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VOCABOLARIO
BOLOGNESE-ITALIANO
gU compiuto
Ct.AtJD10 KRHAMIIO FERIUIII
TERZA EDIZIONE
camp«Bdlata , ti iccmcltU di nslte tocI
BOLOGNA
PRESSO GLI ED[TOR[ MATTIUZZI E DE' GREGOBI
Jaj. f , n^
REGOLE
DELL' ORTOfilAHA BOLOfiNESE
raOPOSTC
DA CLAUDIO ERMANNO FERRARI
BìPBIHESSE AIliA SICOHDA SDIZIONV DHL SUO TOCABOUUO
BOLOGNESE- IT AUANQ (')
DELLE VOCALI
Dell'A.
Tr
re saoni distinti ha qaesta lettera nei dialetto bolognese. 1.^ A no-
turale. 2fi k aperta, 3*^ A schiacciata. Dico A naturale per significare la
vocale proferita con iempUce spignimento di flato» senza maggiore aper»
tura di bocca e forza maggiore. Dico pure la terza schiacciata a fine di far
distinzione dall' aperta , perchè quest' À non equivale ad essa , ma bensi
ali'É apertissima francese. So benissimo che naturali sono tutte le vocali
pronunciate in qualsiasi maniera, come so che l'epiteto di schiacciata non
si potrebbe riferir nuUamente a pronunzia , ed avere perciò queste parole
incontrata la censura per que* Grammatici , che le hanno adoperate ; ma ,
perchè queste e simili voci divengono di convenzione quando sono definite,
mi saranno permesse , sembrandomi più significative, e potranno equivalere
ad altre • che si stimassero piii appropriate.
(*) NeUa Prefazione anteposta alla seconda edizione del suo Vocabolo'
rio bolognese , e precedente le Regole da lui proposte per la relativa ùrUh
grafia , il sig. C. E. Ferrari cosi si esprimeva :
» Volgon già quasi tre lustri , eh' io feci di pt^blica ragione il Voca**
bolario bolognese colla corrispondenza delle voci di Lingua Italiana. Sin
d'allora conobbi la necessità d'impinguarlo» e, coli' intenzione di pub»
bucarne un secondo volume» per lunga pezza non feci che (accumular voco-
àoli , dettati e proverbi non registrati da prima. Sembrerà forse a taluno
che tanto corso d' anni sia stato sufficiente a dar finitezza all' opera in
maniera da non averne a desiderar più oltre; ma pure ben vi sarebbe^ di
che occuparsi per lungo altro spazio» che la materia è inesauribile» né io
arriverei più mai a capo di assettarla. Miglior partito adunqtie parvemi
queUo di non più differire a riordinare quanto aveva aòbozxflto; ma in
Il
1.0 Si troverà la prima A nelle parole casa, santa, dama, ed io altre si-
mUi, che si proferiscono come nella fingua nazionale.
2.0 Io segno l' A aperta coir accento grave , perchè ha V uso stesso iel-
r italiana. Si trova questa: ìfi Nella terza persona singolare del futuro dei
verbi, che hanno l'infinito in ar: p. e. /àrd, (farà); darà, (darà); starà,
(starà) ec. 2.^ In pochi monosillabi per distinguerli da altri di significazione
diversa, come sarebbe là avverbio per non equivocarlo col pronome o con
la articolo del femminino; p. e. la va in là, (ella va in \k);stà verbo per
* differenziarlo da sta pronome: p. e. sta qué sta matteina, e sta sira, (sta
qui stamane, e stasera): dà verbo in contrapposizione del segnacaso da:
p. e. dà da magnar a quia cavalla, (dà da mangiare a quella cavalla);
ed alcuni altri.
3.0 L' A schiacciata ha il suono prolungato accostantesi a due A, ed ap*
pongo ad essa T accento circonflesso. Si osserverà generalmente Tuso di
questa vocale: ìfi Nella secimda persona singolare e plurale del presente
ciò fare trovai conveniente di rifondere tutto quello ancora, di che era
formata la mia prima edizione; lunga e penosa fatica in vero, ma indi*
spemabile per cangiare in parte V ortografia, e per dare una disposizione
migliore ai vocaboli a fine di rendere più chiara la distinzione de' tre lin-
guaggi , de* quali è composta V opera.
» NeW antecedente stampa mi prevalsi d* un' ortografia in massima
parte diversa da quella adoperata per l' addietro dagli scrittori del 0010-
gnese dialetto. Mio intendimento fu allora di adattarla alla pronundazione
per quanto fosse possibile , avvisandola cosa essemàaUssima per chi debba
leggere in una lingua. V impegno da me assunto dopo alcuni anni di ri-
durre ad una sola ortografia le poesie bolognesi, che intraprese qui a pub-
bucare il tipografo Masi, m'indusse ad una più accurata osservazione. Ed
in vero trovai due principali difetti nella mia prima maniera di scrivere:
l'uno doè di essere stato troppo ligio alla pronunzia, Vostro di non aver
seguitato sempre un metodo uniforme e costante. A toglierli entrambi, co-
nobbi opportuno di stabilire alcune regole , che ordinassero questo metodo
ortografico per ottenere il doppio intento di scrivere senza imbarazzo e di
leggere con maggiore facilità.
» Sembra essere fuor di dubbio che gli antichi Bolognesi, quando scris-
sero nel loro dialetto, si scostassero il meno possibile dal suono pronun-
ziato, giacche questo suol essere, generalmente parlando, il regolatore
della scrittura. Che, se troviamo lo scrivere d'oUtora discordante in molta
parte dalla pronunzia d'oggidì, convien dedurne ancora che il pno-
ferimento di que' tempi fosse diverso dal nostro. EgH è probabilissimo
eziandio che questi cambiamenti , come quelli di tanti vocaboli, proceduH
siano dall'influenza, ch'ebbero su di noi le nazioni settentrionali, ed in
particolar modo quella de' Galli, la quale, se potè portar mutazione sui
costumi nostri , con maggior facilità lo avrà fatto sul linguaggio. Allora
forse scrivevasi e pronutiziavasi dulor, sgnor, caler, ora, allora, gola, vir-
tuos, vin, fin, bon, son, testa, festa, ec. ec. Cosi dicono tuttora i conter-
mini Ferraresi, i Modonesi, una gran parte degli aòitatori delle ville boto*
IO
dell* indicativo e nell' imperativo di qoe' verbi, che nell' infinito cadono in
ar: p. e. t'stà, (tastai); Vfd, (ta fai); già, (»Ute); vu arida, (voi an-
date); vu /S, (voi fg^te). 2.<> Nella seconda e terza persona dello stesso tempo
oelottmero singolare di qae' verbi, quando sono posti interrogativamente
col pronome nnito; fài\ (foi ini) far, {h egli?) fàv\ (bte voi?) fàn'-i,
(fimno essi?) fón'^el, (fanno esse?). E cosi hàrla, (ba ella?) hàn^tl, (baano
éUeT) hdn4, (bannoessi?) , hdl\ (ba egli?) 3.« Nel participio dei medesimi
lerbi, ebe in bolognese rimane inalterabile , sia df genere, sia di numero:
p. e. «(di (stato) m. sing. (stata) f. sing. (stati) m. plur. (state) f. plorale;
andd, (andato), ec iruvd, (trovato), ec. A,^ Nel nomi femminili, la mag*
gior parte de' quali si usa troncare nella lingua italiana terminandoli in d:
p. e. canea, (carità );&ttnfd. (bontà); pietà, (pietà); ituaid, (insakita);
tira, (strada); fazzd . (fiicciata) , ec. S.^^ Per singolarità di pronunzia nella
persona terza singolare del presente dell' indicativo del verbo avèir, (avere),
dittando si riferisce a genere femminino; p. e. l'ha fati, l'Ad dett, (ella ba
gnesi ed in parUcolar modo delle montagne, i quali, per essere più bmiani
daUacittà,furono meno a contatto cogli stranieri ed in conseguenza meno
soggetti all'incostanza ed alle variazioni prodotte dal loro consorzio. Se
9uegU autori nondimeno avessero usato tutti una scrittura uniforme e
V avessero mantenuta costante, di leggier momento sarebbe stata la corre»
2iom; ma l'essere riusciti discordi fra loro, ed ancora ognuno d'essi wy
•fiatile» produsse maggior confusione nell'ortografia. Né i soli antichi Mon"
talbani , Lotti , Megnani, ma i mventi scrittori nostrì lepidissimi Neozioni,
Mìnarelli , Baciali! si trovarono nello stesso intoppo per V incertezza delio
• la necessità di stMUre un metodo di scrittura uniforme e possibU-
iiieras$icuro, adattandolo aUa pronunzia S oggigiorno , fu riconosciuta
eziandio dal chiariss. professore di filosofia \k G. B. Fabri bolognese,, arnan--
titsimo delle cose nostre, il quale col modesto titolo di Accademico del Tri-
tello annunziò un Progetto d' ortografia bolognese e ne propose alcune
tracce in un Wrrettino pubbUeato nelV anno 1828 per le stampe del Nobili, ^
ifo, sebbene avessi la compiacenza di trovare in esso i semi dell'ortografia
da me usata, mi restò tuttaoolta il desiderio di vedere le regole maggior-
mente ampliate,
> La molta e costante analogia, ch'io conobbi trovarsi nella pronun-
zia del dialetto Bolognese con quella della Hngua francese, m'indusse a
prenderne per modello V ortografia. Se non che avrei tentato di fare mag*
giori riforme in quella del dialetto , come per avventura sarebbesi potuto
praticare nella lingua francese: ma ben vidi che male avrei adoperato ,
come adoperarono male coloro, che pretesero d' introdurre troppe innovar^
2fofii nella scrittura di quella graziosa lingua senza calcolarne le conse^
guenze. Già di questa materia trattarono tanti valenti Grammatici, per
cui debbiamo rimaner persuasi che in una lingua derivata converrà atte'-
wni a quelle riforme , che facilitino benst lo scrivere e it leggere , ma
wn cancellino affatto k tracce della madre sua, »
IV
fatto, ella ba detto), per^è se $1 rapporta- a genere mascolloo allora à
pronunzia all'italiana /'/ut fatt, (egli ha £atto; ) l'hadett, (egli ha 4etto).
Piaccia al leggitore di osservare intorno alla pronunzia di quest' A
ch'ella è la stessa, che si troVa nella lingua italiana nei casi compresi ne'pri-
mi tre articoli suddetti, la quale pronunzia si sentirebbe egualmente, se
nell'italiano si troncassero le parole, come si fa in bolognese, e rimanesse
fermo il suono dell' a nel modo stesso, che s' ode, quando sono intere;
p. e. Andàrie; Stante; Ccmtà'te; Bontàrte; Amàrio; InscUò-ta.
Finirò quest' articolo con addurre alcuni esempi , che mostrano la pro-
nunzia diversa della vocale A.
Sta sira sta dov sta vosterpader, eh' a i sòn sta anca me.
Stasera state dove sta vostro padre, che io ci sono stato ancor io.
Fa quèll, eh' fa i omen d' garb , e qiièll* , eh' farà i cUter.
Fate quel , che fan gli uomini di garbo , e quel, che £aran gli aUrL
Sèrra te»o srrd m sta porta eh' la srà mei assrd.
Serra tu, o serrate voi questa porta, ch'ella sarà meglio serrata.
Càvel' d' qué sf eavall, o pur cavai vii alter.
Cavalo di qui questo cavallo , o pure cavatelo voi altri. '
Dell* E.
Questa vocale è soggetta a piìi variazioni di suono. Se ne annoverano
quattro nel dialetto bolognese. 1.^ L'È naturale, X^V É ehiusa o stretta.
Z.^ L'È aperta 0 larga, 4.^ L'È apertissima. Perchè poi sono imitanti il
suono, che hanno nella lingua francese, approprio perciò ad esse gli accenti
medesimi.
1.^ SuU'E eomune o naduralet che vogliam dire, ninna osservazione oc-
corre, perchè nel dialetto ha la stessa pronunzia, che in italiano ; p. e. era,
(era); camera» (camera); J?tena, (Elena).
2.^ L'È chiusa non ha il suono cotanto serrato, come in francese, pe-
rocché in questa Ungua si pronunzia quasi per «, ma è di un suono un po'piii
prolungato dell' E natumfe , somigliante quasi air italiana aspirata Ehi VehI
Deh! Si sente perciò dai Bolognesi fine, (finito); udé, (udito): slé, (stette);
fé, (fece), ec. Ma su questa' vocale avremo occasione di ripigliare discorso,
allorché tratteremo della vocale I , colla quale ha molta affinità.
Z.^ L'È aperta precede per lo piii la consonante doppia, come nella
lingua francese e in italiano , ma non corrisponde sempre nelle parole del
medesimo significato e non è costante nemmeno nelle voci bolognesi , ab-
benché si scrìvano nella stessa maniera; e però convien distinguere quest' É
mediante l' accento grave : p. e. quèll coli' è aperta vale qtiello m.' sing. ;
quell coir e naturale significa qi*eUe, f. plur. Lo stesso dicasi deUe seguenti
voci: quèsH, (qneste) f. pi., quesU, (questi) m. pi, ittèts ring, e iskn pi.,
itfètUing. e Hrett pi. ; le quali parole e tante altre si sono rese equivoche
nella scrittura per r elisione della vocale, che si fti spessissimo nel fine. Per
questo rilevante motivo mi servo dell'accento grave ogni volta , che sento
la pronunzia aperta dell' E.
Ho tenuto fermo il medesimo accento grave sulla Toce è terza persona
del verbo èsser , anche allorquando neir interrogativo si unisce al pronome;
p. e. è-V, (è egli?) cn-<, (sono essi?) ^-to, (è dessa?) èn'eh (sono elleno?)
Lo stesso feci in perchè, bèinchè, né , ec. quantunque non si senta Y È tanto
aperta ; ma per una lievissima difTerenza non ho creduto ben fatto alterare
l'analogia colla lingua madre.
Quando TE precede la H o la N, non solamente ha quasi sempre la pro-
nunzia aperta, come in francese , dove anzi si sente quasi per a « ma di piti
in bolognese ha sovente 1' aggiunta dell' I dopo di sé; quindi semper non
snona semper alla latina, né samper alla francese, ma sèimper. Queir I si fa
sentire distintissimamente separato dall'É operfa^nèv'ha ragione di doverlo
pretermettere nella scrittura. Ecco perciò l'ortografia da me adottata; tèimp,
f(empo), òHrìi (bene); srèin» (sereno) ; vèina, (vena) , ec. Volendo seguire
la maniera antica collo scrivere ben» semper» sren» si proferirebbero le pa*
role air italiana o pure si cadrebbe nella pronunzia di alcuni fra' nostri Bo-
lognesi, che alla francese proferiscono quasi Òan, sanper» sran,
4.<> Finalmente l'È apertissima» contrassegnata da me coll'accento cir-
conflesso, è quella, che tanto aperta si proferisce da confonderla iino coir A,
come in francese, ed equivale all' a della parola bolognese e italiana sala»
cosicché questa voce iato , (sala), rima perfettamente colla parola sèlla»
che significa (sella).
I seguenti esempi di parole scritte in un modo contrapposte ad altre
serittediversamente, perché variano di significato, ma che hanno pure il
medesimo suono, «serviranno a migliore spiegazione di qualunque piti este-
sa ne potremmo dare.
Mtèss Altdss, Péli. Pai Capèll Sai,
Egli tesse. Il taso. Pelle. Palo. Cappello. Sale.
SéUa, Sala. Sètt Saff Fèrr, Far.
Sella. Sàia. Sette. Sai tu? Ferro. Fare.
5.0 Un' E d' altra ftitta dovrebbe pur trovarsi nella scrittura bolognese,
cioè r E muta» sempre a similitudine della lingua fhincese; ma non é stata
osata dagli antichi né s'adopera dai moderni forse, perché non s'è fatta quel-
la minuta osservazione per conoscerne l'esistenza, o piuttosto perchè, intro-
dotta che fosse, sarebbe proferita nel leggerla; e ciò non comporta la pro-
nunzia, che anzi richiede di sopprimerla af&tto. Dovrebbe essere posta quo*
ita lettera in fine di vocaboli ed alte volte nel mezzo. L'averla otnmessa i»
TI
fine delle voci , per Io più, non porta alterazione di pronunzia, ma in alemù
casi ne porta un sensibilissima. Le parole esempigrazia pan< ea/n, dar, far»
ec non soffrono divario senza TE finale, come non lo portano neir italiano
fan; Can; Dar; Far, perchè non possono pronunziarsi che a un sol modo ,
né yi sono vocaboli omonimi , che abbiano significato diverso; anzi saranno
stati sempre mancanti di questa E , come originali presi dalla lingua latina ,
0 rimasti intatti nel dialetto bolognese; p. e. sai, (sale); iozer, (suocero);
mei, (miele) ; fel, (fiele) , ec. Ma nelle parole, in cui la mancanza deli'E mu»
ta cagiona equivoco e cioè in quelle di doppio senso, questa vocale sarebbe
necessarissima; e. g. mort si dice per morto e per morte;, pori per por-
to e per porte; ca$ per caso e per case; fas» per &scio e per Ib*
sci ; e tante altre. Peggio poi avviene delle voci terminate in n, e. g. fein,
(fino) agg. m. sing.« e (fine) agg. f. plur.; pein, (pieno e piene) ; $an ( sano e
sane) ; bon, (buoni e buone), e simili. Ed è pur luogo qui da osservare che
le parole bolognesi finienti in n, all'uso francese hanno la vocale antec^
dente nasale san, vein, pan, fein: ma, quando dovrebbero finire m ne»
cioè coir E muta, perdono il suono nasale; con difierenza che in francese
Ve muta visibile £a conoscere che la vocale antecedente airn non è nasale
e quindi la stessa n resta dalla medesima staccata ; ed in bolognese non ve*
dendosi Y e convien per forza che Vn si unisca alla vocale visibile. Ciò suo-
cede in quasi tutti i plurali dei femminili terminati in na nel singolare, co-
me hoi\a, bon; sana, f san: tana, tan: véina, vèin, ec.
A me sembra di avere provveduto sufficientemente alla maniera di prò*
nnnziar questa n finale col lasciarla raddoppiata in fine di quelle paro-
le, che nel singolare ancora hanno tal lettera doppia, come sarebbe in
donn, (donne); scrann, (scranne); pènn, (penne); e col mettere un apo-
strofo dopo Vn* in quelle parole, nel cui singolare non essendo doppia, noi
deve essere per conseguenza nel plurale : perciò io scrivo le parole portate
di sopra in questo modo: bon', (buone) ; san', (sane) ; tan', (tane); vèin\
(vene).
L' aver soppressa TE muta nel corso delle voci, parlando in generale,
nulla toglie alla pronunzia , e per questo motivo non sarebbe sempre neces-
sario indicare T elisione fatta, p. e. spzial: apptit: mnar: pudstd: tgnir,
ec.; ma si cade nell'intoppo spiegato precedentemente, allorquando TE limia
è seguita dall' N, a cui trovisi dopo un'altra consonante, perché quella let>
tera dà il suono nasale alla vocale , che le sta dietro , e fa sillaba con essa;
al contrario, quando ha dopo di sé una vocale, la N si unisce a questa e
perde tal suono. Conviene quindi o doppiare la N, o corredarla di apostrofo,
che faccia le veci deli'E sottintesa. Seguendo pertanto la regola stessa della
N finale , nelle parole , che richieggono doppia N, perché V hanno nel singo-
lare, scrivo eannleimn, (cannellina); scanrUà, (scannellato); danmar»
vn
(daiiiiegK2iie),ec. e, do^ Ma è dt raddoppiarsi, rapotlfofo iodi^eràla
manetta dell' E muto; ean'va» (canapa); ean'ffor» (canapaio); «oii'g,
(muioo), ec.
il rerbo correr, (correre) e i composti da Ini o di lerminaiione simile»
come tnucòmr, dteòmr, ricórrer, nel ftiUiro e nd condixionale e nello
stesso iofloito» qnando segue vocale, perdono l' E fira le due R. A togliere
Vàbrattezia della scrittura di tre R consecutive mi prevalgo dell'apostrofo
in Tece di una di qaeste consonanti simili e scrivo : eof^r in ea quand piov,
(correre in casa quando piove); a cwr'rein tutt in-t-ia eira, (correremo
tmtindla strada); adscur^rò con là, (discorrerò con lui); a ricur^rein
Qiiagiuilezia, (ricorreremo alla giustizia).
L'È muta si troverebbe ancora nella prima sillaba di molte parole, che
comiaciano per /é« me, ne,9e. Si scrìve frrar, mnar, »rrar per ferrar,
nenar, Merrar, Si troverebbe egualmente nella prima sillaba delle parole in
^» re; ma i Bolognesi nei sopprimerla hanno aggiunto un' A nel principio
deUa parola» cosicché in vece di rezèver, resolver, ledam, kgnatn o pure
invece di pronunziare e scrivere rzèver, reolver, Idam, Ignam» dicono e
scrÌTOoo arzèver, artolver, aldam, algnam; dò, che a me pare dover ren-
der pjà dolce la pronunzia di quel che sia in francese Beprendre, Recevoir,
che si pronunziano Rprandr, Bsevoar,
Spiati i diversi suoni dell' E, per cagion de' quali ho stimato oppor*
toiK) di segnar questa vocale or con uno óra con altro accento , aggiugnerò
gli esempi di confronto delle parole, affinchè si conosca praticamente la
differenza, che si trova da un suono all'altro nella pronunzia delle tre E
accentate.
Secchia. Véccia Vecchia.
Quello. Bèli Belio.
Fesso. Cunéu Confesso.
Fessura. Cun/è'4«a Confessa.
Queste. Unésti Oneste.
Questa. Vésia Veste.
Stretto. Dersétt Diciassette.
Netto. Péti Petto.
Trecce. Pézz Pezzo.
Fretta. Pèzza Pezza.
fèccia
Picchia.
Séccia
m
Mille.
Quèll
fhe
Fisso.
Fèts
Fé$$a
Fissa.
Fètea
MétU
nisUo.
QuètH
Vàia
Vista.
Quésta
Frétt
Fritto.
Strètt
Vita
Vita.
Nètt
fézz
Pizzo.
Trèzz
Stizza
Stizza.
Frezza
Dell' I.
Gli scrittori si sono serviti dell' t coli' accento grave tanto pel proferi-
iBento dell' £ ztretta, quanto dell' EX; ed ancora per t di pronunzia italiana:
^ scrissero mi « che si pronunzia me: wn per vein: e firn, che si profe-
Vllt
risoe fine, % avendo adoperato questa vocale sempre pel suono delf E ,
quando occorse loro di dargli il suo suono ricorsero all'J lungo, detto iota
dai Greci, e scrissero cdvj, (capeli) ; mj» (mìei); Ij» (lei); e pronunziaroAo
queste voci , come se si pronunciasse in italiano Capi, Mi, Lì. Usarono pure
questo ioto nel modo, che usavasi in italiano fra due vocali noja, baja,
xoja, ec. Ora che in molte voci si è deviato dair ailtica pronunzia , mi sem-
brò molto incerta ed equivoca la maniera , con che scrissero questa TOcale ,
e faccio le seguenti variazioni:
l.^' Lascio ri semplice ogni volta che conserva il suono simile air ita-
liano; p. e. OtHdi, (Ovidio); fastidi» (fastidio); cuseina, (cucina); $tilUzidi,
(stillicidio) , ec.
±^ All' t coiraccento grave assegno la pronunzia stessa toscana e scrivo
eurtt, (cbltelli); «ad, (sapete); andari» (anderete); pronunziando Italia-'
namente Curii» Savi » Andari. E perciò la sillaba, che si scriveva per tN e
pronunziavasi alla francese EIN, viene da me sempre scritta con questo
stesso dittongo EIN , giacché tale si fa distintissimamente sentire nel
fiivellaare.
3.^ Non occorre perciò servirsi più dell' J in fine delle parole , perchè
vi ho sostituito rt: e, trovando quella lettera inutHe in tutti gli altri voca*
boli del dialetto, le ho dato perpetuo bando, nella guisa, che fanno i mi-
gliori scrittori italiani d'oggigiorno. E quanto all'uso e al non uso di questa
lettera è si differente e contraddittorio, che per un secolo chiamato della Fi-
losofia deve fòr maraviglia ai considerato/i delle cose come le regole di
nostra lingua in tale e in tanti altri punti di grammatica non siano ancora
fermate. L'uso <U quest'J lungo veramente si vede oggidì assai minore»
che per l' addietro; ma pure si adopra, ovvero in suo luogo si veggono posti
in certi casi due t. Contro l'una e l'altra usanza venne il parere del eh. prof.
Muzzi nel preambolo al Galateo ed agli Uffizi del Casa, nell' edizione fattane
per sua cura in Bologna nel 1817. A favore di entrambe un grosso libro a
posta, il che è tutto dire, fu pubblicato a Milano nel 1821. Io mi attengo
alle ragioni addotte dal Muzzi nella sua Grammatica manoscritta , le quali
non solo a me, ma a quanti le han lette, sembrano irrefragabili, e credo far
cosa grata agli studiosi della lingua italiana di qui riportarle in nota (*) ,
(•) Dell' y lunjgo e del duplice i corto.
1. Una Ungua è tanto più facile ad impararsi» quante ha meno incer^
tezze ed eccezioni nelle sue regole grammaticali»- e perciò» ove si possa »
giova torre del tutto somiglianti incertezze o diminuirle.
2. L' uso nella favella d'un pòpolo^ se anche sia contro ragione, è ri-
spettabile. U uso degli scrittori se contraddice alla ragione , è da dirsi ab-
uso, e più specialmente» se è vario» incostante» non universale, e merita
quindi d' essere corretto»
a
taato più che sono inedite e pih partleolarìsiate e copiose, che nel precttito
preambolo del Galateo. Tuttavia si vede che dal 1817, in cui nei preainbolo
metjesiino osci tale parere, si è diminuito molto l'oso deli'J e dei due I in
iaogosuo. Per darne un esempio, dei non pochi libri, che potrei addurre,
si noUao i Panegirici dell' ab. Natale Ferro pubblicati nella GaUeria di Set-
era Eloquenza, che si stampò qui a Bologna.
Ecco gli esempi applicati alle suddette regole; mostrando ancora che mi
senodi E, É, in luogo di 1, J.
3. La scritiura itaUana si conforma eBattiéslmamenie aUa prwmtuia
toscana , e il codice indicatore di questa pronunzia è il Vocabolario degk
accademici della Crusca: dupUce massima canonizzata da tutte le itaUane
contrade e che in nissun tempo ne luogo è stata messa in litigio»
4. Per evitare gU equivoci sono altre regole, e modi senza ricorrere a
falsar la naturale favella né guastar la scrittura, che deve rappresentarìa,
ne porre in un mare di duW e contraddizioni chi scrive; dal che tanto più
dMismo guardarci, perchè a migliaia rimangono i casi di equivoco , a
cui la scrittura non bada né curasi di badare, ai qiudi però mette sempre
riparo ia norma retta del ragionamento.
5. / famosi proti del Vocabolario della lingua italiana furono sapieth
ttssktU, e più si mostraron tali, quando essi medesimi si rammentaron
faUibiU. l loro falH furono coU'ondardel tempo effettivamente riconoseiuU
in gran parte. or da uno or da un altro, ma solo d' interpetrazioni e d'e-
sempi; nissuno fé motto di quelli concernenti a filosofia grammaticc^ e
a prommzia.
6. Tra questi secondi faUi si può annoverare il seguente, che trovasi
ai S H della lettera I. Ivi dissero che « l'uso ha introdotto per lo più porre
lo'} lungo dove anderebbero posti due i (corti) * e ne recano due esempi
cdle parole varj e sazj.
7. Risulterebbe dal detto paragrafo che il plurale delle voci terminanti
m io bissillabo, come restio,. natio ec, si vedesse scritto per l'uso coli'} pn^
iungato, restj , natj , poicAè nel plurale di tali voci soltanto vanno vera'
mente posti due i. Risulterebbe oltraedò dai due esempi recati con vaij e
saq che anderebbero posti due ì corti nei plurali di variò e sazio e perciò
di tutte le voci finienti in io unissillabo.
8. Quanto aita prima conclusione, poiché non si vede introdotta tu^
lonza di scriver restj , natj con ì lungo in cambio di restii e natii con
due corti , tal parte di paragrafo cade da sé. Da alcuni Grammatici fu
posta la strana regola che l'i nel mezzo di due vocali debbo avere la coda,
come in noia, centinaia, ec, e cosi in prituHpio di parola, se a lui ne segua
wìcale, come in iambo, ieri, iosa, iugero ec, e tale pedanteria é stata seguitàt-
da molH scrittori; ma, poiché le dette voci stanno maisempre nel Vocabo*
Iorio eoli' i senza coda , e poiché in vece dell") caudato nessuno ha mai
uritto con due i corti le voci medesime, dunque gli accademici né meno
intesero di parlar di tal uso. Quanto alla seconda conclusione risultante
dal fatto delle due addotte parole di vaij e di sazj, la quale perciò fu rispeU
tato e imitata da molti, giova qui far conoscere l'errore e con taH ragior^i
che bastino a torlo per sempre.
9. Ragione prima. In veruna delle desinenze plurali , che vengono da
» dittongato , se naiturtUmente sten pronunciate nella comunale favella.
Me
Me.
Aquté
Cosi,
Vein Vino.
Te-
Te.
Fine
Finito.
Fein Fino.
se
ìse. ,
TuU
Prendete
Cavi CapeU.
Sé
Si.
Capè
Capito.
5j Sei.
Satn
Savio.
Savi
Sapete.
BaséU Basilio.
Andari
Andarvi.
Andari
Andrete.
Berielm Bartolommeo.
Prém
Primo.
Boni
Buone.
Zoia Gioia.
MéU
Mille.
Capi
Cappelli.
Fòia Foglia.
non si fa tentire lo strascico di due ì né in Toscana ne in tUtrò luogo d'ItOr
Uà; e chi U pronunziasse commetterebbe una volontaria affetiazUme,
Ragione seconda. Verchè per esempio faggi, maschi, occhi, rocchi e tante
oltre voci aventi la stata plurale derivazione dal dittongo io, come l'han-
no vari e sazi, non si leggono nel Vocabolario e non si scrivono da veruno
ne con j lungo né con duplice i corto.
Ragione terza. Perche tutti senza eccezione i plurali derivati da ca-
denia dittongata nel singolare fanno rima ne' poeti con tutte l'altre voci
pariterminantiy in cui non esiste la ragion del dittongo» e per esempio vai
da vaio rima con assai, trovai; occhi con cocchi da cocchio e da cocco; savi,
collegi, uiBci, incendi, tripudi rimano con gravi, regi, radici, intendi, virtudi.
Ragione quarta. Perché anche le voci di tutti i verti in lare, per e<em-
pio noi, invidi, stanzi da nolare, invidiare, stanziare fanno rima con poi, guidi,
dinanzi; e cosi tutte le loro simili con le dissimili tutte senza privUegiame
veruna.
Ragione quinta. Perchè tal regola è costantemente servata anche nel
più celebre e più compiuto rimario , che é quel del Rosasco accademico
detta Crusca, né vi si trovano in nessuna rubrica le rime in li dal dit-
tongo, come varìi,oratorii,picchii,pretorii,cerchii,invidii,rimedii e le cenHf
naia siffatte» ma sole quelle , che discendono da nondittongo, come desìi,
invii da desio, invio «i nomi che verbi, e cosi piissimo, riissimo da pio e da
rio; né vi si veggonle rime invidiino,studiino e le consimili de'verbi in lare
dittongato, ma bensi invidino, studino ec. e picchino, cerchino, pallino, varino,
accoppino senza tanto spavento di equivoci tra piccare e picchiare, cercare
e cerchiare , pallare e palliare e ne tra varare e variare , ammaccare « am-
macchiare , accoppare e accoppiare.
Ragione sesta. Perchè licenza poetica non vuol dirsi queUa, che si con'
fiìrma aila naturale pronunziaziohe , ma quella, che ne devia. Cosi gith
vano ai poeti simile, umile, che in ogni dove d'ItaUa si profferono slmile,
iimile; e medesimamente fanno lor comodo per augumento di siUaòa invidii,
savii e siffatte, le quali essi per licenza infamigliano anche tra le voci
sdrucciole , ma sono sdrucciole bastarde ; e tale eziandio scriveranno a
lor voglia empiissimo, proprìissimo, necessariissimo, ordinarìissimo, saviissi*
mo, solitariissimo ec., ma nella favella e nel Voct^olario son con un L
10. Dalle sei predette ragioni discende una conclusion coronaria, che
/riè eostrigne adottarla per regola grammaticale e risolutiva: ed è questa,
in tutte le voci cadenti in io dittongato, come vaio, «officio, savio, vario, ma*
Schio ec. non è il solo o, che si cambia per fame il plurcUe, ma l'intero
dittongo io, in cui l'i è una lettera per così dir sincopata e forma un
tutt uno coli' 0.
il. Due riprove detta veracità di questa regola esistono inoseervata
XI
Dell' 0,
VO esso pnte ha le soe variazioni. Ora prommxiui ehkuo, ora aperto,
ed altre Tolte di una certa maniera fatta particolare del dialetto bolognese,
{ortecipante cioè moltissimo dell'i per modo, che non solo all'orecddo
degli stranieri, ma eziandio a qaello di alcuni bolognesi, non troppo ino
però, sembra piuttosto un' A.
ma conoincentL Una $i icuopre nella formazione de' tuperlaiM qui eopra
accennati, i quaU procedono dagli aggettivi in lo uni$illabo: imperocché
ìtertigr. da empio, necessario, ordinario, proprio, savio e pariflnienli e$eono
empissimo, necessarissimo, ordinarissimo ec. con solo un i,come inpronunr
Tiaein VoccUtolario, dove dunque è palpabile che non il eolo o, ma fro-
mendue le vocali si fusero in quell'unico i. L'aUra riprova s'annida
ne' verbi in ì^T€ pur di sopra diati, aventi /' ia monosillabo, come cam-
biare, eseqoiare e ilor mille; ed eccomi a esporla. Nei verbi regolari in are.
come per es. portare , tutte le lettere , che stanno innanzi alla radice are .
si conterDono in tutte le voci del vetbo; le lettere, che vengon dopo, for-
mano la rispettiva desinenza regolare di ciascuna voce. * Ora prendati 'un
verbo in lare con ia dittongato , esempigrazia innafiB-are ; e formiamone le
quattro voci paridesinenti a porf-i , porMamo , porf-iate . porf-ino , che eon
le sole, ove sarebbe ragione di gemino i. È infaUibUe che giusta la regola
formatrice delle cadenze dovrebbe compomesi le voci innaffì-i , innafp4th
mo, inna/J^iate ed inaffl-ino; e pure» per quanto io mi sappia, nessuno $i è
mai sognato di scrivere la seconda e la terza in tal foggia , e rarisiimi la
prima e la quarta soltanto, contraddicendosi nell'altre due. Or peri he dò?
Perchè nissuno cosi le pronunzia. E, siccome non si pronunziano, è fòrza-
conehiudere che la radice di tali verbi non è solamente are, ma lare* dove
non sola la lettera a, ma tutto il dittongo costitue il primo elemenU> della
radile e per tcU ragione vassene un i, restando innaffi, innaffiamo, innaffiate
ed inaffino.
i2. Ancìie una terza riprova dell'aggiustatezza della regola e della
svista degU accademici può desumersi dalla sempre varia maniera, con
cui sono scritti quei plurali di nomi neUo stesso Vocabolario, ora cioè con
i lungo ora con queU' unico i corto, col quale diciamo doversi scrivere sem»
pre , non potendo nascere da una causa medesima effetti diversi. Veggono
visi di fatto in fornaio, notaio, usuraio e in tante altre i loro plurali con
solo un i breve e in operaio, saio, vaialo ed aìtre pur tante col lungo, in
oUre vocaboli identici vi si trovano in un loco ad una maniera e a diversa
in un altro; Come verbigrazia in pellicciaio ti etio plurale porta i piccolo e
solo, e in vaialo rivedesi Pellicciai coll'i prolungato. E il plurale Notaio
che con i picciolo si scorge due volte alla v. notaio, WeconInMi alla v. stan^
pa con btngo, e, che peggio è, facente rima a tu stai; dove più che più
divien chiaro non tenere quell'i caudato il posto di due corti , perchè , se
ciò fosse vero , non potrebb'esservi rima. Lo stesso dicctsi di stioendj, esem-
pio dell'Ariosto recato alla v. Stipendio, in cui, se fosse vero che l'i lungo
è posto dall' uso dove anderebbero posti due i hretì, non farebbe, come
poi pur fa, giusta rima con prendi.
i3. lo non so che ci vogUa di megUo a persuadete e convincere che
xu
i.o Pronnndasi semplicemente in molte yod, come in italiano; p. e.
dio, (dio); eossa, (cosa); om, (uomo); for, (toro), e in pochi monosillabi;
90, (suo); io, (tao) ; no, (no) ec.
2.^ In altre voci si sente chituo, ed allora io Tho segnato spesso coll'ac-
cento acuto per maggior sicurezza di chi legge, abbandonando la scrittura
deU'U,che dagli antichi impropriamente mettevasi in sua Teoe, e perciò
scrivo fòia, (foglia); vóto, (voglia); nàia, (noia), vói, (voglio); cài, (colgo);
fói, (foglio e foglie); voci che una volta si scrissero (uja, vuja, n^fa,
vui, ciU, fui. Ed intendo seguir questa regola, quando le parole bolognesi
corrispondono alle italiane o latine scritte colla stessa lettera o, perchè, se
in queste lingue la* voce sia scritta coll'u, sebbene in bolognese suonino Ó
chiuso, io le scrìverò coirù accentato d' acuto, come dirò alla lettera U.
Zfi Ho distinto r Ó aperto coir accento grave, come si fa comunemente
in italiano dell' ò finale, amò, (amò); andò , (andò); farò, (farò}; dirò,
(dirò); ed in pochi monosillabi; p. e. a so (io so); a2 pò, (egli può) , e simili,
per distinguerli dagli omonimi d'altro significato, so, (suo); po,(poi), ec
4.<^ Circa all' 0, che partecipa tanto dell' A, è notabile la pronunzia spe-
cialmente nel volgo bolognese , che sentito dai forestieri viene spesso con-
fuso coir A, e par di sentir dire unoMr, (onore), dulaur, (dolore), famaus,
(famoso); virUtaus, (virtuoso); aura, (ora), ec. Cosi in fatti lo scrisse il
non un j hmgo né due corti, ma un solo di quesH conviene a tutti quanU
i nomi e aggettim pbiraU , di cui abbiamo trattalo, e quindi non aver
muUa che fare in nostra Ungua l'i lungo, che in nessun altro caso rétro-
vasi nel Vocaòolario e che senza la minima utiUtà, anzi con danno venne
intrusotdal Trissino e che per vergognosa corona di spropositi è stato fino
appellato lettera consonante , quasiché noi'itaUani amassimo imbastar'
dirci anche nelV alfabeto e diventare inglesi e francesi. Fure gioverà an*
che sapere che nel proemio del Decamerone dell'ottimo testo MannelH, oltre
noìsk e arcolaio con Vi piccolo, leggesi benefici (da beneficio) con solo questi
neUa desinen^, né vi è scorta d' aecento. E, attesoché la paura d'e^piiooco
è quella, che tragge alcuni a scrivere j lungo o il piccolo i geminato, sarà
utile mostrare anche per altra via eh' è una vera fantasima; e tra mi-
gliaia d'esempi, che porge la lingua nostra, come tutte l'altre, di voci di
varie significanze, in cui l'equivoco non si può torre perverun segno né
per aggktnta di lettera , ma unicamente col senso, basterà quest'uno della
voce parti, che, oltre i molti sentimenti figurati, ne ha sei tutti propri, cioè
ti pare, divìdi, ten vai , abi^nti della Partia , produzioni, porzioni.
14. Nulladimeno, poiché i superstiziosi sono anche in grammatioa^ e
a curar la cangrena del mctl uso si oppone l'invidia, l'amor proprio e la
pertinacia di chi sdegna confessare un errore , io non iscrivo queste osser-
veaioni per ehi non ne cura né vuole, ma solamente pe' giovanetti e per
gli arrendevoli alla ragione. Ed aggiungo a sovrappiù che, quando fra i
detti nomi e aggettivi vogliasene pure usare uno equivoco senza voierlo
chiarire col contesto, si potrà disequivocar con gH accenti, come in prin-
cipi, augùri, supplici, martlri,arbltrì, benefici e comtmiU, e suU'o di pretòri.
xm
nostro ToielU nel suo eruditissimo trattato dell' ùriffHm detta buffila ilolto-
na: iattavolu ad un orecchio fino si fari mollo ben eoMMcere che non è m
AH il dittongo proferito, ma im^ ó molto aperto unito all' U. e pari a quello,
che gì' inglesi pronunxiano e scriirono in egual maniera che noi, beuchè
seoza accento; p. e. Prodigioìu, 0Ò9éqtiku$, MoUdoui, Generoui, CurUmi,
Fawnir,eckme par di vedere chiara la ragione di dovere scrivere in questo
modo, mettendo però l'accento grave sull'ó, perchè partecipa deli' A. &
vensaimo che TAU si permiita in 0, e dai latino i Francesi e gritaliani, imi-
tati dai Bolognesi, prendono e camhiano le seguenti ed altre parole
LaU ItaL Frane BoL
Auruok Oro. Or. Or.
Maunti. Moro. Maurt, ìior.
Pauper, Povero. Pauvre. Pover.
Ma questa regola non s' inverte, e per questo l'o del latino Colar, Odor» ac,
dai Francesi non si cangia in au, ma in eti : Couiewr, Odeur; e dagl' italiani
si Uen fermo To: Colore, Odore, Cosi dicasi delle parole p. e. AmbWotua
lat, AfNftiUeuo; fr., Ambizioio it; Prodigioeue lat, Prodigieux ft.,Prodiffi080
il, e piattosto l' au de' Francesi non è permutato dall'o latino , ma sibbene
dall' a/, come sarebbe Autre fr. da Alter lat.; Hout fr. da Altu$ lat.; Aube
da Alba, ec. I Provenzali scrissero pur essi Jaloux, Amour e simili.
oratòri, da pretorio oratorio, e degU altri di tale epeeie, che in Hngolare
finiscono in orio ed in ore. Ma in tempi da tempo e tempio, omicidi da omi-
cida e omicidio , rocchi da rocco e rocchio e nei pochissimi altri siffatti,
anziché falsificar la parola, sarà spediente o adoperare i sinonimi o col
ragionamento chiarirgli, come sempre chiariscesi la soprtUlegata voce
parti di sestuplice significato, e com' è pur mestieri di fare con rocche, me-
te e altre simili voci di doppio valore. Cosi nella Gerusalemme del Tasso
leggiamo esplicata dal contesto la voce odi in que' versi Errasti, è vero, e
trapassasti i modi Ora gli amori esercitando or gli odi ; e la voce tempi in
quest'altri. 0 cieli, o dei, perchè soffrir quest'empi Fulminar poi le torri e i
vostri tempi? dove nissuno dirà che odi pos^a significare tu senti , né che
tempi sia il plurale di tempo. Men che meno poi veggo motivo a scrupo-
lizzare e marchiar d'equivoche tante parole, che per la loro differenza
come parli del discorso rendono naturalmente l' equivoco stesso quasi im^
possibile e rimangono indovinelli soltanto fuor del discorso e isolata
ciascuna; quaH son, per esempio, lunari, librai, cAe lunare è aggettivo e lu;
nario nome, e parimente è nome libraio, ma verbo librare.
15. Se per appuntellare l'i lungo e il doppio ì corto fu stampato ai
itmpi rìostri un Ubro apposta di 168 pagine in ottcsoo grande, epero eórò
icusato se in una grammatica ho scritto un capitolo di poche pagine per
Tender provata ; chiara, ferma, e libera da tante incertezze e contraddi'
cenze una regola di nostra lingua con ragioni parutemi necessarie insieme
e bastanti a far guardinghi gU studiosi dai presupposti , che si contengono
iftfueiJ'Iario.
XVI
DELLE G0NSONANTL
Per regola generale le consonanti doppie non si pronunziano cbe per
semplici nel linguaggio bolognese come nel francese. Mi parve da prima
che fosse molto comodo il tralasciare queste dq[ipie anche nello scrivere , e
ne tentai V esecuzione ; ma conobbi che per acquistare un leggier vantaggio
altri se ne perdevano di maggior rilevanza; come sarebbero quelli dell' orio
gine della parola, dell' accento sulla vocale precedente» e dell'equivoco del-
le voci , che hanno significato diverso. Ho trovato perciò conveniente di ri-
tenerle sempre , inclusive in fine delle parole, sebbene nella scritlnra non
fiicdano troppo bella comparsa. Dagli esempi, che seguono, si conoscerà
^pianta ragione io abbia avuto di cosi operare.
Ani Ohi . Ann Anno.
Ba$ Bacio , . . . Ras9 Basso.
Ccm Cane Ccmn Canne.
CavdUt Cavatela . . Cavalla Cavalla.
Fai? Fa egli 0 Fatelo. ì _ ,, _ „
„ „ « ,1 * ? . . . . Fall Fallo.
Fai Fallo tu . . . >
Fa-la? Faelhi? FaUa Falla.
Far? Fai tu? FaU Fatto.
Fus Fuso Fius Fòssi.
Maz Maggio Mazz Mazzo.
Fapa Papa Pappa Pappa.
Pas Pace Pass Passo.
Piz Peggio Pizz Pezzi.
Sòn Sono o Suono Sànn Sonno, x
Starla? Sta ella? StaUa Stalla.
Del C.
1.0 II C, quando trovasi innanzi alle vocali A , 0, U , si pronunzia per
K, come in italiano; p. e. caccao, (caccao); cuccmra , < cocomero) ; cocca,
(cocca).
2.0 Quando è seguito da E o da I, si fa sentire in due maniere ; una
XVIl
cioè air italiana perce»ci, come eeec, (poco); cein, (piecolo); dndM,
( piccoliiio ) ; ciloba, (bircio); dtppa, (coppia) e dniU ; l'alita per Z di
suona sottile de' Toscani , ma un poco piii dolce , che a' aeeotta all' S dd
Romani nella pronunzia di Zignore , Zicuro; p. e. teder, (cedere) ; zèndet ,
(cenere); zira, (cera); azzidèini, (accidente).
Gli scrittori di cose bcrfognesi hanno usato di mettere il C nelle suddet-
te parole» come si fa in francese; scrivendole ceder, eender, eira, aed^
dèmt; ed in ^ero pare a primo aspetto che non sia mal liuto mantenere
cosi la derivazione ; ma per l' altra pratica più eslesa e piU conmne di eli*
dere 1' E muta^ e molte Tolte anche 1' I » ne avviene che, quando manca al
C l' appoggio di queste vocali , restando Isolato, non si può pronumiare che
per K; esempigrazia, se si scrivesse eanceUir, ceriea, ceder, aceeUar, cai'
ceUa, potrebbesi benissimo , per convenzione» pronunziare il C per Z; ma
siccome l'È muia^ì sopprìme e toglie atfotto dalla scrittura, rimangono
perciò le voci cancHir, erisa , ecc., le quali equivarrebbero a cankUr, kr^
ta , ecc., che non è il vero proferimento. Peggio poi , se il G trovasi in fine
delle parole e ne' monosillabi , che allora converrebbe dargli indispensabil-
meote l'articolazione del K; per esempio felic , (felice) ; guerc, (guercio ) ;
ac'odretn, (ci vedremo); ac'truvari, (ci troverete); in questi ed altri
simili casi gli scrittori hanno dovuto adoperare la Z in vece del C» scrivendo
canzUr, zrisa, feliz, a z'trwoari. Se dunque in moltissime vod si è fatta
la tramutasene del C bi Z , non è fhor di proposito feria in tutte , trattan-
dosi che podie sono le parole , nelle quali si conserverebbe il C. Per questa
ragione e per l' altra di render vie più sicura la pronunzia colla scrittura ho
sempre usata la Z in luogo del C, quando ne fa l'uffizio, ed ho scritto tanto
le une che le altre voci nella seguente maniera : zii , zira, zrisa, canziUr .
feUz.
5.0 Nella scrittura italiana il G non si trova seguito dall' H, se non se
quando, precedendo !'£ o pure VI, si vuol togliergli l'articolazione fiscbiante
e dargliene una sorda o sia rotonda equivalente al K. La regola stessa se-
guir dovrebbe il dialette. In fatti fino ad ora si sono scritte molte parole bo-
lognesi in questa maniera: cAe, (che) ; perchè, (perchè) ; checcfiera, (chic-
chera ); chicchein, (Checchino). Per la sìllaba che non v'ha difficoltà, per^
cbè in bolognese non cambia mai pronunzia e fa sempre /lc« , ma la sillaba
c7tt dagli scrittori fu adoperata ora col proferimento di Ai , ora con quello di
et; scrissero pertanto bicchir, /jhisa» chiiatra, chiod e simili , pronunzian-
do bikir , cisa, kilarra, eiod. Questa estensione di scrittura dei chi, alcune
volte contraria alla pronunzia , che rende l' H superflua, porta molto imba-
razzo al leggitore, il quale non sa se debba dir Òikir o biccir; Iòsa o cisa ;
kiodo ciod. Vedo bene che cosi scrissero a Sne di conoscere la voce italiana
corrispondente albi voce del dialetto , ma vedo ancora che per togliere un
2
xTin
*
diirario tanto sensibile di pronunzia si paò passar sopra all'analogia, che»
non alterando molto la parola , rende sicuro il proferimento , e invariabile
la maniera di scrivere. Tutte le volte adunque , che trovo la pronunzia del
ehi ^T ci, sopprimo V h, t scrivo ciav, cita, damar, cionga, andòva,
caveccia'
Conviene però osservare che per la continua elisione della vocale in
fine delle parole bolognesi non basta sopprimere l'H in questi finimenti,
giacché rimanendo solo il C semplice 0 doppio avrebbe sempre l'articola-
zione stessa, cioè quella del R, e tanto sarebbe scrivere Vocoh, quanto Voce
(occhio) , che si pronunzierebbe egualmente Vok, mentre va proferito col
G fischiante, come se seguisse un I. Per avvertir dunque il leggitore di que-
sta difierenza io vi appongo un apostrofo , ed in vece di scrivere oeeh, ucch,
vécch, vicch, spéceh, o pure occ , ucc, vice, tpécc, come scrissero i miei
predecessori , scrivo occ', ucc\ véce', vice', ipécc'. E questa maniera fti
praticata ancora dal Cherubini nel Vocabolario Milanese'itaUano.
Del G.
11 G sofire le stesse anomalie del C.
l.<^ GÀ, GO, GU conservano la pronunzia italiana: gatt, (gatto); gob,
(gobbo ) ; guitar, (gustiire ).
2.<' GÈ, Gì vengono pronunziate in due maniere; ora all' italiana: p. e.
Geltrtida, (Gertrude); Genova, (Genova); ^tmr, (girare); giostra, (gio*
stra); giùst, (giusto ); ed in tal modo si scrive <A>ntinuamente; om si prò*
nunziano coli' articolazione della Z. Gli scrittori in ciò non han trattato il G
come fecero 11 C , e scrissero le voci colla stessa Z; p. e. Zironem, (Girola*
mo); Zorz, (Giorgio); zni, (genia); za, (già); ùnzer, (ungere); zò, (giti);
ziiven , (giovani); e siccome Tuso è ragionevole, non v'ò motivo di allon-
tanarsene.
Zfi Quando il G si trova in fine delle parole, siccome ivi rimane solo
per la fatta elisione della vocale, che gli succederebbe, può ricevere perciò
tutte le articolazioni, che ha innanzi all'È, all'I ed all'O, cioè di K, di G fi-
schiante in italiano e di Z. '
Se ha il suono della Z , viene permutato nella stessa lettera. Cosi scris-
sero gli altri, e scrivo io pure maz, (maggio); faz, (faggio); oz, oggi.
Quando il G ritiene l' articolazione sorda , resta fermo il G semplice
senza alcun segno, perchè non può pronunziarsi altrimenti, né altrimenti oc-
corre di scrìverlo ; p. e: mig , (meco) ; sig , (seco) ; fig , (fico) ; pag , (pago);
Aìdoig, (Lodovico); deg, (dico) , ecc.*
Ma se il G finale è fischiante vi appongo l' apostrofo , c<»ne faccio pel
C, e scrivo Luig', (Luigi); curag' , (coraggio).
xa
Finora si è scrìtto mgh, amigh, nmigh, ktgh, Angh, eH0k» tagh, et.
ma ognun vede quanto maJe qai si apponga Vh, che non ha luogo per l' in»
ntilità di pronunzia ed anehe perchè nelle steaae vod italiane, dalle quali
derìvaDO le bolognesi , non y*è tal lettera.
4.^ L' H si pone dopo il G per togliergli il suono flschiante , che avreb-
be inaanzi E e innanzi I , e dargli il gutturale , come in agher, (agro) ; ma*
gher, (magro); bragMra, (pettegola); vàghen, (vadano); vagM, (vaghe), ec
In egaal manicTa si scrivono le voci dei verbi pa^jrA^n» (pagano); deghén»
(dicano); fàghen, (fiicciano); stàghen, (stiano), quando ad esse segue altra
voce, che cominci per consonante, per la ragione che cosi intere si pronun-
ziano; onde si scriverà ch'i paghen prést, (paghino presto) ; ch'i deghen
bèin, (dicano bene); ch'i stàghen guiet, (stiano cheti). Se però a queste vo-
ci seguisse una vocale, siccome si elide TE nel pronunziarle, cosi non si
può seguir la regola di tralasciare anche V H nella scrittura , ma bisogna
scrìverla, perchè il G conservi il proferimento aspro; altrimenti lo riceve-
rebbe molle o tnout//^, come dicono i Francesi, nel modo, che si proferi-
sce in co^na ; ogni; bisògn. Negli esempi riportati di sopra, se a quelle pa-
role seguisse vocale, e si volesse levar V H dopo il G , ne risulterebbe la se-
guente pronunzia , che non sarebbe la vera , e di più recherebbe equivoco
nel significato : se si scrivesse per esempio eh' i pagn i quattrein ; ch'ide^
gn anch questa : eh' i siagn in etua ;. le parole pa^n , degn , itagn , non si-
gnificherebbero più (paghino) , (dicano) , (stiano) , ma sibbene (panni) , (de-
gni), (stagni). Converrà dunque in questi, e simili casi, lasciar fe^rma l'H do-
po il G , benché sia soppressa V E.
5.0 Ho detto che GU fa gu italiano, ma ciò debbesi intendere, quando
a questa sillaba segue una consonante, poiché seguendo vocale, allora V U
si fa sentire alla sfuggita e con un suono quasi composto, precisamente co-
me in italiano ; per esempio: guastar, (guastare) ; disteinguct , (distinguere);
QvAd, Guido. E si debbe pur ritenere questo suono composto , ancorché si
trovi soppressa la vocale , che segue il GU nella stessa parola, in mezzo o in
fine che sia, come sarebbe in pigura» (pecora) ; prigular, (pericolare); prì-
guluìrènd, (pericolo orrendo); òHgul avert, (umbilico aperto); sangu ar-
Kaldà (sangue riscaldato) ; sangu caitiv , (sangue cattivo) ; a n' disteingu
ntenf , (non distinguo niente); a n' disteingu alter, (non distinguo altro).
In tutti questi e simili casi il GU ha la stessa forza di pronunzia , che neir i-
lafiano, come se in egual modo si dicesse sangu' acceso : non disUngu' altro.
^.^ Per ultimo , il G avanti le consonanti conserva la stessa pronunzia
italiana , ed egualmente si proferiscono le parole gloria, (gloria); cagna,
(cagna); campagna, (campagna); grazia , (grazia); agrèst, (agresto); ogni,
(ogni); gnocc, (gnocco) e simili.
Si osservi però che in bolognese non si trova quasi mai la sillaba GLI.
XX
Viene qaesta cangiata secondo le varie desinenze delle sillabe corrisponden-
ti alle italiane. Per esempio le voci italiane terminate in agUa , egUa , iglta ,
ogUa finiscono nel bolognese in aia, eia, oia. Le parole in gUo, gli finisco-
no in ol, o2t, come dai seguenti esempi: battaia, (battaglia); vèia, (veglia);
foia, (foglia); fiol, (figlio) ; vói, (voglio). Le voci seglier, sioglier e forse al-
tre, che pur saranno in questo Vocabolario, sono più della Lingua, che del
Dialetto.
Nella scrittura bolognese si vede essere stato adoperato il GLI per arti-
colo plurale de' nomi femminini , che cominciano per vocale: e. g. egii oc,
o pure gli oc , (le oche) ; degli anem, (delle anime); dagli ov, (dalle nova).
Io ricuso questa maniera di scrìvere, primieramente perchè ripugna il Tede-
re apposto ai femminini l' articolo , che per noi italiani si appropria ai ma-
scolini ; secondariamente perchè il G non si fa sentire nella pronunzia bolo-
gnese di tale articolo. Perciò tengo férmo V articolo plurale del fenmiinino
adoperato per que' nomi, che cominciano per consonante, il quale è EL, e
separato da una lineetta aggiungo 1' I, qnal lettera eufonica , che i Bolognesi
fanno sentire per dolcezza della pronunzia. Metto dunque in pratica la se-
guente ortografia: el4 oc, (le oche) ; dell'4 av, (delle api); alV-i ov, (alle
uova); daW'i òmber, (dalle ombre). Che se pur si trovassero alcune voci
scritte col GLI, tralasciando anche in queste il 6, il pronunziamento non
verrà per nulla alterato, ed egualmente varrà scrìvere vizegUa e vizeUa;
treglia e trelia eco.
Dell' H.
ÌP Conservo questa lettera in principio di poche voci, in quelle, cioè,
che si veggono nella lingua italiana, per la sola ragione dell'uso: Ori ho, (io
ho); t*hd, (tu hai); l'ha, (egli ha); i han, (eglino hanno).
^fi L' H è però necessaria dopo il C e il G , quando queste due lettere
sono seguite da E e da 1 , come dissi , e si vuol dar loro il suono sordo e
gutturale; e. gr. chi, {chi); perchè, (perchè). In ogni altro luogo l'ho sti-
mata inutile , ed ho scritto anc , (anche); poc, (poco); quale, (qualche);
fug , (fuoco) ; sug , (sugo) ed altre , che gli antichi scrìvevano coli' H.
3.^ Per vero segno d' aspirazione ho lasciato l' H appunto nelle interie-
zioni , come si pratica nella lingua italiana: ahi ahi! oh!
Dell' M e dell' N.
Ninna variazione mi par necessaria da farsi neli'M, perchè nella pro-
nunzia e nella scrittura bolognese va di pari all'italiana.
XII
E^oafanente si potrà dire die soirN non ooeom fore oiservaiione ftU
dina » perchè di questa lettera si parlò nelle vocali ; tottavolUi metterò qnl
degìi esempi , affinchè m^lio si conosca in che modo io abbia trattata l' or*
tognib di questa consonante :
ìhan
lavén'
Ck'iàoen' Abbiano.
/ àrm* Arano.
Eglino hanno. / diien' Dicono.
Ebbero. / dé$sen* Dissero.
Ch'idèghen' Dicano.
laràn'
laròn'
Man'val
Man'g
Avranno.
Ararono.
Manovale.
Manico.
Idén'
I Melten'
IMiten'
San
Sònn
Diedero.
Mettono.
Mìsero , v.
Sono; suono.
Sonno.
Pan
Pann
San'
Bòn
Bon
Bon'
Can'va
Pane.
Panno.
Sane.
Buono.
Buoni
Buone.
Canapa.
Cannleina Cannellina.
DblQ.
Uqso e il proferimento della lettera Q non differiscono nel dialetto della
ììQgwt italiana. Costante accompagnatrice dell'U, ha dunque una sola artico*
iaiiooe , la quale accelera la pronunzia dell' U medesimo innanzi la vocale
segaeote: per es. qtial, (quale); quèll, (quello); liqvàur, (liquore); quiet,
(quiete). E siccome dicemmo del GU, che conserva la stessa pronunzia an-
che nelle voci, dove si elide la vocale ad esso seguente , cosi è del QU, che
si proferisce sempre a un modo, benché senza l'altra vocale: e. gr. qul'am»
(quell'uomo); 9uto donna, (quella donna); quaqula, (caccola); ciaquHrag
(ciarliera). Si troverà nella scrittura degli antichi ed anche dei UMMlerni molte
volte omesso TU dopo il Q, come sarebbe ql'am, ciaqlira, quaqla, ma,
per poco che si faccia attenzione, si vedrà che il Q, non avendo da sé che
la soia articolazione del K, le voci proferireb)H)nsi in questo modo: Jk/'om»
kla donna, ciakUra, quakla, che non è la vera pronunzia. Ed è bene anche
riflettere che il QU, non facendo le veci del K, come in francese, non si
può scrivere solo, e bisogna aggiugnervi sempre Y\ì; per es. zeinqu» (cin-
que); o^tt, (acque); «tatogur (scialacquo). E questa maniera usasi pure in
francese Quelqu'un; Qu'avez'vous? Quoiqu'il en soit.
Questa lettera non si raddoppia nella lingua italiana che in pochi casi.
Generalmente , dove gì' italiani la pronunzìan doppia , le si premette il C
Della scrittura : per es. Àcqtia, Acquistare, Tacque, Ma sard)be meglio , a
mio credere, raddoppiare anche il Q, come si fa di tutte le consonanti e fino
della zeta. Parimente forse converrebbe adoperarlo sempre in quelle parole,
che si sogliono scrivere i^er CU dove questo U forma una sola sillaba colla
vocale, che gli succede, e scriver perciò quore, perquotere, aqquistare,
c^fuo. Si ddi'mia che dell' altra convenienza il citato prof. Muzai fece al-
XXII
cane parole nella Centuria V. delle sae Iscrizioni a pag. 71 e 72 (Prato, dalla
Giachettiana 1829); ma più pienamente ne scrisse nella detta sua Gramma-
tica inedita. In fatti, anche a giudizio di molti altri, sono ivi tolte di mezzo
tutte le obiezioni possibili, alcune delle quali posson vedersi neir erudito
Discorso del chiar. sig. Ferdinando Malvica intorno ai sepolcri e alle epi-
grafi, alla pag^ 101 e segg. (Palermo, presso Lorenzo Dato <850). Io tutta-
yolta non^iso raddoppiamento del Q nella scrittura bolognese, perchè noi
richiede la pronunzia , e scrivo alla latina tiqua, ogutxtor. Nella scrittura
italiana poi ho seguita la consuetudine generale per non incontrare la tac-
cia d' innovatore.
Dell' S.
!.<> Nel dialetto bolognese rs ha due suoni. L'S di suono -scabro sì
sente quando, non raddoppiata, trovasi fra due vocali, e conserva anche
tale pronunzia nelle stesse voci , benché in fine perdano la vocale per elisio-
ne: e. g. rosa, (rosa); casa, (casa); musa, (musa); asen, (asino); U9Ì, (uc-
celli) ; US, (uso) ; bus, (buco) ; cas , (caso e case) ; bas , (bacio e baci).
2.<^ L'altr'S,che io chiamerei volontieri asciutta, si pronunzia con
forte spignimento di fiato fra' denti serrati e ritirando la lingua , senza
eh' essa abbia parte nell' articolazione di essa lettera.
Si adopera generalmente, semplice o doppia, in principio, in mezzo e
in fine di parola, segua o no vocale, fuori del caso detto all'art. \.^\ p. e.
sass, (sasso), costo, (costa) ; possa , (possa); aspra, (aspra); zèss, (gesso);
pèss, (pesce).
3.0 Hu'altr'S si sente dalla plebe di Bologna proferita con forte fischio,
e propriamente la stessa che il CH de' Francesi ; p. e. sodo , (fermo) ;
s'a t'agguanto, (se ti piglio) ; sep^a scappa, (scappa scappa),
L' uso solo farà conoscre queste differenze ; avvertano però i Bolognesi
che in qualunque maniera di loro pronunzia della S ella è sempre diversa
da quella, che pur sentono nella viva voce de' Toscani , e perciò dissi che
i Bolognesi hanno un' S aspra fra due vocali , perchè nemmen questa è la
dolce 0 sottile di essi Toscani. Il difetto nella pronunzia dell' S è di non im-
piegare la lingua per questa funzione. Lasciandola inoperosa nello stato suo
naturale di riposo, produce quella sordità di fischio, che rende la S asciutta,
Nel proferirla converrebbe spinger la lingua contro i denti inferiori; che
F avanzarla contro i superiori dà un'articolazione, che s'accosta alFF, e
il metterla fra' denti rende piuttosto la Z.
4,0 La S, a cui seguiti consonante, si pronunzia come in italiano,
sempre però asciutta, come s' è detto: sfurzar, (sforzare); sbatter, (sbat-
tere); sdintd, (sdentato); sgraffgnott, (sgraffio); siuzfir, (sloggiare); smace.
xml
(smacco); inerod» (sneryato); spada» (spada); tquader» (squadro); $radhar,
(sradicare); stoffa, (stoffa); strassinar, (strascinare); svari, (sTario).
Cosi dicasi quando precede il C nelle sillabe SCA, SCO» SCU, che si
prononzia egualmente scala, (scala); scola, (scaola); scusa, (scasa); ma
quando SC precede T E o pare TI, allora il C diviene malo e non si pronan>
lia, e cosi accade in francese. Per questa ragione io tralascio ancora di
scrivere il C: p. e. sena, (scena); sémia, (scimia). E cosi hanno scritto gli
autori in alcune voci di lingua italiana e si troirano simila , sirocco, sintUUL
Yibanno però delle voci, dovei' SC seguita dal dittonghi lA, lE, IO, lU,
si pronunzia staccato, facendo sentire il C flschiante e con forza, come se
si pronanziasse e scrivesse per esempio s-^^ciancar; S'C-ciappa; s-c-ciopp:
in questi casi io aggiungo un apostrofo dopo il C in qualunque posto della
parola si ritrovi. Scrivo pertanto sc'iaff, (schiaffo) ; mesc'ia , (mischia) ,
veic\ (vischio); masc', (maschio); imperocché, se si scrivessero senza apo-
strofo, alcuni forse proferirebbero quelle parole in questo modo: sia f:
mesk; vesfc; mask.
I bolognesi cangiano spesso le sillabe schia, schie, schio, sehiu, in
<(ia,sfie, slio, sHu, e pare piìi dolce questa pronunzia e più asitata da
loro. Cosi fanno anche i Fiorentini parlando e scrivendo. Onde si dice e
Kny^sUalf, (stiaffo); stiancar, (stiantare) ; «rt^ff« (stieìto); stiopp, (stiop-
?o);stmmar, (stìumare).
Della Z.
Di due sorta è la Z nella pronunzia bolognese. L'una di suono rimesso ,
e presso a poco corrispondente all'S dolce francese, proferita però con piU
forza. L' altra di suono gagliardo.
i.° La Z di suono rimesso o sottile fa le veci del G , quando si trova
nelle voci italiane conformi alle bolognesi nel significato , e ciò vedemmo
incora alla lettera G; o pure corrisponde alla Z in altri vocaboli, che anche
in italiano hanno questa lettera.
2.^ La Z di suono gagliardo corrisponde al C , come abbiam detto par-
Mo di questa consonante, o alla Z di alcune voci equivalenti all' italiano,
che hanno pure la Z.
Non è cosi facile distinguere la qualità di questa Z nella scrittura ,
^t^i^o appunto non si abbia riguardo ai significato correlativo della voce
italiana, e la pratica sola ne indicherà 1q variazioni. Eccone alcuni esempi:
XXIV
In piiiìcipk) di parola. '
Z gagliarda Z rimcsfia.
Za Qoa Za Già.
Zira Cera Zér Zero
Zei Ciglia Zia Giglio.
ZUtà . auà Zela Zeta.
Zèini Cento Zèinl Gente.
in mezzo alle voci.
Fazza Faccia Faza Faggio.
Frezza Frezza Fresa Frigga.
in fine di parola.
Fazz Faccio Foz Faggio.
Pizz Pezzi.. Piz Peggio.
Mazz Mazzo Maz Maggio.
Replico r osservazione fatta già sulla consonante S» ed è: che la Z in
cpialunqne modo pronunziata da'Bolognesi è sempre di proferimento diverso
da quello de' Toscani. ^
Non ho parlato delle consonanti B, D, F, L, P, R/T, V, perchè la pro-
nunzia loro nel dialetto è la stessa di quella nella lingua italiana.
DEUJS LETTERE EUFONICHE.
Chiamo leilere eufoniche quelle, che si pongono in principio e in fine
delle parole, ed anche fra due voci , affine di togliere la cacofonia, o per
rendere vie più fluida e dolce la pronunzia. Nella lingua italiana e nelle
altre ancora hanno luogo queste parlicene, che dai Grammatici si chiamano
Interposti, come lo hanno nel dialetto bolognese, lo che andrò esponendo.
i.^ Si troverà un' A nel principio di alcune parole, che incomincereb-
bero da una consonante seguita da un' E muta, e per non dire aspramente
rsohm', Izir, Idam, qusé, si dice arsolver, aJUdr, aldam, aqusé.
2.0 Altre volte un' E o vero un I posto in principio, massimamente
de'monosillabi, rende men duro il suono; e perciò in vece di dire n'sw'tno
matl? si suol dire en' st'u' mo mali? (non siete voi matto?) lx> stesso dicasi
dei seguenti esempi : piuttosto che dire ait' t ho vést nssàn, si dirà a n' t
XXV
ho vést entsùn, (non gtt ho veduti nessono) ; ai i' in toh, ìa $'in tmno,
saranno dell! con più dolcezaca , di quel clie siano al $' n' toh ,lai'n' iw^
nò. (se ne tolse, se ne tornò).
3.<^ Un' S spessissimo vien posta dopo la congiunzione E, seguendole
locale; p. e. es andò, (e andò); es aveva, (ed aveva); ei era, (ed era), d
alle volte seguendo ancora consonante : e$ dU,(e dice) ; e$ fé erèder, (e
fece credere).
i,^ S'incontreranno talvolta due di queste eufoniche consecutive: p. e.
€» en'tmoò enstén, ni vece di dire e n'tnwò enstùn, (e non trovò nessuno).
5.<^ Sopra questa S aggiunta è da notare che nella scrittura si trovava
quasi sempre apostrofata , ma sembrandomi quest'apostrofo fuor di luogo»
perchè non v'ha elisione, ho credalo meglio tralasciarlo nella mia ortogra-
fìa.LaS'coirapostrofoèilSE, a cui levasi l'Emula per l'Incontro di
ana vocale seguente: v. g. e »' andau , (e se andassi) les'a dtéu, (e se di*
cessi). 0 pure equivale alia particella SI del passivo; p. e. Ì9'ba$Hmòn\
(egimo si bastonarono); a »'me$è a piover, ea$' fé bur, (si mise a piovere,
e si fece buio). Quindi l'apostrofo si serberà per queste particelle.
6.<^ Un I si trova frapposto alle voci interrogative de' verbi nella prbna
persona singolare e plurale alla quale il pronome A, che vale Io o Noi, è
posposto. Fino ad ora il verbo , l' eufonica e il pronome si sono uniti
nella scrittura tutti in una parola sola, e cioè si è scritto hoia, (ho io?) ;
fazzia, (fiiccio io?); deghia, (dico io?); fènnia, (facciamo noi?); andènnia,
(andiamo noi?).Qaesta maniera di scrìvere lascia incerta la distinzione delle
voci primitive , che compongono la parola , e rende difficile in conseguenza
la cognizione del signi6cato.Segaendo perciò il mio metodo ortografico, ho
amato meglio che si vegga distinto il verbo dal pronome e dalla lettera in*
terposta nella seguente maniera; ìuhi-a? fazzA^aì dégM-a? dsèn'^i^?
Fèn'-t-o?
Ifi In egoal modo ho scrìtto, come dissi , Y articolo del femminino plu-
rale, i cai viene intermesso l'I ; p. e. eV-i-ov; delVÀ'Ov: a/r-i-ov; dall'-i^tv.
%.^ Né diversamente ho operato quando in bolognese si frappone la let*
teraT per eufonica, «come praticano i Francesi : p. e. in^t-al pinsir, (nel
pensiero); in-t^ tavkln, {nei tavolino); in^t-Vort, (nell'orto); in-(-im
attém, (in un. attimo). E qui pure non ho trovato ben fiitlo seguire la solita
ortografia bolognese, che univa quésta lettera T alla voce seguente. Seri*
vendosi di fatto in talpimir; in tal mumèint; in tal tavlein: si dovrebbe
piuttosto interpretare In tal pensiero: In tal momento. In tal tavolino,
significato l)en diverso dal primo.
Ed eccomi già a capo del Trattatene d' Ortografia bolognese , né mi
resta che ad esporre alcune riflessioni occorsemi nel tempo, che l'ho tra-
scritto.
XXYi
I suoni e le articolazioni in questo Dialetto sono cotanto multiplicati ,
che nella scrittura occorrerebbe un numero tanto maggiore di segni e di
lettere; imperocché tre maniere di pronunziar V A, quattro o cinque dell' E,
due dell' I , tre dell' 0, e tre dell' U, importerebbero per le sole vocali quin-
dici variazioni. Piii estese forse sarebbero quelle delle consonanti. Né que-
sta deficienza é della sola ortografia del dialetto « ma di tutte le altre lingue
ancora. Prima però di lasciarsi trasportar dall' illusione in astratto, e di cre-
dere che l'aumento di caratteri e di segni nella scrittura debba portar van-
taggio, sarà valevole rappresentarsi la confusione, che nascerebbe dalla
moltiplicità de' segni. 11 molto studio nell' apprenderli e la somma diffi-
coltà per distinguerli ed usarli « non sarebbero compensati dal. leggier
vantaggio , che si trarrebbe, di una più facile e spedita lettura. Frattanto ,
per ciò che spetta sempre a questo Dialetto , a me pare di non andar errato
nei giudicare che coir aiuto de' tre semplicissimi segni o accenti si giunga
ad ottenere l'intento di esprimere la maggior parte de' suoni svariati delle
vocali , e col semplificar l' uso delle consonanti possiamo bastantemehte ac*
costarci al buon proferimento di esse.
1 Bolognesi dall' abitudine del proprio linguaggio contraggono alcuni
difetti , e li trasfondono , senza accorgersene , nella pronunzia e nella scrit-
tura della lingua italiana. Per isfuggirli sarà bene nel parlare italiano avere
l'avvertenza di battere sempre le consonanti doppie, appoggiando la voce
sulla vocale, che le precede; p. e. Cavà-Uo; Cas tè-Ilo; Dò-nna: Distinguere
con attenzione quando le vocali s'abbiano a proferir chiuse, e quando
Siberie ; Propósto , Dispósto , avranno il penultimo o stretto; Aosa nome
avrà l'o aperto e rosa agg. lo avrà chiuso: Pronunciar lenemente l' r: Non
equivocar Vo coli' 14: Raddolcire la pronunzia dell' s e della z : e simili altri
avvisamenti , che i bravi nostri maestri sapranno benissimo suggerire a'fan-
ciuUi fino dal primo lor sillabare.
Addimostrata la maniera piìi ragionevole e facile di scrivere il dia-
letto bolognese colle regole da me accennate, porto speranza che, aven-
do persuasi quelli , che su di essa affacciavano difficoltà , si vorrà d' ora in-
nanzi abbandonare del tutto 1' antica scrittura, e sarà questo il mezzo di
provare agevolmente che il linguaggio bolognese non è si strano come lo
qualificano gli stranieri, fra' quali il Perno w nel suo trattato, sopra i Dia-
letti italiani. Questo eruditissimo letterato prussiano é da con^patire se il
dialetto bolognese gli apparve il piìi contratto di tutti gli altri d' Italia. Co-
me poteva egli giudicarlo diversamente stando alla scrittura de' nostri Bo-
lognesi medesimi? Egli vide scriversi stnl'ha; tml'ha; eml'oia; an sprà
9n liezer ec. Né poteva egli avvedersi della mancanza delie vocali , per Io
più E mute, che i Bolognesi elidono sempre dalla scrittura. Però meglio sa-
rebbero state interpretate le suddette parole, se si fossero espresse nella
XXTII
seguente maniera: s' te n' l'ha, (se ta non l'hai)» t^ ^* ^'M, (to me Thai);
com' Vhoi-al, (come l'ho io?); a n* $* prà se n' lézer, (non si potrà se non
leggere). E in conseguenza non omettendo nella scrittura alcune vocali , che
pur si sentono nella pronunzia quantunque alla sfuggita, e tenendo hen dia*
gioDte le parole , non parrebbe il linguaggio troppo contratto. Le voci poi •
che sembrano cosi strane, sono prette francesi, ed alle volte ancora meno
tronche; stè'd eet, cètte, pronunziato stam,it fam. kne, che si pronunzia
An\ è voce pid contratta della bolognese Ann, Cosi arzèver, aregnoeeer
sono più dolci di Rievoar, Rconétr. Similmente dicasi dei monosillabi fran*
cesi /e, Ce, Me , Ne , Se , ec., che posti innanzi anche a parole, che comin-
ciano per consonante, si risolvono in semplicissimi fischi, i quali, abbenchè
sembrino a primo aspetto di pronunzia difficile ed aspra , riescono dolci in
bocca de'maes tri , cioè de' nazionali. Noi bolognesi diciamo, è vero, òtò per
bisogna; pxró per potuto; lézer, (leggere); lézen, (leggono); vèden, (vedo-
no); ma i Francesi egualmente, o'per dir meglio, molto più contraggono le
saddette voci corrispondenti con dire Fo, Pu, lÀr, Lis, Voà. E nella stessa
favella italiana quante elegantissime contrazioni si trovano 1 E' per Egli;
Me', Meglio; Po', Poco; I', lo; Mo', Modo, ec. ec. senza nominar l'elisione
delle vocali in fine di parola , per lo più quando segue consonante ed anche
InpriDcipio, se si voglia ad essa conservar l' articolo intero, come sarebbe
lo'ngegno, Lo'mpero, e simili.
Ma troppo ornai mi son diffuso per amore della nostra favella , a costo
forse di esserne da qualcheduno censurato. Cesserà il biasimo tutta volta,
se vorrassi riflettere che la Lingua della Nazione non è che un aggregato
delle voci e delle dizioni de' vari dialetti, e che foree una gran parte del bo-
lognese è in essa compreso , come lo dimostrano le opere de' nostri primi
padri Dante, Guinicelli, Sacchetti, Buonarrotti e LippL Oltre a ciò la pena,
che ci prendiamo nel coltivare il proprio linguaggio , ci porterà abl>ondante
compenso col farne più facilmente l' applicazione alia madre lingua , affine
di possederla e usarla propriamente.
Parlerò adesso dei cangiamenti e delle aggiunte fatte in questa nuova
edizione.
ìfiLsk diversità della stampa di per sé si farà conoscere dai caratteri
maiuscoli in tutto ciò , eh' è di linguaggio bolognese, affine di trovarlo sem*
pre a colpo d' occhio , e non coofouderlo coli' italiano. U corsivo indicherà
la voce o frase italiana corrispondente. La spiegazione o definizione sarà in
carattere minuscolo tondo. La voce francese troverassi in carattere corsivo
fra parentesi.ìl significato diverso delle voci, frasi, proverbi e tutti gli altri
dettati si son m^ssi a capo di linea per facilità di rinvenirli (*).
(*) Le prime dUtinziard abbiamo egualmente, il più possibile , deHbe^
XXVIU
Si avverte eziandio che le parole italiane non accentate hanno sempre
lunga la penultima sillaba , e quando si troverà i' accento suU' antipenuUi-
ma, segno è che la penultima è breve. Alcune volte ancora avrò messo V ac-
cento sulla penultima stessa» abbenchè si fosse potuto pretermettere, ma
ciò feci in quelle parole, che so pronunziarsi in generale erroneamente,
come sarebbero, a cagion d'esempio. Pèrmuta, Riccino, Pàlpebra, che de-
vono in vece pronunziarsi Permàia, Riccino, Palpebra. Ognuno vedrà tut-
tavia che tale accento non debbo usarsi scrìvendo comunemente queste pa-
role; egli è posto colà solamente per ammonimento della pronunzia. Ho av-
vertito anche qualche volta quando T E o pure l'.O sono aperti o chiusi In
italiano; cosa che sarebbe necessaria trovarsi sempre ne' dizionari della lin-
gua nazionale, perchè non sono fatti pei soli Toscani.
2.<^ Ho registrati i nomi propri d'uomini i piii comuni, non perchè siano
ignoti i corrispondenti italiani, ma perchè vedo che alcuni cadono in errore
spessissimo ora hello scrìverli ora in pronunziarli. Lo stesso ho praticato
di nomi di Comunità, Parrocchie ed altri luoghi particolari della Provincia
bolognese , che per la loro singolarità di etimologia o di storia mi sembra-
rono degni di menzione.
3.^ In egual maniera nel riportare V infinito de' verbi italiani aggiunsi
que' tempi, che per la loro irregolarità sono men conosciuti, affine di rispar-
miar la fatica dì svolgere la grammatica , ed anche perchè in questa non
tutti si ritrovano.
4.0 Pel giovanetti poi serviranno moltissimo le voci greche italianizzate,
che non rinverrebbero ne' vocabolari italiani senza saper V origine del loro
significato , e ne' glossari greci senza conoscerne la scrittura.
5.0 Al nomi delle piante degli animali e d' altri simili prodotti ho unito
il più delle volte li termine de' sistematici , perchè quelli di dialetto diver-
sificano ad ogni cambiar di luogo.
6.0 Non ho creduto dovere sbandire dal mio Vocabolario molti proverbi
e termini bassi e burleschi , I quali non sono in vero di grande ornamento
a un libro, ma servono tuttavia ad arricchire un dizionario. Tutte le maniere
di parlare popolari e triviali , per basse che siano, non lasciano d' essere di
lingua , ed hanno diritto al ricevimento nel vocabolario , soprattutto in
quello di un dialetto, eh' è il linguaggio del popolo e del volgo e anche
rato di serbar noi nella presente edizione, nella quale però , a maggiore
brevità, pensammo di ommetiere i corrispondenti francesi, non che la
parte proverbiale , fuorcìd nei casi dove una vera necessità ce ne mostri
l'uopo indispensabile. Cosi pure altre lievi riforme aòbreviative opereremo
in altre cose quando lo si possa senza nuocere all'integrità del lavoro,
(Nota degli Editori).
spesso £iiDigUanaeate degli stessi dotti Quei termioi saranno poi giovevoli
eziaodto a moslrare che altre voci si possono a qaelli sostituire per mitlgap*
U coB grazia e pulitezza. Ho poi tralasciato assolutameote que' vocaboli ,
che le persone civilizzate e di oreccbio delicato non conoscono o dovrebl)ero
sempre iguorare.
7.^ Nella prima edizione fui largo in raccogliere sotto di un vocalralo
solo la maggior parte delle parole italiane , che comunemente si prendono
per sinonime , sull' esempio di quasi tutti i vocabolarL Ora sono stato pib
scarso, anzi ho agito altrimenti; e» siccome uno de' principali obblighi dello
scrittore è quello di mantenere kà proprietà dei termini, ho voluto agevo>
lame r uso ai giovani col por loro davanti la spiegazione di quelli diversi,
che a prima giunta sembrano sinonimi , dalla quale si conosca la dilTeren-
za (*). Per quest' operazione mi hanno giovato moltissimo i dizionari de* si-
nonimi francesi , e il dizionario de' sinonimi italiani dell' Ab: Romani, opei|t
DOQ abbastanza conosciuta. Tutto però feci in compendio , a fine piuttosto
d'invogliare il giovane studioso a piii profondo esame di questa essenzialis-
sima parte del linguaggio. La moltiplicità pertanto delle voci italiane corri*
spoodenti ad una sola bolognese nel mio dizionario non le qualifica già tutte
persiaonime, ma bensì per accostantisi alla voce del Dialetto, e la voce
italiana da me riferita in primo luogo sarà la corrispondente piU propria.
Tutu i vocaboli affini sì confondono, massimamente quando sono elevati a
qualche traslazione, perchè allora spariscono le piccole dilTerenze del senso
proprio, e possono essere presi facihnente come sinonimi per la generica
loro nozione.
%fi Per amore sempre di brevità molte definizioni aveva tralasciato da
prima, che ho poi stimato necessario di aggiugnere per chi non è troppo
pratico de' significati dell' uno e dell' altro linguaggio, e nel dare la spiega-*
none del vocabolo ho avuto specialmente in vista V uso generale della cosa
da esso rappresentata , perchè sia piìi presto ravvisato.
9.^ Alle voci e frasi non ho aggiunto esempi nel Dialetto , perchè noti
abbastanza ai Bolognesi ; e non ho portate citazioni d' autori nell' italiano ,
che sì trovano ne' vocabolari classici, dai quali gli ho tratti. E se trovansi
parole dell' uso ne feci annotazione particolare. ■
(') // tiosiro eh, letterato prof. Costa cosi si esprime ne'suoi Colloqui
con Aristarco' Scannabue: Concorrono soprattutto i vocaboli, che sono
l' istromento , col quale vengono presentate all'animo le idee, affinchè ne
Caccia giudizio, e tale istrumento il più delle volte è si mal costrutto che ,
togliendo alle idee 1 loro piìi necessari elementi , « ad esse aggiugnendone
alcmii impropriamente , le guasta e falsifica.
(Nota alla 2. Edizione).
io fi Non recherà meraviglia fte questo dizionario si troverà mancante
di molte parole e maniere di dire » che non avrò avuto in memoria , o che
non avranno la corrispondente italiana a me cognita. Sono qui registrale le
voci , che , in gran parte diverse dalle italiane , sono ignorate dai piiL Quei
vocal>oli , che, pel troncamento di una lettera o di una sillaba , riescono fa-
cili a ritrovarsi in lingua italiana ; i diminutivi aumentativi ed altri derivati,
che pur essi comunemente si formano senza studio, non sono da me riferiti.
Che se io non ho sempre seguita questa pratica , col dar luogo ad alcune
voci assai somiglianti per la loro configurazione o per la pronunzia , od an-
che le stesse ne' due linguaggi , si osservi che queste si sono registrate non
pel loro valore , ma per le molte diverse frasi , che ne derivano , o pure per
assicurare i dubbiosi che tal voce è di buona lingua, quantunque famigliare
nel Dialetto. Ed avrò ben caro se mi verrà suggerito , spezialmente da' miei
Associati, qualche voce bolognese 0 italiana necessaria a sapersi, e man-
cante nel mio vocabolario a fine di aggiugnerla in appendice (*).
Ufi Nel qualificare le voci ho seguito l'esempio generale degli altri vo-
cabolari contrassegnandole per nomi, pronomi, avverbi, ec. così facendo
anche per le altre denominazioni grammaticali solite, perchè più conosciute,
finché si generalizzano i cangiamenti moderni. Ai verbi di qualunque sorte
apposi la semplice indicazione di V. verbo , ed agli aggettivi agg. o add.,
comprendendo in questi anche i participi. Feci Io stesso quasi sempre
néll'accennare il senso figurato, senza distinguere il metaforico, V ana-
logo» ec.
12.^ Non sempre troverassi l'equivalente voce o frase francese , che
troppo riuscirebbe l'opera dilungata, e quindi troppo costosa. Sarei stato
anzi disposto a levar del tutto la corrispondenza di questa lingua , se non
me ne avesse distolto il riflesso di convalidar con essa il mio assunto, mo-
strando in ogni luogo la somma sua congruenza col dialetto bolognese, e
se non avessi creduto di far cosa grata attenendomi al desiderio dei piti di
trovar quivi un dizionario domestico delle voci famigliari ed usltate, in uo
tempo che detta lingua è oramai divenuta generale e ai Bolognesi comuois-
sima. E qui cade in acconcio di osservare : che quando lo dico ì)oce prove-
niente dal latino , dal francese, dal greco, non intendo di oppormi al pa-
rere di altri , ed in particolar modo dell' erudito nostro To$elU , che tali pa-
role farà forse derivare dai celtico o dal 6a<co.- Con questa indicazione ho
preteso solamente di mostrare la somiglianza più prossima, la quale piii na-
turale e probabile mi sembra della lontanissima ed incerta. Abbenchè io
(*) ÌA) stesso invito faremo noi ai Soci di questa terza edizione, ed a
quanti altri credano di favorirci.
(Nota degU Editori).
XXXI
sia inclinato a credere che la lingua italiana riconosca la massima parie
delle sae voci e dizioni dalla lingua latina , rlcevate quando questa si estese
per tutta Italia, nOn escludo per questo che di un'altra parte tragga l'ori-
gine dall' idioma di quelle genti , che prima della Romana dominarono que-
ste regioni
13.° Molti articoli saranno forse plh elaborati e con maggior diligenia
condotti, altri parran trascurati; questo sarà un effetto di maggiore o mi-
nor pazienza, o di varia disposizione d' animo in un lavoro tanto penoso per
Qoa sola persona, e ad un tempo di materia aridissima.
Possa questa mia fatica essere a' miei Concittadini di quel maggiore
profitto, pel quale fu da me intrapresa ; che, se non avrò da essi altro gui-
derdone che di essere sempre fresco nella loro ricordanza , ne sarò pago
d'assai. Possa io vedere il Giureconsulto, il Notaio, il Medico, l'Ingegnere,
il Mercante, la Madrefemlglia servirsi de' termini di lingua e renderne co-
mune la intelligenza. Possa in fine servire il mio esempio ad invogliare quel-
le province della nostra Penisola, che non lo hanno, a compilare il dizi<^
Dario del rispettivo dialetto e a difibnderlo reciprocamente. Imperocché la
cognizione de'dialetti, oltre al vantaggio di mostrare la corrispondenza colla
lingua nazionale , e renderla perciò maggiormente praticata , servirà ezian-
dio a facilitare vie piti le comunicazioni sociali e a stringerne vincoli più
intimi.
EPILOGO
DELLA
NUOYA ORTOGRAFIA BOLOGNESE
8IG01IIM) L'ABrnCSDDITE PftKFAZlORE FKUIAM.
.-
DELLE VOCAU.
Vocali
ScRrrroRA
Pronunzia
Italiano
/ Casa,
Casa.
Casa.
A naturale . .
Sala.
Da.
Sala.
Da.
* Sala.
Da.
^ La.
La.
La.
[ Andarà.
Andarà.
Andrà.
À larga . . .
} Farà.
• ) Dà.
Farà.
Dà.
Farà.
Dà.
^ Là.
Là.
Là.
/ Andd.
Andaa.
Andato.
A schiacciata .
) Carità.
• ) Dà.
Caritaa.
Daa.
Carila.
Dado ; Dato.
\ Là.
Laa.
Lato.
/ Seder.
Seder.
Sedere.
£ naturale . .
Generar.
Generar.
Generare.
Zelesteina.
Zelesteina.
Celestina.
^ Pelleffrein.
Felegrein.
Pellegrino.
/ Fèlla.
) Prèma.
' è Udè.
\ De.
Pela.
Pila.
É stretta . .
Prèma.
Udè.
Prima.
Udito.
De.
Di.
( Quella.
Quèla.
Quella.
É larga . . .
J Frèse.
Frèsk.
Fresco.
• ) htèss. •
htèss.
Istesso.
^ Pcrcfiè.
Perchè.
Perchè.
l Sèlla.
Sala.
Sella.
É apertissima .
S Fèsta.
' ì Tèsser.
Fasta.
Tèsser.
Festa.
Tessere.
\ Péli
Pài
Pelle.
XXXUl
r
VOCAU
ScBimmA
PnoNimaA
Italuiio
^ SaH\
Solili.
Sane.
E muta ....
Cann,
Ca-nn,
Canne.
Mnar.
Jf-nar.
Menare.
' Can'va.
Cf^nnva.
Canapa.
j
' InfiniL
InfiniL
Infinito.
i natiirale . . . j
Infein.
Ma.
Infein.
Paia.
Infino.
PigUt.
' Tèia.\
THa.
Teggbia.
' Sindl
Sinti.
Sentite.
1
i accentato . . j
SinUri,
Fini.
SinHri.
Fini.
Sentirete.
Finite.
\
' TWrfi.
Twii,
TortelU.
' Odorat.
Odorai.
Odorato.
0 naturale . . .
Om.
Son.
Om.
Son.
Uomo.
Suoni. .
' Bon.
Bon.
Buoni.
/
Fòia.
Fòia.
Foglia.
Ó stretto. . . . 1
eòi.
Còier. .
Cài.
Còier.
Colgo.
Cogliere.
\
Vòi.^
Vói. ^
Voglio.
' Andò.
Andò. ^
Andò.
Ó largo ....
Andarò.
Andarò.
Andrò.
Però.
Però.
Però.
■
' So.
So.
So.
Ó che partecipa (
deirA • • •
Bòn.
Bómba.
Bòun.
Bómba.
Buoni.
Bomba.
Autòur.
Autòur.
Autore.
(
. Mòni
Mónt
Monte.
i
' Vdur.
Vdur.
Odori.
U naturale . . . |
Umur.
Sunadur.
Umur.
Sunadur.
Umori.
Suonatori.
>
^ Curius.
Curius.
Curiosi.
.
r Fasù.
Fasù.
Fagiuolì.
Ù largo . . , . ]
Prassù.
Prassù.
Prezzemoli.
Fiù.
Fiù.
Figliuoli.
'
. Tu.
Tu.
Togli.
.
' Sii.
So.
Su.
t stretto quasi Ó. |
iVa; Kti.
Vinile.
Nò; Yò.
Virtò.
Noi; Voi.
Virtù.
>
^ Perù.
Però.
Perii.
XXXIV
Il dialetto bolognese non tia óiUongH impropri» cbe taH io ddamo le
vocali composte, che ti pronunciano con un iolo suono; ha bensì lutti i dU*
tonghi propri, e cioè due vocali unite , formino esse una sillaba sola o por
due, i quali sono comuni alla lingua italiana, si pronunziano e scriyono in
egual maniera. Questi si riducono a venti. Eccone gli esempi applicati alle
due lingue.
ae- Saétta.
Saetta.
ai-' Mai.
Mai.
ca- Teater,
Teatro.
ei^Mei.
Mìei (•).
ia-Sémia
Simia.
ie "Bstiètta.
Bestietta.
oa^Boar.
Boaro.
oe" Boemia.
Boemia.
uà-- Persuader,
Persuadere.
ue-Consuet.
Gonsuet.
00- Caos,
Caos.
au-CausOé
Causa.
eO'" Bàbbèo.
Bàbbèo.
eu" Europa.
Europa.
io - Viola.
Viola.
iu-Stiumar.
Stiumare.
oi - Orsoi.
Orsoio.
ou-Sòuvra.
(manca)
ui - Guida.
Guida.
uo-'Virtuòus.
Virtuoso.
