ,  di  vestimenti.^ 

S'a  vii,  bèin  cun  bèin ,  se  no, 
andd.  -^  Se  vi  piace ,  io  vi  accon- 
sento; Se  volete,  bene:  Se  accor- 
date, l'affare  è  concluso,  altri- 
menti andate. 

Chi  bèin  s' guarda  bèin  s'  salva. 
»  Chi  ben  serra,  ben  trova. 

Una  cossa  che  n'  stoga  bèin.  —  U- 
na  cosa  reprensibile ,  che  non  con- 
viene. 

Bene  guidem.  Latinismo  usato 

spessis.    dai   boi. ,  lo  stesso  che 

Bèin  cùn  bèin. 

BÉINCHÉ.  avv.    Benché.  Abbenchè. 

Tuttoché.  Ancorché.  Cheechè,e  Che 

13 


B£ 


1S2 


cke,  Quaniunque.Quandùbene  avv. 
QtMndanche  non  si  dice.  V.  Che. 

BÉINVEST,  add.  Comunemente  si  dice 
Beneviso,  Maksviso  per  Benvisto» 
Ben  veduto.  Malvisto,  Mal  veduto. 
Veduto  dì  buono,  o  di  mal  occhio. 
A  parlare  con  proprietà  di  lingua  si 
adopreranno  questi  ultimi  vocaboli 
per  indicare  Una  persona  accetta, 
gradita,  cara;  ed  al  contrario. 

BÉINVGNÙ.  Benvenuto.  Nome  proprio 
che  si  fa  entrare  nei  seguente  pro- 
verbio: Intravgnir^  a  un,  quella  d' 
Bèinvgnù,  eh'  andò  per  dar,  es  fu 
dà  a  lù.-^  Accadere  ad  uno  ciò,  che 
accadde  a  Benvenuto,che  andò  per 
battere  e  fu  battuto.  Toccò  a  lui  co- 
me a' pifferi  di  montagna,  che  an- 
daron  per  sonare,  e  furono  sonati. 

BÉLL,  n.  m.  (coli' e  chiusa).  Voce  usa- 
ta dai  boi.  coi  verbi  Dar  e  Avéir. 
Dar  un  bèli,  iè  Quando  una  persona 
dice  un  proposito  ad  un'altra,  con 
voce  dimessa,  e  quasi  fra' denti, 
appostatamente  per  non  lasciarsi 
intendere,  affinchè  venga  richiesto: 
Che  dite?  E  con  ciò  aver  luogo  di 
replicarecon  una  celia,  per  esempio 
Diceva  un  Ave  per  un  morto,  o  co- 
sa simile.  —  Quindi  Dar  un  beli  è 
ingannare  o  burlare.  In  ital.  Dare 
un  ganghero,  un  ganghereUo,  si 
dice  Quando  la  lepre  si  ferma,  e  la- 
scia correre  avanti  il  cane.  Ed  a  si- 
mìKtud.  quando  i  ragazzi  fanno  al 
giuoco  de'  ladri,  si  fermano,  e  sfug- 
gono l' avversario ,  che  li  trapassa , 
rivolgendosi,  oppure  accosciando- 
si. 

Ho  le  tante  volte  fantasticato  su 
l'origine  di  questa  voce  boi.,  né  ho 
mai  potuto  trovarne  una  più  acco- 
stante di  Bill,  inglese,  che  vuol  dir 
Decreto ,  Legge;  ma  non  saprei  per 
qual  motivo  i  boi.  possono  avere 
attaccato  a  questa  voce  una  idea  d' 
inganno,  o  di  burla,  se  non  fosse 
per  una  sìmilit.  ai  Bill,  che  le  tante 
volte  vengono  proposti,  riproposti 
e  rimandati  da  una  Camera  all'altra, 
in  maniera,  che  per  lungo  tempo  ri- 


mane sospesa  la  deflnizlone,  e  spes- 
so anoora  non  ha  effetto. 
BÉLL,  sust.  (coir  é  apertissima).  Belr 
lo,  n.  m.  Bellezza,  Betta. 

Perder  al  so  (fèti. '•^Perder  il  sito 
bello. 

Quand  al  s' vést  €U  bèli.  —  Quan- 
do  si  vide  il  bello,  vale  L'  opporto- 
nità,  il  colpo,  r  occasione.  Vedersi, 
o  venire  il  destro,  il  buon  destro  di 
fare,  di  dire  è  frase  più  propria. 

Vèdersla  belio.  —  Temere,  —  A 
m' la  vést  bèlla  d'  cascar.  —  Temei 
d' essere  in  procinto  di  cadere. 

In-t-alpiu  bélL^Sul  beiio,  o 
nel  bello  di  alcuna  cosa,  vale  Nel 
buono,  nel  forte  dì  quella  cosa:  Sul 
bello.  Nel  bello  dell'  eia. 

Mancar  in-t-^  più  bèli,  -r^  Cader 
il  presente  in  siUV  uscio.  La  gran- 
dine è  caduta  in  sul  far  ricolla. 
Condur  bene  qualche  suo  affare,  e 
in  sul  buono  della  conelosione  ab- 
bandonarlo, e  precipitarlo. 

Andar  vi  in^l-al^iù  bèli.  ^  Par- 
tirsi in  mi  far  del  nodo  al  filo. 
BÉLL,  add.  m.  BÈLLA,  f.  Bello,  Bella. 
agg.  B^  accorc.  Nel  plur.  Begli,  Bei 
e  Be'  accorc.  (e  quest'  ultimo  si  ac- 
costa al  boi.  Bi ,  m.  plur. 

D' bel  mézz  de.  —  Di  bel  mezzo 
di.  Nel  colmo  del  mezzodì. 

A4  ho  avù  una  bèlla  pora.  -^Bo 
(Kmto  una  beUa  paura. 

h  'ha  veinl  dis  bi  scud. — Ha  gua- 
dagnati dieci  begH  seudL 

Alla  bèlla  prèma.  --^  Al  bel  pri- 
mo. Alla  bella  prima.  Subito  su- 
bito. 

Andar  bèli  béU.-^ Andar  bel  belr 
lo,  pianamente. 

Far  bèU.  —  AbbelUre  e  Rabbelli- 
re, io  signif.  att.  vale  Far  bello. 
Ad  ornare 

Dvintàr  bèli.  =  AbbeUire  e  Bob- 
belUre,  in  signif.  neut. 

Fars'  bill.  -^  AbbelUrsi.  Bassel- 
tarsi.  Binfranzirsi,  dicesi  di  donna. 
—  Farsi  bello.  AlUndirsi.  Azzimar- 
si.  ?MÌtni.direbbesi  piuttosto  d'oo- 
mo. 


133 


BB 


Dvhtar  più  béU.  — >  mibeilire . 

—  Disabbellire  è  il  contrario  d'ab- 
bellire. Torre  gli  abòeUimenti. 

Far  al  bèli,  —  Fare  il  bello.  Pa- 
voneggiarsi, Far  mostra  di  sé.  Fare 
il  galante.  Vagheggiare, 

Far  la  bèlla  aùn  tùli.  -^  Essere 
aecaltamori,  una  civetta. 

Far  bltein  bUein,  fig.  Accarezza- 
re. Confettar  uno.  Andar  colle  bel- 
le. Fare  il  bello  belHno.  Andare  al- 
le belle.  Andare  a  verso.  Adescare. 
Compiacer  ano  per  proprio  Interes- 
se, e  per  renderselo  benevolo. 

Farm  del  bélH.^Fame  di  guel- 
k  coW  uUvo.  Fame  di  solenni. 

Quetta  sré  bètta.  —  Questa  la  sa- 
rebbe col  manico  I  Qttesta  sarebbe 
ben  coli'  ulivol  Oh  questa  sarebbe 
marchiana  !  Sarebbe  stravagante, 
massiccia. 

Qvètta  è  bèlla.  —  Questa  è  di 
pezza.  Notabile,  grande.  Ma  parlan- 
dosi ironicamente,  vale  Sfrana. 

La  sré  bèlla!  —  Mi  meravigHo. 
Ci  s'intende.  Ben  s*  intende,  o  si  sa. 
Non  v'ha  dubbio.  Certamente.  So  il 
wio  dovere.  So  le  convenienze. 

Passar  per  bèli.  —  In  un  conve- 
gno non  pagasse  il  suo  scotto. 

i  do  bèlla  a  truvar  mi  furtouna. 

—  Sta  a  vedere ,  Forse ,  Può  essere 
che  trovi  mia  fortuna.  Sono  in  pro- 
cinto ee, 

A  de  bèlla  a  truvarl'  in  cà.  — 
Stetti»  fui  sul  punto.  Mancò  poco 
di  trovarlo  in  casa. 

Bello  in  gr.  dicesl  Calos,  e  Bel- 
lezza, C'a//o«>  da  cui  molte  voci  com- 
poste. Caleidoscopio.  Belvedere.  I- 
Btramento  catottrico  (che  mostra 
*  in  riflesso)  risultante  da  un  cilin- 
dro cavo,  e  da  due  o  tre  specchi 
piani ,  collocali  pel  lungo  entro 
il  cilindro  ad  angolo  acuto ,  e  chiu- 
so con  due  vetri  opachi ,  il  quale 
serve  a  rappresentare ,  variamente 
accozzati  fra  loro  sotto  forma  rego- 
lare, diversi  oggetti  informi  posti- 
vi entro  in  una  delle  estremità.  — 
Calligrafia.  Eleganza  di  scrittura. 


BELLÉZZA ,  n.  f.  Bellezza.  Beltade. 
Beltà,  n.  f.  Vi  sono  voci  analoghe; 
come  Venustà,  Avvenenza,  Leggia- 
dria, ma  che  hanno  sensibile  diffe- 
renza. —  V.  Bèli. 

Uria  bellezza.  —  Una  bellezza,u- 
na  beltà,  si  dice  talvolu  di  una  bel- 
lissima donna. 

Bellézza  passa. — Bellezza  sfiori- 
ta, sbattuta,  sconcertata. 

Bèvr  et  bllèzz  d'un  alter.  —  Ma- 
niera metaf.  e  famlgl.che  vuol  dire 
Bere  il  suo  abbeverato:  cioè  Quel 
centellino  che  resta  nel  bicchiero 
di  quello ,  che  ha  bevuto. 

Oh  che  beliézza!  —  Oh  che  cu- 
rioso! 
*  BELLEZZAZZA.  Bello  spirito. 
BÉLSA,  ma  più  spesso  in  plur.  Bèls, 

n.  f.  Bazzicature,  Cose  da  poco. 
BEMOL,  n.  m.  Bimmolle,  n.  m.  Semi- 
tuono. 
BÈNDA.  —  V.  Fassa. 
BENDÉSSA,  BENDIGHEINA.  Maniera 
di  dire  ai  fanciulli  quando  starnu- 
tiscono. Benedica;  cioè  Dio  vi  be- 
nedica, vi  guardi. 
BENDÉTT,  np.  m.  ÉTTA,  f.  Benedet- 
to ,  m.  cita,  f.  Bendttein;  Beitelna; 
Bendttòn,  ec. 
BENDIR,  V.  Benedire,  y. 

Andare'  a  far  bendir,  {éeiio  iro- 
nicamente). Andare  in  rovina,  ed 
anche  Morire. 

La  roba  va  a  fars*  bendir.  —  La 
roba  va  a  Patrasso,  a  Scio,  al  bor- 
dello ,  in  conquasso ,  in  rovina. 

Ogn  coesa  va  a  fars*  bendin  •— 
Ogni  cosa  va  a bio8Cio,alla peggio, 
a  catafascio ,  all'  ingiù. 

Val'  a  far  bendir.  —  Vatti  con 
Dio. 

Titrnar  a  bendir.  —  Ribetwdlre 
0  Soprabbenedire. 

Bendir  cùn  la  cròus.  —  Crocia- 
re, e  quindi  Crociato  dicesi  a  chi  è 
benedetto  colla  croce. 

A  n'  pò  né  bendir  né  maldir.  — 
Non  Aa  tanto  caldo  che  cuoca  un 
uovo;  detto  flgurat.  Non  ha  influen- 
za alcuna  nò  in  bene,  né  in  male. 


126 


BÉTTU.  V.  Ustari, 

TETTÒNICA,  n.Lbeilonica,  a.  f.  Pian- 
ta DOlissima. 

Éisercgìtusmpiù  ch'n'è  la  bei- 
tornea,  —  Esser  più  conosciuto  che 
la  mal  erba.  Aver  più  virtù,  che  la 
bettonica;  dicesi  di  qualunque  co- 
sa, che  abbia  ottima  qualità. 

BETTULEIN.  V.  Ustari. 

BEVANDA.  V.  Bèver. 

BEVANT,  D.  m.  TA,  f.  BEVDÒUB,  n. 
m.  ÓUBA  f.  Bevitore,  n.  m.  trice,  f. 
Colui  e  colei  che  beo.  Beone.  Bc' 
vone.  Bibace.  Moscione,  Gorgione. 
Cincigliofie.  Succiabeone.  Trinco- 
ne. Asciugabotte,  Quegli  che  bee 
assai.  Quasi  tutte  veci  basse. 

BÈVEB,  Bere,  v.  e  Bevere  più  de'  Poe- 
ti. Prendere  per  bocca  acqua,  od 
altro  liquore,  e  dicesi  principal- 
mente per  cavarsi  la  sete.  —  Lap- 
pare è  proprio  del  cane ,  del  gat- 
to, che  prendon  legglermeule  l'ac- 
qua colla  lingua.  «*  Sortnre  o  As- 
sorbire serve  ad  indicare  queir  at- 
trarre a  sé  di  sostanze  (laide,  che 
fanno  gli  esseri  tanto-  organizzati, 
quanto  inorgaoizzaii  per  mezzo  del- 
la bocca,  0  dei  pori:  come  p.  e. 
'  IcavalU  ed  altri  quadrupedi  be- 
vono V  acqua  sorbendo.  Il  terreno 
assorbe  la  pioggia.  Ipori  dellapel- 
le  animale  assorbono  V  umidità 
dell'  aria.- Lambire,  il  pigliar  leg- 
giermente il  liquido  colia  lingua, 
che  si  usa  piii  frequentemente  in 
vece  di  Lappare.  JÌ  cane,  il  gatto, 
il  leone,  la  tigre  lamòiscono  V  ac- 
qua, —  Imbévere.  Dicesi  più  pro- 
priamente de' corpi  inanimati:  ii  le- 
gno imbevuto  d'  olio.  —  Succiare 
è  più  delle  cose  animate:  Le  api 
succiano  il  mele:  Il  bambino  suc- 
cia il  latte  ecc. ,  —  Succhiare  va- 
ie lo  stesso  ;  ma  è  meglio  dir  Suc- 
ciare 0  lasciar  il  SuccMare  per  Bu^ 
care  col  succhiello. 

Nella  nostra  lingua  v'  ha  ancora 
il  verbo  Libare,  e  Delibare,  vol- 
gendosi dai  boi.  Metter  su  la  bòc- 
f^a;  ed  è  Gustar  leggermente  col- 


la estremità  delle  labbra.  —  Re- 
stano i  verbi  Trinowr  e  Traceanar. 
—  Trincare,  che  viene  dal  tedesco, 
e  vaie  Bere  assai  —  Tracannatne  è 
in  grado  maggiore,  e  propriaHìente 
signilìca  Quel  lasciar  discendere 
precipitosamente  il  liquido  nella 
canna  della  gola,  senza  trattenerlo 
in  bocca.  —  Cioncare,  finalmente 
è  Bere  smoderatamente,  e  scon- 
ciamente. Ma  questi  nliimi  sono 
termini  bassi. 

Quél  eh'  bèv.  — »  Bes>enie,  agg.  Be- 
vitore, trice. 

Una  cossa  da  bèver,  -~  Bevibile. 
Potàbile,  V.  lat. 

Cossa  eh'pias  tn4-a<  beveria.  — 
fevfreccto.Cb' è  gradevole  a  bere. 

L'  azione  dei  bete  dicesi  Bevi- 
mento,  Bevitura,  Bevizione. 

Quèll  eh'  »*  bèv.  —  Bevmnda.  Be- 
veraggio. '-^Pozione  è  V.  lat 

Barda  bèver.  -  Bar  da  bere.  Da- 
re a  bere.  Dare  bere.  Porgere  da 
bere,  e  con  una  sola  voce  Mésce- 
re •  che  vale  versare  il  \ino ,  o  al- 
tri liquori  nei  bicchiere  per  dar 
bere. 

Bévr  a  surs.  '—Bere  a  eenteUini, 
Centellare,  Bere  a  sorsi.  -*Bere  per 
oonveuto,  vale  Bere  senza  toccare 
il  vaso  colle  labbra. 

Bèver  dri  a  una  cassa.  -  Soprab- 
bere.  Soprabbèvere ,  usato  da  Redi. 

Béver  purassà,  «—  Strabere.  Bere 
con  larga  mano.  E  con  voci  bas- 
se, Pecchiare,  dosteare.  Imbottare. 

*  Frèse  da  bèver.  —  Dicesi  del- 
l' Uovo  recentemente  nato. 

*  Un  oo  da  bèver.  —  Uovo  sudato, 
cioè  posto  col  guscio  a  cuocere 
quanto  basti,  perchè,  restando  mol- 
le ,  si  possa  intridervi  il  pane. 

Bèver  dèi  brod  d' oca.  *—  Baloc- 
care. Dimorare  con  perdimento  di 
tempo. 

Mandar,  Condur,  o  Dar  da  bèvr 
al  bisti.  —  Abbeverare. 

Bèvr  a  coli.  —  Baciare  il  fiasco. 
Bere  abboccando  tal  vaso. 

An's'pò  bèvr  e  siufilar  (dal  lat. 


127 


BI 


Flare  HimU  et  Barbere  diffieile 
Waat.) 

Ifon  si  puòemntare  e  portar  la  cro- 
ce. Nel  medesimo  negosio  non  si 
possono  far  due  parti. 
fumar  a  bèver.  —  iutiere. 
Bèvr  imèm.  — Fare  una  eomhUh 
hìa.  Bere  con  piti  persooe. 

Pagar  da  bèver.  —  Dare  U  beve' 
roffffio.  Parfar  la  bwitura.  Ma  oda 
cbe  si  dà  a'  Tettar  ini  perchè  be- 
vano. 

Ihnandar  da  l>èver.  -^  Chiedere 
il  h%mraffffio, 

BEVIOU  n.  BI.  Abber)érat(Ào,  Becera- 
\m.  Aiberetto,  n.  m.  Vasetto  di  Te- 
tro, o  di  terra,  che  si  tiene  pieno 
d'acqua  agli  uccellini  nelle  gabbie. 

BEZEGULA ,  n.  f.  Bazzècole.  Bàzziche , 
0.  f.  phir.  Bazzicatfira ,  n.  f.  Mas- 
serìzzhiole,  coserelle  di  poco  pre- 
Rio. 

BEZZf.  Parola  veneziana,  che  ttsano  i 
toscani  per  Danari. 

BGNÀ.BGNÒ.acoorc.  di  BISOGNA,  che 
si  osa  nel  discorso  famigl.  per  Bt- 
foffna.  Fa  d*  uopo. 

Bgnà  eh'  al  sépa  un  asen.  •>—  De- 
ve  crederti  che  sia  un  asino.  Con' 
vj«n  credere  che  sia  un  asino. 

^1.  n.  m.  Miscuglio,  n.  m.  Confu- 
»wne,  n.  f. 

Far  un  brfoi.  Lo  stesso  che  Ab- 
ffviar.  V. 

BGòLL.  n.  m.  Coffolària,  n.  f.  Sorta 
di  rete  da  pescare  (grande  e  larga 
neir  apertura ,  e  che  va  poi  a  re- 
strìngersi a  poco  a  poco  inftno  al- 
la coda ,  dov«  i  pesci  entrano ,  e 
non  possono  f ornare  indietro,  aven- 
do molti  rfcettacoK. 

BffòU  6g.  Luoffo  dove  siavi  confu- 
itone,  disordUne.  Chiasso.  Bordello. 

RGUIAR.  V.  Abquiar. 

BIABÒ,  n.  m.  èalaereina.  n.  f.  Scac- 
ciapensi^,  n.  m.  Ribeba  presso  i 
Lombardi.  Strumentino  di  ferro, 
che  ha  la  forma  di  piccola  h'ra,  te- 
ntilo fermo  fra  le  labbra  colla  ma- 
no siiristra,  e  scoccando  colla  de- 
stra la  linguetta,  che  sta  nel  mez- 


zo, molleggiando  uno.  si  serve  con 
modo  strano  della  cavità  della  boc- 
ca per  la  risonanza,  e  del  fiato  per 
veicolo  del  suono.^ 

La  co  dèi  biabò.  —  Qrllìetto  o 
liwfu^ta. 
BIANC,  n.  m.  Bianco,  n.  m.  Uno  degli 
estremi  de' colori,  opposto  al  ne- 
ro. ▼.  Culòur. 

Bianc.  — *  Bianco.  Calce  di  mar- 
mo bianco  con  cui  s'  imbiancano 
i  mnrh 

Dar  d' Mane  al  murai.  —  Im- 
biancare.  Imbianchire.  Bianchire. 

Bianc  dV  occ'.^^Albàffine.  Bian- 
co dell' occhio. 

Bianc  d'ov,  la  darà  di' ov,  — 
Albume.  Bianco  dell'  uovo. 

Bianc  spore.  —  Bianco  si(dlcio. 
Sìkcido. 

Cusr  in  bianc.  —  Lessare,  e  par- 
landosi di  pesce  Trottare. 

Bianc  d'  lati.  —  Bianco  làtteo 
0  lattato. 

Bianc  d*  nèiv.  —  Bianco  di  neve. 
Ntveo  è  lat. 
BIANC,  CA.  add.  Bianco,  ca,  add.  Di 
color  bianco. 

Bianc  scandd»  e  anche  assoluta- 
mente Scandd.  Candido  e  Candì" 
dissimo  super.  Che  vale  bianco  in 
supremo  grado. 

Oltre  a  questi ,  in  Ital.  v'  hanno 
Cando  e  Albo.  La  prima  è  voce  an- 
tiquata, la  seconda  è  tutta  lat. 

Tirar  al  bianc.  —  Biayichegfjia" 
re.  AWeffqiare.  Tendere  al  bianco. 

Ch'  tira  al  bianc.  —  Biancheg- 
ffiante.  Albeggiante.  Albiccio.  Che 
ha  del  bianco.  Albicante  e  V.  lat. 

Ihintar  bianc  cm'  è  una  pèzza 
lava.  Diventar  nel  viso  come  un 
panno  curato  o  lavato.  Venir  nel 
viso  color  di  cenere.  Allividire  e 
AUibidire.  Impallidire. 

Lassar  in  bjanc.  —  Lasciare  in 
bianco.  Lasciare  spazio  nelle  scrit- 
ture per  potervi  scrivere  a  suo  tem- 
po, il  quale  spazio  i  latini  dicono 
La/runa,  e  molti  scrittori  ital.  tt- 
sano adesso  questo  termine. 


BI 


128 


BI 


BIANCA^  np.  f.  Bianca,  f.  co,  m. 

BIANCARl ,  n.  f.  Biancherìa ,  n.  f. 
Ogni  sorta  di  panno  lino  lavorato 
di  color  bianco»  come  Tovaglie, 
Camicie,  ecc. 

Da  tavla.  —  Biancheria  da  ta- 
vola. '—  Sc'ielta,  léssa. -^  Bianche' 
rìa  liscia.  —  In  opera.  —  Bianche- 
ria tessuta  a  opera.^~  Damasca.  — 
DanMscata,  o  a  foggia  di  Dama- 
sco.'•^Sporca,  che  i  boi.  dicono 
sempre  Robba  sporca.  ->-  Panni 
siidici.  —  Rutta.  Imporrata.  Dice- 
si de'  panni  lini  quando  si  gua- 
stano per  r  amido. 

Dstènderla  biancarì  in-t'-el  cord. 
— -  Tendere  la  biancheria  su  le  cor- 
de. 
Dar  aria  alla  biancarì.  V.  Aria. 
Far  la  lèsta  dia  laoandara,  o  sia 
dia  robba  sporca.  —  Far  la  listb 
de*  panni  sudici  per  la  lavandaia. 

BtANGHElN.  m,  EINA,  f.  add.  Bianco- 
lino,  na,  agg.  dim.  di  bianco. 

BIANCHÉLLA.  n.  f.  Bianclietta.  Givi- 
Iella,  lì.  f.  Sorta  di  grano,  con  spi- 
ga armata  di  reste,  bianchissimo, 
che  serve  per  minestra,  intero  o 
infranto. 

BIANCHÉTT,  BlANCflEZZ  ,  BEANCA- 
STER.  Bianchetto.  Biancàccio.  Bian- 
chiccio. Sottobianco.  AWiceio.  Bian- 
castro. Subàlbido.  Tendente  al  bian-* 
co. 

BIANCHEZZ.  V.  Bianchèlt. 

BIANCHÉZZA,  n.  f.  BiancJiezza,  n.  f. 
Biaìicheggiamento ,  n.  m.  La  voce 
Biancore,  è  antiq.  —  Una  somma 
bianchezza  si  esprime  colle  voci 
Candidezza,  Fulgidezza,  Candore, 
e  quest'  ultima  usano  anche  ì  boi. 
Candidezza  e  Candore  equivalgono 
ancora  figuratam.  a  Purità,  Schiet- 
tezza.^ 

'Albore  signìQca  Biancbeggiamen- 
to  di  splendore.  Albóre  di  luna. -'Il 
prìmo  albóre  per  V Alba  -  Albeggia- 
mento, che  tende  al  bianco,  si  usa 
come  Albeggiare,  tendere  al  bianco. 
La  bianchezza  de'  capelli  dicesi 
Canizie.  Canutezza. 


BIASL  DP..  m.  Biagio,  Biasio,  m. 
BlASSAMÉliNT.  n.  m.  Masticamenlo. 
Masticaciotìe.  Masticatura.  Biascia- 
mento,  il  masticare. 
BIASSAR,  V.  Masticare.  Anche  i  boi 
meno  volgari  dicono  Masticar.  — 
Disfare  il  cibo  co'  denti.  V.  Magnar. 

Magnar  zó  senza  biassar.  Ingo- 
iare. 

Biastar  di  paternoster,  fig.  Spa- 
temostrare.  Masticar  paternostri. 

Biassar  el  parol.  —  Masticare, 
Biaseiare  le  parole.  Dicesi  di  chi 
parla  lentamente,  e  steaUtamente. 

Biassar  mal  una  cassa..  —  Ma- 
sticar male  una  cosa.  Addattarvisi 
male,  e  sopportarla  mal  voiealierL 

Forbs  eh' biassen' .^^  Forbice  che 
trincia.  Da  Masticare  derivano  va- 
rie VOCI,  che  non  sono  od  dial. 
'BIASSUGAR.  MasHcaccHare. 

*  BIASSUGÒN,  n.m.  Masticacchiatore, 

n.  m. 

*  BIASSUGÒN,  n.m. ,  per  lo  più  al  piar. 

Masticaticcio.  Cosa  mcuticata  V. 
Biassamèint. 

BIASTMAR,  dalla  voce  antica,  Biaste- 
mare  ora  Bestemmiare. 

BIAVA,  n.  f.  Biada.  Dicesi  più  spe- 
zialmente Quella  sorta  di  biada  che 
si  dà  in  cibo  alle  bestie  da  soma 
e  da  cavalcare,  ed  in  questo  solo 
significatai^  si  prende  la  voce  boi. 
—  Biada  ha  ricevuto  in  oHre  una 
nozione  piU  estesa,  per  Tutte  le  se- 
menti, come  grano,  orzo,  vena,  e 
simili  ancora  in  erba.  Ed  anche  per 
lo  frutto  di  esse  biade  in  univer- 
sale già  ricolto,  e  precisamente 
per  Biade  s*  intendono  tutti  i  le- 
gumi ,  i  quali  crudi  sono  riservati 
alle  bestie,  e  per  gli  uomini  si  eoo- 
cono  in  varie  maniere,  come  Fa- 
ve, Vecce,  FagiuoU,  Ceci,  e  simili. 
Dar  la  biava. '^ANfiadare.  Dare 
la  biada.  Pascer  di  biada. 

Camp  sumnà  d'  biava.  ^  Cam- 
po imbiadato. 

BlAVAROL,  n.  m.  Biadaiuolo,  n.m. 
Colui  che  vende  le  biade.  Gram- 
iuolo. 


BI 


129 


BrCCRfR,  n.  m.  Bicchiere,  n.  m.  Vaso 
per  oso  di  bere,  e  dello  assoluta- 
mente s' intende  sempre  di  tiCro. 
I  bicchieri  sono  di  varie  forme,  e 
di  lavori  diversi.  Bicchieri  tavorO' 
ti  a  costole,  a  cantoni,  a  marteHa- 
ti.  a  liste,  a  reti,  a  reticelU,  a  no- 
di, corpacciuti,  corpacciutoni,  meS' 
si  a  oro,  profilati,  alti  di  matcelle, 
alti  e  fondi,  ecc.  ^^ Bocca,  Fondo, 
Orlo  del  bicchiere. 

Un  bicchir  pein  ras. -^Bicchiere 
pieno  (Ino  all'  orlo.  Traboccante. 
Che  trabocca, 

'  Vein  ch'avanza  in  fai  bicchir. 
--  Abbeoeraticcio.  Abbeverato, 

'Mal  dèi  bicchir,  -*  Colica  fio- 
tw)$a. 

BICOCCA  0  BICOQULA*  n.  f.  Bicocca  . 
Piccolo  castello,  rocca,  casolare  in 
cima  ai  monti,  e  per  simili t.  dicesi 
ado<i;ni  casaccia  brntla  e  malconcia. 
-7  Stamberqa  e  Slàmberoaecia.  E- 
diGzio  0  stanza  ridotta  in  pessimo 
stato.  —  Catapecchia.  Cattiva  casa 
rustica. 

BIDà,  n.  f.  Biètola,  e  nel  verso  anche 
^iela.  Nella  Crusca  trovanst  Bieto- 
la  e  Barbabietola,  come  sinonimi. 
Miì  i;li  esempi  portati  nell'  una  e 
neir  altra  parola  vertono  sulla  bie- 
tola bianca,  che  si  usa  nelle  sole 
foglie  cotte  e  peste  per  minestra, 
la  descrizione  botanica  registrata 
nella  Crusca  d'  edi7..  boi.  sembra 
appunto  quella  della  Bietola  offi- 
cinale. 

Comunemente  si  sogliono  con- 
fondere, queste  tre  voci  Bietola, 
Pastinaca  e  Carota.  V.  Badis. 

BIETTA,  n.  f.  Bietta.  Zcppa.n.  f.  Pez- 
zetto di  legno,  o  di  metallo  taglia- 
to a  guisa  di  conio,  che  s'  adopei 
fa  talora  per  serrare  0  strignere 
insieme  legni  o  altro ,  e  talora  per 
separare,  e  fendere  i  medesimi,  met- 
tendola nella  spaccatura.  In  mecca- 
nica dicesi  Cùneo,  e  volgarmente 
Conio. 

Biétta  di'  uss.  —  Biétta  deU*  n- 
scio. 


BIGARàR,  V.  Cincischiare,  Ciondola- 
re, Induffiare. 
BIG  ATT.  tt.  m.  Tre  sono  !  termini 
generalmente  usali  in  ital.  Verme. 
Baco.  Bruco.  —  Vènnine  è  termi- 
ne generico,— Baco  si  adopera  pu- 
re in  gen..  ma  si  usa  piii  comunem. 
per  quelli  della  specie  piii  grossa. 
Il  Bruco  ò  il  piii  piiM;olo,  quello 
cioè  che  si  pasce  di  foglie .  di  frut- 
ti e  simili,  che  in  boi.  ed  in  ital. 
chiamasi  anche  Ruga.  Siccome  di- 
cesi Bruco  e  Brucio,  trovasi  per- 
ciò in  plur.  Bruchi  e  Bruci ,  il  pri- 
mo serve  pel  primo,  il  secondo  per 
l'altro.  —  Vermi  si  chiamano  quel- 
li, che  nascono  nel  corpo  umano. 
^-Lombrichi,  Lombricuzzi,  I.0W- 
brichetti  sono  per  Io  piii  quelli  « 
che  hanno  internamente  nel  corpo 
i  fanciulli,  detti  da  Linn.  Ascaris 
lumbricoides.  ìl  latte,  lo  zucchero, 
e  il  mele  ammazzano  i  lombrichi, 

Bigatt  da  séida.  —  Baco  da  seta. 
Filugello.  Baco  filugello.  Baco  e  Bi- 
gatto presi  nssolut. 

Tgnir  di  bigatt.  —  Fare  i  bachi. 
Farli  nascere  e  nudrirli  affine  di 
averne  la  seta. 

Biffati  ch'van  in  frasca.  -  Bachi 
che  vanno  al  bosco,  che  si  manda- 
no in  frasca. 

Smèint  d' bigatt:  uvadéll.  —  Se- 
mi di  bachi. 

Bigatt  dia  caren.  —  Cacchioni. 
Uova  generate  dalle  mosche  nella 
carne  fresca  e  nel  pesce,  che  dì- 
vens^ono  poi  vermiccluoli. 

Caren  peina  d'  bigatt.  —  Carne 
cacchionosa.  —  Marmeggia  'dicesi 
a  quel  verme .  che  nasce  nella  car- 
ne secca  0  salata,  e  la  rode.  Da 
questo  ne  nasce  un  insetto  nero 
chiamato  da  Linn.  Dermestes  lar- 
darius. 

Bigatt  del  gran.  —  Tonchio  dei 
grani  è  nome  generico.  —  Punte- 
ruòlo è  quel  Verme  0  bruco  che  ro- 
de il  frumento.  —  Gorgoglione , 
Gorgoglio  0  Totichio  quello  ch'en- 
tra nelle  fave ,  piselli  ed  altri  legu- 


BI 


130 


BI 


mi,  e  rodendoti  ti  Tuota.  Vedine  in 
Lìdd.  le  varie  sorte.  —  Beco,  chia- 
mano in  Toscana  quel  piccol  ver» 
me,  che  guasta  e  rode  le  alive.  — 
DormigUone  V  insetto  che  rode  gli 
alberi ,  e  singolarmente  i  meli.  — 
Bruco,  Bruciolo,  quel  baco  che 
sta  nelle  radici  de'  raperonxoli ,  e 
simili.  —  Misurino ,  quel  baco  ver- 
de-che  nasce  sulle  piante  piccole 
de'  fiori,  e  specialmente  de'  geràni, 
e  che  movendosi  si  ripiega  come 
un'  anguillina.  —  Bruma,  quel  ver- 
me che  rode  il  legno.  —  Lombrico 
0  Lombtichi,  ptur.  Verme  senza 
gambe,  che  nasce  nella  terra,  (boi. 
Bigatétia»  n.  f.)  ft^ntioto,  vermicel- 
li che  rodon  la  lana.  (boi.  Tarma, 
e  Tarm  plur. 

•  Bigatt  da  lègn.  —  Tarlo. 

\Bigatt  del  vid.  —  Taradore. 

Èsier magna  dai  bigatt. -^Baca^ 
re  dicesi  per  lo  pih  delle  frutta. — 
Pere,. mele  bacate,  che  bacano.  — 
Brucare  si  riferisce  propriamente 
alle  foglie,  ai  fiori.  Foglie  di  gelso 
brucate,  bmciolate.  Ma  si  troverà 
■  negli  autori  l'un  termine  usalo  per 
r  altro:  p.  e.  Pesce  che  baca.  Frut- 
ti che  bacano.  Pera  brucata,  ecc. 

Esser  pein  d' bigatt.  —  Invermi- 
nare  e  InvemUnire  si  dice .  più 
spesso  della  carne,  del  pesce,  del 
cacio.  Cacio  inverminito.  Carne  in- 
ver^minita. 

Éssr  un  mal  bigatt.  ^  Essere 
un  mal  bigatto,  una  mala  lanuzza. 
Essere  un  uomo  di  cattiva  inten- 
zione. 
•BIGATTARA,  n.  f.  Verminara\  n.  f. 

Luogo  pieno  di  vermi. 
BIGATTEIN.BIGATTÉTT,  n.  m.  Vermi- 
cello. Vermetto.  Vermiccitwlo.  Yer- 
minetto.  Venmnuzzo.  BacoUno.  Ba- 
cherozzo. Bacheròzzolo.  BrucoUno, 
diminutivi  di  Verme,  dì  Baco,  di 
Bruco. 
BIGATÉLLA.  V.  Bigatt. 
BIGATTINElN,n.m.  dìm.  di  BigatHen. 
—  Vermiedv/oluzzo,  dim.  ^  Ver- 
micciuolo. 


ta  divermicciuoluzzi  simili  alle  ai| 
golllette,  che  si  veggono  nelPa 
celo  coir  aiuto  del  microscopio. 

BIGATTÒUS,  add.  Verrnhìoso.  Verm 
eoloso.  Bacato.  Baeaticcio,  dim-  ^ 
InvermiTMto  e  fnverminito.  Cheh 
vermini.  —  Carni  Vertninose.  Fni\ 
ti  verminosi.  La  voce  boi.  ha  on  a| 
tro  significato  di  Cosa  che  indH(\ 
vermini.  Che  eccita  la  formazbìi 
de*  vermi,  o  Che  e  omogenea,  m 
cosi  dire,  ai  vermi.  Si  dice  perrij 
dai  boi.  La  frutta  trop  modani 
bigattòusa.  Al  furmài,  la  robbi 
dòiUza  è  bigattàusa ,  ecc.  E  ciò 
Che  genera,  o  fa  aumentare  t  ver 
mi  ai  fanciulli.  V.  Bigatt. 

*  BI6LIABD,  n.  m.  B^Uardo  n.  m.  T 
Balla. 

BIGLtÈTT,  n.  m.  Biglietto,  e  pressoi 
più  delicati  VigUeito,  n.  m.  Letted 
breve  e  confidenziale,  che  si  sctìtJ 
fra  i  non  molto  lontani. 

Mettr  i  bigUelt  in-P-i  eanton.  - 
Bandire  una  co^a  su' can^t*.  Vale  at 
taccar  le  potli%e  su  canti  delle  str» 
de,  onde  avvisare  il  pubblicò  di  a 
na  cosa  rinvenuta,  o  perduta .  €cc 
Bigliettein.  -*-  Eticìèetta ,  nell'  o^ 
so  e  nel  commercio  introdotto,  à\\ 
cesi  di  Quel  polfxzino,  che  sì  ^ 
prappone  a  certe  cose  per  IndlcaiS 
ne  la  qualità,  la  quantità,  il  ^alo^ 
re,  0  simile.  Etichetta  de'  baratm 
li,  de* pezzi  di  storia  naturale,  ecc| 
I  termÌDi  di  lingua  saranno  Mìet-\ 
ta,  Polizzina,  CarteìUna.  -  BUìWe^^ 
dia  cummedia;  dèi  veglion.  BuM 
tino  per  la  commedia  ecc.  —  ^'* 
gliètt  dèi  loit.  Bulletta,  bidkW- 
na  ecc. 

BIGNÈ,  V.  m.  (dal  fr.  Beignef}.  Bigd 
Spezie  di  fritella  delicata. 

BIGÒNZ,  n,  m.  Bigoncia,  n.  f  Vaso 
rotondo  di  legno  a  doghe  senw  co- 
perchio ,  e  s'  US»  per  trasportar  li- 
quidi. Nel  Die.  Veneziano  trows» 
Bigoncio  nel  mascolino  .  forse  pf' 
differenziarlo  da  Bigoncia,  (.,  che 
significa  Cattedra  rotonda  da  dorè 


BI 


131 


si  arringa  al  pobblico,  ma  nell*  uno 
e  oell'  altro  signiflcato  dicesi  bi- 
goncia nei  fem.  ed  il  secondo  è  fi- 
guralo. Nella  Toscana  è  misura  di- 
tenuta  circa  tre  mine;  nel  boi.  di 
circa  oso  staio.  V.  Corta. 
filOOT,  n.  HL  OTA,  n.  f.  BlZOC  (dal 
fr.  Bigoi).  Gavot,  la,  —  Bacchet- 
tone, n.  m.  Bachettotia,  n.  f.  Colui 
0  colei  che  mostra  attendere  alla 
vita  spiri  loale.  V.  Basantadoìin. 

BIGOTISM,  GAVOTISM,  n.  m.  (dal  fr. 
Bigoiisme).  B<iccheUoneria  »  n.  f. 
Bacc^itofùsmo ,  n.  m.  Ipocrisia. 

BIGUNZEIK,  BIGUISZÉTT,  Bigoncina. 
Bigoncetta,  Bigonciuolo. ,  dim.  di 
Bigoncia.  Bigonciuoteito ,  dim.  di 
Bigonduolo:  ed  è  ancbe  quello  che 
in  boi.  chiamasi  Mastèlla,  Moètlét- 
(a,  Mastlètt,  che  si  mette  sotto  alla 
cannella  disila  bolle  manomessa  •  e 
che  serTe  ad  altri  usi.  Mastella  an- 
cbe in  lial.  V.  Mastèlla, 

BIGLNZÓN,  D.  m.  Bigoticiona,  n.  f. 
accr.  di  Bigoncia. 

6UU  DL'  Afilli.  V.  Bisù. 

BINADUR,  n.  m.  Incannatoio,  n.  m. 
Strameoto  che  serve  ad  incannare 
il  filo. 

'BmDANA  DLA  VID.  Tralcio  di  vite 
che  tirasi  da  uno  ad  altro  albero , 
perchè  V  uva  riceva  i  benefizi  del- 
l' atmosfera. 

BIISDULAMÉINT .  n.  m.  BlNDUUBt, 
n.  f.  Bindoleria,  Bindolatura,  Bin- 
dolata» n.  f.  Jibbindolamento,  Ag- 
giramento. AggtUn(lolamcfUo,u.m. 
Specie  d*  inganno. 

BINDULAR.  Aggirare.  Abbindolare. 
Trappolare,  Carriuolare.  Menar  pel 
naso. 

BINDULÓN,  D.  m.  Bindolo.  Aggirato- 
re. BindoUme  è  voce  dell'  uso. 

BIOIC,  n.  m.  Bifolco,  n.  m.  Quegli  che 
conduce  e  governa  i  buoi. 

BIOICA,  BIOLCA,  n.  f.  Bubukata.  Bu- 
Imlca.  Bifolca.  Voci  disusate.  Misu- 
ra o  sia  spazio  di  terreno»  ed  è 
quanto  può  arare  un  paio  di  buoi 
in  un  giorno.  Ora  direbbesi  Iwgero, 
ed  è  fra'  boi.  una  misura  di  terra 


dell' estensioiie  di  quanto  cuopre 
una  corba  di  grano  seminato  comu- 
nemente, che  equivale  a  due  tor- 
natme  e  mezza  della  misura  attuale 
boi.  Vi  è  ancbe  la  voce  Coltre ,  mi- 
sura di  terreno,  quanto  si  può  arare 
in  un  giorno  con  un  sol  aratro.  — 
i.a  parola  Bioicà  boi.  si  adotterà  in 
campagna  per  indicare  il  lavoro  di 
bovi  in  un  giorno  sia  coli'  aratro , 
sia  con  carro ,  od  altro  veicolo  ti- 
rato da  bovini.  V.  Corba. 
BlÓiND,  add.  Bipìido,  agg.  •—  Far 
òiònd  i  cavi.  —  Imbioftdafv  e 
hnbiotuiire,  Bimbiondire  i  capelli. 
Ihfiniar  biònd.  —  imbiondire, 
Titnr  al  biònd.  —  Biondeggiare, 
Andar  vslé  all'  ultimo  biondo 
—  All'  uUiwa  moda.  All'  ultima 
galanteria.  Col  più  buon  gusto  o 
garbo. 

Biondeggiante  è  V.  d'  U. ,  ma  sa- 
rebbe di  regola. 
Biundein,  —  Biondello,  Bionde^ 

to^agg* 
«  Biondezza,  n.  f.  Astratto  di  biondo. 

BIÒNDA,  n.f.  Tenerume,  n.  m.  So- 
stanza bianca,  e  pieghevole,  la  qua- 
le spesso  è  unita  all'  estremilA  de- 
gli ossi.  U  termine  di  scienza  è  Apo- 
neurosi. Parte  bianca  membranosa, 
e  più  tenace  della  carne. -^  biòn- 
da è  una  Lavanda  colla  quale  le 
donne  si  bagnano  i  capelli  per  farli 
biondi. 

BIÓSS ,  add.  Biotto  dicevasì  antic.  per 
Nudo,  spogliato,  privo  di  ogni  co- 
sa. 1  tedeschi  dicono  Bloss ,  da  do- 
ve probabilmente  deriverà  il  ter- 
mine boi. 

Un  OS  biòsi.  -—  On  osso  affatto 
scamato. 

Alcuni  boi.  dicono  sbiòss  forse 
dair  unir  sempre  quest'  aggiunto 
alla  voce  Oss  ;  Un  os  biòss ,  per  cui 
dovendo  adoperar  sola  la  voce 
Biòss,  viene  da  essi  aggiunta  la  S 
in  principio. 

'BIRACC,  o  BIBÙCC  DEL  FURMINTON. 
Torso ,  e  Tórsolo ,  n.  m.  La  pannoc- 
chia del  grano  turco  disgranata. 


m 


132 


B1 


BlKAGAR ,  V.  Tergiversare.  Procrasti- 
nare. Indugiare,  v.  Menare  in  lungo. 
A  l  va  biragand,  sèinza  concluder 
nient.  — Va  indugiando  senza  ve- 
nire al  fine ,  alla  conclusione. 

BIRBA,  n.f.  BIBBANT,  add.  e  sust. 
Bìferito  ad  un  uomo  \ale  Birbóne , 
n.  m. 

Andar  alla  birba.  Far  la  Birba , 
Birbar.  —  Birbantare.  Birboneg- 
giare. Andare  all'  attacco ,  o  alla 
busca.  —  Bitba.  Spezie  di  carrozza 
a  due  luoghi,  e  a  quattro  ruote, 
guidale  da  quello,  che  \i  siede 
dentro. 

BlBICCHEm,  n.  m.  Baiando.  V'hanno 
Monello  e  Mariuolo ,  o  Mariolo  ter- 
mini equivalenti ,  che  si  danno  a 
quei  ragazzi  briconcelli,  sudici  e 
sformati,  che  si  veggono  birboneg- 
giare per  la  città.  Dicesi  Monello 
anche  ad  uomo  Discoto ,  Scuriscio- 
ne.  Scapestrato. 

BIBICCHEINA ,  n.  f.  Berghinella,  n.  f. 
Donna  plebea  di  bassa  condizione, 
e  per  lo  più  di  non  buona  fama. 

BIRICCHINADÈLLA ,  n.  f.  Piccola  ma- 
riuoleria.  Sboccatura,  dicesi  Una 
pazziuola  giovanile ,  o  scosturoa- 
tezza  della  prima  gioTcntù. 

BIBICCHINAIA,  n.  f.  Ciurmaglia,  Ple- 
baglia ,  Poveraglia ,  n.  f.  Moltitudi- 
ne. V.  Marmata. 

BIBICCHINAR,  FAR  DEL  BIRICCHI- 
NAT.  Darsi  al  briccone,  al  furfan- 
te. Gettarsi  al  cattivo.  Darsi  alla 
scapigliatura.  Vivere  alla  scape- 
strata. Caglio ffare.  Condurre  una 
vita  malvagia  ed  oziosa. 

BIRICCHINATA.  Manuoleria,  n.  f.  V. 
d.  U.  Azione  di  Mariuolo.  MaraC' 
chella  e  Gherminella. 

Altri  nomi  quasi  equivalenti  so- 
no: Gtww  feria.  Trufferìa.  Baratteria. 
Birbonata.  Birboneria.  Birbanteria. 
Guidonerta. 

BIBICGHINÉLLA ,  n.  f.  BerghineUuz- 
za,  dim.  di  Berghinella. 

BIRICCHINÒN,  n.  m.  Caglio ffone.  Ma- 
nigoldo. Galeone.  Briccone. 

BIROCC.  Biroccio,  n.  m.  Spezie  di 


carrozza  a  due  lubghi,  e  quattro 
ruote.  I 

BIBÒN,  n.  m.  Zaffo,  n.  m.  Pezzo  di 
legno  fatto  a  cilindro,  da  una  testa 
più  sottile  che  dall'  altra ,  col  quale 
si  turano  le  botti  o  buchi  d'altr 
vasi  nella  parte  inferiore,  dooA 
dovrebbero  uscir  cose  liquide. 

Bus  del  biròn.  —  Fecciaia.  Boo 
nel  fondo  del  mezzule,  dove  si  mei 
te  la  cannella  o  il  zaffo  alia  botte. 
Astuppar,  o  metter  albirònaih 
bòtt.  —  Zaffare. 

Biròn  dèi  furmintòn,  —  Tom* 
Torsolo,  n.  m.  La  pannocchia  de 
gl'ano  turco  disgranatar. 

BIS ,  add.  (puro  fr.  Bis).  —  Bigio.  Co 
lore  simile  al  ceregnolc— AggioD 
lo  d'  uomo,  vale  mesto',  malcon 
tento. 

BISACCA,n  f.  (voce  più  pfossimaa 
lat.  Bis  sacca,  che  all'  it.  BisaeciQ 
0  al  fr.  Besace).  V  equivalente  ilal 
ed  anche  il  più  usitato  è  Saccocm 
e  Tasca. 

Bisacca  dicono  i  boL ,  come  i  fr 
Poche,  alle  false  pieghe,  ma  grai> 
di ,  che  fanno  gli  abiti  mal  fagliati 
Piega,  Crespa:  p.  e.  Guarda  si 
bra^  eh*  bisacca  eh'  el  fan  qué.  - 
Osservate  questa  gran  piega  m 
calzoni, 

Avèir  una  cossa  in  bisacca.- 
Avere  cosa  n€l<:amiere,  o  in  pw 
gno ,  nella  manica,  o  in  bor$a.  Di 
cesi  dell'avere  una  cosa  sicuramen- 
te in  propria  balia. 

Metter s' in  bisacca.  V.  Imbim^ 
cars'. 

Magnar  a  strazza  bisacc.  —  ^^ 
Magnar. 

BISACCA,  n.  f;  Tascata,  n.  f.  Quanio 
può  capire  in  una  tasca. 

BISACCHEIN  DALL'  ARl^I.  Borselli- 
no. —  Taschino  è  voce  dell'  uso. 

BISACCHEINA,  n.  f.  Taschetla,  àm 
di  tasca. 

BISACCÓUNA,  n.  f.  Tascone,  n.  m. 
accr  di  tasca. 

BISBIAMÈNT ,  n.  m.  BisbigUo.  BitH' 
gito.  Bi$bigliamento.  Susurro,  mor* 


Bl 


133 


BIS 


morio  prodotto  dal  cicaleccio  fitto 
piano  da  piìi  persone.  V.  Àrmòur. 
BISÈLL..D.  m.  Bigello,  n.  m.  Sorta  di 

panno  grossolano. 
BISÉTT,  add.  Bijsierògnolo  t  agg.  Che 

ha  dei  color  bigio. 
BISÒGN»  n.  m.  Bisogno ,  n.  m.  Manca- 
mento di  cosa ,  di  cui  in  qualche 
modo  si  può  far  senza.  Avrei  6ito- 
gno  di  vincere  un  temo  allotto. ^^ 
Necessità,  n.  f.  Mancamento  di 
quello  diche  non  si  può  far  senza  in 
veruu  modo.—  Occorrenza.  Si  può 
dire  un  Bisogno  eventuale.  Ingnat- 
sisia  occorrenza  »  che  crederà  Iro- 
varmi  abile  a  servirlo.  Le  esibisco 
in  ogni  altra  sua  occorrenza  la 
mia  seroiiù.  —  Occorrenza  signi- 
fica in  oltre  Affare,  Faccenda.  — 
Uopo,  n.  m.  Corrisponde  a  Disogno. 
È  d' uopo ,  fa  d' uopo,  l' ìwpo  ri- 
chiede, ecc.  Tutta  volta  Uopo  espri- 
me Un  bisogno  associato  colla  no- 
zione di  utilità.—  Ife«^t>f0,  Mestie- 
ri, Mestiere^  oltre  al  significato  pro- 
prio di  Arte,  Professione,  ottenne 
anche  quello  di  Bisogno.  Iddio  co- 
nosce ottimamente  dò  che  fa  me- 
stieri a  ciascuno.  —  Bisogna ,  n.  f. 
vale  Faccenda.  Affare. 

Al  veins  pr  un  so  bisògn.  —  Ven- 
ne per  una  sua  bisogna.  Bisogne 
domestiche,  e  famigliari. 

Chi  ha  bisògn  dèi  fug  porza  el 
dida.  —  Chi  ha  bisogno  s'arrenda. 

Àvèir  al  so  bisògn.  —  Aver  l'oc- 
corrente ,  o  la  Tomatif  di  casa. 

Per  chi  ha  bisògn  lùtt  è  bòn.  •— 
A  tempo  di  carestia  pan  veccioso. 
A  tempo  di  guerra  ogni  cavallo  è 
buono. 

Al  bisògn  fa  curagg'.  —  Il  bisq- 
gm  può  più  elle  la  vergogna.  La 
fame  caccia  il  lupo  dal  bosco. 

ÀI  bisògn  inségna.  —  Il  bisogno 
fa  prod'  uomo.  Il  bisogno  fa  trot- 
tar la  vecchia.  Il  mangiare  inse- 
gna il  bere.  Il  fare  insegna  a  fare. 

Far  i  su  bisògn.  Aìidar  dèi  corp. 
—  Andare  del  corpo.  Andare  al 
cesso,  al  destro* 


A  un  bòn  bisògn,  avTerb.  Forse. 
Probabilmente. 
BISSEINA.  BISSULEINA.  BISSOU.  n. 
f.  Bisciuola ,  n.  f.  dim.  di  Biscia. 
Serpetta,  Serpicelta,  u.  f.  Serpici- 
no,  sust.  dim.  di  serpe.  Serpentello. 
sust.  dim.  di  Serpente.  — *  Bisciuole 
chiamano  t  macellai  liorent.  Certi 
vermi  di  color  bianco  lattalo ,  simi- 
li quasi  ad  un  seme  di  zucca ,  con 
un  poco  di  gambo ,  che  non  di  ra- 
do si  trovano  nel  fegato  delle  pe- 
core e  dei  castrati.  I  macellai  boi. 
dicono  Una  bistia  eh'  ha  el  parpai 
in-t-al  feghet. 

Bissola  d' polver  da  stiop.  — * 
Traccia  della  polvere.  Quella  por- 
zione di  polvere  che,  dal  luogo 
d' onde  si  appicca  il  fuoco ,  si  di- 
stende fin  presso  a'  masti,  e  ad  ali  ri 
istrumenti  da  fuoco  per  iscaricarli. 
BISSOLA.  V.  Bisseina. 
BISSÓN,  n.  m.  BISSÓUNA,  n.  f.  Bi- 

sciofie,  n.  m.  Biscia  grande. 
BISTIA ,  n.  f.  Nel  dial.  boi.  quesla  vo- 
ce è  generica  per  esprimere  qual- 
siasi animale  bruto. 

Nella  ling.  ilal.  sonovi  diversi 
vocaboli  equivalenti,  o  piultosto 
che  nel  discorso  famigliare  si  pren- 
dono per  equivalenti.  Animale,  è 
il  Primo  genere  di  tutte  le  specie, 
i  di  cui  individui  vivono,  a^fiscono, 
e  si  muovono  da  sé  medesimi.  Be- 
stia, è  nome  generico,  che  abbrac- 
cia gli  animali  bruti,  fuorché  gli' 
inselli.  — *  Bruto  è  quasi  sinonimo 
di  Bestia,  ma  differisce  da  quesla 
in  quanto  che  si  adopera  per  con- 
trapporlo ad  Animale  ragionevole , 
cioè  Animale  senza  ragione. 

Bisti  velenòusi.  -^  Bestie  veleno- 
se ,  chiamansi  gli  insetti  e  i  rettili , 
che  hanno  in  sé  veleno  nocivo  agli 
uomini ,  e  agli  altri  animali. 

Bisti  grossi.  —  Bestiame  grosso. 
Buoi,  vacche,  e  simili. 

Bisti  mntAdi.  —  Bestiame  minu- 
to. Capre ,  pecore ,  ecc. 

Bistia  preso  assolut.  vale  Bestia 
grossa,  e  per  lo  più  vaccina. 


Bl 


134 


BI 


Caren  d' bisHa ,  lati  d'  bisHa  — 
Carne  di  vacca,  latte  di  vacca. 

Bisti  da  bccar.  Bestie  da  macel' 
io,  —  Bestie  macellesche. 

Bisti  da  guazz.  —  Bradume.  Be- 
stiame vacciao  da  tre  anni  indietro, 
cioè  quantità  di  Brado»  parola  che 
s'osa  sustant.  e  addiet.  nello  stesso 
significato. 
BISÙ»  n.  m.  (dalfr.  Bijou).  Galanteria, 
o  Gioia.  Piccolo  mobile  prezioso , 
ricco  e  gentile ,  finamente  lavorato. 
Ed  anche  Gioie,  ed  altre  cose  pre- 
ziose ,  che  siano  d'ornamento  per- 
sonale. 

Bisu  di'  arlòi  —  Cióndoli,  n.  m. 
plur.  V.  d.  U.  ^  CiondoH,  chiamansi 
ancora  gli  Orecchini, 

Bisùy  per  simil.  si  estende  que- 
sta voce  a  persona ,  o  cosa  grazio- 
sa» delicata,  fina,  ecc.  L'ha  un  bi- 
su d'una  casa. 
BISUGNAR ,  V.  Bisognare,  abbisogna^ 
re.  Venir  bisogno.  Far  d'uopo.  Es- 
ser d'uopo.  Occorrere.  Convenire. 
Esser  necessario. 

Bisógna  eh' a  i  vlessbèin.^^Con- 
viqn  credere  o  supporre,  È  a  sup- 
poni che  l'amasse. 
BlSUTARt,  n.  f.  (dal  fr.  Bijouterie) 
Minuteria.  Minutaglia.  Mercanzìuole 
di  lusso ,  lavori  minuti  fini  di  me- 
talli. —  Minutiere  si  chiama  quel- 
r  orefice,  che  fa  di  codesti  lavori 
gentili  d'oreficeria. 
BlTÙM,  n.  m.  Bitume,  n.  m.  Minerale 
untuoso  agevole  a  bruciare.  Ma  la 
voce  boi.  non  indica  questo.  Bitmn 
nel  dial.  significa  ogni  Cemento  atto 
ad  unire  le  pietre ,  t  marmi,  i  mu- 
ti, i  metalli,  ecc-  equivale  pertanto 
a  Cemento.  La  Crusca  non  ha  am- 
messo questo  vocabolo,  quantun- 
que siano  stati  accolti  i  derivati 
Cementare,  Cementazione.  €i  av- 
verte però  (ediz.di  Bologna)  che  og- 
gidì chiamansi  quasi  generalmente 
dagli  scrittori  coi  nome  di  Cementi 
quelle  Materie  colle  quali  si  unisco- 
no le  pietre  negli  edifizi.  Ed  in  vero 
Cemento  è  parola  presa  dal  lat. 


Coemeniutn,  e  significa,  in  s^iso 
generale,  Ogni  composizione  dina- 
tura  gluliììosa  e  tenace ,  c^ta  a  le- 
gare, unire,  e  tenere  in  coesione 
più'  cose.  La  calcina,  il  gesso,  il 
calcestruzzo,  il  saldnme,  la  colla, 
e  simili,  sono  cementi,  ed  ogni 
arte  ha  qualche  particolare  cemen- 
to per  le  rispettive  operazioni.  1 
toscani  dicono  Smaito.  Smalto  con 
sasso  e  calcina.  Smalto  con  gesso 
e  sabbia.  Il  Cemento  de'  lavoratori 
in  metalli  ha  il  proprio  termine  di 
Saldante,  V.  d.  U. 

BIUDA ,  dicesi  per  Buazza.  V. 

BIUNDEIN ,  V.  Biònd. 

BIZARR,  V.  SHzzòus. 

BIZÈF  (A).  A  bizzeffe.  A  baUe,  A  so- 
ma. A  carra.  In  quantità.  Imbuon- 
dato,  inbuondato,  e  In  buon  dato. 
In  grandissima  quantità.  Questa 
voce  A  bizzeffe  non  è  del  volgo  boi. 
ma  è  comunissima  fra  le  persone 
civili ,  come  lo  è  per  tutta  V  lutia. 

BIZOC.  Bizzocco.  V.  Bigott. 

BLAC,  STRAPFIRL  Cencio.  Panno, 
abito  stracciato. 

*BLACCA,  n.  f.  Ciammengola.  Zam- 
bracca.  Donnacchera.  Donnuccia. 
Donnicciuola  cenciosa,  sudicia. 

BLACGÒN,  SBLACCÀ.  Cencioso,  agg. 
d'  uomo  mal  vestito. 

BLANMANGÉ ,  (dal  fr.  Blanc-manger). 
Biancomangiare.  Sorta  di  vivande, 
per  lo  piii  di  farina  di  riso,  cotta 
nel  latte ,  con  zucchero. 

BLÈTT.  Belletto,  nome  che  in  italiano 
comprende  Quelle  materie,  colle 
quali  alcune  donne ,  per  parer  bel- 
le, si  lisciano,  ma  i  boi.  liraitaBO 
il  significato  del  loro  termine  al 
.semplice  color  rosso.  Dioesi  anche 
Liscio. 

Dars'  al  blètt.  —  Lisciarsi.  Im- 
bellettarsi. Colorarsi.  Colorirsi. 

BLICTRI.  Detto  per  agg.  ad  uomo. 
Dappoco.  Dappocaccio.  Signor  di 
maggio.  Signor  da  burla.  Che  non 
vale  un  lupino, ^na  Usca,  una  sor- 
ba ,  un  corno,  utia  bticcia.  fion 
-è  tanto  caldo  che  ctwca  un  no- 


135 


vo.  lo  credo  che  la  voce  BÙaM  de- 
rivi dalia  frane  Beltfre. 

6LiGU£L  Ombelico,  OmbeUico,  Om- 
bilico,  Umbilìeo,  BelUco, 

N'avèir  nianc  iuit  ai  ÒHgueL  — 
HoH  aver  rtuciutU  gli  occhi.  Non 
aver  per  anco  raèdullo  il  belUco, 
Esser  giovane.  Non  avere  sperien- 
za. 

Buiomeina  dèi  bUguel  •—  Gan- 
game.  Lo  incavo  del  bellico. 

Tralcio  diceai  al  Budello  del  bel- 
lico» che  hanno  i  bambini  quando 
nascono. 

Da  Ombelico  ai  fa  Ombelicato 
agg.,  che  vale  fatto  a  guisa  di  bel- 
lico. 

Bel^co  si  dice  ancora  a  Quel  bu- 
co delle  frutta ,  cbe  lascia  II  pic- 
ms\o  da  esse  spiccato. 

UUieo,  add.  Vale  Appartenente 
a  guerra. 

BU£IN»  add.  BelUno,  Belletto.  Bel- 
hiccio,  add.  Dim.  di  Bello, 

BLLOTT,  (dal  fr.  Bellot).  Bellino,  Bei- 
luccio,  Belletto,  dim.  di  Bello. 

BLÓ.  V.  TurcMn. 

BLOG,  Q.  m.  (dal  fr.  Bloc),  Saldez- 
za, 0.  f.  Dicesi  dagli  scultori ,  Un 
ceppo.  Una  mcksea.  Un  gran  pezzo 
di  marmo  non  ancor  lavorato. 

BLÓNDA,  n.  f.  (dal  fr.  Blonde).  Mer- 
letto per  lo  più  di  seta, 

BNEIN,  BNÉTT,  avv.  dim.  di  Bèin.  Be- 
nino.  Alquanto  bene,  Paesabilmen- 
te  bene, 

Adéssa  $tag  bnein,^^  Adesso  sto 
Ifenino. 

A  stag  bnett,  -<-  Sto  alquanto  be- 
ne.  Passc^iknente  bene.  Bene  anzi 
che  no. 

BO,  MANZ.  n.  m.  slng.  Bu,  plur.  Bo- 
ve, ma  meglio  Bue  sing.  e  dagli 
antichi  Bo  ed  anche  Bu  qer  sinco- 
pe. Buoi  e  Bovi  plur.  Toro  castrato 
e  domato.  Si  sono  date  diverse  de- 
nominaiioni  a  questo  quadrupede 
rominante  dall'  unghia  fessa,  se- 
condo le  diverse  eU  sue. 

Videa,  m.  ViteUo,  m.  Il  parto  del- 
la vacca  cbe  non  abbia  passato  l'an- 


no. (Cosi  la  Cniaca ,  e  seco  Albert 
ti).  Io  direi  piuttosto,  e  mi  pare 
con  pili  precisione.  Il  parto  ma- 
schile della  vacca. 

Vidella,  f.  Vitella,  f.  Femmina 
del  vitello  (Cosi  r  Alberti,  perchè 
né  la  Crusca  del  Cesari,  né  quel- 
la di  Bologna  hanno  in  registro  que- 
sta voce).  Qui  pure  mi  piacerebbe 
piti:  Il  parto  femminile  della  vacca. 

Manxol,  m.  Giovenco,  ro.  (e  co- 
me dicesi  Manzotta  alla  Giovenca, 
lo  non  avrei  difficoltà  di  dire  an- 
cora Manzoito).  Bue  giovane.  To- 
ro dal  tempo  cb'  egli  è  stato  do- 
mato fino  a  che  ritiene  I  dentini, 
cioè  fino  al  quarto  anno.  Cosi  Man- 
Zola,  f.  Giovenca,  Vaccherella,  Jtfan- 
zotta.  Vacca  giovane. 

Tot,  m.  foro,  m.  Il  maschio  del- 
la vacca. 

Turètt.  —  Torello.  Toro  giovane. 

Vacca,  f.  Vacca,  f.  La  femmina 
del  toro.  Comincia  ad  esser  vacca 
verso  il  quarto  anno  di  sua  età.  Fi- 
no a  quel  tempo  si  dice  anche  Vi» 
tella  gentile. 

Manz,  m.  Manzo,  m.  è  lo  stesso 
che  Bue.  —  Manza  in  fem.  non  si 
trova  usato  cbe  per  Amanza ,  cioè 
.   persona  amata. 

Èssrun  bò  d'or.  Fig.  Esser  ricco 
sfondato. 

N*savèirniane  quantpara  fan  tri 
bu.  Non  saper  quante  coma  hanno 
tre  bt:oi.  Non  saper  quanti  piedi 
s'  entrano  in  uno  stivale.  Sapere 
0  non  sapere  a  quanti  di  è  san 
Biagio.  Non  sapere  quante  dita  si 
ha  nelle  mani. 

Srar  la  stalla  dòp  eh*  i  bu  ein 
scappa.  —  Serrar  la  stalla,  perdu- 
ti i  tmoi.  A  usanza  di  villan  matto, 
dopo  il  danno  fa  patto.  Cercar  de' 
rimedi  seguito  il  danno. 

Boar,  n.  m.  Boaro,  Bifolco  n.  m. 
Guardiano  de'  buoi. 

Boattiere  è  il  mercante  di  bestie 
bovine. 
BOBA .  ed  anche  SBOBA  ,  n.  f.  Voce 
popolare  per  Minestra. 


1 


BÒ 


136 


BO 


BÓCCA,  n.  f.  Bocca»  Quella  parte  del- 
la testa  deir  aoimale,  per  la  quale 
prende  il  cibo,  e  manda  fuori  la  Toce. 

Vgnir  V  acqua  darà  in  bocca. 
Y.  Acqua. 

Trattar  bocca  mi  eh'  vut*.  -  Far 
trattamento  ad  alcuno  a  bocca. 

Aveir  bócca  mi  eh'  vut.  — Nuo- 
tar nel  lardo.  Aver  latte  di  gallina. 

Avèir  la  bócca  dèi  fòuren.  Bócca 
larga.  Una  bócca  eh'  eiappa  da 
un'  urèccia  a  qui'  altra.  -—  Bocca 
che  tocca  da  un  orecchio  all'  altro» 
Bocca  svivagnata.  Aver  bocca  da 
forno. 

Far  bócca  da  reder.  Far  zrisei- 
Ita.  —  Sorridere.  Far  bocca  da  ri- 
dere. Sogghignare  è  un  sorridere 
con  disprezzo  Y.  Sgu^nar. 

Far  bócca  da  pianzer.  -—  F<tr 
greppo.  Raggrepparsi.  Far  la  boc- 
.  ca  brincia.^ 

Far  la  bócca  storta.  —  Far  boc- 
ca  bieca.  Fare  scorei  di  bocca. 

Metters'  alla  bócca  un  fiasc.  — 
Abboccare  un  fiasco. 

Al  dscórr  perchè  V  ha  la  bócca. 
-  Apre  la  bocca  e  soffia.  Parla  a  caso. 

Avéir  la  bocca  d'  UvrcL  —  lab- 
bro leporino  dicesi  da'  medici  Quel 
difetto  di  labbra  eh'  è  una  specie 
di  mostro  per  formazione. 

Lavars'  la  bócca.  —  Empirsi  la 
bocca  di  checchessia.  Parlarne  stra- 
bocchcTolmente ,  senza  ritegno. 
Vantarsi  di  che  che  sia  a  pregiudi- 
zio d'  alcuno. 

Avéir  bona  bócca.  Èsser  d*  bona 
bócca.  —  Essere  di  buona  bocca. 
Mangiare  il  pollo  senza  pestare. 
Essere  abboccato  Dicesi  di  chi 
mangia  molto  e  di  tutto. 

Éssruna  bócca  muffa.  —  Essere 
di  mala  bocca.  Di  chi  è  di  poco  pa- 
sto, e  difficile  a  contentarsi. 

Dir  una  cossa  a  bócca»  ^—  Dire  a 
bocca,  di  viva  voce,  presenziai- 
mente. 

Dir  una  cossa  per  bócca  d' in- 
spirtà.  ^-  Favellar  come  gli  spiri- 
tati.  Cioè  per  bocca  d'  altri. 


Scappar  daUa  bócca.  — •  Uscir 
di  bocca.  Venir  detto  inconsidera- 
tamente. 

Torrfora  d' bócca.  --^IHboec^re, 
Trar  fuori  della  bocca. 

Metter  su  la  bocca  inrt-una  piai- 
tanza.  —  Assaggiare. 

Arstar  a  bócca  sulla.  —  Bimof 
nere  a  denti  secchi,  o  asciutti. 

Cavars'  dalla  bócca.  — -  Far  ri- 
>  sparmio  nel  mangiare. 

BoccAe^gtore.  Mover  la  bocca  eoo 
aprirla  e  serrarla  nel  mandar  fuori 
gli  spiriti ,  che  faccia  qualunque  a- 
nimale.  Boccheggiare,  dicesi  per  i- 
scherno  dì  chi  mangia  di  nascosto, 
e  non  vorrebbe  esser  veduto  dai 
circostanti.  Mangiar  sotto  ba/viera. 
(Boi.  Magnar  sóUs<iccon.) 

Spazzars'  la  bócca.  '-^Appiccar 
le  voglie  all' arpione.-  Patirsele.  5pti- 
tar  le  vòglie.  Dimettere  il  desiderio 
di  alcuna  cosa  per  impossibilità  dì 
conseguirla. 

Torrla  parola  d'in  bócca. '^ 
Bomper  l'uovo  in  bocca,  Rubare  ìe 
mosse.  Prevenire  in  dir  cosa,  che 
altri  avesse  in  pensier  di  dire. 

Tùtt  el  bócc  ein  suréll.  —  Tutte 
le  bocche  san  compagne. 

N'  s'  arcurdar  dal  nas  alla  bóc- 
ca.— Non  teneramente  dalla  boc- 
ca al  naso. 

Bócca  dèi  stómg. — Forcella  del- 
.  lo  stomaco;  o  Arcale  del  petto. 

Bócca. — Bocca  si  dice  dell'Aper- 
tura di  molte  cose,  come  di  pozzo, 
sacco,  vaso.  ecc. 

Bócca  del  fumili.  —  Braciaiuo- 
la. La  cavita  sotto  la  graticola  del 
fornello. 
BOCCIA,  n.  f.  Pallòttola.  Pallottole  di- 
consi  Quelle  sei  palle  di  legno  di 
maggiore  o  minor  mole ,  che  ser- 
vono per  giocare  rotolandole  per 
terra,  e  facendo  a  chi  piìi  le  av- 
vicina ad  una  settima  più  piccola, 
detta  Lecco  o  Grillo.  V.  Bùccein. 

Metter  una  boccia  d*  ruzzai  Ro- 
tolare una  pallottola. 

Boccia  d' vèider.  V.  Buttellia. 


137 

BÓGN,  D.  m.  Ifoltissimi  nomi  si  tro- 
vano Della  Crusca  «  ed  in  altri  Voca« 
bolarì,  i  quaU,  presi  coofusamente 
per  sjoooìmi,  lerraono  cerlameDle 
sospesi  gii  animi  sulla  scelta ,  \o- 
leodoue  Tar  l' appUeaaioue  propria 
e  precisa  nel  loro  sigflittcalo.  Sarà 
diuiqae  di  molta  utilità  il  dare  di 
essi  ia  spiegazione. 

Talli  gli  alzameoli  o  siano  enfia- 
ti morbosi  locali  circoseritU  sopra 
la  superficie  del  corpo  animalo  si 
cbisfflano  col  nome  generico  di  Tu- 
more, dal  lat.  fumar,  che  nel  sen- 
so esteiso  Tale  Gonfiezza  qufriun" 
9«e.  —  Eli  fiato  »  n.  m.  É  voce  pur 
essa  generica  per  significare  Gou" 
f^zza  qualunque.  —  Gavòcciolo, 
dalla  Crusca  definito  per  Enfiato 
cQiiwato  per  lo  fmì  dalla  peste. 
Questa  è  una  voce  cbe  fin  dal  Boe- 
taccio  fu  delta  essere  del  volgo;  lo 
sarà  dunque  ianlo  maggiormente 
ai  nostri  tempi*  —  Ciccione,  deri- 
vato da  Ciccia ,  è  voce  da  lasciarsi 
alle  bàlie ,  come  gergale,  o  puerile. 
'-Bubùoue.  Enfiato  che  fa  la  peste 
ìie' luoghi  glandulosi,  come  nelle 
iiiceile,  neW  anouùiaia»  e  simili. 
Tubèìcoh.  Tumoretto,  Ma  per  lo 
più  the  manda  fuori  marcia.  —  Ft- 
9ii(^o,  si  prende  poi  per  Piccol  tu- 
krcolo.  —  Carùoìie.,  Carbonchio, 
nel  linguaggio  medico  è  Un  tumore 
maligno  pestilenziale^  che,  per  la 
soa  nerezza ,  viene  cosi  chiamato. 

Un  bògn  insUzzé.  *-  Un  fignolo 
ineiprigniio ,  (dicono  i  fiorentini). 

La  parola  Bògn  boi.  è  forse  pro- 
Teoienle  da  Bignè  fr. ,  giacché  Bu- 
fano ital.  vale  Amia  da  pecchie, 
BÓGNA,  0.  t.  Bozza,  n.  f.  Quelle  pie- 
li  e,  le  quali  con  maggiori  o  minori 
aggetti  sportano  fuori  delle  fabbri- 
che con  \arie  sorte  di  spartimenti,  e 
s' usano  {ter  lo  piìi  con  Tardine  ru- 
stico. Ha  V  vene  di  varie  guise;  Bozze 
a  fjuaneiaUUo:  a  punta  di  diaman' 
te;  bozze  rusliehe  o  rozze.  Bozzo, 
IL  m.  Bozze  pulite,  punzecchiate, 
incerie ,  piane ,  cioè  meno  rilevate. 


BO 


rógna  di  ù$$,  del  Imeiel  (dello 
Impropriamente  quando  non  rile- 
va) Riiiuaéro  Quello  spazio  eh' è 
contornalo  dalle  spranghe,  e  dai 
baiiilol. 

Bògtw  in-t'la  murata.  —  FoT' 
mella.  Queir  ornalo  che  è  droon- 
dalo,  0  cb'é  neir  inlemo  di  un  ri- 
quadro. Forwetle  squadrate,  e  lut' 
te  di  marmi  diversi.  Formelle  far- 
ulte  di  (fronzo  dorato.  —  Forrnvl* 
lato;  Ornato  di  formelle.  Un  pc* 
dstall  d' batoli  d' Spagna ,  eun  ti 
hògn  d*  marem  zail  d*  Siena.  — 
Piedistallo  di  iHirdigtio  di  Spagna, 
formeUato  con  giallo  di  Siena. 
BÒI,  n.  m.  Bollitura,  n.  f.  L'azione 
del  bollire  de'  liqwH4. 

/n-f-Mtt  M.  —  /fi  una  beUitura. 

Usano  i  boi.  anche  la  voce  Bui" 
dura ,  ma  meno  di  frequente.  — •  Vi 
sono  in  oltre  1  nomi  ital.  di  Bolli' 
mento,  BolHzione,  Bollore,  Il  bol- 
lire ,  0  sia  lo  stato  di  un  fluido  che 
bolle. 

*  Dar  un  boi  a  un  puUastèr  in^ 
nanz  d'  metterl' arrost.  Bislessare 
un  pollo,  Dargli  un  bollore. 
BOIA ,  n.  m.  Boia,  n.  m.  e  nel  numero 
plur.  Boi,  Carnefice,  Manigoldo.^ 
Carnefice  chiaviavano  gli  ant.  il  Bec- 
caio, a  canèe  fot  tenda.  Questo  for- 
se avrà  dato  luogo  all'opinion  già 
comune  fra'  boi.  che  in  mancanza 
del  Boia  si  potesse  supplire  con  un 
Beccaio. 

Buièssa.  —  Boiessa,  è  la  moglie 
dei  boia;  ma  per  lo  piti  nzì Crudele, 

Un  boia  mal  pralic.  -»  Imperito 
nelV  arte.  Mal  pratico.  Manovale. 
CiabatUno.  Cattivo  artefice. 

Pagar  al  boia  eh*  v'  impéeea.  — 
Pagar  il  boia  ohe  ci  frusti.  Spen- 
dere per  avere  il  danno.—  jTu  ugni 
il  cavicdule,  che  t'ha  a  dinoccO' 
lare.  Faif  del  bene  per  averne  dei 
male. 

Va  al  boia. -^  Va' al  boia.  Va' al- 
le forche ,  al  diavolo ,  alla  nutlora, 
BÓIER,  v.  n.  ed  anche  nUivo.  Bolliir. 
Preso  neutral.  diea»  M  Rigonfiar 

13 


no 


13B 


M 


'  de'  liquori  quando  per  gran  calore 
lavano  le  bolle.  Quando  è  preso  in 
sìgoif.  alt.  vale  Applicar  il  fuoco  a 
un  fluido  bollente,  a  checché  sia  , 
perchè  bolla. 

Frinzìpiar  a  bòter.  ^  Grillare. 
■  Così  il  bollire  del  vino  dicesi  Gril- 
lare. 11  fenneniare  del  mosto  me- 
S(H>lato  co'  graspi.  £  Grillare  del 
vino  nuovo  nella  botte.  (  Molti  bo- 
lognesi pur  essi  usano  in  questi  ca- 
si la  parola  Grillar). 

bóier  a  cavali.  --^  Bollire  a  scro- 
'  icto ,  a  ricorsoio ,  in  colmo ,  cioè 
nel  maggior  colmo. 

Bóier  la  careti  in-t-V  acqua  più- 
vana.  *-  Bollire  la  carne  nelV  ac' 
gtia  di  pioggia. 

Pitsun  sa  quèll  eh'  bòi  in  pgnal- 
ta.  —  Nessuno  sa  dove  la  scarpa 
io  strlgne. 

Far  savèir  quèìl  eh'  bòi  in't-la 
so  pgnatla.  •—  Andar  col  cembalo 
in  colombaia.  Pubblicare  i  suoi  in- 
teressi. 

A  s' bòi.  —  Fa  caldo.  Facaldor 
no  »o  caldura. 

**  Una  cossa  eh'  bòi  a  quakdùn. 
-^  Cosa  che  cuoce  ad  alcuno.  Che 
spiace. 
BOLL ,  n.  m.  Bollo.  Impronto ,  n.  m. 

Andar  alla  bólla,  n.  f.  Andare 
al  bollo.  A  far  bollare  i  vasi  di  le- 
gno da  vino  o  da  mosto. 
BÒLZA,  n.  1  Bòlgia:   Valigia,  n.  f. 
Specie  di  bisaccia. 

Bòlia  e  sbòlza  per  similit.  vale 
Gonfiezza. 
BÓMBA ,  B;  f.  (Dal  lat.  barb.  Bombum) 
'  (coir  ò  pronunziato  stretto  come 
Bomba  in  ital.  )  Bombo ,  n.  m.  Voce 
-  -  colla  quale  i  bambini  chiamano  la 
bevanda.  Altri  simili  nomi  dissilla- 
bi, e  ripetuta  >a  prima  sillaba,  com- 
pongono il  dizionario  infantile  per 
lacilità  di  tenerli  a  mente.  Marna  e 
papà,  alla  fr..  Mamma,  Babbo. 

Pan.  —  Pappo. 

Pappa.  -^  Pappa. 

fetta.  —  dóccia.  Poppa. 

Quattrein. —  DintH, 


Cwcòn. —  Cucco. 

Bu.  »  Bua. 

Zezza.  —  Ciccia. 
BÓMBA,  n.  f.  (pronunziato  eoU'ò  a- 1 
porto).  Bomba,  n.  f.  Grossa  palla  di  | 
ferro ,  che  gettasi  ne'  luoghi  asse- 
diati; ed  anche  palla  di  fuoco  arti- 1 
fiziato. 

Balistica  chiamasi  V  arte  di  lan- 1 
dare  le  bombe. 

Bómba  d'cristaU. —  Ghbo  di  cri- 
stallo ad  uso  di  difendere  il  lume 
dal  vento ,  t  vasi  dalla  polvere ,  ec. 
BÓN,  add.  m.  BONA,  f.  Buono,  na. 
add.  e  Buon,  sinc.  11  suo  contrario 
è  Cattivo.  Questo  aggiunto  si  osa , 
nel  dial.  boi.  in  tutti  i  signif.,  nei 
quali  vleneusato  nella  lingua  naz.  | 
e  cioè  per  Giovevole.  Piacevole.  Sa-^  ' 
no.  Forte,  ecc.  ecc. 

Bir  d' bòn.  —  Favellar  in  sul  so- 
do, y  ha  esempio  di  Dir  di  buono, 
Giuocar  di  biumo.  Far  di  buono, 

Bit' d' bòn?  — /)t'  tu.  di  o  da 
vero? 

Tgnirsla  d'bona,  o  in  bona.  — 
Credere  d'  esser  sicuro  di  utui  co- 
sa ,  che  dee  accadere. 

Bòn  trèi  volt.  —  Corbellone.  Min- 
chione. 

Alla  bona.  V.  Balstròuna. 

Al  n'è  nianc  òòn  d' far  sudar 
un  ov.  —  E'  non  ha  tanto  caldo, 
che  cuoca  un  uovo ,  vale  Egli  non 
ha  veruna  autorità. 

Un  om  eh'  n'  è  bòn  da  nient.  — 
Uomo  inetto,  disadalto,insufficien- 
te,  incapace ,  inabile ,  o  mancante  | 
d'ingegno.  Un  dappoco.  Buono  a 
nulla.  Un  da  nulla.  Un  chiurlo.  Vn 
uom  da  succiole.  Non  esser  buono 
da  porsi  la  mano  alla  bocca.  Non  ; 
caverebbe  un  grillo  da  un  btico. 
Non  raccozzerebbe  tre  pallottole  in 
un  bacino. 

Bòn  per  Iv,  Bòn  per  me.  -  Buon 
per  lui.  Buon  per  twc.  —  Buoìi  fu 
per  me  che  costui  non  si  mosse. 

Éssr  in  bona  ctm  un.  —  Esser 
bene  con  uno.  Aver  amicizia.  Esier 
d'  accordo.  Essere  in  pace. 


-BOM 


139 


non 


fumar  in  bona  eùn  un.  — >  Ripi- 
gliare alcuno.  Ho  ripigliato  il  tale, 
cioè  la  grasaa ,  V  amicizia  del  tale. 

Atidar  eùn  el  òon\  —  A  paéso  a 
pa980  si  va  a  Boma.  A  dura  ancu- 
dine,  martello  di  piume. 

N'  i  dar  bòn.  —  Non  gliene  ri- 
sparmiare. Non  gliene  far  (mona 
una  maledetta.  Non  gliene  dar  mai 
una  di  vinta. 

A  n*  ho  mai  un'  àura  dia  bona. 
—  Tutto  mi  va  a  rovescio. 

Far  bòn.  —  Estere  appariteente. 
detto  d*  uomo.  Far  comparsa. 

N'  far  nient  bòn.  —  Esser  dispa- 
riscente.  Non  far  comparsa. 

Poe  d'  bòn,  detto  di  persona.  — 
Mal  cristiano,  di  chi  mena  mala  vi- 
ta, jfafondrino.  MaHfiienztonato  »  di 
un  cattivo.  Uomo  bigio,  di  perso- 
na malvagia.  Un  diseolOt  di  eattiva 
condotta. 

Sé,  d'bòn.  —  Davvero.  Da  senno. 
In  verità. 

Tgnirs'  per  cvèll  d' èòw^—  Te- 
nersi buono.  Vantarti.  Insuperbir- 
si. Gloriarsi.  Invanirsi. 

Tótl  è  bòn  da  cvèlL  -—  Ogni  prun 
fa  siepe.  Ogni  acqua  spegne  il  fuo- 
co. Ogni  acqua  immolla.  Tutto  at- 
taglia. Ogni  cencio  attaglia.  Ogni 
cosa  è  cosa  al  poverello. 

A  m' in'  a  vlù  dia  bèlla ,  e  dia 
bona  a  farei'  star  quiet.  —  V  ha 
voluto  del  buono  per  pacificarlo, 
vaie  Abbisognarci  del  buono.  Es- 
serci molto  da  faticare»  da  spende- 
re ecc. 

Chi  ha  di  bon  eavcUl  in  ttalla  pò 
andar  a  pi.  -—  Chi  ha  cavallo  in 
stalla  può  ire  a  pie.  Chi  ha  un  buon 
abito  in  serbo,  non  isdegna  portar- 
ne un  cattivo.  * 

V  è  un  òura  bona  eh'  aspètt  — 
Una  òtton'  ora ,  o  due  buon  ore , 
signilica  Tardi. 

Veint  de  bon.  —  Venti  giorni  e 

forse  più. 

BONàMAN,  n.  f.  Tre  parole  diverse  si 

trovano  nella  liti.  ital.  benandata. 

Mancia,  e  Paraguanto,  clie  mi  sem- 


bra siano  state  introdotte  per  indi- 
care diversi  significati. 

Benandata,  n.  f.  Mancia  al  saraon 
dell'oste,  o  ai  domestici  di  una 
casa  nel  partirsi  che  fa  V  ospite. 
Quella  che  si  dà  alle  fantesche  chia- 
masi in  fr.  Épinglet,  che  anche  in 
ital.  da  alcuni  nel  darla  si  dice:  Per 
le  spille.  — >  Benandata  si  chiamerà 
quella ,  che  si  dà  al  postiglione  do* 
pò  una  corsa:  o  Beveraggio.  Per 
bere.  -—  Mancia  è  termine  generi- 
co.  Quel  che  si  dà  dal  superiore  al* 
l' inferiore  o  nelle  allegrezze ,  o 
nelle  solennità  per  una  certa  amo- 
revolezza. Mancia  ai  servitori.  Man* 
eia  agli  operai,  cioè  Donativo  oltre 
al  prezzo  pattuito.  •—  Dar  le  mau" 
ce  per  Ferragosto  e  Natale.  Quella 
che  si  dà  a'  piccoli  fanciulli  per  Na- 
tale ha  il  nome  particolare  di  Cgtpo. 
— *  Quella  per  V  Epifiinia  di  Befana. 
— Paraguanto,  a  me  pare  voce  più 
nobile ,  cioè  Regalo  dato  piti  nobil- 
mente. L'  etimologia  stessa  ne  di- 
mostra il  significalo,  cioè  Begalo 
dato  ad  alcuno,  perchè  ^  provveda 
di  guanti.  -—  Strenna  è  voce  fr. 

BONAGRAZIA,  n.  f.  Cortesia.  Favore. 
Agevolezza.  Facilità.  Vale  ancora 
Affabilità.  Piacevolezza.  UtnatUtà,  e 
Vezzo. 

BONAVENTURA,  np.  m.  e  f.  Bonaven- 
tura e  Buonaventura,  m.  e  f. 

BONBON,  n.  m.  plur.  Voce  tolUdai 
francesi ,  da  essi  usata  coi  fanciulli 
per  significare  Ogni  sorte  di  cose 
dolci ,  cioè  paste,  canditi ,  ecc.  Bon- 
bonnière  dicono  essi  la  scatola  che  li 
contiene,  che  in  ital.  potrebl)e  dir- 
si Bomboniera.  —  Papilloies  chia- 
mano pure  i  francesi  Quei  pezzetti 
di  zucchero  candito,  mescolati  con 
varie  droghe  e  ravvolti  con  cartuc- 

.  ce  colorate.  —*  Dragée  chiamano 
ciò  che  da  noi  dicesi  Cunfìura ,  e 
in  ital.  Confettura  o  Confetto.  — 
V.  Cun  fétta. 

BONIS.  ÉMf  in  &onts ,  latinismo ,  che 

.  vale  Ettcr  danaio$o^ 

BONE,  (Voce  fr.  Bonnet)..  Berretta. 


BOT 


140 


BOT 


Berrettino.  Bemtio,  Qoello  che  &i 
porta  in  capo  di  giorno,  massime 
dagli  artigiani ,  ed  è  di  drappo  co- 
lorato ,  ed  Ila  varie  forme.  Con  vo- 
ce deli'  uso  Bone. 
BORA,  n.  f.  e  BURÈLLA,  dim.  Buca 
n.  f.  Zugar  cMa  burèlla.  Giuocare 
alla  duca  o  aUe  buche;  cioè  gettar 
la  pallòttola  in  nna  buca  assegnata. 
BOHLl,  n.  f.  Boria,  n.  t  É  aa  inso- 
lente ostentazione  del  proprio  me- 
rito, alle  volte  anche  con  ispreoLO 
degli  altri. 
BOSG,  n.  m.  Boico,  n.  m.  Luogo  pie- 
no d'  alliert  salvaticbi. 

Bóse  da  kU.  —  Boteo  ceduo.  Che 
si  taglia  a  determinati  tempi. 

Étàer  da  botc  e  da  rivira.  •«-  Es- 
ser da  bosco  e  da  riviera.  Da  basto 
e  da  sella ,  A  tutla  (folta.  Dicesi  di 
uomo  atto  a  piìi  cose. 
BOSMA,  D.  f.  Bòzzima,  n.  f.  Intflso 
di  stacciatura  o  di  cruschello,  di 
untume,  e  di  acqua,  col  quale  si 
•    frega  la  tela  in  tdaio  per  rammor- 
bidarla. 
Dar  la  bosma.  — *  Imbozzimare, 
Cavar  la  bosma.  —  Curare. 
BÒSSEL.  n.  f.  Bosso.  Busso,  ed  an- 
che Bòssolo,  n.  m.  Arbusto  di  per- 
petua verdura,  che  suol  servire  per 
contomo  alle  aiuole  de'  giardini. 
Vi  ha  r  agg.  Bùsseo. 

Una^  scalila  d'bòssel.'^  Una  Bea- 
tola bùssea.  * 

Bòssel  di  urb.  —  Bòssolo  e  Bos- 
solotlo.  Vasetto  usato  da'ciechi  per 
raccor  V  elemosine. 
BOTT,  n.  m.  e  BOTTA,  f.  Botta,  n.  f. 
Bospo,  n.  m.  Animale  velenoso  si- 
mile al  ranocchio.  Bott,  per  Bolt(i, 
ColjM.  V.  Botta. 
BÒTT,  D.  f.  Botte,  n.  f  Vaso  di  le- 
gname addogato,  cioè  fatto  a  do- 
ghe, cerchiato,  di  figura  cilindri- 
ca, corpaccijuto ,  nel  quale  comu- 
nem.  si  conserva  il  vino. 

Una  bòli  eh'  sòuna.  —  Una  botte 
eìw  canta  cioè  eh'  è  vuota;  e  cosi 
Botte  muta,  che  non  cantai  cioè 
ripiena. 


Bòtt  panxuda.  •'^  Botte  eorpac» 
ciuta. 

Una  bòtt  eh'  fa  dann ,  eh'  spi»- 
seiììo.  —  Botte  che  trapela. 

Una  bòtt.  eh'  va  in  fass.  —  Una 

botte  scommentata,  cioè  Che  ha 

le  doghe  rese  aride  e  scommesse. 

Metter  a  mai  el  ffòlt.  —  Mettere 

in  molle  le  botti,  ilbottume.  ^ 

Far  bussar  una  ttòtt,  una  bòtt  che 
n'  s' voi  bussar.  —  Far  rlstoff na- 
ve una  botte.  Una  Botte  che  non  ista- 
gna. 

Bazzar  eì  bòtt  eh'puzzen  d'amf- 
fa.  — '  Raschiare,  Asciare  le  botti, 
perchè  senton  di  muffa.  Levar  la 
superficie  imema  alle  botti.  Dicia- 
mo anche  Zappfiur  el  bòtt. 

Far  una'  òtciiia  ai  bòlL  -^  Fare 
una  pampanata  atie  (fotti. 

Mettr  a  man  una  bòtt.  —  Mjlao- 
mettere  una  botte. 

Arcalzar  la  bòU.  •—  AlUfoccare 
la  botte. 

Bisogna  Uoar  la  (fòtt,  perchè  la 
n'  tra  ptù.-— BifogfrMi  alzar  la  bot- 
te, che  non  getta  più. 

La  bòtt  è  al  boss.  —  //  vino  è  al 
basso.  ^ 

'  La  (fòli  dà  quèll  veinch'l'ha, 
Éi;.-^  La  botte  non  può  dare  se 
non  del  vino  eh'  ella  ha.  Ciascuno 
fa  azioni  conformi  a  sé  Meno:  pi- 
gliasi sempre  tu  mala  parte. 

Éssr  in-'t'Una  bòttd^  férr  fig.— 
Essere  ia  una  botte  di  ferro.  Tener 
il  capo  in  mezzo  a  due  guanciali. 
Essere  in  sicuro. 

Bòtt  sotterranea  •<—  Botte  sotter- 
ranea-per  simiL  Manufotto  di  mal- 
toni  cotti  per  sostenere  il  fondo  di 
un  canale ,  o  fiume ,  perchè  sotto 
VI  corra  l'acqua  di  un  altro  canale, 
che  lo  traversa. 

Bòtt  di  mulein.  —  Cólta  coir  o 
largo).  Ragunata  dell'  acqua  che  fa 
il  mugnaio  neUa  gora ,  per  ado|)e- 
rarla  quando  che  sia  per  macinare 
SI  grano. 

'    ÈUunar  a  (fòtt  —  Macinare  a 
colta;  a  ricolta,  a  (fottaceio. 


BOY 


141 


BOV 


BOTTA .  D.  f.  Botta,  n.  f.  Effetto  dstlla 
percassione. 

Botta,  f.  0  Botty  m.  per  Tocco 
della  eampatìa.  Un,  bott  Un  tocco. 

Alla  Itotta  del  dòn.  ÀI  tocco  delle 
due  ore. 

Botto.  Fu  impiegato  per  Caduta . 
peri'  effetto  della  caduta.  S'«  s'ca- 
tea  d'in  alt,  la  Ifotta  è  più  gran- 
da.  Oaanto  più  eu  sarai ,  maggior 
sarà  7  botto,  —  Colpo.  Quella  per- 
eussione  ebe  col  mezzo  di  un  in- 
sirofflento  si  fa  contro  qualche  cor- 
po. Colpo  di  martello.  Colpo  di 
fi(ufone.{m.Còulp.} Percossa.  Per- 
emione.  Percuoiimento,  Effètto  del 
colpo.—  BalHtura  è  meno  generi- 
co di  percossa.  Batter  con  verghe 
Battere  il  remo ,  ecc.  —  Butse ,  che 
sì  tttt  solamente  in  plur.  è  quasi 
sinooimo  di  Battiture,  ma  meno 
esleso.  Si  SQol  però  adoperare  quasi 
sempre  Del  signif.  di  Batàture,U> 
slesso  dicasi  di  Picchiata. 

Bojlapel  segno  della  percossa. 
Ucidura.  Monachino. -^y.Nezz. 

Tonfo,  D.f.  e  Tonfare,  ▼.  Rumore 
cadeodo.ScroactoèiIcolpocbe  si  fa 
del  cadimento.  Cimbotto  e  Cimbòtto- 
^  è  il  colpo ,  che  si  dà  in  terra  da 
chi  cade. 

^bottn*  piasen  nianc  ai  can, 
A  ffjoear  di  mani  diipiace  in/Ino 
«*  cani 

Àrttar  tn-Ma  botta.  Rimanere 

^rto  (M' Utante. 

^ita,  per  Danno,  Scàpito,  Per- 
irla, 

Botta  d'un  ftàm  <n-f-fo  rioa; 
^nadura.  —  Rotta  (coir  ò  stret- 
toi e  coli'  s  di  suono  aspro).  Luogo 

corroso  da  impeto  d'  acqua  o  si- 
mili. 

Cì'apparuna  botta  d' un  arzen. 
—  intraprendere  una  ròsa.  S' in- 
lende  U  riparo,  il  termine  generi- 
co^ è  Corrosione;  più  coniunem. 
%y  Idraulici  dicono  Lunata ,  ma 
conviene  che  sìa  in  linea  curva. 
BOV  D'  ANTÓUNA.  Ruovo  d'  Antona. 
^ooie  favoloso  d'  vn  celare  cava- 


liere inglese,  figlio  del  Duca  Cu/- 
done  d' Àniòna ,  le  cui  gloriose  ge« 
ste  sono  celebrale  nei  Beali  di 
Francia.  — -  1  boi.  usano  dirlo  in 
questa  sola  frase  Sio'  dia  razza 
d^Bov  d'  AntóuM?^  Siete  della 
razza  di  Buovo  d' Aniona?  Cioè 
Siete  di  stirpe  anticbiasiiM  e  vaio* 
rosa?  Detto  irouicittiente. 

BÓULS,  add.  Boieo.  Infreddato,  agg. 
Si  dice  propriamente  dei  cavallo. 
E  Boltàggine  chiamasi  la  malattia. 
Bòuls ,  per  metat  <—  Bolso  dtcesi 
del  Taglio  di  ano  atnuneiUo  dive- 
nuto ottuso.  Canto  bolso,  vale  Àth 
goto  stnussato. 

BÒURD ,  n.  m.  Orio.  —  Bordo  è  ter- 
mine d'  uso.  fiordo  di  un  cappello, 
di  un  abito,  ecc.  Orh  in  vero  è  la 
parte  estrema  di  checchessia»  quasi 
un  filo .  che  termini  la  coaa.  Bordo 
è  la  parte  estrema  bensì,  ma  estesa 
in  larghezza ,  di  maniera  che  vi  so- 
no de'  bordi  kirghi  e  larghissimi , 
e  perciò  non  esiterei  punto  punto 
ad  usare  fiordo. 

BÓURDA,  B.  f.  RiUona,  Versiera, 
Trentapeechia,  Trentancanna,  Or- 
ca, Befana.  Spauracchio  immagina- 
to dalle  donnicciuole  per  intimorire 
i  bambini. 

Far  la  bòurda.  —  Far  baco  e 
Far  baco  baca.  Far  paura  ai  bambi- 
ni coprendosi  il  volto,  e  dicendo 
Bòurda  Bòurda,  o  Rurda  Rurda-^ 
fiate  Bau ,  o  fioco  Raco. 

BÓURG ,  n.  m.  fiocigfo ,  n.  m.  Molte  so- 
no le  voci  portate  ne'  vocab.  per 
esprìmere  la  varietà  di  Aggregati 
di  più  case  destinate  al  ricovero 
degli  abitatori  fuori  delle  città.  Ca- 
sale ,  Villaggio ,  Borgo ,  Sobborgo , 
Castello ,  saranno  i  nomi  de'  quali 
ci  occuperemo  in  quest'  articolo. 
Casale.  Come  proveniente  da  Casa, 
che  presso  gli  antichi  romani  si- 
gnificava Un'  abitazione  rustica , 
non  è  che  una  Villa  o  Villaggio  ri- 
stretto,  e  cioè  Un  aggregato  di  po- 
che case,  ed  adiacenze  villiche. — 
Villaggio  Un  casale  pitt  evteso  a  cui 


BOX 


14) 


BOZ 


bìa  unita  qualche  chiesa,   alcune 
botteghe  d' artigiani,  ecc.  —  Borgo 
Un  aggregato  di  fabbricali  interme- 
diati da  strade ,  maggiore  dei  Vil- 
laggio per  r  estensione,  la  qualità 
e  quantità  di  case,  chiese,  botte- 
ghe ed  altri  edi6zi:  di  modo  che 
il  Borgo  può  avere  le  slesse  qualità 
della  città,  toltone  Tessere  circonda- 
to di  ripari.  Sobborgo  proseguimen- 
to di  abitati  lungo  la  strada  princi- 
pale fuori  delle  porte  della  città. — 
Castello.  Era  altre  volte  ristretto 
questo  termine  a  una  Fortezza  fab- 
•  bricata  per  difesa  militare  ;  in  se- 
guito si  è  esteso  il  nome  a  signi- 
ficare Mucchio  e  quantità  di  case , 
chiese,  ec,  divise  da  strade  e  piazze, 
e  differisce  dal  Borgo  per  essere  11 
Castello  circondato  da  mura.  ^  In 
boi.  non  v'  hanno  che  i  termini  di 
Castèll  per  Castello ,  ^  Boàrg  per 
borgo  e  Sobborgo. 
BOZER ,  n.  m.  BÓZRA ,  f.  BUZRÉTT , 
n.  m.  BUZRÉTTA,  f  e  piii  pulita- 
mente Bubblett»   CusslètL  —  Mar- 
.  macchio.    Ragazzo ,    e  dicesi    per 
ischerzo.  -—  Mingherlino ,  vale  Ma- 
grino ,  sottilino.  =  Scricciolo.  Per- 
sona giovane  e  piccola.  —  Piccin 
Piccino, 
BOZRA.  voce  bassa  che  si  dice  un 
po'  piii  civilmente  Sùbbia.  —  Baia, 
Bùbbola,  Bagattella,  Bozza,  Carota, 
Corbelleria,  Fiaba ,  Fandonia ,  Fà- 
vola, Pastocchia i  Inezia.  V  hanno 
'  ancora  i  diminutivi  Baielta ,  Baiùc- 
cola. 

Vgnir  su  la  bozra.  —  Montar  in 
su  la  bica.  Entrar  in  valigia,  in 
collera.  Saltar  la  mosca.  Venir  la 
muffa  alnaso. 

Sgnòur  dia  bozra.  —  Signor  di 
maggio,  vale  Da  burla. 

Far  del  bozer.  —  Fnr  delle  cor- 
bellerie. Commetter  degli  errori. 

Cuntar  del  bozer  o  del  bùbbel.--' 
Dir  delle  corbellerie ,  o  Dar  ad  in- 
tendere. Canzonare. 

V  è  una  bozra  de  nient.  —  Una 
eiammèngola.  Bazzicatura,  Bazzi- 


ca.   Bazzècola.    Cianeiafiriucola: 
Ciarpa.  Cosa  di  poco  pregio. 

I  han  euntà  una  bozra  —  Han' 
no  raccontato  una  Bubbola,  una 
Fàookk,  una  Fola.  Voce  e  cosa  det- 
ta fisamente. —Anfania.  Sciocchez- 
za. Ciancia.  Bazzecole  di  chi  anfa- 
na ,  cioè  di  chi  s'  aggira  in  parole 
senza  venir  a  conchiusione.  Pastoc- 
chiata.  Pippionata.  Pappolata;  va- 
gliono  Cosa  sciòcca,  scipita.  Vescia. 
Risoffiamento,  Discorso  vano.  «^ 
Scerpellone  Error  solenne  commes- 
so nel  parlare,  o  neir  opera  re.  Sva- 
rione, dlcesi  il  Detto  spropositato. 

Avèir  su  la  bozra,  la  òozra  in-tri 
cavi.  -~  Aver  il  bróncio,-  Esser  in 
collera.  —  Acer  la  mattana.  Una 
specie  di  malinconia.  Essere  inìpen- 
sierito.  Frastornato  da  pensieri ,  di 
mal  umore.  Aver  le  lune  a  rovescio; 
Aver  il  cimurro,  dicesi  di  chi  ha 
qualche  Umore  o  fantasia. 

Avèir  alter  per  la  lH>zra.  Loca- 
zione bassa ,  e  famigliare.  •—  Aver 
altra  fantasia.  Aver  il  capo  ad  al- 
tre cose,  e  di  maggiore  impor- 
tanza. 

Avèir  una  bozra  per  la  testa.  — 
Aver  un  cocomero  in  capo.  Aver 
alcun  dubbio,  che  faccia  stare  so- 
speso. 

Avèir  del  bozr  in  tèsta,  —  Aver 
de'  farfallini,  o  delle  farfalle,  o 
de'  grilU.  Essére  mezzo  matto. 

Cazzar  vi  tùtt  el  bozer.  —  Cac- 
ciar le  passere,  figiir.  Cacciar  i 
pensieri  noiosi. 

Dir  una  boztXL  che  n'pol  èsser — 
Dire  un  passerotto.  Dire  una  cosa 
sproposiiata ,  e  fuor  del  verosimile. 

Far  bozer  sòuvra  bozer,  —  /m- 
boitar  sopra  la  feccia.  Errori  sopra 
errori. 

A-i  è  del  bozer  per  la  volta,  per 
rivira. — Là  marina  è  turlKUa.  Son 
vicine  le  inquietudini. 

A'  ho  fatt  una  gran  bozra,'^  Ho 
fatto  un  grande  arrosto.  Hi  sono 
ingannato  assai. 

QuèsU  ein  boxer  che  n'vakn 


BBA 


JN- 


tiieml'^  QuesU  Mon 
medi  ifieaneludenU. 

La  bozra!  (per  amminzioDe). — 
Ah!  Cànchiià!  CàppHa!  Càncheri! 
Càpperil  Diàmine  1  Dòmine,  Oh 
CQcoia!  Le  zucche  marine!  Zucche 
friUel 

La  òozra  eh'  V  ineurìnma.  —  U 
diavolo  che  tì  porti. 

la  bozra  che  ie  iconna.  —  Jfa- 
lanno  che  H  colga. 

la  n'è  wega  una  bozra  pzneinti. 
'—  Quata  non  è  una  buccia .  o 
(ronda  di  porrò.  Non  è  baia,  tìon 
èfcmla,  È  cosa  da  fiirae  conto. 

Alter  che  boxer l  —  Altro  che 
O^ggiole;  cioè  Soncoté  grandi. 

Quoic  bozra  i  è  eòtta.  —  Gatta  ci 
cova.  V  è  sotto  ìDganno,  e  maliiìa. 

Ouètt'  è  una  bozra  «~  Questa  è 
cosa  mal  fatta.  Questa  è,  orni  po' 
re  marchiana. 

far  vgnir  su ,  o  Far  saltar  su 
la  bozfii.  •—  Mettere  a  leva  alcuno. 
Farlo  arrabbiare. 

l'è  una  bilia  bozra.  —  Vale 
Tàccola.  Tresca.  Affare  imbroglia- 
to, imbarazzato. 

Vua  bozra  grossa,  —  Uno  spro» 
posito  madornale^  Uno  scerpello* 
ne-  Uno  strafalcione.  Un  grand'  er* 
me. 

A  voi' veder  dov  va  a  finir  sta 
bozra.  —  Vo' vedere  a  che  il  giuoco 
debba  riiucire.  Come  vada  a  finire 
quesla  faccenda. 
Dar  al  bozer. — Farsi  corbellare. 
BOZZEL,  n.  m.  Crocchio.  Cerchio.  Cir- 
colo. Capannello ,  n.  m.  e  Capan- 
^cUa,  n.  f.  Bagunauza  di  persone 
discorrenti  insieme.  —  Branco  di* 
^jebbesi  in  modo  avvilit. 
5RACC.  Y.  Can. 

^RAGA,  n.*f.  sing.  e  fiRAG.  plur. 
mc/ie,  n.  t  plur.  Calzone,  n.  va. 
sipg.ma  piii  usato  nei  plur.  Calzo^ 
*n.  La  parte  di  vestimenta  che  cuo- 
pre  dalla  cintura  sino  al  ginocchio. 
Cavali  del  brag.  — *.  Fondo  dei 
calzoni. 
Bflwde.  ^  Barchetta.  Parte  delle 


143  BBA 

brache,  che  cnopre  lo  sparato  dèi* 
la  parte  dinanzi. 

Fèssa.  — -  Sparato.  Apertura. 

J^MO^cAe^n.  —  Taschette.  BorseU 
Uno  per  V  orologio. 

Ugazzètt.  -*  Coreggiuolo.  Cen^ 
turino.-  Striscia  che  si  mette  in 
fondo  ai  calzoni. 

Svlt  jfi.—  Cintura.  Quella  slrlrcia 
cb'  è  nella  parte  superiore.  — >  Ser- 
m  poi  si  chiama  la  superiore  parte 
0  cintura  de'  calzoni  con  coida  e 
codino  per  affibbiarli  dalla  iiarte 
di  dietro»  e  bottoni  con  occhielli 
dalla  parte  davanti. 

Attaccar  al  pudèlt  al  suMn  M 
brag^cnìodfa  i  cuntadeiìi.  Allac* 
care  alla  serra  de'  calzoni  il  pota« 
toio,  come  fanno  i  contadini. 

Curdélla,  Ciappètt.-^  Cappittto. 

Fiubbein.  —  Fibbietta.  Fibbiet» 
fina. 

Uetters'  ei  brag.^^lncalzonarsi, 
e  flgur.  mettersi.  Portar  le  brache, 
i  calzoni.  Voler  for  da  marito  pa- 
droneggiando. Dicesi  per  lo  pih  di 
donna. 

Cavars'  et  brag.  —  Sbracarsi, 
Uomo  sbracato.  Senza  bratfhe. 

Andar  a  cavali  del  sòu  brag  fig. 
*—  Spronar  le  scaipe.  Pedunatr. 
Andar]sul  cavallo  di  san  Francisco. 

Cascar  et  brag ,  o  Farsla  in-t-el 
brag.  fig.  —  Cascar  le  brache ,  o 
Farsela  nelle  brache.  Perdersi  d'a-^ 
nimo.  Avvilirsi. 

In-l-al  tèimp  eh'  a  s' tirava  su 
el  brag  cun  el  ziréll.  fig.  7-  Quando 
usavansi  le  calze  a  carrùcola, cioè 
Ne'  tempi  antichi. 

*Al  s  lassarev  cavarsi  brag.  fig. 
—  Si  lascerebbe  traìre  il  filo  della 
camicia. 

Calar  el  brag,  fig.  —  Calar  le 
ftracAe ,  vale  Darsi  per  vinto. 

Braga  da  comod.  — -  V.  Urzol, 

Braga.  Imbragadura. -^  Spran* 
ga.  Staffa.  Anello  dì  ferro. Ferro  o 
anche  Legno  che  si  ponficca  attra- 
verso per  tenere  insieme,  ed  unite 
le  commessure. 


MA 


144 


BEA 


BRAGHÉTTA  DU  Fit BBA.  Siagà,  Co- 
da 4IU  Ita  fibbia.  Quella  parte  della 
fibbia  coB  coi  sta  attaccata  al  ce* 
reggioolo. 

BBACHIBA,  D.  t  Pettegola,  dar- 
Uera ,  d.  f.  Questo  tenDÌne  boi.  si- 
gmfka  propriamente  Donna  che  a- 
«rollai  Cilti  alimi  per  palesarli; 
che  ne  va  in  traccia ,  e  li  palesa. 
Pion  ni  pare  cbe  le  parole  ìial.  so- 
esposte  esprinaoo  il  corrisponden- 
te in  lotta  la  soa  estensione  :  che 
Ciarliera ,  vale  Donna  cbe  non  islà 
mai  di  ciarlare.  Pettegola  è  Donna 
di  bassissima  condizione,  soeida« 
e  vile.  L'  uso  però  aotorizza  ora  a 
servirsi  della  voce  Pettegola  per  la 
boi.  Brafjhira,  1  boi.  baono  ancora 
Il  maschile  Braghiròn:  ma  nell'ital. 
non  v'  ba  Pettégolo.  Pettegotonè  è 
un  palo,  di  coi  si  servono  i  vetrai. 
Userei  douque  in  questo  senso  del- 
la voce  Ciarlone  0  Chiacchierone, 

BRAGHIREIN ,  m.  EINA .  f.  CicaUno , 
m.  ina,  f.  Ciarliera.  Che  favella  assai. 

*BKAG6iN\  n.  m.  BRAGÒUNA,  n.  f. 
Padroneggiante.  Entrante,  Dicesi 
di  chi  vnol  immischiarsi  padroneg- 
giando  degli  affari  alimi. 

*DftAGUNAR  o  SBRACUNZAR.  Padnh 
neggiare. 

BRAIN  A,  41,  l  Pretto,  agginnto  d*  io- 
collo  terreno  di  poco  fratto.  Forse 
la  nostra  voce  viene  eorrottnmenle 
dalla  latina  de'  bassi  tempi  Braida. 
Il  nome  di  Hràina  d'  Fiaccalevll, 
Bràina  d'  stia  san  Duna,  dato  ad 
alcune  strade  di  Bologna  deriverà 
forse  dair  essere  state  dapprima 
quelle  situazioni  deserte,  e  poco 
popolate. 

BI  Al  D'  Cavi.  Ciooehetta  di  eappelli. 
Ciocca,  Mticc/tielto, 

BRAMAR,  non  è  voce  volgare  boi. , 
che  iu  questo  dial.  si  dicei><;«fderar. 
Brmnare  v.  significa  Grandemente 
desiderare;  Avidamente  appetire. 
Cosi  dicesi  Brameggiare  per  fre- 
quentai, dii  bramare.  In  egual  mo- 
do Brama,  non  è  termine  boi.,  ma 
bensì  Vàia, 


BBAKC,  a.  n.  Branco,  n.  D.  BraiìC 
tfpiguer,  d'yiwn,  d'6Urd'««-— 
Branco  di  pecore,  di  porà,  di  tuoi, 
di  ttceelli.  Si  osano  nello  stesso  si- 
gnificato di  oongregamenlo  di  be- 
stiame aucbc  le  parole  Jfandra  0 
Mandria,  e  Greggia,  t  0  Gregge, 
ffi.  a  coi  i  boi.  danno  il  aooie di Ura/if, 
adoperando  la  parob  Jtafidnipeisuli 
lanoti.  —  Gregge  e  Greggia  dicesi 
più  propr.  di  Quantità  di  bestiame 
minato  adooalo  insieme,  come  di 
capre,  di  pecore»  ecc.,  aia  è  sempre 
femminino  nel  numero  del  piò.^ 
gregge  di  porcL  Le  gregge  marine. 
(cioè  i  pesti).  Lt  greggi  delle  gal- 
Une. 

Branc  del  farce,  dia  furzeim.  - 
Bcbbio  sing.  e  Bebbi  plur.  Bamo 
della  forca,  e  le  punte  delia  for- 
chetta. 

BBANCi,  n.  f.  Brancata.  Manata,  n.  f. 
Mona  la  di  paglia. 

BBANCADRIKA  ,  dim.  d' Branca.  - 
ManaUUa,  Manatma.  Pii-cola  ma- 
nata. Ani  he  i  boi.  dal  fr.  dicooo  C'» 
pùgn  d' féin. 

BRASA,  n.  f.  (cogli  spagnuoll  Bratay 
Brace ,  Brada ,  Bragia ,  Brage,  d.  f. 
Nel  nnmero  del  piò  fa  Brace  e  Bra- 
ci. Carbone  acceso  senza  fiaouna. 

Meller  in  bras.  —  Abbrofiait. 
Infocare,  accendere»  quasi  ridarre 
in  brace.  Si  trova  eziandio  il  «r^o 
Abragiare  nello  stesso  sigiàicato^ 
voceora  non  taoiou8ata,ma  propr"s- 
siroa  per  esprìmere  l'  alto  di  ridur- 
re in  bragia ,  o  infocar  come  bragia 
alcuna  cosa.  Si  obragia  U  www». 
ma  non  ti  al,bruda.  Si  abragiaii 
carbone  prima  che  sia  ano  0  a^ 
brucialo.  Sarebbe  mollo  meg»^"' 
tener  questa  voce,  e  bandire  I  V 
tra  Abbraciare  per  togliere  l' ^ 
voco  di  AbbtXLcdare.  .. 

Esser in-t-el  &m» ,  figittai-^r] 
re  in  sulla  fune.  Aepeltare  a  giu- 
ria. SpaHmare  d' alcuna  cosa. 

In  boi.  vi  sono  gli  ^^^^l 
Brasòun,  m.  e  Bìnsòuna.  f  «**;. 


voci  non  sono  registrale^® 


'  vocab- 


BRi 


145 


BRA 


pare  come  voci  di  regola  «inalcnio 
Olia  volu  vorrà  forse  scrivere  UrO' 
ciomoBfaekme. 

IhmlaruntmuàrL  A  §' i  irev 
mpià  i  tulfk  <ll^^ai  muMtazz,  — 
Arrostare  inviio  o  Diveniar  rfy$»o 
cme  brace. 

'Unta  dia  Htm.  -^  Fungo  della 
lucerna. 

BRASADU,  D.  f.  Braeimla,  o.  f.  Fet- 
uo  strìscia  di  carne  di  porco  o  di 
altro  aDÌBAsle,  che  ò  tagliate  per 
ciocerla  sopra  alle  brace. 

Bratadla  arroiL  «^  Carbonata, 
Siccome  Btpduoia  è  termine  gene- 
rico di  fettaJdi  carne  cotte  sidia 
brace ,  cosfadopererei  piii  propria- 
QMiDieie  voci  Coetola,  Costenila, 
.  ^osfoUna,  quando  si  tratta  delle 
costole  intere  coli'  osso ,  e  quella 
di  Braehtola  se  si  voglia  significa- 
re ima  fetta  di  carne.  E  da  osserva- 
re però  che  in  itel.  si  usa  il  termine 
di  Proemia,  anche  per  una  fette 
qualonquedi  carne  sottile;  ma  i 
boi.  faDDO  la  distinzione  col  nome 
diniouiivo  di  BrasadMna. 

Sraiadlem'  tn-Ma  téla.  —  Bra^ 
«'«ote  nel  tegame, 

P^r  la  brasadla  pr  avèir  al  put^ 
^^'^  Dar  un  ago  per  avere  un 
Pato  di  ferro. 
oUm,  n.  m.  Sbraciata,  n.  t  Lo  al- 
largameoto^della  brace  accesa,  per- 
chè renda  caldo  maggiore. 
B8ASC  0  BBÉSC.  V.  Ava.  —  Brasc  dèi 
carr.  -.  Sbarre  del  carro.  Pewi  di 
'^no  posti  ai  fianchi  del  carro  per- 
chè il  carico  non  impedisca  il  girar 
delle  ruote.  -  /  ciaviru  del  bnuc. 
-  CavigU  delle  tbarì^. 
»«AVA,  n.  f.  SgrUio.  Sgridamento. 
jofc6«ifo.  n.  m.  bravato,  n.  f. 
««prensione  con  asprezza  di  pa- 
role e  minacce.  —  Sgridata  è  V. 
dell'  U. 

^Y^'AR,  V.  Gridare.  SqHdare.  Squar- 
tare-^ Al  bravar  dèi  fug.  —  Rom- 
bare. -^  Bravare ,  vale  piuttosto 
Minacciare  allieramente  e  imperio- 
samente. 


BRAVURA,  hnvura.  Prodotta.  V.  Cw 
raqg'. 

T  ha  fatt  una  gran  bravura  t^ 
Bai  fatto  una  betta  prodezza! 
BRAZZ,  n.  m.  Braccio,  n.  m.  Bracci^ 
m.  e  pib  comunemente  Braccia ,  f. 
al  piur.  Membro  dell'  uomo ,  che 
deriva  dalla  spalla,  e  termina  alla 
mano. 

Dar  d'  brazz.  —  Dar  braccio. 

Ca$car  et  brazz.  —  (cascar  te 
tMraeeia.  Perdersi  d'  animo.  Sbigot' 
tirsi.  SgomenlarMi.  Mi  casca  te  brac- 
eia ,  ecc. 

Pregar  a  brazz  averti.  —  Frega- 
re cotte  tMraeeia  in  croce.  Pregare 
umilmente  »  e  caldamente. 

-Torr.  Parlar  in  brazz  —  Pren- 
dere nelle  braccia.  Becarsi  in  brac- 
cio. Tenere  in  braccio. 

Tgnir  stréce  fra  'l  brazz.  —  Te 
nere  stretto  nelle  braccia. 

Dstènderel  brazz. -^  Stender  le 
braccia. 

Strappar  d' in  brazz.  —  Strap- 
par di  braccio. 

Campar  cùn  el  iòti  brazz.  ^  Vi» 
vere.  Campare  delle  braccia,  o 
delle  sue  braccia,  vale  Vivere  delle 
proprie  fatiche. 

Bèvr  a  brazz.  —  Bere  senza  da- 
ta  misutxi:  e  dicesi  degli  operai»  ai 
quali  si  dia  il  vino  non  misurato.  A 
discrezione. 

Cantar,  Bezitar,  ecc.  a  brazz.  — 
Cantare ,  Becitare  qualche  cosa 
improvviso,  o  all' improvviso ,  o 
improvvisamente.  A  braccio.  Si  dl- 
jce  di  chi  Caute ,  o  fa  versi ,  o  reci- 
ta checchessia  senz'  altro  studio  o 
preparazione.  V.  Improwis. 

Brazz.—  Braccio,  è  la  Misura 
della  quale  si  servono  i  mercanti 
nella  vendite  del  panno ,  delle  tele» 
esimili.  É  delta  lunghezza  corri- 
spondente a  venti  once  del  piede 
lineare  bolognese,  edlvidesi  in  me- 
tà, terzo,  quarto,  sesto  e  oltevo. 
V.  Pé. 

Brazz  dia  cariga.  —  Braceimlo 
della  sedia. 


URA 


14< 


BBE 


Draxz  del  lum,  del  lumir,  — 
Viticcio. 
JIRAZZÀ ,  n.  f.  Bracciata,  n.  f.  Tanta 
iitateria  quanta  può  slriugersi  colle 
Il  faccia. 
DiiAZZADÉLLA,  n.  f.  Ciambella,  d.  f. 
Pasta  dolce  di  farina  intrisa  coll'oo- 
Ya  e  collo  zucchero,  fatta  e  ri- 
dotta in  forma  di  grande  e  grosso 
anello. 

Brazzadkina.  —  Ciambelletta , 
ClambeUiìUi .  n.  f.  CiambelleUa , 
II.  in. 

Oti^/2  cA  /(i  el  brazzadéll — ^tan»- 
òe(toio. 

Far  al  brazzadéll,  figor.  fan? 
fjli  abbracciari,  gli  abbracdamenr 
.   ti.  Abbracciarsi. 

Brazzadélla  e  Brazzadeina.  — 
Bracciatella,  vale  piccola  bracciata. 
Una  bracciatella  di  peno. 

Brazzadélla  da  comod.-^  Girello 
dì  paglia  da  porre  suir  apertura 
del  cesso,  per  comodo  di  starvi  se- 
duto, 
lUiAZZADURA,  n.  f.  Quantità  del  pan- 
.  no  occorrente  per  un  abito  o  èimile. 
Terniine  che  manca  in  Italiano. 

Ch'  brazzadura  i  voi  a  far  un 
fjiuittacory  —  Quonte  braccia  di 
.   pantio  occorrcno  a  far  un  àbito  ? 
BliAZZAL,  n.  m.  Pohctto,  u.  m.  Fer- 
mezza, n.  f.  Maniglia  che  le  donne 
portano  ne'  polsi. 

Maniglia  propriamente  è  detta 
r  Armilla,  che  si  porta  al  braccio. 

Brazzal  da  ballon.  —  Bracciale. 
Arnese  di  legno  che.  arma  il  braccio 
per  ginocare  al  pallone. 
BRAZZALÉTT ,  n.  m.  Ft^'ccto.  Soste- 
gno, quasi  braccio,  fatto  uscire  dal 
corpo  della  muraglia ,  e  serve  per 
sostenere  assi ,  o  altro.  Non  avrei 
«liflQcoltà  di  usare  ancora  i  termini 
di  Braccio,  Braccetto,  Bracciuolo, 
come  fanno  diversi  artisti. 
BRAZZGIN,  BRAZZÉTT,  dim.  di  Brazz. 
BraeciuoUno,  m.  e  nel  num.  del  più 
BraccioUne,  f.  dim.  di  Bracciuolo. 
Braccetto,  dim.  di  Braccio.  Brac- 
cìno non  è  registrato  ne'  vocabola- 


ri, ma  è  voce  di  regola.  T.  Dim- 
nutw. 

BRAZZÉINT,  n.  m.  Opera.  Giomalie' 
ro.  Quel  contadino  cbe  non  è  Pro- 
prietario, né  Mezzaiuolo,  ma  lavora 
a  giornata  gli  altrui  poderi.  Brac- 
ciante, è  voce  dell'  uso. 

BRAZZIR ,  n.  ro.  Bracciere ,  n.  m.  Co- 
lui cbe  dà  braccio  alle  Dame. 

BRAZZOL  D'  PURZÉLU  V.  Zampèlt. 

BRAZZÓN  »  o,  m.  BraeeUme,  n.  m.  ac- 
cres.  di  braccio.  Nel  plur.  fa  Brac- 
doni,  m.  e  Bracdone,  f.  (boi.  Braz- 
zòum ,  f.  plur.) 

Bracciòne  $ode.  Braeciom  aiti  al 
pugilato. 

BBECC,  n.  m.  Montone.  Maschio  della 
pecora. In  boi.  Brecc  è  propriamen- 
te r  agnello  castrato,  giacché  al 
non  castrato  si  dice  Muntòn.  V.  ^ 
É  stato  usato  in  lingua  anche  II  no- 
me di  Bricco  pel  maschio  della  pe- 
cora ,  e  per  quello  della  capra.  — 
/bricco  per  i4 sino.  Somaro,  in  boi. 
Brecc ,  Bricchèit. 

*S'  a  farò  sta  coesa  eh'  al  brecc 
em'  còma.  —  Se  facessi  mai  ciò 
mi  venga  il  malanno. 

BRÉGIDA,  np.  f.  Brigida,  f. 

BRÉGULA,  n.  f.  Scheggia.  Pezzetto  di 
legno  che  nel  tagliare  i  legnami  si 
Tiene  a  spiccare. 

Copponi  chiamansi  le  schegge  o 
toppe,  cbe  gli  strumenti  da  taglio 
fanno  cadere  dal  legno ,  cbe  si  at- 
terra e  si  mette  in  opera.  V.S/iappa. 

BRÉIA,  n.  f.  Briglia.  Bèdine.  Quest'ul- 
timo è  termine  nobile.  Arnese  di 
cuoio  col  morso,  col  quale  si  tiene 
in  obbedienza  il  cavallo. 

Metter  la  brèia  al  cabali.  —  /m- 
brigliare  il  cavallo. 

Cavari  la  brèia.  —  origliarlo. 

Quèll  eh'  fa  el  brèi.  —  Brigltaio. 

Le  parti  della  briglia  sono  :  la 

Testiera,  Il  Frontale,  ìe  Sguahce , 

la  Museruola,  il  Soggólo ,  e  i  Por- 

tamorsi. 

BREIN A ,  n.  f. /?nna.  Brinala,  n.  f. 
Goccioline  congelate ,  e  bianchissi- 
me, di  cui  si  \ede  coperta  la  super- 


URB 


147 


BRI 


ficie  della  terra,  dopo  le  notti  fred- 1 BRICCÓN .  n.  m.  Briccoìw.  Furfante, 


de  e  serene  del  verno.  Rugiada  con 
gelala.  —  Brinato ,  agg.  IMeno  di 
brina. 

'A  cminzèin  a  avèir  ta  breina. 
Dicesi  d'  uomo  che  cominci  ad  in- 
canutire. 

BKÈINTA,  D.  f.  SorU  di  bigoncia  dì 
legno  a  due  manichi,  leggiera ,  con 
cerchi  di  rame,  bislunga,  chiusa  e 
stretta  in  fondo ,  dell'  altezza  più 
di  mezz'  nomo,  piii  larga  nella  im- 
boccatura, piana  da  una  parte  e 
convessa  dall'altra  per  la  lunghezza. 
Imbracciata  e  portata  sulla  schiena 
serve  per  trasportare  il  vino  hlle  ca- 
se, ed  ha  per  tale  effetto  il  suo  coper- 
chio, ed  i  segni  interni  per  la  mi- 
sura, che  non  oltrepassa  la  mezza 
corba  boi.  Una  volta  era  questo 
runico  recipiente,  di  cui  si  ser- 
vissero gli  abitanti  per  trasportare 
il  vino,  quindi  si  trovavano  molti- 
pitcate  te  Brente ,  ed  i  Brentatori , 
cioè  i  portatori  di  esse,  che  io  chia- 
merò col  proprio  nome.  Adesso, 
quantunque  non  sia  totalmente  le- 
vato Tuso  delle  Drente ,  la  maggior 
parte  de'  boi. ,  con  più  accorgimen- 
to, si  servono  di  barili,  coi  quali  il 
>iiìo  soffre  minore  alterazione. 

BRÉLL,  n.  m.  Spezie  di  Vèlrice  di  cui 
fannosi   panieri,  ed  altri  lavori, 
detto  Britto  dal  Cresceiizi. 
Bréll  per  Iinòeriaff.  V. 

BRÉQUBL,  n.  m.  dal  dim.  di  Greppo  o 
di  Bricca.  iJncco/a.  Luogo  scosceso 
e  selvaggio. 

BRÈSC  o  BRA5C.  V.  Ava, 

BRÈTTA,  n.  f.  Berretta,  n.  f.  e  Ber- 
retto,  n.  m.  Copertura  pel  capo  fat- 
ta di  fil  di  bambagia,  che  si  usa  per 
lo  più  ta  notte.  V.  Bertein. 
Andar  dèt  oretta.  Vale  Morire. 
Matìdar  dal  Oretta.  —  Mandare 
ai  Diavolo.  Presa  la  metaf.  dal 
carnetice,  che  porta  la  berretta 
rossa. 

^M  om  dèi  bdtta.  —  Un  uomo 
da  nulla. 
BBEV.  V.  Cunt. 


più  briga,  —  Non  oc- 


lì.  va. 

Far  al  briccòn.  —  Bricconeggia' 
re,  e  Sbricconeggiare. 

Dointar  briccòn.  —  hnbriccO' 
nire. 
Gran  briccòn.  —  Areibriccoìie. 

•BRICCUNATA.  V.  Banmata. 

'BRIGA ,  D.  f.  Briga.  Noia ,  n.  f.  Fasti- 
dio »n.  m.  —  À  inala  briga.  Cou 
grande  pena. 

'Avèir  dia  briga.  <—  Aver  motte 
brighe ,  molte  faccende. 

*A  n'  iè  più  briga,  — 
corre  più. 

BRIGANT.  Brigante.  V.  SulUc, 

BKIGÓUS.  V.  Indatfinòtti. 

BRILLANT,  n.  m.  Brillante»  n.  m.  V. 
d.  u.  Diamante  brillantato.  — *  Fac- 
C0/to ,  chiama nsi  le  diverse  superfi- 
cie ,  o  piani  del  diamante.  •—  Affac' 
celiare ,  tagliare  il  diamante  a  fac- 
cette. 

BRILLAR,  v.  Brillare ,  v.  Tremolare 
scintillando ,  come  di  gioie  «  di 
stelle. 

^  L'  è  un  srèin  eh'  brèlla.  —  EffU 
è  un  seren  che  smaglia.  Quando  di 
notte  il  cielo  è  chiarissimo. 

BRlNTADrtUR.  V.  Brèinla, 

BRIO.  V.  Spirit. 

BRIS,BR1SLEIN,  dim.  Pocolino,  Mi- 
colino.  Cichino.  Miccino. 

Da  là  a  un  bris.-^Da  U  a  un 
poco. 

BRISA ,  avv.  Voce  rimarcata  da'  fore- 
stieri ,  perchè  comunissima  «  onde 
in  véce  di  nominar  Bologna  La  di- 
ta del  sipa .  la  chiamerei  piuttosto 
La  città  del  brisa.  Questo  termine 
equivale  al  Point  o  Pas  de'  France- 
si,  e  s'  usa  in  tutti  i  casi  in  cui  da 
essi  si  adopera.  Corrisponde  al  Pufi- 
to  de'  Toscani ,  a  Né  poco  né  punto, 
a  Niente  a//atfo.  Detto  assolutamen- 
te, vale  la  negativa,  e  sempre  ri- 
spondendo ad  altri ,  p.  e.  Set  itato 
nel  tal  luogo?  —  Brisa.  No.  Nel  di- 
scorso poi  serve  per  lo  più  di  riem- 
pitivo. An'  in'  è  brisa,  — •  Non  ve 
n'  ha  punto. 


DRO 


148 


BRO 


A  n*  i  n'  è  briga  brisa»  —  Non 
ve  n'  ha  pimlo  punto. 

An'  i  sòn  brisa  $td.  —  Non  ci 
sono  stato, 

A  n'ho  brisa  sèid.'^Non  ho  sete, 

Brisa  si  volge  molle  volte  ini  lai. 
col  Mica  nello  stesso  modo,  che  in 
boi.  si  dice  Méga, 

Aln'è  brisa  vèira.  Al  n*  è  méga 
viira,  —  Non  è  inica  vero, 

Brisa  sembra  avere  origine  da 
Brisla, che  vale  Brida o  Briciola,  sic- 
come Brìciola  significa  QuaH  nien- 
te. Negli  autori  antichi  leggesi  spes- 
so e  in  prosa  e  in  verso  la  parola 
Fiore,  che  corrisponde  a  Brisa  e  a 
Punto. 

Non  cUtrimerUi  è  pare  osato  per 
Brisa, 

A  n'V  ho  brisa  vést.  —  Non  l'ho 
veduto  altrimenti. 
BRISU.  Brida,  Brìdola,  n.  f.  Minoz- 
zolo  di  qualche  cosa  che  si  mangia, 
e  per  lo  pih  del  pane. 
BRISLEIN,  n.  m.  BRISLEINA,  n.  f. 
dim.  d'  Brisla,  Briciole ttat  n.  f. 
Briciolo,  Bridolino,  n.  m. 

Brisldna,  f,  e  Brisìdn,  m.  per 
Pocolino,  Miccino  t  MicoUno,  Po- 
chettino ,  Pochino^  Pochin  pocìUno. 
BUlV^n.  m.  Breoe  e  Brieve,  n.  «n. 
piccolo  involto  entrovi  reliquie  o 
orazioni ,  e  portasi  al  collo  per  di- 
vozione. 
BRIVEIN ,  dim.  d'  Brìv.  —  BreviceUo, 

Brevidno  »  dim.  di  Breve. 
BROCCA,  n.  f.  (da  Braiìca).  Ratno  del- 
l' aibero. 

Brocca  in  boi.  significa  ancora  la 
Mezzina  o  Brocca.  Vaso  di  terra 
cotta  0  di  rame  da  tenere ,  o  da 
portar  acqua. 

Brocca  da  adaquar  i  fiur.  —  i4/i- 
nafflatoio .  Innaffiatoio. 

Brocca,  fig.  dic#si  dai  boi.  .per 
Donnaccia  da  trivio. 
BROD,  n.  m.  Brodo,  Decotto  di  carne, 
Benché  si  dica  pare  d'  ogni  sorta 
di  decotto.  Brodo  di  pesce.  Brodo 
di  ceee^  ecc. 

Brod  grass.  —  Brod:>  grasso. 


Brod  digrassa. — Brodo  disgru' 
salo. 

Brod  dssèvd.  — -  Brodo  sciocco , 
insipido, 

lAsnUntars' dèi  brod ,  eh' è  tr&p 
grass,  •*-  Dolersi  di  gamba  sam. 
Rammaricarsi  senza  ragione  del  be- 
ne ,  che  si  ha. 

Riuscir  brodo  grasso,  vale  Veni- 
re a  noia ,  Stuccare. 

Brod  lùng,  —  Brodo  annaquato, 
o  lungo. 

Brod  lùng,  figurai.  Lungherie, 
Lunghezze;  Lungàgnole.  Dilaziooi 
epcedeoii. 

Sti  brod  lùng  n'  stan  béin.  — 
L' indugio  piglia  vizio.  Lo  iuda- 
giare  cagiona  danno. 
BRODA,  a.  f.  Broda,  n.  f.  Acqua  im- 
branata. 

bfvda  di  purzi.  -^  Imbratto.  Qael 
cibo  che  si  dà  al  porco  nel  truo- 
golo. 

^  Andar  in  broda ,  o  in  broda  d' fa- 
se ---  Andar  in  broda ,  o  in  broda 
di  succiole ,  figurai,  in  modo  basso. 

Trar  la  broda  addoss  a  ùti.  — 
Booesciare  ,  o  gettare  la  broda  ap- 
dosso  ad  alcuno,  vale  Incolparlo  di 
quello ,  che  forse  altri  ha  commes- 
so, acciocché  ne  porti  la  pena. 
BRÓFEL  V.  Bruguel, 
BRÓL,  n.  m.  (dal  LaL  barb.  Broilum , 
da  dove  V  han  preso  anche  i  fr- 
Breuil).  Semenzaio,  Luogo  dove  si 
seminano,  e  dove  nascono  le  pian- 
te degli  alberi ,  che  si  debbono  tra- 
piantare. —  Vivaio  dicesi  volgann.al 
luogo  dove  si  piantano  i  piccoli  ar- 
basoelK  per  levarli  poi  al  Insogno 
divenuti  grandicelli ,  e  metterli  al 
posto  destinato  —  Verziere  è  il 
luogo  piantato  di  alberi  da  fniUù. 
-<-  Brtiolo  e  Brolo  Si  registra  que- 
sta voce  dalla  Crusca,  per  antica, 
sotto  la  nozione  di  Ghirlanda  o  Co- 
ronadi  fiori;  ma  questa  è  figurata, 
e  la  propria  può  benissimo  essere 
la  voce  lombarda  Bròlp  che  non 
equivale  tuttavia  a  Orto ,  come  ba 
preteso  ^u/i,  ma  ben^i  a  Terreno 


BRU 


149 


BRU 


piantato,  ecc.  eooie  sopra  abbiam 
dello.  Da  alenai  autori  è  stalo  usa- 
to il  termioe  di  NesttUa  e  Neslaiuo- 
Ui;  e  siccome  nel  Vivaio  si  soglio- 
no da  molli  ioaestare  le  piauticelle 
salvaticbe,  per  poi  trapiantarle  do- 
niesUche  al  loro  posto,  (|uesta  voce 
equivale  perciò  a  Vioaio  di  alberi 
doìneslici. 

BUÒNZ^D.  m.  Bronzo,  n.  m.  Rame 
mescolato  con  istagno,  e  talora  con 
altro  simile  metallo. 

Cidòur  d*  brònz,  -*-  Color  bron- 
àm.'^Fardointar  culàurd'bronz. 
—  Abbronzare, 

fiROQDU^ma  per  lo  piti  Broquel,  al 
pÌQr.,n.  f.  Bròccolo,  e  per  lo  piti 
Bròccoli,  piar.,  n.  m.  Sorta  di  ca- 
roli. Broccoli  romani,  BroecoU  pa» 
vonazzL 

BROZZ,  n.  m.  Baroccio,  n.  m.  Carrel- 
la piana  a  due  ruote,  e  a  limone, 
cbe  serve  per  trasportar  robe  per 
io  pia  campestri ,  detta  anche  Mez' 
20  carro, 

6B()ZZA,n:f.  Carretta,  n.  f.  Spezie 
di  carro  a  due  ruote,  e  a  due  stan- 
ghe che  tirasi  da  cavallo  o  da  asìuo 
per  trasportar  robe. 
Per  cattioa  carrozza. 
Brozza  d'scMiòn,  d'  zès$. —  Car^ 
nttata  di  sabbia ,  di  gesso. 

BauCCABEIN.  V.  Calzétta. 

BRUCCADEINA,  dim.  d*  jBrocca.  —  JJo- 
f»iceUo,.  Hamoscello.  Bamuscello, 
BamiceUa.  Bametto.  Bamucello,  — 
lo  boi.  vi  ha  pure  il  nome  di  JRo- 
madeina, 

'BRUGCÀM ,  D.  m.  Ranàficaziotie,  n.  f. 
'Bruccàm  di  aUìcr.  —  Bamosità 
àeqli  alberi. 

BRIICCHÈTTA,  n.f.  (dal  h.Broquette). 
Chiodetto.  Piccol  Chiodo. 

BBUDÉTT.  n.  m.  Brodetto,  n.  m.  Uova 
dibattute  nel  brodo.  —  Stando  alle 
definizioni  dei  Vocabolari ,  sembra 
cbe  Cordiale  sia  il  corrispondente 
italiano,  e  che  Brodetto  sia  ciò  che 
ÌA  boli  si  dice  Unèsler  d' ov.  Comu- 
nemente però  siiol  dirsi  Brodetto 
per  V  uovo  sciolto  nel  brodo. 


BRUGUEt.  RRÒFEL,  B.  ni.  %iiolo. 
n.  ro.  Bolla,  n.  f.  Vescichetta  o 
gonfiamento  che  si  fa  in  su  la  pelle 
degli  uomini ,  e  dejgli  altri  animali 
per  ribollimenio  di  sangue ,  o  ma- 
lignità d'amore.  Pùstola  e  Postula. 

—  Bolle  di  rogna.  Bolle  di  vaiuolo. 
-^ Acori,  certi  Tumorelti  che  spun- 
tano sulle  guancie. 

L  é  tùli  pein  d*  brugueL  —  Ha 
tutte  le  carni  imbolUcate. 
BRUGULEIN ,  a.  m.  dim.  d'  BrugueL 
Bollicetla.  BolUciattola.  BotUciua. 
fiéstuletta ,  n.  f. 

Brugulinein  dim.  di  BruguMn, 

—  Tubèrcoletto,  n.  m.  Pusiulina, 
n.  f.  Tri  brugulinein  in.t'CU  mii- 
stazz.--^  Tre  minutiuimi  tubercoli 
nel  viso. 

BRÙN ,  np.  m.  Bruno,  Brunone,  m.. 
e  il  dim.  Brunetto. 

BRÙN.add.  V.  Scur. 

BRUNÉSTA.  V.  U. 

BBUNTLAMÉ1NT.  n.  m.  Borbottamene 
to.  Piato,  n.  m.  Il  brontolare,  l'atto 
del  brontolare.  —  Brontolio ,  n.  m. 
Roiuore  confuso  di  chi  brontola; 
che  si  estende  per  similit.  a  qual- 
unque fragore  di  cosa ,  che  romo- 
reggi  da  lontano .  come  fa  il  mare 
in  tempesta,  il  tuono,  ecc. 

BRUNTLAR,  s.  Brontolare.  Borbottare. 
Bufonchiare.  Bronflare. Fiottare.-^ 
Bezzicarsi.  Garrire.  Volersi  bene  co- 
me  cani  e  gatti.  Esser  due  volpi  in 
un  sacco.  Dicesi  delle  persone,  che 
contendono  fra  loro.  Bisticciare  e 
BisHccicare.  Contrastar  pertinace- 
mente proverbiandQsi. 

Ma  tu  bruntlava  sèmper  iun  so 
muier.  r—  Ma  egli  garriva  sempre 
la  mogUe. 

Bruntlar  i  bccòn.  —  Dare  il  pan 
colla  balestra.  Cioè  malvolentieri , 
e  con  Istrapazzo. iVe/  dareunboceon 
di  pone  bronfia  e  fuma  per  la  rab* 
Ma. 

BRUNTLÓN,  n.  m.  ÓUNA,  n.  f.  Brot^ 

tolone ,  ona.  Che  brontola.  É  voce 

si  usata  generalmente,  che,  quan- 

I     tunque  non  registrata  nella  Crusca  « 


BRU 


150 


BAD 


'  ptiò  tuttavia  adoperarsi  i  tanto  più 
eh'  è  di  regola  essendovi  il  verbo 
Brontolare. —  Borbottone.  Borbol' 
latore.  Fiottone.  Gridatore.  Bampo- 
gnoio.  Querulo.  —  Che  grida  per 
nulla.  ^—  Susurrone.  Bufonchitio  e 
£o/bnc'Ai/iO,  dicesi  di  Chi  non  si  con- 
tenta mai  di  nulla,  torce  il  grifo  ad 
ogni  cosa  »  e  si  duole  fra  se  bronto- 
lando. —  Bitroso.  Bitnbrottevole. 
Quegli  che  per  suo  cattivo  costume 
\uoie  ogni  cosa  a  contrario  degli 
altri ,  che  dicesi  anche  Schifo»  Schi- 
filtoso ,  Salvàtico ,  Bùvido. 

BRUSÀ»  add.  Bruciato,  e  meglio  Ab- 

*  bruciato.  Consunto  dal  fnoco. — Ed 
;   anche  per  Arrostito  di  troppo ,  che 

•  propriamente  dicesi  Abbruciatici 
ciò ,  Arsicciato. 

Sl'arrost  è  brusd.  —  Quest'ar- 
rosto è  arsicciato. 

Qusta  fritta  sa  d'brusd.  —  Que- 
sta frittata  ha  dell' abbruciaticcio. 

Savèir  d' brusd. — Saper  d'arsic- 

•  do ,  di  bruciaticcio. 

I  boi.  dicono  Caffé  brusd,  Orz 
brusd ,  Handel  brusd ,  e  dovrebbe 
dirsi  Arrusté.  —  Caffè  abbronzato. 

Inuslo  è  termine  di  stile  elevato. 
—  Arrabbiato,  direbbesi  delle  vi- 
vande quando  sono  cotte  in  fretta, 
•'  e  con  troppo  fuoco.  —  Afato,  dicesi 

*  delle  frutta ,  che  strette  da  nebbia , 
'  e  da  soverchio  caldo,  non  possono 

condursi  a  perfezione. 
Laber  brusd  dal  frèdd.  —  Laòbra 

oòbrustoliie.  Avere  abrasa  la  cute 
'    delle  labbra  per  l'azione  dell* aria 

fredda. 
BBUSACUL,  n.  m.  Voce  de' contadini. 

•  Cuscuta;  e  con  voci  del  volgo  Cuci- 
culo.  PettinUo.  Cassuta.  Lino  di  le- 
pre. Granchiarella.  Grutigo.  Pian- 
ta che  non  avendo  ferma  radice  in 
terra ,  V  ha  sopra  V  altre  piante , 

*  dove  nasce,  le  quali  fa  seccar  pre- 
sto. 

BRUSAbURA ,  n.  f.  (dal  fr.  Brùlure). 
Scottatura.  V  impressione  che  il 
fuoco  fa  su  la  pelle ,  quaudo  ne  ab- 

«  Jl>rucia  il  sito.  "^  Abbmciamento,  n. 


m.  Impressione  fatta  dal  fuoco  so* 
pra  qualunque  altra  cosa. 

Non  havvi  la  voce  Bruciatura  o 
Abbruciatura  ,  che  pur  sarebbero 
necessarie.  —  Bruciatura  ,  dicesi 
nelle  arti  per  Azione  troppo  violea- 
Ui  e  continuala  del  fuoco  sul  ferro. 
BRUSAIA,  n.  f.  sìng.  {Mtr.Btvussail' 
les).  legna  e  Legne,  u.  f.  piar.  Le- 
gname  da  ardere.  Pro  v vision  di  le- 
gna per  bruciare.  -—  ConUmstitnle 
sust.  è  voce  dell'  uso  comune ,  che 
meriterebbe  un  posto  nel  vocabo- 
lario della  lingua.  Siccome  v'ha  Coni- 
bustibile,  agg..  Combustione,  Com- 
bustibilità.  Combusto,  potrebbe  an- 
che star  bene  II  ConUmslibile  per 
Materia  combustibile. 
BRUSAMÉINT,n.  m.  Abbrticiamento. 
Combustione.  Adustione.  Biardi- 
mento.  L'ardere*,  l'abbruciare. 
BRUSAR,  Abbruciare.  Ardere.  Brucia- 
re, V.  Consumar  col  fuoco. 

Brusaruna  cossa.  — Mettere  fuo- 
co a  una  cosa,  [ncehdiare. 

Brusar  la  camisa,  al  fraiol.  — 
Infuocolare  la  camicia ,  il  tabarro. 

Brusar.  —  Br<*ciore,  significa  an- 
cora Cuocere,  Scottare. 

Brusar  d' una  piaga.  —  Brucia' 
re ,  frizzata  ,  mordere  ,  cuocent 
d'  una  piaga. 

Brusar  a  vampa  ciara.  —  ^o* 
vampare.  Divampare. 

Dna  materia  eh'  brusa.  —  Mate- 
ria mordace,  mordicanle.  Biarna 
mordicante. 

Brusar  al  caffé,  l'orz.  —  Ab- 
brostire  il  caffè,  l'orzo,  V.  Abbru- 
stHr. 

Brusar  alpaiòn,  detto  popolare. 
Bruciare  l'alloggiamento.  Dicesi  di 
chi  ha  fatto  in  qualche  luogo  cosa, 
che  non  convenga,  e  per  la  qaale 
non  v'abbia  ad  esser  piti  ricevalo. 
In  boi.  signiGca  comunem.  Non  a- 
ver  pagato  il  proprio  debito  a  chic- 
chessia ,  e  dicesi  anche  Metter  una 
scranna ,  ma  però  sempre  dalla 
plebe. 

Brtisar  una  cossa  aùn,p.  e.  Oh 


r 


BRU 


T51 


BBU 


^èsta*éeh*ia  m'bru$a!'^Oh  que- 

9ta  mi  cuoce ,  mi  scoila  ! 
Bnuar  la  scola.  V.  Fugaroìa, 
Una  eossa  ch's'pò  brusar. — Coni' 

ìnutibile.  Arsibik,  —  Fazil  a  im- 

lìiars'.  —  Incendevole.  Incendìbile, 

Incensm,  agg.  11  contrario  Iiicotn- 

bustibile. 
'BRISARÙ,  n.  m.  plur.Voce  bassa.  Quat- 

tTinelli. 
BACsc,  n.  m.  (u  pronnoz.  come  o). 

hgnitopo.  Busco  e  Brusco,  \olg.  n. 

ìd- Arbusto  sempre  verde,  di  foglia 

siiojle  ài  mino ,  ma  piuigeotissima , 

e  6  coccole  rosse  come  le  ciriegie. 
BALSC.  add.  Tanto  nel  boi.  che  nell'i- 

lal.  molli  aggiunti  s'impiegano  per 
esprimere  le  qualità  del  sapore  aci- 
do, che  per  lo  pili  si  confondono. 

Afro  corrisponde  ad  Asj)ro  (laL 
f»per;  boi.  Asper).  La  qualità  pre- 
fisa  delle  frutta  mollo  acerbe. Pere, 
mr le  cotogne  aftv,  aspre.  E  cosi  i 
nomi  astratti  di  Aspì-ezza»  Afrezza. 
Qualità  astringerne,  più  piucaule  del- 
1  acerbezza ,  e  perciò  disgustosa  — 
^wtert).  Qualità  meno  piccante  del- 
l'aspro. Si  applica  principalm.  al 
vino. 

ì^rusco  è  il  sapore  proprio  delle 
'mila acerbe  bensì,  ma  non  afialto. 
—Quindi  Je  frutta  sono  prima  Afre, 
^2zeo Aspre,  ìnó\Aus(eìV,\)Oì  Bni- 
iche.^  Acido  e  gli  astraiti  Acidi- 
f(i*Àcidezza  non  differiscono  da  Bru- 
sco, se  non  che  quest'ultimo  voca- 
bolo è  più  dello  stile  volgare.  Po- 
trebbesi  però  trovar  differenza  da 
/^rujcoa/ld(2o,  riconoscendo  in  que- 
sto un  grado  minore ,  e  perciò  me- 
no disgustoso. —  Acerbo  e  Acerbez- 
2astaono  in  contrapposizione  di  Afo- 
'Mro  e  di  Maturità.  —  Aceto,  Aceto- 
*o,Aceto9ità  si  appropriano  al  vino. 
-"  Acido  ,  volendo  parlare  esatta- 
mente, si  distingue  da  Agro  o  Acre, 
perchè  questo  è  in  minor  grado  del 
primo,  ed  è  anche  agginnto  più  al- 
lo ad  accompa.crnare  i  nomi  degli 
»8rumi,  cioè  di  cipolle,  agli,  e  si- 
mili. Nel  linguaggio  chimico  si  fa 


oso  frequente  de'tennini  Aeiduh  e 
Subàcido,  che  sono  diminutivi  d'a* 
cido. 

'BRISEIN  DA  CAFFÉ.  Dì  tre  sorU  sono 

gli  arnesi  che  si  adoprano  per  ah- 
rusiolire  il  caffè.  U  due  coppe  coi 
manubri;  Le  padellifw;  e  ii  Tcmh- 
burino. 

BBUSÓUR ,  n.  m.  Cocimcnio  ,  Frizza- 
mento»  n.  m.  Quell'arsura,  che  si 
sente  per  aversi  grattato  soverchia- 
mente. Bruciore,  Ardura,  SiottalU' 
ra.  Cociore,  Cocitura,  vagliono  Ab* 
bruciamen  lo  coglionato  da  fuoco.  — 
Frizzo,  Frizzore. iìxxA  dolore  in  pel- 
le che  cagionano  le  materie  corro- 
slve.  —  Pizzicore,  Quel  mordica- 
mento  che  si  produce  col  solletica- 
re  i  nervi  della  cute. 

Brusòur  d'ureina,  ^'Ardore  d'O" 
rina. 

BRCSQUEL.n.  m.  per  lo  più  plur.l?ni- 
scolo,  n.  m.  Minuzzolo  di  legno,  pa- 
(tlia  e  simili. 

BhUSQULAR,  V.  Coflf/j>r6rw«coW. 
Bntsqular  cvéll.  V.  Bràsqucl. 

BRUSTLÙN ,  n.  m.  Fegatoso,  dicesi  di 
Colui,  che  ha  nella  faccia  del  ri* 
bollimento  con  pustole  rosse. 

BRUSTULEIN,  n.  m.  ])lur.  Sementi  di 
zucca  abbrustolite. 

BRIJTALIZZAR,  v.  Trattar  qualche- 
duno  da  bruto ,  da  l)estia ,  bestial- 
mente, brutalmente.  —  Il  v.  Bru- 
teggiare  vale  commettere  brutalità. 
Jmbestiare  significa  incrudelire  a  mo' 
di  bestia,  ed  è  questo  forse  V  equi- 
valente più  prossimo  del  Bruià- 
ìizzar. 

BRÙTT.  Brutto,  9gg. 

Molti  aggiunti  si  riferiftcono  alla 
nozione  opposta  all'  idea  della  bel- 
lezza ,  ma  non  tutti  in  egual  ma- 
niera. 

Brtttto  è  precisamente  contra- 
rio a  Bello.  E  suolsi  principalmente 
applicare  a  quegli  oggetti  che  of- 
frono sproporzioni  di  parti,  o  scon- 
vejiienza  di  qualità  esterne.  Btutto 
viso.  —  Quindi  dicesi  BimbrutUre, 
Imbruttire,  Divenir  brutto.  E  //;/- 


BRU 


153 


BSC 


bruttare,  BnUtare.  Far  brutto,  ma 
piuttosto  per  Itporcare.  —  Pc/br- 
tne.  Fuori  della  comune  proporzio- 
ne e  debita  forma.  Una  donna  de for^ 
me.  Un  cavallo  deforme,  e  metafor. 
Vizio  deforme.  La  Deformità  non 
Inchiude  necessariamente  la  nozio- 
ne di  Bruttezza,  ma  è  la  causa  di 
promuoverla  in  cbi  mira  le  cose 
deformi.  —  Turpe,  suole  adoperar- 
si colla  nozione  di  Bruttezza  o  di 
Deformità.  Abito  turpe.  Capo  tur- 
pe ,  ^cc.  Turpitùdine  del  viso.  Tur- 
pissime forme  d'  uomini.  Ma  per 
lo  pili  questo  termine  è  usato  al* 
metaf.  colla  significazione  di  Dis- 
onesto, Azioni  turpi.  Parlari  turpi. 
—  Informe.  Senza  forma.  L'  aria , 
V  acqua ,  il  vino  sono  informi.  — 
Sformato ,  Deformato,  Disformato, 
Ridotto  in  cattiva  forma.  Fatto,  de- 
forme. Un  twmo  sformato  da  ma- 
lattia y  per  una  caduta,  per  vaiuo- 
lo,  —  Contraffatto.  Qnantunque  nel 
proprio  significhi  Falsificalo,  Adul- 
terato, ba  tuttavia  ricevuta  la  no- 
zione di  Brutto,  Deforme.  Persona 
contraffatta.  Viso  contraffatto.  — 
Svisato,  Disvisato,  Di  viso  guasto.  Il 
Boccaccio  ba  detto  ancora  Divisato. 
— -  Disavvenente.  Mancante  di  av- 
venenza. Colui  che  manca  di  grazia, 
di  leggiadria.  Disavvenenza  è  la 
privazione  di  queste  qualità.  — 
Sporco ,  Sozzo ,  Lordo ,  Lùrido,  Lai- 
do, Sùcido,  Lercio,  sono  altri  vo- 
caboli, che  essendo  cagione  di  Lai- 
dezza, e  di  Bruttura  hanno  ottenuta 
essi  pure  la  nozione  di  Brutto  per 
figurata  sostituzione.  V.  Spore. 

BRUTTA  COPIA.  V.  Malacopia. 

BRUTTAMUSTAZZ .  fig.  voce  presa 
dall'  efietto.  Costole  spurie  del  por- 
co, che  si  arrostiscono.  Costole 
mendose,  inferiori. 

BRUTTÉTT ,  ÉTTA ,  add.  Bruttacchio- 
h,  ola.  Alquanto  brutto.  Con  voce 
di  regola  Bruttetto. 

BRUTTÉZZA,  n.  f.  Bruttezza,  n.  f. 
Contrario  di  Bellezza  :  è  la  causa 
della  Deformità.  V.  Brùlt,  —  Brut- 


tura, si  prende  piti  comnnem.  per 
Sporcizia: 

BRUZZAROL,  n.  m.  Carrettaio,  Car- 
rettiere, n,  m.  Colui  che  guida  le 
carrette,  e  con  voce  dell'  uso  0a- 
rocciaU).  Conduttore  di  baroccio. 

BSACC  (A).  Sossopra.  In  folla.  AUa 
rinfusa. 

'BSACCÓN,  n.  m.  (forse  da  Bislacco, 
Bislaccone.)  Mascalzone. 

BSCANTJR,  n.  ra.  La  voce  boi.  si  ap> 
propria  a'  que'  travicelli  sa'  quali 
s' inchiodano  i  panconcelli,  e  che 
sono  immediatamente  sotto  le  te- 
gole. Non  v'  ha  la  precisa  voce  itul, 
per  questa  sorte  di  legni,  perché 
generalmente  si  usano  legni  riqua- 
drati,  ed  eguali  in  tnlta  la  loro 
lunghezza ,  e  perciò  si  dicono  Cor- 
renti, n,m,  plur.  o  Plcaie,  u.  f. 
plur.  e  queste  voci  vagliono  ancora 
ciò  che  in  boi.  dicesi  QucuIerleU. 
Ma  i  boi.  si  servono  di  cime  d' al- 
beri per  lo  più  di  pioppi ,  che  non 
oltrepassano  mai  le  once  quattro 
di  diametro  nella  parte  inferiore, 
e  si  adoprano  non  riquadrati,  e 
levando  loro  semplicemente  la  scor- 
za. Onde  converrà  chiamarli  Cor- 
renli.  Se  poi  fossero  riquadrati, 
direi  Piane, 

BSCAZZA,n.  f.  Biscaccia,  Biscazza, 
pegg.  di  Bisca ,  Taverna.  In  boi.  si 
dice  particolarmente  ad  Osteria  do- 
ve sia  ballo  di  gente  plebea,  e  ru- 
morosa. 

BSCOTT,  n.  m.  Leggier  cottura. 
Biscotto,   agg.   vale  Cotto  dae 
volte. 

Bscott,  vuol  anche  dire  Biscotto, 
sust.  cioè  Pane  cotto  due  volte,  da 
cui  Biscottino,  boi.  Bscuttein.  V. 

Pare  impropria  la  voce  boi.  Bscott 
in  significato  di  Semicotto ,  quando 
in  vece  il  Bis  raddoppia,  e  dovreb- 
be al  contrario  valere  per  Cotto 
due  volte  :  ma  osservo  alcune  voci 
toscane,  che  hanno  analogia  alla 
boi. ,  usate  cioè  nello  stesso  senso: 
p.  e.  Biscroma,  nota  di  musica, 
che  non  vale  due  crome,  ma  bensi 


BT 

la  metà  di  una  semkroma.  (E  do- 
vrebbe dirsi  Bissemivroma),  UiskS' 
tare.  Lessare  alquanto.  Bisletto, 
eh'  è  mal  lesso.  Bislungo,  eh'  è  al- 
quanto lungo.  —  Neir  ilal.  per  Mez- 
zo cotto,  v'ha  Guoécotto,  Quasi  collo. 

'fiSCUTTElN.  n.  m.  Biscottino,  o.  m. 
Sorte  di  dolcìuine  cotto  due  volle 
al  fbrao. 

BS£l,9.  m.  PungigUono,  Pungolo, 
Ago,n^  m.  Sottilissima  puata  che 
haoDO  le  vespe  e  simili  animaloxzi. 
Coo  voce  più  nobile  Acùleo. 

Mnar  al  òseù  —  Uscir  del  mani' 
co.  Far  piti  che  non  si  suole. 

Melter  fora  al  òsci.  «—  Snighit- 

tiìti .  contrario  di  Annighittire,  Bi- 

cesi  di  chi  si  mo.<^tra  piii  vivace,  ed 

operoso  del  solito.  £d  anche  Ai- 

spondere  coti  arditezza. 

BSaONS.  V.  Nonn. 

'fiSTIABÌ.  n.  f.  BestiaUtà,  n.  f. 

BTTÒS,  D.  m.  Bottone,  n.  m.  Pallot- 
toiioa  di  diverse  foggio  e  materie, 
che  s'  appicca  a'  vestimenti  per  af- 
Obbiarsi.  Bottone  a  cece ,  a  giuggio- 
la» a  oUva. 

Bttòn.  —  Bottone ,  per  I^  boccia 
d'  alcuni  fiori ,  come  di  rose  e  si- 
mili. Bottoni  di  gelsominL  Boc- 
ctuolo. 

Bottone  in  generale.  Gemma,  Oc- 
chio, è  delio  Quel  Corpo  ovale  o 
cooico  composto  di  scaglie  o  fo- 
glie, che  nelle  piante  contiene  il 
ramo  o  il  fiore.  Quando  nasce  sulle 
radici  vivaci,  come  nelle  patate, 
oegli  asparagi ,  e  simili ,  chiamasi 
Turione.  Quello  dell'  ulivo  dìcesi 
Mignolo.  --  Germe,  Germòglio , 
Germogliamento,  (Boi.  Zermói)  di- 
cesi generalmente  la  Prima  messa 
delle  piante.  —  Bampollo.  il  ger- 
moglio che  spunta  dalle  branche , 
e  dai  rami.  —  Sortita.  Il  germoglio 
che  sorge  dalle  radici.  —  Cacchio, 
Quel  primo  tralcio  o  messa  ohe  fa 
la  vite.  —  Tenerume.  La  sostanza 
tenera  degli  alberi.—  Pollèzzola, 
(Boi.  Plozla)  si  dice  la  Pianta  tenera 
dei  polloni,  c^e  son  cresciuti  in- 


I6S  BOB 

Danai  al  tempo.  —  AiVMa  Sftrooeo. 
Scroceo,  figèio.  Quello  che  rimetta 
dal  bosco  tagliato.  —  Brocco  e  P^ 
pila,  dioesi  dell' erbe.  —  Sterpo • 
Sierpe  Fruscolo  orimettiticcio  sten- 
uto.  ^ 

Bttòn  d'  vèider.  — «  Bottoni  di- 
consi  alcuni  Vasetti  di  vetro,  o  si- 
mile «  ove  si  mettono  liquori  In  pic- 
cola qoanHtà.  Quando  sono  di  figu- 
ra quadrala  diconsi  Quadrettini. 

Bottone  in  generale  dagli  arleBd 
dicesi* a  Qualsivoglia  parte  di  stru- 
mento, 0  di  lavoro,  che  abbia  simi- 
litudine co'  bottoni  da  affibbiare. 

Fati  a  bttòn. '^BottoneUo,  ags. 
di  qualsivoglia  lavoro  che  abbia  la 
somiglianza  di  un  bottone. 
BTTUMAR,  n.  m.  Bottonaio,  n.  m. 

Colui  che  fa  e  vende  tiottoni 
BTTUMRA,  n.  f.  Bo//oti/era ,  n.  f.  Fila 
di  bottoni  negli  abili.  Si  dice  anco- 
ra Bottonatura  e  Al^ttonatura. 
BU,  n.  f.  Bua,  n.  f.  Voce  puerile  e  si- 
gnifica Male  0  Picciolissimo  se^no 
di  male. 

/  han  fati  to  òu.  — -  Gli  han  fatta 
la  bua.  V.  Bomba. 
BUAREINA,  n.  f.  (Dall'antica  voce 
Boaria).  Coditrèmola,  Cutrèttola, 
per  corruz.  Piccolo  uccelletto  assai 
noto.  Da'  contadini  Scovcò. 
BUAZZA,  BUAZZEIiNA,  BIIJDA,  n.  f. 
Bovina  e  Buina.  Sterco  di  bue. 

Una  àuazza.  —  Una  méta  di  bue. 
E  si  osservi  bene  di  pronunziare. la 
parola  coli'  é  stretta,  perchè  Méta , 
pronunziata  coll'è aperta,  vale  Ter- 
mÌYkP 

BUBBELATA.  V.  Sgazarata. 
BUBBLA,  n.  f.  Bùbbola,  n.  f.  Uccello 
poco  piii  grande  di  un  merlo ,  che 
ha  la  cresta  in  capo  di  color  cene- 
rino ,  con  alcuae  striscio  bianche. 

Bùbbla  si  dice  anche ,  e  più  puli- 
tamente, in  vece  di  Bozra.  V.  CosU 
da  niente*. 

A-i  ho  tant  bùbbel  per  la  testa , 
che  purassd  volt  a  m*dscord  tanti 
eoss  e  a  commelt  dell'  increanz.  — 
Io  ho  tante  ciarpe  pel  capo  <  che 

15 


BUC 


ISi 


BUC 


«10^6  voUe  mi  scordo  tante  cose, 

e  fu  dette  tnale  creanze. 
BUUBLÀ ,  add.  detto  piii  pvlilamente 
,    in  veee  di  Buzard.  —  Bijubbotato , 

Sttirùalo,  mod.  bass.  Ingamutto, 

Frodato,  Gabbato. 
A  $òn  huòàtd.  —  Son  rovitiato. 
■    Son  perduto, 

A  éòn  sta  bubhtà.  —  Sono  stato 

ffabbato ,  truffato  »  frodato ,  btMo- 

lato. 
BURBKAR,  v:  Bubbolare,  y.  Portar  via 

CUI)  iiiganoo. 
BUBBLÉTT.  V.  fìozer. 
BUCASSEliN,  n.  ni.  (dal  fr.  BoucasHn). 
.   — Jfoccaccino,  n.  m.  Sorta  di  tela 

dnv'  finirà  della  bambagia. 
Bt-CC\  n.  oi.  Bfvccoy  Sbrocco.  Quel 

piccalo  gru|)po ,  cfa«  rilieva  sopra'! 

[ilo,  e  gli  toglie  l'essere  agguaglia- 
to: proprio  della  seta. 
Seida  bucciòusa.  —  Setainvcco' 

sa ,  broecuta. 

Bucc'  per  Buccein.  V. 
BUCCAL.  V.  Corba. 
BUCCALÉTT,n.  m.  Sonaglio,  n.  m. 

Botta,  n.  f.  Quella  bolla  che  fa  V  a- 

cqua ,  quando  e'  piove  o  quando 

ella  bolle.  E  cosi  degli  altri   li* 

quifli. 
BUCCALÒUN ,  n.  m.  ÓCNA»  f.  Bocoac- 

eia.  Bocca  svivagnata. 
BUCCAROLA,  n.  f.  Scorticatura,  che 

viene  sulle  labbra. 
^BUCCAZ  {del  Ciavg)  n.  m  Boccaccia, 

D.  f. 
BUCCEIN ,  BÙCC\  n.  m.  Grillo,  Lecco, 

n.  ni.  La  piii  piccola  fra  le  palle  nel 

giuoco  delle  pallottole. 
Boccino  in  itai.  è  aggiunto  alla 

spezie  di  tutti  gli  animali  bovini 

cioè  bue»  vacca,  vitello. 
Far  un  bòn  bùcc',  truce,  figur. 

Fare   un  buon  oolpo.  Far  Imon 

BUCCHEIN ,  n.  m.  e  BUCCHEINA ,  n.  f. 
diin.  d'  Bócca.  Bocchino,  n.  va.  e 
Bocckina,  n.  f.  dim.  di  Bocca. 

Far  bucchèin.  —  Arricciar  le 
UMra,  il  muso ,  o  il  naso.  Quando 
con  un  gesto  di  labbra  si  mostra 


di  aver  qua-lche  cosa  a  sdégno ,  o  a    . 
stomaco»  e  se  ne  stizzisce.  —  Dicesi 
pure   di  chi ,  mosso  da  qualche 
scherzo ,  non  vale  reggersi  in  per- 
fetta serietà. 

'Dar  a  bucchèin  (p.  e.  Una  cu-   ; 
lòuna). '^  Sapere  nascondersi,  o 
sfuggire  a  qualcheduno  lungo  la 
via. 

Dar  un  tmecì^n.  -«-  Dare  delie 
boccate.  Percuotere  altrui  sulla  boc- 
ca colla  mano  afteria. 

Bùcchein.  -—  Bocchina.  Bocchet- 
ta. Cannuccia  di  fnelallo  che  si 
mette  in  capo  ai  ritorti  de'  corni . 
e  d'  altri  strumenli  da  fiato  per  ap- 
poggiarvi le  labbra. 

BÙCCHEL.n.  m.  (l»al  fr.  Boucle  de 
eheveux).  Riccio,  Bicdolifto,  Cin- 
cinno. Ritondezza  delle  punte  dei  ' 
capelli  arricciati ,  quando  si  fa  loro 
prender  la  forma  di  un  anello  più 
o  meno  esteso. 

BUCCHÉTTA  DLA  CIAVADURA.  Boc- 
chetta 0  Scudetto  delta  setiratura. 
Quella  piastra  di  metallo,  che  si 
conficca  su  l' imposta  per  difesa ,  o 
per  ornamento  del  foro  della  ser- 
ratura. Bocchetta  contornata ,  a 
mandorla ,  ad  oliva,  a  mostacciwh 
lo ,  a  rosa  traforata ,  ecc. 

'Bucchètta  del  ciavg.  —  Boccac- 
cia, n.  f.  Bocca  delle  chiaviche  seo- 
latizie.  i 

BUCCHIOL.  BUCCHIULEIN»  o.  m.  Bec- 
cuccio d'  ampolle,  e  .simili. 

BUCCli,  n.  f.  crucciata,  n.  f. 

BUCCiAFADIGA,  n.  m.  Fuggifatica, 
Schifanoia,  vale  Pigro ,  poltrone. 

SUCCIAR,  V.  Trucciare,    Truechiare 
Truccare ,  v.  Levar  con  la  sua  la 
palla  dell'  avversario  dal  luogo  do-  i 
v'  era. 

Bucciar  un .  figurai.  Lasciare 
uno,  abbandonarlo. 

*BUCCIARA,  n.  f.  mta  di  bocce,  o 
pallottole.  Sono  sei  grosse  palle  di 
legno  ed  una  più  piccola ,  che  ser- 
vono pel  giuoco  di  tal  nome. 

BUCCIÒUS ,  add.  Broccoso,  agg.  Pieno 
di  brocchi. 


BUP 


155 


BUG 


Buccioso,  vale  Che  ha  grossa 
buccia* 
BUCnÉ.  V.  Part  d' fiur, 
BUDELN.  o.  m.  Podingo,  n.  m.  SorU 
d' iulìogolo  nolo.  (Dall'  io^jlesc  Po- 
dhing). 
BUDELLA,  n.  f.e  qualche  YolLa  BudèU, 
n.  m.  Budello ,  o.  m.  e  nel  plur.  Bu- 
della e  Budelie ,  fem.  (}ael  cuioale 
ncU'  ioteruo  dell'  animale  che  cod 
Tanavvolgiaieoli,  va  dalla  bocca 
dello  stomaco  iosioo  air  aao ,  don- 
de conduce  fuori  gli  escremenli. 

Cascar  el  òudéll»  el  brazz.  ••• 
Cascar  U  UudeUa,  Perdersi  d'  a- 


nifflo. 

Ruiamèini  d'  budéU, 
gtiare  del  corpo. 

Una  uiassa  d' btidéll  - 


—  Gorgo- 
"  Budella- 


me, n.  ut, 

Tmr  fora  el  budéll.  —  Bécere  le 
budeila.Esser  lormentato  da  conti- 
nuo e  forte  vouiilo. 

Onzers'  elòitdéll,  figurat.  Cibar- 
si. Mangiare.  Bistorarsi  col  cibo, 

A  m'  casca  el  budèll  dalla  fam. 
—  L' orolou'to  e  ilo  giù.  Ho  un  ap- 
petito cfée  scanna.  Veggo  la  faine 
per  aria.  Far  allungare,  o.  diiwir 
gare  il  collo  a  uno.  Easen^  scantta- 
lo  dalla  fante.  Mod.  bas. 

Budella  dèi  bliyuel.  — •  Bellicon- 
c/ùo,^.  piii  pulitamenie  Tralcio. 

Budella  méstra.-  Intestino  retto. 

BttdèU  zintil»  m.  Lamprcdotlo. 
Bello,  Intestiuo  del  vitello,  e  di 
altri  animali  del  quale  uno  si  serve 
per  imbudellare  la  carne  salata  da 
consumare. 

Avèir  la  budella  dèllòuv.-^Aver 
buUmo.  Appelito,  eamno.  Fame  ca- 
nina. 
BUDLEINA,  n.  f.  Budellino,  n.  m.  dim. 

di  Budello. 
BUDRIÉ  (dal  fr.  Baudrièr),  n.  m  Ban- 

djUera,  n.  f. 
BUEIN.  V.  Bo. 

BOEVI.  Espressione  modesta  sosti- 
tmla  ad  una  die  sarebbe  sconcia. 
Bi  eoU'  effe. 
BVFFiR.  Amare,  buffare.  Bespirar 


con  af&mno.  Ed  anche  per  Buffetta- 
re.  Gettar  vento  per  bocca.  La  voi'e 
boi.  viene  dalla  provenaale  Bufar, 
che  ha  quest'  ultimo  siguiOcato. 

Buffarila,  —  Pavoneggiarsi. 

Al  s' la  buffa.  —  Va  superbo, 
iron/io  pettoruto 

Buffar  (dal  fr.  Biffer).  —  Tor  via. 
Portar  via.  Nel  fare  a  dama  porlar 
via  una  pedina  al  contrario .  quaji- 
do  con  quella  egli  era  obbligato  a 
prendere  ia  vostra.  Cunumemeiìte 
Soffiare,  ed  anche  Buffare,  *-  Buf- 
fare in  ita!,  si  prende  per  Dir  tns»^ 
le,  e  per  Gracchiars,  ed  anche  per 
Spetezzare. 
BUFFEiiLA .  n.  f.  Spezie  d' uccello  co- 
munissimo detto  Velia,  AveHa,  GaZ' 
zavela,  Bagazzoia,  ed  in  alcune 
parli  Bufsrola, 
'BUFFEBLOTT,  n.  m.  AveUa  cinerina, 

'Al  par  un  bufferlott,  — >  E'  pàt^ 
un  pappataei- 
BUFFON,  n.  m.  Buffone,  n.  m. 

Buffon  e  Hu/funadòur.  «—  Beffeg- 
giatoìe.  Beffatore.  Corbellaiore,  Ber- 
teggiatole. (Ihe  fa  bette ,  nel  primo 
stguifieato.  Nel  secondo:  Molleggia' 
tore.Motteggèiwle.  Scfterzèvole,  Mot- 
teggiero,  agg.  a  persona. 

Da  buffòn.  —  Buffonescainente. 

Cossa  da  buffòn.  —  C'osa  tmffo- 
nes'U,  ridicola,  scutrile. 

Saocir  far  da  buffòn.  —  Tener 
lazzo  Saper  far  ridere. 
BUFFUNAR.  V.  Sbuffunzar. 
BLFFUNaTA.  n.  f.  Buffoneria,  n.  f.  Al- 
to o  detto  da  buffone. 
BUGÀ,  n.  f.  Bucato,  n.  m.  Imbianca- 
tura di  pannilini  con  cenere  ed  a- 
cqna  bollente  messavi  sopra. 

Unabuqà. —  Bucato,  dicesl  an- 
cora la  nlassa  e  quantità  di  panni» 
che  s'imbucatano  in  una  sola  volta. 

Far  la  bugà.  —  hnbucatare. 

Per  eseguire  quest'operazione  va* 
rie  facceiMle  occorrono.  I  lavandai 
per  prima  cosa  fanno  ciò  che  si  di- 
ce in  boi.  Mellen  a  tnoi  la  bugà ,  o 
la  roba  sporca. — Inunollare  l  pan'» 
I    ìli  sudici  nelV  acqua. 


BUt 


156 


BCM 


Smuiarlabugà»  —  Passarci  pan- 
nilini  tiel  ranno  debole,  cioè  in' 
ac(jfuato,  che  per  lo  più  è  avanzo  del 
bucato  antecedente, 

Arsintar  la  bugà.  —  Risciacqua- 
re il  bucato. 

Cumponer  la  bugà.  —  Distribui- 
re i  pannilini  nelkt  conca,  soprap- 
pone ndooi  il  ceneraccio,  con  sopra 
la  cenere. 

Trar  su.  —  Gettare  l'acqua  bol- 
lente sulla  ceìiere  nella  conca. 

Lavar  la  bugà,  —  Lavare  il  bu- 
cato. 

Dsténder  la  bugà.  —  Tendere  i 
pannilini  su  corde. 

Pagn  sta  in  bugà.  —  Pannilini 
imbucatati. 

Boba  bianca  d'bugà, —  Panni  di 
bucalo. 

Atìèir  fatt  bugà,  figar.  Avere  il 
9isò  dilavato.  Dìcesì  del  c^lor  palli- 
do del  viso  dopo  aver  sofferto  qual- 
che malattia. 

'Sugar  una  bugà.  Fig.  ìtìpescar 
le  secchie.  Pagare  un  debito. 
BUGADARÀ,\oce  antica.  \.Lavandar. 
BUGADARl,  n.  f.  (dal  fr.  Buanderie). 
Cura,  11. f. Luogo  ove  s'imbiancano 
le  tele»  e  i  pannilini.— Sono  in  Bo- 
logna alcuni  luoghi  ove  s'imbian- 
cano le  tele,  e  i  pannilini»  che  si 
chiamano  Cur.  La  cura  dia  Vota. 
La  cura  di  Bizzard.  La  voce  boi. 
Bugadari  si  appropria  precisamen- 
te' a  quel  qualunque  luogo  destine^ 
to  a  fare  il  bucato. 
BUGADEIN  »  D.  m.  e  BUGADEINA»  n.  f. 
Bucatino ,  dim.  di  Bucato. 

Dsténder  un  bugadein, — Tènde- 
re un  bucatino. 
BUGNÉTT.  V.  Bògn. 
*  BÙIA ,  n.  f  BugUa.  Zuffa.  Bissa  di 
più  persone»  che  fan  romore.  -~  Par 
dia  bùia.  BuaUare. 
BUIDA  ALBÓTT.  V.  J9ò«. 
BUIÈLNT  »  add.  Bollente  e  Bogliente. 
Che  bolle»  e  anche  solamente  Scot- 
tante. 
BULÉIDER,  n  m.  Vòvolo,  ed  anche  Bo- 
leto. Sorta  di  fango. 


BULGNEIN.  V.  Munèida. 

*  BULL»  n.  m.  BULLA»  n.  f.  Sgherro, 
ra.  Dicesi  oggi  di  coloro  deirioiìma 
plebe»  che  vanno  con  certe  loro  ga- 
le, e  sono  facilmente  pronti  di  ma- 
no e  accattabrighe. 

BULLA»  n.  f.  Tratto.  Spazio.  Parie. 
Pezzo. 

BULLA,  add.  Bollato.  Segnato.  Marcalo. 

BULLAR.  V.  Sgnar. 

N'  bUfllar  un  quattrein.  fi'  psèir 
aramar  un  quattrein,  —  fion  Im- 
scare  un  quattrino, 

BULLEIN.  V.  Nèvla. 

BULLÉTTA»  n.  f.  e  Salarein,  n.  m.  Bul- 
letta» n.  f.  Termine  che  si  dà  a  va- 
rie sorta  di  chiodi.  Bullelte  da  im- 
pannate, da  zoccoli,  da  scarpe.  Bul- 
lette da  onde  diconsi  quelle  che  si 
vendono  a  peso. 

Bullétta  grossa  da  scarp. —  Bui- 
lettone.  Chìoóo  grosso  col  capo  qua- 
dro. 

Bullétta  cun  la  tèsta  d'ulton.  — 
Cocomerello  V.  Ciod. 

Bullétta  per  la  gabèlla.  —  Bul- 
letta. Polizzetta  per  contrassegno 
di  licenza  di  passaggio  delle  merci. 
che  si  rilascia  dopo  aver  pagato  il 
dazio.  —  Bulletta.  Polizza  che  si  e- 
strae  ne'  giuochi  a  sorte.  V.  Loti 

*  Bullétta  (Armagner  o  Arsiar  in) 
fig.  —  Bimanere  o  Restar  senza  il 
becco  di  un  quattrino. 

Bullétta.  — Piastrello,  n.m.Qoel 
panno  su  cui  si  distende  l'empiasiro 
per  metterlo  su  ì  maloii. 

BULZÉTTA,  n.  f.  Bolgia,  n.  t.  Valiìjra 
che  s' apre  pel  lungo.  La  voce  boi. 
si  prende  anche  per  l' uomo  stesso, 
che  porta  la  bolgia»  cioè  li  Portalet- 
tere ,  il  Procaccio. 

'BUM8ARDA ,  n.  f.  Bombarda,  n.  f. 
*L*  è  un  bumbarda.  —  E' le  dice 
grosse. 

'BUMBARDAR»  v.  Bombardare,  v. 

*BUMBARDON»  n.  m.  Bombardone.  Sor- 
te di  strumento  musicale. 

BUMBAS,  n.  m.  (dal  lat.  ant.  Bomftojr, 
che  era  veramente  una  pianta  arbo- 
rea» dalla  quale  cavavasi  il  cotone. 


Bvn 


157 


BUR 


Gosiypium,  lat.  è  queir  arbusto,  che 
ora  noi  conosciamo  generalmente). 
haìnboffia  ,u.  t  Cotone ,  n.  ro.  La- 
nugine del  frutto  di  nna  pianta ,  si- 
mile a  laua  bianchissima.  -^  Cotone 
si  usa  più  propriamente  per  la  pian- 
ta 0  arbusto ,  da  0'  hotlon ,  voce  a- 
siatica.eper  la  lanagiae  sfilata:  e 
^mbagia  per  la  lanugine  filata. 

ha  cossa  eh' para  d'bumbas.'^ 
hmbagioso,  agg.  Soffice,  morbido 
a  oiodo  di  bambagia.  V.  ImbumbO' 
m 

kstunar  cun  un  bastòri  d'&titn- 
hs.  —  Gaitigare  col  baston  della 
bambagia.  Dar  un  cavallo  con  le 
mucie.  {Muda.  Coda  di  volpe  attac- 
cala ad  una  mazza  per  {spolverar  le 
tavole).  Cioè  piii  in  apparenza  che 
in  effeiio. 
fmd*bumbas. — ImJkLmbagiato, 
Téììder  em'è  al  bumbas.  —  Ini- 
bambaqellato. 

Ear  in-t-al  bumbas,  figurat.  Star 
iìnbambagiato,  soppannato  di  bam- 
bagia, cioè  In  delizie,  e  in  morbi- 
dezze. Aver  ogni  consolazione  di 
corpo.  Stare  nelV  oro.  Stare  in  sul 
^rasio.  Essere  avvezzo  o  tenuto  nel- 
l'i bambagia. 

»^5IBASAR.n.  m.  Lavorator  di  cotone. 

BOMBASEINA ,  n.  f.  Bambaqino,  n.  m. 

THa  fatta  di  fili  di  bambafda.  —  Batn- 

bdfiino  è  anche  agg.  Tela  bamba- 

gina. 

Muisoleina.  — -  Mussolina  dtcesi 
^[Bambagino ,  da  Mosuh  città  sul 
Tigri  presso  le  rtìine  di  Nini  ve. 
/Burribaseina,  fig.  per  soffio  d'a- 
na  freddissima  ed  acutissima. — Al 
tira  una  bumbMcina  ch'taja  al  mu- 
itazz.  —  Spira  un  vento  si  freddo 
che  cuoce  il  viso. 

JUSBASÙ.  V.  Calamar. 

Bl'NAGA,  n.  f.  Bonarjra  e  Bonaga,  n. 
f.  Pianta  che  nasce  ne'  campi ,  detta 
da' botanici  Anònide. 

1  conladini  la  chiamano  Ligabó , 
0  Tirabò ,  dai  francese. 

BUNEFlC,  n.  m.  Bonificazione,  Restata 
azione,  Rìstaurazione,  Ristorazio- 


ne, Rhtaro,  Rlparassione,  Acconcia' 
mento.  Nel  dialetto  si  diée  ancora 
Riattamèint,  Risarzimèint  V. 

BUNIFAZI,  np.  m.  ZIA,  f  Bonifaxh» 
m.  zia ,  f.  Bonifacio  «  età. 

BUNIFICAR.  Bonificare,  Migliorare. 
Ridurre  in  miglior  forma:  e  parlan- 
dosi 4ei  terreni  Render  fertile  un 
terreno  infruttuoso.  Per  Risarcir. 
V.  —  Abbunar.  V. 

BUNTA  ,  n.  r.  Bontà,  fi  buono.  Buona 
qualità  che  si  trova  in  qualunque 
cosa.— Bonfà  dicesi  plii  particolar* 
mente  per  quella  qualità  morale,  per 
cui  siamo  inclinati  a  operar  bene. 
Usano  i  boi  questo  termine  nelle  se« 
guenti  frasi ,  e  simili: 

L' è  la  buntà  d'dis  ann  ch'an' 
V  ho  vést.  —  Egli  è  un  negozio ,  un 
affare  di  dieci  anni,  che  non  l'ho 
veduto. 

L'ha  avù  la  buntd  d'direm'  eh* 
a  sòn  un  matt,  ironicam.  Ha  atm- 
to  il  coraggio  di  dirmi  che  son 
pazzo. 

Fu  capace  di  fare.  Ar^.  Osò.  Non 
ebbe  riguardo .  o  ribrezzo  di  fare. 
Sono  tutti  modi  da  adattarsi  alle  Cir- 
costanze. 

BUR«  n.  m.  Buio,  Oscuro,  n.  m.  Oscw 
rità.  Tenebre  plur.  n.  f. 

BUR,  add.  (da  Burus  lat.  ed  anche  da- 
gli antichi  toscani  Buro).  Buio.  0« 
scuro.  Tenebroso ,  agg. 

Vgnir  bur.  —  Abbuiare  e  AbbU" 
farsi.  Rabbuiare  e  Rabbuiarsi.  Ab- 
brunare.  Imbrunare.  Imbrunire. 
Annottare  e  Annottarsi.  Farsi  buio. 
Farsi  notte.  Oscurarsi. 

BUR  A ,  n.  f.  Borea.  Aquilone.  Tramon^ 
tana.  Vento  principale  settentriona- 
le. —  Per  vento  gagliardo  e  freddo. 
V.  Vèint. 

BURACCIA ,  n.  f.  Boracela,  n.  f.  Quella 
fiasca  che  usano  i  viandanti.  Y.  Bui- 
telila. 

BUR  ATT,  n.  m.  FrulUme,  n.  m.  Arnese 

di  legname ,  per  mezzo  del  quale  si 

cerne  la  crusca  dalla  farina.  Buratto 

è  V.  d.  U. 

Tetta  da  buratt.»-^  Buratto  tSta- 


BUR 


160 


BUR 


vanti  superiormente  con  una  ri- 
balla* la  quale  calata  orizzontal- 
mente può  servire  ancora  per  ta- 
vola ad  uso  di  scrivania. 

Burò  (Fp.  Bureau).  Voce  francese 
introdottasi  in  questi  ultimi  tempi, 
e  vale  Uffizio  Ministero.  Cancelle- 
ria. Si  osservi  bene  cbe  la  voce 
francese  Bureau  è  scritta  coU'ii 
semplice,  altrimenti  coU'ou*  Bour^ 
reau ,  varrebbe  Boia. 

BURRASCA  Y.  Timpésta.  Aqua. 

BURRIDA.  Voce  che  usano  t  boi.  nelle 
seguenti  frasi: 
Afidar  d'  burrida.  —  Andar  di 

,  volo,  andar  ratio.  Appunto  come 
fa  il  cane  volendo  assalire  bestie,  o 
uomo.  V.  Burrir. 

Vgnir  d'  burrida.  —  Venir  con 
prontezza ,  cmi  partecipazione. 

BURRIDÓN,n.  m.  Spavenlacchio.  So- 
pravvento,  n.  m.  Battisoffia.  Batti- 
soffiola":  n.  f. 
Far  un  burridòn.  —  Fare  uno 

.  spaventacelo,  o  una  tagUata,  va- 
le Fare  una  bravata. 

BURRIR  (erroneamente  ABURRIR) ,  v. 
Correr  contro.  Inseguire.  Assalire. 
E  dicesi  del  cane,  //  dar  sotto,  il 

.  levare ,  lo  scovare  gli  animali.  In 
boi.  è  voce  adoperata  per  significa- 

.  re  appunto  Quel  correre,  o  inse- 
guire cbe  fa  il  cane  grosso  trattan- 
dosi di  persone,  eh'  ei  non  cono- 
sca, come  per,  assalire;  ii.e.Quéll 
can  m'  ha  burré.  —  Quel  cane  mi 
ha  assalilo ,  inseguito.  In  boi.  si 
confonde  con  Abburrir  nella  pro- 
nunzia, siccome  alla  voce  Burré 
precede  per  lo  piìi  la  terza  persona 
del  verbo  Aoéir;  Al  m'ha  burré. 

fiURSA,  n.  f.  (dal  lat.  Bursa).  Borsa, 

.  n.  f.  Sacchetto  di  varie  fogge,  ma- 
terie, e  grandézze,  per  uso  per  lo 
pili  di  teser  danari. 

Bursa  da  cavi.  —  Borsa  da  co- 
peli. 

Cavar  fora  dalla  bursa.  —  Sbor- 
sare. 

Borsa.  Parlando  de/  pagamenti , 
che  si  fanno  in  Turchia  «  si  prende 


per  Una  certa  somma  di  circa  UO 
zecchini. 

BURUBÙ ,  n.  m.  Borbottone.  Borbotta- 
tore ,  n.  m. 

BURZIGULA.  n.  f.  Dicesì  nel  gioco 
delle  pallottole,  allorché  lattee  tre 
quelle  dell'  avversario,  o  le  lue, 
son  portate  vicine  al  lecco,  di  mo- 
do che  allora  si  raddoppia' il  poolo. 
Non  ho  trovalo  il  termine  ita!,  re- 
gistrato per  corrispondente  al  boi., 
ma  bensì  trovo  Verzicola  nel  signi- 
ficato dell'  unione  delle  carte  prin- 
cipali, e  per  lo  meno  di  tre  d'  udo 
de'  semi  nel  giuoco  delle  minclm- 
te,  che  in  dial.  boi.  dicesi  fìapolc- 
tana.  Quindi  tanto  per  la  stini- 
giianza  della  voce  ital.  alla  boi.. 
quanto  per  l'  analogia  del  sigoiti- 
calo,  non  esiterei  di  adoperare  Ver^ 
sdcola  per  la  .  parola  Buràffltla: 
massimamente  che  in  Toscana  è 
usata  comunem.  in  questo  senso. 

BURZlGULEliN ,  e  da  alcuni  SBURZI- 
GULEhN  AL  DIDA.  Unghiella,  Q.f. 
Slupor  doloroso  delle  dita ,  cagio- 
nato .da  freddo  eccessivo,  i'  of}- 
granchiarsi  delle  dita.  —  Farpqpe 
è  Accozzare  insieme  tutti  e  cioqoe 
i  polpastrelli,  cioè  le  sommila  in- 
feriori delle  dita.  Il  cbe,  quando  è 
d' inverno  e  freddo  per  lo  ghiaccio, 
molti  non  posson  fare,  onde  in  pro- 
verbio si  dice  a  Un  dappoco:  Tu 
non  faresti  pepe  di  luglio.  Da  ciò 
ha  qualche  analogia  la  voce  boi. 
Burzigulein,  nel  giuoco  delle  pal- 
lottole, che  sono  tutte  unite  al  lec- 
co quando  si  fa  verzicola.  ^ 

BUS,  n.  m.  Buco.  Pertugio.  Fòro,n.tù. 
Apertura  che  ha  del  rotondo,  e  non 
molto  larga.  Neil'  ordinario  discor- 
so non  si  suol  fare  distinzione  fra 
queste  tre  voci  :  pure,  volendo  osar 
di  esaltezza ,  Buco  si  prenderà  per 
Piccola  cavità ,  che  si  profonda  ia 
un  corpo  senza  trapassarlo  p.  e.  Un 
buco  nel  muro.  Fare  un  buco  in 
terra.  Jl  buco  del  ragno,  l  buclU 
delle  narici.  —  Foro  è  queir  aper- 
tura ,  che  trapassa  da  una  parie  al- 


BUS 

i'  altra*  Fare  un  foro  nella  caffo. 
Vn  foro  nell'abito.  Un  foro  nel 
muro.  — *  Pertugio»  quandi»  l' aper- 
tura è  tale ,  che ,  sebbene  trapassi 
ii  corpQ  perforalo ,  pure,  per  la  d- 
uuosilà  delUi  medesioia,  non  per- 
metia  all'  occhio  di  vedere  ì*  oppo- 
sta parU.  Pertugio  degli  orecchia 
hrtugio  del  terreno. 

ìn-t'l'  afliubbòH  al  Intti  l*  ha 
faUàunlfUS.'^Nell'aflUfbiarie  U 
bìulo  ha  errato  un  buco. 

»ui  dia  bòtt  V.  Bòtt. 

Itus  del  ctutnòar.  -*  Occhi  delle 
ioiotnbme. 

Bus  pr  t  legn  di  poni  da  mura- 
dttr.  —  Covile. 

Bu9  in-t'la  tétta,  iti-M  pagn. — 
Buco ,  Straccìatuì'a. 

Far  un  bus.  —  Bucare.  Buche' 
rare.  Forare.  Pertugiare.  V.  Sbu- 
samar. 

Buso ,  è  addietivo  e  Tale  Bucato. 
V.  Bus ,  add. 

Far  un  ifus  in't'la  cassa,  detto 
figurai.  Fare  una  buca.  Servirsi  del 
denaro  iiOalo. 

Bus  in-t'Una  zéda.^^  Adito.  Var- 
co. Calla  e  Callaia  è  V  apertura , 
che  si  fa  nelle  siepi  per  poter  en- 
trar oel  campo. 

Bus  dèi  viulein ,  dia  chitarra.  — 
Bota.  Apertura ,  o  Qnestrella  negli 
sirumeuti  da  corde  fetta  pel  risalto 
del  suono. 

Bus  da  dòv  nass  al  déint.  —  Al- 
veolo. 

Blu  dèi  nas.  V.  Nas. 

Bus  dèi  seder.  V.  Cui. 

Tumar  a  far  un  bus.  -  Ribunare. 

Far  un  bus ,  figura  L  Infilzare  le 
pentole.  Fallire. 

D'  un  bus  far  una  fnestm.  — 
—  fare  d'  una  bollQ  acquaiola  un 
fistolo ,  0  un  canchero,  figurai.  In- 
grandire le  cose  più  del  dovere. 

Blustmr  una  cossa  pr  al  bus  dia 
ciao.  —  Mostrare  una  cosa  per 
lambicco.  Mostrar  checchessia  con 
Uilficolià,  0  di  rado,  o  per  somma 
grazia. 


161  BUS 

N*  Sttoèir  in  eh'  bus  fteeatt*.  — 
Soìi  saper  dove  nascondersi,  o  ce- 
larti. 

Passar  pr  un  bus  d'grattusa.  — 
Uscir  per  qualche  gretola.  Uscirne 
pel  rotto  della  cu  fila.  Sortirne  in 
bene  in  mezxo  a  diIBcoilà. 

Pein  d' bus.  —  Bucherato,  foro- 
minoso. 

Astuppar  un  bus  in-t^una  cal- 
xètta.  —  Ripigliar  un  buco ,  o  una 
maglia  a  una  calza, 
BUS,  SA,  add.  Bugio,  Bucato,  Pcì^ 
tugiato.  Forato,  Buso,  add. 

Lam'  è  andà  busa.  —  La  cosa 
m'  è  atulata  fallita,  m'  è  venuta 
corta.  La  pania  non  tenne.  Ella  è 
stata  bianca.  L'  affare  è  andato  in 
fumo  d'  acquavite ,  o  è  andato  a 
rovescio.  Ber  bianco.  Venir  corto. 
BUSA ,  n.  f.  Buca ,  n.  f.  Luogo  cavalo. 

Busa  di  alber.  -—  FonnellcL 

Busa  da  mort  per  Sepoltura.  V. 
Deposit. 

Andar  alla  busa.  —  Andare  alla 
tomba  Morire. 

Avèir  i  pi  in-t'la  busa.  —  Aver 
la  bocca  sulla  bara, 

lì  termine  boi.  è  sempre  appro- 
priato a  buco,  o  apertura  che  sia 
nel  terreno.  In  ilal.  si  appropria 
anche  ad  altra  apertura. 

Busa  di  aldam,  Aldamara.— Le- 
tamaio. Sterquilinio. 

*La  busa  eh' s' fa  in  fond  al 
camp  per  coier  l'  aqua  gmssa.  — 
Piscina. 

Far  una  busa  in-t'Ol  létt.  '^  Af. 
fondarsi.  S'intende  d'un  letto  mor- 
bido, nel  quale  uno  si  profondi 
quasi. 
BUSADER,  sust.  ed  anche  add.  (da 
Bugiadro  ani.).  Bugiardo,  Menzo- 
gnere e  Menzognero,  Mentitore, 
Mendace.  Colui  che  dice  una  cosa 
falsa,  di  cui  conosce  la  falsità.  Men- 
zoniere ,  oltre  air  essere  antico , 
non  è  da  adoperarsi  per  aver  radi- 
ce da  M^Piizone ,  e  non  da  Menzo- 
gna. V.  Busi  —  Buffiardissimo,  Bu- 
giardoue,  Bkgiardaccio ,  accresi'it. 

IG 


WS 


163 


ftud 


I  ImsQder  tkm  $èhnpr  in  àspar. 
-*  Ogni  buqiardo  ti  pone,  o  -si 
mette  in  caffo ,  cioè  vuol  essere  te- 
nuto |M*r  un  uomo  sensui  pari. 

BUSAMAZZA,  n.  f.  Bucaccia,  pegg. 
di  Buca. 

BUSAMEIN,  BUSEIN,  n.  in.  BucoHno. 
Buchino.  Bucfieràltoh.  Buclierello, 
dim.  di  Buco.  Foreltino.  Foretto. 
Periugetto.  V.  Bus. 

Chi  n'accomda  Imsein  »  aceomda 
busòn.  -*  Chi  non  tura  bucolin , 
tura  bucone,'—  Cettina,  Cetletla, 
Celtuzza,  CetloUna,  dicesi  piìi  co- 
munemente delle  piccole  cavità  dei 
corpi  naturali.  Le  celline  fabbrica- 
te dalle  api.  le  cèllule  delle  Bpu- 
gne.  —  Cunicoli  si  dicono  le  bu- 
cherattole  delle  formiche ,  e  simili 
insetti. 

Busamein'  del  pèir,  del  mèil, 
etz.  —  Bellico.  Bucolino  di  quelle 
frutta  che  sì  spiccano  naturalmente 
dal  lor  picciuolo. 

BUSAMCIiNA,  n.  f.  Bucheratola,  dim. 
di  Buca. 

BUSAMÒN ,  accr.  d' Bus.  BUSAMÓUNA, 
d'  Busa.  —  Bacone ,  accr.  di  Buco , 
ma  si  usa  solamente  per  ischerzo , 
e  proverbialmenle.. 

BUS  ANCA,  n.  f.  (da  Buganza  ant.). 
Pcdignone.  Infiammazione  che  per 
cngion  del  freddo  in  tempo  d' in- 
verno si  genera  ne'  calcagni ,  e  nel- 
le dita  delle  mani ,  e  de'  piedi. 

'BOSC,  n.  m.  A' catto,  n«m. 

'Far  di  buse.  —  Accattare.  Beg- 
gersi  d'  accatto.  Ed  alcune  volte 
semplicemente  Guadagnare  qual- 
che cosa. 

BlISCA,  n.  f.  (da  Busca,  provenz.  usa- 
sato  anlicam.  dagli  ital.)  Busco.  Bru- 
scolo. Fuscellino.  Fuscello.  Fuscel- 
luzzo.  Minuzzolo  pìccolissimo  di  le- 
gno, o  paglia,  0  simili  materie. 

Ògn  buse  i  par  un  trav.  —  Ogni 
bmscolo  gli  pare  una  trave, 

*Mo  buscai — Capperi!  CospetloI 
Cappi ta!  Cazzica!  Cappucci! 

'BUSCAIOL,  n.  m.  Scopatola.  Pàssero. 
Scopaiolo, 


BUSCAR.  Toccar  delle  busse. 

Buscar  cvélt.  —  Buscare.  Pro- 
cacciarsi, ed  ottenere  checchessia 
coti  industria. 

BUSCARATA ,  BUSCARÓUNA.  Voci  so- 
stituite ad  altre  meno  civili  troppo 
note.  V.  Sgazarata. 

BUSCAROL,  n.  m.  Boscaiuolo.  Quegli 
che  taglia  ,  abita ,  frequenta ,  ed  ba 
in  custodia  il  bosco. 

BUSCHEINA ,  n.  f.  BuscoUno.  Buschet- 
to.  Fuscellino. 

BÙSCHÉTTA  (FAR  ALLA).  Giocar  alle 
Buscìieite  o  Bruschetti  Giuoco  cbe 
si  fa  con  un  fuscelletto  messo  fra 
la  piegatura  di  un  dito  della  mano 
chiusa ,  dando  ad  altri  ad  ìndovioa- 
re  In  quale  delle  dita  si  trovi. 

BUSETT  DEL  BÙST.  «  OcchielU.  Que' 
piccoli  pertugi  cbe  si  fanno  nel  ba- 
sto, e  per  cui  entra  V  aghetto. 

Busett,  Bó  pznein.  "Bucello.  Bu- 
ciaccio.  Piccol  bue. 

BUSGATT,  n.  m.  Bugigalto.  BwjifiìU- 
tato,  n.  m.  Pìccolo  buco,  o  stanzio». 
Presso  alcuni  contadini  la  voce 
boi.  equivale  a  Porco, 

Busi,  n.  f.  Bugìa.  Menzogna.  FaUitó, 
n.  f.  Metidàcio ,  n.  m. 

Nello  stile  famigliare  si  usano  le 
voci  Carota,  Bozza,  Fiaba,  fan- 
donia ,  Frottola. 

Dir  del  busi.  —  Dir  delle  bugie, 
e  con  una  sola  parola  Mentire.-^ 
Bugiare  è  verbo  antiquato. —Siw«- 
tire ,  Dimentire  vagliono  Dare  una 
mentila. 
Coler  in  busi  —  Sàugiardare. 

Convincere  di  bugia. 

El  busi  han  curt  ì  pi. — Le  bì^it 
hanno  le  gambe  corte.  La  Imoifi 
ha  corta  la  via.  E  si  djce  aocbe 
Bugia  zoppa  alla  bugia,  che  presto 
si  scuopre.  Si  conosce  più  pretto 
un  bugiardo  che  uno  zoppo.  La  ve- 
rità sta  sempre  a  galla. 

A  s'  cgnóss  la  bu^i  in-t-la  f/vnt. 
—  La  bugia  ti  corre  su  pel  naso. 

Cùn  del  busi^cùnun  mònd  d'bu- 
si.  —  Mentitamente.  Menzognet-a- 
mente.  Bugiardamente. 


BU9  163 

Busi  —  Bugia  per  Qaell'alenftile 
che  usano  i  Prelati  nelle  sagre  fun- 
zioni, per  vedere  lume  in  leggendo. 
Ed  anche  per  quella  lucernelta  di 
metallo  falla  a  foggia  di  casseltina 
bislunga  o  rotonda  ad  uso  di  tras- 
portarla in  qua  e  in  là  senza  span- 
der olio.  —  Bugia  si  dice  ancora 
al  Porlazirein,  V.  —  Busi  per  Iri- 
dio. V. 

BISUZZÀ.  BUS1ÓUNA,  B.  f.  Bugiane, 
n.  m.  Gran  bugia. 

BtSlÉm,BUS10LA,n.  f.  Bugielia. 
hgìuzza,  n.  f.  Dugia  leggiera. 

BUSILLIS,  Busilii  e  BusiUis.mf&coWk 
grande ,  impaccio,  imbroglio,  catti- 
vo passo,  e  simili. 

Quésta  al  busillis.  —  Otd  è.  o 
Qui  sta  il  busillis.  Qui  è  dove  giace 
ìifìcco.  Oh  qui  sta  il  nodo.  Qui  sta 
il  punto.  Qui  consiste  la  difficoltà. 
(Dicesi  derivala  questa  espressione 
da  OD  Cberico,  che  dovendo  in  un 
esame  volgere  in  ital.  queste  paro- 
le In  diebus  illis ,  nel  testo  esse 
rimanevano  tronche  a  questo  mò- 
do: in  fin  di  verso  trova  vasi  In  die 
—  ed  il  resto  cioè  bus  illis  era  nel- 
la linea  seguente  :  tradotto  ch'ebbe 
la  prima  parte  In  die—  Nel  giorno, 
Tesiò  interdetto  protestando  che 
quel  bus  illis ,  era  un  passo  molto 
oscaro  e  difficile  a  spiegare.) 

BUSON,  n.  m.  BarxUissa.  Bagascia ,  n. 
in.II  termine  ital.  vale  propriamen- 
te Drudo,,  né  corrisponde  al  boi., 
che  signiGcia  Uomo  che  fa  l' inna- 
morato per  corbellar  le  donne.  Que- 
sta voce  sembra  provenire  da  Busi» 
'^  Bugia.  Bugiotie  cioè  Buma  gran- 
ài; oppure  Bugiardone.  Mentitore. 
Busòn,  ha  dell'analogia  con  Bar' 
iassòn.  —  Bardassonaccio.  V.  Bar- 
dassa. 

Far  al  busòn ,  Busunar.  —  Fare 
}l  monello  ;  far  monellerie. 
Bl^SS,n.m.  BÙSS  DI   CANNON,  DI 
STIUP.  Fragore  de'cannoni,  de' fu- 

ciU. 

*£n'  dar  ne  in  bùss ,  né  in  boss, 
'^^(m  connellere.  Vaneggiare.  Ra- 


BCS 


gionar  coro'  uno  che  sia  fuor  di  sé. 
Con  altra  frase  i  bolognesi  dicono  : 
En'  dar  né  in  si ,  uè  in  séti. 
BUSSAK.  v.  ha  due  signiGcati  BUSSAR 
DI  CANNON.  //  rombar  de' canno f ti. 

Bussar  ci  Itoli ,  t  linazz.  V.  Bott. 

Bussan:  in  lingua  ital.  vale  Bai' 
tere.  Percuotere. 
BUSSE  (Voce  che  verrà  per  cerio  dal 
fr.).  Cilindrelto  di  avorio  lavoralo, 
luogo  una  spanna  circa,  con  uno 
scodellino  hicavalo  in  un  capo,  ed 
una  punta  nell'  altro ,  con  cordon- 
cino legato  nel  mezzo ,  al  quale  è 
raccomandata  una  pallollolelU,cbe 
ha  un  foro.  Con  piccolo  movimento 
verticale,  si  slancia  la  pallottola  in 
aria,  e  con  destrezza  si  raccoglie 
nella  cavità  dello  scodellino  superio- 
re: oppure  capovolgendo  il  cilin- 
dro ,  con  maggiore  bravura  s' iuAla 
la  punta  dello  stesso  cilindro  nel 
pertugio  dalla  palla,  già  indicalo. 
Questo  trastullo  chiamlisi  dai  fr. 
Bilboquel.  Non  ho  trovalo  V  equi- 
valente ital.,  ma  converrà  nominar- 
lo alla  fr.,  come  tante  altre  cosucce 
pervenuteci  da  quella  nazione. 
BiSSLA.  n.  f.  Bùssola,  n.  f.  Sorta 
d'  uscio  di  un  pezzo  solo ,  che  gira 
su'  perni .  e  che  usasi  negli  appar- 
tamenti di  persone  .agiate. 

Bùssla.  —  Mento,  n.  m.  Parte 
estrema  del  viso  sotto  la  bocca. 
Mèint,  n.  m.  non  è  voce  usata  dai 
boi.  volgari,  ma  dai  piìi  colti,  per- 
chè Méint,  n.  f.  nel  loro  dialetto 
significa  Mente,  Memoria. 

La  pùnta  dia  bùssla.  —  //  riaXlo 
del  mento. 

'Bùssla.  —  Bùssola.  Noto  stru- 
mento ,  che  serve  a  dirigere  i  na- 
viganti. 
BUSSLOTT.n.  m.  Da  Bòssolo,  fatto 
diminutivo.  Ciòtola,  n.  f.  Coppa  di 
legno  in  cui  i  banchieri  e  i  mercan- 
ti tengono  i  denari.  Dicesi  anche 
Bacinella,  Bacinetto,  da  cui  i  boi. 
hanno  preso  il  termine  Bazzilètla. 

Scusem'  busslott  s'  a  te  dog  un 
scuploit.  —  Far  le  fiche,  dicono  i 


BUS 


1 


mercanti  de*  lor  cassieri ,  quando 
eglino  Spendono  in  uso  proprio  i 
denari,  che  hanno  in  consegna. 

Busslott d' tèrra  cotta,  o  d' légni 
da  bévri.  —  Nappo  di  terra  cotta» 
0  di  legno  per  bere.  Ciòtola. 

Bussolotti,  con  voce  dell' uso,  di- 
consi  qne' bossoli,  che  servono  a' 
saltimbanchi  a  far  vari  giuochi  di 
mano. 

Zugar  ai  busslutt.^-'Fareai  bos* 
solofH. 

Zugadòur  da  bussiutt.  —  Bagat- 
ieliiere:  Giocolare.  Giocolatore.  Gio- 
cator  di  mano. 

Busslott  Qgarat.  si  dice  Bazzante, 
Cheha  gran  bazza,  cioè  gran  mento. 

BÙST,  n.  m.  fìtisto,  n.  m.  Corpettto 
senza  maniche  afBbiato  e  armato  di 
stecche,  il  quale  cuopre  il  petto  e 
la  schiena  delle  donne. 

Bàst.  —  Busto,  dagli  scultori  si 
dice  alle  statue  scolpite  dalla  testa 
sino  al  petto.  Mezzobnsto  è  il  Busto 
dimezzato ,  e  s' intende  delle  statue 
fatte  in  tal  maniera  tronche,  e  sen- 
za braccia.  —  Busto  poi  della  perso- 
na, 0  Imbusto,  si  dice  Quella  parte 
della  persona ,  che  non  comprende 
uè  testa ,  né  braccia ,  né  gambe. 

Quéll  che  n'  va  in  busi  va  in 
man'g.  V.  Man'ga. 

N'pssèir  più  sfar  dèinfr  in-t-al 
bùst  dall'  allgrèzza.  —  Non  capire 
in  sé  dall'  allegrezza. 

BUSTA,  n.f.  Custodia  dapo9afe,e  con 
termine  di  commer.  Busta  da  cuc- 
clUai. 

Cucchiaiera.  Custodia  di  cuc- 
chiai. —  Coltelliera  ,  Coltellesca. 
Custodii^  di  coltelli.  —  Forchettie- 
ra. Custodia  di  forchette. 

Bùstadi  zerusic. — Astuccio.  Fer- 
riera. —  Ferrièra  da  fabbro ,  da 
maniscalco ,  ec. 

BUSTAREINA,  n.  f.  PÙNTA  DEL  BÙST. 
Bastenca.^.é.  U.  l)r.:ppo  con  che 
le  contadine  cuoprono  il  petto  nel- 
la lunghezza  del  f)usto. 

BUSUNAR ,  FAR  AL  BUSÒN.  V.  Husòn, 

BUSUNATA.  V.  Bai^dassata. 


BOT 

6USUNZÉLU  BARDASSUNZÉLL.V.  Bar- 

dassòn. 
BUTiR,  n.  m.  Butirro  e  Burro,  n.  m. 
La  parte  grassa  o  sia  La  crema  del 
latte  separata  dal  siero ,  ed  ispessi- 
ta mediante  lo  sbattimento  couti- 
nuato. 

Azzltar  al  butir.  Butir  azzttd.— 
Sciogliere  il  butro.  Burro  salato  ptr 
conservarlo.  Per  parlar  correlia- 
mente  nel  bol.converrebl>e  direl^K- 
tir  zita ,  cioè  Gettato ,  ma  per  mag- 
gior dolcezza  di  pronunzia  i  boi. 
v' aggiungono  l' A. 

Butir  eh*  ha  al  gtxind.  —  Burro 
sapiente. 

Grass  cm'  è  un  butir.  —  Grano 
bracato. 

Colui  che  fa  e  vende  il  butirro, 
dicessi  Burràio. 

Per  similtt.  dìcesi  Burro  di  kìoì- 
dorle  alla  parte  più  fiiia  e  grassa 
delle  mandorle  ridotte  in  pasta.  — 
Butirro  d'  antimonio.  Un  liqoor 
bianco  e  gommoso ,  fatto  col  rogo- 
Io  d'antimonio  e  il  sublimato  corro- 
sivo, ora  Cloruro  d'antimonio.'^ 
Burro  di  arsenico ,  ora  Cloruro 
d'arsenico. 
BUTIRÓUS.  Burroso  ,  agg.  Pieno  di 

burro. 
BUTTA,  n.  f.  Gittata,  Gettata,  n.  f. 
Gettamento,  n.  m.  Il  tirare  o  getta- 
re. Gittata  di  sassi,  di  dadi  alla  sor- 
te. Gita  dicesi  quel  colf»o,cbc  in  di- 
versi giuochi  trae  ciascuno  de' gio- 
catori r  un  dopo  1*  altf'o. 

Butta,  per  Bieaoato. —  Una  bona 
butta. -^  Un  bell'utile.  Un  bel  ava- 
dagno,  o  frutto.  Una  beUa  ricolta- 
■  Un  bel  colpo  di  fortuna. 
BUTTAFION.  V.  Buttazzòn. 
•BÙTTAFORA ,  o  BtJTTA-IN-SENA  ,  n. 
m,  Mandafuora,  n.  m.,  ed  anche 
Scenario,  n.  m.  Quel  fbglio  sul  qua- 
le sono  scritti  i  recitanti ,  o  le  cose 
loro  concernenti  nelle  commedie 
che  stanno  rappresentando,  come 
le  prime  parole  delle  scene  io  c*»^ 
hanno  parte,  l'ordine  in  cui  debbo^ 
no  andare  sul  palco,  ce. —'Dicesi 


Bur  16& 

anche  a  Colui  che  tiene  in  màW  lo 
Scenario^  e  regola  l'esciu  degli  al- 
lori 

BUTTAM ,  n.  m.  BoHume»  n.  m.  V.  d. 
li.  Qaanlilà  di  vasi  da  vtuo  d' ogni 
maoiera. 

BUTTAR,  Q.  m.  BoUah,  D.  m.  Colui 
che  fa  le  boUi ,  i  lini ,  e  aimili. 

BUTTAR.  V.  Tirar. 

BUTTAREIN,  m.  e  BUTTAREINA,  f. 
dim.  à' Botta,  -—  Botticetta,  Botlici- 
na, (coii'o  aperto)  dim.  di  Bolla  a- 
nimale. 

*BUmsÙ,  n.  m.  —  Far  un  buttani. 
—  Fart  taccio,  o  Fare  un  taccio. 
Koo  conteggiare  precisamenle,  mi- 
DQUmente.  StagUare. 

BUTTAZZ  DALL' OLI.  I/le/to,  n.m.PSc- 
col  vasello  di  terra  colla  inverni- 
ciato, 0  di  metallo  con  becchetto 
per  ase  di  tenere  olio  da  mettere 
nella  lacerna. 

'Xltaccarbuitazz.TìfsOit^  Pettegù' 
leqgiare. 

BUTTAZZÒN.  BUTTAFIÒN,  n.m.  Pan- 
cione. Dumo  grasso  di  molto.  Pan- 
ciuto, agg. 

BUTTÉIGA.  n.  f.  Bottega,  n.  f.  Stanza 
0  luogo  dove  gli  artefici  lavorano , 
0  vendono  le  toro  merci.  —  Quella 
dei  mercanti  piìi  propriamente  si 
dice  Fóndaco.  —  Officina  è  11  luogo 
dove  gli  artefici  fanno  le  opere  loro. 
Tujt  quél  eh*  è  in  mò»tra  l' è  Ì7i 
butlèiga.  —  Assai  pampini,  epoca 
uva.  Bella  apparenza  ,  e  poca  so- 
stanza. 

Al  piov  in  buttèiga. — Non  fa  per 
h  bottega.  Fare,  o  non  Fare  per  la 
bottega ,  vale  Tornar  bene  o  male  : 
Esser  d'utile  o  di  danno,  e  dicesi 
tanto  al  proprio ,  che  al  figuralo. 

BUHEIN,  n.  m.  (dal  fr.  Dottine).  Sti- 
valetto. Picciolo  stivale ,  e  propria- 
mente Calzare  a  merza  gamba.' 
Butlein.  —  Bottino.  Preda. 

BUTTÉLLU,  n.  f.  (dal  fr.  Bouteille). 
Muglia ,  n.  f.  Franzestsmo  tanto 
comune,  eh' è  usato  io  tutta  l' Ita- 
lia. 

Verremo  nominando  In  questo  ar- 


BUT 

ticolo  imii  i  vasi,  che  senrono  neW 
l'uso  comune  per  laleeffetlo. 

Boccia.  —  Boccia.  È  un  vaso  pu- 
re di  vetro,  di  forma  simile  al  fiasco, 
cioè  panciuta  nel  solo  fondo ,  e  col 
collo  piti  lungo.  Bocce  da  stillare 
con  eolio  lungo. 

Caraffa, n.t.  Caraffa,  è  sinoni- 
mo di  Bottiglia,  perché  della  stessa 
materia  •  forma ,  ed  uso  ;  ma  si  sdo- 
le  usare  questo  nome  pel  vasi ,  che 
sono  di  minor  capacità.  Quindi  Ca- 
raffe dioonsi  anche  quel  le,  che  con- 
tengono medicinali  liquidi. 

Fiasc,  n.  m.  (dal  tedesco  HmcA). 
Fiasco  è  Un  vaso  per  lo  piti  di  terra 
cotta  corpacciuto  nel  fondo ,  oppu- 
re cilindrico  a  bottiglia ,  con  base 
piana,  e  con  collo  quanto  basta  per 
prenderlo  in  mano ,  e  serve  a  con- 
tener vino.  Ve  ne  sono  anche  di  ve- 
tro, e  allora  vengono  chiamati  nel 
dial.  boì.Piston,  se  sono  cilindrici, 
e  Zùcc,  se  fatti  a  bocce.  Quando  so- 
^o  vestili  di  paglia  dai  boi.  diconsi 
Zucc  impaid;e  dai  toscani  Fiaschi 
impagliati.  —  Fiasca,  n.  f.  É  un  fia- 
sco grande  di  vetro  grosso,  di  forma 
schiacciata ,  che  con  voce  di  diaL 
boi.  dicesi  Damigiana  (come  se  si 
volesse  indicare  Vaso  portante  vino 
per  le  signore)  ed  è  di  questa  forma 
per  comodità  di  portarlo  dietro  le 
spalle,  oppure  per  collocarlo  In  cas- 
sa, in  baule  0  altrove.  Si  chiama 
ancora  Borraccia  ,  o  Botraccina, 
quando  è  piìi  piccola.—  Ampolla 
(boi.  Impòlla),  n.  f.  Dalla  Crusca  è 
definito  troppo  vagamente  per  Vaso 
di  vetro  di  varie  fogge.  E  in  fatto 
non  è  cosi  facile  il  descriverlo  quan- 
do appunto  non  sì  distinguano  le 
forme,  e  gli  usi;  tutta  volta  le  for- 
me sono  queUe  delle  bocce ,  delle 
caraffe >  delle  bottiglie,  ma  in  pie* 
colo ,  per  lo  che  s'  adopera  il  nome 
quasi  sempre  ih  dirain.  Ampolline  , 
che  i  bolognesi  dicono  ìmpullein'. 
— Ampolline  diconsi  pure  quei  due 
vaselli,  che,  uniti  per  la  bocca,  for- 
mano l'orologio  a  polvere. 


CA 


166 


CA 


BUTTGAR,  n.  m.  ARA,  S.  Botteffoio,  m. 
ala.  f.  Colui  o  Colei  che  esercita  la 
bottega.  Artéfice.  •—  Bottegaio  in  Fi- 
renze si  prende  comunemente  per 
Pizzicàgnplo,  come  si  fa  in  Bolo- 
gna. 

BUTTGHEIN^n.  m.  Tawrma,  Osteria 
da  persone  vili. 

Botteghino  ha  diversi  signiBcati. 
Si  prende  per  Quella  cassetta  piena 
^  di  merci,  che  portano  coloro,  che 
'  le  vendono  per  le  strade.  Vale  anco- 
ra Merciaiuolo.  In  senso  più  ristret- 
to significa  Colui ,  che  dà  le  polizze 
del  lotto,  al  quale  si  dice  in  boi. 
Prenditòur. 

Buttghein  iUl  loti,  è  la  Bottega 
ove  sta  il  Botteghino  a  prendere  i 
giuochi. 

BUTTlÀR,  V.  Bronfiare,  Stronfiare.  Bu- 
fonchiare.  Borbottare.  Pigolare 
Rammaricarsi, e  precisamente  si  di- 
ce di  coloro,  che,  ancorché  abbiano 
assai ,  sempre  si  dolgono  di  aver 
poco.  ' 

BU TTIÒN  ,  n.  m.  ÓUNA  .  f.  Pigolone. 
Da  Buttiar.  V. 

BUTTRlGA,n.f.  Voce  popol. Buzzo, vo- 
ce bassa,  che  vale  Pancia.  Onde  im- 
pir  la  buttriga,  dicesi  popolar.  Em' 
piere  il  buzzo.  Aver  pieno  il  buzzo. 

BUTTRIGON,  n.  m.Buzzotie,  n.m.Che 
ha  gran  pancia. 

BUTTSEINA,  n.  f.  e  piii  coraunem.  Bui- 
tsein,  n.  m.  Butlsèlla,  n.  f.  Bòlt.-^ 


Botticella,  Botildna,  (eoWo  cbia- 
80  )  dim.  di  Botte.  Piccola  botte. 

BUTTSÉLLA,  n.  f.  Involucro ,  n.  m. 
Al  furmèintquand  l'è  in  battei- 
la.  —  La  spica  del  grano  verde 

,  quando  è  ancora  nel  suo  involucro. 

BUTTZAR.  Sbottotusggiare.  Dire  alcun 
motto  centro  a  chicchessia. 

BUVINÉLL,  n.  m.  imbuto,  d.  m.  Pic- 
colo strumento  di  metallo  fatto  a 
campana,  con  un  cannoncino  in  fon- 
do«  che  s' introduce  nella  bocca  de' 
fiaschi  per  versarvi  il  liquore. 

BUZAxNCATA,  n.  f.  Buccicata.  Boccicor 
ta.  Voce  che  significa  Niente,  o  qua- 
si niente. 

N'in  savéir  una  buzaneala.  — 
Non  ne  saper  buccicata,  straccio, 
brano,  bra/tidello,  ec.  modi  popo- 
lari.  . 

Buzaneata ,  vale  anche  Corbel- 
leria. 

BUZElNFI,add.  Enfio.  Enfiato.  Gonfio, 
agg. 

BUZINFIÓN,  n.  m.  ÓUNA ,  f.  Basiofio- 
ne; n.  m.  Basoffia,n.  f. Uomo  o  don- 
na soverchiamente  grasso,  e  che 
mangia  molte  basoffie. 

BUZRÉTT,  n.  m.  Owiciatto.  Onnciàt- 
tolo.  Omicciuolo.  Ometto.  Omèltolo. 

BOZZOLAI ,  n.  m.  Bozzolào,  Ciambella 
di  zuccherini. 

BVUDA,  n.  f.  Bevuta.  Bibita,  n.  f.  Ti- 
rata nel  bere.  V.  SbvazzamèinL 


C 


C 


•  V.  Lettra. 
CÀ  volgarm..  accorc.  da  Casa,ìì.  f.  Ca- 
sale Cà  accorc.  ma  questa  è  voce 
lasciata  al  volgo,  e  a'contadlni; tut- 
tavia si  usa  anche  dai  più  civili  in 
molte  frasi,  p.  e.  Om  dacà  —  il/ax- 
saio.   Uomo  casalingo.  —  Donna 


da  cà.  —  Massaia,  Donna  eata- 
Unga. 

Una  eh  d'cartòn  (dal  fr.  Chàlem 
de  carte).  Si  chiama  cosi  figurau  o- 
na  piccola  casa,  e  per  lo  più  di  cam- 
pagna, molto  ornata  «  ma  fabbrica- 
ta poco  solidamente. 


CA  16 

Vnpaèiipein  d'cà.  —  Paege  ac- 
casato, pien  di  case,  o  anche  sein« 
plìcemeole  foroito  di  case;  come  si 
direbbe  PoMeiMonJ  mfììcientemenr 
te  accasale,  o  bene  accasate.  Pos- 
tetsìone  riccamente  (iccasata.  (Non 
easamentate,  come  soglion  dire  gli 
agrimeosori).  V.  Fabbricar, 

Cà  dèi  diavel,  —  Casa  del  diav<h 
wto.  Inferno;  e  figurai.  Casardel  dia- 
volo. Casa  di  fuoco.  Casa  maledetta. 

Estr  itt-i-una  càdèldiaoel.  ^  Es- 
m,o  Stare  nel  fuoco.  * 

Laparnnacà  dèi  diavel. — È  un 
romito.  Un  trambustio.  Una  con- 
fusione. 

Andar  a  cà  dèi  diavel  calza  e 
Vite.  y.  Andar. 

H  sta  a  cà  dèi  diavel,  figurai.  Sta 
lontanissimo. 

Cà  affitta.  —  Casa  allogata,  o 
appigionata.  —  Cà  vuda.  —  Ca- 
sa spigionata. 

Cà  mal  sicura.  —  Casa  cadevo- 
lf,^roccala. 

Cà  peina  de  tùtt.  •—  Ella  è  una 
dogatM.  Casa  doviziosa.  Essere  in 
una  casa  come  un  mare. 
,  A  cà  mi  a  s'fa  aqusé.  —  Nel  mio 
<t.  la  cosa  sta  con.  Questo  è  il  mio 
riioluto  sentimento»  volere. 

Stard'cà,  o  d'casa  e  d'buttèi- 
ga.  —  Stare  a  casa  e  bottega.  Va- 
le dioiorare  in  luogo  comodo ,  vi- 
cino. 

Tgnir  la  tèsta  a  cà.  —  Avere  il 
cerwllo  seco.  Stare  all'erta.  Stare 
(icannabadata.  Star  con  tuttal'ap- 
plicazione. 

Esser  d' cà.  —  Esser  di  casa.  Es- 
ter fanìifjliaìv ,  intrivseco. 

fari  fati  d*  cà.  —  Far  le  masse- 
rizie della  casa. 

Torr  cà.  —  Prender  casa.  Cioè 
prenderìa  a  pigione  per  abilarla. 

ifetter  su  cà.  —  Aprir  casa. 

Mucc'  d'cà. —  Ceppo  di  case.  Ag- 
gregalo di  molte  case. 

Vnafila  d'cà.  —  J^ilare,  Fila,  Fi- 
lafesstL,  Riga  di  case. 

fttr  del  cà  in-t-i  lug ,  in-t-el  pus- 


7  C^lD 

•tòn.  —  Aecasatx,  Fabbricar  case 
ne'  poderi. 

Avvertesidl  nuovo  che  i  bologne- 
si civili  dicono  anche  Casa  in  tul- 
le le  frasi  surriporlale.  Tutu  via , 
generalmenie .  Casa  prendesi  per 
Casata  o  Famiglia  distinta,  dicen- 
dosi :  La  casa  PvpoU ,  la  casa  Ben- 
tivoglio,  che  sono  delle  antichissi- 
me e  primarie  di  Bologna  :  sebbene 
oggimai  diasi  questo  titolo  anche 
alle  famiglie  degli  artefici.  «^  Casa 
dicesi  ancora  «  assolutamente,  per 
Casa  di  tugozio ,  di  commercio. 

CA>  n.  m.  Cajtpa,  o.  m.  La  lettera  K 
eh' è  dell'alfabeto  greco. 

'CABALA,  n.  f  Cabala,  u.f.—  Fig. di- 
cesi anche  per  Baqgiro ,  n.  m. 

CABALÒN.  BAGGIRÀDÓUR.  n.  m.  Ag- 
giratore. Gabbatore.  Raggiratore, 
Frappalore.  Busbaccoìie ,  n.  m. 

CABABÉ,  n.  m.  BAZIL.  (dal  fr.  Caba- 
ret). Vassoio,  n.  m.  Bacino  di  me- 
tallo quasi  piatto  ,  da  porvi  sopra , 
e  portar  da  luogo  a  luogo  le  lazze 
col  caffè  e  simili.^ 

Dicesi  adesso  anche  Nappo.  Man- 
dar un  cabarè ,  un  bazil  d*dulzia- 

<  ri  a  una  parturièinta.  —  Mandare 
un  vassoio  o  un  nappo  di  dolci  a 
una  puerpera. 

'GABBIOLÉ,  (dal  fr.  Cabriolet),  n.  m. 
Biroccio ,  n.  m. 

CACCA,  n.  f.  Cacca,  n.  f.  Voce  de'fan- 
ciulli.  e  delle  balie  parlando  di  co- 
se sudicie ,  e  specialmente  della 

•  Merda. 

Éssr  alla  cacca.  Prov.  plebeo.  Es- 
sere alla  candela.  La  candela  è  al 
verde,  vagliono  Essere  al  lumicino, 
Essere  vicino  a  spirare .  o  figur.  A 
fallire. 

*Avèir  dia  cacca. — Mostrare  su- 
perbia. Darsi  dell*  arie. 

CADAVER.  n.  m.  (dal  JaL  Cadaver). 
Cadàvere  e  Cadàvero ,  n.  m.  Corpo 
umano  morto. 

Dviìitar  un  cadaver.  —  Incada- 
verire. 

CADAVERIC,  add.  ^odaveroso ,  V.  d. 
U.  add.  di  Cadavere.  Dicesi  per  lo 


CAD 


{»iii  dell'  odore ,  cioè  simile  a  quel- 
0 ,  che  tramandano  i  cadaveri.  — 
Cadavèrico,  add.  è  foce  dell'  uso 
comune ,  e  dicesi  per  lo  piìi  del  co- 
lore, che  ha  del  cadavere. 

CADEIN,  n.  m.  Catino,  Bacino,  n.  m. 
Vaso  di  terra  colta,  di  legno  «  oppur 
di  rame,  di  forma  rotonda,  e  assai 
cupo  »  che  serve  a  molti  usi  dome- 
stici. 

*Cadein  del  cappéll  del  ci9.  Absi- 
de, n.  f.  *-  Mèzz  cadein.  Mezza  a- 
bsìde. 

CADÉINA,  n.  f.  Cateìia,  n.  f.  Fila  di 
anelli  di  metallo  commessi .  e  inca- 
\alciati  1'  uno  nell'altro.  Questa  de- 

.  finizione  ci  sembra  pih  generica  di 
quella  della  Crusca ,  che  dice  Legar 

,  me  per  lo  più  di  ferro ,  fatto  d*  o- 
nelU  commessi,  e  cottcalenati  Tu- 
no  coli*  altro. 

Cadèina,  ciav  del  fabbric.  V.  Ciav. 
Cadèina  dia  fuga,  —  Catena  da 
fuoco, 

Cadèina  di  cvert.  —  Asticciuola. 
Trave  maestra.  Tirante.  Prima  cor- 
da Quel  legno  de'  cavalietti  delle 
tettoie,. che  sta  in  fondo  per  piano. 

CADÈINT  D'UN  FIÙM.  Cadente  di  un 
fiume ,  non  è  voce  di  Crusca.  Si  di- 
rà Declive,  Declività ,  Pendenza  , 
Pendìo  ,  Inclinazione  ,  e  vagliono 
queste  parole  :  La  differenza  di  un 
termine  sopra  un  altro,  rapporto 
alla  distanza  orizzontale  di  essi.  Ca- 
duta è  la  Differenza  delle  altezze  di 
un  termine  sopra  un  altro ,  o  sia  la 
distanza  dal  centro  comune  de' gra- 
vi :  In  boi.  Scazuda. 

•CADINÉLLA,  n.  f.  Catinella,  n.  f. 
*  Cadinèlla  da  lavar  i  piati,  —  Ca- 
tino grande,m  cui  si  lavano  le  sto- 
viglie. 

CADlNfcEIN,  CADINLÈTT,  CADINÈTT. 
n.  m.  Catinetto,  Catinuzzo,  dim.  di 
Calino.—  Calinellelta,  Calinellina, 
Catinelluzza ,  dim.  di  Catinella. 

CADNAZZ,  D.  m.  (dagli  ant.  Cadenaz- 
zo).  Catenaccio,  Chiavistello,  o.  m. 
Pezzo  di  ferro  piano  o  rotondo  >  in 
mezzo  o  all'  un  de'  capi  del  quale 


168  CAD 

avvi  un  bottone  o  manubrio ,  che 
scorre  entro  due  anelli  di  ferro  con- 
fitti nella  parte  ferma  dell'  imposta, 
ed  entra  in  uno  o  due  anelli  fitti 
nell'altra  parte.  •— Vieu  dello  Cale- 
naccio  dalla  Catena,  perchè  spes- 
sissimo in  luogo  di  palo  ci  servia- 
mo di  una  catena ,  che  ne  la  l' uf- 
fizio. 

Cadnazz  alla  genovèisa,  o  da  ear- 
ièlla,  —  Paletto,  Catenaccio  di  for- 
ma stiacciata  a  guisa  di  regolo,  e  ve 
ne  ha  di  piìi  sorte  :  dai  boi.  dicesì 
nel  diminuì.  Cadnazzol,  come  più 
piccolo.  —  Cadnazzol  eùn  la  lastra 
d' fcrr.  —  Paletto  con  piastra.  — 
Cadnazzol  cun  al  gamàòn.  —  Pa- 
letto con  gambo.  -~  Cadnazzol  cùn 
r  anélla.  —  Paletto  con  campa- 
nella. —  Cadnazzol  cùn  la  staffa, 
e  V  arparélla,  —  Paletto  colla  staf- 
fa, e  le  punte.  —  Cadnazzol  per  la 
traversa,  —  Paletto  a  hxtverso.  — 
Cadnazzol  cùn  al  bitòn.  ^-Paletto 
con  pallino.  —  Cadnazzol  cùn  la 
susta,  — Paletto  a  molla.  Spezie  di 
catenaccio  collocato  nella  parte  su- 
periore delle  imposte,  o  delle  inve- 
triate ,  dove  la  mano  non  può  arri- 
vare, e  che  s'apre  mediante  au  cor- 
done attaccato  alla  coda  di  esso.  — 
Cadnazzol  dóppi.  —  Paletto  e  pal- 
lino da  aprirsi  denttr)  e  fuori  — 
Cadnazzol  dia  ciavadura.  —  Stan- 
ghetta. 

Metlr  al  cadnazz,  — -  IneatenaC' 
dare. 

Cavar  al  cadnazz.  Dseadnazzar. 
•—  Schiavacciare, 

Le  parti  del  catenaccio  sono:  Ba- 
stone.  —  Anello  (boi.  Uccélf),  in  cui 
entra  il  bastone.  —  Maniglia  (boi. 
Man' g).— Boncinello  o  Nasello  (boi. 
Pulzòn).  Ferro  che  messo  nel  baco 
dei  manico  del  chiavistello  riceve 
la  stanghetta  della  iopp^.- Bocchet' 
ia  (boi.  Imbuccadura).  Imboccatura 
in  cui  entra  la  punta  del  bastooe 
del  catenaccio* 
CADNAZZOL.  CADNAZZEIN,  Q.1n.  ChiOr 
vistellino.  V.  Cadnazz. 


GAG 


169 


CAG 


CtDNEmi.  D.  r.  Cai0fdfM.Cafenmxa.^ 
Caleneih,  D.f.  Caieuino,  d.  m.  dim.' 
dì  Cateoa.  Dieesi  per  lo  piti  a  quel* 
t'Adorasmeoto  d'argento,  foggiato 
a  catena ,  che<portano  al  collo  le 
donne.  ' 

CADNÉIL  DU  FUGA.  V.  Fuga. 

CADNÈLLA»  D.  f.  CaieneUa.  dim.  di 
Catena.  Per  lo  più  dicesi  aqneifOr- 
nalo  fatto  coli*  ago  sui  vestimeDti , 
a  ptisa  di  catena.  —  CadnéUm  4la 
brm.  —  Catenella ,  n.  f. 

CADNÓCNA»  n.  f.  Caienone,  d.  m.  ac- 
cr.  dì  Cateoa. 

CAFFÉ. n.m.  Caffè,  n.  re.  Alberese 
frollo  noto  di  esso .  cbe  ci  perviene 
dall'Asia  e  dall' America.  —  Caffè 
chiamasi  la  bevanda ,  che  si  fii  eolla 
decozione  di  esso  frutto ,  dopo  a- 
verlo  abbronzato  e  polverizzato.  — 
Cafe  dieesi  ptfr  la  bottega  ove  tale 
bevanda  si  vende. 

CAFFEAUS  (dal  tedesco  Caffèe-haute). 
cioè  Casa  dove  si  beve  il  caffè.  Cosi 
cbiamansi  certi  edifizi  ne' giardini, 
ed  altri  luoghi  di  diporto,  dove,  do- 
po il  pranzo,  si  suol  prendere  la  be- 
vanda del  caffè. 

CAFFTIB,  n.  m.  Caffettiere,  d.  m.  Co- 
ini  cbe  vende  la  bevanda  del  caffè. 
Voce  dell'oso  comune:  quella  di  lin- 
gua è  AcquaeedtaMo. 

CaDttra,  n.  f.  Moglie  di  quello  che 
vende  il  caffè.  -*-  Caffettiera  è  Quel 
wso  dove  si  fa  il  caffè.  V.  Cugma. 

CAGADCBBl,  n.  m.  (^acapensf eri ,  n.  m. 
tao  pensieroso  o  stitico,  e  che  in 
ogDi  cosa  pone  difficoltà. 

CAGaDURA,  n.  f.  Cacatura,  n.  f.  Escre- 
mento  delle  mosche  «  e  di  altri  in- 
selli. 

Oaaaéura  d'galleina,  d'jHzzon, 

J^' Cacherello ,  u.  m. 

CAGANELLA,  n.  f.  Caeeherello,  n.  m. 
Sterco  de' topi,  delle  lepri,  dei  co- 
nigli, delle  pecore,  e  simili. 

^AGAR,  V.  Voce  bassa.  Andar  dèi  eorp. 
Far  i  iu  Iriaogn, — Cacare,  v.  Anda  r 
dtl  corpo.  Deporre  il  mperpuo  pe- 
*ode<t>eyi/re.  Mandar  fuori  gli  escre- 
menti del  cibo  per  la  parte  deretana. 


Cagarti  btMU.'^ Cacar  k  cu* 
rtUeiU. 

Cagart'addoiM.  f artici  ietta,  — 
Cacani  eotto. 

Al  cagar  dèi  fus,  detto  più  puli- 
tamente Sbruzzar.  V. 

'Cagar  in  àcola,  ffg.Sfteflarr.lla» 
ni  festa  r  cose  segrete. 

CACARÈLLA,  n.  f.  Caeaiuola.  Cacata. 
Cacacciota,  n.  f.  Voci  che  1  boi.  ci- 
vili esprimono  piuttosto  coi  termi- 
ni di  Uiiida,  Fluii,  Diarrè,  Scurtir^' 
zia:  e  iu  Ital.  Uicita,  Diarrèa,  Soc' 
corretiza,  Diaenteria,  Mal  di  pon- 
di. Andata. 

Avèir  el  calzètt ,  et  icarp  a  cagar 
rélla.  —  Scarpe  o  calze  a  cacatuo» 
(a,  cioè  Senza  calzare,  affibbiare  o 
legare.  Più  pulitamente  1  boi.  dico- 
no, in  quanta  alle  calze.  Atèir  el 
calzètt  a  campanèlla,  ed  alle  scar- 
pe ,  A  pianta.  V.  Sca/pa. 

CAGHEiN ,  n.  m.  Favella,  n.  m.  dieesi 
di  Giovane  orgogliose! to.  Saccerttù 
no ,  Saocenluzzo ,  Filoiofino ,  Pre- 
iontuoio,  Arrogantuccio,  Arrogaìi* 
tello ,  Letterato. 

CAGNA,  n.  f.  Cagna,  n.  f.  Femmina 
del  cane. 

Unir  d'i  aa  a  tèli  d' cagna.  — 
Indentare.  Commettere,  calettare,  o 

.  connettere  due  pezzi  di  asse  per 
mezzo  di  denti,  e  intaccatura.  V. Con. 

CA6MARA,n.f.PofvAerta.  Corbelleria. 
oppure  Azione  Cagnesca. 

CAGNARI.  n.  f.  Canatteria,  n.  f.  Quan- 
tità di  cani. 

CAGNATTIR,  n.  m.  IRA,f.  Carrattiere, 
n.  m.  Colui  che  custodisce  i  cani. 

CAGNAZZ ,  n.  m.  AZZA ,  f.  Cagnaccio 
e  Canaccio,  m.  Cagnaccia,  f.  pegg. 
di  Cane.  •—  Cagnazzo,  agg.  vale  Da 
cane,  simile  a  cane.  —  Cagnaccio, 
agg.  ad  uomo,  vale  Crudele,  Cru- 
delaccio. 

CAGNEIN  ,  CAGNÉTT ,  CAGNOL ,  CA- 
GNULEIN,  CAGNULÉTT ,  m.  dim.  di 
Can,  e  cosi  i  dim.  di  Cagna,  f.  Ca-» 
gnetto,  Cagnino,  Cagnoletto  e  Ca- 
gnuoletto,  Cagnticcia,  Cagnàccio' 
lo„  Cagnolino  e  CagnuoUno,  CagnO' 

«7 


CAL 


t70 


CAL 


io  e  Cagnu^h,  Canino,  tatti  dim. 
di  Cane.  —  Cucio  e  Botolo  sono  pu- 
re presi  per  Cane  piccolo. 

CAGNEZZ,  n.  m.  Canile»  n.  m.  Letto 
da  cane.  —  Prendesi  per  ogni  catti- 
vo letto. 

CAGNITA,  n.  f.  Crudeltà.  Angheria. 
Vessazione  »•  n.  f. 

CAGON.  V.  Caghein. 

*CAGÓUNA,  n.  f.  ProiuntuoM.  Arrxh 
gantella. 

CAI  AH  »  V.  Cagliare,  v.  Cominciare  ad 
aver  paura  dell'  avversario,  mancar 
d'animo.  Star  cheto  per  peritanza. 

—  'Vale  anche  Gridare.  Schiamaz- 
zare, forse  sincopato  da  Baccaiar.  V. 

CAIEIN.  (7uaio.  Voce  che  mandano  fuo- 
ri i  cani  per  dolore. — Zigarcaiein. 

—  Gumre.  V.  Vers. 

Caiein,  n.  p.  m.  dicono  i  boi.  per 

.  Voino  avaro.  Voce  proveniente  dal 
nome  proprio  Caino. 

*CAINAB,  V.  Guaire.  Guaiolare,  v. 

CAL,  n.  m.  Calo,  n.  m.  Diminazione. 
Minorazione. 

Cai  del  munèid.  —  Scanità  dal 
giusto  peso. 

CALA ,  n.  f.  Calata.  Scesa.  China.  IH' 
scesa.  V.  Ralla. 

CALÀMAR,  n.  m.  Calamaio,  n.  m.  Va- 
setto ove  tiensi  l'inchiostro,  e  s'ìu- 
tigne  la  penna  per  iscrivere.  — -  Ca- 
lamar  da  bisacca.  —  Calamaio  da 
tasca.  —  Bumbasù  dèi  calatnar.  — 
Stracci.  Sloppàccioli. 

Péss  calamar.  —  Calamaio,iì.m. 
Calamaia ,  n.  f.  LolUgine ,  n.  f.  Tò- 
tano, n.  m.  Noto  pesce  di  mare,  di 
cui  la  femmina  chiamasi  SepfHa. 

Calamar  di  ucc'. —  Occhiaia.  Li- 
vi dorè  sotto  gli  occhi. 

CALAMDUR  (dal  fr.  Calembourg)  n.m. 
Logogrifo.  Specie  di  enimma. 

*CALAM£tTA,  n.  f  Calamita;  n.  f.  — 
Calamelta,  fig.  vale  A  ttraente. — L'è 
un  om  eh'  al  par  eh'  l*ava  la  cata- 
meita.  —  È  uomo  die  sa  attrarre. 

CALANC,  n.m.  Frana,  Scogliera,  n. 
f.  —  Calane,  agg.che  si  dà  ad  uomo 
infermiccio;  lo  stesso  che  Calcari.  V. 

'CALANCÀi  n.  f.  Calancd.  Sorte  di  tès- 


suto, ehe  oggi  dicesi  anche  CcAm- 
brich,  ma  di  qualità  inferiore. 

CALANT,  add.  Calante,  Scarso,  agg.  di 
moneta,  che  non  sia  di  giusto  peso. 

CALAR ,  V.  Catare ,  v.  Mandar  giii  da 
alto  in  basso  e  con  ritegno. —  Tur- 
nar  a  calar. ^^ Ricalare. — Al  brod 
è  cala  dal  gran  tmer.  — -  //  brodo  è 
scemato  pel  troppo  boUire,— Calar 
una  lesta.  —  Tarare.  Ridurre  al 
giusto  il  soverchio  prezzo  richiesto. 
-~  Al  calar  dia  tèita,  dèi  pann.  — 
Ai^n/rafv;  sicché  dicesl  tela  rien- 
trata quella  che  per  l'umido  si  rac- 
corciò. -^  Al  calar  del  munèid.  — 
Scadére.  •—  Calar  al  vèinL  —  Ces- 
sar del  vento.  —  Calar  al  murbein. 
— *  Sbaldanzire.  -^  Calar  al  scciop. 
—  Spianare  lo  schioppo.  —  Calar 
d'prezi.  —  Rinviliare.  Scendere, 
cioè  diminuire  di  prezzo. 

CALASTRA,n«f.  sing.  e  CALASTER, 
plur.  Sedili  delle  botti.  Que' soste- 
gni su  de' quali  esse  posano. 

CALASTREIN.  n.  m.  dim.  d'  Calastra. 
Picciolo  sedile  per  le  botti.  —  Dicesi 
per  simil.ad  uomo  di  gamt>e  storte. 
Bilenco.  Sbilenco.  Schmit^escio. 

CALCA ,  FÓLLA ,  n.  f.  Calca.  —  Fotta. 
Folta,  n.  f.  Moltitudine  di  gente.  — 
A  i  era  una  calca  o  una  folla  eh' a 
n'  si  sré  tratt  un  gran  d'mei.  —  E- 
ravi  tal  folla  che  non  vi  sarebbe 
entrato  un  gratiel  di  panico. 

CALCATREPPA,  n.  f.  Calcatreppa,  Cai- 
catreppolo,  n.  m.  e  Calcatreppola, 
n.  f.  L' Eringio  montano,  erl>a  nota. 

*C ALCOL,  n.  m.  Calcolo,  n.  m.  — Pie- 
tra 0  Calcolo,  T.  med. 

'CALCOLAR,  V.  Calcolare,  v. 

CALD ,  n.  m.  Caldo,  n.  m.  Calore.  — 
Cald,  add.  (7a/do, agg.  -^  Una  cas- 
sa ch'n'em  fa  né  caldtiè  frèdd.  — 
Una  cosa  che  non  m' è  né  calda  né 
fredda.  Una  cosa  indifferente. 

'CALDA ,  n.  f.  Calda,  n.  f. 

Dars  una  calda. '^  Darsi  un  cal- 
do. Pigliare  un  caldo.  Scaldarsi  leg- 
germente. —  Anche  i  boL  dicooo, 
alla  francese  ,  Ciappar  un'  aria 
d'fug. 


ut 


171 


CAL 


CALDAN,  n.  m.  TrtUtiecoh,»  n.  m.  Ar- 
nese composto  di  alcuni  légni  in- 
curvati,  che  si  mette  sopra  del  fuo- 
co per  soprapporvj  a  scaldar  panni. 

CALDARA.  CALDAREINA.  CALDARI- 
NEIiX.  CALDAftÓf^.CALDAUÒUNA.  V. 
ì'gnaiL 

CALDÌfiA,  u.  f.  Da  alcuni  dlcesi  Seti- 
ficio, e  Se/t/izio,  da  altri  Filaloio. 
Filanda  è  il  termine  d'uso  comune. 
Loogo  dove  si  trae  la  seta  da'  boz- 
zoli. 

XALDIBAN»  n.  m.  Tratture  di  ieta. 
Quegli  che  fa  trarre  la  seta  da'  boz- 
zoli, e  fiire  le  altre  operazioni  reÌA' 
Uvc  —  CiiWiroii,  n.  m.  e  CaUUrc^ 
na.n.  f.  Filatore:  m.  e  Filatrice,  f. 
di  seta.  Coìvi  o  Colei,  che  trae  la 
KU  da' bozzoli.  Volgarmente  dicesi 
piuttosto  Scopatrice»  perchè  trae  la 

seta  colle  scopette Vultareina. 

y  Mindolatrice»  Colei  che.  volta 
i'gaiadolQ,  avvolgendovi  il  filo  del- 
la seta,  che  si  trae  da' bozzoli. 

CALEND,  D.  f.  plor.  Calende.  Di  que- 
sta voce  i  boi. non  usano  per  lo  più, 
che  nel  seguente  proverbio:  Purtar 
ttna  cotta  cU  calèìid  grechi, —  Por- 
Zar  cAc  che  sia  alle  ealende  greche. 
hriare  alla  lunga.  Non  finirla  mai. 

CALEZEN,  n.  f.  Fuliggine  e  Filiggine, 
0.  f.  Quella  materia  nera  che  il  fa- 
DJo  lascia  sa  pei  cammini.  —  Fufja 
i^md'calezen.:—  Cammiiw  fiUg- 
gtmo  0  fiiUqqiiialo.  ^  Calìgine 
significa  ìicbbia  folla  con  Oscurila. 

^•^UO,  add.  Càlido  ,  agg.  Caldo.  — 
Callido,  agg.  vale  Astuto,  Furbo, 
Sofloce. 

CAUMANA,  àgg.  di  una  qualità  di  me- 

pài  ^A*  calamagna, 
^AuSSON,n.m.  Colascione.  Calascio- 

ne,  n.  m, 

^ALL,  n.  m.  Ca2to,n.m.  Pelle  indurita. 
-  Pein  d'calt.  —  Calloso.  —  Far 
(dicali -^Incallire.  Fare  il  callo, 
Jfig  Fare  il  callo,  ilsopr*  osso.  A- 
DUuapsi.  —  Fronte  incalUta.  Dicesì 
"J  chi  non  si  muta  di  colore  per 
Jimproveri  avuti ,  o  simili ,  che  dai 
»ol  direbbesi  Mustazz  d'impumld. 


I CAUUR,  IL  m.  Tariffa,  n.  f.  Pi<ezzo  te- 
galmente  stabilito  sui  commesUbi- 
li.  —  Far  ai  calinir  alla  tx>ba.  •— 
Prezzare,  Far  la  tariffa  atte  vetto- 
vaglie. 

'CALMl^C ,  n.  m.  Calmucco.  PeUane. 
Sorte  di  panni  la  no. 

GALOSSA,  n.  f.  Galoscia,  n.  f.  Sopra- 
scarpa. 

CALOTTA,  n.  f.  Berrettino,  d.  m. — 
Quel  berrettino ,  che  cuopre  anche 
gii  orecchi,  ed  è  proprio  special- 
menle  del  Papa,  dicesi  Catnàuro. 
•—  Calotta  dei  ripetiziòn  (Frauze- 
sismo  degli  oriuolai).  Calotta.    * 

CALÒUR  ,  u.  m.  Calore ,  n.  m.  — -  Ca- 
lòur,  per  BiscaUiamento.  Quelle  bol- 
licine minute  e  rosse,  che  vengono 
nella  pelle  per  troppo  calore. -—Ca- 
lòur  d'  feghet.  Macchie  rosse  nei 
volto,  che  credonsi  prodotte  da  al- 
terazione di  fegato. 

Calòur.  Dicesi  anche  figur.  per 
Fervore.  Veemenza,  Parlar  con  ca- 
lore. Nel  calor  del  discorso.  Nel  ca- 
lor  della  mischia.  Cosa  fatta  con  ca- 
lore. 

CALQUEL,  n.  f.  sing.  e  fiHnr^  Calcola, 
n.  f.  sing.  e  Calcole,  phir.  Certi  re- 
goli verticali ,  appiccati  con  funi- 
celle ai  lìcci  del  telaio,  corrispon- 
denti ad  altri  regoli  orizzontali  pog- 
gianti in  terra ,  in  sui  quali  il  tessi- 
tore tiene  i  piedi,  e,  calcando  or  l'u- 
no or  r  altro ,  alza  ed  abbassa  le  li- 
la,  che  passano  per  essi  licci,  affin- 
chè possa  passarvi  la  spuola. 

CALSÉLLA,  n.  f.  (dal  latino  Callis,  e 
come  si  dicesse  CalUcella).  Scrimi- 
natura,  n.  f.  Quel  solco  in' sulla  le- 
sta ,  onde  in  due  parti  dividoosi  I 
capelli. 

XALÙCC,  n.m.  plur.  Usca,  n.  f.  sing. 

CALUIU,  n.  f.  Caldezza,  n.  f.  —  Ca- 
lura, per  la  forza  del  sole.  Calura, 
Caldura,  ed  è  ciò  che  i  boi.  dicono 
Stioss. 

CALURÉTT,  n.  m.  dim.  di  Calòur.^ 
CatotiAccio.  Calduccio.  Caldicciuo- 
iQt  n.  m.  — -  'Calurètt,  dicono  pu- 
re i  boi.  quelle  piccole  bollicelle  o 


GAL 


172 


CAC 


maochlttue  prodotte  da  legge»  e- 
razione  cutanea. 

CALV,  add.  Calvo,  agg.  di  persona  o 
di  capo  senza  capelli.  —  Far  doin- 
tarcalv.^^  CalvarcDecalvare.  Far 
calvo.—  Dointar  calo»^^  Calvarsi, 
Incalvare  e  Incalvire.  Divenir  cal- 
vo. Quindi  per  simiiit.  dicesi  degli 
alberi  Scalvar.  V. 

CALVARI,  D.  m.  Calvario, d. m. Monti- 
ceilo  ove  sia  piantata  una  croce.— 
Per  metafora  dicono  i  1h>I.  Cai* 
vari  ad  uomo  o  donna.  Infermic- 
cio, Malaticcio,  Valetudinario , Ma- 
lescio. 

CAI^,  n.  m.  Calcio,  n.  m.  Percossa 
che  si  dà  coi  piede.—  Tirar  di  calz. 
—  Calcitrare.  Calcitrante ,  Calci' 
iroso.  Che  tira  calci. — CalcitraziO' 
ne.  Il  tirar  calci.  —  Ogni  calz  para 
o  spenz  innanz.  —  (jigni  prun  fa 
siepe.  Vale  che  si  dee  tener  conto 
d' ogni  minimo  clie  -r-  Trar  di  calz 
all'aria.  Opporsi  indarno.  Pei  boi. 
vale  anche  Essere  impiccato. 

*CALZA ,  voce  bassa.  Jlfato  azione. 

CALZADUR,  n.  m.  Calzatoia,  n.  f.  e 
comunemente  Calzatoio,  n.  m. Stri- 
scia di  pelle  di  cui  servonsi  i  ea Iso- 
lai per  calzar  le  scarpe  quando  so- 
no nuove. 

CALZAR ,  V.  Calcitrare ,  v.  Trar  calci. 

CALZEDREIN  DALL' AQUA  SANTA.  Sec- 
cMoUna ,  n.  f. 

CALZÉIDER  (dalle  due  parole  greche 
CluUkos,  rame»  e  Hydor,  acqua), 
n.  m.  Secchia  di  rame.  Vaso  di  ra- 
me della  forma  di  un  calderotto , 
che  serve  ad  attinger  acqua.  V.  Caz- 
zarola. 

CALZEINA.  n.  f.  Calce ,  Calcina ,  n.  f. 
Pietra  cotta  e  calcinata  per  via  di 
fuoco  in  fornace,  che  serve  a  col  le- 
gar pietre  e  sassi  negli  edilìzi,  pren- 
dendo il  nome  di  Calctstruzzo.  — 
Àsmurzar  la  calzeina.  —  Spegnere 
la  calce.  —  Far  la  calzeina.  —  In- 
tridere la  calce. —  Calzeina  eh'fiu- 
réss,  ch'irà  fora  al  calzinétl.  — 
Calcina  che  sbulletta.  —  Fiòur 
é^  calzeina  asmurzà.  -^  GrasHllo, 


—  Inealeénare  e  InealdwÈHtm.  V. 
Arlntccadùra. 

CALZÉTTA ,  D.  f.  Calza ,  Calzetta,  n.  f. 

—  Calzati  fatH  cùn  i  fir.  —  Calzet- 
te ad  ago.  —  Calzétta  a  ilarol,  — 
Calze  a  telaio. — Metters'o  Avèir  el 
calzètl.^-  Calzarsi  od  Essere  calzai 
to.  —  Tirars'  su  et  calzèli.  —  Ti*- 
rani  le  calzette.  E  flgurat.  Portare 
i  polli.  Arruffar!!.  Arruffianare.  Aìh- 
dar  di  portante ,  che  con  altra  fra- 
se i  boi.  dicono  Far  lùm.  —  Calzét- 
ta a  mèzza  gamba.  Calzttein.  — 
Calzareito,  Borzacchino.  ^  Calzét- 
ta curia.  —  Culzino.  —  Calzétta 
féssa  o  dora.  —  Calza  a  mafflie 
serrate  o  a  mofftie  rade»  -^  Avèir  el 
coUzètt  a  campanèlla.  —  Aver  le 
calze  a  cacaiuola.  •—  Accumdar  el 
calzèii.  — >  Rassettare  le  calze.  — 
Tirar  su  un  pùnt  in  t'una  calzet- 
ta. —  Ripigliare  una  maglia.  — fi- 
nir sa  una  curlira.  —  Ripigliare 
Wìa  maglia  scappata. 

Le  parti  della  C<Uza  sono  le  se- 
guenti : 

Pùnt.  Maglia.  —  Pànt  a  drètt. 
MagHe  andanti.  -^  Punt  aroers  o 
Arversein.  MagHe  rovescie  o  Bave- 
SCini. —  Tòurel {óonrebbe  dirsi  Tòu- 
ren).  Giro  intero  di  maglie.  —  Bmc'» 
cadein.  Due  giri  di  maglie.  —  Cut- 
dura.  Costura.  Quella  fila  dì  maglie 
rovescie  a  tutta  lunghezza  posterior- 
mente alla  calza.  —  Staffa.  Cógno. 
Quella  parte  dove  le  maglie  andanti 
si  dividono  ,  alle  noci  del  piede.  — 
Seaiòn.  Ornamento ,  anche  ricama- 
to, che  si  fa  su  del  cogno,  e  die 
dalla  forma  dicesi  Mandorla ,  Flo' 
re  ec.  {Seaiòn  a  mandla  elz.)  —  6a- 
rélt.  Calcagno.  —  Pedlite ,  n.  m.  e 
Soletta,  n.  f.  —  Far  el  staff' al  cai- 
zèli.  Rimpedulare. 

CALZINAROL,  n.  m.  Quel  die  vende  la 
calcina. 

CALZINAZZ,  n.  m.  Calcinaccio,  n.  m. 
E  per  simiiit.  Calzinazz^  di  deint. 
Calcinaccio  dei  denti.  Tàrtaro. 

GALZTTAR,  n.  m.  ARA»  f.  Calzettaio, 
n/in.  Calzettaia,  f.  CtUxaiuoio,  o. 


CAM 


ili 


CAÌff 


m.  *-•  Chi  noeGiieto  le  calzette  di- 
cesi eoo  T.  dell' U.  Cùneiacaltettc. 
CALZTAZZA,  n  f.  Calzaeeia,  D.f.f  egg. 

di  Calza. 

GALZULAR,  n.  m.  Calzolaio.  Caltolar 
ro,n.m.  Colui  che  fa  le  calnitare , 
come  scarpe,  stivali  e  simili. 

CALZULARt.  D.  f.  plur.  Calzoleria,  n. 
f.  Luogo  dove  fennosl  le  scarpe. 

'CAMARÀ,  n.  f.  Camerata,  n.  f.  Dicesi 
perle  più  qael  Locale  ove  insieme 
siadiUKiDo  i  collegiali  d'una  stessa 
classe. 

CiMARADA,  n.  m.  Camerata,  n.  m. 
Compagno  che  abita  e  mangia  In* 
sieiDe,  esteso  anche  a  Compagno 
Cmpatfno  indMsiMle.  —  Commù 
Utone  dtcesi  il  compagno  nella  mi- 
lizia, e  per  similit.  Compagno  nei 
pericoli  e  nelle  sventure. 

CAMARIR,  n.  ro.  V.  Servitòur,  ' 

CAMARIRA.n.f.V.  Serua. 

C4MARÒN  DI  A6RÙM.  Stanzone  degli 
agntmi  —  Aranciera  (dal  fr.  Oran» 
0w>).  Voce  dell'uso. 

CAMBESTA.n.  ro.  (dal  fr.  Camhiste). 
Cambiatore  di  monete.  -^  Cambi' 
ita  yale  Colui  che  dà  o  piglia  dana- 
ro a  cambio. 

CAMBI  e  SCAMBI»  n.  m.  Cambio.Seam- 
^mento.  Seamldo,  n.  m. — X!ambi 
^Imunèid.  Cambio  delle  monete. 

—  /n  cambi.  Invece.  In  cambio.  — 
Omla  è  la  seconda  d' cambi.  Que- 
sta è  la  ieeonda.  Cioè  Questa  è  si- 
mile all'altra  che  m'hai  fatta:  e  di- 
cesi sempre  in  mala  parte. — 'Cam- 
hi.  Cambio.  Colui  che  entra  nelle 
milizie  in  sostituzione  di  un  altro. 

CAMELL.np.  m.  LLA,  f.  Cammillo , 

Wo ,  np. 
CAMÉLL, n.  m.  LLA ,  f.  Cammello,  w. 

e  Cammella,  f.  Qnadrupede  noto. 

—  Il  cammello  a  due  gobbe  chia- 
masi  Dromedario. 

J*™,  n.  m.  Cammèo,  n.  m. 

CAMER,  n.  m.  (Da  Camera).  Cesso.  De- 
ntro. Luoffo  comune.  Privato.  Ne- 
ccsjorio.—  Cacatoio^  voce  del  vol- 
go. —  tn  alcuni  luoghi  d' Italia  di- 
<*si  ancora  Comodità.  —  Anche  i 


boi.  plta  colti  banno  le  voei  Comitod. 
tug  comod.  Lug  cmùn.  Netessari, 
e  con  voce  latina  Licet  o  iizet-^ÌA 
voce  Cagadur  è  aflfiitto  plebea.'— 
Camarein  dèi  cttmer.  Camerotto  da 
destro.  Cameretta.  -»  Alcuni  iinpie- 
gano  sovente  Latrina  per  Cesso.  Y. 
Ciaoga. 
CAMISÀ.  n.  f.  Camicia,  n.  f —  Le  par> 
ti  della  camicia  sono:  Corp  dia  ca« 
misa.  Corpo  della  camicia,  —  Fès- 
sa  dia  camisa  da  om.  Sparato.  — 
Scalv  da  coli  dia  camfsa  da  donna. 
Scottatura. — Fèssa  delman'g.  SpO" 
rato  delle  maniche,  — >  Sulein  da 
eoli.  Goletta.  Collaretto.  —  Sutein 
del  man'g.  Orlo.  Solino.  —  Spol- 
lazz.  Spalletta.  —  Partirà.  Gala, 
Lattuga.  —  Cada.  Gherone.  —  Pa^ 
tata,  Pafaiola.  Falda,  Lembo. 

Metters'la  camisa.  Incamiciarsi, 
-^  Cavars'la  camisa.  Scamiciarsi, 
—  Sèinza  camisa.  Scamiciato.  — 
Metters'o  Èsser  in  man'g  d' carni' 
sa.  Spogliarsi  in  farsetto.  Essere  in 
camiciuola.  —  Arbaltar  o  Ar9ultar 
el  man'g  dia  camisa.  Rimboccar  le 
maniche.  —  Éssr  in  bùst  d'camisa. 
Essere  in  camicione.  Spogliarsi  in 
camicione 

Ona  donna  eh' fa  el  camis.  Co- 
miciarà,  e  meglio  Camiciaia. 

'Mettr  in  camisa,  fig.  (dal  fr.  Met' 
tre  en  chemise).  Bovinare,  Manda- 
re in  rovina. 

Nassr  in  camisa,  o  cùn  la  carni» 
sa.  Nascer  vestito.  Quando  il  feto 
viene  alla  luce  involto  nella  secon- 
da. Quindi  è  venuto  il  prov.  Nascer 
vestito ,  0  Esser  nato  vestito ,  allu- 
dendosi a  chi  è  fortunato.  Anche 
nel  dialetto  boi.  dicesi  Nassr  in  ca- 
misa ,  0  Nasser  vslé  in  questo  si- 
gnificato. 

Al  prém  più  la  camisa  eh*»  n*fa 
alzibòn.  —  Stringe  più  la  camicia 
che  la  gonnella.  Più  vicino  è  ildeìjr 
te  che  nessun  parente. 

Èsser  cui  e  camisa.  V.  Cui. 

La  camisa  n'i  tócca  al  cui.  Mod. 


bas.  La  camicia  non  tocca  il  eutò  a 


CAM 


174 


CAM 


uno,  dicesi  in  med.lMt..Qaando  per 
troppa  allegrezza ,  dandone  sover- 
chia dimostrazione,  uno  si  rende  ri- 
dicolo. 

Cavar  infsin  la  camisa  a  un.  — 
Trarre  il  (il  della  camicia.  Dicesì 
dell'  indurre  chicchessia  al  proprio 
desiderio. 

Perder  infein  la  camisa.  —  Far 
a  perder  eolle  tasche  rotte  o  vuote. 

Avèir  una  camisa  addoss  e  l'al- 
tra al  foss,  vale  Avere  due  sole  ca- 
micie. Esser  brullo. 

Armetlri  infein  la  camisa. — Iai- 
sciarvi  le  polpe  e  le  ossa.  Rovinar- 
si interamente. 

Avèir  la  camisa  merda»  o  sporca, 
prò V. della  plebe.  Chi  ha  codadi  par 
glia  ha  sempre  paura  che  il  fito- 
co  non  l'arda.  Non  essere  leale ,  o 
netta  farina.  Non  essere  farina 
da  cialde.  Essere  in  difetto.  Aver 
la  coscienza  macchiala  o  calte- 
rita. 

Al  vai  piùincù  un  par  d'man'ij, 
cJi^  dman  una  camisa.  —  Mefflió  è 
fringuello  in  man,  che  tordo  in 
fiasca. 

Chi  filò  ave  una  camisa,  e  chi 
n'filò  n'avé  dm.  —  Uno  leva  o  sco- 
va la  lepre,  ^  un  altro  la  piqlia. 
Vno  fa  i  miracoli,  e  un  altro  ha  le 
candele. 

Avèir  la  camisa  nètta.  —  Aver 
nette  le  manico  la  coscienza  netta. 

Chi  ha  la  camisa  sporca  s' la  nét- 
ta. —  Chi  è  imbrattato  si  netti.  Chi 
ha  mangiato  i  barcelU  spazzi  i  gu- 
sci. Ognun  dal  canto  suo  cura  si 
prenda. 

Mudar s'  d'  camisa,  flgurat.  Bi- 
uscire  dal  guscio.  Mutar  costume,  e 
darsi  allo  spirito. 

Ji  l  se  dspuiarev*  in  camisa  perlù. 
—  Sbracarsi.  Sforzarsi.  Far  ogni 
possa  per  alcuno. 

A  s'i  sturzré  la  camisa.  —  La 
camicia  gli  sarebbe  torta.  Dicesi  di 
persona  assai  sudata. 

la  camisa  di  bigatt  da  sètda.  — 
Spoglia  0  Scoglia.  Quella  pelle  del- 


la quale  si  spogliano  i  bachi  filO' 
gellijebiscie^^ec 

Camisa  dèi  pòzz.  (  dal  fr.  Chemù 
se).  Incamiciatura.  Quella  iocoltd- 
lata  di  mattoni  interna  ed  adereou 
al  terreno  di  apertura  circolare 
che  forma  il  pozzo>  per  sostenere  la 
terra. 

Camisa  d' zèss ,  d' cakeina ,  e<L 
Incamiciatura  in  gesso,  in  col- 
ce  ec 

CAMISOLA,  CAMiSULElN.  V.  Curpètt. 

CANLOTT,  n.  m.  (dal  fr.  Cameiot). 
CiambeUoUo ,  Cambelloflo. 

CAMMEIN«  per  Cammino  dove  si  fa  ìi 
fuoco ,  è  voce  che  si  seute  nelle  so- 
le bocche  delicate;  la  parola  bolo- 
gnese è  Fuga,  V.  — -  Cammein  dai 
boi.  viene  detto  anche  Un  ristntlo 
abituro  con  cammino  ad  uso  par- 
ticoUirmenle  de' giornalieri,  prvo- 
dendo  la  parte  pel  tutto.  —  Cam- 
mein  non  si  dice  per  Strd.  V. 

CAMMINAB ,  V.  Il  vocabolo  boi.  è  qua- 
si sempre  preso  per  Correre;  Cani- 
minar  forte;  Cammitiar  rapido. 
Camminare  semplic.  vale  Andare. 
Y.  Andar  e  Correr. 

A  san  cammina  alla  bisaeca»per 
sintir  s' i  m'  ìuin  purtd  vi  al  fa:- 
zulètt.  —  Con  la  maìw  corsi  subito 
alla  saccoccia  a  sentire  sem'actan 
rubalo  il  fazzoletto, 

CAMMINAROL,  n.  m.  Fumaiuolo.  Fti- 
maialo.  Torraiuolo.  Quella  parUi 
della  gola  del  cammino  che  rimane 
fuori  del  tetto.—  Aòcca,  ed  ora  con 
voce  moderna  Torretta  è  V  ullinw 
parte  onde  esce  immediatameote  il 
fumo.  —  Bus  dèi  camminaroL  — 
Fori  del  torraiu>olo. 

Fumar  al  camminarol,  meUf- 
Fumare  il  fumaiuolo  della  testa. 

CANOSSA,  n.  f.  Camoscio,  n.  m.  Pel- 
le concia  della  capra  salvalica. 

Camozza ,  chiamasi  propriameo; 
te  la  Capra  salvatica.  Il  maschio  è 
detto  Camoscio  e  Stambecco. 

CAMP ,  n.  m.  Campo,  n.  m.  Da  Campo 
provengono  gli  aggiunti  Campestri' 
Che  attiene  a  campo»  oppure  Sai- 


CAV 


na 


CAM 


valico.  Campagnuolo,  Caimpaikioio, 
Campereecio  o  Camporeccio;  Che 
apparlieneacampo.Aoitócc'd'cofnp. 

—  Radieehi  camporeeci.  —  Camp 
da  pastura. -^Canmo  eompascuo. 

—  (^amp  tumnà  d'fava.  —  Campo 
iaibiadato.  —  ^atnp  di  sti^.  — 
Campo.  —  Melttrt*  in  camp.  —  ilo 
campani.  —  Livar$*dal  camp,  — 
decampare. 

Camp  di  quader»  —  Campo.  — 
Cainpt>ie,ciicesi  mettere  la  tiuta  nel 
campo. 

^omp  dt  6tt.  É  nna  strada  o  piaz- 
za io  lk)logDa ,  cosi  delta  forse  per 
essere  slato  aDtìcamente  11  luogo 
d'accampameoto  de'  Galli  Boi. 

CANPACCIAR .  T.  CampaccMam.  V. 
dell'oso.  VivaccMaf^.  Campar  con 
disagio.  Campar  refe  refe. 

WGNATA,  n.  f.  Gita  in  campa- 
9iia.  Campagnata.  Voce  dell'  uso. 

CiUPAGNOL .  n.  m.  LA  .  f.  Campa- 
smlo,  m.la.t.  Persona  che  abita 
ù  campagna.  1  boi.  dicono  Campa- 
ssi ai  Lavoratore  del  campo  ;  e 
cioè  Colai  che  attende  sempre  a  la- 
vorare il  terreno ,  ed  a  coltivare  le 
piante,  senza  aver  cura  de'l)estia- 
^i.  della  condotta  delle  derrate .  e 
d'altre  cose  proprie  del  cosi  detto 
Jfc,  boi.  BUric.  V.  Cuntadein. 

^^IPAGNOL.  Campagnuolo ,  add.  DI 
<^inpagna ,  Appartenente  a  campa- 
gna V.  Camp. 

^*PANA,  n.  f.  Campana,  n.  f.  Stru- 
loentodi  metallo  fatto  a  guisa  di 
>aso arrovesciato,  il  quale, con  uni 
'l^^^giio  di  ferro  sospesovi  entro , 
SI  suona  a  diversi  eè?tti ,  come  a 
<^dQDare  il  popolo  e  i  magistrati,  a 
<i°ire  i  divini  uffici ,  e  sirdili  cose. 
^nar  el  campan'.  V.  Sunar.  - 
^ifòjjina  far  suttar  el  eampdn'. 
"^^Uognafar  campanotic,  Dicesi 
jioandouno,  solito  a  far  sempre  ma- 
'e>  ila  fatto  una  cosa  una  volta,  che 
sUlìene. 

^  parli  della  campana  sono;  Te- 
f^o  Testa  (boi.  Tstd).  Il  piano 
^<:ia  campana  da  cui  pende  il  bai- 


tagtio.  —  Bordo.  V  estremili  o  or« 
lo  dove  percuote  il  battaglio  (boi. 
Urèll).^  Fasce,  FoicetU,  Confo- 
ni  e  Comicetle.  —  AneUo,  Catticet- 
lo  «  coi  è  appeso  il  bitlaglio  (boi. 
Aneli).'—  Trecce.  1  manichi  della 
campana  (boi.  Crèin').'^  Ceppo, 
Mozzo,  Mozzatura,  Cicogna.  L'  ar- 
matura del  legname  cui  sono  sospe- 
se le  trecce  (boi.  Àrmadura).  «— 
Baltaglio.  Quel  ferro  mobile  attac- 
cato dentro  nella  campana  ,  che, 
quando  è  mossa,  battendo  in  essa, 
la  fa  sonare  (boi.  Ita f/ofc').-— (Cruc- 
cia del  battaglio.  Quella  parte  per 
cui  è  attaccalo. 

Campana  dia  fuga.  -—  Campana 
e  Cappa  del  Cammino. 

'CAMPANAR,  n.  m.  Campanaio,  n.  m. 
Suonator  di  campane.—  Dicesi  pa- 
re per  simil.  ai  sordi. 

CAMPANEIiN,  n.  m.  CAMPANEINA.  f. 
Campanella  e  Campanello,  Cam" 
panuzza  e  Campanuzzo.  Campa- 
fletta. 

Campanein.'^  Convòloolo.  Pian- 
ta scadente,  che  dicesi  ancora  Vi- 
lucchio. (  boi.  Vlùcc'  ). 

CAMPANÉLL*  n.  m.  ÉLLA,  n.  f.  DEL 
PEGUER ,  DEL  CAVER.  Campanac- 
cto.  Campanello  fatto  di  lama  di  fer- 
ro :  mettesi  al  collo  della  bestia  • 
che  guida  l' armento ,  e  il  gregge. 

CAMPANLEIN  ,  n.  m.  CampaneUino, 
dim.  di  Campanello. 

CAMPANÓUNA.  n.  f.  Campanone,  n.  m. 

CAMPAR,  VIVER,  v.  Vivere  e  Campa- 
re, Fra  questi  due  verbi  vi  è  la  dif- 
ferenza, che  i  boi.  usano  rare  volte 
Ftver,  e  nella  ling.  ital.  qdasi  mai 
s*  usa  Campare ,  e  questo  verbo  si 
adopera  in  significato  di  Scam- 
pare. 

Campar  del  sòu  fadig.  —  .Gua* 
dagnar  la  vita.  Vioere  delle  brac- 
cia, o  delle  proprie  braccia. 
Campar  mal,  V.  Campacciar. 

CAMPÉTT.  Campicello,  Camperello, 
Campicciuolo ,  CampiteUo,  e  con 
voce  di  regola  si  potrà  ancora  dire 
Campetto. 


CAN 


176 


CAN 


QkWÈZ,  n.  m.  Can^ggio  o  Ugno  di 
.  Campeggio, 

CAMPlòN,  0.  m.  Campione.  Qoel  libro 
ìd  cui  sono  registrati  i  beni  dei 
possidenti  »  ed  anche  ie  piimte  dei 
beni  stabili. 

Campiòn  del  tas$.-^  GraduazUh 

ne  de'  contribuenti  ad  una  tassa. 

Campiòn,  Mòsifxi.  —  Campione, 

Scampolo,  porzione  di  checché  sia. 

Mostra  per  far  conoscere  la  qualità 

.  della  mercanzia. 

Campione  detto  ad  uomo  »  Tale 
Etve ,  Uom  prode.  U  fem.  è  Cam- 
pionessa, 
CAN,  n.  m.  CAGNA ,  n,  f.  Cane  e  Can 
per  sincope,  n.  m.  e  Cagna,  n.  f. 
la  femmina  dei  cane. 

Can  brace,  (dal  tedesco  Brack). 

<-*  Bracco  aggiunto  di  una  specie 

di  cane  da  lun$(he  orecchie ,  per  lo 

.  più  da  caccia  di  uccelli.  — •  YeUro , 

dicesi  generalm.  al  cane  da  caccia 

•  per  la  presa  dei  lepri ,  che  i  Ik)I. 
dicono  Can  Uvriry  o  da./iws.— 

>  Mastino,  Can  mastein  o  da  bear. 
— *  Barbone.  Can  barbòn.  —  ìiujfo' 
Uno.  Can  pùmer,  o  semplicemente 
Pumarein,—  Can  da  caccia,  Can 
da  cazza. 
N'  i  èsser  nianc  un  con.  —  Non 
.  essenH,  Non  rimanenn  né  can,  né 
gatta. 

Tùtt  i  can  mèinen  o  scòssen  la 
co ,  tùtt  i  minciòn  volen  dir  la  so. 
—  Ogni  cencio  vuol  entrar  in  bur 
caio. 

Castiga  la  cagna  eh'  al  can  sta- 
rà a  cà,'^  Chi  non  mtol  la  festa 
levi  l' alloro. 

Far  un  rudlein  cmod  fa  al  cem. 
^^  Fare  un  chiocciolino ,  come  fa 
il  cane  raggruppandosi  per  dar- 

•  mire, 

Can  en  magna  d' can.  —  Corvi 
con  corvi  non  si  cavan  gli  occhi. 
Lupo  non  mangia  lupo.  Il  lupo 
mangia  ogni  carne,  e  lecca  la  sua. 
Tra  furbo  e  furbo  non  si  camuffa. 

Lunga  la  co  al  mi  can.  Lo  stes- 
so che  l'altro  proverbio:  Campa 


caoaU  che  V  erba  erèss.  Y.  Cavali 
—  Menar  il  can  per  V  aia,  è  pro- 
verbio che  indica  Favellate  disor 
dinatamenteeconfusameote,  sen- 
za venire  a  capo  di  coDclosione 
alcuna. 

N'  dsdari  can,  eh'  dormen. '- 
Non  istuzzicare  il  can  che  dorme. 
Non  istuzzicare  il  vespaio ,  il  for- 
micaio. Alla  pignatta  che  ùolù  U 
mosche  non  si  approssimano. 

Da  can.'^Cagtteseo  e  Cctgnazzo, 

Far  una  cosa  da  can.  —  Far 
che  che  sia  abborraedalamente. 
Acciabattar  che  che  sia. 

Far  una  fadiga  o  una  vetta  da 
can.  -^Durare  una  fatica  da  cani, 
vale  Durar  fatica  grandissima. 

Star  da-can,  -»  Star  male. 

Èsser  come  can  e  gatt.  "^  Esse' 
re ,  o  stare  amici  come  cani  e  gal" 
ti.  Stare  come  eapre  e  coltellacci. 

Far  finèzz  al  can  pr  al  padron, 
•—  Chi  ama  me ,  ama  il  mio  eatie. 

*Can  dèi  scciop.  —  Cane  o  Gril- 
letto del  fucile,  dell'archibugio,ec. 
CAN  Al  A.  V.  Mannaia, 
CANAL,  n.  m.  Canale,  e  per  sinc. 
Canal,  n.  m.  Luogo  dove  corre 
acqua  regolata  ad  arte. 

Canal  mwéU,  — -  Qaaaie,  Fos- 
so navigabite  ,  navigaféte ,  navi- 
glio. 

Canal  figurat.  Savèir  una  cassa 
da  un  bòn  canal  per  Jfezj^o .  Via. 
(  Dal  fr.  Canal  fig.  )  Saper  chic 
rhessia  di  buon  luogo ,  di  buona 
fonte, 

Letssar  andar  una  eossa  pr  al 
so  canal.  •—  Lasciare  andar  pei 
suo  cammino .  o  per  lo  gran  carn- 
mino.  Lasciar  procedere  1'  aliare 
come  dee  naturalmente. 
CANALÉTT,  CANALEIN,  n.  m.  Cana- 
letto, CancMno. 

Canalèlt  d' aqua,  —  froacta  o 
Stroscia.  Riga  che  fanno  i  liquidi 
correndo  per  che  che  sia. 
CANALÈTTA.  CANALEIN  A,  D.  f.  Ca- 
naletèo ,  Canalino ,  n.  m.  dim.  di 
Canale. 


OAN 


177 


CAS 


CANAfI»:fN.  SCRANLEIN.  PredelU- 
no,n.m,ePredeiUHa,  u,  f.  iVe- 
delielio,  D.  m. 

CANAPÉ,  0.  m.  (pron.  1*  É  come  A). 
Campè\  D.  m.  Fniiiieslfimo  deU 
r  uso.  Sorta  di  lellicciaolo  ad  oso 
anche  di  sedere  piU  persone. 

CANAREIN,  D.  m.  Canarino ,  o  PoMe- 
ro  di  Coriària. 

ematina,  n,  t  Pà$sera  delia 
Canàrìa, 

CAMi  (piar.)  BLA  CAN'VA.  U$ea, 
n.f> Quella  materia  legnosa»  che 
cade  dalla  canapa  allorquando  si 

^  maciulla.  V.  Caluec'. 

*C|;NAR0L,  n.  m.  Marzaiuola,  n.  f. 
Sorte  di  augello. 

'CAACIiER,  D.  m.  Cancro  e  CanchC" 
n).Q.  m.  Canchtfr,  figur.  dicesi  di 
Uomo  pieno  di  malanni;  ed  anche 
P«r  Alarissimo, 

UNCRENA.  n.  f.  Cancrena,  o  Can- 
anm,  n.  f. 

CANO,  fianco,  agg.  Voce  pochissimo 
osala  dai  bolognesi,  d|e  adoperano 
sempre  Bianc. 

Cand  jcanda,  — •  CandidisHmo, 
Bianco  in  supremo  grado. 

CaNDEIla,  n.  f.  Candela,  n.  f.  —  Ac- 
cu/ars.  Far  tondo  il  colo  della  can- 
dela di  cera. 

CIUIhi  magna  el  candèil  lein 
cmristupein.  Prov.  has.  Se  hai 
ingioia  la  candela,  smaUlirai  lo 

'Candèila,  chiamano  i  bolognesi 
quediaccioni^  che  pendono  dai  tet- 
ti per  gelo  al  liquefar  delle  nevi. 
V.  Zlòn. 

'L' hala  catìdèila  al  na$,  fig. 
,  ,f  fjli  piove  dal  naso  il  moccio, 
UNDELABER,  n. ,m.  Candelabro, 

Q-Di. Sorte  di  candelliere,  capace 

a  portar  pili  candele. 
CANDLEINA .  n.  f,  Candelelta,  Caìlde- 
f^jl^'Candeluzza. 
CANDLÈT  (Pr.  CAiNDLAT),  n.  m.  Co- 

Inietto,  a.  m.  BttJx^,  f.  Fèretro,  n.  m. 
^ANDLIR,n.m.  Candelliere,  n.  m. 

Arnese  di  metallo  o  di  legno  dove 

SI  Oceano  le  candele»  per  tenerle  vi 


•coese.  Pochi  scrivono  questi  voce 
con  due  < ,  ed  in  vero  essendo  pro- 
veniente da  Candela,  che  si  scrive 
con  una  sola  l,dovrebl>e  pure  scri- 
versi Candeliere  con  semplice  L 

Le  parli  del  Candelliere  sono:  Al 
piati,  o  al  pé,  —  Pianta  o  Piede, 

—  Culòuna,  —  Fu»o,  Il  fasto  delta 
colonnetta.  —  Canno.  —  Bùcciuo- 
lo.  Quella  specie  di  canmi  nella 
quale  si  ficca  la  candela. -^  Sck- 
dlein,  ^  PiaUello, 

CANDLiRÒN,  n.  m.  Candelabro,  n.  m. 
CandelHere  grand/e, 

CANDLOTT,  n.  m.  Candelotto,  n.  m. 
.  Candlott  per  simil.  V.  Zlòn. 

CAiNÈSTEH,  n.  m.  slng.  BA,  f.  e  CANI^ 
ST£H,  plur.  (dal  Lat  Canister).  Non 
è  voce  del  tutto  boi.  V.  Panir, 

CÀNFOBA,  n.  f.  Cànfora,  n.  f.  Gom- 
ma-resina che  suda  da  una  specie 
di  lauro. 
Erba  canfora,  V.  Erba, 

CANNA ,  n.  f.  Canna,  Pianta  nota. 
Metter  su  in-t'Cl  cann.  Incannar. 

—  Incannare,  Avvolgere  su  le 
canne. 

Tirar  zò  dal  cann,  —  Scannare, 
Levar  d' in  su  la  canna. 

Vòus  d*  canna  féssa,  —  Voce 
di  canna  fessa.  Voce  esile ,  ma  strì- 
dente. 

Oo  d'  canna.  V  Ov. 

Cannòn  dia  canna.—  Bocciuolo, 
e  con  voce  scientifica  Intemodio, 
Lo  spazio  d'  una  canna  fra  i  due 
nodi. 

Sii  pein  d' cann,  un  cannèid, 

—  Luogo  cannoso, Xlanneto,n:  m. 
Far  una  srraia  d*  cann,  —  /n- 

cannueciare,  v.  /ncanntccAtola . 
n.  f. 

Canna  dèi  pòzz.  -*  Condotto  del 
pozzo. 

Canna  dia  foga.  •—  Gola  del 
cammino.  Quella  parte  che  si  prett<- 
de  dalla  capanna,  e  va  sino  alla 
torre' ti  del  cammino,  passando  per 
le  stanze,  e  pel  tetto  della  casa. 

Canna  dèi  camer.  —  Cannone , 
Doccione  di  un  privato, 

18 


CAN 


178 


CA5 


Canna  dia  péppa.  —  Cannella, 
•    Tuòo  della  pipa. 

Cannadla  ciav.  —  Fusto  o  Canna. 

£7ttnna  dèi  vandlir.  —  Fuso, 

Cann  vnhster  d'  un  mutai,  — 
Stecche  te  prìacipati  bacchette  di 
un  ventaglio. 

Cann  pzneini  del  cintai,  —  Bac' 
che  ite.  ■ 
CANN ARÉLLA ,  CANNÈLLA ,  n.  f.  Can- 
nuccia e  Cannucce  piar,  diconsi 
più  comunem.  le  canne  palustri. 
Canna  <U  palude.  Spàzzola  di  pa- 
lutie,  perchè  la  pannocchia  serve 
.    per  far  le  spàzzole. 
•CANNARt.  n.  m.  plur.  V  Canari, 
CANNEID,  n.  m.  Canneto,  n.  m.  Luo- 
go dove  soH  pianiate  le  canne. 
CANNÈLLA,  n.  f.  (Pr.  CANÀLA).  Can- 
nella ,  n.  f.  Legno  bucato  a  guisa 
di  bocciuol  di  canna ,  per  io  quale 
8*  attigue  il  vino  della  botte. 

Uròir  la  cannèlla.  —  Ingannar 
la  cannella.  Dicevi  quel  turare  in 
parie  il  foro  interiore  fasciandolo 
con  Istoppa,  perché  getti  più  piano. 

Cannèlla  dall'  apis.  Natila- 
toio.  Toccalapis 

Cannèlla  da  tèsser.  •'-  Cannelli 
e  Cannellini,  n.  m.  plur. 

Far  el  cannell.  —  Accannellare, 
Far  i  cannelli.  Incannare. 

Far  el  cannéti  —  Tornire ,  par- 
landosi di  gatti,  nell'uso,  s'ad- 
opera neutra Im.  e  s' intende  Quel 
roofare  che  fanno  talvolta,  perchè 
è  simile  a  quel  remore ,  che  fa  il 
tornio  quando  gira. 

Cannèlla,  Cannèlla  regeina. — 
Cannella,  Cannella  regina.  Cinna- 
momo, Cènnatno.  Seconda  cortec- 
cia d' un  albero,  che  cresce  princi- 
palmente neir  isola  di  Ceylan  in 
Asia. 

Erba  cannèlla.  V.  Erba. 
CANNÉTTA,    CANNUCCIA,    CANNEI- 

NA.  Cannuccia,  Cannuccina. 
CANNÒN ,  n.  m.  Cannone,  u.  m.  Stru- 
mento bèllico  cilindrico  gettato  in 
bronzo ,  od  in  ferro ,  che  serve  a 
lanciare  proietto  di  palla. 


Le  parti  distinte  del  cannone  s 
no  le  seguenti  :  —  Boera  del  va 
none.  Ln  larghezza  dell'  apertu 
del  pezzo.  —  Gioia.  L'  estremi 
del  cannone  verso  la  bocca.  —  \ 
tata.  1^  parte  esterna  degli  ore 
chioni  sino  alla  bocca.  —  Collo 
Collare.  La  parte  più  sottile. 
Bottone.  La  parte  alt  ima  verso 
culatta.  —  Culatta.  La  parte  der 
tana  opposta  alla  bocca.  .—  Mai 
glie.  Due  specie  di  anelli  posti  v« 
so  gli  orecchioni  dalla  parte  del 
culatta.  —  Orec  hioni.  Parli  ton< 
e  sporte  in  fuori ,  le  quagli  sertoi 
a  sostenerlo.  —  Focone.  —  Conii 
glia.  —  Gratw  del  focone,  li  gr 
nellino  di  rame  posto  nel  fuco» 
perchè  resista  più  air  azione  d 
fuoco,  e  non  s'  allarghi  oltre 
dovere.  —  Anima  del  cannone.  \ 
vuoto  interno  del  pezzo.  —  rumi 
ra.  Quella  parte  che  sì  fa  nel  vao^ 
più  stretta  vicino  ai  fondo ,  e  do^ 
si  pone  la  parica. 

Il  Cannone  ebbe  diversi  nomi p( 
distinguerne  le  varie  s{>ezie,  coni 
Sagro,  Sagi^Uo,  Falconetto,  S» 
Tiglio,  Drago,  Draghetlo,  Dragh 
pazzo.  Serpente,  Colubrina,  e 
altri.  Si  distinguono  ora  dal  pes 
delle  palle,  che  cacciano,  e  f>er 
si  chiama  Cannone  di  quattro  que 
lo  che  porta  quattro  libbre  di  pa 
la,  e  cosi  ài  sei,  ài  otto,  di  dodiri 
di  sedici,  di  ventiquattro,  di  tnt 
tadue,  e  di  quarant' otto. 

Catinòn  da  stianta.  —  Pezzo  A 
settanta,  detto  per  esagerazione 
Pezzo  che  porta  una  pcJta  di  lei 
tanta  libbre:  che  figurai,  applicai 
ad  uomo,  Yale X^omo  di  vaglia,  é 
gran  valore. 

Cannòn  d'iègn,  d'piòtnb,  d'rH 
der,  etz.  termine  generico.  Canno 
ne,  ma  meglio  Tubo  di  piombo,  d 
vetro,  ecc. 

Camion  da  metlri  el  pènn.  - 

Pennaiuolo. 

Camion  dèi  mants.  —  Bucolare.  Caih 

none  che  ha  ou  girello  di  ferro  boi* 


CAJf 


179 


CAN 


lìto  H  qinle  dà  il  vento,  che  vien 
dal  mauike  al  faooo  dellfi  fucina. 

Camion  dia  pènna,  —  Cannone 
della  penna.  Alb. 

Cannòn  da  suppiar  in^t-al  fug, 
—  Soffione.  Canna  traforata  da  sof- 
fiar sai  tìioeo. 

Cannòn  d' latta  pr'  el  dòzz.  — 
Doccione  serrato  di  latta. 

Cannòn  sèimpi.  —  Doccione  set^ 
rato  tccmpio.  Cioè  composto  colla 
lastra  di  latta  ordinaria. 

Cannòn  doppi.  —  Docciotii  ter- 
«l'i  ditppi. 

Cannòn  invemisd.  —  Doccioni 
«rro/i  Unti  in  vernice, 
'CANNUCCIA.  V.  Cannetta. 
Cannicci  AL,  n.  m.  Cannocchiale,  n. 
DI  Slramciito  Composto  d'un  tubo, 
«di  varie  lenti  di  cristallo  collo- 
<3ie  nelle  esti'iniità,  o  anche  per 
^^y  in  gaisa ,  che  servano  ad  iiì- 
graodire,  e  ad  avvicinare  in  con- 
seguenza le  forme  degli  oggetti 
loDiani.— .  Telescopio  è  dello  quel- 
lo, che  serve  per  contemplare  le 
stelle.  —  Cannocchiali  acroma" 
liei  si  cbiamnoo  quelli ,  che  han- 
00  gli  obbiettivi  formati  di  diver- 
se materie,  sicché  non  mostrano 
intorno  agli  oggeltl  i  colori  dell'  i- 
fide 

CiNNUNAMÉINT.  n.  m.  Sparo  di  mol- 

l^  cannonate.  Camwnamento  è  un 

neolojrisino. 

UNMJNZÉTT.  n.  m.  Doccetta  serra- 

^  ~  Ed  anche  per  Cannonetto , 

^^'^wortcìno ,  piceiol  cannone. 
^-AWCIA,  0.  f.  Sokne,  e  volgarm. 
^^mehia,  «.  f.  Sortó  di  testaceo  a 
guisa  di  tubo. 

<^ANON,n.  m.  Cànone,  n,  m.  Libro 
riioale  che  serve  spedalnoente  ai 
vescovi,  ai  canonici,  ecc.  —  Càno- 
ne dicesi  pure  una  sorte  di  canto, 
intrecciato  con  dati  precetti. 

CANONtC,  n.  m.  Canonico,  n.  m. 

Canonica  ,  n.  t  Canonica,  n.  f.  Casa 
P«r  abitazione  dei  canonici,  ed  an- 
che dei  parochi ,  ecc. 

^ANONIGAT,  n.jn.  ComnUsiU9t  n.in. 


Titolo  della  prebenda  conferita  ai 
canonici. 
'CANT.  n.  m.  Canio,  n.  m.  Armonia 

vocale. 
'CANT(I  boi.  dicono  quasi  sempre  LÀ), 

n.  m.  raffio.  Lato ,  n.  m. 
'  Timu  da  cani.  -—  Traetevi  da 

canto»  da  tato. 
•CANTA,  n.  f .  —  Una  coM/a-^Una 

favola.  Cd  anche  una  Cosa  di  poco 

valore. 
CANTACCIAIt ,  V.  Canfacchiare.  Can- 

tcrettaiv,  Cantetlare,  v.  Cantare. 

con  sommessa  voce,  e  a  ogni  poco. 

—  6Viw^irra#ip. Voce  usata  dal  Maga- 
loltl.  Svilimento  del  cantare  fre- 
quentemente e  male,  e  spezia Imcn- 
te  nel  cantar  del  popolo  qualche 
novità  dìvennta  comune. 

CAINTAFOLA .  V.  Pertantèiffùla. 

CAISTAUnÉGHÉ  Cuccurucù,  ChicclU- 
richi  Voce  del  gallo. 

•CANTaNT.  n.  m.  Cantante.  La  voce 
boi.  ha  rassotuto  signidcatodi  Can- 
tore. V.  Cantòur. , 

CANTAR,  v.<^ow/cfn?.  V. 

Cantar  in  falsètt.  —  Cantare 
in  voce  falsa.  Cantata  in  quilio.  li 
cani  a  re  in  acuto  che  fanno  gli  no- 
mini contraffacendo  la  voce  fenuni- 
nile. 

Cantar  la  nanna.  —  Far  la  nin- 
na nanna.  Cantilenare,  Cantare  ai 
bambini,  perchè  s'addormentino. 

Cantar  per  Confessare  ,  dicesi 
de' rei,  che  confessano  i  loro  delitti 
alla  giustizia,  o  meglio  quelli  dei 
complici.  Bassam.Sj7occtoZan9</6ar- 
letto. 

Cantàrita  stiétta,  e  nètta.  —  Fa- 
re una  cantata  liscia»  chiara,  sen- 
za ritornelli,  ne' passaggi.  Dire  ad 
uno  liberamente  il  suo  sentimento. 

Lassar  cantar  e  far  a  so  mod.  — 
Far  il  formicon  di  sot^ ,  che  non 
esce  per  bussare  die  si  faccia.  Star 
costante  netta  sua  opinione. 

Turnar  a  cantar.  —  Bieantare. 

—  Stf^cantare ,  vale  Cantare  con 
eccesso  dì  squisitezza.  —  Cantare 

.  a  Uàro  aperto,  vale  Cantare  a  pri* 


CàN 


180 


CAN 


ma  vista. — Cantare  si  dicedcll'ao- 
ino ,  degli  uccelli,  della  cicala»  e 
del  grillo.  Vedi  però  i  nomi  appro» 
pria  li  io  Vers, 

Al  cantar  d'un  va$,  —  Crocchia^ 
re.  Croccare.  Crocciare, 

Un'  òlla  eh'  canta.  —  Una  conca 
che  croccia ,  cioè  che  o  fessa ,  o 
scommessa,  e  percossa,  manda  qael 
cerio  suono ,  che  indica  la  sua  im- 
perfezione. 

CANTARAN,  n.  m.  Cassettone,  n.  m. 

.  Arnese  o  Masserizia  dì  legname,  in 
forma  di  cassa  grande ,  dove  sono 
collocate  cassette,  che  si  tirano  fuo- 
ri per  dinanzi ,  ad  uso  per  lo  piii  di 
riporvi  pannl,e  simili.  Dal  nome  fr. 
nel  dial.  boi.  si  è  formato  Comò. 

CANTAREIN,n.  m.  Canterino,  n.  m. 
Dicesi  per  ischerzo  di  chi  canta  ?o- 
lontieri  e  spesso.  —  Gli  uccelli  che 
cantano  assai ,  diconsi  CantaittoH  o 
Canfaioli. 

CANTAR£1NA,  n.  m.  Cantarina,  Can- 
tanibanca ,  n>  f.  Femmina  che  can- 
ta per  le  strade  o  sul  banco. 

CANTARÈLLA  ,  n.  f.  Cantarello,  n.  m. 
DIm.  di  Cantero.  Doccione  che  si 

.  mette  in  principio  de' eessi. —  Can^ 
terella.  Insetto  da'  medici  chiamato 
Cantàride. 

XANTEIN ,  n,  m.  Cantino,  n.  m.  La 
corda  minima  o  piti  sottile  degli 
strumenti  musicali  da  corda  e  da 
arco. 

CAISTEINA,  n.  f.  Cantina,  n.  f.  —  Cà- 
nova ,  Cella  o  Celliere ,  piìi  propr. 

.  èuua  Stanza  terrena  o  sotterranea 
dove  si  tengono  i  vini,  le  grasce ,  e 
simili. 

*CANTER«  n,  m.  Cantero,  Cantaro, 
n.  m. 

CANTIMBANC,  n.  m.  Cantambanco. 

.  Cerretano.  Ciarlatano.  Ciurmadore. 

,  Cantambanca  e  Cantambanchessa, 
fem. 

CANTINÈLLA ,  n.  f.  Battitoio ,  n.  m. 
L'ornato  delle  imposte  che  va  per 
ritto,  e  regge  le  spranghe,  chiuden- 
do in  mezzo  i  riguardi. 

CANT^NÉTTA,  n,  f.  SaloafiascìU ,  n. 


m.  Arnese  che  serve  a  eonleoerp  e 
custodire  i  fiaschi,  -r-  Cautiiiclla  è 
quel  vaso  in  cui  si  mettono  i  Giischi 
in  ghiaccio. 
CANTIRr  (che  dicesi  anche  da  molli 
BscanUr)  n.  m.  Fusto  d' abete  gros- 
so ,  tagliato  e  scorzalo  per  uso  di 
fabbriche ,  o  di  legnaiuoli. 
CANTÒN,  n.  m.  Canto,  Cantone,  Àn- 
golo. 

Tirar  un  in-trun  cantòn.  —  Ti- 
rare uno  in  un  canto ,  cioè  in  dit- 
parte. 

Zugar  ai  quatter  cetnton,  (dal  fr. 
Jouer  aux  qualre  coins).  Giuoco  che 
si  fa  in  cinque  persone,  quattro  del- 
le quali  popgonsi  ognuna  in  uncao- 
to,  e  la  quinta  nello  spazio  in  mei* 
zo.  Queste  van  cangiando  luogo  coi 
lor  vicini,  e  mentre  passano  da  uno 
ad  altro  canto ,  quei  di  mezzo  cen-a 
d'impossessarsi  d'un  posto  vuoto. 
Colui  che  riman  fuori  vien  chiama- 
to dai  boi.  Stréia.  V. 

Lassar  in-t'Uti  cantòn.  -^  Lasciar 
nel  dimenticatoio ,  o  nel  cesso. 

Una  cossa  eh'  ava  di  cantòn.  — 
Cantouuto ,  Angoloso,  Angolare, 
agg. 

'CAJSTOUR,  n.  m.  Cantore.  CatUalore, 
n.  m. 

CANTIJCC.  Cantuccio.  Sorta  di  biscot- 
to a  fette. 

CANTUNA.  Cantonata.  Quando  la  mu- 
raglia faccia  angolo  retto ,  o  acuto. 
Quando  fa  angolo  ottuso  dicesi  ^ó- 
mito.  Se  questo  angolo  è  tagliato. 
Biscanto.  V.  Scantunadura. 

CANTUNZEIN.  Cantuccio,  Cantonceìlo. 
Canloncino ,  dim.  di  Canto  ,  per 
Banda. 

CANTURi ,  Cantoria.  Tribuna  uose 
stanno  i  cantori ,  ed  i  suonatori  io 
cìììessk.  Pogginolo  dell'organo. 

CAN'V.  Cànapo.  Fune  grossa. 

*CANUD,  agg.  Canuto.  —  Dvintar  ca- 
nud.  —  Incanutire. 

'CANUTELLIA ,  n.  f.  CanuHglia,  n.  f. 

CAN'VA.  Cànapa 

Scavzzar  la  can'va. — Dirròwpe- 
re-  la  canapa,  pet.Dipelaria, 


CAP 


181 


CAP 


Gramarh.  •—  Gramolarla,  o  ITo- 
ciuliarla, 

Ptlnaria.'^  Graffiarla,  —  La  ca- 
napa lavorata  si  divide  In  varie  qua- 
lità. —  Garzuleina.  —  Garzuolo  di 
prima  torte.  —  MurélL  —  Garxuo' 
h  di  seconda  sorte.  •—  Garzai.  — 
Garzuolo,  —  Pdal,  —  Canapone , 
cbe  anche  si  può  dire  Capecchio, 
(Male  Id  iul.,  vale  Fusto  d'an  al- 
bero). —  Stòppa  o  Tuzz,  plur.  Stop- 
pa. Questa  stoppa  messa  Id  forma 
dirotoli  per  filarla  si  chiama  in  boi. 
ìhnéU,  ed  è  di  qualità  meno  infe- 
riore.—Smèint  d'can'vcL  —  Ta- 
nojpuccia.  —  Una  mazza  d'ean'va. 
-^  Un  mazzo  di  canapa. 

CANTAR,  0.  m.  Canapaio,  n.  m.  ia,f. 
Uogo  dove  si  semina ,  o  sia  semi- 
nata la  canapa.—-  Can'var.  —  Catio* 
vaio.  Colai  che  ha  in  consegna  lacà- 
oo\a,  0  cantina.  Cantiniere  o  Canti* 
nwro.—  Vinaio,  è  il  mercante  di 
vino,  colui  che  vende  II  vino. 

CàN'VàROL^  Beccafico  canapino,  — 
Can'oarol  per  Can'vein,  V. 

CANVAZZ.  n.  m.  o  LANZOLA.  n.  f. 
Canapùto,  n.  m.  Fusto  della  canapa 
dipelala. 

UN'VElN,n.  m.  Canapaio,  n.  m.  Co- 
lai che  assetta  la  canapa ,  Ligadòur 
«iaeaft'va..— Colui  che  la  pettina 
«chiama  Pem'tiatore,  in  boi.  Con- 
«ocon'oa,  o  Garzular  —  Canapi" 

^r^'^  aggiunto  a  cosa  di  canapa. 

CANZLARl,  n.  f.  Cancelleria,  n.  f. 

CANZLIR,  n.  m.  Cancelliere,  n.  ra. 

^-AP.  Copo,  n.  m.  Testa,  n.  f.  Non  u- 
sano  mai  i  boi.  la  voce  Cap  al  pro- 
prio per  Testa,  ma  bensì  al  fig.  cioè 
per  Primo,  Principale,  Principio. 

—  Capd*tavla,  d'accusa,  Cap  d'cd. 
"-  Capo  di  tavola ,  ec.  —  Da  cap. 

—  Capoverso.  Principio  del  verso, 
■"  Cap  d'opera.  —  Capolavoro ,  e 
comunem.  Capo  d'opera.  —  1  nomi 
poi  composti  da  Capo  si  scrivono 
»u  una  sola  voce.  Capoinàestro,  Ca- 
pocaccia, ec.  —  Capoeroce.  Crocic- 
chio di  strade  (boi.  Cruséll  d'strà). 

—  t'apome«^.  Il  primo  giorno  del 


mese.— Capopoorina.  Fregio  cbe  si 
inette  in  capo  alle  pagine  de' libri. 

—  Caporovescio  ,  vale  Sossopra , 
col  capo  in  giti  e  colle  gambe  in  al- 
to. —  Vuttar  d'sòtta  in  su.  —  Ca- 
povòlgere. Volgere  eapopiede.  V.  Té- 
sta ,e  Co,m, 

CAPANNA.  Capanna.  —  Da  presèpi, 

—  Capannuccia, 

CAPARRA,  dopami.  Arra.  —  Avèim* 
avù  saz  e  caparra,  —  Aver  prova- 
to  a  sue  spese, 

CAPAZ.  ABIL,  add.  Capace,  agg.  Il  con- 
trario Incapace.  -»  Atto,  Adatto, 
Con  Ir.  Inetto,  Disadatto.  —  Abile. 
Contr.  inabile,  ^  Disposte.  Contr. 
Indisposto.  —  Acconcio.  Assettato. 
Adattato.Tuiìi  pressoché  sinonimi. 

CAPAZITA,  n.  f.  Abilità. Attitudine.-^ 

'  Capacità  d' intelletto.  Intelligenza. 

—  Capacità,  vale  ancora  Estensio- 
ne e  Grandezza  di  ciò  cbe  può  am- 
mettere ,  0  ricevere  in  sé  cosa  al- 
cuna. 

CAPÉLL.  Cappello.  Copertura  del  ca- 
po. —  Coprirsi.  Incappellarsi.  Met- 
tersi il  cappello.— Scopm^^  Scap- 
pellarsi.  Levarsi  il  cappello. 

CAPÉLLA.  Cappella.  Luogo  ove  è  si- 
tuato Taltare  per  celebrare. — Cap» 
pella.  La  moltitudine  di  musici  de- 
putali a  cantare  in  una  chiesa.  Can» 
tar  una  laude  mezza  a  cappella ,  e 
mezza  a  popolo,  —  Captila ,  Tèsta 
di  ciud.  —  Cappello ,  n.  m.  CapoC" 
chia ,  n.  f. 

'CAPELTÒN,  n.  m.  Moretta  turca,  n. 
f.  Sorte  di  uccello. 

CAPER.  Càppero.  Frutice  noto. — Cap* 
pero,  frutto.  —  Caper,  per  Scaracc*. 
Scherzevolmente  Incaparar ,  per 
Empir  di  somacchi. 

*CAPESS,n.  m.  Intelligenza,  n.  (.Com- 
prendimento,fì.  m.—  Avèirdèl  co- 
pess.  Essere  di  facile  comprendi- 
mento. 

CAPIATUR.  Latinismo  usato.  Ordine 
di  cattura.  Mandato  d' arresto.  ^^ 
L'ha  avù,  Aie  vgnù  al  capiafur. 
Lo  hanno  arrestato,  oimprigionato, 

CAPIGLIATDRA.  V.  Caviara. 


CAB 


184 


CAR 


Aver  fatto  la  sua  canwaiui,  figurai. 
Aver  fatto  il  noviziato. 
CARBÒN.  Carbone,  Questa  voce  ital. 
significa  tanto  il  prezzo  di  legno  in- 
teramente acceso,  che  non  getta  piii 
fumo  (  Brasa  in  boi.  ) ,  quanto  que* 
sto  legno  spento  che  sia,  prima  ch'e- 
gli incenerisca.  Onde  si  troverà 
scritto  Carbone  che  scotta;  Carbo- 
ne  acceso;  Carbone  vico;  e  Carbo* 
ne  spento.  Atìoivare  il  carbone,  ec. 
E  ciò  viene  dai  latini,  che  cosi  T  u- 
sarono.  io  direi  tuttavia  Carbone 
per  le  brace  spente  ;  e  Brace  al  car- 
bone acceso,  o  infuocato.  Amerò  in 
egual  modo  dire  Carbonaiuolo  o 
Carbonaio  al  facitore  o  venditor  di 
Carbone,  piuttosto  che  Braciaiuo- 
lo;  e  cosi  Carbonaia  alla  cassetta 
ove  si  riponga  il  carbone ,  anziché 
Braciaiuola,  perchè  non  risvegli  l'i- 
dea che  si  possa  accendere  la  cas- 
setta di  legno  mettendovi  brace  per 
entro.  ^-  Dointar  d'carbòn.'^  In- 
carbonire, —  Carbòn  pagan,  — 
Carbone  fòssile.  Carbone  di  nnUnie- 
ra.  -*  la  btisa  dòo  s'fa  al  carbon. 

—  Celina. 
CARBUNAR.  V.  Carbòn. 
CARBUiNClN,  add.  FURMÉLNT  CARBU- 

NÉIN.  Grano  attaccato  da  carboì^!» 
0  dalla  volpe.  —  Bàggine ,  Rub^g^ 
gine ,  Filiggine,  termini  che  non 
sono  tuttavia  sinonimi,  ma  indica- 
no le  altre  malattie  del  grano,  che 
lo  anneriscono. 
CARBUNÉLLA,  n.  f.  Carbone  mintUo. 

—  Carbonella  è  aggiunto  ad  una 
sorta  di  pera. 

CARCIOFEL.  Carciofo.  —  Gobbo,  di- 
cesi alla  pianta  del  carciofo,  quan- 
do è  ricoricata.— -i4^  cui  dèi  cardo* 
fel.'-  Girello.  —  Cardoncello,  Car* 
duccio.  Gettata,  Pollone  o  cesto, 
che  si  spicca  dal  ceppo  delle  vec- 
chie piante  di  carciofo  —  Carciofi' 
no,  dim. 

CARCIUFALARA.  Carciofaia.  Luogo 
piantalo  di  carciofi. 

CAREN.  Carne.  —  Magra  e  grassa.  — 
Carne  che  ha  di  magro  e  di  grasso. 


—  Ch'fa  al  sangu.  —  Carne  ve^ 
demezza,  cioè  poco  cotta.  —  Sfilac- 
ctottM.  —  Tignosa,  sfilacciata.^ 
Ch'tira.  TiranU.^  Chl^aal  tgnezz. 
Tegnente.  —  Ch'sa  d' mmarfi/. — 
Stracca,  Stantia.  —  Sala.  —  Come- 
secca,  Quella  del  porco  conservata 
nel  sale.  •*  Affama ,  o  Affumgà-  - 
A/fumata.  —  Assa  dalla  caren.  — 
Tagliere  n.  m.  TagUera  n.  f. -^Zoc- 
ca dalla  caren.  —  Ceppo,  —  L'è 
più  la  zànta  che  la  caren,  -^Epiii 
la  giunta  che  la  derrata.  ^  Càr- 
neo, agg.  Formato  di  carne.  Hatum 
carnea.  Villo  carneo  opposto  a  W(- 
to  pittagòrico,  cioè  Erbaceo,  fruga- 
le. —  Cibo  carnale  per  opposizioofl 
a  Quaresitnale,  —  Carnivoro.  Che 
8'  alimenta  di  carne.  —  Caren  per 
Camasòn,  —  Carne  per  Carnagio- 
ne. Carni  vive,  lucenti,  luecicanU. 
Carnagione  fresca —  Caren  toda. 

—  Carne  soda.  —  Flossa,  —  HoHu- 
me.  —  Caren  matta.  —  Carne  mor- 
ta, ammortita,  morliflcata.'^  Èttr 
in  caren.  —  Essere  in  carne,  car- 
nuto, camacciulo.'"  Parlar  al  cur- 

pètt  d  lana  in^t»la  caren.  •»•  forts- 
re  il  corpetto  di  lana  in  carne.  - 
Lan'è  caren  pr  i  su  deint.  —  i^on 
è  terreno  da'  suoi  ferri.  Si  dica  per 
esprimere  una  persona  cwun  affire, 
che  non  sia  adattalo  per  une— ^tf* 
lòurd' caren.  —  Color  carnicino, 
agff. — >12  crèsser  la  caren  W-«w 
fré.  —  Incarnare ,  o  Bincarnart. 
Fistola  cicatrizzata,  e  ineamala. 

CAREN'VAL.  Carnovale.  Carnevale, 
Carnasciale.  —  Far  caren'val'.  - 
Carneoaleggiare.  Carnovaleggiare. 
Carnascialare.  Carnescialare.  - 
Cossa  da  caren'val.  —  Cosa  camo- 
valesca. 

CARÉZZA.  FINÉZZA.  Carezza,  e  verlo 
piìi  Carezze,  piur.  Accarezzamenii 
Lusinglie.  Vezzi^Amoreoolezie.  Far 
del  earèzz,  —  Careggiare.  Care-' 
zare.  Accarezzata.  Allettare.  ^^-' 
zeggiare.  Amorevoleggiare.  A^' 
mainare.  V.  Fimzza ,  Dsswttn.  - 
Carezza. 


GAA 


185 


CAR 


CARGA,  D.  r.  Càrka,  Soma,  n.  f.  Co* 
rico,  0.  m.  Peso.  —  Carga  d'basUi- 
wó.—  Un  carico  di  bastonate,  di 
legnate,  —  Um  carga  d' legna,  — 
t  n  foilellodi  Itgna. — Fardelcarg. 
Afoiteltare. 

CARGAR,sÌDcop.da  Caricare.  Carcare 
è  usato  da' poeti.  Porre  addosso  o 
sopra.  --  Cargar  al  scciopp  séinza 
Min.  •^  Andar  a  caccia  col  bue 
zoppo.  Mettersi  ad  una  impresa  con 
provTedinieotG  non  bastante  ai  bi* 
sogw.  -^  Imbarcarsi  o  Entrare  in 
Mwifiizo  biscotto.  V.  Psar. 

CAJUGA.omeiafor.  PULTRÒUNA.  Se- 
dia e  Seggiola  a  braccivoU. 

CABIGLIÒN  (dal  fr.  Carillon).  Cari- 
Sitone.  Specie  di  snono  di  campa- 
n^llioe,  che  per  lo  piii  si  mette  ne- 
gli orinoli. 

CARICóUNA.  n.  f.  e  CARIGÓN.  n.  m. 
%^/otie  a  braeciuoli,  n.  m.     • 

'Carigon,  fig.  dicesi  d'Uomo  paf- 
m  e  neghittoso. 

CAHLOUIS'A  (VIVR  ALLA):  Vivere,  Te- 
^Jare  a  brace.  Vivere  alla  car^ 


J^RMÉIN  (dal  fr.  Camìin).  Carminio. 

CARNASÓN.  V.  Caren. 

^JRNlM.  Carname.  Quantità  di  carne 

^JROTA.n.f.  Carotla,  Barbabieto- 

h  B.  f.  ~  Un  eh' pianta  del  Carot, 

%•  Pflo  che  spaccia  fiabe ,  frottole. 

[f^cheledicegroése. 

''^«fi.n.m.  CARRA.n.  f.  plur.  Car- 
'^.  n.  m.  Carri f  m.  e  Carra,  f.  nel 
P[if;  —  Le  parti  del  carro  sono  : 
'f^on.  Forca.  -'•  Seal.  Cosce  ,  o 
^(do/i.  Lati  del  carro  fatti  a  fog- 
fi'a  di  rastrelliera.  —  Bod.  Ituote, 
^;^  Carro,  delle  carrozze  e  si- 
"'ili  »  è  il  complesso  de'  pezzi  di 
fgDame  e  ruote,  su  di  cui  si  stabi- 
'»ce  la  cassa.  —  Carro  per  Carro- 
™.f.  Un  carro,  o  una  carrata  di 
/ffno.-  Lo  pttc  (resto  roda  dèi  carr 
«  Tue/fa  cA'aVto.  —  lo  più  ca«ii?o 
J"ofo  del  carro  è  quella  che  cigola, 
Bgnrat.  ^  Vn  bo  sòul  n'pò  tirar 
wcorr.  -~  Una  sola  fwce  non  suo- 
^  in  un  sacco.  -  QuèU  eh' fa  i 


carr.  —  Canadort,  e  eoo  V.  à,  U. 

Carraio. 

CAURA.  V.  Carzd. 

CARRAOÉLU  Carretto.  Canicelto. 

CaRRARÌ,  n.  f.  Carréggio^  n.  m.  Mol- 
titudine di  carra. 

CARRATTIR.  Carrettiere,  Carrettaio. 
Colui  cbe  guida  le  carrette.  11  fem. 
Carrettiera. 

CARRATTÒN.  Carrettone.  I  boi.  han- 
no anch'  essi  il  nome  f  union.  — 
Carrattòn  pr  i  muri.  —  Carro  fu- 
nèbrn. 

CARRÉTTA.  V.  Carriola. 

CaRRÉZ,  n.  m.  (colla  x  aspra).  Carret- 
la/a,  n.r.  Tanta  materia  quanto  con- 
tiene un  carro.  La  Toce  boi.  signifi- 
ca tanto  la  Quantità  di  materia  che 
si  porta  sul  carro,  carretta,  o  ba- 
roccio;  quanto  l'Azione,  l'opera  del 
condurre ,  e  la  condotta  del  carro 
con  tali  materie:  come  se  in  ital.  si 
dicesse  Carreggio ,  o  CarreggiatU' 
m.Ma  Carreggiatura  non  .è  di  Cru- 
.  sca,  e  Carreggio,  vale  Moltitudine 
di  carri. 

CARRIOL.  Canrtto.Carruccio.'^Onzr 
al  catriol ,  figur.  Unger  le  carruco- 
le. Corrompere  altrui  con  donativi 
per  giuanere  ai  suoi  fini.  —  Car- 
riol  da  fandsein.  V.  Spassèz. 

CARRIOLA.  Carretta.  Carretta  piccola 
a  due  braeciuoli  e  una  sola  ruota.— 
Carriuoìa,  \ale  Letto  cbe  in  vece 
di  piedi  ha  quattro  girelle,  e  tiensi 
sotto  altri  letti.  — -  Cundur  o  Pur- 
tar  in  carriola.  V.  Scarriular.  — 
Carrucolare  uno ,  cioè  Indurlo  con 
inganno  a  far  ciò  ch'ei  non  vorreb- 
be. —  Lassars*  tirar  in  carriola.  — 
Lasciarsi  levare  in  barca.  Lasciarsi 
menar  pel  naso. 

Garrirà,  carriera.  Corso,  detto  dal- 
l'antica corsa  de' carri,  e  de' cava- 
lieri nel  circo.  V.  Currira.  —  bor- 
rirà di  studi,  del  scièinzi.  —  Corso 
degli  studi,  delle  scienze.  -^  L'ha 
fati  una  bèlla  carrira.  —  Ha  fatto 
un  bel  corso,  o  una  serie  brillante, 
luminosa  d' impieghi ,  di  carichi. 

CARROZZA.  Carrozza.  —  Da  noi  — 

IO 


CAB 


186 


CAB 


Carrozza  d'affilio,  —  Da  qualUr 
rod.  —  A  quattro  ruote..  —  Da  du 
post.  —  A  due  luoghi.  —  Cocchio  è 
lemiiue  di  siile  sublime,  o  poetico. 
•^  A  i  voi  la  carrozza.  —  Egli  o- 
spella  il  baldacchino.  Dìcesi  dì  cht 
aspetta  molti  priegbi  innanzi  eh'  e' 
si  muova.  —  Quèll  eh'  annoia  el 
carrozz.p  Nolesein.  --  Carrozzaio. 
'"An's'pò  andar  in  paradis  in  car^ 
rozza.  —  Non  si  va  in  par€uiiso  col 
guancialino.  —  Le  parti  principali 
della  cassa  della  carrozza  sonor^Jur- 
tiis.  —  Archi.  —  Fònd.'"  Pedanino, 
e  Hanta.  —  Schinai  dedri.  —  Fon- 
do  di  sopra.  —  Schinul  dinanz.  — 
Fondo  di  sotto,  o  Ciilatta.  Fianc.  — 
Fiancate.-^  Zìi. —  Tettino. — Fiocc. 

—  Fiocchi.  —  Magazzein.  —  Botti- 
no, 0  Contrappedana,  o  Magazzino. 

—  Spurti.  —  Sportelli.  —  Suffiètt. 

—  Mantice.^  —  Còntrasuffiètt.  — 
Contrammàntice.  —  Frullett.  — 
Frullini.  ^  Passaman  dèi  cristall 

—  Passamano  del  cristallo.  —  An- 
dar, Condur  in  carrozza.  —  Car- 
rozzare. 

CARRtBEL.  CarricelU).  Carretto.  Car- 
retto piccolo  e  debole.  Con  questo 
nome  chiamasi  in  boi.  spezialmente 
quello ,  su  cui  si  trasportano  i  sac- 
chi di  grano  per  entro  i  luoghi  abi- 
tati. 

CARRUZZA.  Carrozzata.  Cocchiata. 
Camerata  di  persone,  che  sono  por- 
tate dalla  stessa  carrozza. 

CARROZZAR.  Carrozzaio.  Carrozziere. 

CARR13ZZE1N.  Carrozzino.—  Mnàr  zò 
a  carruzzein  dscvert  —  Menare  a 
mosca  cieca.  Battere  alcuno  senza 
discrezione.  —  Tirar  zò  a  carruz- 
zein dscvert,  figur.  Menar  tulH  a 
rastrello.  Dir  male  senza  riguardo. 

—  Far  carruzzein  »  ^gurat.  Croc- 
chiare. Portare  i  frasconi.  Esser 
crocchio.  Esser  malazzato ,  o  cagio- 
nevole. L'usano  i  boi.  anche  per  Es- 
ser vicino  a  morire,  ma  relativamen- 
te ai  volatili,  comechè  non  avendo 
piti  forza  nelle  zampe ,  camminano 
trascinandosi  a  guisa  di  carrozza. 


OARRZA,CARRÀ.  Carreggiata.-^  Star 
in  carzà.  —Andar  fora,  o  zò  d'car- 
za ,  metaf.  Escir  dal  seminato ,  u 
di  tèma,  e  anche  Perder  la  truimu- 
tana.  —  Carrzà.  Carreggiala  di  uua 
carrozza ,  di  un  carro ,  prendesi  per 
la  Larghezza  tra  i-uota  eruota.Ao/a- 
ta.  Ed  anche  il  segno  che  fa  iu  lem 
la  ruota. 

CARRZADÒN.  Ruoteggio.  PesU  hiia 
dalle  ruote  delle  carra. 

CARRZADÓUR.  Carreggiatore ,  Cam- 
dorè.  Colui  che  guida  il  carro.  - 
Carraio  è  V.  d.  U. 

CARRZAR,  V.  Carreggiare,  v.  Guidar 
col  carro,  ed  in  signif.  ali.  Traghet- 
tare robe  col  carro.  Carretlan. 

CARTA.  Carta.  —  Carta  cùn  cola,  - 
Carta  incollata.  —  Carta  «(rozzo. 
—  Carla  straccia,  o  da  straccio. - 
Carla  d'bòn  fil,  Ch' canta.-  Carla 
•  di  buon  tiglio ,  che  suona.  —  Carln 
da  letler  cùn  al  filètt  dura.—  Car- 
ta da  lettere  dorata  nella  Umdoifir 
ra.  —  Carta  da  scartuzz.  —  Caria 
bigia.—  Carta  da  tundar— Carta 
colla  zazzera.  —  Barba  dia  caria. 
T-  Zazzera.  —  Carta  tundà.- Car- 
ta ritondata.  —  Carta  flossa- Car- 
ta dilègine.  —  Cartapecora.— Car- 
tapecora ,  e  Cartapecorina ,  e  in 
plur.  Cartapecore ,  Pergamem  - 
Carta  undd.  —  Carta  amatici- 
la,  amarezzata,  marezzata,  e iMr 
rizzata.  Carta  tinta  a  onde.  —  Car- 
ta. —  Carta,  sì  dice  anche  per  Cat- 
ta scrìtta.  Onde  Carte,  e  Carte  icril- 
te,  e  non  Carli  come  da  cerlunosi 
usa.  —  Strazzar  una  carta  in  lanl 
pzzulein.  —  Stracciare  una  corta 
in  minuto. —  Papiro,  voce  p^o^en. 
dal  lai.  Fu  usata  da  Dante.  Ora  non 
si  direbbe  che  per  nominare  le  au- 
liche scritture  sul  papiro.  Papiri 
della  biblioteca ,  ec.  —  Carla ,  [>*'' 
Pagina,  e  perciò  Cartolare.  Porre 
i  Qumeri  alle  carte  de'  libri.  —  Car- 
tacea, add.,  che  significa  Di  caru. 
0  Simile  a  carta ,  è  voce  dell'  «>« 
comune.  —  Ifn  rotold'cart.—Pif' 
go  di  carie;  p.  e.  Piego  di  carie 


CAB 


187 


e  A  II 


con  cui  ii  batte  la  ttMMtea.  —  Una 
(Hiriad'agòec\  d'agueeion,  — -  U- 
na  grossa  d'aghi,  —  Cart  da  zu- 
l/ttr.  —  Carle  da  fjhtoco,  —  Far  et 
cari, sfarle  earte,  meseolarte. 

-  Fot  et  cart,  fi^nr.  Far  le  mine- 
itn.  Governare,  Comandare.  Far  te 
cane.  —  Dor  et  eart.  —  Dar  te 
carfe.Z)ato.  Atto  del  mescolare,  e 
Min  miao  più  girate.  (Boi.  Han). 

-  Mtttr  insèm  et  cart.  —  Aceoz- 
zarlecarfe.  Vale  unire  insième  le 
carte  baone  o  tutte  di  un  seroe.  E 
<^i  Scozzar  le  earte ^^noì  dire  Me- 
scolarle, separandole.  —  Tirar  su 
^mta.^Suechiellare,  dicesi  Del 
^nardare  le  carte  sfogliandole,  e 
tiraodolc  su  a  poco  a  poco.  Carta 
^'afrònt.  —  Carta  di  faccia.  La 
prima  orla  che  scuopre  il  banchiere. 
-ftirr  ch'eònten.^^  Carte  di  con- 
f'^fioun.  Tarocchi  ec.  Quelle  carte 
'''lesi  contano  per  più  punti.— 2fti- 
mr  ma  bèlla  caria,  fifoni.  Tirare 
*<n  (Iran  dado.  Giocar  ben  la  sua 
«^«rfa.  Avere  una  gran  sorte,  o  Ser- 
virsi heoe  dell'occasione.  — Far  et 
mfalH^  Far  le  earte  false,  o 
mssime.  Fare  per  un  altro  qual- 
^'oglia  cosa  per  grande  e  perico- 
losa cli'ella  si  sia.  -  Carta  qeotfraft- 
^  Quella  in  cui  è  delineata  una 
f^B  parte  del  Globo  terracqueo,  o 
'"'  Regno ,  0  un  Impero.  —  Carta 
cotDgrà/ica.-^ Quella  su  cui  è  deli- 
neata una  ProTincia. —  Carla  topo- 
grafica. — Quella  che  rappresenta  la 
P^fte  di  una  provincia ,  di  un  pae- 
se, di  un  dato  luogo ,  —  Perder  la 
^^^t(idèl  navigar.— Perderla  bàs- 
joto.  Navifiar  per  perduto  —  Car- 
^  per  Iscrittura  privata,  o  d'obbll- 

,  20,  ec. 

ART  AH.  Cartaro  e  Cartaio.  Colui  che 
rabbrica  la  carta. — Cartolaio.  Colui 
J^beTendecartae  Ilbri(7arff0rȏco- 
■'"  che  fa  le  carl^  da  giuoco.  — 
^rtolaro,  e  Cartolare,  n.  m.  vale 

'li     i*'  memorie.  Diario. 

'*nTAR|.  Cartiera.  Fabbrica  dove  sì 
™  w  carta. 


CARTATÙCCIA,  D.  f.  Airfooctiio.  n.  m. 
(aurica,  n.  f.  Piccolo  cartoccio  per 
caricar  l'armi  da  fuoco. 

CARTEIN,  n.  m.  (dal  fr.  Carton).  Fo- 
glietto che  si  ristampa  per  cor- 
reggere un  errore,  o  per  fare  un 
qualche  cambiamento  al  già  stam- 
pato. 

CARTELL,  n.  m.  Cartella,  n.  f.  Quel 
fìregio  in  forma  di  striscia  che  ser- 
ve pe' motti,  e  per  le  iscrizioni.  Eid 
anche  per  la  iscrizione  medesima. 
Si  appende  sopra  la  porta  della 
chiesa  la  cartella:  Indulgenza  pte* 
naria. 

CARTÈLLA.  Cartella.  Vari  sono  i  si- 
gniicati  di  Cartella,  che  corrispon- 
dono quasi  tutti  ai  boi.  —  Cartèlla 
dadssegn. —  Guardia,  Custodia. 
Cartella.  — *  Cartèlla  dia  eiavadu- 
ra ,  dèi  cadnazz. — Piastra.  —  ùar- 
tèli  di  aliar.  —  Cartagloria.  V.  d.  U. 

'CARTÉLLIA ,  e  per  lo  più  al  plur. 
CARTÈLLI.  Le  carte  di  minor  con- 
to al  giuoco. 

•CARTILAGIN.  n.  f  CarUlagine,  n.  f. 

CARTLEIN,  n.  m.  Cartellina,  n.  f.  Car- 
telUne  da  UbH.    ' 

CARTLÒN,  n.  m.  Cartella,  n.  f.  Quel 
fregio  che  serJire  pei  motti ,  e  per  le 
iscrizioni.—  Cartellone.  QueWo  che 
serve  per  accennare  al  pubblico 
r  opera ,  che  va  in  iscena.  —  Car- 
lettone  di  marmo,di  s/uceo. Lastra 
0  piano  riquadrato  in  cui  è  scritta 
o  incisa  un'  inscrizione. 

CARTÓN.  Cartone.  —  Cartòn  da  cart, 
da  reeapit  —  Custodia  per  carte , 
per  documenti.  —  Cartòn  da  ròcca. 
V.  nòcca. 

CARUTAR,  n.  ni.  Carotaio.  Colui  che 
vende  Carote.  E  hg.  Un  che  le  spac- 
cia erosse.  V.  Carota. 

CARZER,  n.  f  plur.  Carcere,  n.  m.,  e 
f  Carceri,  f.  in  plur.  Prigione,  n. 
f.  Questa  voce  non  viene  usata  dai 
boi.  che  nel  plur.  Visitar  et  carzer. 
Nel  sing.  dicesi  Persòn. 

GARZERÀ .  n.  m.  e  f.  PERSUMR ,  m, 
IRA,  f.  Carcerato,  ata,  sust.  iPn- 
gione,  Prigioniere,  «ro»  e  PrigiO' 


CAS 


188 


CAS 


niero ,  sust.  —  Carcerato,  agg.  bn- 

prigionato. 
CARZERIR.  Carceriere  er  Carceriero. 

Prigioniere  e  Prigioniero,  Custode 

delle  carceri. 
CAS.  Caso.  —  A  luti  i  cas.  —  In  ogni 

cago.  In  cano  che.  Ad  ogni  evento. 

Avvegna  che  può.  —  Vn  gran  cas. 

—  Caioccio.  Capissimo.  Caso  stra- 
no. —  Cas  pinsd.  —  Caso  pensato, 
cioè  Deliberato.  —  A  cas  pin«a.— 
A  caso  pensato.  A  posta  fatta.  Pre- 
vedutamente.  Meditatamente.  Stu- 
diatamente. A  belio  studio.  Dicesi 
per  lo  piii  di  operazioni  malvage. 

—  Cas  che  s'suppòn.  -7  Caso  ipo- 
tètieo,  o  Mpposilioo, — Èssr  in  cas, 
o  Al  cas.  Essere  in  caso.  Essere  ac- 
concio, a  proposito."-'  /it-<-un  cas. 
A  un  bel  bisogno.  Se  dà  il  caso.  — 
Èsser  fora  dèi  cas.  —  A  chi  non 
duole  bene  scortica.  A  chi  non  pe- 
sa ben  porta.  Chi  è  fuor  de'gaal 
facilmeole  sa  dar  ricordi  ad  altrui. 
-^A  n'i  è  sta  cas  ch'ai  vàia  vgnir. 
-^  Non  venni  mai  a  capo  di  farlo 
venire.  Non  ci  fu  via,  né  verso  di 
farlo  venire.  -^  Al  sré  iùst  al  cas. 

—  Sarebbe  il  caso.  Per  marito  sa- 
rebbe il  casissimo..'^  Far  un  gran 
cas,  -^  Fare  d'una  mosca  un  ele- 
fante, —  Secònd  al  cas,  —  Secon- 
do il  caso.  Secoììdo  il  vento,  V.  Az- 
zidèint, 

CASA.  V.  CÀ. 

CASA,  n.  r.  Casato,  n.  m. ,  ed  anche 
Casata ,  n.  f.  V.  Famèia. 

CASACCA,  n.  f.  CASACCHEIN,  n.  m. 
Casacca,  n.  f.  Abito  da  nomo  che 
cuopre  il  busto,  con  maniche,  co- 
me il  giubbone .  ma  coi  quarti  lun- 
ghi. —  Casacchein  da  lacchè ,  da 
cazzadòur,  ed  anche  alla  fr.  Giac- 
chetta. —  Casacca  da  lacchè.  Ca- 
sacca di  contadini,  di  cacciatori. 

—  Vultar  casficca.  —  Voltar  man- 
tello. Voltar  casacca.  Cangiar  par- 
tito, opinione.  V.  Giacchetta, 

CASAI.EIN:  Casalingo.  Casereccio,  Do- 
mestico. — •  Om  casalein ,  Pan  ca- 
salein,  ^-  Uomo,  Pane  easetUngo. 


—  CasaHno  è  dira,  di  ùuale.  Ag- 
gregato di  poche  e  piccole  case  in 
contado. 

CASAROLA ,  n.  f.  Cascino,  n.  m.  For- 
ma  del  cacio ,  o  da  cacio, 

CASAZZA.  Casaecia.  — >  Casazza  per 
Casamento,  cioè  Grande  e  bella  ca- 
sa. —  Casazta  dtcesi  pure  Fami- 
glia comoda,  e  ricca. 

CASCA,  n.  f.  Caduta,  Cacata,  n.  f. 
Cadimento ,  n.  m. 

CASCÀM,  D.  m.  piar.  Avanzo,  Aimo- 
iuglio .  n.  m. 

CASCANT,  add.  Pendente,  Ciondolan- 
te. Agg.  ad  uomo  Debole,  Floscio, 
Caloscio, 

CASCAR.  V.  Cascare,  ma  meglio  Ca- 
dere, V.  —  Vgnir  in  mèint.  —  Ca- 
dere in  pensiere.  Cadére  nell'ani- 
mo. Cader  nella  mente.  —  Amma- 
lar$',  —  Cader  malato.  —  Fazil  a 
cascar,  -^  Cadèoole,  Caditoio  Ca- 
duco. —  Cascar  cmod  fa  una  pèira 
marza,  —  Cadere  come  pagiiteo- 
la.  Stramazzare.  Cadere  come  w 
corpo  morto.  —  Balla  vcciaia.  — 
Accasciare ,  0  Accasciarsi,  CoMcar 
fra  le  veccfiie,  —  Zò  a  pian  fònd. 

—  Piombare.  —  Cascar  zo  a  ter- 
sac,  —  Cadere  a  catafascio.  Bobi- 
nare. —  A  pizz.  —  Caeear  a  bratù. 
Non  se  ne  tener  brano.  —  Càn  la 
tèsta  volta  in  zò.  —  Andar  giù  ca- 
po levato,  0  capovolto,  0  eapopie- 
de,  capo  rovescio ,  capo  di  tolto. 
Capitombolare.  —  Cùn  el  ^amb 
dedn.  —  Accosciarsi.  Parlando  d«| 
cavalli.—  Cùn  al  mustazz  per  tèr- 
ra. —  Cader  boccone.  Tombolart. 
Dar  del  ceffo  in  terra.  Cader  roct- 
scioni.-^  Dalla  sònn.  —  Cascar  di 
sonno ,  0  dal  sonno.  Sentirsi  ma 
gran  cascaggine.  Esser  sonnof- 
chioso.  Sonniferare.-^  Cascar  dèin- 
ter,  flgur.  Cader  nella  rete.  Bim- 
ner  nelle  reti.  Incappare.  Incorrere 
in  Insidie.  ^41  tè  casca.  -  Està; 
lo  giunto  al  boccone.  Il  sorcio  è  ri- 
masto nella  trappola.  Il  topo  è  ca- 
scato nell'  orcio.  E  rimasto  new 
stiaccia,  0  al  calappio.'^  Cascar 


CàS 


189 


CAS 


at  cor  dalia  vàia.  Murlr  dalia  vàia, 
^  Morir  di  voglia.  Struggersi  di 
voglia.  —  El  brazz,  —  Cascar  il 
fiato.  Cascar  le  budella.  Perdere  il 
cuore.  Cascar  il  cuore.  Avvitirsi , 
Perdere  la  speranza.SbigoUirsi.  Dis- 
animarsi. —  !n  bócca  al  lòuv.  — 
Cadere  in  bocca  al  canc-^ln  bon* 
man.^-  Cadere  in  grembo  allo  zio. 
-^AlCindri.  —  Fare  un  mazzieu' 
h  Mazziculare.  Fare  un  tombolo. 
liwdel  culo  a  leva.^^  La  balla  <n- 
t'Olbrazzal.  —  Balzarla  palla  in 
mm.  Venire  a  taglio,  o  in  lagUo. 
-  H  furmai  in^M  lasagn,  —  Co- 
scar  il  ccusio  su' maccheroni.  «*  El 
vitein  d' in  dose.  — •  Cascare  altrui 
Uiotntimenta  di  dosso.  —  El'i-ali, 
tar.  Cascare  il  cuore.  Awilirsi. 
Abbandonarsi.  —  AlVartnòur,  fl- 
m- Correre  alle  grida.  Arrendersi 
Cedere  facilmente.  Cedere  nella 
rete.  «  Far  cascar  un  qualcdùn , 
fiRur.  Indurre.  Sedurre.  Far  cade* 
re.  —  Cascar  zò  dal  pirol.  —  Ca- 
detv  deW  amore ,  di  stima .  di  gra- 
fia, e  simil.  Cascar  zo  dal  vali.  — 
Cader  dallo  staccio,  dal  crivello.  — 
Al  de  d*  Paegua  ccuca  sèimpr  in 
àmènga  -^  Il  giortw  di  Pasqua  av- 
^e,  accade  sempre  in  domenica. 
^  Casca  al  mònd,a  zevdrèinsi'al' 
termèis. —  Che  che  ne  avvenga, 
oCada'l  mondo  ci  vedremquestaU 
tro  mese.  —  Coesa  v'cMca?  —  Che 
cosa  v'accasca?  Man.  fam.  Che  co* 
sa  v'accade?  Che  volete?  —  La  co- 
sca tra  lòurdu. — Cade»  o  ncadc  in 
«Mi.  Passa  in  que'dne.  Cede  a  fa* 
t?or  loro.  —  Pr  un  còulp  sòul  a  n' 
coica  un  alber.  —  Pel  primo  colpo 
non  cade  la  quercia^,  '^  Ohi  a  n'  i 
fiasca  nieint  —  È  largo  in  cintola. 
Ba  il  granchio  nelle  mani.  — •  Al 
n'in  husa  cascar  una.  —  E'  non 
lascia  chiodo ,  che  non  lo  ribatta. 
^Aisi  giùst  casca.  —  Costi  mi 
cadde  l'ago.  MI  sei  capitato  in  ac- 
concio. 
Caserma.  Caserma.  Quartiere  per 
r  aMoggio  de'  soldati.  Vale  Casa 


d'  armi.  —  Casermaggio.  Sistema 
delle  caserme.  —  Uffizio  del  Coserà 
maggio.  Cosi  Impiegato  del  Caser* 
maggio.  —  Casermare.  o  Accaserà 
mare.  Alloggiare  i  soldati  nella  ca- 
serme. AquartierarlL'-^  Casermie^ 
re.  Ispettore  di  caserma.  <^'  Le  sud- 
dette voci  sono  lotte  di  nuovo  uso. 

CASIMIR.  Casimir.  Spesie  di  panno. 
Da  Cachemif,  Paese  di  ià  dall' In- 
dostan.  —  Casimir ,  nome  proprio 
masc.  e  Casimira  femm.  Casimiro, 
m.  m .  f. 

CASOTT.  Casotto.  Una  stanza  postic- 
cia fatta  per  lo  piii  di  legname ,  co- 
me quelle  dove  stanno  i  soldati  in 
sentinella.  (In  boi.  dieesi  anche  6a- 
rèlta  dal  fr.  Guérìte).  — >  Casotto, 
è  accrescit.  di  Casa.  —  Casott  da 
buratlein.  —  Castello  da  burat* 
Uni. 

CASÓUN A.  (Capanna.  Quella  stanza,  per 
lo  più,  dovei  contadini  ripongon  lo 
strame.  —  Casòuna,  n.  f.  Casone, 
n.  m.  aocr.  di  Cs^sa, 

GASP.  Cesto.  —  Casp  d'iattuga^d* in» 
divia.  —  Far  al  casp.  —  Cestire. 
Accestire.  V.  Caspir.  —  Èssr  un  bill 
casp,  —  Essere  nn  bel  cesto,  un  bel 
fusto.  Per  ironia. 

CASPE.  CesHtx),  Cestuto. 

CASPIR,  V.  Cestire,  Accestire,  v.  Fa- 
re il  cesto.  H  lino  non  accestisce.  Il 
frumento  cestisce.  ' 

CÀSPITA.  CASPITEINÀ.  CATT.  CAZ- 
ZIGA.  Càppita.  Capperi.  Cappiteri- 
na.  E  volgarm.  Cànchero ,  Càzziea. 

CASSA.  Cassa.  Il  home  di  Cassa  è  da- 
to ad  altri  utensili.  Cassada  morto. 
Cassa  dell' orologio.  Cassa  di  caffè. 

CASSABANC,  n.  m.  Cassapanea,  n.  f. 
Cassa  a  foggia  di  panca  con  schie- 
nale, da  sedervi. 

CASSANDRÒUNA ,  n.  f.  Schiattona,  n. 
f.  Donna  riffogliosa  e  atticciata.  . 

CASSER  DI  PULLASTER.  Cassero ,  e 
Casso.  Dai  hol.  difesi  pure  del  cor- 
po umano  Cassaròn.'^Oss  dèi  eas' 
ser.  —  Catriosso.  Carcame,  vale 
Arcarne,  Schèletro.  •— •  Ceutser  del 
pori  d' zUtd.  —  Cassero.  Recinto 


CAS 


190 


GAS 


di  innra  fra  la  porta  e  il  cancello  di 
città.  —  AnUpùTto, 

CASSÉTTA ,  Cassetta.  —  Ca$$èU  di 
giardein.  —  Cassette  chiaroansi 
qaelle  larghe  e  lunghe,  che  sono 
intorno  intomo  a' giardini.  Dai  boi. 
dette  più  propriam.  Casstton.  —  A' 
iuoleo  Otìadn'.  Que'quadretti  o  pic- 
coli spartimenti  del  giardino,  in 
cai  sono  piantaU  fiori.  —  Cassétta 
dia  cappunara,  dia  gabbia.'^  Bec- 
catoio, 

'CASSIA,  n.  f.  Cassia,  n.f.  Medicamen- 
to Doto«  —  Fig.  Dar  V  erba  cassia 
aùn,'-^  Licenziare.  Cacciare  qualC' 
uno  per  demeriti  eh' egli  abbia, 

*CkSSm,n,m.  Cassiere,  n.m. 

'CASSON ,  n.  m.  Cassone ,  u.  m. 

CASSTTElNA,n.  f.e  CASSTTÉIN,n.m. 
Cassettina,  n.  f.  e  Càssetdno,  n.  m. 

—  Casstteina  da  zoi.  —  Forzierlno 
da  gioie. 

CASTAGN.  Castagno.  Albero.  •—  San' 
van.  -r  Castagno  saloatico.  «*  inr 
sdé.  —  Castagno,  domestico.  —  Vn 
bròli  d'  castali  —  Castannoleta. 

—  AllÌDazz  d'eastar/n.  —  Porrina. 
CASTAGNA.  Castagna.  Frutto  del  ca- 
stagno. 

CASTAGNAZZ.  Castagnaccio.  Focac- 
cia fatta  di  farina  di  castagne.  — 
Far  i  castagnazz.  —  Fare  a  scalda- 
mane.  Giuoco  fanciullesco  che  si 
fa  ponendo  a  «vicenda  le  mani  stese 
nna  sopra  l'altra  sulle  ginocchia; 
si  trae  fuori  poi  la  prima,  eh' è  in 
fondo ,  e  si  pone  sopra  tutte  le  al- 
tre, battendo  forte,  per  ischerzo ,  o 
per  riscaldarsele. 

CASTAGNE.  Castagneto.  Bosco  di  ca- 
stagni. —  Castagnaio,  poi  è  agg.di 
laogo  piantato  di  castagni. 

CASTAGNOLA.  V.  Tecfac. 

CASTÉLL.  Castello.  V.  Bòurg.  —  Co- 
stèli  dia  ciàvadura.  —  Piastra  a 
cassetta. 

CASTIG.  Castigo  e  Castigo.^  Castigo 
si  prende  anche  per  Pena.  —  L' è 
un  castig,  detto  figur.  Egli  è  un  as- 
sedio ,  una  morte ,  una  sfinimento. 

CASTIGAMATT.     Conciatesté.     Voce 


scfaenevole.  Gtistìgatore.  Punitm. 
—  CastigamaiH,  equivale  anche  io 
boi.  al  bastone. 

CASTITÀ.  Castità.  —  Predicar  la  ca- 
stità ai  rundon»  prov.  Predicar  la 
castità  in  chiasso. 

CASTLÀ.  Vaso  di  lofi^o  lungo,  cilin- 
drico, rassomigliante  ad  unr  barile. 
ma  (crandissiroo ,  composto  di  dae 
fondi ,  e  di  doghe ,  cerchiato  di  fer- 
ro, avente  un'apertura  superiore 
quadrata ,  che  si  Cuopre  cota  cbio- 
denda  ad  incastro.  Vaso  ad  uso  di 
trasportare  dalla  campagna  in  città 
r  uva  pigiata.  Il  qual  nome,  proprio 
del  paese,  convien  volgerlo  io  ita- 
liano Castellata.  Con  questo  noiDe 
fntendesi  anche  la  quantità  stessa 
dell'uva;  laonde  dieesi  Al  Uvardia 
castld  in-t*^  Unq^zz.  —  Uwut  il 
cavo. 

CASTLÉTT.  Castelletto.-^  CastèllC^ 
sOett.  Nelle  arti  si  dà  il  nome  di 
Castello  o  Castelletto  a  vbri  in;{^ 
gni  e  macchine:  come  Ca$teMto 
degU  stampatori:  Castelletto  del 
telaio  de'tessitoH.'-CastìèU  d'elvr, 
d'nus.  —  Castellina,  n.  f  Mnccbln 
di  tre  noci ,  nocciuole  ec.  con  m 
sopra.  Quindi  significasi  dai  boi. an- 
che per  numero  quattro  di  qnella 
tal  qualità  di  noccioli.—  Iwiara 
casttètt.  —  Giocar  alle  cattelline. 
Sorte  di  giuoco  fanclnllesoo- 

CASTOR.  Castòro  e  Castore.  Quadro- 
pede  anfibio. 

CASTRAR ,  V.  Castrare^  v.  Castrare  i 
marroni.  —  Castrar,  figur.  Castrar 
re  alcfino.  Tarpare.  TorgU  il  co- 
modo di  operare.  —  Castrar  i  mlon. 
el  zite.  —  Cimare.  Spuntare.  Ptóa- 
care.  Arrestare.  Wcesi  delle  piante 
cucurbitacee ,  che  cirtiandole  se  ne 
arresta  la  soverchia  vegetazione. - 
Castrar  un  ìiber,  un'  opera.  —  Mu- 
tilare ,  Mozzare  un'  opera. 

CASTRAT  ,  ed  anche  CASTRA.  V.  Cli- 
stron, t 

CASTREIN.  Castravorci.  Castrapor- 
celli, ed  anche  iVorcinì,  perche  la 
maggior  parie  già  ne  veniva  di  Nor- 


CAT 


191 


cxv 


eia.  —  Casircin,  dieest  ancora  a 
colte/lo  di  caltivo  laglio. 

CASTRÓN.  CASTRAI  o  CASTRA.  Ca- 
tiralo.  Castrone.  Agnello  grande 
castrato.  V.  Nuntòn.  Béco.  —  Cìjl^ 
stròfi.  —  PoHiniccio.  V.  dell'U.  Cu- 
citura 0  Rimeodalura  mal  faltta.  — 
Far  (U  castron.  —  Poniiiicciaf^,  — 
Castròn,  Caslrunari.  —  Castrone- 
ria. Batordàggiìw'  V.  Capucciari. 
-Caslròn.  —  Cicatrice,  Matyine 
che  Uiicia  una  ferita.  Margini  del 
totvoto  mi  viso. 
CISTBUNAR ,  V.  Ciarpare.  Acciabbal- 
(art.  Abborracciata.  Fare  un  pia- 
itriceio.  Strapazzare  uu  lavoro.  V. 
2avaltunar.  —  Castrunar.  —  Pulti- 
nkmre.  Rimendar  malumenle. 

CaSTRUNàRI.  V.  Capucciari. 

CASIPLA.  Casùpola ,  Casìpola.  Casa 
piccola. 

CATAPECC.  n.  m.  e  CATAPÉCQA ,  n. 
f-  Catapecchia,  n.  f.  Luogo  disabi- 
<uft>;  Casa  mal  falla  e  minata. 

XàTAÌ»LASMA,  n.  Cataplasma,  n.  m. 

CaTARÀTA.  Cateratta.  Quel  velo 
membranoso ,  cbe  scendendo  sugli 
occhi,  toglie  la  facoltà  visiva. 

tATAHÈINA.  np,  f.  Caterino,  m.  e 
Caterina  o  Catarina,  f.  Dim.  e  corr. 
Cafcnwino.  Catrina.  Calina.  Tina. 

^Calerinolia.  Trotta. 

^^TÀM.  Catarro.  — Avèir  di  calar r. 
'"Acer  delle  pretese,  del  fumi.  Pre- 
sumere  di  riuscire  in  checchessia. 

ÉATARRÓUS.  Catlarroso. 

CATEGORIG,  add.  Categòrico,  agg.  V. 
d>  U.  Appartenente  a  categoria.  Oet- 
lagliaio.  —  Dar  wi'  arsposta  cale- 
gorica..  —  Dare  una  risposta  pre- 
ma. 

CAH.  V.  Caspita. 

CaHANÓIA.  Cattabrighe.  Accattabn- 

Of^.  Rissoso.  Piatitore.  Contendilo' 

re.  Brigatore.  Beccatile. 
t^ATTIV,  add.  Caltivo,  agg.  contrario 

di  buono. 
Jhintar  cattiv.  —  Incattivire.  — 

hintarpiù  cattiv.  —  Rincattivire. 

—  Far  al  cattiv.  —  Catliveggiare , 

Tener  mala  vita.  Caneggiare.  Fave 


il  crudele.  —  L*è  sia  eatHv  fein  in* 
i4a panza  d'io  mader.  —  Fu  cat' 
tivo  tin  nell'uovo  o  nel  guscio.  Fu 
prima  tristo  che  gratide.  Cattivo 
fin  dalla  nascita.  —  Una  ragazza 
ch^  n'  è  cattiva.  Per  dire  Non  è 
brutta. 

'CATTIYABS.  Cattivarsi.  —  CatUvars 
l'anem.  —  Cattivarsi  l'animo  di 
aicuno, 

CATTIYIRIA.  Malvagità.  KbaUkria. 
Catlioità.  Usavansi  una  volla  i  ter- 
mini di  Cattiveria,  Cattivezza.  — 
Cùn  cattiviria.  —  Malvagiamente. 
Canitiamente. 

CATÙBA  n.  r.  Taballo,  e  più  moder- 
nam.  Timballo,  n.  m.  Specie  di  tam- 
buro all'uso  della  cavalleria,  V.  Tim* 
ball. 

/CAUSTIC.  Caustico.  Agg.  di  sostanza 
medica.—  Dicesi  ancora  d'uomo  di 
parole  pungenti  o  frizzanti. 

*CAVA.  Cava.  Miniera. 

CAYADEIN .  n.  m.  plur.  Stoppa  di  fila- 
ticcio .  Borra  di  seta.  £  da  alcuni 
Catarzo ,  Scatarzo. 

CAYAlón,  n.  m.  Bica.  Barca,  n.  f. 
Quella  massa  di  forma  per  lo  più 
circolare >  che  si  fa  de'  covoni  del 
grano  quando  è  mietuto.  —  Me  tir 
in  cavaiòn.  —  Abbarcare ,  Abbica- 
re. Far  le  barche ,  le  biche. 

CAVALCADÓURA,  n.  f.  Montascendi , 
n.  m.  Termine  idraulico  e  volgare. 
Tragetto  o  via  che  cavalca  un  ar- 
gine. 

'CAVALCADURA.  Cavalcatura. 

CAVALCAR ,  V.  Cavalcai^.  Andare  a 
cavallo.  —  Cavalcare.  Accavalcia- 
re. Incavallare.  Essere,  Stare  a  co 
valcioni ,  a  cavalcione.  Stare  sopra 
qualsivoglia  cosa  con  una  gamlui 
da  una  banda ,  e  una  dall'altra.  — 
Un  cavali  eh'  incavalca  una  tirèl- 
la. —  Rimbalzare.  11  mettere  che 
fa  il  cavallo  la  garmba  fuor  della  ti- 
rella. 

CAVALI^,  n.  m.  LA,  n.  f.  Cavallo  m.  e 
Cavalla  f.  Il  cavallo  prende  diversi 
nomi  e  diversi  attributi  secondo  le 
varie  sue  sfiecie  p.  e.  Bàrbaro,  tur^ 


CAV 


193 


CAV 


co,  andaluzzo.  —  Dall' uso:  Caval- 
lo da  carrozza,  da  corsa,  di  ma^ 
neggio  o  sia  Palafreno,  Destriere  o 
Destriero  ,  cavallo  nobile.  —  Dal 
mantello:  Baio,  morello,  stomeìr 
lo.  —  Dalle  buone  o  calti  ve  qualità: 
Sellato ,  sboccato,  restio.  —  Campa 
cavali  eh' l' erba  crèss.  —  Cavai 
deh  non  morire,  che  l'erba  ha  da 
venire.  —  Om  a  cavali  sepoltura 
averta.  —  Cavallo  corrente,  sepoU 
twa  aperta.  —  Chi  n'po  (tattr  al 
cavali,  ball  la  sèlla.- Chi  non  può 
dare  all'  asino  dà  al  basto.  —  L'  è 
cm'  al  cavali  dèi  Scaia  ,  eh'  ave 
trèntasi  mal  salta  alla  co.  —  Aver 
più  mali  che  il  cavallo  della  car- 
retta. Che  /la  più  guidaleschi  che 
un  cavai  vetturino.—  A  in  dis  d' 
quelli  eh' a  n' et  saltarev  un  cor 
vali.  —  Dice  cose  che  non  le  direb- 
be una  bocca  di  forno.  —  L'occ'  dèi 
padròn  gvema  al  cavali.  —  L'oc- 
chio del  padrone  ingrassa  il  ca- 
vallo. —  ÌSatt  cm'è  una  cavalla, 
"•matto da  sette  cotte,  spacciato, 
spolpato.  --  Éssr  a  cavali.  —  Es- 
sere  sopra  un  cavallo  grosso.  Es- 
sere in  sicuro.  —  Andar  a  cavali 
del  sòu  brag.  —  Andare  sul  caval- 
lo di  san  Francesco.  Spronare  le 
scarpe.  Pedonare.  —  Èssr  a  cavali 
d'un  Icgn.  —  Essere,  Stare  cavai' 
cloni  d'un  legno,  d'un  muro.  — 
QuVom  ch'vènd  al  cavali  per  la 
strà.  —  Gattaio,  dai  fiorentini.  — 
Cavalla  d' tèrra.  —  Cavallone.  Ca- 
valla è  voce  de'  de'  lucchesi,  Am- 
masso irregolare  di  terra.  Zòmboli, 
Albaioni ,  Dune.  —  Cavalla  eh'  fa 
l'aqua.  —  Cavallo,  Cavallone  n. 
ro.  Ónde  del  mare,  o  de' fiumi  agi- 
late.  —  Cavallo  e  Cavaliere.  Quel 
pezzo  nel  giuoco  degli  scacchi ,  che 
ne  ha  la  forma. 

Dar  un  cavali  a  un  ragazz.  A- 
vèir  un  cavali  —  Dare  o  Toccare 
una  spogliazza,  o  un  cavallo.    . 

'CAVALLAR.  Cavallaro.  Colui  che  ha 
in  custodia  i  cavalli. 

•CAVALLAREZZ.  Cavallerizzo. 


CAYALLEIN,  n.  m.  EINA.  n.  f.  Caoal- 
lino  ,  m.  >ja,  f.  —  Far  frullar  la 
cavalleina.  —  Correre,  o  scorrere 
la  cavaltina.  Fare  o  Cavarsi  ogni 
suo  piacere  senza  ritegno. 

CAVALLÉTT.  Cavalletto,  dim.  di  Ca- 
vallo. Per  analogia  si  dà  questo  no- 
me ad  ogni  strumento ,  macchina  o 
arnese ,  che  sia  fatto  con  qualche 
somiglianza  dt  cavallo.  —  Cavallet- 
to. L'  armatura  del  letto  pendente 
da  due  parti  (in  boi.  A  dòuacqu] 
—  Cavalle tt  da pittòur.  Leggio.^ 
Da  muradóur.  Capra.  —  Dia  mar- 
lètta.  Staffa.  —  Del  cadnazz.  Cón- 
cio. —  Da  carrozza.  Ti'espolo.'^l^a 
sgantein.  Piètica  o  Pièdica.  —  ite 
ptnar.  Panca.  ---Cavallétt.  Cùrren- 
te  0  Corrcntino.  Piana.  —  Cavallkit 
Ponticello.  Quel  legnetto  che  ne- 
gli strumenti  da  suono  tìen  solle- 
vate le  corde. —  Cavallètt,  sigoiBca 
ancora  quella  parte  del  tetto  che  i 
boi.  specialmente  dicono  CadèiM 
dèi  evert ,  ed  anche  l' armatura  dei 
letto  tutto  andante ,  di  cui  le  parti 
sono  :  asticciuola,  o  tirante,  o  prima 
corda;  puntoni;  monaco;  razze. 

.    monachetti  o  monachini. 

CAVALLÉTTA.  Cavaletta.  Insetto  ala- 
to notissimo ,  che  con  nome  meoo 
\olgare  dicesi  Locusta. 

*Far  una  cavallétta,  fig.  dìcesidi 
chi  fa  Una  mala  azione  od  Un  mai 
tratto,  che  da  esso  non  sarebbesi 
aspettalo  o  temuto. 

CAVALLIR.  Cavaliere,  in  ital.  significa 
Colui  che  cavalca;  ma  in  boi.  noo 
si  usa  che  per  Titolo  di  dignità,  di 
cui  il  femminino  è  Cavaliera  o  Ca- 
valeressa. 

CAVALLUZZ.  CavaUuccio.  —  Purtara 
cavallàzz.'^Portare  a  cavalluccio. 
Maniera  di  portare  altrui  sulle  spal- 
le con  una  gamba  di  qua  e  una  di 
là  dal  collo. 

CAVAR,  V.  Cavare.  Levare,  v.  —  Ca- 
var fora.  —  Cavar  fuori,  —  Cavar 
i  ciud.  —  Sconficcare  i  chiodi.  — 
Cavars  d' int-i  slrazz.  —  Sbozzac- 
chire. Uscir  dal  tisicume. 


CAV 

•CAVASTIVÀL.  Cavastivali  Camtrie- 

riiio. 

'i^\\%TMIZXavapalleXavas(racd, 

CAVAZEMBEL.  Gravicèmùalo ,  e  con 
\\  (i.  U.  Clavicèmbalo.  Gli  aot.  lo 
cbiamavano  ancora  Buonaccordo  e 
Clavicordio,  Slramenlo  musicate  di 
t^sd,  notissimo.  Adesso  generakmen- 
(e  questo  strumento»  ridotto  a  gran- 
de perfezione ,  appellasi  Piano'for- 
/<?.  —  Sunar  al  vian-^furt.  «^  So- 
nare di  piano-forle.  —  Adiàfono. 
Fianoforte  che  non  perde  mai  i'  ac- 
cordai ura. 

CAVAZZ.  Ramo  madornale  d'  un  al- 
ficiv  Cioè  il  più  grosso.  V.  Brocca. 

CA\rxÉiXA,  NJJSÉTTA.  Noce.  Osso 
ylie  spunta  in  fuori  dall'estremità 
iniei-iore  della  tibia.  Con  termine  a- 
iialomico  Mallèolo. 

t^AVCClOL.  f aleno.  Cavigliuolo.'—Ca- 
vhiuolo,  vale  Cavicciùle,  cioò-^a- 
tfzzd 

CAVCCIÒU.  CavigUella  di  ferro,  e 
Copiglia,  Dietta  di  ferro  che  s'iuiila 
ntH'ocihio  delle  cavicchie  di  ferro 
P<T  tenerle  piìi  salde. 

CaVDAGNA  ,  n.  f.  Vióttolo ,  n.  m.  Ftò/- 
^o/a,  n.  f.  Via  che  si  fa  ne' poderi 
pfT  io  più  con  filari  di  \iti  dall'una 
e  dall' altra  banda.  Quando  è  diritto 
<on  lila  d'alberi,  ed  erboso  dicesì 
'lu/c  cr6o«o.  —  Il  professor  Re  usò 

iu  parola  Capezzagna  e  Capezzàg- 

gìtie. 

Èsuerd'co  dia  cavdagna,  fig.  Es- 
fen'  alla  callaia.  Essere  al  confin 
<iHla  vita. 

T.AVDAGNON .  n.  m.  Vialone ,  n.  m. 

CAVDÈLL.  Capézzolo.  —  Arèola.  Quel 
torchio  colorilo,  che  circonda  il  ca- 
pez/,<>lo  delle  poppe. 

CAYDòiN,  n.  m.  Ring,  e  CAVDON.  plur. 
A/are,  n.  m.  sing.  e  Alari,  plur.  e 
^'nrd  cotnunemente  nel  numero  del 
più.  Capifuoco  è  la  voce  piti  comu- 
ne, ma  noi  sìaremo  coi  fiorentini 
adiremo  Alai^.  In  boi.  dicesi  an- 
che Cacdumra  quando  1'  alare  è 
«l'appio.  —  Haìwcc'  è  quel  Treppie- 
di', che  si  suol  mettere  immediala- 


193  CAV 

mente  sotto  le  legna  dove  ardo^'j. 
perchè  l'aria  giuochi  piii  agevol- 
mente. -^  Caodunar  — •  far  un  at^ 
(fine  traverso. 

CAVÉCC,  n.  DI.  Cavicchio.  Piuolo,  n. 
m.  Cavicchia,  n.  f.  Cavece'da  toni- 
bur,  da  calzètt.  "^  Bacchetta.  — 
Cavecc*d'  ^nba  dòulza.  -^  Beuton- 
ci  no.  —  Avèir  ai  o  Nasser  con  al 
cavècc ,  fig.  —  Nascer  vestilo,  v. 
Cut. 

CAVECCIA  (  coir  e  stretta  )  Caviglia. 
Cavicchia  di  forma  particolare  e 
lunga  con  testa  in  cima ,  per  lo  piti 
di  Ferro.  —  Caveccia  dèi  carr  dia 
canvzza.  —  Màstio.  —  Dèi  carr  di 
cuntadein.  —  Cavicchia  di  ferro, 
la  quale  nitrodotta  in  un  foro  a  ca- 
po del  timone  sporge  in  alto,  con 
una  ,  due  o  piii  campanelle  pen- 
denti ,  che  rendono  suono.  Un'altra 
Cavicchia  più  corta  e  senza  campa- 
nelle, che  si  adopera  sempre,  rd 
introdotta  in  altro  furo  più  addie- 
tro nel  timone,  sporge  di  sotto, 
passa  nell'unione  inferiore  del  gio- 
go, e  serve  per  punto  d'  api>oggio 
tanto  per  tirare,  quanto  per  arre- 
stare il  carro.  Questa  si  chiama  d:ii 
contadini  l)ol.  lìostadura  o  Rstadtt' 
ra,  (come  se  si  dicesse  Arrestadu- 
ra),  che  con  proprio  nome  conver- 
rebbe volgere  in  italinfìo  Arresta- 
dora;  ma  come  che  non  è  voce  ap- 
provata ,  ci  contenteremo  di  nonif- 
nare  anche  questa  Cavicchia  o  Ca- 
vinlt(^. 

CAVECCIA,  (coH'è  aperta)  n.  f.  Ca- 
pecchio, n.  w.  Quella  materia  gros- 
sa e  liscosa  che  si  trae  dalla  petti- 
natura del  lino  avanti  alla  stoppa. 

CAVÉIA  ,  (  coli'  è  aperta  )  n.  f.  Caui- 
(ifiatoio,  n.  ni.  Slnimento  di  legno 
di  figura  cilindrica  incassalo  da  un 
capo  in  un  muro,  o  a  dente  in  ter- 
zo in  un  palo,  e  terminato  dall'  al- 
tro da  una  testata  di  legno  tonda . 
sopra  del  quale  si  torce  la  scia,  o 
si  battono  lo  matasse  dal  tintori  per 
isiaccarne  le  Illa  tinte. 

CAVÉIl»E«,  n.  ni.  Cavédine,  n.  f.  Spc- 

.     20 


CAV 


194 


GAZ 


zie  di  pesce  d'  acqna  dolce  molto 
simile  al  mùggine. 

CAvÈlI*,  sing.  eCAVKplur.  Capello, 
sing.  Capelli  e  Capigli,  piur.  Cavi 
f^zz.  —  Capelli  ricci,  ma  meglio 
ficchili,  crespi,  innanellaU.  —  Un 
poc  rézz.  —  Capelli  ricciuielli.  — 
Dar  dia  pòlver  ai  cavi.  —  Impolve- 
rare i  capelli.  —  Ciappar  pr  %  ca- 
vi, tirare'  i  cavi,  pr  i  cavi,  pr  t  ca- 
vi ,Splazzar8\ — Accapiffliarsi,  Ac- 
capellarsi.  Acciuffarsi,  Pigliarsi  ai 
cappelli.  E  popolarm.  Scardassarsi. 
Pettinarsi.  Spelazzarsi.  —  Adriz- 
zars'  i  cavi  dalla  para.  —  Arric- 
ciarsi i  capegli  in  capo  per  la  pau- 
ra. —  Spaccar  un  cavèil.  —  Dello 
proverb.  Guardarla  nel  sottile,  — 
Un  eh"  ava  di  cavi,  o  Una  cessa 
ch'ava  dicavi,  dipil.  ■—  CapeUa- 
to  ,  Caputalo  ,  Capelluto,  add.  — 
tn  sèinza  cavi.  —  Calvo.  —  Quasi 
séinza  cavi.  —  Presso  che  calvo. 
—  Capellizio,  Capillizio.  Aggrega- 
lo di  tulli  i  capelli.  —  t7ap«7/are, 
aggiunto  elle  \ale  Simile  a  cappel- 
lo. Tubo  capillare.  Vena  capillare. 
•^  Far  dcinlarbiond  i  cavi. —  Bim- 
biondire.  — A  n's'i  pò  nianc  tuccar 
un  cavèil. — Ei  non  se  gli  può  tocca- 
re il  naso.  Non  comporta  che  gU  sfa 
torto  un  capello.  Dicesi  di  chi  è 
pronto  all'ira,  e  non  soffre  nemmen 
rimproveri.  —  Avèir  i  cavi  lissà. 
Tener  ravviati  i  capelli.  —  Avèiri 
Èfjramià.  —  Tenergli  spatpagliati. 
Scrinare.  Sciogliere,  e  distendere 
i  capelli  {Zòpr'el  spali). 

CAVERIOL.  Cavriuolo,  Capriolo,  Ca- 
priuolo,  Caprio,  Capriallo.  Animai 
quadrupede  selvatico,  dall'unghia 
fessa ,  minore  del  cervo.  —  Cave- 
riol  del  vid.  —  ViticcìUo,  e  con  vo- 
ce generica  Capriolo,  e  da'botanici 
Caprcolo.  Ricciolioo  che  spunta  dal 
pampino  di  vite,  o  dal  tralcio  d'al- 
tra pianta  scandente,  che  s'avvitic- 
chia inanellandosi. 

CAVERIOLA.  Capriola,  Capriuola  e 
^arnuo/o.  Femmina  del  Capriolo.- 
Capriola,  Cavriola  o    Cuvriuola, 


figurai,  per  salto  che  si  fìi  in  bal- 
lando. 

CAVÈSTER.  Capestro.  Grossa  fané. 

CAVÉZZ.  Scampolo.  Pezzo  di  panno  di 
dae  o  tre  braccia  al  pio ,  avanzo 
dalla  pezza.  V.  Scamplùzz.  -»  Cu- 
vèzz,  si  dice  anche  in  boi.  alla  tor- 
cia già  manomessa,  quindi  io  direi: 
Andate  dal  ceraiuolo  e  domandale 
una  Torcia  arsiccia,  o  manomis- 
ca ,  cioè  Non  nuova. 

CAVÉZZA.  Cavezza.  —  Durmir  in-t-la 
cavézza.  Tolto  dalla  simitit.  del  ca- 
vallo ,  che  dorme  ig  piedi  colla  ca- 
vezza al  collo.  —  Star  neghittoso. 

CAYIAR,  (da  Kaviar,  voce  asiatica \ 
Caviale.  Uova  salate  del  pesce  stu- 
rione. —  Caviar  deli'-i-óng'.  — 
Sudiciume,  Bruttura  delle  unglùc. 

—  Dell' -i-urècc*.  —  Cerume. 
CAVI  ARA ,  e  con  termine  più  gentile 

CAPIGLIATURA.  Capellatura ,  Cu- 
pellamento.  Capelliera,  Chioim, 
Zàzzera.  —  La  caviara  dia  cam- 
pana —  Le  Trecce,  i  Manic/ù  della 
campana. 

CAVOL  FIÒUR.  V.  Col. 

CAVRA.  Capra.  La  femmina  del  becco 

—  Capra  salcatica.  \.Camossa.  — 
Capraio,  è  il  Guardiano  o  custode 
di  capre. 

•CAVRENZOL.  V.  Verdòn, 

CAVRÉTTA,  n.  f.  Leggio,  n.  m.  e  io 
plur.  leggiL  Macchinetta  di  legno 
sulla  <}uaìe  si  sostiene  in  piano  piìi 
o  meno  inclinato  il  libro ,  o  car(:i 
qualunque, ad  usodi  leggere  o  scri- 
vere più  comodamente.— Cacrf//ii, 
f.  Capretta,  Caprettina,  Cacretla, 
Capella.  —  Cavrèzz,  m.  CapreUo. 

GAVSTRÀR,  CURDAR.  Funaio,  Funa- 
iolo e  Funaiuolo.  Colui  che  fa.  o 
vende  funi.  Cordaio  e  Cordaiuolo. 

CAVSTRÉLL.  Pedate.  Quella  striscia 
di  cuoio  con  cui  i  calzolai  tengon 
fermo  il  loro  lavoro  sulle  giuoc- 
cbia. 

CAVZZaL  (come  gli  spagnuoli  Cube- 
zal).  Capezzale  V.  Cusseiu. 

•CAVZZÓN.  Cavezzone. 

*C.\ZZA.  Caccia,-^  Andar  a  cazza." 


CEC  1 

ire  a  caccia»  a  cacciare.'^-  Uzèin- 

zia  da  cazza,  —  Permesso  di  cac- 
ciare. —  balUina  da  cazza,  ^^  Pai* 
Uni  da  caccia.  -^  Al  fmt  dia  coz* 
za.  —  Cacciagione, 

:aZZADÓUR.  Cacciatore. 

AZZAIJ,  V.  Cacciatoi,  Scacciare,  Di- 
scacciare ,  Mandar  via.  11  lerniine 
iial.  Cacciare  è  egualmente  pulito 
the  Mettere,  Mandar  via  o  Scac- 
dare,  al  contrario  del  boi.  cbe  si 
lascia  al  solo  vqjgo,  e  s' adopera  in 
sua  vece  Mandar  vi.  —  Mandar  vi 
unscroilòur;  Mandar  vi  la  fam» 
ol  frèdd.  —  Cacciare  un  servitore; 
Cacciare  la  fame;  il  freddo. —  Trar 
zò  da  cavali.  — *  Cacciar  da  caval- 
lo. —  Cavar  i  ucc\  —  Cacciar  gli 
occhi  —  Metters'in  corp  un  pur- 
zlètt  in/ir.  —  Cacciarsi  in  corpo 
un  porchetta  intero.-^  Metter  man 
alia  spada,  —  Cacciar  tnano  alla 
ipoda,  0  semplicemente  Cacciar 
mno.  —  Metters'a  córrer. —  Cac- 
ciani a  correre. 

'.AZZAROLA.  Casserola,  (dal  fr.  Casse- 
ìvU').  Vaso  di  rame,  o  di  ferro  star 
gnaio  piii  cupo  della  stoviglia,  con 
un  solo  manico  lungo  orizsontale, 
per  uso  di  stufare  le  vivande  sui 
furiielli.  V.  Pgnatta.  Tèia, 

CAZZAVID.  Cacciavite. 

jAZZlGA.  Cazzica.  V.  Caspi  teina. 

'AZZOLA.  Cazzuola,  Méstola,  Cuc- 
c/i/ara.  Strumento  di  piastra  di  fer- 
ro, con  manico  di  legno»  che  serve 
ai  muratori  per  pigliare  la  calcina 

^  nel  murare. 

AZZOTT ,  n.  m.  Pugno,  n.  m.  e  flgur. 

Jocchio  d'anguilla  marinata. 

CAZZUTTAR.   Cazzottai^,  Dare   dei 

^  pugni  a  qualcuno. 

CDOGN ,  CDÒGNA.  V.  Mèila. 

-DUGNA,  n.  f.  (Che  si  pronuncia  piut- 
tosto Gdugnd),  Cotognata,  n.  m. 
Conserva,  0  Confettura  di  mele  co- 

^  logne.  V.  Mèila. 

J^C-CIAC.  Y.  Tec-tac. 

^•^CC,  n.  m.  CECCA,  n.  f.  V.  pop.  Ci- 
f«.n.  f.  Cichino,  Miccino,  Pocoli- 
»w.  Punto  punto. 


95  CHE 

CECC'.Cosl  chiama  la  plebe  bol.il  Ca- 
stagnaccio. 

CEIN.  CINKIN.  CLNLNEIN.  PiccitUno. 
Picrin  piccino, 

cÈn(;,cKiu;iiÈTT.  cerchein.  chè- 

rico.  Chierico,  Chierichetto,  Chic- 
richino.  Chic  tic  uzzo.  —  Ceiyhètt, 
per  similit.  Uova  u/frit teliate.  — 
Far  di  ccrghelL-^AffritteUare  del- 
le uova, 

CETO,  n.  m.  Condizione.  Ordine.  Qua- 
lità.  Graiio. —  l'è  dèi  ceto  dia  nu- 
àillà.  —  È  dell'  online  noi/ile.  — 
L' è  dèi  ceto  di  mercant.  —  /;  della 
qualità  de'  negozianti.  —  ^4/  ceto 
di  credi  tur, —  L'unione  de' credi- 
tori. —  Ceto ,  in  termine  di  lingua» 
vale  Balena. 

CGNOSSER.  v.  Conoscere. --^  Dan* 
dà  cgnosser.  —  Darsi  a  conoscere. 
—  Una  cossa  fazil  da  cgnosser,  — 
^Cosa  conoscibile.  —  Conoscitivo, 
agg.  Intellettivo  —  Ci»  o  una  che 
cg nassa.  —  Conoscitore  e  Conosci- 
trice. —  Conosciatamente,A\\.  Con 
conoscimento  d'iutellelto,  ec.  — 
Cgnosser  a  nas.  —  Conoscere  a  fiu- 
to, —  A  l'ho  cgnussà  alla  zira.  — 
L' ho  raf/igunito.  Conosciuto  a' li- 
neaincHli  della  faccia,  —  Conosce- 
re  all' alito,  vaie  Essere  accorto  « 
pronto  conoscitore.  —  Tamar  a 
cgnosser.  —  Riconosce  re.  -'-  Cgnos- 
ser un  a  forni. —  Conoscere  di  lun- 
ga mano.  Conoscere  o  sapere  chi 
sono  i  suoi  polli.  —  Sapere  quanto 
corra  il  cavallo  d' alcuno, 

•CGISUSSÉIM.  0  più  spesso  in  plur. 
CGNUSSELNT.  Conoscente.  Cono- 
scenti. 

CGNUSSÙ.  Conosciuto.  Cògnito.  — 
Poe  cgnussà.  —  Malnoto.  —  Ch'n'è 
cgnussù  brisa.  —  Sconosciuto.  In- 
cògnito. —  Sèinza  èsser  cgnus- 
sù. —  Sconosciutamente.  Occulta- 
mente. Incognitamente,  Nascosta- 
fnente. 

CHECCIIÉrA.  Chicchera  —  Éssr  in 
checchera.  —  Essere  vestito  attilla- 
to, Allindirsi.  —  Andare  in  chicche- 
ra, vule  Limosinare. 


CHE  196  Cìk 

'CHERDÉ1NZA.  Credenziera.  Armadio 
o  tavola  da  posarvi  pialli  e  vivan- 
de per  uso  della  mensa.  —  Cher- 
dèiiìza,  per  l'armadio  slesso.  Cre- 
denza. 

•CHERDINZIR.  Credenziere. 

CHERDINZÒN.  Crèdulo  e  Credevole  , 
Creduli  siimo. 

CHERIATURA.  V.  Creatura. 

CHERPA.  Crepato  ,  agg.  Screpolato. 
Crepacciato.  Fesso.  Scojtpialo.  Un 
muro  crepacciato.  —  Ctusrpà  susl. 
V.  Cherpadura. 

CHERFADURA  ,  CHERPA.  Crepatura.]  'CHIRAGRA.  Chirarjra. 
Screpolatura  della  superficie  dei  'CHIRURGI.  Chirurqia, 
muri,  de' fomiar/ffi ,  ec. 

CJIERPAR.   V.   Crepare.  —  Chcrpar 


gli  Aceretehnenii  di  maglie,  chVs- 
se  fanno  alle  calze  nel  latorarte. 

CHEZZA.Aggianto  d'nomo.  Aizzatore 
m.  AizzatricCy  f.  Biottoso.  Garoso, 
—  CMzzòus ,  add.  Àizzoso. 

•CHIFEL  (dal  led.  Kiffets).  Chifel.  Pa- 
gnolella  con  barro  arrotolata. 

CHI  MIRA.  Bazzècola.Cosskóì  poco  pre- 
gio. Figura t.  per  Immagimtzione 
vana ,  Bizzarria  ;  ed  in  questo  si- 
gni6cato  è  adoperato  ancora  n**! 
dial.  boi.  --  Què$ii  ein  cMmir.  - 
Coleste  son  chimere,  o  ghiribizzi. 


d' sanità.  —  Abbondar  di  sanità 
Per  lo  Scommeltersi  che  fanno  le  ta- 
"vole.  Crepare,  Crepolare ,  Screpac- 
dare ,  Fendersi,  Scoppiare.  —  Chcr- 
par dalreder,  dalla  rabbia.  —  Scop- 
piare, Crcpar  delle  risa,  di  rabbia. 

—  A  in' in  crèpa  al  cor.  —  Scoppia- 
re il  cuore  a  uno  di  checchessia.  — 
A  fjalteina  inoòurda  a  i  crèpa  al 
(josn.  —  //  soperchio  rompe  il  co- 
perchio. —  Sbocciare  e  Sbuccia- 
re, l'aprirsi  delle  bocce  de'fiori. — 
Un  muro  che  screpola,  crtiwla,  fa 

'  pelo.  —  Pusl'  e/ierpar.  —  Canchero 
die  ti  mangi.  Che  li  venga  il  can- 
chero. Ti  caschi  il  flato.  —  A  s'fa, 
e  s' fa, pò  a  s' crèpa.  —  fildo  fatto , 
^azzera  morta. 

CHERSÉIIVT.   Schiacciala.   Focaccia. 

—  Crescente,  add.,  vale  Che  cre- 
sce. 

CHEIISMÓNIA  ,  1).  f.  Crescimento,  Ac- 
crescimento, Aumento,  Ingrandi- 
mento, incremento,  n.  ni.  Ctvsren- 
za,  n.  f  •—  ìj'inrirandimcnto ,  il 
crescimento  de' fanciulli.—  1/ au- 
mento del  pane.—  Tagliare  un  ve- 
stito a  crescenza, yzìa  Tagliarlo  più 
lungo  del  bisogno. 

CflERSÒN  ,  n.  in.  Crescione,  n.  m. 
Erba  piocnnte  du  insalata. 

CH  RRSlì ,  add .  Crescia  lo  ;  A  ccresciu- 
to;  Aumentato  ;  Uacrresciuto  — 
Cherstì,  sust.  Chiamano  le  donne 


•CHITARA.  Chilann. 

CHIZZAR,  y.  Aizzare,  Adizzare,  t. 
•  Fare  stizzire. 

CIACCARAR.  V.  Ciacchera. 