Oltre al suddetto OU due altri dittonghi sono nel dialetto, cioè II, UU:
p. e. ttV, (ieri); virtuus, (virtuosi). I due t sono anche in Italiano, come in
Restii p Stantii; ma niuna voce italiana si trova, che abbia il dittongo uu.
DELLE CONSONANTI.
Le consonanti doppie si pronunziano come se fossero semplici.
.Scrittura. Ball. Pappa. Tèrra. Canna. Bisacca. Frédda. Staffa. Bèffa.
Pronunzia. Bai. Papa. Tira. Càna. Bisàca. Fréda. Stàfa. Réfa.
CONSONANTI
ESEMPI 1
Scrittura
Pronuitzià
Scrittura
PROMUNZU
e, ce
ca, co, cu
che , chi
e', ce'
k
ka, ko, hi
ke^ki
Fischianti
oc, flasc, sécc.
ca, cucomra.
checchera, bicchir.
masc', fesc', occ*.
ok,fiask, sèk.
ka, Kukomra.
kekera, bikir.
Fisch. come innanzi
ei. 1
(*) Ma non corrisponde nel significato alla voce bolognese mei, che va-
le Meglio 0 Miglio.
XXXV
CONSONANTI
ESEMPI 1
ScamtJEA
Pronunzia
Scrittura
Proncnua
ce, ci
Àll'iuUana.
eece, cein, cisa.
eek , cein, cisa, al-
l'italiana.
da, do, ciu
Air iUl.
ciara, cioppa, ciusa.
d'ara, dopa, dusa
VediZ.
all'italiana.
9
gh sordo.
sug, brag, deg.
sugh, bragh, degh.
g(i»go,gu
gha, gho,ghu
braga , gob , gustar.
bragha, ghob,ghustar
ghe, gfd, ghn
Guttarali
stagfien, estaghn.
All' iuliana.
g'>99'
Fischianti.
luig\pagg\ curagg*.
luig-i pagg-ìo curagg-,
io.
Come in italiano.
ge.gi
Flsch.
gigein, Geltruda,
già, gio, giù.
Air italiana.
giara, gioia.
Come in ital.
gUaecc.
AlI'iUl.
vizegUa, tregUa.
vizellia, trellia.
gna,gne, ec
All' iUl.
cagna, gnoc , gnuc.
Air iUliana.
gua,gui,guo.
AiriUl.
guadagnar, sangu.
guadagtiar , sangu'
flftt:-Yedi Z.
come se seguisse e.
h
Muta.
ho, ha, ha! han» ah!
oh!
chersmar, chimira.
0, a, a, an, aa! oo!
Checchi
ke,ki.
•
kersmar, kimira.
g/M?, ghi
La stessa.
agher, sughi.
All'italiana.
n
Nasale.
san, Òèin, bòn, ùnzer.
La stessa.
n'
Non nasale.
san* , vein' , bon' ,
s€^n\ vèi-n', 6o-n* ,
can' va.
ca-n't;a
fin
Non nasali.
cann, pènn, cannleina
can-n , pèn-n, can-
nleina.
qu
La stessa.
zeiwjfu.
zdn^qu.
qua, que, qui
Aintaiiana.
aqua,quèU, qui.
akua, kuèll, kui.
qui
I^ stessa
quaqula , ciaqulira.
kuakula, ciakuKra.
r
Italiana.
rara , maglier.
La stessa.
rr
r semplice.
correr, tèrra, sèrra.
còrer, tara, sarà.
fr
r-r.
cur'rò, dscur'ri.
cur-rò, dscur-ri
t
s scabra.
casa, vas, ris, ros.
cas-a, va-s, ri-s, ro^s.
s, ss
Asciutte.
cassa, spass, istess.
caS'Sa,S'paS'S,iS'teS'S.
tea, SCO, 8CU
ska, sko, sku.
scanzi, scola scular.
skanzi, skola, skular.
sehe, schi
ske, ski
scherma, schira.
skerma, skira.
sce,sei
se, si*
semia, simiott.
La stessa.
ic', sc'ia
s-c' flschiante
masc', sc'iaff.
mas^', s-eUaff.
te'io,scHu
2 per 2
z,zz
La stessa.
scHopp, sc'ittpp.
s-^'iop, s-c'iup.
Aspra.
mèz , azùr, mèza.
mà-z, a-zùr, md-za.
Dolci.
mazt, pizz,pòzz, ozi.
La stessa.
z in Tece di cJkAce,
zender, zira, fazza.
z'ènder, z-ira, forzza.
z in vece di g
.Aspra.
maz,piz, oz, zlar.
La stessa.
•
Tutte le altre consonanti unite si pronunziano come in italiano.
Frane, (Franco). Tale, (Talco). Anjor, (Ansare). Sgambettlar, (Sgambettare).
^ xxxvni
Marc, L'è al servir ch'm'fa dar volta ad cenrelL
A son vecch , e qla cosa ,
Es cgBuss ch'an' son pib bon. '
Poh I ch'm'ai apens am vicn i\lazl a i iiccb.
Traduzion dal famous Sunett d' Manfreid per la
Madona dia CunzezUm.
S' quia Dona senza fejd , eh' ev tanl' arguj
Da vleir con Damendi esser dal par,
E ch'puvrazza quia m^Ia vos marsgar»
Con daren al dolz mare un pò d'arsiig ,
Avess dett al Bisson , nò eh' an in vuj »
Tint la tò mejla , e vat a far squartar.
La Mort , l' lofem en s' srèn sintà arcnrdar,.
Né gnanch al pcà cun tutt qui altri garbuj.
Ma s'Eva pr' alter en dava in tal zedron
Maduneina bendetta al vostr unour
Srev armesdà con tutt in confusiont;
E pura e srèssi, ma an s'in farev armour.
Feliz donca quia colpa « oh al bel maron !
S'al chersè a mi tal Dona un nov spléikdour.
La Ba?izola.
La Fola di' Incanta»
Sta donna aveva una chiozza, ch'cuvava; e qusi un di, chTaveva d'an*
dar vj pr una cosa chimpurtava, la diss a so fiol : vin qui beli al mi fiol : sta
ben a udir : av la cura a sta chiozza, es la s'iiva d'in t al nid, fòlla be» tumar
ve, perche as arsurarev pò gli ov es n'aren' ne quell, ne qul'altr; lassa far
a mi mamma, i arspos qulii, an Tavj mtga ditt a un matt. Os un'altra cossa
(diss so madr) guarda ben fiol mi, eh' là dentr in quia casa ai è dia rob-
ba attusgà, ch'ai diavi iT vliss eh' fin scappas magna perche t'aparzariss i
pi; ec.
xuvn
soiiAia DI odiroNiinrn
IN MAIXnO BOLOGNESE
SECONDO LA NUOVA ORTOGRAFIA DEL FERRARL
U Uberasiòn d'VIeiiiit.
/ a»én za dà aUapoivr ai arxibane,
Elatediad'PlutòH meièa a io htg,
Ch' i prém em arricd a pu$$ar al (lane
E in atpUnri' a i pare d' é$»er in^l-oj fug »
Tant ijwa dointar la gronda mane,
Pwek: tpra iard, m era aU'òurdn al evg,
Uo mèMereh'i $'hmèintn, a$'od la piva,
E i eumett, eh' ein al iègn eh' V è là eh' arriva.
DiALOfi.
Marcantoni » e Msser ZéM senritor.
Zèli. Marcantoni, a v'taìut,
Marc Bondé, msierZéli,
Zèli. Ch' voi dir eh' a v' vèd su d' sonora
Cumbattènd al pinsir
E dseurrènd in s'el dida
Ch' a pari un euntadein,
Ch'fa al cÒM in s'i quattrein
Cm'l'havindu'lfuUéU?
XUI
Un ameU eh' è.grass mcidar
Gh' gnanc per terra al n' è sicur ,
Ch* al pò andar s' tira del irent
In ti rozzi ogni mmne'nt;
¥ols per geni st seccabal
Anca la sa in tan cavai
Con tati i alter del Gastal ,
Incontrar al Cardinal.
Zertidella a sen in seds,
AI srè piz , s' a fossn in treds ,
Perchè alloara a s* psrè trovar
Chi zercass' al treds in dspar
Con la pleinta so dardella,
Tocc* e dai la Zeradella.
XLIII
Un umèU eh* è grau madur
Cfk* nianc per tóm» aln' è sicnr ,
Ch' al pò andar $' tira dèi vèint
In-tH rkzzV ogni mwmèhd »
Vols per geni, 8t' sèccaball .
Anca lù 8Ù in-t-un cavali,
Cùn tùli i alter dèi Castéll»
Incontrar (U CardinaL
le RvdéUa a ièin in ièds ,
Al srépiz s'a fossn in trèds «
Perchè allòura a s' pré truvar
Chi zercasi al trèdi in dspar
Cùn la plèinta to dardéUa
Toc-e^iai la Zé Rudèlla.
CATALOGO
^ DEGLI AUTORI BOLOGNESI
E» OPERE DA ESSI PRODOTTE
NEL PATRIO DIALETTO.
ACCURSI ANTONIO MARIA.
Fola da vèira e sudèzz burìèvol D$cur$ murai, Tanicuriut quant
etemplar; Ch'tratten dèi vivr al Mònd, Perchè an' $' vaga al prò-
find, 1664.
ALLEGRI.
ALLEGRI. Vedi CROCL ^
BANCHIERI ADRIANO, che si nominò ancora CARLO SCALIGERI DALLA
FRATTA ; nato verso l' anno 1 567.
Discorso sulla precedenza ed eccedenza della Lingua Bolognese
alla Toscana neUa prosa e nel verso. Bologna per Girolamo Mascheroni
1626 in 8.0 e poscia di nuovo accresciuto, in BoL per Clemente Fer-
roni 1630 in 8.0
La Cattleina da Budri. Commedia in prosa. Boi. per Bartolommeo
Cocchi 1619 in 8.^ e poi di nuovo in Bologna per gli Eredi del Cocchi
1628 in 8.0
L' Ursleina da Crevalcor; ovvero l'Amor costanU. Commedia in
prosa. Boi. per il Cocchi 1620 in 8.o
La Mingheina da ^ar&tan. Commedia. BoL per il Cocchi 1621 in 8.^
La Tògna, Commedia rusticale tradotta dal Timido accademico
dubbioso. Boi. per Giacomo Monti 1654.
Questa Commedia composta originalmente da Michelangelo Buonar-
rotU il giovane , col titolo — La Tancia — in lingua rusticale fioren-
tina, è stata trasportata nella contadinesca bolognese in^ prosa: come
lo attesta r Autore nella sua lettera dedicatoria.
Lettera nell'itUoma natio di Bologna, scritta al sig, Giambattista
Viola a Bomd sopra il ratto di Elena del pittore Guido Reni, BoL per
Clemente Ferroni 1633 in 4.o
Compose ancora in lingus^ volgare italiana il Cacasenno da aggiu-
gnersi alle disgrazie di Bertoldo e Bertoldino del Croci.
BARTOLUZZI ANNIBALE. 1790.
L'Asnada. Fuemètt dèi Sgner Clemèint Bondi tradott d'in Tuican
in Bulgnèis. S. Tmas d' Aquein 1773. Canti tre in ottava rima.
Varie altre Poesie. Per Lelio della Volpe 1791.
XLV
BOVINA <}IUSEPPE MARIA , «el 1739.
a D9grazi d' BeriuldHn dalla Zèlna, meu in rèma da G. M. B.
Accadèmie dèi TridèU d' Bulògna. Boi. 4736 per GosUnUno Pisarri.
L'argomento è tratto dalle IHBgraxie di BarMIno dalla Una df Giu-
lio Cesare Croci.
BOHALDl Vedi MONTALBANI.
CASALI CONTE GREGORIO FILIPPO MARIA BENTIVOGLIO PALEOTTI. nato
nel 1721 , uno degli antichi wMìk Senatori di Bologna , Professore di
Architettura Militare, ec. morto nel 1802.
Mògna troioató dal guérr xMl di Lambertatx, e di Gemm, Po^
mètt scherzèvol. BoL 1827 da Riccardo Masi. Col ritratto dell' Antore.
Fa questo il primo tomo di ona Raccolta delle Poesie bologntti, clie
sotto la direzione dell'Autore del Vocab. Bolognese C E. Ferrari si pub-
blioò per associazione, e non prosegni poi oltre li S.^ tolmne.
CESARI GIUSEPPE MARIA da Budrio.
n Graaano infuriato, o Tero il Fuggi V ozio. Boi. 1679.
Composizione boschereccia teatrale in tre atti. Fra ftU altri perso*
nagpjì, che pariano tutti l'iiallano. T'ha 11 Dottor Granano, che paria
il ouletto bolognese.
CROa GIULIO CESARE, detto dalla Uro, e sott'altro nome GIULIO CESARE
ALLEGRI, Accademico Ravvivato, fìibbro di professione, nato nel 1550
nel (ostello (ora città] di san Giovanni in Persiceto , morto nel 1609.
Vi è un libretto stampato in Bologna Tanno 1640 per gli eredi del
Cocchi, il quale ha per titolo: Tre indici di tutte le Opere di Giulio Ce^
fare Croci: il l.^' contiene tutte le opere sino ad ora stampato; il %^ le
manoscritto; il 3.® tutte le opere che non si trovano.
Delle stampato le seguenti sono in lingua rusticale bolognese.
Questione di vari Linguaggi, in versi quasi in forma di dialogo,
ooe si fa entrare un bolognese , che recita alcune strofette nel proprio
metto. 1618.
Lamento de* ViUaid fatto da loro Vanno, che andò il bando che H
portassero tutti gH schioppi alla munizione. 1620.
La Tibia d' Barba Poi dalla Livradga fatta dal CavalL BoL 1631.
El nozz dia Mlchlina dèi Verga con SandreU da MontbudelL 1621.
Lassato, ovvero donativo che fa maestro Martino a Catarinòn.
1621.
La gran Vittoria di Pedrolino contro il Dottore Graziano SeaWh
Ione per amor della bella Franceschina, 1621. Alia fine della BarzeU
ietta sopra la morte di Giacomo dal Gallo, famosissimo bandito, vi é
no dialogo in lingua rustica sopra la morto del medesimo , in sonetto
con coda.
La Bossa dal Verga , quale va cercando Patrone. 1626.
La scavzzari dia Can'va d' barba PUn da Luvolè, 1626.
La Fleppa combatta. 1626 per Pisani.
Lamento del barba Poi per aver perso la Tognina sua Massara
1628.
Il Battibecco delle Lavandare. Comincia con un sonetto in lingua
volgare, colia coda indi in lingua bolognese. 1639.
La Bernarda. Commedia rusticale. BoH 1654. in 8.^ Questa Com*
media è una traduzione dall'originale in lingua volgare del Conto Ri-
dolfo Campeggi.
Smergokmento , ovvero Piantuori eh' fa la zia Tadia del barbn
XLVI
Salvester da Tgnan, quand Sandrin io poi andò alla guerraVaìimr de.
i738. Pisarri.
// Fenlino del barba Bigo dalla Valle; dove s'intende ona festa di
contadini nella quale |8ono a ballar molte putte e garzoni. 1738 per
Pisarrì.
La Simona dalla Sambtica , la quale va cercando da filare in Bo-
logna.
Vanto di due Villani cioè Sandron e Burtlin sopra le astuzie te-
nute da essi nel vendere le castellate quest'anno. Per Pisani.
Ciaccaramenli , viluppi, intrighi, travagi e cridalesimi, che ri
fanno in Bologna al tempo delle vendemmie. Dopo un sonetto con
coda in lingua volgare, prosegue in bolognese.
Bomori, intrighi, ciaccaramenli che si fanno nella contrada del
Borgo s. Pietro, € del Prculello.y'hSipnaiA un sonetto in lingua ita-
liana.
La gran grida fatta da Vergon dalla Sambuga per aver perso
V arino del suo patrone»
Diede alle stampe ancora pel primo le disgrazie di Bertoldo e Bertol-
dino , in lingua italiana in prosa. Ma si vuole che V Autore ne sia stato
Pompeo Vizzani , cbe non volle si stampassero col suo nome. Queste
due piacevoli storielle furono voltate in ottava rima da alcuni Letterati,
alle quali fu aggiunta la terza di Cacasenno , che avea composto in
prosa Adriano Banchieri ; e furono i seguenti:
^el Bertoldo. Argomenti. Conte Vincenzo Marescotti bolognese.
Allegorie. Padre D. Sebastiano Paoli lucchese.
Canti. I. Padre D. Giampietro Riva luganese.
II. Dott. Paolo Battista Balbi boi.
IH. Giampietro Zanetti boi.
IV. Dott. GiosefTo Pozzi di Iacopo boi.
V. Lodovico Tanari boi.
VI. Dott. Francesco Biarìa Zanetti boi.
Bertoldino, Argomenti. Conte Vincenzo Marescotti boi.
Allegorie. Padre D. Sebastiano Paoli lucchese.
Canti. VII. Dott. Flaminio Scarselli boi.
Vili. Dott. Ferrante Borsetti ferrarese.
IX. March. Ubertino Landi piacentino.
X. Ab. Carlo Innocenzo Frugoni genovese.
XI. Dott. Cammino Brunori da Meldola.
XII. Ippolito Zanetti ferrarese.
XIII. Canonico Pier Nicola Lapi boi.
XIV. Dott. Ercole Maria Zanotti boi.
Cacasenno. Argomenti. Conte Vincenzo Marescotti boi.
Allegorie. Padre D. Sebastiano Paoli lucchese.
Canti. XV. Dott. Girolamo Baruffaldi ferrarese.
XVI. Cammino Zampieri imolese.
XVII. Ab. Giuseppe Luigi Amadesi boL
XVIII. Dott. Benedetto Piccioli boi.
XIX. Francesco Lorenzo Grotti 'cremonese.
XX. Dott. Francesco Arrisi crem.
Questi tre Poemetti furono tradotti in dialetto bolognese in ottava
rima dai seguenti :
Gli argomenti. Zanotti Teresa, figlia del Poeta Giampietro.
XLVU
. U iiUesrorie^Miiifiredilfaddaleiia, sorella M MatontUcoEnaUchlo.
La traduzionfi del Bertoldo. ZanotU Angiola, sorella della suddetta.
Il travesHmento di Bertoldino. Manfredi Teresa, sorella della so-
praddetta.
Il Cacctsenno. Belletti D. Giuseppe Gaetano.
Le atmotaziom. Scaodellari Dottor Ignazio.
Se ne trovano diverse edizioni in 4.®, in 8.® e in 12.o ; una delle pih
accreditate è quella del 1740 fatta da Lelio dalla Volpe iq tre volumetti
in 8. in italiano e bolognese.
FABRI ALESSANDRO, notaio, nacque in Castel san Pietro Tanno 1691*
mori nel 1768.
Vernane in Utìgua bolognese dei tre primi canti, e di porzione
del vigeshno ottaxjo del Furioso dell' Ariosto, Uss.
Traduzione in lingua bolognese dei quattro primi libri dell* Enei'
àe di Virgilio. Uss.
I suddetti manoscritti , dice il Fantuzzi . si conservano neir Institnto.
GHERARDl FULVIO > detto Acqua tepida, archibusiere, nato nel 1622 in san
Pietro in Casale « morto nel 1687.
La Niclosa da Mnirbi. Boi. 1640 per il Peri.
GNUDl GIOVAMBATISTA nato nel 1687. Era bracciere in Casa Malvasia, e
mori presso suo figliuolo Arciprete di san Giovanni in Persicelo nel
1765.
Rem d' Zambattesta Gnudi da Bulògna, dedica ai Dilettant d'Lèin»
gua Bulgnèisa 1776 cùn al so rìtratt. Stamp. d'san Tmas d' Aquein.
UNDl LELIO BiARI A.. 1 698.
Gl'inganni amorosi ,o siala Zaneina, Dramma. Boi. 1696 e 1700
in 12.0
E vari altri componimenti.
LONGHI DON FRANCESCO MARIA, Canonico della Basilica di san Petronio di
Bologna, morto nel 1784 di anni 57, della famiglia de' Tipografi.
Sòuvra^ V Us. Cant tri in uttava rema.
Alla Nèzza eh' fa la spòusa so Zio,
Fol d' Monsu dua Funtatèa. Traduziòn in Lèingua Bulgnèisa»
Fai dèi Pader Rubert. ^ ^
Iprém si Cant dia Séccia ruba dèi Tctssòn.
Tradusse pure la Batracomiomachia d' Omero in versi bolognesi.
Tutti questi manoscritti erano presso il Ferrari.
LONGHI ANGELO bolognese. Nato il 15 novembre 1737, morto il 10 settem-
bre 1810.
Fu pittore mediocre e si piacque assai della poesia in lingua bolo-
gnese, e in essa fu arguto e naturale quanto altri mai il fosse. Ne fanno
Bella testimonianza alcuni suoi sonetti e canzoni, che trova vasi presso il
nostro eh. Biografo segr. Tognetti , e piii bella la farebbe il poema del
Bracciolini Lo scherno degli dei, ch'egli voltò in lingua bolognese, se-
guendo r autore , che si valse dell' ottava rima , se il detto poema si
rmveDisse« essendo stato smarrito poco prima della sua morte.
LOTTI LOTTO dottor di Legge civile. 1685. Scrisse Drammi e cose ber-
nesche.
Chi n'ha zervéll ava gamb, o sia La Uberaziòn d' Vienna, Parma
1685, e in Boi. pili volte.
Rimedi per la sònn da lézr alla Banzola: Dialoghi sei; in Milano
1703, in Modena 1704 in 4.» e 1712 in 8.» e V ultima edizione nei 1828
XLVIII
dal Tipognfo Miafli In Bologna nel secondo votame della fiaeootta dei
componimenti in Lingua bolognese, che 'contiene anche l'altro poe-
metto dello stesso Lotti.
MANFREDI TERESA e MADDALENA , sorelle di Eostaebio , Eraclito , e Ga-
briello.
La Ciaquttra dia banxola, o per dir mei: Fol dh)eri iradoUi dal
parlar napoHtan in lèingua hulgnèiM, per rimedi irmuxèint dia sàtm
e dia maUncHfU. Boi. 1742 in 8.<>
L'orìginaie in dialetto napoletano è intitolato Cunto de H Cunti,
MEGNANI GEMINI ANO. 1680.
BtUògna giubUanL Poema strampald fati pr elA allgrèzz dia H^
beraztòn d' Vienna , prèiM d'Buda e alter Piazz in^t'V Vngari, Motta
e Dalmazia, Da Zors Bariintòn poeta poc accori. In Ferrara 1688 in %.^
per H Pomatelli» e in ÌBol. 1690 in 8.<»
Varveina d' Troia, ovèir al brutamèint d' Burtlein Manzetcaec
piahiUr, dóv in ottava rèma al conta la so dsgrazia, e 7 miseri di
Troian. Cùn laprèisa d'Buda, e alter coss del guérr tra i Cstian e i
Ture. In Ferrara per il PomateUi 1689 in 8.<> e in Boi. 1690 in 8.o
La Lèisna novamèint aguzza dalla so nobilessima Cumpagni, e
zàfundd in Bulògna. Purtà in ottava rèma. Boi. 1692 per la Stamperìa
Camerale.
MONTALBANI OVIDIO. Laureato in Filosofia e Medicina; Lettore indi di Mate-
matica , di Morale , e di Materie legali neir Università di Bologna.
Nacque nell'anno i60i e mori neil'anno 1671.
Furono da lui pubblicati due discorsi:
Dialogogia, ovvero Delle cagioni, e della naturalezza del parlare,
e spezialmente del più anUeo, del più vero di Bologna. 1652, per 11
Zenaro.
Cronoprostasi Felsinea, ovvero Le Saturnali vindMe del Parlar
Bolognese , e Lombardo. 1653 per il Zenaro.
Il Vocabolario Bolognese nel quale si dimostra il parlare più an^
lieo di Bologna lodevoUssimo. Questo libretto in 12.<^ fu stampato po-
chi anni dopo i detti due discorsi» e cioè nel 1660 per Giacomo Monti
sotto il nome dell' Autore anagrammatico di Antonio Bumaldi e non è
che un' unione dei suddetti discorsi ampliati.
MONTI DON GIULIO sacerdote secolare. Dottore di Sacra Teologìa , Cano-
nico di Santa Maria Maggiore della Pieve di Cento, indi Segretario del
Card. Pompeo Aldrovaudi : morì nel 1747 d' anni 60.
Fra Antunein V è sta batta. Canzone. Proposta fotta al Dottor
Gioseffo Pozzi.
Quésta sé eh" l'è da cuntar. Altra canzone In replica alla rìsposta
del Pozzi.
Si trovano fra le poesie del Pozzi stampate nel 1764.
MONTI ANTONIO MARIA , eccellente Calligrafo , Pittore e Miniatore. DUet-
tossi ancora di poesia e vi si esercitò m Lingua italiana , e nel Dialetto
bolognese , o piuttosto nel linguaggio de' nostri contadini.
Amour touma in-s' al so: o vèir si El nozz dia Checca e d' Bdètt.
Scherzo drammatico rusticale 1686 in 12.<'
Fu messo in musica da Giuseppe Aldrovandini bolognese « e Ai di
nuovo rappresentato nel 1698, e nel 1733.
NEGRI GIOVAN-FRANCESCO. 1628.
Traduzione deUa Gerusalemme liberata del Tasso. Stampata in
xux
Bologat in 4.^ gr»ii4e di^et l'inno I6id, na tolnnente sino al Canto
XIII. a tutta l'ottava 34. 1 rimanenti canti sono manoscritti.
POZZI DOTTOR GiOSEFFO DI IACOPO D'IPPOLITO nato nel 1692 , Dottoro
in Medicina. Fu fitto Medico segreto del Pontefice Benedetto XIV, e quin-
di ebbe il titolo di Monsignore.
Fra la raccolta delle sue Pottie Italiane trovasi la Cannone In lin>
gm bolognese Dòp eh' g* piantò ìd Tàrr di Arai, ecc., In risposta a
quella del Monti Fra AniMiMin ec. BoL 1764.
QOEBZOU GIOVAMBATTISTA.
U YiUam iadro fortunato. Commedia In lingua rusUcale In versi •
di tre atti. Boi. per Cariantonio Perì 1661» ristampa dello Zuccoli
SCAUGERl DALLA FRATTA. Vedi BANCHIERI.
STANCARI DOMENICO. GesuiU, Rettore nel Collegio di Santa Lucia in Bolo-
gna , morto nel 1 769.
Scrisse molti lepidissimi sonetti in dialetto bolognese» letti con som-
mo piacere alla Corte di Vienna » dove pervenivano , per messo di un
Cavaliere iuliano . a quel Principe di Kaunltz.
STANZANl TOMMASO. 1696.
La Bemarda, Dramma Boi. 1694.
La ZeUda. Dramma. BoL 1696.
Varie Poesie,
ZAMPIERI DON GIUSEPPE, morto nel 1821.
Sohetti diverH »iampaH in Hngua bologne$e.
Testamento suo Mss,per gii atti del Notaio CapelU.
ZANI GIROLAMO , NoUio. 1780 circa.
Gerusalemme Liberata del T<uso tradotta in linguaggio bolognese
mss. Questo manoscritto pid pregevole di quello del Negn si conservava
dal nostro concittadino Guldiccini Giuseppe, conosciutissimo bibliografo.
ZANTI GIOVANNI.
Origine delle Porte, Strade, Borghi, Contrade, Vie, ViazzoU,
Piazzole , SaUcate , Piazze e TrMi dell' illustrìssima città di Bologna.
Per Costantino Pisarri 1712.
Questo è un itinerario ristampato per cura di Cammillo Scaligeri
dalla Fratta. 1 discorsi dei Mercurio sono in lingua italiana , la descri*
lioae delle strade, ec, sono in bolognese dialetto.
COMPONIMENTI DI AUTORE INCERTO.
<•»
Al Mèdie fazil, o sia un rimedi squas a tàtt i mal trw)d dal Cre-
vakorèis per divertimèint dia banzola. Boi. 1738 in 12.(>
La Fleppa Lavandara. Cumedia novessima in lèingua bulgnéisa.
Boi. 1741 in 12.0 in.t.ia Stampari dèi I^ùng.
Véla dia Zé SanUmga mùia inrt-al Cmùn de Diol, cùn la nassita,
véla, suzzèss, e dsgrazi d'Zé budella so fola, lu BoL 1743 in 8.» Sei
canti in ottava rima.
4
Al Trionfai Mudnis pr'una Séccia tolta ai BidgtUt, Poema ridécol
trasporta in Lèingua Bulgnèisa da un Accadèmie dèi TridéU. la
Modna, 1767 in A fi Traduzione della Secchia rapita di Alessandro
Tassoni.
Lindurein e Sandreina. Intermezzo. Boi. per Pisarri, senza data.
In lod di' apparai fati da Sanlein Burzi lardarol dai Casal al gio-
vede sani dèi 1807. Bui. per Masètt.
Invid d'un Duttòur Bulgnèis al Barcarol Venezian, ch'prumets
d'far una Canzòn pr el feUzessem nozz dèi Sgner Coni lachem Marùll
eun la Sgnera Cuntè$ia Camèlia Bòccadférr, Pisarr, 1752.
u
ABBREVIATURE
accr. accrescitivo.
add. 0 agg. addiettivo; aggettivo.
Alb Alberti. Dizionario Ital. Frane, e Frane.
lui. Ediz. di Nizza 1778.
Alb. Eqc ^ . Alberti. Dizionario Enciclopedico. Edi-
zione di Lucca 1797.
anal analogia.
ant antico.
anliqu antiquato.
attivam attivamente.-
Bol. boi Bolognese ; bolognese.
Bot Botanica.
comun comanemente.
corrott corrottamente.
Cr Crusca. Edizione bolognese 1819.
daifr.dalgr.dallat.dallosp.dalted.ec. dal francese, dal greco, dal latino»
dallo spagnuolo, dai tedesco, ec.
dim diminutivo.
Diz. Dizionario.
ec. etz eccetera ; et zetera.
e. g esempigrazia.
f- femminino.
Hg. figurai • figurato, figuratamente.
Fr Francese.
frequent frequentativo.
g genere.
Gr Greco. ....
indecl indeclinabile.
Ital Italiano.
Lat Latino.
lat. l)arb Latino barbaro.
■Un. ìt. Lin. fr. lAn, naz ; . . . . Lingua italiana; Lingua flrancese, Lin-
gua nazionale , ec.
UI
m mascolino..
metaf. ' metaforicamente.
mod. bas. m. b; modo basso.
n neutro.
neutr neutralmente.
n. f. i, nome femminino.
n. m nome mascolino.
np nome proprio.
n. p. neutro passivo.
psirt participio.
o. g. ogni genere.
p passivo.
passi? passivamente.
pegg peggiorativo.
p. e per esempio.
pi. plurale.
popol. popolar » . . . • popolarmente.
pron •••• pronome.
pronun « . . « • • pronunzia.
prov proverbio ; proverbialmente.
Provenz Provenzale.
redup r reduplicativo.
8. SQSt sustantivo ; e sustantivamente.
jMntim sentimento.
£ignif significato.
simil similitudine.
sino sincope , sincopato.
sing singolare.
Sp Spagnuolo.
8up superlativo.
Targ • Targioni Diz. Bot^inico 1819.
Ted Tedesco.
T.' de' Leg. T. de' Med. T. di Com. . . Termine de* Legisti , Termine de' Me-
dici, Termine di Commercio.
Y verbo.
ABBREVIATURE NELU CONIUGAZIONE DE'VERBl.
Comp • Composti; Tempi composti.
Cong. pc Congiuntivo presente.
Fut Futuro.
LUI
. Ger Genindio.
Imp , ,, Imperfetto.
Imp. i.o 2.0 Imperfetto primo; secondo.
Imper. o Esci Imperativo o Esclamativo.
Ind. pr Indicativo presente.
Part. pr. 0 att Participio presente o attivo.
Part. pass.. Participio passato o passivo.
Pass, ind Passato indeterminato.
Pass. comp. Passato , o passati oompostL
Y Vedi.
T. a. ; . verbo attivo.
V. n. , verbo neutro.
V. r verbo reciproco.
Ivoce antica , voce dell'oso , voce
greca , voce latina, voce mercan-
tile, voce di regola , voce ibrida ,
voce popolare , voce poetica.
V. g. verbi grazia.
verb verbale.
Voc. Vocab Vocabolario.
volg volgarmente.
DEDICATORIA
DAL PIRKARI PSDOSSA ALLA UÀ 8IG01IAA RMUORE
AL PASTÓUR D* BULÒGNA
CARDINAL OPPIZZOM
GlCST CLEMÉINT MAGNEFIC
DEL SIÉINZI GAP E PROTETTÓUR
IN SÉGN D'ETERNA VENERAZIÓN
LlBRÉTT, AV PUR GURAGG' E VA A ZERGAR
UN ANT16 PROTETTÓUR DEL TO PADRÓN;
FAT' ANNUNZIAR, CH'T'AL TRUVARA QUSÉBÒN
CHE SÉINZA ZERIMONI AL T' FARÀ INTRAR.
SALTANDI IN MAN , T' HA PO' DA PROCURAR
D' M USTRARI AL FRONTISPEZl DOV A SÓN
SCRETT IN MAIUSCOL ME, POVER STRUFFIÒN,
A YÉDER S' DEL MI NOM AL S' PÒ ARCURDAR.
S' UN' UCCIA SÓULA AL T' DÀ, S'AL FA ZRISEINA,
D'QUÉLL CH' A M' CHERDEVA A SRÒ PIÙ FURTUNÀ.
D' ÉSSRI PO' AYSEIN LA SIRA E LA MATTEINA
DMANDI LA GRAZIA, GH' U N' TE SRÀ NEGA;
ZÉIRCA D' STAR SÉIMPER SU IN-T-LA SO TAVLEINA
AQUSÉ T' ARA 'L GUNTÉINT D' TGNIREL' GUARDA. «
VOCABOLARIO
BOLOGNESE -ITALIANO.
A
A
. m. À, f. lettera vocale» ed è la
prima dell'alfabeto di molte lingue.
\.Cròu$, LeHra.
A, nella declìRazione de'nomi, è
segno del teno caso, aggiunto al-
l'articolo ancora; ed aggiunto ai
verbi o ai nomi, qoal preposizione,
adoperasi egoalmente in ÌK>lognese
che in italiano.
A, adoperasi ancora in bolognese
co' verbi qual pronome della prima
persona del singolare , e del La pri-
ma e seconda del plurale ; p. e. X
<ón Ita, lo sono stato. A sèin ita»
^oi siamo stati. A ri sia. Voi siete
stati. Ed anche in terza persona
singolare, usato alla Fr. A i è, (Fr.
llya) Vi è, vi ha. A s'di$. Si dice.
yife. Alle volte si replica come in
italiano A farò bèin me eh' la 8* in
pintirà. lo farò beo io eh' ella se
ne pentirà. Questo pronome A , che
dunque equivale a /o . iVo< , Voi ,
è seguito molte volte da un altro
pronome di terza persona , il quale
in boi. si esprime con un'altra sem-
plice vocale, I. Su ciò bisogna che i
lH)Iognesi avvertano di ben distin-
guere la persona cui si riferisce
questo pronome I . perchè può es-
sere maschile o femminile , può ri-
ferirsi ad una o più persone , e in
italiano queste differenze tutte si
distinguono.
Eccone gli esempi :
A i dég. Gli dico : (cioè a liU),
A i dég. Le dico : (cioè a lei).
A t dég. Dico loro : (cioè ad essi»
0 «rf esse).
A, come particella prepositiva, si
>ggiugnc, per maggior dolcezza di
pronunzia, in principio di alcune
parole; p. e. Arspònder, Arsolver,
Arjriatiar» AIgnam, Aldam, AreolU
ec.,in vece di dire Aipòfider, Aaoloer,
HftiaUar^ Ignan^, Ldam, Rcolt» ec..
perchè non si sente TE muta, eh' è
posta fra le due consonanti iniziali.
Ed in questo caso 11 linguaggio boi.
è pih dolce del frane, che per ve-
rità non è cosa molto delicata il
sentir pronunziare BdoiUfler, Rdou*
ter» Rdrester» Reruler, RUre, Lver,
ec. Lo stesso dicasi dell'articolo
mascolino quando precede conso-
nante. La iing. tr. USL Le , che per
avere Ve muta resta VL sola, e co-
si pure resterebbe nel dialetto', se
colla prepositiva A i bolognesi non
avessero riparato alla difficoltà del-
la pronunzia francese , e in tal ma-
niera reso più dolce il sentire. Al
erislal, di quello che sia LerisiaL
A, in italiano, nel principio delle
parole io composizione , raddoppia
la consonante, che segue, e. g. Ac-
campagnare^ Abbattere, Addiman'
dare» Allontanare , AmmuccìUare ,
ec. E aumenta, diminuisce e cambia
la loro significazione.
Presso i Romani l'A era lettera
numerale significante cinquecento ,
500, e quando se gli apponeva so-
pra una linea orizzontale a signifi-
cava cinquemila, 5000. Presso 1 Gre-
ci esprimeva un' unità.
Cicerone chiama l'A lettera salu-
tare, perchè era il segnale di assih
lus^ne,
l chimici si servono di tre A , co-
si A. A. A. per significare AmalgO'
ma» Amalgamazione ec. cioè im-
piistameuto de' metalli coli' argento
vivo.
À ? (aperto) con inflessione inter-
rogativa, corrisponde alla domanda
ABB
responsiva Che? Che cosa? Che vuoi?
Che cosa volete? Che cosa hai, o
avete detto? Ma si noti che è modo
famigliarissimo , usato coi minori ,
cogli amici , ec. Coi maggiori dico-
no i bolognesi gmur ad uomo,
gnòura a donna.
À , pronunziato stretto con forza
e contorcimento di testa , vale per
atto disprezzativo, o di disa^rova-
zione, e corrisponde a Ohibò; No.
AB. Ab. Preposizione latina usata tal-
'ora in composizione d'alcuni avver-
bi, accoppiandola ad altre parole
latine. Ab Antiqito. Ab antico. Ab
eteretL Ab eterno.
Murir ab intestato. •— Morire in-
testato ^ cioè senza aver fette testa-
mento. •
Abegperto, aw. Per esperienza.
ABÀ, n. m. Abate e sibbaie, n. m.Capo
d' una badia , o Superiore di mo-
naci.
Comunemente si chiama abate
chiunque veste abito cherìcale, an-
corché non sia introdotto negli Or-
dini sacri. — V. Cèrg.
Abadein ; Abadètt, Abatino ; Aba-
tuzzo, dim. d'abate.
Abadòn , accr. d' Abate.
ABALASI. — V. Asi. Adàsi.
ABBÀC , n. m. detto assolutam. Librètt
d' abbàc. LibrètHne, n. f. pi. Quel
libretto sul quale s' impara a rile-
vare i numeri , e la somma di essi.
Abbaco significa Aritmetica , V arte
.. di lare i conti , da cui viene 466a-
cMsta, che i bolognesi dicono Com-
putesta. V. In bolognese si dice
Aritmètica. Abbàc non si prende
che pel suddetto libro , dicendosi
Savèir l' abbàc , StwUar l' abbàc,
o al Librètt d' abbàc.
Abaco, colla penultima breve e
un solo 6 , è termine d' architettu-
ra, e significa quell'ultimo membro
del capitello eh' è anche detto Ci-
masa.
ABBADAR, BADAR. Abbadare, e più
comun. Badata!, v. Attendere. Por
mente. Por cura.
ABB
Abbadar alla balla. — Badare al
giuoco , Badare a bottega , vale
Attendere con applicazione a quella
professione die uno fa, o a quel
negozio che si ha fra mano.
ABBAGURA. — V. Boflfur.
ABBAIAMÉINT. Abbaiamento n. m. La-
tramenio , latrato n. m. I^o abba-
iare, eh' è la voce naturale del cane.
Abbaiatura n. f. — - V. Vere.
La voce bolognese indica più
precisamenle L' abbaiare eéhiinuc^
io, nella guisa stessa che io ad-
oprerei andie la voee ital. A66atia-
mento.
ABBAIAR, y. Abbaiare: Baiare: La-
trare , V. Il mandar fuori che tk il
cane la sua voce. — V. Vers.
E figur. Lassa pur eh' r abbaia e
n'i aòbadd. -^ Lasciatelo abbaiar
re, e fatemene beffe. Cioè, Che dimo-
stri , Faccia conoscere gridando.
Dal verbo Abbaiare e Latrare ne
vengono Abbaiante agg. d' ogni g.
Che abbaia : Lalmnfe, agg. d'ogni
- g. Che latra. 1 nomi verbali Abbaia-
tore n. m. Abbaiatriee, n. f. Latra-
tore, n. m. Il boi. ha Abbaiadòur,
àura.
ABBAIOTT. Abbàio, n. m., ma dicesi
del mandar fuori la voce» che la il
cane , in un sol tratto.
ABBALUCCÀ, agg. Aggrumalo. Gru-
moso , agg. Pulèint tutta abbaluc-
ed. — Polenta grumosa, piena di
grumi.
ABBALUCCAR e ABBALUCCARS'. Ag-
grummare, v. n. Attaccarsi a guisa
di grumi o rappigliarsi a guisa di gru-
mi Aggru$narsi,n. p.
ABBALLUTTÀ. Appailottolato , Appal-
lottato , Rappallottolato , ta, agg.
da Appallottolare.
ABBALLUTTAR. AppaUottolare ,, Rap-
palloltolare e BappaUozzolare v. a.
e si fa n. p. Ridurre in pallottole.
ARBANDUNAR. — \.Dsmetter.
ABBARCARS'. Imbarcare v. a. Ingom-
bare v. n. Quest'ultima è voce de'Co-
struttori. Curvarsi delle assi o le-
gni non molto grossi. Abbatneare,
ABB
vale Ammassare, Far le tiarche
(masse), ma per lo più di grano, le-
gne e simili materie. — V. Sbakrz.
ÀlffiASSAMÉINT. — Y. Bassamèint
ABBASTARDÀ.add. Imbastardito. Tra-
Ugnato. Degenerato, ta, agg.
ABBàSTARDAR , ▼. (dal iat barb. Àba-
tiardare, far bastardo; o dal Fr.
Abàtar^r). /m^NMlaniJn;. Allontana-
re dal silo proprio essere con peg-
gioramento.
Al^Hutardar el paroL •— Coni'
meUere de' solecienU favellando o
ictioendo. Ed è quando le stesse
buone voci vengono usate male nel-
lo scriverle o nel pronunziarle , er-
nado ora nel genere , ora nella de-
clinazione , quando neir accento ,
quando nel significato. Tali sono
per esempio i seguenti errori nel
liDgoaggio bolognese; Patpèidra per
foipèibra ; PavaUzxein per Po-
iavizein; MertHià in luogo di Ver-
ma; Tmein per Cmein.
Abbastardar ia lèiìtgua — equi-
varrà qnasi a Cirnimettere de' bar •
^rismtMtttroducendo voci di lin-
gua diversa: p. e. nel rendere del
dialetto le prette parole della lin-
gua nazionale , o della lingua fran-
cese, come dicendo Parèt per Afu-
roia» Decrotiàur pel Pulitore degli
stivali, ec.
ABBUVÀ. add. d' o. g. Abbiadato, ata,
agg. Pasciuto di biada.
ABBUVAR. y. Abbiadare, v. Pascer di
biada.
• ABBORRIMÉINT. — V. Awersiòn.
' ABBORRiR. — V. Deprezzar.
ABBRANCAR, ABBBÀNQULAR. V. Ciap-
par.
ABBRAZZ, ABBRAZZÀ, ABBRAZZA-
MÉINT, ABBRAZZOTT, n. m. Ab-
bracciamento ; Amplesso n. m. Ab-
brocctafo, n. f. V aU>racciare. La
voce bolognese Abbrazzamèint è
freqnentat.
* Sotto segnate con Asterisco * le pa-
iole rggiaate in qneata edisioue.
> ABB
QV InfiBiti de' verbi italiani prece-
duti da articolo han forza di sustan-
tivo, e di più si usano al plorale. —
V. PiuraL
Abbrazxott.'-^AbbìUcciata, è no
abbracciar famigliare, di cuore, e
con entusiasmo.
ABBRAZZÀ« add. Abbracciato, ata»
agg*
Star abbrazzd. Stare, essere, ec
abbracciom, avverb. Abbraccian'
do : Con abbracciamento.
AfifiRAZZAQÒUll . n. m. DÓURA, n. f.
Abbrticciatore, trice. Voce di r. i4&-
bracciante , agg. di ogni g. Cbe ab-
braccia.
ABBRAZZAR, v. Abbracciare^ v. Cir-
condare colle braccia checché sia.
Abbrazzars'. Abbracciarsi, n. p.
Circondarsi e stringersi scambio-,
volmente colle braccia. Dicesi anco-
ra delle cose inanimate , e cbe non
hanno braccia , ma che hanno cosa
M similitudine di esse. La ìHte a6-
braccia V olmo, oppure La vite
s'avviUcefUa aWolmo suo marito,
fumar a abbrazzar. Rabbrac-
ciare, rednpl. d'abbracciare.
Abbraciare, ridurre in brace,
abbenchè voce antica, si troverà in
qualche scrittore ; guardisi bene di
non confonderla con Abbracciare ,
quindi i bolognesi , che non fanno
sentir le lettere doppie, calchino
sul e in questa voce.
Abbrazzar vale anche fig. Com-
prendere, Contenere, Racchiudere,
St Uber abbrazza pia coss, Que-*
sto libro contiene piti cose.
ABBRAZZOTT. V. Aòbrazz.
ABBREVlADURA,n. f. Abbreviatura,
n. f. Accorciamento d' una parola o
d'una frase, che si fa, omettendo
alcune lettere e sostituendo certi
segni 0 legature in luogo di esse.
- Comunemente nella scrittura ,
quando siasi dimenticata un'in, o
pure im' n in una parola in cui do-
vrebbe raddoppiarsi , usasi metter-
vi sopra in sua vece una lineetta o-
rizzontale: p. e. cana in luogo di
ABB (
eanna, e ionia in vece di 9omma.
Questa è forse i' unica abbreviatu-
ra » che sia soffribile nella scrittu-
ra ; tutte l'altre sono da proscriver-
si , come provvidamente hanno fat-
to le leggi moderne nelle scritture
de' Notai. Tuttavia è comunissimo
' nella sottoscrizione delle lettere , e
nella direzione Y adoperare per co-
modo le abbreviature degli aggiun-
ti , e de' titoli.
Le abbreviature o troncature di
alcuna lettera nelle parole sono
permesse dall'uso per dolcezza di
lìngua, e sono adoperate da'miglio-
ri scrittori. La troncatura di lettera
in principio di parola si dice con
voce greca Af eresi ; ex gr. Reda per
Erede : Sprezzare per Disprezzare.
Il troncamento nel ^ne dicesi Apò-
cope ; V. gr. Mar per Mare; Animai
per Animale. Finalmente ^ncope
chiamasi il troncamento di lettera
p sillaba nel mezzo della parola ,
come sarebbe Sgombro per Sgom-
bero; Andrà per Andera) ciò che
da' toscani dicesi Leva' n mezzo ;
Mozzamento.
tStVk^are. Impiegar la figura sin-
cope.
Sincopatura. Formazione di sin-
.cope.
Sinèresi; vale contrazione di due
sillabe in una. Come sarebbe: Ciò-
dio in vece di Clauidio.
1 Geroglipci erano una scrittura
abbreviata. V. Lettra.
La Stenografia è uno scrivere ab-
breviato. V. Scriver.
Vi sono anche le parole iò&fvWa-
zione e Abbreviamento» le quali
differiscono da abbreviatura, in
quanto che le due prime diconsi
delle cose , ed abbreviatura si ap-
plica solamente alle lettere. Onde si
dirà V Abbreviazione dell'opera,
r Abbreviamento de' giorni , della
vita.
Compendio, sommario» e con
voce greca Epìtome ; e Siìiossi n. f.
Epilogo, soprarragionamento ,
} ABB
tunto, riconto, ristretto , sono tut«
te voci, che significano Abbrevia-
zione, ma che non si possono chia-
mar veri sinonimi. Vedine la diffe-
renza alla parola RittrèU.
ABBRUSTLÉ, add. Abbrustolato, ata,
Abbrosiulito; Abbròstito, Ha, agg.
— V. AbbrustUr.
Tòrrido. Suolsi applicare a quei
soggetti, che dal fuoco o dal sole
sono inariditi. Zona torrida.
Secco» è opposto ad Umido; si
applica perciò a que' corpi che si
concepiscono privi di umidità. Ter-
ra secca: vapor secco: leono secco.
Arrostito, è participio di arrostì-
re. Cuocere senza aiuto d' acqua in
ischidione , in tegame, in sulla bra-
ce, ecc., e per lo più si applica ai
commestibili, Arrostir le braciuoie;
arrostire un pollo ecc.
Abbrustolato , deTÌ\2i da cUfbru-
stolare ed è il suburere de'Lat., che
vale leggermente abbruciare; e va-
le Abbruciato nella superficie.
I fisicixolla voce Torrefatto sup-
pliscono alla yoce Abbrustolato, che
non ha la precisa significazione di
leggiermente carbonizzato. Y. Ab-
brustUr,
ABBfilJSTLIDURA , n. f. AbbrosHlura.
Lo abbrosUre. V. Abbrusttir,
ABBRUSTLIR, v. Abbrustolare; ab-
brustolire; aòbrostire. Porre le co-
se al fuoco sicché s' asciughino , e
s'abbronzino, ma non ardano. Ab-
brustolire» abbrosUre il caffè, l'or-
zo » i pali per le vigne , ecc.
Abbronzare, vale leggermente
avvampare , eh' è qu^l primo ab-
bruciare che fa il fuoco nella super-
ficie ed estremità delle cose , e che
i boi. dicono Strinar» come si fa
della peluria , e de'piedi de'volatili,
o come del pane allorché s'abbron-
za per metterlo nell' acqua da bere.
Rosolare si adopera anche per
abbrustolire, ed i bolognesi pur di-
cono Dor la rosa; Ciappar la ro-
sa; Far ciappar la rosa. V. Strina.
Abbronzare,^ Annerire si pren-
ABB
de anco» per l'effetto che tk 11 sole
SQlIa caroagione, dai bolognesi det-
to Dvintar nèigher pr al $òul. Es-
sere abbronzato , annerito dal sole.
ABBnUNADURA, n. f. Affibbiatura,
Df. L'affibbiare: e dicesi anche la
parte del vestimento, ove s'affib-
bia, e propriamente gli occhielli,
l'occbiellatura.
ABBnUNAR, V. Abbottonare, v. Af-
iibbiar co' bottoni. (Spiegazione da-
ta dalla Crasca). Ma giacché la Cru-
sca stessa deOnisce il verbo affib-
^orv per congìungere insieme con
fibbia; in abbottonare io direi piut-
tosto congiungere o connettere
qiMiche eoia col mezzo de'bottoni;
e in affibbiare , congiungere qual-
che eosa col mezzo delle fibbie.
mOBANA. — V. Acciacca,
^BUNiadd. (dal fr. Abonni), Appai-
totoalieairo. — V. dell' U.
Mercantilmente Abbonato si dice
^r Approvato.
ABBUNAMÉINT. ft. m. (dalfr. iifton-
^i^f^m). Appalto (nell'uso). Con-
veozioDeche si fiat tra particolari
per un oggetto qualunque, e singo-
larmente parlandosi di teatro e si-
mili.
^bbonamenfo per lo abbonare;
provare una partita, è termine
mercantile, né si dice Abbuono.
WTSAR. Abbonare, v. a. T. mere.
approvare, riconoscere come legit-
tifflo un conto , una partita. Menar
,^!i;f»io> Far buono.
^8UNARS',(dal'fr. S'Abonner). Ap-
paltarH^jf, dell'U. parlandosi spe-
oalmente di teatri e simili, vale pa-
gare U119 data somma una volta per
sempre, ed é lo stésso che AssO'
ABBUNDANZA. n. f. Abbondanza, n.
'U lingua italiana ha tante altre
^oci pressoché slnonime a quesU,
gn equivalenti delie quali mancano
tt« mal. Boi., come Abbondanza,
V' Termine generico di ciò che é
N che a suiBcienza.
^a , n. f. pare che convenga
AB
meglio agli oggetti di quantità di-
screta.
Dovizia »o meglio Divizia, dai
lat. Divig. Copia superflua.
Affluenza. Concorso grande di
cose.
libertà. Abbondanza delle produ-
zioni animali , 0 vegetali ; ed anche
fertilità.
SopraMondanza, Sovrabbondan-
za , StrablH>ndanza. Abbondanza
straordinaria.
Hidondanza , Esuberanza, ab-
bondanza portata ali' eccesso.
Profluvio (Boi. Profluvi). Lette-
ralmente significa scarica abkion-
dante precipitata di materia fluida
o liquida.
Tralfocco. Versamento fuori di
qualche bocca.
'Dicesi ancora Abbondevolezza e
Abbondezza.
In <ibbundanza, avv.— > Abbon^
dantemenie. Abbondevolmente. In
buondato, o Buondato.
ABBUNÉ, add. Aggiunto che si dà al
terreno reso fertile Caloria, Cal-
uma , e Caluria chiamasi il risto-
ro, che si dà alle terre sfruttate dal
grano concimandole e seminandovi
alcune biade : detto cosi dalla cal-
dezza ch'esse ricevono dal concime.
Abbuné, vale ancora perfeziona-
to. Ablfonito.
Abbuné. — Abbonito. Placato.
ABBUNIR, V. Abbonire per Bonifica-
re, render buono.
Abbonire. Placare. Appiacevoli'
re. Allenire. Indolcire. Ammollire,
Render piacevole.
Abbunir dia frutta. '^Allegare.
Restar sull' albero i frutti al cader
de' fiori, in boi. dicesi ancora Alli"
qar.
ABBURDIR, che si usa piti spesso nel
partic. Abburdé. — Abbordare uno.
Abbordato , agg. Vale Andare alla
volta d' uno per parlargli.
ABÉID, n. m. Abete, n. m. Albero no-
to drittissimo , con le foglie a guisa
di pettine , eh' ei non perde mai ;
AB
spècie di Pino montano detto da
Linneo Pinus abies. Abezzo è voce
antiquata.
Un bosc d'abid.'^Abetàick, Bosco
d'abeti. -*-V.Bo«c.
Lègn d'cU^èid; oli d'abèid,^' Le-
gno abetino , Olio abeUno.
* ABEZEDARl, n. m. Stratto, n. m. Li-
bro elle serve per notare checches-
sia in ordine alfabetico, per fare
indici ecc.
ABGUIAR, V. Meteolare. Confondere.
Mettere insieme cose diverse. *
* ABINTESTATO. Mwrir alHnteetato.
— V. Ab:
ABiL.— V. Capaz.
ABIT» n. m. Voce usata nel dialetto
civile, i piti dicono Ghutacor,^-
Abito, n. m.
Vestimento ( definito con troppa
restrizione dalla Crusca per l'Abi^
to che ti porta in dosso per biso-
gno, e per ornamento) è ciò che
serve a coprire il corpo. E fattisi
quegli vestimenti venire, presta-
mente la fece vestire. Vestimenti,
m. e Vestimenta f. plur. si dice di
tutto ciò che serve al vestire d' una
persona : nel Dial. Boi. dicesi Vstia-
ri-^ Vestiario è il luogo dove si
tengono le vestimenta, ed è voce
usata anche come aggiunto, Jtfa^eria
i)estiaria.
Panni nel num. del piU prendesi
anche per vestimenti ^ qualunque
sorta sieno.<^V. Pagn.
Abito (che mi sembra pur defini-
to dalla Crusca troppo genericam.
per Foggia, e modo di vestire) ha
una nozione piii ristretta di VestU
mento, ed è Una maniera partico-
lare del vestire, sotto la quale si
comprende ciò che è V opera del
sarto. Abito da ttomo , e da donna.
Abito di panno. Abito della festa,
o di feria.
Vesta, e Veste. Suolsi impiegare
indistintamente come Vestimento e
come Abito. Cosi dice la Crusca', e
Romani , e riduce VestìmetUo a ter-
mine piti generico, lo vorrei tutta-
8 AB
via usare Vestimento, YesHio^ Ve-
stire per nomi generici: Abito per
quello dell'uomo; e Vesta per quel-
la della donna; come si vede usato
dalla maggior parte degli autori. —
Y. Vstéina.
Abbigliamento non dee confon-
dersi con VestimetUo. Vale questo
vocabolo per Quella parte del ve-
stimento che orna la persona.
Abit comod. -^ Abito agiato a«
vantaggiato. -— Vstéina récea « —
Veste agiata.
Abit strètt.-^ Abito strozzato.
Abit tira alla véla. — Abito attil-
lato, serrato alla vita,
Usa^^ Usato.
Frust'^ Lógoro.
. SèimpUz <— Succinto •— ( con V.
deirU). Semplice , Negletto.
Magne fio — Pomposo ; sfoggiato.
Un abit eh' sta òèin— i&tlo che
toma bene; Abito assestato ; gu;co-
stante; Abito fatto a st^ dosso.
Abit eh* casca a pizz'^ Abito che
casca a brani. Abito sbrandellato.
Abit dal fést'-^y. Giustacor.
Abit da strapazz — Abito usuale.
Abit toU in prést -— Abito accat-
tato.
Abit sèinza cusdur ^-^ Abito in-
consùtile.
ABITANT, add. d'ogni g. AbitanU,
agg. e sust. de' due g. Abitatore m.
e trice f. Il bolognese è termine del
solo dialetto civile, il volgo dice
un om , una donna , ecc. cA' sia in
zitta, in campagna, ecc.
Dai diversi luoghi dove nascono ,
e dove abitano, gii uomini prendo-
no diverse denominazioni.
Zlladein'^ Cittadino. Abitator di
città.
Castlan--^ Castellano, Abitatore
di Castella.
Muntanar-^ Montanaro. Di Mon-
tagna.
Campagnol'^ Campagnuolo. Di
campagna.
CufUadein'^ConiaMnQ. Di con-
tado.
AB
9
noan-^ ViUano. Uomo di filla.
Villico è voce latta latina.
Pi<uuan — Pianigiano. Del plaDo
0 della pianura.
YaHawl — Paludoso. Abitante di
palade. Questa voce è stala usala io
iscberzo dai Salviui nella Batraco-
miomachia. A me però piacerebbe
pìQUosto la voce Paludano, che ba
più analogia con Alpigiano, Mafwn'
mono, ecc. Valligiano ò Tabilator
deìie valli fra' monti.
Marman^^ Maremmano. Di ma*
remma.
/«otono. Abitatore o natio d'isola.
Colono. IH colònia.
Alpigiano. Delle alpL
Tettuz^ano. Di terra morata.
Borglùgiano. Di borgo.
fio«caiMoto. Di boschi.
ColUgiano. Di collina.
Utlorano, o Utorano. Di lido.
PoìTocchian. — PafYocehiano.
Deila parrocchia.
Popolano. Abitante» semplicemen-
te.
ihmiciUato e Domiciliante , agg.
e cosi il verbo Domiciliare, sono
termini usati dai legisti , e nell' uso
cornane; diversificano da Alnlante
^^ Abitare, perchè questi sono
termini piii estesi , che possono ap-
plicarsi anche ad abitatori di cam-
pagne, di valli , di boschi ecc. Do-
micitiato sì riferisce ad abitante di
casa, siccome formato da Domu$.
Quindi dicoDÒ i Notai : p* e. Ferra-
n' abitante in Bologna e domicilici
lo in via san Donato , nella casa
propria, segnata col civico numero
252i.
Anfitci. (Da Scia gr. Ombra). Si
chiamano gli abitanti della Zona
torrida , perchè vedono 1' ombra
parte dell' anno verso il polo artico
e l'altra parte verso l'antartico.
Antìpodi, o Antictoni, che vivo-
1^0 in paesi diametralmente opposti
Ini loro. AntMsoni o Antiassoni
chiamavan gli antichi coloro che vi-
gono neU' asse opposto.
AB
AnUci. Popoli che tìvoim tolto
il medesimo meridiano ed alla me-
desima diatama dall' equatore.
Antisin. Popoli che abitano sotto
parti o lati differenti dell'equatore,
i quali per consegueoia al meno- '
giorno hanno le lor ombre gettate
per verso contrario.
Asci. Che non hanno ombra quan-
do il sole è situato loro vertical-
mente. Quelli delU Zona torrida.
Eterosci. Abitatori di una delle
Zone temperate, rispetto agli altri
di quell'altra Zona, che hanno l'om-
bra rivolta dalla parte contra-
ria. ^
Nòmadi, n. m. pi. (da Nemo gr.
Pascolare). Denominaaione data da-
{(li antichi a popoli , che passavano
a lor vita nel pascere gli armenti ,
sempre erranti secondo l'opportu^
nità de' pascoli.
Aborigeni, n. m. pi. I primi abi-
tatori , 0 NaturcUi di un paese, in
opposizione a quelli, che sono ve-
nuti ad istabilirvisi , cioè gli iitwe-
niHcci. Avventizi hanno detto Caro,
e Targioni.
ABITAR, A6tlan;, Albergare, lUmo»
rare , Soggiornare , Stanziare. Lo
star ne' luoghi, che V uom s' eleg-
ge per abitazione — V. Abitaziòn.
Abitar a pian tréin — Stono a
terra terra , a terreno.
Abitar t'nsèm— Coabitare,
fumar a abitar — Biabitare.^
' hug da abitar'^ luogo abitàbi'
le, 0 abitèvole.
ABlTAZiÓN, n. f. Abitàcolo, n. m. No-
me generico di luogo destinato al-
l'abitazione. Molte altre voci si
prendono indifferentemente in que^
sto signitìcato da chi parlalo scrive.
Le spiegazioni seguenti , che asse-
gnano il valore preciso d' ognuna ,
serviranno per 1' uso proprio di
esse.
Abitazione , n. f. É luogo da abi-
tazione. LiO Abitazioni della terra.
Ma sarebbe piii proprio se si ad-
operasse sempre per l'atto di abitai-
AÉ
10
AH
re, p e. lìfmanere air abitazione
delia campctgtM.
AlHHiro, n. m. Abitazione spre-
gevole, à povera. Abituri de' lavo-
ratori di terretw. Abituri degli ani'
mali. AlHtazioncella,
DomidUo, n. m. Abitazione di
casa. Quindi dai Legisti è preso per
ii^licare il luogo di residenza. Abita
in Bologna, ed ha il suo doìhicHio
in via ecc. Neir uso comune si ad-
opera il yevbo Domiciliare, e i deri-
vati Domicilialo , Domicillante , ec.
Bicetto , n. m. abbrev. da Bicettà-
tolo, è nome generilo di laogo at-
to a ricevere , o dove si dia rii'ove-
10. Biveiio di ladri: Bicetto; Bicet-
taeùlo di acque , ecc.'
Asiióf n. m. Luogo dove ritirarsi
in sicuro.
Ritiro, n. m. É luogo solitario o
appartato.
Albergò , n. m. ( Boi. AlÒerg ).
Quella casa che alloggia pubblica-
mente e venalmente i forestieri.
Disalbergare, lasciar l'albergo, e
Disalbergato t agg. Che ha lasciato
l'alloggio.
Ospizio , n. m. ( Boi. Uspézi ).
Quantunque sembri siuonimo di
Albergo, tuttavia differisce da esso,
perchè si adopera per un ricovero
gratuito, e benefico. Gli OrfimotrO'
fi, gli Spedali sono Ospizi. Si ha
l'ospizio presso di un amico, di un
parente, ecc.
Alloggio, ed Alloggiamento, n.
m. (Boi. Alloz), sono propri del luo-
go destinato al ricovero de-soldati:
ma si usano àncora per luogo di ri-
covero di altre persone. Disallog-
giare, vale cacciar dall'alloggio.
Dilogffiare, partirsi dall'alloggio,
e privar d'alloggio. Sloggia/e, par-
tir dall'alloggio.
Dimora, Soffgiomo, Permanèn-
za, Stanza, Stazione, Mansione,
sono termini generali impiegati per
indicare quel Tempo che corre men-
tre si sta in un luogo stesso , ma
qualunque sia -►-^.. A6rta«^-^Tut-
tavolta t'ingegneremo di trovarne
le differenze.
Dimora , è T abituale permanen-
za.
Soggiorno, è continuazione teni-
poraHa di abitazione.
Stanza, è luogo di dimora qual-
unque.
Stazione è piuttosto un laogo de-
terminato e preciso all' esercizio dì
qualche opera, od anche a semplice
riposo.
Mamione è I' attor di rimanere e
riposare in qualche luogo , ed an-
che il luogo stesso ove uno si fer-
ma.
ABITEIN. Abitino, dim, d'Abito.
Far un abitein a un. Maniera
proverb., e vale Fare una sinistra
informazione di qualcheduno. Ap-
porre ad urto una tal cosa , che air
(fi lo tenga per reo uomo.
ABITÉTT, n. m. Abitetto, AbiieUo.
Abituccio. VesUtetto , VestitsUo ,
dim. avvilit. di abito , e di vestito.
ABlTUDlfi, a. f. Abitudine, n, f., ma
meglio Consuetudine , Abituatez-
za. Usanza acquistala—- V. Assuefaf
ziòn, ch'è voce plii comuue nel dia-
letto.
ABORRIMÉINT— V. Aoiersiòn.
ABORRIR— V. Dsprezzar.
ABORT, n. m. Aborto, n. m. Scon-
ciatura , n. f. Parto avanti 11 tempo
consueto.
Aborto, figur. dicesi anche a cosa
fatta alla peggio.
Detto a persona. Sconciatura, Ca*
ramogio,. Caricatura. Vev^on^L pic-
cola e contraffatta. Scriato, vale
Venuto a stento.
Aborto dicesi non solo di anima-
li , ma eziandio di frutti , di fiori e
. simili.
ABURTIR , V. Abortire e Abortare . v.
Partorire avanti tempo. Fare abor-
to*-»! medici considerano aborto la
nascita intempestiva , e cioè fino a
che il bambino tocchi i mesi sette.
Sono usati i vocaboli di Sconciarsi,
Disperderti; (Boi. Dsperder); ma
AGO
11
ACC
questi termini sono impieg&ti per
simili t. : si seotirà dire ancora
AbonHre: è questo un errore da
sfuggire, perchè si diee A(H>rto, e
non Aborio, al feto nato «vanti
tempo.
ABRAM , np. m. Àbramo, m.
ABUS , D. m. Abuso, Misuto, n. m. Mal
uso. Disusania. Sopru$o significa
Ingiuria, Boi. Superciari,
Abusivo , va, agg. Che è contro
alle regole , air uso.
Abusivumente , avv.
ABUSAR, T. Abusare, t. Usar male;
far cattivo uso, Soprutare. Abusa-
re il danaro , un libro , ecc.
Abutart'-^ Abusarsi n. p. Servir-
si d'una cosa lUori del buon «so.
Aòusarsi detta soffersnsa, Airnsar-
si delio grtma.
* ACACIA, n. (. Acacia, Acazia, Albero
esotico.
ACCA, a. t Acca, L'ottava lettera del-
l'aifiibeto italiano, che esprimesi
con questa figura H— V. H.
Ulta cotmjL che «'va/ un acca ^-
E/na cosa che non vate un'acca,
utto xeiv, urna patocca, un iota, un
bagattino, e simili espressioni del-
lo stile fiimiliare per dire: Non
'valere la più piccola cosa , nien-
te. '
Un ueca , dòu acc , trèi acc , etz.
•^Un'acca, due acca, tre acca, ec.
ACCADÈMIA , n. f. Accademia, n. f.
Un'adunanza di uomini studiosi sta-
bilita con certe leggi per autorità
pubblica.
ACCADÉMIC , n. m. Accadèmico, n. m.
Membro di AYxademia. £d anche ag-
giunto di cosa.
Dscours, A [far accadèmie, -^Di-
scorso , Affare probtetnaHco , dub-
bioso. Disputabile per i'una e l'altra
parte. .
ACCADÉMICAMÈINT , avv. Accade-
minamenie , avv. Voce 4eir xl e
di regola. In maniera ocoademica.
Uorc academico,
hseòrrer accadémicamèirtt —
Dialogizzare: Conf^ttufiareé
ACCABNAZZAR, v. Ineatenaceiare , v.
Blettere il catenaccio.
ACCVGNÉ . add. j4ceoiiolo e Acronfro.
Stizzito. Ineetenilo , agg.
'ACCAGNIRS'. >lccaii^fY, e Aecanirst,
V. n. p. Pari. Aecané — kccanito,
tndperito, Invetenito. — Accanita*
mente, avv.
ACCAMMÉINT» n. m. Rabbia; Stizza,
n. f. Ed anche Dispetto , Hat taten-
io,
ACCASA, add. Accasato, ata, agg. Do-
miciliato; Dimorante; Abitante.
Accasata ; A itogata ; Maritata : di-
cesi di una ragazia , che abbia pre-
so marito.
luogo accasato, PIen di case.
ACCASARS' ; v. Acoai arsi n. p. Fissar-
si di casa in un luogo.
Accoiorsi; Maritarsi; Allogarsi:
andare a marito, dicesi delle ragaz-
ze.
Accasare, v. a. vale Fabbricdr
eaee.
ACCATTAR, (dal Lat. ant. Aecaptare,
Captare). Trovare. BUrovaf^. Hin-
venire , v. a. Accattare, sta per
prendere in prestito: per Elemosi-
nare» ecc.
i4cra^/ar di rampein'^ BUrovar
pretesti. La voce Pretestare è una
di quelle , che non abbiamo nella
lingua italiana . e potrebbe esservi
introdotta prendendola dal france-
se, come s'è fatto* di tante altre.
Accattare è voce messa in bocca
de' contadini. Accattar mogMe , cioè
Trovar moglie.
ACCATTAROBA, n. m. AÙrezzatore ,
n. m. Colui che provvede gli attrez-
zi necessari alle rappresentazioni
teatrali.
ACCAVAZZAR , v. a. Verbo che signifi-
ca fbrmar /a testa air albero, af-
finchè possa sostener bene la vite.
Non ho trovato voce equivalente in
italiano , ma siccome trovo Scapez-
zare per tagliar la lesta all' albero ,
cosi inferisco che Aecavazzar sa-
rebbe lo stesso che dire Accapez-
zare, cioè formar la testa all'albe-
ACG
19
AGC
To; e potrebbe essere questo un
termine nuovo opportunissimo da
agffiugnere in un vocabolario, giac-
ché Scapezzare varrebbe Tagliar la
testa.
ACCAVDUNAR —V. Cavdòn.
ACGIACC, n. m. Acciacco» n. m. Mal'
sarda. Indisposizione. Aoer degli
acciacchi» delle mascalcie.
ACCIACCA. ABBUBANÀ, add. Accac^
chiato» ata , agg. Abbassato e riiini-
to nella sanità. Acctoccato, vale
Pesto , Ànunaccato — V. AmmaC"
car.
ACCIAPPAR — Ciappar.
ACCIUPPAR, V. a. Accoppiare, v. a. Si
dice per mettere insieme le cose
a due a due. Accoppiar le uova.
Appaiare si dice dell' Accoppiare
due cose simili, che per lo pih deb-
bono essere insieme •— Aecumpo-
gnar.
ACCÓiER e CÒIER. Cogliere per Col-
pire» Investire ^^Accóier per Urta-
re'^Accóier in tuna scranna'^
Urtare in tma sedia.
Accòiri, Acciappari''' Cogliere,
Indovinare , Apporsi.
A n'iavi accolt — Non vi siete ap-
posto — Colpire. An'i cuièin , per
dire non colpiamo.
(S'a i accói a i accói, se no po-
zeinzia — S'ella coglie coglie, se
no a patire. Se non m' appongo sa-
rà disgrazia, avrò pazienza. Quindi
Accótn— Cogliere nel punto.
ACCORO, n. m. Accordo , h. m. Si dice
de' colori quando sono ben dispo-
sti , ed accordati in una pittura.
Accordamento è l'unione o la
concordanza armoniosa, che risulta
dalla buona disposizione di tutte le
cose dipinte in una tela : e in que-
sto signif. dicesi ancora Accordan-
za» n. f. e Accordato, n. m.
Accordo è anche V armonia, ossia
r unione di piìi suoni espressi nel
medesimo tempo, e ben consonanti.
Esser d'accord-^^ Essere unani-
mi.
Umnimc, agg. d'ogni g. Concor-
de. Dell' islesso animo. Dello stesso
psyrere o sentimento.
ù' accord, avv. Unanhnansenie,
e Unanimemente, avv. CoMeordo-
tam&nte. Concordemente» Cóncor-
devolmente, avv. D'accordo.
Metter d'aceord. — Concondare
Accordare.
Mettere' d' accord. Concordarsi.
Uniformarsi
Unanimità, Concordia. Unifor^
mila d'opinioni.
ACCORZERS'. — V. Addars\
ACCUDIR. Non è voce dei dialetto boU
ma qui riferita per avvertire che
Accudire è parola dell'uso. Chi vor-
rà parlare con piìi esattezza si pre-
varrà de' verbi AppUcarH, Atten-
dere, Concorrere a checchessia.
Cooperarvi, Assistere , Aiutare.
ACCULGAR, e CULGAR*, V. a.« e n. p.
(Termine ora rimasto in Contado J.
Coricare e Coricai^. Porre, e porsi
gih.
ACCUMDADURA, AGGiUSTADURA . n.
f. Accomodatura, Accoticiatura ,
RMsettatura, n. f. Aggiuslannento.
Accomodamento. Assetto. AccoHctor
mento, n. m.
ACCUMDAR , AGGIUSTAR , v.
Accomodare, v. Come deriTante
da Comodo, sembrerebbe doversi
principalmente riferire a ciò che si
vuoi render comodo. Accomodar te
strade. Accomodar la scota per
renderla pratieabile , ec. Le altre
significazioni, che se gli attribuisco-
no, possono riguardarsi come figu-
rate.
Acconciare, derivando da Concio,
sembra opposto a 6tMM/are; quindi
da doversi ricevere nella significa-
zione di Accomodare le cose gua-
state. Ottenne varie altre signhSca-
zioni nella lingua italiana, fra le
quali una delle principali è quella
di Mettere in ordine , e in ^uona
disposizione,, ed in questa è oppo-
sto a Disordinare.
Aeeeitare. Pare che vaglia Metter
le cote^ nel proprio o conveniente
ACG
pd«A> o ttata, p. 6. Anettarti a la-
voto.
Aggiustare» Nel proprio deve si-
en^care Ridhtrre U €o»e ai giu$to.
Quindi sarà ben detto: Aogm$tar
ìa biUancia : Aggiustar il hraecio:
Aggiustar l' orologio, ec.
tutte le altre applicazioni fatte à
questo ▼erbe sono in via figurata.
Aceumdars*. Per Sedersi. Aeeo'
modarn. Adagiarsi, •
A ceufndar el-i av in^t-al pariir.—
Accomodare, Assettare, Acconciare
le uova nel paniemzzo. Procacciar-
si il pane per sempre. ^
Accumdar i cout eùn V ost —
Accordar l'oste. Far seco i conti e
pagar la spesa.
Accumdar el letter. -^ Compitar
re. U accoppiar delle leltere e delle
sillabe, che fonno i fanciulli» quan-
do incominciano a imparare a leg-
gere.
ACCUMPAGNÀ. ad^d. Accompagnato,
<^o, a^. — V. il Nerbo Accumpa-
gnar.
Un om accumpagnd. ^ Uomo
ammogliato.
Una donna accumpagnd. «^ Don-
na mariUita.
Clomb accumpagnd, — Colom-
bi appaiati, o accoppiati.
FU accumpagnd, -—Filo adegua^
to. Accoppiato con altro filo eguale.
AaUMPAGNAMÉINT , n. m. Accompor
gnamento, n. m. Accompagnatura,
n. f. Seguitamento , scorta.
Codazzo diicesi il seguito di mol-
titudine dietro a gran personaggio
per corteggiarlo.
Cortèo , forse troneatiHra di Cor-
leggio. Codazzo di persone che ac-
compagnana la sposa , ed anche il
figlinolo condotto al battesimo.
Accompagnamento e Associazio-
ne, si dice anche propriamente del-
l' Accompagnare i cadaveri alla se-
poltura.
Appaiamento. Appaiatura* Ac-
coppiamento de' colombi, ec.
ACCUMPAGNAR. Accompagnare. Fare
13 - AOC
compagnia ad altri; oppure co» al-
tro significalo Far compagnia un in-
dividuo all'altro. Atfcofiipa^arv in-
sieme buoi di egual forza. Accom-
pagnare il suono al canto.
Accoppiare. Far coppia o mettere
in coppia due individui della mede-
sima specie. Accoppiar le uova, le
pere, ec. Onde Taocoppiamento im«
porta bensì unione ed anche conti-
guità tra i due individui, non con-
giunzione. Scoppiare è il suo con*
trarlo, e vale Rompere, Guastar la
coppia. Scoppiarsi, n. p. Levarsi di
eoppia.
Appaiare, significa Mettere a pa-
io due individui delia medesima spe-
cie , tanto congiunti » che separati.
Dicesi egualmente Un paio d*oc*
chiaìi, di forbici, di calzoni; ed un
paio di capponi, di calze, di cintom
lini.
Nel linguaggio comune, ed anche
dagli scrittori non si fa distinzione
da Coppia a Paio , dicendosi egual-
mente Una coppia ed I/itpaiod'tio-
va , Una coppia ed un paio di co-
voi/i. Ma io distinguerei specialmen*
te Accoppiare da Appaiare , coll'atp
tribttire ad Accoppiare T Unire due
individui, ancorché non abbiano
una completa eguaglianza, Un paio
di cavalU; ed Appaiare, Mettere in-
sieme due individui di completa
eguagliaoza. Un paio di scarpe. Un
paio di maniche.
Congiungere. Ha la significazione
generica di attaccare una o più co-
se, tanto animato che inanimate,
tanto della medesima,, che di specie
diversa, ad altre. Un ponte congiun-
ge due montL L'edera congiunta
alla quercia; la vite all'olmo,
^ Copulare. Unire o Congiungere
per mezzo di un nesso, di un vin-
colo. Copular le destre.
Associare. Unire in società o alla
società. Associato ad un corpo ac-
cademico , agi ' istituti.
Aggregare. Aggiungere ad una
truppa, ad ima fiinda , ad una mol-
ACG
14
Aoe
xyM[iie.Aggregato aHaeiitadinan'
2aec ^ .
Al $gnòur i fa e pò i accumpa-
gna. — JHo fa gU uomini, e quin-
di gliappaia. SigniOca che la geqte
simile focilmeDte s'unisce.
Turnar a accuinpagnar, -* BaC'
compoffnare,
ACCUNFÀhUà'. Confarti, Addarsi. Ed
Aceoufarù, n. p. Corrispondere,
convenire insieme.
ACCOPPAR, V. Accoppare, v. a. Ucci-
dere col percuotere la coppa. Ma i
lìokìgnesl l'adoperano in generale
per Ammazzare, Uccidere, come:
Al dufiòur V ha accuppd» «^ Il me-
dico l' ha ucciso, l'ha ammazzalo.
S'usa anche neut. pass, per Morire
cadendo da un leilo , da una fine-
strau — * V. Ammazzar.
ACCURAR , T. Accorare , v. Affliggere.
Contristare ed Accorarsi. li suo con-
trariò è Rincorare. — V. Inquietar.
ACCURDADCRA, n. f. Accwdaixtra, n.
t. Accordamento, Ti. vo. propriamen-
te si dice della consonanza degli
strumenti musicali.
ACCORDAR. Accordare v. a. Unire e
concordare strumenti e voci sl« che
consuonino. Opposto di Disaccorda-
re. 11 redupl. è Biaccoì^re.
* ACCUSA, n. f. Accusata, n. f. Dicesi
di quelle carte, che Tengono accu-
sate, cioè mostrale da ehi ha la
mano nel giuoco, e sono dichiarate
da'giuocatori, a tenore delle Tcg(\le
del giuoco, per ritrarne qualche van-
taggio.
ACCUSAR, T.a. Accte<are,v. E propria-
mente manifestare in giudizio, o
altro le altrui colpe o misfatti. Ac-
cusare di tradimenio alla Patria.
Incolpare, y. a. Implicare, o im-
mischiare alcuno in qualche cattivo
affare. Dar colpa. Por colpa. ( Boi.
Dar la còulpa).
Querelare, v. a. Un lamentarsi
con trasporto , con risentimento.
Far querela, lagno, lamento. (Boi.
Dar una quaréila).
Imputare, v. a. Attribuire qual-
che cofA «é aleuBO. ImpMtaiPe ia
cattiva riuscita di un affare alle
conimrie circostanze ^ ad un caso
impreiieduto , ee. Quando a questo
verbo, s'aggiiigne la voce colpa ,
vale ìncolpaye* Imputare la col-
pa.
Accagionare, v.,a. letteralmente
significa attrUmire ad alcuno la
causa di qualche cosa.
Tacciare, v. a. Dare taccia. Im-
putare ad altri qualche colpa , man-
camento. Tacciare il, medico di po-
caiwvedutezza.
Altri verbi affini si troveranno al-
la voce CrUiear,
Accusar et cari. Accìisaruna na-
poletana , el sequèinzi. — Accusa-
re. Accusare una verzicola, ec. —
V. Accusa.
ACCUSTAA, V. Aocostare.y. Dalla Ci-u-
8ca viene spiegato Far vicino , Av-
vicinare. E Avvicinai^ sì defloisce
Accostarsi, Parsi vicino. Quindi si
danno per sinonimi. Siccome però
Accostare deriva da Accosto, che
vale A cojsta, cosi dee intendersi
letteralmente per Mettete quaU^
cosa in cojntiguUà delle coste. Avvi-
cinare traendo la sua origine da Vi-
cino no» presenta sempre la nozio-
ne di contatto tra gli oggetti acco-
stati , ed è perciò Un approssimare
senza contiguità. (Boi. Avsinars).
Appressare. Quest' altro verbo è
molto affine ai primi , tutta volta pa-
re che l'appressamento sia ad una
distanza minore dell' aovtctnaane/i-
io^ e maggiore dell' accostamento.
Approssimarsi, che^ si trova sem-
pre in costruzione reciproca, ha
moltissima affinità all' appressarsi ;
si osa però quasi sempre in rappor-
to temperarlo Si approssima la sta-
gione invernale. Lasciando gli altri
riferirsi a rapporti locali.
Approcciare e Appropinquare ,
verbi poco usati.
Accedere, è voce latina, che ora
non s'userebbe più. se non dal poe-
ti nel verao, sdrucciolo. Sono però
AD
1
rimasti gli ag^dunti Acce$$ibH$, e il
suo contrario ImAccensiòUe.
Quando fa voglia ado|HTare un
aggiunto di persona si dirà piut-
tosto Accostevole.
ACUT.TA, add. Acuto, ta, agg. Ap-
puntilo, Aguzzo. Assottigliato fijia-
niente in punta. La voce bolognese
è usata rare \olte in senso proprio ,
e pili si adopera nel figurato. Nel
proprio si dice comunemente Ap*
pùnte, fait a pùnta , puntud,
l>uUmr acuì: Fred ocut. -— Dolo-
re acuto, freddo acuto, PungeiUe,
vivo.
Malcttti a^mta. — * ifale acuto» Si
dice delle malattìe veloci e preci-
pitose, contrario di Oronzo cioè
tunqo,
Acut. — Acìito, parlando d* inge-
gno, inieUetto e simile, vale Perspi-
cace, Sottile. L'acuto Quacchero,
cioè FrankUn. Quindi Acume « ì4cm-
lezzo» parlando della forra visiva:
e figur. della vivacità d' ingegno.
Acutezza si usa anche al proprio
per Sottigliezza , Fiìiezza,
yim$ acuta, Sòn aeut, ec. -^ Vo-
ce acuta, Suoììo cLCuto, Accento acu-
to, diconsi^a differenza di grave, i^e-
netrativo a sottile.
Atìdar in-t-i acut. — Inacutita ,
lìweuUrsi. Inacutire una corda ti-
randola, e renderla grave allen-
tandola. Inacutire dptle voci, pas-
sare dal grave all' acuto.
ADACCATT, avv. Tgnir adaccatt, -^
Seritare, Tener conto, Bisparmiare.
Tnn adaccatt st saccfiètt. — Tieni
conto di questo sacchetto* Averne
cura.
ADAFATT. — V. Dfatt
ADANNAR, v. Dantiare.
Adannar l'anma «o.— Dannare,
Condantiare al fuoco dell'inferno.
Dannando se ec.
' Far adannar tin. — Far arro-
vellare. -— Far arabbir. — Impa-
zientare.
' Adannd , part. Dannato.
* Adannd, part. fig. dicesi d^Ue
5 A9
frutta guaste , cio^ Mtiftiiinate, ma
non corrotte.
ADANNAUS\ n. p. Arrotarsi, n. p. A-
gì tarsi con inquietudine. Arrotarsi
negli affari, e simili.
Per hnpazientare , o Impazìen*
tarsi. Perder la pazienza.
ADAQUAR , verbo esprimente il signi-
ficato generico di Adacquare. Dar
acqua a qualche cosa. Adacquar le
piante.
Inacquare ^
AnìMcquare /
Innarquoìe ) Mescere acqua con
' altri liquidi p. e. Innacquare il vi'
no. Vi3ìoÌHai'quato,aMMcquato.
Inìiaf/iare )
Annaffiare) Adacquare spnizzan-
do, come si ra cogli annufiiatoi. In-
naffiaì^. Annaffiata il giardini , i
fiori, il pavimento prima di spaz-
zarlo.
Irrigare. Dicesi dell'adacquamen-
to che viene efioituato sopra dei
campi facendosi scorrere le acque
defluenti dai fiumi o dai canali, h^
rigare l' orto , i prati , le risaie.
Spruzzare, e Spazzare. È un in-
naffiare piìi leggiero, e si riferi,<ice
ad ogni sorta di fluidi , o li(|uJdi.
Spruzzar del vino «opm qualche
cosa. Spruzzarvi un poco di ffìfle.
Spruzzar del Unwne sopra una vi-
vanda.
Aspergere è quasi spruzzare ; ma
r uso lo ha applicato particolarmen-
te all'acqua benedetta. Aspergere
quelle parti d' acqua di battesitno.
Ed ani^the metafor. Asperigrere leeat^
te di lagrime, e d'imhiostro.
Docciare. E versar 1' acqua con
doccia o doccione. Docciare qualche
parte del corpo.
Gocciolare. Cadere a gocciole , o
versare a gocciole p mandar goc-
ciole, le pietre gocciolaìw il veryu).
I tetti gocciolano dopo la pioggia.
Sgocciolare. Versare fino all' ulti-
n^a goccia. (Boi. Sguzzlaif). Sgoci;io-
ki,r V insalata.
Ammollare. Far, molle edivejfiir
AD 16
molle. (lA. hmmiar). La pioggia
ammolla la terra .Si tengono i fun*
ghi ieccM ad ammollare nell'acqua.
Immollare, Far molle. Immollare
il pane nelV acqua. Immollare i
panni nella Usciva. — Immolare
con una sola l vale Sacrificare.
Ammollire, di nozione passiva.
Divenir molle. La cera nel fuoco
ammollisce. La canapa neW acqua
ammollisce.
Umidire, Inumidire. É stato usa-
to tanto per fare umido, quanto per
divenire umido. Ma io l'adoprerei
piuttosto nel secondo significato per
la^ua desinenza in ire. — - V .Inumdir.
I panni esposti alla ttebbia inumi-
discono. La carta soprapposta ai
vapori dell'acqua bollente tnumt-
disce.
Umettare. -^y. lat. Far umido.
Si dice per lo -più de' medicamenti
e de' cibi. // buon nutriìnento umet-
ta il ventre.
Irrugiadare, Inrugiadare Coprir
di rugiada, e per metaf. Aspergere.
Baci inrugiadaU di lagrime.
Irrorare e Inrorare ha il signifi-
cato d^ hrugiadare , ma sa troppo
di latino.
Allagare e Inondare. (Boi. Alla-
gar). Questi verbi sono affini e si-
gnificano Coprir d'acqua.
A/fondare. Mandare e Andare al
fondo. La nave affondò.
Immergere. Metter dentro un cor-
po anche in parte, a qualche fluido
o liquido. S'immerge un termome-
tro nell'acqua bollente. Immergere
il pennello nell'acqua colorata.
Sommergere. Mettere un corpo
sotto qualche fluido, in maniera chej
ne resti tutto coperto. Una' nave^
sommersa nell'onde. Quindi Immer-
gibile. affg. vale Che non può som-
mergersi: p. e. Il sughero è vmmer-
gibiU neWacqua. Si osservi che Im-
mergibile non deriva da Immergete,
ma da Mergere verbo non registra-
to nel vocab. perchè forse s^ troppo
di latino. — V. Aqua. I
AD
Sommergibile significa. Che paò
essere sommerso. / legni pesanti
sono sommergibiU neW acqua.
Tuffare. Immergere nel l'acqua o
altro fluido un corpo , e per lo più
cavandolo subitamente. Tuffar le pe-
re nell'acqua salata. Si può tuffare
un dito nel piombo liquefatto senza
abbruciani.
Attuffare sembra che abbia mag-
gior forza di Tuffare , e vraglia im-
mergere più addentro.
Intingere e Intignere. Tufiar leg-
giermente in cosa liquida eheccbes-
sia. Intinger la matio nell' (xcqua.
Intinger le radici delle piante in bo-
vina sciolta in acqua. Iniifèffer la
penna nel calamaio, Pennéilo irt-
tinto nel colore.
Bagnare {BoLBagnarJ è termi*
ne pure generico, che significa piut-
tosto l'efficacia delle azioni de* verbi
sopra mentovati.
AD ARCAR, V. a. Far l'ultima opera-
zione al grano in suiraia«ch'è quel-
la di Gettarlo collapala confalo ven-
to per una seconda volta. Ciò si fa
perchè il vento trasporti lontano
quel residuo di pula e di polvere
rimastivi dopo che si era mk prima
sventolato, eìd anche affinchè il gra-
no più grosso, trovandosi nella par-
te esteriore dell'arco , si possa ser-
bare per seminarlo. — V. Traral
furmeint in Tirar. La voce bologne-
se,tanto espressi va, viene dall'azione
che fa il contadino, gettando il gra-
no in arco , è siccome dicesi Grano
palato quello che ha ricevuto tale
pulitura, perciò non mi spiacereblie
il verbo Potore per equivalente al-
l' Adarcar,
ADASI, avv. Adagio. Comodamente.
Lentamente. Una volta dicevasi A-
dasio.
Adasi odasi. — Adagio adagio ;
Won plano; Con lentezza. — V, A si.
Passo passo. Passo innanzi passo.
Piede innanzi piede.
ADASIEfN, avv. dim. d'Adasi. Pianin
Pianino.
ADD
ADASIESSEM, stt. superi d'Adasi.
Adagìssitno, sup. d'Adagio. lenfii-
mamente:
àMTTÀ. add. Adattato, aia; Adatto.
atta, agg. Acconcio; Accomodato,
ec. Il suo contrario è Disadatto, —
\.Capaz.
ADAHAR e ADATTARS'» y. Adattarle
Àdattani» y. Accomodare una cosa
ad un' altra. Àttare. Applicarla , as-
settarla, Biadattani. Tornare ad
adattarsi. AdattacdUare. Adattar
malamente.
ADDARS', ACCORZERS'» V. Addarsi,
ma meglio Accorgersi, v. Aweder^
ai. kxmMTsi. Presentire, U italiano
haìDoItre AceofigffnenfOj Awtdìir
tnm» Avvenenza, Accortezza , Sa-
lacità; voci che non sono di dia-
letto.
AI cumfNif^ un ombra ,e a z'n'
oàdén' quand ia z'fu aosein. ^- Ci
apparve un'ombra, e d addemmò
di idi, quando fu presso.
mm, TA, add. Addetto è voce del-
l'uso; le parole di lingua sono In-
emite; Appartenente. ObbUghi in-
erenH aUa carica. Persone appar-
tenenti, attenenti al Signore del
trai qui la voce Addett, che
non s'usa dal comune de' bologne-
si, solamente perchè atesse luogo
la saddetta osservazione.
AMr addett a una casa. — Àp-
partenere ad una casa.
ABDIRinURA. A dirittura e Addirit-
tura, posto awerbial. Subito, senza
pensare , senza fallo , certamente.
A dirittura vate anche A diritto;
dirittamente; Direttamente; Perdi-
ritta tinca. — V. Indrittura.
ADDOB, n. m. Apparato, n. m. Appa-
ratura, n. f. Addobbo, n. m.
Andar su per Vaddob. — Andar
pw te vie apparate.
ADDOSS, avy. Addosso. — V. Doss.
^ addoss a un. — Dare alle gam-
*c d'alcuno. Perseguitarlo. Attra-
versargli i suoi disegni. Ed anche
irgliele per di dietro, cioè la-
17 ^^ .
cerar la Ama d' uno, quando è lon-
tano.
Hetters' addoss. — > Addossarsi:
Raddossarsi. Porsi addosso.
Mettr una cossa addoss a un a^
tra. — Raddossare.
ADDUBADòrR, n. m. Adomatore. Che
adorna. Così Adomatrice verbale
fem.
ADDUBAR, V. Adomare. Addobbare v.
Il contrario è Disadornare. — V.
Dsdubar.
ADDUPARS', V. Addoparsi, Porsi die-
tro o dopo.
ADDUTTURAR, v. Addottorare, r, a.
Dottorare. Promuovere al grado dot-
torale. Far dottore.
Addutlurars', v. Addottorarsi,
y. Farsi dottore , cioè essere pro-
mosso ai grado dottorale , esser di*
chiaralo dottore.
Addutturars' in-t-cU zug, -* Y.
Mattazza.
ADELAIP , np. f. Adelaide, t
ADEMPÉ, add. Adempito e Adempiu»
to, ta, agg. II primo formato dal
verbo Adempire; il secondo da
Adémpiere. Nel favellare si usa piut-
tosto Adempito; nello scrivere poi
si adopera V uno e V altro , secondo
che più toma allo stile.
ADEMPIR , V. Adempiere e Adempire,
V. Mettere o mandare ad esecuzio-
ne, eseguire , effettuare.
La coniugazione di questo verbo
segue la parola del suo primitivo
Empiere o Empire. — V. Impir.
ADEQUAI , add. Voce che non è del
dialetto boi.; ma qui si registra per
osservare che in italiano la parola
Adequato, afa, agg. è termine filo-
sofico, 1dee,o Nozioni adequate, ec.
ADERBA, add. Inerbato, ata, agg.
Trèin aderba. — Terreno inerbaio.
Coperto d' erba.
Un cavali aderba.'-^ Cavallo pa-
sciuta d* erba fresca.
.\DERBAR, V. Mettere all'erba. FskT
mangiare dell'erba verde alle bestie.
Dicesi in italiano Aderbare nel signi-
ficato di far pascere con sola erba.
AD
18
AD
• Aderbar un irHn» -«• fnsrbare.
Coprir d'erlìa , o far nascere erba.
ADEKIAN, ANA^ np. m. f. Adriano, m.
Adriana f t
ADÉSS, avY. Ade$$o. Ora. Al presente.
Presentemente.
Adéss .adé$$. — Adesto adesso.
Mo mo. Fra non molto. Quanto pri-
ma. Fra breve. Da qui a poco. Da
qui a un credo. Da qui a un ottasoo
d'ora.
Adèss eh* è poc. *— Testé. Or ora.
Un momento fa.
Fein d' adéss. — Da ora. Cioè fl-
no da questo momento.
ADIAZÉINZA, n.f. ADIAZÈINT, add.,
\oci tecniche, Adiacenza, n. f. Uio-
go adiacente ; Adiacente , agg. Vici-
. no ; Che giace, o che è pofito vici-
no.
ADLlT e ADLÉTT, ÉTTA. add. Scelto.
Eletto, la , agg.
ADLIZER, V. (dal lat. EUgere). Scéglie-
re f e per sìncope Seerre. Eleggere,
cappare le cose di una qualità per
separarle dalle altre.
Seglier , detto dai bolognesi * e
un verbo italianizzato , che si sen-
te solamente nelle conversazioni
scelte.
In bolognese alcuni dicono anco-
ra Dzernir, che viene dal verbo Cer-
nere. Questo è il primitivo di Scer-
nere; Concernere; Discemere.
ADRACCARS', v. Aggravarsi, v. Ren-
dersi pesante, appoggiandosi forte-
mente su qualche cosa.
iV' v' adraccd tant su per quèll
eussein. «— Non v' ctggravate tanto
Mu quel cuscino.
ADRINARS', V. voce bassa. Sbracciar^
si, y.n. p. Accopparsi sotto aUafc^
Uca.
adrizzar , V. Addirizzare. Dirizzare.
Far diritto il torto, o porre a dirit-
tura.
Adrizzar al cóurs d' un fiùm» —
Addirizzare il corso d' un fiume.
Adrizzar un assa, un osé. -^Ad-
dirizzare una tavola, un osso. —
V. Appartar.
Àdtizxars' in pi, — Rhaarsi tm
piedi.
Àdrizzars' i cavi in-t-la tèsta. —
Rizzarsi i capegli t> capo, o sul
capo.
Turnar a adrìzzar. = Raddriz-
zare ; Ridirizzaìnento; Ridirizzare.
ADRUVAR , V. Adoperare, v. Servir-
si; Pt^evalersi; Valersi di (^ecches-
sìa , Metterlo in opera.
* ADRUVARIL. agg. AdopetxUHle.
AD SUMMUM, preso dal laUno. Al più.
Al più alto. Ad summum.
ADVENTEZI, add. {é9Ì\9ii.Adoentitìus)
Avveniticcio, ia, agg. Dicesi di quel-
lo che viene di nuovo ad abitare in
qualche città , o, luogo.
L* è vgnù ai Sass un dutiàur ad-
ventezi.'^È venuto al Sasso un me-
dico avveniticcio.
Si dice ancora iltwenltzJo,2?a, ma
questo è aggiunto piuttosto di cosa
che di. persona. Vocaboli avventizi'
Acque avventizie, p. e. Debullo, e
Debuttare sono parole avventizie.
ADUNANZA. — V. Comitiva.
ADUNGIARS', v. S&Aicctam v. Adope-
rare in checchessia ogni sforzo, e
sapere.
Àdungiars' a lavurar, a magnftr -
Menarle mani a lavorare, a man-
giare, ec. Affrettarsi a far queste
cose. Modi bassi.
ADUTTAR AL SEMIMÉINT . AL PAR-
TE D'UN ALTER, (dal Fr. Adop/er
fìg:.) Ricevere f Approvare, Entrare
n«l parere d' alcuno.
Adattar per {iol. — Adottare. Eleg-
.gere in tìglio. Quindi Adottivo si
chiama ilOgiio adottato. E ^^f/ato-
re.TSL o Adoltatrice , f. Che adotta.
Adunar una massima. — Pensa-
re. Prefiggersi, Stabilire. Risolvere.
Fermare il suo consiglio. Determi-
narsi.
AFFADA, add. da Fatato, ata, agg. da
Fatare. Destinato.
In italiano Fato/o, lo pigliano i
Poeti eroici ne' loro poemi per In-
vulnerabile a cagione d'incanto, on-
. de uno non possa esser ferito; ma
AFF
questa voce BOB corrisponde alla 1m>-
loguese Affodà, che sìgnifiea : fìpr-
z^itio, o co^a inveslUa del potere di
ittilo operare, anche ciò cbe sareb-
ìie iiapossibile con foraa natanle.
Così dicesi i/fft om, tm ean^ u% ea-
t'oii agkdd. E perciò direi piuttoato:
Uh uomo, tm catte, un eaoaUa in-
cantato.
Incanta, in bolognese vale Alloc-
co: Baiocco; Bàbbèo.
AFFADAR, v. Rendere atta Ufia
penano, o una com» per mezzo
d'iVican/eatmo, a poter operare eose
ilraordinarie , e non naturali. Fa-
coltà che si fa ricevere dalle Foie,
come si finge nelle fatole dai Poeti.
hìcaniare. Usar incantesimi.
Fatare ; vale Rendere invulnera-
bile a cagion d'incanto, cbe equi-
vale al bolognese — Zemid V.
Cosi il participio Fatato , e i no-
mi fafaiura, Faiagione, ec. — V. Àf-
fadd. Fadaziòn, ec.
AFFADlGi , add. ^ V. moL
AFFAGOTTAR, v. (dal Fr. Fagoter).
Abballare. Abballinare. Affardella-
re. Far balle , fardelli , fagotti.
AffaguUur per Affa$tellare, Me-
scolare, confondere.
AFFALLARS'. FaUarsi, Ingannani ,
Sbogliarst, Errare.
1 boi. dicono anche Arradgdrs':
^d a questo proposito si sente da
ioro ia barletta; Al g*é affalld in-t-l'
arradgars. — Ha ebagÙato nell'er-
rare. — Y. Fallar.
AFFANNA, add. d'ogni g. Ansante,
agg. d'ogni g. Affannato, ta, agg.
AFFANNARS', v. Affannarsi, v. Pigliar-
si aifanoo
Affannare in sent. attivo. Dare
al^no.
AFFANN. -— V. Dspiasèir.
AFFAR , n. m. Affare; Negòzio, n. m.
Faccenda, n. f. e fu detto anche Bi-
sogna nel fem. dal Boccaccio.
Affard'schettria. Affar catUv. —
Affare di poco conto, o rilievo. Af-
fare eatiivo» Affaraecio.
L' affar n' è tant dspiid.-*-- Il dia-
19 JàFF
voi ttott è tanto brutto» o nero cùmCè.
Avèir di affar demeora dalla té-
tta. •— Affocar nette faccende. Aver
più faccende che un mercato. Ave^
re più elle fare che a un paio di
nozze. Aver le brache atte ginoc^
chia. AffìMardi faccende*
Saieèir far bèin i su affar. •«• Ac»
eosnodare, o Aceoneiare il fomato.
Assettare o Acconctare le uova nel
pameruxzo.
L'è un affar d'un òura. — Egli
è un coso d'un' ora; di tre lire; di
quattro braccia, ec. Qualche tre U'
re. Qualche qwUtro braoeia , ec.
AFFARÉTT, n. oi. Affaruedo. tnleres-^
succio, n. m. Faccenduola, a. f.
Aftire poco importante.
Affaròn, — n. m. Grande affare.
D'importanza, o di Iticro.
AFFARS', V. Affare e Affarsi v. Confar^
ti. Addirsi, Convenir liene. Star be-
ne una cosa , (dai boi. dicesi anche
Andar bèin).
Scarp eh' s' affaghen al pè. -«'
Scarpe che s' affacciano ed suo pie^
de. Un cappello che s'affa bene al
capo.
AFFEKDA. Infreddato. Affreddato. —
V. Affkrdars'.^
Aveir la vòus arrogale cmod è
quand a s'è affetdd.^^ Aver la voce
roca, come si parla quando i' 0 af-
freddato. Non è quasi in uso nel boi.
il dire Afferdd per Divenuto freddo,
Raffreddato,ecos\ il verbo A/fefs
dar» perchè si dice piuttosto tìvin-
tar frèdd , Arsura , ec. Ma in italia-
no abbiamo Infreddare. Baffredda-
re. Affreddare. Baffreddato.
AFFERDAHS', v. Inftvddare, v. Muo-
versi lìer freddo patito aleun catar-
ro alla lesta.
Per Affhiddarsi. Baffreddarsi, fig.
Mancar di fervore. — V. SiaUntirs'.
Afferdars* per Divenir freddo non
s* usa guari ; si dice piuttosto Dvin-
tarfredd. Affreddare; Infreddare;
Baffì^ddare.
AFFÉTT, n. m. AFFITTANZA, n, f.
AffiÀto. Fitlq. Allogagione. Contrattò
AVF
20
AFF
fet cai si dà. o si prende tu godi-
mento un fondo stabile» contro nna
compensazione per lo pib in da-
naro.
QuiQdi Dar^ in affitto, a fitto;
Affittare; Alhgare: e PrenderiB, Pi-
gliare, Tom in affitto o a fitto una
poMesnone, un podere* in termine
legale si dice Locazione rispetto a
colui che. dà in affitto , e Conduxich
ne rispetto a colui che prende : ed
in conseguenza Locc4ore il padrone
della cosa, e Conduttore l'affittuale.
• Dicesi ancora Appiggionare ( Bara
pieòn , boi.); nia è propio di casa ,
bottega o simile , non mai di po-
dere.
A/fétt.'^ Fitto, è ancora il prez-
zo, che si paga da'fittaiuoli; e quan-
. do trattasi di edifizi , dicesi — - Pi-
' san. — Pigione, Óonisposta d'af-
fitto comunemente adoperata è Toce
d'uso e non di lingua, e però si
dirà C9n piìi purezza CompensazUh
ne ; Compensamento.
Affett, o Affittar a fug e fiam-
ma •*• Affittare a dannoepericoio.
siflittare a fuoco e fiamma è detta-
to dell' uso.
AFFITTANZA, n. f. — V. Affétt.
AFFITTAR, — V. Affétt.
AFFITTARÉZZA, n. f. Termine desìi
abitanti delle paludi , con che chia-
mano l'Affittanza o Logagione delle
paludi (dette in boi. Vali,)
AFFITTUARI , n. m. AffUtaiuolo, Fit-
taiuolo, Affittuale : e in tèrmine fo-
rense Affittuario, Fittuario. Quegli
che tiene a fitto le altrui posses-
sioni.
Quando trattasi -di case, dicesi Pi-
Munèint boi. Pigionante, Pigionale,
n. m.
Inquilein è voce' usata dai bolo-
gnesi pili civili, e massimamente
nello scrìvere, per Pigionale; ma
inquilino è parola lat. ed è in gene-
rale r Abitatore del suolo altrui.
Affittante part. colui , o colei che
dà affitto.
* AFFRiBBADURA.n.f. A/^&t*a(»ro, n.
tAffbbiamenU), n. m. L'affibbiare.
Affibbiatura, Ocohiellatura. Affib-
biatura , Affibbiaglio, Fermaglio.
AFFIUBBAR , v. Affmiare, v. Propria-
mente congiungere insieme con fib-
bia: ma si estende ancora ad allac-
ciare con aghetti, stringhe , botto-
ni e simili, e s'usa pure nel senti-
mento neut. pass.
Affiubbar, appttar del boti, di
BHaff. — Affibbiar percosse, schiaf-
fi, ec.
Ai tem'i ha affiubbd dia robba
ifundradòuna. — Gli ha iMffibbiato
robapeiiima. Vale gli hanno accoc-
cato ec.
Raffibbiare sarebbe il rednplic.
Ne' vocabolari non v'hanno esem-
pi nel proprio, ma solamente nel
flgur. per Ripeter colpi, parole e si-
mili.
Abbottonare , vale Congiungere
qualche cosa col mezzo de' bottoni.
Allacciare. Legare o stringere con
laccio , ed anche semplicemente le-
gare.
Accappiare e Incappiare. Legare
e stringer con cappio scorsoio, e
dicesi per lo piìi delle some.
Annodare. Fare un nodo. L^;are
. e stringere col nodo.
AFFLÉZER. — V. Inquietar.
AFFLIZlQN, n. f Afflizione, n. f.
AFFRADLAMÉINT, n. m. Affratella-
mento, n. m. AffrateUanza , n. f.
Familiarità grande.
AFFRADLARS'. Affratellarsi , n. p. Di-
mesticarsi più del convenevole.
AFFRÒNT. — V. Ingiuria.
AFFOGAR. ^ V. Ammazzar.
AFFULLÉ , add. Oppresso, Oppressalo
da checchessia.
AffuUé in-t-la fadiga, e dìcesi
tanto degli uomini che delle bestie
per uso domestico di trasporti , la-
vori, ec. Come se si dicesse Oppres-
so dalla folla.
Affollare , vale piuttosto Far fol-
la. Far calca, che Opprimere, per-
chè l'Oppì^sUme è l'eifetto dellM/i
folUunenUo.
A6G
21
AGO
IFFULUfi , AFFULLIRS'. Oj^ntiiaré,
ùppressanL — V. AfuUé,
ÀFFUMGi. add. Affumato. Affumicaio»
agg. Macchiato o Unto di fumo. La
maccia d'un mur affumgd scUta
tmìperfora,~^ La Uvidezza di un
mro a/fumato n matUfeiia setn'
pn.
AFFUMGàDURA , B. f. Affumicamento,
D. OL Spandimeoto di iìimo.
AFFUMGAR. A/fumare, AffunUeare, y.
a. Dar fame. Tinger di fumo.
•AGAMUFFAR. — V. Ingamuffar,
' AGAMURDIR. — V. higamurdir.
AGATA, op. f. Agata, f. Nome proprio
di femmina.
kgaUL^ Agaia, è anche nome
di ooa pietra nobile , trasparente e
dUan colori: la più slimata è To-
TìeDUie per ia sua durezza.
AGEVOLEZZA, n. f. Agevolezza, n. f.
ÌQ italiano significa. generalmente
facitità, ed è contrario di Malage'
volezza.
Id bolognese il termine Agevolèz'
za è ristretto alla signiflcanza di
^orteiia, FaciUtazione di prezzo;
ec.
Al m'ha vindii st'vintaiper tri
pace/, ma al m'ha falt un agevo-
Kzza.^M'ha venduto questo ven-
H^persoU tre paoli» ma egli
^ ìnkw di facilitare, di farmi un
piacere , una cortesia.
AG^', 0. m. Aggio, n. m. Vantaggio
<^l>e si ritrae dal cambio della mo-
neta.
Agio vale Comodo.
Aggiotaggio chiamasi l'abuso o
eccesso della moneta.
Aggiotatori dicousi coloro che
ne abusano.
AGGIORNAMÉINT . n. m. Aggiorna-
M<?Mto, n. m.
.Getter un aggiomamèint — Ag-
giormre. Assegnare il giorno.
Aggiornare non si dice per fiitor-
•wre, bilazioìiare. Né si dice Ag-
giornamento per Ritardo r Dilazio-
^> m solamente per Assegnamen-
to di giorno preciso a comparire.
AGGIORNAR, v. Aggiarnam, t. As0^
gnar il giorno. Terminare.
Aggiornare un dibatHmenio, or»
dicesi Destinare un dato giorno pel
dibattimento.
Aggiornare, éiteA oomunemeDte,
ma erroneameaie, per Informare al-
cuno ; dargH notizia iu eheeehee»
eia, ciò che meglio si dirA: Hémetr
tere alcuno in giorno di eheecheuia.
AGGiUSTAOURA. — V. Aceuméadura.
AGGIUSTAR. — V. Aceumdar.
* AGGMISSLAR, ▼. Aggomitolare, v.
Aggmi$$lar8\ • AggonUtotartL L'ag-
gomitolarsi del gatto.
AGGRADIR. *- V. Haièir.
AGGRANFAReAGGANFAR, r. Aggran-
fiare, e Aggraffare, v. da Granfia
artiglio rapace : Zampa armata d' u-
guoDi; che significa Torre con vi<v
lenza ed ingordigia. Sonovi verbi
affini , come Grancire^ Aggrandre;
Aggrampan: Aggrappare; Arraffa-
re; Arrappare; Arraspare ; Gher-
mire; Carpire: Abbrancare, -— V.
Ciappar.
AGGRAMPLAR o AGGRAPLAR • (e non
GRAMFLAR), v. Aggrappare, e Ag-
grapparti, Attaccarsi e appiccarsi
colle mani o coli' unghie. — - V. Ciap-
par.
AGGRAVA , add. Aggravato, ata, agg.
Aggrava dai ann. — Gravato da-
gli anni. Gravato per ireccbiezza ,
cioè Travagliato, afflitto.
Aggrava dalla faméia. — Grave
in famiglia. Carico « aggravato da
. numerosa famìglia.
Aggrava dalla tèsta. — IH testa
grave: piena dixaiarto, invasata,
ottusa ec. Gì^onezza di testa.
Aggrava da uh > uffèiea. -^ Ag-
gravato dall' offesa. Adontato. Che
si stima offeso.
* AGGRAVAR , v. Aggravare, v. Part.
Aggrava. -— Aggravato.
AGGRAVI , Aggravio , n. m. Torto» ov-
. vero Duino. — « V. Dann.
Aggravi. — Aggravio o Grava-
mento pubblico. Gravezza imposta
dal Governo.
AG
52
A4
AGGRINZAMÉINT, b. m^ lAcrt$pùìmen-
to, RoffgnmamenU).
Àggritizamknl d'na$,d'frònL'^
Increipamento, Cre^pamerUo di na-
to, di fronte.
AGGRINZAR , AGGRINZARS', V. Ag-
• grinzare. Haggrinxare. Increspare,
. Crespare. Uvitmv grinzoso.
Si dice anche AggrovigHare , e
. Aggroviglialo, in alcuni casi; come
. U soie aggrovigUerà que$H fiori, se
non U coprile. Il fuoco ha aggrovi»
gUato quetia pergamena.
Aggrinzar al nai» la front. — - In-
crespare il nOMo, la fronte.
Aggrinzire. Render grinzosa la
- faccia per male , che altri si senta.
AOGRUNDÀ , add. Contristato, Metto.
Dolente.
AGGRUNOARS', v. Attristarti, Contri-
. starti. Travagliarsi; Prendere ma-
linconia. Aggrondare ^^ìcesaaì an-
ticam. per Aggrottar te ciglia, Adi-
rarti.
AGGUANTAR, ▼. voce bassa. Afferra-
re. Abbrancare. Aggavignare. Ag-
guantare. Prendere con violenza
checdiè si prenda . e tener forte.
Questa parola rimane fra la plebe
. bolognese; anzi per disprezzo i bo-
lognesi formano un sustantivo colla
yoce Sataguanto (cioè se ti agguan-
■ to, se ti afferro , non mi scappi ) vo-
lendo significare uno smargiasso
plebeo. — V. Ciappar.
* AGGURIRS', y. Ingobbire, y. Far ar-
co della schiena.
AGHER (dal LaU Acer), Agro. Aere,
Agher d'zeider. -^ Aranciata.
Agr e dòulz. — Agrodolce. Ag-
giunto che si dà a que' commestibi-
li, in cui r agro e U dolce rimango-
no insieme contemperati.
Muzzo è aggiunto di frutto di
mezzo sapore, Melagrane, Pere,Po-
' ma rhuzxe, cioè che il loro sapore
è tra il dolce» e T acetoso. —-V.
Bruta.
Agher d' ùngia. — V. Hèigher
d'ùngia.
Far dointar agher. — Inagrire.
Dointar agher — Inagrire.
AGH£RStÒN. Agretto, n. m. Spezie
d'uva detta altrimenei Uea di tre
volle.
AGHERVAItS', v. Aggrevarsi, Aggra-
varsi. V. Darsi travaglio.
AGHETT,s.m. pi. Tirar sili aghett—
Essere al lumicino , vale Essere ai*
r estremo della vita. Dicono ancora
1 boi. Tirar tA i ultem.
AGN , add. Ogni.
Agn cotta. -^ Ogni cosa. Agn ^f-
w.i— Ogni ora. Agn de'— Ogmé.
Giustacor d'agn de.— Kcjft'to dfl
ogni dì, vale Quotidiano.
Ma si dica Ognun e non Agniin
per Ognuno.
Io però non approvo doversi
scrivere questa voce coir A , perchè
la pronunzia è di queir Ò aperto,
che partecipa deir A , scrivo sem-
pre ogn'òura, ògn de.
AGNÉLL, n. m. e AGNÉLLA . n. f. A-
gnello, m. e Agneila, f. Pecorino,
n. m. Parto della pecora, che non
sia ancora uscito dell'anno.
Agnéll marzarol. — Agnello mar-
zaiuolo, cioè nato nel mese di marzo.
Agnéll aguttan. -— AgnelU) ago-
stino.
Agnéll d' inveren. — Agnello ver-
nio.
Péli d'agnétl. — Pelle (Hfnim:
Pelle d'agnello.
Lana d' agnéll. — Lana a^^^'
na. Lana ricavata dalla tosalwa
dell' agnello. Cosi dicesi Panno or
gnelUno, e vale fatto di lana d a-
gnello. ^ „
Agnelìatttra, s. f. Figliatura delle
pecore, ed è vocabolo della Pasto-
rizia, p
L'è un agnéll, un agnlleifn.'^^
un agnellino. Dicesi di Persona dol-
ce mansueta e semplice. Come jl>'
cesi AgnelMto per Uomo semplice
ed Innocente.
AGNÉS. (dal Ui.-Agnet, o dal Fr.
Agnèt). Agnese, nóme proprio ("
donno.
A6 ii
Penant'Agnét, di coir la histr*
ta pr al paès. Pare cbe s' iulenda
sant'Agflfése di Mootepulciaiio » che
àcomraemoni il 20 di aprile; allri-
menti, se fosse sani' Agnese V. e M.
nel 21 di gennaio , il proverbio non
si veriQcherebbe quasi mai. Aprile
€(Ka la vecchia del covile, Prov.
coDtadioesco. — V. AoréL
L'è un' agnés, — È una roffatza
tmpUce, infweeniina, melenea. Co-
si dicono i francesi C'eetune Agnès.
AGNLLEIN, n. m. AGNLLEINA^ b. f.
AGNLLÈTT, AGNLLÈTTA. AgnelU-
no, ina. Agnellelto, elta. AgnelluC'
ciò, uccia. Piccolo o piccola agnel-
la. - V. AgnélL
AGÒ€CIA.n.f. (dalla vc»ce AgfOccAto osa-
ta d» alcani) Da mazzola. — - Spillo,
n. m. (e non Spilla). Sotlil Qlo di
rame o d'altro metallo, corto e
acato da' mia estremità a guisa
à'stgo, e dair altra con capo roton-
do, fatto colio stesso metallo attor-
tigliato , del quale le donne si ser-
Toiio per appuntare le vesti e simi-
li- La Crasca porta Spillello per sl-
noDirao di Spillo, ma io lo stimerei
diDun.
Agòccia da cuser. — Ago , n. ni.
Stramerito fìitto di un pezzetto di
fito sottile d' acciaio^ die da un lato
lenniitt in punta finissima , e dal-
l'altro In una fenditura > che dicesi
^rum, nella quale s' infila il tefe e
simili per eucire.
Àtikela da tèsta ( dal fr. Aìguil-
^àettlt). — //t/ì/cM^appi Ago lungo
d'argento, d' altro metallo, o d'os-
^> perforato da una estremità, con
coi le donne infilano i nastri. Dicesi
ancora Drizzaloio, Drlzzacrine , IH-
'cn'tnina/e, un ago di acciaio , di
ferro, o simile, lungo circa un pal-
po, ma acuto da una banda , per
ispaitipe e separare i capelli.
'Agòceiada tamÒur.'^Ago dapuri'
<o aU'uncitiello. Arnese formato da
nn ago ripiegalo in punta, e formante
quasi un piccolo amo, infisso in ma-
nico» e che serve per fare maglie e
A0
ridimi cosi detti all'undnello (in
frane. Ctvcfiet. ).
Agòccia da far la rèftf. — Ago.
Strumento come un ferruzxo da cal-
ze biforcuto da una parte e dall'ai*
tra per trattenere il filo, che vi s'av-
volge , con cui si fanno le reti.
Agòccia da $acc. — V. QuadrélL
Agòccia da laiapred. -^ Sabbia.
Spezie di scarpello grosso appunta-
to , di oui si servono gli artefici per
dirozzare i marmi e le pietre.
Agòcda d' lègn da piantar in
tèrra. — Foto.
Agòccia peina. •— Agata. Quella
quantità di filo, o seta ch'empie
r ago da far la rete.
Far alf agòccia dtpunld. — Fa-
re alla mosca cieca. Giuoco che si
fa in tre modi. Si bendano gli occhi
ad uno de' giuocatori , che stanno
tutti in piedi , egli dee riconoscere
chi sia colui, che va a toccarlo o
colla mano o con una spazzola o sl-
mile , ed a questi vengono liendati
gli occhi a sua posta. Oppure : Tutti
i giuocatori si mettono seduti ia
circolo, all'eccezione d'uno, che
rimane in piedi cogli occhi bendati;
questi va a sedere sulle ginocchia
d'uno della compagnia, e senza far
uso delle mani, dee apporsi chi egli
sia. 1 bolognesi chiamano questo
giuoco: Sento mi sento. Il terzo mo-
do è il seguente : si collocano lu-
mi di dietro ad una tenda traspa-
rente. Ognuno passa a vicenda fra
la tenda e il lume , facendo trave-
stimenti e contorsioni. Uno della
compagnia, situato dalla parte op-
posta della tenda , dee riconoscere
dall'ombra e nominare uno di quel-
li che passano; ed il riconosciuto
va in suo luogo.
Un eh' sa tgnlr bèin V agòccia in
man, un Cusdòur. — Agucchlatore.
Maestro di lavorar coli' ago.^
A vèir la panza fatta a agòccia.-^
Avere il vèntre da slràzzolo. Suol
dirsi di persona insaziabile , ma in
modo basso.
AG
S4
AG
AGÒST, n. m. Agosto, n. m. Ottano
mese dell'anno.
Uh prèma dmènga d'agott, —
Ferragotto, Voce derivata de Ferie
d' Augusto. Giorno primo del mese
^ di agosto, dedicato airallegria ed al
mangiare e bere. Gli antichi cele-
bravano detta festa nel primo gior-
no, e i bolognesi nella prima do-
menica di questo mese.
AGRÉST, n. f. Agresto, a.m. Uva a-
cerba.
FardVagrésL — Fare agresto!
^ Approvecciarsi. Fare agresto si di-
ce proverb. Queir avanzare illecito ,
che fa taluno per sé nello spendere
per altri , o nel fare i fatti altrui.
Savòur d'agrésL 4 — Sapore a-
grestoso, agrestino.
Cunserva d'agrést. -— Agrestato.
AGRiCULTURA, n. f. Agncoltura,
D. f. L' arte di coltivar la terra.
Agronomia è la conoscenza del-
l' agricoltura.
Agricoltore è colui che esercita
r agricoltura; il villano. In boi. non
v' ha che la voce Cuntadein.
Agrònomo è quegli che conosce
le regole e la pratica dell' agricol-
tura.
Georgòfilo > sust. è il dilettante o
studioso dell' agricoltura. Voce d'u.
Geòrgico , ica , add. Termine de-
gli scrittori georgofili. Appartenen-
te all'agricoltura. Usi georgici,
Geòrgica, georgkhetla n. f. dim.
Poesia rusticale.
Geopònico, ica, agg. Appartenen-
te alla coltivazione , o sia alle ope-
razioni agrarie. Autori geopòmcù
Le Geopòniche in forza di .sust.
Trattati di materie agrarie. Scritto-
re nelle geopòniche.
Agràrio , ia , agg. Dell' agricol-
tura. Di campagna. Strumenti agra-
ri. Leggi agrarie.
Agricola è voce del solo. verso.
Agrimensura è l' arte di misura-
re i campi e descriverli in una map-
pa; grecam. dicesi Geodesia. Agri-
mensore* Colu^ che fa professione
. di misarar campi, terreni ee. Geò-
metra è voce antica.
AGRÙM, n. m. Agrume, o. m. NoHie
generico di alcuni ortaggi che han-
no sapor forte o acuto , come cipol-
le , agli , porri e simili, che diconsi
anche Fortumi, In oggi per Io piii
a' intride di limoni , cedrati , aran-
ci, ec. e dicesi tanto degli alberi
che de' frutti : ed in questo signifi-
cato solo corrisponde alla voce bo-
lognese il^rùm.
AGUCCEIN, n. m. Spilletto. n. m. dim.
di Spillo.
Agucceina, n. f. Aghetto, Aghino»
dim. d'Ago. V. di regola.
AGUCCIÀ , n. f. GugUata , AgugUata.
Quantità di filo o simile, s'infila
nella cruna dell' ago per caci».
Farun^ròpp in-t4'aquccid,pef-
cìiè la n' salta fora dal pùni."^ Fare
un poco d' aggroppamento neU'un
de* capi dell'agugliata, accioecAè
non esca dal buco, che fa V ago.
Aguccid , paUzzd fatta cun di
pai. -— Palizzata, s. f. e PaUzzaio,
s. m. Palificata. Palafitta. PaUzzo.
Trovasi pure . scritto dagli autori
Pa^/ittata, PaUcciata, ed anche
PcUata.
AGUCCIAR, V. Palificare e PaUficeare,
v. Far palificata, cioè Conficcar pali
in terra a riparo. Si trova ancora
usato Palafittare e Palare.
Agucchiare, vale Cucir coli' ago.
AGUCCIAROL, n. m. Agoraio, Boc-
cinolo nel quale si tengono gli aghi,
0 gli spilli.
Agucchiaruolo significa l'artefice
che lavora gli aghi , che dicesi an-
cora Agoraio ; e Spillettaio per co-
lui che lavora gli spilli. I bolognesi
dicono AgucciaroL
AGUCCIÓN. Spillone, accr. di Spillo.
Questa voce non si trova nel voca-
bolario della Crusca, ma ella è voce
di regola , quindi s' ha a poter dire.
AGUCClÓUiNA, n f. Tanto usasi per
Spillone, grande Spillo , quanto per
Agone , grande Ago, E finalmente
anche per Palo lungo e grosso, che
AG
M
Al
con voce di regola dirdbbesi otto-
ne. «- V. Àgòccia,
AfìUDlRS', V. (si sfugge r U nella pro-
uunzia). Voce cornane una volta,
rimasta poi alla plebe, e in conta-
ito. Ora dicesi Agmetan', Taiéir* — •
AccheiarH, Aequetani, Dani pace:
i bolognesi però V usano in senso
di Stor cheto , Tacere,
AGUFLÀ, add. Star, Èiser ec. Cocco-
lone, CoecolorU avv. che non s'usa
se non accompaguato co'Tert>i Es-
sere, mettersi, o Stare, e vale Se-
der sulle calcagna.
AGOFUiRS', y^mAccoccolarti, v. Poni
coccoloni t Sedersi sulle calcagna,
quasi Aceosdani. E dicesi anche
delie galline , e d' altri volatili.
ÀGUIDÉLU sttsL sinff. e AGUIDÌ,plar.
Agùto. Spole di chiodo sottile.
ÀGU1DLEU9 , dlm. Agutello, AguMio,
dJm. d'Aguto.
AGUSTAN, ANA; A6USTANE1N, NA,
add. Agostino» ina, agg. d'Agosto.
Acqua aguslana, o d'agòst. — -
Pioggia agostina,
AGUSTEIN. np. m. AGUSTEINA , f.
Agostino, ina,
AGÙZZ, n. m. Arrotino, Arrotatore,
n. DL Colai che arrota i ferri da ta-
glio.
Aguzzo è aggettivo e valeAppun-
tato. — V. Aguzz, add.
AGÙZZ^add. Acuto o Aguft), agg., è
opposto ad Ottuso, Servono essi
per aggionti ad angolo, chiaman-
dosi Acuto quello eh' è minore del
retto, ed Ottuso quello che del ret-
to è maggiore. Per similitudine si
sono chiamate Acute le estremità
dei corpi appuntati ad angolo acu-
to, ed Ottuse quelle che si scorgo-
DO spuntate. (hiadreUa acute, Owo-
dì'eUa ottuse.
Aguzzo o Aguzzato, E aggiunto
di que' corpi che servono a tagliar-
ne degli altri men duri. Coltelli a-
guzzi. Siccome poi si aguzzano i
coppi non sempre per tagliare» ma
ancora per pugnere« cosi si adat-
tò loro l'aggiunto Aguzzo, in vece
di Appuntato: cM Ridotto 9 ptm^
ta.
Appuntato, vale fornito di punta.
Pungente , è asgiunto di corpo ,
che abbia bensì forma tale da pun-
gere, ma che non si consideri, e
dimostri lolamenie l' azione di pu-
gnerò. Pungenti spine.
Quindi Acutezza e Acuità non
esprimono se non la proprietà o
qualità de' corpi , che sono di forma
acuta. L'acuiià delle spine: Vacut"
tà degli aghi; l'acutezza delle sei-
et , ec.
AGUZZADURA, n. t Aguzzamento, n.
m. L' aguzzare, e l'acutezza che ri-
sulta da tale azione.
Arrotamento, n. m. Aguzzatura
^ulla ruota.
Affilatura, n. f. Assottigliatura
del taglio de' rasoi e d'altri ferri e
strumenti da taglio.
AGUZZAR, V. Aguzzare, v. Far aguz-
zo. Far la punta.
Aguzzar i curii, ^- Arrotarci
• coltelli, ec. Assottigliare il taglio
de' ferri alla ruota.
Dar la preda. •— Affilare. Dare il
filo, assottigliare il taglio a ferro
tagliente.
Aguzzar Vinzègn. -— Aguzzare,
Assottigliare l'ingegno. Renderlo
più perspicace.
Aguzzar i ucc\ — Aguzzare le
cigUa, l'occhio. Restringer la pu-
pilla dell'occhio per veder più esat-
tamente.
Aguzzar l' apptit, •— Aguzzar
l'appetito, tig. Provocar la fame:
e metaf. Inspirar desiderio.
* Una cossa eh' aguzza l'apptit.^-^
Tornagusto, n. m. Cosa che faccia
tornare il gusto, e la voglia di
mangiare. Delle cicale, e de' grossi
vermi del legno erano tanto ghiotti
gU uomim antichi, che li mangia-
vano per tornagusto,
* ARNI Oht Esclamazione di maravi-
glia.
AI , n. m. sing. e plur. AgUo sing. Agli
piur. n. m. Agrume , eh' è una spe-
6
AI
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Al
de di cipolla piccola, di npol« aca-
tissimo , ie cui frondi sodo di bel-
lissimo color ve^de; è il suo bulbo
composto di spicchi.
Co d' ai. — Capo d'aglio. Dicesi
tutta r unione degli spicchi, che
formano 1' aglio interd. Onde dicesi
Aglio capitalo, e Aglio ^picchiato.
Spiguel d' ai. — Spicchio d'agUo.
Un de' piccoli bulbi dell'aglio, che
uniti formano un capo.
hèita d'ai. — Filza, Mata. Una
certa quantità d'agli intrecciati in-
sieme col gambo.
* AgUelo, n. m. Luogo piantato
d' agli. -^ Agliolino, dim. d'Aglio.
Èsser vèird cm'è un ai. — Esser
verde come un agUo. Si dice d' uo-
mo di mala sanità; tolta la similitu-
dine dal colore dell'aglio, il quale
somiglia al verde della faccia nel-
l'uomo. In italiano significa ancora
^essere di sanità perfetta , tolta qui
la similitudine dalle frondi dell'a-
glio, che, mantenendosi ^erdi, in-
dicano la sua freschezza , e di non
aver patito. In bolognese equivale
a Èsser frèse cm'é una rosa.
Sgranar un ai, fig. Roder le ma^
ni , il basto , il cMavisteUo, vale
Rodersi, Aver grand' ira e non po-
terla sfogare.
AI. Ai, ed A*. Articolo del terzo caso
maschile del numero del più. —
\.Al.
AI! Ah, Ahi! Interiezione, che in bo-
lognese usasi sempre in segno di
dolore ; ma in italiano si adopera in
segno di esclamazione, di compas-
sione, di preghiera ed altri.
AIA, n. f. AgUata, n. f. Salsa fatta di
noci peste, aglio, pane e sale.
Aiata, n. f. É tanta quantità di
grano o di biada in paglia , quanto
basta a empier l' aia. In bolognese
dicesi ■■-* P(ùol V
AIARÒN e ANGHIRÓN , n. m. Aghiro-
ne, e Airone, n. m. Uccello nosthi-
le, che sta in luoghi acquosi, pre-
gevole pel ciuffo di penne , che ha
. in testa» Aiaròn dicono i bolognesi
propriamente al pennaccbio forma-
to delle penne del ciuffo di qaesto
animale , che si porta in capo dalle
donne per ornamento : 1' uccello
vlen detto volgarmente Anghiròn,
e quindi per similit. si dice ad un
uomo di gambe lunghe e sottili:
Al par un anghiròn da valL '
AIB, n. m. AIBAROLA, n. f. (forse dal-
la voce Alvo 0 Alfno, per Vaso, e co-
si lo chiamano in Toscana. Voce
prov. dal lat. barb. Albius per Air
vus). Abbeveratoio, n. m. Ogni sor-
ta di vaso dove bevano le b^tie.
Dicesi anche Truogo o Truogolo
quando è piccolo , come quello pei
polli , che in boi. si dice Aiòarola.
Beviol, dicono quel vasetto pic-
colo , per lo plii di vetro , che si
mette coli' acqua nelle gabbie degli
uccelli. Abbeveratoio e Beveratoio.
* AIDAR, V. V. ant. rimasta in contado.
. Ora dicesi Aiutar.
AlIR,aw. detto più comunemente che
UR forse per maggior dolcezza , le^
ri. il giorno prima d' oggi.
Aiir Valter. -^lerUUtro. L'olirò
ieri. Il di innanzi a ieri.
Aide innanz aUr V alter — /«r-
UUtro l* altro: che in bolognese di-
cesi ancora. — L' alter diazzazz.
Aiir matteina. — lermaUina. La
mattina di ieri.
Aiir d'nott — lemotte. La noUe
prossima passata.
AttfYtm. — lersera. La sera di
ieri.
AIO, n. m. Aio, n. m. Custode o So-
prantendente all' educazione di per-
sonaggio grande. Ed Aia, n. L
AIUT. V. SUCCÓURS.
AIUTAR, V. Aiutare. Fare aiuto. Dar$
aiuto. Sovvenire. Soccorrere.
Aiutar la barca. — Sovvenire,
Aiutar la barca. Cooperare. Far pe^
duecio. Dar del buono. Concorrere
all' opera. Operare insieme.
Dio v' aiuta. — Dio v'cuuti, o vi
talvi. — V. Prosit
! AiuUurs'. — V. AitUarH; Giovar'
i ti; Adoperani; Ingegnarti,
4L
S7
AL
ÀHiet t» eh' a taihilarò anca
me. — Ahttatì e sarai aiutato. Non
aiiendere i maccheroni in bocca,
Non rifìianere colte mani in mano .
o mito ciniota. Chi $'aàùia Dio
V aiuta. A tela ordita Dio mania il
filo.
Aiutare è voce generica per Pre-
stare aiato opportuno alla circo-
stanza, e proporzionato al bisogno.
Sovvenne Soccorrere importa-
no Aiutare; ma Sovvenire è pib in-
tenso di Aiuiare, e Soccorrere è
anche di maggiore intensione di
Sovvenire ; ed il Soccorso , se lia da
ottenere il suo effetto , deve essere
istantaneo ed illimitato. — Y. Suo-
còurs.
AL. II , Lo. Artìcolo che si premette al
nome mascolino nel numero singo-
lare, quando comincia per conso-
nante.
Al can; al cavaU; al studi *- lì
cane; il cavallo; lo studio.
Neir italiano V articolo si con-
giunge frequentemente colle pre-
posizioni , che servono al sesto ca-
so, ma in bolognese rimane sem-
pre separato : esempli grazia :
Cùnalpinsir — Con il, oppure
Col pensiero.
Inorai, inrhla^ Nel, Nello, Nel-
la.
Pral, per la-^ Perlo, Pel, Per
la; e non Petto, Pelta» ecc.
Jnrt-i — Nei : Ne' , NegU.
Con i — Coi, Colli, Cogli, Co\
Pri — Pei, Pe\ Per gli.
Sa in-i^^Sm, SugU, Su'.
Gli antichi usavano Et per II. *
Al, olire al caso retto ed al quar-
to caso , serre anche al terzo caso :
onde si dice egualmente Al can —
Il cane, primo caso. Al can — Al
cane , terzo caso. Al can — Il cane,
quarto caso.
A/, fa l'uffizio di pronome masco-
lino della terza persona del singo-
lare ne' verbi , e vale EgU , Etti , El-
io ; che tronco dicesi Ei , £'. QuegH,
Coluù
Alfa;aldA$^ EgU fa; EgU di»
ce. Ma quando la paròla comincia
per vocale, allora s'adopera apo-
stro&to. L'ama; /'(ucòu/to— J^/l
ama; EgU ascotta. — V. Lù. Nel
plur. & /, p. e. / amen' ; idisen;-^
Essi, EgUm,- Coloro amano, di'
cono.
Usato alla francese co' verbi im-
.personali. Al piov; al nèiva; al
tràuna. (Il pteut; Il neige; Il totir
ne.) Piove; Nevica; Tuona:
Al lez al Dani, al Petrarca —
Legge a Dante , il Petrarca, ecc.
L'articolo è dato qui non alla per-
sona , ma al nome del libro.
ALAMAN, n. m. i4 tornano, np. m.
ALAMAR DEL CAPPÉLL. Cappietto del
ÌH>ttone del cappello» Fermaglio,
AffibbiagUo, Affibbiatura.
ALDA, n. f. AUta, n. f. Albore, n. m.
Lo spuntar del giorno. Alba, dal-
l'etimologia signiflca il primo bian-
cheggiar del cielo.
L'iiurora, che ha T etimologia
da Aurum,è quello splendore il
qual si vede avanti che il sole esca
dall'orizzonte.
Venendo adunque VAlba prima
dell' Aurora, sembrano piìi precise
le seguenti definizioni:
Alba. Il primo spuntar della luce
biancheggiante. Ed è sinonimo di
Punta tM giorno, di CrepuscoUno,
di Primo albore, di Cominciamen'
to di crepuscolo, e di ciò che i con-
tadini boi. dicono — Alba pzneina.
Crepùscolo. È quel tempo, che
passa dalla primissima luce del
giorno fino all' apparir del sole sul-
l' orizzonte , e chiamasi Crepuscolo
delta mattina; in egual maniera
che chiamasi Crepuscolo della sera
lo spazio che passa fra il tramontar
del sole fino allo sparir totalmente
della sua luce sull'orizzonte. Crepu-
scolo si chiama anche la stessa luce
della mattina e della sera.
In^t'l'aiba. Generalmente si dice:
tn sull'alba. Quando si fa V alba.
In suU* aurora. All' apparir del-
AL
SS
AL
l'aurora. Sorgendo fauriira. Al-
l' aurora del dì.
ALBA , ALBEINA. np. f. Albo, m. Alba,
f. Albino, na, Alboifw, Alpino, dim.
ALBARAZZ, d. m. Albero, d. m. e
AlberelUt, n. f. Sorta di piòppo
bianco, che ha cioè le foglie bian-
che nella parte inferiore. Pioppo
trèmolo {Popultu tremula. Lio.).
*Albarazz diciamo anche ad un
grande albero male ordinato, di
forma sgarbata.
ALBARÉTT, ALBAREIN, n. m. Albe-
retto; Arbuscello; Arboscello; Al-
berino. Piccol albero.
AHnuto 0 Frùtice è nome gene-
rico di quelle piante , che tengono
il inogo di mezzo fra gli alberi e le
erbe, e che mettono molti rami Im-
mediatamente dalle radici , non
molto alti , e durano assai tempo.
ALBER, n. m. Albero, n. ni. Nome
generico d' ogni pianta » che ha
tronco legnoso e rami grossi e le-
gnosi , che spande ad alto.
Un alber ch'ha purassd fòi^^
Albero frondoso, fronzuto.
^ Un alber da frutt'-^ Albero frut-
tìfero. E còsi il contrario Infrutti-
fero. Infruttuoso, Stèrile.
A tber saloadg -^Albero salvàtico.
Alber eh' fa ómbra — Albero om-
brefiqionte.
Uimper vèird — Vivace. Sempre
verde.
Ch'fadla gianda — GhiamUfero.
Alber da laourif'^ Albero sega-
ticdo.
Alber stori — Tortiglione. La
parte storta degli alberi e simili.
Alber d' giuda —^Siliquastro.
A m' nassrev un alber inrt-la
ponza s'a n'al dsess — Affogherei
se noi dicessi. Bisogna c/ie la spu-
ti. Non poterla tener in corpo.
Piantar di alber — Inarborare,
Pein d' alber^^ Inarborato.
Muntar su in-tri alber-^Innal-
berare e Inalberare; Inalberarsi,
salir sugli alberi.
Uh alber eh' s' ingrossa -^ Albero
che i* impedala, che forala' il pe-
dale.
' Intaccar la scorza d'un alber —
Scalfire, Calterire.
Alber del nav^ Albero o Anten-
na. Albero della nave.
ALBERG , n. m. Albergo. La voce boi.
non è usata volgarmente se non
parlando di nome proprio di locan-
da.
l'aìberg dèi pellgrein. Al grand
alberg , ecc. V. Abilaziòn,
ALBERGES, n. t Pèsca alberges. Sor-
ta di. pèsco albero , e frutto.
ALBERÌG, np. m. Alberico, Alberi'
go, m.
ALBERT, np. m. Alberto, m. (a, f.
ALBUM , n. m. Alburno , n. m. La so-
gna dell'albero.
ALCADURA, n. f. leccatura, n. f. Lec-
camento. Il leccare.
ALGAR, s.' leccare, v. Leggermente
fregar colla lingua.
ALDAM (LDAM coir eufonica A, mes-
sa in principio }. letame; Concime;
Cóncio; Sugo; Stabbio.
letame. Voce che forse dovreb-
besi scrivere con due t, perchè
sembra proveniente da letto. É la
paglia infracidata sotto le bestie , e
mescolata col loro sterco.
Aldambèinpadé'^ Concime, le-
tame ben macero , ricotto.
Aldam véce' bèin padé^^ letame
antico ben ricotto. E con voce éel-
V uso Letame smaltito.
Concime, Acconcime, Concio è
pili propriamente qualunque mate-
ria , che serva a render fertile il
* terreno. Possono quindi esser da
concime gli stracci , le ugne d'ani-
mali. Perciò Concimare i terreni
vale mettere nel terreno quelle ma-
terie atte a render fertile la terrsu
Stabbio, Goncime di stalla.
Fimo (forse da Fmnier Ir.) è pre-
so molte volte per Sterco , ed altre
per Letanne.
ALDAMADURA, n. f. Letominatura.
letaminamento. letaminare. Il le-
taminare o letamare.
AL
69
AIX
ALDAH AB ; V. Letamare. Utamhiore.
(kmcimare. Conciare. Ed anche AU
letamare, t. a Spargere di letame.
Da Stabbio si forma ancora SttUh
tiare.
Guemar i camp., — Concimare
Governare i terreni, i eampi.
ALDAMÀRA , n. f. letamaio, n. m.
Laogo dove si raguna il letame.
ALDYIG, np. m. GA, t LUIG', m. GIÀ,
f. Lodovico , m. ica , f.
A LÉSSI, np. m. Alessio, m.
ALFÒNS, np. m. ÓNSA, f. Alfonso, m.
onsa, f.
ALGA , n. f. Alga, n. f. Erì[)a che nasce
nel mare e ch'egli rigetta alla
spiaggia in molti luoghi.
ALGNADÉLL, n. m. dim. D'LÉGN. Le-
gnerelio;Legnetto; Legnuzzo, dim.
' di legpo. Piccol pezzo di legno.
ALGNAM,n.m. Legname, n. m. No-
me nnj versale' de' legni.
* ALGNAMADURA , n. f. Tuttociò che
é dì legni in una fabbrica.
ALGNARA, n. f. Legnaia, n. f. Magaz-
zino di legna; ed anche Massa di
legna.
ALIA , n. f. sing. ALI plur. Ala , Alia ,
eAlen. t sing. Ale, Alte, e Ali nel
num. del più. 1 poeti usano la voce
Vanni pi. m. per le Ale, Membro col
quale volano gli uccelli e gli altri
animali , e si reggono in aria, e fa
Je veci di braccio.
Pùnta di* alia. -^ Sòmmolo, n. m.
La punta dell'ala. 11 termine proprio
bolognese è Stf^zzein, ed è preci-
samente r ultima snodatura dell'ala
cotta e staccata dall' ala intera.
Sbattr eH ali. — Dibatter le ali.
Dstèndr eH aU. — Stender le ali.
Avviar el-i aU per vular — Spie-
gar l^aM al volo. £ AUare vale an-
cora nuover le ali per volare.
Far el-i aii. — Metter le ali. Co-
minciare a spuntare.
Depuntar el-i ali. — Tarpar le
ali. Tagliar la punta delle alL
Una bistia ch'ha eH ali. — Ala-
to, ata, agg. Che ha ale.
Le ale de' pesci dlconsi Pinne;
Alette. Quelle del petto s! chiamano
Pinne pettorali; quelle della pan-
cia Pinne ventrali; quelle della co-
da Pinne anaU; quelle della schie-
na Phine dorsaU.
Le Ale del naso , Penne o le Pin-
ne del naso diconsi le Falde laterali
del naso.
Alia del cappèlL *- Tesa, Aia,
Vento del cappello.
Alia d'una murala. -— Alia. La-
to di muro che si distende a guisa
d' ala , che propriamente dicesi Cor-
tina.
ALIADGA. — V. Uadga.
ALL\EAR, V. (dal fr. Aligner). Termi-
ne necessarissimo,, che i nostri In-
gegneri usano opportunamente. Col-
locare in linea. Mettere sur una
stessa linea, e s'intende retta linea.
Se si tratta di un piano dicesi Uvelr
lare , Mettere a livello.
Allineare è termine militare.
Schierare in dritta linea.
* ALIONZA , n. f. Specie d'uva di mol-
tissimo suco.
ALISSANDER, np. m. DRA,f. Alessan-
dro, m. dra, f.
Sandrein, eina, sincopato. San'
drino, Sandrina, dim.
ALUA FÉ. Affé, A fé. In fede. Veramen-
te. Parola di giuramento per affer-
mare.
Alla fé de IHo ; a cui , per non
usare invano un nome cosi santo ,
. si sostituisce Alla fé d'dis quat-
trein; alla fé de diana,o de dina.'-'
In fé di Dio, e meglio A ffeddeddieci.
Alia buonafede.
In vece di Alla fé, dicevasi an-
cora Alla fétta.
ALLAGAR. — V. Adaquar.
ALLA MUTA , ALLA SURDEINA. Alla
mutola. Senza parlare , posto avv.'
ALLEGAT, n. m. Non v'ha Allegato
sust. ma si dice Documento alligato.
Alligato poi s'usa addiett., aot^n-
tendendosi scrittura, lettera, ec. an-
nessa, inchiusa. Quelle carte cioè,
che vengono prodotte a prova di
cid, che si allega.
ALL
AUAtMT, ^M. Lenio e Lente, agg-
Che non è disteso o tirato, o stretto
quanto dovreiri)e o potrebl>e es-
serio.
ALLÉSS, n. ut I^sso, n. m. La cosa
lessata. Cu$raUèi$, Far dUèn, —
le»Mre, Far lena.
AUeuamento, Uisatura è l'azio-
ne del lessare. I bolognesi dicono
anch'essi alle volte Less, come in
questa frase : Dar un lèst. — Bislet-
sare , Lessare alquanto. BÌ$le$$o ,
eh' è mal lesso. — V. BscolL
Unomda mettr a lèts e arroit;
da bo8c e da rivira, — Umho da ho-
ÈCO e da riviera. Uomo di tutta
botta,
ALLGRÉTT, ÉTTA, Allegrozzo, za,
agg. Alqnanto allegro.
ALLGRÉZZA, ALLGRl, n. f. Allegrez-
za. Allegria. Emltazione. EstUtanza.
Fetta. Gaudio. Giubilo. Giocondiià.
Letizia. 11 dialetto bolognese non ha
i corrispondenti a tutti questi ter-
mini , ed a tutti i loro derivati. Si
osservi però che non sono perfetti
sinonimi.
Allgrèzz pinr. Fuoco artiflziale ,
artificiale» artifiziato, lavoratocene
ii fa nelle fette d'allegrezze, Ar-
itone d'allegrezza,
AiSgnòur i in daga allgrèzza,
sì dice ad un padre o ad una madre
parlando di un suo figlio , auguran-
dogli ^ne. Iddio gliene dia conto-
laxione. Veder eontolazione de'pro-
pri figli. Vedersi consolato colla
buona loro riuscita.
(/no eotta eh* f azza oXtgrt, —
Vna eoea gÌMOinda, aUegrativa.
ALLIGAMÉINT DU BÓCCA. Altega-
mento dei denti. <— V. AiUgar,
ALLIGAR, V. Allegare i denti. Quel-
r effetto che fìinno le cose agre, o
aspre addenti , le quali morse quasi
gli legano. DeJiniaione della Crusca,
coi seguenti esempi al proprio: U
denti di daeeun uomo, che maii-
gierà Vuva e^ceròa, e' ailegheran-
no. Quindi U proverb. fai pera
mangia U padre che al figUmlo
80 Atx
allegai dentL Altro veilKi Àepreg^
giare, vale al proprio: Produrre
nella bocca quell'effetto die (anno
le cose aspre a chi le addenta per
mangiarìe» e quantunque la Crusca
non ràbbto registrato che in senso
traslato per Proceder con asprezza.
Trattar con asprezza, e contrario dì
Vezzeggiare, careggiare; si può
tuttavia usare benissimo nel pro-
prio , e si trova un esempio ancora
d' uno degli autori sempre citati
dalla Crusca: Gli gettò una ciocca
di quelle (sorbe) e poi si rise del
suo male; perchè una sola gli o-
spreggiò la bocca. AUegr, Ed in ve-
ro abbiamo bisogno anche di que-
sto verbo per la ragione che sono
per esporre.
Due sensazioni s' indicono in noi
al mangiare le frutta non mature;
runa di allegamento, di astrìngen-
za 6ulle labbra, nella lingua, nel
palato, e nelle parti intenie della
bocca ; l'altra di dolor pungeste
ne' denti, e che molesta alle volte
assaissimo. La prima è prodotta
dall' assaggiare frutta quasi legno-
se, 0 altro simile di sapore astrìn-
gente , come sarebbe il verderame;
la seconda è causata dal mangiare
le frutta in istato di acidità. La pri-
ma sensazione è passeggiera, e si
toglie facilmente o collo sciacquar-
si la bocca , 0 col masticare qoaJciio
altra cosa tendente al dolce; la se-
conda non suol scemare cosi presto,
ed alle volte si rinnova ad ogni
mangiar che si faccia in seguito. Il
dialetto bolognese ha i due termini
propri ed equivalenti alle due sepa-
rate significazioni suddette . cioè
AiUgar, e Spader; AlUgof la bóc-
ca ; Spadr i deint. Potreobero an-
che nell'italiano servir benissimo
i due verbi indicati Allegare, ed A-
spreggiare ; ma siccome induco-
no la stessa nozione di astrìngen-
la, di contrazione, di allegamen-
to, ed in tale sìsnificato sono sta-
ti adoperaU dagli autori, fi^eblie
AÌX
SI
AU.
(f oopp perdo pre?aleni di im nuo-
vo vocabolo eqttiìralente al bologne-
se Spader, Né sarebbe fuor di esem-
pio r introdurre la stessa parola
Radere, come iotrodossero Dante,
il Sacchetti, il Uppi tanti termini
bdogoesi. iNoD parrà poi cosi stra-
no il tennioe ^ader« se si \oglia
rifleUere che T orìgine da SfSda
può risvegliare V idea di lonUna
somiglianza a cosa pungente. Tut-
tavolu fioche dai I^islatori della
Lingua sia altramente provveduto
ioconsiglierò di dire: le $oròe, le
corm.laicorza di melagrana c^
nereggiano la bocca, E i Umani ,
l'aceto, e le frutta acide allegano
idenii^S,Agher,
^on vo' lasciar di rìferire altro
^erbo registrato dalla Cnuca, ed ò
Mk'fpm. Produrre quell'effetto»
che boDole cose molto acerbe nel co-
ierie mangiare. Ma questo pure ca-
oe sotto la medesima nozione dello
strigoere.del contrarre, dell' alle-
f^, 0 del legare le parti interne
della bocca, e cioè sotto quella di
^(ligaria bolognese. L'esempio del
■agalotti lo conferma: // $apore:un
mtm, che dà neU'amarignolo, e
^ a prima qiunta effettivamente
,,^m(i,(m diserezione però,
ALUGHEINT, add. Afro; Lazzo» agg.
<''»bain sé dell'acerbo, dell' au-
^.Ciriegie afre. Cotogne afre.
^«efl/rc, e in generale Frutta
¥vEper similit. ÌSapore austero
*/te/hi«o. — V. Brtiw.
^mu, add. Allegro, Gaio, Ilare,
Wate. Lieto. Giocondo. GiuUvo,
''^io. Festevole, Ridente, .
In boi. non v' ha alcuno di questi
^Jifem sinonimi.
.^%Aer per Avvinato, Cottic-
^^i-'NTAR. AUeìitare. Rallentare, Far
l^lo. £ opposto di Tendere. Alien-
f^f la corda, l'arco, ec.
Alfrédd s'è aUintd, — Il freddo
« e «lilìjfoto. Il tempo addolca, o
ttktóofco.
Uoìiamt opposto di fhran, è
quasi identico di Attentare. Mollare
la corda. Ma non sempre si riferi-
sce alla tensione. Mollare la barca
attaccai!^ cUta epiaggia. Mollar la
veste per lasciarla cadere. — F.
Amullar.
ALUV« n. m. AlUevo, n. m. Quegli
ch'ò educato con alimenti, o am-
maestramenti. — V. Scular.
ALLIVAR. — V. ArUvar,
ALLIVAZZ, n. m. Germòglio. Allievo
di pianta.
ALLÒN. (dal fir. AlUnu). Animo; Via:
Su via.
ALLÓURA, aw. Allora, aw. In quel
punto. Allora che, e Allorché si di*
ce benissimo, non cosi Allorquando
ma I^uttosto Allora quando. In quel
tempo nel quale. ^
D' allóura in za. — D' allora in*
nanzi. Di là in qua. D' allora chCm
ALLOZ. — V. Abitaziòn.
ALLUGAR, V. Allogare, Allocare, o
Locare, Collocare, v. Mettere una
cosa ai suo luogo.
* Allugar una eossa. --> Ripotre.
Chiudere e serrare alcuna cosa per
conservarla.
Allugar un a buttèiga , o a ser"
vir. •— Allogare, o Accotidare uno
a bottega, o a servigi,
Allugar una ragazza. — Alloga^
re una fanciulla. Darle marito.
Allugars' in-t'un impieg.^^ Allo-
garsi in un impiego, carica o uffizio.
Turnar a allugar. — Rilogare.
ALLUIÀ, add. AUogUato, agg. Basoso
e stupidito dall' aver mangialo lo-
glio. E per mei. Stùpido,
Siv alluid? Modo di dire scher-
zosamente con chi non connette be-
ne. Siete pazzo ?
ALLtiM D'ROCA. — V. Lùm.
ALLUVIÓN. — V. Inondazìòn,
ALLUZAR, V. Alloggiare; Albergare.
Ricevere ad albergo. Ospiziare. Ri-
cevere in casa.
Alloggiare vale ancora stare ad
albergo. Prendere o avere alloggia-
mento.
AL
33
AL
Aìktxzar aUa prèma uttari eh'
9'irova, flg. Non cercare o non vo-
ler saper più in là. Alloggiare alla
prima osteria,
ALHANC; SE NON ALTER, atv. Alme-
no, Almanco. Per lo meno. Al me-
no.— Se non alter. Nonché altro, avv.
ALÒ, np. m. Eltgio, m. Alò» ed anche
' Lo dicesi dal tolgo per corrazione.
ALOISA > e tolgarm. ZEDREINA. n. f.
Aloisa, n. f. Arbusto de' giardini
cbe ha odor di cedro , ora comunis-
simo, ma più comune nel suolo
americano natio , oye nasce sponta-
neo sui monti. Da' Botanici è detta
Verbéna.
ALSADURA, n. f. Radore, n. m. Segni
nel panno per cui apparisce meno
fitto , a cagione di essersi frusto in
quel luogo. — Y. Lèis. — V. Frasi.
■ V. Scciarinzana.
ALSARS', V. Esser '»«o; Divenir liso,
cioè logoro. Logorarsi. E dicesi di
panno divenuto meno fitto a cagio-
ne di essersi frusto. — V. Lèis.
ALSi , n. f. Hanno, n. m. Lisciva, n. f.
Acqua nella quale s'è fatto bollire
della cenere — V. httgà.
ALT, TA, add. Alto, ta, aggiunto a
quegli oggetti locali che, per espres-
so o sottinteso rapporto , sono rife-
rìbili ad altri. posti al basso, ed è
contrario di Basso.
11 comparativo di Alto è Superio-
re, lì superlativo è Supremo, cioè
Altissimo.
Guardar d* alt in bass. — Far gli
occhi grossi. Star sul grande. An-
dar sostenuto.
Star alt inrt-al prezi. — Stare
in sul tirato. Vender caro le sue
merci.
Alzar la mira, vale Portar alto le
sue pretensioni.
Far alt e bass. — Padroneggiare.
La pasqua vein alta, o bassa, dal
' francese Le jour de Pàque est haut,
per dire che vien tardi ,* i7 est bas ,
per dire cbe vien più presto. Il gior-
no di Pasqua vien tardi, o pur di
buon'ora.
* ALTAR, n. m. Altare, n. m. .
ALTAROL, n. m. Altarino, Altarello,
dim. di Altare.
Dscruver di altaru, •— Scoprir
gU altarini. Dir cose che altri vor-
rebbe che si tacessero.
ALTÈA, n.' f. pianta cosi chiamata
da' nostri giardinieri , è V Ibisco,
da' Botanici Ibiscus syriacus. L'AI-
thea de 'Botanici è la Bismalva, Al-
cea o Malvavischù).
ALTER, (dal Lat. Alter) Altri; pro-
nome, primo caso del numero sin-
golare posto sustant. Altr'uomo; al-
tra persona. Né voi né altri mi po-
trà dire.
Talora chi parla poi^e in terza
persona, intendendola per la prima,
ciò che non viene usato in bologne- i
se. Io ve lo dico a fin di bene , per-
chè altri non vorrebbe poi aver
cagione di adirarsi. Altri sta qui
per Io. (cosi dice l'ab. Alberti).
Si riduce pure al primo numero.
Altri che per altra persona che;
Niun' altra persona fuori che: p. e.
E cM m' inganna altri che me stes-
so? Niun altro, che si dice nel me- i
desimo significato e numero. Niuìio ,
ne sapea il diritto vero altri che il
padre loro.
Alter, ^ra, add. Altro, tm, agg.
' Talora ha forza di sustantivo e usasi
neutralmente, e vale Alttxs cosa.
Ai voi alter. — Vi vuol altro.
Altrui vale quanto Altro, ma non
ha relazione se non ad nomo.
Altrui si pone anche in forza di
sustantivo. Non si deve torre la ro-
ba altrui. -— En' torr la robba d'al-
ter.
Magnar ai pan d'alter. "—Man-
giare l'altrui pane; o logorare del- I
l' altrui.
Altrui regolarmente non s' adope-
ra nel caso retto. Non dir male d'al-
trui. Non aver odio d' altrui. L'in-
finita speranza uccide altrui.
Alle volte si suol lasciare il segno
del secondo e del terzo caso. Più
l'altrui fallo che il mal suo dee do-
AL
33'
AH
lere. La fortuna H tuoi fan intùn-
tro altmi eon viso Heto.
Al né dòn da alter che d'Uwar
el teudéll. ^- Non è da altro che da
lavar te scodette.
Oh alteri coir amminzioiie , Di
là: cioè Assai più; Molto più; In
oftre.
Da alter lug. D'altra part — Al-
tronde; D'altronde, vale anche Fuor
che. Da altra cagione.
ALTTIRA, n. f. (Dovrebbe scriversi
LelUra). Leltiera, n. f. L'incassatu-
n di legno cbe contiene il letto.
lettiera dicesi anche quella, che
io boi. si chiama Tttira.
AVfX, n. 1 1 lavoratori di terreno in
Toscana chiamano Anguillare, n. m.
e al pluT. Anffuillari ,.qiae\ diritto e
lai)go filar di viti legate insieme con
pali e pertiche , per lo più nelle vie
e viottole delle possessioni.
Pancata si dice anche a due an-
gmìktri di viti posti vicino l'uno
all'altro.
ÀLZ, n. m. Taccone, n. m. Pezzo di
suolo che s'appicca alle scarpe rot-
ta.
ìlettr un alz in-Uuna scarpa, —
Mettere un taccone alle scarpe. Met-
tere un pezzo di cuoio onde alzare il
csÀcagnino della scarpa.
Ahaia e Alzamento, nell'uso, di-
cesi da* calzolai a que' pezzi di cuo-
io, cbe mettonsi sopra le forme per
ridurre le scarpe alla necessaria mi-
sura.
* ALZANA. — V. Anzana.
ALZAR, V. Alzare, v. Innalzare. Sol-
levare. Elevare.
Alzar purassà. — ^innalzare.
Alzar un poc. *— • SolkUzare.
Tamar a alzar. •— Rialzare,
ALZIR, add. (Dovrebbe scriversi Leisir).
Leggiero, ra, agg. Leggieri , Leg-
giere. Lieve, agg. d' ogni g. Di poco
peso. Contrario di Grave, pesante.
leggiero vien preso per Snello,
Spedito, Veloce, Destro.
Ed ancora per Incoatantet Volu-
tdle.
Téita cMr^. -^ Alquanto seemo
di cervello.
Andar cUzir. — » (kanminarteggier
leggiero,
Sònn alzir. — - Sonno delicato,
ALZIRÉZZA, n.f. Leggerezza e LeggiC"
rezza, n. f.
Torr su una cossa cun alzirèx^
za. <— Prendere checchessia legger'
mente, leggiermente.
Càn una gran alzirèzza. <— Leg»
gerissimamente e Leggierissima^'
mente.
' ALZIRIR,v.RS\v.p. Alleggerire, si, Y.
AMABIL, add. Amabile, agg. d'o. g.
Degno d' essere amato , ed Atto ad
essere amato.
Vein amabil — Vino amabile,
vale Vino che pende piuttosto al
dolce. Il vino eia piuttosto amalHle,
che austero, crudo e brusco.
AMACCIAR, V. Macchiare. Imbrattare.
Sozzare. Lardare. Insudiciare; e
' Macchiarsi, Lordarsi, ec.
Amacciars*. •— Macchiarsi , Brut-'
tarsi con macchie.
AMA Di, np. m. Antodio; Amedeo; A»
maddio; Amidèo; Amadigi.
AMALGAMAR, v. Amoi^/amare. Com-
binare il mercurio con un metallo.
Non è di buona lingua V adope-
rarlo figurai, per Confondere , Uni'
re , Comporre insieme le cose , gli
affari , ec. quantunque conumemen-
te si usi.
AMALIA , np. f. Amalia , f.
AMAR , V. Amare , v. U verbo Amar
non è molto usato dai bolognesi»
essi dicono piuttosto Vièir bein.
11 part. atL Amante si volge in
boi. in Mròus. — Amoroso. Inna-
morato.
AMAR, RA, add. Aman>, am, agg.
Contrario di dolce.
Dvintar amar. >''' Amareggiare ,
V. Divenir amaro. Inamarire.
Far dvintar amar. — Amareg-
giare , v. a. Render amaro.
Amareggiare si usa anche Ggur.
per Tormentare , affliggere.
AMARANTÒI, n. m. Amarantòide, n.
AH
34
t Sorta di flore da giardino color
d'amaranto, che conserva la sua
vivezza ancorché secco. -
AMARÉTT, ÉTTA, add. Amaretto, et-
. ta; Amarùcdo, uccia; Amarogno-
lo, ola, age. Che partecipa dell'a-
maro. Che ha un poco d' amaro.
AMARINA , add. Marinato, ala, agg.
Pesce marinato. — V. Amarinar.
AMARINADURA , n. f. PÉSS AMARINl.
Marinato sust. Pesce marinato. Di-
cesi ancora T azione dei marinare.
Una bona marinadura: né io te-
merei nel dire Marinatura con to-
ce di regola.
AMARINAR, /faWnare, V. Conciare il
pesce fritto stivandolo in barile o
altro vaso.
Marinare, vale ancora provvede-
re la nave di marinai, con altra vo-
ce Ammarinare.
Marinare ha pure un altro signi-
ficato.— V. Vugar.
* AMASAR, V. Compiere e Compire, v.
Più usitato è il partic. Amata,
AMBASSADÓUR e IMBASSADÓUR. Am-
batciadore» e Ambasciatore , e Imr
batciadore , n. m.
Ambassadòur en* porta péna» «—
Àmbasciadore non porta pena.
A i'épers al mets e l'imbatta-
dòur. — Non toma né il messo, né
'l mandato. Non viene né il cercai
io, né il cercante.
Diversi altri nomi sono sotto que-
sta categoria, che hanno afiini si-
gnificati, de' quali daremo le pro-
prie spiegazioni , per conoscerne le
differenze , abbenchè al solito gli
autori abbiano qualche volta ad-
operato Tuno per l'altro vocabolo.
Legato, n. m. dal Lat. Legatus,
(Boi. Legat) fu in origine designa-
to per Colui che da altri, e spe-
dalnusnle da qualche superiore aur
torità, era incaricato dell' esegui-
mento di alcuna privata o pubblica
commissione. Ma siccome questa
nozione nell'uso moderno viene ap-
plicala al nome di Delegato, cosi a
quella di Legato non rimane che
AH
r aocoBaorla di nome personale per
qualificare que' Cardinali che dalla
sede Pontificia Romana sono man-
dati al governo delle Provincie, od
alle corti de' Principi , in via di sta-
bili Ministri.
Prolegato, o Vicelegato* Quegli
che fa le veci di Legato. (Boi. Pro-
legat. Vixelegal)»
Delegato, (Boi. Delegai). Quan-
tunque dalla Crusca sia registrato
semplicemente per aggettivo da de^
legare, ristretto Al Giudice ch'i
deputato dal Principe al giudiào
di una causa particolare, o al Giu-
dice della causa commessa; ogni
persona può nondimeno essere d^
legata, alle commissioni di qualun-
que sorta di oggetti amministratiTi,
e politici. Questa voce in oltre si
prende sustantivamente , come si
rileva dal secondo esempio riferito
dalla stessa Crusca: Può il Deltgato
iscomunicare di seomumcaàoM
maggiore, ec. In fine il vocabolo
Delegato, applicato a persone, pQ^
figurare come nome di dignità o
carica: p. e. Begio Delegato di ffo*
vincia; Delegato pel Culto; DeUgor
io del Censo.
Ambasdadoìv , ed anche Amf^
sciatore, n. m. è voce ora indican-
te Un qualificato soggetto, che da
un Sovrano é inviato ad altre Corli
per trattare in di lui nome affan
di Stato, 0 per risiedere prcuoìe
stesse CortirappresentandoUiV^'
sta del proprio Sovrana. La moglie
dell' ambasciatore è detta ÈS^
sciatrice.
Nunzio 0 Nuneio e Legato, dicon-
si gli Ambasciadori del Papa (Boi*
Nùnzi.) Nunzio gener. vale Jfc«W
gere. Nunzio celeste dicesi all'ila
cangelo Gabriele.
Messaggiere, Messaggiero, Meno,
Messaggio , è nome generico di per-
sona inviata altrove per compiere
qualunque siasi commissione. (Boi*
Méss).
Inviato. Poca differenza trovasi
AH
SS
fra Inviato, ed Ambatclatope, te
non che VInmato dou comparisce
che semplice agente aatorìziato soK
Unto 0 alia tratUUva di un partico-
\m afiare, o come esecatore di
ODO speciale complimento, non as-
suneodo ima generale rappresen-
Unia del proprio Somno, la quale
èonicamente riservata all'Ain^a-
KMwJore. (Boi. intnd).
%wtoto , n. m. I deputati sono
persone mandate da società, o cor-
pi per parlare 0 trattar d'affari in
iorottome, e possono essere indi-
nzati anche a de' Sovrani , ma non
banno potere, né possono parlare
che a Dome defle società , che gli
hanno spediti. (Boi. Deputa).
lAcaHoato è voce presa dai fran-
cesi Chargé de» affcUres» ed equi*
vale a ìuoiato. Presso alcuni gover-
Jii questi inearicatt si chiamano al-
^i CoHsoH. n Coruoìo . o Coruole
^^nneia residente ec. (BoL /nco-
Mimtro significa generalmente
Colmcheha il maneggio o l' ammi-
nistrazione delle cose U Ministro
^'beni aUodiaU del Principe, ec.
Ha quando il nome JMinMtro è ap-
plicato ad affiirì pubbUci o politici .
|Q ^ora assume la significazione
a Imrmto d'affari , o di Amba-
*<^fiion, come il Ministro di Fran^
««, 1/ Ministro di Spagna presto
w corte di, ec. : o finalmente di Co-
1^ direttore di qualche pubblico uf-
fi^o, come il Ministro di Guerra» il
«««IrodeM' Interno» ec. (Boi. Mi-
^tter.
AMBIÉINT. n.m. (da AmbitusUi.)
J;»«?wto, e nel linguaggio comune
JwtMito. Compreso, Ambito, Giro,
Precinto, n. m. Compresa, n. f. Gi-
ro che comprende un grande spa-
«0, p. e. Del compreso giro della
^^ifi non troviamo cronica, che ne
faccia menzione. Recinto dicesi per
Jjogo chiuso. In boi. la voce Am-
^«< è generica, e si usa per lo
pia patlaado di luogo chiuso da
muri» pftHa di fihbricito» che Don
abbia nome appropriato. Si dirà,
per esempio, Vn bèli ambièhU sia
per significare Una camera grande,
sia per Una bella sa^ — Un quar^
tir ch'hadòds ambieint. — Vn op-
partamenlo composto didodiei «fan-
xe 0 camere, e fra queste si eom-
prenderà Sala, Salotto, Gabinetto ,
ec. — y. Stanzia.
AMBIGLI, n. m. ( Dal Fr. Ambigu). De-
sco Molle. Una spezie di colezione ,
0 di cena senza appaiecchio, o tale»
che non può dirsi né cena , ne desi-
nare. Perciò Trovarsi a desco mol"
te, vale Ritrovarsi a mangiare sen-
za apparecchio , e talvolta senza to-
vaglia , che i bolognesi dicono A la
fourchette, preso pure dal francese.
AMBROS , np. m. Ambrogio, m.
AMDÀN, n. m. Amedàno, Ontano, Al»
fto . n. m. Albero di legname bian-
co , che alligna piii nel monte , che
in plano.
AMICO, np. m. Amico, np. m.
AMIG, n. m. GA, n. f. Amico, n. m. ea,
n f.
Una coesa da amig, ^ Una cosa
da amico.
A v'ho serve da amig. '^ Vi ho
servito dcUl* amico, cioè da amico.
Amico in ital. si usa anche addiet-
tivo, e vale Frospero, Fctusto, Fa'
vorevole. Avventuroso, Grazioso,
Destro. Vale ancora Utile, Giovevole,
Confacentc , che in boi. si direbbe
ex gr. L'è un vdn ch'ai stomg l'ab-
brazza — £ttti vttio amico dello
stomaco,
Amicabile, Amichevole, Concer-
nente ad amico. Cosi Amicamente,
Amichevolntbnte , Amicaòilmente ,
sono tutte voci per le quali il dia-
letto bolognese manca d'equivalen-
ti, e per esprimerle si adoperano
delle perifrasi.
Gran amig, -— Amico intrinseco,
intimo. Ed anche intimo sust.
Fàrs' amig, — Amicarsi.
Noteremo che i francesi usano la
voce Ami per lu termine di fami-
AH
36
AM
gliariU: Bùnjaur, mei amit; Tfent
nwnami; TravaiUez, mes amis;
e nel femminile M*amie. Gl'italiani
usano più SFolontieri Buontiomo,
opure; Caro, mio caro e simili.
Addio, cari* Tieni, caro; Lavorate,
■ buon uomo, buona gente: ec. I boi.
- adoperano la parola Cheriatur, p. e.
Adi , Bòa de , eheriatur , ec.
Amig pr' interésf. — Amico da
bonaccia. Amico di buona yentara.
J amig s'cgnossnalbisogn. — Cor
lamità scuopre amistà.
AMIGARS'« — y. Amizézia.
AMIGÒN, n. m. Grande amico. Ami-
cissimo. Amicone è yoce fiorentina.
AMIZÉZIA , n. f. Amicizia, n. f. >lmt-
stade, e tronco Amistà. Affetto che
si porta ad mia persona , ed è per
lo più scambievole.
• Pati dar e amizézia lunga. —
Patto chiaro , amico caro. Conti
chiari, amici cari. Patto chiaro,
amicizia lunga,
Quattrein e amizézia fon stari la
giustézia. — Il martello d'argento
rompe spesso le porte di ferro. Ser
Donato dà in capo a ser Giusto.
Far amizézia, amigars''. — Ami-
• carsi, tnamislarsi. Strignere ami-
cizia. 11 contrario è Nimicarsi. Ini-
tnicarsi.
Romper V amizézia. — Discucire
r amicizia, figurai. Distaccarsi dal-
l' amicizia. — V. Inclinaziòn.
AMMACCA , add. — V. Ammaccar.
AMMACCADURA , n. f. Ammaccatura ,
D. f. Ammaccamento, n. m. L'am-
maccare; ed anche il segno della
' cosa ammaccata , o acciaccata.
Fars' un' ammaccadura in-t^un
did. — Pigliare, o forsi un gran-
chio a secco: sì dice Dello strigner-
si un dito tra due cose , come tra
legno e legno, sasso e sasso: e per
quella strignitura il sangue ne vie-
ne alla pelle. I Medici dicono Con-
tusione, e con voce greca Echimosi.
Quindi Contundente, agg. d'ogni g.
si dice di strumento , che acciacca
senza taglio o ferita, ma solamente
ammaccando,' come là xa bastone,
o mazza.
AMMACCAR, v. Ammaccare, v. Molti
verbi , tanto nel dialetto bolognese
che nella linsoa italiana , sono cosi
aflSni di significato , che si sogliono
indifferentemente adoperare nell'u-
so comune. Daremo il valore di cia-
scuno aflBnchè siano collocati a
proposito.
Ammaccar. — Ammaccare: h
due significazioni tanto in boi. cbe
in ital. 1.0 Quella di Percuoterti
corpi in modo da alterarae la su-
perficie solamente: come Ammac-
care il viso ad uno. Ammaccare fi-
na palla.' Una pera ammaccata ec
2/> Quella d'infrangere e Frantu-
mare i corpi, come Ammaccar m-
d, coccole, ec. La Crusca non porti
tal distinzione, e dà questa sempli-
ce definizione : Ammaccare, Àceiac-
care: Alquanto maaco cbe iofi^o-
gere. Gli esempi recati sono del
primo significato. I suddetti due
verbi esprimono Soppestare, pesta-
re alquanto: ecco dunque tre voci
sinonime Ammaccare: Acóaccort;
Soppestare. Acciaccarsi éìeepì piii
comunemente de' metalli. (Jn ce
zèider tùtt ammacca. — Una tee-
chia di rame acciaccata*
Pisiar.^ Pestare: ha anche qoj;
sto verbo due significati l'ooodi
Premere, e l'altro di Percitoteit,
per ridurre in polvere. Qnado ^
usa nella prima significazioDe.uiO'
ra è sinonimo di Premere, H^'
Calcare, Pestar co' piedi, Calpeita-
re. Pestare i piedi. {Pistarsuinrt-un
pé). Quando si adopera nel secondo
senso , allora differisce da questi ed
è più che Ammaccare. Pe^to^w
salsa : Pestare il cornino ec.
Infranzer. -^Infrangere, e/>««'
gere, de' quali parleremo alia voce
Rowwer. V
Asquizzar, AsfrUtlar. ^ Sc^ac-
dare. Dalla Crusca vien defiaiw
Rompere, o Infrangere, ed t p
proprio, che d'altro, delle em*
AHfM 37 AMM
che hanno gìucio. QaesUdettotiio-l AMMALA, add. Àmtnalatos MùMo»
ne si confonde eoo quella dì Acciac-
care. La vera spiegazione parmi qw'
i\^ Comprimere fortemente un cor^
pò ioUdo sopra un altro meno <o-
liào, a quale, dal peso o dalla for-
xa (Ul primo » perda la primiera fi-
suro. Le voci bolognesi differiscooo
OD poco: la prima Asquizzarè pro-
pria delle cose morbide e succose;
Amixzar una pèira, l'u, ec. —
Sclùae.iare una pera: Pigiar l'uva,
ec. Asfìintar. — Ridurre a fòggia
(fi Friltella. La voce Affriltellare
italiana non è ad essa corrìspou-
dente, perchè vale Cuocer le uooaì
nelia padella, che in boi. dicesi
hrdieergheU,
^iincear. — Premere; Compri'
yere; Cateore; Pigiare, voci che
bauDo tutte, dal piìi al meno, la
sigDificaziooe di Aggravar cota so-
pra cosa. Pigiare però viene parti-
colarmente appropriato alle uve.
%'ar le uve per fare il vino,
Striccar, — Stringere, e Strigne-
^> vale comprimere fortemente.
mtriììgere , signiOca Strignere
aaggjoiinente e piii forte.
Ammaccar l'urisma, detto figur.
^ fare altrui uno smacco,
ÀHMACCARUNAR, v. Figur. Jngar-
, Jj^^a». Imbrogliare,
™aguu. add. (Lato- Assodato,
1 uF ■" ^' Ammagulars'.
AMMAGUUMÈINT DEL LATI. Asso-
amento del latte nelle poppe, Rap-
Pigliamento, Coagulazione.
AMMAGULARS* AL LATT- Assodarsi
^ latte neUe poppe. Rappigliarsi «
Coaguiaisl.
^MHMA.add. Ammagliato, Magliato.
^f^' ^68- Legato stretto. Per mag-
gior forza iu boi. dicesi Strétt am-
mata.
Amrmiato, vale Coperto di rami
ffonauii.
"^MAIAR. Ammagliare, v. Legare,
^ingnere fortemente. Ammaliare,
vale Fare q dare delle malie. Am-
ftwìorsi. Ornarsi di fipri-
ta, agg. Infermo,
AMMALADÉZZ. add. VaklMdinarUK
Infermiccio. Malaticcio, lufcrmuC'
do. Cagionevole, Ammalaticcio ;
ammaUàtuccio,
Malsano, Non ben sano. Lo stato
di quel corpo che ha un principio
particolare di malattia, e che ne
prova sovente gli effetti. ( Boi. ifa(-
san).
AMMALARS', v. Ammalare • Ammo'
tarsi. Infermare e InfermarsL Ca-
dere infermo.
Viene anche usato in senso attivo
Ammalare, per Rendere infermo »
che 1 bolognesi* dicono Far amma*
lar, p. e. Varia cattiva l'ha fati
(unma/ar.— • L'aria insalubre lo ha
amtnalaio.
AMMANGANAR, T* Arrandellare , v.
Proprianàente stringere con randel-
lo le funi, colle quali si legano le
some. E anche più estesamente vaia
Legare stretto con qualsivoglia cosa.
La voce bolognese viene da Manga'
néll, e fecendo uffizio di mangano, ò
parola più adattata.
Ammangan(jur o Manganar, —
. AfaiHjfanarc.Soppressare i panni col»
la macchina » che chiamasi Manga^
no. — V. Manghen , e Manganar,
AMMANNV, n. m. Ammamiimenlo, Am»
manmme , n. m. Lo ammannire. Ap-
parecchio.
AMMANNVAR, v. (da Ammannare anti*
co) Ammannire, Preparare, Apparto"
chiare. Mettere all' ordine.
AMMASSAR. V. AMMUCGIAR.
AMMATTÉ^ add. Ammattito, Impazzito,
Impazzato.
AMMATTIMÉINT» n. m. Impazzimento,
Impazzamento, Lo 'mpazzire.
AMMATTIR , v. AmmaUire, Immature.
Impazzare, Impazzire, v. n. Divenir
matto.
Far ammattir, — Aminattire, Far
divenir matto. — - V. Afa^^
AMMAZZARE, add. (Pan). Ammazzerà-
to. Mazzero, Pane àzzimo, mal lièvi-
to 0 lievitato e sodo.
AMM
AMMAZARIRS*. y. AtnmaixeranL As-
sodarsi * indurirsi, e dicesi della
pasta quando si secca da sé.
'AMMAZZA, nf. {d'purzi), Ammaz-
Tomento, nm. (di porci o maialt).
Quella quantità di maiali , chìs si
scannano In una yolta dai pizzica-
gnoli.
• AMMAZZAMÉINT , nm. Ammazzar
mento, nm. UccMone, nf. Ammaz'
zaméinU fig- per Pena, ¥a$ttdio.
Fatica.
AMMAZZAR, v. Uccidere, è preso nel
significato stesso del verbo latino
uccidere, e Vale Privar di vita gli
esseri animati.
Affini al verbo Uccidere 9ono mol-
ti altri verbi, che andrò noverando,
per mostrarne la differenza prove-
niente dalle diverse azioni, che
annientano gli animali.
Accoppare , Uccidere gli animali
col percuoter loro la coppa. Accop*
pare i buoi. (Boi. Accuppar.)
Ammazzare. Uccidere colla maz-
za.
Scannare. Uccidere gli esseri a-
nimali col tagliar loro la canna del-
la golai Scannar gU agneUiJ polii.
(Boi. Scannar.) Quindi Scannatoio
dicesi al luogo dove si scannano i
porci.
Decapitare, Decollare. Troncare
il capo, il collo. Ma dicesi de' soli
uomini. (Boi. fatar la tèsta.)
Trafiggere. Trapassare da un
canto all'altro. Ferire con arma da
punta. Quando un ferito per tale
puntura rimane morto, si dice Tra»
' fitto. La trafiggitura non è però
sempre mortale , e si dice ancora :
La trafittura delle mosche.
Trucidare. Uccidere crudelmente.
Massacrare e Massacro , come
provenienti dal francese Jfa^socrsr,
e Ma8S(wre,tìon sono stati ammessi
dalla Crusca; ma resi ormai comuni
in tutta Italia, né trovandosi altri
equivalenti precisi , aspetteremo
che siano introdotti nel dizionario
coli' esempio d'un qualche scritto*
38 AMX
te moderno accreditato. Vale Foir
strage, e scempio degli ttomtm.
particolarmente nette battagìk, e
per lo pili corrisponde alb finse Ì9r
gUare a pezzi. (Boi. Massacrar.)
Macellare, come derivato da Mar
cello (Luogo ove si uccidono le be*
stie), nel proprio significa Uccider
le batie.
Fucilare o ArcMbugiare, non sono
di Crusca , come noi sono Fucitata,
ArchOmgiata, perchè in quel dizio-
nario trovasi solamente Arehibm-
ta; tuttavolta siccome non abbiamo
equivalente a significare rncdsio-
ne con fucile o archibugio , potreb-
be forse ammettersi Fucilare, o kp
chibugiare. (Boi. Fusilar.) V. S(fop.
Strozzare, e Strangolare sigoiii-
cano Uccidere collo stringere la go-
la all'animale in modo , che rimao'
ga soffocato; il secondo è ìerBòae
più nobile. (Boi. Strangular).
Soffocare, o Soffogare. Ha lo sles-
so significato dei due sopraddetti
verlH , se non che quest'ultimo poò
anche riferirsi a cosa naturale. Sof-
focato dal catarro, ec.
Un ch's'ammazta daper»."
Suicida.
L'ammazzar$*da per se. -^Sudr
dio.
Un eh' ammazza un altr w^ "
Omicida; e cosi l'ammazzare oo
uomo è detto Omicidio.
L'uccisione del padre, della. m^
dre, degli altri ascendenti, del so-
vrano, e anche hi distruziooe della
propria patria dieesi Parricidio.
Fratricidio, e Fratricida, è l'oc-
clsione e l'uccisor del fratello, o
della sorella.
Ussorieidà, l'UccIsor della mo^^^
lnfanHcidio.\}ecmime di feDCioH
lo-
AMMAZZASÉTT E STROPPIA QOAT-j
TORDS. Ammazzasette, n. va. ii^
vaccio. Cospeltone. SffW/yw»*!*
Spacegmontagne. Gradasso. Aodis^
i bolognesi hanno tatti questi m
quasi siaonimi.
AH
39
AH
AMMÉTT, n. m. Àmmitio, &. in. Quel
panno fino che il sacerdote si mette
in capo quando si para. Gli Ammiti
(con un solo () sono certe concre-
lioDì calcaree.
AHMUCCIAR, ARCOIER, AMMASSAR,
y. ( Mettr in mùccia ). Mettere in
muecAto.
AMMUNTAR. ▼. (dal Fran. Jfonlef^.
ÀKendere, Montare, Rilevare, per
Armare, Sommare, e dicesi parti-
eohrmente di numero. Aiceeero al'
la tonma di diecimila scudi,
I mbil e l' arzintari d'qula ca
armòntn a una sómma vistòusa.
— r mobili egli argenti di quella
cosa oicendono ad una somma a^
sai sìgjdpcante,
U sómma ammonta a si mella
•cud— La somma monta a scimi'
lascvdi
énmontare , vale Far monte,
lettere insieme.
AMMURTAR. — V. Àsmurzar,
AMMUSTAR L'U. Ammostare, ma me-
glio Htfiar l'uva,
'AMMOSTIZZAR , V. Asquizxar.
AMMUTIR, V. Ammutire, v. AmmuUh
Un, Àmmuiolare e Ammutolarei.
Perder la parola per timore, spa-
vento 0 simile.
fsr ammuUr — Attutire, Pro-
pHaoente Fare star clieto contro
Sfa voglia uno , che favelli , o colle
nuDacce o colle busse.
Ammutir -— Ammutolire, Dicesi
degli occhi della vite e degli alberi
qaando perdono le messe.
uMZAR, v. Dimezzare, Ammezza-
la'^ammezzare. Divider per mezzo.
AMORE DEI. LaUnismo, che si spiega
ftr amor di Dio ; ma che dai boi. si
^ per dire Gratis, Gratuitamente.
A l'ho avù amore Dei'^ Vho a-
vutogmCuitomenfe, a grato, per
mzia, .
AMOS.np.m. Amos, m.
^OUR, n. m. (dal fr. pronunziato co-
me vien scritto Amour), Amore, n.
m. Passione d'animo per cui il cuo-
re è mosso verso ciò , che gli pare
amabile, e ne fti l'oggetto delle me
affezioni» e de' suoi desiderii.
Zugar ali* amour — Fare alla
mora. Giuoco che si fa in due al-
zando le dita d'una delle mani, e
cercando d'apporsiche numero sia-
no per alzare tutti e due i giocatori
unitamente. ^
Far V amour a una eossa^^ OSe-
celiare ad aieuna cosa , vale Desi-
derarla con avidità.
l'amour e la tóss prèsi s'cgnòst
— •/< fuoco, l'amore e to tosse , pre-
sto si conosce. Amor, tosse, fumo e
argento, 19oh $i pon celar gran
tempo,
iV amòur^^A motivo. A cagione.
Per amore , p. e. Esser bruno per
amor del sole. Per amor della veri-
tà , della giustizia.
Far una cossa d'amour e d'ao»
cord — Fare una cosa d'amore 0
d' accordo , vale D' accordo.
Far all'amour'-^ Fare aU'anuh
re. Far l' amore. Amoreggiare,
Andar in amòur-^ Andare, ve-
nire, 0 essere in caldo, dicesi dei
cani, cavalli , ecc. Andare in frega,
in fregola, dicesi de' gatti e ae' pe-
sci. Essere in succhio dicesi degH
alberi , delle piante,
Om sèinza amour — Uomo dis^
amorato; che non conosce amo-
re.
Perder V amour '^Disaffezionar*
«t— 'V. IncUtìaziòn, ^ .
Amour, suol dirsi per Satòur;
p. e. Ch'amour ha sta caren'^Cho
sapore ha questa carne,
Perfèt amour, nome dato al-
l'A^tu^'a, fiore che si coltiva nei
giardini. Lo stesso nome si dà pure
dai bolognesi allo zucchero cotto
ad un dato grado e tagliato in pez-
zetti, cui si unirono svariate essen-
ze odorose.
ABÌUÉR,n. m. Moerro. Sorta di drappo
, di seta. Ora si chiama Gros de No-
plesi
Amuér unda— Ora dicesi Amoèr-
re.
AH
40
AH
AìlìJLLk^.y, Mollare. AUentan-^V.
AlUntar,
ÀmtUlar i canr^Lasciare, Sciorre
i cani.
AmuUar Taglia d'un canal —
Dar l'andare all'acqua d'un ca-
nale.
Amullars'^^ Cacarsi sotto.
AVUREIN, AMURÉTT, n. m. Amorino,
Amoretto » n. m. Piccolo amorci
Amurein , d. m. Cupidino. Statua
di Cupido.
Amurein d' Egitt — Amoretti ,
Amorini d'Egitto, detti da'lM>tanici
Reseda minor. Reseda odorata.
AMURÉVEL, ÉVLA, add. Amorévole,
d' ogni g. Affezionato , ed anche Be-
nèvolo, Cortese.
AMURÓUS,add. Amoroso, osa, agg.
Pien d'amore.
AN ? (Coli' n nasale) Oh ! In senso di
maraviglia.
ANADRA » n. f. (dal laL Anas) Anitra,
e Anatra , n. f. Uccello d' acqua. La
salvatica vien detta dai boi. Ana-
drad'vall^' Anitra di palude; e
l' altra domestica.
.ANADRAR» v. Andare a guisa d'aìU'
tra.
Arrancare è . propriamente il
camminare che fanno con fretta gli
zoppi e sciancati; ciò che equivale
presso a poco al boi. anadrar.
ANADREIN , ANADROTT, n. m. Anatri-
no dicesi il pulcino dell' Anitra.
Anitraccio, Anttròcco, Anitròc-
colo, è detta l'anatra giovane.
Anadreina, Anadretta, n. f. Ani-
trella, dim. d'anitra, anitra piccola.