CIACCARÒN.  CIAQULÒN ,  ro.  CIACCA- 
RÒONa  .  CIAQULÒUNA,  ClAQULIR  4. 
f.  Ciarlone.  Chiaccherone.  Cime- 
cheratore.  Cicalone.  Cicalino.  Ciar- 
latore. Ciarliere  e  Ciarliero ,  d.  m. 
E  Ciarliera.  Ciarlatoti.  Chincv/iìe- 
rairice.  Chiacchierina .  n.  f.  Donna 
f/art^la. 

CIACCHERA, n.f.CIACCARAR.v.  Chiac- 
chiera. Ciarla.  Ciancia.  Chiacrhìr- 
ramento.  Chiacchierala.  E  i  verlii 
C/iiacehierare.  Ciarlare.  Cianciare. 

CIAMAR,  V.  Chiamare.  Appellare.  .Vr 
minare,  v. — Invocare.  Cliiamareaiih 
lo  pregando.  —  Evocare.  Chiamare 
la  Divinità.  —  Provocare.  Chiiìimir 
fuori.  —  Avocare.  Chiamare  n  sé. 
Bivocare.  Burattare.  Bichiamart. 
Chiamar  di  nuovo.  —  Beclamarc. 
Querelarsi.  —  Socchiamare.  l^hiu- 
mar  piano. — Baciare  alcuno.  (Chia- 
mar forte.  —  Bichiamare  alcuno. 
Chiamarlo  indietro. 

CIAPP,  n.  m.  Pezzo  di  canapo  ad  nso 
di  legare,  che  i  coiii.ndini  ad(»f)e- 
rano  per  legar  le  some,  forse  da 
Cappio. 

CIAPPAR  e  ACCIAPPAR  ,  v.  Accliiap- 
pare  e  Chiappare,  v.  Voce  \rd<<J. 
Pigliare  improvvisamente.  —  far- 
pire.  Pigliar  con  violenza  e  Impro** 
^isamcnte.  —  Affcn'ure.  Afjfpan' 


CIA 


197 


CIA 


ciré.  Aggamgnare,  Pigliare  e  tener 
con  forza.  —  Chermiit^  Abbranca- 
re, Braneare,  Artigliata.  Degli  a- 
nimalt.  Prender  colta  branca.  — 
AQgraffare  ,  Uncieare  ,  Uncinare. 
Preuder  con  raffio ,  con  uncino.  — 
Azzamiare.  Pigliar  co'  denti  ;  delle 
liere.  —  Addentare.  Pigliar  co'den- 
iì.'^ Abboccare.  Pigliar  colla  bocca. 
^ftaòòoccane.Tornarea  pigliar  col- 
la bocca.  —  Ciajjpar  fug.  —  Ap^ 
prendersi.  Appigliarti,  Attaccarsi 
^l  fuoco.  -»  Ciappar  giùsf,  Accoi- 
ri.  —  Colpir  bene.  Accertare  il  col' 
po.  —  Ciappar  scars.  —  Colpire 
jccirso.—  Ciappar  d'scans,  o  d'schi- 
biz.CogUere  a  schiancio,  o  a  stian' 
ciò.  —  Ciappar  la  man.  a  cvèll.  — 
f*'m francarsi..  Farsi  franco,  abile , 
perìlo  in  una  cosa.  —  Ciappars'  a 
a<?7/.  —  Attenersi.  Attaccarsi. — 
Ciappar  in  man  un  curtélL  —  /m- 
pufiuare  un  coltello.-^  Ciappar  la 
fivlouna  pr  i  cavi.  —  Afferrare , 
Acciuffare  la  fortuna  —  Ciappar 
del  misà. — Essere  assassato»  ciot- 
tolato. —  Dov  al  ciappa  al  ciappa. 

—  /)ovc  coglie  coglie.  Cogliere  alla 
cieca.  —  Ciapparla  cùn  qualcdun. 

—  Pigliarla  con  alcuno.  —  Ciap» 
par  in-t-al  fati,  —  Cogliere  sul  fat- 
to, nel  fatto ,  e  con  V.  d.  U.  Infla- 
tiranti.  —  Acciappars'.  —  Ingan- 
narsi. —  Ciappar  dèi  frèdd,  la  fi- 
tra.  —  Coglier  freddo  ;  pigliar  la 
febbre.-^ N'psséir ciappar  la  sònn, 

—  iVon  poter  pigliar  smino. 
CIAPPEIN.  lavoro  di  breve  durata ,  e 

per  mercede,  fuori  dell'ore  pattui- 
le.  —  Vale  ancbe  Pottiniccio. 
CIAPPÈTT,  n.  m.  Fettuccia.  Cordclli- 

M.Tl.  f. 

C1APP6N  Mastietto.  Ganghem  inno- 
nettato.  Ganghero  fatlo  di  due  fer- 
ri sonili  con  piegatura  a  foggia  d'a- 
i»;llo  innaiieliali  insieme  per  con- 
piuiiKepe  gii  arnesi, che  devono  es- 
s>er  alti  a  piegarsi ,  come  i  coperchi 
•lell»»  casse. 

ClAQUUli ,  V.  Ciarlare.  Ciaramella- 
'<••  ^kixhuc.  V.  fiaccherà. 


CIAQUi.IRA.  V.  Ciaecafòih 

CIAQUKÒN.  V.  Ciaccarùn, 

Cl.4R.add.  CfUaro.  A  quest'agghiniO 
nella  lingua  italiana  sono  attribui- 
te moltissime  nozioni .  a  diflerenza 
che  nel  dial  boi.  sono  ben  piti  ri- 
strette e  quasi  tulle  in  senso  pro- 
prio. Darò  alcuni  esempi.  -*  r/iia- 
ro  ,  contrario  di  Oscuro.  Giorno 
chiaro.  Cielo  chiaro.  ^^  Chiaro.  Pu- 
ro, contrario  di  Tórbido.  Vino  chia- 
ro. Acque  chiare. •'^  Chiaro,  Nello. 
Palilo.  Vetro,  cristallo  chiaro.-^ 
C/itaiì).  Raro,  con  Ira  rio  di  Spesso. 
Pioggia  chiara,  ma  meglio  Rara.  Sie- 
pe rada.  Cose  rade.  Tela  rada.  Stac- 
cio rado.  Pettine  rado.  —  Mnèstra 
d'ara.  —  Minestra  btvdosa.  —  Pu- 
lèinl  ciara.-^  Polenta  morbida. ^> 
Chiatv.  Intelligibile.  •—  Scrittura 
chiara.  —  Cfiiaro.  Sereno.  Aria 
chiara.  Cielo  chiaro,  ec— Aggiun- 
to di  voce,  di  suono,  è  conlrario 
di  Roco.  Voce  chiara.  Suono  chia- 
ro. —  Chiaro  in  via  traslata ,  vale 
Famoso,  Celebre,  ec.  Vale  Manife- 
sto, Evidente.  Vale  Allegro. —  Chia- 
ro ,  vale  Sincero ,  Leale.  Chiara  fe- 
de. —  Ciar  e  scur,  sing.  e  plur. 
Chiaroscuro,  sing.,  e  Chiari  scuri, 
plur.  Pittura  di  un  color  solo,  al 
quale  si  dà  rilievo  con  chiari,  e  con 
iscuri  del  medesimo  colore.  — r/ar 
volt,  detto  avvetbialm.  Rade  volte. 
Bare  volte.  Di  rado.  Caramente, 
Contrario  di  Spesso. 

CIAR  A,  n.  f  Chiarata,  n.  f  Chiara  d'uo- 
va dibattuta. 

CIARA  D'OV.  Chiara,  Bianco,  Albume 
dell'uovo. 

CIAHARACCEIN.  V.  Ciarabacciòn. 

CIARABACCIÒN.  Scenhnetìlo.  Sfini- 
menlo.  Deliquio,  n.  m.  Sittcopc,  n. 
f  —  Ciarnbacccin ,  Smalveiu.  — 
Piccolo  deliquio. 

CIAV.  Chiave.  —  Chiavo  ma.^chiu,  o 
sia  con  bottone,  o  (*  pallino.  — 
Chiave  femmina,  con  canna  forata. 

—  Ciav  farla.  —  Chiave  salda.  — 
Ciai)  instutid.  —  Chiave  inneffHOxa. 

—  ì'n  ììutzz  d'ciav. —  Un  fando  di 


cu 


198 


€10 


chiavi.  —  Assrarcùn  la  dav,  da- 
var.  —  Chiavare.  —  Avrir  cùn  la 
ciav.  Schiavare.  —  Quèll  eh'  fa  et 
ciav.  —  Chiavaiuolo.  —  Ciav  eh'  *' 
meltn  in-t-el  fabbric.  —  Catene.  — 
Ciav  per  la  sèiqa.  —  Licciaiuolo. 

—  Le  parti  della  chiave  [sodo:  Ma- 
nara.-^  Ingegno.'^  Tètta.-^  Anel- 
lo. —  Canna.  —  Fusto.  Canna.  — 
Tai  dia  ciav.  —  Tagli.  Trafori.  — 
Fernette  della  chiave  sono  i  Trafo- 
ri degli  ingegni  piU  dilatali  di  quel 
che  sogliono  essere.  —  Balzana 
della  chiave  é  Quel  ringrosso  che  è 
alla  testa  degli  ingegni. —  ìSulinel- 
la  dicesi  quando  la  testa  degl'  in> 
gegni  viene  a  fare  come  un  T.  — 
Dar  una  volta,  dòu  voli  alla  ciav. 

—  Ona  mandata ,  due  mandate  di 
una  toppa. 

CUVADUR  A.  Toppa. —Sen^alnra  è  ter- 
mine generico  di  qualunque  ordi- 
gno inserviente  a  chiudere  le  porle, 
ma  comunem.  si  prende  per  la  Top- 
pa.  —  Ciavadura  everta.  —  Serra- 
tura che  s'apre  da  due  parti.  —  A 
scrocc.  —  Serratura  a  sdrùcciolo , 
a  colpo.  —  Balzana  del  cas fello  o 
del  coperchio  della  serratura.  Par- 
te degli  ingegni  della  serratura,  che 
investe  il  taglio  fatto  nelle  fernette 
della  chiave.  —  Bus  dia  ciavadura 
in-t-al  lai  dòv  passa  al  cadnazzol 
o  al  scroc.  —  Feritoia  della  squa- 
dra per  cui  si  manda  fuori  la  stan- 
ffhetta.  —  Bus  dèi  bttòri^ch'  lira  in- 
nanz  e  indri  al  cadnazzol.  —  Feri-^ 
loia  della  serratura  alla  piana ,  in 
cui  entra  il  nasello  della  maniglia 
del  chiavistello.  —  Chiavatura ,  si- 
gnifica Conficcamento ,  Conficcatu- 
ra. —  Quèll  eh' fa  el  ciavadur.  — 
Toppallacchiave. 

CIAVGA.  Chiàvica.  Termine  gener.  dì 
Condotto  formato  per  ricevere  l' ac- 
qua e  le  immondizie.— Foflf no,  Cloa- 
ca. Condotto  sotterraneo  coperto  o 
scoperto  che  raccoglie,  e  per  cui 
scorrono  le  immondizie.  —  Latri- 
na.  Recipiente  delle  immondizie  dei 
cessi.  —  Ciavga.  —  Cateratta.  Mu- 


ramento ed  apertura  per  pigliare  e 
mandar  via  acqua  a  sua  posta.  Ca- 
teratta dicesi  anche  i'  imposta  che 
la  chiude.  —  Ciavga  a  paradura, 
— -  Cateratta  a  eanale.  — Apurion. 
^-  Cateratta  a  porte ,  o  a  ventolaì 

CiÀVGANT.  Caterattaio.  Coiai  che  ha 
la  cura  e  la  custodia  della  cateratta- 

CIAVGHBIN,  n.  m.  e  CIAVGHEiNA  .  n. 
f.  Caterattino.  n.  m.  Piccola  cate- 
ratta.— Ctat7^/te/n  per  Votaeessi.'- 
Chiavichetta,  Chiavichina»  Chiari- 
cuzza.  Piccola  cloaca.  —  Ciavgoti 
Ciavgott.  -^  Foguoìie,  Chiaoicone, 
accr.  —  Fognmuoto.  V.  d.  U.  Coloi 
che  ha  cura  delle  fogne. 

CIAVIR.  Chiavaio  e  Chiavaro.  —  CU 
vir  del  carzer.  —  Carceriere. 

CI.WSÉLLA,  n.  f.  dim.  d' Ciav.  —  A\ 
pese»  D.  ro.  Pezzo  di  ferro  con  ci 
si  tengono  uniti  i  travi  colli  muri 
0  le  pietre  eolle  pietre. 

CiCCHÈTT.  Taccone.  Pezzo  di  suolo 
che  s' appicca  alle  scarpe  rotte. 

CIFAR ,  V.  Voce  della  plebaglia.  G/ier- 
mire.  Rapire  eoo  prestezza  e  de 
strezza» 

CILOBA,  CILUBEIN.  Balusante.—l' t 
un  poe  cilubein.  —  È  un  poco  orbo. 

CINEIN.  Piccolino.  Piccino.  —  Vii» 
nein,  dim.  del  dim.  Piceiìiitw. 

CINÉTT,  ClNAIA.Termine  vezzeggiati- 
vo. Mio  caro»  Mia  cara.  Carino,  Cot 
rina ,  ecc. 

CIOCC  (coir  ò  aperto).  V.  Armòur. 

GlÓCC  (coll'ó  stretto)  V.  Imberiag. 

CIOCCOLATA,  n.  f.  Cioccolata,  n.  f 
Cioccolato,  CioccotaUe  e  Cioccola- 
te, n.  m.  —  Libre ft  d'  Cioccolata. 
Paltoncini,  pani,  scatolette  di  cioc- 
colata. —  Cioccolatein'  incarta.  — 
Pasticca  0  Pastiqlia  di  Cioccolata 

CIÓD,  Chiodo  0  Chiovo.  V.  Bultèlta 
Salarein ,  ecc.  —  Ciud  da  lira.  — 
Chiodi  da  peso.  —  Ciud  navazzein. 

—  Chiodi  aguazzi.  —  Ciud  da  suf 
fetta  fatt  a  T.  —  Gruccia  da  stoia. 

—  A  proposti  d' ciud  da  carr.  - 
Son  buone  legne.  Albanese,  messe- 
re. Quando  alcuno  non  risponde  3 
proposito.  —  Cocomerino.  Cocomc- 


CIÒ 


199 


CH<i 


rtizzo.  Belletta  con  capocchia  d'ot- 
tone. 

CIÒMA.  Chioma,  Capellatura  che  pen- 
de dalle  spalle.  Zàzzera,  Crine  è 
più  della  poesia.  —  Criniera ,  Cn- 
uedd  catallo.^'  Giubba  del  leone. 
—  Chiomato,  Cornalo,  Cape  Italo. 
ì'omio  di  chioma.*—  Chiomante. 
V.  poel.  dicesi  delle  piante,  che  han- 
no molle  fronde.  Fronzuto.  —  Di- 
ichiomare.  Levar  le  chiome. 

CiOPPA.  Coppia.  Due  cose  insieme. 
hio.  —  Una  cioppa  d' u.  —  Pèn- 
2oto  d'wa. 

CIOOIEL.  V.  Biricchein, 

CitiSS.  Hngue,  Grauo,  Pasciuto,  Paf- 
futo ,  add. 

CIOZZA.  Chioccia,  —  Cioxza.  —  Plè- 
ìedi,  delle  volg.  Gallinelle.  Sette 
stelle  che  si  veggono  fra  'I  Tauro, 
e  l' Ariele. 

CIRCUM-CIRCA.  Circa  Incirca.  Presso 

^fljjoco.  A  un  di  presso. 

-ISA.  Chiesa.  Tempio.  —  Fars'  torr 
in  dia.  —  Entrare  o  Andare  in 
mto.  V  andare  le  partorienli  la 
prima  volla  dopo  il  parto  in  chiesa 
per  la  benedizione  del  sacerdote. 
^  Cenare  o  Mettere  in  santo.  L'at- 
to della  benedizione. 

^^-  Assiuolo.  Uccello  notturno.  ^ 
Sfinir  stt  i  ciù,  —  Saltar  la  mosca 
filnaso.  Adirarsi.  —  Tra  'Iciù  e  la 
^J^fZ/tt  ai  còrr  poc.  —  Ella  è  tra 
haiaiUe  e  ferrante  :  tra  barcarola 
«  mannaro  :  tra  corsale  e  corsa- 

Jc:  tra  'trotto  e  lo  sttyxcciato, 

;  IjCCAMÉINT.  V.  Amìòur. 

'TOAR.  V.  Armòur.  Per  Maneggiare, 
'oi/cf/f/iorc.  Vaneggiare. 

'}^p^mu\L  Chiucchiurlaia, 

^HjDaU.  CIUDAROL.  Chiodaiuolo. 

JLOAilA.  Chioderia.  Fabbrica  dì  chio- 
di. —  Chiodaia.  Strumento  per  far 
?  capocchia  ai  chiodi. 

^1LI)AIU.  Chiodagioné.  Quantità  di 
cluodi.  —  Chioderia.  Assortimento 

J^  flviodi. 

\}^m  V.  Assrar. 

'•.^n'ETTA  Coppietta.  Termine  usalo 
"toscana  per  Piccia  di  soli  due  paui. 


CiUQULATA.  V.  Uiricchinata. 

CIUSA  D*  UM  FU'  M.  Steccaia.  Pescaia, 
Chiusa  per  Chiusum.  Chiusura  di 
un  prato,  ecc. —  Tura,  Turamen' 
to.  i  fanciulli  fanno  la  tura  con 
terra  o  neve  per  arrestare  i  riga' 
gnoli  per  %nezso  alle  strade, 

CiUZZLAB.  V.  Chiocciare.  Crocchiare. 
Quel  cantare  che  fa  la  gallina  chioc- 
cia quando  ha  i  pulcini. 

CLAHl.NÉTT,  n.  m.  (parola  fr.  Ctari- 
nette,  D.  f.)  Chiarina ,  d.  m.  e  CVmo- 
rina,  n.  f. 

CLASSIFICAR,  v.  Classificare  e  Clas- 
sare. Disporre  e  ordinare  in  classi. 
Neologismo  dei  Naturalisti ,  reso 
però  comunissimo. 

CLEU.  o  CLEBS  u.  m.  Quantità  ;  Mol- 
titudine; Copia  di  checché  sia;  Su* 
bisso, 

CLÉTEZIA  ,  n.  f.  Cleditsia,  Pianta  e» 
soiica. 

CLÒMB,  PIZZÒN.  Colotnbo ,  Piccione. 
— >  Trar  ai  clomb  dia  so  clumbara. 
—  Cucire  a  suo  refe.  Far  su  la  sua 
pelle,  le  sue  spalle.  Tirare  a' suoi 
piccioni  o  colombi.  Tirare  i  sassi 
alla  colombaia,  —  Pèss  clàmb,  — 
Palombo, 

CLtl'B,  n.  m.  Voce  tolta  dall'  inglese. 
Combriccola.  Conventicola,  n.  f.  e 
Conventicola  ,  a,  m.  Segreto  ragu- 
naniento. 

CLUMBABA>  PIZZUNARA.  Colombaia. 
Assereno  ,  chiamasi  il  Legno  posto 
fuori  della  colombaia,  su  cui  si  po- 
sano i  colombi. 

CLUMBEIN  .  add.  Toìitidiccio. 

•CLUMBEINA.  —  Colombina,  —  W 
clumbeina.  Uva  colombina  o  cer- 
senese 

*CLMKl.  Colonnelli.  Voce  de'  cartari. 

CLUB  (dal  lat.  Corylus  ).  Nocciolo,  A- 
veltuno.  Albero.  Cori/c/o  è  il  luogo 
piantato  dì  corili ,  o  nocciuoli. 

CLUB  A.  Nocciuola.  Avellana.  —  du- 
ra salvadga.  —  Bacòccola.  —  Co- 
lòni col  secondo  ó  stretto,  \ale  Co- 
loiisce, 

•CMANDANT.  Comandante. 

•CMAND.\B,  V.  Comai:dar€, 


co 


200 


GOD 


CMAB  DA  FIÙ.  Levatrice.  Raecoglilri' 
ce  o  Ricoglilrice.  Femmina  che  ma- 
terialmente assiste  ai  parti.  —  JVam- 
mana  volg. ,  e  con  voce  dell'  arte 
chirurgica  Ostetrice  è  quella»  eh 'è 
capace  in  teorica  e  in  pratica  —  0- 
tlctricio  e  Chirurgo  ostètrico,  oste- 
tricante.  Colui  che  esercita  1'  Oste- 
tricia —  Cmar,  per  Pettégola. 

CMAUAR  .  Pettegoleggiare,  tattamel- 
lare,  hass. 

CMEIN,  TMCIN  corrottam.  Cornino  e 
Cumino.  Seme  di  erba  odorosa,  che 
somiglia  air  anice,  ed  è  gratissimo 
a'  piccioni. 

CMm),  (dal  lat.  Quomodo)  —V.  Com. 

CO.  Capo,  e  To' per  accorc,  come  usò 
Dante:  In  co  del  ponte;  In  co  del- 
l' anno.  —  Co  per  Tèsta  è  voce  dei 
contadini;  tiittavolta  è  rimasta  in 
città  in  molli  casi:  p.  e.  D'co.  —  Da 
cupo.  Di  ricapo.  Di  nuovo.  —  D' co 
dèlmòìid,  dia  stm,  del  scal,  dèi 
leu.  —  hi  capo,  A  capo  del  mondo , 
alla  strada,  alle  scale,  del  letto 
ecc.  —  />«  d'  co;  Qué  d'co.- —  Là 
da  lungi:  Qui  vicino.  —  Tamar , 
Èsser  d'  co.  —  Tornare ,  Esser  da 
capo.  —  Èsser  d' co,  vale  ancora  A- 
ver  finito;  ma  in  questo  caso  Co  si- 
gni lica  Coda  —  Cascar  a  co  feti.  — 
Cadere  a  capo  fUto.  —  Co  d'  ai.  — 
Capo  d'aglio.  —  Dia  vid.  —  Tral- 
cio. Pàmpino  e  Pampano-'-Dla  ga- 
vetta. —  lìàndoto.  —  Tmvar,  o  N' 
tnivar  al  co  dia  gavétta.  —  Trova- 
re, 0  non  trovare,  Ravviare,  o  non 
racoiare  il  bandolo.  Rincergar  la 
matassa  tanto  al  prop.  che  al  figur. 
—Rèic  a  du,  a  tri  co.  —Refe  a  due, 
a  ire  capi.  —  Vgnir  a  co.  —  Sup- 
puratv.  Venire  a  suppurazione  a 
maturazione.  Far  capo  ,  volgarm. 

CO,  n.  Coda,  n.  f.  degli  animali.  Per 
siinilit,  Coda  delle  vesti,  ma  meglio 
Sjtvsciro,  da  cui  Coda  per  Fine.  — 
ìùaserd'  co  d'un  laourir.  —  Essere 
alla  fine  d'un  lavoro.  —  Esset^  in 
coda  della  tavola.  —  Essere  alla 
coda.  Codiare.  Essere  di  dietro.  — 
Tgnir  so  la  co.  —  Alzare,  Portare 


lo  ttrascico.  —  Tirars'  dri  la  r<y 
Strascicar  la  coda.  —  Taiar  la  co 

—  Scodare.  —^  Scussar  la  co.— Scv 
dimoiare.  —  Arranzinar  la  lu- 
Arroncigliar  la  coda.  —  Quel  me- 
nar in  giro  della  coda  che  fa  il  [;at- 
to,  il  leone ,  ecc.  dicesi  Arroitan 
la  coda.  —  animale  caduto,  eia 
poes.  Caudato:  che  ha  coda.  —  To- 
dacciuto,  che  ha  gran  coda.  —  Sco- 
dalo «  senza  coda.  -~  fai  dia  co  dèi 
manz.  —  Carne  coderina.  —  Tru- 
vars*  cùn  la  co  tra  V  ùss.  —  Tro- 
varsi tra  V  uscio  e  'l  muro,  —  ìùH 
%  can  scosscn  la  co,  tùli  i  mincm 
volen  dir  la  so.  —  Chi  fa  la  casa  in 
piazza  0  la  fa  alta  o  tafabcMa.- 
La  co  è  la  più  dura  da  scimlmr- 
-^  Nella  coda  sta  il  veleno.  —  yièir 
veder  dov  al  diavel  tein  la  co.  - 
Voler  vedere  dove  la  lepre  giace." 
Codoìie ,  m.  e  Codazza ,  f.  sono  ar- 
creso.  —  Codino,  m.  Codina,  Codil- 
ta  f.  sono  i  dimin. 

eoe ,  o.  m.  COCA ,  f.  Dia  mamma,  dei 
pà.  —  Cucco,  n.  ro.  Figliuol di  uz- 
zi. Beniamino.  Figliuòlo  prediletto. 

—  Padri  imbecherali.  Che  sono  ioi- 
briacaU  dell'amor  de' figliuoli. /m- 
vasati.  Rapili.  -'-^  Al  mi  eoe.  U 
mi  coca,  fig.  Termini  vezxeggialiu 
ai  bambini,  che  valgono  quanto  lia 
delizia  ! 

COCA,  n.  f.  e  COCHI,  piar.  Voce  usata 
da'funciulli ,  e  dalle  donne  per  vez- 
zo, in  vece  di  Gallina— Cocacocat 
Cachi  cachi.  —  Curra,  curra,  e  Car- 
ré curre.  Dilli  billi.  Voce  colla  qoj- 
lesi  chiamano  le  galline. «-Cocri 
dèi  fus.  —  Cocca.  Boltoncioo  dei 
fuso.  K  Cocca,  T annodamento, clic 
si  fa  al  filo. 

CODEN.  n.  m.  da  Cote,  n.  f.  terp»i(|e 
generico  che  comprende  i)iìi  spc/ie 
di  pietre  granellose.  La  vwe  hcl . 
ora  antiquata,  vale  Pezzo  diputni- 
Sasso. 

CÒDG,  n.  m.  (DI  PKÀ).  Supcrficie/r- 
basa  del  prato  —  Di  codg  cava.- 
Piote,  plur.  Zolle  di  lertv,  crho^'^- 
e  cosi  Piota  M  Zvlla  nel  siug  -' 


COI 


201 


COL 


h(A  6i  forma  li  verbo  Inctidghlr  un 
lièin,ehe  vale  Coprir  di  piote,  op- 
pure Seminare  o  coprir  d'erOuccia 
UN  terreno  perchè  divenga  prato 
wrfo*-~Così,  Si^dgar  un  prà,  è 
levar  la  suptrfide  del  prato  già 
erlma.  Gli  ingegneri  dal  fr.  dicono 
Cazunare  gli  argini;  GazonatwxL 
e:\jli argini.'^ ksendo  la  voce  PiO' 
(aiiropria  delle  Zolle  erbose,  come 
ahbìam  dello ,  sarà  meglio  usare  il 
verbo  Wo/o/TP ,  per  Coprir  di  piote, 
Piotalo,  Coperto  di  piote ,  e  tìnul- 
oi''oie  Piotatura  per  la  Copritura 
.<'i  piote. 

CÓDGA.  Còlica,  ma  meglio  Cotenna, 
Prupriamenle  la  pelle  del  porco.  — - 
^^}(mua  del  sangue,  per  similil. 
Su/tf/ttc  coten;w«o,  tenace.  —  L'/m 
(uni  de  còdga,  vale  Crassissimo.'^ 
fiicuriacodga.  — Scotennare. 
CUIA,  u.  f.  (coir  ó  stretto).  1  toscani 
(imo  Fare  alla  ruffa  raffa ,  o  al- 
fo  l'ùlfola  ràffbia ,  quando  si  getta 
io  aria  alcuna  qualità  di  checcbcs- 
si^.csi  fa  a  obi  plìi  tosto,  e  più 
o^*  piglia;  ed  è  giuoco  da  fanciulli. 
Il  gettare  dalle  tìuestre  pane,  daiia- 
f'H'd altre  simili  cose,  per  signo- 
ria ed  in  tempo  di  festività,  al  po- 
polo soUostanle.  dicesi  da'bol.  Irar 
alla cóia.  Quando  essi  toscaneggiano 
us3Dodire  Fare  il  getti  o:masicco- 
"Je  questa  parola  a  Ile  orecchie  de' to- 
scani non  suonerà  troppo  piacevol- 
ro<'iiip,  potendo  risvegliare  con  e«- 
^a  l'idea  del  vomito  (che  cosi  vuol 
•^i'"  Q(Uito),  a  me  piacerebbe  piut- 
losio  di  adoperare  Far  getto,  laltu- 
^0  Cialtura,  e  cosi  si  dice  del 
gettare,  che  si  fa  in  mare  delle 
p'ercaiizie,  per  alleggerire  la  nave 
jn  tempo  di  burrasca.  Da  molti  per 
•3  nostra  voce  Càia  dicesi  Colta,  e 
sici'ome  questo  è  il  termine,  che  al 
I)t)l.  precisamente  corrisponde,  e 
siunìOca  Ciò  che  s'è  e  Alo,  o  rad- 
uualo,  egli  è  perciò  che  lo  trovo 
^^\U)  approprialo,  comech(>  pih  ac- 
fosijinieal  dialetto,  per  l'idea  at- 
^ccala  a  questa  voce  di  maggior  di- 


terllroento  nel  vedere  II  contrasto 
e  l'ansietà  de' raccoglitori  delle  co- 
se gettate ,  di  quello  che  sia  Iattu- 
ra. Userei  perciò  delb'  seguenti  di- 
zioni adattate  alle  diverse  circo- 
stauze:  Andèin  a  veder  la  càia.  — 
Andiamo  a  veder  la  cotta.  —  i4ii- 
dèin  atta  càia.  —  Andiamo  a  ve- 
dcr  la  colta;  se  sia  il  semplice  ve- 
dere; lasciando  ai  Baronci  il  dire 
Andiamo  alla  colta,  che  da  essi  si 
eseguisce  in  effetto;  dettato  quanto 
mai  espressivo  per  le  due  nozioni, 
che  insieme  racchiude,  di  Gettare. 
e  di  Ra.rorre,  ciò  che  corrisponde- 
rebbe perfettamt'ute  a  Gettare  alla 
colta,  ed  a  Getto,  o  Iattura  alla 
colta.  Adoprerei  però  la  seguente 
maniera  di  dire:  Andiamo  al  gel' 
io,  alla  iattura,  o  giattura,  allor- 
ché fossi  fra  quelli  che  gettano  le 
cose  dalle  finestre. 

COl.'l.MKRDA.  Letamaiuolo.  —  Paladi- 
ni, sì  dice  forse  per  isiherzo  a  co-  ' 
loro,  che  colla  pala  vanno  racco- 
gliendo per  le  strade  il  concio. 

COIER,  v.  Cògliere  e  Córre,  v.  V.  Am- 
mucciar. 

COIOMBRAtl,  V.  Minchionare. 

XOIONAR,  voce  plebea.  V.  Coiom- 
brar. 

COL.  Càvolo.  Cavolo  flore.  Cavolo 
cappuccio.  Cavolo  rapa,  ec.  —  li- 
na balta  d'eoi.  —  Torso  di  cavolo. 

—  fìalla  d*cavol  fìòur.  —  Palla  di 
cavai  fiore.  —  Protuberanze  di  co- 
voi  fiore  Quelle  prominenze  che  si 
osservano  nella  sua  palla. 

COLA.  Colla  (coll'o  largo).—  Colla 
di  pesce,  colla  di  limbellucci,  colla 
di  cotenna ,  di  Germania.  —  Boìm 
noti.  Cola.  Bona  noti  ai  sunadur. 

—  Bouna  notte  pagliericcio.  Addio 
fave.  Abbiam  fritto.  -  -  Cola  di  ca- 
stagnazz,  del  flit  tèli—  Intriso  dei 
castagnacci,  delle  frittelle.  Intriso 
di  farina  per  involgervi  il  pesce 
da  friggere.  —  Far  la  cola  pr'i  ca- 
stagnazz.  —  Far  l'intriso  de' ca- 
stagnacci. 

COLATEZl  e  SCOLATEZl .  add.  pi.  A- 

21 


CÒM 


2tó 


tOM 


eque  correnti,  die  scorrono.  Non 
si  dice  Colatizie ,  né  Colaticie ,  né 
Seolatizie ,  come  sogliono  scrivere 
alcuni  ingegneri.  —  Scolaticcio , 
Scolatio,  Colatio,  Colatim,  signifi- 
cano Allo  a  colare.  —  Scolatioo. 
Che  ha  virtìi  di  far  scolare.  —  Co- 
laticcio, sust.«  vale  Stalaltite. 

•COLICA,  n.  f.  Colica. 

COLL.  Coito  (col  primo  o  largo).— 
Coli  stori ,  Far  al  coli  stori.  —  A- 
vere ,  Tenere  o  Fare  il^  collo  torlo. 
Far  l'ipocrita.  —  i4  rotta  de  coli. 

—  A  rompicollo.  —  Una  costa  eh* 
còsta  l'oss  dèi  coli.  —  Una  cosa  che 
costa  un  occhio.  Costar  salalo.  Co- 
stare il  cuore ,  0  il  cuor  del  corpo. 

—  Tirar  al  coli  ai  pulastcr.  —  Ti- 
rare il  collo  a' polli.  —  Ròmpers'al 
coli.  —  Rompersi  il  collo  nel  prop., 
e  nel  fig.  —  Coli»  si  appropria  per 
simiiil.  ad  altre  cose.  Cotto  del  pie- 
de, del  fiasco ,  ec  —  Coli  d' ièl- 
la. —  Pdiuolo.  Una  delle  parti  in 
cui  è  divisa  la  tela  nell'  ordirla.  — 
Colt  doperei,  d' curai.  —  Filo  di 
perle,  di  coralli.  —  Colt  d'mercan- 
zi.  —  Collo  di  mercanzie.  —  Collo. 
Sommila  d*  un  monte:  p.  e.  Il  collo 
di  Tenda.  —  Coltala ,  n.  f.  Colpo  di 
mano  dato  sul  collo.  —  Coli  suttil. 

—  Collieino.  —  Tgnir  in  coli. —  Te- 
nere in  collo.  Ingorgare.  Far  gor- 
go. Impedire  il  corso,  o  lo  sfoga- 
niento  deMiquidi. 

•COLLAUDAR,  v.a.  CoWatidorc.  Lauda- 
re. Lodare.  Commendare.      ^ 

•COLONNÈLL.  Colonnello. 

•COLSAT.  Colsat.  Pianta  comune  che 
dà  un  seme  olea^irinoso. 

•COLTORT ,  n.  m.  Torcicollo,  uccello. 

—  Vale  anche  Bacchettone. 

*C0  LUNGA.  ?osa  piano.  Lento.  Soo- 
gliàto.  —  A  si  la  gran  co  lunga.  — 
Siete  la  lentezza  personificala. 

C0!«  e  CMOD.  Come,  avv.  Dante  usò 
anche  Com.  A  guisa.  In  guisa.  A 
foggia.  A  forma.  A  maniera.  Sic- 
come. In  quel  modo.  Secondo  che. 
1  boi.  usano  più  frequenlemente  la 
voce  Cmod  (dal  lai.  Quomodo).  — 


Comechè  vale  Benché.  Tuttoché 
Ancorché.  Avvegnaché.  Quanta n 
que.  —  E  come!  Atfermalivam.  con 
inflessione  ammirativa.  £di  che  sor 
tal  Ed  in  guai  modo!  —  E  coni  o 
san  cunlèint.  —  E  di  quat  sorta  tni 
contento!  Son  contentissimo. —  Co$a 
va.  —  Come  sta  bene.  Per  appun 
to.  Come  si  dee.  —  A  i  ho  dà  cmoc 
va.  —  Lo  battei  ben  bene.  —  A  i  Ai 
dett  cmod  va.  —  Gli  parlai  a  tioce 
re,  con  impegno,  con  ef/icacìa. 

•COMBUSTEBIL.  Materia  comhusliòi 
/e.Nell'iLla  voce  Combustibile  non 
é  usata  suslanlivameule. 

•COMIC.  V.  Commediant. 

'COMMEDIA  ,  Commedia.  Compoo/- 
mento  scenico. 

•COMMEDIANT.  Commediante.  C^ 
mico. 

COMICA,  n.  f.  Attitudine  a  sceneggia- 
re. Quella  naturale  disposizione  c\w 
hanno  alcuni  comici  nel  rappresea- 
tare  con  verità  le  parti.  —  L' hi 
una  bona  comica. — Alleggia  bene. 

COMITIVA,  n.  f.  Comitiva.  Molli  sodo 
i  vocaboli  presi  sotto  la  generica 
nozione  di  Moltitudine  di  più  iudiu- 
dui  insieme  uniti:  ma  l'iudole  (fi- 
versa  di  cosiffatti  individui ,  le  dif- 
ferenti maniere  ed  i  vari  scopi  del- 
le loro  unioni,  fanno  sparire  ia  si- 
nonimia apparente.  —  Raccolta,  èi- 
dentica  a  Collezione,  e  nel  cornanti 
linguaggio  si  applica  quasi  sempre 
alle  Riunioni  d' individui  della  me- 
desima specie  di  genere  ra:tleriale. 
Raccolta  di  quadri.  Raccolta  di  p^tf- 
sic.  Collezione  di  medaglie.  Colle- 
zione di  codici  antichi,  ec.  Racfoi- 
ta  si  usa  ancora  per  Ritirala ,  o  mì 
Richiamo  delle  truppe.  Chìaman  i 
soldati  a  raccolta.  —  RadunaiiZfi- 
Radunamerilo.  Adunarne nto.  Con- 
gregazione. Congregamento ,  I'T- 
mini  che  sono  mollo  affini  Ira  di  I"- 
ro ,  convengono  mejjlio  ad  'juiD'ie 
di  persone.—  Assemblea.  Adunan/i 
di  gente  per  far  parlamento,  di- 
scorrere insieme  e  risolvere. — Con- 
cilio, signiflca  una  Grande  asdew- 


GOM 


303 


COM 


blea  di  p£rsoDe  qualificale,  e  ape- 
dalmenle  di  Vescovi  e  Prelati  di 
Salila  Chiesa  per  .discutere»  risol- 
vere edecrelare  sopra  qualche  pun- 
to lonlioverso,  ec.  —  Se  Concilio 
fu  adoperalo  per  adunanza  «  onde 
liallare  affari  ecclesiaslici ,  Comi-' 
^M  io  fu  por  additare  le  adunanze 
in  cui  si  trattano  afiari  secolareschi, 
eiierciòsì  dice  Consiglio  di  gover- 
wo.  Ctìiisìglio  di  guerra.  Consiglio 
dtl comune,  ec.  —  Dicla  è  un' As- 
si mblea  di  Principi  o  di  loroi4iw- 
ksciudoìi  per  trattare  o  discutere 
'éiYÌ  poiiiici  de^li  Stati.  —  Una  ta- 
le adunanza  suolsi  anche  appellare 
col  nome  generico  di  Congresso.  — 
Cefo,  nei  comune  linguaggio  ita- 
liano sovente  si  adopera  per  indi- 
(^rebQuaiiià,  la  Condizione,  io 
ij'iaio,  la  Professione  delle  persone 
ol/oa|)|iai'lengono  a  qualche  corpo. 
Celo  femniuino.  Celo  nobile.  Ceto 
nurcanlile.—  C^mpagnia»ne\  pro- 
prio signiGca  l'Accompagnamento 
(be una  persona  fa  ad  un'altra.  Un 
lai  vocabolo  fu  per  simigliauza  so- 
sliluiio  a  Congregazione  o  Società. 
^'d  Compagnia  delle  Indie.  La  Com- 
V^nia  (Confraternita)  di  santo 
'*jI'in7o,  ec.  —  Comitiva  è  molto  af- 
'ìuea  Co»wpa{/«to,  ma  esprime  me- 
^''odi  questa  l'Accompagnamento, 
fhefa  un'unione  di  persone  a  qual- 
che qualificalo  soggetto  per  ono- 
rarlo. .-  Corteggio  o  Corteggia- 
^mto,è  un'unione  di  persone  di- 
stinte, che  accompagnano  e  fanno 
la  corie  a  qualche  ragguardevole 
personaggio.  —  Combriccola.  Ad- 
tinanza  o  Con  versazioue  di  gente  che 
consulla  insieme  per  qualche  reo 
od  ingannevole  scopo. 
COMMETTER,  v.  Comméttere.  Coman- 
dare. Imporre.—Ordinare.  Commet- 
/cn/e,agg.che  commette.  1  mercan- 
ti usano  questa  voce  In  forza  di  su- 
si.  per  Colui  che  ordina  una  cosa, 
0  commette  alcuna  faccenda  al  suo 
<'orrispondeiiie ,  abbiamo  la  voce 
<ii  lingua  in  Commettitore.  —  Com- 


mettr  ci  lègn,  —  CommèUmft,ìxxk 

più  propriamente  Calettare,-^  Comi- 
mctlr  a  co  d' rùnden.  —  Calettare 
aco\o  a  coda  di  rondine.  —  Com- 
meltra  tètl  d' cagna,  —  Calettare 
a  dente,  con  addentatura.  Adderà 
tarf.  —  Commetter.  —  Calettatura 
in  terzo»  a  ugnatura»  a  bastone»  a 
sguscio,  a  nocella  nascosta  »  a  ba» 
stone  e  sguscio.  -  Càmera.  Quel  cavo 
che  si  fa  in  un  pezzo  di  legno,  in 
cui  deve  internarsi  un  dente  per  ca- 
lettatura. 

COMMISSIONAR,  t.  Dar  commissione, 
0  commessiune.  Commettere.  Ordì- 
nare. 

CÓMMITTÉINT.  V.  Commetter. 

COMUD. V. Canier.-Ver  Comodo,Agia' 
to»  agg.  Ed  anche  per  Ricco, 

•CMUN.  V.  Comunità. 

COMODEINA.  Orinaliera.  Voce  degli 
artigiani.  Cassa  da  oiinali. 

COMPLEANNOS.  Annuale  o  Annuario 
del  nascimento  di  alcuno.  —  Gior^ 
no  onomàstico,  comunem.  dicesi  il 
giorno  in  cui  cade  la  festività  di 
quel  santo,  il  di  cui  nome  porta 
alcuno ,  da  Onomazo  gr. ,  ISomi- 
nare. 

COMPLETAMÉINT,  sust.  V.  Completar. 

—  Compie tamèint,  add.  Completa' 
mente.  Interamente.  Del  tutto.  Di 
tutto  punto. 

COMPLETAR,  v.  (dal  fr.  Compléter), 
Bienipire.  Mettere  a  numero ,  For- 
nire le  compagnie  o  1*  esercito  del 
numero  d'uomini  prefissi.  Così  (7om- 
plctamento,  che  vale  Compimento. 

—  ^el  linguaggio  comune  suol  da 
talunousarsi  nel  significato  di  Com- 
piere 0  Compire. 

COMPLOT,  n.  m.  (dal  fr.  Complot). 
Cospirazione.  Congiura.  Congiura- 
zione,n.  f.  Congiuramento ,  n,  m. 

—  Per  Macchinazione.  Trama,  Cà- 
bala segreta. 

COMPOSITÒUR.  Componitore.  Compo- 
sitore. Quegli  che  nelle  stamperie 
mette  insieme  i  caratteri.  —  Com- 
positoio. Quello  strumentino  che . 
per  comporre  le  pagine  a  stf^mpa. 


CON 

serve  a  mettervi  sopra  le  lettere  ad  i 
una  ad  uoa ,  e  dà  la  giustezza  del 
verso. 

'CÓMPRA .  n.  f.  Compera.  Compra, 

•COMPUTESTA.  V.  Coutabil. 

COMUNAL,  add.  Comun'Uativo ,  agg. 
AddeUo  al  Comune.  Teatro  comu- 
nitalioo.  Strade  coniumtalive.  Ma- 
gistrato comunilativo.  —  Comiimv- 
le  vuol  dire  piuttosto  Solito.  Ordi- 
nario,  e  quzuiiìnquc  ne' bandi  ao- 
ticlii  si  trovi  usata  questa  voce  nel 
suddetto  significalo  trovandovisi 
Beni  comunali.  Paschi  comunali. 
Ora  è  meglio  servirsi  della  voce  piti 
nobile.  ; 

COMUMTÀ,  n.  f.  Comune,  n.  m.e  Co- 
^munilà»  o.  f.  Il  corpo  de' cittadini. 
La  comunità  di  Ircvigi;  il  comune 
di  Bologna. —Potilo  qui  alcuni  no- 
mi di  quei  Comuni  della  provincia 
di  Bologna,  che  in  italiano  si  sco- 
stano piii  da  quelli  del  dialetto.  — 
Aloolà.  —  iuooleto.  —  Arcvà.  — 
Becovàto.  —  Arfèin,  —  Boffetio.  — 
Arquliz.  —  Arcoveggio.  —  Cà  di 
frab.—  Cà  de'fabrL  —  Casféll  di 
Brelt,  —  Castel  de'  Brilli.  —  Co 
d*fiùm.  —  Capofkmie.  —  Live.  — 
OÙvelo.  —  Media.  —  Olnièdola.  -~ 
Monsanzan.  —  Monte  san  Giovan- 
ni. —  Monsvir. —  Monte  severo.  — 
Montagù.^-'Moìite  acuto.  —  Monvi- 
nìr.  —  Monte  vènere. —  Jtfonzorz.— 
Monte  san  Giorgio.  — Mungardein. 
—  Mongardino.  —  Nnnaré.  —  Nuga- 
reto.  —  Pèigula.—  Fèqola.  —  Puz.— 
Poggio.— San  Cèrei— San  ChièUaro, 


204  CON 

nare.  Pigliar  partito ,  risohizìone , 
determinaziom'.  Ed  anche  Veuin 
alla  fine ,  alla  conclusione. 

CONDAMINAR,  v.  (còrrott.  pevComU- 
minar).  Dominare.  Regulan:  - 
L'èunragazz  che  n's'po  comìa- 
minar.  —  È  un  giovinetto  che  nm 
si  può  regolare  a  modo  altrui 

CONDOGLIANZA  (dal  fr.  Condolòanre' 
Condoglienza.  Querela .  lamento  di 
checché  sia  con  alcuna  persona.  - 
Condoleìiza.  Dolore.  Rammarico. - 
Condolersi.  Rammaricarsi. 

CONFLUÉINZA,  n.f.ConfluenzaJem. 
Idraulico.  Concorso  ed  unione  «li 
due  fiumi ,  e  altre  acque  correDtiiw 
uno  stesso  letto. 

CONNOTAI.  Contrassegni.  Sc<//mli-Bi- 
traito  in  iscritto.  Voce  Foreri.sf. 

CONSAPUTA.  Consapevolezza.  ConlPi- 
za  avuta.  Partecipazione. — Sm:fl 
mi  consaputa.  —  Senza  mia  sapu- 
ta ,  consapevolezza ,  o  notizia. 

CONSEGUÉINZA.  Conseguenza.  Uf^ 
sa  che  conseguita.  —  Una  cona  d' 
consegueinza.  —  Cosa  o  affiin  * 
conseguenza.  Val  Cosa  di  rilicTu. 
di  grande  importanza  —  La  pan>fa 
Rilevanza,  che  taluni  adopi^nv. 
non  è  di  lingua. 

CONSIDERÉVOL,  add.  ConsiderìMt 
Notabile»  agg. —  Considerévole.  V{ 
tèvole  non  sono  di  lingua. 

CONSULT  MÉDIC.  Consultazione  me- 
dica. —  Consulto  dieesi  alla  scriiiu- 
ra  dell'avvocaloin  favor  delcUeute. 

CÓNT.  Conto.—  Ignir  da  còni.  -Jf 

nere  a  conto.  Far  gonnella.— Coni 

Conte.  Titolo  d'onore. 


—  So»  Baféll.  —  San  BoffiUo.  •  ,        r  ^ 

Seve.  —  Scopeto.  —  Squasquel.  —  CONTABIL.  n.  m.  Voce  moderna,  aw 
ScàscolL  —  Stifont.  —  Settefonli.       putisia.  Bagioniere. 


—  Tèi,  0  Al  Tèi.  —  Al  ledo.  —  Ved- 
ghé.  ---  Vedegheto.  —  Vidagula.  — 
Viadàgula.  —  Zagnan.  —  Ciagnor 
no.  ~^  Zéss.  —  Gesso.  —  Zrè.  — 
Cereglio.  —  Zrédel.  —  Ceretolo. 
C6NCA  DA  MURADÒUR,  n.  f.  Vassoio, 
n.  m.  —  Far  conca.  —  Sttiecare , 
De'  legnami ,  quando  pigliano  cer- 
ta convessità,  o  concavità. 


CONTABILITÀ ,  n.  f.  Voce  moderni. 
Computisteria.  ÌJà  residenza  «lo 
computista  o  ragioniere. 

CÓNTRACARTÉLLA  DLA  CIAVADO^. 
Contrasserratura.  —  Bus  dia  con- 
tracartèlla.  —  Feritoia  dov'enira 
il  paletto. 

CO  NTR ACASSA  DL'  ARLOL  Custode 
dell' Olinolo  da  lasca. 


CONCRETAR,  v-  StabiUre.  bctermi- 1  CÓNTRALTAR,  n.  m.  Contrammhn 


Cof 


305 


COR 


fi.  f.  per  meiaf.  Ogni  mezzo  coper- 
to, che  si  usi  per  interrompere  gli 
alirui  disegni.  —  Contramminare. 
Cercar  di  rompere  i  disegni  altrui 

CONTROL  (da!  fr.  Continole).  Contro 
rtqlitro. 

CONTROLARtfdal  fr.  Contrólcrie).  Vf- 
f:io del  contro  registro»  ed  anche 
meglio  V  Allo  di  contro  refiistt-o. 

tONTROLOn  (dui  fr.  Conttvleur).  Con- 
tro itQistratore. 

•CONVERS.n.  m.  ERSA,  n.  f  Frate 
mterso  o  tot -o.  Suora  conversa. 

Conversa,  n.  t.  Embrice  di  conversa. 

CONZ.  CUNZA  .  add.  Condilo  ,  agg. 
Trattandosi  di  vivanda,  che  ha  con- 
dimento —  Pe7/  conza.-^ Pelle  con- 
eia, atta  ail'nso  de'  calzari,  gnanti, 
e  simili.  —  Lcsca  conza.  V.  Lósca. 
"-  Concio,  vale  Assellato.  Acconcio. 

.  ^cofmdato.  —  Veln  conz  —  Vino 
figurato,  adulterato.  —  Conza  del 
péli.'-  Concia  de'  cuoi.  —  Mcttr  in 
conia  el  péli.  —  Xellere  o  Teììere 
ilcoiame  in  addobbo,  o  in  mortaio^ 
^  '«  canale.  —  Conza  dèi  vein.  — 
^flrfc  il  governo  al  vino.  Fatturare 
il  cino.  —  Conza  del  piattanz,  — 
Conditura.  Condimento. 

J^^NZ^CAN'VA.  V.  Can'vein, 

CONZALAVEZZ.  Calderaio. 

TO'*  SCRANN',  SCRANNAR.  Seg- 
fliolùio. 

CO.VZaTÉSTA.  Acconciatrice.  Accomo' 
l^fitrice.  A  do  ma  Irice. 

''OHP.n.  m.  Tèflfoto.n.  m.  e  Tégola, 
n.  f.—  Stanzia  a  copp. —  Stanza  a 
!«»o,  oppure  Soffitta.  —  Furiar  su 
i  copp.  —  Portar  la  colpa  altrui. 
Ripescar  le  secchie.  —  Còpp.  —  Lai- 
taiuolo.  Crema  composta  dì  latte, 
^ova,  zucchero  e  zafferano,  che  i 
contadini  portano  in  regalo  ai  pa- 
flroni. 

CÒPPA,  (^oppa  (coirò  stretto).  Cervi- 
ce. —  Collòttola.  Occipite.  Occipi- 
zio-  La  parte  concava  tra  il  collo  e 
la  nuca.  —  Nuca.  Parie  superiore 
oella  collottola.  —  Colui  ha  una 
wo)jtt  cotenna,  collotola.  É grasso. 
"-  Coppa.^  Testa  di  porco  lessata. 


addobbata,  e  insaccata ,  Ói'ììn  dai 
florent.  Soppressala.  —  Còpfiada  e» 
stad.  Altro  salame  porcino  fatto  col- 
la coppa  del  porco  cruda,  insaccala 
ecc.,  che  nelVor.  Alberti  è  registra- 
ta Capocollo.  Io  chiamerei  l'unae 
l'altra  col  nome  proprio  di  Cojìpa 
di  porco  lessata.  Coppa  di  porco 
cruda,  ecc.'- Còppa  (coll'o  largo). 
Vaso  con  bocca  sparsa  per  uso  di 
bere.  Da  ciò  ne  viene  la  denomin. 
di  Cojye  per  Uno  de' quattro  semi, 
onde  son  dipinte  le  carie  da  giuo- 
co. —  T'ora' o^  du  d'  còpp,  detto 
bass.  Torscla.  Andar  via.  —  Un  om 
ch'é  uno  còppa  d' or.  —  Una  coppa 
d'  oro.  Meglio  che  pane.  Ottimo. 
Aureo. 

COR.  Cuore,  e  nel  verso  Core  e  Cor. 
Toccare,  Pungere  il  cuore. —  Dar 
sul  cuore.  Far  cosa  grata.  —  Prega- 
re al  cuore.  Efficacemente.  —  Dire 
in  cuore,  in  suo  cuore,  fra  suo 
cuore.  —  A  mUn  crèpa  al  cor.  —  Mi 
piagne  il  cuore.  —  Coraccio.  Cuor 
cattivo. —  Cuoricino,  ilim.  di  Cuore. 

CORAM  POPOLO.  Corampopulo.  Lati- 
nismo, per  ó\re  In  presenza  di  tutti. 

CORRA.  Corba.Ln  maggior  misura  bo- 
lognese de' solidi  e  dei  liquidi.  Pei 
solidi  si  divide  in  due  S/oia,  o  pure 
In  quattro  Quarteruole,  o  in  sedici 
Quartucci.  Il  Quartuccio  in  dueM- 
surine,  oppure  in  quattro  Quartuc- 
ci.  Il  peso  della  corba  di  grano, 
mercatabile,  è  di  140  libbre  boi.  — 
La  corba  dei  liquidi  dividesi  in  due 
Stola,  0  quattro  Quarteruole,  o  sia 
in  sessanta  Boccali,  e  questi  in  due 
Mezzine,  ognuna  divisibile  in  due 
Fogliette.\\\)tso  dì  un  boccale  d'ac- 
qua è  di  40  once  della  libbra  boi. 

-  Un  lug  eh*  sèmna  sì  corb.  —  Un 
podere  della  seminazione  diseicor' 
be  di  grano. 

CORPA.  Corda.  Fune  è  voce  pììi  nobi- 
le. I  vari  nomi  secondo  le  qualità 
delle  corde  trovansi  in  capoluogo. 

—  Andana,  n.  f.  Scalo,  h.  m. Luogo 
dove  si  fila  e  si  torce  la  canapa  per 
le  funi.  '"Ligar,  ligadura  cùn  dia 


eoa 


206 


COR 


corda.  —  Infunare ,  Infunatura.  — 

Dar  la  corda.  —  Collare,  e  figurai. 

«  Stare,  o  tenere  uno  sulla  cordai 

o  in  croce,  cioè  coli'  animo  dubbio. 

—  Corda  da  in strumeint  d' musica. 

—  Corda.  —  Mettr  el  cord.  —  In- 
cordare. —  Armetterli.  —  Hincor- 
dare. —  Cordiera.  Quella  striscia  di 
legno  su  cui  posano  le  corde.  — 
Corda  di' àncora.  —  Gómena. 

CORDEL,  n.  m.  Strato  di  ten^a,  che, 
sovrapposto  a  strati  confinili,  va 
rialzando  un  terrapieno,  e  forman- 
do l'argine  di  un  fiume  o  di  un 
canale. 

COREN.  Como  e  plur.  Corni,  m.  e  più 
comunem.  Coma,  f.  —  Far  el  co- 
ren.  V.  Did.  —  Spuntar  del  corcn.  — 
Corneggiare,  e  dicesi  anche  della 
Luna  :  La  luna  corneggia  appena. 

—  Mnar  el  coren.  —  Corneggiare. 

—  Metter,  far  el  coren.  --•  Corneg- 
giare. —  Dar  del  seurnd.  —  Scor- 
fieggiare.  —  Dar  d'  cozz.  —  Coma- 
re. —  Cornigero.  Che  porta  corna. 

—  Cornuto.  Che  ha  corna  o  che  è 
distinto  a  maniera  dì  corna.  —  Cor- 

'  nicolare.  Fatto  a  maniera  di  corno. 

—  Cornicolato.  Piegato  a  forma  di 
corno.  —  Animai  bicornuto,  Bicor- 
ne 0  Bicorno.  Da  due  corna.  —  Cor- 
no. Strumento  da  fiato;  in  plur.  fa 
sempre  Corni.  —  Sonare  il  corno. 
Comare.  Scomeggiare.  —  Cornato , 
agg.  che  ha  corna  accidentalmente. 

—  Cornuto,  che  ha  corna  natural- 
mente. 

CORG.  Cestone.  Spezie  di  cesto  gran- 
de senza  manico,  e  quasi  piano,  che 
serve  particolarmente  a  contener 
fruita .  erbaggi  ed  altro ,  e  si  porta 
in  lesta  da' contadini.  V.  Panir.  — 
Corico  si  dice  di  Colui  che  nelle 
antiche  tragedie  interveniva  nei  co- 
ri. Corico  è  ancora  aggiunto.  Musi- 
ca corica.  Musica  dei  cori. 

GORGA ,  V.  Panir. 

CORNI.  Còrniòlo.  Albero  che  produce 
il  frutto  di  forma  simile  all'uliva, 
di  color  rosso,  e  di  sapor  lazzo, 
fhe  chiamasi  Corniola. 


CORNIOLA ,  n.  Corniola.  Comalipa 
Specie  di  pietra  dura. 

•CORNUCOPl,  n.  m.  Cornucopia,  n.  t 
ed  anche  m.  Cioè  abbondanza  d 
tutte  le  cose,  rappresentata daii; 
figura  di  un  corno  grande  pieno  d 
frutti  e  fiori.  —  Comucopi  per  Cu 
delabro.  Candeliere  a  piii  lumi. 

CORÒSS.  Codirosso.  UcceUello  dell: 
spezie  dei  beccafichi. 

CORR  EMÉZZA.  Condiscendenza.  Fa 
edita.  Accondiscendenza.  Indulger 
za  eccessiva. 

CORRER  ,  V.    Correre.  Molte  frasi  si 
usano  nell'italiano  col  verbo  Cor- 
rere, che  in  dialetto  sono  volte  in 
altra  guisa.  —  Correre  a  vcr$oA> 
dare  a  seconda.  — Correre  adA-JW 
altrui.  Assalirlo,  investirlo.— Or- 
rer  V  arringo.  Cominciare  a  ragio- 
nar di  alcuiftì  cosa.  —  Correrf  It 
città ,  le  strade.  Camminarvi  molfa 
gente.  In  Napoli,  in  Parigi,  all'i 
grandi,  le  strade  corrono.  —Cvr- 
rere  una  strada.  Camminar  per  f>- 
sa.  Ho  battuta  o  corsa  quella  itra-i 
da  per  due  anni.  —  Correr  perico- 
lo. Correr  voce,  fama.  ecc.  —  Cor- 
rere per  Scórrere.  Un  nodo  che  w« 
corre  presto.  —  Correr  degli  a  nm. 
Correr  le  lettere,  gli  acvisi." Cor- 
rere agli  occhi ,  alla  vista.  Vedere 
speditamente.  —  Correre  ndl'ow- 
mo ,  per  V  animo ,  nella  tnettU-  ^e- 
nir  neir  animo,  in  mente.  —  Corre- 
re per  Seguire.  Questo  corte  per 
parecchi  anni.  —  Correre.  Avere 
una  certa   direzione.   Una  iiradu 
cìw  corre  a  pie  del  palazzo.  lì"'» 
strada  che  corre  dalla  Porrelta  « 
Pistoia.  —  Correre  per  Mancarti 
Non  vi  correva  più  che  un  pie^- 
'•^Alcòrr  più  quèll  eh*  scappa^ 
che  quèll  ch'i  tein  dri.  —  Chi  cor- 
re corre,  ma  chi  fugge  vola.^ 
córrer  in  aiut.^  Accorrere.- Cor- 
rer dri.  —  Bincòrrere.  Imegtòrt. 
Dar  la  caccia.  Correr  dietro.  E  '** 
lora  Bicercare  >  Pregare.  —  Coj^ 
innanz.  —  Precórrere.  —  C^^''^ 
tùli  el  strà.  —  Percorrete  tulle  if 


ì 


COT 


907 


GOZ 


strade.  —  Correr  intèm.  —  Con- 
correre. 

lOHKISPOSTA,  D.  f.  Pagamento.  Sod- 
disfacimento. Sodditf azione.  Ricom- 
pensa. Ricognizione.  Betribuzione 
helribiùmenlo. 

:0HRUS1ÓN  DI  FIOM.  Uosa  (coll'o 
slreua  e  coli'  s  di  aspro  suono  ). 
hmra»  u.  t  —  Hosure  dei  torren- 
li.  Scrosci  e  rosure  dell'  acque.  — 
Con  lermine  idraulico  Corrosione. 

[CORRUZION  ,  n.  f.  Corruzione. 

"CORV.  Coroo.  Cornaccbia  nera. 

COSS.  Coso.  Lo  stesso  che  Cosa,  dello 
maschile  «  e  significa  presso  il  vol- 
go Tallo  che  si  vuole  «  ove  uon 
sovvenga  il  vero  nome  di  ciò ,  che 
si  bramerebbe  nominare.  —  Coss, 
Cuslein  e  CusUtt»  Cusleina,  Cuslèt- 
ta.  appropriali  a  persona  di  cui 
non  vi  sovvenga  it  nome. 

COSSI  Coia.  —  Cossa  nomina  o  per 
vi 0 per  slrd.  —  Cosa  ricordala, 
0 ragionala  per  via  va.  —  Cossa? 
In  via  d'interrogazione.  Che  cosa  ? 
CAf?—  Cossa  nel  dial.  boi.  come 
Del  veoez.,  dove  V  se  si  cambia  in 
(lue  M  vale  ancora  Coscia.  -  Stren- 
zrelcoss.  ^^Raccosciarsi.  Restrin- 
p!Pre  riserrando  le  cosce. 

toEGGlARE.  T.  agronom.  Costefj- 
f/'flre.  Coltrare.  Passare  l'aratro  so- 
pra le  coste  della  porca.  —Vale  an- 
sile essere  in  amicizia  presso  di  al- 
cuno. 

;0ST[PARS'.  Infreddare  o  infreddarsi. 
In  boi.  non  s*  usa  mai  Costipare  nel 
S'Snificalo  proprio  di  Restringere, 
Condensare.  —  Costipazione.  Costi- 
pamento di  ventre  -V.  X/ferdars'. 
OSTimiON.  V.  Fentówr. 
OTT.  Cotto.  —  Roba  cotta.  —  Cotto 
in  forza  di  sust.  vale  La  vivanda. 
ia  cosa  cotta.  —  ,Cott  a  lèss.  — 
Mlessato.  —  Arrost.  —  Arrostito. 
-  hi't-ta  padèlla.  —  Fritto.  Affrit- 
tellato.  ^  In-t-la  bastardèlla  o  a 
ilucà.  —  Cotto  in  manicaretto.  — 
Bein  cott.—  Crofjiolalo.^  Poe  coti. 
'^Incollo.  Verdemezzo  sì  dice  per 
HZ'  ^  carne  tra  cotta  e  cruda  :  Gua- 


scotto.  — >  Colio  per  Ubbriaco  o  per 
Innamorato  svisceratamente.  Inta- 
baccare. Imbarcare.  Imbardare. 
Imbertonire  sono  tutti  verbi  che  e- 
qui valgono.  —  Cott  dal  sòul.  — 
Incotto .  Abbronzato  dal  sole.  —  A 
{ è  andà  al  coti,  e  al  crud.  — »  F'e 
afidato  it  mosto ,  e  l' acquerello.  — 
Ali  ha  armess  «  l'ha  pcrs  al  cott  e 
al  crud.  — -  V'ha  lasciate  le  polpe, 
e  le  ossa. 

COTTA.  Cotta  di  calcina,  di  gessò  ec. 
-»  Proverbiai.  Éssr  d' séti  cott  e 
una  buida.  —  Essere  di  tette  cotte. 
Bagnato  e  cimato.  Esser  volpe  vec- 
chia ,  putta  scodata.  ^  Cotta  vale 
anche  in  ital.  Innamoramento  ec- 
cessivo.  —  V.  Coti. 

COTTA.  Cotta.  Quella  sopravveste  di 
panno  lino  bianco  che  portano  nel- 
1'  esercitare  i  divini  uffici  gli  Ec- 
clesiastici. 

COTTUHA.  Cottura»  Cocitura  e  Cuo- 
cilura.  Il  cuocere  che  fa  il  fuoco. 
Si  prende  ancora  per  lo  spazio  del 
tempo,  che  ha  bisogno  la  cosa,  che 
6' ha  a  cuocere.—- C'ociTtim  vale  an- 
cora Scottalm'a. 

CÒV  DL'  ARA ,  n.  m.  Stiva,  n.  f.  Mani- 
co dell'aratro.  —  Còv  d'furmèint. 
Covone.  Quel  fascette  di  paglia  e 
fermento  legato,  che  fanno  i  mieti- 
tori dopo  mietuto  il  grano. 

CÒULM,  n.  m.  Colmo.  La  voce  ital.  si- 
gnifica Cima,  Sommità:  ma  la  boi. 
è  ristretta  a  Quel  cumolo  che  so- 
pravanza il  piano  della  misura  nel 
misurare  i  grani.  Misura  colma 
contr.  di  Misura  rasa,  cioè  senza 
colmo.  —  Còulm  per  Culmègna.  V. 
Torr  vi  al  còulm.  —  Scolmare.  — 
Neil'  ital.  si  dice  Nel  colmo  della 
collera,  del  dolore  ,  del  caldo,  det 
verno.  Colmo  di  fortuna. 

CÒULM ,  add.  Colmo.  Convesso.  Ì?<7e-* 
voto,  Contrario  di  Còncavo.  —  La 
voce  vokare  boi.  è  piuttosto /IW/ua. 

CÓUi.P.  V.  Botta.  —Còulp  d'apoplesi. 
V.  Azzidèint. 

COUiNA.  Culla  e  Cuna  pe*  bambini. 

COZZ.  Coccio,  Pezzo  di  vaso  rollo  di 


C«B 


208 


cao 


terra  colta. — Greppo,  Vaso  di  terra 
rotto.  —  Cozz  d'prùgn,  d'  zris  — 
Ciocca  di  $usitie,  di  ciriegic,  — 
Dar  d'cozz,  V.  Coren. 

"CRANI,  n.  m.  Cranio. 

CREATURA  ,  e  per  corruz.  Chcriatu- 
ra.  Creatura.  Ogni  coàacreatu*— 
Creatura,  dicesi  popolar.  per/7am- 
òino»  -—  La  creatura  in-f-la  panza 
d'  80  mader.  —  Feto.  —  Eoiùrioìie , 
dicesi  il  Parto  informe,  non  ancora 
perfettamente  organizzato.  —  Adi 
creattir.  — >  Amici  vi  saluto;  Miei 
cari  vi  saluto  ;  Vi  do  il  buon  gior- 
tic,  0  la  l^uona  notte. 

CUECG.  buffetto.  Colpo  che  si  dà  con 
un  dito  appoggiato  fortemente  col- 
la punta  a  guisa  di  muila  al  dito 
poiiJcek  lasciandolo  scoccare  con 
violenza  al  laogo  dove  si  vuol  col- 
pire. —  Cróce  dèi  scciopp.  V.  Pus- 
sarcin. 

CRÉCCA  V.  Rùmma. 

•CRÉDER,  V.  Crcdefyf. 

•CRÉDIT,  n.  m.  Credito. 

'CREDITÒUR,  n.  m.  Creditore. 

€RC1N,  n.  m.  (  dal  led.  Krein).  Bàfa- 
m  rusticano. 

CRÉiNA ,  R.tCriìiee  Crino,  n.  m. 
Pelo  lungo  che  pende  al  cavallo. — 
Crimera,  chiaoiansi  tutti  i  crini  in- 
sieme del  cavallo.  —  Creino.  Crine 
e  Crino  nei  commercio  s'intende  il 
crine  concio  per  imbottir  cuscini. 
-^Crinito  e  brinato,  agg.  Che  ha 
crini.  —  Taiar  et  crèin*  al  caoall.  — 
Scrinare  il  cavallo.  —  Crèina,  Cri' 
nadura  —  Fessura.  Fesso.  —  El 
crèin  dia  vid.  —  Vermi  si  dicono 
le  spine  o  anelli  della  madrevite. 

*CREMÒLR  D  TARTAR.  Cremor  tar- 
taro. 

CRÉMS.  Crèmisi,  Chèrmisi,  Chermi- 
sino. Color  rosso  acceso. 

CRÉP,  n.  ra.  e  CRÈPA ,  n.  f.  V.  Ciierpa- 
dura.'-'  Trar  un  crép.  V.  Clierpar. 

CRÉSP.  V.  Crespa. 

CRÉSPA.  Crespai.  Grinza.  Ruga.  — 
Gli  aggettivi  Crespo,  Grinzo,  Rugo- 
so, esprimono  lo  stato  di  contrazio- 
ne, in  cui  trovasi  la.  superficie  di  al- 


cuni corpi.  —  Capelli  crespi,  cent 
di  Stesi  —  Pelle  grinza ,  cootr.  < 
Liscia.  —  Fronte  rugosa. 
CRÉSSER ,  v.  Créscere.  —  Crcsser  ra\ 
allamèsqula.  '^Arrògere,  Accn 
scere  ad  azione  fatta.  —  Turnar 
crèsser.-^  Ricrescere ,  e  Accretccr 

—  Crèssr  al  dóppi.  —  Gemiuan 
Adduare.  Far  due  lanli.  Crescere 
doppio.  —  Crcsser.  trèi  volt  taiU 
quater  volt ,  etz.  Purassd  volt.  - 
Triplicare,  ec.  Moltiplicare. — Crei 
ser.  —  Garzoneggiare.  Farsi  gar 
zone.  Parlando  di  ragazzi.  -^Ain 
fatto  il  groppo.  Aver  posto  il  telb. 
Non  crescer  piìi  della  persooa.  - 
Crèsser  dell' -i-erb.  —  Vegetare.  Mt- 
menlare.  —  Per  Aggiuffnere.  - 
Crèssr  al  prezi  dia  robba.  —  Bla- 
caìXLre.  —  Cltcrsmonia.  —  Moct<^* 
Ritoccarne  èlio  del  grano  ec—  Cm- 
ser  sòuvra.  —  Sovraccrescere- 

CRÉST.  Cristo.  Questo  vocabolo  è  inn 
piegato  in  molti  proverbi  boi.  lui^ 
del  volgo  :  p.  e.  N'  avèir  un  crétl. 

—  Non  avere  un  becco  di  un  qunf- 
trino.  —  Star  in  crést.  —  Start  l'/i 
dovere.  —  Andar  in  crésL  —  Aif 
nelle  furie.  A  n'val  né  crèsi,  te 
santa  Mari.  —  Non  valgono  leprt- 
ghiere.  —  Al  n'mustrareo  un  crm 
a  un  muribònd.  —  E'  non  darelM 
del  profferito.  Ei  non  darebbe  oòf- 
re  a  secchia.  Non  darebbe  pf^  ^ 
cencio.  —  Far  crèsi.  Dicesi  di  0^^'^^' 
ma  da  fuoco  che  ha  preso  un  tor^ 
aio.  Far  cric.  Cioè  Che  «o«  Afl/«i* 
to.  -^l  du  crèsi  dèi  zavoia.  — 
meglio  ricolga  il  peggio.  Udo  p 
gior  dell'altro. 

*CRIDA.eGrida,n.  f.  T.  Ant.  M 
Rondo. 

•CRIDAR.  V.  T.  contad.  Piangere. 

-CKIMINAL.  Criminale. 

•CRIMINALESTA.  Criminalista- 

CRINADURA.  V.  Cherpadura. 

•CRIMRA.  Criniera.  ^  ., 

CRlViGLlON  (dal  fr.  Crivellon).  ^^ 
vcllone.  Una  specie  di  velo  m^ 
Simo.  „ .. 

CROI  (coirò  chiuso).  Cércine- ^^ 


CUV 


S09 


CUV 


volto  di  panno  a  foggjia  di  cerchiò , 

iLHato  da  cbi  porta  de'  p^i  in  capo 
per  salvarlo  dall' offesa.  —  Croi  da 
tuselt.  —  Cércine. 

CRÒUS.  Croce.  —  Santa  cròus.  Alfa- 
beto, volgami.  Croce  tanto,  e  più 
comiiDem.  L'Abbicci,  n.  f.  —  LibrèU 
dia  lanta  cròun,  Santiri.  — >  Sade- 
rio  e  Salterò.  Libretto  con  cui  s' in- 
segna a  leggere  a'faDciulli;  Abbicci, 
inaio  questo  caso  è  di  genere  ma- 
sch.  —  Metlr  in  cròui ,  figur.  &r- 
rw  il  basto.  Sollecitare  alcuno  im- 
porlanamente.  Porre  in  croce ,  vale 
Biasimare  con  impropèri.—  FarU' 
fia  cròus  tòuora  una  co$8a.  —  Fa- 
re un  crocione.  Fare  il  pianto  a  che 
che  ria,  odi  che  che  sia.  Bare  la 
tcnediaone.— Vale  anche  per  Cro' 
ctcc/itodi  strade, come  La  cràus  di 
Crnal.  ^  //  crocicchio ,  o  quadri' 

^  fiiodeiCasaU. 

'CavCkl,  Gabbiano  comune.  Uccello. 

CBUCANT.  Mandorlato.  Ammandor- 
lato. 

^UD.igg.  Crudo,  add.  Contrario  di 
Collo.  —  Mandar  zò  al  coti  e  al 
^i'- Comportare.  Soffrire.  Aver 
gran  sofferenza.  —  Perdr  al  coti  e 
(^l(Tud.\.Cott. 

WÀ.agg.  Crollato.  Caduto, ^àà. 
"  Cm  cruda.  —  Capef^li  ccuiuti 
w<?'  pettine.  —  Cruda ,  si  prende 
«nche  sustanl.  La  cruda  del  fai.  ■»— 
io  caduta  delle  foglie. 

«AR,  V.  Crollare.  Cadere,  ^  La 
Toce  boi.  è  usala  sempre  pel  cade- 
re (li  cose  minute.  —  Crudar  el  fai 
H  alber.  j-  Il  pelarsi  denti  alberi 
•^Ast  pèir  a  i  eroda  el  fói.-^  Que- 
Jto  pero  si  peia.  —  FrùH  ch'croden 
mlitièint  dai  alber.  —  Frutti  co- 
devoti  —  Crudar  all'armòur,  per 
jneiaf.  (.ajfdarai  ingannare,  sopraf- 
fare. Cedere.  Condiscendere.  — 
Qwind  lapèira  è  madura  bisógna 
eh' la  eroda.  —  Tutte  le  mlpi  aUa 
F^  «i  vedono  in  pelliccerìa,  "- 
yiidar  dalla  sònn.-^  Tracollare. 

,  Inchinare. 

'ftCSElNM  GBU§*TTA.  Crocem.^im' 


.  di  Croce.  —  OnuUina,  -^  Crotel' 
Una,  —  Far  erwètia.  -^  Far  d$llè 
croci ,  o  delle  crocette*  Far  la  cena 
di  Saloino.  Non  aver  da  mangiarne. 

CRUSÉLL  O'STRÀ.  Crocicchio,  n.  m. 
Crociatas  d.  f.  Luogo  dove  faono 
capo,  e  s'attraversano  due  strade 
in  modo  clie  fanno  croce ,  e  si  divi- 
dono in  quattro  strade,  e  dicesi  pro- 
priamente Quadrìvio.  •«  Bivio,  Il 
punto  dove  s' incontrano  due  stra- 
de. —  Trivio,  L' incontro  di  tre 
strade. 

CRUSÉTTA.  V.  Cruseina. 

CRUSiKA  DA  PAGN ,  n.  f.  CoippelUna- 
io,  n.  m.  —  Stanga  (Om  e  Porta- 
pagn  in  boi.  )  chiamasi  quel  legno 
fitto  in  un  piedistallo  per  nso  parti- 
colare di  sostener  le  vesti.  Di  qui 
il  proverbio /panni  rifamw  le  «to»i- 
ghe,  equivalente  al  boi.  Vsti  pur 
un  pai,  eh' al  par  un  cardinaL  Di- 
cesi pure  dai  boi.  ta  par  una  cnc- 
stra  vst4 .  ad  Una  Donna  lunga  a 
magra. 

CRUSÒN ,  n.  m.  CRUSÒUNA.  f.  Crocia- 
ne^ u.  m.  -*•  Far  i(n  crusòn  tn-f-u- 
na  murata.  —  Far  campanone. 
Sonar  le  campane.  Fare  un  segno 
nel  muro.  Quando  uno .  cb'  è  solito 
far  sempre  male,  ha  fatto  una  volta 
cosa  ,  che  sta  bene.  —  Crusòn.  — 
Crosazzo  o  Crociato.  Moneta  d' ar- 
gento. 

XRUSÓN,  0,  m.  Soprabito  lungo  e 
largo  »  che,  nell'inverno^  portasi 
specialmente  per  casa. 

•CRUSTEINA.  V.  Cruseina. 

CRUVATTA.  Cravatta.  Fazzoletto  che 
si  porta  al  collo. 

CRUVDUR.  n.  m.  URA.  o.  f.  Copertoio, 
n.  m.  Coperta,  n.  f. 

CRUVER,  v.  Coprire:  e  Covrire  in  ver- 
so. 11  suo  contrario  è  Scoprire.  Di- 
scoprire. -^  Cruvers'.  —  Coprirsi. 
Vale  ancora  Rivestirsi.  In  tempo  di 
primavera  gli  alberi  si  rivestono 
di  foglie  a  vista  d' occhio.  —  Una 
pianta  di  rose  rivestita  di  fiori.  — 
Tiirnar  a  cruver.  —  Ricoprire.  •- 
Cruver  cùn  a^  cvere\  -^  Caperc^a- 

52 


eoe 


210 


cuc 


re,  Ineoverehiare  e  CovercMare. — 
Cruver,  detto  figurai.  Coprire,  Bi- 
coprire.  Ammantare.  Palliare.  Ve- 
lare. Nascondere.  —  Colorare ,  Si- 
mulare. Orpellare  o  Inorpellare. 
Coprir  con  arte  che  che  sia.  Imbel- 
lettare. Impomiciare.  Imbiancare. 
—  Cruvert',  dello  pur  figur.  Am- 
mantani;  Ammantellarsi.  Celarsi 
arlamenle.  — Cni«?erd'er&a. —  In- 
erbare. —  D'flur.  —  Infiorare.  In- 
fiorire.'-^  D' tèrra  t'insala»  i  sel- 
ler. —  Ricoricare.  Interriare.  — 
D'pòlver.  —  Impolverare  e  Impol- 
verarsi. —  Cùn  al  capiizz.  —  In- 
cappucciare e  Incappucciarsi.  — 
D' biacca»  d'blelt^^  Imbiancare. 
Imbellettare.  —  D'purcari.  —  Im- 
brattare.'-  D'vesc*.—  Invischiare. 
Impaniare.  —  D' pènna.  —  Impiu- 
mare. 

'CRUZIFESS.  Crocifisso.  Crocefisso. 

CRUZZI.  C^norcio.  Tra  vaglio.  Tormento. 

CSTIAN.  Cristiano.  —  Far  al  bòn 
csfian ,  metaf.  Fare  il  nescio.  Far 
lo  gnorri.  Infingersi.  —  Da  cstian 
balza.  Sorta  di  giuramento.  —  In 
fede  mia.  Da  uomo  d'onore,  e  simili.. 

CSTIJM.  V.  Assuefaziòn. 

CCCC,  0  CUCÙ.  Cuculo  e  Cuculio.  Vc- 
celto  notturno.  ^-^  Ve  cmod  è  al 
cuce,  tutta  vòus  e  pènn.  —  Gran 
rombazzo  e  poca  lana.  Assai  pam- 
pani  e  poca  uva.  —  Più  véce'  eh' 
n'è  al  cuce.  —  Più  antico  del  bro- 
detto.— Véce' cuce.  —  Vecchio  rim- 
bambito, e  balordo,  e  volga rm.  Vec- 
chio cucco.  —  Cucco ,  vale  Uovo  in 
lingua  puerile.  V.  Cuccòn. 

cuce,  n.  m.  Urto.  Colpo.  Botto,  n.  m. 
Botta.  Percossa ,  n.  t  —  Dar  un 
cuce'.— Dare  un  urto.  Urtare.—  Dar 
un  cuce'  cùn  al  sciopp.  —  Dare  u- 
na  percossa  colla  bocca  dello  schiop- 
po, 0  coli*  estremità  del  bastone. 

CUCCAI.  V.  Papiliotti. 

•CUCCARS'.  CUCCARSLA ,  T.  Severe  di 
ffivsso.  Lnsciarsi  dare  ad  intendere 
checché  sia.  —  Al  s'I'è  cucca.  —  Se 
V  è  bevuta.  —  Sigoiflca  ancor  tener 
per  sé  intera  cosa  di  che  altri  spe- 


rassero partecipare.  Quii  piati  ù 
s*V  è  cucca  tùtt  tu.  —  Tenne  pe 
»sè  V  intero  piatto. 

CUCCARDA,  n.  f.  (dal  fr.  Cocarie) 
Nappa ,  n.  f.  Fiocco,  n.  m.  —  Cot 
carda  però' è  voce  generalizzata  dsl 
l'uso. 

CUCCAROLA.  Cocca.  Quel  poco  di  aii 
nodamento  che  si  fa  alla  cocca  sa 
periore  dei  fuso,  quando  si  glm 
si  torce,  perché  il  filo  non  iscailì.- 
Grovig Itola  è  V  Aq  nodamento  dflb 
corda ,  o  del  filo  nel  ripiegarsi  » 
vra  se  stesso  per  soverchia  ioni- 
tura. 

CUCCÈTT,  n.  m.  Barella,  n.  f.,mal 
si  portano  grinfermi.  In  Firentedi* 
cesi  Cataletto. 

CUCCHEIN .  n.  m.  Carino.  Piaené 
no.  Naccherino ,  si  dice  a  un  Fìd- 
dui  lo  per  vezzo.  —  Bimbo.  Cecino- 

—  Car  al  mi  cucchein.  —  Caro// 
tnto  cecino.  Mio  amore.  Mio  re:». 
Me  viscere.  Viscere  mie  con.  ^• 
Coc. 

CÙCCIA.  Cuccia.  Lelticciuolo  di  caw 

—  li  termine  proprio  sarebbe  fa- 
nile.  —  Andar,  Star  alla  cW. 
Cucciar.  —  Cucciare. 

CUCCIAR ,  n.  m.  Cucchiaio.  —  I  »»• 
ladini  boi.  dicono  Cuslir  da  Cutii- 
liere,  ani.  —  Cucchiaio,  si  prenJe 
eziandio  per  La  quantità  cowpr^ 
in  esso  utensile,  che  si  dice  ancora 
Cucchiaiata  (boi.  Cucciurd)."^^' 
chiaino,  dim.  —  Cucchiaione  actT. 

CUCCIAR.  v.V.  Cùccia. 

cucci  ARA.  V.  Cucciar,  n.      , 

CUCCIUD,  TESTARD,  USTlNi.  «?? 
Testereccio.    Caparbio.   Incapato.  \ 
Capone.  Capiloso.  Intestato.  ''«'• 
nato.  Pertinace.  Pervicace. 

CUCClUTAGGEN'.  Ostinaziont.  fi^: 
natezza.  Capacela.  Teilam^ 
ne.  Pertinacia. 

CUCCÒN  DEL  BÒTT.  CoceWm^  jj- 
Cocchiume  ,  si  dice  anche  a  " 
étesso  buco  superiore  della  bo»?- 

—  Cocchiumatoio,  n.  m.  Sgor»|» 
per  fare  il  cocchiume  a^e  boW'  ' 
Cuccòn."  Cucco  e  CUco^"^^ 


COM 


203 


COM 


ilea  di  parsone  qualificate,  e  spe- 
ialmenlc  di  Vescovi  e  Prelati  di 
kinta  Chiesa  per  .discutere,  risol- 
«trf  e  decrei  a  re  sopra  qualche  pun- 
to loulroverso,  ec.  —  Se  Concilio 
Al  adoperalo  per  adunanza,  onde 
talare  affari  ecclesiastici,  ConsU 
flÌMÌoiu  per  additare  le  adunanze 
ìtm<ì  trattano  aflari secolareschi, 
cpmiòsidice  Consiglio  di  gover- 
iMi.  Consiglio  di  guerra.  Consiglio 
iel comune,  ec.  —  Dieta  è  un'As- 
UttihW'A  di  Principi  o  di  loro  Am- 
hùicìadori  per  trattare  o  discutere 
I/Tari  poliiici  de^li  Stati.  —  Una  ta- 
le ailunaDza  suo  Isi  anche  appellare 
tol  nome  generico  di  Congresso.  — 
f e/o,  nei  comune  linguaggio  ìta- 
\miu  sovente  si  adopera  per  indi- 
«ire  la  Qualità,  la  Condizione,  lo 
Sialo,  la  rrofessione  delle  persone 
fl'papiìartengono  a  qualche  corpo. 
Cftn  femminino.  Celo  nobile.  Ceto 
ifuitaiitile.—  Compagnia »ne\  pro- 
zio siguifìca  r  Accompagnamento 
(^be  una  persona  fa  ad  un'  altra.  Un 
l»l^|ii'abolo  fu  per  simìglianza  so- 
sliluiio  a  Congregazione  o  Società. 
^  'mpagnia  delle  Indie.  La  Com- 
V^'jm  (Confraternita)  di  santo 
^P'nlo.ec.  —  Comitiva  è  molto  af- 
fifK'  a  Compagnia,  ma  esprime  me- 
^'"j(il  questa  l'Accompagnamento, 
^he fa  un'unione  di  persone  a  qual- 
flic  qualIBcalo  soggetto  per  ono- 
rarlo. —  Corteggio  o  Corteggia- 
*t»i^o,  è  un'unione  di  persone  di- 
siinie.  che  accompagnano  e  fauno 
'a  corte  a  qualche  ragguardevole 
^^rsonaggio.  —  Combriccola.  Ad- 
unanza 0  Conversazione  di  gente  che 
consulta  insieme  per  qualche  reo 
^^  ingannevole  scopo. 
AMMETTER,  Y.  Commettere.  Coman- 
*"c  Imporre.-^'Ordinare.  Commet- 
tenie,  agg.  che  commette.  1  mercan- 
l' usano  questa  voce  in  forza  di  su- 
^i  per  Colui  che  ordina  una  cosa, 
^  <^o\t\metie  alcuna  faccenda  al  suo 
^^Tispondente ,  abbiamo  la  \oce 
"'  'ingua  in  Commettitore.  —  Com- 


mettr  al  lègn,  —  Comméttere ,  mti 
più  propriamente  Calettare.-^  Cqm- 
mettr  a  co  d' rònden.  —  Calettare 
aco\o  a  coda  di  rondine.  —  Com' 
mei  tra  tèli  d' cagna,  —  Calettare 
a  dente,  con  addentatura.  Adden- 
tare. —  Commetter.  —  Calettatura 
in  terzo,  a  ugnatura,  a  bastone,  a 
sguscio,  a  nocella  nascosta  »  a  ba- 
stone  e  sguscio.  --  Càmera.  Quel  cavo 
che  si  fa  in  un  pezzo  di  legno,  in 
cui  deve  internarsi  un  dente  per  ca- 
lettatura. 

COMMISSIONAR,  v.  Dar  commissione, 
o  commessiune.  Commettere,  Ordi- 
nare. 

COMMITTÈINT.  V,  Commetter. 

COMUD.  V.  Camer.  --  Per  Comodo,  Agia- 
to, agg.  Ed  anche  per  Ricco. 

•CMUiN.  V.  Comunità. 

COMODEINA.  Orinaliera.  Voce  degli 
artigiani.  Cassa  da  onnali. 

COMPLEANNOS.  Annuale  o  Annuario 
del  nascimento  di  alcuno.  —  Giof- 
no  onomàstico,  comunem.  dicesi  11 
giorno  in  cui  cade  la  festività  di 
quel  santo,  il  di  cui  nome  porta 
alcuno ,  da  Onomazo  gr. ,  ISomi- 
nare. 

COMPLETAMÉIIST,  sust.  V.  Completar. 

—  Compie tamèinl ,  add.  Completa" 
mente.  Interamente.  Del  tutto.  Di 
tutto  punto. 

COMPLETAR,  v.  (dal  fr.  Complétcr). 
i?ifcw/p/re. Mettere  a  numero.  For- 
nire le  compagnie  o  l' esercito  del 
numero  d'uomini  preGssi.  Cosi  (7om- 
pletamento ,  che  vale  Compimento. 

—  Nel  linguaggio  comune  suol  da 
talunousarsi  nel  significato  di  Com- 
piere 0  Compire. 

COMPLOT,  n.  m.  (dal  fr.  Complot). 
Cospirazione.  Congiura.  Congiura- 
zione, n.  f.  Congiuramento ,  n.  no. 

—  Per  Macchinazione.  Trama.  Cà- 
baia  segreta. 

COMPOSITÒUR.  Componitore.  Compo- 
sitore. Quegli  che  nelle  stamperie 
mette  insieme  i  caratteri.  —  Com- 
positoio. Quello  strumentino  che . 
per  comporre  le  pagine  a  stampa. 


GUL 

CVBBTA.  Coperta  e  Coverta.  Cosa  cbe 
cuopre ,  o  eoo  che  si  coopre.  -^  Co- 
perta, alla  fr.  dicesi  comunen.  al 
.Piatto,  Salvietta  e  Poeata  insieme. 
Pranzo  di  trenta  coperte,  cioè  Per 
treota  penooe.  —  Cvertà  zUtd.  — 
Coltrone. 

CVERTUR,  n.  m.  Copertoio ,  n.  m.  Co- 
perta, D.  f.  —  Cvertur  del  $crann. 
-^  Copertina  da  seggiole.  —  Cver* 
tur  dia  catsètta  dèi  caocir.  —  Co- 
pcrtone. 

€I3G.  Cuoco  e  Cuciìùere.ltoswX  scrìl- 
to  ancora  Cucinaào. 

CUiiMA.  Voce  rimasia  nel  dialetto  dal 
lat.  Cucama,  come  geoerica,  che 
manca  uel  Diz.  della  iiug.  itai.  Ab- 
biamo però  le  noci  proprie  della 
specie  io  Caffettiera,  Lattiera,  Cioè- 
colattiera.  lettiera, 

€UL.  Culo.  A  questa  voce  bassa ,  cb'  è 
perula  propria,  in  società  si  sono 
sostituite  altre  voci ,  per  traslato  , 
tasto  nel  dial.,  che  nella  liog.  ilal. 
lu  boi.  Seder.  Unir.  'Preterii.  Tafa- 
nari. Quètl  seroèzi.  Cùpola.  Culi- 
sèo.  Al  dedri,  e  forse  altri.  Neil' ilal. 
Deretano  o  Diretano.  Pretèrito.  Sede- 
re. Ano* Anello.  Forame.  Ciotte,  Coc- 
cMume.  Centopelo.  Cùpola.  Culai*' 
tario.  PoHtione.  Fondanèenio.  Mele- 
to. Oulisèo.  Bel  di  Roma.  Dai  medici 

-   Aìio, Pòdice.'^Anoe Anelloè propria- 

.  mente  il  buco  dai  quale  gli  animali 
gittau  fuori  lo  sterco.  — .  Culo  dice- 
si del  fondo  di  diverse  ,cose.  Cut  d' 
carciofel.— Cirello. — Cui  tlèl  fiasca 
dèi  Cundìir,  ec.  Culo,e  meglio  JV)n- 

.  do  del  fiasco ,  del  candelUere,  ec. 

,  —  Mnar  al  cui.  -*-  Culeggiare.  — 

Agn  calz  in-t-al  cui  par^  innanz 

un  pa$$.  —  Ogni  prun  fa  siepe.  — 

Àvèir  al  cui  merd, olacamiea  mei- 

.  da. —>  Non  eteer  farina  da  cialde. 
Non  esser  leale ,  o  tietia  farina.  — 
Vgnir,  o  avèir  in  cui.  V.  Avèir.  — 
Tirar  indri  al  cui,  fMirlando  del  'ca- 
vaUo,  o  di  simili  bestie.  Ricalcitra- 
re. —  Tirar  indri  al  cui.  —  Tirar- 
tene indietro.  Tirare  alla  staffa., 
Bitirarsi.   BiirarsL    Beoaleitmre, 


212  cut 

Dioesi  di  chi  si  mostrs  dabbioM  « 
farà,  o  non  farà  tal  «osa.  —  f ran 
d'cul.  —  Calcitrare,  Betisten,ti 
è  proprio  de' muli,  ec.  •-  YnUsra> 
■  cut  a  un.  -~  Dare  il  dosso.-^  Aviu 
un  cui  grand  cm'è  una  ciL  -i* 
ver  un  cui  che  pare  un  vicinato,it 
na  ttadìa.  Avere  un  cui  ùadiale.  -> 
Pippar,  tirar  al  cui  a  un.  —  Fan 
il  cui  tappe  loppe,  y zìe  k\tre  eccey 
siva  paura.  •»-  Puèirs'  grattar  al  cui 
d'cvéll.  —  Poter  sputar  te  vog^ 
di  checché  sia.  —  Battr  el  cui  M- 
un  cavecc'.  —  Dar  del  cuk  m  «" 
cavicchio.  Infilar  le  pentole,  bar  ài 
culo  in  terra,  in  sul  lastrm,m 
sul  petrone,  e  vale  Fallire. -'1^ 
sitar  al  cui  a  tùli.  —  Ahàv  col 
cembalo  in  colombaia,  ifoi/nni 
culo ,  6gur.  —  lÀvars'  eùnol^^ 
dsevert.  —  Alzarsi  dal  letlo  cole 
lune,  0  colle  lune  al  rovescio. -^i- 
veir  al  cavecc'  in-t-al  «e/,  o  sola- 
mente Avèir  al  cavecc'.  —  Sa».(f 
vestito.  Aver  la  lucertola  a  due  ctr 
de.  **-  Avèir  al  lein  e  al  cui  coli' 
•^  Macinare  a  due  palmenH.  i^ 
fv  a  cavallo  del  fosso,  ^àn's' 
pò  avèir  al  lein^  e  ed  cui  tdi-^ 
Non  si  può  aver  la  moglie  eòtn.  t 
la  botte  piena.  —  Èsser  cui  f  f* 
misa.  ^  Esser  pane  e  caàS'  ^^^ 
come  la  Move  e  l  materòzxoto.  '- 
Vullar  al  cui  in  su  a  un  tlai".  - 
Rovesdare.  Rimboccare.  -  fa'*  ^ 
culalcandèil.  ^  Acculare  k  <^>^ 
dele.  •*-  Èsser  sèinza  col.  -^EtKrt 
sgroppato.  —  Truvar  ad  pef  ^ 
noe,  lìgurat.  —  Trovar  ehi  non  fl^ 
bia  paura  di  sue  bravate. 

CULÀ.  Culata  e  Culattata.  -Daruft 
gran  nula.  —  Battere  w»  gra 
culata. 

OULADUR,  n.  m.  Colatoio,  n.  m.  if^ 
latoia,  D.  f.  -^  Quando  il  colato»  ( 
un  panno,  allora  éioesi  Tercifr' 
eia  e  Torci  fèccia. 

CULATTA.  Culatta.  Nàtica.  -  i^  «J^ 
latt.  Le  mele,  igurat.  -^  Cum^ 
un  pòtit,  cf  liti*  volta.  —  C^^ 
UftpoNttf*  d'una  voMo.  • 


j 


CUL 


213 


cn 


:(1LA2Z0L,  D.  m.  Qaéì  peisetto  di 
pannolino  eoo  cui  s'  kDbracaoo  i 
ranciullj  'm  fasce.  L'Hai,  non  ba  vo- 
ce propria.  In  lingua  di  Crusca  pen- 
so che  converrà  ùiTt  Hrat Merino. 
Un  autor  dassico  isdegnerà  di  dir 
forse  Culucttuoh. 

XLLAR.  Collare.  Quelle  due  strisce 
(tipaQuolioo  attaccate  alla  goletta, 
cbe portavano  i  Notai,  i  Funziona* 
ri,  tempo  addietro. 

ClLURElN.  CoUftrelto.  Parte  della 
^Kle  cbe  sta  intorno  al  collo.  — 
Manin  da  prit  —  Collare.  Col- 
lantlo.  Quella  striscia  di  pannoli- 
no, cbe  si  porta  dai  preti  attaccata 
alla  goletta.  —  CoUaneliaio.  Fackor 
(li  collaretti  o  collarini. 

-CUMMA,  n.  f.  CÓULM, B.  m.  Conti- 
poIo,Q.  m.  La  più  alta  parte  dei 
leni.  £d  anche  Quella  trave  elle  si 
inette  nel  oomignolo. — Oitculmina- 
re.hnzT  via  il  tetto  o  il  colmo  del- 
la casa,  è  voce  lat.  da  non  usarsi 
^ori  della  poesia.  -*  IHseìnbricia- 

^  n.  Scoprir  il  colmo  della  casa. 

XLO«É,add.  Col&rito,  Colorato,  add. 
-  Cuhré  ptirassd.  —  Cotoritis- 
limo. 

'tLORlR,  V.  Colorire  e  Colorare,  v. 
Si  dice  egualmente  h  coloro ,  e  h 
jotorrico.  —  Tumar  a  culorir.  — 
mlonre  e  Rkolorare.  —  Mutksrs' 
rf'  cuìòur.  *^  Trascolorare.  —  Cu- 
^rir$',  ciappar  dèi  culòur.  —  Co- 
forarsi. 

)LÒIJNA.  Coionna.  Sostej^o  di  figa- 
'3  ciitiichrica  posilo  ritto  a  piombo 
'rfel  piano ,  atto  a  reggere  o  a  or- 
y^e  g4i  edilSw.  Quando  è  <inailTalo 
«icesi  Pilastr».  —  Culòuna  fuM, 
■-  fuiata.  —  Cim  la  pfknxa.  —  Co* 
mmaol  vefHre.  o  icolM'è«to«i.  -* 
«orfuwd.  —  A  bozTSfifmQériiòAere. 
'm>UH.  Colore.  —  Ciappar  culòur 
*;•  hcolùrar^.  —  ùar  al  'CulòuK— 
Colorife.  — Cwnpaffn  d' OHlòur.  — 
<'Oiicotofv.-..f\iirtio^ar«i(  culòur 
««'  arroat  —  Rotoknv.  —  .  Hrar 
^ft-t'un  eutòvr.p. e.  vi/  firn  a/  ròss. 
*•  Pctidf r«  0  Jiwif»  a  un  cofoy«.  — 


Jftf^fion'  dèi  cttlònr,  •«  SWwyw»  o 
Slingeni.  —  itoòta  (fifM  ««ter.  — 
Biicolore.  Variegalo.--'Hoùòa  d'piu 
tulur.  —  Screzialo  o  Ken/ato.  Scrè- 
zio. Varieià  Ue'colori.-~  Preda  d'du 
cutur.  —  Pietra  (aliala  ^  come  il 
CatHmeo,  sopra  di  uu  colore,  e  sot-* 
to  d' un  altro.  —  Callio  culòur.  — 
Color  Uvido.  Coloraevio,  —  Cmlòuf 
cury.  —  Color  profondo ,  buio,  cu- 
po. —  Smart  —  iHlawtto.  -*-  Al  cu- 
lòur <l' un  qumkr,  dèi  muttazt,  — 
Colorito  d'un  quadro,  della  faccia, 

—  Fit?.  —  Acceto,  —  Ciar,  —  Apvr^ 
to  0  CMaro.  —  HurUficd»  o  ilppo»* 
fKl<  "-  iijppaimolO.  Poco  vivace.  — 
Stnunfd.  —  Smontato.  —  Poe  fpte« 
9<2.  —  Abbagliato,  Velato.  —  iivotdi. 

—  Vaialo,  smontato  in  alcune  par- 
ti.—Piccia.—  BiUollato.  Indauma' 
to.Chiazzato.  Picchialo  o  Picchiettar 
to.  —  Piccia  d' du  cuiur.  —  Brizzo- 
lato e  Sprizzato,  —  Mete'.  —  Jtfi- 
icAio  o  Mietio.  ^  Undd,  —  Ondato. 
Marezzato. 

*CULSÀT.  (Colla  «  pronunziata  con 
forza).  Colsat.  Pianta. 

CULSEIN.  ^om'ctrto,  dim.  di  collo» 
detto  per  vesso. 

CULTURA .  n.  f.  Cottura  e  Cultura. 
Coltivazione,  Coltivatura,  n.  f.Cot- 
tivamento,  n.  t.  L'arte,  la  cura, 
e  l'atto  di  coltivar  le  terre.  —  Coir 
tura,  Cittto.  Luogo  coltivato.  —  Tér^ 
ra  da  cultura.  —  Terra  coltiva.  — 
Cti//«fia  figur.  Cultura  di  spirito, 

CULUNÉTTA,  n.  f.  Colonna,  n.  f.  Co- 
lonnello e  Colonnino y  n.  m.  SI  dice 
delle  pagine  scritte,  e  stampato  in 
due  parti.  —  Finca  non  è  di  lingua. 

CULUNZEINA ,  CULUNZÉTTA ,  n.  f.  Co- 
lonnetta, n.  f.  Colonnello,  Colon- 
nino e  Cokmnttto,  n,  m.  dim.  di 
Colonna. 

OJLZEORÉLLA,  (da  Culcitra,  lat.). 
Cóltrice.  Materassa  ripiena  di  penna. 
*^  Culzedrélla  da  tusétt.  *-  Coltri- 
cella,  Coltricelta,  Coltricina. 

•CUMÉTTA.  Cometa. 

CUMIA.  Commiato,  Congedo.  Licenza 
41  partirsi.  Dar  al  cumid,  —  Ac- 


CVM 


214 


co% 


aammlaUure,  —  Ton'cundà.  —  Ac- 
^ommiatarMÌ.  Prendersi  congedo, 
■licenza^  in  qualunque  circostanza. 
Accomiaiarti  dall'amico.  —  La  vo- 
ce boi  s' adopera  solanienle  in  si- 
gnif.  di  dare,  o  prendersi  congedo, 
che  fanno  gl'inquilini  delle  case  e 
simili. 

CUMMISSDRA.  Commessura.  Luogo 
dove  si  cominelle.  Incastratura. 
Congiuntura.  Commettitura.  Giun- 
tura,  n.  f.  Combidamento ,  n.  m.  V. 
Fèssa. 

CUMÓ.  V.  Cantaran. 

CUMPAGNl.  Compagnia,  Onione.  So- 
cietà.-^Stormo.  Compagnia  gioviale. 
Scapigliatura.  Compagnia  di  gio- 
venlù  rilassala.  —  Compagnia ,  So- 
cietà ^  Bagione,  Accomàndita,  Co- 
mandila. Socielà  di  commercio.  — 
Vn  om  d'cumpagni.  —  Uomo  socié- 
vole,  Sociale ,  Sociàbile,  Conversa' 
ifile.  Conversévole,  Conversativo. 

—  Compagnévole,  vale  Mio  ad  ac- 
compagnare. L'uomo  naturalmenr 
le  è  compagnevole  animale. 

CUMPANADCn.  m.  Companàtico ,  n. 

,  m.  Companàtiea,  u.X.  Le  cose'  che 

'  si  mangiano  col  pane.  —  Caman- 
giare  ,  dicesi  più  particolarmente 
dì  lutte  le  vivande,  che  si  mangia- 
no per  appetito.  —  Vivanda.  Cibo 
preparalo  nella  cucina. 

CUMPARIIl,  V.  Comparire  ed  Apfjari- 
re,  V.  Farsi  vedere,  presentarsi  al- 
l'altrui vista.  —  La  voce  boi.  Appa- 
rir non  è  usata  comunemente. 

CUMPARITA,  n.  f.  Risparmio,  n.  m.  — 
Far  0  Farsen'  cumparitd.  —  Far 
masserizia.  Risparmiare.  Usar  e- 
conomia.  —  Roba  eh' fa  cumparitd. 
"-Roba  che  fa  vantaggio,  che  fa 
appariscenza,,  cioè  che  si  mantie- 
ne e  conserva.  —  Maèstra  eh'  fa 
cumparlià.  —  Minestra  rendévole. 

—  Far  cumparitd  in-t-al  magnar. 

—  Fare  a  miccino.  Accompagnar 
col  pane  le  vivande ,  mangiandole 
a  poco  a  poco. 

CUM P A RS A .  '  Comparsa.  Comparigio* 
.  sic.  Comparizione,  —  Bèlla  cum- 


par$a.  —  Cow^ftorita.  Compoaintei^ 
za.  Appariscenza.  Far  comparìia. 

—  Cumparsa d'un  mort.  —  Aypa' 
rimento.  Apparita.  Apparizione.  - 
Cumparsa  dèi  sòul,  dia  louiia,d'tf- 
na  cumétla.  —  Apparimento.  Appir 
rizione  di  una  cometa,  ec.  —  Cm 
pars'  d' teater,  —  Comparse  o  fa- 
sonaggi  mutL 

CUMPART,  n.  m.  ComparUment»  ; 
Scompartimento,  n.  m.  Uistrìt«' 
zione ,  D.  f.—  Cumpart  d'bòiul  is 
t-i  giardein.  —  ScmnpariiìnenlL 
Siepicine  di  Ifosso.  Cordoni  o  Fngi 
di  bosso.  —  Compartimenlo  di  co- 
lori. Compariinienlo  di  canun. 

CUMPASS,  n.  m.  Compasso  ,h.B.  Se- 
sta e  pili  spesso  Seste  n.  f.  |ilBr.-' 
Gamù  dèi  cumpass.  —  Gawk,^ 
meglio  Aste.  —  Varie  sorta  di  cod- 
passi.  Cotnpasso  di  grossezza,  o  Cmn- 
passo  torto  da  legnaiuoU.  Coo  può* 
te  incurvate.  —  Compasso  ticuro. 
con  vite,  —  Compasso  sempUee,c^ 
dinario  a  due  punte.  —  Comyos» 
a  tre  punte  pc  triangoli.  —  Con- 
passi che  s' allungatu).  —  Cmptt' 
si  da  rimessa,  —  Compassi  a  m^ 
la.  —  Compasso  doppio.  Con^ 
di  proporzione ,  ec. 

CUMPÉ.  V.  Fine. 

•CUMPÓR,  V.  Comporre.  —  Cumpor,^ 
Cumpònder  la  (mgà  in  VI' otta. -^ 
Comporre ,  Imporre  o  Agffwdar  il 
bucato  nel  vaso. 

•CUMPOSITOUR.  V.  CompositWT. 

XUMPRADÓUR.  Compratore. 

CUM  QUIRUS  (Latinismo).  Conche- ff 
riferisce  sempre  a  danaro.  —  ^^ 
al  cum  quibus.  Mancar  al  eum  (pù^ 
bus.  —  Avere ,  o  Mancare  i  daMii 
con  cui  acquistare  la  tal  cosa. 

CUN  (dal  lai.  Cum).  Con,  prep.  Insie- 
me. Uniumente.—  Aggiunta  ai  V^ 
n<Jmi  Me,  Te„Se,  Loro,  talora  si 
pone  avanti  Con  me.  Con  te.  Co* 
se,  Con  loro,  e  talora  dopo,  faceo- 
done  una  sola  voce,  ommetieudott 
lettera  N,  come  Meco,  Teeo,  Seco. 
e  presso  gli  antichi  iVo<co,  yotco. 

—  Alcune  volte  è  anche  replicati . 


CU5 


2ii 


cun 


sebbene  senza  necessiti:  Con  me- 
co, Con  etto  meco.  —  Secolui,  Se- 
colei,  Secoloro  sono  yod  non  osate 
dai  buoni  scrittori,  giacché  la  pa- 
rola Seco  vale  per  tutte ,  e  cioè  per 
Con  te,  Con  lui.  Con  lei.  Con  loro. 

^UN\MÈINT.  Cullamento.  Il  cullar  dei 
ìrnhìnl-^'Cunamèint  d'una  tcran- 
na,  d'una  tavla.'- Tentennamento. 

^M.Cullare  i  bamlnni.  Ninnare. 
Cullare  canterellando  la  ninna  nan- 
na. -  Cunar  pian.  —  Cullare  toar 
vmente.  —  ^^  cunar  d'una  tcran- 
^—  Tentennare  d'una  seggiola» 
i^'um  tavola. 

Mi'N,  n.  m.  plnr.  —  Fardi cun- 
cùn,&ìme  se  uno  non  sapesse  dire 
^non  Cùn  Cùn,  Quindi  Cuncùn 
^o\gerebbesi  ital.  in  Esitanza.  Dub- 
^^i^fèrplestità.  Esitazione.  Esi- 
tomento.  Dubitazione.  Da  questo 
nome  si  è  fatto  il  verbo  Cuncunar. 

^^;:- Esitare.  Dubitare. 

»L'NAR.  V.  Cuncùn. 

^NljlMÉlNT.  V.  Conza. 

^U,  Coniglio.  Animai  quadrupede 
simile  alia  lepre,  ma  più  piccolo. 
■"  Conigliòlo.  Conigliuzzo.  Picco! 
coniglio.  — .  Conigliera.TifìB  de'co- 
'^ìgli  -Porc  ch'egli  abbia  i  coni- 
^^ì  in  corpo.  Non  aver  più  cuor  di 
^^{l^lb,  0  di  uno  scricciolo,  0 
d'un  coniglio.  Esser  pauroso. 

'UVETTA.  Culletta.  —  Cunèlta.  — 
fernetta,  per  similit.  Fossatello  con 

"paro  dalla  parte  inferiore,  che  si 

iorma  attraverso  le  strade  di  colli- 

M.cbesono'm  pendio. 

^NFALUNItì.  Gonfaloniere,  Gonfa- 

miero. 

^•]fÉSS,  n.  m.  Confessione»  n.  f.  Bi- 
glieilo.o  Scrittura,  in  cui  si  con- 
fessa aver  ricevuto  in  prestito  al- 
cuna somma  di  danaro ,  o  altro.  — 
'Iwto  imprestato  del  danaro ,  e 
^^  ie  n' era  fatta  fare  la  confes- 

'^FÈSSI  e  CUNFSIUNART.  Confessio- 
wa  e.  Confessionario.  —  Confessio- 
nale  èancbe  agjj.  Di  confessione. 
^U>FESSI.  piar.  Cosi  chiamano  i  bdl. 


alcune  Cappelle  soiterranee  nelle 
chiesa,  come  /  cunfèssid'S.  Pir.*^ 
Confessione,  ed  anche  Confessio. 

CUNFETTA,  n.  f.  Confètto,  o.  m.  — 
Confetti  ghiacciati,  diconsi  anche  i 
Sorbetti.  ^  Confetti  Uquidi.  Quelli 
che  i  boi.  chiamano  Sirupà. 

CUNFETTURIR.  Confettiere.  Confetta-^ 
tore. 

CONFETTURIRA.  Confettiera,  n.  f.  Va- 
so dove  si  tengono  i  confetti. 

CUNIADÓUR  Coniatore,  e  volgano. 
fìattinzecca. 

CUNSEINZIA.  Coscienza.  —  Un  uomo 
coscienziato ,  coscienzioso,  di  co- 
scienza ,  di  buona  coscienza.  —  i- 
ìfeir  la  cunseinzia  attacca  a  un  ' 
ciod.  ^-  Aver  ingrossata  la  cO' 
scienza. 

CUNSERVA.  Ghiacciaia  e  Conserva. 

—  Conserva.  Fiori  e  frutti  confet- 
tali. 

CUNTADEIN.  V.  Abitant  Bioic. 

XUNTAGVn.m.  Contagio  n.  m.  Conta- 
gione.  Pestiletèza  ,  n.  f.  —  Questa 
voce  pei  bolognesi  signiBca  altresì 
Grande  puzzo. 

•CUNTAGIÒUS.  Contagioso. 

CUNTAR.  Contare.  Per  Annoverare. 
Numerare.^-  Per  Raccontare.  Nar- 
rare. Contare.  —  Cuntar  da  ré  a 
ròn.  —  Dar  libro  e  carta.  Mostrare 
tutte  le  circostanze.  Scuo/eret7  sac- 
co pei  pellicini.  —  Ricontare.  Tor- 
nare a  contare.  —  Cuntar  del  bàb- 
bèi, del  fandoni,  del  minciuuari. 

—  Stiantar  di  gran  fandonie  o  /»a- 
be;  Sballar  carote:  Canzonale; Fa^ 
voleggiare  ;  Frappare.  —  Contare 
per  Conteggiare.  Far  conti. 

CUNTARÈLL.  Conticino.  —  Contino  , 

vale  Piccol  Conte,  per  vezzo. 
CUNTÉGG*.  Conto.  Computo.  Calcolo. 

—  Far  di  cuntegg'.  —  Conteggiare 
si  dice,  ma  non  si  dice  Conteggio. 
Come  non  è  usato  Contefigiante. 
Tuttavia  questa  è  voce  di  regola  , 
che  viene  da  Conteggiare,  simile  a 
Numerante  e  Numeratore ,  da  Nu- 
merare. 

CUNTÉGN.  Contegno.  Apparenza. Sem- 


GBB 


terra  cotìA.'^  Greppo.  Vaso  di  terra 
rotto.  —  Cozz  d'prugn,  d'  zn$  — 
Ciocca  di  suùM,  di  ciriegic,  — 
Dar  d'cozz.  V.  Coren, 

'CRANI,  n.  m.  Cranio. 

CREATURA  ,  e  per  corraz.  Chcriatu- 
ro.  Creatura.  Ogni  cosa  creata—- 
Creatura,  dtcesi  popolar,  per^^ain- 
òino.  —  La  ercalura  in-l-la  panza 
d'  80  mader.  —  Feto.  — •  Embrione , 
dicesi  il  Parto  informe,  non  ancora 
perfeltameute  organizzato.  •—  Adi 
creatur.  —  Amici  vi  saluto;  Miei 
cari  vi  salalo  »*  Vi  do  il  buon  gior- 
ni ;  o  la  buona  notte. 

CRECC.  Buffetto.  Colpo  che  si  dà  con 
un  dito  appoggiato  fortemente  col- 
ia punta  a  guisa  di  mulla  al  dito 
pollice  >  lasciandolo  scoccare  con 
violenza  al  luogo  dove  si  vuol  col- 
pire. —  Crécc  dèi  scciopp.  Y.  Ptw- 
sarein. 

CRÉCCA  V.  Rùmma. 

•CRÉDER,  V.  Ctvdere. 

•CRÉDIT,  n.  m.  Credito. 

'CREDITÒUR,  n.  m.  Creditore. 

€RE1N,  n.  ni.  (  dal  ted.  Krein).  Ràfa- 
no rusticano. 

CRÉINA  ,  n.  f.  Critie  e  Crino ,  n.  m. 
Pelo  lungo  che  pende  al  cavallo. — 
Criniera,  chiamansi  tutii  i  crini  in- 
sieme del  cavallo.  —  Crèina.  Crine 
e  6^nN0  nel  commercio  s'intende  il 
crine  concio  per  imbottir  cuscini. 
—  Crinito  e  Crinufp,  agg.  Che  ha 
crini.  —  Taiar  et  crèin  al  caoall.  — 
Scrinare  il  cavallo.  —  Crèina,  Cri- 
nadura  —  Fessura.  Fesso.  —  El 
crèin  dia  vid.  —  Vermi  si  dicono 
le  spine  o  anelli  della  madrevite. 

*CREMÒLR  D'TARTAR.  Cremor  tar- 
taro. 

CRÉMS.  Crèmisi,  Chèrmisi,  Chermi- 
sino. Color  rosso  acceso. 

CRÉP,  n.  m.  e  CRÈPA ,  n.  f.  V.  Ciarpa- 
dura. —  Trar  un  crép.  V.  Clierpar. 

€RÉSP.  V.  Crespa. 

CRÉSPA.  Crespa.  Grinza.  Ruga.  — 
Gli  aggettivi  Crespo,  Grinzo,  Rugo- 
so, esprimono  lo  stato  di  contrazio- 
ne, in  cui  trovasi  la.  superficie  dì  al- 


208  cao 

cuoi  corpi.  —  CapeUi  crespi, 
di  Stesi  —  Pelle  grinza ,  con 
Liscia.  —  Fronte  rugosa. 
CRÉSSER,  V.  Créscere. --Crèsser 
alla  mèsqula.  -?*  Arrògere, 
scere  ad  azione  falla.  —  Tun 
crèsscr.— Ricrescere ,  e  Accn\ 

—  Crcssr  al  dóppi.  —  Gemi 
Adduare.  Far  due  laìiti.  Cresci 
dopj»io.  —  Crèsser.  trèi  voli 
quatcr  volt ,  etz.  Purassd  c< 
Triplicare,  ec.  Moltiplicare  — 
ser.  —  Garzoneggiare.  Farsi 
zone.  Parlando  di  ragazzi.  — 
fatto  il  groppo.  Aver  posto  U 
Non  crescer  piìi  della  persoi 
Crèsser  dell' -i-erb. —  Vegeta 
mentarc.  —  Per  Aggiuuìie 
Cressr  al  prezi  dia  robba 
curare.  —  Cliersmonia.  -  -  Bii 
Ritoccamento  del  grano  ec- 
ser  sòuvra.  —  Sovraccrescen. 

CRÉST.  Cristo.  Questo  vocabolo  è| 
piegato  io  molti  proverbi  boi 
del  volgo  :  p.  e.  N'  avèir  m 

—  Son  avere  un  becco  di  un 
trino.  —  Star  in  crèsi.  -^  SL 
dovere.  -^  Andar  in  crèsi.  — 
nelle  furie.  A  n'val  né  crè\ 
santa  Mari.  —  Non  valgono  fe 
ghiere.  —  Al  n'mustrareo  un 
a  un  muribònd.  —  E' non 
del  profferito.  Ei  tion  darebbe  s 
re  a  secchia.  Non  darebbe  f*"*' 
cencio.  —  Far  crèsi  Dicesi  di^** 
ma  da  fuoco  che  ha  preso  u»  *j 
ciò.  Far  cric.  Cioè  Che  nonk^^ 
lo.  —  l  du  crèsi  dèi  zavaìa.  — 
meglio  ricolga  il  peggio-  Dd<>  n 
gior  dell'altro.  I 

•CRIDA ,  e  Grida,  n.  f.  T.  Ant.  Edili 
Band^. 

•GRIDAR,  V.  T.  contad.  Piangere. 

-CRIMINAL.  Criminale. 

XRIMINALESTA.  Criminalista. 

CRINADURA.  V.  Cherpadura. 

•CRINIRA.  Criniera.  ., 

CRIVIGllON  (dal  fr.  Crivellon).  « 
vellone.  Una  specie  di  velo  radt 
Simo.  - , 

CROI  (coirò  chiuso).  Cenine. ì^^ 


CCR 


2^17 


CCR 


come  mole,  viti  coiubinsite  insieme. 
Ingegni,  o  Macchine  da  alzar  pesi, 
ec. 

JjrZGNAR,  V.  Congegnare.  Mellere 
lo&ieoie  alcune  cose  in  si  fatlo  mo- 
do, che  l>en  s' assettino  l' une  al- 
Tallre.  V.  Cunzègn. 
toZlRA.  Concia.  Luogo  dove  si  con- 
tìxùm  le  pelli. 

3BKSTA.  Copista.  Copiatore.  Ama^ 
nieiue.  Menante ,  ed  anche  Seri  va- 
^»  e  Scrittore  ;  m^  è  meglio  riser- 
Ittre quest'ultima  voce  per  sinoni- 
mo d', 4  u/orc.  —  Scrittoria.  Scriva- 
Nena.  Arie  e  impiego  di  Scrivano. 
"  Parlando  di  pitture,  direbbesi 
Copiatore. 

CfPÈTT,  D.  m.  Fazzoletto  da  colio,. 
ebete  donne  si  mettono  per  coprir- 
^^  W  peito  :  ed  anche  Fùssù  (dai  fr. 

XTl'ETTA.  Coppetta,  oppure  VentO' 
w.  -  Cappe! t  strazza.  —  Coppet- 
i^  a  /ar/Zio.  Quando  la  carne  per 
niez7.o  loro  alzata  si  trincia  poscia 
'la'terusici  per  cavarne  pili  sangue. 
-'«P/^è/t  lécchi.  —  Ventose  setiza 

Dl'PÒN.  Scappellotto  dato  nella  cop- 
jMi.  -  Cuppòn.  —  Tegola  di  cima. 
'^J^.n.f.  C'ara.  Sollecitudine»  n.  f. 
«"«tro,  n.  m.  —  Tt^tppa  cura. 
"Fiìcdideria.  —  Cura,  io  medi- 
J''"a.  Suppotta.  Cura.  —  Cura. 
''«•r  hgadari.  \.  —  Cura,  e  piìi 
fonimiein.  Cur,  n.  f.  plur.  Aggalla- 
'^  u.  m.  sing.  Quel  terreno  mobi- 
'^•e  soffice,  che  spesso  incontrasi 
"Pile  paludi.  —  El  cur  d' lunga- 
iifthi.  -  Gli  aggallati  di  Lofiga- 
itritin. 

^^MlU.  Corata,  Coltella,  Cu- 
rulella.^Vna  curadélla  d'agnéll. 
"-  Comta  d'agnello.  —  Curadélla 
d'cidéU.  —  Polmone  di  vitello. 
^»A(;G',  n.  ni.  Coraggio,  n.  m.  Mol- 
li ^ll«i  nomi  sono  affini  a  questo, 
tome  hilore,  Cuore,  Hravura.  In- 
^>}pidezza.  Ardire.  Audacia.  Tenu- 
''''a.  Sfrontatezza.  Sfacciatàggin€ , 
MdanzQ  ec. 


CUUÀM.  C'doio  e  CuitMte.  —•  Corame  • 
Coia*Pf,  \ale  ancora  Aggregalo  di 
cuoi,  e  l*aranietilo  fallo  di  cuoi.  •— 
t.'tìrac'io  pegg.  di  ciu»io. 

Cnt.\M\R.  Cuoiaio  i*  Coìnrn. 

ClitAMÈLLA,  u.  r.  Uuccio,  n.  m.  Pelle 
line  sopi*a  cui  si  striscia uo  i  rasoi. 

CURBÈIX.  V.  Vanir. 

CUHDAR.  V.  Cavstrar. 

CVl\DÈlLk,n.  r.  Fettuccia,  n.  f.  Na- 
sttv,  n.  m.  Tela  tessuta  a  guisa  che 
non  passi  la  larghezza  di  una  span- 
na. —  Sembra  strano  ai  Ixilognesi 
il  sentire  che  Cordella  in  ilal.  si- 
gniOca  Corda  piccola,  ma  per  vero 
Cordella  è  dim.  di  Corda.  Ed  egual- 
mente non  piace  motto  la  voce  ìia- 
stro  per  Fettuccia,  quando  dagli 
stessi  per  Nastiv  s'intende  la  Fet- 
tuccia già  annodata  con  eappio. 
Ma  tutti  i  dizionari  vogliono  che 
s'usino  i  suddetti  vocalwli—  Cor- 
dellina ,  essendo  dim.  di  dim. ,  do- 
vrebbe signiUcarc  Cordicella,  Cor- 
oleina,  cioè  Quella  si  chiama  con 
altro  nome  Accia  (l)ol.  ÌAizza).  Tut- 
tavia i  vocabolari  stossi  deiiuiscono 
Cordellina  per  IMccola  corda  schiac- 
ciala (Boi.  Passamanein  o  S/fèin- 
ga)  o  londa  (Boi.  Curdunzein)  di 
refe,  di  seta ,  o  d' altra  siniil  mate- 
ria per  uso  d'aOlbbiare,  o  legare  le 
vesiimenta.  —  Dagli  esempi  degli 
autori  e  dall'uso  comune  però  sem- 
bra doversi  appropriare  la  voct» 
Fellnccia  alla  piii  stretta ,  e  Nastro 
alla  piii  larga.  Sarà  ancora  più  pro- 
prio l'usar  Cordicella,  Cordicina 
piuttosto  che  Cordella  per  Corda 
sottile.  —  Un  om,  uno  donna  eh' fa 
el  cunìéll  —  Fettucciaio,  m.  Fet- 
tucciaia,  f.  Nastraio  è  voce  dell'u- 
so. V.  Naster. 

CUBOIAL,  n.  m.  fo^ti/o/e.  Cosi  chia- 
mano i  medici  qualunque  Be xaiida 
cardiaca.  —  Cordiale  è  amiie  ag- 
gettivo. Pi  il  ima  cordiale.  —  Ciir- 
dial,  aggiunto  ad  uomo,  «ignifira 
che  ha  cuore  buono,  afleiiuoso  , 
pronto  a  muoversi  in  prò  degli  a 
mici.  Uonto  cordiale. 

23 


CUH 


21 


CUBDÒN.  Cordone.^  CurdòndiprU. 

—  Chigolo.  —  Di  fra.  —  Cordiglio. 

—  Cordoncino,  CordonceUo,  dim. 
di  Cordone.  —  Curdòn.  —  Guida  si 
dicono  Que' filari  di  pietre  «  che  di- 
sliuguoiìoil  lastricalo,  o  rin<yhia- 
iata  di  una  strada  dalla  banchina. 
Cordoni  di  pielra.  Quelli  che  si 
mettono  a  traverso  delle  strade  ri- 

-   pide ,  e  delle  scale  per  raltenitivo. 

•CURDSEINA.  Cordicella,  Funicella» 
Funicina. 

•CUKDUNZEIN.  Cordoncino, 

'CUUESTA.  Corista. 

CURÉZA  (Z  aspra).  Coreggia.  Striscia 
lunga  di  cuoio.  —  Curèz,  Cureol. 
f.  pi.  del  scarp.  —  Coreyyiuxjli  del' 
le  scarpe.  —  Carzol  »  n.  ni.  sing.  « 
Curzu  plur.  di  scarpunzi.  — •  Bec- 
chetti. 

CURGHEIN»  dim.  Cestelllno.  —  Cur- 
qhein  di  cavi.  ^-  Panieruzzo. 

CIJRLIRA.  V.  Calzétta. 

CVRNACCIA.  Cornacchia.  V.  Usèll. 

CURNACCiON  0  CANDLUTT  AI  COPP. 
Ghiacciuoli.  Pezzetti  di  ghiaccio 
pendenti  dalle  gronde  dentelli  in 
tempo  d'inverno.  —  Essri  curnac- 
don  ai  cvpp.  —  Essere  i  maggiori 
stridori,  o  geloni.  Essere  un  fted- 
do  che  pela. 

CURNÉCCIA  DLA  FAVA ,  QW  ARVÉIA. 
Baccello.  Tanto  dicesi  pel  guscio 
pieno  de' granelli  de' legumi,  quan- 
to pel  semplice  guscio ,  che  li  con- 
tiene. —  Piant  dalla  curnéccia.  — 
Piante  baccelline. 

CURMS.  Cornice.  Membro  principale 
d'architettura. —  Curnisott.-'^  Cor- 
nicione. —  Curnis  dì  quader.  — 
Cornice  de'  quadri.  —  Far  el  cur- 
nis.  Curnisar.  —  Corniciare.  — 
Mettr  in  curnis.  —  Incorniciare. 

CURNfSAMÉlIST.  Corniciame.  Qualsi- 
voglia lavoro  di  cornici,  di  marmo, 
legno ,  ec. 

CURNISAR.  V.  Curnis. 

CURNISOTT.  V.  Curnis. 

CUBÓTT  e  SCUROCC.  lutto.  Corruc- 
cio, Corrotto,  G ramaglia.  Bruno. 
Termini  tutti  che  indicano  nel  liu- 


8  CUR 

guaggio  comune  Quell'abito  di  te* 
io  che  sogliono  vestire  le  persM 
all'occasione  della  morte  di  quk^ 
che  loro  stretto  parente.  AtHti  k 
lutto,  da  bruno.  Vestirsi,  Melttrù 
a  lutto ,  a  bruno.  Abbrunarsi 

CURÓUiNA.  Corona.  Ornamenlo  dì  cà 
si  cingono  i  re,  gli  uomioi  illustri, 
ec.  —  Curòuna  dia  madonna.- 
Corona.  —  Coronciaio,  V  d.  li.  Bac- 
chettone ,  che  ha  sempre  la  coroia 
in  mano.  Quindi  Scoronciareeh- 
ternostrare.  Tener  la  corona  fra  le 
mani. —  Coronalo.  Facilor  di  coro- 
ne. —  Curòuna  d' maron.  —  Ma 
di  marroni.  —  Curòuna  dl'asòcau. 
—  Cruna  dell'ago.Foro.^^l^ 
la  curòuna  a  un'  agòccia.  -Senir 
nare  un  ago. 

CURPÉTT.  n.  m.  Corpetto."-  Cumìl 
Cursètt.  Panzein.  Silè  (dal  frane. 
Gilet  ).  Camisola.  Camisulm.  Co- 
sacca. Casacchein.  Giacclièlt^  ti- 
birein.  Giubba.  Zibòn.  CapulUin. 
Paltò  (dal  frane.  Paletot).  Pa^^^' 
dcm  (dal  frane.  Petit  paletot],  eu 
Questi  sono  i  termini  boi.,  di  ami- 
co uso,  0  di  nuova  derivazioo^rk' 
si  danno  ai  vari  vestimeoii.  ^^ 
servono  a  coprire  il  corpo  dal  col- 
lo alla  cintura.  I  nomi  eqai^aleoii 
italiani  sono  ;  Corpetto.  (JofK"''*" 
Farsetto.  Farsettino.  Fiitstìtont. 
Giubba.  Giubbone.  Givbbtlio.  Ciulf 
bercilo.  Giubboncello.  Giubh^ìW^^^' 
Giubbetto.  Giubbettino,  Cojuccu. 
Casaccone ,  ec. 

CURREND  Correndo.  In  comando.  In 
boi.  si  prende  come  avverbial-  P'f 
Subitamente.  In  fretta.  Sul  utonxìir 
to.  Immantinente.  —  A  l'ho  m 
Sii  currend.  —  L'ho  preso  subilH'- 
mente.  —  In  ilal.  usasi  anche  Cor- 
rente, avverbialm.  Andante:  C^f' 
rentemente;  Senza  intoppo ;^P^ 
datamente.  —  L'è  un  ch'lèz  «««* 
per  currènd.  —  Egli  è  uno  clie  tej* 
gè  sempre  corrente. 

CURREZlóN  D' STAMPA.  y.Stampo^ 

•CBR'Rt.  Fare  aita  corsa,  Aciurr*' 
mento. 


et  II  31 

DRBIDÒUR ,  agg.  Corritort .  add. 

Che  corre. 

IliKIDlR.  Corridoio.  Corridore.  Cor- 
rihre.  Questa  voce  s'esteude  ge- 
npntimente  ad  ogni  sorla  di  andari 
lunghi  e  streui,  cbe  siano  anche 
soppesi  fuori,  dietro  degli  ediOzi , 
oper  passare  da  una  casa  all'altra, 
n«  p«rò  sempre  chiusi,  e  coperti. 
Il  TerniziD  è  diverso.  —  Curridu- 
rfin-^  CorridoreUo. 
LHHIRA,  0  piuttosto  Carrira.  —  Car- 
riera.  Corsa  celere.  —  Curritvn,  n. 
m.  Ci-an  carriera. 
(.ilSÉTT.  WCurpèil. 
t<lSÌ.  Corsia.  Corrente  dell'acqua 
de'  Uami.  —  Cur$i  dia  piale.  —  Cor- 
fa.de'iealri.  e  simili. 
^HT.add. Cor/o»  agg.  —  Curt  curi 
(illa  francese  Tout  cauri).—  In  fina 
pmla,  Subilo.  Immanlineìite.  Sen- 
'«  dimora.  Senza  rilardo.  —  Al 
curii.  -  AUe  corte.  A  Urla  eorla. 
Mk  breve.  Alla  ricisa.  In  somma. 
k  coMluiione,  -^  Alla  curia.  — 
^  faWo  longa  e  curia.  —  Per  farla 
^m.  Per  abbreviarla.  Per  abbre- 
viare. Compendiosameììle.Alle  bre^ 
ti.  ^  Curi  d' inzègn.  —  Ingegno 
iordo,o (osco,  vale  Ottuso. Duro.— 
2'^  e  pruia.  —    GroMocciuolo: 
^"'o;  lozzotlo;  Corto  e  tozzo.  Uo- 
J>o di  piccola  taglia»  ma  grosso.  — 
''tintar  curt  e  gro$s.  —  Mozzare. 
•"  Curt  d' ifésla.  —  Dalusante;  Bir- 
«o;  Bercilocchio;  Che  ha  la  vista 
»?'»  a  tingere  ;  Che  ha  mangiato 
^i^erchie.  —  Andar  per  la  curia. 
"~  ^ndar  per  la  piana;  Per  la  spe- 
*V^8;  la  più  sbrigata  via.  —  Tgnir 
^rt  un.— Tener  uno  corto;  Le- 
nirlo corto,  Ggur.   Tenere  uno  a 
wcdietto;  Teràere  a  crusca,  o  a 
coco/i.  —  Dscòurs  curt.  —  Parlar 
*l^onico.  V.  Dscòurs.  —  'Ch'  al  la 
j9«o6cin  curia,  o  curieina.  Mo- 
jo.basso,  ora  invalso  fra  i  boi.  ple- 
o«" .  che  significa  a  uo  dipresso:  Fi- 
^mola! 

5||TFU.CoZ/cito.  Nel  plur.  fa  Coltel- 
«.m.e  CoUeila,  f.  —  Curléll  da 


9  cns 

du  lai.  —  Coltello  ancipite.  Spada 
ancipite.  ~-  Curléll  stori.  —  Coltela 
lo  adunco.  —  Curtell  dalla  susta., 

—  Colle  Uo  a  molla —  Curléll  féirm 
in-t-al  man'g.  —  Coltello  in  asta 
o  Inastalo. 

CUKTÉLU.  Coltella ,  Collellessa.  Àr* 
me  a  guisa  di  coltellaccio. 

CLKTLA.  Culleliala.  —  Dar  una  cur- 
ila, -^  AcvoUellare. 

CLKTLEIN.  Coltellino.  —  In  boi.  chia- 
masi Curlleina,  un  coltello  largo, 
e  lungo ,  con  punta  smussata,  ad  u- 
so  di  tagliar  le  tagliatelle,  e  de'piz- 
zicagnoli  per  affettare  i  salumi  ; 
io  volgerei  questa  parola  in  ital. 
per  Coltella,  piuttosto  che  Colica 
lina. 

•CUHTLIRA.  Coltelliera. 

CIUZOL ,  CUKZOLA.  V.  Curcza. 

'CUSCUÉrT.  Coscritto,  n.  ai.  liecluta^ 

n.  r. 

•CUSCRIZIÒN.  Coscrizione.  Leva. 

CUSDÒUR,  n.  m.  ÓURA ,  n.  f.  Cucito- 
re ,n.  ro.  Cucitrice ,  n.  f. 

CUSDURA.  Cucitura.  L'arte  del  cuci- 
re, e  la  cougiuotura  di  due  cose 
cucite.  —  Costura  è  la  Cucitore  ri- 
levata. —  Arvèdr  el  cusdur.  —  W- 
vedere  il  pelo,  le  costole  a  uno.  — 
Spianar  el  cusdur.  —  Ritrovare, 
Ragguagliare,  Spianare  le  costu- 
re, fìgur.— 

CUSEIN,D.  m.  BINA,  f.  Cugino,  m. 
Cugina,  f. 

CUSEINA.  Cucina.  —  Far  la  cuscino. 

—  Cucinare.  ^  , 
CUSER,  V.  vale  tanto  Cuòcere  che  Cu- 
cire. —  Ricuocere.  Tornare  a  cuo- 
cere. —  Incuocere.  Cuocere  poco. 

—  Crogiolare.  Cuocer  bene.  —  Tro- 
tare.  Allessare  i  pesci.  —  Cottolo, 
add.  Di  facile  cottura.  —  Ricucire.^ 
Tornar  a  cucire.—  Scucire.  Disfare 
il  cucito. 

'CUSINIR,  n.  m.  IRA.  n.  f.  V.  Cug  e 
Serva. 

CUSPÉTT.  Voce  ed  espressione  di  me- 
raviglia. Cospetto;  Cappita;  Cap- 
pilerina;  Càpperi.  ^-  Cuspètt  de 
me,  cuspclt  df  bacc ,  cuspèzi  e  j)è' 


eoe 


sto 


cuc 


re,  ìnewerehiare  e  Coperchiare, — 
Cruver,  decto  figurai.  Coprire,  fi/- 
eoprire.  Ammantare.  Palliare.  Ve- 
iare.  Nascondere.  —  Colorare ,  Si- 
mulare. Orpellare  o  biorpellare. 
Coprir  con  arie  che  che  sia.  Imbel- 
Iettare.  Impomiciare.  Imbiancare. 
—  Cruvers',  dello  pur  figur.  Am- 
mantarsi; Ammantellarsi.  Celarsi 
arlamenle.  — (?ruufrd*cr6ó. —  In- 
erbare. —  D'fiur.  —  Infiorare.  In- 
fiorire. —  D'iérra  l'insala»  i  sel- 
ler. —  Ricoricare.  Interriare.  — 
D'pòlver.  —  Impolverare  e  Impol- 
verarsi. —  Cùn  al  capùzz.  —  In- 
cappucciare e  Incappucciarsi.  — 
D' biacca,  d'blett —  Imbiancare. 
Imbellettare.  —  D'purcari.—  Im- 
brattare.—  D'vesc'.—  Invischiare. 
Impaniare.  —  D' pènna.  —  Impiu- 

'   mare. 

'CRUZIFESS.  Crocifisso.  Crocefisso. 

CRCZZI.  Cruccio.  Travaglio.  Tormento. 

CSTIAN.  Cristiano.  —  Far  al  bòn 
cstian ,  metaf.  Fare  il  nescio.  Far 
lo  gnorri.  Infingersi.  —  Da  cstian 
bafzd.  Sorla  di  giuramento.  —  In 
fede  mia.  Da  uomo  d'onore,  e  simili., 

CSTIIM.  V.  Assuefaziòn. 

Cuce,  0  COCÙ.  Cùcùlo  e  Cuculio.  Vc- 
cello  notturno. —7  L'è  cmod  è  al 
cuce .  tutta  vòus  e  pènn.  —  Gran 
rombazzo  e  poca  lana.  Assai  pam- 
pani  e  poca  uva.  —  Più  véce'  eh* 
n'è  al  cuce.  —  Più  antico  del  bro- 
detto.— Vece' cuce—  Vecchio  rim- 
bambito, e  balordo,  e  volga  rm.  Vec- 
chio cucco.  —  Cucco ,  vale  Uovo  in 
Jingua  puerile.  V.  Cuccòn. 

CCcC,  n.  m.  Urto.  Colpo.  Botto,  n.  m. 
Botta.  Percossa ,  n.  f.  —  Dar  un 
cuce'.— Dare  un  urto.  Urtare.—  Dar 
un  cuce'  cùn  al  sciopp.  —  Dare  li- 
na percossa  colla  bocca  dello  schiop- 
po, 0  colV  estremità  del  bastone. 

CUCCAI.  V.  Papiliotti. 

•CUCCARS*.  COCCARSLA .  v.  Severe  di 
flivsso.  Lasciarsi  dare  ad  Intendere 
checché  sia.  —  Al  s'I'è  cucca.  —  Se 
V  è  bevuta.  —  Significa  ancor  tener 
per  sé  intera  cosa  di  che  altri  spe- 


rassero partecipare.  Quii  p/aft  oi 
s'V  è  cucca  tùli  lù.  —  Tenne  per 
^è  V  intero  piatto. 

CUCCARDA,  n..  f.  (dal  fr.  Cocarde). 
Nappa ,  n.  f.  Fiocco,  n.  m.  —  Coc- 
carda però'  è  voce  generalizzata  dal* 
Fuso. 

CUCCAROLA.  Cocca.  Quel  poco  di  an- 
nodamento che  si  fa  alia  cocca  su- 
periore del  fuso,  quando  si  gin  e 
si  torce, perchè  il  filo  non iscaiti- 
Grovigliola  è  l'AQoodamento  della 
corda ,  o  del  filo  nel  ripiegarsi  so- 
vra se  stesso  per  soverchia  lorfj- 
tura. 

CUCCÉTT,  n.  m.  Barella,  n.  f, con  ni 
si  portano  grinfermi.  In  Fireottdf' 
cesi  Cataletto. 

COCCHEIN ,  n.  m.  Carino.  Piamoli- 
no.  Naccherino ,  si  dice  a  un  Fin- 
ciullo  per  vezzo.  —  Bimbo.  Cecm 

—  Car  al  mi  cucchein.  —  Coro  il 
mio  cecino.  Mio  amore.  Mio  vt:% 
Mie  viscere.  Viscere  mie  cm.  ^. 
Coc. 

CÙCCIA.  Cuccia,  Lellìccìuolo  dì  cani. 

—  11  termine  proprio  sarebbe  C^ 
ntle.  —  Andar,  Star  alla  cùcà. 

■  Cucciar,  —  Cucciare. 

CUCCIAR ,  n.  m.  Cucchiaio.  —  I  e» 
ladini  boi.  dicono  Cuslir  da  Cu» 
liere,  ani.  —  Cucchiaio ,  si  preude 
eziandio  per  La  quantità  compRa 
in  esso  utensile,  che  si  dice  ancon 
Cucchiaiata  (boi.  Cucci Mra).— fi*" 
chiaino,  dira.  —  Cucchiaione  »«• 

CUCCIAR ,  V.  V.  Cùccia. 

CUCClARA.  V.  Ciuciar,  n, 

CUCCIUD,  TESTARD,  USTINA,  af 
Testereccio.    Caparbio.    Ima, 
Capone.  Capiloso.  Intestato, 
nato.  Pertinace.  Pervicace, 

CUCCIUTAGGEN'.  Ostinazione.  , 
natezza.  Caparbietà.  Testarda 
ne.  Pertinacia. 

CUCCÒN  DEL  BÒTT.  Cocchiume^ 
Cocchiume  ,  si  dìée  anche  a* 
stesso  buco  superiore  della  bo^^ 

—  Cocchiumatoio,  n.  m.  Sjrorltì 
per  fare  il  cocchiume  alle  botti  -| 
Cuccòn.  —  Cucco  e  Cocco,  vo* 


CVB 


SII 


CVS 


iMfflbioesca  per  Vow.  -^  (^còn, 
SosUloziooe  per  doo  dir  MinMih 
ne.  E  cosi  CueoMèarìn  ireee  di  MiU' 
cMonan ,  o  d'  altra  parola  peg- 
giore. 

CUCCUNAR  (una  bòltj.  MeUen  il  eoe- 
chimne  ad  una  liotie. 

acOMiU  e  UNGURU,  n.  f.  (Cocòme- 
ro, n.  m.  —  Cocomeraio,  Campo 
fiìMiiaU)  di  cocomeri ,  e  Colui  che 
lifeude.  -*  Cocomerelio»  dim,  di 
Cwiomero,  e  Coeomerone,  accr. 

CUDEiN,  CUpÓN.  CUDAZZA.  V.  CO.  f. 

C()I)£1N.  PoUgono  orientale.  Fiore  a 
gnppoii  rossi ,  colli  vaio  nei  ooslri 
piardini. 

(Ximu,  D.  f.  Codina,  Codetta,  n.  f. 
(^ÌMb'no,  D.  ra.  Piccola  coda.  —  Tru- 
Mrting  codeina,  —  TroDare»  ilt>e- 
<^«na  a/fercazione.Una  contesa  di 

P»role.A/(ercare.  —  Alterco  Don  si 

dice. 

^^'^^nm.SaUicdone.  Carne  di  por- 
^  eoo  cotenna  trita  salata  e  insac- 
cata coD  droghe.  —  Quando  questa 
carDe,  iavece  di  essere  messa  negli 
ifltesiìni.  si  mette  nella  pelle  della 
saoipa  di  esso  maiale»  in  boi.  si 
chiama  Zampòn,  Converrà  usare 
<lQestevoci  come  proprie  di  ciascun 
^ese.edire:  Salame,  Cotichino, 
^»Vofi6,  Mezzo  ecUame,  Coppa, 
modella ,  Cervellata ,  Bondio- 
la, ec, 

I^REGN .  add.  Cotennoso,  Stecchito, 
mkcchito.  Tenace,  agg.  —  Da  Cu- 
f^n  fassi  il  \erbo  Incudergnir, 
mutar  cudrègn,'-Slecehire,'^Per' 
0^t  incudergné ,  cudrègn.  —  Pre- 

•  Jn'i*//©  itecchito, 
•RON.  Codione  e  Codrione,  L'  e- 

(  Jlfeiniià  delle  reni ,  appunto  sopra 

il  sesso. 

^W-Aloeare  o  Alveario,  È  11  vero 
«rDiine  da  adoprarsi  per  significa- 
la Quel  recipiente  che  serve  di  abi- 
Noae  per  le  api ,  o  pecchie.  — 
f  W?ito  e  Compiglio,  dai  quaK  fop- 
fjfe  viene  la  parola  boi,  sono  dis- 
j  iKiU.  -.  Covile  0  Copile  è  dei  sane- 
^  **•  -^  Àmia  è  dei  «mesi.  —  Bugno 


•i  dice  Queir  alveare  de'  ceutidlfil 
formato  di  un  pezzo  di  tronco  d'ai' 

••  liero  incavato.  ^  CusieUa  da  ycc* 
thie,  quando  i'  alveare  è  formato 
di  una  cassetta.  — -  Favo ,  è  tutto 
rinlerno  dell'alveare,  cioè  le  Co* 
merelle  di  cera,  che  contengono  le 
api,  e  il  mele ,  detto  dai  contadini 
boi.  Braec  o  Brèsc ,  n  f.  plur. 

CVÉLL.  Covette  e  Covette.  \oce  usati 
solamente  da'  contadini  toscani ,  e 
vale  Qualc/ie  co$a.  Là  parola  boi.  si 
adopera  ancora  nel  numero  del  più, 
i  Cvi,  •— •  Dam'  cvélL  —  Datemi  quat- 
che  cosa,  —  Il  plur.  boi.  Cvi  é  lo 
stesao  che  Quid,  e  significa  Come- 
ce  •  Bagattelle,  Cote  di  poco  pregio, 

—  L'aveoa  un  mònd  d'evi,  —  ÈgH 
aveva  una  quautità  di  òagallette. 

—  Purtd  vi  iùtt  sU  cvi,  —  Portate 
via  tutte  queste  cosucce,  •^  A  iè 
evèti  sotla.  —  Gatta  ci  cova,  —  Ès- 
ser da  eoèlL— Essere  dassai  od' a»- 
sai.  Contrario  di  Dappoco.  Cosi  Da«- 
saiezza.  Suflfcienza,  Capacità.— Ouaj 
per  cvèll,  che  talora  sfugge  a  tal- 
uno scrivendo  nel  dialetto  nostro,  è 
erroneo,  giacché  la  prima  voce  signi- 
fica Quale,  la  seconda  OtiaicAe  cosa. 

CVERC.  Coperchio,  Ed  anche  Coverà 
chio,  usato  da  Dante.  —  Cverc'  dia 
pgncUta,  dia  tèia.  —  Testo.  —  Met- 
tr  al  cverc',  —  Coperchiare.  Co- 
verchiare,  tncoverchiare,  —  Cavar 
oi  Gverc',^  Scoperc/Uare  e  Scoverà 
chiare. 

CVERT.  Te((o.  Coperta  delle  fabbriche. 

—  Cvert  a  dòti  aqu,  —  Tetto  a  cc^ 
panna.  Tetto  tutto  andante, — Cvert 
a  quattr  aqu.  —  Tetto  a  padi- 
glione, 

CV£RT«  add.  Coperto»  una  volta  Co- 
verto. —  Cvert  per  Occulto ,  JVo» 
scosto.  —  Tgnir. cvert  mia  cossa, 
-*-  Occultare,  Nascóndere,  Celare  U' 
na  cosa.  —  Cvert  d-'culòur,  d'pòl- 
ver.  —  Cosperso  di  colore,  di  poi' 
vere.  Di  cblore,  di  polvere  sparsa . 
che  cuopra.—  Cvert  d* latta,— Sop- 
.  pannato  di  latta.  Cristallo  soppan^ 

.   nato  di  foglia  di  stagno. 


GUM 


214 


ccn 


^omwiatare,  —  Tou'cundà.  «^  Ac' 
^iommiatani.  Prendersi  congedo, 
■licenza,  in  qualunque  circostanza. 
Accomiatarti  dall'amico.  -«-  La  vo- 
ce boi  8'  adopera  solaiuenle  io  si- 
giiif.  di  dare»  o  prendersi  congedo, 
che  fanno  gl'inquilini  delle  case  e 
simili. 

CUMMISSURA.  Commettura.  Luogo 
dove  si  commette.  Incoitratura. 
Congiuntura,  Commettitura,  Giun- 
tura, n.  f.  ComOiciamento,  n.  m.  V. 
Fèssa, 

cmó.y.Cantaran. 

CUMPAGNl.  Compagnia.  Unione.  So- 
cietà.-^Storrno.  Compagnia  gioviale. 
Scapigliatura.  Compagnia  di  gio- 
ventù rilassata.  —  Compagnia,  So- 
cietà,  Bagione ,  Accomàndita,  Co- 
màndita.  Società  di  commercio.  — 
Un  om  d'cumpagtd.  —  Uomo  socie- 
vole,  Sociale ,  Sociàbile,  Conversar 

■  hile,  Cónversèoole ,  Conversativo. 

—  Compagnévole,  vale  Atto  ad  ac- 
compagnare. L'uomo  naturalmenr 
Ut  i  compagnevole  animale. 

CUMPANaÙG,  n.  m.  Companàtico,  n. 

,  m.  €ompanàtiqa ,  n.  X.  Le  cose  che 
si  mangiano  col  pane.  —  Caman- 
giare  ,  dicesi  piii  particolarmente 
dì  tutte  le  vivande ,  che  si  mangia- 
no per  appetito.  —  Vivanda.  Cibo 
preparato  nella  cucina. 

COMPARI  li»  v.  Comparire  ed  Appari- 
re, V.  Farsi  vedere,  presentarsi  al- 
l'altrui vista.—  La  voce  boi.  Appa- 
rir non  è  usata  comunemente. 

CUMPARITA,  n.  f.  Bisparmio,n.  m.  — 
Far  o  Farsen'  cumparitd.  —  Far 
tnasserizia.  Risparmiare,  Usar  e- 
conomia.  —  Roba  eh' fa  cumparitd. 
'-Roba  che  fa  vantaggio,  che  fa 
appariscenza,,  cioè  che  si  mantie- 
ne e  conserva.  —  Maèstra  eh'  fa 
cumparild.  —  Minestra  rendévole, 

—  Far  cumparitd  in-t-al  magnar. 

—  Fare  a  miccino.  Accompagnar 
col  pane  le  vivande ,  mangiandole 
a  poco  a  poco. 

CU  M  PA  RS A .  '  Comparsa,  ComparigUh 
.  ne.  Comparizione.  —  bèlla  cum- 


pana,  —  Comparita.  Comparìstm 
za.  Appariscenza.  Far  comparìta 

—  Cumparsad'un  mort.-'Aitpa 
rimenlo.  Apparila.  Apparizione.  - 
Cumparsadèl  sòul,  dia  louna.d'u 
na  cumètla.  —  Apparimento,  Appt 
rizione  di  una  cometa,  ec.  —  Cu» 
pars*  d' teater,  —  Comparte  o  fa- 
sonaggi  muti, 

CUMPART  ,  n.  m.  Compartimento, 
Scompartimento,  n.  m.  DislrUm' 
zione ,  n.  f.—  Cumpart  d'bòtul  m 
t'i  giardcin.  —  Scmnpartitfienti 
Siepicine  di  bosso.  Cordoni  u  Frigi 
di  bosso,  —  Compartimento  di  co- 
lori. Compartimento  di  camere. 

CUMPASS,  n.  m.  Compasso  ,tì.w.St- 
sta  e  piii  spesso  Seste  n.  f. piv- 
Gamb  dèi  cumpass.  —  Gawbt,^ 
meglio  Aste,  —  Varie  sorta  di  com- 
passi. Compasso  di  grossezza,  o  Oooi^ 
passo  torto  da  legnaiuoli.  Con  pos- 
te incurvate.  —  Compasso  miro, 
con  vite.  —  Compasso  sempUce,  of- 
dinario  a  due.  punte.  —  Compatto 
a  tre  punte  pe*  triangoli.  —  fo* 
passi  che  s' allurigano.  —  Cmpot' 
si  da  rimessa,  —  Compatti  a  t^ 
la.  —  Compatto  doppio,  Comfot» 
di  proporzione ,  ec. 

CUMPÉ.  V.  Fine. 

•CUMPÓR,  V.  Comporre.  —  Cmpor,^ 
Cumpònder  la  bugà  in  VI' otta- "^ 
Comporre ,  Imporre  o  Agffisttar  d 
bucato  nel  vato, 

•CUMPOSITOUR.  V.  Compotitòvr. 

XUMPRADÒUR.  Compratore. 

CUM  QUIBUS  (Utinismo).  Conche  ffi 
riferisce  sempre  a  danaro.  —  ^ceir| 
al  cum  quU)UA.  Mancar  al  cm  P^, 
but.  —  Avere,  o  Mancare  i  doMn^ 
con  cui  acquittare  la  talcota. 

CUN  (dal  laL  Cum),  Con,  prep.  fos'*" 
me.  Uniumente.—  Aggiunta  ai  pr^ 
nomi  Me,  Te,.Se,  Loro,  talora 
pone  avanti  Con  me.  Con  te. 
se.  Con  loro,  e  talora  dopo,  fa 
done  una  sola  voce ,  ornvoeueuào 
lettera  iV,  come  Meco,  Teco.SeOh 
e  presso  gli  antichi  iVosco,  1<^ 

—  Alcune  volle  è  anche  reptì««< 


CUI? 


2i& 


CTII 


sebbene  senm  necessità:  Con  me* 
co,  Con  Cito  meco.  —  Secolui,  Se- 
colei,  Secoloro  sono  voci  non  osate 
dai  buoni  scrìttori,  giacché  la  pa- 
rola Seco  vaie  per  latte ,  e  cioè  per 
Con  se,  Con  lui.  Con  lei.  Con  loro. 

CINAHÉINT.  CuUamento.U  cuilar  dei 
\mbìtìì.-»€unamèint  d'una  scran- 
na, d'una  twla.'-- Tentennamento. 

^J^^  Cullare  i  bambini.  Ninnare, 
Collare  canterellando  la  ninna  nan- 
na -  Cunar  pian.  —  Cullare  soa- 
wnente.  —  4/  cunar  d'una  scran- 
f^"  Tentennare  d'una  segQiola» 
fi' una  tavola. 


,  n.  m.  piar.  —  Far  di  cun- 
^m,come  se  uno  non  sapesse  dire 
se  non  Cùn  Cùn.  Quindi  Cuncùn 
^o^erebbesi  ital.  in  Esitanza.  Dub- 
^z:a.  Perplessità.  Esitazione.  Esi- 
(amento.  Dubitazione.  Da  questo 
oome  si  è  fatto  il  terbo  Cuncunar. 

-  Esitare.  Dubitare, 
CUNCUNAR.  V.  Cuncùn. 
CljNDlMÈlNT.  V.  Conza. 

^M.  Coniglio.  Animai  quadrupede 
simile  alla  lepre,  ma  più  piccolo. 

-  Conigtiòlo.  Coniqliuzzo.  Piccol 
coniglio.  —  Conigliera.TiM  de'co- 
^^?l»  -Porc  ch'egli  abbia  i  coni- 
9^in  corpo.  Non  aver  più  cuor  di 
^^!inib,o  di  uno  scricciolo,  o 
d'm  coniglio.  Esser  pauroso. 

CUNETTA.  Culletta.  —  Cunétta.  — 
Cunetta,  per  similit.  Fossatello  con 
"paro  dalla  parte  inferiore,  che  si 
forma  attraverso  le  strade  di  eolli- 
ua .  che  sono'  fn  pendio. 

CCNFALUNIR.  Gonfaloniere.  Confa- 
loniem. 

'UNFÉSS,  n.  m.  Confessione,  n.  f.  Bi- 
gnello.o  Scrittura,  in  cui  si  con- 
cessa aver  ricevuto  in  prestito  al- 
tana somma  di  danaro ,  o  altro.  — 
Atem  imprestato  del  danaro,  e 

^n  ie  n' era  fatta  fare  la  confes- 

«ione. 

^^FÈssi  e  CUNFSIUNART.  Confessio- 
«o«.  Confessionario.  —  Confessio- 
wa/c,è  anche  agg.  Dì  confessione. 

^^fmi  piar.  Cosi  chiamano  i  bdl. 


alcune  Cappelle  sotierranee  nelle 
chiese,  come  /  cunfèssi  d'S.  PiV.—- 
Confessione,  ed  anche  Confessio» 

CUNFÉTTA,  n.  f.  Confètto,  n.  m.  — 
Confetti  ghiacciati,  diconsi  anche  L 
Sorbetti.  —  Confetti  liquidi.  Quelli 
che  i  boi.  chiamano  Sirupà. 

CUNFETTURIR.  Confettiere.  Confettar 
tare. 

CONFETTURIRA.  Confettiera,  n.  f.  Va- 
so dove  si  tengono  i  confetti. 

CUiNIADÒUR  Coniatore,  e  volgarm. 
fìattinzecca. 

CUNSEINZIA.  Coscienza.  —  Un  uomo^ 
coscienziato ,  coscienzioso,  di  cor 
scienza ,  di  buona  coscienza.  —  4- 
t^etV  la  cunseinzia  attacca  a  un  * 
Hod.  —  Aver  ingrossata  la  co» 
scienza. 

CUNSERVA.  Ghiacciaia  e  Conserva, 

—  Conserva.  Fiori  e  frutti  confet* 
tali. 

CUNTADEIN.  V.  Abitant.  Bioic. 

*CUNTAG',*n.m.  Contagio  n.  m.  Conta^ 
gione.  Pestilenza  ,  n.  f.  —  Questa 
voce  pei  bolognesi  significa  altresì 
Grande  puzzo. 

•CUNTAGIÒUS.  Contagioso. 

CUNTAR.  Contare.  Per  Annoccrrrre. 
Numerare. —  Per  Raccontare.  Nar- 
rare. Contare.  —  Cun  far  da  ré  a 
ròn.  —  Dar  libro  e  carta.  Mostrare 
tutte  le  circostanze.  Scuocere  t7  sac- 
co pel  pellicini.  —  Jìicontare.  Tor- 
nare a  conlare.  —  Cuntar  del  bàb» 
bel,  del  fandoni,  del  minciunari, 

—  Stiantar  di  gran  fandonie  o  /Jo- 
6e;  Sballar  carote:  Canzonare;  Fa^ 
voleggiare;  Frappare.  —  Contare 
per  Conteggiare.  Far  conti. 

CUNTARÈLL.  Conticino.  —  Contino  , 

vale  Piccol  Conte,  per  vezzo. 
CUNTÉGG'.  Conto.  Computo.  Calcolo, 

—  Far  di  cuntegg'.  —  Conteggiare 
si  dice,  ma  non  sì  dice  Conteggio. 
Come  non  è  usalo  Conteqgiante, 
Tuttavia  questa  è  voce  di  regola  , 
che  viene  da  Conteggiare,  simile  a 
Numerante  e  Numeratore ,  da  Nu- 
merare. 

CUNTÉGN.  Contegno,  Apparenza. Sem- 


cuw 

bianza.  —  CatUègn  teri»  —  Conte- 
gno grave,  —  Cuntègn,  —  Regola. 
Begolatnento.  Portamento. — Al  n'ha 
brisa  tgnù  un  cuntegn  da  om.  — 
Non  si  è  regolalo  prudentemente, 

•CUNTEINT.  Contento.  Contentezza. 
Soddisfazione, 

CUNTGNIR.  V.  Contenere»  T.^Cun- 
ignirs*.  —  Regolarsi,  Dirirjersi.  — 
Al  s'è  cuntffnù  mal.  —  S'è  regola- 
to male.  S'è  diretto  male.  —  Cun- 
tgnirs'al  solil.  —  Far  delle  sue.-^ 

—  Contenere  e  Contenersi t  vale 
.  Raffrenarki.  Temperarsi. 

CUNTINTAR,v.  Contentare^  Appaga- 
re. Soddisfare.  —  Cuntintars'  dl'u- 
nést.  —  Leccare ,  e  non  mordete. 

—  iV  a'  (untinlar  di'  unèst.  — 
Cercar  miglior  pane  cìte  di  gra- 
no. —  Chi  troppo  tira  la  corda 
la  strappa,  A  chi  desidera  mol- 
to ,  manca  molto.  Talora  il  me;flio 
guasta  il  bene.  —  Cuntintars'  dèi 
poc.  —  Tirare  a  pochi.  —  Cuntin- 
tars' dèi  poc,  ma  sicur.  —  Loda  il 
maree  tienti  alla  terra.  —  Fazil, 
o  dfffezzil  da  cuntinlar.  —  Uomo 
di  facile,  o  difficile  cbntentatara. 

—  A  m^cuntèint  ch'im  bastòunen 
s'al  suzzed  sta  cossa,  ec.  lo  vo'che 
mi  sia  fritto  il  fegato .  se  ec.  —  A 
n's'pò  cuntintar  tùli.  — *  Chi  fa  la 
casa  in  piazza,  o  e*  la  fa  alla,  o  e' 
la  fa  6as5a.  Tutti  i  caratteri  non  so- 
no eguali. 

CUNTINTEIN,  n.  m;  Ripicco.  Quella 
giunta  che  si  dà:  p.  e. ,  a  una  tazza 
di  cioccolata,  o  simili  bevande, che 
in  boi.  dicesi  ancora  Riciot.  —  Giun- 
ta. —  Tarantella.  Sopruppiù  che  si 
dà  ai  compratori  alla  quantità  inte- 
ra. —  Soprassello.  Quel  che  si  met- 
te di  soprappiù  alla  soma  intera.  É 
iìsur.  per  Giunta. 

*CUNTINTÉZZA.  V.  Cuntèint. 

•CUNTHADANZ.4.  Contraddanza. 

CUNTR ASTAR,  \. Contrastare, \.— Con- 
traltare il  o  al  suo  maestro.  Op- 
porsi. Resistere.  Contrariare.  Alter- 
care. Contendere,  contraddire»  qui- 
Miooar  di  parole. 


816  cvjf 

CUWÉINT.  Cenoento.  Monastero  e  Ilo- 
nistero.  Monaslerio  e  Momlerio. 
Haaistero  e  Munisterlo.  Cembk 
Èremo.  FÌomitorio.  A6adt.i  e  Aba- 
zia,  e  comuuemente  Badìa.  Quesie 
parole  bando  di  comune  h  nozione 
di  Clausura ,  ove  per  seutimeiiio  di 
religione  si  ritirano  gli  iudividoi 
dell'  uno  e  dell'altro  sesso.  La  dif- 
ferenza di  questi  nomi  è  facile  a  ri- 
levarsi nei  Vocabolari  dei  Sioo- 
nimi. 

•CUNVEINZER,  v.  Convincere.  Vtrm 
de  re. 

CÙNZ,CUNZA.  V.  Conz. 

CUNZADÒUR  DA  CAN'VA.  V,  Cm'én. 

—  Da  lana.  —  lanaiuolo,— Dotl^ 

—  Stamaiolo.  — -  Ouèll  cA'ijiin» 
la  lana.  —  Cardatore. 

CUNZ  ADURA,  n.  f.  Acconciatura  o  Con- 
datura,  n.  f.  Accomodamene. M'* 
toppamentp ,  di  che  che  sia.  —  ic- 
conciatura,  o  Assettatura,  fi  "(W- 
settalura  del  capo.  —  Cunvidìir* 
dia  can'va.  —  Pettinatura. 

CUNZAR  ,  y.  Acconciare.  Condart 
Mettere  in  concio.  Accomodare Ji" 
sellare.  —  Tamar  a  cunzar." 
Racconciare.  Rassettare.  Hiof^ 
re.  —  Cunzar  el  piatlanz.  —Co»" 
dir  le  vivande.  —  Turnar  a  cun- 
zar. — Ricondire  le  vivande. — ^«'•* 
zars' ,  o  Cunzars'  la  tèsta. '^^^' 
conciarsi  la  testa,  i  capelli-  Air 
sellare  il  capo.  —  Cunzar  «W-ow- 

—  Rannestare,  Riporre  te  ojm. 

—  Cunzar  el-i-òll.  —  Risprangv*. 

—  Cunzar  pulid.  —  Ammaìùerart. 
Acconciare.  Abbellire.  —  Canzof 
et  péli  —  Conciare  le  pelli. —  (^^ 
zar  alpess,  el-i-uliv,  e  più  w»* 
nem.  Salar el-i  uliv.  —  Conciare^ 
pesce ,  le  ulive.  —  Cunzar  al  «'*• 
V.  Conza.  —  Cunzar  la  can'ca.» 
lein.  —  Pellinare  la  canapa,  » 
lino. 

•CIJNZASCRANN.  Seggiolaio. 

*CUNZEDER.  V.  Accurdar. 

CUNZÈGN.(z  aspra)  n.m.Congegmlif' 
ra ,  Du  f.  Congegnamento  d.  di-  " 
Ingegno,  Instrumento  ingcgD<»o. 


CUR 


2^17 


rtJR 


come  mote,  vili  combiiisite  insieme. 
Indegni,  o  Macchine  da  alzar  ytsi, 
ec. 

L'NZGNAR,  V.  Congegnare.  Mellere 
insjeoie  alcune  cose  in  si  iatlo  mo- 
do, cbe  ben  s'assettino  l'uiie  ai- 
l'alire.  V.  Cunzègn. 
UNZIRa.  Concia,  Luogo  dove  si  con- 
ciaoy  le  pelli. 

-CPESTA.  Copista,  Copiatore,  Amc^ 
ntm.  Menante ,  ed  anche  Scriva- 
«0  e  Senatore;  ma  è  meglio  riser- 
bare quest'ultima  voce  per  sinoni- 
^  A' Autore,  ^  Scrittoria.  Scrìva- 
ttem.  Arte  e  impiego  di  Scrivano. 
-Parlando  di  pitture,  direbbesi 
Copiatore, 

'Mr[,  D.  m.  Fazzoletto  da  collo,. 
chele  donne  si  mettono  per  coprir- 
ai il  peito:  ed  anche  Fissu  (dal  fr. 

'•tlI'ÉTTA.  Coppetta,  oppure  Vento- 
*«■  -  Cuppètt  strazza,  —  Coppet- 
te a  Uifiliu.  Quando  la  cnrne  per 
iiimo  loro  alzata  si  trincia  poscia 
(i^i'ceiusici  por  cavarne  piti  sangue. 

-  '''y>pè/(  lécchi,  —  Ventose  seìiza 
Id'lUo. 

LTPÒN.  Scappellotto  dato  nella  cop- 
l'«  —  Cuppòn,  —  Tegola  di  dma, 
l^l^A.ii.  f.  Cura,  SollccìtmUne ,  i\,  f. 
Pf'wiera,  n.  m.  —  Tt^tppa  cura. 
-;•  Facrenderìa.  —  Cura,  In  medi- 
^'"3,  Supposta.  Cura.  —  Cwu. 
l'n'  Bugadan.  V.  —  Cura,  e  più 
toiiiiiuein.  Cur,  n.  f.  plur.  Aggalla- 
t^,  ij.  m.  sing.  Quel  terreno  mobl- 
'^>e  soffice,  che  spesso  Incontrasi 
«H!e  paludi.  —  Et  cur  d' Lunga- 
strdn.  —  Gli  aggallali  di  Longa- 
itritm. 

'U\)tllK.  Corata,  Coratella,  Cu- 
mldla.  —  Una  curadélla  d'agnéll. 
"7  Corata  d'agnello,  —  Curadélla 
d'tiVc//.  —  Polmone  di  vitello. 
^lUliG',  D.  ni.  Coraggio,  n.  ni.  Mol- 
ti ^liiì  nomi  sono  affini  a  questo, 
tome  Fu/ore ,  Cuore ,  Itravura ,  ìn- 
ii'l^idezza.  Ardire.  Audacia.  Teme- 
^'à.  Sfi-ontatezsa.  Sfaccuilàgginf , 


iiUHÀM.  Coqìo  e  Cuiaine,  —  Corame  • 
Coia*nf,  \ale  ancora  Aggregato  di 
cuoi,  e  i^mnienlo  l'ulto  di  cuoi.  -^ 

(Àìitwrio  p(*gK.  di  cuoio. 

CUH.VMAR.  Cuoiaio  e  Rimiro. 

CU  il  aM  ÉLLA,  11.  r.  liuccio,  n.  m.  Pelle 
line  sopra  cui  si  stiisciano  i  rasoi. 

CUKBÉLL.  V.  I*anir, 

CUltOAH.  V.  Cavsfrar, 

CUIIDÈLLA.  n.  f.  FeltucHa,  n.  f.  fia- 
sliv,  n.  m.  Tela  tessuta  a  guisa  che 
non  passi  la  larghezza  di  una  span- 
na. —  Sembra  strano  ai  Imlognesi 
il  sentire  che  Cordella  in  ital.  si- 
gnlQca  Corda  piccola,  ma  per  vero 
Cordella  è  diui.  di  Corda.  Ed  egu»l- 
niente  non  piace  molto  la  voce  fia- 
stro  per  Fcttuctia,  quando  dagli 
stessi  per  NastìV  s'intende  la  Fet- 
tuccia già  annodata  con  cappio. 
&!a  tutti  i  dizionari  vogliono  che 
s'usino  i  suddetti  vocaboli. —  Cor- 
dellina, essendo  dim.  di  dim.,  do- 
vrebbe signilicarc  Cordicella,  Cor- 
ùicina,  cioè  Quella  si  chiama  con 
altro  nome  Accia  (boi.  lAJtzza).  Tut- 
tavia i  vocabolari  stossi  definiscono 
Cordellina  per  Piccola  corda  schiac- 
ciala (llol.  Passamanein  o  Slrèin- 
ga)  0  tonda  (Boi.  Curdunzein)  di 
refe,  di  scia,  o  d'altra  simil  mate- 
ria per  uso  d'afilbbiare,  o  legare  le 
vesti  menta.  —  Dagli  esempi  degli 
autori  e  dall'uso  comune  però  sem- 
bra «loversì  appropriare  la  voc»» 
Feti  uccia  alla  piii  stretta ,  e  Nastro 
alla  piii  larga.  Sarà  ancora  più  pro- 
prio l'usar  Cordicella,  Cordicina 
piuttosto  che  Cordella  per  Corda 
sottile.  —  Un  om,  uno  donna  eh  fa 
et  cunìéll  —  Fettucciaio,  m.  Fet- 
tucciaia,  f.  Nastraio  è  voce  dell'u- 
so. V.  Nastcr. 

CUBOIAL,  n.  m.  Coitl/a/c.  Cosi  chia- 
mano i  medici  qualunque  Bexaiida 
cardiaca.  —  Cordiale  è  anrhe  ag- 
gettivo. Pittima  cordiale.  —  Cur- 
dial,  aggiinito  ad  uomo,  «ignilira 
che  ha  cuore  buono,  aireiiuoso  , 
pronto  a  muoversi  in  prò  degli  a 
mici.  Uomo  cordiale, 

23 


CUB  SI 

CUBDÒN.  Cordone.^  Curdòn  di  prU. 
—  Ciìigolo,  —  Di  fra.  —  Cordiglio. 
-^  Cordoncino,  Cordoneeilo,  dim. 
di  Cordone.  <—  Curdòn.  -*-  Guide  si 
dicono  Que' filari  di  pietre,  che  di- 
stiuguouoii  lastricalo,  o  l'ing^hia- 
lata  di  una  strada  dalla  bandi  ina. 
Cordoni  di  pietra.  Quelli  eiie  si 
mettono  a  traverso  delle  strade  ri- 
pide ,  e  delle  scale  per  rallenitivo. 

•CURDSEINA.  Cordicella,  Funicella, 
Funicina. 

•CURDUNZEIN.  Cordoncino. 

'CUIIESTA.  Corista. 

CUHÉZA  (Z  aspra).  Coreggia.  Striscia 
lunga  di  cuoio. -^  Curèz ,  Cureol. 
f.  pi.  del  scarp.  —  Coregyiuoli  del- 
ie scarpe.  —  Carzol ,  n.  ni.  sìng. , 
Curzà  pluf,  di  scarpunzi,  — >  Bec' 
chetti. 

CURGHEIN,  dim.  Cestelllno.  —  Cur- 
ghein  di  cavi.  —  Panieruzzo, 

CURLIUA.  V.  Calzétta. 

CVRNACCIA.  CornaccMa.  V.  Usèll. 

CURNACCiON  0  CANDLUTT  Al  COPP. 
Ghiacciuoli.  Pezzetti  di  ghiaccio 
pendenti  dalle  gronde  de' tedi  in 
tempo  d'inverno.  —  Essri  curnaC' 
don  ai  eopp.  —  Essere  i  maggiori 
stridori,  o  geloni.  Essere  un  fiedr 
do  che  pela. 

CURNÉCCIA  DLA  FAVA,  DL'ARVÉIA. 
Baccello.  Tanto  dicesì  pel  guscio 
pieno  de' granelli  de'  legumi,  quan- 
to pel  semplice  guscio ,  che  li  con- 
tiene. —  Piani  dalla  curnéccia.  — 
Piante  Oaccelline. 

CURMS.  Cornice.  Membro  principale 
d'architettura.—  Curnisott. —  Cor- 
nicione. —  Curnis  dì  quader.  — 
Cornice  de*  quadri.  —  Far  et  cur- 
nis. Curnisar.  —  Corniciare.  — 
Mtttr  in  curnis.  —  Incorniciare. 

CURMSAMÉINT.  Corniciame.  Quiilsi- 
Yoglia  lavoro  di  cornici»  di  marmo, 
legno ,  ec. 

CURNISAR.  V.  Curnis. 

CURNISOTT.  V.  Curnis. 

CURÓTT  e  SCUROCC.  Lutto,  Corruc- 
cio, Corrotto,  Gramaglia,  Bruno. 
Termini  lutti  che  indicano  nel  lin- 


8  CUR 

guaggio  comune  Quell'abito  di  duo- 
lo che  sogliono  vestire  le  persm» 
all'occasione  della  morte  di  qual- 
che loro  stretto  parente.  à(àH  à 
lutto,  da  bruno.  Vestirsi,  Mìtw 
a  lutto ,  a  bruno.  Abbrunarsi 

CURÓUNA.  Corona.  Ornameolu  di  ai 
si  cingono  i  re,  gli  uomini  iilustn, 
ec.  —  Curòuna  dia  madouna.- 
Corona.  —  Coronciaio, V  d. LBac- 
cbellone  »  che  ha  sempre  la  coniu 
in  mano.  Quindi  Scoromiarnh- 
ternostrare.  Tener  la  corooa  fra  le 
mani.  —  Coronalo.  Facitor  di  cafo- 
ne. —  Curòuna  rf'twaryw.  — Jlfito 
di  marroni.  —  Curòuna  dl'agòcck 
—  Cruna  dell'ago.Foro.—ioiiiper 
la  curòuna  a  un'  uffòccia.-'^t^ 
nare  un  ago. 

CURPÉTT,  n.  m.  Corpetto.-  rarp'» 
Cursètt.  Panzein.   Silè  (dal  fmc. 
Gilet  ).  Camiiota.  Camisuìm.  Co- 
sacca. Casacchein.  GiacclùU^-  <»«' 
birein.  Giubba.  Ziùòn.  Capulld»^ 
Paltò  (dal  frane.  PafetoO^"""' 
dem  (dal  frane.  Péiit paletot],  ett 
Questi  sono  i  termini  boi.,  di  loti- 
co uso ,  0  di  nuova  derivaziooe.clic* 
8Ì  danno  ai  vari   vestimenti.  (I>« 
servono  a  coprire  il  corpo  dal  col- 
lo alla  cintura.  I  nomi  equi>alti>ii 
Italiani  sono  :  Corpetto.  Cotyt^^^^- 
Farsetto.    Farsettino.   farselloht. 
Giubba.  Giubbone.  Givbbelb.  I^'U^ 
bercilo.  Giubboncello.  Giubfjomi^'^' 
Giubbetto.    Giubt/etlino.   Coiwctt- 
Casaccone ,  ec. 

CURREND  Correndo.  In  correndo^ 
boi.  si  prende  come  avverbialf*' 
Subitamente.  In  fretta.Sulnmi*' 
to.  Immantinente.  —  A  l'ho  jrf 
su  currend.  —  L'ho  preso  sé^ 
mente.  —  In  ilal.  usasi  anche  Cf^ 
rente,  avverbìalm.  AndaiiieJ^' 
re ntemente ;  Senza  intoppa;^ 
datamente.  —  L'è  un  ch'téitf^*' 
per  currènd.  —  Egli  è  uno  che  Iti' 
gè  sempre  corrente. 

CURREZIÒN  D'STAMPA.  ^.Stampon. 

•COR'Rt.  Fare  alla  corsa.  Àctorn- 
mento. 


CtR 


319 


crs 


:iJRfiIDÒOR ,  agg.  Corriiore  ,  add. 
Che  corre. 

UKRIDUR.  Corridoio.  Corridore.  Cor- 
ritiire.  Questa  voce  8 'estende  ge- 
neralmente ad  ogni  sorU)  di  andari 
innghi  e  stretti .  che  siano  anche 
sospesi  fuori,  dietro  degli  ediflzi  , 
oper  passare  da  una  casa  all'altra. 

nw  jHfrò  sempre  chiusi,  e  coperti. 

Il  Terrazzo  è  diverso.  —  Cunidu- 

rein-^Corridoreiio. 
CL'HIiiRA.  0  piuttosto  Garrirà.  —  Car- 

r'm.  Corsa  celere.  —  Curritvn,  n. 

DI.  GiuH  carriera. 

jnisÈn.  wcurpèa. 

LKSI.  Conio.  Corrente  dell'acqua 
de'  tiumi.  —  t'urti  dia  piate, — Cor- 
^«w.de'ieatri,  e  simili. 
-^HT.add.  Corlo,  agg.  —  Curi  mrl 
libila  francese  Toul  courl).-^  Inuna 
parola.  Suòilo.  Immanlinetite.  Nen- 
•a  dimora.  Senza  rilardo.  '-'Al 
curii.  ..^  Alle  corle.  A  Urla  corta. 
Mlfl.  bme.  Alla  ricisa.  In  somma, 
^n  coììcluiione,  -^  Alla  curia.  — . 
^  f/o  longa  e  curia.  —  Per  farla 
*pe.  Per  atibreviarla.  Per  aOàn- 
rtart.  Compendiosamente.  Alle  óre» 
ti.  ^  Curi  d' inzègn.  —  ingegno 
*Jrto,otowo,  vale  Ottuso. Duro.— 
J"'*  «  ffnoM.  —    Grossacciuolo: 
^'-o;  Uzzotlo;  Corto  e  tozzo.  Uo- 
^0 di  piccola  taglia,  ma  grosso.  — 
wifltor  curi  e  gross.  —  Inlozzare. 
"7  Curi  d'uésla.  —  Balusante;  Bir- 
^«;  ^ercilocchio;  Che  ha  la  vista 
f^ia a  Ungere;  Che  ha  mangiato 
Cerchie.  —  Andar  per  la  curia. 
•p  hdar  per  la  piana;  Per  la  spe- 
W;  ia  più  sbrigata  via.  —  Tgnir 
nrl  un.—  Tener  uno  corlo;  Le- 
nirlo corto,  figur.   Tenere  uno  a 
^Kdieito;  Tenere  a  crusca,  o  a 
cooofi.  —  Dicòurs  curi.  —  Parlar 
woHjco.  V.  Dscòurs.  —  'Ch'  al  la 
J9«o6emcttrto,o  curieina.  Mo- 
jo.basso,  ora  invalso  fra  i  boi.  pie- 
J*^».  che  significa  a  uo  dipresso:  fi- 
««amo/o/ 

^|!TÈ11.  Coltello.  Nel  plur.  fa  Coltel- 
"•"n.eCoae/(a.  f .  —  Curléll  da 


du  lai.  —  Coltello  ancipite,  Spada 
ancipite,  —  Curléll  start.  —  Cnltel- 
lo  adunco.  —  Curtell  dalla  sùsta^ 

—  Coltello  a  molla — Curléll  fèirm 
in-t-al  man'g,  —  Coltello  in  asta 
o  Inastato. 

CUKTÉLLA.  Coltella ,  CollelUssa.  Àr* 
me  a  guisa  di  coltellaccio. 

CUHTLÀ.  ColtHiata.  —  Bar  una  cur- 
tld,  —  Accoltellare. 

CCKTLELN.  Coltvllino.  —  In  boi.  chia- 
masi Curt teina,  un  coltello  largo» 
e  lungo ,  con  punta  smussata,  »d  u- 
so  di  tagliar  le  tagliatelle,  e  de' piz- 
zicagnoli per  affettare  i  salumi  ; 
io  >olgerei  questa  parola  in  ital. 
per  Coltella  t  piuttosto  che  CoUel" 
lina. 

•CUHTLIRA.  Coltelliera. 

CUKZOL  .  CUHZOU.  V.  Curèza, 

'CUSCliÉTT.  Coscritto,  n,  m.  Heclula, 
n.  f. 

'CUSCRIZIÒN.  Coscrizione,  leva, 

CISDÒUR.  n.  m.  ÓURA ,  n.  f.  Cuciith 
re  ,n.  m.  Cucitrice ,  n.  f. 

CUSDURA.  Cucitura,  L'arte  del  cuci- 
re, e  la  congiuntura  di  due  cose 
cucite.  —  Costura  è  la  CucitorSl  ri- 
levata. —  Arvèdr  el  cusdur,  —  ÌIh 
vedere  il  pelo,  le  costole  a  uno,  — 
Spianar  el  cusdur.  —  Bitrovare, 
Bagguagliare ,  Spianare  le  costih 
re,  figur.— 

CUSEIN,D.  m.  BINA,  f.  Cugino,  m. 
Cugina,  f. 

CUSEINA.  Cucina,  —  Far  la  cuscino. 

—  Cucinare,  ^  , 
CUSER.  V.  vale  tanto  Cuòcere  che  Cur 

citv.  —  Ricuocere.  Tornare  a  cuo- 
cere. —  Incuocere,  Cuocere  poco. 
--  Crogiolare,  Cuocer  bene.  -^  Tra- 
tare.  Allessare  ì  pesci.  —  Colloio, 
add.  Di  facile  cottura.  —  BiciAcirei^ 
Tornar  a  cucire.—  Scucire,  Disfare 
il  cucito. 

'CUSINIR.  n.in.  IRA.  n.  f.  V.  Cug  e 
Serva. 

CUSPÉTT.  Voce  ed  espressione  di  me- 
raviglia. Cospetto;  Cappila;  Cap' 
pilerina;  Càpperi.  '•-  Cuspètl  de 
me,  ruspe tt  da  bacc ,  cuspèzi  e  pè- 


cns  220 

ver,  cuBpettòn,  ec.  Cospetto,  Va- 
upelfonc  ,  Tory/o  dì  bacco. 

CUSPTTAR,  V.  llesiernmiaf^e.  Dire  il 
]  atei^toHier  dalla  bestemmia.  — 
Sinirar  di  quaUer.  —  Smargiassa- 
le Si/unrturc. 

CUSSAHÒUNA.  V.  Cussòn. 

CUSStliS.  Cìiscino.  Ndme  generico. 
Cuscini  da  seggiole»  da  carrozze. 
Quelli  pel  letto  hanno  i  nomi  pro- 
pri di  Guanciale  da  Guancia,  Ori- 
gliere da  Orecchio,  q  Capezzale 
da-  Capo.  —  Cuscino  da  cucire;  e 
quando  è  di  forma  cilindrica  Tóm- 
bolo. 

CUSSINÉTT  DALL'-l  AGÒCC.  Torsel- 
lo. —  Cussinètt  pein  d'agòcc.  — 
Torsellino   guertiito   di    spilletU. 

—  Cussinètt  da  iidóur.  —  Polvi- 
glio.  Cuscinetto  pien  di  cose  odo- 

•  rose. 

CUSSLAZZA.  Cosacela,  pegg.  di  Cosa. 

CUSSLEIN.  n.  m.  EINA,  n.  f.  Rife- 
rito ad  uomo,  o  a  donna  ,  vale 
Pocolino;  Cosetto ;  Piccolino;  Min- 

'  gherlino;  Sotlilino  ,  e  feni.  Min- 
g^erlina;  Magrina;  Sottilina.  V. 
Coss. 

CUSSLEINA  .  CUSSLÉTTA ,  CUSSU- 
NEINa.  Cosellina.  Cosetta.  Coserei- 
la.  Cosuccia.  Cosuzza.  —  Cusslein' 
dòulzi.  —  Treggèa  (dal  fr.  Dragée) 
Confetti  di  varie  guise.  I  fanciulli 
toscani  dicono  ancora  Chicca. 

CUSSLÒUNA ,  n.  f.  Cosone,  n.  m.  Acer, 
di  Cosa. 

CUSSÒN ,  n.  m.  Accresci t.  d*  Cossa.  — 
Còscia  di  bue.  separata  dal  corpo 
delTanimale.  Questo  è  il  significato 
della  voce  boi.  —  Per  l'accrescit. 
di  coscia  umana  dicono  Cussaròu- 

.    na.  —  Gran  coscia. 

CUSTA.  Costa  e  Costola.  Costole  degli 
animali,  e  per  similit.  Costola  di 
cc^jolo .  del  coltello,  del  pei  fine,  ec. 
Costole  0  Spigoli  delle  volle.  —  Mal 
d'custa.  —Mal  di  cosfa^  Plcuri- 
sia.  —  Tra  una  custa  e  V  altra. 

—  Intercostale ,  agg.  —  Medr  el 
pred  per  custa.  —  Collocare  i 
mattoni  per  coltello,  —  Costolina 


dim.    Costolone ,   ni.  accr 
Costola. 

CUSTIRA.  Costiera.  Costa.  Tpt 
pendio ,  affine  di  renderlo  piai 
sto  a  solatio. 

CDSTIRÉTTA.  Costerella. 

CJJSTOD.  Custode.  Custodifon. - 
stoditrice,  fem.  —  Cusiod  dia  e 
—  Casiere  o  Casiera  Boi.  Cuoi 
purtòn.—  Custod  di  can.  -(^ 
tiere.  Se  sono  bracchi,  dicesìH 
chierc  o  Bracchiero.  —  Cusi» 
batber.  —  Imbarberescaloreoì 
beresco.  —  Custod  del  cai 
Carceriere, 

CUSTODIA.  Custodia.  Guardini 
Governo.  —  Custodia.  —  Ci 
Queir  arnese  fatto  per  cu^ 
e  difendere  cose  di  pregio.^ 
stadia  dèi  Santéssèm.  —  fti 
(l)ol.  Zibori).  —  Custodia  (fcll 
qui.  —  Reconditorio.  —  Bar  ki 
Uva  custodia  la  so  roba.  -Di 
lattuga  in  guardia  a'paperìM 
coiyì  in  guardia  al  lupo. 

CU5TÒUS.  add.  (dal  fr.  ConttvX\> 
spe-fidioso,  e  nel  superi./)»"*^ 
sissimo.  Dicesi  di  cosa  cìitfl 
dispendio»  spesa  mol la.— ftjj 
sfòusa.  —  Roba  cara,  con» 
Roba  a  catv  prezzo. 

•CUSTODIR ,  V.  Custodire. 

CUVACCIAR  e  CUVACCIARS. T  jl« 
sciare;  Accosciarsi;  Acfocf'^ 
Accoccolarsi;  Acchiocàoìfi'ff>\ 
chiocciolarsi;  Acquattare;  <("?j 
tarsi.  Mettersi  a  coccoloni,  fl  ' 
coione.  Accovacciare  e  ilceo« 
darsi 

CUVAR ,  V.  a.  Covare, _  v.  a.  Coti 
fuoco.  Covare  il  male,  ec 
quèch'la  cova.  Cosi  proverbi 
si  dice,  Avere  0  esservi  una 
covata:  p.  e.  Aviv' una  cami^^^^ 
gd.  (l'altto  risponde)  Ohl^f 
eh' la  còca!  —  Avete  una  cnv^ 
rulita?  Eh  c'è  la  camicia  eml^. 
Aviv'  un  po'd'  vein  dòulzi  Ohi 
qué  ch'ai  covai! -^Avele  un P 

vin  dolce?  lo  l'ho  costì  cot^'" , 
•CUVÒN.  0  piuttosto  CVÓNsiDCop  ^ 


DAG 


231 


OAPf 


vwe.  Manipolo  di  frumento  mie- 
mio. 
'CITZARA.  Mucchio.  Agglomerato.  •» 
Cna  mzzara  d*fànz.  —  Un  aggUh 
mcrato  di  funghi. 


'CCZZON.  T.  Sinaal. 
'CUZZU.NÀ.  V.  Zuecund. 
XUZZUNAR.  V.  Cozzap^.  v. 
-CUZZU>iOTT,  n.  m.  Cozzo.  Urto. 


D 


D 


•  (Oei)  D.  Di.  Lettera  consonan- 
te, la  quarta  dell' alfaiìeto  ila).  — 
i).  Per  ietterà  numerica  romana  , 
\ale  cinquecento .  che  anticamen- 
te seri  ve  vasi  j^.  E  con  linea  orizzon- 
tale sopra  b  vale  cinquemila. 

W,ii.m.  D(uio.  —  Dà  da  fareina.  — 
fmuaccio.  —  Dà  da  ra/fa.  —  Da- 
fiida  giuocare  a  zara,  —  Zugar  ai 
da.  —  Dadeggiare ,  voce  poco  usa- 
la, come  quella  di  X>adamo/o.  gio- 
caior  di  dadi,  che  si  prende  in  mala 
parte.  —  Da.  —  Cubo.  Dado  di  qua- 
janqne  materia  nelle  arti. 

^A.add.  Doto,  participio  dì  Dare.  -^ 
Om  dfl  al  vein ,  alla  d*n)oziòn ,  ec. 
t'wjo  dedito  al  vino,  a' vizi,  ec. 
tedilo ,  dedicato  alla  divozione. 

ntYS ,  add.  Dabbene  e  Da  bene. 
kono.  E  Dabbeniséimo  f  superi. 

DABBÒN.  Y.  Dbòn. 

'DA  CONI.  V.  Adacatt. 

^ACCORI),  n.  m.  Accordo,  n.  m.  Con' 
wnrfonc,  n.  f.La  voce  Accordio  an- 
tica è  usala  però  comun.  dai  legu- 
lei. —  D'accord  è  anche  avveri). 
^'accordo,  Concordevolmenle.  Con- 
cordemente. Pacificamente.  --D'a- 
^our  ed'accord.  --D'amore,  e  d'ac- 
cordo,  oassolut.  D'amore.  Unita- 
diente.  Amichevolmente. 

BACCIjRDElN,  n.  m.  Accordio.  Appun- 
tomento  segreto. 

"AFAR,  n.  m.  Affare^  n  m.  Faccenda, 
n.  f.  —  Al  QY^Yi  dafar  eh'  V  luk.  — 

n/Jl*?"**  a/fan"  che  ha. 
DaGNÒURA.  V.  (^ura. 


DAI  DAI ,  DAI  E  N'  I  DAR.  Dalle ,  daU 
le.  Maniera  di  dire  per  denotare 
un'azione  continuata. 

DÀIEN',  n.  m.  DAiNA.  n.  f.  Dàino,  n. 
m.  e  Damma,  n.  f.  Animale  salvati» 
co  cornuto  sunile  al  capriolo. 

DALTA  del  PÓZZ.  Sponda  del  pozzo. 
Parapetto. 

DAMA.  Dama,  Donna ,  Signora.  Nel- 
l'uso si  dice  |)er  Donna  nobile, Gea- 
tildonnu.  —  Dama.  Sorta  di  giuoco. 
—  Dama  per  lo  Scacchiere  dove  si 
giuoca.  —  Zugar  a  dama.  —  Fare 
a  dama.— Dama  pfy  la  i>ediiia  rad- 
doppiata. -^ Alla  dama.—  All'ut' 
lima,  cioè  All'uUima  partita  nel 
giuoco,  o  All'ultimo  l)alio  nelle  fe- 
ste di  ballo. 

'DAMAR,  V.  T.  del  giuoco  di  Dama» 
Raddoppiar  la  pedina.  —  Damare.. 

DA M ASC.  Dammasco,  e  DinmnatcfK 
Sorta  di  drappo  di  seta. 

DAMIGIANA,  n.  f.  Boccione,  n.  m.  Boc- 
cia grande  per  Io  più  veslita  di 
giunchi,  per  trasportar  liquori.  Da- 
miqiana,xi.  f.  è  V.  dell'uso. 

DANDA.  Danda.  Modo  particolare  di 
partire  dell' aritmetica,  ed  è  la  di- 
visione di  sei,  otto  numeri  o  piii . 
per  altri  tre,  quattro  o  pììi. 

DANIÈLL.  np.  m.  ÉLLA.  f.  Daniele  e 
Dànidlo,  Ila.—  Danieli.  Al  plur. 
Daffni.  Questa  voce  si  appropria 
quasi  sempre  a  que'fìgnolelli  na- 
turali sul  vi.<«o  che  sogliono  avere 
alcuni  pel  uzzi.  E  perciò  io  lo  direi 
Neo  peìo$o. 


dah 


292 


DAZ 


3) ANN,  AGGBÀVI,  n.  m.  Danno.  Dan- 
neggiamento. Delrimcitto.  Nocu- 
mento.  Pregiudizio  e  Pregiudicio. 
Svantaggio.  Perdimento.  Scàpito. 
DisiàpUo.  Disavanzo.  Aggravio. 
Deperimento,  n.  m.  T.  doUrinaie. 
Perdita  »  Iattura  e  Giattura.  Perni- 
zie,  n.  f.  Tulli  lerniini  affini,  ma 
non  sinonimi.  —  Fardann.  —  Tra- 
pelare. Dicesi  di  bolle,  tino,  bi- 
goncia, che  per  le  commessure  ver- 
si o  sperda  l'acqua  oil  liquido  qual- 
unque che  vi  si  conliene. 

DANI.  Dante.  Pelle  di  cervo,  o  di  dai- 
no concia  in  olio. 

DAPEBTLTT.  Per  tutto.  Da  per  tutto. 
Ovunque.  Dovunque.  In  ogni  luogo. 
In  tutti  i  luoghi. 

DA  PI.  Dappiè.  Dappiede.  Da  basso. 

DAPPÒ,avv.  Dappoi.  Dopo  che.  Da 
quel  tempo.  Dacché. 

©APPRESSA.  Dappresso.  Da  presso. 
Appresso.  Da  vicino.  Davvicino. 

DA  PRÈMA.  Da  prima ,  posto  avver- 
bialm.  Prima.  Primieramente.  Nel 
principio. 

DAR,  v.  Dare.  Somministrare.  Pòr- 
gere. —  Dar  alla  spalla,  al  ntf*. 

—  Dare  alla  spalla ,  al  naso.  Esse- 
re d'altezza  da  arrivare  alla  spalla, 
ec.  —  Dar  dèi  sóul,  dia  lùm.  —Da- 
re il  sole,  il  lume.  Battere,  percuo- 
tere. —  Dar  da  dir,  da  far.  —  Dar 
che  dire,  che  fare.  —  Avèir  da  dar. 

—  Esser  debitttre.  —  Dàin*  un  eh'  a 
m'n'è  mori  du.  —  Andar  nell'un 
vie  Uno.  —  Anfanare.  Ciondolare. 
Cincischiare.  Indugiare.  —  E  dàl- 
ia. —  Forbici.  L'eran  merle.  E  di- 
cesi a  chi  è  ostinato  nel  voler  fare 
quello,  che  gli  è  vietalo.  —  Dari 
sètta.  —  Regger  la  celia.  Aiutare 
un'altro  a  burlare.  —  E  dai  e  dai. 

—  E  dagli  e  tocca.  Dagli,  picchia  e 
martella.  —  Dai  e  dai  e  pò  n's'mov. 

—  Ponza  ponza.  Tresca  tresca,  ten- 
ne ienne.Ticche  tacche. Kfifiiì  lavora- 
re e  poco  conchiudere.  —  Datai  can 
eh'  V  è  arrabbè.  —  Gridare,  cruci fi- 
gatur.  —S'pò  dar!  —  Può  far  il 
jgran  diavolo!  Può  far  il  mondo!  — 


Star  tè  per  dar.  —  Star  colle  mam 
per  aria,  e  aospese  per  colpire. 
--  Ridare,  Dar  di  nuovo.—  Dai,  per 
Bàttere.  Dar  delle  busse.—  Durzò. 
—  Dimagrare.  Svenire.  —  Dar  zo 
'  una  scrittura.  —  Dettare  uno  scrih 
to.  —  Dar  d' tèsta  —  Dar  di  capo 
0  del  cupo,  p.  e.  Al  dutlour  i  lui  dà 
d' tèsta.  Il  medico  gli  die  di  capo, 
cioè  Lo  mise  al  disperato  —  Dar 
d'brazz,  dar  la  tétta.  —  Dar  brac- 
cio. Dare  la  poppa ,  ec.  ~  Dar  al 
fèrr.  —  Stirare.  —  Dari  sòll%  ~  ili- 
fiorire.  Ribadire.  Rimbeccare.  Se- 
condare. Atrogere, lerm.  più  nobi- 
le. —  Far  com  fé  Hèinvgnù,  ch'an- 
dò per  dar,  esi  fùdàa  là.  '^hr 
come  i  pifferi  di  montagna,  ck<iti' 
darono  per  suonare ,  e  furono  sut)* 
nati. 

DARDÉLLA.  BERLOCCA.  Loquacità. 

DATA.  Data.  —  Porre  la  data  ad  \im 
lettera.  Fare  la  dita  ad  una  scrit- 
tura. —  Datare  non  si  dice,  ma  é 
voce  francese  (DuterJ  ,  la  quale  f- 
stendesi  anche  al  significalo  di  Co- 
minciare un'epoca.  —  'Data,  ài- 
cesi  per  Quello  cui,  nel  giuoco,  lo<^' 
ca  il  distribuir  le  carte.  — itòn 
d'data.  —  Sta  a  me  il  far  ie  corlf. 

•DATARI.  Datario.  Carica  della  corte 
Pontifìcia ,  coperta  da  un  Cardina- 
le, detto  perciò  Cardinal  Datario. 

*DATARÌ.  Dateria.  Ufficio  o  residenza 
del  Datario. 

DATTI L.  Dàttero  e  Dàttilo.  Frutto  del- 
la palma. 

DAVVIS.  A  M'È  DAWIS.  Mi  pare,  mi 
sembra,  son  d'avviso.  Esser  avvi- 
so :  p.  e.  Già  m*era  avviso  che  con 
fusse.  Gli  era  avviso  di  ritornarsi 
con  lei  ad  aiutarla.  —  A  n'm'è  indi 
davvis.  —  ?ion  vedo  l' ora.  —  Olia- 
si in  ital.  ancora  Aver  viso  di  fare, 
o  dire  checchessia.  Essere  in  con- 
cetto di  fare,  o  dire  quella  tal  cosa. 

*DAZI.  Dazio,  n.  m  Gabella,  n.  f  ^^ 
Dazi  del  brazzadèll.  Cosi  chiama- 
vasi  una  fabbrica  di  dolci  o  cìanv 
belle  in  Bologna,  cui  erane  dall'^ntt- 
co  Reggimeuto  boi.  attribuiia.  coi 


nIvB 


223 


DEB 


papnKoto  di  ana  qoota  aoDua,  la 
privilegiala  fabbricuziuue  e  \eutli- 
lii.  Qaesla  ÌDtilulazioue  rimane  pur 
oggidi  all'antica  bolle^,  già  «lata 
:«1  uso  siOallo. 
DiZiAR,  V.  Adazziare,  Metter  dazio, 
Moporre  a  dazio.  —  Gabellare  o 
%6<r//ttrv.  Pagar  la  gabella;  ed  an- 
che Lilierdr  la  cosa  pagandone  la 
g-^Mla.  V.  Sdaziar, 
Mi  Gabelliere.  Appaltatore  delle 
«r^ie.  Quello  cbe  riscuote  le  pab- 
blicbe  gabelle.  —  Slradiere ,  dicevi 
'  Colai,  cbe  a'  luogbi  del  dazio 
ferma  le  robe,  per  le  quali  dee  pa- 
larsi la  gabella.  Boi.  Gablein. 
Ì)'6UN.DA  VÉIKA.  Davvero.  Daddo- 
vero.  Da  sentio.  In  sul  serio ,  o  sul 
«rio.  In  verità.  Sicuraoienle.  Ve- 
rmmte.  Contrario  di  Da  burla.  Da 
J#  -  Dir  o  far  d'bòn.  —  Dire  o 
tare  daddooero.  Risolutamente.  É 
fillio  osato  anche  il  superlat.  Dad- 
^ceritfiinQ,  Da  verissimo. 
^l  Giorno.  Di  Giornala.  Giornata  è 
piuttosto  Tutto  il  tempo .  in  cui  il 
sole  è  sull'orizzonte.  —  Vgnir  de. 
^ ^Otl'iornare  e  Aggiornarsi.  No- 
'«re  il  di,  —.  Raggiornare.  Tornar 
»  farsi  giorno.  —  Cosa  diurna.  Che 
nitidi  iriorno,  contrar.  di  fiottar* 
ft«-[/fi  de  sé  e  l'alter  no.  ^ 
^<''dae  di  l'uno.  —  Quand  i  de 
^fièinzen  a  dointar  curi.  —  Ouan- 
^  comintna  l'accorciamento  dei 
Sjorni,  e  V alluiiff amento  delie  noi- 
^';  —  In-t'i  de  più  long.  —  A' gran 
'^■^Ikdé  in  de.  —  Di  giorno  in 
mmo.  Di  di  in  <tì.  Giornvlmenfe. 
-p'ògn  de,  da  ttilt  i  de  —  Quo- 
tidiano. —  (}gn  de  pasta  un  de.  — 
%m  di  ne  va  un  di.  —  Appuntar 
al  de.  — .  Aggiornare.  Fissare  il 
giorno.—  De  c/ut  cmèinza.-^Gior' 
^^0  nascente,  —  De  ptin  d'nùvel. 
—  Giorno  nuvoloso.  —  De  d' fetta. 
■*  W  festivo.  —  Da  laourar.  — 
wcomttw).  di  lavoro.  —  Biduo. 

induo,  ec  Spazio  di  due,  tre 

giorni. 

DtBEL  V.  Dèbùl. 


DÉBIT.  Debito,  ^  Débit  averi.  — 
Debito  acceso.  -«  Débii  paga ,  sol' 
dà.  —  Debito  estinto.  —  Dsfars'  di 
debit.  —  Dispacciarsi  de' debiti  — 
Tors'in  groppa  i  débit  d*  so  fra- 
dell.  — •  Retarsi  addosso  i  debiti 
del  fratello.  —  Scanzlar  al  débit. 
—  Uscir  di  debito.  Pagare ,  EstiU' 
guere  il  debito.  —  Ateir  di  débit 
d' tèucra  dalla  tétta,  più  ch'n'  ha 
la  licra.  ^~  Affogar  ne' debili.  Aver 
più  debiti  che  la  Itpre,  Aver  debito 
il  fiato .  o  la  pelle.  —  Dar  débit  a 
qualcdùn. — Impennare  il  debito.^ 
Debito  fogno,  infognilo;  cioè  Vatto. 
Debito  non  etigibile.  Inesigibile, 
fion  rlscuotibile.  — -  Torr  a  patjar 
un  débit  d*  un  qualcdùn.  Accollar- 
si un  debito.  Obbligarsi  a  pagare 
un  debito  altrui.  -^  Debitett.  — «^e* 
bituzzo.  Debituolo.  —  Debito  é  an- 
che agg.  p«*r  Dovuto. 

'DIÌIBITÒUR.  Debitore. 

DEBLÉZZA  o  DEBOLÉZZA.  Debolezza 
e  Debilità.  Fiacc/tezza.  fralezza. 
Fievolezza. 

DÉBÓL  e  DÉBEL.  Debole  e  Debile.  Fiè-^ 
t*o(e,  agg.  d'ogni  genere.  Di  poca 
forza.  Languido.  Frale.  —  Dèbol, 
Affadigd.  ^  Affaticato.  Stanco.  Las-- 
so.  —  Carta  dèbla.  Tèda  dèbla.  — 
Carta,  tela  dilègine,  cioè  di  poco 
nervo.  —  Un  om  dèbol.  —  Uomo 
debole.  Deboluzzo.  Deboletto,  Debi^ 
letto.  Debiluzzo.  Debole  dì  comples* 
sione.  E  Hg.  Dappoco.  Di  basso  in- 
gegno. Debole  di  spirilo.  Sciocche- 
rello. —■  Vale  anche  di  poco  animo. 
0  Che  si  lasci  svolgere  dalle  sue 
risoluzioni.  -—  Sciita  dèbla,  strac- 
ca.—  Scusa  leggiera,  frivola.^-' 
Dèbol  preso  susiaiit.  Al  vein  è  al 
so  dèbot.  —  Il  vino  è  il  suo  debole, 
cioè  La  sua  inclinazione. 

DEBÙ.n.  m.  Franzesismo  introdotto 
scandalosamente  da  pochi  novatori 
di  lingua ,  come  voce  risgoardante 
gli  attori  teatrali.  Dico  scandalosa- 
mente, perchè  quanto  è  da  lodare 
rappropriazioue  di  una  voce  di  lin- 
gua straniera,  quando  la  lingua  che 


i 


DEC 


S24 


BRI 


r adotta  è  priva  dell'equivalente  , 
aitretuoio  è  da  riprovarsi  V  accet- 
tar ouovi  termioi  senza  necessi- 
tà, ì  quali  non  fanno  che  involvere 
in  dul)biezze.  Intendono  dunque 
i  franzesi  culla  voce  Déùut  in  senso 
proprio  U  cmmnciamento  di  qua^ 
die  giuoco,  come  sarebbe  alla  pal- 
la e  simili.  Nel  tigar.  poi  si  estende 
da  loro  a  Principio ,  Introduzione . 
Cominciamento  d'  una  impresa, 
d'un  a/fare,  d'un  di$coriO,ec.  — 
Cosi  Dtouliarc  si  vede  ùe*  pubblici 
fogli  preso  dal  verbo  Débuitr,  ila- 
]ianiz7jito,  che  vai  pure  al  proprio» 
Giocare  il  primo  colpo.  Giocar  pri- 
mo. Cominciare  il  giuoco;  e  nel 
fignr.  Fare  i  jìrimi  passi  in  una 
professione,  in  una  impresa;  ed 
abbiamo  tanti  nomi  propri  dell'ilal. 
Cominciare*  Principiare.  Dar  prin- 
cipio.  Fare  il  primo  passo.  Che  se  i 
linguisti  non  fossero  ancor  conten- 
ti, conosceranno  benissimo  le  voci 
Inlrap rendere.  Accignersi.  intra- 
presa. Intraprendimento  t  e  final- 
mente Impresa  e  Imprendere ,  ter- 
mini ,  che  io  stimo  più  propri  di 
qualunque  altro  ^ev Apparecchiarsi, 
Mettersi  atl'  impresa. 

•BECOTT.  Detolto.  Decozione.  E  con 
T.di  leg. dicesi  anchedicbi  si  trova 
in  islaio  di  fallimento.  Decolto. 

DECBOTTÒUR,  n.  m.  Nuovo  termine 
preso  ultimiimen te  da' franzesi  che 
qui  soggiornarono  Dècrolteur  per 
Colui  che  ripulisce  le  scarpe,  stan- 
do con  una  cassetta ,  e  una  spazzo- 
la fuori  delle  botteghe  da  caffè,  che 
io  chiamerei  Spazzator  di  stivali. 

D£C0BIT  Del  mal,  n.  m.  Crisi  e  Cri- 
se,  n.  f.  Quel  nuovo  perìodo  che 
piglia  il  male,  quando  è  per  volge- 
re in  bene;  e  s'Intende  segnata- 
mente di  que'  miglioramenti  del- 
l'infermo,  che  sono  accompagnati 
da  sudore  o  altra  purgazione.  T.  dei 
med.  •»  Decùbito  è  il  Giacere  In 
letto  per  cagione  d'infermità.  Caìk- 
crene  cagionate  dal  decubito.  — 
Si  prende  anche  pel  Primo  gior» 


no  in  cui  l'infermo  si  cori 
letto. 

DEDOTT,  add.  Sottrailo.  Diffoi 
agg.  Legato  dalla  somona. — Di 
Dedur.  Si  dice  Dedotto.  Dedutto,fl{ 
Argomento ,  Ricavalo. 

DEDRl.  Di  dietfv.  Dietro.  Dietro  el 
dietro  a,  qualche  volta  col  se^ 
caso  da.  —  Per  dedri.  —  Didii' 
Nella  parte  posteriore ,  derci 

—  Altergan  e  AtterganL^Qi 
porsi  da  tergo ,  dietro  le  spalle. 
tergati  una  supplica ,  un  ri 
non  è  perciò  ben  detto  per  «cri 
re  sulla  supplica  la  decisioiuA 
determinazione,  che  intorno  oà 
sa  si  è  presa. 

DEDUR .  v.  Dedurre. 

DÉFICIT.  Voce  lat.  usala  in  boi. 
canza:  ma  per  lo  più  in  sf^DÌi 
di.  Smanco  di  cassa:  p.  e.  Al 
è  scappa ,  i  han  truvd  un  é 
d' slméla  scud.  —  Fuggito  il 
stare ,  si  è  trovato  una  man 
di  cassa  di  seimila  scudi.  Han 
scimila  scudi,  ec.  Notisi  heoe 
le  voci  Deficienza,  Smanco,  m 
no  di  lingua;  non  v'ha  che  \'i§ 
Deficiente  per  ìlancanie. 

DÉINT.  Dente.  —  Dente  lattaittak^ 
Mascellare  o  Molare.  --OcM 

—  Canino.  —  Dèinl  iazzol.'^M 
te  fihiacciolo.  —  Bus.  —  Intorlti^ 
— Gtttt«^  —  Carioso. —  Deinlinf^ 
Vii.  —  Denti  impalmati.  -  ^««| 
eh' scossa.  —  Dente  voci/tonU, 
con  V.  gr.  AgònfosL  —  Déint  M 
niudezi,dlà  sapienza.  —  Benledt^ 
la  sapienza.  L'ultimo  a  spunU' 
nell'età  avanzata.  --Sèinza  dem 
D'un  fanciullo  dicesi  Che  non h 
ancor  spuntato  i  denti:  d'»n* 
mo  .  Sdentalo.  —  Èsser  sèhrJ 
deint  dinanz.—  Aver  to  Aowa  ffi* 
rata  —  Annettr  i  deint  puslr.:  - 
WwreìTare  i  denti.  —  Far  i  ^H 

—  Spuntare.  Mfttereidenti.l'^ff'] 
sa  dei  denti,  detta  volgarro.  ^'"''' 
zinne.—  Dentare,  fndf  »'<"^  <^  ' 
Mettere  de'  denti  del  cava»"  • 
SjrinzUr  i  deinl.  -  Digrigi^ 


MN 


325 


MT 


denti.  V.  Alligar.  —  Ciappar  cùn  i 
deint.  —  Addentare  sìgniflca  anche 
Mostrare  i  denti.  Un  cane  addenta- 
to e  furioso.  —  Far  i  deint  su  in-t- 
una  costa.  —  Torcere  il  muso.  Far 
dello  schifo.-^ Magnar  a  deint  Uva. 
Magnar  cùn  i  deint  livd.  Magnar 
cùn  i  deint  dinanz.— 'Mangiar  svo- 
gliatamente, mal  volontieri.  —  Ti- 
rarla  cùn  i  deint.  —  Tirare  cogli 
argani ,  colte  funi.  Argomenti  sti- 
racchiati.  Applicazione  impròpria. 
-Tirar al fid  cùn  i  deint—  Te- 
wr/'  anima  co' denti.  —  ^  t  n^ho 
^mjnd  tantpoctlì'la  n'm'ha  tuc' 
cà  mone  tir»  dèint.  —  AV  ho  ap^W' 
massaggiato.  Non  m'ha  toccato 
l'ugola.  -  0  dèint  o  ganassa.  — 
Ohi  insogna  o  bere  o  affogare.  Poi- 
mvrfo  denti^,e  con  voce  de'chl- 
tlenii.  Dentrificio.  —  Sannc  e  Zan- 
ì^e.  Denti  lunghi ,  carvi ,  che  escon 
dalla  boera  di  alcuni  animali ,  co- 
me del  porco  cignale,  deirdefan- 
le.ec.  —  Dente  per  similit.  delta 

J^n,  della  ruota ,  e  simili. 

ESIMER  (dal  lai.  De  intro).  Dentro. 
hlro.  Avv.  e  Prep.  —  Per  d'dèin- 
kr.  —  Di  dentro.  —  Srnr  o  Àssrar 
um  stanzia  per  d'dèinler.  —  Ser- 
^tir  la  camera  d'entro.  —  Più  in- 
dtìntcr.  ■--  Viaddentt^.  Più  adden- 
tro.-^ Dèinter  d'me.  ìn-t-al  mi  per 
^'déinter.  —  Dentro  in  me.  Nel 
»"'o  intemo.  Net  mio  cuore.  Nel 
iino  dentro.  —  Dar  dèintrin  cvéll. 
-  Urtare  in  qualche  cosa.  Dar  di 
cozzo.  —Aiho  dd  dèintr  in-t-un 
lavlein,  —  Mi  sono  abbattuto  in  u- 
»»tt  tavola.  —Dar  dèintr  in  qualc- 
dwn.  —  Incontrarsi ,  Imbattersi , 
^vtenirsi  in  quatcficduno.  —  Jlfc(- 
ler  dèinter.  —  Entfvmefterc,  ed  al- 
'^  lai.  Intromettere.  Introdurre.  — 
^pmzerdèinler.-*-  Intrudere.  Spin- 
Ser  denlro. 

"KMARCAZIÒN,  n.  f.  Voce  usata  da  al- 
cuni ingegneri  Conflnazione.  Sta- 
Iiilimeuio  di  confini  fra  diverse 
terre. 

XNOTAR.v.D«?j*otorv,v. 


DEPONER,  T.  (dal  lat.  Deponere).  Vo- 
ce del  dialetto  incivilito,  il  volgare 
dice  Dar  zò.  —  Posare.  Il  deporre 
che  fanno  i  liquidi  la  parte  piìi  gros- 
sa ,  detta  perciò  Posatura.  —  Avu  ' 
tassd  dar  zò  al  caffé.  —  Avete  ta- 
sciato  posare  il  caffè?  —  Defecare, 
è  termine  chimico ,  e  vale  Purgare 
un  liquore  dalle  impurità  delle 
fecce. 

DEPOSIT.  Dipòsito.  Danaro  o  cosa  de- 
positata. —  Depositatore  o  Depo- 
nente è  Quegli  che  dà  in  deposilo. 

—  Depositario.  Colui  che  ricove  e 
custodisce.  —  Deposti.  —  Depòsito. 
Nome  generico  che  indica  Un  lu(»- 
go  dove  si  rinchiudono  1  cadaveri 
dei  defunti. 

DEPOSIZlÒxN,  D.  f.  Deposizioni  dicon- 
si  quelle  materie,  che  le  acque, 
specialmente  le  torbe,  depongono 
neir  esser  ritenute  in  un  luogo  ; 
con  altro  nome  Belletta.  —  La  de- 
posiziòn  dt^  acqua  in-t-i  vas,  in-t-i 
fiasc.  — •  Posatura.  Sedimento.  V. 
Fónd.  Depòner.  —  Deposiziòn  dèi 
brod,  dl'aqua  eh' boi.  —  Bolliliccio. 

DEftSÉTT.  DiciassetU  (non  Dicisette, 
né  Diecisette). 

DÉSD.  V.  Dsdà. 

DESÉR,  n.  m.  li  messo  delle  fruite, 
ed  anche  Le  frutte  asxoiutam.  In 
boi.  si  pronun/..  erroneamente  con 
una  «  sola,  abbenchè  provenga  dai 
fr.  Dessert. 

DESTEIiN,  n.  ro.  Destine,  n.  ro.  Fata- 
lità, n.  Destein  iabol.  sìgniflca  De- 
stinazione. —  Andar  al  so  destein. 

—  Andar  atta  sua  destinazione.  -^ 
In  boi.  vale  ancora  Detetminazior 
ne.  Divisamento,  DeWterazione. 
Stabilimento.  —  Avèin  fati  at*^ de- 
stein d'andar  a  Modna.  —  Abbia- 
mo fatta  la  determinazione  di  ns 
card  a  Modena. 

DETRONIZZAR  (dal  fr. Détróner).  Shàl^ 
zar  dal  trono.  —  Dclronizzd.  — 
Sbalzato  o  Caduto  dal  trono. 

DETT,  n.  m.  Detto.  Mollo,  n.  m.  — 
tn-t'un  dell  e  fati,  posto  avverbìal. 
In  un  suJbìKK  — •  Ùell  e  fati  la  i  a- 

24 


DIA 


236 


BID 


vers  la  porta.  —  Detto  fatto  gU  a- 
prt  la  porta.  Immediaianieutc 

DETT,  add.  Detto,  agg.— DeM  innanz. 
—  Antidetto.  Anzidetto.  Predetto.-^ 
Detl  d' sòucra.  —  Pi-edetto.  Suddet' 
to.  Sopraddetto.  —  Per  le  parole 
equivaleuti  ec.  V.  Sii  —  Dett  d' sót- 
to. —  Sottoscritto.  V.  Sótto.  —  Dett 
e  ridclt.  —  Ricantalo.  Replicalo  , 
ridelio  più  \oUe. 

DETTALI  (dal  fr.  Détail).  Dettaglio. 

DETTAGLIA  (dal  fr.  Détaillè).' Delta- 
oliato. 

DETTAGLIAR  (dal  fr.  Dctailler).  Det- 
tagliare. —  Le  Ire  voci  surriporla- 
te  SODO  lulte  neologismi  iuirodotti, 
comunissimi  nel  discorso  famiglia- 
re, ed  anche  nello  scrivere  di  alcuni 
moderni. 

DETTEM  GREC.  Dìttamo  6  Dìttamo 
eretico ,  cioè  di  Crela. 

DEVOZIÒN ,  n.  f.  Dicozionee  Devozio- 
ne.—  Bòmper  la  devoziòn,  el  scat- 
tei,  al  chittarein{VeT  non  dir  meno 
civilmente  Bompr  al  cui).  — Inter- 
rompere. Infat  Udire,  Notare,  Re- 
car fastidio. 

•DEVOT.  agg.  Devoto.  Divoto,  add. 

•DEZIDER,  V.  Decidere,  v. 

DEZISAMÉINT  ,  avv.  Decisamente  , 
avv.  Risolutamente.  Certamente.  Si- 
curamente. Senza  dubbio.  Con  fran- 
chezza. In  modo  decisivo. 

•DEZISIÒN,  n.  f.  Decisione, 

"DrXTT.y.Adafatt. 

•DIAGRIDI.  n.  m.  Diagridio.  Sorte  di 
medicamento. 

DIANTER,  (dal  fr.  Diantre).  Dìdcine, 
Diàmine,  Dia  scane ,  Diàscolo!  In 
vece   di   Diàvolo! 

DIARRÉ.  V.  Cagurèlla. 

DIASCHEN'.  V.  Dianter. 

*DlASCOKDt ,  n.  m.  Diascordio.  Gene- 
re di  medicamento. 

DIAVEL.  Diàvolo.  Questa  voce  tanto 
nella  lingua  ital.  che  nel  dial.  boi. 
si  fa  entrare  in  molte  frasi,  che  po- 
co fra  loro  differiscono.  Avere  il 
diavolo  addosso ,  in  testa,  nell'am- 
polla. Entrare  il  diavolo.  Fare  -il 
diavolo  e  peggio.  Egli  è  un  Imoìi 


diavolo ,  tm  povero  diavolo,  Imko- 
rar  come  diavolo,  daòe$lia,ec  — 
La  faì-eina  dèi  diavei  va  tutta  in 
remel.  —  Diavol  porla  e  diacol  re- 
ca. Quel  che  vien  di  ruffa  in  raffo, 
se  ne  va  di  buffa  in  baffo.  —  Tru- 
var  al  diavi  in-t-al  piali.  —  Tn- 
vare  il  diavolo  nel  calino.  —  Al 
n'al  truvaì^v  nianc  al  diavi  a 
dzùn.  —  E'  non  lo  troverebbe  la 
carta  del  navigare.  —  Vn  diucfl 
dscazza  qui' alter.  —  Un  d'avolo 
caccia  l'altro.  Al  malfagli  male. 
'—Al  diavei  n'è  qusé  brt'tit  cutod 
al  se  dpenz.  —  iVaii  è  sì  brullo 
il  diavolo  com*  e'  si  dipigne.  Sem- 
pt^  non  istd  *l  mal  dov'  e' si  posa. 

DIAVEL!  Esclam.  V.  Dianter, 

DIAVLA.  Diàvola  e  Diavolessa.  Per 
Donna  di  mal  umore,  imporlUDa, 
pessima. 

DIAYLAR,  v.  D/avo/egf^iai'ie.  Voce  scher- 
zevole. Fare  a  modo  di  diavolo. 

DlAVLARi.  n.  f.  DIAVLÈRI,  n.  m.  Dia- 
voleiia ,  n.  f. 

DID,  n.  m.  sing.  e  DIDA.  n.f.  nel  piar. 
Dito,  n.  m.  e  nel  plur.  Diti,  m.  Diia, 
f.  e  non  Deto ,  uè  Deta,  —  I  nomi 
delle  cinque  dita  della  mano  sono: 
Pòllice.  Indice.  Medio.  Anulare.  Mì- 
gnolo, o  sia  Auricolare.'^  lAipòul- 
pà  del  dìda.  —  Polpastrello.  - 
IS'òud  del  dìda.  —  Nodello.  —  Fa- 
langi, f.  si  chiamano  da' ootoioisii 
le  ossa,  che  compongono  le  dita 
delle  mani,  e  de' piedi,  che  coma* 
nemente  diconsi  Iniernodii. — Pro- 
còndilo  è  nome  che  si  dà  all'eslre- 
mita  dell'ultima  falange  di  tutte  le 
dita  —  Did,  o  Didozz.-—  Dilaìt 
Dito  che  si  ta<;lia  dal  guanto  per 
metterlo  in  difesa  del  dito,  che  ab- 
bia qualche  malore.  —  Savèir  ti/'d 
cosso  a  me  ina  dida.  —  Acer  qml- 
cfie  cosa  su  per  le  dita,  o  su  per 
la  punta  delle  dita.  Per  l'appuìito. 
Reìtissimo.  —  Èsser  zgnd  a  did.  - 
Esser  mostrato  adito. — Mursgan' 
el  dida.  —  Mordersi  le  dita.  Pentir- 
si. —  Far  el  cotvn  cùn  el  dida.  — 
Far  le  fiche.  Levar  due  dila  forca- 


T>ìP 


227 


DIN 


mente  in  dispregio  i)' rietino. — 
tndtein  da  tneitri  al  dklein  in 
fcca.  —  Fanciullo  di  Monna  IH- 
f.  hacceUone.  Di  persona  già  cre- 
duta ,  che  faccia  delle  azioni  fan- 
ullesche.  —  Far  ciuccar  el  dida. 
•  Scricchiolare  le  dita.  — •  Far  di 
ite ,  Ciuccar ,  o  Scruccar  el  dida , 
noci  «'  fa  per  damar  i  can.  — 
Br  le  cocche.  Usasi  specialmente 
Kr  chiamare  i  cani;  ed  è  anche 
Bio  di  beffe,  che  si  fa  battendo 
^mano  aperta  sopra  V  allra  ser- 

El.  Coperchino  di  metallo  pieno 
^  inlacca  iure  esterne,  che  si  mette 
etr estremità  delie  dita  per  difen- 
erle  nel  cucire. Quando  egli  èchiu- 
I»  nella  sommità  io  lo  chiamerei 
iUaìe  :  quando  poi  è  aperto  direi 
ljie//o. —  Un  didal  d'uvadéU.-^ 
Al  anello  di  semi  di  bacM  da  seta. 
fna  misuri  oa  fatta  di  un  pezzo  cl'in- 
emodio  di  canna,  quattro  delle 
inali  corrispondono  al  peso  di  un' 
•eia  boi. 

UZZ.  Diiaecio  »  pegg. 
WX'S.  Daino,  dixi. 
ÉTT.  IHiueei^,  dim.  ^zzegg. 
K>N.  Ditone ,  accr.  —  Per  queste 
roci  converrebbe  dire  Piceol  dito, 
tran  dito.  Brutto  dito  ce;  ma ,  es- 
ondo voci  di  regola ,  ne  sembrano 
doperablll  senza  scrupolo. 
HÌZZ.  V.  Did. 

'ATTI .  INFATTI ,  avv.  IH  fatto,  in- 
atti. Effettivamente.  In  effetto, 
FÈISA ,  n.  f.  Difesa. 
FÈNDER .  V.  a.  Difendere. 
FFEBÉINT.  agg.  Differente,  add. 
FFERÉINZA,  n.  f.  Differenza, 
FFERIR ,  V.  Differire. 
IFFÈTT,  n.  m.  Difetto,  n.  m.  Imper^ 
ftizione,  n.  f. 

FFÉZIL.  add.  Difficile.  Malagévole. 
Disagévole.  —  tJn  om  diffèzil  — 
il&tno  difficoltoso  t  SlitióOf  Inquie- 
to. —  Uomo  aromàtico  significa 
Fantàstico ,  Stravagante.  —  Nieint 
è  diffèzil  a  chi  voi.  -—  A  buona  VO' 
tonta  non  manca  facoltà. 


•DIFFICULTA.  lì.  r.  Difficoltà.  Malage- 
volezza. 

•DIFFICULTÒUS .  agg.  Difficoltoso- 
Malagevole. 

DIFFIDAR,  y.  Diffidai^,  v.  n.  Diffidar- 
si, n.  p.  Non  SI  fidare,  ed  anche  at- 
tlv.  Diffidare,  per  Torre  la  speran- 
za. «—  Diffidar.  Di  venni  o  ora  Voce 
Legale,  che  vale  Avvisare.  Avverti-' 
re.  Intimare.  —  Quantunque  si  di- 
ca ,  In  buona  lingua  Diffidare  per 
Torre  la  spettanza,  non  si  dice  pe- 
rò Diffldazione, 

DIFFIDAZiÓN,  n.  f.  Voce  Log.,  ora 
comune.  Avviso.  Avvertimento.  In- 
timaziorre ,  ma  in  prevenzione.  Pre- 
monizione. 

DIGAND,  FA6AND.  VGNAGAND.  STA- 
GAND,  ANDAGAND.  Questi  sono 
forse  gli  unici  gerundi  storpiati  nel 
dial.  boi.  come  In  altri  dialetti, 
dai  gerundi  Ital.  Dicendo  ,  Fa^ 
cendo,  ec,  siccome  dicesi  ancora 
Ch*al  vaga,  ch'ai  foga,  ch'ai  sta» 
ga,  ch'ai  déga,  ec.  nel  soggiunti- 
vo. —  Lassar  digand.  -»  Lasciar 
detto. 

*DILAZION,  n.  f.  Dilazione. 

DIMETTER,  DIMETTERS',  V.  Dimét- 
tere. Diméttersi.  Dimissione.  Dimis- 
sionario. Voci  Leg.  usate  per  lìimiM- 
vei^.  Binunziare.  —  Binunzia.  Li- 
cenza, Rimovitnento.  Dimozione.'^ 
Dimissione ,  sebbene  non  ammesso 
dai  puristi,  sarà  tuttavia  meglio 
detto  che  Abdicazione ,  che  piutto- 
sto signiflca  Rinunzia  volontaria 
d' una  dignità  suprema. 

DI  MONDI.  V.  Mònd. 

DlNANZ,avv.  Dinanzi.  Davanti.  Da- 
vante.  Avanti.  Nanti.  Innanzi.  — 
Dinanzi  si  usa  col  secondo,  col  ter- 
zo, col  quarto,  e  col  sesto  caso. 
Dinanzi  delti  tre  sovrani.  Dinanzi 
alla  casa  mia.  Dinanzi  me,  dinan- 
zi loro.  Dinanzi  da  noi.  —  Quando 
Dinanzi  \a\e  Alla  presen!:a  vuole, 
il  dativo.  Dinanzi  a  Dio.  —  E  Da- 
vanti, quando  significa  Alla  presen- 
za ,  s'usa  col  quarto  caso;  Davanti 
me  Notaio.  —  Andar  tUnanz  al 


DIE 


«28 


mn 


prèinzlp,  —  Andare  al  coipeito 
del  principe. 

DI NTADURA ,  n.  f.  Dentatura. 

DINTAR  UN  CUKTÉLL.  UiN  USVÉI  DA 
TAL  Fare  una  tacca  a  un  coltello , 
ad  uno  ilrumento  da  taglio. 

DIiNTESTA.  (dal  fr.  Dentiate).  Denti- 

■  sta,  voce  delt'aso»  che  si  dà  a  Quel- 
Tarlefìce  cbc  fa  i  denti  posiicci  o  le 
denliere ,  e  al  Cavadenti. 

DINTÓN.  Dentone,  accresc.  di  Deote. 
E  per  similit.  Uomo  tannalo.  Che 
ha  denti  grossi. 

DIO.  SGNòUR.  Dio.  —  In  molte  frasi 
si  fa  entrare,  anche  impropriamen- 
te, questa  parola.  Eccone  gli  esem- 
pi. —  L'è  un  dio  manda.  Dicesi . 
Una  cosa  è  un  Domeneddio,  per  di- 
re eh' è  una  cosa  opportunissima  » 
una  fortuna.  Egli  è  un  pan  unto. 

.  —  Far  et  così  alla  bona  de  dio.  — 

•  Far  le  cose  alla  carlona,  alla  (mo- 
na. —  Dir  del  coss  da  ira  de  dio. 

—  Dir  cose  dà  chiodi ,  di  fuoco.  — 
Dio  al  sa .  Dio  al  vota,  Dio  al  vle$8. 

'  "-  Dielèa,  Diel  voglia.  Dici  voles- 
se, usati  dal  volgo,  sincopati  da  Dio 
lo  sa,  ec.  —  N'avèir  un  dio  d'un 
quattrcin.  —  fion  aver  un  becco  di 
un  quattrino.  Non  potere,  e- non  a- 
vere  da  far  cantar  un  cieco.  -—Al 
piov  eh' dio  la  manda.  —  Vien  giù 
la  pioggia  a  secchie.  Strapiovere. 

—  In  quia càai  Ì  ògn  grazia  de 
Dio,  al  bein  de  Dio.  —  Quella  casa  è 
una  dogana.  —  Dio  ifa  a  po'  i  oc- 
cumpagna.  V.  Accumpagiwr.  — 
Dio  dis:  aiutet' ,  eh' a  V  aiutare. -— 
A  tela  ordita  Dio  manda  il  filo.  — 
Dio  n' paga  tùtt  i  sabet.  •'••  Dome- 
neddio non  paga  il  sabato.  —  Far 
et  coss  com  Dio  voi.  —  Far  le  cose 
alla  babbalà,  oadun  tanto  la  can- 
na. —  I  boi.  usano  spesso  la  voce 
Di  sincopata  per  Dio.  —  Adi,  Di 

<  v'aiuta,  />/  v'assesta,  ec. 
DiOPALMA.  ZIROTT  DIOPALMA.  Dia- 

'  palma.  Cerotto  diapalma. 
Dia,  v.  Diiv,  V.  —  Dir  bèin.  —  Dir 

•  buono.  Succeder  bene ,  aver  le  co- 
se ikvore  voli.'—  L'ha  del  cari  ch'i 


dken.  ^  fiit^  in  detta.  Afer  Mr- 
te  felice  nel  giuoco.  —  Dir  d' sé.  — 
Affermare.  Asserire.  Attestare.  Gli 
altri  verbi  poi  Asseverare ,  Raffer- 
mare, Confermare,  Appropìiare . 
aggiungono  alcuna  cosa  all'affer- 
mazione. —  Turnar  a  dir.  —  Bidi- 
re.  —  Dir  d'bòn.  —  Dir  da  vero , 
da  senno,  del  miglior  senno. -^  Dir 
da  per  se.  Dir  in  cor  so.  —  Dire  in 
cuore,  o  fra  suo  cuore.  —  Dir  pu- 
russa  in  poc.  «^  Epitomare.  At^bn- 
viare.  Compendiare.  Furiare  sirin- 
gato. Esser  laconico.  —  Dir  plagas 
d'qualcdàn.  —  Dir  cose  da  fuoco 
d- alcuno.  —  Dir  tant  bùbbel  tht 
n'stan  ne  in  zil ,  né  in  térra.-^bir 
tante  sciocchezze,  che  misericer- 
dial  —  Dir  una  cassa  e  farn*  un'al- 
tra. —  Accennar  coppe,  e  dar  dar 
narL  -  Cattar  da  dir  in-t-al  pater 
noster.  — -  Quislionar  sur  una  cru- 
na d'ago.  Esser  garoso,  perfidio- 
so ,  flsicoso.  Apporre  alle  pandette, 
o  al  sole.  Cercar  cinque  pie  al  mon- 
tone. ~  Dar  da  dir.  —  Dar  che  di- 
re ,  farsi  scorgere.  —  Un  muttaiz 
che  n'dis  nient.  —  Viso  che  non  si- 
gnifica, che  non  esprime.  —  A  n 
.  fazz  per  dir,  —  Non  dico  per  amfH' 
zione.  Non  esagero.  Non  per  super- 
bia. —  A  s'va  dsènd.  —  Se  ne  bu- 
cina. Se  ne  mormora  —  Tùtt  el 
coss  n'  ein  da  dir.  •«»  Ogni  vero  non 
è  ben  detto.  Il  vero  non  ha  risito- 
ita. -"A  n'Vha  deli  a  un  sòuni. 
-«-  .Chi  ode  non  disode.  Far  capilalc 
a  suo  prò  di  ciò ,  che  si  sente  dire. 
—  A  s' dis  ino  per  dir.  —  Si  ptuU 
A  caso,  o  a  casaccio.  ^-Démml'.— 
Dillo  a  me.  —  Dézet*.  —  Dicceli 
Dillo  a  noi.  —  De  «».  —  Di' su,  e  bii 
per  Dici.  —  DiV  d'  bòni  —  Di'  tu 
vero?  —  Degh'ia  bèin,  o  mal.— 
Dico  io  bene ,  o  male.  Qui  pure  $i 
osservi  che  non  è  bene  scritto />(cA' 
io ,  0  Die*  io, 
DIRAMAR,  V.  Diffondere.  Spedire.  Di- 
vulffare;  dicesi  degli  onlini  e  d'u- 
Da  legge ,  che  si  sparge  a  notizia  di 
tatti.  —  Diramare,  vale  Lq  inviare 


DI» 


2S9 


Qn' ordina»  che  fii  II  magtstnito  su- 
periore d  tulli  gli  inferiori  da  esso 
dipendenli.  —  JHramare,  In  lingua» 
significa  propriamente  Troncare  i 
rafni.  £d  ancora  lH*iender$i,  Spar- 
gersi  inrami^Z  GnalmeateJ9w(^iuii* 
geni.  Separar n  in  rami»  parlan- 
dosi di  fiumi. 

^IRCTT.  m.  TTA»  f.  add.  (Parlando 
di  plico,  o  lettera).  Indiriito,  m. 
ilta,  f.  agg.— >  Una  Uttra  dirélla 
al  minesier. —  Una  lettera  indirit- 
(a  ai  minùl/t). 

'DlBÉTTA,  add.  Diretta,  agg.  Aggiun- 
to di  Tassa ,  cioè  Tana  diretta.  — 
Usasi  oggidi  anche  suitantm  come: 
Al  tcad  la  dirètta.  —  La  tasBa  di- 
retta è  in  iscadenza  di  patjamento. 

)lREZCR.v.  Indirizzare,  Dirigere,  v. 

iilREZIÒN.  Direzione,  Situazione  in 
ritto,  ed  anche  per  Regota,  Gowr' 
no. —  /^irezton  (dal  Lat.  Direclio) 
d'una  lettra.  —  Indirizzo  d' una 
lettera.  Lettera  indiritta  al  Mini- 
stro. 1  boi.  usano  piìi  comuuem.  la 
voce  Sooerscrélt.  V. 

fìiRiNOElNA.  FAR  DiRINDEINA.  Star 
male,  o  esser  debole  sui  picciuoli. 
Reggersi  male  sulle  gambe.  —  *Di- 
rindeina  e  pan  gratta.  Frase  di 
scherno  de' bui.  quando  alcunojm- 
brogiiandosi  nel!' esporre  sue  ra- 
gioni .  fa  discorsi  sconnessi. 

OlS.  Dieci.  —  Dècuplo.  Dieci  volle 
taolo.  — .  Decennio.  Corso  di  dieci 
anni.  —  Decennale,  Bilustre,  agg. 
di  dieci  anni.  —  Dècade.  Che  con- 
tiene dieci  numeri ,  o  dieci  libri. 

DlSABILlÉ  (dal  fr.  Deshabillé).  —  Ès- 
ier  o  Melters*  in  disabilié.  —  Esse- 
reo  Mettersi  alta  domestica,  atta 
buona ,  <Uta  semplice ,  alla  trascu' 
rata,  e  inteudesi  de' vestili.  Un  non 
so  che  di  trascurato. 

'DlSPAZl,  n.  m.  Dispaccio. 

DISSAPÓUR  .  n.  m.  Differenza,  n.  f. 
Disgusto.  Dispiacere ,  n.  m.  —  il  i 
è  nad  di  dissapur  tra  lòur  du.  — 
Sono  nate  delle  differenze  fra  lor 
due,  cìie  hanno  cagionati  de' di- 
spiaceri reciproci. 


'DiSSENTEHt .  n.  f.  DUmnlma,  mar- 
rèa. 

DISSÉST.  Disòrdine.  Sconcerto.  Scorna 
piglio.  Danno.  Pregiudizio.  —  Et 
mod  del  donn  ein  d'un  gran  dUs- 
sést  in^t-u/na  famèia.  -—  Le  mode 
sono  di  mollo  pregiudizio  nelle  /a- 
migUe.  —  Si  dice  però  Dissestare , 
abbeocbè  non  sia  di  lingua  la  voce 
Dissesto. 

DISSESTAR,  V.  Disordinare.  Sconcia^ 
re.  Scoììcetiare.  Scompigliare.  E 
Dissestare.  Levar  di  sesto.  —  Disse- 
stars'.  -^  Uscir  di  piomlto ,  e  di  se- 
ste. —  Dissestars*  in-t-i  negozi.  — 
Bobinarsi,  Pregiudicarsi.  Sconcer- 
tarsi. 

DISTEINTA.  V.  Spezépca. 

DITA.  Ditta.  Società  mercantile,  che 
ha  la  stessa  firma.  —  La  dita  còrr 
sòtt  al  noni  dèi  tal.  —  La  ditta 
canta  nel  tale ,  o  sotto  il  nome  del 
tale.  La  ragione  canta  nel  tale. 

'DIVEIN ,  agg.  Divino,  add.  Per  eccel- 
lente. 

DIVERBI.  V.  Dscóurs. 

DIVIDER,  V.  DioideìXf.  Dipartire.  Par- 
tire. Disunire.  Separare.-^  Turnar 
a  divider.  —  Ridivider.  Suddivi- 
dere.  Divider  tra  piii  una  parte  del- 
la divisione.  —  Divider  per  mézz, 
—  Dimezzare  o  Dimidiare,  Dipar- 
tire. Ripartire.  —  In  trèi  pari.  — 
Tripartire.  Sterzare.  —  In  quatter. 
•—  Qiiadiipartire.  —  Divider  a  rti- 
ta porziòn.—- Dividere.  Scomparti- 
re. Dar  la  ragione.  Ripartire  una 
cosa  fra  più. 

'DIVlStÒN ,  n.  f.  Divisione.  — •  /  han 
da  far  la  divisiòn.  —  Han  da  divi- 
dere le  sostanze  ereditate.  -7-  Divi- 
siòn. -—  Discordia.  Divisione.'^  Di- 
visiòn. Una  delle  quattro  operazio- 
ni del  r  aritmet  ica..  Divisione, 

'DIVORZI,  n.  m.  Divorzio. 

•DIVOT.  V.  Deval. 

•DIVOZION.  V.  Devoziòìì. 

DIZITURA,  n.  f.  Maniera  di  dire:  di 
esporre  parlando.  —  Non  si  dice 
Egli  ha  una  bella  dicitura ,  se  non 
se  usualmente. 


DOM 


236 


DOP 


DI.IMÀRS'  DALLA  RABBIA,  modo  bas- 
so. Rodersi  dalla  bile. 

DLUVi.  Diluvio.  Straordinaria  caduta 
di  pioggia.  Persiniilit.  a  gran  maii- 
giaiore  dicesi  Diluoialere.  Diluvio- 
ne.  Divoratore.  Ingoiatore.  Ingiù- 
viatore.  Ingurgilatore.  Mangione. 

—  Lurco ,  Lurcone,  Gnatone»  ìgna- 
ione  SODO  V.  L.  poco  usitate,  per 
Divoratori  immondi.  —  Epulone. 
Che  si  compiace  nelle  molte,  e  de- 
licate vivande.  *-  Pacchione,  viene 
dal  verbo  plebeo  Pacchiare.  ^- 
Ghiottone.  Avido  di  cibi  delicati. 

DLUVIAR,  V.  Diluviare,  v.  Piovere 
strabocchevolmente.  —  Per  simllit. 
Diluviare,  Mangiare,  straordinaria- 
mente. 

DMAN.  Dimani.  Dimane.  Domani.  Do- 
mane. -*  Dman  d' sira.  —  Domani 
sera,  Dimandassera.  Domandasse- 
ra.  Dimani  da  sera.  —  Dmalteina. 

—  Domniiina.  —  Dman  l'alter.  — 
Diman  l'altro:  ma  meglio  Dopo  do- 
mani ,  Posdomane ,  e  Posdomani. 

*DOCUMElNT.  Documento.  Scrittura. 
Origina  le  autentico. 

DOCUMENTAR,  v.  Corredare  di  docu- 
menti» di  atti;  Provare  con  docu- 
menti cioè  :  Scrittuì^ ,  Originali 
autentici. 

DÓIA ,  n.  f.  Doglia,  n,  f.  Dolore,  n.  m. 
Doglia  del  parto.  Dolore  del  parto. 
•—  Doglia,  vale  anche  Afflizione. 

DOiC.  Dolco.  Dolce,  ma  è  proprio  solo 
del  tempo,  e  della  stagione  Tem- 
perato. —  Questa  voce  è  più  usala 
in  contado  che  in  città.  —  Al  doic 
fa  dzlar  la  iénv,.  —  f  dolchi  di- 
moiano il  terreno. 

DOMENICAL.  V.  Bustical. 

DOMLNÒ ,  n.  m.  Budo ,  n.  m.  Giuoco 
che  si  fa  con  picciolissime  carie,  o 
tavolette  d'osso  più  lunghe,  che 
larghe,  in  una  faccia  delle  quali  so- 
no marcati  de'  punti ,  o  segiietti  co- 

•  me  nei  dadi.  —  Dominò.  —  Domi- 
nò. Vestimento  femminile  da  ma- 
schera ,  ed  è  una  sopravveste  di  se- 
ta ,  ora  sostituita  all'  antica  bautta. 

DOMINUS  DOMiNANZtU.\i.  Storpiatura 


latina  che  si  dice  spe<^lflEieiite< 

le  donne.  Far  al  domintisdoi 
zium.  — •  Fare  il  Messere.  Mei 
Madonna.  Sedere  a  scranna, 
il  pculrone  assoluto. 

DÓNCA,  (da  Donqua  ant.  )  I>un\ 
dunque.  Sicché.  Perciò.  Però. 
•—  Alcuni  boi.  alla  voce  Dòm 
giungono  erroneamente  SiccMì 
che  dònca  a  v'vòi  cuntar  ttn^ 
ria.  —  Dunque   vo' contarvi 
storiella,  I 

DÒNOEL,  n.  m.  Bindola,  (Alb.. 
Fr.  Hai.  foce  Escarpoletfe). 
che  fanno  i  fancialli,  i  quali 
do  sopra  una  tavola  sospesa 
funi ,  o  su  la  fune  stessa ,  la 
ondeggiare.  Sogliono  anche 
0  Star  cavalcioni  nelle  due  esi 
tà  di  una  trave,  posta  in  bit 
pra  un'altra,  divertendosi 
zarsi,  e  abbassarsi.  In    ita! 
Altalena.  —  Far  al  dòndeL  — 
t  alenare. 

DÒMDLA,  n.  f.  Dònnola.  Quadrof^ 
salvatico,  più  piccolo  del  cane,J| 
fii  la  caccia  specialmente  ai  colM 

DOiNNA.  Donna.  Femmina.  —  Mi 
più  precisamente  è  la  Femmioadl 
la  specie  umana.  Feìnnnna  sì  lÉ 
degli  altri  animali. —  Donmna.ÌÌ 
nadna  e  Donnicina,  diro,  vea^l 
Donnicciuola.  Donnuceta.  Dontm 
chera,  dim.  avvilit.  — •  DomioMi 
m.  è  r  accresc.  —  Dannato.  Doimt, 
iolo,e  meno  vizioso  Donmtto. 
lui  che  volonlieri  pratica  colled 
ne.  —Donneare.  Far  all'amore 
le  donne.  —  Donneggiare.  Far 
padrona.  —  Donnesco,  agg. 
donna. 

DÒP.  Dopo.  Dappoi.  Dietro.  Poìcìa 
Poi.  Dipoi.  Dipoi.  Da  poi.  —  Dopi 
per  Di  dietro.  —  Dòp  alla  porli, 
Dòp  all' u ss.  ^^  Dopo  la  porta.  Ih- 
pò  l'uscio.  —  Dòp  dsnar.  —  Oiefrrt 
mixngiare.  —  Da  dòp  eh' a  sòn  gvo' 
ré  a  sòn  sta  sèimper  bèin.  —  Aj' 
tempo  della  mia  guarigione,o  Bei- 
la mia  guarigione  in  poi,  non  son 
più  ricaduto.  —  Un  puetein  dòi^ 


INMT 


231 


MK 


odòp  itn  pucteiH,  -«  Uentotia.  Uà 

po' più  lardi. 

lÒPPl.  add.  doppio,  agg.  Che  è  due 
volle  lanto.  Contrario  di  Scempio. 

—  FU  dóppi ,  Sèida  dóppia.  —  Filo, 
Seta  addoppiala.  A  due  capi.  -^  Al 
dóppi,  avv.  —  Doppiamente,  avv. 
Àdiioppio,  o  A  doppi.  —  >i  più  dop- 
pi.'^  A  più  doppi.  Vale  pili  volte 
:iddoppiato.  A  più  falde;  A  più  suo- 
li, dicesi  di  materia  distesa .  cbe  a- 
gevoliiienle  ad  altra  si  soprappooe. 

—  Una  noia,  uwi  nomina  doppia^ 
colla  quale  si  propongono  due  per- 
sone ad  una  carica.  Si  dirà  ancora 
domina  duplicala,  triplicata,  ec. 
là  Dupla,  la  Tripla,  la  Tema,  ec. 
Sono  voci  d'uso.  —  Duplo  vale  Due 
\QUe  tanto. 

DoKMIA.  n.f.  Sonnifero,  n.  m.— Son- 
nifei'o ,  è  anche  agg.  Soporifetu»  e 
con  voce  gr.  Narcòtico.  Che  induce 
sopore.  —  Éssr  impasta  d'dorma. 

—  Essere  alloppiato, 

[)OSS,  è  voce  usata  nel  prov.  Lalèin- 
gua  n'  Aa  oss ,  e  pur  s'fa  ròmpr  al 
àìss.  V.  Lèiììgua,  Per  Scheina.  V. 

IHJV.e  L\  DÒV.  avv.  Ooe,  Dove,  e 
aDi.  anche  Du'—  JDòi?  sio'.  o  /m  dòo 
sic'?  —  Ooijc  «iete?  —  Da  dòv.  ;- 
i'o/de^  Di  onde  e  D'onde.  —  /)a  dòv 
iff^ay'?  —  X>07)de  veniteì  —  Oa  dò» 
c'siu'  toWi  —  Donde  t?i  siete  parti- 
to? --  /^ouc  per  Xk^uunQuc.  —  Dòv 
a  ili  —  Dovunque  vi  piace.  —  i4/ 
pretènd  d' èsser  creditòur,  in  dov 
eh' a  san  creditòur  me.  —  E^li  pre- 
teiìde  d'esser  creditore,  laddove  lo 
son  io. 

DÒIGA,  n.  f.  Doflfo  (coirò  stretto), 
tua  di  quelle  strisce  di  legno»  di 
che  si  compone  il  corpo  della  botte 
0  di  simili  vasi  rotondi.  —  Da  Doga 
«e  viene  Dogamento.  V  atto  di  f  i- 
nieltere  o  rassettare  le  doghe  alle 
bolli.  —  Dogare.  Porre  o  rimetter 
le  doghe.  —  Fati  a  dòug.  —  Doga- 
to. Dicesi  di  Arnese  composto  come 
nna  bolle.  —  Addogato.  Listalo  pel 
lungo  a  similitudine  di  doga,  e  si 
*i»ce  delle  armi  gentilizie.  —  Dòwja 


per  simiHt.  Mpa,  i^a  di  una 
persica.  Polpa  di  un  preteiutto.  — 
Uh  mlòn  eh'  ooa  dia  dòuga,  —  IV>* 
pone  polputo ,  polpacciuto. 

DÓZZA.  Doccia.  Canale  di  terra  colU, 
o  di  latta ,  o  di  legno  per  ricever 
le  acque  del  tetto.— /)occ«a  e  Doc- 
cione sertxito  è  il  Tubo  di  latta  V. 
Urzol  Cannòn. 

DRAG.  Drago.  Draco  e  Dragone,  Ani- 
mai favolDso.-X>nior.  — Cervo  vo- 
lante. Sorta  di  macchina  cbe  si  fa 
con  carta  dislesa ,  attaccata  ad  al- 
cune bacchette,  e  ad  una  lunga  fu- 

^  nicella  •  cbe  i  fanciulli  svolgono  nel 
lasciarla  portare  iu  alto  dal  vento 

—  i  fauciulii  toscani  lo  chiamano 
Aquilone.  ^Dragòn.  —  Dragone 
T.  mil. 

DRÉTT.  Diritto.  Dritto.  Vocabolo  ch'ò 
alcuna  volta  sust.  altra  add. ,  ed  è 
anche  preso  avverbialm.  —  Drétt, 
sust.  Diritto  Dritto,  sust.  —  ftìrr 
una  eossa  prulsò  drétt,  —  Piglia- 
re una  cosajtel  verso.  -^  Andar  pr 
al  so  drétt.  -^  Andar  pel  verso.  — - 
Drétt  e  arcers  d'una  mdaia,  d'una 
muneida.  -  Dritto  e  Ritto,  Testa, 
Fdccia  d'una  medaglia,  d'una  mo-^ 
neta  e  Rovescio,  ecc.  V.  Mdaia-  Tru- 
var  al  drétt  d'un%  cossa.  •»  Trovar 
ripiego ,  compenso,  provvedimento 
ad  un  affare. -^  Ciappar  al  drétt, 
un  drétt.—  Pigliar  una  diritlura. 

—  A  n'i  Irov  più  al  drétt.  A-i  ho 
pers  al  drétt. -^  Ho  perduto  la  tra- 
montana. Non  trovo  più  il  verso, 
l'ordine,  la  via.-^ Drétt,  add.  Di- 
ritto, Dritto.  Ritto,  agg.  »-  Star 
drétt.  —•  Esser  diritto ,  ritto  di  per- 
soìia.  —  Aììdar  drétt,  cùn  là  tèsta 
alla.  —  Andaì'e  in  sulla  persona» 
Stare  in  sulla  persona.  —  Un  om 
drétt.  *—  Un  uomo  aceorlo ,  scaltro, 
avveduto,  destro.  —  Man  dretta,  e 
Man  stanca.  —  Mano  destra,  difit- 
ta, ritta:  e  Mano  manca.  — -  Una 
scala,  una  riva  digita.— 'Una  sca- 
la, una  salita  ripida,  erta. -Drétt, 
Skys.- Diritto,  Dirittamente,  Diretta- 
mente. '^  Andar  drétt.— Andar  di- 


MI 


933 


Mi 


'  reiiamenU," Afidar  sèlmperdréu. 
— Andar  ritto  ritto.  Tener  il  cam- 
min  dritto.  -*  In  drétt  (dal  Lat.  In 
iliritum).  In  fazza. '— Dirimpetto, 
Bimpetto.  Di  rimpetio.  A  rimpetto. 
Di  contro.  Di  cantra.  Di  rincontro. 
Dirincontro.  Si  dice  Bimpetto  a  me» 
e  Bimpetto  di  me,  e  così  degli  altri. 

—  Purfar  drétt,  purtarpar.-^  Por- 
tar pari.  Portar  una  cosa  in  manie- 
ra che  non  penda. ^I>rv7f,  anche 
per  Betto.^^ Bèigay  lenea  dretta.'^ 
linea  retta. 

DRi.  Diètro  —  Indri.  —  Indietro.  «- 
Dedri.  —  Di  dietro.  A  tergo.  Da  ter- 
go. —  Quèll  ch'i  teindri.  —  Quello 
che  succede.  Consecutivo.  Seguente. 
E  alle  Tolte  Adiacente  o  Aggiacen- 
te.  —  Èsser  dri  a  far  una  cassa. — 
Occuparsi  nel  fare  una  casa.  Stare 
intorno  a  checchessia.  Essere  in^ 
tento  a  cliecchessia,  p.  e.  A  sòn  dn 
a  scriver  l'istoria  d'Bulogna.*^ 
Sto  scrivendo.  Serico  ora»  Mi  occu- 
po nello  scrivere  fa  storia  di  Bolo- 
gna.—  A  i  sòn  dri.  —  Me  ne  occu- 
po.—  Al  dedrì.-^ Dietro  a  casa,  o 
Dietro  via,  per  ischerzo,  il  Culo. — 
Dri,  vale  ancora  Basente.  —  La 
can' va  s'taia  dri  a  térra.-^La  ca- 
napa tagliasi  rasente  terra.  —  Un 
alber  taid  dri  tèrra.'— Un  albero 
tagliato  rasente  la  terra.  —  Dri 
dn  la  muraia.  -  Basente  al  muro. 
Basentatv  il  muro.—^  Tirars'  dri 
l'ùss.  —  Bjseìrarsi  dietro  l'uscio. 

—  Tqnir  dri  a  un. -Seguire  alcuno. 
Andargli  dietro.  Venire  appfvsso. 
Codiare  alcuno.  —  Guardar  all' in- 
dri. —  Guardar  dietro.  —  Un  can 
ch'abbaia  dri  a  un.  —  Un  cane  che 
abbaia  addosso  alcuno.  —  Zigar 
dri  a  quia  donna.  —  Gridare  ad- 
dosso quella  donna.-  Tirars* indri. 
-Arretrarsi.  Betrocedere.  Farsi  in- 
dietro. Tirarsi  addietro.  Bitirarsi. 
!  raililari  dicono  Biìiculare  :  gii  a- 
slronomi  he Irog rodare.-^ Indri  in- 
dri. —  Indietro  indietro.  —  Andar 
dri  a  una  strd,  dri  a  un  canal.  •— 
Aììdar  lungo  la  v^'a,  lungo  un  ca- 


trame. Camminar  lungo  o  lu 
il  fiume.  -  Dar  indri  figur.  - 
ne.  Mancar  di  coraggio.  — 
dri.  —  Bestituire.  Bendere.  -• 
indri ,  figur. ,  parlando  di  pi 
animali.  -  iémmulottre.  Dicesi 
occhi  della  vite ,  e    degli 
quando  perdono  le  messe,  l 
re.  Dimagrire  o  Dimagrare, 
carsi.  Dare  indietro.  —  Pai 
di  bolle  b  simili    malori. 
re  indietro.  Non  venire  in 
non  far  capo.-— /^r  indri  d' 

-  Calare.  BinviHare»  Il  g 
viltà.  -Far  dar  indri.  -  Bin 
re ,  o  Bincalciare.  —  Risosi 
indietro  per  forza.  —^  Dri 
s'conza  la  soma.  —  Per  le 
acconciano   le    some.   Cosa , 
capo  ha.  —  Al  de  dri ,  la  noti 

—  Il  giorno ,  e  la  notte  veg 
o  appresso.  Il  giorno  segue 
Star  dri  a  qualcun.  —  Solki 
Slimolare.  Stare  alle  spaUe  d' 
Serrare  il  panno  o  i  panni  a 
ad  alcuno.-Ésser  dri  a  un.  - 
diare  uno.  Importunare.  L\ 
re.  '•^Muiir  dn  a  una.  —  Fi 
cascamorto.    Spasimar  per 
Esser  cotto  in  una.  —  Fan' 
dar  dri.  —  Dar  da  dire ,  o  da 
lare  di  se.  Dar  che  dire,  o  dar 
dire  alla  brigata.  Far  dir  di  »i 
de' fatti  suoi.  Far  dire  altrui,  o 
gente.  -  Far  una  cassa  dn  l'oM 

—  Far  successivamente.-  Farm 
cossa  un  e  pò  l'alter,  un  drì  Ci 
ter.  -Alternare.  Operare  scaiiA 
volmente.  a  vicenda.  —  Torrinà 

-  Bipigliare.  Bitogliere.  Biiom 
prendere.  -  Trar  dri   la  roba. 
Giltar  via.  Dare  o  vendere  le 
se  per  manco  eh'  elle  non  vagii 
no. 

DRITTAR  V.  Manzein. 

DRITTÓN ,  DRITTAZZ.  Drittone.  Ad 

taccio.  Drittaccio.  Volpone.  Destr 

sima.  Accortissimo,  Avvedtitiisi» 

.  Avvisatissimo,  Volpe  vecchia. 

DRIZZAGN,  n.  m.  Dirittura,  n.  fCo 
$0  dritto  del  flume.  —  Farwìdi^ 


MA 


233 


DSC 


ioffn,  «-  Fare  una  dirittura  in  un 

canale ,  in  un  fiume  tortttoto ,  ecc. 

nUJGARt.  n.  f.  Spezierìa  di  droghe. 
Foiìdaeo  di  droghe.  Nella  Crusca 
noo  trovasi  registrato  il  nome  di 
!>rofjheria  che  per  Quantità  di  dro- 
ghe: ed  è  perciò  che  io  faccio  cor- 
rispondere alla  boi.  la  voce  italiana 
Spezierìa  di  drogfte.  V  oso  però 
prevale  nel  chiamar  generalmente 
ifrwjheria  la  bottega  dove  si  ven- 
dono le  droghe ,  tanto  pih  che  la 
piirola  Spezierìa  è  riservata  alta 
hnttes^a  dove  si  fanno  e  vendono  i 
medicinali.  V.  Spziari.  E  giacché 
iirogheria  significa  Qaanlilà  di  dro- 
ghe, si  potrà  benissimo  applicar 
qnesto  nome  al  luogo  che  le  con- 
Ijpiìe. 

JKUGHIR.  Droghiet^  eDroghiero.Vn^ 
Tolta  <a  diceva  dal  lai.  Aromatario. 
-  Y.  Spzial. 

)SAFFITTA.  Spigionato.  Dicesi  di  ap- 
partamento ,  di  casa  rimasta  vuota , 
non  appigionata. 

^^MKfl ,  y.  Dissalare ,  v.  Tener  in 
w^lte  i  salumi  per  levarne  il  sale. 

^SALDAR.  Dissaldare,  V.  d.U.  Disfare 
h  saldadiira. 

')S\Lr,À,  add.  iVon  selciato,  Senza  sel- 
ciata. 

D^U.GAR.  V.  Disfare  la  selciala. 
Smattonaiv  il  pavimento.  Non  è  in 
Tooahoìario  la  voce  Disselciare. 

t^\NGUAR.  Dissanguare.  Trarre 
'l«asi  lutto  il  Sangue.  Dissanguina- 
»<f  Ammollar  le  pelli  nell'acqua  per 
l(i;;liere  il  sangue,  ebevi  si  trova 
inarcato. 

f»^  \PI»ÙNT.  Sconcerto.  Disordine.  Dan- 
«0.  Prefjiudizio.  ~  termine  comune 
fra'  mercanti.  L'  è  in-t-un  gran 
f^^^ippùnt'-ÈffU  è  in  grande  scon- 
certo ne' suoi  affiiri. 

DSVRBATTER  I  CIUD./)iVjarffrp. Disfar 
lu  ribadiiura  Contrario  di  Ribadire. 

"SAHMÀ ,  arili.  Disarmalo ,  agg.  Nello 
siilt*  $^nstennto.  Inerme. 

^'^^^^n  Disagio.  -  Far  una  cossaper 
dmsi,  vale  Fare  una  cosa  con  pò- 
c^  volontà,  a  controvoglia,  a  ma- 


iineuore:  come  se  8Ì  dicesse  l^r 
disagio,  o  con  disagio.  Disagio,  va- 
le  Scomodo,  e  forma /^MOf/iarv,  Sco- 
modare. Disagiatamente,  Disagiosa' 
mente.  Con  scomodo.  Disagiato,  Dia- 
agioso,  agg.  Scomodo. 

DSBARCAR.  Disltarcare  e  Stiareare. 
Levar  di  barca. 

DSBTTUNAR  e  DSBTTUNARS*.  $6of- 
tonare  e  Sbottonarsi. 

DSBULLAR  (dal  lat  burb.  Disbuttare). 
Dissigillare.  Dissuggellare.  Levar 
il  suggello  d'una  lettera. 

DSCADNAZZAR.  V.  Seadnazzar. 

DSCAIjS.  Discalzo.  Scalzo.  Discalzato. 
Scalzato ,  agg. 

DSCALZADUR ,  n.  f.  plur.  Scarpe,  iti- 
vali  diìnessi.  "-Dscalzadura,  Dscat- 
zaméint.  —  Scalzamento.  Scalza- 
tura.  Lo  scalzare. 

DSCALZAR.v.  Discalzare.  Scalzare, 
V.  Trarre  di  gamba  i  calzari;  é  Scal- 
zarsi. Ti-arsi»  ec.  Boi.  Cacar,  e  ca- 
vars'  el  calzèlt.  —  Dscalzar  un  al- 
t>er,  una  murala.  —  Scalzar  gli  al- 
beri, i  muri.  Levar  la  terra  intor- 
no. —  Per  metaf.  dicesi  Dscahar, 
Tirar  zò.  —  Scalzare.  Far  caselle 
per  apparsi.  Dar  la  corda  a  uno. 
Far  su ,  e  basi^am.  Cavar  i  calcelli. 
Aggirare  altrui  con  parole  per  ca- 
varteli di  bocca  quel  ch'e'uon  vor- 
rebbe dire. 

DSCAL2INAR,  v.  Scalcinare,  v.  — 
Dscalzfnarel  pred.  —  Scalcinare  i 
mattoni. 

DSCANTÀ  ,  add.  Svegliato.  Destro. 
Svelto.  Disinvolto.-^  Scaltrito  di-, 
rebbesi  di  Persona  in  senso  poco 
onesto. 

DSCANTAR .  v.  Svegliare.  Disonnare. 
Sdormenlare.  Scaltrire.  Smalizza- 
re.  —  Corrompere,  dicesi  in  senso 
osceno.  —  Dscanlars'.  Detto  d'una 
macchina,  d'una  serratura.  Bicom- 
porsi.  Riordinarsi. 

DSCAPIT.  Discàpito.  Scàpito.  Scapita- 
menfo.  Disavanzo. 

DSCAPITAR,  v.  Discapitare  o  Scapita- 
re. Disaimnzatt.  Metter  del  suo. 

DSCAPRrZZIAllS*  .   V.    Scapricciarsi. 

25 


DsC! 

HcdpriecirsL  Sbizzarrìni.  Seapric- 
dare  o  Scapriccire,  Cavar  alUui  di 
testa  i  capricci. 

bsOargabàréll.  far  a  DSGARGA- 

BABÉLL.  fare  a  scaricabarili.  Giuo- 
co fanciullesco  che  si  fa  da  due  so- 
li, che  si  volgono  te  spalle  l'uà  Tal* 
tra,  e  intrigate  scambievolmente 
le  l)raceia,  s'alzano  a  vicenda.  -« 
Bello  figuraLfare  o  Giitocare  a  ci" 
velia  i  e  \ale  Scaricarsi  a  vicenda. 
Apparsela  l'Un  l' altro. 

l)SCARGAR,v.  Scaricare, -»  Dscar- 
gar  un  alber  dal  brocc.  — '  Dira- 
mare.  — ^  Dscargar  un  alber  dai 
fruii.  —  Diradai^  le  frulla.  — 
Dscargars'  d' culòur.  — *  Scolorir* 
9i.  Stignersi.  •»*•  Dscargar  un  cu^ 
lòur. — Scaricare  un  colore.  Fargli 
perdere  alquanto  della  sua  viva* 
cita. 

Ì)SGAVABS.  foffliersi.'^Dscavet*  de 
d' le.  -^  Tòglili  di  là.  —  Dscavlem' 

'  dinanz.  -^  TogUmiti  daoanti.  Le- 
vati di  qui.  Va'via.-^DscaveV  dal'^ 
lori.  — *  Togliti  dal  culo. 

ì)SGAZC»add.  Scaduto.  Decaduto,  bis* 
caduto,  agg.  Audato  in  decadenza 
di  fortuna. 

DSCCIUDAR)  bischiodare.  Levare» 
Schiantare  i  chiodh 

DSCÓNZ,  add.  Scondito,  agg.  — /«- 

'  sald  dsconza.  -^  insalala  scondi- 
ia.  —  Décont  in-t-la  tèsta.  —  /)««* 
adorno.  Scapiglialo.  Scrinato. 

DSGÓRRERi  s.  Discórrere.  Dire.  Par- 
lare. Favellare.  —  Manira  de 
dscòrrert  d*  far  un  dscòurs. -^ 
Locuzione,  p.  e.  Locuzione  fami- 
gliare ,  ringratiatoria,  minaccevo- 
le.  V.  Dscòurs  ^Dicòrrer  a  spintoni 
stiniar  a  dscòrrer.  -*  Poniare, 

DSCÒURS.  Discorso.  Locuzione^ 

DSCRÉDERS',  y.  tì.  p.  Discredersi  Con- 
fidarsi reciprocamente  i  suoi  diB- 
gusti.  V.  Spassiunars\ 

DSCRODAR  AL  FlL.  V.  frar  sa. 

bSCRUVER,  v.  Scoprii^.  Discoprire. 
—  Per  Palesare.  Appalesare.  Ham" 
festa  re.  Scelare  un  segreto^  - 

DSGUCCUiXÀ,  add.  Slumlo.  Aperto. 


S34  me. 

Dicèsi  della  botte  «  o  Barile»» 
siasi  levato  il  eocehiame. 

DSGUGGUiNAR,  T.  Sturare  la 
Levare  il  cocchiume. 

D8GUDGARiV.5coteAiMifV  o  Scotìi 
Levar  ia  cotenoa  ad   uà  prati 
Cògd. 

DSCVERT,  add.  Seopefio,  Disa 
'-  Discooerto  e  Seoverto,  ri 
alla  Poesia.  —  Una  donna 
dscoerta.  -•-  Una  donna  su 
In  Toscana  soglion  dire  Una  dai 
spettorala.  Andar  spettorai 
te.  Cosi  Spettorarsi. 

DSCVERTELN.  A  J)SCVERTÉIN,  a 
bialoi.  far,  iugaf  a  dscvd 
Giocare  alla  scoperta.  Ed  aoci 
gurat.  Daì'e  le  carte  scoperte,  9 
la  scoperta.  Dire  il  suo  parere 
berameote«  e  senza  rispetto. 

DSCUMDAR,  V.  Discomodare,  Ih 
dare.  Scomodare.  Disagiare. 

OSGUMPAGN,  Aód.  Scompagnalo, 
compagnato.  -*  Dòu  scarp, 
calzèlt  dscwnpagni.  -^  Due  sd 
Due  calze  scompagnate.  — 
Differente.  Diverso.  *-*  Due  faz 
ti  diversi.  Due  tavoUìie  diffci 
*'-  Dscumpagn»  prendesi  anche 
Dissimile ,  o  per  Disuguale. 

DSCUMPAGNAMEINT,  u.  m.  Sco 
gnatara,  n.  f.  Scompagnatura 
mobili,  di  vestimenla,  ec  — 
parjnamento  è  V.  d.  U.  ' 

DSCUMPAGNAR,  v.  Scompagnare.  H 
compagnare.  Disgiungere  una  cd 
àa  dall'  altra  compagna.  Goutran 
di  Accompagnare.  -*  Spaiare.  DÌ 
palare.  Disgiungere  due  cose.  Coi 
trarlo  di  Appaiare.  ***  Sguaglian 
Fare  ineguale.  Contrario  d'Aggm 
gliare.  •-*  Scoppiare.  Levar  di  cop 
pia..  Contrario  di  Accoppiare.  * 
Sparigliare.  Levar  da  Uua  pari>)c 
(parlandosi  di  eavalli).  Gootr^iii 
di  Apparigliaì^e. 

DSCU.NSACRÀR,  V.  Dissagrare,s.(fin 
trarlo  di  Sagrata»  e  vale  Ridar  òì\ 
sagro  al  profano. 

DSCGiNSIAR.  V.  Sconsigliare  e  Discoft 
sigliaiv»  V. 


BSD 


S35 


DSV 


ISCUNSOIAR,  V.  e  DSCUNSOU,  add. 
Biteontoiare ,  Scotuolare,  v.  Dis- 
coftioiato,  Samtoiato,  agg. 

DSCURDA  «  agg.  DimenUco.  DimenH- 
chevote.  Facile  a  dimenticare. 

)SCURDARS\  Dimtniicare  e  Mmen- 
ticartù  OòùUare ,  e  volgami.  Stror- 
doni.  —  i4/  dscurdars' d*  una  cos- 
ta. ^^  Dhneniieanza .  n.  f.  ObbUo, 
Scordamenio ,  o.  m.  —  DimenUco  e 
f^meniicato.  Scordato.  ObbKato  so- 
no  gli  aggettivi.  —  Dimentic/iéoole, 
^mièooie.  irricordevoie.  ObbUvio- 
M,  pure  agg.  Di  poca .  di  debii  me- 
moria. —  Hanno  alcuni  autori  usa- 
to ancora  nel  significato  di  Dimen- 
ticare il  verbo  Sdimenticare  e  Sdì- 
menlicarsi.  (E  sarà  il  Dsmintgars' 
del  volgo,  e  de'coniadiol  bologne- 
si. V.). 

DSCURDÒN.  V.  Duurdd. 

)SCUSDURA.  n.  f.  Sdmcio ,  n.  m. 
L'alio  dello  sdrucire,  e  il  luogo  sdru- 
cito. Sc/neet'ftira,  n.  f.  e  Sdrucito, 
Qm.Vagliono  Bottura,  Spaccatura. 

DSCUSER,  v.  Scucire.  Discucire.  Sdru- 
o>*.v.  Disfare  il  cucilo. 

DSCLZZUNAR  o  DSZUCCUNAR ,  v.  fi- 
guratam.  Dirozzare ,  Dirugginire  e 
^ozzonare ,  figurai.  Addestrai^  , 
^alirire.  Rendere  destro,  pronto 
alcuno  non  pmtieo. 

IJSDÀ.  DÉSD,  add.  Sveglio.  Svegliato, 
^Mto.  Vale  kccorto»  Vivace.  —  De- 
ttato t,*\ìs^  piuttosto  per  Eccitato, 
che  per  Tolto  dal  sonno. 

DSDAR  e  DSDAUS',  n.  p.  Svegliare, 
^sveglian.  —  Destare  è  affililo  si- 
Bonimo  a  Svegliare,  tanto  nel  pro- 
prio die  nel  figurato.  —  Disonnare 
(Boi.  Dsuniars*),  derivalo  da  Son- 
no, vale  Svegliarsi ,  ed  è  T  opposto 
di  Assonnare.  —  Bisvegliare  e  Ri- 
desiare.  Svegliare  e  Destare  di  nuo- 
vo. Abbenchè  sia  forse  preso  sem- 
pre in  senso  di  ripetizione;  ma  sa* 
rà  ciò  fatto  dai  poeti  in  grazia  del 
verso,  0  da  alcuni  prosisti  per  ser- 
vire all'armonia.  —  Svegliaci,  De- 
ttarsi, Dissonarsi.  Riscuotersi  dal 
soniM).  -'.  Svegghiare,  Svcgghialo 


sono  voci  de'  fiorentini ,  cbc  ad- 
operano Vegghia  per  Veglia. 

DSDeiTA.  Disdetta,  Sfortuna  nel 
giuoco. 

DSDIITA,  add.  Dìsdicciato,  agg.  Ch'è 
senza  detta;  Sfortunato  nel  giuoco. 

—  Sacco  di  disdetta.  Sgnizialissimo. 
DSDOTT.  Diciotto.  Non  Dividotlo,nò 

Dieciotto. 

DSDUBBAR,  V.  Disadornata,  v. 

DSOUPPIAR,  y.  Sdoppiare,  Scewpiare, 
Render  scempio.  Contrario  di  Ad- 
doppiare. 

DSÉMliER.  Dicembre  e  Decembre. 

DSEQUILÉHRI.  Sbilancio.  Non  si  dice 
Disequilibrio, 

DSEQUILIBRAR.  v.  Sbilanciare,  v.  Le- 
var d'equilibrio. 

DSÉRCIA.  Cicerchia.  Legume  della 
specie  de'ceci. 

*DSERT,  n.  m.  Deserto,  n.  m.  Solitu- 
dine, n.  f. 

*DSERT,  agg.  Abbandonato  —  L' è  un 
poter  dseri.  —  È  un  pover  uoino 
abbandonato  da  tutti. 

•DSERTAR ,  v.  DUertare, 

•DSERTÓUR.  Disertore. 

DSÉVD ,  add.  da  Discipito,  che  ora  di- 
cesi pili  comun.  Siipito,  Insipido, 
add.  ed  anche  Sciocco,  tanto  delle 
cose  che  delle  persone.  Di  queste 
dicosl  ancbe  Melenso. 

DSEVDÉZZA,  da  Discipitezza;  ora  me- 
glio Scipitezza ,  Insipidezza. 

DSFAR.v.  Disfare,  v.  —  Dsfar  per 
Discioglieì^e.  Disfare  dello  sterco  di 
di  colombo  neir  acqua.  —  Dsfar 
algrass,  al  butir.  —  Scion^,  Di- 
sciorre.  Squagliare,  Liquefare  lo 
stìiifto,  il  burro.  Slrtiggere.  —  Al 
grass  se  dsfà  pr  al  cald.-  Lo  strut- 
to si  squaglia  pel  caldo.  —  Dsfar 
la  tèrra ,  far  un  dsfatl.  —  Dissoda» 
re  la  terra.  —  Dsfar  la  robbad'lègn, 

—  Scommettere.  Scommezzaìv.  — 
Dsfar  el  murai.  —  Smurare.  —  El 
salga.  —  Smattonare.  —  /  grùpp. 
Sciogliere  i  nodi.  —  Una  lèzz.  —  A- 
brogare  uva  legge.  Abolirla.  —  Un 
eserzit.  — Disfare  un  esercito.  Scon- 
figgere. —  Un  gmissèlL  —  Sgomi- 


BSF 


236 


DSf 


talare.  —  Vn  eannòn  d*fll,e  invu- 
iarV  in-t'Un  alter.  —  Trascanuare, 
-^Dsfars'  dia  nèiv.  —  Stru(iger$i. 
— Difar  %  metali-^Fondetr  il  piom- 
bo, il  rame,  ec.  Liquefarlo  col  fuoco. 

DSFATT ,  n.  m.  Divello.  Il  lavoro  del 
terreno  già  incolto,  e  la  terra  stes- 
sa divelta.  —  Al  dsjfalt  ha  da  ès- 
ser fònd  purassà.  —  //  divelto  si 
faccia  il  più  profondamente  possi- 

.  ttitc.  —  SI'  ann  a-i  ito  spèis  d*  gran 
quatlrein  in  du  dsfatt.  —  Quest'an- 
no due  divelti  mi  costano  assai. 

DSFATT  .  add.  Disfatto  ,  agg.  Rotto. 
Guasto.  —  Liquefatto.  Strutto.  Fu- 
so. Fonduto.  S' intende  dal  fuoco. 
—  Dir  dia  roba  dsfalta.  —  Dir  co- 
se da  non  dire. 

DSFEROZIAR.  Disferenziare.  Diffe- 
renziare. Far  differenza. 

DSFIGURAR.  Sfigurare,  Disfiffurare. 
Tixis/Ujura  re.— Svisare.  Deformare. 

DSFILAR.  \.  Sfilacciare  o  Sfilaccicare. 
Far  le  filaccia.  Stessere  i  panni.  — 
Bobba  eh'  s' cmèinza  a  dsjilar.  — 
Panno  che  spiccia.  Cioè  che  inco- 
niincia  a  sfilacciare. 

DSFILZAR,  y.  Sfilare,  v.  Disunir  lo 
infilato.  —  i4  m'  <'è  ds filza  l'agòc- 
eia.  —  S'è  sfilato  V ago. 

DSFIUBBAR  e  DSFIUBBARS'.  Sfibbiare 
e  Sfibbiarsi.  Sciogliere»  o  Sciorsi 
la  fibbia.  Slacciare.  Dilacciare. 
Sciogliere  il  laccio.  —  Slegare  è 
Sciogliere,  o  Seiorre  il  logame. 

DSFIURAR,  V.  Sfiorare.  Disfiorare,  le- 
vaì'c  i  fiori,  o  il  fiore. 

DSFRASCAR,  V.  Sbozzolare.  Levare  i 
bozzoli  da  seta  dal  bosco.  V.  Frasca. 

DSFRRAR,  \.  DSFRRÀ  ,  add.  SfetTare 
e  Di  sferrare,  v.  Sferralo  e  Disfer- 
ruto,  agg.  Levare  i  ferri  a  un  ca- 
vallo, —  Sferrare  una  persona.  — 
Dsfrars'.  —  Sferrarsi ,  dicesi  dei 
cavalli,  e  d'altri  animali  quando 
escono  loro  i  ferri  de' piedi. 

DSFUIAR,  V.  Sfogliare.  Disfogliare;  e 
pili  poelicam.  che  prosate.  Sfron- 
dare. —  Sbrucare.  Levar  le  foglie 
dagli  alberi.  —  Dsfuiar  i  finr.  — 
Spicciolare  i  pori.  Levar  loro  i  pe- 


lalL^  Dsfuiar  et  foidèl  fkrminlmi. 

—  Scartocciare.  —  Spampanare  le 
vili.  Dicesi  del  levare  ì  pampini. 

DSFURTOUNA ,  n.  f.  Generalmente  si 
prende  per  Disgrazia.  Sventura. 
Avversità.  Disavventura.  Sciagurtk 
Infortunio.  — •  Et  dsfurtoun,  o  d 
dsgrazi  ein  sèinipr  ammanco.  — 
Le  disgrazie  son  sempre  apparec- 
chiate. —  Dsfurtund,  add.  Sfortu- 
nato. Disfortunaio.  Disai>ventura' 
lo.  Malavventurato.  Sciagurato.  — 
Èssr  dsfurtund  cìn'è  i  can  in  cita. 

—  Essere  il  capo  degli  sciaguroU 
o  degli  sgraziati.  —  A  dà  ttast 
dsfurtund  a  t  casca  la  cà  in  eò.— 
Alto  sgrazialo  tempesta  il  pan  nel 
forno.  Non  fece  mat  bucato  che  non 
piovesse.  Chi  ha  avere  la  mala  mal- 
lina  non  occorre  che  si  levi  lardi. 

DSGANNAR.  Disingannare  e  Sgan- 
nare. 

DSGATTIAR.  V.  Dstrlgar. 

DSGÒMBER  e  DSGUMBRA,  add.  hi- 
sgomberalo.  Disgombrato,  Sgom- 
berato. Sgombralo,  agg. 

DSGRASSAR  AL  BROD.  Digrassare 
il  brodo. 

DSGRUPPAR,  V.  Snodare.  Disnodare. 
Binodare.  Disgroppare. 

DSGRUSSAR,  v.  Disgrossare.  Digros- 
sare. Sgrossare,  v.  —  Dsgruaar 
al  mann.  —  Dirozzare ,  Disgru9-\ 
sare  il  marmo. 

DSGRUSTaRS'  DLA  MURAIA.  Scari- 
carsi,  dicesi  propriamente  dello 
spiccarsi  delle  mora ,  e  cadere  a 
terra  gì'  intonacati.  Dicesi  ancora 
Scaricare.  Dissolversi.  Scortecciare. 

DSGUDÉVEL ,  add.  Disadatto.  agg.| 
Che  si  maneggia,  o  si  muove  cOB 
fatica.  V.  Sgudevol. 

DSGUMRRA.  V.  Dsgòmber. 

DSGUMBRAR.  Sgombrare.  Disgombe- 
rare e  Disgombrare. —  Dsgumbrar 
la  casa;  o  sia  far  san  Michel.  Y. 

DSGUNFIAR.  V.  Dsinfiar.  \ 

DSIGILLAR,  Dissigillare.  Dissuggeli» 
lare,  v. 

DSliMPARAR,  V.  Disimparare.  Dispù' 
rare.  Disapprèndere,  Disoppurart» 


DSM 


237 


DSH 


DSIMPÉGN.  Disimpegno,  lì  dislmpe- 
gnarc.  Quindi  Dinmpegnare.  I^evar 
d'impegno»  e  Disintpegnarsi.  Lilte- 
rarsi  dall'impegno:  p.  e.  Ilmo4o  di 
dishnpegnartni  ha  da  vettirmi  dal' 
la  sua  mano.  E  tanto  più  mi  fo  le- 
cito il  disimpegno ,  conoscendo 
qtianto  la  vostra  discretezza  iarà 
pronta  a  compcUirmi.  —  Quindi 
Disunpegnare  potrà  usarsi  per  E- 
ieguire.  Esercitare,  ed  anche  per 
hiioloei^»  Deliberare,  ec. 

DSIMPGNAU  »  V.  Disiwpegnare,  v.  Le- 
var  d' impegno.  -^  Disimpeffuarsi 
di  sua  paiola,  vale  Rinunziare  »1 
precedente  impegno. — Dtimpgnar 
VH  pègn,  -—  Spegnare,  Biscuotere. 
Riscattare.  Riscatto  di  un  pegno. 

DSINAMURARS,  v.  Disamare,  v.  Dalla 
Crusca  viene  spiegalo  Beslar  d'a- 
mare.  Odiare  (  Lai.  Non  amare,  0- 
ilisse.  Odio  persegui).  La  prima  de- 
iìnizione  ne  sembra  la  sola  da  se- 
goire. 

DSINCaNTA.  add.  Accorto.  Destro, 
^cegliato,  fìgur. 

DSINCANTAR  e  DSINCANTARS' ,  v. 
Sceqliare  e  Svegliarsi.  Risvegliare 
e  Risvegliarsi,  v.  Ugur.  Rendere, 
e  Divenire  allento. 

DSINFIAR.  USGUNFIAR,  v.  Disenfia- 
re, Sgonfiare,  V. 

DSINFISSIK,  V  Stemperare  e  Distem- 
perare. Rendere  meno  spesso. 

DSLIGAR»  V.  Slegare.  Scignere.  Disci- 
gwre,  V.  Contrario  di  Legare.  Scio- 

d|ÌA|>a 

DSLLAr'  un  CAVALL.  Disellare.  Le- 
vargli la  sella. 

DSManNVAR  ,  V.  Termine  generico 
che  non  ha  l'equivalente  in  Lin. 
Naz.  É  contrario  di  Ammannvar. 
-7  Ammannire ,  Preparare ,  come 
si  dicesse:  Disapparare ,  ma  que- 
sta voce  vàleDisimpat'ure.'-'Dsnian' 
vars'.  Termine  piuttosto  contadine- 
sco. Spogliarsi  de* vestiti  d'appa- 
renza. 

DSMETTER,  v.  Diswettei-e.  Dimetleì^. 
Tralusciare.  Desistere,  v. —  A  n* 
dsmett  mai.  —  Noèì  resta.  Son  fi- 


na ,  Non  ri  fina.  Non  molìa  mai.  -« 
Dsìnetter'  un  giusiac&r.  —  Dimet- 
fere,  Distueltere  un  abito.  Non  por- 
tarlo pili.  Rotta  dimessa,  Costuman' 
ze  dismesse ,  o  dimesse. 

DSMINDGARS'.  Dimenticarsi.  Quan- 
tunque questo  voc.  boi.  sia  ora  ri- 
masto fra  la  plebe,  e  ormai  fra 'con- 
tadini .  proviene  però  da  egual  vo- 
ce ital.  usata  da'  primi  autori ,  Sdi- 
mentica$'e,  e  le  al  Ire  voci  Sdimen' 
ticato.  Sdimenticatoio,  ec.  Oggi  co- 
munemente dicesi  Dseurdars'.  V. 

DSMINDGÓN.  V.  bassa.  Smemorato. 
Dimenticltèoole.  -^  Al  mal  dèi 
dsmindgòn.  —  Male  dimenticalo  ; 
Com'è  quello  del  parlo. 

DSMINTIR,  v.  Esterminare,  Dìster- 
minare ,  Estirpare.  La  voce  liol.  ò 
molto  espressiva,  e  vale  EstermU 
nare  per  fino  lasemenza.'^Dsmin'' 
tir  t  òurdiV/oft.  —  Mandare  all' uè- 
timo  esterminio  le  piattole. 

DSMUNIR,v.  Distasare,  v.  Levare  il 
tnso. 

DSML'NTAR  ,  v.  Dismontatv.  Scende- 
tu.  Discendete.  Dismontare  è  pro- 
priamente Scavaleure,  Scendere  da 
cavallo.  —  Dsmuntar  da  una  upi- 
viòn  ,  flgurat.  Desistere»  Cedere, 
Torsi  giti  da  un'  opinione. 

DSNAUÒUR.  Commensale,  n.  m.  e  lai- 
volta  agg.  Che  sta  alla  medesima 
tavola.  — >  La  voce  ital.  è  generica , 
quindi  si  dice:  Il  figliuolo  è  com- 
mensale al  padre ,  finché  convivo- 
no insieme  :  //  marito  e  la  moglie 
sono  commensali.-^  La  parola  boi. 
si  rìstrigne  ai  Convitali ,  e  perù  al- 
la \oceDsnadòur  corrisponde  piut- 
tosto la  parola  Convitato,  u.  m. 
Colui  che  interviene  al  convito.  — 
Dman  arèin  tri  dsnadur.  —  Do- 
matii  avremo  tre  convitati,  che 
saranno  nostri  commensali. 

DSNAR,  V.  Pt^^nzare,  e  Desinare,  me- 
no nobile.  —  Dsnar  sèinza  toaia. 
Starsi  o  trovai'si  adesco  molle. Chn 
i  boi.  dicono  anche  alla  francese  A 
la  fourcìw.lte.  Alla  forchetta.  Cioè 
seuica  apparecchio  formale. 


BSlf 


238 


ÌDSP 


DS1<(AR,ii.  m.  Pranzo.  DeilnarcLsi 
voce  Pranzo  è  più  nobile  di  Desi' 
nart. — V'ha  ancora  la  parola  Con- 
vko,  che  si  prende  per  Splendido 
pranzo.-^  Convitare.  Chiamare  st 
convito ,  ed  anche  Far  convito.  — 
Convivio  per  Convito  è  di  siile  su- 
blime. —  Pranso  è  voce  aflfalto  iat. 
che  non  s'usa ,  e  vale  Sazio,  Satol- 
lo. —  Dinar  d'eumpagni.  —  Con- 
tnto  di  comunella,  dicesi  Quello  nel 
quale  chi  fa  l'apparecchio  inllma  a 
ciascuno  de'  convitati ,  per  polix- 
zetla ,  ciò  eh'  egli  deve  provvedt^re 
per  la  sua  parte.  Fu  anche  dello 
Porzionario.  Da' greci  chianiavasi 
SimtfòUco.  —  Cun trastar  al  dsnar 
cùn  la  zcna.  — -  Piatire  col  pane. 
Allusivo  a  persona  poverissima. 

DSNIDAR ,  V.  Disnidare.  Snidare.  E 
figur.  per  Scoprire. 

DSNOM  ,  n.  m.  stng.  e  pinr.  JVoì- 
ne,  Maine,  n.  f.  plur.  Quelle  ca- 
rezze  delicate,  minute,  eccessive  , 
che  specialmente  si  sogliono  fare 
dalle  femmine  ai  bambini,  o  alle 
bestioline  a  loro  care,  baciandole 
e  parlando  loro  con  voci  storpiale 
e  stravaganti.  Le  troppe  moine  del- 
le madri  fanno  piangere  i  loro  pa- 
dri. —  Vezzo,  n.  m.  É  una  carezza 
artiflciosa ,  e  affettata  per  ottenere 
V  altrui  grazia  ,  o  amore.  Lèzio , 
B.  m.  Leziosàggine,  n.  f.  Modo'pie- 
no  di  mollezza  e  d*  affettazione  ad- 
operato particolarmente  dalle  don- 
ne per  sembrar  graziose ,  e  da' fan- 
ciulli usi  ad  essere  troppo  vez- 
zeggiati. Femmina  piena  di  lezi. 
(  Lezzi,  coir é  chiuso,  varrebbe  Fe- 
tori). 

DSNOM  eDSNUMÓUS,  add.  M&iniere. 
Lezioso.  Smanceroso,  agg.V.  Dsnom, 
lì.  m.  —  Far  al  dsnumòus.'^  Fare 
il  dinoccolato,  p.  e.  Né  mi  faccia  il 
dinoccolato  col  dire,  eh' è  debole. 
Bedi. 

©8N0V.  Diciannove,  (e  non  Diectno- 
ve,  né  Dicinove).  Dieci  più  nove. 

DSNUMAttS'.  FAR  DI  DSISOM.  Far  de' 
Jezi.  Fare  il  ritroso.  Sapere  o  Vole- 


re qm  éosa ,  e  infingersi  di  non 
perla  o  volerla. 

DSNUMÓN.  V.  Dsnom ,  add. 

DSNUIIÒUS.  V.  Dsnom,  add. 

DSOVRAPil).  Disoprappià.  Disocràp- 
più.  Sopra  il  dovere. 

DSPAR,  add.  Dispari.  Impari.  Bis- 
eguale.  Dissimile.  Differente ,  agg. 
—  Par  e  dspar.  —  Pan  e  dispari. 
Pari  e  caffo.  —  Zercar  al  trèds  in 
dspar.  V.  Trèds. 

DSPARCIAR  ,  V.  Disparecchiare ,  e 
più  comun.  Sparecchiare.  \. 

DSPABÉIR,  n.  m.  Disparere,  n.  m. 
Discrepanza,  Discofdia,  Contrarie- 
tà, n.  f. — Dissapore  è  voce  dell'uso. 

DSPARTÉINZA ,  n.  f.  Voce  che  si  sen- 
te dai  soli  contadini,  che  non  fa- 
rebbe però  cattiva  comparsa  se 
fosse  introdotta  nella  grazia  della 
labbra  incivilite.  —  Dipartenza, 
Dipartita,  n.  f.  Dipartire,  n  ro. 
L'atto  di  partirsi.  «—  Dipartenza  si 
dice  ancora  a  Quell'atto,  e  a  quel- 
le parole ,  che  s' usano  nel  dipartir- 
si. —  Far  ci  sòu  dsparièinzi.  — 
Farle  ultime  amichevoli  dipartenze. 

*DSPARTIR,  Partire.  Dividere.  Far  le 
parti. 

•DSPARTIZIÓN.  Partizione.  Divisione. 

DSPARZAR ,  v.  Spaiare ,  Dispaiare,  v. 
Guastare  il  paio.  Disimire.  —  Dspar- 
zar  dòn  eoss.  —  Render  due  cote 
diseguali,  dispari. 

DSPASSIUNA  ,  add.  Disappassionalo, 
agg.  Disappassionatissimo. 

DSPASSIUNARS'.  Sfogarsi  col  raccon- 
tare altrui  i  propri  dispiaceri.  Co- 
me sarebbe  Togliersi  la  passione 
confidandosi  coli' amico  confidente. 
Non  v'  ha  il  verbo  Disappassionata 
si,  abbenchè  vi  siano  i  derivati  Dis- 
appassiona lo  ■ ,  Disappassionata^ 
mente ,  e  Disappassionatezza ,  cba 
è  l'astratto  di  Disappassionato. 

DSPASSIUNATAR1É1NT.  Disapassioné^ 
famrnte ,  avv.  Senza  passione. 

DSPATTAR ,  V.  Sciorre  la  parità.  Es- 
sendo a  patti  eguali  nella  ballotta- 
zione ,  riballoltare  per  far  decidere 
più  di  ano  che  di  im  altro. 


DSP 


239 


1»9T 


DSPECC»  D.  m.  Spieeo,  Sfàrxò,  n.  m. 
Comparsa,  lu  f.  Bella  wU.-^Dtpécc 
è  anche  add.  V.  Dtpiccd,-^  Far  dèi 
dspèce. — Spiccare,  Far  Mia  tifilo. 

'OSl'EINSA.n.  f.  Cernere,  u,  m.  Ùi- 
spensa»  n.  f. 

DSl'ÉhNS£R»n.  in.  (dal  ted.  Panizer). 
Casacca  che  arriva  solamente  a 
coprir  la  pancia. 

DSPELGARS*.  ▼.  SpelagarH,  ▼.  Uscir 
del  fango,  e  ignrat.  Uscir  d'iniri^ 
ahi. 

DSPERDER,  T.  Abortire,  Àbortart, 
Disperdersi,  ma  meglio  Sconciare, 
Mandar  fuori  il  parto  avanli  lì  lem* 
pò  prefisso  dalla  natura. 

DSPERIKJRA,  n.  f.  Sconciatura,  n.  f. 
Atiorto,  n.  m. 

DSPERPUST.  Spropòsito.  —  Dir  un 
mnd  d*  sperpusL  — •  Dire  mollisi 
fini  spropositi.  —  Far  di  dsperpust. 
—  Fare  delle  stoltezze. 

^PERPDSTÀ,  add.  Spropositato,  agg. 
Che  ba  mal  garbo. 

DSPERpustAMÉINT,  avv.  Spropoitta- 
taowrtte^avv. 

DSPERS.  add.  Disperso  da  Disperdere. 
Sparso  e  separato  io  \arie  e  diver- 
se parli.  L' italiano  e^trivaie  piut- 
toslo  al  boi.  Sparftuia.  —  Dispetto 
da /^iiperdtffv.  Mandato  a  male.  DiV 
Pipalo  ecc.  Sperso  ;  participio  di 
%rder?,  mandar  a  male.  Quindi 
si  dirà  per  Oo  aspersi  dia  galleina. 
-*.  Vooo  sperso  della  gallina. 

^^^Ul.  Dispetto.  Atto  che  si  fa  altrui 
per  dispregio  Onde  Far  dispetto , 
>ale  Adontare.  — •  Far  una  cosso 
per  Aspen.  -*  Fare  a  disgrado.  — 
A  so  dspétt.  —  Fare  una  cosa  a 
^(irch  dispetto  t  a  dispettaocio ,  a 
{Jface  dispetto  di  alcuno  »  o  a  mar- 
«io  for^o. 

«SPIANTAR,  V.  Dispiantare.  Spianta* 
^0'  Sradicare.  Diradicare,  Disradi- 
care. 

^SPIASÉIR»  V.  Dispiacere.  Spiacere. 
DSPIASÉIR,  n.  m.  Dispiacere,  Dispia- 

cimento,  n.  m. 
1>SPÌCCAR,  V.  Staccare.  Distaccare. 

Spiccare,  Dispiccare,  v.  £  cosi  gli 


agg*  Dspèce,  Dspiced.  —  Siaeeaio* 
Dislaccato.  —  Per  Far  dèi  dspèce» 
— •  Spiccare»  Brillare.  Sfarzeggiare» 

'DSPINSIR,  tt.  m.  Dispensiere.  Celie* 
rario. 

DSPINSIRÀ.  add.  Spensierato,  agg. 
(  Il  vero  Fainèant  de'  fr.  ). 

DSPRGZZAR,  y.  Dispregiare.  Disprez- 
xare.  Sprezzare,  Sdegnare,  Aàtfor* 
rireec. 

DSPRUVVEST,  add.  DUproweduto. 
Sproooeduto ,  agg. 

DSl'UlA.  add.  Spot/fiato*  DispogUalo. 
Sema  vesti  indosso.  <—iViido,  Ignu» 
do.  Quando  si  è  senza  camicia.  ^^ 
Hézz  lispuid.  -^  Spogliazzato, 

DSPUIADUR.  Spogliatoio.  DispogUaio- 
rio. 

DSPUIAR»  V.  Dispogliare.  Spogliare, 
Svestire.  Levar  gii  abili.  — >  Disnu* 
dare.  Nudare.  Denudare.  Rendere 
ignudo. *-D«pttiar  un  còni,  far  un 
dspói.  —  Spogliare,  figurai.  Far  lo 
spoglio. 

DSPULPAR,  v.Di«poiporv  Spoipatv.  v. 

DSPULSAR»  V.  Spuictare.  Tor  via  di 
dosso  le  pulci. 

'DSPUiNTAR»  V.  Distaccare.  E  s'iaten- 
de  di  cosa  attaccata  con  ispilU ,  od 
altro. 

*OSPUNTARLA.  intarla.  Vincerla. 
Vincere  contro  o  a  dispetto  di  al- 
cuno. —  A  n'son  cuntèint  s'a  n'ia 
dspànt.  — -  No»  son  pago  se  non  la 
spunto ,  se  non  la  vinco. 

*DSPUNTARS\  Perdere  la  punta, 

DSPUSSlilSSAR»  V.  Dispossessare.  Spos- 
sessare. 

DSRUZZNIR.  Dirugginila  e  Diruggi- 
nare. Disrugginare, 

DSSAROL.  V.  Zssarol. 

DSTAGNA,  add.  Vaso  che  ha  perduto 
lo  stagno ,  la  stagnatura.  Vaso  a 
cui  s' e  logorata  la  stagnatura. 

DSTAGNARS' ,  v.  Perdere  lo  stagno. 
Logorarsi  la  stagnatura. 

DSTATARAR,  v.  T'opro. 

DSTÈtSA  (LÉZR  ALLA  ).  V.  Lèzer. 

DSTÉNDER»  v.  Distendere,  per  Mette- 
re a  giacere.  —  Dstènder  la  Imgd. 
V.  Bugd.  —  Distendere.  Comporre, 


non 


330 


BOP 


DLIMARS'  DALLA  RABBIA,  modo  bas- 
so. Hodersi  dalla  bile. 

DLUVl.  DUuvio.  Straordtoaria  cadala 
di  pioggia.  Per  almi  li  t.  a  gran  man- 
giatore dicesi  Diluviatore,  Diluvio^ 
ne.  Divoratore,  Ingoiatore.  Ingiù- 
viatore,  Inqurgiiatore,  Mangione, 

—  Lureo .  Lurcone,  Gnatonct  Igna- 
ione  SODO  V.  L/  poco  usitate,  per 
Divoratori  immondi.  —  Epulone. 
Cile  si  compiace  nelle  moltt*,  e  de- 
Jicate  vivande.  —  Pacchione,  viene 
dal  Yerbo  plebeo  Pacchiare.  — 
Ghiottone.  Avido  di  cibi  delicati. 

DLUVIAR.  V.  Diluviare,  v.  Piovere 
strabocchevolmente.  —  Per  similit. 
Diluviare.  Mangiare,  straordinaria- 
mente. 

DMAN.  Dimani.  Dimane.  Domani,  Dìj- 
mane.  — >  Dman  d' sira.  —  Domani 
sera,  Dimandastera.  Domandasse' 
ra.  Dimani  da  sera.  —  Dmalteina. 

—  DomaUina.  —  Dman  l'alter.  — 
Diman  l'altro:  ma  meglio  Dopo  do- 
mani ,  Posdomane ,  e  Posdomani. 

^DOCUMEINT.  Documento,  Scrittura. 
Origina  le  autentico. 

DOCUMENTAR,  v.  Corredare  di  docu- 
menti, di  atti;  Provare  con  docu- 
menti cioè  :  Scritture ,  Originali 
autentici, 

DÓIA ,  n.  f.  Doglia,  n,  f.  Dolore,  n.  m. 
Doglia  del  parto.  Dolore  del  parto. 

—  Dogtia,  vale  anche  Afflizione, 
DOiC.  Dolco,  Dolce,  ma  è  proprio  solo 

del  tempo ,  e  della  stagione  Tem- 
perato. —  Questa  voce  è  più  usata 
in  contado  che  in  città.  —  Al  doic 
fa  dzlar  la  tèrra.  —  /  dolchi  di- 
moiano il  terreno. 

DOMEMCAL.  V.  Bttstical, 

DOMINÒ,  n.  m.  Budo,  n,  m.  Giuoco 
che  si  fa  con  picciolissime  carie,  o 
tavolette  d'osso  piii  lunghe,  che 
larghe,  in  una  faccia  delle  quali  so- 
no marcati  de'  punti ,  o  segiietti  co- 

•  me  nei  dadi.  —  Dominò.  —  Domi- 
nò. Vestimento  femminile  da  ma- 
schera ,  ed  è  una  sopravveste  di  se- 
ta ,  ora  soslitoita  all'  antica  bautta. 

POMLNUS  DOMINANZIUM.  Storpiatura 


latina  che  si  dice  specialmente  dal- 
le donne.  Far  al  dominus  dominan- 
zium,  •*<-  Fare  il  Messere,  Messere  e 
Madonna.  Sedere  a  scranna.  Fare 
il  padrone  assoluto. 

DÓNCA,  (da  Donqua  ant.)  Dunijue,  A- 
dunque.  Sicché.  Perciò.  Però.  Onde. 
—  Alcuni  boi.  alla  voce  Dònca  ag- 
giungono erroneamente  Sicché.  Sic- 
ché dònca  a  v'vòi  cantar  un'isto- 
ria. —  Dunque  va' contarvi  una 
storiella, 

DÒNDEL,  n.  m.  Bindola,  (Alb.  Diz. 
Fr.  Hai.  Toce  Escaipoletfe).  Giuoco 
che  fanno  i  fanciulli,  i  quali  seden- 
do sopra  una  tavola  sospesa  tra  due 
funi ,  o  su  la  fune  stessa ,  la  fanno 
ondeggiare.  Sogliono  anche  sedere, 
o  Star  cavalcioni  nelle  due  estremi- 
tà di  una  trave,  posta  in  bilico  so- 
pra un'altra,  divertendosi  coir  al- 
zarsi, e  abbassarsi.  In  ital.  dìcesi 
Altalena.  —  Far  al  dòndei.  —  Al- 
fa ìenare. 

DÒNDLA,  n.  f.  Dònnola.  Quadrupede 
sai  valico,  plii  piccolo  del  cane,  che 
fii  la  caccia  specialmente  ai  colombi. 

DONNA.  Donna.  Fémmina.  —*  Donna 
più  precisamente  è  la  Femmina  del- 
la specie  umana.  Feìnmina  si  dice 
degli  altri  animali.— />onm'na.l>oH- 
naeina  e  Donnicina,  dim.  vezzegg. 
Donniccinola.  Donnuccia.  Donnàc- 
chera, dim.  avvilit.  — >  Donnone, 
m.  è  r  accresc.  —  Donnaio.  Donna- 
iolo ,  e  meno  vizioso  Donnino.  Co- 
lui che  volontieri  pratica  col  le  don- 
ne. —  Donneare.  Far  all'amore  col- 
le donne.  —  Donneggiare.  Far  da 
padrona.  —  Donnesco,  agg.  Da 
donna.  j 

DÒP.  Dopo.  Dappoi.  Dietro,  Poscia.  \ 
Poi.  Di  poi.  Dipoi.  Da  poi.  —  Dopo 
per  Di  dietro.  —  Dòp  alla  porta, 
Dòp  all'uss.  —  Dopo  la  porta.  Do- 
pò l'uscio.  —  Dòp  dsnar.  ~  Dietro 
mangiare.  -^Da  dòp  eh' a  sòn  qua- 
ré  a  sòn  sta  sèimper  bèin.  ^~  Dal 
tempo  della  mia  guarigione, o  Del- 
la mia  guarigione  in  poi ,  non  son 
più  ricaduto.  —  Vn  puciein  dòi>. 


Boe 


231 


DBB 


0  ftòp  un  pucUin,  -«  Mentosto.  Un 

po' più  tarili. 
DÓPPI,  add.  Doppio,  Ag^,  Che  è  due 
volle  tanto.  Contrario  di  Scempio. 

—  FU  dóppi ,  Sèida  dóppia.  —  Filo , 
Seta  addoppiala.  A  due  capi,  —  Al 
dóppi,  avv.  —  Doppiamente,  avv. 
Addoppio,  o  A  doppi.  —  A  pia  dop* 
pi. '^  A  più  doppi.  Vale  piìi  volte 
addoppiato.  A  più  falde;  A  più  »uo- 
li,  dicesi  di  materia  distesa  »  che  a- 
gevolmente  ad  altra  si  soprappone. 

—  Una  noia,  una  nomina  doppia, 
colla  quale  si  propongono  due  per- 
sone ad  una  carica.  Si  dirà  ancora 
Nomina  duplicala,  triplicala,  ec. 
La  Dupla,  la  Tripla,  la  Tema,  ec. 
Sono  voci  d' uso.  —  Duplo  vale  Due 
volte  tanto. 

DOUMIA.  n.f.  Sonnifero,  n.  m.— Son- 
mfero,  è  anche  agg.  Sopon/èiio^  e 
coti  voce  gr.  I^arcòlico.  Che  induce 
sopore.  —  Èssr  impasta  d'donnia. 

—  Essere  alloppiato. 

I)OSS,  è  voce  usala  nel  prov.  Lalèin' 
gua  n'ha  oss ,  e  pur  s'fa  ròmpr  al 
doss.  V.  Lèingua.  Per  Svheina.  V. 

W,e  LN  DÒV.  avv.  Ooe.  Dove,  e 
aot.  anche  Du'-^  Dòo  $io\  o  In  dóv 
«»c'?—  Dove  siete?  —  Da  dóv.-^ 
ììoiìde^  Di  onde  e  D'onde.  —  Da  dóo 
vgnio'?  —  Donde  venite?  —  Da  dòo 
v'siv'  toU?  —  Donde  vi  siete  parti- 
to? ---  Dove  per  Dovunque.  —  Dóv 
a.  vii  —  Dovunque  vi  piace.  ^^  Al 
pretènd  d' èsser  credilòur,  in  doo 
ch'a  són  creditòur  me.  —  Egli  pre- 
tende d'esser  creditore,  laddove  lo 

SOM  io. 

DÓIGA,  n.  f.  Doflfa  (coirò  stretto). 
Uua  di  quelle  strisce  di  legno,  di 
che  si  compone  il  corpo  della  botte 
0  dì  simili  vasi  rotondi.  —  Da  Doga 
ne  viene  Dogamento.  V  atto  di  f  i- 
niettere  o  rassettare  le  doghe  alle 
bolli.  —  Dogare.  Porre  o  rimetter 
le  doghe.  —  Fati  a  dóug.  —  Doga- 
lo. Dicesi  di  Arnese  composto  come 
lina  botte.  —  Addogato.  Listato  pel 
lungo  a  similitudine  di  doga,  o  si 
dice  delle  armi  gentilizie.  —  Dòwja 


per  similU.  Polpa.  Polpa  di  tma 
persica.  Polpa  di  un  presciuUo.  — 
Un  mlòn  eh'  ava  dia  dòuga.  -~  Po* 
pone  polputo ,  polpacciuto. 

DÒZZA.  Doccia.  Canale  di  terra  cotta, 
o  di  latta ,  o  di  legno  per  ricever 
le  acque  del  tetto.  —  Doccia  e  Doc' 
cione  serralo  è  il  Tubo  di  latta  V. 
Uì-zol  Cannòn. 

DRAG.  Drago.  Draco  e  Dragone.  Ani- 
mal  favoloso. -Dragr.  —  Cervo  «o- 
laute.  Sorta  di  macchina  che  si  fa 
con  carta  dislesa ,  attaccata  ad  al- 
cune bacchette ,  e  ad  una  lunga  fu- 

'  nicdla .  che  i  fanciulli  svolgono  nei 
lasciarla  portare  in  alto  dal  vento 

—  1  fanciulli  toscani  lo  chiamano 
Aquilone.  ^-^Dt^gòn.  —  Dragone 
T.  mil. 

DRÉTT.  Diritto.  Dritto.  Vocabolo  ch'ò 
alcuna  volta  sust.  altra  add. ,  ed  è 
anche  preso  avverbialm.  -—  Drétt, 
«usi.  Diritto  Dritto,  sust.  —  Torr 
Uìui  cossa  pr  al  so  drétl.  —  Piglia- 
re una  cosaitcl  verso.  ~^  Andar  pr 
al  so  drétt.  —  Andar  pel  verso.  — 
Drétl  e  arcers  d'una  mdaia,  d'una 
muneida.  -  Dritto  e  Uillo,  Testa, 
Fdccia  d'una  medaglia,  d'una  mo' 
neta  e  Rovescio,  ecc.  \.  Mdaia-  Tm- 
var  al  drétt  d'u/ia  cossa.  —  Trovar 
ripiego,  compenso,  pt'vvoedimento 
ad  un  affare.  —  Ciappar  al  drétt, 
un  dréti.^'  Pigliar  una  dirittura. 

—  A  n'i  Iroo  più  cU  drétt.  A-i  ho 
pers  cU  drétt.  ^- Ilo  perduto  la  tra- 
nwnlana.  Non  trovo  più  il  verso, 
l' ordine ,  la  via.^— Drétt ,  add.  X^t- 
ritto.  Dritto.  Ritto,  agg.  —  Star 
drétt.  —  Esser  diritto ,  ritto  di  per- 
sona. —  Andar  drétt,  cùn  là  tèsta 
alla.  —  Andare  in  sulla  persona» 
Stare  in  sulla  persona.  —  Un  om 
drélt.^--Un  uomo  accorto,  scaltro, 
avveduto,  destro.  —  Man  dretia,  e 
Man  stanca.  —  Mano  destra,  dirit- 
ta, ritta:  e  Mano  tnanca.  — •  Una 
scala,  una  riva  drètta.-^Vna  sca- 
la ,  una  salita  ripida ,  erta.  -  Drétt, 
:k\\.*- Diritto,  Dirittamente,  Diretta- 
mente, — Andar  drcU. — Andar  di- 


DBI 


8»9 


MI 


'  retiamenU,'-' Andar  sèiwperdrélt. 
— Andar  ritto  ritto.  Tener  ilcam- 
tnin  dritto.  —  Jn  drétt  (dal  Lat.  In 
diritum).  In  fazza. -^  Dirimpetto. 
Bitnpetto.  Di  rimpetto.  A  rimpetto. 
Di  contro.  Di  contra.  Di  rincontro. 
Dirincontro.  Si  dice  lìimpetto  a  me» 
e  Rimpetto  di  me, e  cosi  degli  altri. 

—  Pur  far  drétt,  purtarpar.^^  Por' 
tarpari.  Portar  una  cosa  in  manie- 
ra che  non  penda.—- Dr^'/f,  anche 
per  Retto.-^ Rèiga,  lenea  dretta.'^-^ 
Linea  retta. 

DRÌ.  Diètro  —  Indri.  —  Indietro.  — 
Dedri.  —  Di  dietro.  A  tergo.  Da  ter- 
go. —  Quèll  ch'i  teindrì.  —  Quello 
che  succede.  Consecutivo.  Seguente. 
K  alle  volte  Adiacente  o  Aggiacen- 
te.  —  Èsser  dri  a  far  una  cossa. — 
Occuparsi  nel  fare  una  cosa.  Stare 
intorno  a  checchessia.  Essere  in' 
tento  a  cltecchessia,  p.  e.  A  sòn  dn 
a  scriver  l'istoria  d' Rulognaf"^ 
Sto  scrivendo.  Scrivo  ora,  Mi  occu' 
pò  nello  scrivere  la  storia  di  Bolo* 
ffna.  —  A  i  sòn  dri.  —  He  ne  occU' 
po.^^Al  dedri.  —  Dietro  a  casa ,  o 
Dietro  via,  per  ischerzo»  il  Culo. — 
Dri,  \ale  ancora  Rasente.  — -  La 
can'  va  s'taia  dri  a  tèrra.'—'  La  ca- 
napa tagliasi  rasente  terra.  —  Un 
albe r  taid  dri  tèrra.^—Un  albero 
tagliato  rasente  la  terra.  —  Dri 
drt  la  murala.  --  Rasente  al  muro. 
Rasentai^  il  muro.—"  Tirars'  dri 
l'ùss.  —  RjseìTarsi  dietro  l'uscio. 

-  Tgnir  dii  a  un.  -Seguire  alcuno. 
Andargli  dietro.  Venire  appt^sso. 
Codiare  alcuno.  —  Guardar  ali*  in- 
dri —  Guardar  dietro.  —  Un  can 
ch'abbaia  dri  a  un.  -—  Un  cane  che 
abbaia  addosso  alcuno.  —  Zigar 
dri  a  quia  donna.  — -  Gridare  ad- 
dosso quella  donna.- Tirars* indri. 
-Arretrarsi.  Retrocedere.  Farsi  in- 
dictì^.  Tirarsi  addietro.  Ritirarsi. 
I  mililari  dicono  Rinculare  :  gli  a- 
stronomt  Retrogradare.'^ Indri  in- 
dri. —  Indietro  indietro.  —  Andar 
dri  a  una  strd,  dri  a  un  canal.  — 
Atidar  lungo  la  via,  lungo  un  ca^ 


nate.  Camminar  lungo  o  hnighisso 
il  fiume.- Dar  indri  ùgar.  -Caglia- 
re. Mancar  di  coraggio.  —  Dar  in- 
dri. —  Restituire.  Rendere.  —  Dar 
indri ,  6gur. ,  parlando  di  piante  o 
animali.  -  Ammutolire.  Dìcesi  degli 
occhi  della  ^ite ,  e  degli  alberi 
quando  perdono  le  messe.  Intristi- 
re. Dimagrire  o  Dimagrare.  Dissec- 
carsi. Dare  indietro.  —  Parlando 
di  bolle  ò  simili  malori.  Toma- 
re  indietro.  Non  venire  innanzi, 
non  far  cupo. —Dar  indri  d'prezL 

—  Calare.  Rinviliare.  Il  grano  rin- 
villa.  -Far  dar  indri.  -  Rincaccia- 
re ,  0  Rincaiciare,  —  Risospingere 
indietro  per  forza.  —  Dri  la  vi 
8'  conza  la  soma.  —  Per  le  vie  si 
acconciano  le  some.  Cosa  fatta 
capo  ha. —Al de  dri ,  la  nott  dri 

—  Il  giorno,  e  la  notte  vegnente, 
0  appresso.  Il  giorno  seguente.  — 
Star  dri  a  qualcun.  —  Sollecitare. 
Stimolare.  Stare  alle  spalle  d' uno. 
Serrare  il  panno  o  i  panni  addosso 
ad  alcuno.-Ésser  dri  a  un.  -  Asse- 
diare uno.  Importunare.  Lusinga- 
re. —  Muiir  dn  a  una.  —  Fare  H 
cascamorto.  Spasimar  per  una. 
Esser  cotto  in  una.  —  Fare' guar- 
dar dri.  —  Dar  da  dire ,  o  dà  par- 
lare di  se.  Dar  che  dire,  0  dar  die 
dire  alla  brigata.  Far  dir  di  se,o 
de' fatti  suoi.  Far  dire  altrui,  o  la 
gente.  -  Far  una  cossa  dri  l'altra. 

—  Far  successivamente.—  Far  una 
cossa  un  e  pò  Valter,  un  dri  l'al- 
ter. —  Alternare.  Operare  seambie- 
volmente .  a  vicenda.  —  Torr  indri. 

—  Ripigliare.  Ritogliere.  Ritorre.  Ri- 
prendere. -  Trar  dri  la  roba.  - 
Gittar  via.  Dare  o  vendere  le  co- 
se per  manco  eh'  elle  non  vaglio- 
no. 

DRITTAR  V.  ìianzein. 

DRITTÒN ,  DRITTAZZ.  Drittone.  Astu- 
taccio.  Drittaccio.  Volpone.  Destri*- 
Simo.  Accortissimo,  Avvedutissimo. 
.  Avvisatissimo,  Volpe  vecchia. 

DRiZZAGN,  n.  m.  Dirittura,  n.  f.  Cor- 
$0  dritto  dei  flume.  —  Far  un  drìzr 


DSA 


233 


DSC 


iatfn,  —  Fare  una  diriiiura  in  un 
canale .  in  un  fiume  tortuoso ,  ecc. 
DBUGARt,  n.  f.  Spezieria  di  droghe. 
Fondaco  di  droghe.  Nella  Crusca 
noa  trovasi  registrato  il  nome  di 
Drogheria  che  per  Quantità  di  dro- 
ghe: ed  è  perciò  che  io  faccio  cor- 
rispondere alla  boi.  la  voce  italiana 
Spezieria  di  droglie.  V  uso  però 
prevale  nel  chiamar  generalmente 
Drogherìa  la  bottega  dove  si  ven- 
dono le  droghe ,  tanto  più  che  la 
parola  Spezieria  è  riservata  alla 
hottep^a  dove  si  fanno  e  vendono  i 
inedicinali.  V.  Spziarì.  E  giacché 
Drogherìa  significa  Quantità  di  dro- 
ghe, si  potrà  benissimo  applicar 
questo  nome  al  luogo  che   le  con- 

DUUGHIR.  Droghiere  eDroghiero.Vntk 
volta  <;i  diceva  dal  lat.  Aromatario. 
'•  V.  SpziaL 

DSAFFITTA.  Spigionato.  Dicesi  di  ap- 
partamento ,  di  casa  rimasta  vuota , 
non  appigionata. 

^^KlK^,y.  Dissalare,  v.  Tener  in 
molle  i  salumi  per  levarne  il  sale. 

DSALDAR.  Dissaldare,  V.  d.U.  Disfare 
la  saldadura. 

DS\Lr,À,  add.  Non  selciato.  Senza  sel- 
ciata. 

DSALGAR,  V.  Disfare  la  selciala. 
Sniattonaìv  il  pavimento.  INon  è  in 
Toraholario  la  voce  Dissclciare. 

DS\Nr,UAR.  Dissanguare.  Trarre 
n«asi  lutto  il  sangtic.  Dissanguina- 
f€.  Ammollar  le  pelli  nell'acqua  per 
lor^liere  il  sangue,  che  vi  si  trova 
ailaccato. 

nSAPPIJNT.  Sconcerto.  Disordine.  Dan- 
no. Pregiudizio.  ~  termine  comune 
fra'  mercanti.  L' è  in-t-un  gran 
^sappimi. '"Egli  è  in  grande  scon- 
certo ne*  suoi  a/fiiri. 

DSARBATTER  I  ClUD.fiis6adfre.  Disfar 
la  Hbaditura  Contrario  di  Ribadire. 

^SARMÀ,  adii.  Disarmato /tk^^.  Nello 
J^lile  sostenuto ,  Inerme. 

^^  ^SI.  Disagio.  -  Far  una  cossa  per 
diasi,  vale  Fare  una  cosa  con  po- 
ca volontà,  a  controvoglia,  a  ma- 


Uneuùre:  come  se  si  dicesse  Per 
disagio,  o  con  disagio.  Disagio,  va- 
le Scomodo,  e  forma /^MOf/rare,  Sco- 
modare. Disagiatamente,  Disagiosa» 
mente.  Con  scomodo.  Disagiato,  DiS' 
agioso,  agg.  Scomodo. 

DSB ARCAR.  Disltarcare  e  Sòarcnre, 
Levar  di  barca. 

DSBTTUNAR  e  DSBTTUNARS*.  S6of- 
lonare  e  Sbottonarsi. 

DSBULLAR  (dal  lat.  barb.  Disbuilare), 
Dissigillare.  Dissuggellare.  Levar 
il  suggello  d'una  lettera. 

DSCADNAZZAR.  V.  Scadnazzar. 

DSCAl^.  Discalzo.  Scalzo.  Discalzato. 
Scalzato ,  agg. 

DSCALZADUR .  n.  f.  plur.  Scarpe,  sti- 
vali dimessi.  —Dscalzadura,  Dseal- 
zamèint.  —  Scalzamento.  Scalza- 
tura. Lo  scalzare. 

DSCALZAR«v.  Discalzare.  Scalzare, 
V.  Trarre  di  gamba  i  calzari;  é  Scal- 
zarsi. Trarsi .  ec.  Boi.  Cacar,  e  ca- 
vars'  el  calzètt.  —  Dscalzar  un  al- 
ter, una  mumta.  —Scalzar  gli  al- 
beri, I  muri.  Levar  la  terra  intor- 
no. —  Per  metaf.  dicesi  Dscalzar, 
Tirar  zò.  —  Scalzare.  Far  caselle 
per  apparsi.  Dar  la  corda  a  uno. 
Far  su ,  e  bassam.  Cavar  i  calcetti. 
Aggirare  altrui  con  parole  per  ca- 
vargli di  bocca  quel  eh' e' non  vor- 
rebbe dire. 

DSCALZINAR,  V.  Scalcinare,  y.  — 
Dscalzinarel  pred.  —  Scalcinare  i 
mattoni. 

DSCANTÀ ,  add.  Svegliato.  Destro. 
Svelto.  Disinvolto.^-'  Scaltrito  di- 
rebbesi  di  Persona  in  senso  poco 
onesto. 

DSCANTAR,  v.  Svegliare.  Disonnare. 
Sdormenlare.  Scaltrire.  Smalizza- 
re.  —  Convmpere ,  dicesi  in  senso 
osceno.  —  Dscantars'.  Detto  d'una 
macchina,  d'una  serratura.  Ricom- 
porsi. Riordinarsi. 

DSCAPIT.  Discàpito.  Scàpito.  Scapila- 
mento.  Disavanzo. 

DSCAPITAR,  v.  Discapitare  o  Scapita- 
n:  Disavanzare.  Metter  del  suo. 

DSCAPRrZZIARS'  ,   v.    Scapricciarsi. 

25 


Dsd 


934 


ma 


HcdpriccirsL  Sbizzarrirsi  Scapric- 
ciare 0  Scapriccire,  Cavar  altrui  di 
testa  i  capricci. 

DSGARGABARÉLL.  F'AR  a  DSCARGA- 
BARÉLL.  Fare  a  scaricabariU.Giao- 
co  fanciullesco  che  sì  fa  da  due  so- 
li, che  si  volgono  le  spalle  l'uo  l'al- 
tro, e  intrigate  scarabievolmente 
le  braceia,  s'alzano  a  vicenda.  -« 
Detto  fìgurat. /^ure  o  Giuocare  a  ci* 
velia  t  e  vale  Scaricarsi  a  vicenda. 
Apponela  t'tin  l'altro. 

1)SCARGAR,  V.  Scaricale,  —  Dscar- 
gar  un  alber  dal  brocc.  —  />ira- 
ìnare»  —  D$carqar  un  alber  dai 
frati.  —  Diradai^  le  frulla.  — 
Dscargars'  d' culòur.  — *  Scolorir» 
si.  SUgneni.  -^  Dscargar  un  cw 
lòur. — Scaricare  un  colore.  Fargli 
perdere  alquanto  della  sua  viva^ 
cita. 

t)SCAVARS.  Toffliersi.  —  Dscavet*  de 
d'ié.  —  Tòoliti  di  là.  —  Dscaotem' 
dinanz.  -^  fog limili  davanti.  Le* 
vati  di  qui.  Va* via. -^D scave l'  dal* 
l'ori.  -^  Toglili  dal  culo. 

DSGAZLI»add.  Scaduto.  Decaduto,  bis* 
caduto,  agg.  Andato  in  decadenza 
di  fortuna. 

DSCCIUDAR»  dischiodare.  Levare» 
Schiantare  i  cbiodK 

DSCÓISZ,  add.  Scondilo  ^  agg.  -^  tn- 

'  sala  dsconza.  •«^  Insalala  scondi' 
ta.  --  Dscont  in-t'la  tèsta.  —  Dis* 
adorno.  Scapigliato.  Scrinalo. 

BSCÒRRERi  \.  Discórrere.  Dire.  Par- 
lare. Favellare.  —  Manira  de 
dscòrreri  d*  far  un  dscòurs.  — 
Locuzione  t  p.  e.  Locuzione  fami- 
oliare ,  ringraziatoria,  minaccevo- 
le. V.  Dscòurs  ^D%còrrer  a  spintona 
slintar  a  dscòrrer.  «•  Ponzare. 

DSCÒUns.  Discorso.  Locuzione, 

DSCRÉDCRS'»  y.  n.  p.  Discredersi-  Con- 
fidarsi reciprocamente  i  suoi  diB- 
ffiisti.  V.  Spassiunars\ 

DSCRODAR  al  I^IL.  V.  Trar  sa. 

DSCRUVER,  V.  Scoprite.  Discoprire. 
—  Per  Palesare.  Appalesare.  Mani* 
fesiare.  Svelare  un  segreto.  - 

DSCUCGCiNÀ ,  add.  Stumlo.  Aperto. 


Dicèsi  della  botte 4  o  Ibarile^a  <*al 
siasi  levato  il  cocchiume. 

DSCUGCUNAR,  T.  Sturare  la  hoUe* 
Levare  il  cocchiume. 

DSGUDGARiV.Scoto/tiulfV  o  Scoticare* 
Levar  la  cotenna  ad  un  prato  Y« 
Cògd. 

DSGVERT,  add.  Scoperto,  Discoperto. 
**-  Discover  lo  e  Scoverto,  rioiasu» 
alla  Poesia.  —  Una  donna  tutta 
dscverta.  -•-  Una  domus  scollata. 
In  toscana  soglion  dire  Una  dontus 
spettorata.  Andar  spettoratamen* 
te.  Cosi  Spettorarsi. 

DSCVERTEIN.  ADSCVERTEIN,  s,sver* 
bialm.  Far,  Zugar  a  dscverlein. 
Giocare  alla  scoperta.  Ed  anche  fl- 
gurat.  Dare  le  carte  scoperte ,  o  al* 
la  scoperta.  Dire  il  suo  parere  M* 
beramente«  e  senza  rispetto. 

DSGUMDaR,  V.  Discomodare.  Incorno* 
dare.  Scomodare.  Disagiare. 

DSGUMPAGN.  ii(UL  Scompagnato.  Dis* 
compagnato.  *-*  Dòu  scarp,  Dòa 
calzèlt  dscumpagni.-*-'  Due  scarpe, 
Due  calze  scompagnale.  —  Per 
Differente.  Diverso.  *-*  Due  fazzokl* 
ti  diversi.  Due  tavoline  di/feretiti. 
•-  Dscumpagn,  prendesi  anche  per 
Dissimile ,  o  per  Disuguale. 

DSGUMPAONAMÉINT»  u.  m.Scompa* 
gnatura,  n.  f.  Scompagnatura  di 
mobìli,  di  Vestimenta,  ec.  *—  Scout' 
parfnamento  è  V.  d.  U.  * 

DSGGMPAGNAR,  V.  Scompagnare.  Dis* 
compagnare.  Disgiungere  una  co« 
àa  ({all'  altra  compagna.  Contrario 
di  Accompagnare.  -*  Spaiare.  Dis* 
palare.  Disgiungere  due  cose.  Con- 
trario di  Appaiare.  ***  SguagUare* 
fare  ineguale.  Contrario  d' Aggua- 
gliare. *-*  Scoppiare.  Levar  di  eop> 
pia..  Contrario  dì  Accoppiare.  -* 
Sparigliare.  Levar  da  una  pariglia 
(parlandosi  di  cavalli).  Gentrarìo 
di  Apparigliare. 

DSCU.NSACRÀR,  V.  Dissagrare, x.Con* 
trarlo  di  Sagrata,  e  vale  Ridar  dal 
sagro  al  profano. 

DSCCNSIAR,  V.  SconUgliart  e  Discon» 
sigliarct  v. 


DSB 


335 


DSF 


DSCUNSOLAR,  v.  e  DSCUXSOU,  add. 
Biscùmolare,  Sconsolare,  v.  Dis- 
consolato»  Scontotato»  agg. 

'DSCURDA  ;  agg.  Dimentico.  Dimenti- 
chewle.  Facile  a  dimenticare. 

DSCURDARS'.  Dimenticare  e  Dimen- 
tìcaréi,  Oòbliare,  e  volgarm.  Scor- 
darsi,  —  Al  lUcurdars' d' una  cos- 
ta. ^  Dimeniicanza .  n.  f.  Obbiio, 
Scordamento ,  n.  m.  —  Dimentico  e 
I>imenUcato.  Scordato.  Obbliato  so- 
no gliaggetUvI.  —  Dimentichéoole. 
Scordévole.  Irricordevoie.  ObOlivio- 
w,  pare  agg.  Di  poca,  di  debii  me- 
moria. -~-  Hanno  alcuni  autori  usa- 
to ancora  net  signifìcato  di  Dimen- 
ticare il  verbo  Sdimenticare  e  Sdi- 
mentiearsi.  (E  sarà  il  Dsmintgars' 
del  volgo,  e  de'coniadioi  bologne- 
si. V.).  ^ 

•DSCUBDÒN.  V.  Dtcurdd. 

DSCUSDURA  .  n.  f.  Sdnicio ,  n.  m. 
L'alto  dello  sdrucire,  e  il  luogo  sdru- 
cito. Sdrucitura .  n.  f.  e  Sdrucito, 
n.m.Vagliono  Botlura,  Spaccatura. 

DSCUSER,  V.  Scucire.  Discucire.  Sdru- 
cire,y.  Disfare  il  cucilo. 

DSCUZZUNAR  o  DSZUCCUNAR .  v.  fi- 
goratam.  Dirozzare ,  Dirugginire  e 
Scozzonare ,  figura t.  Addestrare  , 
ScttUrìre.  Rendere  destro,  pronto 
alcuno  non  pratico. 

DSDÀ,  DÉSD,  add.  Sveglio,  Svegliato, 
^esto.  Vale  Accorto,  Vivace.  —  fic- 
»/ato8*nsa  piuttosto  per  Eccitato, 
che  per  Tolto  dal  sonno. 

DSDAR  e  DSDAKS*.  n.  p.  Svegliare, 
J>isteglian.  —  Destare  è  affatto  si- 
nonimo a  Svegliare,  tanto  nel  pro- 
prio che  nel  figurato.  —  Disonnare 
(Boi.  Dsuniars*),  derivalo  da  Son- 
no, vale  Svegliarsi ,  ed  è  T  opposto 
di  Assonnare.  —  Bisvegliare  e  Ui- 
desfare.  Svegliare  e  Destare  di  nuo- 
vo. Abbencbé  sia  forse  preso  sem- 
pre in  senso  di  ripetizione;  ma  sa- 
rà ciò  fatto  dai  poeti  in  grazia  del 
verso,  0  da  alcuni  prosisti  per  ser- 
vire all'armonia.  —  Svegliaci,  De- 
starsi, Dissonarsi.  Riscuotersi  dal 
sonno.  —  SvegghiarCt  Svcgg/iiato 


sono  Toci  de'  fiorentini ,  cbe  ad- 
operano Vegghia  per  Veglia. 

DSDETTA.  Disdetta,  Sfortuna  nel 
giuoco. 

DSDIITÀ,  add.  Disdicciato,  agg.  Ch'è 
senza  delta;  Sfortunato  nel  giuoco. 

—  Sacco  di  disdetta.  Sgrazialissimo. 
DSDOTT,  Diciotto.  Non  Dicidotto,  nò 

Dìcciotto. 

DSDUBBAR,  V.  Disadornata,  v. 

DSOUPPIAR,  y. Sdoppiare,  Scempiare, 
Render  scempio.  Contrario  di  Ad" 
doppiare. 

DSÉMiiER.  Dicembre  e  Decembre. 

DSEQUILÉBRI.  Sbilancio.  Non  si  dica 
Disequilibrio, 

DSEQUILIBRAR,  y.  Sbilanciare,  v.  Le- 
var d'equilibrio. 

DSÉRCtA.  Cicerchia.  Legume  della 
specie  de'ceci. 

*DSERT,  n.  m.  Deserto ,  n.  va.  Solitu- 
dine, n.  f. 

•DSERT,  agg.  Abbandonato  —  L' è  un 
poter  dsert.  —  È  un  pover  wnno 
abbandonato  da  tutti, 

•DSERTAR .  V.  DUertaiys, 

•DSERTÒIJR.  Disertore. 

DSÉVD,  add.  da  Disctpito,  cbe  ora  di- 
cesi più  comun.  Si  ipito ,  Insipido , 
add.  ed  anche  Sciocco ,  tanto  delle 
cose  cbe  delle  persone.  Di  queste 
dicesi  ancbe  Melenso. 

DSEVDÉZZA.  da  Discipitezza;  ora  me- 
glio Scipitezza ,  Insipidezza. 

DSFAR,v.  Disfare,  v.  —  Dsfar  per 
Disciogliere.  Disfare  dello  sterco  di 
di  colombo  nelV  acqua.  —  Dsfar 
algrass,  al  butir.  —  Sciony:,  Di' 
sciorre,  Squagliare,  liquefare  lo 
strutto,  il  burro.  Strùggere.  —  Al' 
grass  se  dsfà pr  al  cald.-  Lo  strut" 
to  si  squaglia  pel  caldo.  —  Dsfar 
la  tèrra ,  far  un  dsfall.  —  Dissoda» 
re  la  terra.  —  Dsfar  la  robbad'lègn, 

—  Scommettere.  Scommezzare.  — 
Dsfar  el  murai.  —  Smurare.  —  El 
salga.  —  Smattonare.  —  /  grùpp. 
Sciogliere  i  nodi.  —  Una  lèzz.  — ^  A- 
brogare  una  legge.  Abolirla.  —  Vn 
eserzit.  — Disfare  un  esercito.  Scon- 
figgere. —  Un  gmissèll.  —  Sgomi' 


BSF 


236 


BSI 


.  talare.  —  Un  eannòn  d*fll,e  invu- 
iarV  in-t'Un  alter.  —  Trascannare. 

—  Dsfars*  dia  nèiv.  —  Struggersi. 
'    —  Dsfar  i  mela  U.-^Fondevv  il  piom  ■ 

bo»il  ram«,ec.  Liquefarlo  col  fuoco. 

DSFATT ,  D.  in.  Divelto.  Il  lavoro  del 
terreno  già  incolto ,  e  la  terra  sles- 
sa divelta.  —  Al  dsfatt  ha  da  ès- 
ser fond  purassà.  —  Il  divelto  si 
faccia  il  piti  profondamente  possi' 

.  (file,  —  Sl'ann  a-i  fto  spèis  d'gran 
quattrein  in  du  dsfatt.  — Quest'an- 
no due  divelli  mi  costano  assai. 

DSFATT  .  add.  Disfatto  ,  agg.  Rotto. 
Guasto.  —  Liquefatto.  Stì'utlo.  Fu- 
so. Fonduto.  S'intende  dal  fuoco. 

—  Dir  dia  roba  dsfalla.  —  Dir  co- 
se da  non  dire. 

DSFEUENZIAR.  Disferenziare.  Diffe- 
renziare. Far  differenza. 

DSFIGURAR.  Sfigurare,  Disfnfurare. 
Trasfigura  re.—Svisare.  Deformata. 

DSFILAR,  y. Sfilacciare  o  Spiaccicare. 
Far  le  filaccia.  Stessere  i  panni.  — 
Bobba  eh'  s'  cmèinza  a  dsjilar.  — 
Panno  che  spiccia.  Cioè  che  inco- 
mincia a  sfilacciare. 

DSFILZAR,  V.  Spiata,  v.  Disunir  lo 
infilato.  —  Am'  s'è  dsfilzd  Vaghe- 
eia.  —  S'è  spialo  l' ago. 

DSFIURRAR  e  DSFIUBBARS'.  Sfibbiare 
e  Sfibbiarsi.  Sciogliere,  o  Sciorsi 
la  fibbia.  Slacciare.  Dilacciare, 
Sciogliere  il  laccio.  —  Slegare  è 
Sciogliere,  o  Seiorre  il  loganie. 

DSFIURAR,  V.  Sfiorare.  Disfiorata!.  Le- 
vare i  fiori»  0  il  pare. 

DSFRASCAR,  V.  Sbozzolare.  Levare  i 
bozzoli  da  seta  dal  bosco.  V.  Frasca. 

DSFRRAR,  y.  DSFRRÀ  .  add.  Sfeìrare 
e  Di  sferrare ,  v.  Spermio  e  Dis fer- 
mio, agg.  Levare  i  ferri  a  un  ca- 
vallo. —  Sferrare  una  persona.  — 
Dsfrars'.  —  Sferrarsi ,  dicesi  dei 
cavalli,  e  d'altri  animali  quando 
escono  loro  i  ferri  de' piedi. 

DSFUIAR,  v.  Sfogliare.  Disfogliare;  e 
pili  poelicam.  che  prosaic.  Sfron- 
dare. —  Sbrucare.  Levar  le  foglie 
dagli  alberi.  —  Dsfuiar  i  pur.  — 
Spicciolare  i  fiori*  Levar  loro  i  pe- 


lali.— Dsfuiar  el  foidèl  fiirminlòn. 

—  Scartocciare.  —  Spampanare  le 
viti.  Dicesi  del  levare  i  pampini. 

DSFURTOUNA,  n.  f.  Generalmente  si 
prende  per  Disgrazia.  Soenlut^. 
Avversila.  Disavventura.  Sciagura. 
Infortunio.  —  El  dsfurtoun,  o  el 
dsgrazi  ein  sèimpr  ammanvà.  — 
Le  disgrazie  son  sempre  apparec- 
chiate. —  Dsfurtund,  add.  Sfortu- 
nato. Disfortunaio.  Disavventura- 
to. Malavventurato.  Sciagurato.  — 
Èssr  dsfurlund  cìn'è  i  can  in  cisa. 

—  Essere  il  capo  degli  sciagurati 
o  degli  sgraziati.  -^  A  cìU  nass 
dsfurlund  a  t  casca  la  cà  in  co.  — 
Allo  sgraziato  tempesta  il  pan  nei 
forno.  Non  fece  mai  bucato  che  fwn 
pioVes§e.  Chi  Jia  avere  la  matamat- 
tina  non  occorre  che  si  levi  tardi. 

DSGANNAR.  Disingannare  e  Sgan- 
nare. 

DSGATTIAR.  V.  Dslriqar. 

DSGÒMBER  e  DSGUMBRA  ,  add.  Di- 
sgomberato. Disgombrato.  Sgom- 
berato. Sgombrato,  agg. 

DSGRASSAR  AL  BROD.  Digrassare 
il  brodo. 

DSGRUPPAR ,  V.  Snodare.  Disnodare. 
Binodare.  Disgroppare. 

DSGRUSSAR.  v.  Disgrossare.  Digros- 
sare. Sgrossare,  v.  —  Dsg russar 
al  mann.  —  Dirozzare ,  Disgros- 
sare il  marmo. 

DSGRUSTARS'  DLA  MURAU.  Scari- 
carsi ,  dicesi  propriamente  dello 
spiccarsi  delle  mura,  e  cadere  i 
terra  gì'  intonacati.  Dicesi  ancora 
Scaricare.  Dissolversi.  Scortecciare. 

DSGUDÉVEL  .  add.  Disadatto,  agg. 
Che  si  maneggia ,  o  si  muove  con 
fatica.  V.  Sgudèvol. 

DSGUMBRÀ.  V.  Dsgòmber. 

DSGUMBRAR.  Sgombrare.  Disgombe- 
rarc  e  Disgombrare. —  Dsgumbrar 
la  casa;  o  sia  far  san  Michel.  V. 

DSGUiNFIAR.  V.  Dsinpar. 

DSIGILLAR,  Dissigillare,  Dissuggel- 
lare, V. 

DS IMPARAR,  y.  Disimparare.  Dispa- 
rare. Disapprèndere.  Disapparare. 


DSM 


S37 


DSH 


DSIMPÉGN.  Dkimpegno,  Il  dlsimpe* 
gnare.  Quiodi  Dishnpegnare.  I^evar 
d'impegno»  e  DisUnpegnarsi.  Ulte- 
rarsi  dall'impegno:  p.  e.  // mo4o  di 
disimpegnarmi  ha  da  venirmi  dal- 
la sua  mano.  E  tanto  più  mi  fo  le- 
cito il  disifnpegno ,  conotctndo 
quanto  la  vostra  diicretezza  tara 
pronta  a  compatirmi.  —  Quindi 
D'mmpegnare  potrà  usarsi  per  E- 
ieguire.  Esercitare,  ed  anche  per 
Risolvere,  Deliberare,  ec. 

DSIMPGNAR,  V.  Disimpegnare,  v.  Le- 
var d*  impegno.  —  Bisimpeguarsi 
di  sua  parola,  vale  Rinunziare  al 
precedente  impegno.— D<lm;>0rNar 
un  pègn.  —  Spegnare.  Riscuotere. 
Biscottare.  Riscatto  di  un  pegno. 

DSINAMURARS.  v.  Disamare,  v.  Dalla 
Crusca  viene  spiegalo  Restar  d'a- 
mare. Odiare  (  Lat.  Non  amare,  0- 
disse.  Odio  persegui).  La  prima  de- 
linizionene  sembra  la  sola  da  se- 
$;uire. 

DSINCANTA.  add.  Accorto.  Destro. 
Svegliato,  figar. 

DSINCANTAR  e  DSINCANTARS'  .  v. 
Sceqliare  e  Svegliarsi.  Risvegliare 
e  Bisoegliarsi ,  y.  iigur.  Rendere, 
e  Divenire  allento. 

DSINFIAB.DSGUNFIAR.  v.  Disenfia- 
re,  Sgonfiare ,  V, 

DSINFISSIU,  V  Stemperare  e  Distem- 
perare. Rendere  meno  spesso. 

I)SLIGAR,  V.  Slegare.  Scignere.  Disci- 
9»«re,v.  Contrario  di  Ugare.  Scio- 
KÌÌ6re. 

DSLLAr'  un  CAVALL.  Disellare,  Le- 
vargli  la  sella. 

wSMaNNVAR  ,  V.  Termine  generico 
che  non  ba  l'equivalente  iu  Lin. 
Naz.  É  contrario  di  Ammamivar. 
"7  Àmmanmre ,  Preparare ,  come 
si  dicesse:  Disapparare,  ma  que- 
sta V0C4Ì  y^\eDisimpaì'nre. — Dsman- 
t^ar<'.  Termine  piuttosto  contadine- 
sco. Spogliarsi  de' vestiti  d'appa- 
renza. 

DSMETTER,  V.  Dismettere.  Dimettere. 
Tralasciare.  Desistere,  s.—  A  n* 
^mett  mai,  —  Non  resta*  Non  fi- 


no ,  iVbfi  ri  fina.  Non  molla  nuU.  -^ 
Dstnetter'  un  giusiacor.  —  Dimet- 
tere, Dinnettere  un  abito.  Non  por- 
tarlo pi  il.  Roba  dimessa,  Costuman' 
ze  dismesse ,  o  dimesse. 

DSMINDGARS'.  Dimenticarsi.  Quan- 
tunque questo  voc.  IkiI.  sia  ora  ri- 
masto fra  la  plebe,  e  ormai  fra'con- 
ladini ,  proviene  però  da  egual  vo- 
ce hai.  usala  da'  primi  autori ,  Sdi- 
fnenticare,  e  le  ali  re  voci  Sdimeu' 
ticato.  Sdimenticatoio,  ec.  Oggi  co- 
munemente dicesi  Dscurdars'.  V. 

DSMINDGÓN,  V.  bassa.  Smemorato. 
Dimentichhvole.  —  Al  mal  dèi 
dsmindgòn.  —  Male  ditnenticato  ; 
Com'  è  quello  del  parto. 

DSMINTIR,  v.  Esterwinare,  DUter- 
minare ,  Estitpare.  La  voce  l>ol.  ò 
molto  espressiva,  e  vale  Estermi' 
nare  per  fino  la  semenza.'— Dsmin- 
tir  i  tmrdigon.  —  Mandare  all'ut' 
timo  esterminio  le  piattole. 

DSMl3NiR,\.  Distasare,  v.  Levare  il 
taso. 

DSMUNTAR  ,  v.  Dismontare.  Scende- 
te. Discendete.  Dismontare  è  pro- 
priamente Scavalcare,  Scendere  da 
cavallo.  —  Dsmuntar  da  una  upi- 
niòn ,  figurai.  Desistere,  Cedere, 
Torsi  giù  da  un'  opinione. 

DSNAUÒUR.  Commensale,  n.  m.  e  tal- 
volta agg.  Che  sta  alla  medesima 
tavola.  -*  La  voce  ital.  è  generica , 
quindi  si  dice:  H  figliuolo  è  com- 
mensale al  padre,  fincbè  convivo- 
no insieme  :  //  mariti}  e  la  moglie 
sono  commensali.  — -  La  parola  boi. 
si  ristrigne  ai  Convitati ,  e  però  al- 
la voce  Dsnadòur  corrisponde  piut- 
tosto la  parola  Convitato,  n.  m. 
Colui  che  interviene  al  convito.  — 
Dman  arèin  tri  dspìadur.  —  Do^ 
mani  avremo  tre  cotivitati ,  che 
saranno  nostri  commensali. 

DSNAR,  V.  Pixinzare,  e  Desinare,  me- 
no nobile.  —  Dsnar  sèinza  Ivaia. 
Starsi  u  trovarsi  adesco  molle.  Che 
i  boi.  dicono  anche  alla  francese  A 
la  fourciictfe.  Alla  forchetta.  Cioè 
senza  apparecchio  formale. 


250 


.  Dome  Uno,  vai  Nalla,  Noanulla.  Un 
ette  significa  Un  minimo  che.  Una 
piccola  cosa. — Unet*  Lo  stesso  che 
Un  iotck.  Una  patacca.  Un  frullo. 
Un'acca. — A  n*  m' importa  un  ètt. 
—  JVon  mi  cale,  non  m'importa 
un  ette.  —  An'i  è  manca  un  étt 
eh' a  n' casca.  —  Sono  stato  un  pe- 
lo a  cadere.  -7  Hetta  dicevano  an- 
che i  latini.  Èia  in  boi.  (pronunz. 
Ata).  Che  dai  stampatori  dicesa  Vet 
antico ,  ed  ora  e ,  ed. 

ET-ZETERA.  Nota  d'abbreviatura  che 
si  fa  da  chi  scrive  e  tralascia  altre 
cose  conosciute.  In  ital.  scrivesi 
Eccetera,  e  quindi  sincopandolo  £c. 

•EVA,n.  p.f.£ya. 

•EVACUAR,  V.  Evacuare.  Sgombrare 
o  Sloggiare  da  qualche  luogo.  — 
evacuar.  Modo  meno  indecente  per 
esprimere  V  Andar  di  corpo. 

•EVANGELESTA ,  0  VANGELESTA.  E- 
vangelista.  Appellazione  dei  Quat- 
tro, che  scrissero  il  Nuovo  Testa- 
mento. —  É  anche  n.  p.  m. 

'EVANGELI,  o  VANGELI.  Evangelo. 
Evangelio.  Vangelo. 

!EVAREST,  n.  p.  m.  ESTÀ,  tEoaristo, 
n.  p.  m.  ista,  f. 

EVASIÒN ,  n.  f.  Termine  moderno  u- 
sato  comunemente  per  sinonimo  di 
Esito,  Definizione.  Spedizione.  — 
Dar  evasiòn  a  un  affar,  vale  Espe- 
dirlo.  Definirlo. 

EVASIV,  add.  Risposta  evasiva,  usasi 
pur  comunemente,  nello  stesso  mo- 
do che  si  fa  della  \oce  Evasione, 
per  significare  Una  proposizione,  0 
una  risposta  data  con  parole  ambi- 


gue,  o  fenerali,  od  oscore.  code 
cercar  di  sfuggire  dalla  domaoda. 
—  Si  dice  Reticenza  V  Oojmissiooe 
volontaria  di  alcuna  cosa  che  si  do- 
vrebbe dire.  —  SI  troverà  ancora 
usato  Evasione  daUe  careeri  per 
Fuga.  Fuggita.  Scappata. -^Evà- 
dere è  verbo  antico,  Fugginm. 
A  tutte  queste  parole  si  soslituino- 
no  le  proprie  di  lingua. 

•EVOLUZIÓN.  Evoluziotie.  T.  della  Mi 
lizia. 

EVVIVA.  V.  Prosit. 

EXABRUPTO  (dal  lat.  Ex  abrupto].h- 
abrupto,  ed  anche  Esobrutto^vn. 
In  un  tratto ,  improvvisameoif . 
senza  pensare  ad  altro.  — £r^ 
pone,  a vv.  Vale  esso  pureiiH'i» 
prowiso  ;  senza  pensarvi  anrii 
Perciò  \ersi  estemporanei,  potai 
estemporanea,  ec. 

EXPROFESSO  (dal  M.  Ex  pnftf»). 
Exprofesso,  9i\y.  Per  professione; 
Pienamente.  Trattare  una  nuUem 
Bxprofesso. 

'EZZEDER   y.  Eccedere. 

•EZZELLÉINZA,  e  corrott.  ZELElNZi 
Eccellenza.  Titolo  d' onore  daloi 
certi  Magistrati,  ed  alla  prioun 
nobiltà.  —  Ezzellèinza.  f—  Ecct\r 
lenza.  —  Pr' ezzellèinza."  f^^ 
cellenza.  Ottimamente. 

*EZZÈSS.  Eccesso. 

•EZZESSIV,  agg.  Eccessivo,  iàà.^ 
L' è  un  cald  ezzessiv.  —  Fa  «na  co- 
tura  eccessiva ,  o  insopportabi^- 

'EZZITAR .  V.  Eccitare.  StifMÌm. 

•EZZITAMÉINT,  n.  m.  Eccitamento. 

'EZZITANT,  agg.  EcdtanU^àdl 


F 


F 


•  Effe.  Lettera  consonante  dell'al- 
fabeto.-—  Presso  i  Latini  \'F  era 
anche  lettera  numerale  rappresen- 


tante il  numero  quaranta,  ed  appo- 
nendovi sopra  tina  linea  f  sigoio- 
cava  quarantamila.—  In  giarispm- 


PAD 


251 


FAL 


denza  ff  uniti  insieme  significano 
Digesto.  —  Anticamente  ancora  al 
tempo  dell 'Imp.  Claudio  l'i  rove- 
scio serviva  per  V,  ciò  che  si  vede 
in  qaalche  iscrizione  antica. 

FABALÀ,  n.  m.  (dal  tv.  Falbalà).  Fal- 
palà, D.  m.  e  Falbalà»  n.  f.  Specie 
di  fregio ,  o  gueroiraento  fatto  ai 
piedi  delle  vesti  femminili. 

FABRICA,  n.  f.  Fabbrica  per  la  cosa 
fabbricata.  Edificio ,  Ediflzio ,  n.  m. 
"  Far  una  fabbrica.^^  Innalzare» 
Erìgere y  Ergere  una  fabbrica;  da 
cui  ne  vengono  Eretto,  agg.  Eiet- 
tore,  Che  erìge,  erezione,  innalza- 
mento  d' una  fabbrica. 

FABBRICAR,  v.  Fabbricare,  Edifica- 
re. --  Fabbricar  in-t-al  fata.  — 
fabbricar  in  falso ,  Posare  in  fal- 
so, ec.  —  Tamar  a  fabbricar,  ^ 
edificare  ^  Riedificare. 

FABRICÓUN ,  n.  m.  FABRICOUNA ,  n. 
f-  Fabbricone»  n.  m.  Accresc.  di 
Fabbrica. 

FACANAPA.  CèlHde»  Loto.  Detto  vol- 
garm.  Bagolaro.  Perlaro,  Bagatto; 
ed  il  suo  frutto  Bagola  »  eli*  è  una 
baccadolce  di  un  bel  rossole  quan- 
do è  matura  diviene  nericcia.  Sorta 
d'albero,  ed  avvene  di  due  sorta,  il 
più  comuoe  in  bot.  Celtis  lotus:  e 
l'altro  (;rafó«7o  oSorbus  torminalis. 

TACCHEIN.  Facchino.  Bastagio.  Uo- 
mo di  fatica. 

FACTOTUM,  n.  m.  (  dal  Mat.  Facto- 
tum). Faccendone»  n.  m.  Dicesi  di 
colai,  che  mostra  avere  i  maggiori 
maneggi  d*un  governo,  che  sap- 
pia,© voglia  fare  ogni  cosa, 

'^ADA,{coi  Castigliani  Fada).  Fata. 
Incaniatrice.  Maga.  V.  Affadar. 

FADADURA.  V.  Fada:dòn. 

FaDaziòN.  Falagione.  Fatoftim.  Spe- 
zie d'incanto,  per  via  di  cui  si  re- 
sta impenetrabile  in  tutta  la  perso- 
la, come  favoleggiavano  gli  anti- 
chi, e  come  pur  si  finge  nelle  no- 
sire  Fole.  V.  Affadar.  Zermà. 

^^mò^. Faticatore.  Che  fatica,  e 
per  lo  piìi  si  dice  di  chi  fatica  mol- 
lo, e  di  buon  animo. 


FAETÒN  (dal  fr.  Phaéton).  Biroccino- 
Sorta  di  calessetto  scoperto  molto 
alto  nelle  ruote ,  ora  da  tutti  detto 
Faetone. 

FA6AND.  Facendo  »  gerundio  del  ver- 
bo fare  :  cosi  si  cambia  11  e  in  9  in 
altri  verbi  ancora  Digand,  Vgna- 
garui,  Stagand.  -*  Dicendo»  Ve- 
nendo, Stando.  Non  però  tutti  i  ge- 
rundi hanno  questo  cambio.  Nella 
prima  coniugazione  in  are  italiano 
molti  cadono  all'  italiana  Campand, 
Amand,  e  cosi  nella  seconda  e  ter- 
za in  ere  Vdènd.  —  Vedendo.  — 
Lizènd.  —  Leggendo. 

FAGOTT.  Fagotto.  —  Fagott  mal  li- 
gà.  —  Fastello  mal  legato.  Fastel- 
laccio.  Omaccio.  —  Fastello,  dicesi 
più  propriamente  di  legna,  paglia» 
e  simili.-  —  Fardello,  di  panni,  ve- 
sti» e  simili.  —  Purtar  al  fagott  in 
spalla.  —  Portare  il  fagotto  sulle 
spalle,  sotto  il  braccio»  ad  artna- 
collo,  ec.  •»  Strumento  musicale. 

FAIEINA.  Faina.  Spezie  di  donnola 
della  grandezza  di  un  gatto. 

*FALÀ,  n.  f  Falda.  T.  de' Macellai. 

•FALC.  V.  Falcìiètt. 

FALCHÉTT,  FALCÒN,  Falco»  Falco- 
ne. Uccello  grande  di  rapina.  Fai- 
chetto,  Falconcello,  Falconetto,  so- 
no dim.  di  Falco.  Gli  Sparaoieri  so- 
no specie  di  falchi. 

FALÉSTRA  (da  Fatavesca,  V.  ant.  cor- 
rotta). Favilla»  Scintilla.  —  Le  due 
voci  ital.  sono  dichiarate  sinonimo 
dalla  Crusca ,  ed  in  vero  sono  state 
prese  indistintamente  dagli  autori: 
i  più  accurati  tultavolta  fanno  di- 
stinzione da  una  parola  all'  altra. 
Favilla.  Èufì^  Particella  ignea  scop- 
piata dal  fuoco.  —  Scintilla.  Parti- 
cella di  luce,  che  si  trae  dalla  pietra 
percossa. — 1  boi.  colla  voce  Sfavil- 
lar ìniendono  lo  Smoccolar  delle 
candele,  che  anche  in  boi.  è  meglio 
detto  Smucclar,  perchè  effettiva- 
mente si  leva  parte  del  moccolo ,  e 
non  le  faville.  —  La  voce  Favella 
boi.  non  è  del  volgare  [dial.  —  Fa- 
lavesca,  voce  ant.  Favolesca,  qua- 


FAL 


352 


FAM 


si  Faf>ÌHesea,  vale  Qaelfa  materia 
volatile  di  frasche,  o  d'altra  simil 
cosa  abbraciata ,  clie  il  vento  leva 
in  alto. 

*FALFANAZZ.  Cosi  chiamano  i  boi. 
coloro  che  portano  specialmente 
una  incolta  capigliatara ,  cui  dico- 
no Al  par  un  falfanazz. 

FALILELA.  Falalella.  Cantilena  scioc- 
ca ,  e  senza  significato ,  che  s' usa 
fare  dal  volgo.  —  Andar  in  falile- 
la,  meiafor.  pel  Fallire  de' nego- 
zianti. 

VALlSTmim. Favilluzza,  Favilletta, 
Favilletlina,  Seintilluzza. 

FALL,  n.  m.  Falla,  Errare,  n.m.  itfan* 
canza,  n.  f.  —  Un  fallinr^l  tssù. 
^-  Malafatta,  n.  f.  Errore  di  tessi- 
tura. —  Brocco,  dicesi  a  Queir a- 
nellQ  di  filo  che  in  tessendo  rileva 
talvolta  nella  drapperia.  -~  Scac' 
chino  o  TrapassettOySì  dice  al  Pan- 
no in  que' luoghi  dove  il  tratto  del 
ripieno  passa  sotto  o  sopra  certi  fi- 
li deir ordito.  —  Fila  andate,  éì- 
consi  da' lanaiuoli  Certi  vuoti  che 
rimangono  nel  panno. 

FALLAR,  V.  Fallare,  Fallire,  Man- 
care, Errare,  v.  —  Chi  n  fa  n  fal- 
la, e  chi  n'mèina  bu  n'arbalta 
corra.  —  Chi  fa  falla,  e  chi  non 
fa  ifarfalla.  Chi  non  fa  non  fal- 
la. Chi  non  ferra  non  inchioda. 
Quando  ìu^bol.  si  usa  questo  verbo 
passivamente  s'aggiugne  Va  nel 
principio  Affallar»'.  A  m*  %hn  affai- 
là.  V.  Affallar»'.  —  Suggétt  a  fal- 
lar. —  Soggetto  ad  errare  Fattibi- 
le, agg.  e  il  contrario  Infallibile. — 
—•  Tti  du  falla  baslòun.  Tre  dite 
»enza  bastoni,  o  meno  bastoni.  Fra 
se  di  giuoco. 

FALLOPPA.  fal/òppo.  Nome  che  si  dà 
anche  in  Toscana  al  bozzolo  inco- 
minciato» e  non  terminalo  dal  ba- 
co. —  Per  similit.  Falloppa  in  boi. 
vale  Carota.  Frottola.  Baia. 

FALLUPPOIV,  figur.  Carotaio.  Colui 
che  ficca  carote.  V.  Falloppa. 

I^LÒ.  n.  m.  (dal  gr.  Phalos,  Risplen- 
dere).— Falò,  n.  m.  Capannuccia, 


n.  f.  Fuoco  di  stipa ,  o  simile,  e  fos- 
si per  segno  d' allegrezza^ 
FALS,  n.  nu  Falso,  n.  m.  Falsità,  n. 
f.  —  Fabricar  in-t-al  fals.  V.  Fabri- 
car.'-^FaU  dèi  pi,  —  Fiosso,  dico- 
no i  calzolai  La  parte  piìi  stretta 
delta  scarpa ,  e  del  piede  vicino  ai 
calcagno,  che  non  posa  in  terra— 
Cosi  Fals  dia  sulètta. —  Fiosso  del- 
la soletta.  —  Fals,  sa,  è  anche  add. 

—  Falso. 

TALSÉTT.  Falsetto.  Cosi  dicesi  la  vo- 
ce del  mascl^io  che  canta  in  sopra- 
no,  o  in  contralto. 

FALZLNÉLLA,  n.  f.  Falciuola,  u.  f 
Falcetto,  n.  m.  Talee  da  mietere. 
Strumento,  che  ha  somiglianti  eo/> 
la  falce,  ma  piìi  piccolo  e  cardio 
semicerchio  con  manico  corto,  ti 
tenere  con  una  sola  mano,  e  s'osa 
per  mietere  lebiade.FaZce  messoria. 

FALZÓN.n.  m.  Scure,  Scura,  n.  l 
Specie  di  Potatoio  largo  e  roliastu 
col  taglio  da  una  parte  soia  ed  un 
manico," e «erve  per  tagliare  i  nm\ 
più  grossi  degli  alberi  nel  potare, 
tagliar  carne,  e  simili.  Il  Falcione 
è  un'Arma  a  guisa  di  Calce,  detia 
anche  Ronca.  (Boi.  Ronca).  —  Tm 
om  taià  cùn  al  falzòn.^^  Uomoi»-^ 
rozzalo  col  piccone.  Tagliato  |7>ù 
col  falcione.  Disgrossato  coU'ascia. 
Si  dice  di.  uomo  mal  fatto  e  grosso. 

—  Macdangìiero,  vale  Grossolano , 
Goffo.  -^  Parlandosi  di  cose  mate- 
riali. Abbozzato;  e  d' opera  mal  fat- 
ta, dicesi  Fatta  col  maglio.  co//« 
gomita.  Acciabattata.  (BoL  Zawt- 
luna). 

FAM.  Fame.  —  Unafam  eh' dà  fat^ 
di.  —  Fame  importuna.  —  Fa» 
d' malatti. -^^  Fame  mortfosa.  Fa- 
me canina.  Appetito  canino,  dal 
volgo  Mal  della  lupa,  è  quello  di 
coloro,  che  sempre  hanno  fame. 
perchè  subito  smaltiscono  il  cibo. 
•—  Bùlimo.  É  una  spezie  di  fame 
canina  diversa  ne' suoi  sintomi.  - 
Allupare.  Aver  gran  fame.  —  Lai- 
sarvgnirfam.  Far. patir  la  fam. 
"^  Affamare.  Affamisi  il  cavallo . 


FAN 


253 


FAR 


ec.*  N'i  veder  ium  daUa  fam,  Es' 
ir  arrabé  dalla  fam. — Ester  scaU' 
lato  dalla  fame.  Morir  di  fame. 
Veder  la  fame  in  aria*  Allampare 
Ma  fame. — Un  ch'ava  una  gran 
fam.  —  Uomo  fatnèUeo.  Lupo ,  LeO' 
ne  famèlico,  —  Avèir  fam.  —  A/fa- 
mre.v.n.-^A'i'ho  fam.  —  Affamo. 
—  l  han  fam.  -^  Etsi  affamano.  — 
Famccia ,  dim.  Piccola  fame. 

FAMEU.Fatntg/ta.  Unione  di  parenti, 
che  convifono  insieme.  —  Famèia, 
si  prende  ancora  per  lutti  i  serven- 
ti di  Qua  casa.  —  Famèia,  per  Pro' 
genie.  Prosapia.  SctUalta.  Razza» 
di  cai  qneste  due  ultime  voci  ban- 
nosi$(oiGcato  peggiorativo.— Slta(- 
to  ifmdadròuna:  -^  Ladra  scMat' 
ta.- Rozza  buscaròuna^'^Razzac' 

.  <^i9herra. 

'FAMÒOS,  agg.  Famoso»  add. 
^'AlVATIC,  agg.  Fanatico»  add. 

'^^AWATISM',  n.  m.  Fanatismo.  Entu- 
siasmo portato  all'eccesso. 

FANATIZZAR,  v.  Render  fanatico. 

FANaTIZZARS'  .  V.  p.  Rendersi,  o  Di- 

^  WHtt"  fanaHco. 

FANDONIA.   Fandonia.    Chiacchiera 

^ana.  Favola.  Bugia. 

FANDSEIN,  n.  m.  EINA.  n.  f.  Infante» 
n.d'ogDig. La  prima  età  dell'uo- 
mo dalla  nascila  sino  a  che  ei  non 
<'ooiiflcia  a  parlare  chiamasi  Infarh 
^<a,dacui/n/aAte«  che  non  parla 
ancora.  Fante  per  accoro.  •  e  nel 
dim.  Fantino,  Fanticino»  e  io  mo- 
do piìi  aotico  Fantisino  e  Fantigi' 
no.  Vi  sono  ancora  i  dim.  Fantello  » 
antiquato,  Fanlicello»  m.  ella»  f. 
c^e  si  usano  piuttosto  nel  significa- 
to di  Servuccio ,  Servuccia.  Da  que- 
sto stesso  nome  è  derivata  forse 
ancora  la  voce  Fanciullo ,  che  sem- 
bra un  diminutivo  storpiato  da 
hnticello. 

RANELLA.  Flanella.  Sorta  di  drappo 
grosso  di  lana ,  che  in  oggi  riceve 
diversi  nomi,  egualmente  all'altro 
boi.  ttoa  volta  detto  Fanlòn.  Ora , 
perle  vicende  de' tempi,  quasi  tut- 
ti t  nomi  di  manifatture  hanno  U 


provenieoxa  francese,  e  ccDverreb- 
be  un  apposito  dizionario  per  que> 
sii  nuovi  termini. 

FANFALUCA,  fan/'a^uca. Quella  frasca 
che  abbruciata  si  leva  in  aria.  I 
boi  r  usano  solamente  al  metafor. 
per  le  cose  che  paion  fondale  in 
aria. 

TaNFARÓN,  add.  Squarcione.  Spae- 
camonte.  Spaccone ,  agg. 

TANGA .  n.  f.  Fango,  n.  m.  V.  Sui. 

FANLEIN.  V.  Lana. 

FANLÒN.  V.  FanéUa, 

'FANT.  Fante.  Soldato  a  piedi. —Fig. 
V  è  un  pèzz  d'fant.  '^È  un  uomo 
grande  e  grosso.  Un  omaccione.'-^ 
Font,  nelle  carte  da  giuoco.  — 
Fante. 

TANTARt.  Infanteria.  FanUria. 

'FANTASl .  n.  f.  Fantasia.  £  nel  dia- 
letto boi.  anche  Capriccio.  SlrO" 
nezza. 

'FANTASMA,  n.  f.  FatUasma» Fantasi- 
ma ,  d*  ogni  gen. 

TANTASMAGORl,  n.  f.  Fantasmago- 
ria. Sorte  di  giuoco  »o  di  prestigio 
ottico. 

'FANTASTIG,  agg.  Fantastico,  add. 

'FANTASTICAR,  v.  Fantastìcare,v. 

FAR,  V.  Fare,  v.  —  Avèir  a  eh' far 
in  muntagna.  —  Esser  possidente 
al  moìUe.  •—  Far  su  un  qualcdùn. 

—  Ingannare,  Abbindolare,  Far 
il  collo.  —  Far  al  létt.  -^  Rifare  il 
Ulto.  Rassettarlo.  —  Avèir  da  far. 

—  Aver  die  fare.  —  Avèir  purassd 
da  far.  —  Aver  molto  che  fare»  da 
fare,  molti  affari,  molto  lavoro, 
ec.  —  Nel  dial.  boL  s' usa  anche 
susta n li v.—yl-tVio  undafar grand. 

—  Ho  molto  che  fare.  —  Far»  § 
dsfarun  arlòi»  un  préllarrost.  — 
Montare  e  .Smontare  un  oriuolo , 
un  girarrosto^  ed  altre  macchine. 

—  Far  più  die  n*fé  Cari  in  Fran- 
zo. —  Far  prodezze.  —  Farsla.  — 
Fuggire,  Sottrarsi.  —  Farsla  ad- 
doss.  —  Farsela  nelle  brache,  o 
nei  calzoni,  —  A  n'pò  far  eh'  al  ve^ 
gna.  —  Fuò  star  poco  a  venire.  E' 
non  può  stare  a  giugnere.  -«  Tur- 


FAR 


254 


FAS 


nar  a  far,  —  Rifare,  —  A  vad  a  far 
quèU  che  nsnm  pò  far  per  mt.  — 
Vado  dove  né  Papa ,  né  ImperadO' 
re  può  mandar  ambaaciadore.ysLÌe 
Andare  al  cesso. 

FARABUTT.  FARABULÓN.  Farabutto, 
Neologismo  fiorentino.  Farinello. 
Ingannatore.  Truffatore. 

FARABUTTAR, ed  anche  FARABULAR. 
V.  Truffare.  Ingannare.  —  Forbot- 
tare, in  lingua,  vale  Picchiare, 
Dar  busse. 

FARABUTTARl.  Trufferia. 

FAREIlNA.  Farina.  Farina  di  grano, 
di  maiz,  di  fava»  di  castagne.  — 
Oliando  non  è  separata  dalla  crusca 
dicesi  Tutta  /an'ita.  Quando  è  unita 
al  tritello  si  chiama  propriamente 
Farina.  Quando  è  priva  anche  del 
tritèllo ,  si  dice  Fiore  di  farina.  — 
La'n'é  so  fareina.  —  Non  è  farina 
nM.  Non  e  erba  del  suo  orto.  —  La 
fareina  dèi  diavel,  etz.  V.  Diavel. 
—  Da  da  fareina.  V.  Dà.  —  Zugar 
a  fareina.  —  Fare  il  giuoco  del  ba- 
rone. —  Stanzitt  dalla  fareina.  — 
Farinaio.  —  Farinaiuolo.  Venditor 
di  farina.  Presso  i  boi.  il  Pastaio  è 
anche  venditor  di  farina ,  perciò  Io 
dicono  Pastarol.  V. 

FARFARAZZ.  n.  m.  FARFARÈLLA,  n. 
f.  Tussilaggine,  n.  f.  delta  volgarm. 
Fàrfaro,  n.  m.  Unghia  di  cavallo. 
Erba  con  foglia  larga,  comunissima 
ne*  terreni  argillosi. 

FARFUIAR.  V.  Tartaiar. 

FARFWÒN.  V.  Tartaia. 

FaRIISÉLLA.  Farinata.  Minestra  fatta 
'd'acqua  e  farina  di  maiz,  ossia  fru- 
mentone 

FARlNOTT.  Fartnattio/o.  Quell'uomo 
presso  i  fornai ,  che  ha  in  custodia 
la  farina.  Ed  anche  quel  fornaio,  o 
pastaio ,  che  vend^  farina. 

FARINÒUS,  add.  Farinàceo,  agg.  Che 
è  ^ella  natura  della  farina.  — 
Farinoso  ,  agg.  è  term.  bot. ,  e 
dicesi  di  quelle  foglie,  che  han- 
no una  certa  velatura,  o  rugiada 
biancastra.  —  Farinòus.  —,  Sfa- 
rinato ,  dicesi  di  certe  pere ,  me- 


le» le  quali  sogliono  essere  anche 
scipite. 

FARNE.  Fameto.  Luogo  cosi  nomina- 
to in  una  villa  della  Provincia  bo> 
Inglese.  —Fameto  significa  Luogo 
piantato  di  Famie,  cbe  sono  specie 
di  querce  a  foglie  larghe.  Così  Quer- 
ceto ,  Saliceto ,  ec. 

FARR.  Farro.  Spedo  di  grano*  affatto 
diverso  dal  fermento  con  cai  si  fa 
il  pane ,  e  si  chiama  Farro  natura- 
le. —  Farr  infrant  per  mnéstra. 
—  Farrivello.  Farro  artificiale ,  cbe 
si  fa  anche  col  grano  bianchella.— 
Tòurta  d'farr.  —  Farr  aia, 

'FARRAGIN,  n.  f.  Farragine.  Farroff- 
gine. 

TARREIN.  Farricello.  Farro  infranto. 
per  uso  di  minestra. 

*FARSA,  n.  f.  Farsa.  Commediola. 
Barletta. 

FAS.  PER  FAS  E  PER  NÉFAS.  Maniera 
latina  famigliare  mantenuta  sìdo 
a'  di  nostri ,  e  vale  A  dritto  e  rore- 
scio,  e  dicesi  in  mala  parte. 

*FAS,  n.  f.  Fase.  Le  fasi  della  Luna. 

FASÉLLA.  Face  e  Facella,  dina.  Legno 
ragioso ,  0  altre  maierie  atte  ad  ab- 
bruciare, ed  a  far  lume  unite  io  fa- 
scio.-Tòrtoro  di  paglia,— Le  facelle 
dai  contadini  bolognesi  sono  fatte 
per  lo  ptii  di  fasci  di  canapuli. 

FASLEINA.  Facellina.  Piccola  hcelh. 
Trovasi  scritto  ancora  eoo  doppio 
e  Faccellina^,  ma  piii  ragionevol- 
mente si  deve  scrivere  per  sempli- 
ce e  nel  modo,  che  si  scrive  Face, 
che  ha  dato  origine  a  quel  diminn- 
tivo. 

'FASAN.  Fagiano.  Uccello  noto. 

FA  SOL ,  n.  m.  Fagiuolo  e  Fagiolo.  — 
Fasù  savon. — Fagioli  bianchi  fon- 
di. —  Dall' occ'.  —  Fagioli  coli' oc- 
chio, —  Raparein.— Fagiuolo  ram- 
pichino e  Sciabola.  —  Vird,  —  Fa- 
gioii  verdi.  —  Fagiolo  ro8»o ,  nero, 
giallo,  corallino,  a  flore  mssi,  ec 
Anche  i  Dolichi  sono  volgarmente 
chiamali  Fagiuoli.  —  Fata  eùn  i 
gnucchett ,  cùn  al  ri$,  eùn  i  mac- 
caron,  ec.  FagiiMli  mariUiii  col  ri- 


FAS 


355 


FAS 


SQ  »  ec.  —  Fava  e  Fata  ognun  fa  i 
fati  su.  V.  Fava.  —  Fig.  Una  coisa 
che  n'vaga  béin  pr  al  fasol.  —  Una 
cosa  che  non  si  comporta  volon- 
iteri, 
FASS.  Fascio.  Nome  generico  che  s'u- 
sa per  qualunque  cosa  raccolla  in- 
sieme e  legata.  Fascio  di  carte,  di 
chiavi,  ec.  —  Fass  dello  assoìut. 
s' intende  per  Fascetta;  Fastello  di 
ratni  d' albero  tagliati  e  legati  con 
tener  e  ti  di  castagno  o  di  quercia 
per  uso  di  bruciare.  Trovansi  però 
esempi  d'autore,  che  ha  detto  Fa- 
scio per  Fascetto.  —  Varie  deno- 
minazioni si  danno  in  boi.  alle 
diverse  qualità  di  fascelti.  •— i.a 
Fass  da  cavazzadura.  Chiama nsi  i 
Fascetli  di  rami  lunghi  tagliati 
nello  scapezzare  gli  alberi  de' filari 
De'  campi  :  che  diconsi  ancora  Fass 
gruss,  ed  io  li  chiamerei  Fascetti 
di  potatura  y  di  frasconi.  Fascetti 
lunghi,  o  grossi.  —  2.a  Fass  d'pé. 

—  Fascetti  che  si  ricavano  dalle 
così  dette  Pluné  in  boi.,  e  cioè  dai 
polloni  di  quercia  che  si  allevano 
per  tagliarli  al  piede ,  e  sono  pic- 
coli ,  ma  tutti  di  verghe  grosse.  — 
3.a  Fass  fumasutt.  Fascetti  della 
2.a  specie  sopraddetta,  ma  tagliati 
pili  corti  per  servizio  delle  fornaci. 

—  4.a  Fass  d'  vid.  —  Fascetti  di 
tralci  di  viti,  o  sia  di  sermenti,  o 
sarmenti.  ^  5.a  Fassein'.  —  Fa- 
scine, D.  f.  pi.  Sono  que' fastelli 
molto  lunghi  e  grossi,  che  vera- 
mente non  si  fanno  nella  provincia 
bolognese ,  ma  bensì  nella  ferrare- 
se,  e  si  usano  in  Bologna  per  le 
fornaci.  ^  6.a  Fass  d' stirpa.  — 
Fascetti  di  stipa.  Si  formano  di  sti- 
pa nello  sterpare  i  boschi ,  e  cioè 
di  virgulti  di  ginepro ,  di  fila  di  gi- 
nestra, e  simili. —  Fass  d' legna, 
e  più  comunemente  Carga  dilegua. 

—  Fastello  di  legnerò  legna .^X. 
— Fass  d'paia,  d'fein  e  questa  si 
ebiama  piuttosto  Rèid  d'fèin,yef' 
che  si  affastella  con  vari  gin  di 
corda  formanti  rete.  *-  Fastello  di 


pagUa,  di  fieno.  —  La  Ugadura  di 
fass.,  —  Ritorta,  Hitòrtota.  —  Un 
omo  una  donna  eh* par  un  fass 
mal  Ugd.  «-  Fastellotie.  Fastello 
mal  legato,  —  Dal  fr.  i  boi.  fanno 
il  verbo  A/fagutar.  V.  —  For  di  fass. 

—  Affastellare.  —  Far  fass  e  fassur 
lein  d'qualcdùn,  figur.— i466ifido/a- 
re.  Carrucolare,  Travagliare  al* 
cuno.  —  D' quale*  cossa.  —  Far  d'o- 
gni  erba  un  fascio.  Far  d'ogni  la- 
na  un  peso.  —  Andar  tùtt  in-t'un 
fass.  —  Andar  in  fascio.  Sfasciarsi. 
Disciògliersi  o  Dìsciorsi. 

FASSA  «  sing.  e  FASS,  plur.  Fascia, 
sing.  e  Fasce,  plur.  Striscia,  per 
lo  più  di  panno  lino,  lunga  e  stret- 
ta, da  stringere  checchessia.  — Fas- 
sa tn-(.t  riquader  del  murai.  — 
Fregi. 

PASSETTA.  Fascetta.--  Fassètt,  plur. 
--Falde.  Strisce  di  panno  attaccale 
dietro  alle  spalle  dell'  abito  o  gon*- 
nellino  de'bambini,  colle  quali  ven- 
gono sostenuti  per  usarli  a  cam- 
minare. 

FASSOLA.  Fasciuola,  diva,  di  Fascia. 

—  Fassola  da  sangu.  —  Fasciuola 
di  lino  da  legar  le  ferite ,  ec. 

FASTIDI.  Fastidio.  —  I^ar  fastidi, 
Vgnir  in  fastidi.  —  Infastidire.  Fa- 
stidire.  —  Fastidiare  è  voce  ant.  — 
Infestare.  Le  mosche  infestano ,  in- 
fastidiscono.  —  Una  cossa  eh*  fa 
fastidi.  —  Cosa  fastidiosa. —  Vi  so- 
no ancora  i  nomi  Infastidin^ento , 
Fastidiosaggine ,  e  Faslidiume. 
Quantità  di  fastidi.  —  Fastidi  dai 
boi.  si  prende  per  Svenimento , 
ed  anche  Sftnimento,  Smarrimento, 
Deliquio.  —  Vgnir  fastidi.  —  Sveni' 
re.  Venir  meno.  —  lastre  e  S6as»- 
re  sono  voci  plebee. 

FÀSULEIN.  Fagiolino.  —  É  pur  nome 
proprio  che  i  boi.  danno  a  un  per- 
sonaggio ridicolo ,  che ,  nelle  com- 
medie co'6tira<ltni,  fa  il  carattere  di 
Mari  nolo ,  cioè  il  co&i  detto  Biric- 
chino  bolognese. 

TASULEIN A.  Fa^io^na.  Qualilàdi  pìc- 
coli fagioli. 


FAT 


256 


FAV 


FATT ,  n.  m.  Patto ,  Negoxio,  Xffare, 
D.  m.  Faccenda t  Occorrenza,  n.  f. 
Cosa  da  farsi,  o  Tatta.  '— >  Al  fatt  sta 

che — FaWo  sta  che — 

Far  i  fatt  di  alter.  <—  Fare  i  fatti 
altrui.  —  Far  un  fatt  e  du  servezi. 

—  Fare  una  via  e  due  servici.  — 
Far  i  fatt  d' cà.  —  Far  le  masseri- 
zie della  casa.  —  Far  i  su  fall  »  t 
sulfisogn,  per  non  dir  Cacare.  De- 
porre il  superfluo  peso  del  ventre. 

—  Preso  avverbial.  D'fatt  — Af- 
fatto. Del  tutto.  —  Trar  zo  una  cà 
d'fatt. —  Gettare,  Atterrare  una 
casa,  un  muro  affatto.  —  Scanzlar 
d'fatt.  —  Cancellare  affatto.  —  Di 
l'atti.^"  Di  fatto,  vale  Subitamente. 

—  In  fatti.  —  In  fatti.  In  fatto.  Ef- 
fettivamente. In  effetto.  Bealmente. 

—  In-t-al  fatt.  —  In  sul  fatto.  Im- 
mantinente. —  Al  n'è  rott  d'fatt. 

—  ffon  è  del  lutto  rotto.  Non  è  rot- 
to affatto.  —  Éssr  al  fatt  de  tùtt. 
'^Essere  informato  d' ogni  cosa. 
Saperne  ogni  circostanza.  —  Sa- 
vèir  al  fall  so.  —  Aver  gli  occhi 
dietro  la  collottola,  figur.  Esser  ac- 
corto ,  destro.  —  Far  savèir  i  fatt 
su  a  tùtt.  —  Andar  col  cembalo 
in  colombaia.  —  Alla  fein  di  fatt. 

—  i4(  postutto,  è  frase  piattosto 
antica.  In  tutto  e  per  tulio.  Per 
ogni  guisa.  —  A  v'voi  cuntar  un 
fatt.  —  Vi  vo' contare  un  fatto ,  Ur- 
na particolarità.  Non  si  userà  A- 
neddoto  che  nei  discorso  fami- 
gliare. 

FATT.  add.  Fatto»  agg.  -^Fatt  cun  al 
nas.  —  Fatto  colle  gomita.  Dicesi 
di  una  cosa  fatta  malamente.  — 
Fatt  Nadaì,  Fati  Pasqua.  —  A  fat- 
to NatcUe ,  A  falla  Pasqua.  —  Che 
fatt,  0  Che  vàg  cugnom!  Che  fati 
orni  —  Che  cognome  strano ,  stra- 
vagante! Che  uomo  strano! 

•FATTA,  n.  f.  Fatta.  Spezie.  Sorte. 

*fATTEZZ,z(ig.  Fatticcio.  Atticciato, 
add. 

TATTÉZZ,  n.  f.  plur.  Fattezze,  linea- 
menti. 

FATTÓUR.  In  ital.  si  prende  per  Faci- 


ture,  Attore,  Opemfore,  Auiùfr.  Ti 
nel  fem.  Fattrice.  —  Per  Agente. 
Che  fa  i  negozi  altnii.  In  boi.  s' ap- 
'  plica  all'  Agente  di  campagna.  Fat- 
tore di  campagna.  Il  vero  termine 
di  Crusca  sarebbe  Castaldo:  Villi- 
cus  de'  latini.  —  Fattòur  d'inittèi- 
ga,  Fatturètt.  —  Fattore ,  Fattori- 
no ,  Fatloretto ,  Fattorelio ,  Fatto- 
ruzzo.  —  Fattòura.  —  Faiioressa. 

•  Moglie  del  fattore  di  campagna.  — 
Fattòura  del  sor.  ^-  Faltoressa. 
Seroigiana.  Donna  che  fa  i  servici 
delle  monache  fuori  del  monastero. 
-—Fattora,  Fattorino,  in  Tos«dj 
dfcesi  a  Fanciulla  che  si  tiene  io 
bottega  delle  crestate ,  delle  sane 
per  imparare  il  mestiere. 

FATTURA,  n.  f.  Fattura.  Opera,  b.1. 
Facimento,  n.  m. 

FATTURAZZA ,  n.  f.  Grand'  open. 
Gran  fattura.  Opera  laboriosa .  e 
faticosa 

FAVA.  Faua.  Legume  —Fava  vemeta: 
cosi  detta  perebò  resiste  al  freddo. 
e  seminasi  prima  del  verno ,  ed  è 
Is^  stessa  detta  dai  boi.  ancora  Fa- 
vein.  —  Fava  cavallina.  Fava  ver- 
nina. —  Fava  capodga,  o  mantt^- 
na.  —  Fava  grossa.  —  Una  cw 
naccia  d'fava.  — ^  Un  baccello  ài 
fave.  —  Al  gambòn  dia  fava.  —  // 
fusto  della  fava.  —  Fava  e  fasti, 
ognun  fa  i  fati  su.  —  Far  mazzo 
de' suoi  salci.  Badare  a  sé.  —  Fava 
mareina.  —  Carruba.  Fratto  dol- 
cissimo deir  albero  detto  Carrubo. 

FAVAR  ,  n.  m.  lo  non  esiterei  un  mo- 
mento nel  dire  Favaio  al  Campo 
seminato  di  fava ,  quantunque  non 
registrato  nel  vocabolario  della 
Crusca.  Non  si  dice  forse  Poponaia 
Cocomeraio,  Pisellaio?  Possiam  di- 
re però  con  Cresceqzio  Favule. 

FAVEIN.  V.  Fava. 

FAVELLA.  V.  Falestra. 