*Anadrein dicono i bolognesi
quella spècie di musco od erbic-
* ciuola, che viene a fiore dell'acqua
, stagnante , in cui massime siansi j
macerati vegetabili.
ANALISI , n. f. Voce da'boL usata fi-
gurat.
In ultma analisi-^ All'ultimo.
All'ultimo degli ultimi. Da ulUmo.
In ultimo finalmente.
Far un'analisi — Analizzare o
Far l'analisi: per traslato Esami*
nars diUgentemenie un disamo,
una proposizione , ecc.
AnaUsi in Chimica è la risolnzio-
ne di un corpo ne' suoi principL
ANASTASI , n. p. , che si dice più co-
munemente Nastasi. Y.
ANC, e ANCÓRA. Attcora, Anco, An-
che, ed Anch' , quando seguooo le
vocali e, i; pairole tutte sincopate
dalla principale più perfetta e so-
nora Ancora , particella copulativa.
Altresì, Eziandio. Di più. Parimen-
te. Egualmente. Similmente. Mede-
simamente. Del più. Non si dice Po-
rimmti.
ANCAROLA (FAR V) Dare o fan il
gambetto a uno. Egli è colla gami»
dare in quella di chi cammina per
farlo cadere.
^ A.i é sta fan l'ancarola—CH
è stato dato un gambetto.
ANCiÓVA, n. f. (DaU' antico toscaoo
Ancfàova). 11 termine di lìogoat)
Acciuga^ n. f. Picciolo pesce nan-
ne similissimo alle sardine, ma più
sodo di carne, che per lo piasi
mangia salato , e che si pesca prin-
cipalmente nel mare Mediterraoeo
alle coste di Catalogna, e di Pro-
venza , tra il mese di maggio e IV
gosto. Gli spagnuoli dicono essi pa-
re Anchiova , e i francesi Anehoit.
in molte parti d' Italia, ed aocbe
in alcuni luoghi della Toscana chia-
masi Alice sing. fem. e per lo piii
Alici, plur.
ANCROIA, n. f. Cagionevole, TrUtan-
zuqlo. Conca fessa per simiiit
Éssr un'ancroia — Essert um
conca fessa. Dicesi di chi abbia pò-
'ca sanità. L'Alberti alla voce An-
crota, cosi si esprime •Amroia>
9 s. f. Nome usato da vari aotori,
» come il Berni, ilLippi, ecc. delia
9 cui origine nulla si sa di plausi;
» bile. Comunemente si dice di
9 donna vecchia e deforme. CKe for
» cesser da belle le più brutte an-
» croie. Fag. rim^» QuesU è la vo-
ce boi. riferibile a mala sanità, cbe
è una conaeguenza beasi di ree-
AH 41
chiaiai ma può essere anche adat-
Uiu a giovinezza sempre infermic-
eia. Non ioclade però la qualità di
brallezza , che una bella può essere
M'Aocroia; e l'esempio suddetto
lo dimostra, avendo per aggiunto
bruita. Ancroia si riferisce anche
agli altri aoimalL
ANCU.V.USCÙ.
ÀNCCZE;N.D.f. Ancudine» e Incùdi-
fte, D. f. strumento di ferro sopra
ii quaie si batte il ferro o altro me-
tallo per lavorarlo.
Eii&r tra t'ancùzen e al martéll
-£wre fra l'incudine e 'l mar-
cio. E*m fra Scilla e Cariddi:
fra le forche en. Candida: (A que-
sto proverbio, eh' è de' soli Boren-
tini, equivale quest' altro, ch'è dei
Bollbolojjnesi, Èeser tra 'l fòurc e
flipontd'Bein; (perchè una volta
appiccavansi i malfattori sui ponte
dei caoaie di Reno). Fra l' u$cio e
i muro. Aver pericoli da tutte le
oatìde. Biiogna bere o affogare.
Tromsifra 'l rotto e lo straccia-
fo. Pericolare per ogni verso. Fug-
air l'acqua $otto le grondaie. Cer-
cando di fuggire un pericolo incor-
rerne UD altro.
^^t^ZNEINA. ANCUZNÈTTA. Ancudt-
^}^>AticiuUnuzza, dim. D'Ancu-
oiDe.
^mim, n. m. Andamento, o An-
wUura. L'azion dell' andare o cam-
oiioare. Ma in boi. si dice piuttosto
Andar, sust.
Jndmèint d'un affar-^ Cono ò
. Jj^awtó d'un affare.
A^^DANT, n. m. Andante, n. m. T. di
nasica. Parola che si pone al prin-
«pio della composizione per accen-
nare un moto moderato.
mer una cosa andant — Una
.vj*^w«<*wcre. mezzana.
A""AR, V. Andare, v. Muoversi da un
'«ogo. Contrario di Stare. Cammi-
^ «flre. Si osservi che Camminare
non corrisponde al Camminar del
aia. bolognese, che vale Cùrrert
-V. Correr,
AH
Andar per d'fara: Andar vf —
Ttxiboccare ; Ai^occarr. Versar fuori
per la bocca . che avviene de'vasi e
cose simili , allorché sono piene di
superfluo. Quando un vaso versa
per troppa pienezza si dice Farlo
ridere; perciò Far ridere una bot-
te, vale Riempirla finché versi. 1
bolognesi al contrario , e forse piii
appropriatamente, dicono Far pian'
zer la bòtt.
Andar zò pr el fea/—> Scendtfr le
9cak.
Andar su pr el teal'-^ Salir U
scale.
Andar aW in zò — • Scendere ; Di-
scendere; Andare in basso; Calare.
Andar all'in zò dro^ua— Scor-
rere al basso, all'ingiù dell'acqua.
Non si trova ne' dizionari il verbo
Defluire (preso dai lat.), che pur sa-
rebbe necessario. Come non si rin-
yengono Affluire per Concorrere a
un punto; Confluire, Scorrere in-
sieme.
Andar zópruìia strà — Andar
per la tal strada.
Andar in squézz^^Andare a f^ro^
detto; Avviluppar la Spagna, modi
bassi, che vagliono Andare in mair
ora.
L'è quattr ann esvapri zeinqu
— Sono quattro anni, e va pe' cin-
que.
Andar supr i zitUfuant' ann-—
Camminar sopra l'eia di cinquan-
t* anni.
Andar vi el macc'-— Dicesi Sfi-
dar delle macchie per Isvanire deU
le macchie.
Far andar un negozi— ^ Fare an-
dare una bottega , un traffico.
Lassar andar un pùgn, un sHaff
'—Lasciar andare un pugno, utio
schiaffo.
Andar a saltult. — • Saltellare.
Andar balzellone. Andar a balzi, a
salti, a scosse.
Andar del cor^.—lre del corpo.
Andar dur dèi corp. — A aere
stitichezza.
AN
44
AN
' pale che passa per la città di Bolo-
gna, e mena grandissimo puzzo,
perchè in esso concorrono molte
- cloache. Onde per similit. dicesi
Andròuna per Puzzo grande. E co-
si facendone un verbo Andrunar,
vale Putire in sommo grado. Putir
fieramente, orribilmente. Ammor-
bare.
Andròuna per sterco umano.
ANDS, n. m. knice, np. Pianta la cui
pannocchia detta Ciocca o Rappa è
simile a quella del finocchio.
ANDSEIN , nm. knici in camicia. Ànt-
d confettatL
ANÉLL, n. m. Anello, n. m. Nel plur.
fa Anelli, m. e Anella, t. Cerchiet-
to di metallo che si potta in dito
per ornamento.
Aneli da spus. — Fede. Anello
- matrimomale.li9i AneUoyìeweAnu-
lare, che cosi si chiama il dito pres-
so il mignolo. •— V. Did.
Anulare, agg. che vale Fatto a
forma di anello. Falda anulare. Ec'
dissi anulare , ec.
Cavi fall a ani. — Capelli ina-
nellati.
ANÉLLA, n. f. Anello, n. m. nell'arte
de'metalli dicesi di qualsivoglia fo-
ro circolare, in cui possa conge-
gnarsi qualche parte di un lavoro,
di uno strumento. Quando V anello
è staccato dicesi Campanella, co-
me le Campanelle delle tende, e si-
mili. Se sono di una catena dioesi
Maglia, Maglietta.
Anello si dice anche a molti altri
strumenti fatti alla similitudine di
anello da portare in dito, e gene-
ralmente dicesi Campanella a qual-
unque cerchio di metallo , che ser-
ve ad appiccarvi alcuna cosa. Cam-
panella con fusto a vite. Campa-
nelle quadre di ferro, ec.
AISÉM. n. m. Lo stesso che MÉINT,
n. f. Animo, n. m. Vien questo ter-
mine usato da' bolognesi ne' signi-
ficati stessi, che se gli danno in ita-
liano : toltone alcuni che diversifi-
- cano UD poco, p. e. toèir in aném*
EsserneWan^no, o EsBer d'animo,
o Aver nelV animo.
Mètters' in mèint. -— Pt^rsi in
animo , Mettersi in animo.
Far sintir una cossa cùn anèm
arsolut. •— Fare o dire checchessia
coU* animo.
Far aném a qualcdàn. ^— Inani-
mire, Inanimare, Incorare,
Fars' aném. — Inanimarsi, n. p.
Inanimire , n.
D' aném grand. — Magnanimo,
Aném. — In forza aTvert>. e in
modo imperativo. Alto. Su via. Via,
su. 0 via. Olà. Presto. Finiscila.
Animo , Coraggio , in forza d'in-
teriezione, vale Sta*di buon animo.
ANGELUS, n. m. (dal fr.) — V. Avù-
mari.
ANGHIRÓN. — V. Aiaròn,
ANGUELLA, n. f. Anguilla, n. f. Pesce
senza scaglia , di forma slmile ai
serpente, o angue da cui ha nome;
e sta volentieri ne' luoghi pantano-
si. V ha r anguilla di mare o ma-
rina, e l'anguilla fluviale o sia
d'acqua dolce, e questa è più deli-
cata.
Sonovi diverse razze d'angallle,
come P<mlietane: Gavonchi; Musi-
ni. Ciriuola è anguilla sottile; e
CiecoUna è anguilla sottilissima : a
queste indistintamente in boi. si di-
ce Burattéll.
Miuramèint. — Miglioramento
chiamano anche, a Comaccbio,l'Ali-
guilla più grossa.
Anguella sala, ascarpiund. — -
Anguilla salata.
Anguella amarind, e quando è
grossa e senza testa si chiama Caz-
zott. — Auguilla marinata.
AnguilkUa.LvLO^o pantanoso ove
si trovano iholte anguille.
ANGUNAIA, n. f. Anguinaia; Angui-
nagUa, n. f. lìigiUtie, n. m. Quella
parte del corpo umano che è tra la
coscia e '1 ventre. —//i^noie, agg.
Appartenente ali' ingoine. Faseiatu-
> ra inguinale.
a
A%
AH
NGUNl, n. L ÀQwia n. f. CoiÉbttU-
meuU) In la viu e la morte.
SuraU'mnswiu, — ÀgwHixxart.
AifoMzzanltf, agg.
Sttfiar r anjnìM. «- £mmi« <i
(raniito.
Far l'an^vi, — BoceonuMéar
/'anima.
tMCCIAR, e IMCCIÀR. ▼. CoOocan
MMiutniccAta; e fig. MeUereuna
cosa in laogo adattalo» o aicaro.
Sirebbe necessario alla lingua na-
zionale questo verbo Anmcchàam,
di cui si manca. Hteckian, ha delio
il conte AlgaroCti (sag. soU'irchi-
leilura). E Annicdàare abbiamo
<1»1 CesaroUi (aac. Fllosof. delle
l^iogue). ikiniiicciUaf», vale Ridur-
re a foggia di nicchio. *— V. ArniC"
cùir.
AMMÀL, B.au (dal Lai. Afdm^U pron.
^lla frane.) Ahtmole, voce generica.
£ per costarne pigliarlo In ispecie
Bel solo significalo di Bestia. I boi.
l'usano Bel particolare degli uccel-
li, ma in italiano sarebbe iin' im-
proprietà.
kimal da tèrra e ila aquoL •—
^'#(0. Ancelle, add.
^Animai da dupL-^Uipeéep mg.
l'uomo» gli uccelU> ec.'
^imU da qtéoiter pL — Qua-
<>'^)w4e. agg. Come il eavallo, il
caneec.
Amai da più pi* — PoHpede , o
'o%de.Gome vari inseili.
l^na co$$a da animoL — Anma-
fejco, Mca.agg.
AMMAUZZ. Animalàcoio. Animalet-
^^oceto. Animaione. Be$Ualàccio »
.M' ^ tt(HBO.
MIMALHN.ANIMALÉTT, n. m. Ve-
cfi&no, Uccelletto, ii.m.
animaletto, ÀnémaHno, iiiitmo-
^eio. Ardwialuzio, Bono dim. di
^nimak, ma si appropriano sola-
»^te ai bruii. Animalettucciaceio
peggiorativo d' animaletto ; VUe ani-
Diìietlo.
LIMOSITÀ, n. f. ArHmasiià, Animo-
"tatfe. Animoiiiaie* a. t il proprio
(rigMflMo itaUiiio è Brmfmà: Ar^
dire ; Animo ; Cuore: Intrepidena.
A$timo$iià. Quella passione , che
apfMUtieae a iuleresse e paniallU ,
ma sempre afiivorevole, ed è qu^
aio il aoi9 slgniicalo della voce bo-
lognese.
Giudicar eèinxa anbnoeitd, —
Giudicare unta atUmoeUà: 8$mxa
parxietUiàt
Metter da banda tuit eUi miìMo-
eUà, -^ Forre da parte ogni aiii-
tnoeitek»
ANLEUN. n. m. AneUino, Anelletio,
din. d' Anello.
ANLEINA. Campanella n. f. CercbieiU
o oreocblBi . che tengono le donne
agli orecchi, per lo j^ii d'oro.
ANLÒUNA. n. f. Anellone, VampaneU
Urne n. m. Grossa campanella di me-
tallo.
ANMA. n. f. AtUma, n. f. Termine ge-
nerale , che esprime il principio
della vita in tutti gli esseri viventi.
In bot si adopera questa voce nei
significali stessi, che vengono osati
nell'italiana favella. Quindi iiUma
per Comiderazlone o Pensiero, p. e,
Novità che m'è venuta nell'ani
ma. — Per Coecienza v. g. £cser
uomo d' anima. Boi. Avèir l'anma.
Anma to man'ga io. — • Chi è
tauea del tuo malpianga ee eteeeo.
Per Persona: An'iéun anma.—
Non v'è anima nata, onJma olva,
vale JVejitf no. Bologna fa pikditet'
tantamUa anitne.
Vlèir al bèin di' anma. *^ Voler
ÒOM sino iUl' anima.
Dòu anm' e un corp <òti<.— Due
anùne in un nocciole. Diceai di dun
amicissimi tra loro.
A'fuor all' anma. -— Acconciarsi
dell' anima.
A m'dspiae aU'itnma. '^ Hi di-
spiace infino al cuore.
La bona anma d'mi mare. — •
Mio marito di buona memoria e si-
mili , doè defunto.
Anma b. .. , Anma burdigóuna.
Anima zuccareina.'-' Ànima bigia:
r
ANN
46
ANN
AfUmanara» dioesi busamente a
persona malvagia.
Sèinz' anma. — Inanitnato , e
Innatàmato, ata, agg. Senz'aoima,
o che ha perduto ranioia.
Zigar cmod fa un' antna danna.
V. Strazzar.
Anima in greco dicesi Psvche, da
etti Psicologia. Trattato dell' anima.
Anma.' — Anima dioesi pure la
parte interiore di molte opere del-
l' arte , che serve per fortezza e per
fondamento; e per traslato anche
di alcune opere della Natura. E pe-
rò si dice Anima de' bottoni, de'va-
si, delle cinture, delle frutta, del-
le radici, de' tronchi degli cUòeri,
ec.
Anma d'penga, d'mugnaga, di-
cesi Anima , ma più particolarmen-
te Nòcciolo, ed è Tosso, che si ge-
nera nelle frutta. Chiamasi ancora
Anima e Màndorla il vero seme in*
terno al nocciolo. In boi. Garui.
Anem brustulein. — Semi di zuc-
ca aòbronzati.
La frutta eh' ha l'anma, — Frut-
ta nocciolute.
Anma d'blton. ^- Con termine
generico Anima di bottone; con ter-
mine proprio Fondello.
Anma dèi fèrr. — Màstio; Ani-
ma. Grossa piastra di ferro , che ,
- scaldata rovente, si mette nel ferro
da dar la salda, o da stirare.
Anma dèi guletl , che con voce
francese ora dicesi Gossé^^ Collet-
ta del collare.
Anma dèi coren — Gemma del
. corno.
ANMEINA,n. f. dim. d'Anma^Ani-
muccia , Ammetta , dim. d' Ànima ,
detto per ischerzo o per vezzo, e
vale piuttosto Creaturina.
Anmeina — Noccioletto , Noceto-
lino, dim. di Nocciolo, dicesi an-
- che di quelli che sono negli acini
delTuva, Vinacciuoli.
Anmeina — Copertoio del calice.
Pala 0 Ammetta.
ANN , n. m. Anno, n. m.
' *Ann bttèst <e per cemizionl
bssèster). Anno bisestile.
Ann sant -*« Anno aofilo. V|
le r anno del Giubilèo , cioè dell
piena remisMone de' peccati , coi
ceduta dal Pontefice ogni 25 aoo
ed è voce derivata da label , parol
che in lingua ebraica significa li
berta.
Ann-^Aumo, posto assolut. vai
L'anno prossimo passato. A i at
dò ann —^ V andai anno — / a^
dossi ann? — Andastivi tu annà
Cioè r anno passato.
Du. tri ann dri d'fOa. Due, ii\
anni alla fila.
Agn, O'pure ògn'ann passa vi
ann^- Ogni di ne va un di. \
L'ha di bi ann in-t-la grm«\
L'ha nto dòu zobi — Ha molti ami
in sul gallone ; o bassameoie ti
sulle chiappe.
Aln* é più M'erba d'st an«-i
Non è più d' oggi o di ieri. ,
Utia cossa ch'ha di ann pumi^
— Annoso, sa, agg. annostssimo.mai^
Una cossa ch's'fa ògn'ann-^
Annuo, nua; Annuale agg. Cosadj
un anno. Che si fa ogni anno, ^nj
nuale vuol anche significare Ch'i
del presente anno. Piante anmofì\
che provengono di semi , e si rin^
no vano ogni anno; opposto a P^av»"
ni. Perpetue; che duran sempre.
L' ha zinquanV ann sund--¥*
ha dnqiULnf anni passati, /*wV''
compiti.
Un ann per l'alter^ Vn oiww
per V altro.
A i guadagna un miar f ^'^
l' ann — Guadagna su di ciò ww
scudi all' anno.
ANNA , np. m. e f; Anna, m. et H':
min. boi. sono simili agli ilaliJM
Annetta, Annina, Annucda, "''
nella, Nina, Nuccia, Nella, iVeW?-
ANNATA, n. f. Annata, n. f. Lo spazio
di un anno intero.
Annata -^ Annata. Stagione,?
- Temperie delT anno , che anche oi-
cesi V Annuale,
AH
47
AH
Afmafapknoòuia, da piover ^^
Annuaie dipiovitwra,
Quand f annata è piwoàuàa, e
cà' Utu 4èl vèint , al furmeini
t' marzea , es va in tèrra, o se
itoiM— Oliando le annate vanno
pmu e ventose , il grano infra-
dieta, e si alletta,
A $perèin un'annata eh* daga
pmm fimneint — Speriamo un'
amata di molto grano,
amata — > fiUo annuo. Quota
(ima. Rendita o peso annwsle,
ANISETI . ANNilRÉTT. dim. d'Ann.—
Àhmeeio, dim. d'aBBO, detto per
veao. L'kdi su annarett, lo stesso
cheAUèptò di' erba d'st aim.
—^.AniL
^NNGAR, e ANNGARS, v. Annega-
^^"i.hnnegarsi n. p. Affogarsi,
!>• p. Uccidere altrui col sommerà
gerioioSomnicrgerri.
, A stem pr anngars' — Fummo
«» ntW annegare.
Alligar una ragazza figurati v.,
man una fanciulla, irale Mari-
ana male.
Anngd (n-t-al grass , in-t-al bu-
«^ per simil. Annegato nel burro,
^' I^icesi di camangiare immerso
,.*i "i?ito burro , grasso , o oHo.
A^MCCIAR 0 INNICCIAR — V. Ante-
aor.
^^^^UALITÀ, n. f. Tributo; Fitto on-
^«0; Quota annua; Bendila, o Pe-
A^.KIiÉ|NZA, n. f. Annuenza anche in
^l^\' è voce usau da' moderni scrit-
wn per Con^n^o , Approvazione,
'^V^Toh boi. Annuèinza non è
]?W nel dialetto. 1 più dicono
*^«wetn«, Approvaziòn, Lizèinza.
*WilJlAR^ e ANiNUiARS', v. Non sono
J«» veFo dialetto bolognese. Volgar-
J^«it€ si dice Vgnir a nòia, e più
iJ!j!f,yeinenteS<f*/forV.
*'^'^"*?. V. (dal lat Annuere),Aceon'
***»*"**. Approvare, Condiscendere,
Jf<jnftiw. Aderire, Né Annttifv,
'^^Accondiscendere sono di Crusca.
IH$$9nik/t è il suo eontrtrio. Regi-
stro questa Yoce, che non è del
dialetto, solamente per mettere Iti
awertenaa i giovani che non è
voce di Crusca , ma è adoperati da
alcuni moderni, egualmente che
Annuenza,
ANNUIXAR. — y. Seanzlar.
ANODÉIN. LIQUÓUR ANODÉIN. Uquo-
re anodino, Uedicamenii anodini,
cioè Che mitigano il dolore. Sem*
brerà inutile l' aver messo In voca-
bolario questa voce ; non lo sarà
tuttavia per coloro, che la pronun-
ziano colla penultima breve.
ANQUANA. n. f. Pigro. Negkittoeo, Pol-
trone , n. m.
* ANQUANAR. -- V. TinHnagar. •
ANSA , n. f. AnèUto, AnsamentOt n.m.
Queir iHipeto o romore che fa il re-
spiro quando si ripiglia ii fiato* fre-
quentemente con alfanno.
Dar ansa. — iktr campo, ocech
sione, adito, ardire di farc/èccches'
eia.
Ansa, — Ansietà,
Avèiruna gran ansa d'farevélL'*
Avere ansietà di fare qualche cosa.
ANSAR, V. Ansare, v. Respirar con af-
fanno , e con un certo impeto e ro-
more, ripigliando il fiato frequen-
temente. Aììelitare. Anelare. An-
sante. Aneloso. Anelante, add. An-
samento, --* n. L'ansare.
ÀNSER , n. m. sing. e plur. Vecchioni
plur. cosi cbiamansi in Toscana (per
simil.) le castagne già lessate col
f uscio , indi mezzo secche. Questa
la definizione dell' Alberti , che a
me sembra molto più precisa di
quella della Crusca, ch'è la seguen-
te » Marrofii secchi e cotti nel vino
» con guscio » perchè possono es-
ser marroni freschi; perchè si les-
sano più comunemente nell'acqua;
e perchè secoansi dopo lessati. I
toscani chiamano FeccAtoni anche i
Marrcmi appassiti semplicemente
( Maràn pMs boi. )• L' Alberti regi-
stra Anseri per voce dell'uso, ma
dessa è sohuneute ia uso presso i
AM
48
AN
bologÉesi» e pochi eiicomidiii. —
V. Jfaròw.
* VÉNDER I ÀNSEB. §g. AtiMWV.
ANSIETÀ , n. f. La voce boLowrìspon-
de a Impazienza che si ha fieU' a-
speitar qualche cosa. Desiderio in'
ienso. La \oce itaL An$ieià vale
propriamente Ambascia, Affanno,
e lìg. Angustia, Tormento, TrUtu-
. lazione d' animo. — V. Ansa.
AXTANA, D. f. Altana, n. f. Lanterna.
• Edifizio aperto e coperto nella som»
niità delle abitazioai. Dieesi ancora
. Vedetta, Veletta.
ANTANÉLLA, n. f. Berta, n. f. Macchi-
na da ficcar pali , formata di un per
sante pezzo di legno ferrato in testa
ed imperniato, che tirasi in allo, e
si lascia cader sul capo del confitto
palo , che cosi maggiormente s' in-
terna.
Antanélla pr el fabbric. — StUe,
B. m. e più comunemente Abetella,
n. f. Tronco o fusto d'albero lungo
e rimondo , di cui si servono i mu-
ratori per fare i ponti in luoghi e-
minentì dell' edifizio.
Antanélla, dicesi per similit a
Uomo o donna di straordinaria al'
tezza. Spilungone.
ANTÉFONA, n. f. Antifona, n. f. Ver-
setto che si canta avanti e dopo il
salmo. Dai francesi prendono i bo-
lognesi il proverbio: intunarun'an-
iéfona; Sintir un ante fona p. e.
Ihp eh' l'av sintù sV antéfma, e
cioè Cattiva ntiova. Ohi l'è lunga
st' antéfona : lo dicono i boi. quan-
do altri va ripetendo una cosa noio-
sa. In ital. il proverbio , T Antifona
è più lunga del salmo, usasi Quan-
do altri per dire alcuna cosa si va
avviluppando con giri di parole
prima d'incominciarla. Più la giun-
ta che la derrata.
La soUta Atitéfona. — La solita
canzone. Si dice anche Intròito.
Cominciamento stucchevole di un
discorso» cosi detto per denotare
il fastidio , che reca all' uditore ; e.
g. Mi fsce un introilo di questa
fatta: Ch'è persona nMk; e ek
non si conviene akU, ec
ANTÉPOD. Antipode, n. m. e più coi
munem. Antipodi nel num. del più,
Termine relativo che si applica agii
abitatori delle parti della terra diai
metralmeute opposte nel globo. -
V. Abitant
ANTL Anti e Ante, Particella cbe da
se sola non ha signifiGazione ale»
na , ma in composizioiie con altre
voci» posta in prjjicipio ai usa nella
lingua italiana» e nella francese » fi
comnnemeote ha due significati^
Quando viene dal latino Ante vale
Avanti: p. e. Antelucano, Innanzi
dk Precedente* Antenato, Nato avao^
ti di noi. i4nte«criMo» Scritto avanii.
AfUico, Cb'è stato avanti. Antkor^
mera , Prima della camera. Antino-
me, Nome che va innaazi. Quando
proviene dal greco Anti significa
Contro: p. e. AntàrOco, Opposto al
polo artico. Antidoto, GontraTvei(^
no» Alessilàrmaco. Antistèrieo. Con-
tro gli eflteiti isterici » ec.
ANTIG. Antico, sust. e agg. Cbe esta-
te assai tempo avanti» trapassato
da più secoli. Contrario a Moderno.
Véce'. -^ Vecchio. Ch'è passato,
ma in tempi più vicini a noi. E op-
postola Nuovo, Giovane.
ANTIGAIA , n. f. Anticaglia, n. f. ^<>-
me generico di cose antiche, hnti-
caglia e Antichità, dicesi anehe co-
. munemente , per dispregio» di àoa-
na 0 «omo vecchio. -— Anticag^
da, avvilit di Anticaglia.
* ANTIGOTT» add. Attempatotto. Vec-
chiotto, agg. e sust.
ANTIPATl, n. f. Antìporio. a. f. Con-
traggenio. Ripugnanza. Cootrario
di Simpatia. — V. Awersion.^"^
Apatia poi significa privazione d'ai-
fetti. InsensibiUtà, da dove Apan-
sta, n. m. Quegli che prtrfessa apa-
tia. E con voce dell'uso Apòltco agg'
Insensibile » Spassionato.
Avèùr di' «nfipalt. — Antipaii^-
zare: coiUrario di Simpatizzare.
ANTiPATIC» add. Antipàtieo^m' ^
APP
Òl
APP
signore; ed è più paliU della voce
toscana.
APPANNA, add. AppatmtUo; €tia, agg.
da Appannare. Offàscato , oscurato ,
e dìcesi di Tetri, ec. come alla voce
Appannar V. Per le altre oose nel
dialetto boi. s'osa piuttosto Iwibar'
to'iV.
Appannò, add. Suppurato , 9gg,
hpanarézz eh' s'è appanna. — -
hpatenccio venuto a suppura-
WM. — Un bàgn appanna. — Un
fmio iuppwnto»
APPANNAR, (da Pann). Appannare,
T (da huwo). Offuscare , oscurare,
coprire oome d' no panno, e dicesi
di latte le cose lucide, e special-
mente de' fetri e metalli , che per-
dono la lucentezza o per alitarvi
soffra» 0 per sudiciume ed umidità.
AjJpojmarj'. — Suppurare. Ve-
nire a suppurazione , e dicesi di- tu-
mori.
APPAiiAT, n. m. Apparato , n. m. per
Addobbo. — V. Addob.
Àpparat del stanzi. — Tappez-
»na; Arazzerla; Paramento di
' Àpparat di prit. Paramento,
^ m. Vesta e abito sacerdotale. Pa-
^^■nento in terzo, vai dire delle
JBesse solenni, ec.
APPARCIADÒUR , n. m. Apparecchia-
^>D.m. Colui che nelle botteghe
0' seteria e simili preparai lavori
da 6re eseguire fuor di bottega.
APPAREINZA, n. f. Apparenza. Quel
«e apparisce.
P»om d' bilia apparèinza. —
i/omodiaj)part«ctffizo. o Appari-
*^te.oAwi$iato. Un bel eoram
vobis.
i' oppai^wnzo inganna. — L* ap-
parenza inganna. Quello che vero
appare tempre vero non è. Chi ve-
« « ùkml daddorero, U> vede con
^ corna e manco nero. Ogni luc-
uta non è fuoco. Dentro è chi la
Pffto, significa U affare non è si
^sperato come apparisce.
''•«pporèifizo n'òofto.— Pare-
re e nm e$$erd è emne (Uare 0 mm
tessere.
APPARIR. ^ y. Cumparir. *
APPARTGNIR, v. Appartenere, Ri*
guardare, €oneèmere. Spettare»
Toccare. En. p. Aspettarsi , Spetta*
re. Convenirsi, Biguardarsi, ih-
versi.
APPARZAR. Appareggiare , ¥. Pareg'
giare. Eguagliare. Far pari.
Apparzar. — Bilicare. Dicesi del
render femo ciò che non è in equi-
librio. Apparzà quèll tavlein. -*-
BiOecUe quel tavolino. .
Dsparzar è il suo contrario V.
Apparzar i eànl cùn ioperari,^^
Addirizzare di fagmnenti gU arleil-
ei. Al magnan è sta apparzà d'quelt
eh' /' aveva da avèir. -— Il fabbro
è stato addirizzato di pagamento :
cioè Soddisfatto, pagato pe'suoi
lavori.
Apparzar. — Addirizzare, è ter-
mine generale delle arti, per ri-
durre a dirittura o pareggiare qual-
unque lavoro , 0 parte di esso , che
sia suscettivo di diminuzione, o
che possa storcersi, imbarcare.
Apparzar i pi , dett. basso. Jfo-
rire.
APPASAR, V. (dal frane. Apaiser). Po*
cificare. Appaeiare. Bappaeiffeare.
Bappàeiare. Placare. Calmare. Co-
si Calmarsi. Placarsi. .
APPASTIZZAR e IMPASTtZZAR. Ap-
pasticciare. Impasticciare, v. Cuci-
nar carne od altra vivanda a foggia
di pasticcio. Sono voci dell'uso,
ma necessarie.
Far di macearon appastizzà, —
Appasticdare , Impasticciare dei
maccheroni.
Impasiizzar , usasi anche flgur.
Far de' pasticci, figur. Fare un mi-
scuglio di molte cose insieme , sic-
come sono i pasticci , e parlandosi
di giuoco, di contratti, ecc. vale
Fare imbrogli.
APPÉLL, n. m. Tribunale d'appello,
o di appellazione , 0 appellatorio.
Appéli nominai, franzesismo,Ap-
APP
62
APP
peliatione, che vale Bipreasione
del nome.
Far V appéU. — Far la ckkanO'
ta. Cblamare i soldati pel Icmto no-
me ad uno ad miot Sì diee altresì
Cerca. Perciò Far la cerea; Tro-
varti alle cerche. Ra$segna,
Appello, vale ancora Appellano'
ne a' GiudicL
APPISLARS', V. IhrmUehiare;.,Bor'
migliare; Soimiferare; Sonnecchia-
re. — V. Pislein. •
APPUCAZIÒN. — V. Attetuiòn.
APPOGGIAR.-— \,Appunxar voee più
volgare nel dialetto.
APPOSITAMÉINT. — * V. Apposta.
APPOSTA, 0 A POSTA, avt. Apposta,
A posta. Àppostaiamente, A bella
posta. A bello studio. — V. Posta.
Appositamente, è voce moderna
da poco introdotta: coti pure Ap-
pòsito dal lat. Appositus, che ora
, osasi negli uffizi , e che in vece si
dirà Opportuno, Acconcio»
APPRAOIR, V. (dal frane. Apprayer).
Far prato. Ridurre a prato. Gli
Agronomi usano ancora Appratire.
Cosi il part. Appnidé, — Apprati-
to ; voci che sono Deoesaarie alla
lingua.
APPRESSA , avv. Appresso. Presso.
Accanto. Vicino, Sìsy.
Appréss a poc. -« V. Press.
Dappréssa. -— Da presso. Dap-
presso. Di presso. Vicino. Dootid-
no. Da vicino.
Appressa; dal fr. Auprès, che si-
gnifica In paragone , In confronto.
Stacasa è un nieint appressa al-
la nostra. — Questa casa è un nulr
la in ecnfironto alla nostra.
Me sòn un ignorant appressa a
Ik, — - Sono un ignorante (U suo
confronto, al s^^o paragone.
Quèst eh' è que è un nient ap-
pressa a qui' alter là. Questo è un
nulla appetto di queir altro.
APPREZIAR, V. (dal lat. ant. Appre-
ttare) Apprezzare , v. Dare il prez-
zo a una cosa.
APPROSSUIATIV, add. U voee Ap-
proeirimaiko bod è di tmona lin-
gua; converri perciò usar tennae
diverso, o una perifrasi aH'nopo
dei senso. — Far al eò$st appros-
timativ del spèis. — ' Fture il conio
delle spese, che probabUmente si
dovranno itioontiare; oppare Fare
il conto all' incirca dielle spese oc-
correnti. Sarebbe utilissima questa
parola , ed ammissiiùle Bd voc.
della lingua, perchè derivata dal
verbo Approssimare. *
APPRUVAft, Approvare, v. Giiidicar
per bnopo, o per vero.
APPSTAR, V. Appestare, Ammorbare,
Appuzzare, y. Fieramente putire;
portar fetore.
APPTiT , n. m. Appetito, n. nou La pa-
rola boi. sigaifica solamenle Fame
leggiera, in italiaiio, presa asseta-
tam., vuol dire Appetito, Desiderio
o Voglia di mangiare. Ho grande
appetito. Ho perduto l'appetito, il
cibe. italianamente si dice ancora
per Qualunque si veglia ardente
desiderio; quindi Appetire, v. n.
Affettaosamente desiderare, brama-
re. — Appetibile , n. m. Cosa da es-
sere appìetita. — - Appetibile, agg.
Da essere desiderato eoa affetto. — >
AppetiUvo^ agg. Che ha la iicalti
di appetire.
La salsa d' san Bernard, per Fa-
me , proverb. *— Appetito non vuol
salsa.
Mancanza d'appHt. — Inappe-
tenza.
APPTITÓUS, add. Appetitoso, Appeti-
tivo, agg. dicesi di cosa, che desta
e aguzza l'appetito del mangiare.
Il rosta è sano e appetitoso. Parlan-
dosi di persona vale Bramoso, desi-
deroso. Una fancàiUa bella e appe-
titosa di farsi mogUe. 1 boi. esten-
dono il primo significato anche alle
persone e dicooo Una ragazza ap-
ptitousa , per dire Che desta appe-
tito , alla fr. i^ne ftOc appétèssante.
APPTTAR UNA COSSA A UN. Appetta-
re, V. metaf. i^ieacatare ad ingan-
no HBacMa in veoe di im'altta.
APP
63
AQ
AppiaruntHaff, oÀffhMaryn
tUaff. «— Appoggiare, Appiecican
uno schiaffo. — • V. AffwJbtHir, Il si-
gnificato proprio di Appettare è
quello disiare a petto, a fronte:
Essere eguale di forze.
APPONTÀ , da Appuntar, — - Appunr
(alo, kppicciato, agg. Congianto con
pnoti di cacito, o con spilli.
APPUNTALAR. v. Pttnfe^tone . 7. Por
sostegno ad alcuna cosa, perch'ella
DOD caschi.
AI'PUNTAMÉINT , n. m. Appuntamene
to, n. m. Nell'uso comune ha due
significati : r uno di Assegnamento,
Saiario, Paga, Otiorario, Stipen-
dio; l'altro di Accordo, Convegno
dell' ora precisa in cui trovarsi nel
tal luogo.
APPUNTAR, Appuntare, v. Congin*
gnere o attaccare con punti di cu-
cito, con Ispilletto, o simili.
Appuntarla robba sporca.-^ Ap^
picciareì panni, che si hanno a
mettere in bucato. I fiorentini di-
cono Appuntare. — Appuntare per
Sterminare , Stabilire.
APPUNTÉ, add. da Appuntir. — Ap-
puntato, agg. Aguzzato, acuto in
punta.
kPPUNTEIN, avv. Appuntino, avy. Lo
slesso che Appunto, ma alquanto
pili espressìiro. VI corrisponde piut-
tosto appunto appunto , Appufitis-
timo, A capello. Per l'appunto: e
vagliono Bene, Esattamente, Per^
fettamente, Nèpiii, né meno, Giu-
ttamente.
APPUNTIR, ▼. Appuntare, v. Aguzza^
re. Far la punta. Appuntare i paU,
la penna, ec.
APPUNZAR, V. Appoggiare, n Nel
proprio significa Accostare una co-
sa all'altra per lo ritto alquanto a
pendio , acciocché sia sostenuta. E
Appoggiarsi valersi di alcuna cosa
0 persona per sostegno , o appog-
giatoio. — In via figur. dicesi di
tuttodò che porge aiuto. Appoggiar-
si al suo protettore. Appoggiare la
wa speranza in Dio, Se Appoggia-
re nle SotfMiefv» non sari uno
sproposito il valersene per Appog^
giare il parere d'akuno, per Con-
venire, Approvare. Ma non sarà ben
detto Appoggiare unacommissione,
un'incombenza. In vece di Aflìda-
re. Fidare una commissione.
APFZZÀ, add. Pezzato. Aggiunto del
mantello de' cavalli , de' cani , e si-
mili , quando è macchiato a pezzi
grandi di pih di un colore. — Ap-
pczzalo , vale Fatto a pezzi , dalla
voce popolare Appczzare, che il
dialetto bolognese non ha. Si dice
peròStlary.
A PROPOSIT , modo avv. A propòsito.
Opportunamente. Accoìiciamente,
Una eossa mòlt a proposit —
Cosa appositissima , opportunissU
ma.
Vgnir a proposit — Essere il
caso , il momento , V opportuni-
tà.
A proposit d'eiud da carr. Modo
bas. fam. S0710 buone legne, dicesi
quando uno non risponde a tuono.
Fuor di proposito. Mal a proposito.
Senza proposito. Malapproposito,
Mescolar le lance colle mannaie.
AQUA, n. f. Aequa, u. f. Corpo sem-
plice, fluido, ed umido, pesante,
insipido, ed inodoro, considerato
dagli antichi come uno de' quattro
elementi , quali diconsi Aria , Fuo-
co , Acqua , e Terra , e secondo i
moderni come l' unico mestruo de'
sali, composto d' Ossigeno, e d' I-
drògeno chimicamente combinata
Presso i chimici moderni perciò si
chiama Ossido d' Idrògeno.
Questa è una di quelle voci , nel-
la quale la lettera e sarebbe inutile*
ma, perchè i Toscani nel pronun-
ziarla fanno sentire la doppia con-
sonante , sta essa in luogo di un al-
tro q.
Aqua d* Umòn , una Hmund ,
(dal Fr. Limonade ). Limonèa, s. f.
Aqua d'agher d'zèider, oppure
Agher d'zèider, (dal fr. Aigrede
cedin). Acqua cedrata. E Acqttacc-
AQ
64
drataio, colui che tende r&cqna di
cedro.
Aqua d'm, — Acqua rosa o ro-
tata.
Aqua d'véta» — (Dal fr. Eau de
vie). Acquavite (non Acquavita),'^-
Aqtia d*véta feina. — Acquarzente
e AcqtMvite raffinata.
Aqua ianta. — Acqua benedetta
ed anche Acqua santa,
Aqtta teinta, véna, — Acqua av-
vinata. Acqua con un tantino di
\ino.
Aqua d' pan. — Acqtia panata.
Cioè medicata coirinfùsionedel pa-
ne' abbrustolito.
Depomiòn di' aqua. — Belletta.
Mettr in-t'Vaqua. — Immergere
nell'acqua. Attuffare. Tuffare.
Alla voce Adaquar$ Immergere,
io dissi che Immergtbile vale Che
non può sommergersi , che galleg-
gia. Il sughero è immergibile. Sem-
bra perciò idea contraddittoria che
un derivato abbia una significazio-
ne contraria al suo verbo primiti-
vo.. Per tal ragione suppongo che
quésto addiettivo verbale provenga
da Mergere, che forse anticamente
si sarà usato come di origine latina.
Metter sòtt all' aqua. — Som-
mergere. — \.Adaquar.
Un om cU'pò star sòtt' aqua. ^-
Palombaro. Uomo che va sott'acqua
quando bisogna.
Del bisti eh' polen star in tètra
e in^t'l'aqua. — Anfibio. Fra gli an-
fibi sono la Bana, la Lontra, il Ca-
storo, il Coccodrillo , s^lcnae Foche
marine, il Topo acquatico, ec.
Un eh* béva sHmpr aqua. «^ Be-
vilaqua: e con voce latina equiva-
lente Astèmio. Che non beve vino.
£ con voce greca Idròpota.
Quèll eh' vénd V aqua frésca ,
V aqua d'niclezia per la strd. —
Acquafrescaio. — • V. d. u.
Avèir la vàia d'aqua. — Batter
gli occhi spessissimo. Quello spesso
percuoter delle palpebre « che si fa
in serrarli, ed aprirli.
AQ
Aqua quèida, — fig. Aqua cheta,
fig. Mozzino. L'uomo il quale beo-
ché sta cheto possa far male e noi
dimostri.
Lavurar sòtt aqua. — ÌAWorar
sott'acqua. Negoziare occultamen-
te.
Pjftor Vaqua in-trol murto^-
Vestare, o Batter l' acqua nsl fno^
taio. Jar le cose inuUlmenle: io
stesso che Far un bus in-ui'aqua,-^
Far un buco nelV acqua.
L' aqua fa marzartsèna i fund(h
meint. — l'acqua rovina i ponti,
e fa marcire i paH , per similit
cosi dicono i bevitori per àimr
V uso di bere acqua » e d' annacquii'
re il vino.
Al can eh' è sta scuttd daU'ivpia
calda, ha pom anc dia frédda. -
CÌU è scottato una volta, V attrae
soffia su. Chi dalla serpe è punto,
0 Chi inciampa nelle serpi, hapw-
ra delle lucertole.
Perdere' in-t^n biccMrd'aqM-'
Affogare in un bicchier d'wqva.
Bompere il collo in un fU dtpa#.
Morir dt fame in una nawdi>
scotto.
Al sangu n'è aqua. — Il ««V»^
lira. Dicesi del risvegUarei al««j
inclinazione o altro sentimento (U
naturai simpatia, somiglianza o
congiunzion di sangue.
Fra zèint ann e zèint tnii/tf?«?
tòuma ai su pais, — In ceni m»,
e cento mesi, toma V acqua (^^^
paesi. Esprime la continua moni-
zione delle cose. . .
Avèir un péamóie qV aUr tn^
l' acqua, — Lo stesso che Eiurjr^
i' ancùzn e al martéU. — Cioè tw-
varsi in caso disperato. — '• ^^
cuzen. „ -
N' savèir in quant pi ^ ^^
t*8éppa. — Non sapere in quant (^
qua uno sipescfU» vale Non sapere
in che termine uno si ritrovi. *< ^
si il contrario: Sapere in che (W9««»
si pesca. r
Una cossa darà cmèl'o^'^
AQ
65
macaurtm, (per ironia) Catta et
cova. Suoi (tirsi di una cosa, clie
noD è liscia, sotto cui sta malizia o
fraode.
kn'darev roane un béoerd'fk'
9m. — lo stesso che: A n'mtMtro-
nsv m Crétt a un muribòwL -^ V.
Crht.
kr l'oqua. «— Battezzare.
kfpta dèi Tettmei. — Acqua del
TeUùccio.
OwU eh' vènd V aqua per la
M. — kcqwùuolo. Acquarolo* —
V. d. uso.
^«itor eH^iqu'. — hiverHr le
acque.
L'andar all'in zò di' aqua, —
^ scornile dell'acqua. Defluire è
Trar la/qua, (dal lat. Trahere
o^wtn). Attìgnerle, v. Tirar l'acqua
oa'poziicoD secchie, 6 cose simili.
^^Wk — Acqrua si prende anche
Pf r pioggia, l'aqua n's'a/fèirma. — .
^[oc^tfanonriitd, cioè La piog-
gia non cesta. — A t arrivò addose
^mpnmit una gran aqua. ^^
m subita pioggia dirotta gU <o-
Prmn$e,^y, Pioggia.
,^(Uiràn ai vein l'aqua, o la
ttmpéfto. — E piove alfin quando
** <petio tuona; oppure Tanto tonò
^'t' ^piovve, fìgarat. La cosa mi-
nacciata alEn succede.
Sprèma aqua ch'vein l'è quél-
fa eh' bagna. — Ogni acqua <w-
^i^. iig. Si dice di chi è in istato
<^e Ogni minima cosa gli dia tra-
collo.
Aqua. — Aqua si prende anche
P«r Saìiva.-^ Sintirs' vgnir l'aqua
jwni tn bócca. — Sentirei venir
I f^qm aUa bocca, l'acquolina aU
fa oocca. Desiderio che viene ecci-
«to dal sentir parlare di qualche
^speciahnente da mangiare.
Aqua. — Acqua si dice per puli-
ta in luogo di Orina. Far la eo a-
9««, (dal fr. Faire eon eau ). Far
^m: Orinare: Piedare.
Ac§fua ia termine di medicina si
kQ
elee di alcnni umori.— 4 e*ii ròtt
el4 acqu. Si eono rotte k membra^
Aqua forta. -«* Acquaforte, o Ae*
qua da partire. Da' chimici moder-
ni Spirito 0 Addo nitrico. — Acqua
regia o regate è V Aequa forte resa
più gagliarda coll'aggiunta del sale
ammoniaco , e dello spirito di sale ,
per senirio di scioglier l' oro , che
ora chiamasi dai chimici Aóido idro^
cloro.
AQUACCIARS', ▼. Acquattarti, t. Chi»
narsi a terra il piti basso che l'uom
può, senza però porsi a giacere.
AQUADÉZZ, add. Acquidono, agg.Che
ha in so alquanto d'acqua, ed è ben
diverso da Acquoeo, che esprime
cosa, che è carica d'acqua o che ha
molt' acqua. — V. Aquòue. La pa-
rola bolognese Aquadézz si riferi-
sce sempre a poco sapore , come
Pèira aquadézza; Mèila aquadéz*
za, etc. Pera acquidosa, ecc.
AQUADVETA. — V. Aqua.
AQUADVITAR, n. m. Acquavitaio , n.
m. Colui che vende l'acquavite.
AQUARASA, n. f. Olio essenziale» o
Essenza di trementina.
AQUAREINA, dim. d'acqua, per Piog-
gia. Acquerugiola. Acquetta. Piog*
gerella. Pioggetta. SpruzzagUa.
Al casca un aquareina féssa fés'
sa..*^ Cade una minuta pioggerel-
la e mesa.
AQUARELLiC, n. f. Acquerella , n. f.
Acquerello, n. m. T. de' pittori.
Acquerelletto. Acquerello molto
annacquato.
Lpenzer, o dstgnar a aquaréU
la. — Acquerellare. Toccar i dise-
gni con acquerella , cioè con colori
stemperati in acqua gommata.
* AQUARLAR, v. Acquerellare. Dipin-
gere all' acquerello.
AQUAROL, n. m. Acquaiuolo, n. m.
Colui che dà l'acqua a'prati, alle ri-
saie. '
* AQUAROL (7y0in)>n.m. Solco acqua-
io.
Aquarol. — BoUa acquaiuola.
AQ ne
Piccob bollicina piena d'acqas^ che
si fa sulla pelle degli uomini.
ÀQUAROL , add. Acquaiuolo , uola.
Acquàtico, ca, agg. Che è diacqaa,
che sta nell' acqua. UccelU a^ftia^
inoli, topi acqiuUuoU, piante acquea
iuole , o acquatiche, — V. Aqu/atic.
AQUASTREIN , ji. m. Acquitrim, n. m.
Luogo acquitrinoso.
Aqwutrein di sovutior. — - han-
no di mezzo. Maestra,
AQUASTRÉLLA. — V. Aquareina.
AQUÀTIG , add. Acquàtico e Aquàtico,
aifg. degli animali, delle piante e
simili , che nascono e vivono nel-
r acqua. Nello stesso significato si
usano Acquàtile, Acquatiw),
AQUDAR, V. voce ant. — V. Aquietar.
Da pochi del volgo si sente i4n Va*
quèida mai. Al s' aqtidò pò dòp un
àura: ora si dice comunem. A ny
aquieta mai. Al s* aquietò pò dòp
un àura,
AQUEINA, AQUÉTTA, dim. d' Aqua, —
Acquerella , Acquicella , Acquetta,
dim. d' Acqua. — V. Aquareina^
* AQUÈTTA, n. f. Acquetta, n. f. Spe-
zie di veleno.
AQUIETAR, V. Acchetare, Acquetare,
Tranquillare, Sedar^, Addolcire.
Conciliare, Riunire cose tra loro
discordi. Conciliare gU animi con-
trari. Boi. Accurdar,
Mitigare e Addolcire, Far miti.
Mitigare il dolore. Freddo mite.
Febbre mite. Boi. Miti^r.
AQUlRI, n.m. Acquazzone, n, ro. Acqua
dirotta.
AQUÓ13S , add. Acquoso , agg. Che ha
in sé deir acqua , e che ne abbon-
da. — Acqueo, Aqueo, agg. Che è
composto d'acqua.
AQUSÉ, e QUSÉ. Cosi , avv. Aqusé
qusè, — Cosi cosi. Via via. JHscre-
tamente. Mediocremente. Né bene
né male. Né molto né poco. Né pres-
so né lungi. Mezzo mezzo. In parte.
Far al so dvéir aqusé ^usé. —
. Far V officio suo coù colà. Far
che sia a un tanto la canna. Non
voler strafare. Non zelare.
AR
l'è aqusè. — EUa è con. Cosi i
In questo modo, Tant'è.
E qtuè? Detto imperativam.
con inflessione interrogativa. A ci
giuoco giuoehiamo 7 Quando un
volta la farem finita ? Modo (
sgridare altrui, che non faccia bei
le cose. Che pensi tu di fare? Dm
Siam noif Echen? Basta; o Basi
basta. Non piÌL Modo d'impor s
lenzio.
AR , è una particella , che in boi. i
antepone ai verbi, ed è la stess
che i\ Ra,e più comunemente il h
ne*ir italiano, che si chiama da'Gra
matici particella redupUcatìva, <
serve a raddoppiare il significalo
del verbo primitivo.
Artorr. — Ritorre; RipigUtn:
Riprendere, Prender di nuom-
Artacoan — Riattaccare, Attaccar
di nuovo. — Armetter, — RimtU-
re. Mettere di nuovo. — Arcruwr-
Ricoprire. Coprir di nuove— ^«^
fundar. ^ RaffQndare. Di nuovo jP
fondare.
É da osservare che pochi iu bo-
lognese « molti al contrario in if*
liane sono i verbi, che baDooi'
reduplicativo. Si deve ancoranoii-
re che in italiano alcuni v«rbi,clie
sembrano reduplicativi , noi sodo
in effetto , o se qualche volta lo so-
no , vengono anche adoperai ^f^
significato stesso del veriio prìBa-
tivo.
Nei verbi in boi. ArcuriAf-^^
solver, Ardur. Awpònder, ec WB
è r Ar , eh' è aggiunto in principiOr
ma la sola A per non pronunfl^r
Rcurdar, Rsolver, ec. come è de(
nel Trattato di Ortografia preme
a questo Vocabolario.
ARA, n. f. (dal lat. Ara per Are$\
Aia , n. f. Spazio di terra spianaj
e accomodata per battere le vm
Ara, vale anche Altare. ,.
Mettr inrt-l'ara alfurmeint
Inaiare,
Un arapzneina. — Aic^to-
Un ara peina d' gran» — ^*
J
Afe
rj
AR
La euimèffna di' ara. -^ n mez-
so deW aia più alio.
\HÀ , n. m. ( Da imto antk. ) ^niln> ,
n. m. Strumento col quale si ara la
lena. L'aratro è di varie sorta. Ara-
tro mantovano cotte ruoie. Aratro
bmeiano col 9Uo coUro. — V. Piò.
ARADORA, n. f. Aratura, ArazioM,
n. f. Aramento , d. m. V arare.
ARAMAB, Y. Toee bassa. A n'hopssù
aramar un quatlrein. — - Non ho
potuto raccogliere, accattare un
tolde.
ABAiNZARA, n. f. ed anche ARAISZIRA,
D. f. Stanzone degli agrumi, Aran-
etera è t. d. n. , ma tanto cornane
che ormai dovrebb' esser di lingua.
ARAR, T. Arare, y. Yoce generica, che
significa rompere e lavorare il ter-
reno coir aratro.
I diversi termini indicanti i la-
vori, che si fanno sol terreno col-
Taratro, dipendono dalle varie ma-
niere, colie quali si eseguiscono.
Romper la tèrra. — Dissodare ,
vale Rompere e lavorare il terreno
staio Gno allora incolto.
Arfènder.'^ Rifendere. Fender di
nuovo , cioè Romper coli* aratro il
terreno , che prima era disposto in
porche , e volgarmente presso i
bifolchi significa Quel primo lavoro
che si fii alla terra , nella quale s' è
raccolto il frumento , e che nell' an-
so appresso vuol coltivarsi a cana-
paio.
Artaiar. — Rompere col coltro
quella terra , nella quale si è fatto
il ricotto della canapa, e ch'era dis-
posta a porche molto larghe e qua-
si piane.
Intraversar. — Intraversare. A-
rare il campo attraverso de' solchi
già fatti.
Interzar. — - Terzare. Arare la
terza volta lo stesso terreno.
Inquartar. — Inquartare. Con-
traltagUare. Ararlo per la quarta
volta.
Quademar. — hnporeare. Sol-
care. Disporre il terreno in porche
e solchi; ed èli lavoro che al fa eoi*
l'aratro nel terreno dopo spana la
semente , perchè venga coperta.
Spianar. — L'ultimo lavoro 6-
nalmente dietro al terreno già se-
minato è quello di Marreggiare,
Ricoprire cioè colla marra il grano,
marcando i solchi e rompendo le
zolle.
Costeggiare. Passare l'aratro so-
pra le coste o lati della porca dov'è
stata la sementa dell'anno prece-
dente. (Mitrare. Arare col coltro.
Ararpr al drétt, metaf. Arar di-
ritto. Rigar diritto, metaf. Fare che
che sia per l' appunto.
Arar fònd. — > Richiedere la ter-
ra. Penetrare addentro lavorando.
Arare della harca, dell'ancora,
della palla del cannone , dlcesi
quando il vascello strascica , tocca
fondo, l'ancora è trascinata dietro
terra , la palla del cannone striscia
per terra smuovendola.
ARATIV» IVA, add. Laeoralio, Lawh
rativo, Lavoraloio, Am6t^, agg.
di campo o terra acconcia ad essere
lavorata. Arativo è termine d'uso
de' nostri agrimensori.
ARAZZ, n. m. Arazzo, n. m. Panno
tessuto a figure per uso di parare e
addobbare. Vien cosi detto perchè
da principio si fabbricava in Arras,
città di Fiandra . perciò si disse an-
che Panno d' Arasso, e d' Arazza.
ihtèll eh' fa i arazz. — Arazzie-
re. Tappezziere. Il fabbricator de-
gli arazzi : colui che fa i tappeti.
Arazzerla. Quantità d'arazzi. Tap-
pezzeria; Paramento da stanze. —
V. Apparai.
ARBALTA, n. f. Rotola, n. f. Quella
buca per cui si passa da un piano
di casa a un altro, che si cuopre poi
con cateratta o simile. 1 boi. vera-
mente usano Arbalta per la cate-
ratta stessa, forse dal ribaltarla che
si fa nel chiuderla , e in italiano di-
cesi Caditoia.
Arbalta di banc di metxant. «—
Asse mofttto mastiettata'per potere
8
AR
58
AR
' alzarla e abbassarla. E, con esem-
pio del Crescenzio, io direi Riballa.
Nello stesso modo: L'aràalta per
d'fora del tmltèìg, — Ribalta ester-
na delle botteghe.
ABBALTÀ, add. Ribaltato, Roveteia-
to, ta, agg. — V. il verbo Artfal^
tar.
Arbaltd per Infermiccio.
ABBALTAR, v. Ribaltare, t. Dar la
Tolta a eheccbessia.
ArbcUtarwia carrozza, un carr,
una scranna , ec. — Ribaltare un
carro , ec. Dagli scrittori si usa in-
differentemente anche Rovesciare,
ma, parlando propriamente. Ribalta-
. re è dar la tolta, senza che la parte
superiore venga in luogo dell' infe-
riore, perchè allora sarà meglio
detto Rovesciare. — V. Arversar.
Al furmèint s'è arbaltd. — Il
grano è ricaduto. Ricadere dicesi
del grano spigato, quando non si
sostiene ritto per troppo rigoglio,
o per altra violenza. Grano allet-
tato.
ABBASSAR, v. Abbassare.y. La parola
. boi. non ha forza di reiterazione
che allora si dice fumar a arbas-
sar. — Rabbassare. Riabbassare,
Di nuovo abbassare. — Ribassare
. non si dice.
Quand al sòul s'èarbcissà, —
Rabbassato il sole.
ARBATTDURA IN-T-AL CUSER. Costu-
. ra. Quel punto che si fa per orlare
o rimboccare la tela , i panni, ec
Dsfar l'arbattdura.-^ Disbadire.
Arbattdura dèi ciod. — Ribadii
. tura. Ribattimenio.
ARBATTER*, v. Ribattere, Ripercuote»
re, y.Di nuovo battere.
Arbattr in-t-al cuser. — Rim-
boccare. Far la costura alla tela,. ai
panni.
Arbattr i ciud. (Dal fr. Rabattfv).
Ribadire i chiodi. Bitorcere la pun-
. la del chiodo confitto nella materia.
Dsarbatter. — Disbadire è il suo
contrario.
Arbattr un ùss, una fnéstra, —
Rabbattere e Riabbattin: meglio
Socchiudere.
Arbattù pari, si volge io tuUi i
suddetti sensi col participio degl'io-
dicati verbi italiani.
ABBGCAR £L PABOL. Ribeccare, JUm-
beccare. Bibattere le paròle, Mor-
dere con parole colui, che abbia
voluto moi^ere altrui.
ABBÉYEB, V. Ingorgate. Trattenere o
impedire il corso o lo sfogameoto
per lo più dell'acqua.
Una zucca ch'arbèv.-^ Un fia-
sco che ingorga.
Ribere vale Bere di nuovo; Tor-
nare a bere
ABBLAB, V. (di ciud). D»t>o<torv,T.
Rivoltarsi de' chiodi. Dicesi dedito-
di ed altri ferri , a' quali per catijva
tempera s'arrovescia il taglio oh
punta.
Arblars di curti , difirda lai."
Rintuzzarsi. Coltelli, spade rioto^
za te.
ABBLIB , V. RabbeUire , v. Di naow
abbellire, o Divenire, o Farsi piii
bello.
ABBOIER. v.e ABBUIÉ participio J^f^
mentare, v. e Fermentato part
Fermentare, vale propriaiDfj'^
Agitarsi e disgiugnersi per sirm^
fermento, in guisa che le parti Sie-
ne in ebullizione,od occupino mag-
giore spazio.
Tre gradi principali si ricoDOSCO-
no nella Fermentazione; Il P^f
è Lievitare, cioè soggiacere a q^f'
la prima Ebulliziotèe , che incomin-
cia la Fermentazione. Indi la 'f
mentazione vera. Finalmente 1 '"••
pulndire, ch'è l'ultimo grado.
11 primo grado, ch'è il Ue^^^f
o Levitare, è precisamente que»^
che in boi. dicesi Arboier, come se
si dicesse Ribollire. . .
Di pur arbuié. — Fiori che^
mindano a fermentare, Uectw^*
o Levitati, o Lièviti. „
• ABBÓMB , ABBUMBAMÈINT , n- ""• |
. Rimbombo , n. m..
• ABBOTT di stivai, del tearV' .
AR
69
AR
Forte di Moto. Pezzo di caoio che
si ipette deotro o fuori la parte de-
retana dello stivale » e della scarpa.
ARBIJCCAOURA . n. f. Arricciaio. Àr-
nccio, n. m. lUnza/fatura , n. f.
Quella prima incalcinatura rozza o
ruvida che si dà alla muraglia. ìa
^oce boL è di molta espressioife e
piii propria, e cioè Copertura delle
bocche 0 bachi, cbe sodo fra pietra
e pietra, dò che equivarrebbe alla
Tocejit6occatera, se si facesse di
ififiUCCARUNA MURÀIA. Àrtieciure,
Kmzaffare un muro. Dargli la pri-
ma crosta rozza del cemento. — V.
l'osservazione in Arbuccadura.
ARBIJFF (D), ALL' ABBOFFA . a vv. Di
nncottlfo; ÀI contrario. Dicesi del
IfregareilpeloallMndielro.
' Arttt^, oggi , per voce dell* U..
ma però con modo basso, dicesi di
chi sia privo di mezzi a vivere con
decenza. Spiantato, — L* e propri
m aròùff, — GU è proprio uno
«ptontoto, un miserabile,
ARBIFFA, add. Rabbuffato, Seompi-
mto,^ta
«lÉ.J'v.^lftofcr.
ARBUMBAR, V. Rimbombare, y.
«DIRS', V. Riaversi ; Rifarsi ;
aizzarti a panca. Dicesi quando
°no si rimette a buon essere si di
,Jte. come di fortuna.
^mK.^y,ArcbuHr. '
ARBUHAR. y. Germinai , FuUulO'
^,' '. Il mandar fuori, clje fanno le
/«Me.igermogU.
*"^. n. m. Arco , n. m. Linea curva,
cje alcuna volta è parte d' un cer-
chio, altra di un* ellisse . ec.
Mezz tònd — Arco di tutto sesto,
iicesi quando l' arco è di mezzo
J^Uo. Arco intero. Arco a punto
Jermo.
^m scemo. Quello che ha la cor-
ajmmorediun diametro del cer-
chio intero.
^n gotte. — Arco acuto o com-
POiio è quello , che si fa di due ar^
chi seemi . i quali nel ooDglungettl
fknno un angolo nella sommità.
Affvo, in Architettura, è la Coper-
tura de' vani formata da qualsivo-
glia parte del cerchio. Arcala, Ar-
cale , Arco di ponte , di porta, e si-
mili. Arco acuto , o in quarto octi-
$0, sesto acuto. Voltare in sesto
acuto. Dare ad una volta la mksU'
rae'l sesto del quarto acuto, ^
Are asqfiézz, ch'han poc argói.—'
Archi affogati, cioè che bamio po-
co sesto.
AsIHecar i are eùn elpred sear^
td. — Serrar gli arcM di pietra
sbiecata,
Rinflaneari are. -» Fiancare gli
archi.
Pigar a are. — Archeggiare, /n-
arcarv. Incurvare. Torcere o pie-
gare in arco.
Argói di' are. -^ Rigoglio: Sfogo.
L'altezza massima delle volle, e
degli archi.
imbotte, chiamasi la superficie
della volta d'un ponte dalla parte
di sotto.
Are. -— Arco. Strumento piegato
a mezzo* cerchio per uso di tirar
frecce. •— Arcafa. Tirata d'arco.
il re zelést. ->- i4rcoòa/0no. Arco
celeste. Arco vergine. Iri. iride.
Quel segno arcato di piii colori, che
in tempo di pioggia apparisce nel-
l'aria rincontro al sole, e alcune
volte anche alla luna.
Are dèi viulein. — V. Arehètt
ARCA. •— V. Deposit.
Un arca d' sdènxi , flgnrat. i4rea
d» sdenzxk'y dicesi d' uomo dottissi-
mo.
V arca dèi vituperi. Uomo catti-
vissimo. Mariuolo. Scellerato.
ARCA. n. f. Arcale, n. m. Propriamen-
te r arco della porta o simili. Ed
anche quella parte della volta che ,
partendosi di su la sua base o del
suoi beccatelli, fa un mezz'arco.
Arca, — Arcata, n. f. Toccata
d' arco sopra le corde del violino a
simile.
AR
60
AH
AI^CAK, n. mi (coir A iniziale eufoni-
ca), Ricamo. L'opera ricamata.
Arcam a giòuren. — Bicamo di
cavo, lavoro straforato che si fo sui
panno o altro.
ARCAM AR, V. Ricamare ^ t. Fare sui
drappi vari lavori coli' ago.
ARCANZEL, n. p. m. LA, f. Arcangelo
m* la, (,
ARCBUSiR, n. m. Archibugiere, Ar-
cMbusiere. Colui che lavora gli ar-
chilnisi.
Armaiuolo , Armaio è termine
generico di quello che fabbrica ar-
me qualunque.
ARCGNÓSSER, v. Riconoscere, v.
Ricofuìscere. Significar dovrebbe
Conoscer di nufjvo. Un tal verbo è
molto affine a Rafligurare , ma dif-
ferisce da questo m quantochè non
dalla sola figura , ma da altri se-
gnali si può riconoscere un oggetto
già altra volta conosciuto , quindi
Riconoscere è piii generico. — V.
Cgnosser.
ARCHER VAR, v. Significa Fare acqui-
sto di persona che fussomigli ad
altra già perduta in addietro ; ed
è sempre preso in buona parte. Si
può volgere in italiano co' verbi
Rimpiazzare, Surrogare, ma non
sono abbastanza espressivi. La pa-
rola boi. viene per certo da Reco-
orar (Provenz.), Ricovrare eRicupe-
' rare , il quale sta per Riacquistare
una cosa perduta , o per Farsi con-
segnare una cosa, che v'appartenga
ancorché prima non posseduta. Tut-
tavia si potrebbe dargli quest' altro
significato e dire Ricuperare V avo-
lo, lo zio nel nipote : il padre nel
figlio p ec. Il Muratori parlando de'
nomi degli avoli, o de' padri che
s'imponevano ai nipoti ed ai figli,
cosi si esprime:» Si costumava an-
» che negli antichi secoli di ricrea-
yt reìì nome dell' avolo paterno nel
9 nipote, 0 del padre nel figlio »
E questo Ricreare dà la vera nozio-
ne del significato dell' Archervar.
Sarebbe quindi > a mio credere,
buòna cosa l' aggiugner nella Cri*
' sca anche questo significato al ver*
bo Ricreare, sull'esempio dì tanto
Autore.
ARCHÉST, n. f. pi. (dal lat. Exta,3^
giuntovi ^ re. Arca, o Cassero de'pol-
li). Frattaglie, n. f. pi. Interiora
de' polli spiccate dall' animale.
Stuvd d' archést -^ Cibrèo. Ma-
nicaretto di colli e di curatene di
polli. — V. Cutxuiélla.
Viscere, n. f. plur. è nome gene-
rico , che comprende le parti intera
ne del corpo animale , come i pi-
moni, il cuore, il fegato , ec. E per
similit. Le viscere della (emi,ec.
(Boi. Vesser.)
Intestino,Tk.m. (Intestine, f.p'o'
è V. ant.). Sostanze carnose Dell'in-
terno, e membranose nell'esterao.
che servono a digerire, e purificare
il chilo, ed a' vuotare gli escremeoii.
Budello, m. e nel plur. Budella,
f. É sinonimo d' Intestini, iem
che questa è voce più nobile usat^
nel linguaggio dei dotti, e l'alma
dello stile famigliare. (Boi. hdéltj-
Si usa anche la voce Interiori,
m. 0 Interiora , f. plur. Cacciar fc
interiora di corpo. Un tonno ben
netto dagli interiori; equivale»
Visceri, ed è voce pur essa nobile.
I Mantovani dicono Arquesti. I"
questo proposito manifesto la mia
compiacenza nell* avere osservalo
che il loro linguaggio è ubo dei piii
somiglianti al bolognese, e che le
voci pili stravaganti sono comuni ai
due dialetti. Poche della sola lette-
ra A del Voc. Mantovano del Chem^
bini basteranno ad esempio. Mcar.
Aldam. Arella. Arila. AnziMll'^^'
loi. Arznadura del bott Avanzon.
ARCHÉTT, dim. & Are. — Archtm
Archicello, Arconcello, dim. diAr^
co.
Archètt da couna. — Arcuccio\
Arnese arcato fatto a strisce éiif]
gno , che sì mette sopra la culla m
bambini per tenere soUalzate le co-
perte. Si dice anche Cat§etta.
AB
61
AR
Àrehètt d'vitL — Mergo, Quel
ralce di vite, che» a modo d'arco,
nezzo sì lascia sopra, e mezzo sot-
Lo terra.
Mtr al vid a archètt dri al
cann.— Sostener le vili a cerchtet"
ti die eamte.
archètt dèi viulein. Are. — Arco,
Ànhetto del violino.
Crii»' di' archètt. — Setole del-
l'ano. HQAeUo dell'arco» è quella
parte a cai sono raccomandale le ie-
lole.
ÌCUITÉn, D. m. Architetto, ìì,TSi,
Colui che esercita l' Arebitettura. É
stalo amie, detto Archilettore ; ora
DOD si soffrirebbe: si trova però Ar>
Mettrice verb. fem. p. e. Architet-
trice naturo. Magalotti adoperò la
parola Aftiii/e/to qual sust. fem. —
^nhimo^ etta. Attenente ad Ar-
cbileliura. Dottrine architette.
niTU\, n. m. Architrave, n. m.
J/«o de'membri principali delle fab-
pricbe, e cioè quella parte che posa
unmediatameote sopra colonne o
sopra sUplii. — Imbotte , n. f. si
chiama la superficie inferiore del-
l' arcliiirave delle porte e flnestre :
^ anche quella interiore dell' arco
^e'poQti.
^.^UH, n. m. Richiamo, n. m. In
jjajiano si usa per II richiamare. In
^'ognese non si adopera che nel
sjgoificato di Allettamento per ri-
chiamare gli uccelli ; e per Lamen-
««20. Doglienza, E si noti che
m dico Dogliaìiza, perchè non è
^^o«e di Cresca.
«CMAiNtìAR, V. (da Arricoamandare
^Jjt.). Raccomandare. Pregare altrui
che voglia avere a cuore e proteg-
P^fe quello, che tu gli proponi. —
^comandare signiuca ancora in
iial Bare, o mandar salute , Mandar
a salutare. Baccomandalemi al vo-
«ro tifj. padre. — Raccomandare,
^«eeàaDdìo Appiccare, legare, o
«laccar fune o altra si fatta cosa a
«pecche si sia , perch' e* la tenga,
«occomondore ad un albero i cani
da coccia legaU eolie ioliie corde.
Raccomandare al palo la corda del
battello.
ARCOIER — V. Ammueciar.
ARCOLT, n. m. Raccolta e Ricolta, n.
f. Ricolto , n. m. Cose raccolte 'dalla
rendite del terreno. E anche Me$$e ,
n. f. dal lai.
ARCORO, n. m. Ricordo. Memoria. Ri-
membranza. Ricordanza.
ARCOTTA. n. f. Ricotta, n. f. Flof di
latte cavato dal siero per mezzo del
fuoco , chii lo coagula.
Arcotta di uc'c. — Cispa, n. f.
Umore crasso che cola dagli occhi ,
e si condensa intorno alle palpebre.
Cispo, Cisposo. Affetto da malattia»
che (licesi Cispità e Cidposità.
ARCÒ VA , n. f. Alcovo, n. m. — Ateo-
va, n. f. è V. d. u. li fagiuoli ha det-
to Arcòa. Luogo in una stanza sepa-
rato dal rimanente con pilastri, cor-
nici o altro, a uso di riporvi un letto.
AIICURDAR, AKCURDARS', v. (daAr-
ricordare ant.). Ricordare. Atcor*
darsi. Rimemorare. Rammentare.
Fare sovvenire, e cosi Rimembrar"
si , ec.
A rcùrdars ' benessém d'una quale
coesa. — Ricordarsi benissimo. Ri'
cordarsene molto bene. Ricordar»
. con piena memoria. Aver piena me*
moria di checchessia. Esser ricor-
devole. Averne perfetta rimembrane
za. ^ V. Memoria.
ARDIR, n. m. Ardire,^ Ardimento, n.
m. Arditezza , Audàcia , n. f. — V.
Curao'ff.
Ardire, v. Non v'ha corrispon-
dente verbo nel dialetto, e dlcesi
con una perifrasi Avèir ardir, ar^
dimèint, oppure usasi il verbo. Al-
tintars'. V.
ARDIt. — V. Curag'g.
ARDRlZZi , add. Raddirizzato, Rad-
drizzato, Ridirizzato e Ridrizzato,
Ridiritto, agg.
ARDR12ZAR. V. Ridirizzare e Ridriz-
zare, Raddirizzare e Raddrizzare,
V. Dirizzar di nuovo e talora Diriz-
zare assolutam.
AV
62
AB
AtoUPPlADURA,!!. f ARDUPPIAMÉINT
n. m. Addoppiatura , Baddoppiutu-
ra. Doppiatura, n. f. Addoppia-
mento, Raddoppiamento, n. m. L'ad-
doppiare.
ABDUPPIAR . V. Addoppiare. Raddop-
piare, Indóppiare, Doppiare (tatti
coli* ó chiuso). Far doppio. — V.
Dóppi. — Adoppiare, con un solo
d, ero aperto, vale Dar l'oppio:
Addormentare a forza d' oppio.
ARÉINGA , n. f. Aringa, n. f. Pesce no-
to che si pesca ne' mari settentrio-
nali , e viene a noi secco insalato e
' affumato.
Arèing daov,e Arèing da lati -
' Aringhe di uot^a diconsi le femmi-
ne, e Aringhe di latte, ì maschi.
Aringa e Aringo. Aringamento.
* Diceria o ragionamento pubblico.-^
Quindi Aringare. Far pubblica di-
cerìa in ringhiera, orare, parlamen-
tare. Aringatore. Che aringa. (Boi.
Àringadòur.)
Sunar Varèinga, è Sonar la cam-
pana della Comunità in occasione
' di ptU)blico castigo a' malfattori:
detto cosi forse perchè una volta
serviva ad avvisare per qualche pub-
blica aringa , o aringo.
ARÉLLA , Camiiccio , n. m. Spezie di
tessuto di canne palustri provenien-
ti dalla pianta perenne detta volgar.
Spàzzola 0 Canna di palude, e ser-
. ve per coprir le centine , sopra le
quali si devono posar le volte , per
stole da bachi da seta , e per altri
usi domestici. La voce boi. pare una
sincope di Cannarélia , cioè Canna
sottile, o sia Cannarélia. La Scuota
è un altra cosa. — V. Stura.
Graticcio è un tessuto di vimini
in su mazze. — V. Gradezz.
Molte sorta di cannicci si fanno ,
che dalla loro dimensione ricevono
in boi. diversi nomi. i4rton. Can-
nicci de' più grandi, lunghi sei, e
larghi tre piedi di Bologna. Arlein.
Piii stretti e di cannucce più sottili.
Guttéll. Certi cannicci poco intessu-
ti , sottili e stretti, che servono da
cestire il tronco degli alberi fruul
feri giovani per garantirli dal trop
pò ardor del sole, e dal gelo.
ARENA , n. f. Chiamano i bobgoe^
con questo nome un luogo chiuso
ma alio scoperto, destinato a poi
blici spettacoli diurnL
Questa voce è imitatji da ciò cb
i romani chiamavano Arena, da
Quella dell' Anfiteatro , o del Circo
perchè era uno spazio sparso d'an
na , in cui si combatteva , e i eoa
battenti eran detti Arenàri.
Circo denominavasi l' EdiBzio p(
giuochi degli antichi. Onde il fmg^
lato, le cacce delle fiere, e simili s
facevano ordinariamente nel Circe
Il più rinomato era quello, che Tv
quinto il vecchio aveva abboz»«
tra il Monte Aventino, e il Hook
Palatino. Da prima era semplicisbi
mo e senza sedili ; Tarquinio ii sa
perbo lo. rese magnifico faceodoi"
circondare di mdini di legno, che
poi si fecero di marmo. Eradicale
estensione, che poteva contenere &*
no a 1 50 mila spettatori. —V. feaUi^
Ippodromo. Circo per la cor^de
cavalli. I più famosi Ippodromi, oj
tre quelli di Roma, furono quei di
Costantinopoli, di Cartagine, e d'-^
lessandria in Egitto.
Naumachia. Spettacolo aniifo"
straordinario nel quale in un cim
inondato d'acqua si faceva mosw
al popolo, assiso sopra d«'s«di»
di un combattimento navale.
• ARENG'AR. v. Areng'ar un fraiol, «i
giustaeor. — Rivoltare un to6a"}i
un abito — Xsteiìia aren*gà. — '^
sta rivoltata.
ARFÉNDER. — V. Arar.
ARFIAD. — V. Ammsa. ^.
ARFIADAR, v. Fiatare. Rifiatare J^
tare, v. mandar fuori il fiato. — '
Respirar. .
ARFID, n. m. ARFIDADURA. d. m. A
fiuto, n. m. Il non rispondere?
giuoco di carte del seme giocaio-
V. Arfidar. Al giuoco dell' omhred
cesi Faglio.
AB
63
AH
RFIDAfi, V. Riputare, y. Voce de'gio-
calori di carte. Non rispondere al
seme giocato dagli altri sia per non
averoe, sia aveodcae ancora. Mei
giooco deir ombre dicesi Fagliare.
IRFILAR, V. Raffilare, t. 11 pareggiar
cbefaoDO i sarti, i calzolai colle
forbici e col coltello i loro laTori.
affilar un ttiaff, una cwrtld, —
V. ^pptar,
ii^mu^, Rappro fondare, Ripro-
fondare, v. Di nuovo profondare,
rieotrar nel profondo.
ARFUSA (ALL') av?. AUa rinfusa,
Confiuttimente.
ARGHEN, D. m. Argano, n. m. Stru-
mento di iegoame per usc| di muo-
vere, 0 tirare in alto materie d' ec-
cedenie peso.
Bùrbera è uno strumento di le-
gno, attorno Si cui s'avvolge un
càoapoperaso di tirare in alto pe-
sL^Àipo dicesi a quel legno, sul
quale s'avvolge il canapo.
A i voi i arghen a far una cos-
«fl- — Dicesi jFor qualche cosa ti'
Tata coW argano , o a forza d* ar-
dano, per dire Far quella cosa mol-
lo mal voiontieri.
AKGHGNi, add. Rincagnato e Ricc^
mio, ala, agg. É proprio del na-
^ schiacciato, o del viso che ba
ihn' "''^ ^ 80^ di cagnuolo.
àmmm AL NAS. Ricagnarsi, n.
P- far viso ricàgnato. Arricciare il
^'^tt'o. le labbra, o il naso. Quando
con un gesto taluno mostra di aver
qualche cosa a sdegno o a stomaco,
ose ne stizzisce.
«GOi, a. m Orgoglio, n. m. Alteri-
m, n. f.
hèir dl'argói. — ìnorgogUare,
''fnaré orgoglio. Montare in orgo-
m, OrgogliarH,
Argot. — Orgoglio per Forza,
^^liardia,
/n^ót d'una volta, d*un are, —
%O0lto. Lo sfogo d'una volta, di
^aroo. (La^voce francese Eleva'
*Ìon d'une vfmte mi pare pili signi-
ficante.)
Andar in argói.'^ Andare in ri-
gògUo, ed anche in Bordello, Si di-
ce dei soverchio vigore delle piante,
' che spesse volte impedisce loro di
firuttiflcare. Anticam. dicevasi Ar>
gogUo, da dove è derivata la noetra
voce.
ARGTTAR,v. Qoesta voce, che dai piti
puliti si lascia alla plebe, non sa-
rebbe cotanto da disprezzarsi , per*
ehò rimasta dal latino Eructare, e
perchè si deve riconoscere per la
stessa italiana Rigettare; tutta volta
conviene adattarsi all'uso e dire
colle persone civili Vom^tor (che
pur dal volgo i>ol. dicesi Gumitar).
Mandar fuori per bocca il cibo , o
Sii umori, che sono nello stomaco.
igetiare, Rècere e Ruttar fuori
(boL Trarfora).
Eruttare , è piii propriamente il
Trar rutti. Eruttare dicesi ancora
per Mandar fuori a guisa di rutti, e
massimamente dell esplosione dei
vulcani. Eruttazione del Mongibel'
lo. Eruzione del Vesuvio.
Trar fora i uc'c. — Reeere'l'O'
nima.
ARGTTON, GUMITON , n. m. |dur. Re-
citiccio , n. m. La materia che si re-
ce. Cibo rigettato. Per similit. dico-
no i bolognesi Argtton (da Rogaton
francese) per significar Vivande ri-
scaldate, 0 grossolane, oppure Ri-
masugli , avanzi di vivanje già gu-
state da altri , come per dire Mate-
rie vomitate.
ARGUARD , n. m. Riguardo , n. m.
Arguard di liber. — Guardia del
Ubro, Foglio di carta che si mette
internamente fra '1 libro , e la co-
pertura di esso.
ARGUlANT,add. Arrogante, Orgoglio^
so. Altiero , agg.
ARGUTE, add. Rannicchiato, agg.
Star argute', — Rannicchiarsi,
Restringersi in se stesso.
ARI , e ARRt. ZÒ ZÓ, o GIÒ GIÓ. Modi
che sono propri agi' italiani , ed in-
citano le bestie ék soma al cam-
mino.
AB
64
^ L'è onda vi sèinza nianc dir ari
là. •— Andartene Mensa dir nt mot-
to, né tottoi Né pur addio; Sen-
za dire né a Dio, né al diavolo. I
lat dicevaDO Insalutato hospite.GM
italiani comunemente osano la frase
latina, e i bolognesi pure. Questi
sogliono anche dire Andarvi <Ula
franzèita.
ARIA» n. f. Aria, n. f. Detto assolut.
vale Aria atmosferica. Dicesi an-
che Aere, e Aer, n. m., ma è termi-
ne della poesìa, come lo sono Aura,
Auretta; ed Ètere, n. m. dal lat.
' quindi Etèreo, Etèrio, agg. Da Aere
irengono pure Aèreo, agg. D'aria.
Aeriforme, agg. Che è in forma d'a-
ria. Aerino aggiunto di color cele-
ste chiaro, color d'aria. -^ Aero-
nauta. Neologismo introdotto per
dire Colui che naviga per l'aria
( boi. Vuladòur). Con voce greca sì
direbbe Areòbata; e Aeròstato il
palloa volante. — Areometrìa. La
scienza delle proprietà dell'aria,
che insegna a misurarne , e calco-
lame gli effetti. •->- Aerofobia , Pau-
ra dell'aria. Cosi Aerologia, ec.
Aria, secondo la volgar nozione,
è quello de' quattro elementi , che
circonda il globo terracqueo. Se-
condo i filosofi l'Aria è Un corpo
tenue, fluido, trasparente, capace
di compressione, e di dilatazione.
Distinguesi in Aria elementare, e
Aria atmosferica. — L'Aria ele-
mentare, eh' è V Aria propriamente
detta, è una certa materia sottile,
omogenea , ed elastica , la quale è
la base elementare dell' aria atmo-
sferica.—LMrtaa^mos/àWca, o sìa
Aria volgare ed eterogenea, è Un
ammasso di corpuscoli , che costi-
tuisce ciò che chiamiamo Atmosfe-
ra, In cui viviamo e ci moviamo. -
1 chimici moderpi col nuovo nome
di Gas intendono Una combinazione
di un corpo qualunque col calori-
co , in modo che il composto , che
ne risulta, sia invisibile, elastico,
pesante , molto cedevole , senza
AR
perdere lo stato d'invisibiliti. Quin-
di gli stessi chimici vogliono cIm
l'aria atmosferica risulti dalla com-
binazione del Gas azoto eoa ciò
eh' essi chiamano Aria vitale, e
con altro nome Gas osngeno, il
quale dagli antichi chimici chia-
mansi Aria deflogisticata. Empireo
o Aria empireale. Aria pura o del
fuoco. — Distinguono poi diverse
spezie di 6(m, secondo cb'é prodotto
dalle varie combinaziooi.
Vento è un'Aria agitata.
Brezza è quel Piocol venticello,
ma gelato e crudo, cbespira la Dot-
te e la mattina di buon' ora. fm-
zeggiare. Spirar vento. — Al tin
una zerta arietna-, che m'pénein
al zervéll. — Egli è brezzolina.f^
mi penetra fino al cervello.
Ariazza, n. f. Brezzatone o Brez'
zone. Vento freddo e gagliardo.
óra, coU'o largo, significa iuro.
ed è pure della poesia. Òm in boi.
è voce usitatissima, ma in sigoìfica-
to di Aria acuta e fredda, corrispon-
dente piuttosto a Brezza.
Metèora, e più comun. Metèore
plur. Nome dato a tutti i cot^hf'^
si trovano nella nostra atmosfera •
apparenze e fenomeni, che sooogu
effetti degli elementi della mede-
sima. «— V. SòuL Louna. Eug."
Meteorologia. DoUrina delle oie-
teore. ,
Pneumàticao Pneumatolo9Ì»\^^}^
gr. Pneumon, Aria o Spirilo) w»*
sica significa Scienza sulla propne-
tà dell' aria. — Macchina pne^^^'
fica è Una macchina con cui si » "
vuoto, 0 si rarefa consìderabilmeD-
te Tarla contenuU in un recipien-
te. — In metafisica Pnewnatologvi>
Pneumàtica è La scienza degli enti
spirituali -^ V. Veint. .
La maggior parte de'profcrw^
dettati italiani, che hanno relaziooe
e questa parola Aria sono pure ds>'
ti in boi. nello stesso signmW'
né s'avrà timor di errare nel dire:
Stare all'aria, in aria, per <^
AB
66
AR
eoUa pancia att'arieL An>
oU'arkL
ir dtaria a una stanzia. —
ìdeU'aria, Mettere in beU'aria.
l'I' ha mane vést l'aria,*^
Non ìa ancora veduto ia htee,
An'Ura mane un fià d'aria. —
^mio/^ tilt fiato di vento.
liriaeulà. — .AHa eoiata. Aria
cbe Tiene non da cielo aperto.
^ria detto figar. vale Altèriifia,
^/tero, Superlria, Orgoglio. •- AvHr
H'om.^ Aver dell' aHiagia, detta
«iperòia. ^Dars' di' aria. — Searv
M Itti grane» in sul grande. Avere
Oria $Qda. Paboneggiarsi. -* Quia
moura l'ha un' aria. — QueUa
signora alza il viso , ha fumo , va
coUa tetta alta. Cosi dicesi Alzar
la cordtt. Prender orgogUo. — Al
^'ha tratta cùn un ària. ^HHka
Ifotiato orgogliosamente » baldan*
somnenk, àtteramente, (ntròan-
notamente.
Aria. — Aria, e dim. Arietta ,
Ariettina. CanzoDelta per musica ,
0 messa in masica.
Àrmna, — Ariona, n. f. Aria,
portamento grande , nobile. •— i4-
riom. — Ariane, n. m. V. d. U.
^ in mosica forte e di carat-
lere,
ARJETEIN, n. m. Re di macchia, Be
«fiepe. Da' toscani detto Scriedolo
pei suo Terso che fa Cric, e Fora-
*«?«, dall'avere il becco aguzzo «
e dallo sUr nelle siepi. Viirace pic-
<?oiissinio uccelletto solitario, che
|KB sempre la coda ritta. In s^cuni
^[hi d' Italia 4!hianiasi Realino
(da cui Tiene ia yoce bol.)> Lui, Re-
9^f Heillo. Il Fiorrancio è una
specie di Re di macchia , che ha in
<3po una cresta, o striscia di pen-
ne di color simile al fiorrancio.
^rietein, per similit. agg. a ra-
^^, vale Vivacissimo, e che non
,.\stàmai fermo. — Ternas. V.
*«ETTA. n. f. Arietta, dim. d'Aria
*ura. Awetta. Vod poetiche.
^^èir di' ariétta. — Avtfr della
supéftiuxxa, deltmrffOQUum, del*
l' a$nlHxioneella.
Arietta. "— Arietta, Tenn. musi-
cale.
ARIOL. n. m. (per non dire JKol, un
riol, che sarebbe duro) Stròscia,
n. f La riga che la l'acqua corren-
do in terra, o su checchessia.
Ariol per Solco, Cavo, incavo.
Fossetta.
L' ariol d'aquach'còrrpermézz
alia strd. — Rigàgnolo.
ARIÒUNA. — V. Ario.
ARISTIDE, np. m. Aristide, m. Cosi
Spadafora.
Questi nomi terminati in ide non
• hanno costantemente l'accento sul-
la penultima, e perciò converrà sta-
re all' uso pili comune.
ARITMÈTICA . n. f. Aritmètica, n. f.
Atftfaeo. Scienza di numerare. Da
Arilmo gr. Numero.
Alla voce Abòàc, segnai la parola
ital. Abbaco colla penultima lunga ,
ed in tal guisa sembra certamente
iodicato ne' vocabolari ; ma sia per
la mancanza degli accenti sui voca-
boli, sia per la incostanza o inesat-
tezza nel regnarli , rimane incerto
per lo più se lunga o breve sia la
penuitinia. E siccome è regola co-
stante di stare all' uso generale in
fatto di pronunzia , cosi a questo ci
atterremo.
ARUV ADURA DI CAPt. J^uùva Hntw
ra, e racconcio de' cappelU. Cosi
Arlavar i capi, -^Par fiuova tin^
tura , e racconciare i cappelU veC"
chi.
ARLEIN. — V. Arélla.
ARLt,n. f. Ubbia, n.f. Opinione supersti-
ziosa e malaugurosa. Dicono i bolo-
gnesi^ Avèir arti , Dar arti , Torr
l' arti. — Recare e recarsi ubbia: .
Fuggire , levare V ubtna.
ARLIV , n. m. RiUevo, n. m. Rabesco a
rialto , cioè rilevato.
hass arUv. — Basso rilievo , si
dicono le figure, che non si solle-
vano interamente dal loro piano.
Afiiv, perAlliv. V.
Aft
66
AB
AULIVA , add. mtevato , Sollevato ,
Bialto, agj;. Quando la prominenza
è arcuata dicevi (^onoesio, contrario
di Còncavo, Incavato.
ÀrUvà per Allevato, BilevcUo, fìu-
drilo , Educato,
ARIJVAR, T. Alleoare, t. Allevare in
senso proprio altro non sigDi6ca
che Alzare all' alto. In senso iìgu-
rato, Tale Nutrire gli animaU, o
coltivar le piante.
' ArUvar. Rilevare. Rinnalzare ,
tondeggiare. Dìcesi dei disegni. —
Rilevare. Sùrgere. spòrgere in fuo-
ri le cose dal piano.
ARLÓI» n. m. (da Arlogio ant.). Oro-
logio. Orinolo e Oriolo. Macchina
per misurare il tempo, e segnar le
ore; che con voce greca dicesi Cro-
nòmetro,
Arlói da aqua.-^ Clatidra. Oro-
logio da acqua.^
Arlòi da pòlver, — Ampolla.
Orologio a polvere.
Arlói da sòul. <— Orologio a io-
le,
Mettr insèm un arlói. — Monta-
re un orologio.
Dsfar un arlói. — Sìnontarlo.
Tirar sii un arlói. — Caricarlo.
Arlói eh' va prèsi, — Orologio
che avanza. — Ch'va tard. — Che
rilarda. — Ch'va òein, — Chf è
giusto.
Ripetiziòn. — Oriuoh a ripeti»
zione.
Cariliòn. Parola fr. Quegli orolo-
gi ne' quali si sono introdotti dei
suoni di campanelli, di organetti
e simili.
Meridiana. — Meridiana, s. f. è
yoce tv. Meridienne, Una linea se-
gnata nel suolo su cui batte il sole
costantemente nel punto del mezzo
giorno , entrando per un foro fatto
nel tetto dell' edifizio.
ARLÓN. — V. Arélia.
ARLOTT , n. m. Materia umida com-
mestibile che per la sua brutta ap-
parenza eccita al vomito. Forse la
voce boi. viene da Arlotto , che per
analogia d prende in vece di UoiAo
sporco, gaglioffo. Il teroijoe boi. è
quasi sinonimo di Gutniion, o al-
meno risveglia la raedesima idea.
Vedilo.
' ARLUlAR, V. fig. Importunare. Sefr
lecitare, v. Martoriare uno.
ARLUIIR, D. m. Oriolàio, Oriuolaio,
Orologiere, n. m. Colui che fa gli
orologi.
ARMA,'n. f. Arma e Arme^ n. f. Cosi
al plur. Arme e Armi. Termine ge-
nerico d'ogni arnese o strumento
per uso di difendere, o di offen-
dere.
Arma da fitg. — - Arme o Bocche
da fuoco, in cui si adoperano la
polvere e le palle: come schioppi,
cannoni.
Arm'da lai. — Armi da taglio, o
da punta. Quelle che feriscono col-
la punta 0 col taglio, come sodo
i coltelli.
Arma bianca, in cui non v'ha
fuoco , come spada , pugnale . ec.
Anna al brazz. — Imbracciar
V arma. Operazione del soldato nel
maneggio del fucile. — lUweseiar
V arma. Capovolgerla colla bocca
Terso terra in segno di lutto.
Arma dia casa. — Arma per Irv-
segna. Stemma, Impresa di fami-
glia» o di popolo.
Molte voci s'adoprano cornane*
mente, che sono simili fra ói loro,
per significare ciò che in bolognese
dicesi Arma.
Impresa è Un simbolo determi-
natamente riferito a una persona,
o cbe esprime qualche cosa che la
concerne in particolare.
Emblema è un simbolo più gene-
rale. L' Emblema suppone sovente
Una comparazione tra due oggetti
delia medesima natura.
Simbolo è nome generico. Nel
linguaggio dei dotti è un Segno.
indizio, o rappresentazione di un
oggetto morale, mediante le imma-
gini dì cose fisiche o naturali. *
Varie sono le specie simlwliche
AR
67
Aft
p. e. GerogHpco, o JerogUfico. Nel
iingnaggio degli archeologi signifi-
ca Que' simboli o figure* mistiche ,
usate dagli antichi Egizi per copri-
re, od ascondere i segreti della lo-
ro teologia. É voce greca, e in quel-
la lingua significa Figura allusiva a
cose sacre. — V. Lettra,
Stemtna , secondo Tuso moderno
è Quello scudo nel quale sono di-
pinte le insegne, e le distinzioni
simboliche di una famiglia.
Arme furono prima chiamati quei
segni di dignità , e d'onore d'ordi-
nario espressi con certe figure, e
eoo ceitt colori dati od autorizzati
da' Sovrani per distingue^ le perso-
ne, e le famiglie.
XRM^DAl. n. f. Armata: Truppa ; Mi-
itzia; Uercito, Corpo di uonaini
armati.
Vn Otti d'armada, -— C^omo d'ar-
me, 0 d'armi. Militare.
ARMADURA, n. f. Armadura, n. f. e
anche l'Armato, n. m. Clhiamano
gli artefici Tutte quelle cose, ch'es-
si pongono per sostegno , fortezza ,
0 difesa delle loro opere. Armadu-
ra de' pozzi, delle volte» dell' ani-
ma di una statua, Armadura dei
tetti. — V. Cvert.
Metter l' armadura. Far V arma-
dura a una txilla , a un are, etc.
— Armare una volta, ec.
CawMT l'atmadura. — Disarma'
re una volta, un arco, ec.
ARMA6NER, v. ARSTAR, v. Himanere.
Bestare. v. Armagner curt,^^ Ri-
manere attornio.
ARMAR, y. Armare, Vestire armadura:
e anche Far l'armadura delle fabbri-
che. — Disarmare è il suo contra-
rio.—Atormarf. Armare di nuovo.
Armars' d'pazeinzia. ^^ Armar-
si con una lunghissima pazienza ,
ha detto Redi. Armare il diritto ;
Armare il pretesto , dettato da non
imitarsi. Ad esso si sostituisca Met-
tere, Recare in campo, innanzi il
suo diritto. Addurre, recare in
Campo un pretesto , ec.
ARMARI, n. m. Armàdio: e cosi il
dim. Armadino: Il peggior. Arnia»
diaccio: Tacer. Armadione. Dicesi
ancora Armario.
ARMAROL, e più comun. ARCBUSIR,
n. m. Amtattiolo. Colui che fabbri-
ca, accomoda, o vende armi da
fuoco. — V. Arctnuir.
ARMELLElN , n. m. Ermellino e Ar-
mellino , n. m. Piccolo quadrupede
de' paesi settentriqnali di pelo can-
didissimo, e che ha la sola estremi-
tà della coda ne rissima.
ARMERITAU. — V. Meritar.
ARMÉSD, n. m. Disordine, n. m. Con»
fusione , n. f.
ARMESDAR, y. •Rimescolare, ▼. a. JU-
mestare. Di nuovo mescolare , ed
anche Mescolare semplicemente.
Sintirs' armesdar al sangu. ^
Sentirsi rimescolare. Rimescolarsi.
Quel terrore e queir agitazione che
produce nel sangue un' improvvisa
cagione di spavento.
ARMESSA , n. f. AHBUTT. ARFIAD , n.
m. Rimessiticcio , Rimettiticcio ,
Ra/rnpollo , n. m. Rimessa, n. f. Ra-
mo nuovo rimesso -sul fusto vec-
chio.
ARMÉSSA, n. f. Rimessa, n. f.
Stanza ove si ripongono le carrozze.
ARMETTER, v. Rimettere, v. Metter
di nuovo.
L'armetter di alber. — - RiìnettC'
re , Ripullulare , Rigermogliare.
Germogliar di nuovo. >
Artnettri in»t-una cossa, Armet'
tri del so. Metter del suo. Sca-
pitare.— Ali ha armess tùtt al so,
Ei vi ba messo tutto il suo.
ARMNAR, V. Contare. Annoverare.
Numerare. Raccor per numero.
ARMONt , n. f. Armonia, n. t. Concor-
danza di voci; Concordanza di suo-
ni. Quel bello e dilettevole , che.ri-
sulta dall'unione di diversi suoni
musicali uditi in uno stesso tempo.
ARMÓUR , n. m. Rumore , e più comu-
nem. Romore, n. m. Voce generica
adattata a vari suoni per lo più dis-
ordinati- e scomposti.
AR
Molti sono i tennini cbe sembra-
no sinonimi con questa voce, ma
perchè differiscono per lo piii nel
loro significato proprio , gli bo qui
registrati.
Baccano, (Baccan boi.) Romore
di voci che risulta da molte perso-
ne, cbe scherzano sconciamente.—
Sbaccaneggiare. Fare il baccano.—
BaccanaUa, Baccanerìa. Romore di
chi giuoca e scherza con clamori.—
Bisbigliamentò e BiibigHo. ( Bisbia'
mèint, boi.) Quel legger fischio che
si ode da coloro, che parlano sotto
voce , senza che si distinguano le
parole; quindi i verbi Bisbigliare e
Pispigliare: il verbale Bisbigliato*
re, e Bisbigliatorio , agg. di luogo
dove si bisbiglia. BisbigUo, Bisbi-
glio continuato. — Susurro è mol-
to afiìne a Bisbiglio nel caso qui
sopra spiegato , se non cbe Siir
mirro pare cbe indichi un suono
di parole pronunziate da diverse
persone a voce sommessa. Susurro
poi si riferisce a qualunque altro
tenue romore procedente da ogget-
ti diversi. — - Borboglio , Borboglia'
mento. Borbottamento, Borbottio.
( Buiamèint , boi. ). Propriamente
Romoreggiamento degl'intestini per
flatuosità o d' acque sotterranee ,
che si dice ancora Buggiio. E il
verbo Borbottare , meglio che Bor-
bogliare.
Busso. Alle volte significa Strepi-
to , altre volte Bomore meno forte.
Chiasso, Bordello, si prendono
per Romore grande insolente di
persone; perchè in luoghi cosi det-
ti si usa fracasso. Chiassata vìAe
Gran chiasso. (Boi. Burdèll.)
Clangore. V. lat. Strepito di suo-
no , e dieesi propriamente di quello
delle trombe.
Croscio. Quel romore che fa la
pentola , la padella , il paiuolo e si-
mili , pieni di liquore nel bollire
gagliardamente. •» Crosciare , il
verbOj
Scròscio è quasi sinonimo di Cro-
6S AR .
feto, perciò si dice Bollire a Mero-
tcio , Bollire in colmo. ( Bùier a ca- \
Wklt). Ma è piir proprio per indicare '
Io strepito , che fanno i corpi , cbe
crepitano e scoppiettano. Cosi Scro-
sciare, il verbo {Ciuccar boi.).
Fracasso, Fracassio ( Fracass.
boi.). Romore che procede da frat-
tura o spezzamento di materiali.
Fragore. Romore prodotto dal-
l'aria fortemente agitata.
Frastornio* Romore cbe rimbom-
ba e stordisce.
Frastuono. Confusione di diversi
romorì e strepiti quasi fuor di tuo-
no.
Frombo, Frullo. Romore di mol-
ti uccelli insieme nell' alzare il vo-
lo, come di stame, piccioni. (Boi.
Frullamèint).
Gorgoglio. Romore che fanno i
liquidi bollendo , o sortendo da
luogo streito.
Bimbombamento , Bimbombio.
Bimbonibo. Suono che resta riper-
cosso dopo qualche romore , mas-
simamente ne' luoghi concavi o ca-
vernosi. Ma si appropria ancora ad
altri romori.
Rintronamento , Assordimento.
Stordimento. Rimbombo forte qua-
si a guisa di tuono.
BotntMi, Bombo. Quel romore che
si sente dentro gli orecchi. 11 suo-
no prolungato che rimane dopo
qualche grande scoppio, o suono,
come del tuono, della campana,
ec. {Boi Bàtnba.)
Rovinio. Gran romore.
Bonzamento, Ronào, Bonzo. Bo-
more che fanno i mosconi, i cala-
broni , zanzare e simili , per l' aria
col frullar dell' ale; e per similit. di
altre Qose tratte o agitate fortemen-
te per r aria. Si usa anche lE^ura-
tam.
Scalpicciamento « Scalpiccio .
( Scarpazzamèint boi. ). Calpesta-
mento con istropicclo di piedi. Cosi
Scalpicciare, diverso dallo Scc^i-
tamento e Scalpitare , che è il pe-
AR
69
AR
stare e calcar co' piedi fa andiBdo
( Boi. Andar pèis , Pittar i pi. )
Schianto. Sùbito ed improvviso
scoppio, e dicesi per lo più del,
taono. I
ScMamazzo, ScMamazzio (Boi.
Stiamazz). Bomore prodotto da al-
ti e disordinati gridi.
Scòppio. Fracasso che nasce in
qaelle cose, che per interna vio-
lenza s' aprono / e si rompono fa-
cendo stl^epito. (Boi. Ciocc).
CrepoUos Crepito, Cigolio, Voci
osate da alcuni medici ; ed è Quel
romore che fonno talvolta le ossa ,
cagionato da alcuna malattia. ( Boi.
Ciuecamèint dell' i oss. )
Strèpito, Romore grande e scom-
posto.
Stridere, Scricchiolare, Crocchia-
re deUe porte, delle scarpe, ec.
(Bollar).
Tuono. Quello strepito che si sen-
te neirarìa quando folgora , ed è
io conseguenza di aprimento sfor-
zato di nubi.
Alla classe di queste parole in-
dicanti Romore , apparterrebbero
quelle ancora vocali degli uomini,
e delle bestie ; ma si troveranno le
prime alla voce Zig , e le altre in
Veri.
ABMUNDAR , V. (i alber). Bimondare.
Tor via i rami dagli alberi.
ARNÉIS, n. m. Arnese, n. m. Nome
generico di tutte masserizie , stru-
menti, fornimenti, ec. I bolognesi
l'usano rare volte nel senso che
gli si dà in lingua italiana , e lo
prendono quasi sempre nel signifi-
cato d'instrumento da lavoro. — V.
Vsvai.
Essr in bòn, o trest amèis. —
Essere, o Andare bene, o male in
arnese. Essere o andare bene o ma-
le vestito.
L' è un trest, un cattiv amèis, fl-
guratam. Trasportato nel dialetto
boi. a cosa animata , come usò il
Petrarca Stram arnese; parlando
d'uomo.
ABNICÉ, ABTIRA, add. Raggricchia"
io, BanniccMato. Baggruzzato. BaO"
gruzzolato. agg. Ristretto in se
stesso.
ARMClAìfÉlNT , n. Baggriechiamen-
fo. Il raggricchlarsi.
ARNICIAR. e ABNICIARS', v. Baggric-
chiare, Baggruzzare, Baggruzzo'
lare, e Bannicchiarsf , ec. Restrin-
gere in se stesso , come fisi V uomo,
che raccoglie insieme le membra
per freddo, o per simile accidente.
ARNUVAR e ABZUVNIB , v. Binovare
e Binnovare. Binovellare e BinnO'
vettare. Tornare a for di nuovo.
Bingiovanire, e Bingiovenire , v.
Binnovare ; e In signif. n. Ritornar
giovane. Binnovellarsi. Per simllit.
si dice di varie cose, che hanno
una specie di vita, e per lo plii del-
le piante.
ARNIJVLÉ , add. Bannuwlato e Ban»
nugolato , agg. Dicesi del cielo co-
perto dalle nuvole.
ARNUVLIRS'. V. Bannw)olare e Ban-
nugolare , v. Coprirsi di nuvole il
cielo.
ARÓMAT , n; m. Aròfnato, Aromo.
Nome generico d'ogni Spezierìa, e
Profumo.
Da Aromo vengono molte voci.—
Aromatario, n. m. Venditor d'aro-
mi, che più comunemente dicesi
Droghiere. — V. Drughir. — Aro^
malicità, Aromatichezza , n. f. Sa-
pore, odore, e qualità aromatica.—
Aromàtico, tea, Aromàto, àia, agg.
Che ha odore e sapor d'aromato.—
Aromatizzare, v. Dar sapore, odo-
re di aromato.
ABPARÉLl.A, n. f. Baperella, n. f.
Quel pezzetto di madrevite che sln-
vìta alia fine della vite, dopo aver-
la infissa , perchè resti salda.
•ARPEG'G, n. m. Arpéggio, n. m.
Specie di suono che si fa per ac-
compagnamento al canto . o ad al-
tre armonie sugli strumenti da cor-
da, siccome l'arpa, la chitarra, ecc.
* Arpèg'g, dicesi figurat. dai bo-
lognesi per muovere a qualcuno a-
AR
cerbi e violanti rìmproTerì. — Al
t-m-i de un ai^g'g. Gli disse il
fatto prof^rio, quel che st9 bene.
Acremente rimproveroUo.
ARFÉIG, n. m. Erpice, d. no. Strumen-
to fatto di piU legni in quadro a
modo di graticcio, dentato con pun-
te di ferro dalla parte di sotto, e
sopra di cui sta ritto il bifolco per
aggravare , e frattanto guidare i
buoi, che lo tirano, e cosi spianare
e tritare la terra, de' campi assolca-
ti. — V. Arpgar,
ÀRPGÀR , V. Erpicare , y. Spianare e
tritar. la terra coH'erpice dopo aver
seminato. Siccome quasi ninno dei
contadini bolognesi trovasi aver
r erpice, si adopera invece comu-
nemente un semplice strumento
fatto con quattro legni in quadro
in forma di scala a pinoli , e tante
volte una iscala stessa » perciò essi
dicono Scalunar.
ABPIADURA, n. f. Costipazione. Riser-
ramento. Ristrignimento de' pori
della cute. Il termine boi. è riser-
bato al significato di Soppressione
di sudore per freddo sopravvenu-
to.
* ARPIAR , V. Rappigliare. Rappren-
dere. Coagulare.
• ARPIARS', V. Costiparsi, v.
ARPIATT (D'), avv. IH nascosto. Di
nascoso. Di soppiatto. Di furto.
Ascostamente. Ascosamente. Nasco-
stamente. Nascosamente. Occuila-
mente. Celatamente. Alla, celata.
Di celato. In celato.
Andar vi d' arpiatt. — Andar ce-
lato o celatamente. Andar di na-
scosto.
A i teins dri d' arpiatt. -^ Gli
tenne celatamente dietro.
ARPIATTÀ, add. Nascosto. Nascoso.
Ascosto. Ascoso. Occulto. Celato. Ap-
piattato. Rimpiattato. Soppiattato.
Impiattato. Tutti aggiuntivi. — V.
Arinaltar. -— Recòndito, vale Ciò
eh' è posto in luogo chiuso, o ben
custodito.
ARPIATTAR e ARPIATTARS', Nasconr
70 AR
dere. Appiattare. Rimpiattare, Sop^ I
piattare. Impiatlare. Ascondere^ Oc-
cultare. Celare. E si usano anche
n. p.
Una cossa eh* s ' poi arpiaUar, ^
Cosa nascondevole. E cosi II na-
scondere. Nckseondimento, OccuUa-
mento ec.
/ Hanno una grande analogia ^ le
voci del dialetto Arptoltor eArpòn-
der nel modo stesso, che hanno tat-
le le suddette italiane; ioita^olta
Arpiattar semhm piii generico, e
meno Arpònder, il quale incliide in
sé la nozione di Metter dentro , di
Custodire.
ARPIATTAROLA, n. i. AppiatiametUo,
Occultamento, Nascondimento, Ce*
lamento , n. m. Celatura , n. f.
Far all' arpiattarola. — Fare a
capo a ncucondere. Giuo<3o fanciul-
lesco , che si fa coli' appiattarsi in
luogo nascosto, ed esser cercalo da
altri, in Toscana si dice Fare alle "
rimpiattarelle.
Un arpiattarola. — Una coper-
cfUeUa. Frode o altra simii €x>sa ,
ma coperta , affine d* ingannare al-
trui. — L' ha fati un arpiattarola
a so pader. Ha usato una coper-
chiella a suo padre.
• ARPIATTON , n. m. plur. Nascondi-
mento ec. = Far dU arpiattòn. <—
V. Arpiattarola.
ABPÓNDER. V. Riporre e Ripònere, v,
Chiudere, o serrare alcuna cosa per
conservarla. Per Occupare, Nascon-
dere. Celare.
Andars* a arpònder. — Andarsi
a riporre. Ritirarsi per vergogna ,
0 per non poter stare al paragone.
*ARPRÉIS , agg. Rappigliato. Rappre-
so. Coagulato. — Latt arprèis, Lat- '
te coagulato.
ARPUNDÒUR, n. m. Nasconditore, n.
m. Nasconditrice, n. f. Che nascon-
de.
ARPUNDUR , ARPUNDEIN , n. m. Bipo-
sUglio t NascondigUo. Luogo segre-
to atto a nascondervi checchessia.
Arpundur, sgònUnacà, n. m. Be-
AH
71
AB
pesilorio, o. m. Stanza da conser-
vare 0 riporre arnesi domestici.
*àRP(JNDURa. n. f. L'azione del ri-
porre, del collocare.
AKPURTAR, V. Bapportare e R^or-
(ore.
ÀRPZNLNIR, V. Appiccolare e Appic-
mkre. Appiccolire e ImpiccioUre.
appiccinire e Rappiccinire. RappiC'
cvMn e Rappiccolare. Rimpiccia-
ììn e Rimpiccolire, Menomare.
Qoiuido sono presi in signif. att. va-
' gliooo Ridurre in forma più pic-
cola, e quando si prendono in si-
gnif. D. e D. p. Divenir piccolo, io
oserei taltavia Appiccolare» Rap-
piccolare per Far piccolo ; ed Ap-
piccoKre, per divenir piccolo; giac-
ché U prima desinenza in are do-
rrebbe essere sempre attiva , e la
seconda ia ire sempre passiva. —
hnifmn, lo stesso cii9 Appicco-
ifity, oofl è voce dello siile fami-
g'Jare, come il suo opposto Magni-
ficare. — Minorare. Far minore ; è
riferibile solamente alla quantità
estesa. — Stemafe, opposto ad Au-
^ntare. Si suole generalmente ri-
ferire agli oggetti di materia infor-
l^e, 0 a quelli di esseri intellettua-
n.neiqiiiili vogliasi segnare qual-
che decremento. Molto aiSui ad es-
so sono Diminuire. Decrescere. Ri-
'jjirn a meno. — V. Ascurtar. —
Tenuaì-e. Estenuare. Far tenue , As-
sottigliare, e si prende ancbe nel
significato di Scemare.
ARP2ZADURA, n. f. ÀRPZZAMÉINT, n.
^' Spezzatura, n. f. Ripezzamen-
». appezzamento. Rattoppamen-
to, n-m E con voce dell'uso e di
regola Uppezzatura.
AKPZZAR , ARTUPLaR, Rappezzare.
«flttqppore. Ripezzare, v. Raccon-
ciare una cosa rotta, mettendovi il
pezzo che v; manca. — V. in Pèzza
la differenza che passa fra Arpzzar
e Àrtuplar.
ARRABBÉ. add. Arrabbiato, agg. In-
fettato di rabbia, e con termine gr.
Wrofoòo, d'Idrofobìa. — Arrabbia-
to figur. Rabbioso» Frentente d'irà.
Infuriato, invelenito. Inviperito,
Accanito, Adirato-, ArroveUalo.
Sècc arrabbé. — Arrabbiato, per
metaf. dicesi d' uomo o d' altro ani-
male soverchiamente magro.
Un iavurar arrabbé. — Lavofxi-
re arrangolato. Faticoso, laborio-
so, spinoso, arduo , fastidioso.
ARRABBIADUHA , n. f. Arrabbéamen-
to, n.m. Lo arrabbiare , e con voce
fr. Idrofobia, a. t. Figur. Stizza,
scandescenza. .
ARRABBIMÈII^T, n. m. Incomodo. Dis-
agio. Itiquietudine. Fatica. In ital.
Arrabbiamento vale Arrabbiadura,
V.
ARBABBIR, t. Arrabbiare, v. Divenir
rabbioso , ed è proprio de' cani , e
degli animali morsi da cane lab-
bioso.
Arrabbirs', — Arrabbiare, fig.
Stizzirsi» Incollerirsi, Rodersi di
rabbia.
Arrabbir a far una cossa, sem-
pre figurat. Affaticarsi» Stentare,
Impazzare nel farla. — A-i-ho ar-
rabbé a truvarel. — Ho dovuto im^
puzzare per trovarh. Vale a dire
ho stentato, ho affaticato , ec.
ARRADG , n. m. Errore. Mancamento.
SbagUo.
Andar in arradg. — Fameiica-
re. Andar fuor di sé per malattia «
ed è proprio de' febbricitanti. La
voce it. non corrisponde perfetta-
mente alla boi. perchè Farneticare
è propriamente Esser farnetico (boi.
Andar in deliri ) ; ma Andar in ar-
radg è Queir errar della mente in
primo grado , che alle volte accade
ancora sonnecchiando, che in fr.
dicesi Extravaguer» dir cose stra-
vaganti. Arradg verrà probabilmen-
te da Etràtico , errante. Si potreb-
be dir Vacillare.
ARRADGARS',y. Errare. Sbagliare, v.
ARRAGAIADURA, n. f. Raucèdine. Fio-
cagione. Fiocàggine. Fiochezza, n.
f. Affiocamento » n. m. Astratto di
Rauco» e di Fioco. — V. Arrugaié.
ARR
72
ARR
.ARBAGAIÉ. Fioco. Afiìoeato. Bauco:
Hoco, agg.
Arragaié un poe, — Fiochetto ,
dim. di Fioco.
FloiiOt è definito dalla Crusca:
Che ha, ìa voce impedita per umi-
dità di ,c(Uarro caduto mWuoola.
Gli esempi riportali non conferma-
no questa spiegazione ; dimostrano
bensi tanto nei proprio che nel fi-
gurato una nozione di debolezza.
Fioco per amore. Parole fioche. Lu-
me fioco, — Muco tifi pure definito
Colui che ha raucedine o che ha
voce o tuono non chiaro: e Baco,
lo stesso che Muco pel solo comu-
nissimo cambiamento dell' au in o ,
si definisce : Aggiunto che ti dà a
chi per catarro o altro impedimen-
to ha perduta la chiarezza della
voce. Perciò par che si possa appli-
care a Roca la nozione di Voce as-
pra e disguètosa; e a Fioco di De-
bolezza, di voce.
ARRAGAIIRS', V. Affiocare, Arrocare.
Divenir fioco, perder la voce per
raucedine. — - V. Arragaié.
ARRAMPìNA. Auncinalo, Adunco, agg.
Fatto a uncipo.
ARRAMPINAR e ARRAMPINARS'. v.
Auncinare, Aduncare, e Auncinar-
si, Aduncarsi. Piegarsi a guisa d'un-
cino.
ARRANZINARS', v. ArrondgUarsi , v.
dicesi della serpe e dei i vermi ,
quando si ritorcono in se stessi ; e
figur. degli altri animali, come del
gatto e simili , che per istizza , o
dolore si divincoli , e si restringa
in se stesso. ArroncigUar la coda,
dicesi del porco ec. —V. Arrudlar'^
Aundnarii è ritorcersi a guisa d'un-
cino. Raggricchiarsi, Rannicchiar-
si dell'uomo, ec. — V. Amie-
ciars*.
Arranzinar el dida. — Aggran-
chiare le mani. Aggranchiarsi. Es-
sere preso dal granchio, quando
per soverchio freddo s'assiderano
le dita , e si piegano a guisa delle
gambe de' gamberi.
ARRAPGARS', y. Arrampieare, Ham-
picare: e Arrampicarsi ec., Dello
stesso significato di salire sopra al-
beri , muri , eminenze, ec. Voci de-
rivate da Rampe , che sono le bran-
che di quadrupedi. Dicesi egtiai-
mente degli animali che delle pian-
te. Un gatto s'arrampica sopra un
albero. Veliera s' arrampica tu
per le muraglie.
Una cassa eh' s' arrapga. — ar-
rampicante , Rampicante. — Sca-
dente è voce lat e dicesi 'per lo più
da' botanici di tronco o ramo, che
sale attaccandosi con viticci, noci-
ni, e barbe. — > Rampante,»^.
de' quadrupedi , che abbian ninpa,
stando ritti in piedi. Leone m-
panie, ec — Rampante, pakt-
lite.
ARREN'GA, add. Abit Arren'gl-'^'
bito ritoltalo.
ARBENG'AR, V. Arren'gar un ghttlor
cor, Unavsieina. — Rivoltare w
abito, una veste. Cioè quella parte
che cadeva per di dentro , meiterla
per di fuori.
ARRETRATT, add. Arretrato, agg. Be-
gistro questa voce per mettere in
avvertenza coloro, che cadono wl'
l'errore di scrivere i4rremi«« con
due f. Si dee dire Frutti arretro^
Ed a mio giudizio sarà meglio la-
sciare affatto questa \oc6,eàiìin
disimil conio, cioè Atirtitoto.f
scriver FrutH, erediti antkld.n'
masti addietro.
ARRISG, n. m. (da Arrischio). fli«cw«-
Risico. ArrUchiamento. ftnm.
Cimento.
ARRISO, avv. Appena. A tnotep^f
Quasi che no. E replicalo i*rn^
arrisg. — Appena appena.
ARRISGAR e ARRISGARS', ▼• ^^
schiatv. Risicare. Arrisicare.
Chi n'risga n'ròusga.^ ^«
non s'arrischia non acquista.
ARRISGÓUS. Arrischianie. ^rrìKl^
to. ArriscMèvole. Rischioto. *««»•
ARRIVAR, V. Arrivare. Giugneft. ftr-
ARR 73
•
venire. Arrware vale ancora jlo^f-
yitignere.
Arrivar oddoss V aqua, la Um-
penta, la noit — Coglier l'acqua ,
la grandine , la noUe ad alcun». I
Arrivar dòp. -■- Sopraggiugnere.
Sopravvemne.
hnivar a capir. -— Àrrkf(^ la
tentò 0 alla verità. Arriveure il seti'
Uvmljo d'un autore , un negozio ,
e simili, significa inUAnd/erìo.
A n't arriìo. — lo non arriioo»
cioè NoD comprendo > Non givAgo
a capire.
•ARRIZZAR, — V. iliTM/far.
ARROST,n.m. krroèlo, n. m. Vivan-
da cotta al faoco senza aiuto di li-
quore alcuno.
Pereutor VarroeU — Pillottare.
Gocciolare sopra gli arrosti materia
siniita bollente, mentre si girano,
foraodoli affinchè meglio penetri.
brillar l'a&osL — Girare l'ar^
mio,
Arroit i^-t'-al spèid. — Arròeto
girato.
Oul'arroit ch'n'em'tòceaan'im-
pria s'al brusa. — Tanto è il mal
cfie non mi nuoce , quaMo è il 6en
c^<«»o»mt0tova.
^^BOSTl, B. m. pi. Bruciate, n. f. pi.
CoMarroste. Marroni o castagne
cotte arrosto.
, Ouèllch'vènd i arrosti. — Bru-
ciataio, e da alcuni Caldarrosta'
'I'- — Si dice ancora nel dialetto
Harunar a colui , che vende i mar-
roDicmdi.o cotti.
^RliUDAR I CURTt. ec. — V. Aguzzar.
Arrudar e arrudars*. — Fregar
n e Fregarsi éUelro urta ruota di
tt» carro. — Arrotare significa A-
guzzare. — Rotare, vale Far gira-
re a guisa di ruota, e Uccidere col
^mUzio della ruota. ^
' Arpidars'. — Arrotarti. Mace-
rarsi, in proprio cuore per invidia,
Peristizza.ecc.
TODUR, e il dim. ABRUDLINAR ,
arrotolare e Arruotolare , Ridurre
iQ fonna di ruotolo. — Y. Budleki.
ARR
Al gaU s'arrudkkia. — > I! gat^
ii aggomitola.
ARRUFFAR, ARRIZZAR» ARTAPFARe
GHERTAR, Quattro verbi che indi-
cano le varie operationl, che si
fanno a' capelli nel pettinarsi. Ar^
tuffar è Queir azione» che fi il
parrucchiere col pettine sollevando
i capelli , e scompigliandoU col pe-
netrarvi per entro contro senso.
Artappar è il ritornare sopra gli
stessi capelli, cosi diremo arriccia-
ti, per rendergli più unKi, ed a fine
che r arricciatura sia più Rita e re-
golare, perchè la capeUatura riman-
ga più soda e ristretta , e per darle
la forma più fecilmente o a gonfi, o
a tape (dalla voce frane. ] ArriZ'
zar. <— Arricciare è il ridurre 1 ca-
pelli a rìcci mediante I ferri caldi
più o meno grossi , che diconsi Co-
lamistri. Finalmente Ghertarè 17/i-
creeparU con altro ferro caldo
fatto a scanalature. — Arruffa/re
in lingua it. si prende per Scampi»
gUare. {Sgumbiar, boi.). — Inanel-
lare i capélli. Fare i ricci, fare
anella coi capelli.
Un gatt eh' s' arruffa. — Un gat»
to che si arroneigliai Quando si
restringe in se stesso, e rizza il pe-
lo per paura o stizza.
ARROSSIR, V. Arrossirei Arrossare,
V. Divenir rosso. Arrossare vale an-
cora Tignere o aspergere di rosso.
ARROSTIR, V. Arrostire, v. Cuocere
senza aiuto d' acquai, come in ispie-
do , in tegame o simile. — Arru-'
sHr. Far di' agrést. — Appro-
i^ecciarsi. Far agresto. Queir avan-
zo illecito, che fa taluno nel ven-
dere alcuna cosa , o nel fere i fatti
altrui , 0 quando mandato a com-
prar roba per altri, si ritiene parte
del prezzo.
ARRUZZARS' D' INTÓORN A UN. At-
torniare uno per ottenere quello
che si vuole.
ARS. Rasciultissimo. Arsicciato. Inar-
sicciato. Abbrucciaticcio. Inaridi-
to, ^iH*
AR
74
AR
Ars daUa sèid. -— Assetato, Arso
\ale consumato dal fuoco.
ARSÉIGA» D. f. Risalto, Aggetto, n.
m. Risèga, n. f. Que' membri del-
l'edificio che dalle bande « o nel
mezzo della lor faccia, ricrescono
in fuora , senza uscire del loro di-
ritto 0 modanatura.
ABSIMPIAR, V. Scempiare. Sdoppiare,
y. Contrario di addoppiare. •— V.
Arduppiar.
ABSIMADURA, n. f. Risciacquatura,
Risciacquata, n. f. L' azione del ri-
sciacquare.
ABSINTAR. -^ V. Saquaiar.
ABSOLYER, e più comun. RISOLVER.
Risòloere. DeUtterare. Determinare.
Statuire. Risolvere non si dice per
Disfare; Consumare,
ARSOLUT 0 RISOLUT. Risoluto, ta,
aggiunto di persona. Deliberato di
fare.
* ARSÓR. Respiro. Comodità, libertà.
LMsar dl'arsor in-t'i ùss, in-t-el
fnès ter perchè en' strecchen quand
è miii. -^ Lasciare uno sfiatatoio,
nno spiracelo nelle imposte , affin-
chè troppo non istringano per Tu-
midità.
ARSPONDER, y. Rispondere. Dar ri-
sposta.
Àrspònderpr el rem. — Rispon-
dere alle rime, o per le rime. Riba-
dire. Rispondere a quanto occorre,
e in maniera, che uno non re^ti so-
praffatto.
Arspònder, (dal fr. Répondre. On
dit qu'un valet répond, pour dire ,
qu'ilveut toujours s'excuserlorsqu'
on le reprend). Rimbeccare. Dar
risposta a chi ammonisce.
* ARSTAR, V. Restare, Rimanere, v.
L'arstò,a sintir. — Restò .maravi-
gliato , nel sentire.
ARSTEIN, n. m. Avèir Varstein. —
Essere restio. Dicesi delle bestie da
cavalcare, e da, soma quando non
vogliono passare avanti.
• Un cavali ch'ha Varstein. —
Un cavallo che è restio.
* ARSTTAR. v Rassettare, v.— Arsita
la vostra cassetta. — Rassetiate b
vostra cassetta.
ARSTUPPIAR. V. Seminare il grano nel
medesimo campo. piii di noaiuK
consecutivamente. La parola bui
esprime Tornare a segar stùppk
dove si segò l'anno anteeedentt
Ristoppiare , come dicono gli Are
tini. La Crusca ammette Ristoppian
per sinonimo di Rispigolare, sol
l'esempio del Buti » Quando sogm
di spigolare , cioè di Coglier le spi
ghe rimase , che si chiama ristop-
piare )>. A me sembra che la ym
Spigolare non debba significare Hoc-
cogliere le spighe rimase; mi Co-
gliere le spighe la prima volta nel-
l'atto del mietere; e che Spigofan
e Ristoppiare non siano sìoodìbiì,
perchè hanno due diverse radici.
ARSUGÀ ,'Prosciugato, aia, agg. Sec-
co.
ARSUGAR, V. Prosciugare, v. Togiitf
r umido da checchessia. Diseecm-
Riseccare. Rasciugare è lo stes^
che Asciugare. — V. Suflfor.-ft-
secare, vale Tagliare.
ARSCl, SVANZtlI, n. m. Rimatug^'
AvanzaUccio , n. m. La piceobe
peggior parte di quel che atanza.-
Per similit. irrói, detto a un ra-
gazzo, vale Cucciolo, Dèdmo.h-
gazzetto scriato, gracile, e poco ve-
gnente.
Arsui. Chiamano i contadioi quel-
lo, che con termine di lingua dicesi
Rosume, e cioè La paglia o fieno,
che avanza dinanzi alle bestie, che
non hanno buona bocca.
Si osservi bene che le parole br-
atti, Svanzui, si usano per indicare
piuttosto gli avanzi di poco conto.
anzi di^pregevoli. Delle co^ awn;
zate generalmente si dice Avatiz.^'
• ARSUIAR , V. Togliere i rosurol, W
rosure , i rimasugli avanzali da|
mangiare del fieno e paglia dei «e
stiami, e rimetterglieli sotto, o dar
li ad altre bestie.
ARSURA, n. f. Arsura, n. f. Ar^j
Seccore, n. m. Mancanza di pie
AK
76
A*
Arsura, Povertà estrema; e Igno-
rilo ridotto a tale mendicità si dice
Essere arso, o Essere un arso. In
boi. si prende alle volte in signifi-
cato di Avaraccio.
mU, Intiepidito. Affreddato, ìtaf-
freddato , Freddato alquanto.
iRSURXDUR , n. m. Risciacquatoio. n.
m. Canale per lo quale 1 mugnai
danno la via all'acqua » quando non
cogliono macinare , o quando v' è
soprabbondanza d' acqua.
* ^rmradurd'un canal. — S/lo-
ralore, n. m. Diversivo, n. m. e
Canale diversivo.
ARSURADURA, n. f. mnfrescamen-
/fl.n. m.
RSURAR. V. (Forse dal fr. Eisorer.)
naicpidore. Rattiepidare . Rintie-
ptdarc. Rinfrescare. Freddare al-
qìmto. - Se da Soffreddo, voce
di lingaa, fosse lecito formar il
yerbo So/freddare , sarebbe, questo
>I preciso equivalente al boi. Arsu-
mr.
^mrars'. — Intiepidire e Intie-
pidirsi Uttiepidire e Rattiepidirsi.
ntaliepidire,
Metter cvéll a arsurars*. — Met-
fere q«afcA« cosa al fresco. Espor-
« al fre«co.
^mr armrar la mhéstra. —
^fmrt intiepidire , o freddare
^mnto la minestra.
ll-y-Mstir.
"|AI, n. m. Ritaglio, n. m. Pezzo
eoe si stacca da un altro mediante
'! laglio. Ritaglio di panno, di tela,
«/.«^arne, di carta, e simile. E per-
<^o fendere a ritaglio, vale Vende-
^6 a minato; ma sempre si dice di
quelle cose, che sono suscettive
del (aglio; e quando è stato detto
^^ndere a ritaglio il brodo, i gusci
««occ, s'intende che fu per ischer-
^ ■" V. Mnud. — Artai d'péll. —
«w6e/to, limbelluccio. — Cola
fl mal — Colla di limbellucci.
^rfaid'tèimp. — Non si dice Ri-
^^m di tempo , che sarebbe però
'"•^' - V. Avanz.
•ARTAIAR LA TÈnRA. V. Arar.
•ARTAPPAR. V. Arruffar.
'ARTECOL, n. m. Articolo, n. ro. Nel-
la sua Appendice all' edizione pre-
cedente del suo Vocabolatio Rolo-
gnese Italiano, il FERRARI, sul
proposito di questa parola, nota
quanto segue :
» Parola omessa per brevità,
quantunque citata alle voci Al,Lù,
ecc. reputata inutile, perchè si trova
in tutti i Vocabolari. — Inutile qui
però non sarà 1' avvertire che dov-
unque , citando cognomi , avessi
tralasciato l'articolo, e il segnacaso
articolato , e detto p. e. Rartoli , di
Bartoli, Monti, a Monti, ecc. , bra-
mo si legga il Bartoli, il Monti, dal
Bartoli, al Monti, e cqsÌ sempre.—
Io ci fili indotto dall' uso del favel-
lare, e , che piii è , da quello di al-
cuni celebri autori moderni ; ma ho
considerato che fintantoché un tal
uso non sarà divenuto canone
grammaticale approvato dalla na-
zione, meglio è seguir quella co-
stante dei classici di tutte le età , e
la regola dai grammatici formata
sopra di essi , la quale ai cognomi
assegna sempre l'articolo. Oltre di
che moltissimi dei celebri anche
moderni seguono scrupolosamente
la règola grammaticale anzidetta. »
ARTERIA, n.f. AHèria, n. f. Canale
del corpo dell'animale, che porta il
sangue dal cuore alle parti. — V.
Vèina.
ARTÉSTA. ARTÉFIZ, ARTSAN, n. m.
Artista, Artefice, Artigiano, ArtiC'
re, n. m. Che esercita arte. Nel dlal.
• boi. non si fa differenza fra questi
nomi : nella italiana favella però , a
parlar propriamente, Artigiano o
Artiere non è che Un semplice ese-
cutore di opere e di lavori risguar-
danti le arti meccaniche, come il
segare, il piallare il legno. Artefice,
è quello che esercita un* arte mec-
canica. ^e\V Artefice si richiedono
maggiori cognizioni , e si esige in
lui una pratica dipèndente da ìntel-
AB
76
AR
llgenza, per saper fare, ordinare,
e dirigere le operazioni e i lavori
attenenii all'arte sua. Artefice, es-
sendo termine piìi nobile di Arti'
giano» fu elevato al metaforico , di-
cendosi» p. e. l'Eterno Artefice (per
Dio creatore); Artefice dell'altrui
morte (per Autore); Artefice d'iri'
ganni (inventore). Artista. Cb' è
dotto nell'arte. Artisti sono gli e-
sercenti le Arti belle o liberali, co-
me la musica, la pittura, la scul-
tura, ecc.
Vi sono altri nomi personali in-
dicanti la nozione di manualità, co-
me Operaio Lavoratore , ecc. Lavo-
ratore pili precisamente di terra
campestre, nome rimasto al Cork-
tadino. — Lavorante , è quegli che
sta a salarto in bottega di qualsi-
voglia mestiero, ed è sempre rife-
ribile al padrone di bottega. Ca-
stro Vincenzo calzolaio ha sei la-
voranti in bottega.-^Garzone, Que-
gli che va a star con altri per lavo-
rare. Garzone di bottega. {Ùarzòn
d'buttèiga, boi.), è sinonimo di La-
vorante, ma per lo più si prende
per Fattore (Fattòur) , che è Colui
che sta a salario in, bottega e che fa
i lavori meno importanti, e i servi-
zi più \ì\i*-^ Mercenario o Merce-
naio, è nome generico, che inclu-
de tutti quelli, che lavorano per
mercede; ma più propriamente si
dice di quell'operaio che si presta
a qualunque lavoro a mese , a gior-
no , ed anche a ore , p. e. il frui-
tore, ì\ Facchino, ecc. — Operaio.
Quegli che lavora per opera ; e più
largamente Artefice ( Operari boi. )
— Opera (Ovra, boi.) Lavorante a
giornata, per lo più si dice de' la-
voratori di campagna ( Brazzèint ,
boi. ) Bracciante non si dice. —
Giornaliere è 1' Operaio a giornata
che può essere di tutti i mestieri.—
Operatore, vale Che opera, masi
prende in senso più nobile. Opera-
tore di marmo, cioè Scultore. E nel
metaforico Operatore d' iniquità.
Opératon di miracoU. {Operaliwr
boi.)
ARTIMISIÀ, np. f. ilr/et9iMto,iip.n
Artemisia, f. Artenisio, sia.
ARTIRÀ, Ritirato. Bientrato, mtrtt
to. Contratto.-^ Per Amicé. V.
Avèir el man artird. — Aver h
mani rattratte, contratte, iniirii
2ite, aggranchiate, rappreie.-
Memora per lungo sedersi ra^n
se.
ARtlRADURA, n. f. ARTIRAMÈINT.d
m. Usìringimento e Bistrigmmn
to , Ritiramento , n. m. Bestrimie,
Contrazione, Contrattura, d. f- H
ristringere.
ARTIRAR e ARTIRARS* , v. BiMrisn^'
re e Ristrignersi» Restringer Re-
stringersi. Contrarsi, v. Racco-
gliersi , Ritirarsi in se stesso.
Alpann, la corda s'artìnha-
gnandla,-^Il panno, lacotinfì
ristrigne bagnandola.-^ Il fff^l
contrae i pori delle pianit^^^
trova usato ancbe ìlyerhoRiiinrf,
p. e. Tuta gH smalti ritirano.
ARTORR, V. Ripigliare. Bipmàtft:
Ricuperare. Rctcquistare. Biteglif-
re. Ritorre, v. Si osservi bene f"f
Rappigliare -^^ìeRappreudittM'
gelare.
ARTÓUREN. Non è corrispondente a
Ritomo, Regresso. Nel dialeiio s"
adopera sempre una circoDiocw'o*
ne: p.e. Quand tòurìuialpffif^^l\
—Al ritomo del priwci;».--'";''".'
tumarindri eh' a /bri.— "«» '^'
tomo, ecc. -^Artòuren è usalo s^j
lamento in questo signi6caU)Cocfl'i
^'artóuren. Carròzza d' arìo^^.
^Cavallo di ritorno, Carrooi''
rimeno , cioè di ritorno.
•ARTUNDAR, v. Ritondare. v. "-^f:
tundar i Uber. — Ritoodcre » «»"^
ARTUPLAR. V. Arpzzar. , ,,
ARTURNA , add. RistabiUto in i<Mf j
ARTURNAR . v. Una di quelle voci
cui è aggiunta l' A per àoìcef^
pronunzia, come s' è dello al» 'f
tera A. Dovrebbe corrisponderej"
Verbo Ritornare, Tornar di duow .
AR
77
Att
ma in questo significato i boi. Don
banno cbe Tumar^ che vate Andar
di imow)y 0 Venir di nuovc-^Ariur-
fiar nel dialetto vale HistaòiUni in
talute,e con altro veiiM Armet-
ieri', ^Rimettersi in $alute,
AVÈDER, V. Rivedere^, y. Di nuovo
ledere.
kntdr el cusdur» -— Cu$dura,
Aniir al cvert a filaper fila , o
adaffaiL^ Ricorrere e Rincorrere
i tetti Rivedere il tetto a corso a
corso, 0 di corso in corso con di-
ligeoza.
Amdr al cvert un canal sé e
f alterilo.'^ Rincorrere il tetto dei
dite cùrsiV uno con diligenza, af-
finchè ta piova non iscorra per al-
!^HMu.n.(. (da Ermlia, lat.) Pisello,
n. m. ma più comunemente in plur.
PiulH. Sorta di legume , o civaia ,
t'bemaDgiaa verde e cotto.— Wm/-
^fo, il luogo in cui coltivansi e
gennogliaDO i piselli. — U Rubiglia
« UDa specie di Fisello.msi più gros-
so, e di color quasi nero.— £egfM-
»)«. n. m., e Civaia , si appropria
A tutte quelle granella , che semi-
nate nascono con baccelli, molte
delle quali si usano per cibo degli
ttomioi, ed alcune per le bestie.
^nèk, lèint sbusamd,^ Piselli,
f^ie gorgogliata. — Gorgogliare è
i| bacarsi che fiaiino i legumi, da
^rgoglione , Gorgóglio , Baco cbe
fntra ne' legomi , e rodendoli gli
^ota.seniaperò che perdano T at-
tività di germogliare. Dicesi ancora
'ntmhiare da Tonchio eh' è sino-
flJfflo di Gorgoglione.
«[EINA. n. f. Bovina e Buina ^n. f.
Il rovinare , e la materia rovinata.
"^^neina. — Bovina per Danno ,
^acimento , Sterminio ; Disordi-
^.Eccidio, Distruzione, Desola-
2w««. Quindi Rovinamento e B^i•
^tamento. Rovinante è Ruinante.
minatore. Rovinévole. Rovine-
*o/m€nte. flowno«»iwew/e. Rovino-
io.
A'rveina per Uweina. V. Vedi an«
Cora Arvinar.
ARVERS, n. m. Aovetdo.n. m. La par-
te contraria alla parte principale
detta // ritto , o La parte ritta,
A W arversa. •— A rovescio. Da rrh
vescia. Ai contrario. Contraria-
mente , A ritroso ; opposto di A di"
ritto.-^ A ritroso , vale Al contra-
. rio, A rovescio. Capo volto. Capo
pie.
l'ùirvers dia carta. •>«- Rovescio
del foglio.
'Arvers dia mifato. —Rovescio
della medaglia.— Dalla buona alla
mala fortuna
Arvers d'aqua,-^ Rovescio. Sù-
bita e veemente caduta di pioggia.
•^Alvein zò un aroers d'aqua,
eh" al par eh' i la traghn a pala,
-•^ Piove a del dirotto, o Straòoe-
chevotmente. Stt^ppiovere. Piovere
a secchie. Arrovesciare. ^^ V. Piog^
già. '-^Arvers. — Bacio. EsposiEio-
ne di luogo a tramontana , contra-
rio di 5o/a^to.
Arversein dia ca/zèlto.-— Y. Ca^
zètta.
ARVEHSAR, v. Rovesciare, "v. Voltar
sossopra. Versare. Ribaltare per
Voltar sossopra. -^S. Arbaitar.
Arversar un star, un Bigònz air
l'inzò. — Rovesciare uno staio,
una bigoncia. Metterlo colla bocca
ali' ingiù. Altri verbi banno la sud-
detta uoùone, come Rivoltare, Ri-
vòlgere, Invèrtere, Arrovesciare ,
ma ognuno ha la sua differenza. Ri-
voltare o Rivolgere significa piutto-
to Voltare di nuovo. •^Uetter^ una
botte al sole, ecc. spesso ruzzolati-
dola, e rivoltandola : e forse sareb-
be meglio detto rivoltolandola. —
Invertere è Volgere al contrario, in
signif. proprio , ed anche nel tras-
lalo. Parole inverse , Giudizio in-
verso.'— Artwesciare esprime un
Rovesciamento, una caduta più es-
tesa del semplice Rovesciare.'^ \.
Arvinar.
Rivolgere segue la coniugazione
Aft 78
primitiyo Vòlgere. — V.
del suo
Vultar.
ARVGNia, T. Bamincidire, Invtndr
dire, ¥. Divenir ^incido. IHcesi di
quelle cose cbe per umidità perdo-
no in iNiona parte la durezza, come
di castagne secche, cialde, e simili.
'^Rinvenire poi si dice dell' am-
mollirsi e rigonfiarsi le cose sec-
che, e passe, messe all'acqua. Fa-
gioli rinvenuU Uve secche rinve-
nute nel vino. Di modo che Invin-
cidire è il primo grado dell'ammol-
lirsi , e Binvenite è quando la cosa
è tornata nello stato di freschezza.
Mettere in molle de' marroni fino a
tanto che invineidiicano, e rinven-
gano.-^ Binvenire» Riaversi, Risen-
tirei Intendesi da un deliquio, da
uno smarrimento, (boi. Arvgnir.)
AKVGNÙ. Vincido, Invincidito, Rav-
vincidito. Aggiunto di quelle cose
che per umidità perdono in buona
parte la durezza primiera. Pane,
cialde , castagne vincide. Yale an-
che Rinvenuto cioè ritornato nel
primo stato. — )ln?9ntt da un fa-
stidi.— Rinvenuto. Riavuto da un
deliquio.
* AHVIARA , n. f. Pisellaio, n. m. Luo-
go seminato di Piselli. V. Arvèia.
ARVINA. Rovinato. Ruinato, ato, agg.
. V. Arvinar.
ARVINAR, V. Ruinare, Rovinare, se-
condo la Crusca significa Cadere
precipitosamente , e con impeto da
' alto in basso. Ma in senso proprio ,
\ale Cadere con mina, con Jraoas-
80. In una notte minarono le mura
della dttà. — Rovinare è preso
ancora colla funzione attiva cioè di
Mandar in rovina. Far cadere a
ytezzi , 0 a frantumi. Si eleva spesso
al metaforico , e si prende per Ster-
minare — Per Danneggiare , De-
pauperarc-^Ptr Sconcertare, De-
cadere.
Arvinar un liber, un abit. —
Straziare un libro, un abito. ^^ A
m' avi arvind tutta la vsteina. —
M' avete straziata tutta la veste.
AH
Aìfbattere. Getuie sblosso
eh' è alto ed elevato. Il ntnìko
cannone abbattè la gugUa del
pio. (Dot Trar zo.y--Denwlin. I)
fare una mole, una massa cosi
ta. É contrario perciò di Cosimi
SI demolisce ciò eh' è stato costi
to. Demolire una casa, un
(Boi. Dsfar.)
ARVINDRIS, n. f. Perchè fra noi è ili
che siano sole donne in boi. du
v'ha il nome maschile, ma io it^
Rivenditùre,m. e Rivenàilm\
Che vende tutte quelle cose usat^
che servono per vestito e adors^
mento degli uomini e delle dooiu!
ARVINDROL, n. m. e ARVlNDBOUl
Rivendùgliolo, to. Termine geoem
co di colui o colei che compnco.^
in digrosso, per rivenderle a m
nulo. V. Tréquel, Trèqula.
•ARVIOTT, n m. RubigUa, n. t (i|
cuno scrive anche RovigUa). Spezzi
di pisello, ma piii grosso e di eolul
quasi nero. V. Arvèia.
ARVISAR , ARVISARS' e ASSLWAR
V. Assomigliare , Assm\gìif^^^
Ravvisare. Rassomigliare, hue^^
brare. Raffigurare. SomigliareM
re e Porsi a confronto.
Arvisarh^uB altro significalo
che vale Incertezza di cotiotart
p. e. A l'arvis,4no a n'al cgnm
— M' accorgo di averlo vedalo, w
non bene lo ricofwsco.
ARVIVÉ, add. Rivivato. RsnmioJa^
vivalo ecc.— V. Arvivir.
ARYIVIR , V. Rivivare. Rinxmre. M\
vivare. Avvivare. Rinvigorif^-
ARVUIADURA, n. f. ARVIHAMEINT. |
m. Ravvolgilura, n. f i^tfWj
mento , n. m. Il ravvolgersi. To^
tuosità. I
Anwikn, y. Ravvolgere, v. Meltó
checchessia in foglio, panno, o 9
mile invoglia per coprirlo con esj
Rinvolgere. Rinvoltare.- Awom
Porre una cosa sopra un'altra. G
si avvolse la serpe al collo. Avtj
gere il filo al fuso.^ Torcere o ^\
torcere è il Ravvolgere piii wi «
AR
79
AR
slemeperoUenerae un più forte.
Torcere le fila per far refe da cud-
n. — AttorcigUare o ÀttortigUare»
esprime un ravvolgimento piU com*
piicatoepiù teDaoe. Seta attorti-
gìiata. — dgnere, vale proprìamen*
te Ugare qualche cosa aU'éntomo,
ed aiìche Circondare.
*^nuiarunfazzuiètt in tétta,
— Atvolgare un fazzoletto tUla le-
tta.
ABYULTl.add. it»;oito. Attorto. Le
corno de'buoi nere, ferme, e non
firn attorte, ma a modo di hma.
ABVmTADURA, n. f. Awoltaiura.
Samlgitura, Ravvolgimento, Av-
volgimento di cosa pieghevole in-
torno a cheocliessia.
AR^ULTàR, V. Avoòlgeft. Bawòlge'
*^> ^. Porre una cosa intorno ad
Wi' altra in giro.
^mllan' d'intòum al colL^
Amlgmi al collo,
Àrvultar la bócca a un tace, —
mmboecare.
imitar al stòmgj'''^Sconoolgere
^ ttmaeo
AtyuUars\ •— Rivoltarsi, Ribel-
nrsi — Labéesa «' arvolta al zar-
JatafL^^V. Bèsea.
mm, n. m. ÓURA. n. f. Massaio,
^eoìd, r. Uomo o donna da casa
cbeDKiDiiene la roba. Siccome è
jpegliche regge la casa, non avrei
difficoltà di nominarlo anche jR^^-
gibire.
Afi2ÉlNT. n. m. Argento. Metallo bian-
(» incido, conosciato. comunemen-
te pel grande uso, che se ne fa in
<DODeta.e per gli utensili da tavola.
/rzèini e Ariémt viv. -—Argento
^vo, chiama il volgo, dall'ani.
mento vivo il Mercurio.
ADèir V arièmt viv addoss, —
^^V argento vivo addosso. Esser
^nfrùgoio, un w^isso. Essere un
^rcuriale. Non potere star fermo.
argentato, ta, agg. Inargentato.
aperto d'argento. (Boi. Inarzintd),
'^ argentato e Argentino, Argén-
"^» agg. D'argento o simile zW9j:-
geùVo,'^ Argentiere. V. ArsJnfir.—
Argentatore , n. m. Colui che inai^
genta. 1 Doratori sono coloro che
anche inargentano. V. Induradòur.
—ArgetUiera, n. f. Miniera o cava
d' aumento. -v-ifyenliero, era, i4r-
gentifero.era, agg. Che produce»
che contiene argento.
ABZEN , n. m. Argitw, n. m. Rialto di
terra posticcia fatto sopra la ripa
de' fiumi per tener l'acqua a segno.
— (7t(;/totie dicesi Quel rialto, che
si fa ne' campi entro i terreni per
sostenerli.
Arznètt, Arzneins dim. d'arzen.
— Arginello, Arginetto.
Ar^nòn , — Afyitume , aocr.
ARZÉVER, V. Ricevere, Accettare.
Sembra a prima giunta che q[ue-
sti due verbi non differiscano nel
significato , perchè anche si soglio-
no indifierentementc usare. Trovo
tutta volta che Rie/vere è una con-
seguenza del Dare; ed Accettare lo
è di Esibire, Ricevere un regalo,
una lettera , una notizia. Accettar
la pace. Accettare un invito. Al-
l'uno, ed all'altro però possono es-
ser contrari Ricusare e Rifiutare,'—
Ricevere si adopera ancora per Ac*
cogliere, ^- V. Azzttar.
Cossa eh* s* pò arzever, — Cosa
ricevibile. — Rieevèvole è antiquato.
'—Ricevitivo, Che ,ha virtìi di rice-
vere*
Avrà luogo (dice qui il FERRARI,
nell'ultima sua edizione) una osser-
vazione che fu omessa in Aduttar
verbo, che ha molta analogia ad
Arzèver, Dichiarai allora che Adot*
tare non è di Crusca , adesso mi fa-
rò carico di riferire gii esempi di
autori accreditati, che l' hanno ad-
operato. Gli stessi Accademici del-
la Crusca nella prefazione a quel
vocabolario dissero: Siamo volu-
ti andare in ciò ritenuti , ecc.
nelle loro composizioni adottali
(vocaboli). — Il Rosasco Acc. del-
la Crusca: // terzo difetto consi-
sterà nel non esser voluto (i.Com-
AR
80
A8
)>ibtori del vocabolario ) adotta-
re varie voci, ecc. — * Algarotti:
SaìHamentefarà colui che adoiierd
quelle parole, che l'uso avrà pro^
dotto di mano in mano.— Final-
mente ParirU l'usò moltissime vol-
te.
ARZI. Particella che in boi. corrispon-
de ad Archi e Arci italiana , la qua-
le da sé sola non ha alcun significa-
to, ma in composidone di parole
serve di aumentativo. Proviene da
Arche, gr. che vuol dXv^ Autorità,
Primato, Se ne vedranno alcuni e-
■ sempi in parole portate in questo
vocabolario.
AfìZlBANC» n. m.Ardpanca, n. f. Pan-
ca principale. Da'boiogiiesi s'inten-
de quella panca , che ha lo schiena-
le.
*ARZIFANFAN, n. m Arcifanfano, n.
m. Dicesi di colui che s' inframette
ove non gli spetta , dandosi aria di
capo» di chi molto abbia a fere. -
Chi si usurpa il primato.
ARZIL , n. m. Nome usato da' contadi-
ni bolognesi per denotare un arne-
se , che le famiglie piti agiate ten-
gono in cucina , ed è Una cassa ro-
busta o armadio alto di legno di
noce , più 0 meno ornato di chiodi
e d'altri lavori di ottone « e serve
per custodirvi pane , cacio » ed altri
commestibili , per difenderli dalla
rapacità de'sorci. Questa voce è
d'origine totalmente latina , e deri-
va da Arca o da Arcella suo dimi-
nutivo, che significa appunto Cas-
ta, Armadio.
hSiWilKR\,Tì.i. Argenteria, ed an-
che in plurale Argenti, Argento la-
vorato.
ÀRZINTEIN.add. AfTjfenfJm), agg. Di
color d'argento, o Del suono del-
l'argento. Voce argentina. Suono
squillante, acato, chiaro, risonan-
te.
ARZINTIR, n. m. Argentalo, ma me-
glio Argentiere , n. m. Artefice che
lavora d'argento. Cadono gli argen-
tieri sotto la classe degli orefici.
'ARZIPRIT, n. m Ardiprtìe, o. n.
'ARZiYÉSCOV, n. m. Ariewetcm^
m.
ABZNADURA, n. f. Termine compie
sivodi tutti gli Argini, che sod
dietro «n fiume. Argina/tura t\x^
mine dell' oso. V. Anen.
Arznadura del Ifòtt.'^Ccifrògg
ne. Intaccatura delie doghe, denlr
alla quale si coDunettono i foiK
delle botti e simili. - Capruggiw
toio. Strumento da far le caprugg:
ni.
ARZNAR , V. Arginare , v. Fare ar{[iDi
Riparare i fiumi con rialti di terr
aeile sponde. ^
Arznar el bòtt — • Capruggisan.
Fare le capruggini. JZtcapruff^iw^
re. Rifiire le capruggini alle boUL
V. Arznadura.
ARZÙNZER.v. Giugnere, RaggiudW;
re. Arrivare uno, cioè nel canuni-
nare , o nel correr dietro a uoo.
ARZVUDA , n. f. Ricevuta. CoDfessione
che SI fa per via di scrittura d'aver
ricevuto. QuiUmza,^ Ricevuta per
Ricevimento, Accoglienza. — ^^;
zione, f. Ricevimento, e per lo piii
si dice dell' Atto con cui si licer''
alcuno ad uffizio, si ammette iij|'i>
compagnia. La ricezione d'wp;
te. ^'Recezione è Rieettameoto» Ri-
cetta. Ordinamento di mediciDL
ARZOVNIR V. Ringiovanire, v. V. àr-
nuvar.
ASCALMANA. V. Scalmana.
ASCARTUZZAR e ASCARTUZZiRS; ^
Accartocciare, Incartocciare t A'"*
cartocciarsi. Incartocciarti. Avvol-
gere e Avvolgersi a guisa di ^
toccio. ..
ASCCIARIR, V. Rischiarare. Cldatf
care. Chiarire. Chiarore. Nell'aU'-
vo Render chiaro , e nel pass. Dive
nir chiaro , dicesi de' liquidi, deco'
lori, della voce.— IWrwton; P>[
landosi di cose solide, Tor via m
spessezza; e pass. Divenir f^^\^
ASCHER. AVÈIR ASCHER. SAVtH
D' ASCHER. Dettati più de' mooia-
Bari, che de'cUtadiui, ed aoctie
AS
SI
Aft
più de'iQodoiiesi, cbede'bol. 4 tcA^r
corrispoode a Regret fr, , e Avèir
aschera Begretter, Alziamo il ver-
bo equivalente nell' it. Rimpiàgne-
re. Rammentare con rammarichio
le cose perdute: p. e. Non si vorreb»
he U)r vedove perchè ^He debbon"
ivìfimpiagnere i loro defunti ma-
nti. Alberti nel suo Voc. Univ. por-
ta la Yoce Ascaro per Dolor tenero.
Tristezza, con esempio nelle lett^
re di santa Caterina.
ASCRETT, add. Ascritto. Ascritto nel-
la congregazione, e non alla con-
gngazhne,
ASCURTADUR.n. m. Scorciatila, n.
f. Tragetto. Via più corta.
ASCURTAMÉINT . n. m. Accorciamene
to. Abònevtatnento. DimintUmento ,
"f^-^- diminuzione, n. f.
ASCURTAR, V. ( dall' ani. Aseortare).
Accorciare. Scorciare. Raccorciare.
Accórtare, Scortare. Raceortare
(coir© stretto). Fare o divenir co r^
to. Appartengono alla quantità este-
ri 0 continua. 11 contrario è AUun'-
aore. Ul malvagità accorta la vt-
if^'y Diminuire e Sminuire, con-
trari di Agghignere sono per la
quantità numerica o discreta. / da-
^ tono diminuiti.- i>ecréscere.
^rt. Scemare. Opposti di Ore-
^, Accrescere , Aumentare , so-
gi'oosi generalmente riferire o agli
^tti di materia informe, o a
Mi di esseri intellettuali , nei
qoali vogliasi segnare qualche de-
cremento, e perciò appartengono
Meglio alla quantità continua. Il
^to decresce. Il valore del vino
^' ia virtù scema al crescer del
^sio-^ùetrarre. Sottrarre. Diffal-
^fl»*, opposti di Aggiugnere, ap-
partengono alla quantità numerica,
^ eqoivalgano a Levare, Togliere ,
*^^f^ un numero minore da un
^wnero maggiore. Biàattere non si
^ice in tal senso. ^Abbreviare è
contrario di Alkingare, e vale Far
^«o«; l' uso suol riferirlo quasi
^i&pre a quantità temporaria, e
parlandosi di tempo è opposto a
Prolungare: cosi Breve dicesi di
ciò. die si riferisce al tempo: Corto
di ciò che si riferisce alla durata ,
ed alla estensione. Le passioni oò-
breviano la vita.
ASÉ, n. m. Aceto, n. m. Vino inforza-
to.
Asé fortarrabbé."^ Aceto arrab-
biato,
Dvintara^é.'^Acetire. Inforza-
re, Inacetire»
Bagnar d* asé. — Inaretare.
Il primo grado quando il vino
comincia ad inforzare si dice Fi-
gliar la punta , Inagrire, Inagrare
(Ciappar al pùnt, boi.) indi Acethre.
Vein dvintd fori. — Vino acetito,
inacetito. — Acetoso, agg. Di sapor
d'aceto.— i4ee/umtf. Cose di sapor
acetoso, e principalmente quelle»
che si conciano coir aceto , come i
capperi , i peperoni e simili.
'Star itt't-l'asé. Far star in-t-
l'asé.'-^tar in sulla fune. Far star
in sulla fune. Star coir animo dub-
bioso, sospeso, ecc.
ASÉI, e ASlOLdim. , n. m. Assillo ^
n. m. Animaletto alato simile al ta-
fano, e poco maggiore di una mo-
sca , il quale pugne asprissimamen-
te, ed è molto noioso a' buoi. Da
ciò forse deriverà il proverbio boi.
Dar l' asiol a un , L'erba cctssia, —
Dare il lembo in mano altrui. Dare
lo sfratto, ecc. che usasi nel signifi-
cato di ìtandar via con poca buona
grazia, come quando uno punto
dall'assillo se ne vada. — Assillilo,
Punto dall' assillo.
Avéir l^ asiol, Ùgìmi. -- Assilla-
re. Smanicare.
ASEN,SUMAR, n. m. Asino, n. m.
Quadrupede da soma, che si distin-
gue dalle orecchie lunghissime , e
cammina a pian passo. Dall' uffizio
suo di portare la soma dicesi Soma-
ro , ed anche Somiere. Giumento si
chiama pure questo animale, come
tutti gli altri da soma , prendendo*,
si la parola dai lat. lumcntum.
AS
82
AS
La femmina dell' ilft«o è Asina,
Somara. Giumenta si prende per
Cavalla, come in francese.— (^lucrro
e Miccio sono voci napolitane.— -In
boi. i contadini soglion dire ad un
asinelio Burec forse dal fr. Bouri-
qiie,^^ Asinesco, Asinino, sono ag-
giunti di cose spettanti ad asino.
Essr un asen d'or, iig. Essere un
asino col pelo d' oro , o Asino coro-
na^. Bieco scortese, o ignorante.
Èssrin-t-l'asn a qualcdùn.^'-^An'
dar sull'asino, dicesi figurai. In-
correre nella disgrazia di qualc-
uno.
Far Vasn e 'l boia,'^ Esser l'a-
sim. Essere aggravato di fatiche.
Éssr un aseìi calza e vslé ( dal
fr. Un àne bàtè). Un <isino da 6a-
stp , un asinaccio , un osinone, un
ignorantaceio , un castronaccio.
Éssr uslind più eh' n' è un fisen,
— Essere ostinato più di un giù-
•dio.
Troll d'asen dura poc. •^Trotto
d' asino poco dura. Dicesi di chi si
mette a far qualche cosa oltre al
5U0 potere.
L'asen muda al pèil, ma non i
vezi.-^ Altri cangia il pelo, anzi
€he il vezzo. Il lupo cangia il pelo,
ma non il vizio.
Dar ad intènder ch'un asen vòu-
la, ^-^ Dar a credere cìie il male sia
^ano.
A lavar la co all'asn a s'perd al
ièimp e al savón.^ Lavare il capo
all'asino.
L'asen di capuzzein, eh' bèv
V aqua es porta al vein.'^Far co-
me l'acino che porta il vino e bee
V acqua. Pescar pel j^roconsolo.
Bang' d'asnen'va in zil, e vòus
d'matt n'va a capétol. — Raglio
d'asino non arrivò mai al cielo. Le
preghiere degli sciocchi ed indi-
screti non sono mai «udite.
L'è qué dov cascò l'asen.'-Qui mi
cadde l'asino, o l'ago. Qui è dove
giace Nocco. Qui giox^ la lepre.
Questo è il busiUi , o busillis, (jui
sta il punto ola difficoltà. — V. Bit
sUlis, ^
'L'è mei un asen viv» che un
duttòurmort.'^È meglio un can
vivo , che un leone morto.
' La dscherziòn è la mader di a-
sen. — La discrezione è madre,
guardiana e temperatric;e di tulle
le virtìL Discrezione asinina. Niuna
discrezione.
ASER, n. m. Acero, n. m. Albero al-
pino di legno perfettissimo per far
minuti lavori. V Acero coniane è
r Oppio.
ASFRITTLAR e SFRITTLAR, s. Schiac-
ciare e Stiacciare, v. Comprimere a
foggia di frittella. V. Atnmaccar.
ASGRANDIR. V. Azuntar.
ASI, n. m. (da Asia, ital. aot o da
Asia lat. ). Agio , n. m. CbmodUà,
Opportunità, il suo contrario è DU-
agio.
AbéU'asi,o Abaiasi, Adasi.—
Adagio. A beli' agio. Pian piano.
Avéirl'asi, vale Abbenchè, Per
quanto: p. e. L'ave l'asi d'aoèircn
vòia.^^ Per quanto ne avesse vo-
glia.
A'i'ho Vasi d' damarci, e là n'
m'arspond.^^Per quanto lo chiami
ei non mi risponde ^-N'avèir i osi.
— Non aver l'agio. Non avere il
comodo. Non potere.-^ A n'ho l'asi
d'abbadarev'. — Non ho agio di
darvi retta. -^ Agi in plur. vaie Ric-
chezza.-— ilgtato agg. Ricco,^iigia-
tezza. Ricchezza. — Agiataimente^
Comodamente. ^ Adontarsi. Ripo-
sarsi con comodo.
ASIAR , V. Girare. Andar piano. Gira-
re a bell'agio.'^ Una pulsa, una
furmiga ch'ascia sùpr una spalla.
— Una pulce , una formica che gi-
ra su di una spalla.
E ascia e ascia. — E gira e gira.
'^Asolare. Rigirare intorno a un
luogo frequentemente. Quasi lo
stesso che il boi. Giratidular. •"
Aliare intomo a qualche luogo.
ASIOL. V. Asci.
ASLARGAR, V. Allargare, Slargare.
AS
83
AS
Siniirt' asìargar ai ror.— -Sm-
timeofuolare, riconfortare, tor-
nare a nuova vita, racconiolare.
Biavern.
*Aslargar8 dèi lètmp.-^RìsGbia-
rare del tempo.
ÀSLUNGAR, V. Allungare. Slungare.
frolungare. RaUuttgard . v.
A$luììgar la slrd. '^ Rallungar
lavta
AUungars','^ Protenders(, Dis-
teodersi o stiracchiar le braccia
come fa talora chi si desta o sbadi-
glia. Diitender la cuoia , in modo
basso.
'Àilungar cvèll a qualcdùn. —
Offerire. Sotnministrare. Dare. —
Ailungàm quèll Uber. — Datemi
quelUòro.
ASdtà,D.f.i sima, e piìi comun. A-
<^ia> n. f. Malattia de' polmoni ac-
compa^ata da brevità e difficoltà
di respiro, che dicesi Ambàscia,
Da qualche scrittore la parola
Ama si fa di genere maschile , ma
i più le assegnano il genere femmi-
nile.
ASMURZADUR, n. m. Spegnitoio, n. m.
Arnese di latta, o altro metallo «
fatto a foggia d' imbuto , per lo piti
con manico, ad uso di spegner lu-
mi.
ASMURZADURA, n.f .ASMURZAMÉINT,
j- m. Estinzione d'un incendio, del
fuoco. Spegnimento.
ASMIRZAR , e SMURZAR , v. Ammor-
^fl«. Sfinorzare. Estinguere, ^è-
9f*^re. Ammortare.
Atmurzar la calzeina. — Spegne-
^ la calce. — Calcina spenta.
l-^aqua lui smurzd la pòlver dia
iiri.'^^La pioggia ha spenta la
polvere delle strade.
^lìnguere e Stingu^re , è oppo-
JU) ad Accendere. Estinguere il
fuoco coli' aequa. Ver &imì\. Estin-
guer la sete.
^na cosso eh' s' possa Asmurzar.
-Com esUnguibile»spegnktile,ikgg.
fug che n' s' pò asmurzar*, -->-
Fuoco inesUnguibile.
Estinzkme, n. f. Eetinguimento,
Spegnimento. Ammortamento, n.
ra. p. e. Estinzione di un incendio ,
e fig. Estinzione della voce. Estiti'
zione d'un debito. Estinguimento
di una vocale. Quando cioè si tron-
ca una vocale al fine della parola.
La voce contraria è Collisione figur.
che dicesi anche lato. -» V. farr)-
la. — Estintivo , va , agg. Che ha
virtù di estinguere. — Spegnitore ,
trice; Estinguitore, trìce: Ammor-
zatore, trice. Colui o Colei che e-
stingue.
ASNADA. — V. Asnata.
ASNAR, n. m. Asituùo, n. m. Guida-
tor d' asini.
Asnar. - Piana , Pianone. Trave
grossa che sostiene i correnti del
palco, su cui sono conGtti. — i4«i-
nello , quella trave che regge le al-
tre travi de' tetti, che piovono a
un'acqua sola. (Cava//, boi.].
ASINATA, ASMTA, n. f. Asinàggine.
Asineria. Asinità , n. f. Stato e na-
tura d'asino; e metaf. Azione da
asino. Discortesia. Inurbanità. Ed
antthe Grande ignoranza.
Asnada e Asnata più comunem.
per Cavalcata in truppa su degli
asini. Col Bondi direi Asinata, ben-
ché non sia messa ne' vocabolari.
ASNEIN, NA. ASNÉTT, TA, sust. -4»t-
netto. Asinelio, Asinino, dim. d'A-
sino — Asinino è ancora aggiunto
d'Asino. — Pelle Asinina.
E se si dice Somaro, Somiere,
con voci di regola si potrà dire
Somarino, Somarello, Somaretto,
Somierino , ec, abbenchè queste
voci non si trovino ne' dizionari.
ASPÈRGES, n. m. (dal fr. Asperges).
Aspersorio, n. m. Strumento com-
posto di un manico, che ha in capo
un pomo d'argento traforato, in
cui è chiusa una spugna, che s'in-
fonde nell'acqua benedetta per i-
spruzzarla.
ASPÉTT. Questa voce bolognese non
equivale all' ital. Aspetto per Fiso-
nomia. Volto, Cicra, ma si usa av-
ASS
84
ASS
terbialm. nelle cifre mnsleali. —
Una nota d'atpétt — Pausa. La
flgara , che serve per modificare il
tempo d' aspetto nella musica.
Atpétt, bar (f/'a«pè^^ — Dicesi
di UD negoziante, cbe dia tempo al
compratore del pagamento delia
mercanzia. Dilaziotte , Dar dilazio'
ne, — Aspetto vale Indugio» Aspel-
tomento,
ASPETTATIVA, n. f. Aspettativa, A-
spettazUme, Espettativa, Espetta-
itone. Speranza. L'opinione che si
ha del bene, che sia per venire. Vn
giovine di grande aspettazione. Si
sta in una grande aspettativa ,
espettativa , espettazione di questo
fatto.
ASPTTARa V. Aspettare, Attèndere,.y.
Aspttar a far una cossa. — f)t-
tardare. Protrarre, hidugiare. Pro-
crastinare Soprassedere, Sospèn-
dere,
Aspetta, e per sinc. Spetta e spi-
ra (per Spera).— A spetta aspetta e
non s'è veduto né fumo né brucia-
ticcio , ovvero né fuoco né fumo.
• ASPTTARS, V. pass. Aspettarsi, Al-
tendersi ec.
ASQUEZZ /asQUIZZA , add. Schiac-
ciato, agg.
ASQUIZZAR, V. Schiacciare: e Prè-
mere trattandosi di frutta o altra
simii cosa.
Asquizzar, Smultizzar (o Smu-
stizzar. Ammustizzar. Mustizzar)
dl'u. — Pigiar dell'uva. — Asquiz-
zar di fiur. — Pigiar de' fiori, per
Guastare, — V. Ammaccar.
ASS, n. m. (dalFr. i4«) Asso (e non
Asse). Un punto solo segnato sopra
una carta da giuoco , o sopra una
delle sei facce d' un dado.
Lassar in ass. — Lasciare in
ìiasso, 0 come dicono comunem. in
asso. Lasciare in abbandono.
Arstar in ass. — destare in fios-
so. Rimanere interdetto ; Impunta^
re. Arrenarsi. Vejir meno la me-
moria in alcun recitamento. Oppu-
re restare cou un lavoro Imperfetto.
ASSA, n. f. Às$e» n. f. e Assi pL To-
vola. Legno, segato per lo lungo
dell'altiero, dì grossezza dalla mez-
za sino all' un' oncia e mezza, che
di maggior grossezza dicesi Pan-
cone. Assa non si dice cbe dell' As-
safetida,
Sciàvero, Quella porzione rozza
del legname, che si cava colla sega
da un legno, che si riquadra (boL
Scorz), né suol passare in grossez-
za la mezz' oncia. -— PiaUàccio.
Sciavero grosso da cui puossi ancor
ricavare assi piti sottili. Asse da
Impiallacciare, (boi. Spezza). —
Panconcello. Asse di raezz' oncia,
(boi. Mézz'assa). -— V. iMmbrècda.
Ed anche Assicella, (boi. Assetta).
Pancone, (boi. Madira). Asse gro^
sa circa un quinto di braccio , delh
quale rìfendendola si fanno assi più
sottili detti Panconcelli e Correnti.
Questa è la definizione de' vocabo-
lari, ma io non chiamerei Asse que-
sta sorta di legno, perchè in verità
da una Trckve si cavano Asti o Pan-
concelli, ma dall'i! «se non si cava
una Trave, che tale è un Corrente.
La spiegherei dunque in qaesto no-
do: Pancone , Trave riquadrata
grossa circa quattro once , della
quale rifendendola si fanno corren-
ti , ed anche assi.
Assa del camer. — Carello e Co-
riello. Coperchio col quale d chiu-
de la bocca al cesso.
Assa dèi pan. '^ Asse, n. n.
ASSA, n. f. Tavolato, Assito, n.nL
Parete , o pavimento di tavole.
ASSA, avv. (dalfr. Assez). A66a«Can-
za. A bastanza. A sufficienza. As-
«at,avv. La voce boi. significa sem-
pre Abbastanza, e l'Assai ìtal. alle
volte sì prende per Abbastanza,
alle volte per Molto. In boi. per dir
Mollo aggiugnesi il Pur; Purassd.S.
ASSAINÀ. add. (quasi fatto a S). Bi-
lenco, Sbilenco, Bistorto, agg. a
persona. Tutto storto.
ASSALTA, Assalito. Assaltato. Affron-
toto,agg.
Ohi assalfd mézz pers. — Uomo
affrontato è mezzo morto.
ASSALTaMÉINT, n. m. ÀgartuioM»
n. f. Violenza fatta contro alcuno
per derubarlo. Aggret^one è ter-
mioe legale » in lingua com. Aa«a2t-
mento. — Aggrezsore , A$saUtore.
Quello che assale. Aggresao, Colui al
quale fu fatto violenza. GrMiazkh
m, dicono i legisti l' Assasiulo fatto
alla strada. -* GrasscUore. Assassi-
no che assalta i passeggeri. — V.
lader.
ASSALTAR, v. Aasaltare, AsseUire, \,
Far violenza contro alcuno.
ASSASSEIN. ASSASSÉNl. ASSASSI-
NAMÉINT. ASSASSINAR. ^y.La-
der.
KSSfìÀ,agg. Assetato, agg. Che ha
sete. Il suo conirarto è Dissetato.
V. Sèid.— Assettato con due t, va-
le Accomodato.
ASSBAh,^. Assetare, v. Indursete.
n contrario è Dissetare. — - V. Sèid.
ASSDEINA. ASSDÈTTA. n.f. AssiceUa,
Asserella, n. f. Piccola asse.
ASSEGN, n. m. Assegnamento, lì. m.
ProTTìsione, stipendio. — Assegna'
inento. Ragion di credito, che si
cede altrui acciocché se ne valga a
SQO tempo» (boi. Zessiòn). — Asse-
0Ma, n. f. Voce d. u. corrotta , in
luogo di Assegnamento. Assegna di
àfniitabili. Assegna del quartiere,
^i ktto , ec. I legisti dicono pari-
mente Assegna (si noti bene di ge-
nere femminile) ed Assegnazione
di dfite, di patrimonio.
ASSEINSA. AL DE DL'ASSÉINSA. Il
di dell' Ascensione di IV. S. G. C.
ASSERTIVA» n.f. Né Assertiva , riè
Affermaiiva, sono ammesse dagli
scrittori. Abbiamo le equivalenti in
Asserzione, Affermazione.
ASSESTER, V. Assistere. Star presen*
le. Soccorrere. E regge sempre il
terzo caso. — Assister un amma-
^- — Assistere a un ammalato.
ASSICURAR , V. Assicurare, v. Accer'
tow. Far certo, Si riferisce in par-
ticolare agli atti della mente, la
85 Ass
quale dice si certa di una cognizio-
ne , quando ne comprende la veri-
tà.-—£^erK/lcore; Far certo: Trar
di dubbio. Confermare la aussisten-
sa dei fotti, togliendo II dubbio,
nel quale altri si trova. — Conferà
mare, è l'addur prove ad una cosa
già certificata. -— Affermare è op-
posto a Segare. Affermare, vale Dir
di si , come Negare , vale Dir di no,
E anche for fermo. — Asserire. As-
severare. Afiermare colle parole.—
Assicurare. Far sicuro , è molto af-
fine ad Affermare, ma questo è di
maffgior forza.
ASSRA. Serrato. Chiuso. RaccMuso.
Rinchiuso, agg.
ASSRADURA , n. f. Serratura. Serra-
me. Chiudimento. Chiusttra. Ctau-
sura. Cosa che serve a chiudere.
ASSRAMÉINT, n.m. Serramento. Chiu-
dimento.
Assramèint d' tèsta , d' pétt ,
d'nas. — Intasatura. Intasazione.
Intasamento. Otturazione. Impedi-
mento di petto, di naso.
ASSRAR, esincop. Srar, v. Serrare.
Chiudere. Biserrare , y. Impedire
con riparo che per V apertura non
entri , o esca cosa alcuna. Certuni
in boi. dicono Ciuder.
Vassrò Vussperdov Veravgnu
fora. — Chiuse l'uscio dal quale
egli era escito.
Assrarcùn un stuppai.-^ Tura-
re. Chiudere l'apertura con turac-
ciolo.
Assrar dintòuren. — Cingere.
Circondare.
Assrar dèinter. — Acchiùdere.
Bacchiùdere. Rinchiùdere. Inchiù-
dere. Includere. Rinserrare.
Assrar in fèssa. — Socchiùdere.
Assrar i uc'c. — Chiuder occhio,
0 Chiuder gli occhi. Dormire; e
Morire. Figìir. Far finta di non
vedere.
Assrar V ùss in-t-al mustazz. -^
Serrar la porta sulle calcagna.
Srar la stalla dòp eh* i bu ein
scappa. — Tardi tornò Orlando. H
A8
88
AS
perchè uno non presta attenzione a
chi gli parla tanto per Astrazione,
quanto per Distrazione : ma la dif-
ferenza consiste nella causa. L' A-
strazione nasce in noi medesimi e
la Distrazione vien prodotta da og-
getti esterni. Quindi V Astrazione
è un difetto , dai quale uno si può
guardare e correggere, ma la Di-
strazione non si può sfuggire. —
Astrattaggitie. Voce quasi equiva-
lente ad Astrazione , o piuttosto a
Sbadatàggine. --y. Balurdisia.
Si suol dire comunemente » non
però in buona lingua : ma, fatta o-
strazione da tutte queste cose» mi
pare ch'egli abìna ragione. Cioè
Lasciate da parte, da un canto;'
Lasciate stare. Non considerate
tutte queste cose , ecc.
*ASTRICCADURA. n. f. ASTRICCA-
, MÉINT, n. m. Strignitura. n. f.
Strignimento , n. m.
*A«TRICCAR. V. Ammaccar. Striccar.
ASTRUPPlA STRUPPIÀ , e STRtlPPI.
Stòrpio e Stróppio Storpiato e
< Stroppiato , agg.
Magnar da struppià o da strup-
pi. -Mangiar ghiotto.
ASTRUPPl ADURA, n. f. Storpiatura,
Stroppiatura , n. f. Storpiamento e
Strojppiamento , n. m.
ASTRUPPl AR, (dal fr. Estropier). y.
Storpiare e Stroppiare, y. Guastar
le membra, Ed anche Altejxtre.
Astruppiar el paroL - Storpiare i
nomi ; Corrompere i nomi. Pronun-
ziare erratamente i nomi.
ASTUDIARS' A FAR UNA COSSA. Af-
frettarsi di fare una cosa. Solleci-
tarsi. Spedirsi.
Astudiars a córrer." Studiare il
passo.
Astudiav' a andar vi. "Studiate-
vi a partire.
ASTUMGAR, v. Stomacare, y. In ital.
significa propriamente Commuover-
si, e perturbarsi lo stomaco , che
equivarrebbe piuttosto al boi. Aveir
ingessa. Ma i boi. quando dicono :
El coss grassi astòmghen: intendo-
no. Le vivande grasse «aziano /o-
sto , di modo che non se ne può
mangiare che in poca quantità. Sa*
rà meglio esprimersi cosi: Stuccar-
si presto del tal cibo. "Alris m-i-
al lati m'astòmga. - U riso collo
nel latte tosto mi sazia, presto wi
stucca, mi nausea.
'Astumgar, figur. Stuccare.
'ASTUMGARS', v. Saziarsi prato éi
cibo troppo sostanzioso.
•ASTUPPADURA , n. f. ASTOPPA-
MÉINT, n. m. Chiusura. Chivài-
mento. Turamento ecc.
ASTUPPAR, V. Stoppare, Turare, fxc
Passiamo in rivista i vocaboli dia
sembrano sinonimi.— Zd/farv, si-
gnifica letteralmente Chiudettcof
zaffo. Cioè con quel turacciolo di
legnp col quale si chiude il baco
delle botti e de' tini nella parte in-
feriore (Rol. Metter al biron). L'ii»;
piegare questa voce nel senso di
Turare, generico, sa troppo d«i
dialetto. — Turare. Chiudere con
Turacciolo. — Otturare, piii g«D<^
rico. Cbiudimento di qualche aper-
tura, fatta astrazione dal modo, a
dallo strumento per eseguirlo: oel
senso traslato. Otturare gU ortcdi
'—Riturare, propriamente Tvfon
di nuovo ; ma piii volte fu impi^*
lo pel semplice Turare (Boj. Uttler
un stuppai). Stopj^are, al dir della
Crusca vale Biturare con Wopp^!
ma sicóome Stoppacciolo à app^<^
a qualunque materia e strumeoto
atto a chiudere ogni sorta ^ ip^^'
tura , dicendo Stoppaccio del /ì«co,
Stoppacci della nave, Sto|yfl« s'?
applicato ad ogni sorta dì chiodi-
mento : Stoppare una fossa per ap-
pianarla; Stoppare un uscio p
murarlo — Intasare nel proprio,
secondo la Crusca, vale Enipvr »
taso ; ma suolsi usare colla qoziooe
afline ad Ostruire, cioè Chiuder ca-
nali, condotti con materia, che im-
pedisca il passaggio de' fluidi, «d<5
questo chiudimeuto prodotto da
cosa naturale. Intasato U ca"^'
ATT
S9
Art
delle urine. Nato intasato, Petio in-
tasato dagti umori. — Ostrmre ed
Ostruzione. U primo è affine ad In-
tasare, ma di questo assai piU no-
bile, come d'immediata proTenien-
za dalia lingua lat.,e, insieme a'suoi
derivati, serve principalmeule al
linguaggio de'medici, e degli altri
doUi. »
ASl]UN,A SULEI, avY. A solatio,
/Uiota/io^agg. Esposto dalla parte
volta a mezzogiorno ; contrario di
4 bacìo.
ATANASl, np. m. Atanasio» m. sia, f.
Atanaglo , già.
ATT, n. m. Atto. Azione. 'Gesto, Modo.
Maniera.
AU.,^Alto per Cenno.
hr di att.-^ Atteggiare, Fare atti
e giuochi. Gestire. Gesteggiare. —
A«o per Lèzio, Smòr/ìa.
CnUnzar di att in giudea. —
Intavolar la lite.
Pardi att.--- Aiutare. Incanuni-
03re e proseguire gli atti giudiziali.
— Attuazione, il proseguimento
degli alti.
^TT. agg. Atto. Adatto. Adattato, Ido-
^^0. Capace.^ Disadatto è il suo
contrario.
A sèin tùtt att a fallar.^ Chi fa
fiiUa , e chi non fa sfarfalla» ovve-
ro Chi non fa non falla.
'^TTACC, lì. m. Attacco. Dar l' attfxcco
f^^na fortezza.
Avèirun attacc, di attacc. — Ave-
^f^degU amoretti, degli amorucci.
Avere degli affetti.
Attacc, AUaccamèint al zug , al
«««21. - In vece di dire Attaccar
J^nto al giuoco alle scienze, di-
rei Amore al giucco , alle scienze.
'-4«accrf'pe«.— Malattia che in-
tacchi i visceri nobili , che stanno
nel petto.
mACC , àTTÉlS , AVSEIN , avv. Ac-
fflnto. Accosto. Vicino. Appresso.
Presso. Da presso e Dappresso. Da
f«n<o. Allato. A lato. Appo, avv. e
prep.
Atlacc attacc. Atlèis attèis. Av-
sein avsein.^^ Accanto accanto, Al^
lato allato. Appresso appresso, Vi-
cin vicino. Presso presso. Basente.
Andar avsein.-^ Avvicinarsi, Ac-
costarsi.
Star attacc a un '-^ Stare ai flan-
.chi. Essere alle costole d'alcuno,
ATTACCA, agg. Attaccato, agg. —
Aderente, nel senso proprio si ap-
plica a quelle cose, che sono tra di
loro cosi unite, che quasi si com-
baciano nelle rispettive loro super-
ficie. La camicia è aderente al cor-
pò ; La tappezzeria è aderente al
muro. E di un' aderenza ancor più
forte: La scorza è aderente al le-
gno : La pelle aderente ai muscoli.
La facilità colla quale si separano i
corpi aderenti e' indica che Separa-
zione è opposto ad Aderenza. Alle
voci Aderire, Aderente, Aderenza,
Aderimento, Aderito, Adesione la
Crusca non dà se non la significa-
zione figurata di Favorire; Fauto-
re, ecc.
Attacca eùn dèi spudac'c. V.
Spudac'c.
ATTACCADÉZZ.i4pptccaeiccio,agg. Che
agevolmente s'appicca. Vt«co<o. Te-
nace, Attaccaticcio. '^Appiccatic-
cio, parlandosi di persona, vale Imr
portuno , che altri difficilmente si
può levar d'attorno. -Male appic-
caticcio, dicesi di Malattia conta-
giosa.
ATTACCAMÉINT. ATTACC. V. Inclina-
ziòn.
MTKCCKfi,\. Attaccare, Appiccare.
L'uno e l'altro di questi verbi nel
comune linguaggio sono senza di-
stinzione adoperati « ed importano
tutti e due la nozione di congiun-
gimento di un corpo all' altro , ma
sembra però meglio che al secondo
s' aggiunga sempre l'idea della sos-
pensione.
Attaccar i cavaU alla carezza.
-Attaccare i cavalli alla carrozza.
Attaccar un quader alla mura-
ia. '^ Appiccare un quadro al mu-
ro. Sospendere ha una nozione piti
10
ATT
90
ATT
particolare , e cioè di Attaccare in
modo che ia cosa resti sospesa. Sos-
pendere una lumiera, ecc. ^-Ap-
pendere è affine a Sospendere , Ap-
pendere la spada al fianco. — Con-
giungere ed Unire non richiedono
la nozione di attaccamento, ma
bensì una specie di legamento e
d'iotrecciamento. Lavile congiun-
ta ali albero. Le mani congiunte.
Appigliarsi si prende ancora per
Attaccarsi. — La Udrà s'attacca ai
alber. — L' edera s' aj^piglia cigli
alberi.
Attaccars' , tgnirs\ radisar del
piani. ^- Abbarbicata , Abbarbicar-
si, Provare , Allignare , Appren-
dersi, Radicare.
Attaccar fug. — Appiccata il fuo-
co. Attaccar fuoco. Metter fuoco.
Atlaccars' fug. Appiccarsi il fuo-
co. Apprendere fuoco. Accendersi.
Pigliar fuoco.
Altaccars' insèm. — Appiccica-
re , ed Appiccicarsi. V Appiccarsi
che fanno le cose viscose , e quel-
le, che si possono difficilmente
spiccare.
Attaccar fora un sunèlt, un av-
vis.-^ Affigere. Quindi Affissione,
lo attaccare stampe. Si noti di non
dire Affiggete, Affissare e Affissa-
re» che vagliono Fissare lo sguat^
do.
Una parola attacca V altra (dal
iv. Une parole amène l'autre). Il
dir fa dire.
Turnara attaccar, o Artaccar.
— Bappicearsi il fuoco. — Attacca-
re non si dirà mai per Fare stima ;
Far conto , pregio ; Tenere in con-
to, in islima. — Annèttere. Essere
unito ad altra cosa senza farne par-
te integrante. Annettetre la slalla
a una casa: la rimessa alla stalla.
— Connettere. Attaccare , unire in-
sieme. Connettere tavole, pietre.
Per lo più si dice di cose morali e
intellettuali. Sconnettere, 11 con-
trario.
ATTàNàIÀ, add'. Mento al sommo in
far checché sia , e stretto al lavoro
come . per cosi dire , da una tana-
glia. Oppresso dal lavoro. Accatù-
to allo stiuiio, al lavoro. — Atta-
naglian è tormentare i rei colla
tanaglia.
•ATTANAIARS* , V. Essere accanito,
intento al sommo allo studio, al
lavoro ecc.
ATTA VANA, add. Irrequieto, agg. Non
fermo e corrucciato nel far qualche,
operazione faticosa. Viene questa!
voce del dialetto da Tavàn. ( Tafa-
no), come se un tale fosse punto,
da queir insetto.
•ATTAVANARS' , v. Essere irrequieto.
ATTAVLARS*. V. (dal fr. S'attabler).
Porsi a tavola. Attavolarsi manca
alla lingua italiana.
ATTÉIS, V. Attacc, avv. Socchiuso.—
V. Sbadd.
ÀTTEM> n. m. Attimo voce corrotta
da Atomo. Itistante. Istante, PutUo.
Momento di tempo.
Far una cossa in-t-un ^ttem. In-
t-un batter d'occ*. lìi-t-un tererè.-
Fare una cosa in un'attimo, in un
batter d* occhi , in un baleno, in
un bacchio baleno. Subitamente. In \
uno stante. In un tratto. In un i-
stante.
ATTENZlÓN,n. f. Attenzione, n. f.
Una intenta applicazione della men-
te per apprendere , ed operare
checchessia. — Attenzione è termi- i
ne generico. AjDp/tcazfotie è un'at-
tenzione proseguita. Meditaziorie ,
una attenzione riflettuta, e smi-|
nuzzata. j
Attenziòn dai boi. si riferisce ad |
altre significazioni , che in ital. so- !
no specificate con termini propri.
Quando dicono: Al tal m'ha usa
deli-i attenziòn, oppure A-i-ho usa
deli-i atteriziòn , queste espressio-
ni possono avere diversi significa-!
ti, che in ital. si volgono in altri j
modi , e con parole dmerenti : p. e. i
Un signore mi ha usate mille cor-I
tesie. Mi ha trattato con molta o-i
morevolezza. Ha avuti tanti ri-
ATT
91
ATT
guardi per me. Ha fatto per me
degU offici col tale. Il tale mi ha
prestati dei servigi. (1 fr. dicono
ancli'essi Avoir des attentions pour
</t«f/9u'Mn), — /n attesa, in at-
tenzione di vostro riscontro , non
è espressione esatta per Stare in
aspeltaàone.