FAVÈLLA,  (pronunziata  coII'É  aper- 
tissima ,  e  cioè  Favola).  Favella.  li 
favellare,  il  Parlare.  Il  dial.  boi 
non  ha  questa  voce  se  non  nelb 
seguente  frase,  Aveirpers  la  farti- 


FAX 


2&7 


FBI 


ia,  e  simXh,  mi  non  ha  FmveUmre , 
FatjeiiamenfOt  FwelUMte,  Fapel- 
latore .  ec. 

FA  VETTA.  FavmJto.  Vivanda  di  fiive 
sgusciate,  e  bea  eolia  oeli' acqua. 

FAVORIR»  V.  Favorire,  Fworegffiare. 
— >  Favorir.  Volgarmente,  vale  Far 
grazia;  Usar  ooriena,  ec.  —  ÀI 
Vi*  ha  favore  da  bwer,  -^  Miha  do- 
to da  èere;  M'ha  fiuto  il  favore  di 
darmi  un  bicchier  di  vino.  Si  può 
usare  ancbe  in  istile  Simigliare. 
Oliando  ella  avrà  letto  quel  libro 
potrà  favorirmi  di  rimandarmelo. 
Cioè  Farmi  la  òt«ona  grazia ,  ec. 

FAZ,  n.  m.  FAZA.  f.  (con  Z  aspra).  Fag- 
gio, Q.  ai.  Albero  alpestre  altisaimo , 
di  legno  tenero  e  pieghevole.  -Fag- 
gelo.  Luogo  piantato  di  faggi.  Fag- 
gioia  e  Faggiuola.  Seme  del  faggio. 

FAZIUTAR^  V.  FaeiUtare,  Agevolare, 
V.  Render  facile.  Contrario  di  Dif- 
ficultare, 

FAZILITAZIÒN ,  FAZILITÀ .  n.  f.  Faci, 
lità  ;  Agevolezza.  —  Facilitaziofie 
non  si  dice.  —  Usar  del  fazilitO' 
ziòn.  —  Usar  delle  agevolezze,  del- 
le condiscendenze. 

FAZILÓN.  Corrivo.  Condiscendente. 
Uomo  iodulgente. 

'FAZIÒN .  n.  f.  Fazione.  —  La  faziòn 
di  suldd.  U  tempo  cui  spetta  ad  o- 
goi  soldato  lo  slare  in  sentinella. 

FAZZA»  n.  f.  (Z  dolce).  Faccia,  n.  f. 
Viso ,  Volto ,  n.  m.  —  Star  fazza  a 
fazza.  -*  Slare  viso  a  viso,  A  fac^ 
eia  a  faccia.  In  presenza.  V.  Mu- 
stazz.  —  N' guardar  in  fazza  a 
nssùn.  —  Gittar  il  giacchio  tondo. 
Non  aver  riguardo  a  niuoo. 

FAZZÀ  (Z  dolce).  Facciata.  —  la 
fazzd  d'una  fMrica.  —  La  faccia- 
ta di  un  edifizio.  li  prospetto  da- 
vanti. —  La  fazzd  d'un  fai  d' car- 
ta^ d'un  Uber.  —  Faccia,  Faccia- 
ta e  con  termine  proprio  Pàgina', 

FAZZULÉTT.  Fazzoletto  ,  detto  asso- 
lili, significa  Fazzoletto  da  naso.  1 
toscani  hanno  le  voci  Moccichino  e 
Pezzuola.  La  prima  risveglia  V  idea 
sporca  del  moccio.  La  seconda  è 


troppo  avvilUiva  per  la  maggior 
parte  de'fhiioletti;  dunque  mi  pare 
pili  acconcio  il  nome  FazM»lttto, 
che  dicesi  essere  de'iiomani.  --  Faz- 
xulèU  da  sudòur.  <—  Fazzoletto  da 
sudord.^Faxzuletl  da  spaU.-^Faz- 
zoletto  da  collo,  Ptuo  di  velo .  o 
altro  drappo  che  le  donne  si  met- 
tono al  collo  per  coprirsi  le  spalle 
e  il  petto.  1  boi.  dai  fr.  dicono 
Fissù.  Ora.  con  nome  inglese  Shall, 
i  gran  fatsoletti .  che  sembrao  ta- 
barri, cbiamansi&ciW  in  boi.  e  Sciai 
in  ìL^Fazzulèit  da  lèsta.  —  Faz- 
zoletto di  capo.  — -  Fazzulèltda  eoli 
di  ofnen.  --  Cravatta,  Goletta.  — 
FcLzzullein  da  prit.  -^  Asdùgatoio. 
Picciol  fazzoletto  con  coi  il  sacer- 
dote all' altare  si  asciuga  le  mani. 
-^FazzulUin  di  fandsein,  —  Ben- 
duccio. 

FDAR ,  V.  Fetare»  v.  Partir  delle  uova. 

FEBBRAR.  Febbraio. 

F£CCANAS.  Facccììdom;  Faccendiere. 
Persona  entrante. 

FEDELEIN .  ii.  m.  plur.  Boerio.  Diz. 
Yen.  Capellini.  Ver$ni<;eUi  sotUl is- 
simi. Vermicelli  delia  qualità  più 
fine, 

FEDELÒN.  Fedelaccio.\oce  dello  stile 
burlesco.  Accresc.  di  Fedele. 

FEDELTÀ.  V.  Fidatézza. 

FEFAÙT»  n.  ra.  Effaulte,  n.  m.  La  set- 
tima nota  della  musica. 

FEGIIET.  Fégato.  — •  Pènna  d'feghet. 
—  to6o.  Quelle  tre  o  quattro  parli 
di  cui  è  formato  il  fegato.  —  Qui 
ch'han  al  calòur  d'feghet  in-i-al 
musfazz.  —  Fegatoso. -^Magnars' 
al  feghet.  —  Bodete.  Arrabbiare. 
Consumarsi  di  rabbia.  —  Avèir  fe- 
ghet, Avèir  cor.  —  Aver  coraggio , 
ardire. 

FEGIS A  D'PÉIN,  D'PAIA.  Mucchio.  Bar- 
ca. Bica.  —Far  una  fegna  d' stram, 
d'paia.  —  Far  bica.  Abbicare. 

FEIA,n.  f.  Epsilon.  Ipsilon.  Issilou' 
ne.  Ipsilonne.  Epsilonne.  Essilonne. 
Dal  volgo  dicesi  Fio.  Una  delle  let- 
tere dell'  alfabeto  greco ,  detto  per- 
ciò ancbe  i  greco ,  Y. 

2R 


PfiL 


258 


FSfT 


^FÉILTER,  II.  ni.  Feltro.  Pannello. 

F£1N ,  D.  m.  e  f.  (coli' ^  chiusa).  Fine, 
n.  m.  ed  anche  f.  Tèrmine.  —  Al 
fcin  di' opera  s'ioda  al  mèster.  — 
La  fine  loda  l'opera.  —  Alla  fein; 
Alla  fein  fein;  Alla  fein  di  fati.  — 
Alla  fine,  in  fine,  posti  avverbial. 
vagliono  Finalmente.  All'  ultimo. 
Alla  fin  delle  fini.  Alla  fin  fine.  Al 
far  de' conti.  Alla  fin  degli  ultimi. 
Ultimamente. 

FEIN ,  add.  (coir  é  chiusa).  Fine,  agg. 
d' o.  g.  e  più  comuDem.  Fino.  Sot- 
tile. Minuto.  Argento  fine.  Carta 
fine.  Un  fine  orefice.  —  Un  fine  ca- 
valiere ,  figurai,  per  Prode.  —  Far 
dvintar  fein.  —  Raffinare.  Affina- 
re. —  Affinirsi,  Raffinirsi.  Divenir 
più  fino.  La  pasta  raf finisce  fra  le 
mani.  —  La  desinenza  in  e  della 
voce  Fine  in  vece  di  Fino ,  non  è  la 
sola,  Lente,  e  Lento.  Leggiere  e 
Leggiero.  Arme  e  Arma  diconsi  nel- 
le due  desinenze,  e  i  toscani  le  u- 
san  con  grazia. 

FEIN  (coir^  chiosa).  Fino.  Infino.  Si- 
no. Insino,  prep.  Anche  i  boi.  han- 
no Infein,  Sein,  Insein,  e  quando 
a  queste  voci  seguila  l' a  del  dativo 
si  unisce  ad  essa  raddoppiando  Vn 
e  facendo  una  sola  parola ,  Fenna  « 
Senna ,  ec.  —  Fennòura.  —  Fino 
ad  ora.  Finora,  infino  ad  ora.  — 
Fein  d'adèss.  —  Infin  d'ora.— 
Fennatant.  —  Infino  a  tanto.  Infì- 
noattanto;  Infinattanto;  Infinat- 
tantoché. —  Fennamai.  —  Al  som- 
mo. Sommamente.  All'ultimo  se- 
gno. Quanto  mai. 

FÉIN  (coir  è  aperta).  Fieno.  —  Fèin 
griz.  —  Fienogreco  o  Fiengreco.  — 
Andar  a  fèin.  —  Affienire.  Venir  su 
stentato  e  sottile  come  il  fieno  «  e 
dicesi  delle  biade,  e  dell'erbe. 

FEINCA.  V.  Culunètta. 

FEINTA.  Capelliera.  Capei  poslicci. 

FÉIRMA  DI  CAVALL.  Ripresa  Ripara- 
ta, n.  f.  V.  d.  U.  La  mela,  o  termine 
dove  debbono  arrivare  i  barbari , 
che  corrono  il  palio. 

FEL,  (dal  lai.  Fel).  Fiele  e  nel  verso 


anche  Fele.  —  Un  fel  d'bo.  -  Fiek 
di  bue.  —  L'ha  i  ucc'  zaU  zall 
eh' al  par  chis'i  sepa  spars  al  fel. 
^  Ha  gli  occhi  gialUssimi,  cKepit- 
re  se  gli  sia  sparto  il  fiele.  —  Fiw 
di  color  gialliccio  qwisi  spano  di 
fiele.  . 

FELICITA.  V.  Prosit. 

*FELIZ,agg.  Felice,  add.  Uomo  av 
venturato.  *^Feliz,  susl.  n.  p.f^ 
lice,  n.  p. 

•FELlZlTA.FcKcitó.  Prosperità. 

FÉLSA.  Felce.  Sterpo ,  o  arbnslo  co- 
mune ne'  luoghi  sterili  sul  monte 

FÉMMNA.  V.  Donna. 

FEMMNÉLLA  DEL  CADNAZZ.  Bmà- 
nello.  Quel  ferro  forato  in  paou 
che  si  pone  nel  manico  del  chiavi- 
si elio  ,  alto  a  ricevere  la  sUDgbet- 
ta  della  tappai. -yFemmnéUadl'anr 
zinèll.  V.  Smaièlta, 

FENAMAI,  FENATTANT.  V.  Fein,m 

PENATA ,  aggiunto  d' uomo  o  donw. 
Lento,  Tardo,  Pigro,  nelle  sue»- 
zioni .  e  piii  nel  parlare. 

FENSTERLARA,  Ucchiellaia.  V.  di' 
Donna  che  fa  ucchielli. 

FENSTÉRLEINA ,  n.  f.  UcchkUino, 
n.  m. 

FENSTREIN,  n.  m.  FiìiestrtUa.  h- 
nestrelta.,  Finestruzza,  n.  f.  fi"^' 
strello ,  Finestruolo ,  n.  m. 

FENSTRÉLLA,  n.  f.  (forse  persimilit 
a  Finestrella).  Occhiello  e  Scemi- 
lo, n.  m.  Quel  piccolo  pcriagjo. 
che  si  fa  nelle  veslimenU ,  nel  qoa- 
le  entra  il  bottone  che  le  affibbia 
—  Asola  propriamente  si  dice  TO'- 
lo  di  punti  che  si  fa  attorno  aHoc- 
chiello.—  In  italiano  Occhiemnr^ 
è  La  parte  del  Ves ti  mento  ove  s'«- 
fibbia ,  e  propriamente  la  6la  d'oc- 
chielli .  che  da'  boi.  facili  a  coinpor 
nomi  si  potrebbe  dire  FenslerHr^' 
.come  dicesi  Rttunira.  —  Fentin^' 
là  chiamano  i  muratori  un  pen" 
di  tavola,  per  lo  piìi  quadrala, su 
cui  i  manovali  rovesciano  il  >'«*^ 
io  della  calce,  e  ne  preparano  n» 
mucchio  presso  il  muro  per  pw  co- 
modità di  rinfazzarlo. 


FBB 


269 


FEft 


F  ENSTRÓUNA ,  n.  f.  FENSTRÓUN .  n. 
m.  Finestrone,  n.  m.  Accresc.  di 
Finestra. 

'FENZER.  V.  Fingere.  Simulare,  v. 

FERDÉTT.  Freddiccio,  Soffreddo.  Al- 
quanto freddo. 

FERDÓUR,  n.  m.  Infreddatura,  n.  f. 
Accaiarramento ,  d.  m.  Male  di  chi 
è  infreddato.  M.Afferdd.'^  Raffred- 
dore è  V.  d.  U.  adoperala  però  dal 
Manfredi. 

FERLA  (DA  STRUPPI  A).  Grùccia.  Stam- 
pella. Rastooe  che  si  mette  sotto  le 
ascelle  da  chi  doo  può  reggere  sul- 
le gambe.  —  Andar  cùn  el  ferel. 

—  Andare  a  grui;cia  ,  a  grucce,  o 
colle  stampelle.  V.  Zanca.  —  Feria 
da  mur,  da  lègn.  —  Chiavarda. 
Chiodo  grande  e  grosso. 

FERLEf  N.  Una  volta  si  diceva  Quarte- 
ruolo  indi  Quattritiolo  ad  un  Pez- 
zetto per  lo  pili  di  ottone  a  guisa 
dì  moneta  con  impronto,  ad  uso 
spezialmente  di  giocare.  La  voce 
adoperata  ora  comunemente  fran- 
zeseggiando  è  quella  di  Gettone, 
che  i  bolognesi  ancora  hanno  adot- 
tata. —  Ferlein.  Peso,  o  Marca  di 
peso  che  adoprano  i  mereiai;  ed  è 
la  sedicesima  parte  di  un'  oncia. 

FERLÈTTA.  Chiavardetta.  Piccola 
chiavarda.  —  Fer tétta  dia  vanga. 

—  Vangile.  Quel  ferretto  che  si 
mette  nel  manico  delia  vanga ,  sul 
quale  il  contadino  posa  il  piede  per 
calcarla.  —  Fer  lètta,  chiamano  i 
preti  Queir  elemosina  da  essi  rice- 
vuta per  l'assistenza  ad  un  uffizio 
mortuario. 

FERMAR  e  FEfìMARS',  v.  Fermare  e 
Fermarsi.  Arrestare.  Rattenere.  — 
Fermars' un  poc,  —  Soffermarsi,  o 
Sostarsi  alquanto. 

FERMÉZZA,  n.  f.  Fermàglio,  n.  m. 
Ornamento  o  gioiello  che  si  porta 
pendente  davanti  al  petto.  — t  Fer- 
mezza ,  vale  Costanza.  —  Fermez- 
ze, Manigli  e  Maniglie  si  dicono 
qae 'fermagli, che  legati  con  nastro, 
e  ornati  di  gioie  si  portano  a'  polsi 
dalle  donne  (In  boi.  ManeU). 


FÉRR,  {é  apertissima  Far).  Ferro.  •- 
Férrdadar  al  férr  alla  biancari. 

—  Ferro  da  stirare.  —  Da  sart.  — 
Quadrello.  Ferro  da  sarti.  Ferro 
da  spianar  le  costure.  -^  Da  tupé. 
-^  Calamistro. -^  Da  calzétta,  da 
rèid,ec.-^Ago.*-Da  sgar.  —  Fake 
fenàia,  o  fienale.  Da  Falce  ne  viene 
Falciare.  Segar  con  falce.  —  Férr 
sfuid.  —  Ferro  sfaldato.  •—  Quindi 
Sfaldarsi,  Sfaldatura,  ec.  —  Férr 
fus.  —  Ferro  stì'utlo,  fonduto,  li- 
quefatto. —  Ross,  infughinté.  — 
Ferro  rovente,  ardente,  cocente, 
sfavillante,  tfollente ,  òollentissi- 
mo.  Caldo  ciliegia,  bianco.  11  grado 
maggiore  che  si  possa  toccare  ar* 
roventando  il  ferro.  —  Cotticdo. 
Ferro  rimesso  la  terza  volta  uel 
fuoco  ;  non  più  fusibile.  —  Azuntar 
al  férr. — Augnare  il  ferro.  —  Quèll 
eh  vènd  i  fir  vice'.  —  Ferravecchi. 

—  Al  scussar  di  fir  d*un  cavali. 

—  Crocchiare.  Chiocciare  i  ferri 
ai  cavalli.  —  Seussar  i  fir,  figurai. 
Balenare.  Dicesi  di  un  mercante, 
quando  il  suo  credito  comincia  a 
diminuire.  —  Cascar  un  férr  a  un 
cavali.  —  Crollare  un  ferro;  il 
crollare  d' un  ferro.  —  /  fir  del  ve- 
drà. —  Bacchette  de*  cristalli  delle 
invetriate.— Ferraio.  Quegli  che  la- 
vora il  ferro  in  magona.— Ferriera, 
si  dice  tanto  per  la  Miniera  di  fer- 
ro, quanto  per  la  Fucina  dove  si 
raffina  il  ferro.  —  Fèrreo,  agg.  Di 
ferro.  Fi7o  fèrreo.— Ferrìfero,  agg. 
Che  ha  in  sé  qualche  particella  di 
ferro.  Diaspro  ferrifero.  —  Ferri- 
gno, agg.  Che  tien  di  ferro.  Legna- 
me ferrigno  ;  cioè  Duro  come  fer- 
ro. —  Ferrugigno  o  Ferrigno,  agg; 
Del  color  del  ferro  rugginoso.  — 
Ferrugineo,  Ferruginoso,  agg.  Che 
partecipa  della  natura  del  ferro.  Ac- 
que minerali  ferruginose.  Colore 
ferruginoso. -N'guatxUir  a  un  nianc 
per  férr  véce'.  —  Non  considerare 
alcuno  per  nulla.— N'vlèir  unacos- 
sa  per  férr  véce'. —Non  voler  una 
cosa  per  nessun  costo ,  per  nuUa. 


FES 


260 


FET 


FERSA.  Hoèolia  e  Bosellh.  Una  delle 
malattie  cootagiose,  cbe  si  appren- 
de ordinariamente  a'  fanciulli ,  per 
la  quale  si  cuopre  la  pelle  di  pic- 
cole macchie  rosse.  —  I  romani  la 
chiamano  Morviglione  o  Morbiglio- 
ne ,  dal  lat.  barb.  MorbilU ,  cioè 
Piccole  pesti. 

FER8CflEIN.  FrescoUno.  Leggier  fre- 
sco. 

FERVUBEIN,  Sermoncitio,  Sermoncel- 
lo.  S' intende  Piccolo  discorso  spi- 
rituale fatto  in  chiesa. 

FEBZÓUS,  add.  Frettoloso,  Frettoso. 
Frezzohso.  Sollecito.  Ratto.  Presto. 
Veloce. 

FESCC\  e  più  comunem.  Stùffil  V. 
Fischio,  e  in  isiile  non  famigliare 
Sibilo.  Suono  acuto  che  si  fa  colla 
bocca 

FESS,  add.  (coU'c  stretta).  Fisso. 
agg.  Molli  altri  termini  ital.  equi- 
valenti si  usano  in  diversi  signili- 
caii  tutti  affini,  non  però  sinonimi. 

—  Spesso.  Ora  per  Denso.  Pegola 
spessa;  Nube  spessa.  Ora  per  Folto 
e  Fitto.  Bosco  di  spessi  alberi;  Po- 
polo spesso.  —  Folto.  Barba  folla. 

—  Denso.  Metallo,  marmo,  legno 
denso.  —  Gremito.  Strade  gremite 
di  gente  ;  A  Ibero  gremito  di  f culti  ; 
Piante  gremite  di  bruchi.  —  Guar- 
dar  d'fess.  —  Fisare,  Affissare, 
Fissare,  Affissare.  Mirare  attenta- 
mente. —  Durmir  d'fess.  —  Dor- 
mir profondamente. 

FESS,  add.  (coil'è  aperta).  Fesso,  agg. 
(col Te  chiusa)  Da  fendere.  Spacca- 
to leggiermente.  —  Un  vas  fèss.  — 
Un  vaso  roco,  fioco.  Che  par  spez- 
zato. 

FÉSSA  (è  aperta)  e  FISSURA,  n.  f. 
(dal  lai.  Fissura).  Fesso,  n.m.Fen- 
d.tura.  Fessura,  n.  f.  —  Fèssa  del 
brag,  dia  camisa,  dia  stanélla.  — 
Sparato  de'  calzoni ,  delia  camicia, 
della  gonnella.  —  Fèssa,  Fissura, 
e  Schervaia  tra  'l  pred,  tra  dòu 
ass.  —  Convento.  Spazio  cbe  ri- 
mane tra  due  cose  commesse  e  le- 
gate insieme ,  come,  di  pietre,  di  ta- 


vole, ec.  —  Assrar  Vù$s  in  fèssa. 

—  Socchiuder  la  porta.  —  Tgnir 
V  ùss  in  fèssa.  —  Tener  la  porta 
socchiusa.  —  Astuppar  et  fissur.— 
Turare  o  Riturare  le  fessure.  Dalla 
voce  francese  Reboucher  viene  il  boi. 
Arbwcar,  eh' è  il  Rinfazzare,  cioè 
Bìlurar  le  fessure  fra  i  mattoni  d'un 
muro,  prima  d'intonacarlo.  V. il r- 
buccar.  V.  Cherpadura. 

FÈSTA  (Pron.  é  apertiss.  Fasta).  Fe- 
sta. —  Osservar  la  fèsta,  —  Guar» 
dar  la  festck.  —  Dar  fèsta,  —  Dar 
tregua,  riposo,  ed  anche  Dar  fe- 
sta, licenziare,—  Far  fèsta,  —  Far 
festa.  Por  fine.  Cessar  dall'  opera. 

—  Far  mézza  fèsta.  —  A  sportel- 
lo ^  0  Stare  a  sportello,  dicono  gli 
artefici  quando*  in  alcuni  giorni  di 
mezze  feste  o  simili,  non  apro- 
no interamente  la  bottega ,  ma 
tengono  solamente  aperto  lo  spor- 
tello. —  Stare  cogli  occìU  a  spor- 
tello. Tener  gli  occhi  socchiusi ,  o 
anche  Veder  lume  da  un  occhio  so- 
lo per  esser  l' altro  chiuso  per  ma- 
lattia o  per  altra  cagione.  Èsser  lo- 
sco. Cieco  da  un  occhio.  —  Cunzar 
pr  el  fést.  -*  Conciar  pel  di  delle 
feste.—  Trattar  male.— Wr  al  nom 
del  fést  a  un.  —  Nominare  alcuno 
pel  suo  nome,  vale  Dirgli  villania. 
-o  Èsser  quéll  eh*  paga  la  fèsta.  — 
Esser  il  pigiato.  Esser  quello  frai 
giocatori  su  cui  .ricade  la  perdila 
di  tutto  il  giuoco.  —  Cmandar  el 
fèst.  —  Dar  l'orma  ai  topi,  o  ai 
terremoti.  Dicesi  di  quelli  senza 
de'  quali  pare  non  si  possa  fare 
nessuna  cosa.—  Far  la  fèsta, — fe- 
steggiare, per  Solennizzare,  e  per 
Far  feste,  giuochi.  E  per  metaf.  t>- 
cidere.  —  De  d' fèsta.  —  Dì  festivo. 
ed  anche  Festereccio ,  Festévole.  — 
Giusta^or  del  fést.  —  Abito  feste- 
reccio. 

TÉSTOLa  ,  n.  f  Fistola.  Fistula. 

FETÒUR.  V.  Puzza. 

FETTA,  (coll'd  chiusa).  Fitta.  Dolor 

pungente  intermittente. 
FÉTTA,  (coire  aperta).  Fetta,  (col- 


PIA 


261 


FU 


l'echiasa).  Particella  d'alcuna  co- 
sa tagliata  sollìliDeQle.F6//a  di  pa- 
ne, dì  carne,  ec.  —  Taiar  in  féU. 

—  Affettare.  —  Pan  taid  in  fèti, 

—  ¥ane  affettato,  —  Fétta  d  tèr- 
ra.-^ Campo.  Spazio  di  lerreuo 
uon  contornalo  da  mori,  ma  piut- 
tosto da  alberi. 

FETTLA,  n.  f.  Arpe$e,  n.  m.  Pezzo  di 
ferro  con  cui  negli  ediflzi  si  tengo- 
no unite  insieme  pietre  con  pietre. 

FIÀ  Fiato ,  ^(i/o..  Aria  respirata  ch'e- 
sce dalla  bocca  degli  animali.  — 
Tirar  al  fid.  —  Pigliare  il  fiato, 
Raccorre  il  fiato,  •^  Al  n'i  latia 
nianc  tirar  al  fid.  —  Non  p/i  to- 
scia  riavere  il  fiato.  —  lf*avèir 
nianc  al  fid  cald.N'é$ser  nianc 
bòn  d'far  sudar  un  ov.  -<-  E' non 
ha  tanto  caldo  che  cuoca  un  uovo. 
Aon  poter  dir  mesci.  Esser  poveriS" 
ùìHQ  0  Non  avere  alcuna  autorità. 

—  Tirar  al  fid  cùn  i  deint.  —  Es- 
tere agli  estremi.  —  Una  cossa  /a^ 
ta  cùn  al  fid.  —  Cosa  finita  coli'  o- 
ii(o.—  Fiato,  figurai,  si  prende  per 
Forza,  Lena,  Vigore.  —  Un  om 
eh' n'ha  fid  da  far  al  facchein.  — 
I/n  uomo  che  non  ha  fiato  per  fac- 
chino.—  Fiato  si  adopera  in  sigoif. 
di  iVi>n/e.  Tu  non  intendi  fiato.  La 
sera  non  mangiar  fiato,  -—in'  ti- 
ra  nianc  un  fid  d'aria.  —  Non  spi- 
ra  un  fiato  di  vento, —  Torr  al  fid, 

—  Mozzare  il  fiato.  —  N'pssèir  a- 
vèir  al  fid,  —  Non  riaver  V  a- 
iito.  —  Tgnir  al  fid,  —  KUener 
l'alito.  Non  respirare.  —  Un  om 
eh' a  i  puzza  al  fid,  —  Fiatoso,. 

HACC.n.  m.  Fiacco,  n.  m.  Bovina, 
n.  f.  ^  fioco  d*  bastund.  Dar  un 
fia€c,un  fudrèlt,  una  carga  d'ba- 
slund. —  Dare  un  carpicelo,  un 
carico  di  bastonate.  —  Far  un 
gran  pace,  —  Far  falò,  figurai. 
Risplendere,  far  comparsa, 

FIACC,  add.  Fiacco,  Frollo,  Lasso, 
Oebole,  agg. 

FIACCA,  n.  f.  Fiacchezza,  Lassezza, 
^aìichezza.  Svogliataggine,  Len- 


tezza, —  Fiocca  si  prende  anphe 
per  aggiunto  d'uomo  o  di  donna: 
X.'  e  una  fiacca,  —  Egli  è  uno  ivo- 
gliato,  —  Avèir  la  fiacca,-^ Essere 
spossato ,  frollo.  —  Fiacca  in  lin- 
gua italiana  vale  Roniore,  FracaS' 
so,  Ruina,  —  Fiacca  di  castagn. 
Quando ,  per  la  caduta  prematura 
di  neve ,  i  rami  de'  castagni  coperti 
ancora  di  Toglie  verdi  cedono  al 
grande  peso,  bl  rompono  e  si  schian- 
tano. Fiaccarsi  si  dicono  gli  alberi 
da' pomi,  dalla  neve,  o  dal'ghiac' 
ciò.  E  perciò  por  Fiacca  potrà  be* 
nissimo  dirsi  Fiaccameuto  de' ca- 
stagni, 

•FIACCAR  e  FIACCARS.  v.  Fiaccare, 
Fiaccarsi,  Rompere,  Rompersi,  v. 

TIALAPP.  Nottolone.  Augello  not- 
turno. 

EIA  MIA.  ÉSSR  UNA  FIA  MIA.  Prover- 
bio preso  da'veneziani.  Aver  gli  oc» 
chi  tiella  collottola,  o  il  diavolo  in 
testa,  0  scopato  più  d'un  cero.  Sa» 
pere  a  quanti  di  è  san  Biagio ,  o 
dove  il  Diavolo  tien  la  coda.  Esser 
putta  scodala,  o  gazza  con  pelata 
coda.  Esser  bagnalo  e  cimato,  4- 
ver  scorticato  la  volpe.  Esser  vol- 
pe vecchia,  o  volpofie.  E  con  modo 
basso  Aver  cotto  il  culone'ced 
rossi,  0  Aver  piscialo  in  più  d'una 
neve.  Delti  tutti  che  vasliono  Esse» 
re  astutissimo ,  e  non  facile  ad  es- 
sere aggirato.  I  boi.  hanno  essi 
pure  molti  proverbi  simili:  Essrth 
na  vòulp  véccia,  Un^vulpòn,  Un 
fein  merci,  Savèir  dòv  al  diavel 
tein  la  co ,  ec. 

FIAMMA.  Fiamma.  —  Far  dia  fiam- 
ma, Una  cossa  ch'fazza  dia  fiam- 
ma. —  Fiammeggiare,  Fiammare, 
Splèndere,  Bisplèndere,  Sfolgorare, 
Baggiare.  Lampeggiare.  Rifulgere, 
Scintillare.  Veiì>i  affini  di  significa- 
to, non  però  sinonimi.  —  Da  Fiam- 
ma vengono:  Fiammato,  add.  Fat- 
to a  fiamma.  —  Fiammante,  Fiam- 
meggiante, Che  manda  fiamma.  -;- 
Fiammesco.  Di.  fiamma-  —  Fiammi- 
fero. Che  porta  fiamma.  I  diminuti- 


Pie 


S69 


FtL 


^tì  Fiammella,  Fiammetta,  Fiam- 
micella,  FiammoUfia. 
FIAMMA, FIAMMARÀ,  FIAHMARATA^ 
n.  f.  (Forse  da  fiamma  ratta). 
Fiamma  lieta.  Fiamma  che  si  fa 
con  fascÌDe  o  altro ,  che  dura  poco. 

—  Dòp  èsser s'  dd  una  fiamma.  — 
Dopo  una,  0  Dopo  una  lieta  fiamma. 

—  Fiamma.  —  Sterco  di  cavallo. 
*FIAMMÉINGA.  Fiamminga.  Serie  di 

stoviglia.  —  Fiammèinga,  chiama- 
no i  boi.  anche  la  legatura  di  una 
special  fatta  di  anelli. 

FlANC.  Fianco.  —  Avéir  di  gran 
fianc.  —  Esser  fiancuto.  —  Battr  i 
flatus. —  Suonar  la  lunga,  modo 
basso.  Aver  gran  fame. 

FIAPP»  add.  Dilègine,  agg.  Di  poco 
nervo, facile  a  piegarsi;  come  pan- 
no, carta,  e  simili.  Floscio,  Biotte, 
Debole. 

FIASC.  Fiasco  di  terra  cotta.  —  Fia- 
sco di  vetro  vale  Zucca  V.  —  Far 
fiasc.'-Ber  bianco.  Far  fico.  Dare  in 
nulla.  Venir  corta  qualche  cosa. 
Venir  tnaraco.  Dicesi  di  chi  non  rie- 
sce ne' suoi  disegni. 

FIASCA,  n.  f.  Fiasca.  Fiasco  grande 
di  vetro ,  o  di  terra,  di  forma  stiac- 
ciata. 

•FIASTER,  n.  m.  FIASTRA,  n.  f.  Fi- 
gliastro,  n.  m.  Figliastra,  n.  f. 

FICCAR,  V.  Ficcare.  Cacciare.  Intro^ 
dnrre,  una  cosa  con  violenza.  I 
suoi  composti  sono  Conficcare.  Ri- 
ficcare. (  Boi.  Tumar  a  ficcar).  — 
11  contrario  di  Conficcare  è  Sconfic- 
care.  —  Ficcar  i  ucc'  in-t-al  mu- 
'  stazz.^  Ficcar  gli  occhi  in  faccia. 

—  Ficcar  zò  una  porta ,  una  mu- 
raia.  —  Buttare  a  terra ,  Gettare 
a  terra.  Atterrare  un  muro,  una 
porta.  Gettare  è  voce  più  nobile,  e 
dignitosa  di  Ficcare  ,  Buttare  e 
Cacciare.  Cosi  dicasi  delle  voci 
boi.  Cazzar  e  ficcar,  che  si  pos- 
pongono sempre  a  Trar.  V.  Tirar. 
'^Buttar  non  è  più  voce  boi.  e  nem- 
meno Gettar,  che  s'usa  in  altro  si- 
gnlBcato,  e  pronunziasi  anzi  Zttar. 
V.  —  Dov  diavel  v'siv  ficcd.  —  Do- 


ve diavol  ti  sei  fitto?  Dove  mai  ti 

sei  imbucato,  inselvato? 
FIDATÉZZA.  Fedeltà. 
FIG.  Fico.  —  Fig  sècc.  —  Ficosecco. 

—  Fig  verdecc'.  —  Fico  verdino. 
-^Sfilza  d' fig.  "- Resta  di  fichi. 

—  A  n'val  un  fig  sècc.  *—  Non  vaie 
un  fico  secco.  Non  vale  un'acca, 
un  lupino,  un  frullo,  un  bagatti- 
no ,  una  patacca. 

FIGADÉTT.  Fegatello.  Pezzetto  di  fe- 
gato ravvolto  nella  rete  del  suo  a- 
nimale,  e  dicesi  per  lo  più  di  quel- 
lo di  porco. 

FIGARA ,  n.  f.  Fichereto  e  Ficheto,  n. 
m.  Luogo  dove  siansi  piantati  mol- 
ti fichi.  —  Ficaia,  vale  l'albero  del 
fico. 

FIGAROLA.  Brocca.  Canna  spaccata 
in  cima  per  coglier  fichi.  Ma  questa 
piuttosto  dicesi  da' boi.  Giova.  La 
figarola  è  un  piccolo  imbuto  «  io- 
fisso  su  di  una  canna  deija  capaciti 
della  frutta  da  raccogliere,  cioè 
pere,  mele,  fichi,  dentato  nell'or- 
lo superiore,  per  tagliare  il  pic- 
ciuolo. 

FIGURA.  Figura.  La  forma  esteriore 
di  una  cosa  materiale.  —  Far  figu- 
ra. —  Figurare.  —  Far  la  prèma 
figura.  —  Primeggiare.  —  Far  ii- 
na  bèlla  figura.  —  Far  compari- 
scenza, comparsa,  apparenza.  — 
Far  trista  figura.  —  Esser  pèrgo- 
la. Dicesi  di  chi  non  sa  disimpe- 
gnarsi in  una  conversazione.  — 
Quèll  eh' fa  el  figur  d' tèrra  cotta. 

—  Plasticatore  o  Plàstico.  —  Cero- 
plasta. Ch'i  fa  figure  di  cera. —  Get- 
saiuolo.  Formatore  di  statue,  vasi, 
od  altro  che  si  getta  in  gesso.  ^ 
Figurista.  Termine  d'arte.  Dipintor 
di  figure;  cosi  Fiorista,  Paesista. 

—  Figura,  per  Immagine. 

FIL,  n.  sing.  m.  FIL,  plur.  m.  e  FILA. 
plur.  f.  Filo,  sing.  m.  Fili,  plur.  di. 
e  Fila,  plur.  f.  i—  Fil  egual.  —  Filo 
agguagliato.  —  Fil  dseguat.  —  Zi- 
to ineguale ,  Diseguale.  —  Filo,  va- 
le ancora  Linea.  —  Andar  a  fil. 
Drétt  fil,  —  Andare  a  filo.  Andan 


PIL 


263 


Flt 


in  Unea.  —  Tirar  a  fU.  —  Thwre 
a  filo ,  a  diritiura.  ~-~FUdi  perle  » 
di  coralli»  vale  Vezzo  o  Collana 
scempia.  —  Filo  dicesi  anche  al  ta- 
glio de'coltelii ,  ed  altre  simili  ar- 
mi. -—  Dar  al  fil  a  un  eurléll,  — 
Affilare.  —  Apéir,  Vlèir,  Far  una 
coesa  d'fil.  —  Avere,  Volere,  Fare 
una  cosa  di  filo,  per  filo,  vale  Per 
forza.  —  Éstr  in  fll.  —  Eieere  in 
arnese.  — -  Meilert'  in  fil,  —  Rim- 
pannucciarsi, Mettersi  in  arnese. 

—  Fila  da  metlr  in-V^una  piaqa. 

—  Faldelle,  plur.—  Fil  per  Fila- 
to, n.  m.  cioè  Ogni  cosa  filata.  — 
Trèinta  Ur  d'fil.  —  Trenta  libbre 
di  filato. '-^  Ftl. '-^  Corda,  dicesi 
dagli  artefici ,  agricoltori ,  ec.  Qual- 
sivoglia fanicella,  o  simile  che  si 
adopera  per  la  dirittura.— i4drtiuar 
al  fil  per  tor  la  drìilura,  —  Usar 
la  corda  per  provare ,  per  prende- 
re la  dirittura.^^A  fU,-^  A  eorda, 
posto  avverbialm.  vale  A  dirittura, 
A  un  pari,  A  livello.  Cosi  Andare, 
Stare,  Tornare  a  corda,  vogliono 
Essere  in  dirittura,  secondo  che 
mostra  la  corda  tirata  a  diritto. 

FILA,  n.  f.  Fila.  Fila  di  soldati,  di 
cacciatori,  ec.  —  Metters'in  fila. 

—  Affilarsi.  —  Andar  zó  d'fila.  — 
Spiarsi.  Sfilare.  —  Zeinqu  o  sì  de 
dri  d' fila. '^  Cinque ,  0  sei  giorni 
continui,  seguenti,  successioi,  a 
dilungo ,  alla  distesa. 

FILA ,  D.  f.  V.  Capta,  —  Ed  aggetttv. 
Filato. 

FiLADEIN  eFILlNDÉINT.  Filondente. 
Sorta  di  tela  molto  rada.  •«  Andar 
d'filindèinl.  -^  Andar  debolmente, 

—  La  va  d*  filindèint.  E  vale  Si  va 
tapinando.  Si  tapina,  ctoò  Si  vive 
miseramente. 

FILADÒUR,  n.  m.  FILADÒURA,  n.  f. 
Filatore,  n.  m.  Filatrice  e  Filatora, 
n.  f. 

FILADUR.  V.  Filarein, 

FILADURA.  e  da  alcuni  FILANDA,  o 
FiLÈ^Dk,  Filatura,  L'arte,  e  rat- 
io del  filare;  —  Filatura  si  prende 
ancora  pel  Filato  medesimo.  Dai 


boi;  s' intende  piuttosto  ia  vaMa 
del  filare.  — *  Pr  avèir  del  Mn  fila 
suttil  a  i  voi  veint  baioce  d' fitadu- 
ra,  —  Per  ottenere  filato  fine  di 
lino  vi  occorre  la  valuta  di  venti 
beàocchi  per  libbra, 

FILAGNA.  Catena,  Que' pezzi  di  legna- 
me che  legano  i  pali  affondati  per 
fabbricare.  Catenelli  sono  que'  pez- 
zi di  legno  minori  delle  catene, 
che  uniti  a  queste  legano  le  varie 
file  di  pali  tra  loro.  -»  Arrombatu- 
ra  dicesi  Quel  legamento  di  pali 
con  catene,  o  catenelli  in  guisa, 
che  vengano  a  formare  come  una 
rete  di  rombi. 

FILAR.  V.  Filare,  v.  ^  Una  bòli 
eh' fila,  —  Una  botte  che  fila ,  vale 
Che  getta  sottilmente.—*  Vein  chfi- 
la.  —  Vino  che  fila,  vale  Che  viene 
sottilmente  senza  far  remore  a  gui- 
sa deir  olio ,  ciò  che  accade  quando 
è  guasto.  —  Furmai  eh' (Uà.  •* 
Formaggio  che  fila,  cioò  Che  fa 

.  fila. 

FILAREIN.  FILADUR.  Filatoio.  SorU 
di  ordigno  da  filare  il  Uno ,  la  lana, 
e  simili. 

FILATÓI.  Filatoio.  Luogo  dove  sono 
i  valichi .  ed  altri  ingegni  da  filare 
la  seta.  —  Guastar  al  filatói,  ^^ 
Guastar  Varie  o  il  mestiere,  o  la 
festa.  Romper  l'uovo  nel  paniere. 
Rompere,  o  guastare  l'uovo  in  boc- 
ca. Guastare  i  disegni  altrui.  Rom- 
pere  un  progetto. 

FILÀTUIIR.  Filatoiaio.  Colui  che  la- 
vora al  filatoio. 

FILÉLL.  SciUnguàgnolo.  Filetto,  Fi- 
letto, FraneUo.  Legamento  valido 
e  membranoso  posto  nel  mezzo  del- 
la oarte  di  sotto  della  lingua.  — 
Aveir  al  filéll  béin  taid,  —  Aver 
rotto,  o  sciolto  lo  scilinguagnolo. 
Averla  lingua  afillaia ,  sciolta.  Di- 
cesi  di  uno  che  favelli  assai ,  e  ar- 
ditamente. 

TILÉTT .  n.  m.  Filetto.  Filo,  —  Tirar 
i  filett,  — '  Segnare  le  Unse,  o  t  fi- 
letti.  Dicesi  dai  pittori  di  decora- 
zione ,  e  dai  calligrafi.' 


FIR 


264 


FIO 


FILÓN.  Filò  deWt  $eMéfUL  -*-  FUèn 
dTvidiU.  —  Filo.  Osella  parte  mi- 
doliosa che  ai  trova  nelle  yertebrc, 
che  800  loogo  il  dosso  degli  aBima- 
11,  e  allora  solamente  quando  n'è 
tratta  per  servir  di  cibo.  — »  Filone 
in  ital.  s'intende  pel  Principal  filo 
della  terra  metallica  nelle  miniere. 
-—  Filane,  o  girilo  della  corrente 
di  un  fiume,  si  dicedagli  idraulici, 
Qnel  laogo  dove  l' acqua  è  plh  pro- 
fonda ,  e  corre  con  maggior  ve- 
locità. 

TILTAR ,  V.  Filettare,  -»  Filtar  un 
Uber  Ugd.  «-'  FiUltare.  Ornare, 

FILlJCA,n.  f.  Feluca,  n.  f.  Piccola 
nave  di  basso  bordo. —  Per  slmilit 
FUùea  e  Filueòn.  —  Fìueragnolo. 
Uomo  longo  e  magro. 

F1LU6RANA.  Filigrana.  Spezie  di  la- 
voro fine  in  oro,  od  in  argento,  i- 
mitante  l'arabesco. 

FINADGA.  Finale,  -^  Una  béUafin&- 
dga  d' un'  aria.  —  Una  bella  finale 
d'un*  aria.  —  Una  bèlla  finadga 
d'una  poeti.  —  Bella  finale  d' un 
componimento  poetico.  —  Finadga 
d'una  strd.  —  Capo  d'una  etra- 
da.  •—  Alla  finadga  dèi  camp.  -^ 
A  capo  del  campo.  Alla  fine  del 
campo.  —  Finadga  significa  alle 
volte  anche  Lembo.  -*-  La  finadga 
d'una  t>etein€L  -^  il  lembo  di  una 
veste.  ' 

FINANZA, DUGAN A,  e  volgarm.  GA- 
BÈLLA, n.  f.  Dogana,  a.  f.  Luogo 
dove  si  scaricano  le  mercamie  per 
mostrarle  e  gabellarle.  -«•  Finanz , 
-nsualm.  Le  entrate  o  rendite  del 
principato.  —  Star  mài  a,  o  Èseer 
$car$  d' finanz.  «^  Esaere  di  pochi 
averi.  Trovarsi  in  angustie  di  de- 
nari. 

TINANZIR.  V.  Barìandolt. 

FINE,  CUMPÉ,  add.  Finito.  Compito. 
Compiuto.  Terminaio,  agg.— (7om- 
pleto  non  è  di  buona  lingua.  É  sla- 
to usato  per  termine  militare.  Vit- 
toria completa.  Reggimenti  com- 
pleti, eé.  -^  In  conseguenaa  non  si 
diri  Completamente ,  ma  Compiu- 


tamente.'^ Dna  co$a  ebe  n'é  niam 
fini.  —  Incompiulo.  Cosa  iiscon- 
fijiila.—  Incompleto  noft  ò  de'bue- 
ni  scrittori. 

FINÉZZA.  Finezza.  QualitA  di  ciò  cb'è 
fine.  V.  Fein,  add.  ^  Fimèzza,  Qm- 
sta  voce  che  in  bolognese  è  gene 
rica,  ne  ba  molte  corrispopdeati 
nella  lingua  nazionale.  Si  prende 
per  Accoglienza ,  Vezzo,  Carezze, 
Piacere,  Favore,  Grazia,  Benefi- 
cio, Servigio,  Cortesia,  Uffizio,  ec. 

FINIMEINT  DEL  CAVALL.  Arnesi.  For- 
nimenti. Arredi.  Bardatura.  Bar- 
damento.  —  Mettr  i  finimeint  a  un 
cavalL  —  J^ardamenfofV.—  Cacar 
i  finimeint.  —  Levar  via  gli  arnesi 
al  cavallo. -^  Finimeint  da  iaola, 
da  cammein,  —  Finimenio  da  ta- 
vola ,  da  camminetto ,  ec 

FINIR,  CUMPIR.  V.  Finire.  Terminar 
rCi,  Comfpire.  Compiere.  Dar  compi- 
mento. Condarre  a  fine.-*  Per  Ce*- 
sare.  Fòla  mo  fine.  —  Falla  finiU. 
'^  Fimla  mo.  —  Oh  via  finitela.  — 
Finir  per  Definire ,  Deffinire  e  Di(- 
finire.  Determinare.  ^  Finir  per 
Aggradire,  Piacere.-^  L'è  unacot- 
sa  ch'n'em'  finess.  -^  È  cosa  che 
non  mi  aggrada  abbastanza. -^t 
stata  adoperata  da  qualche  Classico 
anche  la  voce  Fornire ,  e  dieon  po- 
ro alcuni  boi.  Fumir^per  Finire, 
ma  non  consiglierei  d'  imitarli, 
giacché  abbiamo  tanti  equi  vaienti: 
e  riterrei  qnel  verbo  per  Sommi» 
strare ,  Provvedere. 

FINTÓN.  Fintacelo.  Fintiesima.  Su- 
peri, di  Finto. 

TINZIÒN.  B.  f.  Finzione,  n.  f.  Fingi- 
mento, n.m, 

FIOCC.  Fiocco  0  Biòccolo.  Propria- 
mente il  vello  della  lana.  —  Fiocc 
d'nèiv.  —  Fiocco  di  neve.  —  Fioce 
di* aridi,  dia  zanèlla.  —  Nappino 
da  oriuolo,  da  canna.  Fiocchetio. 
—  Fiocc  del  giustacor.—  iVoppina. 
ed  anche  Fiocchetto.  —  Fiocc  dia 
spada ,  dèi  vinlai.  -—  Fiocco  di  ns- 
stro  che  si  tiene  alla  9pada,al  ven- 
taglio. —  Fiocc  dalla  pòlver  d'zi- 


FIO 


365 


FIT 


f)W.  dèi  pnéll.  —  Nappo.  B  IViMiil- 
tio  quand'  è  di  piuma  o  pelo  di  co- 
ulglio. —  Fi9ce  da  punirà.  —  Nap- 
pa. —  Una  coisa  peina  d'ftucc» 
d' fiucc/iett.  —  FioediéUaio ,  agg. 
—•Far  al  fioec. — Vale  f«w«  il  furto. 
—  Andar  cùn  i  fioecM.  -*  Andar 
di  rondone,  di  vanffo.  Cioè  assai 
bene,  a  seconda.  —  Far  una  co»»a 
in-t-i  fiocchi.  —  Fare  una  cosa 
Ci)' flòcchi.*^  Saltar  fora  ìm-M  fioc- 
chi.  —  Uicir  co' fiocchi. 
lOL.  n.  m.  e  FIOLA .  n.  f.  Figliuolo, 
n.  in.  la,  u.  f.  Figlio,  gUa.  -^  I/è 
fiold'so  pader,  o  L'è  fiala d' so 
inader.  —  La  scheggia  Irae  dal 
ceppo.  I  filali  somigliaBO  i  genitori. 
^  Esser  tùil  fiù  d'una  mamma.  -^ 
Essere  tutii  d' una  stessa  pannina. 
Tulli  poco  bnoBi. 

i'^IM'A,  n.  f.  Pioppo,  n.  m.  ed  anche 
Hoppa,  n.  f.  Albero  di  legno  bian- 
co notissimo.  -—  Fioppa  zipressei- 
uà. .»  Pioppo  cipressifìo. 
'iÓUR,  n.  m.  Fiore,  n.  m.  —  Le  sue 
parli  sono:  il  Pedùncolo  o  Gambo. 
Quel  picciuolo  dal  quale  è  soslenu- 
lo.  —  Càlice.  La  parie  inferiore 
che  lo  sostenta  e  lo  circonda.  •— 
Cifrolla.  Tutte  le  foglie  insieme  del 
fiore.  —  Pètalo.  La  foglia  del  Oore. 
--'  Pistillo.  Quel  filetto  che  sorge 
nel  centro  del  fiore,  fa  l'uffizio  di 
femmina ,  e  produce  il  frutto  alla 
sua  base»  che  chiamasi  prima  Ger- 
me. —  La  parte  superiore  del  pi- 
stillodicesi  Stimma.'^ Stilo  è  quel- 
lo che  unisce  il  germe  allo  stimma. 
'-Stame,  e  Stami  io  plur.sono  Quei 
filamenti  che  circondano  il  pistillo, 
e  fanno  T  uffizio  del  maschio.  -*-  La 
lesta ,  globetto ,  o  borsetu  alla  ci- 
ina  degli  stami  dicesi  Antera.  Essa 
contiene  la  polvere  fecondante  dot- 
ta il  PòlUne.  —  Il  dial.  boi. ,  come 
o^nun  sa ,  non  ha  queslr  termini 
che  sono  propri  della  Scienza.  — 
Fiòur  averi.  —  Fiore  aperto,  «doc- 
ciato. —  Assrd.  —  Chiuso.  —  Mèzz 
ooer(.—  Socchiuso.  —  €h  eroda. 
-*-  Caduco.  —  Sfuià.  —  Spicciola- 


to.  -•  Pass.  —  Vizzo,  languente. 
-~  SMatuL  —  Scolorilo.  ^  Fiore 
prendesi  ancora  per  la  parte  piìi 
fine,  e  migliore  di  qualsivoglia  co- 
sa. Fior  di  farina,  di  calce,  di  zol- 
fo, —  Nella  guisa  stessa  che  si  tro- 
vano tanto  variati  i  nomi  de'  frutti 
non  solo  nelle  diverso  parti  dell'  I- 
talia ,  ma  presso  gli  ortolani  di  una 
medesima  provincia ,  si  osserve- 
ranno ancora  variati  i  nomi  de'  fio- 
ri e  delle  piante  presso  i  giardinie- 
ri, lo  accennerò  alcuni  de' comuni' 
più  per  esempio ,  che  per  istruzio- 
ne, la  quale  polrà  ricavarsi  dalla 
lettura  de'  libri  di  giardinaggio.  — 
Fiòur  d' uslein. -^  Sfprosie  di  cava- 
liere. Fiorcappuccio,  detto  da'iKU. 
Consolida  reale.  —  Fiòur  de  vlud. 
—  Fiorvelluto.  Amaranto.  —  Fiòur 
dalla  nèiv.  —  Còlchieo  autunnale  ; 
volgarm.  detto  Zafferano  (mstar- 
do.  —  Fiòur  dia  trinità.  —  Epàliva. 
volgarm.  Fegatella.  —  Fiòur  dia 
passiòn."-  Granadiglia.—  Fiorita, 
boi.  Fiurida.  W  tempo  della  lioritu- 
ra  delle  piante.  —  Un  fiòur  n'fa 
premavèira.  —  Una  rondine  non 
fa  primavera. 

FIÓZZ.  m.  FIÒZZA.  f.  Figlioccio,  n. 
m.  FigUoccia,  f.  Quegli  o  quella 
eh'  è  tenuta  al  battesimo. 

FlSCClA.  Fischiata.  Fischio  forte. 
V.  Uquld  ,  voce  più  popolare. 

FISGCIAMÉINT.  FiscMamento.  Fischio 
continuato. 

FISCCIAR,  V.  Fischiare  e  Sibilare.  V. 
Uquld.  StuflUar. 

FISSAMURIA ,  n.  f.  Spessezza.  E  flg. 
Calca  di  popolo. 

FISSÉZZA.  V.  Fcss.  —  Fissezza  dai  fi- 
losofi dicesi  la  Proprietà  de' corpi 
di  non  isciogliersi  al  fuoco.  Ed  an- 
che vien  presa  per  Fermezza.  E  fi- 
nalmente per  Fissazione  di  mente. 

FISSÒ.  V.  FAZZULÈTT. 

FISSURA.  V.  Fèssa.  Cherpadura. 

FISSUHEINA,  n.  f.  Fessolino,  n.  m. 
Piccolo  fesso. 

FITTÓN.  Colonniìio.  Colonnella.  Pila- 
strino' lo  adatterei  ciascuno  dei 

29 


FIU 


266 


FLO 


suddetti  nomi  alle  forme  diverse. 
Quindi  direi  Colonnetta t-qna^nào  è 

Siuttosto  grande  e  di  forma  cilin- 
rica.  Colonnino,  quando  sia  di 
questa  stessa  forma  »  ma  più  picco- 
lo. Pilaalfini  chiamerei  i  para  Ielle- 
pi  pedi.  E  darei  anche  un  altro  no- 
me a  quelli  di  legno,  che  sono  lun- 
go le  strade  di  campagna,  chiaman- 
doli: Pali  di  legno.  —  Fittòn  di  al- 
ber.'^Fittòne.  Radice  maestra  della 
pianta  fitta  nella  terra  per  diritto 

FllIBBA.  Ft66ta.  Fibbie  da  scarpe.da 
(inimenti^da  caì>aUi.  Fibbie  da  òt- 
ianetni  delle  carrozze.  —  Fibbiàio. 
Colui  che  fa ,  o  vende  le  fibbie.  — 
Fibbiare  e  Affibbiare,  Fermare  con 
fibbia. 

FIUBBÉTTA,  FIUBBEINA.  Fibbietta, 
Fibbiettina. 

FIUCCHEIN,  R.  m  Zappetta,  Nappi- 
na,  n.  f.  Fiocchetto»  n,  m. 

FIUCGÓN.  Nappone.  Gran  flocco. 

FllIM.  Fiume.  Adunanza  d'acqua  di 
corso  perenne.  —  Si  distingue  in 
ciò  dal  Torrente»  ch'è  un'adunanza 
.  d' acqua,  che  ha  corso  temporaneo. 
•^  Fiume  reale f  quando  ha  lo  sboc- 
co in  mare.  —  Fiume  tributario. 
Che  perde  il  suo  nome  Dell'unirsi 
ad  un  altro.  <»-  Fiume  incatstUo. 
Quello  le  cui  piene  ordinarie  resta- 
no compreiie  dentro  le  proprie  ri- 
pe. •>-  Fiume  inondante.  Le  cui 
piene  si  spandono  per  le  campagne. 
—  Fiume  arginato.  Le  cui  piene 
sono  sostenute  dagli  argini.  --•  Fiu^ 
me  morto.  Un  alveo  abbandonato 
affatto  dall'acqua. 

FIVRA.  Febbre.—  Un  ch'ava  la  fivra. 
Febbricitante»  agg.  e  sust.  Febbri-* 
coso,  e  Febbraio»  agg.  ••*  Febbrile. 
Attenente  a  febbre.  -*-  Avèir  la  ft- 
vra.  —  Febbricitare  e  Febbricare. 
•»-  Febbricita  è  il  febbricitare,  o  la 
malattia  della  febbre.  —  Medica- 
mèint  per  la  flora.  -^-  Febbriftiigo. 

FIURÀ.add.  Ftort7o,  agg.  Tessuto  a 
fiori  ;  0  Sparso  di  fiori.  <»-  Baè  flu- 
rd,  Carta  fturd.  —  Raso  fwrUo. 
Carta  fiorita.  A  fiori.  Affiorata, 


FiUBARA.  Fioraia.  V.  d.  U.  Venditrici' 
di  fiori. 

FIURÉ,  add.  Fiorito»  agg.  Giardino 
fiorito»  Prato  fiorito. 

FiURlDA.  moritura.  -  Al  tèimp  dia 
fiurida  del  ros.  —  U  tempo  delU 
fhrilura  delle  rose. 

FIURIRA.  Ghirlanda  di  fiori. 

FiVRÓUS,  add.  (Dal  fr.  Fievrcus 
Febbricoso.  Febbri  fico.  Febbrifero . 
agg.  Che  induce  febbre. -^A<  mlùn 
è  fivròus.  -«  Il  pappone  è  febbrietr 
so.  •-  Febbroso ,  come  è  detto  io 
Fiora ,  vale  FebMeitante. 

FiURUM»n.  m.  Tritumi»  che  restano 
nel  fenile  dopo  eh'  è  tolto  il  fieno, 
.  La  voce  boi.  è  proprissima  •  perche 
appunto  quello  che  rimane  del  fie- 
no è  U  tritume  de' fiori  delle  erbe . 
che  alla  bolognese  si  potrebbe  dire 
Fiorume, 

FIUTAR,  V.  FioUare,  B^onMare. 
per  similit.  quel  Borbottare  cbe 
fanno  le  persone  disgustale .  e 
malcontente.  —  Fiutare  vale  A'o* 
sare. 

FLaC.  Fraeh.&orìSL  di  abito,  cosi  det- 
to dall'inglese  FraJt 

FLAMBOÀ,  (dal  fr.  Framboise).  Lam- 
pone. Frutto  simile  alle  more,  d'oo 
arbusto  spinoso.  Da'boton.  Rubiti 
idaetis. 

FLÀT.  Flato.  —  GherUnghein  è  l» 
picool  flato.  V.  Ròtt.  —  FUU  ch'piz' 
zen  d'ov  stinta.  -^  Flati  di  oóon 
corrotto,  e  mdoroso. 

FLATULÉINT,  add.  FUUuoeo .  m 
Che  ha ,  o  genera  flati. 

FLATULÉINZA,  Flatuosità.  Ventosità. 

FLAZBLL.  Flagello.  AvversiU  grande 
Per  Quantità  grande.  MolUtudisi, 
'^  Aie  un  fiazéll  d'zèint.  —  K  < 
tanta  gente  »  oh' è  un  fiagetlo. 

'FLEBOTOM.  Fkbotomo. 

FLICCHÈTT,  FLEG,  n.  m<  Voce  boi 
nel  giuoco  del  Tarroeco,  e  vale  fU- 
colo  trionfo.  Uno  de'  trionfi  di  mi- 
nor valore.  Io  direi  Trionfetto;é 
anche  con  voce  propria  FUcièetto. 

FLORE.  Parola  latina  chej  boi.  osano 
in  questo  significato:  Essr  in  fiott 


FNB 


S67 


FOI 


—  Estere  in  fiore  »  in  otUmo  italo , 
sia  di  salute,  sia  di  beni. 

LOSS,  add.  Flotcio»  agg.  Fiévole.  Di- 
lègine.  Snervaio.  •—  Dicesi  Fioeeez" 
za ,  Fievolezza  Lo  sialo  delle  fibre , 
0 altro,  che  abbia  perdalo  la  sua 
slastìcitii 

LUSS.  Fiùeeo,  Mal  di  pondi,  Aoche  i 
contadini  boi.  dicono  McU  di  pondi, 
0  Mai  di  pond.  Frequente  e  non 
naturale  espulsione  di  materie  li- 
quide dalle  budella.— f/tMt<  e  f  ille- 
so. FruasB  e  Fruuo.  Dicesi ,  nel 
giaoco  a  primiera ,  quando  le  quat- 
tro carte  sono  del  medesimo  seme. 

FLUSSIÓN  »  n.  f.  Fiueeione. 

NAROL  »  n.  m.  Insello  cosi  dello  dai 
boi.  perchè  si  fa  più  frequente  e 
molesto  nel  tempo  della  flilcia- 
tura  del  fieno.  —  CùUce,  n.  m.  V. 
d.  U.  Ed  è  una  spezie  di  Zanzà- 
ra  delta  Seinipìùe  in  Storia  Na- 
turale. 

•^NÉ$TRA«  n.  f.  Fineeira,  n.  f.  Balcone, 
n.  m.  Finestra  si  dice  tanto  dell'  a- 
periura,  che  si  fa  nella  parete  del- 
la muraglia  per  dar  lume  alla  slan* 
za,  quanto  dell'  imposta  o  altro, 
con  che  si  chiude  delta  apertura. 
Mirra  cun  ia  vedrà.  -~  Fineeira 
inoetriata,  •<*  Cùn  V  impanna.  — 
Finetlra  inupannaia.-^Cùn  la  fi^a- 
da.  —  Finestra  ferrala.  —  cJuii  la 
froda  a  gaifbia.  •*•  Finestra  ingi' 
nocehiata.'^  Una  fnéìtra  ch'gttar' 
da>  eh'  corrispond  in-t-un  eurtil. 
*-  Finestra  che  risponde  sopra  un 
cortile.  —  Una  fazzd,  un  lug  pein 
d'fnéster.  -^  Fincstrato,  n.  m.  Do- 
ve sono  le  finestre;  ordine  di  fine- 
sire.  —  Fiììestra  sopra  tetto  dice- 
si V Abbaino.  V.  Luminarol.  —  Fnè- 
itra  cùn  al  spurtèll  d'iègn»  d'fèrr, 
^'masègna.  —  Finestra  spòrtella" 
ta  di  legno ,  di  ferro,  di  pietra.  — 
0  magna  sta  mnéstra ,  o  salta  sta 
fnétira;  che  anche  dicono  i  boi.  0 
bèvw,  0  andgar»\  0  dèint  o  ga- 
nasjo.  —  A  questo  fiasco  bisogna 
otre  Q  affogare.  0  bere  o  affogai. 
-  Fnéstra  in-i'-al  scriver,  —  Lacu- 


na. Magalotti  ha  usalo  Finestra . 
per  traslaio. 

FNOCC'.n.m.  sing.e  FNUCC\  plur.fi- 
nocehiOt  b.  m.sing.e  Finocchi,  plur. 
Frutto  erbaceo  ortense  notissimo. 

FNUCCEINA ,  n.  f.  Seme  di  finoechio. 

FNUCCIAR.  lo  slesso  che  Tintinagar.  V. 

FODRA,  n.  f.  Fòdera,  n.  f.  Soppanno, 
Fòdero .  n.  m.  (}uesl'  ultimo  voca- 
bolo si  usa  piti  comunemente  per 
Guaina.  —  fodero  della  spada, 
del  coltello,  ec.  che  i  boi.  fanno 
pur  masc.  roder.  —  Fodra  dèi  ta- 
marazz,  paiazz,  cavzzal.  —  Cu* 
scio  di  materassa,  di  saccone,  di 
capezzale. 

FÓl,  Foglio.  Dello  assolul.  s' intende 
per  Quella  forma  rettangolare  di 
carta  intera  come  esce  dalle  mani 
del  fabbricatore. 

FÒIA,  FogUa.  —  Foglie  di  cavoli,  di 
prezzemolo.  Foglia  di  moro  gelso  ; 
oppure  Foglia  assolul.  da  nutrica- 
re t  bachi  da  seta.  —  E  per  similit. 
Oro,  argenlQ  in  foglia.  —  Fòia 
d'or,  fòia  d'arzèint,  —  Foglia d'o- 
ro,d*argento.  -*  Melali  cùn  la  fòia 
d'arzèint.  d' or,  —  Metallo  inc-a- 
mieiato  d'argento,  d'oro.  —  Da  Fo- 
gUa ir  iene  Fogliare.  Ihrodur  foglie , 
ma  ò  V.  ani.  Infognarsi.  Vestirsi  di 
foglie  è  V.  d.  U.  Verzicare.  —  Sfo- 
gliare, e  per  simil.  Brucare  e  Di- 
brucare. Levar  le  foglie.  —  Sfo- 
gHarsi.  Perder  le  foglie.  —  Foglia' 
lo.  Foglioso,  Fogliato,  agg.  PIen 
di  foglie.  —  Fogliame.  Quantità  di 
foglie.  «-  Foglietta,  Fogliolina,  Fo- 
gUeitina ,  Fogliuccia  ,  Fogliuzza. 
Piccola  foglia.  —  Foglione.  Gran 
foglia.  —  Fognatura.  Dicono  1  pit- 
tori la  Maniera  di  rappresentare  i 
fogliami.  —  Alla  cruda  del  fai.  — 
ÀI  cader  deUe  foglie.  Sul  fine  di'l- 
r  autunno.  —  Termar  com  fa  una 
fòia.  —  Tremar  come  bubbola ,  co- 
me una  verga ,  a  foglia  a  foglia , 
a  verga  a  verga.  —  Fòia  d' tabac 
da  pipar.  —  Foglietta.  —  Al  pei  sa 
giùst  cm'è  una  fòia.  —  Gli  è  Ug- 
gier  leggieri.  Pesa  quasi  nulla. 


FON 

FOLA.  Favola,  Foia.  Novella,  —  Ctiit- 
tar  del  fai  —  Favoleggiare.  Favo- 
lare'. Novellare.  —  Un  eh'  conia 
del  fol.  —  Favoleggiatore.  Favokt- 
io.  Favolatore.  Novellatore.  —  Fa- 
voloso. Favolesco.  Che  tien  di  fa- 
vola. —  Novelliere.  Novelliero.  Che 
reca  favole.  —  Novellista.  Che  scri- 
ve novelle,  ed  aocbe  sia  sulle  no- 
velle. --^  A  far  la  fola  tenga  e  car- 
ta. —  A  farla  breve.  In  tfreve.  Per 
dire  in  breve. 

TÒLGA.  Folaga.  Uccello  noto. 

FÒND  »  n.  ni.  FUiNDÈZZA .  n.  f.  Fotuio , 
n.  m.  Profondità  y  n.  t.  •— Al  fond 
d'un  biccMr,  d'un  cadein.  —  Il 
foìido  d' un  bicchiero ,  d*  un  baci- 
no.—Per  Sedimento  de' liquidi.  Fon- 
do y  Feccia ,  Posatura  ,  Foììdata* 
Quella  del  vino  si  chiama  pro- 
pcianienle  Fònd  dia  bòli.  —  Fondi- 
gliuolo.  Quel  residuo  di  vino  quan- 
do la  bolle  è  presso  ad  esser  vuola. 

—  Fònd  d' buttciga.  —  Fondaccio 
di  bottega.  Diconsi  le  ciarpe,  gli 
scanipoii ,  che  restano  in  boliega. 

—  Fònd  per  Podere.  —  il»  ch'ha 
dòds  fond  in  muntoffna.  —  Uno 
che  ha  dodici  poderi  al  monte. 

FÒND^add.  Profondo.  Cupo.  Fondo. 
Còììcavo.  Cavo.  —  Quando  la  pro- 
fondila non  è  molta  si  dice  Cupo, 
Còncavo.  —  Un  cadein  fònd.  —  Un 
bacino  cupo.  —  Un  piati  fònd.  — 
Un  piatto  concavo.  —  Una  busa 
fènda,  —  Una  buca  profonda.  ^ 
Far  una  fossa  fónda  dis  pi.  —  Fa- 
re una  fossa  cava  dieci  piedk  — 
Còncavo  è  termine  opposto  a  Con- 
vesso (bo\.  Arlivà).  *--  Concavo-con- 
cava. Aggiunto  dato  a  quella  lente 
di  vetro  di  cui  le  superficie  amen- 
due  sono  concave.  Nel  dialetto  si 
direbtie  Una  lèint  fonda  da  tùli  e 
dòu  et  band.  Còncavo-convessa»  ec. 
(Boi.  Da  una  banda  fonda,  e  da 
qui' altra  arlivd). 

FÓNDA,  n.  f.  Fonda,  n.  f.  Concavità. 
Ptvfondità ,  n.  f.  Fonilo ,  Còncavo, 
n.  m.  Dicesi  II  concavo  del  cucchia- 
io. Il  concavo  della  mano.  La  con- 


268  Foa  ' 

cavità  ^una pentola,  eo.  I  boi  Q' 
sano  delle  voci  Busa,  Busameina, 
Cónca,  p.  e.  Un  létt  ch'ha  la  bnui 
in  mézz.  Una  tavla  ch'ha  la  còmu 
tu  mézz ,  ec. 
FÓNDER,  V.  Fóndere,  v.  Liquefare  i 
metalli  al  fuoco,  e  generalmeoie 
sciogliere.—  In  boi.  non  si  usa  ebe 
air  infinito  Fotìdr  el  catnpan'.- 
Fondere  il  bronzo  per  fame  hm 
campana.  E  modernamente  nel 
participio  Férr  fus.  —  Ferro  futa. 

—  In  lutti  gli  altri  casi  adoperasi 
il  verbo  Dsfar. 

FONZ.  Fun^o.  —  Fungaia.  Fungheto. 
Luogo  ferace  di  funghi.  —  Fungi- 
forme. Cb*  è  conformato  a  maniera 
di  fungo.  —  Fungile.  Petrìficazioitf 
che  imita  il  fungo. — Fungoso,^ 
Pien  di  funghi.  —  Prato  fuwjout 
Albero  fungoso.  —  Fonz  dia  ròu- 
vra.  —  Agàrico.  Fungo  arbitno. 
Fungo  da  far  esca.  — Fònz.  —  Fiih- 
go.  Quei  bottone  che  si  genera  nel- 
la sommità  del  lucignolo  acceso 
della  lucerna.  Lucerna  fungosa. 

FORA.  FuoH  e  Fuora,  Fuor.  —  Star 
d'fora,  andar  d'fora,  —  Star  tlì 
fuori.  Andar  di  fuori.  Aiubre,  o 
Slare  di  fuori  della  città ,  delb  ter- 
ra murata.  —  Un  om  de  d'fora.  — 
Forese.  Uno  che  abita  fuor  de'lw» 
ghi  murati.—  Andar  per  d'fora, 
Trar  per  d*  fora.  —  Versare.  Dice>i 
de'  liquidi  quando  sono  al  coIbo. 
L'acqua  de' fiumi  quando  trapeb. 
dicesi  Dar  fuori.  Straripare.  - 
Dar  per  d'fora.  —  t}scir  del  mani- 
co. It^uriare.  Dar  nelle  furie. - 
Vlèirla  veder  fora.  —  Voler  w- 
derne  quanto  la  gola ,  quanto  h 
canna,  quaìiio  s'avrà  fiato.  —  I^r 
fora.  —  Dar  in  fuora.  Dicesi  dd 
male  quando  manda  alla  cute  rio- 
terna  malignità.  Ed  anche  Scoprir- 
si. Manifestarsi.  —  Purtarta  fora. 

—  Camparla.  Scamparla.  —  S'a 
la  pori  fora.  —  Se  campo  da  qm- 
sta.  —  VgtUr  in  fora.— Essere,  l'sei- 
re  in  fuori,  ergere.  —  Ouelt  ck't 
per  d'fora. '^L'esteriore,  Vtsterm. 


F08 


269 


FOU 


FORBSA.  Fòrbice,  Bing.  e  Fòrbici, 
plur.  Questo  nome  si  usa  comunem. 
io  plorate.  Un  paio  di  foròid  d'ac- 
etato fine  d' Inglùllerra,  Sono  stale 
adoperate  ancbe  le  voci  Forfice , 
Forbicia,  Cesóie,  n.  f.  plur.  £  da 
alconi  bolognesi  pure  dicesi  Zetùr, 
e  corrottafoente  Dsùr.  L'usiari  dia 
Dsuìyi  fora  dia  porta  $an  Vidal, 
^Ferbsa,-^ Forbici,  si  dice  anche 
a  chi  è  ostinato  nel  dire  o  nel  fare 
qoeJlo,  che  gli  è  vietalo.  —  Forbe 
ch'biassen',  —  V.  Hiiuear.  —  For- 
bsa.-^  Forfeccia.  Bacherozzolo  di 
coda  biforcata. 

FORSl.  ForM  e  Forsi,  avv.  Per  awen' 
tura.  —  Éssr  in  foni.  Star  in  far- 
si. -^Essere,  Stare  in  forse.  Esser 
perplesso ,  vale  In  dubbio.  Infuna' 
re,  Red.  -^  Forsi  sé,  for  si  no»-'- 
Forse  che  si ,  forse  che  no.  l  i)ol. 
anlicbi  dicevano  Forsa,  voce  piti 
accostante  al  latino  Forsan. 

FORT,  sust.  m.  Fofte,  sust.  per  Abi" 
lUL  Capacità  maggiore,  —  L*  è  al 
so  fori.  —  È  il  stio  forte. 

FORT,  add.  Forte,  agg.  1  boi.  usano 
qoesla  voce  in  tulli  i  significali 
corrispondenti  alt*  italiano. — ihin- 
tarfort.'^  infortire.  Inacetire.  In- 
forzare.  Prendere  sapor  forte , 
agro. 

FORT,  aw.  Forte,  avv.  Con  forza. 
Validamente.  Fortemente,  Gagliar- 
damente. Tenacemente.  —  Correr 
fori.  —  Correre  velocemente ,  sol- 
lecitamente,  a  gran  passi,  —  Forti. 
Saldi,  avv.  Voce  che  insinua  ad  aU 
tri ,  e  fa  animo  di  star  forte. 

FORZA.  Forza.  —  Mancanza  d*  forza. 
—  Prostrazione.  Abbattimento ,  o 
Discadimento  di  forze. 

FOSS.  n.  m.  Fo«9a,  n.  f.  Spazio  di 
terreno  cavato  in  lungo,  di  lar- 
ghezza proporzionata  a  ricever  le 
acque  delle  strade  e  de' campi,  che 
anche  li  e trconda.—f ar  ifuss.— Af- 
fossare. Far  fossa  intorno  al  luogo. 
Cignerlo  di  fosso.  Ed  Affossalo,  va- 
le Cinto  di  fosse. —  5/ar  a,caì>all 
^l  foss ,  ftgur.  vale  Essere  ambi- 


guo, —  Fossa,  0.  f.  —  Fosio,  n.  m. 
Fossa  grande.— fo««o/o.  ed  il  dim. 
Fossattllo,  significano  Piccai  tor- 
rente.-^Fossa  CavaUeina.-^Fossato 
denominato  Fossa  Cavallina  fuor 
di  porta  santo  Stefano  presso  Bolo- 
gna. —  Fossa  per  Sepoltura.  V.  De- 
posit.  —  Avèir  i  pi  in-t4a  fossa.  — 
Averi  pie  nella  fossa.  Tener  il  pie- 
de nel  sepolcro.  Aver  la  bocca  su 
la  bara.  Piatir  coi  cimiteri.  Essere 
alle  ventitré  ore. --La  fossadi  ucc*. 

—  Il  cavo  degli  occhi. 

'FÓTTA,  Voce  dell' inflmissima  plebe, 
e  vale  Rabbia,  Ira,  Slizza.  -^Far 
una  fòlta.'^Far  cosa  sconvenevole, 
dannosa. 

FÒU  Ite  A.  forca.  Bastone  lungo  che  ha 
in  cima  due  o  tre  rebbi  piegati  al- 
quanto, pure  di  legno,  che  forma- 
no tutto  un  pezzo .  e  s' adopera  per 
mettere  insieme,  rammentar  pa- 
glia, fieno,  e  simili.  —  Fall  a  four- 
ca.  —  Forcuto  e  Forcato,  agg.  A 
guisa  di  forca,  -r  Forcutamente, 
avv.  A  forca.  —  Esser  tra  *l  fourc 
e  al  póni  d'Réin.  Siccome  forse 
una  volta  si  appiccavano  ì  malfat- 
tori vicino  al  ponte  del  canale  (fi 
Reno  in  Bologna,  ne  nacque  alloca 
il  suddetto  proverbio,  che  equi  va  le 
al  proverbio  fiorentino  Esser  tra 
le  forche  e  santa  Candida,  che  fu 
già  e  blesa  in  Firenze ,  nella  cui  vi- 
cinanza si  piantavan  le  forche.  E 
vale  Essen  fra  due  inevitabili  pe- 
ricpli,  o  piuttosto  In  luogo  da  non 
poter  sfuggire  il  pericolo.y.Fured. 

FÒUHCABUNÉLLA  (FAR  A).  Far  quer- 
eia.  Far  querciuola,  o  querciuola. 
Star  ritto  colle  mani  poggiate  in 
terra ,  e  co'  piedi  all'  aria. 

FÓUUMA.  Forma.  Figura.  Maniera.  — 
Meccanismo,  dicesi  a  struttura  prò- 
pria  di  un  corpo.  —  Cavo.  È  la  for- 
ma o  modello  delle  figure  di  gesso. 

—  Fòurma  d*un  Hber.  -'Sesto  di 
un  libro.  —  Una  cossa  sèinza  fòur- 
ma. —  Cosa  informe ,  o  sfotmata. 

—  De  dòu  fòurem.  —  Biforme.  — 
D' vari  fòurem.  —  Formi-vario. 


FRA 


S70 


FRA 


PRA.  Frate  e  Fra,  sinc.  Uomo  df  ebfo- 
8tro.  Mònaco,  Religioso  claastrale. 
—  Fra  icudlott,  conven,.  —  Tor^ 
2one,  Torzoneello.  Serviziale,  Conr 
verso.  Laico.  —  Fra  serve  anche 
per  aggiunto  dato  ai  laici.  Fra  Do- 
menico. Fra  Giovanni.  -^At  n'vdrev 
un  fra  diserò  in»tlanèiv.'-Non  ve- 
drebbe  un  corvo  in  un  catin  di  lat- 
te. —  Fra,  Fratein,  per  similit. 
Frate.  Embrice  forato  llitto  a  guisa 
di  cappuccio,  che  si  mette  nel  tet- 
to per  dar  lume  a'  granai.  —  ìtònor 
co ,  vorrebbe  significare  Persona 
soia  morta  al  mondo ,  data  nel  riti- 
ro alla  contemplazione  delle  verilà 
celesti.  —  Cenobita  (da  Cenobium. 
Comunftà,  Società).  Religioso  che 
vive  in  un  convento,  sotto  certe 
regole ,  in  vita  comune.  —  Sino- 
dita  è  sinonimo.  —  Eremita.  Per- 
sona devota  ritirata  in  solitudi- 
ne. —  Anacoreta.  Persona  ritirala 
dal  consorzio  degli  altri  uomini  in 
deserti ,  e  che  che  mena  vita  au- 
stera 

PRAB.  Fabbro  e  Fabbro.  Ferraio  e 
Fabbroferràio.  Propriamente  Colui 
che  lavora  i  ferramenti  in  grosso , 
eottie  Zappe,  Vanghe,  ec.  a  distin- 
zione del  Magnano,  eh'  è  l' artefice 
di  lavori  minuti,  come  chiavi,  top- 
pe, ec.  ì  boi.  abitanti  della  città 
chiamano  Magnan  tanto  l' uno  che 
l'altro:  la  parola  Frab  è  piuttosto 
di  campagna.  Ed  abbencbè  questa 
parola  del  dial.  sembri  errata,  per- 
chè anteposto  Vr,  che  pare  doves- 
se dirsi  Faber  secondo  l'origine 
latina ,  o  italiana ,  pure  io  la  trovo 
più  ragionevole,  perchè  allora  se 
ne  prenderà  la  derivazione  da  Fer- 
ro; e  in  fatti  le  altre  voci  derivanti 
da  questa  lo  dimostrano,  Frar,' 
Frazzir,  Framèint,  ec.  —  VsvH  da 
frab,  da  magnan.  —  Attrezzi  fab- 
briU.  Martella  fabbnU. 

•FRAC.  V.  Flac. 

FR ACC,  n.  m.  Carpicelo. — Fracc  d^bdL- 
stunà.  —  Carpicelo ,  Fiacco ,  Cari- 
co, Rovescio  di  bastonate. 


TRACANDÒ .  e  FRICANDÒ ,  (  dal  fr. 
Fricandeau).  V.  Fracassa. 

FRACASS.  V.  Armòur. 

FRACASSA  ,  n.  m.  Fricastèa,  n.  f. 
Sorta  di  vivanda  fatui  per  lo  piò  di 
carni  di  polli  minuzzati,  e  colte 
con  uova. 

FRACASSÒN,  sust.  FraeasEOSo,  agg. 
Che  fa  fracasso. 

FRADA.  Ferrato,  Ferriata,  Inferrar 
ta.  Inferriata.  Lavoro  Gatto  di  fer- 
ri intraversati ,  o  discosti  in  altra 
guisa  opportuna  per  vietare  l' in- 
gresso 0  l'uscita  in  finestre»  o  al- 
tro. Frada  a  gabbia,  —  Ferriata  a 
gabbia.  Quella  che  sporge  in  fuori. 
-»  Ferriate  a  corpo,  o  inginoeclm- 
te:  Quelle  che  sportane  in  fuori  coi 
ferri  ripiegati  in  tondo.  *—  Froda  a 
mandla.  —  Ferriata  a  tnandoria. 
—  Ferriata  a  cancelli. 

FRADÉLL.  Fratello.  Nel  Damerò  del 
piti  Fm/e/U  e  Frale' per  aceorciam. 
Gli  antichi  dissero  anche  Fratèi  t 
Frateg li. -^Fratello  o  Fratello  car- 
nale, o  germano.  Nato  di  medesi- 
mo padre,  e  di  una  medesima  ma* 
dre.  -~  Fratello  e  Fratello  eofitox- 
guineo.  Fratello  di  padre,  e  non  di 
madre.  Fratello  uterino ,  o  Fratel' 
lo  di  madre.  Nato  delia  slessa  ma- 
dre, ma  di  altro  padre.  (Rol.  Fra- 
dlaster).  —  Fratello  naturale.  Ba- 
stardo. -"  Fratelli  cugini.  Quelli  i 
di  cui  padri  o  madri  furono  fratelli 
0  sorelle,  che  diconsi  anche  C^ir 
ni,  assoiut. 

FRADLASTER.  V.  Fradéll 

FRÀINA,  n.  f.  Questa  voce  verrà  pro- 
babilmente da  Frana  ital.,  che  vaie 
Terra  scoscesa,  smossa,  ed  in  con- 
seguenza ,  che  non  si  può  lavorare 
regolarmente.  Ma  la  parola  boi.  si- 
gnifica bdàst  V.  Potrebbe  anche  de- 
rivare, e  più  ragionevolmente  dalia 
voce  Ferrano,  che  i  lat.  oomina- 
van  Farrago.  Miscuglio  di  alcooa 
biade  seminate  per  mietersi  in  er* 
ba ,  e  pasturarne  il  bestiame.  Cbè , 
cosi  suol  farsi  ne' luoghi,  che  si  la- 
sciano in  riposo,  cioè  spargervi  se- 


FRA 


S7I 


FRA 


menti  di  piaate  da  raceorra  io  ert»a 
per  nadrire  il  bestiame. 

FHAIOL.  Ferraiolo,  FerrcUuolo,  Ifon» 
tello ,  Tabarro,  — •  Fratól  intir,  — 
Mantello  tondo  grande,  ^  Fraiol 
castra ,  Ruclò  (dal  fr.)*  Mantello  a 
gheroni.l  fiorentìDi  dicono anòh'es* 
si  Ruolo.  —  Ltmirwfitn,  Poffran.— 
Mantello  con  maniche,  ^  Àvèir  al 
fraiol  di  umbron,  (Forse,  come  se 
uno  fosse  immerso  neil'  ombra). 
Non  eiser  veduto.  •—  Manto,  n.  ra. 
Sopravveste  che  cuopre  le  spalle , 
e  la  parte  posteriore  del  corpo,  la« 
sciando  aperta  la  parte  anteriore. 
U  manto  della  B.  Vergitte.  I  manti 
reaU,-^  Mantello,  quantunque  sem- 
bri dim.  di  Manto,  tuttavolta  signi- 
fica Una  sopravveste  civile  che  ser- 
ve a  ricoprire  tutta  la  persona. 
—  Ferraiuolo  prendesi  per  Man* 
tello  ,  ma  è  voce  triviale.—  fa- 
barro.  É  un  Mantello  ampio  di  pan- 
no sodo ,  per  lo  più  con  bavero.  — 
Pallio,  Corrisponde  a  Manto,  Si  di- 
ce tanto  il  Manto  papale,  che  il 
Sacro  pallio.  —  Cappa.  Era  una 
volta  un  Mantello  con  cappuccio , 
chiamato(?af)peruceta,ora  ritornato 
in  uso  presso  le  donne  sotto  il  no- 
me francese  di  Capuchon,  La  voce 
Cappa  è  rimasta  alla  veste  usata  da* 
frati  di  alcune  religioni ,  e  dai  con- 
fratelli di  unioni  religiose.  •»-  Cap- 
potto. Derivato  da  Cappa ,  è  un  so> 
prabito  con  cappuccio,  e  con  mani- 
che, stratto  alla  vita  senza  quarti,  di 
cui  fanno  u^o spezialmente i  marinai. 

*FRAM£tNT.F6mimeAto.--Vale  anche 
Frammento. 

¥H^^CÒÌ^.  Sfrontato,  Sfacciato.  Hìcesi 
di  Quegli  che  nel  portamento ,  nel- 
le parole ,  e  in  checchessia  procede 
sfrontatamente,  e  con  maniere  av- 

FBANGUÉLL.  FrìngueHo,  Uccelletto 
noto. 

FEtANGULAR ,  v.  Andar  a  caccia  frin- 
guelli, col  frugpolo. 

'FRANGULGIN.  n.  m.  Camminftto  al- 
la Franklin. 


FRANZA  (colla  z  aspra»  perchè  aia  ia 
vece  di  g).  Frangia,  e  nel  plur. 
Frange. -^  Guarnir  d' franta,  — 
Frangiare,  Frangionare.  —  Far 
la  franxa.  —  Sfrangiare.  Sfilaccia- 
re il  tessuto,  e  ridurlo  a  guisa  di 
frangia.  Quindi  Sfrangiato  e  Sfran- 
giatura.  —  Franta  (colla  z  dolce, 
siccome  sta  in  Inogo  di  e).  •»  Fran- 
cia. Regno  d'Europa. 

'PRANZAR,  n.  m.  ARA.  n.  f.  Fabbri 
calore  o  Fabbricatrice  di  fraikge. 

FRAPPA.  Frappa,  Trincio  de' veati- 
menti.La  voce  boi.  equivale  a  quel- 
r  ornamento,  che  si  fa  a  piedi  delle 
vesti  o  sottane  delle  donne,  eh*  è 
una  striscia  della  medesima  stoffa 
attaccata  a  gonflettU 

FRAR  ,  V.  Ferrare. 

FRARÉZA.  n.  f.  Ferreria.  Massa  di  fer- 
ramenti -*  Ferrareccia,  Nome  col* 
lettivo  dato  a  tutte  le  spezie  di  fer- 
ri grossi  ad  uso  degli  agricoltori , 
dei  bottai .  fabbri  ec. 

FRASCA.  V.  Fina. 

FRASCA .  n.  f.  Baco,  n.  m.  Luogo  do- 
ve si  fanno  capannucoe  di  frasche 
per  i  bachi  da  séta.  ^  Far  la  fra» 
Bcd, — Far  boschi.  ^—  Andar  in  fra» 
eoa,  •—  Andare  alla  frasca ,  o  AU' 
dare  al  bosco ,  e  anche  Andare ,  as- 
solut.  —  Meltr  i  bigatt  in  frascd. 
—  Mandare  i  bachi  alla  frasca.  — 
Dsfar  la  frascd.  Cavar  i  falsi  d'in» 
t'ia  frascd.  •—  Sbozzolare. 

FRASSEINA,  lo  stesso  che  Intemera- 
ta. \. 

FRASSEN'.Fmtitno.  Albero  noto  ch'è 
l'ultimo  a  metter  le  foglie,  e  il  pri- 
mo a  perderle.  — 11  suo  seme  è  det- 
to Lingua  di  passera.  -—  Frassi- 
nèo ,  agg.  di  Frassino.  —  Asta  fras- 
sinea.  -^  Frassineto.  Bosco  di  fras- 
sini .  da  dove  la  comunità  di  Fras- 
snèida  nel  bolognese  prende  il 
nome. 

FRASSNÉIDA.  V.  Fras$en\ 

FRATEINA.  n.  f.  Franta.  Che  tratta 
volentieri  co' frati.  V'ha  ancora  il 
mascolino  Frataio. 

FRATTÈIMP.  IntemallQ.  Mezzo.  Spa- 


FRB 


272 


FRI 


zio  di  tempo.  -—  In  $t  frattèìmp,'^ 
in  questo  mezzo.  In  questo  inter- 
vatlo.  Intanto.  In  tra  tanto.  Fra 
4anto.  —  In  quètt  frattèimp  t'arri- 
vò. —  In  quel  mentre  arrivò. 

FRAVLA.  Fragola  e  Fràoota.  Pian- 
ta e  fruito  odoroso  e  saporito,  no- 
tissimo. —  Fravel  ch'van  in  ar- 
gói.  -—  Fragole  che  vanno  in  ri- 
gòglio. 

FRAZZIR.  Magazziniere  da  ferro.  »^ 
Frazzir.  —  Ferravecchio.  Chi  com- 
pra e  rivende  ferri  o  vecchi  o  rot« 
ti,  e  sferre  di  qualunque  genere. 

FRÉ.n.  f.  Ferita.  Taglio,  percossa, 
o  squarcio  fatto  con  arme  nel  cor- 
po. -"Una  fré  incurdbil.  —  Ferita 
insanàbile.  -^  Una  fré  assrd.  — 
Ftrita  rammarginala,  saldata,  — 
Far  una  fré.  *—  Ferire. 

FRÉ,  add.  Ferito,  part.  di  Ferire.  Ite- 
gli ant.  fu  detto  ancbe  Feruto. 

FRÈDI).  V.  Freddo. 

FREGIO,  add.  Frigido,  agg.  —  Un 
om  fregid.  ^-^Uomo  freddoso,  fred- 
doloso. 

TRENESt,  n.  f.  Frenesia.  Frenetù 
chezza. 

FRENÉTiC.  V.  Matt. 

FRÉSG,  n.  m.  Fresco,  n.  m.  Frescu- 
ra, n.  f. 

FRÉSC,  add.  Fresco,  agg. 

•FRETT.  agg.  Fritto,  add. 

FREZER,  V.  Frìggere,  v.  I  bolognesi 
Aggiungono  comunemente  al  Frezer 
il  verbo  Far, all'uso  de'franzesi; 
p.  e.  A4  ho  fati  frezer  dia  caren*. 
—  Ho  fritto  della  carne. —  Frezer. 
^~  Friggere,  è  anche  Un  certo  ram- 
maricarsi che  fanno  i  fanciulletti, 
desiderando  qualche  cosa,o  senten- 
dosi male.  —  Èsser  frett.  '—  Aver 
frìtto ,  vale  Essere  rovinato.  —  A 
sòn  frett.  —  lo  son  frìtto.  —  Fre- 
zer un  poc.  Dar  un  frett. — Soffrìg- 
gere.  —  Lassar  frezer  in-t-at  so 
grass.  •—  Ijasciar  cuocersi  nel  suo 
brodo.  Star  ne*  suoi  panni ,  o  ne' 
suoi  cenci.  —  Frezer,  n.  v\.  Crò- 
scio. II  romore  che  fa  il  liquido 
nel  frìggere.  —  Crosciare.  BolUre. 


Friggere  in  eolmo.  Dicesl  ancbe 
Sfrìggolare, 

FREZZA,  n.  f.  (coir É  chiosa  e  Z  dol- 
ce). Freccia.  Dardo.  Saetta.  Slrak. 
Quadrello.  Arme  da  ferire ,  che  si 
tira  coir  arco.  Frecciare,  Saettare. 
Tirar  freccia.  —  Frecciatore ,  Saet- 
tatore, Arderò.  Che  tira  frecce.  — 
Frecciata ,  Saettata.  —  Si  dice  an- 
che ftgur.  —  Frìzzar.  Dar  una  friz- 
za. ^-^  Frecciare ,  Dar  la  freccia. 
Richiedere  or  questo  or  quello,  che 
ti  presti  danaro ,  o  altre  cose. 

FREZZA,  n.  f.  (coir  È  aperta  e  Z  dol- 
ce). Fretta.  Sollecitùdine.  Presta. 
Prescia.  Prestezza.  Affreiiameitio. 
Speditezza.  Acceleramento.  —  Par 
f rèzza.  —  Sollecitare.  Accelerare. 
Affrettare.  Pressare.  Stimolare.  — 
Metter s'  frèzza. —  Affrettar»,  Spe- 
dirsi. -—  Far  una  eossa  eun  una 
gran  frèzza.  In  furia  e  in  frèzza. 
—  Fare  alcuna  cosa  affrettala- 
mente,  frettolosamente,  SolUdla- 
mente.  Speditamente,  Spacciala- 
mente ,  Àceeleratamente ,  Con  fret- 
ta. Con  ispéditezza.  In  caccia  e  la 
furia.  —  Più  prést  che  d^  frèzza. 
Per  dar  maggior  forza  all'espres- 
sione, come  se  si  dicesse:  Piti  che 
sollecitissimamente. 

FRIGO ,  n.  m.  Carpicelo.  — -  Dar  un 
frìcò  d' bastunà.  —  Dare  un  cor- 
picelo  di  bastonate. 

FRiS ,  n.  m.  Fregio.  Quel  membro  di 
architettura  fra  l'arcfaUmve  e  la 
cornice.—  Fris.  —  PiaUacci^  n. 
m.  piur.  Sottilissime  assicelle  di 
legname  nobile ,  colle  quali  copresi 
altro  legname  vile ,  in  far  tavole  e 
simili  utensili;  ciò  che  dicesi  Im- 
piallaciare  (boi.  Impazzar). 

FRISÓN.  Frosone  e  Frisone,  tkxello 
nel  colore  quasi  simile  al  frin- 
guello. 

FRITTA.  Frittata.  —  Fritta  mgnÒM. 
sa.  —  Frittata  in  zòccoli ,  o  cogli 
zòccoli.  Quella  in  cui  sono  mesco- 
lati   pezzetti  di  prosciutto. 

FRITTÈLLA.  Fritella.  Vivanda  di  col- 
la di  farina  con  entro  pomi,  riso  o 


PRB 


273 


PAD 


attrorfritu  nella  padella.  -*  FHt- 
UUa,  dal  volga  si  dice  per  Macchia 
ài  cosa  un^Mo. 

FRiniòUS.sidd.  JfoccAiolo  d'unio. 

TRlTTURA.Friatira.  In  geaei^e  Tutte 
le  cose  fritte;  ma  io  particolare  ì 
boi.  designano  eoo  questa  parola 
uua  miscela  di  piccoli  pesci  di  ma- 
re, come  SfogtìoUne,  ec..  che  si 
mangiano  fritti. 

FKIZÓiN.  Treccone  ebe  frigge  il  caman- 
giare  nelle  strade.  Io  direi  Friggi- 
tore, 

FROLL,  add.  Frolh,  Aggiunto  di  car- 
ne da  mangiare  che  abbia  ammolli- 
to il  tiglio. 

FRONT,  n.  f.  Ffonte^  n.  f.  ed  è  sUto 
usato  anche  in  mascolino  da  alcuni 
buoni  scrittori.  —  A  frani  d'iùti 
quést.-^ Malgrado  tutto  cto.A  nio/- 
grodo  di  tulio  ciò.  Nonostante  quc' 
sto.  —  Front  —  Fronte  preso  fl- 
gur.  per  il  davanti  -^  Fronte  della 
ca«a,  di  un  palazzo. 

FRONTEGGIANT.  add.  Che  fronUg- 
già.  Ch'è  sul  confine.  —  Ne*diaio- 
nari  trovasi  Fronteggiare,  Fronteg- 
giato,  ee.  e  non  Fronleggianle.  Que* 
sta  voce  essendo  di  regola  non  v'ha 
ragione  perchè  sia  esclusa  dal  vo- 
cabolario della  lingua.  —  Gli  idrau- 
lici dicono  FronHsla  ;  n.  m.  a  Colui 
che  ha  possessioni  lungo  un  fiume; 
l'nsao  pureaggett. 

PRRAMEIIST,  plur.  Ferramento,  e 
ferramenti,  plur.  Moltitudine  di 
strumenti  di  fèrro  da  lavorare,  e 
meitere  in  opera.  —  /  frrameint 
d'un  magnan,  d*un  nmradòur, 
d'una  fabbrica,  — '  /  ferramenti 
d' un  magnano  ^  di  un  muratore, 
di  una  fabbrica  ,  ec.  —  Frrameint 
d'una  porta,  d'una  fné$tra,  d'una 
carrozza.  —  Ferratura  d'una  por- 
ta,  d'una  finestra,  d'una  carrozza. 

''ARAR,  V.  Ferrare,  •^  Frrar  %  ca^ 
vali.  — -  Ferrare  i  cavalli.  E  cosi  il 
suo  contrario.  Sferrare,  —  Tamar 
0  frrar,  —  Rinferrare.  —  Frrar  pi 
ttrèing.  —  Mettere  il  puntate  agli 
aghetU,     > 


FRRAIIÉZA,  n.  f.  Ferreria.  Massa  di 
ferramenti  radunati. 

FBRAZZlfi.  Ferraoeechio.Cke  compra, 
e  rivende  sferre,  od  altri- ferramen- 
ti vecchi. 

FRRÉTT .  FRREIN.  Ferretto .  Fermz- 
zo.  Ferrino.  —  Frrètt  dia  etrèinga. 
'^Puntale  degli  aghetti,  delle  etrin- 
ghe. 

FRUGAR.  V.  Frugare.  Stuzzicare.  An- 
dar tentando  con  bastone,  o  altro 
simile ,  in  luogo  riposto. 

FRAGN  ,  add.  Sodo.  Duro.  Fermo.  Ag- 
giunto che  si  dà  ad  uonlo ,  ^reso  in 
senso  melafor.  -^  Al  $tà  le  frugn 
frùgn.  —  Sta  là  $odo  sodo.  —  L'  ^ 
un  mustazz  frùgn.  —  È  una  fac- 
cia soda  ,  un  viso  sodo ,  fermo , 
serio. 

TRUGÒN.FofiOfont.  Carrettone,  per  lo 
più  ad  uso  del  soldati. 

FRI)LL  DA  CIOCCOLATA.  FrulHno  da 
cioccolata.  —  Fruito  è  il  Romore 
delle  stame  quando  levano  il  volo. 
— Frullo  e  Frulla  vale  ancora  Nien- 
te, o  Cosa  di  pochissimo  valore. 
Minuzie  che  non  montano  un  'fruh 
lo.—  FruU,  Frullètt.—  Frullone. 
Spezie  di  mulinello ,  che,  attaccato 
in  capo  ad  una  verga,  correndo 
contro  il  vento ,  gira  sempre  da  sé , 
e  serve  di  trastullò  a' ragazzi.  E  per 
similit.  dicesi  a  Donna  poco  savia. 
— •  Una  frulla.  E  ad  Uomo  volubile, 
—  Un  frali. 

'FRULLAMÉINT.  Frombo.  Frullo.  Il 
frullare. 

'FRULLANA  (FAR  LA).  Girare  a  ton- 
do. Far  bindolo.  Specie  di  giuoco , 
che  si  fa,  per  lo  plU,  in  due,  pren- 
dendosi strettamente  l'un  l'altro 
le  mani,  e  girando  a  tondo  con  vee- 
menaa.  —  V  ha  chi  lo  chiama  pure 
Molinella. 

FRULLAR  LA  CIOCCOLATA.  Frullare 
la  cioccolata.  —  Far  frullar  la 
earen  (da  Froll).  Frollare.  —  Far 
divenir  frollo.  —  Frullar  d'un  sass 
sòuvra  ali'  aqua.  V.  Armòur. 

I FRULLETT ,  dim.  di  Fruii.  —  FrulU- 

I     tio.  Spezie  di  mulinello  attaccato  a- 

30 


Fai7 


274 


PUF 


gli  sportelli  delle  carrozze,  che  gi- 
ra, per  comodo  de' passamani  del 
cristallo.  Dicesi  ancora  d'altri  simi- 
li arnesi- per  diversi  usi. 

FBULLÓN,  n.  m.  Bilancella,  n.  f.  In- 
setto alato  detto  dai  zoologi  Lt6e//u- 
la  cancellata.  —  FruUòn ,  agg.  dì 
giovane.  Volubile. 

FKUNTEIN,  n.  m.  Benda,  n..f.  Striscia 
con  cui  le  donne,  e  i  fanciulli  s'av- 
irolgou  il  capo.  Ed  è  anche  una  spe- 
cie di  parrucca.  -^  Fig.  Far  un  frunr 
iein.  —  Far  fronte.  Opporsi. 

FKUWTÉSTA.  V.  Fronieggiant. 

FRUNTÓN.  V.  Reminat. 

FfìliST ,  STA ,  add.  Frusto.  Esprime 
un  sommo  degradamento  del  sog- 
getto per  lungo  e  continuo  uso 
Kilto  di  esso.  Abito  frusto ,  e  figur. 
Lógoro ,  è  in  grado  superiore  a  fru- 
sto. Denti  logori.  Moneta  logora, 
sbolzonata.  —  Làcero.  Si  attribui- 
sce a  qne' corpi,  le  cui  parti  sono 
state  scisse  e  separate:  e  Lacerato, 
quando  vi  è  azione.  Vestito  lacero 
portato  indosso  da  un  omiciattolo. 

FRUSTA.  V.  Scuria.  —  Un  affar  cà'va 
a  frusta.  —  Un  affare  che  va  di 
buon  passo. 

FRUSTAR,  V.  Logorare,  Consumare: 
ed  anche  Frustare;  ma  si  dice  più 
propriamente  de'  vestimenti. 

FRUTT,  sing.  e  plur.  Fruito,  sing.  e 
Frutti,  plur.  Tutto  ciò  che  la  terra 
produce  per  alimento,  e  sostegno 
degli  uomini  e  degli  altri  animali. 
Frutti  della.terra  sono  il  Grano,  Li- 
no, Erba,  Legumi,  ec.  —  Frutta, 
n.  f.  Frutto  sing.  Frutti,  m.  ed  an- 
che Frutte  e  Fruita,  f.  nel  numero 
del  più.  Il  prodotto  degli  alberi  da 
frutto,  delle  piante  ortensi ,  e  d'  al- 
tre piante.  —  Frutt  permadezz.  — 
Frutti  primaliccL  Precòce  è  voce 
dell'uso.  —  Fruita  da  estad.  — 
Frutti  slaterecci.  —  Da  inverèn. 

—  Vernerecci.  —  Frutta  datgmrs'. 

—  Frutto  serbatoio.  Scrbèoole.  — 
Ogni  frutto  dalla  corteccia  dura  di- 
cesi Noce ,  e  dalla  corteccia  tenera 
Pomo,  sempre  |>erò  parlando  gene- 


ralmente. «*  Frutta  ch'ha  alliga 
puUd.  —  Frutta  che  hanno  bette  al- 
legato. —  L' arabbir  dia  frutta  pr 
€U  sèec.  —  Imbozzacchire,  venire  a 
stentp.  —  Gwutars'.  —  Guastanu 
Infracidarsi.  —  Impirs'  d' bigalL 

—  Inverminire.  —  Dointar  nezza. 

—  Ammezzire,  Ammezzare,  Am- 
mezzarsi e  Ammezzirsi.  Essere  in 
'1  maturo ,  e  'I  fracido.  —  Dvintar 
ranz.  —  Invietare ,  Invietire.  Man- 
dei  ,  Pgnà  eh'  d^>èinten  ranz.  - 
Mandorle,  Pinocchi,  che  invietano. 
Pistacchi  invietiti.-"  Frutt. — Frvl- 
to ,  pigliasi  per  T  albero  pomifero. 
-—  La  purtà  dia  frutta,  (ehe  alb 
frane,  dicesi  anche  Dessert).  Il  Jfes- 
so,  il  Servito  delle  frutta. -^  Dar 
la  frutta. -^  Dar  le  frutte,  fignr. 
Strapazzare.  Dir  villanie.  —  Buscar 
la  frutta.  —  Bicever  le  frutte.  Bke- 
vere  vilisnie 

FRUTT AROL,  n.  m.  OLA ,  n.  f.  FruVa- 
iolo  e  Fruttaiuolo,  n.  m.  Fmlto- 
iota  e  Frutt€Uuola,  n.  U  Colui  o  co- 
lei che  vende  le  frutta. 

'FRUTTIRA.  Fruttiera.  Stoviglia  ad 
uso  delle  mense  per  mettervi  i 
frutti. 

FSTUGA,  n.  f.  Festuca,  n.  t.  Festuca . 
Fuscello,  Bruscolo,  n.  m.  Piccolo 
foscellino  di  paglia,  di  legno,  e  si- 
mili. —  Parlando  di  paglia .  \egBi. 
fieno ,  ec.  usati  colla  arativa ,  si- 
gnificano Niente.  —  A  n' in' è  una 
f stuga.  ^-  Non  ve  n'ha  bruscolo, 
un  festuco,  filo,  pelo. 

FTTLEINA,n.  f.  dim.  d'Fèlto,  colb 
soppressione  dell'  e.  FettoUna.  Fet- 
terella.  Fettuccia. 

FUDRÉTT  D'  BASTUNA.  V.  Fiace. 

FUDRÉTTA  DA  CUSSEIN  (dal  laL  fo- 
dera, messo  in  dim.).  Fèdera,  Gu- 
scio di  guanciale.  1  sanesi  la  chia- 
mano essi  pure  Federetta.  —  Met- 
ter el  fudrètt  al  cussein.  —  Fede- 
rare, Infederare  i  guandaH.  — 
Cavar  el  fudrètt.  —  ^federare. 

FUÈT  (dal  (r.Fouet).StaflUe.y.Scuria^ 

FUFEGNA ,  n.  f.  (Forse  da  Ciuffagw. 
Atto  a  ciufiare.  Bapace).  ^^  Bubac- 


TOG 


27& 


PVÌ 


chiamefOo,  Colla  voce  M.  propria- 
meDte*  s' intende  Trufferia  fatta 
cetatatnente,  ma  di  cose  di  non 
moilo  conto.  —  Da  Fufegna  viene 
il  serbo  Fufgnar»  —  nuùaccMaì^, 
Bubare  truirando,  o  in  altro  modo 
di  nascosto. 

FUFGNAR.  V.  Fufegna. 

FUG.  Fuoco ,  e  Foco  in  poesia.  —  Ini' 
piar  al  fug,  —  Accèndere,  ApjHc^ 
dare.  Appiccare  il  fuoco»  —  Far 
innanz  al  fug.  ^'  Accattare  le  le- 
gne,  il  fuoco,  -Accozzare  ineieme  i 
tizzoni  sul  fuoco,  — >  Tizgar  al  fug. 
-'Attizzare.  Mitizzare  il  fuoco. 
Istigare  i  tizzoni  perchè  ardano, 

•  ^  Avlar  al  fug,  —  Coprire  il  fuo- 
co. *-  Asmurzar  al  fug.^^  Spègm- 
re  il  fuoco.  —  Star  eèitnpr  a  cavali 
dèi  fug,  —  Covar  la  cenere,  il  fuo- 
co.  Crogiolarsi.  —  Star  dal  fug.  — 
Stare  al  fuoco.  — *  N'avèir  né  lug 
né  fug,  — >  Non  aver  più  luogo  fi« 
fuoco.  Esser  vagabondo,  errante. 

—  IkLr  fug  alla  roba .  flgur.  S6nic- 
dare  a  uscita.  Colare  il  suo.  Far 
del  ben  bellezza.  —  Chi  ha  btsògn 
dèi  fug  porza  el  dida.  —  In  bocca 
chiusa  non  entrò  mai  mosca.  Che 
obi  non  chiede  non  ha.  —  Af/ittar 
a  fug  e  fiamma.  —  Allogare  po- 
deri a  fuoco  e  fiamma,  T.  de'legisti. 
A  qualuìique  danno  e  pericolo.  — 
Vnafamèia  ch'nHmpéia  maial  fug, 

—  Una  famiglia  che  non  mangia 
mai  di  cotto,  —  L'  0  ott  de  eh'  ai 
n'ha  impià  al  fug.  —  Otto  dt  che 
non  mangia  di  cotto,  —  Avvalurar 
oi/ttflf.  V.  Avvalurar,  —  Fug  eh*  s' 
pò  asmurzar.  —  Fuoco  estinguibi- 
le. —  Fug  che  n'  s*  pò  asmurzar, 
0  che  n'  s'  asmorza  mai.  —  Fuoco 
inestinguibile. '-'Ftsg  alzir.'^  Fuo- 
co lento.  —  Fug  ardèint,  —  Fuoco 
ardente,  violento.  —  Fug  padé,  — 
^race  smaltita,  —  Fug  mal  padé. 

—  Carbone  mal  eotto, 

FUGA,  n.  r.  Cammino,  n.  m  Luogo  in 
coi  si  fa  fuoco.  —  Firr  da  fuga  da 
mettri  la  palétta,  ec.  —  Gàncio.  — 
freda  dia  fuga.  ^  Pietra  da  cam- 


mino, 0  Frontone.  —  Cadnéll  dia 
fttga.-^  Gàfìcio  per  sostener  la  ca- 
tena. —  Fuga  ch'tein  al  fum,  -^ 
Coss  da  dir  sòtta  alla  fitga.  —  Co» 
se  da  dire  a  vegghia.  —  Fugtar.  — > 
Focolare.  —  Cappa.  •«-  Capanna. 

—  Canna.  —  Gola,  -i-  Cammina- 
rol.'^  Fumaiuolo.  Bocca.  Torretta. 

—  Cverl  dèi  camminarol.-^  Tetto, 
0  Cappello  della  torretta.  '—  Fuga 
per  Foga.  Impeto,  Andamento  sol' 
lecito.  Furia,  —  Fuga  significa 
Il  fuggire.  <—  T^ar  la  fuga  a  gtuU' 
cdùn.  •—  Dar  la  berta  ad  alcuno, 

—  Buscar  la  fuga.  —  Bicevere  0 
Aver  la  berta ,  le  beffe. 

FUGADEIN»  FUGHÉTT.  Focherello. 
Focolino.  Fuoco  piccolo. 

FOGADÒN.  Focone.  Fuoco  grande. 

FUGAROLA  (FAR).  Fare  una  scappa* 
iella  dalla  scuola. —Pììi  propriam. 
Mancare  la  scuola.  E  volgarm.  Fa- 
re forca.  Inforcare. 

FU6AT0N  (IN).  Alla  sfuggita.  A  fug- 
gi fuggi.  Alla  fuggiasca.  Fuggia- 
scamente. Alla  sfuggiasca.  —  Ma- 
gnar in  fugaton.  Mangiare  in  fret- 
ta. — Far  et  coss  in  fugaton. — Far 
le  cose  acciarpatamente. 

TUGAZZA.  Focaccia. ->  Ed  anche  pcg- 
giorat.  di  Cammino.  Camminaccio, 

FUGHÉINT ,  add.  Infocato  ,  Focoso , 
Ardente,  ^a^. 

FUGHESTA.  ffaz2aio.  Artefice  che  la- 
vora razzi ,  ed  altri  fuochi  artifizia- 
ti.  Fuochista  nella  milizia  chiamasi 
Quei  soldato,  che  fabbrica  i  fuochi 
artifizialì. 

FtlGHÉTT.  V.  Fugadein, 

FUGLAR.  V.  Fuga, 

FUGÓN  DA  MARUNAR,  ec.  Fornello 
portatile  in  cui  si  fanno  cuocere 
le  castagne  da' bruciatai.  —  Foco- 
ne si  dice  pel  luogo  ove  si  fa 
fuoco  ne' bastimenti,  ed  anche  per 
Fuoco  grande. 

FUIÉTTa.  n.  f.  Quartuccio,  n.  m.  Mi- 
sura da  liquidi.  Quarta  parte  del 
boccale  bolognese. 

FUILEIINA.  Fogliolina,  dim.  di  Foglia. 

—  Fuitineina.  —  Fogliettina. 


PDlf 


276 


POS 


FUILÒONA ,  Q.  f.  FogUone,  n.  m.  «ecr . 
di  Foglia. 

FULA.  Pannfuld.  —  Panno /ilio. 

FULAR  AL  PANN.l  CAPÌ.  Feltraio. 
Sodare  il  panno  a  guisa  di  feltro. 
Follare  i  cappelli.  Premere  il  feltro 
col  rolletto,  o  bastone,  bagnando- 
lo e  maneggiandolo  per  condensare 
il  pelo. 

FULECCIA ,  tt.  f.  FolUcola  del  grano, 
E  per  simili t.  Fulèccia  e  sfidezen 
d' nèiv.  —  Follìcolo  di  neve. 

FULÉTT.  FoUetto.  Nome  degli  spiriti 
che  da  alcuni  si,  crede  stoltamente 
esistere  nell'aria,  e  cbe  facciano 
agli  uomini  degli  scherzi.  -—  Per  a- 
nalogia  i  boi.  danno  questo  nome 
a  Ragazzo  cbe  mai  non  si  ferma ,  e 
sempre  procaccia  di  far  qualche 
male,  cbe  con  altri  nomi  dicono 
ancora  Tema$,  Diavlètt.  Dai  tosca- 
^ni  Nabisso.  Fietolo.  Facimale.  — 
Fare  il  nabisso.  V.  Temae. 

FULEZEN.  FavoUica.  Quella  materia 
volatile  di  frasche,  e  di  carta  ab- 
bruciata che  il  vento  leva  in  alto. 

FULMIN.  y.  Saétta. 

•FOLMINANT  (SC'CIOPP  A).  Fucile  a 


fulmine. 
UL: 


FlJLSÉLLu  Bòzzolo.  Gomitolo  ovato 
dove  è  rinchiuso  il  baco  filugello 
quando  ha  fatto  la  seta.  —  Pèil 
d'inlòum  al  fuUèll.  —  Sba/oatura. 

FUM,  n.  m.  Fum.  —  Fùm  d*  rasa. 
—  Negrofumo.  Filig^ioe  tratta  dai 
legni  resinosi.  —  Più  fum  che  la- 
sagn.  —  Molto  fumo,  e  poco  arro- 
sto. —  Al  n'ha  poro  d'fùm  d*lar 
sagn.  —  E'nongU  crocchia  il  fer» 
ro.  Egli  non  ha  paura.  —  Puzza 
d'fùm.  —  Odor  fumea.  — •  Una  lùm 
ch'affùmga  ògn  cosso.  —  Una  lu- 
cerna fumicante.  —  Fumicare.  {Af' 
fumgar  boi.).  Mandar  fumo.  —  Per^ 
sutt  affumgà.  —  Pre*ciutto  fumi- 
cato. —  Fùm,  figurat.  per  Boria.  V. 

FUMAROJ..  Fumaiuolo.  Legnuzzo  ,  o 
carbon  mal  cotto  che  per  non  esse- 
re interami^nte  affocato  tra  l'altra 
braccia  dà  fumo, 

*FUMGÓN.  Fumicone.  —  Dicono  i  boi. 


per  {scherzo  tJn  quader  ààl  Am- 
yóna  quei  Dipinti  cosi  anneriti  dai- 
r  azione  del  tempo ,  che  pili  non  la- 
sciano in  «è  discernere  cosa  akuna. 

*FUMGÓUS,agg.F«ami;aso,  Fumm. 
add. 

FUISDEIN  DA  BICCHIR.  Tondino  o  Ya»- 
soino  da  bicchiere.  —  Fundein  ds 
butlelU.  —  Vassoio  da  fiaschi. 

FUNDÉLL  DEL  CAMIS.  GJ^oue,  n.  m. 
Quella  giunta  che  si  fa  da' lati  Del 
fondo  alle  camicie,  o  altra  veste 
perché  sian  più  larghe.  —  MeUr  i 
fuiuii.  —  Agg/èeronare. 

FUNDEZZA.  Profondità.  V.  Fond. 

FUNDGHIR,  n.  m.  MercanU  di  legnar 
mi.  Colui  che  incetta  tegnftii ,  uni- 
toni,  cannucce,  calcina*  e  sioili 
materiali  per  uso  di  fobbricare.e 
.  Il  vende^  al  minuto.  FondaelUere  e 
Fondacàio  è  il  Padrone  di  nn  foa- 
daco,  cioè  bottega,  dove  si  vendono 
a  ritaglio  i  panni,  ed  altri  drappi. 

FUNTAMR.  Fontaniere.  Custode  del- 
l'acque delle  fontane,  e  che  sopri»- 
tende  alla  loro  &bbrlcaziooe ,  e 
mantenimento. 

FURA ,  n.  m.  plur.  Di  fura.  —  BòsmH 
sfarfallati.  Filugelli  bucati  daiqna- 
li  sia  escita  la  farfalla.  «—  Funi, 
add.  Forato.  Pertugiato.  Bucato.  ?. 
Furar. 

FURADCIR.  Foratoio  e  Fonilofv— fs- 
radur  pr  el  bòtt.  —  Spilla. 

FURAR,  V.  Forare,  Bucare,  v.  Far 
buchi.  —  Pùgnere.  Leggiermeoie 
forare.  Le  spine  pungono.  Ptuige 
un  ago.  —  Una  cassa  ch'fòura.  - 
Pungente,  agg.  —  Furar  el  boti.  - 
Spillare.  Trar  per  lo  spillo  il  vioo 
dalla  botte.  —  Furar  un  ùss,nss 
fnéstra.  —  Aprire,  Fare  il  vaso 
d'una  porta,  d'una  finestra.  —  fu- 
rar per  Penetrare.  —  Furar  la  coìr 
ca.  —  Penetrare.  Farsi  tssogo.-^ 
Furar  cùn  al  Iruvlein.^'  SsichUìr 
lare»  Succhiare. 

FURASTARt.  Forasterìa  e  Forestetìs. 
Quantità  di  forestieri.— Fore«/erìa. 
Luogo  dove  si  mettono  ad  alloggia- 
re i  forestieri ,  e  si  dice  propria- 


PCM 


S77 


PUR 


mente  quella  de'fnti.  •«  Por  del 
furasiari  a  un,  —  Far  eerimoiUe, 
TnUtor  con  cerimonie,  con  riguat' 
do.  Trattare  uno  come  se  fosse  fo- 
restiere. 

FUfiASTIB.  Forestiero  e  Foresiiere. 
Slraìùero.  Eitero.  Io  boi.  v'  ha  an- 
che la  parola  Sirani,  ohe  viene  da 
Ettraneo,  ma  vale  uo  po'piU,  e 
cioè  Straniero  non  conoeciuto, 

FURB.  Furéo,  Questa  voce  in  ital.  è 
presa  quasi  sempre  in  mala  parie  , 
e  vaie  per  lo  plii  Barattiere,  Fur- 
fante.  In  boi.  si  appropria  quasi 
ai  significato  di  Astuto,  Scaltro, 
SeaUritfK  ' 

FURBESSEH.  Furbo  in  eetremo  grado. 
FuHnssimo,  Lon  è  ne' vocabolari  ; 
merita  però  d' esservi  inserito  in  e- 
guai  modo  che  vi  si  trovano  AetU' 
Vtnmo.  Accortissimo.  Scaltrissimo. 
ScaUrifissimo. 

FUItBÉTT.  Furbetto.  FurbieeUo.  Fur- 
bettelio. 

FURBSÀ.  Forbiciata.  Colpo  di  forbici. 

FUBBSEIN'.  piar.  Forbicine,  plur. 
Piccole  forbici. 

FURBSÒUNl,  n.  f.  plur.  e  FURBSON, 
n.  m.  plur.  PorMctoni,  d.  m.  plur. 
Accresc  di  Forbici. 

FORCA.  Forcone.  Asta  in  cima  alla  qua- 
le è  fitto  un  ferro  con  due  o  tre  rel)- 
bi.  —  Forcato  è  aggiunto,  ed  egual- 
mente che  Forcuto  significa  Che 
ha  forma  di  forca.  —  V  hanno  poi 
le  voci  Biforcato  e  Biforcuto.  Diviso 
come  la  forca  a  due  rebbi.  —  Bifor- 
carsi. Dividersi  a  guisa  di  forca.  — 
f^iforcamento.  Divisione  a  modo  di 
forca.  —  Triforcato  e  f riforcuto. 
Come  forcone  a  tre  rebbi. 

TURCUD .  agg.  Forcuto,  add. 

PURÉSTG.  Per  lo  piU  aggiunto  di 
Catto,  vale  Salvaiico,  Rustico.  Non 
domestico. 

PURFGNAR.  V.  Fufegna. 

FURGÒN.da  Fòuren  (dal  fr.Fourgon). 
Spazzaforno.  Spazzatoio.  Forchetto. 
Lunga  pertica  o  bastone ,  guernita 
di  ferro  all'un  de' capi,  e  serve  ad 
accomodare,  e  rimuovere  le  brace 


nel  forno;  ed  accomodandovi  nno 
straccio,  serve  a  ripulirlo  dopo 
dalla  cenere.  —  Di  qui  i  boi.  han 
formato  il  verbo  Sfruyunar,  e  vale 
muovere  col  Furgòn.  -~  Frugare, 

—  Furgòn  da  fòuren,  per  similitu- 
dine a  Donna  sparuta»  bruna ,  e  mai 
vestila.  —  Frugóne  è  un  Bastone 
atto  a  frugare  per  istanare  che 
che  sia. 

FURIA.  Furia.  Pertarbasione  di  niente 
cagionata  da  ira  o  altra  passione. 

—  Furia,  Pnlfa  grande.  —  In  fw 
ria.  Frettolosamente.  Andare  in  fu- 
ria.  Correre  a  furia,  —  Andar  in 

'  furia.  -~  infuriare.  Andare  in  fur 
ria,  e  sulle  fitrie.  —  A  furia  d'6a> 
tltind.  —  A  furia  di  percosse, 

FURIÒUS.  V.  MaU.  Per  impetuoso. 

TURIR.  Foriere. 

FiJRMAI.  Formaggio,  ma  più  comune- 
mente Cacto.  —  Furmai  dus.  — 
Cacto  «errato,  o  senz^  occiU,  — 
Furmai  bus  ,  sbusamd.  —  Co- 
eio  alluminato.  <—  Purmol  d*  fòur* 
ma,  —  Formaggio  parmigiano , 
o  todi'of  jano.  —  infurmaiar  i  mac- 
caroit.  —  inccunare  i  macclìerotU, 

—  infurmaià  ,  add.  —  Caduto , 
incaciato.  —  Prumetierpiù  furmai 
che  pan,  —  i>ar  erba  trastulla: 
prometter  molto  ed  attener  nulla, 

—  Pan  bus,  e  furmai  cius.  —  Cado 
deco ,  e  pane  alluminato.  —  L'  è 
casca  al  furmai  in-t'cl  lasagn.  — 
Cascar  il  cado  su' maccheroni.  Co- 
scar  V  uHoe  nel  paniere.  —  Quèll 
eh'  vènd  i  furmai.  —  Cacfaino- 
to ,  e  piii  volgarm.  e  comunem. 
Formaggiaio.  —  Cadala.  Maestra 
di  far  cacio.  —  Furmai  d'  pi' 
guru.  —  Formaffgio  pecorino.  — 
D'  vacca.  —  Cado  vacdno.  — 
Ch'pziga.  —  Cado  sapiente.  —  Cùn 
i  bigatt.  —  Formaggio  6acato.  — 
Tarulà.  —  Cado  magagnato.  Ca- 
do  tarlato.  —  Magher.  —  Forniag' 
gio  sburrato.  —  i  diversi  nomi,  che 
sono  propri  allevarle  qualità  di  for- 
maggio, debbono  conservarsi  d'u- 
so, come  quelli  che  diventano  no- 


FCA 

mi  propri.  Cosi  SiraccMno,  Sòrinz, 
Gruiere,  Cacio  cavcUio»  Cacio  oULfi' 
dese  ec. 

FURMAIÉTT.  Formaggiuolo.  —  Ca- 
ciuola»  n.  f.  Dicesi  il  cacio  schiac- 
cialo di  forma  tonda ,  come  sareb- 
bero i  formaggi  teneri  di  vacca. 

TURMALITÀ.  Formalità, 

FURMÉINT,  GRAN.  Grano,  piìi  comnn. 
Fermento  e  Frumento,  Quel  grano 
che  in  genere  serve  a  fare  ii  pane. 
In  iul.  sotto  11  nome  di  Frumento 
si  comprende  anche  generalmente 
ogni  altro  seme  di  pianta  cereale  o 
graminacea,  atta  a  far  pane  o  po- 
lenta, come  orzo,  miglio,  ségale,* 
saggina,  panico,  ec.  — Furmèint 
tuséll.  —  Grano  iosetlo ,  Gentile 
bianco ,  senza  resta.  —  Furmèint 
stial.  —  .Grano  calvello,  gentile. 

—  Marzulein.  —  Grano  marzuolo , 
trimestre,  —  BianckéUa.  —  Grano 
gentile  bianco  ba8taf*do.  Bianchet- 
la.  Bianchina.  Calbigia  bianca  con 
resta. '^  Azzarein.'-  Grano  duro 
piccolo.  —  D'America,  o  Alber  dèi 
furmèint.  —  Grano  a  grappoli,  o  a 
pigna.  —  Il  grano  è  in  latte  dico- 
no i  contadini  per  intendere  Quel 
grado  in  cui  il  granello  è  ancora 
ripieno  di  liquido  trasparente  e  lat- 
teo. ^-  Grano  in  cera ,  si  specifica 
quell'età  piii  avanzata,  in  cui  il 
granello  è  giunto  alla  perfetta  ma- 
turità. —  Furmèint  balzan  (  dal 
piemontese  Basàn).  —  Grano  tm- 
maturo,  —  Furmèint  bus,  —  Grano 
intignilo,  —  Pèin  d'vèzza,  —  Vec' 
doso,  —  Stransé,  arrabé.  —  Bachi' 
tico,  0  arrabbiaticcio.  —  Furmèint 
car6unei;i.— Malattia  del  grano  det- 
ta generalmente  Volte,  —  Furmèint 
invsté.  ~>-  Grano  investito ,  cioè  di 
cui  la  tunica  è  aderente  al  seme.  — 
Al  furmèint  è  andà  tùtt  in  tèrra, 
al  s' è  tùtt  svultd  dalla  gran  c^qiia. 

—  Il  grano  è  allettato.  Cioè  disteso 
in  guisa  di  letto  dalla  pioggia,  e 
dal  vento.  —  Térr  da  furmèint.  — 
Terre  frumentarie.  Che  producon 
frumento.  —  Spaiar  al  gran,  — 


278  PUR 

spagliare ,  ▼*.  Levare  la  paglia  dal 
grano ,  ciò  che  si  fa  separando  la 
paglia  dal  grano  raccogliendola  col 
Basirò.  —  Vigliare,  è  propriamen- 
te separare  con  granate  quelle  spi- 
ghe ,  che  i  carreggiati  non  han  po- 
tuto trebbiare.—  Vigliatura,  è  l'At- 
to del  vigliare ,  o  la  materia  cosi 
separala.—  VigUuoU  sono  le  spighe 
fuggite  dalla  trebbiatura  e  separale 
vigliando.  —  Buschia  o  GalUnac- 
da.  Sorta  di  granata  che  serve  per 
vigliare. 

FURMÉTTA.  Formato,  T.  d.  U.  Colai 
che  fa  le  forme  da  scarpe,  da  stivali. 

FURMIGULAR.  Formicaio  e  Formico- 
laio. Mucchio  di  formiche ,  e  loogo 
dove  si  raguoano.  E  per  similii  si 
dice  di  gran  qnaniità  di  'persone, 
di  animali,  e  simili.  Bulicame. 

FURMINTÓN  •  n.  m.  Grano  turco.  Gra- 
no d'India.  Grano  sidliano.  Tor- 
mentone. Fermento  indiano.  Mai:, 
e  mais.  Comunemente  si  sogUooo 
adoperare  i  primi  vocaboli:  l'ulti- 
mo però  è  quello  di  sua  orìgioe, 
che  gli  vien  dato  nelle  Indie  Occi- 
dentali ,  da  dove  è  stato  portato  ia 
Europa ,  ed  ora  gli  agronomi  non 
lo  nominano  altrimenti.  Quello  di 
Gran  turco  non  gli  è  stato  attri- 
buito se  non  per  la  somigliaDO. 
che  ha  col  turbante  de*  turchi  ne' 
suoi  pannicoli ,  non  già  che  sia  pro- 
veniente dalla  Turchia.  —  Furmin- 
tòn  zinquantdn,  -^-Formentone  ein- 
qtiantino.  Siciliano  dnquantino. 
Siciliano  qttarantino.  —  La  panoe- 
da  dèi  furmintòn.  ^  Spiga  o  Fan- 
nocchia.  —  Al  gambòn.  —  Stelo, 
Gambo.  —  ì  scartuzz.  —  Glume,  t 
volgarm.  Cartoed,. —  Al  spnan'. 
baAa  0  caot.  —  Pannicolo.  Chio- 
ma. —  i  birùcc'  0  6tron.  —  Tono, 
Tórsolo. 

FURNÀ  D'PAN.  Fornata  e  Infornata. 
Tanto  pane,  o  altra  materia ,  qoao- 
to  può  in  una  volta  capire  il  forno. 

FURNAR,  n.  m.  ARA,  f.  Fornàio,  n 
e  àia ,  f.  Colui  o  Colei  che  cuoce  e 
vende  if  pane.  - 


j 


PUR 


879 


FU8 


FURNAREIN^  m.  EINA,  f.  FomtUno, 

m.  e  Fomaina,  f. 
FURNAS.  Fornace.— fintai  dapred. 

—  ifaftonata.  Fornace  da  malloni. 

—  Da  eopp,'  '~-  Tegolaia.  —  Da 
pgnatL  —  Fornace  da  stoviglie, — 
Da  bicchir.  -^  Vetraia.  —  Da  cai- 
zeina.  —  Fornace  da  calcina,  — 
La  bocca  dia  fumas.  —  Abbocca- 
toio, n.  m. 

FURNASAR.  Fomacciaio.  Chi  fe  ed 
esercita  Y  arte  di  cuocere  nella  for- 
nace. —  Fumasar  da  pred.  —  Mal- 
toniere.  —  Da  copp,  —  Tegokùo, 

—  Da  calzeina.  —  Fornaciaio  del- 
la calcina,  —  Per  metaf.  dicesi  Far 
al  fumasar»  o  Èssr  un  famasar, 
(perchè  essi  contano  sempre  a  mi- 
èiiaia].-p$fadeni  dell'Elba.  Che  ^ale 
vantatóre  di  gran  cose ,  Millanta- 
tore: detto  cosi  per  similit.  alla 
stadera  nell'isola  d'Elba,  che  ser- 
ve per  pesar  barche  piene  di  ferro  « 
e  nelle  sue  tacche  comincia  a  con- 
tare dal  mille,  e  seguita  sempre  a 
migliaia.  Contare  a  migliaia.  Iper- 
boleggiare. 

FURNASÉLLA,n.  f.  Fomacella,  For- 
nacetta,  Fomacina,  n.  f.  Fomdci- 
no,n.  m. 

FURNIR.  V.  e  dici  Finir. 

FURONQUEL.  Non  è  voce  boi.  V.  Bògn. 

FUROTT.  n.  m.  Puntura,  n.  f.  Ferita 
che  fa  la  punta. 

FURÒOR.  Furore.  Furia.  Impeto  smo- 
derato. —  E  metaf.  In-t-al  furòùr 
dèi  cald,  dèi  frèdd.  —  Nel  gran 
caldo ,  nel  gran  freddo.  In  tempo 
del  maggior  caldo.  Nel  bel  mezzo- 
é.  Di  fitto  meriggio.  Nel  fervor  del 
mezzogiorno.  Sulla  forza  del  sole. 

—  Di  fitto  verno.  Nel  cuor  del  ver- 
no. Nel  pieno  del  venw.  Nel  pieno 
della  notte.  —  Al  s'è  Uva  in-t-al  fu- 
ròùr del  di5.  (Qui  ironie]  e  vale 
S'è  alzato  tardi. 

FURTÉTT,  add.  Di  liquori.  Forluzzo, 
Forteruzzo ,  Fortino .  Agretto: 

FURTEZZA.  Fortezza.  Nel  linguaggio 
delle  arti  s' intende  Di  tutto  ciò  che 
serve  maggiormente  a  stabilire  all- 


eluia cosa,  acciò  resista  langamea- 
te;  1  calzolai  chiamano  Fortezza 
Tutto  ciò  che  riveste  i'  interiore 
della  scarpa.  I  sarti  Qualunque  cosa 
con  cui  si  rinforza  alcuna  parte  del 
vestito  nell'  interiore;  chiamano  poi 
Intelueciatura  Quella  fortezza  che 
si  mette  dentro  al  vestito  tra  due 
panni ,  cioè  tra  '1  di  sopra ,  e 
la  mostreggiatura ,  e  volgarm.  /ii- 
telucciare  è  il  Fortificare  con 
telucce.  (  Boi.  Imbuttidura ,  Imr 
buttir  ). 

FURTOUNA.  Fortuna.-^  C/U  muda 
lug,  0  p€tèis,  muda  furtòuna.  — • 
Spesso  cangiando  ciel ,  si  cangia 
sorte.  Chi  muta  lato,  muta  fato. 

•FURTUNÀ.  ed  anche  AFFURTUNA, 
agg.  Fortunato,  ato,  add. 

*FURT(JNEIN  ,  agg.  Vale  Assai  fortu- 
nato. Fortunatissimo. 

FURZEINA,  (da  Fonano,  ora  V.  ant.). 
Forchetta  Picciolo  strumento  d'ar- 
gento 0  d'altro  metallo,  con  tre  o 
quattro  rebbi  col  quale  a'  infilza  la 
vivanda  per  mangiare  con  pulitez- 
za.—Furzetna  dalla  caren,  Furzi- 
non.  —  Forchettone.  —  Furzeina 
del  fug.  —  Forchetto.  —  Forchet- 
tiera chiamasi  la  guaina  per  le  for- 
chette. 

FURZÉLLA  ,  n.  f.  Forchetta,  n.  f.  For- 
chetto, n.  m.  Piccola  forca.  —  For- 
chetto chiamasi  anche  quel  lungo 
pezzo  di  legno  munito  di  due  punte 
di  ferro,  attaccato  alla  stanga  della 
carrozza,  il  quale  si  manda  gih  nel- 
le salite ,  acciò  non  possa  dar  in- 
dietro. —  Furzélla  d'iègn.  —  For- 
cella. —  Furzélla  da  tgnir  in-t-el 
stanzi  pr  accumdar  el-i-dnéll  del 
tindein  da  fnéstra.  —  Furzélla  del 
spéid.  — -  Forcella  dello  schidione, 
o  dello  Spiedo.  Quella  forcella  di 
ferro  a  due  branchi  appuntiti  la 
quale  infilata  nello  spiedo,  ed  infil- 
zata neir  arrosto ,  serve  per  tenerlo 
fermo  nel  Volgersi. 

FUS,  n.  m.  Fuso,  n.  m.  sing.  Fusi,  m. 
plur.  e  Fusa,  f.  plur.  Arnese  con 
cui  si  fila. 


GAB 


280 


GAB 


FUSAN,  FUSAROL.  n.  m.  Fu$àggine, 
B.  f.  Arboscello  sempre  verde;  del 
di  cai  legoo  si  fanno  fusi,  e  più  co- 
niunem.  i  curadenti. 

FUSAR.  Fìuaio.  Colui  che  fa  fusa. 

FUSAROL.  Fusaiuoh  e  Fumaiolo.  Quel 
piccolo  anello  di  metallo  che  si 
mette  in  fondo  al  fuso  per  renderlo 
più  pesante  nel  cominciare  a  filare. 

*FUSÉLXi  »  n.  m.  Fucile,  Schioppo.  Ar- 
chibugio. 

*FUS1UR.  Fucilare.  Uccidere  a  fu- 
citate. 

TUSILÀZIÓN.  Fucilazione.  L'atto  del 
fucilare. 

FUSLÀ,  add.  Affusato,  agg.  —  Gamb, 
dida  fusld,  -^  Gambe,  dita  a/fusa' 
te.  Sottili  »  e  fatte  a  guisa  di  fuso. 

FUSSÈTT ,  FUSSADEIN .  n.  m.  FUSSA- 
DEINA,FUSSÉTTA,  n.  f.  Fostatel- 
la,  Fosserella,  Fossetta,  Fouicel- 
la,  Fossicina,  n.  f.  Piccola  fossa. 

FUSTAGN.  Frustagno.  Sorta  di  tela 
bamhagina  grossa  che  da  una  parte 
appare  spinata.  Cosi  chiamasi  dal- 


la citlà  di  Fusi  neir Egitto,  dofcsi 
fece  dapprima. 

FÙST  D'UNA  CARROZZA.  Ossatura, 
e  tanto  dicesi  di  Carrozza,  ijuaoto 
delle  macchine  dive'rse.  —  Fusi  dèi 
lèti,  dèi  canapé.  -^  Lettiera.  Cas$a, 
Intel;)iatiira  di  legnami. 

FUSTIGAMÉINT ,  n.  m.  Frugata,  n.  l 
L'atto  del  frugare. 

FUSTIGAR,  y.  Frugare,  y.  Andar  teo- 
tamio  con  bastone,  o  altro  simile, 
in  luogo  riposto.  Ed  anche  per  Sti- 
molare. Spingere  avanti  percuoteo- 
do  leggermente  di  paota  eoo  basto- 
ne, 0  pungolo. 

FUST1G6N.  Voce  che  ai  appropria  >d 
un  Tronco  o  Troficone  di  legno  di 
brutta  forma.  Frugone. —  Nel  fi^r. 
poi  si  applica  ad  Uomo  piccolo, 
goffo,  mal  formalo.  Fusto  scfmdo. 

FUTÉCCIA.  Cerboneca.  Vino  cattiiis- 
simo. 

TOZZA.  Voce  ant  Fogaia.  Matùtra. 
Guisa, 


G 


G 


•  G.  Il  Gì,  settima  lettera  deir al- 
fabeto ,  fra  le  consonanti.  —  Coinè 
lettera  numerica  vale  Quattrocento. 

GABBAN.  V.  Fraiol. 

GABBANÈLLA.  Gc^banella  ,  Casac- 
ehetta.  —  Tors'  una  gnibanélla , 
Star  in  gabanilla.  —  Storie  in 
ozio. 

GABBIA.  Gabbia.  — -  Bastunzein  dov  i 
sta  su  i  usi  —  Salvatoio  o  Posato- 
io. —  Bemol.  —  Abbeveratoio  o  Be- 
veratoio. —  Cassteina.  -^  Beccato- 
io. —  Baston  dèi  fusi  dia  gabbia. 

—  Staggi.  —  FU  d'féfr.o  %  bréll. 

—  Grétole.  —  Spurflein  dia  gab- 
bia. —  Usciolino.  —  Gabbiaio.  Fa- 
citor  di  gabbie.  —  Gabbiata.  Tanta 


quantità  di  volatili  che  8|ia  ia  gab- 
bia. —  Mettr  in  gabbia.  —  ìngab- 

.  biare.  —  Cavar  d'in  gaiUtia.  — 
Sgabbiare.  •—  Una  gabbia  de  moti 
—  Una  nidiata  di  pazzi ,  dicesi  di 
molte  persone  allegre  adunale  in- 
sieme in  un  luogo.  «*-  Gabbia.  — 
Gabbia,  per  similit.  Prigione.  — 
Gabbiola,  Gabbiuola,  GabbioUna. 
Gabbiuzza,  diminutivi. 

GABBIÓN,  n.  m.  è  più  eomnn.  GAB- 
BIÓUNA,  n.  f.  Gabbione,  n.  d.-^ 
Gabbione ,  chiamano  gli  idraulici 
que'  cestoni  dì  forma  ciltiiérica  io; 
tessuti  di  vimini  grossi  ,  ì  qnli 
s'empiono  di  terra  e  di  sassi,  per 
formar  ripari  e  terrapieiii  a  àik» 


ÓAU 


183 


«A  II 


lata.?.  (9. ••>-  Gambetta,  GaiNfrico 
na,  dfm.  —  Gumbone,  m.  acerete. 
^  ^om&a^da ,  Catiiéeraecto  •  peg- 
gior. 

'GAMBABOLA.  Gambetto.  —  Far  to 
gambarota.  —  ikire  <f  gambetto. 

GAMBfift.  Grànehio  d'acqua  dotee,  e 
pili  propriamente  Gambero  Ui  fu- 
so. Animale  testaeeo.  -^  Gamber 
fi'  mar.  —  Graiichio  di  mate.  — 
Granckto  in  Hai.  si  appcopria  a 
qae'  ferri  >  che  jrli  sono  simili  in 
qua  Ielle  guisa.  GraneMo  per  tener 
le  legature  della  eas«a  della  ear^ 
rotza.  Granchio  del  timone.  CMo- 
<ione  del  granchio.  —  Gaìnberj  — 
Granchio  chiamano  t  legnaiuoli 
Quel  ferro  piegalo» forcato,  dentalo, 
il  gambo  del  quale  è  conficcato  nel- 
la panca  da  piallare  il  legname,  e 
serve  per  tener  fermo  il  leano  die 
si  vuole  assottigliar  eoli»  pialla.  -^ 
Andar  innanz  cmod  fa  i  ganUfer, 
'"  Far  tome  it  gambero.  Muoverei 
come  il  ga»nbero.  Non  potete  ac- 
cozzare la  cena  ool  éetinare. 

TiAMBéTT.  V.  Gambaroia. 

GAMBÉTTA.  Pantana.  Uccello. 

GAMBILÒN.  SGAMBIIJÓN.  GaìnbtiU> , 
add.  Che  ha  te  gambe  longbe. 

GAMBÓN.  Gamóó.  Aulo.  Quella  parte 
della  pianta  erbacea  che  viene  im- 
tnediaiamente  dalla  radice,  e  quel» 
la  suHa  .quale  si  sosiengono  le  fo- 
glie, i  fiori.  1  fruiti.  Sieto,  voce 
poeiiea ,  o  <d4  stile  eievato.  —  Gam- 
bòn  d' col,  d'broquel.  •^-  Gambo, 
Fasto  del  carolo.  —  Gamtfòn  del 
pèir,  del  mèit.-^'PicoUiOlo.-^  Gam^ 
éòn  di  fiur,  —  Gambo,  e  con  termi- 
ne bot.  Cènle.  Pediiuicoio,  —  Gam- 
bone  valeGambo  grande.  «^  Un  fièur 
»èinza  gambói^  —  Fiore  ggambaio. 
'"  Canna  o  tkihno  si  dice  quello 
delle  piante  graminacee.  —•  Scapo  « 
delle  liUacee,  eh' é  nel  tempo  stes- 
so ftisto  e  peduncolo.  •*-  Séipite, 
de'ftioghi.  e  detta  palma.  —  Tivn- 
co,  degli  alberi  limosi  e  legnosi. 
*~  Gambale,  Qaeflo  4aila  «ite.  — 
Cùtatno ,  Caìinelh  e  TaUù,  Parte 


del  oulmò  delle  piante  ganniiiaete , 

ch'è  tra  un  nodo,  e  l'altro.  •*•  Gom- 

■  6Mfio,dira. 

'GAMÈLLA  (dal  fr.  Gamelle),  Gaiet- 
ta. Scodella  del  soldato. 

GANASSA.  Cariasela.  V.  MateiUa,  ter- 
mine più  usato.  -«-  Kaguar  a  quat- 
4er  gofiasi,  «-«  Ifoctnafie  o  due  pai* 
tnentL 

GANGAIOL.  GAMGAI,  GAN6AIBIN*  n. 
m.  Il  fine  del  gomitolo,  che  cuntent 
ga  ancora  pochissimo  filo.  Bimueu* 
gito  di  gomitalo.  GomltoUno, 

'CANOSSA,  Ji.  r.  Slizza,  /m.  Crepa- 
cuore, 

6ANZANT,  add.  Catugiante^  Càngio, 
agg.  Color  cangiante. 

GAltA.  Gara,  Emulazione,  •«  Far  a 
gara.  —  Gareggiare, 

GARANTIR,  A.NTJSTAB,  T.  Guarenti- 
re, Esser  mallevadore.  Garantire 
noi  è  voce  di  Cras<!a  >  quantunque 
si  trovi  sotto  la  voce  Guareniire, 
Lo  stesso  é  di  Garanie  che  piutto- 
sto diecsi  UaUeeadore,  —  Magalotti 
al  suo  solilo  ha  adoperata  la  voce 
Garante,  ed  è  perciò  ammessa  nel- 
la Crusca. 

GARANZl.  Guat^ntigia  ,  Guareuiia, 
Garentia,  Ì2amniia ,  Malleveria^ 
Salvezza.  Prolerione.  V.  Garantir. 

GAllAVÉLL  D' U.  BatpoUo .  Racimolo^ 
Bacimoiutzo,  Racimoletto.  Piceiol 
grappolo  d'  uva  tolto  dal  più 
grande. 

GAR AVÈLLA,  add.  p.  e^  Pòiftì  gara- 
vèlia. -^  Pera  caravella,  o  cc^ro- 
velia.  ^  CoUa  garabéila.  -»  Colla 
di  Germania,  o  tedesca. 

'GARAVLAR  e  SGARAVLAB .  v.  Gà^i- 
molare. 

GARB.  n.  m.  Garbo,  n.  m.  Garbatez- 
za^ Grazia,  Gentilezza,  Leggio- 
éiia,  n.  f.  —  A<  garb  di  are,  etz. 
Gati)o  delle  centine ,  ec.  —  Un  bétl 
garb.  —  Bella  tacca.  Bel  sennino. 
Persona  giovane  e  di  bella  presen- 
za. —  Componimento  o  Compostez- 
za. Cerla  aggiustatezza  e  modesila. 
-'  Bill  garbi  Ironicam.  V^le  Che 
maioQtxizia,  Seenevoktzal  Son  ha 


fiAR 

manierak  Non  ha  diritto  né  ro- 

.%)e8cio. 

'GARBEIN.  Vento  che  dicesl  Garbino, 
Libeccio,  Affrico, 

GARBÙI,  GAZAOUL  GarbàgUo,  Guaz- 
zabùglio, Buglione,  Brodetto,  Ba» 
bilonia.  Confusione ,  Imbroglio. 

GARBUIAR,  INGARBUIAR,  GAZABU- 
lAR,  y.  Garabullare.  Ingarabulla- 
re.  Gazzabugliare.  Guazzabugliare. 

GARDLEIN.  CardeUino  ,  Calderello  , 
Calderugio ,  Cardelleilo,  Uccelletto 
che  ha  il  capo  rosso,  e  Tali  chiaz- 
zate di  giallo  e  di  nero. . 

GARÉTT,  sing.  GARETT,  plur.  Calca- 
gno, siog.  Calcagni,  m.  plur.  e  Cai' 
cagna,  i.  plur.  La  parte  deretana 
del  piede.  —  Garètt  dia  scarpa.  •*- 
Calcagno.  —  Garètt  dia  calzétta. 
...  Pedule.  —  Arfajr  i  gat^tl  al  cai* 
zèli.  —  Bimpedulare.  *--  Garetta, 
Garretto  o  Carretta  è  La  parte  iin- 
medidlamente  sopra  il  calcagno.  — 
Vgnir  in-l-i  garètt.  Lo  stesso  che 
Vgnir  in  stùffa.  V.  Stùffa.  Sgarttar. 
—  Vultar  i  garètt.  —  Dar  dette  o 
nelle  calcagna.  Voltar  le  calcagna. 
Mostrare  il  calcagno,  Jindsirsene. 
Fuggire. 

GARETTA  >  n.  f.  (dal  U,  Guarite),  Ca- 
sotto da  sentinella, 

GARGAM,  BATTÉINT.  Bàttente  e  Bat- 
titoio. Quella  parte  dell'  imposta 
che  batte  nello  stipite ,  e  la  parte 
dello  stipite  stesso  battuta  datr  \m- 
posta.  y.  Battèint,  —  Incassatura, 
Incassamento.  Dicesi  Tinnesto,  che 
gli  oriuolai,  lavoratori  di  minute- 
rie ,  ed  altri  artefici  fanno  d'un  pez- 
zo nella  tacca  d'un  altro.  —  Tumar 
in  gaìyam,  —  Tornare  in  buono 
stato. 

GARG ANOZZ ,  da  Cargozza ,  voce  bas- 
sa. Gorgozzule.  Quella  parte  della 
'    gola  per  la  quale  sì  resjura. 

GARGAN'raJLIA.  CJUappoleria.  Cosuc- 
cia ,  Coserella  ,  Begabiccio.  —  JH 
briv ,  di  curein ,  e  alter  garganteli 
da  sgra.  —  Mazzi,  cuòri,  ed  altre 
ehiappolerie  da  monache.^  Una 
donna  eh"  è  peina  d' garganteU  at- 


284  GAT 

tiuren.  —  Una  donna  piena  H 
ehiappolerie  addosso,  — '  Gorgoni- 
glia  era  una  sorta  di  collaoa  da 
donna. 

GAROFEL.  Garòfano.-^  Garofel,  Skct 
d*garofel.  —  Garòfano.  Aromaio, 
che  ha  figura  di  un  cbiodeUo> 
l'odore  del  fiore  del  garofano. ( 
proviene  dalle  isole  Holaccbe.- 
Gatvftl  da  zeinqu  fòt;  io  iscfaem), 
perché  dato  dalla  mano  che  ba  cin- 
que dita,  dicesi  allo  Schiaffo-^^ 
l'udòur  d' garofel.  —  Garofawut 

GAROI.  Gariglio.  Gheriglio.  Smjk^ 
r  uso  in  Toscana.  La  polpa,  o siali 
parie  interna  della  noce  cbe  si  di- 
vide in  due  Spicchi. 

GARUFALA*  add.  Garofanato,  m 
Cosa  in  cui  siavi  infuso  del  garob- 
iio,  o  che  abbia  odore  di  garofano 

GARZOL.  V.  Canova. 

GARZÓN.  Garzone.  Colui  cbe  vaasiir 
con  altri  per  lavorare.  —  BaMo- 
Instrumento  di  ferro  grosso  io  ^^^ 
ma  di  lettera  L,  del  quale  feooo  li- 
so i  iegnaiuoli  per  tener  fermo  sai 
banco  il  legno ,  cbe  si  vaoi  la 
vorar^. 

GABZULAR.  V.  ^an'vWn. 

•GARZULEINA.  Gargiuolo .  e  dicesi 
quello  di  prima  sorte. 

'Gas.  Cos.  Gaz, 

GÀSG.  n.  m.  Costura,  n,  f.  Cosida 
—  Rilevata  che  si  fa  so'vesutL 
Gdsg  eh' fa  i  calzular'in-h Jiic^ 
del  4carp.  —  Impuntitura,  wi* 

ra  bianca.  V.  Fùnt  i 

GASGAR.  v./mpu?Utn?,  v.Cocircrtff- 

cbessia^n  punti  relativi.  V'»'"» 
•GATÈLL.  corruz.  dì  BeccaUllO'\ 
m.  Mensola,  n.  f  Peduccio,  O;  "  I 
che  si  pone  sotto  i  travi,  i  1^''7 
GATT.  n.  m.  GATTA,  «.  f.  fi^^!^' J 
m.  Gatta,  n.  f.  -  Micio  eìii^'^^ 
ci  fanciullesche;  ma  conuns<wof. 
giacché  Miccio  e  Jfi'cda  ^»F; 
Asino  e  A4inetta.  —  Cosi  ì^^^' 
Gattino,  MìUcam.  Mucino.^^ 
boi. Mucein.— Andar  a  gai^^Z. 
V.  Catton.  —  Gatt  maiwòn-j^ 
io  mammone  e    Gattam^''^' 


dAT 


985 


6AZ 


Scimia  che  ha  la  coda.—  Àvèir  ma- 
gna del  xervéU  d' gatt.  AvHr  al 
2eroéU  d'gaU,  -*  Aver  mangialo  il 
veroeldi  gallo,  ^^  Quand  a  n'i  è 
al  gali  per  cà,  i  pondg  ballen,  — 
Dove  non  9on  galli ,  i  lopi  vi  ballai 
no. -^  Amour  da  galL  Amore  arraù- 
bialo.  —  A  eèin  aretd  in  qualler 
gatL  —  Starno  rimasU  in  pochL  — 
Esar  alsUr  cm' è  un  gali  d'piomb, 
—Esser  deslro  come  utM  cassapan- 
ca.  Tondo  di  pelo.  Muoversi  coinè 
una  galla  di  piombo,  Yale  essere 
pesante,  tardo,  o  d'ingegno  ottuso. 
A  n's'pò  dir  gali,  ftin  ch'ai  u'è 
in-l-al^sace.  —  Non  dir  quallro  se 
tu  non  V  hai  nel  sfscco.  —  N'j:um- 
prar  gali  in  sacc.  —  Non  comprar 
gatta  in  sacco.-^La  gallavatanlal 
lord  eh' la  i  lassa  al  pèiL  —  Tanto 
va  la  galla  al  lardo  che  vi  lascia 
la  zampa. — Cavar  la  castagna  dal 
fug  cùn  la  zampa  dal  gali.  -«>  Ca- 
var il  granchio  dalla  buca  con  la 
man  ddUrì.  —  Èsser  piz  d'una 
gatta  soriana,  —  Esser  tenera  di 
calcagna.  Facile  ad   innamorarsi. 
—  Go«  del  clur.-^  Gallo,  /uto.Quel 
primo  fiore  del  noce  »  del  nocciuo* 
lo,  del  pioppo,  che  spunta  quasi 
prima  delle  foglie. Con  termine  hot. 
Amento,'"  Galli,  plur.  fera.  Vac- 
che, plur.  Bachi  da  seta  che  per 
malattia  intristiscono  ed  ingiallisco- 
no. —  Galla  per  Vbbriachezza,  — 
Ciappar  la  galla  —  Imbriacare. — 
INaturalisU^dal  laUfe/ù.  fanno  l'ag- 
giuDto  Felino.  Il  genere  felino,  11  ge- 
nere de'gatti.— fiofiaio  a  Firenze  si 
dice  a  colui,  che  va  attorno  vendendo 
carne  per  dare  a'  gatti.  —  Torr  del 
gatti  da  pttnar.  —  Darsi  pensiero 
delle  alb^  cure.  Dare  e  Pigliarsi 
gl'impacci  del  Rosso.  Essere  im- 
pficcialo.  Torre  a  pettinare  un  ric- 
cio. Drizzar  il  becco  allo  sparviere, 
GATTARA.  Prigione.  —  Èsser  mess  in 
gattara.  —  Essere  cacciato  in  car- 
cere. 

GATTAROLA.  Gatkiiòla  e  Gattaiuola. 
Buco  che  sì  fa  nella  imposta  dell'  u- 


Bcio»  acciuochè  la  galla  pocsa  pa»> 
sare. 

GATTON.  Andar  in  gatlon,  o  A  gali 
mgtion.  -^  Andar  carpone,  o  coT' 
poni.  Andar  eolle  mani  per  terra  a 
guisa  di  animai  quadrupede. 

GAVARDEINA  (ÉSSH ,  o  STAR  IN).  Es- 
sere o  Stare  in  bellimbusto.  —  Es- 
sere foderala  di  tramontana»  dice- 
8i  in  hurla  di  chi  é  vestito  leggier- 
mente in  tempo  di  freddo  —  Il 
termine  boi.  pare  che  provenga  da 
Gaoardina,  ch'era  una 'Domestica 
veste  da  casa  leggiera. 

GAUDEAMUS  (STAR  IN).  Fargwdea- 
msis.  Gozzovigliare.  Stare  in  gozzo- 
viglia. Bagordare.  Far  bagordo. 

GÀV£L.  n.  m.  (DEL  I^OD).  Quarti  del- 
le ruote.  Que' pezzi  curvi  delle  ruo- 
te» che  formano  il  cerchio  esterno. 

GAVÉTTA.  Matassa.  —  Truvar  al  co 
dia  gavétta.  V.  Co,  n.  m.  «—  Far  del 
gavètl.  —  innaspare.  Annaspare. 

—  Matassitia,  Malassetta,  dim. 

GAVOT.  GAVOTlSM.V.^ipo*.  Wflfoliam. 

GAZZA.  Gazza  o  Gàzzera,  Pica.  Uc- 
cello noto  di  color  nero  brizzolato 
di  bianco,  atto  ad  imitare  la  favella 
umana.  Piar  la  gaza  sèinza  scur- 
tgarla,  —  Pelar  la  gazza,  e  non  la 
far  stridere.  Pelare  e  non  mordere. 
Il  buon  pastore  tosa,  e  non  iscor- 
Hca,  •—  Avèir  la  gaza  in-t-al  mhr. 

—  Avere  il  vento  in  poppa.  Avere 
il  cuor  nello  zucchero.  Aver  l'a- 
cqua neW  orlo ,  dicono  i  lucchesi. 
Aver  tutto  a  seconda,  favorevole. 

—  Gaza  mareina,  -—  Ghiandaia 

mariyM- 

GAZABÙI.  V.  Garbùi, 

GAZABUIAR.  V.  Gaìiiùi, 

GAZANÉLLA ,  n.  f.  Fiòur  da  mort  — 
Fior  di  morto.  Fiore  indiano.  Puz- 
zola. Fiore  autunnale. 

GAZÉTTA.  Gazzetta.  Foglio  stampato 
d'avvisi  e  novelle.  —  Gazètta,  Han- 
no i  boi.,  senza  veruna  denomina- 
zione propria,  un  allo  per  dileggia- 
re e  uccellare,  che  in  italiano  si 
chiama  lima.  Urna;  ed  è  quando 
fregando  a  guisa  di  lima  il  secondo 


«EU 


386 


ao« 


ditQ  delta  dèstra  mano  in  sull' indi- 
ce della  sinistra  verso  il  viso  dei 
dilef^giaio,  dicesi  UnM,  Urna;  e  con 
ciò  uno  intende  di  burlar  l'altro, 
a  coi  è  tallito  un  colpo.  Ma  non  è 
questo  il  boi.  Far  ia  gaiétta  :  che 
é  Spignere  un  po' la  pnaia  del  naso 
allo  inKù  coi  dito  indice  della  na- 
no,  ed  è  atto  di  dispregio.  -*-  Vi  co- 
no altri  atti  di  dispregio;  come  Far 
le  Ooccfie^  o  far  Ooechi,  clie  wol 
dire  aguxEar  te  labbra  inverso  ano, 
a  guisa  ctae  fa  la  bertuccia^  o  cavan- 
do fuori    mostmosamente  la  lin- 
gua, in  l)ol.  i'ai^dc  mu$tazz,  -~ 
Far  k  fiche ,  o  te  caMtagne  è  un  at- 
to, cbe  colle  mani  si  fa  in  dispregio 
altraif  mettendo  il  dito  grosso  tra 
r  indice  e  il  medio,  l  lielognesi  fan 
ciò  per  iscberzo  co' fanciulli  acca- 
valciando loro  il  naso»  e  «tringcn« 
dolo  fra  V  indice  e  II  aiedio ,  nel  ri- 
tirar la  mano  sostitaiBconvi  il  polli- 
ce, e  fa  ano  lor  credere  càe  quello 
è  il  naso  cavato. 
OAZl.  Gaggia,  in  bot.  AftmofA.  Fame" 
«toMO.  Arlmsceilo  dell'isola  di  s. 
Domingo ,  che  la  un  piccolo  fior 
giallo  odorosisaìmo. 
GAZOL.  Garzuolo,  Grimoh.  Le  foglie 
di  dentro  congiunte   insieme  del 
cesto  dell'erbe,  come  di  lattuga,  di 
cavolo.  -~  Gazol^  sing.  e  ^iii  comu- 
nem.  Gazza,  plur.  Ranagiione^éel' 
'  to  volgarm.  Vaiìtolo  $aloatico. 
GDÒGN.  V.  Cdògn, 
GDUGNA.  V.  Cdugnà. 
GÉN£B,  n.  m^.  Gènere,  n.  m.  Ciò  «he 
contiene  sotto  di  sé  le  spezie.  Ani^ 
mate  è  genereXane  è  speiie.-^  Ge- 
nere si  prende  anche  per  Sorla, 
Spene  »  ^he  in  boi.  dicesf  Fatta.  -^ 
Bisógna  avèiren  d' luti  et  fatta  {di 
alber,  di  fruii).  —  Bieogìta  averne 
di  di»enn  generi.  —  Géner.'-^  Der- 
rata ,  n.  f.  Quello  che  si  contratta 
in  vendita ,  e  spezialmente  ciò  che 
rieavasa  dalla  possessione.  ^^  Al 
mett  iùtt  i  8u  getter  in  casa.  -^  Fa 
la  provìMMa  delle  derrate  per  la 
caea.  •*-  Grascia»  che  vale  Tutte  le 


cofte  nécessftrìe  al  vHto  III  i^eneta- 
le.^-*  Gèner  coloniale  plur.  Nel  Uà* 
guagglo  comune  per  Generi  eoUh 
nio/i  s'intendonoi  Prodotti  che  ci 
vengono  dalle  colonie  stabilite  dal- 
le diverse  nazioni  d' Europa  nHle 
altre  parti  del  globo:  e  sono  Caffé, 
Zneoher»,  Aromt,  ec.  — ^  In  géner. 
-^  in  genere  fh\y.  Vate  Genenki- 
fneme.  -^  A  n' bisogna  qtètsHouar 
ingèìher  d'siènti,  eiE.-*-W[>it  trieogna 
qtwslionare  in  fatto  di  «etetize, 
ec.Non  si  dirà  in  genere  ili  sciente. 

GENERAL.  Generale.  ^  Balier  la  ge- 
neral, (dal  fr.  Batire  la  générak). 
Sonare  a  raccolia.  Sonar  raeeotla, 
o  la  raccottaMlhìimMtt  co'lambo- 
ri  tutta  la  troppa  di  una  gaerai- 
gione. 

GENI ,  TI.  «.  Genio ,  n.  m.  Andar  a  ge- 
ni. — >-  Andare  a  genio,  a  uiomaeo , 
a  eangue.  Gonfiirsf. 

GEN1FTT,  n.  m.  GenioRik.  Propensio- 
ne d'alfelio.  InellnaKione.  Affezion- 
evtta.  Alle  volle  significa  Amoretto, 
per  semplice  galanteria.  €eHielic. 

GESTI V,  n.  m.  Vn(fuenl!0  maiuraHeo» 
detto  volgar.  Digesiioo.  Che  condu- 
ce la  plaga  a  «atnfazloiie,  a  sap- 
pnrazione. 

GESÙ ,  e  GESA  CRÉST.  Gesti .  e  Gesù 
Criwto,  —  Ifft-un  gesù.  *—  In  un 
attimo.  In  un  irotto.  In  nn  ttaleno. 
In  nn  batter  d' ooehio.  In  nn  isUui- 
te.  In  un  credo.  iM  vedere,  al  non 
vedere.  -^  A  n'vseé  nianc  dir  Ce- 
eù.  •«-  Non  poti  dire:  Domine  aiu- 
tatemi. 

GETTÒNv  V.  Ferkin. 

GHBGA.  V.  Gogò. 

'GHÉGNA,  n.  f.  FaeeiB,  detto  la  modo 
dtstiregiatfvo.  —  Ghég^ta.^-^Siitsa. 
Dispetto. 

GHERUNGHEIN.  V.  Fiat. 

'GHERLUDA»  n.  f.  TordeUek  Tordo 
maggiore. 

'GiiERR.  Ghiro.  ^  Bnrmir  tm'è  w 

glkérr.  — *  Dormir  di  groeao. 
jGHERSPEIN.  Crespino,  Bèrben  o  Ber- 
I     òero.  Sorta  di  pnino,die  fa  pfr 
fmtto  certi  granelUni  simili  ad  «w. 


f/a.TiibercQleUi  |ning«pti<^if  «ptip* 
Udo  ili  »nlU  eslreiniU  Mi»  ìiagqa, 
per  lo  più  dopo  aver  ipatgialo  oo^e 
agre,  aspro. 

HBBTÀDURA.  0.  f.  /^crfiipalttr».  Ir- 
ricciatura  del  velo» 
UEHTAR,  V,  lucretpc^ret  Àrriociare 
i  veli 

HETT,  n,  nL4)lur.  (dal  fr.  Guétreti). 
UoMt  n.f.  Sorte  di  aiivaleiU  di  pao- 
Do,  o  di  pelle  che  seryoDO  a  coprir 
la  gamba  ai  disopra  della  acarpa  •  e 
s'affiliiauo  con  nastri  o  bouoai. 
UETT^L.  a.  L  pluL  (dal  fr.  CAo- 
touUUs).  ùiléUco,  D.  IQ.  e  oon  voce 
più  uaiiala  Sollético ,  o.  m.  -^  F^r 
el  gheW,  ^SolUUean,  Dileiioa- 
re,  Far,  ioUetico»  Stuzzicare  altrui 
leggermente  in  alcune  parti  del 
corp^,  che  toceate  iocitaiio  a  ride- 
re, e  a  squittire  «^  Al  fiirel  ghft- 
Ui  —  SolkUQ€UMni9»  DileUeanktn- 
lo.  ^  fànr  el  ghetteL  — ^  Timore 
il  solletivo,'-^  Cn  ch'Um  ei  glietUl 
—  fertona  che  terne  il  9olUrUco, 
GHIGNAR,  SGHIGNAR,  v.  Ghiffr^t. 
•HIGNÓN ,  n.  m.  Stizza,  n.  f.  E  anehe 
OiidetUi,  massime  al  giuoco,  dal 
fr.  Guignon  o|ie  signiO^  Dàd0|<a, 
liisgratiia.  In  boi.  equivale  pi<i  pre- 
cisainente  a  Dispetto.  -^  Uaa  cot- 
<a .  una  persòana  m*  fa  ghignàn. 
*—  Una  co9a  miétm  dispetto  :  per 
dire  Che  reca  dispiacere,  eh' è  rin- 
erescevole. 


«U 


GIACHÉ.  n.  m.  Dall' inglese  AKkey. 

Sewiéovéllo, 
GlÀCUÉTTA,  n.  (.  (dal  fp.  Jaqmtte), 
GABANÉLL.   n,  w.    GABANÉtU.  u. 

f.  Casacchinii,  Cae^coheUt^, 
Gf  AND^  e  UNDA.  GMauéa,  Frutto  del* 

la  quprcla ,  del  rovere,  del  carro ,  e 

del  leccio.  •>—  Atber  tU  giatèda^  r- 

Alòet^  gàiaudifetv,  iaudifero,  éa 

ghianfta.  -*  GAia/i(<uod# ,  GhiQw 

duzz4»  aita,  f.  GhitMudetiino,  m» 
*GIANIURA,  0  lANDARA.  QMmuiai^ 

Uccello,  noto. 
GIANVAN.  V^  Tabalori. 
GIARA.  Cmaia.  Chiara,  -*  Trèinpein 

d' giara,  —  Terreno  ghiaioso,  »— 

Un  fond  d' giara.  —  GAwiricdo. 

QhiaretQ.  Greto  di  un  fiume. 
GIARA.  Ghiaiata,  Inghiaiata.  Spandi- 
^    mento  di  ghiaia. 
GUaAR.  V.  Ingiarar. 
GUBDEIN.  V.  Ort, 
GIAUÉLLA .  n.  r.  Ghiarotto  e  Ghiaròt- 

tolo,  o,  m.  Ghiaia  mi  unta,  <«r  Giar^ 

teina.  — *  Gtuaiuzza»  dim. 
GIABÉTT.  MesQiroba-  Qoel  vasetto  col 

quale  si  inesce  V  acqua  (ciq^  i^  ivr- 

sa)  per  lavarsi  le  mani. 
GIABLEINA.  V.  Giarélla. 
'GIABÓL  Gessaio.  Colui  che  cava  e 

manifattura  il  gesso,  o  le  conduce 

al  mercato.  —  Giarol^  -^  Merla  a^ 

cquaiola.  Uccello. 
GIAVÒN.  n.  m.  Panicastrella^  Papico 

salvatico,  che  anche  i  boi.  cbiamcii 

no  pure  PatàgaslriU. 


ÌHIGNóUS.add.  CAe/U  dispetto.  Cfie  GIAZZ.ZEL,  n.  m.  GlUacclo,  Pelo  e 


cagiona  dispiacere ,  disgusto.  -— 
Al  lai  m'é  ghignòuSt  t'Aa  una  fuz- 
Ztt  qhignòusa.  Vale  a  dire.  Il  tote 
^i  fa  dispetto  .mi  è  un  dispetto  ; 
cioè  Hi  è  rincrescevQle.  La  parola 
hol.  verrà  da  Guigtum  frane.  Y.  Ohi- 
gnòn. 
iHIBlGAlA  (METTEBS'  o  ÉSSR  IIN). 
^$er  lindo,  attillato, -r  Essr  in 


Cielo»  q.  m-  Acqua  congelata. 
Giazza,  u.  f.  da  Ghiaccia  ora  non 
usato.  —  nòmper  la  ((ta:^xa»  figur 
Rompere  il  ghiaccio ,  il  guado.  Fav 
|a  strada  altrui  in  aloMua  cosa  dif- 
ficile ,  cominciandola  jl  trattare.  — 
Dsfars'  al  oiazz.  —  Oighificciare . 
Diinoiarc,  Y,  Dzlar.  —  Al  dsfofs* 
del  qiazz.  —  ùiqhiacciaìmnto. 


ghirigaia,  vale  ancora  Godere:  Dar-  GIAZZAR.  GIAZZABS',  n^   generalUr 
ii  tmon  tempo  più  del  solito;  Hatle-  {     si  dice  piuttosto  Zlar.  llars\ 
/7rar«i,  e  con  termine  più  proprio  ,  Gì A2Z0L  e  lAZZOL.   Qlùacciolo.  He'- 
hf^cazzare.  L^sr  4'  giùngala.  —      Milo d  acqua  coH|;elala,  — '  Gifif^ol, 
£*Hr  allegro  più  del  solito.  l     add.  Ghiacciolo,  agg.  Y.  Pcirc^.Piint. 


«BM 


386 


ifIiS 


df  lo  della  dMira  imdo  ìd  suir  imli- 
ce  della  sinistra  verso  il  viso  del 
dile|;giata,  dioesi  ItfiMi,  Urna:  e  con 
ciò  uno  ìQteode  di  burlar  T  altro  « 
a  cui  è  fallilo  no  colpo.  Ma  non  è 
quesio  il  boL  Far  /a  gatèlt^:  che 
è  Spigtiére  un  |>o'la  punui  dèi  naso 
allo  inKù  col  dito  indice  della  ma- 
no,  ed  è  atto  di  diaiMregf o.  -*'  Vi  co- 
no altri  atti  di  dispregio;  come  Far 
ie  bocche  i  o  far  OoocfU*  cbe  tvol 
dire  agoxEar  ie  labbra  inverso  urto, 
a  f^uisa  cbe  fa  la.  bertuccia»  o  cavan- 
do fuori   mostraosaoieote  la  Kn- 
gua,  in  boi.  Far  di  muitazz.  -^ 
Far  le  fiche ,  o  U  cawtagne  è  an  at- 
te^  cbe  colle  mani  ai  fa  in  dispregio 
altra!  «  melteiido  il  dito  grosao  tra 
r  indice  e  il  medio,  l  hdlogii«si  fan 
«io  per  iscbeno  eo'fosciulli  aeca- 
valciaodo  loro  il  naao»  e  «Iringcn* 
doto  fra  l' indice  e  ìfl  medio ,  nel  ri- 
lirar  la  mano  aostituiBcoBvi  il  polli- 
ce «  e  fanno  lor  credere  càe  quello 
è  il  naso  cavato. 
OAZL  Guiggia»  to  bòt.  iMtoioad.  Fame^ 
mona.  Arbuscello  dell'Isola  di  s. 
Domiogo  «  che  fei  un  piccolo .  iìor 
giallo  odorosisaimo. 
GAKOL.  Garzuolo,  Grimoh,  Le  foglie 
di  dentro  ooagiunie   insieme  del 
cesto  deirert>e»comedi  ialtuga,  di 
cavolo.  -*«  Gazoly  sing.  e  ìhìicoéhu- 
iieni.  Gazza,  pììir.  Raoagi$one,4el' 
*  to  voigarm.  Vaiuolo  iaUatice. 
GDÒGN.  V.  Cdògn, 
GDUGNÀ.  V.  Cdugnà. 
tiÉN£B,  n.  I».  Gènere,  n.  m.  Ciò  ^he 
contiene  sotto  di  sé  le  spezie.  Ani- 
male  è  genere. Cane  è  speiie,-^  Ge- 
nere si  prende  anche  per  Soriù, 
Spezie,  tìt%  io  boi.  dicesl  Falla.  -^ 
Bisógna  avèiren  d*  luti  ci  fatta  {di 
alber,  di  fruii).  —  Bisogna  averne 
di  diversi  generi.  —  Géner.-^  Der- 
rata ,  n.  f.  Quello  che  si  contralta 
in  vendila ,  e  epeziabnenie  ciò  che 
ricavasi  dalia  possessione.  —-4/ 
melf  tùli  i  su  géìter  in  casa.  -**  Fa 
la  provviMa  delie  éerrate  per  la 
casa.  •*-  Grasoia»  che  vale  Tutte  le 


eo«e  necessarie  al  vino  Ih  gen'efa- 
le.^**  Géner  coloniale  piar.  Nel  lin- 
guaggio comune  per  Generi  eolo- 
ma^i  s'intendono  i  Prodotti  che  ci 
vengono  dalle  colonie  nlnbiKle  Ali- 
le diverse  nazioni  d'Europa  nelle 
altre  parti  del  globo  :  e  sono  Caffè» 
Enechero ,  Aromi ,  ec.  — *  fi»  géner. 
-^  in  genere,  aw.  Vale  Generair 
mente.  -*•  A  n' bisogna  questifmar 
ÌHgèìterii'Hènti,eVL**'flon  biwgna 
qtwsdonare  in  fatto  di  Bfnenze, 
ec.  Non  si  dirà  in  genere  é\  scienze. 

GENERAL.  Generale.  ^  Batter  la  ge- 
neral» (dal  fir.  Baltre  la  générak). 
Sonare  a  mccotia.  Sonar  raccolta, 
O  la  rcr?colfa.4Chi«ixiare  co' tambu- 
ri tutta  la  truppa  di  una  gavnii- 
gione. 

GENI ,  n.  m.  Genio ,  n.  m.  Andar  a  ge- 
ni, ^-»  Andare  a  genio,  a  aiemaeo . 
«  «Aliotte.  Conforsi. 

GENI RTT,  n.  m.  Geuiii^ià.  Propensio- 
ne d'bflfeito.  Inclinazione.  Affeidon- 
eeWi.  Aite  volte  significa  AnsoreUo, 
per  semplice  gataiileria.  €eHÌeiio. 

GESTIV ,  n.  m.  Unffuentb  maiufxtiico, 
detto  votgar.  DigcsUvo.  Che  condu- 
ce la  piaga  a  matnrazioiie,  a  snp- 
pnraKione. 

GESÙ  »  e  GESÙ  CRÉST.  Getù ,  e  Gesù 
€ri9to,^t^t'nn  gesù.  *—  In  un 
attimo.  In  un  tratto,  in  nn  bateno. 
in  nn  batter  d'occhio.  In  ttii  istan- 
te, in  un  credo.  ikU  vedere .  of  non 
vedere.  -*•  A  n'Pssè  nianc  dir  Gr- 
eù.  -—  iVen  poti  dire:  Iktmine  aiu- 
tatemi, 

GETTÒN.  V.  Ferhin, 

6HEGA.  V.  Gogò, 

'iìHÉGNA,  n.  f.  FcncdH,  detto  tu  nMdo 
disiiregiativo.  —  Ghégna.'-' Stizza, 
ùìspetto. 

GHERUNGHBIN.  V.  Fiat, 

*Gtilì»LUDA»  n.  f.  Tordeiia.  Tordo 
itaaggiore. 

*GHERR.  Ghiro. '^  dormir  em'èvs 
g/iérr.  —  fìormir  di  grosao,, 

GHERSPEIN.  Crespino,  Bèrben  a  Bèr- 
bero. Sona  di  prono ,  ebe  fa  p^r 
'     fratto  oerii  granellini  simili  ad  n%». 


r«bercoieUi  piing^pti^f  ^p^i- 
t  iu  snlUi  esireiuiU  clelU  liiiiciia. 
lo  più  4opo  avor  mangialo  oo^e 
ì ,  aspr^. 

rADURA.  n.  f.  !Hcr^$palurfik.  Àr- 
icUura  del  t7cÌQ. 
rAB,  v^  lnere^<kn^  Arriociare 
U. 

r,  n.  iiU4>lar.  (dal  fr.  Guéirt^). 
1,  o.  f.  Sorte  di  8iivalaiii  di  iNUi- 
o  di  pella  che  servono  a  coiNrir 
ainbat  al  disopra  della  acarpa,  e 
Kbiauo  con  paatri  o  boUoni. 
TEL.  a.  L  plus,  (dal  fr.  Chfl- 
Ues),  ùiiéUco,  D.  m.  e  ix>q  voce 
usilata  Sollético ,  o.  m.  -^  far 
}/teliaL  T^SolUUcare,  Diletioa- 
Far  MoUetie^.  Stuzzicare  altrui 
{erioeniA  in  alcune  parli  dei 
p^ .  che  ioc«ale  iociiaiio  a  ride- 
e  a  squiilire  '^  Alfiir^l  ghift' 
-—  SoUeUcament9»  Diletteani4in- 
—  Témr  ^  ghetieL^  Temere 
olleiico^'^  tn  ch'Um  W  glittUl 
Perdona  che  tenie  il  $olkUcOt 
;nAR.  SGHIGI^AR,  V.  Ghiimere. 
iNÓrS  ,  n,  m.  «SlfZisa*  u.  t  E  anehe 
detta,  massime  al  giuoco»  dal 
Guiguon  c\te  significa  i^àdaMa, 
grazia.  In  |>oÌ.  equivale  plii  pre- 
ftoienie  a  BUpelto.  •*-  Una  cp«- 
.  una  pertòuma  m'fa  ghignon. 
Una  ca$a  nUéwn  (jUipetto  ;  per 
e  Che  reca  dispiacere,  eh' è  rin- 
asce vola. 


9S7  6u 

GIAGHÉ»  D.  m,  DairiugleBe  ^k^. 
SetvUoveiUh 

GUCUÉTTA»  n.  r.  (dal  r^  Jaquelte). 

GABANEIL.  a.  m.  GABANJÈUU,  ii. 
f.  Catacchina,  Ca99C9heUa, 

GiANDA  e  UNDA.  Ghiunéa.  FruUo  del- 
la quprcia ,  del  rovere,  del  carro ,  e 
del  leccio.  -^  Àtber  da  glande^,  <r- 
Alòet^  gàiaudifew,  iaudifero,da 
ghi^nfia,  ^  GAio/iduod # ,  GJUfkw 
duzz4»  dina.  f.  Ghitkftdeiihio ,  u». 

*GIANIURA,  0  lAiNDARA.  dAiOiMfo^a. 
Uccf  Ilo. nolo. 

GIANVAN,  V,  Tabi^lori. 

GIARA.  GMaia.  Ghiara.  ^  Trèinpein 
d'git^ra,  -*  Terreno  ghiaioso,  r— 
Uà  fond  d' giara,  —  GAiorìoclo. 
QhiarelQ,  Greto  di  un  fiume. 

GIARA.  Ghiaiata,  Inghiaiata.  Spandi* 
mento  di  ghiaia. 

GURAR.  V.  Ingiarar. 

GIARIÌEIN.  V.  Ort. 

GIARÉLLA.  u.  f.  GhiaroUo  e  Ghiarit- 
t»lo,  n.  m.  Ghiaia  minata,  *^  Giar^ 
teina,  -r  Ghiaiuzza ,  djm. 

QlAHÈTT.Memrobc^  Quei  vasetto  col 
quale  si  inesce  l'acqua  (ciQ^  #i  ivr- 
sa)  per  lavarsi  le  roapi. 

GIABLEINA.  V.  Giarèila. 

'GLARÓL.  Gesèoio.  Golgi  che  cava  e 
manifattura  il  gesso,  o  1<^  conduce 
al  mercato.  —  Giaròl,  -^  fierla  i%i 
cquaiola.  Uccello. 

GIAVÒN,  n.  m.  Panicastrelia,  Papìco 
sai  valico»  che  anche  i  bel.  chiaii^<) 


no  \inre  PaniyasiréU. 

NÒUS.  add.  Che  fa  dispetto.  Cfie  GìkZZ,  ZEL.  n.  m.  Ghiaccio.  Pelo  e 

Cielo,  q.  m.  Acqua  congelata,  ♦t 
Giazza,  u.  f.  da  Ghiaccia  ora  non 
usato.  —  Romper  la  qia^^xa,  (Igor 
Bompere  il  ghiaccio,  il  o^ado,  Fav 
|a  strada  altrui  in  alcvina  cosa  ifif* 
ficile ,  comiuciandola  ìl  trattare*  — 
.«',-  ,  .  Dsfurs'  al  giazz.  -—  Oighiacciare  » 

UGAIA  (MlìlTTEHS'  o  É$SR  i^).  Ditnoiare,  V.  Dzlar.^  Al  ìf^/èyV 
t$er  litido ,  allillato.  -r-  Èssr  in  del  qiazz.  —  Diffhiacciatnenio. 
ìiriaaia,  vale  ancora  Godere:  Dar- -GiAZlKH.  GIAZZAR.S'»  n^  general»» 
buon  tempo  più  dei  solilo;  9aUe'  \  si  dice  piuttosto  Zlar.  ^lars', 
'ar«<,  e  con  termine  più  proprio ,  GÌ A2^0L  e  lAZZOL-  QÌUacciolo,  Vasi- 
tarazzat^.  £,<Vr  4 '  giùngala.  —  zelto  d  acqua  conf^elata,  ~  Gifiz^ot, 
**er  allegro piif.  del  soUto.  t     add.  Ghiacciolo,  agg.  Y.  Pèin3^,Pfi\nL 


^iotia  dispicicere ,  disgusto.  -^ 
tal  me  ghigtiòus.  L'ha  una  fuz- 
ghignòuea.  Vale  a  dire.  //  tqle 
\  fa  dispetto,  mi  è  un  dispetto:  ' 
>è  Mi  è  rincresceoole.  La  parola 
•1.  verrà  da  Guigèum  frane.  Y.  Ohi- 


lOU 


«IH 


2S« 


^10 


GIBERNA.  V.  fadròuna. 

GIBIREIN  0  GIBIRLElN.foree  da  Giub- 
èvteUo  f  Giubbetto ,  Giubbettino  , 
Giubòoncino ,  GiubbonceUo  ,  dim. 
di  Giubba.  Y.  Curpètt. 

GIGEIN ,  GIGIULEIN ,  V.  bassa.  Pocoli- 
no»  Pochino,  Cichino,  Miccino,  Mie- 
colino.  —  Cigein,  Gigeina,  per  vez- 
zo, in  vece  di  Luigino»  Luigina»n.p. 

^GIGIURLATA,  f.  Cuccagna,  n.  f.  Ga- 
vazzamento,  n.  m. 

GILÈ.  V.  Panzein. 

'GIÒUREN.  V.  De.  —  Giorno.  — La  vo- 
ce Giòuren  dod  è  dai  boi.  usala  cbe 
fn  alcune  frasi ,  p.  e.  Éssr  a  giòu- 
ren» Vgnir  a  giòuren.  —  Eìtsere, 
Venire  in  cognizione, 

GIOVA.  Brocca.  Bastone  forcuto  per 
coglier  fichi.  V.  Figarola. 

•GIOVEDÉ.  V.  Zobia. 

GIRANDULAR ,  AS1AR ,  v.  Andare  aia- 
io.  Andare  a  zonzo,  e  per  metaf. 
Giostrare,  Vagabondare. 

GIRANDULÒN.  Vagabondo,  Errante. 

GIRAR.  Girare.  Andare  in  giro.  — 
Girar  d'intòuren.  ^  Aggirare  e 
Aggirarsi. 

GIRAVOLTA,  n.  f.  GIR.  n.  m.  Giro, 
Aggiratnento,  n.  m.  Giravolta,  n.  f. 
Parlandosi  d^  acqua  nello  stesso 
punto.  Vòrtice. 

GIRÒNDLA  (ANDAR  IN).  Andar  giro- 
ni. Andar  a  girone.  Andare  attorno 
vagando. 

GIRUNGEIN.  n.  m.  Pigmeo,  Pimméo. 
Caramógio.  Uom  pìccolo  e  contraf- 
fatto. Caricatura. 

GIUBBA.  Voce  conUdinesca.  V.  Abit  e 
Curpètt. 

•GIUBBÒN.  V.  Zìbòn. 

GIUBILAR ,  V.  Giubilare  e  Giubbilare. 
Far  festa,  allegrezza.  —  Giubilar  un 
impiega.  —  Dar  riposo  con  pensio- 
ne a  un  impiegato.  Dispensare  dal- 
l'aggravio dell'impiego  con  reco- 
gnizione. 

G1UB1LAZIÒN.  Paga ,  Stipendio  in  ri- 
poso di  servigio.-^  Giubilazione, 
vale  Allegrezza.  —  Magalotti  adope- 
rò il  participio  GiMÒt/afó.  Stipendia- 
to in  riposo. 


GIUDEZI.  €MUzio  e  GiuMeio.  perStt- 
no»  Cervello.  Uomo  di  giudizio.  A- 

ver  giudizio.  —  Accorgimento.  Av- 
vedimento. Accortezza.  Avvertenza. 
«—  Giudezi  a  spèndi  i  su  quattróH. 
<—  Assegnatezza.  Spendere  assegna' 
iamente.  —  Giudicar  cùn  giudezi 

—  Giudicar  con  criterio.  —  Ciap- 
par  giudezi.  —  MetUr  giudizio.  — 
Andar  cùn  giudezi.  *—  Andar  coi 
calzar  del  piombo.  —  A  ffarò  far 
giudezi.  —  Ti  caverò  il  ruzzo  del 
capo.  Il  bastone  ti  fard  scuola, 
rabbasserò  la  cresta.  —  Al  n'ha 
tùli  al  so  giudezi.  -—  Non  ha  tutti  i 
suoi  mesi;  figur.  —  Avèir  poe  ffw- 
dezi.  —  Aver  poco  senno.  —  Chi  ha 
più  giudezi  al  metta  in  ovra.  — 
€M  ha  più  cervello,  più  ne  adope- 
W.  —  Cùn  giudezi.  •—  Ponderata- 
mente. Considerataìnente.  Fosala- 
mente.  Avvedutamente.  Avvisatii' 
mente.  —  Impiegar  la  roba  cin 
giudezi.  —  Impiegar  la  rot>a  ae- 
éonciatamente,  o  acconciamente. 

GIUDIZ.  Giùdice.  Quindi  tutti  i  derì- 
vali.  Giudido  e  Giudizio,  Giudica- 
zicine ,  ec.  —  Giùdiz  dia  òalansa , 
o  dia  stadfra.  -»  Ago.  ^  La  vo- 
ce boi.  non  pnò  essere  più  ap- 
propriata, perchè  l'ago  è  il  vero 
Giudice  del  peso,  —  Giudice  sta  an- 
cora per  Arbitro.  —  Giudice.  Colui 
eh'  è  capace  di  giudicar  sanameale 
di  checchessia,  ed  in  questo  signi- 
ficato s'usa  anche  in  genere  fem.  la 
giudice ,  La  giudicessa. 

GiUST,  avv.  (dal  fr.  Juste,  Justement 
Appunto.  Per  l'appunto.-  —  Giùst 
li.  —  Appunto  lei.  Ella  per  r ap- 
punto. —  Giùst  aqusè.  —  Coti  per 
l'appunto.— Anche  in  lingua  può  dir- 
si Giusto,  avverbial.  per  Giusta- 
mente, e  Giusto  giusto  per  dar  piii 
forza.  —  Giùst,  si  volge  anche  pw 
Pure.  —  Al  pareva  giùst  un  ò«n 

—  Pareva  pure  un  orso.  —  Gii»t 
per  guest.  —  Appunto  per  quettù 
Anzi  per  questo.  Per  do  stesso.^ 
Giùst.  Pulid.  —  Oppot^namenk 
— A-i  ho  giùst  a  car.  —  JV'ilo  i^ 


GHA 


889 


GNO 


pufUo piacere,  —  L'è  giùit  aqusè, 
^^La  cosa  è  giusto  co$i.  —L'è  giùst 
quèll  eh'  zèirca  V  orb,  — *  Tu  m*  in- 
via al  mio  giuoco.  Oh  qua  ii  vole- 
va. —  Ah  giÙ9t!  —  Oh  zucchel  Atlo 
di  macaviglia  o  di  negazione. 

SlUSTACOB.  Giustacuore  e  Giusiaco- 
re.  Foggia  di  abito  da  uomo ,  corto 
ed  atti  I  lato  al  corpo. -^  L.a  voce  del 
dialetto  si  adopera  per  ogni  sorta 
di  abito  da  uomo.  -—  Fars'  tirar  pr 
al  giustacor ,  pr  al  gcUtbarteiti,  — 
Lasciarsi  prendere:  o  tirare  pel 
collarino.  Farsi  pregare  dai  credi- 
tori a  pagarli.  E  il  contrario.  Non 
si  far  tlracciare  i  panni, '^Giusta' 
cor  dal  fèsl.  —  Aùito.  domenicale. 
Veste  domenicale,  ed  anche  assolut. 
Domenicale,  sust..—  Chi  porta  sem- 
pre il  domenicale,  o  egÙ  è  ricco,  o 
qgli  sta  male, 

GIUSTÉZIA.  Giustizia.— Quattrein  e  a- 
mizézia  i  fan  star  la  giustézia.  — 
Donato  ruppe  la  testa,  a  Giusto.  I 
doni  sogliono  corrompere  i  giudici. 

GLORIA.  Gloria  —  Tutt  i  salm  ^ 
fiessn  in  gloria.  —  Ogni  salmo  in 
gloria  torna  e  finisce.  La  lingua 
batte  dove  il  dente  duole,  ^  Andar 
in  gloria.  —  Andar  ne*  sette  cieli, 
Non  toccar  terra  co' piedi.  —  E  An- 
dar in  gloria,  o  Èssr  in  gloria, 
luetaf. -*£s<ere  ubbriaco,  o  almeno 
allegrissimo,  —■  Andar  in  gloria  , 
Éssr  in  gloria,  —  Gallonare.  Far 
gallòria.  Galluzzare,  V.  Ingalluz- 
ztrs'. 

GMISSÉLL.  Gomitolo.  —  Far  di  gmis- 
sì.  —  Gomitolare.  Aggomitolare.  — 
Pars*  in-t'Un  gmisséll.  —  Aggomi- 
tolarsi. — -  Dsfar  al  gmisséll.  — 
Sgomitolare.  —  Turnar  a  far  al 
gmisséll.  —  Haggomitolare. 
GIACCHERÀ.  GNÀGCARATA,  BÙBBLA, 
ZEBRA  ,  GNEXA.  Bagattella.  — 
Quand  la  sinté  sta  gnacchera. -— 
Quando  ella  udì  questa  bagattella. 
—  Gnacchem  è  anche  aggiunto  che 
indica  Persona  da  poco»  un  infin- 
gardo. —  Gnaccher  plur.  Nacchere, 
plur.  Strumento  noto. 


GNAGN.  GNAGNARÒN.  MIMIRÓN.GIUG- 
GIULÒN.  GIGIULÓN.  Minchione  , 
Bàbbèo. 

GNÀGNERA.  GNAGNAREINA.  Febbret- 
tuccia,  Febbriciattola  —  Gnàgne* 
ra  viene  registrata  da  Alb.  Capric- 
cio disgustoso.  Altérazioncetta.  — 
Gnagnera  usò  il  Magalotti  per  Vo- 
lgila, Capriccio,  Prurito. 

GNANC.  V.  Nianc.  ^ 

GNÀO.  Gnào ,  Gnàu ,  Miào,  Voce  che 
manda  fuori  il  gatto. 

'GNAPA.  Melenso. 

GNECC,  GNICCAMÉINT.  Nicchiamen- 
to.  Quel  rammaricarsi  pianamente 
per  doglia,  o  per  noia.  Gniccaméinl 
del  scarp.  —  Scricchiolata. 

GNER.  V.  Sgnòur. 

GNEXA,  n.  f.  V.  Gnacchera.  —  Quand 
l'  ost  vest  sta  gtiexa.  —  Quando 
V  oste  vide  questa  bagattella  —  Ai 
dsi  una  gnexa  vùl  -—  Contate  ciò 
per  un  nulla  voii  —  Mo  gnexai  — 
Giuggiole! 

GNICCAMMÉINT.  V.  Gnecc. 

GNICCAB.  V.  Nicchiare,  v.  Propria- 
mente quel  cominciarsi  a  rammari- 
care pianamente  per  doglia ,  o  per 
noia.  Nicchia  la  donna ,  che  9'  acco- 
sta al  parto.  Nicchia  il  fanciullo, 
che  comincia  ckd  infastidirsi.  —  Al 
gniccar  di  ùss ,  di  legn ,  del  scarp, 

—  Scricchiare  ,  Scricchiolare.  — 

—  A  l  gniccar  d' una  cessa  pr  al 
pèis.  —  Cigolare.  Cigolano  ,  Stri- 
dono i  carri  carichi  di  biade.— 
I  tassi ,  i  trac  gnecchen.  —  l  pal- 
chi, le  travi  gemono  pel  peso.  y. 
Zigar. 

GNOC,  n.  m.  Soccenericcio,  Focaccia 
messa  a  cuocere  sotto  le  brace.  — 
Gnoc.  —  Gnocco.  Pastume  in  foggia 
di  bocconi  che  si  fa  con  farina  di 
formenio,  o  di  riso.  —  Dar  al  gnoc. 

—  Fare  un  manichetto,  o  un  mani-^ 
chino.  Atto  d'ingiuria,  di  beffe,  o 
di  sdegno  che  si  fa  col  battere  il 
carpo  d'  una  sul  dorso  dell'  altra 
mano,  o  sull'altro  braccio.  —  Far 
un  gnoc  alla  lòuna,  figurat.  — J/oW- 
re.  —  Gnoc,  fìgur.  Buono.  Docile. 

52 


GOM 


290 


GOT 


HacevoU.  Ed  alle  volte  signifioa 

Balordo,  Sciocco, 
GNOLA  DI  TUSETT.  D.  f.  MiagoHo.  n. 

m.  per  similil.  a  quello  del  gatto. 
GNÓUR.  V.  Sgnòur. 
GNUCCA.  Nuca.  La  parte  superiore 

delta   collottola.   •—   Gnucca,   — 

Testa. 
*GNUCCÓN.  Pacione.  Cioè  BontMtm^. 

E  talvolta  Balordo. 
GNÙGN»  D.  m.  Un  dappoco.  Vigliacco. 

V.  Tabalori. 
GNULAMÉINT.  MiagoUo,  e  con  V.d.  U. 

GnauUo.  Verso  di  gatti  che  mia- 

gelano. 
GNULAR ,  V.    Miagolare.    Gtìaulare. 

Miagulare.  Il  maudar  fuori  che  fa 

il  gatto  la  sua  voce.  V.  Vers.^Gtnh 

lar  di  tusell.  —  Pigolare. 
GOB.  Gobbo.  —  Andar  gob.  ^  Andar 

chino ,  curoo.  —  Una  C09sa  goba. 

—  Curvo.  Ricurvo,  agg.  —  Dointar 
gob.  —  Ingobbire  o  Aggobbire.  — 
Fiol  d' un  gob.  —  Figlio  di  un  bec- 
co. —  Pust  dvintar  gob.  —  Che  tu 
possa  ingobbare. 

GOBA,  D.  m.  Gobba,  d.  f.  Gobbo,  n. 
e  per  similit.  Scrigno,  V.  Guòisia. 

—  Gobba  e  Gobbo  si  dice  a  Qualun- 
que prominenza  per  lo  piìidifeltuo- 
sa  nell'opere  dell'arte,  o  della  na- 
tura. —  Goba  dèi  nas.  —  Soprosso. 

GODER,  V.  Godere.  v.—For«'flfoder.  — 
Farsi  rider  dietro.  Farsi  il  zimbel- 
lo altrui.  -»-  Torr  a  goder. --^  Beffeg- 
giare. Beffare.  Berteggiare. 

GOF,add.  Goffo,  Disadatto,  agg. — 
Far  gof.  —  Goffeggiare.  Dar  in  gof- 
fezza.  —  Un  abit  eh' fa  gof.-'  Un  a- 
bito  che  piange  indosso;  cioè  che 
non  fa  appariscenza.  —  Gof.  — 
Gobio.  Piccolo  pesce  d' acqua  dolce, 
che  dicesi  anche  Ghiòzzo  (coll'o  a- 
perto  e  z  rozza). 

GOGÒ,  n.  m.  GHEGA,  n.  f.  GNAPPA, 
n.  f.  Galla  morta.  Gallone,  fig.  So- 
ro,  simulato.  —  Far  al  gogò.— 
Far  la  gatta  moria.  Fare  il  gatto- 
ne.  —  Ghega  in  ital.  vale  Beccaccia. 

GÒMBD.  (dall'  ant.  'Gómbilo).  —  Gó- 

.  wUo,  n.  m.  sing.,  nel  num.  del  più 


e  lai 


fa  GomU»  m.  e  Cornila*  f.  (fm 
coirò  stretto).  —  Star,  o  dmtk 
su  iU't.i  gooUnL  —  Dormire  •  p 
mitello.  Star  gomitone,  o  GomUtà 
Vale  Stare  col  capo  fra  le  man 
tenuto  dalle  braccia  ,  coi  ( 
appoggiati  su  checchessia.  — 
al  gàmbd.  -  Alzare  il  gomito, 
ricar  l'orza  al  fiasco.  Vale  Ber 
to.  —  Mal  dèi  gombd,  o  sia  M 
mare,  dicono i  boi.  il  Dolor  cf 
sente  battendo  il  gomito  coi 
checchessia.!  toscani  dicono  A  < 
della  moglie  è  come  il  duol  dei 
mtlo.  DogUa  di  tnarito  morto 
fino  aUa  sepoltura.  DogUa  éi  im 
na  moria  dura  fimo  eUla  pariti 
Gòmbd  di  comod»y.  Vrzol.-^h^ 
gòmbd  d'una  muraia.  —  Gomtk 
Angolo  di  muraglia ,  e  dicesi 
priamenie  Gomito  se  la  ma 
faccia  angolo  ottuso»  che  se 
retto  o  acuto  dicesi  Cantonateti 
se  tal  angolo  è  tagliato  si  ehiiiri 
Biscanto. 
GOMRA ,  BÙBBLA  .  Frottola ,  M» 
Corbelleria.  —  Cuniar  del  gmm 

—  Narrar  frottole.  Piantar  eonlA 
Frottolare. 

GÒNFI.  V.  Infià. 

GÒNFIANÙVEL.  Gonfianiigoìi,  Gosf^. 
gote.  Vano. 

GÒNZ.  Gonzo.  Vien  spiegato  per  Gaf^ 
Rozzo.  Io  lo  definisco  Facile  a  e» 
dere,  e  perciò  ad  essere  ingantal». 
'-Aln'è  méga  un  gònz.  —  !iosi 
gonzo.  Non  è  sciocco.  Non  è  si  fr 
Cile. 

GOSS.  Gozzo.  Primo  ventricolo  de^ 
uccelli.  — Gozzo.  EnOamentodi  gdt 
che  hanno  alcuni  uomini,  che  rtf* 
somiglia  al  gozzo  degli  ncceill  - 
Avèir  pein  al  goss.-'  Traboccart 
il  sacco,  figuraL  Non  aver  pazieou 

—  Avèir  al  goss.  —  Essere  gotail»- 
E  per  similit.  Aver  la  gozzain  ci^a* 
Irò  ad  alcu9io. 

GÓTTA.  Go«o.  —S'è  nelle  mani  * 
cesi  pili  propriamente  Chiragf^ 
Ne' piedi  Podagra.  Nelle  ginoccbfl 
Gonagra.  Neil'  artioolazione  deli >- 


60Z 


391 


GRA 


mero  coli*  omoplsto.  Omagta,  — 
Cottoto,  GoUo$i$$imo.  Infermo  di 
gotta.  Cosi  Podagroso ,  Podàgrico. 

—  ChiragroBo,  Chiràyrieo,  Dolori 
Chiragrici, 

OVERNANT.  Govematrice.  Donna 
che  btt  cara  degli  affiiri  domefitici 
di  alcuno.  •—  Governante ,  valQ  Che 
governa. 

ÒDLA.  Goto.  —  VìHr  vèdr  ttnfik  cos- 
ta ten'  atta  gòula.  —  Volerla  ve- 
der quanto  la  gota.  •«  Avèir  la  pan- 
za  alta  gòuta,  —  E$»er  col  corpo  a 
gola ,  0  Aver  il  corpo  a  gota.  Dicesi 
delie  donne,  che  sono'vicine  al  par- 
lo. —  Zigar  a  gòula  averta.  —  Gri- 
dare quanio  $e  n*  ha  netta  gola.— 
Avèir  l'or,  al  magnar  sen*  atta  gòth 
la.  —  Aver  Voro  a  gota,  Eìscp  a 
gola  nelVorOt  nel  cf6o.  —  Tirar  gu- 
Uin.  —  Dar  gola ,  o  Far  gola.  Alle- 
gare i  denti,  Indor  desiderio,  appe- 
tito. La$tars' mettr  i  pi  in-t-ta  gòt*^ 
la.  —  Laiciarei  porre  eul  collo  il 
calcagno.  —  Intravenan'  cvétt  in- 
t-la  gòula.  —  Far  nodo  nella  gola. 

—  A  tn'  »'  è  intraversd  un  ois  in- 
t-ta  gòula.  «-  Un  otio  ha  fatto  no- 
do nella  gola.  —  Trachèa  (dal  gr. 
Trachyt,  ruvido,  aspro)  è  ciò  che 
popolarmenle  chiamasi  Canna  del- 
la gola. 

ÒZZ,  n.  m.  da  GMoxzo,  anlitiaato, 
che  significava  Piccola  quantità  di 
ehecchestia,  e  parHeolarmente  d'a- 
cqua. —  Un  ghiozzo  d' cusqua ,  non 
vale  però  Gocciola,  ma  quantità 
maggiore.  Adesso  si  dirà  Un  po'd'ac- 
qua  ,  Un  po'  di  vino,  oppure  Un 
gocciol  d*  acqua,  come  usaron  Dan- 
te e  BoeciKcio.  —  Un  9or$o  d*  a* 
equa,  Un  sorso  di  vino,  per  similit. 
— Un  guzzeind'vein.^~€entetlino  e 
Ciantellino  di  vino.-^In-t-al  biver 
lassam*  un  guzzein  in-t-at  fònd. 
-^Nel  bere  latciarnel  fondo  il  cen- 
tettino.  —  Biver  a  iurs ,  a  guzzein 
alla  volta.  — >  Centellare  ;  Bere  a 
centellini. 

>ZZA.  Gocciola  e  Góccia.  —  Gòzza 
per  Niente  o  Quasi  niente.  — •  4  n'  I 


vid  una  gazza,  a  n' i  seint  una 
gòzza.  *>  Non  ci  vedo,  o  sento  ci- 
ca, punto,  nulla  affatto.  ^-^Iai  mac- 
eia  eh' fa  la  gòzza.  —  Gocciolatu- 
ra. V.  ranca.  —  ikir  del  gòzz.  — 
Spruzzolare. 

GRADA.  Grata.  Inferriata ,  a  guisa  di 
graticola.  «»  Grate  delle  finestre 
delle  prigioni.  Grate  degli  altari, 
ec.  *  Grada  usò  Dante.  —  Grati- 
cola, Grate/to ,  diminuì.  ^  Gratico- 
la d' un  fornello ,  d' una  peschiera. 

GRADASS.  Smargiasso.  Spaccone,  — 
Far  al  gradass.  —  Smargiassare, 

GRADÈLLA.  Graticola  ,  dim.  di  Gra- 
ia. Arnese  da  cucina  su  cui  s' arro- 
stisce carne,  pesce,  e  simili  cose  da 
mangiare.  —  Gradella  è  Un  recinto 
di  cannucce  Ingraticolate,  che  usa- 
no i  pescatori  per  radunare  il  pesce. 

GRADEZZ.  Graticcio,  Utensile  di  varie 
forme ,  fatto  per  lo  piti  di  vimini 
tessuti  in  su  mazze.  —  Gradezz  da 
secar  el  castagn.  —  Graticcio.  — 
Graticciuola.  Ficcol  graticcio.  Cro- 
ticciuola  da  seccar  fichi  nel  forno, 

GRADLEINA.  Gratieotetta.  —  Gradlei- 
na  dèi  cunfssionari,  — -  Graticcia 
del  confessionario. 

GRAFFE.  Sgraffilo  e  Sgraffio,  Graffio, 
Graffito.  M^nìersL  di  dipignere  a  fre- 
sco, cioè  i  contorni  del  disegno  in- 
cavati ,  e  ripieni  di  colore. 

GRAFFI.  Gràffio,  Baffio.  Utensile  di 
ferro  a  più  uncini  per  levar  le  sec- 
chie cadute  nel  pozzo. 

GRAFFIR,  v.  Sgraffiare,  v.  Dipingere 
di  sgraffio. 

GRAMA  DA  PAN.  Gràmola.  —  Grama 

.  da  can'va,  da  lein  —  Gramola  , 
Maeiutta.  —  Coltelli  diconsi  quelli 
eh'  entrano  nel  canale  della  maciul- 
la per  levar  la  lisca  alla  canapa.  -~ 
Grama  ,  per  similit.  —  CavcUlaccio 
magro. 

GRANAR,  V.  Gramolare. -^  Gramar 
la  can'va.  —  Gramolare ,  Maciul- 
lare la  canapa.  —  Gramare ,  vale 
Far  gramo.  Attristare. 

GRAMIJSTEIN.  V.  Vinazzot. 

GRAN.  Grano ,  Frumento.  —  V.  Fur- 


ORA 


293 


GRA 


mèint. —  Gran, '-' Grano ,  la  cln- 
qaeceDsetUnUiseesinid  parie  del- 
l'oncia,  e  si  scrive  cosi  G.  oppure 
g,  dai  medici. 
GRANA,  n.  f.  Granello,  n.  m.Nel  num. 
del  più  Granelli ,  m.  e  Granella ,  f. 

—  Granello  di  grano.  Granello  d'u- 
va. Granelli  di  pere.  —  Vein  eh*  ha 
la  grana.  —  Vino  che  brilla.  Bril- 
lare del  vino.  Effelio  che  fa  il  vino 
generoso  nel  rodere  la  schiuma 
schizzando  fuori  del  bicchiere  ,  e 
mostrando  come  dei  granellini.  — 
Grana  è  quella  de'  timori  per  tin- 
gere in  rosso.  —  Grana  è  una  sorte 
di  tabacco.  —  Granifero ,  agg.  Che 
porta  grano ,  o  cosa  simile  a  grano. 

GRANA.  Granata»  Scopa.  —  Grand 
novabèin  spazza,  quand  l'è  vèc- 
eia  la  razza.  —  La  granata  niiova 
spazza  bene  la  casa.  Fattor  nuovo, 
tre  di  buono.  —  Granatala.  Colpo 
dì  granata.  —  Granatalo,  V.  d.  0. 
Colui  che  fa  e  vende  granate. 

GRANADÉLL.  GRaNADLEIN  ,  n.  m. 
Granatuzza,  n.  f.  —  Granatino,  n. 
m.  V.  d.  U.  Dibattere  il  capolatte 
con  una  granatuzza,  perchè  diven- 
ga spumoso.  —  Granadéll  da  pagn. 

—  Scopetta. 

GRANAia.  n.  f.  slng.  e  più  comune- 
mente Grandi  plur.  Biada;  n.  f. 
Tutte  le  sementi  di  grani  raccolti , 
come  frumento,  orzo,  vena,  simili. 

—  Granàglia,  n.  f.  É  una  sorte  di 
preparazione  d' oro ,  e  d' argento. 

GRANAR.  Granato.  Stanza  o  luogo  do- 
ve si  ripone  il  grano.  Dovrebbe 
questo  luogo  essere  nella  parte  più 
alta ,  e  pììi  aerata  della  casa;  e  mol- 
ti in  fatti  in  cotal  situazione  tengo- 
no il  grano ,  spezialmente  ne'  muli- 
ni ;  ma  la  dilBcoltà  del  trasporto  , 
ed  ancora  che  luoghi  alti  siano  ro- 
busti in  modo  da  portar  gravissimo 
peso ,  fa  che  11  grano  si  mette  per 
lo  più  a  pian  di  terra  ;  e  perciò  che 
nel  granaio  in  vece  di  grano  si  ten- 
gono legna  per  bruciare ,  e  si  do- 
vrebbe chiamar  Legnaia.  —  Granar 
io  è  anche  aggiunto.  Fosse  granale. 


Fosse  da  custodire  il  grano.  —  A' 
vèir  al  granar  guast,  flgurat  — 
Non  avere  tutto  il  suo  Menno. 

'GRANARA.  V.  MèikL. 

GRANAROL.Bia<iattioto.  Colai  che  ven- 
de le  biade.  —  Granaiolo  e  Grvr 
natuo/o.  Colui  che  rivende  il  grano. 

GRAND  e  GRAN,  add.  Grande  e  Gram, 
agg.  —  Butir  eh'  ha  al  grand.  - 
Butirro  sapiente.  —  Sapiente  ooo 
è  da  confondersi  con  Rancido  e  Vit- 
to; a  me  pare  che  il  primo  sia  ag- 
giunto proprio  del  barro  qoando  è 
inacidito,  che  i  boi.  dicono  Fort 
nelle  altre  cose,  ma  Grand  nel  ÌHir- 
ro;  Vieto  quando  è  inveccbiato: 
Ràncido ,  quasi  putrefatto. 

GRANDSÉTT ,  GRANDÉTT.  Grafidictl- 
lo ,  Grandetto. 

GRANF,  (da  Kramff  ted.).  Grànchio, 
V  improvviso  ritlrameoto  de'  mu- 
scoli delle  dita,  delle  gambe,  ec 
Avèir  i  granf,  o  Èsser  brazz  curi. 
figuratamente.  Avere  il  granchio 
nella  scarsella.  Spender  mal  toIoo- 
tieri. 

GRANIR,  V.  Granire  e  Granare,  v.  Fa- 
re il  granello.  —  Semenxire.  Fare  il 
seme. 

GRANISÓN,  n.  f.  Granitura,  GranigiO' 
ne ,  n.  f.  Granimento ,  n.  m.  For- 
mazione del  granello  nelle  piante. 

'GRANITA.  V.  Gremolà. 

GRANLEIN ,  n.  m.  e  GRANLEINA  .  t 
Granellino,  n.  m.;  nel  plur.  fa  Gra- 
nellini, m.  e  Granelline,  f. 

GRANLÓUS  .  add.  Granelloso  ,  agg 
Pien  di  granelli ,  o  dì  cose  simili  3 
granelli.  —  Granoso,  significa  Pies 
di  granelli ,  Ben  granito.  Spiche  di 
frumento  granose,  o  ben  granate. 

GRANZÉLLA.  Grancella.  Spezie  di  pie- 
col  gambero  di  mare. 

GRAPPD'U(come  dicono  gl'inglesi 
Grapp).  Gràppolo  e  Grappo  d'ncc 

GRAPPA  DEL  ZÉSS.  Rimasugii  o  itok- 
diglia  del  gess  stetccicUo. 

GRAPPADEIN.  Grappoletto,  Grappeb- 
no,  Grappoluccio. 

GRAPPÉLLA  DEL  CARR.  Granchio  dei 
carro. 


GRA 


293 


ORA 


RASPA.  V.  Graspuia. 
RASPAROLA.  Graticola.  Ordigno  di 
rame  io  guisa  di  scodella  rovescia- 
ta» falla  a  graticola  minuta,  e  rac- 
comandata a  un  pezzo  di  tubo  pur 
bucherato,  che  si  mette  entro  la 
pévera ,  quando  si  versa  il  vino  tol- 
to dal  tino,  affinchè  i  vinacciuoli 
non  cadano  nella  botte. 
RASPlilA  DL'U,  n.  f.  Graspi,  n.  m. 
plur.  I  grappoli  dai  quali  è  spiccio- 
lata, e  levata  l' uva.  ^^  Graspa,  n.  f . 
sing.—Gra<pt,  rimasti  nel  tino  dopo 
che  s' è  levalo  il  vino  già  bollito. 
iRASS,  Susi.  m.  Grasso,  a    m.  — 
4irass  da  frezer,'^  Slrulto»  Distrut- 
to, n.  m.  Grasso  cotto  e  colato»  ed 
è  per  lo  più  di  porco.  La  Crusca  lo 
spiega  per  Lardo.  11  Lardo  è  grasso 
naturale  non  disciollo.  V.  Lard,  — 
Lassarci'  frezr  in-t-al  so  grass, 
—    Lasciarlo   cttocere    nel    suo 
brodo. 
jRASS»  add.  Grasso,  agg.  Ària  gras- 
sa. —  Terreno  grasso.  Fertile.  Ab- 
bondante. —  Patti    grassi.    Utili. 
Vantaggiosi.  —  Parole  grasse.  Dis- 
oneste. Oscene.  —  Grass  abbragd, — 
Grasso  bracato.  Aggiunto,  Arcirag- 
giunto.  Vale  Grassissimo .  e  dieesi 
per  lo  più  de'  polli.  —  Grasso  di 
danari,  Danaioso ,  Danaroso.  Che 
è  neW  oro  a  gola.  Che  misura  i  de- 
nari a  stata.  —  Adiposo  termine 
medico  dal  lai.  i4<ftps.  Pieno  di  gras- 
so. Membrana  adiposa. 
GRàSSOL.  Cicciolo,  Redolo.  Pezzetto 
di  carne  avanzalo  nello  strettoio  , 
dopo  averne  tratto  lo  strutto. 
GRASSÓUS»add.  (dal  fr.  Grasseux). 
Grasso,  Agf^.  Si  dice  di  ciò  che  ba  in 
sé  una  specie  di  untuosità»  o  gras- 
sezza. Non  farebbe  cattiva  compar- 
sa la  voce  boi.  italianizzata  Grasso- 
so   per    distinguerla   da    Grasso. 
V  hanno  però  i  vocaboli  Pinguedi- 
noso.  Adiposo,  ma  non  sono  dello 
stile  famigliare. 
GRATICOLAR .  v.  Retare.  Tirar  la  re- 
te. Dicesi  da' pittori  quando  tirano 
col  gesso  sopra  il  quadro  delle  li- 


nee incrocicchiate ,  che  formino 
tanti  quadrati  per  copiare  un  qua- 
dro dal  grande  al  piccolo  od  all'  in- 
contro. Disegno  o  Pittura  retata. 

GRATIS»  avv.  Gratis.  Gratuitamente. 
A  grato.  Di  grato.  —  Gratis  et  Or 
more.  —  Segnato  e  benedetto.  Ag- 
giunto che  si  dà  ad  alcuna  cosa, 
che  si  voglia  fare  volontariamente 
e  senza  corrispondenza  alcuna. 

GRATTADEIN.  MANFATTEIN.  PASSA- 
DEIN.  PiSTADElN.  Nomi  diversi  che 
si  danno  al  cosi  detto  Ghianderino, 
spezie  di  pastume  ridotto  in  pallot- 
toline pestandolo»  o  grattugiandolo. 

GRATTADEZZ.  Grattaticcio ,  è  Tatto 
del  grattare ,  ed  anche  Grattatura, 
che  leggiermente  olTende  la  cute. 
Da  ciò  la  melaf.  Non  temer  gratta- 
ticcio. Si  dice  di  colui  che  non  te- 
me piccole  cose.  A  n'  tém  d*  grat- 
tcuiezz. 

GRATTADURA.  V.  Gratladezz. 

GRATTAR»v.  Grattare,  Graluggiare.  v. 
Fregare  la  pelle  del  corpo  coir  un- 
ghie per  trarne  il  prurito.  E  (;m//a- 
re  per  Stropicciare ,  Fregare  co- 
munque sia,  tanto  nel  proprio»  che 
per  similit.— (7raitoraipan»a/  fur- 
mai.  ^  Grattugiare  il  pane,  il  for- 
maggio.-^Grattar  la  panza  alla  zi' 
gala,  ù^nr. ^Grattar  il  corpo  alla 
cicala.  Provocare  un  linguacciuto  a 
dir  male. 

GRATTUNA»  add.  Butterato,  agg.  Per- 
sona nella  quale  sien  rimaste  le 
margini  del  vainolo. 

GRATTUSA.  Grattugia.  —  /  bus  dia 
grattusa.  —  Fesso,  Occhio,  Buco 
della  grattugia. 

GRAZIA.  Grazia.-^ Avèir  d'grazia.^ 
Dicatti  e  Dicatto.  Voce  che  s'ad- 
opera solamente  accompagnata  col 
verbo  Avere:  onde  Aver  dicatto, 
vale  Stimarsi  fortunato,  Aver  come 
per  grazia.  —  L' ha  d*  grazia  eh'  i 
i  daghen  da  magnar.  •—  Egli  ha 
dicatti  di  aver  il  vitto.  —  L'ha 
d' grazia  d'star  quèids'a  n' voi 
èsser  mess  fora  dall'  ùss.  —  Ha  di- 
catto di  star  cheto  e  zitto ,  se  r^on 


GRE 


294 


GRÒ 


vuol  e$8er  cacciato  di  cata,  —  JV'a- 
f?éir  né  garb,  né  grazia.  —  Non  a- 
ver  né  garbo,  né  san  Martino;  di- 
cedano  i  fiorentint.  —  Grazia.  — 
Grazia  vale  anche  Favore.  Aver  la 
grazia  de' grandi.  E  Perdono.  Far 
grazia  a  an  malfattore. 

GREBEN,  D.  m.  plur.  V.  Natta. 

GREINFA.n.  f.  (dal  fr.  Griffe).  Branca, 
Grìnfa,  o.  f.  Artiglio,  unghione,  n. 
m.  Unghia  adunca  e  pungente  d'ani- 
mali rapaci.  —  Greinf,  per  simitit. 
Unghie.  —  Avèir  tra  'l  greinf.  — 
Aver  neWugne.  —  Cascar  tra  'l 
greinf.  —  ì>ar  nelle  unghie. 

GREiNTA, n.  f.  Ceffo,  Muso,  Viso  ar- 
cigno. Cipiglio.  —  Greinta.  *-  Col- 
lera, Stizza,  Rabbia,  Sdegno.  — 
Greinta  ,  aggiunto  di  persona , 
vale  Sdegnoso.  Iracondo.  Stiz- 
zoso. 

GRÉf^IZ.  Grinzo,  Crespo,  Rugoso,  Inr 
crespato ,  ec. 

GRÉINZA,  CRÉSPA.  Grinza,  Crespa 
Ruga.  Le  crespe  dell'abito.  La  cre- 
spezza de' capelli.  Barba  crespa.  — 
Crespo  è  opposto  a  Steso.  —  Le 
grinze  del  viso.  La  buccia  grinza 
delle  ossa.  Rughe  della  fronte. 
Guancia  rugosa.  V.  Incherspà. 

G  BELI  A.  Persiana.' Spezie  d'imposta 
da  finestre  a  gelosia. 

GRELL.  Grillo.-^F\f^.  Grell-^Grillo  per 
Fantasia  e  Ghiribizzo  stravagante. 
Capriccio.  Da  Greti  formasi  Grillo- 
ri,  n.t.  (come  se  si  dicesse  GriUa- 
rie).  Grilli.  Capricci.  -^  Grillari  per 
GarganteU.  V.  ~  Grillein,  GriUètt. 

—  Grilletto,  Grillolino. 

GREM.  Gremito.  Pieno.  V.  Fess. 

GREMOLÀ,  (dal  fr.  Gremolade).  GRA- 
NITA. Gragnolala,  ed  ora  comu- 
nem.  Gremotata.  Sorta' di  sorbetto 
a  modo  di  semolino. 

'GBÉPP.  V.  GreppeL 
GREPPEL,  D.  m.  Greppo,  n.  m.  e 
.    &reppa,  n.  f.  Luogo  dirupato. 
GRÉTT^add.  Increspato.  Arricciato. 

—  Vèil  grèlt.  —  Velo  arricciato. 
Velo  da  lutto.  —  Alla  moderna,  si 
adottano  i  nomi  francesi:  Crèpe, 


Crépon,  CripUs.  «-  Gretto,  ^le 
MeschUno. 

GRIDULEIN  (dal  fr.  GrÌ9-de-Un).  Gri- 
dellino. Colore  fra  bigio  e  rosso. 

GRILLAMÉINT  DLA  PGNATTA.  BoUt 
camento.  Il  primo  grillar  che  b 
V  acqua  al  fuoco.  Leggier  bolli- 
mento. 

GRILL  AND  A,  (da  Grillanda»  or»  dis- 
usato). Ghirlanda.  Cercbieilo  fol- 
to di  fiori,  d'erbe,  di  f rondi,  o 
d' altro,  che  si  pone  ìd  capo  a  gnisj 
di  corona. 

GRILLAR,  V.  Grillare,  ▼.  Cominciare 
a  bollire.  ^  11  primo  grillare  che 
fa  r  acqua  al  fuoco ,  dicesi  BoUie^ 
mento.  —  Grillar.  —  GrUiare,  i- 
gur.  per  Aver  grilU  in  testa  ^cer 
prieci. 

GRlLLARt.  V.  Greti 

'GRILLÉTT  DEL  SC'CIOP.  V.  Se'eiep. 

'GRIMALDÉLL.  Grimaldello. 

GRIMBAL.  Grembiule  e  Gremàiate. 

GRIMBALA.  GrembiataeGr^mMalete. 

GRIMBALEIN.  GrembiuHno. 

GRIMBALEINA,  n.  f.  Parafangoe  Grem- 
bialino da  calesse.  — -  GrembiaUm 
mastiettaH  in  terzo,  ed  aneiU  ri- 
baditi. 

GRtNGOLA.  —  Andar  in  gringola.  — 
Andare  in  brodo  di  suceioìe,  o  in 
gloria.  —  Éssr  in  gringoia.  *—  E$- 
serin  eimberii.  Esser  allegro.  I  boi. 
dicono  ancora  scherzevolmente  Et- 
sr.  Andar  in  eimbalis  (tene  sona»- 
titms. 

GRIS.  Grigio,  Bigio. 

GRISANT,  n.  m.  Bambagelia,  n.  l 
plur.  Pianta  che  porta  un  fior»  gial- 
lo detta  da' hot.  Chrysanthemem 
eoronarium. 

GRISOL.  Crociuolò,  Crogiuolo.  Vasrt- 
to  di  terra  cotta,  che  serve  per 
fondervi  i  metal I i.— (;nsoi.—>Piio«i* 
bàggine.  V.  Lapis. 

GRIV,  add.  Grieve  e  Greve,  agg.  Gn- 
ve.  Pesante. 

GRIZ  ,  apd.  Greggio  ,  Grezzo ,  ^;^ 
(colf  é  stretta).  Rozzo.  Nod  lavo- 
rato. 

GRÓNDA.  Gronda.  L'esiremità  delb 


GRU 


395 


GRD 


più  bafe»  parte  de'  tetti  dove  vena 
la  pioggia.-^  Gronda  è  anche  Quel- 
la sorta  di  Embrice  che  ha  le  teste 
eguali.  V.  Gruìidar,  d.  m. 
MhO?k,D.t  Groppa, 
RÒPP.  Grmppo,  Groppo  (coU'ó  stret- 
to). iVodo.—  Gròpp  tn-l-oi  iègn, 

—  Jfoechio,  Hodo.  —  Gròpp  in- 
t-al  vèider,  —  Pàlica,  Quello  spa- 
zieito  che.  pieno  d'  arit  o  chec- 
chessia »  8*  interpone  nella  so- 
stanza del  vetro.  —  Un  grópp  che 
n'  9'  pò  dafar,  —  Grunpo,  Nodo  in- 
disioUUnie,  —  Un  gropp  Bireee.  — 
Gruppo  tenace,  forte,  sodo,  ttreU 
io.  —  TùU  i  grupp  van  al  pétien. 
V.  Pétien. 

iOSTA.  Crosta.  —  Cròsta  dèi  pan. 

—  Corteccia  o  Crosta.  —  Pan  tul' 
ta  gròsta. '^  Pane  crostoso,  ero- 
stuto.  — -  Gròsta  dèi  piag.  —  Èsca- 
ra e  Se/danza.  —  Chiazza,  Piastra 
e  Crosta  dicesi  quella  della  rogna. 

—  Pein  d'gròst.  '—  Crostoso,  Cro' 
stuto.  Rosolato,  agg.—  Gròsta  d'u- 
na murata.  «»  Corteccia  della  mti- 
ragtia.  —  Far  vgnir  la  gròsta.  — 
Incrostare.  —  Dvintar  gròsta.  — 
Incrostarsi. 

tOTTA,  n.  f.  Grotta,  Spelonca,  n.  f. 
Antro,  n.  m.  >-»  Speco,  m.  ò  pro- 
prio solamente  della  poesia. 
ilJGN.  Grugno.  Propriamente  dicesi 
del  Grifo»  o  Ceffo  del  porco.  Quindi 
Grugnire,  11  mandar  fuori  la  voce 
jel  porco.  E  Grugnito,  \\  grugnire. 

—  Avèir  al  grugn ,  o  far  al  grùgn. 
^  Imbufonehiare.  Bufonchiare.  Di- 
ìjenir  broncio.  Pigliar  il  broncio.  Far 
!mzzo.  —  Avere  il  grugno,  o  /n- 
yrugnatyi,  vale  piuttosto  Entrare 
In  collera,  o  Essere  in  collera.  •— 
Fardi  grugn.  —  Torcere  il  grifo, 
l  muso.  Far  ceffo.  Col  viso  torto 
nostrar  di  disapprovare.  —  Far  a 
jrùgn,  o  Far  a  cisa  assrà.  —  GO' 
lere  c/èccchessia  da  sé ,  senza  far^ 
%e  parte  altrui.  ' 

^UGNIRA.  Scherz.  Viso.  V;  Musiazz. 
UGNOL  D*  PAN.  Cornetto.  V.  Gru- 
Hein. 


GRALL»  add.  Rùvido,  agg.  Che  non  è 
liscio.  La  voce  boi.  e  per  lo  più 
particolare  aggiunto  alla  pelle  del- 
le mani.  — >  Avèir  et  man  grulli. 
—  Aver  le  maiU  ruvide.  Ed  Inten- 
desi  quando  pèrdono  della  lor  mor- 
bidezza. V.  Rùvd. 

'GRUNDAI.  V.  Gronda,  Grundar. 
Guzzai, 

GRUNDAR,  V.  Grondare,  v.  Dicesi  del- 
le cose  liquide  che  cadono  in  ab- 
bondanza, a  similitudìDe  dell'acqua, 
che  cade  dalle  gronde.  Gli  grondai 
va  il  stidor  dalla  fronte.  Gli  gronr 
davan  le  mani  di  sangue. 

GRUNDAR,  n.  m.  Seggiola,  n.  t  Quel 
legno  che  si  cooUcca  a  traversò  so- 
pra l'estremità  de' correnti  per  eol- 
legarli ,  e  reggere  gli  ultimi  embri- 
ci del  tetto,  detti  Gronde.  —  Gran" 
dar,  n.  m. — Grondato,  n.  f.  L'acqua 
che  gronda,  e  cade  dalle  gronde, 
ed  il  luogo  ond'  ella  cade.  In  que- 
81'  ultimo  signiflcato  In  boi.  dìcesi 
StilUzidi.  V.  Nel  primo  signiflcato  i 
boi.  r  usano  quasi  sempre  in  plur. 
Éssr  sótta  ed  grundar.-^  Esser  sotr 
lo  le  grondaie. 

GRUNDEIN.  regolino.  Piceol  tegolo 
stretto  della  lunghezza  degli  em- 
brici, che  si  mette  volto  all' ingiù 
sopra  r  uoitura  di  essi. 

GRÙPPL4.  Greppia.  Mangiatoia. 

GRUPPIÓN,  (dal  fr.  Croupion).  Gtvp- 
pone,  Codione. 

•GRUPPIR.  Groppiere. 

'GRÙPPIRA.  V.  Gropa, 

GRUPPLUD.  add.  !^odoso ,  Noderoso , 
Noderuto ,  Noderoso  ,  Nocchioso , 
Nocchiuto,  NoccMeroso ,  Nocchie- 
ruto ,  Noechioruto  ,  NocelUoroso  . 
Nocchioluto,  dicesi  di  legno,  e  si- 
mili. — >  Di  seta .  di  filo,  ec.  Brocco- 
so.  —  De'  poponi ,  cetriuoli ,  Bitor- 
zoluto. •—  Delle  radici ,  Tuberoso. 

GRUSLA.  Crosta,  e  con  Voce  Medica 
Èscara.  Quella  crosta  che  si  forma 
sopra  la  pelle  rotta ,  e  sulle  piaghe. 

'GRUSSESTA.  Grossiere.  Mercante  che 
vende  in  grosso. 

GRUSTÀ.  Crostata.  Specie  di   pasta 


6  UÀ 


296 


GUA 


<)olce  della  forma  d' un  pasticcio  , 
riempita  per  io  più  di  conserva 
di  frutti.  — -  Se  ne  fa  roeschian- 
do  alla  pasta  lo  strutto  di  porco , 
e  diviene  Sfogliata:  e  mescbian- 
dovi  il  burro  senza  cbe  la  pasta 
sì  sfogli  dicesi  allora  Pasta  reale 
(boi.  Pastafrolla). 

GRUSTEIN.  Crostino.  Fettuccia  di  pa- 
ne rosolatolo  arrostito.  —  Grugnol 
d'pan  è  quel  Crostino ,  cbe  alla  fi- 
ne de' pani  termina  in  punta,  o  in 
simiglianza  approssimativa  di  €m- 
gno.^Grustein  d'pan.  '^Orlitcio. 
L'estremità  intorno  al  pane.  I  boi. 
dicono  Grustein  ai  Pezeettl  di  pane 
cbe  avanzano  dalla  tavola.  roocA«lfi 
dt  pane  che  potrebbersi  cbiamare 
hosumi  di  pane.'^Orliceiuzzo  e  Or- 
liceiuzzino,  -—  Cóier  i  grustein 
eh'  ein  in  taola.  —  Aogfunarv  t  ro- 
sum j  della  tavola. 

•GBUTTÉSC.  Grottesco, 

GUAD.46N.  Guadagno,  Profitto,  Lu- 
cro, Acquisto. '■^  Far  al  guadagn 
d'eazzèu.  —  L'avanzo  del  grosso 
Cattane.  L'avanzo  del  Cibaeca,  che 
a  capo  d'anno  avanzava  i  piedi 
fuori  del  letto.  X'  avanzo  di  Berta 
Ciriegia»  che  disfaceva  i  muri  per 
vendere  i  calcinacci.  L'avanzo  di 

'  Berta,  che  dava  a  mangiar  le  cirie- 
gie  per  avanzar  i  noccioli.  L'ojvan' 
zo  del  Cazzetta,  che  bruciava  il  pan- 
no di  Spagna  per  far  cenei^  mor- 
bidosa. 

GUA.I.  Guaio ,  cbe  usasi  per  lo  più  in 
plur.  Guai,  e  significa  Malanno, 
Disgrazia.  -—  Guai  a  te.  Guai  a  voi 
è  locuzione  minaccevole»  nella  qua- 
le i  boi.  aggiungono  per  lo  più ,  in- 
utilmeole,  la  parola  MaL  —  Pover 
guai,  antiquato»  per  Pover  quid.  V. 
Bagni. 

GUAIUM.  Guaime.  L'erba  che  rinasce 
ne' prati  dopo  la  prima  segatura. 

GUALANDaElN.  CalandHno.Sfrtsiìe  di 
squadra  mobile  di  legno,  i  cui  re- 
goli sono  soprapposti.  1  muratori , 
in  vece  di  consimile  squadra ,  nel 
costruir  le  muragbe ,  per  tenerle  in 


piomboi  piantano  dae  fili  perpendi- 
colari all'estremità  del  muro  da 
costmirsi,  e  li  aUraTersano  con  no 
terzo  filo  messo  orizzontalnaente  ed 
accavalciato  in  maniera  da  scorre- 
re ,  affine  di  poterlo  alzare  ad  ogai 
strato  di  mattoni  o  sassi ,  co'  qoati 
s' alza  il  muro  nelle  testate,  e  qne* 
sti  due  fili  perpendicolari  som 
chiamati  GuakLudroin,  ch'io  chia- 
merei Calandrini  in  ItaL 

GUARDABASS.  Soppiattone,  Coitosi, 
Persona  coperta,  dissiaaulata.  Ck 
non  guarda  mai  diritto  in  viso. 

GUARDAR ,  V.  Guardare,  ▼.  *-  Guar^ 
dar  d' féss.  —  Affissare  e  Affisare 
affiggere  gli  occhi.  Guardare  fitu- 
mente.  Guardar  fisso ,  fimo,  fiso  f- 
so,  fisamente.  Guardar  ben  firn. 
—  Guardar  d' stort.  —  Guardar 
bieco^  —  Una  fnèsira  eh' guarda 
in-t-la  strd.  —  Una  fissesira  che 
guarda  sopra  la  strada^  ma  mt- 
glio  Che  risponde  alia  sttnada.  Gusf- 
dare  verso  il  prato,  ec.— Fon 
guardar  dri.  — *•  Dar  da  dire,  o  Dar 
che  dire  alla  brigata.  Far  dire  àt 
sé,  0  dei  falli  suoi,  o  far  dir  la  gen- 
te. —  Guardar  d' ali  in  boss.  T. 
AU. — N' guardar  in  fazxa  a  nssii. 
-—  Darla  a  mosca  cieca.  Menar  U 
mazza  tonda.  Giltar  il  giacchili 
tondo.  Dir  con  libertà  l'animo  sv 
-—  Guardars'  in-trl'  ùngia.  — -  Euer 
cauto  ,  prudente  ,  avoeduto.  b*. 
guardarsi  le  unghie .  che  fanno  al- 
cuni ,  quando  riflettono  con  pooii'' 
razione  le  cose  prima  di  eseguirle. 

GUARDAROBA,  n.  m.  Guardaroba.n 
t.  Stanza  nella  casa .  ove  si  cooset- 
vano  gli  arnesi,  gli  abiti,  ed  alu«' 
masserizie.  — •  Guardaroba,  d.  m  , 
Colui  cbe  ha  in  custodia   tutte  i^ 
biancherie ,  vestiario ,   atensili .    i 
altra suppelletile  di  una   casa.'j 
in  questo  significato  nel  num.  M 
più  fa  GuardarobL 

GUARDIAN,  n.  m.  GUARDI ANA .  d  C 
Guardiano,  n.  m.—Capo  d'un cos 
vento  de' frati  di  lana  grossa. - 
Guardian  del  persòn.-^  Carcerine 


GOB 


297 


GUI 


Custode  delle  carceri.  —  Di  pur- 
zi.^^  Porcaio  o  Forcavo,^' Di  bosc. 
—  Guardaboschi.  Botcaitiolo.  — 
Dia  mandra,  -«-  Mandriano ,  Man- 
Urlale.^  Di  camp.—  Campano. — 
D' una  tòrr.  —  Torrigiano,  —  Dèi 
póni.  —  Pedaggiere, 

:ìUAKN1ZIÒN.  GuarrUzione.  Fornitw 
ra  d'una  veste,  Guernizione,  Guar- 
nitura, GtiernUura. 

iUASTAR  e  GUASTARS*,  v.  Guastai, 
Corrompere.  Contaminare.  Altera- 
re. Viziare.  Putrefare.  E  Guastar  si, 
eCv — Fazil  a  guastars'. ^-'Corruttibi- 
le, lì  coDlrario  Incorruttibile.  —  Al 
guastars*.  —  Corruzione,  Putrefa- 
zione. 

iUAZZ.  Guazzo,  Guado.  Luogo  pian 
d' acqua  dove  si  possa  guazzare.  — 
Dpenzer  a  guazz.  —  Dipignere  a 
guazzo ,  a  tèmpera.  -»  Disti  da 
guazz.  V  Bo. 

jUAZZA.  Rugiada.  —  Guazza  è  Ru- 
giada copiosa.  —  In  boi.  Busa,  ri- 
masta forse  dal  lat.  o  presa  dal  fr. 
lìosée:  ma  parlando  soiamenie  del- 
la rugiada  che  suol  cadere  la  notte 
di  san  Giovanni:  La  rusd  d' san 
Zoan.  Andar  alla  rusd. 

jÙAZZÉTT.  Guazzetto.  Manicaretto 
brodoso.  —  Cam  a  guazzctt.  — 
A  minor  sellato. 

GUAZZADUR.  Guazzatoio. 

SUBBI.  V.  Munèida. 

SÙBBIA,  n.f.  Coppia  di  cavalli  da 
tiro  qualunque.  Si  osservi  però  che 
in  boi.  vi  ha  ancora  la  voce  Parélia, 
come  nell'ital.  Pariglia,  quando 
cioè  entrambi  i  cavalli  appaiono 
gemelli  air  e'à  ,  alla  proporzione 
delie  membra,  al  color  del  mantel- 
lo .  ed  ai  vari  lor  segni  naturali.  V. 
Cioppa. 

GIJBBISIA,  n.  f.  (dal  fr.  Gibbosité). 
Lo  stato  di  chi  è  gobbo.  Usano  i  me- 
dici la  voce  Gibbosità ,  ma  non  tro- 
vasi registrata  ne'Vocabolari  di  lin- 
gua. —  L'c  d'utia  gran  gubbisia, 
o  Vha  una  gran  gubbisia.  — Egli  è 
molto  gobbo.  —  Rachìtide ,  da  Rha- 
chis  gr.,  Spina  del  dorso.  Storta 


della  spina  dorsale  ,  naia  per  in- 
eguale oulrimento  delle  ossa.  — 
BcLchitico.  Difettoso  per  rachitide. 

GUDIOL.  Godimento.  Gaudio.  La  voce 
boi.  viene  dal  dim.  di  Gaudio,  come 
Gaudiolo. 

GUERZ.  arpione,  termine  generico. 
Ganghero.  —  Càrdine  è  voce  piU 
nobile.  Ferro  uncinato  che  s'inges- 
sa nel  muro,  in  cui  entra  l'anello 
delle  bandelle.—  Stanghétta  dèi 
guerz.  —  Ago  o  perno  dell'  arpio- 
ne.  —  Ganassa  del  guerz,  —  Piano 
dell'  arpione.  —  Mettr  un  ùss  in-t-i 
guerz.'-Gangherare.'^Gangherare, 
vale  ancora  Armar  di  gangheri.  — 
Cavar  d' in-t-i  guen.  —  Sganghe- 
rare.  V.  Sgangard. — V'ha  eziandio 
il  vocabolo  Perno  ed  è  Un  ferro  ,  o 
altro  pezzo  di  metallo  per  lo  piti 
conico,  0  terminato  in  punta,  che 
regge  l'imposta, sotto  dicuiè  inflsso 
e  s'aggira  in  altro  pezzo  di  metallo 
fermo  nel  suolo,  ed  incavato  per 
riceverlo ,  dai  boi.  detto  Pois.  V. 

GUERZ,  add.  Cieco  da  un  occhio.  V. 
Lòsc. 

GUERZÉTT.  Arpioìàcino,  Arpioncetto. 

GUETT,add.  Guitto,  agg.  Vile,.  Ab- 
bietto, Sciatto,  Sùdicio.  Por  lo  più 
si  prende  per  Furfante ,  Guidone. 

GUFFÉTT.  V.  Zagar. 

GÙFFLA  DL'U,  n.  f.  Fiòcine,  n.  m.  e 
Fiòcini,  plur.  La  buccia  dell'acino 
dell'  uva. 

•GUFFLEIN.  V.  Gufflon. 

GUFFLON.  STAR  IN  GUFFLON.  Accoc- 
colarsi. Essere,  Mettersi  o  Star  coc- 
colone, e  coccoloni.  Vale  seder  sul- 
le calcagna.  E  anche  stare  in  una 
positura  col  corpo  in  modo,  che 
stando  colla  pianta  del  piede  in  ter- 
ra,  e  le  gambe  ritte  si  pieghino  le 
ginocchia  sin  quasi  a  toccar  col  se- 
dere in  terra.  Questo  modo  di  sta- 
re, eh' è  proprissimo  ne' polli,  vien 
detto  dai  boi.  più  comunem.  Far 
gufflein.  —  Ohi  vostra  nona  in  gu- 
flon  y.  Nona. 

GUIDA,  n.  f.  Guida,  n.  f.  ancorché  si 
parli  di  maschio.  Scorta,  Condutto* 

53 


GUN 


298 


GDS 


re.  —  Giii&a  dei  pori»  di  nsi.  ^ 
franga.  Qcre' pezzi  d'asse  che  van- 
no attraverso  d'una  porta,  uscio  , 
o  finestra,  e  s'uniscono  a' battitoi. 

—  Guida.  -*<  Rèdine. 

GULÀNA.  Collana.  Quel  mobile  che  le 
donne  portano  al  collo.  •»-  Collare 
dicesi  a  Quella  striscia  di  cuoio ,  o 
di  metallo ,  che  si  mette  intomo  al 
collo  a'  cani. 

GULEIN  (TIRAft).  V.  Gòula. 

GULÉTT,  n.  m.  Goltlta,  Cravatta,  u. 
f.  Il  termine  di  moda  è  ora  Gasse, 
dal  fr.  Gosier. 

GULÉTTA  DA  PRIT.  Goletta,  ti.  f.  StH- 
scia  di  canone  o  di  cuoio ,  su  cui 
si  attaccano  i  collarini  o  collaretti , 
e  che  portano  i  preti  attorno  al 
collo. 

6ÙLIA.  Piràmide.  Edilìzio  massiccio  , 
che  da  una  base  di  qualunque  figu- 
ra poligona  s'erge  scemando  fino 
ad  un  vertice  »  a  guisa  di  fiamma  di 
fuoco,  per  cui  gli  è  dato  il  jiome 
dal  gr.  Pyr,  fuoco.  —  Obelisco  è 
utta  piramide  di  base  quadrangola- 
re ,  molto  alta  e  sottile.  Dal  gr.  0- 
beios ,  spredo.  —  Guglia  è  termine 
generico,  e  volgarmente  usato  in 
vece  de'  suddetti  vocaboli. 

GULOSJTA.  Golosità,  Ghiottoneria,  In- 
gordigia ;  e  dal  Bocaccio  Gulositd. 

—  La  pvLto\2iGMattornta  è  corrotta. 
GULÒ15S,  add.   Goloso;  Ghiotto,  In- 
gordo ,  agg. 

GUMBDEIN.  Gomitetlo,d'm.^  di  Gomito. 

GUM1RA,  n.  f.  Vòmero  e  Vòmere,  n.  m. 
Ferro  concavo  il  quale  s'incastra 
neir  aratro ,  per  fendere  la  terra  a- 
rando.  In  Toscana  i  contadini  usa- 
no le  voci  Gomèa ,  e  Cornerà. 

GUMITAR ,  (che  da'  più  educali  dicesi 
Trar  fora ,  o  Vomitar).  Vomitare  , 
Rigettare,  Rèaere. 

GUMltON.n.  ra.  piar,  fieciliccio,  fo- 
rnito. Materia  vomitala.  —  Magnar  i 
gumiton ,  cmod  fa  al  can.  —  Tor- 
nare al  vomito.  —  Gomitone  e  Go- 
mitoni; Star  gomitoni.  Vate  slare 
appoj^giato  snlìe  gomita . 

GUNFIÀ.  V.  Ufid. 


GUNFIAR.  V.  Inflar, 

GUNFIÉZZA.  V.  tnfiasòn, 

GUiNFIÒN.    Sgonfio.  *-  Gunflòn  del 
man'g.  -^  Sgonfh  dette  mamehe. 

GÙSSA ,  n.  f.  Riporterò  vari«  YOci,cbe 
per  essere  molto  affini  sembrano  si- 
nonime.  —  Guscio,  n.  m.,  nel  piar, 
fa  Gusci,  m.  e  Guscia,  f.  ma  qne- 
st'  ultimo  è  antiq.  Qnell'  esterno  in- 
volucro di  materia  piuttosto  dura, 
che  contiene  o  corpi  animalt,  o  ma- 
terie vegetabili.  Guscio  <l«f  fuoco. 
/  gusd  delle  noùi.  Quindi  Sguscia- 
re ,  Disgusciare.  LeVar  il  guscio. 
—  Scorza ,  n.  f.  Coperta  molle  che 
difende  la  polpa ,  o  ta  sostanza  io- 
terna  dei  frutti.  La  scorza  di  una 
pera,  di  una  mela.  Scorza  è  ancora 
Corteccia  tenera  o  molle  delle  pian- 
te. Scorza  di  rami  d' ulivo.  Qnindi 
Scorzare,  levar  la  scorza,  ti  serpen- 
te si  scorza  entrando  per  foro  stret- 
to .  e  lasciandovi  la  scorza  ringhi- 
finisce.  —  Corteccia,  n.  f.  Scorzi 
indurita  delle  piante,  e  prìncipat- 
mente  degli  alberi.  Scortecciare, 
Levar  la  corteccia  ;  ed  anche  Scor- 
ticare, che  impropriamente  dicesi 
Ser  Levar  la  pelle  agli  animali ,  che 
ovrebbe  dirsi  Spellare,  ma  que- 
sto verbo  è  destinato  per  la  signifi- 
cazione di  Stracciar  la  pelle.  Ab- 
biamo però  Dipellare.  Tor  t?fu  ia 
pelle.  —  Buccia.  Quella  coperta  a 
guisa  di  astuccio  che  contiene  H 
grano.  La  buccia  del  frumento.  Di- 
bucciare.  Sbucciare,  e  Sbticchia- 
re.  Levar  la  buccia.  —  Crosta.  La 
parte  esterna  piìi  indurita  dell) 
materia  interna.  La  crosta  del  fM- 
ne.  —  Cute.  Pelle  di  cui  sono  co- 
perti i  corpi  animali.  —  Cotenna. 
eh' è  propriamente  La  pelle  del  por- 
co ;  e  Cuoio ,  La  pelle  naturale  ,  ^ 
.concia  degli  animali.  —  Pelle ,  Sfv>- 
glia  dell'animale,  o  l'invoglio  del- 
le membra.  —  FoWìcoto.  FòtUcola 
Guscio  in  cui  racchiudesi  II  seme 
della  pianta.  —  Pula,  Loppa,  o  Lolla. 
Guscio  del  grano.  —  Baccello,  e  cor. 
voce  piuttosto  latina  Siliqiéa.  Ga- 


H 


299 


H 


scio  nei  quale  nascono  e  crescono 
i  granelli  de'  legumi.  Baccelli  delle 
fave,  iie'piselli.  —  Membrana,  Quel 
qualunque  integumento,  cbe  serve 
ad  involgere  i  membri  del  corpo  a- 
n  ima  le.  Membrane  del  cervello.  — 
Tùnica  è  molto  affine  a  Membrana; 
si  suol  impiegare  per  indicare  gli 
integumenti  tanto  di  animali ,  che 
di  organi  vegetali.  ìax  tunica  della 
pupilla.  La  tunica  Ugnea.  Ma  que- 
sti sono  vocaboli  tecnici ,  e  special- 
mente di  anatomia  animale,  o  ve- 
getate. —  Pellicola»  Pellieella,  Pel- 
licina,  dim.  di  Pelle,  si  applica  ad 
integumenti  tanto  animali ,  che  ve- 
getali. Una  pellicola  sugli  occhi.  — 
Integumento.  Nome  generico  per 
ogni  sorta  di  oggetti  atti  a  coprire 
de'  corpi.  Integumenti  de'  visceri 
intemi.  Anche  questo  vocabolo  è 
nel  linguaggio  delle  scSenee.  —  In- 
volucro,  Invoglio ,  Involto  diconsi 
per  lo  pili  genericamente  di  tutto- 
ciò,  che  cuopre  i  semi  delle  piante 
in  forma  di  cassetta. 


GUTGOM ,  n.  ro.  Gommagutte  o  Gom' 
maut,  n.  f.  Sorta  di  resina  crocea, 
la  quale  si  bada  tm  albero  nel  Siam, 
e  nella  China ,  cbe  serve  ai  minia- 
tori per  colorire  in  giallo. 

GUTON.plur.  Gallone,  sing.e  Gattoni, 
plur  Malore  che  viene  nella  mena- 
tura  delle  mascelle,  cbe  non  lascia 
masticare.  —  Frane.  Sacchetti  ba 
'  detto  Gotone»  voce  piti  propria  , 
perchè  viene  da  Gota,  e  non  da  Gat- 
to.-^ La  stessa  malattia  chiamasi 
da'  boi.  Urcion.  —  Orecchioni.  Con 
termine  medico  Paròtide. 

GUVÒN,  n.  m.  Coda  cavallina.  Coda 
di  cavallo.  Coda  equina.  Sorta  d'er- 
ba detta  da'  bot.  Equiseto.  Volgarm. 
Basperella ,  o  Asperella  dagli  o- 
refici. 

GUZZAI.  n.  m.  Gocciolatoio, '^  Èssr 
sòtla  ai  guzzai.  •—  Essere  sotto  il 
gocciolatoio. 

*GUZZAR ,  V.  Gocciare,  Gocciolare.  — 
A  gòzz.  —  Sudo  sttxLordifiaria- 
mente. 

•GUZZEIN.  V.  Gòzz. 


H 


H 


•  ACCA.  Acca,  lettera  consonante 
dell'alfabeto  italiano,  cbe  s'adope- 
ra dopo  il  e  e  dopo  il  g ,  per  dare  a 
queste  consonanti  un'articolazione 
gutturale  innanzi  alle  vocali  e>  i.  — 
Presso  gli  antichi  si  trova  in  prin- 
cipio di  varie  parole  alla  latina  Ho- 
tno,  Eonort,  ec.  Ora  non  si  rinvie- 


ne cbe  innanzi  alle  seguenti  voci 
del  verbo  Avere:  Ho,  Hai,  Ha,  Han^ 
no,  per  togliere  l'equivoco  delle 
particelle  0,  ^i,  ec.  —  Era  lettera 
numerale  presso  i  romani,  del  va- 
lore di  Dugento,  e  con^  linea  oriz- 
zontale soprapposta  h  DugentO' 
mila. 


lAN 


300 


IHB 


I 


If  /.  Terza  Tocale  dell' alfabeto. —| 
Il  punto  che  si  pone  sopra  V  i  si 
chiama  Titolo.  —  /  cavali,  l  stivai, 
I  uliv.  —  /  cavalli»  gU  stivali,  gli 
ulivi.  Gli  antichi  dissero  anch'  essi 
/  strali.  —  I.  Seconda  persona  sin- 
goiare del  pr.  deir  indie,  del  verbo 
Éssr,  —  r  i  pur  bòn.  —  Tu  sei  pur 
buono.  —  1.  Pronome  della  terza 
persona  plurale  de'verbl.— /dùen, 
t  parlen.  —  Essi  dicono ,  essi  par- 
lano. \t  corrisponde  all'y  de'franz. 
come  avverbio  di  luogo.  Ivi ,  in 
quel  luogo.  —  VUv' andar-i ? — i  èl? 
*-  Volete'andarvi ,  o  andarci?  Vi  è 
egli?  —  Ai  slag.  —  Sto  qui.  —  4  i 
wofif.—  Vado  colà»  là.  —A  ipcw.-— 
Passo  per  qui»  per  colà,  perla, 
per  costà.  —  l.  Pronome  in  terzo 
caso  di  persona  maschile  e  femmini- 
le singolare  e  plurale.— A  t  arspun- 
drò.'-^  Risponderò  a  lui ,  o  a  lei, 
o  ad  essi,  o  ad  esse.  —  I.  Finalmen- 
te serve  per  lettera  eufonica ,  come 
dissi  nella  prefazione. —  A-i-ho  fati. 
—  Ho  fatto.  —  /,  è  anche  lettera 
numerica ,  che  presso  i  romani  va- 
leva Vno. 

lACHEM,  np.  m.  lACMA,  f.  Iacopo,  m. 
pa,  f.  e  velgarm.  Giacomo,  ma.  — 
Metafor.  Babòèo.  MincMone.  —  Bus 
dia  Jacma.  —  Canto,  o  Cantone  del 
mal  tempo.  —  {Iacopo  è  lo  slesso 
che  Giacobbe). 

lANDA.  V.  Gianda. 

lANDARA  e  GIANOARA.  Ghiandaia. 
Uccello  noto. 

IANDE1NA.  V.  Giandcina.^ 

lANZOLA.  Ghiàndola,  dandola,  Gian- 
dula.  Gàngola.  —  lanzuleina.  — 
Chiandicciuccia.  —  Peind'ianzol.— 
Canoloso. 


lAZZÉINT.  Iacinto  e  GicLcinio.  Pianta 
bulbosa,  e  fiore  di  essa  odorosis- 
simo. 

lAZZOL.  V.  Giazzol. 

IDEA.  Idea.  Percezione  dell'  aaimo.  — 
ìdea.^  Spezie  delle  immagioi  che 
sono  nella  memoria.  Io  ho  qualche 
idea  <U  averlo  veduto  altre  volle. 
—  Avèirun'idea  d'una  cessa.-- 
Aver  cognizione ,  infonnazione  di 
una  cosa.  "-D' so  idea.  —  Idealmen- 
te, Immaginariamente. — Ideologia. 
Trattato  della  natura  delle  idee. 

IIR.  V.  Aiir. 

lÉNONA,  n.  f.  Lèndine,  n.  m.  euUra 
fem.  Lendine,  e  Lendini  al  piar. 
Uovo  di  pidocchio.  Dicesi  anche  di 
persona  di  poco  conto  o  valore. 
Uno  scalzagatto.-"  Cavi  pein  d'ièn- 
den.  —  Capelli  lendinosi. 

ILZA,  n.  f.  Tràino,  n.  m.  Tréggia,  n. 
f.  Spezie  di  carretta  senza  mote 
che  serve  per  trasporto  di  derrate 
in  tempo  di  neve ,  o  ghiacci.  — 
Slitta  dicesi  quando  vi  s' attaccaDo 
cavalli .  e  vi  salgono  uomini ,  e  cor- 
rono per  divertimento.  —  Siraina- 
re,  vale  Levar  dal  traino.  —  Trai- 
nare. —  Condurre,  o  Portare  col 
traino. 

IMBACC'LAR,  y.  ^affazzonare,  Aoò- 
berciure,  Rinfronzire.  Racconciarr 
una  cosa  malandata  affatto  ,  cc«i 
come  si  può.  Imbaec'lar,  vale  aact»- 
ra  Acciatpare,  Lavorare  senza  di* 
licrenza. 

IMBACUCCARS'.  V.  Ingamuffàrs'. 

'IMBALLADÓUR.  Imballatore.  Colai 
che  forma  le  balle  o  i  colli  delle 
merci. 

'IMBALLAR.  Imballare.  Ed  anche  /»• 
pattare  nel  giuoco  del  bigllardo. 


iLSAMAR.  V.  BaUem, 
kLURDlR ,  V,  Stordire.  Sbalordire. 
VLZÀ.   add.    impastoiato.  Dicesi 
ile  bestie  quando  hanno  ie  paslo- 
Per  sìidìIH.  ad  uomo  Intrigato. 
Al  par  un  clàmòimbalzd.  Ptuttn- 
ilzd  eh'  n'èun  puUein  in-tla 
óppa.  —  È  più  impacciaio  che  un 
ilcin  nella  stoppa. 
VLZÀR    UN    CÀVALL,   DEL  BISTI 
JEIN'.  Impastoiare.  —  Imùalzars'. 
Iiizamplars'. 

ìRAZZÀ  »  add.  ^  Imbaf uzzato,  Im- 
jcciato.  —  Stòmg  imbarazza.  — 
'omaco  aggravato ,  impacciato. 
ABBAIA  ,  add.  Abbarbagliato  »  e 
leglio  Abbagliato,  Offuscato.  Tral- 
indosi  del  sole,  di  specchio  »  di 
elro  »  dicesi  Abbacinato. 
ARBAIAMÉINT ,  n.  m.  Abbaglia' 
lento ,  Abbàglio ,  Abbarbagliamen- 
t .  A  bbarbàg lio ,  Bag liore. 
(ABBAIAR  «    V.  Abbarbagliare,  e 
iieglio  Abbckgliare.''*Imbarbaiars\ 
-  Abbagliarsi. 

)ASSÀ.  Ambasciata  e  Imbasciata. 
BASSADÒUR. 

BÀSTIA.  Ambascia»  Angoscia»  An- 
lustia.  —  Di  qui  il  proverbio  boi. 
S' al  n'  ha  la  pora  ,  V  /ut  V  im- 
bastia. 

BaSTIDURA,  n.  ImbasUtura,  n.  f. 
ìmbasiitnénio^n.  m.  Cucitura  a  gran 
punti  colla  quale  s'uniscono  ì  pez- 
zi de'  vestiti ,  per  poterli  poi  accon- 
ciamente cucire.  I  punti  dell'  imba- 
stitura si  dicon  Basti.  Punto  molle. 
IBASTIR,  V.  Imbastire,  y.  Unire  in- 
sieme i  pezzi  di  vestimenti  con  pun- 
ti lunghi.  —  Imbastire.  Mettere  in- 
sieme grossolanamente  qualunque 
opera    meccanica.  E  figurai.    Dar 
principio  a  qualsisia  cosa. 
ABATTERS',  DAR  DÉINTER.  Imbatte- 
re   e  Imbattersi.  Abbattersi  Avve- 
nirsi.'^ Babbattersi  e  Biabbattersi. 
Abbattersi  di  nuovo.  —  Al  s'  è  tm- 
battù  mal.  —  Abbattersi  male.  In- 
contrarsi male.  Capitar  male.  Scon- 
trar male. 
MBAZZURUB,  v. Sbalordire,  Stordire. 


301  ,    IMB 

IMBÉLL  (DAR  L').  Censurare,  SltìdO' 
care.  Tassare,  Tacciare,  Critica- 
re ,  Biasimare, 

IMBÉLS.  Impedimento,  Impaccio,  In- 
ciampo,  Ingombro.  —  A  m'sòn  tru' 
va  in-t'Un  bruii  imbèls.  —  Mi  son 
trovalo  in  un  brutto  impiccio.  — 
L*èun  imbèls  eh' a  n*  al  tó<.  —  £ 
una  briga  che  non  voglio.  V,  /m« 
plezz.  —  Aggiunto  ad  uomo,  vale 
Che  serve  d'inciampo.  —  Un  imbèls, 
—  Un  Bambo ,  un  Bambolo. 

IMBELSAR,  V.  Impedire,  bigombra* 
re.  Impacciare,  Occupar  luogo.  — 
Imbelsars' . -^  Prendere  impiccio, 
impaccio.  Impacciarsi,  Impicciarsi, 

IMBERIAG.  Ubbriaco.  Briaco.  Imbria- 
co. Ebriaco.  Ebbricu:o.  Ebbro.  Ebrio, 
-"Inebriato,  Imbriacato,  partici- 
pio. —  Avvinazzato.  Brillo.  Cotto, 
Cotticelo.  Vinolento.  Spolpato.  Air 
liccio.  Alletto.  Ciùscìiero.  Cionco. 
Voci  basse  indicanti  1  gradi  dell'eb- 
brezza. —  Imberiag  pater en,  ma- 
dur.  —  Ubbriaco  spolpato. 

IMBERIAGADURA,  n.  f.  Ubbriachezza, 
Ebbrezza ,  Ebbriachezza ,  Ebbrietà, 
Imbriachezza,  Imbriacatura ,  n.  f. 
Innebriamento ,  n.  m.  Imberiag. 

IMBERIAGAR  e  IMBERIAGARS',  v.  /m- 
briacare.  Divenir  briaco ,  e  Far  di- 
venir briaco.  Inebbriare  e  Inneb- 
briare;  bassamente  Inciuscherarsi, 
Avvinazzarsi.  —  Ubbriacare,  non 
è  messo  in  Vocab.  benché  vi  si  tro- 
vi il  termine  Ubbriaco. 

IMBEBIAGÓN.  Imbriacone,  Ubbriaco- 
ne  Solito  ad  imbriacarsi. 

IMBIANCAR.  Imbiancare,  Imbianchire, 
Bianchire,  v.  Far  divenir  bianco. 
E  Bianchire.  Divenir  bianco. 

MMBIANCHIDÓUR  ,  n.  m.  ÓURA,  f. 
Colui  0  Colei  che  imbianca  le  tele- 
rie fine,  lo  che  in  Bologna  fan  più 
spesso  donne,  le  quali  con  V.  d.  U.  di- 
consi  Imbianchitrice.  Inamidatrice. 

IMBIANCHIDURA,  n.  f.  Imbiancatura, 
lì.  f.  Imbiancamento ,  n.  m. 

IMBISACCABS'.  Intascare,  Imbisae- 
ciare.  Il  suo  contrario  è  Sbisac- 
ciare. 


IMB 


302 


IBIM 


IMBIUDAR  L'ARA,  imbiutar  l'akL  Im- 
piastrar r  aria  cen  telarne  liquido. 

IMBlZZARRÉ,add.  Messo  in  bizzar- 
ria, in  capriccio,  in  fantasia»  in 
ghiritnzzo, 

IMB1ZZARHIRS\  v.  Mettersi  in  bizzar- 
ria» incapìHccio. 

'IMBRAG.  o  IMBRAGA  (DA  GAVALL). 
Straccale.  E  eoo  termine  de'  sellai 
Braca.  Imbraca. 

IMBRAGADURA  DLA  CAMPANA.  Bra- 
die ,  Grappe ,  n.  f.  piar.  Que'  due 
ferri  che  si  attaccano  al  mozzo  del- 
la campana  per  sostener  la  leva , 
con  cui  se  leda  il  moto.— /m&rojjro- 
dura  di  liber.---  Itnòracatura.  L'im- 
bracare fogli  in  UD  libro. 

IMBRUCCAR,  V.  Impalare,  y.  Metter 
rami,  mazze  e  simili  per  sostegno 
alle  piante.  —  Imbruccar  l'arveia. 
-^  Impalare  i  piselli.  E  forse  meglio 
infrascare,  detto  dai  lucchesi.  — 
Imbruccar  su  una  «cn(fura»  figurai. 
— >  ItnburcMare  le  scHlture.  Redi. 

IMBRUISZIRS' ,  V.  Imbronciare  e  Im- 
bronciarsi ,  Imbruschire. 

IMBUCCAR ,  V.  Imboccare.  Per  melaf. 
Imbticcar  per  Ammaestrare  alcuno, 
o  Istruirlo  di  nascosto  di  quanto  e- 
•gli  abbia  a  dire  altrui  ;  ciò  che  cor- 
risponde ad  Imbeccare.  —  Imbuc- 
car  e  Impizzar  i  usi.  -*  Imbeccar 
gH  uccelU.  V.  Impizzar,  —  Imboc- 
care uno:  pure  di  lingua,  vale  Sug- 
gerir le  parole.  —  Imbuccars*  din 
un,  vale  ancora  i}»con<rare  uno; 
Abboccare^ 

IMBUMBASARS  ,  T.  Imbambagiare. 
Abbambagiare.  Rivolgere  in  bam- 
bagia ;  rincalzar  con  bambagia.  — 
Fudrar»  imbuttir  d'bumbas.  —  Im- 
bambagiare. Un  paio  di  guanti  im- 
bambagiati. 

IMBUSMAR  L'URDÉ  DLA  TÉILA.  Im- 
bozzimare. Imbrattar  la  trama  con 
colla ,  alta  a  fare  scorrere  i  fili  con 
maggior  facilità.  Ordito  imbozzi- 
mato. 

IMBUTTIDURA.  Imbottitura.  Ciò  che 
s'imbottisce,  e  L'  azione  dell'  im- 
bottire. 


IMBUTTIGLIAR,  v.  hìfiascare;  UeUe- 
re  in  bottiglie. 

IMBUTTIR,  V.  IM BUTTE,  add.  Imòof- 
iire,y.  Imbottito,  ^f^^.'^hnbultt 
d'bumbas.  —  Cotonato,  agg. 

IMRUTTIRAR.  Ammollare  nei  burro 
disciolto. 

lMMALlZl£,add.  Ammalixiaio,  agg. 
Che  ha  imparato  la  malizia.  Lo 
slesso  cbe  Smatiziaio,  eh' è  ¥.  d. 
U.  Maliziato.  Malizioso. 

IMMALTARS'.  V.  Impaltanare'. 

IMMANCABIL,  add.  Uale,  Uomo  di 
parola,  o  di  fede.  InfalUtHle, 

IMMANCABILMÉINT  ,  InfaUibUmenU, 
Senza  fallo.  Certamente. 

IMMAN'GÀ ,  add.  Manicato,  agg.  Guer 
nilo  di  manico.  —  Curtétl ,  Jérr  àa 
sgar  imman'gd.  —  Colteiio  mani- 
cato. Falce  manicata.  —  Immam- 
cato,  vale  Guernito  di  maniche.  .4- 
bito.  Vesta  immanicata. 

IMMAN'GAR,  v.  (dal  fr.  Emmancker). 
Verbo  che  manca  alla  lingua  nazio- 
nale, per  cui  bisogna  dire:  Guemir 
di  manico ,  Metter  il  manieo  agK 
strumenti.  —  Imman'gare'.  —  /ih 
(rodur  le  braccia  nelle  tnamche. 
vale  a  dire  Mettersi  l'abito,  la  ve- 
sta. -~  Se  però  nel  Vocabolario  tro- 
viamo i  figli  Manicato  per  Gaeroito 
di  manico ,  ed  Immanicalo  per 
Guernito  di  maniche ,  potremo  a- 
sare  liberamente  i  padri  loro  Ma- 
nicare, ed  Immanicare,  che  deb- 
bono aver  dato  ad  essi  V  origine. 

IMMERDAR.  Incacare,  Smerdare.  Spo^ 
car  di  sterco.  —  Smerdar,  vieo 
dello  per  PuUre  dalla  merda. -^ 
Immerdars'.  —  hnbratiarsi  di 
merda. 

IMHUIAMÉINT ,  n.  m.  IMMUIADUBA  . 
n.  f.  Immollamento,  n.  m.  Bagna- 
tura ,  u.  f. 

IMMUIAR  e  IMMUiARS'.  AmmoUare. 
Inumidire,  Immollare,  Bagnare. 
E  Ammollarsi,  ec. 

IMMURGAIÀ ,  add.  Moccioso.  Fazxolet- 
ia  moccioso. 

'IMMURGAIAR  ,  v.  Imbraiiare  di 
moccio. 


IMP 


SOS 


IMP 


UftSA.  «dri.  AddenÉeHaio,  àeg.€.lte 
I  le  morse.  —  immnrèd  per  Cài- 
(fato  insieime.  —  Préd  òèin  im- 
ìunfà,   —  MaiiotU  àen  ooltegUti, 

UUS ADUftA ,  BfORSA ,  n.  f.  Mona . 
,  f .  e  pili  protprianMnte  Addentel- 
lo, n.  m.  Quel  risalto  disuguftle 
nttraglia  che  si  lascia  per  poter* 
collegati  nuoto  «iure.  —  Lassar 
immursadur,  -«  AddenMktre. 
URSAR   (fiL  PRCD).  Collegare  i 
taltoiti. 

ISUNÉ ,  tMlf  UTKRIÉ.  Ingrognato , 
tngrugnul^.  Toròidiccio.  Musor- 
0.  MuMone.  V.  In$tizzé. 
IUSUNtRSMMM(]Tl!»iIRS\ /mfrron- 
iare.  Accigliarsi,  ìngroifnare.  In- 
rugnare ,  Piff tiare  it  ffruiifno .  Rlfi- 
ognarst.  Far  viso  rincagnato,  o 
rtigno.  V.  Grùgn  {Farai). 
lU TBRIiRS'.  V.  #ifiml«soa<rs'. 
'ACCIUGAR.  impacchiucare^  Im* 
tia^ciueare.  Imbrattare.  InlriOere, 
mbrattare  dt  checchessia  d'  Im- 
aoado.  ^-  Impaeciugarà*.  -«  /f/i- 
KircAlucorvi ,  ec. 
P4CCTAR  o  IMPACCAR,  v.  (dal  fr. 
Ernpaqwteier).  MbòaiUftare.  Fare  u- 
la  ballim.  ÀJfaréeiiare,  Ridurre  io 
àrdelH».  Far  no  fagoUo,  ao  piego. 
—  Ne'  V<»cabolari  è  regislrala  la.vo- 
Ese  Pacchetto,  c^e  vale  Piocolo  pie- 
IO,  invoiKiio,  osata  dal  Redi,  per- 
ciò non  sarà  censurato  chi  dirà  Im* 
ìtacchettare ,  o  Appacchettare. 
IPAGtNAR,  ▼.  Impaginare.  T.  di  ti- 
pogr.  M ectere  in  pagine. 
PAIA,  add.  Impagiiato,  agg.  Co- 
perto o  mescolato  di  pagHa.  — 
MafidaiénU  que'cristalU  iene,  e  so- 
damente  impagliati,  acciocché  non 
si  rompevo.  —  Zuec  impaid.  — 
Fiaschi  veititi.  —  impagiiato,  Del 
{^rano  spesso  o  rado  di  fiaglia. 
Grano  bene,  o  male  impagiiato, 
IPAIAR,  V.  Impagliare.  Voce  non  re- 
(^latrata  ne*Vocal>olBri ,  messa  però 
nella  nostra  Crusca  come  termine 
<l*a(i{ric  per  Coprir  di  paglia,  lo  di- 
rei tuttavia  Impagliar  piatti,  vetri. 


affinchè  non  si  rompano  nel  tnu- 
porto.  Che  se  v'banoo  esempli  d'au- 
tori ,  ammessi  dalla  Crusca  ,  del 
participio  Impagliato,  non  senza 
ragione  si  potrà  ricevere  11  verbo 
Impagliare,  da  cui  dovret)be  deri- 
vare.— impaiar  et  zóoe,  —  Vestire 
i  fiatchi.  Vestirli  di  saia,  o  altra 
paglia. 
IMPALAR,  V.  Impalare  gli  uomini, 
come  si  costuma  in  Turchia.  — 
Impalar  et  ^id,i  alter,  —  Palare. 

—  Impalar  i  taiù,  prèma  eh'  i  meù- 
in'  al  ptòn.  «•  Palare  i  tnagliuoli 
anziché  producan  le  gemme.  Non 
sarà  però  errore  se  si  dica  Impalar 
te  viti,  gli  alberi. 

IMPALTANARSMMMALTARS'»  V.  In- 
fangarsi, Impantanarsi,  v.  Rrcit- 
tarsi  di  fango. 

iMPASSlA.i4ppa«str0.Fardivenirvisso. 

—  Impassirs*  —  Appassire.  Awiz- 
zare  e  Avvizzire,  Inmzzire.  Divenir 
vizzo.  Dicesi  dell'erbe,  6ori,  frutti. 

—  Soppassare  per  Far  divenir  via- 
io  un  poco;  e  Sopporto,  agg.  Ap- 
passito un  poco. 

IMPASTAR,  V.  /AlWdertf,  V.  Impastar 
la  farina  coli'  acqua.  -<•  Impasta,  — 
Intriso.  —  Far  la  ttusa  in^t-la  fa» 
reina  prèma  d' impastar.  -—  Far 
la  casa  nella  farina.  —  Impastar 
insèm.  -«-  Impastare.  Mescolar  piìi 
co.se  a  guisa  di  pasta.  —  Appastar- 
si. Appiastricciarsi  a  guisa  che  fa  la 
pasta.  •«  Impastare,  vale  ancora 
Coprir  di  pasta.  —  Turnar  a  impa- 
star. — •  Himpastare. 

IMPASTIZZAR,  V.  Far  un  guazzetlo. 
Guazzaòtig tiare.    V.    AppasUzzar. 

—  Impastizzar  el  parol.  —  Non 
connettere.  Non  annodare.  Fare  un 
guazzabuglio  di  pcurolet  —  Impa- 
stizzar su  et  cart.  —  Accozzar  le 
carte.  Metterle  insieme  malamente. 

IMPASTRUCCIAMÈINT.  Appiaslriecia- 
mento.  —  Le  voci  scientifiche  sono 
Glutine ,  Glutinoso ,  ec. 

IMPASTRUCCIAR,  V.  Impiastricciare, 
Impiastrare.  Appiastricciare.  E  con 
voce  di  scienza  ConglntinareAain- 


IMP 


304 


IMP 


dere.  Insudiciar  con  materia  a  gaisa 
di  pasta ,  ed  in  questo  differisce  da 
Impacduqar,  —  Intridere  con  ma- 
terie molli. 

IMPATRIARCA,  add.  Star  impalriarcà 
a  seder.  Vale  Slare  in  panciolle  se- 
duto ,  come  se  si  fosse  un  Patriar- 
ca. Intronfiato. 

•IMPAZEINZIA.  Impazienza. 

MMPAZIÉINT.  Impaziente. 

•IMPAZlENTARS'e  IMPAZIENTlRS',v. 
Impazientarsi.  Adirarsi. 

IMPÀZZ,  IMPÉCC,  n.  m.  Impaccio, 
Impiccio y  Intrigo.  Esser  nell'im- 
piccio; Dare  impiccio  ;  Levarsi  fuo- 
ri d'impìccio,  o  d'impaccio. 

IMPDÙZZ  D' UNA  VOLTA,  D'UxN  ARC. 
Peduccio  d' una  volta. 

*1MPDUZZAR,  V.  Impeducciare.  Fare 
il  peduccio. 

IMPEC  (DARS'  ALL').  FaHcarsi  pur 
assai. 

IMPECC.  V.  Impazz. 

•IMPEDIR ,  V.  Impedire. 

IMPÉGN.  Impegno.  Obbligazione.  — 
Avèir  un  impègn.  ^  Aver  un  im- 
barazzo ,  un  impiccio.  —  Tors'  un 
impègn.  —  Pigliarsi  un  assunto. 
-7  Cossa  d'gran  impègn.  —  Affa- 
re impegnoso. 

IMPEGULÀMÉINT.  n.  m.  Impeciatura, 
n.  f.  Impiastratara  di  pece.  E  per 
simitit.  Impiastratura  di  checches- 
sia. 

IMPEGOLAR,  V.  Impeciare,  Impego- 
lare, Y.  Impiastrar  di  pece.  —  Im- 
paniare. Invischiare.  Impiastric- 
ciare di  vischio.  —  Impeguld.  — 
Impeciato.  Pedalo. 

IMPELGARS*.  Impelagare  e  Impela- 
garsi. Impacciarsi.  Intrigare,  o  im- 
mergersi tanto  in  checché  sia  da 
non  potersene  leggiermente  libe- 
rare. Il  suo  contrario  è  Spelagarsi. 

IMPERSTAR ,  DAR  IMPRÈSI ,  v.  Pre- 
stare, Imprestare.  Dare  imprestito. 
Dare  in  presto,  e  impresto.  —  Ac- 
cattare per  Prendere  in  prestito. — 
Prestare  si  unisce  ancora  a  diversi 
nomi.  —  Prestare  obbedienza,  0- 
tnaggio.  Obbedire.  —  Prestare  0- 


recehio.  Ascoltare.  —  Prestar  fede. 
Credere."' Prestarsi  a  fare  unaeo- 
sa.  Concedere  che  si  faccia.  —  Pre- 
star la  mano  in  checchessia,  In- 
piegarvisi.  —  Chi  impresta  limpi- 
sta.  —  Chi  presta  tempesta ,  o  ma* 
le  annesta.'^  L* è  un  pan  imperstà. 

—  Chi  dà  insegna  a  rendere. 
IMPERSUTTÉ,  add.  Improsciuttito. 

agg.  V.  d.  U.  Prosciugato  e  sodo  a 

guisa  di  prosciutto. 
IMPERTINÉiNZA.  V.  Boria. 
IMPEVRAR,  V.  Impcpare»  hnpepera- 

re,  V.  Condire  con  pepe. 
*iMP6NAR ,  V.  Pègn.  —  Impgnar  in. 

—  Raccomandare  ad  uno.  —  7fli- 
pgnars'  pr*  un.  —  Prendere  intt- 
resse  per  qualcuno. 

IMPIADUR.  Accenditoio.  Canm  eoa 
candeletta  in  cima  per  accender 
lumi. 

'IMPIAGA,  add.  Piagrato. 

'IMPIAGAR,  V.  Impiagare. 

IMPIANT.  Impianto.  Per  io  primo  su- 
bì limento  di  un  lavoro,  negozio ,  e 
simili,  è  voce  bassa  e  dell'oso,  e 
dicesi  piuttosto  Impostatura,  Isti- 
tuzione. —  Far  un  impiant ,  detto 
figur.  —  Invenia.  Pastocchia.  /fioo(- 
tatura.  Artificiosa  rappresentaon. 
Busbaccherìa.  Inganno  che  si  cerei 
di  fare  altrai  con  finte  invenzioni. 

IMPIANTAR ,  V.  Impostare  y.  Mettere 
a  libro.  V.  Piantar.  —  StabiUrt- 
Fondare.  —  Impiantars'  — Impiait- 
tarsi.  Vale  Collocarsi. 

IMPIAR  e  IMPIARS',  v.  Accèndere.  In- 
ceìidere.  Ardere.  Infocare.  Attaccar 
fuoco  a  checchessia.  E  Accendersi, 
Incendersi,  ec.  Attaccarsi  il  fuoco- 

—  Infiammare.  Affiammare.  Mu- 
dar in  fiamma.  Si  accende  ti  Itme, 
il  carbone.  S'infiamma  una  selc^ 
•—  Dalla  fiamma  che  mena  vampa  si 
forma  Avvampare. 

IMPIASTER,  n.  m.  Empiastro. 
'IMPIASTRAR ,  V  Impiastricciare. 
MMPIEG.  n.  m.  Impiego. 
'IMPIEGAR ,  V.  Impiegare. 
'IMPIÉGARS'.  Impiegarsi.  Adoperarsi 
a  prò  di  qualcuno. 


IMP 


306 


iMP 


MPIR ,  V.  Empiere.  —  Empire  uod  è 
de'buoDi  scriitori. — Impir  dèi  iàU. 
—  Empiere  a  eomma.  Colmare,  ^- 
linpir  i  fiasc  fen  alla  bocca.  ^^Bab- 
beccare.  —  Fiasco  rabboccato  è 
Quello,  cbe  già  manimesso  è  poi 
sialo  ripieoo.  «—  Impir  d' regal.  — 
Colmare  alcuno  di  doni.^-"  Jurnar 
a  impir.  —  Riempiere.  —  Impé.  — 
Empito ,  Empiuto, 

MPIZZÀ  DI  USI.  Imbeccata,  n.  f.  Tan- 
to cibo  quanto  si  mette  in  una  vol- 
ta nel  becco  ali'  uccello. 

MPIZZAR  1  usi.  Imbeccare,  y.  Mette- 
re il  cibo  nel  becco  agli  uccelli. 

MPLEZZ.  1MBÉLS..1NTR1G,  IMPECC, 
ec.  Intrico.  Imbroglio ,  e  figurat. 
Pelago  V.  Imbèls, 

MPLIZZADURA  Impiallacciatura.  Co- 
pertura sopra  legname  dozzinale 
con  altro  legno  piii  nobile.  Lo  stes- 
so de'  marmi. 

MPLIZZAR,  V.  Impiallacciare,  v.  Co- 
prire i  lavori  di  legname  più  dozzi- 
nale con  asse  gentile  segata  sottil- 
mente. —  Implizzar  un  arzen,  una 
caodagna  ,  ec.  '-Piotare.  Coprir  di 
piote  per  far  verde  sul  momento 
uo  argine,  un  viale.  Ecco  il  termine 
che  possono  adoperare  gì'  ingegne- 
ri in  vece  de'  franzesismi ,  Gazona- 
re ,  Gazonato  .  Gazona^ura.  —  Im- 
pemcciare,  vale  Mettere  la  pelliccia. 

MPLUMARS',  v.  Impelarti  le  mani  o 
altro ,  vale  Atlaccarvisi  su  de'  peli. 
Impiumarsi.  Vestirsi  di  piume. 

IMPORT.  Importo.  V.  Impurtar. 

IMPOSTA.  Imposta,  Gravezza,  Impo- 
sizione. — -  Imposta  di  are.  —  Im- 
postatura. 

MPRÉMA,avv.  Imprima,  Imprima- 
mente ,  Primieramente.  In  pri- 
mo luogo. 

MPRÉST  ,  IMPRÈSTIT.  Imprestilo  , 
Prèstito ,  Pì^stanza ,  Impresto,  Pre- 
slamento»  ed  anche  ìmprestanza, 
f..—  Prestanza  è  il  prestare,  ed  an- 
che la  cosa  prestata.  —  Al  par  un 
abitein  tolt  imprèsi  tant  i  èl^  larg. 
*-  Pare  un  abito  (Accattato  «ì  gU  è 
lanjo.  —  Dar  imprèsi.  —  Pt^slare. 


Dare  in  presto,  imprestare.  Bare 
in  prestito.  —  2 or  in  prèsi.  —  Ac- 
cattare, Chiedere  e  prendere  in  pre- 
sto per  rendere.  —Ai  dmandò  un 
murtéll  in  prèsi  e  adèss  al  i  al  manr 
da  indri.  —  Accattato  da  lei  un 
mortaio ,  ora  il  rimanda. 

IMPREVEST,  add.  Pìon  previsto.  Non 
preceduto.  Non  antiveduto.  Non  si 
dice  Imprevisto,  né  Imprevedttto. 

IMPROVVIS  (  ALL'  )  ,  IMPRÓVVIS.A- 
MÈINT  ,  avv.  All'  improvviso.  Im- 
provvisamente. Inaspettatamente. 
Alla  non  pensata.  All'impensata. 
All'  improvvista.  Subitamente.  — 
Far  di  vers  all'  improvvis,  a  brazz, 
-—Far versi  a  braccia,  vale  Non 
misurali.  Provvisare. 

IMPRÒVVISADÒUR.  Improvvisatore. 
Improvvisante.  Che  canla  all'  im- 
provviso in  rima.  —  Poeta  estem- 
poraneo. Provvisatore. 

IMPROVVISAMÈINT ,  n.  m.  Improvvi- 
samento.  Improvviso ,  e  con  voce 
piii  nobile  Poesia  estemporanea. 

IMPROVVISAMÈINT,  avv. V.  Improvvis. 

IMPROVVISAR,  V,  Improvvisare,  v. 
Cantare  all'  improvviso  in  versi. 
Provvisare, 

IMPROVVISATA.  Visita  improvvisa ,  o 
inaspettata.  —  Far  un'improvvi- 
sata. —  Capitare ,  o  Giugnere  al- 
l'improvviso. Fare  una  sorpresa.  So- 
prapprendere. 

IMPRUDÉINT.  V.  Prudèint. 

IMPRUMETTER  e  PRUMETTER,  y.  Pro- 
mettere. I mpromettere  è  ani. 

IMPttUiNTAR.  METTR  IN  PRÒNT.  Ap- 
prontare^ Allestire,  Apparecchia- 
re, Preparare,  Improntare,  vale 
Far  l' impronta,  oppure  Prendere 
e  Dare  in  prestilo  ;  e  anche  Incal- 
zare. 

IMPTTIRS'.v.  Accipigliarsi,  Accigliar- 
si. Si  dicedi  Chi  per  ira,  o  sdegno 
lien  aggrottale  le  ciglia. 

IMPUGNADURA.  Impugnatura.  Lz  par- 
te onde  si  prende  col  pugno  chec- 
chessia :  e  r  allo  d'  impugnare 
una  cosa. —  Impugnadura  dèi  viu- 
lein,  dia  spada,  ec.  —  Impugna- 
ci 


INC  308 

chinars'  dinanz  al  Sgnòur.  —  In- 
chinarsi dinanzi  a  Dio.  —  E  però 
usalo  da  buoni  autori  qualche  volta 
il  verbo  Inchinare  col  quarto  caso. 
L' inchino  come  cosa  santa.  Inchi- 
nare il  nobil  uomo ,  ec.  —  Inchi- 
narsi vale  anche  Inclinarsi»  Pende- 
re* Il  muro  inchina  al  di  fuori.  -^ 
inchinare  il  capo»  per  Piegare  il 
capo  quando  si  comincia  a  dormi- 
re, non  essendo  a  giacere. 
lNClNCINÀ,add.(da  Cincinnatus  lat.). 
Ricciuto  e  coi  capelli  anicciati  ar- 
iifiziosamente. 
INCIUCCHÉ.  V.  Imberiag. 
INCLUDER  UNA  LETTRA  ,  ec.  Acchiu- 
dere ,  Inchiudere  e  Includere.  Chiu- 
der dentro.  Non  si  usa  Accludere. 
—  Si  dice  poi  Acclusa,  Inclusa ^  ed 
Inchiusa  una  lettera»  e  nell'uso 
comune  Acchiusa. 
*INCOMOD.  Incomodo.  Disagio. 
•INCOMODAR.  INCUMUDAR  ,  v.  Inco- 

modat^e.  Dare  incomodo ,  disagio. 
INCÒNTER ,  Incontro.  —  Incònter  di 
cont.-^  Revisione  de' conti. --^  In- 
cònter d'quattrein.  —  Riscontro  di 
moneta.  •—  Incònter  d*  scrittur.  — 
Collazione  di  scritture.  —  Far  in- 
cònter. —  Esser  applaudito.  Ripor- 
tar applauso»  o  gli  applausi.  In- 
contrare il   gradimento  comune. 
Dicesi  di  un  bravo  cantante,  d'  un 
predicatore    esimio.   —    Incònter 
é'  carrozz.  —  Scontro  di  carrozze. 
•INCREANZA.  Malacreanza.  Inciviltà. 
INCRUSADURA  ,  n.  f.    Incrociatura. 
Casa  incrociata  sur  un'altra.  —  In- 
crusadura  per  Incidente»  n.  m.  e 
forse  IncrofHatura  figur.  Circostan- 
za particolare  di  qualche  evento,  o 
piuttosto    Ostacolo.    Impedimento. 
Manzoni  disse  Contingenza. 
•INCRUSAR  e  INCRUSARS',  v.  Incro- 
ciare. Incrociarsi. 
INCÙ,  e  da  pochi-ANCU.  Oggi.  Quest'og- 
gi. —  Da  incit  e  oli,  e  quends.  Og- 
gi a  otto  »  0  a  quindici  giorni.  — 
Al  de  d'incù.-^  OggiS.  Oggigior- 
no. Al  di  d'oggi.  Odiernamente.  In 
questi  tempi.  ?fe' tempi  presenti.  Al 


l!fC 

presente.' Presentemente.  Al  modo 
d' oggUU.  — >  Da  incù  a  dman.  •;- 
D'oggi  in  domani.  —  Da  incù  in  là 
—  Da  oggi  innanzi.  Per  l'awenin. 
D*  ora  in  poi.  Impoi.  —  Dal  bèli  de 
d*  incù.  —  Dentro  il  giorno  tV  oggi. 
Dentro  a  questa  giornata. — Da'bo- 
lognesi  più  colti  dìcesi  comuneiD. 
Oz ,  ed  anche  Oggi.  Da  oz  e  ott. 
i^CMCKLÉ  »  Aéd.  Allitìbito,  Insiitpidi- 
to  »  agg.  Confuso ,  Sbalonlìto.  Éssr  . 
Arstar  incucalé  ,  Incttcaiirs'.  — 
>l/^i66tre.  Impallidire  per  cosa  cb« 
ti  faccia  restar  confuso. 
'INCUCCIAR,  V.  Incontrarti,   Abbat- 
tersi. 
INCUCCIRS',  V.  IncocciarH.  Ostinarsi. 

Star  fermo  in  una  falsa  idea. 
INCUCLAR ,  ARS',  v.  Incoccare,  Incoc- 
carsi. V.  Tartaiar. 
INCUDERGNIR.  lRS',v.  Ctsdrègn. 
INCUDERGNÉ.  V.  Cudrègn. 
INCUDGHIR  UN  PRÀ.  Y.  Còdg. 
•INCULAR,  V.  Meo Wofie. 
INCUMRÉINZA,  n.  f.  Incombenza  e  Ih- 
cumbenza»  Commissione,  Cura,n. 
f.  Carico,  Incàrico,  n.  m.  —  fuco»»- 
bere  v.  ìmp.  per  Appartenere»  Spet- 
tare ,  è  voce  non  usata   da'  buoni 
autori:  cosi  Incombente  »  svasi,  per 
Ineumbenza.  Incumbenie  è  usato 
da    alcuni  per  Soprastante  »  Pir- 
mente»  che  sono  voci  migliori.  — 
In  vece  di  dire  Questo  debito  non 
m'incombe»  si  dirà    Questo  debito 
non  m' appartiene ,  o  Non  debb'et- 
sere  a  mio  carico.  V.  Incumt^enzar 
INCOMRENZAR.  Incaricare.    Commet- 
tere. Addossare.  Dar  carico.   I^r 
V  incarico»  o  l' ineumbenza  »,  la  at- 
ra, la  commissione.  Non  si  osa  in 
buona  lingua  né  Incumbenzare .  n^ 
Incombere.  Onde    Invece  di   dirf 
Mìo  padre  m' incombenza  »  o  m'in- 
combe di  riverirla;  si  dirà  Mio  pò- 
dre  m' incarica ,  mi  eommeit€»m 
ordina  di  riverirla. 
INCUMRINARIL,  add.Qua^tunqueqD^ 
sta  voce  non  si  adoperi  Del  dìal.  M 
tuttavia  l'ho  registrata,  affine  A\ 
avvertire  ch'essa  non  è  neaiiiitv«> 


IND 


309 


IND 


di  lingua  ital.  Si  diri  dunque  In- 
compaiibile ,  iVon  combinabile  »  In- 
conciUcUnle.    * 

INCUNTRAR,  v.  Incontrare,  macon- 
trave,  —  Incontrare  per  Sttccedere. 
S.Iniravgnir.'—  IncotUrare  il  gra- 
dimento. Gradire.  Dar  nel  genio. 
—  Incontrare  lo  idegtio,  —  Incun- 
trar  di  quatirein.  —  Riscontrare 
la  moneta  per  vedere  $e  tortia. 

INCLIRIA  (dal  fr.  Incurie).  Negligenza. 
Traecuranza.  Trascuràggine.  Tra- 
scuratàggine. -«Nel  Vocabolario 
ital.-Fr.  r  Alberi!  registra  la  voce 
Incuria ,  ma  non  la  riporta  nel  Fr.- 
Hai.  —  Nel  Voc.  Encicl.  alia  parola 
Incuria  egli  rimanda  a  Negligenza. 

liSCUHSAR.  V.  Ordinare  l'ordito»  per 
poter  tessere. 

INCUZZARS',  V.  Urtare.  Dar  d'urlo. 

'IMDAGEN',  n.  f.  Indagine.  Indaga- 
zione.  Dicerca.  Ed  anche  Briga,  im- 
piccio. Impaccio. 

INDAGINÒUS,  add.  Voce  che  non  è 
del  vojgo,  e  che  pei  boi.  risponde 
al  solo  significato  di  Faticoso.  — 
Né  Indaginoso ,  nò  Brigoso  sono 
\oci  di  lingua.  Impaccioso  è  V. 
d.  U. 

INDAZZI.  Andazzo.  Essere  andazzo  di 
malattie  ,  vuol  dire  Esservi  fre* 
quenza  di  tal  male.  Influenza. 

INDE.  Ai  è  al  so  hinc  inde  ,oAin'è 
hinc  inde.  —  Esservi  che  ugnere. 
V  è  molto  che  fore  da  una  parte  e 
dall'altra.         • 

INDEBLIR.  V.  IndeboUre.  AddeboUre. 
Debilitare.  Affievolire.  Infievolire. 
Affralire.  Infiacchire.  Accasciare. 
Fiaccare.  Snervare.  E  cosi  il  n.  p. 
Indebolirsi,  Debilitarsi,  ec. 

INDÉVS^add.  Malescio,  agg.  Volgar- 
mente per  si  mi  li  t.  d' Uomo  afato, 
malsano,  cioè  mal  complessionato, 
e  di  cattivo  colore.  I  medici  dicono 
Cachèttico.  —  Inguanguel,  voce 
che  s' allontana  di  poco  da  Indèvs. 
—  ìngtsangula.  —  Infermiccio,  e 
per  similit.  Conca  fessa. 

INHEZIS.add.  /ndectso .  agg.  è  V.  d. 
Li.  Dirassi  meglio  Irresoluto. 


'{fiblSUl.  Indizio.  Segno. 

INDIANA.  Indiana.  Specie  di  drappo 
di  cotone,  ora  conosciuto  sotto  il 
nome  di  Cambrìk. 

INDOSS.  V.  Doss. 

IN  DÒV.  V.  Duo. 

INDRETT.  V.  Drett. 

INDRt.  Aeldietro.  Indietro.  In  dietro. 
—  Tèimp  indri.  —  Per  l' addietro. 
Da  qui  addietro.  A  dicttv.  Da  indi 
addietro.  —  All'indti.  —  All'in' 
dietro.  A  ritroso.  In  addietro.  — • 
Cavi  volt  all' indri.  —  Capellt  in- 
dietro. \.  Dri.  -^  A  diverse  parole 
8'  accoppia  la  voce  Betro  presa  dal 
lat.  —  Betroandare.  —  Betroatli- 
vo.  —  Betrogradare .  Del  molo  dei 
pianeti.  —  Betrotfnzione  di  tempo, 
e  con  parola  gr.  Anacronismo.  — 
Éssr  indti  cùn  el  scritiur.  —  Aver 
studiato  in  buemme.  Essere  dotto 
in  Buezio.  Essere  un  bue.  Non  saper 
niente.  —  Dar  indri.  Parlando  di 
truppa.— Aincu^ars.  Ritirarsi  indie- 
tro. —  Dar  indri.  —  Dare  indie- 
tro. Anche  di  malattia.  Far  U7i  pass 
innanz  &  du  indri.  V.  Pass. 

INDRITTUUA.  Dirittura.  Direzione  ret- 
ta. —  Tor  su  l'indrittnra  d'qul'al- 
ber.  —  Prender  la  dirittura ,  la  di- 
rezione di  quell'albero.  E  per  ana- 
log.  Indrittura,  vale  Occasione.  V. 
Drelt.'^  Indritiura.  —  Indirizzo. 
Direzione.  Inviamento  ,  Indirizza- 
mento a  qualunque  si  voglia  nego- 
zio o  atrare.  —  Truvar  l' indrittu- 
ra.  —  Trovare  il  verso.  Pigliare  il 
mondo,  o  il  panno  pel  verso.  — 
Dars'  l' indrittura.  —  Darsi  V  in- 
tesa; Star  sull'intesa.  —  A-i-ho 
delVindrittur  che  n'f alien*.  —  Ho 
degli  indizi, degli  indirizzi,che  non 
fallano. 

INDVINAR  UNA  COSSA.  Apporsi.  Indo- 
vinare. Abbattersi.  Venir  dello  a 
caso. 

INDVINÉLL.  Indovinello,  ma  meglio 
Enimma.  —  Quindi  Enigmàtico , 
Enigmaticamente. 

INDULZIR,  V.  Addolcire.  Addolciare. 
Dolcificare.  Indolcii^ ,  v.  Far  dive- 


INF 


310 


INF 


Dir  dolce.  Addolcire  e  Indolcire , 
D.  p.  Divenir  do\ciò. -^  Addolcire , 
Ggural.  Yale  Placare. 
INDURADÓUa.  Doratore  e  Indoratore, 

—  Argentatore  chiamasi  colui  che 
inargenta.  In  Bologna  i  Doratori  so- 
no anche  Inargentatori. 

INDURAR  e  DURAR,  v.  Dorare,  IndO' 
fxtre.  Applicar  foglia  d'oro.—  Inar* 
gentare.  Applicar  foglia  d' argCDto. 

INDURMIINTAR.  V.  Addormentare.  As- 
sonnare, V.  Indur  sonno.  —  Indur- 
mintars'.'^  Addormentarsi.  Asson- 
nare e  Assonnarsi.  Pigliare  il  son- 
no.—  Disonnare  è  il  suo  contrario. 

—  Raddormentare.  Di  nuovo  ad- 
dormentare. «^  Raddormentarsi. 
Tornare  a  pigliar  sonno.  —  Indur- 
miniar s' un  brazz,  una  gamba.  — - 
Intermentirey  Intormentire»  e  an- 
tic.  Indormentire.  Per<)ere  il  senso 
de'  membri  per  qualche  poco  di 
tempo. 

INED'UCÀ,  add.  Afa/  educato.  Scostu- 
mato. Mal  creato. 

INERIR,  V.  Questo  verbo  si  adopera 
rare  volle  nell'infinito,  inerir  can- 
tra un  qualcdùn.  —  Incrudelire , 
Inferocire.  —  Il  participio  Ineré  si 
usa  frequentemente  per  Adirato , 
Infuriato ,  ImbesticUito.  •*->  La  voce 
l)ol.  par  composta  dalla  parola  hn , 
come  se  fosse  In-irire,  o  In-irato. 

INESATT*  add.  IndUigente.  Negligen- 
te, hnpuntuale,  9ig%.-^  Inesatto, 
vale  Non  riscosso. 

INESATTEZZA.  Indiligenza.  hnpun- 
tualiid.  Trascuràggine. 

•INFAMAR,  ARS',  v.  Infamare.  Infa- 
marsi. 

INFAMEMÉlNT.avv.  Infamemente.  In- 
fame per  Pessimo.  Usalo  da  Maga- 
lotti. 

•INFASTIDIR,  ^.Infastidire.  Dar  noia. 

MNFASTIDIRS'.  Annoiarsi. 

INFATTI.  V.  Difatti. 

INFEIN.  V.Fci»,  prep. 

INFEMNÉ,  INDUNNÉ,  add.  f.  Imperso- 
nata. Dicesi  d'una  fanciulla  cre- 
sciuta e  ben  complessa. 

INFERLAR,  v.  Inchiavare.  Clùavarda- 


re,  V.  Serrare  eoo  cblayarda.  — 
Inferld,  fìgurat.  Dicesi  di  Beni,  Att- 
ri  indebitali  »  pieni  d' ipoieehe, 

INFIAPPÉ.add.  Appassito,  Appassì 
to,  Ravmneidito.  V.  Fiapj^, 

INFIAPPIR.  V.  Impassir. 

INFiAR  e  LNFIARS'.  GUMFIAR  e  GL> 
FIARS'.  Go»/iai%.  Enfiare:  Ingrof 
sare.  Tùrgere ,  e  cosi  Gotiparn,  ec. 
^  Enfiato.  GotìfU).  Gonfiato.  Tui^t- 
do,agg. 

INFIASON  ,  GUNFIEZZA.  Enflagioiu. 
Gonfiagione.  Gonfiezza.  Turgiàtz- 
za.  Tumidezza.  —  Coccia,  Enfiar 
tuzzo ,  Enftatello.  Piccola  entì^ 
gione. 

iNFlLADURA  D' STANZI. Fuga  di  stah- 
ze.  —  Infilatura  è  V  Allo  d' ìufilare. 
e  lo  stato  della  cosa  iofilala. 

INFiLARS'.  AffUarsi.  Mellersi  in  or- 
dinanza per  lunghezza  l'un  dofio 
l' altro. 

INFISSE.  V.  Féss. 

INFiSSlR,  v.  Spessire.  Spessore.  Agi- 
tare. Addensare.  Rassodai^,  Stiptt- 
re.  Costipare.  —  Tumar  a  infissir. 
V.  Fess. 

•ÌNFNUCCIAR.  V.  Infinocchiare.  Aggi- 
rare uno.  Dargli  ad  io  tendere  chec- 
ché sìa 

INFRAIULAR  e  INPRAIULARS'.  Rik- 
ferraiolare  e  Rinferraioiarn.  Atu- 
mantellare. 

INFRANZER.  Frangere,  infrangere. 
Spezzare.  La  voce  boi.  vieoe  ad- 
operata solamente  in  sigoificato  di 
Frangere  i  grani  che  si  nìangiaito 
in  minestra,  o  si  danno  a  mangiare 
a' bestiami  cosi  infranti,  inftwtzr 
al  zèis,  al  farr,  ec.  Fratigere  U  far- 
ro   il  ecce. 

INFUGHINTIR.  Infocare.  —  Un  férr 
infughinté  —  Un  feny»  infocalo. 

•INFURIARS'.  V.  Affrettarsi,  Andar 
sulle  furie. 

INFURMAIAR.  v.  Incaciare,  ir. 

•INFURNADÒUR.  Infornaiore.  Infor- 
napane. Colai  che  mette  al  forno  il 
pane,.oallro. 

•ìNFURNAR.  V.  Infornare.  Mettere  bH 
forno. 


ING 


311 


ING 


AFUSTÉ.  a<kl.  Intirizxaio,  Intirizzito. 
-^Infusté,  Incartato.  Dicesi  delle 
stoffe  di  liao  o  sela  »  e  delle  trine  e 
simili  già  bagnale  nella  salda.  — 
hifmté  per  simil.  ad  uomo  che  sia 
ritto  come  un  palo,  impalalo.  Impa- 
lato  come  un  cero.  —  Infustirs', 
Èstr  infuUé  dal  frédd.  ^  Intirizzi- 
re e  Intirizzare.  —  Curam,  Peli  in- 
fuité.  —  Cttoio  »  Pelle  incrociata, 

INFUSTIR.  V.  Dare  il  fusto.  V.  lufueté. 

NGALLU2Z1RS'.  ^Angalluzzare,  Bin- 
galluzzarsi.  Rallegrarsi  soverchia- 
mente; Far  Mostra  di  vezzi, di  brio; 
ed  alle  volte  mostrare  baldanza  co- 
me il  gallo.  Giraldi  usò  Ringaliuz- 
zito.  É  stato  detto  ancora  Ingazzui» 
iìto.  IngarzuUiio.  Eeeere  in  gazxur- 
ro ,  in  zurro ,  in  zurlo. 

NGAMUFFARS'.  v.  Camuffarsi.  Im- 
bacuccarsi. Imltavagliarsi.  Coprirsi 
tutto  e  persino  il  capo  con  tabarro, 
cappuccio ,  ec. 

^NGAMURDiR»  v.  Ingannare  con  belle 
parole. 

NGAiNGIAR.  V.  (dal  fr.  Engager).  Re- 
clutar soldati.  —  Inaangiars'.  — 
Essere  reclutato.  —  Ingangiar  un , 
figurat.  Aoviluppare  uno  con  in- 
ganni» 

NGANN  ,  n.  m.  Inganno  ,  Frode  , 
Fraude,  n.  f .  —  Ingann.  —  Errore. 
Inganno.  Trar  l' amico  dal  sua  in- 
ganno. —  Dolo  ò  pik  grave  delitto  » 
un'  insidiosa  malizia. 

NGARBUIAR,  v.  Ingarbugliare.  — 
Ingarbtùars'  al  lèimp.  —  Rabbru- 
scarsi, Anmtbilare.  Annuvolare. 
Annuvolire.  Turbarsi. 

iNGATTlAR,  V.  Propriamente  del  filo 
e  simili.  Imbrogliare.  Intrigare. 
Scompigliare.  Imbrogliar  le  matas- 
se. <—  ingattid ,  figur.  Imbrogliato. 
Inmhippato,  —  Per  Imberiag.  V. 

NGERÈINZA ,  INCUMBEINZA .  n.  f.  //i- 
càrico»  lncunU>enza,  Uffizio ,  Càri- 
co, Cura,  Ministerio.  —  Ingerenza 
è  V.  d.  U.  abbencbè  si  dica  Ingerir- 
si. -—  Avèir  ingerèinza.  —  Appar- 
tenére ,  Spettare.  V.  Incumbèinza , 
è  Incun^tenzar. 


INGERIRS',  V.  Ingerirsi»  Intrometter- 
si, Impacciai,  e  per  lo  più  senza 
essere  richiesto. 

INGIARAR,  V.  Coprir  di  ghiaia.  —  /«i* 
brecciareo  hnberciare,  vuol  dire 
Dar  nel  segno.  —  InglUarare  e  In- 
ghiarato  sono  termini  degli  inge- 
gneri. L' inghiarato  di  una  strcula 
sterrata. 

INGIARAZIÒN.  GMaiata.  —  Non  si  di- 
ce Imbrecciatura.  V.  Ingiarar. 

INGIURIA,  n.  f.  AFFRÒNT,  n.  m.  In- 
giuriarti. (.  Afffvnto,  n.  va.  Scor- 
no ,  Sopruso ,  ViUania ,  Oltrag- 
gio .  ec. 

INGIUTTIR.  V.  Inghiottire.  —  Uè  una 
cossach'a  n'ia  poss  ingiuttir,  fì- 
gurat.  —  Non  la  so  intendere  Non 
la  posso  mandar  giù. 

INGOINARS',  V.  Ingorgare,  v.  Dicesi 
de'  cibi  »  che  non  bene  Infranti  s'ar- 
restano nella  gola  a  guisa  delle  ac- 
que, che  s'ingorgano  per  ristret- 
tezza di  escita. 

INgÓSSA.  Nàusea  ,  Abbotninazione. 
Conturbamento  di  stomaco,  e  vo- 
glia di  vomitare.  Pare  che  la  voce 
boi.  venga  da  Angoscia.  -»  Una  co- 
sa che  mette  a  schifo,  che  commo- 
ve ,  che  solleva  lo  stomaco ,  nau- 
'seante ,  nauseosa ,  cfie  nausea ,  che 
induce,  che  fa,  che  muove  a  nau- 
sea, che  genera  abbominazione , 
stomacazùme.  L'acqua  tepida  ge- 
nera aòbominazione.  — •  il  verbo 
Stomacare  neut.  indica  propriam. 
Il  Commoversi ,  il  Perturbarsi  dello 
stomaco.  Le  cose  fetide,  o  scMfe,  al 
nominarie  ,  stomacano  (  Boi.  Far 
vgnir  ingessa).  —  Anche  il  verbo 
Nauseare  usato  attivam.  val*^  Indur 
nausea  Le  medicine  nauseano  gU 
stomachi  deboli.  -—Preso  neairalm. 
vale  Avere  a  nausea,  p.  e.  Al  donn, 
cm\el-i  èingravdi,  òpn  cossa  i  fa 
ingessa.  —  Quando  le  femmine  son 
gravide  nauseano  ogni  maniera  di 
cibo.  V.  Astumgar. 

INGRANATA,  n.  f.  Granato,  n.  m.  ed 
anche  Granala,  n.  f.  Pietra  del  co- 
color  del  vin  rosso.  —  Tri  coli  d'in- 


INL 


812 


INO 


granat  grossi.  —  Tre  fila  di  grossi 
granati.  Un  vezzo  di.  granali.  — 
Ingranai  brillanta. — Granati  sfac- 
^celiati»  Affaccettati. 

INGRASSAR  I  CAMP.  V.  Aldamar. 

INGRAZIANARS' ,  v.  Cattarsi  benevo- 
lenza con  aWt/izto.  Usa  re  affettazione 
per  porsi  in  grazia  altrui.  Gratuir- 
si.  Rendersi  benevolo  alcuno.  — 
Ingrazianarsi  trovasi  usato  da  Fa- 
giuoli.  —  Ingrazianirsi  disse  Mar- 
tini, traduz.  della  Bibbia.  —  Ingra- 
ziarsi, termine  di  Crusca,  vale  En- 
trare in  grazia;  Esser  gradito  — 
Ingraziala.  Che  ha  grazia  naturale. 

INGRILLAR  1  PULLASTEH.  Egli  è  il 
preparare  ed  accomodare  i  polli , 
assettando  loro  le  ali ,  le  cosce  e  la 
testa.  La  parola  boi.  proviene  dal 
fr.  Grillerx  Grillade,  eh*  è  la  ma- 
niera di  preparare  i  volatili  prima, 
dì  metterli  ad  arrostire. 

INGRILLÉ,  add.  intirizzito,  òg^. 

INGROSS  (ALL').  CUMPRAR  ,  VÉN- 
DER ALL'  INGROSS.  Comperare  o 
Vendere  indigrosso,  d  ingrosso.  — 
All'ingross.  —  Indigrosso.  in  di 
grosso.  Grossamente.  Al  grosso.  Al- 
la grossa.  In  grosso.  Vagliene  Alta 
larga.  Presso  a  poco.  Sommaria- 
mente. Senza  guardarla  minuìa- 
mente.  Contrario  di  Appunto,  Per 
appunto. 

INGRUGNIRS*,  v.  Ingrognare  e  Ingru- 
gnare,  v. 

INGRULLIRS'.  V.  Inmodirs'. 

INGUANGDEL,  V.  Indèvs.  Anquana. 

INGUANGULÉ.  V.  Indèvs. 

ING  ITA  ZZAR ,  v.  Ingitazzare.  Arrugia- 
dare.  Irrugiadarc.  Inrugiadare.  Co- 
prir di  rugiada. 

LNGULOSIR,  V.  Allettare,  y.  invitare, 
Chiamar  con  piacevolezza  e  lusin- 
ghe. Adescare.  Invitare,  o  Tirare 
uno  alle  sue  voglie  con  lusinghe. 

INGOMMAR,  V.  Gommare,  v.  Bagnare 
o  Indurre  checchessia  di  acqua  con 
gomma  sciolta.  Gommato  partic. 
Sono  voci  d'uso,  ma  necessarie.  Tela 
gommala. 

INLARDAR,  v.  Lardare,  Lardellare. 


Metter  lardelli  nelle  carni  che  si 
debbono  arrostire. 

INN ANZ ,  aw.  Innanzi.  Dinanzi.  Pri- 
ma. Avanti.  Avanie^  poet.  —  fioHli 
e  Nanzi,  ant.  —  La  premaoèim  è 
innanz.  — ^  La  primavera  è  ino^ 
irata.  —  Èsser,  Andar  innanz.— 
Precedere,  Avìinza/re.  — -  Una  eosta 
eh*  è  innanz.  «—  Aniecedenie.  Non 
potrà  però  dirsi  Leggete  yii  antece- 
denti per  Leggete  i  rapporti ,  le  de- 
cisioni ,  i  documenti  antecedenti 
—  L'itinanz  e  ¥indri.  —  Il  dinan- 
zi e  V indietro. '^  L'è  sèimprnn 
innanz  e  indrì.  —  Andirivieni.  Gh»- 
rigoro. 

INNASPLADUR,  d.  m.  Acceecatoio.  Spe^ 
zie  di  saelt<a  da  trapano  per  ìneaTa- 
re  un  foro ,  che  rìeeva  la  capocckii 
di  un  ebiodo  o  di  mia  vite ,  sicdié 
spiani  e  non  risalti. 

INNASPLADUBA  ,  n.  f.  Aceeecaiun. 
Piccolo  incavo  a  cono  rovescialo . 
fatta  in  un  pezzo  di  metallo. 

INNASPLAR  ,  V.  Acceoeare.  locanr 
buchi  coW  Aceeceaioio ,  perchè  po^ 
sano  ricevere  le  tenie  delle  vili  sen- 
za che  risaltino.  Ed  Aceeecare,  o 
Far  la  cieca  ad  una  vite ,  a  no  chi<)- 
do ,  vale  ancora  Far  che  la  tesu  o 
capocchia  tondeggi  al  di  sotto,  e 
riempia  il  buco  acceccato.  , 

•INWÈST ,  n.  m.  Innesto. 

INONDAZIÒN.  ALLUVIÓN.  AiUwione 
V  Insensibile  accrescimento 
fanno  i  fiumi  alla  ripa ,  ed 
l'Acquisto  che  si  fa  per  deposiziooe 
delle  acque  torbide.  Innondaziom 
è  termine  più  generico.  Innond* 
^ioni  del  Nilo ,  ec.  Allaf^mento.  — 
Si  dice  pure  lonondaziooe  di  lu(^ 
bari ,  ec. 

IN  PÉ.  Invece,  In  vece.  -^^  Inpé  d  /*i" 
sarmla  al  m*  la  lols.  —  Anù  c^ 
lasciarmela ,  me  la  tolse.  —  In  *^ 

'  pé.  —  In  vece  sua,  in  cambio.-- 
U  è  intrd  in  pé  so  d' lù.  —  Enlr.' 
in  suo  luogo ,  in  sua  vece. 

INQUARTA.  Quartato.  Aggianlo  <^ 
si  dà  animale  grosso ,  e  membrati 
•^  (Jn  om,  una  donna,  uh  corni 


ioni  è  ì 
,  chej 
aorM 


im 


313 


INS 


inquarta  —  (/omo,  Donna.  Cavai- 
lo  qtMrtato, 

•l.NQUABTAR.  ?..  T.  Agr..  Inquartai^, 
VmUraitagliart,  Arare  là  quarta 
voUa. 

INQUIETAR.  1NQUÌETARS\  v.  Inquie- 
tare  e  inqrtfleMrn.  Molestare,  Tri' 
baiare.  Travagliare,  Infettare /lii' 
fastidire,  e  sioiili  verbi  aflbii  nella 
significazione ,  non  però  sinonimi. 

LNQUILEIN.  V.  ÀffiUuori. 

llNliiCCHlR,  V.  Arricchire,  y.  Far  ric- 
co. —  Inricchirs'.  -*  Arricchire. 
Arricchirsi.  Inricchire  e  Irricchire. 

INRUBUSTIRS'.  v.  Fortificarsi:  Affor- 
zarsi. Rendersi  robusto. 

liNfiUCGAR,  V.  Appewnecohiare ,  Ifi' 
conocehiare  »  v.  Mettere  pennec- 
chio sulta  rocca  per  filare.*— /nrtic- 
cars\  —  Arroccare,  Nel  giuoco  de- 
gli scacchi. 

liNRUFFIANAR.  v.  Arruffianate,  me- 
taf.  Rassettare  una  cosa»  ricoprendo 
i  suoi  difetti. 

iNfìUVDÉ  ,  IlNGRILLÉ  ,  GRUU..  add. 
Arruvidato ,  am^.  — *  HHan  »  eh'  s' èin 
ingrullé  pr  al  frèdd.  — -  Mani  arru- 
vidate  pel  freddo. 

NBUVDIRS'.  INGRULURS'.  Arruvida- 
re,  V.  Divenir  ruvido.' 

NRUZNIR.  iNBUZNlNTlR,  v.  Arruggi- 
nire, V. Far  rugginoso.-— /wrMBWir*', 
Dointar  ruznèiuL  —  Arruginire  e 
Arrugginirsi.  Irrugginire  e  Jrrug' 
ginirsi. 

NSABBIUNAB.  v.  Inarenare ,  v.  Co- 
prir d' arena. 

NSACCADURA.  V.  Insaccar, 

NSACCAR,  V.  Insaccare  e  Rinsacca- 
re ,  V.  Mettere  nel  sacco.  —  insac- 
car a  cavali.  —  Rinsaccare,  Anda- 
re a  balzelloni ,  a  scosse.  E  quindi 
Binsaccamentó  ,  si  dice  Lo .  scoti- 
mento di  cbi  va  di  trotto. 

NSALÀ.  Insalateti  Si  prende  anche  per 
l'erbe  onde  si  fan  l' insalate.  — -  In- 
sala d' casp.  —  Indivia  maggiore. 

—  Insala  rèzza.  -<-  Indivia  crespa. 

—  Cagarélla,  voce  bassa  metaf. 
-*  Indivia  minore,  —  Insala  d' ra- 
décc\ — Radicchi  o  Cicoria, — Gan- 


zar l'insala,  —  Condir  l'insalata, 
—  Insala  dsèvda.  —  Insalata  scioc- 
ca. -^  Insala  coma  eh'  sta  òèin,  — 
Insalata  condita  a  ragione,  —  In- 
salata  tfene  insalata,  poco  aceto,  e 
bene  oliate^.  —  Qui  ch'vènden  l'in- 
sala pr'el  slrd.  —  Insalataio,  m, 
aia ,  f.  —  Insalatone ,  n.  m.  Grande 
insalata. 

INSALDAR,  V.  Insaldare,  Inamidare, 
V.  Dar  r  amido  ai  panniiiiii. 

INSALUTATO  ÒSPITE  (  ANDAR  VI  ). 
Andarsene  insalutato.  ìììoì.  dicono 
pili  corounem.  Andqr  vi  alla  fran- 
zèisa:  cioè  senza  cerimonie.  AtidaV' 
sene  senza  far  motto, 

INSBRUDAIAR  e  INSBRUDAIARS*.  Im- 
brodolare e  Imbrodolarsi.  Macchia- 
re e  Macchiarsi. 

INS6ULZIR ,  V.  Impinzare.  Riempiere 
a  soprabboodauza ,  ristringendosi 
fortissimamente  la  materia  nel  con- 
tinente, ed  è  piì]  proprio  del  cibo, 
che  d'altro.—- Atmpmzarie.  —  Et 
donn  han  quèll  bràtt  vezzi  d'vlèir 
insbulzir  i  amala,—  Le  donne  han- 
no il  maledetto  mendo  di  rimpin- 
zare i  malati. 

I^SBUVACC1AR  0  INSBAVACCIAR  ,  v. 
Scombavare ,  v.  imbrattar  di  bava. 

INSCARTUZZAR,  v.  Ascartuzzar. 

INSCARTUZZARS'.  Incartocciarsi. 

'INSCARTUZZIRS',  v.  Ammalarsi  leg- 
germente. Deperire  di  salute. 

•iNSCUFFlÀ.  Fig.  Innamorato  perdu- 
tamente ,  ed  anche  Ubbriaco. 

'INSCUFFIARS'a.  Innamorarsi.  Ed  an- 
che Ubbriacarsi. 

INSCURÉ,  add.  Oscurato.  Offuscato, 
Infoscato.  Baffoscato ,  agg. 

INSCURIMÉINT  D'  CULÒUR.  Incupi- 
mento.  Quaisivogiia  colore  cui  un 
impiastro,  renda  piìi  oscuro,  pi ìi 
cupo. 

INSCURIR  UN  CULÒUR. /«CMptre.  v. 
Aggiugoere  qualche  droga ,  che  sia 
capace  di  render  piii  cupo  un  colo- 
re. —  Inscurirs'  l'aria.  —  Oscurar- 
si.. Abbuiarài. 

INSDIDÒUR.  Innestatore. 

iNSDIDURA,n.  f.  Innestatura,  Anne- 
gò 


INS 


314 


IMS 


statura,  Innestagione ,  n,Llnne- 
slameuto  »  InnesU) ,  Netto ,  n.  m. 
Luogo  dove  »' innesta,  e  T opera- 
zione slessa  dell'  innestare. 

INSDIB ,  (v.  da  Imitare  lat.).  Innesta- 
re. Annestare.  Neslare.  Inserire.  In* 
calmare.  —  Insdir  a  biétta.  —  liìr 
nestare  a  marza ^  a  spacco,  a  sòr- 
colo  ,  a  fesso.  —  Insdir  a  pèzza.  — 
innestare  a  occhio  :  e  si  dice  a  oc- 
chio dormiente ,  allorché  s'ionesu 
d' autunno  »  uè  si  taglia  il  soggetto 
che  r  anno  seguente:  si  chiama  poi 
a  occhio  veggente ,  quando  s' inse- 
risce la  primavera,  e  si  taglia  il 
soggetto  nel  successivo  autunno.  — 
Insdir  a  subiol.  —  Innestare  a  can^ 
nello ,  a  l)oceiuolo  o  buccioU) ,  a  o- 
tiello»  a  anelletlo,  a  bucinello.  — 
On  alber  eh'  s*pò  insdir.  —  Un  al- 
bero innestaòile.  *-  Insdir  la  eorda 
dèi  pozz.  —  Commettere  la  corda , 
i  cavi. 

1NSÉIDA,D.  f.  MfMffo,  Nesto,  n.  m. 
Pianta  o  ramo  ionesiato^ 

INSÉM.  i/ift>m«,  avv.  In  compagnia. 
In  imione.  Unitamente.  Di  compa- 
gnia. Talora  si  congiugne  colle  vg- 
ci  Con,  Meco,  Teco,  e  simili.  E  con 
meco  insieme  tulli  questi  gentiluo- 
mitU,  ec.  //  mio  cor  saUr  seco  in- 
sieme al  del.  Alfin  chiama  Niean- 
dm ,  e  seco  insietne  apre  il  pensie- 
ro. —  Insieme  insieme ,  vale  Uoilis- 
simamenle.  Insiememente  è  pili  di 
rado  usato.  '—Al  tùtt  insèm  del 
'  còni  ammonta  a  mèli  scud.  —  Il 
raccolto  del  conto,  ridotto  al  nello, 
ascende  a  mille  scudi.  ->-  Abitar  in- 
sèm. —  Coabitare.  —  Assieme  è  vo- 
ce errata  sebbene  comuoissima,  co- 
me è  errato  Insieme  al  signor ,  In- 
sieme a  ki,  a  loro.  Direte  Insieme 
col  signor.  Insieme  con  lei,  con  loro. 

'INSEPAfiABiL .    add.    Inseparabile  , 

INSERENATA.  Serenala.  CantaU  e  So- 
nata, che  fanno  gli  amanti  davanti 
alla  ca.sa  dell'  innamorata ,  la  notte 
al  sereno.  —  àlaltinala.  Cantata  e 
Sonala  in  sul  far  del  giorno. 


INSBRYÉBIL ,  add.  L'uso  oramai  p6 

nera  le  pare  che  autorizzi  ai  dire  in- 
servibile,  ma  chi  vuole  essere  p» 
rista» «non  allooUDarsi  mai  dalia 
Crusca,  dica  pure  Non  teroUnìt 
Non  usiabile.  —  Non  adoperabile  v^ 
dice  di  qualche  strumento  o  simile, 
che  non  sia  piti  buono  ad  essere  o- 
salo,  e  che  si  dice  Sferra^ 

UNSEBVIÉNT,  add.  Inweroiente,  ag? 

INSESTER,  V. //imtere,  y.  SUr  kr- 

,  mo  e  ostinalo  in  alcuoa  cosa.  - 
Instare  o  Istare.  Fare  insUnza ,  lo- 
sistere  nella  domanda. 

INSFibZAfi,  s.  Infilzare  Forare  civr- 
chessia  facendolo  rimanere  netii 
cosa ,  che  il  fora  ed  infilza,  fn/i/ce^ 
re  de' pezzi  di  tela.  —  InfUare,  nk 
Passare  filo  o  altro  per  un  foro  f  ia 
fatto.  Infilare  un  ago ,  un  vezzo  ài 
perle.  —  Insfilzars'  un  spein  »•(• 
un  pé.  —  Infilzarsi  una  spima  ni 
UH  piede. -^  Turnar  a  insfitear  tor 
goccia.  —  Rinfilar  V  ago. 

IMSFULZGNIR ,  v.  Bimpiiizare,  v.  Ea- 
piere  sovercbiaroenle. 

INSIAR  e  INSIARS',  V.  I/gnere.  [4»^ 
dare  e  Ugnersi,  Lordarsi  di  sevo. 

INSlxNSÀ.  V.  Mail. 

'INSLNUAR,  V. /itMfiuafV. 

MNSINUARS,  V.  Insinuarsi.  Sape» 
mettere  neir  animo  ad  alcooo. 

INSMÉ.  Insensato,  Stùpido,  Fàtu» 
Scemo.  —  Èssr  insmé,  Boimtar  in- 
smé.  — •  Istupidire.  Divenir  insensa- 
to. La  voce  boL  viene  da  Seemv. 
come  se  sì  dicesse  Inseemito. 

INSMLNTIRS',  v.  Mettersi  in  semente 
Cioè  procurarsi  di  quella  tal  00.^ 
da  poterla  moltiplicare ,  onde  osar- 
ne sempre  in  seguito.  Né  il  sigoià- 
calo  di  questo  verbo  si  limita  all^ 
sole  cose ,  che  colla  semente  sia» 
da  multiptioare ,  ma  ancora  di  ahi» 
che  in  qualunque  modo  possasi 
annientare  p.  e.  A  voi  truoar  df. 
bÒH  asè  per  pssèirmen'  insminitr 
Cioè  Aumentarlo  ed  averne  cosi  ir 
seguito.  —  Insmintirs'  è  voce  ^ 
gualmente  espressiva    che  la  sw 
contraria  Dsminiir.  V. 


iifs  315 

INSOLVÉBIL .  add.  Voce  presa  dal  fr. 
ìnmtooble,  e  neiT  aso  adoperala 
dai  legisti.  Non  MkjenU,  Che  non 
può  pagare ,  o  non  vuol  pagare.  Il 
suo  eoo  Ilario  è  Soloetìte,  —  I  legi- 
sti usano  eziandio  l'aggiunto  Inso' 
luto.  Non  pagato. 

IiNSOLVIBlLITÀ.(dal  fr.  Insolvaòili- 
té).  NeH'aso  viene  adoperata  dai 
legisti  la  parola  iMoiviòWtà.  impo- 
tenza a  pagare. 

INSONI.  Sogno,  Infogno,  ora  inusa- 
lo.  —  Spianar  l'intoni,  —  Avverare 
il  sogno. 

IISSPCCIARS',  V.  Speechiani, 

INSPDAR  L' ABROST.  Jnschidionare, 
Infilzare  collo  spiedo  l'arrosto. 

[iNSPiNAR,  V.  Spinare,  v.  Trafiggere 
con  ispine.  —  Inipinars'.  —  Spi- 
narsi. * 

[NSPIRTÀ,  add.  Spintato.  indemo- 
niato. Indiavolato. 

[NSFIRTAR  DALLA  POR  A.  Spirllare 
per  la  paura:  per  similit. 

liNSPUDACCIAR>  v.  Bagnar  di  saliva. 

—  Sputacchiare,  sta  per  Sputar 
sovente. 

LNSPULTAR.  V.  Spultar. 

iNSPULYRAR  e  INSPULVRARS'.  Impol- 
verare e  Impolverarti ,  v. 

INSPURCA,  add.  Sporcato,  Lordato, 
Bruttato,  Imlmittato,  Intriso,  In- 
sozzato >  Macchiato ,  Sozzato ,  Insù- 
diciato,  agg.  ^  Inspured  d' pappa. 

—  Impappoiato. '•^  D' brod.  —  Im- 
brodolato. —  D' carica.  —  Sconca- 
cato.  —  D'péss.  —  Scompisciato.  — 
D'oli,  d'grass.  —  Insozzato,  mac- 
chiato di  grasso.  -^  D'eoi.  — -  In- 
fangato. —  D'incioster.  —  Scor- 
btato.  Sgorbiato.  —  D'pèisa  griga. 

—  Impeciato.  —  D'bava.  —  Scom- 
bavato. 

INSPURCADURA ,  n.  f.  INSPURCA- 
MÉINT ,  n.  m.  Sporchezza.  Sozzura. 
Imbrattatura.  Zaffardata. 

[NSPURGAR  e  INSPURCARS*.  Sporca- 
re. Lordare.  Bruttare.  Imbrattare. 
Intrìdere.  Insozzare.  Insudiciare. 
E  Sporcarsi ,  ec. 

INSFURIR  e  INSPUaiRS'.  Impaurare 


INS 

e  Impaurire.  Sbigottire  e  Sbigottir- 
ti. Atterrire  e  Atterrirsi. 

IN  S' QUELLA.  (  Lo  slesso  che  si  dices- 
se In  su  quella).  Nel  mentre.  —  A 
dseurreva  cùn  li,  e  in  s'quèlla  l'ar- 
rivò té  mi  muier.  «—  Parlava  con  * 
lei,  e  nel  mentre,  o  tu  qitel  tempo  ar- 
rivò mia  moglie. 

INSTAR .  V.  Indormire.  Non  istimare. 
Non  saper  né  grado  né  grazia  ,  e 
con  voce  bassa  hicacare,  '—'  Me  m' 
n'  instag  ,  om'  n*  instò  a  Uléss  , 
eh'  a  i  piaseva  d*  zirandular.  — 
Oh  io  ne  indormo  Ulisse ,  che  ama- 
va di  vagare.  —L'è  andd  vi  sèinza 
gnanc  dir  a  V  n'  instò.  —  Se  ne 
parti  senza  dir  nemmeno  :  ti  rin- 
grazio, o  ti  sto  grato. 

INSTCHÉ.  add.  Intirizzato  e  InHrizzi- 
to,  agg.  Inabile  al  piegarsi.  —  /n- 
stché.  dal  fredd.  —  Intirizzito  pel 
freddo.  —  Instchè.  —  Intirizzato 
della  persona.  —  Steecfùto.  Ristec- 
chilo. Dicesi  ancora  per  Divenuto 
duro  e  sodo  come  stecco. 

INSTCriIRS*.  Intirizzare  e  Intirizzire, 
V.  Perdere  il  potersi  piegare  per  un 
certo  rappigliamento."*-  Per  similit. 
Rizzarsi  o  star  troppo  intero  sulla 
persona. 

INSTEOULADURA  V.  Insteqular. 

•INSTEQULAMÉINT.  V.  Insteqular. 

INSTEQULAR,  v.  Incannucciare.  — 
Insteqular  et  gamb.  —  Incannuc- 
ciare, cioè  Accomodare  le  ossa  rot- 
te delle  gambe,  braccia  o  cosce 
con  assicol  le  o  stecche ,  e  fasciaiu- 
ra,  affinchè  Tosso,  stando  fermo  al 
luogo  voluto,  si  rappicchi.—  Incan- 
nucciata ,  si  chiama  questa  fascia- 
tura ,  e<;. 

INSTERIAR.  Stregare.  Ammaliare.  Af- 
fatturare. Fascinare.  Incantare. 

INSTIVALÀ ,  add.  Stivalato,  agg.  Che 
ha  gli  stivali  in  gamba.  —  Star  té 
instivalà.  —  Stare  in  piedi  fermo , 
come  uno  stivale.  —  Instivatars. 
^Stivalarsi,  V.  d.U.  Mettersi  gli 
stivali. 

INSTIZZÉ ,  add.  Corrucciato.  Cruccia- 
to, suzzato.  Stizzito.  Irato.  Adiralo. 


INS 


316 


INT 


ìneollerito.  —  InsUzzé,  sempltce- 
menle  per  Accigliato ,  Imàronchia^ 
to  :  e  per  Adontalo. 
INSTIZZIRS'.  Corrucciarsh  Cruciarsi, 
suzzare,  Stizzarsi,  Stizzirsi.  Pren- 
dere slizza.  Incollerirsi,  Adirarsi. 

—  Stizzire.  Far  prendere  stizza.  V. 
Stezza.  —  Fazil  a  inslizzirs'.  —  /- 
rascibile.  —  Diffézil  a  instizzirs'.  — 
Inirascibile. 

MNSTORIA.  V.  Istoria, 

INSTRUMÉINT.  Instrumento  e  Strìi- 
mento.  Contralto ,  Scrittura  pubbli- 
ca per  mezzo  di  Notaio.  Fare  sirv^ 
mento.  Celebrare  scrittura  in  forma 
pubblica  e  provante.— M^^rumèinf. 

—  Strumento.  Termine  della  musi- 
ca. Violino .  Liuto ,  e  simili  macchi- 
ne ,  onde  da'  sonatori  si  trae  il  suo- 
no. —  Instrumèint  da  fhà.  —  Stru- 
menti dì  fiato.  —  Inslrumeint  da 
cotd.  —  Sirumenti  di  corde.  — 
Strumento  e  Instrumento  usasi  an- 
cora per  nome  collettivo  degli  ar- 
nesi,  che  servono  agli  artefici,  ma 
in  bolognese  si  dice  Vsvei.  V. 

INSTRUMENTAR ,  v.  Far  un  instru- 
mento,  cioè  Un  atto  pubblico  nota- 
riesco  per  qualsiasi  contratto.  —  il 
mettere  le  note  strumentali  ai  can- 
to ,  che  si  fa  dai  maestri. 

INSTURNtR.  Abbuecinare.  Stordire. 

*liNSUiÀ  Infangalo.  Fangoso..  Mel- 
moso» 

INSUIAR  e  1NSUIARS\  v.  Infangarsi, 
V.  Ed  anche  semplicemente  per  Im- 
brattare, Sporcare. 

*INSULÉlNT,add.  Insolente.  Sfaccia- 
to. Borioso ,  agg. 

INSULÉINZA.  V.  Botia. 

INSULFANAR,  v.  Solforare,  v.  Impia- 
strare 0  Passare  sul  vapore  di  zol- 
fo. —  Insulfanar,  metafor.  Dare  a 
credere.  Ingannare.  Subornare. 

INSULINTIR ,  V.  Fare  insoUnze  ad  al- 
cuno ,  o  Dire  insolenze.  —  Insolen- 
tire e  Insolentirsi ,  vagliono  Dive- 
nir insolente.  Farsi  ardito.  Imbal- 
danzire. Inorgogliare. 

INSULS.  V.  Matl. 

UiSmihfiS'.y,  Sognare  e  Sognarsi, 


V.  --  Insognarsi.  V.  Insani.  —  4 
m*  sòn  insunià.  ^  Ho  sognato.  - 
A-i'ào  vest  una  zòuvnaaUa  fnèttn 
tutta  insunià.  —  .Vidi  alla  kneitm 
una  giovane  tutta  sonnacchiosa, 

INSUPIR,  v.  Assonnare,  Insonnart, 
V.  indur  sopore.  Contrario  di  Dison- 
nare. 

INSUPPAR ,  V.  Inzuppare,  ▼.  Intigue- 
re  nelle  cose  liquide  materie,  cbe 
possano  incorporarle.  — /zttceamA 
dèi  lèss  n'  s' insùppen.  —  /  zucche- 
rini lessati  non  inzuppano. 

INSURDIR,  V.  Assordare,  v.  Far  sor- 
do. —  Assordire.  Divenir  sordo. 

INT AR ACCA.  Tabaccato.  InibratUlo  dì 
tabacco.  JVa«o  tabaccato.  —  Inta- 
baccarsi, innamorarsi. 

•INTACCA,  add.  Intaccalo.  Offeso.- 
Un  om  intacca  in-t-l'  unòur.  —  r<r 
mo  offeso  nelV  onore. 

•INTACCAR.  V.  Tartaiar. 

INTAIARS'  (dal  fr.  S' entrelaiUef).  Fe- 
rirsi le  gambe.  Darsi  d' no  pie  con- 
tro l' altro.  -^  Figurai,  per  Sospet- 
tare ,  Accorgersi.  —  A  m'in  sòn  !> 
taid.  —  Mene  accorsi.  Ne^resi  so- 
spetto. 

INTANARUSAR  ,  e  INTANABUSARS . 
(  Da  Tana  e  Bus  per  dargli  maggior 
forza).  Intanarsi.  Imbucarsi.  Cac- 
ciarsi in  luogo  nascosto. 

INTAPPARS',  V.  Tapparsi. -^  Fasciar 
il  melarancio,  figur.  Dicesi  di  cèì 
per  freddo  indossa  paoni  olirv 
misura. 

INTARGUNAR.  V.  Targòn. 

•INTCLLIGÉINZA.  InUlligenza. 

INTEMERATA,  n.  f.  Lavacapo.  \.Latc 
d' lèsta.  —  Intemerata,  vale  discor- 
so lunghissimo. 

•INTÈNDER ,  V.  Intendere.  Capire. 

INTÈNDER,  n.  m.  Intendimento.  Ac- 
corgimento. Conoscimenio.  Com- 
prendimento. Ingegno,  n.  m.  ImUir 
Ugenza,  n.  f  —  L'è  un  om  ch'ha 
di' intènder,  dèi  capéss.  —  È  no» 
che  ha  intendimento. 

•INTENDIMÉINT.  V.  Intènder,  n.  n 

INTERCALAR.  Intercalare.  Quel  «f^ 
so,  che  si  replica  dopo  alili  di  neh 


INT 


317 


INT 


zo.  Intercalare.'^Siàice  alla  Rispo- 
sta del  popolo  sempre  eguale, ad 
ogni  versetto  di  un  salmo.— interco- 
lare.  Gioruo  che  si  aggiunge  alla 
line  dei  mese  di  febbraio,  quando 
è  bisestile.  —  Luna  intercalare.  La 
decima  terza  luna  che  si  trova  io 
uo  auoo  »  di  J.re  ìd  tre  anui.  —  /n- 
tercalar ,  forse  per  similitudine  » 
Quella  parola,  che  alcuni  per  assue- 
fazioue  adoperano  più  frequente- 
mente nel  discorso.  Io  non  avrei 
difficoltà  di  usare  in  ital.  la  voce 
intercalare  anche  in  questo  signi- 
ficato. 

•INTERDIR,  s.  Interdire, 

*Ii\T£RDiZiÓN.  Interdizione.  Togliere 
ad  alcuno  1'  amministrazione  dei 
propri  beni. 

INTERKSSAMÉINT ,  n.  m.  Cura.  Solle- 
ciiùdine.  Premura,  n.  f.  Studio, 
n.  m. 

IISTERESSÉINZA ,  n.  f.  Società  d'inte- 
resse.— Avèir  interessèifiza  tn-^un 
wgozi.  —  Aìàere  interesse  in  un 
fondaco, 

INTERINAL,  add.  INTERIiNALMÉINT , 
avv.  Provmsionale,  Temporario. 
Temporaìieo  ,  agg.  —  Proovisio^ 
nalmente.  Temporalmente.  Per  o- 
ro  ,  avv.  —  i/ilenna/tf,  Interinai- 
mente  ,  Pro  interim ,  sono  voci  del 
Foro. 

INTERLOQUIR,  v.  Entrare  a  discorre- 
re mentre  altri  ragionino.—  Inter- 
loquire è  voce  del  Foro ,  e  vale  Di- 
scutere, Dar  parere.  Disaminare 
incidentemente. 

INTERRÉ,  add.  Interrato  e  Interria- 
to ,  agg.  —  Un  canal  interré.  —  Ca- 
nale interrato  o  internato.  Che  ha 
depositata  terra  nel  fondo. 

INTERRIMÉINT.  Interrimento.  Termi- 
ne idraulico.  Deposizione  di  terra. 

INTERSIADURA.  Tarsia.  Intarsiatura. 
Lavoro  di  commesso  in  legno.  — 
Mosàico,  se  in  pietra.    * 

INTERSIAR,  V.  Intarsiare,  v.  Com- 
mettere insieme  diversi  pezzuoli  dì 
legname  di  piti  colori. 

'INTERZADUR,  u.  m.  Licciaiuola,  o.  f. 


INTERZADURA  DELL'-l  AGUCCiÀ.  Gra- 
ticcio. Vimini  intessuti. 

'INTERZAR .  V.  Intrecciare.  —  Allic- 
ciare. T.  dei  legnaiuoli. 

INTESTADURA.  n.  f.  Titolo,  o  Testa 
di  un  libro,  di  una  lettera.  —  //ite- 
stadura  d'un  liber ,  d' una partida 
in  scrittura.  —  Impostatura.  Qua- 
derno di  cassa  per  la  comoda  ini' 
postatura  di  tutti  i  cofUi  più  volu- 
minosi e  complicati. 

INTEVDIR.  V.  Arsurar. 

iNTlMAZLÒN.  Intimazione.  Intimo  non 
si  dice. 

INTINDRIR,  V.  Intenerire,  v.  Divenir 
tenero.  /  semi  cotti  inteneriscotio. 

—  Ammorbidare.  Far  morbido.  — 
Ammorbidire.  Divenir  morbido.  — 
Rammorbidare ,  Rammorbidire,  re- 
plicativi. —  Ammollare,  Mollifica- 
re. Far  molle.  —  Rammollare  e 
Rammollire,  replic.  >-  Lenificare, 
Allenire ,  Lenire.  Render  lene. 

INTIR ,  add. /n(ero  ed  Intiero,  agg. 

—  Cupiar  una  letlra  tutta  intira. 

—  Copiare  una  lettera  per  intero, 
per  esteso ,  di  parola  a  parola.  — 
Il  tenot*e  di  una  lettera,  di  una 
scrittura  non  è  tutta  intera ,  ma  il 
suggetto,  la  breve  somma  di  essa. 

im\Siìiii2(,\.  Intisichire,  v.  Far  di- 
venir tisico.  Divenir  tisico,  e  gene- 
ralmente, Assottigliarsi,  Consumar- 
si, Estenuarsi,  Disfarsi  per  noia. 

—  Instighir,  figur.  Intristire.  Im- 
bozzacchire. Incatorzolire.  Non  at- 
tecchire. Vt*nire  a  stento  «  ed  è  pro- 
prio delle  piante,  e  degli  animali. 

INTLARADURA.  Intelaiatura.  Ossatu- 
ra. Unione  di  piii  pezzi  di  legname. 

MNTLARAR,  v.  Intelaiare.  Mettere  in 
telaio.  —  Intlarar  d'thov  un  qua- 
der.  *—  Intelaiare  di  nuovo  una 
pittura. 

INTÒN  0  IN  TON.  V.  Tòn. 

INTÒUREN.  Intorno,  prep.  —  D'in- 
tòuren.  All' intòuren.  —  D'intor- 
no, All'intorno,  Da  ogni  parte. 

INTRADA,  n.  f.  Entrata,  n.  f.  Ingres- 
so, Adito,  n.  m.  —  Intrada.  —  En- 
trata fìgur.  contrario  di  Uscita ,  o 


INT 


318 


iBnr 


£sctto.  Entrata  comprende  la  tota- 
lità delle  reodite  particolari,  che 
an  proprietario  trae  da' suoi  beni. 
— RètìdUa  è  parola  meno  generica. 
—  Derrata  è  il  prodotto  del  suolo. 
Provento,  Tuttociò  che  produce  u- 
tile,  o  guadagno.  —  Prodotto  sust. 
non  è  voce  di  lingua.  —  Intròito 
non  si  usa  che  per  Ingresso.  —  Tor 
l'intrada,'^ Rientrare.  T.del  giuo- 
co. —  A  tot  t'intrada.  —  Rientro. 

INTRANT,  n.  ro.  Persona  entrante, 
Gbecon  maniera  s'introduce  age- 
volmente appresso  chicchessia.  — 
Preso  in  mala  parte  si  direbbe  Bri' 
gante. 

INTRAVERSA,  add.  Intraversato,  At- 
traversato, agg.  —  Un  om  ttèin  in' 
traversa,  —  Un  uomo  tarchiato , 
fatticcio. 

INTRAVERSAR,  v.  Intraversare,  At' 
traoersare. — Intracersars  '  un  oss, 
una  speina  in  góula.  —  Intraver- 
sarsi un  osso,  una  spina  in  gota. 
Annodarsi.  —  La  minestra  m'an- 
noda, o  mi  fa  nodo ,  o  gruppo  nel- 
la gola.  —  Snodarsi  è  il  suo  con- 
trario. 

INTRAVGNIB.  SUZZEDER,  v.  Interve- 
nire, Accadere,  Succèdete.  Intra- 
venire  era  usato  antic. 

INTREINSEC  (DLA   MUNÉIDA).  5to/^o. 

INTRI6.  Intrigo  e  Intrico,  Intriga' 
mento.  Viluppo.  Imbarazzo.  Dicesi 
anche  Intralciamento,  e  non  In- 
tràlcio. 

INTRIGAR, ¥.  Intrigare  e  Intricare. 
Intralciare.  Avviluppare  insieme. 
Per  Dare  impaccio.  -^  A  s'è  intri* 
gd  la  eorda  dèi  pozz  fra  la  zirél' 
la.  —  Incarrucolarsi  la  fune.  — 
Scarrucolata  è  lo  Scorrere  libera- 
mente. 

'INTRIGARS.  y.  Intricarsi.  Impacciar- 
si. Imbarazzarsi.  —  Del  filo  dicesi 
Aggrovigliarsi. 

•INTRODUR ,  V.  Introdurre. 

INTROIT.  V.  Introitar. 

INTROITAR,  V.  Esigere,  Riscuotere, 
Far  entrare  i  danati  in  cassa.  — 
Cosi/nlròito  non  si- dice  per  Riscos- 


none.  Esigenza,  ma  solo  per  £r- 
tratura. 

INTÙITU.  Voce  lat.  Intitiio,  Riguardo, 
Rispetto .  p.  e.  Sonetto  fallo  ad  i> 
liuto  del  sig.  tale ,  o  lai  allro. 

INVASAR ,  V.  Invasare .  v.  Mettere  io 
vaso  i  liquidi,  —  Invelare  in  iUil. 
ha  molti  altri  significati.  —  Imo- 
sodo  è  il  participio.  —  hivaeo  è  pa^ 
ticipio  d' Invàdere. 

INUBILIRS'.v.  iVo6tiilarj;,  t.  Solle- 
varsi in  nobiltà.  —  Annoàilire,  Mo- 
bilitare. Far  nobile. 

INUCARS'.  V.  Inoanlars'. 

lNVEiNDÉBlL,add.  InalienàbiU,  a«[?. 

INVEREN.  Inverno,  Verno.  ^  Ver- 
nale, Invernale,  Vernereceio,  Ver- 
nino. Di  inverno.  -^  Vernare,  Seti- 
nare.  Invernare.  Passare  l'inver- 
no.— Vernata.  Invernala.  Stagione 
del  verno. 

INVERNiGADÒUR,  n.  m.  Sebbene  noo 
sia  registrala  ne'  dizionari  la  parola 
Invernidalore  o  Verniciatore,  sa- 
rebbe però  voce  di  regola  ,  come 
proveniente  da  Invermcare  o  l'er- 
nicare. 

INVERNISAMEINT,  n.  ra.  INVERNISI- 
DURA,  n.  f.  Invernicalura ,  n.  f. 

INVERNISAR;  v.  InvenUcare  inverfà- 
dare.  Vernicare  e  Verniciare. 

INVIDADÒUR.  Avvisatore.  Presso  i 
commedianti  dicesi  Queir  attore . 
che  dal  palco  s<:enario  suole  anooo- 
ziare  la  commedia  o  tragedia  da 
rappresentarsi  ne' giorni  appresso. 

INULIÀ .  add.  Olialo  e  Inolialo,  agg. 
Condito  d'olio.  V.  insalò. 

*INUL1AR ,  V.  OUare.  InoUare. 

MNULIARS'.  Macchiarsi  d'olio. 

INUMDIR.  V.  Adaquar. 

INURCÉ  (STAR).  Stare  in  orecchio. 
o  in  orecchi,  a  oncchU  o  a  orecchi 
levati,  o  cogU  orecchi  levati,  eoi' 
l'orecchio  leso,  e  a  orecchi  lesi. 

INUBTIGAR  e  INURTIGARS'.  Orncheg- 
giare  e  Orlicheggiarsi,  Pungere 
e  pungersi  coll'ortica. 

INVSTÉ .  add.  Aggiunto  di  Grano  co- 
perto dalla  gluma  ;  come  se  sì  di- 
cesse Grano  vestilo —  Invsté  per 


uvz 


319 


INZ 


Itnbudellato ,  e  dicesi  spectaimente 
per  le  canti  suine  e  salumi.  —  Ca- 
rew  d'purzèll  invsté.  —  Carni  di 
porco  imbudeltaie ,  insaccaie.  — 
Trèin  invsté  a  can'va  »  a  funnèini. 

—  TerreìM  seminato ,  o  coltivato  a 
canapa ,  a  frumento  o  imbiadato. 

—  Qtialtrein  invslé  al  si  per  zèint 
—Danari  investili  al  sei  per  cento. 

INVSTIR  LA  CAREN  D' PURZÉLL.  Im- 
budellare. —  Investire,  signitìca  Dar 
possesso  di  benefizi,  ec.  o  pure  Af- 
frontare ,  Colpire.  —  Invslir  di 
qualtrein,  —  Investire»  Collocare, 
Impiegai^  il  danaro.  Rinvestire. 
Investita  di  danaro.  Due  mila  scu- 
di investiti  al  sei  per  cento.  --  In- 
vstir  un  camp  a  furmèint,  a  can'- 
vcf.  —  Vale  Metterlo  a  coltivazione 
di  grano ,  di  canapa.  Campo  semi- 
nato ,  0  coltivato  a  canapa.  —  In- 
vstirs*  dia  part.  —  Sentir  la  parie: 
e  irattandosi  d'affari:  Prender  cura. 

INUSSARI  DÉINT.  Imssare,  v.  Chi 
presto  inossa  ,  presto  infossa.  V. 
Dèint.  —  Inossire  vale  indurirsi  co- 
me osso. 

INVUIAR.  Invogliare,  Invaghire. — Inr 
x>uiar.  —  Invòlgere,  Ravvolgere, 
Rinvòlgerey  Avviluppare.  —  Invo- 
gliare. Coprir  con  invoglie. 

INVURNÉ,  add.  Attònito,  o  piuUoslo 
Intronato.  Slupido. 

INZALUR,  V.  (Z  aspra).  Ingiallire. 
Gialleggiare,  y.  Divenir  giallo.  — 
Biondeggiata  è  V  iugiailire  delle 
spighe  delle  biade. 

INZAMPLÀ ,  add.  (Z  dolce).  Impaccia- 
to. Inviluppato.  Intrigato. — Fìgur. 
Disadatto ,  Sconcio.  Che  con  fatica 
si  maneggia.  —  TtiAvars'  inzam- 
plà.  —  Aver  da  grattare.  —  Un 
clòìnb  imzampld.  —  Un  colombo 
calzato.  V.  Inzamplar.  —  La  voce 
boi.  viene  dall' anlica  Inzampaglia- 
to  per  Inviluppalo  nelle  zampe.  — 
Inzamplà.  —  Impastoiato.  Dicesi 
delle  bestie  alle  quali  siensi  messe 
le  pastoie. 

INZAMPLADURA,n.f.lNZAMPLAMÉINT, 
n-  m.  Inciampo,  Intoppo,  n.  m. 


IN^AMPLARJMBALZAR.INZAMPLARS'. 

Inciampare ,  Invilupparsi.  Intri- 
garsi. —  Ciampicare ,  Incespicare , 
V.  n.  Non  trovar  modo  di  camminar 
francamente,  avvilupparsi  i  piedi 
in  checchessia.  —  Inzamptar.  Im- 
balzar. —  Impastoiare.  Mettere  le 
pastoie  accavalli,  a' buoi.  •—  Inzam- 
plars' in-t-t' erba  longa  d'un  prà. 

—  Ciampicare  nell'erba  atta  d'un 
prato. —  Inzamplars',  Dardèinter. 

—  Inciampicare,  intoppare.  —  A 
m'  sòn  inzamplà  in-t-la  stura.  — 
Ho  inciampato  nelle  stuoie.  —  El 
gallein,  i  pulsein,  i  clomb  s'inzam- 
plen'  in-t-la  stòppa.  —  Calzarsi, 

—  Inciampare,  Intoppare,  vaglio- 
no  Dare  in  inciampo ,  in  intoppo. 

—  Inceppare.  Dare  in  un  ceppo.  — 
Incespicare.  Dare  in  cespugli. 

INZANCADURA.  Inginocchiatura.  Pie- 
gatura di  alcune  cose  che  fonno 
gomito. 

INZaNCAR.  Dicesi  dagli  arte6ei  delle 
cose  che  sono  piegate  e  fanno  go- 
mito. — -  Una  piana  inzaneà,  — 
Una  bandella  inginocchiata. 

INZAQULAR  e  INZAQULARS*.  v.  Inzac- 
cherare e  Inzaccherarsi.  Empiere , 
ed  empirsi  di  zacchere.— ^/fiiptffac* 
clherare.  ~-  Fraiol  tùtt  inzaqùld. 

—  Tabarro  tutto  inzaccherato,  im- 
pillaccherato. 

*INZÈGN.  Ingegno.  Talento. 

INZÉINS.  Incenso.  Lagrima  d' un  albe- 
ro asiatico.  —  L'è  l'istèss  che  dar 
V  inzèins  ai  muri.  —  Dar  incenso 
a'  morti,  o  a' grilli,  prov.  Farco.sa 
che  non  serva  niente,  gettar  via  il 
tempo.  —  Inzèins  pundghein.  — - 
Assenzio  pòntico,  o  di  Ponto. -^ 
Artemisia  pòntiea  del  Linneo. 

•INZÉNDI.  Incendio. 

•INZENDIAR.  ARS',  v.  Incendiare,  In- 
cendiarsi. 

'INZENERIR,  V.  Incenerire.  Ridurre 
in  cenere. 

INZENSIR  o  TURIFERARI,  n.  m.  Tu- 
riferario. Quegli  che  nelle  funzioni 
ecclesiastiche  porla  il  turibolo. 

INZERIOLA  (Z  dolce).  Candellaia.  — 


INZ 


320 


lUT 


S'alpiov  al  de  dl'lmeriola,  dl'in- 
veni  a  in  sèin  fora;  s'I'è  al  sala- 
dell,  a  in  è  anc  pr  un  miarélL  — 
I  toscaoi  dicono  Per  la  Candelora 
delV  inverno  non  $%am  fuora,  —  I 
veneziani  al  contrario.  A  la  modo- 
nadela  Ceriola  de  V  inverno  semo 
fora.  —  Da  questo  come  da  altri 
proverbi  risguardanti  le  stagioni , 
che  pur  si  trovino  in  questo  Di- 
zionario» si  comprenderà  cbe  varia- 
no essi  al  variar  delle  situazioni  dei 
paesi,  e  de' climi. 

INZÉTTA.  Incetta.  Compra  di  mercan- 
zie per  rivenderle. —  Far  inzélta. 
—  Incettare.  Cercare  e  raccogliere 
checchessia. 

•INZGNARS',  V.  Ingegnarsi. 

*1NZGN1R,  n.  m.  Ingegnere.  Propria- 
mente Che  esercita  l' idraulica ,  V  a- 
grimensura  ed  anche  l'architettura. 

INZINDRAR,  V.  Incenerare,  v.  Getta- 
re, Sparger  cenere  sopra  checches- 
sia. —  Incenerire,  vale  Ridurre  in 
cenere. 

'INZiNGANAR,  v.  Istigare.  Indurre  ad 
operare  cosa  meno  lecita. 

INZIPRIAR,  V.  Spargere  di  polvere  di 
Cipro  i  capelli. 

INZIRAR^  V.  Incerare,  v.  —  Tèila  in- 
zird  —  Incerato ,  n.  m.  Tela  ince- 
rata. —  Lazza  inzirà.  —  Spago  in- 
cerato. 

INZISIÓN,  n.  f.  Intaglio,  n.  m.  L'inci- 
dere in  rame ,  e  la  Cosa  incisa.  — 
Incisione,  vale  propriamente  Taglio, 
Incisura. 

INZISÒUR.  Intagliatore,  Incisore.  Con 
voce  gr.  Calcògrafo  all'Intagliatore 
in  rame. 

INZNUCCIADUR.  Inginocchiatoio. 

INZNUCCIARS',  v.  Inginocchiarsi  Ge- 
nuflettersi.—  Inznuccià,  part.—  In- 
ginocchiato. Ginocchiato.  Ginocchio- 
ne.  Ginocchioni.  Genuflesso. 

INZPPÉ.  Aggiunto  che  si  dà  al  pane. 


quando  è  mal  cotto,  piattosto  mnido 
e  pesante ,  che  si  direbbe  Màzzero. 
V.  Amazaré. 

INZUCCAR,  Y.  Infiascare,  ¥.  Mettere 
il  vino  ne'tiascbi.  — /njBtfccar. — 
Urtare.  Urtare  il  capo.  Cozzare. 

INZUCCHÉ.  V.  Assupé. 

INZUFFURS',  ▼.  Accigliarsi,  Far  viso 
arcigno. 

lÒTT.  Ghiotto,  Appetitoso,  Gustoso.^ 
Desiderabile. 

IRlGATORl,e  pili  volgarmente  CH'S'A' 
DAQUA.  Adacquàbile ,  agg.  —  Prd 
irigatori.  —  Prato  adacquàbile.  Si 
dice  Irrigare ,  Irrigato ,  Irrigato- 
re,  e  Irrigazione:  ma  oon  Irrigò- 
bile,  né  Irrigatorio.  Pochi  esempi 
si  trovano,  d' Imflriio,  tuttavia  si 
potrà  dire  Terra  irrigua.  Prato  ir- 
riguo. 

IRIOS.  Ghiaggiuolo.  Nelle  officine  In- 
de e  Ireos.  Pianta  cbe  fa  il  fiore  e 
la  radice  odorosissimi.  Di  questa 
fassene  polvere  da  mettere  fra  la 
biancheria. 

ISTORIA.  Scoria  e  Istoria.  Racconto  di 
cose  avvenni  e.  —  Storiella.  Storia 
di  poco  pregio ,  e  per  lo  più  favolo- 
sa, e  meglio  dicesl  Leggenda.  Gode 
a  Quèllch'vènd  el  istori  per  la  stri 
dicesi  Legge ndaio.  Venditor  di  leg- 
gende. 

IUGULAR.  V.  (dal  lat.  lugularejni- 
durre  alle  strette.  Stringere  fra  l'u- 
scio e  il  murq.  —  Al  m'ha  iugula. 
. —  Mi  costrinse.  M'astrinse.  Mi  ob- 
bligò. Mi  forzò.  —  Iugulare,  e  Giu- 
gulare è  agg.  Di  gola.  Vene  iugula- 
ri. Glandole  giugolari. 

lUSÉF,  np.  m.  FA,  f.  Giuseppe,  m.  ppa. 
f.  Gioseffo,  m.  /fa,  f. 

lUTTÓN.  Gitlaione.  Giilerone.  Gitto- 
ne, la  pianta.  Gii  il  seme.  Erba  che 
nasce  tra  '1  grano.  La  iVi^elto de'bot. 
e  il  Melantio  o  Melantro  de' sempli- 
cisti. 


LAB 


321 


LAC 


L 


u^  n.m.  L,fi,  t  Lettera  consonan- 
te dell'alfabeto  italiano,  e  si  nomi- 
na Elle.  —  L' Artieoio  dei  mascoli- 
no e  del  femminino ,  quando  la  pa- 
rola comincia  per  vocale.  —  L.  tet- 
terà namerale  presso  i  romani ,  che 
indica  GinquatUa.  Con  soprapposla 
linea  l  einquantumUa. 
uA.  La.  Art.  femm.  e  pronome. 
À.  Là.  Avv.  di  luogo.  —  Là,  dov  a  si 
vù.  --  Costi ,  Costà.  Dove  tu  sei.  — 
Lassù.  —  Lassù.  Colassò.  —  Là  zò. 
—  Laggiù.  Colà  giù.  —  D' là.  — 
Nell'altra  camera ,  neW  altro  luo' 
90.  —  L' e  té  d' là.  —  È  neW  altra 
camera.  —  D' là  dal  fmm.  —  Di  là 
del  canale,  del  fiume.  —  D"là,  fi- 
gur.  vale  All'altro  mondo.  —  Èsser 
più  d' là  che  d' za.  —  Essere  a*con- 
fitemini.  Avviarsi  per  le  poste.  Di- 
cesi de' malati  gravi,  che  sono  in 
pericolo  di  morir  presto.  Andar 
per  d'ià.  —  Andar  di  là;  modo 
basso.  Andare  all'  altro  mondo.  — 
Ve  un  za  e  tó.  —  É  un  wmpi- 
collo.  Uomo  cattivo.  —  Passar 
per  d' là  dal  fiùm ,  dalla  strà.  — 
Trapassare  il  fiume ,  la  strada.  — 
Andar  per  d' la.  —  Passare  i  limi- 
ti. Eccèdere.  Trapassare  il  segno 
della  ragione.  —  A  n*  s' pò  andar 
più  in  là.  —  Non  si  può  andar 
jiiù  là. 

A,  n.  m.  BANDA,  n.  f.  Lato,  n.  ro. 
Bando,  n.  f.  —  D' là.  —  Dallato. 
Di  costa.  A  costa.  Costa.  —  D'Ià 
alla  muraia  —  A  costa  alla  mura» 
glia.  Costa  alle  mura. 
LABARDA.  V.  Alabarda. 
ABER ,  n.  m.  Labbro ,  n.  m.  Nel  nu- 
mero del  piii  fa  Labbri,  va.,  ma  più 
comunem.  Labbra,  f.  e  poelicam. 


Làbbia,  f.  ^  Laber  d'sòuvra.  y 
Labbro  superiore.  —  Laber  d*  sòl- 
te.—  Labbro  inferiore.  —  Laber 
ross.-»  Labbì^a  vermiglie,  coralli- 
ne. —  Laber  sùtt  7-  Labbra  arse. 
Assetale.  —  tn,  0  Uno  eh'  ava  i  la- 
ber gruss.  —  Labbrone  ,  n.  m.  e 
Labbrona,  n.  f.  —  Lettere  labiali. 
Che  si  pronunziano  coli' aiuto  delle 
labbra.  —  Fiore  labbiato.  Fatto  a 
somiglianza  di  due  labbra. —  Filtro 
chiamasi  quel  seno  superficiale  nel 
mezzo  del  labbro  superiore,  che 
soggiace  immediatamente  al  setto 
delle  narici.  —  Labbruccio,  Lab- 
bricciuolo,  dim.  e  nel  plur.  Lab- 
bruccio e  Labbricciola ,  f.  —  Laber 
d'un  vas.  —  Labbro  di  un  vaso.  Or- 
lo estremo. 
LACCA ,  n.  f.  (  Forse  dal  gr.  Laccos , 
fossa  ;  0  da  Aìicon,  gómito).  La  par- 
te del  corpo  umano  cb'è  di  dietro 
al  ginocchio.  Alberti  nel  suo  Voc. 
Frane.  Hai.  porta  una  simile  defini- 
zione alla  voce  Jarrel,  ma  sembra- 
mi ch'egli  abbia  erralo  nel  darle 
per  corrispondente  italiana  Garet- 
ta. Garello  in  tutti  i  Vocabolari  è 
Quella  parie  a  pie  della  polpa  della 
gamba ,  che  si  congiunge  col  calca- 
gno, anche  a  detto  dello  slesso  Al- 
berti nella  parte  Ilal.-Fr.,  dove  pu- 
re ha  errato  contrapponendovi  la 
voce  fr.  Jarret  in  vece  dell'altra 
propria  Talon.  In  mancanza  però  di 
nome  proprio,  che  ci  dica  questa 
parte  del  copo,  si  potrà  ricorrere 
alla  voce  degli  anatomici  Pòplite , 
proveniente  dal  lat.,  e  volgarmente 
alla  parolaLacca,  presa tìguralamen- 
le  0  dal  greco  0  dal  Ialino,  e  Dante 
stesso  l'usò  per  Concavità,  Fossa. 

36 


LAI 


3-22 


LAM 


—  Gozzi  dice  :  Le  oziose  lacche  pò- 
ser  sui  sedili. 

LACONIC.  V.  Dscòurs. 

LADEIiN  D' BÓCCA ,  D'  LÉINGUA.  Lati- 
no di  bocca,  di  lingua.  Largo  di 
bocca,  vale  Troppo  libero  nel  par- 
lare, ed  anche  malèdico,  maldicenle. 
^Lctdein  d'man."-Manesco,  Manua- 
le ,  Cfie  è  pronto  delle  mani.  Pronto 
a  percaotere.— -Ladetn.— ta(/noper 
Agiato.  Scorrévole.  Corsoio.  Scorso- 
sio.  Sdrucciolevole.  -^Trèin  la4ein. 

—  Terreno  leggiero ,  arrendevole. 
LADER,  D.  m.  DRA,  f.  Ladro»  m.  dra» 

f.  —  Vn  lader  truvd  in-t-al  fati 
s'awiléss.  —  Il  ladro  sorpreso  nel 
fatto  invilisce,  •—  L'è  un  cattiv 
andar  a  ca  di  lader.  —  Tra  furbo 
e  furbo  non  si  camuffa.  •—  Ona 
man'ga  de  lader  (dal  lat.  Furum 
manus).—Ladconàia,n.  f.  Moltiludi- 
ne  di  ladroni.  —  Lader,  add.  la- 
dro, fig.  è  anche  aggiunto,  e  irale 
Cattivo.  Occhi  ladri.  Giorni  ladri 

—  Vers  ladr  arrabbia.  —  Versi  in- 
sulsi ,  secchi,  —  Cossa  da  lader.  — 
Ladronesco,  agg.  —  Assassino  è 
Colui  che  uccide  altrui  per  danari. 

LADRA  DI  CAZZADUR.  Carniere.  Car- 
men), n.  ra.  Tasca  propria  dei  cac- 
ciatori per  riporvi  la  preda. 

LADRAMÈINT,  avv.  Ladramente.  Voce 
dell'  U.SO  ,  dirai  Sgraziatamente. 
Sguaiatamente. 

LADRARt,  n.  t  Ladroneggio.  Ladro- 
neccio. Latrocinio ,  n.  m.Buberia, 
n.  f.  Il  dira.  Ladroncelleria. 

LADRÉTT,  n.  m.  Ladmio,  LadiiACcio, 
Ladroncello ,  Ladroncelluccio. 

'LAG,  n.  m.  Lago.  —  Figur.  Grande 
quantità.  —  L'ha  fati  un  lag  d'san- 
gu.  —  Fece  una  grandissima  quan- 
tità di  sangue. 

LAGHERMA.  Làgrima  e  Lacrima.  Nel 
dial.  boi.  non  v'ha  che  l' agg.  La^ 
ghermòus:m2i  in  ital.  v'ha,  oltre 
Lagrimoso  e  Lacrimoso ,  anche  La- 
grimanle,  l^agrimèvole,  Lagrima- 
torio,  Lagrimazione,  Lagrimare, 
verbo  Loip'itrMsamenle. 

LAIC.  hi  dialetto  si  adopera  per  Frate 


converso ,  Làico.  Ma  io  iuliano  nle 
ancora  Secolare^  contrario  di  Ecek- 
siastico. 

*LAM.  V.  Am. 

LAMA.  Lama.  Piastra  di  ferro.  Lami 
di  spada ,  Lama  di  colieUo  ,ee.^ 
Da  un  uso  plebeo  in  Bologna ,  cb^ 
una  volta  era  frequentissimo, <)i 
metter  mano  a' coltelli  ad  ogni  rL<- 
8a ,  ne  venne  il  proverbio  Far  fon 
lama,  che  vale  Metter  mano  alci!- 
tetto.  —  Lama  è  stato  detto  da  Difr 
le  per  Terreno  piano  e  paluéopì 
Forse  i  bol.aveano  anch'essi  qoesu 
voce  antica meote,  perchè  si  trovi 
r  esempio  nella  deooniÌDazioDe  di 
un  luogo  della  ProvÌDcia  bologvt^ 
se,  detto  la  Lama  di  Dsègna,àoi 
la  Lama  Segni.  Luogo  t>asso  e  palu- 
doso. 

'LAHBARDA.  V.  Alabarda. 

XAMBÉCC  Lambicco.  AlavUneco. 

LANBERCIADURA.  PanconceUatun 
Impacanlara  di  panconcelli.  S.Um- 
breccia. 

LÀMBERCÌaR,  V.  (dal  fr.  Uanbrisstr. 
che  vale  Soffittare),  Fare  una  im- 
palcatura di  panconcelli.  V.  Igor 
bréccia. 

LAMBERCIÒN.  n«  m.  Seggiola,  n.  r. 
Legno  che  si  conficca  a  traverso  so- 
pra r  estremità  de'  correnti  per  coi- 
legarli,  e  reggere  gli  ultimi  cd- 
bricj  del  tetto. 

LAMBRECCIA,  n.  f.  Panconcello,  d.it 
Assicella  che  si  mette  nelle  impai- 
calure  sotto  le  tegole. 

LAMBRUSCA,  n.  f.  (dal  laL  Labrwca 
Abrostine,  Abrostine,  Lambrusca 
n.  m.  Spezie  di  vitigno,  e  dì  o^ 
prodotta  da  esso.  «-  Lassar  anM- 
et  vid  a  lambrùsQa,  vale  Non  poti»' 
le ,  e  cioè  nel  modo  che  si  usa  {Kr 
detto  vlLigno,  che  non  si  pou  ^' 
essere  di  poco  conto. 

LAMÉTTA  D'ARZÉINT.  D'OR,  U«. 
netta  d'argento,  d'oro. 

LÀMINA,  n.  f.  (coir  l  breve).  U»r 
na,  n.  f.  (coli 'accento  sull'i ì  U 
ma.  Laminetta  di  metallo,  V\ssiu 
di  metallo. 


LAIf 


323 


LAN 


.AMINTARS*.  V.  Lameniar$i.  Lagnar^ 
ti,  Ha/mmaHcarsi.  Dokrti,  y. 

.ÀMIRA  (colla  peouUinia  breve).  La- 
mièra. Piasi  ni  di  ferro  di  varie  gros- 
sezze, e  fargliene:  e  v'è  fi  Lamie- 
tino,  lì  Lainierone,  ec. 

*aMP.  V.  Losna. 

AMPÀ ,  D.  f.  Occhiata  t  n.  f.  Sguardo, 
n.  01.  —  Dar  una  iatnpà ,  una  lam- 
padeina.  —  Dar  un'occhiata,  un' 
occMatina,  Uno  sguardo. 

LAMPADAR.  Fabòricalort  di  lam- 
pade, 

LAMPADARI ,  n.  m.  Lampadario. 

.AMPIÒN  (da  Lampion  fr.).  Fanale,^ 
Unierna  nella  quale  si  tiene  II  lu- 
me la  noUe  in  su  i  navili,  e  in  su 
le  torri  de' porti.  L'uso  ha  esleso  il 
termine  a  que'  lumi  chiusi  da  vetri, 
che  pongoiisi  nelle  strade,  ne' cor- 
tili, e  scale.  —  Nell'uso  ora  si  chia- 
mano Lampioni.  Lampioni  fatti  a 
cassetta  per  le  carrozze,  ec.  — 
Lampiòn  da  purtanleina.'—^  Lan- 
ternone. Quel  fanale  circondato  di 
tela ,  che  si  porta  a  mano.  -»  Lam- 
piòn del  eumpctgni.  —  Lanternone 
delle  compagnie.  — *  Lampiòn  in 
balanza. —  Lanternone  in  bilico. 
^  Lampiòn  fèirm  in-i-al  bastòn. 
— Lanternofie  su  V  asta.'— Lampio- 
ne e  Lampone  chiamasi  WFlamboà. 
V.-—  Lanternone,  analmente ,  chia- 
masi da' ciechi  Colui  che  gii  guida, 
quando  treo  più  s'accordano  d'an- 
dare insieme. 

LAMPIUNIR,  n.  m.  Accenditore  di  fa- 
nali, V.  Luminari, 

^ANA.  Lana.  —  filar  la  lana.  —  Fi- 
iure  la  lana.  —  Sbatter  la  lana.  — 
l>ioettare.  Scamatar  la  lana.  — 
Sfjarzar  la  lana.  —  Cardassare, 
Carminare,  Cardare  la  lana.  — 
Scardasn'ere.  Colui  che  esercita  l'ar- 
te dello  scardassare.  —  Pttnar  la 
lana.  —  Pettinar  la  lana  per  ca- 
varne lo  stame.  —  Boba  d*  lana.  — 
Panno  lano,  o  lanino.  —  Pein  d*  la- 
na. —  Lanoso ,  add.  —  Mercant  da 
lana.  —  Mercante  lanaiuolo.  — 
Lavurar  la.  lana.  —  Impannar  la 


lana. —  Vello.  Propriamente  è  la 
lana  degli  animali  pecorini;  ma  si 
prende  anche  talora  per  lo  Pelo  de- 
gli animali  bruii.  Montone  col  vello 
dell'oro.^  Velloso,  Velluto  e  Vil- 
loso, Peloso.  Orsi  vellosi.  Cuoio  vel- 
luto.Crosta  villosa  dello  stomaco.— 
Bona  lana ,  Bòn  fannlein,  Bòn  mu- 
étien,  Bòn  zananein,  Bòn  capita- 
te/n— Equivalgono  tutti  a  Mala  la- 
nuzza,  Buona  lanetta.  Mula  sciar- 
da. Mala  zeppa.  Persona  scaltra, 
maliziosa.  —  Al  zil  fa  la  lana.  — 
Cielo  a  pecorelle.  Quando  le  nuvole 
sono  spezzate  in  piccoli  globi  Don- 
dei  boi.  hanno  il  proverbio;  Quand 
al  zil  fa  la  lana ,  o  al  piov  incù , 
0  dèinter  dalla  stmana. 

LANCHEIN.  V.  Nanchein. 

'LANDA ,  n.  f.  Lampada.  Designano  i 
boi.  con  questa  parola  specialmen- 
te le  lampade  che  ardono  nelle 
chiese. 

'LANDEINA.  Lampaduzza.  Piccola 
lampada. 

*LANDÓ  (  dal  fr.  Landau).  Lottdo. Sor- 
te di  carrozza. 

LANDRA.  Landty%.  Il  termine  boi.  si- 
gniQca  Donna  sporca  eccessivamen- 
te ,  ma  r  ital.  vale  Donna  diso- 
nesta. 

•LANDRÓN,  n.  m.  Sporchissimo,  n.m. 
ed  anche  agg. 

LANEIN.  Lanaiuolo,  Lanino.  Arteflce 
che  lavora  di  lana.  —  Mercante  la- 
naiuolo. —  Diveltino  e  Battilano. 
Artefice  che  ngne  e  balte  la  lana. 
«—  Spelazzino  è  Colui  che  cerne  la 
lana,  dividendo  la  buona  dalla  cat- 
tiva. 

LANTERNA.  Lanterna.  —  Lanterna 
da  volta.  —  Lanterna  cieca.  Quella 
che  scuopre,  e  tura  il  lume  a  pia- 
cere. —  Lanterna,  dicesi  anche  il 
Fanale  delle  torri  di  marina. 

LANTERNAR.  Lattaio.  Voce  generica 
data  all'Artefice  che  lavora  io  latta, 
ma  che  suddividesi  in  Lanternaio, 
Lampanaio,  Docciaio,  Trombaio, 
ec.  V.  Mstir. 

LANTFÌNEIN,  n.  m.  LANTERNEINA  , 


LAB 


324 


LAS 


LANTERNÉTTA ,  n.  f.  lanternino, 
n.  in.  Lantenietta,  n.  f.  —  Per  si- 
milit.  ed  in  ischerzo  LantefTìein. 

—  Lanternuto,  vale  Allampanato; 
cioè  Animale  strutto,  secco  pili  che 
più. 

LANTERNÓN  DA  CAREN.  Moscaiuola, 
n.  f.  Guardavivande ,  n.  m.  Quel- 
l'arnese  fatto  in  forma  di  fanale 
grande,  coperto  di  tela,  che  si  tie- 
ne ne'  sotterranei  per  custodirvi  le 
robe  da  mangiare. 

LAMZ  E  BURDON.  V.  Timpstar. 

*LÀNZA,n.  f.  Lancia, 

LANZA  SPZZÀ.  Lanzo,  n.  m.  Fante  di 
lancia. 

LANZAR  ,  SCANZLAR  UNA  PARTIDA. 
Dare  un  frego,  o  fare  un  frego.  Can- 
cellare una  partila  di  conteggio. 

'LANZIR.  Lanciere.  Che  porla  lancia. 
Armalo  di  lancia. 

LANZOLA,  n.  f.  CAN'VAZZ,  n.  m.  Ca- 
napaio, n.m.  Fusto  della  canapa 
dipelala.  —  Lancio/a  e  Lianciuola, 
è  una  Lancia  piccola. 
'  LAPIDA.  Lapida.  Làpide  è  più  lai.  Pie- 
tra sepolcrale.  — ^  Metter  su  una  la- 
pida in-t-un  dscòurs,  in-t-un  affar. 

—  Mettervi  su  il  pie  per  sempre. 
Questa  cosa  sia  dimenticata  e  se- 
polta. Non  se  ne  parli  più,  V.  De- 
posit, 

LAPIS.  V.  Apis. 

LAPSUS  LINGUA.  Latinismo  corrotto, 
dai  bolognesi  spessissimo  usato  per 
Scorso  di  lingua.  Inavvertenza  nel 
favellare. 

LARD.  Lardo.  Lardone.  Carne  di  por- 
co grassa ,  che  si  suol  salare  per 
conservarla.  —  Il  Lardo  della  pan- 
cia dicesi  in  dial.  Panzètta.  —  11 
Lardo  strutto ,  cioè  disciolto ,  chia- 
masi Grass. 

LARDAROL.  Pizzicàgnolo  e  Pizzico- 
ruolo.  Colui  che  vende  roba  che 
pizzica,  comesalume,  cacio,  ed 
altri  camaogiari.  —  Da  questa  voce 
italiana  viene  l'altra  boi.  Pzigarol, 
ma  vale  Bottegaio  che  ha  pochissi- 
mi camangiari  della  sopraddetta 
qualità ,  che  tiene  una  botteguccia 


di  poco  valore.  -^  Avrir  una  Imi- 
tèiga  da  lardaroL  —  Aprir  bolle- 
ga  da  pizzicheria,  —  I  larìiah 
n'dan  mai  al  pèis  giùst.  —  /  pizzi- 
cagnoli non  danno  mai  il  diritti 
peso. 

'LARDÉLL,  n.  m.  Lardello.  GrasseUo. 
Lardinzo.  Pezzuole  dì  lardo. -~I«^ 
delti  che  mettonsi  nel  rosto.  Gnh 
selli ,  Lardinzi  frammezzali  al  u- 
lame.  Lardelli  da  strutto, 

LARG,  add.  Largo,  agg.  Spazioso. 
Ampio ,  Disteso.  Contrario  di  Sint- 
(o  —  Plàtano.  Chiamasi  qaest'alb^ 
ro  per  le  sue  foglie  larghe  d%  fla- 
tus gr..  largo.  —  Platone.  Di  spalle 
larghe. 

LARS.  Larice  Spezie  di  pino,  Pìrm 
Larix.  —  Lègn  d' lars.  —  Legno  la- 
ncino. 

LASAGNA,  n.  f.  Lasagna,  e  per  lo 
più  Lasagne  plur.  Pappardelle  piar. 
Spezie  di  Tagliatelli  larghi  co'qujl: 
si  fa  minestra.  —  Cascar  al  farMn 
in-t-el  lasagn,  —  Cascar  il  caeiy 
sui  maccheroni.  Cascar  l'ulive  mI 
paniere.  —  Avèir  più  fum  che  k- 
sagn.  —  Esserci  mollo  fumo  e  poct 
arrosto.  Dicesi  di  chi  molto  presa- 
me, e  poco  vale.  —  Ouèll  eh'ttnd 
el  lasagn.  —  Lasagnaio. 

LASAGNÓN.  Lasagnone,  per  siroiii' 
Uomo  grande,  ma  goffo.  Bitt> 
Ione. 

LASEINA,  n.  f.  Ascella ,  n.  t  Diteìb 
n.  m.  sing.  e  nel  plur.  fa  Ditelh  i 
ùitelle,  f.  Concavo  deirappictatari 
del  braccio  colla  spalla.  — Laseim 
Quel  Contra-pilastro ,  che  spor^ 
in  fuori  del  muro  la  quarta  o  ìé 
quinta  parte.  —  Lasciata  dia  fi^- 
slra.  —  Stipite.  Stipiti  sono  i  ti»* 
membri  laterali  della  porla  o  ficr 
stra,  che  poggiano  sulla  soglb 
e  reggono  l'architrave. 

LASSAI.  V.  Làssit. 

LASSEMSTAR.  Lasciamislart ,  n.  t 
—  Èssr  pein  d' lassemslar.  —  h 
ser  pieno  di  lasciamistare.  Pieno  i 
noia. 

LÀSSIT,  LASSAI,  LEGAI.  Ugole. L^^ 


Z.AT 


3^5 


LAV 


9cito,  Làscio,  Legato  folto  per  testa- 
mento, làsiito,  è  voce  ant. 
LASTRA.  Lastra,  di  pietra,  di  ferro, 
di  piombo ,  ec.  Lastra  d' masègna. 

—  Masso.  —  L(uter  del  fnésler,  — 
Vetri. 

LATT.  Latte.  —  Latt  stinte.  -^  Latte 
stantio.  —  Far  dar  indri  al  latt  al 
donn.  —  Cansare  il  latte,  e  Can- 
sarsi  del  latie,  —  Prènder  dèi  latt. 

—  Cagliare ,  Rappigliare,  Rappren^ 
dere.  Quagliare.'^  Latt  prèis,— 
Latte  rappreso,  quagliato,  rappi- 
gliato ,  cagliato.  —  Latt  adaquà. 

—  Latie  tagliato.  —  La  panna  dèi 
latt.'-'  Capo  di  latte.  —  Laitìnel.  — 
Capo  di  latte  o  Capolàtte.  —  Una 
donna  eh' par  un  latt  e  un  vein.  — 
Donna  che  par  latte  e  sangue.  — 
Vn  ofn,o  Una  donna  eh' vènd  al 
latt.  —  Lattaio,  m.  e  Lattaia,  f.— {/- 
na  donna  eh'  dà  al  latt.  —  Latta- 
trice ,  verb.  f.  Femmina  lattante , 
e  allattante.  —  Un  fandsein  eh'  tol 
al  latL—Hambino  lattante. — Latta- 
re. Dare  il  lalte;  e  Lattare,  v.  n. 
Prendere  il  latte.  Lo  slesso  è  di  ^^ 
lattare  preso  attivam.  \ale  Dare  il 
latte,  adoperato  neutralm.  significa 
Prendere  il  latte.  Poppare,  Tetta- 
re. —  Una  donna  ch'ava  la  peina 
dèi  latt.  —  Donna  che  ha  la  gran 
copia  del  latte.  "-Al  dar  la  tétta. 

—  L' allattamento.  —  Siane  d' lati. 

—  Bianco  lailalo.  —  Latteggiante , 
Lattante,  Lattente,  Làtteo  ,  agg. 
Che  ha  latte.  —  Latticinoso,  Latti- 
ginoso,  Lattìfero.  Che  fa  latte,  e 
dicesi  per  lo  più  delle  piante.  — 
i  latt  di  pess.  —  Lalte  di  pesce.  — 
Un*  arèinga  d' lalt.  —  Aringa  da 
lalte.  —  /  latt  d'vidiU.  —  Animel- 
le ,  n.  f.  plur.  Animelle  maritale , 
fritte. 

LATTA.  Lattata.  Sorta  di  bevanda  fat- 
ta con  semi  di  popone.  —  Latta 
d'un  battù.—  Falda.  Quella  specie 
di  sfoglia  che  si  soprappone  agli 
smalti  vecchi  e  rolli  d' un  pavimen- 
to per  dar  loro  V  apparenza  desino- 
vi. —  Dar  una  latta  d' zèss ,  d' cai- 


teina  a  una  murata.  —  AppUcare 
a  una  parete  una  falda  di  gesso, 
di  calcina. 

LATTAROLA,  add.  Lattàio  e  Lattàia, 
agg.  Ma  siccome  è  aggiunto  di  fem- 
mina cosi  sarà  usalo  sempre  nel 
fem.  —  Una  vacca  lat tarala.  —  U- 
na  vacca  lattaia.  —  Dicesi  anche 
Una  donna,  eh' è  buona  lattaia. 
Cioè  cTie  ha  latte  di  buona  qualità, 
e  in  quantità.  —  Ijattarola.  —  Poj>- 
patoio.  Strumento  che  serve  a  ca- 
vare il  latte  dalle  poppe  delle  don- 
ne, quando  non  allattano,  o  che  ne 
hanno  soverchia  abbondanza.  — 
Lattarola,  dicesi  anche  air  £r6a 
chiamala  altrimente  Dada  rógna. 
Il  Tilimalo. 

*LATT£M.  Lattime.  Nola  malattia  cu- 
tanea, più  specialmente  propria  dei 
fanciulli. 

LATTMEL.  V.  Latt. 

*LATT(JAR1.  Lattovaro.  Elettuario. 

LATTUGA.  Lattuga,  Erba  da  insalata, 
che  fa  cesto ,  cosi  chiamata  perchè 
abbonda  di  ÌAiie.-^Lallugacapodga 
(corrotto  dal  lai.  Lactuca  Cappa- 
dodae  ).  —  Lattuga  cappuccina. 
Lattuga  romana.  —  Lattuga  rezza, 
o  Insala  rezza.  —  Lattuga  crespa. 
—  Lattuga  ligd.  —  Lattuga  a  pal- 
le. —  Un  casp  d' lattuga.  —  Un  ce- 
sto di  lattuga.  —  Lattugazza ,  Lai- 
tugòn.  Lattuga  invece.  —  Lattu- 
gaceia.  Lattuga  (a//tm;  perchè  Tal- 
lire,  \Si\e  V^re  il  tallo, cioè  innal- 
zarsi per  fare  il  seme. 

LAVA  D' TESTA ,  figurai.  Lavacapo,  n. 
m.  Bravata .  Risciacquata ,  n.  f. 

LAVA  DURA  ,  n.  f.  Lavatura,  Lavazio- 
ne,  lì.  f.  Lavamento,  n.  m.  11  lava*- 
re,  ed  U  liquore  nel  quale  s'è  la- 
vata alcuna  cosa. —Lavadura  d*bott, 
fig.  —  Vino  troppo  annacquato. 

•LAVAGNA.  Lavagna.  Qualità  di  pietra 
nera,  con  cui  si  fanno  lastre,  che 
servono  nelle  scuole,  e  che  sono 
-notissime. 

LAVANDA ,  n.  f  Lavanda,  Lavatura. 
n.  f.  Lavamento,  n.  ra.  —  Lavanda 
(dal  LaL  Lavandula).  Pianta  o- 


LAV 


326 


LAV 


dorifera.  Spigo ,  con  termine  di  bo- 
tanica. 

LAVANDAR,  n.  m.  LAVANDARA,  n.  f. 
Lavandaio,  m.  aia,  e  Lavandara, 
f.  —  Dicesi  ancora  Curandaio,  per- 
chè Cura  è  il  luogo  dove  s' imbian- 
cano f  panili.  V.  Bugadari.  Come 
nel  dial.  bol.eravi  il  nome  di  Bti^o- 
dara ,  proveniente  da  Bugd  »  ora 
disusalo. 