ATTIMPÀ, add. Aitentpato, agg. Ch'è
avanzato negli anni. Grave negli
auQi. Di anni grave.
Mitosi aliimpà.-Aitempatetto.
Htimpà, ma eh' dimostra salut.
-Atleìnpatotto. Vecchio fresco.
Ragazzi attimpà , vècci. — Gio-
rni soprastate, per Provette, Ai-
tempate.
ATTLNTARS' . V. Arrischiare e Arri-
scWarjt . Attentare e Attentarsi.
Ardire e Ardirsi. Osare. Pigliare
ardire. Avere ardimento.
AniV,add.^mpo,agg. Fa/éoote. Vi-
goroso. Possente, r ha eziandio il
lermioe Efficace piii espressivo ed
Rimedi o«w— Rimedi efficaci.
Cosi Efficacia. Efficacissimo. Efìi-
ATmAR, METTR IN ATTIVITÀ, IN
ATTIVAZIÒN. Effettuare, v. Manda-
le. Recare ad effetto. Mettere in
pratica. Eseguire, e con termine
P'« proprio Attuare. Ridurre dalla
potenza all'atto.
JUwdpiTi. Attuato. Recato ad
effetto. --4«t„or. Mettr in attività
u«a lèz. — Porre ad esecuzione
^^ legge, un regolamento, una
.^icipiina.
*YtVAZIÒN,n. f. £«effuzto»c, Effet-
iJt,' ^^^i^pimento.
*™ITÀ,n.f.>l«Jm7à, n. f. Prou-
tetta di operare.
^ettr in attività. V. Attivar.
£»»r in attività. — Essere in at-
^J^i^im esercizio, in atto pratico.
ATTOUR, n. m. Attore, n. m. Nel lin-
guaggio boi. non ha altra significa-
tone che quella di Colui che rap-
presenta persona, o carattere in
teatro. Ma in ilal. Attore vuol dire
proprfimente Facitore, Che tà, che
opera. Attore è Colui, che nel liti-
gare domanda ; il cui avversario si
chiama Beo. -^Attore è Quello, che
amministra i fatti altrui. ( Fattòur,
boi.) — Attrice,n. f. di Attore non
è stato adoperato dagli autori se
non nel significato di Operatrice,
Kffettrice: ma come voce di regola
non sarà rigettata negli altri signi-
ficati. ^
Attriz, fem. Attrice, f. tanto in
boi. che in fr. non è usalo , che per
Quella donna, la quale nel dramma
rappresenta qualche persona o ca-
rattere sulla scena.
ATTÒURÉN e DATTÓUREN, avv. At-
torno. D'attorno e Dattorno. Intor-
no. D'intorno. — Attorno attorno.
Tutto attorno. f^Si ogni lato.
Metters' attòuren afarcvéll. —
Accignersi a far qualche cosa. In-
cominciare a fare.
Èsser attourn, dri a far cvéll. •—
Star facendo qualche cosa.
Star attòum.^' Stare attorno a
checchesia. Attendervi. Usarvi di-
ligenza.
Tors' d' attòuren un qualcdàn.
— Torsi d'addosso, o d'attorno
alcuno. Dare, o porre il lembo, e
il lembuccio in mano ad alcuno.
Allontanarselo.
Dars' d' attòuren. Lo stesso che
Mnarlavssiga per la zènder.-^
Menar le mani. Affaccendarsi, in-
dustriarsi. Arrabattarsi. Darsi le
mani attorno. Esser sollecito, pre»
muroso. Ingegnarsi d'operare per
vivere.
Tamar a dars' d' attòuren. —
Rimaneggiarsi.
ATTRAPPLAR e ATTRAPPLARS* , v.
Trappolare , v. Ingannare , o essere
ingannato con alcuna apparenza di
benCt — Altrappare. Sorprendere
con inganno.
ATTUMBARS', V. i466Mior«i. Oscurar-
si. Parlando di tempo nuvoloso.
Tèimp attumbà. — Tempo ^ oscu^
rato , offuscato.
AV
92
AV
ATTURTIAR, ^r, AUmrtìgimre , t. At-
torcigliare, T. ATf olgere insieme.
ATTURTURS' , ¥. ATTURTlA . add.
(dal fr. Eniortitler). Aggromgìiarsi.
Aggrwngìiato, agg. Ritorcersi in
sé, ed è l'effetto, che fa il filo
quando è troppo torto. Attorti-
gliare. AttarcigÙare.
'ATTUSGAR,Y. Attouieare. Attosca-
re. Avvelenare. Dar tossico, veleno.
AVA, n. f. Ape, Pecchia, n. f. Insetto
volante, che & il mele e la cera. —
Fuco, e volgar. Pecchione, Bor-
done e Falso bordone. (Boi. Ava-
rot). Marito dell'ape, eh' è senza
aculeo , e perciò impunemente pos-
sono le femmine imperversare con-
tro de' maschi e incrudelire fino al-
l'ultimo esterminio di tutti, dopo
eh' essi hanno esaurite le funzioni
della natura.
^ Un nùvel d' av. — > Uno sciame
d'api. — Una massa d' tu?. — Un
gomitolo d' api.
AVAIÀ , add. Aggiunto di colore non
eguale , forse da Vaiato , che vuol
dire Variegato. La voce boi. signi-
fica precisamente Quel colore dei
panni eh' è in un luogo cupo e nel-
l'altro pili chiaro , non eguale.
•A VAIAR, e AVAIARS'. v. Cambiarsi il
colore abalzeUoni. Variegarsi il
colore.
*A VAION. V. Vaion.
AVANZ, n. m. Avanzo, n.m. Il rima-
nente, restante, residuo di qual-
che cosa.
Avanz dia lavla. —'RiUevo e Rile-
vo.
Avanz dia ruccd. — Sconocchia-
tura. Avanzo del pennecchio.
Avanz dèi bèver. — Abbeveratic-
cio. Avanzo della bevanda.
Avanz dèi veinin^t-al bicchir. —
Culaccino.
Avanz, Slaiùzz dèi pann.-^ Raf-
filature del panno. (Boi. Arfiladu-
ra).
Avanz d' una pezza ; cavèzz ;
scampluzz.^Scampolo di una pez-
za intera.
Avanz d'tèim^.'^Besto, Rima-
sugOo di tempo. Non si dice Bita-
gOo.
AVAR, agg. Avaro, a^. e anche sost.
Di due sorta è Avarizia. Quella di
un' illimitata cupidigia di acquista-
re; l'altra di una straordinaria te
nacità nel ritenere. La prima mo-
stra abbastanza essere un'Avidità,
che esprime un desiderio violento,
insaziabile, e quasi irresistibile, la
seconda si esprime con diversi vo-
caboli applicati ai gradi, ed alle
modificazioni diverse di tale pas-
sione.— Inlenssato. (Boi. InUres-
sa.) Colui che ama il guadagno,
nulla fa gratuitamente , né s' attac-
ca mai a ciò, che non gli rende pro-
fitto.— Attaccato 1^ lucro , al gua-
dagno. Quegli che ama il risparmio,
e fugge le spese; si astiene da ciò
che gli è caro. — L'Avaro ama il
possesso senza fame alcun uso, e
si priva di tuttociò che costa. -^
Spilorcio e Spilorceria. Colui che è
estremamente stretto nello speo-
dere. La ^ilorceria è un effetto
dell' Avarizia. ( Boi. I^lorza ).-
Sordido. Nel proprio significa Spor-
co. In via figur. si applica all'iota-
ro troppo tenace, quasi che la sua
somma avarizia gli porti conse-
guenza di essere sporco. — Tenace.
Taccagno. In senso proprio, si at-
tribuisce a quelle cose, che age-
volmente fra di loro s'attaccano. In
via figur. si applica sull'Avarizia
portata da avidità di accumulare.
AVAROT. V. AVA.
AVÉIR,v. Avere. Verbo, che dinota
possedimento di cosa, coniugato
con se medesimo , e co' verbi di at-
tiva terminazione ne' tempi com-
posti, e si cbiaOia perciò ausiliare.
Avéirla cùn qualcdùn. ^^ Averla
con uno. Essere adirato seco. Ave-
re il tarlo con alcuno.
Avèir in stù/fa ; Avèir in cùpo-
la; Avèir dov s' sol dir; Avèir dov
s' cmèinza ci sport e s'pness i pò-
nir, sono lutti detuti per dir coper-
AV
93
AV
tameote Avere in ctdo , ehe anche
in iui. più decentemente si dice
Avere a noia; non iititnare : noti
apprezzare qtieUa lai persona; e
bassam. Aver nello zero. Aver uno
nella collottola, nella coda, in ta-
sca. -^ Avere in oltre si sostitai-
sce a molti Terbi di ^arìa sìriìì-
ficaiioDe. Per lettere $i ebbe ch'e-
gli era morto ( si seppe ). — Si
ebbe per $anHs9imo fwmo (si re-
p\Aò).^Ella ebbe Carlo in luo-
go segreto (fece yenir a so). -—
fo laogo di Essere, alla fr. ed im-
personai. Fé n'e66e alcuno. Ebbe-
ti di ^aegli. Vi ebbe alcuni.
Atìèirdafar, da avèir, ecc. —
Awre a avere , a fare, da fare, che
fare. Ed anche per Dvéir. V. In boi.
aUe Yolte si replica : El mdai al l'i
arev da avèir avù. Il Caro ha det-
to U medaglie le avrebbe avere a-
vuie.
Turnar a avéir. — Riavere.
Avèir dèi sbérr, avèir dèi matt
--Aver l'aria di sbirro , pizzicar
di matto. Assomigliarsi.
^t^ètruft dalla so. — Avere ilfa-
^^^> la grazia d'alcuno. Avere
mo favot^evole.
Chi ha avù, ha avù.'^Chiha
^a, eclRn'è ilo peggio. Addio
me. Suo danno. La cosa è fatta.
^^EMARI, D. f. Ave Maria o Avem-
"wrfa, n. f. Orazione che si porge
A'Ia Madonna. Avemarie. Quelle
pallotiolloe della corona minori di
<|ueMe, che si dicono Paternostri.
Avemari e Angelut. Quei tocchi
^1 campana che suonano all'alba,
3 moaodi e a sera , nel tempo dei
IQali i pii cattolici recitano appun-
to le due orazioni Atigelus Domi-
ci ecc. e Ave Maria ecc. -^Avem-
•««rio de' morti. Il sonar delle
«impane nella morte di qualche-
(luno.
^^|W. add. (dal fr. (hwerl). Aperto,
^mso. Diserrato, agg. Contra-
nodi Chiuso, Serrato, In ital. vale
5»nche ?Qiese, Chiaro, p. e. Aperta
ragione. Aperto miracolo, che i
boi. volgono in Dscveri, Lamponi.
Miraquel lampant. Sccirtt e nètt.
Avèir la féssa dia stane Ila tutta
averta. — Aver lo sparato della
gonnella sdruscito , o sdrucito.
Pgnatta aiverta in mèzz.-^ Pen^
tota rotta, crepata, spaccata.
Partida averta. Còni averi. ^-^
Partita, o Conto aperto. Debito
sussistente.
A i l'ho dèli a averta zjm.—
Gliel'ho detto a grembo aperto,
col cuore in mano
AVERTA, e APERTA, n. f. Apertura,
n. f.
Aie una bèlla averla, o aperta.
— * Vi è una bella pianura, o cam-
pagna aperta.
AUGE. (Èssr in) (dal lat Auge), n. m.
Sommità. In boi. si usa sempre al
figor., ed in ital. comnncm.— Èssr
in auge. "^ Essere nell'auge suo.
Essere giunto all'auge della tua
felicità.
'AUGURAR, o Desiderare, Bramare
altrui bene o male.'-' Imprecare.
Desiderar male ad altri. —A v' aù-
gur una bona nott. — Desidero
che abbiate una buona "notte.—
Augurare, vale Fare o Pigliar au-
gurio. PronosUcare. Presagire.
AUGURAZZ, n. m. Imprecazione , n.
f. Mal augurio. Parole con cui si
augura male ad altri, ed alcuna
volta a se medesimo.
AUGURI, n. m. Augurio, n. m. Indi-
zio o predizione di futuri avveni-
menti. Si può prendere in buona
e mala parte. —Ùria, si applica
solamente ai sinistri eventi. ()uindi
Mal' uria e Maluria, sempre usato
colla nozione di Mal- augurio. —
Presàgio, n. m Presagire. Penetra-
re e annunziare le cose prima del
loro avvenire.
AUGÙST, np. m. STA , f. Augusto, m.
sta , f.
AVIDA, add. ^t^mYtto, agg. Terreno con
viti. — Avvignato. Posto a vigna.
Guardiamoci dal dire Vitato, che.
AV
94
AVV
Tiene dal lat. e vale Sfuggito , Eoi-
tato. — y. Trèin.
AVIDAR, V. Avvitire, v. Porre vili
ne* ienenì. ^- Aovignare , Porre a
vigna. — Chi vuole arficchire» ba-
sta avviare. — V. Avida.
AVINZÒiN , n. f. Awieeììdameììto , n .
m. L'azione di avvicendare, e lo
stato di ciò eh' è avvicendato.
In-t-al lug V avintòn dia can'va
st'-ann l'è poca. — L'avvicenda-
mento a canapa nel podere gue-
st' anno è limitato.
Divider la tèrra in dòu avinzon.
-^ Dividere la terra in due avvi-
cendamenti.
Far più avinzón.^ Avvicendar
di più il terreno. Alternare te se-
minagioni.
AVLAR AL FUG. Ricoprire il fuoco
per conservarlo. Non si abbia per
tanto strana la voce boi. , percnè,
tolta la prepositiva A , rimane Vlar,
^ cui aggiunta Ve muta addiviene
Velar, cioè Velare, Coprire con
velo , e s' intende in via figur. In
fatti si scuopre la brace con picco-
lo strato di cenere , a guisa di velo;
quindi Velare il fuoco , non sareb-
be frase da dispregiarsi.
AVORI , n. m. Dente dell' elefante, ma
staccato dalla mascella.
Una cosa d'avori. — Ebùrneo,
agg. Denti eburnei, mani eburnee,
figur. , cioè bianchissime.
AVRÉL, n. m. Aprile, n. m. Quarto
mese dell'anno.
• Avrei avrilòn, n' metter zo al
zibòn. — In aprile non ti spogliar
d'un filo. Quando il giuggiol si ve-
ste, e tuli spoglia, e quatido si
spoglia, e tu. ti vesti.
Avrei ògn de un barél. — Aprile
una chiocciola per die. — Aprile or
piange or ride. -sferzo di aprilan-
te, quaranta di durante. Se maì^-
zo non marzeggia, aprile mal
pensa. Proverbi comunissimi.
AURELI, np. m. LIA, f. AureUo, m.
lia, f.
AVRlR,v. (dal fr. Ouvrir). Aprire.
Schiudere. Dischiudere, Disscrran.
Contrario di Chiudere, Semn.
Riaprire. Aprire di nuovo.
AURÒURA, np. f. Aurora, f.^Aum-
ra per Alba. V.
AVSEIN. V. Attacc.
AVSINARS'. V. Accustar,
AUT AUT , (dal lat.). 0 bere o affofjù
re. 0 asso o re. Si dice di obi s
trova in angustia di risolvere.
AUTORlTÀ^.n. f. Autorità, Autorità
de , Autoritate , n. f. Facoltà, fu
desta data , o avuta. — V. Aufon:
zaziòn.^^ Autorità non si adoper.
per Magistrato , p. e. Alla pruzet
Sion dèi Corpus Domini a i è tùi
eUi autorità. — Alla solenne pro^
cessione del Corpus Domini inler
vengono i magistrati principali
del governo , il governo, i capi del
le milizie , ecc.
AUTORiZZAZIÓiN . n. f. (dal fr. in
torisation). Approvazione. ComtJt
so. Facoltà. Adesione.
Vù n'avi autorizzazion.-^^»
non ftvete facoltà , Non siete axiiO'
rizzato.
Si dice bensì Autorizzare, hto-
rizzato, ma la voce Autorizzazioni
finora non è che d' uso fraDCwe.
AUTÒUR , n. m. Autore . n. m. Intefr
tore di checchessia , e quegli, (i»'
quale alcuna cosa trae la sua priotf
origine , e per lo più si dice degli
scrittori. Dicesi anche Autort, Ij
primo possessore , dal quale altflj
riconosce quel che possiede— •^J'*
trice, fem. Inventrice. Principio'
Cagione, ne' signitteati suddetti di
Autore. Autrice della poetica, ^tf;
trice di un consiglio. Autrice *
stirpe. (Autriz boi).
AVVALURAR AL FUG. Questa fnj
viene usata nel solo significalo *
Far riardere de' carboni ([UM
spenti. — Avvivare il carbone^
slare il carbone. Affocare le &«•
ce , il carbone. — Avvalorare in s^
gnif. n. e n. p. Prender forza Uf«^
co avvaloro per si fatto modo, c«
fiiwn rimedio mettere vi ti po<«*
AVV
95
AVV
tVVERSIÓN.n. f. Avvertione. Aliena-
zione da nn dato oggetto, sia per
voioolà , sia per cerla disposiiione
d'animo. Awertione atl'ozio. Au-
temone al vizio.^^Bepugnanza e
Ripugnanza. Quantunque sia dalla
Crasca interpretata genericam. per
Contrarietà, Renitenza; nell'oso
comune però si adopera con effet-
tua nozione morale. — L*i4wef^
none èpiìi costante ed abituale.
U hepuQììanza per lo piti è acci-
dentale.— Antipatìa; voce greca.
Contraria passione, Quell' avver-
sione 0 contrarietà che hanno le
co^ tra di loro. E nell' uso s' im-
piega sovente come affezione mo-
rale.—466oriinienlOt AbominaziO'
n«, SODO voci che esprimono l' Av-
wrtionc in gradi maggiori. — Odio.
Massimo grado dell' avversione, e
veemente inclinazione a far tutto il
possibil male all'oggetto mal vedu-
to.—Dwomorc è ben diverso da
^; ed è Cessazione d' amore. —
^<<»o. (Vocebissillaba). Un inten-
so rancore accompagnato da male-
volenza contra un soggetto mal vi-
stò. Perciò s' avTicina molto al-
l' Mio. — Invidia. Un penoso dispia-
cere nel veder altri prosperato. Dif-
ferisce da AsHo, perciò V Invidioso
ooD ba mal animo contra colui
che invidia; differisce da Odio, per-
chè cbi invidia non desidera perciò
"male altrui. — Malevolenza è un
effetto dell* Odio. Che vuol male, e
che desidera del male al suo avver-
sario.—Livore, nel proprio signifi-
ca Quel livido o nereggiante , che
SI mostra nella cute percossa. Ma ,
perchè questa voce proviene da Li-
F»*>, sarà meglio detto Lividojy!
m Oggi usato più comunemente , e
l«ner Livore per Mal desiderio ac-
compagnato da spirito di vendetta.
AVVERTIR, AVVISAR, v. Avvenire,
^coMore. Il primo attiv. Dare av-
vertimento; neutr. Aver occhio;
fiodofv.
Awcrfj bèin, — Avvertite bene.
Badate òene.— ilvoerflrv. Faretv*
veduto. Dare avvertimenti. Ammo-
nire. A V ho avverte perchè al
s' rèiyula un' altra volta. ^^L' ho
avvertito , o reso avvertito a rego-
la dell' avvenire.
Avvertir per Avvisare, ^^ Avverti
nd fiolt perchè al vegfta.^^Awi'^
sale mio figlio, che venga.'^Av'
vertir i amig che dman aie acca-
dèmia.— Avvisare : Dar avviso agli
amici dell' accademia di domani.
AVVEZZA. V. Avvia. «
AVVEZZAR. V. Avviar.
AVVIA , Avvezzato. Avvezzo. Assuefai
^o» agg.
Avvia per Cominciato p. e. Una
/«m avvia, una gavetta awid. ^^
Un lume incominciato ; Una ma-
tassa incominciata.
Una buttèiga awid.^^ Una bot-
tega indirizzata, incamminata,
avviata — V. Avviar.
* lA parola >lvvid è la vera del boi.
quantunque si sentano nelle con-
versazioni le voci Avezzd e Assuc-
fatt, che ora è in voga l'innesto,
0 r alternativa del dialetto colla
lingua madre. V. Assuefaziòn.
AVVIARLO AVVIARS', V. Accostuma-
re, si. Tì9ìt costume; dovrebl)e in
lingua nostra impiegarsi colla no-
zione d' indurre in altri qualche
costume. Gente non accostumata.
Saper bene accostumare i suoi ti-
gli. Ma r uso gli attribuì spesso il
valore di Abitudine , Usanza. In
Ispagna accostumano di conser-
vare i vini ne' vasi di terra in-
'Vetriati. — Abituare, Far abito,
0 Divenir abituato , è molto affine
Bd Assuefare , ed offire anche una
nozione molto analoga ad Accostu-
mare. Abituato al servizio di Dio.
Genti assuefatte nella marina.
Tuttavolta il Costume risguarda al-
l' oggetto , e lo rende famigliare , e
V Abitudine si riferisce all'azione
medesima , e la rende più facile. Si
accostuma ad apprezzar cose di
gusto depravato per mezzo dell' A-
Avv 96
IfituarH in vederle. Perciò Abiiua- 1
re é piuttosto Un render facile
V e»efvizio di alcune cose coi mez-
zo di olii di frequente rifetuU. Ac-
costumare, è Far assuefatto alcu-
no a quegli oggetti, cne dall' abi-
tudine furono renduti famigliari.
'-'Assueto pare che corrisponda ad
Accostumato. -^TnL Assuefare ed
Avvezzare passa differenza. Sotto
la nozione attiva si distingue abba-
stanza. Perciocché in Assuefare si
concepisce soltanto una passiva ri-
duzione del soggetto a ricevere del-
le ripetute impressioni ; p. e. As-
suefare il palato ad ogni sorla di
cibi. Assuefarsi al caldo al freddo.
Quando poi Avvezzare, ed Avvezzo
non si riferiscono ad abituale ope-
razione , ma ad una semplice passi-
va assuefazione , allora possono va-
lere per Accostumare o Accostur
malo; p. e. Si avvezzò ai cibi del
monaco. Farfalla al lume avvezza.
— Acclimatare. Parola moderna
non ammessa da buoni scrittori,
benché fosse necessaria, a mio cre-
dere, alla lingua, altrimenti con-
verrà usare la perifrasi Avvezzarsi
eU clima. Il Bembo usò Naturarsi
del sub male per Avvezzarsi sem-
plicemente.^ Costumare e CostU'
maio , benché si usino colla stessa
significazione di Accostumare, ed
Accostumato, pure ottennero altri
valori non comuni ai loro affini,
cioè di Usare, Esser consueto a fa-
re ecc. Di Praticare. E Costumato ,
quello di Fornito di costumi. — So-
lere , Essere solito. Usare. Importa
anch' esso una nozione di abitudine
prodotta non già da ripetizione di
atti , ma piuttosto dallo stato ordi-
nario dell'essere; p. e. Le fiere so-
gliono abitare ne' boschi.
Avviare, vale Mettersi in via.
(hoì, Avviars'.) — Oppure Indiriz-
zare, Prendere avviamento. ^^ Av-
viar una butéiga, ecc. — Negli e-
sempl portati dalla Crusca io pen-
serei che valesse Avvezzare. Av-
KZ
vioUo in mereatamia, ed aUn co- !
se. Che aiovierebbe lo figliuolo e /ó-
rebbelo buono uomo. — Solére si
usa di rado nell' infinito.
AVVINA , Avvinato , aggiunto ad uo-
mo , Che ha bevuto molto vino.
Un bicchir d'aqua aiTmna— fii^
ehiero d'acqua avvinata.
Una bòtt avvina. — Una botte
avvinata. Usata al vino.
AVVINCA , add. Piegato. Torto.
AVVINCAR. e AVVINCARS'. Piegare.
Torcere. Piegarsi, ecc. Ia ^oce boi.
viene da Veinc , cioè Piegar^ come
si fa del yìnco — Awincniare, vale
Legare , Cingere intomo.
ANSWT k. AUentato. Ernioso, m'-
Avventato, significa Sventato. In-
considerato. Precipitoso. Ed anche
Spinto con violenza.
AVVINTADUAA , n. f. Allentatura. Er-
nia , n. f.
AVVINTARS', V. Allentarsi, v. Dive
nire ernioso.
AWINTÒUR, n. m. Avventore, n. m.
Dicono i mercanti e botlegai a
quello , che continua a servirsi del-
l' arte loro.
AVVIS, n. m. Avviso. Ragguaglio. An-
nunzio. Novella.
Dar awis. V. Avvertir. ^Avvito
significa pure Opinione, Stima.
Credenza, Pensiero, Constderoòo-
ne.
Awis. - Avviso. Avvet^Umento. In-
segnamento.^'Essere avviso, nìe
Parere.— \. Davvis.
AVVISAR. V. Avvertir.
AVVOCATURA, n.f. i4t?t?oca»owe Eser-
cizio della professione dell'avvoca-
to.
AVVUCAT, n. m. Avvocato, n. m.
Acvucatdel caus spaUd.—I^i'
tor de' miei stivaU. Dottor da wd-
la. Dottorello.
Far l' awucat. — Avvocare.
AWUCATAR e AVVUCATARS'. Fan,
creare avvocato , àtliv. Farsi avvo-
cato , pass.
• AZACCAMÉINT , n. m. Giacimento,
n. m. Giacitura, n. f.
AZ
97
AZZ
mCCARS. V, ScuHars\
AZARD, 0. m. Azzardo, BUchio. Ci-
mento. Pericolo. Bipentaylio.
ÀZAfìDAR, V. Arrischiare, Azzardare.
Arrisicare. Cimentare. Avventura-
rt. Osare.
AZàRDÓUS ] add. Om azardòus. Uo-
mo arrischiato, arrischièvole. •»
Azzardoso, vale piuttosto Pericolo-
so. Rischioso. A/fare, uffizio az-
zardoso, rischioso. la cui facilmen-
te si corre rischio. — Uomo avven-
tato, significa Inconsiderato, Im-
pndente.
AZIO, non è del volgo. V. Brùsc.
AZION, n. f. Azione n. f. Atto, n. m.
Al è sta fall' un* aziòn, — G/i è sta-
to fatto un torto; o piuttosto un
pronto,
AZ6kiC, n. m. Azorreo « n. m: o Gel-
somino azórreo. Specie di gelsomi-
no esotico molto odoroso . così det-
to percliè provenieote dalle isole
Azorre.
AZUNTÀ, add. Aggiunto. — V. Azun-
tur.~^ Addizionale ooo è parola di
%iu, ma di uso moderno, in ve-
ce di Noto di spese addizionali, si
^primerà meglio colla voce Ag-
ente.
Puntar, v. Aggiùgnere. - Aggiugne'
^e> ed Aumentare sembrano sino-
oioù, ma io prenderei quest' ulti-
^^ per una conseguenza o sia ef-
fetto del primo, perchè Aggiugnen-
do una cosa ad un'altra si Aumen-
ta la medesima. Aggiugnere del-
(oc^ua al vino. Aggiungimento ,
giunzione, Addizione di terre.
'^Accréscere è piìi affine ad Au-
untare che ad Aggiugnere, per la
stessa ragione, tuttavia spesso si
confondono.— Grè«cere poi èaflFat-
to diverso da Accrescere , perchè il
primo è d'indole intransitiva, si-
gDificaodo . Aver accrescimento ; ed
'•secondo è transitivo , cioè attivo ,
't fancittlto cresce. La pianta cre-
*cc. l'oJUdero accresce t sMot rami.
^^Hftnmdire e Ingrandire. Far
grande, e Divenir grande. Amplia-
re, e Ampìificare, Fare ampio. So-
no diversi da Aumentare, perchè
si fa uso di Aggrandire quando si
tratta di estensione, e di AumentOF
re , quando si tratta di numero, di
abbondanza, ecc. Si aggrandisce
una città, un giardino: Si aumen-
ta il numero de' cittadini, delle
piante. — A mpliare , ed Amplifica-
re differiscono anch'essi da Ag-
grandire, giacché questo è riferibi-
le a qualunque sorta d'ingrandi-
mento: Città aggrandita: Corpi-
cello ingraìidito. Ampliare sembra
determinalo ad indicare un luogo
vuoto è circoscritto dalle tre di-
mensioni. Un* ampia fossa. L'am-
piezza della piazza. Ampliare si
distingue da Amplificare , destinan-
do il primo air ingrandimento del-
le cose materiali , il secondo delle
intellettuali. Amplificare i benefizi,
gU onori. *- Dilatare , derivando
da Lato, dovreU>e esprimere un'es-
tensione degli oggetti nei loro la-
ti : p. e. Dilatare una piaga. Dila-
tare un* apertura. — Estèndere è
applicabile indistintamente a cia-
scuna delle tre dimensioni della
quantità continua. Estendere i con-
fini. Estensione de* corpi, ecc.^-
Allargare. Far lar^o. — Allungare.
Far lungo. — Espandere. Nato in
origine a dinotare la dilatazione
delle sostanze informi, come l'aria,
il fuoco , ecc. — Diffóndere. Sparge-
re abbondantemente.
Delle voci bolognesi, poche ne
abbiamo , ma suiBcienti per espri-
merci, equivalenti in generale alle
italiane : e cioè le già messe in ca-
po luogo Azuntar; Crèsser; As-
grandir : Ing randir ; Dstènder ;
A slargar; Aslungar,
AZOa. (dal fr. Azur). V. Turcìmn.
AZZAR , n. m. Acetato , n. m. Ferro
combinato col carbonio.
In medicina si chiama Càlibe,
dal gr. Chalyps. Vino calibeato. Vino
in cui sìa stata infusa limatura d'ac-
ciaio.
AZZ
kZlkfìt, add. Acciaiato, ala, agg.
Accoociato.
Vein azzaré.^' Vino accÌ€Uato, e
medicalmente Calibeato. — Férr
azzaré. —Ferro inacciaiato. Ferro
a cui s'è data la tempra d'acciaio.
Vece' azzaré. V. vècc\
AZZABEl.N DA BATTER FUG. Accior
iuolo. Acciarino, d. m. Piccolo or-
digno d' acciaio col quale si batte
la pietra focaia, per trarne faville»
che accendano Tesca. Si trova an-
cora Fucile, ma io 1' userei per
r acciaino dello schioppo. Nel di-
scorso comune si dice Battifuoco ,
ad Una scatoletta , o borsetta con-
tenente tutto eh' è necessario a ca-
var fuoco e accendere il lume.
AzzareimU bccar. — Acciaiuolo.
Quel ferro con cui si dà il filo agli
strumenti da taglio. .
Batter VAzzarcin, detto figur.
Fare il battifuoco. Fare il mezza-
no. Portare i polli.
AZZARIR, V. inacciaiare, v. Unire il
ferro coir acciaio per renderlo più
saldo.— Cafiòeare. T. med. Prepa-
rare un liquore, o una medicina
coir acciaio.
AZZlDÉINT, n. m Accidente.' Coio.-^
Emergente. Caso impensato.
Nella lingua ital. trovansi molti
altri nomi, che hanno fra loro gran-
de analogìa , ed occorrono di spie-
gazione.
Accidente. Ciò che accade per lo
più di disgustoso. Un pietoso acci-
dente racconterò. — Anventura,
dicesi soltanto di ciò , che avviene
alle persone > ed indica qualche co-
sa , che si riferisca meglio alla for-
tuna, che alla disgrazia. — Avveni-
mento, [n questo il caso influisce
meno che in Accidente, ed in Av-
ventura, le cadute degli edifizi so-
no accidenti. Le rivoluzioni degli
stati sono avvenimenti. ì^ buone
venture de' giovani sono avventu-
re.— Gli Accidenti succedono per
difetto d'attenzione. Gli Avveni-
menti non possono sempre essere
98 AZZ
preveduti. Le Avventare accadono
spesso durante la vita dell' aooio.
— Successo. Avvenimento proce-
dente da altro anteriore. Aspettare
con ansietà il successo di una <»■
sa. Successo è una specie di Brasa-
to.— Esito, è molto affine a Riosci-
ta Aspettar l'esito di una balta-
glia. — Evento, Evenimento; seb-
bene rinchiuda la nozione di Biu-
scimento , tuttavolta ne differisce
per la nozione accessoria di casua-
lità — Caso , è un Avvenimento io-
opinato ; Riguarda a chi è riferilo
— Anèddoto. Voce d'uso presa dal
fr. Anecdote, s f Tratto particola-
re di storia ; per lo più dicesi di no
tratto segreto tralasciato , o tacio-
to. Ozè suzzéss un bèli azzidèint.
un béU cas. — Oggi è seguito un kl
lazzo. Mi son trovato a un bel laz-
zo. Un bel caso. Un accidente ca-
rioso.
Azzidèint. ^^Apoplesia o Apopìei-
sia. Colpo apoplitico , o di apoplti-
sia. Privazione subitanea di tutti i
sensi e moti sensibili del corpo, a
riserva di quelli del cuore, e de'pol-
moni, ecc. — Apoplètico, agg.' Che
ha relazione all'apoplessia. Accetto
apoplètico. Rimedio apopktico. k-
que apopletiche.
Vgnir un azzidèint.-^ Esser toc-
co d'apoplessia. — Emiplegia. Pa-
ralisla di tutta una metà del cor-
po.— Paralisia, Privazione, o di-
minuzione considerabile dei scoti-
mento, e del movimento volonia-i
rio, o di uno dei éue.-^CatakfM.
Aflezione soporosa, con una ^'
vulsione tonica di tutto il corpo,
che obbliga l'ammalato a restare
nella positura, in cui l'ba sorpre-
so. Somigliante ad una staloa, ii^o*
falèttico sta cogli occhi aperti sen-
za vedere, senza sentire, e senza
fare alcun movimento. — /^t'^****
sia. Difficoltà di muoversi.
AZZIDÉINTMÉINT, avv. Accidenlair
mente. Casualmente. A caso, f^
sorte. Per accidente-, avv.
AZZ
99
AZZ
iZZrDENTi. Apùpletico, agg. Infermo
di apoplessia.
AZZIDENTALITA , n. f. AccidentaUià,
n. f. Don è Toce osata da bnooi
scrittori. Si può ad essa sostìtaire
Caso, Accidente, t simili.-— V. Az-
zidèint.
'ÀZZINTÀDURA, D. f. Puntatura. In-
terpunzione , II. f.
AZZITTAR. Accentuare , v. Adesso co-
monemente anche da buoni scrit-
tori dicesi Accentare. Porre sulle
vocali scrivendo quegli accenti o
lineette, che lor convengono. -^l>t-
ioccentare. Torre gli accenti.— Dt-
taceentato, agg. Senza accento.—*
Aeeen^re vale ancora Pronunzia-
re le parole con quegli accenti,
ch'esse richiedono.
J^ccentuale, agg. Che appartiene
alV accento. Pronunzia accentuale.
AZZTTÀ. Accettato, agg. V. Azzttar.
Azzttd'iii. t Monaca accettata.
fanciulla che le monache adunate
ÌQ capitolo hanno convenuto di ri-
cevere nel loro monastero per ve-
stire l'abito religioso,
^«ttc.— V. Bttlir.
AZZTTAR, V. Accedarv, V. Acconsen-
tire alla profferta, alla dimanda.
V. Arzever.
Azzttar un' eredità. -^Accettare
un'eredità. Dichiarare d'essere ere-
de. 1 tribunali e gli avvocati si val-
gono della voce Adire, la quale , sia
perchè tutta latina , sia perchè non
intelligibile al map^gior numero de-
gli uomini , dovrebbe abbandonar-
si , ora che non si amano molto le
oscurità.
Affigìiare si adopera general-
mente nel favellare di congreghe ,
e simili ; ma non essendo voce di
lingua sarà meglio sostituirvi le al-
tre di Aggregare , Ascrivere » Am»
mettere, Bicevere nella compagnia.
Ricevere , Adottare a figliuolo.
Egualmente si farà del nome Affi-
gmzione , che non si adoprerà in
vece di Filiazione, Figliuolanza;
né di Congregamento , Aggrega-
mento.
Azzttar al tmtir.^y. Butir.
AZZUPPIB, e AZZUPPIRS'. Azzoppare,
V. Divenir zoppo; e Far divenire
zoppo.
B
B
• Bèi— lettra. Prima consonante
nell'alfabeto italiano.
Il B presso i romani era lettera
ntimerale corrispondente a 300, e
quando se gli metteva sopra una
linea significava tremila, i. — Pres-
so i greci valeva 2, e con una linea
sopra 200.
BABaN di CALZULAR.— B«8«cfto, n.
pi. Strumento di bossolo col quale
i calzolai lustrano le scarpe.
^^ Baòanfig. Tabalori.y.
^^MO, V. Tabalori.
BABBI, (detto per ischerzo). Muso.
Faccia umana.
BABBIÒN. V. Tabalori.
BABBUEIN, n. ro. Babbuino, n. m.
sorta d' uccello fig. per Tabalori V.
BACALAR, n. m. Lucerniere, n. m.
Strumento comunemente di legno ,
ed è Un bastone con piede, nel
quale si tien fitta la lucerna col ma-
nico , 0 la candela.
Far da b€u;alar. Farlùm. — Ser-
vir per lucerniere , ed anche Tene-
re il lume. Intervenire in qualche
BA
too
BA
maneggio solo per senrire aHroi. — i
itacaiare e Baccaiart^d^ Baecaiau- \
reu9 laL barfo., Yale BaeceUiere.\
PriiBo grado cbe lo scolare riceve
nelle Intere , o nelle scienze.
BA€C',BACCIABÉLL,n. m. Bacchiti.
Baiacckio, Bastone.
Baec', BaecéU d' vidéll, d' Bò. —
Mesenierio di ime, e di vitello, fig.
BaecéU. Guazzabuglio. E con Toce
dell' oso Pollinicdo. Confnsiooe.
Mescoglio.
BACCAIAB. Gridare. Schiamazzare,
Far chiasso. La voce bolognese vie-
ne forse da Bacco, o da Sòaccaneg-
giare.
BACCAIÓN» n. m. Schiamazzatore,
Gridatore , Cbe schiamazza. — Bac-
ca4òn si prende ancora per Schior
mazzata.
BACCALÀ. STOCFÉSS. BERTAGNEIN.
n. m. Baccalà, Baccalare Na$ello.
pesce cbe si pesca nell' Oceano set-
tentrionale, donde ci si reca salato ,
e seccato al vento. StoccofUto, è
voce olandese , cbe significa Pe$ee
bastone, specie di baccalà, cosi
detto dalla sua figura.
BACCAN. V. Armòur.
BACCÉLL. V. Bacc'.
BACCHÉTT,STÉCC, n. m. Bacchetti-
no, n. m. Bacchettina , n. f. Fuscel-
lo, n. m. fiacchete sottile. V. Bac»
ctfein. — Bacchetto. Piccola figura
di Bacco , boi. Bacchein.
BACCHÉTTA, n. f. Baccchetta. AsU di
qualunque materia di forma lunga ,
sottile, rotonda /prestantesi a più
usi. Bacchetta da sbattere i panni.
Bacchetta da fucile. Bacchette
delle inferriate.
Cmandar a bacchétta. — - Coman-
dare a bacchetta. Governare, far
ciò con suprema autorità. — Afazza.
Abl)enché la Crusca T indichi per
Sottil bastone , e talora Bastone
grosso , io la riterrei sempre per
Baslotie grosso , come lo conferma-
no gli esempi.— Scudiscio, (e Scu-
disciare) è termine appropriato a
Bacchetta da percuotere, (Bòi. Bac-
ckèUa da sbaUri pagn ).— Anno-
to. Bacchetta da sbaline la laaa.
CasH: Scamatare Sbattere la lana.
Sono però voci piuttosto remaco-
le, che di lingua. — Verga. Bacchet-
ta tenera, e flessibile Per lo più
s'intende per oso di percaolere;
ciò che si porta anche al figurato:
Verga della disciplina. Verga della
correzione. — Asta, si isonfonde
con ferHea-, quando però è sottile
allora si assoniiglia a Beieeketta.
B ACCIA, n. f. Bacchiaita. Batacchia-
ta. Basto/nata, n. t Colpo di basto-
ne.
BACCIAQULA. n. f. BAGCIAOULON,
Tatiamella, n. m. e f. Uno che ci-
cala assai, e non sa perdiè.
BACCIAQULAB, ^.TaUaimcUare.C3àT'
lar molto , e fìior di proposito.
BACCIAQULON. V. Bacciaqula,
BACCIAB, V. Bacchiare. Batacchiare
Bastonare. I termini Bacc', Boccia,
Bocciar, sono più de' montanari
che de' cittadini
BACC'LÒN. Acciarpatore. Ciarpone.
Che lavora senza diligenza.
BACCTTEIN A , n. f. Baechcttìno , n. in.
Bacchettina , Bacchettuzza, dim. di
Bacchetta.
BACCTTÒUNA, n. f. Mazza. Bacchetta
granile, o grossa. — Bacchettom
si appropria a Colei cbe fa mostra
di attendere alla vita spirituale: e
cosi il mascolino Bacchettone.
BACIÙCC. V. Tabalon.
BADANAI, n. m. Ciarpame; Ciarpe.
Cose vecchie, e di poco pregio. Va-
le ancora Viluppo. Intrigo. Intrico,
m.
L' è un eh* è sèimper pein d'ba-
danai. — È persona sempre piena
d' intrighi o intricM , di viluppi.
BADAR. V. Abbadar.
Una cosso da n'i badar. — ffon
è cosa da osservare, che meritid' es-
sere osservata. -^Attendibile Hon
' attendibile e Inattendibile saraano
aggiunti da lasciarsi ai soli legisti.
BADARÉLLA. {Tgnir, star aUa) Tene-
re a bada. Adescare.
BA
UDÈSSk. V. Cunvèint
UDÌ. V. CunvèinL
UDIL, 0. m. Badile t n. m,'— Canna
dèi badil. Cari!bccio.
UFFI, n. m. sing. e plor. « eMu^
ttacc\ D. m. plur. (dal fr. Mousia-
cks). Basetta, e Basette f. plur. 1
ìluslacchi, SUSI. m. plur. Quella
parie della barb^ ch'è sopra le lab-
bra. E stato detto anche Baffi da
autore classico. — Mustacchi e Ba-
ietu SODO i peli luoghi che i galli ,
le tigri , e simili hanno attorno al
muso.
Metten'i baffi, Uustrari deint,
"Mostrata i denti. Farsi temere o
valere, ùnzers'i baffi. — V. ùnzer.
BAFFIÒN, n. m. Basettone , n. m. Uo-
mo che ba grandi baseile.
BAG\l.n,m.AlA,n. f.COSS, n. m.
QliTA, m. e f. GUAI . m. Coso» n. m.
Per uomo stupido, e mal fatto: di-
cesi anche per Checchessia.
Bagai. Bagaiein. Bagaia. Bagc^
i^na, SODO nomi vezzeggiativi, e
sìgoificaDo Fanciullo. FanciulUno.
Babacchù). RcUfocchino. Fantolino.
hmbinello. Bamberòttolo. Mam-
mlello. Raòacchiuolo.
Vn béW bagaiein. Un bel naoche-
n/io.Dicesì per vezzo ad un fan-
ciullo vezzosetto, ed anche ad un
aoimaluccio.
^(igaiètt, sc<igai , scagaien» in
altro senso.. Biscimo, Fanciullo
scriato, gracile, e poco vegnente.
fmr bagai ; pover quid ; pover
guai! — Povero. Ad uomo in sen-
timeato compassionevole , per non
dire il nome.
BAGAIAR, QUTAL.ÌB. v. Lavorare,
ifaneggiare. La voce boi. si usa per
denotare quella specie di lavoro o
Iattura , di cui non si sa o non ci
sovviene del nome preciso.
BAGARÒN.n. m. Ba^herone, n. m.
Moneta di rame che vale mezzo ba-
iocco, nello Stato della Chiesa. Ba-
Wim chiamavasi una volta una
piccola moneta di rame del valore
di circa uD quattrino , la Quale di-
101 BA
cevasi ancora Bàghero. Da questa
parola forse sarà derivata la voce
Bagaròn, cioè Baghero grande.
BAGARUNAR. V. TartaUur.
«AGATT£1N, n. m. Bagalieltìere.
Giocolare» e Giuocolare, Giullare,
D. m. Bufibne.
La voce boi. viene adoperata per
indicare una delle carte del giuoco
de' Tarocchi , rappresen laute in fat-
ti un Giocolare ad un tavolino con-
tornalo da fanciulli* che da' suoi
giuochi Vengono divertili. Dessa si
mette fra' Trionfi, ed è accortamen-
te destinala per uno de' cosi delti
Contatori» che nel .mondo tutto è
giuoco. In ital. converrà dire con
nome proprio Bagattino.
BAGATTÈLLA, n. f. Bagatella. Inèzia.
Chiappuleria. Frascheria. Cosa fri-
vola, vana , o di poco pregio.
Bagattèlla, per Cussleina. — BeC'
Catella. CoaelHfia. Cosa di poco mo-
mento. -» dammèngola. Cosa di
poco prezzo.
Bagattèlla» per ZugUsin.-^ Baloc-
co. Quelle cose che si danno in ma-
no a'fònciuUetti per baloccarli.
Bagattèlla! Espressione ammira-
■ ti va. Bagattelle! Capperi !• Zucche
fritte! Oh quest'ò ben altro che
una buccia di porro.— -La n' è ma-
ga una bagattèlla. -^ Altro che
giuggiole. Non è cosa da pigliare a
gabbo. Non è impresa cosi facile.
Al srà utia bagattèlla d'dis ann.
— Sarà un bordello di dieci anni.
Maniera della plebe di Toscana per
determinare un grande spazio di
tempo. Si dirà meglio Egli è un ne-
gozio di dieci anni. Egli è un coso
di dieci anni. E per antifrasi È la
povertà» la miseria di dieci anni>
ecc.
BAGGUN. V. TabaloH.
BAGGIANATA, n. f. Baggianata; Bag-
gianeria» n. f. Cossa sciocca. Azio-
ne da baggiano. Babbuaggine. Bob-
buassagyine.
BAGN, n. m. Bagno, n. m. Luogo,
vaso, tinozza, o simile dove sia
BA
102
BA
acqua naturale» o altro liquore per
bagnarvisi a diletto , o per uso di
medicina.
Bagn, n. m. plur. Bagni» nel nu-
mero del piìi , si dice dell' acqn^
naturalmente calde , ad uso di me-
dicina. Acque termali.'-^ l bagni di
Lucca, di Pisa, della Porretta. —
Bagn d' fang. — Bagno a loto.
Quello in cui raccogiiesi una certa
creta , che serve per lutazione , o
incretazione de' membri paralitici,
0 indeboliti. — - Bagno a vapori sec-
chi. ^— Bagno a vapori umidi, —
Bagno secco. Vaso dentro a che sta
rena, cenere, o altra cosa rovente
per uso dello stillare.
Bagn a mézza véla, ~^ Semiba-
gni. Sì dice del sedersi nel bagoo ,
in cui l'acqua giunga fino all' om-
belico, dai medici. Semicùpio o
Incesso. — Bofftumiaria.
Bagn di pi. -^Pediluvio, Bagno
de' piedi. — MeUripi a moi,-^Pare
i pediluvi. — Maniluvi, Bagni delle
mani.
BAGNA. V. Bagnar, .
BÀGNADUUA,n. f. Bagnatura, n. f.
L'atto del bagnarsi, e talora la sta-
gione atta al bagnarsi.
BAGNANT. Bagnatore e bagnatrìce.
Colui o Colei che si bagna. Dicesi
ancora Bagnaiuolo. '^ Bagnatore ,
m. e Bagnatrìce , f. Bagnaiuolo va-
gliono ancora Jtfint«(ro dej bagno;
colui che tiene il bagno.
Bagnant non è voce del volgo ,
che si serve piuttosto di una peri-
frasi Qui eh' fan i bagn; Qui ch'oan
a far i bagn. E in ital. Bagnante è
il participio attivo di Btignare; Che
bagna. Balneante è voce latina.
BAGNAR , V. Bagnare , V. Adaquar,
Turnar a bagnar, — Bibagnare,
Bagnar la sùppa, ^^ Bagnare,
Immollare le fette di pane nel bro-
do. Né sarà ben detto Bagnare la
zuppa. Per zuppa s' intende il pane
già ammollato.
Bagnar la pènna in^t-l'incioster,
— Tignere la penna d' inchiostro.
Bagnar i batté, "- Innaffiare i
battuti.
Bagnar del bolt^ del baslund, fi-
gur. Dar busse , bastoìiate , percos-
se. Bastonare.
Bagnarla a un qualcun, bagna-
rila, — Accoccarla ad alcuno. Ac-
coccargliela,
BAGNAROL, n. m. Bagnaiuolo. Ba-
gnatore, n. m. Ministro delle ter-
me 0 bagni. — Cosi Bagnatrìce, Co-
lei che ministra, alle donne nel ba-
gno. E bagnarola per tinozza da
bagni.
BAGNÉTT , n. m. Bagnelto , Bagnuo-
lo. n. m. Piccolo bagno.
BAGNOL, n. m. Intinto, n. m. La par-
te umida delle vivande.
Bagnar del fèti d'pan inrl-al ba-
gnol. — Intingere il pane.
Bagnai dia pèira , dia mèila. —
Sfioro della pera , della mela. — Ba-
gnìiolo vale Piccolo bagno. V. Ba-
gnèlL'^Bagnuolo dicono ancora i
medici Quel liquore , con che ba-
gnano qualche parte del corpo.
Si dice anche Brodetto per sem-
plice condimento liquido. Far di
bckgnù, figur.- Fare de'guazzabugU.
— Bagnol, figur. GuazzabugUo »
Intriso , vale Cola.
BAGUR (A) o ALLA BAGURA. A bacio.
Cioè A II' ombra. — L' aggiunto A b-
bagurà , significa Ombreggialo ,
Ombroso. V. A sulan, A sulei.
BAIA (FAR Lk).^Darla baia. Beffa-
re.— V. Burla.
BAiOCC. V. Munèida,
BAIS DI PESS, plur.BmneAie,n. f.
plur. Le ali vicine al capo de' pesci.
Ed anche Le Fauci de' pesci, cioè
quelle parti a guisa di mantici vici-
ne alla cervice, che loro teogon
luogo d'orecchi.
Bcùs, n. m. barbis , n. m. di gali
(da Barbiculus Ì2ii.).Bargiglio Bar-
I giglione n. m. Quella carne rossa
come la cresta , che pende sotto il
becco de' polli.
BALANZA, (dal fr. Batonce). n. f. Bi-
.lancia, n. f.
BX
103
BA
Asta dia balanza. — Raggio pe*
saUnr, Qeel ferro attraTerso della
bilancia dove pendono i piatti o
coppe.
Giàdiz dia balanza.^ Biltco. Bi-
làncio. Ago. Lingua. — Casta. Dice-
si la parte in forma di porta nel
mezzo della quale è posto Tago
d'aoa bilancia , o stadera.
Anzein dia balanza. '^Appiccà-
gnolo
ScudéUa» Piati dia balanza, ^^
lance.
Marc, Pèis. — Marco, RonuMM,
Sàgoma. Il contrappeso.
Boianza-^V. Pont
Aggiustar la balanza. — Aggiu-
star la bilancia per V appunto.
V da balanza. — Uva venale »
cioè da vendere a peso, a bilancia.
Mtr in balanza. — Bilicare,
porre in biUco,
Star in balanza, detto figur. Sla-
n 0 Restare in pendente, in bilico :
Star nella gruccia. Star sospeso.
Balanza da pòzz.-^ Mazzacaval-
lo. Altalena e XtUgf^itoio. Legno bi-
licato sopra un altro che serve per
facilitare ad attigner T acqua dai
pozzi.
Balanza d'un póni (tvodur.—
BiHco.
Balanza dia carozza. — BUan^
eia. Pezzo di legname fermato so-
pra il timone delle carrozze, a cui
sono raccomandati i bilancini, ai
quali s'attaccano le tirelle. Giogo è
Un pezzo di legno posto attraverso
al timoDe per attaccarvi un cavallo
davanti, oppure de' buoi.
BAUNZEIN, n. m. Bilancino , n. m.
Quella parte del calesso a cui si at-
taccano le tirelle del cavallo fuor
delle stanghe. Anche il vetturino
che lo cavalca dicesi Bilancino. Ca-
valcare a bilancino.-^ Cavallo del
^itonctnoqueUoch'è in coppia al
^^a^lo . che è' sotto le stanghe del
calesso.
Balanzein, n. m. plur. Bilancet-
tMv. f. plur. Le piccole bilance da
pesar V oro. "Saggiuolo. Bilancetle
piccolissime ad uso de' saggiatori
delle zecche.
BALANZEl.NA , BALANZÉTTA , n. f. Bi-
lancina. Bilancella, n. f. Bitafìei"
no, Bilancetto, n. m. Piccola bi-
lancia.
BALANZIÒI . n. m. plur. Staffe , n. f.
plur. Quelle funicelle che reggono
le Uccia te e le calcele.
BALANZÓN , n. m. ÒUNA , n. f. Stade-
rone. intendono i boi. da questo
termine , Una grande stadera , che
invece dell' appiccagnolo ha uu gu-
scio grande, entro cui si pongono
da pesare quelle cose che non si
possono attaccare.
Duttòur Balanzòn.- Dottor Bar
lanzone. Personaggio serio in ma-
schera , che nelle commedie faceva
il carattere d'un avvoc. bolognese.
BALBER, n. ro. (corrott. per BARBER).
Bàrbero , n. m. Cavallo corridore
proveniente altre volte da Barberia.
Ball cùn i spuncion, eh* s' mettn
ai balber.- Peretta, con voce del-
l' uso , si dice a Quella pallottola di
metallo fornita di certe punte , la^
quale si pone sopra il dorso del ca-'
vallo, onde sollecitarlo al corso.
BALDACCHEIN, n. m. Baldacchino,
n. m. Arnese che si porta , o tiene
aflfisso sopra le cose sacre, i segpi
de' principi , e gran personaggi m
segno di onore.
Le parti del baldacchino sono : Il
cielo. Il sopraccielo. I drappelloni.
Il pènero. Le nappe. E le Aste se il
baldacchino è portatile.
Baldacchein del fnéster, di ùss.
-Palchetto. Palchetto con drappel-
loni, bandinelle, e nappe pendenti
-Baldacchein dèi lélt.-Sopraccielo.
BALDASSAR. np. m. Baldassarre,
Baldàssare, Baldèssare, m.
BALDORIA, n. f. Baldòria, Gallòria,
n. f. Allegrezza.
Far baldoria. -Far baldoria. Di-
cesi di chi consuma il suo allegra-
mente dandosi bel tempo. V. Glo-
ria.
BA
BALÉINA , n. f. Balena, n. f. e Baleno
il mascol. ma poco usato. Animale
viviparo delia maggior graodezza
fra^i abìlanti de' mari seltenlrio^
nali e degli animali. La lunghezza
delle balene ordinarie arriva a più
di cinquanta piedi parigini, con
otto piedi di grossezza. Coperto di
un cuoio duro e nero , impenetra-
bile alle palle di moschetto; è di
poca carne, ma contiene molto
grasso , o sia olio liquido, cavando-
sene talvolta da una sola balena fino
a centomila libbre , molto usato in
varie arti. Ha un'apertura di bocca
di otto piedi , escendo da essa cer-
te lamine cornee attaccate nella
parte interna delle mascelle, fino
al numero di settecento, larghe cir-
ca due once , di varie lunghezze , e
le più lunghe fino a 12 e i4 piedi ,
e pendenti dai lati , che nel com-
mercio vengono chiamate Osso di
balena e servono a vari usi nelle
arti , come stecche per busti', astic-
ciuole da ombrelli, ecc. Questa
quantità di lamine chiude la mag-
gior parte della grande apertura
della gola , che nelle grandi è larga
circa 25 piedi , ed è perciò che im-
pediscono alla balena d' inghiottire
pesci grossi. La balena non ha den-
ti. 11 piccol parto , che la balena al-
latta , è d' ordinario della grandez-
za di un toro.
BALENOTT, n. m. Balenoito, n. m.
11 parto della balena.
BALI , n. m. LIA , n. f. Balio , n. m.
Bàlia, n. f. Nutrice. Latiatrice. --
Baliàtico , Prezzo che si dà per al-
lattare un fanciullo. -Bà/to, dice va-
si una volta a quello, che allevava
i fanciulli ed insegnava loro i co-
stumi: oggi cosi si chiama il Marito
della bàlia. - Ballato. Il tempo che
esercita la balia neir allattare il
bambino.
Da Balia in boi. si è composto il
verbo Abbaliar, cioè Nutricare,
' Nutrire, Allevare. Balire è parola
antica e disusata.
104 BA
BALÌ, n. m. Balio, n. m. Grado prin-
cipale di autorità nelle religioni
militari.
Baìiott , n.m. AlUevo della baUa.
BALL, n. m. Ballo» n. m. Arte di muo-
vere ordinatamente il corpo secon-
do il misurato tempo dell' armonia.
V. Ballarein,
Èssr in ball. Dicesi quando di al-
cuno in qualche società non si par-
la troppo favorevolmente, il sartore
ora è mi tavolello. - Ed anche va-
le Essere in danza ; impacciato io
qualche afiare.
Ball d' san Vit , dal lai. Viti sol-
tus; Saltatio sancii Viti, e Chorea
sancii Viti, Malattia che conaste io
una debolezza , e trazione di una
delle gambe , con movimenti diso^
dinati , e convulsivi delle membra.
Fu nominata Chorea Saneti Viti,
perchè in Germania , ove ha comin-
ciato ad essere osservata , le perso-
ne> che ne erano o se ne credevano
, attaccate* andavano tutti gli amii
in pellegrinaggio alla cappella di
san Vito , danzando giorno e notte
per guarire.
In greco Choreia significa ballo,
quindi l'arte di ballare si chiama
Coreografia , cioè V arte di descri-
vere i passi , i movimenti , e le fi-
gure delle danze. - Coreògrofo di-
v2iSSi 9Ì Compositore de' baili: Don
già al semplice ballerino.
BALLA, n. f. Palla, n. f. Corpo di fi-
gura rotonda.
Balla d'péll. - Palla di pelle o
Palla lesina , o di lesina. - Feristi-
ca , volgarmente, e con voce di lin-
gua sferisHca, ecc. si chiama il
giuoco della palla.
Balla da bigliard. - PaUa da bi-
guardo. Biglia, n. f. T. de' giocai.
Metters' cùn la balla. '^Acchitar-
si, o Dar V acchito.
Ciappar la balla. -- Trucciare,
Truccare , ed anche TruccMare.
Andar in busa cùn la balla.-
Far biglia. Vale Cacciar la palla io
I una delle buche.
BA
105
BA
* Zugadour da baUa. - PaUerino,
BaUagUa palietca , ecc.
BaUu. - PaUa, per simllil. si ri-
ferisce ad «litri corpi dod inser-
vieQtì al giuoco, purché siano so-
lidi, di figura rolouda , e di mole
Doo molto eccedente. Per esempio.
l^na palla diUgno. Una palla da
thioppo. Falla da eannone. Pai-
la di neve, ecc.
BaUa d'eoi, dicono i boL al Ce-
no del eavolo,
Madl'o0,^y.Tòrel
hUa d'saoòti. Balla dalla bar-
w. — Saponetta , e Saponetlo.
Balìa da cavi. — Cera da capelU.
Ball da stmllutlar." VotL Pallot-
jole io uso per dare il voto, e deli-
berare. Civaie, quando sono fave:
eveceaniiquaU.
Jioite d' mereanzi'^ Balla, ben-
cbe prodemente da Palla, indica
P^^à Um qtiantitd di ro^a tne$sa
umente e rinvolta in éela,per trae-
Parlarla da luogo a luogo,
Far del ball. — V. InUfallar.
Globo. (Boi. Glob.) è definito dal-
ia Crusca Corpo rotondo per tutti i
versi, ma oeir oso si ò estesa la si-
gniiicazìODe anche a que' corpi che
non sono geometricamente rotondi.
^MH) di fuoeo. Globo di nave. Glo-
00 deW occhio. U Terra, la Luna, i
[l^iieti , gli Astri . si chiamano Gkh
^}' E Qloào per similitudine nella
"ngua comune si applica a Quaùtn"
quo agffregato & individui insieme
accolli a guisa di globo. Un globo
yente^Un globo di uecelU. Un
omo di earte, ecc.
Boba falla a balla. -^ AbbalUna-
<o> (a, Ridotto in palla.
^em. — Sfera. Corpo di forma
perfeiuuente rotonda; differisce
"?» Cto6o, perchè questo si conce-
pisce sempre pieno, e non geome*
wcamenle rotondo; e la Sfera si
concepisce per lo piìi vuota, come
f ^f^raarmillare,^ di foroBi eaat-
Mmenie rotonda.
^(^Uu. Forse da IrciMlaiv. viene
nel dial. boi. attribuito per similit.
a Ebbrezza.
Èsser d' balla. — Esser di conser»
va, di ballata ; cioè di compagnia.
Esser d' acc(»rdo.
BALLA , n. f. Pallottola di neve.
Farai balla. ~^ Fare alla ìteve.
Appallottolare la neve. Tirarsi vi-
cendevolmente la neve rassodatala
pallottole.
Balla. — Pallata. Percossa data
con palla di neve, o altra.
BALLADUR, n. m. (del Gallein,di Piz-
zon, ecc, ). Ballatoio, ia. Quel pezp
zo di tavola che si mette alla fine-
stra del pollaio, o colombaia , spor-
gendola in Aiori , perchè gli uccelli
che escono godano l' aria libera , e
il sole.— -Cosi dicesi ancora a quei
Bastoni su cui stanno le galline nel
pollaio. U bastoncello su cui posa-
no gli uccelli in gabbia Sallatoio.
BALLAR. Ballare. /)a»zare.— La dif-
ferenaa che passa fra Ballare e
Danzare consiste, che in questo se-
condo termine si comprende l'idea
ch'esprime Un ballo ordinato, Air-
ti/iciale, e non sempre eseguito per
proprio diletto , ma sovente per
trattenimento altrui. Il vocabolo
Danza è sempre piii nobile di quel-
lo di Ballo.
Una tavla. Una scranna ch'balla.
— Una tavola , una seggiola che
scrolla, che tentenna. Dicesi di ta-
vola o simile che non sia ferma e
crolli da qualche parie.
'Ballar. - Ballare per similit. di-
cesi di tutte le cose che nonistanno
forti, né combaciano colà dove do-
vrebbero. Denti che ballano in boc-
ca. Spada che balla nel fodero , ec.
Ballar in tònd. '•-^ Carolare. Bal-
lare e Menar carole.
BaUar iìnbruid.^'Ballonzare o
Bailonzolare.
Ballar in-l-un qualtrein, far bal-
lar, ecc. Far ballare in un crivello,
BALLAREliN . n. m. BaUeritìo , m. ina,
f. Danzatore, m. trice, f. Danzante,
m. e L
il
BA
106
B4
Ballarein da corda.-^ Funàmbo-
lo, dal lat., e con voce provenieDte
dal gr. Acròbata. Cosi chiamavano
gli antichi i Saltatori che ballava-
no e facevano vari giuochi sopra di
una corda tesa, e specialmente tesa
dall'alto al basso, sulla quale ascen-
devano e discendevano con grande
agilità, e destrezza.
Ballerino. Maestro di ballo. E con
voce gr. Coreògrafo. — V. Ball.
BALLEIN DA STIOPP. V. Balleina.
Baliein d' cari da zuqar. — BaU
letta. Involtatura di carte che eon-
tiene alcuni mazzi di carte da giuo-
co.
Baliein del borc\ — V. Buceein.
BALLEINA. BALLETTA. BALLTTEI.NA,
D. t. Palletta. Pallina , n. f. dim. di
Palla.
Balleina, n. f. e Baliein, n. m.
Pallino, n. m. , e Pallini plur. Mu-
nizione piccola per uso della cac-
cia : e alla più minuta dicesi Miglia^
rota e Migliarole^pìnv.Miarola.BoL
BALLOCC, n. m. (da Biòccolo per si-
niilit.) Grumo. Gnocchetti che tro-
vansi talfìata nelle non ben rime-
scolate vivande, fatte di farina, e
massime nella polenta.
Pein d'ballucc, Abballuccd. ^'
Grumoso , add. Formato di grumi.
Ballocc d'zira, d'peigula, d' tèr-
ra.^» Mòzzo, n. m. coirò largo.
Pezzo di cera , pece , terra , o altra
materia spiccato dalla sua massa.
V. Abballuccar,
Ballocc d* stoppa. — Batùffolo di
stoppa.
Ballocc d'strazz. — Pannello. Vi-
luppo di cenci uniti.— l^'pcnn. Piu-
mata.
Ballocc deterrà. — Zolla.
Ballocc d' zùccher etz. — Pallot-
tolina dK zucchero, se fosse di for-
ma rotonda. Pezzetto, pezzettino,
se irregolare.
BALLON, n.m. e BALLÓUNA, n. f.
Pallone. Palla grande. Giuoco del
Pallone.-'BaUone S9\^hi{\9i gran-i
de. Ballone di lana, di coione. I
Ballon da cuser. -* tómbolo. Ca-
scino di forma cilindrica , su coi si
feuuo merletti , stringhe e simili.
Ballon volant.-^Pallone volante,
e con nome dì provenienza greca
Aeròstato: Pallone aereostàlico.—
Areonàuta. Colui che naviga per
l' aria.
BALLOTTA, n. f. Pallottola. Palla fai-
ta di materia soda.
Far del ballott. — Pallotloìan.
Bappallottolare. Bappallozzolan.
'Aln'é trèin da far ballott. Di-
cesi fig. di uno che sappia il pro-
prio conto, né di leggeri si lasci
accallappiare.
Ballottaydìe castagna cotta a les-
so.
BaUottpìvLT.e Balluttein' d'zttè-
ver, d' anziprèss. - Bacche, e vol-
garmen. Coccole. Frutto d'alcune
piante, come cipresso, ginepro, al-
loro, pugnitopo, lentischio. Coc-
coline della vetrice , deW ellera.
BALLUNA. Colpo di Pallone.
BALLUNZÉLLA, n. f. PalhnceUo, d.
m.
BALLUNAR , n. m. PaUotuifo,n.in. Co-
lui che fa i palloni da giuoco.
Ballunar. — Gonfiatore. Oaellp
che gonCa i palloni pei giuocalori.
— Gonfiatoio si chiama la macchi-
netta per gonfiarli.
BALLUTTEIN , BARADÓDR DA ZUG.
Barattiere, Barattiero, Baro. Uomo
che vive col guadagno de' giuochi
illeciti. — Baratteria, Barrarne
Parte del Barattiere.
• Far di balluttein. — Far delle
Baratterie ; e , in minor grado , de
guazzabugli.
BALLUTTEINA , ed il suo dim. BAL-
LUTTINEINA, n. f. PallottoUna, e
Pallottolem PallottoUna piccioUi-
sima.
BALÓURD. — V. TabalorL
BALSEM, n. m. Bàlsamo e Bàliimo,
n. m. Sorta di liquore proprio a sa-
nar le ferite.— fmftatóamarf e /'«•
balsimare, Balsimare. Ugiier con
balsamo checchessia per conserva^
BA
107
BA
ìo.^rmbaUhnire. DiTenir bateamo.
L'olio tmùaUimisce,
BALSTRIAA,n. f. BaUitnera, FeH"
tota, D. f. Piccola e strelta apertu-
ra Delie muraglie. E serve per os-
servare, per difendersi con armi
appostevi . per isoolar le acque, ec.
BALSTRÒUNA. Fare/ eo$i alla bai-
iiròuna. Alla bona» Alla bona de
fiw.'^Bozzafnente. GroMsamenie.
far k eo»e alla carlona, alla gtvi"
ia, alla sciamannata, a occhio e
cme. Infilar gii aghi al buio. Ope-
rare a casaccio , a chiù»' occhi,
fiALUCCHEIN,n. m. Grumetto, Grur
moletto, dìuL di Grumo.
BALURDISIA (dal fr. l^Umrdise), Ba-
lurdag§en', n. f. — Balordàggine.
Sbalordàggine. Balorderia. Sbalor-
AimmUi Stordigiotie. Stordimento.
BALDS.n. m. Balogia, n. f. e Baloge
plor. Aoitofto « e Ballotte, plur.
Baltuar el paroL — Impaìdare
le parole.
BALUSÒN , n. m. Uno che nel pronun-
ciare precipita e atfoga le parole.
BAU, n. m. Balza , n. f. e Balzo, n.
m. Ripa scoscesa e dirupata.— Au-
pe. Roccia. Un' altezza di monte
scoscesa e diroccata , ed è parte di
^a Mio. Bricca, in boi. Brègmi,
quelle Prominenze di pietra sopra
le rupi, che impediscono il facile
camminare, senza costituirne le in-
tere rupi.— .$coy/to. Masso di ma-
cigno in ripa al mare o dentro del
medesimo.— Scoffjtem, n. f.
BAUA e BALZANA D'UNA VSTEINA.
Balza. Doppia , n. f. L' estrema par-
te della veste femminile. Dicono pu-
re i boi. Fabalà, alla fr. Falbalà.
Mza del bi$ti buein' , di cavaU.
'^Pastoia. Quella fune cbe si met-
te ai piedi delle bestie, quando
^'anno al pascolo , percbè non pos-
sano camminare a loro talento , né
alzare la testa, e danneggiar le
ie piante, ^fiotee per simil. si dice
ai^epptcoi quali stanno legati i
piedi dei condannati.
BAUAN.ZERYÉLL BALZAN, TÈSTA
BALZANA. Cervel balzafio valeSfro-
vagante. Bestiale.
FurmmU òo/zon.— Grano non
naturo.
Andar, Camminar a tèsta balza-
no. — Andare, Camminare ebada-
tameìite, inconstderatamente , con
disattenziofic,
Balzan. V. Cavali*
BAMBEIN, n. m. Bambino Gesù o pure
Bambino di cera, o d'altra mate-
ria.
Il Bambino, Bambolo, Bamboli-
no in fasce, dicesi in boi. — Fw^
dsein. V.
Parèir unbambein d' Lucca. '^
Parere un angiolino di Lucca. Per
similit. dicesi anche di donna li-
sciata.
Far basar al bambein.-y. Mdaia.
BAMBOZZ, n. m. OZZA. f. Bamboccio^
Fantoccio , n. va. Piccola figura u-
mana , fatta di cenci o d'altro, che
serve per balocco de' fanciulli. Pop-
pàlola. Bàmbola , n. f.
Bòmpr i ban^buzz. Dell' atto che
fauYio i fanciulli^ quando s'adirano
fra di loro , che mettono in pezzi le
poppattole, e giocbelli loro. Tron-
car /'amicizia. Inimicarsi.'— Bam-
boccio per Tabalori. V.
BAMBOC, n. m. Ba»nbù. Specie di can-
na , arbore delle Indie Orientali.
BAMBUZZAT.A, n. f. Bambinàggine.
Bambolinàggine. Bambitieria. Boni'
bocceria. Fanciullàggine. Fantuc-
eéfia. Fantocciata. Fatto o azione
da bambino, da fanciullo.— Bom-
6occia/a dicesi di Pittura di piccole
figure , e capricci.
Far del bambuzzat. —Bamboleg-
giare , Pargoleggiare. Far cose da
bambini.
BAMBUZZÓN , n. m. BamboccUme, n.
ixì. accr. di Bamboccio» . *
BANG, n. m. Banco, n. ro. Nome che
si dà generalmente da molU arti-
giani a diverse macchine , che han-
no rapporto colla figura e coli' uso
ai ban^lhi , cbe servono per sedere ,
0 di tavole per iscrivere, Batico del
giudiee. Banco de' notai. Banco de'
mercanti. Banco degli scultori.
BanchèU. — Banchetto óìm. di
Banco. Deschetto. Banchetta. Una
piccola panca con piedi.
Bancìiètt di calzular.-' Bischetto.
Banca, n. t Panca, n. f. Asse
lun^ co'piedi, fatta per sederai so-
pra in più persone.
Banca da elsa. «- Panca con
ispalliera, e inginocchiatoio dar
vanti.
Banca di cor; StaU, piar. m.
Manganella, n. t Panca fissa dietro
il muro nel coro de' religiosi.
Far un decret, una eossa soft
banca. — Fare una cosa in cappe-
Tuccia. Andare una cosa in cappe-
ruccia» cioè senz'essere esaminata.
Banca e Banefieina di ftum. —
Contrargine , n. m.
Banchetta. — Panchetta, n. f.
Panchettino. Suppediano.
Banehètt dèi Iftt. — Panconcelli
del letto.
Banchetta d'preda.-Muricciuolo,
Muretto. Sedile di pietra o di cotto
che sta dietro alle porte delle case
per sedervi la sera al fresco , una
volta frequenti in Bologna » ora ra-
rissimi.
Banzola, n.f. Panchetta di legno
di forma circolare , con ispalliera
e piedi, per uso di sedere, una voi-
ia comunissima presso i nostri an-
tenati.
Banzulein. — Panchettino. Sga-
bellino. Predella. PredélUna. Pan-
chetta senza schienale, da sedere,
o da appoggiarvi i piedi.
Banzulein , Banzola ctm tri pi.
— Desco. Deschetto. Panchetta ru-
stica da sedere.
BANCA. V. Banc.
* BANCA , n. f. A\>c%r o dar la banca.
— Avere , odor la bastonata.
BANCALETTDLA FNÉSTRA. Davan-
zale , Soglia della finestra.
Bancalètt léss. ^Davanzale liscio.
BanciUètt curnisd.'^ Davanzale
intavolato.
1 08 BA
BANCHETTA. V. Banc.
BANCÓN DA HÉSTER D' ALGNAM.
Paneone. Panca grande sulla quale
i legnaiuoli lavorano il legname.
BAND , n. m. Bando , n. m. Ordinazio*
ne notificata pubblicamente.
Pubblicar un bandr.'^BantSm.
-^Banditore. Colui che bandisce.
-*£tft<to. Legge pubblicata da chi
ha ti supremo comando.— Nofi/Zco-
zione. 11 notificare qualche ordine
supremo. — Manifesto. Scrittura per
far pubbliche le sue ragioni.
BANDA , n. f. Banda. Parte, n.f. Lato.
Canto, n. t.
D' banda. — Lateralmente. Oa
batìda a banda. Metter da banda.
Lasciar da banda. Dall' cUlra ban-
da, ecc. Passar fuor fuori.
Banda d'ultòn.'- Piastra d'ot-
tone. Lamina.
Banda. '^ Banda, Unione di stru-
menti musicali da fiato che accom*
pagna la milizia. .
BANDE (del Brag). V. Braga.
BANDEINA D' CAVl. CemeccMù. FiM-
cagote. Ciocca di capelli separata
dal resto della capelliera pendeste
dalle tempie air orecchie.— <>»/«;
gUo e Cerfuglione dicesì anche di
Ciocca di capelli lunghi e disordi-
nati.
Bar d* eax>t , dxeesX di qualunque
Ciocca di capelli.
BANDIRÀ , n. f. Bandiera, n. f. — in-
segna. Nome generico che letteral-
mente significa Segno fisso in qual-
che luogo per indicarne V uso. /*
segna del comune. Insegna dell'o-
steria. Insegna del trilmnale. inti-
gna reale. Insegna è presa anche
per Arme delle famiglie.— /n<f9»<!
delle figure. 1 segni dimostrali^
deir esser loro , come il Cadùcèo a
Mercurio; l'Aquila a Giove; la di-
vetta a Minerva ; il Pavone a Giuno-
ne; la Colomba a Venere.— /^fl«*^
ra. Un'insegna militare. Un drappo
legato ad un'asta, dipintevi entro
le imprese de'capitani, e l'armi dei
Principi, e si poru in battaglia. -
HA
109
Bandiera io marineria è un pezzo
di stamina, o tela di diversi colori
e fogge, con armi o altri segni in-
(lÌTidaaDti la nazione, della quale è
la oave. e si porta issata {alzata)
sopra un'asta drizzata sulla cartella
dapoppa.— Diversi nomi porta la
Bandiera dalle diverse forme. Cor-
tutta è Una bandiera quadra, che
ha il doppio pili di ghindante (ele-
^aùoDè) nell'asta, di quello che
abbia la Fiamma, ma quasi due
leni meno di pendente, e termina
ii) una punta acuta divisa in due.
La Cornetta è il disUntivo del Ca-
posquadra , 0 del supremo Coman-
dante della squadra. La Cortutta
poi indica il grado di chi comanda
il vascello, sia Ammiraglio (Capita-
no Generale dell' armata di mare,
aniicam. detto Almirante), sia Vi-
cHjDmiraglio , sia Contrammira-
glio (il terzo uffiziale, che è subor-
dinato all'Ammiraglio, e al Vice-
Ammiraglio).— -Fiamma è una spe-
cie di bandiera molto lunga , che
dalla sua asta sospesa in croce al-
l'albero di maestra va a finire sem-
pre assotUgjiaDdosi in una punta
divisa in due, e serve per indicare
che il vascello è armato in guerra ,
e talvolta àncora per for segnali. —
^fnnoncello.Queì poco di drappo che
si pone vicino alla punta della lan-
cia (barchetta) a guisa di bandiera,
che anche dicesi Banderuola. —
^(^nderuola. Piccola bandiera Pen-
noncello. Cosi chiamavasi quel pez-
zetto di drappo che già portavano i
cavalleggieri appiccato vicino alla
Ppnta della lancia a guisa di ban-
diera. •«•Ba»ideruo/a per simili t. di-
^i a Quello strumento fatto di la-
ma di ferro , che ponesi ne' piti alti
ediSzi , affinchè col girare e voltarsi
sul ferro, nel quale è bilicato, fec-
cia conoscere qual vento soffia.—
VettiUo; dal lat. VexUlum è sinoni-
mo di Bandiera nel significato ge-
nerale, VesHllo è però vocabolo più
nobile, e si usa nello stile sublime.
BA
— Stendardo, È una Bandiera gran'
de, principale; ora è Un drappo di-
sleso sopra due regoli , e sostenuto
nel mezzo da un' asta , che a forma
di banda si porta innanzi alcuni de*
ri , quando vanno processionalmen-
te, e nelle processioni della Chiesa,
e sopra cui stanno dipinte sacre
immagini.— Sletidanltfere è colui
che porta lo stendardo.— Gon/ato<>
ne dagli antichi scrittori fu impie-
gato per sinonimo di Bandiera;
sembra però che fosse un civico
stendardo , o bandiera militare ser-
vibile all'occorrenza di combattere
i nemici , da cui ne veniva la digni*
tà di Gonfaloniere di gtosfizto.—
Gonfalone dicesi oggi Una specie di
tenda di. forma rotonda , che porta-
si come un baldacchino nelle prò*
cessioni di Roma, e d'altre città
per riparo di alcune persone in ca-
so di pioggia.— /mprvAa. Erano i
segni gloriosi , che assumevano le
persone dedite alle armi in tempi
di cavalleria dipinte sugli abiti , e
sulle armi loro. Ad imitazione dt
questi s' introdussero le Impreee
gentilizie, volgarmente e con ter-
mini d'uso appellate Stemmi, Arme,
Scudo gentilizio. Ed è un'unione
d ' un corpo figurato , per significar
qualche concetto , a cui molte volte
s' aggiugne un motto. Le Imprese
delle Società accademiche scientifi-
che si chiamano più propriamente
£!m6(tfmtf.— Alla classe delle /n<e-
gne appartiene pure Fiommoto. Era
la Fiammola o Flatnmula Una tiU
ta particolare di bandiera sotto
r impero orientale , la quale termi-
nava in una punta a forma di fiam-
ma , e che serviva di segno per di-
stinguere i soldati delle diverse
compagnie , de' battaglioni , de'reg-
giroenti, ecc. essendo per ciò diver-
samente colorate.— Il Pàlio ancora
è di questa categoria. Il Palio è un
Panno o drappo alzato in asta , che
si dà per premio a chi vince al cor-
so. Palio d'oro levato in asta. Pàlio
BA 1
di iciàmito velluto. '•^aUio signi-
fica Marito,-^ Palio è stalo preso
anche per HaldacMno.—'ÌA voce
l>oi. PaUola (per Stendardo) è pro-
veniente da l'alio ^S.PaU. PaUola.
'bandirà (Far).— Dicesi del Hi-
tenersi dei sartori, nel tagliar gli
abili, qualche pezzo di iKinno di
proprietà 'dei committenti.
BANDIRAU. n. m. Planeiaio, n. m.
Banderaio , n. m. Colai che la le
pianete, ed altri arredi sacri. —
l'resso gli antichi dice vasi Bande-
raio a Colui che portava la bandie-
ra, ora chiamasi Alfiere, io boi. si
estende questo nome a tutti quegli
artefici, che lavorano ai parameolì
delle camere, e de' mobili. Tappcz-
xierc
BANDIROU. V. Bandirà. -^Per Uomo
leggiero, instabile. Banderuola. Te-
comeco.
BANZOLA. V. Banc.
'BAM2ULAR, n. m. Appoggiatoio del-
l' inginocchiatoio.
BAr<IZULEIN. V. Banc.
BAR , 0 BARO. Un bar, oppur un baro
d' cad. — V. Bandeina.
' BARABÀN. Epiteto dispreg. dato ad
ttom vecchio. Véc€*baraban. — Vec-
chio barbogio,
'BARAQULEIN, n. m. BarOotlo, Ba-
ràttolo, n. m. '— Un biuraqulein
d'mustarda» Cu barattolo di mo-
starda.
BARATT , n. m. Baratto. Cambio.
Scamicio. Permuta. Il barattare. Il
dare una cosa per un' altra.
BARATTAR, v. Barattare, v. Far ba-
ratto. Permutare. — Cambiare.
Scofinbiare. (Boi. Mudar). Trasmu-
tare, Convertire una cosa in un'al-
tra. Cambiar paste. Cambiar aria.
Cambiar maniere. Cambiar una
moneta.'^ Accambiare è pur sinou.
di Cambiare. Accambiare l'agnello
al lupo,'-^ fUcambiare , vale Con-
traccambiare.
Baratiar parol. — Parlare. Ciar-
lare. Entrare in parole.'^ A n'i era
fèiane un con da baratiar parola.
10
BA
'— iVofi v'era pereona con cui dir
fyetbo
BARATTUN, n. m. Piceoio cambio,
baratto.
Barattein da cavali.^' Semole.
Cozzone. Barattatore di bestie.
BARBA, n.r Barba, n.f. Peli che spno-
tano dai mento.
Far e fare' la tfarba.-^Pare e
Fatti la barba. Radere e Raderei la
barba.
Fare' far la barba.^^ Farei far
la barba. Farei radere. Radersi , o
farsi radere il pelo col rasoio.
Un om ch'ava la barbck.'^Uottto
iforbato.
Un om ch'aoa purassd barba.-^
Uomo barbuto.
Un om ch'n'ava nianc la barba.
'^Imberbe.
Un eh' eia eéinza barba, -^Sbar-
bato.
Servir d'ifarba, e d'perùcea,
prov. basso , equivalente a Cumzar
prelféet—S. Fèsta.
L'ha tant de barba. ^^È cosa
che ha fatto il pelo. Vecchia, stra-
vecchia. Dicesi a chi racconta cose
rancide.
*à n'i è barba d*om ch'i arri-
va. •^E'non gli crocchia il ferro.
A n'i è barba d'om ch'sava far
l'or.'^fionè, o Nonv'ha uomo al
mondo, che sappia fabbricar l'aro.
Cùn la barba fatta.^^ Colla bar-
* ba rasa.
Barba per Zio, è voce rimasta ai
contadini.
Barba, per Radice soUile delle
piante ; da cui Barbare e Sarbica-
re per Produr radici.— S6ari)aiv*
Disbarbare. Svegliere dalle barbe,
dalle radici una pianta.
BarbateUa,iì. t. Ramicello che
si mette sotterra percM faccia ra-
dici. Barbicela. Oioesi alla oeppoia
colle radici delle piante erbacee.
Barbicaia deUe cIpoHe , de^U a§U,
ecc.
Barba d*prii.'-Evh^ stella. Corò-
nopo. (Boi. Pianiago eonmopus,)
BA
Iti
BA
BARBACAN, n. n. Barbacane, n. m.
Parte delia mangila da haiso flilta
a scarpa per siairesza e fortexaa.
BARBAGNOt'C. V. Baròazagn.
BARBAI, BARBAION, n. m. BartagUo.
Abbagliamento AbbartagUamento
d'occhi, n. m. Il termine boi. è ad-
operalo per significare piti prò*
prìameale quando alla irertigine è
accompagnato T offuflcameato della
vista.
Urbai eh' »' vfkettn ai cavali,^
hraoceìd,
BÀRBARA, np. f. Bàrbam, t
BARBAZAGN.n. m. Barbagianni, n.
m. Uoeello piìi grosso fra i nottur-
Dì . che si pasce di nord , e di pic-
eoUocoelki— Per Uomo sciocco e
balordo. V. Tabalori.
BARBàZlAN, np. m. Barbaziano, m.
BARBEIN.n. m. Barbetta, Barbetti-
no. ?iao. Nappo a più lili di barba
cbe sì lascia sul mento.
BARBEINA, BABBÉTTA. n. f. Barbet-
ta, fiarbttzza. Piccola barba.
Per le piccole barbe , cioè radici
delle piante. Barbicelia, Barbicina,
^arbicciuola , BarbicQla, Barboli-
wt, Barbueeia , Bar buzza. — ' Bar'
àetta, Bartuecino , add. Riferito a
uomo; ^ale di barba rada e speiaz-
zata.
'Barber, n. m. Barbero, n. m. Ca-
vallo di Barberia, velocissimo al
corso. — Cosi dìiamansi i cavalli
sciolti cbe mettonsi alle corse.
BARRIR, n.m. e IRA, n f. Barbiere,
0. m. Colui che taglia o rade il pelo
agli uomini. E Barbitra direi alla
moglie del barbiere , ed anche a
quella che fa la barba.
BARBlRABt , n. f. Barbieria e Barbe-
^ na. Bottega da barbiere.
RARBls. Jv. Baie.
»ARBÒZZ, n. m. Per Jlfonto. Bartozza
^{cavdlto. Quella parte della testa
del cavallo dov'è il barbazzale.
BARBOZZAL, n. m. Barbazzale, n. m.
^lenella che va attaccata all' oc-
chio diritto del morso e si congiun-
se col rampino, eh' è air occhio
manco dietro la barboaa del ea-
vallo.
BARBUTTLAR, v. Borbottare. È pro-
priamente Quando alcuno non si
contentando d' alcuna cosa, o aven-
do ricevuto alcun danno, se ne
duole fra sé con voce sommessa , e
confusa. — V. Ciaecarar.
BARBUTTLÓN , n. m. Borbottofte, Bor-
bottatore.
BARCA, n. f. Barca, n. f. Nome gene-
rico , come quello di JVat>e, comune
a tutti t galleggianti sopra l' acqua.
La varia costruzione , i diversi usi ,
la maggiore o minor mole di questi
galleggianti somministrano le par-
ticolan differenze per distinguere
r uno dall' altro col nome a ciascu-
no appropriato.
BARCA, n. f. Barcata, n. f. Il carico
di una barca, che anche dlcesi Na-
vicellata.
RARCAROL, n. m. Barcahiolo. Navi-
cellaio. Nocchiere, n.m. Quegli che
guida la barca o la nave.
la va da barcarol, da pilota a
^narinar. — Ella è tra barcaiuolo
e marinaio, tra Baiante e Ferran-
te i tra 'l rotto e lo etracciato. Tra
simili e senza vantaggio^ e dicesl
sempre in mala parte.
* BARCHEGGIAR, v. figur. BAh^A ME-
NAR. Barcheggiare, v. Maneggiarsi
con destrezza. Non è voce di Cru-
sca , ma può essere di regola , pro-
veniente da Barcheggio. Destreg-
giare sarà la voce più appropriata.
BARCHÉSSA , n. f. Tettoia, n. f. Tetto
fatto in luogo aperto.
BARDASSA , n. m. e f. RARDASSÓN .
n. m. ÓUNA, n. f. BUSÓN. m. Afo-
nello, m. ella, t Frasca, Fraschet^
ta. — V. Biricchein. — Bagazzàc-
cio. Giovane leggiero, e dì poco
giudizio.
BARDASSATA , BUSUNATA , n. f. Ba-
gazzata , Fanciullàggine , n . f. Co-
sa degna di ragazzi.
* BARDELLl , n. m. Bardiglio , e Bar-
giglio , n. m. Marmo cenerino e
bianco.
BA
112
BA
BARÉL, D. m. BarigUane. Vaso di le-
gno a doghe , ad uso per Io più di
tener salumi.
Barel d'anciòv — - Bariletio d^ ac-
ciughe.
Barel d'polver — Barilotto di
polvere.
Barél dia roda» Mzol. '^ Mòzzo
della ruota. ( Pronunziando ii pri-
mo 0 largo, e la z dolce). Pezzo di
legno rotondo nelcontorno del qua-
le son confitte le razze della ruota.
BARÉLA, n. f. Barile, n. m. Vaso di
legno fatto a doghe cerchiato » di
forma lunga rotonda , ne' fondi pia-
na , da tener vino ed altri liquidi ,
ed è comunemente della misura di
mezza corba bolognese.
Quèll eh' fa el barél. — Barlet-
taio.
BARÈLLA , n. f. Barella. Strumento a
guisa di bara che si porta a brac-
cia da due persone per uso di tras-
portar mobili, e simili.
Parlar cùn la barèlla. — - Barel-
lare.
BARILÉTT. BARILEIN, BARILOTT, n.
m. BARILÉTTA, ÉINA. n. f. Bari-
lotto, Bariletto, Barletto» Barlotto,
n. m. Bariletta, e Barletta, Bar-
lolla n f.
BARILOTT, n.m. detto d'uomo per
similit. Tombolotto. TonfaccìUotto.
BARiSÉLL, n. m. Bargello, sincopato
da Barieello. Capitano de' birri.
BARI^M, np. m. Bariamo, Barlam, m.
BARLCM, 0 BERLÙM, n. m. Barlume,
D. m. Luce incerta , confusa, e figu-
rat. Leggiera apparenza.
In barlùm. — Al barlume, av-
verbial. A queir ora , o in quel luo-
. go, ove si vede poco lume.
Avèir un barlàm. — Aver un
barlume di speranza, e simili, fi-
gura tam.
BÀRNARA, np. m. Barnaba, m. e per
corruz. Barna.
* BAROCC, agg. Scadente, Agg. In cat-
tivo stalo.
' BAROCG , sust. Barocco, Guadagno
illecito.
Al viv iàul d'ttocc e baroec.^
Vive a forza di stocchi e barocchi.
BARÓN , n. m. Barone , n. m. Signore
con giurisdizione , o per titolo.
Barunèssa, n. f. Bo/roneasa. Mo-
glie del Barone.
baròli. -^ Barone. Termine in-
giurioso, di Colui che mal vestito e
vagabondo va mendicando , che di-
cesi anche Birbone. Guidone. Fur-
fante. Barena è il femminino. La
voce Barone ora è presa in mala
parte nel modo stesso ,'ohe si pren-
dono le voci Tiranno, Ladrone,
i{t6aMo,ec.-- Da Barone viene Bo-
ronaccio. Baroncello. Baronesco.
Baronescatnente , ec
Metters' a far al baròn. — ai-
tarsi al barone, al furfanie, al cat-
tivo. Farsi un briccone,un birban-
te. Farsi un ribaldo.
El nozz di baron duren poc. —
Le allegrezze de' tristi duran poco.
Da ultitno è bel. tempo. Alla fine ti
canta il gloria. Sempre non ride la
moglie del ladro. Tutte le volpi al-
la fine ai riveggono in pellicce-
ria.
Alla baròuna. — Alla buona.
Buzzamente. Alla sfuggiasca, o di
sfungiasco. Di passaggio.
Fora baron. — Foro bruchi, det-
to metafor., che vale Orsti partitevi
di qui.
BARÓNDA,^ n. f. Vicenda. Avversità,
n. f. Pericolo, n. f. ed anche Con-
fusione.
A m*sòn truvà in-t-una bruita
barònda. — - Ho passata una brut-
ta vicenda.
RARRICADURA , n. f. Barricata. Quel
riparo di legnami che si fa altra ve^
so alle vie per impedire il passag-
gio.
RARRICAR. Sbarrare. Abbarrare. hn-
barrare.Asserragliare. Metter sba^
ra per impedire il passo.
baruffa: — V. Ut.
RABULE (CALZÉTT ALLA), (dal Fr.
Aux bas roulés ) Barulè. Foggia an-
tica consistente in unaravvolgitora
BA
113
BA
fatta insieme dell'estremità della
calza sni ginocchio.
BARUNADÉLLA. n. f. Piccola baro-
nata.
BARUNATA , n. f. Bricconata. Bricco-
neria. Furfanterìa. Guidoneria. Ba-
ronata V. d. 0.
BABUNZÉLL, m. BARUNZÉLLA , f. ag-
giunto per vezzo ad uomo, o donna
Bricconcello, ella.
Barunzélla. Nome di un ciottolo,
nm della via maestra detta di pan
Mammolo in Bologna. Qnesto nome
é nna corruzione di due voci che si
sono anìte facendone nna sola , La-
harumCoeU, Vexitlum Codi, Ban-
diera, Insegna del Cielo, prove-
niente da nna piccola chiesa, già
tempo parrocchia le, detta Santa Ma-
lia labarum CoeU, ivi esistente.
Una simile corrnzione fanno i
Toscani di Santa Maria in Coeìi au-
^. dicendo Santa Maria in CiUei-
anli
BARZLÈTTA, (voce che non è del vol-
go) Barzelletta. Motto piacevole, ri-
dmle.
,ÙncA'di« del barzlètt.^MotUg-
fìmle. Mottegffipso. Faceto. Scher-
zévole. Sollazzévole. Dir barzellet-
te. Barzellettare. — Buffare. Dir
ciance, Dir facezie. — Tratteffdia-
fv. Dir de' motti arguti, o pungen-
ti. — Fn)«oter« , Far frottole, Dir
baie. — Berrjolinare fu detto per
Motteg^are, ma per lo piti traendo
barzellelle dai nomi.
WS , n. m. (dal Lat. Basium). Bacio»
Badare, n. m.
BASADONN, n. m. Brezza , e nel dim.
BfTfzzoKna. Picciol vento , ma ge-
lato , e crudo.
^lHraunzertbaiadonn.r^ Brez-
'fQnia. Spira brezza. Viene vento
freddo.
BASADURA DEL PAN. (Dal fr. Baisure).
attaccatura del pane. Il sito col
<iudleiin filo di pane ne ha toccato
«n altro nel forno.
WSaLÉC, n. m. BassiUco e BasiUco.
Ozzimo. Erba odorosa. V ha il basi-
lico anaciato, il cedralo, il garofa-
no, il comnne, il minore, il mag-
giore , il nero.
BASALÉSC. n. m. Baiilisco e Basili-
echio. Serpente ftvoloso che uccide
collo sguardo.
BASAMADONN, n. m. Baciapile, Bae*
chettone. Pinzòchero. I boi. hanno
anch' essi i termini di Beat , CoU
start, Bigot, Bizoc, Gavot
BASAB, y. (dal lat. Bastare). Bacia-
re, V.
Ba$ars\ — Baciarsi.
Basars' (dal fr. Se baiser) per
Combaciarsi. Toccarsi. Dicesi del-
l' esser ben congiunti legno con le-
gno , pietra con pietra.
Basar dov un mett i pi. — • Baciar
dov'un calca; cioè stimarlo, vene-
rarlo.
Basar. —^ Fondare. Fermare. Sta-
bilire. É introdotta dall'uso moder-
no la voce Basare, forse da Base
per fondamento: ma atimo che non
sia da buoni autori accolta.
BASEIN, dim. di Bas. — ^actuccAio,
dim. di Bacio.
Bacino vale Bacile. ^—V. Bazil,
Cadein. Neil' uso si sente sempre
dire Datemi un Inicino, per Datemi
un bckcio , senza che l' equivoco ab-
bia luogo.
Basein. — Basino , è una specie
di bambagino.
BASELI, np. m. Basilio, m. lia, f. Ba-
siléo.
BASTA, n. f. Tafferìa. Arnese di legno
a foggia di un piatto grande, in cui
s'infarina il pesce, la frittura, e
serve anche per grattarvi il cacio,
lucuta per similit. Bùssla. Mento ,
n. m. Avèir una gran basta. Èssr
un basiòn, Basiott. -— Avere un
mento lungo. Forse i boi. hanno
questa voce da Bazza che i Fioren-
tini dicono al Mento allungato, e
un poco arricciato.
* Basiola. Piccola tafferia.
BASIÒN , BASIOTT. — V. Basta.
BASS , add. Basso , agg. Contrario di
Alto. — Guardar d'alt in boss (dal
BA
114
BA
fr. Regarder de hauten b(u). Far
gH occhi grossi* Siar sul grande.
Guardare con alterìgia.
Éssr al boss, — Aver del basso.
Dicesi del vino quando sta per fini-
re in una botte.
Èssr al boss, — Essere alla fine
di qualche cosa, la candela è al
verde.
Andar al bass. — Andare in ro-
vina. Andare in fascio. Consumare
ogni' avere.
Èssr al bass. — Essere in rovi'
na. Aver consumato il mo avere.
Bass, vale Abbietto, tmile. Vile.
Uomo basso. Prezzo basso. Oro bas-
so. Modo basso.
Bass d'cundiziòn. •— Dibassa
gente. Di bassa mano. Di vile na^
zione , cioè nascita.
Tgnir un' bass. — « Tener uno a
segno. Tenerlo corto o cheto , o in
soggezione.
Abbieitafe alcuno, ^ì^^ Avvilirlo.
Sottano e Inferno , che vuol dire
pili Basso, si riferiscono a luogo,
contrari di Supremo, Sovrano, Su-
perno.
BASSA, n. f. Sassata, n. f. Effetto
dell' awallamento del terreno.
Del bassi da vmpir. •— Sassate
da riempirsi. — Dicesi anche Fon-
dura, Fondo. Luogo basso a guisa
di valletta.
BASSAMÉINT, n. m. Basamento, n.
m. Membro del piedistallo della co-
lonna. .
BassamHnt del fabbric , d'un
dpeint d'una stanzia. — Basamen-
to. Zoccolo continuato che serre di
base a un edifizio. — Imbasamento
dicesi pure dai pittori di quegli or-
namenti, che terminano da piede le
pitture ddle chiese , delle stanze, e
slmili. — Bassamento vale Abbas-
samento.
BASSURA, n. f. Fondura. Bassura.
Bassezza, n. f. Dicesi di strada, o
di terreno basso, e profondo a gui-
sa di valletta.
BAST, n. «. Basto, Queir arnese che
a guisa di seHa portano le bestie da
soma.
Mettr al basi, — hnboitart.
Cavar al basi. — Sbastarc
OuèU eh' fa i bast-^ Bastaio o
Bastiere.
BASTA, n. f. Basta. Piega fatta ad xm
gonnella, o simili, per cai s'osa
anche il termine di S0s<tfMni.^J?a-
sta è anche quella cucitura abboz-
zata con punti grossi, che in boi.
chiamasi Imbastidura. V.
BASTAR, y. Bastare, v. Essere a ba-
stanza.
Basta la parola. — La parola è
corta, cioè A' galantuomini la pa-
rola data è come fosse un con-
tratto.
A n'm' è basta V anem d' farei
vgnir. — Non fui capace, o JVo» m»
è stato possibile, o Non mi fu dato
di farlo venire,
BASTARD. Bastardo. Illegittimo, Aduir
ferino. Spurio. Mulo, Ibrido.
Bastardein; Spdal di bastardein
in Bulògna.--^ Esposti, Spedale de-
gli esposti. Chiamasi uno stabili-
mento in Boi., OTe si raccolgono
i bambini abbandonati da' loro ge-
nitori.
BASTEIN, n. m. e BASTEINA, o. f. SeU
letta. Sella piccola che per lo piò
si mette agli asini per cavalcargli.
BASTIAN, np. m. NA, f. SebasUam,
m. na, f. Bastiano famigl. eìvco-
pato.
BASTIMÉINT. — V. Barca.
BASTÒN, n. m. Bastone,n.m. Dn p«-
zo di legno cilindrico della gros-
sezza al di sopra del pollice, fino^
che la mano anebe d'un faDcinllo
possa agga vignarlo, di lunghcio
Tana. Batacchio. Batocchio.
Al boston di ùrt. — Batocchio.
Boston dia cròus. — Asta dew
croce.
Boston dèi tlar da areamar. 7
Colonne. I due subbielli del telaio
traforati nelle testate per infilar^
gli staggi. A molte cose falle a ba-
stone dicesi Asta.
DA
115
MA
Una coisa tnetia d'cò d'un ha-
ilòti. -^ Inculato * agg.
Boston d'zira d'^dH/na — (dal
fr. Balón de ciré 4' Espagne), Bac'
chetta di ceralacca.
Boston , siog. Bastoni» plur. Udo
de' qualtro semi delle carie da gio-
care.
UST{}SÀ,ìì.L Bastonata, n. f . Colpo
di bastone.
Bar del bastunà, — Dar basto-
nale.
Bar del bastund da orb» •— Dar
baslonate da ciechi, vale Senta di-
screzione ^ Dar ùostonala, e 6a-
tlonaie , per similit.» vale Recar
danno alimi , fargli qualche gran
male o pregiudizio. In questo caso
in boL dicesì Dar utia tantanà, una
Uknéussà, Usasi poi la frase Avèir
aott mia bastunà per significare
Aver sofferto danno , pregiudizio
grande.
Àtidar in zèirca d' bastund. —
Alidore a caccia di busse.
Bu urb eh' fan al bastund, -^-^Es»
sere due ciechi , che fanno alle &a-
itonaie. Due che contendono , né
sanno che dicono.
• BASTUNIR. — V. Scale.
BATESTA. — V. Zvann.
BATOSTA, n. f. Carpicelo , n. va. Buo-
na quaotiià , e b' intende sempre di
busse.
Avèir avù una batosta. — Avere
avuto un rovescio. Un gnm rove"
scio. — Batosta in ital. vale conte-
sa di parole. Il termine boi. viene
forse da Batosta, voce ant. che
prendevasi per Basaglia.
Avèir avu una gran batosta al
zug» In-t-al mai. — - Fare una gran
perdita al giuoco. Avere un gran
danno. Aver sofferto una gramssi-
ma tnalattia,
BATTBÉCG» n. m. €eppo o Pestone,
Pezzo pesante di legito, ferrato in
testa , die iirast in alto da robusti
uomini, e si lascia cadere snl capo
del oonAtio paio, che cosi nuiggior-
mente s'interna nel terreno. Questo
fa parte della Berta, che in boi.
chiamasi Antonella. — V.
BATTBÓI. BoUibolli. Bugiio. Tafferù-
già. Tafferùglio, Questione di mol-
te persone in confuso.
BATTDÒUR, n.m. BaUitore di gra-
no. È term. anche del giuoco del
pallone.
BATTDUR, n. m. Trebbia, n. f. Stru-
mento col quale si trebbia il gra-
no. — V. Zèirf.
BATTÉINT. n. m. (dal fr. Battant).
Battuda, •— n. f. Battitoio, n. m.
Quella parte dell'imposta del l'uscio,
e flnestra , che batte nello stipilo ,
architrave, o soglia, o nell'altra
parte dell' imposta , quando si ser-
ra. Dicesi ;anche Battente. Pigliasi
pure per quella parte dello stipilo
eh' è battuta da essa imposta, che
in boi. dicesi Gargam.
* BATTÉINT. Battitoi della cornice dei
quadri , de' cristalli ecc.
BATTÉiSEM, n. m. Battesimo, n. m.
e Battesmo ant. rimasto ora alla
poesia.
BATTÉLL. — V. Barca. — V, Acqua.
BATTER, V. BaUere, v. Il suo signi-
ficato proprio sarebbe quello di per-
cuotere qualche cosa con verghe,
con bastoni o simili , dicendosi co-
munemente : Battere il grano , Bat-
tere il tamburo. Batter lo lana, ec.
Ma per altro fu estesa la sua signi-
ficazione anche a quella generica di
Percuotere, come: Batter l'uscio.
Nel Dial. boi. ha un significato ge-
nerico , ed è il solo , che equivale
anche a quello dei verbi che siamo
per riportare. •— Percuotere signi-
ilca Dar colpi forti con un qualun-
que corpo contra un altro. — Per-
cuotere una porta con una grossa
pietra. •— Bussare vaie nel proprio
il Percuotere che si fa degli usci e
delle porte chiuse, perchè siano
aperte. Cosi Picchiare , ma il primo
neir uso è meno iiol;»ile del secon-
do. — Pulsare, propriamente si-
gnifica Percuotere qualche corpo
sonoro per intenderne H suono. Pul^
BA
116
BA
gare le corde d'un istmimento. Ma
questo Yerbo è più usato nella lìn-
gua dei dotti; Vene pulsàtili; Pul-
eazioni del cuore, — Colpire , de-
rì?a da Colpo , vale Dare colpi » e
differisce da Percuotere , perchè
esprime di sua indole unità di per-
cossa. Colpir nella lesta. Il fulmi-
ne colpi nella guglia. Tutti i sud-
Detti verbi ottengono molte trasla-
zioni , che sono riferite dai diziona-
ri della lingua.
Batter fug. — Battere il fuoco.
Percuotere la pietra per appiccare
il fuoco. Alberti fa osservare che si
dice Battere il fuoco sebbene non
8i batta il fuoco, ma la pietra. In
ciò i boi. sono piìi precisi lasciando
l'articolo il, ed io sarei di parere
che anche inital. s'avesse a dir me-
glio Batter fuoco.
Battr all' ùss ( come s' è detto di
sopra] Picchiare l'uscio. Picchiare
air ludo, ed anche Picchiare, as-
solut.
Battr all' ùss pianein pianein. —
Picchiar lente V uscio.
Quèll ch'batt. — Bussatore.
Battr al gran. — V. Furmèint.
Al Itatter dèi gran. — Battitura del
grano. Il battere.
Batter la battuda. — Battere la
misura. Battere ai cantori la mi-
sura del tempo (che dicesi battuta)
alzando, ed abbassando la mano
con un piego di carta o un baston-
cello,
iV' batter né pé ne pòns. — Non
far né motto né totto. Non far zit-
to. Non batter occhi. Mon muover
occhio. Dicesi di chi per grande at-
tenzione rimira fisamente checches-
sia.
Battr a un sègn. — Battere a un
segno. Aver un particolar fine.
Et scritturai cont batten. — Bat'
ter de' conti , delle scritture , dice-
si quando tra loro confrontano.
La bau le. — Ella batte, vale
Esservi [una differenza insensibile.
Combinare.
Bàtter la tèita. — Colpeggiare.
Quel battere le fila nell'atto del
tessere.
Batter sod. — Durare. Persete-
rare. Continuare'. Non si ristar in
fare» e in dire. Star sodo. Star
fermo.
Battr ci man. — V. Sbatter.
Battersla. •— V. Sbignarsla.
BATTETE {Far at) Fare al guati-
cialin d'oro. Giuoco EaQciullesco io
cui uno posa la faccia in grembo ad
un altro che sta seduto, e questi gli
chiude gli occhi in guisa , che nou
possa vedere chi sia colui che lo
percosse in una mano, cb' ei si tie-
ne dietro sulle reni, ma lo debba
indovinare.
BATTFANG , n. m. Battistrada, n. m.
Colui che marcia a riconoscerle
strade , le campagne, gli argini.
BATTFIANC , n m. Stanga, n. f. Pez-
zo di legno che nelle scuderie tro-
vasi sospeso fra due cavalli, per te-
nerli separati l'uno dall'altro.
BATTILOR, n. m. Battiloro^ n. m. Ar-
tefice che riduce l'oro e r argento
in foglie per dorare, e inargen-
tare.
Péli da battilor. — Car^a di buc-
cio. Quella pellicola che si separa
dalla parte esterna delle bndelle
del bue , e che preparasi dal minu-
giaio, il quale la fornisce al bat-
tiloro.
BATTLA DLA STTMANA SANTA. Ta-
bella. Arnese di legno , sa cui bat-
tono cerchi di ferro , Io che produ-
ce un fragore strepitoso , ohe si
suona la settimana santa in vece
delle campane. Per metaf. vale Ciar-
lone. Cicalino. Cicala. Ciancino.
Chiacchierino. TaccoUno. Dicesi di
chi parla assai.
Battla dalla caren. — Tavolino,
o Asse di legname sodo su cui si
trita , e minuzza la carne.
Battla da urtlan. — Mazzeran-
ga. Strumento rusticano fatto d'un
pezzo di tavola circolare colma al
di sopra, e piana nel fondo, fitta
BA
117
BA
in una sottil mazza , o pertica oriz-
zontile.
BaMa significa anche loquaellà.
Vha una gran batUa. — Ha più
parole che un leggio. Ciarla come
ma calandra. Ha intona ciarla. Ha
rotto lo icilinguagttolo. Cicala per
cento putte,
BAHLAR (LA TÈRRA \ Mazzeranga'
re. Si dice del calpestare e batter-
la terra colla mazzeranfi^.
Battlar, per simil. da Batila —
Cimeiare. — V. Ciacearar.
BATTLÒN.n.m. Ciarlone. TaeeoUno.
Tattamella, n. m. Dlcesi di dii par-
la assai e senza verun fondamento.
BATTMUR. — V. Feccia.
BATTN1N6HE1N. Èesr in tàit i bali-
minsrAem. Esser l'alloro d'ogni fe-
sta.
BattOCC', n. m. Voce comune a qual-
Doqae hìcetto dell' aequa, murato
0 immurato. Nell'uso dicesi Ser-
htùio. Quando è fatto per oso di
conservar pesci , chiamasi Vivaio,
Pescfdera e Pi$cina,c)ìe i boi. pure
dicono Pichira.
Battoec'dla campana, e dèi eam-'
panein. (Da BatoccMo per similit.).
attaglio. Quel ferro attaccato den-
iro nella campana', che quando è
mossa battendo in essa la fai sona-
re. Gruccia 0 Anello è quello per cui
viene raccomandata. Pera o Matc^
n)zza è la parte grossa inferiore ,
che dà i colpi.
Dal termine Balfocc' I liol. hanno
formato il verbo SlMttueeiar, eh' è
un continuo scuoter di battaglio,
<^be percuota la campana con ispes-
>! colpi e confusi.
omTRAM, n. m. Bamiere. Lavorator
di rame, o altro simil metallo. Cai-
^nth. Facilor di caldaie , e calde-
roni.
fiApI D'CUSElNà . (dal fr. BatteHe
fcuitine). -^ Batteria {con voce
dell'uso), ed Utensili di cucina con
^oce di lingua', come padelle , cal-
daie e simili.
^Itrì d'un aridi — Soneria di
un crohgio. Tolto, dò che terve a
fcr sonare un orologio.
Battrì d' cor. ~ Batata del cuo-
re. Pulsazione. T. med.
Bollii, a. m. e add. Battuto, pa«
viroento di battuto. Battuto. Per-
co$90. agg. Pann òaltó. Tétta batta.
Panno eerrato. Fitto, contrario di
Rado.
RATTUDA, n. f. PlecAtolo. Bueeala,
Tentennata, n. f. Bueeawiento. FiC'
chio, n. n. Il battere, e speciabneo-
te alla porta di casa.
Battuda di' ù$i , dia fnéttra. ^
Battente , Battitoio. Quella parte
dell' imposta, che batte nello sti-
pite , architrave o soglia, o nell' al-
tra parte dell'imposta quando al
serra.
RATTUDEINA, n. f. Battutella, dim.
di Battuta.
BATTZANT. n. ro. BattezHere, n. m.
Quegli che ha V uffizio di baUei-
lare ; come in Bologna quel sacer-
dote che sta di continuo al fonte
battesimale nella Metropolitana. Di-
cesi ancora Battezzatore , n. m. a
quegli che battezza, ma colla dif-
ferenza che il Battezziere è sem-
pre Battezzatore, ma ogni Batte»-
zatore non è sempre Battezziere,
Battezzante poi è usato quasi aem- '
pre addiettivamente. ^
BATTZAR, t. Battezzare, t.
ffarizarWn, per similit. Bagnare
alcuìw. Buttargli dell' acqua sul
capo.
Batlzar un per minciòn. — Ca-
nonizzare altrui per scimunito,
Battzar et campan\ — ' Benedire
le campane,
Battzar al vei». — Adacquare U
vino.
BAVARÉISA, n. f. Jllotim. RivolU ài
panno, o d' altro drappo, che si fa
alle vesti e per lo pili di color dif-
ferente. La voce boi. sarà forse pr<K
veniente da una moda portata daU
la Baviera.
Bavarèisa. — Bàvaira, n. f. M<k
neta d' argento delia grandeeza
BA ne
tan U eorOe d'itn iitnmenlo. H»
questo «rbo è piiiUBalo nella lin-
sua dei dotti; Vene jmUaHh: Pul-
ìazioui del cuore. - Colpire . de.
ma da Colpo, wle Dare colP'-"-!
ditrerisce da Percuotere , perché
esprime di saa indole noità di per-
cossa. Colpir nella Utta. Il futva^
ne colpi nella guglia. Tulli i sud-
tìetU ^erbl otlengono molle trasU'
zioQÌ . che swio riferite dai diziona
ri della lingua.
Batter /ug. — Battere il /uoi
BA
BdUer la lèila. — Celp
Quel battere le fila oell
tessere.
Batter tod. — Ournr'
rare. Continuare. JVon
fare, e in dire. Star
fermo.
Battr ci man. — \
Batlerila. — V. S'
BATTETE {Farai
cialiu d'oro.Giuoi'
-IN. — V. Tuba-
•. — AtMUlo.
— Bezzicalo,
i: — Punto dalle
INA. n. f. BeeraMna « Bee-
n. t, Plcrola bccrala.
(Qui andrpl>l)e l'è mura
) fteceare. Pigliare il cibo
duriti beai». — V. BeeotL
. II. m. (Qai indrchhc l'è ninUi
■'>■) (teeeaio. Macellaio, n. m.
li ohe QivIdR, e macelli ftIL
ili qnadrnppdi per uso di man-
• ■Mr vlndù la Mngua al bc-
■■ — Averlatetala la linfjua al
Ilio. Si dine per enprlmere il
' ii^io di alruno, die anche dice- ,
■ .\''er villo il lupo.
\ltl . n. r. Beccarla, n, f. Morello,
ri. III. Lungo ov<> si Tnardlano e
elidono le carni de' quadrupedi
l'i-r manRiare. — S(ranno/o(o è dove
'•l'I amen le s) scannano.
i.i-IIEiN, dim. d'Rccc. — Beecùeelo.
n. m. Plceol becco di «ecello. •-Bee-
f.hino Tale Sotterratore de'morti.
\->r.\)n. n. m. Boceonr . n. m. Quel-
la qnanllU di cil>o sodo che l'uomo
piglia dentro la bocca in una TOlla.
— Esca. Ciho con cui al alleltano 1
pesci iier fiirne pesca.
ficco» avvrUnà. — Boceime.
Dar uà bccòn. — Bare HlKiccih
Ut. Avvelenare.
Bccàn per meUeamèiiit — t'il-
Ma. Bocconcino. BocconeelUi.
Immiar i bceon in-t-la ttivla, —
Inelaldtur l h'
BCC
120
BB
T€darjn bccon, — Abboeeanare.
— Questo verbo vale ancora Pren-
. dere in un boccone.
Far di bccon — Sbocconcellare.
Mangiar leggermente.
N'esser bccòn pr i su deinL —
Non esser boccone da uno, vale non
meritarselo.
Andar a létt cun al bccònin-t-la
gòula, — Andare a letto subito dO'
pò cena,^
Al bccòn dia vergogna, — Il boc-
cone della vergogna, V ultimo che
. resta nel piatto.
Bccòn d'Aduni,'^ Nottolino, Po-
mo d'Adamo. Grossezza che appa-
risce esternamente nella gola de-
gli uomini a guisa di piccola noce»
Bccòn. — Esca, si usa anche in
sent. metaf. e vale Allettamento in-
gannevole.
Dar al bccòn. ^'^ Dar l'esca.
Cascar al bccòn, -^ Andar all'e-
sca. Esca si prende anche per Cibo.
Bccòn. — Boccone per Pezzo o
parte di cosa soda, che dicesi an-
che Pezzuolo, Frusto, Brandello,
Brano» Scampolo.
Bccòn da stn^ià, — Boccon
ghiotto, scelto, sqtUsilo. Vivanda
regalata.
Bccòn eh' fa poc prò, ^^ È un
mal boccone quel che affoga.
A bccòn per bccòn. —^ A bocco-
ne a boccoìie, A pezzo a pezzo,
Éssrstd lolt al bccòn a un. -^Es-
sergli tolto il boccongiù dal piallo,
. o della forchetta, o di bocca; Esser
gittato giù. di sella. Quando la pro-
pria dama si marita ad un altro. — •
. Averla gambata, dicesi per esse-
re abbandonato semplicemente. V.
Schineadiira,
Bccòn da prit. Locuz. fam. Buon
boccone, Boccon ghiotto, Ghiottor-
. nìa. Vivanda squisita.
Far una cossa a pizz e òccon.r—
Far una faccenda a più riprese;
a riprese. Vale interrottamente.
BCCOTT, n. m. Beccata, Bezzicatura,
o. f. Coipp che dà V uccello col
becco.
Dar un beeaU, — Bezzicare, Per-
cuotere o ferire col, becco. — Bec-
care vale Prendere il cibo col becco.
Bccott del mòsc, — Puntura.-^
Al dar dibcutt del mòsc, ecc. Pà-
gnere. Mòrdere, Far puntura. Ap-
pinzare,Ed è proprio delle mosche,
de' tafani ecc.
BCCUNA, n. f. Boccata, n. f. Tanta
materia quanta si può in una vol-
ta tenere in bocca (Boi. Mursgott),
BCCUiNAD£lNA, n. f. BoccaHna, n. f.
Morsello, MorselUno, n. m. dim. di
Morso.
BCCUNZEIN, n. m. Bocconcino, Boc-
eoncello. Morsello e MorseUetto,
Piccolo boccone. ^
Bccunzein da rè, -^ Buona, oBel-
ia roba.
Un bccunzein che n' srd per là.
— Non mangerà si bianco pan per
certo
BCCUTTEIN, Beccatina, Beecatella,
dim. di Beccata. ^
•BDAGNA. V. Filagna,
BDÓST, n. m. Maggese e Maggiàtico,
n. m. Maggiàtica, n. f. Novale, agg.
d' ogni genere. Terreno lasciato so-
do, nel quale V anno avanti è stato
segato il grano.
BEAT. V. Cuntèint
B£ATRlZ,np. f. Beatrice, f. Bice cor-
rotto.
BÉCO» n. m. (coir è zpertai) , Becco,
(n. m. coire chiusa). Il maschio
della capra. Capro. Caprone. Mon-
tone si ìclice al maschio della peco-
ra^ Le voci boi. Bècc, e Muntòn
sono comuni all' uno ed air altro.
Becc coìr è chiusa^ è il plur. di
Bècc boi.
Bècc futrést. -^ Becco coli' effe.
Ed ischerzevolm. Facimaie; Calli-
livello; Cattivelbizzo; Triàtarello;
Fistolo: Cavezzuola. — L' è un gran
bècc fùtrést. — È gran moti/elio,
cioè Un furbettello la sua parte, as-
sai, astato, ed accorto.^
tsser bècc e bastanàm — - Essere
0 Divenire la bestia, e il bastonalo.
• Aver sopra la. scorno anche il daa-
1S1
no. Almal fargli maU,%ì dice quan-
do ad alcuo si aggìagne male a ma-
le, danno, a daono.
Bècc^Mazzapicehio, Pitone. Ci-
liodro di legDO alto poco roea di tre
piedi, di cui un si serve per affon-
dare i ciottolati , 0 per assodar la
terra.
BÉCC, n. m. (coir^ apertissima pro-
DUDz. come a) Becco , n. m. (coli' 0
aperta). La parte ossea che tien
luogo di labbra alla bocca degli uc-
celli, ^ttro è V. lat. ed usata dai
soli poeti.
hognar al bécc, — Inmtollare il
htcco, figurat. per Bere.
BECGÀMORT , n. m. Beccamorti, e piii
comunem. Becchino. Sotterratore,
seppellitore de' morti.
BEGA.n. f. Briga» n. f. Operazione
scomoda , faticosa e noiosa.
l' è una gran bega a insgnarai
lu$eU.'-~Ella è una gran briga,
ma gran noia l'in$egnare a'jfan-
dulli. bega ital. è stato usato piut-
.lostoper Contrasto, Altercazione.
BEI. La consonante Bi — V. Ultra,
BEIN , n. m. Bene Per Amore. AffexUh
ne. Benevolenza. Affetto. — DileziO'
ne, i^oce nobile da usare con par^
simoDia. — > AffezionamenU) non è
voce di lingua, tanto piii che altre
ne abbiamo equivalenti.
Vlèir bèin. — Amare. Voler bene.
Portare affezione. — Amar non è
del tutto volgare nel dialetto boi. e
per dire £^ti V ama teneramente ,
si dice A i voi un bèin d'anma.
Vièiri al bèin di Dio a far una
colia, al bèin d' vela etema. In-
dugiar molto a fare alcun che.
A iha vlù al bèin de Dio a seri-
^ier dòu rèig, — Per iscriver due
righe vi volle la grazia di Dio.
Ylèir bèin purassà.-^ Amare ec-
ceiitvamente. Trazamare. — Mo-
strare. Amare disordinatamente.
iV' vUir pili 6cin. — Disamare.
Cessar d' amare.
^iacossamfa dèi bèin. «— Ciò
mi giova , mi è profittevole. \
ÀiCiè bèin Minza mal. — JVon va
mai carne tenz' osso.
Un bèin eh' dura poe. ** Alle^
grezza di pan caldo. Contento pas-
seggero.
Al bèin de Dio. Si prende in due
signiflcati, per fantonza, e per
Guadagno: p. e. A i ha vlù al bèin
de Dio da qué ch'ai vegna (V. so-
pra). —Ha nioito tardatpprima che
arrivi. Non è mai più arrivato.
^ L'ha fati al bèin de Dio. Ha
guadagnato auanto ha voluto.
Andar a far, a dir al so bèin.
— Andare in chiesa a far le sue
divozioni.
N' lassar avèir bèin. — Infasti-
dire. Crucciare.
La m' vota bèin eh* a i còsta poc.
— Mi voglia un poco di quel bene
che non le costa nulla. Redi.
BÉlN , avv. Bene , avv.
Sé bèin. — Si bene , Bensì V. Seb-
bèin.
Ben e spèss. — V. Spèss.
N' i èsser da far bèin. «— Non ei-
sere terreno da porci vigna. Non
potervisì far fondamento » 0 pone
speranza.
Trattar bèin e no mei. — Trat-
tare uno come va ; detto ironica-
mente.
Vna cossa eh' fa bèin al péti.
— Che giova al petto.
Star bein. — Tornar bene. Dlcesl
d' abito , di vestimenti.^
S'a vii, bèin cun bèin , se no,
andd. -^ Se vi piace , io vi accon-
sento; Se volete, bene: Se accor-
date, l'affare è concluso, altri-
menti andate.
Chi bèin s' guarda bèin s' salva.
» Chi ben serra, ben trova.
Una cossa che n' stoga bèin. — U-
na cosa reprensibile , che non con-
viene.
Bene guidem. Latinismo usato
spessis. dai boi. , lo stesso che
Bèin cùn bèin.
BÉINCHÉ. avv. Benché. Abbenchè.
Tuttoché. Ancorché. Cheechè,e Che
13
B£
1S2
cke, Quaniunque.Quandùbene avv.
QtMndanche non si dice. V. Che.
BÉINVEST, add. Comunemente si dice
Beneviso, Maksviso per Benvisto»
Ben veduto. Malvisto, Mal veduto.
Veduto dì buono, o di mal occhio.
A parlare con proprietà di lingua si
adopreranno questi ultimi vocaboli
per indicare Una persona accetta,
gradita, cara; ed al contrario.
BÉINVGNÙ. Benvenuto. Nome proprio
che si fa entrare nei seguente pro-
verbio: Intravgnir^ a un, quella d'
Bèinvgnù, eh' andò per dar, es fu
dà a lù.-^ Accadere ad uno ciò, che
accadde a Benvenuto,che andò per
battere e fu battuto. Toccò a lui co-
me a' pifferi di montagna, che an-
daron per sonare, e furono sonati.
BÉLL, n. m. (coli' e chiusa). Voce usa-
ta dai boi. coi verbi Dar e Avéir.
Dar un bèli, iè Quando una persona
dice un proposito ad un'altra, con
voce dimessa, e quasi fra' denti,
appostatamente per non lasciarsi
intendere, affinchè venga richiesto:
Che dite? E con ciò aver luogo di
replicarecon una celia, per esempio
Diceva un Ave per un morto, o co-
sa simile. — Quindi Dar un beli è
ingannare o burlare. In ital. Dare
un ganghero, un ganghereUo, si
dice Quando la lepre si ferma, e la-
scia correre avanti il cane. Ed a si-
mìKtud. quando i ragazzi fanno al
giuoco de' ladri, si fermano, e sfug-
gono l' avversario , che li trapassa ,
rivolgendosi, oppure accosciando-
si.
Ho le tante volte fantasticato su
l'origine di questa voce boi., né ho
mai potuto trovarne una più acco-
stante di Bill, inglese, che vuol dir
Decreto , Legge; ma non saprei per
qual motivo i boi. possono avere
attaccato a questa voce una idea d'
inganno, o di burla, se non fosse
per una sìmilit. ai Bill, che le tante
volte vengono proposti, riproposti
e rimandati da una Camera all'altra,
in maniera, che per lungo tempo ri-
mane sospesa la deflnizlone, e spes-
so anoora non ha effetto.
BÉLL, sust. (coir é apertissima). Belr
lo, n. m. Bellezza, Betta.
Perder al so (fèti. '•^Perder il sito
bello.
Quand al s' vést €U bèli. — Quan-
do si vide il bello, vale L' opporto-
nità, il colpo, r occasione. Vedersi,
o venire il destro, il buon destro di
fare, di dire è frase più propria.
Vèdersla belio. — Temere, — A
m' la vést bèlla d' cascar. — Temei
d' essere in procinto di cadere.
In-t-alpiu bélL^Sul beiio, o
nel bello di alcuna cosa, vale Nel
buono, nel forte dì quella cosa: Sul
bello. Nel bello dell' eia.
Mancar in-t-^ più bèli, -r^ Cader
il presente in siUV uscio. La gran-
dine è caduta in sul far ricolla.
Condur bene qualche suo affare, e
in sul buono della conelosione ab-
bandonarlo, e precipitarlo.
Andar vi in^l-al^iù bèli. ^ Par-
tirsi in mi far del nodo al filo.
BÉLL, add. m. BÈLLA, f. Bello, Bella.
agg. B^ accorc. Nel plur. Begli, Bei
e Be' accorc. (e quest' ultimo si ac-
costa al boi. Bi , m. plur.
D' bel mézz de. — Di bel mezzo
di. Nel colmo del mezzodì.
A4 ho avù una bèlla pora. -^Bo
(Kmto una beUa paura.
h 'ha veinl dis bi scud. — Ha gua-
dagnati dieci begH seudL
Alla bèlla prèma. --^ Al bel pri-
mo. Alla bella prima. Subito su-
bito.
Andar bèli béU.-^ Andar bel belr
lo, pianamente.
Far bèU. — AbbelUre e Rabbelli-
re, io signif. att. vale Far bello.
Ad ornare
Dvintàr bèli. = AbbeUire e Bob-
belUre, in signif. neut.
Fars' bill. -^ AbbelUrsi. Bassel-
tarsi. Binfranzirsi, dicesi di donna.
— Farsi bello. AlUndirsi. Azzimar-
si. ?MÌtni.direbbesi piuttosto d'oo-
mo.
133
BB
Dvhtar più béU. — > mibeilire .
— Disabbellire è il contrario d'ab-
bellire. Torre gli abòeUimenti.
Far al bèli, — Fare il bello. Pa-
voneggiarsi, Far mostra di sé. Fare
il galante. Vagheggiare,
Far la bèlla aùn tùli. -^ Essere
aecaltamori, una civetta.
Far bltein bUein, fig. Accarezza-
re. Confettar uno. Andar colle bel-
le. Fare il bello belHno. Andare al-
le belle. Andare a verso. Adescare.
Compiacer ano per proprio Interes-
se, e per renderselo benevolo.
Farm del bélH.^Fame di guel-
k coW uUvo. Fame di solenni.
Quetta sré bètta. — Questa la sa-
rebbe col manico I Qttesta sarebbe
ben coli' ulivol Oh questa sarebbe
marchiana ! Sarebbe stravagante,
massiccia.
Qvètta è bèlla. — Questa è di
pezza. Notabile, grande. Ma parlan-
dosi ironicamente, vale Sfrana.
La sré bèlla! — Mi meravigHo.
Ci s'intende. Ben s* intende, o si sa.
Non v'ha dubbio. Certamente. So il
wio dovere. So le convenienze.
Passar per bèli. — In un conve-
gno non pagasse il suo scotto.
i do bèlla a truvar mi furtouna.
— Sta a vedere , Forse , Può essere
che trovi mia fortuna. Sono in pro-
cinto ee,
A de bèlla a truvarl' in cà. —
Stetti» fui sul punto. Mancò poco
di trovarlo in casa.
Bello in gr. dicesl Calos, e Bel-
lezza, C'a//o«> da cui molte voci com-
poste. Caleidoscopio. Belvedere. I-
Btramento catottrico (che mostra
* in riflesso) risultante da un cilin-
dro cavo, e da due o tre specchi
piani , collocali pel lungo entro
il cilindro ad angolo acuto , e chiu-
so con due vetri opachi , il quale
serve a rappresentare , variamente
accozzati fra loro sotto forma rego-
lare, diversi oggetti informi posti-
vi entro in una delle estremità. —
Calligrafia. Eleganza di scrittura.
BELLÉZZA , n. f. Bellezza. Beltade.
Beltà, n. f. Vi sono voci analoghe;
come Venustà, Avvenenza, Leggia-
dria, ma che hanno sensibile diffe-
renza. — V. Bèli.
Uria bellezza. — Una bellezza,u-
na beltà, si dice talvolu di una bel-
lissima donna.
Bellézza passa. — Bellezza sfiori-
ta, sbattuta, sconcertata.
Bèvr et bllèzz d'un alter. — Ma-
niera metaf. e famlgl.che vuol dire
Bere il suo abbeverato: cioè Quel
centellino che resta nel bicchiero
di quello , che ha bevuto.
Oh che beliézza! — Oh che cu-
rioso!
* BELLEZZAZZA. Bello spirito.
BÉLSA, ma più spesso in plur. Bèls,
n. f. Bazzicature, Cose da poco.
BEMOL, n. m. Bimmolle, n. m. Semi-
tuono.
BÈNDA. — V. Fassa.
BENDÉSSA, BENDIGHEINA. Maniera
di dire ai fanciulli quando starnu-
tiscono. Benedica; cioè Dio vi be-
nedica, vi guardi.
BENDÉTT, np. m. ÉTTA, f. Benedet-
to , m. cita, f. Bendttein; Beitelna;
Bendttòn, ec.
BENDIR, V. Benedire, y.
Andare' a far bendir, {éeiio iro-
nicamente). Andare in rovina, ed
anche Morire.
La roba va a fars* bendir. — La
roba va a Patrasso, a Scio, al bor-
dello , in conquasso , in rovina.
Ogn coesa va a fars* bendin •—
Ogni cosa va a bio8Cio,alla peggio,
a catafascio , all' ingiù.
Val' a far bendir. — Vatti con
Dio.
Titrnar a bendir. — Ribetwdlre
0 Soprabbenedire.
Bendir cùn la cròus. — Crocia-
re, e quindi Crociato dicesi a chi è
benedetto colla croce.
A n' pò né bendir né maldir. —
Non Aa tanto caldo che cuoca un
uovo; detto flgurat. Non ha influen-
za alcuna nò in bene, né in male.
126
BÉTTU. V. Ustari,
TETTÒNICA, n.Lbeilonica, a. f. Pian-
ta DOlissima.
Éisercgìtusmpiù ch'n'è la bei-
tornea, — Esser più conosciuto che
la mal erba. Aver più virtù, che la
bettonica; dicesi di qualunque co-
sa, che abbia ottima qualità.
BETTULEIN. V. Ustari.
BEVANDA. V. Bèver.
BEVANT, D. m. TA, f. BEVDÒUB, n.
m. ÓUBA f. Bevitore, n. m. trice, f.
Colui e colei che beo. Beone. Bc'
vone. Bibace. Moscione, Gorgione.
Cincigliofie. Succiabeone. Trinco-
ne. Asciugabotte, Quegli che bee
assai. Quasi tutte veci basse.
BÈVEB, Bere, v. e Bevere più de' Poe-
ti. Prendere per bocca acqua, od
altro liquore, e dicesi principal-
mente per cavarsi la sete. — Lap-
pare è proprio del cane , del gat-
to, che prendon legglermeule l'ac-
qua colla lingua. «* Sortnre o As-
sorbire serve ad indicare queir at-
trarre a sé di sostanze (laide, che
fanno gli esseri tanto- organizzati,
quanto inorgaoizzaii per mezzo del-
la bocca, 0 dei pori: come p. e.
' IcavalU ed altri quadrupedi be-
vono V acqua sorbendo. Il terreno
assorbe la pioggia. Ipori dellapel-
le animale assorbono V umidità
dell' aria.- Lambire, il pigliar leg-
giermente il liquido colia lingua,
che si usa piii frequentemente in
vece di Lappare. JÌ cane, il gatto,
il leone, la tigre lamòiscono V ac-
qua, — Imbévere. Dicesi più pro-
priamente de' corpi inanimati: ii le-
gno imbevuto d' olio. — Succiare
è più delle cose animate: Le api
succiano il mele: Il bambino suc-
cia il latte ecc. , — Succhiare va-
ie lo stesso ; ma è meglio dir Suc-
ciare 0 lasciar il SuccMare per Bu^
care col succhiello.
Nella nostra lingua v' ha ancora
il verbo Libare, e Delibare, vol-
gendosi dai boi. Metter su la bòc-
f^a; ed è Gustar leggermente col-
la estremità delle labbra. — Re-
stano i verbi Trinowr e Traceanar.
— Trincare, che viene dal tedesco,
e vaie Bere assai — Tracannatne è
in grado maggiore, e propriaHìente
signilìca Quel lasciar discendere
precipitosamente il liquido nella
canna della gola, senza trattenerlo
in bocca. — Cioncare, finalmente
è Bere smoderatamente, e scon-
ciamente. Ma questi nliimi sono
termini bassi.
Quél eh' bèv. — » Bes>enie, agg. Be-
vitore, trice.
Una cossa da bèver, -~ Bevibile.
Potàbile, V. lat.
Cossa eh'pias tn4-a< beveria. —
fevfreccto.Cb' è gradevole a bere.
L' azione dei bete dicesi Bevi-
mento, Bevitura, Bevizione.
Quèll eh' »* bèv. — Bevmnda. Be-
veraggio. '-^Pozione è V. lat
Barda bèver. - Bar da bere. Da-
re a bere. Dare bere. Porgere da
bere, e con una sola voce Mésce-
re • che vale versare il \ino , o al-
tri liquori nei bicchiere per dar
bere.
Bévr a surs. '—Bere a eenteUini,
Centellare, Bere a sorsi. -*Bere per
oonveuto, vale Bere senza toccare
il vaso colle labbra.
Bèver dri a una cassa. - Soprab-
bere. Soprabbèvere , usato da Redi.
Béver purassà, «— Strabere. Bere
con larga mano. E con voci bas-
se, Pecchiare, dosteare. Imbottare.
* Frèse da bèver. — Dicesi del-
l' Uovo recentemente nato.
* Un oo da bèver. — Uovo sudato,
cioè posto col guscio a cuocere
quanto basti, perchè, restando mol-
le , si possa intridervi il pane.
Bèver dèi brod d' oca. *— Baloc-
care. Dimorare con perdimento di
tempo.
Mandar, Condur, o Dar da bèvr
al bisti. — Abbeverare.
Bèvr a coli. — Baciare il fiasco.
Bere abboccando tal vaso.
An's'pò bèvr e siufilar (dal lat.
127
BI
Flare HimU et Barbere diffieile
Waat.)
Ifon si puòemntare e portar la cro-
ce. Nel medesimo negosio non si
possono far due parti.
fumar a bèver. — iutiere.
Bèvr imèm. — Fare una eomhUh
hìa. Bere con piti persooe.
Pagar da bèver. — Dare U beve'
roffffio. Parfar la bwitura. Ma oda
cbe si dà a' Tettar ini perchè be-
vano.
Ihnandar da l>èver. -^ Chiedere
il h%mraffffio,
BEVIOU n. BI. Abber)érat(Ào, Becera-
\m. Aiberetto, n. m. Vasetto di Te-
tro, o di terra, che si tiene pieno
d'acqua agli uccellini nelle gabbie.
BEZEGULA , n. f. Bazzècole. Bàzziche ,
0. f. phir. Bazzicatfira , n. f. Mas-
serìzzhiole, coserelle di poco pre-
Rio.
BEZZf. Parola veneziana, che ttsano i
toscani per Danari.
BGNÀ.BGNÒ.acoorc. di BISOGNA, che
si osa nel discorso famigl. per Bt-
foffna. Fa d* uopo.
Bgnà eh' al sépa un asen. •>— De-
ve crederti che sia un asino. Con'
vj«n credere che sia un asino.
^1. n. m. Miscuglio, n. m. Confu-
»wne, n. f.
Far un brfoi. Lo stesso che Ab-
ffviar. V.
BGòLL. n. m. Coffolària, n. f. Sorta
di rete da pescare (grande e larga
neir apertura , e che va poi a re-
strìngersi a poco a poco inftno al-
la coda , dov« i pesci entrano , e
non possono f ornare indietro, aven-
do molti rfcettacoK.
BffòU 6g. Luoffo dove siavi confu-
itone, disordUne. Chiasso. Bordello.
RGUIAR. V. Abquiar.
BIABÒ, n. m. èalaereina. n. f. Scac-
ciapensi^, n. m. Ribeba presso i
Lombardi. Strumentino di ferro,
che ha la forma di piccola h'ra, te-
ntilo fermo fra le labbra colla ma-
no siiristra, e scoccando colla de-
stra la linguetta, che sta nel mez-
zo, molleggiando uno. si serve con
modo strano della cavità della boc-
ca per la risonanza, e del fiato per
veicolo del suono.^
La co dèi biabò. — Qrllìetto o
liwfu^ta.
BIANC, n. m. Bianco, n. m. Uno degli
estremi de' colori, opposto al ne-
ro. ▼. Culòur.
Bianc. — * Bianco. Calce di mar-
mo bianco con cui s' imbiancano
i mnrh
Dar d' Mane al murai. — Im-
biancare. Imbianchire. Bianchire.
Bianc dV occ'.^^Albàffine. Bian-
co dell' occhio.
Bianc d'ov, la darà di' ov, —
Albume. Bianco dell' uovo.
Bianc spore. — Bianco si(dlcio.
Sìkcido.
Cusr in bianc. — Lessare, e par-
landosi di pesce Trottare.
Bianc d' lati. — Bianco làtteo
0 lattato.
Bianc d* nèiv. — Bianco di neve.
Ntveo è lat.
BIANC, CA. add. Bianco, ca, add. Di
color bianco.
Bianc scandd» e anche assoluta-
mente Scandd. Candido e Candì"
dissimo super. Che vale bianco in
supremo grado.
Oltre a questi , in Ital. v' hanno
Cando e Albo. La prima è voce an-
tiquata, la seconda è tutta lat.
Tirar al bianc. — Biayichegfjia"
re. AWeffqiare. Tendere al bianco.
Ch' tira al bianc. — Biancheg-
ffiante. Albeggiante. Albiccio. Che
ha del bianco. Albicante e V. lat.
Ihintar bianc cm' è una pèzza
lava. Diventar nel viso come un
panno curato o lavato. Venir nel
viso color di cenere. Allividire e
AUibidire. Impallidire.
Lassar in bjanc. — Lasciare in
bianco. Lasciare spazio nelle scrit-
ture per potervi scrivere a suo tem-
po, il quale spazio i latini dicono
La/runa, e molti scrittori ital. tt-
sano adesso questo termine.
BI
128
BI
BIANCA^ np. f. Bianca, f. co, m.
BIANCARl , n. f. Biancherìa , n. f.
Ogni sorta di panno lino lavorato
di color bianco» come Tovaglie,
Camicie, ecc.
Da tavla. — Biancheria da ta-
vola. '— Sc'ielta, léssa. -^ Bianche'
rìa liscia. — In opera. — Bianche-
ria tessuta a opera.^~ Damasca. —
DanMscata, o a foggia di Dama-
sco.'•^Sporca, che i boi. dicono
sempre Robba sporca. ->- Panni
siidici. — Rutta. Imporrata. Dice-
si de' panni lini quando si gua-
stano per r amido.
Dstènderla biancarì in-t'-el cord.
— - Tendere la biancheria su le cor-
de.
Dar aria alla biancarì. V. Aria.
Far la lèsta dia laoandara, o sia
dia robba sporca. — Far la listb
de* panni sudici per la lavandaia.
BtANGHElN. m, EINA, f. add. Bianco-
lino, na, agg. dim. di bianco.
BIANCHÉLLA. n. f. Bianclietta. Givi-
Iella, lì. f. Sorta di grano, con spi-
ga armata di reste, bianchissimo,
che serve per minestra, intero o
infranto.
BIANCHÉTT, BlANCflEZZ , BEANCA-
STER. Bianchetto. Biancàccio. Bian-
chiccio. Sottobianco. AWiceio. Bian-
castro. Subàlbido. Tendente al bian-*
co.
BIANCHEZZ. V. Bianchèlt.
BIANCHÉZZA, n. f. BiancJiezza, n. f.
Biaìicheggiamento , n. m. La voce
Biancore, è antiq. — Una somma
bianchezza si esprime colle voci
Candidezza, Fulgidezza, Candore,
e quest' ultima usano anche ì boi.
Candidezza e Candore equivalgono
ancora figuratam. a Purità, Schiet-
tezza.^
'Albore signìQca Biancbeggiamen-
to di splendore. Albóre di luna. -'Il
prìmo albóre per V Alba - Albeggia-
mento, che tende al bianco, si usa
come Albeggiare, tendere al bianco.
La bianchezza de' capelli dicesi
Canizie. Canutezza.
BIASL DP.. m. Biagio, Biasio, m.
BlASSAMÉliNT. n. m. Masticamenlo.
Masticaciotìe. Masticatura. Biascia-
mento, il masticare.
BIASSAR, V. Masticare. Anche i boi
meno volgari dicono Masticar. —
Disfare il cibo co' denti. V. Magnar.
Magnar zó senza biassar. Ingo-
iare.
Biastar di paternoster, fig. Spa-
temostrare. Masticar paternostri.
Biassar el parol. — Masticare,
Biaseiare le parole. Dicesi di chi
parla lentamente, e steaUtamente.
Biassar mal una cassa.. — Ma-
sticar male una cosa. Addattarvisi
male, e sopportarla mal voiealierL
Forbs eh' biassen' .^^ Forbice che
trincia. Da Masticare derivano va-
rie VOCI, che non sono od dial.
'BIASSUGAR. MasHcaccHare.
* BIASSUGÒN, n.m. Masticacchiatore,
n. m.
* BIASSUGÒN, n.m. , per lo più al piar.
Masticaticcio. Cosa mcuticata V.
Biassamèint.
BIASTMAR, dalla voce antica, Biaste-
mare ora Bestemmiare.
BIAVA, n. f. Biada. Dicesi più spe-
zialmente Quella sorta di biada che
si dà in cibo alle bestie da soma
e da cavalcare, ed in questo solo
significatai^ si prende la voce boi.
— Biada ha ricevuto in oHre una
nozione piU estesa, per Tutte le se-
menti, come grano, orzo, vena, e
simili ancora in erba. Ed anche per
lo frutto di esse biade in univer-
sale già ricolto, e precisamente
per Biade s* intendono tutti i le-
gumi , i quali crudi sono riservati
alle bestie, e per gli uomini si eoo-
cono in varie maniere, come Fa-
ve, Vecce, FagiuoU, Ceci, e simili.
Dar la biava. '^ANfiadare. Dare
la biada. Pascer di biada.
Camp sumnà d' biava. ^ Cam-
po imbiadato.
BlAVAROL, n. m. Biadaiuolo, n.m.
Colui che vende le biade. Gram-
iuolo.
BI
129
BrCCRfR, n. m. Bicchiere, n. m. Vaso
per oso di bere, e dello assoluta-
mente s' intende sempre di tiCro.
I bicchieri sono di varie forme, e
di lavori diversi. Bicchieri tavorO'
ti a costole, a cantoni, a marteHa-
ti. a liste, a reti, a reticelU, a no-
di, corpacciuti, corpacciutoni, meS'
si a oro, profilati, alti di matcelle,
alti e fondi, ecc. ^^ Bocca, Fondo,
Orlo del bicchiere.
Un bicchir pein ras. -^Bicchiere
pieno (Ino all' orlo. Traboccante.
Che trabocca,
' Vein ch'avanza in fai bicchir.
-- Abbeoeraticcio. Abbeverato,
'Mal dèi bicchir, -* Colica fio-
tw)$a.
BICOCCA 0 BICOQULA* n. f. Bicocca .
Piccolo castello, rocca, casolare in
cima ai monti, e per simili t. dicesi
ado<i;ni casaccia brntla e malconcia.
-7 Stamberqa e Slàmberoaecia. E-
diGzio 0 stanza ridotta in pessimo
stato. — Catapecchia. Cattiva casa
rustica.
BIDà, n. f. Biètola, e nel verso anche
^iela. Nella Crusca trovanst Bieto-
la e Barbabietola, come sinonimi.
Miì i;li esempi portati nell' una e
neir altra parola vertono sulla bie-
tola bianca, che si usa nelle sole
foglie cotte e peste per minestra,
la descrizione botanica registrata
nella Crusca d' edi7.. boi. sembra
appunto quella della Bietola offi-
cinale.
Comunemente si sogliono con-
fondere, queste tre voci Bietola,
Pastinaca e Carota. V. Badis.
BIETTA, n. f. Bietta. Zcppa.n. f. Pez-
zetto di legno, o di metallo taglia-
to a guisa di conio, che s' adopei
fa talora per serrare 0 strignere
insieme legni o altro , e talora per
separare, e fendere i medesimi, met-
tendola nella spaccatura. In mecca-
nica dicesi Cùneo, e volgarmente
Conio.
Biétta di' uss. — Biétta deU* n-
scio.
BIGARàR, V. Cincischiare, Ciondola-
re, Induffiare.
BIG ATT. tt. m. Tre sono ! termini
generalmente usali in ital. Verme.
Baco. Bruco. — Vènnine è termi-
ne generico,— Baco si adopera pu-
re in gen.. ma si usa piii comunem.
per quelli della specie piii grossa.
Il Bruco ò il piii piiM;olo, quello
cioè che si pasce di foglie . di frut-
ti e simili, che in boi. ed in ital.
chiamasi anche Ruga. Siccome di-
cesi Bruco e Brucio, trovasi per-
ciò in plur. Bruchi e Bruci , il pri-
mo serve pel primo, il secondo per
l'altro. — Vermi si chiamano quel-
li, che nascono nel corpo umano.
^-Lombrichi, Lombricuzzi, I.0W-
brichetti sono per Io piii quelli «
che hanno internamente nel corpo
i fanciulli, detti da Linn. Ascaris
lumbricoides. ìl latte, lo zucchero,
e il mele ammazzano i lombrichi,
Bigatt da séida. — Baco da seta.
Filugello. Baco filugello. Baco e Bi-
gatto presi nssolut.
Tgnir di bigatt. — Fare i bachi.
Farli nascere e nudrirli affine di
averne la seta.
Biffati ch'van in frasca. - Bachi
che vanno al bosco, che si manda-
no in frasca.
Smèint d' bigatt: uvadéll. — Se-
mi di bachi.
Bigatt dia caren. — Cacchioni.
Uova generate dalle mosche nella
carne fresca e nel pesce, che dì-
vens^ono poi vermiccluoli.
Caren peina d' bigatt. — Carne
cacchionosa. — Marmeggia 'dicesi
a quel verme . che nasce nella car-
ne secca 0 salata, e la rode. Da
questo ne nasce un insetto nero
chiamato da Linn. Dermestes lar-
darius.
Bigatt del gran. — Tonchio dei
grani è nome generico. — Punte-
ruòlo è quel Verme 0 bruco che ro-
de il frumento. — Gorgoglione ,
Gorgoglio 0 Totichio quello ch'en-
tra nelle fave , piselli ed altri legu-
BI
130
BI
mi, e rodendoti ti Tuota. Vedine in
Lìdd. le varie sorte. — Beco, chia-
mano in Toscana quel piccol ver»
me, che guasta e rode le alive. —
DormigUone V insetto che rode gli
alberi , e singolarmente i meli. —
Bruco, Bruciolo, quel baco che
sta nelle radici de' raperonxoli , e
simili. — Misurino , quel baco ver-
de-che nasce sulle piante piccole
de' fiori, e specialmente de' geràni,
e che movendosi si ripiega come
un' anguillina. — Bruma, quel ver-
me che rode il legno. — Lombrico
0 Lombtichi, ptur. Verme senza
gambe, che nasce nella terra, (boi.
Bigatétia» n. f.) ft^ntioto, vermicel-
li che rodon la lana. (boi. Tarma,
e Tarm plur.
• Bigatt da lègn. — Tarlo.
\Bigatt del vid. — Taradore.
Èsier magna dai bigatt. -^Baca^
re dicesi per lo pih delle frutta. —
Pere,. mele bacate, che bacano. —
Brucare si riferisce propriamente
alle foglie, ai fiori. Foglie di gelso
brucate, bmciolate. Ma si troverà
■ negli autori l'un termine usalo per
r altro: p. e. Pesce che baca. Frut-
ti che bacano. Pera brucata, ecc.
Esser pein d' bigatt. — Invermi-
nare e InvemUnire si dice . più
spesso della carne, del pesce, del
cacio. Cacio inverminito. Carne in-
ver^minita.
Éssr un mal bigatt. ^ Essere
un mal bigatto, una mala lanuzza.
Essere un uomo di cattiva inten-
zione.
•BIGATTARA, n. f. Verminara\ n. f.
Luogo pieno di vermi.
BIGATTEIN.BIGATTÉTT, n. m. Vermi-
cello. Vermetto. Vermiccitwlo. Yer-
minetto. Venmnuzzo. BacoUno. Ba-
cherozzo. Bacheròzzolo. BrucoUno,
diminutivi di Verme, dì Baco, di
Bruco.
BIGATÉLLA. V. Bigatt.
BIGATTINElN,n.m. dìm. di BigatHen.
— Vermiedv/oluzzo, dim. ^ Ver-
micciuolo.
ta divermicciuoluzzi simili alle ai|
golllette, che si veggono nelPa
celo coir aiuto del microscopio.
BIGATTÒUS, add. Verrnhìoso. Verm
eoloso. Bacato. Baeaticcio, dim- ^
InvermiTMto e fnverminito. Cheh
vermini. — Carni Vertninose. Fni\
ti verminosi. La voce boi. ha on a|
tro significato di Cosa che indH(\
vermini. Che eccita la formazbìi
de* vermi, o Che e omogenea, m
cosi dire, ai vermi. Si dice perrij
dai boi. La frutta trop modani
bigattòusa. Al furmài, la robbi
dòiUza è bigattàusa , ecc. E ciò
Che genera, o fa aumentare t ver
mi ai fanciulli. V. Bigatt.
* BI6LIABD, n. m. B^Uardo n. m. T
Balla.
BIGLtÈTT, n. m. Biglietto, e pressoi
più delicati VigUeito, n. m. Letted
breve e confidenziale, che si sctìtJ
fra i non molto lontani.
Mettr i bigUelt in-P-i eanton. -
Bandire una co^a su' can^t*. Vale at
taccar le potli%e su canti delle str»
de, onde avvisare il pubblicò di a
na cosa rinvenuta, o perduta . €cc
Bigliettein. -*- Eticìèetta , nell' o^
so e nel commercio introdotto, à\\
cesi di Quel polfxzino, che sì ^
prappone a certe cose per IndlcaiS
ne la qualità, la quantità, il ^alo^
re, 0 simile. Etichetta de' baratm
li, de* pezzi di storia naturale, ecc|
I termÌDi di lingua saranno Mìet-\
ta, Polizzina, CarteìUna. - BUìWe^^
dia cummedia; dèi veglion. BuM
tino per la commedia ecc. — ^'*
gliètt dèi loit. Bulletta, bidkW-
na ecc.
BIGNÈ, V. m. (dal fr. Beignef}. Bigd
Spezie di fritella delicata.
BIGÒNZ, n, m. Bigoncia, n. f Vaso
rotondo di legno a doghe senw co-
perchio , e s' US» per trasportar li-
quidi. Nel Die. Veneziano trows»
Bigoncio nel mascolino . forse pf'
differenziarlo da Bigoncia, (., che
significa Cattedra rotonda da dorè
BI
131
si arringa al pobblico, ma nell* uno
e oell' altro signiflcato dicesi bi-
goncia nei fem. ed il secondo è fi-
guralo. Nella Toscana è misura di-
tenuta circa tre mine; nel boi. di
circa oso staio. V. Corta.
filOOT, n. HL OTA, n. f. BlZOC (dal
fr. Bigoi). Gavot, la, — Bacchet-
tone, n. m. Bachettotia, n. f. Colui
0 colei che mostra attendere alla
vita spiri loale. V. Basantadoìin.
BIGOTISM, GAVOTISM, n. m. (dal fr.
Bigoiisme). B<iccheUoneria » n. f.
Bacc^itofùsmo , n. m. Ipocrisia.
BIGUNZEIK, BIGUISZÉTT, Bigoncina.
Bigoncetta, Bigonciuolo. , dim. di
Bigoncia. Bigonciuoteito , dim. di
Bigonduolo: ed è ancbe quello che
in boi. chiamasi Mastèlla, Moètlét-
(a, Mastlètt, che si mette sotto alla
cannella disila bolle manomessa • e
che serTe ad altri usi. Mastella an-
cbe in lial. V. Mastèlla,
BIGLNZÓN, D. m. Bigoticiona, n. f.
accr. di Bigoncia.
6UU DL' Afilli. V. Bisù.
BINADUR, n. m. Incannatoio, n. m.
Strameoto che serve ad incannare
il filo.
'BmDANA DLA VID. Tralcio di vite
che tirasi da uno ad altro albero ,
perchè V uva riceva i benefizi del-
l' atmosfera.
BIISDULAMÉINT . n. m. BlNDUUBt,
n. f. Bindoleria, Bindolatura, Bin-
dolata» n. f. Jibbindolamento, Ag-
giramento. AggtUn(lolamcfUo,u.m.
Specie d* inganno.
BINDULAR. Aggirare. Abbindolare.
Trappolare, Carriuolare. Menar pel
naso.
BINDULÓN, D. m. Bindolo. Aggirato-
re. BindoUme è voce dell' uso.
BIOIC, n. m. Bifolco, n. m. Quegli che
conduce e governa i buoi.
BIOICA, BIOLCA, n. f. Bubukata. Bu-
Imlca. Bifolca. Voci disusate. Misu-
ra o sia spazio di terreno» ed è
quanto può arare un paio di buoi
in un giorno. Ora direbbesi Iwgero,
ed è fra' boi. una misura di terra
dell' estensioiie di quanto cuopre
una corba di grano seminato comu-
nemente, che equivale a due tor-
natme e mezza della misura attuale
boi. Vi è ancbe la voce Coltre , mi-
sura di terreno, quanto si può arare
in un giorno con un sol aratro. —
i.a parola Bioicà boi. si adotterà in
campagna per indicare il lavoro di
bovi in un giorno sia coli' aratro ,
sia con carro , od altro veicolo ti-
rato da bovini. V. Corba.
BlÓiND, add. Bipìido, agg. •— Far
òiònd i cavi. — Imbioftdafv e
hnbiotuiire, Bimbiondire i capelli.
Ihfiniar biònd. — imbiondire,
Titnr al biònd. — Biondeggiare,
Andar vslé all' ultimo biondo
— All' uUiwa moda. All' ultima
galanteria. Col più buon gusto o
garbo.
Biondeggiante è V. d' U. , ma sa-
rebbe di regola.
Biundein, — Biondello, Bionde^
to^agg*
« Biondezza, n. f. Astratto di biondo.
BIÒNDA, n.f. Tenerume, n. m. So-
stanza bianca, e pieghevole, la qua-
le spesso è unita all' estremilA de-
gli ossi. U termine di scienza è Apo-
neurosi. Parte bianca membranosa,
e più tenace della carne. -^ biòn-
da è una Lavanda colla quale le
donne si bagnano i capelli per farli
biondi.
BIÓSS , add. Biotto dicevasì antic. per
Nudo, spogliato, privo di ogni co-
sa. 1 tedeschi dicono Bloss , da do-
ve probabilmente deriverà il ter-
mine boi.
Un OS biòsi. -— On osso affatto
scamato.
Alcuni boi. dicono sbiòss forse
dair unir sempre quest' aggiunto
alla voce Oss ; Un os biòss , per cui
dovendo adoperar sola la voce
Biòss, viene da essi aggiunta la S
in principio.
'BIRACC, o BIBÙCC DEL FURMINTON.
Torso , e Tórsolo , n. m. La pannoc-
chia del grano turco disgranata.
m
132
B1
BlKAGAR , V. Tergiversare. Procrasti-
nare. Indugiare, v. Menare in lungo.
A l va biragand, sèinza concluder
nient. — Va indugiando senza ve-
nire al fine , alla conclusione.
BIRBA, n.f. BIBBANT, add. e sust.
Bìferito ad un uomo \ale Birbóne ,
n. m.
Andar alla birba. Far la Birba ,
Birbar. — Birbantare. Birboneg-
giare. Andare all' attacco , o alla
busca. — Bitba. Spezie di carrozza
a due luoghi, e a quattro ruote,
guidale da quello, che \i siede
dentro.
BlBICCHEm, n. m. Baiando. V'hanno
Monello e Mariuolo , o Mariolo ter-
mini equivalenti , che si danno a
quei ragazzi briconcelli, sudici e
sformati, che si veggono birboneg-
giare per la città. Dicesi Monello
anche ad uomo Discoto , Scuriscio-
ne. Scapestrato.
BIBICCHEINA , n. f. Berghinella, n. f.
Donna plebea di bassa condizione,
e per lo più di non buona fama.
BIRICCHINADÈLLA , n. f. Piccola ma-
riuoleria. Sboccatura, dicesi Una
pazziuola giovanile , o scosturoa-
tezza della prima gioTcntù.
BIBICCHINAIA, n. f. Ciurmaglia, Ple-
baglia , Poveraglia , n. f. Moltitudi-
ne. V. Marmata.
BIBICCHINAR, FAR DEL BIRICCHI-
NAT. Darsi al briccone, al furfan-
te. Gettarsi al cattivo. Darsi alla
scapigliatura. Vivere alla scape-
strata. Caglio ffare. Condurre una
vita malvagia ed oziosa.
BIRICCHINATA. Manuoleria, n. f. V.
d. U. Azione di Mariuolo. MaraC'
chella e Gherminella.
Altri nomi quasi equivalenti so-
no: Gtww feria. Trufferìa. Baratteria.
Birbonata. Birboneria. Birbanteria.
Guidonerta.
BIBICGHINÉLLA , n. f. BerghineUuz-
za, dim. di Berghinella.
BIRICCHINÒN, n. m. Caglio ffone. Ma-
nigoldo. Galeone. Briccone.
BIROCC. Biroccio, n. m. Spezie di
carrozza a due lubghi, e quattro
ruote. I
BIBÒN, n. m. Zaffo, n. m. Pezzo di
legno fatto a cilindro, da una testa
più sottile che dall' altra , col quale
si turano le botti o buchi d'altr
vasi nella parte inferiore, dooA
dovrebbero uscir cose liquide.
Bus del biròn. — Fecciaia. Boo
nel fondo del mezzule, dove si mei
te la cannella o il zaffo alia botte.
Astuppar, o metter albirònaih
bòtt. — Zaffare.
Biròn dèi furmintòn, — Tom*
Torsolo, n. m. La pannocchia de
gl'ano turco disgranatar.
BIS , add. (puro fr. Bis). — Bigio. Co
lore simile al ceregnolc— AggioD
lo d' uomo, vale mesto', malcon
tento.
BISACCA,n f. (voce più pfossimaa
lat. Bis sacca, che all' it. BisaeciQ
0 al fr. Besace). V equivalente ilal
ed anche il più usitato è Saccocm
e Tasca.
Bisacca dicono i boL , come i fr
Poche, alle false pieghe, ma grai>
di , che fanno gli abiti mal fagliati
Piega, Crespa: p. e. Guarda si
bra^ eh* bisacca eh' el fan qué. -
Osservate questa gran piega m
calzoni,
Avèir una cossa in bisacca.-
Avere cosa n€l<:amiere, o in pw
gno , nella manica, o in bor$a. Di
cesi dell'avere una cosa sicuramen-
te in propria balia.
Metter s' in bisacca. V. Imbim^
cars'.
Magnar a strazza bisacc. — ^^
Magnar.
BISACCA, n. f; Tascata, n. f. Quanio
può capire in una tasca.
BISACCHEIN DALL' ARl^I. Borselli-
no. — Taschino è voce dell' uso.
BISACCHEINA, n. f. Taschetla, àm
di tasca.
BISACCÓUNA, n. f. Tascone, n. m.
accr di tasca.
BISBIAMÈNT , n. m. BisbigUo. BitH'
gito. Bi$bigliamento. Susurro, mor*
Bl
133
BIS
morio prodotto dal cicaleccio fitto
piano da piìi persone. V. Àrmòur.
BISÈLL..D. m. Bigello, n. m. Sorta di
panno grossolano.
BISÉTT, add. Bijsierògnolo t agg. Che
ha dei color bigio.
BISÒGN» n. m. Bisogno , n. m. Manca-
mento di cosa , di cui in qualche
modo si può far senza. Avrei 6ito-
gno di vincere un temo allotto. ^^
Necessità, n. f. Mancamento di
quello diche non si può far senza in
veruu modo.— Occorrenza. Si può
dire un Bisogno eventuale. Ingnat-
sisia occorrenza » che crederà Iro-
varmi abile a servirlo. Le esibisco
in ogni altra sua occorrenza la
mia seroiiù. — Occorrenza signi-
fica in oltre Affare, Faccenda. —
Uopo, n. m. Corrisponde a Disogno.
È d' uopo , fa d' uopo, l' ìwpo ri-
chiede, ecc. Tutta volta Uopo espri-
me Un bisogno associato colla no-
zione di utilità.— Ife«^t>f0, Mestie-
ri, Mestiere^ oltre al significato pro-
prio di Arte, Professione, ottenne
anche quello di Bisogno. Iddio co-
nosce ottimamente dò che fa me-
stieri a ciascuno. — Bisogna , n. f.
vale Faccenda. Affare.
Al veins pr un so bisògn. — Ven-
ne per una sua bisogna. Bisogne
domestiche, e famigliari.
Chi ha bisògn dèi fug porza el
dida. — Chi ha bisogno s'arrenda.
Àvèir al so bisògn. — Aver l'oc-
corrente , o la Tomatif di casa.
Per chi ha bisògn lùtt è bòn. •—
A tempo di carestia pan veccioso.
A tempo di guerra ogni cavallo è
buono.
Al bisògn fa curagg'. — Il bisq-
gm può più elle la vergogna. La
fame caccia il lupo dal bosco.
ÀI bisògn inségna. — Il bisogno
fa prod' uomo. Il bisogno fa trot-
tar la vecchia. Il mangiare inse-
gna il bere. Il fare insegna a fare.
Far i su bisògn. Aìidar dèi corp.
— Andare del corpo. Andare al
cesso, al destro*
A un bòn bisògn, avTerb. Forse.
Probabilmente.
BISSEINA. BISSULEINA. BISSOU. n.
f. Bisciuola , n. f. dim. di Biscia.
Serpetta, Serpicelta, u. f. Serpici-
no, sust. dim. di serpe. Serpentello.
sust. dim. di Serpente. — * Bisciuole
chiamano t macellai liorent. Certi
vermi di color bianco lattalo , simi-
li quasi ad un seme di zucca , con
un poco di gambo , che non di ra-
do si trovano nel fegato delle pe-
core e dei castrati. I macellai boi.
dicono Una bistia eh' ha el parpai
in-t-al feghet.
Bissola d' polver da stiop. — *
Traccia della polvere. Quella por-
zione di polvere che, dal luogo
d' onde si appicca il fuoco , si di-
stende fin presso a' masti, e ad ali ri
istrumenti da fuoco per iscaricarli.
BISSOLA. V. Bisseina.
BISSÓN, n. m. BISSÓUNA, n. f. Bi-
sciofie, n. m. Biscia grande.
BISTIA , n. f. Nel dial. boi. quesla vo-
ce è generica per esprimere qual-
siasi animale bruto.
Nella ling. ilal. sonovi diversi
vocaboli equivalenti, o piultosto
che nel discorso famigliare si pren-
dono per equivalenti. Animale, è
il Primo genere di tutte le specie,
i di cui individui vivono, a^fiscono,
e si muovono da sé medesimi. Be-
stia, è nome generico, che abbrac-
cia gli animali bruti, fuorché gli'
inselli. — * Bruto è quasi sinonimo
di Bestia, ma differisce da quesla
in quanto che si adopera per con-
trapporlo ad Animale ragionevole ,
cioè Animale senza ragione.
Bisti velenòusi. -^ Bestie veleno-
se , chiamansi gli insetti e i rettili ,
che hanno in sé veleno nocivo agli
uomini , e agli altri animali.
Bisti grossi. — Bestiame grosso.
Buoi, vacche, e simili.
Bisti mntAdi. — Bestiame minu-
to. Capre , pecore , ecc.
Bistia preso assolut. vale Bestia
grossa, e per lo più vaccina.
Bl
134
BI
Caren d' bisHa , lati d' bisHa —
Carne di vacca, latte di vacca.
Bisti da bccar. Bestie da macel'
io, — Bestie macellesche.
Bisti da guazz. — Bradume. Be-
stiame vacciao da tre anni indietro,
cioè quantità di Brado» parola che
s'osa sustant. e addiet. nello stesso
significato.
BISÙ» n. m. (dalfr. Bijou). Galanteria,
o Gioia. Piccolo mobile prezioso ,
ricco e gentile , finamente lavorato.
Ed anche Gioie, ed altre cose pre-
ziose , che siano d'ornamento per-
sonale.
Bisu di' arlòi — Cióndoli, n. m.
plur. V. d. U. ^ CiondoH, chiamansi
ancora gli Orecchini,
Bisùy per simil. si estende que-
sta voce a persona , o cosa grazio-
sa» delicata, fina, ecc. L'ha un bi-
su d'una casa.
BISUGNAR , V. Bisognare, abbisogna^
re. Venir bisogno. Far d'uopo. Es-
ser d'uopo. Occorrere. Convenire.
Esser necessario.
Bisógna eh' a i vlessbèin.^^Con-
viqn credere o supporre, È a sup-
poni che l'amasse.
BlSUTARt, n. f. (dal fr. Bijouterie)
Minuteria. Minutaglia. Mercanzìuole
di lusso , lavori minuti fini di me-
talli. — Minutiere si chiama quel-
r orefice, che fa di codesti lavori
gentili d'oreficeria.
BlTÙM, n. m. Bitume, n. m. Minerale
untuoso agevole a bruciare. Ma la
voce boi. non indica questo. Bitmn
nel dial. significa ogni Cemento atto
ad unire le pietre , t marmi, i mu-
ti, i metalli, ecc- equivale pertanto
a Cemento. La Crusca non ha am-
messo questo vocabolo, quantun-
que siano stati accolti i derivati
Cementare, Cementazione. €i av-
verte però (ediz.di Bologna) che og-
gidì chiamansi quasi generalmente
dagli scrittori coi nome di Cementi
quelle Materie colle quali si unisco-
no le pietre negli edifizi. Ed in vero
Cemento è parola presa dal lat.
Coemeniutn, e significa, in s^iso
generale, Ogni composizione dina-
tura gluliììosa e tenace , c^ta a le-
gare, unire, e tenere in coesione
più' cose. La calcina, il gesso, il
calcestruzzo, il saldnme, la colla,
e simili, sono cementi, ed ogni
arte ha qualche particolare cemen-
to per le rispettive operazioni. 1
toscani dicono Smaito. Smalto con
sasso e calcina. Smalto con gesso
e sabbia. Il Cemento de' lavoratori
in metalli ha il proprio termine di
Saldante, V. d. U.
BIUDA , dicesi per Buazza. V.
BIUNDEIN , V. Biònd.
BIZARR, V. SHzzòus.
BIZÈF (A). A bizzeffe. A baUe, A so-
ma. A carra. In quantità. Imbuon-
dato, inbuondato, e In buon dato.
In grandissima quantità. Questa
voce A bizzeffe non è del volgo boi.
ma è comunissima fra le persone
civili , come lo è per tutta V lutia.
BIZOC. Bizzocco. V. Bigott.
BLAC, STRAPFIRL Cencio. Panno,
abito stracciato.
*BLACCA, n. f. Ciammengola. Zam-
bracca. Donnacchera. Donnuccia.
Donnicciuola cenciosa, sudicia.
BLACGÒN, SBLACCÀ. Cencioso, agg.
d' uomo mal vestito.
BLANMANGÉ , (dal fr. Blanc-manger).
Biancomangiare. Sorta di vivande,
per lo piii di farina di riso, cotta
nel latte , con zucchero.
BLÈTT. Belletto, nome che in italiano
comprende Quelle materie, colle
quali alcune donne , per parer bel-
le, si lisciano, ma i boi. liraitaBO
il significato del loro termine al
.semplice color rosso. Dioesi anche
Liscio.
Dars' al blètt. — Lisciarsi. Im-
bellettarsi. Colorarsi. Colorirsi.
BLICTRI. Detto per agg. ad uomo.
Dappoco. Dappocaccio. Signor di
maggio. Signor da burla. Che non
vale un lupino, ^na Usca, una sor-
ba , un corno, utia bticcia. fion
-è tanto caldo che ctwca un no-
135
vo. lo credo che la voce BÙaM de-
rivi dalia frane Beltfre.
6LiGU£L Ombelico, OmbeUico, Om-
bilico, Umbilìeo, BelUco,
N'avèir nianc iuit ai ÒHgueL —
HoH aver rtuciutU gli occhi. Non
aver per anco raèdullo il belUco,
Esser giovane. Non avere sperien-
za.
Buiomeina dèi bUguel •— Gan-
game. Lo incavo del bellico.
Tralcio diceai al Budello del bel-
lico» che hanno i bambini quando
nascono.
Da Ombelico ai fa Ombelicato
agg., che vale fatto a guisa di bel-
lico.
Bel^co si dice ancora a Quel bu-
co delle frutta , cbe lascia II pic-
ms\o da esse spiccato.
UUieo, add. Vale Appartenente
a guerra.
BU£IN» add. BelUno, Belletto. Bel-
hiccio, add. Dim. di Bello,
BLLOTT, (dal fr. Bellot). Bellino, Bei-
luccio, Belletto, dim. di Bello.
BLÓ. V. TurcMn.
BLOG, Q. m. (dal fr. Bloc), Saldez-
za, 0. f. Dicesi dagli scultori , Un
ceppo. Una mcksea. Un gran pezzo
di marmo non ancor lavorato.
BLÓNDA, n. f. (dal fr. Blonde). Mer-
letto per lo più di seta,
BNEIN, BNÉTT, avv. dim. di Bèin. Be-
nino. Alquanto bene, Paesabilmen-
te bene,
Adéssa $tag bnein,^^ Adesso sto
Ifenino.
A stag bnett, -<- Sto alquanto be-
ne. Passc^iknente bene. Bene anzi
che no.
BO, MANZ. n. m. slng. Bu, plur. Bo-
ve, ma meglio Bue sing. e dagli
antichi Bo ed anche Bu qer sinco-
pe. Buoi e Bovi plur. Toro castrato
e domato. Si sono date diverse de-
nominaiioni a questo quadrupede
rominante dall' unghia fessa, se-
condo le diverse eU sue.
Videa, m. ViteUo, m. Il parto del-
la vacca cbe non abbia passato l'an-
no. (Cosi la Cniaca , e seco Albert
ti). Io direi piuttosto, e mi pare
con pili precisione. Il parto ma-
schile della vacca.
Vidella, f. Vitella, f. Femmina
del vitello (Cosi r Alberti, perchè
né la Crusca del Cesari, né quel-
la di Bologna hanno in registro que-
sta voce). Qui pure mi piacerebbe
piti: Il parto femminile della vacca.
Manxol, m. Giovenco, ro. (e co-
me dicesi Manzotta alla Giovenca,
lo non avrei difficoltà di dire an-
cora Manzoito). Bue giovane. To-
ro dal tempo cb' egli è stato do-
mato fino a che ritiene I dentini,
cioè fino al quarto anno. Cosi Man-
Zola, f. Giovenca, Vaccherella, Jtfan-
zotta. Vacca giovane.
Tot, m. foro, m. Il maschio del-
la vacca.
Turètt. — Torello. Toro giovane.
Vacca, f. Vacca, f. La femmina
del toro. Comincia ad esser vacca
verso il quarto anno di sua età. Fi-
no a quel tempo si dice anche Vi»
tella gentile.
Manz, m. Manzo, m. è lo stesso
che Bue. — Manza in fem. non si
trova usato cbe per Amanza , cioè
. persona amata.
Èssrun bò d'or. Fig. Esser ricco
sfondato.
N*savèirniane quantpara fan tri
bu. Non saper quante coma hanno
tre bt:oi. Non saper quanti piedi
s' entrano in uno stivale. Sapere
0 non sapere a quanti di è san
Biagio. Non sapere quante dita si
ha nelle mani.
Srar la stalla dòp eh* i bu ein
scappa. — Serrar la stalla, perdu-
ti i tmoi. A usanza di villan matto,
dopo il danno fa patto. Cercar de'
rimedi seguito il danno.
Boar, n. m. Boaro, Bifolco n. m.
Guardiano de' buoi.
Boattiere è il mercante di bestie
bovine.
BOBA . ed anche SBOBA , n. f. Voce
popolare per Minestra.
1
BÒ
136
BO
BÓCCA, n. f. Bocca» Quella parte del-
la testa deir aoimale, per la quale
prende il cibo, e manda fuori la Toce.
Vgnir V acqua darà in bocca.
Y. Acqua.
Trattar bocca mi eh' vut*. - Far
trattamento ad alcuno a bocca.
Aveir bócca mi eh' vut. — Nuo-
tar nel lardo. Aver latte di gallina.
Avèir la bócca dèi fòuren. Bócca
larga. Una bócca eh' eiappa da
un' urèccia a qui' altra. -— Bocca
che tocca da un orecchio all' altro»
Bocca svivagnata. Aver bocca da
forno.
Far bócca da reder. Far zrisei-
Ita. — Sorridere. Far bocca da ri-
dere. Sogghignare è un sorridere
con disprezzo Y. Sgu^nar.
Far bócca da pianzer. -— F<tr
greppo. Raggrepparsi. Far la boc-
. ca brincia.^
Far la bócca storta. — Far boc-
ca bieca. Fare scorei di bocca.
Metters' alla bócca un fiasc. —
Abboccare un fiasco.
Al dscórr perchè V ha la bócca.
- Apre la bocca e soffia. Parla a caso.
Avéir la bocca d' UvrcL — lab-
bro leporino dicesi da' medici Quel
difetto di labbra eh' è una specie
di mostro per formazione.
Lavars' la bócca. — Empirsi la
bocca di checchessia. Parlarne stra-
bocchcTolmente , senza ritegno.
Vantarsi di che che sia a pregiudi-
zio d' alcuno.
Avéir bona bócca. Èsser d* bona
bócca. — Essere di buona bocca.
Mangiare il pollo senza pestare.
Essere abboccato Dicesi di chi
mangia molto e di tutto.
Éssruna bócca muffa. — Essere
di mala bocca. Di chi è di poco pa-
sto, e difficile a contentarsi.
Dir una cossa a bócca» ^— Dire a
bocca, di viva voce, presenziai-
mente.
Dir una cossa per bócca d' in-
spirtà. ^- Favellar come gli spiri-
tati. Cioè per bocca d' altri.
Scappar daUa bócca. — • Uscir
di bocca. Venir detto inconsidera-
tamente.
Torrfora d' bócca. --^IHboec^re,
Trar fuori della bocca.
Metter su la bocca inrt-una piai-
tanza. — Assaggiare.
Arstar a bócca sulla. — Bimof
nere a denti secchi, o asciutti.
Cavars' dalla bócca. — - Far ri-
> sparmio nel mangiare.
BoccAe^gtore. Mover la bocca eoo
aprirla e serrarla nel mandar fuori
gli spiriti , che faccia qualunque a-
nimale. Boccheggiare, dicesi per i-
scherno dì chi mangia di nascosto,
e non vorrebbe esser veduto dai
circostanti. Mangiar sotto ba/viera.
(Boi. Magnar sóUs<iccon.)
Spazzars' la bócca. '-^Appiccar
le voglie all' arpione.- Patirsele. 5pti-
tar le vòglie. Dimettere il desiderio
di alcuna cosa per impossibilità dì
conseguirla.
Torrla parola d'in bócca. '^
Bomper l'uovo in bocca, Rubare ìe
mosse. Prevenire in dir cosa, che
altri avesse in pensier di dire.
Tùtt el bócc ein suréll. — Tutte
le bocche san compagne.
N' s' arcurdar dal nas alla bóc-
ca.— Non teneramente dalla boc-
ca al naso.
Bócca dèi stómg. — Forcella del-
. lo stomaco; o Arcale del petto.
Bócca. — Bocca si dice dell'Aper-
tura di molte cose, come di pozzo,
sacco, vaso. ecc.
Bócca del fumili. — Braciaiuo-
la. La cavita sotto la graticola del
fornello.
BOCCIA, n. f. Pallòttola. Pallottole di-
consi Quelle sei palle di legno di
maggiore o minor mole , che ser-
vono per giocare rotolandole per
terra, e facendo a chi piìi le av-
vicina ad una settima più piccola,
detta Lecco o Grillo. V. Bùccein.
Metter una boccia d* ruzzai Ro-
tolare una pallottola.
Boccia d' vèider. V. Buttellia.
137
BÓGN, D. m. Ifoltissimi nomi si tro-
vano Della Crusca « ed in altri Voca«
bolarì, i quaU, presi coofusamente
per sjoooìmi, lerraono cerlameDle
sospesi gii animi sulla scelta , \o-
leodoue Tar l' appUeaaioue propria
e precisa nel loro sigflittcalo. Sarà
diuiqae di molta utilità il dare di
essi ia spiegazione.
Talli gli alzameoli o siano enfia-
ti morbosi locali circoseritU sopra
la superficie del corpo animalo si
cbisfflano col nome generico di Tu-
more, dal lat. fumar, che nel sen-
so esteiso Tale Gonfiezza qufriun"
9«e. — Eli fiato » n. m. É voce pur
essa generica per significare Gou"
f^zza qualunque. — Gavòcciolo,
dalla Crusca definito per Enfiato
cQiiwato per lo fmì dalla peste.
Questa è una voce cbe fin dal Boe-
taccio fu delta essere del volgo; lo
sarà dunque ianlo maggiormente
ai nostri tempi* — Ciccione, deri-
vato da Ciccia , è voce da lasciarsi
alle bàlie , come gergale, o puerile.
'-Bubùoue. Enfiato che fa la peste
ìie' luoghi glandulosi, come nelle
iiiceile, neW anouùiaia» e simili.
Tubèìcoh. Tumoretto, Ma per lo
più the manda fuori marcia. — Ft-
9ii(^o, si prende poi per Piccol tu-
krcolo. — Carùoìie., Carbonchio,
nel linguaggio medico è Un tumore
maligno pestilenziale^ che, per la
soa nerezza , viene cosi chiamato.
Un bògn insUzzé. *- Un fignolo
ineiprigniio , (dicono i fiorentini).
La parola Bògn boi. è forse pro-
Teoienle da Bignè fr. , giacché Bu-
fano ital. vale Amia da pecchie,
BÓGNA, 0. t. Bozza, n. f. Quelle pie-
li e, le quali con maggiori o minori
aggetti sportano fuori delle fabbri-
che con \arie sorte di spartimenti, e
s' usano {ter lo piìi con Tardine ru-
stico. Ha V vene di varie guise; Bozze
a fjuaneiaUUo: a punta di diaman'
te; bozze rusliehe o rozze. Bozzo,
IL m. Bozze pulite, punzecchiate,
incerie , piane , cioè meno rilevate.
BO
rógna di ù$$, del Imeiel (dello
Impropriamente quando non rile-
va) Riiiuaéro Quello spazio eh' è
contornalo dalle spranghe, e dai
baiiilol.
Bògtw in-t'la murata. — FoT'
mella. Queir ornalo che è droon-
dalo, 0 cb'é neir inlemo di un ri-
quadro. Forwetle squadrate, e lut'
te di marmi diversi. Formelle far-
ulte di (fronzo dorato. — Forrnvl*
lato; Ornato di formelle. Un pc*
dstall d' batoli d' Spagna , eun ti
hògn d* marem zail d* Siena. —
Piedistallo di iHirdigtio di Spagna,
formeUato con giallo di Siena.
BÒI, n. m. Bollitura, n. f. L'azione
del bollire de' liqwH4.
/n-f-Mtt M. — /fi una beUitura.
Usano i boi. anche la voce Bui"
dura , ma meno di frequente. — • Vi
sono in oltre 1 nomi ital. di Bolli'
mento, BolHzione, Bollore, Il bol-
lire , 0 sia lo stato di un fluido che
bolle.
* Dar un boi a un puUastèr in^
nanz d' metterl' arrost. Bislessare
un pollo, Dargli un bollore.
BOIA , n. m. Boia, n. m. e nel numero
plur. Boi, Carnefice, Manigoldo.^
Carnefice chiaviavano gli ant. il Bec-
caio, a canèe fot tenda. Questo for-
se avrà dato luogo all'opinion già
comune fra' boi. che in mancanza
del Boia si potesse supplire con un
Beccaio.
Buièssa. — Boiessa, è la moglie
dei boia; ma per lo piti nzì Crudele,
Un boia mal pralic. -» Imperito
nelV arte. Mal pratico. Manovale.
CiabatUno. Cattivo artefice.
Pagar al boia eh* v' impéeea. —
Pagar il boia ohe ci frusti. Spen-
dere per avere il danno.— jTu ugni
il cavicdule, che t'ha a dinoccO'
lare. Faif del bene per averne dei
male.
Va al boia. -^ Va' al boia. Va' al-
le forche , al diavolo , alla nutlora,
BÓIER, v. n. ed anche nUivo. Bolliir.
Preso neutral. diea» M Rigonfiar
13
no
13B
M
' de' liquori quando per gran calore
lavano le bolle. Quando è preso in
sìgoif. alt. vale Applicar il fuoco a
un fluido bollente, a checché sia ,
perchè bolla.
Frinzìpiar a bòter. ^ Grillare.
■ Così il bollire del vino dicesi Gril-
lare. 11 fenneniare del mosto me-
S(H>lato co' graspi. £ Grillare del
vino nuovo nella botte. ( Molti bo-
lognesi pur essi usano in questi ca-
si la parola Grillar).
bóier a cavali. --^ Bollire a scro-
' icto , a ricorsoio , in colmo , cioè
nel maggior colmo.
Bóier la careti in-t-V acqua più-
vana. *- Bollire la carne nelV ac'
gtia di pioggia.
Pitsun sa quèll eh' bòi in pgnal-
ta. — Nessuno sa dove la scarpa
io strlgne.
Far savèir quèìl eh' bòi in't-la
so pgnatla. •— Andar col cembalo
in colombaia. Pubblicare i suoi in-
teressi.
A s' bòi. — Fa caldo. Facaldor
no »o caldura.
** Una cossa eh' bòi a quakdùn.
-^ Cosa che cuoce ad alcuno. Che
spiace.
BOLL , n. m. Bollo. Impronto , n. m.
Andar alla bólla, n. f. Andare
al bollo. A far bollare i vasi di le-
gno da vino o da mosto.
BÒLZA, n. 1 Bòlgia: Valigia, n. f.
Specie di bisaccia.
Bòlia e sbòlza per similit. vale
Gonfiezza.
BÓMBA , B; f. (Dal lat. barb. Bombum)
' (coir ò pronunziato stretto come
Bomba in ital. ) Bombo , n. m. Voce
- - colla quale i bambini chiamano la
bevanda. Altri simili nomi dissilla-
bi, e ripetuta >a prima sillaba, com-
pongono il dizionario infantile per
lacilità di tenerli a mente. Marna e
papà, alla fr.. Mamma, Babbo.
Pan. — Pappo.
Pappa. -^ Pappa.
fetta. — dóccia. Poppa.
Quattrein. — DintH,
Cwcòn. — Cucco.
Bu. » Bua.
Zezza. — Ciccia.
BÓMBA, n. f. (pronunziato eoU'ò a- 1
porto). Bomba, n. f. Grossa palla di |
ferro , che gettasi ne' luoghi asse-
diati; ed anche palla di fuoco arti- 1
fiziato.
Balistica chiamasi V arte di lan- 1
dare le bombe.
Bómba d'cristaU. — Ghbo di cri-
stallo ad uso di difendere il lume
dal vento , t vasi dalla polvere , ec.
BÓN, add. m. BONA, f. Buono, na.
add. e Buon, sinc. 11 suo contrario
è Cattivo. Questo aggiunto si osa ,
nel dial. boi. in tutti i signif., nei
quali vleneusato nella lingua naz. |
e cioè per Giovevole. Piacevole. Sa-^ '
no. Forte, ecc. ecc.
Bir d' bòn. — Favellar in sul so-
do, y ha esempio di Dir di buono,
Giuocar di biumo. Far di buono,
Bit' d' bòn? — /)t' tu. di o da
vero?
Tgnirsla d'bona, o in bona. —
Credere d' esser sicuro di utui co-
sa , che dee accadere.
Bòn trèi volt. — Corbellone. Min-
chione.
Alla bona. V. Balstròuna.
Al n'è nianc òòn d' far sudar
un ov. — E' non ha tanto caldo,
che cuoca un uovo , vale Egli non
ha veruna autorità.
Un om eh' n' è bòn da nient. —
Uomo inetto, disadalto,insufficien-
te, incapace , inabile , o mancante |
d'ingegno. Un dappoco. Buono a
nulla. Un da nulla. Un chiurlo. Vn
uom da succiole. Non esser buono
da porsi la mano alla bocca. Non ;
caverebbe un grillo da un btico.
Non raccozzerebbe tre pallottole in
un bacino.
Bòn per Iv, Bòn per me. - Buon
per lui. Buon per twc. — Buoìi fu
per me che costui non si mosse.
Éssr in bona ctm un. — Esser
bene con uno. Aver amicizia. Esier
d' accordo. Essere in pace.
-BOM
139
non
fumar in bona eùn un. — > Ripi-
gliare alcuno. Ho ripigliato il tale,
cioè la grasaa , V amicizia del tale.
Atidar eùn el òon\ — A paéso a
pa980 si va a Boma. A dura ancu-
dine, martello di piume.
N' i dar bòn. — Non gliene ri-
sparmiare. Non gliene far (mona
una maledetta. Non gliene dar mai
una di vinta.
A n* ho mai un' àura dia bona.
— Tutto mi va a rovescio.
Far bòn. — Estere appariteente.
detto d* uomo. Far comparsa.
N' far nient bòn. — Esser dispa-
riscente. Non far comparsa.
Poe d' bòn, detto di persona. —
Mal cristiano, di chi mena mala vi-
ta, jfafondrino. MaHfiienztonato » di
un cattivo. Uomo bigio, di perso-
na malvagia. Un diseolOt di eattiva
condotta.
Sé, d'bòn. — Davvero. Da senno.
In verità.
Tgnirs' per cvèll d' èòw^— Te-
nersi buono. Vantarti. Insuperbir-
si. Gloriarsi. Invanirsi.
Tótl è bòn da cvèlL -— Ogni prun
fa siepe. Ogni acqua spegne il fuo-
co. Ogni acqua immolla. Tutto at-
taglia. Ogni cencio attaglia. Ogni
cosa è cosa al poverello.
A m' in' a vlù dia bèlla , e dia
bona a farei' star quiet. — V ha
voluto del buono per pacificarlo,
vaie Abbisognarci del buono. Es-
serci molto da faticare» da spende-
re ecc.
Chi ha di bon eavcUl in ttalla pò
andar a pi. -— Chi ha cavallo in
stalla può ire a pie. Chi ha un buon
abito in serbo, non isdegna portar-
ne un cattivo. *
V è un òura bona eh' aspètt —
Una òtton' ora , o due buon ore ,
signilica Tardi.