LAVAR.  Lavare.  —  Dilavare,  vale  La- 
vanck)  consumare  e  portar  via.  Una 
pietra  dilavala.  Un  muro  dilavato. 
Un  quadtv  dilavaio.  —  Tumar  a 
lavar.  -«^  Rilavare.'^  Lavar  la  rob- 
ba  sporca.  —  Imlmcalare.—'  Lavar 
e  Lavare'  cùn  l'aeè.  —  Inacelare  e 
hiacelarsi.  «^  Una  man  lava  l'al- 
tra, tùli'  e  dòu  lavn'  al  muttazz.— 
Una  mano  lava  l'altra,  e  le  due 
il  capo.  Un  uomo  ha  bisogno  dell'al- 
tro. —  Lavare'  el  man.  —  Lavarsi 
le  mani  d' alcuna  cosa.  Non  ne  vo- 
lere assolutamente  più  impacciar- 
si. —  Ldvanal  muslazz  a  un  qua- 
der,  a  una  muraia,  figurat.  Lava- 
re il  viso  a  un  quadro ,  a  un  mu- 
ro, pure  per  Irasl.  perchè  appari- 
sca netto  e  pulito.  —  Lavar  i  bic- 
chir.  —  Sciacquare ,  Risciacquare  i 
,  bicchieri.  V.  Saquaiar. 

LAVATIV.  Lavativo.  Seroiziale  è  voce 
bassa  e  bernesca.  Clistere  e  CHste- 
ro  è  termine  medico.  Crislèo,  Cri- 
stere,  Crisliere ,  sono  voci  corrotte. 
C'imbatteremo  alcuna  volta  nella 
parola  Argomento  usata  da  qualche 
scrittore,  che  ora  viene  disprezza- 
ta, perchè  non  risveglia  l'idea  co- 
lpe fa  la  voce  francese  Agré- 
ment ,  della  quale  si  servono  le 
signore  nello  stesso  signiOcalo ,  e 
da  cui  proverrà  forse  1'  italiana 
corrotta. 

LAVEINA .  n.  f.  Non  posso  a  meno  di 
riferire  le  giudiziosissime  osserva- 
zioni dell'  Ab.  Romani  su  questa 
voce,  le  quali  tendono  sempre  a 
provare  la  bontà  de'  termini  bolo- 
(Cnesi.  »  Lavinare  derivato  da  La- 
vina non  fu  accolto  dalia  Crusca  , 


perchè  forse  non  <M>no8ciato  in  To- 
scana; ma  an  tal  vocabolo  ò  nolio 
famigliare  in  Lombardia,  e,  seconde 
che  accerta  il  Muratori ,  di  oso  an- 
ticbissimOr  avendone  fatto  meono- 
ne  s.  Girolamo,  Isidoro,  e  Paolu 
Diacono.  Vuole  adunque  il  preJetio 
etimologista  che  dall'  antico  Laót»- 
do  (cadendo)  siasi  formato  Laoina, 
poi  iAwina  e  Laviuare.  Per  Labina 
i  lombardi  intendono  Quetta  super- 
ficie di  terreno  che,  penetrata  dot- 
te acque  piovane,  si  smove  dal  pro- 
prio sito,  e  sdrucdotando  scont 
al  ifasMO ,  trasportando  sooente  con 
essa  alberi,  e  case:  il  cbe  SQoe«dc 
ne'  monti  e  ne'  luoghi  pendenti.  — 
Nella  prima  edizione  del  mìo  Voo 
bolario  registrai  per  equivalenti  ai 
saddetto  vocabolo  le  voci  Motta  t 
Smotta ,  perchè  la  prima  viene  daf- 
la  Crusca  registrala,  e  defioila  Sco- 
scendimento di  terreno,  o  ìsi- Parie 
della  terra  scoscesa.  Ma  ora  non 
consiglio  di  adoperarla  in  questo  si- 
gnificato ,  giacché  la  parola  Mi^//a 
serve  ad  indicare  Una  porzione  à 
terreno  elevato  al  di  sopra  dei  li- 
vello  del  suolo  (Boi.  Afo/a);  osse^ 

.  va  odo  che  r  unico  esempio  portato 
dalla  Crusca  non  è  sufficieute  a  pro- 
vare la  sua  definizione.  — >  Smotta. 
Sarebbe  più  propria,  ma  l'Alberti 
la  porta  come  Voce  dell'  Oso,  ed  of- 
fenderà perciò  la  purilii  della  lio- 
gna,  abbencbè  siano  voci  di  Crusca  i 
Smottare  e  Smottato,  in  significalo 
di  Franare.  Ed  è  per  ciò  solo  cte 
abbandoneremo  anche  questo  voca- 
bolo. —  Finalmente  ci  ap|lìglier^ 
mo  alla  voce  Frana,  n.  f.,  alla  qua- 
le daremo  la  spiegazione  riferita  'i: 
sopra  a  Motta,  che  pare  piti  con^^ 
nirle ,  e  cioè  Uno  scoscefuiimenh 
di  terra,  e  la  parte  dei  terreno  sc^ 
sceso.  —  Per  conoscere  poi  la  dìK^ 
renza  che  passa  fra  le  voci  Àmnioh 
tare ,  Smottare ,  Franare ,  Seoseeit 
dere  ,  ec.  V.  Slavinar. 

•LÀVER.  Lauro.  Alloro. 

LAVÉZZ.  iMvèggio,   V.  Marmetta  — 


LAZ 


327 


LR 


Al  totftt»  tiga  dri  aUa  padèlla  : 
fall  in  là  eh"  V  n'  em'  ienz,  -^  Co- 
inè disse  la  padella  alpaiuolo:  fat- 
ti in  là,  che  tu  non  mi  tigni. 

L.AVURAR,  ▼.  Lavorare,  y,  <—  Lami- 
rar  alla  bona.  —  Cidrpare  »  Accia- 
battare, Acciarpare*  Abborraccia- 
re. —  (.attirar  a  fattura.  —  Lavo- 
rar a  compilo.  Stare  per  opera  ,  e 
vale  Lavorar  eoa  paliuila  mercede 
all'  opera  che  ai  faccia.  —-  Lavurar 
a  ovra.  -—  Lavorare  a  giornata. 
Per  tulio  il  gioruo.  —  Lavurar  d' 
scheina.  —  Lavorare  a  mazza  e 
stanga.  Far  che  che  sia  con  tutti  i 
nervi.  Metterviei  colf  arco  dell'  os- 
so. —  Lacurar  d' arpiatt.  —  Far 
che  cì^e  ita  alla  macchia.  Stampa- 
re alla  macchia.  Batter  monete  al- 
la macchia.  —  LatTtirar  tòtt  aqua 
0  sott  man.  —  LatHirore  sott'  ac- 
qua; Lavorar  di  straforo;  Lavorar 
sotto.  —  La  buttèiga  lavòura ,  e  si* 
mili.  La  bottega  ha  concorso,  o  fa 
faccende. 

iiÀVURASÒN.  Lavorazione.  Il  lavorare 
i  campi.  Coltivaziofie.  -*•  Lavarci 
zione  si  prende  ancora  per  Manipo- 
lazione. Lavorazione  della  pasta. 
Lavoratura.  *-  La  lavurasòn  dia 
can'va.  —  La  lavoratura  della  ca- 
napa. 

LAVURIR.  Lavoro,  Lavorio,  e  Lavortt, 
plur.  Quelle  opere  materiali  che  di- 
pendono  principalmenleda  un  mec- 
canico esercizio.  —  TraAJoglio  è  Un 
lavoro  intenso .  faticoso,  continua- 
lo. —  Lavoratura.  Facoltà  di  ope- 
rare manualmente,  ridotta  in  atto 
intorno  a  qualche  materia.  Lat7ora- 
tura  della  lana ,  della  canapa ,  e 
simili.  Lavorazione.  V.  Lavurasòn. 
—  Far  di  lavurir  da  magnan.  — 
Fabbricar  di  ferro.  —  Far  di  lavu- 
rir da  méster  d'algnam,  — Fab- 
bricar di  legname.  — -  Tirar  zò  un 
lavurir.  —  Strapazzare  ,  Tirar 
giù  un  lavoro.  •>—  Lavurirein,  La- 
vurirètt.  —  Lavoretto,  Lavorietto, 
dim. 

LAZARGIN  (colla  Z  aspra).  Lazzeruo- 


lo,  Lazzarolo,  Lazzerolo,  Azzeruo* 
lo,  V  albero  che  produce  le  lasse- 
role.  «-  Laxarein ,  n.  m.  Laxzeruo- 
la,  iMzzarola,  Lazzerola  e  Azze- 
ruota,  D.  f.  Il  frullo  di  dello  albe- 
ro. —  Lazarein  eh'  vein  in-t-i  ucc', 

—  Orzaiuolo.  Bollicina  che  viene 
Ira  i  nepitelli  degli  occhi,  della  dai 
Chirurgi  Grànditte  delle  palpebre. 

—  Andar  in-t-l'ort  dia  Lazareina. 
Vale  andar  dal  Buia.  Proverbio  de- 
rivato dall'esservi  un  tempo  in  Bo- 
logna la  moglie  d'un  carnefice  per 
nome  Lazzarina ,  che  si  dilettava 
di  coltivar  vasi  di  fiori  sulle  finestre 
di  sua  abitazione. 

LAZZ.  Càppio ,  e  nel  plur.  Cappi.  An- 
nodamento che  lirato  l'un  de'  capi 
si  scioglie.— Làccio  e  Calappio éua 
legame  o  foggia  di  cappio  che  scor- 
rendo lega  e  strigne  fortemente 
ciò  che  passandovi  il  tocca;  ed  è 
questo  il  laccio  da  prender  uccelli, 
e  simiU.  —  Ciappar  i  usi  cùn  i 
lazz.  ~~  Accalappiare ,  ed  Incalap- 
piare —  Lazz  curdur,  —  Cappio 
corsoio,  0  scorsoio.  Cappio  del  vo- 
mero.  Questo  si  chiama  in  *bol.  con 
piìi  preciso  nome  Stranguel  ed  in 
ital.  Laccio  strangolatolo.  •—  Mettr 
un  lazz  al  coU.  —  Metter  la  cavez- 
za alla  gola,  figurai.  Obbligar  con 
forza.  —  Far  un  lazz.  —  Allaccia- 
re. —  Dsfar  un  lazz.  —  Slacciare. 
lHslaci:iare,  Dilacciare.  —  Lacciolo 
e  Lacciuolo,  dim.  — •  Laecioletto  e 
Lacciuoletto,  dim.  di  dim.  V.  Na- 
sfer. 

LAZZA,  n.  f.  (da  Accia,  filo,  avendo- 
vi unito  l'articolo  l'azza).  Spa^o, 
n.  m.  Funicella  sottile  a  un  capo 
solo.  —  Loccta  è  un  pesce  dì  mare. 
-—  Lazza,  vale  Terra  frigida  acqui- 
trinosa. 

LÀZZTTCINA.  n.  f.  Spaghetto,  n.  m. 
Spago  sottile. 

LG,  avv.  Lì,avv.  di  luogo.  In  quel 
luogo.  Costà.  In  codesto  luogo.  — 
Nel  dialetto  boi.  v'  ha  un  uso  nel 
discorso  faroipliare  di  aggiunger 
r  avverbio  Que ,  Le ,  Là ,  per  riera  « 


LtC 


328 


LM 


pitivo«  e  per  dar  maggiore  espres- 
sione al  parlare ,  p.  e.  Qua  vUv': 
quèit  o  quit' alter.  Risp.  A  turrò 
quèst  qué ,  quèll  le»  qui' alter  là: 
e  io  ciò  si  ha  l' esempio  da'  francesi 
Cellui'Ci,  Celui'là.  Oelle-ci,  Celle- 
la.  —  Anzi  i  bolognesi  osano  d' ag- 
giungervi la  frase  Ch'è,  dicendo  , 
p.  e.  Ouéll  eh*  è  le,  è  miòur  d'quèst 
eh'  è  qué.  —  Quello  è  miglior  di 
questo.  —  Qui'  om  eh' è  le  ha  purtd 
dell'4  ov.  —  Quell'  uomo  ha  por- 
tato delle  uova.  —  Le  le.  Dicesi  im- 
propriamente In  bolognese  per  Ba- 
sta, basta.  —  II'  té  eh'  V ir  le,  ec. 
V.  Zuglein  d' parol. '— L' è  sta  le 
per  cascar,  —  È  stato  a  un  dito,  a 
un  pelo  per  cadere.  —^  L'è  òultra 
té.  —  È  colà  intorno ,  o  olire.  Vici- 
no a  quel  luogo.  ^-  I>u  ann  fa  o 
òultra  le.  •—  Sono  due  anni  o  in 
quel  tomo.  Circa,  all' incirca.  — 
Le,  le.  In  modo  imperativo,  vale 
Basta,  Via,  Cosi  basta.  —  i^è  tè  , 
né  da  le  vsein.  —  Né  ivi ,  né  ivi 
presso.  —  Arstar  le.  — •  Bestar  mor- 
'io.^Da  le  andònn  a  Parma.  — 
Di  là  siamo  andati  a  Parma.  Indi. 
Di  quivi.  ^  l^ié  a  le  al  n'é  più 
lù.  —  Indi  a  poco.  Poco  dopo.  Un 
minuto  dopo  s' acquieta ,  o  si  cal- 
ma, -—  Da  le  a  poe.  —  Indi  a  poco; 
Indi  a  pochi  giorni,  o  a  poco  tem- 
po ;  Poco  tempo  dopo. 

LEANDER.  Oleandro  ,  Lauro  rosa  , 
Lauro  d' India ,  Lauro  indiano.  — 
Leandro  volgarm.  Arbusto  noto. 

LÉCC.  Lecco.  Cosa  ghiotta.  Alletta- 
mento.  Allettativa.  —  Dar  al  léce  , 
o  Dari  al  léce.  —  Dar  pasto.  La- 
sciarsi vincere  qualche  cosa  da 
principio  artificiosamente  per  tirar 
su  altrui.  Dare  eccitamento;  Ec- 
citare, 

LÉCC.  V.  Éds, 

LÉCC.  Lecce,  Leccio,  in  prosa,  ed  El- 
ee in  verso.  Albero  ghiandifero 
sempre  verde,  molto  simile  in  du- 
rezza alla  quercia.  -—  Si  osservino 
tre  parole  bolognesi  di  scrittura  si- 
-mile  Lece',  —  Idice.—LèeC'^Lecco. 


'^Lèc&',~^  Lecce,  ma  di  pronnozia, 
e  di  significato  ben  diverso.  Lo  stes- 
so dicasi  di  Lexz:  Lèzz, 

LECCARDA.  Ghiotta  e  Leccarda.  — 
Onde  Leccardo,  agg.  y^Ae  Ghiotto, 
Goloso, 

LECTUM.  Lectum.  Rescritto  in  Roma 
che  vale:  Non  se  ne  faccia  cUiro. 

LÉDRA.  Édera  ,  Èllera,  Arbuscello 
scandente  parassito  sempre  verde. 

—  V  ha  i'  Edera  arbòrea ,  e  V  Ede- 
ra terrestre ,  e  qaesiSi  hi  le  foglie 
molto  pili  piccole.  —  Ederàceo.  Di 
edera,  o  simile  all'edera.  —  Eden- 
so.  Pieno  d' edera.  —  Ellerino.  Cbe 
ha  la  figura  delle  foglie  deli'  ellera. 
Mori  elterim.-^ì  frutti  dell'edera  io 
fonna  di  grappoli,  si  chiamano  Co- 
rimbi. 

LEGAL,  n.  m.  Sotto  questo  ▼oeabolo 
i  bolognesi  comprendooo  tatti  co- 
loro, che  sono  versali  nelle  Leggi 
Legate  in  italiano  non  è  adoperalo 
susiantivamente,  ma  bensì  in  forza 
di  aggiunto,  e  Jvale  Di  legge ;K^ 
parlenente  a  legge:  come  Sdenia 
legale.  Oppure  eh'  è  secondo  le  le^;- 
gi,  o  Prescritto  dalle  leggi:  per  e- 
sempio  Parentado  leqcUe.  O  final- 
mente Delle  leggi ,  Delta  Ginrispni- 
denza,  e.  g.  Civile  è  termine  tegaU. 
•—  Legista.  Colui  che  attende  alia 
scienza  delle  leggi.  Un  éamo  legi- 
sta, I  Legisti,  i  Medici ,  i  Teologi.  — 
Legista,  anticamente  si  diceva  ac- 
cora perCbi  fa  leggi  :  Maisè  fu  legi- 
sta. Ora  dicesi  Legislatore.  —  Siào- 
nìmì  ài  Legista  sow)  Giureconsul- 
to :  Tutti  i  Giureconsulti  lo  confer- 
mano. E  latinam.  GiuricontuUo  : 
lurisconsullo  ;  lurista;  Giurista 
p.  e.  Egli  è  il  primo  giurista  di  Bi^ 
ma,  ec.  Giurispnuietéte ,  e  eoo  ^(>- 
ce  dell'  uso  Giurisperito  o  lurispe- 
rito.  —  Legulèio  nel  senso  de'  lai»- 
ni  Giureconsulto:  Pet  disprexio.  va- 
le MozzoreecMe,  Soltceiialor  di  liti. 

—  Giusdicente  o  lusdicenie  è  Te^ 
mine  dell'Uso.  Colui  a  cui  s'aspeUi 
l'amministrar  la  giustizia.  —  Avvo- 
cato, Dottore  in  ragion  civile  e  caso- 


tRI 


3*29 


LEN 


iiìca  che  difende,  e  consiglia  nelle 
cause  altrui.  (Lat.  Advocatui).  — 
Patrocinatore.  Che  patrocina.  Av- 
vocato. —  Procuratore.  Propria- 
mente quegli  che  agita ,  e  difende 
le  cause  altrui  davanti  a'  Tribonali. 
—  Dottore.  V.  Duttònr. 

LEGAT.  V.  Ambassadòur. 

LÉGN.  Leqno.  —  Lègn  tarulà.  —  Le- 
gno toriato.  —  Sffiazzel.  —  Legtw 
diacciuoio.  —  Frangibile.  Agevole 
a  frangersi.  It  legno  di  sorbo  è  so- 
do ,  ma  agevolmente  frangibile.  — 
Tènder.  —  Legno  arrendevole.  — 
Fess.  -*  Legno  sodo.  —  Sfiuftplòus. 
— -  Legno  salcigno.  Il  Gallerò  è  sai' 
cigno.  —  Grupplud.  —  Legno  noc- 
chioso, nodoso.  —  Lègn  fein  da  far 
difris.  -^  Legno  nobile  da  far  pial- 
lacci per  impiallacciare.  —  Com- 
mettral  lègn.  \. Commetter.  -»  Lègn 
per  Carrozza.  —  Legno  »  è  termine 
deir  Uso ,  e  dicesi  generalmente  a 
Qualunque  spezie  di  carrozza. 

LEGNA,  sing.  Legne  e  Legna,  p\tir. 
Legname  da  abbruciare.—  Un  fass, 
una  carga  d'Ugna.  ^-  Un  fastello 
di  legne.  —  Legna  motHa.  —  Le- 
gname morticino.  —  Combustibile 
non  trovasi  preso  sustantiv.,  quan- 
tunque nell'  uso  comune  dalla  mag- 
gior parte  si  dica  i  Comlmstiòili , 
per  Fasci  e  Legne  da  ardere  per 
iscaldarsi.—  Seccaticcie,  n.  f.  cfaia- 
mansi  le  legne  secche, che  facilmen- 
te ardono. 

LEGÙM ,  n.  m.  plur.  Questo  termine 
non  è  del  dial.  boi.,  ed  i  piii  colli 
r  hanno  preso  dai  toscani.  Legume, 
n.  m.  Civaia,  n.  f.  V.  Arvèia. 

LEIN  Lino.  —  Spattlar  al  lein.  — 
Scotolare  il  lino.  —  A  n's'  pò  avèir 
al  lein,  e  al  cui  cald.  —  Non  si  può 
pigliar  pesci  senza  immollarsi,  a- 
vere  il  mele  senza  mosche ,  avere 
la  moglie  ebbra,  e  la  botte  piena. 
—  Smèint  d'iein.  —  Linsème,n.  m. 

LÉINGUA.  Lingua. —  La  lèingua  n'ha 
n*  ha  caren  né  oss ,  e  pur  la  fa 
ròmpr  al  doss.  -—  La  lingua  non 
ha  osso ,  e  si  fa  rompere  il  dosso. 


-»  Lèingua  eh' loia. — Ufigua  mor- 
dmee.  Che  taglia  e  fora.  —  Tgnir 
la  lèingua  a  ca.-^  Tener  la  lingua 
a  freno,  o  in  briglia.  —  Ai  farò 
me  tgnir  la  lèingua  tra  i  deini.  — 
Gli  jfarò  tener  la  lingua  a  freno. 
GU  farò  raffrenar  la  lingua.  — 
iMngua  per  Idioma,  Linguaggio. 

LÉINT.  Lente  e  Lenticchia.  Sorta  di 

'  legume  di  granello  tondo  stiaccia- 
to. —  A/  sbusamars'  dia  lèint.  — 
Gorgogliare,  da  Gorgoglione  o  Gor- 
góglio ,  eh'  è  quel  baco ,  che  la  ro- 
de. -^  Lèint  sbusamd.-^  Lente  gor^ 
gogliata.  —  Macc'  d' lèint  in-t-al 
mustazz.  —  Lentiggine ,  n.  f.  Lin- 
tiggine.  —  Una  donna  ch'eia  peina 
d' macc*  d' lèint.  —  Donna  lentig- 
ginosa. 

LÉIS,add.  Uso,  Lógoro»  Logorato, 
Usato,  agg.  —  Bagnare.  Si  dice 
de* panni,  o  drappi  quando  comin- 
ciano ad  esser  logori ,  e  sperano. 
Per  saper  la  differenza  che  passa  fra 
questi  nomi.  V.  Frùst. 

LÉISNA.  Lèisna.  Ferro  appuntatissimo 
sottile  e  ricurvo ,  adoperato  da'  cal- 
zolai e  sellai.  —  Lèisna.  —  Lésina 
per  Risparmi^.—  Studiar  la  lèisna. 
—  Studiar  la  lesina.  — -  Lèisna.  — 
Lesina.  Lesinalo,  Lesinante,  Si  dice 
d'uomo  avaro ,  sordido. 

LÉLl.  Mughetto.  Fiore  bianco  odoro- 
sissimo ,  fatto  a  campanelli  piccoli. 
La  voce  boi.  viene  dal  lat.  Lilium 
convallium.  La  ital.  dal  fr.  Muguet. 

'LEMMA.  Lima.  Strumento  meccanico 
di  verga  d' acciaio ,  di  superfìcie  a- 
spra ,  ec.  Secondo  l'uso  e  la  forma 
prendono  le  lime  diverse  denomi- 
nazioni :  Lima  da  legno ,  da  ferro , 
ec.  ec.  —  É  anche  cosi  chiama- 
ta dai  boi.  una  usuale  qualità  di 
corda,  fatta  colle  sloppe  inferiori. 

LENE  A.  Linea.  La  voce  non  è  del  dial. 
e  s'impiega  solamente  in  pochi  det- 
tali p.  e.  Mettr  in  lénea.  -7*  Alli- 
neare. Far  cordeggiare.  —  Éssr  in 
lénea.  —  Cordeggiare.  Essere  a  cor- 
da. Essere  a  dirittura.  La  parola 
boi.  è  Bèlga.  V. 

37 


Les 


330 


LKT 


•LEON.  V.  Miòrt —  Leon,  n.  p.  ^ 
Leone. 

LEBZ ,  add.  Lercio ,  ftgg.  Sporco  in  e- 
stremo  grado;  parlandosi  di  per- 
sona. 

LÈSCA.  (Qui  pure  i  boi.  mettono  T ar- 
ticolo unito  al  nome).  Esca.  Materia 
che  si  tien  sopra  la  pietra  focaia , 
percliè  vi  s'appicchi  il  fuoco:  ed  ò 
il  Fungo  arboreo,  o  sia  Agarico  , 
che  nasce  presso  T  albero  Larice. 
Quindi  Esca  dicesi  tanto  alla  mate- 
ria, quando  è  acconcia  per  usarne, 
come  sì  è  dello,  quanto  alia  mate- 
ria, prima  che  sia  acconcia.  Esca 
acconcia.  Esca  non  acconcia.  — 
Quèll  eh'  vènd  el  scai ,  V  azzarein , 
e  la  léèca.  -^  Escaiuolo.  V.  d.  U. 
—  Èsser  sùtt  cm*  è  la  lisca.  —  Es- 
ser al  verde ,  senza  un  soldo.  Esser 
brucialo  o  arso  di  danaro. 

LESP.  Vispo.  Aggiunto  che  si  dà  a  ra- 
gazzo, o  ragazza  vivace. 

LESS,  LESSA,  add.  (dal  gr.  Lissos,  o 
dal  fr.  Lisse).  Liscio.  Levigalo.  Con- 
trario di  ruvido.  Cosi  dicesi  sempre 
ne'  derivati  Lissar,  Lissamèint,  Lis- 
sadura ,  ec.  e  in  ital.  Lisciare,  Li- 
scialura ,  ec.  —  Vslir  less.  —  Ve- 
stir  positivo ,  e  cioè  Modesto,  sen- 
za lusso ,  che  anche  dicesi  Vestire 
alla  piana.  —  Dsnar  less^  —  Man- 
giare o  Desinare  alia  casalinga, 
alla  famigliare.  Cioè  con  cibi  sem- 
plici. —  Parlar  less.  —  Parlare 
semplice,  chiaro ,  piano.  Facile  ad 
essere  inteso,  senza  artifici.  ->-  An- 
dar alla  lessa.  —  Andar  per  le 
corte. 

LÉSS.  V.  Allèss. 

*LÉST,  add.  Lesto,  agg. 

LESTA ,  n.  f.  Lista,  Nota,  n.  f.  Catàlo- 
go, n.  m.  ^^  Lesta  dVost.  —  Carti- 
na. Cartina  del  conto.  —  Lista 
poi  significa  Striscia ,  o  lungo  pez- 
zo di  checchessìa.  — •  Lesta  in-t-el 
salga.  — •  Guida.  Quel  filare  di  pie- 
tre che  distingue  il  lastricato,  o 
l'inghiaiata  d' una  strada  dalla  ban- 
china. 

'LESTI!  Presto!  Alla  lesta!  Noce  di 


eccitamento,  perchè  uno  faccia  cosa 
senza  indugio. 

LÉTT.  Letto.  -^  Litt  tènder,  ^  Leila 
morlfido,  sòffice.  -^  Fatt  maL  — 
Letto  mal  rifatto.  —  Poe  mesdd.  — 
Letto  non  ispiumacciaio.  —  Comod 
purassd.  —  Letto  ngiaOsnmo.  — 
Aggiustar  al  létt.  —  Acconciare  il 
letto.  —  Accumdar8\  Arpusars'  in- 
l-al  léit.  —  Adagiarsi  al  tetto.— 
Prillars'  pr*  al  lèti.  —  Dimenare . 
dar  volta ,  volgersi  pel  letto.  — 
Vgnir  zò  dal  Utt.  —  Uscire,  Levar- 
si di  letto.  —  Lèti  a  fomòò.—  Letto 
cortinalo  e  con  coriinato.  Letto 
con  cortinaggio.  —  Tirar  su  el  A'n- 
dein  dèi  létt.  —  Tirar  sopra  se  k 
cortine  del  letto.  —  Tirar' zò  el  Un- 
dein  dèi  létt.  —  Abbattere  le  corti- 
ne del  letto.  —  Andar  a  léii.  —  (^ 
riearsi.  Andare  a  letto.  AllettanL 
-'Andar a  létt  all'aura  del  gol- 
lein'.  —  Andare  a  letto  come  i  pol- 
li, vale  A  buon'ora.  —  Figa  dèi  l  tt 
V.  Piga.  —  Rincalzar  et  cvert.  T. 
Bincalzar.  —  Létt  d' pènna.  -^  Gòj> 
trice.  —  Létt  du  spus.  —  Tàiantù. 
Letto  nuziale.  —  Lèti  da  can.  — 
Canile.  Letto  cattivo.  —  Far  al  létt 
—  Fare  il  tetto.  Eifare  il  letto,  ffoe- 
comodare  il  letto.  Spiumaedare 
il  ietto.  —  Fars'  un  bòn  léii ,  delio 
figur.  Farsi  credito ,  o  (mon  nome, 
concetto.  ^  Per  similit.  Leiio  del 
mare,  del  fiume.  Fondo ,  del  vino. 
Feccia ,  o  posatura. 

LETTÉTT  ,  LETTEIN  ,  LETTIZZOL. 
Letlicciuolo  ,  Lelticello  ,  Lettino . 
Lettùccio,  Lettuccino. 

LETTIGA,  lettiga  e  Letiica.  Bussola 
portatile  per  lo  pih  da  due  mali.  — 
Letticchiero.  Conduttore  della  ìti- 
tica. 

LETTBA.  lettera,  e  Lettra  In  poesia. 
Elemento  con  coi  si  formano  le  pa- 
role. -^  Lettere  pronunziaie.  Lette- 
re scritte  0  siano  Caratteri.  —  Al- 
fabeto. Unione  di  tutte  le  lettere  di 
una  lingua.  Di  queste  e  della  loro 
pronuncia  s'è  parlato  nella  preb* 
zione.  — Geroglifici  e  hroglìfki. 


LEV 


331 


LGZ 


Certe  figure  o  caratteri  di  cui  si 
servi  vano  gli  egizi.  —  Lettere  ma- 
iuscole ,  minuscole.  —  Lettere  per 
Carattere,  Caraltet^  inglese ,  fran- 
cese, ilàUco,  greco,  gotico,  ec.  — 
il  pieno,  il  sottile,  le  aste,  il  cor- 
pò  »  la  coda  di  una  lettera.  —  Let- 
tere. Carattere  di  stampa.  Tondo, 
corsivo,  bastardo.  Lettere  capitali, 
maiuscole ,  maiuscoline  p  minusco- 
le, ec  Lettere  iràziali.  Che  comin- 
ciano la  parola.  «-  Per  ciò  che  ri- 
guarda la  proDunua:  Lettere  liqui- 
de ,  fischianti,  linguali,  labiati, 
gutturali,  dentali,  naiali,  palata- 
li. —  Letlr  in-t-la  biaticari.  —  Pun- 
tiscritto. -*  Lettere   eufoniche.  V. 
N«lla  prefazione:  —  Zugar  a  lettra 
e  liòn.  V.  Caplèlt.  — •  Anagramma. 
Trasposizione  delle  lettere  di  un 
quaicfae  nome  colla  combinazione 
di  esse  in  certo  modo ,  sicché  ne 
venga  una  o  pili  parole  in  vantag- 
gio o  in  pregiudizio  della  persona, 
a  cui  questo  nome  appartiene.  E 
questa  mutazione  dicesi  Anagram- 
fnatismo.  —  iipogrammàlico ,  ag- 
giunto di  opera  in  cui  manchi  qual- 
che lettera  dell'alfabeto.  Tale  fu 
1'  Odissea  di  Trifiodoro.  -^  Lettera 
per  Epistola  e  Pistola,  chò  queste 
due  8ono  ormai  disusate  —  Lettera 
commendatizia ,  d' affari ,  di  con- 
doglienza,  d'augurio,  ec.  Fare, 
porre  la  data.  Soltoscrioere*  siffiUa- 
re,  aprire  o  ditiigillare,  fare  la  so- 
prascritta, la  coperta,  sopraccar- 
ta o  sopraccoperta  ad  una  lettera. 
—  Intercettare  una  lettera.  —  Let- 
tra or6a.  —  Lettera  cieca ,  anòni- 
ma. —  Lettera  di  cambio.  Lettera  di 
credito,  ec.  •»•  Lettere  apostoliche. 
Lettere  del  Papa.  Bescritti,  Brevi, 
ec  — Lettera  missiva.  La  prima  che 
si  Olanda.  Lettera  responsiva.  Quel- 
la in  risposta.  --*  Letlerista.  Scrit- 
tor  di  lettere.  -«•  Stile  epistolare. 
L'arte  di  scriver  lettere,  che  si  po- 
trebbe forse  dire  Epistolografia, 
in  una  sob  parola.  —  Lettere  plur., 
si  dice  delle  cognizioni  Procurate 


mediante  lo  studio ,  ed  in  partico- 
lare quelle  della  Letteraturck.  Dot- 
trina. Uomo  di  lettere,  o  letterato. 
Repubblica  delle  ,letttre.  —  Le  belle 
lettere.  La  grammatica ,  l' eloquen- 
za,  e  la  poesia.  Dette  dai  latini. 
Lettere  umane ,  ed  Umanità.  *-  II- 
literato,  vale  Ignorante ,  indotto , 
Idiota,  msL  non  significa  Kiio  e Ae  non 
sappia  scrivere,  e  volendo  ciò  e- 
sprimere  convien  dire  Non  si  segna 
per  non  sapere  scrivere. 

'LEVA.  Leva.  Levata,  o  Coscrizione  di 
soldati. 

*LEVANTE1N.  Di'  Levante.  Levantino. 

—  E  Term.  dei  Cartari  Lavadore. 
LÉZ  (É  aperta,  Z  aspra).  Legge.  •*• 

Decreto.  I  decreti  si  danno  dalle 
Autorità.  Ricevono  diversi  nomi  se- 
condo la  varietà  degli  Stati.  —  Uka- 
se chiamansi  i  decreti  dell'  Inipera- 
tor  delle  Russie.  —  Uoto-propriOk 
quello  del  Papa ,  e  del  Granduca  di 
Toscana.— fi<7^  quelli  del  Parlamento 
d' Inghilterra  «  ec.  —  Statuto.  Una 
legge  di  luogo  particolare.  —  Co- 
stituzione. Collezione  di  regola- 
menti stabiliti  da  un  corpo  per  man- 
tenere l' osservanza  di  un  istituto. 
•  I  Pubblicisti  fecero  uso  di  questa 
voce  per  accennare  Quella  collezio- 
ne di  massime  politiche  stabilite 
dai  rappresentanti  di  una  Nazione , 
per  conservare  i  diritti  delia  sovra- 
nità, e.  dei  privati.  La  Costituzione 
della  Svizzera,  della  Francia,  ec. 

LEZELl.  Leggìo.  Strumento  di  legno  , 
che  regge  i  libri  di  mole  difficile  a 
maneggiarsi,  come  lessici,  messali 
e  simili. 

LÉZER,  V.  (coU'É  apertiss.  Pron.  Ld- 
zer).  Lèggere,  v.  Raccorrò,  e  rile- 
var le  parole  da' caratteri  scritti.  — 
Lézeraccumdandel  lettr.— Leggere 
a  compito.  Compitare.  Alla  dstèisa. 

—  Leggere  cotrentemente,  spedita- 
mente. —  Pian.  —  Legger  sommes- 
samente. —  Fort.  —  Leggere  ad  alla 
voce.  —  Abaiasi.  —  Leggere  adagio. 

—  In  furia.  —  Legger  velocemente. 

—  Bèin.  >-  l^egger  correttamente. 


LIB 


332 


•LIG 


LEZZ,  0.  m.  (Coll'É  stretta  e  Z  dolce). 
Liccio ,  n.  m.  Licciata ,  n.  f.  Filo 
torto  ad  uso  di  spago  di  cui  si  ser- 
voDO  i  tessitori  per  alzare  e  abbas- 
sar le  fila  dell'  ordito  nei  tesser  le 
tele. 

*LEZZA,n.f.  Lizza. 

LÉZZA.  Melma,  Belletta.  V.  Tòrbda, 
-^  Lezzo  vale  Fetore;  e  Lezzoso. 
Fetido. 

LIADGA  (sincopato  da  Luiadga).  Uva 
lugliòla,  lugliàtica.  Sorta  di  viti- 
gno »  e  d' uva  cosi  chiamala ,  perchè 
matura  nel  mese  di  luglio,  ed  è  la 
prima  uva»  che  si  mangia.— Lugrfià- 
ticasi  usa  anche  suslautivamente. 

LI  BEH  (dal  lat.  Liber).  Libro.  —  Liber 
Ugo.  —  Libro  legato,  —  DsUgà.  — 
Libro  sciolto.  —  Taid.  —  tt6ro  ton- 
dato.  —  Non  tundà.  —  Libro  bar- 
bato, intoftso.'^Ligadurad'un  liber. 

,  ....  Legatura.  V.  Ligadura.  —  Gran- 
dezza d'un  liber.  —  Sesto  d'un  li- 
bro. La  larghezza,  e  lunghezza,  e  di- 
cesi Libro  in  foglio,  in  fogl.  o  in 
fol  Libro  in  quarto,  in  4.^  in  4.  ec. 
Conviene  però  osservare  che -il  dire 
in  quarto ,  in  ottavo,  ec.  vale  che  il 
libro  è  della  grandezza  di  un  foglio 
diviso  in  quattro,  in  otto  parli:  e 
siccome  i  fogli  sono  di  misure  piìi 
o  meno  grandi ,  cosi  il  quarto,  l' ot- 
tavo, ec.  possono  essere  di  diversa 
estensione ,  di  maniera  che  due  li- 
bri di  egual  dimensione  saranno 
forse  uno  in  quarto,  e  l'altro  in  se- 
sto, uno>  in  sesto  «  e  l'altro  in  otta- 
vo, o  cosi  discorrendo.  —  Avèir 
un  in-t-al  so  liber.  —  Esser  in  buon 
conto,  una  persona  stimata .  e  vo- 
lerle bene.  —  N'  avèir  un  in-t-al  so 
Uber,  figur.— £«er  sul  Hbro  verde. 
Non  aver  uno  $ul  stw  calendario. 
Aver  uno  a  carte  quarantotto,  o 
quarantanove.  Non  istigarlo,  o  A- 
verlo  in  odio.  —  N'  èsser  più  in-t-al 
so  liber.  ^  Cascar  di  collo ,  pure 
tigurat.  vale  Uscir  di  grazia.  -^  Li- 
ber dfi  bisacca.  j-  Libro  portàtile. 
7<Mtfà6ito ,  sareboe  molto  piìi  ap- 
propriato se  non  fosse  del  solo  uso. 


—  Pasiiòn  pr  i  Uber.  —  BibUofUìa 
(dal  greco  Biblion,  da  cui  si  for 
mano  le  parole  £»6(togra/ia«  Biblio- 
grafo ,  Bibliologo ,  ec.  ) ,  s' è  regola- 
ta. Bibliomanìa,  se  sregolau.  Quia- 
di  Bibliòfilo  è  Quegli  che  è^  vaso 
di  libri, amatore  di  libri. — Apòcrifo. 
Libro  riprovato  dalla  Chiesa,  per- 
chè segregato  dai  libri  canooicl.  o 
che  si  dubita  essere  auleotico.— 
Agiografo.  Libro  canonico,  ed  ap- 
provato. ^Coip  dèi  Uber.  —  Dono 
del  libro.'Lai  parte  convessa  dove 
si  teca. 

LlBERT£ÌN,n.  m.  (dal  fr.  Liberlin). 
Licenzioso.  Impudico.  Disordinato. 
Disonesto.  Dissoluto ,  preso  agg.  ed 
anche  sust.  —  Libertino  è  quegli 
Che  essendo  stato  servo  è  divenuto 
libero.  Liberto.  Libertini  sono  an- 
cora i  figli  dei  Liberti.  —  Libertein, 
àìm.d' liber  \.Librètt. 

LIBITUM.  AD  LIBITUM.  A  Ubito.  Quaa- 
do ,  e  come  pare  e  piace.  A  piacere. 

LIBRAR.  Libraio.  Vendìtor  di  libri.  -- 
Librar,  dicesi  pure  in  boi.  al  Lega- 
tor  di.  libri.  ^  Art  dèi  librar,-' Ar- 
te libraria. 

LIBRARÉTT,  LIBRAREIN.  Libraino. 

LIBRARI.  Libreria.  —  BibUoUea  si  di- 
ce Quella  che  ha  un  numero  rile- 
vante di  libri ,  e  propriamente  pub- 
blica. —  Bibliotecario.  Quegli  che 
soprantende,  ed  ha  il  governo  delia 
libreria. 

LIBRÉTT,  LIBREIN,  LIBERTELN.  Ll- 
BBIZZOL.  Ubrelto,  Librettino,  U- 
breltùccio  ,  Libreltucino ,  Ubric- 
duolo ,  Libricolo  ,  Libèrcoio  ,  li- 
bràccio.  '-Librètt  d'abac.  V.  Abbac 

—  Librètt  d' cioccolata.  —  Mattone, 
Mattonccllo,  Bastone ,  Bastoncino . 
Bastoncello  di  cioccolata.  Secondo 
la  forma  si  adatta  il  nome. 

LIGA.  Lega,  Legatura,  L^ga  di  ferro. 
Piastra  di  ferro  per  .tener  collegati 
piii  pezzi  di  ferro ,  legno,  pietre,ec. 

LIGABÓ.  V.  Bunaga. 

LIGABOSC,  n.  m.  Caprifoglio,  n.  m. 
Madreselva,  Lonicera,  n.  f.  in  hot 
Lonicera  caprifolium.  Lino. 


LI6 


333 


LIR 


LIGADDRA.  Legatura.  1.^  L'atto  di  le- 
gare. 2.^  Quello  spazio  eh'  è  ciato 
dal  legame.  3.^  Il  legame  stesso.  — 
ligadura  di  fats.'^  RUòrtolo,  u. 
m.  Ritorta,  n.  f.  —  Ligadura  di  li- 
ber.  —  Legatura  di* libri.  L'atto 
del  legare  un  libro;  e  la  Maniera 
ond'  egli  è  legato.  —  Legatura  alla 
ruslica^cìoé  la  più  semplice  in  car- 
toncino. Legatura  all'  olandese. 
Colla  coperta  del  libro  tutto  in  per- 
gamena. —  Alla  falsa  olandese.  Col 
dorso  solo  in  carta  pecora.  Alla 

•  francese.  Tutto  in  pelle  con  lavori 
dorati.  —  Alta  falsa  francese.  Col 
dorso  solo  in  pelle  e  oro ,  il  rima- 
nente in  carta  che  l'assomigli. 

LIGÀM.  Legaccio,  Legàcciolo.  Qualun- 
que cosa  con  cui  si  leghi. 

LIGAR,  V.  Legare  t  v.  Stringer  con 
qualunque  sorta  di  legame, opposto 
di  Sciogliere.  —  Ligar  strecc.  —  Le- 
gar  strettamente,  duramente,  for- 
temente.— Ligar  in  manira  chen's* 
possa  più  disligar.  —  Legare  indis- 
solubilmente. —  Ligar  allèint.  — 
Legar  lente.-'  Ligar  d'atlòuren. 

—  Avviticchiare.  AUortìgiiare.  Av- 
vinchiare  e  cosi  il  oeut.  pas.  —  Li- 
gar una  preda  bona.  —  Incastona' 
re  le  gioie.-"  Ligar s' la  stanélla, 
la  giubba.-'  Allacciarsi  la  sottana. 

—  Succingersi  vale  Legarsi  sotto  la 
cÌDlura  i  vestimenti  lunghi  per  te- 
nerli alti  da  terra.  —  Ligarsla  al 
nas»  figurai.  Legarsela  ai  dito.  Te- 
nere a  mente  tiene  qualche  torlo 
ricevuto.  —  Quand  a  sèin  sta  al  li- 
gar del  strop.  —  Alla  fin  del  fatto. 
Al  levar  delle  tende.  —  Ligar  di 
frutt.  —  Allegare.  Il  restar  de' 
frulli  nuovi  suU'  albero  al  cader 
del  fiore. 

LIGAZZ,  n.  m.  Legàccio  e  Legàcciolo,  n. 
m.  Legàccia,  n.  f.  Il  plur.di  Legac- 
cio è  Legacci:  di  Legàcciolo ,  Le- 
gàccioli: e  di  Legacela,  Legacce. 
Qualunque  cosa  con  cui  si  lega.  — 
Per  lo  piii  s' intende  Quella  con  cui 
si  legano  le  gambe;  ed  è  in  questo 
solo  significato  che  i  boi.  usano  la 


voce  Ligazz.  Per  qualunque  legame 
indifferentemente  dicono  Ligam, 

LIGAZZÉTT  DEL  BRAG.  V.  Braga. 

LIGÙR  e  LIGURI.  Ramarro,  Lucerto- 
lone. Lucertola  grande. 

LIMETTA .  LIMTTEINA.  Limuzza.  Pic- 
cola lima. 

LIMÓN.  Limone. '^ Striccar  i  limon.-^ 
Spremere  i  limoni.  —  Strtcca  li' 
mon  (dall'  atto  d'incrocicchiar  le 
mani),  fig.  —  Pinzocchcro.  Gavotta, 
Ipocrita. 

LIMOSNA»  CARITÀ.  Elemòsina  e  Li' 
mòsina.  —  Dmandar  la  limosna , 
la  carità.  —  Limosinare.  Mendica- 
re. Pitoccare.  Questuare,  Vivere 
d'accatto.  Ei  migliori  scrillori  di- 
cono Accattare.  —  Far  la  limosna, 
la  carità.  —  Dar  limosina.  Fare  e- 
lemosina.  Fare  la  carità;  ed  anche 
cogli  antichi  Limosinare. 

LIMUNA  (dal  tr.Limonade).  Limonèa. 

LIMUNAR.  Limonàio.  Vendilor  di  li- 
moni«  V.  d.  [i.—Slrd  di  Ltmunar.— 
Via  de'  Limonai. 

LIISGUAZZUD.  add.  Linguacciuto,  Ltn- 
guuto,  Linguoso,  agg.  Che  parla 
assai.  —  I  boi.  dicono  pure  Ch'ha 
la  lèingua  lunga. 

LINGUETTA.  Linguétta ,  óim.  di  Lin- 
gua.— Linguétta,  per  Animella, 
cioè  quell'Ingegno  dentro  checches- 
sia, e  per  lo  più  nelle  trombe  da 
acqua ,  il  quale  faciliia  o  impedisce 
l'entrare,  o  l'uscire  dell'aria,  o 
de'  liquori.  —  Nel  corpo  degli  ani- 
mali si  chiama  Vàloula.  -"Linguèt' 
ta  dèi  ballon  da  zugar.  —  Animel' 
la  del  pallone.  —  Linguétta,  —  Co- 
da  chiamano  i  sarti  quella  striscia 
di  panno,  o  drappo  intelucciaio, 
ch'è  cucila  alla  serra  de'calsoni  per 
affibbiarli.  E  Codino- è  l'altra  stri- 
scia piii  corta  a  cui  s'attacca  la 
fibbia. 

LINZoL,  n.  m.  Lenzuolo ,  n.  m.  Nel 
num.  del  più  fa  Lenzuoli,  m.  e 
Lenzuola,  f. 

'LIÒN.  V.  Aliòn. 

LIRA.  Con  questo  nome  non  si  distin- 
gue la  Lira,  moneta ,  dalla  Libbìxt, 


LIV 


334 


LIV 


peso.  Quindi  dal  solo  sentimeoto 
del  discorso  si  conoscerà  la  difie- 
renza:  Cùn  dis  lir,  a  s'cómfMra  di$ 
lir  d'Iein.-^Con  dieci  lire  (cioè 
con  venti  paoli),  si  comprano  dieci 
libbre  di  Uno, 

LISABÉTTA,  e  piìi  comun.  ISABÉTTA, 
ed  anche  SABÉTTA ,  np.  f.  Elisabet- 
ta y  f.  —  Diminuì,  ed  accorc.  boi. 
Betteina,  Elisa ^  Isotta,  Isabèlla. 

*L1SSAR ,  V.  Lisciare.  Levigare.  E  fi- 
gurat.  Adulare.  Piaggiare, 

LlSTÉLL,  n.  m.  Listella,  n.  f.  Nome 
generico  per  denotare  in  architet- 
tura ogni  membreito  piano  o  qua- 
drato,  e  si  dice  anche  anche  Rego- 
letto  e  Lista. 

LIT»  n.  f.  Lite,  n.  f.  Litìgio,  Pialo, 
n.  m.  Molti  vocaboli,  che  hanno  co- 
•mune  la  nozione  di  Contrasto,  si 
troveranno  ne' Dizionari,  ed  ivi  se 
ne  conoscerà  la  differenza.  Disputa. 
Questione.  Rissa.  Conlesa.  Contro" 
versia.  Zuffa.  Mischia.- Ed  altri  vol- 
gari. Baruffa.  Barabuffa.  Tafferu- 
glio. Tafferugia ,  ec. 

LITTERAM  (AD).  A  lettera;  ovvero 
Per  l'appunto.  Letteralmente.  — 
Rezitar  un*  uraziòn  ad  litteram.  — 
Recitare  un'  orazione  a  lettera , 
letteralmente. 

LITTRÒUNA.  n.  f.  Lettera  lunga.  — 
Littròuna,  n.  f.  sing.  e  Littròuni, 
0.  f,plur.  Letlerone  e  Letteroni,  n. 
m.  Lettere  grandi.  Letteroni  d'oro. 

LI  VA,  n.  f.  Leva  e  Lieva,  n.  f,  E  Vette, 
n.  m.  termine  scientifico. 

LIVÀ,  n.  f.  Levala,  n.  f.  Levamento, 
n.  m,  -^  Levala  del  sole ,  della  lu- 
na, ec.  —  Lied  del  cari,  —  Taglio^ 
Alzata  delle  carte. 

LIVA ,  add.  Levato,  Alzato,  agg.— Pan 
Uva.  —  Pane  levitato. 

UyADUR.  Lièvito,  n.  m.per  fabbricare 
il  pane.— ta  pasta  è  dà  zòd'livadur. 
'-  La  pasta  ha  passato  il  Uevilo. 

LlVAB,  V.  Levare,  Alzare,  y. —  Li- 
var  el  cari.  —  Alzar  le  carte  al 
giuoco.  —  Livar  su  un  eh'  sia  ca- 
sca. —  Rilevare  alcuno  caduto.  Ri- 
levare un  mulo  colla  soma.  -.-  Li- 


vars',  o  Uvars  da  létt.  —  Alzar»  o 
Alzarsi  dal  letto.  -^  Al  Uvars'  4èi 
pan.  —  Levitare,  Alzare  il  capo.  \. 
Pan,  '--  Livar  d'una  stadira.-- 
Gfi  tiare,— Una  stadira  ch'Uva  zèiwt 
zèint  lir.  «-  lina  stadera  che  geUi 
cinquecento  libbre.  —  lÀvar  ai  boi 
-7  Levar  il  bollore. 

LiVÉ,  n.  m.  (coU'É  larga  ).  Nome  pto- 
prio  di  un  paese  nella  monlagiu 
bolognese,  parola  tronca  da  OUst. 
cioè  OUveto.  Monte  OUveto. 

LIVÉLL  DA  MUfiADUR.  Archipèniob. 
Strumento  fatto  a  squadra  eoo  cot- 
dicella  «  e  piombo  nella  punta,  che 
fa  r  angolo  retto ,  con  che  i  mwa- 
tori  o  altri  artefici  riconoscooo 
il  livello  dei  piani.  •—  Tarr  al  ti- 
vèti  —  Archipenzolare.  —  Perpen- 
dìcolo, chiamasi  il  Piombino  dxt 
V  archipenzolo,  —  lÀvéll  di  petit 

—  Livella,  n.  m.  Strunaenio  col  qoi* 
le  si  traguarda  per  ricoooscere  i' 
livello,  e  la  differenza  de' piani, cb« 
dicesi  anche  Traguardo,  u.m.-^ 
livellar.  -*  Livellare.  —  Star  a  li- 
véli,  metters'  a  Uvèll  d' un  qwUc- 
dùn,  flgur.  Porsi,  Stare  in  parità, 
a  competenza. 

LIVRA,  n.  f.  Lepre,  n.  f.  Lepri^  plur.  Am- 
mbl  quadrupede  salvatico,  paorosts- 
Simo .  e  velocissimo.  Gli  ant.  fin 
quali  Dante ,  hanno  detto  essi  port 
Levre,  e  lievre.-^  Da  Lepre  ne  ^ie- 
ne Lepraio  e  Leporaio.  Luogo  ser- 
rato, nel  quale  si  raccbiadono  1" 
lepri.  — -  Leporino ,  agg.   Di  leprf 

—  Lepratlo,  LeproìUf,  Lepronu- 
lo,  e  piii  comun.  Leprotto.  Pica-li 
lepre.  —  Una  volta  eòrr  al  cau 
l' altra  la  livra.  —  Chi  la  fa  li- 
spetta.  Oggi  a  te ,  dimani  a  me.- 
Avèirpiù  dèbit  eh'  n'  ha  la  Um 

—  Aveir  più  debiti  che  la  lepn  Er 
ser  molto  indebitato.  — i4oèiro/'J 
ber  d' livra.  —  Labbro   lepori% 
cioè  fesso. 

LIVBÉ.  n.  f.  (dal  fr.  Uvrée).  Licmi 
n.f.  Foggia  di  vestimento  antfon^ 
Comunemente  si  dice  quello  deVr- 
vitori. 


tOF 


335 


LOX 


.IVURNEIN.  V.  FraioL 

LIZARÒL,  n.  m.  Licciaruola»  n.  f. 
Terra,  dei  Tessitori. 

.IZÉIiNZA  e  LIZÉINZiA.  n.  t.  Licenza 
e  Licenzia.  —  Dar  Uzèinza.  —  Dar 
licenza.  Penuettere  che  altri  he- 
eia.  —  Tors'  Uzèinza,  ce.  V.  Lizen- 
ziar.  —  Licenza  in  ital.  vale  anco- 
ra Libertà  di  costumi.  Sfrenatezza. 

•IZENZiAR,  V.  Licenziare.  Accomia- 
tare. Congedare,  y.  e  cosi  Licen- 
ziarsi, Accommiatarsi,  Congedar- 
si. Prendersi  congedo  per  partire. 

JZET.  V.  Camer. 

.OGAL,  sust.  dal  fr.  Locai,  n.  m.  Edi- 
fìzio.  Edificio.  Tutte  l'opere  di  mu- 
rato necessarie  per  l'intero  corpo 
di  una  fabbrica.  —  Locale  è  aggiun- 
to, e  vate  Che  appartiene  a  luogo  ; 
p.  e.  Memoria  locale.  Moto  locale. 
Distanza  locale. 

OCANDA.  V.  Vstari. 

«ÓCC,  li.  m.  (da  Locca t  come  diceva- 
si  anticam.).  Loppa,  Lolla,  Pula, 
lì.  f.  Guscia ,  Vesta  del  grano  ,  che 
rimane  in  terra  nel  batterlo.  Fur- 
mèint  ch'ava  purassà  /òcc—  Gra- 
no lopposo.  —  >!/  n'  è  méga  locc, 
Quèst  n'  è  lòcc.  I  bolognesi  con 
dir  ciò  vogtìon  significare  Che  quel- 
lo che  mostrano,  o  di  cui  parlano, 
non  è  cosa  dispregevole;  ma  in  ital. 
Non  è  loppa,  >ale  Non  essere  im- 
presa facile;  e  in  dialetto  questo 
proverbio  ha  l'equivalente  nell'al- 
tro El  n'eln  méga  pèir  da  mundar. 
V.  Pèira.  —  Loc,  e  Locco  è  una  sor- 
ta di  medicamento. 

OD,  n.  f.  Lode  e  Loda.  Laude.  Accia» 
mazione.  Glòria,  n.  f.  Elògio.  Encò- 
mio. Panegitico,  n.  m. 

LODLA .  n.  f.  Allodola.  Augello  noto. 
—  Lodla  dalla  pùppla.  — *  Allodola 
cappelluta. 

.OFFl ,  SA  DOC.  FLOSS ,  STUMBAZZÀ, 
ZEINGUeL.FIACG.  Tutti  quasi  si- 
nonimi bolognesi;  equivalgono  pres- 
so a  poco  ai  seguenti  in  ital.  Lonzo. 
Frollò.  Floscio.  Snervato.  Acquac- 
chiato.  Infiacchito.  Grullo.  Mogio. 
E  con  voci  meno  basse  Abbattulo. 


Spossato.  Prostrato  di  forze.  Infiac" 
chilo  all'estremo.  —  Da  Sadoc  si  fa 
Saducar,  ma  usato  raramente,  p. 

e.  Al  tèimp ,  al  cald  sadoca,  —  Il 
tempo  abbatte ,  il  caldo  snerva. 

LOFLA,  n.  f.  Fiaba,  Frasca,  n.  f.Pr»- 
testo ,  n.  m.  —  Lofla.  V.  popolare. 
Cacata  grande. 

LOI ,  n.  m.  Lòglio,  n.  m.  Zizzània,  n. 

f.  Erba  nota  che  nasce  fra  '1  grano , 
e  fa  una  semente  nociva. 

LOLA. Voce  scherzevole  che  entra  in  al- 
cune frasi ,  e  serve  per  esclamazio- 
ne. Po/fard' mi  loia;  Cuspétt  d'mi 
loia;  Sangu  d'mi  loia.  Lo  stesso  di 
Poffar  di' oca  bisa,  ec.  Interiezione 
popolate,  che  vale  Per  bacco!  Dia- 
cinel  Diamine  I  Poffare  il  cielo  I 
Poffare  il  mondo!  Poffare  il  zio!  Pof- 
farezziol  per  non  dire  Poffareddìo , 
cosi  come  i  boi.  dicono  Vn  carr!., 
ed  i  toscani  Vn  cappio!  per  non  di- 
re la  parola  sconcia. 
*LÓMB.  Lmn6o.  — //óm6,pl.  I  fianchi, 
LONG ,  add.  Lungo,  agg.  —  Tgnir  al- 
la longa.  —  Prolungare ,  Differire, 
Mandare  in  lungo.  —  Tirar  d'iong 
(dal  fr.  Tirerde  longue)  Andar  a 
di  lungo,  a  filo.  Proseguire  il  cam- 
mino. —  Long  cmod  è  una  quarèi- 
sma;  San  Siìvéster.  •—  Più  lungo 
del  sabato  santo.  Dicesi  a  chi  è  as- 
sai lungo  nelle  sue  cose.  —  Trattar 
una  cossa  alla  longa.  <—  Diffonder- 
si. —  Alla  longa.  —  Diffusamente, 
Diffusissimamente.  Èsser  long  in-t- 
al  dscòurs.  —  Esser  diffuso  nel  ser- 
mone. Prolisso.  Contrario  di  Lacò- 
nico, che  vale  Breve.  —  A  farla 
longa  e  curia.  —  A  farla  breve.  — 
Vein  long.  —  Vino  allungato,  o 
lungo.  Mescolato  coli'  acqua.  — 
Brod  long.  —  Brodo  lungo.  —  itfu- 
stazz  long.  —  Viso  o  faccia  bislun- 
ga, o  oblunga.  —  D'eoli  long.  — 
ColUlungo.  —  Long  long ,  Sperlun- 
gòn.  ^  Spilungone.  «—  Savèirla 
longa. '-^  Aver  l'arco  lungo.  Non 
aver  bisogno  di  procuratore.  Aver 
scopato  più  d'un  cero.  —  JV'  vèdr 
un  guani  l'è  long. '^  Non  vedere 


LOS 


336 


LOT 


alcuno  a  mezzo.  Portargli  grandis- 
simo affetto. 

LÓNZA  (  dal  fr.  Longe).  Ari»ta,  La 
schiena  del  porco ,  che  per  lo  piU  si 
cuoctf  arrosto.  —  Una  lónza  sala. 
^  Un'arista  misalta,  insalata.  — 
Lónza  d'videll.  •—  Lombata  di  vi- 
tello,che  i  fiorentini  chiamano  Lom- 
bo.  -—  Lonza  in  lingua  jtal.  è  la  co- 
da e  quell'estremità  carnosa,  che 
dalla  lesta  e  dalle  zampe  rimane 
attaccata  alla  pelle  degli  animali 
grossi,  che  si  macellano,  nello  scor- 
ticarli. —Lonza^  vale  ancora  Pante- 
ra ,  e  Lupo  cerviero. 

LÓSC.  ^1  e' Vocabolari  i  nomi  che  in- 
dicano le  imperfezioni  degli  occhi 
sono  vari,  per  lo  più  di  equivoca 
significazione ,  e  non  corrisponden- 
te alla  solila,  che  si  adopera  nel 
linguaggio  comune.  Come  dice  Mi- 
nucci  nelle  annotazioni  ai  Malman- 
ti  le  ;  Appresso  noi  si  confondono  i 
nomi  Guercio,  Bircio,  Orbo,  Losco, 
e  simili,  accompagnandoli  spesso 
a  qualsivoglia  imperfezione  d'oc* 
chi,  =  In  tutta  la  Lombardia  e  in 
altre  parli  ancora  dell'  Italia  per 
Losco  s' intende  Colui  che  ha  gli  oc- 
chi torti,  che  in  ital.  dieesi  Sirabus, 
da  culi  medici  formano  la  voce  ^/ra- 
bismo  per  significare  il  difetto  di 
coloro,  che  guardano.  Storcimento 
degli  occhi.  Ma  io  lutti  i  glossari  i- 
tai.  la  voce  Lottco  si  fa  corrisponde- 
re al  significalo  di  Quegli  che  per 
9ua  natura  non  può  vedere  se  non 
le  cose  d'appresso,  e  guardando 
restringe  ,  e  aggrotta  le  ciglia,  ed 
in  questo  caso  è  sinonimo  di  Bìr- 
cio ;  di  corta  vista.  —  Losco  si  fa 
ancora  valere  Cieco  da  un  occhio; 
Monòcolo  /  Unòcolo  nel  linguaggio 
non  volgare.  —  Guercio  sinonimo 
di  Stralunato.  Che  ha  gli  occhi  tor- 
ti. —  Bircio.  Colui  il  quale,  avendo 
la  vista  corta ,  socchiude  gli  occhi 
per  meglio  ravvisare,  e  distinguere 
gli  oggetti;  da  cui  ne  viene  il  ver- 
bo Sbirciare ,  Guardare  alla  guisa 
de' birci;  nel  linguaggio  dei  dotti 


si  adopera  la  voce  Miope  (boi.  Sm- 
ghein)»  dal  gr.    Occhio  di  sordo 

—  Cieco ,  Ch*  è  privo  del  ved^ 
re.  —  In  conseguenza  delle  sor- 
riferile  definizioni  sembra  opponi- 
nissìmo  r  adoperare  queste  veci 
nel  significalo  meno  equivoco . 
ood' essere  inteso  da  ognuno,  eso- 
praltulto  dagli  stranieri ,  cioè  ori 
seguente  modo:  Cieco,  Orbo.  Priw 
afiuttto  dì  vista  (boi.  Orb).  —  Loia?. 
Stralunato,  nell' idioma  volgare,* 
Sirabo  in  quello  de'dotU.  Chi  b 
gii  occhi  torti.  (Boi.  Lòsc).  —  Gwf- 
ciò,  volgarm.  e  Monòcolo  e  Unòcoiò 
scientificamente.  Cieco  da  uo  oc- 
chio, (boi.  Guerz) .  Bi reto, Deilia- 
guaggio  comune.  —  Un  dsnarlòv, 
fig.  Un  pranzo  triviale,  balordo, 
meschino. 

LOSNA,n.f.edai  pm  ingentiliti  Lami:, 
n.  m.  Lampo ,  Baleno ,  o.  ut  — 
Tirar  del  losen:  Lusnar.  —  Bilt^ 
nare.  —  Lampeggiare ,  vale  Rilu- 
cere, Rendere  splendore  a  guisa  di 
fuoco ,  o  di  lampo.  —  Zil  ch'losna 
•—  Cielo  balenante.  —  Lusnamèint 
«-X  Balenamento.  Lampeggiamento. 
Il  continuo  balenare.  —  Balenare  a 
secco ,  dicesi  Quando  al  baleno  ooc 
seguita  il  tuono. 

LOT,  MAOÒN,  n.  m.  Zolla  o  Gleba,  n 
f.  Pezzo  di  terra  spiccata  ne'camH 
lavorati.  V.  Madòn.  —  Pane,  dìtfs. 
quel  Mozzo  di  terra  natoralmeote 
appiccata  alle  barbe  d'una  piaou 
quando  si  cava. 

LOT  LOT.  V.  Quacc'  quacc*. 

LOTT.  Quattro  termini  sono  nel  dtal 
boi.  per  distinguere  la  varietà  àfi 
lotti.  Loti.  Be/ftt.  Vintura.  TòtnboU 

—  Per  Loti  intendesi  il  Lollo  pu^^ 
blico.  Giuoco  che  si  fa  dalla  poN 
blica  Amministrazione  meUeod'*  '• 
primi  90  numeri  dell'abbaco  scnUi 
in  altrettante  palloUoline  deotr 
un'urna,  ec,  —la  pulizzeifta,  i- 
bigliètt  dèi  lotL  —  Polizza  bene^ 
ziata.  Polizza  che  guadagna.  —  9if 
fa.  —  Biffa.  Voce  dell'  uso»  ma  c^ 
monissima.  Lotto  dove  per  poli»' 


LOU 


337 


LUB 


contrassegnate  con  numeri  progres- 
sivi si  guadagna  il  premio  dt  cosa  » 
e  non  di  danaro,  quando  la  polizza 
porli  il  primo  numero  estratto.  Ar- 
ri/fare. Giaocare  checchessia  alla 
riffa.  —  Vintura,  Quasi  sinonimo 
di  Riffa,  É  comunemente  Un  levare 
a  sorte  bigltetti  personali  contras- 
segnati con  numero  corrispondente 
al  premio  egualmente  numerato.  — 
/  tdglieU  d'una  viniura,  potranno 
benissimo  chiamarsi  BuUetie  di  av- 
ventura  o  ventura.  —  Cavar  una 
vinlura.  —  rrame  le  bullette  in  av- 
ventura,  —  Tómbola.  —  Tómbola , 
che  sarà  voce  dell'  uso,  ma  converrà 
cosi  chiamarla ,  perchè  da  per  tutto 
cosi  si  nomina.  Lotto  di  90  palle 
numerate ,  come  nel  pubblico  lotto, 
e  vince  il  premio  In  danari  chi  per 
primo  cuopre  tutti  i  quindici  nume- 
ri segnati  in  tre  file  sopra  di  una  car- 
tella, 0  i  dieci  segnati  in  due  file,  ec. 
LOUNA.  Luna.  Il  pianeta  più  vicino 
alla  terra.  Minor  pianeta.  Lumina- 
re minore.  -^  Luna  si  prende  anche 
per  Tutto  il  tempo  del  corso  suo . 
cioè  per  Mete.  Tre  lune ,  Sei  lune. 
Tre  mesi.  Sei  mesi.  —  Lunazione, 
Lunagione,  n.  f.  Lunare,  n.  m.  ed 
anche  Lunamento,  ant.  Tempo  del 
corso  della  luna  dal  principio  del 
novilunio  fino  al  termine  dell'  ulti- 
mo quarto:  cioè  Novilunio,  Primo 
quarto  :  Luna  piena  ;  e  Ultimo 
quarto.  Corso  di  tempo  in  tutto  di 
circa  ventisette  giorni.  —  Louna 
eh' crè$8.  —  Luna  crescente.  — 
louna  eh'  cala.  *-  Luna  scema.  — - 
Luna  silente^  chiamarono  i  latini 
Quello  spazio  di  tempo  iu  cui  non 
si  vede  la  luna:  e  noi  ital.  interlù- 
nio.—  I  bolognesi  dicono:  luna 
credente.  Gobba  a  ponente.  Luna 
calante.  Gobba  a  levante.  —  Para- 
selene ,  n.  f.  Quando  apparisce  V  im- 
magine della  luna  in  una  nuvola. 
—  Avèir  la  Imna.  —  Aver  la  luna 
al  rovescio.  E  bassam.  Sonar  la 
mattana.  Esser  bisbetico.  —  Èsser 
d'huna.  —  Esser  di  vena.  — >  il  t  e 


Oèin  dia  ^tio.— £  già  lungo  tem- 
po.'-^  Oh  a  i  è  dia  kmna.  «^  Oh 
v'ha  ancora  del  tempo  prima  che 
accada  tal  cosa.  —  Far  veder  la 
huna  in-t-al  pozz.  —  Far  veder  la 
Luna  nel  pozzo.  Far  veder  lucccio- 
l^per  lanterne.  —  Parèir  la  louna 
d'agòst.  «^  Sembrar  la  luna  in  quin- 
tadecima. Si  dice  a, persona  grassa, 
piccola,  e  di  viso  scofacciato.  — 
Zèirc*  dia  louna.  —  Alone,  o  Cinto, 
e  i4ra.  — Lot/n,plur. — Segni  lunari. 
Che  servono  ne' Innari  per  cono- 
scere i  diversi  termini  della  luna. 

—  Una  eossa  fatta  a  louna.  '--Al' 
lunato ,  Lunato ,  Falcato.  A  luna- 
to. —  Semilunato.  Fatto  a  Qgura  di 
mezza  luna. 

LÓUV,  n.  m.  e  LÓUVA,  f.  Lupo,  n.  m. 
e  Lupa,  f.  Quadrupede  salvatico 
voracissimo,  che  ha  la  similitudine 
del  cane.  -*  Avèir  la  budella  dèi 
làuv.  Avèir  una  càin  bocca  d' tòuv. 
Ayeir  al  mal  dia  lòuva  —  Aver  bu- 
limo.  Aver  appetito  canino.  V.Fam. 

—  Perciò  Lòuv  per  Ghiotto ,  Ghiot- 
tone, Mangione,  ùupo.  —  Lòuv. —  In 
slcune  parli  chiamano  Afferratolo 
Queir  arnese  composto  di  due  archi 
mobili  e  dentati ,  di  ferro,  con  cui 
si  afferra  qualche  cosa  minuta  cadu- 
ta nel  pozzo. 

LOZA  .  n.  f.  Androne,  n.  m.  (contrat- 
to da  Andarone).  Andito  lungo  per 
lo  quale  dall' uscio  da  via  si  arriva 
a' cortili  delle  case.  Loggia  è  un  E- 
ditìzio  aperto,  la  cui  coperta  si  reg- 
ge su  gli  architravi ,  e  questi  in  su 
pilastri  0  colonne.  E  anche  questa 
in  boi.  dicesi  Loza.  —  Salita  la  sca- 
la si  arriva  in  una  bellissima  log- 
gia. Vasar.  — Loggiato.  Portico  for- 
mato di  più  archi.  (Boi.  Luzd),  Log- 
giato che  circonda  il  cortile  intor- 
no intomo. 

LUBIÓN,  n.  m.  (da  Loggione,  Loggia 
grande).  •**  Alberti  registra  la  vo- 
ce Paradiso.  Ed  è  la  parte  più 
alta  del  teatro ,  senza  divisione  di 
palchetti ,  destinata  per  i  servitori, 
e  pel  minuto  popolo. 

38      - 


LCG 


338 


LUH 


LUCA ,  np.  m.  Luca,  m.  buchino ,  ina, 
dim.  —  LucatUonio ,  ec.  composti. 
Lucca.  —  Lucca.  Ciltà  del  Dacato 
di  tal  nome  io  Italia. 

LUCCHÉTT.  Lucchetto.  Serraturina  co- 
lante di  varie  forme,,  cbc  chiamasi 
Arco,  da  una  parte  imperniato  scor- 
rente fra  due  iingaelte  denominate 
Guide  o  Orecchie,  e  dall'altra  con 
intaccatura,  che  entra  in  un  incavo 
per  ricevere  la  stanghetta  della 
toppa. 

LUCHEINA.  PANZANA,  FANDONIA.  Bo- 
ta. Panzana.  Fandonia.  Pastocchia. 

LUDAR ,  V.  Lodare ,  v.  Laudare ,  Com- 
mendare. Glorificare  Magnificare. 
Esaltare.  Eslòtlere.  Celebrare.  Su- 
blimare. Innalzare.  Levar  con  lo- 
di. Encomiare.  Illustrare.  Predica- 
re. Tessere  elogi.  —  Dire  in  lode  di 
alcuno.  Dar  lode.  Dir  bene  di  uno. 
•^  Una  cossa  dégna  d' esser  tudd. 
-^Cosa  Laudàbile,  Laudèvole,  Com- 
mendàbile, Commendévole,  ec.  — 
Chi  s' loda  s' imbroda.  —  Lodatevi 
cesto ,  che  avete  bel  manico.  Lodati 
cesto,  che  hai  mànico  bello. 

LUDRI  (avendovi  unito  l'articolo  UU- 
dri).  Otre  e  Ofro.  Pelle  tratta  intera 
dall'animale,  e  per  lo  piti  di  bec- 
chi e  di  capre;  serve  per  portarvi 
dentro  olio.  In  boi.  vale  ancora  per 
similit.  Persona  piccola ,  e  spropor- 
zionata. Tangoccio.  Bozzachiuto, 
agg.  E  si  dice  in  boi.  anche  per  Man- 
gione, Lurcone,  e  simili,  che  tro- 
verai alla  voce  Dluvi  V. 

LUG,  SIT.  Luogo,  Sito,  Spazio,  ec. — 
Lug.  —  Podere ,  Luogo.  Possessio- 
ne, e  cioè  Pih  campi  con  casa  da 
lavoratore.  Prèdio  è  termine  del- 
l' uso  derivato  dal  lat.,  e  dicesi  tan- 
to di  campagna,  che  di  città,  castel- 
li ,  ec.  Predio  urbano.  Le  fabbriche 
che  sono  in  città. —  Sta  nott  a  n'ho 
pssù  truvar  lug  in-l-al  lèti.  —  Que- 
sta notte  non  ho  potuto  trovar  po- 
sa in  sul  letto.  *-  Lug  cmùn.  V. 
Camer. 

•LUGAREIN,  n.  m.  Lucherino.  Lucari- 
no.  Uccello  nolo. 


LUIESSA.  LogUerella.  Loglio  sai  valico. 

LUtG'.  V.  Aldvig. 

*LIJI ,  n.  m.  Luglio.  Il  seltimo  mese 
dell'anno.  — «  Ed  anche  Logtio,  pian- 
ta nota. 

LÙM ,  n.  f.  Lume»  n.  m.  Luco,  d.  f.  — 
La  lùm  dèi  sòul.  —  //  lume  del  so- 
le. —  Lùm ,  f.  Lume ,  m.  Per  Uten- 
sile ,  che  recando  con  sé  uo  corpo 
acceso ,  serve  ad  ihumiDare.  — 
Ddm'  una  lùm.  —  DatenU  un  lu- 
me. —  Far  lùm.  —  Far  iume.  E 
figura t.  V.  Calzétta.  —  hnpiar  Ia 
lum.  —  Accendere  il  lutne.  — 
Smurzar  la  lùm.  —  Spegnere , 
Smorzare,  Estinguere  il  iume.-^ 
N*  i  veder  lùm  dalla  fam.  —  Al- 
lampanar dalla  fame.  Allupare.  — 
Una  stanzia  eh'  ava  poca  lùm.  — 
Una  camera  che  ha  disagio  di  htr 
me.  —  Lùm  sfazzd.  •—  Luce  troppo 
vivida.^- Lùm  eh' fa pianzri  muri 
—  Lucerna  mezzo  spenta.  Smorto 
e  debole  lumicino.  Lume  fioco.  — 
Tra  lùm  e  scur. —  Tra  lume  e  buio. 
Barlume.  —  La  spiegazione  e  diffe- 
renza di  questi  altri  nomi  si  trofe- 
rà  ne'Vocabolari.  Lustratore.  Lustro 
e  Lucare  ant.  —  Splendore.  Splen- 
didezza. Splendidità.  Fulgore.  Ful- 
gidezza. Bagliore.  Chiarore.  —  iii- 
ciechio,  ec.  s—  Lùm  d' rocca.  — 
Allume  di  rocca.  Sorta  di  sale. 

LUMÀ.  LUMADEINA.  LAMPA.  LAMPA- 
DEINA.  Occhiala,  Guardata,  (k- 
chiatina,  ec.  —  Lumd  d' oli.  —  Lu- 
cernala,  n.  f.  Quella  quantità  d'olio 
che  tiene  la  lucerna.  —  Sèinza  ab- 
badari,  l*arbaltò  una  lume  d'oli 
in-t-al  giuslacor.  —  Gettò  su  V  a- 
bito,  non  se  n'avveggendo,  um 
lucemata  d' otto. 

LUM  AG  A.  Lumaca.  Chiòcciola. "^Cìuoc- 
dola ,  per  simil.  è  la  Vite  femmiu. 
V.  Vid. —  Scala  a  lunuiga.  —  Scùis 
a  chiocciola,  a  lumaca. -^  Catta 
dia  lumaga.  —  Guscio  della  chìvc' 
dola.  —  La  bava  lùzida  dia  luma- 
ga, ch'la  lassa  cammitiand.  —  Sba- 
vatura. —  Lumaga  di'  aridi.  —  Pi- 
ràmide. Quel  pezzo  dell'  orioolo. 


LVN 


339 


LDS 


intorno  a  cui  s'avvolge  la  catenuz- 
za.  Ruota  della  piramide.  Canali, 
ed  AHeita  della  piramide.  *-  Lu- 
machellat  ChioceioUna,  Chioccio- 
Iella,  n.  f.  e  Chiocciolino,  n.  m.  di- 
min,  di  Lumaca. —*  Lumacone,  ac- 
cresc. 

LUMAGOTT.  Lumacone.  Lumaca  cbe 
non  ha  guscio. 

LUMAR,  V.  Alluciare,  y.  Guardare  at- 
tentamente. 

LUMBERGAR  per  Slumberzar.  V. 

LUMBRiS.  LUMBRIG.  Umbrico.  Baco 
senza  gambe  che  nasce  nella  terra. 
Nel  piar,  fa  Lombrichù 

LUMINARI  Aecendilore.  Illuminatore, 
Colui  che  è  obbligato  per  uffizio 
ad  accendere  i  lumi  ne'teatrì,o  per 
le  strade  i  fanali  pubblici. 

LUMINAROL.  Abbaino.  Apertura  su 
per  lo  tetto  per  far  venir  lume ,  e 
per  uscire  sopra  il  medesimo.  La 
voce  boi.  è  molto  più  significante 
deir  italiana. 

LUNARI.  Lunario.  Altri  vocaboli  affini 
si  trovano  io  Calendario.  Almanac- 
co. Diario.  Effemèride,  Giornale.  La 
differenza  di  essi  si  rinverrà  ne'  Vo- 
cabolari di  lingua.—  Far  di  luna- 
ri. —  Fare  de' lunari,  degli  alma- 
nacchi; Almanaccare.  Far  disegni 
in  aria.  —  Aoèir,  o  n*avèir  un  in- 
t-al  90  lunari.  —  Avere,  non  avere 
allrui  su  'l  propìio  calendario.  A- 
verlo,  0  non  averlo  in  istima. 

'LUNARIAR,  V.  Almanaccare.  V.  Lu- 
nari. 

LUNDREINA ,  n.  f.  Londtino ,  n.  m. 
Sorte  di  panno  leggiero,  ora  detto 
Powi  zefir. 

*LUNEOÉ»  n.  m.  Lunedi.  Il  primo  gior- 
no della  settimana. 
'LUNÉTTA,  n.  f.  Lunelta.  Specie  dì 
coltello  da  cucina ,  foggiato  a  mez- 
za luna»  con  due  manichi,  che  ser- 
ve a  tritar  le  carni.  —  Lunétta.  — 
Lunetta.  Mezzaluna.  Term.  d'archi- 
tettura MiiiL 
LUNG.  V.  Long.  —  Lunga  lunghéra. 
Via  diritta ,  lunghissima  e  noiosa. 

LUNGAGNA.  Lungàgnola,  Lungheria, 


Lunghiera,  Lungaia.  Discorso  lun- 
go e  noioso. 

LUNTAN,  avv.  Lontano.  Lungi.  Umi<i- 
namente,  avv.  -»  Étser  lunlan,  — 
Distare.  Essere  assente.  Cioè  fuor 
di  paese.  —  Zercar  da  lunlan.  — 
Tentare  o  Ricercare  dalla  lunga. 
Pervia  obbliqua.— i^«Mr  luntan  più 
eh' n*  è  dal  zìi  alla  tèrra;  cmod  è 
dal  de  alla  noti. -^  Esser  più  lonta- 
no che  gennaio  dalle  more. 

LURÉINZ,np.  m.  ZA,  f.  Lorenzo,  m. 
za,f. 

LURNIA.  V.  Patùrnia. 

LUS ,  n.  f.  (dal  lat.  Lux).  Luce.  Ciò  che 
illumina.  -*•  Lucifero.  Che  porla  lu- 
ce; e  con  voce  tutta  gr.  Fòsforo. 
(Da  Phos,  luce,  e  Phero,  portare). 
*-  Lus  dèi  spécc'.  —  Bàmbola. 

LUSEINT ,  add.  Lucente.  Cbe  luce.  Pa- 
recchi sono  gli  aggiunti  che  si  dan- 
no a  quelle  cose,  che  la  luce  o  pro- 
pria, 0  riflessa  tramandano.  Ne  rife- 
risco alcuni  senza  spiegazione,  e  sen- 
za distinzione  per  brevità.Lt/ddo,lti- 
cicante.  (Seri voLuctcan/e  col  primo 
csemplice,  percbèmi  sembra  errore 
il  raddoppiamento  di  questa  conso- 
nante in  parole,  che  derivano  da 
Luce,  scritia  con  un  solo  e).  Splen- 
dente, Risplendente,  Rilucente,  Tra- 
Iwente  ,  Luminoso  ,  Illumifianfe , 
Illuminativo ,  Fùlgido ,  Fulgente  , 
Abbagliante,  Lampeggiante ,  Bale- 
nante, Raggiante,  Iiraggiante. 

LUSER,  V.  Lucere,  verbo  impersona- 
le. —  Tralucere.  Lucer  molto  (Boi. 
Tralucar).  —  Risplèndere,  Splen- 
dere. Lucere  con  maggior  inten- 
sione. 

LUSERTA.  Lucèrtola  e  Lucerla.  Retti- 
le di  color  bigio,  che  ha  quattro 
gambe,  e  lunga  coda,  velocissimo. 
—  A  sani'  Agnés ,  al  còrr  la  Inser- 
ta pr  al  paès.  V.  Agnés.  —  Luser- 
tòuna,  n.  f.  Lucertone,  e  Lucerto- 
lone, n.  m.  accr. 

LUSGNOL.  Rusignuolo.  Rosignuolo.  U- 
signuolo.  Lusignuolo.  Uccelletto 
stimatissimo  per  la  dolcezza  e  va- 
rietà del  suo  canto.  I  poeti  lo  dico- 


LUV 


340 


LVZ 


no  MKora  FitomeUt.  Amante  del 
canto. 

LUSINGAR,  V.  Lusingare,  y.  Allettare 
con  false,  o  finte,  o  dolci  parole 
per  indurre  altrui  a  sua  volontà ,  e 
in  suo  prò.  Careziare,  Piaggiare. 
Blandire.  Invescare.  Allacciare.  Tut- 
ti verbi  che  si  accostano  alla  signi- 
ficazione suddetta ,  e  che  non  sono 
nel  dialetto.  —  In  boi.,  ed  in  ital. 
ancora  il  verbo  Ltmngare  suole  u- 
sàrsi  comunemente  in  neutro  passi- 
vo ,  nel  significato  di  Confidare , 
Sperare.  Né  la  Crusca,  né  il  Dizio- 
nario Enciclopedico  dell'  Alberti 
portano  questo  verbo  in  tale  signi- 
ficanza ,  ed  é  perciò  che  i  puristi 
l'hanno  per  erronea,  e  non  azzar- 
dano di  adoperarla.  Sia  però  a  con- 
forto di  chi  rfaa  sempre  usata,  e  di 
chi  vorrà  pur  servirsene ,  che  puos- 
6i  ammettere  sull'  appoggio  di  va- 
levoli autori. 

LUSNaMÉINT.  V.  Lorna. 

LUSNAR.  V.  Lo$na. 

LUSÒUR.  V.  Lùm. 

LIJSTER,  n.  m.  LUSTRADURA.  n.  f. 
Lustro ,  n.  m.  Lustratura,  n.  f.  Pu- 
limeoto.-<-ll  lustro  che  si  dà  a' pan- 
ni lani  dicesi  Cartone. 

LÙSTER,  add.  iu^rro,  agg.  Lùcido. 
Terso.'^  Lùster  cm*è  un  spècc'.-— 
Polito,  netto  come  uno  specchio.  — 
Lùster pr'i  stivai  —  Lustro,  Luci- 
do da  stivali. 

LUSTRAR.  V.  Lustrare,  v.  Pulire  e  far 
rilucente.  —  Lustrare,  significa  an- 
cora Rilucere.  Dar  luce.  Illustrare. 
Far  buona  comparsa. 

LUSTREIN.  Lustrino.  Sorta  di  drappo 
fino  di  seta.  —  Lustrein  d'Inghilter- 
ra pr  i  lai.  —  Drappo  d'Inghilter- 
ra ;  Taffettà  per  le  ferite. 

LUVARLLUVISÌA.  Ghiottoneria.  Ucco- 
neria,  e  pel  verso  6Ato^torma,Lec- 
cornia. 

LUVEIN.  Lupino.  Pianta  e  legume  noto. 
""Quèllch'vènd  i  luvein.—Lupinaio. 
<—  Luvein,  Luoaslréll,  per  similit. 
GhÌQttoncello,€hiottoncmo,Ghiotte- 
rello,GhiQUerelUno,  dim.  di  Ghiotto. 


LUVERTIS.  BuvisHoo  ,  RovUtìeo ,  e 
volg.  Uveriizio.  tmuio.  bigustn 
in  bot.  Pianta  salvatica  cbe  fa  per 
le  siepi ,  con  fior  bianco  in  ffomia  di 
pina.  1  suoi  getti  simili  agli  Sparagi 
si  mangiano  eotti  e  iot  insalata. 

LUViSlA.  V.  Luvari. 

LUZÀ.  V.  Loza. 

LUZERNA.  Balta.  Dado  o  pezso  di  fe^ 
ro  o  bronzo,  sa  di  cai  girano  i  bilidù 
degli  usci.  —  Luzema.  '^^Lstcema. 
Vaso  di  metallo  odi  cristallo  diverse 
maniere,  in  cui  si  mette  olio,  e  lu- 
cignoli per  fòr  lume. — Luzernaadu 
lumein ,  a  tri  lumein.  —  LueernA 
a  due ,  a  tre  lucigtioU.  —  Le  parti 
della  lucerna  sono  le  seguenti:  fé, 

—  Pianta.  Il  piedestallo^  -^  Fut, 
Bacchètta.'^Canna. — Gròpp. — ita- 
laustro.  —  Foaco.  —  Coppa.  ^ 
Bcchein.  —  Beccucci.  —  ZindaiML. 
— -  LuminelU.  — *  Suato.  —  Hodo,  — 
Cverc*.  •*—  Coperchio.  —  Manèita. 

—  Manico.  —  Ccuinein*.  —  Maglie, 
Catenelle,  che  portano:^!  «miie- 
dadur.—  Le  smoccolaioie.^^  Frràn 
da  tirar  su  al  stuppein.  —  Fuselli- 
no.'^Smurzadur.'''Spegniioio  o  Co- 
perchitto.  --Luzema,  o  Lùt»  dall'o- 
li di  euntadein.  —  Lucerna  a  ma- 
no«>Eper  renderla  stabile  se  neeoa- 
ficca  il  manico  in  un  cosi  detto  l4f- 
cerniere.  (Rol.  Pé  dta  luzema)  ch'é 
una  colonnetta  di  legno  eoo  largo 
piede,  iornìin.-^Una  luzema  peina 
d'oli.  -*  Lucernata.  —  iMcertmz- 
za,  dim. 

LÙZl,  np.  ni.  LUZt ,  f.  Lucio»  m.  Ut- 
eia,  f.  Lùciolo,  dim.  Cia,  Uà, 
f.  corrotti  ).  —  la  noti  d' santa  Luà 
l'èia  più  longa  eh' si  si.  Prove^ 
bio  ,  che  sembra  falso ,  glaecbè  i) 
giorno  di  santa  Lucia  cade  II  15  del 
dicembre;  la  notte  più  lunga  èqoel- 
la  del  selstiziod'inverno,  che  arrin 
nel  21  o  22  di  quel  mese.  Gè  fa 
chiaramente  vedere  che  II  prove^ 
bio  é  più  antico  dell'epoca,  in  cai 
fu  fatta  la  riforma  al  Calendario  dal 
nostro  bolognese  Gregorio  XIII.  Poa- 
tefice  nel  1582. 


HAe 


341 


MAC 


.CJZIDAR»ir.  Lucidare,  ▼.  Ricoperei 
al  risooBiro  della  hice.  sopra  cosa 
trasfnreDte,  disegni,  scritture  o  si- 
mili. —  Lucidazkme,  -^  Lucidare 
ÌD  ital.  irale  ancora  lUuminare,  Dar 
luce.  Ed  IUu9irare,  Render  chiaro. 

.IJZZ.  Lùccio.  Pesce  grosso  d'acqua 
dolce.-^iiizz  miiaMd.— Lticcto  in- 
scUaio.  —  Cosi  itfJMktor.  —JVUa^ to- 
rà. Inaaiare  il  tuccio.  La  voce  Mi- 
BoUarc  per  Insalare  la  carne  di  per- 
meo è  fuori  d' oso. 


LIIZZLA.  IM/Odoìa,  Sorla  di  mosca,  che 
nella  oscnritii  manda  luce  fosforica 
da  tutta  la  pancia.  —  Vénder  iùxzel 
per  lanieren.  -*-  Vender  lucciole  per 
lanlerne.  Dare  a  credere ,  o  ad  in- 
tendere una  cosa  per  un'  altra.  — 
Fallir  el  Iùxzel  a  i  f4cc'.  V.  Occ\ 

LUZZLOTT.  Lucciolatù.  Bscberoczolo 
che  luce  come  la  lucciola ,  ma  non 
ha  ali.  Con  termine  di  Storia  Nat. 
^ctMlto;  e  volgarra.  Portotonlemo. 


N 


M 


m  M,  Emme.  Lettera  consonante 
dell' alfabeto.  Serve  anche  per  let- 
tera numerale  corrispondente  a  Jft^ 
te ,  che  gli  antichi  scrivevano  CI3. 
MM.  Duemila.  MMM.  Tremila,  m  Un 
milione. 

MA.  Ma.  —  I  boi.  usano  alle  volte  dir 
Jfo  per  Ma;  e  da  molti  si  usa  indiffe- 
rentemente Ma  $é»  Mo  $é.  Ma  «t;  tut- 
tuttavolta  quando  si  mette  in  prin- 
cìpio si  suol  dire  Ma;  quando  poi 
serve  di  particella  riempitiva  e  si 
inette  dopo  il  verbo,  allora  si  adope- 
ra il  Mo:  p.  e.  Saciv'mo  coisa  o-i-Ao 
da  direv'  f  Volete  $apere  che  ho  da 
dirci?  —  A  8Òn  uno  Bluff.  —  Sono 
già  annoiato.  —  Anche  in  ilal.  ce 
ne  serviamo  alcuna  volta  da  parti- 
cella riempitiva.  Mo  vedi  tuf  U  han- 
no usato  Dante  e  Boccaccio.  —In 
Ital.  poi  JVo' apostrofalo  è  avverbio 
di  tempo  sincopato  da  Modo  lat.,  e 
Tale  Ora,  Adesso.  E  veggio  ciò  cfy'è 
mo'  nel  tristo  mondo.  Or*veda  mo' 
lei ,  come  io ,  ec.  Quel  mo'  sta  per 
Jlfodo,  cioè  Ora»  Adesso.  —  Cosi  Jlfo' 
mo*  raddoppiato,  vale  Or  ora:  In 
questo  plinto. 

MACCACLUR,  n.m. Strumento  da  rom- 
pere le  nocciuole,  consistente  in  una 


scatoletta  rotonda  di  legno,  avente 
una  vite,  introdotta  in  foro  prati- 
calo nel  suo  contorno  che  volgen- 
dosi s'allunga,  e  schiaccia  la  noc- 
cìuola  situata  fra  il  capo  della  vite, 
e  la  parete  opposta  della  scatola. 

'MACARÒN.  n.  m.  sing.  MACARON, 
plor.  JtfarcAeroni.  —  Jltocaròn,  ag- 
giunto d'uomo,  vale  Di  buona  pa- 
sta. Baggèo. 

*MACCARUNAR.  n.  m.  Fabbricatore 
di  maccheroni.  —  E  come  verbo 
vale  (Comporre  una  differenza  o  So- 
pire  una  mala  causa  con  imbrogli, 
ciò  la  più  dei  boi.  dice  Ammacca^ 
runar. 

MACCETTA.  Macchietta,  Macchiuzza, 
dim.  di  Macchia,  per  segno,  ec.  — 
Maccètla.  —  Maechiarella  e  Jltoc- 
chierella»  n.  f.  dim.  di  Macchia  in 
sing.  di  Bosco.  —  Mcuscètta  T.  dei 
piti,  paesisti. 

Macchina.  JiraccA<na.  —  Macchina, 
per  Zirandla.  —  Giràndola.  —  Dar 
fug  alla  macchina»  figurai.  —  Dar 
fuoco  alla  girandola. 

'MACCHINAR ,  v.  Macchinare. 

MÀCCIA.  Macchia.  —  faceta  fiysea. 
-^Macchia  recente.  —  Véccia.  — 
Macchia  rafferma,  rincappellata. 


' 


MAD 


342 


HAG 


o-  Cìie  n'  s*  possa  cavar,  scanzlar. 

—  Macchia  itidelèbile.  —  D'aqua.  — 
Gocciolatura.  Quel  segno  o  macchia 
che  fa  la  gocciola.  —  Vacca ,  chia- 
masi Quella  traccia  ne' paoni,  che 
fa  l'acqua  io  conlorno  nel  lavarli 
per  una  macchia  levala.  —  Màccia. 
'^Macchia,  per  Bosco  folto.— 5totn- 
par  alla  maccia,  —  Slampare  alla 
macchia,  cioè  senza  il  nome  dello 
stampatore.  Batter  monete  alla 
macchia,  ec.  vale  farlo  nascosa- 
mente. 

ÌAACCIÒ^.  Macchione,  accr.  di  Macchia 
in  sign.  di  Bosco.  —  Star  dòp  al 
macciÒ72,6gur.— S^ara/  macchione* 
Procacciarsi  di  nascoso,  confante* 
la  e  sicurezza ,  avvantaggi.  Talora 
vale  Stare  in  agguato. 

MACCIÓUNA,  n.  f.  Macchia  grande. 
Segno  grande. 

MACOBÀ,  n.  m.  Capricorno,  Ceràm- 
bice rosa.  Da  Li  un.  Cerambyx  mu- 
scalus.  Insetto  che  spande  odor  di 
rosa ,  e  si  trova  ne'  salci. 

MADER  (dal  lat.  Mater).  Madre,  Ge- 
nitrice. —Dalla  voce  Madre  o  Maire 
aot.  derivano  i  nomi  Materno,  Ma- 
ternità,  Matricidio ,  Matrona,  Ma- 
tronale, ec.  —  Matronimico  gr.  add. 
Che  prende  la  denominazione  della 

.  madre.  Nome  matronimico.  Nome 
messo  al  figlio  da  quello  della  ma- 
dre: p.  e.  Penelòpide,  da  Penèlope. 

—  Mal  dia  mader.  V.  Mal, 
HADIRA,  n.  f.  MADlRÒN.n.  m.   Cor- 

rentone.  Grossa  trave. 
MADÒN,  n.  m.  Zolla,  Gleba,  n.  f.  Pez- 
zo di  terra  spiccata  pe'  campi  lavo- 
rati —  Un  camp  pein  d'madon.  — 
Campo  zolloso.— he  Zolle  erbose  di- 
consì Piote  —Còdg.— Mattone  in  lin- 
gua ital.  è  quel  pezzo  di  terra  colla 
ad  uso  delle  fabbriche.  V.  Preda.  — 
Madon,  m.  plur.  —Bozze,  f.  Quelle 
pietre  le  quali  con  maggiore  o  mi- 
nore aggetto  sportano  fuori  delle 
fabbriche  con  varie  sorte  di  sparti- 
menti  ,  e  s' usano  per  lo  più  con 
r  ordine  rustico.  Sono  queste  di 
differenti  strutture.  Bozze  a  guan- 


cialetto: a  punta  di  diamasUe;  M 
ze  rustiche ,  o  rozze,  o  jntHxeeekiè 
te ,  incerte.  Bozze  piane  sono  (pé 
le  che  risai lan  meno. 

Madonna.  Madonna.  Nome  d' onc 
che  si  dava  alle  donoe,  per  di 
Mia  donna,  cioè  Mia  signora.  Ort 
assolutamente,  per  eccellenta, 
si  de\iai  Santissima  Vergine. —  Aw 
dar  a  létt  cùn  la  madonna.  —  fsf 
la  cena  di  Salvino,  modo  bassa 
Andare  a  letto  senza  ceoaL  — >  A  «  i 
è  Sani,  né  Madonn.  —  JVòii  c'è  ri' 
paro.  Non  e' è  via.  Non  c'è  veni 
Non  v'  ha  rimedio.  —  Far  madut^ 
na.  —  Stare  in  paneioile.  —  i* 
donna ,  per  Suòcera,  voce  divenDii 
bassa,  che,  anitamente  a  Mssirpa 
Suòcero ,  sono  rimaste  io  contado , 
benché  fossero  titoli  di  maggionfr 
za.  —  Madonna.  V.  Munèida. 

MADRÉGNA.lfaln'i/fia.  —  Matrignùrt 
Malrigneggiare.  Proceder  da  matn- 
gna.  Aspreggiare. 

MADUNÀ.  Zollata,  n.  f.  Colpo  di  zolla. 

—  Madund,  add.  Fabbrica,  Muraa 
madunà.  —  Muraglia  ammatt- 
dorlata,  fatta  a  bozze.  —  Una  por- 
ta madund.  —  Porta  tutta  di  boz- 
ze, o  bugne  non  rozze,  nèa  puHti- 

MADUNZEIN .  n.  m.  ZolUUa ,  ZoikiO' 
na,  n.  f. 

MADUR,MADURÀ,  add.  Maituro,  le- 
lutato.  Frutta,  biade  eceondotie 
alla  loro  perfezione,  alla  inalanti 

—  Frutt  madurà.  —  Fruiii  scaàiUi- 

—  Stracc  madur.  —  Stanchissima^ 
Acciaccato. 

*MADDBA  (VGNIR  ALLA)  Venire  a  ma- 
turazione, ed  anche  a  guppuraziime. 

*M ADURAR,  V.  Maturare. 

MAG.  Mago ,  al  piar,  fa  MagL  Negro- 
manti. Coloro  che  esercitaDO  la  ma- 
gia. —  Mago ,  è  anche  a^.,  ed  allo- 
ra fa  Maghi  nel  plur.  m.  lo  slesso 
che  Màgico  e  Màgici.  —  Magio  è  t«» 
ce  persiana,  cbe  significa  Sapiente, 
è  quello  cheì  greci  dicono  Fi los«4o 
Di  questa  sorte  furono  quei  re,tkt 
andarono  ad  adorare  Gesb  bambiai« 
in  Betolefsme.  Ed  anche  in  boi.  si 


UAG 


343 


MAO 


disliffgae  Ifag  piar,  di  Mago,  cioè 
MagM,  da  Maz  piar,  di  Magio.  I  tri 
rè  maz  o  Mag\  -^ì  tre  re  magi, 

'MAGA,  n.  f.  Fischione.  Fisione.  Sorte 
di  uccello. 

MAGARA.  Dio  lo  voglia.  Diel  voglia. 
Diel  volesse.  Domine  fallo. -^Ma" 
gara,  per  Anche.  A  in  era mctgara 
zèint.  —  Ve  n'  era  ben  cento.  — 
Magara  per  Molto,  Assai,  Molte  co- 
se.  A  in' è  anc  magara.  —  Ve  n' ha 
mollo  ancora.  Ne  sono  anche  molli. 

MAGARASS.  Marasso.  Piccola  serpe 
velenosa,  che  alberga  ne'praii,  e 
ne' boschi  paludosi. 

MAGAZEiN.  Magazzino  (e  non  Magaz- 
wno).  Luogo  dove  si  ripongono  le 
mercanzie,  e  le  grasce ,  cioè  tutte 
le  cose  necessarie  al  vitto ,  che  io 
boi.  dìcesi  Géner.  —  Maqazoin.  Di- 
cono i  boi.  air  Osteria  o  Bottega  do- 
ve semplioemente  si  vende  vino  e 
ÌAagazein  allo  stesso  Padrone  ,  e 
cioè  a  Colui  che  vende  il  vino,  nel 
Magazzino.  La  Crusca  porta  il  se- 
guente esempio  alla  voce  Jfagazzi- 
no  tratto  dal  dizion.  Alberti  «  Fa- 
colta  a'vinaioU,  e  magazzini  di  pO' 
ter  comperare  da'  contadini  i  vini 
nostrali  eoi  supplimento  della  ga- 
bella  ».  —  Da  ciò  mi  par  di  rilevare 
che  i  boi.  hanno  conservata  quesla 
voce  antica  :  e  che  potrebbesi  pur 
n^antenere  nella  lingua  nazionale 
per  distinguere  Maf/azztno ,  Padro- 
ne e  Venditore  di  vino  al  minuto , 
da  Magazziniere,  Custode  di  magaz- 
zino di  merci;  alla  qual  voce  i  boi. 
hanno  essi  pure  per  corrispondente 
Magazinir.  E  nel  modo  stesso  usar 
Magazzino  per  la  Bottega  o  Osteria 
dove  semplicemente  si  vende  il  vino 
al  minuto. 

MAGAZIMR.  V.  Magazein. 

ìidAGHER ,  add.  (dal  lat.  Macer,  o  dal- 
l'ant.  ital.  Magherò),  Magro  ,  agg. 
Contrario  di  Grasso.  —  De  da  ma- 
SfA«r.-.-  Giorni  da  magro.  Giorni  di 
digiuno.  Di  neri.-'  Magnar  da  ma- 
gher.  —  Far  magro.  —  Magher.,  o 
^cc.  —  Magro.—  Magher  stia.  Se  ce 


cm*è  un  {iss.  —  Magìy>  allampana- 
to, Lantertmto,  Disparuto,  Spub- 
ruta. 

MAGHÉTT  (dal  fr.  Magot  d'argent). 
Gruzzo  e  Grùzzolo.  Pecùlio.  Quanti- 
tà di  danari  raggranellati,  e  ragù- 
nati  a  poco  a  poco.  —  Mettr  insem 
al  magfiètt.  —  Far  gruzzolo.  Mette- 
re in  Cortona.  Bagg ruzzolare. — 
Maghètt.  Dlcesi  per  simil.  come  sa- 
rebbe dir  Mostretto,  ad  una  Meluz- 
za  e  Melùzzola.  Pomo  piccolo.  E 
nello  stesso  modo  in  termine  di- 
spregiativo ,  ad  una  piccola  poppa 
d'una  donna. 

MAGNA ,  add.  Mangiato.  —  Magna  per 
Corroso.  —  Dalla  rùzen.  —  Corro- 
so dalla  ruggine.-^  Dal  pùls.  —  In- 
danaiato  dalle  pulci.  —  Dai  varù, 
— Butterato.  —  Dai  tavan,  dal  mòsc, 
dal  zinzal.  — >  Morso,  Appinzato 
dai  tafani ,  dalle  mosche ,  dalle 
zanzare. 

MAGNA ,  MAGNAMÉINT  ,  MAGNAZZA, 
STB  IVA.  Mangiametìto ,  n.  m.  Man- 
giata. Corpacciata ,  n.  f. 

MAGNADURA.  n.  f.  (dal  fr.  Mangeure). 
Rosura,  Rodimento,  n.  m.  Le  Rosu- 
re,  i  Rodimenti  delle  bestie  dannl- 
fìcano  gli  alberi.  V.  Rusuadura.  — 
Magnadura  d' pulsa.  —  Puntura  di 
pulce.  La  voce  bolognese  indica  il 
segno  rosso  di  sangue  lasciato  dal- 
la pulce  nella  sua  puntura:  per  l'at- 
to del  pugnere  dicesi  in  boi.  Pziga- 
dura.  V. 

MAGNAGATT.  Scalzagatti.  Uomo  vile. 
Mascalzone.  Epiteto  dato  dai  boi.  a 
coloro  che  chiamano  Biricchein  per 
essere  famosi  ghermitori  di  gatti , 
de'quali  sono  gbioltissiroi  per  la  lo- 
ro carne,  e  per  venderne  la  pelle. 

MAGNAN.  V.  Frab. 

MAGNAR,  n.  m.  Il  mangiare;  Il  cibo. 
-^  I  l'han  mess  al  mèzz  magnar, 
e  al  sta  benone.  Parlandosi  di  am- 
malato.— È  di  già  a  mezza  la  dieta, 
e  sentesi  benissimo.  —  Vari  altri 
nomi  sonvi  di  lingua,  che  significan 
ciò  ch'è  necessario  al  vivere.  —  Vit- 
to, n.  m.  Provvisione  necessaria  per 


LIV 


334 


LIV 


peso.  Quindi  dal  solo  sentimento 
del  discorso  si  conoscerà  la  diffe- 
renza: Cùn  dis  lir,  a  s' cómpra  dis 
lir  d'Iein.-^Con  dieci  lire  (cioè 
con  venti  paoli),  9i  comprano  dieci 
libbre  di  lino, 

LISABÉTTA,  e  più  comun.  ISABÉTTA, 
ed  anche  SABÉTTA,  np.  f.  Elisabet- 
ta, f.  —  Diminut.  ed  accorc.  boi. 

^  Bttteina,  Elisa,  Isotta,  Isabèlla. 

*LlSSAB ,  V.  Lisciare.  Levigare.  E  fi- 
gurai. Adulare.  Piaggiare. 

LISTÉLL.  n.  m.  Listella,  n.  f.  Nome 
generico  per  denotare  in  architet- 
tura ogni  membretto  piano  o  qua- 
drato »  e  si  dice  anche  anche  Rego- 
letto  e  Lista. 

UT,  n.  f.  Lite,  n.  f.  Litigio,  Piato, 
n.  m.  Molti  vocaboli,  che  hanno  co- 
mune la  nozione  di  Contrasto,  si 
troveranno  ne' Dizionari,  ed  ivi  se 
ne  conoscerà  la  differenza.  Disputa. 
Questione.  Rissa.  Conlesa.  Contro' 
versta.  Zuffa.  Mischia.' Ed  allri  vol- 
gari. Baruffa.  Barabuffa.  Tafferu- 
glio. Tafferugia ,  ec. 

LITTEBAM  (AD).  A  lettera;  ovvero 
Per  l'appunto.  Letteralmente.  — 
Rezitar  un*  uraziòn  ad  litteram.  — 
Recitare  un'  orazione  a  lettera , 
letteralmente. 

LITTBÒUNA,  n.  f.  Uttera  lunga.  — 
Uttròuna,  n.  f.  siog.  e  Littròuni, 
D.  Lplur.  Letlerone  e  Letteroni,  n. 
ra.  Lettere  grandi.  Letteroni  d'oro. 

LI  VA ,  n.  f.  Leva  e  Lieva,  n.  f.  E  Vette, 
n.  m.  lermine  scientìfico. 

LIVÀ,  n.  f.  Levala,  n.  f.  Levamento, 
n.  m.  —  Levata  del  sole ,  della  lu- 
na, ec.  —  Livà  del  cari.  —  Tctglio, 
Alzata  delle  carte. 

LIVA .  add.  Levato,  Alzato,  agg.— Pan 
Uva.  —  Pam  levitato. 

IJVADUB.  Lièvito,  n.  m.per  fabbricare 
il  pane.— La  pasta  è  dà zòd'livadur. 
—  La  pasta  ha  passato  il  lier' 

LIVAB,  v.  Levare,  Alzare,  \. 
var  el  cari.  —  Alzar  le  e 
giuoco.  —  Livar  su  un  e' 
scà.  —  Rilevare  alcuno 
levare  un  mulo  colle 


vars',  0  Livar»  da  létt.  — 
Alzarsi  dal  letto.  —  Al  l 
pan.  —  Levitare.  Alzare  i 
Pan.  —  Livar  d'una  s 
GffUare.-^Unastadira  eh 
zèinl  lir.  «-  Una  stadere 
cinquecento  libbre.  —  L 

—  Levar  il  bollore. 
LIVE.  n.  m.  (coii'É  larga 

prio  di  un  paese  nel' 
bolognese,  parola  lro> 
cioè  OUveto.  Monte  01 
LIVÉLL  DA  MUaADUB. 
Strumento  fatto  a  sq 
dicella*  e  piombo  ne 
fa  r  angolo  retto ,  C( 
tori  o  altri    arteftì 
il  livello  dei  pian 
vèU.  —  Archipeìixc 
dicolo,  chiamasi  ^ 
l' archipenzolo.  —  " 

—  Livella,  n.m.St  *  - 
le  si  traguarda  p  v 
livello,  e  la  difier  ':■ 
dicesi  anche  Tf  ^,, 
Livellar.  —  Live  %.  ^ 
véli,  metters'  «  ♦^ 
dàn,  figur.  Pon  t^  *. 
a  competenza.  '*^    **« 

LIVRA,  n.  f.  Lepre^ 
nAì quadruped 
Simo,  e  veio<' 
quali  Dante,  1 1"**^^ 
Levre,  e  Lievì\'^^/  "  '' 
ne  Lepraioe  "^  Ih^  ^ 
rato,  nel  qu* .     *.,"•• 
lepri. —L€pf,  **^,'*'  - 

—  Lepratto  i^y  ^  ,^^  ^' 
lo,  e  più  cOk^St  i*  '^ 
lepre.  —  l/w  "i»,T""  # 
V  altra  la  L  ^  ^.  '  *   * 
spetta.  Ogg%J^  f^^*i  . 
Avèirpiù  d    ^  i  f*  ^^ 

—  Aveirpi^  \.  *  'a  ^ 

— '•«-ìNi,  :  •  . , 

■I  ■      " 


'1 


•>-... 


~  --  '  m  Uj^  ,  e  sa- 

■■      -^"•» •>«»,*-'..  *   '"■•inut   ..  '''"*■ 

■  ■«        ^r,   ^*^*'  '  Kg^,,  „  '    '^i.  Imòn;, 

»_^~'-»*»j-«     ,'"■""  «/-  ^flOIM- 

■^■■»  m^rCj    ''■'^"•'r  »  dannf- 

.          '■      "—  *    i,-—.         "'  *  '-'.3  *f™.  — 

T^""  <  fa*  ^-Z^'     *''di.  Munii 

*^  —  --•,  -^  .  "'•"'  «  '-.„.  Indica  il 

■*    ^  ■«■-fc^,           '■.■"-..  ilaiodal- 

""•**•«;,     ..  .7  '  ■'    '■   .  -  '.P*/  '■"■ 

'^  »^  ».».*•«_  '^'^  "*'ff^ 

ifa ''^•'  —  '   -  . ,,'/  Jomo  vile. 

mmmm^  ~  ■    '      -■.-."  dal  boi.  a 

rr- _      '''■■'.  iccAe(n  per 

■  ,,-     ■    "  '    '   .,    ..   ^."  ri  di  galli. 

,.''"...                            '  mi  per  In  lo- 

,^^*    *"•-_,     I     ''  ne  U  pelle. 

~"       •      (     .  »       '  ~             ^  //are  ;  Il  cibo. 

*■•*■"*     ■         1      , ,    _'              f"  '"'  mognar, 

"~  *    *i    ,         '_  .  iando«i  di  aro- 

"-•■■,                                J-*  mena  ladiela, 

■^  —  ,   .  __    .  .'  "T           JT  '"■  -  ^"''  ""'■1 

—  .--..,''                     j  uà;  che  algniHuR 

■^-    -     —    .!"                 >  0  al  ^yailljil^^ 


MAI 

sale  egnàlfflente  nel  bolognesre  «  ec- 
cetto cheoon  si  unisce  al  Sempre, 
né  dicesi  Mai  sèknper,  né  Sèimper 
mai,  ma  semplicemente  Sèimper. 
Cangia  pare  alcun  poco  in  questi 
modi  di  dire  :  Oza  $i  più  bètta  che 
mai.  —  Oggi  siete  cosi  bella ,  come 
foste  mai.  -—  Al  tèimp  è  bèli  più 
che  mai. -^11  tempo  è  pia  bello,  co- 
me  fu  mai.  —  Pein  che  mai.  Pein 
quanto  mai. — Pienissimo.  —  Quant 
mai  a  s'pò.  —  Per  quanto  si  può. 
Quanto  più  si  può.  ->  Mai  va  per  lo 
pid  accompagnato  dalla  negativa 
Non;  Non  mai.  —  A  n'i  fu  mai 
nssùn  Imperatòur  d'Italia,  ec— Jlfai 
poi  non  fu  nullo  Imperator  d' Ita- 
tia,  ec.  Alle  volte  però  nega  senza 
la  negativa,  ciò  che  non  è  d'aso  nel 
dìal.  boi.  ^  v'preg  de  n'dir  mai 
d' avèirem'  vést.  —  La  prego  che 
mai  dica  d*  avermi  veduto.  —  In* 
s' ein  mai  vlù  abbassar.  —  Mai  si 
vollero  inchinare.  —  In  ital.  si  ad- 
opera pare  con  due  o  piìi  negazioni, 
non  cosi  in  boi.  Ouand  V impera- 
tòur veins  in  Toscana,  a  n'vols 
intrar  in  Fiorèinza ,  es  n'  i  era  mai 
intra.  —  Lo  Imperadore,  venuto 
in  Toscana,  non  volle  entrare  in 
Firenze»  ne  mai  non  v*era  entra- 
to. —  Nella  lingua  ital.  alla  parola 
Jfot  s'aggiungono  altre  particelle: 
Già  mai.  Giammai,  Maisi,  Mainò. 
Nel  dial.  boi.,  come  ho  detto,  si  u- 
sano  separate  Mai,  Sé,  No.  —  Un- 
quaneo,  Vnquemai,  sono  piuttosto 
della  poesia,  e  dello  stile  elevato. 

MAIOLICA.  3fa^ò^fca.  Sorte  di  terra  con 
cui  si  sono  formati  piatti ,  e  vasi  si- 
miti alla  porcellana ,  cosi  detta  dal- 
l' isole  di  Maiorica ,  dove  prima  si 
facevano.  —  Da  Maiolica  boi.  si  for- 
ma la  voce  Maiulicar,  —  Fabbri- 
catorda  maiotica,'che  io  non  {sde- 
gnerei di  volgere  io  ital.  Maiolicaio 
o  Maiolicaro,  a  similit.  di  Fornaio, 
Agoraio,  ec. 

•MAITINÀ.  V.  Mattina. 

*MA1ULICAR,  n.  m.  V.  Maiottca. 

MAL.  Male ,  e  itfa^  per  elisione.  Nome 


346  MAL 

generico  ;  contrario  al  Bene.  Per 
estensione  si  appropria  a  Pena , 
Tormenta,  Danno,  Disgrazia,  Mit- 
fatto,  ec.  ma  più  comunemente  si 
adopera  per  Infermità  corporale. 

—  Mal  da  mort.  —  Mal  di  rischio. 
Qaello  in  cui  sia  pericolo  di  morte. 

—  Mal  del  donn.  —  MaH  muUèbri. 

—  Mal  da  rèder.  —  Jlfal  da  biac- 
ca. Mal  da  nulla.  —  Brutt  mal:  di- 
ce il  volgo  per  non  dir  Mal  caduco. 
-^Epilessia.  Morbo  sacro.  Mal  mae- 
stro, comiziale.  Cosi   Cascar  dèi 
bruti  mal,  come  dice  il  volgo  fio- 
rentino Cascar  del  male,  o  del  brut- 
to male.  —  Mal  dia  mader  (in-t-el 
donn).—Isterismo,o  Passione  istèri- 
ca. —  Mal  dèi  mcìdòn  (in-t-i  omeri). 
-^Ipocondriasi.^^Maldèl  bieehir." 
Dolore  colico  alla  regione  dell' um- 
bilico.  •—  Mal  dèi  simiott.  —  Pro- 
lasso 0  Bovesciamento  aU'infiiori 
dell'intestino  retto.  -^  Mal^Ua  pre- 
da. -—  Affezione  calcolosa,  o  Male 
di  calcoli.  Litiasi,  gr.  E  detto  figur. 
Male  del  calcinaccio.  iDdioaztoDe 
al  fabbricare.  -^  Mal  dèi  miserere. 

—  Vòlvulo.  Vomito  di  materie  ciba- 
rie e  stercoracee.  —  Luserlein.  — 
Chiodo  solare.  VaniVLTii  nel  capo  do- 
rante una  giornata;  diverso  dall' £- 
micrania  solare,  che  opprime  la  me- 
tà del  capo.— Fwfir  «ocAcr.— FfWMTo  sa- 
cro, o  Mal  di  s.  Antonio. — Puntura. 

—  Mal  di  punta  ;  Puntura.  Dolore 
puntorio  del  petto.  ^ Mal  d'ucc. 
V.  Occ\  —  Mal  inazzàc.  —  Frene- 
sia,  Delirio,  che  accompagna  la 
febbre.  —  Mal  nassèini.  —  Nascen- 
za.  Piccolo  enfiato  che  vien  da  sé 
in  alcuna  parte  del  corpo.  —  Al  n'è 
mal  eh'  al  prit  in  goda.  —  Non  è 
mal  che  prete  ne  goda.  Non  è  mal 
da  morire. <-*Zerear  al  mal  cun  un 
mUcclein.  —  Cercare  il  mal  come 
i  medici.  Cercar  di  Frignuccio.  — 
Al  mal  en'vol  còulpa,  detto  al  con- 
trario del  r  italiano.  Ogni  mal  vuol 
cagione.  Sempre  s'attribuisce  l' in- 
fermità ad  alcuna  colpa.  —  Un  mal 
che  n'  s' pò  curar,  —  Mate  incurà- 


MAL 


347 


MAL 


òiÌ0,  —  Un  mal  che.n'B*  pò  guarir, 

—  Male  imanàbile,  —  Partir  al 
mal  per  mèxz.  •*  Far  un  taccio ,  o 
uno  stralcio,  vale  Recedere  da  una 
mela  delle  prelese  reciproche.  '— 
Far  dèi  mai  —  Nuocere,  Pregiudi- 
care.  Far  male.  —  Avèir  mal  — 
Aver  male.  Sentirei  maialo.  *•  Far 
maL  —  Dolere.  —  A  m'/a  ''^a^  ^ 
tèela.  —  Mi  duole  il  capo.'^Nocen' 
te,  agg.  verb.  o  participio  di  tempo 
presente,  significa  Ciò  che  ouoce; 
e  l'astratto  Nocenza,oNocenzia, 
opposti  ad  lnnocente,e  ad  Innoceu' 
za.  li  gelo  è  nocente  alle  tenere  pian- 
te, —  Nocivo.  Ciò  eh'  è  di  danno,  e 
corrisponde  a  Bannoto.  È  nocivo 
il  troppo  dormire  li  giorno.  Mal 
nocivo;  Il  fumo  è  noeivo  alla  vieta. 
'^NociUvo.  Ciò  che  ha  forza  di 
nuocere.  Si  dee  cacciare  la  nociHva 
tritlizia.  —  Nocòvole.  Ciò  eh' è  allo 
a  nuocere.  Coneervarei  da  tutte  le 
pauioni ,  che  sono  nocevoU. 

MAL ,  ALA ,  Malo,  ala,  agg.  e  per  sinc. 
MaL  Cattivo.  Contrario  a  buono. 
Non  usasi  che  in  poche  frasi.  ^ 
Mal  pùnt.  —  Mal  punto,  —  Mal 
tèimp.  "  Mai  tempo.  —  Mal  guai, 
V.  Guai,  «-*  Mala  vseina.  —  Mala 
otcino.  —  itfa/  por.  —  Piano  irre- 
golare  ,  ineguale.  •—  Malacopia  , 
Malagrazia,  ec.  Vedi  a  suo  iuogo.^ 
Mali  epéie»  n.  f.  plur.  Spese  acceeso' 
rie;  Spese  aggiunte; Giunte  di  spese, 

NAL,HALAMÉ1NT,  avv.  Male.  Mala- 
mente, avv.  Contrario  a  Bene.  — 
Aveirs'  per  mal.  *-*  Aver  per  male. 
Altere  a  mcUe.  Recarti  a  male.  Pi- 
gliar a  male.  -—  Savèir  d'mal.  — 
Saper  male  altrui  d*  alcuna  cosa 
Averne  dispiacere.  Rincrescerne.— 
S'al  s'  r  ha  per  mal  eh*  al  spuda. 

—  S'  e*  l'  ha  per  male  scingasi,  ^ 
Y.  Permalòus.  —  Mandar  a  da  mal. 

—  Mandar  male.  Far  mal  governo 
di  una  cosa.  Gettar  via.  Scialaqua- 
re.  —  Male ,  avv.  si  unisce  a  molte 
voci.  Malabile.  Malaccorto.  Malac- 
concio.  Malacreanza.  Malaguida. 
Malaugurio.  MalaugurcUo,  ec. 


MAUCOPIA.  MINUTA.  BRIÌTTACOPIA. 
Minuta.  Rozza  di  scrittura.  —  Si  di- 
ce ancora  Sceda,  n.  f.«che  vale  Pri» 
ma  scriUura;  Scrittura  abbozzala; 
ed  è  per  lo  più  quella  de'NotaL  — 
Conviene  ben  distinguere  Sveda  da 
&;Aeda;  che  quest'ultima  significa 
semplicemente  Carla  scritta;  e 
Schèdola  dim.  Cartuccia;  Biglietlo. 
—  Dòp  la  minuta  a  s' farà  la  bona 
copia.  ;-  Dopo  la  minuta,  se  n'es- 
letiderà  la  copia  in  netto,  —  Si  os- 
servi bene  che  la  Minuta  è  ben  dK 
versa  à;àìV  Originale,  che  si  conser- 
va ,  e  che  i  Notai  chiamano  con 
bruito  nome  Matriz.  —  Matrice, 
che  sarebbe  da  lasciarsi  alle  mam- 
mane. Questa  cosi  detta  Matrice  è 
r  Originale  vero ,  cioè  la  Minuta  ri- 
dotta in  iscrittura  inalterabile.  Si. 
direbbe  dunque,  molto  meglio,  l'O- 
riginale  che  trovasi  ne' miei  alti, 
ec.  Peggio  poi  farebbe  chi  dicesse  : 
V  Originale  Matrice;  eh' è  lo  stesso 
che  dire  Originale  Originale,  — 
Una  malacopia  pHna  d'  scan' 
zlutlt  e  d'azzùnt,  che  n*  s' intèn- 
denquasi  brisa. -^  Minuta  piena 
di  scorbi,  e  di  rimesse  poco  inlelU' 
aibm. 

MALAGRAZIA.  Sgarbatezza.  Sgraxia» 
tàggine,  Sconcezza.  —  Malagrazia 
non  è  voce  di  Crusca.  L'Alberti  però 
la  porta  per  sinonimo  alla  voce 
Sgraziataggine,  ed  alla  voce  In- 
creanza. V.  Increanza,  —  Un  om 
pein  d' malagrazia.  —  Un  uomo 
sgraziato.— lA  parola  boi.  Sgrazia- 
tagin  vale  Azione  sgraziala,  diVf 
graziata. 

MALANAZA.  Sorta  d'  imprecazione. 
Malanno  abbia.  Malanno  che  ti 
colga. 

MALANDA,  add.  Malparato,  Mal  in 
ordine ,  Malassetto,  Male  assettato. 
Sciamannato.  Mal  vestito.  Male  in 
arnese.  —  Malandato  vale  Condotto 
a  mal  termine. 

MALANÉM,n.  m.  Maltalento,  n.  m. 
Malevolenza»  Malivoglienza»  n,  f. 
vale  Quasi  odio.  —  Dmalanim, 


MAL 


348 


MAL 


posto  avverb.  A  malincorpo;  A  mal' 
incuore.  Malvoloolieri. 
MALATTl.  Malattia,  —  Morbo,  pare  la 
eausa  della  malattia ,  cioè  La  di$pO' 
Bilione  alla  malattia,  —  Peslilen' 
za,  o  Peste,  è  un  male  contagioso 
(cioè  diffusivo  per  contatto)  di  qua- 
lità particolare.  In  %t.  Epidemia,  cioè 
che  si  sparge  indinerentemenie  so- 
pra tutto  il  popolo.  Male  epidèmi' 
co ,  0  contagioso.  Come  il  vainolo. 

—  Endèmico.  Male  endèmico.  Malat- 
tia che  è  famigliare  a  certi  paesi  a 
motivo  deiraria,  dell'acqua, della 
situazioue,  della  maniera  di  vivere, 
ec.-''  Contagio,  Contagione.  Una 
specie  d' infezione,  che  si  comunica 
fra  gli  esseri  animali  per  mezzo  del 
contatto.  —  Infezione.  Una  mala  e 
nocevole  affezione  che  contraggono 
i  corpi  animali  e  vegetali  dalla  loro 
corruzione.  —  Corruzione  è  quindi 
la  causa  dell'  infezione;  ed  è  Un 
guasto ,  od  una  alterazione  delle 
parti,  che  costituiscono  un  tutto 
fisico.  Ne' corpi  animali  e  vegetali 
la  corruzione  si  converte  in  putre- 
fazione, e  da  essa  l'infezione.— 
Malaltia  stèuica.  Stato  di  malattia 
in  cui  l'ammalato  trovasi  nel  mas- 
simo grado  di  forza  ;  Stenla.  11  con- 
trario è  iflema.  Debolezza,  o  ab- 
battimento di  forze  in  tutto  il  cor- 
po. —  Malattia  crònica.  Malattia  di 
lunga  durata.  —  il  dire  Affetto  da 
malattia  cronica,  di  podagra,  e  si- 
mili, non  è  piti  dell'uso:  ora  dicesi 
Infermo  di  podagra,  di  febbre ,  ec. 

MALAVOIA.  La  voce  boi.  non  corri- 
sponde a  Malavoglia,  equivalente 
a  MalavogUenzUtO  Malevogliènza , 
che  significa  II  To(er  male ,  Odio  ; 
ma  bensì  a  Malinconia,  a  Inquietw- 
dine,  a  Rancore, ec.  e  quando  è 
messa  avverbialm.  è  lo  stesso  che 
Ifa/i'o/ett/teri.  I  seguenti  esempi  me- 
glio dichiareranno  la  differenza  del 
significato.  —  i4  son  d'mala  voia. 

—  Sono  malinconico.  Sono  pieno  di 
lasciami  stare.  —  Far  una  cossa 
d' mata  vaia. — Fare  una  cosa  mal' 


volontieri,  a  Malincorpo ,  a  Mn- 
cuore ,  Malgrado  suo ,  Di  ma/aco- 
glia.  —  Andar  tn-^un  sii  d'malA' 
voia.  —  Andar  controvolontà,  Con- 
trostomaco ,  Fuor  voglia,  o  Fono- 
glia.  Mal  volontieri. — A'i-ho  fatt  sta 
cossa  d'mala  voia. -^^  Ho  dotuto 
far  tal  cosa  mio  mai  grado, 

MALEDIH;  v.  Maledire,  v.  che  od  vol- 
ta dice  vasi  anche  Matedicere  e  Ka- 
ladire.  Augurar  male.  Pregar  mate 
altrui.  Contrario  di  Benedire.-^  Ila- 
ledire  è  ben  diverso  da  Mal  dire,  o 
sìfkDir  male  di  alcuno,  cb'è  lo  sles' 
so  che  Mormorare.  In  fatti  v'b 
gran  differenza  ancora  ne' loro  de 
rivali.  Maldicenza,  Matedicenza,  il 
dir  male  d'alcuno:  e  Maledizioni, 
Augurio  di  male.  '^^  Malèdico ;Molr 
dicenle ,  Detrattore.  —  Maledìtien. 
Che  maledice.  Maledittore  in  vero 
non  è  nel  Vocab.;  ma  essendovi  Ma- 
kditlrìce  fem.,  meno  nobile, perché 
non  v'ha  da  essere  il  suo  congiaolo 
più  nobile? 

MALÉID ,  n.  m.,  luogo  o  cosa  qnalao- 
que.  Lo  stesso  che  Catapece'. 

*MALEPP.  V.  Malèid.  Malèster. 

MALÉSTER.u.  m.  Errore  commesso 
nel  l'operare,  etiicesi  anche  figof* 
Voce  molto  espressiva ,  come  se  si 
dicesse  Malestro,  cioè  Mai  pensiero 
neir  operare ,  rompendo  o  goastau' 
do  le  cose  in  vece  di  accomodarle. 
Malèster  è  la  conseguenza  di  S&a- 
datàggine.  Sgarbatàggine,  Sgar- 
batezza, Sgraziatàggine,  Ihtadat' 
tàggine,  o  piuttosto  di  Amentatag- 
gine,  o  Avventatezza,  che  è  rin- 
pelo  con  inconsideratezza  Dell'ope- 
rare, per  cui  ne  viene  sempre  (pai* 
che  cosa  di  mal  fatto ,  e  ciò  chiaina- 
si  da'  toscani  Guai ,  appropriatisi* 
mameute.  —  Avi  fatt  un  malésttr. 
A  fi  sèimprdi  malèster  cén  la  v^ 
stra  furia  sgarbd.  —  Avete  fallo  «» 
guaio.  Commettete  sempre  de' g^ 
colla  vostra  c^wentataggine. 

MALFIDi,  add.  Diffidente,  Sfiduecia^ 
io,  agg.  che  io  scriverei  con  an  e 
solo,  perchè  derivante  da  Fiduci(i- 


MAL 


349 


MAM 


MÀLINCONIC,  ICA,  add.  Malincònico, 
Melanconico,  Tritio,  Mesto,  Lùgu* 
tre,  Funesto. 

MALIMClNi.  Mattnconia,  e  con  paro- 
la, che  più  s'accosta  air  origine 
soa,  ìfelancoUa.  —  Quando  qaesta 
voce  Melancolia  è  semplicemente 
Dell' animo,  allora  è  Tristezza,  Me- 
ilizia  proveniente  da  scontentezza. 
-*Qaaodo  è  dipendente  da  causa 
fisica, non  differisce  dalla  /pocon- 
dna.--  Affezione  ipocondriaca/Me' 
Imcolia  Ipocondriaca  inveterata. 

MALLA(DLANUS).  V.  Swa/te. 

MALòURA.  Valora.  Voce  che  s'osa  per 
lo  più  colle  particelle  afto,  in,  nel- 
la,-^  Andar  inmatòura,  o  alla 
mima.  —  Andare  nella  malora, 
^a\e  Perdersi.  -*  Mandar  in ,  o  alla 
mlòura,  —  Mandare  a  male.  — 
^^ar  m  malòura  ,  vale  ancora 
Perdere  tutto.  —  L*  era  un  stfnòur , 
(sèandà  in  malònra.  —  Era  ric- 
ino, ma  ora  ha  perduto  ogni  cosa. 
;-  In  malòura.  —  In  malora ,  per 
imprecazione. 

MALFARÀ,  add.Jlfa/parato,  agg.  Che 
è  in  cattivo  termine.  1  boi.  fanno 
quesla  voce  come  avverbiale,  e  l'u- 
gno quasi  sempre  in  questa  frase  : 
^w'to  sÒH  vesta  malpard.  —  Jlfi 
inceduto  malparato. 

MALSaN,  add.  Malsano,  Malsanicclo, 
tlalèo;  Malescio.  V.  Àmmaladezz.— 
^ria malsana.  —  Aria  insalubre. 

MALTA.  V.  Fanga.  Sui. 

J^ALVA,  n.  f  Malva.  Erba  nota. 

MALVASl.  Malvagia.  Sorte  di  vitigno , 
^>ocheil  vino,  che  se  ne  trae, 

provenienie  da  Candia  città  della 

Morea. 

MALVLUNTIRA ,  avv.  Malvolontìeri.  Di 
mala  mUmtà.  Contro  volontà.  A 
mlincuore.  Contrastomaco.  A  mal- 
wcorpo.  —  Maloolontierissimo  , 
spper.  -.  Torr  un  rimedi  malvlun- 
ftra;-  Prendere  un  rimedio  a  con- 
Iratlomaco. 

MALVON ,  RUSÒN.  Malvone ,  Rosone  , 
'1.  termine  boi.  è  Malva  rosa.  Sorta 
^'  pianta  che  fa  un  fiore  autunnale, 


ed  bavvene  di  vari  colori.  —  Husòn 
bianc ,  zail ,  culòur  d'caren ,  ròss, 
paonazz,  variegd.  —  Malva  rosa 
bianca ,  gialla ,  carnicina  ,  incar^ 
nata,  rossa,  pavonazza,  brizzok^ 
to,ec. 

IIALURiA.  n.  f.  per  Malore,  n.  m.  — 
Maluria  in  iiai.  significa  Malagurio, 
e  Cosi  r  agg.  Malagurioso  e  Mal- 
aguroso. 

MALURIÀ ,  add.  corrispondente  alla 
suddetta  voce  boi.  cioè  Affetto  di 
malore.  Malazzato. 

MALZIPA.add.  Malconcio ,  Maltratta- 
to. £d  anche  Guasto,  Rovinato.  Ag- 
giunto di  persona  e  di  cosa ,  che 
neir  idioma  boi.  vien  dato  in  signi- 
ficato di  Rotto  0  Spaccato.  —  Una 
vsteina  tutta  malzipd  può  inten- 
dersi Rotta ,  0  Lordata ,  o  Malme- 
'  nata.  —  Malzipar,  v.  Maltrattare, 
Guastare,  Logorare.  --  Malzipar, 
più  particolarmente,  vale  Scipare. 
Sciupare.  Mandare  in  rovina.  — 
Guastar  i  vestimenti  per  acqua, 
per  fango ,  od  altro.  Dicono  ancora 
alcool  boi.  Malipar,  Dzipar.-^Sciu- 
pinare  è  frequentativo  di  Sciupare. 

—  Un  om  eh'  è  tùtt  malzipd.  —  Uo- 
mo che  s' è  lordato ,  o  che  ha  ba- 
gnato tutti  i  vestiti  per  grande 
pioggia:  ciò  che  si  volgerebbe,  Ri- 
dotto in  cattivo  stato. 

MALZIPADÓUR.  Dissipatore,  Spreca- 
toì^.  Distruggitore.  Uno  che  con- 
sumerebbe ,  0  manderebbe  a  male 
il  ben  di  sette  chiese  ;  Uno  che  da- 
rebbe fondo  a  ogni  avere.  —  Malzi- 
padòur  d'abit.  —  Dissipatore,  Sciu- 
patore, Consumatore,  Distruggito- 
re delle  vesti.  E  fem.  Dissipatrice, 
Distruggitrice. 

'MALZIPAR,  v.  Rovinare.  Dissipare. 
Sprecare.  Distruggere.   Guastare. 

—  Malzipars*.  —  Infangarsi.  Rovi- 
narsi, bruttarsi  col  fango.  V.  Mal- 
zipà. 

'MAMMA,  n.  f.  Jlfamma.  Madre. 

MAMMEiN,  n.  m.  MAMMEINA  ,  n.  f. 
Mammoletto.  Mammolino.  Termine 
vezzeggiativo  ,   nel   significato  di 


MAN 


360 


MAN 


Bambinello.  —  Mammeina,  vezzegg. 
di  Mamma.  —  Mammina. 

*MaMMÓN,  n.  m.  Infreddatura,  d.  f. 
Forte  infreddatura,  o  costipaziooe. 
— JI/ammòn.^-Mal  essere,  se  parlasi 
di  persona.  Se  trattasi  di  cosa,  V. 
Memèo. 

MAN ,  n.  f.  Mano  e  Man  per  sinc,  n.  f. 
sing.  Mani  e  Mane,  plur.  che  deriva 
da  Mana,  sing.,  ora  però  disusato, 
e  per  la  stessa  ragione  anche  il  suo 
plurale.  —  Mano  destra^  diruta , 
diritta,  dritta,  e  Manritta,  e  Destra, 
assotut.— A  man  dretla.^^  A  mano 
deàttxi.  A  dei  tra.A  Ita  destra,  A  ila  iua 
destra,  ^Manstanca.'^Mano  man- 
ca,  sinistra,  stanca. -^ Star  cun  et 
manvurtèis.'^Starea  mani  giunte, 
a  giunte  mani.  Star  cortese  ha  diver- 
so significalo.  V.  Cròus.^-  Una  man 
de  de  :  Vna  man  d'zcchein.  —  Cin- 
que giorni;  Cinque  zecchini.  —  A' 
vèir  el  man  fura.  ^-  Auer  le  mani 
lunghe.  Dissipare.  Straziare  i  da- 
nari. Aver  la  mano  larga.  —  Star 
cun  el  man  in  man.-— Stor  colle  ma- 
ni spenzolate.  —  Starsene  colle  ma- 
ni in  mano.  •—  Andar  cun  el  man 
a  sbindlon.  —  Andar  colle  mani 
penzoloni.  —  A  z'pssèin  dar  la 
man.  —  Tanto  è  da  casa  tua  a  ca- 
sa mia,  quanto  da  casa  mia  a  casa 
tua. — Torr  laman.'^Guadagnarla 
mano.  Guadagnare  il  freno.  Dicesi 
del  cavallo,  che  più  non  cura  il  fre- 
no. <—  Lassars'  torr  la  man  dalla 
muier,  dal  fiol.  —  Lasciarsi  caval- 
car dalla  moglie,  dal  flgUo.  — -  Un 
fiol  eh'  foia  la  man  a  so  pader.  — 
Saltar  la  granata.  — >  Avèir  el  man 
fall  a  rampein.  — •  Aver  le  mani  a 
uncino.  —  Dar  la  bona  man.  — 
Dar  la  manda.  —  Avèir  el  man 
d' strazz ,  e  più  bassamente  d' mer- 
da. —  Aver  le  mani  di  colla.  Dicesi 
di  chi  facilmente  si  lascia  cader  di 
mano  checchessia.  —  A  far  %  fatt 
9U  a  n'  s' insporca  el  man.  —  Niu- 
no  si  deve  vergognare  dell'arte  sua. 
-^Mettr  a  man.^Manomettere.  Met- 
ter mano.  Manomettere  una  botte  , 


fin  presduUo.  — *  Mets  a  nwn,  - 
Manomesso ,  Manimesso .  agg.  (Ina 
botte  manimessa. — Avèir  vna  (»^ 
sapr  el  man.  —  Aver  tra,o  ^ 
mano.  —  Pssèirs'  basar  la  man, 
0  al  gòmbd.  —  Fare  a  bocca  bacia- 
ta i  Poter  leccarsene  le  dita.'-  ti 
man  acà,  e  la  lèingua  tra  i  deint. 
-^  Date  che  non  si  dolga,e  dite  che 
non  dispiaccia.  Non  ofiTeodete  né  io 
fatti ,  DÒ  in  parole.  '—  Ciappar  (a 
man  a  un  lavurir.  —  Far  pratica, 
Impratichirsi.-^  Una  man  d'peng, 
e  una  d'foi.  —  Un  suolo  di  pesche, 
e  uno  di  foglie,  ec.  Stratifiean,  è 
il  disporre  a  strati.  — >  Trar  el  man 
innanz.  —  Metter  le  mani  iman:i 
per  non  cadere  si  dice  fig.  di  Ctii 
aciiusa  altrui  di  un  DQancameoto.del 
quale  egli  non  è  men  reo  dell'accQ* 
sato.  Oppure  Difendersi ,  e  scosarsi 
di  una  nancanza  prima  cbe  ve  oe 
sia  parlato.  -  Far  d'nu»  e  d'pi. 
—  Fare  una  cosa  colle  mani  e  co' 
piedi,  vale  Farla  con  ogni  va%%^o^ 
re,  e  possibile  sforzo.  —  Dar  (ni'/ 
man.  —  Dar  fra  maaw.  Dar  nefk 
mani.  Dar  per  mano.  -—  Èssr  wa 
man  de  Dio.  -»  Esser  la  man  ^ 
Dio.  \9i\e  Essere  una  cosa  oftimo.- 
Una  man,  Dòu  man  d' cari,  ^ 
prèma  man,  ec.  —  Girata.  li  àurt 
un  determinato  numero  di  carte 
in  giro  a  ciascheduno  de' gioca- 
tori. Dar  cinque  carte  alla  pri- 
ma girata,  e  quattro  alla  secon-ì 
da.  —  Gita,  dicesi  anche  quel  col- 
po, che  trae  ciascuno  de'giaocaiori 
r  un  dopo  r  altro.  —  Avèir  la  ntan. 
Passar,  Perder  la  man.  —  ^c<**  • 
passare ,  perdere  la  gita.  —  Bona. 
0  cattiva  man  d'cor(.— ftwnooca*- 
tiva  data  di  carte. — Scaladatna^ 
V.  Scala.—  Una  man  d' vangai 
Vanga.  — >  Manòun,  m.  Manòuna. 
t  Mano  grande.  —  D*  man  in  mas- 
A  man  a  man.  —  Mano  a*  tnoso. 
Di  mano  in  mano.  - 
MANARA.  Scure.  Un  pezzo  di  \^ 
grosso  piatto,  per  lo  piìi  io  formaci 
triangolo,  la  di  cui  base  è  ridona 


MAN 


Sòl 


MAN 


a  filo  tagliente,  ed  il  vertice  a  gros- 
so anello»  nel  quale  è  assodau  la 
tesu  di  un  manico  di  legno ,  più  o 
meQ  tango,  per  maneggiarlo.  Si  di- 
ce aacora  Atee,  e  Ascia. -- Mannaia. 
(Che  si  dovrebbe  scrivere  con  una 
sola  n,  perchè  proveniente  da  Ma- 
no). Strumento  di  ferro  piuttosto 
ìungo  tagliente ,  con  uno  o  con  due 
mnubti,  onde  tagliar  carni ,  e  co- 
se nmiU.  —  Mannaia.  Quella  che 
si  adopera  a  tagliar  la  lesta  al  mal- 
£)Uori.  ~  Mannaia  Qaella  de'mal- 
celiai,  detu  dai  boi.  Falzòn.  — 
Mannaia  de'  pizzicagnoli ,  in  boi. 
fiitadura.  Y  ha  il  termine  ancora 
diiNpenne^f.  Scure  da  due  tagli. 

-  rmr  a<  man'g  drì  alla  manara. 
— Gcitort  il  manico  dietro  aUa  tcu- 
re — ^tgrusiar  eun  la  manara. 
-"  Afàare.  —  Manara  dia  cioè.  — 
^J^egno  della  cMave.  Quella'  parte 
deila chiave,  che,  facendo  scorrere 
la  stanghetta ,  serve  ad  aprire  la 
serratara, 

^^^U,h.t.  Colpo  di  scfire. 
«ANAREIN.n,  m.MANARÉTTA,  n.  f. 

Accetta  (coli* e  chiusa).  Scuricella, 

J  f.  Piccola  ascia.  —  Mannaietta. 

Piecola  mannaia. 
»A!^iBÒUN,A .  n.  f.  Accettone,  n.  m. 

Accetta  grande. 
«A.\.ARVERS\  Rovescione;  e  Manro- 

wjctoco'sanesi. 
"ANC.avv.  Manco,  Meno,  avv.  —  Far 

d' mofic.  — -  Far  di  meno.  —  Mane. 

-ifcno  per  Minore.  —  Mane  mal. 

-  Afeno  male.  —  Dal  più  di  mane. 
"^  Oal  più  al  meno. 

«ANCAMEINT.n.m.  Mancanza,  n.  f. 

Mancamento.  Difetto,  n.  m. 

«ANCANT,  add.Monc^uo/e.  Roncan- 
te, agg. 

MANCANZA.  V.  Mancamèint 

^^KK.v.  Mancare. 

"^J'DAR,  V.  Mandare:  Iniziare.  Spedi- 
J«.  Indirizzare.  Trasmettere .  v.  — 
l^nolfrore  o  Inoltrare  non  si  dice 
|Q  <iaesto  significato ,  ma  in  quel- 
'^  di  Andar  più  oltre.  —  Man- 
*»»■  0  zercof .  Jlfandar  a  torr.  Man- 


dar a  damar,  ec.  —  Mandar  per 
uno,  p.  e.  Manda  a  zercar.  a  torr  la 
emar.  —  Mandate  per  la  comare. 
'--Mandar  co.—  MatuÈar  giù,  e 
meglio  Ingoiare,  Inghiottire.  —  E 
flgurat.  per  Tollerare,  Comportare. 

—  Matìdar  alla  strapi  —  Mandar 
giù.  Rovinare.  Desolare.  —  Mandar 
amai.'-'  Matìdar  male.  Gettar  via. 
'^Mandarla  zò  mal. — Masticar  ma- 
le.-^  A  n*  la  poss  mandar  zò.  — 
Non  posso  ingozzarla.  «-  Chi  voi 
vada ,  e  chi  n'  voi  manda.  —  Non 
è  più  bel  messo ,  che  se  stesso.  Chi 
non  vuol  mandi,  e  chi  vuol  vada 
da  sé.  — >  Mandar  vi  un  servitòur. 

—  Mandar  via.  Licenziare,  Riman* 
dare.  Cacciare  un  servo.  -«  Man- 
dar vi  di  baron.  —  Cacciare,  Scac- 
dare  de' birbanti. 

MANDAREIN.  Pallaio.  Colui  che  som- 
ministra la  palla,  e  gonfia  i  palloni 
ai  giocatori.— -  JVandarino,  vale  Re- 
gio ufBziale  nella  corte  delia  China. 

MANDEL.  Màndorlo.  Alberto  noto,  che 
porta  le  mandorle. 

'MANDERIA.V.Ifandrti. 

MANDERIAR,  v.  Agghiacciare,  v.  Rin- 
chiudere il  gregge  lin  un  campo  o 
prato  con  rete  che  Io  circonda.  Que- 
sto campo  viene  chiamato  in  tal  cir- 
costanza A$f(;Ai'accio.— At|imandn'a- 
re  dicesi  pure  del  ridurre  il  bestia- 
me in  recinto  appartato.  —  Stab- 
biare ,  Stallare.  Propriamente  Fare 
star  i  greggi  la  notte  ne*  campi  per 
ingrassarli  ;  ed  è  questo  il  preciso 
Manderiar  de'  boi. 

^MANDG.  V.  Afan'gf. 

•MANOGA.  V.  Man'ga. 

MANDLAi  Màndorla.  Fratto  del  man- 
dorlo. •—  Jlfande^  alla  perleina  (dal 
fr.  Praline).  Mandorle  tostate.  — 
Mandel  sgussaroli ,  o  dalla  gùssa 
tèndra.  —  Mandorle  prèmici.  Man- 
dorle stiacdamani.--'  Oli  d'mandel 
dòulz.  —  Olio  di  mandorle.  Olio 
mandolino.  —  Lavurirfatt  a  man- 
dia.  —  Mandorlato  o  Ammandor- 
lato. —  Mandla  d' tòurta.  —  <hiar- 
tuodo  di  torta,  dicono  i  fiorentini. 


MAN 


352 


M4II 


•-*  Una  cassa  falla amandlad^iòur' 
ta.  —  Foggiata,  Falla»  Tagliala  a 
rombo.  Con  figura  superficiale  ret- 
tilìnea quadrilatera,  ma  non  rettan- 
gola 

MANDOLA.  Mandola.  Strumento  mu- 
sicale. 

MàNDRÀ  e  MÀNDRIA,  n.  {.MandraMn- 
dtia,  n.  f.  Branco  di  animali  grossi.— 

'  Gregge ,  n.  m.  e  Greggia  »  n.  f.  Dice- 
si propriamente  del  bestiame  minu- 
to, comedi  capre,  pecore,  ec.  Ed 
anche  di  porci,  di  galline,  e  per  fi- 
no di  p^sci ,  per  Quantilà. 

*MANDR£LL,  n.  m.  Mandrillo, 

MANDS.  V.  Mants. 

HANDULEIN.  Mandolino.  Strumentosi- 
mile  alla  mandòla ,  ma  più  piccolo. 
Mandorlino  è  agg.  V.  Mandla. 

MANEINA ,  n.  f.  e  MANEIN,  n.  m.  Ma- 
fìina,  n.  f.  e  Manino,  n.  m.  dim.  di 
Mauo.  I  boi.  chiamano  ManoUa  una 
mano  piuttosto  ripiena.  -—  Ditola , 
n.  f.  sing.  Spezie  di  fungo  liscio , 
che  assomiglia  alle  dita  della  mano. 

MANÉLLA  D'CiN'VA,  D' STÓPPA,  ifo- 
nala.Manella  di  canapa»  di  stoppa. 

MANÉSC,  add.  Manesco,  agg.  Per  In- 
clinato, pronto  al  dare  e  al  menar 
le  mani.  Esser  delle  mani.  —  A  Ma- 
nesco nella  lingua  nazionale  si  dà 
ancora  un  altro  significato  di,Pre</o, 
Pronto»  cioè  Da  potersi  averpron' 
tamenle  in  mano.  Non  potei  pagar- 
lo sul  momento ,  perchè  non  aveoa 
danari  maneschi.  -—  Vale  ancora 
Comodo  da  portare  in  mano:  p.  e. 
Far  un  fagutlein  del  coss  miòuri 
da  pssèir  purtar  in  man.  —  Fare 
un  fardellello  manesco  del  suo  mi- 
glioramento. -—  Da  Manesco  si  fa 
Manescamente,  av  v.Colle  mAni.Com- 
•battere  manescamente:  cioè  Da  vi- 
cino. 

Mk^Ènk.  Manetta»  diro,  di  Mano.ilfa- 
nuzza,  Manuccia.  —  Manétta  da 
canlaran.-^  Campanella.  Cerchiet- 
to di  metallo  appiccato  ai  cassetto- 
ni per  tirarli  a  sé.— Manétta  e Mant- 
tòn  di  baùl»  del  cass.  — -  Maniglia» 
n.  f.  è  termine  generale  delle  arti 


per  qoe'pezzi  di  ferro  o  d'altro  me- 
tallo, che  servono  per  alzare. snl- 
levare  casse,  bauli,  e  simili.  Si  chia- 
ma ancora  Maniglia.  Qael  ferro,  io 
cui  passano  1  cignoni  delle  csrm 
ze,che  in  boi.  dicesi  Manetta. " 
E  Maniglia,  Specie  di  cacciavite 
con  manico,  che  serve  par  per  ie 
carrozze ,  e  in  boi.  Manezza. 

MANÉVEL.add.  Manoso,  Morifidoal 
tatto.  Trattàbile»  p.  e.  Àbito  di  paia- 
no fine  »  e  manoso.  —  Maneteo.ìki- 
neggiàòile  »  Maneggèoole.  Che  si 
può  maneggiare  con  mano.  Landi 
manesca.  ^-  Dùttile  si  dice  di  is- 
talli facili  ed  arrendevoli  a  lavori- 
re ,  come  V  oro ,  lo  stagno.  DM 
propriamente,  siccome  pare  die 
venga  da  Duco»  Condurre,  Tiran, 
varrè  Ch' è  facile  ad  estendersi, to- 
me r  oro,  eh'  è  il  pili  duttile  di  toUi 
i  metalli. 

MANEZZA ,  n,  f.  Manicotto»  i.  o.  i^ 
nesé  nel  quale  il  verno  si  (en^ooo 
le  mani  per  ripararle  dal  (reàdo 
Quando  è  di  panno  o  di  raso  dicesi 
Manichino.  —  Manezza  dia  carro:* 
za.  V.  Manétta. 

MANFATTEIN.  V.  Grattadein. 

•MANFREINA.  Monferrina.  Sorte  di 
ballo. 

MAN'G,  n.  m.  Jlfdntco.  n.  m.  Termine 
generico  che. indica  qael/a  P»'^^ 
degli  strun^enti ,  che  serve  per  po- 
terli pigliar  con  roano  e  adoperar- 
li. La  nostra  madre  lingua  ricca  di 
termini  dà  nomi  propri  diversi  alle 
impugnature  di  vari  strumenti.  Per- 
ciò il  manico  della  tromba  vieo  det- 
to. Menatoio.  -^  Quello  della  sega. 
Capitello  0  ManigUa.  —  Oue"o  del- 
l'aratro,  5<iva.  — Della  falce.  5^'- 
le.  —  Del  cucchiaio,  della  forchetu 
Còdolo.  —  Quello  della  seggiola 
Bracciuoh.  —  Del  chiavistello,  V^; 
niglia,  ec.  ec.  —  Man'g  dia  cia^ 
V.  Tèsta  dia  ciao.— •  Da  Man'g  il»' 
formano  Imman'gar.  V.  —  i4ortr<»» 
man'g  in  man.  —  CIU  ha  la  tMi^<^ 
la  in  maììo  si  fa  la  mnestra  a  suo 
modo.  Comandata  alle  feste;  ^f"" 


MAH 


353 


MAN 


kkpatta  in  maM:  Far  comre  il 
9mco  colla  sua  meiMa:  Egli  tne- 
na  tutta  la  itofna.  Cioè  Chi  fk  la 
parte  da  sé,  se  la  £i  buooa;  opimre 
Chi  ba  il  comando  Io  osa  in  sao 
prò. 
MA.VGA,  0.  f.  Màmca,  n.  f.  Quella 
p»rie  del  vestilo  cIm  caopre  il  brac- 
cio. Qaella  manica  che  ciondola  ap- 
piccata ai  vestito  de* religiosi,  dei 
semìDaristi ,  per  ofnamento,  dicesl 
M(inkòiUìlo,^  Èsser  d'fnan'ga  lar^ 
ga  *  Esser  facile ,  andanie  »  ear^ 
itnU.  —  Ok!  r  è  un  aUer  par 
d'mn'g  (dal  Ir.  Vaici  bien  une  au- 
inpoùt  demanches).-^Queet'èun* 
fUtn  mercanzia,  -—  Una  nun'ga 
d' oien,  d' baron,  —  Una  manica , 
HnaiMNo  d'ofifii.  di  furfanH.  — 
OttèUcAea'tjatn  bmi,t>a  in  man'g, 
'■^Mbche  non  va  neUe  mani- 
^»n  ne' gheroni.  Quel  che  non 
si  coosama  in  una  cosa,  si  consoaia 
oeli'aiira.  —  Mandort' ,  o  Tirars' 
M  H  man'g  dia  camisa.-^  Sbrac- 
ctoni.  Bimboceare  le  masdeke*  — 
^i  Itnman'gars' ,  Imòrazxars*  , 
^^e  Metter  le  braccia  nelle  mani- 
che de' vestiti.  Imbracciare.  —  /m- 
^nanicato  vale  Guemito  di  ma- 
RicAe. 

liANGANAB  ,  V.  Manganar  le  tele  »i 
^P9\»  ec.  Soppressare  col  manga- 
no. Manganar  per  Arnukanganar.  V. 

bANGaNELL.  Aande/to.  Baston  corto 
Pi<^to  in  arco,  cbe  serve  per  i- 
^^ere.e  serrare  bene  le  faoi, 
colle  quali  si  legan  le  some.— Afon- 
f^.  hundanéU.  —  Maleròzzolo. 
l'ezzo  di  legoo  rotondo  che  da'  coo- 
Nioi  si  lega  colle  chiavi  per  non 
leperdere.  V.  Hundanéll. 

■A^tiHEN.  Màngano  ,  n.  m.  Macchina 
colia  quale  si  distendono  le  tele. 

'^»GiATlV.  add.  Roba  mangiativa. 
floòa  òona  da  magnar.  — •  Mange* 
rtcdo,  agg.  ^  Diceei  ancora  Man- 
dtaUiTo,  agg.  Buono  a  mangiarsi.  E 
<^iimei(J6tl0.  in  isUle  più  elevato. 

MANGIATOIA,  n.  f.  llammesUbile, 
l'nKmgtareai  vitto  o  il  cibo  ne- 


ceatarioper  ^vere.  Filfo.  fiUsuir 
ria.  ViUuaglia.  —  Massghne  direb- 
besi*  parlando  di  aBimall.per  la  ro- 
te da  mangiare,  ciò  che  serve  di 
pastura  al  bestiame.  —  /M-l-tma  /o- 
«lèia  la  nuutóur  spèisa  l'è  per  la 
numgiatoia.  — >  La  maggiore  .spesa 
in  una  famiglia  è  il  eommesUbile. 

^MANIFATTURA.  Jtfani/blfttra.  Opera, 
Lavoro  faUo  a  mano ,  che  oggi  di- 
cesi  anche  a  quelli  operati  eoo  sus- 
sidio di  macchine. 

MANIFÉST.  iiwiao.  Annunzio.  Quel 
foglio  che  si  rende  pubblico  per  fa- 
re qualche  invilo  •  o  annunziare 
qualche  opera.  —  Manifesto.  Poliz- 
za 0  Kelaiione,  che  fanno  i  ministri 
del  pubblico,  o  il  sergente  della 
giustizia.— Jfam/èfffo.  Scrittura  fat- 
ta da  chicchessia  per  far  pubbliche 
leaue  ragioni.— Afani^ato.  Spedizio- 
ne che  si  accorda  dal  Doganiere  ai 
conduttori.  -*  Memifesto ,  avvera 
bialm.  per  Manifestamenie.  —  Ha- 
nifesto»  aggettivo.  Palese,  pubblico, 
noto. 

'MANIFESTAR,  y.  Manifestare.  Annun- 
ziare. Far  palese.  Far  noto. 

*MANIGÓULD.  Jfonigoldo.  Carnefice.  E 
fig.  Furfoknte. 

'MANIPOUR .  V.  i/anipoioiv. 

MANIRA.n.f.  MOD,  n.  m.  Jfaniero, 
Guisa,  n.  f.  Modo,  n.  ro.  -^  Al  cmin' 
zò  a  parlar  in  sta  manira.  —  Co^ 
nùndò  a  parlare  in  questa  manie* 
ra,  in  qttesto  modo.  In  colai  guisa 
cominciò  a  parlare.  '^  L'è  fati  in 
sta  manira.  ^^  È  fatto  in  questa 
guisa.  —  Alla  nostra  manira.  — 
Alta  nostrale.  In  guisa  nostrale.'-^ 
Manira  de  dir,  o  d' parlar.  —  Dici- 
tura. Stile.  —  Frasario ,  dicesi  per 
lo  più  di  un  dato  numero  di  frasi 
adoperate  comunemente  da  uno 
scrittore,  o  parlatore.  Ha  il  suo  fra- 
sario. —  Bèlla ,  o  Brutta  manira 
d'parlar.*-^  Bel  porgere,  o  Mal  por- 
gere. —  Dar  manirck.  —  Manierct- 
re.  —  Cùn  bèlla  manira.  —  A  bel 
modo.  Gentilmente;  In  guisa  gen- 
tile. Il  contrario  è  A  mal  modo.  — 

40 


(fan  la  bona  mmnira  a  i' ariuuss 
inrirògn  eosta.  —  U  buone  parole 
aeeoneiano  i  ma' fatti,  ^iinch'ha 
ima  bona  tnontra.  ~«^  Uomo  marne- 
roso  (Mfibe  in  boi.  Maniròus), 

MANIRAZZA.  Maniera  indvik,  plebea. 
Atto  poco  arbaao.  Maniera  inur- 
bana. —  Cùn  una  manirazia.  — 
Inurbanamente,  Con  inurbanità. 
In  modo  inurbano,  indwle,  rozzo, 
scortese, 

'MANIRÒUS.  V.  Manira. 

^MANIZZEIN.  Manichino.  Quel  pezzo 
di  tela,  increspata  io  cui  sogliono 
terminare  le  maniche  della  «imicia, 
e  cfae  pende  su' polsi  delle  mani  per 
ornamento.  —  Mamzzein.  «^  i  cep- 
pi di  ferro  che  mettonsi  al  polso 

.  degli  arrestali. 

MANOPLA.  Matwpola.  Cbianavan  eesl 
gli  antichi  on'  armatura  di  ferro  a 
difesa  delhi  mano.  Ora  ella  è  Una 
specie  di  guanto  senaa  dìTisione 
delle  dita,  o  al  pili  col  solo  dito 
.pollice. 

MÀNPEL,  n.  m.  Lo  stesso  che  ram- 
pati. V.  Td^alori. 

MANSIÒN.  V.  Soverscreit. 

MANT.  V.  Fraù)/; 

'MANTECA,  n.  f.  Manteea.  Pomata. 

MANTECA ,  add«  Bèin  o  mal  man- 
teca,  per  similit.  dicesi  de'sorbet* 
a  bene, o  male  rappresi,  a  eon- 
AensatL 

MANTEGN  DLA  SCALA ,  cioè  €o8a  che 
si  tiene  in  mano.  Appoggiamento. 
Certo  lavoGO  di  pietra ,  e  di  legno 
che  usasi  porre  da' lati  delle  scale, 
per  appoggio  della  mano. 

'MANTGNIB.  v.  Mantenere. 

'MANTELLIA,  n.  f.  ManHglia.  Abbi- 
gliamento doooesco. 

HANTS  (dal  Ut.  Mante»).  Màntke. 
Strumento  che  attrae  e  manda  fuori 
Taria.  -^  Mantici  da  fabbro.  Manti- 
ci da  organi.  —  Mants  doppi.  — 
Manlice  perenne.  *^  Tirar  i  mants. 
<—  Menare  i  mantici. 

HAN'VAL.  Manovale.  Quegli  che  serve 
al  miiratore.-^lfan'i;(U  d'furmèint. 
n.  m. 


364  MAS 

'MANVÉLLA,  n.  f.  Mank}tì!la.  Uoiiml- 
to,  n.  f.  Hròne,  n.  m. 


MANUFATT.  Edi^m  idrovifoo.  Ponti , 
cateratte,  esimili. 

MANUTENZIÓN ,  n.  f.  (dal  fr.  Uam 
tention).  Conservazione,  d.  f.  Jfa»- 
tmknenta,  n.  m.  —  UawattnmM 
non  si  dice  come  non  si  diee  Xanu* 
tenibile  ,  né  Mantembile,  aè  (^on- 
ser%>abile,  Cónservhole. 

MANZ,  n.  m.  MANZA,  n.  f.  (codZ  a- 
spra).  V.  Bà. 

MANZA  (con  Z  dolce).  Maiieia.  V.  lo- 
naman. 

MANZEIN  (  con  Z  dolce  ].  MandM. 
Che  adopera  la  mano  sinistra  io  fe- 
ce della  destra.  <^  Mancino  m(«^ 
ritto.  Chi  adopera  egoalmeate  l'aa 
e  l'altra  mano.  Alcuni ,  e  spemi- 
mente  i  chirurghi,  con  voce  hi 
dicono  Ambidèstro.  -^  ìknim» 
add.  Msmdno,  agg.  SÌDi«lro.^' 
boi.,  parlando  di  animali  da  tiro . 
hanno 'la  voce  Dritiar ,  ^^^^ 
Quello,  che,  tirando  carri  o  M. 
è  sempre  messo  dalla  parte  dritta 
o  destra;  e  Manzein  oSAwicar,  Quel- 
lo ehe  tira  dalla  parie  siDìstra.  Pa^ 
landò  d'uomini,  Drittar  è  Colai  d» 
adopera  sempre  la  mano  destra,  o 
pure  il  piede  destro ,  e  non  sa  pw* 
▼alersi  della  sinistra,  •  Il  suo  eoo- 
trarlo  è  Manzein,  cioè  Cbe adopera 
la  mano  sinistra  in  luogo  delia  de- 
stra. In  lui.  si  dirà  Cavaììoàettro: 
Uomo  ehe  usa  delia  detlra,  della 
man  ritta,  ec.  Mancino,  ec.  cone 
abbiam  detto  superiormente.  ^ 
Mancinòcolo,  n.  ro.  Guercio,  o  losco 
dall'  occhio  mancino,  è  voce  antica. 

MANZOL  V.  Bò. 

MAOGHEN.  Maogani.  Nome  di  no  al- 
bero americano ,  il  di  cui  legno  co- 
lor rosso  è  molto  pregiato ,«  8en<! 
per  laTori  di  ebanisti.  Voce  dell'oso. 

MAPPA.  Carta  topografica.  CarU  su 
cni  sta  esattamente  descrìtto  v» 
luogo,  od  un  paese. 

MKVi.Mare  e  Mar,  per  sIdc  — w»^ 
mar  e  magna.  —  Par  mari  e  ww«* 
ti.  ^  Far  nmpossibUe. 


MAI 


366 


MAI 


%kUlk  (FAR).  Far  maU,  Non  riu- 
scire.^ anche  come  per  esprioiere 
Dare  addotio  e  Battere,  m 

VARaNGÒN.  Coarpmtiert,  Ugoaiuolo 
che  fabbrica  i  carri.  Carraio.  Car- 
radore, '^  Marangone  in  ilal.  si- 
gnifica gareooe  di  legoaiuolo.  che 
va  a  lavorare  per  opra.  Meile  galere 
Mamnoone  é  il  maestro  d'ascia.— 
Marangoni  sono  quegli   uomini , 
che  loffaodosi  ripescano  le  cose  ca- 
dute io  mare,  e  racconciano  qaal- 
cbe  rottura  delle  navi,  con  altro 
Dome  detti  Palombari. 
MARASCA^  D.  f,  Amaraica,  Marasca, 
Ciriegia  amarasca,  Ciriegia  anut- 
ratchina.  Frutto«  Specie  di  cirie- 
^  ulvatica  aspra  ed  amara.  — > 
V^^o  che  produce  questo  fratto 
è  dettu  Amarasco,  Marasco,  4ma- 
nno.lflbol  il  nome  dell'albero  non 
differisce  da  quello  del  frutto.  — 
Conurtìa  d'marascat  o  sia  alla  ini> 
uBese  MarensMi  (nome  preso  dal 
»^  Amarena),  Diamarinata. 
KARAVEU,  D.  f.  Maraviglia.  Merùoi- 
9li^:  e  Ammirazione,  n.  f.  Stupo- 
^*  MarwigUamento,  n.  m.  —  Da 
Karavtptia  viene  il  verbo  Maraxft- 
giiorii  (boi  Maraviars' )  ed  altre 
cotiche  non  sono  del  dial.  boi.  p. 
e  Ctìiia  da  maraoiars*,  —  Maravi- 
Stabile;  MaravigUèvole  ;  Maravi- 
glio. -  cùn  maravèia.  — *  Mara- 
^}h$amente,  —  Cùn  gran  marOF 
y«.  —  Maravigliosamente,  avv.  — 
In  eh'  9'  maravèia.  —  Maraviglian- 
t(-Maravèia  dèi  Perù.  —  Maravi- 
9li(idel  Perù,  chiamano  i  gfardl* 
Dierì  uoa  pianta  comune,  che  pro- 
duce 00  fiore  odorifero  di  notte , 
staodo  chiuso  il  giorno.  —  Maraoè- 
iad'£|ji<{(t  -  Maraungiia  d'Egitto. 
Altro  fiore  simile  al  suddetto ,  ma 
P^ù grande,  e  di  color  giallo,  quasi 
senza  odore. 
MARAVUBS',  V.  Meranrigìian.  Mara- 

.JARAVIÒN.  Bighellone. 
^^^,Ji.p.m.  Marco. 
"AfiCDLASTADlRA,  n.  f.  Sàgoma. 


a.  f.  VotganMBie  diceti  PiotMno, 
ed  anche  Romano.  Centrappeio  del* 
la  stadera.  •*•  Marco  è  una  certa 
quantità  di  moneta,  oppure  un  pe- 
so. Ifoyvo  si  prende  ancora  perCTon^ 
traesegno. 

*MABCA,  n.  f.  Contrassegno,  n.  m. 
Marca,  n.  f. 

MARCANTONI  ,  np.  MarcanUmUi. -^ 
Un  pèzz  é'  marconlonJ.  —  lina 
bella  tacca  d'  uomo.  Vale  Uomo 
grande  e  robusto:  Un  coramvobis. 

'MARCAR,  V.  Cot^rassegnare,^  MarcO" 
re.  —  Marcar  la  biancari.  —  Se- 
gnare ,  Contrassegnare  te  bian- 
cherie. 

MARCATAMÉINT,  avv.  Segnatamente; 
Espressamente. 

'MaRCHÉIS,  n.  m.  Marchese.  E  ^ale 
anche  Mestruo. 

MARCIA.  Marcia,  li  camminare  de'aol- 
dati.  ^  Marcia  per  Marza.  V. 

MARClAPl.  Marciapiede.  Quello  spazio 
più  alto  a'  lati  d' una  strada ,  dove 
passa  chi  cammina  a  piedi. 

'MARCIAR,  V.  Marciare.  -^  Marcia,  o 
Marcia  vii  —  Levati,  TògUH' di 
qua. 

MARCSÉTTA.  Marcassito.  Pirite. 

MARÉ«SPÓUS.  Marito,  Sposo,  Con- 
sorte. «^  Ai  dulòur  dèi  mare*  É 
quando  si  sente  dolore  battendo  il 
gomito  fortemente  contro  qualche 
cosa  di  doro,  lo  ital.  sì  dice  It  duol 
della  moglie  è  come  il  duol  del  gò- 
mito,  che  peusa  presto.  ^  Mare  e 
muier,  —  Coniugi  pìw.IugaH  phir. 
e  Sposi  più  comunemente. 

MARÉGNA,  o  MARÓGNA.  V.  Scdtima 
d'férr, 

'MAR£lNA,u.  f.AfaHno. 

'MARENA .  n.  f.  V.  Marasca. 

MARFISA,  BRUTTA  MABFISA.  Sninfia. 
Donna  affettatamente  attillata  ,  ed 
anche  brutta.  -*  Budbrki.  Buona  ft 
nulla. 

'MARGARETTA,  n.  p.  f.  Margarita. 
Margherita, 

MARGARITEIN ,  n.  m.  Margheritina, 
Pratellina,  n.  f.  Sorta  di  6oretto 
bianco  che  cresce  ne'  prkti.  BeìMì 


MAR 


3S6 


ÉLxn 


permnii.  —  Uargmitein',  n.f  plor. 
diconsi  certi  § lobetti  picciolissimi , 
e  perletle  forale  di  vetro ,  di  cui  si 
fanno  ornamenti  femminili.  —  Mar- 
garitein  df  Spagna.  —  PratelUne 
doppie.  Margheritina.  E  con  termi- 
ne botanico  BèlUde.  Bellis  horienm 
flore  pieno.  —  Conteria,  chiamansi 
quelle  Mercanziuol» di  vetro,  come 
appunto  le  Margheritine,  Perlette  , 
ed  altre  simili  coserelle  di  vezzi.  — 
Vetrame  è  pur  termine  collettivo  di 
tutte  le  minute  manifatture  di  ve- 
tro. 

*MAfìGEN ,  n.  m.  Margine,  Lembo,  n. 
m.  Estremità,  n.  f. 

*HAR1,  d.  p.  f.  Maria.  —  Dimin.  boi. 
Mariulein,  Manetta.  Mariùccia. 
Mariola. 

MARIDA,  add.  Maritato ,  Agg.  Che  ha 
marito.  —  Maritato  si  prende  anco- 
ra per  Unito  ad  altra  cosa:  quindi 
Ced  mariUUi,  cioè  Mescolati  con 
paste.  Lasagne^  maritate.  Unite  ad 
altra  cosa.  —  È  stato  detto  Mctrita- 
lo  per  Uomo  che  abbia  moglie,  e  la 
Crusca  porta  un  esempio  del  Caro. 
Ma  sia  detto  con  buona  pace  dell'  u- 
nae  dell' altro,  ella  è  voce  molto 
impropria ,  ed  inutile  »  giacché  ab* 
biamo  Ammogliato.  Ed  io  lo  chia- 
merei un  Idiotismo  de*  bolognesi , 
i  quali  SODO  sforzati  a  dire  Marida 
tanto  all'  uomo  che  alla  donna ,  per- 
chè manca  l'equivalente  ad  AmmO' 
gliato  in  una  sola  parola,  e  conver- 
rebbe usare  della  perifrasi  Un  om 
ch'ha  mukr,  a  chi  non  volesse  dar 
V  aggiunto  di  maritato  al  maschio. 

MARIDAR,  V.  Maritare,  v.  Maridar 
una  ragazza  cùn  un.  •—  Maritare 
una  fanciulla  in,o  ad  uno.  --  Ma- 
ridars\  —  Maritarsi.  Prender  ma- 
rito. 

'MARINA ,  add.  Ammarinato.  Marina- 
to, agg.  E  dicesi  specialmente  del 
Pesce  aggiustato  con  salamoia  di  sa- 
le e  aceto,  per  conservarlo. 

"MARINADURA.  Lo  ammarinare  il 
pesce. 

'MARINAR,  n.  m.  Marinaro,  Marinaio. 


Ed  oggi  qualcuno  dice  par  anco 
Marino. 

MARLETTA.  n.  f.  DL'ÙSS.  DLA  FNÉ- 
STRA.  Saliscendi,  e  Saliscendo,  n. 
m. — Mariella  cùn  la  tèsta,  e  Voce'. 
—  Saliscendi  con  testa,  e  coda.  — 
Èarlètta  a  scroc.  -—  Saliscendi  che 
s'apra  col  pollice,  ^-  Marlètta  cùn 
al  bttòn.  —  Saliscendi  a  manu- 
brio. —  Marlètta  cun  al  Utor 
marlètta.  —  Saliscendi  sul  pa- 
letto^ —  Marlètta  d' lègn.  —  Nòtlo- 
la.  —  Tgnir  sulità  la  marlètta , 
che  n'  casca  zò ,  perchè  Vùss  stoga 
averi.  «-  Appuntare  il  saUscaii 
Fermarlo  o  farlo  star  fermo  in  allo; 
metterlo  in  punto. 

MARM.  Marmo.  —  Marm  amaccid  tf' 
ròss,  d'vèird,  ee.  Marmo  pezzato 
•^  Una  cossa  d'marm,  —  Cosa 
marmòrea,  marmorècda,  marmo- 
rina.  V.  Marmord.  —  Dpenzr  a 
marm.  —  Marmorare. 

MARMAIA.  Gente  plebea.  Plèbe.  Mar- 
màglia. CanàgUa.  Gentàglia  kacht 
in  boi.  vi  sono  questi  drversi  ter- 
mini colla  desinenza  d'abbieziODe, 
e  d'avvilimento.  Canaio,  etz. 

HARMELATA  (dal  ft.  Marmelade).  Con- 
serva fatta  di  frutti  cotti  collo  zuc- 
chero.—Di  mele  cotogne  dicesi  Coto- 
gnato  (boi.  Cdugnd).  —  Dì  mele. 
Melqta.  —  Di  qualunque  altri  sorta 
chiamasi  Conserva, 

MARMETTA.  V.  Pgnatt 

MARMITÒN  (dal  fr.  MarmiUm).  Squal- 
tero.  Tempellone.  Uomo  grosso,  che 
faccia  il  goffo. 

MARMORÀ,  add.  Marmorizzato ,  sg^. 
•^  Carta  marmord,  marmoreina. 
-^  Carta  marezza,  amarezzata, 
marizzata ,  amarizzata,  e  marmo- 
rizzata. —  Marmorato  è  sust  e  va- 
le Incrostatura  di  marmi. 

MARMUREIN.  Marmori^la;  da  alcuni 
anche  Marmorino ,  Lavoratore  io 
grosso  di  marmo.  —  Marmorato  e 
Marmoraro  è  lo  Scultore  in  mar- 
mo. —  Arte  marmòrea,  dicesi  ^a^ 
te  di  lavorare  e  mettere  in  opera  i 
marmi. 


MAR 


367 


MAR 


MAROCCA,  n.  f.  Marame,  SeeltUfM, 
n.  m.  La  parte  più  cattiva  di  eheo 
cbessia. 

MARÓN.  Marrone  (con  dae  r,  sebbene 
non  provenga  da  marra).  Spezie  di 
castagno  albero,  e  di  castagna  frut- 
to più  grossa  dell'  ordinaria.  —  Ma- 
ròn  d\Éndia.  —  Caitagno  d'India. 
-  Culòur  d' maròn ,  d*  eastagn.  — 
Color  mofiachino.  Colore  di  icorza 
di  castagna.  Ed  anche  detto  asso- 
lai, seoza  la  parola  colore;  p.  e.  Era 
a  mantel  di  scorza  di  castagna.  Di- 
cesi ancora  Colar  castagno ,  Casta- 
gnim:  ed  assoiut.  Cavallo  casta- 
5«o.  —  Maròn.  —  Marrone,  per 
Errore.  —  Far  un  maròn.  —  Fare 
wivMrrofie.  Da' boi.  si  dice  anche 
ftlh  fmizese ,  frase  però  piuttosto 
sconcia  per  l'equivoco  della  parola. 
"^  Maròn  sèinza  i  rezz.  —  Marra- 
«  A'ricciafi.  —  Cavar  i  rezz  al  co- 
%n,  ai  maron.  -^  Sdiricciare  le 
cutagne. 

HaRSCàLC.  Jfattffcatco,  Manesealeo, 
Maritcalco  e  Maliscalco.  —  Quello 
che  medica,  e  ferra  i  cavalli,  ed 
altre  bestie  da  soma,  e  dall' ugna 
fessa.  —  Ferraio ,  e  Fab&ro  ferra- 
w.èrArteflce  che  lavora  il  ferro. 
"*  ferratore,  quantunque  sia  stato 
preso  anche  per  Fabbro  »  tuttavolta 
épiò  propriamente  il  JVanrfca/co 
cbe  ferra  i  bestiami.  —  Veterina- 
fio.  E  il  professor  medico  delle 
bestie. 

JARSEINA.  V.  Unifourem. 

«^«TÉLL.  Martello.  —  11  Martello  ha 
tre  parU.  —  Occ'  dèi  martSU.  — 
Occhio.  —  Tèsta.  —  Bocca.  —  Pèn- 
"«.  —  Taglio,  GrancMo ,  o  Penna. 
^  fenna  è  termine  generico.  Ta- 
SUo,  dicesi  quando  è  tutta  intera  , 
Qop  divisa  cioè  per  lo  mezzo.  Gran- 
<^tu> allorché  sia  divisa  e  augnata, 
come  nel  martello  de'  legnaiuoli.— 
ìlarUU  da  muradòur.  —  MartelU- 
^^Martéll  dia  porta.  ^  Martel- 
*<>> «si  dice  quando  ha  la  forma  di 
n|»tello.  Quando  poi  è  fatto  a  fog- 
già  dì  anello  chiamasi  Campanella. 


MARTLEfNA  DA  MURADUR.  JTorfWtf- 
fia.  Martellino  a  due  tagli.  —  JVar- 
tleituL  dèi  scciopp.  ^  Martellino  , 

MABTLETT.  MaHelletto,  dim.  di  Ifar- 
tello.  — •  Martlètt  per  Taiol  a  mar- 
tUtt  d'vid.  V.  Taiol.'-'  Martlètt  per 
Saltaréll.^  Salterello.  Quei  legnet- 
tl  che,  mossi  dal  tasti,  vanno  a  bat- 
tere sulle  corde  di  un  gravicem- 
balo. 

HARTÙF.  Baòbuasso,  Bietolone,  Ba- 
lordo. V.  Tabalori. 

MARUCCHEIN.  Marrocchino.  Sorte  di 
cuoio,  pelle  di  capra  concia.  Come 
voce  originarla  da  Marocco  si  do- 
vrebbe scrivere  con  una  sola  r. 

MARINAR.  Bruciataio,  Caldarrosta- 
ro.  Colui  che  vende  le  caldarroste , 
dopo  averle  cotte  in  una  sorte  di 
padella  tutta  pertugiala. 

MARZ.  Marzo.  Nome  del  terzo  mese 
deiranno.'—  Miarz.  -- Marcio.  Ter- 
mine di  giuoco.  —  N'esser  fora  dèi 
marz ,  o  dia  marza.  —  Uscire ,  o 
non  uscire  del  marcio,  vale  Vince- 
re 0  perder  la  partita  doppia  per 
non  essere  passata  la  metà  de'  pun- 
ti ,  che  si  richiedono.  V.  Cappott. 

MARZ,  add.  Afarcto,  Marcito,  ogg.lm- 
putridito.  Corrotto.  Putrefatto.  In- 
fracidato. Infradiciato.  PtUrido. 
Fràcido.  —  Avèir  marz  una  eossa 
in  tèsta.  —  Saper  per  lo  senno  a 
mente.  Avere  una  cosa  in  conttmti. 
—  Téimp  marz.  —  Cielo  umido, 
acquazzoso.  Tempi  acguazzosi. 

MARZA,  n.  f.  Marcia,  h.  f.  Marciume, 
n.  ro. 

MARZADt,n.  m.  pi.  Marzuolo,  stog. 
e  Marzuoli  plur.  Aggiunto  a  grano  , 
e  biade,  che  si  seminano  nel  mese 
di  marzo. 

MARZANA,  n.  f.  Leale,  n.  m.  Quello 
spazio  che  si  lascia  sopra  i  fhimi 
alla  ripa  per  non  impedire  la  navi- 
gazione. 

MARZAPAN.JVarsopane.  Sorta  di  pasta 
dolce. 

MARZAR,  n.  m.  ARA,  n.  f.  Mereiaio, 
n.  m.  aia,  n.  f.  Che  fa  bottega  di 


MAT 


360 


MAT 


lfATRlZ»D.  f.  ÙTER,D.  m.  Matrice, 
f.  e  con  voce  più  nobile  Ùtero,  n. 
m.Le  Mammane  ed  altre  donne  vol- 
gari la  chiamano  Mader ,  qaindi 
Al  mal  dia  mcuier.^-'  Male  d'uiero, 
<—  Matrix.  -«  Matrice  cblamaiko 
i  Notai  V  Originale  seri  tiara  che  re- 
sta ne'  loro  atti.  V.  Malacopia,  — 
Hystera  in  greco  signi6ca  Utero  ; 
<la  quella  voce  i  medici  ne  ban  trat- 
te varie.  —  Istèrico  Aggiunto  di 
€iò  cbe  appartiene  ali' utero.- ilfm^- 

-  di  isterici,  ed  anche  Àntistèrid.  Af- 
fezione isterica,  ec.  —  I  medici 
comunemente  sogliono  dare  il  no- 
me d' Isterismo  alle  affezioni  iste- 
riche; ma  è  voce  d'  uso.  —  Metri- 
fide  (à^Metra,  matrice).  Infiam- 
mazione d'utero. 

MATT ,  MATTIRIA.  Molti  sono  gli  at- 

.  tributi ,  che  si  riferiscono  allo  stato 
morale  dell'uomo,  il  quale,  per 
qualche  sconcerto  della  sua  fisica 
organizzazione,  non  può  &r  uso  re- 
golare della  naturai  facoltà  della 
sua  mente,  giusta  i  dettati  della  ra- 

•  gione.  Io  ne  farò  qui  l' enumerazio- 
ne, lasciando  che  dai  Vocabolari  clas- 
sici ,  e  particolarmente  de'  sinonimi 
del  Romani,  se  ne  rinvengano  ìe 
diflTerenze ,  che  troppo  lungo  sareb- 
be qui  riferirle.  —  Matto.  Pazzo. 
Stolto.  Fàtuo.  Mentecatto.  Insano. 
Folle.  Demente.  Forsenpjato.  Deli' 
Tante.  Frenètico.  Maniaco.  Furioso. 
Ed  altri  nomi  di  minore  intensione. 
Scemo.  Scempio.  Scempiato.  Stolido. 
Stordito.  Scimunito.  Lo  stesso  di- 
casi de'  nomi  astratti  Mattezza 
{Matteria  e  Mattia  sono  antiqu.). 
<—  Pazzia.  Stoltezza.  (Stoltizia  lat., 
Stoltia  antiqu.).  Fatuità.  Mentecat- 
tàggine. Insània,  V.  L.  Follia.  Fol- 
tezza. Folleggiamento.  Demenza. 
Forsennatezza.  Forsennatàggine. 
Delirio.  Frenesia.  Mania.  Scimuni- 
tàggine. Scempiàggine.  Storditez- 
za. Stupidità.  Stolidezza.  Stolidità. 
Insensatàggine.  Insensatezza.Scem- 
piàggine.  Scempiatàggine ,  ec.  — - 
Matt  stia.  —  Matto  spolpato ,  o 


epaccMo.  —  Matt  cm'  e  una  ca- 
valla. —  Matto  da  sette  coite.  — 

—  Da  matt. --^  Mattamente.  Pa> 
zamente.  Stoltamente.  Forsennata- 
mente ,  ec.  —  Ai  ha  vlù  i  mail  e  i 
savi,  a  in  ha  vlù  dia  6ona  per 
fati'  andar  vi. —  Vi  ha  abineogna- 
io  di  molto  per  farlo  escire.  —  Far 
del  mattiri. -^  Far  delle  corbelle- 
rie, delle  cervellagginL  —  Eh  mal- 
Uri!  -^  Canzone  I  detto  per  modo 
d'  interrom pimento  quando  altri 
non  risponde  per  appunto  a  ciò . 
che  noi  domandiamo.  ^  Cruvers 
al  matt,  fig.  dal  coprire  la  cartt 
detta  Jlalto,nel  giuoco  de'Taroc- 

—  Mettersi  al  coperto.  — -  Mettrei 
matt  a  co.  —  PiiimetUrti  m  cer- 
vello. 

MATTANA,  n,  f.  detto  per  ischeno. 
Matterello;  Pazzerello,  n.  m.  Mot- 
terella  ;  Pazzeretla,  n.  f. 

MATTARELL  DALLA  SPOIA.  Mottetti- 
lo,  e  con  voce  piii  nobile  Spiana- 
toio. —  Mattaréll  nel  mascolino  è 
vezzeggiativo,  Matterello .  ma  nel 
femminino  Mattarélla  equivale  a 
Civettina.  —  Far  la  matiarélla.  — 
Far  la  civettuzza,  la  civettuola, 
la  civettina.  •—  Mailer,  Mattar&it 
dicesi  di  qualunque  bastoncello 
maneggiabile.  —  Matterò.  Bandel- 
lo.  Da  quella  voce  fassi  Mattarlar, 
che  vale  Bastonare, 

MATTATA.  V.  Matt. 

*MATTAZZ,  n.  m.  MaUaccione. 

MATTAZZA.n.  f.  Mattaccia,  n.  fera, 
di  Mattacelo.  Gran  pazza.  —  Mat- 
tazza.  Giuoco  che  si  fa  da'  boi.  col- 
le carte  da  Tarocco,  ed  è  il  gioca- 
re al  rovescio,  cioè  stabileodo 
Che  vinca  colui  che  perderebbe  se 
si  giocasse  secondo  il  consueto 
giuoco.  Si  fa  egual  giuoco  sullo 
scacchiere  in  giocando  a  dama ,  ciò 
che  i  boi.  dicono  Far  a  chi  peri 
veinz  :  e  in  ital.  Fare  a  vinciperdi 
Si  potrebbe  usar  la  stessa  frase  pel 
suddetto  giuoco  colle  carte ,  lotta- 
volta  essendo  che  in  questo  il  trìoo- 
fo  rappresentato  dal  matto  ha  moJu 


UM 


361 


MDA 


prevalenza  «  io  lo  chianerei  col- 
lo giesso  nome  proprio  Maltaecia, 
—  ÀdduUurars'  i/i-f*ai  zttg  dia 
mattazza»  —  ùoUorarsi.  Dicesi 
quaodo  uà  giocatore,  rimasto  per- 
dente de' primi  seguirne  prende 
degli  allri  pagando  altra  volta  la 
sua  posta,  e  rientrando  in  giuoco, 
e  chiamasi  Dottore,  Cosi  Avvocato , 
ed  Avvocatane  quaodo,  perduti  an- 
che questi  segui,  si  prendono  i 
terzi» 

MATTAZZOL.  MATTABÉLL  .  MATTU- 
TEIN.  PazzareUo.  Matterello,  Mat- 
teruiio.  Termini  usati  sempre  per 
Teizo,  volendo  indicare  Uomo  piut- 
tosto allegro  che  no. 

•MATTELNA.  V.  Malteria. 

MATTENA,  n.  f.  Mattina»  n.  f.  e  Mat- 
tino, n,  va.  —  Tutta  la  matteria. 
—  Mattinata.  —  La  mattena  prèsi» 
la  mattena  a  lmnòur(k.  —  Di  buon 
tnattino. 

MATTER.  V.  MattaréU. 

MATTÉZ,  n.  m.  Follia,  n.  f.  —  Fardi 
mattez.  —  Pazzeggiare.  Pazziare. 
Folleggiare.  — Andar  in»  o  a  ma^ 
tèz.^ —  Andar  a  folleggiare ,  a  far 
follie. 

miTINÀ.  MAITINA,  n.  f.  Mattinata. 
Uq  tramestio  fatto  percotendo  in- 
sieme arnesi  ed  istrumenli  sonori , 
per  ischernìre  e  dar  la  baia  a  per- 
sone vedove  e  vecchie ,  che  si  ri- 
mariiinc—  Usa  specialmente  nelle 
campagne. 

MATTlRlA.  V.  Matl. 

MAHIRIOLA.  Pazziuola,  dim.  di  Paz- 
zia, in  signif.  di  Cosa  da  pazzo. 

MATTÒN.  Giovialone,  Allegroccio,  Al- 
legro; e  cosi  il  femminile. 

MATTUTEIN.  V.  Mattazzol. 

'MAYER,  n.  p.  m.  Mauro,  n.  p. 

MAZ  (con  Z  aspra).  ifà(7(7to.  Quinto 
mese  dell'  anno.  —  /  tri  Re-Maz. 
Y.  Mag. 

MAZÒUR,  Maggiore.  Plìi  grande.  — 
Piiimaggioreè  stalo  detto  dal  Bem- 
bo; come  da  Plauto  Màgis  majores 
nugas  egeiit.  —  Maggiorissimo  su- 
peri, di  maggiore,  per  Massimo. 


MAZURANA.  Jfaiorand.  Erba  odorosa 
de'  giardini.  —  La  Pena  è  una  va- 
rietà delia  maiorana.  Aniàraco 
gentile. 

MAZZ  (con  ZZ  dolci).  Mazzo.  Piccola 
quantità  d'erbaggi,  di  fiori,  o  si- 
mili cose  legate  insieme.  —  Mazz 
d'cart  da  zugar,  mazz  d*letler,  ec. 
-—  Mazzo  di  carte  da  giuoco,  maz- 
zo di  lettere ,  ec.  —  Mazz  da  sitar 
el  lègn.  —  Maglio.  Mazzo  da  palo. 
Mazzapicchio.  Spezie  di  grosso 
martello  di  legno  a  due  bocche*  ad- 
operato da  diversi  operai. 

*MAZZA,  u.  f.  Mazza,  n.  f.  Maglio,  n. 
m.  Grosso  martello  di  ferro. 

MAZZACBOC.  Tonfacchiotto.  Aggiunto 
di  persona  piccola  e  grassa. 

MAZZA  PEI  DER.  incubo,  e  con  nome 
greco  Efialte.  Infermità,  in  cui  a 
chi  giace  sembra  di  essere  oppres- 
so da  un  grave  peso«  e  perciò  in 
più  luoghi  d'Italia  è  detto  Pesa- 
ruolp. 

*MAZZÉLL,  n.  m.  Ammazzatoio ,  n. 
m.  Macellerìa,  n.  f.  —  /  han  fati 
un  mazzèll.  — Fecero  una  strage, 
un  macello.  Grande  uccisione. 

MAZZOCCA,  n.  f.  Capocchia,  o.  f.  Màz- 
zero, lì.  m.  Estremità  di  mazza  o 
bastone  che  sia  più  grossa  del  fusto. 
Bastone  pannocchiuto. 

'MAZZOL,  n.  m.  Mazzuolo.  Piccolo 
maglio. 

'MAZZOLA  (DAR  LA)  Far  ribassare 
il  prezzo.  —  Èsser  sòlta  alla  maz- 
zola. —  Essere  soggetto  ad  alcun 
danno. 

MAZZOLA  D*  AGÓCCIA.  Capocchia.  Il 
capo  degli  spilli.  Mazzuola,  vale 
Piccola  mazza ,  cioè  Bacchetta. 

ì/lDMk.  Medaglia.  Una  volta  era  nome 
dì  Moneta,  oi'à  rimane  questa  voce 
alle  antiche  monete  greche,  e  ro- 
mane, ed  anche  di  altre  nazioni  di 
qualsivoglia  metallo  e  grandezza. 
Ed  altresì  a  Quelle  impronte,  e  im- 

"^  presedi  qualsiasi  metallo,  che  si 
fanno  a  memoria  d'uomini  illustri, 
0  di  santi.  —  Il  Bitto,  il  Rovescio 
della  medaglia.  Esergo  d'una  me- 

iì 


MRD 


362 


MEI 


doglia  è  una  parola,  una  sentenza, 
0  simili ,  cbe  qualche  voila  trovasi 
sotto  il  fondo ,  0  campo  dove  sono 
le  6gure.  —  Sumismàlica  (da  No- 
misma  gr.,  Medaglia  o  Moneta). 
Arte  di  conoscere  le  medaglie ,  e 
monete  antiche.  —  Numismalogra- 
fìa.  Descrizione  delle  medaglie  «  e 
monete.  —  Far  basar  la  mdaia,  al 
bamùein.  —  Far  baciar  il  manipO' 
lo.  Tirare  gli  occhi.  Far  costar  sa- 
lato   caro. 

MED'DÒUR.  mentore. 

MEDER,  V.  Miètere,  v.  Si  fa  ancora 
sust.  Al  meder.  -^  La  messe.  La 
mietitura.  —  Al  tèimp  dèi  meder. 
—  La  mietitura. 

'MEDGAR,  V.  Medicare. 

*MEDiC,n.  m.  Medico. 

MEDlCÀMÉiNT,u.  m.  MEDSEINA.,  n. 
f.  RIMEDI ,  n.  m.  Medicamento ,  n. 
m.  —  Medicamèint,  o  Rimedi  da 
busanc.  —  Pannicelli  caldi.  Rime- 
di inefficaci ,  o  di  poco  sollievo.  — 
Medicina,  n.  f.  Il  medicare.  Con  vo- 
ce gr.  Fàrmaco.  —  Dicesi  ugual- 
mente per  qualunque  materia  atta 
a  medicare.  —  Alessi  fàrmaco.  Me- 
dicamento che  giova.  —  Rimedio. 
Nella  comune  accezione  vale  Con' 
travveleno,  o  gr.  Antìdoto.  —  Pa- 
nacèa, figurai,  per  Rimedio  unico 
universale.  —  Farmacia.  Quella 
parte  della  medicina  che  tratta  del- 
la composizion  dei  rimedi.  —  Far- 
macèutica (da  Pharmacon  gr.  me- 
dicamento). Parte  della  medicina  , 
che  dà  la  descrizione  dei  rimedi , 
ed  insegna  la  maniera  d' impiegar- 
li opportunamente.—-  Farmacia. 
Arte  cbe  insegna  la  preparazione  , 
e  la  mistione  dei  medicamenti ,  e 
dà  la  maniera  di  comporli.  —  Far- 
macologìa. Parte  della  medicina 
che  tratta  dei  medicamenti. —  Far- 
macopèa. Titolo  cbe  si  dà  ai  libri , 
che  insegnano  a  preparare  i  medi- 
camenti. 

MEDSEINA.  Medicina.  Scienza  ad  Ar- 
te del  medicare,  e  del  conservare 
la  sanità.—  Medseina.  —  Medicina 


prendesi  ancora  per  Rimedio  »  pre- 
parazione medica  da  prestarsi  al- 
l'ammalato. V.Jfedtcamètn(.  —  Em- 
pirismo. Medicina  pratica  fondata 
sull'  esperienza. 

MÉGA  (dàiraut.  ital.  Miga).  Mica. 
Non.  i  boi.  r  usano  spessissimo  do- 
po la  negativa,  come  i  franzesi  il 
loro  Poinl,  Pas;  e  quando  non  ad- 
operano il  Méga,  vi  sostituiscono  il 
brisa.  —  An'  in  vói  méga;  A  n'  in 
vói  brisa;  An*  i  n'  è  mega  sta;  a 
n'  t  n  è  sta  6n«a.  Al  n'  è  mega 
per  dir  mal;  Al  n'  è  brisa  per  dir 
mal.  In  ilal.  si  usa  di  rado.  Non  è 
mica,  0  non  è  già  per  dir  male. 
Non  ne  voglio  punto.  Non  ve  n'è 
stato. 

MEI,  n.  m.  sing.  e  META ,  piar.  f.  Mi- 
glio, n.  m.  sing.  e  Miglia,  n.  f.  plnr. 
Misura  lineare  di  mille  passi  geo- 
metrici. Varia  la  sua  lunghezza  nei 
diversi  paesi.  —  Un  bòn  mei.  — 
Un  grosso  miglio.-^  Un  mei  scart, 
un  miaroL  —  Miglio  scarso.  — 
Mei.  —  Miglio.  Sorta  di  biada  mi- 
nutissima, che  senza  scorza  si  usa 
per  farne  minestra. 

MEI ,  add.  sust.  e  avv.  Meglio.  Più  be- 
ne. —  Dicesi  anche  Me'  sincopato 
coire  larga.  E  Dante  usò  la  stessi 
parola  bolognese  Mei. 

MÈIL.  Melo.  Albero  che  prodocc  le 
poma.— Aféi7  granar.^» Melagrano. 
Melogranato.  —  Mèil  granar  sol- 
vadg.  —  Melagrano  saloaiico.-^ 
Mèli  cdògn.  —  Cotogno.  Melocoto- 
gno. —  Un  alber  eh' par  un  mal 
cdògn.  —  Cotogno  o  Cotognino, 
agg.  Cbe  pare  un  cotogno.  Mèil  cu- 
lar.  —  Idelo  nano.  —  Un  bròli 
d'mil.  —  Pomario,  Pometo,  Po- 
miere  e  Pomiero. Luogo  pieno  d'al- 
beri pomiferl. 

MÉILA ,  n.  f.  Mela ,  n.  f.  Pomo ,  n.  m. 
Nel  plur.  Pomi  m..  Pome  e  Pomo. 
f.  Frutto  del  melo.  La  voce  Pomo 
s'  estende  anche  a  signiGcare  il 
frutto  d'ogni  albero,  al  fico,  alla 
pèsca  ,  ec.  —  Mèila  granara.  — 
Melagrana.  Melagratiata.  Granato, 


HBI 


363 


MEI 


m.  1  lai  la  chiamavano  Jtfofum  pu- 
nicum,  perchè  proveniedle  dalla 
Panica.  -^  Mèila  grànara  salvai 
dga.'^  Meiagrana  salvatica.  Aa- 
laustat  Ti.  f.  si  chiama  il  6ore  della 
Melagrana ,  da  dove  per  simil.  gli 
architetti  ban  preso  la  voce  di  ba- 
lausto  per  quelle  colonnette  mo- 
dulate che  si  mettono  ne'  pog- 
giuoli,  ballatoi,  e  simili.  Chicchi 
chiamansi  i  granelli  rossi  della  me- 
lagrana ^  che  sono  divisi  da  una 
pellicola  gialla  in  più  luoghi.  — 
Mèila  cdògna.  <-«-  Cotogna.  —  Da 
Oydonia,  città  di  Candia.  —  Mèila 
cdògna  salvadga.  —  Cotogna  sal- 
vatica. —  Mèila  culara.  -—  Mela 
nana.—  Mèila  durasa. —  Mela  du- 
ncine.  •—  Roba  da  tnèil  coti;  da 
irati  dri  el  mèil  colt,  —  Dir  cose 
da  aranciate;  cioè  Da  farsi  tirar 
dietro  le  arance  fracide.  Prima  di 
terminare  quest'  articolo  non  sia 
discaro  ai  bolognesi  di  metter- 
li in  avvertenza  che  Mele  plur. 
di  MeUit  e  Mele  in  significato  di 
K(«/e,  hanno  bensì  la  stessa  orto- 
grafia, ma  non  si  pronunziano  nel- 
lo Slesso  modo  Méte  per  Pomi  ha 
la  prima  é  stretta ,  e  Mèle  per  Mièle 
ba  la  prima  è  larga. 

MEINA,  n.  f.  (dal  fr.  Mine).  Non  si  u- 
sa  che  in  queste  frasi:  L'ha  una 
bona  meina;  L'è  d*  bona  meina. 
--E  di  buon  aspetto.  Ha  buona 
aera.  Fu  usato  dal  Magalotti  Buo- 
na mina  per  Buon  aspetto.  —  Mi- 
na, vale  anche  Jlftnf€ra,  e  Mina 
di  pohere  d'artiglieria. 

MEINADIDA  (A),  avv.  usalo  col  ver- 
bo Saoèir.  Savèir  a  mèina  dida. 
—  Aver  qualche  cosa  su  per  le  di- 
ta; o  su  per  la  punta  delle  dita.  A 
menadito.  Sapere,  Conoscere,  e  si- 
mili, a  menadito,  e  vale  Per  l' ap- 
punto ,  benissimo. 

MEINT,  n.  m.  Usato  da' boi.  più  edu- 
cali per  Mento,  n.  m.  che  volgar- 
mente dicevi  Bùssla. 

MEINT,  n.  f.  Mente,  n.  f.  ed  anche  per 
Memoria,  Mente,  n.  f.  —  Savèir  a 


mèint.^Sapere  a  mente.'^  Tgnirs' 
a  mèinl.  —  Tenere  a  mente.  Avere 
a  mente.  Avere  alla  mente.  Venir 
a  mente.  Recare  a  mente ,  a  me* 
Moria  «  vagliono  Ricordarsi.  Ram- 
memorarsi. Fermare  alla  memo- 
.  ria.  Serbar  nella  memoria.  Andar 
vi  d*mèint;  andar  zo  d'mèint; 
dsnut^ars'.  —  Uicir  di  mente.  Ca- 
der della  memoria»  di  mente  che 
che  sia,  vale  Dimenticarsi,  Scor> 
darsi.  —  Dileguarsi  dalla  memo- 
ria. Uscir  fuori  della  memoria,  — 
Dar  mèint.  —  Por  mente,  Abbada- 
re.  Ponesti  tnente?  —  Tener  fnente. 
Gettar  mente.  —  Dà  mèint.  Al  ten- 
dete a  quel  che  io  dico.  Ascoltate, 

—  Vgnir  in  mèint.  —  Cader  in 
mente,  vale  Appresentarsi  alla  me- 
moria. —  Quand  a  m' vein  in 
mèint,  ec.  Quando  mi  si  rivolge 
per  V  animo.  —  Cossa  v*  vein  in 
mèint  ì  ^  Che  cosa  vi  salta  in  ca- 
po? Che  cosa  vi.vien  in  fantasia? 
Qual  fantasia  vi  viene  ?  —  Dar 
mèint  al  ciaccher.  —  Dar  retta, 
Abbadare  a  ciarle.  —  A  n*  v*  ho 
nianc  per  la  mèint,  —  Non  vi  ba- 
do. Cioè  Non  vi  curo  ;  Vi  disprezzo. 

•MÈINTA ,  n.  f.  Menta.  Menta  piperi- 
na .  0  peperita. 

MÉIS.  Mese.  Da  cui  vengono  Mensuale 
(e  non  J»/en«i7e).  D'ogni  mese.  W- 
mestrale.  Trimestrale,  ec.  Di  due. 
Di  tre  mesi. 

ÌHEL,  n.  m.  (dal  lai.  Mei).  Mele,  col- 
r  è  larga ,  ed  anche  Mièle.  Liquore 
dolcissimo  prodotto  dalle  pecchie. 

—  Da  Mele,  vengono  Melifero»  e 
Melltfero.  Che  produce  mele.  Melli-^ 
fkare.  Fare  il  mele.  Mellifluo ,  Voc. 
Lat.  Atto  a  produrre  il  mele;  che 
s*  usa  piii  al  figur.  e  vale  Soave.  — 
Mellifluamente  avv.  Voc.  dell'  uso. 
In  modo  mellifluo. 

*MELESSA ,  n.  f.  Melissa.  Erba  aroma- 
tica. — '  Spiri t  d'melessa.  —  Spin- 
to di  melissa.  Ed  anche  assolut. 
Melissa. 

MÉLGA,  n.  f.  Saggina:  Sagginella; 
Sainella;  Mèliga  e  Mèlliga»  n.  f. 


ME!  Ab 


364 


MER 


Pianta  di  cui  ci  Berviamo  per  far 
scope.  Con  voce  d' uso  Mèlica. 
MELL.  Mille,  Nome  numerale  che  im- 
porta Dieci  centinaia.  Quando  pre- 
cede un  altro  numero  si  dice  sem- 
pre Afi/te.  —  Mèli  e  tersèint."- Mille 
e  trecento  ,  oppure  Mille  trecento. 
Quando  poi  è  preceduto  da  un  al- 
tro numero  si  dice  Mila ,  e  si  cam- 
bia pure  in  boi.  in  Mela.  —  Dòu 
mela,  trèi  mela,  ec— Duemila»  Tre- 
mila, ec.  —  Si  segna  1000  con  nu- 
meri ;  e  con  lettere  Cl3  oppure  M , 
ed  anche  X.  —  Duemila  MM.  — 
Tremila  B.  —  CinquemHa  A.  o  D.  o 
vero  V.  —  Novemila  N.  —  Dieci- 
mila CCIOO.,  e  X.  —  Undicimila  Ó. 

—  Cinquantamila  1^03.,  ed  ancora 
L.  —  Centomila  CCCi333.  —  Cen- 
sessantamila  T.  —  Dugentomila  H. 

—  Dugencinquantamila  K.  —  Tre- 
centomila B.  —  Quattrocentomila 
P.,  oppure  G.  —  Cinquecentomila 
Q.  —  Un  milione  M.  —  Da  Mille  \eiì- 
gonoitfi7/è6-up/o,  Ch'è  mille  volte 
più.  ^.  Millelàtero.  Di  mille  lati,  e 
di  mille  angoli  —  Millenario.  Dì 
mille. 

MELLA.  V.  MclL 

MEMBRANA.  Membrana.  Pellicola.  — 
Imenologta.  Trattato  delle  mem- 
brane. Da  Hymen,  gr.  Membrana. 

MEMÉO.  MAMMÓN,n.  m.  Una  cossa 
eh*  ha  al  memèo.  —  Cosa  che  pule. 
E  dicesi  di  carni  che  cominciano  a 
corrompersi. 

MEMORIA.  Potenza  o  facoltà  dell'ani- 
mo che  conserva  e  ricorda  le  cose 
già  apprese.  —  Reminiscenza.  Una 
facoltà  di  richiamare  alla  mente  le 
cose,  che  furono  già  precedentemen- 
te apprese ,  e  ritenute  dalla  memo- 
ria.—flamwicworazione.  Alle  volle 
è  sìnoììlmo  di  Beminiscenza,ttkSt  per 
lo  pili  Rammemorare  significa  Rac- 
contar di  nuovo.  —  Ricordazione , 
Ricordanza,  derivati  da  Ricordare 
0  Ricordarsi.  Avere  in  mente  le  co- 


se passate  ;  ed  anche  per  Covmt' 
morazione;  Menzione;  Rammemo- 
razione; Rimembranza.  Narraiio- 
ne  che  ricorda  altrui  alcuna  cosa 
passata.  —  Retentiva,  Retenitioa, 
Memorativa,  sono  lo  stesso  che 
Memoria,  definita  come  sopra.  In- 
tendimento ritenevole.  Facile  a  ri- 
tenere a  menìoria.  —  In  tulli  que- 
sti sensi  Memoria,  e  gli  allri  voca- 
boli non  hanno  plurale.  —  teia 
immaginativa ,  buona  apprenm. 
buona  reminiscenza,  buona  riteiù- 
Uva.  —  Memoria  trésta.  —  Memo- 
ria infedele,  làbile.  Esser  di  làbiU 
memoria. — A  memoria  d'om.- 
A'  di  de'  nati.  Maniera  di  dire  che 
amplifica  il  tempo  passato. -J^^ 
moriuccia,  dim.  Mempriona,  accr. 
Voce  da  scherzo.  —  Un  sèinxa  me- 
moria ;  Vn  smemorid.  —  Smetno- 
rato,  ta,  add.  Che  ha  perdalo  la 
memoria,  da  Smetnorare. Perdere 
ia  memoria.  Indi  Smemoratàggine, 
Smemoràggine,  Difetto  di  memo- 
ria. Dimenticanza.  —  SmetnorabUe, 
add.  Non  memorabile.  —  Siwwf^ 
rante,  add.  Che  toglie  la  meBioris; 
che  rende  smemorato.  —  ^Mem- 
ria  poi  derivano  MetnorcJfile.ìic 
morèoole  ,  Memorando.  Degni  ili 
memoria.  —  Memorativo.  Apftff'^ 
nenie  alla  memoria.  —  Memoraio. 
Mentovalo.  Menzionato.  —  ^^^^ 
rioso.  Ricordevole. 

MENSTRAR.  v.  Minestrare,  Scodem- 

.re,v.  Far  la   scodella,  Melier» 

minestra  nella  scodella.  -  i''"'* 

strare  per  Servir  le  pietanie  iu  i^' 

vola.  Monti. 

•MENSTRARÓL,  n.  m.  Minestraio.  Co- 
lui che  vende  le  minestre.  Ed  anche 
quello  che  distribuisce  la  minestra 
a  mensa. 

MENSTRÒri,  n.  m.  Minestraio.  ^^^^^ 
di  minestra. 

•MERCÀ.  n.  m.  Mercato, lì.  In.^'^• 
n.  t 

•MERCANT,  n.  m.  Mercante.  Mercatan- 
te. Mercadante.  ^ 

MERCANTZAR,  v.  Mercantare;  »f' 


365 


MRS 


ealantare;  Mercanteggiare:  Mer- 
care; Mercatore;  Negoziare;  Traf- 
ficare »  V. 

'HERCANZl.n.f.  Mercanzia,  Merco- 
tarala,  —  La  Mercanxi  —  Cosi 
chiamano  i  boi.  La  residenza  del 
Tribunal  Commerciale. 

MERCURIin.  m.  dello  popolarm.  i4- 
riHnt  viV'  Mercurio.  Argento  vi- 
vo,-^  Mercuriale ,  add.  di  Mercu- 
rio: e  figurai,  per  Impazienie,  Vivo, 
Instabile.  1  boi.  dicono  in  queslo 
senso  L'è  un  mercuri.  —  Idrargi- 
ro.  Vien  cosi  chiamalo  grecam.  il 
Mercurio,  per  la  sua  somiglianza 
all' argento  liquefano. 

'HERDa.  a.  f.  Merda,  n.  f.  Sterco,  n. 
m— Man  d' merda.  V.  Man, 

MEBa.D.  m.  e  MERLA,  n.  f.  Merlo, 
n.iD.eMeWa,  n.  f.  Sorle  di  uccello 
lotto  di  penne  nere  e  di  becco  gial- 
lo, che  ba  un  bel  canlo.—  Étir  un 
ivelto  merlo.  —  Esser  putta  scoda- 
/a.  Aver  cotto  il  culo  ne'  ceci  rossi. 
Am pisciato  in  più  d'una  neoe. 
Saper  a  quanti  di  è  san  Biagio.  — 
la  meria  passò  al  Po.  —  La  merla 
pattò  il  Po.  Dello  di  donna  che  per 
letale  sia- mancalo  il  fiore  della 
bellezza  :  ciò  che  i  francesi  ài- 
«ODO  £(re«ur  le  rclowr  (cioè  che 
lorna  indielro  ).  Bellissima  frase 
cbe  i  boi.  esprimon  pure  con  allra 
simile  Dar  zò  ;  Dar  indri ,  cioè  An- 
^re  al  basso.  —  Merci  del  fabbric. 

^^•-Merìo;  Merlatura. 

MERIDIANA.  V.  Arici. 

"^KIT,  Q.  m.  Merito.  E  Merlo  in 
poesia. 

■^JERITAR ,  ARS' ,  y.  Meritare,  Me- 
ntarsi. 

[MERLÉn,  n.  m.  Merletto.  Pizzo. 

.MERLETTA.  V.  Mariella. 

MERLOTT,  n.  m.  Merlotto.  E  fig.  Bag- 
giano; Balordo;  Sciocco. 

MERLÙZZ.  n.  m.  Merluzzo.  Nasello. 

MERQUEL.  n.  m.  Mercoledì,  Mercordi, 
ed  acche  Mércore ,  sul  fare  di  Luni 
e*artf. 

MESATA,  n.  f.  MÉIS,  n.  m.  Saìarìo 
V^  m  mese  intero  di  servizio. 


Nell'uso  comune  dicesi  Melato,  seb- 
bene quesla  voce  in  buona  Ungua 
significhi  Lo  spazio  di  un  mese  in- 
lero.  —  Pagar  a  mesata,  a  mèis. 

—  Stipendiare;  Salariare  a  mese. 
MESCHELN  (DAL).  Voce  corroUa  che 

non  è  usala  che  coll'allre  espri- 
menli  cene  frulla ,  e  certi  fiori  , 
Damaschino  add.  cioè  Proventenle 
da  Damasco,  —  Prùgn  dal  me- 
schein.  —  Susine  damaschine.  — 
Dos  dal  meschein,  —  Bose  dama- 
schine.— Meschein,— Meschino,  agg. 

MESDA,  add.  Mescolato,  Mischialo; 
Mesciùato,  Màschio,  Mischio,  agg. 

MESDAMÈINT,  n.  m.  Mescolamento, 
Mischiamento,  n.  m.  Mescolata,  Me- 
scolanza, Mischianza,  MisciUalu- 
ra,  n.  f. 

MESDANZA, n.  f.  Mescolanza;  Mesco- 
lata; Mescolatura  ;  Mischianza  ; 
Mischiata;  Mischiatura;  n.  f.  Me- 
scolamento; MescùgUo;  Miscùglio, 
Mischio;  Pennischiamento ;  Bime- 
scolamento  ;  Commischiamento  ; 
Tìxtmescolamento ;  Tramestio,  n. 
m,  —  La  voce  Mesdanza  boi.  indica 
comunemenle  la  cosa  mischiala. 
L'  azione  del  meschiare  si  dice  Me- 
sdamèint.  Anche  nelle  voci  ilaliane 
v'  ha  diflTerenza.  —  Mesdanza  è  del- 
lo propriamenle  per  Mescolatiza 
di  piiierbe  per  fare  insalala. 

MESDAR.  V.  (da  Mestare).  Mescolare; 
Mischiare  ;  Méscere;  Frammischia- 
re; Framescolare,  v.  —  Mesdar  dia 
tèrra,  —  Muovere  ,  Trasportare 
terra.  —  Mesdar  lapulèint ,  la  pa- 
sta ;  comunemenle,  e  forse  meglio, 
Mnar  la  pulèint,  ec.  V.  itfnar. -- 
Mesdars*.  —  Muoversi;  Far  moto, 
Meltersi  in  azione  per  riuscire  in 
qualche  cosa.  —  Mesdars'  pr  al 
léit.  —  Dimenarsi  pel  letto.—  Tur- 
nar  a  mesdar.  —  Rimescolare. -" 
Una  cosso  eh'  s' pò  mesdar.  —  Co- 
sa miscibile,  —  Mesdars'  al  sangu, 

—  Alterarsi;  Commoversi. 
MESDOTT.  MiscugUo.  Quanlilà  di  co- 
se meschiale  insieme.  Mesdott  d' 
zèint:  mesdott  d' usi:  mesdott  d'ca- 


MBS 


366 


MBT 


vi.  Si  potrebbe  volgere  ia  itallaDO. 
MucuyUo  di  gente ,  di  uccelli ,  di 
captili.  —  Mesdolt,  si  prende  e- 
Kiaodio'assolul.  per  QuanliU  gran- 
de. —  il  l'voi  dar  un  mesdotl  d'uà- 
slund.  —  Ti  vo'  tiare  un  carpicelo 
di  bastonate.  —  A  l'in  vói  dar  un 
bòn  mesdotl.  ^^  Tene vo*  dare  un 
buon  carpicelo.  —  Mesdotl,  vale 
ancora  Mescolala.  —  Lassai'  arsu- 
rar  e  pò  dai  un  alter  mesdotl.  — 
Lasciatelo  raffreddare ,  poi  dategli 
un'  altra  mescolata. 

MÉSQULA.  Mestola,  s'è  di  legno,  ffo- 
maiolo,  0  Ramaiuolo ,  s' è  di  ar- 
gento 0  d'altro  metallo.  —  Mèsqula 
da  bìvd.  —  Cazza.  —  Mèsqula  dia 
padèlla.  —  Cazza  t  o  Mestola  da 
friggere.  —  Mèsqula  da  scciumar 
lapgnatta. — Scumaroto.  <—  Una 
mèsqula  d'brod,  d'mnéstra.  —  £/- 
na  ramaiolata  di  brodo,  di  mine- 
stra. —  Crèsser  ram  alla  mèsqu- 
la. V.  Ram.^^Far  la  mèsqula,  o  far 
mesqulein.  •—  Far  greppo.  É  quel 
raggrinzar  la  bocca ,  che  fanno  i 
bambini,  quando  vogiion  comin- 
ciare a  piangere.  Dicesi  ancora 
Far  la  bocca  brincia,  ma  jn  modo 
basso. ^ 

MÈSQULA ,  D.  f.  Mescolanza  di  fieno 
e  paglia,  che  serve  agli  animali 
per  non  dar  loro  da  mangiare  il 
fieno  schietto. 

MESQULEIN ,  n.  m.  e  MESQULEINA , 
B.  f.  Mestolino,  n.  m.  e  Mesloletta, 
n.  f.  dim.  di  Mestola.— «Far  mesqtt- 
lein.  V.  Mèsqula. 

MESS,  (coir  É  chiusa)  add.  Messo, 
agg.  (coir  é  chiusa)  da  Mettere.  — 
Una  donna  mal  messa  per  cà.  — 
Una  donna  disadorna,  sconcia. 

MESS  (coir È  aperta).  A/e«so  (coli' e 
chiusa).  Famiglio  di  Magistrato,  og- 
gi Usciere  (boi.  Ussir,  dal  franz. 
Huissier).  —Messo  in  ital.  vale  an- 
cora Messaggio,  che  in  boi.  dicesi 
qualche  volta  nello  stesso  signifi- 
calo, p.  e.  A  s'è  pers  al  mèss  e 
V  imbassadòìJ^r.  —  Non  torna  né  il 
messo  f  %\è  il  mandalo.  Non  torna 


né  il  cercante ,  né  il  cercato.  Man- 
dato sta  qui  per  Imbasciatore. 

MESSA,  ( coir É  chiusa).  Messa,  Tal- 
lo icoWéchìnsà).  PoWone,  o  Ger- 
moglio delle  piante.  V.  Brocca. 

MÉSSA,  (coir É  larga).  Messa»  (col- 
i'  é  stretta).  —  Vgnirfora  la  messa. 

—  Uscire ,  0  Entrare  la  messa.  — 
Arslar  sèinza  méssa.  —  Perder  la 
fnessa.  —  Méssa  bassa.  —  Mesta 
piana.  •—  Méssa  gronda,  méssa 
canta.  -—  Messa  cantata.  —  Messa 
di  spus.  —  Messa  del  congiunlo. 
•—  Andar  a  méssa.  —  Andare  alla 
tnessa.  Presso  i  toscani  Andare  a 
messa  vale  Andare  a  Sacerdozio,  a 
Prete.  — -  Méssa  bona,  o  twnbona. 

—  Messa  valida,  o  non  valida. 
MÉSTER,  D.  m.  MÉSTRA,  o.  f.  Mae- 
stro, e  per  sincopa  Mastro,  n.  io. 
Maestra,  n.  f.  —  Méster  d'casa, 
mèster  d' camera,  méster  d' cap- 
pèlla. —  Maestro  di  casa,  di  came- 
ra, di  cappella.  —  Mèster  d'ai- 
gnam.  —  Falegname^  e  meglio 
Legnaiuolo,  n.  m.  11  plur.  fa  Legna- 
iuoli. É  stato  usato  ancora  Legnar 
maro.  —  Mestròn.  —  Maestrone, 
accr. -—  Maestrissimo,  soperl.  di 
Maestro.  —  Una  cossa  da  mèster. 

—  Cosa  maestrévole,  magistrale. 
«—  Da  méster.  —  Maestrevolmente. 
Magistralmente,  -*-  Cosi  Maestria. 
Arte,  eccellenza  d'arte;  che  anche 
i  boi.  educati  dicono  Maestri. 

MÉSTER,  STR A,  add.  Maestro,  agg. 
vaje  anche  Principale.  —  Porta 
méstra ,  liber  mèster.  —  Porta 
maestra,  libro  maestro,  cioè  prin- 
cipale. 

MESTI,  add.  Mischio  e  Mislio,  i^^.  a 
panno ,  a  marmo ,  e  simili ,  vale  di 
diversi  colori. 

META.  Tariffa.  Nota  de' prezzi  a!tse- 
gnati  a  chi  deve  vendere.  —  Meta 
coir  è  larga'  vale  Tennine.  E  pro- 
nunziato coir  é  stretta  vale  Stereo. 

*META  ,  n.  f.  Metà,  n.  f.  Mezzo,  n.  m. 

METRIA.  Mitra  e  Mitria.  Omameni<> 
che  portano  in  capo  i  Vesro\i. 
quando  si  parano  pontittcalmente. 


MKT 


367 


MRZ 


—  MiUrin  téita  la  metrkt,  —  Mi- 
trare e  Milriare.  —  Metria  di  cun- 
danna.  —  Uilera.  Foglio  accartoc- 
ciato che  3i  mette  in  testa  a  colui 
che  dalla  giustizia  ai  manda  in  su 
rasino,  0  si  tiene  in  gogna. 

METTER.  ¥.  Méttere,  Porre,  v.  —  Al 
metter  di  alher.  -*-  Pullulare;  Gèr" 
mogliare  ;  Germinare  ;  Mettere, 
(Gemmare  è  termine  propio  della 
vite,  e  d'altre  piante).—  Melter  tu. 

—  Montare  qualche  parte  essenzia- 
le di  una  manifattura.  Montare  un 
predellino ,  un  rotellone,  ec.  11  suo 
contrario  è  Smontare,  —  Metter 
iti,  figurai.  Insipillare;  Inzipitta" 
re,  voci  basse,  vagliono  Utigare  , 
Umolare,  Insinuare,  Imprestio' 
nare  tfaoorevolmenle ,  Melter  uno 
al  punto.  Gli  antichi  han  detto  an- 
cora Metter  tu,  —  Metter  tu  d'tòu- 
vra  zìi  e  tèrra,  —  Muover  cielo  e 
terra.  Rifruttare,  Trambutlare, 
fiooistare.  —  Me  tir  intèm.  —  Ad- 
unare; Congiungere;  Accompagna- 
re; Raunare;  Ammattare;  Con- 
gregare; Combinare;  A /far dettare; 
Affastellare;  Raggranellare.  Il  ter- 
mine Accozzare  è  piti  generico ,  e 
cosi  Racc^zzatre.  —  Metter  del  tal, 
dèlzùccher  tòuvra  a  cvélL  •"  A- 
fpergere  di  tale  »  di  zucchero  chec- 
chessia. Vaie  Intalare.  Inzucche- 
rare. —  Moller  zò  et  cari.  —  Cede- 
re le  carte  t  d\ce&ì  del  Gioocatore 
che  pone  in  tavola  le  sue  carte, 
perchè  le  giudica  perdute  ;  ed  an- 
che metafor.  —  Metter  per  Ammet- 
tere; Supporre.  Mltèin  0/  cat, — 
Dinm  per  tuppotto  ;  Diamo ,  o  po- 
niamo un  caso;  Diati  per  ipotesi. 

—  Mettr  a  man.  —  Manomeltere. 
~-  Metter  prema.  —  Anteporre  ; 
Preporre;  Premettere  e 'talora  Pre- 
ferire. —  Metter  dòp.  —  Posporre, 
contrario  di  anteporre.  —  Metter 
fora  una  cioccherà.  —  Mettere  in 
grido.  Pubblicare.  Far  correr  voce. 

—  Mettr  insèm  i  foi  di  tiber.  — 
MeUeringiro.  Riunir  i  quaderni 
^ei  fogli  stampati  per  formare  i  li- 


bri. *-  Mettr  el  man  da  per  tufi. 

—  Metter  te  mani  in  agni  intriso. 
Ingerirsi  in  ogni  cosa.  -~  Mettert* 
a  far  cvéll.  —  Accignerti  a  che  che 
sta.  Imprendere,  —  Mettert'  at- 
tòuren  al  magnar.  —  Far  carne. 
Ed  al  contrario /i  mangiar  mangia 
loro,  —  Mettert.'  d' tcheina  a  far 
cvéll. -^  Metterviti  colf  arco,  o  col 
midollo  dell'otto.  Ammazzarti  in 
una  cota.  Spogliarti  in  capetti,  o 
in  camicia;  Spogliarti  in  fartetto, 

—  Mettert'  dòp  a  un.  ^-  Addopar* 
ti,  0  indoparti.  —  Metter  ira  una 
cotta,  e  l'altra.  —  Tramettere. 
Inframettere.  —  Mettr  una  cotta 
tòuvra  all'altra.  ->  Soprapporre, 
Soprammettere.  Ammontare.  •— 
Metter  zò  un  tcrett.  —  Scrivere. 
Comporre.  Mettere  in  carta.  — 
Mettr  zò  un  pèit,  un  lavurir.  — - 
Deporre.  Potare.  Latciare.Porgiù. 
'^  A  n' in' è  uè  da  lorr,  né  da  met- 
ter. — -  Ettere ,  o  Afidare  a  capel- 
lo, a  puntino. 

MÉZZ.  add.  Mezzo,  agg.  —  Mézza  li- 
ra. — i  Mezza  libbra.  —  Una  lira  e 
mèzz.-—Una  libbra  e  mezza.  (S'in- 
tende ;  e  mezza  libbra).  —  Un  ttar 
e  mézz.'"  Uno  ttaio  e  mezzo. (S'in- 
tende e  mezzo  staio).  -*-  Mézz  e 
mézz.  —  A  mezao.  A  metà  per  cia- 
scuno, o  per  ciascuna  cosa.  —  Torr 
d'mézz,  dar  d'mézz. —  Andarne 
di  mezzo  Patirne  pregiudizio.  — 
-^  Torr  d'mézz,  vale  ancora  Le- 
var V  ostacolo. -— D' mézz  tavòur. 

—  Mezzo ,  0  Di  mezzo  tapore.  DI  ce- 
si delle  frutta  fra  l'acido,  e  '1  dol- 
ce»  —  D'  mèzz'  età.  —  Mezzano. 
Tra  vecchio  e  giovane. —  />' méz- 
za tata.  —  Mezzo.  Tra  grande  e 
piccolo.  Di  statura  media.-—  Metter 
cvéll  traméz.  —  Tramezzare.  — 
Mézz  coti.  —  Guascotto.  SI  dice 
de'  carnami.  —  Albiccio ,  o  Altic- 
cio, di  Chi  è  alquanto  alterato  dal 
\ino.  —  Mézz  fati.  —  Verdemezzo, 
parlandosi  di  frutta.  —  Torr  la  vi 
d'mézz.-^  Temperare.  Accomoda- 
re. —  Torr  in  mézz  quakdùn.  — 


MIL 


368 


Min 


Accalappiare,  Gabbare,  Ingannare, 
Mettere  in  mezzo  nel  circolo.  — 
Mézz  sècc,  —  Verdesecco;  SoppaS' 
so.  Qaasi  appassito.  —  Un  mézz. 
Un  mzzein ,  detto  assolut.  vale  Un 
mezzo  boccale  di  vino.  —  Una  mèz" 
za,  vale  iJna  mezza  castellata  d'u- 
va pigiata. 

MÉZZTERMEN,  n.  m.  Mezzo;  Ripiego; 
Espediente;  Temperamento;  Rime' 
dio  ;  ed  alle  volte  Sotterfugio, 

MGNÙGìNà.  V.  Pappa, 

MIAROL.  V.  Mei. 

MIAROLA  ,  Migliarola.  Minutissima 
pallina  da  caccia.  V.  Balleina. 

MICATLAR.  V.  Zinquantar. 

MICHEL»  np.  ni.  Michele.  "-Far  san 
Michel.  —  Tramutarsi  di  casa  »  di 
abitazione.  Sloggiare,  Sgombera- 
re,  Sgombrare.  Cambiare  abitazio- 
ne portando  via  i  mobili.  I  boi.  u- 
sano  quella  frase,  perchè  il  tempo 
di  sloggiare  è  nell'otto  di  maggio, 
giorno  in  cui  si  celebra  la  festività 
dell'  Apparizione  di  sau  Michele.  — 
Far  un  san  Michel.  —  Fare  un 
trasporto  ,  un  tramutamento  di 
masserizie.  —  St'  sanmichet  è  un 
gran  turmèint.  —  Questa  tramu- 
tazione è  un  gran  martoro. 

MICRANIA,  n.  f.  (dal  fr.  Migraine). 
Emicrania,  n.  f.  Voce  derivata  dal 
greco.  Dolore  della  metà  del  capo. 
Emigrania , .  Micrania ,  Magrana , 
sono  tutte  voci  storpiate. 

MILIÒN.  Milione  (  non  Millione).  Som- 
ma di  mille  migliaia;  o  sia  dieci 
centinaia  di  migliaia. 

MILIONARI,  n.  m.  (dal  fr.  Millionai- 
re).  Ricco  di  milioni. 

'MILORD  (dairingl.  My  Lord).  Dicesi 
dai  boi.  ad  uomo  che  vada  elegan- 
temente vestito.—  Al  fa  al  milord. 
—  GU  è,  0  Egli  fa  il  bellimbusto. 

'M1LURDEIN.  Milordino.  Bellimbusto. 

MILZA.  Milza.  Una  delle  viscere  del 
corpo.  '- Avèir  un  dulòur  d* mil- 
za ;  Avèir  mal  alla  milza.  —  Sen- 
tir, Risentir  della  milza.  —  Avéir, 
o  cumprar  una  coesa  pr  una  mil- 
za; pr'un  pèzz  d' pan.  —  Aver 


eheccheésia  per  un  tozzo  di  pane. 
Per  quasi  nulla.  —  Splenalgia,  Do- 
lor di  milza.  Dal  gr.  Splen,  milza. 

MIMIRÓN.  V.  Tabalori, 

*MINADÓUR,  D.  m.  Minatore.  Colui 
che  lavora  alle  mine. 

*MINAR .  V.  Minare, 

HilSCIÒN.  n.  m.  Minchione;  Baccello; 
Baccellone;  Bacchinone.—  Uomo 
da  nulla  V.  Tabalori,  -«-  A  n*  sòn 
méga  minciòn,  —  fion  son  sem- 
plice; Non  son  cosi  soro;  La  ve- 
do da  lontano;  I  mucini  hanno 
aperto  gli  occhi.  —  Da  minciòn. 
— -  Bonariamente,  —  Avèir  da 
far  cùn  di  minciòn,  —  Mangiar 
la  zuppa  co'  ciechi,  — *  Chi  è  min- 
ciòn staga  a  cà.  —  Che  i  Cordova- 
ni restino  in  levante.  Testa  di  ve- 
tro non  faccia  a' sassi.  Chi  ha  pau- 
ra di  passare  non  semini  panico. 
Il  mondo  è  di  chi  se  lo  piglia.  — 
Far  da  minciòn.  —  Far  il  fogna- 
ne ;  Far  le  maschere ,  le  forche,  il 
nescio .  il  gallone ,  la  gatta  morta, 
V  indiano.  —  S'a  fàss  nw  minciòn 
a  vgnirl  —  Se  vengo  mio  danno! 

MINCIONI  !  Interiezione  aoimir.  Cap- 
pucci,  Finocchi ,  Cagna ,  Capperi. 
Càppita,  Cacasego,  Cacalocchio, 
Canchero  ! 

MlNCIUNADÒUR^n.  m.  Minchionato- 
re; Corbellatore;  Dileggino; Dileg- 
giatore; Derisore;  Celiaiore;  Bef- 
fatore; Motteggiatore. 

MINCIUNADURA ,  n.  f.  Corbellatura; 
Beffe  ;  Burla;  Giarda;  Natta;  Scor- 
nacchiata; Beffeggialura;  Derisio- 
ne ;  Irrisione ,  n.  f.  Berteggiamen- 
to,  lì.  m.  —  Ciappar  una  bèlla 
minciunadura.  \.  Minciunar.  — 
Sarcasmo.  Y.  gr.  É  una  sorte  di  a- 
troce  ironia ,  con  cui  si  sbeffeggia, 
ed  insulta  l' avversario. 

MINCiUNAGEN,  fi.  f.  Dabbenàggine. 
Bontà.  Bonarietà.  SetnpUciià.  — 
Bonomia  è  voce  frane.  Bonhomie. 

MINCIUNAR .  V.  Minchionare ,  Corbel- 
lare, Beffeggiare ,  Burlare,  Deride- 
re ,  Abbindolare.  —  Delùdete.  Man- 
care non  corrispondendo  colle  o- 


Ml!f 


369 


Mt!f 


pere  alle  speranze,  o  all' aspetta- 
zione.  —  Elùdere,  logannar  eoa 
destrezza.  —  Minciunar  d' bòn,  — 
Tratiellare.  Ingannare  altrui  mali- 
ziosameote,  che  anche  dicesi  Ga6- 
ùaiv»  Giuntare,  Fraudare»  Trap- 
polare, —  For«  '  IH  mc'ittwar.— Far- 
si scorgere ,  o  corbellare ,  o  miri' 
vhionare.  Entrare  nella  calca  per 
farsi  pigiare.  —  Minciunars'  da 
per  se.  —  Infilzarsi  da  sé  da  se. 

—  Siane  quèll  n'nUnciòtina.  — 
lo  ti  so  dire  che  se  l'uno  conficca, 
l'altro  ribadisce.  Saper  risponde- 
re alle  rime.  Render  pan  per  fo- 
caccia.— r  n' em' minciòun  za  no! 

—  Poffare!  Potenza  in  terrai  0 
vaiti  con  Dio!  Poffare  il  mondo! 
\ììiieil(i sarebbe  col  manico!  Senti- 
le cosai  Espressioni  di  maraviglia. 
-^Minciunar  cùn  del  parol.—Mot- 
teggiare.  Beffeggiare.  Far  canzo- 
ne. Dar  canzone.  —  Canzonare , 
vaie  ancora  Non  dir  da  senno.  Dt- 
leggiare. —  A  n'v^  ch'ai  minciòu- 
na.  —  Pion  vedi  eh'  e' canzona. — A 
fars'mincimiar  a  i  voi  poc.—A  farsi 
minchionar  si  spende  poco. —Fars* 
minciunar  in-t-al  più  bèli.— Cader 
il  presente  in  ne//' uscto,  figurai. 

minciunar!  .  n.  f.  Corbellerìa.  Ca- 
stroneria. Balordaggine.  Scimuni- 
tàggine. — Minciunari,  vale  ancora 
Hagatlélla,  Baiuca,  Baiucola,  Baz- 
zècola, Bazzicatura.  —  Far  una 
minciunari.  —  Far  uno  scerpello- 
»tó,tt»  errore,  uno  sproposito.  Ov- 
vero Far  delle  bagattelle.  —  Dir 
del  minciunari.'-^  Dir  delle  lappo- 
le,  delle  pantraccole ,  delle  bugie. 

—  Minciunari  da  donn. —  Frónzo- 
li. Frastagli.  Tdttere.  Cianciafrù- 
icole.  Cianfrusaglie.  Miscuglio  di 
cose  di  poco  momento,  Gaie  o  ab- 
bigliamenti donneschi. 

MINCHJNZÉLL,  n.  m.  Castroncello. 
Giovane  di  poco  ingegno.— SctwM- 
nitello,  Balordelto,  Pulcin  bagna- 
to. Di  poco  spirito. 

MiNDADòURA,  n.  f.  Rinundatrice,  — 
Se  uomo  Uimendatore. 


HIND ADURA. n.  f.  Bimendaiura,  n. 
f.  Himendo,  d.  m.  Il  rlmendare,  e 
la  parte  rimcndata.  -^  Menda  vuol 
dire  Difetto ,  o  Hifacimento  di 
danno. 

MI ND A R.  v.  i)jmendare«  v.  Rtcudre 
in  maniera  le  rotture  de'  panni,  eh' 
e'  non  si  scorga  quel  mancamento. 
'-^Mendare  vuol  direnar  menda, 
cioè  Ri  rare  il  danno. 

MIN  ESTER,  Ministro.  ^  Minester 
d'bultèiga.  V.  dell' U.  —  Giocane, 
Garzone  di  bottega,  ^  Minester.  V. 
Ambassadòur, 

'MINGUEIN ,  u.  p.  ra.  Vezzeggiai,  di 
Dmèng.  Domenico, 

HIMRA.  Miniera.  Cava,  Luogo  dai 
quale  si  estraggono  1  minerali.  — 
Minira  d' or.  —  Miniera  d' oro,  — 
Minira  d'  arzèint.  —  Argentiera, 
—  Minir  d'férr.  —  Ferriera.  — 
Minira  d'masègn,  ma  più  comune- 
mente Cova  d'masègn.  -*-  Lapidi- 
Cina,  o  Cava  di  pietre.  <—  C'aera 
d'sòulfen.  —  Zolfatara.  Zolfiera. 
-—Minira  d'iàm  d'tvca.  —  Lu^ 
miera.  —  Minira  d'sal,  d'znester, 
d'carbòn.—  Miniera  di  sale,  di  ni- 
tro ,  di  carbon  fossile.  —  Cunicoli 
diconsi  i  buchi ,  che  si  fanno  nelle 
miniere  per  cavarne  le  pietre.  — 
Minerario  si  chiama  il  lavoratore 
delle  miniere. — Mineralogia.  Quel- 
la parte  della  Storia  Naturale,  che 
si  applica  alla  cognizione  de'  cor- 
pi inorganici ,  che  con  nome  pro- 
prio diconsi  MineralL  —  Fòssili, 
sono  Tutte  le  sostanze  in  generale, 
che  si  cavano  dal  seno  della  terra, 
sia  che  si  parli  di  minerale,  sale, 
0  qualsivoglia  corpo,  che  sia  stato 
lungamente  sepolto. 

MINOR AZIÒN.  Afi«orow2a,  o  Minori- 
tà, in  siguiGcato  di  Diminuziofie , 
Scemamcnto,  Decrescimento,  Calo, 
Sminuimento, 

*M1NTASTER,  n.  m.  Mentastro.  Menta 

salvatica 
•MlNUÈTT,'n.  m.  Mimetlo.  Sorte  di 
ballo .  ora  caduto  in  disuso. 

[MINUTA.  V.  Afa/acopta. 

42 


HIS 


370 


MLS 


MIMJTAR,  V.  Far  la  minuta.  Fare 
cioè  il  primo  bozzo  di  scrittura , 
per  iodi  metterla  in  Originale. 

MINZUNÀ,  add.  Menzionato,  Mentova- 
to, Annoverato ,  Nominato,  agg. — 
La  voce  boi.  è  piìi  dei  contado  che 
della  città. 

MINZUNÀR ,  V.  Menzionare ,  Mentova- 
re, Annoverare.  Nominare.  Si  usa 
piti  l'add.  Minzunà  in  boi.  V. 

•MIRA  DEL  SCCIOP.  Mira.  Fig.  Naso 
grande. 

MIRAQUEL.  Miracolo.  Cosa  sopranna- 
turale. Miraquel.---  Miracolo  per 
Cosa  grande  e  maravigliosa.  —  A 
w'  «'  in  trova  un  per  miraquel.  — 
Del  mio  libro  non  se  ne  trova  più 
uno  per  miracolo.  Redi.  —  Mira- 
colaio ,  n.  m.  Voce  d'uso,  e  di 
scherzo.  Colui  che  per  poco  grida 
al  miracolo ,  che  fa  le  maraviglie 
d*  ogni  cosa.  Casoso.  —  Taumatur- 
go. Epiteto  nella  Chiesa  cattolica 
di  vari  santi  distinti  pel  numero  e 
la  grandezza  dei  loro  miracoli. 

MIREMUR  (UN).  Un  mi  stupisco,  cioè 
Un  rimprovero  dato  con  meraviglia 
deir  ardire  di  colui,  che  sì  rimpro- 
vera. Mandar  un  miremur.Avèirun 
rniremur.  —  Scrivere  un  rimpro- 
vero ,  Avere  un  rimprovero. 

MISALDAR,  V.  ilfwoimrc,  v.  Mettere 
in  sale  carne  di  porco.  —  Una  lón- 
za sala.  —  Un'  arista  misaltata. 
—  In  boi.  la  voce  Misaldar  è  pro- 
pria solamente  del  Mettere  in  sale 
il  luccio.  —  A  tutte  le  carni  insala- 
te i  boi.  danno  raggiunto  di  Sala. 

MISERIA ,  n.  f.  Miseria ,  Infelicità, 
Calamità  ,  Rovescio  ,  Traversia  , 
Avversità.  Questi  sono  i  veri  signi- 
ficati nella  Lingua  Naz.  di  Miseria; 
e  degli  altri  derivati ,  e  composti 
Miseràbile ,  Miserando ,  Miserévole, 
MiserabiUtà,  Miserevolezza ,  Mise- 
rabilmente, Misero,  ec.  —  In  boi. 
Miseria  è  quasi  sempre  presa  nel 
significato  di  Massima  povertà. 

MISIPÌ,  n.  m.  Caffè  cioccolataio.  V. 
d.  U.  Revanda  di  caffè  meschialo 
con  cioccolata.  — *  I  moralisti  dico- 


no In  latino  Misciplum.  I  romani 
dicono  Mischio. 

MISTRÀ,  n.  m.  Anisetto.  Acquavite 
con  anice. 

MISURA.  Misura.  In  capoluogo  si  tro- 
veranno le  voci  attinenti  alle  misu- 
re bolognesi.  —  Aeròmetro.  Stru- 
mento che  misura  la  rarefazione,  e 
condensazione  dell'aria.  —  Barò- 
metro. Misura  della  gravità  dell'  a- 
ria.  Tubo  torricelliano ,  da  Torri- 
celli suo  inventore.  —  Termòme- 
tro. Misura  del  caldo  e  del  freddo 
dell'atmosfera.  —  Igròmetro.  Mi- 
sura del  grado  di  umidità,  o  dì  sic- 
cità dell'  aria.  —  Idròmetro.  Stru- 
mento con  cui  misurasi  la  gravita 
e  diversità  dell'  acqua.  —  Anemo- 
metro. Instrumenlo  che  serve  per 
farci  conoscere  la  direzione ,  la  ve- 
locità, e  la  intensità  del  vento. - 
Eudiòmetro.  Strumento  per  de- 
terminare  la  quantità    dell'  aria 

vitale. 

MISURAR,  v.ilfi«Mrorc.v.—  CW  la  mi- 
sura la  dura.  —  Chi  si  misura  /«i 
dura,  vale  Che  T economia  mantie- 
ne la  famiglia. 

MISUROTT,  n.  m.  —  Dar  un  nUswnit. 

—  Misurare  alla  grossa. 
•MITRALLIA .  n.  f.  MitragUa.  Metror 

glia. 
MIURAMÉUNT.  Miglioramento,  e  Me- 
glioramento.  Il  migliorare.  —  Miu- 
ramèintd'salut.—  Miglioramento. 

—  Miuramèint.  V.  AnguéUa. 
MLAGNA.  MLAIA,  n.   f.  Nelacchino. 

Aggiunto  che  si  dà  al  vino  eccessi- 
vamente dolce..  Vino  sdolcinato.^ 

MLARANZ,  n.  m.  Melaràncio.  Arnn- 
cio ,  n.  m.  Albero. — Mlaranza,  n.  f. 
Melarància ,  Arància ,  n.  f.  Froiu> 
dell'arancio.  1  lat.  la  chiamavano 
Malum  aurantium ,  perchè  dì  co- 
lor d'oro:  oppure  Malum  medicwn. 
perchè  originaria  della  Media  nel- 
V  Asia.  Poma  rancia ,  la  cbiaoia 
l'Alamanni. 

MLEINA,  MLÈTTA.  Meluzza.  dim.  di 
Mela.  Pomello .  dim.  di  Pomo.  •- 
Melina  è  una  sorta  di  terra. 


afL0 


371 


UNA 


ìltm ,  add.  miento  ,  Scimunito, 
Senza  garbo. 

ILÒN,  (dal  fr  MeUm).  Popone,  Frui- 
to gustosissimo,  delizia  della  sta- 
gione estiva.  Si  osservi  beoe  che  la 
voce  boi. e  presa  dal  fr.^Dè  in  buo- 
na lingua  dicesi  Mellone,  perchè 
questo  è  uoa  specie  di  cedriuolo  , 
detto  io  lat.  Mtlangu!u$,  volg.  Me- 
lo, come  lo  comprovano  tulU  gli 
esempli  portati  dalla  Crusca.  1  due 
seguenti  versi  de^  Burchiello  fan 
fede  di  quanto  dico  E  fa  di  compe' 
rare  un  buon  popone:  Fiutalo  , 
cA'et  non  sia  zucca  o  mellone,  — 
Afiòn  dall'H  aìiem  móndi.  —  PopO' 
»e  dal  seme  mondo.  —  Mlòn  dalla 
rètd.  —  Popone  arretato,  —  Rogpa, 

-  Popone  serpentino.  —  Quèll  eh' 
coi  H^ss  de  mlòn  per  la  strd.  — 
Bucciaio,  \oce  dell'uso  a  Firenze. 

-  QuèU  eh*  vènd  i  mlon.  —  Po- 
maio. 

^^M.Kìloro.  Albero  assai  grande/ 
le  coi  fronde  sono  lunghe  e  salde  • 
sempreverdi,  e  odorìfere.  —  Le 
alire  specie  si  chiamano  Laurit  lau- 
n)  ceraso  ,  Lauro  alessandrino  , 
lauro  spinoso ,  o  Agrifoglio ,  ec.— 
^1  frutto  dell'alloro  chiamasi  Or^ 
^<Kca.  che  è  una  Piccola  bacca  ne- 
fa.  -  Da  Dafne  gr.  (alloro),  Dafneo 
e  l'olio  di  alloro. 

"LOUNA.  per  similit.  Zucca,  per  Te- 
sUiDiasono  termini  bassi  ed  avvi- 
lil.-aftótt«o  per  Mela  grande^Gros- 
la  me/a.  —  Mlòuna  per  60660.  — 

VLl^M,  n.  m.  Melume,  n.  m.  Rùggine, 
Q.f.  Pioggia  adusta  ne' tempi  caldi, 
che  assai  nuoce  alle  piante.  —  Me- 
^la  dicoDO  gli  agricoltori  Quella 
inalattia ,  che  fa  imbiancar  i  coco- 
^eri.e  si  osserva  anche  nelle  viole, 
«  ne'  ranuncoli.  —  Pare  che  la  pa- 
f^la  boi.  Af/jim,  abbia  origine  da 
«oi-Zumc,  cattivo  lume,  giacché 
'^  fuggine  viene  da  gocciole  d'  ac- 
^Qi.  che  fermate  sulle  foglie  0 
'^uui,  e  percosse  dal  sole,  rifletto- 
^^  U  luce,  ed  a  guisa  di  specchietti 


ustori  lasciano  una  macchietu  di 
abbrucìatura.  Potrebbe  anche  de- 
rivare da  Afa/urne ,  cioè  Malore.  E 
finalmente  ancora  da  Mollume,  che 
vale  Mollore ,  Umidità,  11  Crescen- 
zio dice:  Che  le  uve  tHanche  temO' 
no  il  mollume.  La  ne()bia,e  il  mot' 
lume  agevolmente  fan  perir  certe 
piante. 

*MUJMAR,  V.  Intristire  per  il  melume, 

MLUNARA ,  n.  f.  Poponaia,  n.  m.  Luo- 
go piantato  di  poponi.  —  MeUonaia 
è  Luogo  piantato  di  melloni ,  cioè 
di  cedrinoli. 

MLUNAROL.  Poponaia,  Venditor  di 
poponi. 

MLUNZEIN ,  dim.  d' Mlòn.  —  Poponci- 
no,  —  Mellonccllo ,  è  dim.  di  Mel- 
lone, cioè  Piccolo  cedriuolo.  — 
Mlunzein  d'Endia,  Mlunzein  Udo- 
ròus,  —  Poponcino  itidiano ,  o  Po- 
poncino  di  Gerusalemme,  0  di  iVa- 
poli.  Una  specie  di  popone  picco- 
lissimo ,  della  grandezza  al  più  di 
una  mela  0  d'  un'  arancia ,  ed  è 
odorosissimo:  chiamato  dai  botani- 
ci Cucumis  Dudaùn. 

MNÀ.  n.  f.  Quantità,  Moltitudim.  Al- 
la voce  boi.  viene  per  lo  più  an- 
nessa l'idea  di  Più  cose  in  una  Illa. 

—  Una  mnd  d'donn.  Una  mnd  d'u- 
si. Una  mnd  d'pùgn.  Magalotti  usò 
in  questo  significato  la  voce  Mena- 
lina,  dim.  di  Menata.  Afi  sentirei  be- 
ne di  fare  una  menalina  di  sgru- 
gnoni. 

MNACA ,  MOCA ,  n.  f.  Finto  semplice. 

—  Far  la  mnaca.  —  Far  le  lustre 
(in  lingua  ital.  antica).  Far  le  car- 
rezze,  le  moine  alle  persone,  per 
indurle  a  voler  bene,  e,  rendendole 
amiche ,  cavarne  utilità  e  profitto. 
Fingere  il  semplice.  Fare  il  Calan- 
drino, lo  gnorri,  il  gattone,  il  ne- 
scio  ,  il  nanni ,  l'  addormenta- 
to, ec. 

MNACAR.  FAR  LA  MNACA.  V.  Mnaca. 

MNACARl,n.  f.  Finta  semplicità.'^ 
Mnacari  significa  alle  volte  Monel- 
leria, ma  presa  in  buon  senso.  Cosi 
Far  del  mnacari, —  Far  mille  mo- 


HNE 

nelleìrie,  dicesi  di  un  ragazzo,  che 
fa  miUe  aUucci  giocosi  per  oUener 
quel ,  eh'  e'  desidera. 

'^MNADUR ,  n.  m.  Menatoio. 

MINAR,  V.  Menare,  V.  Per  Condur- 
re, Menare.  Questa  voce  boi.,  quan- 
tunque propria  del  dialetto,  è  però 
rimasta  nel  volgo  «  ed  ora  si  dice 
generalmente  Condur.  Ma  i  toscani 
r  usano  e  tengono  per  buon  voca- 
bolo anche  nella  scrittura.  —  Me- 
nare per  Percuotere.  Menare  un 
pugno.  Menare  una  bastonata.  — 
Per  Agitare.  Menar  net  mortaio. 
Menar  le  labbra.  —  Per  Passare , 
Menare  i  giorni.  —  Savèir  barca 
menar.  —  Saper  di  barca  menare; 
modo  basso.  —  Mnar  di'  udòur  ; 
Mnar  dia  puzza.  —  Rendere  odore. 
Odorare.  Render  puzza.  —  Mnarla 
bona.  —  Menar  buono.  Dar  per 
concesso.  —  Mnar  et  gamb.  — 
Sgambettare.^Mnar  a  scola qualc- 
dùn,  detto  figurai.  Saper  far  da 
maestro  ad  alcuno.  Ed  sìùche  Aggi- 
rare ,  0  Rigirare  alcuno.  —  Mnar 
la  pulèint,  la  pasta,  etz.  —  Menare, 
Tramenare,  Mestare  la  polenta,  la 
pasta,  ec.  —  Mnar  l'ùss  innanz  e 
indrì.  —  Menare  il  can  per  l'aia  , 
Star  colle  mani  in  mano ,  Baloc- 
carsi, Donzellarsi,  Oziare. — Mnar 
la  tèsta.'-Scrollare  il  capo,Scuoter 
la  testa.  —  Mnar  pr  al  nas.  —  Me- 
nar per  lo  naso ,  vale  Aggirare , 
Abbindolare.  —  Lassars'  mnar  pr 
al  nas.  —  Lasciarsi  aggirare  coinè 
un  arcolaio.  Farsi  girare  come  un 
palio.  Lasciarsi  levare  in  barca.  — 
Mnar  zò  acampan'  dòppi.acarruz- 
zein  dscvert  —  Menare,  lombare, 
oZombolare  a  mosca  cieca;  Sona- 
re a  doppio.—  In  altro  signi fìc.  At- 
taccare altrui  un  campanello,  o 
Appiccar  sonagli a4  alcuno,  vale 
Sparlare  d'alcuno  indiscretamente. 

MNEIN,MNÉTT,  (dal  fr.Minet,  mi- 
nette).  MNLGC,  MNUCCEIN,  MNI- 
NÉTT.MUCCÉIN,  e  lutti  gli  altri 
diminutivi  derivanti  da  Gatt,  Gat- 
iein,  Galtètt,  Gattinein,  Gattùzz, 


372  MNU 

Gattaréll,  Gattarein,  GattarUit, 
Gattinètti^  ec.  Tutta  riccbem  di 
diminutivi  e  vezzeggiativi.  Ganzi- 
no, Micino  ,  Gattuccio.  —  3f/M^'« 
mnein.  —  Muci  tnuct.  Voce  colli 
quale  si  chiama  il  gatto. 

MNÉSTRA,  n.tMinestra.—Uemtm 
n.  m.  eina,  n.  f.  —  Minestra,  Mine- 
stretta,  Mimstt^uccia,  dira.  — i/cn- 
stròuna,n.f.— Minestrone,  n.  m.  ac- 
cr.  —  Mnèstra  fessa.  —  Mineslni 
soda.  —  Giara.  —  Brodosa. -l  fi- 
gur.  L' è  una  brutta  mnèslra.  - 
Ella  è  una  minestra  (per  hSm, 
Cosa)  imbrogliata.  —  Quèstue  un 
altra  mnèslra.  —  Ella  è  altra  ni- 
nestra.  Gli  è  un  aCfare  diverso. 

MNUD,  add.  Minuto,  agg.  Piccolissimo, 

—  Balluttein'  mnudi.  -  MMlf^ 
line.  —  Mnud.  —  Minuto  per  Isifo- 
tato.  Un  ragazzètt  mnud.  - 1« 
ragazzetto  minuto.  Contrario  di 
Rigoglioso.  —  Minuto  in  ital.  ba  a&- 
Cora  i  seguenti  significali ,  che  doo 
sono  gli  stessi  in  boi.  Minuto  per 
Preciso,  Particolare,  Ptmtmle  {M- 
Suttil).-'  Minuto,  dì  bassa  condi- 
zione ,  Popolo  minuto.  Gente  mv- 
ta.  Artefici  minuti  (boi.  Popolila- 
Zèint  bassa ,  o  urdinaria.  ÀrìtiìO' 
trést).  —  Bestie  minute.  V.  Wslitt. 

—  Alla  mnuda.  Vénder,  o  Cwnpm 
alla  mnuda.  Quantunque  ne'TOca- 
bolari  sia  detto  indifiereoteinenle 
A  ritaglio,  A  taglio ,  A  mimilo,  io 
direi  piuttosto  Vendere  o  Compra- 
re a  ritaglio,  a  taglio  di  quelle  ci> 
se,  che  effettivamente  si  tagliano. 
come  drappi  ed  altre  coseconiinoe: 
e  Vendere  a  minuto  delle  disconii- 
nue.  —  In  dettaglio  non  si  dicf 
Né  Al  minuto.  —  Guardar  una  ces- 
sa alla  mnuda.  —  Guardare  mi 
cosa  per  minuto. 

ìimDm.  Minutaglia.  Quaolilà  di  co- 
se minute.  —  Minuteria,  ed  anche 
Minutaglia  ;  per  Tutto  quello  che 
fra  gli  orefici  si  domanda  lavorare 
di  minuterìa ,  e  si  conduce  coi  c^ 
sello ,  le  quali  minuterie  sodo  a*; 
nella ,  pendenti ,  maniglie ,  ec. 


MOI 


373 


HON 


MO.  V.  Ma. 

MOBIL.  Mòbile,  In  lingua  itati,  questa 
voce  è  generale  per  tallo  ciò  ,  che 
si  può  muovere  e  trasferire  da  uno 
in  altro  luogo  ^includendovi  tutti 
gli  arnesi,  masserìzie,  utensili, 
suppellettili ,  e  perfino  i  bestiami. 
I  boi.  hanno  ristretto  questo  termi- 
ne alle  sole  masserizie  di  una  casa. 
—  Altri  termini  propri ,  secondo  la 
diversità  de' mobili ,  sonvi  tanto  in 
boi.  che  in  ilal.  —  Vavei.  —  Attrez- 
zi di  un  Icmoratore.  —  Battri  d'cw 
seina.  —  UtensiU  di  cucina,'^  But' 
tàm.  —  UtensiU  di  cantina,  —  A- 
tèir  di  bi  mobil,  —  Aver  ricca  mp- 
peUettile,  —  Un  bèli  mobil!  Detto 
in  forza  d' ammirazione ,  ed  ironi- 
camente. Bel  cero!  Bel  ecce!  Bell'im- 
btisto! 

MOCA,  D.  f.  Far  laoal  moca.  Lo  stes- 
so che  Far  la  mnaca  ;  far  la  gatta 
morta,  V.  Mnaca. 

*MOCCA,n.  f.  Motta,  o  Macca,  Chia- 
niansi  certe  formelle  combustibili 
fatte  colla  vallonea,  o  la  rastialura 
di  quercia,  che  serve  ai  conciatori 
di  cuoi. 

MOD,  n.  m.  Modo,  n.  m.  Maniera,  n. 
f.  —  Chi  fa  a  so  mod  campa  un  de 
(fptu.  •—  Chi  fa  a  suo  modo  non 
gU  duole  il  capo.  —  Un  om  a  mod 
e  m.  —  Un  umno  discreto,  umano, 
onesto, 

'MODA,  n.  f.  Moda,  Usanza,  u.  f.  Co- 
iiume,  n.  m. 

'MODERAR,  Y.  Moderare,  Regolare, 
Tenere  a  freno. 

MODERATÉZZA.  Moderazione.  Mode- 
ratezza è  voce  dell'  uso. 

'MODERAZIÓN.  V.  Moderatézza. 

MODULA,  n.  f.  Modulo,  Modello,  n. 
m.  Norma,  Forma,  n.  f.  Esemplare 
coi  uno  si  regola  nel  fare  che  che 
sia.—  Modula  d'  un  alt,  d'una 
scrittura.  ~~  Forma,  Formola  d'un 
atto. 

MOl ,  SUSI.  m.  Mollore ,  n.  m.  tmido. 
Umidità.  Umidezza,  Umidore,  ^-  Al 
mot*,  e  al  sblisgamèint  dia  tèrra. 
— //  mollore,  e  la  lubricità  del  ter- 


reno, —  Da  Hygros,  voce  greca  che 
significa  Ùmtfio  ,  Igì'òìnetro,  Mac- 
chinetta o  Strumento  tìsico,  fatto 
per  lo  pili  di  minugia,  per  misurare 
i  gradi  dell' umidità  «  o  secchezza 
deir  atmosfera. 

MÓl,  MUIÈTT,  n.  f.  plur.  Molle  e  Mot- 
ti,  plur.  Strumento  di  ferro  a  due 
bracci  con  molla  al  di  sopra  per  u- 
50  di  prender  le  legna  sul  fuoco 
senza  scottarsi ,  e  si  dice  sempre 
in  plur.  Capo,  collo,  gambe  delle 
molle.  Ganci  per  appoggiarci  le 
mom. 

MOl,  add.  Molle,  agg.  Bagnato,  Umi- 
do. —  Moi  d' sudàur,  —  Molle  di 
sudore,  —  Moi  spòuU ,  marz.  — 
Fracido  mezzo  o  Mezzo  e  fracido. 
Concio  spento.  Bagnato,  ed  inzup- 
pato dalla  pioggia.  —  Màdido,  agg. 
Voce  nobile,  e  per  lo  piìi  poetica. 
Umido.  -^  Una  cossa  sputtd,  —  In- 
zuppata d'acqua.  —  Metter,  Tgnir, 
Èsser  a  moi.  —  Tenere  o  Mettere 
in  molle.  Immollare,  Ammollare. 
Si  osservino  beo^  i  due  (/ ,  perché 
Immolare ,  vale  Sacrificare,  — 
Spòult  viene  da  Sepolto ,  Inzuppato 
nell'acqua. 

MOLA.  Molla.  Molla  dell'orologio,  del- 
le carrozze ,  del  campanello. 

MÓND.  Jlfondo.  Propriamente  è  1'  Uni- 
verso; Cielo  e  Terra  insienìe,  e  ciò 
cbesi  racchiude  in  essi.  Ma  comune- 
mente si  prende  per  Parte  di  esso , 
cioè  per  la  Terra  sola.  —  Al  mònd 
va  all'  arversa.  —  Il  cavallo  fa  an- 
dar la  sferza.  —  Al  mònd  è  bèli  per' 
che  V  è  vari.  —  È  bello  il  mondo 
perchè  è  pien  di  capricci,  e  gira 
tondo.  —  Meltr  alla  lus  dèi  mònd, 
—  Mettere  all'  onor  del  mondo.  — 
Al  par  un  eh'  vegna  dall'  alter 
mònd.  —  Mostrarsi  delle  cento  mi- 
glia, o  delle  sei  migliaia.  Vale  Non 
rispondere  a  proposito,  e  inostrar- 
sene  molto  lontano.  —  Mònd  si 
prende  ancora  per  Quantità  grande 
di  checchessia ,  lìgur.  —  Un  mònd 
d' zèint.  —  Un  gran  mondo  di  gen- 
te, —  Dicesi  ancora  Mónte  nello 


MOR 


374 


Moa 


stesso  significato.  Dare  un  monte 
di  à(utonate.  Arrecare  un  monte 
d'esempi.  Un  monte  di  volte.  —  Di 
niondi ,  posto  ijivverb.  come  in  ital. 
Un  mondo ,  vale  Un  Buon  dato.  As- 
sai. Molto.  -~  Sèinza  una  spèisa  al 
mònd.  —  Senza  una  spesa  al  mon- 
do: e  qui  s'usa  per  ripieno.  —  An- 
dar a  quV alter  mònd.  -^Andare 
nell'altro  mondo:  al  mondo  di  là. 
—  Dòp  ch'ai  mònd  è  mònd.  —  A' 
di  de'  nati.  —  Cosmos,  gr.  significa 
Mondo. 

MÒND,  NÈTT,  PLÀ,  add.  Mondo,  Monr 
dato ,  agg. 

MÒiNT.  V.  Muntagna. 

MONUMÈINT.  V.  Deposit. 

MOQUEL.  Mòccolo.  Pezzo  di  candela. 
Talvolta  si  prende  per  candeletta  in- 
tera. —  Moquel,  per  simil.  Mòccolo 
per  Moccio  pendente  dal  naso;  voce 
bassa.  ---  S'a  n'  avi  alter  moquel , 
andò  bèin  a  lètt  al  bur,  vdé.  —  Se 
tu  non  hai  altri  moccoli  >  in  quan- 
to a  questo  io  non  ci  spero.  —-  Un 
gran  moquel.-^Moccolone.—Muqu- 
lon  detto  dal  volgo  boi.  vale  Moc- 
cio. V.  Mucclàn. 

*MOR ,  n.  m.  Moro.  Negro.  —  Mor.  — 
Gelso. 

*MORA.  Mora.  Il  frutto  noto  del- 
l' arbusto  spinoso  ,  detto  volg. 
Bazza. 

*MORA.  Moerro.  Sorte  di  drappo. 

*MORA( Far  alla)  Giocare  alla  morra. 

MORS.  Morso,  Freno.  Strumento  di 
ferro  che  si  mette  in  bocca  al  ca- 
vallo appiccato  alle  redini.  —  Da 
Freno  ne  vengono  A/frenare,  Fre- 
nare, Infrenare,  per  Mettere  il  fre- 
no. Tenere  in  briglia  il  cavallo.  — 
A/frenare,  vale  ancora  Bicevere  il 
freno.  —  Sfrenare,  Cavar  di  freno. 
E  fig.  Uomo  sfrenato. 

MORSA.  Morsa.  —  Le  parti  della  mor- 
sa sono  le  seguenti:  Anello.  Guance 
o  Bocche.  Dado.  Galletto.  CavaMet- 
to.  Bastone.  Molla.  Baperella.  — 
Striccar  la  morsa.  -*  Serrore, 
Stringere  la  morsa.  —  Una  mor- 
sa stréeca  purassd. —  Morsa  stret- 


ta gagliardamente. — Mona  d'una 
muraia.  V.  Immursadura. 

MORT ,  n.  f.  Morte ,  n.  f.  -^  L' ann,  al 
mèis,  al  de  dia  mori  d'un,  ^-L'an- 
no, il  nìese,  il  di  moriucUe  d*  alcu- 
no. —  La^  mort  tiggiùsta  tùlt.  — 
Amor  pitò  tutto;  Pecunia  vince  tut- 
to; Morte  termina  tutto.  —  L'è 
lami  mort.  Maniera  di  esprimere 
la  propria  impazienza.  — -  &  to  tuia 
morte ,  il  mio  gastigo.  Dicesi  di  chi 
è  tormentato  del  continuo  da  qual- 
cheduno. -^  L'è  la  so  mori ,  par- 
landosi de-  cibi  appropriaiameote 
cooditi,  e  cucinati  in  appuDto.  —  £ 
il  suo  vero  punto;  il  siso  vero  gu- 
sto. —  Al  par  la  mort  inramà.  — 
E' par  la  morte  dipinta  in  rame.— 
Un  fiol  nad  dòp  la  mort  dèi  pader. 
— -  Figliuol  pòstumo.  -»  Un  liber 
stampa  dòp  la  mort  dt'autòur.  — 
Libro  pòstumo.  Opera  pòstuma. 

MORT,  n.  m.  MORTA,  n.  f.  Morto,  d. 
m.  e  Jlforta ,  n.  f.  Cadavero.  —  Ro- 
ba ch'farev  arsusitar  un  mort  — 
Boba  da  far  vedere  un  morto  e  an- 
dare un  cieco.  —  Sunar  da  mori. 
V.  Sunar.  —  Mort  per   similit  Po- 
stema ,  dicesi  per  ischerzo  dì  Di- 
naro che  altri  abbia  nascosto  in 
qualche  luogo.  Truvar  al  mort.  — 
Trovare  il  morto.'-'Pann  da  mort. 
—  Coltre.  Panno  funebre.  —  If/ui 
cossa  da  mort.  —  Fùnebre,  Funè- 
reo. Funerale.  Alcuni  proDuliziano 
la  parola  Funebre  colla  peBallima 
lunga.  —  Boba  eh' a  in'magnareo 
un  mort.  -—  Ne  mangerebbe  un 
morto.  D' un  cibo  delicato.  —  Fu- 
fiaràte,sust.  vale  Mortòrio  o  Mor- 
toro ,  cioè  Onoranza  o  Cer ìmooia 
nel  seppellire  i  morti.—  Moriuale, 
agg.  d'ogni  g.  Della  morte;  Appar- 
tenente a  mortorio.  Mortale ,  ajcg. 
d'ogni  g.  si  dice  di  Tutto  ciò  cb'è 
soggetto  a  morte.  Caduco:  e  si  dic« 
anche  di  Ciò  che  dà  o  cagiona  mor^ 
te;  Mortifero  si  prende  esso  pnre 
in  questo  ultimo  significato*  Che 
porta  morte.  Mortiecio ,  eòa .  9^0:. 
Che  ha  del  morto.  Color  mortiecio. 


noft 

—  Sàuvra  (U  mori  a  «I  cantora  la 
requia.  —  Su  to  eoia  si  stabiUice 
il  prezzo  ed  il  contratto,'^  Culòur 
d'mort,  —  Interriato;  Mortieeio, 
cioè  di  cattivo  colore,  parlandosi 
d' oomo.  —  Rimorto.  Piii  che  mor- 
to. Morto  due  volte;  detto  per  esa- 
gerazione.-^ Far  òòn  cmod  fa  l'in- 
zèifu  ai  muri.  —  Il  soccorso  di  Pi' 
sa,  odi  Messina.  Piovetle  tre  di  so- 
pra i  carboni  spenti.  Esser  scemo 
di  tutu  i  denti  allorché  viene  il  pa- 
ne. •—  Aceumpagnamèint  da  mori. 

—  Comitiva  funebre.  Veder  passa- 
re. Accompagnare  la  comitiva,  ec. 

—  Ferale  agg.  Appartenente  a  mor- 
te. Funesto.  —  Zedol  da  mori.  — 
kxmiso  di  funerale. 

MORI .  add.  Morto ,  Defunto ,  Estinto, 
agg.  Passato  nel  numero  de' più. 
^pintu;  Trapassato;  Uscito  di  vita. 
Poeticam:  Esangue.  — -  Mori  dalla 
sèid,  dalla  fam ,  dalla  pora ,  etz. 

—  Morto  assetato.  Morto  di  sete,  di 
fame,  di  paura,  ec.  Sommamente 
travagliato  per  tal  cagione.—  Lègn, 
0  Legna  morta.  —  Legìio  mortici- 
no. Legname  che  si  è  seccato  natu- 
ralmente sul  terreno.  —  L'è  mort 
sHnza  dir  Gesù.  —-  Mori  che  non 
battè  polso.  —  Mézz  mort.  —  Semi- 
vivo ,  Malvivo.  —  Arstò  mort  dalla 
pora,  —  Fui  per  isvenire.  Mi  ctucò 
la  corata,  e  il  fiato.  —  Arstar  mort, 
per  Stupirsi.  —  Me  rési  mort  — 
h  mi  rimango  stordito,  smemora- 
to, o  come  un  uomo  di  stucco,  o 
scolpito.  Io  resto  uno  stivale. — 
Mort  spani.  —  Appassionato ,  o  In- 
namorato morto.  Brudolato.  Spol- 
po. Fradicio.  Perduto  morto.  Imber- 
tonato.  Incapestrato  d'  amore.  — 
incarognato,  come  ognun  può  ri- 
conoscere ,  è  termine  plebeo  ed  ab- 
biette.  —  Tgnir^nurt  i  quattrein. 

—  Tener  giacente,  o  infruttuoso 
il  danaro.  —  Mort  prema  d' un  al- 
ter. —  Premorto.  Predefunto.  — 
Mort  me,  mort  al  mònd.  —  Chi  mi 
vien  dietro  serri  l' uscio.  Morto  io, 
cada. il  mondo  in  carbonata.  — 


375  Mos 

Brazz,  Gamba  morta.  —  Mortifica- 
to. Dicesi  di  un  membro  dei  corpo , 
in  cui  sia  totalmente  estinto  il 
senso. 

MORTORI,  n.  m.  Mortorio,  Funerale. 
Figur.  Conversaziotic  seria,  poco 
allegra.  —  L'è  un  mortori,  dicesl 
di  Luogo  solitario ,  malinconico. 

'MORTUARIA  (CAPLEINA),  add.  Cap- 
pella  mortuale. 

MÓSCA.  Mosca.  —  Bar  ctn*  è  et  mòsc 
bianchi.  -—  Raro  come  la  fenice , 
come  i  corvi  bianchi.  —  Parar  vi  et 
mòsc,  mandar  vi  et  mòsc.  —  Pa- 
rar le  mosche ,  Cacciar  le  mosche. 

—  Andar  su  el  mòsc  in  cvéU.  Et 
mòsc  van  su  in-t-la  caren.  —  Il 
posare  delle  mosche  su  qualche  co- 
sa. Le  mosche  impuntano ,  posano 
sulla  carne.  -^  El  mòsc  còrren  dri 
al  carògn.  »-  A' cani,  e  a'  cavalli 
magri  van  le  mosche. 

MOSSA ,  n.  f.  sing.  Mosse ,  n.  f.  plur. 
Luogo  donde  si  muovono  i  cavalli , 
che  corrono  il  pàlio.  '—  Quando  si 
vuole  che  partano  i  cavalli  dalle 
mosse  i  boi.  dicono  Fora  cavai,  e 
in  Toscana  dicesi  frana.  —  Mossa 
d' corp.  —  Smossa  di  corpo.  Soc' 
correnza. 

*MÓST,  n.  m.  Mosto.  —  Móst  dèi  no- 
vazz.  —  Crovello. 

MÓSTRA.  Mostra.  Una  mostra  di  tela, 
di  panno,  di  carta,  e  simili.  — iSa(/- 
gio.  Piccola  porzione  di  cosa  da  as- 
saggiarsi da  chi  vuol  farne  acqui- 
sto. Saggio  d'olio.  Saggio  di  acelo.— 
La  voce  Mostra  italiana ,  per  esten- 
sione, si  usa  in  vece  di  Saggio. 

—  Saggiuolo  è  chiamato  Quel  pic- 
col  fiaschetto,  nel  quale  si  porta  il 
vino  per  assaggiailo.—- Jtfò^^m  d'ih 
na  buttèiga.  —  Mostra,  Insegna 
d'  un  osteria ,  d' una  bottega.  — 
Mostra  di'  aridi.  —  Mostra  dell'  o- 
riuolo.  Quella  che  mostra  le  ore: 
cbe  gli  oriuolai  chiamano  Oneran- 
te. —  Mostrino  dicesi  alla  piccola 
mostra  del  registro.  — •  Mostra  dèi 
mèsier  dèi  scriver,  dèi  dssègn.  -^ 
Esemplo  ;  Esemplare  ;  Modello  ; 


MRO 


376 


HST 


dinnanzi;  Minuta;  Bozza;  Origi- 
nale; Norma;  Specchio. 

MOT.  V.  Muvimèint 

•MOT-PROPRI.  MolU'proprio.  Nome 
speciale  dato  ai  decreti  emessi  di- 
rettamente dal  Sovrano  Pontefice, 
ed  anche  a  quelli  emanati  dal  Gran- 
duca di  Toscana. 

MOVER,  V.  Muòvere  e  Movere,  v.  — 
A  n*  e%n'  muvrcv  da  qua  a  le.  — 
fion  ne  volterei  la  mano  sossopra. 
Non  ne  farei  un  tombolo  sull'erba. 
—  Moverà'  pian  pian.  —  Buzzicar 
re  e  Buzzicarsi.  Muoversi  piana- 
mente ,  far  poco  strepito. 

MÓULT.  V.  Purassà. 

MÒUR.  Moro  (coli'  ó  stretto).  Gelso. 
Albero  la  di  cui  foglia  si  dà  per  ci- 
bo a>  bachi  da  seta.  —  MÒUR  A.  Mo- 
ra; Moraiuola.  Frutto  del  moro.— 
Mòura  d*  raza.  —  Mora  del  rogo ,  e 
più  comunemente  Mofa  prùgnola. 

MÓZZ.  Mozzo.  Troncato.  —  Tórr  móz- 
za. —  Torre  mozza ,  cosi  è  volg. 
chiamata  la  famosa  Garisenda  in 
Bologna.  —  Mòzz.  —  Mozzo ,  T.  di 
Marina.  —  Mòzz  d' stalla.  —  Mozzo , 
o  Garzone  di  stalla. 

MÒZZURÉCG.  Mozzorecchi,  iìdà.  e  su- 

.  st.  m.  Aggiunto  che  si  dà  ad  uomo 
infame ,  astuto ,  scaltro ,  ec.  In  vari 
luoghi ,  specialmente  nello  Stato 
nostro,  il  nome  di  Mozzorecchi  vie- 
ne appropriato  a  que'  Procuratori  o 
Curiali,  che»  a  forza  di  raggiri  e  di 
cabale,  tengono  a  bada  i  clienti  per 
far  guadagno  prolungando  le  cause. 

^MÓZZURClARi .  n.  f.  Azione  da  Moz- 
zorecchi. 

MRÈNDA.  Merenda.  —  Mrindeina.  — 
Merenduccia,  Merenduzza. 

MRINDÀR,  v.  Merendare,  v. 

MRÓLLA,  n.  f.  Midolla,  n.  f.  La  parte 
interna  e  piìi  tenera  delle  piante  , 
delle  ossa ,  ec.  Si  dice  comun.  Mi- 
dollo ,  n.  m.  —  La  voce  boi.  viene 
da  Mirolla,  parola  che  usavano  gli 
antichi.  —  Pein  d'  mròlla.  —  Mi- 
dolioso, Sambuco  midolioso.  Pane 
midolioso. 

MRÒUS,  ÒUSA.  Amante.  Amoroso,  sa. 


Innamoralo ,  ala.  -»  Amadm  si 
prende  in  cattivo  signi6calo.•*Jf(^ 
roso  è  voce  bassa ,  e  piuttosto  eoo- 
tadinesca.  —  Bisugnarev  truvar  d 
mròus  a  quia  cossa,  figurai.  Con- 
vien  trovar  il  geniale,  o  l'appat^ 
stonato,  cioè  Colui  che  abbia  |)ar 
ticolar  genio  di  a-ver  quella  lai  co- 
sa, che  si  vorrebbe  vender  eoo  pro> 
fitto. 

MRUSAMÉINT ,  u.  m.  Amore ^  Innamo- 
ramento. 

MRUSAR,  V.  Amoreggiare,  s,¥2itt il- 
V  amore. 

MSSIR.  Messere,  Sere.  Uno  de' titoli  di 
maggioranza,  ora  però  fuor  d'oso, 
essendosi  ad  esso  sostituito  ii  5/- 
gnore.  —  Mssir,  n.  m.  dello  piò 
pulitamente  in  véce  di  Culo;  con»; 
ih  ital.  //  sedere,  —  Mssir  per  Sito- 
cero.  La  voce  boi.  è  rimasta  al  vol- 
go, e  oramai  alla  sola  campagna  : 
giacché  ìa  città  dicesi  comimein. 
Sozer. 

MSTIR,  n.  m.  Mestiere,  MesHerot 
Mestieri,  n.  m.  Arte,  ProfamM' 
n.  f.  Quantunque  questi  dae  vMm 
^'ocaboli  italiani ,  volendo  ,  si  ^ 
sano  prendere  indifferentefleoi^ 
per  sinonimi  di  Jtfestlefv,  perete^ 
può  dire  egualmente  :  Ewf^^,  ^' 
mestiere,  l'arte,o  la  professione 
di  leg nùiuolo,  iniiA\o\là  Ki^'^^ 
comune  per  Mestiere  s' imeuJ* 
Quell'esercizio  in  cui  l'opera  è  lat- 
ta manuale:  Arte^  Quella  io  cai  al- 
l'opera  manuale  si  aggiunge  anchf 
l'ingegno:  Professione  poi  si  adope- 
ra per  addimostrare]  le  arti  più  d<^ 
bili.  La  lingua  italiana  come  la  frao; 
cese  hanno  termini  propri  adaliait 
per  indicare  coloro,  che  cserciiam> 
i  diversi  mestieri ,  ma  il  dìal.  boi  <* 
scarso,  e  quelli  che  ha  si  trowian- 
no  in  capo-luogo  nel  corso  di  que- 
sto Vocabolario.  Agli  altri  che  non 
hanno  equivalenie  in  boi.  si^  sosti- 
tuisce una  perifrasi  Quèllch'venà, 
o  Quèll  eh' fa. 

MSTURA,  n.  f.  (dal  fr.  Monture). w- 
verse  sorta  di  grano  mescolate  per 


■UD 


377 


MUF 


farne  farina.  Meicolanza  di  grano, 
wgaie,  orzo,  ec. 

inUDA  DI  ALBER.  V.  Bracca. 

KC,  avv.  Cheto.  Quatto.  Quatto 
quatto. 

iJCCElN.  V.  MneifL 

IjCCIA,  0.  f.  Mucchio,  n.  m.  Quanti- 
tà di  cose  ristrette ,  e  accumulate. 

—  Maccliio  di  sassi ,  di  cenere,  ec. 

—Mùccia  d'quattrein,  "^  Grùzzolo 
ài  denari. 

IICCIADEINA,  n.  f.  Mucchietto,  Muc- 
chiereUo,  n.  m.  dim.  di  Mucchio. 

IDCCLEIN.  MoccoUno.  —  Zercar  al 
"'a^t  guai  cùn  un  mucckin.  — 
^rcar  i  guai  col  fiucellino.  Cercar 
^  mal  come  i  medici.  Cercare  di 
fngnticcfo.  Cercar  il  mal  per  me- 
dìcina.  Andar  a  caccia  di  guai. 

^WUìX Moccio.  Escremento  ch'e- 
sce dal  naso.  —  Lassare'  vgnir  zò 
^tnuccM  dal  nàs.  —  Mocciare. 
^mcicare.  —  Inepurcd  d'muc" 
clon.  —  Moccicoso,  Moccioso.  — - 

J^colone ,  vale  Moccolo  grande. 

"ODA,  D.  f.  Muta,  Vicenda,  n.  f.  Scam- 
bio. H  mutare,  n.  ro.  --Muda  da 
^^tter,da  n,ec.— -Mti/a  a  quattro, 
asft  cavo/ii.  Quattro,  o  sei  cavalli. 
^>ti  insieme  per  tirare  una  car- 

jm.  ^  Muda  di  usi.  V.  Terzola. 

B^DADURA.  Mula.^Mudadura  d'Man- 
^<ii  nètta  in  scambi  dia  sporca.-^ 
^  muta  equioalenle  della  bianche- 
na  sudicia. 

mm,  n.  f.  plur.  Mutande.  Calzo- 
uche  si  portano  in  sulla  carne. 

""jOAfi.T.  Cambiare,  Vanare,  Mu- 
^^^> Tramutare,  Cangiare,  v. — 
man'  d'  pagn.  —  Mutarsi.  — 
«udars'  d*  camiia.  —  Mutar  carni- 
«0;  e  figur.  Mutar  servitore.  — 
Mudar  un  ragazzol. -^  Hinettare, 
^«Ptttìne  un  fanciullo.  Cambiargli  ì 
panmlini.  —  Mudar  regesUr.  — 
'•mendarsi.  Mutar  costume,  Cor- 
ygerH.  ^  Mudar  V  òut^n.  — 
^«rmutofv.  —  Mudars'  d'  culòur. 
7  Mlibbire.  Impallidire.  —  Mu- 
^«p' d' upiniòn.  —  Mutare,  o  Ri- 
wt^m  U  mantello,  che  anche  in 


bolognese  dicesi  VuUar  coMeeo.— 
Cangiar  sentimento,  o  d^ avviso. 
Voltar  casacca.  Ripremersi.  »  Chi 
muda  paèis,  muda  furtouna.  — 
Chi  muta  lato,  muta  fato.  —  Mu- 
dar spèss.  Tum'da  mal,  e  mettm' 
a  piz.  —  Tante  tramtUe,  tante  ca- 
dute. —  Afttddm  nom.  V.  Nom. 

'MUDAZIÓN.  Mutazione.  Variazione, 
n.  1.  Mutamento.  Cambiamento  , 
n.  m. 

'MUDÈST ,  add.  Modesto.  Costumato. 

MODESTA,  n.  f.  Mercantessa,  t  Mer- 
cante ,  m.  di  mode. 

'MUDÉSTIA  ,  n.  f.  Modestia.  Vere» 
condia. 

MUDIÒN.  Modiglione.  Spezie  di  men- 
sola grande.  —  Beccatella  dicesi 
alla  Mensola,  o  Peduccio,  che  si 
pone  per  sostegno  sotto  i  capi  del- 
ie travi  fitte  nel  muro ,  e  sotto  i 
terrazzini ,  ballatoi ,  e  sporti. 

MUDNÉiSA.  Jtfer/r  el  bistialla  mudnèi- 
sa.  —  Sòccio ,  n.  m.  '  Accomàndita 
'(cioè  Compagnia  di  negozio)  di 
bestiame  che  si  affida  altrui ,  che  il 
custodisca  e  il  governi  a  mezzo 
guadagno,  e  mezza  perdita.  Dare 
a  sòccio  0  Assocciare.  Il  dare  a  sòc- 
cio; Assòcciamento.  \'  ha  anche  un 
altro  modo  di  Dare  a  sòccio ,  detto 
A  capo  salvo,  ed  è  Quando  si  dan- 
no bestie  a  sòccio  col  patto  che  mo- 
rendone alcuna ,  colui  che  le  tiene 
deve  in  quello  scambio  metterne 
un'altra  egualmente  buona.  —  As- 
socciare, vale  Accompc^nare. 

MÙFF.  Marcio.  Termine  di  giuoco ,  e 
vaie  Posta  doppia.  I  boi.  l' usano  in 
fem.  allorché  dicono  Andar,  o  Ès- 
ser fora  dia  muffa;  e  cioè  arrivare 
a  far  la  metà  de' punti  convenuti 
pel  compimento  della  partita  del 
giuoco,  per  cui  non  si  paga  più  il 
doppio.  Ciò  che  si  dirà  in  buona 
lingua  Campare ,  o  Scampare  il 
marcio ,  Uscire  del  marcio ,  e  simi- 
li ,  e  vagliene  Uscir  del  rischio  di 
perdere  la  posta  doppia.  Alcuni  boi. 
nel  giuoco  delle  carte  soglion  dire 
Marz  o  Capoti  per  Mùff,  p.  e.  Avèi- 

43 


HUI 


378 


muL 


rei  bund  tnarz;  (wèir  bused  un 
capotL  E  cosi  ancora  Marza  per 
Muffa;  p.  e.  Èsser  fora  (Uà  marza. 
Finalfiieote  altri  in  minor  numero 
osano  dire  Èsser  fora  dia  patùfa , 
ma  nel  solo  giuoco  de'  Tarocchi,  ed 
equivale  a  Muffa. 
MUFFA.  Muffa,  —  Ciappar  la  muffa. 

—  Muffare.  —  Puzzar  d'  muffa; 
Savèir  d'mùffa.  —  Saper  di  muffa; 
Aver  di  muffa.  —  Avèir  la  muffa. 

—  Aver  muffa. 

'MUFFAR,  y.  Muffare.  Ammuffire.  Co- 
prirsi di  muffa. 

MUFFE,  add.  Muffato,  e  Muffo,  agg. 

•MUFFIR.  V.  Muffar. 

MUGNAG,  n.  m.  Albicocco,  e  Alòer- 
cocco.  Albero  da  frullo  noto. 

MUGNAGA,n.  f.  Albicocca.  Albercoc- 
ca.  Frutto  dell'albicocco.  V.  BericO' 
quia.  La  voce  boi.  viene  dal  lai. 
corrotto  ArmerUaca,  perchè  il  frut- 
to è  originario  d' Armenia  provin- 
cia dell'Asia  (Lai.  Malum  arme- 
niacum). —  La  parola  Meliaca,  che 
par  si  trova  ne'Vocabolari ,  sembra 
corrotta ,  e  sarà  bene  non  adope- 
rarla; peggio  poi  (Jmiliàca,  che 
Diuno  vorrà  considerare  per  voce 
di  lingua. 

MUIER,  n.  f.  (da  Mulier  lat.)  Moglie. 
Consorte.  Sposa.  Dagli  antichi  s'  è 
usato  Mogliera ,  MogUere ,  e  Moglie- 
ri  per  Moglie.  —  Bar  muier.— Am- 
mogliare, ed  impropriamente  Ma- 
ritare. —  Tor  muier.  —  Ammo- 
gliarsi. —  Un  ch'ha  muier.  —  Am- 
mogliato. —  AmmogUatore.  Che 
ammoglia.  —  Ammogiiazzato.  Che 
ha  preso  moglie  di  vii  condizione. 
-^  Cèlibe.  Che  non  ha  moglie.  — 
Bigamo.  Che  ha  avuto  due  mogli. 
«—  Poligamia.  Legge  che  permette 
aver  più  mogli.  —  A  torr  muier  a 
«'  ciappa  giudezi.  —  Dagli  moglie  , 
ed  hallo  giunto.  McUanno  e  moglie 
non  manca  mai. 

MUlÈTT.  V.  Mot.» 

MUtTEINA.n.  f.  dim.  A'  Muiètta.-^ 
Mollette  da  orefici.  MolletHne  de' 
gioiellieri.  Pinzette.  Voce  di  vari 


artislL  Pinzette  dentate  de' dii- 
rurgi. 

MÙL,  n.  m.  MULA,  n.  f.  (Pron.  al  » 
lito  l' U  per  Ò  chioso ).  Mulo,  n.  n 
Mula,fì.  f.  Quadrupede  solipede, 
nato  d'  asino  e  di  cavalla,  o  di  a 
vallo  e  d' asina.  —  Tgnir  la  mila 
per  melaf.  Tener  ia  miUa,  o  % 
gerla  mula.  Accompagnare,  od» 
lutare  alcuno  in  qualche  sua  fac 
cenda ,  appoggiandone  i  fatti  u  del 
ti,  perchè  meglio  riesca  oeirìD 
tento  suo.  Ciò  che  con  altra  fn» 
vien  detto  Tener  bordone  ad  akvf 
no,  vale  a  dire  Fare  o  dire  qotl, 
che  vien  fatto  o  detto  da  un  aUn. 
E  forse  questa  voce  Bordone  ^oe 
da  Bardo  ialino ,  che  è  suto  osalo 
per  Mulo.  Far  peduccio.  Tewrt , 
0  Reggere  U  lazzo.  Secondare  oo' 
Invenzione.  Accordarsi  di  foie  ai- 
trui  Uba  burla. 

MULEIN,  n.  m.  Mulino  e  lfo/tno,D.fli 
sing.,  e  nel  plur.  Mulini,  m.MoHM- 
f.,  donde  i  bolognesi  haDpresoìJ|v- 
cabolo  El  mulein'  per  quc'oiii» 
che  sono  dentro  la  città.  •- Jiv^* 
da  carta.  —  Cartiera.  —  à n^ 
gna  eh' vaga  al  mulein  chii'f^ 
infarinar.  —  Chi  tocca  la  pe«  » 
«'  imbraUa ,  o  si  sozza.  Hon  «  P^^ 
pigUar  pesci  senza  immolkirà'^^ 
si  può  avere  il  mele  senis  le  pec- 
chie. —  Ognun  Uta  V  squali  so 
mulein.  —  Ciascuno  perù  V^f^' 
figurai.  —  Al  farev  andar  un  wn 
lein.-^  E' seccìierebbe  unafe^ais. 
E'  terrebbe  V  invito  del  dkiotto^ 
Egli  è  un  fruUone.  Dar  pof^^ 
a  un  leggio.  Dicesi  di  no  ^^ 
chiaccherone.  —  Mulein  gazem-^ 
Andirivieni,  n.  m.  plur.  Girawijfc 
Andirivieni  di  un  laberinto;d' 
fulmine.  Al  proprio,  vale 
to.  Raggiro  al  figur.  Circolo 
so,  e  questo  è  l'equivalente 
alla  voce  boi.—  Chi  è  prem  al 
lein  masna.  —  Chi  primo  gì 
primo  pugne. 

MULÈINA  D'PAN.  Mollica  di  pane^ 
fignr.  Midolla. 


MD9 

MULINAR,  D.  m.  Mugnaio. 

ìMìlUiAK,  ^.  Macchinare,  ed  anche 
IHmenarsi,  Contorcersi. 

HLLI?JÉLL  .  MUUNÉTT.  MuUnelh  , 
dim.  di  Molino.  —  MuUnéU  da  mù 
da.  —  Torciloio,  Filatoio,  è  quello 
Stramento  di  legno  da  filar  lana, 
lino,  e  simili,  che  ha  una  ruota  , 
girando  h  quale  si  fila  e  torce  il  fi- 
lo (In  boi.  piuttosto  dicesi  Fitarein). 

lUUTURA.  (dal  fr.  Mouture),  Mulen^ 
da.  Il  preno  che  si  paga  della  ma- 
cìoatara  al  mugnaio  in  fiirina^  o  in 
danari. 

HULSEIN,  add.  Mòrbido,  agg.  Gon- 
irano  di  Bàvido.  —  Manoao,  dicesi 
singolarmente  del  panno.  —  DiHn' 
^rmUsein, —  AmmoHridare,  Àm- 
morbidjfv,  Bammorbidire,  E  per 
^^^ddokire.  Appiacevolire.  Di- 
^tnamticto.  Bautniliarsi.  La- 
'<Mrri  ferrare.  —  Vgnir  eun  el 
muhein'.  ^  Venir  colle  buone.  An- 
dar colle  buone,  eoUe  belle.  Piace- 

MasiNEIN,  add.  dim.  D*muUein.  - 

JoUicelb,  Morbidetto. 

«tLSINESSÉM ,  add.  MorbidisHmo. 

JJjLSINÉZZA.  Morbidezza.  . 

^"i-'^A ,  D.  f.  (dal  lat.  Mulla).  Anmen^ 
^Impennatura,  n.  f.  Coudanna- 
g'one  io  danari  o  altro. 

WAR,f.  Multare.  Porre,  o  Con- 
dannare ad  ammenda. 

WRID.  add.  Farinàeeiolo,  agg.  Di- 
^>  di  terreno ,  e  irale  sciolto ,  pol- 

^m^  D.m.  MUNARA,  n.  f.  Jlftiflffia- 
»o,n.m.eJJfMflrnataf. 

»!iM)ADòUR.  VagUaiore. 

^^m^ .  VagUatura. 

WAR,^.  Koflf/iow.  CHvellare,  v. 
♦Sellare  col  vaglio ,  o  crivello.  — 
Bùndare  è  anche  il  separare  il  gra- 
zio dalia  loppa,  che  si  fa  col  gettar- 
lo coQira  il  vento .  e  si  dice  da'bol. 
^riir  af  gran.  Quando  si  fa  la  se- 
^da  volta,  prima  di  toglierlo  dal- 

,,'a»?,  si  dice  iidarcor.  V. 

'^;.I)l>  n.  f.  VagUatura;  Mondiglia 
*  grano. 


379  MOK 

MUNÉ.add.  Moioto,  agg.  -.  I  urzà 


d'un  comod,  d'un  ecciar,  d'un 
cendott  d'aqua  muné.  —  I  doccio^ 
ni  d'un  cesto,  le  docde  d'unao- 
guaio,  le  canne  di  piombo,  o  le 
cannelle  di  terra  cotta  di  un  con' 
dotto  d'acqua,  intasati. 
MUNÉIDA,  MotiCta.  Danaro.  Contan- 
ti, plnr.  e  con  voce  lat.  Pecunia, 
Le  monete  prendono  la  loro  deno- 
minazione dal  valore;  dal  Sovrano, 
che  le  fa  coniare;  dalla  Nazione;  o 
dall'  impronto  eh'  è  conialo  sopra 
di  esse.  Le  monete  proprie  dello 
stato  Pontificio  sono:  Di  rame:  Otuif- 
Inrfn.—  Quattrino,  —  Bagaròn.  — 
Bagkerone.  •—  Baiocc,  Gùbbi ,  Bu^ 
gnein.  —  Baiocco.  —  D'argento. 
Quends  guattrein  (che  ora  sono  do- 
diciquattrini  e  mezzo).'-Due  baioc- 
chi e  mezzo. — Mèz  pavel.  —  Mezzo 
paolo. — PaveL-^Paolo  (Giufio).— f o- 
pétta.  Piastra.  ^  Papetta,  Ura,  o 
Due  paoli. — Tstòn.— Testone ,  o  Tre 
paoU.  —  Mèz  scud.  —  Mezzo  scudo, 
^-Scud,  Madonna,  Flepp.—Scudo.-^ 
Seguitano  poi  le  monete  d'oro  Dop- 
pia 0  Dobbla ,  Zecchino ,  ec.  —  Mo- 
netare. Batter  moneta.  —  Monetie- 
re.  Colui  che  batte  la  moneta;  per- 
chè Zecchiere  o  Zecchiero  si  dice  a 
Chi  soprantende  alla  zecca.  —  La 
Moneta ,  come  la  Medaglia ,  ha  due 
facce  0  bande,  su  cadauna  delle 
quali  sono  ordinariamente  impressi 
un  tipo ,  e  una  leggenda.  L' una  di 
di  queste  parti  si  chiama  Faccia. 
perchè  comunemente  v'  ha  la  testa 
dei  priocipe,  sotto  il  governo  del 
quale  è  stala  coniata ,  o  l' immagi- 
ne d'un  santo.  L'altra  si  chiama  Bo- 
vescio ,  perchè  è  opposta  alla  Fac- 
cia, -r  Campo  delia  moneta,  a  si- 
milìt.  del  campo  delle  dipinture.  La 
superfìcie  piana  e  pulita  di  ciascu- 
na parte,  che  non  abbi^  lavoro,  e 
che  serve  di  fondo  ai  tipi.  —  Tipo. 
11  soggetto  ;  che  il  lavoro  presenta 
agli  occhi ,  la  forma  e  tutto  V  im- 
pronto. —  Le  lettere  che  si  veggo- 
no sul  campo.  Iscrizione.  Quelle  del 


MUN 


380 


MfJN 


contorno  Leggenda,  —  Esergo.Qneì 
piccolo  spazio ,  che  sU  a  basso  del 
tipo«  e  eh'  è  separato  da  una  linea. 
Le  parole  dell' esergo  ritengono  lo 
stesso  nome  di  Leggenda  delV  eser- 
go. —  Cordone  della  moneta.  La 
sua  circonferenza  quando  è  ricinta 
come  di  un  cordone'.— Jfon^to  ero- 
sa ,  cioè  d' argento  di  bassa  lega.^- 
Moìieta  bianca.  La  Moneta  d'argen- 
to. --  Spiccioli  plur. ,  che  ¥ale  Mo- 
neta spezzata.  —  Moneta  scadente, 
0  calante.  Moneta  reale ,  o  effetti- 
va, spendibile. —  Moneta  sonante 
non  si  dice.  —  Moneta  di  conto ,  o 
immaginaria.  Quella  che  o  non  è 
mai  esistita.  0  non  esiste  piìi  in 
contanti  effettivi:  tali  sono  La  Ura 
Tomese,  la  lira  Sterlina,  il  Fiori- 
no. —  Carta  monetata ,  Cedole,  ec. 
Cedola  creata  dal  governo  per  far 
le  veci  di  moneta. 

MUNETARl  FALS.  Falsamonete,  n.  m. 
ef. 

MUNIR  e  MUNIRS*,  v.  Intasare  e  Inta- 
sarsi,  Empiere  ed  Empiersi  di  ta- 
so. —  Il  contrario  è  Distasare. 

MUiNlZIÓN ,  n.  f.  Munizione  da  guer- 
ra, ec.  —  Muniziòn  di  fiùm.  —  Im- 
postime.  Deposizione.  Sedimento. 
Belletta,  o  altro  d'acque  torbide. 

—  Muniziòn  di  vas ,  di  urzù,  eiz. 

—  Intasatura ,  n.  f.  Intasamento  , 
n.  m. 

MUNT.  V.  Mùnzer. 

MUNTA.  V.  Ratta. 

MUNTADUR.  Cai;a/ca/oto.  Luogo  rialto 
fatto  per  comodità  di  montare  a  ca- 
va Ho.  Montatoio  è  V.  d.  U. 

MUNTAGNA,  n.  f.  MONI.  n.  m.  Mon- 
tagna, n.  f.  Monte,  n.  m.  —  Mont'E- 
tna.  Monte  san  Bernardo,  ec.  Molti 
comuni  della  montagna  boi.  porta- 
no questo  nome  accompagnato  ad 
un  proprio;  Mòntovel. — Montòvolo. 

—  Monsvir.  —  Montesevero.  —  Mòn- 
sanzan.  —  Monte  san  Giovanni.  — 
Mònt  vinir.  —  Monte  Venere.  — 
Mònt  agii  ragazza.  —  Monte  acuto 
ragazza.  —Mònzorz.— Monte  Gior- 
gio, ec.  —  I  monti  piccoli  si  dicono 


CoUi ,  ColUne ,  ColUnetU.  -  (fu 
monte  di  checchessia ,  vale  ooa 
gran  quantità.  —  Una  muntagM 
d'nèiv.  —  Un  monte  di  neve." 
Muntagna  e  Culleina  dòulza.  - 
Montagna  di  dolce,  e  Ueve  talita: 
poco  repente.  —  Muntagna  rapida. 

—  Montagna  aspra,  erto,  ripida. 

—  Muntagna  dirupa.  —  Moniagm 
scoscesa,  dirupata. 

MUMAN.  Y.  Vèinl. 

MUNTANAR,  n.  m.  Montanaro,  Mon- 
tanello. V.  Abitant. 

MUNTANAR ,  add.  Montanaro»  Monta- 
gnino.  Montagnoso,  Montanello, 
Montagnesco  ,  Montanino ,  e  con 
voce  dell'  uso   Montagnob,  toui 

agg. 
MUNTAR,  s.  Montare,  Salire ,  Ateenr 

dere,  v.  Salire  in  alto. 

MUNTÒN.  Montone,  11  maschio  della 
pecora,  che  serve  per  far  razza.  - 
Becco  (coir  e  chiusa)  è  il  Maschio 

.  della  capra,  che  dicesi  aocbe  Co- 
pro, Caprone, 

MUNTRÙCCoCACClAFRÉIN  ^^ 
tanar.  V. 

MUNTSÉTT.  n.  m.  MUKTAGNHTir 
MUNTAGNOLA,  n.  f.  Mon^^ 
Colle,  ColUcello,  CoUinetto.M: 
gio,  Poggetto,  Poggiuolo,^ 
masc.  Montagnetta,  Collina,  Cm 
netta,  Monlagnuola,  n.  t"  'r 
questi  vocaboli  vengono  led«DOi»'' 
nazioni  di  alcuni  comuni,  t  p^^^* 
ti  della  Provincia  Bolognese:  p.  e. 
Il  Poggio  Renatico;  il  Poif</f«o; 
Bel  Poggio;  s.  Lorenzo  in  colUmr 
la  Montagnola  in  città,  ec.        , 

MUNTSINEIN.  Monticellino ,  dim.  di 
Monticello. 

MUNTURA.  Montura.  Neologismo  mi- 
litare, che  con  termine  proprio  di 
lingua  direbbesi  Divisa,  massiiD^ 
mente  a  quella  usata  nelle  parate.^ 

MCNZER,  V.  Mùngere,  e  più  eleganW 
mente  Mùgnere ,  y.  Spremere  le 
poppe  degli  animali  per  trarne  " 
latte.-  Mùnzer  la  rètta;  éeiio  tas- 
so.^Dondolarsela.  SdonzcUarn.'»- 
cantare ,  o  Imbottar  la  nebbia.  *»• 


HUB 


381 


MITR 


daluceare,Dondolarìa  mafleo.  Per- 
dere il  tempo.  -^ChicchiriUare.  Tra- 
stullarsi in  cose  da  nulla.  —  Goro- 
bullare.  Operar  da  scioperato  sen- 
za coDchiudere.  Menar  il  con  per 
l'aia.  Mandar  le  cose  al  lungo.  Pro- 
crastinare. Ritardare,  —  Abùaca- 
re,  vale  Avvilupparsi,  confondersi. 
Star  dietro  a  far  che  che  sia ,  e  non 
trovar  la  via  di  terminarla  per  non  j 
aver  tanto  giudizio  o  scienza ,  che 
a  ciò  basti.  —  Il  participio  di  que- 
sto verbo  in  boi.  fa  Mùnt  egualmen- 
te che  in  ital.  iSunto ,  in  boi.  si  usa 
aDcora  la  voce  Munzù,  come  se  fos- 
se Ifonzuto;  ma  in  questi  o  simili 
dettati:  A-ùho  guadagna  die  bui' 
gneìn  munzù  in  tùU  al  de.  —  Ho 
9^Qàagnalo  dieci  baiocchi  a  stento 
w  9«Mto  giornata.  —  Dòp  tant  fa- 
àig  al  m'ha  duna  tri  pavel  munzù. 
•^kpo  tante  fatiche  mi  ha  rega- 
lati tre  paoli  stentatamente.  Lo 
stesso  che  dire  MugnendoU  a  poco 
a  poco. 

MOR.  V.  Murata. 

MURADÒUR.  Muratore.  -  MsHr  dèi 
mwadòur.  —  Arte  muratoria.  — 
ConeiatettU  chiamasi  colui»  che  ac- 
comoda i  tetti,  in  boi.  Caplètt. 

MtfiADURA.  Ingessatura.  —  La  «im- 
"idttm  d'un  guerz,  d'un  uccètt. 
-^Ingessatura;  Quella  parte  di  un 
arpione,  o  simile,  che  s' ingessa  nel 
muro.  . 

^^8MA.n.  f.  e  MUR,  n.  m.  Muro,  n. 
•JJ-sÌDg.,  Muri,  m.  plur.  e  Mura,  f. 
P'ur.  Dicesi  in  italiano  anche  Mu- 
raglia, n.  f.,  ma  si  usa  comunem.  e 
piò  correttamente  il  primo.  —  Mur 
divisori.  —  Muro  di  spartimento.  — 
^urd^predintai,  o  assolut.  Pre- 
dintai,  n.  m.-^ Accoltellato,  Muro  di 
mattoni  per  coltello.  —  Murala 
d'qmtlr  onz.-  —  Muro  soprammat- 
tone, oppure  Matton  sopra  matto- 
we.— Jfttrota  a  ca^^òn.— Dicesi  JVu- 
ro  fatto  con  vano,  al  contrario  di 
Afufio  «odo ,  che  \ale  tutto  ripieno. 
•-  Murala  all'  infora.  —  Muro  ac- 
collo,-^ L'è  istèss  che  dscòrrer  cùn 


una muraia.  •"È  io  sfèsso  che  d^ 
re  al  muro.  -^Dur  cùn  dur  n*fé 
mai  bòn  mur.  —  Non  vuoisi  cozzar 
co'  muricciuoH.  —  Metter  la  Si:hei- 
na  al  mur.  —  Fare  capo  ,o  il  cO" 
pò.  Incaponirsi.  Ostinarsi.  —  Zu- 
gar  a  batt  mur.  —  Giuocare  a  me- 
glio al  muro.  Giuoco  che  si  fa  ti- 
rando una  linea  in  terra  alquanto 
distante  da  un  muro,  e  battendo  in» 
di  ciascuno  de' giocatori  la  sua  mo- 
neta contro  detto  muro,  lasciata 
a  sé ,  vince  quella,  che  va  più  tìc^ 
no  al  segno.  —  Parete ,  è  voce  che 
signiBca  anch'  essa  Muraglia ,  ma  è 
di  stile  elevato.  S'adopera  piutto- 
sto ,  «  più  spesso ,  per  significare  la 
superficie  del  muro.  Ornare  le  pa- 
reti. Imbiaricar  le  pareti,  ec.  —  El 
mura  dia  zitta;  o  El  mura  assolu- 
tam.— Le  mura  della  città;  di  unca- 
stello.— Una  muraia  ch'ha  la  pan- 
zao  la  gobba.  —  Un  muso  che  fa 
cmyo,  o  che  fa  gomito,  delle  mu- 
raglie quando  gonfiano ,  ed  escono 
dalla  lor  propria  dirittura.  —  Mur 
griz.—Muro  arricciato.  Maro  a  cui 
s'è  data  la  prima  crosta  rozza  della 
calcina.  —  Mur  stablé.  —  Muro  in- 
tonacato è  quello  a  cui  s'è  data 
l'ultima  mano  di  calce,  e  s'è  reso 
levigato,  e  finito.—  Muraia  alla 
rùstica,  0  sia  madund.  —  Muraglia 
a  bozzi. 

MURADEIN,  n.  m.  Gelsetto.  Gelso  no- 
vello. 

MURAIEINA ,  MURAIÉTTA ,  n.  f.  MU- 
RlZZOL,n.  m.  Muretto,  Muricino, 
n.  m.  dim.  di  Muro. 

'MURAIOLA.  Piccola  moneta  erosa  del 
valore  di  due  baiocchi,  già  usata  in 
Bologna. 

MURAR,  V.  Murare,  v.  —Murar  a 
sècc.  —  Murare  a  secco ,  cioè  senza 
cemento.  —  Murar  una  fnèstra,un 
Ù8S.  —  Accecare ,  Otturare  una  fi- 
nestra ,  una  porta. 

MURARI ,  add.  Muratorio,  agg.  Appar- 
tenente al  murare ,  o  al  muratore. 
—  Lavurir  d'art  muraria.  —Lavo- 
ri di  arte  muratoria. 


HUS 


384 


MUV 


meco.  Dicesi  di  Colui  che  parlando 
teco  dice  male  del  tuo  avversario  , 
ed  al  contrario;  o  di  chi  una  volta 
dice  una  cosa,  l'altra  un'altra  con- 
traria. —  Fardi  mustazz;  al  pro- 
prio, Fare  dei  musi;  al  flgurato. 
Far  ceffo,  o  Far  brutto  muso.  Tor- 
cere il  muso.  Storcere  o  travolgere 
la  faccia  vedendo,  o  sentendo  co- 
sa, che  non  aggrada. —  Far  di  mu' 
stazz»  dicesi  di  cosa,  che  cambi  Io 
stato  suo  di  prima  :  p.  e.  diranno  i 
boi.  parlando  di  tavole,  credenze  , 
ed  altri  mobili  :  /  han  fatt  di  mu- 
stazz, per  significare  Che  han  fatto 
delle  mosse.  Delle  altre  cose  poi  re- 
lativamente a  colori ,  a  lavori  ec. 
vale  che  Han  fatto  de'  cangiamen- 
ti. —  Àvèir  ròtt  al  mustazz.  — 
Non  avfir  faccia,  o  Esser  uomo  sen- 
za faccia,  vale  Senza  vergogna. 
Non  si  vergognare.  —  Fai-  Pirein 
bòn  mustazz.  —  Fare  lo  spaval- 
do. Nel  portamento  e  nelle  parole 
procedere  sfrontatamente,  e  con 
maniere  avventate.—  Un  brav  mvr 

.  slazz.  —  Un  uomo  di  merito^  di 
conto,  di  gran  vagUa,  Un  valen- 
tuomo. 

MUSTAZZAZZ.  Visaccio ,  peggior.  di 
Viso. 

MUSTAZZEIN ,  MUSTAZZÉTT.  Visetto. 
Viseltino,  dim.  di  Mostaccino,  Mo- 
stacciuzzo,  dim.  di  Mostaccio.  Fac- 
cetta, dim.  di  Faccia.  —  L'è  un 
mustazzein  curiòus  da  far  una  co- 
pucciari,  —  EgU  è  un  ecce  da  fare 
una  corbelleria, 

MUSTAZZOL,  n.  m.  Mostacciuolo.  Pez- 
zo di  pasta  con  zucchero ,  e  spe- 
zie odorose.  I  migliori  vengono  da 
Napoli. 

MUSTAZZÒN.  Faccia  grande.  Gran 
viso.  Gran  volto.  Mostaccio  gran- 
de. —  Mustazzòn  grass,  —  Viso 
paffuto,  -—  Mostaccione  ,  Mostac- 
ciata,  vagliono  Colpo  di  mano  a- 
perta  sul  mostaccio.  V.  Sganassòn. 

•MÙSTI.  V.  Màscc',      . 

MUSTIEIN ,  n.  m.  Ambretta,  n.  f.  Cia- 
no persico,  Muschietto,  Sorte  di 


fiore  che  sa  no  po'  di  muschio.  * 
Mustiein.  —  Moscardino.  Spezie  di 
sorcio ,  cosi  detto  a  cagione  di  un 
certo  odor  di  muschio ,  eh'  egli  e- 
sala.  —  Mustiein.  —  Muscari ,  Mu- 
schio. Specie  di  giacinto  che  si  col- 
tiva pel  suo  odore  muschiato.  Si 
chiama  anche  Musco  greco.  Il  piar, 
è  Muschi.  —  L'è  un  bòn  mustiein. 
V.  Zananein. 

MUSTIZZAR.  Y.  Asquizzar. 

MUSTREINA.  Bacheca.  Cassetta  a  gui- 
sa di  scannello ,  col  coperchio  dì 
vetro,  nella  quale  gli  orefici  ten- 
gono in  mostra  i  loro  lavori. 

MUSTRÉTT,CARGADURA.  Caramogio, 
n.  m.Uomo  piccolo  contraffatto.  Ca- 
ricatura. 

MCT.  Muto.  Mutolo,  —  V  èsser  mù^ 
Mutolezza,  Mutezza,—-  A  Uà  mula, 
alla  surdeina.  —  Alta  mutola.  Alla 
sorda.  Sordamente,  Chetamente. 
Tacitamente,  —  An'fu  né  mùtue 
sòurd.  —  Non  fu  detto  a  sordo. 
Non  dire  a  sordo,  vale  Dire  ooa 
cosa  ad  alcuno  che  prontamente  e- 
seguisca. 

MUTERIA,  n.  f.  Musomo,-  Accipiglto- 
io;  Accigliato;  Imbronciato,  Jgg. 
—Pel  viso  di  tal  latta,  Jf  tuo;  Brm- 
cto;  Cipiglio. 

MUTLAMÉINT.  MugUo.  Mugghio.  Mug- 
gito. Grido  del  toro. 

MULTAR,  V.  Mugghiare,  Mugolare,  11 
gridare  che  fa  il  toro.  V.  Vers. 

MUVELIA,  D.  f.  Corredo,  n.  m.  Ador- 
namenti, abiti,  biancherie,  e  tutlo 
ciò  che  sì  dà  ad  una  donna  quando 
vien  maritata ,  o  si  la  monaca.  — 
Muvelia  di  fandsein.  —  Corredino. 

MUVIMÉINT.  Movimento  ,  Moto,  — 
Tanta  è  l'affinità  fra  queste  due  pa- 
role, che  si  potrebbero  dire  sino- 
nime;  tutta  volta  pare  che  la  voce 
Moto  si  adoperi  più  comunemente 
al  proprio ,  abbencbè  si  dica  anco- 
ra Proprio  moto,  o  Motuproprio, 
per  Impulso ,  Motivo,  Cosi  pure  Mo- 
to, par  voce  piii  nobile,  e  più  adat- 
tata alle  scienze. /(  motodegU  astri. 
Moto  spontaneo,  nel  lingoaggio 


N 


3d6 


NAD 


medJco  Qaello  cioè  del  corpo  ani- 
male, come  quello  del  caore«  del 
cervello,  delle  arterie.  Molo  locale, 
ii'4  UQ  luogo  ad  un  altro  p.  e.  L'  o- 
strica  è  priva  di  moto  locale.  —  In 
dial.  v'ha  la  parola  Mol,  ma  non  si 
adopera  cbe  in  pochi àsime  frasi 
Andar  a  far  un  po'  d' mot  »  per  fo- 
ri; molo.  Muoversi  ,^  Passeggiare, 
—  Muvimèinl  di  arlóL  -^  Castello, 
n.  m. 

HUZÉUA,  n.  r.  Zàim,  n.  m.  Sacchet- 
lo  di  pelle  col  pelo,  che  1  soldati 
portano  sul  dorso,  ove  tengono  i 
loro  vestili,  ed  altro  cbe  ad  essi 
abbisogna.  La  voce  ital.  è  propria- 
mente sigoiflcaLi  va  Quel  sacchetto, 
pardi  pelle,  che  i  pastori ,  per  uso 
efiuale,  portano  sulle  spalle,  quan- 
do scompagnano  le  mandre. 

NIZGÓN.  Mozzicone.  Quello  che  ri- 
mane della  cosa  stata  mozzata,  o 
troQcata,  o  arsiccia.  —  Muzgòn  d' 
un'  a^t'a.  —  Troncone  d'un' ala. 

HZADER.  Mezzaiuolo.  Quegli  col  qua- 
le abbiamo  qualche  cosa  a  comune, 
e  la  dividiamo,  come  osasi  col  con- 
ladiao  nelle  ricoite.  Questo  è  il  ve- 


ro termine  con  coi  dovremmo  chia- 
mare i  Contadini  del  bolognese , 
come  fanno  1  Modonesi.  —  Da  Mzc^ 
der,  viene  Mzadri  (forse  dal  fr.  Me- 
tairie).  Locazione, 

MZANEIN,  n.  m.  plur.  L' ultimo  piano 
della  casa ,  che  suole  avere  le  ca- 
mere di  altezza  minore  degli  altri 
piani,  per  essere  immediatamente 
sotto  il  tetto.  Soffitta,  e  Mezzanino 
è  quello ,  che  chiamasi  in  boi. 
Trapian. 

HZÉTTA.  Mezzetta,  Vaso  di  terra  cot- 
ta, che  ha  larga  pancia  con  un  ma- 
nico, e  un  becco ,  per  lo  piti  dipin- 
to dal  vasaio ,  e  fassi  per  uso  e  mi- 
sura di  vino,  e  cose  simili,  e  perciò 
ha v vene  di  diversa  capacità. 

MZOL  DLA  CAMPANA.  Mozzo  e  Cico- 
gna della  campana,  —  Mzol  o  l^a- 
rélt  dia  roda,  —  Mozzo  della  ruo- 
ta.  Quel  pezzo  di  legno  dove  nel 
mezzo  son  fitte  le  razze.  —  Mozzo 
si  pronunzia  col  primo  o  largo  e  z 
•dolce.  —  Mzol  del  bòlt,  —  Mezzule. 
La  parte  di  mezzo  del  fondo  delle 
botU,  dove  s' accomoda  la  cannella. 


N 


IN 


•  tnn.  —  Enne.  N,  Una  delle  con- 
sonami liquide,  semivocali.  —  In 
'alino  l'N  significava  Nepos,  —  Se- 
guila da  un'  L,  come  Ni,  Non  liquet, 
si  metteva  ne'  rescritti  negativi  , 
cioè  Non  si  può  fare,  —  Gli  italiani 
coli' abbreviatura  N.  B,  voglion  di- 
^  iVoto  bene,  e  si  mette  avanti  le 
annotazioni.  —  JV.  N,  si  usa  quando 
"on  si  sa,  0  non  si  vuol  dire  il  no- 
116  e  cognome  d'alcuno,  di  cui 
s'abbia  discorso.  —  iV.  U,  vale  No- 
bit  Vomo,  —  Da'  geografi  N.  signi- 
Bca  Hard,  cioè  Settentrione.  —  N. 


Lettera  numerale  vai  Novecento. 
Con  una  linea  sopra  !f  Novecento- 
mila. 

NAD,  add.  Nato,  agg.  —  Nad  bèin. 
—  ficn«a/o.— JVttd  din  un  alter,^' 
Binato,  Nati  a  un  parlo;  a  un  por' 
tato.  Nato  con  altro  allo  stesso  par- 
to. —  Nad  prèma.  —  Anzinato. 
Fratello  anzinato.  —  Al  prém  fiol 
ch'nass.  —  Primogènito.  —  Nad 
prèma  dal  tèimp.  —  Abortivo.  -^ 
Nad  dòp  la  mori  dèi  pader.  —  Pò- 
stumo, 

•NADAL,  n.  p.  m.  Natale,-^ Nadalein, 

44 


NAS 


386 


NAS 


yeiie^g.^Natalino.'^Aldéd^Na- 
dal.  —  Natale,  per  eccell.  Il  Natale 
di  Gesù  Cristo. 

NÀIEN ,  n.  m.  e  NAINA,  n.  f.  Nano,  e 
Nana.  Uomo  mostraoso  per  picco- 
lezza. —  Nanino,  Nanetto,  Nane- 
rello ,  Naneròttolo »  dìm. 

NANFA,  aggiunto  d'acqua  odorosa. 
Acqua  nanfa.Voce  antica.  Ora  dice- 
si Frangipane;  Millefiori;  Olio  an- 
tico; ec. 

NA>iKC[N,  D.  m.  Tela  anchina.  Tela 
nota  di  bambagia.  Comunem.  ì  boi. 
dicono  Lankein ,  mettendo  al  solito 
r artìcolo  unito  al  nome. —  L'ori- 
gine di  questa  voce  viene  da  Nan- 
kin  floridissima  città  nella  China  , 
famosa  per  la  sua  gran  torre  sup- 
posta di  porcellana,  e  quivi  sono 
rinomati  i  tessuti  di  cotone  detti 
Nankin. 

NAPOLETANA,  n.f.  Verzicola.  Chia- 
masi  nel  giuoco  del  tressette  una 
sorte  di  cricca  »  e  cioè  le  tre  carte 
dì  maggior  valore  di  ogni  seme , 
che  sì  seguitano  gradatamente,  Tas- 
so, il  Due,  e  il  Tre.  —  Da  Verzicola 
verrà  probabilmente  la  parola  boi. 
Bùrzigula.  V.  —  Cricca  veramente 
i  toscani  chiamano  tre  figure  insie- 
me, come  Tre  re,  tre  cavalli,  tre 
fanti. 

NAPP  DA  TURTt.  Dalla  similitudine  a 
Nappo.  Utensile  di  legno  in  forma 
di  piccolo  nappo  o  coppa  rovescia- 
ta ,  tagliente  nell'orlo,  affine  di  ta- 
gliar Ja  sfogliata  di  pasta  per  far 
tortelli. 

•NARIZ,  n.  f.  pi.  iVancj. 

NAS.  Naso.  —  Nas  ajtqtiezz.  —  Naso 
schiacciato..  ~^  Avcir  la  gazza  al 
nas.  —  Mocciare.  Smocciare.  —  A- 
vèir  al  nas  astuppd.  *-  Aver  il 
naso  intasalo ,  per  infreddatura. 
Raffreddore  è  voce  dell*  uso.  —  A- 
vèir  bòn  nas,  fig. —  Esser  saporito, 
giudizioso.  Aver  buon  occhio.  Esser 
sagace.  La  frase  boi.  corrisponde 
alla  laL  Emunctae  narit^  esse.  — 
Ligarsla  al  nas. —  legarsela  al  di- 
to. Vale  Voler  far  vendetta  d'cin'ln- 


giurìa  ricevuta.  —  Nm  ch'ffuarda 
alla  gloria.  —  Naso  voltato  iu  su. 
Bincagnato  o  Biccignalo.  —  Ficcar 
al  nas  da  per  tùlt.  —  Por  naso  ad 
ogni  cesso.  Metter  le  mani  in  ogni 
intriso ,  o  Dar  di  becco  in  ogni  co- 
sa. Darsi  gl'impacci  del  Bosso.  Fa- 
re^ il  faccendone.  —  Una  puzza  eh' 
dà  in-t-al  nas. —  Fetore  che  dà  nel 
naso.  —  Nas  pissatori.  —  Naso  che 
piscia  in  bocca.  Modo  basso  di  Na- 
so aquilino.  —  Un  eh'  a  i  puzza 
ògn  cosso  sòtt  al  nas.  -^  £*  non  se 
gli  può  toccare  il  naso.  —  Dar  d' 
nas.  —  Puzzare  i  fiori  del  mela- 
rancio. Fare  il  critico ,  io^  sUticuz- 
zo.  Disprezzare.  —  Bus  dèi  nas.  — 
Nare,  Nari,  Narici.  Tutti  sosi.  fem. 
plur.  Narice  s' usa  anche  oet  Dame- 
rò del  meno.  Fort;  ForamL  Bachi 
dal  naso.  —  Avèiruu  gran  nas.  — 
Essere  nasuto.  —  Ale,o  Penne  del 
naso,  diconsi  le  falde  laterali  del 
naso.  —  Nas. —  Guardanaso.  Dice- 
si a  queir  arnese  per  coprir  il  na- 
so; specie  di  maschera.  —  Affilar 
al  nas.  —  Affilare  le  narici,  E  le 
narici  affilò.  Monti.  Cioè  cadere  ia 
isvenimento. 

NASA,  n.  f.  Ncksata,  n.  f.  e  Nasamtnr 
to,  n.  m.  non  sono  voci  di  lìoguJ. 
ma  che  pure  sarebbero  necessarie 
per  esprimere  l'azione,  e  l'aito 
prolungato  del  nasare.  Nasata  è  so- 
lamente adoperata  nel  Agar,  per  Ri- 
pulsa  0  Negativa  data  con  ripren- 
sione. 

NASAR.  Annasare.  Fiutare.  Odorare. 
Gli  scrittori  purgati  non  osano  il 
verbo  Nasare. 

NASÉTT,  NASEIN.  Nasetto,  Nasino, 
n.  m.  dim.  di  Naso.  — 'iVo*c/i  dìl 
candlir.  -^  Bocduolo.  Quella  parte 
del  candellìere  in  cui  entra  la  can- 
dela. —  Nasèttdla  marlètta.  V.  Co- 
pucciol.  —  Nasètl  da  smurzar  el 
lùm.  —  Spegnitoio. 

NASPA,  n.  f.  Naspo;  Aspo;  Guindolo» 
n.  m.  Arnese  di  legno  su  cui  s'av- 
volge il  filo  per  far  la  matassa. 

NASPLADURA.  V.  Innaspladwra. 


NAT 


387 


NBB 


NASPLAR.  V.  imuuplar. 
NàSSEINT ,  plor.  Nati»  AlUevi,  piar. 
S'intende  di  Parti  degli  animali  qua- 
drupedi domestici ,  come  mtelli , 
agnelli  ,   ec.  —  Mal  noèsèini,  V. 
Hai. 
NASSER ,  V.  Nàicere ,  v.  Venire  al 
mondo;  Uscire  alla  lace.  —  Tumar 
a  naster.  —  Rinaicere,  Bivioere. 
—  Nasser  dl'aqua.  —  Scaturire. 
Rampollare.  -»  Germogliare.  Delle 
erbe.  —  Na»cere.  Levarti  del  sole  » 
0  delUi  luna.  — -  Naur  in  pi;  Nas- 
ier  cùn  al  ceivécc'.^^  Nascer  vesti- 
lo. Aver  la  lucertola  a  due  code, 
vale   Esser  fortunatissimo.  •—  Per 
tùli  quèll  eh*  pò  ìiasser.  Per  tùtt  i 
bon  rispélt.  —  A  cautela.  Per  buon 
governo.  Per  buon  rispetto.  A  buon 
essere,  -^^l' ha  anc  da  nascer  qui 
om  che  .  . .  — -  Oìon  s'è  mai  veduto 
alcuno  p  che  .  .  .  Non  o'  è  esempio 
che  .  .  . 
NÀSSITA,  n.  f.  Nàscila;  Nctscenza; 
Natività,  n.  f.  Nascimento ,  Natale , 
n.  m. 
MASTER,  o.  m.  Cappio  di  nastro,  di 
fettuccia ,  ec.  ed  anche  nell'uso  di- 
cesi semplicem.  Nastro.  —  Gatano, 
quando  il  Cappio  o  Fiocco  è  copio- 
so di  nastri;  che  anche  in  dìal.  boi. 
dìcesi   Galan  y  Galanein ,  dim. — 
Naster  si  prende  per  Feftrtcct'a sem- 
plicemente. V.  Curdèlla.  -^  Naster 
cundu  lazzs  e  du  co.  —  Cappio  a 
due  staffe,  a  due  cióndoli.  Nastro 
a  quattro  staffe,  a  sei  staffe,  ec. 
•NATIVITÀ,  n.  f.  Natività.  —  Lo  na- 
tività dia  Madona.  —  Natività  del' 
la  Vergine. 
NATTA.  Nascenza.  Enfiato ,  o  tumore 
che  nasce  superficialmente.  ~  Nat» 
ta,  vale  Burla,  Beffa.  —  NATT, 
plur.  per  similit.  Ostacoli.  Bifficol' 
tà.  —  Ai  fu  del  nalt.  —  Vi  furono 
ostacoli,  difficoltà. 
•NATURA,  n.  f.  Natura. ^Natura  per 

Naturai.  V. 
*NATURAL,  n.  m.  Indole,  inclinazio- 
ne, n.f. 
•NATURALBIÈINT,  avv.  ValeJn  conse- 


guenza. Naturalmente.  Secondo  Mo* 
tura. 

NAV.  Nave.  •—  Èsser  in-t-l' istèssa  nav 
fig.  dal  lat.  Esse  in  eadem  navi.  — 
Correr  la  stessa  fortuna. 

NAVÀ.  iVavato. -^  Una  navdd'zèss. 
—  Barcata  di  gessi.  —  Navà ,  vale 
pure  Nave  di  chiesa,  che  alcuni  han 
detto  anche  Navata. 

'NAVAZZ.  Voce  dell' uso.  JVavorza.  Re- 
cipiente rurale,  che  serve  a  traspor- 
tare le  uve  al  luogo  dove  si  voglio- 
no pigiare. 

'NAVÉTTA.  Navetta.  Cosi  chiamansl 
diversi  arnesi  foggiati  a  nave ,  per 
uso  di  artefici. 

'NAVIGAR,  V.  Navigare.  — >  Cgnùsser 
la  carta  dèi  navigar. — Saper  bar- 
ca menare ,  Sapere  dove  il  diavolo 
tien  la  coda.  Essere  uomo  sperto. 

NAVÒN.  Napo.  Napotìe.  Pianta  ortense 
di  cui  mangiasi  la  radice  cotta.  — 
I  dizionari  son  discordi  fra  di  loro, 
perchè  si  trova  in  alcuno  confuso 
il  Napo  colla  Badice ,  e  questa  col- 
la Pastinaca,  Non  mi  par  di  errare, 
dopo  aver  consultati  i  libri  di  agri- 
col  t.,  giudicando  che  Bapa  sia  il 
termine  generico  di  tutte  queste 
sorte  d'agrumi, da  Linneo  Bapa. 
Chiamerò  pertanto  Napo,  e  nell'ac- 
cresc.  Napone  o  Navone  il  nostro 
boi.  Navòn  (Linn.  Brasiicus  na- 
pus).  Badice.  Bàfano,  Bàv<mo  o 
Bavanello,  dim.,  la  nostra  boi.  Ba- 
dis  (Linn.  Haphanus  sativus).  E  fi- 
nalmente Bamolaccio  la  Radice  piii 
grossa  e  rusticana  fAapAanuv  ma- 
jor rusticanusj.  —  Èsser  dal  cu- 
lòur  d*  un  lai  d*  navòn.  -—  Esser 
pallidissimo. 

*NAVSÉLLA.  Navicella.  E  si  dice  an- 
che di  diversi  arnesi  foggiati  a 
nave. 

NERBI.  Nibbio.  Uccello  da  rapina.  — 
Nebbi,  è  anche  una  specie  d'  arbu- 
sto detto  da'  bot.  Ebulo,  e  volgarm. 
Ebbio ,  Nèbbio ,  Sambuco  salvalico , 
Sambuco  erbaceo.  Sambuchella. 

NÉRBIA.  Nebbia.  —  Insaccar  la  néb- 
bia* •—  Binsaccare.  Andare  a  cavai- 


NBI 


388 


NST 


lo  dimeiMDdoti.  -^  E  figor.  Imboi- 
far  la  nebbia.  Gettar  via  il  tempo 
in  cose  da  naila.  —  Incantar  la 
nébbia. — Incantar  la  nebbia.  Man- 

tiare  e  bere  la  mattina  di  buon'ora. 
BB1ÒU3 ,  add.  Nebbioso ,  agg. 

NÉCC,  n.  m.  NÉCCIA,  a  f.  Nicchia, 
n.  r.  Queir  incavatura  cbe  si  fa  nel- 
le muraglie  per  mettervi  statue  e 
simili.  Di  qui  iìgurataiu.  dicesi  di 
alcuna  dignità ,  o  carica  Al  n'è  bri- 
sa  al  so  néec\  -—  Essere  o  Non  es- 
sere nicchia  adattala  per  uno. 

'NEFANDiTÀ.  NefawUtà.  Soellerà- 
tezza. 

NEGAR,  v.iVgflfam 

NEGOZI,  n.  m.  1  boi.  adoperano  que- 
sto noroef>er  nobilitar  l'arte,  che 
esercitano ,  in  vece  di  dir  Butlèiga» 
onde  ì  fondachieri ,  chincaglieri ,  i 
libraffv6d  altri  dicono  Negozio  alla 
lord  èoiUga.  In  ital.  si  ha  Bottega 
nditìè  generico  per  la  Stanza  dove 
gli  artefici  lavorano  o  vendono  le 
merci  loro.  Fóndaco  per  la  bottega 
dove  si  vendono i  drappi,  e  i  pan- 
ni a  ritaslio. —  Negozi.  —  Negozio, 
vale  anche  Affare.  Traffico. 

''NEGROMANTE  n.  m.  Negromante.  Ma- 
go, —'L'ha  una  fazza  da  negtV' 
mani.  —  E' pare  un  mago. 

NEIGHER  (dal  lat.  Niger.).  Nero  e  Ne- 
gro. —  In  ital,  vi  sono  ancora  le 
voci  Atro!  Fosco;  Tetro.  —  Tirar 
in-t-al  nèigher.  —  Nereggiare;  Ne- 
greggiare.  —  Doinlar  nèigher.  — 
Annerare,  v.  n.  e  Annerarsi,  n.  p. 
— Fiir  dvintar  nèigher.-^  Annerare 
e  Annerire,  v.  a.  —  Dointd  nèi- 
gher. —  Annerato,  Annerilo,  pari. 
—  Doinlar  nèigher  pr  al  sòul.  — 
Imbrunirsi.—  Un  nèjgher  d'ùngia, 
che  i  boi.  dicono  per  lo  piti  Un  a- 
gfter  d'ùngia.  Menomissima  parte 
di  checchessia,  quasi  niente,  che 
in  lingua  dlcefii  Unghia  o  Ugìia-. 

•NEINA,  n.  p.  f.  Arma.  Nina.^^  Il  vez- 
zegg.  boi.  è  NiM. 

NÉIV.  Neoe. -'- FiocQ  d'nèiv.  Slrazz 
d'nèiv»  —  Fiocco,  Falda  di  neve,  — 
Dw'ass  taat  la  mala  vseina,  guani 


dura  la  nèiv  marxMldna.  •«  Tonto 
bastasse  la  mala  vldna,  quanla 
basta  la  neve  marzoKMb—  Cvert 
d* nìfiv.  —  Nevato,  Nevoso,  Nevico- 
so.  Nevicato.  —  Quando  è  Deviato 
assai  dicesi  Nevaio.  Qoaodo  è  nevi- 
calo in  poca  quantità  si  dice  Sai 
echio,  D.  m.  e  Nevisclda,  f.  Non  rì- 
età  il  mal  tempo  o  d'acqua,  o  ài 
nevischio.  —  Tèimp  dalla  nèiv." 
Tempo  nevosa,  -*-  Fiòur  dalla  nèiv. 

—  Còlckica  (lat.  Cokhkum aut\t- 
mtuU€).'GoleMca  amlunnak.  Coir 
chico  effemero  ofjficinak,  ed  aacfae 
Zafferano» -boetardo,  falso ,  sal&i' 
Uco. 

*NEMIG.  ¥.  Nmig, 

*N£0,  D.  m.  m.  Neo,  Vale  anche  Pù> 
cioUssima  menda, 

NERY,  n.  m.  (dal  fr.  Nerf).  fieno. 
Nerbo.  Da  questi  ne  vengono  Jicr- 
vosità. --*  Nèrveo ,  Nervoso,  Herbo- 
so,  Nerbproso.  Neroulo,  Nertoruto, 
Nerbuto,  agg.  che  ha  nervi;  e  per 
metaf.  Gagliardo ,  Robutto.  -  ^tr- 
vino  ;  rimedio  che  giova  alle  mi- 
laltie  de' nervi.  *^  Nerbare.  Percuo- 
tere con  nerbo.  Nerbala  e  Strt^- 
Percossa  con  nerbo  (  boL  Skt- 
vazzd), 

NERVADURA,  n.  f.  Ciò  die  i  ^^^ì 
dicono  Sistema  nervoso.  Nervi  Fi- 
bre nèrvee.  —  Nervadura  di  werf. 
^Asinelio.  Quella  trave  che  regge 
le  altre  travi  de'  letti,  che  piowoo 
ad  un'  aequa  sola. 

•NERYÓUS,  add.  Nervoso,  ed  anclic 
Nerboruto,  agg.  —Mai  fiwvòw- 
Malattia,  od  Attacco  di  nervi 

NÉSPEL.  Nèspolo.  Albero  che  produce 
la  nespola. 

NÉSPLA.  Nespola,  Frutto  del  nespolo 

—  Cùn  al  tèimp  e  la  paia  a  s' nm- 
dura  el  nèspel.  —  Col  tempo  e  col- 
la paglia  si  maluran  le  nespoU. 

ISÈTT .  add.  Netto,  Pulito,  agg.  -  f^'^ 
un  d' nèté.  —  Far  repuUsti.  o  Fan 
il  repulisti.  Far  lo  spiano.  Bifif'f^ 
divorare,  ed  anche  portór  via  («i- 
to.  Dicono  ancora  i  boi.  Ouare  »»f 
repuUsti;  Far  spazza  campoo^' 


NOO 


889 


NIB 


-  Far  un  A'  nèu  dia  $ervità.  Far 
famèia  nova.  —  Ueenziara  tutii  i 
servUori  -*-  Taiar  la  tèsta  nètta. 
Saltar  una  zada  nètta.  —  Tagliar 
di  netto.  Saltar  di  netto.  Portar 
via  di  nello.  Interamente.  In  un 
sol  colpo;  ed  anche  Trillo  in  un 
(ra»o.—  Mettr  in  nètt.  —  Mettere 
al  pìjUito  uno  scritto.  «—  Un  om 
nètL  —  Un  uopèo  pulito. 

iETTADÉlNT,  STÉCCADÉINT .  NÉT- 
TURÈCC.  StuKxieadentL  StuaxUo- 
reccM.  Dioesi  aocbe  Sleeeadente  e 
PentelUere.  »  v^    • 

^EVLA.  Ostia.  Cialda.JPsA\s»Moiìà  in 
souilissima  falda  per  oso  di  sigilla r 
leleilere»e  si  riduce  in  pettetli 
deUi  Ostie.  —  Ostia.  *-  Ostia ,  pnre 
slchbinii  qael  Pane»  che  si  consa- 
cra alla  messa. 

'ìNEZESSARI  .  add.  NecessaHo,  agg. 

NfiZESSARI.  V.  Camer. 

>EZESS1TÀ.  V.  Bisògn.  —  Far  d'  ne- 
2ei«t/d  virtù.  -«•  Far  di  neeessilà 
volere,  o  virtù. 

K£ZZ,D.m.  (coire  stretta  e  Z  ào\' 
(»).Uvido,  Lividore,  n.  m.  Uvi- 
àezza,  n.  f.  Monachino,  n.  in.  Qnel 
livido  che  resta  nella  carne  per 
qualche  percossa.  •-  Nezz  sòit^  ai 
\K&.-^  Occhiaia. 

^£ZZe  mzZÀ.  add.  Quando  si  tratta 
di  fratto  si  dice  Mezzo  (pronunzia- 
to  coUaz  aspra ,  e  !'«'  stretta  è  agg. 
6  significa  Eccesso  di  matarilà,  qua- 
si vicino  air  infracidare.  —  Pietra , 
Mèila  nezza.  —  Peni .  Powio  mez- 
zo. —  Dcintar  nezz.  Èsser  nezz.  — 
ammezzare.  Ammezzarsi,  Am- 
«wzjire,  ìmmezzare.  —  Hezz,  add. 
Tratiandosi  di  carni  dieesi  lÀMo. 
•*  i^oiniar  nezz  dia  earen.  —  Dive- 
»i>(iddo.  AUividire.  AlUvidirsi.  — 
^«r  dvintar  nezz.  —  lllioidire.  In- 
Uvidire.  ~-  nizzd.  -  AlUoidito.  UH- 
vidllo. 

KGÒTTA  (dal  Lat.  Nec  gutta  quidem). 
^ìffUe.  Nulla.  S*  USB  però  dal  solo 
volgo  boi, che  l'avrà  preso  dal  vol- 
ilo fr.  Ne  goutle.  Le  persone  educa- 
le elicono  Nieini. 


NIANC  o  6NAN€,aTV.  Uè  anOle.  Pfè 
ancora.  Né  tnauco.  Né  meno.  Né 
pure.  Non  per  anche.  Non  manco. 
lo  ho  scritto  quasi  sempre  la  voce 
boi.  Nianc  per  avvicinarmi  più  al- 
l'ilal  —  Nianc  per  quèst. -"  Nofh 
dlmetu).  Nondlmanco.  Nientedime» 
no. NuUadimeno.  —Nianc  unpU' 
ctcin.  —  Né  mica.  Né  tampoco  una 
l/riciola.  —  Nianc  pr  insoni.  —  Né 
per  sogno.  —  il  n'  i  /io  nianc  pinsà. 

—  Noti  ci  ho  nuineo  pensato.  Noti 
et  ho  meno  pensato.  —  4  n'  sta 
nianc  tant  mal.  -^  Non  istà  opran 
fatto  male.  —  Èl'  niatic  guarè?  — 
È  egU  ancora  guarito?  —  A/  n'  è 
nianc  vgnu.  —  Non  è  per  anco  ve* 
nulo.  Non  è  per  ancora  venuto 

NICLÉZIA.  BegoHzia.  E  liquirizia  : 
Logorizia  forse  nomi  corrotti.  Erba 
nota,  il  di  coi  sacco  dolce  si.a^rae, 
e  rassodato  si  tiene  in  becca  iD>pez- 
zetti.  Modo,  Madam  hi^é^la.  — 
Schifa 'l  poco.  Donna  che  artata- 
mente faccia  la  modesta ,  e  la  con- 
tegnosa. V.  Squenzia. 

NICOLA ,  np.  m.  Nicolào,  m.  Nicola, 
Niccola ,  m.  e  f.  Nicolò  ;  Nicco» 
lo,  m. 

NID.  Nido ,  e  Nidio.  •-  Far  al  tUd.  — 
Nidificare,  v. n.  —  S/ar  in-t'-al  nid; 
Aveir  al  nid.  —  Annidiare.  —  Piz- 
zòn,  Gardlein  d' nid. '^  Picciofie , 
Cardelio  nidiace.  Tolto  del  nidio. 

—  Nidiuzzo,  dim.  di  Nido. 

NIDA.  Nidiata,  iVidato.  Tanti  uccelli 
o  altri  animaletti  che  faccian  nido  • 
qnanttiiascon  da  una  covata.  —  A 
v'insgnaròme  una  nidàd*  passai 
rein.  —  V'insegnerò  io  il  vero  ri' 
piego, 

JNIEINT,  avv.  Niente.  Nulla,  Punto.^ 
Far  andar  in  nient.  —  Annientare. 
Distrùggere.  —  M ridar  in  nient.  — 
Annientarsi.  Distruggersi.  —  Nieint 
affati.  —  Né  punto,  né  poco.  Nien- 
te  affatio.  —  Nientessem.  —  Nien* 
tissimo,  vale  Niente  affatto.  —  A 
n'  sòn  più  bòn  da  nieint.  —  Non 
son  più  buono  a  niente.  —  ^m^ 
nient?  -  Vuoi  lu  nulla?  Quel  nulla 


NOH 


390 


NOH 


"vuol  dir  Covelle.  —  Non  è  nullo 
peccato  mortale,  ec.  Due  negative. 
—  Se  nient  a  stari.  *-  Per  poco  che 
stiate, 

NINEIN ,  n.  m.  Porco.  Porcello. 

NISIA.  V.  Squeinzia. 

NIZZA.  V.  Nezz. 

'I^IZZADURA ,  o.  f.  Lividezza,  Lividu- 
ra, n.  f.  Livido,  n.  m. 

NlZZARSf,  V.  Avvizzare,  Avvizzire, 
Ammezzare,  Ammezzire,  Ammez- 
zarsi. Parlando  di  frutte.  Bi  carni 
dìrassi  Allividire.  Illividire.  Inlivi- 
dire. 

*NM1G ,  n.  m.  Nemico. 

NÒIA,  n.  f.  coll'ó  molte  chiuso,  a  dif- 
ferenza dell' ilal.  Nòia,  n.  f.  che 
pronunziasi  molto  aperto.— Sfu/JTa* 
gen.  Quel  rincrescimento»  che  si 
prova  neir  essere  obbligato  a  rice- 
vere delle  impressioni,  che  stanca- 
no, tante  volte  ancora  non' disgu- 
stose. —  Quindi  Notare,  Annoiare, 
Noioso,  èc.Una  lunga  musica  an- 
noia. Una  lunga  predica  annoia. 
Ed  anche  i  frequenti  e  continuati 
piaceri  annoiano.  —  Molestia.  Una 
noia  che  dà  qualche  travaglio,  qual- 
che briga.  Uomo  molesto  è  quegli 
che  si  annoia ,  e  vi  dà  di  che  fare  o 
di  che  pensare.  —  JVóia.  nel  dlal. 
equivale  ancora  a  Nausea.  —  A 
tn'seint  una  nòia  d'stòmg,  una 
nòia  interna.-^  Provo  una  nausea, 
una  natisea  di  stomaco.  —  Nòia  si 
dà  anche  per  agg  ad  uomo.  A  si 
pur  la  gran  nòia!  -'-  Siete  pur 
noioso. 

NOL.  Nolo,  Noleggio.  Propriamente  il 
Pagamento  del  porto  delle  mercan- 
zie, 0  d'altre  cose  condotte  da' na- 
vi lì;  ma  si  dice  anche  del  Pagamene 
to  che  si  fa  per  l'uso  conceduto 
d'alcuna  cosa.—  Torr  a  noi.  —  iVc 
leggiare.  Prendere  a  nolo.  —  Dar 
a  noi.  V.  Anular. 

NOLESEIN.  V.  Carrozza. 

NOM.  Nome.  Vocabolo  col  quale  pro- 
priamente s'appella  ciascuna  cosa 
o  persona.  —  Muddm*  nom  se  , . , . 
Tignimi  se  . , . ,  Spezie  d' esclama- 


zione per  assicurare  altrui  che  si  è 
certi  di  fare,  o  di  ottenere  la  oosa. 
che  si  propone;  quasi  che  dire  Se 
io  non  l'ottengo,  o  non  la  faccio 
vo'  non  esser  pih  quel  che  lo  sono. 

—  Opera  aiwnima.  —  Un  om  pèin- 
za  nom.  -—  Un  uomo  innominato; 
Anònimo;  Nonnanotne,  agg. 

NOMINA,  D.  f.  Nome,  Grido,  n.  m. 
Nominanza.  Fama,  n.  f.  L'ha  utia 
gran  nomina.  —  Ha  una  gran  tio- 
nUnanza.  — •  Nomina.  —  Nomina, 
Nominazione,  il  nominare,  o  pre- 
sentare a  qualche  grado  o  dignità. 
'^Dirett  d' nomina.  —Nominazio- 
ne, lus  di  nominare  a  un  benefizio. 

NOHINAIA,  n.  f.  Soprannome.  Nome, 
aggiunto  a  luogo. 

NOMINE  PATRIS,  detto  sustant.  io 
ischerzo  per  la  Te^to.—  Ester  tòcc 
inrt-al  nomine  patrie.  —  Non  aver 
tutti  i  suoi  mesi.  Esser  fuor  del  u- 
colo.  Esser  pazzo. 

NOMINAR,  CIAHAR,  v.  Nominare. Ap- 
pellare. 

NONN,  n.  m.  e  NONNA,  n.  f.  Nonno, 
m.  e  Nonna,  t,  ma  pih  elegante- 
mente Avo  0  Avolo,  ed  Ava  o  ifv> 
la.  —  Nonna  boi.  e  Nonna  iHL  è 
voee  sincopata  da  Domina,  Donna, 
che  vale  Stgnom.  Onde  i  latini  Non- 
ni chiamavano  i  Religiosi ,  e  Nonne 
le  Monache ,  come  i  francesi  Nòn- 
nes.  Da  ciò  ricavo  la  spiegazione  di 
una  maniera  di  salato  antico  de' 
boi.,  ora  rimasto  in  contado  ai  soli 
vecchi  della  campagna ,  ed  è  Noìia 
usato  come  avverbio ,  cioè  indecli- 
nabile, che  vale  Servo  suo  o  Serta 
sua  signora;  La  riverisco.  —  Quin- 
di ancora  ricavo  il  dettato  boi.  Far 
nona,  che  dieesi  di  un  lume  vicino 
a  spegnersi:  di  un  fiore  a  coi  pen- 
da il  capo  per  essere  appassito  :  di 
persona  Che  inclini  la  testa  presso 
ad  addormentarsi,  per  similit.  allo 
inchinarsi  nel  far  riverenza. — Bisàr 
volo;  Bisavo;  Bisnonno;  Proavo. 
Padre  dell'avolo.  —  Terzavolo;  A- 
lavo;  Arcàvolo.  Padre  del  bisavolo 

—  Bisarcàvolo.  Padre  dell'arcavo- 


NOV 


391 


HOV 


k).  Quarto  nonno.  —  Quiniàoolo. 
Bisafolo  del  bisavolo.  Il  primo  a- 
volo  de'  quattro  avanti  ali'  avolo. 
Cosi  dicesì  de' nomi  femminini  di 
ciascuno  de'sopraromentovati,  Bi- 
fwola,  Bùava,  Bisnonna,  ec.  — 
Nel  dial.  boi.  non  v'  ba  che  la  voce 
Bsmnn,  e  il  fem. /{«nonna  ;  tolti 
gli  altri  eqoivaìenti  agli  ital.  man- 
cano. -^  Aie  mi  nonna  in  guflon. 
Maniera  triviale  per  dire  Non  v'è 
nulla.  Non  ho  veduto ,  trovato 
nulla. 

NORA.  Nuora.  Moglie  del  fisliuolo.  — 
Piegate,  fiota,  perche  t'inlènd 
te.  noro.—  Dire  alla  figliuola, 
piirckè  la  nuora  intenda.  — Sozera 
e  nora  can  e  gatt,  timpèsta  e  gra- 
gnola. —  Suocera  e  nuora,  tempe- 
'l(ie§ragnuola.  Suocera  e  nuora 
ffmpn  bisticciano. 

NOSC,  CÙN  Mj.  Con  noi.  Seco  noi.  No- 
'CO  è  rimasto  alla  poesia. 

KOn.  iVo«c.  -  Di  prima  notte.  Mez- 
za notte.  La  mela.  —  Notte  avan- 
2flto,  inoltrata.  Un  pezzo  fra  notte. 
Me  ferina.  Notte  fitta.  —  Notte 
grande,  lunga.  —  Nottetempo.  Di 
nottetempo  posto  avverbialmente, 
^ale  Di  notte.  —  Lunedi,  Sabbato 
notte.  —  Annottarsi.  Babbuiarsi. 
Farsi  notte.  —  Passar  la  nott  in-t- 
un  «7.  —  Pernottare.— Bona  nott, 
<^o/o,  e  schiavo,  sgner  pastezz.  — 
hona  notte  pagliericcio.  Addio  fa- 
^e.  Detti  bassi.  Vagliono  La  cosa  è 
»'a,  è  finita.  —  Aln'è  nianc  andd 
a  iétt  chi  ha  d' avèir  la  mala  ìwtt. 

-  La  vita  il  fin ,  E  il  di  loda  la  se- 
ra. —  Star  dsdd  la  nott.  —  Passar 
w  notte  in  veglia.  Vegliar  la  notte. 

—  f  or  la  nott  sterleina.  N'  pssèir 
asmrun  occ'in  tutta  nott.  -^Non 
poter  chiuder  occhio  in  tutta  notte, 
"^nch'yada  giranduland  la  nolt 
*~,  Nottivago.  —  Nottolone ,  n.  m. 
^ui  fa  sue  faccende  in  tempo  dinot- 
le.  — iVoMurno,  add.  Che  appartie- 
"f  a  notle. 

^OV.  iVove.  Nome  numerale,  che  e- 
qiìvale  a  otto  più  uno.  Con  lettere 


romane  viiii,  or.  —  Nov  d'eori , 
nov  d'bastòn.'^  Nove  da  cuori.  No" 
ve  da  bastoni.  -—L'è  in-t-i  nov 
mis. — Etla  è  entrata  tiel  nono  me- 
se di' stia  gfravtdanza.  — Nàv  volt 
tant.  -^  Nonuplo.  —  JVon.  —  Nono, 
Nome  numerale  ordinativo  di  nove. 
—  Da  Nove  si  formano  :  iVot;ena.  V. 
dell'  U.  Lo  spazio  dì  nove  giorni  in 
cui  si  pratica  qualche  particolar 
divozione.  —  Novennio.  Lo  spazio 
di  nove  anni.  —  Novendiale ,  agg. 
Che  occorre  nel  corso  di  nove  gior- 
ni.  -—  iVot^èettno  per  Nono,  è  V. 
d.  U. 

NOV.  add.  Nuovo  e  Novello ,  e  Novo , 
usato  da'  poeti.  —  Nov  nuvèint; 
Nov  d' zecca,  d'treinca.  —  Nuovo 
di  zecca.  Cosa  novissima.  Nooel- 
Ussimo.  —  fumar  a  far  d' nov.  — 
Innovare.  Bimiovare,  e  Hinovare. 
Binnovellare  e  Binovellare.  Inno» 
vellare.  Bicominciare.  Ripigliare  a 
fare.  ^-  Al  nov  di  abit.  —  Fiore, 
Quel  lustro  e  integrità  dei  vesti- 
menti quando  ei  son  nuovi,  e  bea 
condizionati ,  e  cosi  di  simili  cose. 

NOVA,n.  f.  Nuova,  Novella,  Noiina,n, 
f.  Avviso,  n.  m.  —  Un  eh' conia, 
0  eh' porta  del  nov.  —  Novelliere, 
Novelliero ,  Novellista.  Novellatore, 
n.  m.  Raccontatore,  o  Scrittore  di 
novelle.  Cunlar  del  nov.  —  Novel- 
lare. 

NÒUD  DEL  DIDA.  iVodo,  n.  m.  JVoceo, 
n.  f.  e  Nocca  anche  plur.  La  promi- 
nenza della  congiuntura  delle  ma- 
ni, e  de' piedi,  e  delle  dita  di  esse 
mani ,  e  di  essi  piedi.  -^  Articolo  e 
Articolazione,  è  la  giuntura  delle 
mani ,  e  delle  dita. 

NÒUD.  iVuoto.  Il  nuotare. — A  nòud. — 
A  nuoto ,  posto  avverbialm.  Vale 
A  galla.  —  Notaturaì  Notamento  ò 
il  nuotale  nell'acqua. 

•NOVENA.  V.  Nuvena. 

NOVITÀ.  Novità.  Nuova.  *-  Far  del 
novità.  —  Innovare. 

NOVZÈINT.  Novecento,  n.  m.  Nome 
numerale  che  comprende  nove  vol- 

I     te  il  cento.  DCCCG  con  lettere  ro- 


BfUB 


392 


Hua 


mane.  —  Novecenlesimo.  Nome  nu- 
merale ordinativo  di  novecento. 

NOZZ«  pìur.ìfozze,  piur.  Matrimotìio. 

.  Sposalizio.  Maritaggio.  —  Nozz , 
plur.  Nozze.  1  conviti  che  si  fi^nno 
nelle  solennità  degli  sposalizi.  Ciò 
che  in  bolognese  dicesi  in  singola- 
re mascolino  Un  nozz,  e  cosi  an- 
che in  itai.  Un  paio  di  nozze;  p.  e. 
Andar  a  nozz,  o  a  un  nozz.  ~>  An- 
dare a  nozze,  alle  nozze,  o  a  un 
paio  di  nozze. 

NSSÙN.  Nessuno  e  Nissuno,  Niuno, 
Né  pur  uno.  —  È  vgnu  nssùn?  — 
C'è  egli  sialo  nessuno? —  Talora 
vaie  Alcuno ,  che  si  sostituisce  a 
Nessuno;  ma  per  lo  piii  quando 
v'ha  la  negativa  avanti.  iV'p««énd 
iìiivar  nssùn.  —  Non  polendo  tro- 
vare  alcuno. 

NTTiSlA ,  n.  f.  Nettezza ,  Mondezza. 

NÙ.  Noi.  Pronome  plurale  della  prima 
persona.  —  Nu  alter.  -<-  Noi.  Noi 
slessi.  —  No'  si-  è  detto  per  Noi. 

•NUBILTA  .  n.  f.  l^obilld. 

^y L  Nevicata.  V.  d.U.  Caduta  di  neve. 

NVÀ,  add.  Nevicato,  agg,da  Nevicare. 
iVevato,  agg.  vale  Rinfrescato  colla 
neve.  Mettere  il  vino  in  fnsco  con 
acqua  neì^ata. 

NVAR,  V.  (vi  andrebbe  1*E  mula  JVe- 
var).  Nevicare,  v.  I  nostri  antichi, 
fra' quali  Dante,  hanno  detto  Neva- 
re;  Nevato.  Ora  però  non  s*  use- 
rebbe. 

NUO,  add.  Nudo;  Ignudo,  agg.  Spo- 
gliato ,  Svestito.  —  Nud  nad.  — »  /- 
gnudo  nato.  —  Metters* ,  dspuiars* 
nud.  —  Nudare;  e  Nudarsi.  Nello 
stile  sostenuto ,  e  nel  poetico  si  u- 
sano  ancora  Ignudare;  Denudare; 
Snudare.^  Nud  e  crud,  L' è  le  nud 
e  crud.  Per  esagerazione.  Povero  in 
canna.  Cioò  Pezzente. 

NUDAR.  Notaro.  ma  meglio,  ed  oggi 
sempre  dicesi  Notaio.  Quegli  che 
scrive  e  nota  le  cose«  e  gli  atti  pub- 
blici. —  L'art  dèi  nudar.  —  Noie- 
ria  e  Notarla.  —  Una  cossa  ch'ap- 
partein  al  nudar.  —  Noiaiesco; 
Notariesco  ;  Notaresco ,  agg.  e  non 


Notariie.  —  Annoiaiare  «  iniwto» 
tarsi.  Fare ,  e  Farsi  notaio. 

NUDAR,  V.  Nuotare. e  Notare,  v.  An- 
dare a  nuoto.  Ma  io  userei  sempre 
il  primo,  se  non  per  altro  per  isfug- 
gir  l'equivoco  coi  verbo iVo(are per 
Segnare. 

NUDARÉTT.  Notaiuolo,  iVotoiu2ZO.No- 
taio  di  poche  faccende. 

NUDRIGAR,  V.  Nutrice,  Nutricare,^. 
Dare  altrui  il  nutrimento,  cioè  cibo 
e  alimento  per  sostentarle— (boi. 
parlando  de' bambini,  estendono  il 
significato  di  questa  voce  anche  a 
pulirli ,  vestirli  e  fare  quanto  l*)- 
ro  occorra.  —  Nutrimento,  Nutri- 
zione. Il  nutrire  e  la  cosa  che  pa- 
trisce.  —  Nutricamento.  II  nuirire. 
—  Nutnce;  Nutricatrice.  Bàlia.- 
Nutrie  fiévole,  NulrimenlaU,  agg 
Atto  a  nutrire.  —  Nutritivo,  agg 
Che  ha  la  virlii  di  nutrire.  -  >«*■ 
tìimentoso,  agg.  Che  dà  nulrimen- 
to.  —  iVu^ricio,  JVuMtore.  Quegli 
che  nutrisce. 

NULESEIN.  V.  Carrozza. 

NÙMER.  Numero.  —  Numeri  cardini- 
li,  assoluti  Uno,  ùue,  ec.  Nomi  Wr 
merali  ordinativi  Prima,  SecoM"- 
ec.  Nomi  numerali  distribniiyil*^ 
dna.  Centinaio,  ec.  —  rmfl^«J 
scud.  —  Trentuno  scudo,  o  ScuAi 
trentuno.  —  Ventedù  scud"  ^f"* 
tidue  scudi,  ScucU  i>è»(«Itt«.-"'! 
pess  can,  —  Dite  pesci  cane:^^ 
pesci  tonno.  —  Lèzer  i  mwff-  "Z 
Rilevare  i  numeri.  Rilevare  il  ««'• 
lesimo  in  cui  siamo.  —  L'èv^^' 
ch'ha  di  numer.  —  È  uomoekM 
cognizioni.  È  un  uomo  che  ha  aei 
merito.  . 

NUNANTA  (dal  fr.  ant.  Nonante).  !^^ 
vanta.  Nome  numerale  che  co"»- 
prende  nove  volle  dieci.  Con  lei'f* 
re  XC,  o  vero  IC.-^Nomtf- 
IIC.  —  Che  ha  no  vani' anni,  lo"^ 
nonagetiario. 

NUNZI.  V.  Ambassadòur. 

•NUNZIADA,  n.  p.  f.  Annunciata,  A^^ 
nunziata,Nuficiata,  Nunziata- 

•NUREINA,  n.  p.  f.  dim.  di^^M*'^' 


TOT 


393 


TOV 


'NVAB,  T.  Nevicare,  ed  anche  iVe- 
vare. 

NVÒUD,  n.  m.  NVÒUDA ,  n.  f.  Nipote, 
m.ef.Nepote.  Si  dice  al  6glÌuolo 
del  fratello  o  della  sorella ,  e  quello 
0  quella  relativamente  allo  Zio  e 
anche  al  figlio  del  figliuolo.  E  si 
prende  geoeralinenle  per  dlsceu* 
denie.  — Pronipote,  BianipoU.  Fi- 
glio del  nipote.  —  Bisgenero  è  il 
Marito  della  nipote,  relalivamente 
all'Avoco  all'Avola. 

.D.  m.  (dal  lai.  iVtix).  Noce,  n. 
ffi.  Albero.  —  Nu$ ,  n.  f.  Noce ,  n.  f. 
frutto.  —  Nui  sgussaroU.  —  Noci 
tUKciamani,  o  prèmici.  Noci  che 
facilmente  si  ronapono,  e  siiacciaDO 
colle  nani.  —  Nus  guasCa.  -«  Noce 
vuiUKia.  ^  FruUo,  Chiama  P  Al- 
berti Quella  cartilagine  interna,  che 
separa  in  quattro  parti  i  garigli 
delie  noci.  —  Redi  usò  Noce  (albe- 
ro) io  fem.  Alla  noce  di  Benevento. 
Alla  deiiderata  noce.  —  JYia  mu- 
Kata. ...  Piace  moscada,  o  Nocemo' 
fcada.  Frutto  aromatico  simile  alla 
piccola  noce,  proveniente  da  un  al- 
i)ero  originario  delle  isole  Moluc- 
cbé.  — La  prima  scorza  della  noce 
i&oscata.cli'èun  mallo  retato,  si 
^ma  Macie.  —  LMsare*  ammac- 
c(»el  nutin  eo,"^  Lnsciani  porre 
<ui  eoUo  il  calcagno.  Lasciarsi  far 
onta,  lasciarsi  schiacciar  le  noci 
in  capo.  Comportar  che  ci  sia  fatta 
)iilaoia.  Lasciarsi  sopraffare  ;  ed 
inisUle  elevato  Lasciarsi  concul- 
turt.  —  Nus  nuUèlica.  —  Noce  me- 
ttila. Noce  vòmica.  Frutto  o  seme 
spinoso  proveniente  dalla  pianta 
detta  dai  t)ot.  Datìira  weleL 
^ER.  V.  Nuòcere ,  v.  Pregiudicare, 
^mneggiare.  La  voce  boi.  è  più 
del  contado,  in  città  si  usa  piutto- 
sto Pregiudicar,  Far  dèi  mal.  — 
^na  cossa  eh' fa  mal. '^  Nocivo , 
^ròolc.agff. 

NUSETTA.  V.  Cavcélla. 

i^lSTRAN,  add.  NostroU,  ed  anche 
I^Mtrano,  agg.  opposto  a  Siratiiero. 

'^^'TAR,  V.  Notare,  v.  Far  nou,  me- 


moria di  qualche  cosa.  —  Denota^ 
re,  Ditèotare.  Dar  nota  o  cenno.  — >. 
Segnare,  Contrassegnare.  Far  se* 
gno.  —  Designare.  Far  mostra  col 
mezzo  de' segni.  —  Marcare.  Met* 
ter  la  marca.  Modernamente  è  ap* 
plicato  al  figurato.  Nell'uso  si  ad- 
opera ancora  Bimarcare,  e  da  que- 
sto venffono  i  verbali  BimarcàlHle, 
Bimarchévole ,  voci  anch'  esse  d'  u- 
so.  Importante,  Bilevante,  Notàbi- 
le sono  i  termini  di  lingua.  —  Ri' 
marco  è  pure  parola  d'uso,  per  Ai- 
Ueoo.  Importanza.  Peso. 

•NUTEZIA.  n.  f.  Notizia. 

*NUTRlZ,n.  f.  JVulWw. 

NUTTA,  n.  f.  Nottolata.  Lo  spazio  del- 
la notte.  V.  d.  U. 

'NUVAZZA,  n.  f.  Grande  novella.  Nuo- 
va strepitosa. 

NUVÈINT,  add.  V.iVou.add. 

•NUVITÀ,  n.  f.  Novità.  V.  Nova. 

'NtJVEL.add.  ^ti&ito,  Nubiloso,  An- 
nuvolato. —  Ve  nuoci,  flg.  —  GU 
è  rabtmiato.  Dicesi  d' uomo  che  , 
quasi  soprappensiero,  mostri  uno 
sdegno  concentrato. 

•NUVÉMBER ,  n.  m.  Novembre. 

•NUVEZZ.  n.  m.  Novizio.  Ed  anche 
Semplice.  Inesperto. 

NilVLA,  n.  f.  Nùvola»  n.  f.  Nùvolo,  n. 
m.-^  Nugolo,  Nugola  sono  antiq. 

—  Per  sirail.  Una  nùvla.  Nuvolo: 
Per  Gran  quantità.  Una  nùvla  d'u- 
si,  d'mòsc.  -~  Una  sequenza  d'uc- 
celli ;  Un  nuvolo  di  moscìie.  — 
Pein  d*  nùvel.  —  Nuvoloso ,  agg.  — 
Nuvolosità.  Astratto  di  Nuvolo.— 
Nuvolato.  Nuvolàglia.  La  quantità 
de' nuvoli,  e  il  Rannuvolarne èito. 
^  Nube,  Nubiloso,  Nuboloso,  Nu- 
bililà,  Nàbila,  Nubile,  Nubiletta 
sono  piii  dei  verso  che  della  prosa. 

—  Nuvoletta ,  f.  Nuvoletto ,  m.  dim. 
Nuvolone,  m.  accr. 

•NUVLEIN  A.  Nubiletta.  Nuvoluzza.  Pìc- 
cola nube. 

•NUVLÉTTA.  V.  Nuvleina. 

NUVLÉZZ.  n.  m.  Nuvoluzzo,  dim.  di 
Nuvolo. 

*NUVLÒUS,  add.  Nubiloso,  agg. 

45 


oc  4 


394 


occ 


0 


0 


•  0.  Una  delle  cinque  vocali.  — 
0;  Ovvero;  0  vero;^0  pure,  0.  Let- 
tera numerale  del  valore  di  Undici, 
e  con  sopra  una  lineetta  o  Undici- 
mila. 

OBELESC.  V.  Gùlia. 

OBIZ.  Óòt'zzo.  Spezie  di, cannone  cor- 
to «  di  campagna.  —  É  detto  ancbe 
Òbice;  ma  io  userei  piuttosto  il 
primo  termine,  eh' è  il  più  comu- 
ne ,  ancbe  per  non  confonderlo  col- 
la voce  Òbice  »  che  si  prende  per 
O^iàcoUi, 

'OBLIG,  n.  m.  ObbViqo,  n.  m.  ObbUga- 
zione,  n.  f. 

OBOA ,  e  ÒBOE ,  n.  m.  (dal  fr.  Haul- 
bois).  Specie  di  Chiarina,  strumen- 
to da  fiato  noto.  *  Oboe  non  è  di 
Crusca,  ma  sembra  che  fosse  da  in- 
serirvi. 

OCA.  Oca,  Uccello  acquatico  noto.  — 
Ucchein,  Paver.  Quando  l'oca  è  assai 
giovane  chiamasi  Papero.— /pat?cr 
mèinen  a  bèver  el-i  occ.^^I  paperi 
menan  a  ber  le  oche.  Gli  ignoranti 
vogliono  insegnare  a' dotti,  [gran- 
chi voglion  morder  le  balene.  — 
Èssr  all'oca.  Dicesi  di  uno  a  cui 
si  domanda,  propone,  o  parla  di  u- 
na  cosa  passata ,  eh'  ei  deve  pur  sa- 
pere» e  non  l'ha  presente  alla  memo- 
ria. —  Porre  o  Piantare  una  vigna. 
—  Dar  all'4  occ,  figur.  —  Non  star 
saldo.  Non  star  /ermo;  Cedere  fa- 
cilmente.—  Vgnir  la  péli  d'oca. 
V.  Péli.  —  Oca.  —  Oca,  epiteto  ad 
uomo,  vale  Balordo,  e  cosi  Uccòn, 
accresc.  d'  Oca.  —  Bàbbèo .  Baloc- 
cone, Intronato,  ec.  —  N'  éssr  un* 
oca,  —  Non  essere  dappoco.  Essere 
un  uomo  lesto.  —  Cuspètt  di' oca 
bisa.  V.  Lola.  —  Pirù  fati  ape  d'o- 


ca. V.  Pirol  —  Chenopio.  PianU , 
dai  bolognesi  Pi  d'oca,  —  Zantpa 
d'oca,  e  dal  lat.  Anserina.  —  Oca 
è  anche  Guadagno.  —  Quèst'  è  tùtt' 
oca.  —  Questo  è  tutto  guadagno. 
Appropriandosi  alle  derrate,  dopo 
averne  vendute  tante,  quanto  era  il 
lor  costo. 
OCC  sing.  e  UCC  plur.  Occhio  sing.  e 
Occhi  plur.  —  Le  parti  dell' occhio 
sono.  Il  Bulbo.  Le  Palpebre.  H^epi- 
telli,  L' Albùgine  dell' occhio,  <i^ 
medici  Còrnea,  L' umor  critUUlt 
no.  Le  Ciglia,  Le  Sopracciglia.  La 
Pupilla,  Voci  che  si  troferanoo 
contrapposte  alle  bolognesi.  — 
Ucc'  incava.  —  Occhi  affostali. 
infossati,  incavata  —  Laghermttt. 
—  Occhi  roranti.  —  Pest.  —  Occhi 
pesti,  lividi,  —  Da  sberr.—ùcclù 
da  ramarro^  cioè  vivacissimi. - 
Da  gatt,  —  OccIU  cesii,  o  di  gatto. 
Di  color  celeste  misto  tra  '1  ìùìbco, 
e  il,  verde  azzurro.  —  Bis.  —  OecM 
languidi,  morti,  torbidi. -^^^f' 
bla.  —  Occhi  sciarpellati,  sctarptU 
lini.  Cioè  che  abbian  le  palpebre 
arrovesciate.  —  Far  gli  occhi  rossi 
vale  Esser  vicino  a  piangere.  —  •<* 
vèir  una  cossa  sèimperdinanzai 
ucc\  —  Star  fitto  negli  occhi,  wl« 
Star  irhpresso  nella  memoria.  - 
Trar  in-t4  ucc'  quèll  eh'  s' fa  d' 
bèin  a  tin,  figurai. —Bin/occiarc.- 
Piantar  i  ucc'  in  fazza,  in-t-al  tm 
stazz.  —  Porre  gii  occhi  addossf^^ 
Adocchiare.^  Far  wiafd'occ'.- 
A /fascinare.  Affatturare.  Stregare- 
Ammaliare,  Perchè  Mal  d'occ'  di- 
cesi Affascinamento.  Fàscino.  Fa' 
scinazione.  Affascinazione.  Ed  >d- 
che  Mal  d'occhi.  —  Vgnir  el  toi^ 


OOG 


395 


01 


ai  uee\  —  Imbambolan.  Dlcesi 
propriamente  Quando  inumidendo, 
0  ricoprendo  le  luci  colle  lagrime, 
senza  mandarle  fuori ,  si  fa  segno 
di  Yoler  piangere,  come  fanno  i 
bambini.  Si  dice  ancora  famigiiar- 
mente,  ma  forse  più  propriamente 
Luccicare.  —  A  m'sòn  tant  com- 
moii  eh' a  m*èvgnù  el  lazzi  ai 
ucc'.  —  Mi  sono  talmente  inteneri- 
to, che  ho  cominciato  a  luccicare. 
-Fari  ucc' dèi  purzèlL  —  Guar- 
ifire  a  ttracciasacco ,  o  squarcia- 
tacco.  Cispigliare.  Guardare  di  mal 
occhio.  —  Lassar  dri  i  ucc'  a  Uìia 
com.  -  Non  istaccar  l' occhio  da 
checchessia.-^  Lunlan  dai  ucc\ 
Ittnton  dal  cor.  —  La  lontananza 
oiini  gran  piaga  salda.  —  Avèir  un 
trao  in-t-an  occ\  —  Aver  le  traveg- 
gole. -  Farla  in-t-i  ucc,  —  A  occhi 
veggenti.  —  Gustar  un  occ'.  —  Co- 
ntare un  occhio.  —  Avèir  dia  rob- 
^afénaai  ucc'.  —  Esser  a  gola  di 
cfiecchessia.  —  Tirars'  al  capùzz 
in-t'i  uec\  flgur.— nror»  oMandar 
fljtt  la  buffa.  —  Lassar  sii  i  ucc'  in 
coél/.  Magnar  cùn  i  ucc'.  —  Oc- 
cAiare.  Gettar  V  occhio.  Dar  occhio. 
fissar  l'occhio  con  desiderio  di  ot- 
leDere.  —  Andar  a  ucc'  assrà.  — 
^ndara  chius*  occhi.  Liberamente. 
-■  hèir  i  ucc'  fudrà  d' persùtt.  — 
^oer  gli  occhi  di  dietro.  Aver  gli  oc- 
cW  tra'peU.  —  Trar  in-t-i  ucc'  al 
yiognar.—  Dare  il  pane  altrui  col- 
'^  balestra.  —  Assrar  un  occ*.  — 
Cmier  gli  occhi.  Far  le  viste  di 
jop  vedere.  —  Cavare*  una  speina 
»  in^trun  occ\  —  Levarsi  un  bru- 
scolo di  su  gli  occhi.  Liberarsi  da 
Checchessia  a  sé  molto  molesto.  — 
wc'putein.  —  Lupinello.  Spezie  di 
^llo,  elle  viene  a'  piedi.  —  Occ' 
J'Dg.ed  anche  plur.  d'un  porlg, 
«uno  fnéstra,  di  fasù.  —  Occhio 
J  portico,  di  fagiuoli,  ec.  —  Occ' 
a  unpònt.  —  Arco  di  ponte.  —  U- 
wo  muta  d'ucc*.  —  Occhiatura ,  ma 
5;eglio  Guardatura.—  Uccein,  dim. 
^  Occ\  ^  Occhiettino.  OccMolino. 


—  Par  ibi  uceein,  —  Far  t  occhio* 
Uno,  vale  Fare  l'innamorato.—  Uc- 
eein  d*  maiolica.  —  Bacino  ocula» 
fv,  in  cui  si  mette  acqua  per  tener- 
vi rocchio,  onde  lavarlo,  e  rinfre- 
scarlo. —  Uccètt»  avvilit.  d'Occ'.— 
Occhietto.  Occhiuzzo.  Occhiuccio.—  * 
Far  l'uccètt.-^  Far  l'occhiolino. 
Far  d'occhino,  li  che  si  fa  quando 
altri  senza  parlare  vuol  esser  inle- 
so con  cenni.  «-  Ammiccare.  —  Ès* 
ter  Vocc'drett  d'qualcdùn.  —  Es- 
ser l'occhio  d' alcuno,  0  l'occhio 
dritto .  0  destro.  Essere  il  favorito 

—  Occhio,  per  similit.  dicesi  anche 
di  molte  altre  cose.  —  Occ'  del 
forbs.  —  Anello  delle  forbici.  Oc- 
chio della  padella.  Occhio  della 
molla»  ec.  Cosa  che  abbia  un  foro. 

—  Tanti  altri  dettati,  e  proverbi 
formati  con  questa  voce  nel  dial. 
boi.  hanno  l'equivalente  in  itaL  del- 
ti nella  stessa  guisa.  —  Tors  d' ùi- 
nanz  ai  ucc'.  Tutem'  d' innanz  ai 
ucc* .  "- Tòglimiti ,  Lèvamiti  d'in- 
nanzi. —  Da  Occhio  vengono  Oc- 
chiato ,  Occhiuto ,  agg.  Pian  d'  oc- 
chi. —  Occhiate»  agg.  Allenente  a 
occhio.  —  Oculare»  Oculato,  Ocu- 
latamente ,  Oculista .  ec.  —  Sicco- 
me in  gr.  l'Occhio  chiamasi  Ophtal- 
mos,  molte  voci  perciò  si  sono  for- 
mate nelle  scienze,  composte  da 
questa,  ed  italianizzate.  —  Oftal- 
mia, e  più  elegantemente  Ottal- 
mia.  Malattia  degli  occhi,  ecc. 

OCCORÉINZA.  V.  Bisogn. 

•OCCORRER,  V.  Occorrere»  Bisognare. 

ODI.  V.  Avversiòn. 

OGGI.  V.lncù. 

OGNl)N.  Ognuno.  Ciascheduno.  Cia- 
scuno. Cadauno, 

ÓI ,  ed  anche  alle  volte  duplicata  Ói, 
Ói,  e  triplicata  Òi,  Òi,  Ót,  ed  e- 
quivale  a  Sì ,  Sì.  Quesla  voce  è  usa- 
ta dal  volgo  bolognese ,  in  tutta  la 
campagna,  e  qualche  volta  ancora 
sfugge  ai  ragazzetti,  benché  e- 
ducali ,  per  cui  vengono  fortemen- 
te ripresi  dalla  madre.  Ma  in  verità 
eh*  è  il  vero  Oui  de'  francesi ,  i  ([ua- 


OH 


396 


OHB 


li  noi  pronunziano  tanto  Ou4,  ma 
bensì  lu  modo  che  Tu  partecipi  del- 
l' 0,  ciò  che  molto  ben  distinguono 
coloro ,  che  ban  finezza  d' orecchio. 
Anzi  v'  ba  io  alcune  parti  della 
Francia  dove  si  dice  Ouè,  Oè,  Quei. 

10  non  isgriderei  dunque  tanto  i 
fanciulli  per  rOj,o  Ù),  che  dà  forse 
loro  della  grazia,  somigliando  ai 
franzesi  anche  in  questo. 

OLI ,  n.  m.  OUo,  n.  m.  e  nel  plnr.  Oli 
É  statò  dello  anche  0(7/io,  e  v'ha 
l'esempio  nella  Vita  de' SS.  Padri  ; 
ma  siccome  si  potrebbe  a  caso  pro- 
nunziare Og-liOt  ed  altresì  il  g  è  af- 
fatto superfiuo  per  la  pronunzia ,  è 
bene  perciò  scriver  sempre  OUo,  — 
Oli  d'mandel  dòulzi.  —  Olio  man" 
dorlino.  —  Oli  d'mlor.  —  OUo  tot«- 
rino,  —  Sèinza  mettri  su  né  oU,  né 
$aL  —  Sema  metieirvi  né  sai,  né 
olio.  Vale  Subito,  Senza  batter  pol- 
so. Tostamente.  Senza  indugio.  Su- 
bitamente. Da  Olio  viene  Olioso,  e 
con  V.  d.  U.  Oleoso ,  agg.  Che  ha  in 
sé  olio. 

ÒLLA.  Conca.  Vaso  di  terra  cotta  di 
gran  concavità»  e  di  larghissima 
bocca ,  che  serve  per  far  il  bucalo. 

11  dim.  boLfa  Uslein.m.  Usleina, 
f.  In  ital.  con  voce  di  regola  farà 
Conchettà.  —  òlla  da  grassa  o  da 
furmai,  che  più  comunem.  dicesi 
in  diminuì.  Ulseina.  —  Orcio  da  for- 
maggio,  da  strutto. 

OM,  sing.  OMEN,  plur.  Uomo  e  Uom 
sincop.  sing.  Uomini  plur.  —  Una 
zéma  d'om,  —  Uomo  di  pezza»  di 
vaglia,  di  conto.  —  Un  om  eh'  va- 
da all'  antiga.  —  Zazzerone.  —  Om 
d' tèsta.  —  Uomo  di  6uona  testa. 
Persona  di  consiglio,  e  di  pruden- 
za. —  Uomo  di  testa,  vale  Capàr- 
bio. Di  sua  opinione.  —  Om  da  bosc 
e  da  rivira.  —  Uomo  da  bosco,  e  da 
riviera.  Persona  da  adattarsi  ad  o- 
gni  cosa.—  Om  da  scuplutt.  —  Uo- 
mo da  succiole.  —  Om  alla  man. 
-^  Uomo  affabile ,  benigno ,  prati- 
càbile, convenévole,  sociévole,  trat- 
tàbile ,  di  facile  abbordo,  —  Un  om 


<f»*f-al  tUmp,  —  Uomo  attempalo. 
•  atlempatetto,  antwso,  longevo.^ 
Om  d'armada.  —  Uomo  di  spada, 
di  guerra,  miUtar».  —  Om  d'coR- 
diziòn,  —  Uomo  d' alto  o  di  grmU 
affare,  di  portata,  di  quoMtà,  di 
condizione.  —  Om  d'importansi. 

—  Uomo  di  grande  aUura.  -  Otn 
fati,  —  Uomo  adulto.  Duro  di  e(à. 
Di  età  virile,  —  Om  regola.  -  ig- 
giustato,  agg.  Colui  che  si  gover- 
na nelle  sue  azioni  con  misara.  So* 
viOt  discreto,  prudente.  —  ^K^ 
gnato  si  dice  d' Uomo  che  spende 
con  regola,  e  con  misura.  — if»* 
misurato.  Che  vive  con  mison.- 
Om  sùtt.  —  Uomo  adtuto.  Magro, 
scarno.  —  Avèir  dl'om.  —  ^^ff 
della  maschiezza ,  del  virile.  -  Ai 
om.  —  Virilmente.  AssennattuntHr 
te.  Giudiziosamente,'- Dvintarm' 

—  Metter  persotia,  vale  Crescere, 
farsi  piti  grande.— Far  l'òmd'garif- 

—  Fare  il  saccente.  AffelUr  di  si- 
pere.  —  Far  Vom  d'impunoxa- 

—  .Sputar  tondo.  Far  l' omaccio^ 

—  Umòn,  —  Uomaccione.-'Ut»'*' 
per  Grand' uomo,  dotto,  t(V^^ 

—  Una  donna  vsté  da  otn. -*<•"; 
na  in  abito  da  uomo,  —  VM^  <•' 
mein  dim.  •—  Uometto,  Ornilo,  ^^ 
muccio,  Uomiccino,  Omàait»- 
Umarott.^  Omaedotto:  oamo  prnl- 
tosto  grasso.  Umèlt.—lliÒMS6.^f^^ 
pezzo  di  trave  che  pende  isolaued 
incastrata  nel  l'angolo  dei  daecavai* 
letti  dell'armatura  del  tetto. ^^' 
mein,  Umètt  plur.— «n7to  e«n/ii. 
Certi  pezzetti  di  avorio  tornili.  "H 
ti ,  che  si  dispongono  in  metto  del 
bigliardo  per  giocare,  e  si  foono 
colle  biglie.  —  Om  d' tógn, -- ^?', 
picca  cappelli,  V.  d'O.  Arnese  di 
legno  per  sostener  vestili.  —  Wo- 
men.  —  Balsamina,  e  BaUaff^i^' 
plur.  Spezie  di  pianta  8  fiore  detto 
da' boi.  Impatiens  balsamina.  " 
Omicida,  ed  anche  Omicidiaff^' 
Uccisor  di  uomini. 

ÓMBRA.  Ombra.  —  Far  ómbra.  - 
Ombrare,  Adombrare,  Aombran, 


OND 


397 


OPI 


Offuican,  —  Parlandosi  di  piante 
^  dice  Aduggiare,  e  vaie  Cbe  una 
pianta  fa  ombra  all' altra;  e  cosi 
Aduggiarsi:  Nuocere  a' fratti  colla 
propria  ombra,  per  aovercbie  froo- 
di.—  Adombrato,  o.  m.  Luogo  om- 
broso. £  Adoìn(nramenio,  Adombra' 
none  per  Otcuraxiond.  --  Rezzo, 
Ombra  di  luogo  aperto»  che  ooo 
sia  percosso  dal  sole»  che  si  dice 
aocbe  Bado,  Xiggia.  —  AdorezzoF' 
Tt.  Esser  resse ,  esser  ombra.  Ver- 
bo impersooale.  Dove  adorezza , 
cioè  Dov'è  ombra ,  o  rezzo.  '*»  tuo- 
go  aduggiaU),  o  auggiato  dicesi 
Quello  dove  dod  arrivano  i  raggi 
del  sole,  per  V  interposizione  di 
muraglia  o  di  altro.  —  Óra.  Dicesi 
i^bol.  anche  per  Ombrai  giacché 
^^a  Tale  Aura ,  ed  ali'  ombra  spira 
per  io  pia  dell'  aria.  —  Star  aU'óra. 
•"««re  all'ombra, — Ciappar  òm- 
f^'  -  Ombrare ,  e  figur.  Insoepet- 
tire.  Ombrare  piii  comunem.  si  di- 
<^  delle  bestie,  Quand  al  cavali 
^<ippa  ombra  al  vèd  faU,  -  //  co- 
^  vede  falso,  quand'  ombra,  — 
*i  cawUl  ha  eiappd  ómbra.  —  Il 
coDo/to  ha  ombrato. 

umiopatic.  n.m.  OmiopaHco.  OmeO" 
mieo. 

OilA'IAPOSSA (FAR)  Fa»«  tutto  ilpos- 
mU.  Fare  ogni  possa.  Ed  anche 

r,S^^-F(^^  l'impossibile. 

^»OGGNi.  Voce  che  non  è  nella  boc- 
^  del  volgo  boi.,  ma  bensì  nella 
telasse  piti  elevata.  Dessa  non  cor- 
^'spoode  però  all'ita!,  (hnogèneo, 
<^<>eTale  Dello  stesso  genere;  Della 
^'essa  natura  :  ma  in  boi.  ^  sinoni- 
°^o  diSimpàtico  (che  è  voce  dell'u- 
^h ,—  Io  diai.  poi  non  v'è  Omoge- 

A.^^"a.  ma  Simpatì,  Antipati.  V. 

"']«A.  Onda,  Parte  d'acqua  che  on- 
H^  -  Dar  all'-i  ond.ftgur.— i«n-. 
»<*»•  a  onde.  Traballare.  Barcollare. 
^<iciaare.y,  Undòn.  -  Dpenzer  la 
Cftrto  a  ònd,  —  Amarezzare,  Ma- 
^^^re.Marizzare-^A  ònd.— 4  ma- 
««0.  A  foggia  d'onde.  —  Carta 
minia  a  ò»d.  —  Carta  marezza- 


ta, amarexzata ,  marizzata.  •-  Air 
l'òfida  alla  roba  d'sèida.  -~  Ama» 
rezzare.  Marezzare.  Dare  II  marez- 
zo a'  drappi  ;  ondeggiamento  di  co- 
lor varialo  a  guisa  d'onda  di  ma- 
re ,  che  si  dà  a'  panni  prima  colla 
forza  del  mangano.— Da  O/ida  ven- 
gono Ondeggiare.  Otèdeggiano  l'a- 
cqua, il  grano,  le  foglie,  i  rami 
dell'albero,  ec.  (boi.  SctMsar).  — 
Ondeggiante,  agg.  Che  ondeggia. 

—  Ondeggialo;  Ondoso.  Pien  d'on- 
de. —  Oìtdulazione.  Vibrazione,  ec. 

ONGIA.  V.  ingiù. 

ONZA.  Oncia  di  misura  lineare,  ed  ò 
la  Dodicesima  parte  dei  piede.  On- 
cia dipeso,  ed  è  la  Dodicesima  par- 
te della  libbra.  —  Andar  a  onza  a 
onza.  V.  i4ndar.  —  N'avèir  un'on- 
za  d'giudezi.  —  iVon  auer  punto  di 
giudizio ,  Non  aoere  una  dmmma 
di  cervello. 

OF£ItA.  n.  f.  Opera,  e  per  sinc.  0- 
pra.  La  cosa  prodotta ,  che  riceve 
effetto  dall'  operare.  li  dial.  nostro 
servesi  piU  spesso  del  vocabolo  0- 
vra.  V.  —  Opera  dia  Misericordia^ 
Opera  di  Vergugnus,  Oper  bon'.  — 
Opera  per  Opera  di  scrittura.  — 
Opera  in  musica.  —  Opera.  Voce 

^  dell'  Uso.  Rappresentazione  in  mu- 
sica, nel  teatro. 

'OPERA ,  add.  Opera/o ,  agg. 

•OPERAR ,  V.  Operare,  Oprare,  I  boi. 
l'usano  più  spesso  in  senso  morale. 

—  Operar,  vale  anche  Produrre  ef- 
fetto ,  e  dicesi  parlando  di  purgan- 
ti ,  o  simili. 

•OPERAZIÒN.  V.  Uperaziòn. 

OPER  A  RI,  n.  m.  Operaio  e  Operarlo. 
V.  Artesta. 

OPI.  Oppio,  Sorta  d'albero,  che  ha  il 
legno  quasi  simigliante  all'acero, 
del  quale  si  fanno  lavori  dilicatl.  — 
Opt.  —  Oppio.  Spezie  di  sonnifero 
che  si  cava  dal  sugo  de' capi,  o  che 
stilla  da'tronchi  del  papavero  bian- 
co.—Da  Oppio  viene  Adoppiare  (con 
un  solo  d.  altrimenti  con  due  varreb- 
be Raddoppiare).  Alloppiare,  Oppia- 
re. Addormentare  a  forza  d' oppio. 


OBB 


398 


OS 


OR.  Oro,^'  Oro  brunito.  —  Oro  gras' 
80,  ed  anche  Argento  grasso,  dico- 
no gli  orefici  dell'oro  o  dell'argen- 
to ,  che  non  è  brunito,  che  ha  il  co- 
lor naturale  del  metallo.  —  Niello. 
Lavoro  tratteggiato  sull'oro  o  ar- 
gento, in  quella  forma  che  si  trat- 
teggia colla  penna.  —  Niellare.  La- 
vorar di  niello.  —  Tati  quél  eh*  lus 
n'èor.-'  Tutto  quello  che  riluce 
non  è  oro.  Ogni  lucciola  non  è  fuo- 
co. Il  far  de'cavalli  non  istà  nella 
groppiera.  —  Avèir  l'or  a  mézza 
gamba.  —  Slare  o  Essere  nell'oro 
a  gola.  Aver  mucchi  d'oro.  Misurar 
danari  a  staia.  —  Orerìa.  Piìi  cose 
d'oro  lavorato.  —  Aureo.  Ch'è  d'o- 
ro, 0  simile  all'oro.  — -Attrito. 
Che  porta  oro,o  che  contiene  parti- 
celle d*  oro.  —  Aurino.  D' oro,  o  si- 
mile all'oro.  Di  color  d'oro,  ch'og- 
gi dicesi  Dorè.  —  Oréfice.  Artefice 
che  lavora  l' oro.  —  Oreficerìa.  Ar- 
te dell'orefice. —  Oricalco.  Ottone. 

—  N'esser  l'or  dia  cassa,  cioè  co- 
si fino:  e  vale  Non  esser  tanio  quie- 
to» tanto  buono. -^  L'or  è  al  metal 
eh'  se  dstènd  più  de  tùtt.  •—  Uoro 
è  il  più  dùttile  di  tutti  i  metalli. 

ÓRA  (ó  apertissimo).  V.  Aria,  óm- 
bra. —  Aln'è  mega  grass  pr*  óra 
eh' tira.  —  Non  è  grasso  per  nul- 
la. Cioè  perchè  mangia  buoni  boc- 

.  coni.  '^  Aln'è  mèga  vgnù  pr'ora 
eh'  tira.  ^^  Non  è  venuto  senza 
qualche  fine.  Cioè  Venne  per  aver* 
ne  vantaggio ,  profitto. 

ORARI,  n.  m.  Distribuzione  oraria.  V. 
Òura. 

'ORATA,  f.  Otyita.  Sorte  di  pesce 
noto. 

ORB.  Cieco;  Orbo.  Privo  della  vista. 

—  L'éssr  orb.  —  Accecamento. 
Cecità.  L'accecare:  e  lo  stato  di  es- 
sere orbo.— Ù»  ch*cmèinzaaper' 
der  la  vésta.  —  Cecoziente ,  agg.  — 
QUI'  om  eh'  cundus  i  urb.  —  Lan- 
ternone. —  All' orba,*  A  taston.  — 
Alla  cieca,  AlV oscuro;  Al  buio.  — 
Èssr  all'  orba.  —  Essere  al  buio , 
\ale  Ignorare  checchessia.  —  Mnar 


zò  aU*orba.  —  Menare,  o  lomba- 
re a  mosca  cieca.  Menar  la  mazza 
tonda. 

'ORGHEN,  n.  m.  Organo. 

ORIGINAL.  Originale,  e  con  voce  gre* 
ca  Autògrafo.  La  prima  scrituira , 
pittura  0  cosa  simile,  che  sia  faiu 
dall'autore.  —  Originai,  fig.— Jfa(- 
taeehione.  Balzano.  Ed  anche  Uo- 
mo di  cervèltf)  eccentrico. 

ORIZZONTARS',  v.  Orientare,  v.  Voi- 
gere  alcuna  cosa  per  si  fatto  modo. 
che  trovisi  nella  situazione,  che  si 
desidera  rispetto  ad  alcuna  parie 
del  mondo.  Cosi  Orientarsi,  met- 
tersi in  positura,  affine  di  ricono- 
scere dove  si  sia  rapporto  ai  pun- 
ti cardinali  dei  Globo. 

ORT.  Orto.  —  I  diminuL  boi.  di  qo^ 
sta  voce  cambiano  in  U,  Drlsein. 
Urtsètt,  ec. — Orticello. — Ortolano. 
Ortense,  agg.  Radicchi  ortolani. 
frutti  ortensi.  —  Orteflfflfto.  Erbag- 
gio che  si  mangia  (boi.  Ortàm).  - 
Ortaglia.  Le  erbe  che  si  coltinoo 
nell'orto. 

ORTOGRAFÌ.  Ortografia.  Re^b<fi 
scriver  bene.  Ortografizzan,  seri- 
sere  colle  regole  dell'  onogn&. 

ORZ,  n.  m.  Orzo,  n.  m.  —  Orzéacor 
vali.  —  Orzo  maschio.  Prodace  i\ 
seme  rivestito  di  molte  too/efae 
persistenti  anche  dopo  la  hactitora. 

—  Orz  spigarol ,  o  SguitaroL  — 
Orzo  mondo.  Che  produce  U  seme 
nudo  come  il  grano. 

OS,n.  m.  (dal  lat.  Os).  Osjo.d.  m. 
Nel  plur.  fa  Ossi,  m.  e  Ossa,  f.— 
Os  dia  gamba.  ^^Fùcolo;  FoàU. 

—  Dagli  anatomici  TìlHa  dicesi  il 
maggiore.  Fibula  il  minore.  —  ^t 
dia  spalla;  la  palétta.  —  Scòpula- 
La  paletta  della  spalla.  —  Gì  àtl 
brazz.  —  Focile  del  braccio.  Il 
maggiore  dicesi  Ulna,  il  minore 
Bàdio.  —  Os  dèi  coU.  —  Catena  del 
collo.  Dicesi  degli  ossi  che  collega- 
no il  colio  ,  e  piìi  propriamente 
Nodo  del  collo.  —  Os  dèi  fianc.  — 
Ischio,  o  Scio.  —  Osso  con  cui  l'os- 
so della  coscia  nella  sua  estremità 


OST 


399 


ov 


superiore  fa  r  artleolasiona  —  0$ 
slucd.  —  9$so  (Uiovolato.  Quello 
uscito  dairuÒYOlo,  o  iocasaatara. 
^Lussazione  dicesi  dello  sloga- 
mento dell'osso.  Termine  medico. 
->  Tumar  a  metter  eH  o$$  a  so 
big.  •»  Racconciare  un  osso,  e  Ri- 
porre un  osso.  Vale  Rimetterlo  a 
SQo  luogo.  Detto  fignratam.  Raccon' 
dare  le  ossa,  vale  Racconciar  un 
^are,  che  prima  era  sciolto.  — 
Èsser  péli  e  os.  —  Essere  osso ,  e 
Vtlle.  Essere  magrissimo.— L'è  un 
wzi  eh' l'ha  in-t-e^i  os.-^  Vizio 
che  ha  fuio  nell'osso.  —  Avòir  la 
inpngardisia  tn-l-eM  oi.  —  Aver 
^  osso  del  poltrone.  —  Far  Vos  <n 
ctJèU ,  ut  sovros.  —  fare  il  callo  in 
checchesna.  Si  dice  anche  da'  boi. 
ffiraleall.  —  Éssr  in  du  con  a 
f^arun  os,  —  Esser  due  ghiotti 
^untagUere.  Dicesi  di  due  che  a- 
spirapo  alla  medesima  cosa.  —  Al 
fj^alèavsein  all'os.  —  La  corda  è 
insuUanoce.  La  carne  è  rasente 
all'osso.  Egli  è  alla  porta  co' sassi. 
Si  dice  di  cosa  eh'  è  vicinissima  ad 
accadere.  —  Far  el-i  os.  —  Crogio- 
larsi. Dicesì  di  chi  sta  troppo  in 
leiio.  — .  La  lèingua  n*  ha  os,  e  pur 
wrowip  al  dos.  —  La  lingua  non 
««  OMO,  ma  fa  rompere  il  dosso. 
"'L'è un  OS  dur da  rusgar.  —  Ha 
tolto  a  rodere  un  osso  duro.  —  Ò»- 
««o.agg.  Di  osso.  — Sedei  eh*  pa- 
^ni'os.  -^Setole  che  sembrano 

*  woten'a  òssea.  —  Pein  d'os;  o 
^f^  kdeW'i  OS.  ^  Ossoso,  Ossuto, 
Jog —  Qss  spungòus.  —  Osso  mi- 
mloso.  —  Lafivra  quartana  vein 
^nungranfrèdd^e  al  par  eh' 

*  ava  roti  el-i  os.  —  La  febbre 
9uor(ano  viene  con  gran  freddo- 
'eccoti  frangimento  d'ossa. — 
"*d'6olètna.  V.  Ralèina.  —  0$  da 

J^ralpassaman.  —  Piombini. 

'^^. n.  m.  OSTA.  n.  f.  Oste,  n.  m.  e 
^'^««0,  n.  f.  Osta  è  voce  antica.— 
"«te persine,  vale  Ospite,  cioè  Co- 
'«»  eh' è  albergato.  —  Tavernaio, 

/ttwcrmcre.  Colui  che  tiene  taver- 


na. —  BettoUere.  Che  tiene  bettola, 
ch'ò  piccola  osteria.  —  A(6efya/o- 
re.  Che  tiene  albergo.  —  Locandie- 
re. Che  ha  locanda.  V.  Ustari. 

•OSTIA ,  n.  f.  V.  Nevio, 

'OSTRICA.  n.f.  Ostrica. 

OV.  n.  m.  sing.  e  plur.  Uovo,  a.  m. 
sing.  e  Uova .  n.  f.  plur.  —  Oo  eh' 
han  avù  al  gali.  —  Uova  gallate. 

—  Ov  duri.  -^  Uova  sode  (  non  To- 
ite,  come  suol  dirsi  comunem.  To- 
sto, agg.  significa  Presto,  veloce, 
sùbito.  Tosto  vale  ancora  Ostinato, 
Sfrontato,  Faccia  tosta,  ec.  Tosto. 
avv.  vuol  dire  Tostamente,  Presta- 
mente).  —  Uova  tantoste ,  chiama- 
no i  fiorentini ,  le  uova  cotte  col 
burro  sopra  fette  di  pane  arrostito. 
Oo  bazotti.  —  Uova  bazzotte.-^ 
Dspersi.  —  Affogate.  —  In-t-la  té- 
ia.  —  Tantoste  nel  piatto,  o  cotte 
nel  tegame.  —  Da  béver.  —  Uova 
da  bere.  —  A  cerghètt.  —  Affrittel- 
late ,  o  Fritte.  —  Far  di  cerghett. 

—  Affrittellare  le  uova.  —  Sbatter 
deU-i  ov  da  far  la  frittd.  ^  Dibat- 
tere, Diguazzare  delle  uova  dentro 
a  va^o.  —  Scussar  un  ov  per  een- 
tir  s' V  è  pein.  —  Dimenare  un  uo- 
vo per  conoscer  s*  è  scemo.  •—  Mné- 
ster  d*  ot?.  —  Brodetto.  —  Ov^  sém. 

—  Scemo.  -—  Stinte.  —  Stonato.  — 
Pia. —  Mondo.  —  Tòrci  d'ow. — 
Tuorlo,  Rosso  d*uovo. — d'ara  d'ov. 

—  Albume,  Chiara  d'uovo.  — Pein 
cm'è  l'ov.  —  Pieno  zeppo.  Pienis- 
simo. E  anche  per  Ricco.  —  Al  par 
eh'  al  vada  m  in-t^l-i  ov. —  Afidci- 
re  a  bilico.  Si  dice  di  chi  andando 
appena  tocca  terra.  —  Accumdar 
el-i  ov  in-t-al  panir.  —  Accomodar- 
re  0  Acconciare  il  fornaio.  Acco- 
modar bene  i  fatti  propri.  —  Ma- 
gnar V  ov  innanz  eh'  al  nassa.  — 
Mangiarsi  il  grano  in  erba.  —  Far 
l'ov.  —  Far  l'uovo,  e  figur.  V.  Cu- 
flon.  —  Ov.  —  Melanzana.  Petron- 
ciàna.  —  Oo  d' canna.  —  Uovo  di 
canna.  «-  Uòvolo  di  canna.  Bar' 
bocchio.  Cannocchio.  Occhio  di  can- 
na. Il  ceppo  delle  sue  radici.  •—  Ov 


OUR 


400 


OZI 


d'  pi$È,  —  Camume,  Spezie  di 
zoofito. 

OVAL.  EUs»e  e  EUsse,  cbe  popolano, 
dicesi  OoaU.  Figara  piana  prodoUa 
da  una  sezione  obbliqua  del  cono. 
«-  Elittico ,  add.  Di  figura  ovaie. 

OVER.  V.  i}ver, 

ÓURA.  Ora,  Una  delle  ventiquattro 
parti  in  clie  è  diviso  il  giorno.  — • 
In  poco  d' ora ,  vale  in  poco  lem' 
po,*^  Arrivare  ad  ora:  cioè  In  tem" 
pò.  —  Da  ora ,  vale  M  questo  pun- 
to. —  òura  brusd.  --  Caldana.  Fit- 
to meriggio.  -^  I  nostri  contadini 
dicono /^a^s'òura  per  l'Ora  tarda, 
verso  la  fine  della  giornata.  L' ha 
usato  il  Bembo,  e  lo  possiamo  osa- 
re noi  pure  senza  scrupolo  alcuno. 

—  L*  6  vgnù  la  so  àura.  —  Venir 
l'ultima  ora.  Esser  l' ulUnui parti- 
ta. Essere  alle  ventitré  ore.  Esser 
vicino  a  morire.  —  L' Orari.  —  0- 
rario  non  si  dice  sustant.,ma  bensì 
addiett.  Osservazioni  orarie.  Anno- 
tazioni orarie.  Spazi  orari,  ec. 

ÒURA,  avv.  Non  si  dice  per  Ora,  A- 
desso,  ma  piuttosto  Adèss;sì  usa 
però  in  altri  casi ,  come  i  segg.  — 
Òttra  usato  ripetutamente  è  avver- 
bio come  in  ital.  Ora  riferito  ad  un 
altro  Ora ,  e  vale  Quando  »  Talora. 

—  Òura  l'èaUigher,  Òura  l'è  se- 
ri. — •  EffH  è  ora  allegro ,  ora  me- 
sto. «—  Far,  Dir,  Cunlar,  ec.  òura 
una  cassa,  òura  un* altra.  L'ital. 
ha  i  verbi  Alternare,  Avvicendare. 
Operare ,  dire ,  fare  a  vicenda,  per 
vicenda.  E  cosi  pure  il  dettato  Òu- 
ra un,  Òura  l'alter;  Or  l'uno 
ori*  altro,  9Ì  esprime  meglio  di- 
cendo  Alternatamente,  Alterna- 


mente, Yieendetolmenti,  A  vieni* 
da:  A  muta  a  muta.  ^Uemafuo» 
mente.  -»  D* agn*  òura,  o  h'  ògn' 
òura,  che  pronunziasi  tolto  unito 
Dagnòura  significa  Or  ora;p.  e. 
Dagnòura  a  sòn  strac.  —  Or  oro 
sono  stanco.  —  Dagnòura  l  è  mé> 
za  noit.'^  La  mezzanotte  è  vicini. 

.  —  Dagnòura  l'è  de.  -^11  di  è  prti- 
so;  e  simili. 

OVBA.  Opera.  Opra  per  sioc.  e  Om 
osato  da  Dante.  Lavoro  d' uno  gior- 
nata. —  Ovra.  —  Opera,  pel  loro- 
rante  stesso,  —  Andar  a  oora; 
Star  a  ovra;  ec.  Andare  a  open; 
Star  per  opera. 

'ÓURDEN  n.  m.  Ordine,  Comando. - 
In  bòn  òurden,  •*  In  buon  orUne. 
Ordinatamente.  —  Èssritiòunkn. 
—  Essere  apparecefdato,  ffwlo, 
disposto» 

ÓUHS,  n.  m.  (scritto  alla  francese,  ma 
pronunziato  i4ur«).  ÓUKSÀ»  n-f 
Orso,  n.  m.  e  Orsa,  n.  f.  Qaadru|)^ 
de  feroce,  e  molto  peloso, cbe i- 
bila  ne'  luoghi  montagnosi  e  fred- 
di. —  I  diminutivi  boi.  si  csjnbù^ 
in  U.  Ursètt,  Ursein.  —  Orisfio, 
è  il  nome  de'  piccoli  figli  deli'or^ 
Orsacchino;  Orsicello. -^  i^^^' 
Piccol  orso.  —  Ornno,  èsgg-^* 
gna  orsina.  Sugna  d'orso.^^"** 
sacchiotto,  n.  m.  Orso  sso  ntoHo 
grande. — Óurs.-^  Orso  é  om  s^f^; 
mento  dell!  stufaiooli ,  col  quale  si 
ripulisce  il  sudicio  paTìoienio.ed 
in  ispecie  quello  delle  slofe;  ^  ' 
batluli. 

OZ.  V.  Incu. 

OZl,n.m.  Ozio. 


PAC 


401 


PAD 


P 


P 


5  n.  m.  che  in  dial.  dicesi  PèL  P. 
n.  m.  Id  ìtal.  si  nomina  Pi,  Una  del- 
le coosooanti  dell'  alfiibeio  di  mol- 
te lingue.  —  Questa  lettera  si  con- 
foDde  spesso  col  B.  I  Napoletani  e 
i  Romani  fanno  spessissimo  il  cam- 
biamento, e  dicono  Un' obera,  per 
lin' opera.  AbrUe  per  Aprile»  ec.— 
£n  anche  lettera  numerale  presso 
i  Tomani  e  vale  Quattrocento;  e 
Quattrocentomila  con  lineetta  oriz- 
zootaie  soprappostavi  p. 

*h,lPader. 

^iCC.PACCAGNEZZ,  n.  f.  plur.  (7o^ 
pi,  Botte,  Buste»  plur. 

PACC.  Termine  boi.  che  per  se  solo 
non  ha  significato  alcuno,  ma  s' usa 
nel  seguente  dettato:  Avèirla  robba 
^pncif  €  mnéstra. — Aver  la  roba  a 
^izzelfe.  Averne  a  barelle,  a  sacca, 
^Ingonce,  a  biscia,  a  micca,a  bai' 
Kaiosa,  a  bussa ,  ed  altri  detta- 
ci per  Io  piìi  del  volgo  toscano  :  A- 
^r  le  cose  a  barelle ,  a  soma ,  a 
corra,  Inbuondato,  In  buon  dato, 
'n  qmnUtà,  Ed  anche  A  buon 
prezzo. 

P^CCUCCRA,  PACCIACCAREINA,  PAC- 

^  CUREINA.    Fanghiglia,  Poltiglia, 

PACCIAROTT,  PACCIÓN.  PaccMarot- 
^0;  Pastricciano  ;  Pasticciano;  Pa- 
itacdo;  Buon  pasticcione.  Detto 
d'uomo. 

HCCIÒN.  V.  Pacciarott. 

PACCIUG,  n.  m.  Mollore,  milume. 
Quel  bagnamento  e  umidità!  cagio- 
nata  dalla  pioggia  nella  terra. 

PACCIUGHÉTT.  Fanciulluzzo.  Fanciul- 
lo grassotto. 

PACCIUGÒN,  n.  m.  Guastacarte;  Gua- 
«to  mestieri;  Imbratlatnondi;  dar- 
piere.  —  Pacdugòn  è  anche  detto 


per  vezzo  coinè  dimimitivo  L'è  un 
bòn  pacdugòn.  —  Un  buon  pa- 
stricciano. —  Pacdugòn ,  Patluc- 
dòn  ,  Bi  pacdugòn ,  Pattucdon 
d'  ragazz.  —  Bei  ragazzi  tonfac- 
chiotti.  Grassi  e  piccoli. 

PADÉ,  add.  Consumato»  Smaltito, 
agg.  Patito  part.  di  Patire  è  stato 
usato  da  vari  scrittori  per  Digerito, 
né  avrei  perciò  difficoltà  di  dire  per 
analogia  Letame  patito ,  ec. 

PADÈLLA.  Padella  da  friggere  le  vi- 
vande. '—  Padèlla  da  ammala.  — 
Padella  da  escrementi.  —  Padèlla 
da  sala,  da  servitur.  —  Bradere. 
— Padèlla  da  marunar. — Padellot- 
to.  —  Padèlla  del  fumas  di  bic- 
chir.  -^  Conca.  Vaso  grande  ove  si 
tiene  la  materia  del  vetro  nella  for* 
nace.  Bocca,Fondo  delle  Conche.— 
Pàdleina,n.  t.  •—  Padellino,  n.  m.  Pa- 
delletta ,  n.  f.  —  Padleina  dèi  can- 
dlir.  —  Piattello  del  candelliere. 
Padella,  dicesi  a  quella  dei  candel- 
lieri  da  chiesa.  -—Al  lavèzz  ziga 
dri  alla  padella.  —  La  padella  dU 
ee  al  paiuolo,  fatti  in  là,  cìke  tu  mi 
tigni. 

PADER  (dal  lat.  Pater).  Padre.  — 
Parricida.  Colui  che  uccide  il  pa- 
dre e,  per  estensione,  Colui  che 
uccide  la  madre,  il  fratello,  il  so- 
vrano. 

PADIR,  V.  Smaltire,  v.  —  Lassar  pa- 
dir  l'aldam.  —  Lasdar  smaltire, 
concuocere  il  letame.'^ Lassar  pa- 
dir  i  rustezz.  —  Lasciar  affocare 
i  tizzoni. 

PADLÀ.  Padellata.  Padella  piena.  — 
Frezer  una  gran  padlà  d'casta- 
gnazz  in-t-al  grass  vèirgen»  ma 
bèin  custode,  -r  far  friggere  una 

46 


PAG 


408 


PAI 


iolenne  padellata  di  eaitagnaeei 
in  lardo  vergine ,  ma  ben  rosolata, 

PADRÉGN.  Patrigno. 

PADRÓUN ,  n.  m.  Padrone,  Signore. 
Possessore,  n.  m.  —  Padròuna»  n. 
f.  Padrona  e  Padronessa,  d.  f.  — 
Padrone,  Avvocato,  Difensore  di 
cause.  —  Padrone,  Protellore.  — 
Padròuna,  ed  ora  dal  fr.  Giberna, 
—  Giberna,  Tasca  <la  cartocci  pei 
militari. 

*PADVANEiN  »  n.  m.  Padovanella,  n. 
f.  Speci^e  di  calessino  ad  uu  sol 
posto. 

PADÙLL»  n.  f.  Padìdle,  n.  f.  Una  del- 
le ConiuDità  della  provincia  boi., 
nome  forse  corrotto  da  Palude , 
che  egualmente  trovasi  in  itai.  Po- 
dule. 

PAÉIS,  n.  m.  Paese,  n.  m.  Regione, 
Provincia,  Contrada,  n.  f. 

PAFF.  Taffe,  Espressione  di  un  atto 
che  si  £a  presto, e  con  forza.— 
Paff  paff,  ^  Tiffe  (o/fe.  Anche  nel 
dial.  ró/f,  e  Telftaff, 

PAGADÓUK.  Pagatore,  Che  paga.  — 
Trest  pagadòur,  —  Pagatorello. 

PAGAMÈINT.  Pagamento.  —  Soddis- 
fazione e  Soddisfacimento ,  posti 
assolutamente,  non  istanno  per  pa- 
gamento, ma  per  Adempimento  ad 
ogni  sorta  di  convenienza,  di  do- 
vere. Come  Versamento  e  Versazio' 
ne,  non  istanno  per  Pagamento, 
Somministrazione,  Consegnazione, 

PAGAR,  V.  Pagare,  v.  —  CiU  li  fa  li 
paga.  —  Chi  vuol  sapere  quel,  che 
il  suo  sia,  non  faccia  malleveria, 
Chi  del  suo  vuol  esser  signore,  non 
entri  mallevadore.  Chi  entra  mal- 
levadore, entra  pagatore,  —  Pagfo 
me.—  Tignimi.  Detto  in  significato 
d' imprecazione  p.  e.  Assrdl'  tn-/« 
una  stanzia  cun  un  bòn  cadnazz, 
e  s'al  scappa  pò,  pago  me,  —  Ser- 
ralo benissimo  a  chiave,  e  s*egli 
scappa  poi  tignimi.  —  È  comunis- 
simo r  uso ,  particolarmente  nelle 
aziende  amministrative  di  servirsi 
del  verbo  Versare  in  significato  di 
Pagare,  Somministrare,  Consegna- 


re danaro  nelle  fiumt  (Ti 
^  ma  non  è  in  tal  senso  cìie 
adoperare ,  e  la  sua  propria  i 
canza  è  di  Fare  uscir  fiori  i 
eh' è  dentro  a  vaso,  sacco, 
PAGG*.  Po^grio.  Servidor  gio^ 
PaggèU.  —  Paggetto.  Piccol] 

—  Paggétti  sing.  e  per  lo  ' 
per  similiL  —  Bottoncini 
torzoletti  che  spuntano  sai' 

PAGN ,  n.  m.  piar.  Panm 
nel  numero  del  piii,  vale  V( 
ti  di  qualunque  materia 
Pagn  eh'  réden.  -^  iV« 
so  ipantìi,  vale  Aver  pai 
sdrusciti.  — >  Sòattripi 
matare  i  panni.  BaUerli 
to  (bacchetta).  -^  Bsi' 
'^Sciorinare  i  panni, ^i 
mi  pagn.  -—  Datemi.i  i^Ì 

—  Èssr,QMeiters'i»'U 
un;  figurat.—  Essere  o  est 
piedi  d'alcuno. — S'a  fàtd\ 
pagn ,  ec.  —  5e  fost/s  m'\ 
ni ,  ec.  -*-  rotar  i  pa9% 
un,  -*  TagUare  i  pafiw. 
le  calze,  ed  il  giubbone*  " 
giare.  Lavare  il  capo  ^ 
caldo,  0  freddo,  co' doti 
frombole.  Dir  male  d'aU 

'PAGNOTTA.  V.  Pan. 

'PAGNUTTANT.  CavaUer  édi 
Scroccone  di  pranzi. 

PAIA.  Paglia.  —  Paia  <n*:3 
gliaccio.  Paglione,  Pagi» 
glia  tritata  o  trita.  —  At 
la  paia,  Ardurs' in-t-la 
Restare  in  sul  mattofu^- 
gnars'  la  paia  sètta.  -»-^w 
il  gratto,  o  la  ricolta  in  «J 
Èssri  purassà,  o  pocapai^  " 
furmèint.  —  Grano  bene  o 
impagliato,  quando  c^H  è 
0  rado  di  paglia.— t/na  coi»[ 
ia,  —  Pagliareseo ,  agg- 
san  d'paia,  —  Ce^ianMl^* 
sca.  —  Un  evert  d'paia  f  "'**' 
panna.  —  Un  tetto  paffjierem 
una  capanna,  —  D'  culòur»f 

—  Pagliato,  agg.  Topaxio  bf^ 
pagliato.  —  Ouèll  ch'ven4  l^ì 


PAL 


403 


PAt 


-  Paglitiiuoìo,  -^  PumHnt  eùn 
diapaia  ch'i  è  antd  tramézz,  — 
tormento  paglioso. 

PilAR.  PagUaio,,U^Mà  grande  di  pa- 
glia, messa  in  covoni  fatu  a  gaisa 
di  capola,  con  uno  stile  nel  mezzo, 
che  chiamasi  Stollo. 

PAlAZZ.(dal  fr.  Pailla$ge).  Saccone. 
Saccone  grande  pien  di  paglia  che 
si  tiene  nel  letto  sotto  le  materas- 
se. —  Saceoncello  ,  Sacconcino  , 
dim.—  Pagliaccio,  e  Paglione  ai- 
gDiflcano  Paglia  trita,  ^--Paiazz.  — 
hffone, Zanni:  e  metaf.  0a(;^éo» 
hùbbèo.  -•  Paiazz,  Uomo  goffo,  gros- 
so. V.  Paiazzòn. 

PAIAZZATA.  Buffoneria,  Zannata.  A- 
ùone  da  buffone. 

PAlAZZdN,  n.  m.  Saccone  grande,  — 
^cetbme,  ^appianoccio— talvol- 
ta s'ioleode  per  Uomo  goffo,  grouo. 

^^W.  Semprevivo  gieUlo»  Perpetui' 
wgiaUo.o  Zolfino.  Fiore  prodotto 
da  una  pianta  che  si  chiama  da'bot. 
CnopAattum  orientale.  —  Paiein 
agg.  di  colore.  Colore  pagliato. 

PAIOL.n.  m.  PagHolaia,  e  meglio 
%aia,  n.  f.  Qaella  pendente  dal 
collode'buol.e  per  slmil.dal  mento 
d'Qomo  pingue.— Poto/  d'furmHnU 
'-CewUìetto,  Pagliaio,  Aiata  di 
^nno.  Qaella  massa  di  molti  covo- 

oi  sull'aia  da  battere  in  una  sola 

volta. 

PAlÓN.n.  m.  Saccone.  Lo  stesso  che 
faiazz.  V.  —  Brusar  al  paiòn.  — 
Abbruciare  gli  alloggiamenti.  Di- 
cesi  di  chi  ha  folto  in  qualche  luo- 
go cosa,  che  non  convenga,  e  per 
la  quale  e' non  v'abbia  ad  essere 
piii  ricevuto,  onde  non  ardisca  tor- 
narvi; fra  i  bd.  significa  comunen. 
Don  aver  pagato  il  proprio  debito 
a  chicchessia ,  e  non  volergliel  pa- 
gare per  impotenza,  o  per  mala  vo- 
lontà, ciò  che  diqono  anche  Metir 
una  scranna. 

AIUGUU .  PAIUGULEINA.  (Pronun- 
ziasi Poiugia,  Paiugleina).  PagUù- 
ca.  PagUòcola,  Pagliuzza. 

AL.  hlo.  Legno  rotondo  e  lungo ,  e 


serve  per  16  plh  per  sostegno  dei 
frutti.  ^  Pai  da  cciilè<na,cluaman8Ì 
I  pali  piii  grossi  per  le  vigne.— Po- 
li  pedagnuoli  di  ctutagno.  —  fai 
d'férr.  -  Pah  di  ferro.  ^  Pai  dT 
ferr  da  dar  al  pai  ai  corner.  — 
nomano.  Strumento  con  che  si 
sturano  i  privati.  —  Dar  al  pai  ai 
corner.  —  PionUdnare.'-'  Una  don' 
na  eh* par  un  pai  vsté.  "•  Sembra 
un  lucemien  ve$Hto.  —  Àvèir  un 
pai  pianta  dedri.  —  Slare  impala' 
io.  Impalato  come  un  cero.  —  Sol- 
far d'pal  in  frasca.  —  Saltar  di 
palo  <n/^a«ca.  Passare  improvvisa- 
mente da  un  discorso  ali'  altro,  tut- 
to disparato. 
PALA .  n.  r.  e  PALOZZ ,  n.  m.  fiato,  n, 
f.  Utensile  di  legno  fatto  a  cucchia- 
io grande  con  manico  luogo  per 
tramutar  biade,  neve,  ed  altre  co- 
se. —  Una  pala  peina.  V.  Spaluzzà, 

—  foto  dèi  fouren."^  Infornapane. 
PALANDRANA.  V.  FraioL 
*PALATEINA .  n.  f  Palatina.  Sorte  di 

adornamento  con  che  le  donne  co- 
proosi  le  spalle. 

PALAZZOL.  PaUcciuolo.  —  Palazzol 
da  zvètta.  —  (Cruccio.  Mazzuolo. 

PAIX.  Palco.  Tavolato  posticcio  ele- 
vato da  terra  per  istarvi  sopra  a 
vedere ,  o  rappresentare  gli  spetta- 
coli, 0  altro.  —  Pale  tenari.  —  fo^ 
co  scènico,  dicesl  Quello,  su  cui 
declamano  i  comici.  Palco ,  e  più 
comunemente  Palchetto,  Quello  do- 
ve stanno  gli  spettatori  in  teatro. 

—  Palco  de' ciarlatani.  Quello  dove 
stanno  i  ciurmatori  a  fare  i  loro 
giaochL 

PALEINA,  n.  f.  Biffa,  n.  f.  Paletto,  n. 
m.  Verga  o  bastoncino  con  in  cima 
un  pezzuolo  di  carta .  che  si  pianta 
in  terra ,  onde  poterlo  osservare  a 
notabile  distanza  per  essere  tra- 
guardato dagli  agrimensori  —  Ba- 
stone da  livello.  Quello  per  livel- 
lare. 

PALÉTT,  n.  m.  Piccola  pala  di  legno. 
Paletta  di  legno. '"Paletto  vale  Pic- 
colo palo. 


PAL  404 

PALÉTTA.  PaìeUa,  Qadla  di  ferro,  che 
si  adopera  a  prendere  la  brace.  — 
Palèlla  da  tcaldein.  —  Spatola;  PO' 
tellina,  —  Palèlla  da  vulantein,  — 
Mèslola.—  Paté(to«  aggiunto  ad  uo- 
ino,  vale  Fino,  Asluto^-^ìa  ital.  di- 
cesi Mestolone ,  ad  uno  Scimunito , 
Insipido,  —  Palèlla  da  muradur. 
Rettangolo  di  legno  con  manico  o- 
rizzoniale  da  tener  in  mano ,  e 
serve  da  mettervi  il  cemento  per 
arricciare ,  e  intonacare  le  mura- 
glie. Alberti  registra  per  equiva- 
lenti le  due  voci  Sparviere ,  n. 
m.  e  Nettatoia,  n.  f.  A  me  pare 
che  quest'ultima  sia  più  appropria- 
ta a  significare  ciò  che  nel  dial.  si 
chiama  Sfrattòn,  V. 

FALL  Pàlio.  Panno  o  drappo  che  si  dà 
per  premio  a  chi  vince  al  corso.  — 
\.  Mossa,  y,Fèirma,'^Pali  adat- 
tar, —  Palio ,  e  più  propriamente 
Paliolto,  Frontale,  —  PalUo ,  voce 
lat.  Mantello,  Manto.  —  E  Pallio  o 
Pàlio.  Ornamento  benedetto  dal 
Sommo  Pontefice,  e  concesso  da 
lui  a' Patriarchi,  Metropolitani,  ed 
Arcivescovi  in  segno  della  pie- 
nezza della  giurisdizione  ecclesia- 
stica. 

PALIOLA,  n.f.  Stendardo,  n.  m.  Quel- 
la benda  alzata  in  asta  che  portano 
innanzi  i  Cleri  quando  vanno  pro- 
cessionalmente.  —  Al  bastòn  dia 
paliola.  —  Asta  dello  stendardo.  — 
Et  co  dia  paliola.  —  Drappelloni 
pendenti, 

PaLIZZA.  V.  Aguccid. 

•PALLIATIV,  n.  m.  PaiUativo. 

PALMA.  Pa/ma.  Albero  frequentissimo 
nell'Asia,  e  neli' Affrica .  che  fa  le 
foglie  in  forma  di  lancia  lunghis- 
sime, somiglianti  airincirca  a  quel- 
le della  canna,  e  che  secche  riman- 
gono bianchissime. —  Pa^ma,  dì- 
cesi  anche  al  ramo  colle  foglie  uni- 
te. —  Dàttero  (boi.  Dattil)  chiama- 
si il  frutto.  —  Palma.  —  Palmizio. 
Ramo  di  palma  lavorato,  il  quale  si 
benedice  la  domenica  dell' ulivo,  e 
dassi  per  divozione  a' personaggi 


PAH 

distinti  —  Dmèn'ga  dd 
Domenica  detì^uUvo. 

*PALMAROL,  n.  m.  Vimne. 

'PALMÉINT  DEL  MASEN.  M 

'PALOSS.  Paloscio.  (Neologim] 
eie  di  sciabola  corta  ad 
taglio. 

PALÓUR,  n.  m.  FunnèitU,  fUs; 
reina  eh'  sa  d'palòur,  ch'k 
pd  al  palòur.  Un  certo  odor 
stoso ,  che  ricevono  i  grani  e 
rine  invecchiando ,  o  rimanei 
luoghi  umidi ,  che  nòo  è 
muffa ,  ma  molto  se  gli  i 
Ràncio;  Mùcido,  apparir 
le  carni.  A  me  pare  che 
il  termine  piti  prossimo  ai 
se.  Quindi  Prendere ,  Pi9^ 
tanfo,  Intanfare  del  gram 
farina,  sarebbero  da  me 
significato  boi.  suddetto. 

PALOZZ.  V.  Poto. 

•PALPAR,  V.  Palpane. 

PALPASTRÉLL.  PipUtnUo.  Fi 
lo.  Animale  volatile  ooitQriio> 

PALPÉIDRA  DL'OCC'.Po/pètrtt 
l' accento  suir  è).  L.a  pelle 
pre  l'occhio.  —  Uréll  (ila/» 

—  NepiteUo,  n.  m.;  e  nel 
pilelli  m.,  e  Nepitella,  f.  -{ 
palpèider.-^CigUo,  n.m.  ed^ 
Cigli,  m.  e  Ciglia,  i.  / p^ 
pitelli.  Peli  delle  palpebra 

•PALPITAR,  v.  Palpitare. 

•PALPITAZIÓN ,  n.  f.  Ptt/pìW»* 

PALTAN.  V.  5oi. 

PAMPÓGNA .  n.  f.  Insetto  aJiw  f 
molestissimo  a'  buoi ,  detto  (v 
rentini  Pungibove.  —  Po*"i 
anche  lo  Scarabaeus  mek 
Linn. 

PAN ,  n.  m.  Pane,  e  Pan  per  si 

—  Pan  fall  in  cà.  —  Ptf»^  '* 
go.  —  Pan  camper. — i'afl^  '^^j^ 
naio.  —  Pan  d*liòur,  fw»  ; 

—  Pane  bianco.  Pane  fi/te  ài 
farina.  E  qui  si  osservi  che  qi 
in  ital.  si  dice  di  tutta  faritvi  $J 
tende  di  schietta  farina  ff^'l 
schello,  0  sia  di  fior  di  /(i««y 
contrario  i  holok^^^^nofaa^ 


PAH 


(ff  fàrdna,Pan  nèigher{à9l  lat 
hmnigerìtìì  pane, che  in  ilal. 
dicesi  Pane  infenigno,  vale  a  dire 
Pane  di  farina  col  cruseheUo  ;  ed 
è  il  pane  che  saoi  darsi  ai  servito- 
ri, ed  aile  opere.  —  Pane  buffetto 
è  il  pane  sopraffine  di  schietto  fior 
di  farÌDa  stacciata  con  velo  finitsi- 
iQo.  —  Pagnotta.  —  Pagnotta  chia- 
masi propriamente  il  pane  fatto 
con  molto  lievito,  di  pasta  assai  te- 
nera, che  riesce  leggerissimo  «per 
avere  la  mollica  tutta  bach erata, 
ed  è  il  pane  che  dicesi  FranceBe, 
abbeocbè  osato  non  solo  in  Fran- 
cia, ma  generalmente  fuori  d'Ita- 
lia. -  Pagnotta  si  prende  anche 
semplicemente  per  pane,  ma  per 
lopiiidi  figura  rotonda.  —  Pagnot» 
tadacan,  —  Pane  di  tritello»  o  di 
crum.  —  Una  scarpetta  d'pan. 
-~  Pan  tondo.  Pane  in  forma  picco- 
la e  rotonda;  di  qualità  pih  bianca. 

-  Una  tira  in  tira.  —  Un  fil  di  pa- 
fi^ll  pan  bufletto  finissimo,  fog- 
giato di  certa  guisa,  i  bolognesi 
chiamano  pure  Filètt,  —  Pan  frèse. 

-  Pane  fresco.  —  Pan  dur.  —  Pa- 
ne raffermo.  —  Pan  sùtt ,  aèc.  — 
hne  asciutto,  —  Pan  quasi  crud, 
P«  cott.  —  Pane  pastoso.  —  Pan 
'wza  Uvadur.  —  Pane  àzzimo.  — 
hnUvd.  -^Pane  lievitato,  lièvito. 
*-  Pan  dà  zò  d' Uvadur,  Amazaré. 

-  hne  màzzero.  —  Pan  bèin  Uva. 
"^hne  bene  rilevato.  —  Pan  grat- 
ti -  Pane  grattugiato.  —  Pan 
9fatta  in  mnéstra.  —  Parkgrattato. 
--Pancott.  —Pan  bollito.  J)icesi 
anche  Panata»  Pancotto.  —  Al  bus 
^l  pancott  —  Condotto  delle  pap- 
pardelle, detto  per  ischerzo  alta 
Go/o.—  Pancott,  e  pan  buie  tra 
«»o vessa  e  Ve  pade.  —  Pan  bolli- 
^>  fatto  un  salto  egli  è  smaltito. 

-  Pan  sant.  —  Pane  unto.  Pane  ta- 
gliato in  fette,  ed  abbrustolato  nel- 
lo strutto.  -^  Zervlein'  matti.  — 
P^n  santo,  Pan  dorato.  Pane  ta- 
gliato in  fette,  tuffate  nel  brodo  o 
mie,  e  mvoite  nell-uovo  dibattu- 


406  PAN 

to,  di  poi  ftitte  nello  stnitto.  —  La 
Hasaduradèlpan  (dal  fr.  Baisuré), 
Attaccatura  del  pane.  —  Pan  sùtt; 
Magnar  dèi  pan  iutt.  —  Mangiare 
pane  asciutto,  arido,  scusso,  — 
Pan  btu ,  e  furmai  cius.  —  Pane 
aUuminato,  e  cacto  cieco;  oppare 
Pane  cogli  oceM,  cacio  senz'occhi, 
e  vino  che  cavigU  occhi.— Magnar 
al  pan  a  tradimèint.  —  Esser  boc- 
ca disutile.'— Pan  ch'ha  sèlt  gròst. 
—  Pane  del  dolore.  Acquistato  con 
fatica.  —  Pan  eh'  ciocca  sòU  ai 
deint.—Pane  che  scroscia  fra'den- 
ti,  —  Uè  un  pan  ùnt.  —  Panunto: 
ma  in  modo  basso.  Cosa  soprag- 
giunta a  grand' uopo.— L'è  un  pan 
imperstd.  —  Render  pan  per  focac- 
cia; o  guaina  per  coUelU;  o  colpo 
per  colpo.  Qual  baUata,  tal  fona- 
la. Dattero  per  fico.  Quai  asino  dà 
in  parete,  tal  riceve.  —  Pan  d'un 
de ,  muier  d' un  mèis ,  e  vein  d'un 
ann;o  Pan  d'un  dé,vein  d'un 
ann,  e  muier  d'  quends  ann.  •— 
fon  d'un  di,  e  vin  d'un  anno.  — • 
Dir  al  pan  pan.  —  Cantar  la  zolfo. 
Vale  Sgridare.  Io  ital.  Dire  al  pan 
pane ,  vale  Nominare  le  cose  col 
suo  vero  nome,  cioè  Favellare  sen- 
za alcun  rispetto,  e  come  l'uomo 
intende.—  Pan  spzial.  Io  direi  Pa- 
ne speziale ,  come  nome  proprio,  e 
proveniente  dal  fr.  Pain  d*  épices 
de  Rheims.  Sorta  di  ciambellotto 
di  forma  schiacciata  «  fatto  di  fa- 
rina, mele,  spezie,  ec,  che  parti- 
colarmente dagli  speziali  si  regala 
per  Natale  agli  avventori.  Il  cosi 
detto  Confortino  o  Bericuòcolo,  il 
Pan  pepato,  sono  diversi.  —  Aqua 
d'pan.  —  Acqua  panata.  —  Pan 
d'  zùccìier  ,  d'  butir.  —  Pane  di 
zucchero;  di  burro;  di  cera.-^ 
Pan  d' béssa.  —  Aro,  Gicaro,  Gì- 
chero,  e  volg.  Pon  di  serpe.  — 
Da  Pane  viene  Panificio,  chesignl- 
[jca  fabbricazione  del  pane ,  dal 
principio  fino  alla  cottura.  Pam'zza- 
bile  e  Pam'js^oztone  sono  voci  del- 
l' uso. 


PAK 


406 


PANADÉLLA,  n.  f.  San$a»  Frantume 
d'olive,  di  semi  di  lino ,  o  simiii 
da  cui  sia  già  stato  tratto  l'olio,  in 
forma  di  pani  schiacciati ,  che  io 
chiamerei  PanatelU. 

PANAREZZ,  n.  m.  (Da  Panereccio, 
ant.;  oppure  dal  fr.  Panaris).  PatC' 
reccio  e  Paterècdolo.  Malore  che 
viene  alle  radici  delle  unghie. 

PANCÙCC,  n.  m.  Galla:  GaUozza,  n  f. 

PANEGERiC.  V.  Dscòurs. 

PANÉTT,  n.  m.  Un  panètt,  Du  pck 
nett.  — «•  Un  pane ,  Due  pani.  —  Pa^ 
tièlf  chiamasi  anche  la  Piota,  ed  è 
propriamente  la  Zolla  di  terra  che 
inveite  le  radici  della  pianta.  Si 
dice  ancora  Pane;  Mozzo  (coll'o 
largo ,  e  z  dolce).  —  //  ginepro, 
la  mortella  ii  cavano  con  tutte  le 
barbe  col  loro  pane ,  ovvero  moz- 
zo ,  di  tutta  lor  terra. 

PANlG.  Panico. —  Pànico,  è  aggiunto 
di  timore.  Timor  pànico. 

PANIGASTRÉLL,  n.  m.  Pamcaitrella, 
n.  f.  Panico  silvestre. 

PANIR,  n.  m.  PANIRA,  n.  f.  Diverse 
sono  le  forme  de' recipienti  fatti  di 
Tiroini ,  di  strisce  di  legno ,  e  di  al- 
tre materie  simili,  ad  uso  di  portar 
frutta,  pane,  uova,  ed  altro,  e  ri- 
cevono varie  denominazioni  secon- 
do la  forma,  la  grandezza,  e  l'uso 
stesso.  Rintracceremo  la  maggior 
parte  de' vocaboli,  che  cadon  sotto 
questa  categoria ,  affine  di  trovar- 
ne i  corrispondenti  italiani ,  e  dar- 
ne alla  meglio  che  si  possa  la  spie- 
gazione, allontanandosi  da  quelle 
della  Crusca .  che  sono  per  Io  più 
troppo  generiche.  <—  Canestro,  n. 
m.  Quantunque  sia  definito  dalla 
Crusca  per  una  Spede  di  panière, 
egli  è  quello  che  i  bolognesi  chia- 
mano Panir,  ed  in  ital.  pure  è  si- 
nonimo di  Paniere,  e  cioè  Quell'u- 
tensile composto  di  vimini,  0  di 
vetrici  (boi.  Brél)  di  figura  roton- 
da, oppure  ovale,  più  stretta  nel 
fondo ,  e  più  larga  alla  bocca ,  con 
manico  arcato,  e  largo  quanto  ba- 
sta per  passarvi  il  braccio.  Paniero 


^  PAR 

0  Caneitro  da  ogHcottori  oom/ra- 
no  da  eeminare.  Canutroi'fm. 
Ed  i  diminutivi  Canestrini  di  foti 
Canestretto  di  pere.  CanesIntlìM 
di  viole.  Canestrucdo,  Conetlru:* 
zo,  Canestruolo  di  rose.  U  toce 
Canestro  corrisponde  anche  alla 
voce  lonibarda  Calcagno.  -  I  dinii* 
nutivi  di  Paniere  sono  Pamerìnat 
Panierino,  Panieretto;  Panunm- 
no;  Paneruzzolo:  Panienuzo;  h- 
nieruzzolo.  «-  Allorché  il  fuén 
è  di  forma  grande,  e  per  lo  pia 
senza  manico  cambiasi  la  voee  m* 
schile  in  femminile,  e  dicesi  Pane- 
rò. Questa  non  è  però  regola  seoh 
pre  sicura:  perchè  si  dice  aneon 
Panierone,  n.  m.  -—  1  dimiBotivi  di 
Paniera,  sono  gli  slessi  éìPatùen, 
colla  desinenza  femminile:  p.  e.  fa^ 
nierina ,  ec.  *—  Panir  da  insali" 
Scotitoio.  Paniero    bucbento  sol 
quale  si  mette  l'insalau  periso^ 
tersi  dall'acqua.  «»  Cesta,  tt 
(boi.  Zèsta).  Paniera  grande  ia» 
suta  di  vimini,  di  salci,  di  nm^ 
ne  di  castagno,  o  di  schegge^ ii* 
rie  forme ,  ma  per  lo  più  i  ^ 
di  un  cono  inverso.  Dessi  i  ^ 
di  manubrio ,  ma  per  traspomih, 
nel  suo  labbro  sono  formate  due  o> 
recchie ,  per  le  quali  possano  ^ 
sare  le  mani.  Le  Ceste  pleeok,ài 
si  dicono  Cestella,  CesteUina,  U- 
sterella,  oppure  in  maschile  Cet^ 
no.  Cestello,  sono  senza  mu^^ 
—  In  Rologna  evvi  una  strada  det- 
ta del  Cestello ,  forse  perchè  ivi  ^ 
rano  le  botteghe  dei  CestarùUoì^ 
nierai,  che  ora  sono  ne*  codio» 
della  piazza.  —  Quando  la  Cett»^ 
grande  si  dice  Cestone,  e  questo  4 
il  Corg  bolognese  composto  di  n- 
mini,  di  forma  circolare,  e  di  or 
lo  bassissimo,  e  serve  a'frolttj 
inoli  per  portar  frutta.  —  2M 
è  una  Cesu  ovau  intessau  « 
sottili  strisce  di   legno  che  $e^ 
ve  per  portar  formaggi,  noi. 
ed  altre  cose;  è  graode  e  fona^ 
ta  nella  sommità  scoperta. o<»- 


PAN 


407 


PAN 


perta  eoa  coperchio  •  da  due  legni 
a  guisa  d'arcioni  (Boi.  Zè$ia).  •<- 
Corba,  b.  f.  (Boi.  Gorga).  Gran 
paoiere,  senza  maaico,  di  forma 
ciliDdriGa,co8Uiitiadi  vimini  non 
iscortecciati,  e  groasi  come  il  dito 
migoolo»  ÌDiiecoiati  e  non  teaauU, 
in  modo,  che  tra  essi  vi  sono  dei 
Taoi.  Serve  da  atensile  ai  contadini 
per  trasporur  paglia ,  fieno,  foglie, 
ed  altri  aimiii  oggetti  per  alimen- 
tare il  bestiame.  —  CoròeUo ,  n.  m. 
(Boi.  CurùéU),  Vaso  in  forma  di 
cono  tronco  tessuto  di  strisce  di 
legno,  col  fondo  pili  stretto  e  con- 
vesso. Serve  a  portar  pane ,  ed  al- 
tri oggetti.—  Gerla,  n.  f.  (Boi. 
Zerla).  Arnese  simile  al  Corbello, 
ma  coi  fondo  piano  di  asse,  e  con 
iDUichiverao  la  metà  circa  della 
su  litoM  pe'  qnali  introduconsi 
Je  braecia.onde  portare  il  pane 
dieiro  «ile  spalle. 

PAMRAR,  n.  m.  Panieraio,  Ceiia* 
ruolo, 

("ANlfiAR,  V.  Siare  in  paneMU.  Sta- 
f«iDoalo. 

^A^IRÓN.  n.  m.  CeiUme.  Cesta,  o  ce- 
^  grande.  E  per  similit.  Pentolo' 
fte.  Infingardo,  agg.  d' uomo. 

>^A^N. Panno.  Tela  di  lana,  o  di  lino, 
^  fanno  d' oro ,  per  Drappo  d' o- 
fo. spanno,  usasi  cosi  genenl- 
meate,  come  la  parola  Drap  in 
francese,  ma  i  boi.  per  Pann  inten- 
dono sempre  quello  di  lana.  «^ 
Ponn  gross,  —  Panno  grosio.  — 
S«/W.  fctn,  ^  Sottile,  fine.  —  Po- 
tlout.  —  Amabile  ;  che  ha  una  cer- 
t^  pastosità  0  morbidezza. — Friut, 
^inxa  pòU.  —  Lógoro.  -^  Bèin  fi^ 
'ó.  —  Panno  ben  coperto,  o  feltra' 
io,  0  fitto.  -^  Pan  da  létL  Coltrone. 
Schiavina.  Coperta  da  letto  fotU  di 
panno  grosso.  •^Aforcanf  da  pann, 
—  Pannotiioto.  — •  Torr  dèi  pann 
da  vttiri\-^  Staccare  del  panno 
da  riwitini,  -^An'i  è  pann,  — 
mqueato  panno  non  ci  è  taglio  ; 
proverb.  che  vale  QuesU  materia 
non  si  può  adature  al  desiderio 


noBlroi  —  Cekml.  Coti  cbiamansi  i 
panni  tinti  a  strisce  di  vari  ooiori , 
che  uaanai  per  i  letti. 

PANNA.  Crema.  Fior  di  latU.  -*  Pen- 
na é  termine  marinaresco. 

PANN  ARON,  Propriamente  significa 
IMiftfio  grande:  oppure  Panno  yros- 
ao.  Quindi  potrebbeai  inferire  che 
ciò  abbia  dato  motivo  di  nominar 
Paonorom  Quel  gran  paoni  di  Ja- 
ne, di  velluto,  0  di  aeta,  che  si 
mettono  per  oroamento  alle  porte 
de' palazzi,  e  delle  case  primarie 
nel  tempo,  che  si  fhono  gli  appa- 
rati per  le  vie  della  città  di  Bolo- 
gna. •—  Potrebbe  derivare  da  Pen- 
none.  Stendardo  con  coda  lunga.«— 
Comunque  sia,  non  trovando  ne'di- 
zionari  di  lingua ,  e  nemmeno  ne» 
gii  altri  di  diai.  una  voce,  che  ri- 
sponda alla  bolognese,  se  io  avessi 
a  descrivere  uno  di  tali  panni  lo 
Ihrei  nel  seguente  modo:  p.  e.  Alla 
porta  del  palazzo  eraei  Vn  ricchi»» 
elmo  drappo  di  veltuto  ehermiti, 
tempestato  di  stelle  d'oro,  soppan» 
nato  di  raso  color  rosa ,  tutto  con» 
tornato  di  alia  frangia  d' oro  al* 
zato  a  padiglione,  ripreso  a  fose 
e  festoni,  con  cordoni  e  grossi  fi/oC' 
ehi  d'oro  pendenti  ;  sostenuto  da 
angioletH ,  sciolto  e  calato  con  ca^ 
seate.^'  Pannaròn,  chiamansi  an- 
cora Que*  drappi  pendenti  a  festo- 
ni ,  messi  sotto  a'  tendoni ,  che  si 
stendono  traverao  alle  vie  in  circo- 
stanza di  processioni  ecclesiastiche. 
Drappelloni ,  Drappelloni  di  dam- 
maaco  con  frange,  cordoni,  e  nap* 
pe ,  ec. 

PAiNNSÉLL.  Pannicello.  Quel  pezzo  di 
panno  che  portano  in  capo  le  con- 
tadine. 

PANOCCIA.  Pannocchia.  Spiga  della 
saggina,  dei  miglio,  dei  panico, del 
formentone. 

'PANTALÓN ,  n.  m.  Pantalone ,  n.  m. 
Maschera  veneziana  della  comme- 
dia antica. 

*PANTALON ,  plur.  Calzoni  alla  ma- 
rinaresca; ed  oggidì  con  voce  deU 


P4N 


408 


PAP 


l'oso,  ressi  comanissinift ,  PantaU)- 
ni,  n,m,  piar. 

PANTEIN.  Panetto,  Panellino,  Pana^ 
tello,  dlm.  di  Pane,  —  Pantein 
d' san  Nicola,  Piccolissimi  panetti- 
ni  rotondi»  (che  io  direi  piuttosto 
Pallottoline  schiacciate)  che  si  di- 
spensano per  divozione  il  giorno 
di  tal  santo.  —  Panicciuolo,  Picco- 
lo pane ,  e  dicesi  anche  di  quelle 
cose  delle  quali  si  formano  panet- 
tini.  PaniceiuoU  di  gesso;  ec. 

PaNTOFLA,  n.  f.  slng.  e  più  comu- 
nem.  nel  plur.  Panfo/b/(  dal  tede- 
sco Pantoffel).  Pantùfole  e  Pantò- 
fole  f  n.  f.  piar.  Quelle  pianelle  che 
alquanto  piii  alte  delle  altre  oggi  si 
chiamano  Mule, 

PANZA,  n.  f.  Pancia,  n.  f.  Ventre,  n. 
m.  Nel  verso  si  è  detto  anche  Pan- 
za.  Epa,  Ventriera.  V.  antiqu.  — 
Pànza  del  bòtt,  di  borei,  —  Uzzo. 
Il  corpo  0  gonfiezza  nel  mezzo  del- 
la botte.  —  Dar  dia  panza  a  una 
boti.  —  Dar  uzzo.  Levar  a  uzzo.^-^ 
Una  murala  eh'  fa  panza,  —  Un 
muro  che  fa  corpo.  —  Panza  peina 
n's'arcorda  dia  vuda.  —  //  satol- 

.  lo  0  II  corpo  scUoUo  non  crede  al 
digiuno,  —  Avèir  la  panza  alla 
goula.  —  Aver  il  corpo  a  gola.  Es- 
sere col  corpo  a  gola.  Dicesi  bas- 
samente a  donna  gravida  vicina  al 
parto.  —  Panza  fatta  a  agòcda, 

—  Ventre  di  struzzolo.  In  modo 
basso  di  Un  gran  divoratore.  — 
Salvar  la  panza  pr  i  flg,  —  Serba- 
re il  corpo  ai  fichi. 

PANZANA.  Frottola,  Panzane  s'usa 
nel  solo  plur.  per  Fola,  Favola; 
Allettamento  con  piacevolezza  di 
parole  dette  ad  inganno,  che  anche 
sì  àìce  Baggiana,  baia. 

PANZEIN.  Panciotto.  V.  d.  U.  Sottove- 
ite  tonda,  cioè  senza  falde,  a  due 
petti ,  e  colla  tasca  in  mezzo ,  detto 
anche  modernamente  Gilè. 

PANZEINA.  Pancetta.  —  Panzètta.  — 
Ventricino,  —  PanzèUa  d'purzèll. 

—  Lardo ,  Lardone.  Carne  di  porco 
grassa  e  salata.  1  bolognesi  disUn- 


•  guono  il  Lord,  dalla  Pamèiia:  in- 
tendono pel  primo  di  semplice  lar< 
do,  eh' è  la  striscia  sotto  alla  pao- 
eia  tutto  grasso.  La  Panzètta  poi  è 
quel  lardo ,  che  ha  porzione  dì  ca^ 
ne  unita ,  e  che  io  chiamerei  Pob* 
cetta  di  porco.  Costereccio, 

PANZÓN ,  PANZUARl ,  n.  m.  Pecciotu; 
Trippone  ;  Buzzone,  Uomo  clie  ha 
grossa  pancia;  Panciuto.  —  f^^ 
zòn,  n.  m.  Panzòuna,  n,  f.  Gnm 
pancia, 

PANZUD,  add.  Panciuto.  CorpuUnlo. 
Corputo. 

PAONAZZ.  Pavonazzo  e  Paonazzo-Oi- 
lor  violaceo. 

PAPA ,  n.  m.  Papa.  Sommo  Pontèfet- 
—  Abbadar  a  un,  cmod  fa  alpip^ 
at  zaltron,  ^  Dar  l'udiensa,  che 
dà  il  Papa  ai  furfanti,  —  J(of<  un 
papa  fati  un  alter.  —  //  |)odei/<i 
niAoyo  caccia  il  vecchio.  —  Aadtf 
a  Róma  sèinza  vèdr  al  pàpa.'^^i' 
der  il  presente  sull'uscio.  "Sur 
da  papa.  —  Goder  il  papato.  -  ^' 
na  coesa  eh' va  da  papa.  -"^^ 
re  a  vanga,  o  di  rondone,^  inpop- 
pa, a  seconda,  benissimo.^ [^ 
un  viaz  al  papa,  —  Farw^ 
gio  al  Papa.  Faticarsi  invaso.  VJ||| 
ling.  frane,  vi  sono  le  parole  n; 
pauté;  Boy  aule,  mancanti  oeli  i- 
tal.  Dignità  papale ,  e  ft»/»  «^^ 
quale  il  Papa  occupa  la  SastA  &* 
de.  —  Dignità  reale. 

PAPÀ-  Papà,  Babbo  dai  fiorcDiini.>o. 
ce  fanciullesca  Padre.  Come  hmoo 
per  Bere.  Pappa  per  Minestra,  ec 

PAPAGALL.  Bellissimo  uccello  d'A- 
frica e  d'America,  noto.  Paffw^fl'* 
lo.  Ne'  vocabolari  si  rcgirtn  eoo 
due  p^come  se  la  voce  derivasse  da 
Pappa  ;  a  me  sembra  che  fosse  pio 
ragionevole  scriverlo  eoo  odo  solo. 
giacché  è  molto  probabile  cbe  )^ 
bla  la  sua  origine  da  Paipa.^^ 
Papa  de*  galU ,  per  la  sua  belleut 

PAPAL,  add.  PapaU  e  Popenno^ 
agg.  di  Papa.—  AUapapaL  -^«* 
Paperino.  LauUmeote,  Sqais»"' 
mente. 


PAR 


409 


PAR 


APiLEINA,  D.  f.  Camàuro,  n.  m. 
fierreltino  biaDOO,  che  cnopre  gli 
orecchi,  proprio  del  Sommo  Pon- 
tefice. 

ÀF£GGIAR.  V.  Esser  papàbile  :  p.  e. 
Al  tal  cardinal  papèggia  in  con' 
clav.  —  H  Cardinal  tale  è  papàbi- 
le (voce  dell'uso);  cioè  eh' è  io 
predicamento  d' esser  Papa. 
IPETTA.  V.  iiunèida. 
iPIUOni,  CUCCAI,  n.  m.  CarU: 
Cariitìe,  n.  f.  piar.  Cartoline  nelle 
quali  si  avvolgono  i  capegli  a  cioc- 
cheltioe,  per  iar  si  che  riescano 

ricci.— férr  da  papiltoUi.'^  Stiac- 
cine. 

^PPA.  Pappa,  —  Truoar  la  pappa 
^ll[9  fatta.  Trut>ar  la  nignùgna. 
Bisogna /art  la  pappa.  —  Trovare 
i  bocconi  sminuzzati;  bisogna  smi- 
nuzzargli i  bocconi.  Si  dice  lo  spie- 
^re.  e  il  preparare  la  materia  ad 
UDO,  elle  non  intende  bene  le  cose. 
'^N'savèir  dir  pappa  in  irei  volt. 
^!^on  saper  accozzare  tre  palle 
in  un  bacino.  Essere  all' A  BC.^ 
f^mcossa  colta  in  pappa,  spap- 
piemia.  —  Cosa  eh' è  cotta  a  guisa 
^ pappa.  Moltissimo  cotta.—  Un 
<»»  culòur  d' pappa  frédda.  —  /«- 
[wiato,  agg.  Di  color  tèrreo.  Pàl- 
^*f^,  Smorto,  ec. 

*ft.n.m.  (dal  lat.  Par),  Paio  e  Pa- 
^>n.m.  Nel  plur.  fa  Paia,  Cop- 
P^,  n.  f.  Due  di  una  cosa  stessa.— 
"jalopa  si  dice  Pato  a  un  Corpo  solo 
d  Una  cosa  ,  ancorché  si  divida  in 
rooUe  parli;  come  Un  paio  di  carte 
"fl giuoco.  Un  paio  di  sceicchi,  ec. 
*"  Si  dice  anche  A  una  sola  cosa 
^^n  divisibile.  —  Un  paio  di  forbi- 
^ù  di  moUe, 

^R.add.  eav?.  Pari,  agg.  avv.  E- 
gaale.  -«  Nùmer  par.  —  Numeri 
Hri.  Il  suo  contrario  è  'Dispari.  — 
'^flro  dspor.— Pari  o  caffo.  ^  Zu- 
&or  0  par  o  dspar.  —  Giocare  a 
P^iiediipari,o caffo.  Vale  scom- 
>nettere  che  il  numero  sarà  pari  o 
caffo.  .-1  boi.  dicono  ancora  Zugar 
^par  e  goff,  travisando  cosi  la  vo- 


ce ital.  Caffo,  —  iV'Ia  Irifoar  mai 
para.  Dicesi  di  Chi  non  è  mai  con' 
tento:  e  per  ischereo  Di  chi  non 
trova  mai  piano  il  terreno ,  perchè 
zoppo. — All'impar  dia  tèrra.  —'Al 
pari  del  terreno ,  o  delia  terra,  -^ 
Al  poi  star  all'impar  d'chi  se  si, 

—  Può  start  a  petto  a  chicchessia. 
— -  Può  competere  con  chi  che  «io. 

—  Ai  poi  andar  si  omn  all'impar, 

—  Vi  possono  andare  a  pari  sei 
uomini  a  cavallo.  —  Èsser,  Andar, 
Mcmdar  dèi  par. -^  Essere ,  AndO' 
re ,  Mandare  deipari,  al  pari,  di 
pari,  a  paro,  —  Aiia  para.  -^  Al 
pari,  e  alla  pari.  Allo  stesso  piano. 
Ugualmente.  —  Par.  —  Pari ,  vale 
anche  Senza  pendere  da  alcuna 
parte.  —  Purtar  par  una  cassa,  «— 
Portar  pari.  —  Far  para  una  eos' 
sa;  Apparzar.'^  Pareggiare,  o  Far 
pari.  —  Un  trèin ,  Un  pian  par,  — 
Terreno  piano,  pari.  Terreno  a  li- 
vello. 

PARA.  FAR  DLA  PARA.  Fare  compa- 
riscenza, riuscita.  — •  FU  eh' fa  dia 
para,  —  Filo  che  fa  riuscita,  *— 
N'pssèir  far  la  para.  —  Non  aver 
abbastanza  preparazione,  appa- 
rato,  preparativo,  —  Fèdereia  mai 
para.  —  Vedere  la  mala  parata. 
Conoscere  d' essere  in  termine  pe- 
ricoloso. 

PARABULAN,  PAR.\BULANÒN.  Para- 
bolano. Uomo  falso ,  vano. 

PAR  ADI  S.  Parodico.—  Andar  in  para- 
dis  in  carrozza.  —  Andare  in  pa- 
radiso col  guancialino, 

PARADURA  ,  n.  f.  Imposta  o  Posta 
di  una  cateratta,  che  si  chiama 
anche  collo  stesso  nome  di  Co- 
teratta.  Cateratta  dicesi  pure  al- 
l' apertura  stessa ,  in  boi.  da- 
vga.  V. 

PARAFUG.Pani/uoco.  Quadretto  di  te- 
la, o  d'altro,  montato  sopra  un  tre- 
spolo che  s'alza,  e  s'abbassa  a  pia- 
cimento ,  per  riparare  la  persona 
dal  troppo  ardor  del  fuoco  de'  cam- 
mini.—Para/Uflfa,  è  il  Telaio,  o 
Serratura,  che  cuopre  l' apertura 

Al 


PAR 


410 


pae 


del  cammino  nel  tempo,  du  non 
v' è  fuoco, 

PARAGÓN ,  n.  m.  Paragone;  Confran* 
io;  Parallelo,  n.  m.  Comparazione^ 
n.  f. 

PARAGUNAB,  v.  Paragonare;  Com- 
.  parare;  Confrontare;  AssimigUa- 
re  V. 

'PARALETIC,  add.  Paraìitieo,  agg. 

'PARÀLISI,  n.  f.  Paranza,  Paràlèei. 

PARALÙM^  n.  in.  Vèntola,  n.  f. 

PARAMAN,n.  m.  (dal  fr.  Parement). 
Manòpola,  n.  f.  il  giro  da  mani 
eh'  è  Delle  maDìche  delle  vestì. 

PARAPÉTT,  n.  m.  Balaustrata  di  pie- 
tra, di  ferro,  o  di  legno  air  altezza 
d'appoggio,  che  si  mette  luogo  la 
scala  per  impedir  le  cadute. 

PARAR  INNANZ.  PARAR  IN  SU,  (N 
ZÓ,  INDRi,  etz.  Spignere,  Pignere 
ed  anche  Stimolare,  —  Parar  in- 
nanz  un  poc.  —  Sospignere.  — 
Parar  m,  figur.  Accoccarla  ,  Af- 
fibbiarla ad  uno.  Dare  ad  inten- 
dere. 

PAREGGIA  DLA  TÉILA.  Pamno,  n.  m. 
Tanta  lunghezza  della  tela  quant'  è 
la  lunghezza  dell'  orditoio.  -—  Pas- 
sino dicesi  anche  a  Quel  segno,  che 
fa  r  orditora  ad  ogni  giro  dell'  or- 
ditoio. 

PARÉIR,  V.  Parere,  v.  Sembrare;  Ap- 
parire. 

PARÉlR,n.m.  Parere,  Sentimento, 
n.  m.  —  Èsser  d' parèir.  —  Esser 
di  parere,  d'avviso.  —  Èsser  d' pa- 
rèir dicers.  —  Esser  discordi.  Dis- 
sentire. Discordare. 

•PARELIA,  B.  f.  Cricca,  n.  f.  Tre  car- 
.te  simili  di  ciascun  seme  nel  gioco 
del  tressette.  Tre  Assi.  Tre  Re.  Ed 
anche  quattro.  —  Parelia.  —  Dice- 
si ad  un  paio  di  cavalli  hene  assor- 
tili ed  accompagnati. 

PARlGEiN  ,  per  similil.  Ganimede. 
Zerbino.  Damerino.  Bellimbusto. 
Profumino.  Vagheggino.  Cacazibet- 
to. Muffetto.  Persona  attillata ,  puli- 
ta, e  che  ha  gran  riguardo  alla  por- 
tatura, e  pulitezza  degli  abiti.-  — 
Parigino  è  uaa  sorta  di  moneta  an- 


tica di  Parigi;  e  Parigino  è  pan 
Colui  eh'  è  nato  a  Parigi. 

PARIGLIAR,  V.  (dal  fr.  Parier).Scm' 
méttere.  Fare  scommessa.  Scodi* 
messa,  o  promessa  reciproca,  colla 
quale  una,  o  piti  persone,  che  sos- 
tengono  contrario  partito  di  dae 
giocatori ,  s' impegnano  di  pagare 
una  certa  somma  a  quello  fra  di  io* 
ro ,  che  si  è  dichiarate  per  colsi , 
che  risulterà  vincitore. 

PARITÀ,  n.  f.  Paragone,  n.m.— Ow- 
sta  l' è  una  parità  eh'  n'  ha  lug.  *- 
Questo  non  è  paragone  adaltalù. 

—  Paritade,  Parità,  vale  Egiuliu. 
PARLAR,  V.  Parlare.  Favellart.  Di' 

scórrere.  —  Parlar  scdètt.  —  Po^ 
lar  scioltamente,  correnlemnU. 
speditamente.  —  Parlar  in  pitnti 
d' furzeina.  —  Parlar  con  /n#» 
squisitezza,  affettatamente,  '-fv 
larcm*è  un  iiber  stampa.  ^^ 
lar  saggiamente.  —  Portar  t»  <■ 
ria.^'Tirare  in  arcata.y.  Dicono- 

PAROL.  Paiuolo.  Spezie  di  ctt*ii 
grande ,  ma  per  lo  piìi  destlBitt  a 
t'arvi  il  ranno  pel  bucato. 

PAROLA,  n.  f.  Pareto.  Voce.  hM- 
Home.  Tèrmine.  Detto,  Ditm-^ 
role  che  neir  uso  comune  si  f^ 
dono  indifferentemente.  Per  pù^ 
con  proprietà  se  ne  veda  la  dì^ 
renza  ne' dizionari  dei  sioooini*' 
N*  savèir   dir  quatter  pofol  « 
erótta.  —  A'on  saper  accozzane 
parole,  —  Magnar  et  paroL  V.  *► 
gnar.  —  Una  parola  tacca  \^i^ 

—  //  dir  fa  dire.  Una  parola  (tf« 
V  altra.  —  Bisógna  bèinguartitn 
de  n'diri  una  parola  pr  altl^ 

—  Bisogna  ben  guardarsi  dal  *J 
gli  una  parola  torta,  —  Pscar  i 
parol.  —  Cincischiare.  —  faf^ 
antica.  —  Parola  antiquata,  .kié 
ismo,  —  Accumdar  et  paroi^ 
Compitare,  L'accoppiar  delie  i 
re  e  delle  sillabe  per  impara 
leggere.  —  Dir  la  parola  inU 
Rilevare.  Pronunziar  la  parola  d 
averla  compitata.  —  Sciarada^ 
Logogrifo.  Giuoco  di  parole.  V 


PAR 


411 


PAA 


glein.  —  Logomacìua.  Disputa  di 
parola  —  Cacofonia,  locontro  di 
parole  che  abbiano  mal  suodo  ,  op- 
par  simiJe.  —  Collmom.  Incontro 
di  due  vocali  l'una  in  line  della  pa- 
rola, e  i'  altra  nella  parola  se- 
guente. 
PAKÓN.  Nerone,  Colui  clie  comanda 
Della  nave.  «—  Navicellaio,  Condol- 
tiero  di  navicello. 
PiUPAOÈLLA,  e  pib  spesso  in  piar. 

ParpadélL  ^  Pappardelle. 
PARPAIA  (da  Parpalia  o  da  PapiUo 
hi).  Farfalla,  insetto  volatile.  Di- 
cevasi  uoa    volta  Parpaglione  a 
quella  Farfalla  notturna ,  che  s' ag- 
gira iotorno  al  lume;  oggi  co'  Natu- 
ralisU  si  dice  Falena.  —  Sfatfalla- 
n  è  Forare  il  bozzolo ,  ed  oscirne 
taj  bachi  da  seta  divenuti  fiir- 
feile.  V.  Fura.  —  Sfarfallatura. 
i'azioDe  dello  sfarfoUare  e  il  Tempo 
f^Uo  ifarfallare. 
^AtiSlMOMA.  Parùtnonia,  Nel  dial. 
boi.  trovasi  questo  solo  nome,  ma 
ioital.  havvi  ancora  Parcilà;  Fini- 
salila  ;  Modieità  ;   Moderatezza  , 
Solnietà.  Nel  dialetto  non  sono  tam* 
poco  le  voci  Pareo,  Parcamente; 
frugale.  Frugalmente ,  ec. 
<^^RT.  n.  m. Parto,  n.  m.  Il  partorire. 
^Puerperio.  Tutto  il  tempo  nel 
quale  dorano  i  segni  del  parto  in 
una  donna,  che  i  medici  estendono 
fino  ai  quaranta  giorni.  --"  Feto, 
^^  lat.  si  chiama  l'animale»  eh'  è 
'ormato  nel  ventre  della  madre.  Il 
^^to  informe  è  detto  Embrione. 
*W,  n.  f.  Parte ,  n.  f.  —  Part.  — 
Porzione.  —  Far  el  part.  —  Far  le 
parti. ^Ed  anche  avverbialm.  In 
idlto  come  usano  i  toscani. />a  par* 
fe.  0  per  parte  di  aUntno.  —  In 
parte  intono,  in  parte  eattivo.  — 
'a  gran  parte;  In  buona  parte.  — 
Stare  a  parte.  —  Part.  —  Parte 
per  Lwgo ,  Begione.  —  El  zeingu 
part  dèi  mònd.  —  Le  cinque  parti 
fie/  mondo:  Europa,  Asia,  Affrica, 
america.  Oceànica.  —  Part  eh'  s' 
ttó  ai  lervilur,  —  La  miiura  ordi- 


naria di  farina ,  vino;  ec.  cke  $i  dà 
ogni  me$e  ai  eervilori.  —  Pari 
d'iiur,  -*  Mazzo  di  fiori.  Dicesi  an- 
che nel  dialetto  Mazz  d'fiur;  ed  o- 
ra.  per  la  grande  influenza  france- 
se,  dai  damerini  e  dalle  belle  dice- 
si Buche.  Far  un  buche.  "•Ammaz" 
'  zolare.  — '  La  voce  boi.  Part  non  si 
adopera  quasi  mai  nel  significato  di 
Banda ,  Lato.  V.  Banda. 

PARTE,  n.  m.  Partito.  Patto,  Bisolu- 
zione ,  Pericolo.  —  Far  un  parte  a 
un.  —  Trovar  un  preleito,  una 
tcusa  con  uno. 

PARTÉCOLA,  n.  f.  Particola,  n.  f. 
L' Ostia  consecrata  per  la  santa  Co- 
munione. —  Comunichino,  n.  m. 
Quella  particola,  onde  s'amministra 
a'  fedeli  il  Sagramento  dell'Eucari- 
stia. —  Particola  di  un  testamento 
chiamano  i  legisti  per  Articolo  di 
testamento. 

PARTIDA.  Parafa.  Parte.  ^  Una  par- 
tida  d' Uber.  —  Una  partita  di  ii- 
bri.  Per  Quantità.  -—  Partita  vale 
anche  Partenza ,  ma  in  boi.  si  dice 
solamente  Partèitiza.  ^  Partida 
d' lavurir  d' tèrra,  —  Compito ,  n. 
m.  Opera  e  lavoro  assegnato  altrui 
determinatamente.  j 

PARTIR,  V,  Partire  e  Dividere,  v. 
Partire  veramente,  vale  Separare 
in  parti.  Dividere ,  solamente  Sepa- 
rare. —  Partire,  siguffica  ancora 
Andar  via,  Allontanani;  ma  in 
boi.  Dicesi  piuttosto  Andar  vi. 

PARTSEINA.  Particina,  Particella, 
Particola ,  Porzioncella. 

PARTURIÉINTA.  Partonew(e,  e  Par- 
turiente.  Donna  di  parto;  Che  ha 
partorito  di  fresco.  —  Puèrpera, 
dicesj  alla  donna ,  che  ha  partorito 
di  fresco,  ed  in  tutto  il  tempo  che 
dura  il  parto.  V.  Part,  n.  m. 

PARTORIR,  V.  Partorire,  v.  Fare  il 
bambino.  Dare  alla  luce ,  al  mon- 
do,  0  nel  mondo  un  bambino.  Sgra- 
varsi  di  un  bambino.  —  Parturir 
du  fiu-in-t-una  volta.  *—  Partorire 
due  figli  a  un  corpo,  a  un  portato, 
ad  un  medesimo  parto,  —  Èsser 


PAS 


412 


PAS 


vsein  a  parturir.  —  Eisere  <U  par- 
to ,  0  Sopra  parto. 

PAS.  Pace.  —  Me  sté  in-t-la  mi  santa 
pas.  —  Io  mi  stetti  nella  mia  san- 
ta pace.  —  Andà  in  pas.  —  Vatti 
con  Dio.  Maniera  usata  in  accomia- 
tar da  sé  i  poveri.  —  Mettr  al  so 
cor  in  pas.  —  Por  giù  V  animo. 
Darsela  gftù.Non  pensar  più  a  chec- 
chessia. —  Quéll  eh' fa  pas.  —  Pa- 
ciere, m.  Padero,  f.  Pacificatore, 
Paciale,  Mediatore,  Mezzano  della 
pace. 

PASÓN,  n.  m.  ÓUNA,  n.  f.  Tranquil- 
Ione,  Chetone,  n.  m. 

PASQUA.  Pasqua.  Propriamente  il 
giorno  della  Resurrezione  di  Cri- 
sto, detta  Pasqua  maggiore,  —  Gli 
scrittori  e  V  uso  hanno  allargata 
questa  denominazione  anche  ad  al- 
tre solennità.  —  Pasqua  rosata.  La 
Pentecoste.  —  Pasqua  di  ceppo.  II 
Natale.  —  Pasqua  del  Corpus  Do- 
mini.  —  Pasquale,  Pasquerèccio , 
agg.  Di  Pasqua;  Da  Pasqua;  Atte- 
nente a  Pasqua. 

*PASOUAL,  n.  p.  m.  Pasquale. 

PASQULAR,  V.  Pascolare,  Pàscere  e 
Pasturare.  In  ital.  dicesi  tanto  dei 
quadrupedi  che  desolatili,  e  dei 
pesci. 

*PASRA.  V.  Passera. 

•PASQUEINA ,  n.  p.  f.  dim.  di  Pasqua, 
n.  p.  f.  Pasqualina. 

PASS.  Passo.— Passo  sollecito,  veloce, 
accelerato,  frettoloso  ,  affrettato. 
•—  Passo  piccolo ,  tardo ,  lento ,  tri- 
to, scarso.  —  Far  tri  pass  in-t-una 
preda.  V.  Preda.  —  Un  pass  dri 
all'alter.  Un  pé  innanz  a  gl'al- 
ter. —  Passo  innanzi  passo.  Passo 
passo.  Di  passo  in  passo ,  avv.  Pia- 
no piano.  Adagio  adagio.  Piede  in- 
nanzi piede. -~  Andare ,  Venire  a 
pian  passo,  e  il  contrario  A  gran 
passo.  —  Drizzare  i  passi.  Andare 
verso  un  luogo.  Allintar  al  pass. 
—  Allentare  il  passo.  —  Far  un 
pass  innanz  e  du  indri.  —  Fare 
un  passo  co' piedi,  e  poi  ruzzolar- 
ne quattro  addietro.  Magai.  —  Pass . 


—  Passo  si  dice  anche  il  Luogo 
donde  si  passa ,  e  V  Atto  stesso  del 
passare.  Trapasso.  Via.  Yihlko. 
Varco.  Tragetlo.  -^  Pass  si  chiama 
dai  boi.  Quella  fila  di  macigni,  che 
attraversa  le  strade  della  città  per 
comodo  de' camminanti.  —  Harm- 
piedi.  —  Pass  in-l-el  zad.  —  Calk 
Callaia.  —  Pass  in-t-i  fiùm.  - 
Guado.  —  Arganello,  Arganello, 
è  nome  di  Quella  croce  di  legno 
collocata  orizzontalmente  mediaoie 
una  chiavarda  sopra  un  pinolo,  per 
lasciar  passare  1  viandanti  ad  uno 
ad  uno,  e  non  possano  le  bestie 
entrare.  I  frane,  lo  chiamaoo  Tour- 
niquet, e  se  ne  trovano  in  Parigi 
stessa  a  capo  di  qualche  viottolo. 

—  Pass.  Passett.  —  Passo,  hisei- 
lo.  Misura  di  lunghezza  di  due  pie- 
dì  boi.  colla  divisione  di  dodici  on- 
ce, composto  di  stecchette  di  legno 
unite  a  cerniera.  —  PaM.— Pm/- 
to.  In  Toscana  è  la  metà  della  cu- 
na y  in  Bologna  è  Misura  del  brar- 
ciò ,  ed  è  un  Bastoncino  di  legno  o 
di  ferro  della  lunghezza  del^ner'^ 
colle  divisioni  di  metà,  (iiK>^> 
quarto ,  e  sesto  per  uso  de'»Ttori, 
fondachieri ,  ec.  —  Passèlt.  -  P«; 
setto  chiamano  gì'  ingegneri  la  viv 
sura  di  sei  piedi  cubici  bol.^d^ 
adoperata  per  calcolare  la  qoantiià 
degli  scavi ,  e  de'  rialzi  di  terreno. 

—  Passètt  —  Fioretto.  Spada  seno 
punta ,  e  senza  taglio,  con  cai  s'im- 
para a  tirar  di  spada.  —  Far  po^' 
in-t-al  zug.  —  Far  la  passata 

PASS,  add-  Passo,  agg.  ErbeJntlK 
passe.  —  Caren  passi.  —  Cani 
vizze ,  guizze ,  mùcide ,  passe. 

PASSA.  Voce  del  verbo  Passare  ^r(^ 
avverbialm.  che  vai  Più.  —  Trèinli 
carra  e  passa.  —  Trenta  e  più  c(i^ 
ra.  —  Quattr  onz  e  passa.-^  0««'' 
irò  once  di  passo. 

PASSA,  add.  Passato,  Scorso.  Decorsa 

PASSABROD,  SGOLA  DUR.  Colatoio. 

PASSADEiN.  V.  Gratladein. 

PASSÀ-DMAN.  Posdotnani.  Il  giomo 
dopo  domani. 


PAS 


413 


PAT 


iSSADÓUR,  D.  m.  NavicMere.  Nava- 
lestro. Paisatore.  Trageltatore.  Que- 
gli che  tragitta  eoo  barche  o  navi 
ne'fìami. 

ASSAGG'.  Passaggio.  Trànsito.  Tra- 
gitto. Passo. —  Passaggi  per  Àtidt- 
to.  —  Passagg'  sòuvra  una  strà. 
—  Passavia.  Luogo  da  passare  d'u- 
na in  altra  casa  separata,  soprap- 
posto alla  strada  che  le  divide. 

ÀSSAR ,  V.  Passare  ,  v.  Scorrere. 
ymare.  Valicare.  Tragittare.  Tras- 
correre. —  Passar  la  munèida.  — 
Mscontrar  la  moneta.  —  Passar 
una  icrittura.  —  Riscontrare  una 
icrittura;  ma  meglio  Collazionare. 
'^Passarla  nètta  »  passarla  lessa. 
•^  foisarsela  liscia.  —  Passari 
sowro,  —  Passarsela  leggiermen- 
fe*  tacitamente.  Passarsela  in  leg- 
giadria. —  Passar  per  bèli  {coinè- 
cbéesseodo  bello  uno  sia  privilegia- 
to).-PaMar  per  bardotto.  Mangia- 
re a  bertolotto.  Si  dice  di  Chi  man- 
gia senza  pagare.  Magnar  a  uff.  — 
fflwar*  dèi  tèimp.  —  Passare:  De- 
coprere  del  tempo.  —  Passar  un 
fi^tn,  ec.  Valicare,  Varcare  un  fos- 
*o> un  fiume  ,  un  monte»  una  val- 
(c.ec. 

'PASSARA.  V.  Passera. 

PASSAREIN,  n.  m.  PASSAREINA,  n. 
^■htseretta,  n.  f.  Passerino,  n.  m. 
dina,  di  Passera.  —  Passarein,  Pas- 
«tem,  dira.  d*Pass.  —  Passino, 
^^wttino ,  dim.  di  Passo.  Passini 
^  ««0  di  donna.  —  Passarein  dèi 
scciop —  Grilletto.—  Tirar  al  pas- 
min.  —  Stfrillettare. 

ASSAROTT.  Passerotto,  n.  m.  Passe- 

.ra  di  nido. 

ASSERA,  n.  f.  Pàssera,  n.  f.  Pàssere 
\  Pàssero,  n.  m.  Al  par  un  nid 
J  Vasser.  ••--•  Pare  un  passeraio. 
^Qto ,  0  voci  di  molte  passere  uni- 
te insieme. 

ASSETI.  V.  Pass. 

ASSIÒN.  Passione.  <^-  Un  om  sèinza 
passwn.  —  Impassibile.  Incorrutti- 
*!  j«.  Inalteràbile.  —  Fiòur  dia  pas- 
sion.  —  fior  di  passione.  Nome 


Tof^re  di  quella  pianta ,  che  da 
molti  scrittori  botanici  è  latina- 
mente detta  Granadilla.  Da  Uno. 
Passiflora  eaerulea. 

PASSÓN.  Foraterra.  Piuolo  per  pian- 
tare. 

PAST.  Pasto.  Convito.  Banchetto.  — 
Dar  un  past.  -^  Banchettare.  Con- 
vitare, V.  —  Pasto,  vale  anche  sem- 
plicemente il  Cibo. 

PASTA.  Pasta.  —  Pasta  frola.  —  Pa- 
stareale.  Pasta  in  fette  di  varie 
forme  condita  con  zucchero ,  nova, 
e  burro.  —  Pasta  sfuià.  —  Sfoglia- 
ta. Pasta  con  zucchero  e  strutto 
fatta  a  sfoglie ,  per  lo  più  ripiena 
di  conserve 

PASTAROL.  Postolo.  V.  d.  U.  Vermi- 
celiato. 

PASTELI  PER  LA  TÒSS ,  n.  f.  plur. 
Pastillo,  n.  m.  sing.  e  Pastilli,  plur. 
ed  anche  Pastiglia,  n.  f.  'e  Pastiglie, 
plur.  V.  Budleina. 

PASTEZZ.  Pasticcio.  —  Bona  nott  co- 
la e  sedavo  sgner  pastezz.  V.  Cola, 
—  Pasticcio,  figur.  Imbroglio, 

PASTINACA.  V.  Radis. 

•PASTIZZIR,  n.  m.  Pasticciere, 

PASTIZZÓN,  n.  m.  Pasticcione.  Pa- 
sticcio grande  e  figurat.  epiteto 
dato  ad  uomo«  Imbroglione. 

PASTÒN.  Pastone.  Pezzo  grande  di 
pasta  spiccato  dalla  massa.  —  Pa- 
stòn.  —  Pastello  da  ingrassare. 
Cil^o  che  si  prepara  per  gli  uccelli, 
e  pe'  pesci.  —  L'è  un pastòn,  figur. 
Egli  è  un  pastacHo;  un  pastriccia- 
no; Un  buon  pastricciano.  Uomo 
me'  che  'l  pane. 

PASTROCC,  n.  m  Poltiglia,  n.  f.  Di- 
cesi d'ogni  liquido,  imbratto  o  in- 
triso Piastriccio.  V.  Impastruciar. 
E  figur.  Guazzabuglio,  imbroglio. 
Viluppo.  Intrico. 

PASTURA, n.  f  Pastura,  n.  f.  Pàsco- 
lo, n.  m.  Poeticamente  si  dice  an- 
che Pasco.  —  Pastura.  —  Pastura. 
Pascimento.  Pel  Pasto  stesso. 

PATACCA.  Patacca.  Era  una  volta  una 
moneta  vile.  —  W  valèir  una  patac- 
ca, e  Ibrag  d'un  impicca,  unfig. 


PAT 


414 


PAT 


—  Non  valere  una  patacca,  un  fi- 
co, un'  acca ,  un  lupino,  un  òagat- 
Uno,  un  frullo.'^  Patacca,  vale 
anche  Macchia  su"  vestiti. 

PATAFl,  da  Pataffio,  Pitaffio,  ac- 
corc.  di  Epitaflio,  d.  m.  inscrizione. 
Usasi  nel  dial.  boi.  per  significare 
nn  cartello,  che  si  appende  al  collo 
de'  malfatltori  condannati  al  sup- 
plizio ,  ed  indica  il  nome  del  delin- 
quente, e  la  qualità  dei  delitto,  e 
in  Hai.  dicesi  Cartello. 

PATAFLANA.  Cartaccia,  Scrittura 
lunga. 

PATaLCC,  n.  m.  Babbaecione.  Bue , 
figur.  Uomo  d' ingegno  ottuso.  V. 
Tabalori. 

PATANLER ,  V.  Péttanlèr.  Voce  antica. 
Ora  i  boi.  dicono  Tunic  a  quella 
delle  donne,  e  Pluss  (da  Blouse  fr.) 
a  quella  degli  uomini. 

PATÈMA,  n.  m.  Patèma,  Passione  del- 
l'animo. 

•PATÈNA.  D.f.Paténa. 

PATER ,  PATER  NOSTER ,  e  AVEMARÌ 
DLA  CURÒUNA.  Paternostro,  e  plur. 
Paternostri,  e  Avemmaria  della  co- 
rona. ■—  Un  paternoster,  e  un'  o- 
vemari  secònd  al  solit.  —  Ogni 
salmo  in  gloria  toma»  e  finisce. 
Anche  nel  dialetto  dicesi  Ogni  salm 
finéss  in  gloria.  —  Biassar  di  pa- 
ter. —  Spatemostrare.  Scoroncia- 
re.  —  Truvar  da  dir  in-t-al  pater- 
noster. —  Apporre  alle  pandette , 
al  sole,  —  TaUs  paUr  lalis  filius. 

—  La  scheggia  ritrae  dal  ceppo. 
Chi  di  gallina  nasce  convien  che 
razzoli.  La  botte  non  può  dare  se 
non  del  vino,  che  ella  ha.  Questi 
due  proverbi  si  sogliono  prendere 
in  mala  parte. 

PATERLÈIN'GA,  n.  f.  Ballerino,  n.  m. 
Frutto  della  rosa  salvatica ,  ed  è  u- 
na  coccola  rossa.  —  Nella  Crusca 
vien  preso  per  frutto  del  prun 
bianco,  m^  l'esempio  portato  alla 
stessa  voce  Ballerifio  conferma  jcbe 
è  frutto  della  suddetta  rosa  salvati- 
ca, eccolo:  E  dopo  il  maggio  finito, 
il  giugno,  che  converte  le  rose  in 


ballerini.  Buon.  Fìer.  Alberti  è  dei* 
la  mia  opinione,  e  alla  parola  Udir 
lerino  porta  la  spiegazione  segnefr 
te:  Coccola  rossa,  che  fa  il  rosaio 
saivatico,  o  rovo  canioo.  V.  Pi> 
zincuL 

PATERiNAL,  n.  f.  Ammoniàm.- 
Far  una  patemaL  —  Far  uno» 
monizione  patema, 

PATERZAR,  V.  Patrizzare,  Padng^ 
giare,  v.  Esser  ne' costami  sioile 
al  padre.  —  Al  patrèzza, — £i  p 
tfizza. 

PÀTINA.  Pàtina  e  PàUna,  Qualità  di 
colore  diverso  che  il  tempo  fa  cofli- 
parir  nelle  cose.  Patina  de'metolH: 
delle  medaglie,  e  delle  pitlun  ut 
tiche. 

PATINAR,  V.  (dal  fr.  PaUner),SdrW' 
dotar  sul  ghiaccio  con  palm,  f 
con  voce  moderna  Patinare.  1  f^ 
tini  sono  una  spezie*  di  etìuWi 
con  ferro  tagliente  di  sotto,  b  ^ 
le  serve  per  camminar  solgbiMV 

PATOC  V.  Imberiag. 

PATOZZ,  n.  m.  ZZA,  ».  f.  FanM.t 
per  lo  pili  grMSO  e  grosso. 

PATRASS  (ANDAR  A  ).  Andtft.  K» 
dare  a  Patrasso,  Modi  [m^ 
che  valgono  Morire  e  Far^ann' 
Molto  meglio  si  esprimoDO  ì  ^ 
Ire  ad  Patres  suos,  ed  i  fr.  Alkrd 
Patres,  Envoyer  ad  Patres."^ 
trass.  1  bolognesi  danno  ^^^ 
aggiunto  a  que'  Fratoni  gr^  ! 
paffuti,  che  sono  nelle  prime  cini- 
che; e  si  posson  dire  Paint  àt^^ 
altri  fraticelli. 

PATRIOTT  (dal  fr.  Patriote).  Cmi- 
ladino,  —  Patriotto  è  regisin» 
nel  Diz.  fr.  ital.  dell'Ab.  Alberti  pfl 
corrispondente  alla  voce  fnfl<^ 
Patriote,  spiegandolo  CokU  che  •> 
ma  la  sua  patria ,  e  cerco  di  tsu^ 
le  utile.  Cosi  pure  PatrioHque  4 
Che  appartiene  al  Patriotto  (iw- 
Patriottico),  E  finalmente  la  ^^ 
voce  Patriotisme:  n.  m.  Caratw* 
del  Patriotto  (  iul.  Patmtiumo 
Ma  neir  ital.-fr.  non  trovan»  K 
stesse  voci  registrate.  Né  quale  ^ 


PAT 


415 


PAZ 


no  inserite  nella  Crasca»  e  nem- 
ffleoo  nel  Voc.  Unif  era.  iul.  dello 
Slesso  Alberti.  Ed  in  vero  sono  assi 
vocaboli  d'uso»  tanto  geDeraliuaii 
però  e  comuni ,  che  mi  sembra  po- 
tersi accogliere  nella  lingua  della 
Nazione,  perchè  ^pressivi,  e  per- 
chè niun  altro  equivalente  si  trova. 
C\mLiHadiììo ,  che  io  ho  fatto  oor- 
rìspoodere  a  PatrioH  significa  so- 
lamente Chi  è  cUUuUtw  della  mede- 
ùm  città.  Mio  concittadino.  Vostro 
concUladino. 

PATBlOTiSM.  Palriotìmo.kmot  del- 
la patria. 

'ATT.  Pollo.  Convenzione.  —  Torr  a 
Viiii  -  Torre  di  patti.  ^  Pati  dar» 
uimzezta  lunga,  —  Patti  chiari ,  a- 
mici  cari.  PaiU  chiari»  amicizia 
lungo,  ^  A  palt  fatU  —  Imprtìooi- 
tornente.  Senza  preamboli.  —  il  t 
ko  dett  a  pati  fati.  —  Le  ho  detto 
tmza  pnamboU.^^A  sòn  vgnù  qué 

(^patifatt  —  Son  venuto  a  colpo 

«turo. 

'ATTA.  Da  molti  è  detto  Patta  per 
face;  e  Patta  per  Puntò,  ma  me- 
glio è  osare  questi  altri  vocaboli , 
perchè  Patta  propriamente  vale  E- 
pma.  —  Patta  s  n.  f.  Patlòn,  n.  m. 
^.  Bmflfa. 

f'ÀTTACClÒN.  V.  Pacciugòn. 

'ATTAIA,,  P  ATT  AIOLÀ,  n.  f.  Falda 
davanti  della  camicia. --^  Èssr  in 
ntuàola,  —  Esser  sbracalo,  par- 
lando degli  uomini.  Esser  senza 
l)rache;  e  delle  donne  Essere  sen- 
2a gonnella.  Né  perciò  essere  colla 
soia  camicia  indosso ,  ma  anzi  ve- 
stito nel  rimanente  del  corpo 

ATTUIR,  V.  Pattuire.  Patteggiare. 
Far  patto.  Convenire. 

[*ATTtLLIA,  n.  f..  Palluglia.  Ronda. 

'ATTUM.n.  m.  Pattume.  Pacciume» 
0.  in.  Spazzatura»  n.  f.  E  per  ana- 
logia fiaccarlo.  Unione  di  gente  che 
fa  remore. 

ATURNIA.  Malinponia»  Noia,  e  con 
>oce  bassa  Paturna  e  Paturnia,  — 
^nir  la  paturnia.  —  Aver  la  pa- 
<ttrna.  Aver  la  htna. 


*riTTUZZ,o.  m.  plur.  1  gambi  pih 
sottili  e  deboli  della  canapa,  ed 
anche  i  tritumi  della  medesima. 

PAVAIÓN ,  n.  m.  Pavugtione,  nome 
proprio  di  luogo ,  strada ,  e  piaz- 
zetta in  Bologna ,  cosi  delu ,  dove 
concorrono  tutti  i  coutadiui  co'boz- 
zoli  per  fame  la  vendita  ai  mer- 
canti da  seta»  sotto  l'ispezione  del 
magistrato.  Non  è  fuor  di  credere 
che  il  nome  Pavaglione  provenga 
da  Padiglione  »  che  forae  in  origine 
tale  era  il  riparo  dal  sole  fetto  di 
tende  pe'  concorrenti. 

PAVANA.  CAVARS  U  PAVANA.  56m- 
inarsi.  Cavarsi  la  voglia. 

'PAVEL,  n.  p.  m.  Paolo.  —  PaveL 
(Moneta).  Paolo  o Giulio»  la  decima 
parte  dello  scudo  nostro,  e  vale 
dieci  baiocchi. 

PAVER.  Pàpero  e  Pàpera  al  fem.  L'o- 
ca giovane.  —  Paperino,  Paperelto, 
dim. 

PAVIRA.  Càrice.  Erba  della  quale, 
secca  che  sia,  s' intessono  le  seg- 
giole ,  e  si  fa  la  veste  ai  fiaschi  di 
vetro.  —  Far  metter  la  pavira  a 
una  scranna.— 'Fare  inlessere  con 
càrice  una  seggiola. 

PAVIBÀ  e  SPAVIRÀ,  n.  f.  plur.  fasto- 
note  ,  n.  f.  plur. 

PA VIRAR  e  SPAVIRAR.  y.  Bastonare. 

PAVIRÓN  D'VALL.Sa(on6 delle  paludi, 
il  quale  si  stima  migliore  da  far 
letto  a'  bestiami.  V.  Stram, 

PAVÓN.  Paone,  Pavone.  Pagone  è  an- 
tic.  Uccello  noto.  Paonessa  e  Pavo- 
nessa, fem.  —  Pauoncino,  Pot?on- 
cello»  Paonino»  Paonello,  dim.  -^ 
Far  la  roda.  —  Spiegar  la  coda. 

PAZEINZIA.  Pazienza.  Sofferenza.  Tot- 
Utenza.  —  Paztenzta  e  Padenza 
sono  voci  antiche  «  perciò  si  sento- 
no ora  mal  volentieri.  —  Perder  la 
pazeinzia.  —  Rinnegar  la  pazien- 
za. —  Pazeinzia  eh'  s*  porta  al  coli. 
—  Scapolare  ;  Abitino.  Due  pezzet- 
ti di  panno  attaccali  a  un  nastro  da 
potersi  portare  al  colio  per  divo- 
zione. 

•PAZIÉINT ,  n.  m.  e  add.  PazUtiite^ 


JPDO  416 

PAZIENTAR,  V.  (dal  fr.  Pafe'enW). 
Tollerare,  Aver  pazienza. 

PCCÀ  (Qui  andrebbe  l' E  muta  dopo 
il  P  ).  Peccato,  —  Pccà  cunfisd 
mezzperdund,  dicono  i  bol.«  e  mi 
par  con  ragione,  per  significar  Che, 
quando  uno  manifesta  il  proprio 
errore,  è  più  facilmente  compatito. 
Nella  ling.  ital.  corre  al  contrario  il 
prov.  Peccato  celato ,  mezzo  perdo- 
nalo :  ma  ciò  forse  si  deve  spiega- 
re dalla  parte  dello  scandalo ,  e 
cioè  Quando  si  ha  premura  di  tener 
nascosto  un  errore  commesso,  il 
male  che  ne  \iene  è  minore,  aven- 
do evitato  lo  scandalo. 

PDÀ.  V.  Pèdga. 

PDAGNA,  n.  f.  Panatolo,  n.  m.  Pietra 
0  legno  che  serve  a  passar  fossati , 

0  rigagnoli. 
PDAL  DLA  CAN'VA.  V.  Can'm.-^Pdal 

di  alòer,  V.  Brocca. 
PDANA.n.  f.  Bottino,  n.  m.  Quella 
spezie  di  cassetta  formata  alla  pian- 
ta della  carrozza,  cbechiudesi  con 
boccaporto,  sopra  cui  posano  i  piedi 
coloro,  che  vi  son  dentro. — Pedana 
è  quel  pezzo  di  legno  su  cui  posano 

1  piedi  del  cocchiere.  —  Pedanino , 
n.  m.  L'insieme  de' legnami  ond'è 
formato  il  piano  delle  carrozze,  do- 
ve posano  i  piedi  interiormente. 

PDEIN,  n.  m.  Pedino  (e  non  Piedi' 
no).  Peduccio.  Piccol  piede. 

PDEINA ,  n.  f.  Pedina  e  Pedona,  n.  f.  l 
pezzi  del  giuoco  di  dama ,  ed  an- 
che il  minor  pezzo  nel  giuoco  degli 
scacchi. 

PDÒCC.  Pidocchio.  —  Pdocc'  arfalt, 
per  similit.  avviUttya.  Uomo  venuto 
dal  nulla.  —  Andar  d'pducc'.  — 
Impidocchiare.  Impidocchire.  — 
Scurdgar  un  pdocc'  pr  avèir  la 
péli.  —  Vivere  p  far  roba  in  sul- 
V  acqua.  Squartar  lo  zero.  Tirar 
ad  ogni  spillancola. —  Cavar  d'in- 
t-i  pdùcc\ — Cavar  di  cenci.  Cavar 
uno' del  fango.  1  bolognesi  anch'es- 
si volgono  pulitamente  questi  modi 
di  dire,  p.  e.  Andar  d'purcari.  Ca- 
var d'in-t'i  strazz,  ec. 


PB 

PDÓN  (DEL  SCGIÒPP).  CaìdodiUm' 
chibugio.  '—  Pdòn,  —  Gran  fitit 
--^Pdòn,-^ Pedone.  Diccsi  di  chian- 
que  fa  viaggio  a  piedi. 

PÉ,  sing.  Pi,  piar.  Piede  e  Pie,  sìd^. 
Piedi  e  Pie.  plur.  —  Da  pi.^k 
pie  ;  Dappiè  ;  Dappiede,  —  Mi'  </« 
pi.  ^  Su  due  piedi.  AirìmprovvMO. 
Subito.  ^  Andar  d'eo  pi.  Ona  m 
sa  eh'  i  va  cùn  •  «u  pt.  —  Anàan 
o  Correre  co'  suoi  piedi.  Andar  f«' 
suoi  piedi.  Camminar  pe'suoi  fit- 
di.  —  Andar  pèis  cùn  i  pi.  —  Seul- 
pitare.  Pestare  i  piedi  in  andaiMio. 

—  Star  a  pi  par.  —  Stare  a  fit 
pari.  -*  Saltar  dèintr  a  pi  par  ut- 
t-una  eossa,  figurat.  \9\eApprofH' 
tar  dell'  occasione  volentieri  - 
Un  om  sèinza  scarp  in  pi.  —  W* 
ione.  Bruco.  Povero  in  canna.-' 
Torr  da  co  per  metter  da  pi" 
Scoprire  un  altare  per  ricoprine 
un  altro.  —  Cascar  in  pi.  —  f* 
scair  in  pie  come  i  gatti.  Otleoertb 
un  male  un  bene. impensato. -^- 
na  cossa  fatta  cùh  i  pi.  -^Sna  co- 
sa fatta  colle  gomita.  Halftftd'^ 
A  pi  dscalz.  —  SgofWòiMflWft- 
Andar  cùn  al  pé  dèi  pionà.^^ 
dar  col  calzare  di  piombo.  -^V» 
pé.  —  Naturale.  —  Pann  d'»  P« 
Tèila  d'so  pé.  —  Panno,  Teia «a- 
turale.  —  Pi  tmein.  —  Piedi  U/wn- 
Non  si  può  errare  nel  riconoscere 
Tetimologia  di  questa  parola  1^" 
da  Temere,  Piedi  che  temono Mt 
a  dire  sensibilissimi.  — Sintin  <i 
schermUr  sen'  all'-i  ofiy*  di  pi-  - 
Sentirsi  raccapricciare.  —  ffl»"  ^ 
man  e  dpi.  —  Mettersi  coH'om 
dell'osso.  Accingersi  col  matàm 
interesse.  — *  Tgnir  iyi  in  dou  ^ 
ra  d' scarp.  —  Tenere  il  pie  in  iin 
staffe.  —  In  pé  d'far  la  tal  costa 

—  In  vece;  In  luogo  di  far  io  1« 
cosa.  —  Èssr  in  pé  d'far  la  tal  <w 
sa.  Al  fu  inpé  d'anngors'.  -,«^'' 
te  per  annegarsi.  Poco  marieo  cm 
non  si  annegasse.  —  Far  i  pi,  ^' 
gur.  —  Esser  rubato  checchessia.  - 
Guardd  che  qulek  tèila  n'faxza  t  P<- 


PB 


417 


PBB 


-Noniia  rubata.  — Meiiri pi  in- 
t-la  gòuia  a  un.  —  MelUre,  o  Por- 
ri; i7  pM  mi  ventre.  Tenere  il  pu- 
giiole  tuUa  gola.  —  Avèir  un  pé 
touora  un.  —  Pigliar  campo  ad- 
dosso a  uno,  I>ominarlo.  —  Hi'  bat- 
terne péne  póne.  —  Star  immoòi- 
le.  Senza  òatUr  poUo.  —  Star  cùn 
i  pi  aUae  intètn,  ^  A  pie  giunU. 

-  Star  eùn  i  pi  vullà  in  su.  —  £$- 
ter  capo  pie  o  Capopiede. -^  Mei" 
ter  Ira  ipi  qualcdàn,  o  una  coita. 

-  Metter  ne'  piedi.  Proporta.  — 
Metlrun  pi  dinanz  a  qui*  alter.  — 
fiede  innanzi  piede.  —  A  pi  eùtt. 
-dm  pie  eecco.  —  Star  in  pi.  — 
-Stor  in  piedL  Star  ritto.  -^  A- 
^^  i  pi  in-t'la  foeea.  —  Aver  la 
^ca  tutta  bcura.  Aver  un  piede 
f^Ua  sepoltura.  Aver  già  it  capo 
fiflia  fotta,  —  Guardar  un  dalla 
^^ta  len'  ai  pi.  -^  Guardar  atten- 
tamente da  capo  a  piedi,  ed  asso* 
iut  Dai  pi  ten'  alla  tétta.  «••  Da  ca- 
po a  piedi.  —  f  or  d' man  e  d' pi. 
--aliarti  in  fartetto.  •«  Mettr  i 
pi  0  moi.— For  de' pediluvi.  —  Ca- 
ttar api  Uod.  —  Cadere  a  gambe 
koflte.  Capitombolare.  Tornare.  — 
hrdèl  pé  a  una  leala.  —  Scottare 
una  teala  di  più  dal  muro,  -r 
Sluecart'  un  pé.  —  Slogarti  un 
piede,  -^  Dart'  dia  zappa  in-t'Ul 
pé.  -  Darti  della  tcure  tul  piede. 
^wsi  del  dito  euW  occhio,  V.  Zap- 
pa.^Far  t  pi  ai  muttein.  —  Far 
Qli  occhi  alle  pulci.  -*-  Mandar  vi 
^nservitòur  in  t*  du  pi.  —  Licen- 
siare  un  tervitore  tul  momento.  — 
^^-  —  Piede ,  dicesi  a  qualunque 
<^sa  serva  di  soslegoo  o  di  base. 
Piede  del  vato,  della  tavola,  della 
f^ggiola,  ec.  —  /  pi  dia  couna.  — 
^rcioni,!!.  m.  plur.  V.  Couna.  ^ 
Hniradpedet:  cioè  Venire  ai  pie- 
tt*.  •,-  Un  ch'teguita  i  altr  a  pi.  — 
Pedissequo.  Che  fa  comitiva  a  pie- 
<!'  -  Pira  fall  a  pé  d' oca.  V.  Pi- 
^-  —  Metter  tu  pi  a  una  cotta.  — 
Piycrattìnare.  Tratcurarla.  —  Un 
»W2  fati  pari  a  pi,  e  pari  per  tèr- 


ra. Modo  schensovole  di  dire  per 
sigDiOcaro  Che  si  é  (alto  lotto  il 
camasioo  a  piedi.  Lo  stesso  Andar 
a  caioall  del  tàu  brag.  Vale  A  piedi, 
E  l'altro  detto  Andar  cùn  al  cavati 
d'tan  Franzètc,  cioè  Col  battone, 
—  Savèir  ttar  in  pi,  6gttr.  Ester 
dettro.  Saper  far  i  fatti  tuoi. -^Pie- 
de è  aocbe  una  misura  lineare  di- 
visa in  dodici  once,  lioee;  ec.  — 
Savèir,  o  n'tavèir  in  guani  pi  d'a* 
qua  un  t' trova.  —  Sapere,  o  Non 
tapere  come  va  la  faccenda.  —  Pé 
dèi  mal,  fig.  Origine,  Radice  del 
male.  -^  L»t7or>  al  pé  dèi  maL  — 
Dare  alla  radice. 

PECC.  Picchio.  Uccello  macchiato  di 
diversi  colori,  cosi  dello  dal  pic- 
chiare eh'  ei  fa  col  becco  negli  aU 
beri ,  per  farne  uscir  fuora  le  for- 
miche ,  0  per  formarvi  de'  gran  bu- 
chi» onde  farvi  le  sue  uova,  e  quivi 
covarle.  —  Da  qui  il  prov.  boi.  Slar 
da  pecc\  -^  Stare  in  appolUne,  Vi- 
vere agiato. 

PECCU.  Macchia.  —  Peccia  in^t-al 
mustazz.  —  JVco.— Far  del  pece'.  — 
Pécchiettare.  —  Picchiare,  vale  Per- 
cuotere e  Picchia  è  la  lerza  persona  . 
dei  siog.  dell'indicativo. —  Piccia 
sono  più  pani  attaccati  insieme  (boi.  . 
Una  tira  d'pan).  —  Si  dice  però 
Picchiato  per  Picchiettato,  ma  que- 
sta voce  viene  da  Picchio,  uccello. 
V.  Péce'  e  Piccia.  —  Zugar  a  pec- 
cia, o  A  Baltmur.—  Giocare  a  me- 
glio al  muro.  Giuoco  fanciullesco , 
che  si  fa  col  battere  una  moneta 
contro  il  muro  ,  che  nel  ribalterò 
deve  toccare  o  passare  un  segno 
fatto  nel  piano  sottoposto. 

PECÙNIA.  Voce  rimasta  alla  plebe  bo- 
lognese, chQ  dice  anzi  per  lo  piii 
Picùnia ,  e  proveniente  dal  lati- 
no, perchè  le  monete  al  tempo 
degli  israeliti  portavano  V  impron- 
ta di  una  pecora.  Ora  dicesi  Da- 
naro. 

PÉDGA  e  PDÀ.  Pedata.  V  orma  che  fa 
il  pie.  Orma.  Vestigio.  Pesta. 

PE0G4H,  V.  BatUr  le  pedate.  Cammi- 

48 


PEI 


418 


PEI 


nare»  Andare  piano.  Come  si  fa- 
rebbe sopra  le  altrui  pedate. 

PÉDNA.  Penerata.  Quella  pàrlieella 
dell' ordito  cbe  rimane  senza  esser 
tessuto. 

PEOSÉLL.  PelUcello  e  Pedicello,  É  un 
piccolissimo  bacoliuo ,  il  quale  si 
genera  a'  rognosi  di  pelle  in  pelle. 

—  Pedséll  di  sacc,  —  PelUcino,  n. 
m.  La  stremità  de' canti  de' sacchi. 

PEDSTALL.  Piedetiallo ,  e  Piedistallo. 

•PEFFER ,  n.  m.  Piffero,  —  Far^  cm'  è 
i  peffer  d' munlagna,  —  Essere  co- 
me i  pifferi  di  montagna,  che  an- 
daronoper  suonare  e  furono  suo- 
nati, 

•PÉGN ,  n.  m.  Pegno,  —  Dar  o  Tór  in 
pègn,  —  Pignorare. 

PEGNA.  Pina.  Frutto  del  pino,  nel. 
quale  si  contengono  i  pinocchi.  — 
Z'é  strecc  cm'è  unapegna  vèirda, 

—  Egli  è  largo  come  una  pina  ver- 
de, ironie.  È  una  tignamica,  cioè 
Avaro,  Pigna  e  Pignone,  sono  Le 
punte  d*  un  ponte. 

PEGULÒN^n.  m.  Pégola,  n.  f.  Pece 

montana.  La  pece  piii  grossolana. 
PÉIGULA .  n.  f.  Pece.  Ragia  di  pino. 
PEIL.  Pelo.  —  Impir  e  Impirs'  d*  pil. 

—  Impelare  e  Impelarsi.  —  Pèil 
matt  in-t-al  mustazz.  —  Lanùgine 
e  Lanùggine.  —  Erb  ch'han  al 
pèil.  —  Piante  lanuginose.  —  Pèil 
matt  in-t-i  usi.  —  Peluria.  —Al 
pèil  d'intòum  ai  falsi.  —  Sbava- 
tura ,  n.  f.  —  Pèil  in-t'Una  murala. 
V.  Cherpadura.  —  Aie  manca  un 
pèil  eh'  a  n*  casca.  —  Sono  stato 
un  pelo  per  cadere.  —  Una  cossa 
eh'  sia  a  pèil  e  sègn,  —  Stare  a  pe- 
lo. Corrispondere  a  pelo  e  segno. — 
A  n'  iha  stort  nianc  un  péli.  — 
I^on  gli  ha  torto  un  pelo.  —  Torr 
vi  al  pèil.  V.  Piar. 

PÈILTER.  Peltro.  Stagno  raffinato  con 
argento  vivo. 

PEIN,  n.m.  Pmo,  n.  m.  Albero  che 
produce  i  pinocchi.  —  Pein.  —  Ri- 
pieno. Mescolanza  di  carne,  erbe, 
ricotia ,  e  simili ,  che  si  caccia  in 
corpo  ai  volatili ,  o  ad  altro  carna- 


n^e.  —  PHn  di  turd.  —  Bipienoét' 
tortelU. 

PEIN,  n.  m.  PEINA,  n.  f.  e  PIXELN. 
EINA.  Fanciullo,  Fandulla,ef(iif 
ciullino ,  ina. 

P£[N«  add.  Pieno.  Aipieno,  agg. - 
Pein  ras.  —  Pieno  zeppo.  Àirifif 
nissimo.  —  Pein  per  Satollo. -^i- 
sasi  nella  lin.  naz.  l'aggettivo  Pt^ 
no  in  molte  frasi  a  diSereoza  del 
dial.  boi.  p.  e.  Aver  piena  memona 
di  checchessia.  Aver  il  suo  pie 
no  respiro.  Fare  wia  piena  t/i/li- 
Siene  di  foglie.  In  pieno  popolo,  h 
pieno  consiglio.Pien  di  colore.  Pia 
d' anni.  —  A  sòn  pein,  —  Son  saào. 

—  A  sòn  pein  r<is.  —  Son  satolk 

—  Avéir  pein  la  butriga.  —  Aver 
pieno  lo  Stefano.  Aver  mangiato  e 
bevuto  abbondantemente.  Pan,  fi- 
le anche  Rivestito.  —  Un  giarim 
pein  d'fmr.  —  Un  giardim  mili- 
to di  fiori. 

PEiR,  n.  m.  Péro,  n.  m.  Albero  ek 

.produce  le  pere. 
PEIR  A,  n.  f.  Pera,  n.  f.  Frutto  tó 
pero.—  Pèira  garavilla.-'l^ 
carovella.  —  Ruznèinta.  -AÌ!^<^ 
0  Rùggine.  —  Brutta  e  botL-^^^ 
ra  bugiarda.  —  Zùgna.  —  ^^ 
la.  —Butira  (dal  fr.  J5cum).-*»^ 
scatélla.  —  Pera  moscadeUs.-' 
Pèira  da  inveren.  —  Pera  vemifA. 

—  Numerosissime  sono  le  varietà 
delle  pere ,  come  delle  altre  fniiu. 
i  nomi  delie  quali  variano  da  oo 
paese  all'altro,  né  corrispondooo 
a  quelle  riferite  ne'vocab.  ed  è  per- 
ciò inutile  farne  l' eoumerazioo^ 

—  Un  quart  d' pèira.  — Um  «p»'- 
ctUo  di  pera.  —  Si  chiamano  V» 
chi  quei  quasi  osscrelK ,  che  si  i^ 
nerano nelle  pere,  mele,  ed  aiin? 
frutta,  e  che  rendono  in  quelU 
parte  piìi  dure ,  e  meo  piatevoii  i 
mangiare.  —  Pere,  Mele  muzze  so- 
no Quelle  di  mezzo  sapore  fra  l'a- 
gro ,  e  '1  dolce.  —  jFar  la  pèim  - 
Far  la  pera.  Apportare  altrui  di 
nascosto  e  maliziosamente  airun 
pregiudizio  grande,  come  Amoui' 


PEL 


419 


PBH 


zare;  Far  ammazzare  occultamente; 

0  Far  grave  danno.  —  El  n'ein  me- 
ga  pèir  da  mandar,  vèdta,  -^  Non 
è  loppa.  Non  è  impre$a  tanto  /a- 
cile. 

»ÈIS.  Peso.  —  Pèis  giust.  —  Peso  di- 
rillo.'^Cmod  fa  i  bccar»  che  n'dan 
mai  al  pèis  giùsL  -^  Come  fanno  i 
beccai,  che  mai  non  danno  peto  di- 
ritto. —  Un  pèis.  —  Un  peso  di  uen- 
iicinque  libbre.  —  Pèis  da  mettr 
in-l-el  cart.  —  Gravafogli.  V.  d.  U. 
—  Pèis  dfi  arioi.  —  Contrappeso.'^ 
ìietter  dèi  pèis  sòuvra  una  cosso, 
-^Aggravare.  Aggravar  con  un  pe- 
K).  ~  Metters'  zò  d' pèis.  Star  su 
fpèw  in-t'Una  cossa.-^Aggravar^ 
»  su  di  checchessia. 

^}'^,  add.  Pesante,  Grave,  agg. 

^*EISAGBIGA  Pece  greca.  Nome  che 
io  boi.  si  dà  alla  Pece  in  generale. 
^  Pece  greca,  è  una  specie  di  pe- 
ce, 0  sia  di  ragia  di  pino  di  miglior 
.qualità. 

ElSAHADÒN ,  n.  m.  Ceràmbice  fale^ 
marne.  Cerambyx  faber  di  Linn. 
Sorla  di  scarabeo,  che  afferra  colle 
zampe  un  peso  straordinario  di 
terra  o  d'altro,  non  rilasciandolo 
che  forzatamente. 

PELGREIN,  n.  m.  anche  proprio.  EI- 
^A,  n.  f.  Pellegrino.  Pellegrina. 

'£LGREINA,  n.  f.  Sarrocchino,  n.  m. 
^orta  di  vestimento  di  cuoio ,  o  dì 
^ela  cerata  che  si  porta  da'  pellegri- 
.'"per  coprir  le  spalle. 

i^ELL.  Pelle.  Termine  generico  per  la 
scorza  esterna  di  che  sono  ricoperti 

1  corpi  ed  in  ispecle  animali. —  Cu- 
le,  è  propriamente  la  Pelle  dell'uo- 
mo. V.  Gùssa.  —  Tra  cur  e  péli.  La 
^oce  boi.  0  viene  da  Cute  per  cor- 
ruzione, 0  da  Corame  per  Pelle  (dal 
»f.  Entre  cuir  et  chair).'"In  pelle  in 
pelle.  Buccia  buccia.  —  Torr  vi  la 
péli;  Piar;  Scurtgar.  —  Dipcllare. 
Tor  via  la  pelle.  Scorticare.  — 
%Worc.  Stracciar  la  pelle.  — F^mr 
*a  péli  d*  oca  (  dal  fr.  Venir  la  peau 
^poule,  la  chair  de p(mlt).--Hac' 
^^Pricciarsi.' Accapricciarsi.  iJiz-' 


zarsi  i  bordoni.  Rizzarsi  i  oelì  per 
subitaneo  spavento,  o  per  freddo.— 
Armettri  la  péli.  —  Lasciar  la  pelF 
le.  Morire.  —  Salvar  la  péli.  -~ 
Scampar /a  pe/to.  —  Un  eh' è  péti 
e  oss.^'È  rimasto  buccia  e  osso.—' 
Pélld'fig,d'mèila,  eiz.— Buccia  del 
fico,  del  pomo,  ec.  —  Péli  d'pèss, 
—  Pelle  di  cane ,  pesce. 

PÉLLA .  n.  f.  Brillatoio,  n.  m.  Macchi- 
na di  legno  mediante  la  quale  si 
brilla,  o  sia  si  monda  il  riso,  il  mi- 
glio e  simili.  —  PéU  da  carta.  — 
Pila.  Pila  a  cenci.  Pila  a  ripesio. 
Pila  a  sfiorato. 

T£LL£GK£iN.  V.  Pelgrein. 

'PELL£GRINAG' .  n.  m.  Pellegrinag- 
gio. —  Andar  in  pellegrinag'.  — 
Pellegrinare. 

'PELLOLA,  n.  f.  Pillola.  —  L'è  una 
zerla  peUolal  —  Gli  è  un  certo  af- 
fare! 

PELSEINA.  V.  Pleina. 

PELTRAH.  Stagnaio.  Colui  che  accon- 
cia ,  e  vende  slagni  e  peltri. 

PELTREIiN.  Lustrino.  Quelle  laminelte 
di  rame  inargentato,  o  dorato,  ro- 
tonde e  forate  nel  mezzo,  che  si 
mettono  ne'  vestimenti .  massime 
de'  cantanti  e  ballerini ,  perchè  ri- 
splendano. 

PENDÉINZA,  n.  f.  Pendenza,  n.  f. 
Pendio;  Declìvio,  n.  m.  Declività. 
ìncUnazioìie,  n.  f.  —  Pendenza  per 
Indecisione.  Affare  indeciso.  V  ha 
usato  Redi.  Non  deciso.  In  ital.  u- 
sasi  elegantemente  Essere,  Stare, 
Restare  in  pendente,  per  Essere  in- 
deciso. 

PÈNDER,  V.  Pèndere,  v.  in  boi.  que- 
sto verbo  si  adopera  solamente  nei 
significato  assoluto  di  Non  istar  di- 
ritto, torcendosi  dalla  situazione 
perpendicolare,  o  orizzontale.  Ma 
in  ital.  significa  in  oltre  Star  sospe- 
so, o  Appiccato  a  c/iecchessia.  Una 
croce  che  le  petide  dal  collo.  Un 
quadro  penduto  al  muro ,  ec.  — > 
Pendere.  Inchinare  verso  un  par' 
tiio. 

PÈNNA ,  n.  f.  Tanto  vale  Penna,  quaa- 


PER 


430 


PER 


to  Pena.  Ciò  intender  si  deve  ri- 
spello  alla  pronunzia,  che  è  la  stes- 
sa. Per  conservare  l' etimologia 
converrebbe  scrivere  Péna  per  Pe- 
na e  Pènna  per  Penna. -^  Penna  in 
ital.  dicesi,  e  Piuma,  al  vestiario 
degli  accelli.  -*  Penne  sono  pro- 
priamenie  quelle  delle  ali ,  e  della 
coda,  e  servono  al  volo;  le  Piume 
sono  le  piii  piccole.  Penne  diconsi 
anche  quelle  d'istrice  quantunque 
siano  piuttosto  Pungiglioni  o  Spuu- 
toni.  —  Pènna  da  scriver.  —  Pen- 
na da  scrivere.  -—  Cannone  della 
penna.  —  Barba  della  penna.  — 
Fenditoio.  Osso,  o  simile  per  uso 
di  fendervi  sopra  le  penne.  *—  Ìai 
penna  rende  grosso  o  sottile. — 
La  penna  getta,  o  rende  bene.-^ia 
penna  non  getta,  non  rende.  —  U- 
na  impennata  d'inchiostro.  Tanto 
inchiostro  quanto  ne  ritiene  la  pen- 
na nell'intignerla  nel  calamaio.  — • 
Impennata  d'inchiostro  si  prende 
anche  per  Verso  o  Poche  parole  in 
iscritto,  quante  ne  può  scrivere  chi 
intinge  fa  penna  una  fiata. — Dar 
d' pènna.  —  Cancellafe,  o  Scancel- 
lare.  {Depennare  non  si  dice).  — 
Pennaiìwlo ,  n.  m.  Venditore  di 
penna.  —  Pennuto.  Pien  di  penne. 
—  Pènna  d'  feghet  —  Lobo  di 
fegato.  Parte  del  fegato ,  in  cui  è 
diviso.  Pènna  dèi  martéll.  V.  Mar- 
téli. 

PENNLÉSSA    Pennella.    Pennello  di 

'  vaio  di  figura  non  rotonda  ,  ma 
schiacciata .  ad  us»  de'  doratori. 

PEPA.  Pipa.  Voce  dell'uso.^  Cannel- 
la della  pipa.  —  Camminetto. 

'PERCALL,  n.  m.  Pereàle,  Percallo.  V. 
dell' U. 

PERCANTELIA.  Bazzècole.  Bazzicatu- 
re. Bàzziche ,  pi.  Cose  di  poco 
pregio. 

PERCAZZEIN,  corrottam.  da  Procacci- 
no. Uno  che  s'impegna  per  ogni 
modo  di  guadagnare. 

PERCHÉ .  cong.  Perchè.  Voce  sola  nel 
dìal  boi.  equivalente  alle  tante  al- 
tre, che  si  trovano  nella  Un.  ital.  — 


Acciocché:  Affinchè:  Perciocché: 
Imperciocché  ;  Imperocché  ;  N- 
che:  Posciaché;  Perocché:  Conóos- 
siachè:  Merceeché:  Per  cagione: 
Laonde;  ec.  —  Acciò;  Affine;  J'^ 
bcìichè  ,  non  sono  voci  usale  da 
buon:  scrittori.  Si  dirà  dunque:  k- 
ciocché:  Affinché;  Benché. 

PERCOM.  Percome.  ^  Al  voi  saoeir 
al  perchè  e  al  percom.  —  Vuol  sa- 
pere il  perchè  e  il  percome. 

PERCOTAR  L'ARROST.  Pillottare,^ 
Gocciolare  sopra  gli  arrosti  in3ip' 
ria  strutta  bollente,  mentre  si  fi* 
rano. 

PERDAROL  (corrottam.  per  Pruis- 
rol).  Prataiuolo,  n.  m.  Fungo  biaih 
chissimo  che  nasce  ne'  prati. 

PERDEIN.  Mattoncello,  óìm,  di  Mat- 
tone. 

PERDEZZ,n.  m.  (da  Peiritium  lai' 
corrottam.  per  Predezz,  —  ìiotlm 
di  fabbrica.  Se  fosse  pietra  per  li 
maggior  parte ,  dirassi  piotiosiv 
Pietrame»  Se  di  calce ,  Cakineaio. 

PERDGA.  Pèrtica.  Bastone  Ino^o- 
É  anche  misura  lineare  e  s^'^rff* 
eia  le  di  dieci  piedi  bolognese. 

*PERDGAROL,D.in.  Colui  de  indi- 
cami, esposte  in  mostra  sa  cene 
pertiche. 

PERDGHEIN.  Trapelo.  Dlcesi  di  quel 
cavallo  solo  attaccato  davanti a'du^ 
cavalli  del  timone.  —  Da'veltvrìni 
toscani  detto  Pertichino. 

PERDGHÉLLA.Perli'cA«lfa,dJm.  di  Per- 
tica. —  Aggiunto  di  donna.  DonfA 
sperticata ,  e  ad  uomo  si  dice  Futt- 
ràgnolo ,  oppure  Sperticato.  —  f^- 
dghélla  da  pseadòur  doo  s*i  atttu- 
ca  l'  am.  —  Lenza. 

PERDIRA  0  ZESSIRA.  n.  f.(corrotUin 
per  Predira  ).  Gessaia,  Cava  A 
gesso. 

PERDÓN,  n.  m.  DÒUNA,  n.  f.^  (wr- 
rottam.  per  Predòun,  Prtdòuno 
Pefrone,  e  Pietrone,  n.  m.  Pietra 
grande.  —  Perdòn,  n.  m.  Vale  ancbt 
Perdono,  n  m. 

PERECOL.  V.  Priguel. 

PERÉZIÀ,  n.  f.  Valutaxi(m€,SUm. 


PBB 


421 


PER 


D.  t  Apprezzamento,  d.  m.  Quel 
prezzo  die  una  cosa  si  crede  vale- 
re, e  che  da  UDO  slimatore  è  de- 
teriuioaio.  Perìzia,  ^a^ie  Esperienza, 
Sapt;re. 

PEHFIDIA .  n.  f.  Figurina ,  che  ba  del 
piombo  a' piedi,  onde  sempre  si 
rizza.  ^  Perfidia  è  astrailo  di  Per' 
lido. 

PìlUFìDIÓUS  ,  add.  Perfidiato .  agg. 
Ostioaio. 

P£RF1L.  Profilo,e  Proffilo.  Vedula  per 
parie.  —  Far  un  ritraU  d'perfii. — 
Ritrarre  f  o  Fare  il  rilratlo  inpro- 
fUo, 

PERFILA,  add.  ProflUato,  agg.  Affi- 
lato. —  fiat  perfità.  —  Naso  prof 
filato. 

mmn  (AL)  awerblal.  JPtna/meii- 
te;/R  fine;  Alla  fine,  ec. 

PffiFÙM,  n.  m.  (solila  corruzione;  si 
dovrebbe  dire  Profàm).  Fumiga- 
mi, D.  f.  FunUgio ,  Suffumigio,  n. 
m.  dicesi  allorquando  si  traila  di 
ardere  nn  liquore .  o  qualche  cosa 
per  ispargerne  il  fumo.  Far  fumiga- 
zioni in  una  camera. — Profumare 
è  verbo  attivo  e  significa  Spirare  o- 
done  dì  profumo.  —  Profumo ,  vale 
cosa  alta  a  rendere  buon  odore;  e 
tutto  quello ,  che  si  abbrucia  o  fa 
bollire  per  averne  odore  dai  suo 
fumo:  ed  anche  al  fumo  istesso.  — 
frofumoto ,  Profumato.  Che  odora 
di  profami. 

'^ERFUMAR,  v.  Profumare,  Fare  fu- 

PERFUMIR,  o  PROFUMIR,  n.  m.  Pro- 
fumiere. Venditore  di  manteche  «  di 
acque,  di  essenze  odorose. 

^£RIT,  n.  m.  Quantunque  in  buona 
iiogaa  si  dovesse  dire  S^imatoiv, 
tattavoKa  l' uso  permette  che  si  di- 
ca Perito  a  Colui  che  conosce  il  pre- 
gio e  il  valore  di  uno  stabile,  l  boi. 
danno  indifferentemente  il  nome  di 
hrit  a  tutti  quelli,  che  professano 
le  quattro  arti  di  Agricoltura ,  A" 
^rimensura.  Architettura,  e  Idrau- 
Uca.  Dovrebbe  però  nominarsi  più 
propriaménte  Stimatore  Quegli  che 


dft  il  preuo  agli  sublli  raralf,  • 
che  valuta  ì  dati  sul  prodotU  del 
terreno.  —  Architetto.  Colui  che 
apprezza  le  fabbriche  di  città,  e  ne 
dirige  la  costruzione.  —  Agrimen- 
sorv.  Quei  clie  misura  i  terreni.  — 
Idraulici  Quelli  che  professan  1'  /- 
draulica;  cioè  %i'  Ingegneri  d'a- 
cque. 

P£RiTAR»  V.  Stimare:  Valutare,  v. 
Dar  giudizio  della  valuta  di  un  po- 
dere, di  una  casa,  dichiarandone  il 
prezzo.  —  Peritarti  in  buona  lin- 
gua,  vale  Vergognarsi. 

P£HLA.  Perla. '^  Perei  stramazza.  — 
Perle  ecaramazze.  Perla  bernocco- 
luta ;  non  ben  tonda.  —  Perla  in-t' 
un  occ\^MagUa.  Macchia  ritonda, 
a  guisa  di  maglia ,  generata  nella 
luce  deir  occhio. 

PERMADÉZZ,  add.  (detto  cosi  per  er- 
ror  di  pronun.  dovrebl>esi  dire  Pre- 
madézz).  Primaticcio ,  agg.  Si  dice 
del  frutto  della  terra,  che  si  matu- 
ra a  buon'  ora.  -*  Precoce,  Prema- 
turo sono  voci  deir  uso. 

P£RMALÓUS,add.  Permaloso  :  Schi- 
fo ;  Sdegnosetto  ;  Tènero. 

PERMEàS,  u.  m.  Permissione:  licen- 
za, n.  f.  —  1  dizionari  non  registra- 
no Permesso  se  non  come  agg.  da 
Permettere.  I  bolognesi  però  usano 
spessissimo  dire  Càn  permèss,  o 
piuttosto  Cùn  permesso,  entrando 
in  qualche  luogo,  oppure  nel  pren- 
dere qualche  cosa;  che  conterrà 
volgere  in  iial.  Con  licenza;  Con 
permissione. 

•PERMÉTTER,  V.  Permettere,  Conce" 
dare ,  Acconsentire. 

PERMUTA.  Permuta.  Permutamento. 
Cambiamento. 

*PERNiS ,  n.  f.  Pernice .  Stoma. 

PEBS,  add.  Perduto,  agg.  —  Perso, 
hanno  usato  i  mìf^liori  scritlori. 
Ora  però  si  potrà  lasciare  nel 
verso. 

PERSÀM.  Presame.  Termine  generico 
di  tutte  quelle  materie  che  si  met- 
tono nel  latte  per  rappigliarlo  ,  e 
poi  farne  cacio. 


PER 


422 


PES 


PERSEINA  (detto  erroneamente  per 
Premna).  Preserella.  Piccola  presa 
che  si  strigne  fra  le  polpastrella 
delie  dita. 

PEIiSG.  Pèrsico.  Albero  che  produce 
il  frutto  dello  stesso  nome  di  persi- 
ca. —  Pèss  persg,  —  Perso  di  fiu- 
me. —  Persg  nus.  —  Noce  persico. 

PEliSGA.  Pèrsica,  e  dai  Toscani  piìi 
comunemente  Pèsca,  coire  aperta. 
Frutto  dei  persico.  In  lat.  Malum 
persicum,  perchè  proveniente  dalia 
Persia.  '—Persga  daU'anma  dspec- 
co.  —  Pesca  spiccaioia,  o  che  spic' 
ca.  —  Pertga  durasa.  — •  Pesca  dvr 
Tacine.  —  Persga  nus.  —  Pesca 
noce.  "-  A  %  ho  inrt-al  mi  ori  m- 
na  fatta  d'  persg  farastiri  pre- 
ziosessem ,  eh'  s'  ein  attacca  qué 
cùn  fazilitd.  —  Ho  nel  mio  orto 
una  razza  di  persiche  straniere 
squisitissime  ,  allignate  qui  con 
wawiera. 

PERSIA.  V.  Mazurana. 

PEBSÓN  (coli'S  aspra),  (dal  fr.  Pri- 
son).  Prigione.  Carcere.  ^-'  Metter 
persòn.  —  Carcere ,  imprigionare , 

^  Incarcerare.   Cosi    Carcerazione  , 

*"  Carceramento ,  Incarcerazione,  è 
l'azione  d'imprigionare.  «^  Cavar 
d' in  persòn.  —  Disprigionare.  Scar- 
cerare. Sprigionare.  Trar  di  pri- 
gione. —  Carzer  nel  dial.  boi.  usa- 
si rare  volte,  p.  e.  Cuslod  del  car- 
zer; Visitar  el  carzer,  ec.  —  0  ra- 
sando n'rasòn,  n'  V  lassar  metter 
persòn.  —  Né  a  torto  né  a  ragione, 
non  ti  lasciar  metter  prigione. 

PERSONAL,  n.  m.  (dal  fr.  Personnel). 
Voce  esprimente  il  Complesso  della 
persona.  In  itat.  non  v'ha  che  l' ad- 
dietlivo  Personale,  cbei  bolognesi 
usano  anch'  essi  addiettivam^nte  : 
Servizio  personale.  Obbligo  perso- 
nale. 

PERSONALITÀ.  Personalitade.  Perso- 
nalità.^ In  it.  significa  Qualità  di 
ciò  eh'  è  perdonale.  In  boi.  ha  il  si- 
gnificato francese  di  Personnalité , 
cioè  di  Tratto  ingiurioso  e  persona- 
le contra  qualcheduno. 


PERSdUNA.  Persona.  —  PersòuW  w- 
dinari.  —  Gente  di  bassa  mano;  di 
bassa  estrazione,  —  Persòuna  no- 
mina o  per  vi  0  per  strà.  —  Com 
ricordata,  o  ragionata,  per  via  co. 
il  lupo  è  nella  favola.  Chi  Im  il  lu- 
po in  bocca  lo  ha  sulla  coppa. - 
Persona  si  dice  tanto  di  corpo  u- 
mano ,  come  di  altri  animali. 

PERSTÈTT,  PERSTEIN.  Errore  di  prò- 
uunzia  in  vece  di  Perstètt,  Pmtm 
Queste  corruzioni  sono  frequeoiiy 
sime  non  solo  ne'  dialetti,  come 
abbiam  dimostrato  in  diverse  occa- 
sioni ,  ma  si  trovano  eziandio  nelli 
lingua  italiana.  Prestetto. 

PERSUGÀ ,  add.  Prosciugato,  agg. 

PERSUGAR,  v.  Prosciugare,  v.  To- 
glier  l'umido  da  checchessia. Disec- 
care 

PERSUNIR.  Prigioniere,  Prigionien, 
e  Prigiom,  n.  m.  Prigioniera  e  fri- 
giona,  n.  f. 

PERSUTT,  n.m.  Presciuito  e  Proicat' 
to.  —  Persùtt  eh'  sa  d' scùim. 
Dicesi  al  presciutto,  che,perelfi^Htf 
del  calore  estivo,  comincia  ipot^ 
farsi,  quindi  a  putire  alqouto  f^' 
re  che  questa  voce  provesgi<^ 
Scalmana ,  che  anche  in  Rai.  dieta 
Scalmana  e  Scarmana,  che  éVui 
malattìa  presa  per  essersi  riscalda- 
to ;  attribuita  in  vìa  Gguratani  ()^^ 
sdutto,  che  per  troppo  riscaldo 
comincia  a  corrompersi.  Sa/i«r  (lì 
mùcido.  —  Con  voce  bassa  si  dire 
in  boi.  Avèir  al  meméo.  —  ^iw' 
ucc'  fudrd  d' persùtt.  —  Aver  ìt 
traveggole  agli  occhi. 

PERTANTÉIGULA.  Filastrocca; Ttlv 
stròccola;  Filatera;  Canto/era;<'tfi'- 
tilena.  Lunga  diceria.  —  Cantof"* 
la,  da  Cantafàvola.  Cosa  loniaDi 
dal  vero ,  che  abbia  anche  poco  ve- 
risimile. Finzione  frìvola. 

PERÙCCA.  Parrucca, 

PERUCCHIR.  Parrucchiere. 

PER  VI.  Per.  Per  cagione.  —  Per  r» 
de  n' vlèir.  ^^  Per  non  volert.- 
Per  vi  d' lù,  —  Per  cagion  sua. 

PÈSS  (pronunz.  l'È  aperto  nel  slogo- 


PBT 


423 


PBT 


lare»  e  PES6  coU'É  chiosa  nel  plu- 
rale). Pesce.  -^  Al  pèu  gross  nuL' 
gna  al  pznein,  —  U  pesce  grosso 
àngàiottisce  il  minuto ,  o  divora  il 
piccolo,  —  Al  pèss  arrioa  qué  a 
bulògria  balòurd  •  quasi  marz  » 
eh' puzza  ch'appesta,  — -  Il  pesce 
arma  qui  a  Bologna  stracco,  qua- 
si fradicio,  e  fetenh.  —  Pèss  eh' sa 
d'pallan.  —  Pesce  che  sa  di  tnota, 
ESSA,  0.  f.  e  PESS,  D.  m.  (pronuuz. 
culi' É  chiosa ).  Piscio»  d.  f.  Orina, 
e  Urìiìa,  n,  f.  •—  hispurcd,  o  Im- 
maid  d'pess.  —  Piscioso»  agg.  — 
A  i  trema  la  péssa.  (  Modo  plebeo  ). 
^  Tremar  i  pippioni.  Fare  il  cui 
loppe  lappe.  Avere  una  ballisoffia , 
0  baUisoffiela  (Modi  bassi).  Aoere 
una  sgangheratissima  paura, 
PlìSSALÉTT,  D.  m.  (dal  fr.  PissenUt). 
Macerone;  da'bouoici  Leontodon 
Taraxacum,  Dente  di  leone  offici' 
na/e.  Vieo  chiamato  ancora  Taràs- 
iaco,t^o\%wtnì.  Piscialletto.  Pian- 
ta coinunissima.cbe  fa  il  tiorgiallo« 
cbe  sOorando  si  converte  in  Pap- 
po,  cioè  in  on  capo  tondo  radiato , 
e  lanuginoso ,  la  qual  lanugine  i 
faDciulli  si  divertono  di  far  volar 
per  aria  ad  un  soffio.  Quando  è  te- 
nera si  mangia  fra  le  insalate ,  co- 
inè le  margaritine. 

^£ST,n.  m.  Pesto,  Pasto  che  prepa- 
rasi a'  palcìoi. 

ESTÀ,  n.  f.  (coire  chiusa).  Intrigo; 
^ilniipo,  n.  m.  Pesta,  n.  f.  —  Las- 
sar, 0  Arslar  in-t-el  pest.  —  La- 
mare  o  Restare  in  isola,  in  nasso, 
0  in  secco.  Far  lepre .  vecchia.  La- 
mare  0  Rimaner  nelle  peste.  —  Pe- 
ita  vale  anche  Po«((i.  E  si  dice  alla 
strada  segnata  dalle  pedate  de'vian- 
(laDii.—  Tgnir  d' pesta.  ^  Tener 
gli  occìU  addosso.  Tener  dietro.  Os- 
.«criare  alcuno.  Seguir  le  pedale. 
ESTÀ,  n.  f.  (coir  é  apertissinoa  , 
quasi  a).  Peste y  n.  f.  (coli' e  aperta: 
perchè  Peste  coli'  e  chiusa  vale  Pe- 
state). Pestilenza.  ^~  Pésta,  —  Pc- 
.«/c.  Fetore.  Puzzo. 
ET,  n.  f.  sing.  (coir É  larga)  e  PET , 


nel  piar.  (coU'É  stretta).  Peto,  n. 
m.  Piccola  correggia,  .Mei  piar,  fa 
Peti,  m.  e  Pela,  t  —  Peluzzo,  dìm. 
Pei,  meì-if or.  per  Affari,  Interessi 
segreti.  Siccome  i  peli  debboosi  oc- 
cullare.  —  Cunlar  tùlt  i  su  pel  ; 
Tùtt  i  fati  su,  —  Raccontar  lutti  i 
snoi  interessi, 

PÉTTANLER  (dal  fr.  Pet-cn-V air),  V. 
^Patlanler, 

PÉTT,  n.  m.  (coli' «apertissima,  qua- 
si a).  Petto  rD.  m.  —  Péli  d' putta- 
ster,  d'tocc,  <->  Spicchio  di  polto, 
di  pollo  d' India.  •—  Éssr  cun  al 
péti  dscvert,  — •  Essere  spettorato. 

—  Da  Petto  viene  Pettoruto,  Alto 
di  petto.  —  Impettito.  Diritto  colla 
persona.  Intiriuato. 

PÉTTEN.n.  m.  (coll'é  apertissima, 
quasi tt).  (Dal  lat.  Pecten).  — >  Pél» 
line,  n.  m.  Utensile  da  pettinare. 

—  Pltnein.  —  Pettine  da  parruc- 
chiere. Pettine  più  lungo»  chif  lar- 
go ,  mezzo  fitto ,  e  mezzo  rado  con 
costola  tonda ,  e  due  mascelle.  — 
FuselUno,  Pettine  a  fusellino,  si 
chiama  quando  da  una  parte  è  fatto 
a  guisa  di  fuso  per  fare  i  ricci.  — 
Mascella  del  pettine  è  quel  dente 
più  grosso  e  largo  ai  capi  di  esso , 
per  fortezza.  —  Pelliniera,  Custo- 
dia de' pettini.  — '  Pettine  di  filo  di 
ferro,  V.  Péttna,  '—  Péllen  da  lana. 

—  Scardasso. 

PETTMA,n.  f.  Pittima,  n.  f.  Questa 
voce  viene  dal  gr.,  e  con  voce  pre- 
sa pure  dalla  lingua  greca  dicesi 
dai  medici  Epitèma.  Rimedio  topico 
(locale  esterno),  che  si  applica  so- 
pita le  regioni  del  cuore ,  dello  sto- 
maco ,  del  fegato ,  ec.  — •  Pittima 
cord<a/t'.  Si  dice  »  in  modo  basso, 
ad  uomo  troppo  attaccato  al  dana- 
ro. Spilorcio,  Avaro,  ma  in  bolo- 
gnese Pellma  per  sìmilit.  significa 
uno  Seccatore ,  Seccafislole.  —  Tu- 
liin'  d'  aitòuren  sta  pettina.  —  To- 
glietemi questa  seccatura. 

PÉTTNA,  n.  f.  Pèttine,  n.  m.  Strumen- 
to fatto  di  fili  di  ferro,  con  cui  si 
pettina  il  liuo,  la  canapa  >  e  simile. 


PBK 


424 


PIA 


—  Al  durmirev'  ifè-t*una  péitna  da 
garzoL  V.  Durmir. 

PÉVER.  Pepe,  —  L'è  una  grana d'pè- 
ver ,  figarat.  Parlandosi  di  uomo 
Scaltro;  Lento;  Matizioio.  -^Iinpe' 
pare.  Spargere,  Condire  col  pepe. 

—  Pèver  goi-ufald,  —  Pepe  garofa- 
nato. 

*PEVRA  .  n.  f.  Pinzimònio ,  n.  m. 

•PEVRAROLA,  n.  f.  Pcpaiuola. 

PEVRÒN  ,  n.  m.  Peperone.  Pepe  in- 
diano. 

PÉZZ  (coirÉ  chiusa).  Merlo;  Merlet- 
to; Merluzzo.  Certa  foruiiura  fatta 
di  refe  per  gueroiniento.  Tirar  su 
un  pézz.  -—  Haccomandare ,  insal- 
dare un  merletto.  —  Pizzo,  vale 
Barbetta,  Basettino. 

PÈZZ,  D.  m.  siog.  e  PiZZ,  plur.  (É  a- 
pertissima  ).  Pezzo.  Frammento  ; 
Rottame.  Parte  di  cosa  rotta. —  Car 
scar  a  pt2Z. — JVon  se  ne  tener  ora- 
li^,. Cascar  a  brano.  Dicesi  di  una 
veste  logorissima. —  Taiarinpizz. 

—  Appczzare ,  voce  popolare.  Ta- 
gliare in  pezzi.  —  Far  una  cossa 
a  pizz  e  Occon.  —  Fare  una  cosa  a 
varie  riprese.  —  Spzzar  può  signi- 
ficare Mettere  in  pezzi,, e  Spezzare 
semplicemente. 

PÈZZA  (coir  é  stretU  )  DLA  SCARPA. 

Bocchetta.  Quella  purte  della  scarpa 

che  cuopre  il  collo  del  piede,  ed  è 

attaccata  al  tomaio.  In  boi.  si  dice 

.anche  U ròccia. 

PEZZA,  n.  f.  (coir^  apertissima,  qua- 
si o).  Pezza,  n.  f.  —  Pézz  di  tu- 
sett.  •—  Pannicelli  de'  bambini:  — 
Pèzza  è  diversa  da  Topla,  in  quan- 
to che  la  prima  è  uu  Pezzuolo  di 
panno,  o  drappo  tagliato  am  certa 
regolarità,  e  cucito  nel  contorno 
della  rottura  del  vestimento  io  ma- 
niera, che  poco  si  conosca  la  ripez- 
zatura. La  seconda,  che  in  ital.  dice- 
si Toppa,  è  un  Pezzuolo  informe  , 
che  si  cuce  soprapponendolo  alla 
rottura. — Mellr  una  pèzza.  — Rap- 
pezzare; e  figurai.  Bipcscar  le  sec- 
chie. —  Insdir  a  pèzza.  V.  ìnsdir. 
v—  Pzzuleina  da  barba.  —  Bavagli- 


no. Peuuohi  »  che  a'  adoperi  per 
nettare  i  rasoi  nel  farti  la  iiarba. 

PGNATT,  B.  m^  Pisffiae/o,ii.ffl.PGNAT- 
TA ,  D.  f.  Pignatta,  n.  f.  -«-  M  diiL 
boi.  bavvi  differenza  in  questi  due 
termini  :  il  maschile  s' appropru 
quasi  sempre  al  vaso  pili  piccolo, 
il  femminile  ai  vaso  maggiore,  ma 
in  ital.  non  v'ha  differeate  (nh- 
gnallo  e  Pignatta.  —  PinlotaèM* 
ce  più  nobile.  —  Da  questi  nomi  si 
fanfto  i  diminativi  tanto  maschiii 
che  femniioili  di  PignaUitto  e  tf 
gnailina.  Pentolino  e  Pe$iloHnaM 
aliti  ;  io  simil  guisa  gli  accresciuti. 
peggiorativi ,  ec.  ec.  La  pignatui  o 
pentola ,  quando  è  di  meullo,  coi 
manico  superiore  mobile,  dicca 
piuttosto  Marmetta  (dal  fr.  Utr- 
mite).  —  La  pgìtatta  boi  eh' la  (r^ 
mónta.  —  Là  pignatta  belU  a  m- 
soio.  -—  Boir^  in  pgnatlaqwkM- 
sa.  -*  Covar  qualche  cosa:  pic- 
che segreto. —  Léecapgnùtt."^ 
capignatte.  Ingordo.  Parassiio- 

PGNATTAR.  Pentolaio.  Che  ft  e  wd- 
de  pentole.  —  StovigUaio.C^^<'^- 
de  stoviglie.  —  CdWnoìo.  CI»  «fi- 
de catini  —  Vasaio.  Che  wte  ^^ 
si.  —  Nella  sola  fornace  di  i^^' 
te  i  fornaciai    boi.    fabi)ric9B0  « 
vendono  tutti  i  suddetti .  ed  alui 
vasi  di  terra  cotta ,  e  nella  soli  pa- 
rola Pgnattar  includono  il  fabbri- 
catore, e  venditore  di  essi,  come 
in  francese  Potier  de  (cn*.  — ''' 
gnattaro  è  voce  dell*  uso. 

PGNOL.  Pinocchio.  Seme  del  pioo.  ^ 
è  usato  da  alcuni  Scrittori  aod? 
la  voce  Pignolo.  —  Pigfntolo  èm 
specie  d' uva ,  detta  aucora  f(^' 
gnolo. 

PGNUCCÀ,  n.  f.  Pinocchialo,  u  " 
Confettura  di  zucchero,  e  pinoceli 

PGNURAH,  V.  Pignorare  ;  Pegnonr 
V.  Torre  il  pegno  al  debitore  a  mi- 
zo  della  corte.  —  Pignorare,  JJ-^ 
Dare,  o  Prendere  in  pegno.  Io  d>»' 
dicesi  Dar,  o  Torrinpègn.       . 

PIAGA,  n.  f.  Piaga,  volgano.  -  "»' 
aerazione ,  Ulcerazione,  Viceré.  » 


f.  _ 


436 


*^>^P'rmeun  el  pu^'^J:^:  ^iwgUteH.  '>"*'^G"U. 


'^-r  una  tu, 
0<tre.  £nUa 


/«'Priore  èan:.    f  "®  ^««  'i  Piano 

'PiANTAMÉlNT.  V.  Pmntó 

rami  degli 


'  DI  . 

«'^^A'.  •*'*'•  '''fintato,  ag»  _  ,/„ 
^T'^'V'^'  '"'P'rMonato.  Ben  pian- 


«"xwjie  gnu  •  '  r'-'«"i  mai  il  />/. 

f  "'•#  va  san  .^  D-    '•  ^"  c/«  f;>i 

tal  ^  «"^  -  ^iT  "  "«"» 
'^'^ Piano    Piani..-    "  f"""  — 

&  •  <="«»/ dfwr'r  "*"  "Odo 


--w««,  ^,  %jun/*ccure  un   cntono.  — 
Piantar  i  ucc'addoss  a  ikn,  p-r  me- 
taf.  Conficcar  gli  occhi.  Gii    occhi 
confini    in  terra.  —  Piantars',  — 
Impaiuaursi.  Affondare  in  una  pa- 
lude. —  Piantar.  —  Piantare.   La- 
sciare .    Abbandonare    checchessia. 


lude. 

sciare ,    «u 
—  Piantar 


r fumar.  —  Piantare.  La- 
Abbandonare  checchessia, 
rar  arm  e  cattati,-  Arm  e 


—  Piantar  arm  e  catya.lt;  Arm  e 
If affai.  —  Non  istar  a  Uir  ai  cui 
Vienna,  (Modo  basso).  Fitnair  con 
presteTza.  —  Pianla,r    t^fi^    scola  . 


Pasnare  *<^  /^i*,i 
Appuntar  uno. 


PIA 


426 


PIA 


TlANTAZEN.n.  f.  Piantaggine,  Pe- 
tacciuola,  n.  f. 

PIANTÙN,  n.  m  Talea,  Glaba,  Bamo 
d'  albero  tagliato  nelle  due  estre- 
mità per  piantarlo.  —  Piantone. 
Pollone  spiccato  dal  ceppo  della 
pianta  per  trapiantare,  e  per  lo 
più  si  dice  degli  ulivi.  —  Farai  ball 
dèi  pianlòn.  (  Detto  bassamente  ). 
—  iat^  un  piantone,  (Modi  bassi). 
Andarsene  senza  far  molto. Abban- 
donare. —  Pianlòn.  —  Uomo  cui  è 
dato  in  guardia  un  luogo. 

PIÀINZ£R,  V.  f tangere  e  Piagnere, 
Lacrimare,  v.  Piangere  la  morte, 
e  per  la  morte  del  padre.  —  Per 
simiiit.  dicesi  per  Gocciolare.  Le 
viti  lacrimano ,  piangono.  —  Com- 
piangere dovrebbe  propriamente 
significare  Piangere  insieme ,  ma  si 
usa  anche  per  Piagnere.  —  Speco- 
rare.  Pelare.  Sbietolire.  Imbietoli- 
re ,  sono  voci  da  abbandonare.  •» 
Piagnucolare.  Piagnere  alquanto , 
in  boi.  Smergular.  —  Una  cossa 
da  pianzer.  —  Lagrimèvole. 

PIAR,  V.  Voce  divenuta  aulica  per  Pi- 
gliare; ora  dicesi  Torr.  V.  —  Piars' 
del  grass,  dèi  butir,  eiz.—Bas8egar- 
si  ;  Assevarsi  »  dicesi  delle  cose 
grasse.  —  Rapprendersi;  Rappi- 
gliarsi; Rassodarsi;  Coagularsi; 
Accagliarsi  e  Quagliarsi;  si  dice 
del  latte,  sangue,  e  simili.  —  Lalt 
ch'cmèinza  a  piars'.  —  Latte  vici- 
no al  quagliarsi,  •—  Quella  malat- 
tia che  nelle  donne  accade  dopo  il 
parto,  e  che  in  boi.  dicesi  Amagu- 
lars'  al  lati,  in  buono  ilal.  è  detta 
Cucita.  Congelazione  del  latte.  An- 
che in  boi.  dicesi  Al  mal  dèi  pèil. 
— ;  Il  part.  Pid  (che  da  alcuni  di- 
cesi Apid)  si  trae  dai  sudd.  verbi , 
Quagliato.  Coagulato ,  ec. 

PiASÉlR,  AGGRADIR,  v.  Piacere,  v. 
Aggradire;  Esser  grato:  Dilettare. 
11  suo  contrario  è  Dispiacere.  V'ha 
ancora  i  snoi  composti  Compiace- 
re, e  il  redupl.  Ripiacere, 

PIASTRA.  V.  Munèida. 

PIASTRÈLLA.    Piastrella,   Que'  sassi 


de'  quali  si  servono  i  ragazzi  per 
giocare  in  vece  delle  pallottole.  - 
Zugar  al  piastréU,  —  Giocare  olle 
piastrelle ,  o  alle  murelìe ,  o  morti- 
le; Fare  alle  picutrelle, 

PIATI.  Piatto.  Il  piccolo  piallo  do^e 
si  mangiano  le  vivande  cbianuM 
più  comunemente  Tondino;  ed  sd- 
che  in  boi.  Tundeiìu  —  Piait. - 
Piatto ,  per  Vivanda.  Piatto  dvke: 
Piallo  agrodolce,  ec.  —  Piali  d' 
mézz.  — >  Tramesso.  Vivanda  cbe« 
mene  fra  l'un  servito  e  l' altro. - 
Lavar  i  piati. —  Rigovernar  le  tio- 
viglie.  —  Aqua  di  piaU.  —  Bigir 
vematura  delle  stoviglie.^ A  i  tri 
un  piali  d' bona  zira.  —  La  cican- 
da  vera  è  l' animo ,  e  la  cera.  —  l 
piali  ch's'  sòunen  in-t-la  óonda.- 
Cemmanelle, 

PlATTANZA ,  n  f.  Vivanda,  ìd  parti- 
colare ,  e  Camangiare ,  lutto  iosie- 
me.  Ciò  che  si  mangia.  Cibo.  —  ^(^ 
tanza  (  che  forse  dovrebbe  dirsi 
Piatlanza  )  è  propriameote  (}Qct 
servizio  di  vivanda,  <:he  si  dà  alle 
mense  de'  claustrali. 

PIATTARL  Piatteria.  Quantità  o  As- 
sortimento di  piatti.  —  Slotiglie, 
n.  f.  plur.  Slovigli,  d.  m.  plar-^ 
Stoviglieria.  Quantità  di  tegami, 
pentole  ,  ed  altri  vasellami  di  cu- 
cina. 

PIATTLELNA,  n.  f.  DLA  CflECCHBA 
DA  CAFFÉ.  PiatUno  ;  PiaiUUo: 
Tondello,  n.  m.  —  />a  par  Udo.  ^ 
Piattino.  Quello  in  cui  a  uo  tavoli- 
no da  giuoco  si  mettono  i  daoari. 
0  i  segui.  ^~  Da  smuccladur.^Siì- 
vicella ,  n.  f.  Vassoino  delle  «noe- 
colatole. 

•PIAZZA,  n.  f.  Piazza, 

PIAZZAROL,  n.  m.  PIAZZABOLA,  d 
f.  Venditore,  n.  m.  Veììditriee,a. 
f.  in  piazza,  di  orlami,  fruiti  e 
simili. 

PIAZZATA,  n.  f.  Piazzata,  n.  f.  ^oce 
dell'uso  comune.^-  Far  una  pia-- 
zata.  Dar  materia  di  ridere  aiLi 
gente,  col  pubblicar  cosa,  che  sa- 
rebbe tornalo   meglio  lacere.  " 


PIL 


427 


PIN 


Piazzala.  Una  di  quelle  comme- 
die, 0  burlette ,  che  sogliono  fa- 
re i  ciarlatani  sulle  pubbliche 
piazze. 

iUCCAlA,  n.  f.  Àpjficcàgnolo ,  n.  m. 
Quello  a  cui  può  appiccarsi ,  o  te- 
ner sospesa  cosa  appiccata.  —•  Èstr 
tènder  d' piceàia.  ^^  Esser  ienero 
di  calcagna.  Facile  ad  innamorarsi, 
a  ver  compassione.  4  uer  tenero  il  btp- 
dello ,  bassam. 

PICCIA,  add.  Picchieilato:  Picchialo. 
Di  più  colorì. 

PICCIADURA.  Picchiellatura.  Leggier 
punteggiatura. 

PICCIAH,  V.  Picchiare,  Bussare,  Bat- 
tere ,  V.  —  Dai,  pécda ,  e  martella. 
—  Dagli,  picchia,  risuona,  mar- 
Iella.  —  Picciar,  —  Picchiettare , 
Punteggiare. 

PICCÓN,  n.  m.  Mazza,  e  Mazza  di  fer- 
ro. Grosso  martello  di  ferro,  che  da 
una  patte  è  piano ,  dall*  altra  gros- 
samente appuntato. 

PiCÙNIA.  V.  Pecùnia. 

FIGA.  Piega,  Raddoppiamento  di  pan- 
ni, carta,  ec. —  Far  la  piga  dèi 
lèti.  —  Far  la  rimboccatura. 

PIGADÉLL.  Piegatelto.  Peuetto  di 
ferro  piegato ,  che  conBccasi  id  al- 
cuni luoghi  per  sostegno ,  e  per 
guida  di  qualche  ordegno. 

PlOAiJ,  V.  Piegare.  —  Pigar  la  bian- 
cali,  una  vsteina.  —  Ripiegare, 
Himboccare.  —  Pigars'.  —  Piegar- 
ci. —  Una  cossa  eh'  «'  piga.  —  Ca- 
ia pieghévole,  flessibile,  arrende- 
rle, cedente. 

PIGNÉIDA.  Pigneta  e  Pineta,  Selva  d! 
Pini. 

'PILLAREIN,  n.  m.  Proprietario,©  in- 
serviente di  un  brillatoio. 

PILAT.  Pilato.  Nome  proprio  d*  uomo, 
elle  eolra  in  vari  dettati  o  siano 
proverbi  bolognesi  •*-  La  par  la 
serva  d*  Pilat.  —  Essere  come  un 
cammino.  Dicesi  di  donna,  e  vale 
Ksser  schifa ,  e  sudicia  nei  panni , 
0  sulla  persona.  --'  Al  i  entra  com 
Pilat  in't-'la  salveregeina.  —  Aver 
die  fare  come  la  luna  co*  granchi. 


Dioesi  di  cose  tra  loro  disparatis- 
sime. 

PILLAR,  V.  Brinare,  v.  Mondare  il 
miglio,  o  altra  biada.  ^  i)n7/ttto , 
agg.  Mondo.  —  Pillare  Vale  Pigiare 
con  pillo;  che  è  un  bastone  maz- 
zocchi uto.  —  Striccar  la  téfra  diti- 
tòurn  ai  tatù  cùn  un  bastòn.  — 
Pillare  la  terra  attorno  ai  ma- 
gliuoli. Cosi  dicesi:  Conviene  che 
la  terra  sia  ben  pillata  attorno  al- 
le piante,  quando  vengono  ttnpiath 
tate. 

PlLÒN.n.  m.  Pila,  n.  f.  Pilastro  de' 
ponti ,  o  altri  editici ,  sul  quale  po- 
sano i  flanchi  degli  archi.  L'italia- 
no Pilone,  vale  quanto  Pilustrone 
sotto  le  cupole.  —  Per  Bècc.  V. 

PILUMAR,  v.  Mazzapicchiare.  Percuo- 
tere con  mazzapicchio.  —  Pilunar, 
per  Far  di  pilon  in-t-el  fabbric.  — 
Far  delle  pile  nelle  fabbriche. 

PLMAZZÒL.  Piumacciuolo  ;  GuaHciali-^ 
no:  od  anche  Pimacciuolo.  Quel 
guancialino  che  mettesi  sopra  V  a- 
pertura  della  vena,  dopo  la  caccia- 
ta di  sangue.  -*-  Pimazzol  da  spul- 
vrar.  —  Spolverezzo. 

'PIMPINÈLLA,  n.  f.  Hmpinella,  Sal- 
vastrella. 

PiNDÓN  DLA  SPADA.  Pendagli  dico.n- 
si  que'fornìmenti  di  cuoio,  che  ser- 
vono per  mettervi  dentro  la  spada . 
che  si  porla  a  canto.  In  boi.  dicesi 
anche  Zinturòn. 

PiNDULElN.  Codibùgnolo.  Uccelletto 
che  costruisce  il  suo  nido  con  indu- 
stria, e  con  arte  meravigliosa. 

•PINSAR ,  v.  Pensare. 

PINSIR.  Pensiero,  Pcnsicrc,  e  dagli 
antichi  anche  Pensieri  in  sing.  — 
Metter  tutu  piììsir  sòW  al  cavzzal. 
—  Attaccare  i  pensieri  alla  cani- 
panella  dell'uscio.  Dejmrli.  —  Ès- 
ser sonora  pinsir.  —  Esser  sopra 
pensiero.  Tenere,  Stare,  Essere  so- 
pra fantasia.  Essere  astratto.  V. 
Astraziòn.  -^  Andar  nel  fondo  del- 
la luna.  Aver  gli  occhi  a'm€voli. 
Vagillare.  Distrarsi,  lavarsi  a  vo- 
lo, Trasoolare.  Andar  vagando  col- 


PIO 


428 


PIO 


to  mente.  Fantasticare.  «—  Sòuvra 
pinsir,  avverbialfii.  Sbadatamente. 
InconsMeralamefUe.  Ali'  impenfOr 
ta.  —  Una  cotsa  fatta»  o  detta  sòu- 
vra pm$ir.  -*-  Una  inconsideratez' 
za.  —  Pintir  dia  ròcca.  —  Appic- 
càgnolo delta  rocca.  Nastro  per  in- 
trodurvi la  rocca ,  a  fine  di  tenerla 
sospesa. 

'PINSIRÓUS .  add.  Pensieroso,  agg. 

•PINTIRS.  V.  Pentirsi, 

PIÒ.  CoUro.  Sorte  di  vomero,  che  ta- 
glia da  uua  parte  sola.  —  Arar  cùn 
al  piò,  —  Coltrare.  -^  Al  man'g  dèi 
piò.  —  Stiva.  Bura. 

PIOGGIA ,  0.  f.  Questa  voce  non  si 
sente  che  nelle  conversazioni  più 
civili  ;  nel  dial.  s' usa  la  parola  A- 
qua.  In  ital.  dicesi  Pioggia;  e  co- 
munissima mente  Acqua.  —  Caden- 
do  l'acqua  dal  cielo  in  varie  manie- 
re, vari  sono  ancora  i  vocaboli,  che 
si  trovano  nella  lingua  ital.  e  nel 
dial.  —  Una  gran  aqua ,  un  aqtd- 
ri.-^  Pioggia  larghissima,  dirotta, 
strabocchevole,^  Aqua  improvvi- 
.  sa.  —  Pioggia  repentina ,  sùbita  , 
improvvisa.  —  Fessa.  -—  Pioggia 
spessa.  •^Ygnùa  tèimp.  —  Pioggia 
opportuna.  —  Ch'è  tanl  or.  —  Piog- 
già  feconda.  —  D'  estad.  —  Acqua 
estiva.  —  B'inveren.  —  Acqua  ver- 
nina, —  Càn  dèi  vèint,  —  Acqua 
ventosa.  —  Piovana.  —  Acqua  plu- 
viale, —  Aqu^reina  »  Aquèita,  -- 
Acquerella,  Acquerella»  Acquicel- 
la,  e  più  comunemenle  Acquerù- 
giola, Pioggella.  Pioggerella.  — 
Snebbiadura.  —  Spruzzaglia.  Piog- 
gia leggiera,  e  rara.  —  Snebbiar, 
—  Spruzzolare,  —  Spiuveznar.  — 
Piovigginare.  —  Squass  d*  acqtta. 

.  —  Scossa,  e  Scossa  d'acqua.  In  boi. 
chiamasi  Schervèinl  quando  è  piut- 
tosto impetuosa,  e  con  vento.  — 
Nembo.  Sùbita  ed  improvvisa  piog- 
gia .  che  non  prende  gran  paese.  — 
Arvers  d^aqua.—  Rovescio  di  piog- 
gia, di  gragnuola.  —  Aquiri:  Sban- 
deren;  Baiteli  d'aqua.  —  Acquaz- 
zone, Gran  rovescio  di  pioggia.  — 


Burcuca.  —  Procella.  Impetuosa 
tempesta.  Fortuna  di  mare,  ihirru- 
sca.  Tempesta.  ProeeUa.  Burro- 
sca.  Fracasso  di  venti ,  e  di  tuoni. 

—  Turbine.  Tempesta  di  \eato,  che 
soffia  impetuosamente  in  giro.  ~ 
Dluvi,  —  Diluvio  di  pioggia,  o 
di  piova.  Trabocco  smisurato  di 
pioggia. 

PIOLA.  Pialla.  Strumento  de' legna- 
iuoli ,  col  quale  puliscono ,  e  fanon 
lisci  i  legnami.  —  Ceppo.  Quel  It** 
gno  in  cui  è  imbiettato  il  ferro  del- 
la pialla.  —  Forcella,  Pialla  per  far 
lo  sguscio  fatta  a  C.  —  Piallone. 
Lunga  pialla.  —  Barlotta.  Pialli 
grossa  con  manico,  e  ferro  di  u- 

>  glio  ingordo.  —  Piala  d'zèss.  Y. 
Bloc. 

PiÓMB.  Piombo.  —  Piòmb  di  mura- 
dur.  —  Piombino,  Piombo.  Pallot- 
tola »  o  Pezzetto  cilindrico  di  piom- 
bo ,  o  d'  altro  metallo  ,  il  qoaie 
s'applica  ad  una  cordicella  per  tro- 
var l'altezza  de'fondi .  e  le  dlrilla« 
re.  —  Una  cossa  eh'  sia  a  piòmb. 

—  Cosa  a  perpendicolo:  Per  ritto: 
Per  lo  ritto.  Econ  voce  geometrtoo. 
Perpendiaolarmenie,  —  Una  rèiga 
d  piòmb.  ^-^  Una  Hnea  perpendico- 
lare, —  Essr  a  piòmb.  --•  Piomba- 
re. —  La  murata  è  a  piòmb.  —  Il 
muro  piomba,  —  Meltr  a  piòmb,  o 
Guardar  s*  una  mtéraia  è  a  piòmb. 

—  Piombinare;  Piombare.  Osserva- 
re se  un  muro  piomba.  —  Meitr  un 
lègn  a  piòmb.  —  Ferf^are  per  ritto 
un  legno  sopra  un  piano.  Fermar- 
lo perpendicolare,  o  perpendico- 
larmente. 

PiOVÉlNT,  n.  m.  Al  piover.  T.  Piover. 

PIOVER,  v.  Piovere,  v.  —  Alpiov che 
Dio  la  manda. '^Strapiove.  —  Spio- 
vere in  ital.  vale  Cessar  di  piacere. 

—  A  vói  bèin  ch'ai  piova,  ma  eh' 
timpésta  pò  no.  —  f  s'inletuie  a- 
equa ,  e  non  tempesta.  Si  dice  di 
chi  dà  in  eccesso  nell'opera  re.  -- 
Piover,  sust.  Piovèini  vale  anche 
Pendìo.  —  Un  evert  ch*àa  al  piortr 
vere  la  strà,  —  Tetto ,  che  ha  H 


PIS 


429 


PIS 


io  verso  $irada.  •-  Ptow  a 
i  —  Piovere  a  paesi. 
.  V.  Pipare.  Fumare. 
ideino,  e  verso  del  pulcino.  — 
pipi.  —  Piffoiare;  Pipilare. 
pipi  ;  Far  carruzzeiu.  r*  ^' 
crocchio ,  Accovaeeiarsi.  Esser 
»aio.  Cagionevole. 
N.  dim.  Pulcino. 
i.p,  m.  Pietro.  Piero. 
.  Tignamica,  per  me  taf.  dicesi 
mio  avaro. 

1 .  dioi.  del  np.  Pir.  -~  Pierino, 
ar  Pirein  bon  tnuttazz.  «^  Far 
la  tosta.  Farsi  ardiio. 
>  Grado;  Gradino:  Scalino: 
/ione,  D.  m.—  Pira  del  seal 
JM.-- .  PiuoU.  —  fiit»  da  man. 
;alètt.  —  StHussadura  di  pim. 
Quando  dei  gradi.  —  Cascar 
ial  pirol,  fig.^-Cader  di  grazia. 
\r\ifaH  a  pè  d'oca.  —  Gradini 
«d'oca.  Gradi  slrelti  io  oo'e- 
mila,  e  larghi  nell'altra,  come 
)  quelli  delle  scale  a  chiocciola. 
ce  A.  V.  Perùcca. 
ÌN.  Sonnellino  »  SonneUo ,  Son* 
«lio.  Sonno  dì  breve  durata.  — 
\un  pisUin»  lo  stesso  che  Ap- 
ter*',  V.  ^Pislein  dl'aiòo.— 
^cUino  dell' oro. 
<•  V.  AffelL 

*MURU ,  n.  f.  Plsciantuecio ,  Pi- 
f^«<to .  n.  m.  Vino  piccolo.  Redi. 
!«'  e  più  decentemente  URINAR, 
'AR  U  SO  AQUA.  Pisciare,  e  più 
kiUkmeDle  On'narv  e  Urinare.  — 
iiar«'(wtóo,,  ^/  réder.  —  Scoiw- 
'^■«rsi  da//c  risa,  o  per  le  risa. 
Ai  «'  l'  è  falla  addoss.  -  S' è  pi- 
^/o<o(to.  Ha  avuto  graDdissima 
ora...-j4  m'scof^a  la  mi  pés' 
.•"i'an'po^^  piti.  —  Mi  scoìApi' 
^'  -^  Piisar  addoss  a  avéll.  — 
owpwcwtYj.  e  vale  Pisciare  ad- 
«so,  0  hagnar  di  piscio  checcbes- 

7r^'*'  ^®'  «to'*  •<*'*•  !>«««<»  sp^s* 
'!??/«  ai  co».  -  Wscia  chiaro  e 

y/  ^^ffe  del  medico.  —  Piwar  o 

«' «PO  dir  d'ovèir  suda.  —  Star 

'*  ^«r6a  di  micio,  o  di  galla.  Te- 


ner fante  e  faneeUa.  Atlno  gU  va 
al  muUno.  Suol  dirsi  di  persona , 
che  sia  assai  agiata  di  fortuna. 

*PiSS6Np  u.  ro.  Grossa  pezsa,  di  cai 
munisconsi  i  bambini,  per  difeu- 
dere  gli  altri  lor  pannicelli  dalle 
frequenti  scompì scialure. 

PISSOT,  n.  m.  OTTA,  f  Piseialletlo , 
Pisfiatura  e  Pisciadura,  n.  m.  e  f. 
Pisciòc'c/i^ra ,  n.  f.  Voci  con  cui  si 
mentovano  i  fanciulli ,  quasi  si  vo- 
glia dire  che  pisciano  ancora  iu 
letto. 

PISTAC.  Pistacchio,  n.  m.  Albero  ,  e 
fruito  noto. 

'PISTADEIN.  MANFATTEIN.  GRATTA- 
DEIN ,  n.  m.  plur.  Semolella ,  n.  f. 
Malfatlini,  n.  m.  plur.  Minestra  di 
pasta  di  frumento  ,  tritala  minu- 
tissima. 

PISTAOURA,  n.  f.  Pestatoio,  n.  m. 
Pezzo  di  legno  su  cui  si  pesta  la 
carne. 

PISTAGiVA.  Pistagna.  Falda.  Quella 
sirisciuola  di  panno  •  che  circonda 
il  collo  del  vestito,  e  della,  sotto- 
veste. 

PISTA R,  y.  Pestare.  Infràngere.  Fràn» 
pere.  V.  Ì9ifranzer.  —  Ammaccar , 
Pistar  cùn  i  pi.  —  Calpestare,  v. 
Soa/ptlar0,  ed  anche  semplicemen- 
te Pestare.  —  Per  Assodare.  —  L'o- 
rna ha  pista  la  tèrra.  —  L*  acqua 
Zia  assodalo  la  terra.  Stivarsi.  Am- 
mozzarsi.  Indurirsi.  —  Pistar  la 
tèrra  cùn  al  pilòn.  —  Mazzeranga- 
re,  Battere,  v.  Pilunar.  —  Èsser 
pista  dalla  calca.  —  Esser  pigialo 
dalla  calca.  Farsi  pigiar  dalla  cai- 
ca.  —  N'avèir  uè  ch'pest,  né  ch'pi- 
star.  —  Esser  meschino,  scusso , 
brullo ,  poverissimo. 

•PISTÓLLA  .  n.  f.  Pistòla. 

PISTÒN.  Ftosco,  di  vetro  ordinario.— 
Pislòn  dall'aia.  —  Pestello,  Pesto- 
ne.  Pestatoio.  —  Pislòn  scavèzz.  — 
Pistone.  Sorta  d' archibugio. 

*PiSTULTA  ,  n.  f.  Pistolettata.  Colpo 
di  pistòla. 

PISTUNZEIN.  Fiaschetta  di  vetro.  — 
Pislunzein  da  pistar.  —  Pestellino. 


PIZ 


430 


PLA 


PiSUNÉINT.  Pigionale.  Colui  che  tie- 
n&  casa  a  pigione.  Inquilino.  V.  Af- 
filuari.  Inquilein. 

PITALATA.  Corbelleria;  BaUirdàgqi- 
ne.  Scempiàggine,  u.  f.  —  Avi  fall 
la  gran  pitalala  a  cumprar  quèll 
cavali  viziòùs.  —  Avete  fatto  la 
gran  corbelleria  a  comprar  quel 
cavallo  vizioso. 

*PiTER,  n.  m.  Saltimpalo.  Uccello 
nolo. 

•PITOCC.  a.  m.  Pitocco.  Mendico. 

•PITUCCAR,  V.  Pitoccare.  Mendicare. 
•PITTÒUR,  n.  m.  Pittore.  Dipintore. 

PITTURA.  Pittura.  —  Pittura  si  dice 
anche  per  la  cosa  dipinta.  —  Andar 
d' pittura ,  Andar  d' incant.  —  An- 
dar dipinto.  Staf^  acconciamente. 
Non  potere  star  meglio. 

PiLADURA.  Piallala.  i\  piallare. 

PiULAR^v.  Piallare,  v.  Pulire  colla 
pialla. 

PIULARi.  Pi(jfo/erta.  Il  pigolare  de'pul- 
cini. 

PIULÉTT.  Pialletto.  Piccola  pialla. 

'PiUMBElN.  o.  m.  Uccel  Santamaria. 
—  Piumbein,  add.  Piombino.  Color 
di  piombo. 

PIUVAL.  Acquazzone.  Gran  rovescio 
di  pioggia. 

'PIUVANA  (AQUA).  Acqua  piovana. 

PIUVÉLNT.  V.  Piover. 

PIVA,  n.  f.  Piva.  Cornamusa.  Slru- 
mcDlo  musicale  da  fiato.  —  Subii 
eh'  l' av  sintù  sta  piva ,  fig.  —  To- 
sto ch'egli  ebbe  udito  questo  mo- 
no ,  questa  canzone ,  questo  parla- 
re, ec. 

*P1VIR,  n.  m.  P/i7iere ,  augello. 

*PIVIRÓN*n.  m.  Chiurmaggiore ,  au- 
gello. 

PIZ,  add.  con  Z  aspra  (dal  fr.  Pis). 
Peggio,  agg.  è  lo  slesso  che  Peg- 
giore, più  callivo.  Di  male  in  peg- 
gio. Alla  peggio.  Alla  peggio  de' 
peggi. 

PIZ,  avv.con  Z  aspra.  Peggio,  Peggior- 
mente, avv.  Più  male.  —  Peggio 
die  peggio.  A  peggio  andare.—  Far 
dvinlarpiz.  —  Peggiorare,  v.  a.— 
Star  piz.  —  Peggiorare. 


PIZZ.  con  Z  dolce,  è  il  piar,  di  Péu. 

—  Pezzi,  D.  m.  plur.  di  Pezzo. 
PIZZA.  IMPlZZA.  Imbeccala.  —  Ton 

l'impizzd.  —  Prender  l'imbeccar 
ta,  tigurat.  Lasciarsi  corrompere 
dai  doni.  E  cosi  Dar  l'imbeccata. 
Chiuder  la  bocca.  Corromper  co' 
doni. 

PIZZACCARA.  Beccaccia.  Sorta  d'or- 
cello  stimato.  -^Pizzaccher,  Mislon; 
Cassèttda  nasturzi,  figar.  per  fu- 
di  larghi,  grandi. 

PIZZACCARÉTT.  Beccaccino.  Uccello 
minor  della  beccaccia. 

PlZZINCUL,  n.  m.  Voce  contadioesca, 
che  anche  dal  volgo  toscano  dicevi 
Grattaculo.  —  Rosa  salveUica;  A^ 
sa  canina.  11  suo  frullo  cbiama&i 
Ballerino.  V.  Paterlcinga. 

PIZZÓN,  Piccione.  —  Pizzon  fattur. 
lìgur.  Piccioni  domestici.  I  belli  e 
grossi.—  Pizzon  campagnù.—  Pic- 
cioni torraiuoU.  Colombacci,  h- 
stardelH.  —  Pizzon  soli  batica.  - 
Piccioni  grossi,  ed  ingretssati.  Pie- 
cloni  de' migliori. 

PIZZUNARA,  più  comunem.  CLUMBl- 
RA»  V.  —  Pizzunara,  n.  f.  Lubiòu, 
D.  m.  Paradiso,  o.  m.  La  parte  pio 
alta  del  teatro.  Ora 'la  voce  gc* 
nerale,  e  d' uso,  è  Lubione. 

PLÀ,  n.  f.  Testa  calva,  Calvezza,  o. 
f.  Pelatina.  Slato  di  un  capo  calvo. 

—  Calvizie,  f.  e  Calvizio,  m.  Vuci 
latine. 

PLÀ ,  add.  V.  Piar. 

PLACAN.  Pelacane.  Quegli  che  cowu 
le  pelli.  — -  La  strà  di  plaean.- 
Strada  de' conciapelU.  —  Pellicani^ 
è  un  uccello  d' Egitto.  -»  Quei  cU 
vende  le  pelli  dicesi  Cuoiaio.  V.  (  *t 
ramar.  —  Conciapelli  è  V.  d.  U. 

PLACANARÌ ,  D.  f.  Concia  delle  pelli. 

PLACCA  (dal  fr.  Piacque).  Arnese  di 
legno  con  un  cristallo  nel  mezzo  a 
foggia  di  quadretto ,  con  odo  o  pia 
vi  licci  dalla  parte  inferiore  per  ii^> 
di  sostener  candele,  e  si  appeiHJc 
alle  pareli  per  dar  lume. 

PLADUR.  Pelaloio.  Luogo  dove  si  p^ 
lano  i  maiali.  E  per  aoalog.  Hoén 


PLB 


431 


PL0 


per  Chiatto,  Baccano.  Fraeatiio.y, 

Baccan. 
^LAGAS.  Voce  Ialina  impìegtfU  nella 
seguente  frase:  Mr  piagai  d'quak- 
dm.  Dir  ira  de  Dio  cantra  quaic- 
dùn,  «—  Dir  cose  di  fuoco  d'  al- 
cuno. 

L\R,T.  Voce  generica,  alla  qnale 
corrispoodono  molle  voci  ila I.  ap- 
propriale con  distinzione.  —  Pelare 
e  Dipelare,  Spelare,  v.  Sverre  i 
peli.  Pelar  le  ciglia ,  la  barba.  — 
Per  traslato  dicesi  Pelar  gli  uccel- 
li. Pelar  le  fronde  degli  alberi.  — 
Spelarsi.  Gettare  o  perdere  i  peli. 
—  Dipellare,  Scorticare.  Tor  ^ia 
la  pelle.  —  Spellare.  Stracciar  la 
pelle.  -^  Spennare.  Cavar  le  penne. 
Spennare  e  Spentiarsi.  Perder  le 
peone;  e  Strapparsi  le  penne.  — 
Spennacchiare.  Levar  o  Guastar 
parie  delle  peone.  —  Depennare  e 
Dipennare,  asato  dal  Salvini,  vale 
Cancellar  colla  penna.  —  Dibuccia- 
re.  Mondare.  Sbucciare.  Levar  la 
boccia.  Di  frulla ,  di  scorze  di  ve- 
getabili«  e  simili.  —  Sbucciare.  De- 
porre 0  lasciar  la  buccia ,  la  cor- 
teccia alle  piante.  —  Scortecciarsi. 
Perder  la  corteccia.  —  Scorzare. 
Levar  la  scorza.  — OA  quésta  pèila, 
0  m' pellai  —  Oh  questa  cuoce,  o 
mi  cuoce!  Cosa  che  pela. 
Alt.  Platèa.  La  parte  più  bassa 
d' UQ  teatro  dove  stanno  gli  spet- 
tatori. Que'  nostri  bolognesi ,  a  cui 
spesso  piace  parlar  francesca men- 
te ,  usano  la  vece  Parterre.  Ma  per- 
chè cercare  fuor  delle  mura  ciò  , 
che  abbiamo  in  città?  —  Piate.  — - 
Platea;  dicesi  ancora  il  piano  del 
fondamento,  ove  posano  le  fabbri- 
che. Platèa  d'un  ponte,  d'una  ca- 
teratta. Quindi  dieesì  Plateare.  Far 
la  platea.  —  Èssr  in  piale,  figura- 
raiam.  per  Esser  calvo;  e  Arma- 
Oner  in  piate ,  si  dice  ad  uno  cui 
levasi  la  parrucc)a,  e  rimane  a  testa 
rasa. 

LÈID,  n.  m.  (dal  fr.  Ptoide).  Piato; 
i^itigio;  Contesa. 


PLEIN,  PLETT.  Peletlo,  Peluzzo,  dim. 
di  Pelo. 

PLEINA.PELSELNA.  Pelliccila,  PeUi- 
Cina,  Pellicola,  Pellotina,  dim.  di 
Pelle. 

PLÉINT.PLÉINTA.add.  (Che  pela). 
Scottante.  Ardente.  CoccfUe.  Bollen- 
te. -^  A  i  l'ha  fatta  plein ta.  fig.  — 
Gliene  ha  fatta  una,  che  pela.  Una 
cosa  pungente,  piccante,  frizzante. 

PLF.NDEU.  ÈSSRI  PU  i  PLE.NDEK.  Es- 
sere in  pericolo. 

PLÉZZA.  Pelliccia.  Veste  fatU.  e  fode- 
rata di  pelle,  che  abbia  lungo  pelo. 
—  Metters'  la  plczza,  ligur.— Aorsf 
gl'impacci  del  Rosso.  Entrar  ne' 
fatti  altrui.  «-  Pellicceria.  Arte  del 
pellicciaio,  e  il  luogo  dove  si  ven- 
dono le  pellicce.  —  Plézza  per  si- 
milit.  dicesi  al  Muschio  o  Musco, 
che  nasce  sopra  le  pietre,  nei  pra- 
ti, sui  tronchi  degli  alberi,  ec. 

PLINEIN.  PeloHno,  Peluzzino,  dim.  di 
Pelo. 

PLIZZAR.  Pellicciaio ,  Pellicciaiuolo  , 
Pellicciere.  Maestro  di  far  le  pel- 
licce. 

PLIZZÒN,  n.  m.  Abito  guemito,  e  tut- 
to foderato  di  pelliccia.'-^  Plizzòn, 
òuna,  add.  Radis  plizzòuna.  Li- 
mòn  plizzòn.-^  Ravanello  tiglioso. 
Limone  tiglioso.  Ma  io  direi  piutto- 
sto Stopposo. 

PLÓN.  Pollofìc.  Rampollo,  ramicello 
tenero  che  mettono  gli  alberi.  — 
Plòn  dèi  vid;  ed  anche  Caoriol,  — 
Viticcio;  Capriuolo.  Quel  viliccio 
con  cui  la  vite  s'appicca  a' pali ,  e 
a'  rami  degli  alberi.  Cosi  si  chia- 
mano ancora  le  vette  delle  piante, 
0  tralci  sellili ,  che  si  voilicchiano 
inanellandosi. 

PLOZLA ,  n.  f.  ma  più  comunemente 
in  plur.  Plozzel.  •—  Pollèzzola,  n. 
f.  sing.  e  Polle zzole,  plur.  Polloni 
teneri  delle  broccole. 

PLUCCÀ,add.  Dentecchiato,  Rosicchia- 
to ,  agg.  —  Di  taiù ,  dei  piani  plac- 
ca dal  bis  li.  —  Magliuoli,  Piante 
rosecchiate ,  cioè  Mallrattate  dal 
dente  del  bestiame. 


Poe 


432 


POL 


PLUCGÀR,  V.  Piluccare.  Spizzicare, 
V.  Placcar  l'u. —  Spilluzzicare  l'u- 
va. —  Pluccar  un  oss.  V.  Spluccar. 
—  Pluccar  el  vid  ,  el  zad»  —  Den- 
tecchiare,  Hosecchiare  le  viti,  le 
siepi.  Parlandosi  de'  bestiami. 

PLUMA  (dal  fr.  Piume).  Pelùria.  11 
pelo,  che  rimane  sulla  carne  agli 
uccelli  a  cui  siansi  levate  le  penne. 
La  prima  lanugine,  che  spunta  ne- 
gli animali  nel  mettere  le  penne  o 
i  peli. —  Pelùria  dicesi  ancora  pro- 
priamente a  quel  peluzzo,  onde  si 
copre  e  s' insudicia  alcuna  cosa. 
Peluia.  Peluzzo. 

PLUiNÉ,  n.  f.  Piantonaio,  n.  m.  Bosco 
di  polloni  coltivato,  affine  di  farne 
pali  da  vite.  Bosco  diporrine, 

PLUSS.  V.  Patanler. 

PLUTTAR,v.  (troncato  da  Scuptat- 
tar).  Tambussare;  Dar  busse. 

PNAROLA,  n.  f.  Pennaiuolo  n.  m.  Ar- 
nese da  tenervi  dentro  le  penne  da 
scrivere.  —  Pennaiuolo  è  anche 
Colui  che  vende  le  penne. 

PNEINA,  PNÉTTA.  Pennella,  Pennuc- 
eia,  Pennuzza,  dìm.  di  Penna. 

PÒ ,  avv.  Poi,  e  Po'  accorc.  Di  poi.  Po- 
scia. Dopo.  Appresso. 

POC,  CA ,  add.  e  PO  abbrev.  Poco,  e 
Po'  accorc.  agg.  Parecchi  plur.  va- 
le Non  pochi;  Alquanti;  Alcuni. — 
Poe  d'bòn.  —  Uomo  pravo,  catti- 
vo. Mal  bigatto.  —  La  mnéstra 
eh' a  m' avi  dà  è  tanl  poca.  ^^  La 
minestra  che  m'hai  data  è  tanto 
poca.  —  Tanta  poca.  QufAita  poca. 
Non  è  errore,  l'hanno  usato  i  mi- 
gliori autori,  il  Villani,  il  Boccac- 
cio ,  ec. 

POC,  avv.. Poco,  avv.  —  Adéss  eh'  è 
poc.  —  Òr  ora.  Poco  fa.  Poco  anzi. 
Poco  avanti.  Poco  innanzi.  Poca 
tempo  fa.  Dianzi.  —  Pocanzi ,  non 
è  ne' vocab.  ma  si  usa.  Poc  dòp.  Da 
le  a  un  poc.  —  Poco  dopo.  Poco 
stante.  In  poco  d'ora,  vale  In  bre- 
vissimo tempo.  —  A  poc,  a  poc;  Un 
poc  alla  volta.  —  A  poco  a  poco. 
Poco  per  volta.  Appoco  appoco.  A 
poco  insieme. 


POFAR  DE  UE;  POFAR  DE  BACC;  PC 
FAR  D'  M(  LOLA ,  etz.  Poffare  il  de- 
lo.  Poffare  il  mando. 

POLiGAN,  POLIGANÓN*  aggiooto  ad 
uomo,  vale  Soppialtotie»  Soppiai- 
tonacelo.  Persoiui  simulala  o  dop- 
pia ,  che  sa  fingere. 

*P0L1Z«  n.  m.  Pollice.  Dito  pollice. 

POLIZA.  Pòlizza.  Piccola  earia  conle- 
nente breve  scrittura  —  Scheda,  e 
il  dim.  Schèdula.  Cartuccia,  bigliet- 
to. Per  lo  pi  il  dicesi  dì  carta,  o  pe^ 
gamena  annessa  ad  un  teslaaieoto, 
che  contiene  una  qualche  disposi- 
zione ommessa  nel  corp<y  dell'  io- 
strumento.  (Dal  gr.  Schede,  cbe 
vale  Tavoletta  da  scrivere),  —  Scc- 
da ,  vale  Minuta.  V.  Malacepia. 

POLS.  BiHco.  Positura  d'  uo  coqxi 
sopra  un  altro  ,  che  toecandoto 
quasi  in  un  punto  non  pende  piiidj 
una  parte  che  da  un'altra.  «-  PuU 
dia  campana.  —  biUco  della  cam- 
pana. Perno  o  Pernio.  —  Star  in 
pois,  Tffnir  in  pois.  —  Slare  in  bi- 
lico; Tenere  in  bilico.  Slare  in  ptr- 
no.  in  equilibrio.  Pois.  —  Bilico. 
Quel  pezzetto  di  bronzo ,  di  ferro, 
o  altro ,  che  si  ferma  di  sopra .  e 
di  sotto  agli  angoli  delle  porte  per 
muoverle  con  facilità  sopra  un  da- 
do pur  di  metallo,  che  dlcesi  Bai- 
la, senza  faticar  i  loro  cardini,  o 
stipili.  »  Mettr  una  costa  in  pois, 
o  mettr  i  pois  a  una  cassa.  —  Im- 
pemare.  Metter  in  perno.  —  /»w- 
pernatura.  Modo  con  cui  una  cosa 
è  Impernata. 

PÓLVER.  Polvere  e  Polve.  QaesV  ulti- 
ma voce  si  usa  più  io  poesia ,  che 
in  prosa.  ■—  Mettr  in  pòlver.  — 
Spolverezzare ,  Spolverizzare,  Pol- 
verizzare. —  Dar  alla  pòlcer.  — 
Spolverare.  —  Cruver  d*  pòlver. -^ 
Spolverezzare  e  Spolverizzare.  — 
Dar  la  pòlver  ai  cavi.  —  Impolre- 
rare  i  capelli.  —  Una  eossa  eh'  *' 
possa  mettr  in  pòlver.—'  Cosa  /»*'- 
verizzàbile ,  polverizzèvole.^Qnfil 
eh'  meli  in  pòlver.  -^  Polverizza- 
tore. —  Al  mettr  in  pòlver.  —  Poi- 


POH 


433 


POR 


verizzamento:  Moeri2X€akm$.  — 
Trovar  tn-C-to  pòloer,  o  iV  truvar 
mega  in-i-ia  pòioer,  —  Trovar  a 
caso,  ofhn  irovar  mica  a  ca$o, 
ec.  —  Pòlter,  o  Pòtver  da  §eeÌop. 
—  Polven.  —  £ipiosjoti0  cbiaoMAi 
quel  moto  snbitaueo  impetooso , 
fragoroso*  prodotto  dalift  pohere 
d' artiglierUi ,  dall'  oro  falmlDan- 
le  t  oc* 

OH ,  n.  m.  Voce  ohe  nel  dialetto  non 
s' usa  per  Pomo ,  cioè  Mela ,  ma  in 
significato  fignr.  Pam  dia  9pada, 
pòm  dia  zoMclf Ov  etz.  '-^Pomo  delia 
spada,  della  canna, ec.  •—  Pòm  d'A- 
dttfn.—  Nodo  deUa  gola;  detto  voi- 
garm.  Pomo  d'Adamo;  Nottolino, 
ed  è  la  Laringe,  Dagli  anatom.  di- 
cesi Testa  della  irachearierla,  •* 
Pòm  d'or,  -«-  Pomidoro,  (e  non  Po- 
modoro), Pianta  cosi  detta  dalla 
formale  dal  bel  colore  rancialo 
del  8QG  fratto  maturo. 
ÒMSA.  Pómice.  Pietra  spagoosa  te- 
nerissima e  fragile  di  color  bigio  « 
(^e  viene  gettala  fuori  dai  vulcani. 
OiNDER,  V.  UeiUre  le  uova  sotto  la 
QaUinOt  perchè  le  covi, 
PÒNC,  D.  m.  Pondo,  e  Ponce, 
'ÓNDG.m.  e  PÓNDGA»  f.(Poniicus 
mus  Lat.)*  Sorcio  e  Topo.  Picciol 
quadrupede  troppo  noto. 
ÒNS  (per  corruz.  in  vece  di  Pòuìs). 
Polso.  —  Tastar  al  pòns.  —  Tocca- 
re il  polso.  E  figur.  Riconoscere  il 
valore,  le  forze  d' alcuno.  —  L' 0 
un  eh'  ha  dèi  pòns.  —  Persona  di 
buon  polso. Possibilità.—  Una  cos- 
iti eh'  sia  in  pòns.  —  Jn  punto, 
posto  avverb.  vale  In  essere.  In 
prossima  disposizione.  In  assetto; 
In  acconcio.  —  Pòns,  n.  m.  e  Potis 
piar.  Tempia,  n.  f.  sing.  perchè 
quivi  batte  il  polso  frequentemen- 
te.—  Da  Spftyxis  gr.«  Asfisia,  o  As- 
fitsia,  ed  è  La  privazione  subitanea 
del  polso,  accompagnala  però  dal- 
la mancanza  di  respirazione ,  e  del 
seuUraentoj  come  neir  inspirazione 
di  aria  mefitica. 
^m.  Ponte.  —  Pònt  in  aria  eh' fa  i 


nmradur.  —  GriHo.  —  Póni  a  tra- 
mazM.  —  Ponte  a  aecotto.  —  Pònt 
in  àatanxa.  —  Ponto  impiccato. 
Ponte  pendente  dall'alto.  —  Póni 
Hvadur.—  Ponte  levafofo;  Ponte 
in  (Hlieo;  Ponte  girante,  —  Far  i 
poni  d'or,-^  Fture  i  ponti  d'oro. 
Fare  grandi  accogliense. 

POPURt  (dal  fr.  Poirpourri).  Cunzia. 
Coropoaisione  di  erbe  e  d'altre  co- 
se odorose*  che  si  pongono  io  un 
vaso  per  uso  di  profumar  l'aria 
delle  camere.  —  Cunxiera,  Vaso  in 
coi  s'accomoda  la  cunzia  prepara- 
ta. Pofmrt,  chiamasi  ancora  una 
Mieeettanea  di  musica,  di  balU ,  ec. 

POR.  Poro.  Piccol  meato  della  pelle 
del  corpo  degli  animali,  delle  pian- 
te* e  generalmente  d'altri  corpi. 
'-Por  in^t'Ul  vètder.—  Ampolli- 
na: e  pili  propriam.  Pùlica,  —  Por 
in^t-el  man,  —  Porro. 

PORA*  n.  f.  (mettendo  TO  in  vece 
dell' AU,  alla  frane.  ).  Paura,  n.  m. 
Timore ,  Spavento ,  n.  ro.  -i*  Avèir 
pora.  -**  Aver  paura.  Temere,  Pa- 
ventare, V.  Spuròus.  <— ^  Far  poro. 
V.  Inspurir.  —  A-i  ho  pora.  Arò 
pora  ch'ai  ne  m'  vota  òèin  s'al  ne 
m' vein  a  truvar.  —  il  Mora  avrò 
dubbio  ch'ella  m'ami,  se  non  mi 
viene  a  trovare.  —  Avèir  pora  per 
IhUntare.  —  A-i  ho  pora  ch'avadi 
tropp  cald. —  Dubito  che  avrete 
troppo  caldo.  -—  A-i  ho  pora  eh'  a 
^n'i  ariussctdi,  —  Dubito  che  non  vi 
riusciate, 

PORC.  Porco.  I  boi.  osano  piuttosto  la 
voce  Purzéll.  V.  Dicono  però  Porc , 
quando  vogliono  appropriarlo  ad 
uomo,  per  Sudicione.- 

*PORT,n.  f.  Porto.  Dicesi  tanto  del 
Porto  di  mare,  quanto  di  quella 
Mercede  che  si  paga  al  portatore  di 
una  cosa. 

PORTA ,  n.  f.  Porta ,  n.  f.  Uscio ,  n. 
m.  E  tanto  dicesi  l'aperlura  delle 
case ,  palazzi ,  ec.  per  donde  s' en- 
tra e  si  esce,  quanto  a  quell'impo- 
ste che  serrano  la  porta ,  con  voce 
dell'  uso.  •—  Porta  dia  strd,  — > 

50 


POS 


434 


POZ 


Uicio  da  vja.— >U<«  tn^terd.— Por- 
la intelaiata  è  quella  dove  non  v'è 
altro  che  ossatura,  senza  spranghe 
nò  halliloio.  •— >  Cavar  una  porta 
d'ifirt'i  guerz.  —  Disgangherare 
una  porta. 

PORTACAUEIN.  iavamane.  krnts^ 
con  tre  piedi  da  posarvi  sopra  la 
catinella  per  le  mani,  il  termine 
boi.  sembra  polto  più  proprio  del- 
l' ital.,  giacché  lavanmne  veramen- 
te è  il  catino,  non  quell'arnese  > 
che  lo  porta ,  che  senza  il  bacino 
non  si  laverebbero  al  certo  le 
mani. 

rOKTAFIASC.  Portafiaschi,  n.  m. 

POHTAFÓl.  PortafogH,  Portalettere. 
V.  dell'  uso. 

PORTAPAGN.  V.  Cmsira. 

PORTAPIATT.  Tréspolo.  Cerchi  di 
metallo  per  porvi  i  piatti  sulla 
mensa. 

PORTASMUCCLADUR.  Navicella.  Vas- 
soino  delle  smoccolatoio. 

PORTASTANG.  Portastanghe.  V,  d.  U. 
Cigna  di  cuoio  che  serve  a  tener 
ferme  sopra  la  groppa  del  cavallo 
le  stanghe  del  calesse. 

PORTAZIREIN ,  n.  m.  Bugia.  Stoppi- 
nicra,  n.  f.  •—  Uno  strumento  fatto 
a  bariletto  con  candeletta  da  por- 
tare in  mano  in  qua  e  in  là  per  ve- 
der lume. 

PORTG.  Pòrtico.  Il  plurale  fa  Pòrti- 
chi,  e  piii  comun.  Portici.  —  Porti- 
cale.  Quel  pezzo  di  portico  davanti 
alle  chiese,  ai  palazzi,  ec.«  che  dicesi 
anche  Vestibolo ,  Atrio.  —  Portica- 
to, è  \.  d.  U.  Continuazione  di  por- 
tici: una  delle  rarità  di  Bologna. 

PORTURiNARI,  o  COMODEINA.  Orina- 
tiera,iì.  f.  V.  d.  U. 

POSCRETT ,  Q.  m.  Poscritto,  n.  ro.  e 
Poscritta,  n.  f.  Ciò  che  si  aggiugne 
sulla  carta  dopo  scrìtta  la  lettera , 
che  si  suol  denotare  cosi  alla  lati- 
na P.  S.  Post  scriptum,  oppure  al- 
l'ital.  D.  S.  Uopo  scritto. 

POSDATA,  n.  f.  Data  posteriore,  con- 
trario di  Antidata,  -—  Data  ante- 
riore,—Metter  un' antidata,  0  una 


posdata  <n-l-ttna  scrittura.  ~>  Metr 
Utre  una  data  anteriore»  o  posit- 
riore  ad  una  scrittura, 

POSIZIÒN.  Posizione.  Positura.  SHua- 
zione.  -—  Posiziòn,  Cbiamauo  nelle 
segreterie  quell'  Unione  di  docu- 
menti relativi  ad  un  solo  affare. 
Fascicolo,  V.  d.  U. 

POSSA.  Latinismo.  Far  omnia  posta. 
^  Fare  tutto  il  possibile ,  e  si  dice 
anche  per  esagerazione  Fare  i'  tm- 
possibile. 

POSSÉSS.  Possesso,  —  Ciappar  pot- 
sèss  adoss  a  un.  -^  Pigliar  campo 
addosso  a  uno.  —  Torr  possèss  li- 
gur.-^Cadere  in  terra.  Fare  tui  tom- 
bolo la  prima  volta ,  che  si  vu  a 
visitare  un  luogo,  Fag.  dice  Bifiu- 
tar  il  padre: 

POSSIRILTÀ.  Possibilità  e  PossiòiUà. 

POSSI D£l]NZA,n.  f.  Possideìiza  noo 
si  dice  per  Padronanza.  —  L'èm 
eh'  ha  una  gran  possidèinza.  —  t 
uomo  molto  possidente.  È  un  gros- 
so possidente.  È  padrone  di  molli 
stabili.  Possiede»  ec. 

POSTA.  Posta.  —  Posta  dèi  cavaU.^ 
Posta.  Stallo.  —  Star  alla  posta.  V. 
Uadarèlla.  —Far  la  posta.  Stare  in 
posta.  Appostare.  *—  Me  tir  alia  pò- 
sta  un.alber.  -*  Mettere  un  albera 
al  posto  determinato,  —  Mister 
d' posta.  —  Postiere,  —  Posta.  — 
Avventore.  —  D' posta,  avv.  —  i4p- 
punto.  Precisamente.  -^  Ali  accU' 
ié  d' posta  in4'la  lèsta.  «-  Lo  colpì 
precisamente  nella  testa.  —  Vale 
anche  Sul  fallo;  e  con  voce  d' oso, 
Inflagranti. —  Al  pare  là  d' posta. 

—  Pareva  appunto  quel  desso. 

•POSTÉMA,n.f.  Postema. 

PÓULPA.  Polpa.  —  Pòulpa  dia  gam- 
ba. —  Polpa  della  gamba.  PolpiiC' 
ciò ,  n.  m.  Un  om  dcU  pòulp  grossi 

—  Polputo.  Polpacciuto. 
•PÒZZ,n.  m.  Pozzo. 

PÓZZA  D'AQUA.IN-T-LA  STRA.  Pozz^ 
e  Pozzànghera,  n.  f.  Propriameflte 
si  dice  a  quelle  buche  delle  sin&i 
ripiene  d'acqua  piovuta. 

'POZZANGARA,  u.  f.  Pozzangheru. 


MB 


?RÀ.  PrtUù.  —  h-atenMe,  agg.  Che  al- 
ligna ne'  prati.  — >  Pruioso ,-  agg. 
Che  ba  feraci  prati.  —  Fradari. 

—  Prateria,  n,  f.  Campagna  di 
prati.  —  PnuUètt;  PradizzoL^- 
Praiello,  Praiioelto.  —  Pradein» 
vale  Piccoìo  pero. 

'RADARÌ.        ) 

'RADIZZOL.    }   y,Prd, 

'RADSÈTT.    ) 

PRASÉCC  (per  Pretn  $èec).  Pere  tee- 
cale  al  gole,  o  al  forno. 

»RASSOL.  Prezzèmoio,  Voce  ptil  co- 
miioe  di  Petrosémolo,  Peirotello, 
PHrosellino.  Petro9iUo.  Piaota  or- 
tense cognitissima.  —  Prassu  dia 
ttanélla  per  similit.  —  Frattagli  o 
Hoture  appiedi  delle  eoifane,  — 
Aòbadar  ai  pra$9Ù  dia  $o  tlanélla. 

—  Attendere  ai  fatti  stwi. 
^REDA ,  n.  f.  (  firror  di  pronuncia  in- 
valso nel  dial.  in  vece  di  dir  Petra, 
oPedra»  nel  modo  stesso  che  ne- 
gli antichi  scrittori  si  trova  Preta). 

—  Pietra,  n.  f.  ConcrerJone  di  ma- 
teria terrestre.  —  Preda  da  batter 
fftff.  —  Piètra  focaia.  Un  pezzo  di 
silice.  —  Pietra  (boi.  Ma$ègna). 
Macigno.  Lapida.  —  Pietra  dura. 

—  Pietra  morta.  —  Preda  eh'  ie 
ifareina. —  Pietra  friàbile.  Contra- 
rio di  Pietra  refrattaria.  Durissi- 
ma. —  Preda  eh'  se  scMza.  —  We- 
tra  che  $i  sfaldella.  Sfaldatura  di 
pietre  come  quella  di  Allume,  Quar- 
zo, ec.  —  Preda  eh*  $e  sfoia. — 
Pietra  scissile.  Come  la  Selenite,  -— 
Pietra  da  arrotare.  Tolga rm.  detta 
Cote.  —  Preda  da  sart.  V.  Sari.  — 
^o  mulein  ;  Masna.  «—"Hfacine;  Ma- 
<^ina;  Mola;  Mola  mugnaia.  -^  Dia 
fuga.  —  Frontone.  Piastra  di  ferro, 
0  di  pietra,  che  mettesi  nella  parte 
posteriore  del  cammino.  —  (  P/c- 
tra  in  greco  dicesi  Lithos,  quindi 
varie  parole  italiane  con  voci  gre- 
che, p.  e.  Litiasi.  Il  mai  di  pietra. 

—  Litotomia;  Litotripsia.  —  E- 
'trazione  della  pietra.  —  Litagoffo. 
Rimedio  contro  la  pietra.  —  Aero- 
liti. MeteoroUti.  Quelle  pietre,  che 


43&  PRB 

cadono  dall'atmosfera»  lo  qàali  so- 
no precedute  da  fenomeni  di  glo- 
bi di  fboco ,  o  da  meteore  ignee. — 
lÀtòfito.  Produzioni  «  che  tengono 
della  natura  della  pietra,  e  della 
pianta.  — >  Litofòsforo.  Specie  di 
spato,  che  dopo  essere  stato  cal- 
cinato lentamente  al  fuoco .  ha  la 
proprietà  di  rispleudere  nell'  oscu- 
rità. Simile  qualità  ha  la  pietra , 
che  si  trova  nel  nostro  monte  Po- 
derno  ,  poco  lungi  da  Bologna.  -^ 
liiogra}ia.  Parte  della  Storia  Natu- 
rale che  versa  sulla  descrizione 
delle  pietre. —  Utogralla  ora  chia- 
masi l'arte  di  Imprimere  in  pietra , 
per  cavarne  immagini  in  carta.  -— 
Da  Stalago  in  gr. ,  stillare,  eh  la- 
ma osi  Stalagmiti  quelle  Concre- 
sioni  pietrose  fermate  sul  suolo 
delle  grotte ,  delle  montagne  cal- 
caree; diverse  dalle  cosi  dette  Sta- 
lattiti, sostanze  anch'  esse  pietrose 
di  natura  calcare,  e  di  forma  qua- 
si cilindrica ,  che  pendono  dalle 
volte-delle  grotte,  e  che  sono  for- 
mate, le  une  e  le  altre, dallo  stillar 
delle  acque).  —  Preda  da  fabbri' 
car.  -*>  Mattone  eotto,  ed  anche 
semplicemente  Mattone.  Pezzo  di 
argilla  cotta,  di  forma  quadrango- 
lare. —  Pred  sfergó.  —  Mattoni 
arrotati,  cioè  squadrati  e  puliti  da 
una  parte  per  metterli  in  uso.  -^  li 
Mattone  ba  diversi  nomi  secondo 
le  diverse  forme,  e  grossezze.  — 
Perdòn  da  ciavga»  da  scala.  — 
Quadruccio,  ed  anche  Tambello- 
ne, eh' è  il  mattone  piii  grosso.  — 
Tavèlla.  ^  Pidnelln,  ob'ò  il  più 
sottile.  ^  Preda  da  salga;  Preda 
larga.  —  Mezzana.  Quello  di  me- 
diocre grossezza.  —  Perdein  qua- 
der  da  salga.  —  Quadrello.  —  Per- 
dòn da  plrù.  —  Quadrone.  —  Ta- 
vlòn  da  cvert.  —  Pianella.  —  Pre- 
da frégna  ^  Mattone  ferrigno  , 
cioè  Duro  come  ferro.  —  Fiòur 
d' preda.  —  Poloere  di  mattoni.  — 
Far  tri  pass  in^.una  prèda.  — 
FarpaModt  picca.  Camminar  leu- 


PRE 


436 


PRB 


tanoente.  Avèir  al  mal  dia  pjneda. 

—  Aver  il  mal  del  calcinaccio;  fi- 
guratam.  Vale  aver  gran  mania  di 
fabbricare,  e  quindi  il  proverbio 
Murare  e  piatire  è  un  dolce  impo- 
verire.  —  Preda  infernal.  —  Pielra 
infernale i  detta  dai  moderni  fiilra- 
to  d'argento.  Violentissimo  causti- 
co, eh' è  ia  Dissoluzione  nitrica 
d'argento,  cosi  chiamata  da'medici 
per  la  sua  azione  potente.  -—  Pred 
preziòusi.  -*  Pietre  preziose.  Dia- 
mante» Topazio,  ec.  —  Boni,  Fal- 
si. —  Pietre  fine  si  chiamano  i  dia- 
manti, e  le  altre  pietre  preziose.— 
Pietre  false  diconsi  le  contraffatte. 

'PREDINTAl.  V.  Murdia. 
PREDULEINA,  n.  f.  dim.  di  Preda.  — 

Petrella:  Petricciuola ;  Pettina; 

Petruzza;  Petrùaiola;  Petrùcola; 

Pietrelia;  Pietruzza;  Pielrùzzola; 

PietruzzoUna. 
•PRÉGNA,  add.  Pregna,  agg. 
PREINA,  PRETTA.  Peruzza,  dim.  di 

Pera. 
PRÉISA.  Presa.  —  Prèisa  in-t-al  zug. 

—  Bazza.  Quelle  carte  che  si  pren- 
dono volta  per  volta ,  che  si  è  gio- 
cato «  da  colui  a  cui  tocca ,  per  ri- 
porle  coperte  davanti  a  sé,  finché 
il  giuoco  sia  terminato. 

PRELAZIÓN ,  n.  f.  lus  congruo.  Dirit- 
to, o  privilegio, che  ha  il  vicino, 
d' esser  preferito  nella  vendita  di 
una  casa  confinante,  o  d'ali ra  simil 
cosa.  —  Prelazione  significa  Mag- 
gioranza, oppure  r  Esier  prelato. 

'PRELIBA,  add.  Prelibato;  SqiUsito; 
Eccellente. 

PRÉtLA.  Tròttola,  jtfacchinetu  di  le- 
gno fatta  a  cono,  con  un  ferruzzo 
piramidale  in  cima,  colla  quale  i 
fanciulli  giocano,  facendola  girare 
mediante  una  funicella  avvoltale 
intorno ,  in  ciò  differente  dal  Palèo 
o  Fattore ,  che  non  ha  il  ferro  in 
cima ,  e  si  fa  girare  con  isferza.  La 
trottola  fa  cappellaccio,  quando 
gira  al  rovescio,  percuotendo  col 
legno  in  terra.—  Andd  a  zugar  al- 
la pretta,  —  Va  a  giocare  a'  noc- 


cioli. Cioè  I^on  hai  maggior  giuii^ 

zio  di  un  fanciullo. 
PRELLARROSI.^irarrosfo.  E  con  voce 

d' uso  Menarrosto. 
PREM.  Primo.  Principale.  Primiero. 

—  Da  Protos,  gr.  primo.  Protòtipo. 
Prima  immagine.  Originale.  — 
Protocollo.  Primo  libra.  Sommaria. 

—  Protagonista,  L'attore  princi- 
pale in  isceoa,in  pittura,  ee.  Proto- 
notarlo;  Protomartire;  Protomedir 
co  ;  èc. 

PREMA ,  avv.  Prima,  Primieramente. 
Primamente.  In  prima.  Pria ,  voce 
accorciata ,  pel  verso.  —  Conu  pri- 
ma, vale  Subito  che, 

PRÈMER;  T.  Prèmere,  ▼.  Calcare, 
Spignere  una  cosa  contro  1'  altra. 
Sprèmere  è  propriamente  strigoe- 
re  una  cosa  tanto ,  che  n*  esca  il 
sugo.  —  La  voee  boi.  non  è  osau 
nel  saddetto  aigoificato ,  ma  soli- 
mente  in  senso  figurato,  cioè  d'im- 
portare  :  Essere  a  cuore  :  Calere. 

—  L*è  una  cossa  ch'ne  m'prém.  — 
È  cosa  che  non  m'importa,  che 
non  mi  preme. 

'PRÈMI,  n.m.  Premio. 

'PREMIAR,  V.  Premiare,  nimuneran. 

'PREMIAZIÒN.  Premiazione.  L'atto 
del  donare  i  premii. 

PRENDITÒUR  DEL  LOTT.  Rieevilùrt 
del  lotto.  Termine  d'uso  degli  of- 
fizi  pubblici.  Cosi  Ricevitoria,  o 
Prenditoria  del  lotto,  o  Botteghir 
no.  Piccola  bottega  dove  si  ricevo- 
no i  giuochi;  e  Botteghino  anche 
lo  stesso  Bieevitore. 

PREPARAR,  V.  Preparare,  Apparec- 
chiare ;  Ammannire  ;  Apprestare  : 
Ordinare;  Allestire;  Disporre.  O^ 
si  neut.  pass.  Prepararsi;  Aia- 
gnersi ,  ec. 

PRESENTEIN.  V.  BuHandotL 

PRESÈPI,  n.  m.  Capannueda,  n.  f 
Dieesi  propriamente  di  quella  «  che 
si  fa  nelle  case,  o  nelle  cbiese  a! 
tempo  di  Natale  per  figurare  la  Na- 
tività del  Signore  in  Retelemme.- 
Presepio,  si  prende  per  StaUa,  e 
semplicemente    per  Mangiatoia. 


PKI 


437 


PRI 


Presepe,  che  significa  lo  stesso  ,  è 
più  del  verso  che  della  prosa. 

'RESS  A  POC:A  UN  DI  PRESS,  ilp- 
presso  a  poco:  A  un  di  presio; 
Pressoché»  Pressappoco»  Di  presso 
che.  Poco  meno.  Quasi. 

*BEST,  add.  V.  Sveli. 

«EST,  a?v.  Presto.  Tosto.  Presta- 
mefite.  Prontamente.  SpoMiatO' 
niente.  Speditamente.  Sbrigata- 
mente.  Con  prontezza.  Senza  indù- 
già.  -  Piti  prést  che  d' frizza.  — 
Prestissimo  e  seguitamente. 

PRESTÉZZA,  n.  f.  Prestezza. 

'RETEISA,  PRETENSIÓN.  Pretensio- 
ne. —  Pretesa  è  agg.  fem. 

REZI,  D.  no.  Prezzo,  Valore,  VeUsen- 
te,  Costo,  n.  m.  Valuta,  n.  f.  — 
Prezi  bass.  —  Prezzo  moderato , 
discreto.  —  Mòdico  non  si  dice.  — 
Prezi  smaccd  ;  Preziazz.  —  Prez- 
zaccio.  Prezzo  disfatto.  Prezzo  bas- 
sissimo. 

PREZISAMÉINT.  avv.  Precisamente. 
Con  precisione. 

PBEZISAR,  V.  Precisare.  Determi- 
nare. 

PREZISIÓN,  n.  f.  Precisione. 

PREZETTÀ ,  n.  m.  Precettato.  Posto . 
per  mala  condotta, sotto  la  vigilan- 
za politica. 

PREZÉTT ,  n.  m.  Precetto'. 

'RIGUEL.  Pericolo.  Periglio  è  piii  del- 
la poesia.  —  Perecol  non  è  voce 
del  dial.  volgare.  —  Cùn  priguel. 
—  Pericolosamente  ;  Perigliosa- 
mente,  avv. 

'RIGULÒUS.  Pericoloso ,  PeHgUoso. 

•RIGULAR,  v.  Pencolare,  v. 

'RILLA,  add.  Strato ,  agg.  —  PW//d 
in-l-al  spèid.  — Girato  nello  spiedo. 

RILLAMEfNT.  Giramento.  Rioolgi- 
mento.  Volgimento.  V.  Prillar. 

BRILLAR  ,  v.  Girare ,  v.  Andare  o 
muovere  in  giro.  Vale  anche  Vòlge- 
re. Volger  la  friUata.  le  frittelle. 
Girare  l' arrosto  nello  schidione. 
Voltarsi  per  la  polvere.  Rivolgersi 
di  qua  e  di  là  pel  letto.  —  Prillar; 
i^ossars*  prillar.  —  Volgere.  Svol- 
gere, Ogur.  — Ai  s' lassò  ptillar 


da  sliparol'^  Si  lasciò  volgere  da 
queste  parole.  Si  lasciò  indurre  , 
pereuadere.  —  Prillar  al  fus.  — 
Torcere  il  fuso. 
PRILLEIN.  Girlo.  Sorta  di  dado  se- 
gnato con  lettereo  naoieri  in  quat- 
tro lati  con  una  punta  di  sotto,  ed 
un  pernuzzo  di  sopra  per  farlo  gi- 
rare. Giuoco  fanciullesco,  il  quale 
si  fa  anche  più  semplice  infilzando 
un  fusellino  pel  furo  di  un'  anima 
di  bottone,  per  farlo  girare  velo- 
cemente coir  impulso  delle  due 
prime  dita  della  mano.  —  yar  gi-- 
rar  al  prillein.  —  Scoccare  il  gir- 
lo, e  farlo  frullare.  —  TuU  su  st 
prillein.  —  Pinocchi!  Oh  castra 
questui  Modo  basso,  che  si  usa  per 
dispregio,  o  per  ischerzo,  a  chi  ti 
ricerca  qualche  cosa,  che  non  ti 
par  che  convenga,  negandogliela. 
E  per  lo  più  i  boi.  sogliono  con 
ciò  far  ratto  di  esibire  il  dito  indi- 
ce alzandolo. 

•PRILLON  {d' tèsta).  Vertigine.  Capo- 
giro. 

PRILLOTT,  n.  m.  Girata:  Voltata; 
Volta,  n.  f.  —  A  dà  zeri  priUutt 
pr'al  létt  alla  noti.  —  Nella  notte 
tu  dai  tali  volte  perii  letto,  ecc. 

PRIMULA  YERIS,  n.  m.  Primavera. 
Fior  di  primavera.  Pralolina,  In 
bot.  Bèllide  minore. 

PRINZÉPI,  n.  m.  Princtpio,  sing.  e 
Principi  plur.  (aggiugnendo  1'  ac- 
cento sulla  penultima,  perchè  i  più 
timidi  se  ne  prevalgano ,  quantun- 
que il  senso  tolga  sempre  l'equivo- 
co). Cominciamento ,  Incomincia- 
mento.  -^  Il  suo  contrario  è  Fine. 
—  Priìnòrdio  non  è  voce  di  Crusca, 
ma  è  d'uso  comune,  e  di  regola, 
ammettendosi  l'aggiunto  Primor- 
diale da  esso  derivato,  che  vale 
Primitivo,  Di  principio.  —  Esòr- 
dio. Principio.  E  spezialmente  di- 
cesi della  prima  parte  di  un  discor- 
so oratorio.  Esordi  plur. ,  ed  Esor- 
diti f.  antiquato.  --•  Preliminare. 
Prima  disposizione  delle  cose  at- 
tenenti al  trattato  da  farsi.  P/eiimt- 


PRO 


438 


Pan 


nari  della  pace.  Preliminari  di  un 
acquieto ,  ec. 

PRIT.  Prete.  Sacerdote.  —  Nel  colto 
riformato  diconsi  Ministri,  Pastori. 
..-  Al  prit  parta  pr  al  cèrg.  —  Dà 
bere  al  prete,  che  'l  cherico  ha  se- 
te. '-  Al  falla  al  prit  all'aliar.  — 
Egli  erra  il  prete  all'altare.  —  Prit. 
—  Ptrte  dicesi  nell'uso  un  arnese 
di  legno  da  scaldare  il  letto  con 
un  caldanino  sospeso.  Sorla  di  Tra- 
biccolo. —  Prete  pioppo,  ystìe  Pre- 
te ignorante.  —  Barba  d'prit.  V. 
Barba. 

•PRIV,  add.  Privo.  Mancante. 

•PRIVAR,  V.  Privare.  Togliere. 

PRIVATIVA,  n.  f.  Privilenio esclusivo. 

'PROCURADÒUR ,  n.  m.  Procuratore. 
Procuradore. 

'PROCURAR,  V.  Procurare. 

•PROCURARS*,  V  p.  Procurarsi.  Pro- 
cacciarsi 

PROGETTAR,  V.  Progettare  è  V.  d.  U. 
Con  miglior  termine  dicesi  Intavo- 
lare. 

PROIBIR,  V.  Proibire,  Vietare,  Divie- 
tare, Interdire,  Inibire,  Far  di- 
vieto. 

PROPÓNER .  V.  I  boi.  hanno  ritenuto 
dal  latino  Proponere  la  desinenza 
di  questo  verbo  come  degli  altri 
Dispòner;  Depòner;  Espòner;  An- 
tepòner;  Pospòner;  e  cbe  usavasi 
pure  in  addietro  io  ital. ,  ed  ura  si 
è  contratta,  dicendo  Porre;  Pw- 
porre,  ec. 

PROPRI.  Proprio «agg.  Nel  dìal.  boi. 
non  si  dice  Propri ,  Proprietà ,  ma 
bensì  Una  cossa  eh'  è  tni,  o  mid' 
me.  —  Una  cosa  propria.  Una  co- 
sa niia.  —  Propri.  —  Propriamen- 
te. Proprio.  Ed  anche  Propio.  Pro- 
piamente. Propissimamente ,  ec. 

PROQUANQOAM.  FAR  AL  PROQUAN- 
QUAM.  Fare  il  quamquam ,  e  Slare 
in  sul  quamquam.  Fare  il  superio- 
re in  checchessìa.  Stare  su  grandi 
pretensioni. 

PROSIT;  PROSPERITÀ;  FELICITÀ; 
EVVIVA;  DI  V'AIUTA;  DI  VASSE- 
STA;  Di   VBENDESSA,  eli.  Tutti 


modi  di  dire  a  Chi  stamolisce.  ehe 
equivalgono  a:  Dio  vi  salvi,  IHo 
v'aiuti,  ec.  In  Francia,  fra  le  pe^ 
sone  educate,  è  bandito  quest' li- 
so, proveniente,  sembra,  da  un 
pregiudizio. 

PROVA ,  n.  f.  Compito ,  n.  m.  Opera  e 
lavoro  assegnato  altrui  determina- 
tamente.. I^are,  i4t)0re.  Fare,  Ben- 
dere  il  compito,  l  maestri  danno  il 
compito  ai  loro  scolari. 

PRUDÉINT,  add.  Prudente,  agg.  li 
dial.  non  ha  gli  altri  di  quasi  egaal 
significato  Cauto,  Avveduto,  Previ- 
dente, ec.  —  Cosi  ha  pure  il  eoo- 
trarlo  Imprudèint.  —  Imprudenlr, 
ma  non  ha  Incauto,  Inconsiderato, 
Disavveduto,  Scofisiderato ,  Inat- 
verlito ,  Sconsigliato. 

'PRUDÉINZA,  n.  f.  Prudenza.  É  aocbe 
n.  p.  f. 

'PRUDÉZZA,  n  r.  Prodezza. 

PRÙGN ,  n.  m.  Prugno ,  Susino,  d.  m. 

^  Albero, originario  di  Scria. -«  Pru- 
no è  nome  generico  dì  talli  i  frali- 
ci  spinosi ,  de' quali  si  fauno  lesi^* 
pi.  —  Prugna,  o.f.  Prugna,  Smi- 
na, a.  f.  Fruito  del  prugno.  d<'l 
susino.  Si  dice  anche  Prum.  - 
Prugna  dèi  meschein,  (per  corru- 
zione )  Susina  damaschina. 

PRUGNOL.  Prùgnolo.  Frutice  cbe  fi 
la  prùgnola ,  del  quale  si  fanno  1^ 
siepi.  —  Prugnol.  Per  lo  siessn 
frutto.  Prùgnola.  —  Prugnol.  - 
Frugnuolo.  Spezie  di  fungo  odoro- 
sissimo. 

PRUMÉTTER.  e  IMPRUMÈTTER.  t. 
Prométtere,  v.  —  Prumètlerd'kr 
mar  e  magna.  Prumètter  più  pif- 
mai  che  pan.  —  Prumètter  mari  t 
monti,  Roma  e  toma.  —  Il  conlra- 
rio  è  Spromèttere.  Revocar  la  pro- 
messa. 

•PRUSSIA  (MANDAR  tJN  IN).  Mandif 
uno  al  diacine.  Mandare  in  qn**! 
paese.  —  Caro  te  ,  va  in  M*- 
sia.  —  Oh  va!  Va  via!  Va  al  du- 
scolo! 

PRUTÉSTA.  n.  f.  Protesto,  n.  m.  Prt^ 
tesiazione,  n.  f.  —  Protesto,  a.  n- 


P9ft 

giuridico  per  cui  si  protesta 

zambisiie. 

ÌA,  Propàggine.  Ramo  della 
Jà  piegalo ,  e  coricalo ,  accioc- 
luch'  egli  per  se  slesso  di  ven- 
iali la.  —  Pruvatia  per  Prova, 
^vanar^y.  Propagginare,  v. 
:are  i  rami   delle  pian  le  sol- 
iiiUoli ,  acciò  gellin  radici.  -^ 
^oatmr.  —  Propagginatnanlo, 
aggitiazione. 
iOER.  Procedere, 
'MT  (ESSR  IN).  Esser  vicino; 
[Simo,  avverbial. 
^S,  n,  m.  Processo. 
iiSSlòN ,  n.  f.  Processione, 
V.  [&ì  soltioiende  TE  messa 
^  il  P).  Pesare,  v.  Gravitare,  — 
ir  grave.  Psar,  —  Pesare.  Aliac 


439  PUB 

fa  con  parole  mlnaccevoli.  E  vale 
Carpicelo  se  si  voglia  parlare  di 
busse.  Dare  un  carpiccio*  Quanlllà 
di  busse»  di  baslonale. 

PSSEIR,  V.  (dal  lai.  Posse).  Potere,  o 
Aver  possanza»  Esser  possiinle»  e 
si  coniuga  lanlo  coli 'ausiliare  Ave- 
re,  quanlo  con  Essere, -^  A  n' ^ 
pssù  vgnir,  o  A  n'  san  pssù  vgnir, 
—  Non  ho  potuto ,  o  Non  son  potu- 
to  venir».  —  A  più  non  poss.  ->  A 
più  non  posso.  A  più  potere,  av- 
verbi —  Far  una  cossa  a  più  non 
poss.  —  A  tutta  possa,  senza  misu- 
ra. Alla  ricca. 

PSSÉIR,  u.  m.  Potere,  Podere,  Valo- 
re, D.  m.  Possanza,  Gagliardia, 
n.  f.  —  Avèir  al  pssèir.  —  Aver 
potere ,  o  il  potere. 


(Checchessia  a  bilancia»  a  sia-  PSSUBIA,  n.  f.  Pesciatelli.  n.  m.plur. 


'  per  saperue  la  gravezza.  - 
nciare  è  pesare  colla  bilancia. 
A  fagoH  ch'pèisa  trop  per  quia 
ra  donna.  •»-  Un  fardello  che 
icherà  troppo  quella  povera 
tua.  —  Un  Irav  ch'pèisa  trop 
^raqula  muraia  sullila.  •«-  Una 
oe  die  carica  troppo  sopra  quel 
>x>  de&oie. — Magnar  ch'pèisa 
^l  stòmg.  —  Cibo  che  carica 
^iomaco.  —  Gravitare  per  Pe»a- 
>èierminedì  scuola.  •••  Al  sta 
'guani  alpèisa.—Egli  è  a'con- 
attlni.  La  candela  è  al  verde. 
^^  a\  morire. 

*JOUH.  Pesciaiuolo;  Pescivèndo- 
Colui  che  vende  il  pesce.  —  Pe- 
»lore  e  Pescadore  Quegli  che 
sca. 

^H,  V.  Pescare,  v.  —  Va  te  pésca, 
Indocina  tih  grillo.  Va  a  pensa- 
lo'ella  sia ,  o  si  trovi, 

^"l-  Pescfieria,  Luogo    dove  si 

'»iQe\\  pesce.  —  Pèsca,  "-  Pesche- 

«•Pescagione. 

^^^^^»n.t.  Peschiera,  n,  f.  Viva- 
' .  n.  m. 

^^JJA.  n.  f.  u.  Usalo  in  queste  fra- 
•  "(ir  la  ptseina  :  Avèir  aoù  la 
^^ftft.  Ed  equivale  a  Habbuffo, 
l^^Qdo  siguitica  Bravala,  che  si 


Quantità  di  pesci  piccoli. 

•PTÉCC.  n.  f.  plur.  PetecMe,  n.  f. 
plur. 

PTTNAR,  V.  (Qui  pure  andrebbe  V  E 
mula,  dopo  11  P,  ed  anche  l'I  a« 
vanti  la  N,  due  lettere  che  1  bolo- 
gnesi  elidono).  Pettinare  i  capel- 
li, la  lana,  il  Uno,  la  canapa,  ec. 
—  Carminare ,  Scarda«are ,  Petti- 
nare la  lana.  —  Torr  una  gatta 
da  pUnar.  —  Torre  da  peitinare 
un  riccio.  Drizzare  il  becco  allo 
sparviere.  Lisciare  una  spugna. 
Aver  da  pettinare  lana  sardesca, 

PTTMAB»n.  ni.  Pettinàgnolo ,  n.  m. 
Quegli  che  fabbrica  i  pettini. 

PTTISEINA,  n.  f.  Pettine  spicciatoio, 
0  Pettine  doppio.  Pettine  con  due 
ordini  di  denti  filli  dalie  due  parli 
opposte,  con  piano  in  mezzo»  e  con 
quattro  mascelle. 

PÙ,  n.  f.  Bàmbola,  Bamboccio,  n.  f. 
Fantoccio,  n.  m.— *  Poppàltola  è 
voce  dell'uso.  Fanloccino  di  cenci 
o  simili,  vestito  per  ordinario  da 
donna ,  ed  è  trastullo  dello  fanciul- 
line.  —  Far  la  pu.  •—  Fare  alle 
mammucche.  Trastullarsi  con  cose 
frivole»  come  fanno  i  barobini. 

TLBBUC»  n.  m.  e  add.  Pubblico,  n, 
m.eagg. 


PUG 


440 


PUL 


^PUBBLICAR,  y.  Pubblicare.  Divulga- 
re. Far  Doto,  manifesto,  ec. 

PUBBLiCAZIÒN  IN  CISA.  Dinunzta, 
Dinunziazione ,  Denunziamento  di 
matrimonio, 

PUDADÒUR.  Podatore,  e  più  comuD. 
Potatore. 

PUDAI,  PUDÉTT.  Falce  da  potare,  e 
eoo  voce  contadioesca  Potatoio.  — 
Pennato  è  un  Potatoio ,  clie  taglia 
da  due  parti. 

PUDANDA,  PUDADURA.  Potatura.-- 
Al  tèimp  dia  pudanda.  —  //  tem- 
po della  potatura ,  del  potare  gU 
alberi. 

PUDAR .  V.  Potare.  —  Potare  a  vino , 
dicesi  qnando  il  potatore  lascia  o 
troppi  capi,  0  troppo  lunghi. alle 
viti.  —  Padar  d'curt,  melaf.  Veni- 
re a' ferri.  Venire  a  lama  corta. 
Venire  al  fatto. 

•PUDÉTT ,  n.  m.  Potatoio ,  Potaiuolo. 
Falce  potatoria.  —  Pudètt  da  du 
tai.  —  Pennato. 

PUGGÉTT.  Appoggiatoio.  Lungo  pezzo 
di  legno  su  cui  si  appoggiano  gli 
strumenti  nel  tornire. 

PÙGN.  Pugno,  e  nel  plur.  Pugni»  m. 
e  Pugna»  f.  La  mano  serrata.  — 
Pàgn.  -—  Pugno.  La  percossa  che 
si  dà  col  pugno.  Pùgn.  —  Pugno. 
La  materia  contenuta  in  una  mano 
serrata.  É  però  più  proprio  il  di- 
stinguere italiauam.  dicendo  Un 
pugno  di  cenere  e  Una  manata  di 
fieno.  —  Pugno  finalmente  signifi- 
ca Mano  »  Carattere.  In  boi.  si  di- 
ce D'so  man.  —  Di  proprio  pugno» 
Di  suo  pugno.  —  Una  cossa  eh' fa 
ai  pùgn.  —  Una  cosa  che  ripugna. 

—  Dar  di  pùgn.  V.  Pugnar. 
PUGNAR,  V.  Dar  pugni:  Dar  de' pu- 
gni »o  delle  pugna.  Menar  pugni. 

—  Far  alle  pugna.  Giocare  alle 
pugna.  Lotta,  o  giuoco  popolare 
colle  pugna,  in  cui  sono  celebri 
gl'inglesi.  —  Pugilato  e  Pugillato» 
11.  m.  è  termine  della  storia  antica. 
Giuoco  fatto  alle  pugna.  '—Pugile. 
Quegli  che  giuoca  alle  pugna ,  ed 
anche  l' esercizio  di  tal  giuoco.  £- 


sercitarsl  nella  ginnastica,  e  nel 
pugile.  —  Pugillatore.  Giuocatore 
di  pugna.  —  Pugnare»  vale  Com- 
battere, Contrastare.  Cosi  i  deri- 
vati Pugnatore»  Pugtuizione  »  ec. 

PUIANA.  Poana,  SorU  d' uccello  di 
rapina  simile  al  nibbio.  —  Puiam 
per  Mnaea.  Far  la  puiana»  la  mho- 
ca ,  la  gatta  morta.  V.  Mnaca. 

PUIDLA.  Pipita.  Filamento  nervoso 
che  si  spicca  da  quella  parte  della 
cute,  che  confina  coir  unghie  delle 
dita  delle  mani. 

PUIGLA.  Pipita.  Pelliccella  bianci 
che  viene  ai  polli  sulla  punta  delia 
lingua. 

•PULACCHETT.  TRONO,  n.  m.  pinr. 
Stivali  tronchi»  cioè  che  arrivaoo 
solo  al  collo  del  piede. 

PULAR.  Pollaio.  Luogo  ove  si  tensooo 
i  polli.  —  Pular  per  similìt.  Cmoi- 
so  »  Romore.  V.  Baccan. 

PULAROL.  Pollaiuolo  e  PoUcribto. Mer- 
catante di  polli.  —  Polleria  è  il 
luogo  dove  si  tengono ,  o  si  ven- 
dono i  polli. 

PULARÓN.  Schiamazzatorcj.  Poliaio- 
ne,  vale  Pollaio  grande. 

PULASTER,  n.  m.  (dal  lat.  PoUatter). 
PULASTRA,  n.  f.  Pollastro»  di.  e 
Pollastra»  f.  Pollo  giovane.  —  N- 
lo  è  termine  generico  del  Gallo,  e 
della  Gallina. 

•PULIDURA,n.  f.PoKfMfti. 

PULIGULA.  Cinciallegra.  Piccolo  oc- 
celi  etto  di  più  colorì. 

TULiMÉlNT,n.  m.  Polimento»  foft 
tura. 

•PULIR ,  PoUre.  Putire.  Nettare. 

PULIZi.  PuUtezza  e  Politezza»  Miti- 
za»  Pulizia.  —  Piattanz  fatti  cun 
pulizi.  —  Vivande»  cibi  prepamli 
con  pulitezza,  con  nettezza.  —  il 
letame  per  pulitezza  dicesi  mg« 
—  PoUzia  ora  è  quel  MagislraU) 
ehe  invigila  al  buon  ordine  deli) 
città. 

PULIZZEIN,  n.  m.  e  PULIZZEINA ,  o. 
f.  Polizzino,  n.m.  e  Potfz»»**  d. 
f.  dim.  di  Polizza.  —  Si  chiama  £^>* 
Ghetta,  n.  f.  nel  commercio,  e  oci* 


m  44t 

}'ti)NrttMfi-poHnfii6,  cbesi  soprap* 
pone  a  certe  cose  per  indicarDe  kh 
qualità,  la^uanlivà,  il  valore. 

PULLA.  Puia:  Guscio  delle  Made  cbe 
rimane  io  lem  nel  batlerle.  -« 
hdlòn.  ^  ^Id.  Scorza  del  riso 
che  resta  dopo  ai^erlo  brillale*- 

PllLIA.  V.  Férlein. 

PULPiT.  Pùlpito,  Pèrgomo  in  lutile 
elevalo.  ^  lifnir  aUf  pulpU,  flg. 
ftntrt  H  eampaneih.  SI  dice  OH 
^M  DeHa  contarsazione  cicala  per 

,  tutti  gii  akrK 

I^DIM.  Puke.  —  Metter .  o  Avèir  M 
pnliper  Im  téeta.  —  Beitere  o  JPn- 
'^lare  nw»  puice  in  un  orecchio, 
^ikr  un  calabrone  ^  tm  ofvc«i 
<^A{o.  Afefterd  una  zanzara  neila 
f«sto;  tatto  figaratana.  —  Mn  li^ 
PÙ/<. -^  Flilin'oto^aBg^. 

PULSEIN.  nr.  EINA,  f.  fuldno,  m, 
ino,  f.  —  É«jr  imbruid  em'  è  un 
pHlscin  in-t'la  atèppck^^  Beeerpi» 
impicciato,  che  un  putckt  netta 
«toppa.  Un*  om»  impaetoiata,  ho 
stesso  cbe  Ksser  dappoco'  e  impo' 
fi/ato.  Altro  ecfuivalente  graziosia-^ 
Simo  proverbio  bolognese  è*  14  se- 
gueme:  E$»er  più  imbmid  ch'n'è 
««  tari  a  vstir  tm  gob,  —  Esicr 
più  imbrogliato  di  un  snrto,  che 
fibhta  a  fare  un  abito  a  un  gobbo: 

—  Esser  bagna  cm'è  un  pÌH$ein. 

—  Esser  bagnato  fradicio, 
PBLSKTT.  Pemetlo,  Pemuzxo,  dkn. 

di  Perno, 

f^^WEf ,  n.  m.  PoltigUa,  n.  t  rnirisa,. 

0  polenta  avanli  cbe  sia  colia.  & 

per  sìDiilif .  dlcesi  dt  ogni  liquido 

imbratto ,  ed  intriso.—  Pultei.  — 

^owflfo.  Poltiglia  ,  FangMgiia,  V. 

Paeciaccra, 
WIAR.  Y.  ImpoUigHare  p  fmpior 

«<ror(?,T. 

J^WHÒN ,  n».  6UNA  /  f.  Poltrone  »  m. 
ona,  f.  fteghilloso.  —  Òapuìlròn, 
•**  Poltronescamente,  Neghittosa* 
wcwte.  fantameit((r.  —  J*ti2fròn, 
!>er  F«e;  Timoroso  $'  Bappoco;  Co- 
(Inrth. 

'ULìHòUXA,  11.  f.  Sedia  a  braccHio* 


H.  Specie  di  seggiola  piuttosto 
grande  con  appoggiatoio,  e  brac* 
eìooli,  cbe  per  essere  comodissima 
dicesi  dai*  bolognesi  Pif /^rotino.  ^ 
Cariga  è  voce  piti- generica. 

I*ULTRUNAR .  v.  Pottreggiaf.  Polinh 
neggiare.  Poltrire. 

i^lLTRUiNARk  Poltroneria:  Codardi' 

POkTRERlA.  Pbheruxza,  din.  di  Pol- 
vere. 

PULZÓN.  PUnxone,  Pèzzo^  d'acciaio 
per  Hso  d' imprimere  te  iinprobte 
delle  monete,  de' caratteri,  e  slmi- 
li^ nelle  materie  dare.  —  Pulzàn 
dèi  cadhazz,  — >  Ptoncinelh,  n.  m. 
•^  Pulzòn  di  sijuodrètl  eh*  i'  met» 
tn  f/i-l-t  Uff,  in-i-el  pori  invez  d' 
pian',  «—  Bilico.  —  Pulzòn  del  daio 
pr'el  fabbric,  -—  Paletto. 

'PUMER,  n.  m.  Botolo.  —  Pumaretn, 
dim.  —  Ifotollivy. 

PUMSAR<,  ▼.  POimcciare,  ÉpponHeiO' 
re,v. 

PUNDGARA.  Topaia,  Sorciaia.  —  Per 
similit  dicesi  di'  Fabbriche  anticbe, 
0  che  siano  in  pessimo  stato. 

PUNDGHEIN.  fopo/fno.—  foptno,  agg. 
vale  simile  al  color  di  topo. 

PBNDGON.  Soreiom.  Topaedo. 

•pUNDÒUn,  n.  m.  ÓURA,  n.  f.  Ponido- 
re,  n.  m.  ora,  n.  t  T.  de' Cartai. 

rUNSÉTT.  Polsetìo.  Maniglia  che  le 
donne  portano  ai  polsi.  —  Punsett, 
n.  m.  piar.  Pìzti,o  Ali  di  barba  , 
che  si  lasciaflo  pendere  dai  polsi 
presso  gf»  orecchi.  -^  Cemecchio. 
Qnelta  ciocca  di  capelli  pendenti 
(tolle  tempre  all'  orecchio,  e  io  boi. 
cficonsi  Bandein'. 

PÙNT.  Pimto.  Segno.  Termine,  ìstdn' 
te,  -«  Chi  scappa  un  pùni  in  scap» 
pa  zèint.'^  Chi  scampa  di  un  pun^ 
tOr  scampa  tH  mille,  o  di'  cento,  — 
El  donn  in  san  un  pùnt  pia  dèi 
dUavel.  •—  Le  donne  sanno  più  Un 
punto  r  che  il  diavoh,  —  t'pòni 
tn  bianc,  —  Di  punto  in  bianco,  A 
UH  tratto.  Subitamente,  —  Punì 
in^t-al  scriver,  —  Punto.  —  Meltr 
ipùni  sé  iìht-el  ktler.  —  Punknre, 

51 


4ÌÌ 


• 

Punle(fgiaré.-^lnleì'punzioneM2i' 
iliasi  il  Bècolalo  mòdo  d' iulerpor- 
rè  i  punti  e  1(3  virgole  nello  scrive- 
re.   Pùntalùra.   Punteggiamento. 
Puntaztone.  ^  Virgolare,  porre 
le  virgole.  W  Petrarca  von  puntò, 
9ié  virgolò  il  suo  canzoniere,  Te- 
renzio fii  puntato  da  Donato.'^  Al 
puntlcin  sòuvra^all'i.  —  Titolo.-^ 
Pùnt.  -^  Punto ,  vale  anche  Quello 
spazio ,  che  òctiipa  il  cucito ,  che 
fa  il  sarto  in  una  tirata  d' ago.  -^ 
Punì  a  soveì-zélt.  -^  Sopraggitto. 
Ionici  per  riunire  due  lémbi  di  un 
drappo  colla  maggiore  solidità  ,  e 
de):enza,  in  tiiodo  che  l'unione  po- 
co si  conosca.  Le  ùniture  delle  len' 
xuola  ii  cuciono  a  sopraggitto.  — 
LìX  ctistUra   spianata .  adoperasi 
dopo  fatto  il  sopraggitto  su  due 
pezzi,  uno  de' quali  iion  abbia  ci- 
raossa,  e  rovesciasi  la  piega  sul 
sopraggitto,  e  sé  né  rivolge  l'orlo. 
^■^ Pùnta  cavaltctl. -^ Soltopunto. 
Costura.  Si  fa  alla  cima  della  tela; 
perchè  non  isfilaccl.  —  Pànt  indri 
•^-  Punto  addietro.  Quella  cuCiliira. 
the  prcsetlliì  tin  seguilo  di  punti 
^énza  iuicrrùzione  ;  mostra  tutta 
una  linea  coulinuala^ed  è  la  piìi 
solida  e  piacevole  à  vedersi.  ^^ 
Punì  d' imbastidura.  -^  Punto  à- 
Perlo.  Punj.0  leggiero  e  lungo  che 
Si  fa  per  imbastire.  SI  uàa  anche 
per  increspare,  ed  allora  lo  boi. 
Chiamasi  Sfitzètta.  —  Punt  a.,  ca" 
dnèltà. '^  Punto  allaccialo.  E  iin 
sopraggitto ,  nel   quale  ad   ogni 
ì^iinto  passasi  l' ago  hell'  anello , 


che  forma  naturalménte  il  filo  di 
<guesto  punto;  e  con  ciò  il  punto 
slàmbra  una  catenella.  Gli  occhielli 
de'  bottoni  ti  contornafio  col  pun- 
to allacciato.  ^=^  ^ùnt  in  cròni,  i— 
Punto  ù  sptnà.  Punto  incrociato. 
I^uéllo  che  si  adopera  per  forniàre 
i  puntìscriiti  (boi.  ti  ictler),  -^ 
Pànt  nìort.  —  Punto .  cieco ,  chla^ 
roano  i  sarti  un  secondo  punto  na<* 
scosto.  —  Sovcrman,  —  Punto  al- 
laccialo, Punto  étueno.  ^  Fermarì 


PCN 

al  punì.  -^  Allacciare  Upunlù  per 
più  f  labilità.  —  Funi  dia  calzèila. 
-i  NagliCL  —  Pànt  arvert.  —  Ho- 
vegetili;  B.  plur^  Quelle  maglie  fat' 
Ì9  a  rovescio  >  che  foQpano.  la  co* 
stura  dèlie  calze.  **  Pani  fést:— 
Maglia  serrala.  —  Pànt  dar.  — 
Maglia  rada.  —  Pànt  d'un  fU.  -^ 
Punto  sfilalo,  dicono  i  toscani.-^ 
Paul  a  rèid.  -^  Punta  o>  rete.  Beta- 
io.  Maglia:  -^  Dar  di  punì  oITh 
òli  —  Risprangare.  Riunire  eoo 
ili  di  ferro  i  vasi  rotti.  —  Far  t 
pùnt  ^'4^r.  V.  Pànt.  -*  PhhIìao. 
PuhtoUno^  diqn.  di  Punto. 

PtilSTA.  Punta.  Punlerell^,  ùm.fw\r 
ione,  accr.  —  Piinta  di  inKUadur. 
Àgo.'^Piinla  d'péll.  -=-  Spicchio 
dj petto,  il  mezzo  del  peilo  de(;iia- 
dì  mali  che  si  maceUaoo.  —  Pùnta 
d\alia.  —  Sommalo.  —  MeUr  alia 
punta.'-^Stuzzicar^  Aizzare.  Isliod' 
lY?,  o  anche  Piccare.  •*-;  Mal  d'fMn- 
tUi  Àvì&ir  al  nuU  d' pània;.  Adir 
una  puiilura.^  -^  PufUo*  Mal  di 
pùnta.  Avere  il  nuU  di  punta.— 
Alla  j?unla  dèi  de.  —  Allo  spuntar 
del  di. 

PU.NTADOCR  Del  BIUABO.n.mJrar- 

calore.  V.  d-  U. 

vmTAVi,  y.Puniare.  V.  PànL 

PUNtiROL.  Punteruolo.  Ferro  appon- 
tato,  e  sottile  pèriiso  di  forar  car- 
ta,, panno  ì  e  simili. J^iiMi.  Codio 
di  ferro  col  cluate  i  fabbri  b«Mano 
i  ferri  infocati.  —  Puntirol,  oelie 
arti  si  chiama  Caecialoia.  —  ra«- 
fcruolello,  dìrt.    . 

PUNTSÉTT,  PUNTSÉLL.  PonUceUo. 
.dim^.di  Ponte. 

PUNTURA,  FÉTTA.  Puntura;  Fitta  : 
fmfitlà;  Trafittura.  Ferito  the  fi 
la  punto.  ^  Per  Filia.  Trafitta.Ho- 
\óT  puugenté  e  ibtermitleQle. 

PUNTZAR,  V.  Punteggiare,  t.  Fare  ob 
seguito  di  punti. 

t^tlSZER ,  V.  Pugnere  e  Pùngere.  U%' 
germente  ró'rarc.  —  Figii  è  piiaifl. 
dlcesi  Quando  alcuno  giocando  per- 
de, e  quanto  piìi  perde  piìis'ioBanh 
mav  —  Dai  boi.  si  direbbei  i  vm" 


PPR 


443 


PUR 


Oa»  U  (fOAÌ  Terbo  Vugar  si  oit  o- 
goi  volta  cbe  Ono  èpunfo,  e  $e  ne 
riitnU  in  Miknzio.  •—  Una  €0$$a 
ch*pùnz.  *-  Una  eowpungpniCp  Q 
pugnenie, 

PlPLA,n.  f.  Ciuffo,  Ciu/feUo,  n.  m. 
Capelli  che  soprasuntto  alla  fron- 
te, e  che  8000  più  lunghi  degli  al- 
tri. Ed  anche  quella  aprile  di  cap- 
pello di  peooo  che  porumo  in  capo 
alcuni  iMccelll. 

P(^RASSA,avv.  Molto,  avir.  di  quanti- 
tà, vale  Assai;  In  gran  àopia  ; 
Grandemente,  che  anche  ip  llalia- 
po  dicesi  Fare  a$$aL  —  Seif  fueri* 
tovienpoi  aperevolere  una  pie» 
mia  soggiogaia ,  acquista  alla  na- 
turai bellezza  pure  assai,  'sr  L'  p 
grand  purassa.  •*»-  È  mollo  gran- 
ìe,  è  grande  molto,  r-  Una  piai* 
Hìiza  bona  purassa.  —  Mollo  ca- 
ra, e  dile$tepoi  vioanda.^r^  V  è  più 
grand  d' tue  purassa.  -^  EgU  è  di 
fne  mollo  maggiore,  w*  Purassd.  — 
Molto  sì  lisa  anche  snàlaDtivam.  — 
l'è  mei  <^l  poc  e  bòn ,  che  al  pu- 
rosta  e  catliv.  —  Di  gran  lunga  è 
4a  eleggere  il  poco  e  saporito ,  che 
il  molto ,  ed  insipido.  —  Dè^  poc  a 
i'in  god,dòt  purap$àas"in  fa 
mzz.rr*  Il  poco  SÌ  gode,  il  molto 
ii  sciupa.  —  Purassa  è  anche  ag- 
gettivo; ed  equivale  a  Molto,  eh* è 
però  declinabiie.  -r-  Purastà  vein , 
fwrassà  caren.*^  Mollo  vino.  Mal- 
ito  carme.  -—  Purassa  purassa.  rr- 
f isot*  oaaat.  Assaissimo.  «^  Jfo</o 
è  stalo  adoperalo  anche  col  super- 
lativo. Mollo  grandissiino.  Molto 
àelUssimo. 

/13HCAIÌI .  a.  m.  Porcaro  ;  Porcaio. 

PURCARA.  ¥.  Purcuri. 

'I^lIfiCARt .  D.  f.  Porcheria,  Sporcizia. 
In  boi.  anche  Mala  azione. 

PURGANT.  Purgante.  Rimedio  purga- 
tivo. 

PDROATÒftl  (dal  fr.  Purgeoir).  Smal- 
/itoto.  Cosi  nel  Dizionario  Alberti. 
Ma  tanio  da  esso,  quanto  dalla  Cru- 
ca  la  voce  Smaltitoio  vien  definita  : 
luogo  per  dar  esito  alle  superflui' 


taf  $  alle  immondizie.  |l  termina 
boi.  significa:  Un  recipiente  inuruto 
per  ricevere  e  contenere  te  eicque 
piovane  f  onde  tramandarle  nòtte 
cisterne,  dopo  che  in  et^e  sieno 
purgate  dalle  lordure,  che  porta" 
no  dai  tetti.  Non  v'hanno  termini 
di  Crusca ,  ma  ve  n'  ha  neii'  u^o  • 
come  Conserva  depuratoria,  Pur- 
gatoio,  Purgatore.  Alberti  registra 
Bottino ,  come  usato  dal  Caro. 

PUBICINÈLLÀ.  Pulcinella.  Personag- 
gio ridicolo  introdotto  da'  napoie- 
iani  nella  comica  giocosa. 

PURIFICADUR.  Purificatoio.  Pannlcel- 
iino ,  coii  quale  il  sacerdote  pulisce 
il  calice,  e  la  patena.  — fìitippatòi 
pulitissimi. 

PURTÀ ,  n.  f.  Servito,  Messo,  n.  m. 
Muta  di  vivande.  —  Portico ,  n.  m. 
e  Portata,  n.  i.  sono  yocl  dell'oso. 
-f  Frammesso,  dlconsi  i  piatti  ^ 
die  si  mettono  in  tavola  fra  l' uno 
e  r  altro  messo. 

PURTÀ,  add.  Porfafó,  ata,  agg.  da 

Poriare.  r-  Purtà  per  DèfMlo ,  in' 

clinato.  Affezionato;  Proclive.  — 

Le  purtd  pr  al  vein.  —  £  dèditg 

'  al  vino. 

PURTADURA,  n.  f.  Porto,  Trasporto, 
n.m.  Recatura,vì.  f.  Mercede  che 
s^  pervi/sne  a  chi  reica  e  porta.  r-V 
Portatura  è  l'alio  del  portare.— 
Una  purtadura,  Dòupurtadur  d'ar 
qua.  Cosi  delta  dai  bui.  perchè  porr 
^ta  in  una  sol  volta,  e  cioè  Quanio 
un  uomo  può  portare  in  una  bigoti.- 
cla  comodamenie.  —  Una  bigs^ncia; 
due  bigonce  d'acqua,  ec.  La  Pur- 
tadura  non  ò  una  misura  precisa ,. 
perchò  talvolta  ò  di  ire  secchio 
grandi,  tal  altxa  di  quattro  secchie, 
quando  sono  più  piccole:  ma  per 
io  pjii  non  passa  di  molto  la  metà 
di  uno  staio  di  iiquido. 

PtJR¥4NTEIMA.  n.  f.  Bùssola,  n.  f.  Se- 
dia ponalile  da  due  uomini ,  chiusa 
da  tatto  le  parti. 

PURTAR,  V.  Portare;  Apportare;  Re. 
care;  Arrecare,  v.  "-Purtarvi.  -- 
Rajiìire,  Inooiare.  Trarre  per  forza ^ 


?ua 


««« 


Mf 


—  furiar  a  sorannéU;  à  zènàlèit. 
V.  Scrc^nnéU:  'Zervlèti,  •—  Vurtar 
su  i  cqpp,  ^£9$ere  il  pigialo.  Es- 
sere il  paaieoie,  4i  sofferenie.,  e 
C09I  oel  giaoco  Eaere  il  perdente, 
•^Furiarla  fora  nètìa.  —  Scanh 
parla.  •^  Quàl  ch'pot^a  una  dèi- 
ira.  *-  Latore  ò  voce  sifEiltd  latina. 
Portatore  éi  una.leUera^è  più  iia- 
liano, -"iPurlaruna rasòìi,  un mo- 
tit), '^  Addurre  .una  ragione»  un 
motivo.  41  passalo  indeterminato 
Ita  Addussi,  '^'■ilnaeoèia  eh' s' pos- 
sa pur  tar.  '1-  Cosa  porlàbUcpor- 
iàiUs  e  poKtèvole.  —  'Portatioo  4 
V.  d.  U.  -^  Importàbile  e  hnpovtè' 
poh  «OQo  i  centrarij  Clie  non  si 
può  porlafe.  -^Furiar  fora  d' Stai. 
^  AspoKtare  ed  EsporUÈte^  sono 
deU'  uso  nel  commeroio.  Portar 
fuori  dello  Stalo  A  prodotti  della 
natura  e  dell'arte. Xo  stesso  è  di 
Asportarne  wed  Esportazione,  obe 
si  usano  per  ì*  Atto  iti  portar  fuoni 
di  Stato  À  prodotti  jdel  proprio  pae- 
$e,  Importazione  è  il  contrario  , 
Tale  a  dice  il  portare  entro  lo  Sta- 
lo» o  Introdurre  inercaoiie  o  pro- 
dotti da  paesi  stranieri.  Voce. egual- 

.  mente  mata  dai  politiiìl^e  joei  .con^ 
mercio. 

rURTAR)  DI  FRi ,  J)EL  SOR.  Atìtìtpor- 
ta,n.  f.  Antiporto,  n.  m.  Andito 
cb'ò  tra  Tuna  e  raltraporU. 

*PURT1R .  n.  m.  Portiew. 

PURTiRA.  Teeroine  generale  per<|}nal- 
ttnque  tenda  che  cnopea  ponte,  fr- 
nostre»  ec.  In  lingua  ital.  Tenda  à 
il  nome  generico.  Usanai  in  oltre 

.  certe  parole  particolari  p.  e.  Por- 
tiere si  dicono  <|uelle  •  ebe  «no* 
prono  le  porte ,  e  g)i  usci«<ee.  fe/i^ 
dine,  quelle  xlelle  finestre»  delle 
earrozze,ec.;  ma  quesu  è  voce  deU 
r  uso  »  ed  in  lingua  dicest  Cortina. 
*^  Cortine  si  ctaiamaoo  quelle  aU 
lorno  al  letto.  E  Cortinaggio  tutte 
r  insieme  deUe  cortine  dei  ietto.  Y. 
Bidò.  —  Istto  eoriifiato.  Letto  die 
ha  cortiiie.  —  Lelio  non  corlinato , 
sncorliiìflio.  Cìì»  non  ha  cortine.  •— 


Purtira  dia  easnisa.  •*-  Ma.  taf  « 
4uaa.  '^'PuKlk*iHa.*^iialksa{^ 
•nanaiandoiunn  i  aote}.***-  JFIirfifaM- 
na.  ^—  /ifllJMflToiMi, 

PUSTÒN ,  n.  in.  <PIIRTdUttl,.B.l  Pv- 
itone,  n.  m.  aoereae.  di  Poru.  ^ 
àtular  aiputims.  ^'^-^Udwni  mU  te- 
strieo. 

PiJR^lX  »  n. ìfli.  iPoreo^  in  genere.— 
.Se  non^  castrato  diceal  f^arro.  «v 
me  in  boi.  ^ér.  —  Caslraari  i  "Veni 
•fra' sei  .mesi  e  l'jtnno,  e  allora  roo- 
taoo  il  nome^'C  diconsi  IfaiaiÀ. -» 
;Porceilo  in  ital.  osasi  pia  conwneiD. 
pd  dim.  --^  Piar  un  purzéU.  - 
Scòitare:  Abbruciare  Mn  porco.  ~ 
iPurzéll  e  Poro,  per  aimìlii.  «*SM*- 
dono,  aggiunto  d*  nono  «pOMo. 

*»URZÉLLA.  V.  Troia. 

PIJRZLEIBI.  i»oreeUino,  PorceMte. 
Poreaslrot  jiim.  di  fovea.  -«- 1  coo' 
•ladini  iM>l.  diceno  ancora  Temp(^ 
MiL  —  Purzlein  é'Endia,  •*-  Per- 
-eeilino  d'india.  £  un  piooolo  ani* 
«Mie  quadrupede.  *-  Purzlein  ck' 
s' IrovaefC  inHH  vas  da  fiur.^h}ì^ 
eeUino  tenreslre.  Spezie  d'ioseu« 
45hé  sta  per  lo  pili  attorno  ai  vasi  di 
fiori. 

I^RZLEIMA.  PoreeUa^  PoreeèUna , 
Porchetta,  PoreeUelta^  dia.  di 
Porcella. 

iUJSSÀ.  Posata.  CoHeUo ,  Cucchilo  « 
forchetta»  per  uso  di  preadere  la 
•vivanda»  <ìoeste  «termine  boi.  si  a» 
per  indicare  'anche  il  resto,  cbe 
•serve  ai  eonvstato,  cioè  Mills  s 
iSaleialla;  ciò  che  ora  dùrabbesi 
franzeseggìando  Vna  o^^rta. 

PUSTAR.  Biwndàgliolo  :  Tneecòne. 
Colui  che  compra  cosoida  maogiape 
in  di  grosso  per  ri^venderlecon  sin 
vantaggio  al  minuto. 

PJUSTELLA.  Postula.  É  errore  de*  ho- 
lai»  degli  IJfliziali  del  regisin>.« 
d'altri  il  dire  ApostiUa^  per  la 
dUara  ragione  che  questa  voce  vi^ 
ne  dalla  particella  latina  Post  la 
latino  SehaUum.  iQuindi  dieesi  Po' 
slUlare.  Far  postille.  —  Postulato- 
re.  Qhe  posUIUi.  ^  PostiUaturs. 


ra? 


415 


Hri 


L'azione  del  poelHIire.  AnneiaBio- 
M.-^Schiechemn,  t  ImpiaifffYe- 
d'ara  le  marghd  ée'  Ubri  di  non 
poche  poiHUaturB.  Salvia.  —  Osa- 
no gii  autori  din»  aneora  llime$$e, 

'UST£RU.  PoitiarU.  Voee  ani.  ed  è 
dim.  di  PoKa ,  cioè  Porlieehtola. 
Cosi  cbiamavansi  le  Piccole  porte 
della  città,  che" servivano  In  caso 
di  sortila ,  o  per  introdarre  soccor- 
si in  tempo  d'aseedlo. 

USTRECC'.  PoBirineolo.  SorU  di  ma- 
nicaretto triviale.  V.  Ptutruce, 

USTRÒN.  AL  PU8TRÒN  CH'  CASCA 
ZÓ  Ai  RA6AZZ.  PniMM  éiieinte- 
stino  retto. 

'IJTA.  Voce  lai.  asata  da'  boi.  per  dire 
Supponiamo:  lHamop9riuppo$io, 
esimili. 

t^TACC,  PUTAGCEIN.  Manioanito, 
Jniinqolo  di  poco  conto. 

'STRIDA.  ÒgU^  Spexie  di  vivanda 
fciia  con  moltissimi  Ingredienti , 
che  pq6  ebiamarsi  piuttosto  un*  In* 
^tta .  percbè  con  olio ,  sale ,  e  a- 
ceto.  Questa  vivanda  e  d' oso  degli 
^pagnaoti ,  da  essi  chiamata  Oglia- 

^.Potrìda  0  Ogltapodrida, 

^TT.  Scàpolo,  agg. Trattandosi  d'uo- 
nio,  elle  non  ha  moglie.  —  Putto , 
sust  vale  hagazzo.  »-  fililo,  agg. 
jale  ancora  Venale. 

'^TtK.  Nubile,  agg.  Parlandosi  di 

dooDa.  ~.  Putta,  sust.  si  prende 

*D  senso  disonesto.  Putta.  *-  Gaz- 
erà. 

""AVERTA.  Povcrlade,  Poverlal».  e  più 
^mnoem.  Povertà,  per  elisione. 
Sortita.  Mancamento  delle  cose 
che  bisognano.  Ma  nel  dial.  boi.  la 
^pce  Pmertà  non  è  molto  usata,  e 
PjuUosto  si  sente  sempre  la  parola 
«iseria.  Si  dice  ancora  Mendicità* 
'^  Mendioitade ,  e  Mendieiià,  ac» 
<^orc.  Astratto  di  mendico;  Estrema 
povertà.  —  Puvertà.  —  Poveraglia. 
Quantità  di  poveri.  —  In  Bulògna 
^  *  ^  ^'gran  puoertd.  —  In  Bolo- 
J««  t*ka  di  gran  poveraglia.  — 
'tfoertó. — Povertà  viene  anche  ad- 
operala per  Eece9éQ.  •  -  L'è  la  pu- 


veridd'dU  mm.^Èla  pmmtà. 
la  mieeria  di  dieci  anni. 

PUVBÉTT.  Povero  e  PoverMo.  Po^ 
retto.  Mendico.  -^  ihdnlar  pw 
wèiL'9' Impoverire.  -^  Impoverì'' 
re,  vale  ancora  Bender  povero. 

PUZA.  n.  f.  (Z aspra)  ÙLA  SCRANNA. 
^pog§imtoio,  B.  a.  li  di  dietro 
delle  sedie,  a  cui  sedendo  a'appog« 
giano  le  spalle. 

PUZLINTQBI,  n.  m.  Fetore;  Uxxo, 
n.  m.  —  Peraggianto  d'oeno  e  di 
cosa.  Fetente:  Fetido;  Lezzoso;  PuZ' 
Jtoiente;  Putenio, 

PUZZA,  n.  f.  Ptfzao,  n.  m.  e  Puzxa, 
n.  f.  Lezzo,  n.  m.««Pimo  d'muffa. 
«'»  ToìJo.  Odor  di  muffa.  *~  Savèir 
d'fnùtfa.  -«•  HBfier  di  nmffa.  —  Ad* 
che  i  boi.  hanno  altre  voci  p.  e. 
Tùfife  Tu/fètt,  dim.  ch'equivale  a 
Puzza,  però  in  grado  leggiero,  e 
poco  disaggradevole.  «-  Tanf,  che 
viene  generalizzata  più  della  voce 
iMd.  ad  ogni  sorta  di  poszo.  •«  Fé- 
tour  per  Puzza  al  tommo  grado. 
LezfLo,  Feiorc  p^  Puzza  d' grnis 
brusd.  —  beppo,  coli'  é  stretta, 
n.  m.  «o  Al  mèina  una  puzza 
diguilòusa,  terrebil.  —  Getta  un 
lezzo  grave,  diÈptaoeoole ,  nau" 
Beoto ,  orrendo.  -^  Lezzoio.  Fe« 
lente. 

PUZZAR.  V.  Puzzare,  Lezzare,  AUeZ' 
zare.  Pulire,  v.  ^Puzzar  la  eatut; 
la  sanila.  —  Muover  lite  alla  jariì- 
tà.  Oloesi  di  chi  su  bene,  e  vuoi 
pigliar  medicina  /  ed  anehe  di  dii 
troppo  si^  strapazsa.^  GU  pule  la  <a- 
Mlla.  —  il  t  pizza  ògn  voisa  eòtta 
ai  noe*  ^  Égli  ha  tutto  a  echifo.  — 
Al  puzza  oh'  l*  ttppéeta.  "'^  Puzza 
che  ammorba.  Pule  fieramente.  — 
Puzzar  al  fid.  —  Aver  la  bócca  fio'» 
tosa,  e  fig.  Costar  earo.  -•  Puzzar 
d'  sgnòur,  d'  nubilla.  •«•  Putire, 
Saper  di  principe.  Fiatar  del  si* 
gnore.  "•  Puzzar  i  pi.  «^  Sonar  co' 
calzellL 

PUZZAR ,  n.  m.  Votapozzo,  n.  m. 

PUZZÉTT ,  n.  m.  Pan  lavalo.  Pane  af* 
Iettato,  arrostito»  e  poscia  in«ùp* 


OitA  448 

eér;  dia  camiioUL  ^  taìda  deWa* 
bito,  della  camiduola,  Quatii  del- 
ia €a$aeea,  —  Ouart  d' nubiltd.  — 
Quarti,  parlandosi  6\  alcuna  per* 
80iia,ft'intende  quattro  famiglie  del 
padre,  della  madre,  dell'avolo  pa- 
terno ,  e  deli'  avola  materna.  Onde 
Quartiato ,  agg.  Colui  che  è  nobile 
da  tutti  i  quarti. 

*OUABTANA .  agg.  di  febbre.  Ouar^ 
tana. 

QUARTABOLA ,  n.  f.  Quarteruota,  n. 
i.  Quartiere^  n.  m.  Misura  bologne- 
se, eh'  è  la  Quarta  parte  della  cor« 
ba ,  tanto  pe^  solidi  che  pe'  liquidi. 

*QUARTIR.  V.  AppartamèinL^Quar* 
tir  di  sutdd.  —  Quartiere;  Ca- 
terina. 

QUARTIROL.  Owàrto.  Misura  de*solidì, 
eh'  è  la  sedicesima  parte  della  cor« 
ba  boloc^nese. 

QUARTIZZÉlf^.  Quartuccio.  Misura 
d«'  solidi  ;  la  quarta  parte  del 
Quarto. 

'QIJARTSEIN,  n.  m.  dim.  Quarticelto. 

•QUASI.  V.  Squast. 

SQUASSI,  n.  m.  Quanto  ,  o  legno 
quassio. 

QIJATTREIN.  Qiiatìrlno.  Pìccola  mo* 
neta:  presso  i  boloflcnesi  era  una 
volta  la  sesta  parte  del  Baiocco ,  ed 
ora  n'è  la  quinta,  per  fare  che 
cento  formino  la  Lira ,  cioè  i  due 
paoli.  E  forse  anticamente  saranno 
stati  quattro  per  un  baiocco ,  da 
dove  presero  la  denominazione.  — «• 
Quattrinello.  Quatttinucclo ,  dimi- 
tiut.  -i-  Qualtrein  plur.  Quattrini 
in  significato  generico  di  Danari  t 
Moneta.  —  Cantar  i  m  bon  quat- 
trein  un  gòuvra  V  alter.  ■--  Pagare 
a  contanti;  a  danari  contanti.  -» 
Perciò  sogliono  dire  i  boi.  Quat* 
ìreini  mnud.  —  Quatttini  ipicclo* 
lati.  —  Star  in-t-i  tu  tt  quattrein. 
i^Ètaf  ne' tuoi  panni.  Star  ne* tuoi 
cenci.  —  È'  non  te  ne  conta  uno  » 
"Cogliono  dire  i  poverelli  quando 
lìon  si  fa  lor  1* elemosina.  —  Oaa^ 
trino  vale  anche  Una  minima  co* 
Mi  Vh tHinim9 che. ^Ai  è  man* 


QtB 

ed  un  qttaf trein  eh' a  «'«frflOlfl^ 
211  in  tèrra,  eh'  a  n'me  liurra 
V  ùtt  dèi  óùll  •>-  Bo  dato  un  em- 
bottote  in  terra,  che  tono  tinto  a 
manca  di  un  peto  per  dinoeeolm 
il  collo.  Maniere  di  dire  volgari.  - 
tHancanita  d'quattrein.-' Uanm- 
xa  di  danaro. 
QUÉ,  avv.  di  luogo  Qua  e  Qui-h 
questo  luogo,  dove  son  io.  Coita  e 
Cotti.  Itì  codesto  luogo,  doTcsfl 
tu.  Qua  tu.  Qua  topra.Qu(um.()m 
tolto.  Qua  entro.  Qua  fiori. -^ 
qui  a  un  mete.  t>a  qui  innm. 
avv.  di  tempo.  —  Quivi.  In  quel 
luogo.  --  Quindi.  Di  quivi ,  Di  quel 
luogo.  Quhici.  Di  qui,  DI  qo« - 
in  bDi.  si  usa  di  aggiungere  ^^ 
sissi mo  la  parola  Qué  «tepo  ÌI  pw- 
nome  Quesi.  Quètti  qué  ein  el  «w 
parol.  —  QuetCet^e  sono  le  ai 
parole.  —  Quht  eh'  è  qué  e  mìwr 
aquèll  eh'  è  là.  Da  ciò  vi«o«  di* 
nel  toscanejrgiarc  f  bolognesi  »» 


TT»' 


possono  snardarsi  da!  dlreOw*'» 
eh' è  qui  e  Un  bel  cane,  Pmàa  gw- 
ttock'è  qui»  che  «ara  wijfKorf. 
Quette  qui  non  tono  cote  da  élfp- 
ec.  —  Qué  da  nù.  **  f resto  noi 
Appresso  noi,  appo  noi. 

QOÉIO.  add.  Quieto,  Paeifleo.if. 
—  Aqua  quèida.  V.  Aqwt.  -  ^'^ 
quèid.  —  state  zitto.  .. 

*QÙEiNTA  ,  n.  f.  Quinta.  1  la^»»" 
delle  scene 

*OtìÉ!NTÉSSENZA,  n.  f.  Quinlttmii^ 

QtJERZA.  n.  f.  Quercia  e  Ownw.n. 
f.  Albero  che  porta  la  ghiano»  - 
Quertòn.  Si  dà  questo  nome  nn- 
scolino  alle  querce ,  che  si  scapi- 
tano, affinchè  non  portino  gmaj"^- 
per  ricavarne  pali ,  e  legna  da  om- 
dare.  Capitozza.^  Oiurm'tww.'' 
6  Querciuolo .  in.  dimiout 

*Q0Eft2É,  QUERZÉID.  n.  m.  0«^^'J; 

*QUERZÓN,  n.  m. Quercia»  caf'ag'''!; 
Kf  f  fami  di  tanto  in  tanto.  Capilo^ 
ia^ìì.t.  .    ^,i,i 

QIÌÈST ,  QUÉSTA.  Y.  Si.  -  ^^S 


avv.— Pcn?fo.  Per 
COMO,  Per  lo  che. 


r  questo.rer^'/^"- 


QJSh 


449 


QUT 


i^UIA.  Voce  lat.  nsau  in  forza  di  sast. 
1  boi.  dicono  solamente  Vgnir  al 
quia,  —  Venire  al  quia.  Venire 
a' ferri,  per  Venire  al  punto,  a  quel 
che  imporla,  I  toscani  dicono  an- 
cora Sfare  al  quia.  Tornare  al 
quia.  Dante  disse  Stale  contenti  al 
quia. 

QUIfiUS.  Voce  lat  nsaU  dai  boi.  colla 
particella  (rum.  esigniiSca  Danari. 
—  heiral  cum  quwui:  e  cioè  A- 
ver  danari,  co'  quaU  comprar  l'oc- 
corrente. Soldi.  Contanti. 

QUiET,n.  f.  Quiete,  n.  f.  Contrarlo  di 
Hoto.  Per  Hiposo,  Calma,  Tr^n- 
quiOifà. 

QUIETÉZZA.   Chetezza.  Astratto    di 

cheto. 

WTEREN  D'CARTA.  Quinterno  di 
carta ,  cioè  la  QuinU  parte  del 
quaderno.  Ma  per  lo  piti  si  prende 
anche  ^vQuademo.-^Quintemètt. 
-Ouinternetto.  Quantità  di  fogli  di 
carta  piegati  ed  uniti  «  minore  di 
que\li,cbe  compongono  il  quaderno. 

WUzióN,  f.  Colezione  e  Colazione, 
i  Asciòlvere  o  Sciòlvere  della  roat- 
^^na;  la  Merenda  del  giorno;  e  il 
hsigno  dopo  cena.  Onde  sì  può  dir 
Deoissimo  Far  colezione  Unto  ^lla 
Gallina,  prima  del  desinare,  qoan- 
^  n  dopo  pranzo ,  prima  della  ce- 
'^3;  e  finalmente  anche  alla  sera 
quaDdo  parcamente  si  mangi  in 
^cce  di  cenare.  Il  terniiae  hologne- 

ftS*'®  solamente  per  la  mattina. 

vm.  Colui,  pronome  di  maschio 
che  si  riferisce  a  Persona.  Quegli, 
"juche  nel  retto,  si  adopera  an- 
chene'  casi  obliqui.-Oa/ì— Cotet 
®  u  900  femminino.  -^  Qlòur.  -r  i 


Coloro,  è  il  piar,  di  tutti  e  due  i 
generi.  -*  Si  osservi  che  nel  dial. 
Boi.  Qulù,  QuU,  Otifòur,  sono  ad- 
operati in  senso  dispregiativo. 

QUONIAM.  Parola  latina,  e  vale  la 
boi.  Minchione, — Far  al  quoniam, 
—  Far  il  bue.  Far  lo  gnorri ,  f  in» 
diano.  Fingere  d'ignorare.  —  Dar 
in-t-eU  quoniam.  —  Dar  nel  Ime, 
Non  intendere,  oppure  Ostinarsi 
nell'ignoranza. 

QUSÉ.  V.  Aqusé. 

QUSTÙ.  Costui.  Pronome  dimostrati- 
vo, che  serve  al  caso  retto ,  ed  a- 
gti  obbllqui  del  singolare.  Que- 
st'uomo; e  dicest  di  Persona  vici- 
na ,  0  davanti  a  chi  si  favella.  -» 
Qusti.  ->-  Costei,  femminile  di  Co- 
stui,  e  s'adopera  nella  medesima 
maniera.—  Qustour.  —  Costoro, 
plur.  serve  ad  ambi  i  generi.  — 
Costui  e  Costei  s)  riferiscono  an- 
cora a  cose  inanimate.  —  Dicesi 
ancora  Cotestui ,  Cotesti  nel  num. 
del  meno,  e  Cotestoro  nel  num. 
plur.  Ma  piuttosto  nel  senso  di  Co- 
testo,  parlando  di  persona  lontana. 

QUTi ,  m.  e  f.  Lo  stesso  che  Dogai, 
Y.  -^  Quid,  f.  da  Cotale.  Cosa.  Af' 
fare. '-^  L' è  una  qutà,  ch'm'in' 
quieta.  —  È  una  cosa  che  mi  af- 
fligQe.  —  L'è  una  brutta  gufa.— £ 
un  brutto  affare. 

'QUTALAR.  V.  Voce  riempitiva  in  so- 
stituzione del  vero  termine,  che 
manea  nel  discorrere  correttamen- 
te. — •  Qutalar  una  tavla ,  una 
scranna,  etz.  —  Acconciare ^  Ao^ 
comodare.  V.  Bagaiar. 

^QUTALATA,  n.  IBagaUUa  da  mata. 


62 


HAD 


450 


BA6 


B 


R 


.9  n.  m.  ÉR.  Erre,n.  f.  Una  delle 
consonanti,  che  si  dicono  liquide» 
dell'abbicci  italiano.  —  Questa  let- 

.  tera.sia  semplice,  sia  raddoppia- 
ta» si  pronunzia  dai  bolognesi  sem- 

.  pre  con  troppa  forza.  —  He  anche 
lettera  numerale  »  che  vale  Ottan- 
ta,  e  con  soprapposta  orizzontale 
Ottantamila  r. 

Ri.  DA  BÀ  A  RÒN.  Modo  proverbiale. 

.  CutUar»  Savèir  un  cosaa  da  rd  a 
ròn,  —  DaWA  alla  Z.  Cioè  Dal 
principio  alla  fine»  —  Siccome 
Ronne  è  quella  lettera  segnata  if 
significante  Hesporisorium ,  che  si 
mette  in  fine  della  Croce  Santa  » 

.  che  s'insegna  a' fanciulli;  suppon- 
go perciò  che  sia  invalso  un  erro- 
re di  pronunzia,  introdotto  ancora 
per  raddolcirla,  e  che  dapprima 
si  dicesse  Da  A  a  Hòn,  cioè  DalFA 
sino  a  Honne. 

*RAB\I,  n.  m.  plur.  Frittura  di  trippe 
e  polmone  di  bue. 

RABÈSC,  m.  Babetco,  m.  Troncamen- 
to di  Arabeico.  Lavoro  di  pittura , 
e  d'intaglio,  a  foggia  di  foglie  ao- 

-  cartocciate,  di  viticci,  ed  altre  simi- 
li cose.  —  Rnbèic  tn-^aZ  sottoscri' 
vers\  —  Ghirigoro ,  m.  Tratteggio 
0  intrecciatura  di  linee»  che  si  fa 
dopo  la  sottoscrizione  del  nome 
in  una  lettera .  0  in  una  soprascrit- 
ta. —  Far  di  rabesc.  —  RdbC' 
scare, 

RABUCCÉTT.  Tiahacchino.  Piccolo  fan- 
ciullo. —  tabacchino,  Jtabacchiolo, 
sono  diminut.  di  Bnbacchio»  che 
s'n^nno  in  escimi  significato. 

RADCÈLLA.  Radicchiclla.  Radicchio 
galnatico. 

R.VDÈCC',  m.  Radicchio,  m.  Cicória» 


Cicòrea,  t.  —  Radicchio  ortolano. 
Radicchio  campereccio, 

RADIS.  Radice.  Ràdica,  si  dice  a  (piel- 
la* della  pianta»  che  rimane  sotter- 
ra. Il  primo  nel  plur.  fa  Radid,  il 
secondo  Radiche. -^Radit.^  Ha- 
dice.  Ràfano;  Ràvano.  Gli  agricol- 
tori non  si  accordano  bene  sol  no- 
me, e  nel  significato  di  %%nm, 
di  cui  awene  tante  sorta.  IJ*^»- 
vòn.  —  Un  poc  d'smèint  d'ndi- 
sein  ro88.  *  Un  poco  di  senù  &  m- 
dici,  odi  rafani  rossi  d'Africa. 
—  Radis  plizzòuna. —  Radice,  9 
ramno  stopposo.  —  JV  in  «cor 
più  né  ram,  né  radis.  V.  Rébs(L^ 
Tùbero  si  chiama  la  radice  di  il- 
cune  piante ,  grossa  e  bernoccolu- 
ta .  ma  non  fatta  a  foglie  come  t' 
cipolle.  Tale  è  il  Pomo  di  terra,  il 
Pero  di  terra,  le  Patate,  il  Tartu- 
fo, e  simili.  —  Ràdica  si  chiaoi 
quella  degli  Anemoni. 

•RADISAR.  V.  Attaccare,  MetUn  n- 
dice. 

*R.4DlSClN.n.m.  Ravanello. 

RAF.  V.  Re/: 

RAFFA.  f.  (dal  fr.  Rafie).  Quan<1o.jl 
giuoco  de' dadi  »  tutti  e  tre  getiano 
il  ppnto  eguale.  Zara  ìU\l.  non  è 
l'equivalente,  lo  direi  Baffa. 

RAFFÉTT  DA  MÉSTER  D' ALGNAl 
Graffietto. 

BAGAGNAR.  V.  Tnccagnar. 

RAGAIA;  RAGAIOLA.  V.  Amifiiar 
dura. 

RAGANÈLLA  ».f.  Ranfo.  Rantolo,  m- 
Catarro  che  fa  stridere  la  respira- 
zione. 

RAGAZZ»  m.  RAGAZZA»  n.itoorazso.m. 
Ragazza ,  f.  Altri  termini  piii  nobi- 
li sono  Donzello  PulceUo  0  Pulzel- 


BAH 


451 


RAM 


lo,  Garzone.  1  nomi  di  Ragazzo, 
fanciullo»  Bambino,  ee.  si  confon- 
dono nel  parlar  famigliare.  V.  Fan* 
dsein.  Tusètt.  —  Ragazza  prendesi 
eziandio  neiruso  comune  perFan- 
cialia,  0  Donna  non  ancor  marita- 
ta, che  in  ital.  dicesi  iVtt6t(e,roa 
delle  sole  fanciulle  :  Fanciulla  nù- 
bile.in  età  nùòife,  e  dai  giuristi 
InìUta.      , 

*RAGÀZZÀTÀ,n.  f.  Bambocciata,  Fan- 
ciuUafjine. 

BAGAZZÉIDA.  f.  RagazzagUa,  f.  Aa- 
gazzame ,  m. 

'BAGAZZOL.  m.  OLA.  f.  Bambinello. 
m.ellaj. 

RAGGIRADÒUR.  V.  Cabalòn. 

RAGIONATO  ,  comunem.  COMPUTE- 
STA,  Computista.  Ragioniere.  — 
Farai  cun^testa.  —  Eset^tar  la 
professione  del  ragioniere.  —  Ra- 
gionalo è  participio  di  Ragionare. 
^  L'  art  dèi  compufesta  dicesi 
Computisterìa.  Ragionatoria  non  è 

^  termine  di  lingua. 

'RAGGIRAR,  Aggirare;  Raggirare: 
Circuire. 

RAGN.  Bagrio.-^  Tèila  d'ragn.  — 
%wo/eto,  m.  Ragnatela,  i.^^  Al 
^  è  bòn  d*  cavar  un  ragn  d' in-  ^ 
uìms.  —  Knon  ha  tanto  caldo, 
(^k cuoca  un  uovo.  Non  sapere,  o 
hnpbiere  cavare  un  ragno  d'un 
&t(co.—  Ragn.  — Parola  del  volgo. 
—  Ladroncello. 

'^miK.n.r.  Ragna. 

HAGIJ, m.  (dal  fr.  Ragout).  Intingolo. 
Manicaretto.        ^ 

KAI.[/nacoMa  eh' va  a  rai. —  Una 
cosa  disordinala  ;  che  va  disordi- 
ìiataìnenle  sregolatamente. 

^AlElNA.f.  Reina,  f.  Carpione,  m. 
Pesce  d'acqua  dolce. 
",m,Rame,  m.  Metallo  di  color 
rosso.  —  /  ram  d' cuieina.  —  / 
^mi  di  cucina.  —  Una  cossa  eh' 
^  d'rani.  —  Una  cosa  che  sa  di 
rame,  vale  Che  eosta  assai.  — 
Crèsser  ram  alla  mèsquta.—Aggiu- 
S^tfr  legne  al  fuoco.  Vale  fomen- 
^M' ira  in  altrui.  —  Ram,  m.  e 


Rama,  f.  Ramo,  m.  e  Rama,  (. 
dell'  albero.  Volgarmente  in  boi. 
dicesi  Brocca.  V.  — jAfcctarir  i  ram 
infisse.  —  Rischiarare  i  rami  tn- 
follati.  —  Un  alber  pein  d'  ram, 

—  Un  tUbero  ramoso ,  ramoruto. 
RAMA.  f.  per  RAM  D' ALRER.  V.  Ram, 

—  Uìia  rama  d'pur.  —  Una  cioè- 
cadi  fiori.  Ciocca  dicesi  di  molli 
fiori  uniti  a  mazzo.— /^aima.  Quan- 
do non  è  tutta  in  rotondo. 

RAMA.  f.  Rete  di  filo  di  ferro,o  di  ra- 
me. —  Ramata  è  Una  specie  di  pa- 
la tessuta  di  \incbi  per  ammazzar 
gì  k  uccelli. 

RAMADEINA .  f.  dim.  d'rama.  —  Ra-, 
micelio;  Ramoscello;  Ramucelio; 
Ramuscello;  Rametto,  m.  Ramicela 
la,  f.  Dicesi  ancora  in  boi.  Bruccor 
deina.  »-  Ramadeiwk  è  znche  dim. 
d'  Rama.  —  Piccola  rete  di  ferro. 

RAMADURA  DLA  SCUFFIA.  Gabbia  e 
Gabbino.  Cosi  chiamavano  le  cre^ 
staie  un  tessuto  di  til  di  ferro  .  di 
cui  si  servivano  per  tener  in  sesto  ' 
le  creste. 

RAM  AIOLÀ,  f.  Èom(Uuolo,  m.  Cuc* 

chiaio  grande  da  tavola  fatto  a 

guisa  di  mezza  palla  con  manico 

lungo ,  ad  uso  di  prender  ia  mi- 

'nestra. 

RAMDÉLL,  m.  Pennecchio,  m.  Quella 
quantità  di  lino .  lana ,  o  slmili . 
che  si  mette  sulla  rocca  per  filarla. 

—  Ramdéll  d' matiria.  —  Ramo  di 
pazzia.  Aver  un  ramo  di  pazzia,  o 
di  pazzo.  La  voce  boi.  in  questo 
caso  significa  Ramicelloi 

RAMEIN  DA  SCÙFFIA,  RAMÉJT.  FU 
di  ferro  coperto.  Passaperla. 

RAMEfNA.  Méstola  traforata  da  levar 
la  schiuma,  che  forma  la  carne» 
bollendo  nella  pentola. 

•RAMIOLA.  n.  f.  Ralla.  T.  d'Agric. 

RAMPANT  D'UNA  SCALA.  Branca,  e 
Andare  di  scala.  —  La  parte  d'u- 
na scala  per  la  quale  si  sale  da  un 
pianerottolo  all'altro.  Due  andari 
di  scale  comodissime.  —  Rampan- 
te, agg.  Si  dice  propriamente  nel 
blasone  del  lioue  ritto  iu  su  due 


RAN 


453 


RAS 


piedi  di  dietro  in  atto  di  nmpare, 
•  si  direbbe  anche  di  altri  animali, 
che  abbian  la  rampa. 

BAMPEIN,  m.  Rampino,  Rampo,  Un- 
eino,  Rafjio,  m.  —  Gancio.  Nome 
generico  di  tutti  i  ferretti  di  me- 
tallo fatti  a  uncino  per  appiccarvi 
qualche  cosa.  Ganci  da  cammino, 
da  portiere»  da  quadri,  ec—  Man 
fatti  a  rampein.  —  Vani  fatte  a 
uncino^  flgurat.  per  Mani  inclinate 
a  rubare. 

BAMPÓN»  m.  Arpione,  AppiceàgnO' 
to,  m.  —  Rampo,  Rampone,  ì^am- 
picone.  -*  Arpionetto,  dim. 

RANDA.  A  RANDA  A  RANDA.  A  ran- 
da a  randa,  avv.  quasi  in  disuso; 
dicesi  meglio  Rasei^te,  Allato.  Ben 
accosto. 

RANDLÉLNT,  add.  Pezzente.  Straccio- 
ne. Colle  vesti  lacere  e  cascanti. 

RANÈLLA.  Ranella,  dim.  di  Rana.  V. 
Ranoce'.  —  Ranella,  chiamasi  la 
Rana  arborea^  che  sale  sugli  albe* 
ri  a  gracchiare. 

RANG'  (il  G  aspro,  *Bon  gutturale) 
DI  SULDÀ.  Rancio.  Porzione  che  si 
dà  a'  soldati.  —  Rang'  d'  a$en.  — 
Ragghio,  Raglio  d' asino.  —  Rang' 
d*  asn  n'va  ài  zil ,  e  vòus  d' mail 
n'va  a  capétol.  ^  Raglio  d'asino 
non  arrivò  mai  al  cielo. 

RANGIAR,  V.  Ragghiare.  Ragliare.. 

RANOCC.  m.  Rana,  f.  Ranocchio,  m. 
^Ranuzza,  dim.  —  S't  ranuce' 
avessn  i  deint,  quanta  zèint  i  mur- 
sgaren'..-^  La  ranocchia  non  mor- 
de,  perchè  non  ha  denti.  Il  cane 
rode'  l'osso,  perchè  noi  pm  in- 
ghiottire. 

^RANUCCIAR,  n.  m.  Cercatore,o  Ven- 
ditore di  ranocchi,  —  Ranucciar. 
V.  Tartaiar. 

RANZ^add.  Ràncido,  Rancio,  Ran- 
'doso.  Vieto,  ìnoietito,  —  Inran- 
zir ,  Dointar  ranz.  V.  Ranzir.  — 
Butlirch'sa  d'ranz.  Butirro  che 
ha  del  rancio,  rancioso.  —  Parola 
ronza.  —  Parola  antiquata;  e  con 
voce  j?pcca  A  rcaismo. 
RANZINÉLLA ,  n.  f.  Galtuccio,  n.  m. 


Sega  a  mano  senza  telaio  di  legno. 
ma  con  manico. 

RANZIR,  INRANZIR,  v.  ltaMn,h 
vietare.  Divenir  vieto,  raocido. 
Le  mandorle, i  pinocdii  inoieta- 
no.  Carne  salata,  e  invietala.  Pa- 
landosi però  di  carne  ia  boi.  si  di- 
ce Savèir  d' rumadg.  V. 

RANZÙfif.  m.  Ranciume.  RanM- 
me,m. 

*RAPAREIN,  n.  m.  Picchio  muroiuo- 
lo,  volg.  Raperino.  —  Boparein. 
—  Rampichino  ;  Cerzia. 

RAPID,add.  Ripido,  Repente,  AccU- 
'  w.  Erto,  Io  stesso  che  al  discen- 
dere poi  dicesi  DecUve. 

RAPPAB,  RAPPARS',  ARRAPPIR,  e 
ARRAPPARS',  ARBAMP6ABS'.  V. 
quest'  ultimo. 

RAPÙNZEL.  m.  (dal  lat.  Rapunai!ba\ 
Raperonzo,  e  Raperònzolo.  Eria 
che  si  mangia  in  insalata. 

'RAR,  add.  Jtaro;  Bado ,  ed  aacfce 
Prezioso. 

RARA.  Arara.  Spezie  di  gran  pappap^ 
lo  del  Brasile  di  colori  vivacissiol 

RAS,  add.  Raso,  agg.  da  Radere.  Bo^- 
ba  rasa;  Testa  rasa.  —  Per  sin- 
Ut.  vale  spianato  «  pareggialo^^ 
io  raxo ,  contrario  di  Colm."^ 
raso  awerb.  Nella  misura  al  coloo 
si  può  Usar  frode ,  perciò  ora»  ^ 
recata  a  raso.  —  Ras. — Rato.  Tes- 
suto di  seta. 

RASA,  f.  Ragia,  f.  Umor  viscoso  eh  ^ 
scé  dal  pino,  e  da  altri  alberi  rf* 
sinosi.  Fùm  d'  rasa.  —  Ifc'jr^r 
mo.  —  Ragia  in  iul.  vale  ancon 
Astuzia ,  Inganno.  Da  questa  w^ 
verrà  forse  l' antica  frase  boi.  i<* 
bèlla  rasa,  e  cioè  Con  bella  m««^ 
m.  Con  astuzia.  MaeslrevolfM^t. 
ec.  —  Cosi  pure  Far  la  r(U<^" 
Fingere  di  non  conoscere.    , 

RASAR,  V.  Ratiere,  v.  e  diccsi  ^ 
similiL  del  Levare  il  colmo. 

RASÓN.  Ragione.  -  Rasòn  maf 

Rasòn  stracca.  —  Ragion  frio(^\ 

RASPAROLA  DLA  SPARtURA.  f^^ 

màdia.  Raspa.  —  Rasparoìa  pr " 

bòtt.  —  Rasièra,  f. 


AAT 


4&S 


lAS 


ElÀSTÉLL,  m.  (da  nattettut  lat)  Xo- 
itnllo»  e  Rostro,  Strumento  di  le- 
gno 0  di  ferro  col  qoale  si  sceve- 
rano i  sassi  dalla  terra .  e  la  pascila 
dalle  biade.-/{a«téU  d'lègn,d'ftrr, 
eh'  s' mett  al  port.  —  Cancello  di 
ferro,  o  di  legno.  Si  dice  ancora 
RaslreUo^e  Rastello.—  CanceUa- 
ta ,  è  cbiasurìi  di  .  cancelli  ;  Infer- 
riata. Cosi  Cancellala  di  ferro,  si 
dice  a  qaella  inferriata  che  si  met- 
^e  per  chiusura  alte  cappelle  delle 
chiese. -A««h»r  oùn  un  rastéll.  — 
Cancellare,  —  Punì  d'férr,  o  frezz 
eh'  tin  su  in-t'i  boston  di  fasti.  -^ 
lancetta. 

JASTLAR.v.lltt«frdlter«.Y. 

R^STLETT.  Denti  della  chiave.  Tac- 
Cile  che  sono  nella  tesU  degli  ih- 
^m\  della  chiave. 

PASTURA.  Rastrelliera.  Arnese  di 
iegno  fatto  a  scala  a' pinoli,  che  si 
conficca  nel  maro  per  traverso  so- 
pra la  maogiatoia ,  per  gettarvi  so- 
pra lo  strame ,  che  si  d&  alle 
bestie. 

RASUR.  Rasoio,  —  Rasur  eh'  ha  al 
tai  dòulz.  —  Rasoio  dolae.  Che  ra- 
Je  bene.  —  Rasar  eh'  porta  vi 
5««  la  barba.  —  Rasoio  che  leoa 
oene.  -  Rasur  eh'  ha  di  deint.  — 
moio  addentalo. 

^TA,f  che  si  dice  ancora  RATA- 
PORZIÓN  (dal  lat.  Ratoportìó).  Ra- 

^:  Parte;  Porzione. 

*^ATn,  f.  (da  Rapida  lat.).  Nome  ge- 
Derico  usato  in  boi.  per  indicare 
1^0  piano  inclinato.  Pendìo.  Costa. 
'*' Quando  si  riferisce  al  salire,  in 
^oi.  Munti,  Salida,  in  itaj.  Monta- 
^?.  Sato.  Erta.  —  Quanto  si  rife- 
risce al  discendere ,  in  boi.  dicesi 
^^à,  in  ital.  Scesa:  Discesa:  Chi- 
^fi; Chinata.—  Una  ratta  fadiffòu- 
fa.  ~-  Una  salita  faticosa.  —  Una 
*''J'fa  dscomda.  —  Una  montata 
«two^CDote.— BaWa.sust.  —  Ogni  e- 
diremo  della  colonna.  —  Ratta, 
^og..  f.  Veloce.  Dante  poi  l'adoperò 
per  Ripida.  —  Una  cosso  a  ralla. 
•^  ^  pendìo ,  avv.  —  1  boi.  hanno 


anche  la  paMa  Riba  per  Plam  ith 
ettnato:  Coita.  Usalo  fa  II  termine 
Ripa  dall'  Alighieri  in  qaesto  signi- 
fiato.  —  E  cosi  colla  parola  Wval  i 
boi.  intendono  Terreno  a  pendio. 
^RiwU  di  fosst  di  arseli;  direi 
Ripa  dei  fosso,  deU^ argine:  perchè 
Ritàle  in  ital.  è  agg.  e  vale  quanto 
Competitore  in  amore. 

RAVAIAR.  T.  Squassar. 

*RAVANÉLL .  D.  m.  Ravanello. 

RAVIOLA,  f.  Raviuolo,  m.  Vivanda 
nota  fatta  con  ricotta ,  cacio*  nova, 
crov  «  ec  • 

^RAZ  (Z  aspra).  Jld^o.  Raggio  del 
tote.—  Raz.  —  Jtazzo (colla  x  di 
snono  dolce).  Sorte  di  nioeo  lavo« 
rato ,  che  si  osa  in  occasione  di  fe« 
ite  di  allegrezza.  —  Raz,  per  Ter* 
nas.Y. 

RAZA ,  n.  f.  (Z  aspra).  Razza.  Sorte  di 
pesce  di  nare.  —  Raza  dia  roda.  — 
Razza,  Razzo  (col  snono  sottile). 
È  detto  anche  Raggio.  —  Raza.  -*• 
Rovo ,  o  Rogo  (coli*  o  stretto).  Sor« 
te  di  pruno  del  quale  si  valgono  i 
contadini  per  fortificare  le  siepi. 

RAZAR  (Z  dolce).  Roveto,  Luogo  pie- 
no fii  rovi. 

*RAZfòN,  n.  f.  Raneio,  n,  m.  RasUone, 
n.  f. 

RAZIRA  (Z  SLSptSi).  Raggiera.  Voce  de- 
gli argentieri.  Quella  parte  dell'  o- 
stensorio  ch'è  fatta  a  foggia  di  rag- 
gi. —  Razira  dia  vlira,  —  Sfera 
delVumerale.  Raggi  ricamati  swl'a- 
merale. 

RAZZA  (Z  dolce).  Razza  ,  Schiatta, 
Stirpe,  Generazione,  —  Parlando 
di  famiglie,  si  dice  ancora  Progrem'^, 
Casata,  Casato,  Prosapia,  Lignag' 
gio.  Anche  in  boi.  Cosai. —Razza  d' 
cavali,  d'can.  '-^ Razza  di  cavalli, 
di  cani,  ecc.  •—  Èsser  d'cottiv(o 
razza.  —  Essere  di  mala ,  di  eatti» 
va  razza ,  di  tristo  nidio.  —  Raz" 
zoecia,  peggior.  —  Razza.  —  Hoz- 
?a,  dicesi  anche  de^ìi  uomini.— 
Èsser  tùli  d' una  razzo.  —  Esser 
tulli  di  una  stessa  pannina ,  di  un 
medesimo  pelame,  ecc..  sempre  in 


RBC 


454 


BBD 


mala  parte.—  Razza  de  can.  Razza 
sfundradòuna.  Razza  zuceareina. 

—  Razza  di  vipera.  -~  Ch' razza 
d*om  è  quèll?  -^  IH  che  slampa  è 
colui? -^  Mettr  is  razza, '-^  Appa- 
iare animaUp  inteDdesi  di  vario 
sesso.  —  Gabòiòn  da  razza,  —  Ap- 
paiatoio,  —  Caoall  da  razza.  •^ 
Stallone.  —  Asen,  Cavali  da  razza, 

—  Asino ,  Cavallo  emissario,  — 
Perders  la  razza,  —  Perdersi,  Spe^ 
gnersi  il  seme, 

RAZZADUR  (Z  dolce).  RasUatoio,  0- 
gni  strumealo  atto  a  raschiare.  — 

'  —  Razzadf4r  di  giardein.  —  RO' 
stialoio, 

^AZZADURA  (Z  dolce).  Raschiatura, 
Rwura,  Raditura,  Materia  che  si 
leva  in  raschiaodo. 

RAZZAR .  y.  (Z  dolce).  Raschiare ,  ed 
anche  Ràdere,  v.  Levar  la  superGcie 
di  checchessia  con  ferroso  altra  cosa 
tagliente.  —  Razzar,  o Razzar  dri. 

—  Toccar  leggiermente  passando. 
Toccar  in  pelle  in  pelle.  Striscia- 
re, o  Sdrucciolare,  —  Razzar,  per 
simàit.  Toccar  superficialmente. 
Dar  rasente.  —  la  balla  dèi  scciop 
i  razzò  dri  a  una  gan^fa,  —  La 
palla  gli  rasentò  una  gamba.  Op- 
pure Diede  rasente  una  gamba, 
•^Al  razzar  del  gaUein'.  —  Aaz- 
zolare,  —  Razzar  el  boti,  —  Ra- 

'  schiare  le  botti  col  raschiatoio.  — 
Zapptar  el  boti.  —  Asciare  le  bot- 
ti.'-Razzarci  letterinrt-una  scrit- 
tura. ^  Radere  le  lettere, 

BAZZÉINT  (Z  dolce).  V.  Vein, 

RE,  m.  Rio,  Rivo,  Ruscello, 

BÉ.  Re.  Titolo  di  sovrano.  — ^na  cas- 
sa ch*  va  da  rè- -~~  Una  cosa  die 
va  di  rondone.'- Da  ri  a  ron. 

.     V.fló. 

RÉBSA.  iV'  in  savèir  più  rèbsa,  che 
vale  lo  stesso  che  N'  in  savèir  più 
ne  ram  né  radis,-^  Non  saper  più 
novella  d'alcuno,  o  d'alcuna  cosa. 

—  N'  i  pinsar  più  rèbsa.  —  Non  vi 
pensar  per  nulla. 

BECAPIT.  Recàpito  e  Bicàpito.  Indi- 
rizzo. —  Recapilo  per  Documento, 


cioè  Scrittore,  Atti,  e  simili,  noi 
è  di  buona  lingua. 

RECC.  Jitcco. — Recc  magn,  fieec  iftur 
dà.  r-  Ricco  in  canna.  Riccone. 

REDATTÒUR.  Compilatore^Redaiton, 
Redazione;  Redigere;  Bedatto  sodu 
tutte  voci  moderne  portateci  dii 
franzesi.  La  nostra  Uo^aa  dod  oe 
aveva  di  bisogno ,  trovaodoTisi 
Compilatore,  e  la  voce  proT.  dil 
greco  Epitomalore.  —  Compilado- 
ve.  Redazione  e  Riduzione,  ^q. 
Ristretto:  e  con  voci  grechi;  £j»I(h 
go:  Epitome.  —  Compilare,  àw 
Mettere,  ridurre,  distendere  ia  i- 
scritto  ;  0  anche  in  compendio;  ed 
in  questo  significato  abbiamo  ^ 
ziandio  Compendiare,  Abbremn, 
e  grecam.  Epilogare  ;  ^làum  k 
poche  parole  uno  scritto.  Cosi  A 
participio  Compilato,  e  nella  se- 
conda significazione  EpHogal<ì: 
Compendialo,  —  Redazione  è  ^ocf 
lat.  11  ridurre.  Redazione  in  ttni- 
tu.  —  Redatore,  Redatriee.  Che  re- 
da.  Erede.  —  Redato.  ErediUio. 

REDENZIÓN ,  f.  Voce  usata  in  (p^ 
modo  A  n*i  è  redenziòn.-!^^ 
e*  è  via  :  Non  v'  è  modo.  Non  à 
verso.  Non  e'  è  scampo. 

REDER ,  V.  Ridere .  v.  -  Reder  m  i 
anzel,  —  Ridere  agli  angeU.  ^^ 
re  senza  saper  di  che.  —  T/wb»* 
coaao  in  reder.  —  Metterla  ifi  W*» 
in  burla,  in  canzone.— A  «'»?  ^ 
reder;  Aie  poc  da  reder.  -  ^o*  j 
co<o da  scherzare.  —  Aind  fiini 
garet  del  scarp.  Dicesi  di  doDoa  » 
legrissima.  È  molto  gaia,  alUgn;  ' 
Reder  in-t-al  mustazz,  in-l-ol  » 
a  un.  -^  Re/farsi,  RurUwsi  di 
cheduno,  —  E  s'  n'  ho  mega 
d'un  ch* ipiasa  d' reder.  —  ^» 
ho  mica  viso  di  ridente,  ma 
di  sdegno ,  ec.  —  Si  dice  taoto 
riso ,  che  Mi  sono  riso.  -^  ^ 
srà  tncssa  a  reder  quand  l'hd  rfì 
i  mi  bi  vers.  —  Ella  si  sarà  n* 
di  me  in  veggendo  i  miei  bei  ver^ 
—  Smasslars*  dal  reder.  V.  S«fl> 
stare*. 


1 


REI 


4£5 


RBP 


EDITAROLA.  Erede.  MUtkra,  ll«- 
dntrice.  Reda. 

EF.  Voce  usata  in  questo  nolo  pro- 
verbio: 0  per  ref,  o  per  raff.  -^  Di 
nfa  raffola  ;  o  D<  rùffoìa  ràfoìa. 
Cioè  0 a  diritto, 0  a  tarlo.  A  di» 
ritto,oarùf}e8cio.  In  ogni  modo. 
A  march  diepeito. 
ÉFFA.  V.  Loti, 

BGAl.  ^fjfOo.  —  Al  turò  priiN  re- 
Sfot.  Maniera  di  dire  onta  in  bolo- 
gnese da  chi  pre$^  alcuno  d'ao- 
darlo  a  trovare.  L'italiano  dice:  £ 
«»  mn  piacere  per  me  il  veder» 
/a;  Mi  reca  molto  diletto  il  veder^ 
^.  M'è  cofjione  di  sommo  contento 
il  miraHa. 

EjALt.  ntnàfilia.  Qnello  cbe  si  fftia- 
flagna  oltre  la  pattuita  provvisio- 
ne».-Wnif,  fn  boi.  V. 

ìEGGIMEINT.  n.  m.  Reggimento.  T. 

milit. 

EGNar  ,  V.  Betfnare.  Possedere  re- 
m.-^  ÌJi  dignità  reale.  (Non  v'ha 
Jerraine  solo  che  la  esorima  come 
Jn  francese  la  royati/c).—  Regna- 
^.  vale  anche  Dominare.  Regnano 
»  "cnM  nciroeeali.  Regna  la  tal  ma^ 
wftfl.  Tnttavia  in  vece  di  dire:  f,a 
™wordon2o  che  renna  fra  gli  aw- 
J>»*;  si  dirà  piuttosto  :  La  discor- 
mzn  eh' è  fra  ali  autori. 
m.  lieta,  ^  Una  eonna  fatta  a  rèid. 
-^  Amfafo.  —  Ciajvpar  eun  la 
^fM.  -  Irretire .  o  Inreiire. 
'«■''^'\.  linea.  —  JAnea  retta.  —  U- 
^aweroa.  —  Linea  verpendieola- 
^f.sedì  su  in  clii.  Verticale  se  di 
^ìi  in  su  —  Linea  (Mligua.  Incli- 
nala. —  fAnea  orizzontale.  In  pìst- 
"<)  -/lèiflffl  d'roba  serètta.-^Linea. 
''"1"».  per  ma<;$nor  eie^nza  ^\\ 
scittori  dicono  Verno.  Onde  PHn- 
^  d'rèiga  dicesi  Capoverso  e 
mì)em.  ed  è  it  nostro  /)a  capo 
j:''«  Kn«a.  —  RMna.  -  Wi<yo .  f 
W1I0/9 ,  m.  Quello  di  lesmo,  o  di 
™<^t«llo.  col  quale  si  tirano  le  li- 
J}^^  driUe. 

^l'm..  ri.  m.  Regolo. 
'*»='JGDU,  n.  f.  flegoto;  Norma. 


RÈIN'DLASCHEINA»  f .  piar.  JletM, 
m.  e  nel  pinr.  h  le  Jteni,  f .  e  i  Jle* 
ni,  m. 

RÉIV.  Refs.-^  RMv  dèldiaeel  chiama- 
no  i  conladiol  li  Cueeuia.  Pianta 
nota. 

RELEQUIA.  RéUg^Oa.  ^  Mueirar  una 
eossa  emod  s'ia  foss  una  releguia. 
—  Mostrar  una  cosa  per  Umbieco. 
Mostrar  checchessia  con  difficoltà 
o  per  somma  grazia. 

RELIQUÀT.n.  m.  (dal  fr.  Reliquai). 
Reliquia  e  Religua,  n.  f.  Quello 
che  rimane  di  qnalunqne  cosa  si 
sia.  Spoglia;  Residuo:  Resto.  —  ii«- 
Ugnato  non  si  dice. 

REMEL.n.  m.' Cinica .  Semola,  n.  f. 
Aqua  d'rèmol.  —  Colatura  di  cru- 
sca di  grano.  —  Rèmel  gross.  — 
Cruseone.  —  Zu/gar  a  remlètt.  — 
Fare  a  cruseìtorella.  Ginoco  de'fen- 
ciolii  consistente  in  ricercare  i  da- 
nari .  nascosti  in  alcuni  monticelli 
di  crusca .  eletti  a  sorte. 

REMINÀT.  Remenato.  La  curvatura 
d' un  srand'  arco  di  cerchio  mino- 
re della  metà.  Questo  è  il  suo  vero 
significato  in  Architettura,  e  i  boi. 
pur  dicono  Far  un  are  in-t-al  re- 
minàt,  per  significare  un'  arco  mi- 
nore del  mezzo  cerchio.  —  In  boi. 
questa  voce  /Geminai  viene  estesa 
al  Frontispizio  sia  rotondo  ,  sia 
anche  ad  angolo ,  e  questo  è  quel 
membro  d' architettura ,  che  si  po- 
ne in  fronte,  o  sopra  a  porte,  a  fi- 
nestre, e  sui  cornicioni  delle  fac- 
ciate delle  case .  o  chiese.  E  dal- 
l' esser  così  in  fronte  Io  chiamano 
i  muratori  bolognesi  anche  Frun- 
tòn. 

RÈNDEH.v.  Rèndere,  y.  per  Resti- 
tuire ,  per  Fruttare ,  per  Far  dive- 
nire, ee. 

REPÉC  (dal  fr.  Repic  nel  giuoco).  Ri- 
mando. —  Far  un  repec.  —  Ren- 
dere la  pariglia.  Cambio.  Contrac- 
cambio. Ma  la  voce  boi.  si  usa  sem- 
pre in  mala  parte.  Fare  un  ri- 
mando, 

REPETITA.  Dar  una  repeHta,  o  Bu- 


456 


BIF 


$eàr  una  répetUa.-^FarB  una  grU 
data.  Avere  una  gridata, 

•REPÙBUCA.  n.  f.  RepubhUca. 

BÉSCA  lypÉSS.  Vtma  del  pesce  dal 
cape  alla  coda.  Quelle  piccole  spi- 
ne ebe  si  trovano  in  certi  pesci 
come  tanti  ossini  acati  e  flessibili 
diconsi  ÌAiche.  V.  Speina,  —  Bèsca 
dèi  furmèint  —  Besta.  Àriita,  — 
Utca.  C  la  materia  legnosa ,  die 
cade  dal  lino  o  dalla  canapa  quan- 
do si  macinila.  —  furmHnt  eh' a* 
va  la  rèsea.  —  Fermento  re$UUa. 

RKSCÓN.  V.  Rwmòn. 

BESPIRAR.T.  Il0jp<rar0.  ▼.  Si  dice 
propriamente    dell'  Attrarre  che 
fanno  gli  animali  l'aria  estema  in- 
troducendola n^  polmoni ,  e  fuori 
di  es»i  con  moto  contrario  riman- 
dandola.  —  Etpirare.    Significa 
Mandar  fuori  l'aria  inspirata.  — 
Inspirare  è  il  contrario  di  Eipira^ 
re ,  e  cioè  Qnell'  esercitare  l' azione 
del  petto  per  cui  mezzo  l'aria  vie- 
ne ammessa  ne' polmoni.  —  SonpU 
rare.  Mandar  fuori  sospiri.  —  ^• 
rare.  Tirare  a  sé,  e  mandar  fuori 
il  fiato;  ed  in  questo  significato 
vaie  Respirare,  Si  prende  ancora 
semplicemente  per  Mandar  fbora 
il  flato  0 l'alito,  ed  è  sinonimo  di 
Inspirare,  Finalmente  Spirare  di* 
cesi  anche  per  Morire,  cioè  Mandar 
ftiori  l'ultimo  spirito.  —  Traspira- 
re, ti  mandar  fuori  le  particelle , 
che  debbono  uscire  da' corpi  per 
traspirazione.  Il  suo  contrario  è 
Inaiare  cioè  Succiare.  Attrarre  l'u- 
midità snaisa  per  l'aria,  ciò  cbe 
fanno  le  foglie  per  mezzo  de' pori. 
—  Aspirare.  Non  è  della  classe  de* 
suddetti  vèrbi  e  significa  Aftogna- 
re.  Desiderare  e  pretendere  di  con- 
seguir checché  sia.  Anelar  con  pas- 
sióne. —  Cospirare .  finalmente  di- 
cesi dell' Essere  di  uno  stesso  ani- 
mo,  d'  una  istessa  volontà  per 
qualche  disegno ,  sia  buono  •  sia 
cattivo. 
BÉST  DI  ZUGADUR.  Fondo  di  danari. 
La  èanea  de'giuecatori,  —  Dicesi 


poi  Fare  del  retto,  quando  si  gi» 
cano  i  danari  rimasti  dafanU)! 
.ffinocatore. 

RESTA  D' AI ,  D' ZIVÒLL.  Resta.  Cem 
q|uantltA  di  cipolle,  o  d'agli  iatitc- 
ciati  insieme  ool  gambo. 

BBTEMTIVA.  Ritenitwa.  U  fMoltà  di 
ritenere  a  memoria* 

REZZ,  n.  m.  Riccio,  n.  m.  Scorza  spi- 
nosa delia  castagna.  —  Bezz  des- 
ti. —  Riccio.  —  Fare'  i  rexL  -  /• 
n&neUare  la  chioma^  i  eapeUi.  - 
Rezz  purzMn.  <-  MUecio  spinoio. 

RÉZZ.  add.  Crespo,  agg.  —  Caoi  rea. 
Barba  rezza.-^  Capelli  crespi  Bar- 
ba crespa. 

RIATTAMÉINT.  V.  RiearsitaèinL  Btf 
nefle, 

RIATTAR.  V.  RisarziK 

RIBASS .  n.  m.  Ribasso  è  voce  deH'o* 
so.  Quella  sorte  di  Seemeisnto 
che  si  procede  a  fare  nel  .cooio. 
allorché  il  creditore  e  il  debitore 
vendono  a  componimento.  Adof«- 
rando  voci  di  lingea  si  diri  iNotto- 
sto  Sbasso,  DinUnuóone,  Set» 
mento.  Riduzione,  IHminmmitti' 

—  Ribasso  avrii  origine  forse  àib 
parola  fr.  Pabnis. 

RICIÓ.  o  RIGIOT.  y.  CunHntein. 

RIDICUL,  m.  Borsa,  dove  le  donoe 
tengono  il  fazzoletto ,  ^ìikobr- 
mente  quando  escono  di  ckl  (^ 
franzesi  chiamas.  Ileffeiil».  (picào* 
la  rete)  da  cui  forse  n'è  venata  IaJ 
voce  I>o1ognese,  eh'  è  però  pìi>  M 

-  propriata). 

RIDO,  (parola  frane.  Rideeu).Cé 
na.  Tenda  che  fascia  intono  il  l< 
to.  Il  tutto  insieme  delle  cor 
diresi  CorHnaqoia.  V.  PurHra 

RlFLÉSS.  n.  m.  RIFtGSSIÓN.  n. 
Riflessione,  Considerazione tS. 

—  Riflesso  non  è  osato  suslant 
mente  da' buoni  autori,  ma  vie 
adoperato  come  aggettivo  da 
flettere,  oppure  sostantivo,  tsi 
significato  di  Rlv/srbeyamento:  ^\ 
battimento  della  luce,  quando  1*4* 
ta  da  un  corpo  denso  toma  iwii^l 
tro^  e  dioesi  anche  Bifeseiotu, 


467 


BIF 


vèfiero»  ed  ìd  boL  pure  J^fHks  dèi 

lòtti.  . 

IFUGIARS',  T.  lUfinggin,  f.  Ricorre- 
re per  trovar  saivessa.  Cosi  Rifug- 
gente, RtfuffgUo»  —  BifuggUa.  Lno- 
go  dove  si  può  rifuggire.  —  At/vg» 
giani  noo  si  dice. 

RIGADURA,  n.  f.  Rigalura.  Il  tirar  le 
linee,  ed  aacbe  il  modo  in  che  aon 
tirate. 

RIGAR.  T.  Bignre. 

RtGHÈTT,  D.  m.  dim.  Regoletto* 

RIGÒUR,  D.  m.  Rigore. 

mmòHS,  add.  Bigoroio.  agg.  Se- 
vero. 

liGURÓUSAMÉlNT.  ayv,  Rigorotameth 
U.  Aeremenie»  Àgremente.  ÀeprO' 
nenie.  Fieramente.  Crudehtieute. 
Meramente,  avv. 

}iXiRCAR,v.  Oiservare.  Notare.  Co- 
wscere.  Risguardare.  Considerare, 
iiaminare.  Disanànare.  Pondera» 
rt.  (La  parola  hoì.  è  presa  dalla  fr. 
^marquer).  Rimarcare  è  tennloe. 
€he spesso  si  seme,  ma  non  é  di 
Crusca.  Sono  pure  dell'  uso  le  voci 
ìiimarco  sust.  Bitnarchèvole ,  agg. 
delle  invece  di  Allievo  »  Importan- 
za.  Peso:  ed  in  luogo  di  Rilevante, 
^porta9ite,  NotàltUe. 

lilMBALL  Riinàatzo.  Il  nsalUre  di 
qualsivoglia  cosa ,  che  nel  muover* 
si.  trovando  intoppo,  rimbalzi  e 
feccia  moto  diverso  dell'ordinario. 
^mbalzo  del  paltone,  della  àigtia, 
fatila  pallottola. 

RIMBALZ,  V.  Rimòall. 

tilNBURSÀR,  v.  Rimborsare,  v.  Rimet- 
tere nella  borsa.  —  Rimborsare  si 
dice  ancora  II  pagare,  o  resliluire 
ii  danaro  a  chi  l' ha  speso  per  le.  — 
Non  si  dice  però  Rimborso,  ma  Re- 
stituzione. --  Rimborso  è  voce  d*  0- 
^  per  Rimborsazione.  Il  ritornare 
4  metter  entro  la  borsa.  —  Rifòn- 
^n  e  Bifusione  non  si  dlcon  nem* 
n}«no  per  Restituire  e  Restituzio- 
»«.W/bndenj,  vale  Tornare  a  fon- 
dere :  e  Rifusione ,  V  Atto  di  ri- 
«ondere. 

WMEBl.  V.  Medicamèint. 


'RIMEOiAR  »  V.  Rimediare.  Por  riparo, 
riuifdio. 

RINCAFUR  AL  TEIN.  Rincappellare , 
v.  ftimeiAere  il  fio  vecchio  oe'tini 
con  uva  mosia. 

BINCALZ.  Rincalzo»  Rincalzamento , 
m.  —  Rineatz  del  bòit.  •«  Bietta , 
che  si  mette  dietro  le  botti  perchè 

.  non  rotolino. 

RUSCALZAR*  V.  RinceÀzare,  v.  Met- 
tere attorno  a  una  cosa  o  terra,  o 
altro  per  fortificarla ,  o  difenderla. 
—  Rincalzar  la  everta,  i  linzù.  ^ 
Rincalzare  la  coperta,  i  lenzuo- 
d'.eoc. 

'RINCARIR,  V.  a.  e  n.  Rincarare.  JRin- 
carire,  v. 

RmCHERSPAR»  V.  Incre^taree  Ria- 
crespare,  v.  Far  crespe. 

'RlNFERSGi.  D.  f.  Rinfrescata. 

'RliNFERSCAR.  v.  Rinfreseans.-^  Rith 
fresi  ars'.  —  Rinfrescarsi. 

RIISFRÉSG.n.  m.  Stallaggio,  n.  m. 
Quel  che  si  paga  all' osteria  per 
l'alloggio  delle  bestie.  «—  Ed  anche 
Rinfresco.  Sorte  di  liquore. 

RINGHIRA,  n.  f.  Pogginolo,  o.  m.  Rin- 
ghièra,  o.  f.  Sporto  nella  facciata 
di  una  casa .  sostenuto  da  pilastri 
o  peducci .  circondati  da  una  balau- 
strata. —  Ringhiera  si  prende  an- 
che per  luogo  dove  si  arringa,  o 
si  parla  pubblicamente.  «-  Balcone 
di  soUazzo ,  Terrazzino.  —  B<Ucor 
naia.  Lungo  terrazzino ,  che  rigira 
intorno  a  un  ediBzio,  o  ad  una  par- 
te di  esso.  — -  Balcone  è  lo  stesso 
che  Finestra. 

RINGLSS  D'UNA  MUR  ÀI  A. /ncamicia- 
iura,  n.  f.  Impallo^n.  m. 

RINGUSSAR  UNA  MURAIA.  Incami- 
ciare. 

RIN VANGAR,  v.  ( per  corruz.  da  Ai »- 
vergare  ).  Rinvenire  ,  Ritrovare , 
Rintracciare  ,  Raccapezzare  ,  v. 
Rinvenire  la  quintessenza. 

RIOL,  n.  m.  Rivolo,  n.  m.  (Picciol  ri- 
vo).—  Riol  d' aqua  eh' còrr  pr'el 
slrd,  quand  al  piov.  —  Rigagnolo. 

•RirÈTER.  V.  Ripetere,  RepUcare  , 
Rinnovare ,  Riconoscere.  ^  Ripeter 

53 


R1S 


la  80  salut  da  una  cava  d'sangu. 

—  Riconoscere  la  propria  salute 
da  una  cacciata  di  sangue. 

RIPETIZIÓN ,  n.  f.  Mostra  a  ripetizio- 
ne. Oriuolo  da  tasca»  che  batte  le 

'  ore.  — -  Ripetiziòn.  —  La  lezione 
ripetuta  da  chi  supplisòe  ai  mae- 
stro. 

•RIPETITÒUR ,  n  m.  Ripetitore.  Quel- 
lo che  ripete,  cioè  riouova  le  le- 
zioni. 

RIPUGNANZA.  V.  Avversiòn. 

*RIS,  n.  m.  Riso.  Sorte  di  granaglia. 

—  Ris  in  cagnon.  —  Riso  alla  lodi- 
giana.  —  Riso ,  per  Ridere.  Nel 
plur.  Risa. 

'RISARÀ,  n.  f.  Risaia.  Terreno  colti- 
vato a  riso. 

'RISAROL,  n.  m.  Custode  della  ri- 
saia. 

RISARZIMÉINT,D.  m.  Risarcimento, 
Acconciamento.  V.  Runefic. 

RISARZIR.  V.  Runiflcar. 

RISEINA.  Riso  infranto. 

•RISERVA,  n.  f.  Riserva  n.  f.  Riserbo, 
n.  m. 

'RISERVA, add.  Riservato.^  Cazza  ri- 
sèrva.— Randita.  Caccia  riservata. 

RISG  (o  piuttosto  Arrisg).  Rischio  , 
Risico,  Perìcolo^Cimento. —  A  risg. 

—  Appena.  —  A  risg  a  risg.  — Ap- 
pena appena. 

•RISGAR,  V.  V.  Arrisgar. 

RISMA  D' CARTA.  Risma.  Gran  posta. 
Voce  de'  cartieri. 

RISÒN ,  n.  m.  Biso  vestito ,  cioè  col 
guscio. 

RISÓURSA,  n.  f.  Risorsa.  Voce  del- 
l' uso.  Verso.  Mezzo.  Tutto  quel  che 
si  adopera ,  o  a  cui  si  ricorre  per 
superar  qualche  difficoltà,  o  per 
levarsi  da  qualche  impiccio.  —  Un 
om  eh' sa  truvar  del  risòurs^pein 
df'risòurs.  —  Uomo  fecondò,  ferti- 
le neW  ideare ,  nel  trovar  mezzi, 
espedienti  per  sé  o  per  altri.  —  A- 
vèir  del  risòurs.  —  Racconciare 
i  fatti  suoi;  avere  dei  mezzi  di  ri- 
sorgere. —  Perdr  ogni  risòursa. 
N'aver  più  nsùna  risòursa. — Per- 
dere ogni  fior  di  verde. 


458  Riv 

RISPÉTT .  n.  m.  m^tlo.  -^  Cùn  iv 
spétt.  Cùn  bòn  rispétt.  Cùn  rapili 
parland. — Con  sopportazione.  Co% 
buona  sopportazione.  Dicesi  pet 
chiedere  scosa ,  o  licenza  avaoti  dì 
nominare  alcuna  cosa  schifa ,  o 
sozza. 

RiSTRÉTT,  n.  m.  Compendio,  n.  n. 
Epitome ,  n.  f.  Opera  ridotta  a  mi- 
nor volume.  -^  Sommario.  Iodica- 
zione  in  pochi  termini  delle  princi- 
pali cose  contenute  in  un' open 
—  Ristretto,  è  termine  geoerico, 
applicabile  non  solo  alle  opere  di 
letteratura ,  ma  ad  ogni  sorte  di 
materie.  Sunto  è  molto  affine  a  ^ 
stretto.  —  Transunto.  Estratto  bre- 
ve. —  Epilogo.  Rreve  ricapitoli* 
zione  delle  cose  dette.  •*  Riepik^ 
non  si  dice. 

RISTRETTÉZZA,  n.  f.  Penuria.  hi^ 
canza  di  qualche  cosa,  Scarsem, 
Risogoo. 

RISVOLTA,  n.  f.  Svolta,  Sifimà^ 
Incurvatura,  n.  f.  Strettito,  ^> 
n.  m.  Svoltamenlo.  Luogo  dove  a 
svolta. 

RITGNIR ,  V.,  voce  boi.; che  none*' 
volgo.  Tenere,  Riputare. 

•RITRATT, n. m.  Ritrailo, n.  mt 
gre ,  n.  f.  —  Ed  anche  agg^ 

RITRATTAR,  v.  Ritrarre.  RtpOJtt(f 
in  tela,  o  Scolpire  in  marno, ($>* 
mili,  l'effigie  di  qualchedano.  - , 
Ritrarre  aUla  macchia.  RiWTTe  ? 
mepaoria .  senza  V  originale.  -  f^ 
trarsi.  Fare  il  proprio  riiraiw.  - 
Ritrattare  si gnitìca  Trattare  di  nno' 
vo ,  o  pure  Stornare ,  Disdire. 

•RIVA.  V.  Rivai. 

•RIVA,  per  Màrgine,  n.  m.  Esmli- 
n.  f.  —  L' era  trop  in  riva  oi  e^ 
e  al  cascò  zò.  —  Per  essere  w"  *■ 
stremo  margine  del  tetto  ,9^^ 
pilo. 

RIVAL ,  n.  m.  Ripa,  n.  f.  Terreno c^ , 
serve  d'argine,  o  di  riparo.**^ 
vai  — Rivale.  Emulo,  Cm^ 
d' amore, 

•  RIVERRER ,  n.  m.  Riverbero. 

RIVIRA ,  n.  f.  Riviera.  —  Uh  ««  * 


ROG 


459 


ROG 


'  e  da  rMra,  V.  Boto.  «-  Uu- 

una  oo$a  per  rivira.  —  ia- 

r  checchessia  in  mezzo*  fuor  di 

10.  —  Èsser  sèitnper  per  rivira, 

'Mer  sempre  fra*  piedi.  Essere 

irò. 

IN.  n.  m.  Bicino.  Pianta  dal  cui 

e  si  trae  olio ,  di  uso  frequen* 

010  nella  medicina. 

TTA,n.  f.  Jitcella.L'ordinazìo- 

icritta,  che  lascia  il  medico.  — 

'del  rizziti.  —  Ricettare. 

ìTTORÌ,n.  f.  Ricevitoria.  L'uf- 

)>  0  luogo  in  cui  siede  il  ricevi- 

•»• 

TTÒUR,  n.  ni.  Ricevitore.  Colui 
ba  carico  di  ricever  danari  per 
lo  del  governo. 

l  CH'  FA  AL  MÈSTER  D'  AL- 
IM  IN-T-AL  PIULLAR.  Trùcoio- 
l^zzot  d' preda.  Accorc.  da  Jlfu- 
»t.  ^  Uuricciuolo  di  mattoni. 
ILEIN.  Piccai  riccio  di  capelli , 
^tt  Piccolo  trùcciolo  di  legna- 
lo.—  Rizzulein,  Rizzulòn,  ag*. 
oto  per  vezzo  a  persona  ricciuta. 
Recinto,  Ricciutello. 
ON.  lì.  m.  Il  maschio  dellMniera 
Da/ica. 

^^t  0.  f.  Roba.  Nome  generalissi- 
^che  comprende  merci,  viveri, 
)wii.—  Vale  ancora  Patrimonio, 
«*tìa,  Ricchezze ,  Avere.  —  Rolh 
t'iva  vi  a  rabbia',  ch'i  tolen 
»a-M  ucc\  —  Andar  via  a  ruba. 
m  roba  ruba?  —  Oh!  eh' è  ro- 
^  (it  rubello?  Quando  uno  slrap- 
'za,  e  manda  a  male  alcun  che.— 
rrobba  dsfatta.  —  Bestemmiare. 
^  cose  da  non  dire.  —  La  robba 

]J» /a  roòòa.  —  La  roda  va  alla 
ba. 

»n.m.  iiòn/oto  della  morte.  La 
ce  boi.  verrà  forse  da  floMco ,  Ro- 
j  •*  Avèir  al  roc. —  Avere  il  mn- 
^- Esser  presso  al  morire.. 
^A»  n.  f.  Rocca,  (coir  o  largo  ). 
^i^Ua  ,  Fortezza.  —  Rocca. 
'Rocco.  Pezzo  nel  giuoco  degli 
cacchi. 

•^A,  n.  f.  (coir  0  aperto,  pronun- 


ziato quasi  a).  Bócca  (colPo  chiu- 
so). Arnese  sui  quale  le  donne  pon> 
Sono  lana ,  lino ,  o  altra  materia  da 
lare.  — 11  nome  di  Conocchia  è 
usato  dai  toscani  più  propria- 
mente per  la  Rocca  col  pennec" 
chio  avvoltovi  attofmo  ;  ciò  che 
da' boi.  dicesi  Ruccd.  -^  Roccata. 
—  Scartozz ,  Caplètt  da  ròcca.  — 
Cartoccio.  Quella  carta  a  foggia  di 
cartoccio .  che  tien  sottoposto  il 
pennecchio  in  sulla  rócca,  perchè 
non  iscorra  troppo.  £  Cartòn  da 
ròcca.  Quella  carta  o  cartone  sem- 
plicemente piegato,  fra  cui  si  pone 
il  pennecchio  per  l'uso  suddetto.— 
La  par  una  ròcca  vsté.  —  Pare  un 
lucerniere.  Dicesi  di  donna  lunga  e 
magra.  —  InconoccMare.  Avvolge- 
re il  pennecchio  sulla  rócca.  Sconoc- 
cfUare.  Trar  d'in  sulla  rócca  il  pen- 
necchio, ii  landò.  •^Sconocchiatura. 
Residuo  dei  pennecchio  sulla  rócca. 

RODA,  u.  f.  Ruota,  e  Rota.  —  La  più  ' 
Iresta  roda  dèi  carr  l'è  quella  eh* 
zirla.  —  La  più  trista  ruota  del 
carro  sempre  cigola  o  stride.  Cbi 
ha  piii  difetti  più  scagliasi  su  gli 
altrui.  —  Al  mond  l'è  una  roda.  — 
Il  mondo  è  fatto  a  scale,  chi  le 
scende ,  e  cìà  le  sale.  —  Far  la  ro- 
da. — '  Pavoneggiarsi.  Dicesì  per 
similit.  —  Le  parti  della  ruota  so- 
no: il  Mozzo:  Raggi,  o  Razze;  i 
Quarti  ;  il  Cerchione. 

RÓGNA.  Rogna.  —  Avèir  dia  rógna 
cùn  tìn,  figurat.  —  Aver  grosso  ar- 
nione con  alcuno.  Nemici  che  han 
grosso  rognone.  —  Antipsòrici,  gr. 
si  chiamano  i  rimedi  contro  la  ro- 
gna ,  0  la  scabbia.  —  Psorocòmio. 
Ospedale  pei  rognosi .  lebbrosi.  *— 
Rimedi  psòrici.  Rimedi  per  guarire 
le  malattie  della  pelle.  —  Rógna 
di  alber.  —  Psoroma.  Serie  di  li- 
cheni che  formano  deHe  croste.  — 
Erba  dalla  rógna.  —  Titimàlo.  Er- 
ba detta  anche  La^/arta,che  dà  un 
latte  caustico ,  il  quale  produce 
sulla  pelle  delle  bollicine  somi- 
glianti alla  rogna. 


Roa 


ROLA.  Tegghia,  Vaso  di  rame  piano  , 
e  stagnalo  al  di  dentro,  con  orlo 
aito  due  o  tre  dita  attorno,  dove  si 
caocono  torte.  ^ 

*BÒMB,  0.  v.  Rombo,  pesce. 

ROMBA.  V.  Armòur. 

ROMPER .  V.  Rompere  ;  Spezzare  ; 
Fràngere  ;  infràngere  e  Infràgne- 
re;  Affràngere;  Oiròmpere,'^  Rom- 
per la  tèsta,  et  icattel,  al  ehitta- 
rein,  la  devoziòn,  al  mstir,  ec.  fi- 
.  guratam.«-  Romper  la  testa.  Torre 
il  capo  altnU.  Romper  gli  orecchi. 
Infracidare,  -^'Ròmpri  bambuxz, 
et  scudéU.  — >  Rompere  il  fuscelli' 
no.  Adirarsi,  e  romper  t'  amici' 
zia.  <—  Rompere'  la  téeia  aitòurn 
a  cvélL  -*-  Applicarsi  ecUdamente 
attorno  a  qtialche  cosa.  -"•  Ròmpr 
al  bèoer  a  una  bistia.  •—  Romper 
l\  acqua  ad  una  bestia.  — *  Chi 
ròmp  paga  e  i  tgduzz  ein  »u.  — 
Chi  imbratta  spazzi,  e  piii  bassam. 
Chi  piscia  rasciuga.  •<-  Ròmpr  al 
fil  dèi  dscòurs.  •—  Interrompe- 
re. —  Romper  la  giazza.  —  ikwi- 
pere  il  ghiaccio  o  't  guado,  figur. 

—  Una  cosso  fazil  a  ròmpers\  — 
Una  cosa  fràgile.  Frangibile.  — 
La  porcellana  è  fragile.  —  FragU 
Utà; Frangibilità.^  Frale,  io  stes- 
so che  Fràgile,  e  Fralezza  sono 
più  del  verso  clie  della  prosa. 

RÒMPTÉSTA.  n.  m.  Rompicapo,  n.  m. 
Persona  molesta* 

hOìASÀ. ,  n.  l  Ròmiee ,  n.  f.  Lepazio, 
n.  m.  Erba  sai  valica  nota. 

RONCA.  V.  Rune/lètta. 

RONDA.  Ronda.  —  Far  la  ronda.  — 
Aliare.  Aggirarsi  inlorno  a  un  luo- 
go. -—  Fìir  la  ronda.  — •  Andar  a 
ruota.  Far  ruota.  Far  le  ruote.  Di- 

•  cesi  di  queir  aggirarsi  che  faano 
per  r  aria  gli  uccelli. 

RÒNDEN.  Róndine  e  Ràndina.-^  Ron- 
dinella, ditn. 

ROSA.  Rosa. —  Ros  raparein.  —  Rose 
rampichine,  rampanti,  scandenti. 

—  Oh!  adèss  et-iein  ros  e  fiur.  — 
Oh!  adesso  son  rose  e  baccelli.  — 
D'culòur  d' rosa.  •»  Rosàceo,  agg. 


460  BOX 

—  Culòur  d^rosa  slava,  aòiaod- 
Rosea  ditawito,'-  Èsser  frèse  m  t 
una  rosa,  —  Esaeer  fresco  tw 
sm  aglio.  ^  Dar  la  rosa  ai  puf 
tanz.  —  Rosolare,  V.  AbbnttHr. 

ROSBIF,  dall'inglese  Roaslbeef,ét 
61  pronunzia  Rosbif  Carne  di  bue 
arrostita. 

*ROSP  »  BÓTT,  n.  m.  Rospo,  Mo. 

ROSS,  add.  Rqmo.  s^g.-^Dmm 
ròss,  —  Arrossire;  Arroison." 
Far  dointar  ròesat  férr,  al  rom, 
eie.  --'Arroveniare;  Rovenlare;Far 
rovente  U  (erro,  il  rame,»." 
Doinlar  ròss  (parlandosi  de'  meul- 
li,  o  simili  infocali)—  Arrotth^p 
si  —  Tenzer  cP  ròss,  —  ^fTMMi". 
Tingere  o  aspergere  di  rosso.  E 
cosi  ArruMnaro  e  htubin4ut.\^ 
color  di  rubino.  -^  Itnermig&ìft- 
Far  vermiglio.  -—  AnvMsart  t 
anche  neutro  e  vale  Aver  color  di 
rubino.  Esser  vermiglio.— laiw- 
giare.  Tendere  al  color  ros»;^ 
giallo  rosseggia,  ^  Uà  firrtwi 

—  Vn  ferro  rovente.  —  Bòa  »  f 
una  brasa.  Acceso.  Infocato  w  ^ 
so. -^  A  si  vgnu  ross,  —  La  6«J"' 
ti  corre  su  pel  naso. 

ROSTA,  n.  f.  Ammasso.  Hwdtdn. 
Monte.  —  Far  roeta.  -^AoumUf- 
si.  AmmontieeHarsi.  Avmsstorà. 

ROTOLA  DEL  ZNOCC*.  Rotei/*.  ^'• 
la,  Chiòoola  e  Chiòvolo, 

RÒTT.  IkHUK  Vento  che  dallo  ttoBi- 
co  si  manda  fuori  per  la  boco  eoo 
qualche  forza. 

RÒTT,  add.  IZo/lo,  agg.  Speliate ' 
Dar  in  ròUa,  o  Bar  tu  di  roti  " 
Vemrt  o  Essere  alle  rotte.  ^ 
irarsi^ 

RÓTTA ,  f.  —  Far  la  rótta.  -  Sfslsr 
la  neve ,  o  Fare  il  sentiero  spaj»^ 
do  la  neve. ^ Rotta  di  sM" 
Ordine  pel  viaggio,  e  fermetséi 
soldati, 

•RÒUVRA  .  n.  f.  Rovere.  Specie  4 
quercia. 

ROZZ,  m.  Mazao.  Voce  genCTÌca'» 
molle  cose  legale  insieme.  Vn  m^ 
zo  di  pezze,  di  stracci,  di  chiaa- 


ftue 


461 


BUM 


di  uceeUL  —  IUmz  d' tùrbel  — 
Pènzoto.  Frolli  di  sorbo  aaiU  in- 
sieme col  gambi»  ed  appiecnU. 

\mk  m  PAGM.  Coccia;  /mmoiidi- 
2<(i;  Sucidunm;  SwUchme,  —  Boz- 
2a  dia  lècltt.  S^ramu/la.  —  Fòffu- 
w  e  Fòrfitre.  —  Jio2za.  —  iiozxa. 
Carofifiio.  Cavallo  inagro. 

KUBEST.  a<id.  fiero,  agg.  —  Uit  om 
rttOèlt.  —  {/omo  ruueslo,  fiero, 

llìBlRA;  BUfìiZZAI^.  Nomi  propri  di 
paesi,  ma  che  adoperali  nelte  frasi 
ti^unu,  vagliooo  ihi6ara.  —  >lf»- 
^ar  a  rubira;  a  ruAiXAin.  —  Anr 

'il^^U,  lì.  f.  Boccata»  —  Taluno  dice 
aucbe  BUCCIA. 

i^CCHÉTT.  itoceelio.  Veste  clericale 
^  tela  bianca.  —  Noi  però  non  sa- 1 
rerruno  redarguiti  se  dall'  uso  uni- 1 
^<^rsaie  prendeesimo  la  voce  Aoc-  ' 
creilo,  suli'  esempio  dei  Cata  e  del 

il^'CCU.  Ruchetta,  PianU  che  ba  le 
foglie  di  sa  por  acre  come  il  ere- 
Kiooe^e  rì  usa  ia  insalata.  V.  Au* 

9hèUa, 

RUDA.  Menata»  Novero,  <—  Una  ru- 
dàd'ptign.—  (/na  menala,  un  no- 
vero di  pugni. 

l^ilDAR.  V.  Arrotare,  Armotare, 

'^t'DAR,  Q.  m.  Fabbricatore  di  ruote, 

it(lD£iN,  n.  m.  BUOEINA.  BUDELLA  , 
D.  m.  Rotino »n.  RotinatRutetta, 
f-  diou  di  Auola. 

RUDELLA ,  n.  i*.  Ratetta, 

RUDLELN,  n.  in.  RotoUno,  Rotoletto. 

RliDLElNA.  dim.  d'Audetna.  —  Rotelr 
Una,  Roteltetta,  dim»  di  Roielta.  ^ 
Budlein'  per  la  tòst,  —  GireUette, 
hteUette.  Penniti.  PattiUt  Pasti- 
glie. 

ilUlNAR,  ARRUDLINAR.  i?.  Farro- 
l^Uni,  o  rototeiH  di  qualtiaei  ma- 
teria pieghevole. 

}(iDON,D.ni.BUDÓUNA,Q.  f.  Roto- 
R«.  n.  m.  accresci t.  di  ruota. 

tUGA.Q  f.  Bruco»  n.  m.  Eruca,  n. 
f-  Baco ,  Verme.  Spezie  d' insetto 
che  rode  principalmente  la  verdu- 
n.'^Ruga  per  Strada,  È  questo  un 


ataniodi  latinismo  restato  ai  boL 
Bel  solo  caso  di  parlar  della  Stra- 
da, ove  gli  orefici  hanno  i  loro 
fondachi.  — >  Andar  in-^la  ruga  di 
urevè.  Si  trova  seritto  Aliga  per 
Via  anche  negli  antichi  scrittori. 

RUGA .  add.  Bruciotato ,  agg.  Guasto 
e  infetto  da  bruchi. 

'RUGAR.  V.  Brunttar, 

RUGHÈrTA.  Eruca,  Pianta  detU  vol- 
garmente Ruchetta ,  Buca, 

RUGNÒN.  ormone  e  i4rgnone.  — -  Ro- 
gnonata dicono  i  macellai.  Tutta 
quella  parte,  che  contiene  l' argoo- 
ne.  —  Aoét'r  i  rugnon  gru$$. — 
Avere  gH  argnoni  groiii.  —  Eaer 
ricco  sfondalo, 

RUGNÒUS .  add.  Aognoso;  Sca66io«o; 
agg.  —  Un  atber  n<(jrnòiw.— »  Un  a^ 
6en»  teo66<o«o. 

RUGULÉTT  D' ZÉINT.  lHucchio  di  gen^ 
te. '^  Capannetta ,  dicesi  poi  per 
Radunanza  d' uomini  discorrenti 
fra  loro  in  luogo  pubblico.  ^  ilu- 
gulètt  d*  ragazz,  «-  Gerla  di  ro- 

«70221. 

RUIAMèiNT  DEL  BUDÉLL.  GorgogUa- 
mento.  Gorgoglio, 

RUIAR,  V.  Rugghiare  e  Ruggire,  y. 
È  proprio  il  Mandar  fuori  la  voce , 
che  fa  il  liH)ne.  Si  è  detto  impro- 
priamente del  Cinghiale.  E  per  si- 
milit.  del  romore  che  fa  il  fuoco 
ardendo  in  gran  fiamma .  del  tuono 
romoreggiando  nelle  nuvole,  e  si- 
nailì.  _  Al  ruiardi  con.  o  di  gatt, 
—  Ringhiare.  V.  Yers.  —  Uuior  et 
budèlL  Gorgogliare  il  corpo.  E  per 
simìtit.  Favellare  in  maniera  che  si 
senta  la  voce,  senza  distinguere 
parole. 

RUIÓN.  Borbottatore;  Borbottone.   - 

RUMADG.  Jltòddo.  agg.— Savètrd'ru- 
madg,  —  Saper  di  mucido,  Dìcesi 
dalla  carne  quando,  vicina  a  putre- 
farsi .  acquista  cattivo  odore. 

'RUMAGNOL.  n.  m.  Aomagrntiolo.  Sor- 
te di  panno  grossolano. 

'RUMAGNOL.  add.  Romagnuolo»  Roma- 
gnuolo ,  agg.  Di  Romagna. 

RUMAGiNOLA.  V.  Vèint. 


BUN 


462 


fiUS 


BUUANZEINA,  D.  f.  Rammanzo,  Rab- 
buffo, n.  m.  Rammanzina,  Ripren- 
sione»  Gridata,  d.  f.  —  Far  una  ru" 
manzeina.  —  Dare  o  fare  una  ram- 
manzina, o  un  rammanzo.  Fare 
una  bravata,  una  lavata  di  capo. 
E  eoo  modi  bassi.  Fare  una  risci- 
acquata, un  rovescio.  Risciacqua- 
re un  bucato.  Rabbuffare.  Dare  u- 
na  buona  stregghiatura ,  o  una 
buona  mano  di  stregghia  ,  una 
canata ,  ec.  —  Ai  fé  una  rur 
manzeina  alter  che  d' muscc*.  — 
Gli  fece  una  risciacquata  delle 
buone. 

RUMAR ,  V.  Grufolare.  Il  razzolare  de' 
porci  col  grugno  0  grifo. 

RUMATISM.  Reumatismo.  Si  dice  an- 
cora da  alenai  Reumatalgia.— Rèu- 
ma e.  Rema  è  una  specie  di  Flussio- 
ne sulla  gola,  e  sulla  trachea  arie- 
ria ,  e  dove  provien  la  tosse  :  lo 
stesso  che  Catarro,  Infreddatura. 
Dunque  non  è  ben  dello  Reuma  per 
Reumatismo. 

RUMGAR,  V.  Rugumare  ;  Ruminare , 
V.  Far  ritornare  alla  bocca  il  cibo 
mandato  nel  primo  stomaco  non 
masticalo,  per  masticarlo;  ed  è 
proprio  degli  animali  del  pie  fesso. 
Ruminano  i  bovini,  i  pecorini,  i 
cammelli.  —  In  senso  fig.  Rumi- 
nar. —  Ruminare. 

RCmMA ,  CRECCA ,  ROZZA,  n.  f.  Ca- 
tarzo, n.  m.  immondizia.  Roccia, 
Sudiciume,  cbe  sta  sopra  qualsivo- 
glia cosa.  —  Un  giustacor  ch'ave- 
va quatter  dida  d' rùmma. —  Una 
giubba  sopra  cui  era  un  palmo  di 
catarzo. 

lRWCAK,s.  Arrancare ,  ed  anche  Ron- 
care, y.  Nettar  le  biade  dall'erba 
disveglìendola  colle  mani.—  Sar- 
chiare. Ripulire  dall'erbe  salvati- 
che  tagliandole  col  sarchio. 

RUNCHÉTT,  n.  m.  Sarchio,  n.  m.  Pic- 
cola marra  per  uso  di  sarchiare. 

RUNCHÉTTA.  Róncola.  Stmmento  di 
ferro  adunco  e  tagliente  con  mani- 
co corto  da  rimondar  gli  alberi,  e 
governar  le  siepi. 


RUNDANEINA.  n.  t  Rond»m,Mt 
nella, 

RUiNDANÉLL^  M AN6ANÉLL  handOù. 
Baston  corto'  piegato  in  areo  et 
serve  per  istrignere  e  serrar  ben 
le  funi ,  colle  quali  si  legano  le  so* 
me  0  cose  simili.—  QuèUeh'i  cu» 
tadein  metln  al  coti  ai  con.  ^ 
Sbarra.  —  Cascar  zò  a  rundanèlL 
—  Cadere  a  catafascio,  a  rvn^ 
collo,  a  scavezzacollo.  —  Preci|)i- 
losamente. 

RUNDÉCC,  RUNDANEIN.  RondimM. 
Fuicino  della  rondine. 

'RUNDÉCCIA,  n.  f.  Ralestrwxio,fì.B. 
augello. 

'RUNDÓN,  n.  m.  Rondone.  —  Bundòt 
d' mar.  —  Pernice  marina. 

RUNFAR,  v.  (dal  fr.  Bonfler).im' 
re,  V.  Romoreggiare  cbe  si /a  oer 
l'alitare  in  dormendo. 

RUiNGIÓN.  brocco.  Pezzo  di  legno  (ii 
ardere.—  Quando  è  arso  dicesi  k- 
zo.  Tizzone. 

RUSÀ.  V.  Guazza. 

RUSàR.  Roselo»  Luogo  pieno  di  nsà. 
,—  Rosaio  è  la  pianta  di  rose. 

RUSC,  m.  Spazzatura,  Scoviglit'^ 
mondizia  che  si  toglie  via  io  't^\ 
za  Udo.  —  Uettr  in^t-al  canlòn  dfj 
rùsc.  —  Mettere,  Lasciare  nel^- 
menticatoio. —  A  n*i  è  nuc.^ 
Non  v'  è  da  dubitare.  Non  v'k  da 
farvi  chiosa. 

'RUSCAROL,  n.  m.  Spazzatum,  p  . 
con  voce  più  elevata ,  Spoiànfi- 
Colui  che  raccoglie  la  spazxaturj 
per  le  vie. 

RUSCAROLA,  n.  f.  Cassetta  da  sparsa 
tura. 

RUSCÓN  e  RESCÓN ,  n.  m.  AIcodì  in- 
no  il  primo ,  altri  il  secondo  tfmt* 
ne  :  Il  primo  si  riferisce  a  sIdìIhb' 
dine  di  Rùsc  e  cioè  Tutto  il  m^ 
suglio  del  grano,  che  si  togiit  ag- 
l'aia. Il  secondo  viene  da  Hf*'"' 
{Resta)  e  vale  //  resto  del  9^^^ 
non  spoglio  della  lisca,  che  rii^' 
nelV  aia.  Grano  vestito. 

RDSGADUR .  RUSGHEIN ,  n.  m.  Orv.- 
Uno.  Topo»  n.  m.  Quel  ferro  • 


RUS 


463 


BUZ 


qpale  sì  nono  rodendo  i  Tetri  per 
ridurli  a  destJDati  contorDi  :  e  si 
rodoDO  le  poDie  delle  lastre  di  ve> 
tro  perchè  s'ìnsìDOioo  meglio  ne' 
piombi. 

tUSGADURA.  D.  f  Jtomra.  n.  l^^  Ra- 
sura di  iorcio, 

RUSGaMÈINT,  n.  m.  Boditnento.  E 
figurai  Travaglio»  Crucio  itUemo. 

USGAR ,  V.  Ródere ,  v.  -^  Rosicare  è 
voce  dell'uso  e  vale  AonccAìare  ; 
BoseccAtartf.  Leggiermente  rodere. 
—  il^im  d'mar.  aqua  sala  ch'ròu" 
'{ja.— Acqua  di  mare,  acqua  salsa 
mordente.  —  Diarrè  eh'  ròusga.  — 
tHarrea  corrosiva. 

ISGHEIN.  Mordicamento.  —  Figa- 
nt.  Invidietia,  Rabbiuzza,  Tarlo» 
Martello,  Gelosia,  Assillo  di  gelo- 
sia. Frégolo  di  martello.  Rancore. 

Rt'SGNÒL.  V.  Lusgnól. 

(iSGòN.  Torso.  Quel  che  rimane 
delle  fratte  »  come  di  pere  e  me- 
le, dopo  averne  levata  intorno  la 
polpa. 

ROSOLI.  n.m.«osoiio. 
USÒN.  V.  JUalvòn.  Papaver. 
USPAR,  V.  Razzolare,  v.  E  Rtupare 
persimilit.  si  trova  ancora  osato 
ìnsigDìficato  di  andar  cercando  al 
tasto  checché  sia ,  mettendo  sosso- 
pra  quello  «  a  cui  si  va  attorno.  — 
^mxirs  in  bisaeca.  —  Cercar  de- 
nari  in  saccoccicL  E  fig.  Spender 
^l  proprio, 

^VSSIOL.  fmgoitno.  Sorta  di  pesce 
jiiinare. 

'l'STEZZ.  Tizzo,  Tizzone.  Pezzo  di 
'«Foo  abbruciato  da  un  lato.  — 
Tizzo  rosso.  —  Cepperello  innar- 
sieciato.  —  Rustezz  eh'  ein  bèin 
padl  —  Tizzi,  Carboni  bene  affoc- 
^^iì,  oppure  Non  bene ,  o  non  inte- 
ramente affocati.  —  Lassa  padir 
9UÌ  bacchett,  qui  rustezz.  —  La- 
sciate affocar  bene  que'  legnuzzi , 
Vie'  tizzoni.  —  Tirar  indri  i  ru- 
i*?*^'  *"  Rimuovere  i  tizzoni.  — 
"'Zffor  al  fug.  Mandar  innanz  i 
^tezz.  —  Stuzzicare  il  fuoco.  I- 
''  ire  i  tizzoni  perchè  ardano.  — 


Cuoar  i  niHest.  —  Covar  il  fuoco. 
Covar  la  cenere. 

RUST6ÓN.  Zoticone,  Colicone,  Sàtiro, 
ZoUcaccio ,  Cotennone,  Zotioonac- 
cio.  Scortese,  Intrattanle. 

RUSTICAL.  Voce  usaU  da' boi.  come 
aggiunta  a  fari.  La  pari  rusiicalt 
e  La  pari  dominicol .  o  padrunal, 
per  significare  la  Parte  de' frutti 
che  tocca  al  mezzaiuolo ,  che  in 
ital.  dicesi  Parte  colònica,  opposta 
alla  Parte  domenicale,  che  tocca  al 
padrone.  —  Rusticale  y^ìt  Rùstico: 
Rusticano:  Villano:  Campereccio: 
da  contadino. 

RUTTARS'.  DVINTAR  RÓTT.  Imporrii' 
re,  V.  Dicesi  de'  pannilinl ,  quando 
si  guastano  per  l'umido,  che  vi  sia 
rimase  dentro.  —  Rusgars'  vale 
quasi  lo  stesso,  preso  però  in  senso 
di  Consumarsi. 

'RUTTUHA .  n.  f.  V.  Roti,  n.  m. 

RUTTZAMÉINT,  n.  m.  Eruttazione,  n. 
f.  11  trar  rutti. 

RUTTZAR,v.  Trar  di  rùtt.  —  Erut- 
tare. Trar  rutti.  — *  Arcoreggiare. 
Mandar  fuori  datla  bocca  vento 
con  violenza,  e  turbamento  di  sto- 
maco. 

RÙVD,  add.  Rùvido,  agg.  Contrario  di 
liscio  0  di  morbido. 

RUVDÉZZA.  Ruvidezza^ ,  Asprezza  , 
Rozzezza ,  Scabrosità,  n.  f.  Contra- 
rio di  Morbidezza. 

*RUVRÉIDA,  n.  f.  Rovereto,  n.  m. 

*RUVRÓN ,  n.  m.  V.  Ròuvra.  Fig.  Ru- 
sticane,  Rozzo,  agg.  ad  uomo.  V. 
Rustgòn. 

RUZEN.  n.  f.  Rùggine,  n.  f.  **  Culòur 
d'ruzen.  —  Color  róggio. 

RUZNÉIKT ,  add.  Rugginoso,  agg.  — 
Pèir,  Mèli  ruznèinti.  —  Pera.  Mela 
ròggia. 

RÙZZÉL.  Curro.  Grosso  ruotolo  di  le- 
gno, che  si  mette  sotto  le  cose 
gravi  per  farle  piii  agevolmente 
scorrere  da  luogo  a  luogo.  -^  Èssr 
in-l-i  rùzzeL  —  Essere  in  curro , 
iìg.  Trovarsi  in  ìsiato  d' esser  pro- 
mosso. —  Torr  in-t-i  rùzzeL  —  Re- 
carsi un  sulle  corna.  Torre  o  pren- 


SAG 


464 


SAC 


derein  ufio,Becarti  in  urto, in 
ditpetio ,  in  odio,  «*  Bùzzei  d'pan, 
n.  m.  —  Piccia,  d.  f.  Più  pani  aliac* 
cali  insieme.  V.  pra.  —  Rùzsel  (U 
ierrazsir.  —  Scòtola,  n.  f. 
RUZZLAR^v.  Voltolare,  Ruzzolare, 
V.  —  Ruzzlar  za  dal  lèti.  —  Stra- 
mazzare. —  Ruzzlar  zò  dalla  sca- 
la. —  Tombolare  la  scala.  —  In-t- 
al  vgnir  zò  dalla  scala  la  s'inzam- 
piò  in-t'la  vsleina ,  es  ruzzlò  fena 
in  fond.  —  Nello  scefider  la  scala  , 


inciampò  nella  ttesta,  e  la  fonòtlò 
tutta  quanta.  -«  Rwizlar  del  m 
sègn:  Tirarli  su  tn-(-i  neael- 
Currare.  Mancc^iar  le  pietre  m 
curri. 

RUZZLOTT.  Sdràeciùlo  —  Catrarà 
a  ruzzlutt.  —  Andar  rotoUnd,  hi- 
tolone  e  Volloloni.  Andar  gA  m- 
zoloni. 

*BUZZÓ(]S,  add.  Roccioso,  Svctdo. 

agg* 


S 


S 


5  n.  m.  ÉSS ,S,n.  t  Esse  letlera 
consonante  dell'alfabeto.  —  Presso 
i  romani  era  lettera  numerate ,  lo 
stesso  che  VII. 

SABA.  V.  Savòur. 

SABBIÓN,  m.  Sabbia,  f.  Sabbione, 
m.-^Saòbiòn,  m.  Mascheracela, 
f.  —  Sabbiùn  è  anche  voce  con 
cui  si  burlano  le  brutte  maschere, 
che  la  plebe  fiorentina  dice  Allòro 
(coir  ò  aperto). 

SABBIUNARA ,  f.  Cava  di  sabbia. 

SABBIUNEZZ.  add.  Arenoso,  Renoso, 
Sabbioso ,  Sabbiotioso ,  agg. 

SABET,  n.  m.  Sabato,  e  da  alcuni 
Sabbato,  n.  m.  —  Da  Sabato  viene 
Sabatino,  agg.  Come  ne  viene  il  no- 
me proprio  Sabatino,  eioè  Nato  in 
sabato. 

SABLA.  Sciàbola.  Sciabla.  —  Sabla 
d' lègn  eh'  porta  Tracccujnein.  — 
Frusta  d' Arlecchino.  —  Sabel  per 
Gamb  storti. —  Bilie,  n.  f.  plur. 
—  Avèir  el  sabel,  Èssr  monsù  sa- 
blé.  —  Esser  bilenco.  Sbilenco,  A- 
ver  le  bilie. 

*SABLÈTT,  n.  m.  dim.  d'  Sabla.  Scia- 
botetta,  n.  f. 

•SABLOTT.  n.  m.  Sciabolotlo. 

SAC,  n.  m.  Sacco,  n.  m.  net  num. 


del  piiifa  Sacchi,  m.  e  Som.  l 
•<-  Sacchetto,  Saceuccio;  Sòaà: 
Saccarello,  dim.  —  PedsèUdèinc. 
^  Pellicino.  La  estremità  dfooii 
de*  sacchi.  —  Insaccare.  Hrtlere 
nel  sacco.  —  Disaecare  Cawr  (fai 
sacco.  ■—  Viver  cun  la  Usta  »**' 
sac.  —  Procedere,  Vivere  o/Mw- 
ca.  Imbarcarsi,  o  porsi  in  ì/oIm 
unza  biscotto.  ^  Sac  vud  en  fi 
star  in  pi.  —  La  bocca  ne  porta  le 
gamfie.  —  Éssr  un  sacc  d'oft.  — 
Ossacela  senza  polpa,  •^f^f*'^' 
ca ,  che  qui  solamente  si  fa  fc^»'* 
nino ,  dicesi  dell'  Adunarti  It  ma- 
terie in  alcuna  parte  del  corpo  k- 
mano,  come  quando  le  ferite  $»!• 
date  e  non  guarite  rifanno  ortoi- 
tamente  la  marcia.  Far  taecma,  o 
sacco. 

•SACCHÉGG'.  n  m.  Saccheggio. 

•SACCHEGGIAMÉINT,  n.  m,  Sfl«w^ 
qiamenlo. 

•SACCHEGGIAR,  v.  Saccheggiare. 

•SACCHEIN,  n.  m.  SACCHEINA,  «^ 
Sacchetto,  Sàccolo,  n.  w-SflccW/* 
Sacchettina ,  n.  f. 

•SACCHÈTT .  n.  m.  ÉTTA ,  n.  t  V.  »' 
chdn. 

•SACCÓN .  B.  m.  Saccone.  -  *<^^ 


SAG 


4t6 


SAL 


Guardar  iòti  taocon.  «-  Mire, 
Gìuurdare  di  toppiaUo. 
^ACCÒUNA.  V.  GiaccAètia. 

RACCOZZA ,  D.  f.  BUaccia. 

ACCOZZ  DA  VIAZZ  (da  SacùcKet  tr.  ) 
BUacve,  (,  plur.  Due  borse  gnodi 
di  cuoio  «uaccate  insieme  ad  una 
larga  coreggia. 

ACCISSAR  e  SACCUSSARS'.  v.  Bal- 
zellare, Andar  ùaUeUonù  di  Uoilo. 
Hiniacean, 

5ACCUSSÓN.  V.  SaccusiotL 

ACCUSSOTT ,  n.  m.  Balzo,  d.  m. 
Scom,  n.  f.—  Sinlir^  Aoéir  di  zac- 
cussuU  in-t'Una  can^ozza,  — >  Tra- 
àalzare.  Balzare. 

ADOC.  V.  Lo/yi.   ^ 

AÈTTA,  D.  m.  Fòlgore,  n.  m.  ed  ao- 
cbe  f.  FtUmi9us ,  n.  m.  SaeUa,  n.  f. 
-  Saetta  è  uoa  leggiera  saia ,  lo 
scolo.  —  Saetta  folgore  dieevasi 
dagU  aalichi.  —  Tirar  del  $aèlL^ 
folgorare;  Fulnùnare;  Folgoreg- 
giare.  ^L*è  lira  una  eaèlta  in-l- 
la  tòrr  di  Àsm,  —  È  caduto  un 
fulmine  nella  torre  A$ineUi ,  àa 
purcosto  la  torre.  —  Saétta  di'  ar- 
madura  di  cvert,  —  Bazza.  Mona- 
f^lieUo.  Monachino,  Nome  di  que' 
Ugni,  che  servono  a  calzare  i  pun- 
^0Di  dei  cavalletto  da  tetto. 

SAGATTAR.  SGAVAGWAR.  V.  Scio- 
guatlare,  dicesi  propriamente  Quel 
diguazzare  che  si  fa  de' liquori  ne' 
vasi  Don  ioterameate  pieni.  Ma  la 
parola  boi.  vale  piuttosto  Agitare. 
Hmvere  in  qua  e  in  là.  Dondolare, 
^wtere.  £  per  similit.  Disordina- 
f^:  Scompotre  ;  Ingarbugliare.  V. 
Sgaoagnar.  —  Sagalld.  —  Disor- 
dinato. —  Vers  s<igaUd.  —  Versi 
tHa(  ìnessi  ;  male  ordinati. 

SAGHEUSTAN ,  n.  m.  SacrUtano,  Sa- 
Hf'iitano. 

^AGllEKSTt.  Sagrestia.  —  Al  cala  la 
i^liersli,  —  La  candela  brucia,  il 
lempo  se  ne  va. 

»^^!AA,n.  f.  Forma,  n.  i.  Modello, 
lodine,  Mòdano,  n.  ni.  Norma  e 
f^sola  materiale  su  cui  si  forma 
alcoQ  lavorio.  —  Sagoma  è  il  Con- 


trappeso della  stadera.  ^  Bèlla 

,  sagma.  —  Bella  forma,  -«  Dar  la 
iogma,'^  Modellare, 

'SAGKÀ, D.  m.  Sacralo.  —  I  boi.  T u- 
saoo  spesso  per  Cimitero,  —  Sa- 
gra (in  V  al  mg  dia  stréia),  — 
Bomba. 

SAGRCIN.  Zigrino,  SorU  di  cuoio. 

'SAGRESTA ,  n.  m.  Sagrisla. 

SAIA  D' SAGOVIA.  Sala  di  Segovia, 

*SAÌNA.  V.  AMOiHO. 

SAIÈTTA.  V.  e  dici  SaèUa. 

SAL  (dal  lau  Sai).  Sale,  detto  assolut. 
vale  Sol  marino.  —  Bisogna  ma- 
gnar itisèm  wta  corba  d' sol  prema 
d' cgnossr  un.  —  Bisogna  mangiar 
molte  moggia  di  «ole  prima  dm  un 
si  conosca. '-'  Trar  su  dòu  gran 
d'sal  in-t-la  caren.-^Insaleggiar  la 
carne.  —  Cavar  al  sai.  —  Dissa^ 
lare.  —  Mettr  in  sai.  —  Insalare, 

—  /  «oli  dèi  corp.  ^  Fluidi  acri, 
mordaci,  e  salsugginosi.  —  Bisó- 
gna currèzer  l' acrimonia  di  sali. 

—  Raddolcire  l'acrimotàa  delle 
particelle  salsugginose  e  pungenti 
de'ftuidi. 

SALA,  n.  f. Sala,  n.  f.  volgarmente, 
ed  Asse,  n.  m.  in  buona  lingua. 
Quel  legDO  o  ferro  intorno  al  qua- 
le si  sostengono  e  girano  le  ruote. 
-*-  Cosdalelto.  Pezzo  di  legno  ca- 
lettato sotto  la  sala  per  tenerla  più 
salda.  —  Sala.  Stanza  maggiore 
della  casa. 

SALA,  add.  Salato,  Insalato,  agg. 

—  Sala  murdèint.  —  Amaro  di 
sale,  troppo  salato.  —  V ha  difle- 
renza  da  Satolo  a  Insalato.  Salalo 
è  Ciò  cb'  è  di  saper  salso.  Insalalo 
Ciò  in  cui  si  è  posto  del  sale.  La 
carne  conservasi  insalata.  —  Un* 
insalata  molto  salala.  —  //  brodo 
aggiustatamente  insalato  non  sa- 
rà latolo  di  troppo. 

SALAM. Sa/sicctollo.  Specie  di  salume. 
che  si  mangia  per  lo  plìi  crudo.  V. 
Salùm.  —  Que'  pìccoli  dadi  di  gras- 
so che  si  mettono  ne' salami  dicon- 
si  Grasselli.  —  Cui  dèi  salam.  — 
Culada  del  salumc.  —  Cavar  la 

54 


SAL 


466 


SAt 


lazza  al  ialam,  —  Levar  la  lega- 
tura  al  $€Uume. 

SALAMANA.  Alamanna.  Seralaman- 
na.  Salamanna,  Sorte  d'ava  bianca 
grossa  e  dolce,  nell'odore  somi- 
gliantissima air  uva  moscadella. 

*SALAME1NA,  add.  Atta  a  far  salami 
Aggiunto  di  Carne, 

SALAMELÉG.  Salamalech.  Voce  tur- 
chesca ,  e  secondo  noi  voce  scher- 
zevole ,  che  vaie  >lddto;  ma  i  bolo- 
gnesi dicendo  Far  di  salamalec, 
intendono  Far  delle  cerimonie,  de' 
complimenti,  delle  riverenze  nel 
salutare,  e  nell' accostare  una  per- 
sona. 

SALAMURIA  (da  Salamuria  lat.  de' 
bassi  secoli).  Salamoia.  Acqua  in- 
salata. 

SALAR,  V.  Salare,  Insalare,  v.  —  So- 
lar  el-i-uliv.  Indolcir  le  alive,  indi 
metterle  nella  salamoia.  —  Insalar 
re ,  dicesi  propriamente  del  Mante- 
*i)ere  in  sale.  —  Salar  poc.  — >  Insa- 
leggiare,  o  Saleggiare.  —  SfUar 
trop.  —  SoprassaUxre. 

SALARA«  n.  f.  Magazzino  da  sale. 
Luogo  di  deposito  del  sale. 

SALAREIN^  n.  m.  Bullettina,  n.  f. 
Piccol  chiodo.  —  Sotordn  cùn  la 
tèsta  d'ulton.  —  Farfalla. 

'SALARI,  n.  m.  Salario,  n.  m.  Jtferce- 
de,  n.  f. 

'SALARIAR,  V.  Salariare,  Stipen- 
diare. 

SALAROL,  n.  m.  Saliera,  n.  f.  Uten- 
sile di  legno  a  foggia  di  cassetta , 
che  in  alcune  case -si  usa  per  met- 
tervi il  sale. 

'SALASS  »  n.  m.  Salasso.  —  1  boi.  di- 
cono pili  spesso  Cava  d'sangu, 

'SALASSAR.  V.  Salassare.-^  La  piii 
dei  boi.  dice  Cavar  sangu. 

SALCRAUT,n.m.  Cavoli  salati.  Ca- 
voli conci  con  aceto  e  sale  all'  uso 
di  Germania. 

SALDA,  n.  f.  kmido,  n.  m.  —  Salda 
è  poi  l'amido  sciolto  nell'acqua, 
e  serve  per  tener  distesi ,  e  incar- 
tati  i  pannilini.  —  SaMd  è  anche 
termine  piii  esteso  ad  acqua,  in  cui 


siasi  disfatta  colla,  gomma,  oit* 
tre  materie  viscose  e  teoaci.  - 
Dar  la  salda.  Insaldar.  —  inam' 
dare. 

SALDADUR ,  STAGNADUR.  Saldatoio. 
Strumento  di  rame  per  saldare. 

'SALD ADURA,  n.  f.  Saldatura. 

'SALDAR,  V.  Saldare,  Pareggiare %n 
debito.  —  Dicesi  anche  del  rìanire 
.  un  pezzo  di  metallo  all'altro  colli 
cosi  detta  Insaldatura. 

SALEINA ,  n.  f.  Fior  di  sale.  Sale  nf> 
finato.  —  Saleina  da  mettri  ai  uL 
—  Saliera.  —  SaUna  è  il  loogo  ove 
si  raffina  il  sale. 

•SALG.  V.  Sels. 

SALGA,  n.  f.  Scucialo,  Selciato,  t 
m.  SeUdaia  ,  n.  f.  PavimeDio  o 
strada  coperta  o  lastricata  di  seid 
0  sassi.  —  Lastricato ,  n.  m.  hn* 
mento  o  strada  coperta  di  pietre 
dette  lastre.  —  Ciottolato,  d.  m. 
Pavimento  o  strada  laslricaudi 
sassi.  —  Mattonato  ;  Ammaiìfmbi. 
D.  m.  Pavimento  coperto  di  Datio* 
•dL  — Sa^a  d'battù,  o  mi- 
Battuto,  n.  m.  —  Cioitolala,^^ 
vaie  Sassata.  —  l  suddetti  m 
sono  propri  de' diversi  Lastiioii. 
tutta  volta  usasi  geoerameole  di  di- 
re Lastricato,  Lastrico,  Uiiricor 
tura ,  e.  g.  Lastrico  di  maUoniper 
coltello.  —  Lastrico  di  mttoni 
commessi  a  squtidra  zoppa.  -*  La* 
stricM  di  strada.  —  Lastficaim 
delle  strade.  —  Pavitnento  loiln* 
calo  di  marmi ,  ec. 

SALGAR  D'SASS.  Selciare:  CioUohir 
re;  Acciottolare,  v.  —  /««'mciart' 
V.  Da  Selce,  o  Selice,  quasi  /ju»^' 
ciare  (che  però  non  si  dice).  Val( 
lo  stesso.  —  D'masègna.  —  Mn' 
eare.  —  D'pred.^"  Ammattousrt 

SALGHEIN.  Selciatore.  Quell'artefice 
che  acciottola  le  vie  pubbliche.  - 
Lastricatore.  Quegli  che  faciò«« 
mattoni  o  lastre  di  pietra. 

'SALI ,  n.  m.  plur.  T.  med.  Fiam0- 
Salsa.  V.  Sol. 

SALiDA.  Sa/t£a.  Contrario  di  Chim' 
Scesa.  V.  natta.  -  Saiida  M!^ 


SAR 


469 


8A8 


ANTUCGIARl.  d.  f.  SantoeMeria,  V. 

Santoce\ 

»AI\ZVÈ1S.  Sangioveio,  o.  m.  Sorta 
d'ava,  ed  aoche  il  vi  Ugno,  che  la 
produce. 

SAPlÈliNT.n.m.  Sapiente, 

AP1£NTÒN.  n.  m.  Sapientissimo.  Oot- 
tisiimo.  ^  Detto  talora  per  ironia 
Saccentone.  Che  presume  di  sapere 
assai.  Sputatondo,  Pesamondi. 

APONARU.  Saponaria  indiana,  del- 
la da'  botanici  Sapindo.  Sapindus 
saponaria.  Lino.  Pianta  esotica  di 
cui  ia  corteccia  o  parte  carnosa  del 
/rutto  serve  come  il  sapone  per 
putire  argenti ,  e  biancherie. 

APOMÉA.  Savonèa.  Medicamento  so- 
lito usarsi  nella  tosse. 

ìàQUAlÀDURA.  n.  f.  SAQUAUMÉINT. 
D.  m.  SeiaguaHamento.  Diguazza- 
mento. Dibattimento  di  liquore;  e 
Azione  dello  sciacquare. 

•AQUAIAR,  V.  Sciaguattare,  v.  Dicesi 
propriamente  quel  Diguazzare  che 
si  h  de'  liquori  ne'  vasi  non  intera- 
mente pieni,  -^  Sciaguattò  i  catzo- 
ni  neW  acqua  del  fiume.  —  Saqua- 
wr.  —  Risciacquare.  Battere  o  di- 
guazzare alcuna  cosa  nell'  acqua 
per  pulirla.  -—  Risciacquare  t  àie- 
(ihieri.  Sciacquare,  Risciacquare  la 
60CC0.  —  Arsintar.  Vale  PuUre  la- 
«Wido  e  fregando.  Non  v'  è  il  verbo 
Hai.  equivalente,  e  la  voce  boi. 
pare  corrotta  dal  fr.  Rincer,  Netto- 
yf.'  m  lavane,  et  en  froltant.  -^Ar- 
iinUur,  fig.  —  Rifinire.  Mettere  in 
cauivo  Slato. 

>AQUA10TT,  n.  m.  L'azione  del  n- 
'ciaquare.  Ed  ^oche  Piccolo  ri- 
iciaquamento. 

SàUABAN  (dal  fr.  Char  à  bancs) ,  n. 

,  Bi.  SarabaMno, 

>-^RACCà.  Salacca,  pesce»  che  non 
ba  fiele;  si  pesca  ne'  mari  della 
Brettogna.  —  Saracca,  voce  del 
^olgo,  per  Staffilata;  Spalmata.  Ed 
anche  per  Sciàbola. 

'ARASEINA  (dal  fr.  Sarasine).  —  Sa- 
^(^neseae  Seracinesca,  n.  f.  Qael- 
la  serratura  di  legname  0  ferro  che 


si  fa  ealare  da  alto  a  basso»  per  im- 
pedire il  passaggio  alle  acque ,  a- 
gli  animali,  e  simili.  —  Si  dice  ao* 
che  Cateratta;  come  Le  Cateratte 
delle  trappole;  di  un  sostegno i 
d' una  v€Lsca. 

SAUASINAK.  V.  Ù. 

SARAVALLAMÈlNT.59omifito./iot7<ilio. 
Scompiglio.  Sconcerto. 

SARAVALLAR,  v.  Sgominare,  Rovista- 
re, V.  Scompigliare.  Mettere  in  con- 
fusione. 

SARDÈLLA.  Sardella,  Sardina.  Plc- 
ciol  pesce  di  mare  simile  air  acciu- 
ga ,  che  si  pesca  presso  l' isola  di 
Sardegna.  —  Star  strécc  cm'  è  'l 
sardétL^  Esser  serrati  come  le  sav' 
delle.  —  Sardéll,  dicono  i  ragazzi 
boi.  alle  staffilate.  —  Palmata, 

SART,  n.  m.  SARTA,  n.  f.  Sarto  e  Sar^ 
tore,  n.  m.  Sartora,  n.  f.  Colui  0 
Colei  che  fo  i  vestiti.  —  Sarta  ò 
voce  dell'uso,  ed  è  meglio  lasciar 
questo  nome  nel  suo  significato  , 
massimamente  nel  plorale  di  Sar- 
chie.  Sartie  o  Sarte,  che  sono  le 
Corde  delle  vele  del  naviglio.  — 
Sartrice,  quantunque  si  senta  dire 
comunemente ,  non  è  buona  voce. 
—  Mandar  un  cùn  al  sart.  —  Man- 
dar via  uno  con  poco  buona  grò- 
zia.  —  Pì-eda  da  sart.  —  Lardite, 
f.  T.  de'  naturalisti.  Steatite  fine , 
molle ,  e  verdastra  detta  comune- 
meute  Pietra  da  sarti;  Gesso  da 
sarti.  Nel  nostro  commercio  i  bot- 
tegai boi.  la  dicono  Sapofiana,  0 
Pietra  di  Roma. 

SARTZAR,  V.  Lavorare,  0  Lavorac- 
chiare da  sarto.  Lavorar  da  sarto , 
ma  non  esserlo. 

SARUCCHEIN.  Accappatoio.  Manto  di 
panno  lino.  0  dì  cotone  eh' è  in- 
crespato da  capo  e  cuopre  tutta 
la  persona  ,  per  uso  di  petti- 
narsi, 

SASS.  Sasso.  Pietra.  —  Sass  viv.  — 
Ptelra,  Selce  viva.  —  Sass  di  cai- 
zular.  ~  Marmotta.  Quel  sasso  su 
cui  i  calzolai  battono  i  cuoi  per  al- 
lungarli, e  distenderli,  -i-  0  quèsi 


SAV 


470 


SAV 


0  di  tois,  —  0  vuo'  questo,  o  vuo' 
deUe  pere. 
SASSAR.  V.  A$$assare,  t.—  Una  nuM- 
sa  d'  ragazz  han  nu$d  un  can. 

—  Una  frotta  di  ragazzi  hanno 
OBsassato  un  cane.  —  hvintar  $<ui, 
"—  Imassare ,  n.  p.  Impietrire.  Di- 

.  venir  pietra;  e  Insaseare  figarata- 
mente  Istupidire,  divenire  insen- 
sato. S'è  insekiiato  per  la  maror 
viglia. 

*SATAGUANT>  n.  m.  Voce  bassa.  Smor 
riasèo.  Plebeo. 

SAVANAMÉINT ,  n.  m.  Agitamento. 
JHmenamento.  Dimenio.  Scuoti' 
menlo. 

SAMAf^AR.  Squassare.  CroUare.  Agi- 
tare. 

SAVÉiR,  V.  (da  Saoir  lat.  rustico  .  o 
da  SiM)oir  fr.  ).  Nella  poesia  si  tro* 
vera  >Saver,  e  i'  usò  anche  Dante. 

—  Il  contrario  ignorare.  —  N'  sa- 
vèir  né  d'te,nè  d' me.  "^  Non  c^ 

.  ver  ne  timor,  ne  tepore.  Essere  in- 
sipido, scipito;  e  dicesi  tanto  delle 
cose  al  proprio ,  quanto  delle  per- 
sone al  figurato.  —  Savèir  d'ùnh 
sa,  d'<U,  d'zioòUa,  ec—  Oleggiar 
.  di  aglio,  ec.  Olire;  Odorare:  Sen- 
tire di  bruciaticcio,  ec.  —  Saoèir 
.  d' mal.  »  Dispiacere.  Sentir  doglia, 
,  rammarico.  Saper  mate  di  una  co- 
.  sa.  — iV'  savèir  dir  quatter  parol 
in  cròus.  N*  savèir  dir  pappa  in 
trèi  volt.  —  Non  saper  mezze  te 
messe.  Sapere  oAoer  imparato  due 
B.  Esser  dotto  in  Buezio.  Aver  slvr 
dialo  in  Btusmme.  —  N*  in*  vlèir 
più  savèir.  strazza.  —  Non  ne  vo- 
ter  più  caccia.  —  Saoèir  o  N'  sa- 
vèir  quant  para  fan  tri  bu.  —  Sa- 
pere, o  Non  sapere  a  quanti  di  è 
san  Biagio.  Non  saper  quanti  pie- 
di entrino  in  una  stivate.  Saper 
dove  il  diavolo  tien.la  coda.  —  Far 
da  savèiren.  -«  Fare  il  saputo ,  il 
saccente.  •—  Savèir  d'aqua.  ^^Ac- 
quacchiare.  Perdere  U  sapore ,  il 
gtfsto.  —  iV'  savèir  d<U  nas  alla 
bócca.  —  Non  saper  più  là.'^N' sa- 
vèir in  eh'  mònd  a  s' sia.  figurai.— 


Navigare  per  perduto  ;  o  Aver  ^ 
duto  la  bussola.  —  fumar  a  » 
vèir.  —  Bisapere.  —  N*  sacèir  ù 

.  al  perchè,  né  ai  pereòm.  —  Non 
saper  né  clkè  ■,  o  né  perchè ,  né  co- 
me. —  Savèir  a  pèit  (per  comizio- 
ne  )  e  fònd;  p.  e.  Ne  m'  negar,  per- 
chè al  so  a  pèil  e  fònd ,  cmod  l'(» 
dò  e  cmod  la  sté.  —  Non  mei  ntgor 
re,  perchè  io  lo  so  per  appello,  e 
per  appunto.  E  la  so  tutta ,  e  la  to 
coni'  ella  andò ,  e  com'eUa  sUlU. 

SAVÓN(dal  fr.^  Savon).  Se^ue.  - 
Dar  dèi  savòn,  figur.  Insaponm. 
Dar  la  quadra.  Oppure  lo  modo 
basso  Dar  la  soia,  t' allòdola;  U- 
gner  gU  stivali,  o  le  carrucoU. 
Cioè  AdtUare. 

SAVÒUK.  Sapore  e  Savore.  ^  ff  me:: 
savòur.  —  Di  mezzo  sapore.  Cbe 
non  è  né  agro,  nò  dolce.— Sooòiir. 
Chiamano  i  boì.ii  Mosto  cotto  a  con- 
sistenza di  mele ,  con  enUv  pm 
cotogni^pere,  e  scorze  di  cedro,ttt. 
tagliati  in  pezzL  —  Sughi,  —  i)' 
stocotlo  a  diminuzione  di  uo  Meri» 
a  cui  s'  aggiunge  piìi  o  ma  ^ 
fior  di  farina  per  ispessirlo.-^ 
ba.  —  Sapa.  Mostocotlo  finekè  dV 
venga  quasi  nero.  —  Pevrà.  ^^^ 
stocotlo  al  quale  invece  di  firiM  à 
mette  pan  grattato,  e  molto  p^- 
Io  darei  ad  esso  il  nome  di  h^ers- 
da»  giacché  questa  voce,  m^ì^* 
mente  sinonimo  di  brodo,  perchè 
ci  si  metteva  sempre  il  pepe,  è  on 
abbandonata  in  tale  slgniflcazioRe. 
—  Mustarda.^  —  Mostarda  non  è 
cbe  Quel  Savòur,  che  ho  spiegati! 
superìormeute  ,    con    aggiontoù 
scorze  di  cedro ,  o  di  arando  cao* 
dite,  e  senapa.  —  Finora  però  boi 
ho  suggerito  come  chiamar  deM»' 
si  in  lingua  italiana  la  voce  suddi- 
ta bolognese  Sanòur.  Dirò  pertast» 
che  io  non  dubiterei  nel  nomiuHv 
Sagore  o  Savore.  A  ciò  mi  spreta 
r  esempio  portato  dalla  Crusca .  ^ 

>  to  al  solito  dal  Malmantile ,  t^ 
quale  trovansi  tante  e  tante  ^ 
bolognesi  tutte  registrate  nel  ttct* 


SBA 


471 


SBA 


bolarìo  della  lingua,  come  potrà 
ognuno  convincersi,  e  come  ho  fatto 
avvertire  diverse  volte.  —  Savore. 
per  similit.  Cispa.  Un  par  d*  oC' 
chiocci  orlati  di  Savore.con  addos* 
to  ad  un  tratto  gU  $quadema, 
Malm.e  Qui  è  detto  scherzevolmen- 
te per  similit.  A  me  sembra  che  io 
vece  di  (7tapa,  voglia  Sat)ore  indicare 
Quell'orlo  rosso,  che  1  boi.  chiama- 
no Spagheti  (plur.) ,  che  si  formano 
aUembo  delle  palpebre  ne'  vecchi 
pel  continuo  fregamento  che  fan- 
nosi  per  asciugar  la  spessa  lacri- 
mazione degli  occhi.  Ed  allor  si  che 
^'  ha  similitudine  col  rosso  del 
Sapore. 

SAVUlARD,n.  m.  Pasta  reale.  Pasta 
dolce,  quasi'simile  al  cantuccio,  più 
grande  però  e  piti  delicata. 

SAVUNAR.  Saponaio. Colui  che  fabbri- 
ca ,  0  vende  Sapone, 

SAVUIVÉnA ,  n.  f.  Saponetta,  n.  m.  Si 
prende  comunem.  per  sapone  piìi 
gentile,  e  odoroso  per  la  barba. 

SAVUaiR  UNA  COSSA  (dal  fr.  Sanour 
rer).  Assaporare  t  Assavorare ,  Sa^ 
pomre«  v.  —  Da  Assaporare  viene 
iuaporazione  ,   f.  Assaporamen' 

^  lo.m. 

*^AZ,  n.  m.  Saggio»  Esperimento, 
Sperimento,  n.  m.  Prova,  n.  f.  — 
Fùr  al  «az.—  Far  saggio,  Confrùn- 
tare ,  Assaggiare. 

SfìACCALARAR,  V.  Ridere  sconcia^ 
mente. 

SBACCALARATA  ,  n.  t  Scroscio  di 
riso. 

SBACTÀ.  Bacchettata.  Colpo  di  bac- 
chetta. 

SBACTAR,  V.  Scudisciare  e  Scuritela- 
re,  V.  Percuoter  collo  scudiscio.  — 
Sbactar  la  louna.  —  Morir  di  mat- 
tana. Sonare  a  mattana.  —  Sba- 
ctar  la  lana.  —  Scamatare. 

'SBADÀ ,  add.  Sbadato,  Disattento.  — 
In  boi.  vale  anche  SoccAtuao. 

SBàDACC.  Sbadiglio.  —  Sbadacc'  eh' 
i' mettete  in^t-al  far  di  scao.  — 
tnca9tro.^'Sbadacc\Arsor,  In  ter- 
mine d'arti.— S^o;  Sfiatatoio.  Fes- 


sura lasciata,  perchò  o  l'aria  possa 
sliatare,  o  il  legno  abbia  campo  di 
gonflare,  ec.  —  Lassar  d'arsor  in- 
l'i  ùss,  indirei  fnéster  novi.  —  La^ 
sciar  de' spiragli  alle  imposte  degU 
usci,  delle  finestre ,  ec.  ^^  Spècolo 
e  Specillo.  Nome  che  i  chirurghi 
danno  a  vari  strumenti,  i  quali 
servono  a  tener  aperti  gli  occhi,  la 
bocca,  affine  di  potere  eseguire  le 
operazioni  dell'  arte  loro.  Dicesi 
pili  propriamente  Sbarra,  quanto 
si  mette  alla  bocca. 

SBADACCIAMEINT.  SbàdigUamento. 
Sbadiglio  ripetuto.  . 

SBADACCIAR,  v.  SbadigUare,  v.  Si 
dice  ancora  Sbadacchiare ,  ma  si- 
gniOca  piuttosto  Sbadigliare  inde- 
centemente ,  aprendo  la  bocca 
scompostamente.  —  V  ha  eziandio 
la  voce  SbadigUacciare ,  ciò  che  i 
bolognesi  non  esprimono  che  col- 
l' aiuto  d' un  altro  verbo  Andar  sb(y 
dacciand  :  N'  far  che  sbadacciar. 

SBADACClARl ,  n.  f.  SbàdigUamento, 
n.  m.  Sbadiglio  continuato. 

SBADAR,  V.  Socchiùden,  v.  ^  Lassa 
l' usi  sbadà,  in  fètsa.  —  Socchiw 
dete  lapofta.Lasciate  la  porta  soc- 
chiusa. 

SBaDìLAR  ,  V.  Voce  che  manca  nella 
iing.  ilal.  e  convien  dire  Levar  la 
terra  col  badile,  ^-  Se  però  v'  ha 
il  verbo  composto  da  tutti  gli  altri 
strumenti  per  signiQcar  1'  azione , 
che  si  fa  con  essi  •  perchè  non  si 
potrebbe  dire  Sbadilare,  o  se  si 
credesse  più  correttamente  Badila' 
re,  del  pari,  che  si  dice  Vangare, 
Zappare ,  Segare,  ec.  ? 

SBAGNUQULAR,  v.  Sarebbe  il  verbo 
Bagnuccolare ,  se  pur  si  potesse  di- 
re per  frequentat.  di  Bagnare,  Fa» 
re  de'bagnuoli.  Immerger  pane  neè- 
V  intinto. 

SBAIAFFAR,  y.  millantare.  Vantarsi. 
Farsi  grande.  Frotiolare. 

SBAiAFFATA ,  o  SBAIAFFUNATA.  mi- 
lanteria.  Schiamazzata. 

SBAIAFFÒN.  Gridatore,  Schiamazza- 
tore, Millantatore, 


SBA 


472 


SBA 


SBAIUCCAR»  V.  Slazzerare:  Snoedoìa' 
re;  Sgattigliare.  Voci  basse.  Andar 
sborsando  danaro.  —  Sb<tiuecar» 
^ale  ancora  Guadagnar  baiocchi. 

SBALDARl.  Sporcizia.  Per  lo  più  di 
cose  commestibili ,  acide ,  mal  coi- 
le  «  ec. 

SBALERZ,  add.  Bieco,  agg.  —  Sbaler- 
zar$'.  Ester  sbalerz.  —  Imbiecare; 
Sbiecare.  Lo  piegarsi ,  o  curvarsi 
delle  assi  o  legni  non  molto  grossi, 
dopo  che  sono  messi  in  opera.  — 
—  Apparzar  un'  asta  sbalerza.  — 
Sbiecare,  vale  ancora  Pareggiare. 
Rendere  eguale  una  cosa  bieca. 

SBALERZARS'.  V.  Sbalerz. 

SfiALI.  ERRÓUR.  Sbaglio.  Abbaglio. 
Errore.  Fallo.  Inganno.  Abbaglia^ 
mento,  —  Sbali  per  Cambio.  ^  Ga- 
lantom ,  a  m*  ax\  ioli  in  thali.  — 
Galaniiwmìo^m'aisele  preso  in  cam- 
Ino.  *—  SbaU  d'ièimp.  <—  Anacroni- 
«rito.  Paracronismo.^Sbali  d'ièin- 
gua.  Sproposit  —  Scorrezione  di 
lingua.  Farfallone.  Sfarfallone. 
Scerpellone.  Strafalcione.  Spropò- 
sito. Si  chiamano  quelle  voci  cor^ 
rotte  tanto  ne'  dialetti  che  nella 
lingua  italiana,  che  pur  dovrebbero 
riformarsi  nella  rifusione  di  un 
Gran  Dizionario.  —  Resipiscenza. 
Riconoscimento  dell'  errore.  Ritor- 
no da  male  a  bene. 

SBALIAR ,  INGANNARS*.  v.  Sbagliare; 
Equivocare  ;  Fare  equivoco;  PigHa- 
re  equivoco  ;  Ingannarsi  ;  Prender 
errore;  Errare,  v.  —  Sbaliar  la 
etra.  —  Errare ,  Smarrire  la  stra- 
da. —  Sbaliar  la  vocaziòn.  -—  Ap' 
pigliarsi  male  ad  una  intrapresa. 

SBALLAR,  V.  Sballare,  v.  Disfar  le 
balle.  —  Sballar  figurai.  Crepare  , 
Morire. 

SBALLUTTAR,v.  Pattare;  Trabalza- 
re. V.  Mandar  che  che  sia  in  qua  e 
in  là  cQn  ischerno ,  e  strapazzo. 
Strabalzare.  —  l'è  un  om  eh*  s' 
lassa  sballutlar.  —  È  uomo ,  che  si 
lAscia  stram^nare  a  voglia  altrui. 
-^  Sballuttar.  Ballottare.  Mandare 
a  partito. 


SBALLZAR ,  v.  (con  Z  aspra).  PoJleii- 
giare.  Dar  alla  palla,  o  al  palleoe 
mandandolo,  e  rimandandolo  per 
baia,  e  per  avviare  il  giuoco. 

SBALZ  Batzo.  -»  Aspttar  ia  balla  ol 
tbatz.  — -  Aspettar  la  patta  al  bai' 
zo,  fig.  Aspettar  T  occasione  favo- 
revole. —  ù'prem  sttalz.  —  W  pri- 
mo lancio  ;  A  prima  giunta.  - 
Sbalz  del  fabbric.-^  ^rtù.fro- 
ietto.  % 

SBALZAR,  v.  (con  Z  dolce)  Balzare. 
V.  li  risaltare  che  fanno  molli  corpi 
percossi  in  terra.  —  Sbalzar,  v. 
(con  Z  dolce)  Sporgere,  v.  Uscir 
checchessia  del  piano  o  del  per- 
pendicolo ,  ove  sta  affisso. 

SBAMBULZAR,  v.  Esser  aUenlato.ìa- 
sco i  rallentato.  L'effetto  delcocir 
lente. -^  Lenteggiare.  Cominciar  ad 
esser  lente  ;  ed  è  V.  d.  0.  Esser  ^\ 
tentalo.  —  Allargarsi;  Distendem 
dicesi  de' vestiti,  che  coU' uso  di- 
vengono larghi. 

'SBANC.  SBASSAMÉINT»  n.  m.  /i2^ 
samento ,  DibassamerUo. '^  fiirw 

sbanc.  —  Operare  un  abbatuBt*" 

to  di  terreno. 

'SBANCAR «  V.  Abbassare,  Diliotì^- 
—  Sbancar  una  cavdagna,  untiti 
zen»  •—  Abbassare  un  viottolo,  vi 
argine.  Tagliare  la  sapeiiìcie  del 
terreno ,  per  ridarlo  pìii  buso.  S. 
Abbassar. 

SBANDEREN  D'  AQUA.  V.  Aqu^ 

SBAR,  n.  m. Sparo,  u.  m.  Lo  scirica- 
re  arme  da  fuoco. 

SBARAIA.  Metter,  Lassar.  Andar.t^ 
alla  sbaraia.  ^  MeUere,  tofcianr. 
allo  scoperto;  Alta  scoperta; M- 
l'aperto;  Al  sereno.-^  Taalo  m 
boi.  che  in  itaL  si  usa  ancora  figo- 
rata  m.  per  Esporre  al  pericolo, 

SBASÉ.  SBATTI),  add.  da  Sbaìto.  al- 
libito; InfraUto:  Basito;  SqualiKk' 
Sbiadato;  Sparuto;  DereliUo,^ 

SBASIR,  V.  BasiM-e,  Sbaire,  Boire,  l- 
libbire,  InfraUre,  v.  -  Basirci^ 
che  per  Morire.  Stentò  ireoreffi^ 
ma  che  basisse. 

SBASSAR,  y.  Abbassare  e  Sbausn 


$BA 


473 


gBI 


▼.  S&atiare  e  Abba$iare  un  wmro» 
un  tetto,  tale  Scemare  l'altezza. 

SB ASUCCIAR,  V.  Baciuceare,  BaduC" 
chiare. 

SBASUCCIÓN.  aodafore^m.  e  Baeta- 
irice,  l  Che  si  diletu  di  kmciare. 
La  voce  boi.  ò  frequentativa  e  pò- 
tPi  bbe  volgerai  in  Baeiuccalore, 

SBATTER.  V.  Sbattere,  Siuòlere.  Agi- 
tare. —  Sbatter  et  man,  —  Batter, 
Picchiar  le  mani.  Applaudire,  Sbat- 
Ir  etri  00.  —  Sbatter  le  uova .  ma 
meglio  Dibattere  le  uova,  -^  ila- 
ber  tji-lHii  magnar.  —  Sbattere  il 
dente,  ed  anche  Sbattere  semplic. 

—  /  pagn.  —  SewUiCiare,  —  Et 
nui:  i  maron,  —  Abbacchiare.  Bac^ 
chiare,  ~-  /  ucc*'.—  Battergli  occhi. 

—  Sbattr  i  deint  imèm  per  laji- 
vra.  —  Bipercuotere  i  denti,  —  £Ì-i 
ali.  -^  Batter  leali,  W  termine  prò* 
prio  è  Starnazzare,  —  Bazzticeare, 
significa  Percuotere  ineieme;  Sbat' 
tere  iìuietne,  e  si  dice  del  vento 
quando  fii  percuotere  insieme  le 
frutu  su  gli  alberi.  —  Cvéll  addou 
a  àn.  —  Battere,  —  Del  bàbbèi,  fig. 
Dir  delle  frottole,  —  L' on  barbein. 

—  Pacchiare  ;  Dare  il  portante  al 
dente,  -•  Un  cuitein  d' pènna,  -^ 
Spimacciare. 

SBATTIHÉINT  DL'  AQUA.  Dibainmen- 
lo.  Agitamento  dell'acqua.  In  mare 
direbbesi  (hideggiamento,  —  Sbat* 
timèint.  —  Sbattimento  chiamano  i 
pittori  r ombra,  che  vien  cagiona- 
la sa  un  piano  dalla  cosa  dipinta. 

SBATTRl  D' UKÌi,  Battuta,  Picchiata 
di  mani,'''  Far  una  ebatlri  d*man, 

—  Battere  palma  a  palma. 
SBATTI),  add.  Sbattuto,  la,  agg.  V. 

Sbatter,  —  Sbatta  per  Sparuto  , 
Sbiadato,  V.  Sbasé. 

SBATTUCCIAR,  SCAMPANLAR.  v.  Sbat- 
tagliare, y.  Non  rIBnir  mai  di  so- 
nar le  campane.  Le  campane  delle 
chiese  di  Bologna  ad  ogni  po'  po' 
di  festa  durano  a  sbattagliar  due 
settimane. 

SBATTUDA.  Picchiata,  Battuta.  Per- 
cossa. 


3BAVACC1AR,  i.  imbavare,  ▼.  Im- 
brattar di  liava. 

SBAZOFFIA.  V.  Bazoffia. 

SBDAL.  Spedale  e  Ospedale.  NoeocO" 
mio,  gr.  «^  Ospitale,  sust.  vale  0- 
spizio  e  Ospitale,  agg.  di  Colui  che 
osa  ospitalità. 

SBECAR,  v.  Sbiecare,  v.  Fare  lo  mo- 
do che  una  cosa  si  trovi  posta  In 
Isbleco.  Tagliare  ancora  il  canto 
vivo  in  modo,  che  divenga  bieco. 

SBERL£F,  Schianto,  Squarcio.  Strac» 
do,  -~  Sfregio.  Taglio  fauo  altrui 
sul  viso. 

SBEHLUCIAR,  ▼.  Questo  verbo  viene 
da  Ber  tue.  V.  Sbirciare.  Altudare. 
Occiiiare.  Avvisare,  v.  Guardare  at- 
tentamente. Fissar  t'  occhio  come 
firn  quelli  •  che  son  di  corta  vista. 

SBERLUCIÒN.  Bircio.  Che  guarda  tor- 
to. Occhieggiatore, 

'SBERR ,  n.  m.  Birro,  Sbirro, 

SBERTUNAR,  v.  Scapezzare,  v.  Tagliar 
i  rami  all'albero  inaino  al  tronco  , 
che  altrimenti  dicesi  Tagliar  a  co» 

.  rona,  V.  Aecavcazar. 

SBI ANCHIZEIN.  /m6<anealor0.  Maestro 
di  dare  il  bianco  alle  muraglie. 

SBIANCZADURA  DLA  TÈILA.  imbian- 
catura, 

SBIANCZAR  LA  TÉiLA. /mMancA^re. 
BiatwfUre.  Imbiancare  la  tela.  -— 
Sbiancare ,  vale  Impallidire.  — 
Biancheggiare  significa  Tendere  al 
bianco,  o  Mostrarsi  bianco. 

SBIASSUGAR,  V.  Biasciare.  Biascica- 
re, V.  Propriamente  è  il  mangiar  di 
chi  non  ha  denti ,  o  di  chi  ne  ha 
pochi.  A  questo  verbo  in  bologne- 
se si  dà  altro  signiticato  ancora, 
ed  è  Quando  si  maslica  il  cibo, 
anche  da  coloro,  che  hanno  den- 
ti, e  se  ne  trangugia  il  suco,  riget- 
tando la  parte  grossolana  e  stop- 
posa ,  che  si  potrebbe  dire  Masti' 
cacchiare.  —  Smumiar  è  un  altro 
Biasciare.  Vedilo. 

SBiAVD ,  add.  Sbiadato ,  Slavato ,  Di- 
lavato, «-  Per  lo  piìi  dicesi  de'  co- 
lori quando  sono  smorti. 

SBIGNAR  DI  QUATTBELN.  Slazzerare, 

55 


SBL 


474 


SBR 


Snocciolare,  Sgattigliare.UoAì  bas- 
si «  che  vagliono  Sborsar  danaro. 

—  Sùignarsla ,  Sfumare' .  Torà  al 
du  d'còpp,  —  Svignare,  Scanio- 
narsela,  Netiare  il  paiuolo.  Dar 
delle  calcagna.  VoUar  le  calcagna. 
Mostrar  il  calcagno.  Sbiettare. 
Spulezzare.  Sbrìicare,  Leppare. 
Giocar  di  calcagna ,  o  spadone. 
Menar  lo  spadone  a  due  gambe.  In- 
gambare.  Far  bruchi.  Darla  a  gam- 
be. Calcagnare.  Arranchiare.  Scac- 
chiare.  Battere  il  taccone  ,  o  le 
calcagna.  Rastiar  via.  Truccar  via. 

—  Tutti  idiotismi,  da  schivarsi,  u- 
sasi  per  dire  Andar  via.  Fuggire , 
Batterseln. 

SBINDAI ,  o.  m.  Pendaglio ,  o.  m.  e 
Pendaglia,  n.  f.  Cosa  che  pende. 

SBiNDLAR,  V.  Star  a  sbindlon.  — 
Penzolare.  Ciondolare.  Penziglia- 
re,  y.  Star  penzoloni,  o  sospeso  in 
aria.  - 

SBINDLON.  A  SBINDLON.  avv.  Penzo- 
lone; A  dondoloni,  avv.  Si  usa  an- 
che Pendolonè ,  add.  —  Al  tein  in 
man  un  gatt  a  sbindlon.  —  Tiene 
un  gatto  pendolonè  in  mano.'-^Anr 
dar  cùn  et  man  a  sbindlon. — Cam- 
minar  colle  mani  spenzoloni»  o 
ciondoloni ,  o  penzolotii. 

SB1Ó3S.  V,  Biòss. 

SBIBRAIA.  Birreria;  SbirragUa. 

'SBIRRATA ,  SBlRRARl ,  n.  f.  Cosa  da 
birri.  Operare  stranamente,  o  sfac* 
ciaiamente. 

SBIRRAZZOL.  Birracchiolo. 

SBIZARRIRS',  V.  Scapricciarsi  e  Sca- 
pricdrsi. 

•SBLACCA.  V.  Blaccòn. 

SBLISGAMÉINT,  n.  m.  Lubricità.  La 
qualità  di  ciò  eh'  è  lubrico.  Le  an- 
guille per  la  loro  lubricità  sfuggo- 
no delle  mani  facilmente.  —  Sbli- 
sgamèint  dia  tèrra.  —  Ltibrieità 
del  terreno. 

SBLISGAR,^  V.  Sdrucciolare. -^  SbU- 
sgar  d' sètta  una  scala,  una  cor- 
da, ec.  — Scorrere  una  scala,  una 
corda,  ec.  —  Sblisgar  un  piali 
d' in  man.  •—  Fuggire  un  piatto  di 


mano. — Una  cassa  dov  $e  ibiesga, 
o  eh'  sblesga.  ^  Sdrucciolenle  , 
Sdruccioloso,  Lùbrico ,  Liscio. -^ 
Un  trèin  eh' sblesga.  —  Terreno 
molliccio ,  molUccico.  Strada  mot' 
Uccia.  Via  molUcica.  — -  Scivolare 
è  voce  romanesca;  e  sarebbe  me- 
glio adoperarla  nel  proprio  signi- 
ficato di  Fischiare  o  Sibilare  del 
serpe.  Tullavolta  essa  è  divenata 
d'  uso  comunissimo. 

SBLISGAROLA.  o.  f.  Scorrimenio,  d. 
m.  Lo  sdrucciolare.  —  Far  alla 
sblisgarola,  —>  Fare  sdrùcciolo.  — 
Finir  la  sblisgarola.  —  Finir  V  oc- 
casione troppo  facile. 

SBLISGÒN,  o.  m.  &irttceioto.  Sentiere 
che  va  alla  china,  dove  con  difficoltà 
si  può  andare  senza  sdrucciolare. 

SBLISGOTT,  n.  m.  Sdrùcciolo.  Sdruc- 
ciolamento. Lo  sdraodolare. 

'SBOCCIA,  n.  f.  Voce  plebea.  Combib- 
bia, Gozzoviglia,  n.  f.  Stravizzo, 
n.  m. 

SBOLLA.  Bolgia  per  Gonfiezza,  IiUu- 
mescenza. 

SBORGNA,  voce  plebea.  Ubbriacaiu- 
ra.  —  Avèir  la  sborgna.  —  Essere 
ubbriaco. 

SBRAGHlRAMÉiNT.o.  m.  Cieakm, 
n.  f.  Cicalamento,  Cicateecio»  Cica- 
lio, n.  m. 

SBRAGHIRAR,  v.  Cicalare,  che  si 
prende  tanto  per  parlar  troppo . 
quanto  per  ridire  i  falli  alimi.  Ci- 
calare gli  altrui  eegreti. -— Sbror 
ghirar  vuol  anche  dire  Stare  in  a- 
scolto  de' segreti  degli  altri.  —  Si 
dice  in  lingua  ital.  Treeeokure  per 
Fare  la  donnicciuola,  o  la  zambrac- 
ca:  e  Pettegoleggiare,  per  Seguiur 
le  pettegole.  —  Èsser  sbraghirà.  — 
Essere  osservato ,  tenuto  di  taira. 

SBRAGUNZAR.  v.  Padrot»eggiare,  v. 
Far  da  padrone. 

SBRAlAMÉiNT ,  n.  m.  Gridìo.  Grido. 
Gridamento,  n.  m.  Gridata,  d.  f. 

SBRAlAR,v.  Gracchiare,  Arrovellar 
re ,  V.  Alzar  la  voce  e  adirarsi. 

SBBANZUGAB,?.  Brancicaiv.  Mantm 
giare ,  V. 


SBU 


476 


SBU 


SBRANZUGÒN.  BrancieaU/re,  Rranci- 
cone. 

SBRAZZAR.  V.  Sbracciare,  Cavar  del 
braccio.  Sbracciarti.  Scoprir  le 
braccia.  —  Sbrazzar  la  tèrra,  — 
Geitare  o  lanciare  la  terra  colle 
braccia. —  Tèrra  sbrazzd  ir^t-Var- 
zen.  —  Terra  gettata  in  nUt  or 
(fine. 

SBRIGAR  ,  SPICCIAR  ,  ▼.  Sbrigare  , 
Spicciare»  y.-^  Dtibrigare  è  piut- 
tosto Levar  di  briga.  —  Disbri' 
go  non  si  dice,  ma  bensì  Spedi- 
zione. Corso  0  DeBnizione  degli 
affari. 

SBHINDAI.  y.  SbrindèU. 

SBRIiNDALÀ.  Làcero.  Che  casca  a  bra- 
ni. Sbrandellato. 

SBRINDALAR  ,  v.  Sbrandellare  ,  ▼. 
Mandare  in  brandelli. 

SBRINDÉLL.  Brandello,  dim.  di  Bra» 
no.  È  atidato  tutto  in  brani.  — 
fì'aoèiren'  sbrindélt  in  pi.  —  Non 
se  ne  tener  brano.  Cascar  a 
brani. 

SBRIS,  add.  Sbricio.  Povero  in  canna. 
Meschino.  Abbniciato,  Ano  di  da- 
nari. Scusso. 

SBRISLAR ,  V.  Sbriciolare,  y.  Sbrìzza- 
re.  Sminuzzolare.  Stritolare. 

SBRODA.  Broda.  —  Andar  in  sbroda» 
o  in  sbroda  d'fasù.  —  Andare  in 
brodetto.  Andare  in  brodo.  Prende- 
re un  grandissimo  piacere. 

*SBRUCCADURA,  n.  f.  Diramazione.  — 
Sbruccadura,  cosi  cbiamansi  an- 
cora I  rami  troncati. 

SBRUCCAR,  V.  Sbraììcare,  Disramc^ 
re.  Diramare,  Potare  i  rami. 

SBRUDAIAR,  v.  Imbrodolare,  Imbrat- 
tare, V. 

SBRUDAIÓN.  Brodolone.  Imbrattatore. 

SBRÙFF,  SBRUFFOTT.  Spruzzo,  Sprùz- 
zolo, Sbruffo. —  E  metafur.  Pal- 
mata ,  Ingoffo  ,  Imbeccata.  Dono 
che  si  dà  o  sì  riceve  per  vender  la 
giastizia ,  e  per  far  monopolio..  — 
L'ha  ciappà  un  bòn  sbrùff.—Ha  pi- 
gliano V  ingoffo.  —  Dare  la  palma- 
ta. Pigliar  la  imbeccata.  E  i  boi. 
dal  franz.  Vnzer   la   man  ;  Las- 


tart' ùnzer  la  man.  —  Sbrùff , 
Sbruffa  d'vèint.  —  Buffo,  Colpo  di 
vento. 

SBRUFFA,  SBRUFFADEINi4.  Zaffata. 
Quel  colpo  che  danno  altrui  talvol- 
ta i  liquori  uscendo  con  furia  in 
gran  copia  ,  e  all'  improvviso  :  e 
dicesi  anche  degli  odori. -^Sbruffa 
d' vein.  —  Fiato.  Sbruffo.  V  atto 
del  mandare  fuori  per  bocca  il  ven- 
to cagionalo  in  corpo  da  soprabbon- 
danza di  vino.  —  Sbruffa.  —  Sbruf- 
fo. Certa  quantità  di  vino  gettato 
con  impeto  dalla  bocca  contro  qual- 
che cosa. 

SBRUFFAR .  v.  Sbruffare.  Spruzzar 
colla  bocca.  —  Aspergere.  Bagnare 
e  spruzzar  leggiermente.  Irrorare. 
Spruzzolare.  Inrugiadare.  Cospèr- 
gere. 

SBRtlFFOTT.  V.  Sbrùff. 

SBRULLÀ,  add.  Brullo,  agg,  Privo  di 
spoglie  0  di  danaro. 

SBRUZZAR,  V.  SbonzoUtre,  v.  Aprirsi 
le^  muraglie ,  e  simili.  —  Sbruzzar 
zò  una  massa  d' legna,  d'sass,  ec. 
—Sbonzolare.—  Al  sbruzzar  zò  dia 
tèrra.  —  Lo  scoscendere  ;  Il  diroc- 
care del  terreno.  Cosi  dicesi  ScO' 
scendimento  della  tetTa— Al  sbruz- 
zar zò  dèi  fus,  che  dal  volgo  dicesi 
meno  pulitamente  Cagar.  —  Scoc- 
care. —  Sbruzzar.  —  Carreggiare. 
Condurre  il  baroccio. 

SBVAZZAMÉINT,  n.  m.  Sbevazzamen- 
io,  n.  m.  Beveria,  n.  f.  L'azione  di 
bere  spesso. 

SBVAZZAR ,  V.  Sbevazzare.  Bere  spes* 
so ,  ma  non  in  gran  quantità  per 
volta. 

SBUCCÀ ,  add.  Sboccato.  Fig.  Uomo  di 
lingua  sfrenatissima. 

SBUCCIADURA  Sbroccatura.  1/ ope- 
zione  dello  sbreccare  la  seia  i>iil 
guindolo ,  ed  anche  Lo  sbrocco  che 
se  ne  cava. 

SBUCCIAR.  V.  Sbroccare,  v.  Lei^areil 
brocco  della  seta  sul  guindolo. 

SBUFFUNZAR,  BUFFUNAR,  V.  Motteg- 
giar per  offendere,  SboHoneggiare 
Berteggiare.  —  Buffonare.  Fare  il 


SBn 


476 


SCA 


baffone.  —  Bufonchiare.  Borbot- 
tare. 

SBUIINTAR,v.  Scottare  con  acqua  boi" 
lente,  —  Sfmiintar  un  purzèlL  -<» 
AbOruciare  il  porco.  Scollarlo  per 
pelarlo.  —  Sbuiinld.  —  Scottalo.  — 
imboglientato  fu  dello  aoiic.,  ma 
per  Bollente. 

SBURDELZAR,  v.  Ruzzare.  Sbordella- 
re.  Scfierzare.  Trastullarsi.  Fare 
il  bordello ,  o  del  bordello.  -*  Bor- 

'^  dettare  y  vale  Stare  in  bordello. 

SBURDELZÓN.BURDLÒN.  Scherzato- 
re.  Buzzante. 

•SBORGARS',  V.  Spurgarsi.  Far  forza 
colle  fauci  di  irar  fuori  il  catarro 
dal  peno.  —  Vale  anche  Purgarsi 
delle  superfluità. 

SBURGIUL,  n.  m.  Acquerello ,xk.  ir. 
Vino  delle  cent'  una  bolli ,  cioè  de- 
bolissimo. 

SBURSAROL.  Borsaiuòlo.  Tagliaborse. 

SBURZIGULAMÉlìNT.  Brulichio. 
'    SBURZIGULAR,  v.  Muòvere,  Commuò- 
vere ,  Agitare ,  ▼. 

SBURZIGULEIN.  —  Aveir  i  sburzigu- 
lein  in^t'Cl  dida.  —  Aver  l'unghie C' 
la.  —  V.  Burzigulein. 

SBUSAMAR,  Y.  Bucherare,  Bucherei- 
lare,  Bucacchiare,  Pertugiare,  v. 
Forare  con  ispessi  piccoli  buchi. 

—  Sbusamars*.  ■—  /  legnami  in- 
tarlano. Le  fave,  i  piselli,  e  gli  al- 
tri legumi  bacano ,  intoncfUano, 
gorgogliano.  —  l  grani  intignano. 

—  l panni,  ec.  intignano.  V.  Tar- 
mar. Tarular. 

SBUSiNAMÉlNT.  Bucinamento. —Sfnh 
sinamèint,  —  Bisbiglio,  Bisbiglìo, 
BuzzichtOi  Mormorio  che  d'alcuna 
cosa  nascosamente  si  fa.  —  Di  qui 
Bisbigliatore  ,  Bisbigliatòrio ,  ec. 
de'cjuali  in  boi.  non  havvi  equiva- 
ler! li. 

SBUSINAR,  V.  fittcinar^.  Buzzicare, 
V.  Andar  dicendo  riserbalamente  , 
con  riguardo.  —  Bisbigliare.  Favel- 
lar pian  piano.  —  Buccinare  ,  vale 
Trombettare, 

SBUSMAR,  V.  Sbozzimare,  v.  Cavar  la 
bozzima. 


SBUZZA.  Luchèra.  Aria  di  ^so.  —  Al 
teimp  ha  bona  sbuzza.  —  li  tempo 
ha  Imona  luchera.  Quando  mostra 
all' apparenza  di  voler  ess^  bello, 
e  sereno. 

SBUZZADURA  ,  n.  f.  Sbuceiamento. 
Scalfittura  leggera.  V.  Sgurbvk- 
dura, 

SBUZZAR  e  SBUZZARS'.  y.  Sbucciart 
o  Sbucciarsi.  —  Sbuzzan*  una 
man ,  una  gamba.  —  ^mcciarà 
una  mano,  una  gamba,  vale  Scoi^ 
ticarn  —  Cosi  per  aoalog.  S6tfz- 
zar  un  spiguel  d'  una  muraia, 
d'  una  tavla ,  ec.  Sbwxiare  «a 
muro,  una  tavola,  ec.  V.  SguHriO' 
dura. 

SCABÙFF.  V.  Scuplòtt. 

SCACC.  Scacchi,  n.  m.  pi.  (da  Sehaek 
voce  originaria  cbinese,  da  dove  ci 
viene  questo  giuoco). —Zugar  a 
scacc.  —  Giocare  a  scacchi,'-  Pos- 
$ar  battaglia.  Diceai  della  prima 
mossa  di  una  pedina  quando  fa  due 
passi. 

SCACCHIRA.  n.  f.  Scacchiera,  n.f  e 
Scacchiera  ,  n.  m.  Quella  tavola 
scaccata,  che  ha  64  case»  sopn  la 
quale  si  giunca  agli  scacchi.  —  I 
francesi  hanno  altro  termìDe  Jte- 
mter.  che  io  adatterei  al  giuoco  del- 
la dama. 

8CÀpGR,  verbo  proveniente  da  .Va- 
do wr.  Aver  prurito.  Prùdere.  Piz- 
zicare. Ma  in  boi.  ò  usato  meta- 
foric.  —  A  m'  scad  la  lèingua;  A 
m*  scadeva  la  lèingua  de  diri.  -* 
La  Hngua  aveva  prurito  di  dire. 

—  A  m' scadeva  et  tiMui.  —  Avee* 
prurito  nelle  mani.  Cioè  di  basto- 
nare, ec.  —  Scader,  vale  anche  &«• 
dere.  Termine  mercantile ,  che  si- 
gnifica Arrivare  il  termine  di  nn 
pagamento. 

SCADNAZZAR ,  V.  Scuotere,  e  Tirare 
avanti  indietro  il  catetuucia.  -^ 
Dscadnazzar.  —  Trarre  ti  ea/em^ 
ciò ,  o  chiavistello., 

SCADÓUR,  n.  f,  Prunto,  Prudore,  a 
m.  Prurigine  »  n.  f.  Avèir  scadònr- 

—  Prùdere;  Prurire,  v.  —  Vna  coy 


8CA 


477 


8CA 


$a  eh'  fa  tcodòtir.  -«  PrwrigUioio, 

agg.. 

CADUN.  Voce  aotka.  Cia$euno,  Ca^ 

dauno  •  Ognuno* 

AF.  V.  Schece'. 

AFFETTA.  RastrelUera.  Arnese  di 

teguo  fatto  a  guisa  di  scala  a  piuo- 

li ,  dove  si  tengoDO  ie  stoviglie.  — 

Scaffeii   di   aUar.  —  ScaUnù  -^ 

Scaffèll,  f.  dii  piaa.—  Scaffale, 

D.  ED. 

:aFFLARS\v.  VagUarai.  Abburrat- 
larsi ,  Dimenarsi  o  Scootorcersi , 
code  fregarsi  col  vestito  per  pru- 
dore» o  per  puntura  d' insetto  mo- 

:agaÌ.  SGAGAIEIN.  voci  basse.  V. 
Bagai, 

:AGAZZA.o.f.  (Voce  bassa).  lkil<<- 
foffia*;  pure  voce  bassa.  Paura, 
«AGN.  add.  Guizzo,  agg.  Corpo  vuo- 
to.-^  L'ha  lapanza  scagna  eh'  la 
par  un  tamUur  dàcurdà,  -»>  Ha  il 
wntre  guizzo,  che  pare  un  <atii6u- 
ro  stemperalo, 

:aGNUZZANT«  m.  TA.  f.  PezzenU, 
DI,  Pezzenta ,  f.  Che  va  pezaendo. 
^AIA  »  n.  f.  Pietra  focaia.  —  Scota 
dèi  pèu,  dèi  àerpèini. --^  Scaglia 
e  Sqitama.  Quest'  ultima  voce  ò  più 
nobile  e  piìi  usitata. 
CAIaR,  V.  Scagliare,  v.  Levar  la  sca- 
glia al  pesce.  —  Scafar  una  preda , 
al  marem.  —  Levare  le  sectgUe.  — 
Scagliare,  vaie  ancora  Lanciare.  À- 
gitare, 

CAIOLA»n.  f.  Pietra  speditore.  Se- 
lenite.  Specchio  d'asino; a  volgami. 
ScagliuokL  Gesso  in  faide  cristal- 
lizzato. 

CAIÒN  OLA  CALZÉTTA.  JlTandorto 
delle  calzette.  —  Scat'on  del  brag. 
—  Fondi.  —  Scaiòn  d' tèrra,  per 
similit.  Pezzo  di  terreno:  Angola  di 
tetra. 

CALA.  Scala.  Scala  stabile  di  pietra, 
0  di  legno.  -^  Scala  a  lumaga.  — 
Scala  a  chiòcciola.'^  Scala  a  man. 
"-  Scala  portatile.  —  Dóppia  a 
man.  •*  Scala  portatile  con  ero- 
ciato.  —  Da  pira.  —  Scala  a  piuo- 


èL  —  Sealòuna,  f.  e  Scatòn,  ulSco- 
Iona,  f.  Scala  grande. 

SCALASTRA  ,  add.  Sgangherato.  Una 
sedia,  una  tavola  sgangherata, 

SCALO.  Scalco.  Quegli  che  mette  in 
ordine  le  vivande.—  Scoic  delpru^ 
ze$»iòn.  —  Bamarro. 

SCALDAFl.  Caldanlno.  ^  Comare  , 
dicesi  a  un  vaso  di  metallo  pieno 
d' acqua  calda  per  riscaldarsi  i  pie- 
di, particolarmente  in  carroua  viag- 
giando. 

SCALDASCRANN.  Frustamattoni. 

SCALDATORI.  Scaldatolo.  Sunza  co« 
mune  de* conventi,  dov'è  il  cam- 
mino. 

'SCaLDAVIVAND,  n.  m.  SORA.  n.  f. 
Sc'a/davioaii/ie. 

SCaLOEIN.  Laveggio.  Vasetto  col  ma- 
nico» nel  quale  si  mette  fuoco  per 
riscaldarsi  le  mani.  —  Vudar  un 
scaldein.  —  Versare  un  laveggio  di 
fuoco,  di  cenere.  —  Arbaltar,  Ar- 
versars'  un  scaldein.  —  Ribaltare: 
Rovesciare  un  laveggio. 

*$CMtTTk,n.t.  Scaletta. 

SCALFAROTT.  Scarferone.  Stivaletto 
da  vestire  la  gamba. 

*SCAL1NA  .  n.  f.  Scalèa.  Ordine  di 
gradi  avanti  ad  alcun  edificio.  Con 
voce  de'  disegnatori  dicesi  anche 
Scalinata,  e  Scalerò,  susL  plur. 

SCALI  R.  Staggio.  Rastone  sopra  fi 
quale  si  reggono  gli  scalini  delle 
scale  a  pinoli. 

SCALMANA.  Scannana  e  Scalmana. 

SCALMANA,  add.  Scarmanato  e  Scal- 
manato ,  agg.  Che  ha  preso  la  scar^ 
mana  ;  dal  verbo  Scarmanare  , 
Scarmanarsi  ,  in  boi.  Seaimo- 
nars'. 

SCALMEIN.  SAVÉIR  D'  SCALMEIN , 
AVEIR  AL  SCALMEIN.  Forse  da 
Scalmana;  dicesi  di  presciutto  o 
altro  salato  ,  che  abbia  il  puzzo  di 
mucido.  Saper  di  ritealdato. 

SCALÓGNA,  n.  f.  Scatogtio,  n.  m.  e 
Scalogne,  n.  f.;  da  Ascalone,  castel*- 
lo  in  Giudea.  Agrume  noto  simile 
alla  cipolla. 

SCALÓN.  Y.  Arpèig. 


se  A 


478 


SC4 


SCALTRIZZAB,  v.Jtfaiilrti{)rtore,T.  Mal- 
menare colle  mani  le  cose. 

SCALV  DEL  CAMIS.  parato ,  n.  m.  E 
Scollo  ,  voce  deiruso.  Apertura  da 
collo  delle  camicie  da  donna.  — 
Scalvar  et  carni».  Potrà  àìtsi  Scol- 
lare le  camicie.  Quando  sia  nella 

.  parte  superiore.  —  Scalvar  usasi 
anche  generalmente  per  Tagliare 
a  schimbescio  ,  Incavando  quella 
parte  della  camicia  e  delle  vesti 
sotto  le  ascelle,  perchè  s'accatti  me- 
glio alla  rotondità  del  braccio. 

SCALVAR  I  ALBER.  Scoronare,  v.  Ta- 

•  gliare  a  corona  gli  alberi.  La  voce 
boi.  è  presa  in  significazione  figu- 

.  rata  Render  caloo  V  albero ,  assomi- 
gliando i  rami  ai  capelli  dell'uomo. 
Direi  perciò  Decalvare  o  Dicalvo' 
re.  —  Userei  il  verbo  Scapezzare  e 
Scapitozzare  per  Quando  si  fa  l'o- 
perazione di  tagliare  il  tronco  del- 
l'albero  ad  una  data  altezza,  ciò 
che  si  pratica  allorché  dal  vivaio  si 
trasporta  al  luogo  di  sua  stabile  re- 
sidenza. —  Scalvar  el  camis.  V. 
.  Scalv. 

SCALUNAR.  V.  Arpgar. 

SCALZACAN.  Scalzacane.  ScalzagattL 
Mascalzone. 

SCAMBI.  V.  Cambi. 

SCAMBIÈTT.  Scambietto.  Salto.— Fare 
di  scambictt.^' Scambiettare.  Fare 
scambietli. 

SCAMPANLAR  ,  e  SCAMPANZAR ,  v. 
Scampanare.  Fare  un  gran  sonar  di 

•  campane.  V.  Sbattucciar. 
SCAMPLÙZZ,  n.  m.  Scampolo.  Pezzo 

di  panno  o  d'  altro  drappo  di  due 
o  tre  braccia  al  più;  avanzo  dalla 
pezza.  —  In  boi.  dicesi  Cavèzz  allo 

.  Scampolo,  ma  la  voce  boi.  vale 
anche  per  una  misura  maggiore 
delle  tre  ed  alle  volte  anche  del- 
le sei  braccia.  — -  Scampolo  si  usa 
ancora    per   Avanzo ,   Rimasuglio 

'   di  checchessia. 

SCANDÀ.  V.  Bianc. 

•SCANNACAPÒN ,  n.  m.  Uomo  riguar- 
doso. Guardingo  in  tutto.  ~-  Speri' 
colato.  Che  teme  i  pericoli.  —  Sgo- 


mentèvole.  Che  per  poeo  sgomco- 
tasi. 

SCANNAR.  V.  Ammazzar. 

SCANNLADURA.  Scanalaiufn.  L'efiei- 
lo  dello  scanalare.  —  Siria  in  archi* 
tettura.  —  Si  dice  ancora  dagli  ar- 
tefici ScanneUalura, 

SCANALAR,  V.  e  SCANNLÀ,  part.  Sca- 
nalare, Scanalato,  Accanalart,  e 
Accanalato ,  Striato  ,  e  dicesi  di 
colonna  o  altro  lavoro  intagiialo  a 
canali ,  o  strie. 

SCANTALUFAR,  v.  Rabbuffare;  Rab- 
baruffare, V.  Scompigliare.  Disor- 
dinare. —  Scantatuffà. --^  Rabbuf- 
fato ,  ec. 

SCANTINAR,  figur.  (come  se  si  éka- 
se  Andar  fiiori  del  cantino  d^uM 
strumento  munecUe).  Propriameoie 
e  figur.  Uscir  de'  gangheri.  Dem- 
re.  Scostarsi.  Declinare.  Ditcùrónrt. 

SCANTUNADURA,  n.  f.  BìMcant»,  n-o. 

SCANZt,  n.  f.  Scansia,  n.  t  Seùffaik, 
n.  m.  •—  Palctietti.  Ripostigli  ood'è 
divisa  la  scansia. 

SCaNZLADURA,  n.  f.  CaneeUatuni. 
Cancellazione,  n.  f.  CanceUavieit- 
to,  n.  in.  Far  un  frego.  —  Honni 
e  Raso ,  vagliono  Rastiaiura  di  ca- 
rattere. (  Razzadura). 

SCaNZLAR,  V.  Cancellare.  IHpefmere. 
Scancellare,  v. —  V.  Lanzar  una 
partidai  —  Ricancellare.  Caocellar 
di  nuovo.—  Una  cossa  ch'n's'fM- 
sa  scanzttur.  —  Indelèirile  ;  Incaf^ 
cellàbile.  —  Una  cossa  eh' t' pò 
scanzlar  fazilmèint.  —  ScoHeella- 
ticcio.  —  Scanzlar  a  bissala.  " 
Cancellare  a  serpteetla.  Cioè  cao* 
celiar  con  un  frego  a  serpe.—  Can- 
cellare, vale  ancora  Chindere  eoo 
cancello. 

SCANZLOTT.  Frego.  Dare,  o  fan  m 
frego.  •«-  Palinsesto ,  n.  m.  Dioesi 
a  quella  Cartella ,  su  cui  si  scrive 
ciò ,  che  poi  si  può  cancellare. 

SCAPEIN.  Pedtite.  Quella  parte  ddK 
calzette  che  calza  il  piede. —'<ff- 
dar^  Èssr  in  seapein,  ^^  Andan . 
Stare  in  peduli.  Essere  colte  scìe 
calze,  e  senza  scarpe.  ^  Satt^f 


8GA 


479 


SCA 


fscapein,  figur.  dicesi  del  formag* 
{io  lodigiauo,  quaado  ha  callido 
3dore .  somigliaoie  a  quello  de'pie- 
li  sudati.  Saper  di  riscatdato» 
APPUZZA.  ScappelkUa,  Profondo 
inchino  levandosi  il  cappello.  — 
sberrettata,  levandosi  la  berretta. 

—  Cappellata  è  voce  dell'  nso. 

:appa  scappa,  salva  salva,  cìu 

ìuo  salvar  si  salva.  Chi  ha  troppo 

tpago  aggonùloU. 

^^^k.  Scappata.  —  D' scappa.  — 

illa  sfuggita:  A  fuggi  fuggi.  Senza 

fermarsi. 

^APPAFOBA,  n.  m.  Sfogatoio.  A- 

)ertura  per  dare  sfogo  od  esilo  a 

checchessia.  —  Figur.  Scappatoia , 

jrètola.  Sotterfugio.  Scusa  affellata. 

APP AR ,  V.  Scappai^ ,  Fuggire,  v. 

—  Scappar  fait  o  dett  una  cossa. 

—  Scappare  a  fare ,  o  a  dire  alcu- 
la  cosa.-^  Bso  eh'  a  scappa ,  cA' 
3-»  ho  frèzza.  —  Convien  eh'  io  va- 
^a  sollecitamente.  —  Scappar , 
SòUsgar  un  pèss  d'  in  man.  *- 
Sdrucciolare;  Scorrere.  Fuggir  di 
mano.  —  Taiar  una  cossa  a  scap- 
par. —  Tagliare  a  sdrucciolo,  — 
Taiar  a  smù«<.—  Tagliare  a  uon<i- 
tura.  Ciò  si  dice  dell'  estremità  de' 
cristalti .  ec.  così  tagliati. 
CAPPAROLA.  SCAPPADEINA  .  n.  f. 
Scappate^.  —  Scappatina,  V.  del- 
l' uso. 

APÙZZ.  Inciampo.  Intoppo.  Scap- 
puccio, per  Errore;  ma  in  modo 
basso. 

•APUZZaR  ,  V.  Inciampare.  Intoppa- 
*^-  Incespicare,  ed  anche  Scappuc- 
ciare, V.  Scapuzzar  del  bisti  da  so- 
Wtt,  Trabuccar,  (dal  fr.  Tréòu- 
cher).'^  Inciampare  delle  bestie  da 
«orna.  Intoppare.  —  N'far  alter  che 
icapuzzar.  -—  Inciampicare,  fre- 
(lueDtativo  d' Inciampare.  —  Scap- 
pucciare dicesi  ancora  per  Errare , 
ma  in  modo  basso. 
•APUZZOT.  Inciampo;  Intoppo;  In- 
joppamento.  Scappuccio  forte. 
•Ai^ABArEL,  n.  m.  Scarabaltola ,  n. 
f-  li  Magalotti  usò  Scaraballoh. 


'SCARABATTLAR.  v.  Arrabbattart. 

SCaRABOT.  u.  m.  Scor6to.  Sgorbio. 
Scarabocchio.  —  Far  un  tcarubot, 
figurat.  Abortire. 

SCARABUTAR»  y.  Scorbiare.  Sgorbia- 
re.  Scarabocchiare.  —  Schicchera^ 
re.  Imbrattare  fogli  nello  imparare 
a  scrivere,  o  a  disegnare,  che  an- 
che, dicesi  ScaraboccfUare. 

SCARACC.  Somacc/Uo. 

SCARACCIAR,    v.    Somacchiare,    y, 

—  Scaracchiare,  vale  Beffare. 
'SCARACCIRA,  n.  f.  Sornacchiera.  Sto- 
viglia di  terra  per  ispularvi  i  sor- 
nacchl.  £d  anche  una  cassetta  con 
entrovi  segatura  di  l^gno,  che  ser- 
ve all'  uso  medesimo. 

SCA R ANZI.  Squinanzia.  Scheranzia. 
Scremenzìa.  Sprimanzia.  Angitia. 

—  Figur.  agg.  d'  uomo ,  vale  Scar^ 
goss.  V. 

•SCARCAI.  SCARACC  STERNECC  V, 
Scargoss. 

SCARFÓIA  D'AI,  D' ZIVOLLA.  V.  Zi- 
valla. 

SCARGOSS,  n.  m.  Questa  parola  ha 
r  etimologia  dalla  toscana  Squar- 
quoio,  agg.  che  vale  Sùcido,  Shifo» 
ma  più  frequentemente  si  dice  di 
Persona  vecchia  cascatola.  —  1  bo- 
lognesi r  usano  in  forza  di  susL  e 
r  appropriano  ad  ogni  sorte  d'ani^ 
male  affralito ,  accasciato.  Lo  stes- 
so intendono  dire  colle  parole S/er- 
necc*,  Scaranzi.  V. 

SCARM ,  add.  Scarno ,  agg.  —  Scanno 
è  la  caviglia,  alla  quale  vien  legato 
il  remo. 

SCARNECCIA.  Soprannome  di  un  fa- 
moso Ciarlatano  de'  tempi  andati , 
da  cui  n'  è  venuto  il  proverbio. 
Mandar ,  o  Andar  a  arscodr  in-t-al 
banc  d  Scarneccia;  volendo  infe- 
rire la  impossibilità  d'  esser  mai 
del  suo  credilo  soddisfallo  ,  allu- 
dendo al  banco ,  cioè  ai  danari  e  a 
tutto  r  avere  di  queir  uomo ,  che 
perde  in  tempo,  che  fu  obbligato 
a  fuggire  per  la  troppa  sua.  inso- 
lenza. 

SCARPA.  Sqarpa.  Copertura  del  pie- 


SCA 


480 


fiCA 


de,  p€r  lo  pih  di  cuoio.  —  Calzare, 
D.  m.  Calzamento,  scarpa,  sUvatet- 
lo,  e  lutto  ciò  che  serve  per  vestire 
la  gamba,  e  il  piede.  Furiar  el 
scarp.  —  Calzare.  —  Far  el  scarp 
a  una  sgnòura  ògn  oli  de.  —  Cal- 
zare una  signora  ogni  olio  giorni. 
—  El  scarp  novi  gnecchen,  —  Le 
scarpe  nuove  scricchiolatio.  —  Ès- 
ser cùn  el  scarp  a  pianta.  —  An- 
dare ,  Essere  scalcagnato ,  colle 
scarpe  a  pianta.  —  Tgnir  i  pi  in 
dòu  para  d'  scarp.  —  Tenere  i  pie- 
di in  due  staffe.  ^^  Slimar  un  quant 
$'  fa  el  prem  scarp'  eh'  s'messn  in 
pi.  — *  Slimafe  uuo  quanto  il  cavolo 
a  merenda.  — -  N'esser  nianc  bòn 
d' purtari  dri  el  scarp.  —  Non  es- 
ser degno  di  sciorre  le  scarpe  a 
uno.  —  Chi  V  ha  fallo  quelle  scar- 
pette, bAssìim.— Voltare  le  calcagna. 
Batter  il  taccone.  Battersela ,  modi 
bassi.  Fuggire. 

SCARPAZZÀMÉINT,  Scalpicelo.  Stro- 
piccio. Stropicciamento  di  piedi  ia 
andando. 

SCARPAZZAR,  v.  Scalpicciare.-^  Scal- 
pitare vuol  dire  Battere  i  piedi  in 
andando. 

SCARPIÒN.  Scorpione.  —  Si  trova 
scritto  da  buon  autore  anche  Scar- 
pione. 

SCARPIR,  v.(7arpfrc,  v.  Pigliar  con 
violenza ,  e  con  arti  subdole. 

SCARRIULAR,  v.  Carrellare,  v.  Con- 
durre colla  carretta. 

SCARRUZZAR,  v.  Condurre  con  car- 
rozza. I  toscani  dicono  Scarrozzare, 

*SCART,  n.  m.  Scarto,  Bifiuto.  —  Nel 
giuoco  Fola. 

SCARTABELIA ,  n.  f.  Cartabello  e  Scar- 
tabello, n.  m.  Libro  ordinario ,  per 
lo  più  lion  {stampato. 

SCARTABLAR,  v.  Bi frugar  carte.  Bi- 
fruslar  manoscritti.  —  Scartabel- 
lare significa  Legger  presto ,  per  lo 
piii  con  poca  applicaziooe. 

•SCARTAR ,  v.  Scartare.  —  Scartar  i 
pi,  parlando  di  militari.—-  Bitrarre 
alquanto  il  piede  destro. 

SCk^TAXZA^,  s.  Malmenare,  t. 


SCARTOZZ.  CaHocdo.  —  Carioeeiwì, 
diminuì.  —  Scartuzz  dèi  furmintòn. 

■  ••  Gluma ,  e  Glume  piar,  detti  voi- 
garm.  Cartocci,  ^-^  Gluma  si  dice 
l' Involucro  ancora  degli  altri  gra- 
ui ,  alcuni  de'  quali  hanno  quel  filo, 
che  si  chiama  Besta.  Gluma  del  gnt- 
no,  della  vena,  dell' qtzo ,  del  par 
nico ,  ce.  —  Sjarto'zz  da  ròcca.  V. 
Bócca.  —  Scartozz  d' férr  pr  i  pd 
da  piantar  in  tèrra.  —  Puntazza. 

SCATTLA.  Sjàlola.  —  ScatoUtìa,  f. 
f.  ScaioUno,  m.  dim.  — -  Scatolona, 
t  Scatolone,  m.'  accresc.  —  Quella 
da  tabacco  dicesi  più  appropriata- 
mente  Tabacchiera.-^  A vèirinrUt 
àcattel.  ^  Aver  in  iaica.  —  Vgmr 
in-t-el  scattel.  >—  Venire  a  noia,  in 
fastidio.  Noiare.  —  Avèir  altr  <m-M 
scattel.  —  Aver  a/ltio  in  testa.  Altro 
da  pensare.  — '  Bòmpr  el  scatleL  V. 
Deooziòn.  —  Parlar  a  Mter  d'icat- 
ila.  —  Dire,  Parlare  a  tellere  di 
scatola,  di  speziali,  a  lettere  nid* 
iuscole.    Parlar  chiarlssimameoie. 

—  Star  in  scalila.  —  Stare,  Te- 
nersi in  serbo.  Conservar  la  pro- 
pria persona  con  troppa  riserba- 
lezza. 

SCATTLAR.  Scatoliere. 

'SCATLEIN.  n.  m.  EINA  ,  t  Scatoìino. 

*SCATTLÒN,  n.  m.  Scatolone. 

'SCATTLOTT,  n.  m.  Scatola  piulioslù 
grande. 

SCAVALCAR,  v.  Scavalcare,  v.  Fare 
scendere  o  Gettar  da  cavallo.  In  si- 
gnif.  neutro  vale  Scender  da  ca- 
vallo. Smontare.  —  Scavalcar,  fi- 
gur-  Scavalcare  altrui  figor.  — 
Farlo  cader  di  grazia,  o  di  gnti^ 
d'  alcuno ,  soUenlrando  io  ^^^ 
luogo. 

•SCAVÈZZ,  n.  m.  Besto,  Besiduo.  I- 
vanzo.  Scampolo,  parlandosi  di  der^ 
rate.  Botto ,  trattandosi  di  naiiKrì 
e  di  couieggi. 

•SCAVÉZZ,  add.  Scavezzo,  agg.  - 
Pistòn  scavèzz.  —  Pistone    o-  » 

—  Vela  scavézza.  —  Vita  flocsfel- 
la ,  gentile. 

SCAVÈZZACOLL.  BompicollQ.  Persom 


scc 


4ftl 


scc 


o    cosa  atta  a  fer   altrui  capitar 
male. 

^CAVÉZZACCOLL,  n.  m.  Rompicollo. 

>CAVZZA0ÓURA .  n.  f.  Seavezzatora. 

V.  deiru.  Macchina  per  dirrompere 
la  canapa. 

CAVZZAR.  Scavezzare.  Scapezzare. 
Spezzar  in  tronco.  — •  Scavezzo  e 
Scavezzato,  agg.  —  Scavzzar  al 
vein.  —  Tagliare.  Si  dice  de'  liquo- 
ri ,  quando  ano  si  mescola ,  o  si 
stempera  con  l' altro.  «^  Scavzzar, 
figur.  vale  Moderare,  Temperare. 
—  Andarla  scavzzatìd.  —  Passare 
la  vita  alla  meglio.  Or  bene ,  or 
male. 

SCAVZZARl  T.  de' contadini,  clie  si- 
gnifica ^irrompere  la  canapa.  — 
Scavzzari  d' gamb.  —  Fiacchezza , 
Debolezza  di  gambe. 

*GAZÌ[,  add.  Scaduto,  agg. —  Jlfer- 
cant,  Zltadein  scazà.  —  Mercante 
scaduto.  Decaduto  di  eredito.  An- 
dato in  decadenza. 

)CAZUDA  ,  e  dagl'  ingegneri  Ca- 
dèint.  V. 

>CaZZAPLA.  SGAZZOLA  ,  n.  f.  Ascia- 
Ione,  n.  m.  Legno  in  foggia  di  una 
mensola,  che  sì  conficca  negli  stili, 
accomodati  alle  fabbriche ,  aflBne  di 
posarvi  sopra  altri  legni  per  far 
palchi.  —  Scazzapla  chiamano  an- 
cora i  muratori  la  ìntaccatfira,  che 
si  fa  in  testa  a  due  travi  in  senso 
contrario  per  unirle. 

SCAZZiJl.  V.  Zattein.  —  Scazzai,  det- 
to per  vezzo  a  un  fanciullino ,  vale 
Carino  o  simile.  -^Scazzùt,  dicono 
le  donniccittole  a  un  Piccol  bucato, 
fatto  io  casa.  Bugadein. 

^CaZZUI AR.  Questo  termine  vale  pre- 
cisamente Cominciare  ad  operare 
in  un'  arte,  o  scienza,  ciò  che  co- 
munemente vien  fatto  con  poca 
pratica.  Può  corrispondere  a  Guaz- 
zabugliare. -^  An'  so  cossa  a  m' 
ioazzùia.  —  Non  so  che  guazzabu- 
glio mi  faccia. 

SGGAR  (TE  muta  non  si  pronunzia. 
Seccar).  Seccare.  Disseccare ,  e  Di- 
seccare,  inaridire,  e  hinaridire,  — 


Scears'.^  Seccarsi,  Inaridirsi  e 
•  inaridire.  Disseccarsi.  —  Seccar  e 
Séccars'.  V. 

SCCiAF  .  SOCI APFZAR  ,  SCCIANC  , 
SCCIAPPA,  etz.  V.  SUaf,  Stianceiz. 

SCCI.APPAR.v.  V.S/for. 

SCCIARINZANA.  CAiofvfla.  Mancamen- 
to il  quale  s'  osserva  ne'  panni,  che 
non  sono  tessati ,  %  colpeggiati  a- 
niformi. 

SCCIAVEINA .  n.  f  Schiavina. 

SCCIOP  e  STIOP,  n.  m.  Schioppo.  Fu- 
Cile.  Archibugio.  Atyshibuso.  Sftop- 
po.  Moschetto.  Tutte  queste  voci 
però  non  sono  sinonime,  come  si 
vedrà  ne'  vocabolari.  -«  Far  pora 
cùn  un  scciop  vud.  —  Bravare  a 
credenza.  Fare  degli  scoppietti  col* 
le  fave  fresche.  —  Un  scciop  eh'  ha 
fall  cresi.  V.  Cresi.  —  Parti  dello 
schioppo.  Cassa.  Canna.  Piastra  o 
Cartella.  Cigna.  Cane.  Guardamac- 
chie.  Contraccartella.  Calcio.  Coc* 
eia.  Bocchetta.  BoccfUni.  Fascette. 
Bacchetta.  Sbwhellatura.  Battipal' 
le.  Cavastraeci.  Noci.  Mira.  Vitone. 
Focone.  Grilletto  o  Sotloscatto.  Seat' 
io.  Grano.  Fucile  o  Martellina.  Sco' 
dellino.  Ganasce  o  Mascelle.  GoUel- 
ta.  Seggiola.  Intaccatura  (boi.  Ar* 
tace).  —  Star  eun  al  scciop  al  mu" 
slazz  ,  fig.  Slare  attento ,  guar- 
dingo. 

SCCtlJMAe  STllJMA.  Schiuma,  Spu- 
ma. —  Far  la  scciùma.  —  Schiu- 
mare. Spumeggiare.  —  Scciùìna 
d*  férr.  —  Scoria;  Rosticci. 

SCCiUMAR.  STIUMAR,  v.  Schiuma^ 
re   V 

3CCIUME1NA  e  STiUMEINA.  Scuma- 
rota. 

SCCIUPPÉTT  e  %Til]VÈTT.Scoppietf7. 
Pezzo  di  ramo  di  sambuco  nel  qua- 
le, cavatane  1'  anima ,  s' introduce 
una  bacchetta  con  due  stoppacci  di 
carta  masticata,  pallottole  d'  argil- 
la, 0  simili,  di  cui  si  valgono  i  ra- 
gazzi per  fare  scoppi. 

SCCIUPTÀ  e  STIUPTA.  Archibugiata. 
Archibusata.  Moschettala.  Schiop- 
pettata. —  Trar  del  scciuppid.  — 

56 


SCH 


482 


SCH 


Tirar  colpi  di  $chioppo,  di  fucile, 

—  Fucilare,  oeologisaio  militare 
Archiòugiare ,  Moschettare,  ec,  va- 
le Ammazzare  up  delinquente  cw 
archibugio ,  moschetto  «  ec. 

SCClUPTiRA  e  STIUPTIRA.  Bastrel- 
Uera,  SCrumeuto  dove  $1  attaccano 
i  fucili. 

SCClUSSiR«  V.  Càmere.  Ditcèrnere , 
y.  Veder  distintamente. 

SCFÓN.  Calza  di  filo  grosso.  Sebbene 
la  Crusca  porti  la  voce  Seoffone, 
presa  in  Pattaff.,  non  azzarderei  pe- 
rò di  usarla  «  parendomi  che  ivi  vo- 
glia significare  tutt'  altro.  La  paro- 
la più  adattata  sembra  Calzerone  e 
Calzerotto. 

SCFUNAR.  V.  Scooc&veggiare ,  Sgufa- 
re, Sgufoneare,  voci  basse,  che  va- 
gì io  no  Burlare  t  Beffare. 

SCBECC.  Camuso.  Dlcesi  del  miso 
schiacciato,  e  di  ohi  ha  tal  naso. 

SCHÉlLTER^n.m.  Schèletro,  Carca- 
me. Tutte  le  ossa  di  un  iinimale 
morto ,  tenute  insieme  da'  nervi , 
e  scasse  di  carne.  -«-  Schèilter  ag- 
giunto ad  uomo.  ^Ossa  e  pelle:  boi. 
Péli  e  oss.  -^  Ossaccia  senza  polpa. 
Essere  o  parere  una  laroa.  AHam" 
panato.  LantemutOf  ec.  — *  SchèiUer 
d'  una  carrozza.  -^  Guscio»  — 
SchèiUer  4'  «»<»  eariga.  — »  Fusto. 
Ossatura.  —  Schèilterd'un  dseòurs, 
d'una  commedia,  ec!— Sommarlo; 
Sbozzo;  Abbozzo;  Orditura. 

SCII|!:iNA,  n.  f.  Schiena,  n.  f.  Dorso, 
Dosso ,  n.  m.  •—  Schittòun ,  m,  Sehi' 
nòuua,  t. Grande  schiena.  —  Essere 
sc/Uenulo.  Aver  grande  schiena,  — 
Durmir  in  seheina.  •—  Dormir  su- 
pino ,  0  resupino.  Colla  pancia  al- 
.  r  insù.  Al  contrario  di  Dormir  boc- 
coni. Colla  pancia  in  giù.  -**  Lavu- 
rar  d' seheina.  «-•  Laoorar  eoli'  ar- 
co, e  col  midollo  dell'  osso.  Lavorar 
a  mazza  e  stanga.  -^  In  seheina. 

—  Supinamente  ,  Supi$m  ,  avv. 
Colla  pancia  all'  insù.  -^  Avèirla 
in-t'la  seheina,  -^  Averla  con- 
traria. 

SCHELNC  e  STELNC.  Stinco.  Osso  del- 


la gamba;  Fugalo.  Il  termine  anato- 
mico è  nòta. 
SCH£RML£Z.  Brivido.  Ribreveo.  Boa- 
capriccio.  Capriccio.  *-  Àvèir  di 
schetmlez.  —  Aver  de'  òrividi,  o 
capricci  di  freddo.  Al>bricidare. 
Rabbrividare  ;  e  cosi  Abbrividato. 
RcUjbrividalo  »  e  non  Àbbrividire, 
né  Rabbrividito,  ec. 

SCH£RMUR.S$1IST1RS'SCHERVUR  AL 
SANGU.  Sentirsi  ribrezzo,  Sentini 
rimesiìolare.  Babbrividwre,  Racca- 
pricciare. 

SCHERNI  A .  u.  t  Scherno  a  diùito.  — 
Scherma  o  Schema  sono  voci  dis- 
usale. 11  termine  bolognese  corri- 
sponde piuttosto  a  BHka ,  iroce  e- 
quivalente  a  Burla,  Scherzo,  che 
però  non  aggradisca  a  cui  si  la , 
ma  si  gli  arrechi  dispiacere,  o  dan- 
no ,  quantunque  sia  lieve.  Scherno 
disse  Franco  Sacchetti.  V.  Crusca  in 

SCHÈRNIAR.  v.  SchertHre,  y.  Fare 
«cherno  a  diletto. 

SCHERVAIA.  V.  Fèssa. 

SCHERVÉINT  D'  AQUA.  DalU  parola 
Vèint  con  cui  termina  la  voce  boi. 
pare  che  si  spieghi  benissimo  per 
Acqua  che  improvvisamenie  ed  im- 
petuosissimamente cade  per  furia 
divento,  e  presto  lermioa, perchè 
il  vento  trasporta  altrove  la  oavo- 
la.  Ventipiòvolo,  -^  ScJmvèini ,  fi- 
gur.  Per  Donna  seapigliaia,  mal 
vestita ,  e  brutta, 

SCUETRl  A  (0>  Lo  stesso  che  Dia  bib- 
bia preso  avv. ->- ^nòiir •  Poeta, 
Magnadòur  d'  sclielria.  -^  Signor 
di  maggio ,  Signor  da  (furliO,  Pìt- 
tor  de*  sniei  stiviUi.  Mangiaior  dap- 
poco. -^  Una  rasò»  d'  schetna.  — 
Una  ragion»  di  niun  peso,  inutHe. 
'^  Un  affarit  schetria,  w-  (/«a  co- 
sa da  nulla:  ir^ezia,  ec.  <->*  La  voce 
boi.  D' scetria  generalmente  cor^ 
risponde  a  Catli»o,oJH  poco  conto. 

SCHIRIZ  (D).  A  schimbeseio.  A  seàim- 
beccio.  A  schim/bed.  A  sghembo  i 
echiancio.  A  traverso.  A  schisa,  i^' 
traverso,  ••-  Andar  d'eehibiz.'^ 


8GH 


483 


8CO 


A  ndar  di  Irototrta  :  storiamente,  — 
Tuccar,  Dar  d' iehiòiM.  ««  Schiut^ 
ciré,  «•  far  andar  d'  §Mòi»,  — 
S6i0carv.— Stooom  ti  Mira  ein  fior- 
li,  el  9tatui  ein  iùué  d'  $eMMt,  — 
Siccome  te  strade  eòiecano,  eMeca" 
no  egtuUmenie  ie  eamartf  deUe 
case. 

l:iUCCARAR.  v.  Vuotar  speuo  Me- 
chieri  di  vino.  Presa  la  ftimilit.  da 
Ctùcchera*  SoMocherare ,  vale  Im- 
brattar fogli  noli'  imparare  a  tori- 

V£r6 

>CH1CCUIIURIA,  add.  d'uomo  o  don- 
na. Camuso p  sa,  agg.  Cioè  di  Da»o 
volto  air  io  tu. 

CHIFÉTTA.  n.  L  Yassòtno. 

CiilNAL.B.  m.  l^alUera^  n.  f.  — 
Schienale ,  u«  m.  aiguifica  La  soMo' 
na.  Per  lo  plìt  delle  bestie  da  soma. 

CHLNCADUBA.  SUneata.  Gambata,^ 
Avèir  una  scflincadura.  Far  dafh 
par  una  sehineaduras  Scavalcar 
un,  —  Aver  la  gambata ,  e  Dar  la 
gambata,  figorat.  Quando  la  tua 
donna  s' è  maritala  ad  un  altro* 

iGiliNCABS',  V.  Prendere  una  stin- 
cata, 

SCHINCUIOL  D'  VIDÉLU  DM'SHneo, 
cioè  ZamiM  di  vitello.  -•  5c/i<n- 
chiol,  fig.  agg.  ad  uomo.—  Fusero- 
gnolo ,  MingherUno, 

SCHIRA,  n.  f.  Giuoco  conosciutlssimo* 

*  cbe  i  Toflcaui  chiamano  Filetto,  — 
Far  schhra»  —  Far  filetto, 

SCHiRAR,  y.Schisrare,  Mettere  in  6- 
la ,  in  linea. 

SCHIRATEL.  SeoiàttoUk  Animai  salva- 
tico  simile  al  topo.  Per  simiiit.  ad 
uomo  magro.  Mingherlino, 

^ClilRIBEZI.  Ghiribizto,  Capriccio,  In 
ital.  vi  è  anche  il  verbo,  e  i  deri- 
vati: come  GMribizzare:  Ghiribiz- 
zante, Ghiribizzoso,  GhiribizzcUore, 
Ghiribizzamento, 

SCHIVARDÒN.  Pignone,  Pennello,  Ri- 
paro cbe  si  fa  con  fascinate,  o  gab- 
bionate di  sterpi ,  sassi  sciolti,  ed 
anche  di  materiali  in  calcina,  che 
s' Interna  nella  ripa,  e  si  stende 
neir  alveo  del   tiume  per  difesa 


dalle  corrosioni,  o  rositre.  Quando 
essi  sono  di  sassi  si  dicono  piti  pro- 
priamente Sassaie,  —  SchioardélL 
—  Pignoneelto ,  dim. 

SCHIVTLA ,  voce  plebea.  Zara  a  ehi 
tocca,  Zara  all'avanzo.  Proverbi 
che  vagliene:  A  chi  ella  tocca,  suo 
danno, 

SCHIZA,  n.  f.  Scheggiuzza,  Scheggino- 
la. Pesinolo  di  legno,  cbe,  nel  ta- 
gliarlo, si  viene  a  spiccare.  —  Vale 
ancora  ciò  che  in  boi.  chiamasi 
Brègula;  ed  anche  per  Sottile  stri- 
scia di  legno ,  con  cui  si  fanno  cor- 
belli e  slmili.  —Schiza!  Modo  escla- 
mativo. —  Gnaffe  I 

SCHIZAR ,  e  SGHIZABS',  v.  Hidurre,  o 
Bidursi  in  isehegge,—  Fazit  a  scAt- 
zars',  —  Scheggióso,  agg. 

SCHIZZIGNÓUS  ,  add.  ScMzziìtoso , 
Schifo,  Stitieo,  agg.  —  Far  al  scAiz- 
xignòus,  —  Far  del  vezzoso,  dello 
schifo, — Più  pr  èsser  schizzignòus, 
che  pr  avèir  rasàn.  —  Più  per  sti- 
tichezza ,  che  per  ragione, 

SCiANTIGLlON ,  0.  m.  plur.  (Pronun« 
flato,  e  preso  dal  fr.  Èvhantillons), 
V.  Punsett, 

'SCIOCC.  V.  Snecc. 

SCNEBI.  V.  Spuracc', 

SCOCCiA,  quasi  che  SCORZA.  Tabacco 
eattivo.  Tabaccacelo. 

SCODEN  ,  n.  m.  Scòtano  e  Scuòta- 
no, Sorta  di  frutice  che  serve  ui 
tintori,  detto  da'  botanici  AAus  cO' 
tinus, 

scoi,  da  Scogtio:  ma  s'  usa  solamen- 
te in  questa  frase  figurata  Dar  in 
scoi,  —  Dare  in  iscogUo.  Trovare  o- 
stacoli.  —  Scoi  per  Scorz,  V.  Asta, 

SCOPLA.  V.  Scuplott, 

SCORGER ,  V.  Non  s'  adopera  cbe  col 
verbo  Fars',  —  Farsi  frustare,  mc- 
taf.  Farsi  befi'are  per  qualche  scem- 
pitttaggine,  o  asione  fatta  a  spro- 
posito. 

SCORTA ,  n.  f.  Scorta,  Guida.  Condu- 
ci tore.  —  Fars'  dia  scorta.  --  Fare 
grùzzolo.  Raggruzzolare,  —  Mette- 
re insieme  della  moneta. 

SÙO^a,  Sciàvero.  Assiccella,  che  se- 


SCR 


484 


8CR 


gasi  per  la  prima  dal  legno  che  si 
riquadra. 

'SCORZA ,  D.  f.  Corteccia ,  Buccia, 
Scorza. 

SCOTT  o  BSCOTT.  Dar  un  $coH  alla 
caren.  —  Rifare  le  carni.  Fer- 
marle. 

SCOVA,  Scopa.  Arboscello  eoo  cui  si 
fauno  scope  da  spazzare.  —  Scova. 

—  Scopa.  Frustatura  data  a'  malfat- 
tori sulle  spalle  nude»  a  cavallo  di 
un  asino. 

SCÒUHSA ,  n.  f.  —  Oar  una  scòursa 
a  un  liber,  a  una  tcrillura.  —  Da^ 
re  un  scorta  a  un  Ubro,  a  una 
scrillura.  Percorrere  un  libro ,  ec. 
Rivederlo  con  prestezza.  —  Dare  ur 
na  scorsa.  Percorrere,  Scorrere  un 
luogo. 

SCRAMAZZOL.  Capitombolo  e  Capitan- 
dolo.  —  Far  di  scramazzù.  —  Co- 
pilombolare.—  Figurai.  Morir  d'un 
colpo  ,  d*  un'  archibugiala..  — 
DscòìTer  a  scramazzù.  —  Parlare 
inconsideratamente. 

SCRANNA,  n.  (.Sedia,  Seggiola, Scran. 
na.  —  Scranna  daparturir.—  Pre- 
deHa.—Chi  va  a  sant'Anna  perd  al 
lug  e  la  scranna.  —  I  fiorentini  di- 
cono Chi  va  a  Prato,  perde  il  lato. 

—  SeggioUna,  f.  Seggiolino,  m.  dim. 
Seggiolone,  accr. 

SCRANNAR,  n.  m.  Seggiolaio. 

SCRANNÉLL.  fur/ar  a  scrannéll.-^ 
Portare  a  predellino ,  o  a  predel- 
lucce.  Si  dice  quando  due»  intrec- 
ciate fra  loro  le  mani ,  portano  un 
terzo ,  che  vi  si  mette  su  a  sedere. 

—  Scrannéll  dèi  tnutein.  —  Ponti- 
cello. —  Scrannéll  dia  saloaveina. 

—  Scannello. 

SCREANZA.  Scortese,  Incivile,  Mal- 
creato. 

SCHÉTTÀ  DA  AFFITTAR.  Appigiona- 
si. Cartello ,  in  cui  è  così  scritto ,  e 
si  pone  nella  facciata  de'  luoghi  , 
che  sì  hanno  ad  appigionare. 

SCRINAI.  Parafuoco. 

SCRITTORI.  V.  Scrivani 

SCRITTÒUR»  n.  m.  Scriltore.  Che  scri- 
ve. Autore.  •^-  Scnllorello  dim.  di- 


spregiat  —  &Tìllò»r.  —  Coptibi; 
Amanuense;  Menante;  Scriilon: 
Scrivano ,  e  fem.  SciiMiiia.  —  Setit- 
torta ,  ScrivaneritL  V  esercizio 
e  impiego  dello  scrivano.  —  Scrit- 
turist€L  È  r  Interprete  della  Sacra 
ScrìllonL  —  Scrivente ,  è  agg.  U 
mano  scrivente.  Cioè  tjs  mano  cht 
scrive. 

SCRITTURA .  n.  f.  Scrittura,  ScrUta, 
n.  f.  Scritto,  n.  m.  —  Scritiurliilti 
artuccà,  seanzlà,  puetiUd,  alie- 
rd.  —  Scritture  ritocche,  rase,  pos- 
poste, ed  alterate.  ^  Éser  indri  i 
scrittura ,  o  cùn  el  serittur.  —  Es- 
ser indietro  un'  usanza.  Essere  ad- 
dietro. —  Apparzar  la  scrittura.  - 
Bagguagtiar  le  scritture ,  dicono  i 
mercanti  il  Trasportare  le  partile 
del  giornale  o  altro  libro ,  dove  a 
piantano  la  prima  volta»  al  libro 
de'  debitori ,  e  de'  creditori .  ciò 
che  si  dice  anche  figoratameote  per 
Accomodarsi.  -^  Spazi  ,  e  eoo  voce 
popol.  Fnésira.  —  Spazio  dicesi  i 
quel  vuoto»  che  resta  fra  una  pa- 
rola e  r  altra  nella  scrittura ,  nella 
stampa  »  ed  in  questa  chiamasi  Ca- 
rattere spazieggiato  Quello .  cke 
ha  una  distanza  da  uoa  parola  al- 
l' altra»  e  Carattere  serrato  Quel- 
lo »  che  ne  ha  una  minore. 

SCRIVANE»  n.  f.  Scrivania  è  voce  del- 
l' uso.  Tavola,  o  tavolino  fatto  in 
diverse  maniere  ad  uso  di  serivert. 
—  Scrivani  propriamente  è  dò  cbe 
i  francesi  chiamano  Ècritoire,  f.e 
vale  il  calamaio»  il  poi  verino ,  le 
penne  »  tutto  quello  in  somma  che 
occorre  per  iscrivere»  ed  ordioaria- 
mente  suol  essere  unito  sopra  iid 
vassoi  no. 

SCRIVER,  V.  Scriverci. -^ÌJn cbe n'ta 
scrìver.  —  lltitterato.  —  SerilUiror 
re  è  voce  dell'  uso.  Distendere  in 
iscritto  le  ricette  dettate  dal  m^ 
dico ,  ec.  —  Scrivacchiare  è  ao- 
eh'  essa  voce  dell'  oso.  Scrivere 
biasimevolmente  »  o  inutilmeiite. -^ 
Scrivibile  »  agg.  d'  ogni  g.  Che  poò 
scriversi.  —  Scrivere  asiatieo.  Seri- 


8CU 


486 


8C0 


vere  con  ano  stile  troppo  diffuso , 

e  pieno  d' ornamenti  soverchi.  — 
Scfiver  tocòmco.  Seri  vere  in  breve. 

Scrivr  alla  bona.  —  Scriver  come 

la  jìenna  getta,  —  Scriver  cùn  iùtl 
i  pùnt»  e  virgol.  —  Scrivere  appun- 
tato.  —  La  manira  d' icriver.  —  Lo 
siile t  ed  anche  Stilo. 

CROCO,  n.  m.  Serratura  a  sdrùceUh 
lo,  oa  colpo.  ~-  Scrocc  di*  arloL  — 
AvverUmenlo.  Quello  scocco  che 
in  alcuni  oriuoli  precede  il  saono 
delle  ore.  —  Scrocc,  generalm.  ScoC' 
co.  Scallo.  Lo  scattare  delle  cose 
tese ,  come  per  esempio ,  del  cane 
dell'  archibugio.  —  In-t-al  icrocc 
di'  avmari,  —  SuUo  scocco  dell'  a- 
vemmaria, 

CUULLÀ,  n.  f.  Scrollo. '^  Ikkr  una 
scrtUld  d' lésta.'^  Dare  una  girala 
di  capo, 

CRUL1X)N  (A).  -^  Star  cùn  el  man 
a  scrullon.  —  Star  colle  mani  in 
mano,  colle  mani  a  cintola,  o  col- 
le matd  giunte.  —  Andar  a  man 
scrullon.  -*  Andare  a  mani  vuote. 

SCRULLOTT,  n.  m.  Scrollo,  Scrollar 
mento. 

>CBIT1NAR,  V.  Scrutinare  e  Scrutti" 
nare  (e  non  ScrutitUare).  Esamina- 
re. Fare  scruttinio,  ricerca. 

^CICCILLL.  SCUCCIULEIN,  n.  m.  Gap- 
pellello,  Cappellucdo.  Piceni  cap- 
pello ,  e  vile.  "'Scucciulòn.  Aggiun- 
to a  chi  porta  simil  cappello.  —  Su- 
dicione ,  Monello. 

SCUDARÌ ,  n.  f.  Scuderia. 

ìCUDÉLLA.  Scodella.  —  Scudélla  dia 
Oalanza.  —  Guscio;  Bacino;  Cop- 
pa della  bilancia.  —  Un  fònd  fati 
a  scudélla.  —  Fondo  a  coppa. 

5CUDGAR ,  V.  V.  Còdg. 

^CUOLADÓUR.  V.  Bevani. 

^CUDLAR,  TRINCAR,  V.  Sbevazzare, 
Sbombettare ,  Pecchiare ,  Zizzolare, 
domare ,  Imbottare  ,  Trincare  , 
Bombettare,  tutti  modi  bassi  che 
^agllooo  Strabére,  Sbèvere ,  Bere 
con  larga  tnano. 

SCUDLEIN.  n.  m.  SCUDLEINA  ,  n.  f. 
Ciòlolo ,  CiotoUno ,  n.  m.  Ciòtola, 


CiotoUno,  D.  f.  Guardarsi  bene  dal- 
lo scrivere  Ciòttolo,  che  vuol  dire 
Sassetto.  —  Scudlein  dèi  candlir, 

—  Piattello  del  candelUere.'^  Scu' 
dlein  da  culur.  —  CiotoUno.  — 
Scudleitia  dia  chiederà.  —  Scodel- 
Uno.  Tondino.  Vassoino  delle  tazze 
da  caffè. 

SCUULOTT  (FRA).  Torzone,  Laico. 
Frate  servente.—  Scudlott  da  t/icl- 
tri  i  quattrein.  V.  Busslott. 

SCUDRlNÌ«add.  che  viene  forse  da 
Codione  o  Codrione  V.  Slumbar. 

SCUDRliNARS',v.  iiofnperfi  il  codione. 
Stroppiarsi  nel  codione,  e  nelle 
cosce.  E  per  simil.  Affaticarsi  mol- 
to travagliando.  V.  Slumbar. 

SCÙFFIA  (dal  gr.  Scophia).  Cuffia  e 
Scuffia.  Cresta  si  usa  più  spesso 
dai  fiorentini.  —  Scit//ia  da  noti. 

—  Cuffia,  o  Cresta  da  notte,  o  d< 
notte  ,  o  della  notte.  — >  Scuffiein 
di  fandsein.  —  Cuffina,  Cu/fietta 
da  bambini.  —  Cuffione,  m.  accr. 

—  Cuffhtto,  m.  avvìi.  —  Avèir  la 
scuffia,  ciappar  la  scùffia,  figur.— 
Pigliar  l*  orso.  Imbriacarsi. 

SCUFFIARA.  Crestaia.  Ne'  vocabolari 
non  bavvi  il  nome  di  Cuffiaia , 
ma  giacché  dicesi  Cuffia ,  per  sino- 
nimo di  Cresta ,  non  dovrebbe  es- 
servi diflBcoltà  per  ammettere  an- 
che la  voce  Cuffiaia. 

SCULADUR.  Colatoio.  Qualunque  ar- 
nese che  serva  a  scolare  i  liquidi. 

.  — >  Sculadur  d'  un  sedar,  d*  una 
ciavga.  —  Scolatoio  d' un  acquaio, 
d'  una  fogna. 

*SCULElNA,n.  f.  Fossatello,  n.  m. 
Picciola  fossa  periscolare  dai  ter- 
reni le  acque. 

SCULETTA,  n.  f.  Scoletta  e  Scuoletla, 
dim.  di  scuola.  —  Sculetta  per  Ri- 
piego.  Scusa. 

'SCULTÒUR,  n.  m.  Scultore. 

*SCUMACCARS' ,  v.  Conquassarsi. 

SCUMARl.  Seccume.  Tutto  quello  che 
v'  ha  di  secco  sugli  alberi ,  e  sulle 
altre  piante. 

•SCUNFLETT,n.  m.  Conflitto,  Com- 
battimento, E  fig.  in  boi.  Qwintità 


SCO     ' 

grande.  *-  Vn  $cun fleti  d'  zàini. 
-—  Un*  immeMità  di  popolo. 

SCUNQUASS.  Conquasso.  Sconquasso. 

SCUINQUASSAR.  v.  Conquassare.  Scon- 
quassare. Fracassare.  Sbaiiere. 
Mettere  In  rovina. 

SCUPAZZAR,  V.  Dar  degìi  scapezzo- 
ni.  Scapezzare.  —  Mi  padtr  em' 
scupazzo.  —  Mio  padre  seapez' 
zommi. 

SCUFAZZÒN.  Scapezzane.  Colpo  forte 
dato  nella  parte  deretana  del  capo 
a  mano  aperta.  •—  Tcmpione.  Dice- 
8i  a  colpo  dato  con  mano  nella 
tempia  «  o  intorno  ad  essa. 

SCUPLOTT  .  n.  m.  SCOPLA  »  n.  f. 
ScappeUotio.  Colpo  dato  nel  capo 
colla  mano  aperta.  —  Per  Bove' 
scio.  '^  A  in  ha  am  un  bruti  scu- 
pioti.  '^Ne  ha  avuto  un  buon  ro- 
vescio. -^  Al  te  mi  ha  dà  un  zeri 
scuplolt.  ^  GU  ha  dato  un  certo 
earpiccio.  -—  Ain'ha  avù  un  zeri 
scuplott.  —  Ha  avuto  un  rovescio , 
un  carico  di  bastonate,  ec.  -^  Du 
ean  eh'  «'  ein  dà  un  zeri  scuplott. 
—  Due  cani  che  si  sono  dati  una 
spelUeciata,  cioè  Che  si  son  morsi 
terribilmente. 

SCUPLUTTAB;  ▼.  Dare  scappeUoiU. 

8CUR ,  n.  m.  figor.  prendendo  T  effet- 
to per  la  causa.  SpuriélL'^  Im» 
posta  esterna  dille  finestre.  Legna- 
mi ctie  servono,  a  chiudere  le  fi- 
nestre. 

SCUR,  BUR«  add.  Scuro.  Oscuro.  Bu- 
io. Farsi  notte.  —  Culòur  seur.  — 
Colore  oscuroi  bruno ,  fosco. 

SCURATTAR  1  USÌ.  Abbrustiare,  v. 
Mettere  alquanto  alta  fiamma  gli 
uccelli  pelati  per  tor  loro  la  pelu- 
ria rimasta. 

SCURDGADURA.  Scorticatura.  Piaga 
leggiera  in  parte ,  ove  sia  levata  la 

Selle.  V.  Sgurbiadura. 
ROGAR,  V.  Scorticare»  v.—  Tawl è 
quètl  eh'  tein ,  quant  è  quèll  eh' 
soordga.  —  Tanto  ne  va  a  chi  ru- 
ba, quanto  a  quel  che  tiene  il  sac- 
co. Tanto  ne  va  a  chi  tiene,  quan- 
to a  chi  scortica.'^ A  n's'pò  tgnir 


486  ficiT 

e  seurdgar.  -^  thn  si  può  dormire 
e  far  la  guardia. 

SGURDGHEIN.  ScorHcoiore.  Gdul  che 
scortica.  -^  Scurdghein.  -^  Scor- 
ticatoio. Coltello  Uglienle  da  scor- 
ticare. 

SCUREINZIA.  Soeeorrenta:  V.  Caga- 
reità. 

SCURÉZA(Z  aspra).  Conforta.  Peto. 
-»  Scoreggia  ^9iìe  Correggia  di  eoo* 
io.  <—  É^ser  culòur  d'  scurèz.  — 
Esser  interriato ,  Ustido. 

SCUHEZZ  (Z  dolce).  Baccaprieeto ; 
Capriccio.  Brivido.  —  Seurezz  per 
Paura. —  Una  cossa  eh' fa  scurtzz. 
•—  Una  tosa  che  fa  peusra,  che  /a 
inorridire t  Abbrividire. 

SCURIA,  FRUSTA.  Frusta,  Sferza, 
Ferza.  Alla  francese  dicono  pa- 
re i  boi.  Fuèti,  per  lo  staffile, 
che  adoperano  i  cavalieri.  —  Cinc- 
ear  la  setnia ,  la  fruèta,  metal  — 
Dominare.  Comandare. 

SCURIÀ ,  FRUSTA ,  n.  f.  Sferzata,  o.  f. 

SCURIAR,  V.  Sferzare  i  eavaltt.  Fnt- 
stare. 

SCIJRNÀ ,  n.  f.  Cornata,  n.  t^Dar 
del  scumd.  —  Cozzare.  Dare,  Me- 
nare una  cornata.  >»  Seameggia- 
re,  vale  Tirar  per  lato  una  corea- 
tei  la  scotendo  il  capo.  —  Scorna- 
tetta ,  dim. 

SCURNAR ,  V.  Scomare,  t.  Romper  le 
corna. 

SCUROTT.  Buieito,  BiUecio.  Alquanto 
buio. 

SCURTADUR.  V.  Aseuriadur. 

SCURÙCC.  V.  Caroti. 

SCORZAR  (Z  aspra),  v.  Seoreggiart 
e  più  pulit.  Far  vento  e  figuni. 
Sbombardare.  Per  maggior  polizia 
anche  in  boi.  dicesi  Tirar  di  veint: 
Far  di  veint.  —  N*  far  che  scur- 
zar.  —  Peteggiare.  —  Seoreggis- 
re,  vale  ancora  Percuotere  colla 
correggia,  giacché  per  questa  voce 
si  adopera  ancora  T  altra  di  Sco- 
reggia. 

SCURZAR  (Z  dolce).  Scorzare,  v.  U- 
vare  la  scorza. 

SCURZi.  Scorcio,  p.  e.  Fecfr  una  sta- 


8C9 


487 


SOA 


Htaimcwrzi^  Veden  una  $ta- 
tua  in  iicordo ,  per  banda.  B  per 
ciò  qae»U  paroki  k$  irari  slgniOcaU 
io  via  figurata ,  ma  acmpre  per  de- 
Dolare  cosa  atravaganie.  ^-^  Scurzi 
ìà  Uomo  0  Donna,  di  viso,  o  di  cor- 
po non  ordinario,  cbe  in  baona 
lingua  direbbesi  Caricatura:  op- 
!>ur«  per  la  pane  del  vestiario  Ab- 
^figliato  Uranamenio,  —  Scurzi. 

-  Bacamio  ridicolo  ;  p.  e.  Sinti 
ile  icurzi, -^  Senato  questo  acci- 
ienle  da  ridere,  —  Scurii,  —  /m- 
^rogHo,  Pericolo.  ^  A  m'  $òn  tru^ 
)à  itirinin  àrùit  scurzi.  -^  Mi  sono 
rovaio  in  un  brullo  imbroglio, 

-  Scurzi.  Per  AtHludino  strava- 
gante, 

i:iRZi{^US,aild.  Di  figura  strana, 

Uravaganle, 

UBZIRA,  SCOBZIRELNA  (Z  aspra) . 

a.  f.  Epiteto  che  le  doouicciuole 

iauDo  per  sosao  ad  una  bambina 

graziosa  «  che  ai  direbbe  AfUJna, 

ìpiiilosetla,  -^  Scurzirazza ,  peg* 

{ior.  vale  Furba,  Impertinente, 

URZON  <Z  aspra).  Petardo.  Coreg- 

gione^  Che  ha  io  uso  di  trar  co- 

reggie. 

USAlt,  V.  Scusare,  v,^l'  è  V  i- 

itès$  che  dir  scusdm.  <—  Non  se  ne 

^a  nuUa.  Dare  in  nulla,  o  in  noU' 

^ulla. 

PSSAMÉINT»  D.  m.  Scuotimento. 

^^oUmento.  Agitamento,  Squassa" 

i^ento,  0.  m.  Agitazione,  Scossa , 

).  f.  •—  Scuuamèint  d*  una  car- 

'OZIO,  —  Barcollamento,  —  Scus- 

(itnèint  di  deinl,^  Crollaìnento 

^'  denti- 

liSSAU,  V.  (da  Squa$sare).  Scuò- 

fre.  Agitare.  Scrollare,  Dicrollare. 

'A  anche  Scottare  per  Fare  scossa. 

-  Al  scussar  d'una  cosso, ^^  Bar- 
'Oliare.  Non  islar  fermo.  '-^Acctun- 
far  quéll  taolein  eh'  stoga  par ,  e 
■lie  n'  scossa.  ^  Assettar  quel  ta- 
volino, perchè  9lia  pari,  e  non 
"iarcoUi.  —  A/  vèint  fa  scutsar 
!'  ùti.  «-.  //  vento  dimena  l'  uscio; 
HiHa  l' u^oio,  ^  L'  u$t  se  scossa. 


mm  L' uscio  lontenna.  —  Al  vèim 
scossa  et  foi,  —  //  vento  agita ,  di' 
mena  le  foglie.  —  Scussar  i  fir  ; 
figur.  V,  Férr.  «—  Scassar  la  testa. 
-<-  Crollare  il  capo.  -«  Scussar  i 
deint.  —  Crollar  i  denti.  A  me  pia- 
cerebbe  pih  Vacillar  de*  denti.  -* 
Scuuar  et  ball  dèi  loti,  —  Sqaas- 
«are.  Scuotere  con  impeto.  Din^e- 
nare  te  pallottole  del  giuoco.  — 
Scussan*.  —  Dimenarsi.  Cullarsi. 

*SCUSSOTT ,  n.  m.  Squasso. 

SCUTTADURA ,  n.  t  Scottatura.  Co» 
citura,  Ardura.  Cottura,  q.  f.  Co- 
cimento.  Cociore ,  o.  m.  «^  Rimedi 
cantra  elscutladur,  •«-  Rimedi  ol^ 
tipiròticl, 

'SCUTTAR.  V.  Seo^arv. 

SCUTTEINA«  Caldina,  f.  e  Caldino, 
m.  Luogo  ove  è  caldo  per  lo  peiy 
cuotimento  del  sole.  •«  Solinata, 
voce  dell'  uso ,  e  Solala.  Impres- 
sione violenta ,  e  talora  mortale  , 
che  fo  il  sole ,  sovra  alcune  cose 
esposte  a'  suoi  raggi  la  certe  ciiv 
costanze 

SCUTTÉINT .  add.  Scottante.  —  Sòul 
scutléint,  —  Sole  ardente,  cocente, 
cuocente,  ardentissimo,  cocentissi" 
9IO.  -*  Rovente,  si  dirà  del  Ferro 
infuocato. 

SCUVAR,  V.  Frustare.  Scopare,  v.  Dar 
la  frusta  ai  malfattori.  —  Scovare 
vale  Cavar  del  covo  le  fiere,  ed  an- 
che Scoprire. 

'SCUVATTLA ,  n.  f.  Dònna  cui  piace 
il  gironzare. 

SCUVATTLAR,  v.  JVenar  la  coda;  e 
per  aimilit.  dicesi  a  Donna  che 
abbia  per  costume  di  girare  spesso 
fuor  di  casa:  un  po' meno  di  Vaga* 
bondare. 

*SCUZZUNAR.  V.  Dirozzare. 

SDAREINA.  Spàzzola,  Scopetta.  — 
Sétola  propriamente  Quella  colle 
setole  di  porco.  -<-  Scopetta.  Quel- 
la di  filo  di  saggina,  che  in  bo- 
lognese chiamasi  Granadèll  da 
pa^n.  -^  Sdarsina  da  scarp,  — 
Spazzola  da  ripulir  le  scarpe  , 
gli  stivali,  —  Sdarinein  da  deint . 


SWT 


488 


SEC 


da  gioi.  —  Spazzolino»  m.  Spazzo- 
lina.  Sciolina»  Seloletla,  f. 

SDAfìlNAR,  V.  Spazzolare,  SoolcerO' 
re  i  panni.  Setolare.  —  Sdarinar 
el  icarp,  i  stivai,  —  Bipulire  le 
scarpe ,  gli  ttivali. 

'SDARINAR,  n.  m.  Scopettaio.  Colai 
che  fabbrica  le  scopette,  le  spaz- 
zole. 

SDAZIAR,  V.  Gabellare  e  Sgabellare, 
V.  Pagar  la  gabella. 

SDAZZ.  Staccio, 

SD  AZZA,  n.  f.  Slacciata,  n.  f.  Quan- 
tità di  farina  che  si  mette  in  una 
sola  Tolta  nello  staccio. 

*SDAZZADUR ,  n.  m.  Cetnitoio.  Quel- 
r  assicciuola  su  cui  si  regge  e  si 
dimena  lo  staccio. 

SDAZZAR ,  V.  Stacciare ,  ▼. 

SDAZZAR,  n.  m.  Stacciaio,  Colui  che 
fa  e  vende  gli  stacci.  —  Quegli  che 
fa  i  manticetti,  e  soffietti  Manticia- 
io»  con  V.  d'  uso. 

•SDÉGN,  n.  m.  Sdegno. 

SOGNAR  UNA  PIAGA  Inasprire  una 
piaga.  —  El  piani  se  sdégnen,  i 
usi  se  sdègnen.  —  Le  piante ,  gli 
uccelli  si  sdegnano ,  dicesi  Quando 
per  qualche  offesa  o  si  seccano ,  o 
non  altechiscono,  ec.  L'abete,  e  il 
cipresso  rimondi  sdegnano  e  non 
vanno  innanzi.  —  Sdegnars'  per 
Instizzirs'  non  è  del  volgar  bolo- 
gnese. 

*SDGNÒUS,  n.  m.  Sdegnoso,  Perma- 
loso ;  ed  anche  Bilicato. 

SDOSS  (A)  CAVALCAR  A  SDOSS.  Ca- 
valcare a  bardosso:  a  bisdosso» 
cioè  Cavalcare  il  cavallo  senza 
sella. 

SDULCINAMÉINT ,  n.  m.  (Voce  mo- 
derna ì.  Amoreggiamento.  Galan- 
tèo.  Cicisbeato»  n.  m.  Cicisbeatn- 
ra,  n.  f.  Corteggio  che  si  fa  alla 
donna ,  all'  amante. 

SDULCINAR,  V.  (Voce  moderna).  Ci- 
cisbeare. Amoreggiare. 

SDUNDLAMÉINT.  Tentennio»  Tenten- 
namento. Il  moto  di 'ciò  che  ten- 
tenna. Vacillamento. 

SDUNDLAR,  v.  Dondolare,  Muovere 


in  qua  e  fn  là  cosa  sospesa.  —  Ihn- 
dolarsi.  —  Star  a  sdundlars'.  — 
Ninnarsela.  Dondolarsela,  fen/ffi- 
naria.  Lellarla.  Ninnolare.  —  0- 
sciltare  »  dicesl  del  Tremolare  delle 
corde  degli  strumenti  o  altri  cor- 
pi elastici  ,  tocchi  che  sieno.  — 
Sdundlar  el  brazz»  cmod  fa  i  cun- 
tadein  »  eh'  al  par  eh'  i  semnen, 

—  Scagliare»  gettare  le  braccia 
come  fanno  i  contadini  ,  sicché 
pare  che  seminino  le  biade  mi 
campo, 

SE.  Se,  pronome.  —  Da  se  soto.  Da  $e 
da  se.  Da  per  se.  Di  per  se.  Da  se  a 
lui.  Da  solo  a  solo.  Con  se  »  o  Seco. 
^Far  dir  d' se.  — Far  dire  de' 
fatti  suoi,  —  Èssr  in  ie,  —  Esser 
di  w.  —  Sff  o  S'.  —  Sff  o  8'  per  eli- 
sione. Particola  riempitiva ,  ec.  Y. 
i  vocabolari.  —  Seno;  Sin  che  no. 
0  sin  chi  no,  —  Se  non  che.  Altri- 
menti. Se  no.  —  Per  Si.  —  An'  si 
bada,  —  Non  gli  ti  bada,  —  .4 
n'  s' i  dis.  —  Non  gli  si  dice.  — 
JV'  savènd  cossa  s*  far;  N*  savènd 
eh'  diaoel  s'  dir.  -—  Non  sapendo 
che  fare  »  che  dire.  —  £»'.  —  £«, 
p.  e.  E  s'  en'  si  mega  un  ragazzoL 

—  E  si  non  se'  tu  oggimai  fan- 
ciullo. 

SÉ.  Si ,  avv.  che  afferma,  contrario 
di  No.  —  Dir  d'  sé.  *—  Acconsenti- 
re, Consentire.  Concèdere.  Ammet- 
tere, —  Non  si  dice  Annuire,  eh*  é 
voce  latina.  Né  si  dice  Annuenza . 
ma  Consenso.  Consentimento  ,  ec. 

—  U  andò  a  veder  s'  f  era  in  ca- 
sa »ei  desfen  d'  sé.  «*  Andò  a  ^^ 
dere  s' era  in  casa .  e  gli  dissero  $ì, 
o  che  si  Roccacc.  ha  detto  alla  bt^l. 
Disse  di  si.  —  E  che  se,  —  Che  si  » 
che  si.  Redi. 

*SEBRÉIN.  V.  Bèin,  avv. 

SéCC ,  add.  Seceo  »  agg.  —  Secco  per 
Magro.  —  Sècc»  Magher  stia;  Sè'X 
cm'  è  un  ùss  ;  Ch*  n'  ha  più  etti 
la  péli,  e-li  oss.  —  Scarno,  Magro 
Macilento» 

SECCAR  e  SECCARS',  v.   Seccare,  e 
Secarsi,  Annoiare,  e  Annoiarsi 


SED 


489 


SBG 


lice  ATA  >  SECCATURA,  SECGAGEN'. 
Seccàggine.  Importunità.  Noia  »  n. 
f.  Fastidio,  n.  m.  —  Seccatura  non 
è  di  lingua. 

£CCATÒUB.  SÉCCASTIVAL.  n.m.Aom- 
picapo.  Seccatore,  Seccafìstole.  Im- 
portuno. Molesto.  Fastidioso.  Noio- 
so. Increscioso ,  e  figar.  Zecca.  Mi- 
gnatta.^'Seccatura  non  è  di  iiogua. 
—  Seccagginoso  è  aggiunto,  che 
si  dà  agli  alberi,  quando  hanno  ad- 
dosso rami  o  troncoacelli  seccht 
ÈCCtA.  V.  Mastèlla. 
SECÒND.  Secondo. 

SECÓNDA ,  n.  f.  Seconda ,  Secondina. 
SECRET ,  n.  m.  Segreto ,  Secreto. 
ECRETA,  n.  f.  Chiusino,  n.  m.  Cas- 
settina  d' un  armadio,  d'  una  cassa, 
0  simile  per  ripostiglio  di  cosa  par- 
ticolare. 7-  Secreta.'^  Carcere  se- 
greto. 
SECRETAR!,  n.  m.  Segretario,  Se- 
cretorio. —  Chiamasi  pure  cosi  dai 
boi.  Quel  mobile  ad  uso  special- 
mente di  riporvi  carte,  che  1  franz. 
dicono  Secretaire. 
'Secretar! .  n.  f.  Segreteria,  Secre- 

tcrta. 
SECUNDAR,  V.  Piaggiare.  E  dicesi 
anche  delle  partorienti ,  che  emet- 
tono la  seconda. 
*SECUiSDARI ,  add.  Secondano ,  agg. 
'SECUNDEIN,  n.  m.  Guardia  dei  car- 

C6  rati 
SECUNDÒN.  Piaggiatore.  Adulatore. 
'SEDER,  V.  Sedére,  Siedere,  Assidersi. 
SEDER ,  n.  m.  detto  piìi  pulitamente 

per  Cui.  V.  Sedere,  sust. 
SEDIA.  Sedia.  V.  d.U.  Sedia  scoperta 
a  due  stanghe  e  due  ruote.  —  Se- 
diol,  Sediulein.  —  Sedia  scoperta 
ristretta  e  leggierissima  da  portare 
una  sola  persona.  Ora  in  boi.  ab- 
biamo tutti  i  nomi  francesi.  Ca- 
briolè, dal  fr.  Cabriolet,  chiamasi 
quest'  ultimo.  —  Faetòn.  Carrozza 
a  quattro  ruote  alta  e  leggiera.  — 
diòttri  (  Tilbury  ,  dall'  inglese  ). 
Spezie  di  cabriolè  ordinariamente 
non  coperto,  e  molto  leggiero.  — 
Sarabàn,  —  Chàr  à  bancs.  Car- 


rozxa,  0  Carro  luogo  e  leggiero 
gnemito  di  pili  l)anchi ,  ordina  ria- 
mente scoperto ,  o  pure  coperto  da 
cortine  di  tela.  —  Landò.  —  Lan- 
dau, ou  Landaw.  Carrozza  a  quat- 
tro mote,  a  due  mantici  »  che  a'  a- 
prono  a  piacimento. 

SÉDLA.  Sétola.  Pelo  lungo  del  porco , 
che  ha  sul  fll  della  schiena.  —  Sé' 
dia  —  Sétola;  e  per  lo  piii  Sétole, 
f.  plur.  Crepacci ,  m.  plur.  Ptcciole 
scoppiature,  e  fessure,  che  si  pro- 
ducono nelle  mani ,  nelle  labbra  ,  e 
-spezialmente  ne'  capezzoli  delle 
poppe  delle  donne. 

SEGGÉTTA,  e  pronunziato  da  alcuni 
senza  V  E  ,  Sgètta.  —  Seggetta. 
Sorte  di  sedia  -per  uso  di  andare 
del  corpo.  Ora  in  boi.  si  dice  Co- 
moda o  Comodeina. 

SEGUER.  V.  Adlizer. 

SÈGiN.  Segno.  ^  Segndél  zug.  V.  Fer- 
lein.  —  Sègn  dia  pòloer  da  scciop , 
Sègn  d'  una  cossa  eh'  se  sfréiga 
dri  a  un'altra,  —  rraccio.  Vestigie. 

—  Uè  una  cossa  eh' passa  al  sè- 
gn ,  i  segn,  la  pari.  —  Cosa  che 
passa  i  termini.  Eccèdere.  Trapas- 
sare i  limiti.  —  Sègn  in-t-al  zug 
dia  streia.  —  Bomba.  E  cosi  Star 
a  sègn.  —  Toccar  bomba:  e  Qgurat. 
Tumar  a  sègn;  Tamar  in  carrzd. 

—  Sègn,  Tocc  dia  méssa,  dia  ben- 
ziòn.  V.  Sanar.  —  Star  a  sègn, 
in  virga  ferrea.  —  Non  riscaldarsi 
la  lesta.  Non  imbriacarsi.  E  Ogurat. 
Non  oltrepassare  il  convenevole  , 
non  eccedere.  —  A  pèil  e  sègn  ,  V. 
Pèil.  —  Sègn  d' varol.  —  bùtteri. 

—  Sègn  d'  una  frè.  —  Cicatrice. 

—  Sègn  di  pann.  —  Marca.  -^ 
Sègn  generaim.  vale  Macchia ,  Li- 
vido, Hossore.  —  Sègn  del  missal, 
di  liber.  —  Segìiale.  Bruco  è  V  at- 
taccagnolo de'  segnali  che  si  pon- 
gono ne'  messali,  breviari,  ec.  — 
Far  sègn.  —  Accennare.  Far  cen- 
no. Far  segno.  Dar  cenno.  —  Me  tir 
a  sègn  i  pizz  dia  dama ,  di  scace. 
— ■  Impostare  i  pezzi  sul  tavo- 
liere. 

57 


SEI 


490 


SEM 


'SEGNACÒL  (di  minai,  ec.).  Segnale. 
V.  Sègn. 

'SEGREF .  e  sooi  derivali.  V.  Secret 

SÉIGUEL,  SEGULÉTT.  FALZINÉLLA. 
Falciuola,  n.  f.  Falcetlo,  m.  dim. 
di  falcQ.  •*-*  Sèiguel  è  veramente 
Utia  falcitela.  Ferro  a  semicircolo 
appuDtilo,  con  manico  corto  «  ad 
uso  di  mietere  e  tagliar  erba.  — 
Segolo  e  Pennato  è  una  sorte  di 
potatoio  adunco.  ^  La  Falce  fena- 
tadai  boi.  dicesi  quasi  sempre  Férr 
da  ggar, 

^Ei.  Sego ,  Sevo. 

SÉID.  Sete.  —  Far  vgnir  $èid.  Aadar. 
— '  Assetare.  Indur  sete.  -^  Disse^ 
tare  e  Dissetarsi.  Spegner  la ,  sete. 

—  Murir  daila  sèid.  -«-  Affogar  di 
sete.  Esser  assetato.  Trafelar»  di 
sete.  Coglier  sete.  Spasimar  di  sete. 
Allampanare.  -^  A'i'ho  la  bócca 
arsa  dalla  sèid.  --  Ho  una  grande 
arsione. 

SÉIDA.  Seta.  -.-  Trar  la  sèida.  * 
Trarre  la  seta.  — »  Selaiuolo.  Mer- 
cante da  seta.  -»  Sèida  flossa.  — 
Seta  stiacciata.  —  Cruver  d' sèida. 

—  Insetare.  —  Sèida  grossa.  — 
Capine.^^  Sèida  grupludok.  —  Seta 
broceosa.  —  Pianta  dalla  sèida. -^ 
Lino  d' India;  o  Albero  della  seta. 
Frùtice  detto  da'  bot.  Aselepias  fru- 
ticosa. Arbuscelio  che  produce  fol- 
licoli gonfi  ovali  aguzzi,  ripieni  di 
una  peluria  cortissima,  somigliante 
alla  seta  per  la  finezza  e  lucentezza 
del  filo. 

SÉIGA.  Sega. ^Licciaiuola,  n.  f.  Fer- 
ro per  fare  strada  ai  denti  della  se- 
ga. -—  Allicciare.  Fare  la  strada  ai 
denti  della  sega  colla  licciaiuola. 

SEIGLA.  n.  f.  Ségale,  n.  f.  Specie  di 
biada  piti  niinula.  piti  lunga,  e  di 
color  piìi  fosco,  che  '1  grano. 

SEIGUEL,  n.  m.  Falce,  n.  f.  Strumen- 
to adunco  di  ferro  tagliente,  col 
quale  si  seaano  le  biade  «  e  V  erba. 

—  Falce  jenaia ,  o  fienale.  Falce 
da  segare  il  fieno. 

'6ÉIMPER.  Sempre,  Sempre  mai,  Mai 
sempre. 


SÉIMPI ,  edd.  Scempio,  SèmpUce,  agg. 
Contrario  di  doppio. 

SÉIMPLIZ,  add.  Sémplice.  Schietto. 
agg.  —  L'  è  un  poc  sàimpUz:  del- 
io d'  uomo.  Egli  è  un  sempltaiotto. 
Scempio.  Scempiato:  e  ia  grado 
maggiore  Scimunito. 

SÉIMPLIZMÈINT.  avv.  Semplicementf. 
avv.  Con  semplicità.  — ■  SèimpliZ' 
mèint.  Per  Solamente.  Soh,  Soltan- 
to. —  A  sòn  vgnù  sèimpUzmèint 
per  salutarev'.  —  Sofio  venuto  so- 
lamente per  vedervi;  al  solo  ogget- 
to ;  pel  solo  (ine  ;  umeamemès ,  ec 

*SÉ1N,  n.  m.  Seno^Voce  uaat»  per  lo 
piii  dai  boi.  in  questa  sol»  frase: 
Tirare  una  (fessa  in  àMn.  T. 
Bessa. 

*SÉIN.  Sino,  rino  a. 

SÈLLA.  SeUa.  -*  ^'  Ifwor  àéUa  eh' 
s' i  affazza.  —  f^on  trovar  cappa, 
cìie  gU  eappi.  Non  irovar  bridu. 
che  gli  entrino.  —  Inseliart.  Met- 
ter ia  sella.  ««^  Disellare.  Levar  la 
sella. 

SELLER.  Sèdano,  Appio. 

SEM ,  add.  Scemo,  agg.  Cbe  manca  di 
qualche  parte  della  pienezza,  e 
grandezza  di  prima.  ^-Cf a  ov,uh 
fiasc  sèm ,  una  bòtt  sèma,  —  Cn 
ìMvo  ,  un  pasco ,  una  boiie  ecema, 
—  Sèm  d*  zeruélL  -^  Scemo.  Sduc- 
co.  Di  poco  senno. 

'SEMA.  SEMATA,  Q.  t  Lailata,  Or- 
zata. 

SEMIA,  n.  f.  ScinUa  e  Scimmia,  Btr- 
iuocia,  n.  f.  —  ScinUàiico,  Sciaiie- 
SCO,  agg.  Cbe  tiene  della  scimia.— 
Par  la  semia.  — ^  Imitare. 

SÉMNA .  e  SUMNASÒN  corrotL  o.  f. 
Seminatura.  Seminagione.  Semina- 
zione,  n.  f.  Seminamento,  n.  m.  ^i 
dice  ancora  Sementa  pel  Tempo 
della  sementa ,  •<—  Semina  ò  osalo 
per  Sctne.  •«-  Un  lug  eh'  è  QttaUr 
corb  d'  sèmna  ,  d*  sumnatòn.  — 
Vn  podere  di  sementa  quailrù  cor- 
be ;  in  ciU  senUnansi  qualtro  eorU 
di  grano.  Capace,  delùk  semùtiaxiO' 
ne  di  quattro  corbe. 

SEMINAR,  e  SUMNAR  per  comiz.*  ' 


Bm 


491 


MP 


Setninare ,  Sementare ,  v.  —  Melat. 
per  Spàrgere. 

EMULEINA,  0.  f.  SemoUno,  n.  m. 
Suru  di  pasta  ridoiu  in  plccìoH»> 
siitìi  grAiielliiii ,  cb«  cotta  si  man- 
gia in  tnìoesini.  V>  Simuleina. 
V^X.  Scena,  li  paese  e  luogo  finto 
sul  palco  de'  comici.  —  El  $en\  — • 
Scene,  n.  f.  pi  or.  Le  tele  confitte 
sopra   telai  di  legno   dipinte   per 
rappreaeDtare  il  luogo  da'  comici. 
-*  L'  0  suzzéss  una  bilia  $ena, 
alla  francese  H  e$t  arride  une  piai- 
sante  scène,  une  étrange  scène» 
Oui  si  prende  per  Fol/o.  4ztotie. 
UtigU).  Baruffai,  Scompigiio. 
SENAPtSM,  n.  m.  Senapismo»  Sina- 
pitmo. 
>ENARI«n.  m.  Le  scene* -^  Senari , 
tìgural.-^Sfffao  delie  danne.  Petto.'-' 
Scenario ,  vale  Foglio  in  coi  sono 
descritti  i  recitanti,  le  scene,  i 
luoghi ,  pe'  quali  tolta  a   volta 
denno  uscire  in  palco  1  comici,  ec. 
E  tenario  si  prende  anche  pel  Man* 
dafuori  o  Buttafuòri ,  che  in  bolo- 
gnese dicesi  BuUafora, 
'%NDIC ,  n.  ra.  Sindaco. 
SENSEBIL.add.  Sensitivo»  agg.  dlcesi 
di  Chi  agevolmente  é  commosso  da 
alcuna  passione.  -^  L'è  una  donna 
seìiseiHl;  sensebil  purassà.  —  Ella 
è  una  donna  sensitiva:  ataat»gfran- 
df mente ,  molto  sensitiva.  -^  Sen- 
sìbile, a^dd.  vale  Alio  a  compren- 
dersi dai  sensi.  ^  Quando  si   ad- 
opra  per  aggiunto,  allora  nell'uso 
vale  Che  commove  assai  :  p.  e.  Do- 
lore  seneibilissìmo ,  cioè    Dolore 
molto  disgustoso. 
'SENTÉINZA,  n.  f.  Sentenza,  n.  f.  Giù- 
dicio,  n.  m.  Ed  anche  Motto  ar- 
mio. 
'SENTENZIAR ,  v.  Decidere.  Ed  anche 

Sentenziare,  Condannare. 
SENTlMÉtNT.  Sentimento.  Senso.  Po- 
tenza e  facoltà  di  sentire^  --^  Senti- 
mento per  Intelletto.  -«  Sentimento 
per  Concetto,  Pensiero,  ec.  —  An- 
dar fora  d*  sentimèint.  —  Uscir  del 
sentimento.  Esser  fuor  del  senti- 


mento ,  vagllono  Perdere  il  senno: 
Impaazare.  ~  Al  sté  in  sentiìnèiut 
fena  all'  uttem.  -^  Sgti  rendè  l'a- 
nima con  buon  eottoscimento.  Co* 
noscimento  qui  è  preso  per  Eserci- 

.  zio  delle  fa'^olià  deir anima. 

'6ENTIMENTAL.  add.  Sentimentale, 
agg.  E  per  ironia  Cascante,  Affet- 
tato, Lezioso. 

'SENTÒUK.  n.  m.  Sentore,  Indizio. 

SÉNVA.  Sènape  e  Sènapa.  Erba  il  di 
cui  seme,  di  acutissimo  sapore  ed 
acconcialo,  si  usa  per  salsa  nelle 
vivande.  Vgnir  la  sènws  al  nas.  — 
Venir  la  senapa  al  naso.  Venir  la 
muffa  al  naso.  Stizzirsi. 

SEPA ,  che  una  volta  scrivevasi  Sipa , 
perchè  air  t  con  accento  grave  si 
assegnava  l' ufilzio  di  é  stretu. 
Dante  introdusse  questa  voce  nel 
suo  poema  Cant.  18  dell'  inf.  C^e 
tante  lingue  non  son  ora  apprese 
A  dicer  sipa  tra  Savena  e  Beno,  l 
chiosatori  del  gran  Poeta  esposero 
quasi  tutti  la  spiegazione  di  tal 
voce  nel  significato  di  SI  pò.  che  in 
ital.  vale  Stpoj,  chi  per  una,  chi  per 
altra  conghiettura.  11  solo  P.  Lom- 
bardi si  esprime  cosi»  I  boi. dicono 
•  Sipa  in  vece  di  Sia,  e  non  già  in 
p  vece  di  Si,  come  chiosano  altri  e- 
9  spositori.» Questa  è  laverà  signifi- 
cazione di  Sepa  in  bolognese.  É in- 
dubitabile che  Dante  era  buon  co- 
noscitore de'  dialetti  d'  Italia  ,  e 
pratico  soprattutto  del  bolognese , 
da  lui  sentito  per  molto  tempo  col- 
le proprie  orecchie,  e  tanto  cono- 
sciuto da  poterlo  encomiare.  Non 
è  dunque  da  credere  eh'  egli  igno- 
rasse,  che  Stpa  è  una  voce  sola  , 
e  Si  pò  sono  due  ben  distinte  ; 
che  Si  pò  0  Sé  pò  non  è  comunissi- 
mo nel  dialetto  bolognese ,  e  clie 
ordinariamente  si  adopera  la  voce 
Se  non  accompagnata:  in  oltre  il 
Si  pò  non  è  de'  soli  bolognesi ,  ma 
de'  modenesi ,  ferraresi ,  ed  altri. 
Comunque  però  sia  la  cosa,  cia- 
scun bolognese  meco  converrà  che 
Sipa,  0  ^pa,  0  Sippa scritto  all'an- 


9ER 


492 


SBR 


tica ,  e  Sepa,  scrino  da  me  alla  mo- 
derna ,  siguifiea  Sta ,  a  somiglianza 
delia  voce  amica  Apa,  o  Appa,  che 
valeva  Abbia,  Dirò  dunque  Essere 
la  voce  Sipa,  o  Sepa  equivalente  a 
Sia.  Anzi  aggiungerò  eh'  essa  viene 
modiGcata  nelle  altre  inflessioni 
dell'  eaclamativo,  e  del  congiunlir 
vo  presente  del  verbo  Èsser:  Ch'  a 
sepa,-^  Che  io  sia,  —  Ch'  i'  sep, 

—  Che  tu  sii,  —  Ch'  al  sepa ,  — 
Ch'  egli  sia.  —  Ch*  a  siamen ,  — 
Che  noi  siamo.  —  Ch'  a  siadi»  — 
Cfu;  voi  siate.  —  Ch'  t  sepen',  — 
Ch'  eglino  siano.  —  Sepel'.  Sepia, 

—  Sio  egli,  0  essa,"-  Sepni,  Se 
pnel.  —  Siano  essi,  o  elleno,  ec.  ec. 

'SEPARAR,  V.  Separare,  Dividere, 
'SEiPARAZIÓN,  n.  f.  Separazione, 
•SEPOLTURA.  V.  Sepultura, 
SEPOULCHER.  )  „   «        .. 
SEPOLTURA.    )'*-^n>08tt. 

•SÉPPlA,n.f.  Seppie.    . 

SEQUÈINZA  DEL  CaRT  DA  ZUGAR. 
Seme ,  n.  m.  Semi  si  dicono  le  di- 
verse sorte,  nelle  quali  sono  divise 
le  carie:  p.  e.  //  seme  di  Ikinari , 
di  Coppe,  di  Spade,  di  Bastoni.  I 
francesi  dicono  Couleur,  nejle  loro 
carte  di  Piccìte.  —  La  voce  boi.  è 
presa  dal  francese  Scquetice,  Inten- 
desi  perciò  il  Seguito  di  piìi  carte 
dello  stesso  seme,  quelle  cioè  del 
maggior  valore. 

SEQUELA,  n.  m.  Latinismo  usato  nel 
Foro.  —  In  sequela  d'un  òurden, 

—  In  conseguenza  di  un  ordine,  o 
Relativamente ,  Coerentemente, 

*SEQUESTER,  n.  m.  Sequestro, 

SEQUESTRA,  add.  Sequestrato,  ta, 
agg.  Obbligato  al  sequestro.  -*-  A 
sòn  sia  sequestra  in  casa  tri  de 
per  causa  dèi  tèimp.  —  Sono  ri' 
masto  in  casa  tre  giorni,  impedi- 
to, trattenuto  dalla  pioggia,  —  i42 
m'  sequestrò  in-l-un  cantòn ,  dov 
a  ne  m' psseva  più  mover.  —  Mi 
confinò,  0  ridusse  in  un  canto', 
dove  non  poteva  muovermi, 

•SEQUESTRAR ,  v.  Sequestrare, 

SER.  V.  Sgnòur. 


'SERATA,  n.  f.  Sera  bene ficiaUk.  Se- 
rata di  beneficio  di  un  attore.  Voci 
d'  uso  comune. 

SERNARa.  V.  Vèint. 

SERPA.  Serpe,  Voce  dell'uso.  Cassetta 
delle  carrozze,  quando  vi  siedono 
i  servitori  io  vece  del  cocchiere. 

SERPÉINT.  V.  Bessa. 

•SERPEISTEINA,  n.  f.  Serpentina.  Vo- 
ce degli  oriuolai. 

SERPl^lTÓN.  Serpente.  Slrumeoto  da 
fiato. 

SÈRRA  (È  apertiss.  come  A).  Sprra, 
Collina.  Montagna.—Sonsi  de'luo- 
gbi  nella  provincia  bolognese,  die 
hanno  nome  composto  da  qoesta 
parola.  Jrcwerro.  Valditerra ,  ex:. 

•SERRA  SERRA,  modo  avv.  Semi  ter- 
ra. Grande  affollamento. 

SERVA,  n..f.  Serea,  Servente,  n.  f. 
Colei  che  sta  a  salario  d' altri. - 
Ancella  è  dello  stile  sostenuto.  - 
Servitora  e  Servitrice  non  sono 
piii  deir  uso  moderno. 

SERVEZI.  Servizio  e  Servigio,  —  Cat- 
tiv  seroezi.  —  Malmerito.  Bisserei' 
gio.  Disservizio,  —  Servezi,  per  0- 
pera:Uone,  Negozio.  Faccenda.  Af- 
fare. —  A-i-ho  un  servezi  da  far. 

—  Ho  un'  operazione  da  fare.  — 
A  vad  inrt-un  servezi.  —  Vado  per 
un  affare.  —  Far  un  servezi.  - 
f^are  i  suoi  agi,  —  QuèU  servezi. 

—  Il  deretano.  —  Aoèir  lati  in 
qucll  servezi.  —  Aver  tulli  dentro 
d'  un  sacchetto.  —  Far  un  fait  t 
du  servezi.  —  Pigliar  due  cotoitM 
o  una  fava, 

SERVITÒUR.  Servo,  Servitore.  Servi- 
dore. Servente.  —  Servigiate  e  Ser- 
viziale  non  sono  ora  usati.  S' usano 
pure  Famiglio,  Famigliare,  ed  al- 
tri nomi  adatti  alla  qualità  del  se^ 
vigio:  Donzello,  Paggio,  Fante.  Staf- 
fiere, Scudiere,  ec.  —  Domestico. 
parola  franzese. 

SERVITI],  n.  f.  Servidorame,  n.  n. 
Massa,  Numero,  o  Quantità  di  ser- 
vidori. Servitù  si  è  usato  anche  io 
questo  senso  ,  benché  significhi 
piuttosto  Schiavitù,  Soggezione, 


SFA 


493 


SPB 


;R\IZIÉV0L»  edd.  Serviziato,  Servi- 
yiato.  Inservigiato  agg.  Che  vo- 
lonlieri  fa  servizio.  — •  ServizUUe 
vale  ClUUro, 

ÈST,  n.  m.  Se$to.  La  $eita parte,  — 
Sèsl  d'  Ufi  Uùer.  —  Sesto  d'un  /<- 
òro.  —  Sc</..-.  Gariio,  Portamen- 
to, Ordine, 

I^TT.  Selle.  Nome  Dumerale  equiva- 
leu  le  a  uoo  più  sei.  —  Ammazza- 
séli.V.^Èsser  d'sèltcoll  e  una  bui- 
da.  —  Essere  di  malizia  raffinala. 
Dicesi  anche  in  prov.  Egli  è  malto 
da  sette  colle ,  per  dire  Mallo  spac- 
cialo. —  Far  un  sélt  int-al  giu- 
slacor. — Fare  uno  squarcio,  squar^ 
cetlo ,  scfUanto  neW  abito. 
;ÈTTA ,  n.  f.  Selta. 
ELTTÈxMBER,  n.  m.  Seitembre. 
>ETT£MfìR£IN  ,  add.  Sellefnbrino  , 
cioè  Appartenente  a  settembre.  — 
Alla  louna  setlembreina  sclt  loun 
a  se  gì'  incheina,  prov.  popolare. 
—  Alla  luna  settembrina  selle  lune 
se  le  inchina,  per  significare  che 
la   somigliano  nell'  ioftasso  sulla 
stagione. 

FACCIUNAR,  V.  Affacchinare.  Affac- 
chifiarsi.  Facchineggiare.  Durar 
fatica  a  modo  di  facchino.  Lavora- 
re di  spalla  e  braccia.  Lavorar  di 
mazza  e  stanga. 

FALZINLÀ.  Falciata.  Colpo  di  falce. 
SFAMAR.  SFAMARS',  s.  Sfamare.  Sfa- 
marsi. 
;FANGUIAR,  V.  Impillacherarsi.  Im- 
brodolarsi. 
sFARlNARS',  V.  Sfarinarsi,  v.  Ridur- 
si in  polvere .  in  farina.  —  Con  ter- 
mine tecnico  dicesi  Friàbile.  Esser 
friàlnk.  —  FriabiUlà.  Qualità  di 
esser  friabile. 
5FASLAMÈÌNT.  n.  m.  D'  una  bòli,  d' 
un  tinazz.  —  Sfasciatura.  Sdoga- 
tura.  —  Disorganizzazione.  Direb- 
besi  di  cosa  organizzata  «  che  si 
sconcertasse  o  guastasse.— (luas to- 
mento. Guasto.  Distruzione  dì  edi- 
ficio: e  fig.  di  cose  morali  Bovina, 
Precipizio.  Corruzione»  Pt  Irefazio- 
ne.  Di  un  corpo  morto.  -  •  Dissolu-\ 


zione,  iHsfacimento.  Scioglimento 
naturale  delle  parli  di  un  corpo.  -~ 
Sf ocello  nou  ò  di  lingua. 

SFASLARS',  V.  Sfasciarsi,  v.  -^  Una 
bòtt  tutta  sfasld,  —  Una  botte  tutta 
sfasciata. 

SFAVILLAR,  s.  Sfavillare  ;  Disfavit- 
lare;  Mandar  faville.  -^  Alcuni  bo- 
lognesi dicono  Sfavillar  per  Smuc- 
dar ,  temendo  forse  che  quesl'  ul- 
tima voce  sia  troppo  bassa  ;  sappia- 
no però  che  essa  è  l' italiano  Smoc- 
colare. 

'SFAZZÀ,  add. /mprudenfe.  Sfacciato, 
agg. 

SFAZZINDÀ ,  add.  Sfaccendato;  Scio- 
perato; Perdigiorno. 

*SFAZZULTÀ,  n.  f.  Un  fazzoletto  pie- 
no di  c/iecchessia.-"  Forse,  come 
di  cesi  Manata,  potrebbe  usarsi  Faz" 
zolellata. 

SFEFFÉO.  Voce  plebea  che  s' usa  in 
questo  solo  significato.  Vlèir  far 
al  so  sfeffèo,  che  i  fiorentini  direb- 
bero Ogni  galla  vuole  il  sona- 
glio ,  indicando  Chi  vuole  quel- 
lo ,  che  la  sua  condizione  non  com- 
porta. 

SFERA  D'ARLOI.  Indice,  Stilo,  Saetta. 

SFERGADURA.n.  f.  SFERGAMÉiNT  , 
n.  m.  Fregamenio.  11  fregare.  — 
Fregatura ,  vale  Sfergazzamèint. 
V.  Sfergazzadura.  —  Sfergadurei- 
na.  —  Ft^gazioficella.  —  Fregati- 
na  è  voce  dell'uso  popolare,  quan- 
tunque comunissima. 

SFERGAMÈINT,  n.  m.  Fregamenio. 
Stropicciamento.  —  Sfergamèint 
insèm.  —  Confricazione,  n.  f. 

SFERGAR,  V.  Fregare,  ed  anche  Sfre- 
gare. Stropicciare  leggiermente.  — 
Sfergar  insèm.  —  Confricare. 

SFERGAZZADURA,  n.  f.  SFERGAZZA- 
MÈINT, n.  m.  Fregatura,  n.  f.  Fre- 
go. Fregamenio ,  n.  m. 

SFERGAZZAR ,  v.  Fregacdolare.  Sfre- 
gacciolarc.  Far  de'freghi,  o  fregac- 
ciolt. 

SFERSADURA,  voce  che  proviene  for- 
se da  Fersa.  V.  Eruzione ,  o  efflore- 
scenza preternaturale  di  bollicene 


SPI 


494 


9FR 


»opra  la  cute,  che  con  greciimo 
medico  dicesi  Esanleroa. 

SFiADARS',  V.  Sfiatami  per  far  inten- 
dere checchessia  ad  ano. 

8FIGATTÀ,add.  5/è{/atoto.  Voce  bas- 
sa. Soiscerato»  agg.  in  ho\.  si  pren- 
de anche  in  significato  di  Meschi- 
no, mancante  di  checché  sia. 

SFiGATTARS',  SPULMUNARS',  y.  Sfia- 
tarsi» V.  V.  Spultnunars'. 

SFIGURAR  e  FAR  SFIGURAR,  y.  Scom- 
parire ,  Fare  scomparire.  —  Sfigu- 
rare, Disfigurare  valgono  Guastar 
la  figura  »  la  immagine. 

SFILA  (ALLA).  Difiiato.  —  Vgnir , 
Dir  alia  sfila, '^  Venire,  Dire  di- 
filato. 

8FiLACC'>  n.  m.  Filàecica,  n.  f.  plur/ 
Fila  che  spicciano  da  panno  rotto, 
o  stracciato. 

SFILACCIARS;  v.  Sfilacciare,  e  Sfi- 
laccicare.  Far  le  filaccia. 

SFILACCIÓUS,  add.  Sfilacciato,  ta, 
agg.  Che  sfilaccia.  «^  Filoso,  Fila- 
mentoso. Pieno  di  fila.  —  Caren  sfi- 
kteciòusa.  —  Carne  tigliosa. 

*SFiLAR,  T.  Rompere  il  filo  della 
schiena. 

SFILARS'.  SfUarsi.  Rompersi  il  filo 
delia  schiena.  —  Al  s*  è  avù  a  sfi- 
lar.  —  Egli  è  siato  per  dilomùarsi. 
Figurai.  Affaticarsi  oltre  misura. 

SFILATÀRA.  Filatera;  Filattera;  Fi- 
latessa. —  Una  sfilalàra  d*scrann. 

—  Una  fiiatessa  di  scranne. 
SFILATER.  Siòiloso,  agg.  Che  batte 

molto  e  fischia  la  Sin  parlando.  Sic- 
come questo  modo  di  parlare  è 
del  basso  popolo ,  cosi  i  bolognesi 
danno  T  epiteto  di  Sfilater  al  Bi- 
ricchdn 

*SFILATRÀr,  V.  Sibilare,  per  Parlare 
da  Sfilater, 

&¥XLZk.  Filza,  (e  non  Filcia  come 
alcuni  scrivono).  Più  cose  infilzate 
insieme  in  che  si  sia.  —  Trèi  sfilz 
d'  recapit.  —  Tre  filze  di  documen- 
ti originali.  —  Una  sfilza  d*  fig , 
d*  maron.  —  Resta  di  fichi,  di  mar- 
roni.  —  Una  sfilza  d*  (msi ,  d'  no\). 

—  Una  infilzatura;  Una  infilata  di 


bffgie,  di  novità,  —  Sfitta  dia  ga- 
vétta.  —  Bàndolo, 

SFILZÈTTA.  V.  Pànt 

SFINÉ,  add.  Finito.  Rifinito.  Spossato, 
agg. 

SFtNlMÉlNT,  LANGUIDÉZZA,  DEBO- 
LÉZZA ,  SPOSSATÉZZA.  Sfmimenltì. 
Languidezza.  Spossatezza.  Debo- 
lezza. 

SFINIR.  V.  Rifinire.  Spossare,  v.  Noe 
V'  ha  Sfinire,  ma  bensi  Sfimnienlo 
per  Languidezza. 

SFIOPLA.n.  f.  Cocciuola,  Pìccolissi- 
ma gonfiatura^  per  lo  pia  cagionata 
da  morsicatura  di  zanzare,  e  cose 
simili. 

SFIUPLAR ,  Gonfiarsi,  Levarsi  la  eoe- 
ciuola.  y.Sfwpla. 

SFIURAR,  Y.  Sfiorire,  v.  Trascegliere 
il  meglio.—  Sfiorare,  vale  Cogliere 
fiori.  —  Disfiorare.  Togliere  il  flore 
alle  cose;  —  Sfiorire,  Perdere  i  fio- 
ri degli  alberi. 

SFLAR  DALLA  SÉID,  m.  b.  Tnftkr 
di  sete. 

SFLÈINGA:  Cartaccia.  Carta  di  nes- 
sun valore  nel  giuoco. 

SFLOTTA  D*  ZÉINT.  Frotta,  f.  e  Fret- 
to ,  m.  Moltitudine  di  gente  iif 
sieme. 

SFOIA.  Sògliola,  Sorte  di  pésce  di 
mare  di  forma  piatta. 

SFRACASSAR.  Fracassare.  Sfraetu- 
sare.  Mandare  in  pezzi ,  in  rovina. 

SFRANDAI.  FrastagUo;  CinciscMo. 
Pendaglio.  Cenci ,  o  altro  che  sia 
penzolone. 

SFRANTUMAR.  SFRANTUMA.  Tritola- 
re. Stritolare.  Sfracellare.  Trito- 
larsi, 

SFRAPPLA ,  n.  f.  Crespello,  n.  m.  Fo- 
glia di  pasta  dolce  delia  largbezza 
poco  più  delie  lasagne ,  fatta  ancbe 
di  varie  forme ,  la  quale  mettendo- 
la a  cuocere,  natante  nello  strutto 
bollente ,  si  raccrespa.  —  Sfrappln 
in  via  figur.  Carota.  —  FandoHÌ<i- 
Frottola,  n.  f.  —  Cuntar  del  sfrtip- 
pel;  dar  ad  intender  del  sfrappfl- 
—  Cacciar,  o  ficcar  carote.  Ccntif 
fandonie. 


9FD 


495 


SFO 


APPLAR,  V.  Contar  fanflonU, 
AFPtÓN.  Carotaio.  KaccoDUtor  di 
mdoQie. 

iATTON  .  P.  m.  Neltaloia,  n.  f.  As- 
cella quadrala  »  o  scaDtooata  con 
lainico  fiiU)  per  di  tolto  ad  oso 
e'  maralori  per  uguagliar  V  imo- 
acatura. 

^ÌGA.  Frega  e  FregagioM,  — 
ar  le  frtgl^  ,  o  fregagioni,  — 
\eitr  in  ifrèiga.  V.  SaiUMUa. 
(ISAB  ,  y.  Graffiare,  v.  Segnar 
^ggermenleta  guperficie  di  cbec- 
bè  sia  con  cosa  laglieole.  —  Sfre* 
iare.  Faro  un  laglio  net  viso 
Itrui. 

VIS ,  Q.  m.  Frego.  Graffio.  Sgraffio; 
I.  m.  Graffiatura,  n.  f.  —  Fregio, 
fregio  nel  vUo. 
IITTLAR.  V.  Asfrittlar. 
lÓMBLA.  Fionda.  Frómbola,  From- 
a.  SeagUq.  -^  Fromboliere,  Frani- 
colatore,  a*  m.  Chi  scaglia  sassi 
:olla  Trombola. 

RUMBLADÓUR.  n.  m. FromboUere. 
ftUMBLAR,  V.  Frombolare»  y.  Trar 
;assi  coiia  fromba.  Slanciare.  Lan- 
lare.  —  Sftumblar  Og.  nei  signi- 
:aLo  di  Geiiar  checcbessia  con  im- 
)elo.  —  Sfrumblar,  flgur.  —  Anr 
iar  girone.  Vagare. 
LIADURA,  n.  f.  SFUIAMÈINT.  n.  m. 
Sfogliatura,  f.  Sfogliatnenlo,  m.-^ 
^fuiadura  dèi  férr,  —  Sfaldalura  , 
1.  f.  Sfogliame ,  n.  m. 
UlAR.  y.  Sfogliare.  Sfrondare.  Sbru- 
care. Brucare ,  Levar  le  foglie  ai 
rami  degli  alberi.— S/uiarJ  /itfr.-— 
Spicciolare.  —  Sfuiarit*  del  pred, 
dèi  férr.  —  Sfaldarsi  delle  pietre, 
del  ferro. 

ULEZEN ,  SFULÉCCIA.  V.  Fulèccia. 
ILGiNAC,  SFULGNACCÒN.  Barbu- 
nlioìie.  V.  Sfalgnaccar. 
XLGNACCAR .  y.  Barbugliare,  v. 
Parlare  in  modo  male  articolalo  , 
poco  distinto ,  come  suol  fare  chi 
non  è  troppo  pratico  di  una  lingua. 
V.  TarUUar. 

^UMÀR ,  V.  Sfumare.  Svanire.  Andar 
in  fumo. —  S/umar  cvéll,  6g.. — 


f orfar  uto ,  Rubare  gualche  co$a. 
—  Una  coesa  $'  è  sfuma.  —  Hon 
s'  à  più  veduta.  È  attdata  in  fumo, 
è  svanita*  — -  Sfumarsla,  flg.  -r 
Sparire.  Fuggire,  lo  slesso  che 
Sbignarsla.  —  Sfumar.-^  Sfumare 
è  anche  termine  de'pillori.  Degras 
dar  la  tinta. 

SFUMEIN.  Spotoerezeo  e  Spoiverixto. 
Bottone  di  cencio  »  entro  cui  è  le- 
gala polvere  di  gesso, odi  carbone, 
per  uso  di  spolverizzare. 

SFUiNDÀ  ,  add.  Guast ,  Arvind.  Sfon- 
dato,  agg.  Propriamente  varrebbe 
Senni  fondo,  ma  si  prende  ancora 
per  Botto,  Guasto.  —  Sfunda  figu- 
rai. Sfondato.  Insaziabile.  —  Reco 
sfunda,  —  Bieco  sfondato*  Ricchis- 
simo. 

SFUiNDAR,  y.  Sfondare,  Rompere,  v. 
^  Pust'  sfundar.  ^^  Che  tu  possa, 
crepare. 

SFmmxaÙTi ,  ù.  m.  Voràgine ,  n.  f. 

SFUNDÓN.  Sfondamento.  Rottura  gran- 
de. —  Sfundòn  d'  reder.  -•^  Riso 
dirotto ,  smoderato.  «—  5/utuiòfi.  <— 
QuafUità  grandissima,  sterminaia. 

SFUNDBADÒUN  ,  dello  piìi  civilm. 
Briccone.  Scaltro.  Bagnalo  e  eima* 
io. —  Sfundradòuèia,  t^-^  Donna  di 
mal  costume.  Briceona.  -«  Cessa 
sfundradòuna.  —  Affare  disgra- 
ziato ,  malaugurato.  «^  Razza ,  o 
Canata  sfundradòuna.  •—  Stirpe 
trista, malnata.  Bazza  malandri' 
«a.  Canaglia  berrettina.  -^  A'Uho 
avù  una  pora  sfundradòuna,  — 
Ho  avuto  una  paura  sgangheratis- 
ùma.'^  Alla  sfundradòuna,  av- 
verbialmente. Alla  peggio»  Mala- 
mente. 

SFUNDRECC;  SFUNDRAQUEL;  SFUN- 
DBÙCC;  SFUNDBÙI,  n.  m.  Fondi- 
glia ,  n.  f.  Sedimento  che  si  trova 
ne' vasi  mal  netti,  in  acqua,  od  al- 
tri liquori ,  che  depongono.  —  Po- 
sature ,  plur.  Parte  che  depongono 
in  fondo  le  cose  liquide. 

SFUBACCIAB ,  V.  Foracchiare.  Sforac- 
chiare. Bucacchiare. 

SFURM1GULAMÈ1.M.   Fomicolamen- 


SGA 


496 


SGA 


to.  Formicolio.  <—  Patin  o  Avere 
V  infarmicolamento. 

SFORMIGULAB,  v.  Formicare,  v.  Di- 
cesi di  cose  che  ban  viia,  e  moto . 
e  soo  numerose  e  spesse  a  gaisa 
di  formiche.  —  Sintirs'  sfumiigi^ 
tor.  —  Informicolare. 

SFURMIGULAR.  n.  m.  Formicaio.  For- 
micolaio, n.  m.  Qaanlità  di  formi- 
clie;  ed  anche  il  laogo  dove  elle 
si  ragunano.  —  Flgur.  Quantità  di 
checchessia. 

•SFORZAR ,  V.  Sforzare.  Forzare. 

•SFURZARS',  V.  p.  Sforzarsi. 

SFURZEIN.  Sferzino.  Spago  torto .  da 
sferza.  —  Far  un  $furzein,  figur. 
—  Sforzarsi.  —  Torr  per  sfurzein. 
Vgnir  per  sfurzein.  —  Prendere, 
Venire  j)er  forza.  Forzatamente. 

SFURZINA,  n.  f.  Forchettata. 

SFUSGNÀ ,  add.  Lordo  e  impiastric- 
ciato nel  viso. 

SFUSGNAR,  V.  Lordare.  Impiastric- 
ciare. 

SGABLADURA.  n.  f.  Bòzzolo,  n.  m. 
Misura  del  mugnaio  colla  quale  pi- 
glia parte  del  grano  macinato  per 
sua  mcrppdp 

SGABLAR.  SDAZIAR,  v.  Sffabellare. 
Gabellare.  Sdoganare.  —  Non  gor 
bellare  quello  che  uno  dice ,  vale 
JVò»  credergliele. Non  passargliele: 
che  i  boi.  dicono  Quésta  n'  paga 
gabèlla  ;  o  An'  i  farèin  pagar  la 
j^oòé/to.  Quando,  scherzando,  sisnol 
dare  eccezione  a  quello,  che  altri 
racconta.  —  Sgablar  la  masna.  — 
Sbozzolare.  Bozzolare.  Pigliar  col 
bozzolo  parte  della  molenda  ,  o 
sia  materia  macinata  ,  lo  che  fa 
il  mugnaio  per  mercede  della 
sua  opera.  —  Sgablar  ,  figurai. 
Morire. 

SGADÀ,  add.  Sgheronato,  agg.  Fatto 
a  gheroni.  —  Camisa  sgadà.  ^  Co- 
micia  sgheronata. 

SGADAR  ÈL  CAMIS.  Tagliare  a  ghero- 
ni. V.  Sgadd. 

^GADEZZA.  Segatura.  Parte  del  le- 
gno, che,  ridotta  quasi  io  polvere, 
casca  in  terra  in  segando. 


SGADÒUR.  Mietitore.  Colui  che  se^ 
le  biade.  •^Sgadòur  éU  prd.—  Fai- 
datore.  —  Sgadòur  fig.  —  Slrimr 
pellatore.  Cattivo  suonatore. 

SGADURA.  Segatura.  V  azione  del 
segare.  -^  Fessura  che  fa  la  segx 

—  Parte  ove  la  cosa  è  segata.  — 
Sganda.  —  Segatura.  Faleìatvra. 
Tempo  nel  quale  si  sega  il  fieoo. 
la  stoppia;  e  l'Azione  di  segarla. 
^  Sgari,  propriamente  è  rUDÌooe 
di  molli  segatori  raccolti  per  sega- 
re il  fieno ,  o  le  stoppie.  —  Si  dkc 
ancora  Segatura,  Fatciatum  del 
grano,  che  i  boi.  dicono  Al  fnedtr- 

—  Tgnir  al  vein  pr  al  tèimp  dìl 
meder.  —  Serbare  il  vino  per  te 
segatura. 

SGAGli  (dal  fr.  Degagé).  Svelto,  de- 
stro. 

SGALENBER  (D*).  TAlA  D'  SGALEM- 
BER.  ÈSSER  D' SGALEMBER.  Dicrsì 
de' panni,  e  simili  tagliati  A  «/Vm- 
1,0.  —  Andar  d'  sgalember.  - 
Andar  a  sghembo.  Otìbtiquare.  V. 
Schibiz. 

•SGALIAR,  V.  Bubare,  Portar  via  dt- 
stramente. 

*SGALM1DRA.  V.  Sgualmidra. 

SGALUNARS'.v.Scioncarri.  Scotrì^r- 
si.  Sfiancarsi.  Sgangherarsi.  Gua- 
sta rsi  le  cosce,  slogarle. 

SGAMBA ,  n.  f.  Spedatura .  n.  f.  Affali- 
camento  de'  piedi.  —  4  m*  lon 
tòlt  una  sgamba.  —  Soììo  spedah. 
Hi  sono  sgambato. 

SGAMBARS\v.  Sgambarsi.  Stancar 
le  gambe. 

SGAMBETTLAR,  v.  Gambettare.  Sgam- 
bettare, V.  ,     , 

SGAMBDZ  (IN),  avv.  SGAMBUZZA. 
add.  Sgambucciato ,  agg.  Star  sen- 
za calze. 

SGAMUFAR.  V.  Sgranfghar. 

SGANAPPAR;  ÓNZERS'I  BAFFI: SBAT- 
TER L'  OSS  BARBEIN  ;  .TAFFIAB 
V.  Scuffiare.  Dare  il  portante  » 
denti.  Ungere  il  grifo,  o  i7  dfnif 
Sbattere  il  dente.  Toccar  col  àenf' 
Far  ballare  i  denti.  Sbatoffiair 
Strippare.TuWi  termini  bassi  e  ui- 


SGA 

iali,  che  valgono  Mangiare  a  due 

almeìUL 

NASSaRS'  dal  BEDER.  V.  Smas- 

lars', 

NASSÓN.  Ganaecione.  Mosiac- 
ione, 

NO  A.  V.  Sgadura. 
uNGA.  Una  costa  dia  sganga;  una 
ì'opoiiziòh  dia  sfanga,  ec.  Dello 
ella  plebe,  che  vale  D'scMria.  V. 
INGAK,  ▼.  (Voce  bassa ).  S(6'n/a- 
e.  —  Far  tgangar  una  couu,  — 
aria  aspellar  mollo. 
ìNGARAR,  ¥.  Sgangherare,  v.  Le- 
ar di  sesto.  Propriameale  vale  Ca- 
ar  de'  gangl^erL 

iNTElN.  Segalore,  Che  sega  il  le- 
;oame. 

\R,  V.  Segare,  ▼.  —  Sgar  al  fèin. 
•^Segare,  Falciare  il  fieno.  — Al 
timp  dèi  sgar.  La  Falce.  Il  lempo 
)iiHa  segatura.  Si  dice  accora  Sc- 
iare, Falciare  il  grano,  V.  Meder. 
"  Sgar  la  véccia.  V.  Veccia.  — 
)0ar,  Sgduzzar  al  viulein. — Slrim' 
ìellare.  Sonar  male. 
URABE[>  D.  m.  Scompiglio. 
ARAMUFLA ,  n.  f.  Fòrf)ra,e  For- 
fore, n.  f.  Escare  secche  •  bianche 
ì  sottili ,  che  si  generano  nella  cu- 
e  del  capo  sotto  i  capelli.  Dicesi 
incora  delle  altre  simili,  prodotte 
Ulte  volatiche,  empettigini,  ec. 
ARAMUFLAR,  6guraL  Scuplullar. 
)are  scappellotti. 

ARAR,  V.  Sbagliare.  Errare  ,  v. 
barrare.  —  Sgarare  vuol  dire 
Vìncer  la  gara. 

ARàVLAR ,  V.  Baspollare,  v.  Andar 
cercando  i  raspolli  d'  uva. 
ARB.  n.  m.  SGARBAhl,  n.  f.  Sgar- 
^lezza,n.  f.  Alberti  porla  ancora 
^aiijatàggine, cììSindo  il  Fagiuoli. 
-La  voce S^aròaW equivale  ezian- 
dio a  Sgraziatàggine. 
ARBÀ,  add.  Sgarbalo.  Malpolilo. 
%rlese.  Rozzo. 

ARRAZZA  D'  FiXOCC.  Biinasuglio 
^^ifoffUedi  finocchio  >  delle  quali 
itasi  mangialo  la  parte  migUorc. 
%t(amo  esterno  del  finocclùo. 


497  8GA 

SGARDLA  ,  add.  SeerpeUino,  Seerpel- 
lato,  SdarpeUato,  aggiunto  d'  oc- 
chio che  abbia  le  palpebre  rove- 
sciale 

SGARt.  V.  Sgadura. 

SGARMlA.  add.  Scarmigliaio,  agg. 
Co'  capelli  non  pettinati. 

'SGARMlAR,  V.  Scarmigliare. 

SGARÓiN.  (Forse  da  G/i(;rone.  Schim- 
bescio).  Strafalcione.  Scerpellone. 
Farfallone.  Erroraccio.  — >  Far  di 
sgaron.  -^  Strafalciare ,  v. 

SCARTAR,  v.  Dicesi  delle  piante  che 
si  Tagliano  rasente  a  terra ,  per- 
chè ripullulino  piìi  rigogliose.  In 
lingua  v'  ha  Sgarrettant»  ma  usato 
solamente  al  proprio,  per  Taglia- 
re  i  garretti,  trattandosi  di  anima- 
li, non  al  Bguralonel  senso  soprad- 
detto ,  appropriandolo  alle  piante. 
Questo  verbo  però,  in  tal  signifi- 
cato tanto  espressivo,  non  farebbe 
cattiva  mostra  nel  vocabolario  del- 
la lingua  nazionale.— S(;ar/ar,  vale 
ancora  Scalce^gnare.  Pestare,  o  cal- 
care altrui  il  calcagno  della  scarpa 
andandogli  appresso. 

SGAR/,  REZZ.  Riccio.  Scorza  spinosa 
della  caslagna.—  Sgarz.  —  Cardo. 
Frutto  del  cardo  salvalico.  —  Car- 
di  dirozzati.  Che  sono  stati  adope- 
rati. —  Sgarz  da  pltnar  la  lana. 
— >  Scardasso.  Cardo.  Strumento 
con  denti  di  lil  di  ferro  auocinati , 
col  quale  si  raffina  la  lana. 

SGAKZADÒUR.  Cardatore.  Scardas- 
siere.  Colui  che  carda  la  lana. 

SGARZADURA.  Cardatura.  L'  opera- 
zione del  cardare. 

SGARZAR,  V.  Cardare»  Garzare,  v. 
Cavar  iuori  il  pelo  a'  panni  col  car- 
do. V.  Ptlnar  la  lana. 

SGAVAGNAU ,  v.  Dibattere  con  forza. 
Soincolare ,  v.  Scuotere  con  forza 
qualcheduno ,  e  per  lo  più  ancora 
malmenandolo.  ^  Sgavagnars'. — 
Dibattersi  con  forza.  Svincolarsi. 

SGAVEL  (A)  ;  TAIAR  A  SGAVEL;  ASSA 
TAIÀ  A  SGAVEL.  A  schimbescio.  A 
schiancio.  A  sqhembo.  V.  Schibizz. 

SGAZARATA.  BÙSCARATA,    BUBBE- 

58 


SGD 


498 


SGN 


LATA,  detto  più  pnlitamente,  in  ve- 
ce di  altra  voce  meno  civile.  —  X 
n'  m' importa  una  $gazarala,  etz. 
— iVo»  me  ne  cale.  Non  tne  ne  curo. 
Non  me  ne  imporla  un  fico,  unozc 
ro,  0  simili.  —  A  n'in  so  una  sga- 
zarala.  —  Non  ne  so.  Non  ne  in- 
teniU).  Non  ne  so  nulla.  —  A  n'  al 
slémuna  sgazarala^eVL.-^Lo  slimo 
come. una  foglia  di  pomo,  come 
il  terzo  piede,  un  niente ,  niente 
affatto,  uno  zero. —  Duscaratal  E- 
sclamazione  di  maraviglia.  — Can- 
chital  Capperi,  Zoccola  Finocchi  1 
Poffare  il  mondo  I 
SGDUZZ.  Coccio.  Pezzo  di  vaso  rollo 
di  terra  cotta.  —  Greppo,  Vaso  dì 
terra  rotto. — Sgdozz,  figurai.  Éssr 
un  sgdozz.  —  Essere  una  conca 
fessa,  dicesi  di  Clii  abbia  poca  sa- 
nità.—•  i4/  dura  più  un  sgdozz, 
una  imnatta  ratta ,  d'  una  sana. 

—  Basta  più  una  conca  fessa ,  die 
una  salda.  —  Far  di  sgduzz.  — 
Far  de'  pentolini.  Rompere  una 
pignalla  in  pezzi;  e  per  simil.  Far 
di  sgduzz  per  Abortire. 

SGUUZZAIi,  V.  Qoesla  parola  viene 
dal  nome  Sgdozz,  che  vale  Coccio, 
come  abbiam  detto ,  e  dovrebbe  in 
coQsegaeuza  significareFarede'coc- 
ci,  cioè  Rompere  bicchieri,  o  altri 
vasi,  facendone  tanti  pezzi:  ma  si 
è  volato  darle  bensì  l' immagina- 
zione di  rottura ,  non  l' Azione  ; 
quindi  Sgduzzar  ha  la  nozione  di 
Fortemente  dimenare  i  vasi,  fa- 
cendoli sbattere  gli  uni  cogli  altri 
a  pericolo  di  romperli,  lo  farei  e- 
qui  valere  questo  termine  a  Dibat- 
tere. Agitare.  Dibattere  i  bicchieri , 
i  piatti,  il  verbo  Diguazzare  può 
lasciarsi  per  ciò ,  che  ha  rapporto 
ai  liquidi.  —  Sgduzzar  si  è  esteso 
ìì\  Dibattere  di  tulli  i  corpi,  che 
possan  render  suono ,  e  perciò  si 
dice  Sgduzzar  i  fir,  sgduzzar  el 
campan',  ed  anche  agli  strumenti 
musicali  in  senso  di  sonar  male. 

—  Sgduzzar  una  chitarra,  un  viu- 
lein.  —  Strimpellare.  \ 


SGHERGNAPAPLA  ,  n.  f.  Sohigna- 
pàppole,  n.  m.  Ridone.  Che  ride 
sgangheratamente. 

SGllEUGNAZZÀ  e  SGHERGNAZZATA, 
n.  f.  Sghignazzata.  Risata  eoa  i- 
strepilo. 

SGHERGNAZZAMÉiNT.  Sghignazzo^ 
mento,  Sghignazzio.  Sghigoazjuia 
continuala. 

SGHERGNAZZAR ,  v.  Sghignazzan, 
Ghignazzare ,  v.  Ridere  sgaflgben* 
tameule. 

SGHERGNAZZÓN.  Bidone. 

SGHESSA.  Sagratina,Sagraloiìa.  Vo- 
ci basse,  dai  Sacra  fames  de'Ulifii- 
Fame  grande. 

*SGHÉTTA.  n-  f.  Seghetta.  Arnese  òt 
meltesi  al  muso  de'  cavailL 

'SGHIREL.  V.  MagnasùlL 

SGIÀZZEL  V.  Lègn. 

SGNEFLA.  V.  Sqminzia, 

SGNEK.  V.  Sgnòur. 

•SGNiFLAR  Di  TUSETT.Lo  slesso  tbe 
Smergular.  V. 

SGNOFLA.  n.  f.  Voce  plebea.  Ctlfala, 
n.  f.  Mostaccione,  n.  m.  Ed  aucLe 
Cacata  grande. 

SGNÓUR,m.  SGNÒURA.  f.  Signore, 
m.  %/iora,  t-^Ser,  Sior,  Uutr. 
—  Sere.  Messer.  Messere.  Voci  an- 
tiqua te.  —  Un  sgnòur,  assol.-;  tu 
signore ,  cioè  Ricco.  —  Al  Sgnòur, 
per  eccellenza  II  Signore.  l^osU^ 
Sigtìot^.  Iddio.  —  Sgner  Factl, 
Sgnera  Luzi.  —  Signor  Paolo, Si- 
gnora Lucia,  -p  Gner  sé,  C/iem 
no.  —  Signor  »ì.  Signora  no.  t  co- 
me dicono  i  fiorentioL  Gnor  «. 
Gnor  no.  Gtìè  si,  Gnè  no.  l  bolo- 
gnesi educali  dicono  Sì  signort. 
No  signore,  usandolo  quasi  afier- 
bialm.  lo  iial.però  si  deve  «car- 
dare colla  persona  Si  signore- Si 
signora.  ^  signore  plur.  f.  Si  si- 
gnori plur.  m.  —  Gnòur,  GHÒuro! 
Interrogativo ,  per  non  avere  ben« 
inleso  ciò,  che  altri  ha  dello.  Clu 
dice?  Che  cosa  dice?  Che  cosa  dr 
manda?  —  Bona  nott  sgnòàir  -  « 
Dio  riveggio.  A  precipizio.  0  Va'* 
di  una  cosa  di  cui  non  si  vt^gga  >' 


SGR 


499 


SGR 


ne.  --  Sgnàur  sé,  alle  volle  per 
osi  è.  —  Ma  $gnòur  lé,  lù  vùva 
ì'  andass  $ig.  —  Cosi  è,  voleva 
ie  andassi  seco.  —  Sgnòur  sé,  sé 
Hn.  Modo  di  reticeoza  usala  pru- 
^ntenieule ,  onde  non  ripetere  al- 
ma parola  sconcia,  o  non  riferire 
)sa  da  non  dirsi:  p.  e.  Al  cminzò 
strapazzarla  e  a  diri  Sffuòur  sé, 
i  bèin.  -^  Cùtninciò  a  viUpender- 
•  ,ea  dirle  ciò  che  vi  potete  im- 
aginare.  '-'Al  vleva  eh*  andass 
'in  là,  e  pò  vleva,  sgnòur  sé ,  sé 

lULÀi'  V.  Gnular, 
>MBER  O'CUSEINA.  Cameretta  del 
ivello ,  dell*  acquaio. 
IMBRACA.  V.  Arpundur. 
>N.  Tralce,  o  Tralcio  guardiano. 
uel  iralce  di  riserva  di  dae  soli 
echi,  lasciato  nella  parie  inferiore 
elta  vile,  onde  poterlo  adoperare 
er  Tanno  seguente.  -->  Sgòn,  ac- 
resc.  d'  Sèifja ,  s' intende  propria- 
tenle  Quella  sega  lunga  e  molto 
irga ,  senza  telaio,  con  due  manu- 
ri,  e  serve  per  recidere  a  traverso 
li  alberi .  e  il  legname.  —  Sgòn, 
Sèiga  da  sgantein.  —  Sega  gran- 
e.  —  Capitello.  Quella  parie  cbe 
segatore,  il  quale  sta  di  sopra, 
ene  colle  mani.  Maniglia  dicesi 
ueli'  altra  parte  di  sotto.  —  Da 
(jòn  si  fa  il  verbo  Sgunar.  Opera- 
ione  di  segare  i  legnami  grossi 
)  rocchi;  voce  che  non  è  neiritaL, 
si  dirà  Segare  in  grosso. 
ÒUL,n. m.  Gola,  o  Goletta.  Or- 
amento. 

)ZZCL.  Scolo,  n.  ro. —  Èssr  in  sgoz* 
'il.  —  Essere  in  iseolu. 
lANFGNADURA.  V  Sgranfnott 
lANFGNAR,  v.  Graffiare  e  Sgraf- 
are.  Stracciar  la  pelle  colT  un- 
hie ,  o  con  altra  cosa  simile.  — 
granfgnar,  figur.  Sgraffignare, 
oce  bassa,  per  Rubare.  Parlar  via. 
lANFGNOTT.n.  m.SGRANFGNADU- 
tA ,  n.  f.  Graffiatura,  n.  f.  Graffia- 
tento.  Gtxkffio.  Sgraffio ,  n.  m. 
grafftoìte  accr.  V.  Sgurùiadura. 


SGRANADLA,  n.  f.  Coljìo  dato  con  una 
scopetta.  — >  Granatala  significa 
Colpo  di  granala. 

SGRANAR,  V.  Sgranare,  Sgusciare. 
Cavare  i  legumi  dal  guscio.  —  Sgra- 
nar Tu.  —  Spicciolare.  Sgranella^ 
re.  Vale  anche  Disunire.  Separare. 

—  Sgranar  l'aroéia.—' Sbaccellare 
i  piselli.  — >  Sgranar  un  ai ,  figur. 

—  Aver  ira. 

*SGRAPUIA.  n.  f.  Voce  corrotta.  Gra- 
spo.  Raspo.  1  grappoli  dal  quali  ò 
spicciola,  piluccala,  o  levata  V  uva. 
V.  Grapùia. 

*SGRIHbALA,  n.  f.  Colpo  di  grembiale, 
ed  anche  Quel  tanto  che  può  capir 
nel  grembiale. 

SGRINZLAMÉINT,  n.  m.  Scrosciala, 
n.  f.  Stridere  de'  denti. 

SGRINZLAR  1  DGINT.  Scrofctare,  v. 
SI  dice  del  Formar  quel  suono, 
che  si  fa  in  masticando  la  rena ,  o 
simil  cosa  infra  i  denti. 

SGHISA,  add.  Brinato,  agg.,  parlando 
d'  uomo.  Mezzo  canuto. 

SGRISÓUR  ,  SGRiSURÈTT.  Brivido. 
Capriccio. 

SGRUGNAR,  v.  Sgrugnare,  v.  Dare 
de'  colpi  nel  viso  colla  mano 
chiusa. 

SGltUGNÒN,  n.  m.  Ceffone.  Sgrugna- 
ne. Sgrugno,  n.  ro.  Sgrugnala,  n. 
f.  Colpo  dato  nel  viso  colla  mano 
serrata.  —  Sergozzone  è  un  Colpo 
dato  nella  gola  all'insìi. 

SGRUSTADUUA.  Crosta,  Crostade'mu- 
ri,  de*  colori,  ec. 

SGRUSTAR.  e  SGRUSTARS'  DEL  MU- 
RAI. Scaricare.  Si  dice  propria- 
mente dello  spiccarsi  dalle  mura 
e  cadere  a  terra  gli  iutonicati. 

SGRUTTADURA,  SLAMADURA,  n.  f. 
Smotta.  Motta,  n.  f.  Scoscendimen- 
to, lì.  m. 

SGRUTTAR  UNA  RIVA.  SmoWare. — 
Scoscéndere,  vale  a  dire  cadere  al 
basso.  *-  Soggrottare  è  il  Cavar 
la  terra  di  una  fossa  a  modo  di 
grotta ,  come  si  fa  nel  piantar  gli 
alberi  per  allargare  la  fossa  con 
minore   spesa.   Soggrottalura ,  e 


SGD 


500 


SGU 


Froldo  sono  voci  dell'  uso ,  e  nel- 
r  Idraulica  è  lo  Staio  della  ripa , 
che  è  soggroltata.  —  Si  dice  anche 
Bipa  a  picco, 

•SGU  A  IT ,  0  SGUEIT.  V.  Sguailon, 

SGUAITON  (D'),avv.  Da  GuaZ/ar  pro- 
venzale «  ed  anche  iiàl.ant.,  che 
s' è  poi  cambialo  in  Guatare.  -— 
Guardar  d'  sguaiton,  —  GtMtare. 
Guardar  di  soppiaito,  di  nascosto. 
Guardar  80ltecco,di  8ottec£o,  di 
aotlecchi,  —  Andar  d'  sguaiton. — 
Andar  via  di  soppiatto ,  alla  sfug- 
gita. 

SGUALDREINA.  V.  Smazzaqula. 

SGUALMIDRA,  n.  f.  Garbo,  n.  m.  Gra- 
zia, n.  f.—  Truvari,  o  N'i  truvar  la 
sgualtnidra.  —  Trovarci ,  Non  tro' 
vard  il  verso, -il  ripiego,  l'  espe- 
diente,  la  maniera  giusta,  —  Fi- 
gur.  Trovare,  o  non  trovare  il  ban- 
dolo ,  la  scrima. 

SGUALZIR  L'  U.  V.,  e  dici  Ammustar, 

SGUATTER.  Guàltero,  Guatteraccio. 
Lavascodelle, 

SGUAZZAMOl,  (da  Guazzo  molle).  La- 
guine.  Guazzo. 

SGUAZZAR,  V.  Sguazzare,  v. Godere. 
—  Sguazzar  pr  el  fèst.  •^. Sguaz- 
zar per  le  feste.  Chi  sguazza  per 
le  feste,  stenta  il  di  dilavoraìv,— 
Sguazzar  mézz  mònd,  — •  Far  tem- 
pone. 

SGUAZZARÒN^n.  m.  Intingolo  mal 
fatto. 

•SGUBRADÓUR.  FADIGÒN.  n.  m-fo- 
ticatore. 

SGUBBAR ,  V.  Facchineggiare.  Neolo- 
gismo dello  stile  famigliare.  Affac- 
chinarsi. Far  fatiche  da  facchino. 
Affaticarsi  ali*  estremo. 

*SGUDÉVOL  ,  add.  Disadatto  ,  agg. 
Che  non  è  facile ,  comodo  da  ad- 
operare. Scomodo. 

SGUEGN ,  add.  Guizzo  Vizzo.  Floscio. 
Mùcido.  Molle,  Di  cosa  che  non  ha 
consistenza. 

*SGUERZAR«  V.  Traguardare  dei  le- 
gnaiuoli il  legno  per  vedere  se  è 
pari. 

SGUFFLAR,  v.  Scuffiare.  Sconocchia- 


re, V.  b.  Mangiar  con  prestem, 
con  ingordigia.  —  SgufjUan'  ò</n 
cassa.  ^^  SconoccfUarsi  tutto.  — 
Al  s*  è  sgufflà  tutta  quia  sbcaopa. 
•—  Si  pappò ,  o  ingoiò  in  un  dio- 
mento,  o  in  un  fiato  tutta  quella 
minestra.  —  Sgufflar,  al  proprio, 
vale  Sbucciare.  —  Sgufflar  di  to- 
vein.  —  Sbucciare  i  lupini.  —  I 
boi.  però  usano  questo  verbo  qoisi 
sempre  in  via  figurata,  come  sopra 
è  espresso. 

SGUGIÓL,  n.  m.  Voce  plebea  Sollaz- 
zo, n.m.  Gozzoviglia,  n.  f.  Corro- 
viglio ,  m.  —  Tors*  un  tgugiòl 
d'  qualcdùn.  —  Prendersi  troilul- 
lo  di  qualcuno, 

SGUGIULARSLA .  v.  Voce  plebea.  Sol- 
lazzarsi. Gozzovigliare. 

SG\]G^A^,s.Ghignare.Sghigmre.Sù^ 
ghignare.  Sgrignare,  v.  —  Sgugnar 
significa  alle  volte  Coecan.  Fv 
bocchi  0  sberleffi, muso, musata. 
--  Sogghigno,  n.  m.  il  sogghignar 
re.  Ed  alle  volte  Beffeggiamento. 

SQUILLAR.  V  Sguizzare,  v.  U)  scap- 
pare che  fanno  i  pesci  o  altre  co>e 
simili  di  mano  a  chi  gli  lieo  pre5i. 
0  il  saltar  fuori  dell'  acqua  de'  pe 
sci,  o  sulla  superficie  di  essa.- 
Sguillar  una  corda  d'in  vtan. 
— «  Una  corda  che  sguizza  dalla 
mano. 

SGUINGUAGNA,  add.  Floscio.  Fièvok. 
Snervato. 

SGUINZAI.  Guinzaglio.  Cordicella  eoo 
cui  si  tengono  avvicinati  i  cavalli. 
quando  sono  accoppiati  al  timoof- 

SGUINZAIÒN.  Bandagio.  Gimofjo. 
Colui  che  va  volontìeri  vagando. 

SGUlA>  add.  Scollacciato,  aggCfll 
collo  scoperto,  ed  è  proprio  delle 
donne,  quando  il  tengono  seon 
fazzoletto,  e  colle  vesti  po^o ac- 
collate. —  Scottolo ,  e  Sgolatù.\i 
boi.  si  adopera  piuttosto  la  fr3S« 
Una  donna  eh'  vada  dseverta  - 
Una  donna  scollacciata.  A  me  pare 
che  la  voce  Spettorata  sia  più  pr<^ 
pria.  —  Sguld  è  più  appropriato» 
vestimenti  degli  uomini.  Un  a^<<'' 


9G0 


601 


SGU 


n  farsetto  $coUato.  U  suo  contra- 

o  è  Accollato, 

LAUmk.  Scollatura,  Stremila  sa- 

;riore  del  veslimento   scollalo. 

>n  V.  d.  U.  si  dice  Scollo  air  Aper- 

ira  o  Sparo  da  collo  delle  camicie 

il  le  donne. 

MBDi.  Gomitata.   Percossa   del 

)raito.  Fare,  Dare  una  gomitata. 

MBDADURA,  n.  f.  Gomito»  n.  m. 

wlta ,  n.  f.  Torluosità. 

MBDÓN.  Forte  gomitata;  come 

nelle  de' coniadini,  quando  sono 

t'Ha  calca. 

MBEI.SGUMBIAMÉINT.D.m.Scom- 

ìglio  ;  Perturbamento  »  n.  m.  Con- 

tsione»  lì.  f.  *-  Sgumòiòn,  Sgum» 

tote,  —   Scompiglio  grande,  — 

'iumbiamèint  d'  stòmg.  V.  Stòmg. 

AMBIAR ,  ?.  Da  Sgombinare  o  Sgo- 

ìinare.  Scompigliare, 

UMBIÓN.  V.  Sgumbiott, 

JMBIOTT.  Scompigliume.  Massa  di 

ose  scompigliale.  —  Sgumbiott, 

ale  ancora  Confusione,  Scompi- 

Ho.  —  A  m*  sòn  truvd   in-t-ùn 

rùll  sgumbiott.  —  Mi  son  trovato 

i  una  gran  confusione,  in  un 

rutto  scompiglio, 

JMINTIR,  V.  (dall'ani.  Sgomentire). 

gomentare.  Sbigottire, 

JNZOBI.  Frangente.  Congiunlara 

iOicile  e  pericolosa.  Accidente  ira- 

a^lioso.  —  A  m'sòn  truvd  in-t-un 

rult  sgunzobi.  —  Mi  trovai  in  un 

rutto  frangente, 

URADElNA  ,  n.  f.  Strofinatina  , 

tropicciatella.  Piccola  polilura.— 

>ar  una  sguradeina.  —  Forbire 

mpoco;  e  flgur.  Dir  villanie. 

JRADUBA .  n.  f.  Strofinata,  Stro- 

icciala.  Forbitura, 

JRAR ,  V.  Arrenare  pietre ,  ^tovi' 

ite,  rami,  ec.  Pulirli  slroiinando- 

i  con  rena.  —  La  voce  bolognese 

rendasi  anche  in  gener.  per  Fre- 

are  e  pulir  bene  checchessia,  StrO' 

\nare.  Stropicciare, 

URBIA ,  n.  f.  Gorbia ,  Sgorbia.  T. 

le'  falegnami. 

JRfilADURA,  n.  f.  SGUBBIAMÉINT, 


n.  m.  Scalfittura,  Calteritura,  n. 
f.  Scatfitto,  n.  m.  La  lesione  che  fa 
lo  scalQre.  —  Escoriazione,  Scarf- 
ficazione ,  voci  lai.  però  dei  ceru- 
sici  parlando  della  pelle  degli  ani- 
mali. —  Sbuzzaduì^a,  SgurbiadU" 
ra,  Sgranffjnadura .  Scurdgadura , 
sono  voci,  che  hanno  diverso  sl- 
gnllicalo,  benché  mollo  affine.  — 
Sbuzzadura.  —  Scalfittura  leggie- 
ra, Sbucciatura,  Piccola  iniaccalura 
della  pelle  o  della  superficie  di 
qualche  corpo  per  una  piccola  per- 
cossa, o  picciol  fregamenlo  soffer- 
to. ~~  Sgurbiadura.  —  Scalfittura 
sofferta  dai  corpi  nella  superGcie 
per  continuato  fregamenlo,  o  per 
qualche  materia  mordace  e  causti- 
ca, per  cui  perdono  la  prima  buc- 
ci#  0  corteccia.  —  Scurdgadura. 
Scorticatura.  Forte  scalfltlura  per 
cui  perdesi  la  pelle  o  la  buccia.  — 
Sgran fgnadura.  —  Grafìlalùra  , 
Graffio  ,  Sgraffio  ,  Graffiamento. 
Stracciatura  di  pelle  fatta  da  un- 
ghie o  similL 

SGURBIAR.  V.  Scalfire,  Calterire,  v. 
Levare  alquanto  di  pelle,  penetran- 
do leggiermente  nel  vìvo. —  Scari- 
ficare, è  voce  latina,  ma  usala  dai 
chirurgi. 

SGUSÈTTA.  ZerWncWa.  Giovanelta  at- 
tuata ,  che  fa  atti  per  innamorare. 

SGl]$3A(dal  \2ii.  Excussa).  Da  Gu- 
scio. Guscia.  Buccia.  Pelle.  —  L' ha 
una  brutta  f<7tma,figur.  vale  Brut- 
ta cera ,  detto  d'  uomo ,  o  d'  altre 
cose,  cioè  Apparenza,  che  sta  nel- 
1*  esterno. 

SCUSSA R ,  v.  Digusciare,  Sgusciare. 
Trar  del  guscio. 

'SGUSSAROLA ,  add.  —  Nus,  mandld 
sgussarola.  —  Noce  ,  mandor- 
la scroccherei  la  ,  dicono  i  ìjo- 
rentini. 

SGUZZAIAR ,  y.  Gocciolare,  v.  Casca- 
re a  gocciole.  Versare  a  gocciole. 
—  Sguzzaid.  —  Gocciolato.  Sparso 
di  piccole  gocciole. 

SGUZZLADUR.  Scotitoio.  Reticino  p 
Vaso  bucherato,  nel  quale  si  mette 


SLA 


604 


su 


per  Slegare  osano  Dsligar,  V.  Op- 
pure, Per  IHssotvere,  V.  Dtfar. 

SIOLT,  add.  Sciolto,  agg.  Libero.  — 
Cavali  tioll.  ^  Cavallo  Mcàpolo, 
^icesi  oeir  oso  a  quel  Cavallo  che 
sciollo  precede  gli  aliri,  che  Urano 
una  carrozza.  —  Scàpoli  ^  diconsi 
parimente  ì  due  cavalli ,  che  non 
sono  al  timone ,  ma  che  vengono 
bensì  regolali  dalle  redini  tenute 
in  mano  da  chi  é  sul  cocchio. 

SIRA,  n.  f.  Sera.  —  Vgnir  $ira.  — 
Asserarsi.  Aitar dar$i.  Annottarsi. 
—  Dal  rosso  di  sera ,  buon  tempo 
ne  spera. 

SIKÉINA ,  n.  r.  Strana.  Mostro  favolo- 
so. -^  Sorte  di  Gore  turchino  che 
si  dice  Siringa  f  e  da'  frane.  Lilas. 
Quella  dal  fior  bianco  è  il  Filadelfo 
coronario. 

'SIRÉLNGA,  n.  f.  Siringa,  Scilinga. 

•SiaOCC,  n.  m.  Scirocco,  Scilocco. 
Vento  del  sud. 

SIROP.  Sciloppo  e  Sciroppo.  Bevan- 
da medicinale. 

SIRUPA  ,  n.  m.  Confezione,  n.  f.  Frut- 
ti, fiori,  ec.  composti  con  zucchero 
e  miele,  per  farli  piU  durabili,  e  più 
gustevoli. 

SIHUPA,  add.  Confettato,  agg. 

SIRUPAR,  v.  Confettare,  v.  Far  con- 
fezione. Acconciare  con  zucchero 
frutte,  fiori,  ec.  per  conservarli. 

SISSCRA,  n.  f.  Voce  lat.  che  si  usa 
dalie  persone  colte  nel  significato 
di  Discordia.  Dissensione.  Divisio- 
ne. Disunione  d'  animi. 

SISTEMAR  e  SISTEMARS',  v.  Ordina- 
re. Assestare,  e  Assestarsi,  ec.  — 
Sistematizzare,  vale  Formare  sì- 
stema. 

SIZÉINT.  Seicento,  e  pib  elegante- 
mente Secento.  Sei  centinaia.  Con 
lettere  romane  DC. 

SLAGN,  GNA,  add.  Dilègine,  agg.  Di 
poco  nervo;  facile  a  piegarsi;  e 
diccsi  per  lo  più  di  carta,  drappi, 
e  simili.  Arrendevole,  Pieghevole, 
V.  Floss,  Sguegn. 

SLAMADURA.  V.  Sgruttadura. 

SLAMAR,  V.  Dilaniare,  v.  Term.  i- 


draolico,  e  dell'  oso.  Smottare.  V. 
Slattar.  Sgrutlar. 

SLANZ.  Lancio.  Sbalzo.  Salto  gnodt 
— D'prem  slanz. — Di  primo  lancio. 
avv.  Subito  «  a  prima  giouia.  lo 
ilal.  dicesi  bensì  Slaneiare,  wa 
non  v'  ha  Slancio. 

'SLANZAR,  v.  Slanciare,  laneian. 

'SLAR,  V.  Sellare,  Insellare,  Utiitn 
la  sella. 

'SLAR,  n.m.  Sellaio. 

SLATT.  Scoscendimento.  Trarìpa- 
mento.  A  wallamento  d' ttn  argine. 

SLATTAR ,  SLAVINAR ,  v.  SlamanL 
Scoscendere.  Smottare.  Franart. 
Ammollare.  Traripare.  Straripare 
non  si  dice. — Slattar  un  tusèU.'- 
Divezzare.  Stallare.  Spoppare,  v- 
Levar  dal  latte 

SLAVACC  ,  SLAVACCIAMÈINT ,  U- 
VÉLL,  n.m.  Lagume.  Guazzo. Ogoì 
grande  ammollaroenlo  che  8i  lic* 
eia  nelle  case ,  o  altrove  per  xqn 
versata  sol  suolo.  —  S/ooocc'.  Ca' 
ren  slavaccid.  —  Carne  brodoio. 
— Staoacc',  per  simil. — Consumdi 
checchessia.  '^  Far  un  gran  ito- 
vacc\  —  dissipare.  Consumare. 

SLAVACCIAR,  \.  Dilavare.  Immtia- 
re ,  V.  Far  perdere  la  propria  >iftii 
per  dilavamento. 

SLAVACCIÒN  ,  n.  m.  Colui  che  fi 
guazzo .  lagume.  E  per  simiiii-  Che 
consuma. 

SLAVAR,  v.  Dilavare,  v.  Consomare 
e  portar  via  in  lavando.  —  Sia- 
var  al  slòmg.  —  Dilavare  lo 
stomaco.  Invincidire.  I  tnvdi  jwrì 
e  semplici  sdilinquiscono  e  dilata- 
no lo  stomaco  (Redi).  ^ Cairn 
slava.  — -  Colore  dilavato.  Smorto. 
'•'Brod  slava.'»  Insipido.  Smacra- 
io.  —  Slavar s* d'un  qualcdnn. '^In- 
tiepidire. Raffreddarsi,  Rilassarsi 
Mancare  il  fervore  dell'  afietio. 

SLAVINAMÉINT.  V.  Stati. 

SLAVINAR.  V.  Slattar. 

SLISSAR.  V.  Sblisgar. 

SLLAR,  n.  m.  Sellaio,  n.  m.  Facil*>r 
di  selle.  —  Bastaio  si  chiama  Colei 
che  fa  i  basti. 


SMA  £05 

.AR.  y.  Sellano  Metter  ìateUa. 
C  A  DURA,  D.  t  Dislogamento  t  n. 
I.  —  Nel  diz.  Alberti  è  registralo 
iogatnento,  e  Slogatura.  Il  termi- 
e  chirurgico  è  Lunazione, 
CAHS'UN  PÉ,  UN  BRAZZ.  Sto- 
jLtsi  ,  DUlogarn   un  piede  ,  un 

IMBAR  e  SLUMBARS'.  y.  Slombata 
Slotnùarti,  v.  Guastare,  e  Gua- 
arsi  i  lombi.  —  Figur.  IndeOoU' 
^  —  Dilomàani.  Affaticare  ,  e 
'orzare  i  muscoli  lombari ,  sicché 
i>lgano.  — />t7am6a(o,  n.  m.  Ma- 
nila de'  lombi.  E  Lombàggine ,  n. 
— *  Scudrinar,  e  Sctuirind,  si- 
nìficano  egualmente  Siumbart  e 
lumòd, 

IMBERZAB,  LUMBERGAR.  Questa 
oce  8'  appropria  a  due  signiUcati; 
uno  di  principio  di  luce.  I'  altro 
i  approssimazione  alle  tenebre: 
lel  primo  dicesi  A  a'  cmèinza  ap- 
ènna  a  tliarUterzar.  — -  Il  giorno 
oniincia  appena  ad  albeggiare. 
''  Aa  appena  una  scintilla  di  luce. 
'  altro  A  8*  i  elumbrèza  ane  un 
ìoc.  —  F'  Aa  ancora  un  po'  di  tu- 
e.  Il  giorno  comincia  ad  offuscar^ 
i.  S'  abbuia. 

JVZAR,  V.  Diluviare.  Divorare,  v. 
Cangiare  straboccai  amen  te. 
UVZÒN,  MAGNÒN.  n.  m.  Diluzione. 
Mangione.  Lupaccio.  Lurcone.  Di- 
uviatore.  Epulone.  Ghiottone.  Di- 
voratore.  Ingoiatore.  Ingluviatnre. 
ngurgitalore.  E  con  voci  vernaco* 
e  Pacchione.  Berlingatore.  ìgna- 
one.  Pappone.  Pappolone.  —  Afa- 
mòn  è  più  spesso  aggiunto  di  Co- 
ut  che  si  approfitta  di  guadagno 
Hlecito. 

ACCIADÒUB,  m.  ÓURA;  f.   Cava^ 
nacchie.  Colui  o  colei  che  cava  le 
nacchie  dagli  abiti. 
ACCiAR«  V.  Cavare,  levare  le  mac- 
hie dai  panni. 

ADUNA ,  n.  f.  Lanciamento,  o  per- 
cossa di  una  zolla. 
ADUNADURA  ,  ti.  f.  Rottura,  Strilo^ 
lamento  delle  zolle. 


SMA 

SMADUNAR.  V.  Bomper  le  tolte.  Ed 
anche  Lanciar  zolle. 

SMAGRAMÉINT.  V.  SnuMgrir. 

SMAGRIR  e  SMAGRIRS\  v.Smagrare, 
ed  anche  Smagrire.  Sfnagrirsi.  Di- 
magi'are.  hnmagrire.  —  Smagrì" 
to ,  aUd.  da  Smagrire.  Non  è  usato 
Smagraio.  «^  Cosi  Smagratura. 
Smagrazione,  Sèiiagramento.  Di' 
magrazione.  -*  Smagnre  dicesl 
delle  terre,  quando  per  le  comi- 
Due  produzioni  perdono  ed  isteri- 
liscono. «•  Far  smagrir  et  térr. 
—  Sfrattare.  Rendere  infruttuose 
le  terre  ,  allorché ,  senza  conci- 
ruarle,  si  seminano  continuamen- 
te :  p.  e.  /  fittaiuoU  sfruttano  la 
tenuta. 

SMAIÉTTA,  o  FEMNÉLLA  DL'  ANZI- 
NEIL.  Femminella.  Quella  maglia 
ov' entra  il  gangherelle  posto  a' ve- 
stili per  affibbiarli.  —  Smaiètta 
dia  ciavadura.  — »  Feritoia  della 
serratura.  Che  riceve  il  boncinello 
del  chiavistello. 

SMALIZIA,  add.  Ammaliziato.  Che  ha 
imparato  la  malizia.  Scali tito.  Av* 
veduto.  —  Smaliziato  ò  voce  del- 
l' uso. 

SMALIZIAR ,  V.  Ammaliziare.  Scalln-' 
re.  Di  rozzo  e  inesperto  fare  altrui 
astuto  e  sagace. 

SMALLA,  n.  f.  Mallo,  n.  m.  La  scorza 
tenera  che  cuopre  il  guscio  legno- 
so. —  Afa//o  della  noce,  della  man* 
darla.  -^  Fiocco  dicesi  Quello  del- 
l' avellana. 

'SMALLADÒUR,  n.  m.  Colui  che  toglie 
il  mallo. 

SMALLAR,  V.  Smallare,  v.  Levare  il 
mallo. 

*SMALTAROL,  n.  m.  Muratore.  Au- 
gello. 

SMALTÉ.  PADÉ.  V.  Aldam. 

SMALVEIN.  V.  Ciarabacciòn. 

SMAMMARS'.y.  De/}zmr«i,  v.  Goder 
delizie.  Gioire.  Esser  fuori  di  sé 
dall'  allegrezza. 

SMANC,  n.  m.  Scemamento,  n.  m. 
Mancanza,  n.  f. 

SMANCAR .  v.  Mancare,  Scemare  ,  v. 

59 


SHA 


506 


SMA 


—  Smanear  la  tèrra  sott*  ai  pi,  — 
Mancare  il  terreno  sotto  i  piedi. 
Smucciare,  ^-  Smancar  per  Restar 
di  fare.  Desistere,  Cessare.  '-'Ai 
è  smancà  poc  eh'  a  n'  cascass,  — 
Poco  mancò»  che  non  cadessi. 

SMANÉZ.  Maneggio.  Governo.  Direzio- 
ne. Maneggio  degli  affari.  ^  Sma- 
nèz.  —  Movimento ,  Agitamento. 

—  i4  «t  in-t-un  smanèz.  —  Siete 
in  gran  movimento ,  in  grande  a- 
gitazione.  —  Cavali  da  smanèz. 

—  Cavalli  da  maneggio.  Onde  di- 
cesi in  boi.  Smanèz  per  Cavalle- 
rizza. 

'SMàNGANA,  add.  Esorbitante,  agg. 

SMANGIUCADURA  ,  n.  f.  SMANGIU- 
CAMÉINT  ,  n.  m.  Morsecchiatura , 
n.  f. 

SMANGIUCaB,  y.Mastieacchiare,  Den- 
tecchiare.  Denticchiare.  Sboccon- 
cellare. Mangiare  poco  e  adagio. 
In  boi.  dicesi  ancora  figuratam. 
Magnar  cùn  i  deint  dinanz^  — 
Una  cossa  smangiugd.  -^Cosa  mor- 
secchiata. 

SMANIA.  Inquietezza.  Inquietudine. 

—  A-i-ho  avù  una  smania ,  eh'  a 
m'  sòn  prilla  pr  al  lélt  tutta  la 
noti.  —  Ho  avuto  una  agitazione 
tale ,  che  mi  ha  fallo  fimenar  pel 
Ulto  tutta  la  notte.  —  Smania  va- 
le piuttosto  Frenesìa,  Furia.  Ec- 
cessiva agitazione  d' animo  e  di 
corpo. 

SMANIAR,  e  SMANIARS',  v.  Inquie- 
tarsi. Essere  agitato»  inquieto.  V. 
Smania. 

SMAN'ZABIL  ,  add.  Maneggevole;  Ma- 
neggiàbile,  agg. 

SMAN'ZAMÉINT.JVane^^iamenlo.  L'at- 
to del  manegmare. 

SMAN'ZAR,  V.  Maneggiare,  v.  Tratta- 
re ,  toccare  colle  mani.  —  Baule 
con  due  manette  per  maneggiarlo 
facilmente.  —  Sman'zar  i  quat- 
trein»  la  roba  di  alter.  — Avere 
in  amministrazione ,  Servirsi'  di 
danari  d'  altri.  Amministraty.  Ma- 
neggiare gli  affari.  —  Roba  fazil  da 
sman'zars'.   —   Robe   manesche. 


Pronte  e  comode,  alte  a  portarsi 

.  o  ad  adoperarsi  eolle  mani.  — 
Sman'zars'.  —  Agitarsi,  Maneg' 
giarsi, 

'SMARÉING,  GA.  Vagabondo. ^ An- 
dar smarèing,  —  Ir  vagabondo. 

*SMARÉINGULA.  d.  f.  V.  Smazzaqula. 

SMARELl.  Smeriglio.  Minerale  in  pol- 
vere ,  che  serve  a  patir  i'  acciaio. 

SMARÌ,  n  f.  plur.  Smanie,  n.  f.  plur. 

SMARIASS  ,  SMARIASSÓN  ,  D.  m. 
Smargiasso.  Spaccamonti.  Spacca- 
ne. Divoramonti,  Tagliamonti.M' 
vaccio. 

SMARIASSATA.  Smargiassata.  Smr- 
giasseria.  Millanteria,  bravata, ro- 

o  p  Ro         eMBQIOUt 

SMA  lASSAR,  V.  Smargiassare,  "i. 
Far  lo  smargiasso ,  il  bravaccio. 

SMARTLÀ.  Martellata.  Colpo  di  mar- 
tello. 

SMARZGNIR .  v.  Fraddare.  Infraci- 
dare y  v.  Cominciare  a  polrefar>i. 
—  ¥r àcido,  e  alla  moderna ,  friir 
dicio. 

SMASSLARS',  SGANASSARS'  DAL  RE- 
DER.  Sìnascellar  delle  risa,  di  ri$a. 
Sganasciar  delle  risa,  dalle  nia. 
o  per  le  risa.  Sganasciare. 

SMASSLÓN  ,  n.  m.  Mascellone.  Cucn- 
cione.  —  A  m'  de  un  smatilòn. 
che  m'fé  andar  da  qué  a  /ò.  —  X( 
diede  un  guancione,  che  balzai 
da  qui  colà. 

SMATTAFLÒPT.  SCUPLUTTON,  n.  m. 
Scataluffo  ,  Scapezzane  ,  Mostac- 
cione, 

SMATTAR.  FARS'  SMATTAR.  Far» 
sornacchiare  corbellare  deride- 
re ec. 

SMAfTARLÀ.'n.  f.  Colpo  di  miU- 
re  Ilo. 

SMATTZAK.  v.  Pazzeggiare,  Far  paz- 
zie. Folleggiare. 

SMAZZAQULA ,  SGUALOREINA,  SVA- 
BÉINGULA,  n.  f.  CiammèngoU 
Zambracca.  Sgualdrina.  Sgualin- 
nella,  Baldrckcca.  Donna  vile.  U 
vope  boi.  vale  veramente  Donna 
eh  è  spesso  in  giro  per  la  città  i» 
pettegolezzi ,  e  passatempi  :  e  qiU'- 


SMB 


607 


SHO 


e  volta  si  prende  anche  in  mala 
rie ,  come  appunto  la  parola 
ureuse  in  frane.  —  Sgualdrina 
appropria  sempre  a  donna  di 
ila  vita.  —  Dalla  voce  Smozza- 
to si  è  fatto  il  verbo  Smazzaqu' 
\  che  vale  Far  la  smazzaqula  » 
)è  Essere  sempre  fuor  di  casa 
n  altre  pettegole,  senza  attende- 
alle  cose  dimestiche.  Da  dam- 
ingoia  si  potrebbe  forse  fare  il 
rbo  Ciammengolare. 
iZZAQULAR ,  V.  V.  Smazzaqula. 
2ZULA.Jfazzato.  Colpo  di  maglio, 
mazza. 

KZULAR,  Y.  Mazzicare.  Mazzapic- 
iare,  v.  Percuotere  con  maglio  « 
azza ,  o  mazzapicchio. 
CO ,  D.  m.  Voce  generica  che  si- 
liGca  Qualunque  materia  che  ser- 
a  coprire  un  qualche  difetto. 
-Smeco,  si  potrebbe  quindi  dire 
irnice.  —  Dari  un  poc  d' tmeco 
*uvra,  perchè  ài  fazza  figura. 

•  ^arvi  un  po'  di  vernice,  perchè 
luri.  —  Infardare.  —  Smeco.  — 
ilktto.  —  Dars'  al  smeco.  —  fm- 
'lletiani.  —  Far  cU  so  smeco. 

•  Far  la  sua  figura  in  oppa- 
mza. 

'INT,  n.  f.  Seme,  n.  m.  Sementa, 
^niente.  Semenza,  n.  f.  —  Far  la 
^èinl.  Andar  in  smèint. -^  Se- 
lenzire.  Far  seme.  —  Dicesi  Tal' 
''e,  quando  la  pianta  s'innalza  per 
ire  il  seme. 

'j**ORlA,  add.  Smemorato,  agg. 
he  ba  perduta  la  memoria. 
^REL,  n.  m.  Merletto.  Merluzzo. 
ornitura  di  refe  a  forma  dentel- 
>la  >  che  si  fa  per  guernlmento  nel 
^ntoroo  de'  fazzoletti .  ed  altri 
^>)>gliamenii  delle  donne. 
ERGUEL,  n.  m.  Piangimento. 
'RGULAR,  V.  Piagnucolare,  v.  Pia- 
nere  alquanto.  V.  Pianzer. 
'«U.  add.  Merlettato,  agg.  —Par- 
andosi di  foglie  di  piante  diconsi 
'^^ra^e,  cioè  Fatte  a*sega.  Dentate, 
''ielle  che  sono  a  guisa  di  denti. 

•  U  crésta  dèi  gali  è  tutta  smer- 


(d.  —  La  cresta  del  gallo  è  folta 
a  merluzzi.  —  Mertato.  Vuol  dire 
Ornato  di  merli;  parlandosi  di 
fabbriche. 

SMERLADURA.  Merlatura.  Ornamento 
fatto  a  foggia  di  merletto. 

SMERLAR ,  v.  Bicamarc  a  merletti , 
de'  merluzzi  al  temlm  de'  panni. 
—  Merlare,  è  V  Ornar  di  merli  una 
fabbrica. 

SHCRZl.  Spaccio.  Lo  spacciare.  L'  e- 
sitare. 

SMERZIAR.v.  Spacciare,  v.  Esitare 
agevolmente,  e  dicesi  delle  cose 
venali. 

SMESDGAR ,  v.  Addomesticare ,  Addi- 
mesticare, Dimesticare,  v.  —  Sme- 
sdgars*.  —  Addimesticarsi,  ec. 

SMÉSS*  (  da  Semisius  lat.)>  v.  Simi- 
messo ,  n.  m.  La  lunghezza  del  pu- 
gno col  dito  grosso  alzato.  Ma  i 
boi.  fanno  eguale  misura  dall'una 
air  altra  estremità  delle  dita  pol- 
lice ed  indice ,  allargate  per  quan- 
to si  possa. 

SMlLZ.add.  Smilzo,  agg.  Contrario 
di  Ripieno.  Poco  men  che  vuoto  ; 
e  più  comunemente  dicesi  di  Chi 
ha  la  pancia  vuota. 

SMINCIAR  ,  V.  Termine  usalo  nel 
giuoco  del  tarrocco,cbe  convien 
volgere  italianamente  Sminchiaf^ 
per  essere  intesi  giocando ,  e  vale 
Dare  il  suo  maggior  trionfo.  Onde 
anche  figurat.  Dare  il  suo  maggio- 
re. Fare  ogni  sforzo.  —  Smin- 
ci'ar  di  zcchcin.  -•*-  Metter  fuori 
de'  zecchini.  —  La  voce  boi.  Smin- 
ciar ,  verrà  probabilmente  dalle 
Minchiate  ,  giuoco  toscano  ,  cbe 
si  fa  con  carte  somiglianti  al- 
le nostre,  e  dove  sono  pure  i 
Trionfi. 

SMINDGARS'.  V,  DsnUngars'. 

SMINÙZZEL,  (Voce  che  non  è  del 
volgo  ).  Minùzzolo.  Scamùzzolo, 
Minutissima  parte  di  checchessia. 

SMORCIA.  Morchia ,  Morda.  Feccia 
dell'  olio.  —  Smorcia  del  lumag , 
di  lumagutt.  —  Moccicaia.  Le  lu- 
mache, e  i  lumaconi  lasciano  una 


9MU 


SOS 


SMC 


indicibile  quantità  di  meccieaia 

viscoio, 
SMORFIA,  D.f.Smor/ia,  d.  t  Lezio, 

n.  m. 
SMÒHT,  ^dà.  Pàllido»  Stnorto,  agg. 

—  Dvintar  smort.  -«-  Impaludare, 
impallidire.  Scolof^rsi.  —  Doinlar 
smort  cm'  è  una  pèzza  lava.  — 
Impallidire.    Insassare»   AlUbbire. 

SMÒULT.  Aggiunto  cbe  si  dà  al  filalo. 

—  Filar  smòult.  ~-  Filar  dolce.  La* 
na ,  lino  filato  dolce. 

SMUCCLADUR,  n.  m.  Smoccolatoio, 
n.  m.,  ma  più  comunem.  Smoccola- 
tole ,  n.  f.  plur.  Strumento  col  qua- 
le si  smoccolano  i  lumi.  —  Smocco- 
lalura.  Quella  parie  del  lucignolo 
arso ,  che  sì  leva  colle  smoccolato- 
le. —  Sfavillatolo  non  si  dice. 

*SMUCCLADURA ,  n.  f.  Smoccolatura. 

SMUCCLAR,(enonS/avt7/ar).  Smoc- 
colare ,  y.  Levar  via  la  smoccolatu- 
ra. —  Sfavillare ,  vale  Mandar  fuo- 
ri faville. 

SMIJIA  ,  n.  f.  Eanno  che  cola  dalla 
conca,  in  cui  $i  sono  messi  i  panni 
sporchi  da  imbucatare. 

$MUIAR,  V.  Smoiare.  Diguazzare  e 
stropicciare  i  panni  sporchi  con 
ranno  e  sapone,  per  indi  comporli 
nella  conca. 

'SMULDGAR ,  v.  Essere  molliccio. 

SMULÈDG.  Molliccio.  Alquanto  molle. 
Lùbrico,  —  Siutènd  eh'  al  tuccava 
cùnipi  un  cvèll  d'smulèdg,al 
scappò  vi.  -^  Sentendo  giugner  co' 
piedi  in  una  cosa  molliccia ,  co- 
minciò a  fuggire.  —  Da  questa  pa- 
rola i  bolognesi  formano  il  verbo 
Smuledqar ,  cbe  vale  Esser  mollic- 
cio. —  El  lumag  lassn  una  roba 
ch'smulèdga.-^  I  lumaconi  lascia- 
no una  moccicala. 

SMULTIZZAR .  v.,  e  forse  meglio  SMU- 
STIZZAR.  É  proprio  Quel  guasUf 
1'  uva  pigiandola  leggermente.  V. 
A  sguizzar. 

SMUMMIAR,  V.  Inteoerir  col  mezzo 
delle  labbra  e  della  saliva  il  pane, 
o  altra  cosa ,  che  si  fa  da'  fanciulli , 
e  da'  vecchi,  per  mancanza  di  den- 


ti ,  la  quale  impedisce  ad  essi  di 
masticare.  -~  La  parola  Smunrnmr 
mi  pare  molto  espressiva,  ed  ap- 
propriata ,  facendo  simililudiae  al- 
l' atto ,  cbe  mostra  il  viso  di  idoid- 
mia  senza  denti.  ìiasticacchiare. 

SMUNTA,  add.  SmotUato.  Scolorito. 
Stinto.  Disveììuto.  —  Al  culòur  d' 
qui*  abit  è  smunta.  —  H  colon  di 
quell'  abito  è  disvenuto. 

SMONTAR,  V.  Smontare,  v.  Sceodire. 
—  Smontare  significa  ancora  Far 
dìcendere.  Smontare  una  sigmn 
da  cuoallo.—  Smontare ù  Smontar 
di  colore ,  dicesi  Delle  tinture,  che 
«non  mantengono  il  fiore,  e  la  di- 
vezza del  coìore.  Scolorita,  Scolo- 
rirsi, Sbiancarsi,  Impallidire. - 
Perdr  al  culòur.  —  Smarrire  il  co- 
lore. -^  Far  smuntar  un  dalla  so 
upiniòn.  '^  Smuovere  uno  dal  fu*) 
proposito. 

SMURFIÒUS,  add.  Smorfioso,  Uàoso. 

SMURTLEIN ,  SMURTLÉTT .  add.  P<ii- 
lidelto.  PaUjduccio.  Pallidiccio, 
agg.  —  Suppàllido  è  V.  lai. 

SMORZAR.  V.  Asmurzar. 

SMORZA  DOR.  V.  Asmurzadur. 

'SMUSGNAR ,  V.  Rosicchiare. 

SMÙSS.  Smusso.  Il  tagliamento  del 
canto  vivo. 

SMOSSA  ,  add.  Ottuso  ,  agg.  Dicfsi 
de'  ferramenti ,  la  di  cui  pnnii  e 
il  taglio  siano  logori.  —  Smussato. 
A  cui  è  stato  4evaU>  il  canto  vivo. 

SMUSSAR ,  V.  Smussare,  v.  LeTare  il 
canto  vivo. 

SMUSTAZZi,  n.  f.  Bimpròvero.  Ain- 
facciamento.  Bimptnooerasnento.  n. 
m.  E  figur.  Sbarbazzata,  D.f.- 
Dar  una  smustazzd.  -*-  Rimprwrf- 
rare.  Rinfacciare.  —  Rinfacàsid 
non  è  sost.,  ma  è  il  femm.  di  Bin- 
facciata ,  agg. 

SMUSTIZZAR.  V.  Asquixzar. 

SMUZGAR,  Afozizare.  Smozzicare ,  ^^ 
con  voce  più  nobile  Hutilare,^- 
Tagliare  alcun  membro  o  pezzo  ài 
checchessia.'  Per  tagliar  male  e  dis- 
egualmente.  Cincischiare  e  Orni- 
etiaré. 


so 


609 


soc 


JZGOTT  ,  SNUZGÒN  .  NUZGÓN. 
hzzicotie.  Quei  cbe  rimane  della 
osa  mozza,  o  troocata ,  o  ar- 
icela.^ 

nUKA,  add.  Ditumaìw.  Inumano, 
gg.  Cbe  uott  ba  sensi  d'  umaDilà. 
iii  cbe  crudele.  —  Snaturato  vale 
uur  dì  Datura.  Non  naturale,  Co&l 
naturare.  Disnaiurare. 
:BBIadUìU  ,  SNEBBIAR.  V.  Aqua. 
i^CC,  add.  Sciocco,  Scimunito,  Sce- 
na, agg. 

ELIA.  n.  f.(dal1fr.  CheniUe),  Ci- 
^k)Ua.  Nastrino  o  tessuto  di  seta 
elluialoa  foggia  di  bruco,  che  ser- 
^  per  guaroizioni. 
ERVAZZÀ.  Nerbata.  Neroata. 
EKVAZZADL'RA,  n.  U  Nerbate  con- 
cimale. 

ERVAZZaU  ,  V.  Nerbare ,  v.  Per- 
-uolere  con  nerbo. 
^STER.  n.  m.  (l'È  proDOOcìala 
msì  A  :  viene  dalla  voce  lat.  Sini" 
^^er).  Storta.  Distorsione  muscota- 
'e—  Torcimento.  Distensione  vio- 
'^i|U,  ed  immediala,  de'  tendini.  & 
^^'  legamenti  di  articolazione  in 
conseguenza  di  uno  sforzo. 
CATT.  V.  Malt. 

ICCattarÌ.  Smatìceria.  Leziosag- 
Sine  accompagnata  da  atti  disgu- 

;iosie  ributUnti.  Per  Pazzitwle.  V. 

Mail, 

^l^À.add.  Ingangherato,  agg.  Che 
possa  aprirsi  e  chiudersi.—  Snoda- 
fo  vale  Sciolto  da  nodo. 
.^I^ADUKA.  Snodatura.  Piegatuca 
(Ielle  giunture.  —  Snudadura  dèi 
^umpass,  eiz.—NoceUa.—SnududU' 
^f^  del  pian'.  —  Cerniera. 
'  pronome  di  terza  persona.  Suo , 
">  Sua,  f.  11  plurale  fa  Suoi,  Suo\ 
^  Sui,  ma  gli  ultimi  sono  più  della 
poesia.  —  Oaute  usò  anche  So,  ma 
affisso  i  nome.  Signorso,  per  Si- 
Siwor  tuQ,^  «.  Da'  toscani  sentesi 
J're  cooìunem.  Su\  per  Suo ,  o 
m.  Su'  padre.  SfA*  madre.  —  Suo 
^  Sua  si  riferiscono  anche  al  nu- 
ijiero  del  piìi  in  vece  di  loro  :  e 
^><^  ciò  pìei  pili  scrupolosi  della 


pnreiza.  L'  ha  usato  Dante ,  V  ha 
usato  il  Boccaccio,  potremo  noi 
pure  servircene  e  dire  per  esempio 
Tàlt  et  mader  van  cu»  et  sòu  poti 
a  mèisa.  —  Tutte  te  madri  oaiiiio 
cotte  sue  fighe  alta  messa.  —  /( 
Bedi  ha  detto  le  mille  volle:  Suo 
figliuolo;  l  suoi  comandamenti: 
Sua  signora  madre,  ec.  per  Di  tuL 
Di  lei ,  ec.  —  So  d' là ,  so  d' ti,  ri- 
petizione usala  spessissimo  in  boi. 
In  italiano  sì  dirà  Di  lui.  Di  teù  Lo- 
ro.  Suo,  ec.  —  /  «tt«  plur.  suslant. 
come  in  italiano.—/  suoi.  I  suoi  gè» 
nitori,  o  parenti.  -*  Star  sèimper 
cùn  i  su.  *"•  Dimorar  sempt^  tra' 
suoi.  —  Dir  la  so  a  tua.—  CrUica- 
re.  Beffeggiar  tutti.  —  t'  è  <c/i  c/i' 
/m»  dèi  so.  --  Egli  ha  del  fatto  suo. 
ila  beni  ,  possessioni.  —  N'  awir 
nient  dèi  so.  —  Esser  senza  pro^ 
prio.  —  Faren  del  sòu.  —  Dare  il 
suo  resto,  far  dette  sue,  delle  sue 
sciocchezze.  —  Metlri  dèi  so.  — 
^Setter  di  bocca.  Dire  favellando 
quel,  che  non  è.  —  Mèttri  dèi  so, 

—  Mettervi  te  pezze  e  V  unguento, 

—  Armeltri  del  so.  —  Metter  del 
suo.  Scapitare.  —  Tirar  quatcdùn 
dalla  so.  —  Gratificarsi  alcuno. 
Renderselo  benevolo.— Stor  tn•^/a 
so,  -^Star  in  contegno,  o  in  sul 
tirato,  sul  grave.  Stare  in  sulle 
sue.  Star  sul  grosso.'^  In  tiitt  tru» 
vari  la  so.  —  Trovare  a  ridire  a 
che  che  sia.  —  Tùit  han  da  ave  ir 
la  so.  --  Ognuno  e'  è  per  l' ossa  e 
per  la  pelle.  —  Tùli  polen  far  dèi 
so  quèlt  eh'  i  volen.  —  Ognun  può 
fare  di  sua  farina  gnocchi,  —  Tùtt 
volen  dir  la  so.  Ogni  can  scossa  la 
co,  e  ogni  mineiòn  voi  dir  la  so, 

—  Chi  fa  la  casa  in  piazza,  o  la 
fa  alta,  o  la  fa  bassa. 

SOCHÈ ,  n.  m.  Negozio»  n.  m.  Parola 
cbe  s'  usa  per  denotare  una  cosa  , 
di  cui  non  si  sa  il  nome,o  pure 
non  si  vuol  dire  alla  presenza  di 
qua icheduno,  come:  A-i  ho  lassa  a 
casa  un  sochè.  —  Ho  lasciato  a  ca-^ 
sa  un  negozio ,  un  non  so  die. 


SOL 


610 


SOP 


SOD.  Sodo,  Sòlido.  Duro  ,  agg.  — 
Compatto  dicesi  de' metalli.  — Om 
80d ,  figur.  —  Composto.  Posato. 
Modesto.  Grave.  Serio. -^ L'ha  ciap- 
pd  dèi  sod.  —  Ha  del  grave,  del 
serio.  —  Tgnir  sod.  —  Tener  fer- 
mo, 0  semplicem.  Tenere.  —  Tgni 
sod,  Tgni  dur.  —  Tenete.  Pigliate. 
Prendete.  —  Tgnir  sod  qualcdùn. 

—  Sostenere  alcuno.  —  Tgnirs'sod 
a  cvéll.  —  Appigliarsi.  Attaccarsi. 

—  Tgnir  sod  la  so  upiniòn.  —Star 
fermo  nella  sua  opinione.  —  Bat- 
ter sod.  Tgnir  dur.  —  Seguitare  a 
far  cosi  Durarla. 

SOFFOC,  n.  m.  Afa,  A  faccia,  n.  f. 
Vampa  affannosa.  Fastidio,  che  per 
soverchio  caldo,  o  per  gravezza 
d'  aria  pare  che  renda  difficile  la 
respirazione.  —  Oz  al  fa  un  gran 
soffoc.  —  Oggi  fa  un'  afaccia  stra- 
na e  fastidiosa. 

SOI,  Malta.  Melma.  Fanghiglia,  n. 
f.  Leggter  fango.  —  Malta.  Voce 
dell'uso.  —  Insuid.  —  Melmoso, 
Fangoso ,  agg.  —  Paltan.  —  Patta- 
no. Luogo  pien  d'  acqua  ferma  e 
di  fango  come  palude.  —  Fangac- 
ciò.  Fango  puzzolente  e  malsano.  / 
finocchi  stanno  nel  fangaccio.  — 
Loto  è  stato  usato  dagli  scrittori 
per  Fango.  Ora  però  si  adatterà 
meglio  al  signifìcato  di  terra  attac- 
cata insieme  per  umidità.  Terreno 
lotoso. 

SÒIA  (coir  0  stretto).  Sòglia.  Quella 
pietra  che  sta  per  piano  in  fondo 
della  porta,  dove  posano  i  cardi- 
nali, 0  stipiti. 

SÒIA  (coir  ò  largo).  Parola  antica 
che  hanno  usato  col  verbo  Dar. 
Dar  dia  sòia.  —  Adulare  beffando: 
ed  anche  in  ital.  dicesi  Dar  soia. 
Dar  la  soia.  Solare. 

SOLA.  Suolo,  m.  che  fa  in  plur.  sem- 
pre Sttola,  f.  Quella  parte  delia 
scarpa  eh'  è  sotto  alla  pianta  del 
piede.  —  Avèir  sòlt*  al  sol  del 
scarp.  —  Aver  alcuno  nella  tacca 
dello  zoccolo.  Averlo  in  tasca.  — 
Marmotta.  T.  de'Galz.  Ceppo  in- 


cavato sopra  dì  cu!  si  battono  le 
suola  per  dar  loro  la  forma  che  si 
vuole. 

'SOLID,  add.  Solido.  Sodo,  agg. 

SOLIDAL.  V.  Sigurld. 

'SOLIT,  add.  Solito.   Consueto,  agg. 

—  Sècond  al  soUt.  —  Secondo  V  u- 
sato.  Secondo  il  costume. 

•SOLUZIÒN,  n.  f.  Soluzione,  n.  f.  Scio- 
glimento, n.  m. 

SOLVÉBIL,add.  Solvente,  agg.  Che 
paga  ;  o  che  può  pagar  ciò  che  de- 
ve. —  Una  persòuna  solvebil  — 
Persona  solvente.  —  Può  anche 
dirsi  Pagatore  e  Buon  pagatore. 

—  Da  Solvebil  facciamo  anche  Sol- 
vibilità ,  che  in  vero  non  sarebbe 
cattivo  termine  «  né  inutile  nel  vo- 
cabolario ,  per  essere  parola  di 
cui  manca  la  lingua ,  e  bisogna  di- 
re la  Capacità ,  Attitudine  di  paga- 
re ,  di  soddisfare  il  debito. 

SOMA  ,  n.  f.  Soma.  —  Assomare. 
Por  la  soma  addosso  ad  una  be- 
stia. —  Dri  la  vi  s'  cùnza  la  so- 
ma.  —  Per  la  via  si  (iccofician  le 
some. 

SÒN.  Suono.  —  Sòn  scciappd.  —  Suo- 
no stridulo. 

SÒNN ,  n.  f.  e  talvolta  masc.  Sanm, 
sust.  sempre  masc.  —  Vgnir  sòhil 

—  Pigliare  il  sonno.  Mi  piglia  il 
sonno.  —  Èsser  mort  dalla  sònn , 
Cascar  dalla  sònn,  —  Morir  di 
sonno.  Cascar  di  sonno.  —  Sòun 
alzir.  —  Sonno  leggiero.  —  Sonn 

-  dur.  —  Sonno  profondo.  —  Far  un 
sonno.  Dormire  un  sonno.  —  JV'  a- 
vèir  sònn  ;  Un  om  eh'  n*  ava  sònn, 
figurat.  — Hon  stancarsi.  Un  uomo 
di  buona  lena.  —  Far  vgnir  sònn. 

—  Assonnare.  Indur  sonno. 
SONNOLÈINZA  ,  n.  f.  Sonniferamenr 

to ,  n.  m.  Primo  sonno ,  prio- 
cipio  di  sonno ,  o  pure ,  IncUnaào- 
ne.  Propensione  al  sonno.  Neil^ 
lingua  italiana  Sontiolenza ,  vaie 
Intenso  aggravamento  di  sonno, 
simile  al  Letargo.  Struggimento  di 
dormire. 
Sopì.  Soffio.  —  In-t-tm  «òpi.—  In  m 


80T 


511 


soc 


ffto.  In  un  flato.  In  un  girar 

occhio. 

UVÉINT.    AVÉIR    DEL    SOPRA- 

INT  A  QVALCDm.  Signoreggia- 

.  Dominare  alcuno.  Esser  e. a  ca- 

Mo.  Stare  al  di  sopra.  Avere  in- 

lenza. 

riAVELIAR.  V.  Sorveliar. 

U,  D.  f.  Suora.  Monaca.  —  Fig. 

della ,  o  stoviglia  ìd  terra  o  io 

rro ,  entro  cai  si  pongono  brace 

T  iscaldar  le  vivande,  i  letti,  ec. 

BEL.  Sorbo.  Albero. 

BLA.  Sòrbola.  Frutto  del  sorbo. 

in  eh'  sa  d'  soràla.  —  Vino  sor- 

no,  sorbitico. 

r,n.  f.  Sorte.  Fortuna.  Ventura. 

In  sort  (alla  f r.  En  sorte).  In  «o- 
ra:  aggiunto  a  mercanzie,  come 
ila  in  sort,  Zinaber  in  sort,  ec, 

ital.  dicesi  Galla,  Cinabro  na- 
rate.  —  In  natura,  vale  Effettivi. 
TIMÉINT  e  SURTIMÉINT.  Assor- 
mento. -^  Un  surlimèint  d' piati. 

•  Piatteria, 

VELIANZA.  Il  sopravvegghiare. 
invigilare.  Il  vegliare.  Il  guar- 
ire.  La  guardia.  L'  aver  cura  . 
gilanza ,  ec.  Cosi  per  Soprinten- 
inza.  Direzione.  Presidenza ,  ec. 

•  Non  si  dice  né  Sppravveglianza , 
ì  Sorveglianza.  --  Soprasianza  , 
mrastanza  ,  sono  voci  anti- 
uate. 

VELIAR.  SOPRAVELIAR.  v.  So- 
''aovegghiare.  Sopravvedere.  In- 
gilare.  Vegliare.  Guardare.  An- 
ne in  senso  di  Soprinteìidere.  So- 
^antendere.  Dirigere.  Governare, 
'ggere'. 

T,  SÓTTA.  Sotto. —  Di  sotto,  e 
isotto.  —  D'  sòtt'  in  su,  —  Capo- 
iè.  Capopiede.  —  Pittura  d'  sòtt 
i  su.  —  Pittura  sottonsù.  —  Voi- 
\r  capopiè.  Voltar  sottosopra.  — 
^tt  pagn.  Soppanno,  ayv.  Sotto 
paoni.  —  Una  scrittura  registra, 
ìtt'alla  lettra  A  o  B.-'  Una  sent- 
irà notata  A,oB.  —  Dari  salta. 

•  Hifiorire ,  Ribadire.  Rimbeccare. 
bassam.  Rintpolpetlare.  Approva- 


re ciò  che  altri  dice  .anzi  accre- 
scervi qualche  circostanza  per  piag- 
giarlo (  cioè  ,  secondarlo  ).  E  in 
questo  significato  usasi  ancor  piU 
nobilm.  Arrògere. 

SOTTCÒ.  n.  m.  Codone,  n.  m.  Quella 
parte  della  groppiera .  eh'  è  tonda, 
e  passa  sotto  la  coda  del  cavallo. 

SOTTGÓULA.  Soggólo.  Quella  striscia 
di  cuoio,  parte  delta  testiera ,  che 
passa  sotto  la  gola  del  cavallo.— 
Soggolo.  Velo  che  le  monache  por- 
tano intorno  alla  gola.  —  Soggo- 
lo.  V.  Paiol. 

•SOTTMAN.  SQTTMANEIN.  Sottoma- 
no.  Per  Sotterfugio.  —  Dar  un  sol» 
imanein.  —  Fare  un  sotterfugio, 

•SOTTPÙNT,  n.  m.  Soltopunto. 

SOTTSOUVRA.  Sottosopra.  Sossopra. 

—  Sottsòuvra.  —  Considerato  tut- 
to insieme.  In  complesso.  SottosO' 
pra.  —  All' incirca.  Circa.  Per  ad» 
eqtMto. 

SOVER,  n.  m.  Sùghero  e  Sòvero,  n. 
m.  Sùghera,  n.  f.  Corteccia  di  albe- 
ro dello  stesso  nome,  detto  anche 
Elee,  specie  di  quercia.  Quercus 
suber:  Quercus  ilex;  bot.  —  Saghe' 
rato ,  agg.  Fornito  di  sughero. 
Scarpe  sugherate. 

SOVERSCRÉTT,n.m.e  SOVERSCRÉT- 
TA,  n.  f.  Soprascritta,  n.  f.  —  i4- 
ver  buona  soprascritta /in  modo 
basso.  Aver  buona  ciera.  —  Man- 
sione ,  Vale  Fermata.  Posata  , 
Stanza. 

SOVERTACC,  n.  m.  Soprattacco»  n, 
m.  Coperta,  n.  f. 

SOVERZÉTT.  V.  Punt. 

SÒUGA.  n.  f.  (dal  lat.  Soga).  Corda 
grossa  di  cui  servonsi  i  contadini  « 
per  legare  i  carichi  sui  carri ,  ed  è 
vttce  del  contado .  che  però  fu  u- 
sata  da  Dante  nell'  inf.  Cercati  al 
collo  e  troverai  la  soga. 

SÒ13L,  n.  m.  Sole,  n.  m.  —  Sòul 
sbiavd ,  smort,  ammald.  Suladein. 

—  Sole  abbacinato,  annacquato. 

—  Levare  del  sole.  Tramontare  , 
Declinare  o  Colcarsi  del  sole.  E 
cosi  il  Declino,  il  Tramonto ,  la 


sov 


£13 


6PA 


Declinazione  del  sole.  «—  AW  occ 
dèi  sòuL  —  Ferza  del  sole."-  Avèir 
di  madon  al  sòul.  —  Acer  terra  , 
della  terra  al  sole.  Aver  del  suo  al 
sole.  Posseder  beni  stabili.  —  Bat' 
tu  dal  sòul.  -^  Assolalo.  —  ^  n*  s' 
vèd  nianc  una  spira  d*  sòul.  — 
/Von  si  vede  spera  del  sole.  Spera 
per  Raggio;  come  fa  Dan  le:  La  spe- 
ra del  sol  che  debilmente  entra 
per  essi.  —  Dunar  al  sòul  d' agòst. 
—  Veder  il  sol  di  luglio. --^  Fars' 
unòur  eùn  al  sòul  d'  agòst.»- Far- 
si onore  del  sol  di  luglio. 

SÒUL,  add.  Soh,  aggf.  e  Solo.  Sola- 
mente. Soltanto,  uss.  Unico.  Uni- 
camente. —  Sòul  una  volta.—-  Solo 
una  volta.  —  Una  voltai  sòula.  — 
Una  sola  volta.  Ne  si  dirà  Una  sol 
volta ,  perchè  1'  agg.  femm.  non  si 
deve  troncare. 

SÒULC.  Solco.  Fossetta  che  si  lascia 
dietro  in  fendendo  la  terra.  —  Sol- 
care. Fare  i  solchi.  Campo  solcato. 
-^  Solcello,  dim.  -••  l  boi.  soglion 
dire  A  n'  s*  in  pò  avèir  un  sòurc 
a  drett.  Corrompendo  la  parola 
Sòulc  in  Sòurc.  £  ciò  per  similit. 
parlando  di  Persona,  che  non  agi- 
sca rettamente.  Ed  è  lo  slesso  che 
A  n*  s' in  pò  cavar  un  custrùtt 
immaginabil.  —  Non  cavarne  co- 
strutto. Non  raccapezzarne  cosa 
al''una  di  btiono. 

SÓULFEN ,  n.  m,  e  Sòulftia ,  n.  f.  Zol- 
fo, Solfo.  Minerale  notissimo.  — 
Dar  al  sòulfen,  o  la  sòulfna.  —  Sol- 
forare. —  Solfato ,  Solferato ,  In- 
zolfato, agg.  --  Per  Sulfanéll.  V. 

SOVRAWT;  e  alla  francese  Surtu,  n. 
m.  Sopravveste  e  Sopprawesta. 

SÒVRACVERTA  D'  UNA  LETTRA.  So- 
praccarta. Coperta  di  una  lettera. 
Leggete  la  lettera,  indi  mandatela 
al  suo  destino  sotto  vostra  co- 
perta. 

SOVRASTANT.  Custode.  Guardiano. 
Che  invigila.  Che  veglia.  Che  so- 
printende. Che  presiede.  Che  diri- 
ge y  ec.  Non  si  dice  né  Soprastante, 
né  Sovrastante,  sustantivo. 


'SOì^RASTAR»  T..  che  piiiooman.  di- 
cesi  Star  d'  sòuvra.  —  Soprasia- 
re.  Sovrastare. 

SÒURD.  Sordo.  — >  Sòurd  em'  è  una 
zucca.  —  Sordacchione,  -~  N'  etsr 
né  mùt  né  sòurd.  '^Essere  aovtaa- 
to,  scelto.  Saper  prevalersi  del- 
l' occasione. 

SOVRÙSS,  D.  m.  Soprapporto,  D.  m. 
Pittura  da  collocarsi  sopra  le  porte. 

SOVVENTÒUR,  n.  m.  SOVVENTKIZ, 
n.  f.  Sovvenitore ,  m.  Sovvenitncr , 
t  e  non  Sovventore,  né  SooDenlri- 
ce.  Colui,  o  Colei  che  sov  viene  « 
che  somministra. 

SÒUVRA.  V.  Su. 

SÒUVRASCRETTA.  V.  Soverecreti. 

SOZER.  V.  Mssi/\ 

SOZERA.  Y.  Madonna. 

*SUZI ,  n.  m.  Socio  ,  ed  anche  Com- 
pagno. 

'SOZ\EJk,ti.f.  Società. 

'SÓZZI A,  o  SÙZZIA.  Voci  basse.  Socie- 
tà.  Compagnia. 

SPaCCADURA.  V.  Cherpadura. 

SPACCAR,  v.  Spaccare.  Fèndere.- 
Spaccar  un  cavèil.  V.  Cavéit.  — 
Spacearsla.  —  Far  del  gratìde.  Fa- 
re il  grande.  Graudeggiar&  •««  Utta 
cossa  eh*  se  spacca  fazOmiint. 
Trattandosi  d:  legno  si  dice  Flui- 
te; e  agg.  di  pietra  Scissile. 

SPACCÀT ,  n.  m.  in  archiletior«  di- 
cesi Spaccato  il  Disegno  inieriore 
d'  una  fabbrica  rappresentalo  so- 
pra una  carta. 

SPACCÒN ,  n.  m.  Spaccone.  Cospetto- 
ne.  Smatyiasso. 

SPACCUNATA ,  n.  f.  minnteria.  Van- 
teria. Smargiassetia.  Spàsnpatiata. 
Iattanza,  n.  f.  Millanlo ,  n.  m. -^ 
Far  del  spaccunat.  —  Sòradare. 
Squartare.  Fare  una  squartala. 
Far  lo  spaccone. 

SPADA.  Spada.  —  Spada  appuntata^ 

—  Tagliente.  —  Pungente.  —  Af- 
filata. —  Forbita.  —  Fatale.  — 
Formidàbile.  —  Cingern  la  spada. 

—  Tirar  fuori  la  spada.^  Bra^ 
dire  la  spada.  Cingere ,  Stringerr . 
Impugnare  la  spada.  -—  Le  parit 


SPA 


613 


SPA 


spada  sono:  Montaiura,  TntU 
zi  che  cosiUaiscono  la  parte 
arma  »  che  s'  impugna*  — 
'td'a.  Elta  o  EUo.  Guarnimerì' 
'omimenio.  Ciò  che  si  trova 
no  all'  impugnatura  della  spa- 
:he  difende  la  mano.  —  Impw 
lura.  Quella  per  cai  si  tiene  in 
0  la  spada.  -^  Pomo.  La  parte 
iriore  all'  impugoatura.  ^^  hot' 
'■  del  fusto^  Pallottolina  eh'  è 
ni  il  pomo.  — *  Fusto.  La  sola 
ai, compreso  il  tallone,  cioè  il 
)  ferro.  —  Coana  o  Guardama- 

La  parte  dell'  impagnatura 
è  per  guardia ,  e  difesa  della 
DO. —  Tallone.  Parte  della  lama, 
t  s*  unisce  V  impugnatura.  — 
Isa.  Parte  della  lama  fra  il  taglio 
a  costa.—  Costa.  Parte  di  mezzo 
r  lo  lungo  della  lama  eh'  è  fra' 
A  U^li.  —  GìMina.  Fodero  della 
^àì.^  Fascette,  Due  laminette 
metallo ,  che  fasciano  la  guaina 
•lU  spada  all'  imboccatura ,  e  nel 
ezzo.  —  Puntale.  Basfane  del 
mtale.  Quel  bottoncino  che  ha 
èi  finimento  il  puntale.  —  Spa- 
fin ,  n.  m.  Spadeina  »  n.  f.  •—  Spa- 
m,  «o,  Spadella,  dim.  —  J^a- 
tìn,  òuna.  — Spadone,  accr.  — 
€M  spada.  —  Clave  o  Pesce  a  spa- 
la. —  Spad,  n.  f.  plur.  Spade,  n.  f. 
>\^ì^  Uno  de'  quattro  semi  delle 
ìarie  da  giuoco. 

A^AB,  n.  m.  Spadaio.  Fabbricator 
w spade,  0  che  le  aggiusta.  —Tro- 
vasi tuttora  in  Bologna  una  strada 
aeua  El  spadari.  —  Le  spadarie. 
mi  erano  forse  molte  botteghe 
di  spadai ,  quando  gli  uomini  por- 
tavano la  spada. 
^OER  l  DEINT.  V.  Alligar. 
AG.  Spaflfo-  —  Filo  è  V  accia  la  piìi 
sottile  di  canapa  impeciala  ad  uso 
J^  cucir  le  scarpe. 

AGHETT,  n.  m.  Cordellina,  n.  f. 
^*^trhìo,fì.m.'^  Metlr  un  spaghètt 
^Ua«,  figurai.— //jctiter  timore. — 
m(Mio  in  ital.  è  dim.  di  Spago  ; 
Cordicella  sottile. 


'SPAGNULÉTT.  n.  m.  ^(Hignoletto. 
Sorte  di  panno.  —  Fig.  Fascetto 
da  ardere. 

SPAIAR  AL  GRAN.  V.  Furmèint. 

SPALLA.  Spalla.  —  Strènzers*  in-t-el 
spali ,  far  d'  spallèltcL.  —  Fara 
spallucce,  ^  Far  un  minué  in-t-el 
spaU,  fi%uT.^Essersimpiccato.  Pre- 
so del  costume,  che  ha  li  carne- 
fice di  porre  i  piedi  sulle  spalle  del 
paziente.  —  Trars'  dedri  dal  spaU 
una  cassa.  *  Buttarsi  o  Gettarsi 
urta  eoia  dietro  alle  spalle. — Spah 
la.  V.  SpcUiadura  di  àss»  del  fnè- 
ster. 

'SPALLA,  add.  S|pa//ato ,  agg.  Ifen- 
chevole,o  Guasto  in  una  spalla. 
-^  Àffar  spalla,  fig.  ^^  Negozio, 
Affare  tristo.  Cauta  spallata. 

SPALLADURA ,  SPALLA , SPALLEINA 
DLA  FNÉSTR  A,  DLA  PORTA.  Sguan- 
cio, n.  m.  Spalla,  Spalletta,  n.  f. 
della  finestra  o  porta. 

SPALLAR  (in-t-al  zug)>  Spallare,  A- 
vere  avuto  lo  spallo.  Essere  spallO" 
to.  Nel  giuoco  delle  carte  passare 
il  punto  prefisso ,  ed  a  cui  solo  si 
deve  arrivare. 

'SPALLAR.  SPALLARS' (d'un  eavallj. 
Spallare,  e  Spallarsi.  Guastare, 
Guastarsi  la  spalla  d' una  bestia  da 
soma.  -*-  SpfUlar  una  fnèstra.  V. 
Spalladura. 

SPALLAZZ.  Brodone.  Ornamento  che 
si  cuce  tra  l' estremità  del  busto 
dell'  entratura  del  braccio ,  e  1'  e- 
Stremità  della  manica  della  ca- 
micia. 

SPALLEIN.  Accappatoio.  Manto  di 
panno  Iino,o  cotone, che  cuopre 
parte  della  persona;  serve  per  non 
insudiciar  i  panni  nel  pettinarsi. 
Quando  ha  le  maniche,  e  cuopre 
tutta  la  persona  si  dice  Sante- 
cìiein  V 

SPALLÉTTA,  SPALLEINA.  Spaltuc- 
eia,  dim.  di  Spalla.  —  Spalleina 
dia  fnéstra.  V.  Spalladura.  —  Spal- 
létta. —  Dorso.  Quel  pezzo  di  car- 
ne«  clie  si  taglia  lungo  il  dorso  del 
manzo.  —  Far  d' spallétta. '^  Fare 

60 


SPA 


514 


SPA 


tpalla.  TaDto  al  proprio  che  al  fi- 
gurato. 
SPALLIRA.  Spalliera.  Queil'  asse  o 
cuoio,  0  altra  si  fatta  cosa  alla  qua- 
le sedendo  si  appoggiano  le  spalle. 
Spalliera  è  anche  il  Paramento 
del  luogo  ,  ove  s'  appoggiano  le 
spalle.  —  Spallita  d*  dama$c.  — 
Spalliera  continuata  di  damma- 
scHi  ec 

SPALLÌRà!  V.  Spallira.  , 

SPALUZZÀ.  Palata.  Tanta  quanlìlà  di 
roba  quanto  cape  sulla  pala.-— Pa^a 
da'  boi.  non  s'  usa  che  in  queste 
frasi  ;  Trar  vi  al  so  a  pala.  — Man- 
dar male  a  palate.  —  Cuntar  i 
quattrein  a  pala ,  ec 

SPALUZZAR ,  V.  Spaluzzar  al  gran. 

—  Rivolgere  il  grano  colla  pala;  o 
Ragunarlo  colla  pala. 

•SPAMPANAMÉINT.  V.  Sparguiamèint. 

SPAMPANAR,  V.  In  ital.  Spampanare 
e  Spampinare ,  vale  Levare  i  pam- 
pini alle  viti.  In  bolognese  ha  il 
significato  di  Sparguiar.  V. 

SPANDER ,  V.  Non  si  dice  che  in  que- 
sta frase  :  Spènder  e  spander,  V. 
Spènder.  Negli  altri  casi  si  dice 
Sparguiar.  V. 

SPANEZZ,  add.  Facile,  agg.  —  Una 
cossa  che  n'  è  spanezza.  —  Una 
cosacche  non  è  cosi  comune,  soli- 
ta »  ordinaria ,  e  facile.  ^  1  quat- 
trein n'  ein  brisa  aqusé  spanezz. 

—  /  danari  non  sono  cosi  comuni, 
cotanto  facili  a  trovarsi.  — •  La 
n*  è  aqusé  spanezza,  avv.  —  Non 
e  cosa  ovvia,  facile. 

SPANNA.  Spanna.  Palmo  romano  mag- 
giore. Ed  è  la  lunghezza  della  mano 
aperta  e  distesa,  dall'estremità  del 
pollice  a  quella  dell'  auricolare. 

SPANI.  MORT  SPANI.  Morto  affatto. 
Morto  steso  a  terra. 

•SPANUCCIAR,  V.  Scartocciare,  Span- 
nocchiare. Sfogliar  le  pannocchie  : 
e  dicesi  specialmente  del  grano 
turco. 

*SPANUCCIARÌ .  n.  f.  Spannocnhieria. 
Voce  dell'  uso.  Lo  spannocchiare  , 
che  fassi  da  una  ragunata  di  gente. 


SPANZÀ.  Corpacciata,  Seorpoceiifii. 

—  Fars'  una  spanzd  d' cvéll  - 
Fare  una  corpacciata  di  quoMe 
cosa.  Torsene  una  satolla. 

SPAPPLARS',  V.  ^appolarsi  e  Spop(h 
tarsi,  V.  Disfarsi.  Non  si  tener  beoe 
insieme.  —  Spapplar,^ìit.^Ilin 
qualche  cosa  chiaramenle.operti' 
mente.  Spiattellare. 

SPARA,  parato.  Scarica,  Scaricaiio- 

ne  di  pili  arme  da  faoco.  Spmtn 

di  razzi.  Salva.  Sparata  di  moriO' 

ri.  Sparata  di  tfombe.  —  Sjmts 

•  d'parol,  figur. —Sparato  di  ìmrole. 

—  Fare  una  sparata.  Passarsela 
con  un  vano  strepito  di  profferte, 
e  di  parole. 

SPARADÉLL,  n.  m.  Tramezzo,  n.i&. 
e  Tramezza,  n.  f.  Strisce  di  caoìo 
che  si  cuciono  tra  '1  suolo  e  i  (d* 
maio. — Formanze  chiamansi  quel- 
le strisce  di  alluda ,  che  girano  il* 
torno  alla  scarpa  per  fortezza  del- 
la soleltatura. 

SARAGUAI,  n.  m.  Termine  boi. ades- 
so fuor  d'  uso ,  valeva  Persona  (ii 
niun  conto,  che  ora  si  direblie 
piuttosto  Straffalari.  V. 

•SPARAR,  '^.Sparare. 

SPARAVIR,  n.  m.  Sparviere,  Spam- 
ro.  Uccello  di  rapina.  —  Siporawr, 
0  Sparaviri,  per  analogia.— ^w* 
rcLcchio,  0  Spaventacchio.  Ceocio 
locato  sopra  un  bastone  che  mei; 
tesi  ne'  campi  per  ispaveotare  gH 
uccelli.  —  Sparaviri  dèi  taberm- 
quel ,  dia  pessida,  —  Corneo.  I'^ 
lo  del  ciborio ,  delia  pitside. 

SPARAZISEM ,  n.  m.  Voglia  grandi. 
Brama  ardente.  Ed  alcune  volle  « 
senso  di  Capriccio. 

SPARGUEL  DALL'  AQUA  SANTA,  ft^ 
dell'  acqua  santa ,  quello  delie 
chiese.  —  Piletta,  PiUttinA.  Vaset; 
to  dell'  acqua  benedetta .  che  » 
suol  porre  sopra  il  letto.  (  lo  ^ 
Spargulein). 

SPARGUIAMÈINT,  n.  m.Dupargim» 
to.  V.  Sparguiar. 

SPARGUIAR,  SPAMP.4NAR,  V.  SpA-^ 
pagliare.  Spomicciare,  v.Sj»rg<fi 


615 


SPk 


1  Idi.  —  Per  DitHpare , 
tosto  Sparnazzare.  — 
f'-  ^—  Dispargersi.  SpoA 

Spòlvcr. 

Sjjarso  ,  agg.  Piatlo. 

Madia.  Cassa  per  uso 
'Vi  dentro  la  pasta  da  fa- 
.«.  —  Arca  dicesl  Quella 
a  ove   i  fornai  intridono 

—  Cemitoio.  Chiamasi 
QTve ,  o  assicella,  sopra  il 
regge  e  si  dimena  lo  stac- 
madia ,  quando  si  fa  1'  a- 
\o  stacciare. 
AR ,  voce  bassa.  Mandar 
>oco  buon  garbo.  Dare  l'er- 
tt. 

ìragio.  Aspàrago.  Erba  or- 
>la ,  che  si  mangia  cotta. 
i.  Sparagiaia.  Luogo  pian- 
i^paragi. 

A.  Sparaghella.  Spàzzola. 
0  sai  valico,  detto  \olg.  Po- 
i  lepre. 

\ ,  V.  Spargere. 
.  n.  Dì.  Spasimo, 
passo.  —  Andar  a  spass.  V. 
QQiar.  —  Éssr  a  spass.  — 

OZIOSO  ;  0  ftior  d' impiego , 
nzio.  -^  Andar  a  spass ,  fig. 
(tare  a  spasso.  Perdere  chec- 
ia.  -» 

GGIAR,  detto  dal  volgo;  dai 
x^eotiliti  Maneggiar;  e  dagli 
bi  ^passzar,  —  Passeggiare 
^sieggiare.  Andare  a  spasso» 

EGGIATA    e    PASSEGGIATA. 

<i9(jiala.  —    Passeggiatelta  , 

ÈZ  DI  TUSETT.  CesHno.  Arnese 
ÌRìini  nel  quale  i  bambini  im- 
5^^o  a  camminare.  Carruccio. 
'^se  di  legno  con  quattro  girel- 
ove  si  meltoDO  i  bambini  per  lo 
ssotìne. 

'^lUNÀ ,  add.  Spassionato ,  agg. 
^  non  ha  passioni.  Ingenuo. 
•Niello. 


SPASSIUNÀBS*.  V.  Non  ha  il  signiQ- 
cato  del  verbo  iì2\.  Spassionarsi , 
che  vale  Non  oprar  secondo  le  pas' 
sioni.  Spogliarsi  delle  passioni.  Ma 
significa  Raccontar  le  sue  passioni, 
i  suoi  dispiaceri .  e  versarli  nel  se- 
no dell' amìci7Ja,  per  esserne  com- 
niiserato  e  conroriato:  ciò  che  si 
dice  italianamente  f)/crrders<.  DiS' 
credersi  con  alcuno.  Sfogare  con 
alcuno  qualche  passione.  I  boi.  di- 
cono essi  pure  Dscrèders'. 

SPASSltJNATAMÉlNT,  avv.  Spasstono- 
tamente,  avv.  Senza  passione,  /n- 
genuamente. 

SPATTLA.  Spàiola.  -  SpaUla  da  pit- 
tar. —  mestichino. 

SPATTUZZAR ,  v.  Discorrer  bene.  Bi- 
spondere  con  giudizio.  —  S^  a  sin- 
tessi  quia  donna  com'  la  la  spat- 
tùzza.  —  Se  sentiste  quella  fem- 
mina come  ragiona. 

SPAVÉINT,  n.  m.  Spavento.  Terrore. 
Spaurimento.  —  Star  d'  spavèint, 
detto  ironie.  Star  d' incanì.  -^Sta- 
re adagiatissimo. 

SPAVIRÀ.  V.  Pavird. 

SPAVIRAR.  V.  Pavirar. 

SPAZI.  Spazio.  Spazio  di  tempo.  In* 
tertatlo.  —  Spazi  inA^al  scriver, 
in-t-al  stampar.  V.  Scrittura.  Spa- 
ziar. 

SPAZIAR ,  V.  Spazieggiare ,  v.  Porre 
gli  spazi  necessari,  per  separare 
le  parole  l' una  dall'  altra  nel  com- 
porre la  stampa.  Carattere  spa- 
zieggiato. Spazieggiatura  del  ca- 
rattere. —  Spazieggiare,  dicesi  an- 
cora dello  Staccar  le  parole,  leg- 
gendo in  maniera,  che  se  ne  vegga 
spiccalo  il  rigiro  de'  periodi,  de' 
membri,  e  delle  cadenze.  —  Spa- 
ziare significa  Andar  vagando;  o 
Spargersi  largamente  in  grande 
spazio. 

•SPAZZA,  SPAZZADURA,  n.  f.  SPAZ- 
ZANE INT  ,  n.  m.  Spazzamento.  Lo 
spazzare.  —  Spazza  tìg.  —  Sgom- 
bramento. 

SPAZZADÒUR.  Spazzino.  Colui  che  ha 
cura  0  uffizio  di  spazzare. 


8PB 

SPAZZAR ,  '  V.  Spazzare.  Nettan.  — 
Scopare,  Spazzare  colla  scopa.  — 
Spazzare.  Sgombrare. — Spazzar  la 
campagna.  Il  vento  tpazza  le  nubi 
dal  cielo.  Il  vento  ha  sperso  ogni 
nuvola.  —  Spazzolare.  Scopettare 
i  patini. 

SPAZZARÈINA.  Spàzzola.  Utensìle  che 
si  forma  delle  paonoccbie  di  una 
pianta  perenne  detta  Spàzzola ,  o 
Canna  di  palude. 

SPAZZEIN.  RitagUatore.  Fondachiere. 
Mercante  di  panni  a  ritaglio. 

SPAZZON  DA  BATTO.  Spazzolone. 
Spazzola  grande,  con  lungo  ma- 
nico, per  uso  di  spazzare  i  bat- 
tuti. 

SPCCIRA,  n.  f. Camminiera.y oce  del- 
l' uso. 

SPDAL.  Spedale.  Ospedale.  Luogo 
che  per  carità  raccetta  agl'infermi. 
Nosocomio ,  dal  gr.  Ospitale ,  sust. 
irale  Ospizio.  —  Ospitale ,  agg.  si- 
gnifica Ospitàbile.  Che  usa  ospita- 
lità.—  Quindi  Ospite,  e  Oste  per 
corruzione.  Colui  che  alloggia  il 
forestiere;  eli  Forestiero  m^esi- 
mo^ ,  eh'  è  alloggiato.  —  OspitO' 
lità.  Liberalità  di  accogliere  i  fore- 
stieri.—  Ospitalmente.  Con  ospita- 
lità. -—  Ospedale  de'  pazzi.  —  Spe^ 
date  degV  incurabili.  —  Spedale 
de'  mal  nati  bambini;  Ospedale 
degl*  innocenti  ;  Orfanotrofio  de* 
fanciulli  esposti.  •*->  Spedale  cUni' 
co.  Clinico  agg.  •—  Medico  clinico , 
lo  slesso  che  pratico.  Medicina  cli- 
nica» e  volgarmente  Clinica  è  il 
Metodo  di  vedere  e  di  trattare 
gli  ammalati  in  letto.  —  CUnico 
dicesi  anche  al  malato  stesso,  eh'  è 
obbligato  a  stare  in  letto. 

SPDIR  A ,  n.  f.  Alare  guemito  di  ram- 
poni da  due  parti  ad  uso  di  soste- 
nere lo  spiedo.  • 

SPECC,  (É  stretta)  add.da  Spicciato, 
Sbrigato.  —  Un  ammala  eh'  è  bèli 
e  speco*. -^  Egli  è  a  confitemini. 
—  Munèida  -speccia.  —  Moneta 
spicciola.  Termine  dell'  uso.  Mone- 
ta minuta,  spezzata.  Vorrei  mo- 


£16  SPB 

neta  ^picdola  di  di&i  potà^ 
Specc*  preso  sosL  vale  a&chek 
neta.  --  A  nU  n'  ho  di  ifsi 

—  Non  ho  moneta  minuta . 
(aec. 

SPÉCC  (É  quasi  A).  Specchio,  e 
SpegHo.-^Per  similit.Spee 
spese.  Specchio  de'  debUL  - 
lus  dèi  spéce'.  — >  Bàmbék. 
Guardars'   in-i-al   spéec'. 
ciars*.  —  Specchiar».^ 
io.  Quegli  che  &  o  accoBà 
specchi. 

'SPECCIA  (ALLA)  V.  ^eier. 

'SPEOÉ,  add.  SpedUo,  a^ 
messo  morto. 

'SPEDIR ,  y.  Spedire.  Mandarti 

'SPEDIZIUNIR,  n.  m.  Spediton.^f 
dizioniere. 

SPEDZGAR.  V.  Spessgar. 

SPEIA.  Spia,  f.  Esploratm.9.à 
anche  Spione.  —  Delatort  kM^ 
datore;  e  trivialm.  Soffonti^ 
rachella.  Chi  prezzolato  n|fit 
alla  giustizia  gli  altmi  mis&ut 

SPÉID.  Schidione.  Schidone,  e  9m 
nemente  Spiedo. 

SPEIN ,  n.  m.  Spina,  n.  f.-4* 
prugnol.  —  Spino.  Spina.  M 

—  Siane.  —  Spino  biatico.  ^ 
bianca.  —  Zervein.  —  Spias  ^ 
vina.  —  Zudi.  —  Spina  J«*** 
Marruca.  —  Metter  di  ipe»^*" 
tòum  a  un  alber»  a  unatti^" 
Imprunare  un  albero, ìo^^ 

—  Cavar  i  spein.  —  Dispruran, 

—  Èsser  tn-M*  spein.  —  Eiicr  svi' 
la  fune.  Star  sulla  corda.  *  ^ 
dito  si  chiama  il  nodo  delU  ^ 
na.  —  Cavars*  un  spein  i'  v^ 
occ*.  —  levarsi  un  6n«coto** 
gii  occhi ,  figurai.  —  Vnlu(if^ 
d'  spein.  ~^  Spineto.  —  Spin»> 
Spinadein.  —  ^muzza,  dim. 

SPEINA ,  n.  f.  Spina,  n.  f.  Qoelh9^ 
eie  di  aculei  o  puog:glioiii,(ii* 
sono  armati  alcuni  pesci,  e  te  ot»* 
glori  diconsi  dai  pescatori  Sp^f 
ni.  —  Spina  dicesi  anche  ia  1^ 
del  pesce ,  cioè  la  più  piccoii 
Rèsca.  —  Camr  el  spein'  al  P^ 


617 


SPB 


e.  «"->    lamu/ir  a  ipHna, 
TicamwU}  a  ipina,  — 

»   OòiS^  —  ^na«  4 Cali- 
go £te.  —  ^itia  dto  cto- 

-:  Aga, 
f.   %»tnto,  n.  f.  Spigni- 

lo,  n.  m.— •  Dar  la  spein- 

-e  il    tracoUo,  o  U  (ralto 

eia. 

«a.  —  £ipèt«a  «èinza  gith 
pesa  JMconitd^rala,  f CON- 
itnprìuUnU,  —  Spéti  <.*un 

—  Spese  OMiegnate,  Umi- 
lile c€>fè  aàiegnatezza,  — 
magnar.  —  ^e»e  viitua- 
}iis  da  mori.  •»  Spe$e  fu- 

—  Far  far  del  «jjét*.  — 
c«a.  Dar  motivo  di  spesa. 
Xwr  bèin  cùn  poca  tpèiia. 

le  nozze  coi  funghi,  — 
ì  la   spetta  t  eh'  n'  è  T  in- 

—  È  più  la^  spesa,  che  il 

—  Far  el  spèis  a  qualcdàn. 
le  spese,  o  Inirailenere  al- 

—  Far  el  spèis  a  una  cessa. 
Conservarla,  Serbarla.  Cu- 

1.  —  Om  purla  a  far  del 

—  Uomo  spendereccio.  Incli- 
spendere.  —  Pagar,  o  Pàs- 
spèisa  a  qualcdùn.  -—  Dare 
'•se.  Pagare  gli  alimenli.  — 
ignars'  el  spèis  d'cà.^Gu(k- 
irsi  la  tornala  di  casa.  U  villo 
$ario.  —  Star  a  sòu  spèis.  — 
'  a  proprie  spese.  -«  Star  in- 
pèisa.  —  Star  su  le  spese.  — 
•<'  del  spèis.  «»  Rivalersi,  Ri- 

-^  Rivalsa  delle  spese  non  si 
^^ualoiente  non  si  dice  Refe- 
i  delle  spese,  mARifezione  del- 
ew. 

>^>m.  Tramutazione,  Trasfi- 
^zione,  Trasformazione,  n.  f. 
'nu(amenfo,  Trasformamenlo, 
^*  —  Gherminella.  De'  giuochi 
^^0.-^  Gangherella.  Scappa- 
^  personali,  per  similit.  a  Quel- 
^^}^  che  fa  la  lepre  per  isfuggi- 
^'cani,cbesi  direbbe  ancora 
^^ietto  (  boi.  Scambièlt  ),  — 
»<i  cosi  della  Fantastnagoria  > 


direi  Seompana,  Sparizlons  rapi* 
da ,  0  repetitina. 

*Si*£LLA»  Q.  r.  Fermaglio,  n.  m.  FeT' 
mezza.  Spilla,  u.(. 

SPELÒiNCA.  n.  f.  Spelonca,  Grotta. 
Caverna ,  o.  f.  Aulro.  Spelonca,  fi- 
gur.  Stamberga.  Edifizio  o  stanza 
ridotta  in  pessimo  stato  ,  oto  ap- 
pena si  possa  abitare. 

SPELTA.  Spella  e  Spelda,  SorU  di 
biada  più  restosa,  più  lopposa  del 
farro. 

SPENOÉBIL.  add.  Spendereccio,  agg. 

—  Spendibile  è  voce  deli'  uso ,  co- 
me Moneta  spendibile. 

SPENDER,  V.  Spèndere,  v.  Spèndere 
spander.  —  Spendere  senza  ritC" 
gno,  Spendergli  occhi.  Sbracciare 
a  uscita.  —  Uha  spèis  e  spani  per 
guarirei.  Lha  spèis  l'ou  dèi  coli. 
-—  Ha  speso  un  occhio  per  guarir- 
lo. —  Chi  più  spènd  mane  spènd. 

—  £*  vai  più  un  colpo  di  ntaestro, 
che  due  di  manovale. 

SPENZER,  V.  Spignere  e  Spingere.  Pi' 
gnere.  Urlare, —  Spignere  è  anche 
contrario  di  Dipignere.  —  Ponza- 
re. Far  forza  per  mandar  fuori  gli 
escrementi  del  corpo,  il  parto,  e 
simili.  —  Ponzamento.  Il  ponzare. 

—  Spenzer  innanz.  —  Sospingere. 

—  Spenzer  innanz  un  affar.  •— 
Affrettare  un  negozio.  —  Spenzer 
itìdri.  -^  Rispingere  e  Rispignere. 

—  Tumar  a  spenzer.  —  Risospi' 
gnere. 

SPEpLA.Pìspoto.  Uccelletto  della  spe- 
zie delle  allodole.  Allòdola  matto- 
lina  ,  corriera.  —  Spepla  figurat. 
aggiunto  a  ragazza.  Vispa,  Ciar- 
liera. 

SPERANZA.  Speranza,  -  Chi  viv  d' 
speranza  mor  al  spdal.—  Chi  vive 
di  speranza  muore  di  stento.  Chi 
vive  sperando  muore  cantando. 

'SPERAR,  y.  Sperare. 

SPERDGÀ.  Perticata,  n.  f.  Colpo  dato 
con  pertica. 

SPERDGADÓUR.  Perticaiore.  Agri- 
ntensore,  cosi  detto  dal  misurar 
colle  pertiche,  in  boi.  però  non 


SPI 


£20 


SHI 


ièinza  vlèir,  ^  In  una  ealca  uno 
darà  di  petto  senza  malizia  a  un 
altro,  —  Dscorrer  a  «plnlon.— />i- 
icorrere.  Dire  a  spilluzzico. 

*SP1PLAR,  s.  Pipilare.  Ciarlare  con 
vispezza;  e  dicesi  di  doDoe. 

SPIRA  D'  SÓUL.  V.  SòuL  —  Spira  d' 
vèint,  —  Spiro  di  vento;  forse 
tronco  da  Respiro, 

SPIRAI.  Spiraglio  e  Spiràeolo.  Fes- 
sura per  la  qoale  1'  aria ,  e  i  lume 
trapela.  —  Spirm  dV  arhi.  —  Re- 
golatore. 11  Bilanciere  e  la  Spirale 
nelle  mostre.  La  verga,  e  la  Lente 
ne'  pendoli. 

SPIRCIA.  V.  Splorza. 

SPlRCIARl.  Y.  Splurzari, 

SPiRElN,  n.  m.  Lùcciola,  n,  f. -*  1 
toscani  dicono  Mortaktto  a  quella 
candela  grossa  e  corta  fatta  di  geU 
to  ad  uso  di  tener  lume  la  notte 
nelle  stanze.  Fuor  di  Toscana  è  det- 
to Spirino ,  ed  in  vero  questa  voce 
è  molto  espressiva  ,  perchè  un 
lumicino  così  debole  sembra  esser 
sempre  prossimo  a  spirare.  —  SpU 
rein ,  detto  per  simil.  ad  un  Omio 
ààttolo.  Mingherlino,  A/fàtucoio, 
SparuUno ,  Scrìcciolo. 

SPIRIT.  Spirito  e  Spirto  in  poesia. 
Tutti  i  signi&cati  nella  lingua  ital. 
attribuiti  a  questa  voce  si  trovano 
nel  dialetto.  Uomo  che  non  ha  spi- 
rito. Raccorre  gli  spiriti.  Ricupe- 
rargli spiriti.  Spiriti  animali,  vi- 
tali, ec.  ^  Spirito  figur.  per  la 
Parte  più  sottile  e  ignea  di  tutti 
gli  enti.  Spirito  di  vino,  di  nitro, 
vitriolico,  ec.  —  Spirito.  Brio.  Vi- 
vacità, ec.  —  Spiritalo,  fig.  Vivace, 
Acuto,  detto  di  persona. 

'SPIRT,  m.  e  SPIRTA,  f.  add.  Cattivo, 
Stravagante.  V.  Ternas. 

SPISSACCARAR,  v.  Scompisciare,  v. 
Pisciare  addosso ,  o  Bagnar  di  pi- 
scio che  che  sia. 

SPiSSACCABATA,  n.  f.  La  voce  adat- 
tata sarebbe  Scompisciamento ,  n. 
m.  Parola  di  regola  da  Scompi- 
sciare. 

SPISSINAR,  V.   Trapelare,    parlan- 


dosi di  un  irB80,o  flimlle.— la 
bòU  spisseina.  — >  La  botte  (ropeia. 
•^  Sjnninar  fora  al  sangu.  <- 
Grondar  sangue.  —  ZampiUait 
Uscir  per  zampilli.  Spruzzan. 
Schizzare.  -~  Sj^ciare  Sgoraa- 
re,  direbbesi  dell'  uscir  con  foni 
—  Sangue  che  fuor  di  vena  spic- 
cia. 

SPIULA  .  add.  Senza  fianchi.  Detto  di 
persona  magra ,  e  comunem.  di 
donna. 

SPIUVEZNAR.  V.  Aqua, 

SPIZZAR,  V.  Accomignotare ,  v.  Coa- 
giungere  a  modo  di  comignolo  doe 
pezzi  di  legno  in  guisa,  che  faceia- 
no  angolo  ottuso. 

SPLACCHER.  n.  m.SPLACCARifigvr. 
Spelacchiato.  —  Sptaecher,  o.  bl 
Capelli  rcuii  e  corti. 

SPLATUNA,  add.  Zaceonato  Bertone. 
Dicesi  di  chi  ha  tagliati  i  capelli 
sino  al  vivo. 

SPLAZZA,  per  similit.  SpeUasato. 
Co'  capelli  sparsi. 

SPLÉD6A.  Pellaccia.  Quel  tegnneoio 
che  trovasi  nelle  carni  accomodale 
per  cibo. 

'SPliÉNDER ,  V.  Splendere,  mspk*- 
dere. 

SPLENDER ,  n.  m.  plur.  Voce  osata  io 
questa  sola  frSiseiÉssriprispitiè' 

der.  Èsser  cùn  la  co  tra  Ciss.'^ 
Esser  tra  V  uscio  e  'l  mur^. 

SPLÉNDID,  add.  Generoso,  agg  ^^ 
gran  cuore.  —  Splèndido  sigoifici 
Rilucente,  pieno  di  splendore.  ^(«^ 
la  splendida.  —  5>piendido.  Sooioc^ 
so.  Magnifico.  Chiaro.  Ragguarde- 
vole, ^lendido  per  molte  ricck:- 
ze.  Nozze  splendide.  Splendidi  c^ 
stimenti. 

*SPLENOÓUR,  n.  m.  Splendore. 

SPLORZA,  SPIRCIA,  n.  f.  SPIUC- 
CHER,  n.  m.  Spilorcio  ,  n.  mt 
Spilorcia,  n.  f.  Gretto,  meschtiio. 
avarissimo.' 

SPLÙCC,  SPLACCHER,  n.  m.  pli? 
Capelli  corti  ed  incolti. 

SPLUCCADURA ,  n.  f.  Non  dubiUR: 
che,  da  Piittccare  e  da  SpiUuzà:* 


£21 


SPft 


formare  Piiueeamen-' 
amento  »  per  l'Azione 
,  e  Piiucc€LÌura  o  Spil- 
pel  Ricsai^mo  del  pi- 
srciò  Splt*cet»dura  dèi 
luz:iic^iuri3^  del  ge$$o, 
ini  di  gesso,  cbe  rifai- 
pilla'sxicar  col  piccoDe 
ssariai  cslcioata. 
7.  Piluccare.  SpHluzxi' 
var  pochissimo  di  aicu- 
>oco  a  poco  e  con  ri- 
sì  per  simili t.  So  direi 
ire  il  ffes90  (  boi.  SpltiC' 
)ii).  Quel  piluccare  col 
à  pietra  gessarla  rimasta 
no  doUa  fornace  dopo 
—  Spluecar  un  oa,  — 
;  un  osso.  Cavare  i  riina- 
tarne  attorno  ad  esso. 
) ,  add.  Peloéetto,  Aggìanto 
le  non  è  ben  torto ,  e  cbe 
specie  dì  peluria,  che  rileva 
stesso. 

,  V.  Spollonare.  Troncare 
i  ed  agli  altieri  1  falsi  poi  Io- 
le viti  vi  è  il  termine  pro- 
ìampanare. 
AKi.  V.  Spiiurciarì. 
U*.  Permacchio. 
CIÀ  .  add.   Spennacchiato  , 
'.heba  levate,  e  guastate  par- 
ile penne.  —  E  flgurat.  Scapi- 
ù.  Male  in  arnese, 
CCIBA..  Pennacchiera,  Arnese 
ù  penne  di  diversi  colori ,  piti 
minoso  del  pennacchio. 
.  Sfoglia  di  patta  per  far  pap- 
itile ,  e  BimlH. 

X,  n.  f.  Spuola  e  Spola.  Navicei- 
:he  contiene  il  cannello  col  Alo 
'  tessere. 

^V£R.  n.  tn.  Spólvero.  Foglio  bu- 
erato  con  ìspillelto,  nel  quale  è 
disegno,  che  si  vuole  spoiveriz- 
ndo  ricavare.  <—  Spoloi^r;  Pimaz' 
)l  da  ipuXvrar. '^Spoberezzo  e 
polverizzo.  —  Bpòlur,  figurai, 
iparpoi  ,  Sgumbei  —  Scompi- 
ilio.  Guazzaòttglio.  —  Éssr  i-t-un 
^rùU  spòlver  ,  sparpai.  —  Eeet' 


re,  frovorsi  in  un  brullo  fran- 
gente. 

SPÓNDA,  n.  f.  ^n<fa.  n.  t  Parapet- 
to —  nel  lélt,  —  Proda.  ^  Dia 
barca,  dia  tavla.  — •  Bordo.  — -  Dèi 
biUard.  —  Mattonella,  —  Spènda, 
—  Sponda  flgur.  Appoggio .  Soste- 
gno, Aiuto,  Favore.  —  L*  ha  la 
epòpìda  d'  eo  zio,  ^-^  Lo  zio  lo  fa 
baldanzoio.Si  piglia  baldanza  dal' 
la  condiicendenza  deUo  zio. 

SPÒNGA.^ttflfna. Sorta  di  pianta  cbe 
nasce  nel  fondo  del  mare. 

SPONSALI.  V.  Spuealezi. 

SPOKC,  add.  Sporco.  lAtrdo.  Imbrat- 
tato. Bruttato,  Sàcido,  Sozzo.  Sù- 
dicio, —  Parlar  spore,  —  Parlare 
sconcio»  osceno, 

SPORT  Sporto. n.  m.  Tettóia»  n.  t.  — 
Sport  dèi  cvert.  —  Gronda.  —  Ac- 
collo è  quella  parte  di  fabbrica , 
che  resta  fuori  di  appiombo  del 
muro  principale  ,  sostenuta  da 
mensole  e  beccatelli  Muro  d'accol- 
to—  Aslargars'  a  forza  d'  sport, 
^  Hientrare  a  forza  d'  accollo.  — 
Sport  sòtiura  una  butlèlga,  — 
Taoolato. 

SPOSSESSAR,  V.  Dlspossessare.  Spo- 
destare, Dispodestare,  Levare  il 
possesso. 

SPÓULT.  SPULTÀ,  add.  V.  Mot. 

SPREGIUDICA,  add.  Sprefjiudicato , 
agg.  -^  L'è  un  om  spregiudica.  — 
Uomo  avveduto.  Disingannato.  Tol- 
to dal  pregiudizio, 

'SPREZI,  e  DSPREZI,  n.  ro.  Dispregio. 
Spregio. 

'SPREZZAR ,  e  DSPREZZAR ,  v.  Spre- 
giare. Sprezzare. 

•SPREZZANT.  Sprezzatore. 

SPROCC.  Sprocco.  Pezzo  di  ramo  d'al- 
bero schiantato.  —  Sprocc  dia  fur- 
zeina ,  dèi  furcd.  •—  Rebbio. 

SPRÒN.  Sperone,  e  più  comun.  Spro- 
ne, —  Spròn  di'  arlói,  —  ìndice. 
Lancetta.  Saetta.  —  Lancetlino  si 
suol  dire  air  indice  del  registro  de- 
gli oriuoli. 

SPROPOSIT ,  per  Errore  e  Scorrezio- 
ne, V.  Sbali, 

61 


src 

SPRUZZAR.  V.  Adaquar. 

SPLD.V.  5ini€tocc'. 

SFUUA,  add.  Sputato,  agg.  —  r  ^ 
iùU  sopader  tpudd. — Égli  ha  lui- 
te  le  fallezze  del  padre  ;  e  io  modo 
basso  Egli  par  suo  padre  pretto  e 
-  MputaU).  —  Nad  e  tpudd.  —  Puro 
e  pretto.  Vivo  e  vero.  Marnato, pret- 
to spulato,  —  L'  è  tùli  là  $pudd. 
—  Egli  è  quel  desso,  quel  medesi- 
mo, quel  proprio  talmente.  È  tutto 
lui  miniato  e  marnato.  Mimato  mi- 
niato. Miniato  e  sputato. 

SPUDACC,  n.  in.  Saliva,  n.  f.  É  stato 
detto  da  alcani  aatori  aacbe  Scia- 
Uva  e  Sciliva.  —  Campar  d' spu- 

dacc\  Magnar  pan  e  spudaec', 

Campar  refe  refe.  Viver  di  limatu- 
ra. Non  aver  pan  pe' sabati. 

Manlgnir  un  a  pan  e  spudaec',  lo 
stesso  che  Tgnir  a  siècc, Te- 
ner a  crusca  e  cavoli;  o  allo  stec- 
chetto. —  Una  cos$a  attacca  cùn 
del  sjìudacc'.  —  Una  cosa  appic- 
cala colla  cera ,  o  colla  saliva.  At- 
taccala leggierHieote.  —  Spudaec*. 

—  SpM/o.La  quantità  di  saliva  spu- 
tala ,  e  r  aito  stesso  dello  sputare. 

—  Anche  i  boi.  usano  qualche  voi- 
la  la  voce  Spud,  per  SaUva,  p.  e. 
Cavar  al  spud  al  fil,y;^\e  Fargli 
la  prima  imbiancatura.^  Sputac- 
chio è  stalo  adoperato  per  Spulo 
da  qualche  autore.  —  Salivare  ,  è 
voce  dell'uso,  hender  la  saliva.-^ 
Espettorare.  Mandar  fuori,  purgan- 
dosi, i  catlivi  umori,  che  si  aduna- 
no nella  trachea.  —  Espettorazio- 
ne. Spurgo  del  petto. 

SriJDACCUMÉiNT.n.  m.  Lo  sputac- 
chiare. 

SPUDACCIAR.  V.  Sputacchiare,  v. 
Spular  sovente,  e  poco  per  volta. 

SPUDACCIARi,  n.  t  Sputamento  , 
Spulacchiamento  ,  sarebbero  vo- 
ci di  regola,  per  lo  Sputare,  o 
Sputacchiare  sovente  e  poco  per 
volta.  *^ 

SPUDACCIÒN ,  n.  m.  lanlo  per  Spulo 
grande,  quanto  per  Uomo  the  sputi 
spesso.  Sputone,  Spulacchione  sa- 


522  ^pc 

rebbero  por  esse  foci  di  regoli  V. 
Scarace'. 
SPUDACCIRA.  Sputacckien,  Vaso  da 

spular  deotro. 
SPUDAPAN.V. /^iuna. 
SPUUAR,  V.  Sputare,  v.  *  T  è  n 
stèss  che  spudar  in  tèrra*  —  tue- 
re  come  bere  un  uovo.  -^Àln'i 
méga  l' istèss  che  spudar  in  lem. 
Et  n'  ein  méga  pèir  da  mmdar. 
—  Non  è  loppa.  Noo  è  impresi  fa- 
cile. —  Spudar.  Parlandosi  di  pao- 
ni. Sfilacciare,  è  l' Uscir  che  laoD^ 
le  Già  dal  taglio  de'  paoni  o  dalie 
cucitore  del  vestìnienlo. 
SPUDASENTÉINZI.      Sputasenten'j. 
Sputasenno.  Sputapepe.  Colai  rà« 
mostra     affeiutamente    d'  csfcr 
savio. 
SPULÈTT ,  o.  m.  Marza  da  imustart. 
Pezzetto  di  ramìcello  d'  albero  do- 
mestico ,  che  s' iuoesta  sol  sai- 
valico. 
SPULGAR,  V.  Spulciare,  e  SpMani 
Levare ,  e  levarsi  dì  dosso  le  paki 
—  Spulgar  per  similìt.  Spulare. 
Levar  le  festuche,  i  peli,  e  sioiii 
per  nettar  checchessia. 
SPULMUiNARS',  v.  (dal  fr.  S*  èpcumo- 
ner).  Sfiatarsi,  v.  Perdere  il  liaio 
per  lo  soverchio  gridare. 
SPULTAR  e  INSPULTAR,  v.  Inzuppa' 
d'acqua,  o  d'altro  liquido.-^  Spul- 
tà  o  Inspultd.  •>-  Inzuppalo,  f*ari 
V.  MóL 

SPULTl.  Fanghiglia.  Quella  poliigU 
che  resta  nel  truogolo  della  non 
dell'  arrotino,  É  anche  SpoUigiii 
la  polvere  di  smeriglio  ridviu  io 
pasta. 

SPULVRAR,  v.  Dar  alla  pòtver.-Spbl- 
verare.  —  Spulvrar  un  dsw 
—  Spoloerizzare ,  Spolverezun. 
Ricavare  un  disegno  collo  spol- 
vero. 

SPULVRAZZ,  n.  m.  Poloetio,  d.  m 
Polveriera,  n.  f.  —  Far  dèi  »/«'• 
vrttzz.—  Eccitar  polvefio.Sa6àw 
polverio. 

SPULVREIN,  n.  m.  Px>lvere,  n.f.cbe 
si  mette  sullo  scritto  per  asciugar- 


spu  623  spu 

eit%.  -i»  Paiveriita.  Co'  SPUNTÓN  DLA  ZANÉTTA.  CalzHolo, 


ica  la  |M>lvere  per  l'ar- 

n.  f.  Spalverina.  Spe- 
da   canier»,  o  meglio 
a ,  o  da  viaggio. 
V.  itHpoiverar&,  t.  Met- 
tere su  lo  scritto. 
JL.    PoiveriHO.   Vasello 
•  dove  si  tien«  la  polve- 
ere  sullo  scritto. 
.  n.  f.  Polveriera,  Magaz- 
losìlo   della    polvere  da 

I.  in.  Spu9nigiia,  Sorte  di 

Brocco,  Sproeeo,  SpuniO' 
unchinzein.  —  Sfntn$èn' 
>uìUoncino.  «-  Spunekm 
.»n.*->  Bordoni,  n.  m.plur. 
'.  degli  ucceUi,  quando  co- 
>  a  spuntar  fuori. 
A.  Puntata.  Colpo  di  punta. 
lata. 

(AMfil?)T.  Pifnzeltomefilo.il 
are  o  punzeechiare. 
HAR.  V.  linpunlare»  v.  Al 
i  boi.  corrisponde  plulloslo 
zecchiare.  Leggermente  pu- 
—  Broceare  significa  Spro- 
Spi*^ner  pungendo.  «—  Spnn- 
r  iìgur.  per  Sollecitare  t  liti- 

ìBOLA.   ^identoto.    Pialla 

noi  lo  larga  col  taglio  ad  an- 

relli. 

Ò13S .  Spufinoio ,  agg.  E  cosi 

imtità.  Rarezza  simile  a  quella 

)  spugna. 

)\]NÀ.  Spuntonata.  Colpo  dato 

a  punta  d' nn  bastone,  o  pure 

la  bocca ,  o  col  calcio  dello 

loppe. 

TAR ,  V.  Spuntare,  v.  Corrlspon- 

a  tulli  i  signitìcati  del  dìal.  boi. 

oar  IH  puNltt.  ApjHirire»  Cilene' 

!,  ec.  —  SpMntori  deiftt.  — ^  Afwo- 

'.re.  —  A  quèll  tuùU  ai  spunta  i 

einl  ^  //  bambino  muove  ;  cioè 

li  Spuntano  i  denti.  —  Spuntar 

(•i  a<i.  -^  Tar^T  U  ali. 


Quel  ferro  nel  quale  si  mette  il  pie 
del  ÌMnione.'^SpuniÒHdètcafidtir, 

—  4f7o  de*  eandetOeri. 
SPI}N%ÓI^A.  n.   f.  Spugnolo,  n.  m. 

Fungo  detto  da'  hot.  Pattus  efci4- 
tentui,  di  cui  ve  n'  ha  di  qualità 
diverse.  Spugnolo  capfteUuto  matf- 
giare  tcuro.  Spugnolo  di  capo  gial' 
lo  ceciato.  Spugnolo  di  capo  tondo, 
SPURACC*.  Spauracchio.  Spavenfnc' 
cMo.  Cencio  che  si  mette  ne*  cam- 
pi sopra  una  mazza  per  Ispaventar 
gli  uccelli.— Spurace',  per  traslato 

—  Amante,  in  senso  di  dispregio. 
— »  Spuracc',  Spernacc',  Sptarcher, 
Scnehi,  agg.  ad  nomo  per  similii. 
Spauracchio  ;  Uomo  magro  e  male 
In  arnese. 

SPUHACCIAR.  Cercar  d'  amanti. 

SPURCHISIA,  SPURCHEZIA,  PURCA- 
Rt .  ec. ,  n.  f.  Sporcizia,  lorda» 
ra.  Sozzura.  Porcheria,  n.  f.  Sttft- 
dtime ,  Sti«C/cfi4me .  n.  m. 

SPiJRCÓN.  SPURCUNAZZ,  0.  m.  Sudi- 
cione, n.  m. 

*SPURGARS'.ed  anche  SBURGARS', 
V.  Spurgarn.  Spurfjare, 

SPORÒUS ,  add.  Pauroto.  Paventoso. 
Timoroso.    Pàmdo,    Paventèook  , 

SPURTAROL.  lanaiuolo,  Ceslarolo. 
Quei  mercenario  che  porta  in  al- 
trui servizio  la  sporta.  Dovrebbe 
esservì  la  voce  Sportarolo,  perchè' 
le  suddette  sono  pel  portatore  di 
Zane  ,  e  di  Ceste. 

SPURTÈLL,  SPURTLEIN,  dim.  Spor- 
tello. —  Spurtlèit  di  purlon ,  del 
buttèig,  dia  carrozza.  —  Por  Iella. 
Portello.  Sportello.  —  Frullino. 
Spezie  di  mulinello  attaccato  agli 
sportelli  delle  carrozze  per  como- 
do del  passamano  de'  cristalli.  — 
Spurli  del  fnéster.  —  Imposte  e- 
sterne  delle  finestre. 

SPURTLEINA  .  dim.  d'  Sporto.  — 
Sportella.  Sportellitm.  Sporticciuo- 
la.  Sporticella.  -^  Spurlteina  del 
vedrà.  —  Sportellino  d'invetriata. 

SPUSADÒUR  (dal  frano>ese  Èpouseur). 


SQU 


524 


SQU 


Colui  cb'  è  io  disposizione  di  pren- 
der moglie,  ed  è  conosciuto  per 
tale.— Scdpoto,  vale  hmogUalo.  Che 
non  ha  moglie  »  ma  non  corrispon- 
de alle  voci  boi.  e  fr.,  che  signifi- 
cano Colui  eh'  è  propenso  air  am- 
mogliarsi ;  e  se  fosse  lecilo  creare 
nuovo  vocabolo,  sarebbe  quello  di 
Sposatore.  I  veneziani  hanno  la  pa- 
rola fiomzzo ,  che  vale  Spoto  pro- 
messo. 

SPUSALEZhn.  m.  SPONSALI,  n.  m. 
plur.  Sposalizio ,  n.  m.  e  Sposali' 
zia,  n.  f.  La  solennilà  dello  spo- 
sarsi. 

SPUSAR  ,  V.  Spotare,  y.  Dicesi  il 
prender  moglie  dell' uomo,  e  il 
prender  marito  della  donna.  — 
Spusars'.  —  Sposarsi.  Contrarre 
matrimonio.  V.  Maridar  e  Marida. 
—  Sputar  la  to  upiniòn.  (Bella 
similitudine).  —  Esser  di  ferma 
opinione.  Persistere  nell'opinione. 
Sposare  una  massima ,  disse  il 
Magalotti. 

•SPOSSATÉZZA.  V.  Stracchézza. 

SPZIAL.  Speziale.  Quegli  che  vende 
te  spezie  e  compone  le  medicine 
ordinate  dal  medico.  —  Drughir  o 
Spzial.  Quegli  che  vende  le  droghe. 
Droghiere.  Da'  bolognesi  si  con- 
fondono spesso  questi  nomi  »  per- 
chè una  volta  nelle  stesse  botteghe 
si  vendevano  promiscuamente  le 
droghe  medesime. 

SPZIARi.  Spezieria.  Bottega  o  luogo 
dove  si  tengono  le  cose  per  oso  di 
medicina.  —  Officina  è  il  luogo 
dove  sono  i  lambicchi  ed  altri  uten- 
sili per  comporre  le  medicine.  -^ 
Spziari.  —  Spezie,  n.  f.  plur.  Arò- 
mali,  n.  m.  plur. 

SPZZÀ ,  add.  Spezzato,  agg.  Diviso  in 
pezzi.  —  Spzzd,  sust.  plur.  Avèir 
di  spzzd.  —  Moneta  spicciola. 

'SPZZAR ,  v.  Spezzare.  Rompere.  Ri- 
durre in  pezzi. 

SQUACCIÀ,  SQUATTARÀ,  add.  Sco- 
faccialo,  agg.  (corruzione  di  lin- 
gua in  vece  di  Sfocacciato).  Schiac- 
ciato a  guisa  di  focaccia.  S^uacc/lie- 


rato.  —  Nel  dialetto  ?*  è  anche  il 
verbo  Squaliarar,  e  in  itaL  egiul» 
mente  dicesi  Scofaedare.  Scbiao 
dare  a  guisa  di  focaccia.— L'Ao 
mtMtazz  squattarà,  eh'  al  par 
louna  d'  agòst.  —  Ea  il  volto  i 
faccialo,  che  pare  la  luna  in  qui 
tadecima. 
SQUADER,  n.  m.  Squadro,  n.  f. 
Squadro  è  Lo  squadrare,  cioè  Mi^ 
surar  colla  squadra.  —  Essen  « 
squcuira.  -»  Esser  fuor  di  Sqrnk 
dra  :  e  fig.  Essere  sregolato.  Di$«fb 
dinato.  Inocdinato.— £scir  di  sq*i(k 
dra;  e  figur.  Uscir  de'  termioi.  — 
Una  cossa  taià  zò  d' tquader.  - 
Cosa  tagliata  a  scMmbetcio.  -« 
Una  muraia  zò  d'  squader.  —  H^ 
ro  sopra  tquadra,  dicesi  qaaodi 
r  angolo  è  ottuso.  Muro  tolto  squa^ 
dra,  quando  1'  angolo  è  acalo.  —  1 
SqtMdra  zoppa.  Strumento  d^gti  | 
agrimensori  per  misurar  angoli. 

—  Squader.  —  Erre.  È  un  lenniw, 
che  i  magnani  danno  ad  ooa  spoie 
di  mensola  di  ferro  a  squadra  fol- 
ta a  sproni  per  reggere  diverse  co- 
se,  ed  è  cosi  detta  dalla  sua  fìgara 
di  un'  R  coricata,  e  rovesciata. £r- 
re  tu  cui  ti  togpetìdono  i  lumi  dA' 
le  ttrade,  le  insegne  delle  boHf- 
ghe ,  e  simili.  Erre  o  Erro  da  poz- 
zo. Ferro  che  sostiene  la  girelle 
per  attigner  1'  acqua  :  e  qoello  cb<* 
si  sostiene  accanto  al  pozzo  per 
raccomandarvi  la  corda ,  o  le  sec- 
chie. Dicesi  anche  Braccio.— Squa- 
der. —  Squadro.  Pesce  di  mare , 
spezie  di  razza  de'  cani ,  coperto 
di  pelle  aspra  e  ruvida  con  cui  si 
pulisce  il  legno  e  l'avorio.—  5^* 
derpr'i  tlar  da  vedrà. -^  Sqitn- 
dra ,  f.  —  Squader  eun  al  puùòn. 

—  Squadra  col  mattietio. 
SQUADRADURA  «  n.  f.  e  da  ahnoi 

SQUADER,  n.  m.  BiquadnUura  dil- 
le pareti.  —  El  tut  eh'  ein  in  me:: 
al  tquadradur.  —  Spazi  riqut- 
drati. 
SQUADRAR  ,  v.  Squadrare.  Reoder 
quadro,  e  ad  angoli  retti  cbeccbes* 


SQU 


625 


SQV 


oetaf.  Guardare  una 
ratuioUi  minuUunenie, 
'    el   sianxi.  —  BiquO' 

UAQUARAR,  y.  Squae- 
qviacqt£erare.  Scacazza- 
*iamenie  Csicar  tenero. 
yeriare  •  Sgocciolare  il 
il  barloiio ,  o  /'  oreiuO' 
assi. 

.  Squacchera  e  Squac* 
reo  liquido. 
H.  V.  Sqtuiiar. 
m.  Sfarzo.  Sfoggio,  Scia- 
n.  m.  Pompa.  Gala,  Sfar- 
ignificenza,  n,i.  Squarcio, 
io  grande. 

ri.  SQUARCIÓN.  Squarcio- 
leeone.  Amo»  pampani  e 
%.  Sfarzoso .  Fastoso ,  agg. 
RÌ.SQUARClUNAHl.  SQUAR- 
A  ,  SbracciaUi.  Mosira  di 
T  gran  cosa. 
kRSLA ,  ¥.  Sfoggiare. 
1.  m.  piur.  Smorfie,  n..  f. 
Smorfia  sing.  Maraviglia  ec- 
e ,  o  allra  azione  smorfiosa . 
Quasi  sinonimo   di  Sìmi- 

m 

av\.  che  ora  dicesi  Oua<t.  V. 
',  n.  m.  Scossa,  n.  f.  Acqua:> 
.  Scroscio.  Croscio  di  pioggia. 
>o,n.  m.  Subita  e  repentina 
già.  —  Dòp  al  prem  al  slé  poc 
nir  un  alter  qran  sqtMss,  ma 
on.  —  Dopo  la  prima»  non  an- 
uarì  che  ne  sopravvenne  un'al- 
scossa  delle  buone.  —  Squasso 
moiimenlo  impetuoso.  —  Una 
sa  cfi'  vaa  S4)uass.—  Cosa  che 
cadcy  che  va  in  rovina. 
I\SSÀ,  Q.  m.  Scassato.  V.Sgtias- 
r.  —  Alla  squassa,  dicesi  dai 
>l.  allo  stato  di  talune  eruzioni 
itanee,  Ntsnule  all'  eslremo  punto 
i  malurazicae. 

lÀSSAR,  V.  Scassare.  I  diziona- 
ì  fanno  questo  verbo  sinonimo  di 
)(ssodare,  di /)iv69{iere  o  Divelle- 
re, ed  anche  Diverre  per  sincope. 
lo  però  farei  dislinzione  nel  signi- 


ficalo di  queste  voci .  appropriando 
a  ciascuna  il  suo  uffizio.  — -  Dive^ 
gUere  o  Divellere  vale  propriamen- 
te Estirpare  perciò  Dioègliere  si 
dirà  del  Disfare  un  bosco,  una  fo- 
resta, una  macchia,  un  pruneto  e 
simtli»  sbarbicandone  le  piante,  e 
sniovendo  profondamente  il  terre- 
no. Quindi  Divelto.  Terreno  già  co- 
si preparato  per  nuova  coltivazio- 
ne, e  dai  bolognesi  con  proprietà 
d'  espressione ,  Dsfatt.  —  Dissoda- 
re è  io  smuovere  il  terreno ,  ch'era 
già  sodo ,  come  sarebbero  i  prati . 
i  campi  lasciali  in  riposo,  ec. — 
Scassare,  lavorare  il  terreno  pro- 
fondamente» conforme  richiede  la 
coltivazione,  alla  quale  si  vuole 
dedicarlo.  —  Scassare  il  terreno 
a  due  puntate  di  vanga;  o  Vanga- 
re a  vanga  sotto ,  o  a  due  puntate, 
dicesi  in  Col.  Baoaiar:  ed  è  Quan- 
do, levata  la  prima  puntala,  o  van- 
gata o  punta  innanzi,  si  riprende 
la  punta  nel  medesimo  posto ,  e  in 
questo  modo  lo  strato  inferiore 
del  terreno  diviene  superiore.-— 
Scassare  il  terreno  a  tre  puntale 
di  vanga ,  togliendo  ogni  volta  col 
badile  la  terra  smossa ,  è  il  vero 
Scassato,  che  i  boi.  chiamano  an- 
ch' essi  Squassar,  e  Squassa.  E 
ciò  si  fa  per  piantar  vigneti,  car- 
ciùfaie,  ed  altre  coltivazioni  che 
richieggono  sprofondamento  di  ter- 
reno, 

SQUATTARA.  V.  Squaccia. 

SQUEINZIA,  NISIA,  NICLEZIA,  SGNE- 
FLA  .  n.  f.  Schifa  '/  poco. 

SQUEZZ.  Cocòmero  asinino.  Cocome- 
rello.  Poponcino  salvatico,  detto 
volgarm.  Shizzetto.  Pianta  comu- 
nissima  detta  da  Linn.  Momordi- 
cum  Elaterium.  — ^  Squezz ,  Squiz- 
zètt.  —  Schizzatolo.  Strumento  coi 
quale  si  schizza  aria  o  liquore. 
Schizzetto,  Schizzettino^  dim.  -^ 
Schizzatolo,  o  Gonfiatoio,  strumen- 
to da  gonfiar  ì  palloni  per  giocare. 
—  Andar  in  squezz.  —  Sventare. 
Svanire.  Andare  in  nebbia.  Finire. 


STA 


526 


STA 


SQUEZZ,  SQUIZZA,  add.  V.  Agquizzà. 

SQUINQUEIN.  Quesu  è  una  di  quelle 
voci,  cbe  sembrano  formate  dal 
capriccio,  senza  riguardo  alcuno 
all'orìgine.  Equivale  a  Sfurzdn, 
cioè  Piccolo  sforzo  :  p.  e.  L'  ha  fati 
al  »o  sqmnquein;  vale  a  dire  Ei  si 
è  sforzato  di  fare,  ha  superato  le 
sue  forze  nel  l'esecuzione,  ec.  V. 
Sanar. 

SQUINTEREN.  SconqmsÈO.  Scmquas- 
samento. 

SQUlNTEefNÀ ,  add.  Sfrageltato.  Sfra- 
cellato. Sconqtiassato.  Scomposto. 
Disotiiinato.  —  Una  barca;  una 
bòli  tutta  squinterna.  >—  Una  na- 
ve ,  una  botte  sdruscita. 

SQUINTERNAR,  v.  Scombussotan  ; 
Sfragellare  e  Sfracellare.  Quasi  in- 
tieramente disfore  infrangendo. 
Sconquassare. 

SQUIZZAR,  V.  Schizzare,  v.  Per  A- 
squizzar.  V. 

SRÉIN.  Serem.  —  Vgnir  srèin.  — 
Basserenàrsù  Serenarsi,  lusere- 
narsi. 

'SRODEN.  Voce  rimasta  ai  vìllici.  Se- 
rotino. 

SRRAIA ,  n.  f.  Chiusura.  Serratura , 
n.  f.  Serrame,  n.  m.  Nomi  generici, 
cbe  significano  Tutto  quello  cbe 
serve  a  chiudere  le  aperture  delle 
fabbriche ,  cioè  imposte  di  usci , 
finestre  e  simili.  —  Srraia  dèi  fou- 
ren.  -^  Lastrone.  Quando  è  di  fer- 
ro si  chiama  Chiusino. 

SRRAR.  V.  Assrar. 

*STARRIADUBA,  n.  f.  Digrossatura, 
n.  f.  Digrossamento  t  n.  m. 

STABBIAR ,  forse  corrotto  da  Scab- 
ùiare ,  che  vale  figur.  Piallare ,  ri- 
pulire il  legname,  ma  in  dialetto, 
vale  Digrossare  ,  Sgrossare  il  le- 
gname colla  mano.  —  Stabbiare  si  • 
gnilica  Stallare ,  Fare  stabbio. 

STABiL.  Stàbile.  Contrario  di  Mobile. 
Termine  legale,  che  dicesi  di  Po- 
deri, Case,  e  simili,  che  non  si 
muovono,  né  possono  muoversi. 
—  Stabil,  n.  m.  Caposaldo,  e  Ca- 
po-saldo, e  nel   plur.   Capisaldi. 


Punto  stabile  di  murato ,  o  d' altra 
fissato  in  un  ponte,  cateratta,  o 
altra  fabbrica  per  riseoDtro  ddla 
livellazione. 

STABiJt)URA,  n.  f.  Tre  $ono  le  open- 
zioni  che  il  muratore  esegai<c« 
dopo  aver  innalzato  un  muro.  U 
prima  dicesi  Binzaffatura,  cbe  e- 
qui  vale  al  boi.  Arbuccadura,  ed  é 
Riempiere  il  vuoto,  cbe  baa  lascia- 
to i  mattoni ,  o  i  sassi ,  eoo  catee 
alquanto  grossa;  ed  il  lavoro  ri- 
mane greggio  ed  aspro.  La  seconda 
è  r  Arricciatura:  Un  intonaco  cioè 
grosso  di  calce,  che  eguaglia  la 
parete,  ma  non  la  ridoce  levigala. 
I.a  terza  finalmente  è  la  infonacu- 
tura ,  Intònaco ,  o  ìntòmco,  o  aa- 
che  Intonacato.  Quell'ai tima  quan- 
tità di  calce  piti  fina  cbe  sì  di  al 
muro  sopra  T  arricciatura ,  onde 
renderlo  egoalissimo,  e  levigalo. 
I  muratori  boi.  non  distingnono 
con  nome  separato  queste  doe  in- 
tonacature ,  se  non  col  dire  S/oUi- 
dura  griza  ,  all'  ArrUeiotura.  e 
Ultma  stablidura  all'  Intonaentu- 
ra.  -*-  Un  mur  stablé  d*  fréie.  - 
Un  muro  incalcinato  di  fresco. 

STABLIR ,  V.  Intonacare.  Intoniew, 
V.  Dar  r  ultima  coperta  dì  calciu 
sopra  r  arricciato  del  moro. 

STADIRA.  Stadera.  Strumento  ooio 
da  pesare. 

STADtRAR.  Staderaio.  Colui,  che  fa 
le  stadere.  Bitancicùo.  Cbe  fa  e  vf u- 
de  le  bilance. 

STAFFA.  Sta/fa.  Arnese  nel  qoale  si 
tien  deotro  il  pie'  cavalcando.  - 
Saltar  vi  i  pi  d'  in-t-et  staff.  - 
Staffare  e  Sla/feggìare.  Siàj^  ^ 
un  piede.  Staffeggiò  dcU  pie  «w 
Siro.  Un  colpo  che  lo  fé  staffeggiar 
dal  manco  piede.  — •  Staffa,  Stnf 
fon  dia  carrozza.  — >  PreHelHm. 
Predellino  a  due  o  tre  moftlate.  o 
palette.  ^  Paletta  è  il  Piano  dfi 
predellino ,  dove  si  posa  il  piede. 
—  Peduccio  è  la  Parte  di  sopra  dfi- 
la  pianta.  -*  Staffa  d$a  calzétta.- 
CognOi 


627 


STA 


SiaffUe,  n.  m.  Sferza, 
striscia  di  cuoio  con 
Ile  alirui.  — •  SlaflU  dto 

ajjilaia.     Percossa   di 
;ur.  Mollo  satirico. 
/.   Siaffiiare.  Sferzare. 

gr.  Siaeho,  lo  t/o. 
indo,  gerundio  di  SU- 
Aessa  guisa  dicesi  dai 
d:  Digand:  come  dico- 
zlanl  Slogando  s  ec.  — • 
verbi  però  hanno  il  ge- 
Attd  e  End,  Lavurand, 
e. 

V.  V.  SaUUtdur, 
1.  Stagnare  e  Riilagnare. 
siagno.  Stagnar  una  òòit. 

0  Far  sloffraar  al'iangu. 
«tare  »  Riatagnare  il  san' 

cessare  di  gemere ,  o  ter- 
angue. 

Taf; d'uzzo.  Frastaglio,  Pez- 
ìto  minuto  di  checchessia. 
MÈINT.  Tagiiuzzamenlo,  11 
lare. 

ìR  ,  V.  Tagliuzzare,  IntO" 
rme.  FrastagUare ,  v.  Minuta* 
tagliare. 

TÉ ,  panie.  Raffreddato ,  fìg. 
1(0.  ùimininto.  V.  Stalintirs. 
riRS'.^.n.  p.  (dai  fr.  Ralen- 
i)iiesio  verbo  si  adatta  a  di- 
significati. Generalmente  si- 
a  hallentare;  Scemare:  Di- 
ire.  —  StoitfidVi'  iU't'al  cor- 

—  Mkntare  il  corso.  —  In- 
iiHÒMr.  —  Raffreddarsi  in  a- 
s.  —  fn-(-e(  tpHs.  —  Diminuir 
ìete.  ^  A  le  ttaHntéu  d' pio- 

—  La  pioflrflria  dfminti^f ce.  — - 
ald,  ai  frèdd  te  siaUntéss.  — 
a(do,ii  freddo  «  tcemalo,  di- 
iut<o,ec. 

1  Di  COB  (dal  fr.Stalles).  V. 
nca. 

U.  Stalla.  —  Scuderia.  Stalla 
cavalli.  —  Boì)ile.  Pe'  bovi.  — 
•  Ovile,  Pecorile.  Per  bestie  lami 
'■'  —  Porcile,  Per  porci.  —  Staila- 


re,  Siallegoiùre,  Dicesi  dello  stare 
in  stalla  delle  soie  bestie.  —  Slam- 
ilo ò  aggianlo  di  cavallo,  ch'é  stato 
nella  stalla  senza  essere  adoperato. 

STALLADG.  StaUuffgio.  Albergo  delle 
bestie  da  soma.  -*  Quel  die  si  pa- 
ga per  l' alloggio  della  bestia.  «- 
Stallàtico»  vale  Quel  concio  che 
fanno  le  bestie  quando  stallano. 

STALLIH.  Stallone.  Famiglio  che  ser- 
ve alla  stalla.  —  Stalliere  ò  V. 
d.  U. 

STALLÓN.  n.  m.  Balzana,  Balzane t- 
ta.  Quella  cordella  larga  che  le 
donne  mettono  per  fodera  all'  e- 
8tremi*»ii  delle  lor  gonnelle.  —  Stai" 
Ione.  Bestia  da  cavalcare  destinata 
a  far  razza.  —  Stallone.  Garzone  di 
stalla. 

'STAMATTEINA.  Stamattina,  Stama- 
ne ,  ed  anche  Stamani. 

STAMI* ,  n.  m.  Stampa.  Forma,  n.  t. 
Quella  cosa  di  legno ,  terra ,  gesso . 
cera,  o  d'altra  materia,  nella  qua- 
le si  gettano  metalli,  o  altro  per 
far  lavori  di  rilievo. 

STAMPA.  Stampa.  EflBgtamento.  Im- 
pressione. E  dicesi  ordinariamente 
Quella  de'  libri ,  ed  anche  La  cosa 
che  imprime  ed  effigia.  —  Con  vo- 
ce greca  Tipo.  —  Stampa  dicesi 
pure  la  Carta  stampata  in  qualun- 
que materia ,  che  sia.  — >  Slampa 
di  drappi.  Stampa  in  rame.  — •  Ti- 
pografia, Arte  della  stampa.  — 
Stereòtipo.  Aggiunto  di  libro  stam- 
pato coi  soliti  caratteri  di  stampa 
resi  solidi  )»er  mezzo  della  sal- 
datura. —  Utografta,  Stampa  in 
pietra. 

STAMPADÒUR.  Stampatore,  è  voce 
generica  per  Chi  stampa ,  qualun- 
que sia  la  materia.  Detto  però  as- 
solutamente s' intende  lo  Stanipa- 
,lore  di  libri.  —  La  voce  Tipògrafo 
per  Stampatore  è  ora  comunissi- 
ma,  e  sembra  più  nobile,  lascian- 
do quest'ultima  ai  semplici  opera- 
tori delia  stampale  tenendosi  quel- 
la di  Tipografo  per  Impressore,  o 
Editore, 


STA 


628 


STA 


STAMPAR,  V.  Stampare,  hnprimere. 
Efiigiare ,  v.  Stampar  co'  caratteri 
mobili,  e  dicesi  anche  di  Qualunque 
altra  cosa.  —  Stampare.  Dare  alle 
stampe;  pubblicare  un'  opera. 

STAMPARt.  Stamperia  e  Stamparla. 
Luogo  dove  si  slampa.  Tipografia , 
\oce  presa  dal  gr.,  e  divenuta  ora 
più  nobile,  dicendosi  Stamparla 
al  luogo  solamente,  ove  si  lavora 
per  stampare.  Significa  ancora  l'Ar- 
te d' imprimere.  Quantunque  dica- 
si Imprimere ,  Impressiotie,  non  si 

-  dice  però  Imprimeria  :  questa  è 
parola  francese. 

STAMPATELI  (CARATTER).  Stampa- 
iella,  n.f.  e  Stampatello,  n.  m. 
Carattere  che  imita  la  stampa. . 

STAMPÉLIA.  n.  f.  Stampo,  n.  m. 

'STAMPÈLLA,  PERLA  «  n.  f.  Stampel- 
la. Grùccia. 

STAMPON.  V.  Curreziòn. 

STaNC  ,  add.  Storico,  aggiunto  di 
braccio,  di  mano,  che  usò  Dante 
per  Sinistro.  -^  Stanco.  Stracco.  V. 
Stracc. 

STANCZAR,  y.  (non  è  voce  popolare). 
Stancheggiare,  v.  Procedere  con 
tutto  rigore ,  e  con  ìstranezza  nel 
trattare.  Straniare.  Straneggiare. 

—  Stancheggiare  non  si  dice , 
quantunque  si  senta  nell'  uso. 

STANÉLLa,  n.  f.  (da  Sottanello,  o 
Sottanella  V.  d.  U.).  Gonnella,  n. 
f.  Veste  per  lo  piii  femminea,  che 
copre  dalla  cintura  alle  calcagna. 
Gonna  è  voce  poetica.  —  Stanélla 
d*  qtiater  til,  fudrà  d*  tétto  d*lein. 

—  Gonnella  di  quattro  quartieri , 
soppannata  di  panno  lino.  —  Gon- 
nelletta ,  ec,  dim.  V.  Stanlein.  — 
Dicesi  anche  Sottana,  da  cui  vie- 
ne la  voce  boi.  Suttanein.  —  So^ 
tona, chiamasi  Investe  luqga  dal 
collo  ai  piedi,  che  per  lo  piìi  in- 
dossano gli  ecclesiastici. 

*STANFEL,  n.  m.  Scerpellóne.  —  Nel 
giuoco  del  bigliardo  Far  un  stan- 
Jet,  vale  Trucciare  una  palla  centra 
un'  altra ,  la  quale ,  invece  di  se- 
condare il  tiro  ideato  dal  giocato- 


re,  gli  produca  giuoco  molto  pii 
favorevole. 
STANGA.  Stanga.  —  Stanghe  d*  m 
carretla.  Staìtghe  della  sedia  A 
vettura.  Stanghe,  che  sostengm 
i  Ucci.  —  Stanga  dia  porta.  - 
Spranga.  —  Metter  la  stanga.  - 
Sprangare.  Metter  la  stanga  aW 
0  neW  uscio.  —  Tgnir  in  stanga 

—  Tenere  in  collo ,  in  ponte.  Tenti 
in  sulle  grucce.  Tener  allm  i> 
croce.  —  Stanga  dia  eampatui  - 
Cicogna.  Quel  legno  cbe  bilica  b 
campana.  —  Ston^a  dèi  torc'it 
stampa.  —  Mazza. 

•STANGHERLEIN'DA  SUFFETTAfof. 
rentini  da  stuoie. 

STANGHÉTT,n.   m.  STANGHÉnA. 
'  n.  f.  Stanghetta,  n.  f. 

STANLEIN,  n.  m.  STANLEINA.  STAV 
LÈTTA  ,  n.  f.  Gonnellino ,  n  b 
Gonnéllina,  Gonneliucda,  Gon- 
nelletta.  —  Da  fandsesn.  ->  (^on- 
neUino. 

STANLÓN.  Donnaxuolo.  A  coi  po^- 
cion  le  donne.  —  Stanlòum ,  " 
f.  Gonnellone,  n.  m.  accresc.  «1: 
Gonna. 

STANZIA  e  STANZA.  Stanza.  !mt\ 
generico  de'  luoghi  delU  casa  a.- 
visi  per  tramezzo  di  muri. Ed' 
questa  voce  tanto  nell'  itti,  qoai' 
nel  francese  corrisponde  piaiio»i' 
la   voce  bui.  AnUHent,  iu  coi 
comprendono  le  Camere  da  Mh 
Sale,  Gabinetti,  ec.  —  Stanm 
téli.  •*  Camera.  La  stanza  prìn 
palmento  destinata  per  dormir 

—  Stanzia  bura.  —  Camera 
ca.  —  Stanza  a  copp.  —  Stan:* 
tetto.  —  Fila,  Infiladmra d'ila* 

—  Fuga  di  stanze.  —  Stanzi  à 
berta.  —  Camere   disif 
Disimpegnar  delle  camere.  — 
si  dice  Stanzia,  in  ital.  vi  soeo 
tavia    Stanziale  ,   Slanziamt 

•  Stanziato,  Stanziare,  Stanàff 
Stanzinola  ,  voci  tutte .  cbf 
supporre  la  derivazione  da 
zia;   e    cosi   dapprima  si 
detto. 


629 


8TB 


e  •    ▼•    Essere.  »  Star 

—  SiiMr^  in  petto, e  in 
^tar  ii^t-'la  «o.  —  Sfar 
Stare  ìTk  sul  mille.  Sd«- 
Chi  stu  béin  n  9'  mo- 
v(t  buono  in  mano  non 
\^hi  sia  bene  non  ti 
E  itesstu  té»  ^  Non  bar 
ir  comprar  quella  cosa 
j   dieci    scudi,  e  forte 

bastaìu>,  — -  Star  in-t-i 
tlrein,  — -  Star  sul  tuo 
r  ne' suoi  panni. Slare  in 

—  Vna  coesa  che  n'ttain- 
^na  cosa  che  non  ti  tiene 
stile.  Una  cosa  che  non 

—  Fari  eiar  ti/i.  —  /w- 
Deluilere  uua    persona. 

—  Far  star  a  patron,  — 
bediì^.  Tenere  in  toggc' 
Star  dinanz.  ^^Farti  mal' 
i.  Antittare  doo  si  dice.  — • 
pittura,  —  Ettere  0  Slare 
o.  Andar  o  Sfar  dipinto, 
a  pi  par.  — <-  Slare  a  pie 
co'  pie  pari.  — •  Star  tvulld 

"  Giacere ,  0  Star  boccone  , 
oni.  Contrario  di  Supino  , 
>Ua  pancia  in  su.  —  Besupi- 
.  anliqu.  —  Star  al  dell.  — 
0  Starteìie  a  delta.  Seguire 
0  altrui.— Sfar  CUI}  al  tUopp 
ustazz,  —  Sfare  coli'  arco 

—  Sfar  ifrcff.  —  Tagliar 
0.  —  Sfar  forflf.  —  rayfiar 

B.  m.  Sfato,  D.  m.  Misura  cb'è 

lelà  della  corba.  —  Dar  un 

ai  star,  -^  Mandar  in  bandai 

ardi.  —  Sfor  ras.  —  Misura 

0  staio  a  raso.  Staio  scolmalo, 

Itar  còulem.  —  Misura  dello 

io  a  colmo.  Staio  colmo. 

IN\,  n.  f.  Sfuma.  Gallina  pra- 

lola. 

RmX\U,v.Sfaroccar». 

kWtLl,  ìi.m. Piccolo  slato.  Cioè 

laggio.  Piccole  furtuoe.  Poca  én- 

a/a.  pochi  mezzi  di  sussistenza. 

ilWkìW,  n.  m.  Statuario.  Seul- 

ire. 


STAZA.,  n.  r.  sing.  e  STAZ  piar.  Stag- 
gi, n.  m.  plur.  Regoli  cbe  servouo 
ad  allungare  estrignere  il  telaio, 
fermandoli  con  coiavarda  nella 
testale.  —  Colonne,  termine  cbe 
si  dà  ai  due  Subbi  0  SubbielU  del 
telaio,  traforali  presso  le  testate 
per  inillarvi  gli  staggi. 

STAZOLA.  n.  f.  Correntino,  n.  m. 
Picciol  corrente.  —  Stazola  da  ar* 
ili  -<-  Corrcntino  da  tloie. 

STÉCC.  Slecco.  —  Sfece  d'garofi't.  — 
Chiodo  di  garofano,  0  aucbe  Garo- 
fano,  assolut.  Aromato  cbe  ba  la 
figura  di  un  cbiodetto,cbeci  capila 
dalle  isola  Moluccbe.  —  Tynir  a 
ttècc.  Star  a  ttècc.  —  Tenere  in  do- 
vere. Slare  0  Andare  a  dovere.  Ed 
ancbe  Vivere  con  ìtgola ,  e  alcune 
volte.  Mangiare  ttentaiamente.  -« 
Ohi  natm'  in  tlècc,  a  cui  sogliono 
ancbe  aggiugnere  Zè  Malgareta, 
detto  in  vece,  e  piii  pulitamente,  di 
Natm'  in  cui.  —  Me  ne  incaco ,  e 
più  decentemente,  Oh  m' intatcat 
Ciò  che  vale  (detto  sdegnosamen- 
te) Oh  certo l  Oh  ticurol  -^  Ohi 
l'  è  la  foia  d'  natm'  in  tlècc.  — 
Oh  l  Siamo  alla  tolila  canlafera. 
La  canzone  dell'  uccellino. 

STÉCCA  DA  BILIARD.  i4s/icciuoto. 
Mazza.  -—  Stécca  da  giardinir.  — 
Cazzuola.  Strumento  simile  alla 
cuccbiara  de'  muratori,  ad  uso  di 
smuovere  il  terreno  delie  aiuole,  e 
de'  vasi  da  tiori. 

STÈCCaDÉINT,  STÉCC,  n.  m.  Stecca- 
dente.  Stuzzicadenti.  Slecco.  — 
Curddenti  è  V.  d.  U.  e  Pizzicadenti 
è  parola  male  appropriata. 

STEINC.  V.  Scheinc. 

STÈlNT.Sfc»/o.  Patimento,— Oucf/  poc 
d'  stèint,  accorc.  di  Soslenlamen" 
to.'-'Que' pochi  stracci.  Quel  poco 
con  cui  uno  si  sostenta. 

STÈIRP .  n.  m.  dal  lai.  Slirps.  Frùti- 
ce. Arbutto.  Sterpo,  n.  m.  Dicesi 
delle  Piante  cbe  tengono  il  mezzo 
fra  gli  alberi  e  1'  erbe,  come  il  Ba- 
merino.  —  Frulicello  e  Frulicello, 
è  dim.  di  Frutice.  1  hot.  dicono 

62 


STE 


630 


STI 


Suffrùtice  »  e  sodo  i  Frutici  meno 
alii. 

STÉLLALÉGN.  Taglialegna. 

STEMA,  Valutazione.  Determinazione 
delia  Talata.  —  Far  la  sterna  d'un 
lug ,  d'  una  casa.  —  Prezzare.  Ap- 
prezzare. Valutare.  Dar  la  valuta. 
Rileoarne  la  valuta.  Fissare  il  prez- 
zo, il  valore,  il  valsente,  la  valu- 
ta. —  santa  è  voce  più  dell*  uso  , 
che  della  buona  lingua,  ed  è  me- 
glio tenerla  pel  significato  di  Pre- 
gio. Opinione.  Conto.  Estimazione. 
Apprezzamento. 

STEFA.  Passata.  Quella  somma  che 
si  contribuisce  da  ciascuno  de'gio- 
catori  nel  principio  del  giuoco  ,  e 
che  poi  appartiene  al  vincitore.  — 
Stipa,  vaie  Stirpa.  V. 

STERGIAR ,  V.  Stregghiare.  Streglia- 
re.  Strigliare  ,  v.  —  Stergiars*.  «— 
Strebbiarsi  e  Stribbiarsi,  Stropic- 
ciarsi, pulirsi,  ed  è  proprio  Quello, 
che  fanno  le  donne  in  lisciandosi. 

STERIARl,  n.^  f.  Stregheria.  Malia. 
Fattucchieria.  Incantazione.  Stre- 
goneria. Affatturazione,  n.  f.  Affai- 
turamento.  Affascinamento.  Fàsci- 
no. Incanto.  Maleflzio.  Incantési- 
mo,  n.  m. 

STERIÓN,  n.  m.  Stregone.  Maliardo. 
Fattucchiera.  Incantatore.  Amma- 
liatore.  Affatturatore.  Prestigiato- 
re. Negromante. 

•STERLEIN  ,  n.  m.  Begolo.  Augello. 

STERNICCIÀ .  add.  Intristito ,  zgg.  e 
dicesi  degli  animali;  Non  attecchi- 
to, dicesì  delle  piante. 

STERLEINA,  STERLÉTTA.  Stelletta. 
Stelluzza ,  dim.  di  Stella.  —  Sfer- 
leina,  per  Asterisco.  Segno  iu  for- 
ma di  piccola  stella,  che  si  mette 
nella  scrittura,  nella  stampa  per 
chiamata  di  annotazione.  —  Far  la 
noti  sterleina ,  fig.  dall'  osservare 
continuamente  le  sleWe.— Vegliare, 
Vegghiare  tutta  la  notte.  Star  de- 
sto tutta  notte.  —  Sterleina,  n.  f. 
—  Sterlino,  n.  m.  Moneta  d'oro  in- 
glese del  valore  di  due  zecchini 
circa. 


STERLIRA ,  D.  f.  Botta ,  Percossa. 

STERLOTT.  lucifero.  Stella  cosi  det- 
ta perchè  precede  la  venuta  del 
sole.  Ed  è  la  slessa  .che  chiamisi 
Èspcro,  Stella  della  sera*  cioè  te- 
nere vespertina ,  perchè  apparisce 
immediatamente  dopo  il  tramontar 
del  sole ,  e  si  nasconde  poco  dopo 
di  esso. 

STERMIDA.  V.Sunar. 

STERPAR,  V.  Stipare,  v.  Rimondare 
i  bosclii ,  tagliandone  via  la  stipa. 

•STERPAROLA,  n.  f.  Slerpaiuola.  Se^ 
paiuola.  Serperangola.  Augello. 

STERTUR.  Sergente.  Strumento  che 
serve  per  tener  fermo  il  legname, 
che  vuol  unirsi  con  colla. -~S(fr- 
tur.  —  Strettoia,  n.  f.  Fascia  o  al- 
tra legatura  di  cui  si  fa  uso  per 
istrignere. 

STERVÉTTA.  Staffetta.  Calza  di  staf- 
fa Calza  senza  pedule. 

STERVLAR  1  UCC  Stralunare  gli 
occhi. 

STERZ.  Sterzo.  Specie  di  coechio. 

STERZAR ,  V.  Sterzare  è  termine  de' 
Cocchieri,  Carrattieri  ec.  Girare  o 
voltare  peristerzo.  —  La  voce  bo- 
lognese si  adopera  anche  gene- 
ralm.  per  Scansare.  Evitare,  Bipif- 
gare.  Piegar  da  lato.  —  Sierzart 
vale  ancora  Dividere  io  terzo. 

STEZZA ,  n.  f.  Slizza.  Ira.  Còllera,  o. 
f.  '—  Vgnir  la  stezza.  —  Stizzare . 
Slizzarsi.  Stizzire.  Stizzirsi.  Adi- 
rarsi, Incollerirsi.  —  Far  vgnir 
la  stezza.  —  Stizzire.  —  Fazil  a  in- 
stizzirs'.  —  Irascibile.  Iracofuio. 
Stizzoso.  Collerico.  Colleroso.  Sde- 
gnoso. Adiroso.  Cruccioso.  D' ÌJidiv 
le  mollo  irascibile.  —  Un  eh' fi 
vgnir  la  stezza.—  Adire  vote.  Cogli 
uomini  adirevoli  è  diffidie  vicerr 
in  buona  armonia. 

STIAFF;  SMASSLÓN;  SGANASSÌ» 
SGRUGNÓN  ;  MAN  ARVERS.  TuUi 
nomi  che  equivalgono  alle  segoec* 
ti  voci  italiane  delle  varie  maniere 
di  colpi  dati  colla  mano  sul  ^iì-' 
ad  alcuno  p.  e.  Schiaffo,  ed  ancb' 
Stiaffo,  D.  m.  Colpo  dato  nel  ^ 


STI 


631 


STI 


t  mano  aperta.—  Ceffata  e  Cef- 
)ne.  Colpo  dato  nei  ceffo.  — 
fofie,  nel  grifo. -"«ifttfone,  nel 
so.  —  Uoslaccione  e  Móstacda^ 

Del  mostaccio.  *—  Cuaiictoiie  e 
inciata,  nella  guancia.  —  Go/o» 

nella  gota.  —  Ganaicione,  nel- 
ganascia.  «^  MoiceUone,  nella 
scella.  —  Guancta/ina.  Ceffalel' 

dim.  —  jDar  un  <fia^,  i4v0ir  tin 
i/'fig.  dicono  i  boi.  (alla  france- 
Donner  un  vilain  soufflei:  A' 
r  un  vUain  ioufflet)  per  Reca^ 
o  Ricever  danno,  male,  disgra- 
i,  sventura»  torlo, -^  Dar  car» 
-ce.  Non  aderire.  Non  voler  ac- 
Qsentire.—  Bicever  cartacce.  Ri* 
vere  repulse,  negative. 
FZAR  ,  V.  Schia/feggiare,  v.  Dare 
liaffi. 

yc,  o.  m.  Squarcio,  n,  m.  SlraC' 

itur^  »  n.  f.  —  SUancòn.  —  Gran- 

squarcio,  stracciatura.  --  Sitane 

u.    —    Racimolo,     Racimolet- 
,  ecc. 

iNCAR,  V.  Schiantare,  Stracciare, 
icerare.  Squarciare ,  v. 
LNCHCIN  ,  n.  ro.  Pellinatore  di 
mapa.  V.  Can'vein. 
\PPÀ,  BRÉGULA,  n.  f.  Stecca.  Stec- 
ietta,  n.  f.  Stecchette  diconsi  i 
ezzetti  di  legno  spaccato  ad  uso 
i  bruciare  ne'  camminetti.  •— 
ìiappa,  Sliappein  per  simili t.  di- 
ìsi  Colui  eh'  è  poco  pratico  nelle 
:>se,  e  particolarmente  nel  giuoco, 
nel  sonare.— 56ercio,  Cerna,  n.  f. 
er  cattivo  sonatore  si  dice  Strim- 
ellatore.  —Per  poco  pratico  nelle 
vii,  si  usa  Ciarpone;  Acciarpa- 
9re.  —  Stiappa  d'  còpp.  —  Coccio. 
'ezzo  di  tegola  rotta.  ^-  Stiappa 
ter  Culatta.  V.  Cui. 
APPARUN  LÈG^.  Fèndere. Schian- 
are  un  legno.  —  Schiappare  vaie 
'are  schegge  di  alcun  legno.  — 
Uiappar,  Stiappinar ,  da  Stiappa. 
"Sberciare.  "-Vòus  stìttppd.— Foce 
iiridenie.  Stridula. 
lAPPElN.  Y.  Stiappa. 
ìAPPINAR,  V.  Acciarpare.  Accia- 


battare. —  Per  sonar  male  un  in* 
Blrumenlo.  V.  Sgduzzar,  —  Stiap- 
pinar per  Giocar  male.  V.  Stiappar, 

stiappunar  una  cassa,  un  GANTA- 

RAN.  Sconficcare  una  cassa,  un 
cassetloììc, 

STIAR .  n.  m.  Pila  dell'  acquaio.  Pas- 
si per  lo  piii  di  una  pila  di  pietra. 
—Acquaio.  Si  dice  ancora  al  Luogo 
ov'  è  la  pila .  che  riceve  le  sciac- 
quature, ed  altre  acque  immon- 
de, che  si  gettan  via  nelle  case, 
ed  anche  il  Condotto  per  cui  si  dà 
1'  esito  a  dette  acque.  La  voce  boi. 
viene  da  Secchia .  cioè  Luogo  dove 
si  posano .  ed  in  cui  si  vuotano  le 
secchie.  —  Sliarètt  dèi  comod,  — 
Pisciatoio.  Vaso  di  terra  o  di  maci- 
gno vicino  al  cesso. 

STiASEM ,  n.  m.  Stridimento  di  pian- 
to. Stridore.  Strido  lagrimoso.  Di- 
rotto pianto  con  gemiti.  —  La  de 
iH't-un  siiasem.  —  Cominciò  a  fa- 
re uno  stridimento  di  pianto. 

STIATTEIN.STIATTINOTT.  E  da  qual- 
cbeduno  SCATTEGN.  Schizzo. 
Spruzzo.  Sprazzo.  Lo  schizzare  : 
ed  è  anche  Quella  macchia  di  fan- 
go, d' acqua .  0  d' altro  liquore, 
che  viene  dallo  schizzare.  Quando 
è  dì  fango  dicesi  anche  Zàcchera. 
Pillàcchera. 

STIATTINAR,  v.  Schizzare,  v.  Imbrat- 
tare alcuno  di  schizzi. 

STIL.  Stiletto.  Spezie  d'  arme  corta  . 
di  lama  quadrangolare  stretta ,  e 
acuta.  Siilo.  Pugnale. 

STILLIZIDI ,  n.  m.  (dal  laL  SlilUci- 
diuin).  Grondaia,  n.  f.  Luogo  dove 
cade  r  acqua  della  gronda.  —  Stil- 
licidio significa  Docciatura,  che 
con  termine  medico  si  dice £m&ro- 
cazione. 

STILTÀ.  Stilettata.  Colpo,  o  ferita 
con  isliletto.  Pugnalata,  —  Dar 
una  stilla,  —  Stilettare.  Ferire  con 
istilelto. 

STIMAR .  v.  Stimare,  Eslimare.  Pla- 
giare. Far  stima  di  checchessia. 
—  Slimar  un  lug ,  una  pussiòn , 
una  cà,  —  Valutai^  un  podere  , 


STI 


632 


STO 


una  poBUiiione,  una  ea$a.  Prez- 
zare, Dar  giudizio  della  loro  valu- 
la ,  dichiarandone  il  prezzo. 

STINTE,  add.  Stantio,  aggiunto  di 
commestibile,  che,  per  troppo  tem- 
po, ba  perduto  la  sua  perfezione. 
— ^  Oo  stinte.  —  Uova  stantie.  — 
Trattandosi  di  carne,  si  dice  JVù- 
cido.  Saper  Hi  mucido  è  Quando  la 
carne  è  vicina  a  putrefarsi,  che 
acquista  cattivo  odore.  —  Stinte. 
*-  Stantio  dicesf  figurat.  di  cosa 
renduta  ,  per  lunghezza  di  tempo , 
inutile,  o  infruilosa. 

STINTIR,  V.  Divenir  stantio,  mùcido. 
V.  Stinte. 

'STIONZA ,  e  dai  contad.  SCONZA ,  n. 
f.  Rinfresco.  Ritocco,  n.  m.  Sconcia, 
n.  f.  T.  de'  fornai.  Il  primo  lievito, 
che  si  é  rinfrescato. 

STIOP.  V.  Scdop. 

STI0S3,  n.  m.  Vampa  di  calore.  Cai- 
daccio.  Caldana.  Caldura. 

STIPAR ,  V.  Far  la  passala.  Pagar  la 
passata.  V.  Stepa.  —  Stipare  è 
Circondar  di  stipa;  oppure  tagliar 
la  stipa.  V.  Sterpar. 

STIPULA,  add.  Assegnato,  agg.  Che 
spende  con  regola ,  e  con  misura. 

—  Stipulato  in  m.  b.  Uomo  astuto , 
e  che  sa  11  suo  conto.  —  Stipula. 

—  Stipulalo  ,  agg.  da  Stipulare, 
Rimaner  d'  accordo.  Far  contratto. 

STIRPA.  Stipa.  Sterpi  tagliati  o  Le- 
gname minuto  da  fuoco. -^  Far  rf/o 
stirpa.  Stirpar,  o  Sterpar.  —  Sti- 
pare, —  Di  fass  d'  stirpa.  —  Fa- 
stilli  di  stipa. 

STIVAL.  Stivale.  —  Stivai  da  botta. 

—  Tromboni.  —  Trumbein  di  sti- 
vai. —  Rivolte,  n.  f.  plur.  —  Èsser 
dri  a  ùnzr  i  stivai.  —  Far  fagotto. 

—  Stivai,  n^.  Stivale.  Tabalori.S. 
STIÙMA.  V.  Scciùma. 

STIUMAR.  V.  Scciumar. 
STIUMEIiNA.  Y.  Scciumeina. 
STIUPPAR,  V.  Scoppiare,  ed   anche 
Crepare,  in  significato  di  Morire. 

—  A  sòn  sta  per  stiuppar.  —  Sono 
stato  vicino  a  morire.  —  Pust' 
stiuppar  t  -^  Che  tu  possa  crepa- 


rei  -^  Ai  ho  atju  a  stiuppar  àaì 
gran  reder.  «-  Ho  avuto  a  sco^ 
piar  dal  gran  ridere. 

STIUPPÉTT.  V.  Scciuppèti. 

STiUPPÓN  D'  REDER.  Scroscio  e  Cro- 
scio di  risa,  V.  Sbacalarata. 

STIUPTÀ.  V.  Scciuptd. 

STiUPTIR.  V.  ArmaroL 

STIUPTIRA.  V.  Scciuptira. 

STIUSSIR.  V.  Afpgurare.  Disctm- 
re.  Raffigurare.  Riconosoere. 

STIZZÓUS.  V.  suzza, 

-STLAR,  V.  Spezzare.  Rompere,  hì- 
frangere.  —  A  red  eh'  a  m*  stèli 
fig.  —  Rido  che  non  ne  posto  più. 
Scoppiar  dalle  risa. 

STLÒN ,  n.  m.  Palanca ,  n.  f.  Palo  di- 
viso solo  per  lungo,  detto  aitn- 
menti  Steccone,  all'altezza  di  od 
uomo  circa,  tagliato  per  lo  piìi  t^i- 
zamente  piii  grosso  di  un  pal^^* 
che  si  ficca  in  terra  per  impedire 
il  passaggio  a' carri,  bestie,  ec. 
Il  vocabolo  boi.  viene  forse  da  Ste- 
lo, reso  accrescitivo.  —  Per  analo- 
gia poi ,  vale  Uomo  o  Donna  gran- 
de ,  e  di  poco  garbo. 

STLUNÀ ,  n.  f.  Palancato.  Steccalo, 
n.  m.  Chiusa  fatta  di  palanche. 

STOCC.  Stocco.  Arme  simile  alla  spa- 
da ,  ma  più  acuta  e  di  forma  qua- 
drangolare. *^Far  iti  stoee,  di  tto-^ 
e  barocc.  —  Pigliare  a  banH"^,^ 
Vendette ,  Dare  a  tmrocco,  a  baiv  - 
colo.  Scrocco,  o  Scrocchio ,  che  « 
pratica  col  dare  trista  mercanzia  j 
credenza ,  e  ripigliarla  per  pochis- 
simo.  e  come  si  suol  dire  a  mao- 
giare  a  mezzo. 

STOCFESS.  V.  Raccatà. 

STOLID.  V.  Mail. 

STÓMBEL.  V.  Astia. 

STÒMG.    Stomaco.  —  Stomacuvo 
dim  Stomaco  debole.  —  Far sfòn; 

—  Fare  stomaco.  Commòoere.  Per- 
turbare la  stomaco.  Avere  a  stomi- 
co.  Avere  a  schifo.  E  figfirat  M 
stomaco.  Muover  sdegtw,  té  an^^ 
Infastidire.  Annoiare.  Stomacsn 

—  E  fars'  stòmg ,  figur.  vale  ^r 
propriarsi  una  cosa  non  sua.^ 


STO 


633 


STR 


èir  al  ttàmg  aroers.  —  Aver  io 
inaco  sdegnato.  Aver  nausea,  o 
tppelensa.  —  JV'  avèir  più  òon 
mg  €nin  un.  -~  Non  aver  più 
on  sangue.  Non  aver  più  amici- 
i  con  Uìio.  Aoere  ii  iangue  gros- 

—  Vudars'  ai  ttòmg,  ai  gost. 
Sgozzare.  Sciorre.  Votare.  Scuo- 
^e  il  sacco,  Sciotre  ia  bocca  ai- 
orciolo.  Sciorre  la  bocca  at  f  ac- 
.  Figliare,  o  ecuotere  il  $acco 
i  pellicini.  Dire  ad  altrui  senza 
»petto  o  rilegno  tulio  quello,  cbe 
sa ,  e  talora  tutto  quel  male  che 

può  dire.  -^  Aceumdan'  al 
hng.  —  Corroborani.  Rinforzar- 

Acquietare  lo  stomaco.  —  Avèir 
òmg  d' far  una  cotsa,  p.  e.  5'  (' 
•d  siòmg  d' farei'  figurat.-^Se  a- 
'ai  coraggio,  ardire  di  farlo.  — 
ia  costa  eh'  fa  sto  mg.  ^  Cosa 
enèvole.  —  Sgumbiamèinf  d' 
òmg.  —  Perturbazione,  Contur* 
izione  di  stomaco. 
PPA.  V.  Can'va. 

»PPABUS»  n.  m.  (dal  fr.  Boucfie- 
-ou).  Supplemento,  n.  m.  I  fr.  Tu- 
ino  nel  significato  di  un  Attore, 
ile  faccia  le  veci  di  un  altro .  im- 
edito  per  qualche  causa.  La  voce 
ol.  è  generica  come  l'itai.  -^  Ser^ 
ir  da  stoppaòus.  — •  Servir  per 
ipieno.  Si  dice  di  Persona ,  che 
on  opera  né  serve  a  nulla,  se  non 

riempire  il  vuoto ,  che  rimanga 
ccidenlalmente.  Frase  usata  spe- 
ialmente  negli  affari  di  galan- 
eria. 

)RT,  add.  Storto:  Torto.  Torttwso, 
igg.  Contrario  di  Diritta.  —  Stori 
iapertùtt.  —  Bistort4>.  —  Stori  in 
mnta.  —  Adunco.  Dicesi  di  arma  ; 
li  becco  d'  uccelli ,  ec.  —  Un' ossa 
Uorta.  —  Una  tavola  bieca. —  An- 
iar  pr  al  stori.  —  Andar  per  ob- 
ìliquo.  Per  torto.  Obbliquamen- 
le.  —  Gamb  storti.  —  Bilie.  Gambe 
torte,  o  strambe.  —  Parol  storti. 
—  Parole  torte.  Ingiuriose. 
OPPIA,  n.  f.  Stoppia,  Quella  parte 
della  paglia  cbe  resta  nel  campo , 


segate  le  biade.  —Brusar  el  stoppi. 
-»-  Debbio,  n.  m.  Abbruciainento 
delle  sudd.  paglie,  per  fertlJiuare 
il  terreno. 

•STORTA ,  n.  f.  Storta.  —  Storta,  Va- 
so  di  vetro  a  lungo  cullo ,  e  ri- 
piegalo. 

STORTI .  n.  m.  plur.  una  volta  ZAL- 
DUiNZKIN.  n.  m.  plur.  Ciaidoncini, 
D.  m.  —  Ciaide  e  Cialdoni  Sono  i 
più  grandi.  —  Cialdonaio.  Colui 
che  fa ,  e  vende  cialde ,  e  cialdoni. 

STORZER.  V,  Tòrcere  e  Stòrcere,  y. 
Contrario  di  Dirizzare.-'  Storzers' 
dal  dulòur.  --  Contorcersi.  Aggro» 
vigliarsi.  Dislòrcersi  Scontòrcersi. 

—  Storzers'  una  man,  un  pi.  — 
Dinocearsi.  Ditioccolarsi.  Stòrcersi. 

—  Storzers'  di  ciud.  —  Bintuzzar- 
si.  E  BivoUarsi,  se  trallasi  ài  filo 

'  di  coltelli.  —  La  mamma  n*  i  ha 
stori  nianc  un  cavèil.  —  Sua  ma- 
dt*e  non  gli  ha  torto  nemmeno  un 
pelo. 

STKA  ,  vi  .  n.  f .  Strada.  Via.  Cammi- 
no. —  Tor  zò  d'strd.-^  Tòrcere  dal 
cammino  diritto,  dal  vetv  cammi- 
no. —  Metter  in-t-la  bona  strd.  — 
Rivolgere  altrui  a  diritto  cammi- 
no. —  Bivio.  Trivio.  Quadrivio. 
Strada  divisa  in  due,  in  tre,  ec. 

—  Strd  everta,  —  Galleria.  -<-  Di 
carr,  —.  Carreggiata.  —  Sfundà. 

—  Strada  affondata.  Ove  si  sfonda^ 
—Pr'i  pdon.'-Sentieì'uolo.  Tràmi- 
te. Viòttola.  —  Gruppluda.  —  Stra- 
da scheggiosa,  smattonata.—  Strd 
si  dice  ancora  per  Maniera,  Modo. 

—  Quésta  n'  è  la  strd  d*  currizreV. 

—  Questa  non  è  la  maniera,  o  il 
modo  di  correggerlo,—  Andar,  Ar- 
star in-t-la  strd.—  Andare  in  mal- 
ora.  —  Far  la  strd  alla  sèiga.  — 
Allicciare  Far  la  strada  ai  denti 
della  sega  colla  chiave  detta  Lic- 
ciaiuola. —  Arstar  a  mézza  strd. 
■?-  Disegnare  e  non  colorire.  — 
Tmvar  un  a  mézza  strd.  —  Am- 
mezzare.^ Rammezzare  la  via  a 
uno.  —  Èsser  zò  d[  strd.  —  Esser 
fuor  di  strada.  —  Èsser  zò  d'  strd 


STR 


634 


STR 


dalla  fam ,  figurai.  —  E$$er  a  mal 
partito  per  cagion  della  fame. 

STRULT,  add.  Straallo.  V.  d.  U.  Più 
alto  del  solito.  Giacché  dicesi  Stra- 
cotto. Strafine,  sarà  lecito  dire  an- 
cora Straalto, 

STRABALZ ,  n.  m.  Lancio  di  fortuna. 
Colpo  di  fortuna.  —  D'  slrabalz. 

—  Di  rimbalzo,  e  figurat.  Per  caso. 
STRABOIER,  v.  Bollire  a  ricorsoio,  a 

scroscio.  -^  Al  boi  e  straboi,  -^Bol- 
le, anzi  bolle  a  ricorsoio. 

STRABÓN.  Molto  buono  —  Bòn  e 
strabÒH,  —  Buono  ',  e  più  che 
buono. 

STRACANTÒN,  n.  m.  Cantoniera,  n. 
f.  Spezie  di  armadio  triangolare 
che  mettesi  negli  angoli  delle  ca- 
mere. 

STR  ACARO .  add.  Tracarco ,  Agg.  Ec- 
cedentemente carico. 

STRACC,  add.  Stanco.  Lasso.  Stracco. 
Spossato.  Fiévole.  Affievolito.  Inde- 
bolito. Infralito.  Affralito.  Infiac- 
chito. Si  vegga  la  differenza  di  que- 
ste voci  in  Dèbol.  —  Stracc  ma- 
dur,  Stracc  mort.  —  Stanco  ecces- 
sivamente. 

•STRACCHEIN,  n.  m.  S^raccWno.  Sor- 
te di  formaggio. 

STRACCHÉZZA  e  dal  volgo  STRAC- 
CHISI A,  n.  f.  Stanchezza,  SlraC' 
chezza.  V.  Stracc. 

STRACUL,  n.  m.  Groppa  di  culaccio. 
Una  parte  delia  coscia  delle  be- 
stie ,  che  si  macellano ,  separata 
dagli  altri  tagli  detti  di  Culaccio. 

—  rat  d'  slracul.  —  Tagli  di  cu- 
laccio. 

SIRACUNTÉINT,  add.  Arcicontento. 
Stracontento. 

STRADÉLL,n.  m.  S^radcWa.  Stradet- 
ta.  Slraduzza.  Stradicciuola.  Viuz- 
za, n.  f.  Viuzzo.  Vióttolo.  Chiasso. 
Chiassuolo,  n.  m.—  Stradili  mort. 

—  Angiporto.  Stradella  cieca.  1 
boi.  hanno  eziandio  il  nome  fran- 
cese Cui  d'  sacc. 

STRAFALARI,  n.  m.  Sciamannato, 
Meschino.  Sconcio  negli  abiti,  e 
nella  persona. 


STRAFANTAR.  v.  Smarrire,  Perdm 

qtialche  cosa. 

STRaFÌRI,  BLaCC,  n.  m.  Straccio. 
Cencio,  n.  m.  Ciarpa,  d.  f.  —  E  fi- 
gur.  per  Uomo  dappoco. 

STRAFFUGNAR,  SPIGAZZAR.  STRA- 
PAZZAR, v.  Gualcire.  Mantrugiare. 
Mahmnare ,  v.  Conciar  male  chec- 
chessia. —  Un  foi  d'  carta  lùH 
spigazzd.  —  Un  foglio  di  caria 
tutto  aggroviglialo.  —  Spigazzars' 
figurat.  in  m.  b.  vale  Morire. 

STRAGIUDIZIAL.  add.  Estragiudizia- 
le.  T.  del  Foro.  Agg.  di  scrillura 
colla  quale  chi  pretende  qualche 
cosa,  certamente  avvisa  il  sao  av- 
versario prima  di  dar  mano  a^jli 
atti  civili. 

STRAGRAND,  add.  Tragrande;  Gran- 
dissimo ;  Arcigrandissimo. 

STRAGUAUAR.  v.  Ingoiare.  Inghiot- 
tire. Trangugiare.  Ingugiare.  In- 
gollare. Ingozzare.  Ingorgian. 
Tracannare ,  sono  pressoché  sino- 
nimi. —  Stragualzar  quèll  bccòn 
eh'  s'  magna  —  Mangiar  coli' im- 
buto. —  Inghiottimento  ,  e  eoo 
termine  medico ,  proveniente  dal 
Ialino,  Deglutizione.  L'  allo  d'in- 
ghiottire. —  Stragualzar  al  pulii- 
zein,  figurai.— Seròar  nelpelUcino. 
Tener  in  credenza,  o  tn  si.  Tener 
segreto  un  affare,  fetore  sotto  sutt- 
gettato  silenzio. 

STRAG(JALZÓN(A)  Dicono  i  legna- 
iuoli Mettr  un  ciod  a  stragttalzòn. 
Cioè  Conficcare  un  chiodo  a  schim- 
bescio,  0  a  schiancio;  cioè  ooo 
perpendicolarmente',  ma  inclinato. 

STRAINTÈNDER  ,  v.  Frantèndert 
Traudire.  Trasentire. 

STRALANCA,  add.  Sciancato,  agg. 
Che  ha  rotta  o  guasta  V  anca. 

STRALANCHEIN.  Sbilenco.  Che  ha  le 
gambe  torte,  strambe. 

STRALUNA,  LUNADG,  add.  Lunàtico. 
agg.  Più  lunatico  de'  granchi.  - 
Lunàtico  vale  ancora  loleodenif 
del  corso  della  luna,  e  delle  sw 
influenze.  Essere  un  braco  lif 
natica. 


STR 


635 


STR 


iM.  0.  m.  Ogni  erba  secca  cbe 
ve' di  letto  alle  bestie.  Più  par- 
olarmente  io  boi.  dicesi  all'Erba 
:ca  delle  paludi ,  che  si  fa  ser^ 
'  di  letto  ai  bestiami ,  ed  avvene 
varie  qualità.  Giunco.  Sala.  Qua- 
elio ,  ec. 

IMAN ,  avverbialiD.  —  Una  cotsa 
straman.  —  Aver  una  cosa  con' 
0  mano. 

\MAZZ.  Strapunto.  Stramazzo. 
irla  di  materasso.  --  Stramazz, 

Pastincusa.  Pesce  simile  alla 
zza.  Dicesi  anche  Ferraccia.  — 
nt,  lègn,  as$a  a  stramazz.  — 
nte ,  tavola ,  legno  in  bilico ,  fa- 
te a  rovesciarsi. 

&MAZZÀ,  add.  Scaramazzo,  agg. 
il  tondo.  —  Perle ,  Granate  sca* 
imazze. 

4MAZZAR  ,  V.  Stramazzare  ,  t. 
kdere  impetuosamente  in  terra. 
AMAZZÉTT,  n.  m.  Egli  è  quando 

giuoco  del  tressette  una  delle 
irli  non  arriva  a  compiere  un 
mio,  ed  allora  si  paga  doppia  la 
ariiia.  Questa  voce  verrà  proba- 
ilmenle  da  Stramazzata  tigurat. , 
ièlale  è  in  vero  la  perdita  im- 
rovvisa  del  gioco.  Direi  Stramaz- 

mo. 

AMAZZÓN,  n.  m.  Stramazzata, 
f.  Stramazzone,  n.  m.  Caduta 

npeinosa  in  terra.  —  Materassa' 

i,  n.  f. 

AMB,  add.  Strano.    Fantàstico. 

apnccioso.  Bizzarro.  Stravagan- 

'.  —  Strambo  significa  Torto ,  ed 
aggiunto    di    Gamba.    Gamba 

(ramba. 

lAMBARi,   n.    f.    Fantasticheria. 

antasticàggine.  Fastidiosàggine  , 

.f. 

lAMBÒCC,  n.  m.  Barbugliamento, 
Irambotto,  n.  m.  —  Dir  di  stram- 
òcc'.  ^Barbugliala. 
CAMPALA,  add.  In  boi.  usasi  que- 
to  termine  in  varie  significazioni. 
'n  om  strampalà.  —  Uomo  dis- 
datto,  cioè  Facile  a  rompere  o  a 
uasiar  le  cose,  cbe  maneggia.  Uo- 


mo ienza  grazia ,  senza  avverteih 
za,  —  Per  Uouto  impetuoso ,  vio- 
lento ,  iubitano.  —  Per  Malcreato, 
Stravagante,  Strano,  eé  in  questo 
significato  trovasi  l'aggiunto  S^mm- 
palato  anche  in  ital.  —  Strampa* 
M.vale  ancora  Assai  gagliardo. 
Grandissimo.  Eccessivo.  ^  Vn  om 
eh'  ha  una  forza  strampalà.  — 
Uouw  molto  gagliardo.  —  Un  om 
d'  una  grandézza  strampalà.  -» 
Uomo  altissimo.  —  Avèir  una  pota 
strampalà.  —  Avere  una  paura 
eccessiva.'^Far  una  figura  stram» 
pala.  —  Fare  una  grandissima 
comparsa.  Essere  di  una  eccessiva 
appariscenza. 

STHAMPALAMÈINT,  avv.  Inconside- 
ratamente. Avventatamente.  Sba- 
lestratamente. Alla  balorda. 

STRAMPALAKi,  n.  f.  Sviarpelleria,  o. 
f.  V.  d.  U.  Balordàggine.  Castrone- 
ria.  Scempiàggine.  Scempietà.  — 
Slrampalaleria.  Magalotti. 

STRANGUEL.  V.  Lazz. 

STRANGULAR.  V.  Astrangular. 

STRANGUSSAR,  v.  Aver  nausea,  sol- 
levamento di  cuore.  Commuoversi. 
La  voce  boi.  significa  precisamente 
il  Fare  quegli  sforzi  col  fiato,  che 
indicanola  tendenza  prossima  al 
vomito.  É  vero  che  abbiamo  anche 
in  ital.  il  verbo  Strangosciare,  che 
si  potrebbe  adoperaVe  nel  suddet- 
to significato,  giacché  vuol  dire 
Trambasciare ,  cioè  Essere  oppres- 
so da  ambascia,  eh'  è  appunto  il 
caso  espresso. 

STRANI.  Straniero.  Forestiero.  — 
Èsser,  Parèir  d'  strani.  —  Essere , 
Parere  di  strano.  Essere  o  parer 
strano,  piii  modernamente.  E  an- 
che Molesto,  Grave,  di  Contrago* 
genio. 

STRANIAR,  V.  Stranare.  Maltmttare. 
Bistrattare,  v.  —  Straniare,  vale 
Allontanare.  Alienare. 

STRANIÈZZA,  n.  f.  Stranezza,  n.f.  An- 
gherìa. Maltrattamento.  Vessazione. 

STRINSE,  add.  Ànrfo.  Adusto.  Riarso. 

STRANUD.  Starnuto. 


STR 


536 


8TR 


STR4NUDÀMÉINT>  n.  m.  Starnuta- 
mento,  n.  m.^ Starnutazione ^  n.  f. 

STBANUDAR,  V.  Sfar/iutore  e  Star- 
nutire. <—  Una  pòloer  eh'  (azza 
itranudar.-^  Starnutatolo ,  n.  m. 
Stamutiglia ,  n.  f.  (  boi.  Slranu- 
detta). 

'STRANUDELIA.  n.  f.  Stranutatorio , 
n.  m.  Starnutigtia .  n.  f. 

STRAPABLAR .  v.  Straparlare.  Spar- 
lare, V.  Parlar  di  troppo,  o  in  mala 
parte.  Biasimare. 

STRAPAZZ.  Strapazzo.  Scherno.  Stra- 
zio. —  Coisa  da  strapazz.  —  Cosa 
da  strapazzo  —  Strapazzo,  vale 
anche  Lo  strapazzarsi ,  o  Aver  poca 
cura  della  propria  salale. 

STRAPAZZAR,  v.  Insultare.  Oltrag- 
giare. Maltrattare  con  parole.  — 
—  Strapazzare.  Far  poco  conto  di 
che  che  sia 

STRAPAZZOTT,  n.  m.^  Dar  un  stra- 
pazzai t.'^  insultare.  Oltraggiare 
con  parole  improprie ,  indecenti. 

STRAPi.  Alla  slrapt.  ^  Sregolata- 
mente —  Andar  el  doss  alla  stra^ 
pi.  A  va  là  Valeria.'-^  Andar  le 
cose  a  biescio,  vale  Alla  peggio. 
Alla  riversa.  In  mala  parte.  ÀI  ro- 
vescio. Sossopra.  A  catafascio. 

STRAPI  ANTA  R,  v.  Trapiantare.  Tras- 
piantare, V. 

STRAPiUMBAR,  o  Èsser  zò  d'  piòmb. 
•—  Uscir  di  piombo  ;  ed  anche  Non 
essera  piombo;  ed  in  alcuni  casi 
Sbiecare  e  Sbilanciare.  Uscir  di 
perpendicolo 

STRAPPA,  n.  f.  Strappata.  Stratta,  o 
Tratta.  —  Strappa  d'  brèia.  — 
Trinciata  di  brìglia.  Sbrigliata. 
Sbriq  natura, 

STRAPPAR.  V.  Strappare. -^  Strap- 
par dal  radis.  —  Divègliere.  Divèl'' 
lere.  Oiverre.  Soèllere  e  Sverre. 
Sbarbicare.  Sbarbare.  Sradicare. 

STRAPPGAR,  V.  Strascinare,  v.  Ti- 
rarsi dietro  alcuna  cosa  senza  sol- 
levarla da  terra. 

STRAPPÒN,  STRAPPOTT,  n.  m.  Strap- 
pato ,  Stratta ,  n.  f.  Strappamento, 
p.  m. 


STBAS.  D'  STRAS.  avv.  Di  traverso. 

STRASS  D'PARIG',  (dal   fr.  Strat). 

'   Diamante  artificiale. 

STRASANDÀ,  add.  Trasandato.  Tras- 
curato ,  agg. 

STRASÓURA.  5/raom,  n.  f.  V.  d.  l. 
Ora  strana.  Ora  fuorì  dell'  ordine 
consueto. 

STRASSÀ.  Bastevolissimo.  Sufficìcn- 
tissimo.  —  Ve  assà  e  strasse.  — 
E  bastévole ,  bastevolissimo. 

STRASSEIN,  n.  m.  Traino,  o.  ni.  Treg- 
gia su  cui  si  traina.  —  Slrassein. 
—  Fatica  soverchia. 

STRASSI ,  n.  m.  Stràscico ,  n.  m.  La 
parte  deretana  della  veste,  che  si 
strascica  per  terra.  —  Tutt  i  strah 
si  eh'  i  ave  fati  so  madrigna.  — 
Tutti  gli  strascichi,  che  te  arca 
fatto  la  matrigna. 

STRASSINAR,  \.  Strascinare.  Stra- 
scicare. Trascinare ,  v.  Tirarsi  die- 
tro alcuna  cosa  senza  sollevarla  da 
terra.  —  Strassinar.  Strussiar.  — 
Sciupare.  Dissipare.  Dispèrdere. 
Mandare  in  rovina.  Sprecare.  Spar- 
nazzare. —  Un  strussiòn.  Vn  eh' 
slrasseina  ògn  cassa.  —  Sciupato- 
re. Dissipatore.  ~-  Strassinars'  per 
A/faticarsi  soverchiamente. 

STRATTÉIMP.  Contrattempo.  Tempo 
insolito.  —  D'  stratteimp.  —  Faur 
di  tempo. 

STRAVACCARS',  AZACCARS',  v.  Sdm- 
iarsiy 

STRAVASA,  add.  —  Sangu  siracatl 
•—  Sangue  stravenato ,  meglio  die 
Stravasato.  Cosi  Stravenare  per 
Uscir  fuori  delle  vene. 

STRAVASAMÉINT  D'  UMUR;  Strava- 
samento,  n.  m.  Dicesi  degli  umori 
del  corpo  quand'  escono  fuori  de 
loro  vasi. 

STRAVÉCC.  (da  Travecchiezza  voce 
aot.).  Traantico,  voce  antica  anche 
questa.  Afo//o  antico.  . 

STRAVEDER,  v.  Travedere,  f.  Vede- 
re una  cosa  per  un'  altra.  —  fu/ 
straveder.  —  Far  maravigliarr . 
0  Strabiliare.  Sbalordire.  Uscirei 
manico.  —  Straveder,  vale  aDcb< 


STR 


537 


8TK 


'ovedere.  Vedere  assai.  «-  i'  Aa 
(  t^èdr  e  straveder,  ^  Ha  voluto 
Usre  e  Btravedere, 
i\ÈlliT.  Aqua  eh' vein  d:  strO' 
in/.  *—  Acquivento,  VenUpiòoolo. 
ari.  ).  Acqua ,  Pioggia  cbe  cade 
traverso»  obbliquameiite. 
lVIV.  Viv  e  $tfy»»iv.^  Vivo  vico, 
dissimo, 

kVULTADUBA^D.  f.  Stravoltui^a 
un  piede.  Storta.  La  Liuéoziofte 
li  versa*  V.  Stuccadura,  ^-  Ci(j|>- 
r  una  straouttadura.  —  Stra- 
Uarsi,  StorcerH  un  piede. 
iVULTARS'  m  PÉ.  Storcerei  un 
ede.  Slravoltarei  un  piede. 
%ZERCÌ,  add.  A  L'  HO  Z£RCÀ  E 
rUAZIiUiCÀ.  Uho  cercato  e  toma- 
a  cercare, 

KLL,  n.  m.  Straccio.  Cencio. '-^ 
retar  d*  sirazz.  — -  htupidire.  — 
irèir  d*  slrazz,  —  Non  poter  por- 
\r  le  polizze,  mod.  bas.  Essere  as- 
ti debole  e  spossalo.  —  Om  d' 
razz.  —  Uomo  di  paglia,  Sbalor- 
ito  ,  ioseosato.  •—  Tore'  d' iì^t-i 
razz.  —  Uicir  di  cenci.  — -  Ca^ 
:ar  a  slrazz,  a  pizz.  ^  Cader  a 
rani.^^Prun  slrazz  d'un  dsnar. 

-  Per  la  miseria  di  un  desinare. 

-  Una  massa  d*  slrazz,  •—  Cence^ 
ia.  —  Un  rozz  d'  slrazz  da  metlr 
l't'la  robba  sporca.  -«  Un  mazzo 
i  stracci  da  metter  fra  panni  su^ 
idi.  «-  Slrazz»  Struffion  di  piati. 

-  Strofinaccio.  Strofinàcciolo. 
lAZZA.  Parola  cbe  sigutGca  Niente, 

-  N'  valèir  una  strazza.  —  Non 
alere  uno  straccio»  cica,  nulla, 
in  bel  niente,  un'  ckcca,  una  pa- 
acca.  —  N*  in  savèir  strazza,  — 
hn  ne  saper  straccio. 

uzzi, add.  Straccialo,  Cencioso. 
Àcero,  Lacerato,  agg, 
lAZZA  hìSkCC.^  Magnar  a  straz- 
'.aòisacc.  —  Mangiar  a  strappa 
tècco ,  colf  imbuto.  Mangiata  in 
^relta,  o  all' in  fretta ,  senza  die 
e  cose  siano  ben  preparate. 
IRAZZADUIi,  n.  m.  Stracciatoio.  T. 
le'  cartari. 


STBAZZAR  ,  V.  Siraeeiare,  LaeeroF 
re.  Squarciare.  Mandare  in  brani. 

STRAZZAR .  n.  m.  V.  Sulfanar, 

STRAZZAROL,  n.  io.  Una  volta  que- 
sto nome  si  allribulva  a  colui,  che 
ora  in  italiano  direbbesi  HigatUe'^ 
re ,  Venditore  cioè  di  vestioienli  e 
masseriaie  usate.  Ed  eravi  anzi  una 
delle  arti ,  cbiaroata  1'  Arte  de* 
Strazaaroli.  Ora  la  biancheria  e  i 
vestimenti  usati  yendonsi  dalle  co« 
si  delle  in  boi.  Aìrvindris ,  cioè  Ri" 
venditrici ,  cbe  sono  per  lo  piti 
donne <  che  portano  tali  cenci  sulle 
braccia  al  mercato  nel  giorno  di 
sabbaio ,  e  negli  altri  giorni  siati* 
no  a  venderli  in  butteguaae.  Il 
nome  di  RigalUere  è  ora  riserbato 
a  Coloro  che  io  botteghe  grandio* 
sissime  vendono  mobili  nuovi ,  e 
vecchi. 

STRAZZEIN.  Cencerello,  —  Stmzzein 
d'  alia.  —  Sòinnwlo.  h'  estremità 
deir  ala  de'  polli. 

*STRAZZÉTT,  n.  f.  Stracciafoglio.  Ed 
anche  Giornede.  T.  de'  mercanti. 

STRAZZÓN  »  n.  m.  Grande  straccio. 
Cencio  g l'Onde.  —  Slrazzòn,  n.  m. 
Uomo  cencioso  »  stracciato,  Slrae» 
clone, 

STRECC,  add.  Stretto.  Cotnpresso , 
agg.  —  Tgnir  streoc,  ^-  Strignere, 
Tener  forte.  Tenere  stretto  -Tgnirs' 
strecc  alta  sèlla  pr  en  cascar  da 
cavati.  —  Attenersi  alt* arcione  per 
non  cader  da  cavallo.  —  Strecc , 
flg.  —  Stretto.  Acaro.  Spilorcio,  -* 
Strecc  em'  è  ima  pegna  vèirda.  «— 
Largo  come  una  pina  verde.  Più 
stretto,  e  per  ironia.  Più  torgo 
che  un  gallo.  Essere  stretto  in  citi' 
loia. 

STRECGALIMON,  n.  m.  Matricina.  Pe- 
ra, n.t  Quella  specie  di  strettoio 
con  cui  gli  acquacedratai  spremo- 
no i  limoni.  —  E  fig.  dicesi  dai  boi. 
ad  uomo  ipocritamente  devoto. 

STRÉGGIA.  n.  f.  Slregghia.  Streglia. 
I     Striglia.  Strebbia  ,n.  (. 
'  STBEIA  ,  n.  f.  Strega.  Maliarda.  Fai- 
'     lucchiera,  Incantalrice.  —  Far  air 

63 


STR 


538 


STR 


-  kk  8treia,o  Al zug  di  iberr  e  lader, 
o  Ai  quailer  cantori,  -r  Giuoco  de' 
birri,  e  ladri;  in  cui  dicesi  Bomba 
(Sagra  in  boi.)  il  luogo  designato 
per  immune. 

STREIN,  n.  m.  Abbruciaticcio.  Arsic- 
cio. Arsicciato.  V.  Strinadura. 

STBEINA.  TORR  A  STREINA.  V.  Uria. 

STRÉlNGA,n.  f.  Aghetto,  n.  m.  ed 
anche  Stringa,  n.  f.  Cordellina,! 
nastro,  o  passamano  con    punta 
d'  ottone  nell'  estremità  per  uso  di 
affibbiare. 

STUELLA,  sulla.  —  Far  vèdr  el 
slréll.  —  Far  veder  le  lucciole  ad 
alcuno.  Si  dice  quando  per  colpo 
ricevuto  nel  capo .  e  spezialmente 
negli  occhi»  gli  si  fanno  apparir 
certi  bagliori  simili  a  lucciole;  e 
si  trasferisce  ancora  a  dimostrar 
qualsivoglia  intenso  dolore.  — 
Stréll  d'  grass  in-t-al  brod.  — 
Scandelle,  n.  f.  piur.*OccAt'«  n.  m. 
plur. 

STRÉNZER .  V.  Slrignere  e  Strìngere. 
—  Strènzer  un  abit,  una  vsteina. 
-^Strettire  un  abito,  una  veste 
troppo  larga. 

STRESSLA.  Striscia.  Pezzo  che  sia  al- 
quanto pili  lungo  che  largo.  — 
Stressla,  n.f.Strisciatoio.Queì  cen- 
cio lano  pel  quale  le  donne  fan 
passare  il  filo  dell'  accia ,  quando 
dipanano. 

STRÉTTA.  AVÉIR  UNA  STRÉTTA.  MU- 
RIR  DALLA  STRÉTTA,  figuratam. 
Stretta  significa  Strignimento.  Da- 
re una  stretta ,  vale  Astrìgnere , 
Angustiare ,  e  forse  in  questo  sen- 
so equivarrebbe  alla  frase  bolo- 
gnese ,  ma  alle  volte  questa  ha  un 
significato  più  forte,  quello  cioè 
di  Avere  un  sùbito  affanno ,  una 

-paura.  Morire  d*  affanno  ,  di 
paura. 

STREZZ,  n.  m.  Stridore,  n.  m.  Fred- 
do eccessivo.  Studente  algore.  — 
Strezz  di  laber.  Dai  medici  Ha- 
gode  ,  u.  f.  plur.  Le  crepature 
delle  labbra  cagionate  dal  freddo. 

STRICCADURA .  n.  f.  STRICCAMEINT. 


STRICCOTT,  n.  m.  Strignimenio, 
n.  m.  Strignitura,  n.  f. 

STRICCAR,  V.  Strignere  e  Stringen. 
Prèmere.  Comprimere.  Calcare.  \. 
Ammaccar.  —  Striccar  un  Umòn. 
—  Spremere  un  limone,  e  qualun- 
que altra  cosa ,  da  cui  si  cavi  s»* 
go.  —  Comprimere  foriemeììte  la 
terra,  che  si  mette  attorno  ad  ma 
pianta  d'  arancio ,  allorché  si  tra- 
pianta. —  Tonai, ^Mors  eh'  strtc- 
chen.  —  Tanaglie,  Morse  mordad. 

STRICCÓN.  V.  Stringimèint  d'  rupir. 

STRICCOTT.  V.  Striccadura. 

STRIFFLA.  Lo  stesso  che  Asfrittlù.  T. 

STRIFFLAR.  V.  Asfriltlar. 

STRIMBÉLL.  Stratnbetlo.  Parie  spi^ 
cala  o  Pendente  del  Uilto:  lo  stesso 
che  Brano  o  Brandello,  ma  per  lo 
pili  dicesi  di  vestimenti  laceri.  — 
A  n'  i  n'  è  più  strimbill.  —  Son 
ve  n'  ha  più  brano.  Cadere  a 
brani. 

STRINADEZ.  Arsiccio.  Arsicciato. 

SFRINA,  add.  Arsiccio.  Arstcàaio, 
Abbruciaticcio,  agg.  Dicesi  della 
carta ,  della  tela  ,  e  simili  cose  sia- 
le presso  al  fuoco  »  o  riscaldate  da 
metalli  roventi,  per  cui  sieno dive- 
nute abbronzate.  —  Arsiccio,  vale 
anche  Fortemente  riscaldato.  Sa^ 
bia  dell'  Africa  arsiccia.^  Parlan- 
dosi di  Candele ,  Torchietti  artica, 
vale  che  sono  semplicemente  Jfaiuh 
messi.  Adoperar  candele  arsicci. 
Già  manomesse. 

STRINADURA ,  n.  Abbronzamento,  d. 
m.  —  Essendovi  il  verbo  Arsiccta- 
re,  gli  addieltivi  Arsicciato  e  Ar- 
siccio ,  perchè  non  potrebbe  dirs 
anche  Arsicdamento  o  ArsteetolM- 
ra,  che  sarebbe  voce  dì  regola,  e 
piii  precisa? 

STRINAR,  V.  Arsicciare,  ed  ancfae 
hìfuocolare,  v.  Leggermeoie  av* 
vampare.  Ch'  è  quel  primo  abbru- 
ciare ,  che  il  fuoco  fa  nella  super- 
ficie delle  cose. 

STRINGIMÈINT  D'RESPIR.STRICCO> 
Slertore  del  respiro, 

STRIVA,  n.  f.  Gozzoviglia,  n.  f.  eCs:- 


STA 


539 


STO 


viglio,  n.  m.  Un  mangtare  in  at- 
trezza, e  in  brigata. 
OLG.  Astrologo,  Astròloghi  e  A- 
rotogi  plur.  Stnhgo,  Indovino, 
dooinatoiv, 

ÒNZ.  Stronzo  e  Slrònzolo,  ^ 
ronzoUno.  Stronzotelio,  diro. 
'3PA,  n.  f.  Tenerèto,  h,  m.  Ramo 
oero  di  castagno,  o  altro  legno 
1  legare  fascine.  Con  termine  de' 
)scaiuoli  Stroppa.  —  Quand  a 
èin  al  tirar,  o  ithi^al  tirar  del 
^Pf  figur.-^Ouando  saremo  alser- 
ir  del  chiodo.  Quando  verremo 
ferri,  alla  fin  de* conti.  Quando 
'rremo  al  fatto,  al  conehiudere. 
Ila  conclusione, 
ÓPI.  Stòrpio,  V.  Astrupiar, 
lUBiDIft .  V.  Consumare, 
ìDFFIÒN  di  piati.  Strofinaccio , 
Irofmàcciolo,  ^  Struffwn  d' pa- 
t.  —  Tòrtoro.  V.  d.  U.  —  Struf- 
on  dèi  scciop,  — •  Stoppaccio. 
'Struffìòn,  per  similit.  ad  una 
^rvente  sudicia.— Fantesca  dappo- 
0,  sudicia,  —  L'  e  dointà  tùli  un 
frufpòn.  Far  dvintar  un  struf- 
on,  —  Fame  un  cencio,  come  un 
encio. 

ìLFFIUNAR  .  V.  Stropicciare  ,  v. 
Irofmare,  Stropicciare  un  cavai- 
9,  un  bue  con  tòrtoro.  ^-^  Struf- 
lunar  un,  Bgur,  —  Istigarlo  a  far 
liecciiessìa,  —  Struf fiunar ,  Far 
5»  siili fftòn  d'  una  cossa,  è  più 
^^Strafugnar. — Fame  un  cencio. 
AULGaR,  V.  Astrologare.  Strologa- 
'e-  —  Strulgar.  —  Armeggiar  col 
eruello.  Ghiribizzare.  Mulinare, 
almanaccare.  Far  lunari. 
^UPELL,  n.  m.  Vermena,  n.  f.  Vin- 
%f*o ,  n.  m.  Soltil  ramo  di  vinco , 
>  d\  salce  che  serve  a  legar  le  viti, 
rami  degli  alberi ,  ec. 
RUSSI.  Parola  che  equivale  ad  In- 
inanguel.  —  Pover  strùssi!  Espri- 
lae  compassione.— Povero  infelice,- 
\ome  dicendolo  a  un  ragazzo ,  che 
5>a  malmenato. 
RUSSIAR.  V.  Strassinar, 
i^USSlÙN.  V.  Strassinar, 


STRUVLINAR.  ▼.  FAR  DI  TRUVLE(N« 
Alluiignotare,  v.  Ravvolgere  a  fog- 
gia di  lucignolo.  Attortigliare, 

*STRUZZAR,  V.  Strozzare.  Strango- 
lare, 

'STRUZZARS*.  fig.  Affaticarsi  estrema- 
mente per  guadagno. 

STI).  Stufa,  —  Stufa  per  le  piante. 

—  Caldano.  Vaso  da  tener  nelle 
camere  con  brace.  — -  Caldano , 
chiamano  ancora  i  fornai  Quella 
stanza,  o  volticciuola,  ch'essi  han- 
no sopra  U  forno. 

STtlC.  Stucco.  Stucco  da  riempire  i 
conventi  delle  pietre. 

STUCC.  Astuecio.  Guaina  da  tenervi 
dentro  strumenti  di  ferro ,  o  d'  al- 
tro metallo.  —  Stucc'  da  curii, 

—  Coltelliera. 

STUCCA.  Stoccata,  Colpo  di  stocco. 
-*.  Dar  del  stucca  ,  figtìr.  —  Dar 
la  freccia,  iìgur.  Richiedere  or 
questi ,  or  quegli,  che  ti  presti 
danari ,  con  animo  di  non  gli  ren- 
dere. —  Frecciare, 

'STUCCAR,  V.  Bimboccar  con  istucco. 

STUF,  STUFA,  add.  Stufo.  Stufato, 
Stuccato.  Infastidito,  Stucco.  Ri' 
stucco.  Per  Stanco.  —  Stùf  mori, 
-—  Stucco  e  ristucco, 

STUFA.  —  Vgnir  in  stufa  ;  avèir  in 
stufa.  —  Recarsi,  Venir  a  noia. 
Avere  in  fastidio.  Recarsi  a  fasti- 
dio ,  in  rincrescimento ,  in  odio. 

STUFAGEN ,  lo  slesso  che  Noia.  V. 

STUFAR  e  STUFARS'.  Annoiare.  No- 
tare. Tediare.  Incrèscere,  Rincré- 
scere. Seccare,  Molestare.  Infastù 
dire.  E  cosi  il  n.  p.  Annoiarsi,  ec, 
e  figurat.  Stufare  e  Stuccare.  Si 
avverta  bene  che  tutte  le  suddette 
voci  non  si  danno  qui  per  sinoni- 
mi, ma  solamente  perchè  uno  se 
ne  possa  valere  ne'  casi  appropria- 
li. —  Una  cossa  cA'  stufa.  —  Rin- 
crescèvole.  Increscévole.  Noioso, 
Notévole,  Stucchévole,  Fastidioso. 
Molesto ,  ec. 

STUFFÈLL.  V.  Tabulori. 

STIIFFIL,  n.  m.  Séfolo.  Zùfolo.  Sibilo. 
V.  Fiscid. 


8TU 


640 


su 


STUFFILAMÉINT,  n.  m.  Zafolamenlo. 
FUchiumenlo.  Sufolo  continaato. 

—  Sluffilamèini  d'wrèec'.  ^^Zufo- 
■    lamento.  FUckiamento,  Zufolio  d'o- 

recM;  e  per  similil.  Cornamento, 
Buchiamenio» 
STUFFILAR»  v.  Fischiare.  Sufolare. 
Zufolare.  -»  Sluffllar  el-i  urècc*. 

—  Fischiare,  Comare  gli  orecchi. 
.    — *  Fischiare  dicesi  di  qualunque 

aiira  cosa,  che  fii  sibilo,  rompen- 
do r  aria  con  velocità.  Fischiar 
del  vento.  Fichiar  d'  una  spada. 
Fischiar  d'  una  verga.  Fischiar 
d'  un  sasso  lanciato,  e  radente  la 
superficie  dell'  acqua  •  ec. 

STUFI*  ILEIN .  n.  m.  Fischietto ,  n.  m. 
Piccolo  fischio.  —  Fischio,  Fischiet- 
to. Dicesi  anche  a  \ari  strumenti , 
che  aiutano  a  fischiare. — Slufplein 
in^-el  dida.  —  UngìUella ,  d.  f. 
Stupor  doloroso  delle  dita ,  cagio- 
nato da  freddo  eccessivo. 

•STUFFLOTT,  o.  m.  Ftinguello  mari- 
no.  Ciuffolotto.  Augello. 

8TUMBAZZÀ.  V.  Loffi. 

STUMBLAR.  V.  4</to. 

'STÙPiD  ,   add.  Stupido.  Imbecille  , 

STUPPAI.  Turacelo.  Turàcciolo.  Quel- 
lo con  che  si  turano  i  vasi  e  cose 

.    simili. 

STUPPEIN.  Stoppino.  Lucignolo.  -^ 
S' l'  ha  magna  et  candèil»  al  farà 
i  stuppein.  —  Se  ha  mangiato  le 

•  candele  smaltirà  gli  stoppini.  Ca- 
car» Digerir  le  lische  diypo  aver 
mangiati  i  pesci.  £  piìi  decente- 
mente. Beva  la  feccia  chi  ha  bevu- 
to il  vino.  Chi  imbratta  spazzi. 

STUPPIÓN.  Stoppione.  Erba  pungen- 
te ,  ma  che  nel  suo  nascere,  essen- 
do tenera ,  si  mangia  in  insalata. 

STURA.  Stuoia  e  Stola.  —  Le  stuoie 

•  che  servono  per  soffitte,  ed  altre 
.   opere  de'  muratori  sono  fatte  di 

canna  palustre ,  e  dai  boi.  diconsi 
AréU.  V  —  Le  stuoie  da  vermi  da 
seta  sono  di  giunco  palustre.  —  Le 
stuoie  i>e'  pavimenti  si  formano  di 
Tifa. 


STUREZZ^STURIZZEIN,  o.  m.  Slw 

ietta,  f.  e  Siuoinó,  m.  diiiL 
'STURIÓN.  Storione.  Pesce. 
'STURNÈLL.n.m.  Storno.  Stornello. 

—  Stumèll  dominican.  —  Stonto 
marino.  Augello. 

'STURNÉLL,  add.  Strano,  parlando 
d'  uomo.  Stornello ,  partendo  di 
cavallo. 

3TURT1SIA,  n.  f.  Tortezza,  Tortuosi- 
tà. Storta, n.  t  Torcimento,  Star' 
cimento,  n.  m. 

STUBZIMÉIKT.  Storcimento.  —  Con- 
torcinienlOk  Scontorcimento.  Lo 
scontorcersi  che  si  fa  della  bocca, 
del  viso ,  o  altre  membra  per  gno- 
dissima  pena.  Contorsione,  n.  f. 

STUVÀ.  Stufato.  Carne,  o  altra  vitao- 
da  cotta  in  tegame  con  brodo,  e 
spezie.  Manicaretto  è  termine  g^ 
nerico.  -*  Stufato  è  aoche  preso 
add.  —  Cam  a  stuvd.  —  Canie 
stufata. 

STUVADURA.  Stufatura.  —  Stucadu- 
ra  delpiattanz.  -—  Crogiolo,  n.  m. 
Cottura  lunga  che  si  dà  alle  vivuh 
de  con  fuoco  temperalo. 

STUVAR,  V.  Stufare.  Il  tenere  o  Io 
Star  nella  stufa.  Crogiolare,  dicesi 
Mettere  i  vasi  di  vetro,  appeua 
formati,  cosi  caldi  nella  caoien 
dov'  è  un  caldo  moderato,  e qnWi 
lasciargli  stagionare,  e  freddare. 
Dicesi  anche  Temperare  e  Dar  la 
tempera.  —  Crogiolarsi  de' eom- 
mestildU.'^  Elpìaltanz  n'ein  koì 
boni  quand  el  n'  ein  bèin  stutà. 

—  Le  vivande  non  son  cosi  buotie. 
quando  non  sono  crogiolate. 

STUVaROL.  Stufaiuolo  e  Stufaiuolo. 
Colui  che  stufa. 

Sii.  SÓUVR A.  Sopra.  Sovra.  SmtSur 
seguendo  alle  volte  ooa  vocale  - 
D*  sòuvra,  per  d'  sonora.  —  W 
sopra.  Al  di  sopra.  Disoora.  Diith 
pra.  —  Suvi,  eSuvvi,  vale  loi  »• 
pra.  —  Si»  d'  sàuora.  —  Souopro. 

—  Andar  su.  Una  spèisa  eh' va  n. 

—  Una  spesa  che  va  alto,  che  a- 
scende  a  mollo.  —  Ygnir  un  s» 
su.  —  Venire  un  male  in^nweit^ 


su 


541 


8DB 


-*  Metter  $ù  la  earen ,  la  pgnatia, 
i  caidareina.  — >  Metter  la  pentih 
E ,  la  caldaia  al  fuoco.  —  Andar 
u.  —  Satire.  —  Tamar  a  andar 
M.  — >  BisaUre.  <—  Andar  $ù  e  zò. 

—  SaMre  e  rUaUre.  — -  Sfidar  tu 
er  Cominciare.  «—  L'  opera  va  i u 
e'  aller  lunedé»  — <■  L' opera  co- 
ti ficf  a  luìiedi  venturo.  —  ^ndar 
u  ia  sómma,  un  débit  —  AccrC' 
cere.  Aumentarsi.  "—  Saltar  su. 
^  Uscire.  Sbucare.  Venir  fuori. 
^arsi  vedere.  —  Saltar  su  in't-un 
Iscòurs.  -^  Interloquire.  —  Dar 
ù.  -^  Dire.  Becitare,  e  alle  volle 
*ariare.  -^  D«t  ró.  >•  Parlate.  — 
^irars'  ró  to  ston#/(a.  --  ^Izar  la 
ottana.'^  Tirarla  su  e  Ugarla 
ir  en'  far  la  zaqula.  —  Succigne^ 
"e  la  veste  per  non  infangarsi.  — 
^ar  8Ù  el  cart  per  xugar.  —  Bac" 
:orre.  Accozzar  le  carte.  —  Lo 
tu.  -—  Colassù  contrario  di  Colag- 
nù.  —  Metter  su  una  scola,  un 
\egozi ,  ec. — htitmre  o  Aprire  una 
icuola ,  una  t)ottega,  ec.  —  Jlfe//er 
m  una  porta,  una  f nastra.  -* 
Metter  ne'  gangheri  uita  imposta 
a  una  porta,  ce.  <—  Andar  su.  — 
Perder  nel  giuoco.  ^^  Metter  su: 
e  fig.  V.  Metter.  -«-  Star  su  la  noti. 

—  Stare  alzalo  la  notte.  Vegliare. 
Veggidare.  «»  Sta  su.  -«  Alzatevi. 

—  Sii.  -<-  Su.  Via.  0  via.  —  Sw,  su. 

—  il /lo,  cfito.  5u,  su.  —  Jtfo  <u,  d«i- 
mei'.  —  At'mmeì  dt  gfrazia.  —  >!(• 
zarj'  su.  —  Sòrgiere.  Èrgere.  Èr- 
gersi. —  S^d  su  cùn  la  tèsta.  — 
State  ritto.  •<»  f/n  «ti  per  zò.  —  />a< 
più  al  meno.  In  quel  torno.  Poco 
più,  poco  meno.  —  Tgnirs'  su,  fi- 
gur.— /nsuper&trst.  5/ar  in  sulgra^ 
ve.  —  JV'  pssèir  più  star  su.  —  Non 
poter  la  vita.  Non  poter  sostener- 
si. —  iV'  pssèir  andar  jìiù  in  su. 

—  Non  poter  andar  più  oltre.  — 
Quèll  là  su.  -  SanV  allo.  V  Altis- 
timo.  Iddio.  —  Una  costa  eh'  i  fa 
luezò.— ValeChe  non  gli  farà  alle- 
grezza. GU  farà  il  gozzo.  •*-  Vgnir 
«u.—Parlandosi  del  cafiè;  Levare  in 


capo.  Parlandosi  di  cibi  :  Aver  Vin- 
cè$Ulito.  Aver  o  Venir  il  fortore. 
Quel  ribollimento  dello  stomaco 
nato  da  indigestioDe.  Venir  all'atto 
il  cibo.  —  Andar  d'  fòuvro.—  Par- 
landosi de'  liquidi ,  cbe  escono 
da'  loro  recipienti  per  la  parte  su- 
periore. TVaòoeeare.  —  Una  me* 
dseina  eh*  fa  andar  d*  sòuvra  e 
d'  sòtta.  r-  Medicafnento ,  che  fa 
purgare  per  alto  e  per  basso.  — 
Un  zeri  su  e  zò  d'  eoss.  -^  Un  certo 
ondeggiamento:  Una  eerta  oscil- 
lazione di  cose,  detto  figurat. — 
Star  sòuvra  tùtt.  *-  Esser  superio- 
re. Superare.  Padroneggiare.  Star 
di  sopra.  Aver  vantaggio. 

SVAGUA.  -r  Stard*  svagUa.  —  Stare 
allegramente.  -^  Passar  un  de 
d'  svaglia.  —  Passai^  un  giorno 
in  allegria,  allegramente.  —  Le 
un  om,  una  donna  d'  svagUa.  — 
È  un  uomo  allegro.  È  donna  al- 
legra. 

SVANZÙL  V.  Artùl  Avanz. 

SVARI .  n.  m.  Svario.  Divario,  n.  m. 
Differenza ,  n.  f. 

SVARULÀ .  add.  Butterato,  agg. 

SUBAFFETT.  n.  m.  SottaffUto,  volg. 
ìlal.  ASittamento  fotte  da  un  fitta - 
iuolo  ad  un  altro. 

SUBAFFITTAR ,  v.  Sottaffittare,  yolg. 
itaì.  Affittare  ad  un  altro  quello, 
cbe  tu  bai  ad  affitto. 

SUBAFFITTUARI.  Soltaffittatore ,  m. 
volg.  iìal.  Colui  cbe  prende  a  sot- 
taffiito. 

SUBASTA.  Subattazione.  Vendita  sot- 
to r  asta  air  incanto.  —  Vèndr  air 
la  subasta.  —  Subattare. 

SÙBBI.  Subbio.  Bullo.  Legno  rotondo 
cbe  nelle  arti  serve  a  molti  usi. 
Sopra  di  esso  i  tessitori  avvolgon 
la  tela  nel  farla.  —  Subbiello  chia- 
mano i  lanaiuoli  quel  Cilindro  sul 

.  quale  si  avvolge  il  panno  tessuto. 
Tromba  dei  manganatori  su  cui  si 
ravvolge  il  drappo,  cbe  si  vuol 
manganare.  —  Subbiello  è  il  Pernio 
cbe  gira  ne'  rotelloni  de'  calessi , 

CU.  vv« 


fine 


542 


SVB 


SUBENTRAR ,  v.  Subentrare ,  ma  me- 
glio Sottentrare,  quantanque  vi 
•siano  esempli  di  buoni  autori  pel 
primo.  Entrar  in  luogo  di  chec- 
chessia. 

SUBESS.n.  m.  Vale  moltitudine  di 
persone ,  o  di  altri  animati,  —  A  i 
era  tanta  zèint»  tant  bisli,  eh'  Ve- 
ra un  subess.  l  toscani  dicono  fan- 
ti  ve  n*  era»  eh*  era  un  barbaglio, 

—  Subisso  è  portato  nei  Vocab.  per 
Gran  rnaravifjlia,  ma  l'unico  esem- 
pio è  liei  Malmanlite.  Subisso  pro- 
priamente vuol  dire  Gran  rovina. 

SÙBIOL,  n.  m.  Zùfolo,  n.  m.  Piva,  n. 
f.  E  àgur.  Zùfolo ,  per  Minchione. 

—  Insdir  a  subiol.  V.  Insdir. 
*SUB1R,  V.  (Voce  Ialina).  Sopportare. 

Sostenere,  e  dicesi  di  pena  o  con- 
danna. —  Stiàir  un  esam,  un  con' 
stitut,  dicesi  neir  uso  de'  tribunali 
^r  Esser  sottoposto  ad  interroga' 
torio  criminale,  ed  è  un  latinismo. 

SÙBIT ,  avv.  Sùbito.  In  tm  sùbito.  Sw 
bitamente.  Immediatamente.   Im' 

'  mantinente.  Incontanente.  Incon' 
Unente.  In  un  tratto..  Tosto.  Tanto* 
sto.  Di  repente.  Bepente.  È  ftato 
detto  Più  subito.  Ed  anche  Subitis- 
simamente. Repentemente.  Bepen- 
tinamente. 

SUBITANI,  add.  Subitàneo,  Si^^.  e  Su- 
bitano.  Bepentino.  Che  viene  in  un 
subito.  —  Un  om  subitani.  L'  è  su- 
bitani.—S'i  dirà  piuttosto  Sùbito.  Il 
mio  padroue  è  subito ,  e  bizzarro. 
Cioè  Tosto  s' adira. 

SUBLIMA.  Solimato.  Argento  vivo  su- 
blimato. —  Sublimato  e  SoUmato 
in  forza  d'  agg.  vale  Baffmato.  Ar- 
gento sublimato. 

SUBLOCAZIÒN.  n.  f.  Sottafptto,  n.  m. 
Affinamento  fatto  ad  un  altro  d'  u- 
na  cosa  presa  da  altrui  in  afìOQtto. 

SUBORDINAR  >  v.  Voce  d'  uso  ne'  tri- 
bunali, ^  nelle  segreterie,  dicesi 
per  &>ttom€ttere.  Sottoporre  al  vo- 
to, cu  l'opinione,  all'approvazione 
di  un  superiore. 

SUCCIAR ,  V.  Succiare,  v.  Si  dice  an- 
che Succhiare.  —  La  carta  succia. 


'"La  carta  tuga.-^ Imbevere  e  fm- 
bèversiè,  per  cosi  dire,  sinonimo 
di  Succiare ,  ma  sembra  che  il  si- 
gnificato di  qaesto  verbo  apparten- 
ga pili  air  azione  degli  esseri  ani- 
mali ,  e  V  altro  agli  inanimali.  — 
É  adoperato  da'  poeti ,  ed  è  piaciu- 
to anche  ai  prosatori  il  verbo  Sùg' 
gere  ,  che  viene  dal  latino  Sugere. 

*SUCCÒBRER,  V.  Soccorrere. 

SUCCÒURS,  AIUT,  n.  m.  Soccorso.  A- 
iuto.  Sussidio.  Àssisteoza  nel  bi- 
sogno. 

SUDA ,  n.  f.  Sudamento.  Sudore  ec- 
cessivo, n.  m.  —  i  i  hoddin-t-wia 
suda  terrelnl.—  Ho  prèso  un  suth- 
re  grandissimo. 

SUDA,  add.  Sudato,  agg.  —  Tati  su- 
da. —  Tutto  sudato,  o  Sudatitsi' 
mo.  —  Un  poc  suda.  -"  Sudaticcio. 
Alquanto  sudato.  Umidetto  di  su- 
dore. 

SUDAR ,  V.  Sudare ,  v.  —  Tumar  a 
sudar.  —  Bisudare.  ^  A  i  ho  tgnu 
sudar  pr  avèir  di  quattrein.  —  Bo 
durato  fatica;  Ho  stentato;  Ho  ai- 
sai  faticato ,  ec.  —  La  mi  robba  è 
guadagna  a  forza  d' sudar.  —  Su* 
dai  la  mia  roba.  L*  ho  guadagnata 
co'  miei  sudori.  —  La  fròf/.  al  li- 
nazz  suda.  ^  Trapelare,  Trasuda- 
re. —  Gémere  o  Gemicare  dicasi 
per  Pianamente  e  sottilmente  ver- 
sar gocciole,  che  stillino  a  goisa 
delle  lagrime  (Boi.  Zétner). 

SUDÈZZA.  Compostezza.  Modestia. 
Conlegno  sodo;  Componimento  d'a* 
bito ,  e  di  costumi. 

SUDIZIÒN ,  n.  f.  Peritanza,  n.  f.  SfC- 
zie  di  vergogna,  rossore,  timidità, 
timidezza,  pusillanimità,  per  coi 
non  si  osa  parlare  e  trattare  con 
persone  a  voi  superiori  di  rango , 
o  di  scienza.  —  Avèir  sudiziòn.  - 
Peritarsi.  Esser  peritoso,  posi iia- 
nime,  timido.  Vergognarsi.  Sogge- 
zione e  Suggezione  è  L'  esser  sog- 
getto. 

SUDÒUR.  Sudore. 

SVÈIRZA.  Sverza.  Striscia  sottile  di 
le^no  spiccata  dall'  asse ,  e  serve 


SUF 


643 


SDG 


r  tarare  le  fessnre,  che  si  son 
rnaate  nelle  commetlilare  delle 
si  disaoi le.  — Jfe/ler  dei  9vèirz 
-i'Un  ù$$.  —  Sverzare.  Binoer' 
re, 

LT«  PRÉST,  add.  Jkàlo.  Viieace. 
tivo.  Presto,  Letto,  Pronto,  kgite. 
ìegliato,  Brioio.  Spedito.  —  Svelt 
ir  Astuto.  Scaltro,  —  Svetto  in  i- 
i-  aggiunto  a  persona  è  opposto 
Tozzo ,  e  vale  Di  membra  sciolte» 
poco  aggravato  di  carne.  Cosi  in 
armine  d'  arte  ò  opposto  a  ro;rzo. 
-  Svetto ,  vale  anche  Sradicato. 
LU>1.  Strappa). 

UNA.  Invernaglia.  Foglia»  paglia, 
eno,  ed  altro  simile  destinato  per 
ìbo  alle  bestie  in  tempo  d' in- 
erno. 

LUZLA,  add.  Caren  sverzlà.^ Car- 
ie vergata  di  grasso.  E  per  simi li- 
ti di  ne  Carne  di  colorito  rossole 
ianco  frammischiato.  —  Quia  nx- 
lazza  ha  et  catwi  sverzlà,  dal 
rane.  Ette  a  la  peau  toute  vergelée. 
LUZULA.  M£TTR  IN  SVfiRZULA. 
nnuzzolare.  Innuzzolire.  Mettere 
n  iizzolo ,  in  frega  di  checchessia. 
Sollecitare.  Accendere  in  altrui  bra- 
mosìa ,  ilarità  e  simili.  —  Èssr  in 
werzula.'^  Essere»  Stare,  Anda- 
re  in  zurlo. 

FFETTA,  n.  f.  Soppalco,  n.  m.  Pal- 
co fatto  sotto  i  correnti  con  stuoie 
0  cannicci  e  gesso,  per  ornamento. 
Soffitta.  —  Soppalco  è  ancora  ciò 
che  i  boi.  dicono  Tasséti  mori.  V. 
Z/ar(Z  dolce). 

IFFIÉTT  (dal  ìt.Souffkt)  del  car- 
rozz.  —  Mantice.  ^^At  sufflè  li  di- 
fìonz.  —  Con^rammàniice.'^Jéan^ 
dà  indri  ai  suffièit.  — -  Buttate  giù 
il  mantice.  —   Lieve  cbiamansi 
quelle  Stanghette  di  ferro,  che  ser- 
vono per  buttar  gih  il  mantice. 
JFFITTAR,  V.  Soppalcare,  v.  Pare 
un  palco  sotto  de'  correnti  di  un 
altro. — Zlar  (Z  dolce  da  Celare).-^ 
Soppalcare  mettendo  i  cannicci  e 
il  gesso,  non  sotto  I  correnti ,  ma 
bensì  fra  un  corrente  e  r  altro,  di 


maniera  tale  che  al  celino  le  assi 
solamente ,  lasciando  scoperti  1 
travicelli;  e  questo  lavoro  ha  il  no- 
me  proprio  in  boi.  di  Zia  (Z  dolce) 
a  differenza  della  Suffelta. 

StlFFRETT,  n.  m.  Condimento  deU 
l'intingolo  che  si  fa  soffrigger  pri' 
ma  da  se  soio.'^  Puzza  d' suffretL  * 
•^  Leppo,  n.  m.  Fumo  caldo  e  qua- 
si fiamma  appresa  in  materia  un« 
tuosa ,  onde  ne  procede  alcun  fe- 
tore, com'  è  la  puzza  d'arso  unto, 
quando  si  appiglia  11  fuoco  alla  pa*  - 
della ,  0  alla  pignatta. 

SUFFREZER .  v.  Soffriggere ,  v.  Leg* 
germente  friggere. 

SUFFRIR ,  V.  Soffrire  e  Sofferire.  Tot- 
lerare.  Comportare,  sopportare. 
Patire.  •—  Una  cosa  eh*  s*  poi  suf" 
frir.  —  Cosa  soffrilHie.  —  Che  n' 
s'  poi  suffrir.  —  Insoffrìbile.  —  A 
n'al  poss  suffrir.  —  Per  dire  //  tate 
mi  è  insopportabile ,  anlipatico  , 
odioso,  —  JV'  ptsèir  suffrir  gìMlC" 
dun.  —  Non  poter  patire  alcuno , 
vale  Averlo  a  noia.  Non  lo  poter 
vedere.  —  t'  0  tant  superba,  eh'  a 
n'  la  poss  suffrir.  — -  Ella  è  tanto 
vana ,  che  non  la  potso  patire, 

SUG ,  n.  m.  Sugo.  Succhio.  Succo,  n. 
m.  —  Sug  di  flur.  —  Nettare.  — 
Nettàrio.  Quella  parte  del  fiore  la 
quale  contiene  il  nettare.  «-  Sug 
d'  Umòn.  —  Sugo,  Agro  di  limone. 
Da*  chimici  Àcido  ciMco.  —  Sug 
dèi  slòmg,  —  Suchi  gàstrici,  — 
Cùn  che  sugl'^Qual  prol  Con 
guai  profitto, 

'SUGADUR,  n.m.  Spanditoio.  T.  de' 
cartari. 

SUGAMAN,  n.  m.  Scitigatoio,  n.  m. 
Pezzo  di  panno  lino  lungo  due 
braccia  circa  a  tutt'  altezza  della 
tela. 

SUGAR ,  V.  Asciugare.  Sciugare.  Ba» 
sciugare. 

SUGGERIDÓUR.  Banmenttttore.  Colui 
che  suggerisce  la  parte  all'  attore 
in  iscena 

SUGGERIMÉINT.  Consigliamento.  Av- 
vertimento.  —  Bardi  bon  suggerii 


SUL 


544 


SUL 


meint'^  Dar  de' buoni  consiglL 
—  Suggerimento  è  voce  dell'  oso , 
ed  è  1'  atto  del  saggerire. 

SUGGERIR,  V.  Suggerire,  t.  —  Sug- 
gerir una  cummedia,  un'opera, 
-*-  Bammenlaré. 

SUGGÉTT,  n.  m.  Suggello  e  Soggetto, 
Sottopotto.  Dipendente.  Subordina- 
to. Ligio.  —  Éxser  euggétt  a  quote- 
dùn.  — •  Farti  uom  Ugio  altrui.  — 
Suggètt.  —  Argomento.  Tèma. 

SUGHI.  V.  Savòur. 

SUI.  V.  SoL 

SYIADUR .  n.  m.  Malore.  Che  fa  de- 
iriare  della  buona. 

SVIAREIN,  n.  m.  Sveglia,  d.  f.  Squil- 
la degli  oriuoli,  che  saona  a  tempo 
deteitntnaio  per  desiare. 

SVIDLAR .  V.  Figliare  della  vacca.  E 
indecentemente  della  donna,  per 
similiL 

SVìGLIACCaR»  V.  Svillaneggiare.  Pro- 
verbiare. Dire  altrui  villanie.  — <- 
N'  tvigliaccand  n$sun.  —  Settza 
togliere  la  fama. 

SVINTA,  add.  Sventato.—  Avventato , 
dlcesi  di  Chi  procede  nelle  sue  a- 
zioni  precipitosamente,  e  senza 
considerazione.  In  dial.  non  vi  so- 
no le  altre  parole  Avvenlalàggine. 
Avventatezza.  Avventatamente. 

SVINTLAR,  \.  Sventolare ,  ed  anche 
Sventare,  v.  Agitare  checchessia 
Dell'  aria.  —  Sventare  il  grano.  — 
Trar  al  gran. 

*SV1NTLE1N  (da  cnseina).  Rosta. 

SVIVAGNA.  Svivagnato.  Senza  viva- 
gno. —  Figurat.  Sciocco.  ^  Bocca 
Bvivagnata.  Eccedentemente  larga. 

SULaCCIAR.  V.  Soleggiare,  v.  Porre 
qualsivoglia  cosa  al  sole  ad  ogget- 
to di  asciugarla. 

SULADURA.  Solettatura.  Tuttoclò  che 
serve  di  suolo,  o  soletta  alla 
scarpa. 

SULAN.  SULEI.  A  SULAN.  Solatio, 
sust.  e  agg.  Posto  air  aspetto  del 
sole.  ^  solatio,  e  Assolatio,  avv. 
Della  banda  volta  a  mezzogiorno: 
contrario  di  A  Imicìo.  V.  Bagur. 

SULAR,  V.  •—  Suiar  el  scarp.  Non  tro- 


vai la  parola  Soiare  se  non  nella 
spiegazione,  che  V  Alberti  dà  in 
Risolare.  Di  nuovo  solare.  Rimetler 
nuove  suola  alle  scarpe.  Ma  se  que- 
sta voce  Risolare .  quantunque  de' 
calzolai,  è  dell'  uso  comune,  po- 
trassi  egualmente  adoperare  il  ver- 
bo  Solare,  che  deve  essere  padre 
di  Risolare.  —  Sotetiare ,  vale  met- 
tere la  soletta  interna  alle  «carp<f. 
SULAR,  n.  m.  Solaio,  n.  m.  Quel  |  ti- 
no ,  che  serve  di  palco  alla  siaou 
inferiore ,  e  di  pavimeolo  alia  su- 
periore. Pavimento,  n.  m.^^  Suiar. 
-*  Suolo  si  dice  a  quel  Disteso  di 
mercanzie,  di  frutta ,  o  di  altre  ro- 
se poste  erdinatamenie,  e  diste- 
samente in  pari  l'uoa  sopra  l'altri. 

—  A  sular  per  sular.  ^-  Suoioa 
suolo.  —  Sular  dèi  fug,  dèi  /ourtn'. 

—  Focolare. 

SULEIN  DEL  DRAG ,  DLA  CAHISA.  T. 

Brag,  Camisa. 
SOLÉTTA.  SoUita.  Quella   parte  de' 

calzari  che  si  pone  sotto  al  piede. 

—  Sulètta  dia  scarpa.  —  Tramez- 
zo, n.  m. 

SDLFANAR,  STRAZZAR.  n.  m.  Cencia- 
io. Cenciaiuolo.  Colui  che  va  per 
le  strade  raccogliendo  e  com- 
prando cenci.  •»  La  voce  boi. 
Sulfanar  proviene  dall'  uso,  cbe 
hanno  i  ceociainoli  boi.  di  po^ 

'  tar  seco  de' zolfanelli,  onde  faroe 
cambio  co'  cenci ,  che  raccolgono. 
L' altra  voce  boi.  Slrazzar  e  più 
propria ,  ma  meno  comune.  —  Hr 
gar  cmod  fa  un'  anma  danna,  un 
strozzar.  —  Gridare  a  testa.  Gri* 
dar  quanto  se  n'ha  in  lesta,  quanr 
to  se  n'  /io  di  gola. 

SULFANÉLL.  E  SÓULFEN.  So^anr^ 
e  Zolfanello,  n.  m.  -^  SuifaniU 
in  bolognese  è  veramente  dim.  e 
si  dice  perciò  da  alcuni  Sòulfen , 
ma  questa  voce  è  poco  comooe. 
imperciocché  vale  Zolfo.  —  Sulfim- 
lein  ^  bumbas.  —  Stoppino  co- 
perto di  zolfo,  per  uso  di  accende- 
re il  lume.  ^-Lighètt  di  sutfani.  ^' 
Lighètt.  -^As'i  impiarev  i  sulfen 


l 


SUR 


646 


8I)P 


rebbe  U  zolfamUo.  —  I  moderni 
ìccbetti.  Intioti  nel  fòsforo,  di- 
Dsi  PiropM. 

LÉZIT.  add.  Sollecito,  Presto.  Vig^. 
LIVÀ  »  add.  SoUo,  fa,  agg.  Nod  as- 
i^lo.  Sòffice,  Contrario  di  Pigiato 
U  Calcalo  ;  e  dicesi  propriamen« 

della  neve,  e  del  terreno.—- 
Uler  di  faM$  e  dia  tUrpa  eòlla  ai 
ber .  qtiand  i  $'  pianten,  perchè 

tèrra  reità  euUivd.  -—  Metter 
ila  itipa  quando  ei  trapiantano 
i  alberi ,  perchè  il  terretw  reeti 
>Uo. 

'TAR,  ¥.  Sollettare.  Metter  le 
loU. 

AG.  n.  m.  Fitolacea,  a.  f.  Pianta 
)e  in  Toscana  ha  diversi  altri  no- 
li di  Tinta.  Uoa  ealvatica.  Uva 
irca.  Verzino.  Vite  di  Spagna, 
-y*  ha  ancora  il  Sumach,  o  Som* 
tacco,  eh'  ò  il  Bhut  coriaria  do' 
olsuici.  —  Sommaeo  e  Sommac' 
)  si  dice  pare  al  Cuoio  concio  con 
uesu  pianU. 
lAR.  V.  Aten. 

AMAR,  T.  Sommare,  t.  Raccorce  1 
lumeri. 

MMaR.o.  m.  //  iommare,  n.  m. 
ddtztone.n.  f.Iliommare  si  pren- 
le  anche  per  Sómma.  -~  Somma. 
-  Addizionale,  agg.  V.  Azuntà. 
AMUM.  AD  SUMMUM.  Latinismo 
b'  è  rimasto  nel  parlar  boi.  fami- 
[liare.  che  vale  Al  pia.  Tuli*  al  più. 
l  rigore. 

MNAR.  V.  Semnar. 
tiNASÓN.  V.  Sèmna. 
>1ZAR,  Y.  Someggiare,  v.  Portar 
|ome,  e  Qgur.  Sumzar  i  tuteli.  — 

orbare  t  bambini,  e  tenerli  inpu» 

izia. 

>J^AI.  V.  Minciòn, 

NAR,  V.  Sonare,  v.  Tanto  vale  Ren- 
Jft^e ,  Mandar  fuori  suono ,  quanto 
far  render  suono.  —  Vari  modi  di 
sonar  le  campane.  —  Sunar  al  ve- 
>Per .  la  messa,  la  prèdica,  la  co- 
Wttniort.  —  Sonare  vespro.  Sonare 
^predica,  a  messa,  a  comunione. 


—  Sanar  da  fèsta.  —  Sanare  a  glo' 
ria,  a  festa ,  a  suon  giuUvo,  — 
Sunar  da  mori.  —  Sonare  a  morto^ 
-^  Sunar  el4  aoemari  dèi  mal 
tèimp.  —  Sonar  a  mal  tempo,  -• 
Sunar  la  stermida.  —  Sonore  a 
stonno.  Stormeggiare.  —  Sunar  a 
campana  e  mariéU.  —  Sonare  a 
martello.  —  Sunar  alla  dstèisa,  — 
Sonora  distesa.'^ Sunar  a  squass. 
-^  Sonare  a  doppio.  —  Sunar  at 
dóppi,  0 1  doppL  —  Sonare  un  dop» 
pio,  due  doppi,  ec.  —  Sunar  i  foce. 

—  Suonare  a  ritocchi.  Sonare  l'ae^ 
cenno.  -«>  Sunar  la  lunga, -^  Sonar 
la  tunga.'^Sunar  al  xembel,  ec.  «-* 
Sotiare  il  violino,  il  clavicembalo , 
ec—  Sunar  un,  mod.  bas.figur.— 
Sonare  uno,  vale  Ratterlo.  —  Su- 
narla  a  un.  —  Sonarla  a  uno.  ile- 
coccariBfJteto.  Rol.  Far'  un  tir.  — 
Sunar  per  Puzzar.  -~  Sonare  per 
Putire.  Con  i  catcetti  suona  al  par 
d[  un  instromento.  —  Sunar  el-i  u- 
rècc'.  V.  Vrèceia. 

SUNSIR ,  V  Sojfrfrare  affannosamen» 
te ,  e  repUcatamente. 

StiiNZA  (dal  lat.  iliun^ia).  Sugna.  Gres* 
so  di  porco.  —  Dar  dia  sùnza,  m. 
b.— Solare.  Dare  il  comino.  Ungere 
gli  stivaU.  Piaggiare.  Adulare. 

SUNZÒN,  n.  m.  Sudicione.  Piii  che  sb- 
dicio. 

SUPERFLUV.  usato  sust  Superfluità, 
n.  f.  Soperchio  e  Superchio.  So- 
verchio. Soperehiamento ,  n.  m. 
Scprabbondanza  —  Superfluo  è 
agg.  Il  superfluo  adornamento  de' 
veslimenli. 

SUPERLATIV.  Superlativo.  Superiore 
di  tutti.  Il  più  sublime.  —  Stiper- 
lativo  ò  anche  termine  gramatlca- 
le,  ed  è  aggiunto  di  quel  Nome 
che  denota  V  eccesso  della  gran- 
dezza, o  della  picclolezza.  Sommo* 
Menomo,  òttimo.  Pèssimo.  Bonis- 
Simo.  Caldissimo ,  ec.  **  S' incon- 
trano alle  volte  appresso  gli  anti- 
chi con  accrescimento  o  modifica- 
zione, p.  e.Molto  ricchissimo.  Tan^ 
to  beltìssima.  Troppo  pessimo.  Più 

64 


StR 


£46 


8TJR 


che  altri  mai  vaiorosittifno.  Terra 
molto  argiUo$ls$ima.  Motto  vt rtwo- 
signma  signora.  Il  Redi ,  che  non 
è  fra  gli  amichi ,  molti  di  simili  ne 
ha  osati ,  ma  uoa  gran  parte  in  i- 
stile famigliare,  e  quasi  burlesco. 

SÙPPA.  Zuppa.  Suppa.  —  Sàppa  lòu- 
va.  —  Zuppa  fnaritata.  —  Sùppa 
d'  17111.  —  Zuppa  intrisa  nel  vino. 
— -  Far  la  sùppa  in  bócca.  —  Far 
la  zuppa  segreta.  Si  dice  quella  , 
che  fa  altrui  beeodo,  mentre  abbia 
ancora  del  pane  in  bocca.  —  Zup' 
petla,  dim.  Zuppone,  m.  accr. 

SUPPIADUR,  n.  m.  Soffietto,  n.  m. 

SUPPIAR,  V.  Soffiare,  v.  —  Suppiars' 
al  nas.  —  Soffiarsi  il  naso. —  Stip- 
piars'  ai  nas  eun  el  dìda.  —  Sof- 
fiarsi il  naso  nelle  mani.  —  Sup- 
piar.  —  Soffiare,  Gg.  Accender  ira» 
Insligare'.  —  Suppiar  in-t-el'  i  u- 
rèce'.  —  Soffiare  parole  negli  o- 
reccfU  altrui.  Soffiare.  Fischiare 
negli  orecchi.  —  Soffiare,  per  Far 
la  spia ,  m.  b.  — *  Ch'  a  m'  sùppia 
mo  dedri. — Rincarimi  il  fitto.  Fac- 
ciami quel  che  vuole^  or  che  non  è 
pìh  tempo. 

SUPPLIR.  V.  dair  ani.  Soppellire,  che 
ora  dicesi  Seppellire.  Sotterrare: 
e  nello  stile  elevato  Tumulare,  vo- 
ce piuttosto  latina.  Trattandosi 
d'  erbe,  vale  Ricoprirle  colla  terra 
oper  difenderle,  o  per  imbiancarle, 
e  il  termine  piU  proprio  è  Ricorica- 
re. —  Indivia  supple.  -^  Indivia 
ricoricata. -^Supplé  imèm  cun  un 
alter.  —  Consepolto.  ^^  Supplir  dì- 
cono  i  bolognesi  anche  per  Sup- 
plire. 

SURBÉTT.  Sorbetto.  ^  Al  te  m*  i  ha 
dà  un  surbètt,  per  metaf. — Infraci- 
dare. Annoiare.  Torre  il  capo  al- 
trui. Seccare.  —  Dar  un  surbètt. 
—  Buscar  un  surbètt.  —  BustfUre 
un  malanno ,  Dare  un  malanno. 
Lo  slesso  che  Fudrètt.  V.  —  Un 
pézz.  —  Mattonella.  V.  d.  U. 

SURBIDUR,  n.  m.  Tromba,  n.  f.  Stru- 
mento di  forma  cilindrica ,  che  fa 
escir  y  acqua  per  via  di  un'  ani- 


mella. Alla  fraucese  on  i  boL  di- 
cono El  pòmp  per  le  Tfombe  che 
servono  ad  estinguere  gli  ioceiHii. 
—  Man'g  dèi  suiindur.  —  Uem- 
toio. 

SURRTAR  DNA  COSSA  A  Q(3ALCDÌ7ì. 
Accoccarla  ad  alcuno, 

SURBTARS'  UNA  COSSA.  Bersi  una 
cosa.  Accoccarsela,  tìg.  Sopportar- 
la. Soffrirla. 

'SURBTARSLA.  Bersela. 

'SURBTIRA,  D.  f.  SorbetUera.  Qoel 
vaso  di  stagno  in  cui  si  confezìooa 
il  sorbetto. 

SURDEINA,  (ALLA)  avv.  (dalfr.Ato 
sourdine).  Sordamente.  Alla  tar- 
da. Catellon  catellone.  Di  cheto.  Di 
nascosto.  V.  Mùt. 

SURDÒN ,  n.  m.  Sordaechione ,  n.  m. 
accresc.  di  Sordo. 

SUREINA,  n.  f.  dim.  ù'  Sora.-- Mo- 
nachina. Monachella,  Monacheila. 
dim.  di  Monaca.  -—  Surein',  d.  f. 
plur  MonacIUne  ,  figurat  Qoeile 
scintille  di  fuoco  che  neir  ioc^oe- 
rirsi  la  carta  a  poco  a  poco  si  speo- 
gono.  —  Sumn' chiamano  i  boi.ao- 
cora  per  similit.  Quei  semi  rotondi 
neri  con  macchie  bianche  della 
pianta  detta  Vescicaria  ;  volp^ 
mente  Paternostrini. 

SURÉLLA.  Sorella, 

SURLASTRA.  Sore/ia.  Sorella  uterina, 
cioè  di  madre  «e  non  di  padre. - 
Sorella  consanguirtea.  Quella  di 
padre  e  non  di  madre:  che  io  boi. 
dicesi  pure  Surèlla. 

SURNACCIAR.  v.  Russare,  v.  (dalfr. 
jRon/l^r  hanno  i  bolognesi  la  stessa 
voce  Runfar).  V.  —  Somacdùart, 
vale  Far  de'somacchi  ;  cioè  de' 
grossi  sputi. 

SURTIMÉINT.  V.  SottimèinL 

SURTl).  V.  Soprabit. 

SURZRt,n.  f.  Sorgiva,  n.  f.  Film- 
mento,  o  Trapelamento  d'acqua 
attraverso  la  terra ,  o  il  muro,  e^i 
in  particolare  negli  argini ,  e  ne' 
pozzi.  —  Polla.  RampoUo  d'acqua. 
Scaturigine.  Fontanella  è  la  picco- 
la vena   d'  acqua  sorgente  dalia 


8UT 


647 


ÈV2 


rra.  —  Funtana.  —   Sorgente, 
itile.  Fontana  è  il  luogo  d'  onde 
aturiscc  V  acqua. 
>AN.  sing.  SUSANt,  plur.  CfutOr 
lacci  ffitlL 
5INÈLL.  V.  Tourd. 
SEZZA.  n.f.  (dal  lai.  Succidìa). 
ilsiccia.  —  Ligar  i  can  cùn  la  sus' 
zza.  —    Legarsi  le  vigne  colie 
ilsicce»  in  alcun  luogo  si  dice  del 
ivervisi  con  gran  dovizia  ,  e  in 
fnpia  fortuna;  e  cosi  ti  contrarlo. 

-  Un  rucchètl  d'  sussezza.  —  Un 
ilsicduolo.  Bacchio. 

StZZÒN,  n.  m.  Scilinguato.y.  far- 

liòn. 

»SUR.  V.  Armòur. 

>TA.  Molla.  —  Susta  da  brazzai 

-  Fermezza.  Fermaglio.^^  Molkt^ 
ina,  dim.  UolletUne  d*  una  scalo- 
a,  d'un  omòrefto.  —  Stfs/a,  fig. 

-  Agitazioìie.  Essere .  Ueliere  in 
gitazione. 

STEGN  Sostegno  t  chiamano  gì*  i- 
Iraulicì  un  Catione,  0  sia  fabbrica, 
;he  attraversando  un  fiume  o  un 
canate  serve  a  sostener  V  acqua  a 
ina  certa  altezza ,  ed  a  passarla  a 
)roporzione  a  comodo  della  navi- 
razione.  —  tronca,  il  fondo  ov'è  ri- 
pnuta  r  aequa.  Camera  0  Vasca. 
\*orta.  Portone,  0  Cateratta  di  un 
tostegno.  Sostegno  a  porte  raddop- 
mate:  come  sono  quelli  fuor  di 
Bologna  nel  canale  di  Reno.  Soste* 
gno  di  ripresa.  Sostegno  posto  a 
contatto  con  un  altro  :  Sostegno  61- 
nato.  —  Sustègn.  —  Sostegno.  Co- 
sa che  sostiene.  E  anche  Qgurat. 
TT,  n.  m.  Siccità.  Aridità»  n.  f. Sec- 
core. Asciutto,  n.  m.  —  Per  la  sèt- 
ta lùlt  i  san  andar."^  Tutti  sanno 
camminar  per  V  asciutto. 
USTITUT ,  n.  m.  Sostituto. 
JTT  ,  add.  (dall'  ant.  Sdutto  ).  A- 
sciutto.  Asciugato,  ^asciutto.  — 
Sùlt  arrabé.  —  Adusto.  Secchissi- 
mo. Aridissimo.  —  Sùtt  cm'è  la  ló- 
sca. —  Asciutto,  at>bruciato  di  da- 


naro. -~  D*  tùtt  in  sùtt.  —  DI  na» 

scosto.  All'  improvviso.  Improwi* 

samente.  Per  le  secche, 
SUTTANEIN.  V.  Stanlein. 
SUTTIL.  add.  Sottile.  Minuto.  Esile, 

agg-  —  ^'àus  suttila.  —  Voce  esile, 

—  Cavar  al  sutlil  d' in-t-al  suttit. 

—  Trarre  il  sottil  del  sottile.  — 
iV'  guardar  a  una  cosso  aqusé  in 
suttit. -'Passarsi  leggermente  d'u- 
na cosa.  iMsciar  andar  tre  pani 
per  coppia.  Non  la  guardar  per 
sottile.  Passar  a  chius*  occhi  cheC' 
chessia. 

SVUD,  n.  m.  Passo.  Trànsito.  Passag- 
gio. Esito ,  n.  m.  Uscita ,  n.  f .  — 
Svud  d' un  lug.  —  Uscita  di  un  pò» 
dere ,  ec. 

SVUDA.  add.  Voto.  Vano,  agg. 

SVUDAR ,  V.  Votare. 

SÙVER.  V.  Sover. 

•SUVGNIR.  V.  Sovvenire.  Soccorrere. 

'SUVGNIRS',  v.Iìioordarsi.  Sovvenirsi. 
Bammentarsi. 

*SUVRAN ,  n.  m.  Sovrano.  Monarca. 

'S(}VRANA ,  n.  f.  Sovrana.  Sorte  di 
moneta. 

•SOVVERTIR ,  V.  Sovvertire. 

SVULTAR ,  V.  Distèndere ,  v.  —  Svul- 
tar  un  in  tèrra.  —  Distendere  in 
terra  uno.  —  V  aqua  grossa  ha 
svuUd  in  tèrra  tùtt  al  furmèint. 

—  La  pioggia  ha  allettate  le  biade, 
cioè  Spianate  a  terra  a  guisa  di 
letto.  —  Svultars'  su  in-t-un  lèti , 
Stravaccars\  ec.  —  Distendersi  in 
terra.  Allungarsi  in  leìra.  Sdror 
iarsi  sopra  un  letto.  —  Svoltare , 
vale  Svolgere ,  Voltare. 

SUZ  (con  Z  dolce) ,  n.  m.  Sòceio,  n. 
m.  Il  termine  boi.  è  de'  contadini» 
e  i  cittadini  dicono  Cunfaefc/n,  in 
senso  di  Mezzaiuolo.  —  Far  suz, 

—  Fare  un  mezzaiuolo  in  un  pode- 
re cioè  Un  fittaiuolo  a  metà  de' 
frutti. 

SUZZEDER  ,  y.  Succèdere.  Accadere. 
Avvenire.  Addivenire.  Occórrere, 
Intervenire.  Venire. 


TAB 


648 


TAB 


T 


JL  •  fei  —  n.  Una  delle  comonanti 
dell'  alfabeto.  Era  anche  lettera 
numerale  •  presso  i  latini  •  del  va- 
lore di  Cen$es»ania,  e  con  linea 
orizzontale  soprapposta  di  Cernei' 
emniamiUà  f  • 

TABAC.  fa^acco.da'boUnici  Nieotia- 
fia.  —  CtUòur  d' iabae,  —  Colore 
labaccato.  Color  di  mattone,  •«  Al 
n'  è  mega  l*  i$tèe$  che  torr  una 
prèisa  d*  tabae.  V.  Spudar,  — 
Pùnta  d' fiUa.  —  Foglietta. 

TABACCA .  n.  f.  —  Dar  una  tkma  (ci- 
òaccd»  —  Prender  tabacco  a  ea- 
xietà. 

TABACCAR,  n.  m.  Tabaccaio  e  Tabac^ 
chino,  n.  m.  Venditore  di  tabacco 
a  minuto. 

TABACCAR,  t.  Prender  tabacco.  Que- 
sto verbo  manca  nel  dizionario  del- 
la  lingua  nazionale. 

TABACCmRA,ma  piU  comanem.Scar- 
tla.\. 

TABACCÓN,  n.  m.  TABBACCÒUNA ,  n. 
f.  Tabacchisla»  n.  m.  e  f.  Colui,  o 
Colei  che  ha  per  uso  di  prender 
mollo  tabacco. 

TABALOBl ,  aggiunto  ad  uomo,  e  vale 
propriamente  Balordo.  Siccome  nel 
corso  di  qtiesto  dizionario  si  tro- 
teranoo  molle  voci  bolognesi  sino- 
nimo, o  quasi  simili  a  questa,  e 
per  averne  l'equivalente  ho  riman- 
dato il  lettore  a  quest'  articolo  : 
quivi  perciò  tutte  unite  le  raccor- 
rò «  mettendo  prima  la  voce  ital., 
indi  la  boi.,  ove  si  abbia.  —  BabaC' 
ciò.  Babbaccione,  Babbano.  Bàbbèo 
(  Babbeo).  —  Babbione  (  Babbiòn). 

—  Babbuasso.  Babbuino  {Babbuein^. 

—  BacceUaccio.  Baccellone.  Bac» 
chilUme.  Bachiocco.  Baciocco  (Aoc- 


eiùec).  —  Badahne.  Baagee. 
gianaccio  {Bmggianazs).  — 
giano  (  Baggian)  —  Baiocco  { 
zurla  ).  —  Batocconc  (  BaxzMti 

—  Balogio.  Baianio  (BolÒKrìfV. 
Bamboccio  {Bamòozz).  — 
cA«ppo  (  BaròcLgnocc).  — 
gianni  (Baròazagn).  —  i 
clone  (  Bambuzzòn).  —  BoiiaeéÈt^ 
Basco.  Biètola,  Bietolone.  Bigkdl^ 
ne.  Bue.  Ceppo.  Chiurlo  {CiùU.C»à 
lòn).  —  Ciocco  (  Ciucc).  —  Didm 
Fagiuolo.  Fantoccio  (  Bambèa\.'» 
Gnatofìc.  ignaione  (JftMtròii.  2b 
gnòn).  -»  Latagnone  {Latoipué^ 

—  LavacecL  Mangiamarrom.  te^ 
zamarrone.  Ifellone  (  Ailoàfoe).-* 
Merlotto  (Merlali). — Méstola  (i» 
pel).  —  Minchione  (Jlmctm).- 
Moccione.  Moccolone  {Ikmalaùty 

—  Navone.  Nuovo  gnutehio.  iVM 
gràppolo.  Nuovo  peeee.  Paeekitn^ 
to.  Pappacchione.  Piuàbiètola.^ 
Pollebbpo.  Scempiato.  SeinmeM 
{Inemé).'^  Tambellone.  T^mptBh 
ne  (Tamplòn).  —  Tewipione  (I^ 
nanòn).  —  Uccellaccio.  Cceelk 
VceelUme.  Zimbello.  Zoceoh.2èfè 
{StufféU).  -~  Zugo  (Twrtànt).- 
I^omi  quasi  tutti  plebei,  presi  ft 
similit. ,  che  si  danno  dai  pik  i^ 
meno  a  chi  ha  difetto  di  meoie 

*TABARR.  n.  m.  Tabarro,  Maakik 
TABARRCIN .  n.  m.  U  voce  boL  •« 
significa  Tabarrino,  FerrokkìH^ 
Mantelluecio ,  ma  è  none  di  ■ 
personaggio  serio  della  comaedA 
che  rappresentando  un  ntpmit 
si  fo  parlare  per  lo  pili  io  tiogatf- 
gio  bolognese,  frammischiato <? 
toscano,  come  sogliono  farep^ 
lo  pili  i  bolognesi,  qoaado  sì» 


TAI 


&49 


TAI 


tati  fbor  di  patria .  per  pochi  me- 
i.  •—  Il  nome  di  TobarHtio  viene 
ali'  «Ter  egli  sulle  spalle  uà  ta- 
arretto  molto  corto.  —  Far  tabat' 
ein»  figurai.— Far  gAtfppto.  Portare 
fincuconi.  Eueré  crocchio,  CroC" 
hiare.  Si  dice  degli  uccelli  •  quan- 
o  sono  ammalati,  ed  anche  degli 
omini,  quando  si  trovano  in  catli- 
o  stato  di  salute. 
BEIIN.  BAS  A  TABEiN.  Tabi.  SorU 
i  drappo  a  raso,  che  ora  non  è  piti 
a  uso. 

BERMAQUEL,  n.  m.  Tobemacoio. 
-  Fig.  V.  TarabaqueL 
HÒiN.  Pancone.  Legno  segato  per 

0  lungo  dell'  albero,  di  grossezza 
opra  a  tre  dita. 

^C.  Calcagno  e  Calcagnino.  Tacco 

1  Taccone  sono  voci  dell'  uso ,  pe* 
ò  universalizzato.  -^  Andar  eun  i 
acc,  baitènd  i  loco.  —  Andar  in 
ialccLQvAnL 

:GAGNAB.  RAGAGNAR,  v.  PiaUre. 
'Contèndere.  Litigare.  Rampognare, 
ìueslionare. 

CCÓN,  n.  m.  Toppa,  n.  f.  Pezzuole 
li  panno,  o  simile,  che  si  cuce 
iulla  rottura  del  vestito.  —  Taccòn 
)er  Tacco  delta  «carpa.  —  Battr 
il  iaecòn.  —  Battereeta.  Fuggire. 
CCUNAR,  V.  Rattoppare.  Rattacco» 
lare,  v. 

PANARI,  n.  m.  Tafanario.  Prete- 
rito.  Il  eedere.  La  parie  deretana. 
V.  CuL 

FFIÀ  •  V.  b.  Scorpacciata.  Corpac- 
nata.  Gran  mangiala. 
FFIADÒUR.  Ma$igione.  Ghiottone. 
Pacchione.  V.  basse. 
FFIAR.  V.  V.  b.  Pacchiare.  V.  b. 
Mangiare  assai ,  e  con  ingordigia. 
I.  Taglio.  —  Un  ftrr.  Una  epada 
da  du  tai.  -*  Ferro,  Sp€ula  ancipi» 
te.  —  Tai  inrt-al  zug.  —  Taglia, 
n.  f.  L'  alzar  le  carte.  —  fai  d*  a- 
bii.  -^  Capo  di  veeSe,  di  etoffa. 
tlA.   TagHa.  Strumento  composto 
di  carruccole  per  muover  pesi  gran- 
di. '-'Taglia.  Tacca.  Legoetlo  di- 
viso per  lo  lungo  in  due  parli, 


tulle  quali  a  riscontro  si  fanno  te* 
gni  piccoli  per  memoria.—  Taglio. 
Qualità.  —  Èeeer  fw II  d' ima  loia. 

—  Esser  maeclUati  di  una  isiessa 
pece.  Esser  tutti  di  una  buccia»  o 
di  una  cornatura.  Esser  tagUati 
di  una  misura.  -^  D'  méiua  loia, 

—  Di  mezza  mano., 
TAIADÉLLA,  n.  f.  sing.  e  TAIADÉLL  , 

plur.  rogliolelK.  n.  ra.  plur.  Sfo- 
glie di  pasta  lagliate  in  fettucce 
strette ,  che  oomunem.  si  usano 

rr  fsr  minestra.  —  fotadldn'»  n. 
plur.  7tt(|rliollftl  plur.  m.  ~-  te 
papfMirvfellesono  Tagliatelii  un  po' 
più  larghi,  e  le  lAuagne  sono  più 
larghi  ancora. 

TAIADEZZ.  Attiro.  Taradore.  Insetto 
che  rode  il  tenerume  delle  viti. 

*TAIADÓUR,  n.  m.  TagUatore.  —  fo- 
iadòur  da  bear.  Colui  che  Uglia  od 
affetla  la  carne  nelle  macellerie. 

TAIAPRED.  Scalpellino.  -«  Con  V.  d. 
U  Tagliapietre. 

TAIAR.  V.  Tagliare,  v.  —  Al  taiars' 
di  pagn.  «^  Ridderei  de'  drappi  in 
sulle  pieghe.  —  falar  alfurmèint. 

—  Mietere.  —  Taiar  al  fein.  —  fa^ 
dare.  Segare  il  fieno.  —  falar  i 
pagn  addoss  a  un,  figur.-^  Tagliar 
le  calze,  o  il  giubbone.  Mormorare. 
Tagliar  le  legne  addosio  a  chic» 
chessia.  Nuocergli  con  cattivi  uflBzL 

—  Taiar  in  pizz.  —  Appczzare.  — 
Taiar  in  fèti.  —  Affettare.—  Taiar 
vi  nètt.  —  Tagliar  di  netto.  —  Una 
spada,  una  fortsa,  eh' tata  più 
eh'  la  n'  cus.  —  Spada  che  taglia 
come  cuce.  -«  Un'  óra  eh'  tata  al 
mustazz,  6gur.  •*—  Un  vento  che  dà 
nel  dso ,  che  agghiaccia. 

TAIIR,  n.  m.  Tagliere  e  Tagliero,  n. 
m.  Legno  piano  ritondo,  su  cui  st 
tagliano  il  pane,  la  carne,  ec. 

TAIOLD'  VID  DA  RADIS.  Barbatella, 
n.  f.— falol  a  marlètt-^Magliuolo. 

TAIOLA,  n.  f.  Panconcello,  n.  m.  As- 
se sottile  assai.  —  Tagliuola  ò  una 
spezie  di  trappola.  (Boi.  Taiola). 

—  rirar,  o  Èsser  tira  alla  taiola , 
figur.  —  Cogliere,  o  Giugnere  alla 


tAH 


650 


TAll 


iagUuola.  Tendere  un  laccio,  o  Ca- 
Atre  in  ei$o, 
TAL.  pron.  Tale,  proti,  di  generalità. 
Alcuno,  Uno,  Una.  —  Tal  e  ^ual. 
•»-  Tal  quale.  Allrellale,  Altre tlan- 
to.  •-  Dti  la  coesa  tal  e  guai  a  la 
eavi,  '^  IH'  la  cosa  lai  quale  V  hai 
saputa.  —  i4  <òn  andà  alla  fèsta 
tal  e  guai  cniod  a  sòn,  —  Sono  an- 
dato alla  festa  lai  qual  mi  vedete. 

—  Sia  cuti  i  alter  tal  e  qual  a  'vii 
eli*  i  seppen  cùn  vù.  —  Siate  co'vo- 

.  stri  simili  altrettale,  che  voi  volete 
che  sieno  verso  di  voi,  -^Alfu  trat- 
ta da  lù  tal  e  qual.  —  Fu  da  lui 
trattalo  altrettanto. 

TALLA,  n.  f.  Tallo,  n.  m.  Bamnscello 
da  trapiantare.  —  Talla.  —  Rimes- 
siticcio. Himetliticcio.  V.  Brocca,    . 

TALPA, n.  tJ^  Talpa,  n.  f.  e  figar.  V. 
Zuccòn. 

TAMARAZZAB.  n.m.  Materassa, n.f.  e 
Materasso ,  n.  m.  —  Tamarazz  tètir 
der.  —  Materasso  mòrbido. 

TAMARAZZ.  Materassaio. 

TAMBUR.  Tamtmro.  Strumento  mili- 
tare. —  Sunar  al  (amOur.  —  Bat- 
tere la  cassa.  Sonare  il  tamburo. 

—  Tumbur,  dal  fr.  Tambour,  Bus- 
sola con  contomo  di  assi  che  spor- 
gono in  fuori ,  per  riparar  meglio 
dal  vento. 

TAMBUBEIN .  (dal  fr.  Tabouret).  Sga- 
bello. Sgabelletto  senza  bracci , 
guarnito  di  drappo  ripieno  di  bor» 
ra.  —  Tamburein  da  zugar  alla 
balla.  —  Tamburino ,  Tamburello. 

—  Tamburein.  —  Tamburino.  So- 
nator  di  tamburo.  — donare  il  tam- 
burino colle  dita  sur  una  tavola. 

TAMBÙSS»  PACCAGNEZZ,  n.  f.  Busse, 

II.  f.  Battiture. 
TAMOGN,  add.  Tamanto,  agg.  Tanto 

grande.  Tanto  fatto.  Ben  grande. 

—  Oh^quèsta  sé  eh'  V  è  tamagna  ! 
Oh  quésta  è  léccia,  l  —  Oh  questa 
è  grossa!  Oh  questa  si  eh'  è  mar- 
chiana ,  o  col  manico,  E  vale  Sin- 
golare ;  Sorprendente.  -*-  Sembre- 
rà ad  alcuno  stranissima  la  voce 
Tamogn,  ma  dessa  è  molto  meno 


corrotta  della  voce  itallaDa  Tbfiwn- 
to ,  ed  ha  V  orìgine  latina  Tom  ma- 
gnus.  Gli  Spagnooli  ancora  dicooo 
Tamaìio  (cbe  pronooziasi  Tamo' 
gno). 

'TAMPEBLA.  V.  Zonda. 

TAMPLAR,  V.  Martellare,  v.  Il  tormeo- 
tare  cbe  fa  il  dolore  dell'  ulcere . 
quando  genera  la  putredine. 

TAMPLÓN.  V.  Tabalori, 

TAMQUaM  TABULA  RASA.  Utinismo 
usato  parlando  di  Uomo  ignorante. 

TANABUS,  n.  m.  Ripostiglio.  Nascon- 
diglio. Btigigatto.  Bugigàttolo. — /a- 
tanabusar.  V. 

TAMAIA.  Tanaglia.  —  Tanaia  da  in- 
cadnar.  —  Tanaglietta  tonda.  — 
Tanai  eh' ciappen  bèin.'^ Tanaglie 
mordaci. 

TANANÀI,  n.m.  Bisbiglio.  Sussurm. 
Strèpito.  Confusione.  E  dicesi  dì 
persone  cbe  parlino  insieme  confa- 
saroente.  e  contendano. 

TANANÓN.  V.  Tabalori. 

TANDEM  ALIQUANDO.  Frase  lat.  per 
significare  cbe  s'  è  arrivato  alla 
conclusione,  alla  6oe  di  qualche  in- 
trapresa. Venire  alla  coneiusione, 
all'  ergo, 

TANF.  V.  Puzza, 

TANGÉlNT.n.  f.  Porzione,  n.  f- 
Taugente  è  voce  d'  uso ,  in  questo 
significato.  —  Tangente  è  termiue 
di  Geometria. 

TANGHEB ,  TANGARÓN.  Avarone.  - 
Tànghero,  vale  Grossolano  ,  Ba- 
stico. 

TANl .  n.  f.  plnr.  (Da  Tanìe  ant.)  sia- 
copato  da  Litanie,  Letame  e  Uby 
ne,  n.  f.  plur.  —  IHr  et  ioni.-' 
Far  le  litania.  —  Si  dice  anche  it 
modo  basso  del  Fare  una  longfaiera 
o  una  lunga  serie  di  nomi  :  p.  e. 
Non  aggiungo  tutti  i  titoli  del 
soggetto  per  non  fare  le  letame. 
—  Ne'  libri  antichi  scritti  in  diai. 
boi.  trovasi  ancora  la  voce  fonìa 
in  sing.  La  sgnòura  eh'  sinté  fts 
tanta.  —  La  signora  che  senti  qw- 
sta  predica,  ec.  Ma  ora  è  voce 
disusata. 


TAR 


561 


TAB 


"ìT  Tanta,  Cotanto.'*' Tani  $  tant. 
"  Tanto,  Pertanto,  Non  per  tanto, 
Nondimeno,  —  Una  volta  tant,  — 
><a  volta  tanto,  —  Uaa  volta  sola- 
leole.  —  Dòu,  Irei  volt  tanL — Due 
o tanti,  tre  colanti* -^  D' tant  in 
a /il.  —  Di  tanto  in  tanto.  Di  quan- 
\i>  in  quando. 

«ìTANA.  Tentennata.  Picchiata, 
olpo»  figur.  —  A  i  n'  ho  avù  una 
eri  tantand.  —  Gran  coia.  Coia 
i  rilevanza.  —  Piòtt,  Scuptolt^ 
^unlanà  arcurdèola.  Quel  molto 
.  gran  male  di  cui  tanto  ha  uno 
otferio,  che  scampatoue  la  può 
accontare  per  miracolo. 
NTÀRÀ  (FAR)  aotiq.  Far  gùzzovi- 
Uia.  Darai  tempone.  Darsi  buon 
tempo,  —  Dar  fondo  all'  avere, 
NTÒN,  dal  lat.  Tantum,  proouoz. 
illa  frauzese,  o  dal  fran.  slesso 
^anlòt.  —  Star  tantòn.  —  Fare  in 
m  àttimo,  in  un  subito, 
P,  TAPÓN  ,  n.  m.  Toppa,  n,  t 
ìcheggia,  n.  f.  Cappone ,  d.  ro. 
Pa  ,  (dal  ff.  Étape).  Luogo  dove  si 
iislrìOuiscono  i  viveri  ai  soldati  : 
;d  anche  la  Porzione  di  viveri,  che 
nen  loro  distribuita, 
P£10.  Tappeto.  Spezie  di  paooo 
grosso  a  opera  di  vari  colori ,  per 
jso  prìDcipalmente  di  coprir  lavo- 
e.  Tappeti  diconsi  ancora  quei 
)anni  a  dammasco,che  in  tempo 
li  feste  si  pongono  alle  finestre.  — 
Metter  cvéll  su  in-l-al  tapèid,  — 
Mettere  sul  tappeto.  Mettere  in 
trattato.  —  Un  negozi  eh'  è  su  in- 
l-al  tapèid.  —  A /fare  messo  sul 
'appeto,  —  Munlar  in-l'Ol  tapèid. 
~  Cantare  il  vespro  a  uno.  Dar  le 
'.arte  scoperte.  Dirgli  liberamente 
i'  animo  suo. 

Pl!:iN,add.  faptno,  agg.  Misero; 
[nfelice;  Tribulato.  -«  Quindi  Tapi- 
nare. Vivere  vita  infelice.  —  Tapi- 
ùtà.  Meschinità;  Bassezza.  —  Dars' 
1  tapein.—  Tapinarsi,  che  vale 
Tribolarsi,  Affliggersi  grandemente. 
\RA ,  n.  f  Tara. 
RARAQUEL.  Trabiccolo.  Ogni  mac- 


cbioa  stravagante,  parUcoUrmeBle 

di  legno. 

TARABAQULAMÉINT.  V.  Tarabattch 
mèint. 

TARABAQULAR.  V.  Tarabattar. 

TARABASCUEhN  (  Dar  fr.  Char^à' 
banc  ).  Spezie  di  carrozza  scoperta 
dove  si  st9  seduti  sopra  uno  o  piìi 
tavole  schiena  contro  schiena.  -« 
lo  direi  Sarabachino  a  Quel  baroc- 
cio  signorile  tijrato  da  buoi,  che 
moderatamente  si  usa  dai  viUeg- 
gianti  delle  nostre  colline. 

TARABATTAMÉINT  .  TARABAQULA- 
MÉINT  »  n.  m.  Trambustioi  Tram* 
busto,  n.  m.  Tramestione,  n.  f.  U 
Trambustare,  il  Tramestare.  V.  fo- 
rabattar. 

TARABATTAR,  TARABAQULAR,  ▼. 
Trambustare.  Tramestare.  Rovi" 
stare.  Rimuover  le  cose  confon- 
dendole e  disordinandole. 

*TARABUS,  n.  m.  Tarabuso.  Sorte  di 
augello,  che  è  la  Sgarza  o  V  Ardea 
stellaria  dei  naturalisti. 

TARAGIIEGNA,  n.  f.  Uomo  caparbio, 
ostinato. 

TARANTÉLL,n.  m.  Tarantella,  n.  f. 
Ventresca  del  lonno  salata.  —  7a- 
rantello  masc.  significa  ciò  che  in 
boi.  chiamasi  Zànta.  V. 

TARANTLA.  Taràntola.  Grosso  ragno 
della  Puglia.  —  Mursgà  dalla  ta^ 
rantla  —  Tarantolato. 

TA^APATATÀ.  Tarapatan.  Suono  del 
tamburo. 

TARD,  avv.  Tardi,  avv.  —  Tardati, 
Tandètt,  —  Tardetto ,  dim. 

TARDANZA  ,  n.  f.  Tardanza.  Dimora, 
n.  f.  Indugio.  Ritardamento.  Pro* 
lungamento.  Interlenimento ,  n.m. 

TARDAR ,  V.  Tardare.  Ritardare,  In- 
dugiare, V. 

TAREIiNA.  Terrina.  Vaso  di  figura  ro- 
tonda per  uso  di  mettervi  la  mi- 
nestra. 

TARGÒN.  IMPASTRUCCIAMÉLNT.  Im- 
piastricciamento.  —  Targane,  vale 
Targa  grande,  cioè  Scudo  grande. 
—  Da  f argon  si  fa  il  verbo  Inlar- 
gunar,  e  T  add.  Intat^und.  —  Ca- 


TAR 


652 


TAt 


oi  intargwm  d' gangu.  —  CapeiU, 
o  Peli  intnedati  con  tangue,  o 
aUro  raggrumato. 

TARMA.  Tignuola.  Vermicello  che  ro- 
de per  lo  piò  i  pmoi  Uni. 

TARMADURA.  iuUgnalura,  --  Ft- 
gnuolazache  per  Boditara  di  ti- 
gnuola. 

TARMAR ,  ▼.  Intignare,  f.  Esser  roso 
dalle  tignuoie.  ipamU,  U  peUi  in- 
tignano. 

TAROC.  V.  Tarucehein. 

TAROL.  Tarlo,  Vermicello,  che  rode 
Il  legno. 

TARTAIA,  TARTAIÒN.  Balbo.  Balbur 
ziente,  e  volgano.  Tartaglione.  — 
Borbigi  propriamente  si  chiama 
Uno  che  sci  lingua ,  per  accostar 
troppo  le  labbra  ai  denti  nel  par» 
lare ,  Tacendo  sentire ,  come  un 
certo  strascico  nella  pronunzia 
delle  lettere  e,  g,  $c;  onde  si  dice 
ancora  Bisciola,  e  tali  sono  quasi 
tutti  coloro  che  nascono  colle  gam- 
be torte. -^fior&tflrt  traslativamente 
dlcesi  per  Balordo. 

TARTAIAR,  v.  Voce  generica  riferibi- 
le a  coloro ,  che  hanno  difetto  di 
lingua  e  di  pronunzia.  V  hanno  di- 
versi termini  nella  lingua  della 
Nazione.  —  Tartagliare  è  propria- 
mente Replicare  piìi  volte  una  me- 
desima sillaba  per  non  poter  a  un 
tratto  pronunziar  la  parola  intera 
(boi.  Tartaiar).  —  Incoccarsi.  Cin- 
cischiare.  Pronunziar  stentatamen- 
te ,  fermandosi  a  riprese  nella  pa- 
rola stessa  per  impedimento  di  Un- 
(boi.  Cuncunar.  —  Incappar,  per 
similit.  da  Incappare  cioè  per  Tra- 
vare ostacolo).  —  SciUnguare.  Tra- 
lasciar qualche  lettera  nel  pronun- 
ziar la  parola,  come  coloro  che 
non  possono  profferir  1'  R ,  oppure 
che  danno  alle  lettere  una  pronun- 
zia diversa  da  quella ,  che  comune- 
mente è  adoperata  dagli  altri ,  co- 
me chi  profferisce  T  F  o  la  Z  in  ve- 
ce deir  S,  ciò  che  si  dice  in  boi. 
Zizzlar:  r  L  o  il  F  in  vece  dell'  R, 
in  bolognese  detto  Bagaounav:  U 


f  ìd  veee  del  1^,  ec  — >  Gngotkut. 
Gangoltare.  dangoUune.  (HneigUa- 
re.  Profferir  le  parole  mabmente  e 
in  modo  da  non  esaere  Inteso .  co- 
me fiiono  i  lanciulli.  i  vecchi,  e  gli 
apopletici.  che  si  confonde  col  Bai- 
àettare.  —  In  l>ol.  de*  fanciulli  di- 
cesi Zanguttlar,  degli  altri  Zoìfi' 
iar,  o  Farfuiar. 

TARTAIÒN.  V.  Tartaia. 

TARTASSI,  É.  f.  Vagliala.  D.  f.— Figff. 
Altem'i  ha  dd  una  tartassa.  — 
Gli  ha  riveduto  il  pelo  a  dovere. 

TARTASSAR,  v.  Tartassare.  Seem^ 
bussolare,  v.  Metter  6osaopracbe^ 
chessia.  Sconcertare.  —  Per  Mal- 
trattare, e  figur.  Vagliare.  Esami- 
nare a  lungo ,  con  molto  rigore. 

TARTÙFLA,  n.  f.  Tartufo ,  o.  ra.  Fan- 
go noto.  —  Tartuffo  è  un  Persd- 
naggio  introdotto  da  Molière  nelb 
commedia  per  rappresentare  db 
Ipòcrita. 

TARTUFLAR,  v.  Tartufld.  agg.  Attore 
tufolare ,  v.  Atlartufolato ,  parL 
Apparecchiare  una  vivanda  a  modo 
di  tartufi ,  o  con  tartufi. 

TARUCCAR,v.  Garrire,  v.  La  voce 
boi.  è  detta  per  similit. ,  che  ad 
giuoco  de'  tarocchi  è  spesso  V  al- 
tercare. Garrire  col  compagno  di 
giuoco.  V.  Cusptar. 

TARUCCHEIN.  TAROC,  n.m.  Taroeeki, 
0.  m.  plur.  Giuoco  boi.  noiissimo. 
composto  di  sessantadue  carte, 
delle  quali  ventidue  sono  detti 
Trionfi,  e  le  altre  sono  i  quattro 
semi  del  Tressette.  —  4<  tehònf, 
o  Triònf  più  gross.  —  Il  trionfa 
superiore.  —  Al  più  pznein.  ^ R 
minore. 

TARULADURA .  n.  f.  Tarlo .  n.  m. 
Quella  polvere  che  fa  il  tarlo  ia  ro- 
dendo il  legno.  -T-  Tarlatura,  a.  l 
e  Inlarlamento ,  n.  m.  dicesi  U 
stessa  polvere,  ed  anche  11  segao 
che  lascia  il  tarlo. 

TARULAR ,  V.  Intarlare,  v.  Esser  roso 
dal  tarlo,  e  dicesi  del  legno:  I  (^ 
gni  intarlano.  —  Intignare.  Esief 
roso  dalle  lignoole;  ed  è  proprio. 


TAS 


£63 


TEA 


ti  che  d' ogDi  aUn  cosa ,  de'  pao- 
.  V.  Tarmar. — Inionehicure  e  Cor- 
oliare  dicesi  de' legami.  —  Ca- 
ire.  Aver  o  generar  carie*  e  per 
|nà  Cariarsi,  dicesi  delle  ossa. 
riarsi  un  dente, 

il  IH,  V.  Tacere  e  f ocersi.  Star  che- 
.  Non  parlare.  —  Far  topa  e  tai. 
Fare  il  musone.  Far  fuoco  ne^ 
orcio.  Fare  a  chetichetU,  m.  b. 
Chi  tas  cunfèirma.  -—  Chi  tace 
consente,^^  Tasèir»  n.  m* —  Tace^ 
,  n.  ni.  Silenzio.  /  muloU  tacéri 
ila  mezza  notte, 
>S ,  n.  m.  roffo.  Albero;  ed  anche 
ioiaie 

à  D*  BOTI.  V.  Tése, 
SADUR,  n.  m.   Cacciatola,  n.  f. 
rumento  di  ferro ,  il  quale  serve 
!r  cacciar  ben  dentro  i  chiodi  nel 
gno. 

SAGNOTT.  e  da  alcuni  TRACA- 
NOTT.  TonfaccMolto,  Persona  pic- 
>la  e  grassa.  Tozzetto  e  Tangoc- 
o,  dicesi  di  Chi  sia  soverchia- 
lente  grosso,  ed  apparisca  goffo. 
-  Fatticcio  e  Allicciato,  Di  grosse 
iembra«  ben  complesso.  —  FatUc- 
iollo,  dim.  di  Fatticcio. — Dointar 
n  tassagnolt.  —  Inlozzare,  Di  ti- 
ura  corta  e  atticciata. 
>SàR  Là.  Buttare,  Gettar  là  con 
isprezzo,  —  Tassare ,  vale  Impor 
issa. —  Tassar  i  ciud,  —  Caccia' 
e  la  testa  de'  ciùodi  dentro  il  le- 
no ,  affinchè  non  risalgano. 
>SÈLL.  Palco.  —  Tasséti  mori.  — 
oppalco.  —  Tello  morto.  Palco 
Hlo  poco  sotto  il  tetto.  —  Tasséti 
uslund.  —  Palco  regolato.  Quello 
3  cui  commettiture  de'  panconcelli 
anno  de'  regolini,  che  le  ricopro- 
0.  —  Tassello  ha  vari  significati 
ulti  diversi  da  quello  di  palco. 
SSLADURÀ,  n.  f.  hnpalcamento , 
i.  m.  Formazione  del  palco. 
SSLaR,  V.  Itnpalcare,  v.  Mettere, 
I  fare  il  palco. 

ST.  Tasto.  Tasto  dell'organo,  e 
li  simili  strumenti.  *  Tuccar  un 
m  tasi,  un  trest  tasi.  —  Toccare 


un  (mono,  o  cattivo  tasto.  Entrare 
in  proposito  buono,  o  cattivo.  — 
Calcar  i  tasi.  ~~  Aggiugnere  a  quel 
che  altri  propone ,  o  dice, 

TASTA.  Tenia,  Instrumento  sottile  da 
cerusico.  —  Tasta.  Viluppetto  d'al- 
quante fila ,  che  si  mette  nelle 
piaghe. 

'TASTAR.  y.jMtare.  Toccare.^  Ta- 
star da  lùntan.  —  Tastare.  Tastar 
dalla  lunga,  —  Tcutar  la  bocca 
all'  agnèll,'^  Esplorare.  Indagare. 

TASTÒM  (A).  Andar  a  taston  (  dal  fr. 
A  tdtons).  Andar  tentone,  tentoni, 
a  tentone,  brancicone,  brancolo' 
ne,  brancolando.  Brancolare. 

TATARA,  n.  f.  sing.  e  TATER  plur. 
Lo  stesso  che  Zaìigatet.  —  Ciarpe, 
Masseriziucce.  — *  Tàttere.  Arnesi 
per  lo  più  vili,  e  di  qualsivoglia 
mescuglio  di  roba.  Da  questo  nome 
iu  boi.  si  Xorma  il  verbo /)<la<tomr. 
—  Sgombrare  gli  arnesi, 

TATER ,  n.  m.  Termine  del  volgo  si- 
nonimo di  Castagnaccio.  Da  questo 
deriva  quello  di  Tatorón.  —  (7a- 
stagnaceione ,  aggiunto  ad  uomo. 

TAVÈLLA.  TAVLÒN.  V.  Preda. 

TAVLA,  n.  f.  Tàvola,  n.  f.  —  Tàoolo, 
n.  m.  non  si  dice  Si  usa  però  dire 
Tavolino,  Tavolinuccio ,  Tavolone 
tutti  masc.  —  Imbandire  una  la- 
vola.  Coprirla  di  vivande.  —  /m- 
bandigione.  Imbatidimento.  Appa- 
recchio di  vivande.  — -  Tavla,  mi- 
sura.  V.  Tumadura. 

TAVLUNAR,  v.  Impianellare,  y.  Co- 
prir di  pianelle  i  tetti. 

'TAZZA  •  n.  f.  Tazza.  Coppa.  Nappo. 

TAZZÈTTA,  n.  f.  Narciso,  e  Narcisso, 
n.  m.  detto  volgarm.  Tazzelta.  Fio- 
re simile  alla  giunchiglia.  —  Taz- 
zétta,  —  Tazzelta.  Piccola  tazza. 

•TÈ,n.m.  Tè,  Thè, 

'TE ,  pron.  Te.  Tu. 

TEATER,  n.  m.  Teatro.  Edifìzio  de- 
stinalo ai  pubblici  spettacoli.  — 
Teater  anatomie. —  Teatro  anato- 
mico. Scuola  dimostrativa  di  ana- 
tomia. —  Anfiteatro.  Luogo  in  cui 
davansi  spettacoli  di  gladiatori , 

65 


TEI 


£54 


TBI 


di  bestie  feroci  ,  ecc.  Io  boi. 
Aretia, 

TÉOJA.  Oh  quésta  è  téecta.Lo  stesso 
che  Tamogna.  V. 

TEC  TEC.  PuUazUmi  deW  orologio, 
del  polso ,  ec. 

TEC  E  TOC.  TUc  tocc,  e  Tieche  toc- 
che. Imitazione  del  suono  che  si  fa 
col  martello  o  campanella  nel  pic- 
chiare all'  uscio.  —  Per  analogia 
Avèir  un  tee  e  toc,  dal  fr.  Atwir  du 
tinlouin.  Dicesi  dell'  inquietudine, 
che  si  ba  del  successo  di  qualche 
cosa ,  o  dell'  imbarazzo,  che  cagio- 
na un  affare.  Batticuore.  Inquietu- 
dine, Apprensione. 

TEC-TACeda  alcuni  CEC-CIAC.  n. 
m.  Salterello.  Scoppietto.  Pezzo 
di  carta  avvolta  e  legata  strettissi- 
ma, dentro  la  quale  si  rinchiude 
polvere  da  archibuso.  Quando  è 
una  semplice  e  sola  castagnetta  « 
diccsi  in  boi.  Castagnola;  quando 
è  moltiplicata  con  diverse  legatu- 
re, dicesi  TeC'taC'-'Tec-tac.  Scop- 
pio della  frusta,  —  Mandar,  o  An- 
dar in  tec-tac,  —  Guastare  o  Gua- 
starsi. Corrompersi, 

TE  DEUM.  Il  Teddèo,  Inno  Ambro- 
siano. 

TEGNA.  fiV/na.  — Figur.  Tcflfa.v.  b. 
Tenace  della  sua  opinione.  —  Osti- 
nato.—  Vgnir,  Avèir  la  legna, 
bassam.  Venire,  Essere  in  collera. 
—  Tegna,  e  legna  órustuleina. 
Voci  plebee.  —  Tignamica.  Avaro. 

TEIA ,  n.  f.  (coir  É  chiusa)  Tiglio,  n. 
m.  Quelle  Già,  che  sono  le  parti  piìi 
dure  del  legname ,  delle  piante ,  e 
d'  altre  materie.  Tiglio  della  cana- 
pa. Tiglio  del  ferro.  Carne  tiglio- 
sa. Il  legno  di  sorbo  non  è  tiglio- 
so. —  Fibra  si  dice  anche  a  quella 
delle  piante.  Radici  fibrose. 

TÉlA(coirÉ  aperta).  Tegame,  Slo- 
viglio,B.  m.  Stoviglia,  n.  f.  Vaso 
di  terra  cotta  da  cucinar  le  vivan- 
de. —  Metter  in-l-ta  tèia.  —  Inte- 
gamare, —  Téla  d'  ram.  —  Teg- 
gkia.  Teglia ,  e  con  voce  fr.  Casse- 
rota.  —  Tèia  da  fug.  -^Bracien, — 


Sbatter  quattr  ov  in^t-una  tèìaM- 
Non  farne  niente.'^  Tegamino,  m. 
dim.  — ^  Tegamone,  accr. 
'TÉILA ,  n.  f.  Tela.  —  Tèila  da  fusi 

—  Bugràne.-— Tèila  da  famarazz. 

—  Tela  da  materassi.  Per  lo  più 
operata  a  scacchi,  di  due  colorL  — 
Gropp  dia  tèila.  —  Brocco. 

TÉIMP.  Tempo.  —  Tutt  tiM-wii 
tèimp.  —  Tutto  a  un  tempo.  —  Oi 
notte  tempo.  In  tempo  di  notte.  — 
Un  tempo.  Già  un  tempo.  Tempo 
fa,ee.  ^  Lasso  di  tempo  non  si 
dice ,  ma  bensì  Spazio  di  tempo. 
Lasso'  non  è  cheagg.  e  signitici 
Stanco.  —  Cumprar,  e  vèndr  a 
tèimp.  —  Comprare ,  e  veìtdere  a 
termini,  o  a  credenza.  Comprare, 
vendere  pe'  tempi.  —  Èssr  itht-cl 
tèimp,  —  Esser  di  tempi,  o  alimi' 
palo.  —  Sanar  pr  al  eattiv  tèimp, 
^  Sonare  a  mal  tempo.  —  Éur 
al  tèimp  d'  san  Pironi,  quand  a 
s' tirava  su  et  brag  eùn  et  ùrUl 
— Quando  usavansi  le  calze  a  ear- 
rucola.'^Tèitnp  attumàd.  —  Tem- 
po oscurato,  oscuro.  —  L'è  un 
tèimp  atlumbà.  —  EgU  è  fosco.  — 
L'  accumdars*  dèi  tèimp.  —  Bas- 
serenarsi.  Riconciarsi  il  tempt^. 
Racconciarsi.  —  Prema  dèi  tèimp. 

—  Anzi  tempo.  Prematuramentr. 
Cosi  Prematuro ,  add.  «—  Foro  d' 
tèimp.  —  Intempestivamente.  Foor 
di  tempo. — Temporeggiare.  Adatiar 
si ,  Accomodarsi  ai  tempi.  Addio  ; 
Temporeggiati  il  meglio  che  puoi. 

—  Torr  tèimp,  —  Temporeggiare. 
Induj^iare. 

TEIHPEiN'.  n.  m.  plur.  Sistro,  n.  m 
siug.  Strumento  antico  da  snono 
militare  d'  acciaio  io  forma  di 
triangolo. 

•TÈIMPIA,  n.  f.  rciwpfa.  e  piar. Tem- 
pia, 0   Tempie, 

TEINA.  Semicùpio,  n.  ro.  Tinozza.^^' 
so  di  legno  o  di  rame  ad  uso  di  ba- 
gnarsi. 
•TÉINCA,  n.  f.  Tinca.  Pesce  d'acqw 
dolce. 

TEINT'  A  MÈINT ,  n.  m.  Tientam- 


TiN 


559 


TIR 


'  è  vgnù  emod  fa  la  timpéita  al 
àcc.  —  Più  appunto  »  o  a  tempo  » 
ke  i'  arroMio.  Si  dice  quaodo  soc- 
ede  uoa  cosa  opporlaDamente. 
Dine  la  gragnola  sulta  stoppia. 
iSsai  romore  e  poco  danno.  L'  e- 
pressiooe  del  proverbio  bologne- 
e  apparisce  contradditloria  a  pri- 
oa  giunta ,  giacché  la  gragnuola  , 
:he  arrivi  e  percuota  sopra  una 
Serrala ,  oon  dovrebbe  portar  utile 
:ertameDte,  ma  danno  gravissimo. 
Conviene  rintracciarne  la  spiega- 
tone nei  modi  di  coltivar  le  zuc- 
che. La  coltivatone  delle  piante 
cucurbitacee  richiede  che  si  tron- 
chi no  spesso  I  lunghi  lor  tralci 
serpeggianti  sul  terreno  (V.  Ca- 
strar), affinchè  rimangano  sudi  es- 
si pochi  fiori,  e  in  conseguenza 
pochi  fratti ,  che  in  tal  modo  rie- 
scono grossi  e  perfetti.  E  ciò  fa  ap- 
punto la  grandine  ai  rami  delle 
zucche. 

iMPRADURA  DLA  PÈNNA.  Tempera- 
iuìXL,  secondo  ciò  che  dice  la  Cru- 
sca» cioè  che  Temperatura,  Tem- 
pera e  Temperamenlo,  sono  il  Tem- 
perare in  tutti  i  suoi  significati. 
IMPKAR.  V.  Temperare,  v.  e  per 
sincope  Temprare.  Dar  la  tempera. 

—  Timprar  la  pènna  da  scrioer. 

—  Temperare ,  Tagliare  la  penna. 

—  Timprar  al  piò.  —  Regolarla 
catena  dell'  aratro. 

IMPRAREIN.rempmno. 

IMPSTAR  ,  V.  Grandinare.  Piover 
grandine.  —  Tempestare.  Essere 
in  tempesta.  Menar  tempesta.  — 
A  vui  bèin  eh*  piova,  non  eh'  tim- 
pésta.  —  E'  s*  intende  acqua  e  non 
tempesta.  —  Timpstd.  >—  Grandi- 
nato. Percosso  dalla  grandine. 

INAZZ.  Tino.  Il  plur.  fa  Tini  m.  e 
Tina ,  f.  —  Tina,  n.  f.  Piccol  tino. 
(Boi.  Tinèllo,  f.  Tinazzètt,  m.). 

riNAZZARA.  Tinaia. 

TLNDEINA,  n.  f.  Tendina.  Cortina. 

riNDRÉZZA  (dal  fr.  Tendresse).  Te- 
nerezza. —  Tindrèzza  d' una  mèi- 
la.  —  Tenerezza  di  un  pomo,  — 


Tindrèzza  d' un  létt  —  Morbidez- 
za d' un  tetto.  —  Tenerézza  è  una 
delle  voci  introdotte  nel  dlaletio 
delle  conversazioni  civilizzate.  Ma 
è  meglio  usare  il  termine  comune, 
e  riserbare  Tenerézza  per  indicare 
un  effetto  d'  amore. 

TINDUNAR  0  TINDULAR.  V.  Tinti- 
nagar. 

TINÈLLA.  TINAZZÉTT.  V.  Tinazz. 

TiNTINAGA.  n.  f.  Tentennone,  n.  m. 
Tardo.  Indugiatore. 

TINTINAGAR.  FNUCCIAR.  TINDUNAR. 
TINDULAR.  MUNZER  LA  RÉLLA  . 
V.  b.  Tentennare.  Tentennarla, 
Iettare.  Ciondolare.  N intuirla  Me- 
narsi nel  niamco.  E  con  termini 
meno  volgari,  Indugiare.  Tardare. 
Differire.  Temporeggiare.  Mandare 
in  lungo. 

TINTINAGHISEM.  TINTINAGAMÉINT. 
Tentennamento.  Indugio.  Ritardo 
noioso.  Tardità.  Lentezza  nell'  o- 
perare. 

*TINTÒUR,n.  m.  Tintore.  Tingitore. 
Tignilore. 

•TINTURA,  n.  f.  Tintura. ^  Tintura 
d' absèinzi.  —  Tintura ,  o  Estratto 
di  assenzio, 

*TiNTURt ,  n.  f.  Tintoria,  OflScina  di 
del  tintore. 

TIORBA.  Tiorba.  Strumento  musicale. 
E  per  similit.  aggiunto  d'  uomo  , 
vate  Noioso,  Fattidioso. 

TIR ,  n.  m.  Tim.  OlTesa.  —  Far  un 
tir,  un  trèintùn,' — Fare  un  tiro, 
un'  offesa.  —  4/  tir  dia  porta.  — 
//  tirare,  n.  m. 

TIRA  D'  PAN.  V.  Rùzzel. 

TIRABUSSÒN.  Cavastoppàcciolo.  Ca- 
vaturàcciolo ,  e  con  voce  moderna 
Tirabuscione  (dal  (r.Tire-bouchon). 
Vile  di  ferro  o  d'  acciaio  con  ma- 
nico, per  uso  di  cavare  i  turaccioli 
di  sughero  dalle  bottiglie.  —  Tira- 
busson  per  far  i  rezz  in-t-i  caci 
(  i  fr.  dicono  Des  cheveux  frisés  en 
tirebouchon,  des  cheveux  en  tire' 
l>ouchon).  Capelli  a  ricchin  spirale, 
appunto  come  riescono  dopo  averli 
avvolti  attorno  a  cilindretti  di  barn- 


TER 


656 


TES 


goHno.  Serpentello.  Fistolo,  Faci- 
male. Fanciullo  che  mai  noa  si 
fermi,  e  sempre  procacci  di  far 
qualche  male. 

TÈRRA,  o.  f.  Terra.  —  Zercar  per 
mar  e  per  tèrra.  —  Cercare  per 
monti  ,  e  per  valli.  -^  N"  èsser 
dègn  d*  basar  la  tèrra  dòv  un  mett 
i  pi.  —  Non  esser  atto  a  slacciar' 
gli  le  scarpe,  -r-  Avèir  para  eh'  la 
tèrra  manca  sòlta  ai  pi.  — -  Man- 
care il  terreno  sotto  ai  piedi.  Man- 
care il  terreno.  —  Tèìra  nèigra 
bòn  pan  moina.  —  Terra  nera 
buon  pan  mena ,  terra  bianca  to- 
sto manca,  fìgurat.si  dice  di  Perso- 
na che  sia  alquanto  bruna,  volendo 
inferirne   forza   e    robustezza.  --• 

•  Tèrra  dèi  catù.  —  Caccia.  Catciù. 
Catecù.  Calo  preparato.  Terra  co- 
pònica.  Terra  catechà.  Succo  con- 
creto deli'  albero  detto  Acacia  Ca- 
techu.  —  Tèrra.  —  Terra  per  Ter- 
reno. V.  Trèin.  —  Tèrra  eh*  cala  e 
s*  astrecca.  —  Terra  che  scema ,  e 
rannicchia,  -r  Tèrra  vèirgen.  — 
Terreno  sodo.  Pancone.-^ N'savèir 
eh'  tèrra  al  s*  legna.  —  Non  sapere 
ove  si  ritrovi.  —  Terra  si  prende 
ancora  pel  Globo  terracqueo ,  che 
abitiamo. 

TERRAZZ,  n.  m.  Terrazzo»  n.  m.  Al- 
lorché il  terrazzo  è  fuori  della  mu- 
raglia deir  ediflzio  si  dice  più  pro- 
priamente Ballatoio. 

TERRAZZlR.n.  m.  Terrazziere.  Fab- 
bricatore, 0  Costruttor  di  terreni , 
o  battuti. 

TERREMOT ,  n.  m.  Terremoto,  n.  m. 
11  terremoto  si  manifesta  in  diverse 
maniere.  Con  Moto  subsultorio,  dal 
basso  air  alto.  —  Fi6ratort(f,  di 
sbalzo.—  Vertiginoso,  come  se  la 
terra  in  se  medesima  si  voltasse. 
—  Ondolatorio,  il  frequente  de' 
terremoti  per  lo  più  da  oriente 
verso  occidente.  —  Moto  di  com- 
pressione ,  dair  3lto  al  basso ,  per 
cui  i  terreni  si  abbassano.  —  Ter- 
remoi,  figur.  ad  un  fanciullo.  Nabis- 
so.  Facimale, 


TERSAC  (A).  Infrena  ed  a  spropoti- 
to.  —  Cascar  zò  a  tersac.  —  ùk- 
scare  a  stramazzoni ,  in  un  fiato, 
precipitosamente,  precipttevoltnen- 
te. — Alpiov,  al  nèioa  a  tersac. 
—  Piove ,  Nevica  dirottamente.  — 
Mnar  zò  a  tersac.  —  Menar  a  tutta 
possa. 

'TERSCÓN,  n.  m.  (dsi  Tresca).  Tre- 
scone. Sorte  di  ballo. 

TERSÉINT  (dal  lat.  TercenU).  Trecen- 
to. Nome  numerale  di  tre  ceotioaia. 
Con  lettere  CCC,  o  pure  B.  —  Tn- 
centomila  b- 

TERSIOL,  n.  m.  Picciol  ehiodelUno 
senza  testa  per  uso  di  tarsia. 

'TERZANA,  n.  f.  Febbre  terzana,  ed 
anche  assolut.  Terzana. 

TERZANÉLL.  Acquerello.  Nipotino,^ 
gur.  —  Far  dèi  terzanèll.  —  Fare 
un  nipotino  sul  vinello.  Vale  Fare 
il  secondo  acquerello,  il  quale  é 
nipote  del  vino. 

TERZETT.  Trio.  Compooimeoto  mush 
cale  di  tre  parti.  —  Terdno.  Vaso 
da  tener  liquidi ,  e  contiene  la  te^ 
za  parte  d'  un  Oasco.  —  TerzeUo. 
Ternario.  Componimento  in  terza 
rima  ;  e  parte  dei  sonetto.  —  ^ji 
bèli  terzètl.  —  Un  bel  trio.  Per  i- 
scberzo  dicesi  di  Tre  persone  udì- 
te,  d'  accordo. 

•TERZÉTTA,  n.  f.  Terzetta.  Pìccola 
pistòla. 

TERZOLA.  Muda.Mudazione.  —  Andar 
in  terzola.  —  Mutare  e  Mudare,  s. 
Si  dice  degli  uccelli  quando  nono- 
vano  le  penne. 

TÈSS.  Taso.  —  Tèss  d' bòli.-- Tàrta- 
ro. Gromma.  Taso.  —  Grommare 
e  Ingrommare.  Formar  gromma. 
Pein  d' tèss.  —  Grommato,  Grom- 
moso. Ingrommato. 

TÈSSER  «  V.  Tèssere,,  v.  Intrecciare  te 
fila  dell'  ordito  in  telaio  con  altro 
filo ,  mediante  la  spaola.  —  Stèi- 
sere  è  il  suo  contrario.  Disfare  ti 
tessuto. 

TEST,  n.  m.  Tegghia,  n.  f.  Vaso  di 
ferro  con  che  si  cuopre  il  piatto  •• 
il  legame,  che  infocato  rosola  k 


TBT 


667 


TGlf 


iyande.  —  TegiiùM  marmtUo,  Co- 
erchio  fatto  di  marmo  pesto  e  ter- 
k  per  i*  uso  stesso. 
)TA ,  D.  f.  CO,  n.  m.  Tetta,  tL  f. 
apo ,  D.  m.  V.  Cap,  e  Co,  m.  — 
rar  di  capo  una  cota  a  uno. 
on  saper  dove  si  avere  il  eapo.^" 
on  saper  dove  si  dare  il  capo,  — 
imaner  col  capo  rotto,  ec.  — 
vèir  la  tèsta  dsòuvra  dai  cavi  — 
vere  il  cervello  sopra  la  berretta, 
-  Tèsta  balzana.  —  Cervel  (falza- 
10.  —  Avèir  del  fazzènd  dsàuora 
lalla  lèsta.  —  Aver  che  fare  fin 
opra  a'  capelU.  Aver  faccende  si- 
io  a  gola.  —  Al  cunfurtadòur  n'  i 
iol  la  tèsta.  *  Chi  sta  a  vedere 
lon  gli  duole  il  capo. --^  Andar 
'un  la  tèsla  rótta.  <—  Rimaner  col 
apo  rotto.  Rimaner  perdente.  — 
i  t  è  péna  la  tèsta.  —  Ciò  imporla 
l  capo.  —  Dar  d' tèsta.  —  Dar  di 
)apo ,  0  del  capo.  —  Andar  vi  eùn 
a  tèsta.  —  Andar  vagando  colla 
mente.  Fantasticare.  Esser  sopra 
pensiero.  —  A  vad  vi  cùn  la  tèsta 
2uand  a  fag  uraziòn.  ~^  Nel  far 
ìrazione  mi  si  sparge  la  mente.  «- 
Taiar  la  tèsta.  -^  Decapitare.  — 
Tèsta  d' tnort.  —  Teschio.  —  i fi- 
lar cùn  la  tèsta  bassa.  —  Andare 
%  capo  chino,  basso.  —  Avèir  dèi 
peis  alla  tèsta.  —  Avere  dell'  Ac- 
capacciamento ,  della  Gravezza  di 
capo.  —  Pazzi  d*  tèsla.  —  Gravis- 
simo mal  di  capo. — Capitato  o  Ca- 
pitato. Che  ha  capo ,  e  dicest  d' a- 
glie  e  slmili.  ^-  Capolevare.  Cade- 
re col  capo  ali'  ingiù.  —  Tèsta  dia 
ciav.  —  Anello.  —  Tèsta  di  ciud  , 
del  ferel.  — >  Capoccìàa.  —  Tèsta 
d*  lègn»  ^%\xv.-— 'Prestanome.  Uomo 
di  paglia. 

ISTARD.  Teslereccio.  Intestato.  In- 
teschiato.  Capàrbio.  Capone.  Capi- 
toso.  Oslinato. 

:STÀRDAGEIS.  Caparbietà.  Capone- 
ria. Ostinazione. 

!:TTA.  Telia.  Poppa.  Mammella.  Zin- 
na. —  Mamma  è  piìi  del  verso.  Le 
due  prime  voci  sono  comuai  a  tut- 


ti gli  aDlmali  Mammiferi,  le  altre 
si  appropriano  più  comonemente 
alle  donne.  —  Tètt  d*  cagna.  — 
Tette,  Poppe  di  cagna.  —  Nel  dial. 
boi.  evvi  il  nome  proprio  per  le 
poppe  della  vacca,  tver.  V. —  Dna 
donna  eh'  ava  del  tètt  grossi.  — 
Femmina  popputa.  —  Dar  la  lèt- 
ta. ^  Allattare.  Dar  poppa.  —  ^4/ 
dar  la  lètta.  —  L'  ailallamento. 

—  Torr  la  tétta,  tettar.  —  Poppa- 
re. Tettare.  Allattare,  s.^^Dstettar. 
^  Spoppare.  Divezzare.  —  Dar  la 
lètta,  torr  la  ièlla,  dicesi  figurai, 
per  Grattar  dove  pizzica.  —  Al  tot 
la  Ièlla.  —  Egli  è  nella  sua  òeva. 
Ei  si  gode.  Egli  gt^sta ,  o  si  bea.  — 
Una  vh'  daga  al  tali.  —  AtlaltaH' 
te,  agg.  Che  dà  il  latte.  —  Un  tu- 
sètl  eh*  tot  al  lati.  —  Poppante., 
agg.  Che  prende  il  latte.  —  Un  tu- 
sèltda  ièlla,  —  Fanciullo  da  lai' 
te.  —  doccia  è  voce»  colla  quale  1 
bambini  chiamano  la  poppa,  e  cosi 
docciare  per  Poppare.  — Mammel» 
lina.  Mammelletta.  Téttola,  dim. 
^  A  tèli  d'  cagna.  Unir  i  legn  a 
tèli  d'  cagna.  —  Unir  a  dente  in 
terzo.  Specie  di  calettatura ,  che  si 
chiama  Interzata. 

TETTAR.  V.  Tèlla. 

TETTEL  DEL  BISTI.  n.  m.  Capezzolo. 
Quella  punta  della  poppa  ove  esce 
il  latte.  Capezzolo  delle  poppe  di 
una  cagna,  di  una  capra,  —  Del 
donn.  V.  Cavdèll. 

TGNÈINT.TA.  add.  Tegnente,  Te- 
nente ,  agg.  Che  attacca.  Che  tiene 
attaccato.  Tenace. —  Lègn  tgnèint. 
V.  Lègn,  —  Caren  tgnèinti,  V. 
Caren, 

TGNEZZ.  V.  Caren, 

TGNIR,  v.  Tenere,  v.  —  Tgnir  dri 
a  un.  —  Codiare.  —  Tener  dietro. 

—  Al  tgnir  di  alber,  dell'-i  erb.  -^ 
Allignare.  Appigliarsi.  Barbicare. 

—  Tgnir  sod.  —  Tenere.  —  Tgni 
«od.  —  Tenete.  Prendete.  E  figur. 
Resistere.  Far  fronte.  Non  cederla. 
Règgere.  Tener  sodo  ,  forte.  — 
Tgnir  dur.  —  Durare,  Proseguire. 


TOC  562 

nerico  nelle  arti.  —  Telaio  da  far 
la  tela,  —  Parti  del  telaio  »  che  al- 
l' incirca  corrispondono  alle  voci 
hitì.  Cattelio  o^  Catta,  Panconi  o 
Rati.  Piede.  Sùbbio,  Involgiloio. 
Licciuota,  Portaliceio,  Girelloni, 
Girelline,  Càlcole,  Calcoliere.  Ten- 
della.  Scanno.  Orecchioni.  Natpo 
o  Filatoio,  —  Metter  in  tlar^  la  tèi- 
la,  —  Intelaiare.  —  Comàndolo. 
Filo  d' ordito  che  s' innaspa  sopra 
un  rocchetto  posto  nell'  alto  del 
telato,  e  serve  a  supplire  ai  fili 
dell'  ordito,  che  si  rompono:  del- 
lo anche  Binnnòdo.  —  Tlar  d*  un 
impana,  d'  un  guade r,  etz.  — 
Telaio .  ec. 

TLARÀ  DÉT.  UTT.  Pelle.^  Tlard  dèi 
tein.  —  Panno  del  vino ,  e  d*  altri 
liquori.  —  Tiara.  —  Uaqnatèla. 

TLÒN.  SIPARI,  n.  m.  (dal  lat.  Sipa- 
rium).  Tonda,  n.  f.  e  Tendone,  n. 
m.  —  Sipàìio  è  Voce  dell'  uso.  — 
Tlon. —  Tendoni,  posson  pur  chia- 
marsi quelli,  che  si  sospendono 
«opra  corde  lungo  le  strade  della 
C'itisi  in  tempo  della  processione 
del  SS.  Sacramento,  adornati  con 
panni  a  festoni  sottoposti.  V.  Pan- 
naròn. 

TMARA,  n.  f.  Tomaio,  n.  m.  Parte  di 
sopra  della  scarpa. 

TMEIN  (erroneam.^.  V.  Cincin.  —  A- 
vèir  i  pi  fmein.  V.  P/?. 

TOC  (coir  Olarq:o)TUCHEIN.  GaWi- 
waccìo,  snst.  Sorte  d'uccello  do- 
mestico alquanto  più  grosso  che 
il  gallo,  con  penne  grosse  higie 
screziate,  che  volgarmente  dicesi 
Tacchino.  Si  rhiama  anche  Po//r 
d' Ir  dia ,  nerchè  proveniente  dalle 
Indie  occidentali,  ed  è  saporiiissi 


TO!f 

e  dicono  piuttosto  Vn  pézz  d' ra- 
re», d'  (armai,  etz.  —  Un  tocco  (li 
eartìe,  di  formaggio.  Sono  usi  Ot- 
tavia di  dire;  Vn  toc  d'  marrantO' 
ni;  un  toc  d' una  Tizia  per  signi- 
ficare Un  pezzo  d' uomo.  Un  mm 
grande.  Cosi  pure  si  esprimono 
Toc  d*  vergógna ,  vergógna  Mar- 
^»  e  vale  È  una  gran  vcrgofirm. 
E  una  vergognarcia.  È  un  vilvpc' 
«>•  —  Toc  d'  birbòn,  toc  d'  aun. 

"7*  ^ezzo  di  ribaldo.  Pezzo  d^a- 
8ino, 

T6CC,  n.  m.  (Ò  che  vcdge  all' A) 
^occo  r primo  o  stretto)  Tatto,  n. 

w» Sin  tir  una  cotta  al  foce.  — 

Sentire  al  tatto,  al  tatto.  — Fan 
il  tocco,  si  dice  Vedere  a  chi  loc- 
clii  in  sorte  alcuna  cosa ,  o  da  fare 
alcuna  cosa.  —  Tace  per  Cn//w. 
^Tocco.  Il  colpo  che  dà  ti  baitaglio 
alla  campana.  V.  Campana.  Sumr. 

TOCC,  add.  (Ó  che  s' accosta  air  AV 
Trattandosi  di  frutta,  vale  Gnnttn. 
—  Tòcc  in-t-al  zervéli  —  Pazze- 
rello.  —  Ètter  tòcc  in-t-al  nomint 
patri t.  —  Avere  una  vena  di 
pazzo. 

TOniVA,  n.  f.  Seccatore,  n.  m.  Che 
molesta ,  che  innuicta. 

TOLA .  V.  antiqn.  Tavola.  Carta  con- 
tenente I'  alfabeto,  sulla  quale  i 
fanciulli  imparano  a  leggere.  V. 
Cròut. 

TOM,  n.  m.  Tomo,  n.  m.  co!  primo  o 
aperto ,  trattandosi  di  libri .  vale 
Parte  o  Volume.  —  Tom  per  slmilii, 
dicesi  per  Uomo  tfravagante,  biz- 
zarro, come  se  si  volesse  dir?: 
che  si  potrebbe  legare  a  guisa  di 
tomo.  —  L'  èun  vag  tom.  —  Egli 
e  uno  tirano  ajyiese. 


ma  carne  fra  gli  altri  uccelli  do- 1 'TOMROLA ,  n.  f.  Tombola.  Sorte  dì 


mestici.  —  Tfinir  ìa  co  a  vinfni, 
cmod  fa  al  toc.  —  Portar  la  coda 
alzata  a  rotta,  come  il  pollo  d*  In- 
dia. —  Tona  per  sìmilil.  ad  una 
donna ,  vnle  Fenafa.  Gogò.  —  Toc 
fnure  coir  0  largo)  per  Pezzo, 
focco(coli'o  largo).  T  bòi.  l'  ad- 
oprano  rade  volte  in  questo  senso. 


notissimo  giuoco.  —  Far  tombolo, 

fiflr.  —  Cadere.  Tombolare. 
T0MB0LON.—;l  wflar  zò  a  tomhn- 

lon. — Cadere  tti^mazzone,  a  fra- 

hocco, 
TÓN.   Tuono   della   mutìca.  Tuono 

muticnle. — Artvònder.  o  y  nr. 

tpòndr  a  tòn. — Ritpondere,  o  .T'.i 


TOH  563  TOR 

spandere  a  proposito,  o,  Wipoii-,     no  le  acque  de'  Oumi  su)  iemnn 
:r  fuor  di  propoiifo.  —  Eture  in  |     vergine.  terreno 

ioMo,figur.  si  prende  per  Islar , TORC.  d.  m.  Torchio.  Tòrcoh  n  m 
?ije.  e  iu  vigore  di  sanità.  Eiterì  Sliumenlo  da  premere.  —  fórcA/o 
^/rtiio:es9crbenein  carnm  niémni.       Tòrcoio  da  siampa.  ^  Totvhio  da 

iondare  i  libri,  —  Torchio  da  sprc- 
«iw rf4i?a.fo«Wo,o  SirctloiodeU 


^ffuto:es9erbenein  carne,  pienoi- 
*»carnacciu(o.  I  boi.  fanno  anche 
diminnlivo.  Essrin  tunarcin.  — 
^sere  in  carne gufllcienfemente.Es' 
?r  grat»eUo,^Tòn,  n.  m. — Tonno, 
.  in.  e  Tonno,  t.  Grosso  pesce  dei 
lare  Mediterraneo.— fon /ll.^/•o/l. 
-Tonno  soil'olio.-^Panza  dèltòn. 

-  Serra.  —  Tonnarotti,  cliiaman- 
I  I   Marinai  impiegali  alla  pesca 
el  tonno.  —  Tuono  in  ital.  vale 
nelle  Ttvn  in  boi.  Vedi. 
J«D,  n.  m.  Toìido.  Globo.  Sfera. 
>irconferenza.  —  fondo.  Piattello. 
)v,  add.  Tondo.  Kotondo.  DI  figura 
ircolarc  o  sferica.  —  fondo  per 
»wiplice ,  Golfo. 
NF  (coir  0  strello).  V.  Tànf. 
NF.  (coir  Ó  largo)  aggiunto  che 
'1  dà  sempre  a  Grast.^Grag»  tònf, 
o  slesso  che  C/aw  nbbrafjà.  — ^ 
Classo   bracato.  Grassissirao.  — 
Tonfo,  vale  Caduta .  e  rumore  che 
li  fa  in  cadendo. 

PA  n.  f.  (dal  fr.  Taupe).  Talpa  e' 
Tafpe,  n.  f.  Animale  simile  al  topo 

—  Far  topa  e  tas.  —  Far  te  cose 
ìue  chetamente.  —  E  qui  tt>pa:  e 
te  topa.  ^Eda  capo.  E  qui  da  ea- 
no.  E  tu  replichi,  ec.  E  tonto, 
PLA.  foppa.  Pezzuolo  informo  di 
panno ,  o  simile ,  che  si  cuce  so- 
prapponendolo alla  rottura  del  ve- 
stimento. —  Metter  del  topel,  V. 
àrittplar. 

>n ,  n.  m  foro .  n.  m.  Maschio  del- 
ia vacca.  V.  nò.  —  Tainr  la  tèsta  al 
tor,  fignr.  —  Dare  il  tracolto,  o  il 
tratto  alla  bilancia.  Dar  cagione 
di  alcuna  riì;olu7.ione ,  facendo  ces- 
sare ogni  iocertezia. 
)RBD .  add.  Tòf-bido  e  TotiM ,  agg. 
Contrario  di  Chiaro,  ed  è  proprio 
de'  liquori. 

JRBDA,  n.  f.  MUtta ,  n.  f.  ìmpotti- 
me,  n.  m.—  TtTra  imposta.  Ter- 
reno  iinpotì^.  Quello  che  depone- 


te ulive.^Torchio  de'peftinàgnoli. 
Ceppo,  ec.  —  Torcoliere  è  Colui 
che  preme  i  fogli  al  torchio.  — 
Le  parli  del  torchio  da  stampa  so- 
uoi  Calamaio.  Cosce.  Mazza.  Spo- 
de,  Vin-onfi.  Coppa.  Cappello,  hul" 
io.  Coda.  Tmpano.  Fiaschetta, 
Cricca,  Squadre.  Timpanello.  Tiof^ 
verta, 

TOREL.  n.  ro.  forno  e  Tornio,  n.  ro 
e  forni  plur.  Strumento  noto  coii 
cui  si  torniscono  i  legni  e  i  metal- 
li. Parti  del  torno.  Zoccoli.  Appog^ 
giatoio.  Fuso.  Ceppo,  Piede.  CeppL 
Zoccoleiti  di  legno  in  cul^sono  fer- 
mate  le  punte,  che  reggono  ti  la. 
voro  nel  tornire.  Cruccia  Càlcoèe. 
Occhi.  Toppo.  Lunette.  Coppaia. 
Cosce.  Castelidtlo.  Contrappunto. 

Tmpano.  Archetto fair  un  in- 

t-al  torci.  -^  Aggirare  uno.  Binde- 

i?'*;  -^  ^^^^  ^  ov.  —  Tuorlo  e 
Torlo.    Rosso  d'  t«ot;o.  Nel    plur. 
Ttwrli,  m.  e  Titorla,  f.—  Tòrci 
0  Tourel  in-t-la  calzétta.  V.  Cal- 
zetta. 

TORR;  V.  Tògliere.  Torre  e  for  sin- 
copati. Pigliare.  Prèndere.  —  Torr 
«tt.  —  Jiaccòglicre.  Raccoglier  sas- 
«.  -  Tali,  Tuli  su.  —  l^igliate. 
prendete. ^  Tu.  -  fo'.  Togli.  - 
Tu,  tu;  Tu  su.  —  Te'  te';  ToqU, 
togli.  -^  Tu  su  e  meli  là,  eh'  là  so 
vgnarà.^Cosa  fatta,  capo  tèa' 
—  Tut'  d' le.  ^  TogUti  di  II  - 
Torr  su  un  qualcdùn ,  figur.  —  ft. 
gliarsi  giuoco.  Schernire.  Burlare. 

Strazieggiare.  Tenere  a  giuoco 

Torr  su.  Vale  anche  Mettere  prigio- 
ne- —  Torr  su  del  boti.  —  Toccar 
Mie  busse.  -^  Tu  su.  -^  To'  su. 
Prendi,  ec.  «*  forr  t><.  —  Levare. 
Tor  via.  Rimuòvere.  —  Amòoere  , 
Smuòvere ,  Amouo  sono  \(kì  do^i 


TOR 


564 


TRA 


registrate  dalla  Crasca ,  abbenchè 
vi  si  trovi  Amovibile,  — •  Torr  vi 
unaparlida  da  un  Uber,  che  dai 
Bagionieri  suol  dirsi  eoo  voce  Lat. 
Eliminar,  ^mmuòvtre.  Togliere, 
Levare  una  partila  da  un  eotUo, 

—  Torr  in  ibaU,  in  fall.—  CògUe- 
re  in  cambio,  in  itcambio.  —  An- 
dar a  torr  al  m,  —  Far  la  ritor- 
nata: dlcesi  del  tornar  le  spose, 
dopo  le  lor  nozze,  alla  casa  pater- 
na. —  Torr  zò.  V.  Zò.  —  Torr  al 
lùm,  la  veita,  al  sòut,  —  Patxtre 
il  lume ,  la  vista ,  il  sole ,  ec.  — 
A  n'  i  n'  è  da  torr,  né,  da  metter. 

—  Ella  è  a  dovere,  —  Tors'  al  da 
d*  copp:  tors'  et  viol:  tors'  al  pa- 
li, modi  volgari.  V.  Sbignarsla,  — 
Chi  da  e  chi  tot  a  i  vein  una  bessa 
al  coli.  --Chi  dà  e  ritogUe,  il  dia- 
voi  lo  ricoglie. 

TORR»  n.  f.  (coir  0  quasi  A).  Torre, 
n.  f.  (coli'  0  stretto).  Edificio  emi- 
nente, ec.  —  Torrione,  n.m.  Tor- 
re grande. 

•TORS,  V.  Partirsi.  Torsi.  Andar  via. 
Ed  Sinché  Pigliarsi.  Prendersi  alcun 
che. 

TORTA,  n.  f.  Detto  solamente  pel  mo- 
do di  torcere.  Torcitura.  —  Dar 
purassd  torta  al  fil,  -^  Dar  molla 
torcitura  al  (Uo, 

TORZA.  Torcia.  —  Si  dice  anche 
Torchio,  e  cosi  nel  dim.  Torcetto 
e  Torchietto,  n.  m.  ~  Tona  da 
vèint.'  —  Torcia  a  vento,  Fiàc' 
cola. 

TOljZER  (Z  aspra),  v.  Tòrcere  e  At- 
tòrcere, V.  Avvolgere  le  fila  per 
addoppiarle.  —  Tòrcere  in  itai. 
•  vale  anche  ciò  che  in  boi.  dicesi 
Storzer.  —  Né  la  Crusca,  né  V  Al- 
berti registrano  il  participio  Torto 
nel  primo  significato .  ed  han  tor- 
to, perchè  e  voce  comunissima, 
ed  essendo  di  lingua  il  verbo,  può 
esserlo  anche  il  suo  participio , 
Quindi  direi  Filo  torto;  seta  torta, 
ec.  V  ha  però  Attorto,  agg.,  ma 
questa  voce  cagiona  cacofonia. 
Fila  attorte.  Seta  attorta,  ec. 


TOSG,  n.m.  Tòssico,  e  sincop.  Tò- 
sco. Veleno.  — -  Tòsco,  coli'  ó  strel* 
to ,  vale  Toscano. 

TÓSS  (coir  0  stretto),  n.  m.  V.  Tàu. 

TÓSS  (coir  Ò  largo),  n.  f.  Tosse,  e 
una  volta  anche  Tossa,  -r-  Tòu  to- 
gneina.  —  Tosse  cavalUma;  e  da' 
medici  Tosse  ferina. 

TÓULFA,  n.  f.  tota,  n.  f.  Sadichme. 
0  Lordura  in  molla  copia  ammas- 
sala e  grossa. 

•TÒUNF.  V.  Tònf 

'TÒURD,  n.  m.  Tordo  sasseUo.  Augel- 
lo. —  Tòurd  sassctrd,  o  SusinéU. 

—  Tordo  bottaccio. 
TÒUREL.  V.  Tòrci. 

TÒURTA.  Torta.  —  Partir  la  tòurta. 

—  Dioiden  V  eredità,  o  t7  lattino. 
TÓUS ,  n.  TÒUSA ,  f.  V.  antiqu.  Y.  Tt^ 

sèit. 

'TOZZ,  n.  m.  Matassa. 

TOZZ.  V.  Tuzzud. 

'TRABADÉLL.  V.  TerbaidèiL 

TRABOCC.  Trabocchetto.  Traboc- 
chetto. 

TRABUCCAR.  V.  Scnpuzzar. 

TRABUCCHÉINT ,  add.  Traboccante. 
agg.  —  Or  trabuccheint.  —  Oro 
traboccante.  Pih  del  giusto  peso. 

*TRACANÌ.  n.  m.  plur.  DraganeUL 
Term.  de'  CarUri. 

TRACCaGNEIN,  n.  m.  Arlecchino,  n 
m.  Nome  di  maschera  in  eonroc- 
dia  rappresentante  il  Bergamasco . 
egualmente  che  il  Brighella  sno 
compagno;  il  Pantalone  rappre- 
senta il  Veneziano;  il  Dottor  Gra- 
ziano il  Bolognese;  il  Tartaglia,  t 
il  PukinelUh-W  Napolitano:  lo  Sten- 
terello il  Fiorentino;  e  il  Meneghin 
Pescena  il  Milanese.  I  franeesi  bao- 
Arlequin:  Pantelon;  e  il  loro  f^ 
moso  Sganarelle.  Alcuni  bolognesi 
di'cono  Tru/faldfin ,  ed  altri  aocbe 
Arlicchein.  —  Si  dice  Ianni  al- 
l' Arlecchino,  ma  in  isitle  piti  «le- 
vato, ed  è  voce  bergamasca  accor- 
ciata dall'  intero  nome  Gtovanni: 
da  dove  n'  è  venuto  11  prov.  boi 
Far  da  zagn  e  da  burattein,  che 
vale  Fat^  da  padtvtw  e  da  urvits' 


TOR 


563 


TOR 


ondare  a  proposito,  o  Aìipon- 
fuor  di  proposito.  »•  É$$ere  in 
io ,  fìgur.  si  prende  per  Istar 
e.  e  hi  vigore  di  sanità.  Ester 
uto;  esser  bene  in  carne,  pienot' 
^arfiacduto.  I  boi.  fanno  anche 
mintili vo.  Éssrin  tunarein.  — 
re  in  carne suflìdenfemente.Es' 
grussteiio. — Tòw,  n.  m.  — Tonno, 
1.  e  rotino,  f.  Grosso  pesce  del 
e  Mediterraneo. — Tòn in^f-l'oli. 
onuo  sott'olio, — Pania  dèi  tòn, 
5or#xi.  —  Tonnarotti,  chiaman- 

Marinai  impiegati  alla  pesca 
tonno.  —  Tuono  in  lial.  \alc 
he  Tivn  in  boi.  Vedi. 
,  n.  m.  fondo.  Globo.  Sfera, 
conferenza.  —  Tondo,  Piattello. 
,  add.  Tondo.  Rotondo.  DI  figura 
:o\are  o  sferica.  —  Tondo  per 
nplioe .  Goffo. 

(coli*  0  stretto).  V.  Tànf. 
\  (coti*  Ò  larfKO)  agpriunto  che 
ih  sempre  a  Grass.'^Grass  tònf, 
stesso  che  Cross  nbbratjd.  — 
isso  bracato.  Grassissiroo.  — 
n/b,  vale  Caduta ,  e  rumore  che 
Ta  in  cadendo. 

^.n.  f.  (dal  fr.  Taupe).  Talpa  e 
Tpe,  lì.  f.  Animale  simile  al  topo 
Far  topo  e  tas,  —  Far  le  cose 
8  chetamente.  —  E  qui  tttpa:  rr 
topa.  —  £  da  capo.  E  qui  da  ea- 
.  E  tu  repUclii ,  ec.  E  tosto, 
'A.  Toppa.  Pezzuolo  informe  di 
nno ,  0  simile ,  che  si  enee  so- 
apponendolo  alla  rottura  del  ve- 
mento.  —  Metter  del  topel,  V. 
*/t/ptor. 

.  n.  m  foro ,  n.  m.  Maschio  dei- 
vacca.  V.  lìò.  —  Tatar  la  testa  al 
r,  figur.  —  Dare  il  tracollo,  o  il 
atto  alla  bilancia.  Dar  cagione 
alcuna  rÌ!U>lu7.lone,  facendo  ces- 
re  ogni  incertezza.  . 
BD .  add.  Tórbido  e  Torbo ,  agg. 
)ntrar{o  di  Chiaro,  ed  è  proprio 
i*  liquori. 

BDA,  n.  f.  Belletta ,  n.  f.  Imposti- 
«.  n.  m.  —  Trrra  imposta.  Ter- 
?no  imposti).  Quello  che  depongo- 


no le  acque  de'  fiumi  sul  terreno 
vergine. 

TORC,  n.  m.  Torchio.  Tòrcoh,  n.  m. 
Strumento  da  premere.  —  Torchio, 
Tòrcolo  da  stampa,  —  Torchio  da 
londare  i  libri.  —  Torchio  da  spre* 
mere  r uva. Fattoio, o  Strettoio  del- 
le ulive: — Torchio  de'pettinògnoli. 
Ceppo,  ce.  —  Torcoliere  è  Colui 
che  preme  i  fogli  al  torchio.  — 
Le  parti  del  torchio  da  stampa  so* 
110:  Calamaio,  Cosce,  Mazza.  Spa- 
de. I*irtvi\e.  Coppa,  Cappello.  Bul- 
lo, Coda,  Timpano.  Fraschetta, 
Cricca,  Squadre,  Timpanello.  Tta- 
versa, 

TOREI^,  n.  m.  Torno  e  Tornio,  n.  m. 
e  Torni  plur.  Strumento  noto  con 
cui  si  torniscono  i  \^{fn\  e  i  metal- 
li. Parti  .del  torno.  Zoccoli,  Appog- 
giatoio. Fuso,  Ceppo,  Piede.  Ceppi, 
Zoccoletti  di  legno  in  cui^sono  fer* 
mate  le  punte,  che  reggono  il  la* 
voro  nel  tornire.  Cruccia  Càlvoèe. 
Occhi.  Toppo,  lunette.  Coppaia,. 
Cosce.  Castettctlo,  Contrappunto, 
Tràpano,  Archetto,  —  Totr  un  in- 
t-al  tòrci.  ■;-  Aggirare  uno.  Binde- 
lare.  —  Tòrel  d'  ov.  —  Tuoìio  e 
Tarlo.  Rosso  d'  uovo.  Nel  plur. 
Taorli,  m.  e  Taorla,  f.  —  Torci, 
0  Tòurel  in-t-la  calzétta,  V.  Cal- 
zétta. 

TORRi  V.  Tògliere.  Torre  e  Tor  sin- 
copati. Pigliare.  Prèndere.  —  Torr 
su.  —  Baceògiiere,  Baccoglier  sas- 
si,— Tali,  Tuli  su.  —  l'igUate, 
Prendete.  —  Tu.  —  To',  Togli.  — 
Tu,  tu:  Tu  sìi.^  Te'te';  Togli, 
togli, -^  Tu  sue mctt là ,  eh'  la  so 
vgnarà. -^  Cosa  fatta,  capo  Zia: 
—  Tur  d' le.  —  Togliti  di  li,  — 
Torr  su  un  qualcdàn ,  figur.  —  Pi- 
gliarsi giuoco,  Scheniire,  Biirlare. 
Strazieggiare,  Tenere  a  giuoco,  — 
Torr  su.  Vale  anche  Mettere  prigio- 
ne, —  Torr  sa  del  (àott,  —  Toccar 
delle  busse,  ^  Tu  su,  '^  To'  su. 
Prendi,  ec.  —  Torr  vi,  —  Levare. 
Tor  t?fa.  Bimuòì>ere,  —  Amòoere  , 
Amuòvert ,  Amosso  sono  voci  do|ì 


TRA  666  TBA 

col  in\vàno.  —  Trapanar ,  andar  TBASCURAGGEN.n.f  rratcttroagine 


vi.  —  Trapelare,  Propriamente  è 
lo  Scappar  il  liquido  dal  vaso, 
che  lo  contiene,  uscendo  per  sot- 
tilissima fessura.  —  PenneàOile. 
Quella  materia .  eh'  è  trapassevole 
ne'  meaU.  Non  si  dice  Impermeà- 
bile, che  sarebbe  il  suo  conlrarìo. 

TRAPIAN.  Bipiano.  PiaìieròUolo,  Quel 
nuovo  piano'cbe  s' incontra  in  ca- 
po alla  scala.  —  Trapian.  —  Ap- 
pariamenlo  basso  che  si  trova  tra 
un  piano  e  V  altro,  che  da  alcuni 
vien  chiamato  Mvzzado,  ed  anche 
Mezzanino.  V.  Mzanein. 

'TRAPLA ,  n.  f.  Tràppola.  Arnese  da 
prender  topi,  ec.  —  Trapla. — 
Tràppola  Per  Inganno.  —  Trapla» 
aggiunto  ad  uomo,  vale  Impaccia' 
io ,  Inciampato ,  Disadatlo. 

TRAPLAR,v.  7rope/oèuna  sorta  di 
canapo  con  uncini  che  serve  per 
trainar  pesi.  —  Trapelo,  nell'  uso 
dicesi  anche  il  terzo  cavallo  da  ti- 
ro. —  Dall'  una  e  dair  altra  di  que- 
ste voci  viene  la  parola  bolognese, 
che  valei4ltoccar  bestie  bovine  da- 
vanti ai  cavalli  da  tiro,  allorché, 
arrivando  a  salile  ripide,  non  sa- 
rebbero capaci  di  tirar  il  peso  da 
se  soli,  ciò  che  si  fa  da  noi  in  vari 
punti  della  via  di  Toscana.  —  On- 
de per  non  fare  un  nuovo  verbo, 
che  formandolo  dalle  suddette  vo- 
ci  si  direbbe  Trapelare  (ciò  che 
non  è  in  nostro  arbitrio),  diremo 
Usar  del  trapelo  ;  Adoperare  il 
trapelo. 

TRAPOLEIN,u.  m.  Trampellino,  n. 
m.  Asse  posta  :i  fofit^ia  di  piano  in- 
clinato, su  cui  i  saltatori  corrono 
per  jslanciarsi  e  fare  salti  mortali. 

TRAPUNT.  n.  m.  Strapunto,  n.  m. 
Sorta  di  materasso.  —  Trapunt, 
add.  —  Impuntito. 

TRAPUNZER.  v.  Impuntire. 

TRAQUAI,  RADANAl ,  n.  m.  Bindok- 
ria,  n.  f.  Aggiramento,  n.  m. 

TRAQUAIEIN  ,*  BADANAIESTA .  n.  m. 
Rag  tiratore.  Aggiratore.  Bindolo, 

TRAR.  Y.  Tirar.  I 


Trascuratàggine.  Trascuratezza. 
Negligenza.  Indulgenza,  Incùria. 

—  Aggi  ugnerò  che  nella  Crusca  si 
registra  la  voce  di  TrascvlàggìHe, 
portando  un  esempio  del  BÓcceo 
ciò  ;  ma  non  potrebbe  esser  questo 
un  errore  de'  copisti?  —  l-e  voci 
poi  Straccuranza.  Slraeeuraiùogp^ 
tìe.  Straceturare  da  me  si  credono 
errori  di  Ijngua,  commessi  dal  vot 
go  nella  pronunzia. 

TRASLOCAMÉINT.  m.  Trastocamen- 
to,m.  Traslocazione ,  f. Non  sono 
voci  adoperate  da  chi  parla  o  scri- 
ve con  proprietà  la  buona  lingua  : 
ma  sono  usate  comunemente ,  e 
più  spesso  dai  notai,  e  dai  causidi* 
ci.  Sarà  dunque  meglio  dite  Jfvto* 
zlone.  Mutamento.  Tramuiamenlo. 
Trasmufaìnento.  Tranautaziom. 
Cangiamento.  Cambiamento  di 
luogo.  —  Lo  stesso  dicasi  del  ver 
bo  Ttvslocare  per  Mutar  luogo.  — 
Traslatare  e  TransUUare,  diconsi 
in  istile  elevato. 

TRASPARÉINT,  add.  Tixupcrenls, 
Diàfano .  agg.  —  Ou^  vèider,  una 
cossa  eh'  è  trasparèinfa.  ^  r« 
vetro,  un'  altra  cosa  diàfana.  — 
Una  cossa  che  n'è  trasparèinta.-^ 
Una  cosa  opaca. 

TRASPARÉINZA ,  n.   f.  Traepamua 
Trasparenzia  e  con   voce  greca 
Diafanità.  —  Il  suo  contrario  è  0- 
"  pacità. 

TRASPARIR,  V.  Trasparire  e  T/» 
sparare.  Tralùeere.  —  Trasparir 
un  ov.  —  Sperare  le  uova  per  ah 
nascere  se  sono  piene  o  sreme. 

TRATT AMÉSSA,  n.  f.  IMPIANT,  D. 
m.  Scusa,  n.  f.  Bipiego,  n.  m. 
Ed  anche  Interrogaziotie  sugg^ 
stiva. 

TRATTAR,  v.  Trattare,  v.  — Trattar. 

—  Dar  trattamento.  Banchettare. 
Convitare.  -^  Trattar  una  àxmna, 

—  Corteggiare.  Amoreggiare.  — 
Trattare'  bèin.  —  Vivere  tautù- 
mente.  Far  buona  vita.  *>  Trattar 
mal  •*  TiVttar  con  tulio  rigon. 


TUE 


667 


TRE 


-  Trattar  da  grass ,  ila  magher. 

-  Servir  di  grasso ,  di  magro, 
OTTATIVA,  n.  VTraltamento.  Trai' 
Ito.  Segoziato.  Negoziazione.  Fra- 
che  che  si  fanno  per  trattare,  o 
onchludere  affiirl.  —  Mèlters'  in 
'af/niivn.  —  Mettersi  in  trattato. 

-  Éssr  in  trattativa  d'  matrimo» 
i.  —  Trattarsi  di  matrimonio.  — •. 
isr  in  trattativa.  —  Essere,  o  i?e- 
'are  siti  tavotiere. 

ATTGNIR,  V.  Trattenere.  E  vale 

iche  Contenere.  Sostenersi. 

\TTGyms^\  Sostenersi.  Ed  ancora 

stenersi.   Moderarsi.    Fermarsi. 

spettare. 

TTÓUH  (dal  fr.  Tmifeur).  Pastic- 

ere,  n.  m.  —  Trattore  è  Quello 

le  trae.  Traggitore. 

TTCRl,  n.  f.  Pa»ticcena,  n.  f. 

r>ilega  del  pasticciere. 

V ,  n.  m.  Trave,  n.  f.  ed  anche  m. 

'Trave  grossa.  Trave  maestra.  — 

mv  squadra.  —  Trave  acconcia* 

i.  -^  Star  a  euntar  i  trav.  —  No' 

?mre  ì  correnti  del  palco.  Starse* 

9  in  letto  ozioso. 

AVA! .  n.  m.  Travaglio.  Affanno. 

-  Trovai  per  Lavurir.  V.  —  Tra* 
li  da  frar  el  histi.  —  Travaglio. 
AVALG.  e  TRAVALGA  (ANDAR  D*). 
3ce  dell'  uso.  Ambiare.  Andar 
'  ambio. 

BB,  n.  m.  La  voce  holop^nese  si- 
nìfica  Unione  dì  parsone  raccolte- 
per  conversare.  Trebbio  in  falli 
)scanamenie  vale  Trattenimento. 
mxgn,  —  Andar»  Sfar  a  trèbh. 
'Stare  a  trebbio.  Far  trebbio. 
uesla  parola  boi.  adesso  è  rima» 
a  quasi  del  tutto  in  Contado.  — 
rèbb  di  brìntndur  è  appunto  Un 
logo  dove  si  riuniscono  i  Brenta- 
tri  ,  che  cosi  cbiamansi  Coloro 
^e  trasportano  il  vino  da  una 
usa  air  altra  per  entro  le  brente. 

-  Trebbio  e  vale  ancora  Trivio. 
iiojro  cioè  dove  s*  incontrano  tre 
iratlft ,  e  in  Bolocna  evvl  nn  avan- 
1  (li  tal  voce  nella  denominazione 
i  una  strada  che  si  chiama  Trèbb 


di  CartiUnis  :  ed  anche  una  chiesa 
fuori  di  città.  La  cisa  dèi  Trèbb. 
TREC-TRAC.  Trich .  ìrach.  Tricche , 
traeche.  Voci  imitative  di  quel  ru- 
more che  fa  chi  cammina  in  zocco- 
li. 0  con  calzari  di  grosso  cuoio 
risecco,  e  slmili.  —  Trec^trac,  n. 
m.  per  slmillt.—  Trabiccolo,  n.  m. 
Dicesi  di  macchina  stravagante . 
massime  di  legno ,  e  sgangherata. 

—  Trec-trac  per  simil.  ancora  at- 
tribuito ad  uomo,  vale  Conca  fessa. 

TREDS.  Tredici.  Nome  numerale,  che 
vale  dieci  più  tre.  XIII  in  lettere 
romane.  —  Zercar  al  trèds  in 
dspnr.  —  Cercar  il  tredici  dispa- 
ri.  Domandare  se  san  Cristoforo  è 
nano,  cioè  Affacciare  difficoltà  do* 
Ve  non  ve  n'  ha  punto.  Metter  dub- 
bio nelle  cose  chiare. 

'TREGLIA.  n.  f.  Triglia.  Pesce. 

TRÈIN.  n.  m.  TÈRRA,  n.  f.  Terreno, 
n.  m.  Terra,  n.  f.  —  Il  nome  susL 
Terreno  riceve  diversi  aggiunti , 
secondo  la  diversa  sua  qualità  ,  e 
la  vajia  coltivazione  a  cui  è  sotto- 
posto :  per  esempio.  —  Terreno 
vitato ,  avvignato,  vignato.  Che  ha 
molte  vili.  —  Fruttato.  Che  ha  al- 
beri fruttiferi.  —  Arborato.  Inar* 
borato.  Vestito  d'alberi.  —  Casta- 
gnato.  Pieno  di  caslagni.— 4.7/7/or- 
diVmfó.  Copioso  di  giardini;  nello 
stesso  modo  che  si  dice  Accasato, 
copioso  di  case.  —  Ortivo  non  si 
dice  per  Terreno  coltivato  a  orto, 
ma  ò  termine  astronomico.  Io  direi 
dunque  Ortense.  —  Boscalo.  Che 
ha  bosco.  Collina  boscata.  Dicesi 
ancora  Boschivo  e  Boscoso.  —  Se» 
mentalo ,  eh'  è  seminato.  —  Uliva" 
to.  Dove  sono  ulivi.  —  Imbiadato, 
Sementato  di  biade.  —  Pomato: 
Pieno  di  pomi.  Giardino  pomato. 

—  Pratoso ,  Che  ha  buoni  e  feraci 
prati  0  pasture.  Non  si  dire  Prafi- 
vo.  — Cernito,  Poggio,  Colle  pieno 
di  Cerri.  —  Si  fanno  anche  de'  su- 
starnivi  indicanti  insieme  il  terre- 
no, e  la  pianta,  di  cui  è  vestilo,  p. 
e.  —  Albereto,  n.  m.  e  Albereta, 


TRE 


568 


TM 


lì.  f.  Luogo  piantato  il* alberese. 

—  Abetaia,  n.  f.  Bosco  d' abeli.  — 
Cerreto ,  n.  m.  CerlnUa,  n.  f.  Bosco 
di  Cerri.  —  Cipre»9eto.  Bosco  dì 
cipressi.  —  Ciregeto.  Pieno  di  ci- 
riege.  —  Castoffneto.  Pieno  dr  ca- 
siagni.  —  Frassineto.  Bosco  di 
frassini.  — -  Ginepraio,  Pieno  di 
ginepri.  -^Faogeto.  Pieno  di  faggi. 

—  Giunctieto,  n.  f.  Giuncaia,  n.  f. 
Terreno  pien  di  giunclii.  —  /fcA<>- 
to.  Luogo  dove  son  freqiienli  gli 
ìschi  ;  spezie  di  querce.  —  lAwrC' 
io.  Luogo  pieno  d*  allori.  —  leecc" 
to.  Luogo  pien  di  lecci.  —  Mirteto, 
Pieno  di  mìni.  —  Olmeto.  Pien 
d'  olmi. — Marronet/fì.  Luogo  pian- 
tato di  marroni.  —  Ontaneto.  Luo- 
go piantato  di  ontani.  —  Ortic/iC' 
to.  Orticaio,  Luogo  pieno  d' ortica. 

—  Palmeto,  n.  m.  Luogo  piantato 
di  palme.  —  Pereto.  Luogo  dove 
sono  piantati  molli  peri.  —  Pome' 
tn ,  Pomiere  e  Pomiero ,  Pomato  e 
Mt'letn.  Luogo  pieno  d*  alberi  po- 
miferi.  —  Piwcfrt.  n.  f.  e  Pineto, 
D.  m.  Selva  di  pini.  —  Prunaia, 
n.  f.  Prunaio  e  Pnmeto,  n.  m.  Spi' 
neta,  n.  f.  Pruname ,  n.  m.  Luogo 
pieno  di  pruni.  —  Qiterceto,  Pieno 
ài  querce.  -^  Salciaia .  n.  f.  Pieno 
di  salci.  —  Veiriciaio.  Luogo  pieno 
di  vèlrici.  —  Vepraio.  Macchia  di 
vepri.  —  Per  ciò  che  riguarda  la 
qualità  :  —  Tretn  fort.  —  Terreìio 
forte,  tenace.  Ed  è  1'  argilloso.  — 
Trcin  alzir.  —  Terreno  leggiero. 
Ed  è  il  sabbioso.  —  Trein  dur.  — 
Terreno  sodo.  —  Sodo,  n.  m.  chia- 
masi il  Terreno  incolto,  ipfrutli- 
fero  .  trasandato  •  lasciato  stare 
senza  lavorarlo  o  coltivarlo.  — 
Trèin  tènder,  Indein,  —  Terreno 
sollo, —  Trèin,  n.  m.  Dicono  i  con- 
tadini a  Quella  fossatella ,  che  pra- 
ticano attraverso  de'  campi  semi- 
nati per  iscolar  le  acque,  che  dice- 
si Acquaio.  Solco  acquaio.  —  An' 
iè  trèin  da  far  baUott.  —  T  non 
è  terreno  da  porci  oigna.  il  terre- 
no  non  è  postaccio.  In  questo  pan- 


no non  e'  è  taglio.  —  Trèin  lèn' 
der.  Tiiivar  al  trèin  tènder,  6giir. 
—  TiMcare  tetreno  dolce ,  tenertf, 
paf  taccio,  Cgurat. 

•TREIXA ,  n.  f.  Trina.  Specie  di 
pizzo. 

TBEINCA.  D'  TREINCA.  Per  l'appun- 
to. Intieramente,  —  Vnd  cosa  no- 
va d' Ir  etnea.  —  Una  cosa  nvmik 
di  pezza,  dicesi  di  un  abito  o  si- 
mile. iVttova  di  zecca  direbbesi  Ji 
una  moneta. 

TREINTA.  Trenta.  Nome  nnmenle . 
equivalente  a  Ire  decine.  —  Con 
leUcreXXX.—  Trentuno,  TreM- 
to.  ec. 

•TRÉiNTACUST.  n.  m.  Sgana,  d.  l 
Ciuffetto ,  n.  m.  Augello. 

TRElNTtJN.n.  m.  Trentuno.  Trenta 
più  uno. — {Far  tf fi  Irciiftóii.— Fa- 
re  un  Uro ,  o  Tèndere  occulti  ag- 
guati. 

TREMOLÉINZA.  V.  Termareina. 

TRÉPEL.  n  m.  Tripoto.  Gesso  di  Tri- 
poli. SoriA  di  terra,  o  gesso, cosi 
detto  dalla  città  donde  ci  vieDe 
portato. 

TREPPA .  n.  f.  Trippa ,  n.  f.  Lo  stcssii 
che  Ventre,  n.  m.  —  TVfppad'Aò. 
d' vidétl.  —  Trippa.  Chiamasi  i! 
Ventre  delle  bestie  grosse .  che 
purgalo  usasi  per  vivanda.  —  Di 
Trippa  si  fa  Strippare,  m.  b.  Empier 
Soverchiamente  la  trippa.  Mangiare 
assai. 

TRÉQUEL  .  n.  m.  TRÈQULA .  n.  f. 
Treccone,  m.  e  Trecca,  t  Bivtn- 
dùgliolo ,  e  Bivendùglìoìa  di  frut' 
te,  legumi,  e  simili. —  Trecrhe- 

.  ria.  Il  mestiere  di  treccone.— rrr^ 
Care.  Fare  il  treccone. 

TRÉS  (D*).  Di  schiancio.  A  schiomo. 
V.  Scfùbiz. 

TREST,  add.  (dal  fr.  Trisle).VeT Scor- 
so. Magro.  —  Un  dsnar  Irest.  — 
Uno  scarso  pranzo.  Un  matiro  de- 
sinare. —  Un  om ,  un  cavali  tresL 

—  Un  uomo  ,  un  cavallo  maijro. 

—  Far  una  tresta  ziro.  —  Fart 
una  scarsa  accoglienza.  Fart  H 
viso  brusco.  Star  col  viso  oro- 


TRI 


669 


TKI 


fno.  —  Una  iresta  euTWtlaziòn. 

—  Scarta  consoliizione,  —  Treti 
UoerlimèhU.  —  iHoerUtnento  dc" 
*vte,  —  Tre$la  rUòursa.  —  PiecO' 
i  mezzi.  —  Vein  ireU.  —  Vino 
tcòoU.  —  Tr^st  per  CatHv.  Un 
rtst  opermri.  —  Un  artefice  mi' 
iulo.  —  Trisio  io  Hai.  ira  le  pre- 
:isaineuie  Me»io,  MaUaeonico,  Dih 
ente. 

EZZà.  Treccia.  TuUo  quello  eh'  ò 
utrecciato  iusieme ,  specialmente 
1  capelli  di  doime.  —  Far  el  Irèzz. 

—  liilreeeiare.  —  Bsfar  el  trèzz* 

—  Strecciare, 

1 ,  m.  e  TKÉI«  f.  (dal  lat.  tnt.  Trie 
i  Treit).  Tre.  Nouie  numerale  che 
iigiiifica  due  più  uno,  5»  e  con  let- 
tere roakaae  ili.  -~  Tre  tante  e  Tre 
:ulaiUi,  vagUooo  Tre  volle  più.  ~- 
Triplo.  Tre  volle  tanto.  Triplice, 
Triplicato.  —  Terzo.  Nome  nume- 
rale ordinativo ,  che  se^iifuita  dopo 
1  secondo.  —  Terno.  Nel  giuoco 
li  due  dadi  è  Quando  scuoprono 
due  lr^.  Nel  giuoco  del  lotto  è  La 
combinazione  di  Ire  numeri.  — • 
Terzitìa.  Terzetto.  Ternario.  Com- 
ponimento in  terza  rima»o  di  tre 
versi. 

llANGUEL.   Triàngolo.  Figura   su- 
per tìcia  le  geometrica ,  ee.  — <  Sae^ 
ta  si  dice  Quel  candelliere  in  for- 
ma di  triangolo,  dove  si  pongono 
le  quindici  candele  nel  tempo  degli 
uffici  della  settimana  santa.  —'  Di 
qui  i  boi.  chiamano  Z/ra  dèi  terian- 
guelfo  trianguel»  Quella  cera  che 
i  preti  prendono  da  tali  candele, 
e  distribuiscono  per  divozione. 
RIBÒUNA.n.  f.  Tribuna. 
RIBULAR.  V.  Tribolare. 
RIBULaZIÒN,  n.  f.  Tribolazione. 
UBULDANA ,  n.  f.  Società  di  genta- 
glia, che  si  unisce  a  gozzovigliare. 
RIBUNAL,  n.  m.  Tribunale.  11  col- 
legio dei  giudici .  ed  anche  il  luo- 
go ove  si  uniscono  per  giudicare , 
che  è  pur  dello  Pretorio. 
[IIUAMURIA,  n.  f.  Frantume,  n.  m. 
Quantità  di  trammenli.  —  Trida- 


f»tiri,plar.  —  Tritume.  Aggrefrato 
di  cose  trile.  —  Tridamuri ,  plur. 
— rrJAifiifl,  usasi  dire  anche  in  pit- 
tura ,  e  arcbitetlura ,  quando  le 
pani  sono  troppo  variate  e  mi- 
note. 

TRIDAR,  v.  Tritare,  v.  Ridurre  in 
miuuiissirae  partitelle.  Stritolare. 
StHifwzzotare.-^  Triturare  la  chi- 
na-china ,  ec. 

TRIUÉLL,  n.  m.  Cruec/tetlo,  n.  m.  Si 
dice  anche  Tritello, 

TRlDLA.  n.  f  Minùzzolo.  Tritolo,  n. 
Bì.  Minutissima  parte  di  checches- 
sia. —  I  hot.  r  usano  per  lo  pih  a 
significare  una  striscia  stretta  di 
panno.  —  Aidti  una  tridla  vu  ! 
—  La  dite  un'  inezia  voi!  -^  Al 
furiava  una  tridla  d' legna,  per 
ironia.  —  Un  minùzzolo  di  legne. 
Cioè  una  Catatta  di  legne. 

*TttlDUMARl .  ed  anche  TRIDUHERl. 
n.  m.  Tritume.  Aggregalo  di  cose 
trite. 

TRIGUEL.  Tribolo  acquàtico.  Pianu 
che  produce  frutti  tri  lobi  spinosi , 
detti  anch'  essi  Triboli. 

TRINZANT,  n.  m.  TRINZIRA  .  n.  f. 
Coltello  da  trinciare.  —  Trincian' 
te  è  addleltivo,  e  significa  TagUenr 
te.  AffUato.  —  Trincèa  e  Trincie- 
ra,  n.  f.  Alzamento  di  terreno  a  di- 
fesa de'  soldati. 

TRINZAR,  V.  Trinciare,  v.  Minuta- 
mente tagliare;  e  si  dice  propria- 
mente del  Tagliar  le  carni  colte  « 
che  sono  in  tavola. 

'TUINZÉTT  DI  CALZULAR ,  n.  m.  Fai- 
celta. 

TRINZIRA.  V.  Trinzanl. 

TRlPi,  n  m.  Treppiede  e  Treppiè,  n. 
m.  —  Tripi  del  cadein.  V.  Porla 
cadein.  —  Tripi  dèi  spèid.  —  Ala- 
re da  spiedo.  — irrtpt ,  figurai.  — 
Pentolone.  Dappoco.  Inetto.  Inerte, 
agg.  d'  uomo. 

TRIPPAR ,  n.  m.  Venditore  di  trippe , 
o  ventri  di  beslìe  da  macello.  L'Al- 
berti porta  la  voce  d'  uso  Trippa- 
iuola,  n.  f.  cosicché  egualmente 
potrebbe  usarsi   Trippaiuolo ,  n. 

67 


TRO 


670 


TRU 


m.  presso  di  noi,  che  sono  aomÌDi 
venditori  di  trippe. 

TMStTT,Sresi€tte  e  TreueltL  Giao- 
co  comuDissimo.cbe  si  fa  eoa  qua- 
raDU  carte  corte ,  divise  ne'  quat- 
tro semi  di  Danari ,  Coppe ,  BanlO' 
ni,  e  Spade, 

TRISTÉZZA  «  n.  f.  Magrezza,  Dima- 
graziane  ^n,  t.  Smagramenlo,  n. 
m.  Macilenza.  Estenuazione.  <—7W- 
stezza,  vale  Malièiconia.  Amarez- 
za. Tristizia ,  ec. 

TROACaR,  n.  m.  Troaearre,  n.  m. 
Strumento  di  cui  i  chirurgi  si  ser- 
vono per  fare  la  paracentesi. 

TRÒIA ,  PURZÉLLA.  Troia.  Parca.  La 
femmina  del  porco.  ~  Porcelia  è 
diminut.  V.  PurzéU. 

TRÒMRA.  Tivmòa.  Strumento  da  fia- 
to. —  Tromba  da  trumbar  al  vein. 

—  Sifone,  n.  m.  In  Toscana  dicesi 
Tromba  da  vino.  —  Trómba  ma- 
teina,  —  Tromba  parlante.  — 
furiar  la  trómba.  —  Trombare, 
Trombettare.  Strombettare.  —  Su- 
namèint  d*  trómba.  —  Trombetta- 
ta. Strombettata.  —  La  trómba  di' 
elefant.  —  Probòscide,  ed  anche 
Pisside.  —  Probòscide  chiamasi 
puf e  quella  delle  api,  delie  mo- 
sche, di  alcuni  bruchi»  e  d'altri 
insetti.  —  Trómba  dov  s*  tra  zó 
al  fèin  dalla  tiza.  —  Con  voce  del- 
l' uso  Abbatti' fieno.  —  Trómba. — 
Tromba  da  tirar  acqua,  che  dal 
francese  dicesi  Pompa.  Quindi 
Trombare ,  alla  fr.  Pompare,  Alzar 
r  acqua  colla  pompa. 

TRÒN.  Tuono.  —  Tirar  al  trón.  V. 
Trunar.  —  Secret  cmod  è  al  trón. 

—  Secreto  come  il  dado. 
TRÒiNC,  TRÓNCA,  add.  Tronco.  Tron- 
cato. Mozzalo.  Spiccato,  agg.  —  A 
s*  iè  truncd  nètta  la  gamba  dret' 
ta.  —  Se  gli  è  rotta  la  gamba  drit- 
ta in  tronco.  -*  Moi  trónc.  —  Ba- 
gnato fràcido. 

TRÓTTOL,  n.  m.  Tròttola,  n.  f.  Palla 
di  legno  fatta  a  cono,  con  un  fer- 
ruzzo ,  la  quale  i  ragazzi  fanno  gi- 
rare, con  una  cordicella  avvoltagli. 


su  d'una  tavola,  o  in  terra.  — > 
Barberare  ,  v.  Dicesi  del  girare 
ineguale  della  trottola,  quando  va 
a  salti. 

TRÒIJNA.  Tribuna.  Quella  parie  delle 
chiese ,  le  quali  in  fondo  son  fatte 
in  forma  di  mezzo  cerchio ,  ed  ove 
per  lo  più  risiede  l'aitar  maggiore. 
— Tribuna  (oiida,dicesi  a  Una  speiie 
di  volta,  la  quale  non  essendo  fat- 
*ta  solamente  di  archi .  ma  di  anda- 
ri ,  come  comici ,  per  farsi  non  ba 
bisogno  di  centina. 

TRIJCC.  Paltamaglio.  Sorte  di  giuoco 
sulla  piana  terra ,  con  palle  di  le- 
gno di  piccol  maglio.  —  Truce  da 
tavla.  —  Trucco  da  tavola.  — 
Truce  (dal  fr.  Troc).^^  Affare,  hn 
broglio.  Baratto.  Cambio,  Trucco 
Ma  si  prende  sempre  in  mala  par 
te.  —  Far  di  truce.  —  Bazzartyre 
Fare  un  buon  trucco.  — ^  Quèsl  e 
un  bill  trttce.  —  Que$to  è  un  Ul 
raggiro.  —  Far  un  bòn  truce.  — 
Fare  un  buon  colpo. 

TRUCCA ,  n.  f.  Truccata. 

TRUCCAR ,  V.  r*i*cccre. 

'TRUFFA .  n.  f.  Truffa.  Inganno. 

•TRUFFAR,  V.   Truffare.  Ingannare. 

TRUMRAR  AL  VEIN.  Pompare  il  vino 
dalla  botte,  e  comunemente  Trotn- 
bare  il  vino ,  giacché  Pompare  è 
voce  francese. 

TRUMBEIN ,  n.  m.  DI  STIVAL.  Ricol- 
te, n.  f.  plur.  Voce  fiorentina.  Quel- 
la fascia  di  cuoio  di  colore  per  lo 
più  gialliccio,  che  si  arrovescia 
dalla  bocca  della  gamba  di  ooo 
stivale. 

TRUMBÈTTA.  Trombetta,  Trombetto. 
Trombettiere,  Trombettino.  Trom- 
batore.  Trombadore.  Trombettato- 
re,  _.  Per  Banditore.  Che  haodi- 
sce,  che  pubblica  i  bandi.  «-rrvM* 
bètta ,  Trumbeina.  —  Trombetta, 
lì.  f.  Trombettino,  n.  m. 

TRUMBÒN ,  n.  m.  Tromba  sotterra- 
nea. ^  Trumlfòn.  —  TromboM. 
—  Strumento  musicale.  —  Trom- 
bone. Arma  da  fuoco. 

TRUNA,  n.  f.  Tonamento,  n.  t.  Il  tonare. 


T8S 


671 


TUC 


MCHCTT .  n.  m.  piar.  V.  Pulac- 

it 

ÌAR,  V.  Tonare,  v. 

^ULOTT.  Troncone,  Pezzo  stac- 

o  da  un  più  graade.  Parlandosi 

uomo,  vale  Tangoccione.  PoffU' 

di  donna .  Polputa, 
»S1A ,  n.  r.  —  Andar  alla  irùssia 
kl  fr.  Trucher),  m.  b«  Accattare, 
pidicare.  BiròoneQQiare, 
»SIANT  (dal  fr.  TrucJieur),  Ac- 
itoììe.  Mendicante, 
TA  (dal  lat.  Trutta),  Trota,  Pe- 
i  delicato  de'  fiumi  e  de'  laghi. 
TTAR.  V.  Trottare, 
/AR.  Trooare.  Ritrovare,  Rinve- 
rà V. 

^ÉLL,  n.  m.  Succhio,  n.  m.  <— 
ivelto  è  voce  Arelina. 
SÈLLA  »  n.  f.  Ttiveita,  n.  f.  V.  d. 
Succhio  lungo  da  far  fori  io  ter- 
,  —  Far  di  tfus  càn  ta  truvétta, 

Triveltare, —  Truvitla  da  tatù, 
'  Gruccia,  Slraroento  di  ferro 
Ito  a  guisa  di  gruccia  da  ficcare 
nagliuoli  nel  divelto. 
VLEIN .  dim.  di  TmvétL  —  Sue- 
Hello.  Piccolo  succhio.  Nei  nom. 
:l  pili  fa  Succhietti,^  m.  e  Succhici' 
,  f.  —  Far  di  bui  cun  ai  iruvlein, 
-Succhiellare,'^  Quètl  eh' fa  i 
uvlcin,  —  SucchieUinaio,  —  Via 
;'  succhielHnai.  Canto  de'  suc' 
lielUnaL 

UVLINAK.  V.  AttortigUare.  Attor- 
vre. 

UVLINARS»  V.  p.  Attorcersi, 
IVLIINEIN,  n.  m.  dim.  del  dim. 
icchiellim,  Succfàeltetto,  Piccol 
icchiello. 

UZIDAK.v.  Trucidare, 
OR ,  n.  ni.  Tesoro.  —  Car  al  mi 
\or,  fig.  •^  Cara  la  mia  gioia; 
aro  il  mio  tesoro. 
OÓUR»  n.  m.In  questa  voce  i  boi. 
on  pronunziano  V  E  muta .  eh'  è 
opo  il  T;  sopprimono  anche  1'  I, 
he  dovrebbe  scriversi  dopo  le 
uè  S ,  e  allora  si  scriverebbe  Tes' 
ìdòur.  —  Tessitore,  o.  m.  Colui 
he  tesse. 


TSSIRA,  n.  f.  Tessitrice,  o.  f.  Colei 
che  tesse. 

TSSÙ ,  add.  Tessuto,  agg.  da  Tessere. 
«  Preso  sust.  Il  Tessuto,  la  Tessi» 
tura,  il  Tessimento,  E  anche  pel 
filo  stesso,  che  forma  il  tessuto. 
T/ama.  Ripieno, 

TSTA,  n.  f.  Testata,  n.  f.  Cima  della 
parte  superiore  di  cosa  solida.  — 
Ma  per  lo  più  si  dice  Testa.  Testa 
detta  tavola,  delta  tela,  del  poli- 
re .  ec. 

TSTEINA.  TSTÉTTA,  n.  f.  TSTEIN, 
n.  m.  reclina.  Testolina,  n.  f.  dim. 
di  Testa.  Capuccio.  Capino.  Capei' 
io,  Cojwlino ,  n.  m.  dim.  di  Capo. 
•—  Tsteina  d*  agnéll.  —  Testicciuo' 
la  d'  agnello ,  di  capretto, 

TSTIRA.  Testiera,  n.  f.  ~  Tstira  dia 
ifrèia.  —  Testiera  della  triglia,  — 
Tstira  da  perruc.  —  Testiera  da 
paniACche,  —  Tstira  dèi  lèti,  — 
Capotetto,  n.  m. 

TSTÒN,  n.  m.  TSTÓUNA,  n.  f.  Testo» 
ne ,  n.  m.  accresc.  di  Testa.  Capo- 
ne,  accresc.  di  Capo.  -^  Tstòn,  V.~ 
Munèida, 

TVAIA ,  n.  f.  Tovaglia,  —  iV  pigar  et 
tvai  cùn  qualcdùn  ;  N'  V  avèir  in- 
t'Ol  so  lilter,  —  JVdii  aver  quale» 
uno  nel  suo  libro.  •—  TovagUetta. 
Tovagliuola.  Tovagliola,  dim. 

TVAIOL,  n.  m.  Tot^a^jf/Zuo/a,  n.  f.  To- 
vagliolino,  n.  m.  Piccola  tovaglia 
che  a  mensa  teniam  dinanzi  per 
nettar  le  mani  e  la  bocca.  —  Dal 
fr.  alcuni  dicono  ancora  Salvietta. 

—  Zèna  0  Dsnar  dòv  ognun  seda 
in-t-al  so  tvaiot.  —  Cena  o  pranzo 
a  lira  e  soldo.  Cioè  in  cui  ognun 
paghi  la  parte  sua.  —  Dicesi  poi 
Convito  di  comunella  Quello  in 
cui  chi  fa  r  apparecchio  intima 
a  ciascuno  de'  convitati,  per  poliz- 
zetta ,  ci(>  eh'  egli  deve  provvedere 
per  la  sua  parte. 

TtìBA,  n.  f.  —  Far  dia  tuba.  —  Far 

del  romore.  Forse  da  Tuba.  Tromba. 

TUCCAR ,  V.  Toccare.  —  Tìiccar  sii. 

—  Dar  delle  busse.  Ratiere. — Tue- 
car  su  i  cavali.  —  Toccar  colta 


TCL 


672 


TOP 


sferza  i  caivaUi.  —  A  n' m'  ha 
nianc  tuccà  un  dèint.  —  Non  toc- 
car V  ùgola,  dicesi  di  quelle  cose, 
delle  quali  s' è  mangialo  ^carsa- 
ineDte«  e  non  a  sa/JeU.  —  Tuecar 
in-t-al  viv.  — '  Toccar  sul  vivo,  — 
Una  co8$a  eh*  $'  poi  toccar,  —  Co- 
sa tangibile;  contrario  Inlangilfi- 
le,.~^0  pure  Toccàbile;  eonlrario 
Intoccàbile.  —  Toccante  dicono  il 
SaKini ,  e  il  Magaloui ,  dal  france- 
se Touchanl ,  per  Commovente, 
Movente,  Moviiivo ,  che  quesie  so- 
no voci  deir  uso. 

TUCCHEIN.  V.  Tocc. 

TUONAR,  T.  Sobillare,  v.  Sobillare 
uno  è  Tanto  dire,  e  tanto  per  tutti 
ì  modi  pregarlo  «  che  egli  a  viva 
forza ,  e  quasi  a  suo  martiu  dispet- 
to prometta  di  far  ciò ,  che  da  lui 
si  richiede. 

TUDUNAR.  V.  Zinquantar. 

TtF,  n.  m.  leggier  puzzo,  V.  Puzza. 
—  Tuffo  è  il  Tuffare,  o  pure  signi- 
fica Rovina. —  Tufo  poi  è  una  Qua- 
lità di  terreno  conosciuto  dai  boi. 
sotto  il  nome  di  Tuf, 

TUFAR ,  V.  ìnlufare ,  v.  Puzzare  leg- 
germente. Spirar  mal  odore .  ma 
in  grado  discreto.  V.  Tiif,  —  Tufar 
per  Dispiacere,  --^  La  i  tùfa  fori, 
la  i  puzza  fort.  —  Ciò  gli  rincre- 
sce molto.  —  Tuffare  vale  Sommer- 
gere neir  acqua. 

^TUGNÒN,  n.  p.  m.  Accresc.  di  Anto- 
nio.—  Tugnòn,  voce  dispregiati- 
va. V.  Tabatori. 

TULETTA.  Tualette,  Toilellc  e  Tolet- 
ta, n.  f.  Franzesismo  dell'  uso.  As- 
sortimento, e  Apparalo  di  vari  ar- 
nesi, per  uso  delle  dame  nel  pet- 
tinarsi ed  abbigliarsi. 

•TULIPAN ,  n.  m.  Tulipano. 

TULIR  (da  Tavoliere,  o  da  Tagliere, 
Toglierò,  oppure  dal  francese  Tail- 
loir).  Tavola  che  sta  sopra  la  ma- 
dia, in  cui  si  spiana  la  pasta  col 
matterello. 

*TULL,  n.  m.  Tulle. 

TULLIANA.  Gozzoviglia.  Gozzoviglia- 
ta, n.  te  Gozzoviglio,  n.  m.  Voce 


bassa ,  che  significa  empimento  éi 
gozzo.  —  Stravizzo.  Manicamento 
in  allegrezza ,  e  in  brigata  ;  e  pro- 
priamente si  dice  di  Quello  ,  che 
si  fa  dopo  cena ,  alirinienii  detto 
Pusigno, '-^ far  tulliana.-^  Goz- 
zovigliare.—  OuèU  eh' fa  iulHana. 
—  GozzavigUante. 

TUNDADURA .  n.  f.  Ritaglio,  n.  m. -^ 
Ritaglio  de'  libri ,  de'  panni ,  te 

TUNDAR  I  LIBER.  Ritotìdare.  Raffila- 
re, V. 

TUNDÓN.  Tondo  per  Semplice,  Goffo, 
quasi  sinonimo  di  Corrivo.  Uomo 
tondo  e  materiale» 

TÙNEINA,  n.  f.  Tonneua,  n.  f.  Spe- 
cie di  pesce ,  che  ha  molta  somi- 
glianza col  tonno ,  ma  di  carne  pili 
asciutta ,  più  dora ,  e  giallognola  : 
d'  inferior  qualità  di  quella  del 
tonno.  -<-  Far  tuneina  per  sioul. 
— Fare  una  tagUata,una  scempio, 
una  Èirage,  un  malgoverno.  Far 
polpette ,  e  cervellate.  Far  eieciolL 
— Far  tuneina  dicesi  ancora  figor. 
Fame  delle  risate.  Servirsi  di  al- 
cuno per  deriderlo,  per  corbellar- 
lo. — Far  tuneina  d'  cvélL  —  Far 
grande  tiso  di  checché  sia .  come 
d'  abiti ,  o  simili. 

TCNF,  n.  ro.  Tonfo,  n.  m.  L' espres- 
sione del  romore.  Gran  percossa  di 
cosa,  che  cade  o  batte,  e  fa  suono 
cupo  e  profondo. 

TUNFLAR,  V.  voce  bassa  Tambusts- 
re,  Tamburare,  voci  besse.  Per* 
cuòtere.  Battere,  Dar  deUe  busui 
e  dicesi  per  lo  pili  di  quelle,  che  si 
danno  a'  fanciulli. 

TUN'SÉLLA,  n.  f.  (S  aspra)  Tanieeì- 
la,  n.  f.  Paramento  del  diacono, e 
del  suddiacono. 

TUNSELLl  (S  dolce),  n.  f.  piur.  (dal 
lat.  Tonsillce  ).  Gavigne.  Quelle 
glandole,  che  sono  ai  due  lati  delb 
gola,  sotto  r  ugola,  chiamale  voi- 
garmenle  Gàngole;  e  dai  NotoniMi 
Tonsille  %  Amìgdale,  n.  f.  pinr.  ro- 
si dette  dalla  lor  figura  di  mas- 
dorla. 

TUPÉ,n.  m.  (dalfr.  Totipe').  Ciufftt- 


TCIR 


&73 


Tùli 


9.  CiuSb  propriamente  è  Quel  bra- 
o  di  capelli,  che soprast anno  alla 
ronte«  e  cbe  sono  più  lunghi  de- 
li altri.  11  Toppe  era  una  sorle  di 
cconclatura  del  capo ,  che  si  face- 
a  col  capelli  sopra  la  fronte,  arric- 
iandoli  ed  imbonendoli  con  cu- 
cinelti  per  faroe.promlnenxa. 
PINARA.n.  f.  Topaia,  n.  f.  Mdo 
le' topi. — Androne,  n.  m.  detto  per 
iimllii.  de'  Viottoli  delle  lalpe.  — 
Topìn aro  è  termine  degli  idraulici. 
:aviià  interne  agli  argini.  —  Tupi- 
nnra.  —  Vespaio,  Favo.  Malattia 
rosi  detta  dai  cerusici  per  similit. 
URC,  n.  m.  Turco,  —  Aoj  ture.  — 
Bato  turco,  o  di  Turchia, 
BCHCIN.  Turchino.  Nome  generico 
di  tutte  le  va  nazioni  del  colore  di 
questa  fatta.—-  Azzurro  e  Turchi- 
no (forse  perchè  un  beli'  azzurro 
detto  AràlHco  ci  vien  di  Torchia) 
è  il  colore  simile  al  elei  sereno. 
Celeste,  Celestino,  Cilestino,  Cile- 
strino, Mavì,  signicano  tutti  un 
color  lurdbino  chiaro.  -—  Azzuolo. 
Color  turchino  {Hlò  in  boi.  dal  fr. 
Bleu), —  Ceruleo,  add.  Di  color 
del  cielo,  dicesi  propriamente  del 
mare,  dal  refles.so  eh'  ei  fa  del  co- 
lor d' esso.  —  Azzurro  è  anche  no- 
me, che  si  dà  a  diversi  minerali , 
che  servono  alla  pittura.  Azzurro 
oltramarinu.-^  Azzurro  di  Model- 
ti.^  Azzurro  di  smalto. —  Azzur- 
ro montano.  Ceruleo  montano.  Az- 
zurro di  vena  naturale.  —  Azzur- 
ri composti  sono  quelli,  che  si  fan- 
no con  diverse  materie.  Azzurro 
d'  Alemagna.  Azzurro  di  Prussia, 
o  Berlino,  ec.  —  Azzurriccio,  Az- 
zurrigno, Azzurrino,  Azztirrògno- 
lo ,  Turchiniccio;  aggimili  di  colo- 
re che  pende  all'  azzurro.  —  Az- 
zurreggiare.  Pendere  alt'  azzurro. 
—  Azzùr  guat^.  —  Guado.  Erba 
colla  quale  si  'tingono  i  |)anni  in 

VaMVTO. 

URCIÀ.n. m.  Torehiàtieo,ìì.  m.  V. 
d' l}.  11  vijio  che  si  tragge  dalle 
vinacce,  spremute  al  torchio. 


TURCIAR  AL  VEIN.  Sprèmere.  Prème* 
re  il  vino.  Strignerlo  con  fom  fra 
'I  torchio. 

TURÉBOL.  Turthile.  incensiere.  Vaso 
per  uso  d'  ardervi  1*  incenso. 

TUREN',  n.  m.  (dal  fr.  Tour).  Giro. 
Turno,  n.  m.  —  Per  turen*.  —  il 
vicenda.  Vicefidevolmeìite.  Alter- 
nativamente. —  far  la  guardia 
per  turen*.  —  Far  la  guardia  per 
turno. 

TI3RLIDÓUR.  Tomiaio.  Tornitore  i 
una  volta  Torniero. 

TURLIR,  V.  Tornire.  Tomlarv^v.  La- 
vorare al  tornio. 

TURLtlBtl.  V.  Tabatori. 

TURNADURA ,  n.  f.  Tomatura,  n.  f. 
Misura  superficiale  di  terreno  usa- 
la nella  provincia  bolognese,  sosti- 
tuita all'  antica  Biotea.  Essa  è  di 
i44  tavole  quadralo.  —  Tavla,  n. 
f. —  Tavola,  n.f.  Misura  Fnperficiale 
che  equivale  a  Cento  pertiche  qua- 
drate. —  Perdga  quadra.  —  Perii" 
ca  quadrata.  Misura  superficiale 
composta  di  Dieci  piedi  quadrati. 
—  Il  piede  è  misura  lineare,  diviso 
in  dodici  once. 

TURNAR,  V.  Tornare.  BUomare,  ▼. 
Vi  è  anche  il  verbo  Btdire ,  cbe  in 
vero  è  tutto  latino  ,  e  perciò  ora 
non  si  userebbe.  —  Turnar  su  al 
zib.  V.  Sii. 

TURSÉIX  D'  TÉILA ,  (  forse  da^  Trous- 
seau  francese}.  Botolo  e  Buòtolo  di 
tela.  —  Far  un  tursèll.  —  Botola' 
re  la  tela.  —  Siccome  poi  Torsello, 
vate  Balletta,  quindi  non  sarebbe 
forse  mal  detto  Torsello  di  tela  per 
un  Botolo  di  tela. 

•TURTÉIX,  n.  m.  sing.  TURTÌ  e  TUR- 
TLEIN ,  n.  m.  plur.  Tortelli,  Tor- 
tellini, od  anche  Cappelletti. 

•TURTUREINA.  n.  f.  TorUira,  n.  t 
Tortore,  n.  m.  Tortorella,  Torto^ 
retta. 

TURZDÒUR ,  n.  m.  TUBZDÓURA ,  n.  f. 
7'orcf7orc,  n.  m.  e  con  voce  di  re- 
gola Torcitrice ,  n.  f.  Colui  o  Colei 
ohe  torce. 
ITDRZDUB,  n.  m.  Torcitoio,  n.m.Stru* 


£74 


V 


mento  o  Ordigno  col  quale  si  torce 

laieta. 
TURZDURA  ,  ir.  f.   Torcitura,  n.  f. 

L' atto  e  il  modo  del  torcere. 
TUSÉTT.  TUSÉTTÀ.  Fanciullo.  Fan- 

ciuUino.  Ragazzetto.  Ragazzuecio. 

Ragazzino. ^^Putlino.  Cosi  i   feiii- 

minili. 
TUSGHÈTT*  n.  m.  Asta,  n.  f.  medico. 

UJceretta  rotonda  e  superGciale , 

che  viene  entro  la  bocca. 
TUSS»n.  m.  Colpo.  Slrofcio.  Busso. 

Botto ,  n.  m.  Bussa.  Battuta.  Botta. 

Picchiata.  Percossa ,  n.  f.  Strepito 

pel  colpo  del  cadimento  di  cliec- 
.chessia. 
TUSSÉTTA.  Tosserella. 
•TUSSIR ,  V.  Tossire. 
TDTT.  Tutto,  n.,  agg.,  avv. —  Tutt 

un.  —  Tutt*  utìo ,  vale  Una  cosa 


stessa.  ^L'è  tuli  un.  ^  È  tuW 
uno:  È  lo  stesso.  —  Tutt  e  du.  T. 
Du.  —  E  tutt,  in  modo  riempitivo, 
vale  Con  tutte  le  cose  necessarie. 
A  i  era  una  sùppa  cùn  al  sofur- 
Tuoi  d'fòurma  e  tùli.  —  Fu  latta 
una  zuppa  col  formaggio  parmi- 
giano ,  e  tutto.  —  Tutt  al  de.  — 
Tutto  di.  Tutto  'l  dì.  Tutto  giorno. 
Continuamente.  —  Tùli  el-i  òur. 
—  Tuttora.  Tutt*  otn.  Tutt  ore.  A 
tuttora.  Tutte  le  volte  che.  A  tutte 
le  ore.  Tutto  tempo.  Tutto  il  tem- 
po. Di  continuo. 

TUZZ,  n.  m.  Questa  voce  non  s'  osa 
che  airplurale. ed  equivale  ^Stoppa 
grossolana,  V.  Can'va, 

TUZZUD,  TOZZ.  add.  Tozzotio,  accr. 
di  Toxzo.  Goffo.  Pesante. 


l] 


U 


9  n.  m.  U,  n.  m.  lettera  dell'alfa- 
beto che  si  mette  fra  le  vocali , 
quando  ha  questa  forma ,  e  fra  le 
consonanti  quando  si  scrive  in 
questo  modo  V.  —  Questo  V  era 
lettera  numerale  presso  i  latini  e 
e  valeva  Cinque.  È  y  Cinqtiemila. 
U,  n.  f.  Con  questa  sola  lettera  i  boi. 
nominano  i'  Uva.  Qual  meraviglia  ! 
Se  i  francesi  hanno  la  voce  Eau , 
diesi  pronuncia  0,  per  Acqua:  i 
latini  /  per  Va ,  ec.  —  ^  Brunésta. 

—  Brumesla,  f.  e  Brumesto,  m. 
Sorta  di  vitigno.  —  Lambrusca. 

—  lambrusca.  Abròstine.  Uoizzo- 
lo.  Raveruste. —  Beri  ròss.^-  Bar- 
barossa.  —  U  zimseina.  — ■  Uva  ci- 
miciàltola.  DI  color  rosslgno  ,  e 
che  ha  il  puzzo  di  cimici.  —  U  sai- 
vadga ,  Ù  mareina.  —  (Ica  me- 
stala. Morone  nero.  —  Muscatétl. 

—  Uva  moscatella.  —  U  gallétta. 


—  Uva'  galletta,  o  tesUeoiart. — 

V  passa.  —  Uva  passa  •  pàssula. 
Passerina ,  o  di  Corinto.  Uva  nera 
piccolissima  che  si  secca  al  sole; 
e  ci  viene  di  Levante.  —  Delle  al- 
tre sorte  d'  uva  alcuni  nomi  si  tro- 
veranno in  Capoluogo,  le  altre  si 
sono  ommesse,  perchè  anche  nella 
stessa  provincia  ricevono  nomi  di- 
versi. —  Grana  d*  ti.  —  Àctiio  dtl- 

V  uva.  —  Scorza^  dia  grana  d*  ù. 

—  Fiòcine:  e  Fiòcini  nel  plur  — 
L*  u  st*  ann  ha  fati  la  muffa,  e  s'è 
cminzà  a  marzir.  —  L' ttva  A« 
muffato ,  ed  ha  ammezzito  presto 
in  guest'  anno.  —  Invaiare  si  dice 
quando  diviene  nera.  I  nostri  con- 
tadini dicono  Sarasinar ,  come  i 
contadini  toscani,  termine  molto 
espressivo  da  Saraceno ,  per  Moro. 

—  U  eh'  sveina  purassà.  —  t-rt 
mollo  vinosa. 


ucc 


£75 


udì 


L^IDIÉINZA,  n.  r.  Obbedienza,  Oàbe- 
Téenzia,  Oàbidienza,  Obòidietizia, 
Vtjbidivnza.  Ubidienza.  —  Pagar 
'  uboidièinza,  -^  t  il  pagare  una 
•e  ria  la  tasta  al  Consiglio ,  o  Cor^ 
>o  di  queW  arie,  die  si  professa, 
■I  ricognizione  della  liceoKa  avuta 
1  i  oserei  l&rlsi 

»1D1R,V.  Ubbidire.  Obbedire  e  0- 
tcdhy:,  ?.  Sotiomeitersi  ai  coman- 
I  i  altrui.  —  Ubbidire  ai  comandi 
lei  padre  t  e  i  comandi  del  pa- 
lì^e.  —  t' è  mei  ubbidir,  che  san* 
ifìcar,  — >  È  meglio  obbedienza  » 
:/ie  sagrifizio.  È  meglio  ubbidire 
rhe  saqrijieare. 
ìBI.IGAR»  V.  Obbligare. 
3BL1GAZIÒN.  n.  f.  Obbligazione. 
A  REINA.  UaiEINA,  D.  f.  Piccola 
>c<i.  —  Uvartina  d' pasla,  ch'i  tu- 
te ti  cusn  in-tal  fug.  —  Chioccio- 
lino, n.  m.  Focattola  o  stiacciatina 
fatta  a  foggia  di  baco  annodato.  — 
Ucaìxina  del  dozz.  —  Forcella,  — 
Uti'ucarcinada  tgnir  su  i  duzzein, 

—  Sprone  con  forcella  da  regger 
le  doccie  de'  telli.  — -  Ucareina  in- 
t-al  coli.  —  Distorsione  muscola- 
re nel  collo.  —  Toivicollo  è  V.  d.  U. 
CASIÓN,  n.  f.  Occasione,  ma  me- 
glio Opportunilà.  V.  Romani.  — 
Cùn  l'  uccasiòn.  Maniera  famiglia- 
re di  dire,  che  S9i\e  Certamente. 
Si,  Non  v'  è  dubbio.  — -  Ciappar , 
Torr  l'  uccasiòn  d' far  una  coesa. 

—  Corre ,  Cogliere  l'  opportunilà, 
il  destro,  il  buon  punto ,  ec.  Affer' 
f tire  l' opportunità  è  iraslato  trop- 
po ardito.  Prender  l'  occasione  , 
V  opportunità. 

XÉTT.  Occhietto  dov'entra  la  stan- 
ghetta del  catenaccio.  —-  Uccett 
{Far  l'),  —  Ammiccare.  —  Uccétt 
di  ùss,del  fnèster,  etz. —  Gan- 
ghero. 

:CI1EIN.  V.  Oca,  e  Uccareina. 
lICIilSiA,  n.  f.  Sbalordimento.  Acca- 
pacciamento.  Intronamento,  n.  m. 
Sbadatàggine,  n.  f. 
CCIÀ  ,  D.f.  Occhiata,  n,  f.  Sguardo, 
n.  ro. 


UCCIA»  add.  Punto,  agg.  Dicesi  de' 
pomi,  e  delle  pere  magagnati  « 
bacati. 

UCCIAL»  n.  m.  Occhiale,  n.  m.  —  Da 
Scopco  gr. ,  che  significa  Guardare 
sì  sono  formati  diversi  termini.  Ne 
accennerò  i  principali.  — >  MicrO' 
scopio.  Lente  che  ingrandisce  i 
piccoli  oggetti. —  Telescopio,  Stru- 
mento, che  con  nome  ital.  dicesi 
Cannocchiale  ,  composto  di  lenti 
che  servono  ad  ingrossar  gli  og- 
getti lontani  Quello  che  serve  per 
contemplar  le  stelle  dicesi  sempre 
Telescopio.  Poletnoscopio.  Telesco- 
pio curvo  per  veder  gii  obbietti» 
che  non  sono  direttamente  opposti 
ali*  occhio.  — -  Caleidoscopio.  Stnv 
mento  calottrico  composto  di  un 
tubo ,  e  di  due  o  tre  specchi  piani 
collocativi  entro  pel  lungo  ad  an- 
golo acuto  tra  loro;  il  quale  serve 
a  rappresentare,  diversamente  ac- 
cozzali fra  loro  sotto  forma  rego- 
lare, vari  oggetti  diafani  colorali , 
informi,  posti  fra  due  obbiettivi 
all'  una  delle  estremità.  —  Uccial 
eh'  s'.  metten  al  cavali,  —  Para- 
occhi, n.  m.  plur.  Que' ripari  di 
cuoio  che ,  attaccali  alla  tastiera 
del  cavallo  dalla  parte  esterna  , 
sono  posti  perchè  non  divaghi  la 
vista  lateralmente.—  Uccial in-t-at 
zug  dia  dama.  —  Metter  ttxt  due 
tavole.  Dicesl  nel  giocare  alle  da- 
me Quando  il  giocatore  mette  la 
sua  dama  in  mezzo  a  due  del  con- 
trario. — •  Al  giuoco  degli  scacchi 
si  dice  Dare  a  due  pezzi. 

UCCIALAR,  n.  m.  Occhialaio,  n.  m. 
Colui  che  fa  gli  occhiali. 

UDIDA.  n.  f.  Udito,  n.  m.  L'  udire.  Si 
dice  ugualmente  U  udita,  anche 
in  femm.,  come  si  dice  Veduta  e 
Vista.  —  Avèir  l'  udida  grossa.  — 
Aver  le  campane  grosse,  o  inges- 
sate; o  Aver  male  campane.  —  ^- 
vèir  V  udida  feina-,  bona.  —  Aver 
V  udire  sottile. 

•UDIÈNZA,  n.f.  Udienza. 

UDIR,  v.  Udiì'c.  AscoHaìX.  Sentire,  v. 


UG 


£76 


UHB 


—  Far  cònt  d'  n'  aoèir  udé.  — 
IHtudire. 

UOÒUR,  a.  m.  Odore,  n.  m. —  Far 
udòur;  Aoèir  udòur;  Saoèir  d'  u- 
dòur.  —  Odorare.  Gettare ,  Spira- 
re, Mandar  odore,  —  Utui  vossa 
ch'mèina  udòur,  uduròusa.  — » 
Odorifero.  Odorìfico.  Odoroso,  Odo- 
rativo.  —  DilettaiU  d'  udur.  —  0- 
dorista,che  con  voce  greca  non 
avrei  difficoltà  di  nominare  ¥0- 
osmo. 

UDURÒUS.  V.  Udòur. 

UF  (A).  Ufo.  Voce  bassa  usata  avver- 
bialoi.  A  ufo.  A  spese  altrui.  Dare 
a  ufo.  Prendere  a  ufo.  Mangiare  a 
ufo.  Senza  propria  spesa. 

UFFÉLLà,  n.  f.  Sederino,  n.  m.  Spe- 
zie di  seg$i;ioIiua  cbe  si  mette  di 
dentro  alla  cassa  de'  legni  a  due 
luoghi,  e  serve  per  terzo.  —  Erre 
cbe  sostiene  il  sederino.  Ferro  su 
cui  è  fermato.  —  Uffleina  cun  dòu 
pianèui  e  dòu  vid  per  pssèir  fer^ 
maria  iì^t-at  pé.  —  Sederino  con 
duepiastrole  e  due  viti  per  fer^ 
vnarlo  alla  pianta.  -»  Uffèlla.  — 
O/fella.  Sorta  di  pasta  dolce  sfo- 
(i;liaia  e  ripiena  di  composte. 

UFFEZI.  n.  m.  Uficio  e  Ufficio:  Uftzio 
e  Uffizio.  Quello  cbe  a  ciascuno 
8*  aspetta  di  fare  secondo  il  suo 
grado.  Impiego.  Ministero.  Dovere. 
Incombenza.  —  Dicesi  egualmente 
Ofhcio  e  Offu:io  ;  Officio  e  Offizio.  V. 
ìmpieff.  —  Uffezi.  —  Ufficio.  Ore 
canoniche  della  chiesa.  —  Uffezi , 
scherzevolmente,  per  le  carte  da 
giuoco.  Libro  del  qìMranta. 

UFFIZIAR  ,  V.  Ufficiare.  U fidare.  Of- 
ficiare. Ufiziare.  Uffiziare,  v.  Cele- 
brare i  Divini  uffizi  nelle  chiese.— 
Uffiziar  qualcdun.  —  Passare  uf- 
fizi. Raccomandarsi. 

UGUAL,  add.  Eguale.  Uguale. 

UGUALI  AH  ,  V.  Uguagliare.  Aggua- 
gliare. Eguagliare ,  v.  Render  e- 
guale. lo  adoprerei  r  ultimo,  per- 
chè più  vicino  alla  sua  origine. 

|JGUAL1R«  v.  Egualire,  v.  Termine 
delle  arti. 


'UGOLA .  n.  f.  tgola. 

ULIAR.  Oliàndolo.  Colui  che  rheude 
r  olio. 

ULiV,  u.  m.  UUoo  e  Olioo,  n.  m.  Al- 
bero. —  Un  Iwj  pein  d'  ulto.  — 
Olioeto. 

ULIVA,  n.  f.  Olioa  e  UUva,  o.  f.  Frut- 
to deir  ulivo.  -^  L'  è  dà  l' uUva. 

—  Ella  è  fritta.  È  ita.  È  filata.  U 
tnerla  ha  passato  il  Po  ;  o  II  mer' 
lo  è  passato  di  là  del  rio.  Prom- 
bio ,  che  si  dice  per  lo  più  dei 
mancare  il  fiore  dell'  esser  soo  io 
checchessia:  p.  e.  della  bellezzn 
nella  donna.  —  Salar  eiri  uUv.  — 
Indolcir  le  ulive,  itìdi  tnetterk 
nella  salamoia.  —  Mudar  l' o^va 
all'-i  uliv ,  figur.  vale  Orinare. 

*ULIVASTli:R;add.  UUvaslro.  OUvH' 
Siro.  OUoigno.  Ulivigno.  Che  pea«ie 
nel  color  d'  uliva. 

ULMARA ,  n.  f.  Olmeto,  n.  m. 

UMARÓN.UMÓN.  n.  m.  accr.  d'  Om. 

—  Uomaccione  accr.  d'  Uomaccio. 
Ma  non  è  voce  peggiorativa.  — 
Umòn  significa  ancora  Uomo  di  u- 
iore,  di  senno.  —  Uotnone  dod  ^i 
dice;  si  dirà  Grand*  uotno.  Vouu 
grande. 

UMBBRLAR,  n.  ra.  Ombrellaio.  Oatr 
brelUere.  Colui  che  fa  ombrelli.  * 
Ombrelliere  si  dice  ancora  colai 
che  porta  V  ombrello  per  servigio 
di  gran  personaggio. 

UMBRÉLLA ,  u.  f.  Ombrella,  n.  U  ^ 
si  usa  meglio  Ombrello,  n.  m.  I 
frantesi  hanno  due  termini ,  1'  qm 
Parasol ,  e  1'  altro  Parapluit.  la 
ital.  è  stato  detto  ancora  eoa  paro- 
la francese  Parasole. 

UMÈTT  ;  UMARÉTT  ;  UMEIN  ;  CIA- 
nElN;UMAZZE(N;  UMLNEIN;  dio 
d'  Om.  I  due  primi  sono  in  senso 
avvilitivo,  gli  altri  io  vezze$;siat^ 
vo.  Omiciatto.  Omiciàttolo,  ptf^^' 
duolo.  Uomicciuolo.  UomiciàlU^' 
Ometto.  Uomctto,  in  senso  av>il>^ 
Uomino.  Omino.  Uomicino.  Vomjk' 
cino,  ec.  in^vezzegg.  —  Un  tmi' 
eh'  ha  di'  umarein.  —  &»«<*■* 
n.  m.  Detto  per  vezzo.  Grazia 


UND 


677 


U5I 


—  Assennato,  —  UmètL  —  Ifò- 
tKJtco.  Quella  Iraveiu  corta  dì  mez- 
Ko  d'  uu  cavallello,  che  passando 
>a  i  dae  pooloni  piooiba  sopra  l'a- 
>Lieciuola. 
iìV.S.MóL 
lÒW.  V.  Umaròn. 

lOUR ,  D.  in.  Umore,  n.  m.  Materia 
iifuida,  liquida.—  Omòur. —  U'» 
more,  anche  per  la  Disposizione 
naturale  »  e  accideniale  del  tempe- 
ra ineolo,  e  dello  spirilo.  Il  genio, 
1  '  inclinazione.  —  Avèir  dVutnòur. 
A  i  ho  dP  umòur,  —  L'  umor  m' 
ussassina.  —  Un  bill  vmòur.  — 
Uìnorisia,  dicesi  di  Persona  fanta- 
stica. Incostante,  instabile,  ed  in- 
quieta.— Fare  il  bell'umore,  àìeesì 
aocora  di  tJomo  faceto,  allegro. 
^.  m.  UNA,  f  Uno,  m.   Una,  f.  Un 
cavallo.  Un  uomo.  Una  donna*  Un' 
tiiea.—  Unità,   Utìitadel  Qualità 
d[  uno.  Opposto  a  Unitale.  Plurali- 
tà.—  Unissimo,  superi,  detto  per 
forza  d*  espressione.  —  Unificare. 
Ridurre  ad  uno.  —  Unizzarsi.  Ri- 
dursi in  unità.  Farsi  uno.  —  Uni- 
geno.  Unigènito.  Unico  generalo. 
— A  Uro  per  Uno  non  è  da  imitarsi. 
In  vece  di  dire  Er/li  è  altro  degli 
invitati,  si  dirà  Égli  è  uno  degli 
invitati. 

NDÀ,add.  Amarezzato.  Amarizza" 
lo.  Marezzato.  —  Fall  a  ònd.  — 
Sf:rpeggiato ,  a  onde ,  a  marezzo. 
y.Ònda. 
ÌNDÒN ,  n.  m.  accr.  di  ónda.  —  Bar- 
collamento ,  n.  m.  —  Dar  di  un- 
don.  —  Barcollare.  Ondeggiare. 
Balenare.  Tracollare,  proprio  de' 
veccbi ,  de'  convalescenti  e  degli 
ubbriacbl.  Andar  bat^olloni  ,  o 
.  Hrcollone. 

^'NUS.  tndici.  Nome  numerale,  che 
indica  Dieci  piii  uno.  Con  numeri 
romani  XI ,  ed  anche  0.  —  ó  Undi- 
amila.  —  Undècimo.  Nome  nume- 
rale ordinativo ,  che  comprende 
ondici  unità  —  Undsesem.  — 
Undicèsimo  per  Undecima.  Un  un- 
dicesimo, che  vale  Una  oodecima 


parte.  —  Da  Undici  si  b  UndicigiU 
tubo  ,  e  greca m.  Endecasillabo  , 
Verso  di  undici  sillabe.  —  Endeca- 
pètato.  Fiore  di  aodici  foglie. 

ÙNGIA.  Unghia  e  Ugna,  sing.  Unghie 
e  Ugne,  piar.  f.  Particella  ossea  al- 
l' estremità  delle  dita  degli  anima- 
li. -»  Mursgars*  el-i  ùng',  figur. — 
Mangiar  il  pan  penlilo.  Mordersi 
le  mani,  le  dita.  Detto  che  usano 
anciie  i  bolognesi. —  Guardars'  in- 
t^l'  ùngia,  figurai.  -^ Stare  all'er- 
ta. Usar  cautela.  Questo  proverbio 
bolognese,  che  non  è  tanto  insipi- 
do ,  quanto  forse  si  potrebbe  con- 
getturare, viene  dal  costume  che 
suol  aversi  da  alcuni  di  guardarsi 
fisamente  le  unghie,  rivolgendo  a 
sé  le  dita  della  mano  allorché  ven- 
gono interrogati  di  cosa,  per  cui 
occorre  riflessione  matura  per  la 
risposta.  —  A  m'  sòn  sintù  scher- 
mar sena  in-t-el-i  ùng'  di  pi.  — 
Mi  sono  sentito  raccapricciare.  — 
tngia  incarna.  V.  Incarnd. — C/igria 
dèi  morteli,  dèi  pai  -—  Granchio. 
Penna.  La  parte  del  martello  stiac- 
ciata, e  augnata.  —  Artiglio  e  per 
lo  più  Artigli  plur.  chiamansi  le 
unghie  adunche  e  pungenti  d'  ani- 
mali rapaci,  cosi  volatili  che  ter- 
restri/ 

UNGIÉLLA .  n.  f.  Cesellino,  o  m.  Spe- 
zie di  bulino,  che  termina  ordina- 
riamente in  ugnatura .  e  serve  agli 
orefici  per  levar  le  parli  superflue 
d'  un  pezzo  di  metallo.  —  Ungiéll, 
ungi  dipurzi,di  bu.  (Dal  lai.  Un- 
geila.  Ungues  suum). — Io  direi  Un- 
ghielle  o  Ugnelle.  Le  punte  delle 
ugne,  che  si  tagliano  per  gettarle 
poi  ne*  campi  per  ingrasso.  —  Un- 
gièlla,  0  Ungélt.  —  Ugnella  e  Un- 
gMetto.  Scalpello  stretto  e  grosso, 
smussato  a  guisa  d'  ugna. 

UNIDURA.  n.  f.  Congiuntura.  Con- 
giugnimento  e  termine  dove  si  col- 
legan  le  parti.  —  L'  unidura  del 
cust.  —  Congiuntura  delle  coste. 
~  Unidura  dèi  lègn.  —  Commetti- 
tura, ma  piii  comunemente,  e  pro- 

68 


UQ  578 

pnamente  CaUttatura,  che  è  Quel- 
la commettilura,  che  si  fa  eoo  den- 
ti a  squadra ,  o  fuor  di  squadra  f  d- 
teroali  Della  femmina,  che  li  rice- 
ve.—  Unidura  a  co  d'rònden',  ec. 
^Calettatura  a  coda  di  rondine,  a 
ugnatura;  a  bastone  e  sguscio;  a 
nocella  e  sguscio  ;  in  terzo;  nasco- 
sta ,  ec.  V.  Commetter. 

*UISLFÓUREM ,  n.  m.  Abito  uniforme. 
Il  vestiario  della  milizia.  L'  abito 
del  soldato  semplice  dicasi  anche 
Marseina.  1  toscani,  in  generale, 
dicono  Divisa. 

UNION,  D.  f.  Unione.  Congiugnimene 
lo.  Congiungimento.  Congiuntura. 
Congiunzione.  Corigiugnitura.  Ac- 
coppiamento.  Accostamento.  Lega- 
mento. Connessione.  Innesto.  Coe- 
renza. Incatenatura.  —  Unitura 
non  si  dice.  Dante  usò  Unimento. 
*-  Congiunzione ,  intendono  gli 
architetti  Queir  unione  che  si  fa 
di  pietra,  serrando  nelle  fabbriche 
le  une  alle  altre. —  Far  surélla  di- 
cono I  muratori  quando,  nel  far 
muro,  i  mattoni  cadono  uno  sotto 
dell'  altro  ,  combinandosi  precisa- 
mente nella  loro  superficie ,  ciò 
che  non  deve  succedere,  quando 
si  vuole  11  muro  ben  collegato,  che 
allora  1'  unione  dei  mattoni  d'  una 
fila  deve  cadere  sulla  metà  del  mat- 
tone deir  altra  fila. 

UNZDURA,  e  da  alcuni  UNZUDA,  UN- 
TA ,  n.  f.  Unzione,  n.  f.  Ugnimento, 
n.  ra. 

ÙNZER ,  V.  tgnere  e  tngere ,  v.  — 
tgnere  per  sirailit.  dicesi  ancora 
deir  loipiastricciare.  Unger  con 
mele.  Unger  con  terra ,  ec.  Ma  io 
adoprerei  sempre  il  verbo  proprio. 
—  tnzers'  i  baffi.^^  Vgnere  il  gri' 
fo  o  il  dente.  Mangiare ,  e  piti  par- 
ticolarmente mangiar  del  buono. 

UPINIÓN,  n.  f.  Opinione,  n.  f.  -— 
Spusar  la  so  upiniòn.  —  Sposare 
una  massima,  dice  il  Magalotti. 

UQULA  ,  n.  f.  (dal  fr.  Huée).  Fischia- 
ta. Schiamazzo ,  Grida  di  derisione 
o  scherno  che  alcuno  fa  contro  al- 


URD 

tri.  —  Far  dell'-i  uquld.  —  SetàO' 
mazzare.  Dar  la  baia.  V.  Burla. 

*URARi,n.  m.  Orario. 

*URAQUEL,  n.  m.  Oràcolo. 

*URATA ,  n.  f.  Orata.  Sorte  di  pesce. 

URBÉ,add.  Accecato,  ata,  agg.  Di- 
venuto cieco.  —  Orbato  vale  Privo. 
Orbato  del  padre,  ec. 

URBEIN.  Ciecolino ,  dim.  di  Cieco. 
Per  ragazzetto  cieco. 

URBIR,  V.  La  voce  boi.  tanto  vale  Ac- 
cecare, Far  cieco:  quanto  Ditemr 
cieco.  —  L'  è  sta  pr  urbir.  —  È 
stato  sul  punto  di  divenir  cieco. 
—  Urbir  i  usi  —  Accecare  gU  uc- 
celli. —  Urbir  una  fnésira.  —  Ac- 
cecare una  finestra,  figurat.  Ma* 
rarla  affinchè  non  entri  la  luce.  — 
Urbir  la  cannèlla.  —  Ingannare 
la  cannella  della  botie. 

URBiSlA ,  URBATA.  n;  f.  Azione  com- 
messa inavvertentemente  da  uno 
che  bene  vede,  ma  sembra  che  tu 
or6o.  Cosa ,  Azione  da  oììh}.  —  C^ 
bisia.  —  Cecità.  Orbita.  Acceca- 
mento. Lo  stato  di  una  persona 
cieca. 

URBSEIN,  D.  m.  Cecilia,  Cicigna,  d. 
f.  e  volgarmente  Lucignola.  Se^ 
pentello ,  cosi  detto,  perchè  si  sup- 
pone che  sia  cieco. 

URCÉLLA ,  n.  f.  Sempreviva  maggio- 
re ,  detta  volgarmente  Erba  da 
calli. 

URCHÉSTA.  Orchestra.  Luogo  ore 
stanno  i  suonatori.  Ed  anche  l'I* 
nione  dei  suonatori  stessi. 

URCIANT,  D.  m.  Cantante  a  orecchio- 

URCION,  n.  m.  plur.  Orcct^iow.n 
m.  plur.  Sorte  di  malattia,  che  Tj^ 
ne  alle  glandole  degli  orecchi.  - 
Star  in  urcion.  —  Ori'jUart.  V 
Inurcè. 

URDÉ«  n.  m.  Ordito,  n.  m.  Si  dice  i 
tutta  r  unione  de'  fili  distesi  pei 
lungo  sul  telalo,  co'  quali  si  m>ì 
formare  il  drappo.  —  Urdè  dar- 
—  Ordito  aperto.  —  Urdé  ftss.  - 
Ordito  serrato.  —  Imtfozzimsrt 
l'ordito. — Aecomatédolare  t^oré^ 
Rannodare  0  rimettere  le  fila  rot» 


ORE 


679 


CRT 


ÈGN.  V.  UawL 

IDÒUR,  n.  DI.  Orditore,  n.  m.Co- 

i  che  ordisce. 

IDÒURa,  URDÌDRIS  ,  n.  f.   Ordi- 

ice,  n.  f  Colei  che  ordisce.  Que- 

a  sareblra  la  voce  di  regola  ;  ma 

eir  uso  dicesi  Ordiiora. 

IIDUR,  D.  m.  Orditoio,  n.  m.  Quel- 

)  sirumento  sul  quale  s'  ordisce 

[)iDURA,  n.  r.  Orditura,  n.  f.  Il  di- 
leodere  e  mettere  in  ordine  le 
lia  in  suir  orditoio ,  per  fabbricar- 
le la  tela,  o  il  nastro.  —  Urdidura 
iara.  —  Orditura  rada. 
DINARI»  add.  Ordinario,  Comuna- 
'«.  Consueto. 

DIR,  V.  Ordire,  y.  Disten'iere  e 
mettere  in  ordine  le  fila  in  sali' or- 
ditoio per  fabbricare  )a  tela. 
iÈCCIA.n.  f.  Orecchio,    n.  m.  ed 
anche  Orecchia ,  n.  f.  e  perciò  nel 
plurale  Orecchi,  m.  e  Orecchie,  f. 
—  Star  cùn  el-i  urècc'  averti.  4- 
t?rir  bèin  el-i  urècc*.  —  Star  cogli 
orecchi  ieoati,  tesi.  —  Grattar  et- 
i  urécc'.  Un  dscòurs  eh'  gratta  et' 
i  urè'x*.  —  Discorso  che  solletica, 
che  gonfia  gli  orecchi.  —  Stuffllar 
«l'i  urècc'.  V.  Stuffitar.  —  Dstup- 
pars'  el'i  urècc'.  —  Sturarsi  le  o- 
ncchie   colio    stuzzicorecchi.  — 
hrlar  l'  aqua  cùn  el-i  ureec*.  — 
pararsi  per  alcuno.  —  Urèccia 
dia  scarpa  (dal  fr.  Orèille).  — 
Boochetta. — Urèccia  dèi  calzeider, 
dia  padèlla.  —  Orecchia  della  pa- 
della, della  secchia.  *->  Cerume 
dicesi  a  Qneila  materia  gialliccia  , 
che  si  genera  nelle  orecchie. 
JBEINA .  V.  Pess. 

JREL(coll'E  breve).  Urlo.  Strìdo. 
Nel  plur.  fanno  Urli,  m.  e  Urla,  f. 
Stridi,  ro.  e  Strida,  t. 
DBÉLL  (Pron.  URÀL).  Orlo.  Qualsivo- 
glia estremità  generalmente.  — 
iJrèll  per  Urladura.  —  Orlo.  Si  di- 
ce pure  air  estremità  de'panni  con 
alquanto  rimesso. 
URÈVS.  Oréfice.  Colui  che  fa  lavori 
d' oro,  e  d*  Jirgento.  — -  Una  volta 


dicevasi  òrafo.  —  Mlnutiere.  Ore- 
fice che  fa  i  lavori  minuti.  —  L'ari 
di'  ureos.  —  Oreficeria.  —  jf/nu- 
teria.  L'  arte  di  lavorar  cose  mi- 
nute. 

DRÉZ.  Bezzo,  n.  m.  tggia,  n.  f.  6a- 
cto.  Sito  volto  a  tramontana ,  con- 
trario di  Sotalio.  —  Orezzo,  m.  e 
Orezzo,  f.  Picco I  aura.  Venticello. 
—  Far  urèz.  —  Far  rezzo.  Far 
ombra.  Arrezzare. 

URINAR,  V.  Urinare  e  Orinare.  — 
Una  cossa  eh'  (azza  urinar.  — 
Diurètico»  agg. 

URliNARI.  Orinate.  —  Porta-urìnari , 
n.  m.  Orìnaliera,  n.  f.  V.  d.  U. 

URIÒN ,  n.  m.  Ardiglione,  n.  m.  Fer- 
ruzzo  appuntato  eh'  è  nella  fibbia. 

URLADURA  .n.  f.  Orlatura,  n.  f.  L'or- 
lare ,  e  i'  orla  stesso. 

URLAR .  V.  Orlare ,  v.  Fare  I*  orlo.  — 
Urlar»  v.  —  Urlare.  Stridere,- y. 
Mandar  fuori  urli. 

URSAR ,  V.  Menar  V  orso  per  lisciare 
i  battuti.  V.  Òurs. 

•URT,n.  m.  Urto.  Spinta. 

URTA.  AVÉIR  IN  URTA .  TORR  IN  UR- 
TA QUALCDÙN.  TORR  A  STREINA. 
Avere  in  ùggia.  Venire  in  ùggia, 
e  simili ,  vagliono  Essere  in  odio  , 
in  fastidio.  Volgarmente  dicesi  i- 
vere  in  urlo  qualcheduno  ,  che 
vale  Volergli  male.  Avergli  mal  a- 
nimo  addosso.  —  Cogliere  in  odio 
alcuno.  Corre  animo  addosso  a 
uno.  —  Astiare  e  Astiarsi,  vale  lo 
stesso.  Astiarsi  V  un  l'  altro.  Boi. 
Aveirs*  in  urla  insèm. 

URTAR,  V.  Nella  lingua  italiana  Urta- 
re, al  proprio,  significa  Spignere 
incontro  con  impeto  ;  al  figurato 
poi  vale  Contraddire.  Nel  linguag- 
gio bolognese  Urtar  non  è  parola 
volgare,  perchè  comunemente  si 
si  dice  Dardèintrin  cvéll;  Dar  un 
cuce* ,  etz.  ;  ma  nel  figurato  vien 
pure  usato  per  Contraddire.  Ur- 
tare. 

URTLAN,  n.  m.  URTLANA,  n.  f.  Or- 
tolano, m.  e  Ortolana,  f.  Lavora- 
tor  d'  orto.  —  Urtlan  e  Urtlana  si 


USB 


S80 


UST 


prendono  per  Colai  o  Colei  che 
vende  fruita  ed  erbaggi.  Fruttalolo 
o  FruUaiuolo,  m.  FruUaiola  e  Fruì- 
taiuola,  f.  —  FruUaiuola  vale  an- 
cora Amante  delle  frutta.  • 

'URJLAN  PAiABÉZZ.  Migliarino  di 
palude.  Augello. 

'URTlAN  ZALL.  Zigolo^  giallo.  Au- 
gello. 

URTÒN.  V.  Spintoli. 

URTSÈTT .    URTSEIN .  n.    m.   dira. 

.  d'  Ori.  Orticello,  n.  m.  dira,  d' Or- 
to.  Piccol  orlo. 

URZOL,n.  m.  Doccione ,  n.  m.  Tubo 
di  terra  colta  di  cui  si  fanno  i  con- 
dotti per  mandar  via  l' acqua.  — 
Avvene  di  varie  sorta.  —  Urzol  da 
sedar.  —  Do'cia,  o  Cannella  da 
acquai.  —  Urzol  da  coinod.  — 
Doccione  da  cesso ,  o  da  privato^ 

—  Urzù  cntùn.  —  DjDccioni  comu- 
ni, ordinati,  mezzani.  —  Urzù 
sfurzà.  —  Doccioni  da  frati.  — 
Gòmbd.  Dicesi  quando  il  doccione 
non  è  drillo,  ma  si  piega  come  fa 
un  gomito  di  un  braccio,  ed  io  lo 
chiamerei  volontieri  Doccione  a  go- 
mito. —  Braga  Dicesi  dai  boi .  Un 
doccione  che,  oltre  alla  solita  sua 
bocca  superiore,  ne  ha  un'  altra  , 
ed  alle  volle  anche  du^  laterali 
nella  parte  superiore,  e  sporgenti 
in  fupri ,  onde  ricevere  le  doccie 
degli  acquai,  che  vi  si  vogliono  in- 
trodurre. Il  termine  bolognese  de- 
riva dalla  similitudine  di  questo 
doccione  alle  brache.  Io  lo  volgerei 
in  toscano  per  Doccione  a  doppio 
gomito ,  0  a  due  gomiti.  —  Urzol. 

—  Utello. — Orciuolo.  Vaso  di  terra 
cotta  per  tenervi  dentro  dell'  olio. 

US.  V.  Àssuefaziòn. 

USANZA.  V.  Àssuefaziòn. 

USÈLL,  n.  m.  Nome  generico  di  tolti 
gli  animali  aerei  e  pennuti.  É  stato 
usato  il  femminile  Uccella,  benché 
il  maschile  si  appropri  ancora  al 
femminile.  —  Uccello  lacustre.  Di 
lago.  ^  Fluviale.  Dì  fiume.  — -  Ifa- 
rino.  Di  mare.  ^^  Palustre,  Palu- 
date ,  Paludano,  Di  palude.  —  Un 


branc  d' usi.  —  Branco ,  Stormo 
d'uccelli.  —  Uséll  dal  inai  ìwd. 
Lùrinzein  dal  dsgrazL  —  Guasta- 
feste. Ambasciadoredelle  male  non- 
ve.—  Uséll  da  zug,  Zinibéil.— 
Zimbello.  —  Uslett  arrosi.  —  Uc- 
cellame arrostito. 

'USLADÒUR,  D.  tu.  Uccellatore.  Colai 
che  prende  gli  uccelli. 

'USLAM,  n.  m.  Uccellame. 

*USLAR,  v.  Uccellare.  Tender  aggoali 
o  lacci  agli  augelli. 

USMARCIN.  Ramerino.  Rosmarino. 

USPEZt.  Ospizio,  l  boi.  non  I'  usaoo 
che  per  indicare  1'  Ospizio  de' frati. 
Uspézi  di  capuzzein ,  di  fra  di'  tu* 

.  ser Danza,  eiz.  V.  Abilaziòn. 

USS.  C/«cro.  Apertura  che  si  fa  oe'oiu* 
ri  degli  appartamenti  per  oso  d'en- 
trare, ed  uscire  «  ed  anche  la  Im- 
posta di  legname,  che  chiude  det- 
ta apertura.  — >  Us$  in  dòu  pari.— 
Uscio  da  due  imposte.  —  Truoar 
l'  ùss  zia,  figur.  —  Trovar  l'us  » 
imprunato.  —  Tgni  su  qui' ùss, 
perchè  a  »'  fazza  dC  armòur.  — 
Accompagnate  quella  porta,  per- 
chè non  faccia  romore.  —  Mnar 

V  ùss  innanz  e  indri,  figar. —  Me- 
nare o  Menarsi  l'agresto,  m.  h.  Far 
cosa  di  poco  momento.  —  Assrar 
dri  l'  ùss  a  qualedùn.  ^~  Serrar 

V  uscio  addosso  qualcuno.  —  Va 
ùss  eh'  ziga.  —  Un  uscio  che  croc- 
chia, 0  stride. 

USSDEIN ,  USDÉTT.  OssereUo.  Osset- 
to.  Ossicino,  dim.  d'Osso.  Ossìcìm 
nel  plur.  fa  anche  a  Ossicino  fem.. 
similitudine  di  Ossa. 

USSIDA.  Uscita.  Escita.  Apertura  da 
uscire.  —  Ussida.  —  Uscita  p«r 
Soccorrenza.  Cadanola.  —  Vssida. 

—  Uscita  per  contrario  di  Rendila. 

—  Liber  d' intrada  e  d'  ussida , 
ma  non  si  dice,  che  io  questo  caso. 

—  Libro  di  Entrata  e  Uscita. 
*ÙSTA,  n.  f.  Odorato.  E  dicesì  spe 

cialmente  quello  de' cani  da  Caccia. 

USTA  Ri.  Osteria.  Luogo  dove  sì  mao- 

già  e  alloggia  con  pagamento.  — 

Ustori  dèi  mal  tèimp.  ^>  Ostem 


nsv 


mcU  tempo.  Osteria  poreni,  e 
lalagiau.  •—  Taoefna.  Osteria  di 
ersone  vili.  ^^Magazzein,  n.  m.^^ 
èliola^  o.  f.  Osterìa  dove  si  veode 
ino  ed  alquanto  di  camaogiare. — 
eiluiein,  n.  m.  —  BeUoletla,  o.  f. 
uogo  dove  si  vende  vi  do  al  minu- 
>.  —  FfUMcato .  o.  m.  Portico  for^ 
iato  eoo  legai  e  frasche ,  sotto  dì 
ui  ricoverarsi  dal  sole»  per  veode- 
e  e  ber  vioo.  —  Albergo ,  n.  m. 
ropriamente  Quella  casa  che  rice- 
re e  alloggia  pubblicamente  i  fo- 
estieri  per  danaro.  Non  v'  ba  nel 
lial.  boi.  la  voce  Alberg  presa  as- 
olutamente,  ma  solo  accompagna- 
a  da  un  aggiunte  ;  Alberg  real. 
ìrand  alberg.  —  Albergo  reale. 
Irande  albergo.  0  pure  alla  fran- 
:ese  Grand  auberge.  «~  Lucanda. 
—  Locan/ia.  Luogo  in  cui  sì  alber- 
ga, e  si  dice  anche  addiettivamen- 
le  Camera  locatida. 
TARIANT.  Taìierniere.  Colui  Che 
ima  di  frequentar  le  taverne.  — 
Beiloliere.  Beilolanle  si  dice  a  Quel- 
lo che  frequenta  le  bettole. 
TA RIESSA.  Osteria  a  mal  tempo. 
Osteria  povera  »  malagiata. 
;tiaR.  Cialdonaio.  Colui  che  fa  e 
vende  cialde,  ostie,  ec.  —  Osfia- 
rio ,  vale  Custode  della  porta ,  Por- 
tiere. 

IT  INA  ,  add.  OBtinalo.  Capàrbio. 
Protervo.  Te$tereceio.  Pertinace. 
Pervicace,  agg. 

ITINARS',  V.  Ottinarsi.  Incaparsi. 
Incaparbire.  Incaponirà  v. 
>TINAZIÓN,  n.  f.  Ostinazione.  Ca- 
parbietà. Pertinàcia.  Pertinacità. 
Pervicacia.  Protèrvia,  n.  f.  Incapa- 
mento ,  n.  m. 

>UALMÉINT,  avv.  (dal  fr.  UsueUe- 
ment).  Usatamente.  Per  uso.  Per 
usanza. 

)VEI ,  n.  m.  Voce  generica.  —  Stru- 
mento e  Instrumento  propriamen- 
te significa  Qualunque  corpo  manu- 
fatto, che  servir  debba  alla  costru- 
zione, 0  al  perfezionamento  di  al- 
tri corpi ,  come  p.  e  Martello.  Ta- 


681  usv    , 

naglia.  Cazzuola.  Incùdine.  Badi' 
(e ,  ec  —  Stormento  e  Sturmenlo , 
sono  voci  di  storpiatnra  popolare. 
—  Utensile  (corrisponde  alla  voce 
francese  Outil)  ,  e  precisamente 
alla  bolognese  Usvei.  La  prima  vie- 
ne dalla  voce  Utor  latina,  T  ultima 
dalla  parola  Uso.  Serve  ad  indicare 
quei  mobili ,  che  nelle  case,  e  nel- 
le oflBcine  vengono  spesso  ad  uso 
per  contenere,  sostenere,  attacca- 
re,  ec.  —  Tali  sono  p.  e.  Le  sèggio^ 
le,  gli  armadi,  le  leve,  le  botti, 
ec.  —  Ordigno,  n.  ro.  (boi.  Urdègn) 
e  Macchina,  n.  f.  (boi.  Macchina) 
diversificano  poco  nel  loro  signiO- 
cato,  quantunque  Ordigno  possa 
definirsi  per  Meusc/Una  di  minor 
mole.  Ordigni  saranno  p.  e.  i  JVu/i- 
nelli  da  caffè,  i  Girarrosti,  le  Ser^ 
rature ,  ec.  —  Macchine  saranno  i 
Mulini;  i  Filatoi,  ec. -^Arnese. 
Queir  effetto  di  corredo  che  serve 
al  personale  comodo  delle  varie 
professioni.  Arnesi  del  soldato  so- 
no: il  fucile,  la  sciabola,  ec-— 
Del  pescatore  sono  le  reti,,  l'  amo, 
ec.  -—  Arnèis  in  bolognese  non  ò 
usato  che  figuratamente  in  mala 
parte.  Un  trest  arnèis.  —  Un  catti' 
vo  soggetto.  —  Arredo  significa 
precisamente  ciò ,  che  serve  di  or- 
namento a  qualche  luogo  ;  come  le 
Pitture,  le  Tappezzerie,  le  Lam- 
pade, ec.  in  una  chiesa;  Gli  Spec» 
chi,  i  Vasi,  ec.  in  un  appartamen- 
to. •—  Suppellèttili  o  Masserizie  si 
applicano  ad  oggetti  comuni  di  or- 
nato delle  case ,  ed  anche  agli  u- 
tensili ,  e  a  tutto  ciò  che  serve  al- 
l' esercizio  di  un  luogo  abitato ,  e 
difieriscono  questi  nomi  da  Arredi, 
voce  che  suolsi  applicare  ad  og- 
getti nobUi.^-  Corredo  voce  molto 
prossima  ad  Arredo;  ma  Corredo 
si  riferisce  propriamente  a  Tutto 
ciò  che  serve  di  guernimento  ad 
un  soggeto,  per  attivarlo  a  qual- 
che esercizio  :  piii  particolarmente 
è  stato  destinato  poi  a  indicare  Gii 
abiti,  doni,  fregi,  ec-  che  seco 


uv 


582 


uzz 


portano  le  spose  per  proprio  or- 
nato neir  entrare  nella  casa  de' 
mariti  ,^che^con  greca  voce  diconsi 
Parafernali.ìn  bolognese Ifuue/ia. 
— Attrezzo»  n.  m.  si  applica  all'Ag- 
gregato di  tutti  {  mezzi  che  occor- 
rono per  r  esercizio  delle  arti  mec- 
caniche ,  ec.  Gli  attrezzi  da  fabbri- 
ca. Gli  attrezzi  delle  fonderie.  Gli 
attrezzi  della  marineria.  —  Pigar 
i  utvei.  —  Serrar  gli  ordigni,  di- 
cesi di  un  Artefice  che  se  ne  vada 
dopo  aver  6nito  il  lavoro,  o  d'uno 
.  che  parta.  £  cosi  figuratam.  per 
Morire. 

UTA.  Voce  che  si  usa  co'  fanciulli ,  e 
sembra  sincopata  da  Aiuta.  Viene 
adoperata  quando  si  prendono  in 
braccio,  perchè  s' alzino;  quando 
si  eccitano  a  sollevare  un  peso,  ec. 
Su.  Su  via.  Animo. 

ÙTER.  V.  Matriz. 

UTTANTA.  Ottanta.  Nome  numerale  , 
che  ascende  a  otto  decine.  Con  let- 
tere LXXX ,  o  pure  R.  •—  Ottantesi- 
mo e  Otlageiimo.  Che  è  del  nume- 
ro ottanta.  —  Un  om  d'  utlant' 
ann.  —  Otlogenario,  Ottuage- 
nario. 

^UTTAVEIN,  n.  m.  Ottavino.  Strumen- 
to musicale. 

UTTOBER.  Ottobre.  V  ottavo  mese  . 
quando  si  cominciava  1'  anno  dal 
mese  di  marzo,  ora  è  il  decimo  del 
volgare. 

UTTÓN.  Ottone.  Rame  alchimiato  col- 
la giallamina.  Con  voce  greca  dice- 
si Oricalco. 

ÙTTUNAR,  n.  m.  Ottonaio,  n.  m.  Co- 
lui che  lavora  in  ottone. 

UVAD ,  n.  m.  Ovato,  n.  m.  e  con  voce 
di  scienza  Ellissi.  •—  Una  cossa  fat- 
ta a  uvad.  —  Ovaio.  Ovale.  El- 
Ullico. 


UVADÉLL,  n.  f.  piar.  Seme  di  bachi, 
ìje  uova  de'  >acbi  da  seta. 

UVAROLA,  n.  f.  Uovaruolo,  n.  m.  Vo- 
ce dell'  uso.  Vasetto  sopra  di  cui  si 
pongono  le  uova  cotte. 

*UVATTA,  n.  f.  Ovatla.  Veste  da  ca- 
mera trapunta. 

UVEIN.  Uovicino,  dim.  di  Uovo. 

OVER.  n.  m.  (dal  lat.  Uòer),  Poppe, 
Tetta  della  vacca.- Obero,  n.m. e 
tbera,  n.  f.  plur.  è  stalo  usato  per 
le  Mammelle  delle  donne,  dagli 
autori  antichi 

UVERTUR .  n.  m.  Entrata.  Apertura. 
n.  f.  Sinfonia  colla  quale  si  dà  in- 
cominciamento  allo  spettacolo  oe' 
teatri.  La  voce  bolognese  viene 
dalla  francese  Ouverture  ,  colia 
differenza  che  questa  è  di  geoere 
femminile. 

UZÉTT.  Proietto.  Aggetto.  Quella  par- 
te dell' edilizio,  o  le  membra  degli 
ornamenti ,  che  sporgono  in  fuori. 
V.  Uztadura. 

UZTADURA,  n.  f.  Aggetto,  n.  m.  Ciò 
che  aggetta,  che  sporge  in  foorì 
della  dirittura  di  un  maro.  Protei- 
tura ,  n.  f. 

UZTAR,  V.  Aggettare,  v.  Sporgere  io 
fuori  delle  modanature  delle  fab- 
briche. 

ÙZZ.  ÙZZ.  Voce  che  si  adopera  p^ 
aizzare.  Lima,  lima.  Mollo  per  di- 
leggiare, e  uccellare,  usato  dai 
fanciulli:  ed  è  quando,  fregaodoa 
guisa  di  lima  l' indice  della  mano 
destra  su  l' indice  della  siaislra . 
dicono  lima,  lima. 

UZZAR,v.  Aizzare.  Adizzare.  AUiZ' 
'Zare,  v.  Fare  stizzire,  incollerire 
—  Uzzars'  insèm.  —  Bezzicare 
Star  punta  a  punta.  Esser  due  vol- 
pi in  un  sacco.  Bisticciarsi. 

'UZZlSiÓN .  D.  f.  Uccisione. 


VAL 


683 


VAM 


Y 


CCA«  D.  f.  Vacca.  Femmina  del 
0.  V.  &o.  «-  Parèir  una  vacca. 
Parere  un  carnevale.  Dicesi  po- 
armenle  di  persona  grassa  e 
«sa.  —  Far  la  vacca.  Dello  ple- 
K  —  Far  la  vita  di  Michelaccio. 
Far  a  vacca.  Modo  basso. — 
re  a  zocietà  con,  altri  net  giuo* 
-  Vacc .  n.  f.  plur.  —  Vacche , 
ulil.//tco/li.  Lividori  che  vengo- 
aWe  donne  nelle  cosce,  quando 
igono  brace  sono  la  gonnella  , 
I  verno.  —  Vacc.  —  Vacche.  Ba- 
i  da  seta  inlristìli  da  malore  , 
che  non  fanno  il  bozzolo.—  VaC' 
•  ~  Gocciolatura.  Maccliia  che 
,ta  gocciola  sui  vesiili. 
'HETTA  »  n.  f.  Vacchetta.  Piccola 
cca  ;  ed  anche  Cuoio  del  besiia- 
\  vaccino.  —  Vacchetta.  Libro  in 
i  si  scrivono  giornalmenle  le 
ese. 

»A.  Dicesi  quella  quota  che  si  sta- 
lisce  di  pagare  nei  giuochi  d' in- 
^0 ,  quando  non  si  voglia  tenere 
giuoco.  V.  Stepa. 
».  add.  CHE  VAG  OMI  CHE  VAGA 
ZZÉiNDA  !  Che  uomo  strano  l  Che 
fare  slravagante ,  imbroglialo! 
^(^90  signitica  anche  Bello  ;  o 
■re  Vagabondo;  ed  anche  Desi* 
roso.  —  Che  vaq  zeroélll  — 
rvel  vago»  incostante,  mobile. 
*N  (  A  ).  Córrer  a  vaion.  — 
^rrere  in  qua  e  in  là.  Come  va- 
indo. 

^HIRA.  n.  f.  Gualchiera»  n.  f. 
Aa(c/iterato ,  n.  m  Colui  che  so- 
"aniende  alla  gualchiera. 
DRAPPA,  n.  f.  Gualdrappa  Co- 
^v'ia.n.  f.  Coperta  che  siendesi 
Illa  sella  di  uo  cavallo,  ed  an- 


che  Quel   drappo   attaccato  alla 
sella,  che  cuopre  la  groppa  del  ca- 
vallo. 
VALL,  n.  m.  Crivello»  faglio»  n.  m. 

—  Vagliato»  n.  m.  Facilor  di  vagli, 
di  crivelli.  —  Andar  zò  dal  vali,  fl- 
gur. — Non  aver  più  uno  sul  suo  ca* 
lendario.  Cascar  di  collo  ad  al- 
cuno.  Cader  dell'  amore»  di  stima, 
di  grazia.  Perder  la  slima  d'  alcu- 
no.  —  Andar  zò  dal  vali,  vale  an- 
cora Perdere  alcuna  parte  di  gua^ 
dagno. 

VALL,  n.  f.  Palude»  n.  f.  —  Dointar 
vali.  —  impaludare.  —  Hanno  u- 
sato  gli  antichi ,  per  metalesi,  dire 
Padule.  Paduloso.  Impadulat^  »  ec. 
V.  Padùll.  —  Valle  in  lingua  ilal.  è 
Quello  spazio  di  terreno  piano  , 
eh'  è  racchiuso  tra  i  monti ,  e  di- 
cesi anche  in  franzese  Vallèe  ; 
Vallon. 

VALLAR ,  V.  Crivellare.  Vagliare. 

VALLIV,  VA ,  add.  Paludoso»  sa»  agg. 

—  Terreno  paludoso 

VALSURA ,  n.  f.  Vassoio»  n.  m.  Arnese 
di  legno  quadrangolare ,  e  alquan- 
to cupo  ,  per  uso  di  spulare  il 
grano. 

'VALZER,  n.  m.  Valz»  o  Valzer.  Sorte 
di  ballo. 

VAMPA,  n.  f.  Fiamma»  n.  f.  Si  dice 
anche  Vampa  di  fuoco:  ma  Vampa 
signìQca  più  coniunèm.  il  Vapore  e 
ardore ,  che  esce  da  gran  fiamma. 
Vampo.  —  Ciappar  la  vampa.  — 
Avvampare.  Pigliar  la  vampa.  Le- 
var  fiamma.  Vampeggiare. — Fttw- 
pa  ciara.  —  Fiamma  viva.  —  Lin- 
gua e  Linguetta,  s' è  piccola ,  chia- 
masi La  fiamma  della  candela. 
Fiammaccia  Quella  che  fa  il  luci- 


VAR 


£84 


VBD 


gnolo  troppo  grosso  della  candela, 
0  altro  lume. 

VAMPA*  n.  f.  Vampacda,  n.  f.  Vampa 
grande.  —  Lieta  dicest  la  vampa 
chiara  senza  fumo. —  Ciapparuna 
vampa.  »  Darsi  un  caldo, 

VANAGLORIA.  V.  Boria. 

VANELIA.  Vainiglia.  Frutice  scandente 
dell'  America ,  che  porla  un  baccel- 
lelto  odorosissimo  detto  pur  Vai- 
nigUa,  —  Vaniglia  »  e  comun.  Elio- 
tropio ,  è  una  pianticella  che  si  col- 
tiva ne'  giardini,  ed  ha  1'  odore 
somigliante  alla  vainiglia  ameri- 
cana. 

•VANÉTTA.n.  f  Fifa. 

VANGA,  n.  f.  Vanga,  n.  f .  —  Quel 
ferruzzo  nel  manico  della  vanga 
chiamasi  Vangile  (boi.  Ferlètla). 
—  Vangar  la  tèrra  dòu  man  d' 
vatiga.  —  Vangar  la  terra ,  il  ter- 
reno  a  due  puntate  di  vanga.  V. 
Squassa. 

'VANGELI.  V.  Evangeli. 

VANGHÉTT,  n.  m.  Vanga  piccola*  — 
Piantar  vanghetta  figorat.— -Appo^- 
giare  la  labarda.  introdursi  con 
bella  maniera  nelle  case,  e  fermar- 
visi  ad  ospizio  indiscretamente. 

VaNIZA,  n.  f.  Magolato,  n.  m.  Quello 
spazio  di  terreno ,  nel  quale  i  con- 
tadini fanno  le  porche  il  doppio 
più  dell'  ordinario  accosto  l'  una 
air  altra.  —  Vaneggia  è  terza  per- 
sona sing.  del  verbo  Vaneggiare. 

*VANVON,  n.    m.  piur.  Sotterfugi, 

plur. 
•VAPÒUR,n.  m.  Vapore. 

VAR,  n.  m.  Fato,  n.  m.  Animale  qua- 
drupede simile  allo  scoiattolo,  col 
dorso  di  color  bigio ,  e  la  pancia 
bianca;  e  dicesi  Vaio  anche  alla 
pelle  di  questo  animale  eh'  è  sli- 
mabile; e  all'abito  fatto  di  delta 
pelle.  —  Vaio  è  anche  aggettivo. 
Bobe  vaie  :'cìoè  fatte  di  pelle  di 
vaio.—  Vaiaio,  n.  m.  Colui  che 
concia,  0  vende  vai  o  pelli  di  vaio. 
*VARIÒN,  n.  ro.  ÓUNA.  f.  Volùbile.  In- 
stàbile. Incostante. 
VAROL,  n.  m.  (dal  lui.  Varala  o  Ve- 


rota).  Vaiuoh,  n.  m.  InferiDità 
contagiosa.  —  L'  ann  patta  a  i  fu 
un  gran  indazi  d*  vaarù.  —  L'  aiy- 
no  passalo  eorse  un  andazzo  di 
vaiftolo.  —  Segn  d'  varoi.  —  Bùt- 
tero, n.  m.  —  Sgnd  d' varoi.  — 
Butterato.  Quel  butterato  si  chia- 
ma Manfredi,  —  Varol.  —  Raffio , 
n.  m.  Pesce  nobile  di  mare,  di  car- 
ne assai  delicata. 

VAS.  D.  m.  (dal  lai.  Vas).  Vaso,  n.  m. 
nel  plur.  gli  ant.  dissero  anche  Va- 
sa,  f.  come  nel  singolare  si  dice 
Vase ,  m.  Nome  generico.  —  Vaso. 
Dagli  anatomici  dicesì  dell'Arterie. 
Vene,  e  di  tutti  i  canaletti .  ec 

'VASAR,  n.  m.  Vasaio.  Ko«e/tew.  Fab- 
brica lor  di  vasi. 

VASARt .  n.  f.  Vasellame,  n.  m.  Quan- 
tità di  vasi  di  fiori. 

VASSÉLLA ,  n.  f.  Vasello  di  tfino.  Va- 
gello. Vagellane,  n.  m.  Sorla  di  ca- 
stellata piccola. 

VASSLAM  D'  CANTEINA.  Vasellame 
di  cantina  per  custodir  vino. 

VÉCC.  m.  Vecchio,  m.— Ficc'oel 
numero  del  piii,  Anienati.  Magffio- 
H.  Passati.  —  Véce'  rubisi.  — 
Vecchio  rubesio.  ASpro.  —  Véce' 
azzaré.  —  Vecchio  rubizzo.  Pro- 
speroso. Gagliardo.  —  Véce'  cuce. 
U  è  più  véce  eh'  n'  è  ai  cuce.  — 
Vecchio  cucco.  Longeoo.  Antico. 
Vecchio  ràncido,  chioccio ,  mu fa- 
to. —  Vece'  imbanbiné.  —  Vecchio 
bamboleggianté. 

VÉCCIA,  f.  Vecchia,  f.  —  Véccia  co- 
purala.  —  Vecchia  barbogia.  — 
Véccia  sètta  alla  fuga,  ch's'dà  ad 
intènder  ai  iuselt.  —  Befana ,  o.  f. 
—  Far  la  véccia  a  mézza  quarh- 
sma.  —  Fare  il  Giorgio.  Dicono  i 
toscani  Gtorgrio  ad  nn  Fantoccio  di 
legne  secche  per  arderlo  in  segno 
di  festa.  —  Par  alla  veccia.  —  Lo 
stesso  che  Far  alla  streia.  V.  Pan- 
•  za  d'  véccia.  —  Gomma  elastica. 

VEDER,  n.  m.  Vedere,  n.  m.  Virta.— 
VnfL  cassa  eh' fa  un  bèli  veder 
una  bèlla  vesta.  —  Fare  un  vedet 
bello  0  brutto.  Aver  i)eUa  o  bmm 


VEI 


685 


VKI 


'parénza.  Far  bella  o  bratta  vista. 

-  Avèir  al  veder  in-t'Ol  far  una 
ssa.  Avèir  lùit  i  veder,  tùli  el 
st.  —  Aver  i'  avvertenza  nel  fa- 
una co$a.  Aver  tulle  le  avver- 

nze,  tutti  i  pensieri.  —  N'  avèir 

H  vèdr  immagitiaòil.  —  Non  ave- 

!  attenzione ,  riguardo  alcuno. 

>n  aver  alcun  riguardo ,  né  pure 

^maginabile. 

»EKIÓL,  D.  m.  Vitriuolo.  Vetriolo. 

etriuolo ,  D.  m.  Sorta  di  mioerale. 

-  Vederiol  (erba),  —  Parie  tarla, 
.  f.  e  volgarm.  Vetriuolo,  n.  m. 
rba  nota ,  che  nasce  per  le  mora  » 
d  è  perciò  che  dicesi  anche  Mu- 
aiuola. 

3(.;a.  n.  f.  VEDREZZ,  n.  m.  Vétri- 
■e.  n.  m.  Pianta  che  nasce  per  lo 
)iìi  dietro  ai  fiumi ,  di  cai  si  fanno 
ruuestri ,  panieri ,  ec. 
OUÀ.n.  f.  (da  Vetrata).  Vetriata, 
n.  f. ,  ma  piìi  comunemente  Inve- 
triaia. 

\)Hk .  add.  Vetriato.  Invetriato,  in- 
oernicato.  Inverniciato,  agg.  —  Vas 
d'  tèrra  vedrà.  —  Vasello  di  terra 
invcrnicato.  —  Fgnalla  vedrà.  — 
Pentola  invetriata. 
:L)HADURA.  Invetriatura.  Sorla  di 
vernice  detta  Vetrina,  che  adope- 
rano i  vasellai ,  per  dare  ai  vasi  di 
terra. 

DtiAA.  V.  Invetriare.  Invetrare,  v. 
Dar  r  invetriata  a'  vasi  di  terra. 
DltAR,  n.  m.  Colui  che  acconcia  i 
vetri  per  le  linestre.  Vetraio,  n'. m. 
Uicesi  ancora  Vetraio  a  Colui  che 
fa  vaselli  di  vetro. 
iì\,  n.  (.Sveglia,  n.  f.  Strumento 
da  tormentare  i  rei.  —  Èssr  in-t-la 
vèia,  fìgur. —  Essere  in  sulla  fune. 

—  Vèia,  detto  solamente  dai  con- 
tadini, ma  è  voce  di  lingua,  per 
Veglia.  Adunanza  di  persone  per 
vegliare  e  trattenersi  parte  della 
notte.  Andar  a  vèia.  —  Andare  a 
veglia. 

;iDER.  Vetro.  —  Furnas  di  bicchir. 

—  Vetrata.  —  Matteo.  Si  chiama  il 
seccatoio  dove  si  mettono  a  stagio- 


nare le  legna  ad  uso  della  fornace. 
Cotticelo  di  vetiv:  Le  colature  e 
rottami. 

VÉIL.  Velo.  Tela  finissima  e  rada  tut- 
ta di  seta.  —  Véil  gréti,  ora  Crèpe, 
Crèpon,  ec. —  Velo  crespo.  —  Vèil 
del  sor.  —  Salterio.  —  Velare.  Co- 
prir con  velo.  ^  Vello  con  due  t 
significa  Lana  delle  pecore  ;  ma  si 
prende  ancora  per  lo  pelo  degli  a- 
nimali  bruti. —  Perciò  si  dice  Mon- 
tone col  vello  dell'  oro.  —  Quindi 
Velloso.  Velluto.  Villoso,  add.  va- 
gliono  Peloso.  —  Vello  vello ,  cosi 
replicato,  è  contratto  da  Vedilo 
vedilo. 

VÉÌLA.  Vela.  —  Al  va  cmod  fa  una 
vèila;  al  va  a  vèila;  al  va  a  viola. 
— ;  A"  i?tt  che  par  unto.  —  Vultar 
vèila;  vultar  bandirà;  vultar  ca- 
sacca. — >  Voltar  bandiera,  o  ca- 
sacca, figurat.  Cangiar  pensiero. 

—  Farvelo.  Vale  Scioglier  le  vele 
per  partire.  Far  partenza ,  e  dìcesi 
delle  navi.  —  Veleggiare.  Andare 
a  vele;  perchè  Velare  significa  co- 
prir con  velo.  —  Una  veila  gron- 
da; una  vlòuna.  —  Un  velone. 

VEIN.  Kiwo.  —  Vein  bianc.r-Vino 
bianco.  —  Vein  nèigher.  —  Fino 
rosso.  —  Vèin  nèigher  purassà.  — ; 
Vino  anneralo.  —  Vein  guast.  — 
Vino  guasto.  Fare  i  pie  gialli,  di- 
cesi del  vino,quaudo  comincia  a 
guastarsi.  —  Ch'  ha  dà  la  volta. 

—  Cercone.  Vino  guasto,  che  ha  da- 
to la  voltaiche  ha  girato.  Si  dice 
ancora  Inccrconire.  Volgersi.  Di- 
ventar cercone.  —  Carg  purassà. 
— '  Vino  coperto.  —  Nov.  —  Vino 
crudo.  Non  fatto. — Ch'ha  al  pùnt. 

—  Vino  inagrito ,  inforzalo  ,  che 
.  ha  la  punta.  Fortigno.  —  Forzore 

dicesi  per  Agrezza:  p.  e.  Quel  for- 
zore che  la  vinaccia  piglia  di  so- 
pra al  lino ,  fa  pigliare  il  fuoco  al 
vino. —  Fortore  significa  lo  slesso, 
p.  e.  Alcune  botti  prendono  tanto  il 
fortore,  che  ogni  vino  che  vi  si  pon- 
ga dentro  fa  inforzare.  —  Fort.  — 
Fino  acetoso.  —  Fort  cm'  è  V  osé. 

69 


VEI 


686 


VEl 


—  Inacetito.  —  Ch'  ha  al  fug.  — 
Vino  che  ha  il  fuoco.  —  Ch'  ha  la 
calda.  —  Che  ia  di  riscaldato.  — 
Ch'  puzza  d' muffa.  —  Che  tien  di 
muffa.  ^  Ch'ha  di  flur.  -^  Che  ha 
il  flore.  —  Ch'  ha  al  razzèint.  — 

—  Vino  raspante. —  Ch'ha  ia  gra- 
na. —  Vino  che  brilla.  —  Ch'  ma- 
gna la  scciùma. —  Che  rode  la 
schiuma.  —  Cùnz.  —  Vino  fattit- 
rato.  Alteralo.  —  Ch'  abbrazza  al 
stòmg.  —  Vino  accostante,  stoma- 
cale. —  D'  una  gran  suslanza , 
eh'  s' taiarev  cùn  un  curtill.  — 
Vino  polputo ,  per  metaf.  vale  Vino 
gagliardo.  —  11  dire  del  Fino,  del- 
l' Acelo  possente ,  denota  Eccellen- 
za e  Gagliardia.  —  Mézz  vein.  — 
Vinello.  Acquerello.  —  Terzanéll. 
V.  —  Vein  sgarbà.  —  Vino  ruvido. 

—  Da  over ,  Vinctdéll.  —  Vino  da 
lavoranti.  Vinuccio.  Vinùcolo.  — 
Fònd  dia  bòtt.  V.  Fònd.  —  Ch'  è  al 
bass. —  Essere  al  basso.  —  Dia 
ciavèlta.  —  Vino  del  migliore.  — 
11  vino  delle  ave  non  premute,  che 
esce  dal  torchio  «  si  dice  Crovello. 

—  Adaquar  al  vein.  —  InrMcqua- 
re ,  Annacquare  il  vino.  I  boi. 
scherzando*  sogllon  dire  per  lo  più 
Battzar  al  vein ,  per  Innacquarlo , 
nel  modo  stesso  che  i  franzesi  usa- 
no Baptiser.  —  Vein  d' in  zò.  — 
Vin  di  sotto.  Vin  di  bassa.  Vino 
proveniente  da  pianure  basse.  — 
Vein  ch*  fa  in-t-la  scheina  ai  ra^ 
nucc'.  —  Vino  che  fa  sulla  groppa 
de'  ranoccht  —  Pomoria»  forse 
perchè  fa  ne'  luoghi  ove  bene  alli- 
gnano i  Pomi,  oppure  perchè  un  tal 
vino  assomiglia  al  vino  di  pomi,  j^n- 
che  i  fiorentini  chiamano  Lecorenn 
simil  vino  cavato  dalle  uve  del  bas- 
so piano  di  Toscana.— Trar  a/  vein 
dal  tinazz ,  dalla  bòtt.  —  Svinare. 
Cavare  il  vino  dal  tino,  dalla  bot- 
te. —  Al  vein  véce'  svaness.  —  // 
vino  vecchio  disviene. —  Tramu- 
dar al  vèin  ;  e  anche  Tramudar 
assolai.  Travasare  il  vino.  —  Al 
trar  al  vein.  —  La  svinatura.  — 


Al  tèimp  d' trar  al  vein.  —  II  tem- 
po della  svinatura.  —  Soffiar  io 
boi.  vale  Aver  l' uva  molto  fnoslo. 
—  Al  vein  è  la  lètta  di  vice'.  — 
Il  vino  è  la  poppa  de'  vecchi.  —  l 
bolognesi  dicono  alta  latina  In  ti- 
no veritCLS.  1  toscani  La  mensa  è 
una  mezza  colla ,  prendendo  Colla 
per  Corda.  —  Vein  eh'  farev  amu- 
sitar  un  mort.  —  Vino  che  lo  ber- 
rebbe  un  morto ,  e  non  fa  male  a' 
vivi.T-  Enologìa,  gr.  (da  Eno$, 
vino).  Arte  che  insegna  di  fare  il 
vino. 

VÉINA.  n.  f.  (dal  fr.  Veine).  Vena.  o. 
f.  Vaso  o  Canale  che  riporta  il  san- 
gue dalle  parti  al  cuore,  al  contra- 
rio dell'  Artèria,  eh'  è  quel  cana- 
le ,  0  vaso ,  che  porta  il  sangue  dai 
cuore  alle  parti.  —  Phleps  gr.  Ve- 
na. —  Flebotomia.  Parte  della  Chi- 
rurgia, che  insegna  di  cavar  san- 
gue. —  Flebòtomo.  Chi  cava  san- 
gue. —  Vena  ha  diversi  altri  sì^oi- 
ficati,  i  quali  corrispondono  col 
dialetto.  —  Vena  d*  acqua.  Vena 
della  miniera.  Vena  in  una  pietra, 
in  un  Ugno.'^Vena  per  Avena  — 
Vena  figurai,  per  Disposizione,  Ta- 
lento. —  Vena  per  Abbondanza. 

VEINT,  n.  m.  (E  stretta).  Venti,  col- 
r  è  stretta.  Nome  •  numerale  che 
contiene  due  decine.  —  Ventiin; 
ventedù  ;  ventetri  ;  ventiott ,  ec. 
Ventuno.  Venlidue.  Ventitré.  Yeul- 
otto,  ec.  —  Venzei ,  Venzette.  Ven- 
zettesimo  diconsl  per  sincope.  — 
Ventesimo  o  Vigèsimo.  Nome  nu- 
merale ordinativo  di  venti. —  Vent- 
unesimo, ec.  o  Vigèsimo 'primo. 
<»c.— >  Vigècuplo.  Venti  volte  tanto. 

VEINT. add.  (E  stretta)  Vinto,  a?g. 
— -  Darla  veinta.  —  Darla  vinia . 
oper  vinta  ad  alcuno,  vale  Con- 
correre nel  suo  sentimento.  Cede- 
re. Menar  buono. 

VÉlNT  (E  larga),  n.  m.  Vento,  d.  m. 
e  plur.  Venti  (coir  e  larga ,  perchè 
coire  stretta  è  il  nome  numei-ale^ 
Aere  dibattuto  e  mosso  da  un  luo- 
go ad  un  altro  con  maggiore.  « 


VEL 


ìinor  impeto.  —  Gli  otto  venti 
ri  nei  pali  sono  i  segaentl  :  Ora 
'  sdita.  —  Aquilone.  Tramontii' 
a.  —  Nord.  —  Veronèisa.  ^ 
'reco.     Nord-Est.  —   Bumctgnola. 

—  Levante.  Est  —  Siroc.  —  Siroc' 
o.  Sud-Est.  —  Muntan.  —  Ostro» 
*ud.  -^  Garbein.  —  Libeccio.  Sud' 
ìuest.  —  Sernara.  —  Occidente. 
>uesl.  —  Bara.  —  Maestro.  Nord- 
ìuest.  —  Un  vèint  terrtbiL  —  U^ 
'acàno  e  Uragano,  Vento  impetuo- 
.issimo. 

liNZI^R ,  V.  Vincere,  ▼.  —  Vincere, 
>  piui tosto  Guadagìuire  al  giuoco. 
Vincer  la  lite.  Vincere  una  battO' 
glia,  ec.  —  Cùn  vù  la  n'  s'pò  né 
veinzer,  né  impattar.  —  Non  si 
può  né  vincerla  con  esso  voi  né 
pattarla.  —  Chi  la  dura  la  veinz. 

—  Chi  tu  dura ,  la  vince. 
t.\ft.  nlm.  Vero,  n.  m.  Verità,  n.  f 


587  VER 

mano.  Decumano ,  cosi  direi  VeUh 
cimano  coli'  acceoto  sulla  penul- 
tima. 

VEMNA«  n.  f.  (dal  lat.  Vimen),  Ver- 
mena,  n.  f.  —  Sottile  e  giovane 
ramo  di  pianta. 

VÉNDER .  V.  Véndere»  v.  Il  suo  con- 
trario è  Comprare.  —  Venale.  Ven^ 
dibile.  Vendévole.  Vendereccio,  ag^. 
Da  vendersi.  —  Alienare.  Aliena' 
bile;  e  il  contr.  Inalienàbile.  In' 
alienabilità  sono  termini  latini,  u- 
sati  però  da'  Legisti  per  Trasferire 
in  altrui  il  dominio  di  beni  stabili. 
Onde  non  si  direbbe  Alienare  un 
cartx)  di  fieno,  di  legne.  Ma  bensì 
Alienare  una  casa,  un  podere.  — 
Rivendere  alle  volte  è  reduplicati- 
vo di  Vendere,  cioè  Tornare  a  ven' 
dere;  altre  volle  è  adoperato  sem- 
plicemente per  Vendere, 

•VÉNDITA,  n.f.  Vendita. 


—  i4  v'dèff  al  véir.^  Vi  dico  «VERDÉCC,  n.  m.  Verdino.  SortA  di 


vero.  —  Sa  tv  al  vèir.  —  Salvo  il 
vero.  —  Ma  non  sempre  i  boi.  dico- 
no Vèir,  dicono  anche  Vèira,  e  ciò 
fanno  quando  è  preso  avverbial- 
mente. —  L'  évéira.  —  È  vero.  — 
A  ne  m'  par  véira.  —  Non  mi  par 
vero.  —  Da  véira.  —  In  vero.  Nel 
vero.  Di  vero.  Da  vero.  Davvero  e 
Daddovero.  Per  vero.  —  N*  è  véira? 
Non  è  vero?  N'  é  verol  —  Avvera- 
re. Affermar  per  vero.  Avverare. 
Accertarsi.  Chiarirsi.— Dagli  scrit- 
tori moderni  si  prende  Avverarsi, 
per  Verificarsi.  Mostrarsi  vero. 
ÈIRA ,  n.  f.  Ghiera.  Viera.  n.  f.  Cer- 
chietto di  metallo  che  si  mette  in- 
torno air  estremità ,  o  alla  bocca 
d'  alcuni  strumenti  di  legno .  ac- 
ciocché non  s'  aprano  o  fendano. 
ELOCIMANO.  Termine    con  col  si 
eh  lama  una  macchina  di  legno  fat- 
ta a  foggia  di  seggiola ,  di  cavallo 
o  simile,  con  ruota  sotto  in  perno, 
che  viene  mossa  da  chi  sopra  vi 
stia  a  cavallo,  mediante  due  manu- 
bri velocissimamente,  onde  pro- 
gredire, come  se  fosse  tirata  da.  a- 
nimali.  E  siccome  dicesi  Quadru' 


fico  piccolo  tutto  di  color  verde 

cupo. 
'VERDUN  CAVRINZOL.  n.  m.  Verdone. 

Augello. 
VERGHÉTTA.  n.  f.  Cerchiettino  d'oro 

da  portare  in  dito.  Anello  senza 

gemma.  —  Verghétta  da  spousa. 

—  Anello  matrimoniale.  —  Verga, 
vale  Bacchetta  ;  e  Verghétta ,  Bac- 
chettina. 

VERGNA.n.  f.  Chiasso,  Romore,  n. 
m.  V.  Armòur, 

•VERITÀ.  V.  Vèir. 

VERNIA.  VERONA.  VERGNAZZA.  Lo 
stesso  che  Baccan.  Y.  Armòur. 

•VÉRR.n.  m.  Verro.  Porco  non  ca- 
strato. 

VERS ,  n.  m.  Verso  di  un  sonetto.  — 
Verso.  Riga  di  scrittura.  —  Verso, 
Modo ,  Via.  —  Verso.  Banda ,  Parte. 

—  E  Verso  per  canto,  o  Grido  de- 
gli uccelli. 

VERSPAR.  Vespaio.  —  Dsdar  un  ver- 
spar..—'  Stuzzicare  il  vespaio,  i 
calabroni,  il  can  che  dorme,  il  for- 
micaio ,  le  pecchie ,  il  naso  dell'or- 
so  quando  fuma.  Irritare  chi  ti  può 
nuocere,  o  chi  è  adirato. 


VES 


688 


VGN 


VERTÈINZA.  Lite.  Quislione.  Contro- 
veritia.  Contesa.  Causa. 

•VERTEZEN  ,  n.  f.  Vertigine,  n.  f.  ù> 
pogiro,  n.  m. 

•VESSER.n.  f.  plur.  Vìscere,  e  Fì- 
«ce?i*. 

VÉSSÓLA.  Vìsciota,  frutto.  SorU  di 
ciriegia.  —  Ciriegio  visciolo»  diras- 
sì  air  albero. 

VESTA,  n.  f.  (coir  É  chiusa).  Vista. 
Veduta,  n.  f.  Vedere,  d. m. — Aoèir 
la  vesta  curta.  -^  Esser  miopt. 
Cosi  lo  stato  della  vista  di  clii  è 
miope  dicesi  Miopia.  —  Avèir  la 
vesta  lunga.  Vèdri  da  luntan.  — 
Esser  prèsbita.  Presbiopia.  —  Far 
vesta. —  Far  vista  e  Far  viste.  Far 
veduta.  Fingere.  —  D'  vesta.  —  Di 
veduta,  posto  avverbialm.  —  Ve- 
sta per  Pensiero.  V.  Veder  sust.  — 
Ambliotia,  V.  gr.  Oscuramento,  ed 
indebolimento  della  vista. — Amau- 
rosi.  La  diminuzione,  e  la  perdita 
totale  della  vista.  —  Aoresìa.  Fa- 
coltà di  non  essere  veduto.  —  Di- 
plopia. É  un  vizio  della  vista  per 
cui  le  cose  semplici  si  vedono  una 
o  più  volte  raddoppiate.  —  Discro- 
psia.  Vizio  della  vista,  per  cui  chi 
d'  è  affetto  non  può  distinguere  i 
colori  l'uno  dall'  altro. —  Disopia. 
Vizio  della  vista  che  consiste  in 
non  poter  vedere  gli  oggetti  di- 
stintamente se  non  ad  una  certa 
distanza ,  ed  in  certa  posizione.  — 
Diltiopsia.  Vizio  dell' occhio,  per 
cui  r  infermo  vede  ombre  ramose , 
simili  a  sottil  reiicina.  o  a  tela  di 
ragno.  —  Ematopia,  Spandimento 
di  sangue  nel  glòbo  dell'  occhio. 
—  Ematopsia.  Vizio  della  vista  , 
per  cui  si  vedono  tutti  gli  oggetti 
rossi,  o  color  di  sangue.  —  Emera- 
lopia. Vizio  della  vista ,  per  cui  si 
vede  bene  di  giorno .  ma  crepusco- 
lare. —  Nittalopia.  Quando  si  vede 
assai  bene  la  sera  e  la  notte ,  e  po- 
co 0  nulla  il  giorno.  —  Ossiopia. 
Acutezza  di  vista.  Che  vede  egual- 
mente bene  il  giorno,  e  la  notte. 
VÉSTA  (coir  É  apertissima),  e  piii 


comunem.  VSTEINA ,  o.  f.  Veste  t 
Vesta,  u.  f.  Abito.  Vestito,  d.  m. — 
Vésta  longa  da  prit.  —  altana.— 
Vésta  recca,  —  Veste  agiata ,  dwi- 
ziosa,  vantaggiala.  —  Vésta  stret- 
ta. —  Veste  strozzata.  —  Vsleim 
dal  fésl. — '  Veste  donUtàcale.  AOUo 

'  dal  di  delle  feste. 

VESTIZIÓN.  Vestizione.  V  atto  e  ia 
cerimonia  di  vestire  le  mooarbe. 

—  U  vestire  una  Madonna ,  un  ^ti- 
to ,  cioè  il  mettergli  gli  abiti  per 
decorazione  nel  tempo  dell'  adora- 
zione ,  direbbesi  Vestitura  delU 
Madonna,  ec. 

VETA  (come  in  ispagnuolo  Veto),  ^i- 
ta.  ^'  Far  la  oeta  dèi  beat  porc. 

—  Fare  una  vita  sbracala.  —  F>if 
una  vela  da  facchein.  —  Affacchi- 
nare. Facchineggiàre.  —  Oà  cetn! 

—  Che  gusto l  —  Vela,  per  S  hri- 
na.  —  Schiena.  —  Vita  si  preude 
per  Persona .  e  anche  per  Slaiura. 
Star  sulla  vita ,  vale  Fermarsi  io 
piedi  e  stare  colla  persona  diriiia . 
e  la  testa  alta.  —  Un  abitein  fini 
alla  vela.  —  Abito  attillato.  —  !'• 
/a  e  Taglio  di  t7i7a.  dicesi  Qoella 
parte  del  corpo,  eh'  è  sopra  i  fian- 
chi sino  alle  spaile.  Vita  fine,  yen- 
tile ,  svelta. 

•VÉTTA  .  n.  f.  Vetta.  Cima.  Sommila. 

n.  f.  Culmine.  Vèrtice,  n.  m. 
VEZ,  b.  f.  (Come  lo  spagnuolo  Vr:. 

Vece,  n.  f.  —  In  vez ,  In  pè.  —  |'* 

vece,o  a  vece,  in  nome.  Io  cambio. 

lu  luogo.  —  Far  et  vez  d'un  atttr. 

—  Far  le  veci.  Prendere  o  Teiuft 
la  vece,  o  le  veci  altrui. 

VEZl,  n.  m.  Vizio,  n.  m.  —  Vezi.  n. 
m.  pi.  (dal  lat.  Vida  pisiformis 
-^Lero,  n.  m.  Sorta  di  legume .  ci- 
mile al  Moco  quanto  al  seme,  ealii 
lente  quanto  alla  pianta;  e  si  chu- 
ma  anche  Vèggiolo.  Moco  saloaticu. 
Òrobo.  Eroo.  Rubiglia ,  io  airoiii 
luoghi  Capogirlo. 

VGNIR,  ▼.  Venire,  v. -^  Una  coiH 
eh'  (azza  vgnir  la  fam .  la  sòa», 
la  sèid,  ec. — ConciUare  ta  famt  ' 
sonno,  la  sete,  ec.  dicesi  dei  ^ 


VID 


589 


VIN 


chiamare  o  ludurre  la  fame,  ec. 
—  Vynir  m  al  zib.  V.  Si*. 
AL  Di  GIARDEIN.V.  Cavdagna. 
lAZZAZZ.  V.  e  dici  Diazzazz. 
ID.  Vite.  Piaiila  di  cui  il  fruito  è  VU- 
va.  —  Diversi  nomi  si  applicano  a 
questa  pianta,  che  sono  pure  quel- 
li del  suo  fruito,  i  quali  variano  al 
variar  de'  luoghi.  Maloagia.  San- 
gioveio.  Moscato  o  Moicalello.  Agre^ 
8  lo.   Zibibbo^  ec.  ec.  —  Ufia  vid; 
un  pé  d'  vid.  —  Un  vitigno  di  al- 
òana,  di  $an  gioveto,  ec.  cioè*  una 
Pian  la  di  della  vile.  —  Vid  d'  per- 
gola. —  Vite  pergolana.  —  Vid  eh* 
s'  lassa  andar  su  pr  i  alber.  • — 
Vite     arbustina.    Cappellaccio    si 
chiama  1'  Albero  che  la  riceve.  — 
ArOustiva.  Vile  sostenuta  da  un  aU 
bere  grande. —  Arbuscelli.  Vili  sos- 
lenule  da  alberi  piccoli.  —  Vid  a 
scala.  —  Vite  a  poggio ,  si  dicono 
le  viti,  quando  sono  pianiate  in 
filari  sovrapposti  V  uno  all'  altro 
ÌQ  allretlanie  ripe  falle  a  scalèa 
nel  dorso  d'  un  colle.  —  Vidpeina 
d'  graspoi.  —   Vite  racemosa.  — 
Co  dia  vid.  —  Tralcio  o  Pàlmite. 
Ramo  di  vite  verde.  Sermento  o 
Sarmento.  Ramo  secco,  ma  si  dice 
anche  per  Tralcio.  —  Capo  è  Quel 
mozzicone  di  tralcio  lasciato  dal 
potatore  alle  vili  ,  per  lo  quale 
hanno  a  far  nuova  messa.  —  Saèp' 
polo,  o  Saèttolo.  Tralcio  che  nasce 
sui  gambale  della  vile.  — •  Tralcio 
pampinario,  che  nasce  intorno  al 
duro,  oin  sommo  della  vile,  e  fa 
poco  frullo.  —  Femminella.  Rami- 
cello  che  nasce  dal  fusto  vecchio 
della  vite.  —  Viiicella,  dim.  di  Vi- 
te. —  Vile,  e  con  altro  nome  Chiòc- 
ciola^ 0  Còclea,  è  una  Spezie  di 
chiodo  fatto  a  spirale  adoperalo 
nelle  arti.  Màstio  è  Quello  che  en- 
tra nella  Madrevite. 
VID  ALBA,  n.  f.  Vitalba,  n.  f.  Clemàti- 
de. —  Vidalba.  —  Vite  del-  Cana- 
da. Pianta  americana  scadente,  che 
si  coltiva  per  coprir  muraglie,  e 
pergole  nei  giardini. 


'VlDAREIN.n. m.  VerzelUno.  Canari- 
no spurio.  Augello. 

VIUÉLL.  V.  00. 

VIDIMAR.  Termine  di  nuovo  Oso.  Vi- 
dimare dicesi  Quando  una  magi- 
stratura, veduto  un  documento  o 
carta  pubblica ,  v' appohe  la  pro- 
pria Arma  colla  parola  Visto  in  se- 
guo d'  approvazione.  Quindi  Vidi" 
mazione.  Vidimato  e  Vidimare 
slaiino  in  luogo  di  Autenticare. 
Legalizzare.  Convalidare,  Valida- 
re   ec. 

ViDÒUR.  F<7ome.  Vitigno;  e  Vitigni 
plur.  Quantità  di  viti.  —  A  vidòur, 
Avoidà.  —  Vignato,  agg. 

VIGNÉTTA.  Vignetta.  Piccola  vigna. 
—  Vignétta  (dal  fr.  Vignette).  Nome 
generico  che  si  dà  ai  rametti  che 
si  sogliono  mettere  per  ornamento 
ne'  libri  stampali.  Posti  iii  princi- 
pio di  pagina  chiamansi  Capopagi' 
ne.  ìli  fine  Finali.  D'  attorno  Fregi. 

VIGÓGNA,  n.  f.  Vigogna,  n.  f.  Qua- 
drupede della  grandezza  delia  pe- 
cora, originario  del  Perù,  la  cui 
lana  s'  adopera  principalmente  da' 
cappellai.  —  Una  cossa  d'  mézza 
vigógna,  figuratam.  —  Di  mezzana 
qualità.  Di  mezzo  gusto. 

V  IN  A  DELL,  n.  m.  Vinuccio.  Vinùcolo. 
Vino  debole.  Vin  piccino. 

VINAZZOL  e  GRAMUSTEIN ,  n.  m.  Vi- 
nacciuolo. Semente  della  vite,  che 
trovasi  entro  il  granello  dell'  uva. 

VINCARA,  n.  f.  Vincheto,  n.  m.  Vin- 
caia .  n.  f. 

VINÈSSA,  n.  f.  Vinaccio,  n.  m.  peg»- 
gior.  di  vino. 

VINTA.  SBRUFF  D' VÉINT.  Soffio.  Buf- 
fo. Soffio  non  continualo,  ma  sorto 
a  un  trailo.  Colpo  di  vento. 

VINTAROLA,  n.  f.  Vèntola.  Bostli,  n. 
f.  Paramosche,  n.  m. —  Vintaro- 
la,  figurai.  Vèntola,  figurai.  Ver- 
salile.  Volùbile. —  Èsser  mess  in-t- 
el  vintarol.  —  Andar  su  le  roste. 
Andar  in  canzona.  —  Rostaio.  Co- 
lui che  vende  te  roste. 

•VINTRÓN.  n.  m.  Gran  ventre.  Uomo 
di  grosso  ventre. 


via 


590 


VNA 


VINTURA.REFFA.  V.  Lo«. 

VINZGl,  D.  m.  plur.  Ramascelli  con 
foglie  verdi  per  lo  più  di  quercia  , 
che  servono  di  cibo  alle  pecore 
neir  inverno.  -^  Vinci(jlio,  signi- 
fica Legame.  Vincigli  sono  ciò  che 
i  bolognesi  chiamano  SlruppL  V. 
StriippélL 

VIOL\.  n.  f.  Viola  e  Viuòla,  n.  f. 
Pianta  e  fiore  di  varie  spezie.  — 
Violacciocca  rossa.  Viola  rossa. 
Violabianca.  Violacciocca  bianca. 
— Si  chiamano  anche  Quarantan*. 
—  Quarantane,  perchè  in  quaran- 
ta giorni  fioriscono.  —  Violaccioc- 
cfie  gialle.  —  Viola  zoppa.  —  Vio- 
la màmtnolao  Màmmola,  e  in  dim. 
Mammoletta.  —  Ciappar  el  viol, 
figurai. — Scappare.  Fuggire. — Dar 
el  viol.  —  Cacciar  via  alcuno.  — 
Andar  a  viola.  —  Andare  a  secon- 
da. —  Vgnir  a  viola.  —  Venire  in 
abbondanza.  —  Viola.  Strumento 
musicale.  Spezie  di  violino,  ma  più 
grande.  11  Boccaccio  disse  Vivola  e 
Uiouola;  ora  non  sarebbe  da  imi- 
tare.     * 

•VISIRA.  n.f.  Visiera. 

VISTÓUS,ÓUSA,add.  Considerabile. 
Notàbile.  Osservàbile.  Rilevante. 
Significante.  —  /  mobili  di  quella 
casa  ascendono  ad  una  somma  si- 
gnificante. —  Vistoso,  agg.  Vale 
Appariscente.  Bello.  Avvenente. 

'VlTALEZZl ,  n  m.  Vitalizio.  Sorte  di 
contralto  a  vita  durante. 

VIVAGN,  n.  m.  Orlo.  Lembo.  V  estre- 
mità de'  iati  della  tela,  del  panno. 
Alcuni  hanno  dello  anche  Bandi- 
nella; e  in  qualche  autore  antico 
trovasi  Vivagno. 

VIVER.  CAMPAR  v.  Vivere.  Campare . 
v.  —  Viver  da  sgnòur.  —  Vivere 
splendidamente.-^  Viver  alla  gior- 
nata. —  Vivere  di  per  di.  —  Viver 
d' limosna.  —  Viver  d' accatto.  Vi- 
ver di  limosina.  —  Viver  dèi  so.  — 
Viver  del  suo. 

VIULÈIN,  n.  m.  Violino,  n.  m.  Stru- 
mento musicale.  — >  Minl^fiaio.  Co- 
lui che  fa  le  corde  da  violino.  — 


Cordiera.  Striscia  di  legno  o  d' t- 
vorio  oeir  estremità  del  manico,  so 
cui  posano  le  corde. 

'VIULUNZÈLL.  n.  m.  Violoncello. 

VIZEVERSa.  Maniera  latina  manteDOU 
in  uso  ;  e  vale  Per  lo  contrario.  In- 
versamente. All'  opposto.  Al  con- 
trario. Per  converso. 

VLÈIR.  V.  Volere,  v.  In  boi.  il  Terbo 
Vlèir  riceve  tanto  l' ausiliare  icéir. 
quanto  é^ser. — A-i  ho  vlù  dir  la  mi 
rasòn.  —  Ho  voluto  dir  la  mia  ra- 
gione. —  A  sòn  vlù  andar  a  lètta 
dis  òur.  —  Ho  voluto  cortcartni  a 
dieci  ore.  Tuttavia  anche  io  iul. 
trovansi  esempi  del  verbo  Volere 
coir  ausiliare  Essere.  Nella  preia* 
zione  della  Crusca  Ma  siamo  voluti 
andare  guardinghi,  ec.  Un  altro 
esempio  lo  sono  stato  voluto  avve- 
lenare. —  Disvolere,  è  il  contrario. 
Non  voler  più. 

VLÈTTA .  n.  f.  VeUtto,n.  m.  Peno  di 
velo  che  le  donne  portano  sul  capo 
pendente  davanti  il  viso.  Salttro, 
n.  m.  Velo  che  portano  io  capo  le 
monache. 

VLIRA,  n.  f.  Umerale,  n.  m.  Velo  che 
talvolta  ha  raggi ,  o  sfera  ,  con 
grembialini  e  fiocco,  che  si  mette 
in  sulle  spalle  del  sacerdote  per 
dar  la  benedizione. 

VLUCC,  n.  m.  Vilucchio.  Viticehio,  n. 
m.  Que'fili  delle  viti,  o  d'altre 
piante  scandenti  co'  quali  s'  aiuc* 
cano  attortigliandosi  a  ciò ,  che  lo- 
ro capila.  —  Vlùcc'. —  Conoòtoulo. 
Vilucchio.  Pianta  comune  nelle 
campagne  che  fa  i  fiori  campanifor- 
mi bianchi,  e  s'  arrampica  alle  al- 
tre piante. 

VLUD,  n.  ro.  Velluto,  n.  m.  Drappo  di 
seta,  0  di  bambagia,  col  pelo. 

VLUDÀ.  Vellutato.  Tessuto  a  foggia  di 
velluto.  —  Pianta,  Foia  vludd.^\a 
boi.  dicesi  Pianta  tomentosa. 

VLUOEIN ,  h.  m.  Amaranto  vellutato. 
Fior  velluto.  FiorveUuio.  Dello  dai    , 
botanici  Amaranlhus  cntentus. 

VNARS'  AL  PÉTT.  Uscir  spontaneo,  o 
Muoversi,  dicesi  del  Latte,  che  per 


VOM 


69t 


vou 


sopra bbondanza.  specialmente  nel* 
le  donne  puerpere,  esce  dalle  mam- 
melle, benché  non  ispreioulo. 
>1A,  n.  VogUa,  n.  f.  Detiderio,  n. 
in.  ^—  Una  gran  voia,  —  Brama, 

—  Voia  ètracca.  —  Voglia  leggie- 
ra ,  intuita f  vana.  —  Mandar  vi 
la  voia.  Spazzare'  la  bocca.  V.  Boc- 
ca. —  Voia.  —  Macchia.  Voglia. 
Macchia  impressa  nel  corpo  tenero 
del  tiglio.  —  L'  ha  una  ooia  d'ovin 
nèightt  in^t-al  muslazz.  —  Ha  una 
voglia  di  vino  nero  in  »ul  viso.  — 
Far  la  voia.  —  Spirare.  Vslulare. 
Fermarsi  a  guardare  alcuna  cosa 
con  vivo  desiderio  di  conseguirla. 

—  Quèll  lusòU  in  fa  la  voia.  ^- 
Quel  fanciullo  spira. 

OLT.  n.  m.  e  VOLTA,  d.  f.  Volta,  n. 
f.  Volterrana.  VoUa  reale.  Volta  di 
fnalloni  in  coltello,  ec*  -^  Una 
stanza  in  volt.  —  Una  camera  a 
volta.  —  Una  volta  a  bòli.  —  Una 
volta  a  botte.  —  V  impduzzadwxk 
d*  una  valla.  —  //  peduccio  di  una 
volta.  —  Et  fass  del  volt.  —  Ghiere 
delle  volte.  —  Fati  a  volta.  —  Fat- 
to a  volta  ,  ed  anche  Concamerato. 

mLTA,  n.  f.  Volta,  Fiata,  n.  f.  Una 
volta,  due  volle,  ec.  —  Grand. dòu 
volt  tant;  doppi.  —  Doppio.  Duplo. 
—  Triplo.  Quàdruplo.  Quintuplo. 
Sèstuplo,  òttuplo  è  voce  d'  uso.  — 
ì^ònuplo. —  Dècuplo.—-  Triplicato. 
Quadruplicato,  ec.  Tre,  Quattro 
vuJte  maggiore. 

VOMITOKI,  n.  m.  (dal  lat.  Vomito- 
rius).  Vomilatorio ,  n.  m,  e  con  vo- 
ce gr.  Emètico,  n.  m.  Medicamento 
che  fa  vomitare.  —  Vomilorio.  Vo- 
ce dell'  uso.  —  Vomitivo.  Onde  tre 
voci  di  lingua  vi  hanno  Fornicaro- 
no, Vomtitvo,  ed  Emètico.  È  stato 
usalo  anche  Fornica  sust.  fem.  per 
Etnèlico,  m^  iu.  lo  lascierei  agli 
aatichi ,  e  cosi  Vomichèvole.  —  Vò- 
mico, non  s'  usa  che  per  aggiunto 
ad  una  specie  di  iVoce.  chiamata 
Vomica;  negli  altri  casi  si  dirà  Vo- 
mitivo.'^ Antiemètico  0  A  ntemèlico. 
Rimedio  contro  il  vomito  eccessivo. 


VOSTER,  STRA  (dal  lat.  ant.  Voster). 
Vostro,  Ko#lra«agg.  Prouome  pos- 
sessivo di  Voi.  —  Al  voster.  —  Il 
vostro.  Il  vostro  avere.  I  vostri  be- 
ni. —  /  vuster.  —  /  vostri  Parenti 
0  Congiunti,  ma  per  lo  piU  Vaslro 
padre  e  Vomirà  madre.  —  Sii?'  sld 
a  tmvar  i  vuster?  —  Siete  stalo  a 
ritrovare  i  vostri  genitori? 

VÓUl),  n.  m.  Voio,  n.  m.  (coll'o  slrel- 
lu).  —  Hoto  è  voce  corrolia  degli 
antichi.—  Vòwd.—  Volo.  Dichiara- 
zione della  propria  opinione  o  in 
voce ,  o  per  mezzo  di  l'ave,  o  d'  al- 
tri segni. 

VÓULP,n.  f.  Volpe,  n.  (.—Farla 
vòulp.  V.  Fia  mia, 

VÓUS.  n.  f.  (  dal  lat.  Vox).  Voce,  n.  f. 

—  Vòus  strillèinta.  —  Voce  slridu- 
'  la.  —  Sutlila.  —  Voce  sottile,  de» 

bole,  ùmile.  —  Grossa,  da  om,  — 
Maschile,  quadrata. —  Bona  o  cat- 
tiva. —  Bella  voce.  Cattiva  o  In- 
grata voce.  —  Buona  o  Cattiva  vo- 
ce, vale  Concello,  0  Pubblica  opi- 
nione. —  Voce  granita.  8'  intende 
per  quella  che  ha  forza,  ed  è  lim- 
pida. —  Vòus  falla.  —  Matura, 
Ben  formata.  —  Arzinteina.  —  Ar- 
gentina. —  Forla.  —  Piena,  forte, 
gagliarda ,  sonora.  —  Pzneina.  — 
Voce  sommessa ,  rimessa ,  débile  , 
bassa,  lànguida,  ùmile,  sottile. 

—  Siine.  — ■  Voce  fioca,  afilocala  , 
affinila.  —  Arragaié.  —  Voce  bas- 
sa ,  rauca.  —  D*  canna  féssa.  — 
Di  cornacchia.  Voce  smoderala,  od 
ingrata.  —  Avèir  la  vòus  fèssa.  — 
Aver  la  voce  chioccia.  Crocchiare, 

—  Avèir  un  bòn  melali  d' vòus.  — 
Aver  un  buon  metallo  di  voce.  Vo- 
ce chiara,  granita ,  alta ,  sonora. 

—  Mézzavòus.  Dicesi  di  Colui  che 
non  ha  la  voce  chiara  e  sonora ,  ma 
sembra,  per  cosi  dire,  appannala  , 
siccome  si  dice  Mczzabarba,  Mez- 
zatinta,\o  adoprerei  per  analogia 
la  parola  Mezzavoce.  —  Vòus  d' pò- 
poi,  vòus  d'  Iddio  (dal  lat.  Voxpo- 
puli,  vox  Dei).'—Voce  dei  popolo,  vo- 
ce del  Signore.  —  A  vòus.  —  Vocal- 


VST 


592 


VOG 


mente.  A  voce.  In  voae.  Verbalmen- 
te. A  bocca.  —  Dar  in-t-la  vòus.  — 
Dar  su  la  voce ,  o  in  su  la  voce.  — 
Tàtt  d*  una  vòus,  iati  d'  aacord. 

—  A  voce.  A  viva  voce.  Ad  una  vo- 
ce. Vale  Untiameiiie ,  per  Acclama- 
zione.  —  Dar  una  vòus  a  un,  vale 
Chiamarlo.  Vociare  alcuno.  —  Ad 
alla  voce.  A  gran  voce.  A  tutta  vo- 
ce. Forte,  avv.  Che  anche  in  boi. 
di  cesi  Fort.  —  Avèir  la  vòus  in 
canteina.  —  Affiocare.  Affiochire. 

—  Córrer  la  vòus.  —  Andar  voce. 
A  ndar  grido.  Exser  fama.  —  Vòus 
in-t-al  zug.  —  Posta.  Quello  che  si 
iiielte  nel  banco  o  in  una  giocata. 

—  Salvar,  o  Salvars'  la  vòus  in-l- 
al  zug.  —  Fare  a  salva ,  o  a  sal- 
vare. 

VRÉSPA.  Vespa.  Insello  volaiile  simi- 
le alia  pecchia.  —  Vespone,n.  m. 
accr.  —  Vespina.  Vcsprlta,  dim. 

VSSIGA.  Vescica,  n.  f.  Vaso  membra- 
noso che  serve  a  riceltacolo  del- 
l' orina.  —  In  generale  sono  anche 
le  altre  membrane  turgide,  ricetta- 
colo d'  aria,  o  di  altro  umor  liqui- 
do. Vesciche  di  pesci ,  che  si  dicon 
ìiatatoie.  Vescica  cagionata  da  col- 
tura ,  ec.  —  Cistifèllea.  Vescica  del 
fiele.  —  Mìiar  la  vssiga  per  la 
zènder.  —  Darsi  gì'  impacci  del 
Bosso. 

VSSIGANT,  n.  m.  Ves'icatorio ,  n.  m. 
Fuoco  morto.  —  Metlr  i  vssigant. 

—  Attaccare  i  vescicatòri. 
VSSIGATA.  Leggerezza.  Cosa  piena  di 

vento,  come  vescica. 

VSSIGON  CH'  VEINEN  Al  CAVALL.  dal 
fr.  Vessigons.  Formella.  Malore  che 
viene  alle  pastoie  de'  cavalli. 

VSTEINA.  \.  Vésta. 

VSTIARI,  n.  nj.  Vestiti.  Veslimenli. 
n.  m.  e  Vestimenta ,  plur.  f.  Arredi 
da  donne,  e  da  uomini..  Vesti.l  Giu- 
reconsulti usano  ancora  Indumen- 
ti: p.  e.  Alimenti  ed  Indumenti.  — 
Arredi  sacri,  o  della  sagrestia,  di- 
consi  quelli  che  servono  ai  Sacer- 
doti per  le  funzioni  di  chiesa.  — - 
Vestiario,  n.  m.  è  voce  dell*  U80«  e 


▼ale  II  laogo  dove  si  serbano  le  vt 
sti  de*  Religiosi  claustrali,  ed  w 
che  le  spese  che  fanno  i  Keligiusì 
per  gli  abiti.—  Vestiario  osalo  ad- 
^  dietti  va  mente.  Materia  vesliam. 
V.  Vestiziòn. 

VI).  Voi.  Plurale  del  prooome  Ttf,  di- 
venuto ^oi  siugolare  per  1'  uso.- 
S*^  è  detto  anche  Va',  per  Voi -H 
terzo  e  il  quarto  caso  di  qoesio 
pronome  Voi  si  esprime  ancora  con 
Vi  in  italiano  e  in  bolognese,  cam- 
biato alle  volte  in  Feperdolcezudi 
pronunzia ,  e  per  lo  più  iu  i"  apo- 
strofalo. —  -4  n'  ve  stag  a  dir.  - 
JVow  vi  sto  a  dire.  —  A  v'vtti- 
Vi  vidi.  —  A  u'  i  farò  veder.  -  'f 
li  farò  vedere.  —  Fao'  scrictr.  - 
F(]Ltevi  scrivere.  —  Vù  n'«cpi?B<^^' 
eh'  a  v'  dsadi.  —  Voi  non  tapdi 
quel  cheM  diciate.  —  Vm  co«w 
eh'  s'  fa  dar  dèi  vù.  —  Cota  cam- 
sima.  Di  varo  prezzo. 

VUD,  add.  Voto,  agg.  (col  primo oi; 
.perto.  —  Un  appartaìiièint  à  ? 
arstd  vud.  —  Appartamento  ¥' 
qionato. 

VUDÀM,  n.  m.  Voto,  n.  m.  (colpnnio 
0  aperto).  —  Ma  la  voce  di  diaieU') 
s'  usa  solamente  in  questo  deHai*^ 
per  ischerzo:  Éwer  pein  d' cw*?'* 
—  Essere  affatto  voto.  —  »Wfl/J. 
coll'ó  apertissima,  è  la  sfwn^ 
persona  plurale  del  pres-ddHo- 
dicativo  del  verbo  Vudar  col  pw 
nome  m\  che  vale  VotaUtni. 

VUDAR,  V.  Votare.  —  Vudar  i  P«/w- 
ster.  —  Sventrare  i  poUi  -  J"* 
dars'  al  stòmg.  V.  Slòtng.  -  \w^^ 
pian  pian  una  boccia  dooi*'"»" 
robba  eh'  ava  dèi  fònd.  -  l'f^'^''' 
tare.  Travasare  da  un  vaso  in  J" 
altro  leggermente  i  liquori ,  siff*' 
la  feccia  non  si  confonda  col  e*»"' 
rificato.  —  Vuotare  non  si  diw 
come  non  si  trova  alcuna  voce  Ji 
esso  verbo,  che  abbia  guesio  o»'- 
tongo  uo;  e  tanto  si  dice  Ed^^^'" 
ta,  per  Egli  leva  fuori,  qoanioK 
Dà  il  suo  voto. 

IVUGAR,  V    Marinare,  v.  Atiere^ 


X 


593 


X 


certo  cruccio  per  cosa  che  ci  dis- 
piaccia. 

ULÀ,  o.  r.  Voiaia,  n.  f.  —  Volaia  d' 
un  avvoUaio ,  d'un  colombo,  — 
Volata  di  un  cantore,  d' una  can^ 
tatrice.  —  Vula  tfi-(-o(  tug  dèi  bai- 
tòrt.  —  Caeda.  —  Far  una  vula.  — 
fare  una  caccia, 

ULADGA.  Volàtica.  Serpigine:  Èm- 
peliggine:  Asprezza  della  cute  ca- 
gionata da  bollicioe  secche. 
UUNTEIN.  Votante.  Arnese  di  figura 
emisferica,  rigirato  con  penne  nel- 
la parte  superiore  piana ,  il  quale 
ballesi  e  ribattesi  con  pale  o  con 
racchette,  come  si  fa  nel  giuoco 
della  palla. 

ULATIZA,  n.  f.  Friscello  e  Fuscello» 
D.  m.  Fior  di  farina  finissimo,  che 
vola  su'  i  contorni  nel  macinare. 
VULGAR,  n.  m.  Volgare.  Linguaggio 
vivo.  —  Vulgar,  add.  —  Volgare. 
Comunale,  agg. 
ULPÒN  V.  Fia  mia. 
ULTA.  n.  f.  Voltala,  n.  f.  —  Vulld 
d' bu.  —  Voltala  di  carro. 
'ULTADURA ,  n.  f  Girare,  n.  m. — 
La  vulladura  del  foi.  Da',  pittori , 


scultori ,  ed  altri  artisti  dicesi  la 
Piegatura  in  giro  di  alcuni  orna- 
menti ad  imitazione  del  naturale. 

—  Il  girare  delle  foglie.  U  girar 
delle  pieghe  molto  bello. 

VULTAR,v.  Voltare.  Vòlgere.  Rivòl- 
gere, Y.  ed  anche  Vòlvere,  che  é  piìi 
del  verso.  Tòrcere.  —  Vultar^  in- 
lòum  a  cvéll.  Arouiar,  -p  Avvòlge' 
re.  Avvoltata.  —  /titm/toV  cvéll  in- 
t-una  carta,  ec.  —  Invòlgere.  — 
Svolgere.  Svoltare:  e  Svòlvere  voce 
poetica,  contrario  di  Avvòlgere  e  di 
Avvoltare.  -^  Vultar  d*  sòfta  in  su. 

—  Travoltare. ^  Travòlgere  e  Tia- 
vòlvere.  Capovòlgere,  Capovoltare. 
Sconvòlgere.  -—  Tamar  a  vuUur, 

—  BivoUare.  Bivòlgere. 
VULTAREINA,n.  f.  Guindolatrice ,  n. 

f.  Colei  che  aggutndola  la  seta  sul- 
l'aspo,  a  mano  a  mano  che  vien 
tratta  da' bozzoli. 

VULTEIN ,  n.  m.  Vollicciuola.  Piccola 
volta. 

•VURAGEN ,  n.  f.  Voràgine. 

•VUSA .  n.  f.  Vociata.  Bociala.  Chia- 
mata. Grido  per  chiamare  qual- 
cuno. 


X 


X 


%  n.  f.  Lettera  che  non  è  dell'  al- 
fabeto italiano ,  e  tanto  meno  del 
bolognese,  tuttavìa,  dovendola  no- 
ininare,  in  bolognese  dicesi  Ègna, 


n.  f.  e  in  italiano  icchese,  n.  m.  » 
L'  X  entra  fra  l  numeri  romani  e 
vale  dìcesi.  —  x-  DiecUnila  che  si 
scrive  anche  ceiDO. 


70 


Z4 


694 


ZAC 


z 


z 


!•  ZETApD.  f.  Zela,  n.  f.  (e  non 
Zito ,  cooie  molli  sogliono  dire). 
Lellera  consonarne  deli'  alfabeto. 

—  I  bolognesi  adoperano  ia  Z  nella 
maggior  parte  di  quelle  voci  deri- 
vate dall'  italiano ,  n^lle  quali  tro- 
vasi pure  la  Z.  La  pronunzia  però 
di  essa  lettera  non  è  quella  de'  To- 
scani ,  ma  bensì  un  mezzo  fra  que- 
sta, e  T  S  dolce  de'  francesi,  lo  fao 
esteso  in  oltre  1'  uso  della  Z  anche 
a  quelle  voci ,  che  gli  scrittori  an- 
tichi ,  e  moderni  di  dialetto  t)olo- 
guese  sono  stati  soliti  di  scrivere  C. 
Quando  chiamo  dolce  o  aspra  la  Z, 
mi  conformo  all'  intelligenza  co- 
mune dei  boi.,  presso  cui  la  dol- 
cezza tanto  della  Z ,  che  deli'  S  , 
è  il  contrario  di  ciò  che  sti- 
mano toscani  e  grammatici.  — 
Pezz.  —  Pizzo,  —  Lezz.  —  Lic- 
cio. —  Pézz.  —  Pezzo.  —  Lèz.  — 
Legge  {la).  —  Piz.  —  Peggio.  — 
Uz. —  {ÉjH  legge).  —  Pizz.  — 
Pezzi.  —  Quest'  equìvoco  nasce 
spessissimo  per  dovere  adoperar 
nel  dialetto  la  lettera  Z  tanto  inve- 
ce del  G,  quanto  per  la  stessa  Z,  ed 
anche  per  G.chè  non  sì  può  fare 
altrimenti.  —  Z' vale  Ci,  o  A   noi. 

—  A  z'vol.  —  Ci  vuole.  —  A  z'tru- 
varèin  in  piazza.  —  Noi  ci  ttxwe- 
remo  in  piazza.  —  Vliv'  farz'  ve- 
der? -^  Ci  volete  far  vedere?  — 
la  z'  in  de.  —  Ce  ne  diede.  — 
Avvertirò  che  ,  per  maggior  si- 
curezza di  pronunzia,  ho  notato 
ad  ogni  vocabolo  quando  la  Z  è  dol- 
ce, e  quando  è  aspra. 

ZA  ,  avv.  (Z  aspra)  (dall'  ant.  france- 
se Ja).  Già.  Di  già.  —  Za  eh'.  — ; 
GiMchè ,  Poiché.  —  Za  eh'  a  si 


vgnù:  ed  ancbe  da  alcuni  erronea- 
mente Da  za  ch'asi  vgnù.  —Giac- 
ché siete  venuto.^ —  Za.  —  da, è 
preso  anche  per  Si  nei  rìspoodere 
alle  interrogazioni ,  p.  e.  Siv'  sta  a 
méssa?  risp.  Za,  a  s' inlèful.  — 
Siete  slato  alla  messa?  Già^s'vt- 
tende.  In  questo  caso  equivale  pre- 
cisamente ai  Ja  de'  tedeschi.  —  Z'{ 
mò,  —  Cosi  tosto?  Cosi  prtstfi^ 
presto?  Si  ratio?  —  Za  mo  a  ù  tur- 
nd.  —  Cosi  presto  siete  lonialti' 
Siete  di  già  tornato? 

ZA,  avv.  (Z  dolce)  (dai  fr.  Cà).Qua, 
avv»  —  Za,  lavurein.  -^  Orsù,  Sa 
via,  lavoriamo.  -^  D'  zà,eiftà.o 
Dza  e  dia.  —  Ditfìia  e  di  là.  —  Lì 
più  dia  che  dzà.  —  È  più  morh 
che  vivo.  Dicesi  di  cbi  sia  male  av 
sai.  —  Dzà.  Per  dzà. —  Di  qua.  Per 
di  qttti.  —  Da  du  ann  in  zà.  —  ^ 
due  anni  in  qua.  Da  due  aoni  a 
questa  parte.  Saranno  due  anni." 
Za  mo.  —  Orsù  bene.  Via.  Qua; fe- 
nile qua.  Qua  dunque.  ^^  In  za  e 
in  là. —  Ora  in  questo,  ora  in  qutl 
luogo.  Ognun  vede  che  questi  Di- 
stri dettati  sono  ^li  slessi  dei  fno- 
cesi.  —  L'è  un  za  e  là.  —^  Egli i  uà 
briccone. 

'ZABAIÒN ,  n.  m.  Zavaglione,  ed  an- 
che Zabaglione. 

ZACCÀGiN  (Z  dolce).  Sussi  o  UnUou- 
cello.  —  Zugar  a  zaccagn.  —  r»- 
rare  al  sussi.  Giuoco  fanciulles^) . 
che  si  fa  spesso  nelle  strade  di  eti- 
le da'  cosi  detti  Biricchini,  Melirs- 
do  in  terra  per  ritto  un  pezzo  à 
pietra,  o  mattone  colto,  a  cui  dan- 
no il  nome  di  Zaccagn ,  —  Shsu 
e  ponendovi  sopra  una  moneta  cov 
venula  :  poscia  allontanatosi  ad  iw 
determinata  disianza,  ciascuno, bl 


ZAL 


595 


ZAN 


nito  di  OD  pezzo  di  pietra ,  tira  or- 
ci ina  lamen  le  la  sua   lastra   sopra 
quel  Sussi,  echi  lo  atterra,  ne  fa 
cader  la  moneta  ed  è  piti  vicino  ad 
essa .  la  guadagna. 
CCAGNAR,  V.  (Z  dolce).  Frugare, 
V.  Cercare  con  impazienza.         ^ 
iDA,  n.  f.  (Z  dolce).  Forse  da  Àtia- 
da  o  Astaia,  che.  in  vera  lingua  di- 
cesi Assito,  cioè  Tramezzo  d'  osai. 
0  pure  dal  lat.  Sepee  ,  che  in  boi. 
Uovrebbesi  scrivere  Cèda  pronun- 
ziando al  solito  il  C  alla  francese, 
come  si  trova  scritto  negli  antichi. 
-^  Siepe,  Fratta   n.  f.  Chiudenda  o 
riparo  di  pruni  o  altri  sterpi  che  si 
piantano  in  sui  ciglioni  de'  canapi 
per  chiuderli.  —  Aisrar,  *ciuder 
cùn  dia  zada.  —  Siepare,  Assiepa- 
re. —  Asiuppar  t  bus  in-l'ia  zada. 
—  linprunare  la  siepe,  —  Arpiat- 
(ars'  fra  la  zada,  —  Insieparsi,  — 
Zdòn,  m.  Zilòuna,  f.  -—  Siepone,  n.  m. 
Siepaglia ,  f.  Siepe  grande.  —  Mac- 
chia. Quasi  bosco.  —  Zdèn  per  si- 
milit.  Nuvola  fosca  che  contorna 
y  orizzonte  lontano.  —  Nuvolone. 
AFF.4RAiN.  n.  m.  (Z  aspra)  (dall'  a- 
rabo  Zapheran).  Zafferano.  Stami 
del  fiore  di  una  cipolla  detta  C'roco. 
"-  Zaffaran  in  fil.  —  Croco  in 
fiore. 

AKFRANON.n.  m.  (Z  aspra)  dal  fr. 
Su/ra«on.  Zaffrone,  Cariamo  oflSci- 
naie.  U  Zafferano  bastardo  è  ii  Còl- 
chico autunnale. 

AGMar,  V.  (Z  aspra).  Ciarpare.  Ac- 
ciarpare. Abborracciare  ,  Accia- 
àattare. 

AGMÒN,  n.  m.  (Z  aspra).  Ciarpiere. 
^iarpone.  Acciarpatore,  n.  m.  Co- 
lui che  opera  con  prestezza,  ma 
^enta  veruna  diligenza.  Lo  stesso 
the  Zavatton. 

\^'N,  n.  m.  (Z  aspra).  Voce  che  si  usa 
*«  questo  solo  proverbio:  Fardo 
2ttflf»  e  da  burattein.  —  Far  due 
V^rsonagoi  in  commedia  Forse  da 

,^f^nni,  persona^io  ridicolo. 

J[-OÒN(Zdolce).  V.  Stortt. 

ALL  (Z  aspra  ).  Giallo,  —  Tirar  in-t- 


al  zall,  -— -  Gialleggiare.  — -  Ocra. 
Terra  gialla ,  da  Othros  gr. .  giallo. 
-*  Otràceo.  Epitelo  di  qualunque 
parte  d*  una  pianta  di  color  giallo. 

ZALTHÓN.  D.  m.  (Z  dolce).  Cialtrone. 
Furfante  Gaglioffo.  —  Dar  mèini 
cmod  fa  al  papa  ai  zallron. —  Da' 
re  r  udienza  che  dà  il  Papa  a'  fisr- 
fanti. 

ZALTRUNARt  (Z  dolce).  Furfanteria. 
Azione  da  furfanti. 

'ZAMBATTESTA .  n.  p.  Giovanni  Bat- 
tista. Giambattista. 

ZAMBÉLLA.  n.  f.  (Z  aspra).  Ciriegia 
marchiana.  Sorla  di  ciriegia  molto 
gros.^a. 

'ZAMPA,  n.  f.  (Z dolce).  Zampa.  U 
gamba  e  il  piede  de'  quadrupedi  e 
dei  volatili 

'ZAMPEIN*  n.  m.  (Z  dolce).  Zampino, 
dim.  di  Zampa,  e  fig.  Caì^tteri  mal 
fatti.  Scrittura  brutta. 

ZAMPÉLL  (Z  dolce).  Inciampo,  Intop- 
po. Intrigo.  Pericolo. 

ZAMPÉTT  (Z  dolce).  Zampetto,  ^ 
Zampiti  d'purzèll  —  Ginocchiello. 
Il  ginocchio  del  porco  spiccato  dal- 
l'animale.  —  Zampètt  d' agnéll, 
d'  Uvra.  —  Peduccio.  Tutta  quella 
parte  dal  ginocchio  in  giiidel  mon- 
tone, agnello,  e  capretto,  spiccato 
dall'  animale. 

ZAMPIGAR.  V.  (Z  dolce)  Ciampica- 
re .  V.  Non  trovar  modo  di  cammi- 
nar francamente. 

*ZAMPÒN .  n.  m.  Zampone.  Zampetto. 
Zampino.  Sorte  di  salume. 

ZANA^£IN.  ZAQULEIN.  n.  m.  (Z dol- 
ce). Mala  zeppa.  Mala  sciarda.  Ma- 
la lanuzza.  Persona  trista. 

ZANC.  n.  m.  plur.  (Z  dolce).  Tràm- 
poli, n.  m.  plur.  Due  bastoni  lun- 
ghi, biforcati  nella  parte  superio- 
re, sulla  forcatura  de'  quali  chi  li 
adopera  posa  il  piede,  e  servono 
per  passare  acqua  senza  immollar- 
si. —  Zanca,  n.  f.  dicono  i  boi.  a 
un  simile  bastone,  che  porta  colui , 
al  quale  manca  una  gamba. — altìc- 
cia. 

ZANEIN*.  Q.  m.  (Z  aspra)  Si  dice  in 


ZAN 


&96 


ZAO 


diminutivo  il.  Domf!  di  Giovanni. 
Giantiino.  —  lt  pur  chiamato  Za- 
min  quel  Baco ,  cb'  è  ne'  legumi , 
e  li  vota,  che  in  ital.  dicesi  Got^ 
goglione.  Gorgóglio,  ed  anche  co* 
miiuem.  Tonchio. 

ZA1NÉTTA,  n.  f.  (Z  aspra).  Canna,  n. 
f.  BagUme^  n.  m.  —  Giannelia  era 
un'  arme  in  asta  usata  da'  militari 
antichi.  Ora  per  similit.  dicesì  fre- 
quenlemenle  Giannetta  alla  (Tanna 
suddetta. 

ZANFANÉLL  (Z  dolce).—  Dar  in  zan- 
fanéli,  simile  all' altro  l^ar  otr-i 
oce.  —  Dar  ne*  gerundi,  o  nelle  gi- 
relle. Uicir  del  seminato.  Dar  la 
volta.  Dar  la  volta  al  canto.  An- 
darcj  0  mandare  il  cervello  a  rim- 
pedalare.  Aver  fatto  il  latino  ne' 
get^ndi.  GiravoUai'e.  Dicesi  pure 
Dai'e  in  ciampanelle,  da  dove  forse 
sarà  provi  nuta  la  voce  bolognese. 
—  Fare  delle  corbelletie, 

ZANGATTLA  (Z  dolce)  e  per  lo  piU 

ZANGATTEL  in  plur.  fem.  Bazzicatu- 
re. Cianfrusaglie.  Masseriziuole. 
Ciabatterie.  Ciammèngole.  Giam- 
mèngole.  Sferre.  Tutti  fem.  plur. 
Cose  di  poco  momento.  —  L'  era 
in  camita,  es  aggiustava  el  sòu 
zangattel.  —  Essendo  in  camicia, 
rassettava  sue  bazzicature.  —  Si 
dice  ancora  Ciarpe ,  cioè  Arnesi 
vili,  e  miscugMo  di  roba  cattiva. — 
Zangattel  figur.  —  Buffonerie. 

ZÀNGUEL.  n.  nt.  (Z  dolce).  Zàngola, 
o.  f.  Secchia  in  cui  si  ^dibatte  il 
latte  per  fare  il  burro  ;  ed  anche 
serve  per  mettervi  pesce,  ed  boi. 
con  francese  corrotto  dicono  pure 
Baraquel. 

ZANGUTLAR,  v.  (Z  dolce).  Cinguet- 
tare, V.  Il  parlar  de' fanciulli  quan- 
do cominciano  a  favellare.  Cianci- 
care. Ciangolare:  ed  anche  degli 
uomini ,  che  balbettano  per  malat- 
tia .  0  per  vecchiaia. 

ZANZA.  n.  f.  (Z  dolce).  Il  singolare  è 
poco  usato,  che  si  dice  piuttosto 
Ciarcara,  ma  il  plurale  Zariz  si  ad- 
opera molto  dal   volgo*  Ciancia, 


n.  f.  sing.e  Ciance  plur  Chiacchie- 
re inutili.  Cianciamenio. —  Zanzu, 
u.  t  '•'Sansa,  ii.  f.  Franloaii  delle 
scorze  delle  castagne  ripulite. — 
Peluia,  n.  f.  La  buccia  interiore  e 
più  sonile  che  investe  immediata- 
mente le  castagne. 

ZAISZAR,  V.  (Z dolce).  Cianciare.  Ci- 
catare.  Gracchiare.  Ciarlare.  Cio- 
ra$neUare. 

ZAISZl^M .  n.  m.  (Z  dolce)  Cicaieccio, 
Cianciume,  Cianciamento ,  d.  m. 

ZAPPA  (Z  dolce).  Zoppa.  —  Zappa. 

—  Zappa  larga  — Marra. —  Dan' 
la  zappa  inrt-al  pi.  —  Darsi  delta 
scure  in  sul  pie.  Darsi  del  dito  nel- 
l'  occhio.  Aguzzarsi  il  paio  m  svi 
ginocchio.  *--  Al  par  un  om  toU 
dalla  zappa.  —  Sembra  un  «onur 
levato  diall'  aratro. 

ZAPPETT,  n.  m.  (Z  dolce).  ZappelH- 

na,  n.  f.  Marretio.    MarronceUo. 

Sarchiello,  n.  m.  Piccola  tappa,  o 

marra. 
ZAPPÉTTA,  n.  f.  Zappetta,  n.  f.  Pio- 

cola  zappa.  —  Zappetta ,  Zappola. 

—  Ascia  e  Asce,  n.  f.  Slmmen- 
to  di  ferro  fatto  a  foggia  di  zap- 
pa ,  ma  più  largo ,  e  con  maoico 
più  corto,  proprio  de'  legoaìuoli  e 
bottai. 

ZAPP6N(Z  dolce).  Marrone.^ — Zap- 
pòn  da  spioìiar  la  tèrra  dòp  la  sè^ 
mna.  —  Marra.  Zappa  più  larga 
delle  ordinarie.  —  Zappòn  di 
muradur.  —  Marra.  Beccastrino 
Zappa  grossa  e  stretta  da  cavar 
sa9si. 

ZAPPTAR,  V.  (Z  dolce).  Zappettare. 
y.  Rimuovere  leggermente  il  ter- 
reno con  zappetta.  —  Per  Ruu- 
car.  V. 

ZAQULA  (Z  dolce).  Zàcchera,  mtùc- 
chera. —  Far  la  zaqula.  V.  hizagn- 
lars*. — Zaqula,  zaqulòuna.  V  Za- 
qulòn. 

ZAQULEIN.  Lo  stesso  che  Zane- 
fiein.  V. 

ZAQULÒN,  n.  m.  ZAQULÒUNA,  n.  f. 
(Z  dolce).  Zaffardoso.  Zacchero»». 
agg.  Pieno  di  zacchere. —  Zatfulòn. 


ZAV 


697 


ZB 


ir.  anche  Acciarpatore.  Tratan-^ 
to.W  Zagaiàn, 

BUTANA.  n.  f.  (Z  dolce).  CertH>t' 
la»  u.  f.  Masza  Inoga  vota  dentro 
;uisa  di  canna,  per  la  quale  con 
za  di  flato  8i  spinge  fuori  colla 
cca  pallottole  di  terra;  ed  è  stra- 
do lo  da  tirare  agli  uccelli.  — 
córrer  per  zaratmtana. — Porto- 
per  bocca  olirai  a  qttaicheduno. 
uNDtiLL.  I^LLA,  (Z  dolce),  agg.  di 
ino,  o  donna.  Sdatto.  Sdaman- 
iDElN, n.  m.  (Z aspra).  Giardino. 
IDINIR,  n.  m.  (Z  aspra).  Ciardi- 
ere. 

(DINIRA,  n.  m.  Giardiniera:  e 
>si  chiamasi  ancora  un  grande  va- 
)  od  altro  mobile ,  per  tener  fiori 
^fi}ì  appartamenti. 
FUIAR.  ZAN'GUTLAR.  V.  Tar- 
ùar. 

FUIÒN.  V.  Tartttiar. 
ìGÓN  (Z  aspra).  Giargone.  Sorta 
i  diamante  gialliccio. 
RLATAN,  n.  m.(Z  dolce.  Ciarla- 
uno. 

T£IN  (Z  dolce)  n.  m.  SCAZZÙI. 
eccolo  affare.  Negozio  di  leggier 
onto.  Faccende  domeitirhe.  — 
^alla  voce  del  dialetto  si  fa  il  verbo 
^Mtìinar,  che  vale  Fare  le  faccene 
le  di  caia.  Far  piccoU  affari. 
rTlNAR.  V.  Zallein. 
VAI  (Z  aspra).  Bigattiere,  n.  m. 
tenditore  di  vestimenti ,  e  di  mas- 
serizie usate. 

VAIA,  nome  proprio.  Èsser  i  du 
7re<i  del  zavaia. —  Esser  tulli  d'u- 
ria slessa  pannina.  Essere  della 
itessa  qualità,  cioè  cattiva. 
VAIÒN.  V.  Zamtlòn. 
VATTA  (Z  dolce),  n.  f.  (dal  fr.  Sa- 
ldate ).  Gli  spagnuoli  dicono  essi 
pure  Qabala.  In  ital.  Ciabatta,  n. 
f.  Scarpa  vecchia.  —  Per  rabbia 
d' fam  un  can  magnò  una  zavat- 
(a.  —  A  tempo  di  carestia  pan  vec- 
cioso.  —  Scarp  messi  a  zuoatta,  a 
pianèlla,  a  pianta. —  Scarpe  a 
ciabatla,  a  cacaiuola,  ed  (alla  Qo- 


rentina)  a  cianta,  vagliono  Non  ti- 
rate su  le  calcagna. 

ZAVATTAR,v.  (Z  dolce).  Strisciare 
le  ciabatte  con  rwnore  cammi- 
ftando. 

ZAVATTEIN  (Z  dolce).  Ciabattino.  — 
Ciabattaio  dicesi  a  Colui ,  che  traf- 
fica ciabatte,  scarpe  vecchie.  —  Za- 
vattein.  —  Ciabattino  figurat.  Cat- 
tivo artebce,  e  con  altro  nomeGua- 
stamestieri. 

ZAVATTÓN  (Z  dolce).  ZAGAIÓN.  ZA- 
VA1ÒN(Z  aspra).  CiarTiiere.  (Gl'ar- 
pone. Aciiarpatore» 

ZAVATTUNAMÉINT  (Z  dolce).  i4ccta- 
battamento. 

ZAVATTUtNAR ,  V.  (Z  dolce).  Acciar- 
pare. Acciabattare.  Abborracciare, 
V.  Lavorare  senxa  diligenKa. 

ZAVIRI,  n.  m.  sing.  e  plur.  (Z  aspra). 
Quasi  lo  stesso  che  Zangattel.  V. 
Cianfrusaglia.  Ciarpa.  Masseriziuo- 
la.  Mscèa.  Per  lo  piti  si  dice  di 
robe  vili  di  poco  prezzo,  e  vecchie. 

ZAZER,  V.  (Z  aspre).  Giacere  e  Cto- 
cersi  Coricare  e  Coricarsi.  I  con- 
tadini dicono  anch'  essi  Culgar  e 
Culgars\  ma  questa  voce  non  ha 
avuto  il  passaporto  per  la  città.  An- 
che la  voce  Zazer  non  è  che  del 
volgo ,  e  da  esso  pure  usata  quasi 
sempre  al  solo  infinito,  ed  anche 
col  verbo  Metter.  Al  s*  è  mess  a  za- 
zer. Al  s'  mess  a  zazer.  Le  persone 
incivilite  l'adoperano  per  le  bestie. 
Un  bò  eh' è  a  zazer.  I  cavali  n'doT' 
men  mai  a  zazer. 

ZCCHEIN.  V.  Munèida. 

ZE,  n.  f.  (Z  dolce).  Zia,  n.  f.  Sorella 
di  tuo  padre  Zia  paterna.  Sorella 
di  tua  madre  Zia  materna.  —  1  bo- 
lognesi antichi  davano  il  nome  di 
Ze  per  aggiunto  alle  donne,  in  vece 
di  Madonna.  Ze  Minghtina.  Ze  Mar- 
gareta,  ec.  —  Madonna  Domenica. 
Madonna  Margherita.  —  Da  ciò  io 
reputo  proveniente  il  titolo  di  quel- 
la poesia  burlesca  coniunissima  fra' 
bolognesi ,  che  suol  farsi  da  loro 
sul  finir  del  pranxo,  detta  Ze  Budel- 
la» e  siccome  ha  per  intercalare 


ZEl 


698 


ZEIN 


questa  stessa  voce  Bttdèlla ,  colla 
qaale  si  vanno  rimaodo  i  versi ,  sa- 
rà forse  perciò  detta  Budella ,  cioè 
Piccola  ruota  .  come  intercalare. 
Eccone  un  esempio  : 

Ze  Budella,  i  mi  zuvnelt, 
S'  a  vii  pssèir  arar  pr*  al  drelt 
Sta  lunlan  dalla  slanélla. 
Toc  e  dai  la  ze  Budella. 

ZEBEDÈO  (Z  aspra).  Goffo.  Gaglioffo. 
Baggèo. 

ZEC-ZaC  (Z  apra),  voce  avverbiale.  A 
spinapesce.  —  fatar  a  zec-zac, 
andar  a  zec-zac.  —  Tagliare  a  spi- 
napesce. Andare  a  spinapesce. 

ZÉCCA»  n.f.  (Z  dolce).  Zecca,  n.  f. 
Luoj];o  dove  si  battono  le  monete. 

—  Nov  d'  zécca ,  nov  ntivèint.  — 
Nuovo  di  zecca.  Novissimo,  intera- 
mente nuovo. —  Zécca. — Zecca.  In- 
setto simile  alla  cimice,  che  s'  at- 
tacca ai  canile  ad  altri  quadrupedi. 

ZEDOL,  n.  m.  plur.  (Z  dolce).  Cedole- 
ne.  —  Attaccar  i  zedol.  —  Affiggere 
i  cedoloni  d'  avviso  per  un  uf- 
fizio pe'  morti. 

ZEDKEINA.  V.  Aloisa. 

ZEDRÒiN  (Z  dolce).  Cetriuolo.  Cttriuo- 
lo.  Frutto  ortense  simile  alla  zucca 
lunga,  ma  assai  più  piccolo,  e  ber- 
noccoluto. —  i  bernoccolini  de'ce- 
triuoli  diconsi  propriamente  (7ossi. 

—  Zedròn  salvadg.  —  Cocòmero 
asinino.  V.  Squez.  —  Zedròn,  figur. 
vale  Baggèo.  —  Cedrone  è  un  Uc- 
cello montano  detto  anche.  Gallo 
di  monte.  —  Zedròn,  per  similit. 
Popone  poco  maturo  e  insipido.fo- 
ponella.  Poponessa.  Zucca. 

ZEFRA  (Z  aspra).  Cifra  e  Cifera.  Ab- 
breviatura del  nome.  — -  Metter  la 
80  zefra.  —  Cifmre. 

ZÉGN.  V.  Uséll. 

ZEGN,  n.  m.  (Z  dolce).  Cenno.  Sc- 
(fno.  Accennamento.  —  Far  un 
zcgn.  —  Fare  un  cenno.  Accenna- 
re. Far  segno.  Dar  segno.  \.Zgnar. 

ZFJ,  n.  m.  (Z  aspra).  Giglio,  n.  m. 
Pianta  bulbosa,  che  (a  un  fiore  gran- 


de candidissimo,  e  odorìsissiroo . 
molto  noto.  Da' poeti  dicesi  Fiorda- 
liso (alla^fr.  Fleur  de  lys).  — Fio- 
raUso  è  il  Cmno.  Fioretto  lurebioo, 
che  si  trova  fra  '1  grano. 

ZÉi,  n.  m.  (Z  dolce).  Ci,  n.  m.  Terza 
lettera  dell'  alfabeto.  —  Zèi  ziréll 
detto  già  cosi  dagli  stampatori  boi. 
Ci  eolla  cediglia»  Q. — Zèt-ù-eojacm 
Antoni,  ovvero  L'  è  un  zèi-o-co.  — 
EgU  è  un  cof^àellone ,  un  min- 
chione. 

ZEIA.  n.  f.  (Z  dolce).  SopracàgUo, 
n.  m.  e  in  plur.  Si^raedgU,  m.  e 
Sopracciglia,  f.  Parte  sopra  all'  oc- 
chio con  un  piccolo  arco  di  peli.— 
Ciglio,  m.  siog.  CigU,  m.  e  Ciglia, 
f.  plur.  sono  propriamente  i  peli 
delle  palpebre,  Ciliutn  lai. — Ora 
però  usasi  comunemente  la  voce 
Ciglio,  né  più  si  conosce  il  Si»- 
pracciglio.  Onde  sì  dice  liicrr- 
spar  le  ciglia.  Folte  cigiia,  ec  — 
Zei  itìcrusd.  —  Ciglia  raggiunte,  o 
sopraggiunte.  Il  contrario  è  Dis- 
giunte. —  Incrusar  et  zei.  —  >lg- 
grottar  o  Aggrondar  le  ciglia.  Ac- 
'  crespar  le  ciglia.  —  Accigliato.  Ac- 
cipigliato ,  dicesi  per  aggiunto  a 
Chi  per  ira ,  o  malinconia  tiene  il 
ciglio  basso.  —  Ciliare,  è  agginnio 
delle  parti  che  appartengono  alle 
ciglia.  •—  Un  om  eh'  ava  del  gran 
zei.  —  Uomo  cigliato,  o  eigiiuto. 
D' ispido  e  folto  ciglio.  Uomo  di 
ciglia  rilevate.  Ha  un  paio  di  ci- 
glia che  sembrano  un  bosco.  —  Ci- 
piglioso, agg.  Che  ha  cipiglio.  Una 
guardatura  d'  uomo  adirato. 

ZÉIDER  (Z  dolce).  Cedro.  Albero,  e 
frutto  di  esso.  ^-  Cedrino  e  diri- 
wo.,  agg.  di  Cedro. —  Citrico.  Acido 
citrico.  Appartenente  al  cedro,  al 
limone.  —  Citrato,  n.  m.  Il  sale  ri- 
sulla dall'unione  dell'acido  citrico. 

'ZEINGHEN  e  ZEINGHER,  n.  m.  {Z 
dolce).  Zingaro.  Zingano. 

ZEI NGUEL.  V.  Loflì. 

ZEINQU  (Z  dolce).  Cinque.  Nome  nu- 
merale. Si  rappresenta  con  Letien 
romana  V.  —  Quinto.  Nome  nume- 


ZBIN 


699 


ZBiR 


rale  ordina  lì  vo  di  cinque.  ^  Otf  i/i- 
to. Uoa  quinta  parie.  —  Quintuplo. 
Cinque  volle  maggiore. 

Zeinqu  e  imnqu  di$. 
L' amour  pa»$a  i  guani , 
L'  aqua  i  itival. 
Chi  $'  vola  bèin  , 
N'  t'  voU  mai  mal. 

Maniera  famigliare,  cbe  si  dice  nel 
prendersi  mano  a  mano  in  segno 
d'  amicizia  »  e  d'  unione.  L'  amore 
e  l'  amicizia  passa  il  yuanlo.  Cioè 
Fra  veri  amici  non  son  necessarie 
le  apparenze. 

IINQUZÈINT  (Z  dolci).  Nome  nume- 
rale cbe  equivale  a  cinque  cenlina- 
ia.  —  In  leilere  13,  o  pure  D,  ed 
anche  A ,  o  Q.  —  Cinquecentomila 
Q.  —  Cinquecentèsimo  o  Quiiégen- 
tèsimo.  F<iome  numerale  ordinativo 
di  cinquecenlo. 
^.ÉINS,  D.  m.  (Z  dolce).  Cento. 
:iMT.  n.  m.  (Z  dolce,  E  slrella).  Bra- 
chiere, n.  m. 

iiNT,  n.  m.  (Z  dolce,  É  larga).  Cen- 
to .  n.  m.  Nome  numerale  equiva- 
lente a  dieci  decine.  Con  lettere  ro- 
mane Co  pure  [.  Centomila cccìox). 

—  Cento  quattordici,  e  Cenquat- 
lordici.  —  Cento  quindici. —  Cento 
sedici.  —  Cento  quaranta»  cin- 
quanta, ec.  e  Cenquaranla,  Cen- 
cinquanta,  Cenlottanta.  ec. — Cen- 
to sessanta  con  lettere  romane.  T. 

—  Da  Cento  si  fa  Centuplo.  Maggio- 
re cento  volle.  — -  Centuplicare. 
Multiplicar  per  cento,  ec. 

!:LNT,  n.  f.  (Z  aspra,  É  larga).  Gen- 
te, n.  f.  —  Zèint  urdinatia.  —  Gen- 
te minuta.  Popolo  minuto.  Minu 
faglia. 

JiNTEIN,  n.  m.  (Z  dolce,  E  strel4a). 
Centina,  n.  f.  Quel  legno  arcalo 
con  che  s'  armano  e  soslengon  le 
volte.  —  Far  i  zeinten ,  e  Mettr  i 
zeinten.  —  Cenlinare. 
•INTER,  n.  m.  (Z  dolce,  È  largii). 
Centro,  n.  m.  11  punto  eh' è  nel 
mezzo  iJel  cerchio.  —  Ognun  ben  I 


saprà  cbe  Zèinter  non  è  voce  drl 
volgo.  L'  bu  qui  registrata  perchè 
da  essa  ne  vengono  molte  altre 
nella  lingua.  —  Centreggiare.  Ten- 
dere ad  un  centro.  Ridurre  al  cen- 

.  tro.  Star  bene  in  bilico.  —  Centri- 
peto ,  agg.  Cbe  tende  al  centro.  ^— 
Cenlrifu'jo ,  ^%%.  Che  tende  ad  al- 
lontanarsi dal  centro. — Accentrar- 
si, Concentrarsi.  Ritirarsi  nel  cen- 
tro. Raccogliersi  in  mezzo.  — Ec- 
cèntrico. Che  Ila  diverso  centro.  — 
Cottcèntrico.  De'  cerchi  che  hanno 
lo  stesso  centro. 

ZÉliNTFOI,  n.  m.  (Z  dolce).  CetUopel- 
le,  n.  m.  V.  de' Veterin.  Il  terzo 
stomaco  degli  animali  ruminanti. 

ZÉINTPt ,  n.  m.  (Z  dolce).  Centogam- 
òe,u.  va.  Vermicello,  che  ha  nioltis- 
sime  gambe. 

ZÉINTUCC.  n.  m.  CentoncMo.  Mordi- 
gallina.  Paperina.  Pizzagallina  , 
nomi  volgari,  che  si  danno  ad  una 
sorte  d'  erba  di  cui  le  galline  sono 
ghiotte  :  da'  botanici  è  delta  Ana- 
gàllide.  Alsine  media.  Unn. 

ZÉIRC,  n.  m.  (Z  dolce).  Cerchio,  Cir- 
colo, n.  m.  Circonferenza,  n.  f.  Con 
parola  greca  Periferia.  —  Mézz 
zèirc'.  —  Semicerchio.  Semicirco- 
lo. —  Fatt  a  zèirc'.  —  Circolare  , 
agg-  —  A  zèirc'.  —  A  cerco.  Fattó'^ 
a  cerco.  Girar  a  cèreo.  —  Fati  a 
mèzz  zèirc'.  — -  Semicircolare, Bgg. 
—  Zèirc*  dia  lòuna.  —  Cinto,  o  A- 
lone.  Cerchio  formato  dalle  nubi  , 
0  dalla  nebbia  intorno  alla  luna. — 
Al  zèirc' dèi  sòul,  dia  lòuna.  Cioè  lo 
spazio  del  corpo  solare,  0  lunare 
che  noi  veggiamo. — Disco  del  sole, 
della  luna.  —  Zèirc'.  —  Coreggia- 
Io,  n.  m.  Utensile  villereccio  fallo 
di  due  bastoni  legati  insieme  da' 
capi  con  gombina,  per  uso  di  bat- 
tere il  grano,  e  le  biade.  —  Manfa- 
nile è  il  maggior  bastone  del  co- 
reggiate: Vetta,  il  più  corto;  eGopi- 
bina,  la  coreggia  che  gli  unisce. 
— Zèircia,  n.  f.sing.  chiamano  i  bo- 
lognesi 11  contorno  limitalo  delia 
cilià,  entro  cui  gli  abitatori  di  esso 


2RM 


600 


tm 


hanno  o  privilegi ,  o  pesi.  La  voce 
boi.  viene  dalle  antiche  Cerchia  e 
Cerchie  plur.  Cerchie  piccole,  e  Cer- 
chie larghe  della  ciltà.  —  Cerchio 
nelle  arti  si  dice  di  Qualunque  cosa 
di  forma  circolare,  che  serva  per 
ornamento,  o  per  fortezza  di  qual- 
sivoglia lavoro.  Cerchio  di  ferro,  di 
legno  per  bolli,  per  lini.  Cerchio 
di  $ealola,  di  laòcLcchiera,  di  cosm 
d'  oriuolo ,  del  mozzo  de'  catyi,  ec. 

—  Cerchiello,  Cerchiello,  Cerchici' 
tiìio,  Cerahiolino,  Cerchiellino,  tut- 
ti dim. —  Cerchione,  accresc. — 
Dar  una  bolla  €U  zèirc'  e  una  alla 
bòli.  —  Dare  un  colpo  al  cerchio, 
e  uno  alla  bolle ,  o  pure  Dare  un 
colpo  aUa  bolle  e  uno  al  cerchio. 
Attendere  a  pih  faccende  a  un  tem- 
po. Ed  anche  Dare  il  Iorio,  o  la  ra- 
gione  un  poco  a  una  parte,  un  poco 
air  altra. 

ZÉIS,  n.  m.  (Z  dolce).  Cece,  n.  m.  Le- 
gume noto.  Ve  n'  ha  del  bianco ,  e 
del  rosso  o  sia  giallo,  e  quest'  ul- 
timo s' infrange  per  mangiarlo  in 
minestra.  —  Zèit  infranl.  -^  Cec^^ 
franlo,  o  infranto.  —  Culòur  d' 
zèis.'-'Color  ceciato. — Zèis  pznein- 

—  Cecino. 

*ZÉISER,  n.  p.  (Z  dolce).  Cesare. 

ZELCRARI  (Z  dolce).  Celkrano.  Cel- 
leraio.  Spetidilore.  Camarlingo  de' 
monasteri.  ** 

ZCLÉST.  V.  Turchein. 

ZEMA,  n.  m.  (Z  dolce)  Cima,  n.  f.  À- 
pice.  Culmine,  n.  mi  Sommità  qual- 
unque. —  Comignolo  dicesi  la  par- 
te piti  alta  del  tetto.  Y.  Culmègna. 

—  Giogo.  Vèrtice ,  n.  m.  o  Vetta , 
n.  f.  La  sommità  de'  monti.  (  Vèlia, 
voce  usata  dagli  abitanti  del  conta- 
do ).  —  Zema  di  alher.  —  Cima  de- 
gli  alberi.  —  Zema  di  arzen.  — 
Cresta  degli  argini.  —  Pinàcolo  e 
Pinnàcolo.  Estremità  di  cosa  altis- 
sima. —  Pinnacolelto  è  il  dim.  — 
Zema  d*  om.  —  Uomo  di  pezza,  di 
vaglia ,  di  conto.  Cima  d'  uomo.  — 
Zema  d'  galanlom.  —  Fiore,  Cima 
di  gatanluomo  ,  significa  Eccellen- 


za. —  Zema  dia  tésta^.  —  Cucuzzo- 
lo. Cucuzza. — La  zema  deW'^  ert. 

—  Pipita.  Veliueeia.  Cima.  —  lem 
d*  radece*.  —  Mazzocchi  o  Cime  di 
radicchi. — Zema,  o  punto  dèi  nas. 

—  Mòccolo.  —  f  top,  Ulm  da  zema, 
da  vétta.  — Pioppi,  Olmi  d'alto 
fusto.  Alberi  d'  alto  fusto. 

ZÉMEReZMAR,  v.  (Z  aspra).  Geme- 
re, Cernire ,  v.  Pianamente,  e  sot- 
tilmente Versare.  SUUare.  Tramda- 
re.  —  Un  bigònz  eh'  zèm.  —  Una 
bigoncia  che  geme.  —  Zèmer  non 
si  dice  per  Gemere,  LametUmrsi.— 
Lamintars'. 

Z£MNA(Z  aspra)  (dal  lat.  Gemino). 
Giumella.  Tanto ,  quanto  cape  nel 
concavo  d'  ambe  le  raaal  per  lo 
lungo  accostate  insieme. 

ZEMSA  (Z  dolce).  Cimice,  e  al  plor. 
Cimici.  —  Cimice  degli  aranci:  di- 
cesi a  un  Insetto  che  sta  attaccato 
alle  foglie  degli  aranci.  —  Zemta 
bularga.  —  Cimice  di  campagna. 
Insetto  puzzolentissimo,  beo  di  ver 
so  dalle  cimici  parassite  deiroomo. 
e  molto  pili  grande,  che  doo  ha  al- 
tro di  simile  fuorché  UDO  spiacen- 
tissimo  fetore. 

ZEN  A  (Z  dolce).  Cena.  Ceneita.  Ce- 
nuzza.  Cenerelta,  o.  f.  Ctnino,  a 
m.  dim.  di  Cena. 

ZENDARÀ,  n.  m.  (Z  aspra).  Voce  de' 
montanari  per  Ginepraio  e  Gint' 
preto,  n.  m.  Luogo  pien  di  ginepri. 

ZÉiNDER,  n.  f.  (Z  dolce)  (dal  fr.  Ceff 
due).  Cénere,  n.  f.  e  nel  verso  an- 
.  che  m.  in  singolare.  —  incenerire 
e  Incenerirsi.  Mettere  e  Andare  in 
cenere.  —  Andar  a  lorr  la  zènder 
al  prem  de  d'  quarèisma.  —  An- 
dare a  prender  li  ceneri.  iH  di  ce- 
nere. —  Cruver  d'  zènder.  Inzia- 
drar.  —  Incenerare.  --«-  Cinefam- 
ne,  dicesi  La  riduzione  in  cenere 
di  un  corpo  per  via  di  fuoco.  — 
D*  culòur  d' zènder. —  Cinerizio, 
zia,  add. 

ZÈNDER,  n.  m.  (Z  aspra).  Voce  dH 
volgo,  copiata  da'  franzesi,  io  vece 
di  Zèner.  V. 


ZER 


60 1 


ZER 


NER ,  o.  m.  (Z  aspra)  (dal  lat.  G^- 
ner).  Gènero.  Marito  di  laa  figlia. 
É;NER  .  n.  f.  (Z  dolce),  dello  solo 
l>el  primo  giorno  di  Quaresima.  — 
Al  de  del  zèmr.  *—  Mercoledì  delle 
ceneri. 

NEREIN.  V.£)«r(efii. 
:NG1A  ,  a.  f.  (Z  dolce).  Cinghia  e  Ci- 
gna ,  n.  f.  Striscia  di  cuoio,  che  ser- 
ve a  diversi  usi,  e  parlicolarmente 
a  slrignere  la  sella  sul  cavallo  pas- 
sandogli soUo  la  pancia. 
i.NZER.  V.  (IV  Z  dolce,  2.»  aspra  ). 
Cìijnère  e  Cingere.  Accingere  e  Ao 
iiqnere.  Ricignere  e  Bicingere,  v. 
Propriamente  legare  il  vestimento 
alluruiaudo  il  mezzo  della  persona. 
—  Generalmente  si  prende  poi  per 
Circondat*e ,  Atlorniare.  —  Acci- 
gnersi  o  Accingersi  vale    ancora 
Prepararsi  ad  operare.  —  Cavar  la 
zinlura.  —  Scignere  e  Scingere. 
Discignere.  Oonlrario  del  suddetto 
Cignere.  Soiorre  i  legami,  che  cin- 
gono. —  Incignere,  v.  n.  Incigner- 
si,  v.  p.  Ingravidare,  v.  n. 
ÈPP,  add.  (Z  dolce).  —  Pein  zèpp.-^ 
Zeppo  «  agg.  Pieno  inleramcute  ; 
quanto  può  capire.  Stivalo. 
ÉR,  n.  m.  (Z  aspra).  Zero,  n.  m.  Se- 
gno arilmetico,  somigliante  a  un  o. 
ìERBINOTT,  n.  m.  (Z  aspra). ?tfr6mo. 
Canimede.  Bellimbusto.  Profumino. 
Cacazibetto.  M affetto.  Persona  al- 
tillata. 
;EHCAR  ,  v.  (Z  dolce).  Cercare.  Bicer- 
care,  v.  —  Indagare.  Cercare  dili- 
gentemente. —  investigare.  Cerca- 
re ben  addentro»   o  nelT  interno 
delle  cose.  Si  applica  per  lo  più  al- 
le cose  astratte.  —  Inquirere,  trai- 
lo dal  lat.  Di  questo  verbo  non  ri- 
mangono che  delie  parole  derivate. 
inquisizione   Inquisitore.  Inquisi- 
to. —  Come  dair  altro  pure  lat.  Per- 
quirere.  Perquisizione  Perquisito, 
ec.  —  Frugare.  Andar  tentando  col 
bastone,  o  altro  simile,  di  cercare 
qualche  cosa  in  luogo  riposto,  e  Ri- 
frugare ,  reduplicai.  —  Scrutinare. 
Ricercare  per  mezzo  di  esame  prò* 


fondo.  -^  Perscrutare ,  dal  lat.  è 
voce  dell'  uso  moderno.  —  Biinugi- 
na»T.  Ricercare  con  esattezza. e  con 
applicazione  intensa.  —  Bi frustare 
si  adopera  per  Investigare.  —  Ztr- 
car  una  cassa  cùn  un  munlein.  — 
Cercaì'e  col  fUsceliino.  Cercare  at- 
tentamente. 

ZERCIA.  V.  Dscrcia. 

ZERCIAOURA.n.  f.  {Z  (ìo\ce).  Cerchia- 
incuto,  n.  m.  Cerchiatura  è  V.  d.  U. 

ZERCIAR.  V.  (Z  dolce).  Cerchiare,  v. 
Cingere  di  cerchi.  —  Accerchiella- 
re.  Attorniare  con  cerchielli.  —  In- 
cerchiare.  Ridurre  a  modo  o  figura 
dì  cerchi. 

ZERFORARÌ.  n.  m.  (Z  dolce).  Doppie- 
ri. Candeitieri  in  cima  ai  quali  si 
portano  le  candele  accese  intorno 
alla  croce  nelle  funzioni  sacre.  Ce- 
reforario.  Termine  ecclesiastico. 

ZERO,  n.  m.  (  Z  aspra)  dai  muratori 
dello  Burgatt.  —  Gergo.  Parlar 
gérgone.  Favellare  in  enigma.  Par- 
lare oscuro,  furbesco.  Parlare  iana- 
dàttico. 

ZERLA  (Z  aspra)  Gerla.  Arnese  simile 
al  Corbello ,  con  un  fondo  d'  asse . 
e  aperto  di  sopra  .  con  manichi .  e 
serve  a  portare  il  pane  dietro  le 
spalle.  -—  Zerla,  dicono  i  contadini 
Quella  Stanga,  a  cui  è  unito  un 
pezzo  di  catena ,  e  serve  da  attac- 
care al  timone  de'  carri  per  aggiu- 
gnere  altra  coppio  di  bestie  dinanzi 
a  quelle,  che  sono  al  timone,  per 
alleviare  a  queste  la  fatica  dei  li- 
rare  carichi  pesanti.  Trapelo,  chia- 
masi il  Canapo  con  uncini,  che  ser- 
ve ad  attaccare  un  cavallo  davanti 
agli  altri  per  tirar  pesi .  e  Trapelo 
dicesi  anche  al  Terzo  cavallo  da  ti- 
ro, che  precede  gli  altri.  In  egual 
maniera  io  direi  Trapelo  alla  nostra 
Zerla. 

ZERLAR ,  V.  Condur  col  trapelo. 

'ZERLAROL,  n.  m.  (Z  aspra).  Term. 
dei  Coni.  Colui  che  aiuta  il  bifolco 
nel  governo  del  bestiame. 

ZERMÀ,  add.  ,(Z  aspra).  Ciurmato 
Fatalo.  —  Èsser  zermà.  —  Esser 

.71 


ZER 


602 


ZKR 


ciurmato  dicesi  precisameDle  dì 
Chi  può  mettersi  ad  ogni  rischio  ; 
ed  io  lingua  scieutitica  si  direbbe 
Inoulneraàile  ;  dicesi  anche  di  Chi 
per  essere  altra  volta  incorso  nel 
male,  o  in  alcua  pericolo,  piii  non 
ne  teme. 

ZERMIÓN .  ZERMOI.  V.  Brocca. 

ZERNIRA  (Z  dolce).  Cerniera,  Frao- 
zesisfflo  usato  dagli  artetici.  —  Cer- 
niera della  cassa  di  un  orinolo  da 
lasca. —  Zeniira  dèi  cumpass. — 
Nocella.  Quella  parte  delle  seste,  e 
simili  fatta  a  noce>  ove  si  collocano 
,ì  bracci. 

ZÉRR,  o.  m.  (Z  dolce  É  apertissima  ). 
Cerro,  n.  m.  Spezie  di  quercia.  — 
Quindi  Cerrelo,  n  m.  Cerbaia,  n. 
f.  Luogo  pieno  di  cerri,  in  boi.  Zrà. 

—  Cerrulo ,  agg.  Bosco  cerrulo.  — • 
Cerrello  ,  dim.  —  Ccrracchione  , 
accresc. 

ZCRRA  (Z  aspra).  Sùbbia  »  Quid, 
Gnaccìiera ,  Zirandla.  Cosa  da 
nienle,  da  poco.  —  Oh  la  zerra; 
oh  la  bùbbla.  La  voi  éssr  una  brut- 
ta zcrra ,  bùbbla^  ec. —  Vuol  esser 
una  brulla  cosa,  un  brullo  affare. 
V.  Sùbbia. 

*ZKRV,  n.  m.  (Z  dolce).  Cervo.--' 
Zero  vulatil.  —  Cervo  volante.  Cer- 
viàllolo. 

ZEHVÉLL  (Z  dolce).  Cervello.  Nel 
plur.  Cervelli,  m.  e  Cervella,  f. 
Quest'  ultimo  è  adoperato  quasi 
sempre  per  cervello  materiale  de- 
gli animali.  Cervella  di  bue,  ec. 
ma  in  boi.  dicesi  Zervélla  d'  bò  in 
sing.  come  in  fr.  Cervelle,  f.  sing. 

—  Avèir  magna  al  zervéll  cùn  al 
pan. —  Avere  studialo  in  buemme. 
Esser  dotto  in  Bue  zio.  Sapere  o  À- 
vere  imparalo  due  h.Aver  sludiato 
il  pecorone.  Vagliono  essere  igno- 
rante. —  Dslillars'\  lambiccar s' al 
zervéll.  — -  Slillarsi  o  Lambiccarsi, 
Beccarsi  il  cervello.  Ghiribizzare. 
Fantasticare.  Àfialicar  V  intelletto. 
Mulinare.  —  Zervéll  ci^riòus,  Zer- 
véll vag.  —  Cervello  balzano  o  fat- 
to a  tornio.  Girellaio,  Cervcì  vago , 


o  eteròclito.  Stravagante.— 2f «fi 
d'  gali.  —  Cervei  di  gatta.  .<<i 
meno  cervello  di  un  grillo,  o  d  vi 
oca.  Ai}erilceroel  mlk  calcagli 
Cervello  di  bona,  comekpalU.- 
Avèir  pers  al  zervéll.  —  Acer  dal 
il  cervello  a  rimpedulare.—h'itì 
o  tgnir  al  zervéll  a  parte.  —  tot 
in  buon  senno.  Esser  asunmis 
pien  di  senno.  Aoer  cercello.- 
Avèir  dèi  pancotl  in  vez  d' ztruii 
A  vèir  poc  zervéll.  —  Esser  di  poti 
o  picciola  levatura.  Aver  po:(ilf 
vatura,  poco  cervello.  —  Taui  iù^ 
tanl  zervL  —  Tanti  uonùni.  /ii«<ft 
berrette.  Chi  la  vuol  lessa ,  e  à 
arrosto.  —  A  m'  fa  vgnir  tant  i 
zervéll,  tanl  de  ysta.  —  Mi  mtu 
il  cervello  a  partito. 

ZERVELLOTICAMÉLNT.  avv.  (Zdoke 
Alla  impazzata.  Alla  sbadata,  ^j 
datamente.  InconsiderataaunU 

ZERVLA  .  n.  m.  (Z  dolce).  Sanamit 
cio^  n.  m.  Ceroellala,  n.  f.  Si^n 
di  salsiccia  fatta  di  sangue  di  [tori 
imbudellato  con  miele  ed  aromi 

•ZERVLEIN'.  n.  f.  plur.(Z  dolce)./r./ 
Ielle  di  cervello.  —  Zervkin  matti 

—  Pan  santo.  Pan  dorato. 
ZERVLÉTT,  ZERVLEl.N  (Z  dolce). a 

m.  dim.  di  Zervéll.  —  CercelUH-^. 
Cervellino,  n.  m.  dim.  di  Cene!.' 

—  Parlar  a  zervlèU.  —  Portar  » 
pentole.  Maniera  di  portare  altra' 
sul  dorso," la  quale  si  fa  col  juTf^ 
le  ginocchia  del  portato  sopra  :<■ 
palme  delle  mjni  del  porUlorr 
che  tien   rivoltate  dietro  le  leu 
ed  il  portalo  accavalcia  le  gamU 
ma  colle  braccia  si  altieoe  al  coi.- 
del  portatore.  0  pure  ineuendi'? 
il  portato  sul  dorso  del  porlalyf. 
ed  accavalciando  le  braccia  al  colli 
e  le  gambe  alle  costole  del  poruic- 
re  stesso ,  il  quale  le  tiene  sireu' 
colle  sue  braccia. 

ZERUSIC.  n.  ra.  (Z  Aoke).  C'truiU" 
ed  alla  greca  Chirurgo,  (e  »^"' 
Chierurgo):\\  plur.  Chirurgt.-fl 
bòlomo,  gr.  —  Far  al  z$nwc.- 
Esercitar  la  chimrgia.-  i'<»"' 


ZKZ 

}l  zerusic'.  —  Chirurgia.  Fleòoto- 
«a,  gp.  —  Fir  da  zirusio.  —  Fer- 
!  v/iii-ùrgici. 

MEIN,  n.  m.  (Z  dolce)  (da  Gesmi- 
(I.  sincopalo  da  Gel  tornino  ;  o 
i intesto  dal  francese  Jatmin  ). 
ianta  che  produce  un  fiore  caiidi- 
0.  e  odorosissiroo. 
!SÉLL,  n.  m.  (Z  dolce).  Pecorina, 
.  r.  e  Pecorino ,  n.  m.  Cacherello 
?cco  di  bestie  lanate. 
iS  (Z  aspra).  Gesso.  Pietra  calcare 
idotta  in  polvere  mediante  il  cuo- 
erla  in  fornace  (ome  la  calcina.  — 
Uè  tra  da  nesso,  o  gessaria,  o  ges- 
osa.  —  Zèss  da  prèisa.  —  Gesso 
'a  far  presa.  —  Cuocere,  Poloeriz' 
are  ,  Crivellare  il  gesso.  —  Far 
èss.  —  Impastare  il  gesso. 
>SIRA  (Z  aspra).  Gessaia.  Cava  di 
tesso.  —  Masso  si  chiama  la  mon- 
ap^na  gessosa. 

^TA,  n.  f.  Zana,  e  Cesta,  n.  f.  — 
Far  el  zèst.  —  Inlesser  le  ceste.  — 
\icttrin-t4a  zèsta.  —  Incestare.  — 
'^vstelia,  Ceslellina,  Cesterella  n. 
r.  (Jim.  Cestino,  Cestello  n.  m.  dim. 
Panierini  senza  manico. 
SUR.  voce  usata  di  rado.  V.  Forbs. 
TT,  n.  ni.  (Z  aspra)  (dal  fr.J^O. 
Hampollo.  Pollone.  Messiticcio,  n. 
m.  Messa .  n.  f.  —  Zétt  di  alter.  — 
finmpollo.  —  Metter  fora:  irar  di 
zen.  —  Rampollare.  —  Zétt  dèi 
(iirmèint,  e  del  castlà.  —  Portala 
del  formento,  e  delle  castellate , 
c)ie  s' introducono  in  città. 
ÉTT.n.  m.  (Z  dolce,  E  stretta). 
Zitto.  —  N*  trar  un  zelt.  —  Non 
Zìi  tire.  Non  far  motto.  Senza  far 
wio/fo.  Non  fare  un  zitto  Senza  fa- 
re zitto  alcuno.  — -4  n'  s'  sinleva 
un  zctl.  —  Non  sentiuasi  un  zitto. 
—  Sta  zeli.  —  State  zitto.  —  Zatt 
^  quiet  l'andò  vi.  —  Quatto  quatto 
«f  ne  parti.  —  Zitto  zitto ,  per  co- 
mandar silenzio.  — 'Zitti  zitti. 
EVER(Z  dolce).  Cèfalo.  Pesce  assai 
nolo. 

^^lU.n.  f.  (tutte  le  Z  dolci).  Cic- 
^<«,  n.  f.  Voce  usala  per  vezzo  dalle 


603  ZIG 

balie,  accomodandosi  allo  imper- 
fetto favellar  de'  bambini ,  come 
Pappa,  Bombo',  e  molle  altre.  Si- 
giiitìca  Carne.  —  Zizze  diconsi  le 
Mammelle. 
ZGNAR,  V.  (Z  dolce).  Accennare,  y. 
Termine  generico,  che  vate  Fare,  o 
Dar  cenno  moven.do  il  capo  ,  la 
mano,  o  altra  parte  del  corpo.  — 
Zynar  cùn  el  dida  •—  Accennar  col 
dito,  e  con  un  solo  verbo  Additare. 

—  Zynar  cùn  i  ucc'.  —  Accennar 
cogli  occhi,  e  con  un  verbo  Min* 
micccnre.  Occhieggiare.  Far  d"oc' 
chio.  Dar  d'occfUo.  Fcer  l'occhiolino, 
—fumar  a  zgnar.  —  ^accennare. 

*ZIB,  n.  m.  Cibo.  La  voce  boi.  non  si 
usa  mai  che  nelle  frasi  Vgnir  su  al 
zib.  -—  Andar  all'  arversa  al  zib, 
al  bèh'er.  —  Attraversarsi  il  cibo  , 
l'  acqua  per  l'  ugola. 

ZIBARIA.  n.  f.  (Z  dolce).  Vitto,  n.  m. 
Viveri,  n.  m.  plur.  — *  Cibaria  non 
è  voce  di  lingua.  —  Vettovaglia  si 
usa  per  gli  eserciti. 

ZIBOM,  n.  m.  (Z aspra).  Giubba,  n.  f. 
Giubbone,  n.  m.  La  voce  boi.  è  ora 
rimasta  in  contado.  —  Giubbetto. 
Giubberello.  Giubbettino ,  dim. 

•ZIBORI,  n.  m.  (Z  dolce).  Ciborio.  Ta- 
bernacolo. 

•ZICÓGNA.  n.  f.  (Z  dolce).  Cicogna. 

—  Zicògna  bianca,  nèigra.  —  Ci- 
cogna bianca ,  o  nera. 

ZICUCCHKlN ,  0  ZIRICUCCHEIN  ,  n.  m. 
plur.  (Z  dolce)  (Fardi).  -^  Fai-e 
smorfie ,  moine. 

•ZIEtM,  m.  ZlElNA,  f.  (Z  dolci)  Dim. 
di  Zio ,  Zia. 

ZIG,u.  m.  (Z  dolce).  Grido,  n.  m. 
Gridi  va.,  e  Grida,  f.  nel  plur.  V. 
Vers. 

ZIG  ALA  (Z  dolce).  Cicala.  Insetto  vo- 
lante. Cicala  stridula,  noiosa,  im- 
portuna. —  Gli  antichi  mangiava- 
no saporìtamente  le  cicale  fresche. 

—  In  Quèll  mèinter  eh'  el  zigal  s' 
cren  ferma  d'  cantar.  —  Essendo 
già  di  cantare  le  cicale  ristate.  — 
Zigala.  —  Cigarro,  n.  m.  Voce  spa- 
gnuola,  in  uso  volgare  da  poc'ai  au- 


ZEK 


602 


ZER 


ciutfnalo  dicesi  preciwmente  di 
Chi  può  mellersi  ad  ogni  rischio  ; 
ed  io  lingua  scieniiiica  si  direbl)e 
InoulneraOHe  ;  dicesi  anctie  di  Chi 
per  essere  altra  volta  incorso  nel 
male,  o  in  alcuo  pericolo,  più  uon 
ne  teme. 

ZCRMIÒN.  ZEIiMOI.  V.  Brocca. 

ZERNIRA  (Z  dolce).  Cerniera.  Fran- 
zesismo  usato  dagli  apleitci.  -—  Cer- 
niera della  ca»sa  di  un  orinolo  da 
tasca. —  Zernira  dèi  cumpass. — 
Nocella.  Quella  parte  delle  seste,  e 
simili  £)tia  a  noce*  ove  si  collocano 
ì  bracci. 

ZÈRH,  n.  ni.  (Z  dolce  É  apertissima  ). 
Cerro y  n.  m.  Spezie  di  quercia.  — 
Quindi  Cerreto,  n  m.  Cerbaia,  n. 
f.  Luogo  pieno  di  cerrì,  in  boi.  Zrd. 

—  Cerruto,  agg.  Bosco  cerruto.  — 
Cerredo  ,  dim.  —  Ccrracchione  , 
accresc. 

ZCHRA  (  Z  aspra  ).  Bùbbla  ,  Quid  , 
Gnacchera ,  Zirandla.  Cosa  da 
niente,  da  poco.  —  Oh  la  zerra; 
oh  la  bùbbla.  La  voi  éssr  una  brut- 
ta zerra,  bùbbla ^  ec. —  Vuol  esser 
una  bruita  cosa»  un  bruito  affare. 
V.  Bùbbla. 

*ZEIW,  n.  m.  (Z  dolce).  Cervo.  ^ 
Zero  vularit.  —  Cerco  volante.  Cer- 
viàltolo. 

ZEUVÉLL  (Z  dolce).  Ceroello.  Nel 
plur.  Cervelli,  m.  e  Cervella,  f. 
Quest'  ultimo  è  adoperalo  quasi 
sempre  per  cervello  materiale  de- 
gli animali.  Cervella  di  bue,  ec. 
ma  in  boi.  dicesi  ZcrvéUa  d'  bò  in 
sing.  come  in  fr.  Ceroelle,  f.  sing. 

—  Avèir  Magna  al  zervéll  cùn  al 
pan. —  Avere  studialo  in  buemme. 
Esser  dotto  in  Buezio.  Sapcix  o  A- 
vere  imparato  due  h.Aver  studiato 
il  pecorone.  Vagliono  essere  igno- 
rante. —  DstiUars',  lambiccar s' al 
zervill.  —  Stillarsi  o  Lambiccarsi, 
Beccarsi  il  cervello.  Ghiribizzare. 
Fantasticare.  Afialicar  T  intelletto. 
Mulinare.  —  Zervéll  ci/triòus,  Zer- 
véli  vag.  —  Cervello  balzano  o  fat- 
to a  tornio.  Girellaio.  Cervtl  vago , 


o  eleròcUto.  Stravagante. —  Zervéll 
d'  gali. —  Cervel  di  gatta.  Avtr 
meno  cervello  di  un  griUo,  o  d' un 
oca.  Aver  il  ceroel  nelle  calcagna. 
Cervello  di  bona»  come  le  palle. ^ 
Avèir  pers  al  zervéll.  —  Aver  du/o 
il  cervello  a  rimpedulare.  — Avèir, 
0  tgnir  al  zervéll  a  parte.  —  Esstr 
in  buon  senno.  Esser  assennato, 
pien  di  senno^  Aver  cervello.  — 
Avèir  dèi  pancotl  in  vez  d'  zervéll. 
Avèir  poc  zervélL —  Esser  di  poca, 
o  picciola  levatura.  Aver  poca  /<• 
vatura»  poco  cervello.  —  Tanl  test, 
tant  zervi,  —  Tanti  uotnini,  laute 
berrette.  Chi  la  vuol  lessa ,  e  chi 
arrosto.  —  A  m*  fa  vgnir  tant  d' 
zervéll,  tant  de  l^sta.  —  Mi  melU 
il  ceroello  a  pat:tito. 

ZERVELLOTiCAMÉLNT,  avv.  (Z  dolce  . 
Alla  impazzata.  Alla  sbadata.  SIm- 
datamente.  Inconsideratamente. 

ZERVLÀ  ,  n.  m.  (Z  dolce).  Sauguinfu- 
cio^  Q.m.  Cervellata,  ii.  f.  Spezie 
di  salsiccia  fatta  di  sangue  di  porcj 
imbudellato  con  miele  ed  aromi. 

•ZERVLEIN'.  n.  f.plur.(Z  dolce).fn7. 
tette  di  ceroello.  —  Zervtein  malti. 

—  Pan  santo.  Pan  dorato. 
ZERVLÉTT,  ZERVLEIN  (Z    dolce),  n. 

m.  dim.  di  Zervéll.  —  Cervelletto. 
Cervellino,  n.  m.  dim.  di  Cervello. 

—  Parlar  a  zervlèlt.  —  Portar  a 
pentole.  Maniera  di   |>orCare  altrui 
sul  dorso,' la  quale  si  Fa  col  porre 
le  ginocchia  del  portato  sopra  !e 
palme  delle  m§ni   del   portatore . 
che  tien   rivoltate  dietro  le  rem 
ed  il  portato  accavalcia  le  gaiuW 
ma  colle  braccia  si  allieDe  al  collo 
del  portatore.  0  pure  ineliendosi 
il  portato  sul  dorso  del  portatorf . 
ed  accavalciando  le  braccia  al  cotlc 
e  le  gambe  alle  costole  del  portato- 
re stesso ,  il  quale  le  tiene  strette 
colie  sue  braccia. 

ZERUSIC.  n.  ra.  (Z  dolce).  Cerùsic" 
ed  alla  greca  Chirurgo  ,  (  e  D(*fi 
Chierurgo):\\  plur.  Chirurgi. — ffc- 
bòlomo ,  gr.  —  Far  al'  zerusir.  — 
Esercitar  la  chit^rgia.  —  L'  o't 


zez  603 

dèi  zervnc'.-^  Chirurgia.  FleboiO' 

ìnia  *  gr.  —  Fir  da  zirusie,  —  fcr- 
ri  chiiwgici. 

BSMEIN,  D.  m.  (Z  dolce)  (da  Geitni- 
no,  sincopalo  da  Gelsomino;  o 
piuiloslo  dal  francese  Jasmin  ). 
Pianta  cbe  produce  un  fiore  candi- 
do, e  odorosissimo. 

ESNÉLL»  n.  m.  (Z  dolce).  Pecorina, 
n.  f.  e  Pecorino»  n.  m.  Cacherello 
secco  dì  bestie  lanate. 

ÈSS  (Z  aspra).  Gesso,  Pietra  calcare 
ridotta  in  polvere  mediante  il  cuo- 
cerla in  fornace  (ome  la  calcina.  — 
Pietra  da  (fesso .  o  gcssaria,  o  ges- 
sosa. —  Zèss  da  prèisa.  —  Gesso 
da  far  presa.  —  Cuocere»  Polveriz- 
zare ,  Crivellare  il  gesso.  —  Far 
zèss.  —  Impastare  il  gesso. 

ESSI R A  (Z  aspra).  Gessaia.  Cava  di 
gesso.  —  Masso  si  chiama  la  mon- 
,tagna  gessosa. 

feTA,  n.  f.  Zana,  e  Cesia,  n.  f. — 
Far  ci  zèst.  —  lutesser  le  ceste,  — 
Mettrin-t'la  zèsla.  — •  Incestare.  — 
Cestella»  Ceslellina,  Cestertlla  n. 
f.  dim.  Cestino,  Cestello  n.  m.  dim. 
Panierini  senza  manico. 

^ESJjR ,  voce  usata  di  rado.  V.  Forhs. 

5ÈTT,  n.  ni.  (Z  aspra)  (dal  {v.iet). 
Bampollo.  Pollone.  Messiliccio,  n. 
m.  Messa ,  n.  f.  —  Zèli  di  alber.  — 
Bnmpollo.  —  Metter  fora;  irar  di 
zèli.  —  Rampollare.  —  Zélt  dèi 
furmèint ,  e  del  castlà.  —  Portata 
del  formento,  e  delle  castellate  » 
che  s' introducono  in  città. 

'ZÉTT.n.  m.  (Z  dolce,  E  slrella). 
Zitto.  —  N'  trar  un  zeli.  —  Non 
zittire.  Non  far  motto.  Senza  far 
molto.  Non  fare  un  zitto  Senza  fa- 
re zitto  alcuno.  —.A  n'  s'  sinleva 
un  zeli.  —  Non  senlivasi  un  zitto. 
--Sld  zeli.  ^  State  zitto.  —  Zett 
e  quiet  l'andò  vi.  —  Quatto  quatto 
se  ne  parti.  —  Zitto  zitto ,  per  co- 
mandar silenzio.  — 'Zitti  zitti. 

ZEVER  (Z  dolce).  Cèfalo.  Pesce  assai 
nolo. 

ZEZZA.  n.  f.  (tutte  le  Z  dolci).  Cic- 
cia, n.  f  Voce  usata  per  vezzo  dalle 


ZIG 

balie,  accomodandosi  allo  imper- 
fetto favellar  de'  bambini ,  come 
Pappa,  Bombo;  e  molte  altre.  Si- 
guìfica  Carne.  —  Zizze  diconsi  le 
Mammelle. 
ZGNAR,  v.  (Z  dolce).  Accennare,  y. 
Termine  generico,  che  vale  Fare,  o 
Dar  cenno  moven.do  il  capo  ,  la 
mano ,  o  altra  parte  del  corpo.  — 
Zynar  cùn  et  dida  -^  Accennar  col 
dito,  e  con  un  solo  verbo  Additare. 

—  Zynar  cùn  i  ucc'.  —  Accennar 
cogli  occhi,  e  con  un  verbo  Am* 
micccnre.  Occhieggiare.  Far  d"oc- 
chio.  Dar  d*occlùo.  Fcer  l'occhiolino. 
'—Turnar  a  zgnar.  —  Raccennare. 

*Z1B«  n.  m.  Ciào.  La  voce  boi.  non  si 
usa  mai  cbe  nelle  frasi  Ygnir  su  al 
zia.  --  Andar  all'  arversa  al  zib . 
al  bèver.  —  Attmvefsarsi  il  ciào  , 
l'  acqua  per  l'  ugola. 

ZIBARIA.  n.  f.  (Z  dolce).  Vitto,  n.  m. 
Viveri,  n.  m.  plur.  —  Cibaria  non 
è  voce  dì  lingua.  —  Vettovaglia  si 
usa  per  gli  eserciti. 

ZIBÒM,  n.  m.  (Z aspra).  Giubba,  n.  f. 
Giubbone,  n.  m.  La  voce  boi.  è  era 
rimasta  in  contado.  —  Giubbetto. 
Giubberello.  GiubbeiHno ,  ùim. 

•ZlBORi,  n.  m.  (Z  dolce).  Ciborio.  Ta- 
bernacolo. 

•ZICÓGNA.  n.  f.  (Z  dolce).  Cicogna. 

—  Zicògna  bianca,  nèigra.  ■ —  6'i- 
cognà  bianca ,  o  nera. 

ZiCUCCHElN ,  o  ZIRICUCCHEIN ,  n.  m. 
plur.  (Z  dolce)  (Fardi).  -^  Fai-e 
smorfie ,  moine. 

•ZlEliN,  m.  ZIEINA,  f.  (Z  dolci)  Dim. 
dì  Zio ,  Zia. 

ZIG,u.  m.  (Z  dolce).  Grido,  n.  m. 
Gridi  m.,  e  Grida,  f.  nel  piar.  V. 
Vers. 

ZIGALA  (Z  dolce).  Cicala.  Insetto  vo- 
lante. Cicala  stridula,  noiosa,  im- 
portuna. —  Gli  antichi  mangiava- 
no saporitamente  le  cicale  fresche. 

—  In  Quèll  mèinter  eh'  et  zigal  s' 
cren  ferma  d'  cantar.  —  Essendo 
già  di  cantare  le  cicale  ristate.  — 
Zig  ala.  —  CigatTO,  n.  m.  Voce  spa- 
gnuola,  in  uso  volgare  da  pocliì  au- 


ZIR 


606 


2IV 


ra  da  mori.  —  Ha  del  morticcio 

nel  viso ,  ha  la  carne  morticcia.  — 
A  t  srà  un  piati  d'  bona  zira.  — 
La  vivanda  vera  sarà  l'  animo  e 
la  cera. 

ZIRANOLA*  n.  f.  (Z  aspra).  Giràndo- 
la, n.  f.  Macchina  d:  fuochi  lavora- 
li. —  Per  Zerro.  V. 

ZIR.4NDUUR»  V.  (Z  aspra),  andare 
a  gironi,  a  zonzo,  a  to)ie.  Andar 
qaa  e  là  sen^  saper  dove  andarsi. 

ZIRARI,  n.  m.  (Z  dolce).  Ceraiuolo. 
Artefice  che  bianchisce  la  cera ,  e 
ne  fa  candele.  —  Candeloltaio.  Co- 
lui che  vende  i  candelolti. 

ZIRARi,  n.  f.  (Z  dolce).  Fabbrica  di 
cera. 

ZIRCA.  ALL'INZIRCA,  ZIRCUMZIR- 
CA,  UN  SI)  PER  ZÓ,  SU  USÒUVRA. 
Circa.  Intorno.  Incirca.  In  quel 
torno.  Presso  a  poco. 

ZIREIN,  n.  m.  (Z  dolce).  Cnndeluz- 
za^  n.  f.  Soltil  candeluzza  ravvolta 
in  varie  forme,  ad  uso  di  portare 
in  mano  per  veder  lume. 

ZIRÉLLA,  n.  f.  (Z  dolce).  Carrùcola, 
n.  f. —  Girella,  n.  f.  chiamasi  la 
carrucola,  su  cui  gira  la  corda;  in 
boi.  Rudélla.  —  Incastrar  la  cor- 
da tra  la  zitèlla.  —  Incarrucola- 
re.  — Dscaslrar  la  corda. —  Scar- 
rucolare. Baldinpcci  dice  Incar- 
rucolare  vale  ancora  Mettere  il  cà- 
napo nella  carmcola. —  Girellina. 
Girelletla.  Carrucolina,  dim. 

ZIRÉTTA,  n.  f.  (Z  dolce).  Cattiva  ce- 
ra. Bruita  cera.  Vuol  dire  Faccia 
che  ,  dal  suo  colore  ,  indica  poca 
sanità. 

ZIRI,  n.  m.  (Z  dolce).  Cero,  n.  m. 
sing.  tJeri,  plur.  Candela  grossis- 
sima  di  cera,  che  si  adopera  nelle 
chiese. 

ZIRICUCCHEIN.  V.  Zicucchein. 

ZIRLAR.  V.  (Z  aspra).  —  N'vlèir zir- 
lar pr  al  drelt.  —  Non  voler  por- 
tarsi come  va.  Portarsi  male. 

ZIRODEN,  n.  m.  (Z  dolce).  Acciari- 
no, n.  m.  Quel  pezzo  di  ferro  che 
s'  infilza  nella  sala  delle  ruote  de' 
carri ,  o  delle  carrozze,  perchè  non 


escan  dal  mozzo.  -^  Vi  sono  degli 
Acciarini  a  esse ,  a  paletta ,  a  ron- 
done ,  inginocchiati ,  ec. 

ZIROTT  (Z  dolce).  Cerotto.  —  Ziroit 
mollettiv.  —  Cerotto.  Unguento 
tnollitivo,  mollificatioo.  —  A  «'  i  è 
zirott,  m.  b  —  Il  morto  è  sulla  ba- 
ra. Non  e'  è  riparo.  Non  c'è  verso. 
Ella  è  ita,  è  finita»  ec. 

ZIRÒTTA  ,  ZIRÒNA ,  (Z  dolce).  Ceroi- 
za ,  accr.  di  Cera ,  in  signiricaio  di 
Sembianza ,  ed  usato  per  un  cerio 
vezzo ,  come  Cerona. 

ZIRUM,  n.  m.  (Z  dolce).  Untume  dt 
ruota.  Queir  untuosità  nera,  che 
resta  ai  capi  del  mozzo  della  ruota, 
proveniente  dalla  sugna,  con  cui 
s'  unge  la  sala. 

'ZiSÉLL,  n.  m.  Cesello. 

ZISLADÓUR.  n.  m.  (Z  dolce).  Cesella- 
tore, n.  m.  V.  d.  U.  Colui  che  lavo- 
ra di  cesello.  Argentiere. 

ZISLADURA,  n.  m.  (Z  dolce).  Cesella- 
mento,  n.  ro.  Lavoro  di  cesello. 

ZISLAR.v.  (Z  dolce).  Cesellare,  \. 
Lavorare  con  cesello. 

•ZITAR,  V.  (Z  dolce).  Citare. 

•ZITAZIÓN,  n.  f.  (Z  dolce).  Citaziont. 

ZITTA,  n.  f.  (Z  dolce).  Città,  n.  f.  e 
nel  verso  Ciltade  e  Citiate. 

ZITTIR,  v.(Z  dolce).  In  boL  usasi  so- 
lamente in  negativo  significalo.  — 
iV*  zittir.^  Noti  fare  zitto.  Non  fia- 
tare (boi.  iV  ar/iadar).  Yagliono 
Tacere,  Non  parlare. 

•ZITTO.  V.  Zetl. 

ZIVOLLA,  n.  f.  (Z  dolce).  Cipolla,  n. 
f.  Agrume  ortense.  Le  cipolle,  agli, 
radici,  ed  altri  ortaggi  di  sapor 
forte  si  chiamano  Agrumi  con  ter- 
mine generico.  —  Si  chiama  Cipol- 
la anche  il  bulbo,  o  la  radice  d'o- 
gni erba  ,  che  abbia  similitudi- 
ne alla  cipolla.  Cipolle  di  gigli, 
di  giacinti,  di  giunchiglie ,  dì'  nar- 
cisi, ec.  —  Bulbosa  dicesi  Qoella 
pianta,  che  proviene  da  bulbo, 
e  da  quella  radice  che  ba  in  cioia 
un  bulbo;  e  Bulbifeìrt  qnvindo  pro- 
duce bulbo.  —  Turàche  si  cbiam;»- 
no  Quelle  varie  cortecce  o  luei».- 


ZL 


607 


ZNI 


braoe  conceulricUe ,  di  cui  è  for- 
mato il  bulbo  (boi.  Scarfùia).  On- 
de Tunicato  si  dice  a  Quel  bMlbo 
eh'  è  formato  di  tuniche.  L'  Aglio 
none  tuiUcalo. — Mi$  del  zivòll. 

—  Mesi  di  penuria,  o  di  stento. 
Mtsi  in  cui  appena  si  guadagna 
l  '  acqua  da  lavarsi.  —  Cipollina , 
f.  din).  Cipollino,  m.  —  Zivullein', 
f.  tialla  barba  t  dalla  zazzera.  Zi- 
viillein,  m.  plur.  •—  Cipolline  no- 
velline ,  vernine, 

ZIYULÉTT.  V.  ZervlèU. 

l\ZEL,  n.  m.  (Le  dueZ  aspre).  Giùg- 
giolo. Albero  tortuoso  salva  lieo,  che 
porla  frutto  da  nocciolo  detto  Giùg- 
giola. 

i£iZLÀ«n.  f.  (due  Z  aspre).  Questa 
voce  boi.  è  più  accostante  al  lat. 
Zizipha»  di  quel  che  sia  l' italiana 
Giuggiola,  n.  f.  Frutto  del  giug- 
giolo. —  Lan'  è  mega  una  zizla. 

—  Altro  che  giuggiolai  Detto  fl- 
gurat.  e  famigliami,  per  dire  cosa 
di  molla  importanza.  —  Zìzola  dis- 
se il  Carli  nella  Soinatura.  —  Cu- 
lòur  d'  zizla  dar.  —  Color  giug- 
giolino chiaro. 

ZIZLAR,  V.  (Z  dolci).  Aver  difetto 
nel  pronunziar  1'  S,  o  la  Z.  V.  Tar- 
taiar, 

ZIZLÒN,  n.  m.  (Z  dolci).  V.  Tarlala. 

ZLÀ  ,  u.  f.  (Z  dolce).  V.  Sn/felta. 

ZLÀ,  D.  m.  (Z  aspra)  V.  Surbètl. 

ZLÀ,  add.  (Z  aspra).  Gelalo,  agg. 
Ghiacciato  (e  anche  il  boi.  ha  Giaz- 
zd).  Tì'uvar  l'  ùss  ztà.  —  Trovar 
l'uscio  ghiaccialo,  la  porta  ghiac- 
ciaia ,  per  Serrata. 

ZLAR  (Z  dolce).  V.  Suffitar. 

ZLAR.ZL.ARS\  (Z  aspra).  Giazzar, 
Giazzurs\  v.  Gelare,  Gelarsi.  Ag- 
gelare, Aggelarsi.  Agghiacciare, 
Agghiacciarsi.  Fare,  e  farsi  gelo. 

—  Assiderarsi  è  proprio  di  alcuni 
animali  ,  che  restano  intorpiditi 
tutto  r  inverno. 

2LÒN,  0.  m.  (Z  aspra).  Gelone,  n.  m. 
è  accrescit.  di  gelo.  Freddo  ecces- 
sivo. — .In  alcuni  luoghi  della  To- 
scana dicesi  Gelone  per  Pedignone. 


Y.  Busanca.  —  Zlòn  per  acqua  con- 
gelata ,  che,  cadendo  dalle  gronda- 
ie, si  congela  e  in  boi.  dicesi  anco- 
ra per  similit.  Candlott,  Curnac- 
ciòn ,  ìli  Ual.  Gliiacciuoto.  —  Zlon 
attaccò  ai  copp.  —  Ghiacciuoli 
pendenti  dalle  gt ondate. 

ZLÓN .  add.  ed  anche  sust.  (Z  aspra). 
Freddoso.  Freddoloso,  agg.  d'uo- 
mo, hnbasciatore  del  freddo. 

ZMADURA.u.  f.      ; 

ZMAMÉINT,  u.  m.  \  (Z  aspre).  Gemi- 
tio, n.  ni.  Quella  poca  acqua  che  si 
vede  quasi  sudare  dalle  grotte,  da' 
muri ,  ec.  Di  quindi  come  per  di- 
versi gemilii  a  guisa  di  piog- 
gia ,  ec. 

ZMAR,  si  dovrebbe  dire  Zèmer.  V. 

ZNAR.  v.  (Z  dolce).  Cenare,  v.  n.  si 
usa  anche  in  sign.  attivo.  —  /  ma- 
gnonn  dia  caren  da  zencL  —  Ce- 
narono della  carne.  —  A  i  fé  mal 
di  fàììz ,  rh'  V  aveva  magna  da  zè- 
na.  —  Gli  nacquero  de' fungìU, che 
aveva  cenato. 

ZNAR,  u.  m.  (Z  aspra).  Gennaio,  n. 
m.  Primo  mese  dell'  anno«  secondo 
il  nostro  calendario. 

ZNESTER,  n.  m.  (colla  Z  dolce,  e  la 
prima  E  stretta).  Nitro.  Salnitro, 
n.  m.  —  Quella  bianchissima  efflo- 
rescenza ,  lanugine  salina  simile 
alla  neve,  e  di  saper  nitroso,  che 
fiorisce  in  alcune  muraglie,  dicesi 
Afronitro. 

ZNÉSTER  (Z  dolce  e  TÉ  apertissima). 
V.  Snéstcr. 

ZNÉVER,n.  m.  (Z  aspra).  Ginepro, 
n.  m.  Frutice  odoroso.  —  Le  sue 
coccole  sono  come  quelle  dell'  ci- 
terà, ma  d'un  gusto  aromatico  e 
questo  fruito  si  chiama  Ginepro. 

ZNÌ,  n.  f.  (Z  aspra).  Genia,  n.  f.  Ge- 
nerazione vile,  abbietta. —  Mala 
zni  e  per  ironia  Bono  znt.  —  Cat- 
tiva semenza.  Buona  genia,  ironi- 
cam.  —  Aggiunto  d'  uomo  sempli- 
cemente, vale  Furbo. 

ZMSA,  n.  f .  e  piii  spesso  ZMS,  plur. 
(Z  dolce).  —  Burnis,  plur.  Cinigia. 
n.  f.  Cenere  calda  che  conserva  il 


Zoe 


608 


ZOR 


calore,  rinchiudendo  in  sé  qualche 
pieciolissima  bracia. 

ZNOCC  (Z  aspra).  Ginocchio.  .Ginoc- 
chi  plur.  m.  e  Ginocchia  plur.  f.  — 
Ginocchiare.  Abbracciar  le  ginoc- 
chia. —  Inginocchiarsi.  Mellersi  iu 
ginocchio. 

ZO,  n.  m.  (Z  aspra).  Giogo,  n.  m. 
(primo  0  stretto).  Arnese  di  legno 
coi  quale  si  congiungono .  e  accop- 
j)iano  insieme  i  buoi.  —  Aggiogare 
i  Otioi.  Giùgnere  i  buoi.  Mettere  il 
giogo  a'  buoi.  —  Bovi  aggiogali. 
Che  hanno  il  giogo.  —  Digiogare. 
Levare  il  giogo.  Buoi  digiogali. 

ZÒ,  IN  ZÒ  ,  avv.  (Z  aspra).  Giù,  avv. 

—  Un  8Ù  per  zò.  —  Dal  più  al  me- 
no. In  quel  torno.  Poco  più  poco 
meno.  —  Zò  d'  man  »  d'  atra.  — 
Fuor  di  mano.  Fuor  di  strada.  — 
Fuor  dell'  uso.  Fuor  della  moda  , 
ec.  —  Tors'  zò.  —  An^enarsi.  Im- 
puntare. Smarrirsi  in  favellando. 

—  Metter  zò.  —  Posare.  Deporre. 

—  Dar  zò.  —  Declinare,  Decadere. 

—  Dar  zò.  —  Biposare.  —  Lassar 
dar  ZO.  —  Lasciar  riposare.  Dìcesi 
del  lasciar  deporre  le  fecce. —  An- 
dar zò  al  sòuL  —  Declinare  il  so- 
le. —  A  andar  all'  inzò  tùtl  i  sant 
aiuten'.  —  A  buona  seconda  ogni 
santo  aiuta.  Non  si  dura  fatica  a 
navigar  per  la  corrente. —  Vultar 
all'  inzò.  —  Capovòlgere.  Capo- 
voltare. —  L'  è  un  om  eh'  è  zò.  — 
È  uomo  indebolito ,  presso  ad  am- 
malarsi, —  Bobba  d' in  zò.  —  Co- 
se provenienti  dalla  bassa  pianu- 
ra. —  Un  d' in  zò.  —  Abitante  del- 
la bassa  pianura. 

ZOBIA .  n.  f.  {Z  aspra).  Giovedì,  n.  m. 

—  Zobia  iòtta,  e  da' piU  educali 
Giovedé  grass.  —  Berlingaccio. 
Ultimo  giovedì  di  carnevale.  — 
Berlingaccino  è  il  giovedì  che  pre- 
cede il  berlingaccio.  —  L'  hapu- 
rassd  zobi  in-t-la  groppa.  —  È  at- 
tempato. Attempatello.  Piuttosto 
attempato. 

ZOCC,  n.  m.  (Z  dolce).  Ceppo.  Peda- 
le. Ciocco,  Bronco,  n.  m.  Base  a 


piedi  dell*  albero.  —  Zocc.  —  Zoe- 
co.  Zòccolo  de'  piedestalli.  —  Zocc, 
figurai.  Ceppo.  Ciocco:  per  Uomo 
stolido,  stupido,  balordo.  —  Chi 
ha  di  zucc  ha  del  stèli.  —  Chi  ha 
il  molto ,  puà  con  più  facilità  ave- 
re il  meno ,  ed  anzi  Dal  più  si  fa 
il  meno.' —  Zocc  di  alber  si  pren- 
de anche  per  Ceppaia.  La  parte  del 
ceppo  alla  quale  sono  appiccale  le 
radici  dell'  albero. 

ZOCCA  (Z  dolce)  DALLA  CAREN.  De- 
sco. Ceppo,  n.  m.  Pancone  su  cai 
si  taglia  la  carne  alla  beccheria. 

ZOIA,  n.  f.  (Z  aspra).  Gioia.  Gemma. 
n.  f.  Gioiello,  n.  m.  Pietra  prezio- 
sa. —  Pein  d' lui.  —  Gioiellato,  la- 
gemmato.  Geminato.  Ingioielialo, 
agg.  Impir  d'  zoi.  —  Ingemmare. 
Gemmare.  Ingioiellare,  —  Gioia 
per  Allegrezza  non  è  voce  del  dia- 
letto bolognese.  —  Gioia,  e  Bèlla 
gioia,  Zuiètta,  Zuieina!  dello  irooi- 
cam. — Gioia  e  Beltà  gioia!  si  diceul- 
l'uomo  ironicamente,  quasi  Ucclao- 
dolo  di  malizia,  o  di  dappocaggine. 

ZON ,  n.  m.  plur.  (Z  dolce).  BirilU,  n. 
m.  plur.  Pezzetti  di  legno  roioodi . 
piìi  sottili  in  sonami  là  che  alla  ba- 
se, in  forma  di  colouuetle,  che  ser- 
vono ond'essereabbattulì  nel  giuo- 
co della  trottola,  ec.  —  Tor  su  i 
zon,  metaf.  Vale  Andarsene.  — 
Zòn,  sing.  Aggiunto  d'  uomo,  vale 
Goffo.  Stùpido. 

ZOPP,  add.  (Z  dolce).  Zoppo,  agg 
—  Andar  a  zopp  gatlètt.  —  Anda- 
re a  pie  zoppo.  Andare  con  un  pie 
solo,  come  fanno  i  ragazzi, e  per 
analog.  Andar  malamente.  —  Chi 
pratica  al  zopp  tein  zuppgar.  — 
Chi  pratica  il  zoppo,  gli  se  n'  ap- 
picca. Chi  pratica  col  lupo .  impa- 
ra a  urlare.  Chi  dorme  co*  cani,  ii 
leva  colle  pulci. 

ZORNIA.  TAMPERLA,  n.  f.  (Z  dolce) 
Lernia.  Persona  lenta  e  stentata  fa- 
stidiosamente. Stùpido.  Balordo. 
Goffo.  —  Zornia ,  è  anche  agginoto 
d'  animale .  e  vale  Vecchio,  e  piene 
di  malanni. 


ZTT 


609 


zcc 


50TIC.  aau.  Zòtfco,  agg. 

i)UVKN  (Z  aspra).  Giovane  e  Giòvi- 

ne ,  d'  ogni  genere.  —  Dna  cossa 

da   zòuven.  —  Giovanile.  Giovane- 

8CO.  GioveniUtSigg. 
DOVENTI).  V.  Zuventù. 

KCBSA.n.  f.  (Z  dolce).  Cicérbita, 

n.  f.   Erba  lalliginosa  da  insalala. 

Grispignoio.  —  Sug  d'  zréòsa,  — 

Sugo  cicerbilino, 
RIS,  Q.  m.  (Z  dolce).  CiriegiOt  n.  m. 

Aliterò  elle  produce  le  ctriegie.  *^ 

—  Lug  pein  d'  zris,  —   Ciregeto. 

Boschelto  di  ciriegi. 
^RISA,  n.  f.  (Z  dolce).  Ciriegia»  n.  f. 

Frullo  del  ciriegio.  —  Da  alcuni  si 

dice,    e  scrive  Céràsa,  con  voce 

non  aflEallo  toscana,  ma  che  effetti- 
va menle  dovrebbe  usarsi  se  star  si 
volesse  all'  etimologia  ialina.  Hav- 
veue  di  diverse  spezie.  Le  princi- 
pali sono  :  Duròn.  —  Duràcine,  — 
Marasca.  —  Amarine.  —  Aquatv- 
la.  —  AcqvniuokL.  —  Vettola.  — 
Vhciola.  —  L'  amig  zrisa.  —  // 
compare.  Dicesi  ad  alcuno  per  i- 
scherzo.come  per  denotare  untale, 
di  cui  si  è  fatta  antecedentemenle 
parola. 

ZRISEINA,  n.  f.  Piccola  ciriegia.  — 
Far  zriseina.^  Sorrìdere.  La  voce 
bolognese  varrebbe  Sorrisino,  n. 
ni.  Piccol  sorriso. 

ZIUSOL,  add.  (Z  dolce).  Ciriegiuolo» 
agg.  Di  ciriegia.  Che  ha  colore,  o 
sapore  di  ciriegia. 

ZSSAROL(Z  dolce)  e  corrollamente 
Dssarol,  e  anche  Dsarol,  n.  m;  Ges- 
saittolo,  n.  m.  Colui  che  cuoce,  e 
lavora  attorno  alia  miniera  del  ges- 
so.—  Gessaiùolo  è  anche  Colui  che 
forma  le  statue,  i  vasi,  o  altro,  che 
si  getta  in  gesso.  E  sono  tulle  voci 
d'  uso. 

ZTTADEIN  (Z  dolce).  Ct7todmo  e  Bor- 
ghese. V.  Abilant. 

ZTTADOUR  (Z  dolce).  Gettatore.  Fon- 
ditore. Che  getta,  o  fonde  metalli 
per  formar  campane ,  cannoni ,  ec. 

ZTTAR,  v.  (Z  dolce).  Gettare,  ò  sia 
Versarci  metalli  liquefatti,  il  ges- 


so, e  simili ,  nelle  forme  per  fiarne 
figure  di  rilievo .  o  basso  rilievo. 

ZVAI)GA,n.  f.  (Z  aspra).  Sòccio,  n. 
m.  Sòccita,  n.  t  Accomàndita  di 
bestiame ,  che  si  dà  altrui ,  che  il 
custodisca  e  governi  a  mezzo  gua- 
dagno ,  e  mezza  perdita.  Questa 
maniera  di  dare  le  bestie  ai  conta- 
dini dicesi  propriamente  dai  bolo- 
gnesi Dar  et  bisli  alla  mudnèisa. 
Zoadga  ,  dar  et  bisti  a  zvadga. 
Quando  il  padrone  compra  le  be- 
stie ,  e  le  dà  al  contadino  per  ese- 
guire i  lavori  della  campagna,  con- 
tro una  retribuzione  pattuita,  e  che 
tien  luogo  di  frutto  del  danaro. 

ZVANN,  np.  m.  ZVANNA.  f.  (Z  aspra). 
Giovanni,  va.  Giovanna,  f. —  Zam- 
batiesta.  —  Giovanni  Battista,  o 
Giambalista.  —  L'  è  una  cossa  che 
n'me  «vanno.— Questa  voce  swon- 
na,  apparterrebbe  ad  un  verbo  , 
che  dovrebb' essere  Zoannar,e  che 
non  esiste.  —  Ella  è  cosa  che  non 
mi  garba. 

•ZVÉTTA ,  n.  f.  Civetta,  augello.  E  per 
simil.  dicesi  di  donna  che  cerchi 
adescare  cou  vezzi  e  moine. 

ZUCARA ,  n.  f.  (Z  dolce).  Giillofalpa, 
detto  volgarmente  Zuecaiuola,  n. 
f.  Sorta  d'  insetto  simile  allo  sca- 
rafaggio, che  passeggia  sotto  terra, 
e  rode  le  radici  delle  piante  che  in- 
contri, facendone  gran  guasto. 

ZtìCC  DEL  CAPPÉLL  (Z  dolce).  Infor- 
ma del  cappello. — Zàcc  per  Tèsta. 
A  i  balla  al  zùcc.  —  È  matto. 

ZIJCC,  add.  ZUCCHÉTT,  agg.  (Z  dolce). 
Pazzerello. 

ZUCCA,  n.  f.  (Z  dolce).  Fiasco  impa- 
gliato. —  Cumprar  al  vein  a  zùcc. 

—  Fiascheggiare.  —  Impaiar  el 
zùcc.  V.  Impaiar.  —  Zucca. —  Zuc- 
ca. Fruito  ortense  noto.  Zucca  ma- 
rina ,  ec.  —  U  è  vgnù  cmod  fa  la 
timpésta  al  zùcc.  V.  Timpésta.  — 
Zucca — Zucca  per  Testa. —  Sòurd 
cm*  è  una  zucca.  — -^  Sordacchione. 

—  Zucca  per  Zuccòn.  V.  —  Zucca 
da  pellegrein.  —  Lagenaria. 

ZUCCAR,  11.  m.  e  ZUCCARA ,  n.  f .  (  Z 

72 


ziro 


610 


.ZUG 


dolce).  Fiascaio,  m.  e  Fiascaia,  t. 
Colui  e  Colei  che  vesle  i  Baschi  con 
paglia.  — Zuccaia,  vale  Campo  s«- 
mioato  di  zucche. 
ZUCCAREIN ,  n.  m.  (Z  dolce).  Zucche- 
rino, D.  Dì.  Pasla  dolce  falla  a  gui- 
sa di  anelli  di  maggiore ,  o  minor 
grandezza  e  grossezza.  ^—  Zucca- 
rein  dèi  ièss.  -—  Zuccherini  tessa- 
II.  —  Zuccarein  eh*  «'  mèUen  in-t-i 
guerz  di  ùss  pr  alzar  el  pian*,  — 
Girello »ii.  m.  (Z  dolce)  accr.  d' 
Zucca.  —  Fiascone,  n.  m.  accr.  di 
Fiasco.  Fiasco  grande  impaglialo. 
— Zuccòn  per  &ìmì\ìi.  Mellone.  Ber- 
tone. Capocchio.  Capaccio.  Capac- 
clone.  Babbaccio.  Uomo  di  duro  ap- 
prendimenlo.  —  Talpa  è  dello  per 
simil.  solamenle  in  queslo  signifi- 
cato d' Ignorante ,  perchè  per  Tal- 
pa in  bolognese  dicesi  Topa.  V.  — 
Zuccone.  Colui  che  ha  zucca  sco- 
perta «cioè  il  capo  senza  capelli. 

—  Star  in  zuccon.  — Stare  o  Esse- 
re in  zucca,  vale  Col  capo  sco- 
perto. 

'ZUCCARIRA,  n.  f.  Zuccheriera,  Zuc- 
cariera. 

'ZUCCÒN ,  o.  m.  Fiascone.  E  per  si- 
mil. Mellone,  Bertone,  Capocchio, 
Capaccio. 

•ZUCCTEINA  DA  VIAZ.  Borraccia. 

ZUCCUNA.  n.  f.  (Z  dolce).  Capata,  n. 
f.  Percossa  che  si  dà,  o  s^  riceve 
col  capo. 

ZUCCUNAGEN,  n.  f.  (Z  dolce).  Mello- 
nàfjgine  ,  a.  f.  Grossezza  d'  in- 
gegno. 

ZUlU.n.  m.  plur.  (Z  aspra).  Sansa 
nella  lingua  italiana  dicesi  pro- 
priaménte Dei  frantumi  delie  ulive 
rimasti  dopo  averne  estratto  l'olio. 

—  Columclla  dà  alla  Sansa  anche 
questa  spiegazione  :  Carne  delle  u- 
live  liberate  dalV  osso ,  e  legger- 
mente «mintczza^e  (mediante  tener 
sospesa  la  m^c\xì%)  dalla  quale  si 
estrae  l'olio,  o  pure  aggiuntioi 
alcuni  Semi  ed  erbe  si  usa  per  ai- 
60.  R  questa  è  appunto  la  vivanda, 
che  dai  bolognesi  chiatiìasi  Zadì . 


la  quale  si  mangia  in  insalata ,  do- 
po aver  già  avuta  la  salamoia  so- 
lila, che  si  fa  alle  ulive  intere.  — 
É  graziosa  la  similitudine  bologne- 
se di  Zudi,  cioè  Giudei,  che  essen- 
do ulive  senz'  anima  »  vengono  as- 
somigliale ai  Giudei. 

ZÙDS,  n.  m.  ZÙDSA,  n.  f.  (Z  aspra  }. 
Voci  ora  disusate,  avendovi  sosii- 
tuilo  Giùdiz  in  m.  solamenle.  Giu- 
dice. 

ZUDSADÒUR.  V.  Zudsar. 

ZUDSAR,  V.  (Z  aspra).  Questa  parola, 
che  sembra  tanto  strana ,  non  lo  è 
più  deir  altre  bolognesi,  se  si  os- 
servi che  una  volta  si  diceva  Zàd$ 
per  Giudice ,  e  adesso  Giùdiz,  On 
Zudsar  è  lo  slesso  che  dire  Giudeg- 
giare  e  meglio  Giudicare  cioè  Fare 
il  Giudice,  che  vale  in  ultima  con- 
seguenza Criticare.  —  Lo  slessu 
dicesi  del  verbale  Zudgadòur.  — 
Critico.  Saiirico,  ec. 

ZÙFF,.n.  ra.  (Z  dolce).  CipigUo,  d. 
m.  Increspamento  della  fronte  fallo 
in  giù  alla  volta  degli  occhi.  ~ 
Avèir  al  zùff.  —  Cipigliare.  Guar- 
dar di  mal  occhio,  con  cipiglio. 
Far  cipiglio.  V.  Grùgn ,  e  Immuso- 
nirs'.  —  Far  al  zùff.  —  Acci- 
gliarsi. 

ZUG,  n.  m.  (Z  aspra).  Giuoco,  n.  m. 

—  Aoèir  furtouna  in-t-al  zug.  — 
Aver  detta  nel  gitioco.  — >  Un  pot 
d'  zug  è  pò  bèli.  —  Ogni  bel 
giuoco ,  vuol  durar  poco.  V.  Zugar. 

—  Zug.  —  Giuochi  nelle  macchine, 
negli  ordigni,  diconsi  gli  ingegni, 
per  cui  essi  si  muovono  —  Zug  dia 
ciavadura,  dia  ciao.  —  Ingegni 
della  chiave.  —  Dar  di'  ov  in  t  al 
zug.  —  Dar  pasco.  Dar  esca,  la- 
sciar prima  vincere  1'  avversario . 
per  indi  meglio,  guadagnargli  it 
danaro. 

ZUG  ACCIAI!.  V.  (Z  aspra).  Giuoenr- 
chiare.  V.  d.  U.  Giocar  di  |>oco.o 
di  rado. 

ZUGADÒUR  ,  n.  m.  ÒURA  .  n.  f.  (Z  a- 
spra).  Giocatore  e  Giuncatore,  n 
m.  Giocatrice,  n.  f. —  Zugadòurda 


ZUG 


611 


ZUN 


bussluii,"^  Gio€olaiore.  Ciocoiare. 

;UGAK,  V.  (Z  aspra).  Giocare  e  Giù- 
care,  v. —  1  lermini  UaliaDÌ  de' 
giuochi ,  che  si  scbslauo  il  più  da 
quelli  del  dialello  bolognese,  si 
iroveraiiDO  regislraU  in  capoluogo 
so  Ito  i  diversi  a  ni  co  li  particolari, 
p.  e.  CupièU.  RèmeL  CasltèlL  Agòc- 
eia ,  ec.  Nel  giuoco  di  carie  quando 
non  si  fa  alcuna  RakZ2»k{?rtUa  boi.) 
si  dice  Fola;  in  boi.  Uuff.  —  E  Fo- 
to ancora  a  Quelle  cane  che  resta- 
no nel  mazzo  dopo  averne  dato 
una  parte  eguale  a  ciascun  gioca- 
tore, che.  si  lasciano  sulla  lavola 
coperte, e  toccano  polirà  quegli, 
eh  fa  1'  ultima  bazza.  In  boi.  dicesi 
XL  scarl ,  o  /  Scari  in  plur.  —  Dar 
pasto  nel  giuoco  significa  Lasciarsi 
vincere  artatamente  qualche  cosa , 
per  tirar  su  il  giocatore,  e  mostra- 
re di  non  ne  saper  piii  di  lui,  onde 
in  seguito  poter  guadagnargli  I 
danari. 

ZUG'GNOLA ,  n.  f.  (Z  dolce).  Molletta, 
u.  f.  V.  d.  U.  Pezzo  di  ft^ro  che  sta 
attaccato  a  uno  de'  capi  della  fune, 
con  cui  s'  attigue  acqua  dal  pozzo , 
al  quale  si  raccomanda  la  secchia. 

ZUGHÉSSA,  n.  f.  (Z  aspra).  (Giocacelo, 
n.  m.  Peggior  di  Giuoco. 

ZUGLEIN.ZUGIIÉTT,  n.  m.  (Zaspra). 
Giochetto y  Giocolino»  n.  m.  dim. 
di  Giuoco.  Piccol  giuoco. — Zuglein 
da  tiMett.  —  Balocco.    Trastullo. 

—  Far  di  zuglein.  —  Faiv  alle 
mammucce.  —  Zuglein  d' parol. 

—  BÌ8ticcio,e  Bisliccico.  Uno  scher- 
zo che  risulta  da  vicinanza  di  pa- 
role, per  lo  pili  di  due  sillabe  , 
che  hanno  lo  stesso  o  poco  diffe- 
rente suono,  e  diverso  siguifìcalo. 
Tutte  le  lingue  ne  son  ripiene  e 
riferirò  qui  alcuni  esempli.  —  Qui 
tìss  ha  el-i  088  less.  —  QueW  uscio 
ha  le  assi  lisce.  —  Don  Duudcin 
di 8  :  Dì  dà  di  don,  di  don  da  Di 

—  Don  Dondino  dice  :  Dio  dà  de' 
doni,  de'  doni  da  Dio.  —  //'  te  eh' 
t'ir  le:  me  battyC  tè  V  en'  tiri 


.  —  Sei  tu  eh*  eri  ti  :  io  batto ,  e  tu 
tuni  tiri?  ^  L'  èie  tu:  t'  è  té  li 

—  hi  è  Itti.  Ivi  è  tei.  —  Lù  t' ha  li: 
U  r  ha  tu.  —  Egli  ha  tei.  Ella  ha 
lui.  —  Dsii  eh'  t  «a 11,  eh'  a  sòu 
Cassian.  •—  Di'  loro  che  8anno . 

»  die  io  8ono  Cassiano.  —  /  som  eh' 
a  sòn  quèlt  eh'  a  sòn.  ^-  Essi  san- 
no c/ie  io  sono  <juel,  che  io  sono. 

—  Tiri  in  zò,  eh'  V  en'  V  inirig 
int-et  lei.  Tirt'  in  là  eh'  t'  en'  l' 
inzanipl  itk't'at  ìlar.  <*-  Tirati  in 
qua  che  twn  l' inviluppi  ^lel  filo. 
Tirati  in  taf  che  non  inciampi  nel 
telaio.  —  Eia  li  eh'  ha  i  fuK?  — 
£  ella  che  ha  i  fasci?  —  Dom.  Oud 
è  qui  tri  sant ,  eh'  n'  ein  in  para- 
dìs?  Risp.  Sanzvèis ,  Sanbuc  e  San- 
gunélia.  —  Qua'  son  que'  tre  san- 
ti ,  che  non  sono  in  Paradiso?  San- 
giooeto ,  Sambuco ,  Sanguinella.  — 
/  bi  cavi  eh'  avi ,  eh'  a  voi  eh'  a  vi 
cavamen*.. —  /  bei  capelli  che  ave- 
te» che  voglio  che  ve  li  Caviamo. 

—  In  ital.  Ben  puzzi  di  pazzo»  mio 
Pozzi,  da  un  pezzo. —  Al  pozzo  de' 
pazzi,  era  una  pazza,  che  lavava 
i  pizzi  e  le  pezze  ;  dopo  un  pezzo 
venne  Pozzi,  die  gettò  la  pazza  , 
i  pizzi  e  le  pezze  nel  pozzo. — •  In 
francese.  —  Le  ris  tenta  le  rat;  le 
rat  tata  le  ris;  Le  ris  tate  tua  le 
rat.  Il  riso  tentò  il  topo;  Il  topo 
provò  il  riso;  Il  riso  mangiato  uc- 
cise il  topo,  ie  fls  des  vers  sur  un 
verre  de  verre  veri,  plein  de  vers 
verls.  Feci  de'  versi  sopra  un  bic- 
chiero  di  vetro  verde,  pieno  di 
vermi  verdi. 

ZUGLINAR,  V.  (Z  aspra).  Giócacchia- 
re.  Giocolai^. 

ZLTiN,  n.  m.  Giugno,  n.  m. 

ZUIENA.  V.  Zoia. 

ZIJILIR  (Z  aspra).  Gioielliere,  n.  m. 

ZULaIA,  n.  f.  (Z  dolce).  Legaccio.  Le- 
gàcciolo, n.  ui.  Legaccio,  n.f.  Qual- 
unque cosa  con  che  si  lega. 

Ztl.NTA,  n.  f  (Z  aspra).  Giunta,  Ag- 
giunta, n.  f  Aggiugnimento ,  n.  m. 

—  Zànla.  —  farantello.   Pezzo  di , 
qualità  inferiore,  che  si  dà  da  al- 


ZUN 


612 


zov 


cuni  bottegai  a'  compratori  >  né  si 
direbbe  proprìameiìle  se  non  de' 
commestibili.  —  Giunia  si  dice  an- 
cora Buona  misura  nelle  altre  der- 
rate. —>  t' è  più  la  zànta»  c/ie  la 
caren.  —  È  più  la  giunta,  che  la 
(ter mia.  È  più  la  $al$a,  che  la 
Iftmpreda.  —  Pader  mèster  zùnta, 
dicono  i  boi.  per  Metter  di  bocca, 
cioè  Dire  in  favellando  piii.cbe  non 
è.  V.  Azuntar. 
ZUNTUKA.H.  f.  (Z  aspra).  Gmntura. 
Congiuntura.  Commeasura,  Cora- 
meltilura.  —  Le  giunture  de'  cor- 
pi animali  chiamansi  piìi  propria- 
mente  Articolazioni.  La  gotta  a 


lungo  andare  produce  i  ealdtìacci 
nelle  articolazioni  delle  mani ,  de' 
gomili»  de'  piedi  e  delle  ginocchia. 
—  t  medici  usano  anche  la  voce 
Arti  plur.  m.  -CU  Arti  tuperiori,  ed 
inferiori.  . 

ZUPPISU^n.  f.  (Z  dolce).  Zoppica- 
mento,  n.  m.  Voce  dell'  oso. 

'ZtJRAMÈiNT .  n.  m.  Giuramento. 

'ZURAR,  V.  Giurare. 

'ZURZISINA  .  n.  f.  Dahiia.  Georgina. 
Sorte  di  fìore. 

ZUVENTg.  n.  f.  (Z  aspra).  Gioventù. 
Giovanezza.  Giomnezza.  AdMetceti- 
za.  Età  che  segue  la  Pubertà. 


APPENDICE 


I 
I 


A 


A 


BADA  (Tgnir).  Tenere  a  bada. 

ABBARCA.  Piegato.  Dicesi  del  legno, 
e  specialmenle  delle  ira  vi,  quando 
per  umidi  là,  per  soverchio  peso, 
od  allro ,  si  fanno  concave. 

ABBARCAR  ,  v.  Piegare.  V.  Abbarca. 

ABBARBICARSI,  v.  V.  dell'uso.  Abbar- 
bicare. Me  Uer e  radici. 

ABBEVRAR  ,  V.  Abbeverare.  Dar  a 
bere. 

ABBIURAR,  V.  Aòmrarv. 

.ABBOZZ  ,  n.  m.  Abbozzo,  Abbozza- 
mento, Abbozzata  »  Abbozzatura , 
prima  forma  di  un'  opera  di  piltu- 
ra,  scuUura  ec.  solamente  sgros- 
sala. —  Sceda.  Scrillura  abbozzala. 
—Bozza.  La  prima  forma  non  pulita 
e  non  ridona  a  perfezione. — Schiz- 
zo. Legger  tocco  di  penna  o  malila, 
con  che  ì  pillori  accennano  i  loro 
concelti. 

ABBUNDANT,  add.  Abbondante. 

ABBUNDAR ,  \.  Abbondare. 

ABBURDAR,  v.  (V.  nel-  Vocabolario 
Abburdir). 

ABBUZZA  ,  add  Abbozzato.  —  V  è 
una  cossa  arisg  abbuzzd.  —  È  co- 
sa appena  cominciata. 

ABBUZZADÒUR,  n.  m.  Abbozzatore. 
Facitore  di  abbozzi  o  bozzi. 

ABBUZZAR,  V.  Abbozzare.  Fare  l'ab- 
bozzo. 

ABBUZZAR.  voce  bassa.  Cedere  per 
timore. 

ABILITA,  n.  f.  Abilità.  Capacità. 

ABILITAR,  V.  Abilitare.  Rendere  atto, 
capace,  idoneo;  e  Abilitars*.  Ren- 
dersi allo,  ecc. 

ABITA  ,  add.  Abitato. 

ABZEDARI,  0  ABEZEDARI,  n.m.  Abbe- 
cedario. Libercolo  noto,  su  cui  stu- 
diAusi  i  primi  rudimenti  del  leggere. 


ACCAMPANE  [NT,  n.  m.  Accampamen- 
to. Il  luogo  dove  si  è  messo  cam- 
pa. Dicesi  specialmente  delle  mi- 
lizie. 

ACCAMPAR,  e  ACCAMPARS',  v.  Ac- 
campare .  e  Accamparsi.  Metter 
campo ,  e  Mettersi  a  campo. 

ACCAISÉ.  Accanito.  —  Al-i  è  accané 
cantra.  —  Gli  è  proprio  accanito 
contro  di  lui 

ACCASA,  add.  Accasato. 

ACCATTABRIG  ,  n.  m.  Accattabrighe. 
(V.  nel  Vocab.  Cattanùia). 

ACCATTÒUN,  n.  m.  V.  oggi  fattasi 
deli'  uso  presso  alcun  bolognese. 
Accattone.  Pitocco. 

ACCIAPPARI.  Indurre  qualcun9,  per 
burla ,  In  errore. 

ACCIAPARS',  V.  Corbellarsi,  ingan- 
narsi. Lasciarsi  trafre  a  gabbo , 
in  errore. 

ACCUMPAGNADÒUR  ,  n.  m.  Accompa- 
gnatore. Quello  che  accompagna  , 
e  dicesi  specialmente,  in  cose  mu- 
sicali ,  di  quello  che  con  alcuno 
strumento  accompagna  la  voce  di 
un  cantore,  o  chi  sostiene  la  prima 
parte  in  un  concerto. 

ACCURDADÓUR,  n.  m.  Accordatore. 
Colui  che  accorda  gli  strumenti 
musicali. 

ACCUSA  ,  n.  f.  Accusa,  incolpa- 
zione. 

ACONlT.n.  m.  Acònito.  {V  Acóni- 
thus  napella  de'  botanici  ). 

ADDUSSAR,  e  ADDUSSARS',  v.  Addos- 
sare ,  e  Addossarsi. 

ADELÉINA,  n.  p.  f.  Adelina.  Vezzeg. 

di  Adelaide,  o  Adele. 
ADUCCIAR,  v.  Adocchiare,  Aocchiai^, 

Occhiare. 
ADULAR,  V.  Adulare,  Piaggiare. 


AGN  4 

ADULATÓUR,  n.  m.  Adulatore,  Piag- 
giatore, 

ADULTER,  n.  m.  RA,  f.  Adultero.  A- 
duUera. 

ADULTERAR ,  v.  Adulterare.  FalsìG- 
care.  Falsare. 

ADULTERI,  D.  m.  Adulterio. 

ADURAR  ,  V.  Adorare. 

AFFAGUTTAR,  v.  Affagottare,  For- 
mare a  fagotto.  Per  similit.  Accon- 
ciar male,  -r*  L'era  luti  affagutld. 
—  Era  fatto  su  alla  peggio, 

AFFAMA .  add.  Affamato. 

AFFAMAR ,  v.  Affamare. 

AFFARÙZZ,  n.  m.  Affaruccio.  Affare 
di  poco  conto,  di  picciola  levatura. 

AFFAZZAR,  v.  Affacciare.  Mettere  in 
vista. 

AFFAZZARS',  v.  Affacciarsi. 

AFFAZZINDARS'  ,  v.  Affaccendarsi. 
Darsi  gran  moto  ,  molte  faccende. 

AFFERDAR,  v.  Raffreddare. 

AFFETTA,  add.  Affettato.  Fuor  del 
naturale. 

AFFEZION ,  n.  f.  Affezione.  —  Prezi 
d'dffezion.  —  Prezzo  di  affezione, 
e  dicesi  del  maggior  prezzo  attri- 
buito a  una  cosa  in  ragione  del  l'af- 
fetto o  del  pregio  in  cui  la  si  ha. 

AFFEZIONA .  add.  Affezionato. 

AFFEZIONARSI  v.  Affezionarsi.  Pren- 
dere, o  Farsi  prepdere  in  affetto. 

AFFRUNTAR.  v.  ARS'.  Affrontare. 
Affrontarsi. 

AFFULLAMÉINT.  n.  m.  Affollamento. 

AFFULLARS',  (V.  nel  Vocab.  Aifullir). 

AFFUiSDAR,  v.  Affondare,  Mandare,  o 
Spingere  a  fondo. 

AFFUNDARS',  v.  Andare  a  fondo.  Af- 
fondare. 

AGGRESSÒUR  ,  n.  mm  Aggressore. 

AGGRESSIÒN  ,  n.  f.  Aggressione. 

AGGREDÉ,  add.  A(7flfredi7o. 

AGGRUPPAR,  v.  Aggroppare,  Aggrup' 
pare. 

AGGRUPPARS ,  v.  Accorarsi, 

AGNUS  DEI,  n.  m.  Specie  di  medaglia 
in  cera .  con  immagini  dei  simboli- 
co agnello ,  di  santi ,  ecc„  che  suol 
benedire  il  Sommo  PonteGce.  A' 
gnus  Dei.  I 


AMB 

AGUZZAR  ,  v.  Affilare.  Arrotare. 

ALARaRDA  ,  e  per  corrnz.  LUMUAR- 

"■   DA,  n.  f.  Alabarda. 

ALABARD1R  ,  n.  m.  Alabardiere ,  e 
cioè  il  Soldato  munito  di  alabarda 

ALABASTER,  n.  m.  Alabastro.  Mar- 
mo dolce ,  bianco  e  diafano. 

ALABASTREIN,  add.  Alabastrino;  c\ì^ 
ha  similitudine  coir  alabastro. 

ALAMIRÉ,  n.  m.  Alamirè,  segno  mu- 

^    sicale. 

ALBANA,  n.  f.  Specie  d'  uva,  che  non 
esiterei  a  chiamare  Albana. 

ALBAR,  n.  m.  Canapiglìo,  sorte  di 
augello. 

ALBERGA .  add.  Albergato. 

ALBERGAR  .  v.  Albergare. 

ALBERGADÓUR  ,  n.  m.  Albergatore. 

ALBUM,  n.  m.  (dal  latino).  Album. 
Albo.  Libro  su  cui  notansi  memo- 
rie ,  ricordi ,  ed  altro. 

ALLIGRÉTT.  (V.  nel  Vocab.  AUgrètt 

ALLINEAMÉINT.  Allineamento.  Il 
mettere  in  linea. 

ALLINEAR,  Y.  Allineare. 

ALLIVÀ.  (  V.  nel  Vocab.  Arlivà). 

ALLÒCC,  n.  m.  Allocco,  sorte  d' au- 
gello noto.  E  per  simil.  Baggeo, 
Baggiano ,  ed  anche  Allocco. 

ALZA  ,  add.  Alzata.  E  n.  m.  Terni,  di 
archit.  Alzata.  V  usano  i  boi.  an- 
che in  senso  di  piatto  dolce. 

AM  .  n.  m.  Amo. 

AMALACHITA  ,  n.  m.  Malacìtite.  Sorlc 
di  pietra  dura,  preziosa. 

AM.4RANT  ,  n.  m.  e  add.  Amaranto. 
fiore  nolo.  —  Culòur  d'  amarant 
—  Amarantino. 

AMARAR,  v.  V.  d'  arie.  Legare  la  ca- 
napa in  grossi  fasci. 

AMARADÒUR ,  n.  m.  Legatore  dei  fa- 
sci di  canapa. 

AMB ,  n.  m.  Ambo.  Due  numeri  sortiti 
al  lotto.  —  Du  fan  un  amb  ,  o  un 
par.  —  Sono  entrambi  della  steisì 
lana,  o  tinti  della  stessa  pece. 

AMBIZIÓN.  n.  f.  Ambizione. 

AMBIZIÓUS.  add.  Ambizioso. 

AMBRA ,  n.  f.  Ambra.  —  Vein  ciat 
com'  è  un'  ambra.  —  \ino  limpi- 
do, limpidissimo. 


APP 

VMBULANZà,  n.  f.  Term.  de' milil. 
Aìnbulanza.  Qael  corpo  che  negli 
eserciti  è  acid  elfo  ai  servigio  ed  al 
trasporlo  de' malati  e  ferili. 

%MM1N1STRADÓUR,  n.  m.  Ammiìii- 
stratore. 

\MMIMSTRAR,  v.  Amministrare. 

\MUNÉ,  add.,  o  più  veramente  MUNÉ, 
cui  i  bolognesi  per  eufonia  aggiun- 
gono quel  primo  a.  Interrito. 

\MUNIRS',  V.  0  meglio  MUISIRS'  (V. 
sopra).  Interrirsi. 

ANANASS,  n.  m.  Ananasso  Ananas- 
so. Sorte  di  fruito  esotico  squisi- 
tissimo. 

ANATOMi,  o  NOTOMl,  n.  f.  Anato- 
mia. Notomia. 

ÀNCORA,  n.  m.  Ancora.  Term.  de' ma- 
rinari. 

ANDADURa,  n.  f.  Andatura.  Il  modo 
deir  andare. 

a:sda1NT,  add.  Facile.  —  (Jn  om  an- 
dant.  •—  Un  uomo  facile. 

ANDGAR,  V.  (V.  nel  Vocab.  Anngar). 

ANGÉINA  ,  n.  f.  Angina.  Specie  di 
jnalatlia  gutturale. 

ANTIMONI,  n.  m.  Antimonio. 

ANTlPORT,  n.  m.  Antiporto.  Quella 
seconda  porta,  che  chiude,  alla 
roelà ,  i  loggiati  inlerni  delle  case, 
o  r  ingresso  alle  scale.  -^  È  anche 
Voce  dei  tipografi  ed  indica  un  se- 
condo e  conciso  frontispizio  nei 
libri  stampati,  per  lo  più  mostrante 
una  suddivisione  della  materia  nel 
libro  trattata.  Lo  chiamano  anche 
Battilùss  o  Batlluss. 

ANTIVIZELIA,  n.  f.  Antivigilia. 

ANULAR,  n.  m.  Dito  anulare.  Quello 
che  è  vicino  al  mignolo. 

ANZIAN  ,  n.  m.  Anziano.  Seniore. 

ANZLÉIN,  dim.  di  Anzel.  —Angeli- 
no ,  Angioletto ,  Angiolino. 

APOPLESÌ,  n.  f.  Apoplessia.  Vili  co- 
munemente i  bologn.  dicono  AZZI- 
DÉINT. 

APPALTADÒUR,  n.  m.  Appaltatore. 
Quello  che  assume  V  impresa  di 
pubblici  lavori. 
APPALTAR,  v.  Appaltare.  Dare  in  ap- 
palto ,  a  cottimo. 


»  ARC 

APPALTARS',  ed  anche  ARUNARS',  v. 
Mettersi  in  appallo,  cioè  Associarsi 
a  qualche  impresa,  con  vantaggio, 
0  riduzione  sul  prezzo  da  pagare. 

APPANiNADlJRA,  Appannamento. 

APPARIZIÒN,  n.  f.  Apparizione.  Ap- 
paiimento. 

APPASSIUNARS.  V.  Accorarsi. 

APPELLARS',  V.  Appellarsi.  Richia- 
marsi a  un  Tribunale  superiore 
dalla  sentenza  proferita  da  giudici 
minori. 

APPRENSIÒN ,  n.  f.  Apprensione.  Vale 
quasi  Timore. 

APPTAR.  V.  Dare.  Poggiare.  — -  E  di- 
cesi  anche  de' cavalli  quando  van- 
no per  istrado  che  salgono ,  e  sono 
quindi  costretti  a  faticare  di  petto. 

APPULARÀ,  add.  Appollaiato. 

APPULARARS',  v.  Appollaiarsi.  E  di- 
cesi anche  metaforicamente  di  chi 
si  alloga  bene  in  casa  altrui. 

APPUNTAR.  APPUSTARS',  v.  Appostar- 
si. Mettersi  alla  posta  di  qualcuno 
e  per  lo  più  a-mal  fine. 

AQUA  MORTA,  n.  f.  Acquistrino.  A- 
equa  stagnante.  E  per  simil.  chi 
fa  il  collotorto ,  che  i  bologn.  dico- 
no anche  Aqua  quèida.  Marma- 
ta ,  ecc. 

AQUARI  {Sòul  in).  Acquario.  Uno  dei 
segni  delio  zodiaco. 

AQUAROL,  n.  m.  Dicesi  de'  ministri 
ai  fonti  delle  acque  salutari. 

AQUARTIRARS' ,  v.  Aquarlierarsi. 
Prendere  quartiere, 

AQUILA ,  D.  f.  Aquila.  Sorte  d'  au- 
gello. 

AQUILOTT ,  n.  m.  Aquilotto.  Il  nato 
dell'  aquila. 

AQUILÒUNA,n.  f.   Grande  aquila. 

AIUBÉSC,  e  più  spesso  RABÉSC.i4ra- 
besco. 

ARANZÀ,  n.  f.  Aranciata.  Sciroppo 
fallo  col  succo  degli  aranci. 

ARBUFFISIA ,  n.  f.  Miserabililà.  L'  es- 
sere spiantalo:  e  privo  dei  mezzi  di 
vivere, 

ARCAMADÒURA,  n.  f.  hicamatrìce. 

ARCAPLÀ ,  0  RINCAPLÀ  (  Yein).  Vino 
fatturalo. 


ARL 

ARCAPLAR,  0  RINCAPLAR,  v.  Fattu- 
rare il  vino. 

ARCHÉTT ,  n.  m.  Archetto.  Utensile . 
che  serve  a  far  girare  la  saetta  del 
trapano.  —  Ordigno  da  pigliare  uc- 
celli. —  L'  arco  che  serve  per  suo- 
nare certi  strumenti  da  corda. 

ARCQUISTAR,  V.  Riacquistare. kcqui- 
stare  di  nuovo. 

ARCURDEIN,  n.  m.  Ricordo,  ed  an- 
che Ricordino.  Dicesi  dai  bologn. 

.  specialmente  di  certo  piccolo  anel- 
lo, dato  ad  alcuno  per  memoria  o 
ricordo  proprio. 

ARCURDÉVOL,  n.  m.  Ricordevole,  Me- 
morando. 

ARDOSS,  n.  m.  Ridosso.  Sorte  di  la- 
voro di  terra ,  o  ingrossamento  di 
muro. 

ARDUPPAR ,  e  ARDUPPARS'  ,  v.  Ad- 
doppare ,  e  Addopparsi. 

ARDUR .  V.  Ridurre. 

ARDUUS',  V.  Ridursi.  Condursi.  —A 
m'  son  ardati  a  cà.  —  Mi  ridussi 
a  casa. 

ARDUSER,  V.  Ridurre. 

ARDUSSÀ>  add.  Ridossato.  (V.  Ar- 
doss). 

ARDUSSAR  ,  V.  Ridossare.  (  V.  Ar- 
doss). 

ARDÙTT,n.m.  Bidono. 

ARENA ,  add.  Rimasto  in  secco ,  cioè 
senza  poter  proseguire  un  lavoro , 
un  discorso ,  ecc. 

ARENARS',  V.  Rimanere  in  secco,  in 
asciutto.  Figurat. 

ARFAR  ,  V.  Rifare.  —  Arfar  i  dann. 
—  Riparare  i  danni. 

ARFARS',  V.  Rivalersi.  Ricattarsi. 

ARGHÉIB,  n.  m.  Rigògolo.  VcceWo  no- 
lo. Yig.  Al  par  un  arghèib,  per  ac- 
cennaread  uomo  rattratlo, deforme. 

ARIAZZA.  Dars'  di'  ariazza.  —  Te- 
nersi in  contegni.  Mostrarsi  su- 
perbo. 

ARITMÉTIG,  n.  m.  Aritmetico.  Con- 
teggialore. 

ARLÀ,  n.  f.  Cannicciato.  Cannicciata. 

ARLICCHEIN  ,  n.  m.  Arlecchino.  No- 
me proprio  di  un'antica  maschera 
teatrale.  Zanni.  Sempliciotto. 


»  ASF 

ARLiCCHtNATA,  n.  f.  Arlecchinata. 

ARMACOLL  (a).  Ad  armacollo. 

armar!  ,  n.  f.  Armeria.  Luogo  ove 
sono  depositate  e  si  custodiscono 
le  armi. 

ARMAROL,  n.  m.  Armaiu4)lo.  Che  fab- 
brica armi. 

ARMESDANZA,  n.  f.  Riìnescolanza 
(d'insalata). 

ARMETTER ,  v.  Rimettere. 

ARMETTERS',  V.  Ristabilirsi.  Ricu- 
perar la  salute. 

ARMIR,  n.  m.  Il  custode  delle  armi. 

ARMUNDADURA.  Rimondatura  (  degU 
alberi). 

ARMUNl.  (V.  nel  Vocab.  Armoni). 

ARPUNDEIN.  (  V.  nel  Vocab.  Arpun- 
dòur). 

ARQUISTAR  ,  v.  Riacquistare. 

ARRADGÀ.  Farneticante. 

ARRAMPIGARS'.  (V.  nel  Vocab.  Ar- 
rapgars'). 

ARRANCAR.  ARRANCARS'.  v.  Aggrap- 
parsi. 

ARRÉIS,  add.  Reso.  Ernioso. 

ARRÉNDERS',  v.  Arrendersi.  Ren- 
dersi. 

ARRÉST ,  n.  m.  Arresto.  Imprigiona- 
mento. 

ARRESTAR  ,  v.  Arrestare,  Far  pri- 
gione. 

ARRUFFARS*,  v.  ArroncigUarsi. 

ARSENAL ,  D.  m.  Arsenale. 

ARSÉNIC  ,  n.  m.  Arsenico. 

ARTÉFIZ.  (  V.  nel  Vocab.  Artésta). 

ARTIGIAN,  n.  m.  Artiere. 

ARTIGLlARl ,  antic.  ARTLARÌ.  Ar- 
tiglieria. 

ARVERSA  {All'). Andar  al  vein  al- 
l' aroersa.  —  Inghiottire  il  vino 
di  traverso. 

ARVÉSTA  ,  n.  f.  Rivista. 

ARVIVER  .  V.  Rivivere. 

ARZÉIGUEL.    ARZAGULA.     ARZAGl- 
LEIN ,  che  i  bolognesi  dicono  an- 
che Pazzètt.  Anavola.  Augello  pa- 
lustre. 
ASCULTAR  ,  V.  Ascoltare. 
ASCURTARS',  v.  Accorciarsi. 
ASFALT .  n.  m.  Asfallo.  Sorte  di  bi- 
tume. 


BAC 

.SSAGGIAR .  V.  Assciggiarc, 

SS  ALT,  n.  m.  Astalto. 

SSAZZAR ,  V.  (V.  qui  sopra  As- 
saggiar). 

SSEDl ,  n.  m.  Assedio. 

iSSEDIAR ,  Y.  Assediare. 

SSÉINZE ,  o  ABSÉINZl ,  n.  m.  As- 
senzio. 

iSSESSÒUR  ,  n.  m.  Assessore. 

LSSISTÉINT  ,  n.  m.  Assistente. 

kSSURDIR  »  V.  (  V.  nel  Vocab.  In- 
surdirs'  ). 

kSTERESC ,  n.  m.  Asterisco. 

kSTGNlRS',  V.  Astenersi. 

^STINÉINZA ,  D.  f.  Astinenza. 

VSTÙZZ  ,  0  meglio  STÙZZ ,  n.  ro. 
Astuccio. 

Kim  ,  n.  m.  Atrio. 

\TRUZITA,  d.  f.  Atrocità. 

ATTARTUFLAR,  v.  Condire  co' tar- 
tufi, o  aduso  tartufi. 

ATTIMPADEZZ»  add.  Attempatiecio. 
Pìuttoslo  innanzi  negli  anni ,  nel- 
ì'  età. 

ATTRAZIÓN  ,  n.  f.  Attrazione. 

ATTRIZ  ,  n.  f.  Attrice. 

AU  !  interiezione  per  lo  più  di  chia- 
mata. Ehi! 

AYAIADURA,  n.  f.  Cambiamento  a 
balzelloni  di  cotone.  Variegamento 
di  colore. 

AVANZARS' ,  y.  Procedere  innanzi.  E 
pili  spesso  pei  bologn.  RISPAR- 
MIARE. Mettere  in  serbo.  Far  degli 
avanzi. 

ÀVAREZIA  ,  n.  f.  Avarizia. 

A\'ÉINT  ,  o  meglio  ADVÈINT  ,  n.  m. 
Avvento. 


r  BAF 

AVÉINA ,  e  più  spesso  VKINA  ,  ii.  f. 
Avena. 

AVID,  add.  Avido.  Ingordo. 

AVIDITÀ,  n.  f.  Avidità.  Ingordigia. 

AUTÉIISTIC,  add.  AuUntico. 

AUTENTICA  .  n.  f.  Autentida.  Patente 
autentica,  cioè  che  garantisce  ed 
assicura  V  autenticità  di  una  cosa. 

AUTENTICAR  ,  v.  Terra,  de'  notai. 
Autenticare. 

AVVGNIR»  n.  m.  L'avvenire.  Il  futuro 
contingente. 

AVVGNIR ,  V.  Avvenire. 

AVVIL1MÈINT.  n.  m.  AvviUmento. 

AVVILIR ,  Y.  AvviHre. 

AWILIRS' ,  V.  Avvilirsi.  Togliersi , 
Perdersi  d'  animo. 

AWISADÒUR  ,  n.  m.  Avvisatore.  Co- 
lui che  reca  a  domicilio  gli  avvisi. 

AZIÈNDA  .  n.  f.  Azienda. 

AZIUNESTA ,  n.  m.  Azionista.  Colui 
che  ha  fatto  acquisto  di  azioni  • 
vai  dire  che  si  è  reso  partecipe  per 
una  quota  parte  in  affari  di  so- 
cietà. 

AZZÉIS ,  add.  Acceso.  Si  usa  dai 
bolognesi  solo  per  accennare  a 
quel  rossore  di  viso  che  proviene 
da  abbondanza  o  replezione  san- 
guigna. Parlando  di  lumi,  dicono 
iinpid. 

AZZÉNDER,  v.  (V.  nel  Vocab.  Im- 
piar). 

AZZESSORI .  n.  m.  Accessorio. 

AZZINTÀ ,  add.  Accentuato. 

AZZUFFAUS*.  v.  Azzuffarsi.  Venire 
alle  mani .  alle  prese. 

AZZTANT  .  lidd.' Accettante. 


B 


B 


aBILONIA.  n.  f.  babilonia.  Fig. 
Confusione.  Tumulto  di  guerra  dis- 
ordinata. 
bACCIARÉLL.    n.    ni.  Randello.  Ba- 
stone piuttosto  grosso. 


BACCTEIN,  n.  m.  Fuscellino. 

BADA  (V.  nell'Appendice  a  bada). 

BAFFIEIN,  BAFFIÈTT.  n.  m.  fìasel- 
tino ,  Cincia  col  ciuffo ,  Cincia  bi- 
gia. Piccolo  augellino. 


BAR 

fiÀGAVUNÀR  (Corruzione  del  verbo 
Bagarunar.  V.  questa  parola  nel 
Vocab.  ). 

BAGHER,  n.  m.  Sorla  di  sedia  a  quat- 
tro ruote. 

BAGNAROLA  ,  n.  f.  Bagnaiuola.  Vaso 
ad  uso  di  fare  bagni. 

BAI,  add.  Baio.  Uno  de' colori  del 
cava  Ilo. 

BÀIOCCA ,  n.  f.  Moneta  di  rame  in 
uso  presso  di  noi ,  e  vale  o  due  o 
cinque  baiocchi  spiccioli,  a  secon- 
da della  grandezza. 

BAIUCCÒN ,  n.  m.  Badalucco. 

BALANZA,  n.  f.  Sorla  di  rete  a  pesca- 
re. Bilancia. 

BALAUSTRA  ,  n.  f.  Balaustrala. 

RALAÙSTER,  n.  tu.  Balaustro. 

BALÉSTRA»  fi.  m.  Term.  di  Tipograf. 
Balestra.  Tavola  in  ferro  od  in  le- 
gno, con  manico,  ad  uso  di  tras- 
portare le  pagine  composte  in  me- 
tallo da  un  luogo  ali'  altro.  —  É 
ancbe  un'  arme  venatoria  ,  a  tutti 
nota. 

BALIEIN  ,  n.  m.  Allievo,  n.  m.  Figlio 
di  latte. 

BALSAMEIN ,  n.  m.  (V.  Bell-omen). 

BALSAMIC,  add.  Balsamico. 

BALUARD,  n.  m.  Baluardo.  Baloardo. 

BAMBUZZ^IN,  n.  m.  Bamboccetto.  — 
Bambuzzein  di  ucc*.  —  Pupilla. 
Idolo. 

BANCHÉTT,  n.  m.  Panchetto. 

BANCARÒTTA  ,  n.  f.  Bancarotta.  Fal- 
limento doloso. 

BANCHIR ,  n.  m.  Banchiere. 

RANDE,  n.  m.  ed  anche  add.  Ban- 
dito. 

BANDÉSTA ,  n.  m.  Bawdisto,  Suonato- 
re di  Banda  militare. 

BARACCA .  n.  f.  Baracca.-—  Andar  in, 
0  far  una  baracca.  —  Unirsi  in 
compagnia  ad  una  partita  di  pia- 
cere. 

BARACCÒN.  Colui  che  ama  Te  socie- 
voli compagnie  di  piacere. 

BARADÒUR,  n.  m.  Barattiere.  Colui 
che  bara. 

BARBACUSACCH,n.  m.  Tawè,  Cappa 
di  frate.  Sorte  di  colore. 


8  BAV 

BARBARÉSCn.  m.  Barbaresco.  Co' 
siede  de'  cavalli  corridori. 

BARBARI ,  n.  f.  Berberia ,  Barberia 
Paese  dell'  Africa. 

BARBARISM  ,  n  m.  Barbarie.  Barba- 
rismo. 

BARBÓN,  n.  m.  Barbone.  Sorte  di 
cane. 

BARCHEIN  ,  n.  m.  Barcheito,  Bai- 
tello.  Piccola  barca. 

BARDÉLL  (  d' lana  ).  Biòccolo:  {d' ca- 
vi). Ciocca. 

BARI ,  n.  m.  (V.  nel  Vocab.  Bandeina  > 

BARÉTON  ,  n.  m.  Baritono. 

BAROMETER,  n.  m.  Barometro. 

BABRICÀ,  n.  f.  Barricata.  £  add. Bar- 
ricato. 

BARRIRÀ ,  n.  f.  Barriera. 

BARUNÉSSA,  n.  f.  Baronessa. 

BARUNISIA,  n.  f.  Bricconeria. 

BASELICA ,  n.  Basilica. 

RASSETTA ,  n,  f.  Bassetla.  Sorte  di 
giuoco  d'azzardo. 

BATT-ÉALLA,  n.  m.  Battipalla.  Tem 
degli  armaiuoli. 

BATTAIA,  e  BATTAGLIA,  n.  f.  Bat- 
taglia. 

BATTAIÒN,  e  BATTAGLIÓN  ,  B.  m. 
Battaglfone. 

BATTANA,  n.  f.  Schifetto.  Piccola 
barca,  però  mollo  pììi  grande  del 
Battello. 

BATTFÓND,n.  m.  Toccafondo.  Sorte 
di  giuoco. 

BATT-FUG.n.  m.  Focile. 

BATTICOR,  n.  m.  Batticuore. 

BATTISTERI ,  n.  m.  BalUsiero,  o  Bat- 
tisterio. 

BATTLAR,  V.  Ciarlare  assai.  — Bai 
tlar  la  tèrra.  —  Mazzerangare. 

BATTLÓN  ,  n.  m.  Ciarlone  instan- 
cabile. 

BATTSTEIN,  n.  pr.  dim.  Battistino 
—  A'i  balla  battstein.  —  Ha  pocu 
sale  in  zucca. 

BATTÙ,  n.  m.  Battuto  ,  o  Terrazu' 
Sorta  di  selciato  fallo  con  calce  . 
pezzetti  di  marmo.  Ed  anche  a<lJ 
Battuto. 

BATTUCCEIN ,  add.  Paffutello. 

BAVA ,  n.  f.  Bava. 


BIG  • 

AVÒUS,«<M.  Bavoso, 
AZZIGA,   D.  f.  Bazxica.   Sorla  di 
giuoco. 

COBEIM,  n.  m.  Corniolo.  Arbusto  nolo. 
EBITA,  n.  f.  Bibita,  e  forse  meglio 
Bevanda;  perocché  la  Crusca  dà 
Bevanda  per  liqnido  a  bersi,  ed  è 
appuBto  la  Bebita  dei  bolognesi;  e 
ék  Biinia  per  bornia ,  che  è  tirata 
fiW6tff«.o6emlura  che  dirsi  voglia. 
ÌÈCCAFIG,  n.  ni.  Beccafico.  Augello 
nolo.  —  Al  par  un  bèccafig,  —  CU 
è  grasso  come  un  tordo. 
ÌÉINSERVÉ,  n.  in.  Benservito.  Alle- 
siazioiie  di  presiaio  buon  servigio. 
^tlNTURNÀ,  n.  m.  Bentornato.  Ben- 
arrivato. 
BÉINVÉST,  add.  Benemso. 
BÈLLA-DONNA,    n.    f.    Belladonna. 

Pianla  medicioaie. 
BÉLLIA  .  n.  f.  Bigtia. 
V^tLL-OMEN,  n.  m.  Ba/<amtrio.  Pianta. 
6ÉNDIGA,  D.  f.  Merenda  di  congedo, 
che  fra  noi  usasi  dare  agli  operai , 
che  abbiano  ben  compiuto  qualche 
lungo  lavoro. 
BENESTaNT,  n.  m.  Benestante. 
BET^ZIÒN,  n.  f.  Benedizione. 
BERLECC,  n.  m.  Diavolo  »  cosi  dai 
bolognesi  appellato  per  ischerno. 
BERIEIM  ,  n.  f.  Berlina.  Sorte  di 
vettura;  ed  anche  il  palco  ove  es- 
pongonsi  pubblicamente  1  rei  per 
crescer  loro  l' infamia, 
BERSAI,  n.  m.  Bersaglio. 
BEpNCSS.  n.  m.  Voce  dell'uso  mo- 
derno. Bournus. 
BERTAGNA.  Fiore  noto  della  famiglia 

dei  Giacinti. 
BLBTULDEIN,  n.  pr.  applicato  a  per- 
sona goffa.  Bertoldino. 
BESCHER.  n.  m.  Bischero. 
BIACCA  ,  u.  f.  Biacca. 
BtADÉTT,  n.  m.  Biadetto. 
BlAVAROLA,  n.  f.  Truogolo  in  che  ap- 
prestasi la  biada  ai  cavalli ,  ecc. 
BIDÈ  (dal  fr.).  Vaso  noto,  che  serve 

ad  uso  privalo. 
BJDÈLL,  n.  m.  Bidello. 
BIGATTIR ,  n.  m.  Colui  che  alleva  i 
bachi  da  seta.  Bacaio. 


BIGATTIRA,  n.  t.  BigattieiXL.  Silo  uve 

allevanst  i  bachi  da  seta. 
BIGLIARDIR.  n.  ro.  Blgliardiere. 
BINADÓUR.  ÒURA.  Terra,  de' Cartari. 

Sceglitore.  Sceglitrice. 
BIRBÒN.  (V.  nel  Vocab.  Birba). 
BIKRAR  ,  n.  m.  Birraio, 
BIHKAHI.  D.f.  Birratia,  voce  dell'uso. 

Fabbrica  o  Spaccio  di  Birra. 
BISESTÉLL.  (V.  nel  Vocab.  Bsést). 
BISUTTIH,  n.  m.  Bigiottiere  e  Minu- 

tiere 

BISUTTAHt,  n.  f.  Bigiotteria, 

BLÉZZA  ,  n.  f.  Bellezza, 

BLUCCAK ,  V.  Blocvatr, 

BÓLLA,  n.  f.  Bolla.  Decreto  Ponilflclo. 

—  Ed  anche  quel  pubblico  olllclo 

ove  marcansi  di  bollo  1  pesi  e  le 

misure,  per  controllo  di  luro  esul- 
le  ZZA 

BONALÀNA,  n.  f.  Mala  lanuzza.  Uo- 
mo di  mal  procedere. 

BONAMÉINT ,  avv.  Buonamente,  Di 
buon  accordo, 

BOTAMC  ,  u.  m.  Botanico, 

BOTANICA,  n.  f.  Botanica, 

BOTTANICA.  n.  f.  Scherzo  dei  bolo- 
gnesi che  dicono  di  Uno  che  ami 
soverchiamente  11  vino:  Uè  un 
professòur  d' bollanka. 

BÒURD  (a)  A  bordo  Term  di  mar. 

BÓUBGA,  n.  f.  Sorte  di  riparo  idrau- 
lico, che  consta  di  una  specie  di 
cestone  intessuto  di  vimini  od  al- 
tro ,  ripieno  di  grossi  sassi .  che 
ponesi  alle  sponde  dei  torrenti 
per  impedirne  le  corrosioni  dal- 
l'acqua. 

BRAGHIR,  n.  m.  Cinto. 

BRAMA,  n.  f.  Desiderio.  Brama, 

BRÉSC  (Siili).  Asciullissimo.  Aridis- 
simo. 

BRAV,  n.  m.  Bravo. 

BRAVA DEINA,  n.  SgridaUlla.  Piccola 
sgridata. 

BRAVITC.  (V.  nel  Vocab.  Bravura). 

BRÉCCIA,  n.  f  Breccia.  Sorte  di  mar- 
mo. —  É  anche  voce  militare.  — 
Far  bréccia.  —  Entrare  nell'animo 
di  qualcbeduno  con  parole  pei- 
suadenti. 

2 


t  CAB  t 

BRÉTTA.  In  archilellura  è  il  pancon- 
cello» che  fa  lesta  alle  mensole. 

BREV,  n.  m.  Breve.  Concessione  Pon- 
tificia. 

BREVIARI ,  n.  m.  Breviario. 

BRlGADlR,  n.  m.  Brigadiere.  Coman- 
dante una  brigata. 

BRIZZÀ  «  adii,  di  una  qualità  di  carta. 
fioretto  brizzato» 

BRUCCA  ,  n.  m.  Broccato. 

BRUCCADÉLL,  n.  m.  Broccatelto.Sor- 
te  di  marmo. 

BRUGULÓUS  ,  add.  Dicesi  d'  uomo 
affetto  da  tignoli. 

BRUNIDÓUR.  n.  m.  Colui  che  bru- 
nisce. 

bRUNIDUR,  n.  m.  Brunitoio.  Lisciatoio. 

BRUNIDURA .  n.  f.  Brunimento. 

BRUNIR .  V.  Brunire. 

BRUNZeiN,  add.  i?ro}i2mo. 

BRIJSSA .  0  forse  meglio  BRIJSTIA,  n. 
f.  Setola. 

BRUZZA.  Carrettata. 

BRUZZEIN,  n.  m.  Biroccetto  a  due 
ruote. 

BSLONG,  add.  Bislungo,  Oblungo. 

BSTIÓN,  n.  m.  Acer,  d' Bistia.  — 
Bestione. 

BUAR.  n.  m.  Boaro.  Colui ,  che  nelle 
famiglie  dei  contadini  ha  speciale 
incarico  della  stalla,  che  diciamo 
anche  Bioic. 

BUARt.n.  f.  Boaria.  Luogo  special- 
mente dato  air  allevamento  dei 
bovini. 

BUCCALÓUN,n.  m.  Albero  della  fa- 
miglia dei  Castagni. 


0 


GAG 


BUFFA,  n.  f.  Buffa.  Sorte  di  berretto. 

—  Buffa  del  persón;  d*  canteina- 

—  Buffa.  Riparo  in  legno  che  po- 
nesi  alle  finestk'e  dei  carcerati,  per- 
chè non  veggano  nelle  vie ,  ne'  cor- 
tili ,  ecc.  ^-  Chiudenda  in  legno  al- 
le finestre  delle  cantine,  per  te- 
nerle riparate  dall'  esterna  calura. 

BUGAGNOL,  n.  m.  Pesciaiu^ìlo.  Sorte 

di  augello. 
BUGAN ,  n.  m.  Quattr'  occhi.  Sorte 

d'  uccello. 
BUGNÓUS  ,  add.  Affetto  di  fignoU.  - 

Un  ann   bugnòus   e  qui'  aìlr  al 

spòus.  —  Chi  ha  il  fignolo  trotik 

moglie. 
BUIÉSSA,  n.  f.  Boiessa.  La  moglie 

del  boia. 
BULGNÉIS,  n.  m.  Bolognese. 
BULLETTÀRI.  n:  m.  Libro  bulkaario. 
BUNDIOLA,  n.  f.  Bondiòla.  Sorte  di 

salome. 
BUNIFICA,    add.  Bonifìcaio.    Abbo- 
nilo. 
BURGHÉTT  ,  n.    m.    dim.  d'  Bòurg. 

Borghetto.  Piccolo  borgo. 
BUSIMAROL,n.  m.  )  c^,,^  j. :„,,,.: 
BUSINÈLL  ,  n.  m.  )  ^*>'^®  ^  '°^*^ 
BUSMABOLA.n.  f.  Bozzsmoìtcoto,  T. 

delle  Tessitrici. 
BUSTICATA.  (V.  nel  Vocab.  Buzan- 

cala). 
BUTTGÓN,n.  m.  Botiegone.  Gnade 

bottega. 
BÙTT-INSCENA .  n.  01.  Buttafuori. 

K?u?A)V°«»Vocab.B««.»cafa. 


c 


e 


ABALESTA ,  n.  m.  Cabalista.  Colui 
che  fa  ,  0  che  ama  le  cabale.  — 
Usasi  anche  in  significato  di  Bag- 
giratore.  (  V.  nel  Vocab.  Caba- 
lòn). 
CABALÉTTA  ,  n.  f.  Cabaletta,  Quella 


parte  delle  Arie  musicali .  che  di- 
cesi  anche  Allegro. 
CADÉINZA,n.  f.^^adenza.Term.  mosk 
CaGADUR  .  n.  m.  Cacatoio.  E  più  pv- 
iit.  Comodo.  Agiato.  (  V.  nel  Soàt 
Comod  ). 


CAN  1 

lAGNARI.  L'  u«ano  i  >)ol.  anche  nel 
signiOcato  di  Azione  inumana. 

[^ALABRAG  ,  n.  m.  Sorte  di  giuoco. 

CALCAR.  V.  Calcare.  Accalcare, 

^ALDÙM,  n.  m.  plor.  Caldumi,  Le 
interiora  delie  beslie  bovine  appe- 
na macellale. 

CALIZ  ,  n.  m.  Calice. 

CALÉSS,  n.  ro.  ÈSSA  .  f.  Calesse.  Ca- 
letsina. 

CALÙNNIA  .  n.  f.  Calunnia. 

CALVINESTA,  n.  m.  Calvinista.  Che 
segue  la  sella  di  Calvino.  —  Dicesi 
anche  dal  boi.  per  ischerzo  a  chi 
è  calvo. 

CAI^AR  •  V.  Calzare.  Adaltar  le  cal- 
ze ,  o  le  scarpe. 

CALZINAB  .  V.  Calcinare. 

CALZI NÉLL ,  n.  m.  Calcino.  Sorte  di 
malore  che  afQigge  i  bachi  da  seta. 

CAHAMÉLLA  ,  e  meglio  CAMOMÉLLA, 
n.  f.  Camomilla. 

CAMBIAL  ,  n.  f.  Cambiale.  Lettera  di 
cambio. 

CAMERLÉING,  n.  m.  Camerlengo.  Ca- 
merlingo. 

CAMISEIN  »  n.  m.  Camicino. 

CAMISOTT,  n.  m.  Camiciotto. 

CAMMIMtT  (  dia  peppa).  Caminetto. 
Pane  della  pipa. 

CAMMINALO,  f.  Camminata.  Passeg- 
giala lunga  ed  affreilata. 

CAMPIR  ,  n.  m.  Terni,  dei  pillort 
Campire. 

CAMS  ,  n.  m.  Camice. 

CANDÉ ,  n.  m.  ed  anche  add.  Can- 
dito. 

CANEIN  {dèint),  n.  m.  Dente  ca- 
nino. 

CANEINA  ,  n.  f.  Canina.  Sorte  d'  uva, 
ed  anche  il  vino  ,  che  se  ne  trae. 

CANNUNAR  .  v.  Cannoneggiare. 

CANNUNIR.  n.  ro.  Cannoniere. 

CANNUNIRA  ,  n.  f.  Cannoniera. 

CANTA,  n.  f.  Cantata.  Ed  anche  add. 
m.  Cantato. 

CANTADÉINA ,  dlm.  d' Canta.  —  Can- 
latina. 

CANTATRIZ ,  n.  f.  Cantrice.  Canta- 
trice . 

CANTILENA,  n.  f.  Cantilena.  Nènia. 


1 


CAV 


CAPAMAGNA,  n.  f.  Cappamagna. 

CAP-SALD,  n.  m.  Terra,  degli  Ingegn. 
Capo-stabile. 

CAP-SOLD.  u.  m.  Capo-soldo.  Soprat- 
tassa,  innposta  a  titolo  penale  ai 
morosi  nel  pagar  le  lasse. , 

CAPITALIZZAR,  v.  Capitalizzare. Con- 
Venire  i  frulli  o  redditi  di  una 
somma  in  capitale. 

CAPITOLAR,  v.  Capitolare.  Arrender- 
si a  dale  convenzioni. 

CAPITULAZIÓN  .  n.  r.  Capitolazione. 

CAPLAN  ,  n.  m.  Cappellano. 

CAPPOTTA  .  n.  f.  Cappotta.  Sorte  di 
cappellino  per  le  donne, 

CAPUZZEIN,  n.  m.  Cappuccino. 

CAPUZZEliNA.n.  f.  Erba  capuccina. 
Sorte  d'insalata. 

CARBONARA ,  n.  f.  Carbonaia.  Luogo 
dove  cuocesi  e  si  fa  il  carbone. 

CARBUNARi.  n.  f.  Carbonerìa.  Quel 
luogo  ove  si  deposita  o  si  smercia 
il  carbone. 

CARO,  n  m.  Cardo.  Pianta. 

CARGADURA ,  n.  f.  Caricatura. 

CARRATÉLL,  n.  m.  Carrattello. 

CARRATÉLLA,n.f.  Carrettella. 

CARTIRA ,  n.  f.  Cartiera.  Luogo  ove 
si  fabbrica  la  carta.  Si  noti  che 
Cartari  è  quel  luogo  dove  la  carta 
si  vende. 

CASEIN,  n.m.  Casino. 

CASTI  {in  aria).  —  Far  di  casti  in 
aria.  —  Far  castelli  in  Ispagna, 

CASTRUNA  ,  add.  Malamente  rimen- 
dato. 

CaTaCHISM',  n.  m.  Catechismo. 

CATAFALC,  n.  m.  Catafalco. 

CATRAM.  n.  m.  Catrame. 

CAUTERI ,  n  m.  Cauterio. 

CAVA ,  add.  Cavato.  Levato.  Tolto.  È 
anche  n.  f.,  Term.  de'  suonaL  — 
L'ha  una  bèllacavd  d'clarinètt.  — 
Quel  suonator  di  clarino  ha  un' 
ecrellente  cavata. 

CAVADEINA  ,  n.  f.  Term.  music.  Ca- 
vatina. 

CAVADEINT,  n.  m.  Cavadenti. 

CAVALCA  *  n.  f.  Cavalcata.  È  anche 
Term.  de' Postieri ,  ed  indica  quel 
foglio  di  cui  van  muniti  i  corrieri 


CIO 


12 


CON 


e  posliglioni,  che  ìndica  rispeUiva- 
mente  le  ore  di  parienza  e  di  arri- 
vo, non  che  gli  oggelli  trasportali 
da  essi  loro. 

CAVALUREZZA ,  n.  f.  Cavallerizza. 
Il  luogo  ove  si  apprende  à  ca- 
valcare. 

CAVALLARI,  n.  f.  Cavalleria. 

CAV AZZAR,  V.  Accavazzare,  Terni, 
degli  Agricoli. 

CAVAZZEINA,  n.  f.  Tessuto  o  strato 
fibro-adiposo  intermuscolare. 

CAVELFIÓUR  ,  n.  ro.  Cavolfiore. 

CACCIA,  n.  f.  Ciccia.  Carne. 

CGNUSSÉINZA,  n.  f.  Conoscenza. 

CHEINA,  n.  f.  China. 

CHEMIC .  n.  m.  Chimico. 

CHEMICA,  n.  f.  Chimica. 

CHERSMAR,  V.  Cresimare. 

CHINCHÈ,  Sorte  di  lume  nolo  (dal 
fr.  Quinquet). 

CHINEIIS,  n.  m.  Chinino.  Estratto,  o 
quintessenza  dalla  scorza  medici- 
nale detta  China. 

CHITARREIN  .  n.  m.  Chitarrino.  Pic- 
cola chitarra.  —  A  m*  rómp  al 
chitarrein,  —  Colui  mi  rompe  le 
scatole. 

CHIZZÓUS ,  add.  Aizzante.  É  anche 
adoperato  dai  bologn.  nel  senso  di 
Facilmente  aizzabile. 

CIACCARÀ,  n.  f.  Chiaccherala,  Ciar- 
lala. —  Usasi  anche  addiett. ,  p.  e. 
A  m' la  son  ciaccarà.  —  Ho  la- 
sciato  andarmi  a  male  un  affare, 
una  cosa. 

CIAMA ,  ni  f.  Chiamata.  Ed  anche 
add.  Chiamato. 

CIARA.  CIAREINA,  n.  p.  Chiara.  Cla- 
ra. Clarina. 

CIARÉINZA  (Èsser*  in).  Piccola  uà- 
briacalura  (Avere  una). 

CIAVGHÉLLA,  n.  f.  Piccola  cateratta. 

CICCIÓN,  n.  m.  Ceffata.  Ceffone. 

CILOR,  n.  m.  Guercio.  Losco,  o  me- 
glio. IH  corta  vista. 

CILURAR ,  V.  Aver  corta  vista. 

CIÓLLA,  n.  f.  Dicesi  dai  fanciulli 
della  nostra  plebe  ad  un  pezzo  di 
creta  rammollita  ,  che ,  resa  con- 
cava, gettano  con  forza  in  terra  « 


ottenendone,  per  la  pressione  de\- 
l'aria,  uno  scoppio. 

CIRCÀSS,  n.  m.  Circas.  Sorte  di  drap- 
po in  lana. 

CISÉINA,  n.  f.  Chicsina.  ChUsuola. 
Oratorio. 

CIUDAR,  n.  f.  plur.  Stenditoio ,  nelle 
fabbriche  dei  panni lani,  cosi  detto 
dai  chiodi  a  cui  si  auDCÌDaDO  i 
drappi  nelle  intelaiature. 

CIUEIN,  n.  m.  Piccolo  assiuolo. 

CLEMMA,  n.  m.  Clima. 

CMANDA,  n.  m.  Comando.  —  Cman- 
dà  dia  giara.  —  Condotta  coman- 
data della  ghiaia,  per  cooservarr 
le  strade  di  campagna. 

CMANDÀ ,  add.  Comandato. 

COBIA^C,  n.  m.  Codibianco.  Sorte 
d'augello. 

eòe ,  n.  m.  Caro.  Cocco.  Cucco.  Fez- 
zeggiaiivo. 

CODRÓSS  ,  0  CORÓSS ,  n.  m.  Codi- 
rosso.  Uccello. 

COIOMBER,  0  COIOMBERIS I  Esclao. 
boi.  Bagatelle! 

CO-LANZ,  n.  m.  Codone.  Augello. 

COLLAZIONAR  ,  v.  Collazionare.  Bi- 
scontrare  se  una  copia  isia  ideotio 
air  originale. 

COLLEZIÒN»  n.  f.  Collezione. 

COMPOSITA  n.  m.  Composito.  Udo 
degli  ordini  di  Arcbiteltura. 

COMPUTSTARl.  o  COMPUTiSTARÌ.n. 
f.  Computisteria.  Residenza  de\ 
computista. 

CONDOTT,  0  CUNDOTT,add.  Condot- 
to. È  anche  sostantivo  e  significa 
Veicolo,  Condotto,  Chiavica. 

CONDOTTA,  0  CUNDOTTA,  n.  f.  Con- 
dotta, regola  di  vivere.  Condotta 
dicesi  anche ,  e  specialmente .  al- 
l'uffizio del  medico  stipendialo  dai 
Comuni  in  servizio  delle  popola- 
zioni. —  Duttòur  d*cundotta.  — 
Medico  condotto. 

CONDUR .  0  CUNDUR.  v.  Condurre. 

CONDONAR  ,  0  CUNDUNAR ,  ▼.  Con- 
donane 

CONGIURA .  D.  f.  Congiura* 

CONGIURAR,  V.  Congiurare. 

CONNI,  n.  m.  Conio. 


GRU  I 

3NTRACÒULP,  n.  m.  Contraccolpo. 

OiNTRADlSTElNT.  Cotitraddiitiuto. 

ONTRAFOSS,  n.  m.  ContraffoMo. 

DNTRAMUR,  n.  in.  Contramuro. 

ONTRASCARPA,  n.  f.  Controscarpa. 

ONTRAVLÉIN.  n.  m.  Contravveleno. 

ONVULS,  n.  ni.  Convulso.  Mal  ner- 
voso. 

ONVULSIÓN ,  n.  f.  Convulsione. 

OPIA ,  n.  f  Copia.  —  Copia  letter. 
-  Copialettere.  Uno  dei  libri  te- 
noli  dai  uegozianli ,  per  aver  me- 
moria delle  cose  seri  ile  ai  corri - 
spondenll. 

OSS  DA  QUATTER.  Sorte  d'  antica 
moneta  erosa  bolognese,  già  della 
saluta  di  quattro  baiocchi.  ^  A 
«'  tal  un  coss  da  quatter.  —  Non 
»a/e  un  bagattino. 

COTOLÉTTA  (dal  fr.  Cotélette).  Co- 
itoletla. 

miER.  0  CIJLTER,  n.  m.  Cóltro. 
Term.  degli  Agric. 

:OORT.  n.  f.  Corte  e  Cortile. 

'^pnm ,  n.  f.  Creditrice. 

''\EMMà,  n.  f.  Crema.  Cosi  chiamano 
i  boi.  certi  composti  di  latte,  uo- 
^a,  cioccolatie  o  caffè,  ecc.  —  La 

-^l^^^  0  fior  di  latte  dicono  Panna. 

,^»pMA,  n.  f.  Cresima. 

«EPSILON  ,  n.  m.  Scherzo  diretto 
oa«  boìogn.  a  chi  fa  forti  flati , 
quasi  gli  volessero  dire  :  Che  tu 
POMO  crepare! 

"ICCON,  n.  m.  Criccone.  Avere  le 
grosse  cricche  nel  giuoco  del  tar- 
focco. 

5'STaLL  ,  n.  ra.  Cristallo. 
5'^TaLLEIN  ,  add.  Cristallino. 
l^^(zall).  Cromo. 
JOMA.  n.  f.  Croma.  Terra,  music. 
;pI)EL,  n.  m.  Crudele. 

ODELTA ,  n.  f.  Crudellà. 
JDDÉZZA .  n.  f.  Crudezza. 
«DSOUNA ,  n.  f.  Cìocione.  Grande 

croce. 

RDVATTEIN..  n.  m.  Cravattina.  — 
ftappo»»  pr'  al  cruvattein.  —  Af- 
ferrare per  la  cravatta ,  o   pel 

collo. 

^UZIFF.ZZER.  V.  Croci  figgere. 


3  CUN 

CUCCAGNA  (far).  Far  cuccagna.  Go- 
dersela. Ire  in  Bencigodi. 

CUCCÙ.  Caponascondere,  Giuoco  dei 
fanciulli  notissimo. 

CUCCUDRELL.  n.  m.  Coccodrillo. 

CUDAR»  n.  m.  Custodia  delle  coti. 
Arnese  villereccio.  Forse  Coiaio. 

CUDIZELL,  0  CUDIZELLI .  d.  m.  Co- 
dicillo. 

CUGNA ,  D.  m.  e  f.  Cognato.  Cognata. 

CULÉTTA,  n.  f.  Culla  assai  liquida  di 
fiore  di  farina. 

CULLÉTTA ,  n.  f.  Colletta.  Raccoila 
per  volontarie  oblazioni. 

CULUNA,  n.  m.  C^o/onna^a.  Quel  pezzo 
di  damasco  o  altro,  che  apponesi 
allecolonne  per  ragionedi  addobbo. 

CULUNAT.  n.  m.  Colonnato. 

CULUNATA  ,  n.  f.  Colonnato.  Scudo 
di  Spagna,  cosi  detto  dalle  colonne 
fra  cui  è  posto  lo  stemma. 

CULURIDÓUR,  n.  m.  Co^ortlore.  Che 
colorisce. 

CUMPAR,  n.  m.  Compare.  —  Farai 
cumpar.  —  Tener  mano.  Favorire, 

CUMPLIMÉINT,  n.  m.  Complimento. 

CUMPLIMEMAR,  v.  Complimentare. 

CUMPLIMENTARl,  n.  m.  Complimen- 
tario. Che  è  incaricalo  dei  compli- 
menti. Cosi  intitolano  i  negozianti 
quel  loro  impiegato,  che  tiene  la 
segreteria. 

CUNDIR,  V.  Condire,  Acconciare. 

CUNFESCA.  n.  f.  Confisca. 

CUNFISCAR.  v.  Confiscare. 

CUNFSSAR.  e  CUNFSSARS',  v.  Con- 
fessare. Confessarsi. 

CUNFSSÓUR ,  n.  m.  Confessore. 

CUNGREGA,  n.  f.  Congrega.  Società. 
Unione. 

CUNGREGA,  n.  m.  ed  anche  add.  Con- 
gregato. 

CUNGREGAR,  v.  Congregare. 

CUNGREGi^ZlÒN,  n.f.  Congregazione. 

CUNTÒUREN,  n.  m.  Contorno. 

CUNTRABAND,  n.  m.  Contrabbando. 

CUNTRABA^DAR,  v.  Contrabbandare. 
Fare  contrabbandi. 

CUNTRABBANDIR  .  n.  m.  Contrab- 
bandiere. 

CUISTRADIR,  V.  Contraddire. 


DAN 

CUNTRAFAR  ,  v.  Contraffare. 

CUiSTRAFATT.add.  Contraffatto. 

CUNTRAFAZIÒN,  n.  f.  Contraffazione. 

CUNTRAPÉIL,  n.  m.  Contrappelo. 

CUNTRAPÉIS,  11.  m.  Contrappeso. 

CUNTRAPOST,  n.  m.  Contrapposto. 

CUNTRAPÙNT  ,  d.  ni.  Contrappunto. 
Terni,  music 

CUiNTRASTAMPAR,  v.  Conlrastampa-' 
re.  Dicesi  di  queir  impressione  che 
lasciano  le  slampe  troppo  fresche 
nelle  pagine  che  lor  vengono  stret- 
te contro. 

CU.NZEDRÉLLA.  (V.  nel  Vocab.  Culze- 
drèlla). 

CUNZISTORI,  n.  m.  Concistoro.  Con- 
cistorio. 

CURAI,  n.  m.  Corallo. 

CURAZZA^n,  m.  Corazza. 

CURDUR.  o  CURRIDUR,  n.  m.  Cor- 
ritoio. 

CURÉINZI,  n.  m.  Corinzio,  o  Corintio. 
Uno  degli  ordini  dell' Architettura. 

CURÉTT,  n.  m.  Coretto,  piccolo  coro, 
ed  anche  Galleria  riservala  nelle 
chiese. 


14  DEL 

CURNÉTT.  n.  m.  Cornetto. 

CURNÉTTA,  n.  m.  Cornetta.  Il  suonato- 
re di  tromba  nella  milizia  a  cavallo. 

CURMOLA,n.f.  Comio/a. 

CURSAR ,  n.  m.  Corsaro. 

CURSÓUR.n.  m.  Cursore.  Quell'ad- 
detto ai  tribunali,  cbe  è  delegato 
air  intimazione  degli  atti. 

CURTlL,n.  m.  |V.  Court). 

CURTSt,  n.  f.  Cortesia. 

CURUNZEINA,  n.  f.  Corondna.  Picco- 
la corona. 

CURVA,  0.  f.  turua.  Termine  dei 
Ma  lem. 

CURVÉTTA ,  D.  f.  Corvetta.  Sorte  di 
naviglio. 

CUSINAR,  v.  C^MCtnare.  Cuocere. 

CUTÓN,  n.  m.  Cotone.  Batnbaee.Bam- 
baffia. 

CUTIÌNEINA  «  D.  f.  Cotonina.  Tela  co- 
tonina. 

CUVÉTTA,n.  f.  SemoUlla.  11  lena 
cavo  della  farina  abburallata. 

CUVEI  (  V.  nel  Vocab.  Cvei  ), 

CUVILIÓN.  n.  m.  Coviglione. 

CUZZAR,  \.  Cozzare. 


D 


D 


AGA,n.  m.  Dafja.  Corta  spada  a 
due  tagli  coli'  elsa  cruciforme. 

DAMASCHEIN,  add.  Damaschino.^ 
Pràgn  damaschein' .  —  Prune  dar 
maschine,  o  di  Damasco. 

DAMEREIN.  n.  m.  Damerino. 

DAMIGÈLLA  (dal  fr.  DemoisclU).  Da- 
migella. Signorina. 

DANNARS',  V.  Dannarsi.  I  boi.  dico- 
no piuttosto:  Andar  ali* inferen,  o, 
se  usano  la  parob  Dannarsi  le  pre- 
mettono un'^  eufonica ,  dicendo  A- 
dannars',  che  adoperano  anche  nel 
scenso  ù\  Adoperarsi  con  grande  fa- 
tica per  riuscire  ad  alcuna  com. 


DANNÒUS,  add.  Dannoso. 
DAPPOC.  add.  Dappoco. 
DARDEN.  n-  m.  Dàrdano.  Augello. 
DARSENA  ,  n.  f.  Dàrsena. 
DERUTTANT.  Franzesìsmo   dell' ii.v 

Esordiente. 
DEGAN,  n.  m.  Decano. 
DÈDICA .  n.  f.  Dèdica. 
DEDICA ,  add.  Dedicato. 
DEDICAR,  V.  Dedicare. 
DEDUZIÒN,  V.  Deduzione. 
DELÈQUI,    n.    m.    Deliquio.   Sml^ 

mento. 
DELETT,n.m.  Delitto. 
DELÉZIA,  n.m.  Delizia. 


UBA  15 

)ELF£liN,  n.  m.  Del/Ino. 

)£L1CàT  ,  u.  m.  ed  add.  Delicato. 

)ESEKT ,  e  DSERT ,  a.  m.  De^rto.  — 
Pover  dserll  —  Povero  dereliUot 
(V.  nel  Vocab.  DsertJ, 

)ESTEIN,  D.  m.  Destino.  Sorte.  —  Al 
par  Ufi  destein!  —  Par  proprio 
una  sorte  ! 

)EST1NAR,  V.  Dc<«narc. 

)ESTBE1NA.  D.  f.  Destrina.  Fècola 
della  patata. 

JEZÉINA  ,  n.  f  Diecina. 

)£ZEM.  Dècimo. 

)EZÉMETER,  n.  m.  Decimetro. 

)1AC0N  ,  Q.  m.  Diacono. 

)1AMANT,  D.  m.  Diamante. 

)UNA ,  n.  f.  Diana.  Deità  nota  del 
paganesimo.  —  Batter  la  diana»  è 
queir  appello  che  si  fa  coi  tamburi 
al  sorger  dei  giorno,  per  dare  la 
sveglia  ai  soldati. 

DUSPER.  o  DIASPR  ,  n.  m.  Diaspro. 
Sorte  di  marmo  prezioso. 

DIESIS ,  n.  m.  Diesis.  Segno  musicale. 

DIFENSÓUR ,  n.  m.  Difensore. 

^IFETTÓUS,  n.  m.  Difettoso. 

DILIGÉINZA  ,  n.  f.  Diligenza.  —  Far 
diligènza.  —  Fare  diligenza,  Usar 
premura.  —  Diligenze,  son  chia- 
mate oggi  le  pubbliche  vetture  ce- 
leri ,  che  trasportano  da  un  paese 
all'altro  viaggiatori  e  merci. 

[)IRÉTT.  n.  m.  Diritto.  Dritto. 

DIVISORIA,  n.  f.  Divisoria.  Dividenda. 
Che  separa  e  divide  in  due,  o  piii. 

DMÉNG,  n.  p.  Domenico,  che  i  boi. 
chiamano  per  lo  piti  col  vezzegg. 
Mingàein. 

OMÉiNGA%  n.  f.  Domenica,  li  settimo 
giorno  della  settimana. 

)ÓPPI,  n.  m.  Doppio.  Accordo  di 
caropane. 

)0R1C .  n.  m.  Dorico.  Uno  degli  Ordi- 
ni  di  Architettura. 

)0S  ,  e  DOSA ,  n.  f.  Dose. 

)RAGÒN ,  n.  m.  Drago.  Dragone.  Dra- 
goni son  pur  detti  dai  militari  spe- 
ciali corpi  di  cavalleria. 

)BAGÓUNA  (dal  fr.  Dragonne),  n.  f. 
Dragóna.  Quella  specie  di  nastro 
con  fiocco  che  è  appeso  dai  solda- 


DSN 

ti  all'elsa  o  impugnatura  delle 
sciabole,  e  che  dovrebbe  servire 
per  maggiormente  assicurarle  alla 
mano. 

DRAMA,  n.  f.  Dramma.  Misura  di 
peso. 

DRAMMA ,  n.  f.  Dramma. 

DSANGUA,  add.  Dissanguato. 

DSARMAR,  V.  Disarmare. 

DSGALZADURA,  n.  f.  Scalzamento.  Lo 
scalzare 

DSCANTARS*,  v.  Scaltiirsi.  Smali- 
ziarsi. 

DSG.ASSÀ,  add.  Sca^sa/o.  Tolto  d' in- 
cassatura :  ed  anche  chi  al  giuoco 
lasciasi  vincere  tutto  in  danaro. 

DSCASSAR,  V.  Scassare.  Levare  dalla 
cassa.  Togliere  d' incassatura.  — 
Vincere  lutto  il  danaro  all'  avver- 
sarlo, nel  giuoco. 

DSGAZZA,  add.  Cacciato.  Scacciato. 
Discacciato. 

DSCAZZAR ,  V.  Cacciare.  Discacciare. 
Scaccidre 

DSERCIAR,  e  meglio  DZERCIAR,  v. 
Scerchiare.  Dicerchiare.  Togliere 
o  Levare  i  cerchi. 

DSEREDAR ,  v.  Diseredare. 

DSEVDAMÉINT ,  avv.  Scipitamente. 
Insipidamente.  Melensamente. 

DSFIGURARS',  v.  Svisarsi.  Defor- 
marsi. 

DSFURTUNÀ,  add.  Disgraziato.  Scia- 
gurato. Sventurato. 

DSGOMBER  ,  o  DSGUMBREIN,  n.  m. 
Sgombro ,  o  Sgombero.  Quel  sito 
ove  riponesi  roba  quasi  a  magaz- 
zino 0  deposito,  per  tenerne  sgom- 
beralo il  resto  della  casa. 

DSGUMBIAR,  v.  Disgominare.  Trova- 
re il  bandolo.  Rimettere  in  sesto. 

DSGUMBIARS',  v.  Trarsi  d'impiccio. 

DSGNADÓUR.  n.  m.  Disegnatore. 

DSGUNFIARS',  v.  Sgonfiarsi.  Metter 
fuori  quanto  si  ha  in  petto  di  se- 
greti ,  ecc. 

DSMANVÀ.add.  Spoglialo  degli  abili 
di  apparenza. 

DSNUMA,  add.  Cresciuto  fra  i  lezi, 
fra  le  moine. 

DSISUMAR ,  V.  Tenere  in  moine. 


EDU 


16 


EMA 


DSNUMARS',  V.  Fare  il  Uzioso. 

DSNUMÒN,  D.  m.  Lezioso. 

USPIANTÀ,  add.  Sradicalo.  Diradica- 
to. Ed  ancbe  Spianlalo.  Tapino. 

DSPINSAR,  s.  Dispensare. 

DSPNAR  ,  V.  Spellinare.  Arraffare  i 
capelli. 

DSPNARS',  V.  Spellinarsi. 

DSPRÀ,  add.  Disperato,  ed  anche 
Spianlalo.  —  L'è  un  pover  dsprà. 

—  Gli  è  Uìio  spiantato  marcio. 
DSPRAR,  V.  Disperare. — Fardsprar. 

—  Far  disperare.  Mettere  qualcuno 
in  disperazione. 

DSPRARS',  V.  Disperarsi. 

DSPRAZIÓN,  n.  f.  Disperazione. 

DSPUIARS',  V.  Spogliarsi.  Svestirsi. 

DSTIRADÓURA^n.  f.  Sliralrice.  Colei 
che  stira  e  liscia  le  biancherie. 

DSTIRADURA .  n.  f.  Sliralura,  ed  an- 
che Piccola  distorsione. 

DSTIRARS'.  V.  Slirarsi. 

DSULAR,  V.  Dissuolare.  Levar  le  suole. 

OSUGUALIAR ,  v.  Diseguagliare. 

DUELLESTA,  n.  m.  DueUisla. Duellante. 

DVOT,  n.  m.  (V.  nel  Vocab.  Deì)oi). 

DULURÓUS,  add.  Doloroso, 

DULZÙfiAM ,  n.  m.  Dolciume. 

DUMENICAN,  n.  m.  Domenicano.  Fra- 


le dell'  Ordine  dei  Predicatori. d)\ 
nome  di  S.  Domenico ,  cbe  ne  fo  il 
fondatore. 

DUMENNl,  n.  m.  Dominio.  —  tairivi- 
menrU.  —  Prendere  domim,  o  pa- 
dronanza. 

DUMINANT,  n.  f.  DominanU.  Lanpi- 
tale.  Ed  anche  add.  Domimlc 
Cbe  domina. 

DOMINAR,  V.  Dominare. 

DUMINICAL.  add.  DonUnieaU.  h- 
dronale. 

DUMIZILIARS',  V.  DomiciUar».  Preih 
dere  stanza  stabile,  o  domicilio. 

DUMIZELLI,  n.  m.  Domicitiù.  Slahilr 
dimora. 

DUNEIN,  vezzegg.  di  Dorm,  d.  f. 
Donnina.  Ed  anche  è  detto  dei  fia- 
schi, massime  quando  oiioDtsneo- 
te  si  occupano  di  accende  done- 
stiche, uffizio  che  per  lopiìièrìser- 
bato  alle  donne. 

DUPLICAR,  V.  Duplicare.  AuUr 
piare. 

DUTAR,  V.  Dotare.  Dare  o  CooferiR 
la  dote. 

DZERVLi,  n.  m.  Scervellato. 

DZÙN,  n.m.  Digiuno. 

DZmAK,\.  Digiunare. 


E 


E. 


iCCLESS,  n.  f.  Ecclissi.  Ecclissc. 

ECCLLÉTIC,  n.  m.  Eccleltico. 

ECCLÉTICA,  n.  f.  Eccletlica. 

ECCLETICA,  n.  f.  Ecclitica. 

ECCLETISM ,  n.  m.  Eccletlismo. 

ECCLISSAR,  y.Ecclissare. 

ECONOMI,  n.  f.  Economia. 

ECONOMIC,  add.  Economico. 

EDETT.  n.  m.  Edilio.  Bando.  Notifica- 
zione. 

EDUCA ,  add.  Educato.  Bene  allevato. 

EDUCANDA,  n.  f.  Educanda. 

EDUCANDA!,  n.  m.  Educandato.  Col- 
legio. Conservatorio. 


EDUCAR,  V.  Educare. 
EDUCARS',  V.  Educarsi. 
EDUCAZIÒN ,  n.  f.  Educazione. 
ELEFANT,  n.  m.  EUfante. 
ELEFANTÉSSA .  n.  m.  ElefanUm-  ^ 

femmina  dell'  elefante. 
ELETTRIC,  u.  m.  Elettrico, 
ELETTROFOR,  n.  m.  ElellrofoP). 
ELETTROMETER ,  n.  ro.  Eleltro^^ 

Misuratore  dell'  elettricità' 
ELEXIR ,  n.  m.  EUxir.  Elisire. 
ELM ,  n.  m.  Elmo. 
EM  ANZI  PAR,  V.  £iiianci|MMt.  ti*^' 

re  dalla  tutela. 


BRM  1 

MANCiPARS',  ▼•  Emancipani.  To- 
gliersi di  tutela.  Farsi  uomo  di 
proprio  diri  Ilo. 

MaISUÈLL,  d.  p.  EmmanueU,  Ma- 
nuele. Manuello, 

MlNÉIiNZA  .  n.  f.  Eminenza.  Altura. 

PESTOLA .  n.  r.  Epistola.  Lettera, 

PETTIiiT,  n.  m.  Epiteto.  Aggiunto. 

PIFANt.  D.f.  Epifania. 

PITAFl ,  D.  DI.  »  o  meglio  in  Bologn. 
PATAFFI.  Epitaflo.  Epigrafe,  iscri- 
zione. 

HliTTIC»  add.  •   ed  usasi  anche 

susiani.  Epilettico.  Colai  che  soffre 
di  epilessia. 

Ql^EYOC,  n.  m.  Equiooco,  ed  anche 
Sbaglio. 

WVOC.  add.  Equivoco.  Amlfiguo. 
liublno. 

^UlLIfìRAR ,  V.  EquUiòrare.  Meliere 
>n  equilibrio. 

'Q^^IUBRARS*.  V.  Equilibrarsi. 

'QUINOZI,  n.m.  Equinozio.  Y'ì*^. Equi- 
POCO.  Errore.  ^^  A  fé  un  equinozi. 
'-  P/'e«i  un  equivoco. 

QUiPAG'G,  n.m.  Equipaggio.  Quei 
servigio  di  vesliario*  che  uno  seco 
^^^e.  specialmente  viaggiando.  Dei 
ricchi  dicesi  anche,  in  lai  caso,  pel 

^^f^igiodi  carrozze,  servitù,  ecc. 

'OUIPaggiaR,  V.  Corredare.  Arreda- 
re.  Fornire. 

Q^IPAGGIARS',  V.  Corredarsi  ecc. 

^,'^IVALÉINT,  add.  Equivalente. 

W'VUCAR.  V.  Equivocare, 

II^JG.  n.m.  Erbaggio. 

«J;OL,  0  piutiosio  ERQUEL.  n.  p.  m. 

^rcole.  Il  suo  dim.  boi.  è  Erqulein. 

"J:J'  n.  m.  Erede. 

"?PITA,  n.  f.  Eredità. 

Ifln.f.  Eresia. 

J^SIARCA.  n.m.  Eresiarca. 

JETIC  .  n.  m.  Eretico. 

Jfc;META ,  u.  m.  Eremita.  Romito. 

«MtLLElN.  0  piuttosto  AR.MELLEIN, 

!>•  m.  Ermellino.  Animale  noto  di 

pelo  bianchissimo  e  finissimo,  dalla 

^"'  similii.  dicesi,  parlando  d'uomo 

sommamente  pulito .  od  anche  di 

puri  costumi.  Bionc  com'è  un  ar- 

^ellein,  —  Bianco  come  ermellino. 


7  Ese 

ERHETICAHÉINT,  aw.  Ermeticamen* 
te.  Per  similit.  dal  sigillo  di  Ermete. 

EROE.  0.  m.  Eroe. 

EROiC.  add.  Eroico.  AH'  eroica. 

EROiSH,  n.m.  £rot«mo. 

ERTA  (Star  all').  Stare  all'erta, 
sull'avviso,  in  suW  avviso. 

ERUDIZIÓN,  n.  f.  ErudizioM. 

ERUZiÓN ,  n.  f.  Eruzione. 

ESAGERADÒUR .  n.  m.  Esageratore. 
Esagerante.  Che  dice,  o  commette 
cose  esagerate. 

ESAGERAR,  v.  Esagerare. 

ESAGERARS',  v.  Esagerarsi.  —  Esa- 
gerars'  un  priguel.  —  Esagerarsi, 
amplificarsi  un  pericolo. 

ESAGERaZIÒN,  n.  f.  Esagerazione. 

ESALAR,  V.  Esalare. 

ESALAZ1ÓN,  u.  f.  Esalazione. 

ESALTAR,  T.  Esaltare. 

ESALTARS'.  v.  Esaltarsi. 

ESAM,  n.  m.  Esame. 

ESAMINADÓUR ,  n.  m.  Esaminatore. 
Colui  che  esamina. 

ESAMINAR  rv.  Esaminare. 

ESAMINARS'.  v.  Esaminare  sé  stesso, 
ed  anche  l'assoggettarsi  ad  un 
esame. 

ESATT,  add.  Esatto.  Puntuale.  Pre- 
ciso. Ed  anche  Riscosso.  Incassato. 

ESATTÉZZA,  n.  f.  Esattezza. 

ESATTÒUR  •  n.  m.  Esattore.  Ricevi- 
tore. Dicesi  per  lo  più  di  colui  che 
riscuote  le  pubbliche  gabelle. 

ESAUDIR  ,  V.  Esaudire. 

ESAZI ÒN  ,  n.  f.  Esazione.  Riscossione. 
Riscotimento. 

ESCLAMAZIÓN,  n.  f.  Esclamazione. 

ESCLUDER.  V.  Escludere. 

ESCLUSIÓN.  n.  f.  Esclusione. 

ESCLUSIVA  .  n.  f.  Esclusione.  Esclu- 
siva'. Rifiuto  di  persona. 

ESEGER ,  V.  Esigere. 

ESEGUÉBIL.  udii. Eseguibile.  Fattibile. 

ESEGUIR ,  y.  Eseguire.  Fare.  Mettere 
ad  effetto. 

ESELLl .  n.  m.  Esilio.  Esigilo. 

ESEMPLAR,  n.  m.  Mostra.  Esempla- 
re. Modello. 

ESEMPLAR,  add.  Esemplare.  Che  è 
modello. 

3 


FER 


FAZZÉNDA,  n.  f.  Faccenda,  Affare. 

—  Avèir  del  gran  fazzènd,  —  Af- 
fogar nelle  faccende,  negli  affari. 

—  Far  el  fazzènd  d'  cà.  —  Far 
le  fwoMcmie  (rasteilarle).  —  l'è 
una  fazzènda  lunga.  —  EU'  e 
una  lunga-mena.  —  Omn  in  faz- 
zènd. —  Uomo  affaccendato. 

FAZZÉTTA,  n.  f.  Faccetta.  Visetto. 
Dim.  di  Faccia.  —  Bèlla  fazzètta! 

—  Bel  visinol 
FAZIL,  add.  Facile.  Agevole,  Ed  an- 
che Probabile.  Verisimile, 

FAZILITA  .  n.  f.  Facilità.  Agevolezza. 

FAZILMÉINT,  avv.  Facilmente.  Di  leg- 
gierd.  Ed  anche  Probabilmente  per 
voce  deli' uso. 

FAZZINDEIN ,  n.  m.  Faccendiere.  Fac- 
cendone 

FAZZINDIR  (V.  Fazzindein). 

FAZZINDÒN.  n.  m.  Ser  faccenda.  Cec- 
cosuda.  Faccendone, 

FÉBRA.  n.  f.  Flòra. 

FECCTINANZ,  n.  m.  Entrante,  (V. 
Feccanas  )• 

FEDEINA ,  n.  f.  Fedina.  Attestazione. 

•    Certificato. 

FÉILPA .  n.  f.  Felpa,  Sorte  di  tessuto 
di  seta. 

FELPA ,  ada.  Felpato.  Ad  uso  di  felpa. 

FEMMINEIN  ,  add.  Femminino.  Fem- 
mineo. Femminesco.  Femminile» 

FEMZ ,  n.  f.  Fenice. 

FENOMEN  ,  n.  m.  Fenomeno. 

FENSTERLIRA  ,  n.  f.  Occhiellatura. 
Vcchiellatura. 

FERI,  n.  f.  piur.  Ferie.  Dicesi  delle 
vacanze  dei  tribunali. 

FERIA  ,  add.  Feriato. 

FERMA,  n.  f.  Fermata.  Posata.  Posta. 

FERMAD13RA,  n.  f.  Attaccatura,  Ap- 
piccatura, liappiccatura. 

FERMÈINT,  n.  m.  Fermento.  I  boi.  lo 
dicono  soltanto  quando  trattisi  di 
fermento  popolare;  né  mai  l'usano 
in  senso  di  lievito,  che  chiamano 
unicamente  iivadur. 

FERMENTAR,  v.  Fermentare, 

FERMENTAZIÒN ,  n.  f.  Fermenta- 
zione, 

FERVID ,  add.  Fervido, 


20  FIG 

FERVÓUR.  n.  m.  Fervore. 

FERVURÓUS,  add.  Fervoroso. 

FESC ,  n.  m.  Fisco, 

FESTEGGIAR,  v.  Festeggiare, Festare. 

FIACCA,  add.  Fiaccato. 

FIACHER,  n.  m.  (dal  fr.  Fiacre),  Pub- 
bliche vetture,  specialmente  date 
al  servigio  interno  delle  città. 

FIANXÀ ,  n.  f.  Fiancata^  Sfìaneaia. 
Colpo  nel  fianco.  Ed  anche  Fiancata 
per  laterale  di  un  edifizio. 

FIASCHÉTT,  b.  m.  Fiaschetto.  Piccolo 
fiasco. 

FIASCHÉTTA,  n.  f.  Piccola  fiasca. — 
Fiaschétta  dalla  pàlver.  —  Corno 
da  polvere.  Term.  de'  cacciatori. 

FIBRÓUS,  add.  Fibroso, 

FIRREINA  ,  n.  f.  Fibrina. 

FIDA  ,  add.  Fidato.  Fido.  Sicuro.  Dì 
fede  Assicurata. 

FIDAR ,  V.  Fidare.  Comtneltcre  alcuna 
cosa  all'altrui  fede. 

FIDARS',  V.  Fidarsi.  Avere  fidanza. 
^  Fidar s'  Ve  bèin^mo  n'  s' fidar 
btisa  è  mei.  -^  Chi  si  fida  riouw 
spesso  ingannato. 

FIDECUMESS  ed  anche  FEDCOMESS 
il.  m.  Fedecomesso,  o  Fedecomtsso. 
—  Famigliarmenie  dicesi  dai  boi. 
dei  malati  cronici:  L'è  un  fidteu- 
mèss.  —  Concafessa.  —  Lo  dicono 
anche  delle  fanciulle  che  iovec- 
cbìano  in  casa. 

FIDO,  n.  m.  Quasi  si  dicesse  n  duo- 
mo alla  fede»  o  Di  te  mi  fido;  ed 
usano  questa  parola  i  faocinliì  in 
alcune  specie  di  giuochi,  per  ri- 
chiamarsi alla  buona  fede  degli 
avversari. 

FIDÙZIA ,  n.  f.  Fiducia, 

FIGAROLA,  n.  f.  (V.  nel  Vocab.  que- 
sta parola).  Aggiungi  :  Figarola  è 
pure  quel  panno  imbottito  che  im- 
brocca la  lama  di  una  sciabola , 
daga ,  od  altra  tale  arma  bianca . 
e  che,  quando  questa  è  infoderala, 
rimane  tra  il  fodero  e  l'elsa. 

FIGÓN ,  n.  m.  Nome  d*  antico  e  fe- 
nioso  beccamorti,  da  cui  il  àeuc 
Èssri  per  Figòn  ;  cioè  Essere  «.- 
/'  estremo  di  vita. 


FIU 


21 


FRA 


FILANDA.  lì. f.  Filatoio,  (V.  Filatùi). 

FILAKEINA,  n.  f.  Quella  donna  che 
gira  il  Glatoio. 

FILASTUOCA,  n.  f.  Filaitrocca.  Fi- 
lasi roccola.  Tiritera.  Sciloma.  Di- 
scorso confuso  di  cose  inolili.  — 
Cantar  una  fUastroca^—Fare  una 
cantala  da  cieco. 

TÌLO^OF,  n.  m.  Filosofo. 

FILTER ,  n.  m.  Filtro. 

FILTRA  .  add.  Feltrato.  Passato  pel 
feltro. 

FILTRADÓUR»  n.  m.  Fellratore.  Che 
feltrd. 

FILTRADURA,  o.  f.  Feltratura.  V B- 
zione  del  passare  al  feltro. 

FILTRAR,  y.  Feltrare.  Passare,  o 
colare  pel  feltro. 

FILUSUFÌ .  n.  f.  Filosofia.  —  È  an- 
che termine  di  Tipogr.  per  indi- 
care un  carattere  da  stampa  così 
denominato  »  che  tiene  un  mezzo 
fra  l'Antico  e  il  Garamone. 

FILZA.  (V.  Sfilza). 

FLNFlRiNFEIN  FANFARANFÀ.  Voci 
strane  e  senza  vera  signittcaziooe 
usate  nel  ditterio  bologn.  :  Quèll 
eh*  vein  pr'  al  finfaranfein  «  e'  in 
va  pr'  al  fanfaranfà.  —  Quel  che 
vien  di  ruffa  in  ra/fa,  se  ne  va 
di  auffa  in  baffo. 
FIO ,  n.  IP.  Fio.  —  Pagar  al  fio.  — 
Pagare  il  fio ,  o  la  pena. 

FIRA ,  n.  f.  Fiera  o  Mercato.  —  Ar- 
curdav  d'pagarm'la  fira,  —  Poi- 
ché andate  alla  fiera  »  portatemi 
alcun  ricordo  di  essa. 

FISCAL,  n.  m.  Fiscale.  Che  agisce 
pel  Fisco. 

FIUMANA,  n.  f.  Fiumana.  Piena. 

FIURÉSTA ,  n.  m.  e  f.  Fiorista.  La- 
voratore, 0  Lavoratrice  di  fiori 
artificiali. 

FIURÉTT,  n.  m.  Fioretto.  Zucchero 
fioretto.  Fiore  di  zucchero.  — 
Fiurètt  dicesi  a  quella  specie  di 
sottile  spadino  che,  coperta  la 
punta  di  un  bottone ,  serve  per 
esercitarsi  nelle  scuole  di  scherma. 

FIURIR.  V.  Fiorire.  Produr  fiori.  — 
Dicesi  fig.  di  checchessia  che  mol- 


tiplica e  cresce,  come  rogna,  va- 
inolo ,  ecc. ,  Gennogliare.  —  Im- 
porrare,  Imporrire»  Fiorire  dlcesi 
dei  panni  quando,  per  umidità  o 
altro,  pèrdono  qua  e  là  il  colore. 
<—  Sbullettare  dicesi  del  buche- 
rarsi che  talor  fauno  gli  intonachi 
in  calce. 

FLAUT,  n.m.  F/au/o.  Strumento  mu- 
sicale. 

FLÉMA ,  n.  f.  Flemma. 

FLEMATIC,  add.  Flemmatico. 

FLEPP,  n.  m.  FLEPPA.  f.  Pronubo. 
Paraninfo.  Dicesi  tanto  di  chi  pro- 
muove il  matrimonio  .  quanto  di 
chi  presiede  alia  ecclesiastica  ce- 
lebrazione df  esso. 

FLOTTA  ,  n.  f.  Flotta. 

FLURÉiND,  n.  p.  m.  Florindo.  Il  suo 
dimin.  è  Flurindein.  I  boi.  appel- 
lano Flurindein  quei  giovani  che 
troppo  curano  le  loro  vestimenta, 
quasi  che  li  chiamassero  Caca- 
zibetti. 

FLÙSS,  n.  m.  Flusso  e  Riflusso  del 
mare.  Marea  alta  o  bassa. 

FNÉLL,  n.  m.  Fenile*  Fienile. 

FÓLLA ,  n.  f.  Folla.  Folta.  Calca. 
Pressa. 

FOSFOR  ,  n.  m.  FòsfoìrK 

FOSFORIC.  add.  Fosfòrico. 

FÒULT.  add.  Folto.  Fitto.  Spesso. 

FÓ13R  ,  n.  m.  Fontanella.  Cauterio. 
Rottorio. 

FÓUREN,  n.  m.  Forno. 

FRACASSAR,  v.  Fracassare.  Sfracas- 
sare. Conquassare. 

FRADLANZA,  n.  f.  Fratellanza,  cosi 
chiamasi  quella  Pagella  che  si  ri- 
lascia a  chi  si  ascrive  a  qualche 
pia  aggregazione. 

FRaDURA  ,  n.  f.  Ferratura.  11  fer- 
rare  ed  il  modo  di  farlo. 

FRANCAR  ,  v.  Francare. 

FRAPPA ,  add.  Frappato.  Foggiato  a 
frappa. 

FRAPPAR ,  V.  Frappare.  Foggiare  a 
frappe  ,  o  a  trinci. 

FRATAZZEIN,  n.  m.  Fraticello. 

FRATERNITÀ,  n.  f.  Fraternità.  Con- 
fraternita. 


GAB 

FBATCRNITA  .  n.  f.  FraUmiià. 

FRATUC'C,  II.  m.  Balia.  Augello. 

FBAYLAR,  n.  m.  Terreno  coltivalo 
a  fragole. 

FREGA  ,  0  meglio  FREGATA ,  n.  f. 
Ftetjata.  Sorte  di  nave. 

FRÈTT ,  II.  m.  Ferretto.  Ferruzzo. 
Puniate  d'  aghetto. 

FSTEIN ,  n.  m.  Feitino.  Uogo  in  cui 
si  danza. 

FÙCCIA  ,  n.  f.  Bùbbola.  la  sostitu- 
zione di  pili  sconcia  parola.  — 
Vgnir  la  fàccia.  —  Montar  la 
mosca  al  naso. 

FUGHEliN ,  n.  ni.  Focherello.  —  Far 
fughein  usasi  per  indicare  cbe 
i  ragazzi  mancano  *alla  scuola  in 
frode  dei  parenti. 

FUGNAR,  V.  Acciarpare. 

FUIAROLA  .  n.  f.  Civèa.  Civèo.  Ar- 
nese rusticale.  Cestone  intessulo 
di  vimini,  che  si  reca  a  spalle  o 
si  pone  sul  traino,  per  recar  pel 
podere  1*  occorrente,  e  serve  mas- 
sime al  trasporto  delle  foglie, 
ecc. 

FUMÉÌNT.  n.  m.  Fomento.  Fomen- 
tazione. 

FUiNDAMÉlNT,  n.  m.  Fondamento. 
Soltomurala. 

FUNDAR,  V.  Fondare.  Scavare,  Pro- 
fondare. 


22  GAI 

FUNDARl ,  n.  f.  Fonderia.  Officina 
ove  fondOQsl  i  metalli. 

FUNDITÓUR ,  n.  m.  Fondiiore. 

FUMERAL,  n.  m.  Funerale*  Mortorio. 

FONTANA,  n.  f.  Fontana.'^  Al  sgner 
Pir  funtana.  —  Cosi  i  boi.  •  per 
iscberzo ,  appellano  il  loro  famoso 
Gigante  della  fontana  sulla  piana 
maggiore,  siccome  le  sirene,  cbe 
sono  ai  lati  del  suo  piedistallo, 
chiamano  Et  fioli  dèi  sgner  Pir 
funtana. 

FURBARi.  FURfìlTÀ,  n.  f.  Furberia. 
Astuzia. 

FORÉINT,  add.  Furente.  Furioso. 
Furibondo. 

FURIÒN ,  n.  m.  Furione.  Frettoloso. 

FURMALIZZÀ  ,  add.  ScandoUzzato. 
Scandolezzato. 

FURMALIZZARS' ,  v.  Scandoiezzarsi. 

FURNÉLL,  n.  m.  Fornello. 

FURTEIN,  n.  m.  Fortitio.  Picc<Ao 
forte.  Term.  roilit. 

FURZUD,  add.  Forzuto.  Forzoso. 

POSAR»  n.  m.  Fabbricatore  o  ven- 
ditore di  fusi. 

FUSEINA,  n.  f.  Fucina. 

FUSILÀ.  add.  Fucilato.  Uccìso  me- 
diante fucilazione. 

FUSILIR ,  n.  m.  Fuciliera. 

FÙST,  n.  m.  Fusto. -- Dar  al  fust  — 
Dare  it  sodo,  l' ingomntaiurs,  ecc. 


G 


G 


'ABB,  D.  m.  Sorte  di  giuoco  fan- 
ciullesco. 

GABBA,  add.  Gabbato. 

GABBAR,  V.  Gabbare.  Prendere  a 
gabbo. 

GABBARS',  V. ,  0  meglio  ,  per  ap;- 
giunta  dell'A  eufonica  AGABBARS*. 
Fallare,  ingannarsi. 

GABBIAN,  n.  m.  Baggiano. 


GABINÉTT,  n.  m.  Gabineiio, 

GAGIA,  n.  f.  Mento  appuntiio. 

GAGIOTT,  n.  m.  Colui  cbe  ha  il  men- 
to appuntito ,  cbe  i  boi.  dieooo 
anche  Gagiaroit. 

GAIARDA.  n.  f.  Term.  contad.  ^- 
gtiarda.  Lombarda.  lUgodone.  Spe* 
eie  di  ballo. 

GAIARDISIA,  n.  f.  Bravura.  Vakniit^ 


GAQ 


23 


GES 


GALANI .  D.  m.  Calante.   dveiUno, 
CicUbeo.  —  Far  al  galanL  — >  CU 
cisbeare.  Donneare,  Siar  sulla  \iia 
amorosa.   . 
GALANI»  add.  Galante*  EUganie.  Ga- 
io. Genlile»  Grazioto, 
GALAHl ,  D.  f.  GalUria. 
GAL£GGUNT,   n.  m.   Galleggiante. 

Che  sta  a  galla. 
GALÉIIA  .  D.  f.  Galla,  Eofiatello  che 
«iene  allato  dell'  uoghia  ai  cavalli. 
GALLÉTTA,  n.  f.  Uoa  galletta»  cosi 

chiaiDala  per  simili t. 
G ALLIGA»  0.  f  Succhiellatoio.  Arnese 
ch^  adoperano  i  fabbri ,  i  falegna* 
mi ,  i  maratori ,  ecc.  per  forar  ba- 
chi nel  ferro,  nel  legno»  nei  mari, 
eco» 
GALLINÉLU.  PURZLANA  ,  n.  f.  Gal- 
linella. .Uccello. 
GALUNAR,.  D.    m.  Fabbricatore  di 

galloni ,  di  trine, 
GAMBAL ,  lì.  m.  Gambale,  Term.  del 
calz.  Forma  io  legno  per  la  gam- 
ba degli  stivali.. 
GAMBÉLLA ,  n.  f.  Gan^ella.  Uccello. 
GANGHEll ,  0.  m.  Ganghero,  Arpione. 
Cardine,  —  Atèdar  fora  di   gan- 
ghtr,  Ogur.  —  Uscir  dal  manico, 
di  squadra,  del  seminato,  de*  gan- 
galeri.  Escire  dai  termini  del  do- 
vere. — -  Star  in  t' i  gangster.  — 
Stare  in  cervello. 
GaRAMÓN,  n.  m.  Garamone,  Nome 
di  una  sorte  di  caratteri  da  stampa. 
GARaNT,  n.  m.  Garante. 
GARBADEIN,  add.   GarbaUno.  Ma- 

nierosetto. 
GARBAI,  add.  Garbato. 
GARBATÉZZA,  n.  f.  Garbatezza.  Com- 
pitezza. 
GARGARISM,  n.  m.  V.  Gargarisuma. 
GARGHEIN ,  n.  m.  —  Dar  un  gar- 
ghein.  —  Dare  un  colpo  col  pugno 
tolto  il  mento  a  qualcbeduno;  detto 
forse  Garghein  dalla  prossimità  del 
gorgozzule. 
GARZA,  n.f.  Garza,  Sorte  di  tessuto 
rado  e  leggiero,  ad  uso  donnesco. 
GARZÓN  (V.  nel  Vocab.).  aggiungi  : 
Garzòn  dicono  i  fabbri  ad  un  pez- 


zo di  ferro,  che  serve  a  rattof^- 
pare  altro  ferro. 

GARZULARl,  n.  f.  Luogo  dove  si  la- 
vora ed  acconcia  la  canapa. 

GASTRICA,  n.  f.  Gastrica,  o  Gastrite. 

GAVOTA,  n.f.  Gavotta.  Sorte  di  ballo. 

GAZZTTltt,  n.  m.  Gazzettiere.  Fo- 
glicttista. 

GELÓUS,  add.  Geloso. 

GELUSl,  n.  f.  Gelosta.  —  Gelusi  chia- 
mano i  bologn.  certe  ingraticciale 
che  pongonsi  alle  finestre,  massime 
del  pianterreno,  che  prestano  agio 
agli  abitanti  di  osservare  il  di  fuo- 
ri, senza  esser  veduti. 

6EMÉLL,  n.  m.  Gemello. 

GENERA ,  add.  Generato. 

GENERALITÀ ,  n.  f.  Generalità.  Uni- 
venalità. 

GENERALIZZAR,  v.  Generalizzare. 

GENERAR ,  v.  Generare. 

GENERAZIÓN,  n.  f.  Generazione. 

GENERÓUS,  add.  Generoso.  Liberale. 
Magnanimo. 

GENERUSITÀ ,  n;  f.  Generosità.  Li- 
beralilà. 

GEN!,  che  i  boi.  dicono  più  vera- 
mente ZNI,  h.  f.  Genia.  Gentaglia. 
Gentaccia.  Canaglia. 

GENTILÉZZA,  o.  f.  Gentilezza.  Amo- 
revolezza. 

GENUFLESSIÓN ,  n.  (.Genuflessione. 
—  L'ha  uttgnù  quèU  ch'alvleva 
a  forza  d' genuflessiòn.  —  Otten»^ 
ne  quel  che  voleva  a  gran  forza 
di  adulazioni,  o  di  strisciamenti. 

GENUEIN  ,  add.  Genuino.  Ingenuo. 
Schietto.  Naturale. 

GENUVEINA  ,  n.  f.  Genovina.  Gè- 
novino.  La  Doppia  antica  di  Ge- 
nova. 

GENZIANA,  n.  f.  Genziana.  Pianta  me- 

I  dicinale.  Centaurea  minore.  Bion- 
della. 

GESOLREÙTT,  n.  m.  Getolreutte.  Ce- 
solreut.  SoL  Term.  music.  —  A-i 
l'  ho  canta  in  gesolreùtt,  fig.  — 
Gliela  ho  spifferata  chiara  e  netta. 
GÈST,  n.  m.  Gesto.  Atto  o  movimento 
di  un  membro ,  o  delle  membra. 
GESTIR ,  V.  Gestire.  Gesteggiare. 


GIR 


GESTIV  (Uni),  n.  ni.  Gestivo, *o  Di- 
gestivo (tJnguentoJ,  Term.  de' far- 
macìsli. 

GHÉTT.  n.  m.  Ghetto.  Recinto  di  piìr 
vie  e  case»  ove,  nelle  ciuà,  sono 
confinali  gli  Ebrei.  —  Ghètt  dicono 
i  bologn.  ancbe  ad  una  piccola 
unione  di  case,  specialmeole  alla 
campagna,  forse  per  corrompimen- 
to  della  parola  Burghètt,  cioè  Bor- 
ghetto ,  Borgatelta. 

GHIGNUSITÀ ,  n.  f.  AntipaUa.  Con- 
trarietà. Dispetto. 

GHITEINA,  n.  p.  f.  Agatina,  diminuì, 
di  Agata, 

GIACO,  n.  m.  (dal  teulonico  Schakò) 
Berrettone.  Cosi  chiamasi  queir  ar« 
nese  di  feltro  o  di  cuoio  con  cbe 
cuopronsi  il  capo  i  soldati. 

GIACUBEIN,  n.m.  Giacobino.  Sellarlo. 

GIACUMÉTT,  n.  m.  (dal  fr.JaconetJ 
Tessuto  uoto. 

GIALAFa  ,  0.  f.  Jalappa.  Gialappa. 
Pianta  medicinale. 

GIANDARM,  0  GENDARM,  n.  m.  (Gen- 
darme. 

GlAiSÉTTA,  0.  f.  Giannetta.  Sorte  di 
drappo  in  cotone. 

GÌ  ARON  ,  n.  m.  Panterana.  Lodola, 
f>  Allodola  panterana.  Uccello. 

GlAZZARA,  n.f.  Ghiacciaia.  Diacciaia. 
V.  Cunserva. 

GIBERNEIN ,  dimin.  di  Giberna.  (  V. 
nel  Yocab.  Padròuna). 

GIGA  «  D.  f.  Giga.  Corrente.  Sorte  di 
ballo. 

GINGAM,  D.  f.  Gingams.  Sorte  di  tes- 
suto noto. 

GIOIA,  n,  f.  Gioia.  —  L*  è  una  cara 
gioia  t  ironicam.  —  Gli  è  unàuon 
capo! 

GIOSTRA,  n.  f.  Giostra. 

GIOV  ,  n.  m.  Giove. 

GIR,  n.  m.  Giro.  L'usano  spesso  i 
boi.  anche  in  senso  di  misterioso 
rigiro. 

GIRAMÉINT,  n.  m.  Giramento.  Volu- 
bilità. -^  Giramèint  d' tèsta ,  che 
i  boi.  sogliono  anche  piìi  spedita- 
mente dire  Giròn.  Prillòn.  —  Ca- 
pogiro. Vertigine. 


24  GLO 

GIRAFA,  n.f.  Giraffa.  Nolo  quadru- 
pede asiatico.  —  Girafa  dicono  i 
boi.  per  similit.  ad  uomo  assai 
luogo  e  magrissiroo. 

GIRANf,  n.  m.  Geranio,  Pianta  della 
famiglia  dei  Pelargonii. 

GIRANT,  add.  Girante.  Che  gira. 

GlRASÒULr  D.  m.  Girasole.  Piaoiie 
fiore  notissimi. 

GIRATARI ,  n.  m.  Giratario.  Coiai 
che  gira  una  cambiate  mediarne  la 
propria  firma. 

GIRATA  .  0  GIRA ,  n.  f.  Girata.  U 
firma  apposta  ad  una  cambiale  dal 
creditore  per  volgerne  ad  altri  la 
esigenza. 

GITANA  r  fl.  f.  Gitana.  Danza  spa- 
gnuola ,  cosi  detta. 

GIURILE,  ,D.  m.  Giubileo. 

GIUDICA ,  add.  Giudicato. 

GIUDICAR  >  T.  Giudicare. 

GiyiÉLL ,  n.  m.  Gioietlo. 

GIULI  ,  h.  p.  ro.  GitUio. 

GIULIA ,  D,  p.  f.  Giulia. 

GIURGEINA ,  n.  f.  Dahiia.  Giorgma. 
Fiore  noto. 

GIURF4AL ,  n.  m.  Giornale.  Diario. 

GIURNALESTA,  n.  m.  GiomaUstn 
Estensore  o  Compila lor del  gioroaie- 

GIORNATA,  n.f.  Giornata.  —  Farla 
giumata.  —  Adempiere  il  còn^i» 
giornaliero.  Aver  gtuulagnato  per 
un  di  abbastanza. 

GIURNATAZZA.  n.  f.  Peggior.  ftor- 
nataccia.  Cattiva,  o  pessima  gior- 
nata. 

GIUSTAMÉINT.  avv.  Cittf tom^fc  »• 
ritamente. 

GIUSTIFICAR ,  V.  Giustificare. 

GIUSTIFICARS',  v.  Giustificarsi     . 

GIUSTIZIA  .  add.  Giustiziato.  D'cesi 
di  chi.  per  delitti,  subisce l'esire- 

mo  supplizio.  —  Usasi  anche  s» 

stantivamente. 
GIUSTIZIAR,  V.  Giustiziare.  Vsepiite 

la  coodanua  di  morte  verso  no  reo. 
GLANDULA.  n.f.  Glandola. Ghiandola. 
GLANDULÒUS  ,  add.  Glofidoloso.  hi- 

fello  da  glandole. 
GLOSA  ,  n.  f.    Glossa.  Chiosa.  Co» 

metUo, 


GaA 


25 


GUA 


GLURIARS',  V.  Gloriarn, 

GLURIÒUS,  add.  Glorioso. 

GlNAPEiNA,  dim.  di  GNAPA  (V. que- 
sta parola  nel  Vocab.). 

GN£S.  0  da  alcuni  AGNES,  d.  f. 
Semplice.  Innocentina.  Melensa,  — 
L'  è  una  gnes.  -*  È  una  sempli- 
ciotta, —  La  fa  la  gnes,  —  Fa 
l' innocentina, 

GÓMMA,  n.  f.  Gomma.  —  Gómma 
elastica ,  che  i  boi. ,  per  similit. , 
chiamano  ordinariamente  Panza 
d'  Véccia.  —  Gomma  elastica. 

GÓNDOLA,  n.  f.  Gondola.  Specie  di 
barca ,  in  uso  specialmente  a  Ve- 
nezia. 

GOTIC,  n.  m.  Gotico,  Siile  architet- 
tonico. 

GÓ13RG ,  n.  m.  Gorgo. 

GRAD,  n.  m.  Grado.  Dignità.  Ordine, 

GRADAZIÓN  ,  n.  f.  Gradazione. 

GRADUA,  n.m.  Graduato. É  anche  add. 

GRADUAL  ,  n.  m.  Graduale. 

GltADUAR  ,  V.  Graduare.  Assegnare, 
stabilire ,  ed  anche  conferire  il 
grado. 

GRAFFAGNANA  ,  n.  f.  Gaìfagnana. 
Territorio  montuoso  nel  Modenese  ^ 
così  denominato.  —  Andar  in  Graf- 
fagnana  dicono  i  boi.  il  Farsi 
ladro ,  per  ischerzevole  corruzione 
dal  verbo  Sgranfgnar. 

GRAMÉGNA  ,  n.  f.  Gramigna.--  V  e 
bòn  cm*è  l'aqua  d' gramigna, — 
Buono ,  0  Gradilo  siccome  una 
medicina. 

GRAMÉTT,  n.  m.  Scòscio.  Arnese  per 
dirrompere  ia  canapa,  ecc.  (V. 
Grama), 

GRANATIR,  n.  m.  Granatiere. 

GRANDÙCCA,  n.  m.  Granduca,  o 
Gran  Duca, 

GRANE,  add.  Granito.  Che  ha  for- 
naato  il  granello  ;  e  dicesi  special- 
mente del  frumento. 

GRANDÉZZA,  n.  f.  Grandezza. 

GRANIT ,  n.  m.  Granito.  Sorte  di 
marmo. 

GRaNITÉLL,  n.m.  Granitello.  Sorte 
di  marmo. 

GBASSEINA,  n.  f.  Concime,  Ingrasso. 


GRASSEZZA,  D.  f.  Gragsezza. 

GRATÉCOLA ,  n.  f.  Graticola,  liete. 
Termine  dei  pittori. 

GRATIFICAZIÓN,  n.  (.  GraUficazione. 
Aiuto  di  costa.  Compenso  oltre  lo 
stipendio  pattuito. 

GRATITUDIN  ,  n.  f.  Gratitudine,  Ri- 
conoscenza. 

GRAVD,  add.  GRAVDA.  Gravido.  Gra- 
vida. Incinta, 

GRAVDANZA.  n.  f.  Gravidanza.  Gra- 
vide zza.  Pregnanza,  Pregnezza, 

GRAVÓUS,  add.  Gravoso.  Pesante. 

GRAZIL,  add.  Gracile.  Debole. 

GRAZILEIN.  GRAZILÉTT,  dimin.  di 
Grazi/.  Graciletto.  Gracilino.  De- 
boluccio. 

GRAZIÓUS,  add.  Grazioso. 

GRAZIUSITÀ,  n.  f.  Amenità.  Leggia- 
dria. —  L"  ha  del  graziusitd  tutti 
sòu.  — ;  È  singolare  per  talune 
amenità. 

GREC,  n.  m.  e  add.  Greco.  —  L' è 
un  grec.  —  È  uomo  di  dubbia 
fede.  (Dal  iat.  Graeca  f^des), 

GRIZA  (Meltr'in),  n.  f.  Muretto  (Di- 
sporre in).  Dicesi  dei  mattoni  am- 
massati con  simmetria. 

GROSS ,  add.  Grosso.  — -  Omen  tajd 
d'  gross.  —  Uomo  grossolano. 
Omaccio, 

GROSS  ,  n.  m.  Grosso,  La  decima 
parte  d'  un'  oncia  metrica. 

GRU ,  n.  f.  Gru.  Grue. 

GRUNDÓN,  n.m.  plur.  Sudore  grosso, 
di  cui  dicono  1  bologn.  Vgnir  zò 
i  grundón. 

GRUSSLAN,  add.  Grossolano.  Di  gros- 
sa qualità.  Maccianghero.  Tarchia- 
to. Di  grosse  e  rozze  membra. 

GRUSSLANAMÉINT,  che  i  boi.  dicono 
meglio  ALLA  GRUSSLANA ,  avv. 
Grossolanamente.  Alla  grossa. 

GUADAGNAR,  v.  Guadagnare. 

GUADAGNARS\  v.  Guadagnarsi. 

GUAIEINA  ,  n.  f.  Guaina.  Vagina. 
Custodia.  Fodero. 

GUAÌR  ,  V.  Guaire. 

GUALCHIRA,  e  più  spesso  VALCHIRA, 
n.  f.  Gualchiera. 

GUANT,  n.  m.  Guanto. 

4 


IDR 


26 


ILL 


GUANTAR.  V.  Guantaio.  Fabbricato- 
re di  gaanli.  - 

GUANTIHA,  n.r.  Gìtantiera.  Vassoio. 

GUaRD,  n.  ni.  Guardo.  Sguardo. 

GUARDA-PURTÓN,  n.  m.  Guardapor- 
tone, 0  Guardia-portone. 

GUARDIA.  D.  f.  Guardia. 

GUARDIMFANT,  n.  m.  Guardinfante. 

GUARIGIÓN  «  D.  f.  Guarigione. 

GUARIR  ,  V.  Guarire. 

GUARNiGlÓN.  B.f.  Guarnigione.  Quel- 
la truppa  che  è  posta  in  una  città 
per  tenerla  guardata. 

GUARNIR,  y.  Guarnire.  Guernire. 

GUAST,  add.  Guasto.  Corrotto.  Pu- 
trefatto. Ed  anche  semplic.  per 
Alterato.  Viziato.  —  L'usano  i  boi. 
anche  sustantiv.  per  Buine,  o  Am- 
masso di  macerie.  —  At  Guasi  di 
Bèintvùi. —  Guasto  deiBenlivoglio. 
Dalle  macerie  dell'atterrato  antico 
palagio  di  questa  celebre  bologne- 
se famiglia. 

GUASTADÓUR ,  n.  m.  Guastatore,  Mar- 
raiuolo. 

GUASTAMSTIR.  n.  m.  Guastamestie- 
ri. Guastalarte.  Imbrattamondi. 

GUCCIÀ .  0  meglio  AGUCClA  ,  n.  f. 
Agugliata. 


GUDEBIL,  add.  (;o(ft6t7e.  Godevole. 

GUÈRRA  ,  n.  f.  Guerra. 

GUERREGGIAR,  v.  Guerreggiare. 

GUFFAGIN,  n.  f.  Goffaggine.  Goffez- 
za.  Go/feria. 

GUIDAR.  (V.  Condur). 

GUMITORI .  n.  f.  Vomitorio.  Vomla- 
torio.  Emetico.  Vomico.' 

GUNFALUNIR,  che  molti  dicono  an- 
che CUNFALUNIR ,  o.  m.  Confato- 
niere. 

GUNFIAMÉINT  «  n.  m.  Gonfiamento. 
Enfiamento.  Enfiagione. 

GUNFIARS',  V.  Gonfiarsi.  Enfiarsi.  E 
figur.  Montare  in  superbia. 

GURGHEG'  G  ,  n.  m.  Gorgheggio. 

GURGHEGGIAR,  v.  Gorgheggiare. 

GtJST,  n.  m.  Gusto.  —  Un  gùstmalt. 
—  Gusto  vivissimo.  Piacere  gran- 
dissimo. 

GUSTAR,  V.  Gustare. 

GUSTÒUS,  add.  Gustoso.  Ghiotto.  Pia- 
cevole.  —  Un  om  gustòus.  —  Uomo 
piacevole.  Di  grata  compagnia. 
Ilare.  Giocondo. 

GVEREN,  0  GVERN.  o.  m.  Governo. 

GVERNA  ,  add.  Governato. 

GVERNAR,  V.  Governare. 

GVERNATÒUR,  n.  m.  Govemaiort. 


I 


I 


aCM-ANTONI  ,  n.  p.  m.  Giacom-An- 

tonio.  —  lacm-Antoni  dicono  i  boi. 

a'baggei  per  ischi  vare  più  sconcio 

appellativo. 
lATTlR,  V.  Squittire, 
IDEAL;  add.  Ideale. 
IDEAR ,  y.  Ideare.  Immaginare. 
IDEARS',  V.  Idearsi.  Immaginarsi. 
IDlO,  n.  m.  Dio.  Iddio. 
IDIOTA.  (  V.  Ignurant.) 
IDIOTISM,  n.  m.  Idiotismo. 
IDOL ,  n.  m.  Idolo. 
IDRAULIC,  n.  m.  idraulico.  Idromc- 

tro.  È  anche  addiettivo. 


IDRAULICA  ,  lì.  f.  Idraulica. 

IDROPIC,  0  IDROPG,  n.  ro.  idropico. 
Ascitico.  Usasi  anche  addiettiv. 

IDRUPISl,  n.  f.  Idrope.  Idropisia. 

IENA  ,   n.  f.  Iena.  Quadrupede   fe- 
roce. 

IGNURANT.  n.  m.  Ignorante. 

IGNURANZA,  n.  f.  Ignoranza. 

IGNURAR,  V.  Ignorare. 

ILLUDER ,  V.  Illudere. 

ILLUDERS',  V.  Illudersi. 

ILLUMINA .  0  INLUMINA  .  add.  lUf 
minato. 

ILLUMINADÒUR.  (  V.  Luminari.) 


IMB  27 

ILLUMINAR,  0  INLUMINAR,  v.  lUw 
minare, 

ILLUMINARSI,  o  INLUMINARS'.  v.  Il- 
luminarsi. 

ILLUMINAZIONE  o  INLUMINAZiÒN , 
n.  f.  Illuminazione. 

ILLUSIÓN  ,  n.  f.  Illusione. 

IMAGIN,  n.  f.  Itnagine.  Immagine, 

ìMAGINARìL,  add.  Immaginabile. 

IMAGINARp  V.  Immaginare. 

IMAGINARS',  V.  Immaginarsi. 

IMAGINAZIONE  n.  f.  Immaginazione. 

IMBACUCCHIRS'.  ▼.  Imbarbogire. 

IHfiALLAG'G.  n.  m.  Imballaggio. 

IMBALLAR  ,  t.  Imballare.  Fare  in 
balle. 

IMBAMBINIR,  v.  Bimbambire. 

IMBAMBUZZIR.  v.  Stupidire. 

UIBARAZZ ,  n.  m.  Imbarazzo.  Im- 
paccio, 

IMBARCA  .  add.  Imbarcato. 

IMBARCAR  ,  y.  Imbarcare, 

IMBARCARS',  v.  Imbarcarsi.  Vale  an- 
cbe  Mettersi;  o  piuttosto  Imbaraz- 
zarsi in  alcun  affare. 

'«SBASTA,  add.  hnbastàto,  o  Bastato, 

lun^^  fVcporato  col  basto. 

IMBASTÉ.  add.  Imbastito.  (Y. nei  yo- 
^h.  imbastir.  ) 

IMBAVACCIAR,  ed  anche  INSBAVAC- 

lu?^^'  V.  Imbavare,  Scombavare. 

iMBAVULAR ,  v.  Imbaulare,  Ripor  nel 
baule. 

IMBELSA,  add.  Impacciato.  Impedito. 

Jngombrato, 

JBELTÀ  .  add.  Imbellettato. 

^MBELTAR  ,  v.  Imbellettare.  Baffaz- 
sonare.  Dare  il  belletto.  Porre  in 
superficiale  apparenza. 

^BELTARS' ,  Y.  Imbellettarsi,  Raf 
mzonarsi. 

IMBERLARS',  v.  Imbarcare.  Sbiecare. 
^Wmbarsi.  V  incurvarsi,  per  umi- 
dità 0  per  seccore,  delle  tavole 
dopo  lavorate. 

MBIETTAR,  v.  Imbiettare.  Abbiettare. 

'MBISACCÀ ,  add.  Intascato.  Imbisac- 
'Ciato. 

[JBRAGAR ,  V.  Imbracatura, 
MBRAGTÀ .  add.  Imbracato^ 
IMBRANCAR,  v.  Imbrancare, 


IMP 

MBROI,  D.  m.  Imbroglio, 

MBROIAMSTIR  .  n.  m.  Guastalarte. 
Guastamestieri. 

MRRUCCADURA.n.f.  /m&ercto.  L'at- 
to di  colpir  nel  segno. 

MBRUIAMÉINT,  n.  m.  Imbrogliatura. 
Imbrogliamento. 

MBRUIAR,  V.  Imbrogliare,  Avvilup- 
pare, 

MBRUIARS',  V.  Confondersi,  Intri- 
garsi. 

MBRUIÓN ,  n.  m.  Imbrogliatore,  Im- 
broglione, 

MBRUNIR.  \.  Imbrunare.  Abbrunare. 

MBRUNIRS*.  V.  Imbrunarsi. 

MBRUSCHIRS*.  v.  Imbruschire.  Ina- 
cetire, E  mctaf.  Fare  lo  sdegnoso. 

MBUCCADURA,  n.  f.  Imboccatura. 

MBULSIRS',  V.  Imbolsire.  Diventare 
ottuso. 

MBULTAR,  V.  Imbullettare.  Bulletlare. 

MBUNIR.  V.  Bonificare,  Placare.  Im- 
bonire. 

MBUSCAR ,  V.  Imboschire. 

MBUSCARS'»  V.  Imboscarsi. 

MBUSSLA ,  add.  Imbossolato. 

MBUSSLAR,  V.  Imbossolare.  Imbor- 
sare. 

MBUSMADURA ,  n.  f.  Imbozzimatura. 

MRUTTAR ,  V.  Imbottare.  Mettere 
nella  botte. 

MBUTTIDURA,  n.  f.  (V.  nel  Vocab.) 
Narrazione  di  frottole. 

MBUTTIGLIÀ,  add.  Imbottigliato,  In- 
fiascato. 

MBUTTIR.  V.  (V.  nel  Vocab.)  —  Im- 
buttir  un  qualcdùn.  —  Porre  ad 
alcuno  in  credenza  frottole.  Nar- 
rar panzane. 

MMEDESIMARS',  v.  Immedesimarsi. 

MMÉINS ,  add.  Immenso. 

MMENSITA.  n.  f.  Immensità. 

MMERDA,  add.  Incacato.  Imbrattato. 

MMERS  ,  add.  Immerso, 

MMERGER  .  v.  Immergere. 

MMOBIL ,  add.  Immobile. 

MPAIADURA,  n.f.  ImpagUatura.  Im» 
pagliamenlo. 
IMPALA,  9i6ó.  Impalato.  —  Star  im- 
pala. -^  Stare  impalato,  cioè  Ritto 
e  fermo. 


IMP 


28 


INA 


IMPALUGÀ .  add.  ImpiaHricciato. 

IHPALUGAR ,  V.  Impiastricciare. 

IMPANAR ,  V.  Impanare,  Avvolgere 
nel  pane  gratuggialo. 

IMPANiNÀ,  n.f.  Impannata  delle  fine- 
sire.  Ed  anche  add. 

IMPANNAR  ,  V.  Impannare.  Munir 
d' impannata. 

IMPAR  (All'),  avv.  A  un  pari.  A  paro. 

IMPARAR  ,  V.  Imparare.  Apprendere. 

IMPARCGGIABIL,add./mparegfgrta6t7e. 

IMPARINTARS',  v.  Imparentarsi. 

IMPARZIAL,  add.  Imparziale. 

IMPASr,  n.  m.  Impasto. 

IMPATALUCCHIRS*,  v.  Stupidire.  In- 
stupidire. 

IMPATRIARCHÉ,  add.  (V.  nel  Vocab; 
Impatriarcà  ). 

IMPATTAR,  V.  Pattare.  Impattare. 

IMPAZZARS',  V.  Impacciarsi.  —  /m. 
pazzars*  d'  ragazz.  —  Restar  gra- 
vida. 

IMPAZZrMÉiNT ,  n.  m.  Briga.  Fasti- 
dio. Ammattimento. 

IMPEDIMÉINT,  n.  m.  Impedimento. 

IMPENLA  (Dar  una).  Portare  un' ac- 
cusa calunniosa  0  falsa  contro  qual* 
cuno. 

IMPERATÓUR ,  n.  m.  Imperatore. 

IMPERATRIZ,  n.  f.  Imperatrice. 

IMPERFÉTT.  add.  Imperfetto. 

IMPERFEZIÒN,  n.f.  Imperfezione.  Di- 
fetto. Mancanza. 

IMPERI ,  n.  m.  Impero.  Imperio.  E 
fig.  —  Dars'  di*  imperi.  — .  Darsi 
aria.  Tenérsi  in  sul  grande. 

IMPERIAL,  add.  Imperiale.  —  Su- 
stant.  poi:  Gassa  rivestita  di  cuoio, 
sovrapposta  alle  vetture. 

IMPERIÓUS  ,  add.  Imperioso. 

IMPERTINÈINT ,  add.  Impertinente. 
Insolente. 

IMPERZETTEBIL,  add.  Impercettibile. 

IMPETUÒUS,  idd.  Impetuoso.  Violento. 

IMPICCADURA ,  n.  f.  Impiccatura. 

IMPICCAR,  V.  Impiccare.  Appiccare. 

IMPINGUAR,  V.  Impinguare. 

IMPIUMBAR,  V.  Impiombare. 

IMPLIZZÀ,  add.  Impiallacciato. 

IMPLIZZAOÒUR ,  n.  m.  Impiallac- 
ciatore. 


IMPRATICABIL,  add.  Impratieabik. 

IMPRATICHIRS',  v.  //jiprad'cMra.  Far- 
si   pratico. 

IMPRÉISA  ,  n.  f.  Impresa. 

IMPRESARI,  D.  ffl.  Impresario. Mi 
che  assume  un'  impresa. 

IMPRESSIÓN ,  n.  f.  Impressione.  La 
cosa  impressa.  —  Far  impre$sAn. 
—  Colpire  V  immaginazione. 

IMPREMER  ,  V.  Imprimere. 

IMPRIMIDURA.  n.  f.  Imprimitura. 

IMPRUDÉINZA  ,  n.  f.  Imprudema. 

IMPUDÈINT,  (V.  Sfazzà). 

IMPUDÉINZA .  n.  f.  Impudenza.Sfw 
ciataggine. 

IMPUGNAR,  v.  Impugnare. 

IMPULS,  n.  m.  Impulso. 

IMPULVRARS',  V.  Impotoerarsi 

IMPUNITÀ,  n.f.  Impunità. -Fatsa 
da  impunità.  —  Uomo  di  fronte 
incallita.  Che  non  mnU  colore  per 
rimproveri ,  ecc. 

IMPURTANZA,  n.  f.  Importanza. 

IMPUSTMÉ  ,  add.  Che  ha  preso  po- 
stèma. 

IMPUSTMIRS',  V.  Aposlemarsi,  Pren- 
der postèma,  o  passione. 

IMPUSTÓUR ,  n.  m.  Impostore. 

IMPUSTURA,  n.  f.  Impostura. 

IMPUTÉINT,  add.  Impotente. 

IMPUTÉINZA,  n.  f.  Impotenza. 

INABIL ,  add.  Inabile. 

INALRERAR ,  v.  Inalberare. 

INALBERARS',  v.  IncUberarsL  hàm- 
brare.  Aombrare. 

INaLZAMÉINT,  n.  m.  Innalzamenlo. 

INALZAR ,  V.  Innalzare. 

INALZARS',  V.  Innalzarsi.  Uvam. 
Adergersi.  Levar  se  stesso  a  cielo. 

INAMURAR.  V.  Innamorare.  Invaglùrt 

INAMURARS',  v.  Innamorarsi. 

INARCAR ,  V.  Inarcare. 

INARCARS' ,  V.  Inarcarsi,  fiegm 
Fare  le  spalle  curve  o  gobbe  per 
vecchiaia,  per  fatiche»  per  mJWW 

INAVVERTÉ  .  add.  Inavvertito. 

INAVERTÈINTEMÉINT,  avv.  hmvtr- 
tentemente. 

INAZZARIR,  ▼.  Acciarire.  Render»- 
mile  all'acciaio. 

INAZZESSÉBIL ,  add.  Inaceessm 


INC 

INAZIOIR ,  V.  Inacetire,  Acidificare. 

INaZIÒN  ,  D.  f.  Inazione. 

liNCADAVRIR  ,  t.  Incadaverire. 

INCADNAR.  V.  IncaUnare. 

INCADNADURA,  n.  f.  Incatenatnento. 

INCAGLIAR  ,    V.  Attraversare.  Inca- 
gliare. 

INCAGLIARS',  V.  Incagliarsi.  Imbro- 
gliarsi. Imbarazzarsi. 

INCALC0LAR[L ,  add.  IncaUolabile. 
Inestimabile. 

INCaLI,  n.m.  Incaglio.  Ostacolo.  Im- 
pedimento. 

INCALLIR.  (  V.  Cali.  —  Far  al  cali). 

LNCALURIRS',  V.  Biscaldarsi.  Alte- 
rarsi. 

1NCAMP1UNA«  add.  Accampionato. 
Messo  a  campione. 

INCANALA  ,  add.  Incanalato. 

INCANALAR  ,  v.  Incanalare.  Condur* 
re  a  «  od  in  canale. 

INCANNADÒUR ,  d.  m.  Incannatore. 
Accannellatore. 

JiNCAPAZ ,  add.  Incapace.  Inetto. 

INCAPAZITÀ  .  n.  f.  Incapacità.  Inat- 
titudine, 

INCARBUNIRS',  v.  Incarbonire.  Di- 
ventar come  carbone. 

INCARÉ,  add.  Incanto.  Cresciuto  di 
prezzo. 

J^CaRIC  ,  n.  m.  Carico.  Incarico. 

INCASSAR,  V.  Incassare. 

INCASTRA .  add.  Incastrato.  Incana* 
lato.  Inserito. 

INCATRAMAR  ,  v.  Catramare.  Inca- 
tramare. Coprire  o  Munir  di  ca- 
trame. 

INCAVCCIAR ,  T.  Incavigliare. 

INCHEIN .  n.  m.  Inchino. 

INCHERSPARS',  v.  Raggrinzarsi. 

INCLINA ,  add.  inclinato. 

INCIAVAR  (i  deint),  Inchiavare  (i 
denti). 

INCIOSTER ,  n.  m.  Inchiostro. 

INCIUDAR  .  V.  Inchiodare. 

INCIUSTRAR,  y.  Inchiostrare.  Spor- 
care d' inchiostro. 

INCOGMT,  add.  Incognito.  Scono- 
sciuto. 

INCOMODARS'.  v.  Prendersi  ì/icowo- 
do  ,  0  disagio. 


29  IND 

INCREDUL ,  add.  Incredulo.  Misere» 
dente. 

INCRUNICHIRS'.  v.  Divenire,  Farsi 
cronico. 

INCRUSÀ  ,  add.  Incrociato. 

INCUCCIARS'»  y.  Incontrarsi.  Abbat- 
tersi. Imbattersi. 

INCULLADURA,  n.  f.  Incollamento. 

INCULCAR.  V.  Inculcare. 

LNCULPAZIÓN ,  n.  f.  Incolpazione. 

INCUMBENZA  »  add.  Incombenzato. 

INCUMDÙZZ,  n.  m.  Indisposizioncella. 

INCUMPLÉT.  add.  Incompleto. 

INCUNTRARS'.  v.  Incontrarsi.  Ab- 
battersi. 

INCUNTRASTABIL ,  add.  Incontrasta* 
bile  Indisputabile. 

INCUNVENIÉINT,  n.  va.  Inconveniente. 

INCUNVENlÈINZA^n.  f.  Inconvenienza. 

LNCUNZÉPEBIL,  add.  Inconcepibile. 

INCURABiL  .  n.  m.  Incurabile. 

INCURaGGIR,  V.  Incoraggiare. 

INCURAGGIRS'.  v.  Rincorarsi.  Farsi 
coraggio.  Prender  animo ,  o  co- 
raggio. 

INCURAGGIAMEINT ,  n.  m.  Incorag- 
giamento. 

INCURDUNIRS',  v.  Incordonare. 

INCUREZZEBIL ,  add.  Incorreggibile. 

INCURNISAR ,  V.  Incorniciare.  Mette- 
re in  cornice. 

LNCURPURAR,  v.  Incorporare.  Dar 
corpo. 

INCURPURARS',v.//icoyyoror«.  Pren- 
der corpo. 

INCURPURAZIÒN ,  n.  f.  Incorpora- 
mento. 

INCURUNAR  ,  V.  Coronare.  Incoro- 
nare. 

INCURÙNAZIÒN.  n.  f.  Incoronazione. 

INDEBITE,  add.  Indebitato. 

INDEBITIRS'.  V.  Indebitarsi. 

INDEBLÉ .  add.  Indebolito. 

INDÈGN ,  add.  Indegno.  Immeritevole. 

INDEMUNlA  .  add.  Ossesso.  Invasato. 
Indiavolalo. 

INDÉÌNTER,  avv.  Indentro. 

INDETERMINA.  add.  Indeterminato. 

INDEZÉINT.  add.  Indecente.  IndecO' 
roso. 

INDEZÉINZA.  n.  f.  Indecenza. 


LAG 


30 


LAM 


INDIAN^  n.  m.  Indiano.  Nativo  delle 
Indie.  —  Far  l'indian,  —  Farlo 
gnon'i, 

INDICAR.  V.  Indicare 

INDICAZIÒN  ,  n.  f.  Indicazione. 

INDIFFCRÉINT.  add.  Indi/ferente. 

INDIFFERÉINZA ,  o.  f.  Indifferenza. 

INDIGÉST.  add.  Indigesto.  Indigesti- 
bile.  Indiqeribile. 

INDIGESTIÒN.  n.  f.  Indigestione. 

INDIPENDÉINT.  add.  Indipendente. 

INDIPCNDÉINZA ,  n.  f.  Indipendenza. 

INDIRÉZZ ,  n.  m.  Indirizzo. 

INDIRIZZA .  add.  Indirizzato. 

INDIRIZZAR  ,  V.  Indirizzare. 

INDISGRET  .  add.  Indiscreto. 

INDISCRETÉZZA  ,  n.  f.  Indiscrezione. 

INDISPOSI,  add.  Indisposto. 

INDISPUSIZIÒN .  n.  f.  Indisposizione. 

INDIVIA .  n.  f.  Indivia.  Endivia.  Er- 
ba>(gio  noto.  i 

INDIVISÉBIL.  add.  Indivisibile. 

INDIZIAR .  V.  Indiziare.  Dare  indizio. 

INDULÉINT,  add.  Infingardo.  Neghit- 
toso. 


INDULÉINZA ,  n.  f.  Indolenza.  Negìi' 
gema.  Pigrizia. 

INDULGÉINT,  add.  Indulgente. 

INDULGÉINZAp  D.  f.  Indulgenza.  Con- 
discendenza. 

INDULIMÉINT,  n.  ni.  IndoUmenlo. 

INDURA,  add.  Dorato.  Indorato. 

INDURIMÉINT,  n.  ni.  Indurimento. 

INDURIR  ,  ▼.  Indurire.  Indurare. 

INDURIRS'.  V.  Indurirsi.  Ed  aocbe 
Ostinarsi. 

INDURMINTÀ.  add.  Addormentato. 

INDUSER.  ed  anche  INDUR,  t.  la- 
durre. 

INDÙSTRIA,  n.  f.  Industria. 

INDUSTRIANT,  n.  m.  IndustrianU. 
Che  vive  d'industria. 

INDUSTRIARS',  v.  Industriarsi. 

INDUTA,  add.  Indotato.  Che  doq  bj 
dote. 

INDVEIN,  n.  m.  Indovino. 

INEDIA ,  n.  f.  Inedia. 

INERÉ,  o  INARÉ.  n.m.  Infierito,  in- 
crudelito. Inacerbito. 

INFAGUTTA  ,  add.  Affaggottato. 


L 


L 


lA,  n.  f.  La.  Una  delle  note  mu- 
sicali. 

LABARDA  .  n.  f.  Alabarda.  Labarda. 

L  ARAR  DIR ,  n.  m.  Alabardiere. 

LABERÉINT.  ed  anche  LARIRÉINT, 
LABARÉINT,  n.  m.  laberinto.  La- 
birinto. —  Al  s'attrova  in  V  un 
vag  labirèint.  —  Trovasi  in  un 
curioso  imbroglio. 

LABORATORI,  n.  m.  Laboratorio.  Of- 
ficina. 

LACCA,  n.f.  Lacca.  Sorte  di  gomma, 
0  resina. 

LACCHÈ,  n.  m.  Lacchè.  Servo  edu- 
cato alle  corse  celeri,  à  piedi. 

LACCHÉZZ.  add.  Di  colore  traente  a 
quello  della  lacca,  che  teniamo 
possa  dirsi  Lacchiccio. 


LAGA,  n.  f.  Solco.  —  Far  una  1099^' 
—  Fare  un  solco  colf  aratro. 

LAGHERMAR.  e  forse  meglio  LACRI- 
MAR, V.  Lagrimare. 

Lagnanza  ,  n.  f .  Lamentanza.  Do- 
glianza. 

LAGOUNA  ,  D.  f.  Laguna.  Acqua  su- 
gnante.  —  Lacuna.  Spazio  vooco 
nelle  scritture. 

LAGOTT  ,  n.  m.  Valligiano.  —  Can 
lagott.  —  Cane  di  valle. 

LAGRIMATORI,  add.  Lagriìnatorio. 
Lacrimatorio. 

LAMBICCAR,  v.  Lambiccare.  Stillare. 

LAMBIR,  V.  Lambire. 

LAMÉINT,  n.  m.  Lamento. 

LAMINA ,  add.  Laminato.  Ridono  i 
lamina. 


LAV 


31 


LUN 


LAMINAR ,  V.  Laminare,  ÌUdurre  a 
lamina. 

LAMir^IRA  ,  D.  f.  Laminicra.  Quei- 
r  arnese ,  o  macchina  che  serve 
per  ridurre  in  lamine  i  metalli. 

LAMINTUHI,  n.  m.  Lametito. 

LAMPANT,  add.  Lampante.  —  dar 
lampant.  —  Evidentissimo. 

LAMPASS,  n.  m.  Lampasso.  Sorte  di 
drappo. 

LAMPDA  ,  n.  f.  Lampada. 

LAMPÒN .  n.  m.  Lampone.  Quei  frut- 
to che  piìi  spesso  i  boi.  chiamano 
Flambues ,  per  corrnz.  delia  parola 
francese  Framboise. 

LAMPREIOA  ,  n.  f.  Lampreda.  Pesce. 

LAMÉTTA  ,  n.  f.  Mussolina  di  tana, 

LANGUIDÉZZA .  n.  f.  Languidezza. 

LANZA ,  n.  f.  Lanciata. 

LANZÉTTA ,  n.  f.  Lancetta.  Quel  pic- 
colo arnese  di  che  si  usa  per  cac- 
ciar sangue. 

LAPIDAR,  V.  Lapidare. 

LAPISLAZZER,  o  LAPISLAZZOL ,  n. 
m.  LapiS'lazzuli.  Sorte  di  marmo 
prezioso. 

LARGA ,  n.  f.  Largura,  Campagna 
rasa. 

LARGURA,  n.  f.  (V  Larga). 

LARIZ ,  n.  m.  Larice, 

LASSAR  ,  V.  Lasciare. 

LATEIN,  n.  m.  Latino. 

LATERAL  ,  n.  m.  Laterale, 

LATERAN«  n.  m.  Laterano. 

LATINESTA  ,  n.  m.  Latinista, 

LATTA .  n.  f.  Latta.  Ferro-bianco. 

LATTAR,  n.  f.  Forse  anche  Latta- 
iuolo, Venditore  di  latte:  e  quel- 
l'operaio che  s'impiega  a  Faldare 
ì  pavimenti,  ed  i  muri  (V.  nel 
Vocab.  LaltdJ. 

UlTTAR ,  Y.  Faldare  con  calce ,  o 
con  gesso  un  pavimento,  un  mu- 
ro ,  ecc. 

L.AVADUR,  n.  m.  Lavatoio. 

I^AVURÀ  (Dar  una)»  n.  f.  Lavorata. 
Fare,  o  compiere  con  sollecitudine 
alcun  non  leggero  lavoro. 
l^AVURÀ  ,  add.  Lavorato. 
V-AVURANT,  n.  m.  Lavorante. 
l^AVURATIV,  add.  Lavorativo, 


LAYUUIREIN.  n.  m.  Picciolo  lavoro, 
o  lavorìo. 

LAVURSEIN  (V.  sopra  Lavurirein). 

LAZZARÉTT/n.  m.  Lazzaretto.  Laz- 
zeretto. 

LAZZAREIN,  n.  m.  Pomo  lazzero. 
Pianta,  e  frutto  noto. 

LAZZARÒN  *  n.  m.  Lazzarone. 

LAZZER,  n.  pr.  m.  Lazzaro. 

LAZZER ,  add.  Lazzaroio  ,  e  dicesi 
specialmente  di  maiali  affetti  da 
certo  malor  cutaneo. 

LÉBBRA,  n.  f.  Lebbra.  Malattia  nota. 

LÉBBRA,  n.  f.  Libbra.  Usano  i  bòi. 
questa  parola  pel  solo  segno  dello 
zodiaco  cosi  denominato  ;  che  la 
parola  Libbra,  indicante  il  peso  di 
dodici  once,  esprimono  colla  voce 
Lira. 

LEBBRÓUS,  add.  Leò&roso.  Affetto  di 
lebbra.  Usasi  anchesustantivamente. 

LEGA,  n.  f.  Lega.  —  Far  una  lega, 
—  Mettersi  in  lega,  di  balla»  ecc. 

LEGA  .  n.  f.  Lega.  Misura  itineraria. 

LEGATARI,  n.  m.  Legatario. 

LEGAZIÓN  ,  n.  f.  Legazione,  Questa 
voce  esprime  anche,  nello  Stalo 
Pontificio ,  la  suddivisione  delle 
province,  al  cui  regime  è  preposto 
un  Cardinale  col  titolo  di  Legato. 

LEGÉLLI  0  LEZELLI ,  n.  m.  Leggìo, 

LEGETTIMA,  n.  f  Legittima. 

LEMB,  n.  m.  Limbo. 

LEM  IT,  n.  m.  Limite.  Termine. 

LETTERAT,  n.  m.  Letterato, 

LETTERATURA  ,  n.  f.  Letteratura. 

LETTÓUR  ,  n.  m.  Lettore. 

LEVANT,  n.  m.  Levante.  Oriente.  Est. 

LIBERTÀ ,  n.  f.  Libertà. 

LIMADURA,  n.  f.  Limatura. 

LIMAR  ,  V.  Limare. 

LITANt,  n.  f.  plur.  Litanie.  (V.  Tani). 

LITIGANT,  n.  m.  Litigante. 

LITIGAR,  V.  Litigare.  Piatire, 

LITIGÓN,  n.  m.  Litigatore.  niottoso, 

LlTUGRAFi,  n.  f.  Litografia. 

LIVROTT,  n.  m.  LeprottoXeproncello. 

LUMI R A ,  n.  f.  Lumiera. 

LUNGHÉZZA,  n.  f.  Lunghezza. 

LUNTANA  0  DA  LA  LUNTANA,  avv. 

i     Da  lontano.  Dalla  lontana. 


MAO  32 

LUNTANANZA,  ii.  f.  Lontananza. 
LUiNTANOTT ,  avv.  Lontanetlo.  Piul 

toslo  loDlano. 
LUPINÈLLA,  o.f.  Lupinello.  Onobh 

chide.  Piania. 


MAL 

LUSÉINGA,  n.  f.  Speranza. 
LUTTARi.  n.  f.  lollerìa. 
LUVAZZ.  n.  m.  Leccone,  Gfmtbme. 
LUZZÉTTA,  n.  f.  Loggetta. 


M 


M. 


LACCAC>  d.  m.  Macaco.  Specie  di 
scìmia.  Per  similit.  dicesi  dai  boi. 
ad  aomo  nano  e  sbilenco. 

MAGCARUNA  ,  n.  f.  Abbondante  mi- 
nestra di  maccbefoni. 

MACCHINAZIÓN ,  n.t  Macchinazione. 
Macchinamenlo. 

MACCHINESTA ,  n.  f.  Macchinista.  Che 
inventa,  o  fabbrica  macchine. 

MACCHLMSM»  n.  m.  Macchinismo. 

Bf  ACCHINÒUS.  add.  Macchinoso.  Gran- 
de. Ingente. 

MADRASS,n.m.  Afodra^.  Spec  di  stoffa. 

M  ADR  AZZA  p  n.  f.  e 

MADRÓN.  ù.m.  Matrice.  Mal  di  fian- 
co, 0  di  madre.  Madrone, 

MADUNADURA.  n.  f.  Ammatonatura. 
Bozzatura.  Bognatura. 

MAESTRI ,  n.  f.  Maestrìa.  Magisterio. 

MAGAGNA  ,  n.  f.  Magagna.  Promi- 
nenza. Fig.  Vizio.  Difetto. 

MAGAGNA,  add.  Magagnato.  Tocco. 

MAGAGNARS',  v.  Magagnare.  Pren- 
dere alcuna  magagna. 

MAGAGNÒUS.add.  Affetto  dimagagna. 

MAGASS ,  n.  m.  Moriglione.  Uccello 
acquatico  del  genere  delle  anitre. 

MAGASSÓN ,  n.  m.  Fischione  turco. 
Gennone  turco.  Uccello  acquatico 
del  genere  delle  anitre. 

MAGAZZINaR  ,  V.  Scompigliare. 

MAGiORDOM ,  n.  m.  Maggiordomo. 
Maestro  di  casa, 

MAGISTRAT,  n.  m.  Magistrato. 

MAGISTRATURA,  n.  m.  Magistratura. 

MAGNA  PAN.  n.  m.  Mangiapane.  Boc- 
ca inutile. 


MAGNAZZEINA.  (V.  TtUliana). 

MAGNEIN  ,  n.  m.  Pranzetto.  Cenetla. 
Dicesi  di  qualunque  piccola  goz- 
zoviglia fatta  in  società  di  aoiici. 

MAGNESIA  ,  n.  f.  Magnesia.  Medica- 
mento notissimo. 

MAGNÉTIC ,  add.  Magnetico, 

MAGNETISM.  n.  m.  Magnetismo. 

MAGNETIZZA  .  add.  Magnetizzato. 

MAGNETIZZADÓUR.  d.  m.  Magneti:- 
zatore.  Che  magnetizza. 

MAGNETIZZAR  .  v.  Magnetizzare. 

MAGNIFICAR  ,  v.  Magnificare.  Emi- 
tare. 

MAGRÉZZA,  n.  f.  Magrezza.  Sterilità. 

MAI .  n.  m.  Maglio. 

MAIA,  n.  f.  Maglia.  —  Maia  i'fefr. 
—  Maglia.  Giaco. 

MAIAL.  (V.  Purzèll). 

MAIÙSCOL.  OLA.  Maiuscolo,  ola. 
Carattere  .  Lettera  iniziale. 

MALAGA .  n.  f.  Vino  di  Malaga. 

MALANDREIN .  n.  m  Ifatondn'no.  Si 
usa  anche  per  Furbo.  Astuto. 

MALANN,  n.  m.  Malanno.  L'usano! 
bologn.  anche  per  grande  romore, 
0  fracasso* 

MALATTIOLA.  n.  f.  Malalliuzza.  Uh 
lattia  leff^era. 

MALEDÉTT.'àdd.  Jlfalcdc/to.  Maladetto. 
Usasi  pure  come  imprecazione. 

MALÉDIG .  add.  Maledico. 

MALDIZÈINT.  n.  m.  Maldicenza.  Jfe- 
ledico. 

MALDIZÉINZA  .  n.  f.  Maldicenza. 

MALEGN  .  n.  m.  Malizioso.  MaUgi» 

MALEZIA.  n.  f.  MaUzia. 


MAN  33 

dALGUÉTT,  o  MELGHÈTT.  n.in.  Sag- 
ginale. Lo    slelo    della  saggioa  o 
del  grano  lurco. 
Malignar  ,  v.  Malignare. 
tfALlZlÒUS.  add.  Malizioso.  Maligno. 
«ALLÒiN.  o  SMALLÓiN.  n.  m.  Mallo. 

Noce  guasta. 
tfALTRATTAR,  v.  Mallrattare,  irau 

lai'  male. 
»AMàLÙCC«  II.  m.  Bietolone.  Baòac- 

cione. 
MAMBRÙCCA,  n.  f.  Carrettone. 
MaMEL.  o  MAMOL,  d.  pr.  Marnante. 

Mammante.  Mumolo. 
MAMÉLLA,  n.  f.  (Y.  Tétta). 
MANÀ  ,  lì.  f.  Manella.  Manata. 
Manca,  add.  Mancato. 
MANDANT,  n.  m.  Maìidante. 
MANDAT  ,  II.   m.  Mandato. 
Mandatari  .  n.  m.  Mandatario. 
MANDERIOL,   ti.  m.  Mandriano. 
MANDGOZZ ,  11.  m.  Manicotto.  Mani- 
cozzo. 
MANECHEIN  (dal  f rune.  Mannequin). 
fl-  m  Modello.  Fanlocclo  di  legno 
U(i  aliro»  niovibile  Delle  varie  sue 
parli .  che  serve  ad  uso  de' pittori. 
MANÉGG',  II.  ni.  Maneggio. 
MANEGGIAR,  v.  Maneggiai^. 
MANÈTT,  li.  f.  plur.   Manette,   Stru- 
meaio  di  ferro  con  cui  si  legano 
ie  mani  ai  prevenuti  di  delitti. 
MANFUÒN ,  e    per  lo  più  in  plurale 
MaNFRÙN  ,  11.  m.  Sorte  di  gnocchi 
0  maccheroni  grossolani. 
MaNGanaDÒUR,  n.  m.  Manganatore. 

^ppressalorc. 
MaNGaNÈIS  ,  n.  m.  Manganese. 
MAXIUEINA,  n.  f.  dira.  Buona  maniera. 
MANLEIN  ,   o    MANVEIN ,  n.  m.   Mi- 

duolo.  Dito  mignolo. 
MANNA,  o  meglio  MÀNA ,  n.  f.  Manna, 
MANOVRA  ,  11.  f.  Manovra, 
MANSIUNAllI ,  n.  m.  Mansionario. 
^iANTECAR.  V.  Mantecare.  Assimilare 

a  manieca. 
MANTÈLL  .  n.  m.  Mantello. 
MANTGNIR,  V.  Mantenere. 
MANTGNO,  add.  Mantenuto. 
mvNTLEINa,  u.  f.  Mantellina.  Accap- 
piiloio. 


MAS 


MANUSCRGTT.  n.  m.  Manoscritto. 

MANOVRAR ,  v.  Manovrare. 

MAPAMÒND,  n.  m.  Mappamondo. 

MARAMEO!  Inter.  Canchero!  Zucche 
fritte  ! 

MARASCHEIN.  n.  m.  Maraschino.  Sor- 
ta di  rosolio. 

MARC,  n.  pr.  Marco.  —  Marc.  L'in- 
dicatore nelle  stadere.  Marco. 

MARCtlGSAT,  o  MARCSAT,  o.  m.  Mar- 
chesato. 

MARCÒULFA,  D.  f.  Monna  merda. 

MARÈINGA ,  u.  f.  Marenga.  Specie  di 
dolci. 

MARGSCIAL,  n.  m.  Maresciallo. 

MARÉTTA,  n.  f.  Maretta.  Mare  leg- 
germente commosso. 

MARGOTTA,  n.  f.  Margotta.  Voce  di 
giardinaggio. 

MARGOTTAR ,  v.  Margottare. 

MARMAiN,  add.  Maremmano. 

MARMOTA.  n.  f.  Marmotta.  Animale 
nolo.  E  per  similit.  dicesi  di  chi 
fa  il  babbeo. 

MARMUTEINA,  dim.  (V.  Marmota).. 

MARMUTÒN,  accresc.  (V   Marmota). 

MARO,  n.  m.  Maro.  Erba  nota. 

MART,  n.  pr.  Marte. 

MARTEDÉ,  n.  m.  Martedì. 

MARTEIN,  n.  pr.  Martino.  —  Cosi 
denominano  i  nostri  montanari  le 
castagne  non  venute  a  maturità,  o 
maturale  malamente  innanzi  tempo. 

MARTIRI,  n.  m.  Martirio. 

MARTIRIZZAR,  v.  Martirizzare.  Mar- 
toriare. 

MARORBI  ,  n.  m.  Marubbio. 

MARZA  ,  n.  f.  Term.  di  agricoltura. 
Propagazione  vegetale,  procacciata 
di  una  special  guisa. 

MARZAR  ,  V.  (V.  nel  Vocab.  e  correg- 
gi Marcire  ,  invece  di  Marciare  , 
come  per  errore  vi  si  legge). 

MARZIDUR,  n.  m.  Marcitolo.  Voce  dei 
cariìeri. 

MARZÙM,  n.  m.  Marciume.  Fracidume. 

MASCARA,  n.  f.  Mascherata. 

MASCARÒN  ,  n.  m.  Mascherone. 

MASCAROTT,  n.  in.  Mascherotto.  Cosi 
appellano  i  boi.  gli  uomini  masche'^ 
rati,  per  distinguerli  dalle  femmi- 

5 


MED 


34 


MIL 


ne,  che  per  lo  più,  a  genlilezza, 
sogliono  intiiolare  Mascareina. 

MASMA  ,  add.  MacùMlo. 

MASSAK ,  n.  m.  Massaro.  Vale  capo 
d' arte. 

MASSÉLL ,  n.  m.  Massello,  o  Massti» 
to.  Term.  dell'  arte  fabbrile. 

MASSEZZ ,  add.  Massiccio. 

MASSLAR,  V.  Fare  il  massello»  o  il 
massello. 

MASSLAR^add. Molare.  Dente  molare. 

MAST£1N ,  n.  m.  MasUno.  Specie  di 
cane. 

MASTÉLL  ,  n.  in.  Mastello. 

MASTI ,  n.  m.  Mastio.  Slruniento  fab- 
brile. È  pure  parola  che  i  mecca- 
nici usano  in  diversi  significati. 

MASTICAR  (V.  Biassar). 

MASTIZ  ,  n.  m.  Mastice. 

MATARAZZ,  n  m.  Materasso.  Stra- 
mazzo. Coltrice.  (V.  Tatnarazz). 

MATAR AZZAR ,  n.  m.  MaUrassaio.  (  V. 
Tamarazzar)' 

MATEMATICA  ,  n.  f.  Matematica.  Det- 
to scberzevol.  y^\%Mattìa.  Pazzeria. 

MATERIAL,  sast.  e  add.  Materiale. 

MATERIALISM,  n.  m.  Materialismo. 

MATRECULA,  n.  f.  Matricola. 

MATRICOLAR .  v.  Matricolare. 

MATTAZZATA ,  n.  f.  Pazzeria.  Scioc- 
chezza.  Matteria. 

MATTUJAN,  add.  Giovialone.  Pazze- 
rone. 

MATTUTEIN,  n.  m.  Mattutino.  Una 
delle  ore  canoniche.  —  Mattutein 
figur.  usano  i  boi.  per  dare  ad  uno 
del  Giovialone,  Pazzerone. 

MAZZAGATTI  n.  m.  Pistola  corta. 

MAZZiR,  n.  m.  Mazziere. 

MDAIÒN  ,  n.  m.  Medaglione.  E  per 
ironia  Uomo  foggiato  o  vestito  trop- 
po all'antica. 

MEANDER ,  n.  m.  Meandro. 

MECGANIC,  add.  Meccanico. 

MECCANICA  ,  n.  f.  Meccanica. 

NECCIA  ,  0  meglio  in  boi.  NECCIA, 
n.  f.  Miccia. 

MEDGÀ.  add.  Medicato. 

MEDIATÒUR ,  n.  m.  Mediatore. 

MÈDiC  (  V.  nel  Vocabol.  e  correggi 
Mèdie  ) . 


MEOIUCRITA«  n.  f.  Mediocrità. 
MEDtZINAL,  n.  m.  ed  add.  MedieimU. 
MELASSA,  n.  f.  Melassa. 
MELGÓN,  n.  m.  MeUcone,  ed  anche 

Melgone. 
MELMA  (  V.  nel  Vocab.  Sia  ). 
MENRRAINÓUS,  add.  Membranosi. 
MEMURARIL,  add.  MemoraòiU. 
MEMURIAL,  n.  m.  Memoriale.SfujipkQ. 
MÈNNI,  n.  m.  Minio. 
MENSIL  .  add.  Mensuale. 
MENTITA,  n.  f.  Mentita. 
MÉNUM ,  add.  Minimo. 
MEHDAROL ,  n.  m.  Stereoraio. 
MERIDIAN  ,  n.  m.  Meridiano. 
MERINOSS,  u.m. Merinos.Tessmm 

lana  delle  pecore  cosi  delle. 
MERZIMONI ,  n.  m.  Mercimonio. 
MESCHINITÀ  ,  n.  f.  Mese/Unità. 
MESCÙLLI,  n.  m.  Miscuglio. 
MESQULAR  ,  v.  Mescolare. 
MESTRANZA ,  n.  f.  Maestranza. 
METAFISIC  ,  add.   Metafisico.  Csasi 

anche  sust 
METAFISICA ,  n.  f.  Metafisica. 
METÀLL,  n.  m.  Metallo. 
METR,  n.  m.  Metro.  Misura. 
MÉZZALANA  ,  n.  f.  Mezzalana. 
MÉZZALÓUNA  ,  n.  f.  Mezzaluna. 
MÉZZATEINTA  ,  n.  f.  Mezzatinta. 
MÉZZ-PAVEL,  n.  m   Mezzo  paolo.  U 

quarto  della  lira  romana,  che fomu 

il  ventesimo  di  uno  scudo. 
MIAR,  n.  m.  Migliaio.  Plur.  HUR^. 

Migliaia. 
MiAREINA  (V.  Balleina,  Miarolo) 
MICLAZZ ,  n.  m.  Termine  dispregia- 

tivo  dei  boi.  dato  agli  oziosi.  - 

Far  al  mslir  d'Miclazz.  —  ffl'^ 

V  ozioso. 
MICROMETR ,  n.  m.  Micrometro. 
MICROSCOPI,  n.  m   Microscopiu. 
MIGLIURAMÉINT,  n.m.  Miglioramenio. 
MIGLIURAR  ,  v.  Migliorare. 
MILEZIA,  n.  f.  MlUzia. 
MILITAR,  n.  m.  mutare. 
MILITARMÉINT,  avv.  MiUtarmentc 
MILLÉMETR,  n.  m.  MilUmetro. 
MILLESEM,  n.  m.  Millesimo. 
MILURDISIA .  n.  f.  11  fare  lo  zerbino. 

il  bellimbusto. 


HOL  35 

MINAZIA.  n.  f.  mnaccia. 
MINAZlAK .  V.  mnacciare. 
MINDÀ  ,  add.  liimendato. 
MINDADÓUR.  n.  m.  ttimendatore. 
HINEKAL  ,  n.  m.  Minerale.  E  anche 

aJdielt. 
S&INEKALOGi,  D.  f.  Mineralogia. 
MINIADÒUR ,  n.  m-  Miniatore. 
MINIADUHA,  n.  f.  MitHatura. 
MINIAR  .  V.  Miniare. 
MINURITA  .  n.  f.  Minorità. 
MINUTAMÉINT.  afY.  Minutamente. 
MINUTANT ,  add. ,  che  usasi  anche 

sust.  Minutante.  Colui  che  tlende 

le  minuie,  o  fa  la  bozza  delle  scrit- 

lure. 
MINÙZIA ,  n.  f.  Minuzia. 
MIHABIL.  add.  Mirabile. 
MIRAR  ,  V.  Mirare. 
MIRaSÒUL  .  n.  m.  Miraeole.  Lilropia. 

(V.  Girasòul). 
MlRiAMETR .  D.  ro.  Miriàmetro. 
MlSALD,  n.  m.  Misalto.  Quasi  Mezzo 

salalo.  (V.  nel  Vocab.  Misaldar). 
MlSANTROP ,  n.  m.  Misantropo. 
MISERERE  (  mal  dèi  Miserere)  n.  m. 

faiiione  iliaca.  Volvolo,  Entere- 

MISERICORDIA  ,  n.    f.   Misericordia. 

Pietà. 
^J'SEfilcURDIÓUS,  ndà.  Misericordio- 

*o.  Compassionevole. 
J'SSAL,  n.  DI.  Messale. 
MjSSlUNARI ,  n.  m.  Missionario. 
MJSTERI ,  o.  m.  Misterio. 
M  STERIÒUS  .  add.  Misterioso. 
MISTUCHEINA,  n.  f.  Mistocchina.  Spe- 
cie di  schiacciaiina  fatta  di  farina 

di  castagne. 
«'SURADÓUR ,  M.  m.  Misuratore.  Che 

misura. 
MITRA,  add.  Mitrato.  Che  porta  mitra. 
MIURAR  (V.  MiUurar). 
«LENSAGEN.  n.  f.  Melensaggine. 
™"(/N  ,  add.  Ipocrita.  Ippocrita.  Ip- 

pocritone. 
MNUDEIN.  add.  A/tnfif/ieWiwo.  Smilzo. 

Solute. 

MOBILITÀ.  B.  f.  MolHlUà. 
MODERA,  add.  Moderato. 
MOLEÌTIV,  o  meglio  MOLLETTIV.  o 


MCR 

MOLLITIV  [Zirott)  Cerotto  molliti- 
vo  o  AnimolUliìPO. 

MÒNSGNÒUR .  add.  Monsignore.  È  an- 
che sust. 

MORTALITÀ,  0  MURTALITÀ  ,  n.  f. 
Mortalità 

MÒUNTA ,  n.  f.  Monta.  •»  Cavai  da 
mòunta.  —  Stallone. 

MÒUR ,  n.  m.  Moro.  Gelso.  { V.  nel 
Vocab.  Mòr  e  correggi  ). 

MÓURA,  n.  f.  Mora  (V.  nel  Vocab. 
Mòra»  ed  aggiungi  fratto  del  Gelso). 

MRUSEIN.  n.  ro.  Vagheggino. 

MRUSEiNA,  n.  f.  Cicisbea.  Accatta- 
mori. 

MORÈLLI  A  ,  n.  f.  Masserizia.  Suppel- 
lettile. 

MUCELIA  (  V.  nel  Vocab.  Muzelia  ). 

MUDA,  add.  Mutato.  Cambiato.  Can- 
giato. 

MUDARS',  y.  Mutarsi.  Cambiarsi. 

MUDÉLL,  n.  m.  Modello. 

MUDNÉIS,  add.  Modenese.  Di  Modena. 

MULATT,  n.  m.  Mulazzo.  Mulatto. 

MULÀTIR,  n.  m   Mulattiere. 

MULÉST  ,  add.  Molesto.  Importuno. 

MOLÈSTIA  .  n.  f.  Noia.  Molestia. 

MOLESTAR,  v.  Molestare. 

MOLTIPLICAR,  v.  Moltiplicare. 

MOLTITODIN.  n.  f.  Moltitudine. 

MOMÉINT  .  n.  m.  Momento. 

MONASTERI .  n.  m.  Monasterio. 

MONICAIA.  n.  f.  Monetaggia,  Moneta 
piccola.  Spiccioli. 

MONIZIPALITÀ  .  n.  f  Municipalità. 

MONTADURA ,  n.  f.  Corredo.  Forni- 
mento. 

MONTORAR.  v.  VesHr  dell'assisa. 

MORAIOLA  (V.  nel  Vocab.)  Ag$;iungi 
Far  la  muraiola.  Frase  di  scherzo 
dei  bologu.  —  Amoreggiare. 

MURAIÒN.  n.  m.  Muraglione.  Grosso 
muro  ed  alto. 

MORaI,  n.  m.  Stramento  dei  mani- 
scalchi. 

MORaL  .  n.  f.  Morale. 

MORALESTA  .  n.  m.  Moralista. 

MORATA .  n.  f.  Giuocata  alla  morra. 

MORDÈINT.  n.  m.  Mordente.  È  pure 
add.,  e  vale  Che  morde.  Murdèint 
(sala).  '-•  Troppo  salato. 


NAV 


36 


NEG 


MURÉSCA,  n.  f.  Moresca.  Sorte  di  batto. 

MURÈTT,  n.m.  Moreltone.  Quattr'oc- 
chi. Uccello  acquatico  del  genere 
delle  Anitre. 

MURFEINA  ,  n.  f.  Morfina. 

IMURMURAR,  v.  Mormorare. 

MURSÈTT,  n.  m.  Morsetto.  Morsetto. 

MURTAL  ,  add.  Mortale. 

MURTORl  (V.  Mortori). 

MUSAIC,  SUSI,  e  add.  Musaico.  Mosaico. 

MUSCATÉLL ,  n.  m.  Moscadello.  Mo- 
scado.  Sorte  di  vino. 

MUSCHÉIDA ,  n.  f.  Quantità  di  mosche. 

MUSCARDEIN.  n.  m.  Vagheggino. 

MUSCULADURA ,  n.  f.  Muscoleggia- 
mento. 

MUSIC,  n.m.  Musico.  Castrone. 

MUSÓN  (Péti)  ,  add.  Mamelta  senza 
capézzolo. 

MUSTRAR,  V.  Mostrare. 

MUSTRCGGIADURA ,  n.  f.  Moslreggia- 
tura. 


MUSTREGGfAR,  v.  Mostreggian. 

MORTIFICAR ,  v.  Mortificare. 

MURTIFICAZIÒN.  n.f.  MortificazioììC. 

MUTILAR ,  V.  Mutilare. 

MUTIV,  n.  m.  Motivo.  Causa.  Cagione. 

MUTtVAR.  V.  Motivare.  Appoggiar  con 
motivi.  —  Sèinza  mulivar.  —  Sen- 
za parlare.  Senza  fiatare. 

MÙTTEL ,  n.  m.  Mugghio. 

MUTTLAR.  V.  Mugghiare. 

MUVEBIL  .  add.  Movibile. 

MOZZAR  .  V.  Mozzare.  Troncare. 

MUZZÉTTA  ,  n.  f.  Mozzetta. 

MUZZÓN  (V.  nel  Vocab.  Muzgòn). 

MZAN ,  n.  m.  Mezzano.  Sentale.  E  add. 
Mezzano.  Di  media  statura.  Di  me- 
dia qualità. 

MZANA,  n.  f.  Mezzana.  Una  delle  cor- 
de del  Violino. 

MZ  A  NELLA ,  n.  f.  Mezzana.  Una  ife//e 
campane  di  un  quarto. 


N 


N. 


ARZIS,  n.  p.  Narciso,  e  n.  m. 
Narciso ,  fiore.  —  Un  narzis.  — 
Un  bellimbusto. 

NARZISATA  .  n.  f. ,  e  per  lo  pih  in 
plur.  NARZISAT.  Narcisate.  Strofe 
epigrammatiche,  in  dialetto  boi., 
le  quali  cantansi  con  una  mu- 
sica speciale,  ed  usansi  special- 
mente come  intermedio  alle  dome- 
stiche commediole  fatte  coi  fan- 
tocci ,  0  burattini. 

NATIV,  add.  Nativo.  Natio. 

NATORALÉSTA  ,  n.  m.  Naturalista. 

NATORALÉZZA,  n.  f.  Naturalezza. 

NAOSEA  .  n.  f.  Nausea. 

NAOSEAR ,  V.  Nauseare. 

NAVÉLI  (Canal  NavéliJ  n.  m.  Navi- 
glio. Canale  navigabile. 

NAVIGAZIÒN,  n.  f.  Navigazione. 


NAZIÓN,  n.  f.  Nazione. 

NAZIUNAL,  add.  Nazionale. 

NAZIUNALITA,  n.  f.  iVaziotialitó.  (Vo- 
ce dell'  oso). 

NASTURZI ,  n.  m.  Nasturzio.  Sorte 
di  fiore  noto.  —  Sgner  Nasturzi. 
—  Ser  Quasimodeo. 

NEBOLÓUSA  ,  n.  f.  Nebulosa.  Stella 
nebulosa.  Term.  d'  astroo. 

NEFAND.  n.  m.  Nefando., 

NEGATIVA,  n.  f.  Negativa.  Negazione. 

NEGLIGÉINT,  add.  Negligenle.  Tra- 
scurato. 

NEGLIGÉINZA ,  n.  f.  Negligenza.  Non- 
curanza. 

NEGOZIAR ,  0  NEGUZIAR  .  v.  Negn- 
ziare.  Occuparsi  di  negozi. 

NEGOZIANT.  o  NEGUZIANT.  n.  m.  .V 
goziante.  Che  si  occupa  a  far  oegor; 


HOT 


37 


NVA 


NEGOZIATURA .  n.  f.  1/  arte  del  ne- 
goziare. 

NRr.HOMANTISIA ,  n.  f.  Negromanzia. 
Magia. 

NEGROMANZt,  n.  f.  Negromanzia. 

NÉIGHERFOM.  0  meglio  FÙM  D'  RAS. 
n.  m.  Nerofumo.  Fumo  di  ragia, 
fiero  di  ragia. 

NÉTEB.  0  NÉTR,  n.m.  Nitro.  Salnitro. 

NÈYLA  (  V.  nel  Vocab.  ).  Aggiungi  : 
Oblata,  0  Obbiata  è  pure  una  spe* 
eie  di  cialda  ;  da  questo  nome  so- 
novi  alcani  i  quali  chiamano  06- 
biadini  le  ostie  o  bianche  o  colo- 
rate .  che  usansi  per  sigillare  le 
leilere. 

?<ICHEL,  o  NICOL,  n.  m.  Nicolo.  Sor- 
te di  pietra  dura. 

NICULEIN .  dim.  del  n.  propr.  Nicola, 
fiìeolino.  Nicoletlo. 

NICULOTT,  n.  m.  Nome  dispregiativo 
applicato  dai  boi.  a  coloro  che 
vanno  vestiti  con  abiti  di  fogge 
antiche  e  ridìcole. 

PIGRÉZZA  ,  0  NEGRÉZZA  ,  ii.  f.  Ne- 
,  rezza. 

^ISl-VOS.  Voce  usata  scherzosamente 
(lai  boi.  in  senso  di  negazione. 

^>TRAR,  n.  m..  ed  anche  NITRAROL. 
"•  ni.  Nitraio.  Colui  che  esercita 
l'arte  di  cavare  o  fabbricare  il 
salnitro.  —  Più  comunemente  di- 

^,  cesi  ZNISTRAROL. 

NITRIR,  V.  mtrire. 

y,  aw.  No.  Mainò. 

^OBH. ,  n.  m.  Nobile.  Usasi  anche 
addlettivamente. 

NOBILÉTT.  NUBILEIN  o  NUBILÉTT, 
Mobiletto.  Nobiluzzo.  Nobile  di  poco 
conto  ,  di  piccola  levatura. 

^OBILTÀ,  0  NOBILTÀ,  n.  f.  iVo6i7/tt. 

"^ONA,  che  anticamente  i  boi.  dice- 
vano NÓUNA.  Nona.  Una  delle  ore 
canoniche. 

-^OTA  .  n.  f.  Nota.  Annotazione.  — 


Nota.  —  iVòto,term.  music.  —  Et 
noi  dia  musica.  —  Le  note  musi- 
cali. —  Far  noia.  —  Fare  nota, 
annotazione,  ricordo. 

NOTOMÌ.  0  NUTUMi.  n.  f.  Anatomia. 

NOTORI .  0.  m.  Notorio. 

NOTTURN .  n.  m.  Notturno.  Parte  di 
una  delle  ore  canoniche*  detta  Mat- 
tutino. É  anche  voce  musicale. 

NUBILESSEM  .n.m.  Nobilissimo. 

NUOADÓUR,  n.  m.  Nuotatore. 

NUDÓUS  .  add.  Nodoso.  ì  Nocchieruto. 

NÙIA,  n.  f.  Nota.  Tedio.  -—  Quèll  ben- 
dèlt  om  V  è  propri  una  nàia.  — 
Gli  è  un  benedetto  uomo  veramen^ 
te  noioso. 

NUIÓUS .  add.  Noioso. 

NUIUSITÀ .  n.  f.  Noiosità. 

NUMERATA,  n.  f.  La  numerazione  con 
cui  si  segnano  e  contraddistinguo- 
no specialmente  le  case. 

NUMINAIA  (Avèir  la),  n.  f.  Aver  fa- 
ma,  essere  in  opinione.  Usasi  per 
lo  più  in  cattivo  senso:  per  es. 
Avèir  la  numinaia  d*  usurari.  — 
Esser  tenuto  per  usuraio. 

NUNANTEINA  ,  n.  f.  Novantina. 

NUNNEIN  ,  n.  m.  NUNNEINA  ,  n.  f. 
Dim.  di  Nonno  »  Avo ,  Avolo.  (  V. 
Nonn  ) . 

NUTRIMÉINT.  n.  m.  Nutrimento. 

NUTRIR  .  V.  Nutrire. 

NUTRITIV  .  add.  Nutribile.  Nutritivo. 

NUVÉLLA  ,  n.  f.  Novella  (V.  Fola). 

NUVENA .  n.  f.  Novena. 

NUViZIAT.  n.m.  Noviziato.  Quel  re- 
cinto ove  stanno  adunati  e  chiusi 
i  novizi  degli  ordini  religiosi.  — 
É  anche  il  tempo  di  prova  dei  no- 
vizi stessi,  non  solo;  ma  si  ap- 
plica codesta  parola  ai  princlpii 
deirapprendimentodtun'arle^ecc. 

NVÀ  ,  n.  r  Nevicata.  —  V  è  vgnti 
una  bèlla  nvà.  —  Venne  una  gros- 
sa ìievicata. 


PAC 


38 


PAC 


0 


0. 


'BLIGAR  (V.  nel  Vocab.  Vbligar). 
OCCUPAR.  V.  Occupare. 
OCCUPARS',  V.  Occuparli.  Applicarsi 

ad  alcuna  coaa. 
OCRIA ,  0.  f.  Ocra. 
OHE,  esci.  Ohe.  Grido  di  avviso,  di 

chiamata. 
OFFERTA  0  UFFERTA,  n.  f.  Offerta. 
OFFERTORI  o    UFFERTORi «  o.  m. 

Offertorio. 
OH  !  esci.  Oh!  Voce  di  maraviglia,  ecc. 
OLIAR  (V.  nel  Vocab.  UHar). 
OLTREMAR.  n.m.  Oltremare.  Colore 

azzurro  iMllissimo ,  che  cavasi  dal 

Lapis  Lazuli,  e  di  cui  servonsi  i 

pittori. 
OMlOPATl,  n.  f.  Omeopatìa.   Omio- 

patta. 
ONORARI,  n.m.  Onorario.  Compen- 
so. Paga. 
ONORARI,  add.  Onorario.  D'onore. 
OPERAUÒUR  .  add.  Operatore. 
OPERANT.  add.  Che  opera. 
OPÙSCOL.  D.  m.  OpwcQlo.  Ubreito. 

Opericàuola. 
ORATORI  (  V.  nel  Vocab.  Uraiori). 
ORATÓUR  o  URATOUR,  n.  m.  Ora- 

tore. 
ORAZl  0  URAZI .  n.  pr  Orazio. 
ORAZIÓN  IV.  nel  Vocab.  Vraziòn). 
ORFÉ.  0  URFÉ,  n.  p.  Orfeo. 
ORGASM  ,  n.  m.  Orgasìiw. 


ORIGINAR  .  V.  Originare.  Dare,  o 
Prendere  origine. 

ORIZZÓNT,  n.  m.  Orizzonte. 

ORIZZONTAR .  v.  Orientare. 

ORNAR.  V.  Ornare.  Adornare. 

ORNAT,  n.  m.  Ornato.  Cosi  i  bolo«;n. 
chiamano  ancora  quella  Connis- 
sione  edilizia ,  che  presiede  ai  palv 
blico  ornato  della  città. 

ORPÉLL  o  URPÉLL .  n.  m.  Orpeìb 

OSS  (V.  nel  Vocab.)  Aggiufffii:  Air 
el^i  0$$  dia  piUèint.  —  Down  il 
sol  d*  agosto.  —  Ose  pereulMt. 
che  altri  dice  Percant  peresMlou. 
Cominciamento  di  una  formobbii- 
zarra  e  senza  significaziofle,  che 
è  usata  dai  bologn. .  e  speciaioeDte 
dalle  madri  per  guarire  i  binhi 
da  mali  immaginari  «  o  leggeris- 
simi, che  esternamente  si  fscciioo, 
per  cadute  o  per  altro. 

OSTENSORI  0  USTENSORI .  d.  hi. 
Ostensorio.  Teca. 

OSTIARI  o  USTIARl  .  n.  m.  W 
che  fabbrica  le  ostie. 

OTIC.  n.  m.  Ottico.  Versalo  wW'o». 
tica.  Fabbricatore  di  stramesti  ot 
tici. 

OTICA ,  n.  f  Ottica. 

OVOL,  n.  m.  Ovolo.  Voce  degli  af- 
cbitetli. 


P 


P 


ACATÉZZA .  n.  f .  Pacatezza. 
PACC,  11.  m.  Pacco. 
PACCHÉTT,    n.  m.  dim.    Pacchetto. 
Piccolo  pacco. 


PACFOND,  n.  m.  Paek-fong.Argenm 
PACCIAFLÒN ,  n.  m.  Paffuto.  Gratso- 

tonc.  Usasi  pure  add. 
PACCIUGAR  .  V.  mguazzare. 


PAL  39 

PACGIUGOTT.  (  V.  nel  Vocab.  Paccm- 

PADIGLIÓNE  n.m.  P€uUgUane.  Tenda. 

PADRONANZA ,  n.  f.  Padronanza. 

PADREIN ,  n.  ni.  Patrino.  Padrino. 
Colla  voce  Padrein  i  boi.  chiaimi- 
DO  soltanto  i  padrioi  o  testimoni 
di  un  daello ,  ecc.  Il  padrino  di 
battesimo  essi  chiamano  Sanici. 
(  V.  nel  Vocab.  ). 

PADULAR ,  V.  Menar  per  il  nato, 

PADULARS',  V.  Trattallarn.  Passar 
le  ore  in  ozio,  o  in  divertimenti. 

PAGARÓ,  0.  m.  Pagherò,  voce  del- 
l' uso.  Obbligazione  o  Biglietto  al- 
l'ordine di  un  terzo»  con  cui  uno 
si  obbliga  a  pagare  somme  con- 
venute. 

PAGINA ,  n.  f.  Pagina.  Pagine. 

PAIABEZZ,  n.  m.  Zigolo  giallo.  Niz- 
Zola  gialla.  Specie  di  augello. 

PAIAZZ,  n.  m.  Zigolo  nero.  Uccello. 

PAIEIN ,  n.  m.  Venditore  di  paglia. 
pei  sacconi,  o  pagliericci. 

PAISAN,  n.  m.  Compaesano.  Concit- 
tadino. Usasi  ancora  per  indicare 
i  contadini ,  ma  però  in  senso 
dispregiativo,  e  per  dare  ad  uno 
del  villano  o  piuttosto  dell' ine- 
ducato. 

PAISESTA  ,  n.  m.  Paesista.  Pittore 
di  paesi. 

PALA .  n.  f.  Palata. 

PALANCA ,  n.  f.  Palancata.  Palan- 
ca tura. 

PALANCAR,  v.  Palancare.  Armare 
di  palancata. 

PALAR  ,  V.  Palare.  Spalare. 

PALAR  ,  n.  m.  Palmo.  Fabbricatore 
di  pale. 

PALAZZ  ,  n.  m.  Palagio.  Palazzo. 

PALINA  ,  n.  f.  Patinata.  Voce  degli 
agrimensori. 

PALINAR  ,  V.  Patinare.  Term.  agrim. 
Piantar  piccole  paline,  che  servo- 
no a  livellare  un  terreno. 

PALM  ,  n.  m.  Palmo.  Misura. 

PALÓMBA  ,  n.  f.  Palombo.  Palomba. 
Uccello.  Cosi  chiamasi  pure  una 
qualità  di  carta  marcata  di  nn  pa- 
lombo nella  sua  filigranatura. 


PAR 

PALUMBAR  ,  n.  m.  Palombaro.  Pa- 
tombolo. 

PANIGÓN,  add.  Panicone.  Uomo  gre- 
ve ,  pesante. 

PANTERA ,  n.  f.  Pantèra. 

PANTUMEINA  ,  n.  f.  Pantomina. 

PANZÉTTA,  n.  f.  Panzetta.  Sorte  di 
lardo  piii  magro  e  pii^  saporoso 
del  lardo  propriamente  detto. 

PANZIRÓN ,  add.  Pancione.  Uomo 
panciuto. 

PAPAGALLATA,  n.  t.  Cicalata.  Di- 
scorso ripetuto  senza  comprender- 
ne il  senso. 

PAPALEIN  ,  n.  m.  Papalino.  Che  ap- 
partiene  agli  Stati ,  o  al  dominio 
del  Papa. 

PAPA  VER,  n.m.  Papavero.^  Culòtir 
d' papaver.  —  Internato.  Pallido. 
Smorto. 

PAPPAR,  V.  Mangiar  ghiottamente. 

PAPPÓN  ,  add.  Pappone.  Mangione. 
Grande  e  ghiotto  mangiatore. 

PARA,  n.  f.  Parata.  Mostra  dì  soldati. 

PARADISEIN  (Far  di).  Far  dei  ca- 
stelli in  aria,  o  in  Upagna. 

PARAFANG  ,  n.  m.  Parafango.  Guat^ 
dafango. 

PARAFÙLMIN,  n.  m.  Parafulmine. 

PARAGÓN  0  PARANGÓN  (Predadèl). 
Pietra  di  paragone.  Minerale  nero, 
noto,  che  serve  specialmente  a  sag- 
giare i  metalli  preziosi. 

PARAGUNABIL.  add.  Comparabile. 
Paragonabile. 

PARALÉL,  n.  m.  Parallelo.  Compa- 
razione. 

PARANGÓN .  n.  m.  Paragone.  Paran- 
gone.  Sorte  di  carattere  tipografico. 

PARAPORT,  n.  m.  Paraporto. 

PARATAI,  n.  m.  Paretaio. 

PARC.  n.  m.  Parco.  Recinto  boscoso. 

PARÉINT,  n.  m.  Parente. 

PARENTÈLA ,  o  PARINTÉLA ,  n.  f. 
Parentela.  Vale  ancora  per  filatessa 
di  parenti. 

PARINTÀ ,  n.  f.  Parentado. 

PARLA  0  PARLADA,  n.  m.  Parlata. 
Arringa.  Discorso.  —  A  l'i  ha  [alt 
una  parla  fora  di  deint.  —  Gli 
ha  detto  il  fatto  suo. 


PAS  40 

l*AKLAUÓUh.  adii.  Variatore.  Cktac- 
dUe/v/ie. 

rAHLAUÉlNT,  lu  m^  Parlainento.  Di- 
scorso. Colloquio.  —  Parlantenlo 
dicuiisi  ancora  le  camere  o  5Uii 
dell' logbilLerra. 

PARLAMC.NTAU  o  PARLAMLNTAR,  v. 
ParluMeularc.  Yeuire  &  {larlameoto 
o  a  trailalive. 

PAKLAMENTAKl .  n.  m.  Parlamen- 
tario. 

TAKLATORI ,  ii.  ni.  Parlatorio. 

TaROC,  u.  in.  Paroco,  Qoeir  eccle- 
siasiico  che  ka  cura  d' anime ,  e 
che  più  spesso  i  boi.  dicono  Curai. 

PAllTELNZA  .  n.  f.  ParUnza. 

PAllTlCULAR*  n.  m.  Privato. 

FaRTICULAR,  add.  Parlicolare.  Sinr 
golare. 

l'AKTICULARlTÀ  ,  n.  f.  Particolarità. 

PARTlDÓUR,  add.  Partitore.  Cbefa. 
o  divide  le  parli.  Cosi  appellano 
specialmeole  i  conUdini  del  bolo- 
gnese qoeir  arbitro  scelto  per  far 
la  divisione  fra  gli  eredi  di  un 
defunto. 

PARTIDURA,  n.  f.  Partitura.  Termi- 
ne dei  maestri  di  musica;  ed  èli 
libro  principale  dove  son  segnale 
tutte  le  parti  si  dei  cauuoti  che 
degli  strumeutisii. 

PARTIGIAN .  u.  m.  Partigiano. 

FARTIZIÓN ,  u.  f.  Divisione.  Parli- 
mento. 

l'ARUCCHlAN  .  n.  m.  Parrocchiano. 

l'ARULAH .  add.  Parolaio. 

l'ARZIAL,  add.  Parziale,  ed   anche 

Singolare. 
PARZIALITÀ ,  n.  f.  Parzialità. 

PaSQUEL  ,  n.  m.  Pascolo. 

PASQUINATA .  n.  f.  Pasquinata.  Sorte 
di  satira. 

PASSABILMÉlNT,avv.lfediocn;ineit/6. 

PASSAMAN,  n.  m.  Passamano.  Goar- 
umooe  nota.  Term.  dei  mereiai. 
—  Far  un  passaman.  fig.  Passare 
coperlamenie  altrui  qualche  og- 
getto. 
P.\SSANT,  n  m.  Passante.  Sorte  di 
ago  ,  che  serve  specialmente  ad 
iiiliiar  nastri  nelle  inguainalure. 


PASSAPOBT.  o.  m.  Passaporto, 
PASSATÉIMP ,  n.  m.  PassaUm^. 
PASSÉG'G  ,    n.  m.  Pasuggio,   Pas- 

seggiola. 
PASSEGGIAR  .  V.  Passeggiaìx. 
PASSEGGIATA,  u.tPasseagiaiA. Pas- 
seggio, 
PASSI,  n.m.  Passio.  DescriùoDe  dei- 
la  Passiuoe  del  Redentore. 
PASSIVITÀ,  D.  f.  PaMùoilà. 
PASSULEINA,  n.  f.  Vca  pasunito 
PASTA .  n.  f.  Quantità  di  pasU,  Hite- 

sime  per  uso  di  mioestra. 
PASTÉLL.  n.  m   PaUello.  Voce  dei 

pittori. 
PASTÈLLA ,  u.  f.  Pastella.   Pezzeiio 
di  sfoglia  di  pasta  per  involgem 
alcun  ripieno. 
PASTIZZÀ.  o  APP  ASI  IZZA.  add.  Pa- 
sticcialo. Messo  in  pasticcio. 
PASTIZZARÌ,  u.  f.  PasUccena. 
PASTÓUR  ,  D.  m.  Pastore. 
PASTÒUS .  add.  Pastoso. 
PASTBAN  ,  d.  m.  (  V.  Fraioiy 
PASTURAL .  n.  m.  Rocco.  PastoraU. 
PASTORÈLLA .  o  meglio  PASTURA^ 
n.  f.  Pasturale.  Sorte    di    compo- 
nimento poetico ,  o  sorte  di  mu- 
sica di   genere  semplice  e  qua&i 
da  Pastori. 
PASTURAR  .  V.  Pascolare.  Pascere. 
PASTURARS,  met.  vale  godersi  agli- 
na cosa. 
PASTOSITÀ.  0.  f.  Pastosità. 
PATATA  ,  n.  f.  Palata.  Pomo  di  terra. 
PATERN ,  add.  Paterno.  —  Imlteriag 
paUtn.  —  Ubbriaco  fracido,  spol- 
pato. 
PATRASSÓN .  II.  m.  Paffuto. 
P.ATBIA.  n.  f.  Pattia. 
PATRIARCA  ,  n.  m.  Patriarca. 
PATRIMONI ,  n-  m.  Patrimonw. 
PATRUZÉNNi,  u.  m.  Patrocinio.  Prv- 

lezione. 
PAVIMÉINT,  n.  in.  Solaio.  Pavimento. 
PAVIRAZZ.  u.  m.  Uccello  paluslrc. 
PAZÉFIC .  add.  Pacifico. 
PÈCCA  ,  II.  f.  Picca. 
PECCATÒUR  .  n.  ni.  Peccatore. 
PEDILUVI ,  n.  f.  Pediluvio.  Ragno  Jf' 
piedi. 


PER  41 

PÉISA ,  D.  f.  Pubblico  officio  ove  si 
pesano  le  grosse  derrate  ^er  assog- 
geilarle  proporzioiialmenie  ai  dazi. 

PELLEGREINA,  d.  f.  ManteiUtla.  Man- 
tiglia. 

PEISOÉLNT.  n.  m.  Pendente.  Orna- 
meDio  di  metallo,  o  di  pietre  pre- 
ziose, che  appendesi  agli  orecchi. 
—  Un  par  d  pendéint  d' curcd.  — 
Un  paio  di  pendenti  od  orecchini 
in  corallo. 

PÉNDOL.  n.  m.  Pendolo. 

P£N1TÉ1NT,  add.  Penitente, 

PENITÉiNZA,  D.  f.  Penitenza, 

PENITENZIAL,  add.  PeniUnziaU,  - 
/  sètt  salm  penilenziaL  —  /  tette 
ealmi  penitenziali  *  o  della  peni' 
lenza. 

PENITÉNZIR,  n.  m.  Penitenziere.  «• 
Delegalo  pootificio»  o  vescovile  per 
ascoltare  le  coufessiooi ,  ed  assol- 
vere dalle  colpe  riservate.  —  Mei 
capitoli  delle  collegiate  evvi  sem- 
pre OQ  canonico  insignito  dì  un  tal 
titolo. 

PEiNLA  ,  n.  f.  Pennellata. 

PENSlÓiN  ,  o.  f.  Pensione. 

PENSIUNÀ ,  n.  m.  Pensionano. 

PENSIUNAR  »    V.  Dare   o    (accordare 
pensione. 

PENTiMÉINT.  n.  m.  Pentimento. 

PEiNTIRS'  (V.  nel  Vocab.  Pinlirs*). 

FENULTEM,  add.  Penultimo. 

PEPPACUL .  lì.  m.  Battisoffia. 

PERDITÈIMP,  n.  m.  Perditempo.  Scio- 
perio. 

PEREN,  e  meglio  colla  seconda  e  mu- 
la PERN,  n.  ni.  Perno.  Pernio. 

PERFEZIÒN.  n.  f.  Perfezione. 

PERFEZIUNAR,  v.  Perfezionare. 

PERFID,  add.  Perfido. 

PERFIDIAR,  V.  Perfidiare.  Ostinarsi. 

PERGOLA ,  lì.  f.  Perqnla. 

PERGOLA!,  n.  m.  Pergolato. 

PERICULÀ,  add.  Pericolato. 

PERICOLAR,  V.  Pericolare. 

PERICULÓUS  ,  add.  Pericoloso.  Peri- 
glioso. 

PERIÓUR,  n.  m.  Priore. 

PERIÓURA,  n.  f.  Prioressa,  ed  anche 
Priora. 


PIA 


PERIURAT,  n.  m.  Priorato.  Prioria. 

PERLUSTRAZIÓN .  n.  f.  Perlustra- 
zione. 

PERQUISIR,  V.  Perquisirp. 

PERQUlSlZiÓN,  u.  f.  Perquisizione. 

PERSECUTÒUR,  n.  m.  Persecutore. 

PERSECUZIÒN,  n.  f.  Persecuzione. 

PERSEGUITAR  ,  v.  Perseguitare.  In- 
seguire. 

PERSGUEIN,  sust.  e  add.  Persichino. 
Tinta  cosi  detta.  Sorte  di  marmo. 

PERSUNZEINA,  coli' <  dolce,  od  aspra. 
In  un  caso  significa  Personcina  : 
nell'altro  Pieciola  prigione.  Piccolo 
carcere. 

PÉSCA ,  n.  f.  Pesca.  Pescagione. 

PÉSSIDA,  n.  f.  Pisside.  Ciborio. 

PESTAPÉVER,  n.  m.  Pestapepe.  Detto 
per  simil.  a  chi  va  con  passo  corto, 
assai  frequente  e  marcalo. 

PETlZlÓiN  .  n.  f.  Petizione.  Supplica. 
Memoriale. 

PÉTTRÓSS,  n.  m.  Pettirosso.  Augello. 

PÈZZA  ,  n.  f.  Pezza.  Scudo.  Moneta 
nota.  —  Pèzza  d' Spagna.  —  Pezza 
di  Spagna.  Colonnato.  —  Pèzza  dia 
Madona.  —  Pezza»  o  Scudo  dalla 
Madonna.  Scudo  coniato  .  dall'  an- 
tico Reggimento  o  Senato  di  Dolo- 
gna  ,  portante  da  un  lalo  l'imma- 
gine dì  M.  V.  di  S.  Luca. 

PGNATTEIN,  PGNATTINZEIN.  dim.  dì 
Pgnatt,  n.  m.  Pignatellv.    Piccolo 
pignailo. 

P6NÉ1DA,  n.  f.  Pineta.  Pineto: 

PiANÉlD,  n.  m.  Pianeta.  Term.  astro- 
nomico. 

PIANÉIDA ,  n.  f.  Pianeta.  Paramento 
sacro 

PIANESTA.  n.  m.  Pianista.  Suonator 
di  pianforte. 

PIANFORT,  n.m.  Pian/br/e.  Strumento 
musicale  notissimo. 

PIANTA,  n.  f.  Pianta.  Term.  dì  ar- 
chitettura. 

PIANTRÉIN,  n.  m.  Pianterreno.  I  boi. 
dicono  anche  Dabbass. 

PIANURA,  n.  f.  Piano.  Pianura. 

PIASÉIR,  n.  m.  Piacere.  Diletto. 

PIASIMÈINT,  n.  m.  Piacimento. 

PlATTÓN.n.  m.  Piàttola.  E  per  simil. 

6 


PLA 


42 


PRA 


dicesi  di  €bi  opprime  le  persone 
con  noiosi  discorsi,  o  insìslenli. 

PIAZZA L  ,  n.  01.  Piazza.  Piazzetta, 
Piazzale, 

PICCHÈTT,  n.  m.  Picchetto. 

PIDEIN.  o  PDEIN,  n.  m.  Piedino,  Pic- 
colo piede. 

PIGADURA.  n.  t  Piegatura. 

PIGR,  add.  Pigro. 

PIGREZIA,  n.  f.  PigHzia. 

PIGURA,  n.  f.  Pecora. 

PIGURAR.  n.  m.  Pecoraio. 

PILASTER,  n.  m.  Pilastro. 

PILASTRÀ,  n.  f.  Pilastrata.  Stipite. 

PILOUNA,  n.  f.  Bottiglia. 

PIOTILA,  add.  Ciarlone  eterno.  Pet- 
tegolo. 

PliNSA,  n.  f.  Pensata.  Pensiero. 

PIRAMID,  n.  f.  Piramide. 

PIRLlMPEiNA.  n.  f.  Pupàltula.  Donna 
soverchiamente  ed  affeitatamente 
adorna. 

PIRUCCAZZA,  n.  f.  Parruccaccia. 

PIRUGCHÈTTA ,  add.  Dicesi  dai  boi. 
ai  vecchi  che  abbian  spelala  o  ri- 
dicola parrucca. 

PIRUCCÓN,  n.  m.  Parruccone. 

PIRULÈTTA ,  n.  f.  Piroetta  (  dal  fr. 
Pirouette.  )  —  Ciurlo. 

PISSADUR,  n.  m.  Pisciatoio. 

PISSAROLA.  n.  f.  Fregola.  Uzzo. 

PISTARÌ,  n  f.  Infrangimento.  Ed  an- 
che lo  scalpicciamento  dei  piedi. 

PiSTÒUNA,  n.  f.  Bottiglia.  • 

PIULADURA  (  Correggasi  così  la  pa- 
rola Piladura  sfoggila  per  errore 
nel  Vocab.)  Piallata. 

PIULAR ,  V.  Piallare.  { Pei  figor.  V. 
Piutllar  ). 

PIUMBAR,  V.  Piombare.  Impiombare. 

PIUMEIN,  n.  m.  Piumino. 

PIÙMMA,  n.  f.  Piuma. 

PiUTTLAR ,  \.  Tediare.  Instare  sino 
alla  noia. 

PIUTTLARi,  n.  f.  Tediamento. 

PIUTTLÒN,  n.  m.  Tediatore. 

PIV,  n.  f.  Pieve. 

PIVI  AL,  n.  m.  Piviale.  Pluviale.  Pa* 
ramento  sacro. 

PLARS*,  V.  Dipelarn.  Spelarsi. 

PLAREINa,  n.  f.  Malatlia  ciie  dipela. 


PLATIN,  n.  m.  Platino.  HeUllo. 

FLiZZARL  n.  f.  PetUcceria. 

PLÓUS.  add.  Peloso.  Piloto.  —  Cafità 
plòtua.  —  Una  carità  pelosa»  cioè 
interessata. 

PLUMÓUS,  add.  Pelurioso. 

PLURAL,  n.  m.  Plurale.  11  namero 
del  più. 

PNADÓUR,  n.  ro.  Pettinatore. 

PNADÒURA,  n.  f.  Acconcialrice. 

PNADURA,  n.  f.  Pettinatura. 

PNAR  ,  V.  Pettinare,  ^  Al  i  ha  dà 
una  bona  pnd.  —  Lo  ha  pettinato 
ben  bene,  cioè  gli  ha  dato  il  suo 
conio  in  busse  od  in  parole. 

PNARS',  V.  Pettinarsi. 

PNEIN,  n.  m.  Piccolo  pettine. 

PNÉLL,  n.  m.  Pennello. 

PÒ,  n.  m.  Po.  Fiume  noto. 

PODAGRA,  o  PUDAGRA,  n.  f.  Podagra. 

PODAGBÓUS,  o  PUDAGRÓUS,  aéd. 
Podagroso. 

POL,  n.  m.  sing.  e  plur.  PoloePoU. 

POLIZ  (V.  nel  Vocab  )  Aggioogl:  Mi- 
sura, equivalente  al  duodecimo  di 
un  piede. 

PORFID,  n.  m.  Porfido. 

PORTABUTELLl  (  V.  nel  Vocab.  Por- 
tafiasc). 

PORTALETTER ,  n.  m.  Portalettere. 
Procaccio. 

PORTALÙM.  n.  m.  Portalumi. 

PORTAVAS,  n.  m.  Portavasi. 

PORTA VÓUS,  n.  m.  Portavoce,  frem. 
ba  marina. 

PORTOLI,  n.ro.  Porr  olio.  Oliera.  Qoel- 
l'arnese  checoniieoe  e  reca  te  ampol- 
le e  le  saliere,  per  condir  le  insalate. 

POSITURA,  n.  f.  Positura.  Posizione. 

POSSESSÓUR,  n.  m.  Possessore 

POSSIDÉINT,  SUSI,  e  add.  Possidente. 

POST,  n.  m.  Posto.  Sito. 

PÓULS  (Un  eh'  ha  ) ,  add.  Oom  di 
polso.  Possente.  Fermo. 

PRADÉLL.  n.  m.  Pratello.  Praticello. 
É  il  nome  pure  di  una  delle  strade 
dì  Bologna." 

PRASSULEINA  (  La  fola  dia  ).  Prov. 
La  fola  di  mia  madre  l'oca. 

PRATIC,  sust.  e  add.  Pratico. 

PRATICA,  n.  f.  Pratica. 


PRB 


43 


PHU 


PRATICANT,  siist.  e  add.  Praticante. 
Che  fa  la  pratica. 

PRATICAR.  V.  Praticare, 

PRECARI,  add.  Precario. 

PRIilCARIAMÉINT.  avv.  Precariamente. 

PRÈDICA,  n.  r.  Predica.  Discorto. 

PRCDICAMÉINT  {Èner  in).  Essere  in 
predicamento,  in  voce. 

PREDICAR,  V.  Predicare. 

PREDICATÒUR ,  n.  m.  Predicatore. 
Oratore. 

PfiEDICAZIÓN,  n.  f.  Predicazione. 
Predicamento. 

PREDICOTT,  n.  m.  Ammonlzioneella. 

PREFAZI,  D.  in.  Prefazio.  —  Tgnt  ben 
curi  al  prefazi.  —  Non  fate  tante 
parole. 

PREFAZIÓN,  n.  f.  Prefazione. 

PREFERÉINZA,  n.  f.  Preferenza. 

PREFERIR,  V.  Preferire. 

PREG,  n.  m.  Prego,  Prece,  Preghiera. 
—  A'i  voi  i  preg.  —  Ci  vogliono 
le  suppliche,  gli  scongiuri. 

PREGAR,  V.  Pregare. 

PREGIUDÉZZI.  n.  m.  Pregiudizio.  (V. 
Super  stiziòn) . 

PRÉLLA  {Dar  la).  Torcere. 

PREIN-SÈCC  (Paréir  un).  Parere  un 
pero  secco.  Essere  attecchito,  ma- 
gro soverchiamente  ed  aggrinzato. 

PRÉINZIP,  n.  ni.  Principe.  Prence, 

PRÈISA  (V.  nel  Vocab.  ):  Aggiungi  : 
Far  prèisa.  —  Cementarsi^  Aderire, 
Rassodarsi. 

PREMAVÉÌRa,  n.  f.  Primavera. 

PREMUNIR,  V.  Premunire, 

PREMURA  ,  n.  f.  Premura. 

PREMURÒUS,  add.  Premuroso. 

PRÉNZIP.  (V.  sopra  Prèinzip). 

PREPARAMÉINT,  n.m.  Preparamento. 

PREPARATIV,  n.  m.  Preparativo,  Pre- 
paramento. 

PREPARAZfÒtS,  n.  f.  Preparazione. 

PREPUTÉINT,  SUSI,  e  ^òà.  Prepotente, 
Soperchiatore,  Soperchiante. 

PRESRITERI ,  n.  m.  Presbitero,  Pre- 
sbiterio. 

PRESÉINT,  add.  Presente. 

PRESÈINZA,  n.  f.  Presenza. 

PRESENTAR,  v.  Presentare 


PRESERVATIV,  n.  m.  Presercativo. 
PRESIDÉINT,  n.  m.  Presidente. 
PRESIDÉINZA.  n.  f.  Presidenza. 
PRESTARS',  V.  Prestarsi.  Adoperarsi. 
PRESUMER.  V.  Presumere. 

PRESUNTUÓUS,  add.  Presontuoso.  Pre- 
suntuoso. 

PRESUNZIÓN.  n.  f.  Presunzione.  Pro- 
sunzione. 

PRETÈNDER,  v.  Pretendere. 

PRETENDÈINT  ,  8ust.  e  add.  Preten- 
dente. 

PRETERIT  (V.  Cui). 

PRETÈST,  n.  m.  Pretesto,  Appiglio. 

PRÈVENZIÓN,  n.  f.  Prevenzione,  Opi- 
nione, Concetto. 

PREZIÒUS.  add.  Prezioso. 

PREZIPÉZZI,  D.  m.  Precipizio. 

PREZlS,add.  Preciso.  Esatto.  Puntuale. 

PR1MIRA  ,  n.  f.  Primiera.  Sorte  di 
giuoco. 

PRINZIPAL,  SUSI,  e  add.  Principale. 

PRINZIPIANT,  n.  m  Principiante. 
Novizio. 

PRINZIPIAR,  s.  Principiare. 

PRIVILÉG'.  n.  m.  Privilegio. 

PRIVILEGIA,  add.  Privilegiato. 

PRÒ.  n.  m.  Pro  e  Prode.  —  Far  prò. 
—  Approdare.  Giovare. 

PROFÙM  (V.  nel  Vocab.  Perfum  ). 

PROFUMIR,  n.  m.  Profumiere.  Chi 
fabbrica ,  o  vende  profumi. 

PROFUMIRA,  n.  f.  Profumiera.  Vaso, 
in  cui  si  fanno,  o  si  ardono  i  prò-' 
fumi. 

PRÓNT,  add.  Prowfo.  Preparato. 

PROPOSIT ,  avv.  —  A  proposti.  — 
In  acconcio ,  in  proposito.  —  A 
proposti  d*  ciud  da  carr  t  —  A 
proposito  di  zucche  ì 

PROSTITUIR,  V.  ProstHuire. 

PROSTITUIRSI,  V.  ProsHtuirsi. 

PROTETÓUR  ,  o  PRUTETÒUR  ,  n.  m. 
Protettore. 

PROVOCA,  n.  f.  Provoca.  Disfida. 

PROVOCADÒUR  ,  n.  m.  Provocatore. 
Che  provoca. 

PROVOCAR,  V.  Provocare, 

PROVOCAZIÓN  ,  n.  f.  Provocazione. 
Provocamento. 


PRESENTAZIÒN,  n.  f.  Preseniazione.ìPWVÈn,  n.m.  Profitto.  Guadagno 


PSA 


44 


Por( 


PRUFIL.  n.  m.  Profilo. 

PRUFILAB,  V.  Profilare. 

PRUGÉTT,  n.  m.  Progetto* 

PRUPÉINA,  n.  f.  Propina. 

PRUPÉINS,  add.  Propenso.  Favore- 
vole. 

PRUPENSIÒN,  n.  f.  Propensione.  In- 
clinazione. 

PRUPUNIMÉINT  .  0  PROPONIMÈINT , 
n.  m.  Proponimento.  Proposito. 

PRUPURZIÓN ,  0  PROPORZIÓN  ,  n.  f. 
Proporzione. 

PRUPIJRZIUNAR»  0  PROPORZIONAR  , 
V.  Proporzione. 

PRUSPÉTT,  n.  m.  Prospetto. 

PRUSPTIVA,  n.  f.  Prospettiva. 

PRUSPTIVESTA,  n.  m.  Prospettivista. 
Che  fa  prospellive.  Che  le  dipinge. 

PRUTESTAR,  v.  Protestare. 

PRUTEZIÓN,  0  PROTEZIÓN,  n.  f.  Pro- 
tezione. 

PRUTÉZER,  ▼.  Proteggere. 

PRUVANAR,  ▼.  Provanare.  Voce  di 
giardinaggio,  e  di  agricollura. 

PROVAR,  V.  Provare. 

PRUVEIN,  n.  m.  Strumenio  per  pro- 
vare la  forza  delie  polveri  solfaree, 
degli  spiriti,  ecc. 

PROVERBI,  n.  m.  Proverbio. 

PROVERBIAI,  add.  Proverbiale. 

PROVERBIAR,  v.  Proverbiare.  Mot- 
teggiare. 

PROVENZIA .  n.  f.  Provincia. 

PROVESTA,  n.  f.  Provvista. 

PROViDÉlNZA,  n.  f.  Provvidenza. 

PROVINZIAL,  add.  Provinciale. 

PROVISIÓN ,  n.  f.  Provvisione.  Prov- 
vigione, 

PROVISORI,  add.  Provvisorio,  Prov- 
visionale, Temporaneo. 

PROVISORIAMLINT,  avv.  Provvisoria- 
mente, Provvisionalmente, 

FROZEDER,  v.  Procedere. 

PROZEDORA,  n.  f.  Procedura. 

PROZÉSS,  n.  m.  Processo. 

PROZESSAR,  y.  Processare. 

PROZESSANT,  add.  Processante.  Che 
fa  i  processi.  —  O^asi  ancora  sast. 

PRUZESSIÓN  ,  n.  f.  Processione.  E 
figor.  Filatessa. 

PSA,  8Q8t.  e  add.  Pesata.  Pesato. 


PSADÓUR.  n.  m.  Pesatore.  Che  rllefa 

i  pesi. 
PTRONI,  n.  pr.  Petronio. 
PTRONIAN  ,   add.    Petroniano.  Cosi 

chiamanai  lalflata  i  boi. ,  che  haooo 

a  proiettore  massimo  S.  Peirooio. 
PTTÉIGOEL  ,  D.  m.  (  PTTÉIGULA.  f  ) 

Pettegolo,  Pettegola. 
PTTEGOLAR,  y.  Pettegoleggiare,  Spd* 

tegolare. 
PTTEGOLÉZZ,  n.  m.  Pettegolezzo. 
PTTEGOLÓN .  n.  m.    Ciancione.  Bap- 

portatore.  (V.  Ciaccaròn). 
PODAGRA,  n.  f.  Podagra. 
POOAGRÒOS .  add.  Podaigroso. 
PODAIOL  (V.  nel  Vocab.  Pudai). 
POIAN  (  V.  nel  Vocab.  Pmana). 
POLARA  ,  n.  f.  PoUaiata. 
POLARI,  D.  f.  Polleria.  Mercato  def 

poHi. 
PULASTRAR,  v.  Baggirare.  lodom, 

o  vincere  con  inganno. 
POLASTBIR  ,  o.  m.  Mezzano  di  m- 

trimoni. 
POLÉIDER,  n.  m.  Poliedro. 
POLÉINT,  n.  f.  Polenta.  PoUnda. 
POLEINA,   n.  f.  Pollina.  Slerco  dei 

volatili,  specialmente  domestici. 
POLIZIOTT,  n.  m.  Poliziotto.  Guardia 

politica. 
POLIZZOTT,  n.  m.  Polizzotto. 
POLLÓN  (V.  nel  Vocab.  Pàlio). 
POLPÉTTA,  n.  f.  Polpetta. 
POLPTÓN ,  n.  m .  Polpettone. 
POLVRIRA,  n.  f.  Polveriera.  Magmi- 

no  da  polvere  solfarea. 
POLVRÓOS,  add.  Polveroso. 
POMATA,  n.  f.  Pomata.  ManUca, 
POMPIR,  n.  m.  Pompiere.  Guardia  del 

fuoco  (dalle  Pompe,  di  cheservonsi). 
POMÉIN,  n.  m.  Pomello. 
POMSADORA.  n.  f.  Pomicciatura. 
Pl/NDGAZZA.  n.  f.  Topone.  Topaecio. 
PONDGHEIN  (V.  nel  Vocab.).  Aggiao- 

gi  :  Sorte  di  fuoco  d'  artifizio. 
PONÉINT,  n.  m.  Ponente. 
PONTA,  n.  f.  Puntata. 
POMTADORA,  n.  f.  Puntatura. 
PONTAL.  n.  m.  PuntaU. 
PONTÉLL,  n.  m.  PunUllo. 
PONTELLI,  n.  m.  PunUgUo. 


QUA 


46 


QDE 


PUNTIGLIÓUS,  add.  ^ntigUoio,  ' 

FURCÓN.  n.  m., Forcone, 

PURDGAIA,  n.  f.  Porticaglia.  Accoz- 
zamento di  inescblni  portici. 

PURGADÒUR  ,  lì.  m.  Purgalore»  Che 
purga. 

PURGADUR  ,  n.  m.  Purgatorio,  Pur- 
galoio.  Officina  ove  purgasi. 

PURGAR  .  V.  Purgare, 

PUttGATIV,  add.  Purgativo. 

PUROSITÀ.  n.  f.  Porosità, 

PURÒUS.  add.  Poroso. 

PURIFICAR  .  V.  Purificare. 

PURIFICAZIÒN ,  n.  f.  Purificazione. 

PURTANT£iN,  n.  m..  Portantino,  lei» 
tighiere. 

PURTÉINT,  n.  m.  Portento. 

PURTINAR,  n.  m.  Portinaio.  Portina- 
ro, Portiere.  Guardaportone, 

PURTROPP,  avv.  Purtroppo.  —  Cosi 

non  fosse! 
P\5RZIL ,  n.  m.  Porcile, 
PURZJÒN,  n.  f.  Parte,  Torzione. 
PURZLANA»  n.  f.    Porcellana,  — -  É 


anclie  un'erba  notissima  cbiainat» 
Gallinella* 

PURZLAZZ.  n.  m.  Forcone. 

PUSITURA ,  n.  f.  Positura, 

PUSIZIÒN,  n.  f.  Posizione, 

PUST ,  vale  Che  tu  possa.  —  Pust 
cherpar.  Fusi  arrabbir. 

PUSTÉMA,  n.  f.  Postèma.  Apostema, 

PUSTIÓN.  n.  m.  Postiglione. 

PUSTIR,  n.  m.  Postiere. 

PUSTRAC'C«  n.  m.  Ziòaldone,  Sconcia 
miscéa. 

PUTACCIA  I  esclam.  Capperi  ! 

PUTÉINT  .  add.  Potente. 

PUTÉINZA.  n.  f.  Potenza. 

PUTTA  (V.  nel  Vocab.  )  Aggiungi: 
Educanda. 

PÙZZLA  ,  n.  f.  Puzzola.  Quadrupede 
.carnivoro. 

PZIGARCOTT,  Siàd.Fizzicaricotle.  Ter- 
mine con  elle  i  boi.  cbiamano  ceni 
bricconcelli,  che  van  rubacchiando 
nei  noercaii  di  commeslibiii  cose 
di  picciol  conto. 


0 


0, 


'UADRAT  ,  n.  m.  Quadrato. 

^  QUADRÉTT,  n.  ro.  Begoletto.  Rigo 
prìsDiatico  a  base  quadrala  per  ri- 
gar carta  'a  linee  parallele  equi- 
distanti. 

QUADRCPED.n.m.eadd.  Quadrupede. 

QUAIADUR  ,  n.  m.  Quagliere.  —  (V. 
nel  Vocab.  Quaiaster,  che  vera- 
mente significa    Quaglia  giovine). 

QUA10TT,  n..  m.  Grossa  quaglia ,  ed 
anche  il  maschio  della  quaglia. 

QUALG,  pron.  Qualche. 

QUALCDÙN,  pron.  Qualcheduno. 

QUALITÀ .  n.  f.  Qualità, 

QUaLÙNQU',  add.  Qualsivoglia,  Qual- 
unque. 

QUAND,  avv.  Quando,  —  D' in  quand 
in  quand, —  Di  quando  in  quando. 

QUANT,  avv.  Quanto. 


QUANTITÀ,  n.  f.  Quantità. 

QUARANTA,  add.  Quaranta. 

QUARANTÈNA  ,  o  QUARANTENA,  n. 
f.  Quarantena. 

QOARANTGINA.  Vna  quarantina. 

QUARLAR  ,  QUERLAR ,  e  meglio  A- 
QUERLAR*  V.  Acquerellare, 

QUARTEIISA .  n.  f.  Quartina,  Qua- 
dernario. 

QUARTIR-MASTER ,  n.  m.  Quartier 
mastro.    , 

QUARTÈTT,  n.  m.  Quartetto. 

QUARZ.  n.  m.  Quarzo., 

QUaRZÓUS,  add.  Quarzoso,  Che  con- 
tiene quarzo. 

QUATTER,  add.  Quattro. 

QUEINT,  n.  m.  Quinto.  E  anche  nome 
proprio. 

QUÉLL»  pron.  Quegli,  Quei  e  Quello. 


RAM 


46 


RAP 


QUÉNDS.  add.  (Mndiei. 

QUERC ,  QVERC .  e  meglio  CVEBC, 
D.  m.  Coperchio. 

QUERT,  0  CVERT,  n.  m.  Tetlo.  Coperlo. 

QUERT.  add.  Coperto. 

QUERTA,  QVERTA.  e  meglio  CVERTA, 
n.  f.  Coperta.  Copertoio.  Coltre. 

QUESIT.  n.  m.  Quesito. 

QUESTIÓN .  n.  f.  Quiitione. 

QUESTIONAR  .  v.  Quistionare.  Con- 
tendere. 

QUIETAR,  V.  Quietare.  Prender  riposo. 

QUIETARS',  V.  Quietarti.  Quetarti. 
Aqtietani.  Farsi  silenzioso. 

QUINDSEIN.  o  QUÉNDS  QUATTREIN. 
n.  ro.  Piccolissima  moneta  ponti6* 
eia  d'  argento  ,  che  ^ale  dae  ba- 
iocchi e  mezzo. 


QUtNDSEINA,  QuinéSeina. 

QUINTEIN ,  n.  pr.  QuinUno.  —  Bnd 
d'  san  Quintein.  —  Brodo  hmgo. 
Broda.  Brodo  altaogato  con  sover- 
chia quantità  d' acqua. 

QUINTELLIA.  n.  f.  QuinUgUa.  Giuoco 
di  carte  in  cinque. 

QUINTÉLL  ,  0  QUiNTANÉLL ,  b.  n. 
Vinello.  Acquatinta.  L'altimoato 
del  vino,  allungato  eoo  eccessivi 
quantità  di  acqua. 

QUINTÉTT,  n.  m.  Quintetto. 

QULÌ.  pron.  Colei. 

QUSTÌ.  pron.  Costei, 

QUSTÒUR»  proD.. Costoro. 


R 


R 


lABARBAR,  o  REOBARBAR,  n.  m. 

Babarbaro.  Medicinale  nolo. 
RABBIA,  n.  f.  Babbia.  Sdegno. 
BABBIÓUS.  add.  Babbioso. 
RABEIN,  0.  m-  Rabbino.  Maestro,  o 

Capo  della  sinagoga  fra  gli  ebrei. 

—  Figur.  Avaro.  Spilorcio.  Tiralo. 
RABOC'G,  n.  m.  Fantoccio. 
RABÙFF,  n.  m.  Babuffo.  Sgridata. . 
RABUFFARS',   v.  Imbronzirsi.  Allar- 
marsi. 
RACCHÉTTA,  n.  f.  Bacchetta. 
RACCÒNT.  n.  m;  Bacconto, 
RACHÉTIC,  add.  Bachilico. 
RADICA,  n.  f.  Badica 
RAGAGN.  n.  m.  Agàride.  Fungo  noto. 
RAGAGNAR,  v.  Contrastare. 
RAGAGNOL,  per  ischerzo   invece  di 

Bagazzol,  n.  m.  Bambinello. 
RAGAZZÉLL,  n.  m.  Servitorelh. 
RAGGIR.  n.  m.  Baggiro. 
RALLEGRAR,  v.  Ballegrare. 
RAMAR,  n.  m.  Bamaio.  Che  lavora  in 

rame.  Ed  anche  per  Calcografo. 


RAMEIN  (dèi  scaldein),  n.  m.  Bamino. 

Riparo  che  mettesi  al  caldano,  che 

serve  alle  donne. 
RAMÈTT,  n.  m.  Estro.  Pazziuola.  — 

Tùli  han  al  so  ramètt.  —  TulH 

han  qualche  estro,  alcuna  pazàa. 
RANA  (Avèir  dia).  Essere    in  difello 

di  danari. 
RAND.  n.  m.  Ordigno  dei  maratorì. 
RANDÉLL,  o.  m.  Bandello. 
RANG,  n.  m.  Grado.  Qìialità,  e  con 

voce  dell'uso  Bongo. 
RANCIA,  n.  f.  RANGIOTT,  n.  m.  JJo- 

gliata. 
RANUCCIÓN    (  V.    nel   Vocab.    Taf- 

taiar). 
RANZUMERI ,  n.  m.  Baneiume.  Han- 

cidume. 
RAPÈ  (  coir  e  larga,  quasi  a  )  n.  m. 

Bapè.  Sorte  di  tabacco. 
RAPIDITÀ,  n.  f.  Bapidità. 
RAPORT,  n.  m.  Bapporto. 
RAPPRESENTAR  ,   v.  Jìappresenfsir. 

Far  presente. 


RBG 


47 


KIA 


fUPPRESENTAZiÓN,  d.  f.  ììappresen* 
tazione.  Rappresentanza, 

RARITÀ,  n.  f.  Barite, 

usi,  add.  Basato.  Foggiato  a  raso. 

HASCHÉTT.  KASTIÉTT,  n.  m.  Baspa. 
Scuffina.  Bazzuta.  Sorte  di  lima. 

ftASPAH,  V.  /Gaspare. 

KASSÉGiNA,  D.  f.  Bassegna, 

ìUSS£GNaR  ,  V.  Bassegnare.  Cedere* 

RASSEGNARS',  v.  Basiegnarsi. 

KASTLADURA,  n.  f.  Bastrellamento. 

RASTLIRA.  n.  f.  Bastreltiera.  Rastel- 
liera.  —  Basttira  d'brasadel.  — 
Costolata,  o  CostoUera  del  maiale. 

SASUNAMÉiNT,  n.  m.  Bagionamento. 

USUNAR,  V.  Bagionare. 

AASUNaZZa,  n.  r,  Bagionaccia.  Cat- 
tiva ragione. 

RASUNÉVÒU  add.  Bagionevote. 

RASUNIRA  ,  add.  Bagioniera.  Parla- 
trice»  —  Far  una  rasunira.  — 
Cicalata.  Tenere  una  cicalala. 

RAVAlADURA ,  n.  f.  Bavagliamento 

RAVAZZÓN  ,  0  RAVIZZÒN,  n.  m.  Ba- 
vizzone.  Marmo. 

RAVIOLA  (  V.  nel  Vocab.  )  Aggiungi  : 
e  per  si  mi  1  il.  Cappello  a  due  punte. 

RAZAKt,  n.  m.  Baggeria.  Adornamen- 
to a  raggi. 

RAZZANÉINT,  n.  m.  Basehiamento. 

RAZZAROLA,  n.  r.  Badimàdia. 

REALIZZAR.  V.  Bealizzare. 

REALNÉINT,  avv.  Bealmente. 

RE4LTA.  n.  f.  Bealtà. 

RECAPITAR,  V.  Becapitare. 

RECLUTA,  n  f.  Becluta.  Cerna.  «-* 
Il  giovane  descritto  nei  moli  della 
milìzia.  Quando  è  armato  ed  in- 
corporato, prende  il  nome  di  Be- 
clula. 

lECLUTAR.  V.  Beclutare. 

t£DENTÓ(]R,  add.  Bedentore.  E  per 
antonomasia  susL  Bedentore,  Gesù 
Cristo 

tEGALAR,  V.  Regalare .  Donare. 

lEGESTER  (V.  Bigester), 

lEGiSTRAR,  V.  Begistrare. 

tÉGN,  n.  m.  Regno. 

lEGOLAR,  V.  Begolare. 

lEGOLATÒOR,  n.  m.  Begolalore.  Che 
regola. 


RÉIN,  II.  m.  Beno.  Fiume. 

RELATÒUR,  add.  Relatore. 

RELaZìÓN,  n.  f.  Relazione. 

RÉLLA!  (Ah  la),  esclam.  Eh  si!  — 
Batter  la  rètta.  — >  Batter  la  dianO' 
Aspettare  indarno.  -«  Ohi  la  rélla* 
—  Oh  per  bacco!  —  Mùnzer  la 
rètta  —  Tirare  alla  lunga. 

RELIQUIARI,  n.  m.  ReUquiario. 

REM,  n.  m.  Remo. 

REMMA.  n.  f.  Rima. 

RENDICÓNT,  n.  m.  Rendiconto  Re- 
soconto. 

RÈNDITA,  n.  f.  Rendita.  Entrata. 

REO,  n.  m.  Reo. 

REPENTALI,  n.  m.  Repentaglio. 

REPERTORI,  n.  m.  Repertorio. 

RÈPLICA.  D.  f.  Replica. 

REPLICAR»  V.  Replicare.  Rispondere. 
Soggiungere. 

REPUBLICAN,  n.  m.  Repubblicano. 

RGQUIA  {N'avèir).  Non  aver  pace , 
requie. 

REQUISIR,  V.  Requisire. 

REQUISIT.  n.  m.  Requisito. 

REQUISIZIÒN*  n.  (.Requisizione.  — 
Star  a  requisiziòn.  —  Stare  a 
disposizione. 

RESESTER.  v.  Resistere.  Opporsi. 

RESISTÉINZA,  n.  f.  Resistenza. 

RESPIR ,  n.  m.  Respiro.  —  Dar  a 
respir.  —  Far  credenza. 

RESPONSABIL  ,  add.  Responsabile. 
Risponsabile. 

RESPONSAfilLITÀ,  n.  f.  Responsabilità. 

RÈSSA,  n.  r.  Rissa.  Contesa. 

RÈST,  n.  m.  Resto.  Avanzo. 

RETORIG.  n.  m.  Rettorico.  Retore. 

RETORICA,  n.  f.  Rettorica. 

RETTÓUR,  n.  m.  Rettore. 

REUMA,  u.  m.  Reuma. 

REUMATIC,  add.  Reumatico. 

REVISIÓN.  n.  f.  Revisione.  Censura. 

REVISÒUR,  n.  m.  Revisore. . 

RÉZER,  V.  Reggere. 

RÉZITA.  n.  f.  Recita. 

REZITAR,  V.  Recitare.  Declamare. 

REZITATIV,  n.  m.  Recitativo. 

REZZA  ,  n.  f.  Concime  di  unghia  , 
penne,  ecc. 

RIALZ,  n.  m.  Rialzo.  Rialzamento. 


RIP 


48 


HIV 


RIBASSAR,  ?.  Hibatsare. 

RIBRÉZZ,  n.  m.  Ribrezzo. 

RIBUTTANT,  add.  Stomacoso.  Ribut- 
tatile. 

RICCHÉZZA,  n.  f.  Ricchezza.  Dovizia. 

RICCÓN.  n.  m.  Riccone.  Ricco  assai. 

RICUSAR,  V.  Ricusare. 

RIDECUL,  add.  Ridicolo. 

RIDOTT,  n.  m.  Ridotto.  Luogo  di  ri- 
trovo sociale. 

RIFAZIÒN,  n.  f.  Rifazione. 

RIFIUT,  n.  ro.  Rifiuto. 

RIFIUTAR.  V.  Rifiutare.  Rifiutarsi. 

RIFLÉTER     V.  Rifletlere. 

RIFLÙSS,  (V.  Fluss  nel  Vocab.). 

RIFÙG'G,  n.  m.  Rifugio. 

RiGADÉlN  ,  n.  m.  Rigatino.  Tessuto 
a  ri<<he. 

BI6ADÒUR.  n.  m.  Rimatore.  Che  riga. 

RIGEINA.  a.  f.  Reqina. 

RIGESTER,  o  REGESTER.  n.  m.  Re- 
gistro. 

RIGIR.  n.  m.  Rigiro.  Raggiro. 

RIGIRADÓUR,  n.  m.  Aggiratore. 

RIGIRAR.  V.  Rigirare. 

RIMAR.  V.  Rimare.  Mettere  io  rima. 

RIMARI,  n.  m.  Rimario. 

RIMBÒMB.  n    m.  Rimbombo. 

RIMBUMBAR  ,  v.  Rimbombare. 

RIMPROVER.  n.  m.  Rabuffo.  Rimpro- 
vero. 

BIMPRUVERAR,  v.  Rimproverare, 

RIMUDERNAR,  v.  Rimodernare. 

RINFAZZ.  n.  m.  Rinfacciamento. 

RINFAZZAR,  v.  Rinfacciare. 

BINFIANC,  n.  m.  Rinfranco. 

RINFORZ.  n.  m.  Rinforzo. 

RINFURZAR.  v.  Rinforzare. 

RINFUSA  (A  la),Si\v.Rinfusamente. 
Confusamente. 

RINGRAZIAMÉINT ,  n.  m.  Ringrazia- 
mento. 

RINGRAZIAR,  v.  Ringraziare. 

RINUNZIA,  n.  f.  Rinunzia. 

RINUNZIAR.  V.  Rinunziare. 

RINVANGAR,  v.  Rinvangare.  —  Rin- 
vangar  el-i  oss  dia  nonna.  —  Ri- 
mescolar cose  rancide,  vecchie. 

RIPAR,  n.  m.  Riparo. 

RIPARAR.  V.  Riparare. 

RIPARAZIÓN ,  n.  f.  Riparazione. 


RIPART  »  D.  m.  Ripartimenlù.  Dioi- 
sione. 

RIPIEG,  n.  m.  Ripiego. 

RIPIEGAR  «  V.  Ripiegare.   Bimediare. 
Adottare  un  ripiego. 

RIPUDI ,  D.  m.  Ripudio.  Divorzio. 

RIPUDIAR,  V.  Ripudiare. 

RIPURTAR,  V.  Riportare. 

R1PUTARS%  y.  Riputarsi.   Beputarn. 
Tenersi.  Credersi. 

RIPUTAZIÓN .   D.  f.  Riputazione.  Re- 
putazione. 

RISALT,  n.  in.  Risalto. 

RISALTAR,  V.  Risaltare. 

RISATA,  n.  f.  Risata.  Scroscio  di  rìso. 

RISESTER,  V.  Besisiere. 

RISGÒUS,  add.  Risicoso.  Anisckiante. 
Che  arrischia. 

RISPETTAR.  V.  Rispettare. 

RiSPETTÒUS .  add.  Bispetioso. 

RISOLUTÉZZA.  0.  f.  Risoiuiezza. 

RISOLUZIÒN.  D.  f.  Risoluzione. 

RISOLVER.  V.  Risolvere.  BeUberare. 

RISOLVERS',  V.   Risolversi.  Determi- 
narsi. 

RISPARMI,    0.    m.    Risparmio..  {S. 
Asparmi  nel  Vocab.  ). 

RISPOSTA.  (V.  Arsposta  nel  Vocab). 

RISTOR,  n.  ni.  Ristoro. 

RISTORARS*.  V.  Ristorarsi. 

RISTRÉNZEB,  v.  Restringere.  Bistri^' 
aere. 

inSTRÉNZERS*.   ¥.  Restringersi.  U- 
mitafwi.  Mettersi  in  economia. 

RISTRÉTT.  sQSt  ed  add.  Risiretto. 

RISSUSIATAR  .  V.  Risuscitare.  Besur 
scitare. 

RITARD.  n.  m.  Ritardo  (V.  Tardanza 

nel  Vocab.). 
RITIR,  0.  m.  Ritiro. 
RITIRAR.  V.  Ritirare. 
RITIRARS\  V.  Ritirarsi. 
RITRATTESTA.  n.  ni.  Ritrattista. 
RITROVAT,  n.  m.  Ritrovato.  Trovato, 

Invenzione. 
RITURNÉLL,  n.  m.  Ritornello. 
RIVERÉINZA ,  u.  f.  Biverenza.  Beve- 

renza. 
RIVERIR,  V.  Riverire. 
RIVOLUZIÓNE  0.  f.  Rivoluzione,  it 

voltura. 


SAG 


49 


SAC 


RIZCTTACOL,  n.  m.  niceUacolo» 
liOBUSTÉZZA,  0   f.  Robustezza, 
ROCLÓ,  n.  m.  Tabarro,  Ferraiuolo. 

ManieUo. 
KÓGIT,  n.  m.  Rògito. 
RONDÒ,  (dal  fr.  Rondeau) ,    n.  m. 

Rondò,  Sorte  di  pezzo  musicale. 
ROSEPOLA,  o  ROSAPELLA,  n.  f.  Ri- 

sipola. 
1\ÒSS    (V.   nel   Vocab.).  Aggiungi: 

Hò»$  d'Veròuna,  Rosso  di  Verona. 

Marnao. 
BOTOL.  n.  m.  Ròtolo. 
ROTOLA  R  ,  V.  Rotolare. 
RÓZZ,  add.  Rofzo. 

RUBAMÉINT,  n.  m.  Rapimento. Furto. 
BUBAU.  V.  Rubare. 
RlJBARt ,  II.  f.  Ruberia.  { Y.  Ladrari 

nel  Vocab.  ). 
RUBIJST,  add.  Robusto. 
RUCHELLA,  n.  f.  Rocthella.  Rocchello. 
HUCCHÈTT  (V.  nei  Vocab.).  Aggiungi: 

Sirumeoio  che  serve  a  chi  incanna. 

—  É  anche  voce  degli  orologiari. 
BUDA,  n.  f.  Ruta.  Specie  di  (Pianta. 
RUFIAN.  n.  m.  Ruffiano.  Lenone. 
HUFlANA,  n.  f.  Ruffiana.  Mezzana. 
HUFIANISM»  n.  m.  Ruffianesimo.  Le- 

nocinio. 
RIIGANTEIN,  D.  m.  Arrogantuecio. 
RUM,  n.m  Rum.  AAum.  Liquore  nolo. 
RUMaN  .  add.  Romano.  É  pur  nome 

proprio. 
RUMANAR,  V.  Modo  speciale  di  gettar 

le  bocce  ginocando,  che  derivando 

da  Alta   romana,  potrebbe  forse 

dirsi  con  voce  dell'  uso  Romanare. 
RUMANTIG,  add.  Romantico. 


RUMANZ,  n.  m.  Romanzo.  —  L'è 
ufia  storia  eh*  par  un  tiitnanz. -^ 
È  storia  quasi  incredibile. 

RUMA.NZA,  n.  f.  Romanza.  Cantilena 
romantica,  o  romanzesca. 

RUMANZEINA,  n.  f.  Rammanzina. 
Sgridata.  Lavala  di  testa. 

RUHANZIR ,  n.  m.  Romanziere.  Che 
scrive  romanzi. 

RUMÉTT.  RUMÉTTA  ,  o.  m.  Romito. 
Eremita.  Romita. 

RUMITAG'G ,  n.  m.  Romitaggio.  Ere- 
mitaggio. 

RUNOiNQUEL,  n.  m.  iianvncoto.  Fiore. 

RUNZAR  ,  V.  Ronzare. 

RUNZaMÉINT,  n.  m.  Ronzamento. 

RUMZÓN,  n.  m.  Ronzone.  Che  ronza. 

RUSARi>  n.  m.  Rosario. 

RUSARIAR,  V.  Dir  tutto  di  ii  rosario. 

RUSEINA  ,  dim.  di  Rosa.  Rosifta.  E 
n.  pr.  Rosina.  Rosetta. 

RUSÈTTA,  n.  f.  Rosetta.  Gala.  Nastro. 
È  pur  uu  anello  con  pietre  pre- 
ziose disposte  a  rosa.  —  E  pure 
vezzegg.  dei  nome  proprio  Rosa. 

RUSGOTT,  n.  m.  RosiccMone. 

RUSÓN,  n.  m.  Rosone. 

RUSPÒN.  n.  m.  Ruspo.  Ruspone.  Mo- 
neta d'  oro  cosi  detta.  —  È  anche 
pegg.  di  Rospo. 

RUSSÉTT,  n.  m.  Rossetto. 

RUSTICAN,  n.  m.  Prugna  rusticana. 

RUSULIAR  ,  n.  ni.  Fabbricatore  ,  e 
Venditore  di  Rosolio. 

RUTTAM,  n.  m.  Rottame.  E  pur  più- 
raie.  Rottami. 

RUZZISIA  (V.  nel  Voc.  SpurcMsia). 

RUZZLAMÈINT ,  n.  m.  Rotolamento. 


S 


S 


ABBIA ,  n.  f.  Sabbia.  Rena.  Arena. 
SABLOTT.  n.  m.  Sbilenco.  (V.  Sabla). 
SACCHEGGIA,  add.  Saccheggiato. 
SACHER,  add.  Sacro.  Consacrato. 


SACRAMÉINT ,   n.  m.  Sagramento  e 

Sacramento. 
SACRAMINTAR,  v.  Sagramentare. 
SACRARI,  D.  m.  Sacrario. 

7 


SAN 


60 


SBA 


SACRELEG,  add.  Sacrilego, 

SACRIFEZZI,  n.  m.  Sacrifizio.  Sagri- 
fizio.  Sacrificio. 

SACRIFICA,  add.  Sacrificalo. 

SACRIFICADÓUR,  n.  ni.  Sagripcalore. 

SACRIFICAR ,  V.  Sacrificare.  Sagrì- 
ficare.  Compromettere  qualcuno. 

SACRIFICARS',  v.  Sagrificarsi.  Espor- 
re sé  stesso,  o  le  proprie  sostanze 
in  prò  di  qualchedano. 

SACRILÉG'G  ,  n.  m.  SaeriUgio. 

SaCROSSANT,  add.  vale  Cerio,  in- 
dubitato. Sicuro. 

SAG'G ,  n.  m.  Saggio.  Prova. 

SAGITTARI,  n.  m.  Sagittario.  Segno 
dello  zodiaco. 

SAGMAR,  V.  Modellare,  Foggiare. 

SAGRAMADURA,  n.  f.  Intonaco. 

SAGRAMAR,  v.  intonacare. 

SAGRINà»  add.  Zigrinato. 

SALARIA,  add.  Stipendiato. 

SALO,  add.  Saldo.  Fermo.  Immobile. 

SALDI  I  od  anche  FORTI!,  interiezio- 
ne dei  bolognesi ,  che  vai  quanto 
Da  bravo t  Su!  Suvviat  Coraggio! 

SALDA,  add.  Saldalo.  Pareggiato.  — 
Fermato  mediante  saldatura. 

SALGHEIN.  (V.  nel  Vocabolario).  Ag* 
giungi:  Seteiaiuolo. 

SALIVA,  n.  f.  Saliva. 

SALIVAR.  V.  Salivare. 

SALIVAZIÓN.  n.  f.  Salivazione. 

SALM,  n.  m.  sing.  e  plur.  Salmo.  Salmi. 

SALMEGGIAR,  v.  Salmeggiare. 

SALMODI ,  n.  f.  Salmodia.  —  L' è 
una  bèlla  $almodi!  —  EU' è  una 
bella  musica!  una  bella  noia! 

SALTADÓUR  ,  n.  m.  Saliatore.  Che 
salta.  Salladòur  da  corda.  Funam- 
buio.  Da  cavali.  Equilambulo. 

SALV.  —  Salvo.  Eccetto.  Tranne. 

SALVA!  esclam.  Salva,  salva!  Scap- 
pa, scappa! 

SAMAGIAC  ,  intitolazione  di  scherno 
data  dai  boi.  della  plebe  a  chi  è 
Nano  e  Sbilenco. 

SANDAL,  n.  m.  Legno  sandalo. 

SANDEL,  n.  m.  sibg.  e  plnr.5aniia(o, 
e  Sandali.  Calzatura  nota. 

SANDRACA,  n.  f.  Sandracca. 

SANITÀ  .  n    f.   Sanità.  Salute.  —  In 


bona  sanità  d' iati.  —  Che  U  rie) 
vi  assista  iutti  quanti. 

SANITARI,  add.  Saniiario. 

SANTANÀ,  add.  Sbandalo.  Messo  in 
disordine. 

SANTITÀ,  n.  f.  Sanliià^ 

SAPIÉINZA,  n.f.  Sapienza.  Ed  ìrooiV. 
parlando  di  donna  che  faccia  h 
saccente  :  —  Uado  sapièhizs.  — 
Monna  dottora. 

SARAMANDLA  .  o  meglio  SALAMAN- 
DRA, n.  f  Salamandra.  Rettile. 

SARAVALLA,  add.  Scompigliato.  Mes- 
so sossopra. 

SARDÒN  .  n.  m.  Sardeitone.  Specie 
di  pesce. 

SARTORI,  n.  f.  Sartoria.  L'oflicioa 
del  sarto. 

SASSA,  n.f.Sassata.  Gillo  di  nnsssso. 

SASSA,  add.  Assassato. 

SASSÓUS ,  add.  Sassoso. 

SATERIC,  add.  Satirico. 

SATIR,  n.  m.  Satiro.  Creatura  fan- 
tastica della  mitologia.  — -  Salir 
dicono  poi  i  bologn.  ad  nomo  che 
rifugge  dal  sociale  consorzio. 

SATIRA,  q.  f.  Satira. 

SATIRIZZAR,  V.  Saiirizzare.  Saiireo^ 
giare. 

SAVANA,  add.  Squassato. 

SAVUNA,  n.  f.  Saponaia. 

SAVURÈ,  add.  Saporito.  Sapido. 

SAVURÉTT,  n.  m.  Manicareito.SalM. 

SAZI,  add.  Sazio.  Ripieno. 

SAZIA,  add.  Saziato.  Sazio. 

SAZIAR,  V.  Saziare. 

SAZIARS',  V.  Saziarsi. 

SAZIETÀ,  n.  f.  Sazietà.  Nausea. 

SBADA,  add.  Socchiuso. 

SBADATAGIN,  n.  f.  Sbadataggine. 

SBADILA,  n.  f..Mano  di  terra  levata 
col  badile.  É  anche  add.  e  Yale 
Smosso  col  badile. 

SBAOILÓUN ,  n.  m.  Trasandato.  Ma- 
lagraziato. 

SBAGNULAR  (  V.  nel  Vocab.  56a- 
gnuqular). 

SBAIUCCARt,  n.  f.  Piccolo  guadagito 

SBALIA,  add.  Sbagtiaio.  Errato. 

SBALLUTTA  .   add.  Trabalzato.  ^ 
lottato. 


SBR  &1 

SBAMBULZÉINT.  add.  Allentato.  Len- 

teggiante. 
SBANCA,  add.   Abbassato.   —   E   in 

terra,  di  giuoco  Sbancato, 
SBANCAR,  V.  Terni,  dei    giuocalori. 
Sbancare,  Vincere  tutto  il  denaro 
a  chi  tien  banco. 
SBANDA,  add.  Sbandato. 
SBANDAR.  ¥.  Sbandare. 
SBaNDARS'.  V.  Sbandani. 
SBXra,  n.  f.  Bora.  Feretro.  Cataletto, 
SDARAlA ,   add.   Sbaragliato.  Scom- 
pigliato. 
SBaRC,  n.  m.  Sbarco. 
SBARCAR.  V.  Sbarcare. 
SBaSUCCìARÌ.  n.  f.  SBaSUCCIAMÉINT. 

n.  m.  Baciucchiamento. 
SBatTZARS'..v.  Sbattezzarsi. 
SDavACCIAMEINT  ,  n.  m.  Sbavazza- 

tura. 
SBaVADURA,  n.   f.   Doppièzsatura. 

Sbavatura. 
SBCUNZAR.  y.  Sbocconcellare.      . 
SBDUCCIAR.  V.  Togliere,  Levar  l'im- 
mondizia. 
SBERLA,  n.  f.  Strecola,  Sgrugno. 
SBERLUCCIA.  add.  Sbirciato.' Occhia* 

to.  Aocchiato. 
SBERTUNÀ.  add.  Scapezzato. 
SBEVAZZAR,  v.  Bevacchiare. 
SBìASSUGA.  add.  Biascicato. 
SlifASSUGÒN.  n.  m.  11  cibo  biascica- 
to, che  uno  rigetta  dalla  bocca. 
SBUSSUGÒUN.  add.  Biascicatore.  Bia- 
scicante. 
SBIRCIAR,  y.  Sbirciare.  Occhiare. 
SBIZZA RRÉ,  add.  Scapriceito. 
SBLESG.  n.  m.  Scirucctolo. 
SBI.ISGÓN  .  n.  in.  (V.  nel  Vocabol.) 
Cltiamansi  cosi   dai  boi.  i  poponi 
troppo  maturi. 
SBOBA.  n.  f.  Basoffia.  Bosina. 
SBÓCC.  n.  m.  Sbocco, 
SBRAG ,  n.  ni.  Squarcio.  Sdntecio. 
SBRACAR.  V.  Stracciare.  Strappare. 
SBRAGHIRISM,  (V.  Ptegulism'neWo- 

cabotano  ). 
SBRAGHIRÒN.  n.  m.  Pettegolo.  Cer- 
catore dei  fatti  altrui. 
SBRAlA.  n.  f.  (V.  nel  Vocab.  Sbra- 
iamèint.J. 


se  A 


SBRAlA.  add.  Sbrigliato. 

SBRAIÓN.  add.  Gridatore.  Clie  si  ar- 
rovella. 

SBRANAR.  V.  Sbranata. 

SBRANCAR.  SBRANCARS.  v.  Disbran- 
care.  Sbrancarsi. 

SBRANZUGA.  add.  Brancicato. 

SBRATTA,  add.  Sbraitato. 

SBRATTAR,  v.  Sbrattare. 

^BH\GAT[\,dió6. Sbrigativo.  Speditivo, 
SBRUOAIA.  n.  f.  Broda. 
SBRUDAIÒN  .   n.  m.  Brodolone.  Ser 

Imbratta. 
SBRUDÉLLIA.  n.f.  Brodo.  Brodo  lungo. 
SBRULLOTT ,  n.  m.  Brullamento. 
SBUCCAR,  V.  Sboccare. 
SBUCCIAR  ,    V.    Gozzovigliare.    Far 

crapula. 
SBUCCEIN.  n.  m.  Piccola  gozzoviglia. 
SBUCCIÒN,  n.  m.  Crapulone. 
SBUDLA.  add.  Sbudellato.  Ed  anche 

Floscio,  Vuoto. 
SBUDLAR.  V.  Sbudellare. 
SBUFFAR .  V.  Sbuffare. 
SBUIINTADURA.  n.  f.  Scottatura  d'a- 

equa  bollente. 
S6UMBANÀ.  add.  Intontito.  Mahnato. 
SBUMBANAR.  v.  Intontire.  Matoriare. 
SBUMBLÀ.  <V.  Sbumband). 
SBUQULÀ.  add.  Sboccalo. 
SBUQULAR.  V.  Sboccare,  il  guastarsi 

delle  cosi  dette  Bòccole. 
SBUBG.  n.  m.  Spurgo.  Spurgamento. 
SBURGÀ,  add.  Spurgato. 
SBUSAMÀ.  add.  Buc/ierato.  Pertugiato. 
SBUVAZZÀ.  add.  im^ra^fato.  Lordato. 
SBUVAZZAR,  V.  Imbrattare.  Lordare. 

Insudiciare.  Sporcare. 
SBUVAZZÓN  .    n.  m.  Lordatore.   Che 

sporca.  Che  imbratta. 
SBUZZA,  add.  Sbozzato.  Sbucciato. 
SCA.  add.  Seccato.  Disseccato. 
SCABRÒUS.    add.   Scabroso.    Arduo. 

Difficile. 
SCaDÉINZA,  n.  f.  Scadenza.  Termine 

fissato  al  pagamento. 
SCADÉINT.   add.   Scadente.  Di  men 

buona  qualità. 
SCADNAZZAMÉINT.   n.   m.    Bovindo. 

Frastuono. 
SCAFFA.  n.  m.  Scaffa.  Scaffak. 


SEC 


SCUNTAR,  V.  Scontare.  Eipiare. 

SCUiNVOLGIMÉlNT  ,  ii.  m.  Stonvoloi- 
mento. 

SCUNVOLT«  add.  Sconvolto.  Messo  sos- 
sopra. 

SCUiNZERT,  n.  m.  Sconcertamento. 

SCUNZERTAR.  v.  Sconcertare. 

SCUNZUR,  n.  m.  Scongiuro. 

SCUNZURAR.  V.  Scongiurare. 

SCUPADÒUR,  n.  m.  Scopatore. 

SCUPAZZUNAR.  v.  Dare  scappezzoni. 

SCUPLUTTARi ,   n.  f.  Data  di  scap- 
pellotti. 

SCURAGGIRS',  v.  Scoraggiarsi. 

SCURBÙTT,  D.  m.  Scorbuto. 

SCUHBÙTIC.  add.  Scorbutico.  ASello 
da  scorbuto. 

SCURDGÀ.  add.  Scorticato. 

SCORTAR,  o  meglio  ASCURTAR.  Scor- 
ciare. Accorciare.  Abbreviare. 

SCURZIÀ.  (V.  nel  \oc9ih,ScurziòusJ. 

SCURZÓN,  add.  Peleggiatore. 

SCUSA,  n.  f.  Scusa.  Discolpa.  —  A-i 
dmand  scusa.  —  Dimando  perdono. 

SCUSSADEINA,  n.  f.  Scossetta. 

SCUZZÓN,  0.  m.  Scozzonatore.  Scoz- 
zone. 

SCUZZUNADURA,  n.  f.  Shardellaiura. 

SDARINEIN,  n.  m.  Spazzolina.  Spaz- 
zole ita. 

SDARINOT,  D.  m.  Spazzolamenlo  in 
fretta,  ed  alla  buona. 

SDEBITARS',  v.  Sdebitarsi.  Togliersi, 
0  Levarsi  di  debito. 

SDRAIARS',  V.  Sdraiarsi. 

SDULCINÀ»  n.  m.  Cicisbeo.  Amorino, 

SDUNDLÒN,  2i(ìó.  Dondolone.  Ninnone. 
Tentennone. 

SpUNDLlJiN  (Èssr  a).  Esser  dondoloni. 

SÉCCA,  n.  f.  Asciugamento.  —  A-i  é 
la  sécca  in-t-al  canal.  —  Si  effet- 
tuò V  asciugamento  del  canale. 

SÉCCABALL,  n.  m.  (V.  Seccatòur  uel 
Vocab.  ). 

SECCAGEN  ,  n.  f.  (  V.  Seccata  nel 
Vocab.  ). 

SECCAR,  V.  Seccare. 

SECCATURA,    n.  f.   (V.  Seccata   nel 

Vocab.). 
SECOL,  n.  m.  Secolo. 
SECOÌSDARIAMÈINT .    avv.    Seconda- 


54  SEs 

riaìnente.   Secondamente.    In   u- 

condo  luogo. 
SECULAR,  n.  m.  Secolare. 
SEDÓTT,  add.  Sedotto. 
SEDURR.  V.  Sedurre. 
SEDUSER,  V.  (V.  Sedurr  nel  Voc). 
SEDUTTÒUR,  n.  d9.  Seduttore. 
SEDUZÉiNT,  add.  Seducente, 
SEOUZIÓN.  n.  f.  Seduzione. 
SEGUIT,  n.  ni.  Seguilo. 
SEGUITAR,  V.  Seguitare.  Continuare. 
SÉLLABA ,  n.  f.  Sillaba 
SEMINARI,  n.  m.  Semitiario.  Collegio 

di  giovani  datisi   alla  carriera  e^ 

clesiastica* 
SEMPLIZITÀ,  n.  f.  Semplicità. 
SEM-SANT ,  n.  m.  Seme  santo.  Arte- 
misia. 
SENAPA,  n.  f.  Sènape.  Sènapa. 
SENSAZIÒN  ,  n.  f.  Sensazione. 
SCNSITIV.  add.  Sensitivo. 
SENSITIVA  ,  n..  f.  Sensitiva.  Minum 

ptcdica. 
SENSORI,  n.  m.  Sensorio. 
SENTENZIÒUS,  add.  Sentenzioso. 
SEPARATAMÉINT,  avv.  Separatmen- 

te.  SpartHamente. 
SEQUÉINZA,  n.  f.  Sequenza. 
SERAFEIN  ,  n.  m.  Serafino.  È  anebe 

nome  proprio. 
SERAFIC,  add.  Serafico.  È  aocbe  usa- 
to sust. 
SERI,  add.  Serio»  —  In  fai  seri.  - 

Seriamente*  In  siU  serio.  Sul  serio. 
SERIETÀ,  n.  f.  Serietà. 
SERPEGGIANT,  add.  Serpeggiante. 
SERPEGGIAR,  v.  Serpeggiare. 
SERPINTEIN  .   n.  ra.  Serpentello.  - 

SERPENTEIN.  SerpenUno.  Sorte  di 

marmo. 
SERVIR,  V.  Servire. 
SERVIRS',  V.  Servirsi. 
SERVIZIAL,    add.   Servigiale.  Sem 

zieUe ,  n.  m.  Servigevule.  Servizif^ 

vote.  —   SERVIZIAL.*  Lat^aa'vo.Stf- 

viziale. 
SEHZÉINT,  e  meglio  SARZÉlNT.n.  n. 

Sargente.  Sergente. 
SESSIÓN,  n.  f.  Sessione. 
SÈSTA,  B.  f.  Sesta.  Ora  canonica.- 

Modo  di  contratto ,  in  cui  è  fatt^ 


SGA 


hB 


SOR 


la  diminuzione   di   un   sesto   del 
prezzo  prima  offerto. 

SESTUPLA  ,  n.  f.  Sestupla.  Tempo 
musicale. 

SETTENTRIÒiN .  n.  m.  Seltenlrione. 

SETTENTHIO^AL.  add.  SeUentrionale. 

SÉTTB,  u.  m.  Scettro. 

SETTUAGENARL  add.  Settuagenario. 

SEZIÓN.  n.  f.  Seziotie. 

SFARINA,  add.  Sfarinato. 

SFARIJSQULA,  D.  f.  FuicelUno,  Fuicel- 
letto. 

SFASLAR,  V.  Sfasciare. 

SFAV1LLADUR«  n.  m.  Smoccolatoio. 

SFAZZADURA,  n.  f.  Sfaccettatura. 

SPAZZAR,  V.  Sfaccettare. 

SFAZZATAGEN.  n.  f.  Sfacciataggine. 

SFERA,  u.  f.  Sfera. 

SFERGARS'.  v.  Fregarsi. 

SFIADÀ,  add.  Sfiatato. 

SFIDA,  n.  f.  Sfida. 

SFIDAR,  s.  Sfidare.  Disfidare. 

SFILATRÓiN.  (V.  nel  Vocab.  Sfilater.) 

SFILZÒUNA ,  n.  f.  Appellazione  data 
dai  boi.  a  donna  alta  di  statura  , 
magra  e  disgraziata.  Per  peggiorai, 
dicono  SfUzunazza. 

SFIURADUR,  n.  m.  Sfioratoio. 

SFÒND.  n.  m.  Sfondo. 

SFfìATT,  n.  m.  Sfratto.  Esilio.  Bando. 

SFRATTAR ,    v.   Sfrattare.  Esiliare 
Bandire. 

SFRISÓN,  n.  m.  Frosóne.  Augello. 

SFRÒMBLA  (  V.  nel  Vocab.  ).  Aggiun- 
gi :  Andar  in  sfròmbla.  —  Andar 
girandoloni. 

SFRUMBLÓN,  n.  m.  Girandolone. 

SFUG.  n.  m.  Sfogo. 

SFUGAR,  e  SFUGABS,  v.  Sfogare.  Sfo* 
qarsi. 

SFUGUNÀ,  u.  f.  Sfoconata. 

SFÙIA,  n.  f.  sfoglia.  Pesce. 

SFUIÀ,  n.  f.  Sfogliata.  Pasta  lavorata 
a  sfoglia.  >-  Sfuid,  add.  Sfogliato. 

SFULÉCCIA ,  w.  f.  Follicola.  —  Sfu- 
leccia  d'u.  —  Fiòcine,  e  Fiocine. 

SFUIUCCIÀ,   add.    Foracchiato.  Bu- 
cacchiato. 
SFUSGNARS',  v.  Impiastricciarsi. 
SGAMAIDÓN  .  n.  m.  Sguaiato.  Senza 
garbo. 


SGAMBAR.  V.  Spedare. 

SGAMBARS',  v.  Spedarsi.  Sgambarsi. 

SGAMBI  LA  R,  v.  Camminare  spesseg- 
giando I  passi. 

SGAMBILÒUN,  n.  m.  Che  fa  il  passo 
lungo  ed  affrettato. 

SGAMBUZZAR,  v.  Sgambucciare. 

SGANAPPEIN,  n.  m.  Mangione.  Scroc- 
cone. Cavalier  del  dente. 

SGANAPPONI  !  esclam.  Mangioni  ! 

SGAISGARÀ,  add.  Sgangherato. 

SGARB.  n.  m.  Sgarbo. 

SGARRA,  add.  Sgarbato. 

SGARBAR.  V.  Metter  fuori  di  garbo. 

SGARBARÌ .  n.  f.  Sgarbo.  Sgarberia. 

SGARBATÉZZA .  n.  f.  Sgarbatezza. 

SGARBÓN.  0  SGARBTÓN,  n.  m.  Gros- 
so, Forte  sgarbo. 

SGARGARIZZARS',  v.  Gargarizzarsi. 
Fare  un  gargarismo. 

SGARGARISM,  n.  m.  Anaconchilismo. 

SGA  RIA,  n.  f.  Scalcagnatura.  Seal- 
cagnamento. 

SGARZ.  n.  m.  Airone.  Specie  d'uccello. 

SGaRZÉTTA,  n.  f.  Pavoncella  di  Pa- 
dule.  Nitticora. 

SGATTIÀ,  0  DSGATTIA,  add.  Sbro- 
gliato. Distrigato.  Districato. 

SGATTIAR,  0  DSGATTIAR,  v.  Distn- 
care.  Distrigare.  Sbrogliare. 

SGAVLÀ.  add.  Schiancilo. 

SGÉTTA.  (Y.  nel  Vocab.  Seggétta.) 

SGERZA ,  n.  f.  Nonna.  Airone  mag- 
giore. Uccello. 

SGHIRIGAIA ,  n.  f.  Allegria.  —  Met- 
ters  in  sghirigaia.  —  Mettersi  in 
allegria.  Mettersi  in  bella  foggia. 

SGNÉNFLA.  (V.  nel  Vocab.  Sgnéfla). 

SGNURAZZ,  n.  m.  Signorone. 

SGNURaZZA,  n.  f.  Signoraccia.  Dispre- 
giativo di  Sgnòura. 

SGNURl,  n.  f.  Signoria. 

SGÓMBRALÉTT  ,  n.  ro.  Medicastron^ 
zolo.  Fiuta  pitali.  Medico  di  poca 
scienza. 

SGÒZZEL  (Mettr  in).  Mettere  in  isgoc- 
ciolaiura, 

SGRAMIARS',  v.  Sgominarsi  lachioma. 

SGRAMIÒN.  add.  Mal  pettinato. 

SGRAMIOTT,  n.  m.  Sgominio.  Sgomi- 
namento. 


SIN 

SGRANADLAR ,  ¥.  Pulire  colla  sco- 
petta, 

SGRANADURA,  n.  f.  Sgranamento. 

SGRANAR,  V.  Sgranare.  Disgranare. 

SGRANFGNA,  add.  Graffiato,  Figurai. 
Rubato. 

SGRANFGNEIN,  d.  m.  Ladro  Figura- 
tamenle. 

SGRANFGNÓN,  n.  m.  Grande  ladro. 
Ladrone.  Figur. 

SGRINZLIR.  (V.  nel  Vocab.  Sgrinzlar). 

SGRISAR,  e  SGRISLAR,  v.  Crociare. 
Sorie  di  gridio  delie  galline,  ed 
animali  affini. 

SGUAlA.  add.  Sguaiato.  Soenevole. 

SGUATTARAR,  v.  Adoperarsi  a  modo 
di  guattero. 

SGUATTARAZZ.  pegg.  di  Sr7Ma(/(?r.(V. 
nel  Vocab.  ). 

SGUIGUAGNARS',  v.  Divenir  fievole, 
floscio,  ecc. 

SGULAR,  V.  ScoUacciare. 

SGULARS*.  V.  Vociare.  Bociare. 

SGUMBDOTT,  n.  m.  Gomitata.  Colpo 
dato  col  gomito. 

SGUMBRAR.  (  V.  Dsgumbrar  nel  Vo- 
cabolario). 

SGUMINTIRS',  V.  Sgomentire.  Sgo- 
mentarsi. 

SGÙSS,  n.  m.  Incavo.  Sguscio.  Sgu- 
sciatura. 

SIALA.  (V.  nel  Vocab.  Slal). 

SIARPEINA,  0  SIARPÉTTA,  n.  f.  Pic^ 
cola  sciarpa,  o  ciarpa. 

SIBELLA,  n.  f.  Sibilla. 

SIBARÉTA,  add.  Sibarita. 

SICARI,  n.  m.  Sicario. 

SICARIAR,  V.  Far  cose  da  sicario. 

SICARIATA,  n.  f.  ùpera  da  sicario. 

SICUR.  add.  Certo.  Sicuro. 

SlMETRi.  n.  f.  Simetria. 

SIMETRIZZAR.  v.  Mettere  in  simetria. 
Fare  con  simetria, 

SIMITARRA.  n.  f.  Scimitarra. 

SIMlUTTARl ,  n.  f.  Scimiotteria,  Sci- 
miottagginc. 

SINAGOGA,  n.  f.  Sinagoga.  —  Cos'è 
sta  sinagoga  ?  —  Che  è  questo 
baccano  ? 

SINDACAR,  V.  Sindacare.  Criticare. 

SINDACAT.  n.  m.  Sindacato. 


56  SHA 

SINEDRI .  n.  m.  Sinedrio,  Vale  come 
per  seguilo  ,  o  adunanza  di  per- 
sone. 

SINFUNÌ,  n.  f.  Sinfonia. 

SINTIREIN.  SINTIROL,  n.  m.  Seti- 
tieruzzo. 

SINZER.  add.  Sincero.  Schietto, 

SINZERITÀ,  n.  f.  Sincerità. 

SIPARI,  n.  m.  Sipario. 

SISTEMA,  n.  m.  Sistema. 

SISTEMATIC,  add.  Sistematico. 

SIT,  n.  m.  Sito.  Luogo. 

SITAREIN,  n.  m.  Luoghieciuoto,  Lue- 
ghetto. 

SITARAZZ,  n.  m.  Luogaccio. 

SITUAZIÒN,  n.  f.  Situazione. 

SIVELLIA,  n.  m.  Siviglia.  Sorte  di 
tabacco  in  polvere  finissima ,  che 
piti  spesso  i  bologn.  dicono  Tabaee 
d'  Spagna. 

SIZENTÉSTA,  n.  m.  Secentista. 

SLARGAMÈINt.  n.  m.  Allargamento. 

SLARGAR,  V.  Allargare. 

SLARGARS',  v.  Allargarsi,  Diveoir 
largo. 

SLARGOTT.  V.  Slargamèint, 

SLETTA,  n.  f.  Slitta, 

SLINTAR,  V.  Allentare. 

SLISSÀ  ,  n.  f.  SLISSOTT,  n.  m.  Sa- 
volamento. 

SLUNTANARS',  v.  Allontanarsi. 

SLUVZARt  D.  f.  Ghiottoneria,  GkM- 
tornia. 

SLUZAR,  V.  Sloggiare. 

SMACC,  n.  m.  Smacco.  Scorno. 

SMACCAR,  v.Smaccar e. Svergognare. 

SMALT,  n.  m.  Smalto. 

SMALTAR,  V.  Smallare:  Adornare  eoo 
ismallo. 

SMALTIR .  V.  Smaltire.  Vale  anche 
Digerire. 

SMANGADURA,  n.  f.  Smanicatura. 

SMANGANLÀ,  n.  f.  Stangata. 

SMANGAR.  V.  Cavar  il  manico. 

SMANIÒUS.add.  Smanioso.Smaniantt. 

SMANTLÀ,  add.  Smantellato. 

SMARIASSATA.  (V.  nel  Vocab.).  Cor- 
regimi:  Rodomontata. 

SMARUNAR,  v.  Cavare  i  marroni  dal 
riccio. 

SMATTIRIAR,  v.  Folleggiare. 


SPA 


57 


SPE 


SMERALD,  n.  m.  Smeraldo. 

SMERDAR,  V.  Smerdare,  Ripulire  dàl- 
ie imnioodezze. 

SMILZEIN.  add.  Mingherlino, 

SMINDGÒN ,    add.    Che    facilmente 
scorda. 

SMINUZZAR,  V.  Minuzzare. 

SMOSS,  add.  Smosso.  Mosso  dal  posto. 

SMOVER,  V.  Smovere»  Smuovere, 

SMUUSACCIAR .  v.  Amoreggiare. 

SMUDERATAMÉINT,  avv.  Smoderato- 
mente. 

SMURFIÒN.  (V.nelVocab.Smtir^òus.) 

SMUSSADURA,  D.  f.  Smwsatura, 

SNERVAR.  \.  Snervare.  Render  floscio. 

SNERVARS',  V.  Snervarsi.  Dinervarsi. 

SNUDAR.  V.  Snodare. 

SNUDARS',  Snodarci.  Rendersi  pieghe- 
voli ed  elasiicbe  le  gianture. 

SOLD.  n.  m.  Soldo. 

SOLILOQUI,  n.  m.  Soliloquio. 

SÓMMA .  n.  f.  Somma. 

SORZER.  V.  Sorgere, 

SOTTCOL,  n.  m.  Codóne,  (V.  nel  Vo- 
cab.  Softaó.) 

SOTTINTÉIS,  add.  Sottinteso. 

SOTTINTÈNDER ,  v.  Sottintendere. 

SOTTPANZA  ,  n.  f.  Cinghia.  Arnese 
che  serve  a  tener  ferma  la  sella 
dei  cavallo. 

SOTTOMÉTTER,  v.  Sottomettere,  Som- 
mettere, 

SOTTOMÉTTERS' ,  v.  Sommettersi. 
Piegarsi. 

SOTTOPÓRS'.  V.  (V.  Sottomètters.) 

SOTTSCALA,  n.  m.  Sottoscala. 

SOTTVÓUS.  Sottovoce. 

SÓUVERDOTA,  n.  f.  Sopraddote, 

SÒUVERSCRETT,  n.  ni.  Soprascritto. 
Soprascritta,  Indirizzo. 

SÒUVERTACC,  n.  m.  Soprattacco.  Vo- 
ce de'  calzolai. 

SÒUVERZÉTT,  n.  m.  Sopraggitto, 

5ÒUVR0SS  (Far  al).  Fare  il  callo. 
Avvezzarsi  ad  alcun  che,  massime 
di  dispiacevole. 

5PACCAMUNTAGN.  SPaCCAMONTI  . 
addiett.  Spaccamonti.  Rodomonte. 
Smargiasso. 

SPACCA,  0  SPACCAT,  n.  m.  Spaccato. 
Termine  di  architettura. 


SPADAZZEIN,  n.  m.  Spadaccino. 

SPAGNARA,  n.  f.  Campo  d'erba 
medica. 

SPAGNULÉTTA,  n.  f.  Spagnoletta. 
Sottilissima  catenella  d'  oro  ,  che 
specialmente  san  fabbricare  gli 
orefici  veneziani. 

SPALANCADURA,  n.  f.  Spalancata. 

SPALANCAR,  y»  Spalancare.  Sbarrare. 

SPALL,  n.  m.  Spallo, 

SPALLEGGIAR ,  y.  Spalleggiare.  Fa- 
vorire. 

SPALUZZÓN,  dicono  i  boi.  a  chi  cam- 
minando gilia  qua  e  colà  le  gam- 
be in  modo  sconcio. 

SPARCIAR,  e  meglio  DSPARCIAR,  v. 
Sparecchiare. 

SPARIR.  V.  Sparire. 

SPaRPAIAR  ,  V.  Sparpagliare.  Spar- 
pigliare. 

SPARPAIEIN.  SPARPAIÓN,  n.m.  Spar^ 
pagliatore, 

SPASMaR,  V.  Spasimare. 

SPASMODt  .  o  SPASMUDl.  n.  f.  Spo- 
smodia.  Spasimo. 

SPAURAZZ,  n.  m.  Pauraccia,  Grande 
paura. 

SPAVINTAR,  V.  Spaventare.  Fare,  o 
Metter  paura. 

SPAVINTARS',  V.  Spaventarsi.  Pren- 
der pSiura. 

SPAVINTÉVOL,  iiàd.  Spaventevole. 

SPAVINTÓUS,  add.  Spaventoso. 

SPAZZACAMEIN  ,  n.  m.  Spazzacam- 
mino. 

SPAZZACAMPAGN,  n.  m.  Spazzacam- 
pagna. 

SPECULA,  n.  f.  Specola.  Osservatoria 
astronomico. 

SPECULADÒUR,  add.  Specolatore. 

SPECULAR  ,  V.  Specolare.  Speculare. 

SPECULAZIÓN,  n.  f.  Speculazione, 

SPEFFER.  n.  ni.  Piffero, 

SPENLÀ,  n.  f.  Pennellata. 

SPENLaZZaR,  y.  Pennelleggiare  gros* 
samente. 

SPERDGA  .  n.  f.  Perticata.  Colpo  di 
pertica 

SPERDGÀ,  add.  Sperticato.  Grandis- 
simo. Vale  ancora  Misurato  colla 

pertica. 

8 


SPD 


68 


SSA 


SPEZIFICAR,  T.  Specificare. 

SPIANA ,  n.  f.  Spianata.  Terreno  li- 
bero da  ogni  impedimealo  d'  al- 
beri, fossi,  ecc. 

SPIEGAR,  V.  Spiegare. 

SPIEGAZIÓN,  n.  f.  Spiegazione. 

SPIGAR,  V.  Fare  la  gpica. 

SPILLAR,  V.  Spillare. 

SPILORC,  n.  m.  (  V.  nel  Vocab.  Spi- 
lorza  ). 

SPINGARDA ,  n.  f.  Spingarda.  Colu- 
brina.  Per  si  mi  Ut.  Spilungone. 

SPINÓN,  n.m.  Spinone.  Sorte  di  stof- 
fa di  seta. 

SPfNSIRÀ,  add.  Speìmerato. 

SPiNSlRATÉZZA,  n.  f.  SpensieraUzza. 

SPiNZElN  (da  loti  real).  Dìceai  di 
uomo  quasi  nano,  e  tristanzuolo. 

SPIPLEIN  ,  D.  m.  Pispolino.  Uccello. 
E  figurai.  Chiaccherino.  Pettegolo. 

SPIRAR,  V.  Spirare. 

SPIRITÒUS,  add.  Spiritoso 

SPIRLIMPEINA.  o.  f.  Sninfia. 

SPiSSINAMÉlNT,  ii.  m.  Trapelamerf 
to.  Zampillamento.  Sgorgo. 

SPIULÓN,  peggior.  di  Spiuld  (V.nel 
Vocab.  ) 

SPIZKADURA,  n.f.  Aecomignolamento. 
(V.  nel  Vocab.  Spizzar). 

SPLAZZAR,  V.  Spellazzare. 

SPLEDGÒUS,  add.  Tegumentoso. 

SPLEDGÒN.  { V.  nel  Vocab.  Splèdga). 

SPORTA,  n.  f.  Sporta. 

SPÓUS,  o.  m.  Sposo. 

SPRANGA,  n.  f.  Spranga. 

SPRÙCC.  SPRUCCAI.  SPRUCCAIEIN. 
SPRUCCAIÈTT.  Vezzeggiativi  dei 
boi.,  che  equivalgono  a  Cocco  mio. 
Diletto.  Carino,  Carissimo, 

SPRUNÀ,  n.  f.  Spronata. 

SPRUNAR,  V.  Spronare. 

SPRUNÉLLA,  n.  f.  Peronella.  Pianta. 
—  Sprunèlla  è  pure  queir  ordigno 
a  ruota  tagliente,  eoa  che  trin- 
ciatisi i  crespelli* 

SPRÙZZ,  n.  m.  Spruzzo. 

SPURTÉLL,  n.  m.  Sportello,  e.  par- 
landosi di  quello  della  finestra,  di- 
cesi anche  Spurtleina<^ 

SPURTLEINA ,  D.  f.  Piccoia  sporta. 
Sporlina, 


SPURTÓN,  n.m.  Grande  eporta. Spot- 
tone. 

SPULÉTT,  n.  m.  Proietto  da  guerra. 
É  pure  cosi  denominata  nna  pa^ 
tiootare  specie  di  ftiochi  di  gioia. 
—  Spulètt.  Popone  spoletino.  £ 
cosi  par  chiamasi  dai  bolognesi 
una  sorte  di  doiceria  ripiena. 

SPULPA  ,  add.  Spolpato.  —  £^)ti(pd 
(Imberiag).  V.  Patern. 

SPOLPAR,  T.  Spolpare, 

SPULPARS',  V.  Spolparsi.  Perder  le 
polpe. 

SPULVfiÒUS,  add.  Polveroeo. 

SPUMA,  n.  f.  Spuma. 

SPUMAR,  V.  ^fiumare.  Fare  la  spana. 
Ridursi  a  spuma. 

SPUMÓUS,  add.  Sputnoso.  Spumante, 
Spumeggiante, 

SPURCACCIAR,  ^.SporcacehtarcSpor' 
care.  Imbrattare.  Lordare, 

SPURCACCiÓN.  (  V.  nel  Vocab.  Spwr- 
con). 

SPURCHEZIA  ,  n.   m.    Sporevàa.  — 
Bruita  spurckezia!  —  Dispreiza- 
ti vo   dei   boi. ,   che   vai   qaanlo  : 
Brutta  Uarfisa  ! 

SPUSLEIN,  n.  m.  Sposino, 

SPUSLOTTA.  SPUSLÓUNA,  n.  f.  Bel 
pezzo  di  sposct, 

SQUADRA,  n.  f.  Quadra, 

SQUADRÓN,  n.  m.  Squadrone.  Corpo 
di  cavalleria,  ed  Arma  da  taglio. 

SQUADRUNÀ,  n.  f.  FeriU  o  percossa 
di  squadrone. 

SQUAMA,  n.  f .  Squamma. 

SQUAMAR,  V.  Squammare,  Togliere 
la  squamma. 

SQUARCIUNAR  .  v.  SbracciarsL  Fare 
il  grande. 

SQUARTAR,  v.  Squartare.  —  Squar- 
tars'  dal  reder.  —  Scompisdere, 
Sbellicarsi  dalle  tisa, 

SQUISIT.  add.  Squisito, 

SQUIZZOTT,  n.  m.  Schizzo  improwMO. 

SHADISAR,  V.  Sradicare.  Stmrbare. 

SRaGìUNAR  ,  o  SRASUNAR  .  v.  Sra- 
gionare. Parlare  fuor  di  ragioae. 
a   sproposito. 

SREGOLÀ,  add.  Sregolato, 

SSANTA,  Sessanta. 


STE  69 

SSANTEINA.  Se$»antina. 

STABlLiMÉlNT,  n.  m.  StabiUmmto, 

STABILIR,  V.  SUiàilirt.  Determinare. 

STABiLiRS\  V.  StoMUrsù  FissanL 
Preuder  dimora  ia  uq  luogo.  De- 
lerminarsì  ad  uno  sialo .  ecc. 

STAFFÉTTA,  n.  f.  Staffetta,  Messag- 
gere a  cavallo. 

STAFFIR  ,  D.  m.  Staffiere,  Patafre' 
nicre  • 

STAFFÓN.  (V.  nel  Yocab.  Staffa.), 

STAGN.  n.  m.  Stagno^  Melallo  noto. 
—  Gora  d'acqua  slagnanie. 

STAGINADURA .  n.  f.  Slagmtura,  Bi- 
vesiimenio  fallo  collo  slagno  ad  un 
vaso  di  rame  per  renderlo  innocuo 
negli  usi  di  cucina  »  od  allri. 

STAGNAR  ,  0  STAGNEiN .  n.  m.  Sta- 
gnaro. Stagnatore,  Cbe  applica  lo 
sugno  al  vasi  di  rame. 

STALLATÌT,  o  STALAMMIT.  n.  f.  Stai- 
lattite, 

STAM.  n.  m.  Stame,  Sorte  di  filo  di 
lana. 

STANGAR,  n.  m.  Cavallo  o  bue,  cbe 
si  aggioga  sempre  dalla  parte  slan* 
ca  o  sinistra  del  timone. 

STANGA,  n.  f.  Stangata.  Colpo  di 
stanga. 

STANGAR ,  V.  Sfangare.  Percuotere 
con  istanga. 

STANTA.  Settanta. 

STANTEINA.  Settantina. 

STANTÙFF,  n.  m.  Stantuffo,  Embolo, 

STASÒN,  n.  f.  Stagione. 

STASSIRA,  òvs.Sta  sera.  Queeta  sera, 

STASUNA,  add.  Stagionato. 

STASUNAR,  V.  Stagionare, 

STATURA,  n.  f.  Taglio.  Statura. 

STÉCCA.  (V.  nel  Vocab.  |  Aggiungi: 
Stécca  del  bùst,  —  Stecca,  Stecca 
dell'  imbusto. 

STECCAT,  n.  m.  Steccato. 

STÉMOL ,  n.  m.  Stimolo»  Incita- 
mento. 

STENOGRAFI,  n.  f.  Stenografia. 

STERMENNI,  n.  m.  Esterminio.  Ster- 
minio. 

STERMINA,  add.  Stenmnalo. 

STERMINAR,  v.  Sterminare,  Estera 
minare. 


STR 


STERNICCIARS'.  v.  Intristire,  Delle 
piante  dicesi  Non  attecchire. 

STÉTIG  ,  add.  SHtico.  Dissenterico. 

STIAMPÒN.  STIAMPUNAZZ,  n.  m.  Sgar^ 
bato,  Sgarbataccio. 

STIAR  (V.  nel  Vocab.).  Aggiugni  Scia- 
quatoio, 

STIÉTT  .  0  SCCIÉTT  ,  add.  Schietto. 
Sincero.  Aperto.  Leale.  —  Parlan- 
dosi di  vino  del  primo  cavo,  Pretto. 

STIMADÓUR,  n.  m.  Stimatore. 

STIMULANT,  add.  Stimolante. 

STIMULAR,  V.  Stimolare. 

STINCaDURA,  0  forse  meglio  SCHIN- 
GADURA.  n.  f.  Stilatura.  Stincata, 

STINCARS',  o  SCHINCARS*,  v.  Offen- 
dersi nello  stinco. 

STINDARD.  n.  m.  Stendardo. 

STINTAR.  V.  Stentare, 

STlPtJLAR,  V.  Stipolare. 

STIRACCIADURA.  n.  f.  Stiracchiatura. 

STIRACGIAMÉINT  .  n.  m.  Stiracchia- 
mento. 

STIBACCIAR.  V.  Stiracchiare.  Tirarla 
co'  denti. 

STMANA,  n.  f.  Settimana, 

STOFA.  n.  f.  Stoffa.  Drappo,  per  lo 
piii  di  seta,  operato  a  disegni. 

STOLA,  n.  f.  Stola. 

STOMATIC.  add.  Stomatico, 

STORIA,  n.  f.  Storta. 

STÓURN.  add.  Stomo.  Qualità  di  pe- 
lame dei  cavalli.  —  Stòum,  sust. 
Storilo.  Voce  dell'uso.  Cosi  diconsi 
quelle  giuocate  cbe  fanno  i  rice- 
vitori del  lotto  pubblico,  a  proprio 
azzardo,  per  venderle  quindi  ai 
diletlaiiii. 

STRACAR6AR,  v.  Traccaricare.  Ca- 
ricar di  troppo. 

STRACCAGANASS ,  n.  m.  Straccaga- 
nasce. Dolciume  nolo,  biscotto  e 
durissimo. 

STRAG',  0  STRAZ,  n.  f.  Strage. 

STRALUNAR,  v.  Stralunare.  —  Slra- 
lunnr  i  u&o.  «-  Stralunare»  Tra- 
volger gli  occhi. 

STRALUNARS' .  v.  Stralunarsi.  Met- 
tersi di  mal  umore. 

STRAMANAR,  v.  Metter  contro  mano, 
fuori  di  mano. 


8TD  60 

STRANGUSSÓN.  STRANGUSSOTT ,  n. 
m.  Trambasciamento,  Improvvisa 
e  forle  angustia,  o  passione. 

STRAMURTÉ.  o  INSTRAMURTÉ,  add. 
Tramortito. 

STRAMORTIR,  o  INSTRAMURTIR .  v. 
Tramortire. 

STRAPPADURA,  n.f.  Sfrappato.  Strap- 
patura. 

STRAPPAMÉINT.  n.  m.  Strappamento- 

STRAORDINARI ,  ed  aocbe  STRAUR- 
DiNARI,  add.  Straordinario. 

STRAVAGaNT,  add.  Stravagante. 

STRAVAGANZA,  0.  f.  Stravaganza. 

STRAVAS  (V.  Stravasamèinl  nel  Vo- 
cabolario ). 

STRAVEZZL  n.  m.  Stravizio.  Stra- 
vizzo. 

STRAVIZIAR,  V.  Straviziare. 

STRAVIZIÒN,  add.  Slraviziatore.  Che 
fa  stravizi. 

STRAVOLT.  add.  Stravolto,  Sconvolto. 
Contraffatto. 

STRAVDLTAR  (I  UC'C).  V.  Stralunar. 

STRAZZARÌ,  n.  f.  pi.  Cencerie. 

STRÉLL  ,  n.  m.  Strillo.  Strido.  Urlo. 

STIUàPIT.  (V.  Armòur  nel  Vocab.). 

STREPITAR.  V.  Strepitare. 

STRÉTT,  sust.  e  add.  Stretto. 

STRILLAR,  V.  Strillare.  Urlare. 

STRILLÓN.  STRILLUNAZZ,  add.  Stnl- 
latore. 

STRISSLAR,  V.  Strisciare. 

STRUFFIUNÀ,  add.  Gualcito. 

STRUMNAR  ,  v.  Disseminare.  GetUr 
malamente  il  seme, od  altro  oggetto. 

STRU PEZZI,  n.  m.  Uomo  contraffatto. 

STRÙZZ  ,  n.  m.  Struzzo.  Struzzolo. 
Uccello. 

STRUZZADÒUR,  add.  Strozzatore.  Che 
strozza.  Dicesi  anche  Struzzein.  É 
denominazione  che  si  dà  dai  boi. 
a  chi  presta  danaro  ai  bisognosi 
con  esorbitante  usura,  e  con  gra- 
vosi contratti. 

STUAR.  0  STUVAR,  v.  Custodire,  Per* 
fezionare  nella  stufa.  Dicesi  spe- 
cialmente dei  salumi. 

STUCCADÒUR  .  add.  Stuccatore.  Che 
rimbocca  collo  stucco.  *—  Figurat. 
Frecciatore. 


SVI 

STUCCAR  (V.  nel  Vocab.).  Aggiungi: 
Frecciare. 

STUDÉINT,  n.  m.  Studente. 

STUDI,  n.  m.  Studio.  Oicesi  anche 
per  Università ,  Luogo  di  studio, 
ecc.  —  Se  piccolo,  dicesi  Sludioi 

STUDIAR.  V.  Studiare. 

STUDIÓUS,  add.  Studioso.  Che  studia. 

STUPÉND ,  add.  Stupendo.  Miratrik. 
Ammirando. 

STOPPAR,  0  ASTUPPAR.  v.  rurare. 

STUPPLEINA.  ■.  f.  Stoppa  fina. 

STURDÉ,  add.  Stordito.  E  sustantrt. 

•  Bazzurlòn. 

STURDIMÉINT,  n.  m.  Stordimenlo. 

STORDIR,  V.  Stordire. 

STOVADEIN  (V.  nel  Vocab.  Siuvd). 

STÓZZ,  n.  m.  Astuccio.  Custodia. 

STOZZIGAR,  V.  Stuzzicare. 

SVACCAR,  V.  Dir  su  cose  meno  con- 
venienti. 

SOBALTERN,  add.  Subalterno, 

SVALISAR,  V.  SvaUgiare. 

SVANIR,  V.  svanire.  Diminuir  di  sa- 
pore. Dicesi  specialmente  del  viso. 

SVAPORAR,  V.  Svaporare.  Evaporare. 

SVARIAR,  «v.  Svariare. 

SOBISSAR,  V.  Subissare. 

SOBLÉM.  add.  Sublime. 

SODISFAZIÓN,  n.  f.  Soddisfazione. 

SODOREFER,  n.  m.  Sudatorio.  Sudo- 
rifero. 

SOFÀ,  n.  m.  Sofà.  Canapè. 

SOFEStlC,  add.  Sofistico. 

SOFISTICAR.  V.  Sofisticare. 

SOFlSTICARt ,  n.  f.  Sofisticheria.  So- 
fisticagqine.  Sofistichezza. 

SOFISTICHÈZZA  (V.  Sufisticari). 

SVERGINAR,  v.  Sverginare. 

SVERGOGNAR,  v.  Svergognare. 

SVEZZAR ,  0  meglio  DSVEZZAR  ,  t. 
Divezzare. 

SVEZZARS'  o  DSVEZZARS*.  ▼.  Dimez- 
zarsi. Dimettere,  Lasciare  un'abi- 
tudine, un  uso. 

SOFFREBIL.  add.  Soffribile. 

SOGÓOS,  add.  Succoso.  Sugoso. 

SViGNARSLA.  Svignar  seta.  Batterteia. 

SVINAR,  v.  Svinar. 

SVINTAR,  V.  Sventare..  Haodare  a 
vuoto. 


sup  e 

SVNAR.  V.  Svenare. 

SVUlA.  add.  Sooglialo. 

SVUiATAGGEN ,  n.  f.  SoogUataggine. 
Svogliatezza. 

SVULAZZ,  n.  m.  Svolazzo. 

SVULAZZAR,  V.  Svolazzare. 

SVULAZZÓN.  SVULAZZOTT.  n.  m.  Svo- 
lazzamenlo. 

SULDÀ,  n.  m.  Soldato. 

SULPÉG'G,  n.  m.  Solfeggio.  Termine 
iDosìcsle» 

SULFEGGIAR»  v.  Solfeggiare. 

SULFÙRI.  add.  Sulfureo. 

SULLTABI,  n.  m.  Solitario.  Gemma 
ecc. 

SULTaN,  n.  m.  Sultano. 

SOMARATA,  n.  f.  Asinata.  Cavalcata 
su  di  asini. 

SUNADÓUR ,  n.  m.  Suonatore.  Sona- 
tore. 

SUNAIIRA.  n.  f.  Sonagliera. 

SUNAMBOL,  0  meglio  SONNAHBOL, 
n.  m.  Sonnambulo. 

SUNÈTT,  n.  m.  Sonetto.  —  Dicono  i 
boi.  scherzosamente  Far  un  sunètt, 
per  dire  Fare  una  dormitina. 

SUNLEIN  •  D.  m.  Sonnellino.  Sonno 
breve  e  leggero. 

SUPERB,  add.  Superbo. 

SUPERBIA,  n.  f.  Superbia. 

SUPERBIAB,  V.  Fare  il  superbo. 

SUPEBBIÒN.  add.  Superbione.  Che  è 
superbo.  Che  fa  il  superbo. 

SUPERIÓUR,  n.  m.  Superiore. 

SUPERIURITA,  n.  f.  Superiorità. 

SUPERSAR ,  V.  Soppressare. 

SUPERSTIZIÒN,  n.  f.  Superstizione. 

SUPERSTIZIÓUS ,  add.  Superstizioso. 

SUPPLANTAB,  v.  Supplantare. 

SUPPLEZZi,  n.  m.  Supplizio. 

SÙPPLICA,  n.  f.  Supplica.  Petizione. 

SUPPLICAB,  V.  Supplicare. 

SUPPOST,  n.  m,  Supposto.  Supposi- 
zione. 

SUPRAN,  n.  m.  Soprano. 


I  SDZ 

SOPBÉSSA.  u.  f.  Soppressa. 

SUBPBÉISA  .  n.  f.  Sorpresa.  Maravi- 
glia. Burla. 

SDRPBÉNDER,  v.  Sorprendere. 

SUSPÉNDER,  V.  Sospendere. 

SUSPENSIÓN,  n.  f.  Sospensione. 

SUSPENSOBi,  n.  m.  Sospensorio. 

SUSPÉTT .  n.  m.  Sospetto. 

SUSPIB,  n.  m.  Sospiro.^  Al  par  un 
suspir  d' santa  Bregida.  —  Rifi- 
nito. Magrissimo.  Bidotto  uno  sche- 
letro. 

SOSPIRAR,  V.  Sospirare. 

SUSPTAR.  V.  Sospettare. 

SUSPTÓUS,  add.  Sospettoso. 

SUSSURÓN  ,  n.  m.  Susurrone.  Fra- 
cassone. 

SOSTANZA,  n.  f.  Sostanza. 

SUSTANZIÓUS,  add.  Sostanzioso. 

SUSTENTAMÉINT.  o  SUSTINTAMÈINT, 
n.  m.  Sostentamento. 

SUSTGNIR,  V.  Sostenere. 

SUSTGNIRS*.  V.  Sostenersi.  Sosten- 
tarsi. 

SUSTGMJ  ,  add.  Sostenuto.  Che  sta 
sulle  sue. 

SUSTGNÓUS.  V.  Sustgnù. 

SUSTINTAR,  V.  Sostentare.  Sostenere. 

SUSTINTARS'.  V.  Sustgnirs'. 

SUTTRAR,  ▼.  Sottrarre. 

SUTTRAR,  n.  m.  Sottrazione.  Opera- 
zione aritmetica. 

SUTTRAZIÒN,  n.  f.  Sottrazione. 

SÙTTSCRIVER,  v.  Sottoscrivere. 

SÙTTSCRIZIÒN,  n.  f.  Soscrizione. 

SVUDAR,  V.  Souotare. 

SVUDARS'.  y.  Svuotarsi.  —  Svudars' 
al  slòmg.  —  Dire  il  fatto  suo. 

SVULAZZ.  n.  m.  Svolazzo. 

SVOLAZZAR,  V.  Svolazzare. 

SUZZÈSS,  n.  ra.  Saccesso. 

SOZZESSIV,  add.  Successivo. 

SUZZESSIÒN,  n.  f.  Successione. 

SOZZESSÒOR,  n.  m.  Successore. 


TAV 


62 


TRR 


T 


T 


ABELLA»  D.  f.  Tabella. 

TACCA.  D.  f.  Tacca-  Intacca. 

TACCAIA,  D.  f.  Appiccagnolo. 

TACCUEIN,  n.  m.  Taccuino. 

TAIADLEIN'  DA  SORA.TagUotiai  d'ira- 
pasto  finissimo,  che  riescon  leggeri 
alio  stomaco. 

TAIÉIINT,  add.  Tagliente. 

TAlÙ,  n.  m.  plur.  Gale.  Gale  pendenti, 
che  oggi  portano  ì  preti  in  Francia 
appese  al  collare.  Anticamente  si 
portavano  massime  dai  gentiluomi- 
ni, come  se  ne  adorna  ancora  og- 
gidi  chi  veste  abito  di  toga,  come 
magistrati,  professori,  ecc. 

TALÉINT,  n.  m.  Talento. 

TALLER  ,  n.  m.  Tallero.  Scudo  ger- 
manico. Moneta. 

TAM ARAZZAR  (V.  nel  Vocab.).  Cor- 
reggi: TAMARAZZ. 

TAMARAZZ  (  V.  nel  Vocab.).  Correggi: 
TAMARAZZAR. 

TAMBUSSAR,  v.  Battere.  Percnotere. 

TANA,  n.  f.  Tana. 

TAPARS'.  INTAPARS',  v.  Tapparsi. 
Munirsi  bene  di  panni  centra  il 
freddo. 

TAQULA,  n.  f.  Pecca.  Macchia. 

TARANTÈLLA,  n.f.  Tarantella.  Viva- 
cissima danza  de'  napoiitanL 

TABDIV,  add.  Tardivo.  SefVtino. 

TaBÉFFA,  n.  f.  Tariffa. 

TABPÒN,  o  TALPÓN,  n.  m.  Ciarpone. 
Melenso,  lasagnone. 

TARTARUGA,  n.  f.  Tartaruga. 

TASSA,  n.  f.  Tassa.  Pubblico  diritto, 
o  tributo. 

TASSAR,  V.  Tassare.  Imporre,  fissare 
una  tassa. 

TASSÉTT,  n.m.Tassetto.Ancudinuzza. 

TASTADURA.  0  TASTIRA  ,  n.  f  Ta- 
stiera. 


TAVÀN,  n.f.  Tafano.  MoseacavalìiM. 
TAVLAZZ,  n.  m.  Pancone. 
TAVLÓN ,    n.  m.  Pianello.   Pianella. 

Mattone  grosso. 
TAVLOZZA,  n.  f.  Tavolozza. 
TEDI,  n.  m.  Tedio.  Noia. 
TEDIAR.  V.  Tediare.  Annoiare. 
TEDIÓUS,  add.  Tedioso.  Noioso. 
TÉIMPER  (  El  qua(ter).  Le  tempora. 

Giorni    di  digiuno  ecclesiastico  il 

cadere  delle  quattro  stagiooi  del- 
l' anno. 
TÈIMPRA  {Dar  la).  Temprar».  Darla 

tempra,  o  la  tempera  all'acciaio, 

ecc. 
TEINTA,  n.  f.  Tinta. 
TELEGRAF,  n.  ra.  Telegrafo. 
TELEGRAFAR ,  v.  Telegrafare,  àtn- 

sare  coi  telegrafo. 
TELEGRAFESTA ,  n.  m.  Telegrafiiis. 
TELEGRAFI,  n.  f.  Telegrafia. 
TELESCOPI,  n.  m.  Telescopio. 
TELONI,  n.  m.  Telonio.  V.  dell'oso. 
TÉM,  n.  m.  Timo.  PepoUno. 
TEMA.  n.  m.  Tema.  Argomento.  Soft 

getto.  Subbietto. 
TEMBER,  n.m.  Timbro.  SigiUoJolio. 
TEMERARI,  add.  Temerario.  Àizar- 

doso. 
TEWEBITA,  n.  f.  Temerità. 
TÉMID.  add.  Timido. 
TEMPERANT,  add.  Temperante. 
TEMPERANZA ,  n.  f.  Temperanza. 
TÈNDA,  n.  f.  Tenda.  Padiglione. 
TÉNDEN ,  n.  m.  Tèndine. 
TENERÙM,    n.  m.  Tenerume.  Dicw 

scherzando  per  tenerezza  mostrala 

fuor  di  proposito. 
TENTAR .  o  TINTAR,  v.   Tentare 
TENTATÓUR,  o  TINTADÒUR.  Tentart. 

Che  tenta. 
TENTATRIZ,  n.  f.  Tentatrice. 


TNO 


63 


TRA 


TENTAZIÓN,  n.  f.  Tentazione. 

TERIACA,  D.  f.  Triaca. 

TCRiÓNF,  n.  m.  Trionfo,  Seme  delle 
Carle  da  giaoco  pel  tarocco. 

TEKMOMETER.  n.  m.  Termometro, 

TERN,  n.  m.  Terno. 

TÉRRAPEIN,  n.  m.  Terrapieno. 

TERREBIL,  add.  Terribile. 

TERRITORI,  n.  m.  Territorio. 

TERRÓUR,  n.  m.  Terrore,  Spa venie 
eccessivo. 

TERZA,  n.  f.  Terza.  Ora  canonica. 

TERZEINA ,  n.  f.  Terzina.  Terzetto. 
Forma  di  componimento  poetico. 
—  TERZEINA.  Piccola  treccia. 

TESOR  (V.  nel  Vocab.  Tsor). 

TESORIR.  n.  m.  Tesoriere. 

TETOL.  n.  m.  T'itolo. 

TGNUDA  »  n.  f.  Tenuta.  Tenimento. 
(V.  Imprèita). 

TIGNÓUS,  add.  Tignoso. 

TILBURI,  0  TIMBÙRI,  n.  m.  Tilfmry. 
Elegante  veicolo  moderno  ad  un 
solo  cavallo. 

TIMIDÉZZA,  n.  f.  Timidità. 

TIMÒUR.  n.  m.  Timore. 

TIMORÒUS  ,  0  TIMURÓUS .  add.  Ti- 
moroso. 

TlMUr<ÈLLA ,  n.  f.  Ttmonella. 

TIMURA.  add.  Timorato. 

TJIVDÒN.  n.  m.  Tendone. 

UNTAR,  v.  Tentare. 

TIPOGRAF,  n.  m.  Tipògrafo.  (V.nel 
Vocab.  Stampadòur). 

TIPUGRAFl .  n.  f .  Tipografia,  Stam- 
peria. 

TIRA,  add.  Avaro.  Tirato. 

TIRADÓUR,  n.  m.  Tiratore.  —  In  ti- 
pografia Torcoliere. 

TIRaMÉINT,  n.  m.  Tiramento. 

TIRÀN,  n.  m.  Tiranno. 

TIRANEGGIAR,  o  TIRANZAR,  v.  Ti- 
ranneggiare. 

TIRANt,  n.  f.  Tirannia. 

TIRASÙ  (  V.  nel  Vocab.  Tirein). 

TITUBANT,  add.  Titubante. 

TITUBAR,  V.  Titubare. 

TITTAR.  V.  Poppare. 

TITTÓN,  n.  m.  Pappatore. 

TITUUR,  n.  m.  Patrono. 

TNÒUR.  n.  m.  Tenore. 


TOGA,  n.  r.  Toga. 

TÓRBA.  D.  f.  Torba.  Miscagl  io  vege- 
tale combustibile. 

TÓURNACOiNT,  n.  m.  Tornaconto. 

TRACOLL,  n.  m.  Tracollo. 

TRACOLLA,  n.  f.  Tracolla. 

TRADUR,  V.  Tradurre.  Ridarre  d'uno 
in  altro  idioma. 

TRADUTÓUR.  n.  m  Traduttore. 

TRADUZIÓN,  n.  f.  Traduzione. 

TRAFFIC,  n.  m.  Traffico.  Commercio. 

TRAFFICANT,  n.  m.  Trafficante. 

TRAFFICAR,  v.  Negoziare. 

TRAFILA,  n.  f.  Trafila. 

TRAFILAR,  v.  Trafilare.  Tirare,  o 
passare  alla  trafila. 

TRAGEDIA,  n.  f.  Tragedia. 

TRAGÉTT.  n.  m.  Tragitto.  Passaggio 
o  viaggio  lungo. 

TRAGIC,  sust.  e  add.  Tragico, 

TRAGUARD,  n.  m.  Troffuardo. 

TRAMBÙST.  n.  m.  rram6tMto. 

TRAMONTANA,  n.  f.  Tramontana. 

TRAMORTIR.  INTRAMURTIR.  STRA- 
MORTIR, v.  Tramortire. 

TRANQUÉLL.  add.  TranquUlo. 

TRANQUILLITÀ,  n.  f.  Pace. 

TRANSAZIÓN ,  o.  f.  Transazione, 

TRANSÉGER.  v.  Transigere. 

TRAPEN,  o  TBAPAN.  B.  m.  Tràpano. 

TRAQUAIaR.  V.  Far  piccolo  commer- 
cio di  svariate  cose. 

TRASANDAR,  v.  Trasandare.  Trascu- 
rare. 

TRASANDÓN.  add.  Trascurato  assai. 

TRASCÓRRER,  v.  Trascorrere. 

TRASCURAR,  v.  Trascurare. 

TRASFURMAR.  v.  Trasformare. 

TRASPIRAR,  V.  Traspirare. 

TRASPIRAZIÓN,  n.  f.  Traspirazione. 

TRASTÙLL,  n.  m.  Trastullo. 

TRASTULURS'.  (  V.  Divertire  nel 
Vocab.  ). 

TRATTAMÉINT,  n.  m.  Trattamento. 
—  Dar  un  trattamèint.  —  Dar 
trattamento  di  banchetto,  od  altro. 

TRAVA.  TRAVADURA  .  n  f .  Travata. 
Travatura. 

TRAVERS,  n.  m.  Traversa.  Traverso. 

TRAVERS  (Pr'al)»  avv.  Di  traverso, 
per  traverso. 


«ICA 


64 


UDÌ 


TRAVERS»  D.  m.  Alezo.  Tela  piegata 
a  più  doppi,  che  si  sottopone  agli 
infermi. 

TRELL  »  D.  m.  Trillo.  —  Addieltiva- 
mente  Trell  per  Brillo. 

TRÉSCA,  n.  f.  Tresca. 

TREZENTESTA.  o  TERSENTESTA.  Co- 
lui cbe  studia  od  ama  gli  scritti, 
0  le  cose  del  secolo  decimoquarto. 
Trecentista. 

TRiDUV,  n.  m.  Triduo. 

TRIENI,  D.  m.  Triennio. 

TRILLAR,  V.  Trillare. 

TRiMÉSTER.  n.  m.  Trimestre. 

TRINCAR*  V.  Trincare.  Cioncare. 

TRINTEIN,  add.  Trentino.  Di  Trento. 
Usasi  anche  fra  noi  quasi  sustan- 
tivamente  per  indicare  gli  operai 
nativi  del  Tremino,  che  traslocansi 
altrove  ad  esercitar  grosse  arti , 
come  di  segare  legnami,  ecc. 

TRIiNTEINA.  Una  trenUna, 

TRIÓNF,  n.  m.  Trionfo. 

TRIRÉGN,  n.  m.  Triregno.  Distintivo 
del  Sommo  Pontefice,  che  reca  tre 
corone. 

TRIONFAR,  V.  Trionfare. 

TRIVIAL,  add.  Triviale.  Ordinario. 

TRIVIALITÀ,  n.  f.  Trivialità. 

TROPP,  add.  Troppo.  Soverchio. 

TROTT,  n.  m.  Trotto. 

TROVARORA.  n.  m.  Attrezzatore. 

TRUMRAR  (V.  nel  Vocab.  ).  Aggiungi  : 
Vale  figur.  Rapportare. 

TRUNCAR.  V.  Troncare.  Rompere. 
Spezzare. 


TRUPPA,  0.  f.  Truppa. 

TSTAMÈINT,  n.  m.  Testamento. 

TSTIRAR,  0  meglio  STIRAR  o  DSTf- 
RAR  ,  V.  Stirare  Soppressore.  Li- 
sciare la  biancheria  con  ferro  caldo. 

TUGNAZZEIN.  TUGNEIN.  n.  pr.  Vez- 
zeggiativo di  Antonio.  Tonio,  fo- 
nino. 

TUGURL  n,  m.  Tugurio. 

TUMÓUR,  n.  m.  Tumore. 

TUMULAR  ,  V.  Tumulare.  Seppellire. 
Porre  nel  tumulo,  nel  sepolcro. 

TUMULAZIÓN,  n.  f.  Twnulazione. 

TUMULT,  n.  m.  Tumulto. 

TUNDEIN,  n.m.  Piatto.  Tondo.  Ditesi 
Tundein  anche  il  ferro  battoto  in 
lunghe  verghe  cilindriche. 

TUNÉSTA,  n.  m.  Seguace  della  Moda. 

TUNSELLl  (V.  nel  Vocab.).  Aggiuogi: 
TUNSELLI  INFIÀ.  StrangugUom. 

TURRA,  n.f.  Turba.  Frotta.  Masnada. 

TURRANT,  n.  m.  Turbante. 

TURRARS',  V.  Turbarsi. 

TURCASS.  n.  m.  Turcasso.  Faretra. 

TURCBEINA,  n.  f.  Turchese.  Turchi- 
na. Pietra  preziosa  di  colore  ta^ 
chino  chiaro. 

TURCULIR  (V.  Tiradmr.). 

TURMÉINT,  n.  m.  Tormento. 

TURMINTAR,  v.  Tormentare. 

TURÓN,  n.  m.  Mandorlato,  forroiie. 

TUSADURA,  n.f.  Tonditura.  Totatiffa. 

TUSAR,  V.  Tosare.  Tèndere. 

TVAIA.  n.  f.  Tovaglia. 

TVAIOL,  n.  m.  Tovagliolo.  SaMetta. 

TVAiULElN  (V.  Dei  Vocab.   Tvotot). 


l] 


U, 


BLIGA,  0  UBLIGATO.  Modo  di  rin- 
graziare dei  bui.,  cbe  vale  Vi  sono 
obbligato.  Obbligatissimo. 

UBBIDIÉNT,  add.  Obbediente. 

UCARÒN.  UCÓN,  n.  m.  Ocone.  —  Fi- 
gura L  Barbagianni.' 

UCAROTT,  n.  m.  Nano.  Tòzzo. 


UCCÉTT,  n.  m.  Occhietto. 
UCCIALEIN,  n.  m.  Occhialino. 
UCCIALON ,   n.  m.  Colui  cbe  spia  i 

fatti  altrui. 
UDIAR,  V.  Odiare. 
UDIOSITÀ,  n.  f.  Odiosità. 
UDIÓUS,  add.  Odioso. 


cm  65 

UDITORI,  n.  m.  Uditorio. 

UDITÓUR,  n.  in.  Auditore.  Uditore» 

UDURaR  ,  V.  Odorare. 

UFFÉISA.  n.  f.  Offesa. 

UFFÈ;NDER,  V.  Offendere. 

UFFIZIAL .  n.  m.  Vf/lziale,  Ufficiate. 
Officiale. 

UFFtZIÓUS,  add.  Ufficioso.  Officioso, 

UFFHIR.  V.  Offerire. 

ULTEM,  n.  m.  Ultimo, 

ULTIMAR,  V.  Ultimare.  Finire.  Com- 
piere. 

ULTMAMÉINT,  avv.  Ultimamente.  Non 
ha  guari.  Itecen temente, 

13LZCR  ,  sing.  e  plur.  Ulcere.  Ulceri. 

\3MaN,  add.  Umano. 

UMANESTA ,  n.  m.  Umanista.  Che 
studia  la  parie  dì  belle  letiere,  delta 
Urna  ni  là. 

UMANITÀ >  n.  f.  Umanità, 

UMBRAR.  0  UMBREGGIAR,  y.  Ombreg- 
giare. Ombrare. 

UMBREINA  ,  n.  f.  Ombrina.  Sciena. 
Specie  dì  pesce. 

UMBRÓUS,  add.  Ombroso.  Aombrante. 
Che  si  adombra. 

UMDITÀ,  n.  f.  timidità. 

ÙMID,  D.  m.  Stufato.  Umido.  Intingolo. 

UMILIAR,  V.  Umiliare.  Mortificare. 

UM[LIARS\  V.  Umiliarsi. 

UMILTÀ,  n.  f.  Umiltà. 

UMILIAZIÒN,  D.  f.  UmiUazione. 

UMIZID1,  n.  m.  Omicidio. 

UMIZIDIARI,  n.  m.  Omicidiario. 

UNDAR,  V.  Marezzare. 

UNÉSSON,  D.  in.  Unissono, 

UNÉST.  add.  Onesto. 

UNESTÀ,  n.  f.  Onestà, 

UNGARÉIS,  add.  Ungherese.  Dell'Un- 
gheria. 

UNGARÉISA .  n.  f.  Pasta  ungherese. 
Sorte  di  dolciume. 

UNGIÓL,  n.  m.  Ugnella.  Unghietto. 

UNGUÉINT.  n.  m.  Unguento. 

UNIFURMARS',  \.  Uniformarsi. 

UNIR,  V.  Unire.  Congiungere. 

UNITÀ,  n.  f.  Unità, 

UNIVEKS,  n.  m.  Universo. 

UNIVERSAL.  add.  Universale, 

UNIVERSITÀ,  n.  f.  Università.  Archi- 
ginnasio. 


CRI 

UNIVERSITARI,  add.  Universitario, 

UNÓUR,  u.  m.  Onore. 

UNTA,  n.  f.  Untata.  Unzione. 

UNTÙM,  n.  m.  Untume, 

UNURAR,  V.  Onorare. 

UNURANZA.  u.  f.  Onoranza.  Quelle 
cose  di  palio,  che  i  coloni  debbo- 
no dare  in  natura  ai  proprietari. 

UNURARI.  n.  ni.  Onorario. 

UNURATÉZZA,  n.  f.  Onoratezza. 

UNUKEFIG,  add.  Onorifico.  Onorevole, 

UNZIÓN,  n.  f.  Unzione. 

UPERAR.  V.  Operare. 

UPERARI.  n.  m    Operaio. 

UPERAZIÒN,  n.  f.  Operaiione. 

UPIÀ.  n.  m.  Oppialo. 

UPIFEZZl .  n.  m.  Opificio.  Fabbrica. 
Luogo  di  lavoro. 

UPILÀ.  add.  Oppilato. 

UPILAZIÓN,  n.  f.  Oppilazione, 

UPPÓRR,  V.  Opporre. 

UPPÓRS*.  V.  Opporsi.  Dinegare. 

UPPUSIZIÒN,  n.  f.  Opposizione, 

UPPREMER.  V.  Opprimere. 

UPPRESSIÓN.  n.  f.  Oppressione. 

URATORl,  II.  f.  Oratorio.  Cappella, 

URAZIÒN,  n.  f.  Orazione, 

URBaGA.  URBIGHEIN.  URBlGÓN.add. 
Di  corta  vista. 

URBIGAR,  V.  Essere  di  corta  vista. 

URCEIN,  n.  m.  Orecchino. 

URDINANZA,  n.  f.  Ordine.  Ordina- 
mento 

URDINANZA,  ìì,  f.  Ordinanza.  Ter- 
mine  militare. 

URDINAR  ,  V.  Ordinare.  Comandare. 

URDINAZIÓN,  n.  f.  Ordinazione, 

UREGIN,  n.  f.  Origine. 

UREINA.  n.  f.  Orina.  Urina. 

URGANAR,  D.  01.  Fabbricatore  di  or- 
gani. 

URGANEIN,  n.  m.  Organetto.  Piccolo 
organo. 

URGANESTA,  n.  m.  Organista,  Suo- 
nator  d'organo. 

URGASM ,  n.  m.  Agitazione.  Coihmo- 
vimento. 

URGÉINT.  add.  Urgente, 

URGÉINZA.  n.  f.  Urgenza. 

URIFEZZI,  n.  m  Orificio. 

URIGINAL,  add.  Oiiginnle. 

9 


VAG 


66 


VAL 


URIGINARl,  add.  Originario.  Oriondo. 

UKiÉiNT.  n.  m.  Orieule. 

URISBIA  (Far,  o  Taccar  V ),  Frase 
boi.  applicata  specialineoU;  a  chi  è 
pubblicamenle  respinto  dal  porti- 
naio di  UD  teatro,  quando  temi  fro- 
darne r  ingresso  senza  pagamento. 

URIZÓNT,  u.  m.  Onzzonie. 

TJRNAMÉINT,  n.  m.  Ornamento. 

URNAR,  V.  Ornare, 

URNaT»  n.  ni.  Ornato. 

URPIMÉINT,  n.  m.  Orpimento. 

(JRREBIL,  add.  Orrìbile. 

URRÓUR  ,  n.  m.  Orrore.  —  V  è  un 
urròur.  —  È  proprio  orribile. 

URSLEINA  .  dim.  del  n.  pr.  Oursla 
(  Orsola  ).  —  Orsolina.  Orsoletla, 
Orsetta.  —  Urslein.  Unione  di  don- 
ne legate  con  voti  semplici,  sotto 
la  invocazione  di  S.  Orsola. 

URTAM  »  n.  DI.  Ortaglia.  Orlarne.  I 
prodotti  deir  orto. 

URTÉNSIA.  D.  f.  Ortensia.  Nome  pro- 
prio, e  Pianta  nota. 

URTIGA,  n.  f.  Ortica. 

URTIGAR,  V.  Orticare.  Offendere  con 
ortica. 

URTIGARA,  n.  f.  Orticaia.  Luogo  co- 
perto di  ortiche. 

URTIGARIA,  n.  f.  Orticaria.  Malattia 
cutanea  nota. 

URTIGARS'.  0  meglio  INURTIGARS', 
V.  Pungersi  coli' ortica. 

URTUGRAFÌ,  n.  f.  Ortografia. 


USÉSS,  0  OSSÉSS,  n.  m.  Ossesso.  In- 
vasato, Indemoniato. 
USLEIN  ,  n.  m.  Uccellino.  AugelUno. 

Augelletlo. 
USURA,  n.  f.  UccelUera. 
USSADURA,  n.  f.  Ossatura.  Schèletro. 

Schizzo. 
USSGRVAR,  V.  Osservare. 
USSERVATOR[ ,   n.  m.   Osservatorio. 

Specola. 
USSERVAZIÓN.  n.  f.  Osservazione. 
USSIR.  n.  m.  Usciere. 
USUAL.  add.  Usuale. 
USURA ,  n.  f.  Usura. 
USURARI,  n.  m.  Usuraio.    Usurvio. 

Che  dà,  0  presta  ad  usura. 
UTENSELLl,  n.  m.  Utensile.  Arnese. 
UTIL.  add.  Utile. 
UTILITÀ,  n.  f.  Utililà. 
UTTANTEINA.  Un'  ottantina. 
UTTaV,  n.  m.  Ottavo.  —  Un   in  vi- 

tav.  —  Libro  di  formato  in  ottavo 

di  foglio. 
UTTAVA,  n.  f.  Ottava.  Corso  di  ouo 

giorni,  ecc. 
UTTAVARl.  n.  m.  Ottavario.  Fuoiio- 

ne>  Festa,  od  altro,  che  duri  oivo  di. 
UTTAVL    UTTAVIA ,   n.  pr.    0/tacio. 

Ottavia. 
UVAL,  add.  Ovale. 
UVARA,  n.  f.  Ooaia. 
UZIDEINT,  n.  m.  Oecidenks. 
UZIÒUS.  add.  Ozioso.  Scioperato. 
UZZISÓUR^  Q.  m.  Uccisore. 


Y 


V 


.  (V.  nel  Vocab.  U). 
VACAIST,  add.  Vacante. 
VACANZA,  n.  f.  Vacanza. 
VACCARt,  n.  f.  Oscenità.  Laidezza. 
VAGARONO,  add.  Vagabondo. 
VAGABUNDAR,  v.   Vagabondare.   Ir 

vagabondo. 
VAGHEGGEIN,  o.  m.  Vagheggino. 


VAGHEGGIAR,  v.  Vagheggiare. 
VAGHÉZZA,  n.  f.  Vaghezza. 
VAGLIA,  n.  m.  Vaglia.  Pagherò. 
VAGLIA,  n.  f.  Valore.  Vaglia. 
VAGÒN.  n.  m.  Vagone.  Veicolo  noto 
VALÉIR.  V.  Valere. 
VALERIANA,  n.  f.  Valeriana.  Piaou 
medicinale. 


VAZ 


67 


VBR 


VALID>  add.  Valido.  Valevole. 

VALIS.  n.  f.  Valigia, 

VALLA,  SUSI.  r.  Vallata.  Estensione 
di  valle.  —  Add.  Crivellato,  Va- 
gliato. 

VÀLLADÓUB.  n.  m.  Crivellatore. 

VALLaDUR.  n.  m.  Crivellatolo. 

VALLAR,  0.  m.  Crivellato.  Fabbrica- 
tor  di  crivelli. 

VaLLAROL,  d.  m.  Valligiano. 

VALÓUR,  n.  m.  Valore. 

VALURÓUS  ,  0  VALORÓUS,  add.  Fo- 
loroso. 

VALUTA,  n.  f.  Fallito. 

VALUTAR,  V.  Slimare.  Apprezzare. 

VALVOLA,  n.  f.  Valvola.  Sfiatatoio. 

VANAGLURIARS',  v.  Vanagloriarn. 
Imboriarsi. 

VANAGLURIÓUS ,  add.  Vanaalorioeo. 

VANEGGIAMÉINT,  n.  m.  Vaneggia- 
mento. Delirio. 

VANEGGIAR,  v.  Vaneggiare.  DeUrare. 

VAiNGAR,  v.  Vangare. 

VANGUARDIA,  n.  f.  Vanguardo.  An- 
tiguardo. 

VANILOQUI,  n.  m.  Vaniloquio. 

VANITÀ,  n.  f.  Vanità. 

VANT,  n.  m.  Vanto.  —  Dare  al  vant. 
—  Vantarsi. 

VANTAR,  v.  Vantare.  Millantare. 

VANTARS',  v.  Vantarsi.  Darsi  vanto. 

VANTAZ,  n.  m.  Vantaggio.  Voce  dei 
tipogr.  Assicella  compositoria. 

VANTAZÓUS.  adcl.  Vantaggioso. 

VARIAR,  v.  Variare.  Cambiare.  Can- 
giare. 

VARIaZIÓN,  sing.  e  plur.  Variazione. 
Variazioni. 

VARIETÀ,  n.  f.  Variazione.  Diversità. 

VARIZ,  n.  f.  Varice. 

VASCA,  n.  f.  Vasca.  Serbatoio. 

VASCHEINA.  VASCHÉTTA,  dim.  dì 
Vasca. 

VASSÉLL.  n.  m.  Vascello. 

VASSÙ.  VASSUÉ.  Saluto  delle  donne 
plebee,  percormzione  di  Serva  sua. 

VAST,  lì.  m.  Vasto.  Ampio. 

VASTITÀ,  n.  f.  Vastità. 

VAZZEINA.  n.  r.  Vaccina, 

VAZZINAR,  V.  Facct?iartf.  loneslare  il 
vainolo  col  pus  vaccino. 


VAZZINAZIÒN,  n.  f.  Vaccinazione. 

VC'CIAIA,  n.  f.  Vecchiaia.  Vecchiezza. 

VÉDOV.  n.  ni.  Vedovo.  Add.  Vedovato. 

VEDUTA,  n.  f.  Veduta. 

VEDUV1L,  add.  Vedovile. 

VÉDVA.  n.  r.  Vedova.  Add.  Vedovata. 

VEDVANZA ,  n.  f.  Vedovanza. 

VEGET,  add.  Vegeto.  Bobusto.  Florido. 

VEGETABIL.  n.  m.  Vegetabile. 

VEGETA L.  (V.  Vegttabil.) 

VEGETAR,  V.  Vegetare. 

VEGETAZIÓN,  n.  f.  Vegetazione. 

VÉGNA,  n.  f.  Vigna. 

VEHI  o  VEI[  escL  Veh!  Oh  vedi! 
Oh  guarda!  —  Veh,  Veh!  —  Guar» 
da,  guarda! 

VÉINC.  n.  m.  Vinco.  Vimine. 

VEINZITA,  n.  f.  Vincita. 

VÉIRD,  n.  va.  Verde.  —  Vèirdantig. 
—  Verde  antico.  Marmo. 

VÉIRDRAM.  n.  m.  Verderame. 

VÉIRGA.  n.  f.  Verga. 

VÉIRGEN,  n.  m.  e  f.  Vergine. 

VELEINA.  add.  Felina.  Carla  Onissima. 

VENAL.  add.  Venale.  Met cenarlo. 

VÉIRZEN  (V.  sopra  Vèirgen).  —  An- 
dar in  l'el  Vèirzen  Mari.  — Mon- 
tare in  somma  collera.  Andare 
in  bestia. 

VENDÉTTA,  n.  f.  Vendetta. 

VENDICAR,  V.  Vendicare. 

VENDICARS*.  V.  Vendicarsi. 

VENDICATIV,  add.  Fewdica/ir?o. 

VÉNER ,  n.  pr.  f.  Venere.  —  Vèner, 
n.  m.  Venerdì.  Il  sesto  giorno  del- 
la settimana. 

VENERAR,  V.  Venerare. 

VENERAZIÓN,  n.  f.  Venerazione. 

VENTRELÙQ',  n.  m.  Ventriloquo, 

VÉNTSÉTT,  n.  num.  Ventisette.  — 
Far  al  so  véntsètt.  —  Far  la  parte 
sua  in  un  bagordo. 

VERB  ,  n.  m.  Verbo. 

VERBAL,  n.  m.  Verbale. 

VERBALIZZAR,  V.  Verbalizzare.  Sten- 
dere  nn  verbale. 

VÉRBALMÉINT.  avv.  Feròatrwenie.  A 
voce. 

VERDÉTT.  n.  m.  Verdetto.  Verdolino. 
Marmo. 

VERDURA,  n.  f,  Verdura. 


VIG 


68 


ViZ 


VCREFICA,  D.  f.  Verificazione. 

VERGINITÀ,  n.  f.  Verpinilà.  Virginità. 

VERGÓGNA,  n.  f.  Vergogna.  —  Oh 
vergognai  —  Vergogna!  Vergo- 
gnatevi  1 

VERGUGNARS',  v.  Vergognarsi. 

VERGUGNÒUS.  add.  Vergognoso. 

VERIFICAR.  V.  Verificare.  Avverare. 
Chiarire. 

VEROSEMIL,  add.  Verosimile.  Veri- 
simile. 

VERSEGGIAR,  v.  Verseggiare.  Far 
versi. 

VERSETI,  n.  m.  Versetto. 

VERSIÓN.  D.  f.  Versione.  Traduzione. 

VÉRSLAR,  V.  Gridare.  Urlare. 

VERSLÓN.  add.  Gridatore.  Cbe  parla 
o  grida  con  allissima  voce. 

VÉSPER  ,  n.  m.  Vespro.  Plur.  Vespri. 
Ora  canonica. 

VÉSCOV,  n.  m.  Vescovo. 

VESCOVAT,  n.  m.  Vescovado.  Vesco- 
vato. Giurisdizione  del  vescovo,  ed 
anche  il  luogo  di  residenza,  seb- 
bene questo  ,  per  corruz. ,  la  piU 
dei  boi.  lo  dicano  Vescuvà. 

VESSA,  n.  f.  Vescia. 

VESSAZIÒN.  n.  f.  Vessazione. 

VESTI,  n.  m.  Vischio. 

VESUVl,  n.  m.  Vesuvio. 

VETERAN,  n.  m.  Veterano. 

VETERINARI,  n.  m.  Veterinario. 

VETERINARIA,  n.f.  Veterinaria.  Atte 
di  curar  gli  animali. 

VETTIMA,  n.  f.  Vittima. 

VÉZZA,  n.  f.  Veccia. 

Vt,  n.  f.  Via.  Strada.  Contrada.  — 
Andar  vi.  —  Partire.  Allontanarsi. 

VIALEIN,  dim.  di  Vial  (V.  nel  Vocab.). 
—  Vialein  d*  sangu.  —  Striscia  di 
sangue. 

VIATIC,  n.  m.  Viatico. 

VIAZZ,  n.  m.  Viaggio. 

VIAZZADÓUR.  n.  m.  Viaggiatore. 

VIAZZAR,  V.  Viaggiare. 

VICARI,  n.  m.  Vicario. 

VICARIAI,  n.  m.  Vicariato. 

VIDIMAZIÒN,  n.  f.  Vidimazione. 

VIGESIMA .  n.  f.  Vigesima.  Modo  di 
contratto  nei  pubblici  appalli. 

VIGILANT.  add.  Vigilante. 


VIGILAR,  V.  Vegghiare. 

VIGLIACC.  VIGLIACCÓN  ,  li.  m.  17- 
gliaccu. 

VlGLlACCARi.  n.  f.  Vigliaccheria. 

VIGÓUR.  n.  m.  Vigore. 

VIGORÓUS.  add.  Vigoroso. 

VILLAG'G,  n.  m.  Villaggio. 

VILLAN,  n.  m.  Villano.  Abitatore  di 
villa.  —  Figur.  Incivile.  Sgarbalo. 

VILLANATA,  n.  f.  Sgarberia. 

VlLLANt,  n.  f.  Villania.  Ingiuria. 

VILLEGGIATURA,  n.  f.  Villeggiatura. 

VILTÀ,  n.  f.  Viltà. 

VINAZZA,  n.  f.  Vinaccia. 

VINDEMMIA,  n.  f.  Vendemmia.  La 
còlla  dell'  uva. 

VINDMAR,  V.  Vendemmiare. 

VINTA I,  n.  m.  Ventaglio.  Ventola.— 
Per  similit.  dicono  i  boi.  Viutai  a 
certe  aperture  o  finestre  con  ri* 
paro  in  ferro,  foggiato  a  ventaglio. 

VINTAIAR.  n.  m.  Colui  che  fa  ed  ac- 
comoda i  ventagli. 

VINTEINA.  n.  f.  Ventina. 

VIRGOLA,  n.  f.  Virgola.  Coma. 

VIRTl).  n.  f.  Virtù. 

VIRTUÓUS,  add.  Virtuoso, 

VIS,  n.  m.  Viso. 

VISION,  n.  f.   Visi07ìe. 

VISITA,  n.  f.  Visita. 

VISITAR.  V.  Visitare. 

VISIUNARI.  add.  Visionario. 

VITTORIA,  n.  f.  Vittoria. 

VITTURIÓUS.  add.  Vittorioso. 

VITUPERAR.  V.  Vituperare. 

VITUPERÉVOL.  VITUPERÓUS,  add. 
Vituperoso.  Vituperevole. 

VITUPERI,  n.m.  Vituperio.  Vitupero 

VIULÉINZA.  n.  f.  Violenza. 

VIULÉTT,  add.  Violetto. 

VIULINAR,  n.  m.  Fabbricatore  ài 
violini. 

VIULINESTA.  n.  m.  Violinista. 

VIULÓN.  n.  m.  Contrabbasso. 

VIV.  n.  m.  ed  add.  Vivo. 

VIVANDIRA.  n.  f.  Vivandiera. 

VIVAZ,  add.  Vivace. 

VIVAZITÀ.  n.  f.  Vivacità. 

VIVÉZZA.  V.  Vivazitd. 

VIZELLIA.  n.  f.  Vigilia. 

VIZIAR.  V.  Viziare. 


ZAL 

YIZIÉTT.  n.  m.  Menda.  Mal  vezzo. 

VIZIÒUS.  add.  Vizioso, 

VIZZÉNDA,  D.  f.  Vicenda. 

VLADURA,  n.  f.  Velatura. 

VLÈIN.  D.  m.  Veleno. 

YLÉIRI.  Abbisognare.  Occorrere.  Es- 
sere indispensabile. 

VLUNTIRA,  avv.  Volentieri.  Volontien. 

VNADURA,  D.  f.  Venatura. 

VOCABOL,  0  VUCABOU  n.m.  Vocabolo. 

VOCABOLARI,  o  VUCABOLARl,  n.  m. 
Vocabolario. 

VOCAZIÓN.  0  VOCAZIÒN,  n.  f.  Voca- 
zione. 

VÒUL.  n.  m.  Volo. 

VSEIN,  add.  Vicino. 

VSINANZA.  n.  f.  Vicinanza.  Vicinalo. 

VSTÉ.  n.  ui.  Vestito.  Vestimento.  Abi- 
to. —  A  sòn  qué  cun  la  péli  e  cùn 
al  vslé.  —  Eccomi  in  corpo  e  in 
anima. 

YSTIB.  V.  Vestire. 

VTTURA.  n.  f.  Vettura. 

VTTORAL,  n.  m.  Vetturale. 

VTTUREIN,  n.  m.  Vetturino. 

V13CAB0L,  n.  m.  Vocabolo. 

\13SLEINA,  n.  f.  Vocina. 


69  ZAM 

VUCABOLABI,  n.  m.  Vocabolario.  Di- 

zioìiario. 
VUCAL,  n.  f.  Vocale. 
VUCATIV,  n.  m.  Vocativo. 
VUCAZIÓN,  n.  f.  Vocazioìic. 
VUGAR.  V.  Vogare.  Remare. 
VÙJA.  (V.  Voja.) 
VULADÓUR.  add.  Volatore.  Usasi  an- 

che  filisi 

VULANT .  add.  Volante.  —  Ballon 
vulant.  —  Ballon  volante.  Areo- 
stato. 

YULAR.  V.  Volare. 

VULATIL .  n.  m.  Volatile.  (  V.  Usèll 
nel  Vocab.  ). 

VULCAN,  n.  m.  Vulcano. 

VULTÒN,  n.  m.  Voltone. 

VOLTEGGI  AB.  v.  Volteggiare. 

VULTIZÉLLA,  n.  f.  Sterzo. 

VOLTURA ,  n.  f.  Voltura. 

VULTUBAB,  V.  Volturare. 

VULÙBIL  .  add.  Volubile.  Incostante. 

VOLUBILITÀ ,  n.  f.  Volubilità. 

VULÙM,  0  VOLÙM,  n.  m.  Volume. 

VULUNTA.  n.  f.  Volontà. 

VULUiNTABI,  D.  m.  Volontario. 

VUSLAZZA,  n.  f.  Vociaccia. 


Y 


Y 


.  ypsilon.  Ypsilonne.  Pur  questa 
lettera  non  pertiene  air  airabeto 
italiauo,  od  al  bolognese.  I  bolo- 


gnesi però  la  conoscono,  e  la  de- 
nominano Féia.  (V.  Féia  nel  Vo- 
cabolario ). 


Z 


z 


lAFFIR,  n.  m.  Zaffiro  Pietra  pre- 
ziosa. 

ZAFFÒN.  add.  Paffuto. 

ZALÉTT.  n.  m.  Pane  giallo. 

ZALLASTEB  .  add.  Gialligno.  Gial- 
lastro. 


ZAMPA,  n.  f.  Zampata.  Colpo  dì  laropa. 

ZAMPIB ,  V.  Scolpire.  Percuotere  la 
terra  coli' unghia,  come  fa  spesso 
il  cavallo. 

ZAMPLÓN,  n.  m.  Ciampicone.  Trascu- 
rato. Baggéo. 


ZES 


70 


ZIB 


ZAMPUNIRA,  n.  f.  Zamponiera.  Vaso 
di  rame,  entro  cui  cuocesi  il  sa- 
lume  detto  Zampone. 

ZANCHÉTTA.  (V.  nel  Vocab.  Zane. 
Zanca  ). 

ZAFPADÓUR,  n.  m.  Zappatore. 

ZARLATANaRI.  n.  f.  Ciurmeria. 

ZARLATANtSM.  n.m.  Ciarlatanismo. 

ZAVAIAR,  V.  Ciarpare.  Acciarpare. 

ZAVÓRA,  n.  f.  Zavorra.  Savorra. 

ZAZZARA.  n.  f.  Zàzzera. 

ZAZZARÓN,  n.m.  Zazzerone.  Che  tien 
lunghi  i  capelli ,  né  mollo  bene 
ordinati. 

ZDÓN  ,  n.  m.  Siepe  alta  e  folta.  — 
Zdòn  è  pur  quel  nebbione,  che 
mostrasi  air  orizzonte,  e  cuopre  il 
sole  al  tramonto. 

ZEDER.  V.  Cedere. 

ZEGHER.  (V.  nel  Vocab.  Zigala). 

ZEINC.  n.  m.  Zinco. 

ZEL,  n.  m.  Gelo. 

ZELANT,  n.  m.  Zelante. 

ZELERRAR,  v.  Celebrare. 

ZELEBRITÀ.  n.  f.  Celebrità. 

ZELIBAT,  n.  m.  Celibato. 

ZÈLLA.  n.  f.  Cella. 

ZEMBEL,  n.  m.  Cembalo. 

ZEMÉINT,  n.  m.  Cemento. 

ZEMENTAR  ,  v.  Cementare.  Fermar 
col  cemento. 

ZENSURA,  n.  f.  Censura. 

ZENTENARI,  add.  Centenario. 

ZENTESM,  n.  m.  Centesimo. 

ZERBEIN.  (V.  nel  Vocab.  Zerbinott). 

ZENTÉMETR,  n.  m.  Centimetro.  Mi- 
sura. La  centesima  parte  del  metro. 

ZERCANT,  n.  m.  Cercatore.  Il  laico 
degli  Ordini  Mendicanti ,  che  va 
alia  questua. 

ZERCIÓN,  n.  m.  Cerchione. 

ZERNIR.  V.  Cernire.  Cernere. 

ZERI.  Certo. 

ZERTÉZZA,  n.  f.  Certezza. 

ZERTIFICAT,  n.  m.  Certificato. 

ZERTÓUSA,  n.  f.  Certosa. 

ZERTÙN,  pron.  Alcuno.  Taluno. 

ZÉ  RUDÉLLA.  (V.  nel  Vocab.  Zè). 

ZERVIR,  add.  Cerviere.  Cerviero. 

ZESSIÒN.  n.  f.  Cessione. 

ZESSIUNARI,  n.  m.  Cessionario. 


ZÉT,  n.  m.  Celo.  Ordine.  Classe. 

ZIBALDÓN,  n.  m.  Zibaldone. 

ZiBAR  ,  V.  Cibare.  Nudrire.  Alimen- 
tare. 

ZIBARS',  T.  Cibarsi. 

ZIBÉTT.  n.  m.  Zibetto. 

ZICATRIZ,  n.  f.  Margine.  Cicatrice. 

ZICATRIZZAR»  T.  Cicatrizzare. 

ZIGALESTa.  0  ZIGARESTA,  n.m. Fab- 
bricatore di  zigari. 

ZIGANT.  n.  m.  Gigante. 

ZIGANTÉSSA.  n.  f.  Donna  gigante. 

ZIGNAL,  n.  m.  Cignale.  Cinghiale. 

ZILENDER,  n.  m    Cilindro. 

ZILEZZI.  n.  m.  Cilizio. 

ZILINDRAR ,  V.  Laminare.  CiUndra- 
re.  Voce  dell'uso. 

ZIMARRA,  n.  f.  Zimarra. 

ZIMBELL,  n   m.  Zimbello.  Trastullo. 

ZIMÉINT,  n.  m.  Cimento. 

ZIMORl.  n.  m.  Cimurro. 

ZINABF.R,  n.  m.  Cinabro. 

ZINDAL,  n.  m.  Zendàle.  Zendado. 

ZINÉSTRA,  n.  f.  Giìiestra. 

ZINGIADURA.  n.  f.  Cinghiatura. 

ZINQUANTEINA,  n.  f.  Una  cinquon- 
lina. 

ZINQUEINA,  n.  f.  Cinquina. 

ZINTEINA  .  n.  f.  (  z  aspra  ).  Gente 
onesta,  pulita,  ma  povera.  — Colla 
z  dolce  vate  Un  centinaio. 

ZINTINADURA,  n.  f.  Cintinatura. 

ZINTUNAR,  v.  Centinaio. 

ZINTURÓN  «  n.  m.  Cinturone.  Larga 
cintura 

ZIPRÉSS.  n,  m.  Cipresso. 

ZIPRESSEINA.  n.t.Cipressinao Piop- 
po cipressino.  —  Fioppa  zipret' 
seina. 

ZIRCOL,  n.  ni.  Circolo. 

ZIRCOLAR.  V.  Circolare. 

ZIRCULAR  ,  n.  f.  Circolare.  Lettera 
circolare. 

ZIRCULAZIÓN,  n.  f.  Circolazione. 

ZIRCUNDAR.  V.  Circondare. 

ZIRCDNDARI.  n   m.  Circondario. 

ZIRCUNFERÉINZA,  n  f.  Circonferenza. 

ZIRCUNZIDER,  t.  Circoncidere. 

ZIRCUNZISIÒN.  n.  f.  Circoneisiime. 

ZIRCUSTANZA,  n.  f.  Circostanza,  ft^ 
castone. 


ZNA  7 

ZIRICOQUEL.  (V.  nel  Vocab.  ZiHcuc- 
c/iein  ). 

ZIRIGOGUGU  n.  m.  Arzigògolo. 

ZIKÒN  ,  n.  m.  Cerone.  Composlo 
con  cera  e  profumi  per  lisciar  le 
chiome. 

ZIRUDÉLLA.  (  V.  nel  Vocab.  Zèh 

ZIRUTTAR,  0  ZIRUTTARI,  n.m.  Fab- 
bricatore ,  0  venditor  di  cerotto. 
E  per  simil.  Chi  mercanteggia  di 
vecchi  quadri  o  pitture. 

ZISÓN.  n.m  Germano  reale,  o  Collo 
verde. 

ZISTERNA.  n.  f.  Cisterna, 

ZIVIL.  add.  Civile, 

ZIVILTA,  n.  f.  Civiltà. 

ZIVULEIN,  add.  Cipollino.  Marmo. 

ZIZANIA.  n.  f.  Zizzania. 

ZIZZADÓUR,  n.  m.  Mangione. 

ZIZZA R,  V.  Mangiare  avidamente.  E 
figur.  Mangiare  addosso  a  qual- 
cuno. 

ZLADEINA,  n.  f.  Gelatina. 

ZNAC'C,  0  ZNACCIÓN  (Farai),  Far 
la  gattamorta. 


t  ZVE 

ZNISTRAROL,  add.  C/ie  fabbrica  il 
salnitro. 

ZOCCOLANT,  n.  m.  Zoccolante. 

ZRÉDEL  ,  n.  m.  Ceratolo.  Cerretolo. 
Cerreto.  Luogo  coperto  di  cerri. 

ZUCCA  (Far  al).  Darsi  botte  colla 
testa.  —  Far  una  zucca.  —  Sbe- 
vazzamenlo  di  compagnia,  recan- 
do ognuno  la  propria  parte  di  vi- 
no. —  Ciappar  una  zucca.  — 
Provare ,  patire  un  danno  ,  una 
perdita. 

ZÙCCHER,  n.  m.  Zuccaro.  Zucchero. 

ZUDLEINA ,  n.  f.  Sliancia.  La  paglia 
piìi  fina  onde  si  legano  le  sedie. 

ZUPGAR,  V.  Zoppicare. 

ZUVaMÉIIST.  n.  m.  Giovamento. 

ZUVAR,  V.  Giovare. 

ZUVNÀZZ.  n.  m.  Giovinastro. 

ZUVNOTT.  n.  m.  Giovinotto. 

ZVANN,  u.  pr.  Giovanni. 

ZVÉTTA ,  n.  f.  Civetta.  Coccoveggia. 
Uccello  notturno.  E  per  simil.  Ci- 
cisbea. Accattamori.  Donna  che 
uccella  amanti. 


—  '~  ^'  '■-^-■- 


MdDMI 
DEI  COMUNI  E  DELLE  PARROCCHIE 

DEL  BOLOGNESE 

colla   relativa    corrispondensa 
in    italiano 


IO 


TA?eLà  min  àBmmkwm 


A Arciprelura. 

Abb Abbazia, 

A|)p Appodiato. 

Cast Castello. 

Coni Comune  o  Comunilà, 

Fraz Frazione, 

Giusd.      .    .     .  Ginsdicenza. 

Gov Governo  o  Governaforalo. 

P Parrocchia. 

Suss Sussidiale. 

V Fedi. 

Vili Villaggio. 


AFFRIC  0  PITIGLIAN.  —  Affrico  o 
Pitigliano.  —  A.,  App.  del  Comune 
di  Gaggio  di  Monlagoa,  Gov.  di 
Porrelia. 
ALEMAN.  —  Alemanni.  —  A. ,  App. 
del  Com.  di  Bologna,  Giusdlcenza 
di  Bologna. 
AL  LIVÀ.  —  uliveto.  —  P.  del  Coni, 
di  Monleveglio,  Gov.  di  Bazzano. 

AL  TÈI.  —  AUedo,  Tedo.  —  A. ,  Fraz. 
del  Com.  di  Malalbergo .  Gov.  di 
Castel  Maggiore. 

AL  VOLA.  —  Lovoleto.  —  P.  del  Com. 
di  Viadagola ,  Gov.  di  Caslel  Mag- 
giore. 

AMLA  D'PIAN.  -- Amola  di  Piano  o 
Postmano.  —  P.  ,Fraz.  dì  S.  Maiteo 
della  Decima  ,  App.  del  Com.  di 
Persicelo,  Gov.  di  Persicelo. 

AMLA  D'  MUISTAGNA.  —  Amola  di 
Montagna  o  Lamola.  —  P.,  Fraz. 
di  Monie  S.  Giovanni  ,  App.  del 
Com.  di  Monte  S.  Pietro ,  Gov.  di 
Bazzano. 

ANCUGNaN.  —  Ancoqnano.  —  P., 
Fraz.  di  Pieve  del  Pino ,  App.  del 
Coin.  di  Praduro  e  Sasso.  Giusdi- 
cenza  di  Bologna. 

ANCUNÉLLA.  —    Aneonella.  —   P. 


nella   Com.   di   Lojano  .   Gov.   di 

Lojano. 
ANZOLA.  —  Anzola,  —  A.  e  Comu- 
nità, Giusdlcenza  di  Bologna. 
ABCARDÉINA.  -  Riccardina.  -  Vili. 

e  Suss.  della  P.  di  Budrio  ,  Com. 

di  Budrio,  Gov.  di  Bologna. 
ARCVA.  —  Becovalo.  —  P.  del  Com. 

di  Caslel  Franco,  Gov.  di  Bazzano. 
ABFÉLN.  —  Boffeno.  —  A.,  App.  del 

Com.  di  Castel   d'Ajano,  Gov.  di 

Vergaio. 
ARIOSI.  —  Biosto.  —  P. ,  Com.   di 

Pianoro»  Glusdicenza  di  Bologna. 
ARMAROL.    —  Armarolo.    —   Suss. 

della   P.  di  Cazzano ,  Fraz.  di  Ba- 
gnarola di  Sotto,  App.  del  Com.  di 

Budrio,  Gov.  di  Budrio. 
ARQULIZ.  —  Arcoveggio.  —■  A. ,  App. 

del  Com.  di  Bologna,  Giusdlcenza 

di  Bologna. 
ARZEN.  —  V.  S.  Marlein  in  Arzen. 
ARZIL.  —  Argile.  —  A.,  Castello  e 

Com. ,  Gov.  di  Caslel  Maggiore. 
ARZLÀ.  —  Argelato.  —■   A. ,  Com. . 

Gov.  di  Castel  Maggiore. 
ASI.  —  Asia,  —  P.   del   Com.  di  S. 

Pietro  in  Casale  >  Gov.  di  Poggio 

Renatico. 


BEV 


76 


BRI 


fiADEL.  —  Badalo.  —  P. ,  Fraz.  di 
Pieve  del  Pìdo.  App.  del  Com.  di 
Pradaro  e  Sasso  ,  Giusdicenza  di 
Bologna. 

BADI.  —  Badi.  —  P.  del  Com.  di 
Casio  e  Casola,  Gov.  di  PorrelU. 

BAGN.  —  Bagm,  —  P.  del  Com.  di 
Sala*  Gov.  di  Persicelo. 

BAGNAROLA.  —  Bagnarola.  —  A. . 
App.  del  Com.  di  Budrio,  Gov.  di 
Badrio. 

6AGNÉTT.  —  Bagnetto.  ->  Praz,  di 
S.  Malteo  della  Decima,  Com.  di 
Persicelo,  Gov.  di  Persicelo. 

BARAGAZZA.  —  Baragazza.  —  A.  dei 
Com.  di  CasliglioDe ,  Gov.  di  Ca- 
sliglione. 

BARBAROL.  —  Barbatolo,  —  Abb. 
della  Com.  di  Lojano,  Gov.  di  Lojaoo. 

BARBIAN.  —  Barbiano.  —  P.  del- 
TApp.  di  S.  Ruffino.  Com.  di  Bolo- 
gna, Gov.  di  Bologna. 

BARGI.  — .  Bargi.  —  P.  del  Com.  di 
Camognano,  Gov.  di  Casliglione. 

BARISÉLLA.—  1/artce/to.— A.,  Com., 
Gov.  di  Budrio. 

BASTt.  ..-  Bastia.  —  Praz,  di  Sasso 
Leone  ,  App.  del  Com.  di  Praduro 
e  Sasso,  Giusd.  di  Bologna. 

BATTDÉZZ.  —  Baltidizzo.  —  P.,  Praz, 
di  Pieve  del  Pino ,  App.  del  Com. 
di  Praduro  e  Sasso,  Giusd.  di  Bo- 
logna. 

BAZZAN.  —  Cazzano. —A.,  Caslello 
e  Com. ,  Gov.  di  Bazzano. 

BÉLL.  —  Bello,  —  Praz,  del  Com.  di 
Casal  Piuminese,  Diocesi  d'Imola, 
Gov.  di  Castel  S.  Pietro. 

BÉLYDÉIR.  —  Belvedere,  ■—  Com., 
Gov.  di  Porrelta. 

BERTALl.  —  Berlalia.  —  P.  ,  App. 
del  Com.  di  Bologna,  Giusdicenza 
di  Bologna. 

BEVRARA.  —  Beverara.  —  P.,  Praz, 
di  Berlalia,  App.  del  Com.  di  Bo- 
logna, Giusdicenza  di  Bologna. 


BEVILAQUA.  —  Bevilacqua.  —  P. , 
Praz,  di  Palata  Popoli,  App.  del  Com. 
dì  Crevalcore,  Gov.  di  Persicelo. 

BIASÓN.  —  Biagioni.  —  P.,  Una  delle 
aolicbe  Ville  del  Coni,  di  Graaa- 
glione,  Gov.  di  Porrelta. 

BIBULAN.  —  Bibolano.  —  P. .  Praz, 
del  Com.  di  Lojano,  Gov.  di  Lojaoo. 

BISAN.  —  Bisano.  —  P. ,  Praz,  di 
Quercelo ,  App.  del  Com.  di  Hoq- 
lerenzio,  Gov.  di  Lojano. 

BOCCA  D' RE.  —  Bocca  di  Ho.  — 
Suss.  di  Baragazza,  P.  e  Praz,  del 
Com.  di  Castiglione  »  Gov,  di  Ca- 
stiglione. 

BÓNCOR.  —  Btwncuore,  —  Già  Cre- 
valcore. A.,  Terra  e  Com.,  Gov. 
di  Persicelo. 

BÓNCUNVÉINT.  —  Buotìconvenlo. — 
P. ,  Praz,  del  Com.  di  Sah .  Gov. 
di  Persicelo. 

BOSC  D'  GRANAIÒN.  —  Boschi  di 
GranagHone.  ~  P.  e  Villa  del  Com. 
di  Granaglione,  Gov.  di  Porreiu. 

BOSC  D'  S.  ZVANN.  —  Boschi  di  S. 
Giovanni.  —  Suss.  alla  P.  di  V>- 
riguana,  App.  del  Com.  di  Castd 
S.  Pietro,  Gov.  di  Castel  S.  Pielro. 

BOSC  (S.  Mari  di).  —  Boschi  (Santi 
Maria  dei).  —  Suss.  alla  P.  di  Pog- 
gio Reoatico  nel  Com.  di  Poggio 
Renatico,  Gov.  di  Poggio  Reoatico. 

BOSC  (  S.  Mari  d'  Lurèid  ).  —  BoMchi 
(  S.  Maria  di  Loreio  ).  —  P.  nel 
Com.  di  Baricella,  Gov.  di  Badrio. 

BOSC  (S.  Mari  di).  —  Boschi  (SaoU 
Maria  dei  ).  —  Suss.  della  P  é 
Campeggio.  Praz,  del  Com.  di  Moo- 
gbidoro,  Gov.  di  Lojano. 

BÒURG  PANIGAL.— fiongroPamgole 
—  A.,  Com.,  Giusd.  di  Bologna. 

BRÈINT.  —  Brento  e  MonterumieL  — 
P. ,  Praz,  del  Com.  di  Mooznno , 
Gov.  di  Lojano. 

BRIGADÉLL.  —  Brigadello,  V.  Vad. 

RRIGULA.  —  Brigola,  —  P..  Fw<* 


CAI»  7 

Gabbiano,  App.  del  Com.  di  Uoii- 

zuno,  Gov.  di  Lojano. 
fiUDA.  —  Buda,  ^  P. .  Quartiere  del 

Com.  di  Medicina»  Gov.  di  Medicina. 
BUDRl'.—  Budrie.  —  P..  Quarliere 

del   Com.  di   Persicelo ,  Gov.  di 

Persicelo 
BUDRl.  —  Budrio.  -^  Castello .  A. , 

Com. ,  Gov.  di  Budrio. 
BUMfilANA.  —  Bombiana.-^  A..  Praz. 


7 


CAS 


del  Comi  di  Gaggio  di  Montagna, 

Gov.  di  Porrella. 
BUNDANÉLL.  —  Bondanelh.  —  P. . 

Praz,  del  Com.  di  Castel  Maggiore, 

Gov.  di  Castel  Maggiore. 
BURZANÉLLA.  —  Burzanella,  —  ?., 

Praz,  del  Com.  di  Camugnano,  Gov. 

di  Castiglione. 
BUSCÓUSA.  —  Boscosa,  —  Praz,  del 

Com.  di  Molinella,  Gov.  di  Budrio. 


c 


GADERIAN.  —  Cadriano.  —  A..  Praz. 

del  Com.  di   Viadagola,  Gov.  di 

Castel  Maggiore. 
CÀ  DI  PRABB.  ^  Cd  de'  Fabbri.  — 

A.,  Praz,   del  Com.  di  Minerbio , 

Gov.  di  Budrio. 
CALAMÒSC.    —    Calamosco,  —  A., 

Praz,  di  S.  Egidio,  App.  dei  Com. 

di  Bologna.  Giusdicenza  di  Bologna. 
CALCABA.  —  Calcara.  —  A..  Praz. 

del  Com.  di  Crespellano*  Gov.  di 

Razzano 
CALDARARA.  —   Calderara.  —   P. . 

Suss.  air  A.  di  Borgo  Panigale  e 

Com. ,  Giusdicenza  di  Bologna. 
CALYINZAN.  ~  Caloenzano.  —  A.  in 

Sanguoueda ,  Praz,  del  Com.   di 

Vergato ,  Gov.  di  Vergato. 
CAMPÉZZ.  —  Campeggio.  ^  A.,  Praz. 

del  Com.  di  Monghidore ,  Gov.  di 

Lojano. 
CAMPIAN.  —  Campiano,  —  P.,  Praz. 

di  Bipoli.  App.  del  Com.  di  Piano, 

Gov.  di  Castiglione. 
CaMUGNAN.  —  Camugnano.  —  P.  e 

Com. ,  Gov.  di  Castiglione. 
CANVÉLLa.  •—  Canovella.  —  P.,  Praz. 

del  Coro,  di  Caprara  sopra  Panico, 

Giusdicenza  di  Bologna. 
CAPANN.  —  Capanne.  —  A.  e  Villa 

del  Com.  di  Granagliene,  Gov.  di 

Por  retta. 
CAPÉLLA.  —  V.  S.Mari  d'IaCapélla. 
CAPUGNaN.  —    Capugnano.  —  P. , 

Praz,  del  Com.  di  Porretta,  Gov. 

di  Porrei ta. 


CARPNÉIDA.  —  Carpineta,  —  P.  e 
Villa  del  Com.  di  Camugnano,  Gov. 
di  Castiglione. 

CARSÉGG  D'LA  BASTÌ.  —  Car seggio 
della  Bastia.  P.  nella  Bastia, Praz, 
di  Sassoleone,  App.  del  Com.  di 
Casal  Piuminese,  Gov.  di  Castel  S. 
Pietro. 

CaRVIAN.  —  Ca%>riano,  o  Cawiano. 
—  P.,  Praz,  di  Veggio,  App.  del  Com. 
di  Tavernola,  Gov.  di  Vergato. 

CASADI.  —  Casadio.  —  P.,  Praz,  del 
Com.  di  Argelato ,  Gov.  di  Castel 
Maggiore. 

CASAIA.  —  Casaglia.  ^  P.,  Praz,  di 
S.  Giuseppe,  App.  del  Com.  di  Bo- 
logna, Giusdicenza  di  Bologna. 

CASAIA  D' CAVBARA.  -<  CasagUa  di 
Caprara.  —  P.  e  Villa  del  Com. 
di  Caprara  sopra  Panico  ,  Giusdi- 
cenza di  Bologna. 

CASALÉCC  D' RÉIN.  -  Casalecchio 
di  Reno.  —  P.  e  Com. ,  Giusdicenza 
di  Bologna. 

CASALÉCC  DI  CONTI.  —  Casalecchio 
dei  Conti.  —  P.  e  Praz,  di  Vari- 
gnana,  App.  del  Com.  di  Castel  S. 
Pietro.  Gov.  di  Castel  S.  Pietro. 

CASALÉIN.  —  Casalino.  —  P.  nella 
Diocesi  d'Imola,  Praz,  del  Com.  di 
Casal  Piuminese,  Gov.  di  Castel  S. 
Pietro. 

CASAL  PIUMINÉIS.  —  Casal  Fiumi- 
nese.  —  P.  nella  Diocesi  d'Imola 
e  Com.  della  Prov.  di  Bologna , 
Gov.  di  Castel  S.  Pietro. 


CAS 


78 


CRS 


CASÉGN.  —  Ca$igno.  —  P.,  App. 
del  Com.  di  Castel  d'Ajano ,  Gov. 
di  Vergalo. 

CASÉLL.  —  Caselle.  —  P. .  Fraz.  del 
Com.  di  S.  Lazzaro,  Giosdìcenza  di 
Bologna. 

CASÉLL.  —  Caselle,  —  P.  e  Quar- 
tiere del  Com.  di  Crevalcore,  Gov. 
di  Persicelo. 

CASI  e  CASOLA.  ~  Casio  e  Casola. 

—  P.  e  Com. .  Gov.  di  Porrella. 
CASOLA.  —  Casola.  V.  Casi. 
CASOLA  CANEiNA.  —  Casola  Canina. 

—  P. ,  App.  di  Zena ,  Fraz.  del 
Com.  di  Pianoro,  Giusdicenza  di 
Bologna. 

CASOLA  D' S.  LURÉINZ  IN  CULLÉINA. 

—  Casola  di  S.  Lorenzo  in  Colli- 
na. —  V.  S.  Martein  in  Casola. 

CASOLA  SÓUVRA  A  SIRAN.  —  Casola 
sopra  a  Sirano.  —  V.  Siran. 

CASON.  —  Casoni.  —  Suss.  dell*  A. 
di  Mezzolara  ,  Fraz.  del  Com.  di 
Baricella,  Gov.  di  Budrio. 

CASON  D' RUMAGNA.  —  Casoni  della 
iioi»ogfna.  —  P. della  Diocesi  d'Imo- 
la in  Sassoleone,  App.  del  Com.  di 
Casal  Fiaminese,  Gov.  di  Castel  S. 
Pietro. 

CASSAN.  —  Cassano.  —  P. .  Fraz. 
di  Querzelo,  App.  del  Com.  di  Mon- 
lerenzo,  Gov.  di  Lojano. 

CASTAGNOL  D'  S.  ZVANN.  ^  Casta- 
gnolo di  Persicelo.  —  P.  e  Quar- 
liere  del  Com.  di  Persicelo  ,  Gov. 
di  Persicelo.  —  V.  Dusèintla. 

CASTAGNOL  MAZZÓUR.  -  Castagno- 
lo Maggiore.  —  V.  Castéil  Mazzòur. 

CASTAGNOL  MINÓUR  o  CASTAGNU- 
LEIN.  ^  Castagnolo  Minore  o  Ca- 
stagnoUno.  —  P.,  Fraz.  del  Com. 
di  S.  Maria  in  Duno,  Gov.  di  Castel 
Maggiore. 

CASTÉLL  D'AJAN.  —  Castel  d'Ajano. 
■—  A.  e  Com. ,  Gov.  di  Vergato. 

CASTELL  DEGL'ALP.  —  Castel  del- 
l'Alpi. —  P. ,  Fraz.  del  Com.  di 
Piano,  Gov.  di  Castiglione. 

CASTÉLL  DEL  VÉSCOV.  —  Castel  del 
Vescovo.  —  P.,  App.  del  Com.  di 
Praduro  e  Sasso,  Giusd.  di  Bologna. 


CASTÉLL  DI  BRÉTT.  —  Caslei  dei 
Britti.  —  P.,  Fraz.  del  Com.  di 
Ozzano,  Giusdicenza  di  Bologna. 

CASTÉLL  FRANC.  ^  Castelfrance.  - 
P,  e  Com.,  Gov.  di  Bazzano. 

CASTÉLL  GUELF.  ~  Castelgueifo.^ 
A.  e  Com..  Gov.  di  Medicina. 

CASTÉLL  BIAZZÓUR.  —  Casteìmag- 
giord.  —  p.  e  Com. ,  Gov.  di  Castel 
Maggiore. 

CASTÉLL  NOV.  —  Castelnuovo.  — 
Quartiere  dell' A.  e  Com.  di  S.  Aga- 
ta ,  Gov.  di  Persacelo. 

CASTÉLL  NOV  D'  BISAN.  —  Castel- 
nuovo  di  Bisaììo.  —  P.  e  Fraz.  di 
Querzelo ,  App.  del  Codi,  di  Mon- 
terenzio ,  Gov.  di  Lojaoo. 

CASTÉLL  NOV  E  LISAN.  —  CasUU 
nuovo  e  Usano.  —  V.  Lisan, 

CASTÉLL  S.  PIR.  —  Castel  S.  Pietro. 
—  A.,  Cast,  e  Com. ,  Gov.  di  Castel 
S.  Pietro. 

CASTIÙN.  —  Castiglione.  —  P.,  Terra 
e  Coro.,  Gov.  di  Castigliooe. 

CASTLÙZZ.  —  CasUlluccio.  —  P.  ia 
Capugoano ,  Fraz.  del  Com.  di  Por- 
retta,  Gov.  di  Porrella. 

CASTNAS.  —  Castenaso.  —  P.eCom., 
Giusdicenza  di  Bologna. 

CAVANN.  —  Cavanne.  —  V.  Capa$in. 

CAVRARA  SÒUVRA  PANIC.  —  Capra- 
ra  sopra  Panico.  —  A.  e  Com. 
Giusdicenza  di  Bologna. 

CAZZAN.  —  Cazzano.  —  P. ,  Fraz.  di 
Bagnarola,  App.  del  Cona.  di  Budrio, 
Gov.  di  Budrio. 

CHERSPLAN.  —  Crespellano,  —  P. . 
Terra  e  Com. ,  Gov.  di  Bazzaoo. 

CISA  NOVA.  --  Chiesa  nuova. —  Suss. 
alla  P.  di  S.  Giuliano,  Fraz.  di  S. 
Ruffino,  App.  del  Coni,  di  Bologna. 
Giusdicenza  di  Bologna. 

CO  D'FIÙM.  —  Capo  di  Fiume. -~\. 
S.  Pir  d' co  d'  FiUm. 

COLÙNGA.  —  Colunga.  —  P.  io  Piz- 
zocalvo,  App.  del  Com.  di  S.  Laz- 
zaro, Giusdicenza  di  Boloji^Da. 

CORP  D' RÉIN  —  Corpo  di  Reno.  — 
A.,  Territorio  di  Ferrara. 

CRÉIDA.— (7red«.—  P  ,Fraz.delCom. 
di  Caslìglioue,  Gov.  di  Castiglione. 


FAR 


79 


PIL 


CRÉIT.  —  Crea.  —  Soss.  alla  P.  di 
S.  Lorenzo  di  Budrio  io  quel  Gom., 
Gov.  di  Budrio. 

CREVALCOR.  —  Crevalcore,  —  A., 
Terra  e  Com.  ,  Gov.  di  Persicelo. 
V.  Bòncor, 

CRÒUS  DEL  BIACC.  —  Croce  del 
Biacco.  —  P.,  Fraz.  degli  Aleman- 
ni, App.  del  Com.  di  Bologna» 
Giusdicenza  di  Bologna. 

CRÒUS  D*  MARMORTA.  —  Croce  di 
Marmorta.  —  A.  della  Diocesi  di 
Ravenna.  Fraz.  del  Com.  di  Moli- 


nella ,  Gov.  di  Budrio. 
CRÓUS  D'  SAVÉGN.  —  Croce  di  Sa- 

vigno.  —  V.  Savégn. 
CRUSÉTTA.  —  Crocetta.  —  Suss.  del- 
l' A.  di  Castel  Guelfo  in  quel  Com. , 

Gov.  di  Medicina. 
CRUVARA.  —  Croara.oCorvara.--  P., 

Fraz.  dei  Com.  di  S.  Lazzaro,  Giusd. 

di  Bologna. 
CURTSÉLLA.   —    Corticella.   —   A. 

Fraz.  di  Arcoveggio,  App.  del  Com. 

di  Bologna,  Giusd.  di  Bologna. 


D 


DOSS.  —  Dosso,  —  A. .  Fraz.  del 
Com.  di  S.  Agostino,  Gov.  di  Pog- 
gio Renaiico. 

DSCABGALASEN.  -^  Scaricalasino,  — 
V.  Monghidòur- 

DUGLIOL.  —  Dugliolo.  —  A.  in  S. 
Martino    in  Sovverzano  ,  Fraz.  di 


Bagnarola,  App.  del  Com.  di  Bu- 
drio. Gov.  di  Budrio. 

DURAZZ.  —  Durazzo.  —  P.  Fraz.  del 
Com.  di  Moiinella,  Gov.  di  Budrio. 

DUSÉLMLA.  —  Ducenlola.  —  P.  e 
Quartiere  del  Com.  di  Persicelo  , 
Gov.  di  Persicelo. 


E 


ERQULÀNA.  —  Ercolana.  —  Suss.  1    in  quel  Comune ,  Governo  di  Bu- 
della P.  di  S.  Gervasio   di  Budrio  '    drlo. 


F 


FAGNAN.  —  Fagnano,  —  Suss.  del- 
l' A.  di  Monleveglio  in  Zappolino, 
Fraz.  del  Com.  di  Serravalle,  Gov. 
di  Bazza  no. 

FANTÙZZA.  -  Paniuzza,  —  Soss. 
della  P.  di  Buda. 

FARNE.  —  Farne  e  Farneto  di  Piz- 
^ocalvo,  —  P.  Fraz.  del  Com.  di 
S.  Lazzaro,  Giusd.  di  Bologna. 

FARINE  D'  MONTZÉRER.  ~  Farneto 
di  Monlecerere,  —  P.  iu  Monte 
Cai  (li  raro. 

FARNE  D'  S.  MARI  DEL  CARMEN.  - 
Farneto  di  S.  Maria  del  Carmine, 


—  Suss.  della  P.  di  Rocca  Cometa, 

App.  del  Com.  di  Belvedere,  Gov. 

di  Porrella. 
FIAGNAN.  —  Piagnano.  —  P   della 

Dijocesi    d'  Imola  ,  Fraz,  del  Com. 

di  Casal  Fiuminese,  Gov.  di  Caslel 

S.  Pielro. 
FIÈSS.  —  Fiesso,  —  P.  Fraz.  del 

Com.  di  Castenaso,  Giusdicenza  di 

Bologna. 
FlLÈTt.  —  Filetto,  —  P.  in  Bastia, 

Fraz.  di  Sassoleone,  App.  del  Com. 

di  Casal  Finminese,  Gov.  di  Castel 

S.  Pietro. 


GAL 


80 


GUA 


FIURINTÉINA.  --  Fiùrentina.  —  P. 
in  Villa  FoDlana,  Fraz.  del  Com* 
di  Medicina,  Gov.  di  Medicina. 

FLIPPBINA.  —  FiUppina.  —  Suss. 
della  p.  di  Palata  in  Palata  Pepolì, 
App  del  Com.  di  Crevalcore,  Gov. 
di  Persiceto. 

FOBT  URBAN.  -  ForU  Urbano.  — 
A. ,  già  Fortezza  ora  Casa  di  de- 
tenzione e  condanna .  Fraz.  del 
Com.  di  Castel  Franco,  Gov.  di 
Saziano. 

FOSSOL.  —  Fossolo,  —  P.,  Fraz.  de- 
gli Alemanni,  App.  del  Com.  di  Bo- 
logna, Giusd.  di  Bologna. 


FRADÙST.  —  FraduMto.  —  P.  In  Ver 
giano ,  Fraz.  di  Stiolo ,  App.  del 
Com.  di  Mongbidore,  Guv.  di  Lojano. 

FRASSASS.  —  Frassasso.  —  V.  Trap 
sasi, 

FRASSNÉIDA.  —  Frastinelo.  —  P., 
Fraz.  del  Com.  di  Castel  S.  Pietro, 
Gov.  di  Castel  S.  Pietro. 

FBASSINCÓ.  —  Frassincò.  —  Fraz. 
di  Stiòlo,  App.  del  Com.  di  Non* 
ghidore,  Gov.  di  Lojano. 

FÙN.  —  Funo,  —  A. ,  Fraz.  del  Com. 
di  Argelalo,  Gov.  di  Castel  Mag- 
giore. 


o 


GARA.  —  Gabba,  —  Sass.  della   P. 

di  Crecchia  nel  Com.  di  Belvedere, 

Gov.  di  Porretta. 
GABBIAN.  —  Gabbiano.  —  P.,  App. 

del   Com.  di    Monzuno  ,   Gov.  di 

Lojano. 
GAGG'  D'  MONTAGNA.  —  Gaggio  di 

montagna.  —  A. ,  Com.  ,  Gov.  di 

Porretta. 
GAGG'  D'  PIAN.  —  Gaggio  di  piano. 

—  A.,   Fraz.  del  Com.  di  Castel 

Franco,  Gov.  di  fiazzano. 
GAIANA.  —  Gaiana.  —   Suss.  delia 

P.  di  Varignana  in  Varignana,  App. 

del  Com.  di  Castel  S.  Pietro,  Gov. 

di  Castel  S.  Pietro. 
GAIBOU.  —  Gaibola.  —   A. ,  Fraz. 

di  S.  Ginseppe,  App.  del  Com.  di 

Bologna.  Giusd.  di  Bologna. 
GALIAZZA.   ^  Galeazza  PepoU.  — 

P. ,    Fraz.  di  Palata  Pepoli ,  App. 

del  Com.  di   Crevalcore ,  Gov.  di 

Persiceto. 
GALL.  —    Gallo.  —  P.,   Fraz.  del 

Com.  di  Poggio  Renatico,  Gov.  di 

Poggio  Renatico. 
GALLIRA.  —  Galliera.  —  P.,  Com.. 

Gov.  di  Poggio  Renatico. 
GALLISAN.  —    Gallisano.   —  Fraz. 

del  Com.  di  Medicina,  Gov.  di  Me- 
dicina. 


GANZANIG.  —  Ganzanigo.    —   P. . 

Fraz.  del  Com.  di  Medicina ,  Gov. 

di  Medicina. 
GaVASÉ.  —  Gavaseto.  —  P. ,   Fraz. 

del  Com.  di    Malalbergo,  Gov.  di 

Castel  Maggiore. 
GAVGNAN.  —  Gavignano.  —  P. ,  App. 

del  Com.  di  Savigno,  Gov.  di  Bal- 
zano. 
GHERGH1NZAN.  —  Gherghinzano.  - 

P. ,  App.  del    Com.  di   S.  Giorgio 

di  Piano,  Gov.  di  Castel  Maggiore. 
GRAGNAN.  —  Gragnano.  —  P.,  Fraz. 

del  Com.  di  Mongbidore  ,  Gor.  di 

Lojano. 
GRANAION.  —  Granaglione.  —  P.. 

Com. ,  Gov.  di  Porretta. 
GRANAROL.  —   Granarolo.  —  A.. 

Fraz.  del  Com.  di  Viadagola,  Gov. 

di  Castel  Maggiore. 
GRÉCCIA.  —  Crecchia.  —  P.,  Fraz. 

del   Com.  di  Belvedere ,  Gov.  di 

Porretta. 
GRIZZANA.  —  Grizzana.  —  P.,  Fraz. 

di  Veggio.  App.  del   Com.  di  Ta- 

vernola ,  Gov.  di  Vergalo. 
GRÙI.  —  Gruqlio.  ~  P.  e  Quartiere 

del    Com.  di    S.  Agata  ,  Gov.  di 

Persiceto. 
GUARDA.  —  Guardala.  —  Fraz.  del 

Com.  di  Budrio,  Gov.  di  Badrio. 


tiv 


8t 


LC8 


GUI  ARA.  —  Guliara.  —  P.  in  Lagu- 
iara,  Fraz.  del  Com.  di  Hodzudo, 
Gov.  di  Lojano. 

GURGUGNAN.  —  Gorgognano.  —  A., 
Fraz.  di  Zena  ,  App.  del  Com.  di 
Pianoro,  Giusd.  di  Bologna. 

GUZZAN.  —  Guzzano.  —  P. ,  Fraz. 


del  Com.  di  Musiano ,  Giu$d.  di 
Bologna. 
GUZZaN  D'  MONTAGNA.  —  Guzzano 
di  montaQna.  —  A.  e  Villa  del 
Com.  di  Camugnano ,  Gov.  di  Ca- 
stiglione. 


1  AN.  —  Jano.  —  P. ,  Fraz.  del  Com.  di 
Praduro  e  Sasso,  Giusd.  di  Bologna. 

IGNAN.  —  Ipnano,  —  P..  Fraz.  del 
Cooi.  di  Caprara  Sopra  Panico , 
Giusd.  di  Bologna. 


lULA.  —  loia.  —  P. .  Fraz.  di  S. 
RuflQllo,  App.  del  Com.  di  Bologna, 
Giusd.  di  Bologna. 


LABANT.  -  Legante.  —  A..  Fraz. 
di  Casigno,  App.  del  Com.  di  Ca- 
stel d'Ajano,  Gov.  di  Vergato. 

LAGAR.  —  Laqaro.  —  P.,  Fraz.  del 
Com.  dì  Castiglione,  Gov.  di  Ca- 
stiglione. 

LAGÙNN.  —  Lagune.  —  P.,  Fraz. 
del  Com.  di  Praduro  e  Sasso , 
Giusd.  di  Bologna. 

LAMIA.  -  V.  Amia. 

LANGUURA.  —  Laguiara.  —  Fraz. 
del  Com.  di  Monzuno,  Gov.  di 
Lojano. 

LIAN.  — -  Liano.  —  P. ,  Fraz.  del 
Com.  di  Castel  S.  Pietro,  Gov.  di 
Castel  S.  Pietro. 

LISAN.  —  Lisano.  —  Fraz.  del  Com. 
di  Vergato.  Gov.  di  Vergato. 

LISfiRNA.  —  Lisema.  -^  P.,  Fraz. 
del  Com.  di  Vergato,  Gov.  di  Ver- 
sato. 

UVA.  —  V.  Al  Livà. 

LIVERGNAN,  o  ÈL  VERGNAN.  —  Li- 
vergnano.  —  Suss.  dell'A.  di  Bar- 
barolo,  Fraz.  del  Com.  di  Pianoro. 
Giusd.  di  Bologna. 


LIZZA N.  —  Lizzano.  —  A.,  Fraz.  e 

Villa  del  Com.  di  Belvedere,  Gov. 

di  Porrelta. 
LUGNOLA.  —  Lognola.  —  P. .  Fraz. 

di  Stiolo,  App.  del  Com.  di  Mon- 

«bidore,  Gpv.  di  Lojano. 
LUIAN.  —  Lojano.  —A.,  Com.,  Gov. 

di  Lojano. 
LUMINASI.    ->    Luminalo.    —    P. . 

Fraz.  di  Panico,  App.  del  Com.  di 

Caprara  sopra  Panico  ,  Giusd.  di 

Bologna. 
LUNGARA.  —  Longara.  —  A.,  Fraz. 

del  Com.  di  Caìderara,  Giusd.  di 

Bologna. 
LURINZATIC.  —  LorenzaHco.  —  P., 

Fraz.  di    S.  Matteo  della  Decima, 

App.  del  Com.  di  Persiceto,  Gov. 

di  Persiceto. 
LUSTROLA.   —   Lustrala,  —    Suss. 

della  P.  delle  Capanne  e  Villa  nel 

Com.   di    Granaglione ,   Gov.   di 

Porretla. 


li 


PIA 


84 


WS 


m 


NUGARÉ.  —  I^ugareto.  —  P. ,  Fraz.  i .  mune  di  Pradaro  e  Sasso ,  Giasd. 
di  PoDieccbio.  Appodiato  del  Go-|     di  Bologna. 


F 


PADEREN.  —  Pademo.  —  P..  Fraz. 

di  S.  Giuseppe ,  App.  del  Com.  di 

Bologna»  Giusd.  di  Bologna. 
PADCL.  —  Padulle.  —  P. .  Fraz.  del 

Com.  di  Sala,  Gov.  di  Persicelo. 
PALA  BEVILACQUA.  —  Palata  Bevi- 
lacqua. —  P. ,  Fraz.  di  Palala  Pe- 

poli»  App.  del  Com.  di  Crevalcore, 

Gov.  di  Persicelo. 
PALA  PÉPOL.  —  Palala  PepolL  — 

P. ,  App.  del  Com.  di  Crevalcore. 

Gov.  di  Persicelo. 
PALAZZEINA.  —  Palazzina,  —  Suss. 

della  P.  di  Galeazza  Pepoli ,  Fraz. 

di  Palala  Pepoli,  App.  del  Com.  di 

Crevalcore,  Gov.  di  Persicelo. 
PAMC.  —  Panico.  —  A.,   App.   del 

Com.  di    Caprara    Sopra   Panico, 

Giusd.  di  Bologna. 
PANZAN.  —  Panzana.  —  A. ,   Fraz. 

del  Com.  di  Castel  Franco ,  Gov. 

di  Bazza  no. 
PEDERIOL.  —  Ptfdrtoio.  —  V.S.JIfor- 

téin  in  Pederiol. 
PÉIGULA.  —  Pegola.  —  P. ,    Fraz. 

dei    Com.  di  Malalbergo»  Gov.  di 

Castel  Maggiore. 
PIAN.  —  Piano.  —  A.  e  Com.,  Gov. 

di  Castiglione. 
PIAN.  —  Piano.  —  Suss.  air  A.   di 

Medicina,  Fraz.  di  quel  Comune, 

Gov.  di  Medicina. 
PIAiNAZZ.  —    Pianiaccio.  —    P.  in 

Monte   Acuto  dell'Alpi,  App.  del 

Com.  di  Belvedere,  Gov.  di  Porrelta. 
PIAN   D'  SÈTTA.  —  Piano  di  Setta. 

—  P.  in  Veggio,  App.  del  Com   di 

Tavernola,  Gov.  di  Vergaio. 


PIANOR.  —  Pianoro.  —  A.  e  Com., 

Giusd.  di  Bologna. 
PLMAZZ.  —  Pimazzo ,   o    Piumazzo. 

—  A. .   App.  del    Colli,  di  Castel 
Franco,  Gov.  di  Razzano. 

PITIGLIAN.  —  Pitigliano.  —  V  Àtfric. 
PIV  D'  ARFÉIN.  —  Pieve  di  Roffeno. 

—  Fraz.  di  Iole,  App.  del  Com. 
di  Vergalo,  Gov.  di  Vergalo. 

PIV  DAL  PÉIN.  —  Pieve   dtl  Pino. 

—  A.,  App.  del  Coro,  di  enduro 
e  Sasso,  Giusd.  di  Bologna. 

PIZZaN.  —  Pizzano.  —  P. ,  FraL  del 

Com.  di  Monlerenzio,Gov.diLo)^QO. 
PIZZCALV.  —  Pizzocalvo.  —  A.,  App. 

del  Com.  di  S.  Lazzaro,  Giusd.  di 

Bologna. 
PORI  NOV.  —  Porto  fìuovo.  —  P. . 

Fraz.  del  Com.  di  Medicina,  Go\. 

dì  Medicina. 
PRADA.  —  Prada.  —  P. ,  Fraz.  del 

Cum.  di  Tavernola,  Gov.  di  Vergaio. 
PRADALBÉIN.  —  Pradalbino.  —  P.. 

Fraz.  del  Com.  di  Monte  S.  Pietro, 

Gov.  di  Razzano. 
PRAUUR  E  SASS.  —  Praduro  e  Satso. 

—  P.  e  Com. ,  Giusd.  di  Bologna. 
PRAGATT.  —  Pragatto.  —  P.,  Fraz. 

del  Com.  di  Crespellauo  ,  Gov.  di 

Razzano. 
PRUNAR.  —  Prunaro.  —  P.,   Fraz. 

del  Com.  di  Budrio,  Gov.  di  Budrio. 
PRUNAROL.    —  Prunarolo.   —    P. , 

Fraz.  di  Tolé  ,  App.  del  Com.  di 
Vergato,  Gov.  di  Vergato. 
PUNTÉCC.  —  Pontecchio.  —  A.,  App. 

del  Com.  di  Praduro  e  Sasso,  Giosd. 

di  Bologna. 


Rie 


85 


PUNZAN.  —  Ponzano»  —  P.  .  Fraz. 

del   Coi»,  di  Serravalle.  Gov.  di 

Bazzane. 
PURKÉTTA.  —  Porretta.  —  A.,  Terra 

e  Com. ,  Gov.  di  Porretla. 
PUZ  DI  ROSS.  —  Poggio  de*  Rossi. 

— -  Fraz.  di  Ripoli,  App.  del  Com. 

di  Piano,  Gov.  di  Casiiglioue. 
PUZ  D'  CASTÈLL  S.  PIR.  —  Poggio 


RON 


di  Castel  S.  Pietro,  —   P. ,  Fraz. 

del  Com.  di  Castel  S.  Pietro.  Gov. 

di  Castel  S.  Pietro. 
PUZ   REiNATIC.  —  Poggio  Renatico. 

—  A.  e  Com.,  Gov.  di  Poggio  Re- 
natico. 
PUZZÉTT.  —  Poggelto.  —  A. ,  Fraz. 

dei   Com.  di  S.  Pietro  in  Casale  « 

Gov.  di  Poggio  Renatico. 


9 


QUADERNA.  —  Quadenia.  —  P. , 
Fraz.  del  Com.  di  Medicina  .  Gov. 
di  Medicina. 

QUADERNA.  —  Quaderna,  —  P. , 
Fraz.  di  Ozzano  di  sotto,  App.  del 
Com.  di  Ozzano  di  sopra ,  Giusd. 
di  Bologna. 

QUALI.  —  Quatto.  —  P.,  Fraz.  del 
Com.  di  Piano,  Gov.  di  Castiglione. 

QUART  D'  SÓUVBA.  —  Quarto  di  So- 
pra. —  P.  .  Fraz.  del  Com.  di  S. 
Egidio,  App.  del  Com.  di  Bologna, 
Giusd.  di  Bologna. 


QUART  D*  SÓTTA.  —  Quarto  di  Sotto. 

—  ?.,  Fraz.  del  Com.  di  Viadagola, 

Gov.  di  Castel  Maggiore. 
QUERZA.  —  Quercia.  —  Suss.  della 

P.  di  S.  Martino  di  Caprara.  Fraz. 

del  Com.  di  Caprara  sopra  Panico, 

Giusd.  di  Bologna. 
QUERZÉ.  -—  Querceto  e  Querzeto.  — 

P. ,  App.  del  Com.  di  Monterenzo, 

Gov.  di  Lojano. 


RASÉl.  —  Rasiglio,  —  P..  Fraz.  del 
Com.  di  Praduro  e  Sasso ,  Giusd. 
di  Bologna. 

RASTGNAN.  —  Rastiqnano.  —  P.  , 
Fraz.  del  Com.  di  Musiano,  Giusd. 
di  Bologna, 

RASTLÉIN.  —  Rastellino.  —  P..  Fraz. 
del  Com.  di  Castel  Franco,  Gov. 
di  Bazzauo. 

BAVDA.  —  Raveda.  ■—  Suss.  alla  P. 
di  Galliera,  Fraz.  del  Com.  dì  Gal- 
liera,  Gov.  di  Poggio  Renatico. 

KAVÓN.  —  Ravone.  —  P.  ,  Fraz.  di 
S.  Giuseppe,  App.  del  Com.  di  Bo- 
logna, Giusd.  di  Bologna. 

BÉVOL.  -  Ripoli.  —  P.  ,  App.  del 
Com.  di  Piano,  Gov.  di  Castiglione. 

B1GNAN.  —  Rignano.  —  P.,  Fraz. 


del  Com.  di  Monterenzio,  Gov.  di 

Lojano. 
RIGÒUSA.  —  Rigosa.  —  Fraz.    del 

Com.  di  Borgo  Panigale,  Giusd.  di 

Bologna. 
RIOL  —  Riolo.  —  P. ,  Fraz.  del  Com. 

di  Castel  Franco,  Gov.  di  Razzano. 
BOCCA  CUBNÉIDA.  —  Rocca  cometa. 

—  1*. ,  Fraz.  del  Com.  di  Belvedere, 

Gov.  di  Porretta. 
ROCCA  PITIGLIANA.    —  Rocca  piti- 

gitana.  —  P. ,   Fraz.    di   Affrico , 

App.  del  Com.  di  Gaggio  montano, 

Gov.  di  Porretta. 
RONC   D*  BAGNAROLA.  —  Ronchi  di 

Bagnarola.  —  P. ,  Fraz.  di  Bagna- 
rola ,  App.  del   Com.   di  Budrio  , 

Gov.  di  Budrio. 


SAN 


86 


SAN 


BONC  D'  CAYRARA.  —  Honchi  di 
Caprara.  —  Suss.  ali'  A.  di  Gre- 
valcore  in  qael  Comune  ,  Gov.  di 
Porretta. 

RONC  D'  CURTSÉLLA.  —  Ronchi  di 
Corticelia.  —  Suss.  della  P.  di  Ca- 
stel Maggiore  in  quel  Comune,  Gov. 
di  Gaslel  Maggiore. 

RONCA.  --  Rofica.  —  P. .  Praz,  dì 
Gavignano  ,  App.  del  Com.  di  Sa- 
\igno,  Gov.  di  Razzano. 

RUBIZZAN.  —  Rubizzano.  —  P.,Fraz. 
del  Com.  di  S.  Pietro  in  Casale  , 
Gov.  di  Poggio  Renalico. 

RUDIAN.  —  Radiano.  —  P. ,  Praz. 


di  Gavignano  ,  App.  del  Com.  di 
Savigno«  Gov.  di  Bazzane, 

RUNCAI.  —  Roncaglio.  —  Fraz.  di 
Arco  veggio,  App.  del  Com.  di  Bo- 
logna, Giusd.  di  Bologna. 

RUNCASTALD.  —  BoncastaJdo.  —  P., 
Fraz.  del  Com.  di  Lojano.  Gov.  ài 
Lojano. 

RUNCRi.  —  Roncrio.  —  P..FraLdi 
S.  Ruffino ,  App.  del  Com.  di  Bo- 
logna, Giusd.  dì  Bologna. 

RÙSS.  —  Russo.  —  P. ,  Frai.  del 
Com.  di  S.  Lazzaro  ,  Giosdiceaza 
di  Bologna. 

RUVHÉ.  —  Rovereto.  —   V.  Bertoli. 


S 


SABIÙN  D'  MUNTAGNA.  —  Sabbiuno 

di  montagna.  —  P. ,   Fraz.  di  S. 

Ruffino,  App.  del  Com.  di  Bologna, 

Giusd.  di  Bologna. 
SABIÙN    D*  PIAN.    —    Sabbiuno   di 

piano.  —  P.,   Fraz.  del    Com.    di 

Castel    Maggiore  ,  Gov.    di  Castel 

Maggiore. 
SALA.  —  Sala.  —  A.  e  Com. ,  Gov. 

di  Persiceto. 
SALÉTT.  —  Saletto,  o  Saleto.  —  A., 

Fraz.  del  Com.  di  S.  Maria  in  Duno, 

Gov.  di  Castel  Maggiore. 
SALSE.  —  Saliceto.  —  Fraz.  del  Com. 

di  Castel  Maggiore,  Gov.  di  Castel 

Maggiore. 
SALVAR.  --  Salvaro.   —   A.,    Fraz. 

di  Veggio  ,  App.  del    Com.  di  Ta- 

vernola,  Gov.  di  Vergato. 
SAMBER.  —  Sambro.  —  V.  Muntoti. 
SAMMARTEIN.  —  Sammartini.  -  P., 

Fraz.  del  Com.  di  Crevalcore,  Gov. 

di  Persiceto. 
SAMUZA.  —  Samoqqin.  —  A.,  Fraz. 

del  Com.  di  Savigno,  Gov.  di  Raz- 
zano. 
S.  AGATA.  —  S.  Agaia.  —  A.  e  Com., 

Gov.  di  Persicelo. 
S.  AGUSTEIN.  —  S.  Agostino.  —  A. 

e  Coni.,  Gov.  di  Poggio  Renatico. 


|S.  ALRERT.  —  S.  Alberto.  —  P. 
Fraz.  del  Com.  di  S.  Pielro  io  Ca- 
sale, Gov.  di  Poggio  VieoaUco. 

S.  aLMAS.  —  S.  Almaso.  -  Frtz. 
della  P.  di  Calcara  ,  Con.  di  Gre- 
spellano,  Gov.  di  Bazzane. 

S.  ANDRÉ  IN  CURIARl.  —  S.Andno 
in  Curiario.  —  V.  Bióunt  %uàiill 

S.  ANDRÉ  VAL  D*  SAMBER.  —  S  An- 
drea vai  di  Sambro.  —  P.,  Frai. 
di  Ripoli,  App.  del  Com.  di  Piano. 
Gov.  di  Castiglione. 

S.  ANSAN.  —  S.  Ansano.  —  V.  Brani 

S.  ANTONI  D'  SAVNA.  —  S.  AtUonio 
di  Savena.  —  P. ,  Fraz.  degli  Ale- 
manni, App.  del  Com.  di  Bologna, 
Giusd.  di  Bologna. 

S.  APULLINAR.  —  S.  ApoUinan.  - 
P.  del  Com.  di  Serra  valle,  Gov.é 
Razzano. 

S.  BARTEL.  —  S.  Bartolo,  —  i 
Fraz.  del  Com.  di  Persicelo,  G' 
di  Persiceto. 

S.  BENDÉTT.  —  S.  Benedetto. — Ff» 
del  Com.  di  S.  Pielro  ìd  Casak: 
Gov.  di  Poggio  Renatico. 

S.  CAREL.  —  S.  Carlo.  —  Suss.  * 
r  A.  di  S.  Agostino,  Fraz.  di  qd 
Com. ,  Gov.  di  Poggio  RenaUco 

S.  CIAREL.  —  S.  CfUerlo,  o  S.  Chìd 


SAS 


88 


STA 


App.  del  Com.  di  Bologna,  Giusd. 
di  Bologna. 

S.  PAVEL  D'  RAVÒN.  —  S.  Paolo  di 
Ravone.  —  V.  Bavòn. 

S.  PIR  D'  CO  D'  FIÙM.  —  S.  Pietro 
capo  di  fiume.  —  P. .  Fraz.  del 
Coni,  di  Molinella.  Gov.  di  Budrio. 

S.  PIR  IN  CASAL.  —  S.  Pietro  in  Ca- 
sale. —  A.  e  Com.,  Gov.  di  Poggio 
Benatico. 

S.  RAFÉLL.  —  S.  Rufino.  —  A. .  App. 
del  Com.  di  Bologna  ,  Giusd.  di 
Bolojrna. 

S.  SALVADÒUR.  —  S.  Salvatore.  — 
Suss.  della  P.  di  Badrio  In  qael 
Com.,  Gov.  di  Budrio. 

S.  SILVERI.  —  S.  Silverio.  —  Suss. 
della  P.  di  S.  Giuliano  di  Bologna, 
Fraz.  di  S.  Rnfillo,  App.  del  Com. 
di  Boloirna,  Ginsd.  di  Bologna. 

S.  VENANZl.  -  S.  Venanzo.  —  P. . 
Fraz.  del  Com.  di  Galliera,  Gov.  di 
Pojrsrio  Reoatico. 

S.  VIZÉINZ.  —  S.  Vincenzo.  —  A.. 
Fraz.  del  Com.  di  Galliera,  Gov.  di 
Pog$rio  Benatico. 

S.  VIOLA.  —  S  Viola.  —  P. ,  Fraz. 
di  Bertalia.  App.  del  Com.  di  Bo- 
logna, Giusd.  di  Bologna. 

S.  VIDAL.  —  S.  Vitale.  —  P. ,  Fraz. 
del  Com.  d:  Calderara  ,  Giusd.  di 
Bologna. 

S.  ZORZ  D'  PIAN.  —  S.  Giorgio  di 
Piano.  —  A. ,  Castello  e  Com. ,  Gov. 
ài  Castel  Maggiore. 

S.  ZOBZ  D' MONTAGNA.  —  S.  Giorgio 
di  Monfaona.  —  Fraz.  di  Zena  , 
App.  del  Com.  di  Pianoro ,  Giusd. 
di  Boloj^na. 

S.  ZVANN  GRAND.  —  S.  Giovanni  in 
persicelo,  o  Persicelo.  —  A.,  Città 
e  Com. ,  Gov.  di  Perslceto. 

S.  ZVANN  D*  CALAMÒSC.  —  S.  Gio- 
vanni di  Calamosco.  —  V.  Cala- 
mòsc. 

S.  ZVANN  IN  TRIARI.  —  S.  Giovan- 
ni in  Triario.  —  A. ,  Fraz.  del  Com. 
di  Minerhlo.  Gov.  di  Budrio. 

SASS.  —  Sasso.  —  V.  Pradur  e  Sass. 

SASDÉLL.  —  Sassadello,  o  Sassatello. 
—  Praz,  di   Sassoleone  ,  App.  del 


Com.  di  Casal  Fiuminese,  Gov.  dì 

Castel  S.  Pietro. 
SASLEÒN.  —  Sassoleone.  —  A. ,  App. 

del  Com.  di  Casal  Fiumioese,  Gov. 

di  Castel  S.  Pietro. 
SASMOLAR.  —   Sassomolare.  —   A., 

Fraz.  del  Com.  di  Castel  d'Ajano. 

Gov.  di  Vergato. 
SASNÉIGHER.  —  Sasvmero.  —  P. , 

Fraz.  di  Qnerzeto  ,  App.  del  Com. 

di  Monterenzio,  Gov.  di  Lojano. 
SASSIÙN.  —   Soisuno.  —  P. ,  Fraz. 

del  Com.  di  Monterenzio,  do^.  d\ 

Lojano. 
SAVEGN.  —  SaxAgno.  —  P.  e  Com.. 

Gov.  di  Razzano. 
SAVGNAN.  —  Savigniano.  —  P..  Fraz. 

del    Com.  di  Taveroola  •    Gov.  di 

Vergato. 
SAZEREN.  —  Sacemo,  o  5.  CAtemo. 

•^  P. .  Fraz.  del  Com.  di  Caldera- 
ra, Giusd.  di  Bolofcna. 
SCANÉLL.  —  Scanello.  —  P. .  Fraz. 

del  Com.  di  Lojano,  Gov.  di  Lojano. 
SCARGALASEN.  —  Scaricalasino.  — 

V.  ÌSunqhidòur. 
SCASQUEL.  —  Scascoli.  —  P. ,  Fraz. 

del  Com.  di  Lojano»  Gov.  di  Lojano. 
SCUVÉ.  —  Scopeto.  —  P.  ,   Fraz.  dì 

Castel  del  Vescovo,  App.  del  Com. 

di  Praduro  e  Sasso,  Glasd.  di  Bo- 

lo9;na. 
SÉLVA.  —  Selva.    —   A. ,  Fraz.  del 

Com.  di  Molinella,  Gov.  di  Budrio. 
SÉRRAVAL.  —  SerravaUe.   —  A.  e 

Com. ,  Gov.  di  Razzano. 
SÉST.  —  Sesto.  —  P. ,  Fraz.  de!  Com. 

di  Musiano.Giusdicenza  di  Bologna. 
SIRAN.  —  Sirano.  —    P.,Fraz.  del 

Com.  di  Caprara  sopra  Panico,  Gin* 

sdicenza  di  Bologna. 
SPARV.  —  Sparvo.  —  P. .  Fraz.  dW 

Com.  di  Castiglione,  Gov.  dì  Casti- 
glione. 
SPERDGAN.  —    Sperticano.    —    P. . 

Fraz.  del    Com.  di  Caprara  Sopra 

Panico,  Giusd.  di  Rologna. 
SPIRITU  SANI.  —  Spirito  Santo.  — 

Suss.  dell'A.  di  Rorgo  Panierate  in 

quel  Com..  Giusdicenza  di  Bologna. 
STAGN.  —  Slagno.  —  Località  e  Vii- 


VDU 


89 


VBL 


la  di  Bargi,  App.  del  Com.  di  Ca- 

mugnano,  Gov.  di  Castiglione. 
STANZAN.  —  Stanzano,  —  P.   del 

Com.  di   Caprara   Sopra    Panico, 

Giusdicenza  di  Bologna. 
STIATIC.  —   Stiatico.    —   P..  App. 

del  Com.  di   S.  Giorgio  di  Piano, 

Gov.  di  Castel  Maggiore. 
STIFONT.  —  Seitefonti.  —  P. ,  Praz. 


del   Com.   di   Ozzano   di   Sopra , 

Giusdicenza  di  Bologna. 
STIOL suolo.  —  P. ,   App.   del 

Com. di  Mongbidore,  Gov.  di  Lojano. 
SUSAN.  —  Susano.  —  P.  ,  Fraz.  del 

Com.  di  Vergato,  Gov.  di  Vergalo. 
SUVIANA.  —  Suviana.  —  P.,    Fraz. 

del  Com.  di  Casio  Casola,  Gov.  di 

Porretta. 


T 


TAVÉRNOLA.  —  Tavernola.  —  A.  e 

Com.,  Gov.  di  Vergato. 
TÉVOL.  —  TivoU.  —  P.  nel  Com.  dì 

S.  Giovanni  in  Persicelo  ,  Gov.  di 

Perslceto. 
TIGNAN.  —  Tignano.  — ■  P. ,  Fraz. 

dì  Castel  del  Vescovo,  App.  del  Com. 

di  Praduro   e  Sasso ,  Giusdicenza 

di  Bologna. 
TIOLA.  —    Tiola.  —  P.,  Fraz.   del 

Com.  di  Serra  valle,  Gov.  di  Bazzano. 
TIZZAN.  —  rizzano.  —  P. ,  Fraz.  del 

Com.  di  Casalecchio  di  Beno,  Giusd. 

di  Bologna. 
TÒMB.  —  Tombe.  —  Suss.  all'  A.  di 

Zola  Predosa,  Giusd.  di  Bologna. 
TÓMB   D'  SASSDÉLL.   —  Tombe  di 

Sassadello,  —  P.  della  Diocesi  di 


Imola   in    Sassoleone,    App.    del 

Com.  di  Casal  Fiuminese,  Gov.  di 

Castel  S.  Pietro. 
TRASSASS —  Trassasso.  —  P. ,  Frai. 

di  Gabbiano,  App.  del  Com.  di  Mon- 

zuno.  Gov.  di  Lojano. 
TRASSÉRRA.  —   Trasserra.  —   P.. 

Fraz.  di  Bargi ,  App.  del  Com.  di 

Camugnano ,  Gov.  di  Castiglione. 
TRÉBB.  —  Trebbo.  —  P. ,  Fraz.  del 

Com.  di  Castel  Maggiore,  Gov.  di 

Castel  Maggiore. 
TUJAN.  —  Tujano.  —  Fraz.  del  Com. 

di  Casaleccbio  di  Reno,  Giusd.  di 

Bologna. 
TULÉ.  —  Tolè.  ""  A..  App.  del  Com. 

di  Vergato,  Gov.  di  Vergato. 


V 


VAD  E  BRIGADÉLL.  —  Vado  e  Bri' 
gadello.  —  A.,  Fraz.  del  Com.  di 
Monzuuo,  Gov.  di  Lojano. 

VALL'  D' SAMBER.  —  Valle  di  Sam- 
òro.  —  V.  S.  André  Vali  d'Samber. 

VALL'  D'SAVNA.  —  Valle  di  Savena. 
—  P. ,  Fraz.  del  Com.  di  Piano, 
Gov.  di  Castiglione. 

VALGATARA.  —  Valgatara.  -  P., 
Fraz.  di  Sliolo  ,  App.  del  Com.  di 
Mongbidore,  Gov.  di  Lojano. 

VDRANA.  =  Vedrana.  —  A.,  Fraz. 
del  Com.  di  Budrio,  Gov.  di  Budrio. 

VDUR.  —  Veduro.  —  P. .  Fraz.  del 


Com.  di  Castenaso,  Giusdicenza  di 
Bologna. 

VEDGHÈ.  —  Vedegheto.  —  P. ,  Fraz. 
di  Gavignano ,  App.  del  Com.  di 
Savigno,  Gov.  di  Bazzano. 

VEDRIAN.  —  Vedriano.  —  P.,  Fraz. 
del  Com.  di  Castel  S.  Pietro,  Gov. 
di  Castel  S.  Pietro. 

VELLA  D'  AJAN.  —  Villa  d' Ajano.  — 
A. ,  Fraz.  del  Com.  di  Castel  d'AJa- 
no,  Gov.  di  Vergalo. 

VELLA  FUNTANA.  —  Villa  Fontana. 
—  A.  e  P. ,  Fraz.  del  Com.  di  Me- 
dicina, Gov.  di  Medicina. 

12 


ZBN 


90 


ZRE 


VELLA  NOVA.  —  Yilia  nova.  —  P. , 

Fraz.  del  Com.  di  Castenaso,  GAu- 

sdiaetAta  di  Bologna. 
VELLOLA.  —  vaiola.  —  V.  S.  ftkolò 

d'  Vellola. 
VENEZZAN.  —  Yenezzano,  —  V.  Ma- 

scaréin. 
VÉNDLA.  —  Venola.  —  A.,  Fraz.  di 

PaDÌco>  App.  del  Com.  di  Caprara 

Sopra  Panico,  Giasd.  di  Bologna. 
VERGA.  —  Vergalo.  —  A.  e  Com. , 

Gov.  dì  Vergato. 
VERGIAN  0  VERZAN.  —  Vergiano.  — 

P. ,  Fraz.  di  Stiolo,  App.  del  Com. 

di  Mooghìdore,  Gov.  di  Lojano. 
VERGNANA  D*  SdCJVRA,  E  D' SÓTTA. 

—  Varignana  di  sopra  e  di  soUo. 

—  P.  e  A.,  App.  del  Com.  di  Ca- 
stel S.  Pietro ,  Gov.  di  Castel  S. 
Pietro. 

VEBZÙN.  —  Verzuno.  —   A. .  Fraz. 

del   Com.  di  Camugoano»  Gov.  di 

Castiglione. 
VEGG.  —    Veggio.   —  P. .  App.    del 

Com.  di  Tavernola,  Gov.  di  Vergato.  | 


VEZZER.  -—  rizzerò  od  Onegna.  — 

P.  oel  Com.  di  GranagUone  .  <>ov. 

di  Vergato. 
VIDAGULA. --  Kadogoto.  —à.  e  Com.. 

Gov.  di  Castel  Maggiore. 
VIOICIATIC.  —  Vididatico.  —  P.  nel 

Com.  di  Belvedere,  Gov.  di  Porrelta. 
VIG.  —  Vigo,  —  P..  Fra*,  del  Com. 

di  Cadiognaoo,  Gov.  di  Castiglione. 
VIGÓURS.  —  Vigorso.  —  P.  nel  Com- 

di  Badrio,  Gov.  di  Budrio. 
VILIANA.  —  Villiana.    —    P..    App. 

del  Com.  di  Gaggio  Montano,  Gov. 

di  Porretta. 
VIMIGNAN.   —    Vimignano.   -  P.» 

Fraz.  del  Com.  di  Taveniola.  Gov. 

di  Vergalo. 
VIZZAN.  —  Vizzano.  —  P. ,  Fraz.  di 

Pieve  del  Pino  ,  App.  del  Com.  di 

Praduro  e  Sasso  »  Giosdicesza  di 

Bologna. 
VOLTA  D' BÉIN.  «-  Volta  di  Beno.  - 

Fraz.  del  Com.   di  Argeiato»  Gov. 

di  Castel  Maggiore. 


ZACC:||ìt$CA.  •>  Zaccanesca.  —  P. . 

Fraz.  del  Com.  di  Piano,  Gov.  di 

Castiglione. 
ZAGNAN.  —  Ciagnano.  —  P. ,  Fraz. 

del  Com.  di  Ozzano  di  Sopra,  Giu- 

sdicenza  di  Bologna. 
ZAPPULEIN    —   Zappolino.    —    P. , 

Fraz.  del  Com.  di  Serravalle,  Gov. 

di  Bazzano. 
ZEDRÉCCIA.  —    Cedreechia.  —  P. , 

Fraz.  del  Com.  di  Piano,  Gov.  di 

Castiglione. 
ZÉiNA.  —  Zena.  —  A. ,  App.  del  Com. 

di  Pianoro.  Giusdicenza  di  Bologna. 
ZÉINT  D*  BUDRI.  —  Cento  di  Budrio. 

—  P.,  Fraz.  del  Com.  di  Budrio, 

Gov.  di  Budrio. 
ZENRIGDEL.    —  Zenerigolo.   —   P., 

Fraz.  del   Com.  di  S.  Giovanni  in 

Persicelo ,  Gov.  di  Persioeto. 


ZÉSS.  ^    Gesso.   —  A.,    Fraz.  del 

Com.  di  Zola  Predosa,  Giasdiceoza 

di  Bologna. 
ZINQUANTA.  —   Cinquanta.    —   P.. 

nel  Com.  di  S.  Giorgio  di  Piano , 

Gov.  di  Castel  Maggiore. 
ZNACC.  —  Cenacchio.  —  P. ,  Fraz 

del  Com.  di  Malalbergo ,  Gov.  di 
Castel  Maggiore. 
ZOLA   PREDOUSA.  —   Zola  Predosa. 

—  A.  e  Com. ,  Giusd.  di  Bologna. 
ZRÉOEL.  —    Ceretolo.  —  P. .    Fraz. 

del  Com.  di  Casaleccbio  di  fieno. 

Giusdicenza  di  Bologna. 
ZRÉI.  —  CeregUo.  —  P.  .  Fraz.  di 

Tolé ,  App.  del  Com.  di  Vergato . 

Gov.  di  Vergato. 


» 


*. 

^ 


A 


•j.  ii« 


.=^