Veint de bon. — Venti giorni e
forse più.
BONàMAN, n. f. Tre parole diverse si
trovano nella liti. ital. benandata.
Mancia, e Paraguanto, clie mi sem-
bra siano state introdotte per indi-
care diversi significati.
Benandata, n. f. Mancia al saraon
dell'oste, o ai domestici di una
casa nel partirsi che fa V ospite.
Quella che si dà alle fantesche chia-
masi in fr. Épinglet, che anche in
ital. da alcuni nel darla si dice: Per
le spille. — > Benandata si chiamerà
quella , che si dà al postiglione do*
pò una corsa: o Beveraggio. Per
bere. -— Mancia è termine generi-
co. Quel che si dà dal superiore al*
l' inferiore o nelle allegrezze , o
nelle solennità per una certa amo-
revolezza. Mancia ai servitori. Man*
eia agli operai, cioè Donativo oltre
al prezzo pattuito. •— Dar le mau"
ce per Ferragosto e Natale. Quella
che si dà a' piccoli fanciulli per Na-
tale ha il nome particolare di Cgtpo.
— * Quella per V Epifiinia di Befana.
— Paraguanto, a me pare voce più
nobile , cioè Regalo dato piti nobil-
mente. L' etimologia stessa ne di-
mostra il significalo, cioè Begalo
dato ad alcuno, perchè ^ provveda
di guanti. -— Strenna è voce fr.
BONAGRAZIA, n. f. Cortesia. Favore.
Agevolezza. Facilità. Vale ancora
Affabilità. Piacevolezza. UtnatUtà, e
Vezzo.
BONAVENTURA, np. m. e f. Bonaven-
tura e Buonaventura, m. e f.
BONBON, n. m. plur. Voce tolUdai
francesi , da essi usata coi fanciulli
per significare Ogni sorte di cose
dolci , cioè paste, canditi , ecc. Bon-
bonnière dicono essi la scatola che li
contiene, che in ital. potrebl)e dir-
si Bomboniera. — Papilloies chia-
mano pure i francesi Quei pezzetti
di zucchero candito, mescolati con
varie droghe e ravvolti con cartuc-
. ce colorate. —* Dragée chiamano
ciò che da noi dicesi Cunfìura , e
in ital. Confettura o Confetto. —
V. Cun fétta.
BONIS. ÉMf in &onts , latinismo , che
. vale Ettcr danaio$o^
BONE, (Voce fr. Bonnet).. Berretta.
BOT
140
BOT
Berrettino. Bemtio, Qoello che &i
porta in capo di giorno, massime
dagli artigiani , ed è di drappo co-
lorato , ed Ila varie forme. Con vo-
ce deli' uso Bone.
BORA, n. f. e BURÈLLA, dim. Buca
n. f. Zugar cMa burèlla. Giuocare
alla duca o aUe buche; cioè gettar
la pallòttola in nna buca assegnata.
BOHLl, n. f. Boria, n. t É aa inso-
lente ostentazione del proprio me-
rito, alle volte anche con ispreoLO
degli altri.
BOSG, n. m. Boico, n. m. Luogo pie-
no d' alliert salvaticbi.
Bóse da kU. — Boteo ceduo. Che
si taglia a determinati tempi.
Étàer da botc e da rivira. •«- Es-
ser da bosco e da riviera. Da basto
e da sella , A tutla (folta. Dicesi di
uomo atto a piìi cose.
BOSMA, D. f. Bòzzima, n. f. Intflso
di stacciatura o di cruschello, di
untume, e di acqua, col quale si
• frega la tela in tdaio per rammor-
bidarla.
Dar la bosma. — * Imbozzimare,
Cavar la bosma. — Curare.
BÒSSEL. n. f. Bosso. Busso, ed an-
che Bòssolo, n. m. Arbusto di per-
petua verdura, che suol servire per
contomo alle aiuole de' giardini.
Vi ha r agg. Bùsseo.
Una^ scalila d'bòssel.'^ Una Bea-
tola bùssea. *
Bòssel di urb. — Bòssolo e Bos-
solotlo. Vasetto usato da'ciechi per
raccor V elemosine.
BOTT, n. m. e BOTTA, f. Botta, n. f.
Bospo, n. m. Animale velenoso si-
mile al ranocchio. Bott, per Bolt(i,
ColjM. V. Botta.
BÒTT, D. f. Botte, n. f Vaso di le-
gname addogato, cioè fatto a do-
ghe, cerchiato, di figura cilindri-
ca, corpaccijuto , nel quale comu-
nem. si conserva il vino.
Una bòli eh' sòuna. — Una botte
eìw canta cioè eh' è vuota; e cosi
Botte muta, che non cantai cioè
ripiena.
Bòtt panxuda. •'^ Botte eorpac»
ciuta.
Una bòtt eh' fa dann , eh' spi»-
seiììo. — Botte che trapela.
Una bòtt. eh' va in fass. — Una
botte scommentata, cioè Che ha
le doghe rese aride e scommesse.
Metter a mai el ffòlt. — Mettere
in molle le botti, ilbottume. ^
Far bussar una ttòtt, una bòtt che
n' s' voi bussar. — Far rlstoff na-
ve una botte. Una Botte che non ista-
gna.
Bazzar eì bòtt eh'puzzen d'amf-
fa. — ' Raschiare, Asciare le botti,
perchè senton di muffa. Levar la
superficie imema alle botti. Dicia-
mo anche Zappfiur el bòtt.
Far una' òtciiia ai bòlL -^ Fare
una pampanata atie (fotti.
Mettr a man una bòtt. — Mjlao-
mettere una botte.
Arcalzar la bòU. •— AlUfoccare
la botte.
Bisogna Uoar la (fòtt, perchè la
n' tra ptù.-— BifogfrMi alzar la bot-
te, che non getta più.
La bòtt è al boss. — // vino è al
basso. ^
' La (fòli dà quèll veinch'l'ha,
Éi;.-^ La botte non può dare se
non del vino eh' ella ha. Ciascuno
fa azioni conformi a sé Meno: pi-
gliasi sempre tu mala parte.
Éssr in-'t'Una bòttd^ férr fig.—
Essere ia una botte di ferro. Tener
il capo in mezzo a due guanciali.
Essere in sicuro.
Bòtt sotterranea •<— Botte sotter-
ranea-per simiL Manufotto di mal-
toni cotti per sostenere il fondo di
un canale , o fiume , perchè sotto
VI corra l'acqua di un altro canale,
che lo traversa.
Bòtt di mulein. — Cólta coir o
largo). Ragunata dell' acqua che fa
il mugnaio neUa gora , per ado|)e-
rarla quando che sia per macinare
SI grano.
' ÈUunar a (fòtt — Macinare a
colta; a ricolta, a (fottaceio.
BOY
141
BOV
BOTTA . D. f. Botta, n. f. Effetto dstlla
percassione.
Botta, f. 0 Botty m. per Tocco
della eampatìa. Un, bott Un tocco.
Alla Itotta del dòn. ÀI tocco delle
due ore.
Botto. Fu impiegato per Caduta .
peri' effetto della caduta. S'« s'ca-
tea d'in alt, la Ifotta è più gran-
da. Oaanto più eu sarai , maggior
sarà 7 botto, — Colpo. Quella per-
eussione ebe col mezzo di un in-
sirofflento si fa contro qualche cor-
po. Colpo di martello. Colpo di
fi(ufone.{m.Còulp.} Percossa. Per-
emione. Percuoiimento, Effètto del
colpo.— BalHtura è meno generi-
co di percossa. Batter con verghe
Battere il remo , ecc. — Butse , che
sì tttt solamente in plur. è quasi
sinooimo di Battiture, ma meno
esleso. Si SQol però adoperare quasi
sempre Del signif. di Batàture,U>
slesso dicasi di Picchiata.
Bojlapel segno della percossa.
Ucidura. Monachino. -^y.Nezz.
Tonfo, D.f. e Tonfare, ▼. Rumore
cadeodo.ScroactoèiIcolpocbe si fa
del cadimento. Cimbotto e Cimbòtto-
^ è il colpo , che si dà in terra da
chi cade.
^bottn* piasen nianc ai can,
A ffjoear di mani diipiace in/Ino
«* cani
Àrttar tn-Ma botta. Rimanere
^rto (M' Utante.
^ita, per Danno, Scàpito, Per-
irla,
Botta d'un ftàm <n-f-fo rioa;
^nadura. — Rotta (coir ò stret-
toi e coli' s di suono aspro). Luogo
corroso da impeto d' acqua o si-
mili.
Cì'apparuna botta d' un arzen.
— intraprendere una ròsa. S' in-
lende U riparo, il termine generi-
co^ è Corrosione; più coniunem.
%y Idraulici dicono Lunata , ma
conviene che sìa in linea curva.
BOV D' ANTÓUNA. Ruovo d' Antona.
^ooie favoloso d' vn celare cava-
liere inglese, figlio del Duca Cu/-
done d' Àniòna , le cui gloriose ge«
ste sono celebrale nei Beali di
Francia. — - 1 boi. usano dirlo in
questa sola frase Sio' dia razza
d^Bov d' AntóuM?^ Siete della
razza di Buovo d' Aniona? Cioè
Siete di stirpe anticbiasiiM e vaio*
rosa? Detto irouicittiente.
BÓULS, add. Boieo. Infreddato, agg.
Si dice propriamente dei cavallo.
E Boltàggine chiamasi la malattia.
Bòuls , per metat <— Bolso dtcesi
del Taglio di ano atnuneiUo dive-
nuto ottuso. Canto bolso, vale Àth
goto stnussato.
BÒURD , n. m. Orio. — Bordo è ter-
mine d' uso. fiordo di un cappello,
di un abito, ecc. Orh in vero è la
parte estrema di checchessia» quasi
un filo . che termini la coaa. Bordo
è la parte estrema bensì, ma estesa
in larghezza , di maniera che vi so-
no de' bordi kirghi e larghissimi ,
e perciò non esiterei punto punto
ad usare fiordo.
BÓURDA, B. f. RiUona, Versiera,
Trentapeechia, Trentancanna, Or-
ca, Befana. Spauracchio immagina-
to dalle donnicciuole per intimorire
i bambini.
Far la bòurda. — Far baco e
Far baco baca. Far paura ai bambi-
ni coprendosi il volto, e dicendo
Bòurda Bòurda, o Rurda Rurda-^
fiate Bau , o fioco Raco.
BÓURG , n. m. fiocigfo , n. m. Molte so-
no le voci portate ne' vocab. per
esprìmere la varietà di Aggregati
di più case destinate al ricovero
degli abitatori fuori delle città. Ca-
sale , Villaggio , Borgo , Sobborgo ,
Castello , saranno i nomi de' quali
ci occuperemo in quest' articolo.
Casale. Come proveniente da Casa,
che presso gli antichi romani si-
gnificava Un' abitazione rustica ,
non è che una Villa o Villaggio ri-
stretto, e cioè Un aggregato di po-
che case, ed adiacenze villiche. —
Villaggio Un casale pitt evteso a cui
BOX
14)
BOZ
bìa unita qualche chiesa, alcune
botteghe d' artigiani, ecc. — Borgo
Un aggregato di fabbricali interme-
diati da strade , maggiore dei Vil-
laggio per r estensione, la qualità
e quantità di case, chiese, botte-
ghe ed altri edi6zi: di modo che
il Borgo può avere le slesse qualità
della città, toltone Tessere circonda-
to di ripari. Sobborgo proseguimen-
to di abitati lungo la strada princi-
pale fuori delle porte della città. —
Castello. Era altre volte ristretto
questo termine a una Fortezza fab-
• bricata per difesa militare ; in se-
guito si è esteso il nome a signi-
ficare Mucchio e quantità di case ,
chiese, ec, divise da strade e piazze,
e differisce dal Borgo per essere 11
Castello circondato da mura. ^ In
boi. non v' hanno che i termini di
Castèll per Castello , ^ Boàrg per
borgo e Sobborgo.
BOZER , n. m. BÓZRA , f. BUZRÉTT ,
n. m. BUZRÉTTA, f e piii pulita-
mente Bubblett» CusslètL — Mar-
. macchio. Ragazzo , e dicesi per
ischerzo. -— Mingherlino , vale Ma-
grino , sottilino. = Scricciolo. Per-
sona giovane e piccola. — Piccin
Piccino,
BOZRA. voce bassa che si dice un
po' piii civilmente Sùbbia. — Baia,
Bùbbola, Bagattella, Bozza, Carota,
Corbelleria, Fiaba , Fandonia , Fà-
vola, Pastocchia i Inezia. V hanno
' ancora i diminutivi Baielta , Baiùc-
cola.
Vgnir su la bozra. — Montar in
su la bica. Entrar in valigia, in
collera. Saltar la mosca. Venir la
muffa alnaso.
Sgnòur dia bozra. — Signor di
maggio, vale Da burla.
Far del bozer. — Fnr delle cor-
bellerie. Commetter degli errori.
Cuntar del bozer o del bùbbel.--'
Dir delle corbellerie , o Dar ad in-
tendere. Canzonare.
V è una bozra de nient. — Una
eiammèngola. Bazzicatura, Bazzi-
ca. Bazzècola. Cianeiafiriucola:
Ciarpa. Cosa di poco pregio.
I han euntà una bozra — Han'
no raccontato una Bubbola, una
Fàookk, una Fola. Voce e cosa det-
ta fisamente. —Anfania. Sciocchez-
za. Ciancia. Bazzecole di chi anfa-
na , cioè di chi s' aggira in parole
senza venir a conchiusione. Pastoc-
chiata. Pippionata. Pappolata; va-
gliono Cosa sciòcca, scipita. Vescia.
Risoffiamento, Discorso vano. «^
Scerpellone Error solenne commes-
so nel parlare, o neir opera re. Sva-
rione, dlcesi il Detto spropositato.
Avèir su la bozra, la òozra in-tri
cavi. -~ Aver il bróncio,- Esser in
collera. — Acer la mattana. Una
specie di malinconia. Essere inìpen-
sierito. Frastornato da pensieri , di
mal umore. Aver le lune a rovescio;
Aver il cimurro, dicesi di chi ha
qualche Umore o fantasia.
Avèir alter per la lH>zra. Loca-
zione bassa , e famigliare. •— Aver
altra fantasia. Aver il capo ad al-
tre cose, e di maggiore impor-
tanza.
Avèir una bozra per la testa. —
Aver un cocomero in capo. Aver
alcun dubbio, che faccia stare so-
speso.
Avèir del bozr in tèsta, — Aver
de' farfallini, o delle farfalle, o
de' grilU. Essére mezzo matto.
Cazzar vi tùtt el bozer. — Cac-
ciar le passere, figiir. Cacciar i
pensieri noiosi.
Dir una boztXL che n'pol èsser —
Dire un passerotto. Dire una cosa
sproposiiata , e fuor del verosimile.
Far bozer sòuvra bozer, — /m-
boitar sopra la feccia. Errori sopra
errori.
A-i è del bozer per la volta, per
rivira. — Là marina è turlKUa. Son
vicine le inquietudini.
A' ho fatt una gran bozra,'^ Ho
fatto un grande arrosto. Hi sono
ingannato assai.
QuèsU ein boxer che n'vakn
BBA
JN-
tiieml'^ QuesU Mon
medi ifieaneludenU.
La bozra! (per amminzioDe). —
Ah! Cànchiià! CàppHa! Càncheri!
Càpperil Diàmine 1 Dòmine, Oh
CQcoia! Le zucche marine! Zucche
friUel
La òozra eh' V ineurìnma. — U
diavolo che tì porti.
la bozra che ie iconna. — Jfa-
lanno che H colga.
la n'è wega una bozra pzneinti.
'— Quata non è una buccia . o
(ronda di porrò. Non è baia, tìon
èfcmla, È cosa da fiirae conto.
Alter che boxer l — Altro che
O^ggiole; cioè Soncoté grandi.
Quoic bozra i è eòtta. — Gatta ci
cova. V è sotto ìDganno, e maliiìa.
Ouètt' è una bozra «~ Questa è
cosa mal fatta. Questa è, orni po'
re marchiana.
far vgnir su , o Far saltar su
la bozfii. •— Mettere a leva alcuno.
Farlo arrabbiare.
l'è una bilia bozra. — Vale
Tàccola. Tresca. Affare imbroglia-
to, imbarazzato.
Vua bozra grossa, — Uno spro»
posito madornale^ Uno scerpello*
ne- Uno strafalcione. Un grand' er*
me.
A voi' veder dov va a finir sta
bozra. — Vo' vedere a che il giuoco
debba riiucire. Come vada a finire
quesla faccenda.
Dar al bozer. — Farsi corbellare.
BOZZEL, n. m. Crocchio. Cerchio. Cir-
colo. Capannello , n. m. e Capan-
^cUa, n. f. Bagunauza di persone
discorrenti insieme. — Branco di*
^jebbesi in modo avvilit.
5RACC. Y. Can.
^RAGA, n.*f. sing. e fiRAG. plur.
mc/ie, n. t plur. Calzone, n. va.
sipg.ma piii usato nei plur. Calzo^
*n. La parte di vestimenta che cuo-
pre dalla cintura sino al ginocchio.
Cavali del brag. — *. Fondo dei
calzoni.
Bflwde. ^ Barchetta. Parte delle
143 BBA
brache, che cnopre lo sparato dèi*
la parte dinanzi.
Fèssa. — - Sparato. Apertura.
J^MO^cAe^n. — Taschette. BorseU
Uno per V orologio.
Ugazzètt. -* Coreggiuolo. Cen^
turino.- Striscia che si mette in
fondo ai calzoni.
Svlt jfi.— Cintura. Quella slrlrcia
cb' è nella parte superiore. — > Ser-
m poi si chiama la superiore parte
0 cintura de' calzoni con coida e
codino per affibbiarli dalla iiarte
di dietro» e bottoni con occhielli
dalla parte davanti.
Attaccar al pudèlt al suMn M
brag^cnìodfa i cuntadeiìi. Allac*
care alla serra de' calzoni il pota«
toio, come fanno i contadini.
Curdélla, Ciappètt.-^ Cappittto.
Fiubbein. — Fibbietta. Fibbiet»
fina.
Uetters' ei brag.^^lncalzonarsi,
e flgur. mettersi. Portar le brache,
i calzoni. Voler for da marito pa-
droneggiando. Dicesi per lo pih di
donna.
Cavars' et brag. — Sbracarsi,
Uomo sbracato. Senza bratfhe.
Andar a cavali del sòu brag fig.
*— Spronar le scaipe. Pedunatr.
Andar]sul cavallo di san Francisco.
Cascar et brag , o Farsla in-t-el
brag. fig. — Cascar le brache , o
Farsela nelle brache. Perdersi d'a-^
nimo. Avvilirsi.
In-l-al tèimp eh' a s' tirava su
el brag cun el ziréll. fig. 7- Quando
usavansi le calze a carrùcola, cioè
Ne' tempi antichi.
*Al s lassarev cavarsi brag. fig.
— Si lascerebbe traìre il filo della
camicia.
Calar el brag, fig. — Calar le
ftracAe , vale Darsi per vinto.
Braga da comod. — - V. Urzol,
Braga. Imbragadura. -^ Spran*
ga. Staffa. Anello dì ferro. Ferro o
anche Legno che si ponficca attra-
verso per tenere insieme, ed unite
le commessure.
MA
144
BEA
BRAGHÉTTA DU Fit BBA. Siagà, Co-
da 4IU Ita fibbia. Quella parte della
fibbia coB coi sta attaccata al ce*
reggioolo.
BBACHIBA, D. t Pettegola, dar-
Uera , d. f. Questo tenDÌne boi. si-
gmfka propriamente Donna che a-
«rollai Cilti alimi per palesarli;
che ne va in traccia , e li palesa.
Pion ni pare cbe le parole ìial. so-
esposte esprinaoo il corrisponden-
te in lotta la soa estensione : che
Ciarliera , vale Donna cbe non islà
mai di ciarlare. Pettegola è Donna
di bassissima condizione, soeida«
e vile. L' uso però aotorizza ora a
servirsi della voce Pettegola per la
boi. Brafjhira, 1 boi. baono ancora
Il maschile Braghiròn: ma nell'ital.
non v' ba Pettégolo. Pettegotonè è
un palo, di coi si servono i vetrai.
Userei douque in questo senso del-
la voce Ciarlone 0 Chiacchierone,
BRAGHIREIN , m. EINA . f. CicaUno ,
m. ina, f. Ciarliera. Che favella assai.
*BKAG6iN\ n. m. BRAGÒUNA, n. f.
Padroneggiante. Entrante, Dicesi
di chi vnol immischiarsi padroneg-
giando degli affari alimi.
*DftAGUNAR o SBRACUNZAR. Padnh
neggiare.
BRAIN A, 41, l Pretto, agginnto d* io-
collo terreno di poco fratto. Forse
la nostra voce viene eorrottnmenle
dalla latina de' bassi tempi Braida.
Il nome di Hràina d' Fiaccalevll,
Bràina d' stia san Duna, dato ad
alcune strade di Bologna deriverà
forse dair essere state dapprima
quelle situazioni deserte, e poco
popolate.
BI Al D' Cavi. Ciooehetta di eappelli.
Ciocca, Mticc/tielto,
BRAMAR, non è voce volgare boi. ,
che iu questo dial. si dicei><;«fderar.
Brmnare v. significa Grandemente
desiderare; Avidamente appetire.
Cosi dicesi Brameggiare per fre-
quentai, dii bramare. In egual mo-
do Brama, non è termine boi., ma
bensì Vàia,
BBAKC, a. n. Branco, n. D. BraiìC
tfpiguer, d'yiwn, d'6Urd'««-—
Branco di pecore, di porà, di tuoi,
di ttceelli. Si osano nello stesso si-
gnificato di oongregamenlo di be-
stiame aucbc le parole Jfandra 0
Mandria, e Greggia, t 0 Gregge,
ffi. a coi i boi. danno il aooie di Ura/if,
adoperando la parob Jtafidnipeisuli
lanoti. — Gregge e Greggia dicesi
più propr. di Quantità di bestiame
minato adooalo insieme, come di
capre, di pecore» ecc., aia è sempre
femminino nel numero del piò.^
gregge di porcL Le gregge marine.
(cioè i pesti). Lt greggi delle gal-
Une.
Branc del farce, dia furzeim. -
Bcbbio sing. e Bebbi plur. Bamo
della forca, e le punte delia for-
chetta.
BBANCi, n. f. Brancata. Manata, n. f.
Mona la di paglia.
BBANCADRIKA , dim. d' Branca. -
ManaUUa, Manatma. Pii-cola ma-
nata. Ani he i boi. dal fr. dicooo C'»
pùgn d' féin.
BRASA, n. f. (cogli spagnuoll Bratay
Brace , Brada , Bragia , Brage, d. f.
Nel nnmero del piò fa Brace e Bra-
ci. Carbone acceso senza fiaouna.
Meller in bras. — Abbrofiait.
Infocare, accendere» quasi ridarre
in brace. Si trova eziandio il «r^o
Abragiare nello stesso sigiàicato^
voceora non taoiou8ata,ma propr"s-
siroa per esprìmere l' alto di ridur-
re in bragia , o infocar come bragia
alcuna cosa. Si obragia U www».
ma non ti al,bruda. Si abragiaii
carbone prima che sia ano 0 a^
brucialo. Sarebbe mollo meg»^"'
tener questa voce, e bandire I V
tra Abbraciare per togliere l' ^
voco di AbbtXLcdare. ..
Esser in-t-el &m» , figittai-^r]
re in sulla fune. Aepeltare a giu-
ria. SpaHmare d' alcuna cosa.
In boi. vi sono gli ^^^^l
Brasòun, m. e Bìnsòuna. f «**;.
voci non sono registrale^®
' vocab-
BRi
145
BRA
pare come voci di regola «inalcnio
Olia volu vorrà forse scrivere UrO'
ciomoBfaekme.
IhmlaruntmuàrL A §' i irev
mpià i tulfk <ll^^ai muMtazz, —
Arrostare inviio o Diveniar rfy$»o
cme brace.
'Unta dia Htm. -^ Fungo della
lucerna.
BRASADU, D. f. Braeimla, o. f. Fet-
uo strìscia di carne di porco o di
altro aDÌBAsle, che ò tagliate per
ciocerla sopra alle brace.
Bratadla arroiL «^ Carbonata,
Siccome Btpduoia è termine gene-
rico di fettaJdi carne cotte sidia
brace , cosfadopererei piii propria-
QMiDieie voci Coetola, Costenila,
. ^osfoUna, quando si tratta delle
costole intere coli' osso , e quella
di Braehtola se si voglia significa-
re ima fetta di carne. E da osserva-
re però che in itel. si usa il termine
di Proemia, anche per una fette
qualonquedi carne sottile; ma i
boi. faDDO la distinzione col nome
diniouiivo di BrasadMna.
Sraiadlem' tn-Ma téla. — Bra^
«'«ote nel tegame,
P^r la brasadla pr avèir al put^
^^'^ Dar un ago per avere un
Pato di ferro.
oUm, n. m. Sbraciata, n. t Lo al-
largameoto^della brace accesa, per-
chè renda caldo maggiore.
B8ASC 0 BBÉSC. V. Ava. — Brasc dèi
carr. -. Sbarre del carro. Pewi di
'^no posti ai fianchi del carro per-
chè il carico non impedisca il girar
delle ruote. - / ciaviru del bnuc.
- CavigU delle tbarì^.
»«AVA, n. f. SgrUio. Sgridamento.
jofc6«ifo. n. m. bravato, n. f.
««prensione con asprezza di pa-
role e minacce. — Sgridata è V.
dell' U.
^Y^'AR, V. Gridare. SqHdare. Squar-
tare-^ Al bravar dèi fug. — Rom-
bare. -^ Bravare , vale piuttosto
Minacciare allieramente e imperio-
samente.
BRAVURA, hnvura. Prodotta. V. Cw
raqg'.
T ha fatt una gran bravura t^
Bai fatto una betta prodezza!
BRAZZ, n. m. Braccio, n. m. Bracci^
m. e pib comunemente Braccia , f.
al piur. Membro dell' uomo , che
deriva dalla spalla, e termina alla
mano.
Dar d' brazz. — Dar braccio.
Ca$car et brazz. — (cascar te
tMraeeia. Perdersi d' animo. Sbigot'
tirsi. SgomenlarMi. Mi casca te brac-
eia , ecc.
Pregar a brazz averti. — Frega-
re cotte tMraeeia in croce. Pregare
umilmente » e caldamente.
-Torr. Parlar in brazz — Pren-
dere nelle braccia. Becarsi in brac-
cio. Tenere in braccio.
Tgnir stréce fra 'l brazz. — Te
nere stretto nelle braccia.
Dstènderel brazz. -^ Stender le
braccia.
Strappar d' in brazz. — Strap-
par di braccio.
Campar cùn el iòti brazz. ^ Vi»
vere. Campare delle braccia, o
delle sue braccia, vale Vivere delle
proprie fatiche.
Bèvr a brazz. — Bere senza da-
ta misutxi: e dicesi degli operai» ai
quali si dia il vino non misurato. A
discrezione.
Cantar, Bezitar, ecc. a brazz. —
Cantare , Becitare qualche cosa
improvviso, o all' improvviso , o
improvvisamente. A braccio. Si dl-
jce di chi Caute , o fa versi , o reci-
ta checchessia senz' altro studio o
preparazione. V. Improwis.
Brazz.— Braccio, è la Misura
della quale si servono i mercanti
nella vendite del panno , delle tele»
esimili. É delta lunghezza corri-
spondente a venti once del piede
lineare bolognese, edlvidesi in me-
tà, terzo, quarto, sesto e oltevo.
V. Pé.
Brazz dia cariga. — Braceimlo
della sedia.
URA
14<
BBE
Draxz del lum, del lumir, —
Viticcio.
JIRAZZÀ , n. f. Bracciata, n. f. Tanta
iitateria quanta può slriugersi colle
Il faccia.
DiiAZZADÉLLA, n. f. Ciambella, d. f.
Pasta dolce di farina intrisa coll'oo-
Ya e collo zucchero, fatta e ri-
dotta in forma di grande e grosso
anello.
Brazzadkina. — Ciambelletta ,
ClambeUiìUi . n. f. CiambelleUa ,
II. in.
Oti^/2 cA /(i el brazzadéll — ^tan»-
òe(toio.
Far al brazzadéll, figor. fan?
fjli abbracciari, gli abbracdamenr
. ti. Abbracciarsi.
Brazzadélla e Brazzadeina. —
Bracciatella, vale piccola bracciata.
Una bracciatella di peno.
Brazzadélla da comod.-^ Girello
dì paglia da porre suir apertura
del cesso, per comodo di starvi se-
duto,
lUiAZZADURA, n. f. Quantità del pan-
. no occorrente per un abito o èimile.
Terniine che manca in Italiano.
Ch' brazzadura i voi a far un
fjiuittacory — Quonte braccia di
. pantio occorrcno a far un àbito ?
BliAZZAL, n. m. Pohctto, u. m. Fer-
mezza, n. f. Maniglia che le donne
portano ne' polsi.
Maniglia propriamente è detta
r Armilla, che si porta al braccio.
Brazzal da ballon. — Bracciale.
Arnese di legno che. arma il braccio
per ginocare al pallone.
BRAZZALÉTT , n. m. Ft^'ccto. Soste-
gno, quasi braccio, fatto uscire dal
corpo della muraglia , e serve per
sostenere assi , o altro. Non avrei
«liflQcoltà di usare ancora i termini
di Braccio, Braccetto, Bracciuolo,
come fanno diversi artisti.
BRAZZGIN, BRAZZÉTT, dim. di Brazz.
BraeciuoUno, m. e nel num. del più
BraccioUne, f. dim. di Bracciuolo.
Braccetto, dim. di Braccio. Brac-
cìno non è registrato ne' vocabola-
ri, ma è voce di regola. T. Dim-
nutw.
BRAZZÉINT, n. m. Opera. Giomalie'
ro. Quel contadino cbe non è Pro-
prietario, né Mezzaiuolo, ma lavora
a giornata gli altrui poderi. Brac-
ciante, è voce dell' uso.
BRAZZIR , n. ro. Bracciere , n. m. Co-
lui cbe dà braccio alle Dame.
BRAZZOL D' PURZÉLU V. Zampèlt.
BRAZZÓN » o, m. BraeeUme, n. m. ac-
cres. di braccio. Nel plur. fa Brac-
doni, m. e Bracdone, f. (boi. Braz-
zòum , f. plur.)
Bracciòne $ode. Braeciom aiti al
pugilato.
BBECC, n. m. Montone. Maschio della
pecora. In boi. Brecc è propriamen-
te r agnello castrato, giacché al
non castrato si dice Muntòn. V. ^
É stato usato in lingua anche II no-
me di Bricco pel maschio della pe-
cora , e per quello della capra. —
/bricco per i4 sino. Somaro, in boi.
Brecc , Bricchèit.
*S' a farò sta coesa eh' al brecc
em' còma. — Se facessi mai ciò
mi venga il malanno.
BRÉGIDA, np. f. Brigida, f.
BRÉGULA, n. f. Scheggia. Pezzetto di
legno che nel tagliare i legnami si
Tiene a spiccare.
Copponi chiamansi le schegge o
toppe, cbe gli strumenti da taglio
fanno cadere dal legno , cbe si at-
terra e si mette in opera. V.S/iappa.
BRÉIA, n. f. Briglia. Bèdine. Quest'ul-
timo è termine nobile. Arnese di
cuoio col morso, col quale si tiene
in obbedienza il cavallo.
Metter la brèia al cabali. — /m-
brigliare il cavallo.
Cavari la brèia. — origliarlo.
Quèll eh' fa el brèi. — Brigltaio.
Le parti della briglia sono : la
Testiera, Il Frontale, ìe Sguahce ,
la Museruola, il Soggólo , e i Por-
tamorsi.
BREIN A , n. f. /?nna. Brinala, n. f.
Goccioline congelate , e bianchissi-
me, di cui si \ede coperta la super-
URB
147
BRI
ficie della terra, dopo le notti fred- 1 BRICCÓN . n. m. Briccoìw. Furfante,
de e serene del verno. Rugiada con
gelala. — Brinato , agg. IMeno di
brina.
'A cminzèin a avèir ta breina.
Dicesi d' uomo che cominci ad in-
canutire.
BKÈINTA, D. f. SorU di bigoncia dì
legno a due manichi, leggiera , con
cerchi di rame, bislunga, chiusa e
stretta in fondo , dell' altezza più
di mezz' nomo, piii larga nella im-
boccatura, piana da una parte e
convessa dall'altra per la lunghezza.
Imbracciata e portata sulla schiena
serve per trasportare il vino hlle ca-
se, ed ha per tale effetto il suo coper-
chio, ed i segni interni per la mi-
sura, che non oltrepassa la mezza
corba boi. Una volta era questo
runico recipiente, di cui si ser-
vissero gli abitanti per trasportare
il vino, quindi si trovavano molti-
pitcate te Brente , ed i Brentatori ,
cioè i portatori di esse, che io chia-
merò col proprio nome. Adesso,
quantunque non sia totalmente le-
vato Tuso delle Drente , la maggior
parte de' boi. , con più accorgimen-
to, si servono di barili, coi quali il
>iiìo soffre minore alterazione.
BRÉLL, n. m. Spezie di Vèlrice di cui
fannosi panieri, ed altri lavori,
detto Britto dal Cresceiizi.
Bréll per Iinòeriaff. V.
BRÉQUBL, n. m. dal dim. di Greppo o
di Bricca. iJncco/a. Luogo scosceso
e selvaggio.
BRÈSC o BRA5C. V. Ava,
BRÈTTA, n. f. Berretta, n. f. e Ber-
retto, n. m. Copertura pel capo fat-
ta di fil di bambagia, che si usa per
lo più ta notte. V. Bertein.
Andar dèt oretta. Vale Morire.
Matìdar dal Oretta. — Mandare
ai Diavolo. Presa la metaf. dal
carnetice, che porta la berretta
rossa.
^M om dèi bdtta. — Un uomo
da nulla.
BBEV. V. Cunt.
più briga, — Non oc-
lì. va.
Far al briccòn. — Bricconeggia'
re, e Sbricconeggiare.
Dointar briccòn. — hnbriccO'
nire.
Gran briccòn. — Areibriccoìie.
•BRICCUNATA. V. Banmata.
'BRIGA , D. f. Briga. Noia , n. f. Fasti-
dio »n. m. — À inala briga. Cou
grande pena.
'Avèir dia briga. <— Aver motte
brighe , molte faccende.
*A n' iè più briga, —
corre più.
BRIGANT. Brigante. V. SulUc,
BKIGÓUS. V. Indatfinòtti.
BRILLANT, n. m. Brillante» n. m. V.
d. u. Diamante brillantato. — * Fac-
C0/to , chiama nsi le diverse superfi-
cie , o piani del diamante. •— Affac'
celiare , tagliare il diamante a fac-
cette.
BRILLAR, v. Brillare , v. Tremolare
scintillando , come di gioie « di
stelle.
^ L' è un srèin eh' brèlla. — EffU
è un seren che smaglia. Quando di
notte il cielo è chiarissimo.
BRlNTADrtUR. V. Brèinla,
BRIO. V. Spirit.
BRIS,BR1SLEIN, dim. Pocolino, Mi-
colino. Cichino. Miccino.
Da là a un bris.-^Da U a un
poco.
BRISA , avv. Voce rimarcata da' fore-
stieri , perchè comunissima « onde
in véce di nominar Bologna La di-
ta del sipa . la chiamerei piuttosto
La città del brisa. Questo termine
equivale al Point o Pas de' France-
si, e s' usa in tutti i casi in cui da
essi si adopera. Corrisponde al Pufi-
to de' Toscani , a Né poco né punto,
a Niente a//atfo. Detto assolutamen-
te, vale la negativa, e sempre ri-
spondendo ad altri , p. e. Set itato
nel tal luogo? — Brisa. No. Nel di-
scorso poi serve per lo più di riem-
pitivo. An' in' è brisa, — • Non ve
n' ha punto.
DRO
148
BRO
A n* i n' è briga brisa» — Non
ve n' ha pimlo punto.
An' i sòn brisa $td. — Non ci
sono stato,
A n'ho brisa sèid.'^Non ho sete,
Brisa si volge molle volte ini lai.
col Mica nello stesso modo, che in
boi. si dice Méga,
Aln'è brisa vèira. Al n* è méga
viira, — Non è inica vero,
Brisa sembra avere origine da
Brisla, che vale Brida o Briciola, sic-
come Brìciola significa QuaH nien-
te. Negli autori antichi leggesi spes-
so e in prosa e in verso la parola
Fiore, che corrisponde a Brisa e a
Punto.
Non cUtrimerUi è pare osato per
Brisa,
A n'V ho brisa vést. — Non l'ho
veduto altrimenti.
BRISU. Brida, Brìdola, n. f. Minoz-
zolo di qualche cosa che si mangia,
e per lo pih del pane.
BRISLEIN, n. m. BRISLEINA, n. f.
dim. d' Brisla, Briciole ttat n. f.
Briciolo, Bridolino, n. m.
Brisldna, f, e Brisìdn, m. per
Pocolino, Miccino t MicoUno, Po-
chettino , Pochino^ Pochin pocìUno.
BUlV^n. m. Breoe e Brieve, n. «n.
piccolo involto entrovi reliquie o
orazioni , e portasi al collo per di-
vozione.
BRIVEIN , dim. d' Brìv. — BreviceUo,
Brevidno » dim. di Breve.
BROCCA, n. f. (da Braiìca). Ratno del-
l' aibero.
Brocca in boi. significa ancora la
Mezzina o Brocca. Vaso di terra
cotta 0 di rame da tenere , o da
portar acqua.
Brocca da adaquar i fiur. — i4/i-
nafflatoio . Innaffiatoio.
Brocca, fig. dic#si dai boi. .per
Donnaccia da trivio.
BROD, n. m. Brodo, Decotto di carne,
Benché si dica pare d' ogni sorta
di decotto. Brodo di pesce. Brodo
di ceee^ ecc.
Brod grass. — Brod:> grasso.
Brod digrassa. — Brodo disgru'
salo.
Brod dssèvd. — - Brodo sciocco ,
insipido,
lAsnUntars' dèi brod , eh' è tr&p
grass, •*- Dolersi di gamba sam.
Rammaricarsi senza ragione del be-
ne , che si ha.
Riuscir brodo grasso, vale Veni-
re a noia , Stuccare.
Brod lùng, — Brodo annaquato,
o lungo.
Brod lùng, figurai. Lungherie,
Lunghezze; Lungàgnole. Dilaziooi
epcedeoii.
Sti brod lùng n' stan béin. —
L' indugio piglia vizio. Lo iuda-
giare cagiona danno.
BRODA, a. f. Broda, n. f. Acqua im-
branata.
bfvda di purzi. -^ Imbratto. Qael
cibo che si dà al porco nel truo-
golo.
^ Andar in broda , o in broda d' fa-
se --- Andar in broda , o in broda
di succiole , figurai, in modo basso.
Trar la broda addoss a ùti. —
Booesciare , o gettare la broda ap-
dosso ad alcuno, vale Incolparlo di
quello , che forse altri ha commes-
so, acciocché ne porti la pena.
BRÓFEL V. Bruguel,
BRÓL, n. m. (dal LaL barb. Broilum ,
da dove V han preso anche i fr-
Breuil). Semenzaio, Luogo dove si
seminano, e dove nascono le pian-
te degli alberi , che si debbono tra-
piantare. — Vivaio dicesi volgann.al
luogo dove si piantano i piccoli ar-
basoelK per levarli poi al Insogno
divenuti grandicelli , e metterli al
posto destinato — Verziere è il
luogo piantato di alberi da fniUù.
-<- Brtiolo e Brolo Si registra que-
sta voce dalla Crusca, per antica,
sotto la nozione di Ghirlanda o Co-
ronadi fiori; ma questa è figurata,
e la propria può benissimo essere
la voce lombarda Bròlp che non
equivale tuttavia a Orto , come ba
preteso ^u/i, ma ben^i a Terreno
BRU
149
BRU
piantato, ecc. eooie sopra abbiam
dello. Da alenai autori è stalo usa-
to il termioe di NesttUa e Neslaiuo-
Ui; e siccome nel Vivaio si soglio-
no da molli ioaestare le piauticelle
salvaticbe, per poi trapiantarle do-
niesUche al loro posto, (|uesta voce
equivale perciò a Vioaio di alberi
doìneslici.
BUÒNZ^D. m. Bronzo, n. m. Rame
mescolato con istagno, e talora con
altro simile metallo.
Cidòur d* brònz, -*- Color bron-
àm.'^Fardointar culàurd'bronz.
— Abbronzare,
fiROQDU^ma per lo piti Broquel, al
pÌQr.,n. f. Bròccolo, e per lo piti
Bròccoli, piar., n. m. Sorta di ca-
roli. Broccoli romani, BroecoU pa»
vonazzL
BROZZ, n. m. Baroccio, n. m. Carrel-
la piana a due ruote, e a limone,
cbe serve per trasportar robe per
io pia campestri , detta anche Mez'
20 carro,
6B()ZZA,n:f. Carretta, n. f. Spezie
di carro a due ruote, e a due stan-
ghe che tirasi da cavallo o da asìuo
per trasportar robe.
Per cattioa carrozza.
Brozza d'scMiòn, d' zès$. — Car^
nttata di sabbia , di gesso.
BauCCABEIN. V. Calzétta.
BRUCCADEINA, dim. d* jBrocca. — JJo-
f»iceUo,. Hamoscello. Bamuscello,
BamiceUa. Bametto. Bamucello, —
lo boi. vi ha pure il nome di JRo-
madeina,
'BRUGCÀM , D. m. Ranàficaziotie, n. f.
'Bruccàm di aUìcr. — Bamosità
àeqli alberi.
BRIICCHÈTTA, n.f. (dal h.Broquette).
Chiodetto. Piccol Chiodo.
BBUDÉTT. n. m. Brodetto, n. m. Uova
dibattute nel brodo. — Stando alle
definizioni dei Vocabolari , sembra
cbe Cordiale sia il corrispondente
italiano, e che Brodetto sia ciò che
ÌA boli si dice Unèsler d' ov. Comu-
nemente però siiol dirsi Brodetto
per V uovo sciolto nel brodo.
BRUGUEt. RRÒFEL, B. ni. %iiolo.
n. ro. Bolla, n. f. Vescichetta o
gonfiamento che si fa in su la pelle
degli uomini , e dejgli altri animali
per ribollimenio di sangue , o ma-
lignità d'amore. Pùstola e Postula.
— Bolle di rogna. Bolle di vaiuolo.
-^ Acori, certi Tumorelti che spun-
tano sulle guancie.
L é tùli pein d* brugueL — Ha
tutte le carni imbolUcate.
BRUGULEIN , a. m. dim. d' BrugueL
Bollicetla. BolUciattola. BotUciua.
fiéstuletta , n. f.
Brugulinein dim. di BruguMn,
— Tubèrcoletto, n. m. Pusiulina,
n. f. Tri brugulinein in.t'CU mii-
stazz.--^ Tre minutiuimi tubercoli
nel viso.
BRÙN , np. m. Bruno, Brunone, m..
e il dim. Brunetto.
BRÙN.add. V. Scur.
BRUNÉSTA. V. U.
BBUNTLAMÉ1NT. n. m. Borbottamene
to. Piato, n. m. Il brontolare, l'atto
del brontolare. — Brontolio , n. m.
Roiuore confuso di chi brontola;
che si estende per similit. a qual-
unque fragore di cosa , che romo-
reggi da lontano . come fa il mare
in tempesta, il tuono, ecc.
BRUNTLAR, s. Brontolare. Borbottare.
Bufonchiare. Bronflare. Fiottare.-^
Bezzicarsi. Garrire. Volersi bene co-
me cani e gatti. Esser due volpi in
un sacco. Dicesi delle persone, che
contendono fra loro. Bisticciare e
BisHccicare. Contrastar pertinace-
mente proverbiandQsi.
Ma tu bruntlava sèmper iun so
muier. r— Ma egli garriva sempre
la mogUe.
Bruntlar i bccòn. — Dare il pan
colla balestra. Cioè malvolentieri ,
e con Istrapazzo. iVe/ dareunboceon
di pone bronfia e fuma per la rab*
Ma.
BRUNTLÓN, n. m. ÓUNA, n. f. Brot^
tolone , ona. Che brontola. É voce
si usata generalmente, che, quan-
I tunque non registrata nella Crusca «
BRU
150
BAD
' ptiò tuttavia adoperarsi i tanto più
eh' è di regola essendovi il verbo
Brontolare. — Borbottone. Borbol'
latore. Fiottone. Gridatore. Bampo-
gnoio. Querulo. — Che grida per
nulla. ^— Susurrone. Bufonchitio e
£o/bnc'Ai/iO, dicesi di Chi non si con-
tenta mai di nulla, torce il grifo ad
ogni cosa » e si duole fra se bronto-
lando. — Bitroso. Bitnbrottevole.
Quegli che per suo cattivo costume
\uoie ogni cosa a contrario degli
altri , che dicesi anche Schifo» Schi-
filtoso , Salvàtico , Bùvido.
BRUSÀ» add. Bruciato, e meglio Ab-
* bruciato. Consunto dal fnoco. — Ed
; anche per Arrostito di troppo , che
• propriamente dicesi Abbruciatici
ciò , Arsicciato.
Sl'arrost è brusd. — Quest'ar-
rosto è arsicciato.
Qusta fritta sa d'brusd. — Que-
sta frittata ha dell' abbruciaticcio.
Savèir d' brusd. — Saper d'arsic-
• do , di bruciaticcio.
I boi. dicono Caffé brusd, Orz
brusd , Handel brusd , e dovrebbe
dirsi Arrusté. — Caffè abbronzato.
Inuslo è termine di stile elevato.
— Arrabbiato, direbbesi delle vi-
vande quando sono cotte in fretta,
•' e con troppo fuoco. — Afato, dicesi
* delle frutta , che strette da nebbia ,
' e da soverchio caldo, non possono
condursi a perfezione.
Laber brusd dal frèdd. — Laòbra
oòbrustoliie. Avere abrasa la cute
' delle labbra per l'azione dell* aria
fredda.
BBUSACUL, n. m. Voce de' contadini.
• Cuscuta; e con voci del volgo Cuci-
culo. PettinUo. Cassuta. Lino di le-
pre. Granchiarella. Grutigo. Pian-
ta che non avendo ferma radice in
terra , V ha sopra V altre piante ,
* dove nasce, le quali fa seccar pre-
sto.
BRUSAbURA , n. f. (dal fr. Brùlure).
Scottatura. V impressione che il
fuoco fa su la pelle , quaudo ne ab-
« Jl>rucia il sito. "^ Abbmciamento, n.
m. Impressione fatta dal fuoco so*
pra qualunque altra cosa.
Non havvi la voce Bruciatura o
Abbruciatura , che pur sarebbero
necessarie. — Bruciatura , dicesi
nelle arti per Azione troppo violea-
Ui e continuala del fuoco sul ferro.
BRUSAIA, n. f. sìng. {Mtr.Btvussail'
les). legna e Legne, u. f. piar. Le-
gname da ardere. Pro v vision di le-
gna per bruciare. -— ConUmstitnle
sust. è voce dell' uso comune , che
meriterebbe un posto nel vocabo-
lario della lingua. Siccome v'ha Coni-
bustibile, agg.. Combustione, Com-
bustibilità. Combusto, potrebbe an-
che star bene II ConUmslibile per
Materia combustibile.
BRUSAMÉINT,n. m. Abbrticiamento.
Combustione. Adustione. Biardi-
mento. L'ardere*, l'abbruciare.
BRUSAR, Abbruciare. Ardere. Brucia-
re, V. Consumar col fuoco.
Brusaruna cossa. — Mettere fuo-
co a una cosa, [ncehdiare.
Brusar la camisa, al fraiol. —
Infuocolare la camicia , il tabarro.
Brusar. — Br<*ciore, significa an-
cora Cuocere, Scottare.
Brusar d' una piaga. — Brucia'
re , frizzata , mordere , cuocent
d' una piaga.
Brusar a vampa ciara. — ^o*
vampare. Divampare.
Dna materia eh' brusa. — Mate-
ria mordace, mordicanle. Biarna
mordicante.
Brusar al caffé, l'orz. — Ab-
brostire il caffè, l'orzo, V. Abbru-
stHr.
Brusar alpaiòn, detto popolare.
Bruciare l'alloggiamento. Dicesi di
chi ha fatto in qualche luogo cosa,
che non convenga, e per la qaale
non v'abbia ad esser piti ricevalo.
In boi. signiGca comunem. Non a-
ver pagato il proprio debito a chic-
chessia , e dicesi anche Metter una
scranna , ma però sempre dalla
plebe.
Brtisar una cossa aùn,p. e. Oh
r
BRU
T51
BBU
^èsta*éeh*ia m'bru$a!'^Oh que-
9ta mi cuoce , mi scoila !
Bnuar la scola. V. Fugaroìa,
Una eossa ch's'pò brusar. — Coni'
ìnutibile. Arsibik, — Fazil a im-
lìiars'. — Incendevole. Incendìbile,
Incensm, agg. 11 contrario Iiicotn-
bustibile.
'BRISARÙ, n. m. plur.Voce bassa. Quat-
tTinelli.
BACsc, n. m. (u pronnoz. come o).
hgnitopo. Busco e Brusco, \olg. n.
ìd- Arbusto sempre verde, di foglia
siiojle ài mino , ma piuigeotissima ,
e 6 coccole rosse come le ciriegie.
BALSC. add. Tanto nel boi. che nell'i-
lal. molli aggiunti s'impiegano per
esprimere le qualità del sapore aci-
do, che per lo pili si confondono.
Afro corrisponde ad Asj)ro (laL
f»per; boi. Asper). La qualità pre-
fisa delle frutta mollo acerbe. Pere,
mr le cotogne aftv, aspre. E cosi i
nomi astratti di Aspì-ezza» Afrezza.
Qualità astringerne, più piucaule del-
1 acerbezza , e perciò disgustosa —
^wtert). Qualità meno piccante del-
l'aspro. Si applica principalm. al
vino.
ì^rusco è il sapore proprio delle
'mila acerbe bensì, ma non afialto.
—Quindi Je frutta sono prima Afre,
^2zeo Aspre, ìnó\Aus(eìV,\)Oì Bni-
iche.^ Acido e gli astraiti Acidi-
f(i*Àcidezza non differiscono da Bru-
sco, se non che quest'ultimo voca-
bolo è più dello stile volgare. Po-
trebbesi però trovar differenza da
/^rujcoa/ld(2o, riconoscendo in que-
sto un grado minore , e perciò me-
no disgustoso. — Acerbo e Acerbez-
2astaono in contrapposizione di Afo-
'Mro e di Maturità. — Aceto, Aceto-
*o,Aceto9ità si appropriano al vino.
-" Acido , volendo parlare esatta-
mente, si distingue da Agro o Acre,
perchè questo è in minor grado del
primo, ed è anche agginnto più al-
lo ad accompa.crnare i nomi degli
»8rumi, cioè di cipolle, agli, e si-
mili. Nel linguaggio chimico si fa
oso frequente de'tennini Aeiduh e
Subàcido, che sono diminutivi d'a*
cido.
'BRISEIN DA CAFFÉ. Dì tre sorU sono
gli arnesi che si adoprano per ah-
rusiolire il caffè. U due coppe coi
manubri; Le padellifw; e ii Tcmh-
burino.
BBUSÓUR , n. m. Cocimcnio , Frizza-
mento» n. m. Quell'arsura, che si
sente per aversi grattato soverchia-
mente. Bruciore, Ardura, SiottalU'
ra. Cociore, Cocitura, vagliono Ab*
bruciamen lo coglionato da fuoco. —
Frizzo, Frizzore. iìxxA dolore in pel-
le che cagionano le materie corro-
slve. — Pizzicore, Quel mordica-
mento che si produce col solletica-
re i nervi della cute.
Brusòur d'ureina, ^'Ardore d'O"
rina.
BRCSQUEL.n. m. per lo più plur.l?ni-
scolo, n. m. Minuzzolo di legno, pa-
(tlia e simili.
BhUSQULAR, V. Coflf/j>r6rw«coW.
Bntsqular cvéll. V. Bràsqucl.
BRUSTLÙN , n. m. Fegatoso, dicesi di
Colui, che ha nella faccia del ri*
bollimento con pustole rosse.
BRUSTULEIN, n. m. ])lur. Sementi di
zucca abbrustolite.
BRIJTALIZZAR, v. Trattar qualche-
duno da bruto , da l)estia , bestial-
mente, brutalmente. — Il v. Bru-
teggiare vale commettere brutalità.
Jmbestiare significa incrudelire a mo'
di bestia, ed è questo forse V equi-
valente più prossimo del Bruià-
ìizzar.
BRÙTT. Brutto, 9gg.
Molti aggiunti si riferiftcono alla
nozione opposta all' idea della bel-
lezza , ma non tutti in egual ma-
niera.
Brtttto è precisamente contra-
rio a Bello. E suolsi principalmente
applicare a quegli oggetti che of-
frono sproporzioni di parti, o scon-
vejiienza di qualità esterne. Btutto
viso. — Quindi dicesi BimbrutUre,
Imbruttire, Divenir brutto. E //;/-
BRU
153
BSC
bruttare, BnUtare. Far brutto, ma
piuttosto per Itporcare. — Pc/br-
tne. Fuori della comune proporzio-
ne e debita forma. Una donna de for^
me. Un cavallo deforme, e metafor.
Vizio deforme. La Deformità non
Inchiude necessariamente la nozio-
ne di Bruttezza, ma è la causa di
promuoverla in cbi mira le cose
deformi. — Turpe, suole adoperar-
si colla nozione di Bruttezza o di
Deformità. Abito turpe. Capo tur-
pe , ^cc. Turpitùdine del viso. Tur-
pissime forme d' uomini. Ma per
lo pili questo termine è usato al*
metaf. colla significazione di Dis-
onesto, Azioni turpi. Parlari turpi.
— Informe. Senza forma. L' aria ,
V acqua , il vino sono informi. —
Sformato , Deformato, Disformato,
Ridotto in cattiva forma. Fatto, de-
forme. Un twmo sformato da ma-
lattia y per una caduta, per vaiuo-
lo, — Contraffatto. Qnantunque nel
proprio significhi Falsificalo, Adul-
terato, ba tuttavia ricevuta la no-
zione di Brutto, Deforme. Persona
contraffatta. Viso contraffatto. —
Svisato, Disvisato, Di viso guasto. Il
Boccaccio ba detto ancora Divisato.
— - Disavvenente. Mancante di av-
venenza. Colui che manca di grazia,
di leggiadria. Disavvenenza è la
privazione di queste qualità. —
Sporco , Sozzo , Lordo , Lùrido, Lai-
do, Sùcido, Lercio, sono altri vo-
caboli, che essendo cagione di Lai-
dezza, e di Bruttura hanno ottenuta
essi pure la nozione di Brutto per
figurata sostituzione. V. Spore.
BRUTTA COPIA. V. Malacopia.
BRUTTAMUSTAZZ . fig. voce presa
dall' efietto. Costole spurie del por-
co, che si arrostiscono. Costole
mendose, inferiori.
BRUTTÉTT , ÉTTA , add. Bruttacchio-
h, ola. Alquanto brutto. Con voce
di regola Bruttetto.
BRUTTÉZZA, n. f. Bruttezza, n. f.
Contrario di Bellezza : è la causa
della Deformità. V. Brùlt, — Brut-
tura, si prende piti comnnem. per
Sporcizia:
BRUZZAROL, n. m. Carrettaio, Car-
rettiere, n, m. Colui che guida le
carrette, e con voce dell' uso 0a-
rocciaU). Conduttore di baroccio.
BSACC (A). Sossopra. In folla. AUa
rinfusa.
'BSACCÓN, n. m. (forse da Bislacco,
Bislaccone.) Mascalzone.
BSCANTJR, n. ra. La voce boi. si ap>
propria a' que' travicelli sa' quali
s' inchiodano i panconcelli, e che
sono immediatamente sotto le te-
gole. Non v' ha la precisa voce itul,
per questa sorte di legni, perché
generalmente si usano legni riqua-
drati, ed eguali in tnlta la loro
lunghezza , e perciò si dicono Cor-
renti, n,m, plur. o Plcaie, u. f.
plur. e queste voci vagliono ancora
ciò che in boi. dicesi QucuIerleU.
Ma i boi. si servono di cime d' al-
beri per lo più di pioppi , che non
oltrepassano mai le once quattro
di diametro nella parte inferiore,
e si adoprano non riquadrati, e
levando loro semplicemente la scor-
za. Onde converrà chiamarli Cor-
renli. Se poi fossero riquadrati,
direi Piane,
BSCAZZA,n. f. Biscaccia, Biscazza,
pegg. di Bisca , Taverna. In boi. si
dice particolarmente ad Osteria do-
ve sia ballo di gente plebea, e ru-
morosa.
BSCOTT, n. m. Leggier cottura.
Biscotto, agg. vale Cotto dae
volte.
Bscott, vuol anche dire Biscotto,
sust. cioè Pane cotto due volte, da
cui Biscottino, boi. Bscuttein. V.
Pare impropria la voce boi. Bscott
in significato di Semicotto , quando
in vece il Bis raddoppia, e dovreb-
be al contrario valere per Cotto
due volte : ma osservo alcune voci
toscane, che hanno analogia alla
boi. , usate cioè nello stesso senso:
p. e. Biscroma, nota di musica,
che non vale due crome, ma bensi
BT
la metà di una semkroma. (E do-
vrebbe dirsi Bissemivroma), UiskS'
tare. Lessare alquanto. Bisletto,
eh' è mal lesso. Bislungo, eh' è al-
quanto lungo. — Neir ilal. per Mez-
zo cotto, v'ha Guoécotto, Quasi collo.
'fiSCUTTElN. n. m. Biscottino, o. m.
Sorte di dolcìuine cotto due volle
al fbrao.
BS£l,9. m. PungigUono, Pungolo,
Ago,n^ m. Sottilissima puata che
haoDO le vespe e simili animaloxzi.
Coo voce più nobile Acùleo.
Mnar al òseù — Uscir del mani'
co. Far piti che non si suole.
Melter fora al òsci. «— Snighit-
tiìti . contrario di Annighittire, Bi-
cesi di chi si mo.<^tra piii vivace, ed
operoso del solito. £d anche Ai-
spondere coti arditezza.
BSaONS. V. Nonn.
'fiSTIABÌ. n. f. BestiaUtà, n. f.
BTTÒS, D. m. Bottone, n. m. Pallot-
toiioa di diverse foggio e materie,
che s' appicca a' vestimenti per af-
Obbiarsi. Bottone a cece , a giuggio-
la» a oUva.
Bttòn. — Bottone , per I^ boccia
d' alcuni fiori , come di rose e si-
mili. Bottoni di gelsominL Boc-
ctuolo.
Bottone in generale. Gemma, Oc-
chio, è delio Quel Corpo ovale o
cooico composto di scaglie o fo-
glie, che nelle piante contiene il
ramo o il fiore. Quando nasce sulle
radici vivaci, come nelle patate,
oegli asparagi , e simili , chiamasi
Turione. Quello dell' ulivo dìcesi
Mignolo. -- Germe, Germòglio ,
Germogliamento, (Boi. Zermói) di-
cesi generalmente la Prima messa
delle piante. — Bampollo. il ger-
moglio che spunta dalle branche ,
e dai rami. — Sortita. Il germoglio
che sorge dalle radici. — Cacchio,
Quel primo tralcio o messa ohe fa
la vite. — Tenerume. La sostanza
tenera degli alberi.— Pollèzzola,
(Boi. Plozla) si dice la Pianta tenera
dei polloni, c^e son cresciuti in-
I6S BOB
Danai al tempo. — AiVMa Sftrooeo.
Scroceo, figèio. Quello che rimetta
dal bosco tagliato. — Brocco e P^
pila, dioesi dell' erbe. — Sterpo •
Sierpe Fruscolo orimettiticcio sten-
uto. ^
Bttòn d' vèider. — « Bottoni di-
consi alcuni Vasetti di vetro, o si-
mile « ove si mettono liquori In pic-
cola qoanHtà. Quando sono di figu-
ra quadrala diconsi Quadrettini.
Bottone in generale dagli arleBd
dicesi* a Qualsivoglia parte di stru-
mento, 0 di lavoro, che abbia simi-
litudine co' bottoni da affibbiare.
Fati a bttòn. '^BottoneUo, ags.
di qualsivoglia lavoro che abbia la
somiglianza di un bottone.
BTTUMAR, n. m. Bottonaio, n. m.
Colui che fa e vende tiottoni
BTTUMRA, n. f. Bo//oti/era , n. f. Fila
di bottoni negli abili. Si dice anco-
ra Bottonatura e Al^ttonatura.
BU, n. f. Bua, n. f. Voce puerile e si-
gnifica Male 0 Picciolissimo se^no
di male.
/ han fati to òu. — - Gli han fatta
la bua. V. Bomba.
BUAREINA, n. f. (Dall'antica voce
Boaria). Coditrèmola, Cutrèttola,
per corruz. Piccolo uccelletto assai
noto. Da' contadini Scovcò.
BUAZZA, BUAZZEIiNA, BIIJDA, n. f.
Bovina e Buina. Sterco di bue.
Una àuazza. — Una méta di bue.
E si osservi bene di pronunziare. la
parola coli' é stretta, perchè Méta ,
pronunziata coll'è aperta, vale Ter-
mÌYkP
BUBBELATA. V. Sgazarata.
BUBBLA, n. f. Bùbbola, n. f. Uccello
poco piii grande di un merlo , che
ha la cresta in capo di color cene-
rino , con alcuae striscio bianche.
Bùbbla si dice anche , e più puli-
tamente, in vece di Bozra. V. CosU
da niente*.
A-i ho tant bùbbel per la testa ,
che purassd volt a m*dscord tanti
eoss e a commelt dell' increanz. —
Io ho tante ciarpe pel capo < che
15
BUC
ISi
BUC
«10^6 voUe mi scordo tante cose,
e fu dette tnale creanze.
BUUBLÀ , add. detto piii pvlilamente
, in veee di Buzard. — Bijubbotato ,
Sttirùalo, mod. bass. Ingamutto,
Frodato, Gabbato.
A $òn huòàtd. — Son rovitiato.
■ Son perduto,
A éòn sta bubhtà. — Sono stato
ffabbato , truffato » frodato , btMo-
lato.
BURBKAR, v: Bubbolare, y. Portar via
CUI) iiiganoo.
BUBBLÉTT. V. fìozer.
BUCASSEliN, n. ni. (dal fr. BoucasHn).
. — Jfoccaccino, n. m. Sorta di tela
dnv' finirà della bambagia.
Bt-CC\ n. oi. Bfvccoy Sbrocco. Quel
piccalo gru|)po , cfa« rilieva sopra'!
[ilo, e gli toglie l'essere agguaglia-
to: proprio della seta.
Seida bucciòusa. — Setainvcco'
sa , broecuta.
Bucc' per Buccein. V.
BUCCAL. V. Corba.
BUCCALÉTT,n. m. Sonaglio, n. m.
Botta, n. f. Quella bolla che fa V a-
cqua , quando e' piove o quando
ella bolle. E cosi degli altri li*
quifli.
BUCCALÒUN , n. m. ÓCNA» f. Bocoac-
eia. Bocca svivagnata.
BUCCAROLA, n. f. Scorticatura, che
viene sulle labbra.
^BUCCAZ {del Ciavg) n. m Boccaccia,
D. f.
BUCCEIN , BÙCC\ n. m. Grillo, Lecco,
n. ni. La piii piccola fra le palle nel
giuoco delle pallottole.
Boccino in itai. è aggiunto alla
spezie di tutti gli animali bovini
cioè bue» vacca, vitello.
Far un bòn bùcc', truce, figur.
Fare un buon oolpo. Far Imon
BUCCHEIN , n. m. e BUCCHEINA , n. f.
diin. d' Bócca. Bocchino, n. va. e
Bocckina, n. f. dim. di Bocca.
Far bucchèin. — Arricciar le
UMra, il muso , o il naso. Quando
con un gesto di labbra si mostra
di aver qua-lche cosa a sdégno , o a .
stomaco» e se ne stizzisce. — Dicesi
pure di chi , mosso da qualche
scherzo , non vale reggersi in per-
fetta serietà.
'Dar a bucchèin (p. e. Una cu- ;
lòuna). '^ Sapere nascondersi, o
sfuggire a qualcheduno lungo la
via.
Dar un tmecì^n. -«- Dare delie
boccate. Percuotere altrui sulla boc-
ca colla mano afteria.
Bùcchein. -— Bocchina. Bocchet-
ta. Cannuccia di fnelallo che si
mette in capo ai ritorti de' corni .
e d' altri strumenli da fiato per ap-
poggiarvi le labbra.
BÙCCHEL.n. m. (l»al fr. Boucle de
eheveux). Riccio, Bicdolifto, Cin-
cinno. Ritondezza delle punte dei '
capelli arricciati , quando si fa loro
prender la forma di un anello più
o meno esteso.
BUCCHÉTTA DLA CIAVADURA. Boc-
chetta 0 Scudetto delta setiratura.
Quella piastra di metallo, che si
conficca su l' imposta per difesa , o
per ornamento del foro della ser-
ratura. Bocchetta contornata , a
mandorla , ad oliva, a mostacciwh
lo , a rosa traforata , ecc.
'Bucchètta del ciavg. — Boccac-
cia, n. f. Bocca delle chiaviche seo-
latizie. i
BUCCHIOL. BUCCHIULEIN» o. m. Bec-
cuccio d' ampolle, e .simili.
BUCCli, n. f. crucciata, n. f.
BUCCiAFADIGA, n. m. Fuggifatica,
Schifanoia, vale Pigro , poltrone.
SUCCIAR, V. Trucciare, Truechiare
Truccare , v. Levar con la sua la
palla dell' avversario dal luogo do- i
v' era.
Bucciar un . figurai. Lasciare
uno, abbandonarlo.
*BUCCIARA, n. f. mta di bocce, o
pallottole. Sono sei grosse palle di
legno ed una più piccola , che ser-
vono pel giuoco di tal nome.
BUCCIÒUS , add. Broccoso, agg. Pieno
di brocchi.
BUP
155
BUG
Buccioso, vale Che ha grossa
buccia*
BUCnÉ. V. Part d' fiur,
BUDELN. o. m. Podingo, n. m. SorU
d' iulìogolo nolo. (Dall' io^jlesc Po-
dhing).
BUDELLA, n. f.e qualche YolLa BudèU,
n. m. Budello , o. m. e nel plur. Bu-
della e Budelie , fem. (}ael cuioale
ncU' ioteruo dell' animale che cod
Tanavvolgiaieoli, va dalla bocca
dello stomaco iosioo air aao , don-
de conduce fuori gli escremenli.
Cascar el òudéll» el brazz. •••
Cascar U UudeUa, Perdersi d' a-
nifflo.
Ruiamèini d' budéU,
gtiare del corpo.
Una uiassa d' btidéll -
— Gorgo-
" Budella-
me, n. ut,
Tmr fora el budéll. — Bécere le
budeila.Esser lormentato da conti-
nuo e forte vouiilo.
Onzers' elòitdéll, figurat. Cibar-
si. Mangiare. Bistorarsi col cibo,
A m' casca el budèll dalla fam.
— L' orolou'to e ilo giù. Ho un ap-
petito cfée scanna. Veggo la faine
per aria. Far allungare, o. diiwir
gare il collo a uno. Easen^ scantta-
lo dalla fante. Mod. bas.
Budella dèi bliyuel. — • Bellicon-
c/ùo,^. piii pulitamenie Tralcio.
Budella méstra.- Intestino retto.
BttdèU zintil» m. Lamprcdotlo.
Bello, Intestiuo del vitello, e di
altri animali del quale uno si serve
per imbudellare la carne salata da
consumare.
Avèir la budella dèllòuv.-^Aver
buUmo. Appelito, eamno. Fame ca-
nina.
BUDLEINA, n. f. Budellino, n. m. dim.
di Budello.
BUDRIÉ (dal fr. Baudrièr), n. m Ban-
djUera, n. f.
BUEIN. V. Bo.
BOEVI. Espressione modesta sosti-
tmla ad una die sarebbe sconcia.
Bi eoU' effe.
BVFFiR. Amare, buffare. Bespirar
con af&mno. Ed anche per Buffetta-
re. Gettar vento per bocca. La voi'e
boi. viene dalla provenaale Bufar,
che ha quest' ultimo siguiOcato.
Buffarila, — Pavoneggiarsi.
Al s' la buffa. — Va superbo,
iron/io pettoruto
Buffar (dal fr. Biffer). — Tor via.
Portar via. Nel fare a dama porlar
via una pedina al contrario . quaji-
do con quella egli era obbligato a
prendere ia vostra. Cunumemeiìte
Soffiare, ed anche Buffare, *- Buf-
fare in ita!, si prende per Dir tns»^
le, e per Gracchiars, ed anche per
Spetezzare.
BUFFEiiLA . n. f. Spezie d' uccello co-
munissimo detto Velia, AveHa, GaZ'
zavela, Bagazzoia, ed in alcune
parli Bufsrola,
'BUFFEBLOTT, n. m. AveUa cinerina,
'Al par un bufferlott, — > E' pàt^
un pappataei-
BUFFON, n. m. Buffone, n. m.
Buffon e Hu/funadòur. «— Beffeg-
giatoìe. Beffatore. Corbellaiore, Ber-
teggiatole. (Ihe fa bette , nel primo
stguifieato. Nel secondo: Molleggia'
tore.Motteggèiwle. Scfterzèvole, Mot-
teggiero, agg. a persona.
Da buffòn. — Buffonescainente.
Cossa da buffòn. — C'osa tmffo-
nes'U, ridicola, scutrile.
Saocir far da buffòn. — Tener
lazzo Saper far ridere.
BUFFUNAR. V. Sbuffunzar.
BLFFUNaTA. n. f. Buffoneria, n. f. Al-
to o detto da buffone.
BUGÀ, n. f. Bucato, n. m. Imbianca-
tura di pannilini con cenere ed a-
cqna bollente messavi sopra.
Unabuqà. — Bucato, dicesl an-
cora la nlassa e quantità di panni»
che s'imbucatano in una sola volta.
Far la bugà. — hnbucatare.
Per eseguire quest'operazione va*
rie facceiMle occorrono. I lavandai
per prima cosa fanno ciò che si di-
ce in boi. Mellen a tnoi la bugà , o
la roba sporca. — Inunollare l pan'»
I ìli sudici nelV acqua.
BUt
156
BCM
Smuiarlabugà» — Passarci pan-
nilini tiel ranno debole, cioè in'
ac(jfuato, che per lo più è avanzo del
bucato antecedente,
Arsintar la bugà. — Risciacqua-
re il bucato.
Cumponer la bugà. — Distribui-
re i pannilini nelkt conca, soprap-
pone ndooi il ceneraccio, con sopra
la cenere.
Trar su. — Gettare l'acqua bol-
lente sulla ceìiere nella conca.
Lavar la bugà, — Lavare il bu-
cato.
Dsténder la bugà. — Tendere i
pannilini su corde.
Pagn sta in bugà. — Pannilini
imbucatati.
Boba bianca d'bugà, — Panni di
bucalo.
Atìèir fatt bugà, figar. Avere il
9isò dilavato. Dìcesì del c^lor palli-
do del viso dopo aver sofferto qual-
che malattia.
'Sugar una bugà. Fig. ìtìpescar
le secchie. Pagare un debito.
BUGADARÀ,\oce antica. \.Lavandar.
BUGADARl, n. f. (dal fr. Buanderie).
Cura, 11. f. Luogo ove s'imbiancano
le tele» e i pannilini.— Sono in Bo-
logna alcuni luoghi ove s'imbian-
cano le tele, e i pannilini» che si
chiamano Cur. La cura dia Vota.
La cura di Bizzard. La voce boi.
Bugadari si appropria precisamen-
te' a quel qualunque luogo destine^
to a fare il bucato.
BUGADEIN » D. m. e BUGADEINA» n. f.
Bucatino , dim. di Bucato.
Dsténder un bugadein, — Tènde-
re un bucatino.
BUGNÉTT. V. Bògn.
* BÙIA , n. f BugUa. Zuffa. Bissa di
più persone» che fan romore. -~ Par
dia bùia. BuaUare.
BUIDA ALBÓTT. V. J9ò«.
BUIÈLNT » add. Bollente e Bogliente.
Che bolle» e anche solamente Scot-
tante.
BULÉIDER, n m. Vòvolo, ed anche Bo-
leto. Sorta di fango.
BULGNEIN. V. Munèida.
* BULL» n. m. BULLA» n. f. Sgherro,
ra. Dicesi oggi di coloro deirioiìma
plebe» che vanno con certe loro ga-
le, e sono facilmente pronti di ma-
no e accattabrighe.
BULLA» n. f. Tratto. Spazio. Parie.
Pezzo.
BULLA, add. Bollato. Segnato. Marcalo.
BULLAR. V. Sgnar.
N' bUfllar un quattrein. fi' psèir
aramar un quattrein, — fion Im-
scare un quattrino,
BULLEIN. V. Nèvla.
BULLÉTTA» n. f. e Salarein, n. m. Bul-
letta» n. f. Termine che si dà a va-
rie sorta di chiodi. Bullelte da im-
pannate, da zoccoli, da scarpe. Bul-
lette da onde diconsi quelle che si
vendono a peso.
Bullétta grossa da scarp. — Bui-
lettone. Chìoóo grosso col capo qua-
dro.
Bullétta cun la tèsta d'ulton. —
Cocomerello V. Ciod.
Bullétta per la gabèlla. — Bul-
letta. Polizzetta per contrassegno
di licenza di passaggio delle merci.
che si rilascia dopo aver pagato il
dazio. — Bulletta. Polizza che si e-
strae ne' giuochi a sorte. V. Loti
* Bullétta (Armagner o Arsiar in)
fig. — Bimanere o Restar senza il
becco di un quattrino.
Bullétta. — Piastrello, n.m.Qoel
panno su cui si distende l'empiasiro
per metterlo su ì maloii.
BULZÉTTA, n. f. Bolgia, n. t. Valiìjra
che s' apre pel lungo. La voce boi.
si prende anche per l' uomo stesso,
che porta la bolgia» cioè li Portalet-
tere , il Procaccio.
'BUM8ARDA , n. f. Bombarda, n. f.
*L* è un bumbarda. — E' le dice
grosse.
'BUMBARDAR» v. Bombardare, v.
*BUMBARDON» n. m. Bombardone. Sor-
te di strumento musicale.
BUMBAS, n. m. (dal lat. ant. Bomftojr,
che era veramente una pianta arbo-
rea» dalla quale cavavasi il cotone.
Bvn
157
BUR
Gosiypium, lat. è queir arbusto, che
ora noi conosciamo generalmente).
haìnboffia ,u. t Cotone , n. ro. La-
nugine del frutto di nna pianta , si-
mile a laua bianchissima. -^ Cotone
si usa più propriamente per la pian-
ta 0 arbusto , da 0' hotlon , voce a-
siatica.eper la lanagiae sfilata: e
^mbagia per la lanugine filata.
ha cossa eh' para d'bumbas.'^
hmbagioso, agg. Soffice, morbido
a oiodo di bambagia. V. ImbumbO'
m
kstunar cun un bastòri d'&titn-
hs. — Gaitigare col baston della
bambagia. Dar un cavallo con le
mucie. {Muda. Coda di volpe attac-
cala ad una mazza per {spolverar le
tavole). Cioè piii in apparenza che
in effeiio.
fmd*bumbas. — ImJkLmbagiato,
Téììder em'è al bumbas. — Ini-
bambaqellato.
Ear in-t-al bumbas, figurat. Star
iìnbambagiato, soppannato di bam-
bagia, cioè In delizie, e in morbi-
dezze. Aver ogni consolazione di
corpo. Stare nelV oro. Stare in sul
^rasio. Essere avvezzo o tenuto nel-
l'i bambagia.
»^5IBASAR.n. m. Lavorator di cotone.
BOMBASEINA , n. f. Bambaqino, n. m.
THa fatta di fili di bambafda. — Batn-
bdfiino è anche agg. Tela bamba-
gina.
Muisoleina. — - Mussolina dtcesi
^[Bambagino , da Mosuh città sul
Tigri presso le rtìine di Nini ve.
/Burribaseina, fig. per soffio d'a-
na freddissima ed acutissima. — Al
tira una bumbMcina ch'taja al mu-
itazz. — Spira un vento si freddo
che cuoce il viso.
JUSBASÙ. V. Calamar.
Bl'NAGA, n. f. Bonarjra e Bonaga, n.
f. Pianta che nasce ne' campi , detta
da' botanici Anònide.
1 conladini la chiamano Ligabó ,
0 Tirabò , dai francese.
BUNEFlC, n. m. Bonificazione, Restata
azione, Rìstaurazione, Ristorazio-
ne, Rhtaro, Rlparassione, Acconcia'
mento. Nel dialetto si diée ancora
Riattamèint, Risarzimèint V.
BUNIFAZI, np. m. ZIA, f Bonifaxh»
m. zia , f. Bonifacio « età.
BUNIFICAR. Bonificare, Migliorare.
Ridurre in miglior forma: e parlan-
dosi 4ei terreni Render fertile un
terreno infruttuoso. Per Risarcir.
V. — Abbunar. V.
BUNTA , n. r. Bontà, fi buono. Buona
qualità che si trova in qualunque
cosa.— Bonfà dicesi plii particolar*
mente per quella qualità morale, per
cui siamo inclinati a operar bene.
Usano i boi questo termine nelle se«
guenti frasi , e simili:
L' è la buntà d'dis ann ch'an'
V ho vést. — Egli è un negozio , un
affare di dieci anni, che non l'ho
veduto.
L'ha avù la buntd d'direm' eh*
a sòn un matt, ironicam. Ha atm-
to il coraggio di dirmi che son
pazzo.
Fu capace di fare. Ar^. Osò. Non
ebbe riguardo . o ribrezzo di fare.
Sono tutti modi da adattarsi alle Cir-
costanze.
BUR« n. m. Buio, Oscuro, n. m. Oscw
rità. Tenebre plur. n. f.
BUR, add. (da Burus lat. ed anche da-
gli antichi toscani Buro). Buio. 0«
scuro. Tenebroso , agg.
Vgnir bur. — Abbuiare e AbbU"
farsi. Rabbuiare e Rabbuiarsi. Ab-
brunare. Imbrunare. Imbrunire.
Annottare e Annottarsi. Farsi buio.
Farsi notte. Oscurarsi.
BUR A , n. f. Borea. Aquilone. Tramon^
tana. Vento principale settentriona-
le. — Per vento gagliardo e freddo.
V. Vèint.
BURACCIA , n. f. Boracela, n. f. Quella
fiasca che usano i viandanti. Y. Bui-
telila.
BUR ATT, n. m. FrulUme, n. m. Arnese
di legname , per mezzo del quale si
cerne la crusca dalla farina. Buratto
è V. d. U.
Tetta da buratt.»-^ Buratto tSta-
BUR
160
BUR
vanti superiormente con una ri-
balla* la quale calata orizzontal-
mente può servire ancora per ta-
vola ad uso di scrivania.
Burò (Fp. Bureau). Voce francese
introdottasi in questi ultimi tempi,
e vale Uffizio Ministero. Cancelle-
ria. Si osservi bene cbe la voce
francese Bureau è scritta coU'ii
semplice, altrimenti coU'ou* Bour^
reau , varrebbe Boia.
BURRASCA Y. Timpésta. Aqua.
BURRIDA. Voce che usano t boi. nelle
seguenti frasi:
Afidar d' burrida. — Andar di
, volo, andar ratio. Appunto come
fa il cane volendo assalire bestie, o
uomo. V. Burrir.
Vgnir d' burrida. — Venir con
prontezza , cmi partecipazione.
BURRIDÓN,n. m. Spavenlacchio. So-
pravvento, n. m. Battisoffia. Batti-
soffiola": n. f.
Far un burridòn. — Fare uno
. spaventacelo, o una tagUata, va-
le Fare una bravata.
BURRIR (erroneamente ABURRIR) , v.
Correr contro. Inseguire. Assalire.
E dicesi del cane, // dar sotto, il
. levare , lo scovare gli animali. In
boi. è voce adoperata per significa-
. re appunto Quel correre, o inse-
guire cbe fa il cane grosso trattan-
dosi di persone, eh' ei non cono-
sca, come per, assalire; ii.e.Quéll
can m' ha burré. — Quel cane mi
ha assalilo , inseguito. In boi. si
confonde con Abburrir nella pro-
nunzia, siccome alla voce Burré
precede per lo piìi la terza persona
del verbo Aoéir; Al m'ha burré.
fiURSA, n. f. (dal lat. Bursa). Borsa,
. n. f. Sacchetto di varie fogge, ma-
terie, e grandézze, per uso per lo
pili di teser danari.
Bursa da cavi. — Borsa da co-
peli.
Cavar fora dalla bursa. — Sbor-
sare.
Borsa. Parlando de/ pagamenti ,
che si fanno in Turchia « si prende
per Una certa somma di circa UO
zecchini.
BURUBÙ , n. m. Borbottone. Borbotta-
tore , n. m.
BURZIGULA. n. f. Dicesì nel gioco
delle pallottole, allorché lattee tre
quelle dell' avversario, o le lue,
son portate vicine al lecco, di mo-
do che allora si raddoppia' il poolo.
Non ho trovalo il termine ita!, re-
gistrato per corrispondente al boi.,
ma bensì trovo Verzicola nel signi-
ficato dell' unione delle carte prin-
cipali, e per lo meno di tre d' udo
de' semi nel giuoco delle minclm-
te, che in dial. boi. dicesi fìapolc-
tana. Quindi tanto per la stini-
giianza della voce ital. alla boi..
quanto per l' analogia del sigoiti-
calo, non esiterei di adoperare Ver^
sdcola per la . parola Buràffltla:
massimamente che in Toscana è
usata comunem. in questo senso.
BURZlGULEliN , e da alcuni SBURZI-
GULEhN AL DIDA. Unghiella, Q.f.
Slupor doloroso delle dita , cagio-
nato .da freddo eccessivo, i' of}-
granchiarsi delle dita. — Farpqpe
è Accozzare insieme tutti e cioqoe
i polpastrelli, cioè le sommila in-
feriori delle dita. Il cbe, quando è
d' inverno e freddo per lo ghiaccio,
molti non posson fare, onde in pro-
verbio si dice a Un dappoco: Tu
non faresti pepe di luglio. Da ciò
ha qualche analogia la voce boi.
Burzigulein, nel giuoco delle pal-
lottole, che sono tutte unite al lec-
co quando si fa verzicola. ^
BUS, n. m. Buco. Pertugio. Fòro,n.tù.
Apertura che ha del rotondo, e non
molto larga. Neil' ordinario discor-
so non si suol fare distinzione fra
queste tre voci : pure, volendo osar
di esaltezza , Buco si prenderà per
Piccola cavità , che si profonda ia
un corpo senza trapassarlo p. e. Un
buco nel muro. Fare un buco in
terra. Jl buco del ragno, l buclU
delle narici. — Foro è queir aper-
tura , che trapassa da una parie al-
BUS
i' altra* Fare un foro nella caffo.
Vn foro nell'abito. Un foro nel
muro. — * Pertugio» quandi» l' aper-
tura è tale , che , sebbene trapassi
ii corpQ perforalo , pure, per la d-
uuosilà delUi medesioia, non per-
metia all' occhio di vedere ì* oppo-
sta parU. Pertugio degli orecchia
hrtugio del terreno.
ìn-t'l' afliubbòH al Intti l* ha
faUàunlfUS.'^Nell'aflUfbiarie U
bìulo ha errato un buco.
»ui dia bòtt V. Bòtt.
Itus del ctutnòar. -* Occhi delle
ioiotnbme.
Bus pr t legn di poni da mura-
dttr. — Covile.
Bu9 in-t'la tétta, iti-M pagn. —
Buco , Straccìatuì'a.
Far un bus. — Bucare. Buche'
rare. Forare. Pertugiare. V. Sbu-
samar.
Buso , è addietivo e Tale Bucato.
V. Bus , add.
Far un ifus in't'la cassa, detto
figurai. Fare una buca. Servirsi del
denaro iiOalo.
Bus in-t'Una zéda.^^ Adito. Var-
co. Calla e Callaia è V apertura ,
che si fa nelle siepi per poter en-
trar oel campo.
Bus dèi viulein , dia chitarra. —
Bota. Apertura , o Qnestrella negli
sirumeuti da corde fetta pel risalto
del suono.
Bus da dòv nass al déint. — Al-
veolo.
Blu dèi nas. V. Nas.
Bus dèi seder. V. Cui.
Tumar a far un bus. - Ribunare.
Far un bus , figura L Infilzare le
pentole. Fallire.
D' un bus far una fnestm. —
— fare d' una bollQ acquaiola un
fistolo , 0 un canchero, figurai. In-
grandire le cose più del dovere.
Blustmr una cossa pr al bus dia
ciao. — Mostrare una cosa per
lambicco. Mostrar checchessia con
Uilficolià, 0 di rado, o per somma
grazia.
161 BUS
N* Sttoèir in eh' bus fteeatt*. —
Soìi saper dove nascondersi, o ce-
larti.
Passar pr un bus d'grattusa. —
Uscir per qualche gretola. Uscirne
pel rotto della cu fila. Sortirne in
bene in mezxo a diIBcoilà.
Pein d' bus. — Bucherato, foro-
minoso.
Astuppar un bus in-t^una cal-
xètta. — Ripigliar un buco , o una
maglia a una calza,
BUS, SA, add. Bugio, Bucato, Pcì^
tugiato. Forato, Buso, add.
Lam' è andà busa. — La cosa
m' è atulata fallita, m' è venuta
corta. La pania non tenne. Ella è
stata bianca. L' affare è andato in
fumo d' acquavite , o è andato a
rovescio. Ber bianco. Venir corto.
BUSA , n. f. Buca , n. f. Luogo cavalo.
Busa di alber. -— FonnellcL
Busa da mort per Sepoltura. V.
Deposit.
Andar alla busa. — Andare alla
tomba Morire.
Avèir i pi in-t'la busa. — Aver
la bocca sulla bara,
lì termine boi. è sempre appro-
priato a buco, o apertura che sia
nel terreno. In ilal. si appropria
anche ad altra apertura.
Busa di aldam, Aldamara.— Le-
tamaio. Sterquilinio.
*La busa eh' s' fa in fond al
camp per coier l' aqua gmssa. —
Piscina.
Far una busa in-t'Ol létt. '^ Af.
fondarsi. S'intende d'un letto mor-
bido, nel quale uno si profondi
quasi.
BUSADER, sust. ed anche add. (da
Bugiadro ani.). Bugiardo, Menzo-
gnere e Menzognero, Mentitore,
Mendace. Colui che dice una cosa
falsa, di cui conosce la falsità. Men-
zoniere , oltre air essere antico ,
non è da adoperarsi per aver radi-
ce da M^Piizone , e non da Menzo-
gna. V. Busi — Buffiardissimo, Bu-
giardoue, Bkgiardaccio , accresi'it.
IG
WS
163
ftud
I ImsQder tkm $èhnpr in àspar.
-* Ogni buqiardo ti pone, o -si
mette in caffo , cioè vuol essere te-
nuto |M*r un uomo sensui pari.
BUSAMAZZA, n. f. Bucaccia, pegg.
di Buca.
BUSAMEIN, BUSEIN, n. in. BucoHno.
Buchino. Bucfieràltoh. Buclierello,
dim. di Buco. Foreltino. Foretto.
Periugetto. V. Bus.
Chi n'accomda Imsein » aceomda
busòn. -* Chi non tura bucolin ,
tura bucone,'— Cettina, Cetletla,
Celtuzza, CetloUna, dicesi piìi co-
munemente delle piccole cavità dei
corpi naturali. Le celline fabbrica-
te dalle api. le cèllule delle Bpu-
gne. — Cunicoli si dicono le bu-
cherattole delle formiche , e simili
insetti.
Busamein' del pèir, del mèil,
etz. — Bellico. Bucolino di quelle
frutta che sì spiccano naturalmente
dal lor picciuolo.
BUSAMCIiNA, n. f. Bucheratola, dim.
di Buca.
BUSAMÒN , accr. d' Bus. BUSAMÓUNA,
d' Busa. — Bacone , accr. di Buco ,
ma si usa solamente per ischerzo ,
e proverbialmenle..
BUS ANCA, n. f. (da Buganza ant.).
Pcdignone. Infiammazione che per
cngion del freddo in tempo d' in-
verno si genera ne' calcagni , e nel-
le dita delle mani , e de' piedi.
'BOSC, n. m. A' catto, n«m.
'Far di buse. — Accattare. Beg-
gersi d' accatto. Ed alcune volte
semplicemente Guadagnare qual-
che cosa.
BlISCA, n. f. (da Busca, provenz. usa-
sato anlicam. dagli ital.) Busco. Bru-
scolo. Fuscellino. Fuscello. Fuscel-
luzzo. Minuzzolo pìccolissimo di le-
gno, o paglia, 0 simili materie.
Ògn buse i par un trav. — Ogni
bmscolo gli pare una trave,
*Mo buscai — Capperi! CospetloI
Cappi ta! Cazzica! Cappucci!
'BUSCAIOL, n. m. Scopatola. Pàssero.
Scopaiolo,
BUSCAR. Toccar delle busse.
Buscar cvélt. — Buscare. Pro-
cacciarsi, ed ottenere checchessia
coti industria.
BUSCARATA , BUSCARÓUNA. Voci so-
stituite ad altre meno civili troppo
note. V. Sgazarata.
BUSCAROL, n. m. Boscaiuolo. Quegli
che taglia , abita , frequenta , ed ba
in custodia il bosco.
BUSCHEINA , n. f. BuscoUno. Buschet-
to. Fuscellino.
BÙSCHÉTTA (FAR ALLA). Giocar alle
Buscìieite o Bruschetti Giuoco cbe
si fa con un fuscelletto messo fra
la piegatura di un dito della mano
chiusa , dando ad altri ad ìndovioa-
re In quale delle dita si trovi.
BUSETT DEL BÙST. « OcchielU. Que'
piccoli pertugi cbe si fanno nel ba-
sto, e per cui entra V aghetto.
Busett, Bó pznein. "Bucello. Bu-
ciaccio. Piccol bue.
BUSGATT, n. m. Bugigalto. BwjifiìU-
tato, n. m. Pìccolo buco, o stanzio».
Presso alcuni contadini la voce
boi. equivale a Porco,
Busi, n. f. Bugìa. Menzogna. FaUitó,
n. f. Metidàcio , n. m.
Nello stile famigliare si usano le
voci Carota, Bozza, Fiaba, fan-
donia , Frottola.
Dir del busi. — Dir delle bugie,
e con una sola parola Mentire.-^
Bugiare è verbo antiquato. —Siw«-
tire , Dimentire vagliono Dare una
mentila.
Coler in busi — Sàugiardare.
Convincere di bugia.
El busi han curt ì pi. — Le bì^it
hanno le gambe corte. La Imoifi
ha corta la via. E si djce aocbe
Bugia zoppa alla bugia, che presto
si scuopre. Si conosce più pretto
un bugiardo che uno zoppo. La ve-
rità sta sempre a galla.
A s' cgnóss la bu^i in-t-la f/vnt.
— La bugia ti corre su pel naso.
Cùn del busi^cùnun mònd d'bu-
si. — Mentitamente. Menzognet-a-
mente. Bugiardamente.
BU9 163
Busi — Bugia per Qaell'alenftile
che usano i Prelati nelle sagre fun-
zioni, per vedere lume in leggendo.
Ed anche per quella lucernelta di
metallo falla a foggia di casseltina
bislunga o rotonda ad uso di tras-
portarla in qua e in là senza span-
der olio. — Bugia si dice ancora
al Porlazirein, V. — Busi per Iri-
dio. V.
BISUZZÀ. BUS1ÓUNA, B. f. Bugiane,
n. m. Gran bugia.
BtSlÉm,BUS10LA,n. f. Bugielia.
hgìuzza, n. f. Dugia leggiera.
BUSILLIS, Busilii e BusiUis.mf&coWk
grande , impaccio, imbroglio, catti-
vo passo, e simili.
Quésta al busillis. — Otd è. o
Qui sta il busillis. Qui è dove giace
ìifìcco. Oh qui sta il nodo. Qui sta
il punto. Qui consiste la difficoltà.
(Dicesi derivala questa espressione
da OD Cberico, che dovendo in un
esame volgere in ital. queste paro-
le In diebus illis , nel testo esse
rimanevano tronche a questo mò-
do: in fin di verso trova vasi In die
— ed il resto cioè bus illis era nel-
la linea seguente : tradotto ch'ebbe
la prima parte In die— Nel giorno,
Tesiò interdetto protestando che
quel bus illis , era un passo molto
oscaro e difficile a spiegare.)
BUSON, n. m. BarxUissa. Bagascia , n.
in.II termine ital. vale propriamen-
te Drudo,, né corrisponde al boi.,
che signiGcia Uomo che fa l' inna-
morato per corbellar le donne. Que-
sta voce sembra provenire da Busi»
'^ Bugia. Bugiotie cioè Buma gran-
ài; oppure Bugiardone. Mentitore.
Busòn, ha dell'analogia con Bar'
iassòn. — Bardassonaccio. V. Bar-
dassa.
Far al busòn , Busunar. — Fare
}l monello ; far monellerie.
Bl^SS,n.m. BÙSS DI CANNON, DI
STIUP. Fragore de'cannoni, de' fu-
ciU.
*£n' dar ne in bùss , né in boss,
'^^(m connellere. Vaneggiare. Ra-
BCS
gionar coro' uno che sia fuor di sé.
Con altra frase i bolognesi dicono :
En' dar né in si , uè in séti.
BUSSAK. v. ha due signiGcati BUSSAR
DI CANNON. // rombar de' canno f ti.
Bussar ci Itoli , t linazz. V. Bott.
Bussan: in lingua ital. vale Bai'
tere. Percuotere.
BUSSE (Voce che verrà per cerio dal
fr.). Cilindrelto di avorio lavoralo,
luogo una spanna circa, con uno
scodellino hicavalo in un capo, ed
una punta nell' altro , con cordon-
cino legato nel mezzo , al quale è
raccomandata una pallollolelU,cbe
ha un foro. Con piccolo movimento
verticale, si slancia la pallottola in
aria, e con destrezza si raccoglie
nella cavità dello scodellino superio-
re: oppure capovolgendo il cilin-
dro , con maggiore bravura s' iuAla
la punta dello stesso cilindro nel
pertugio dalla palla, già indicalo.
Questo trastullo chiamlisi dai fr.
Bilboquel. Non ho trovalo V equi-
valente ital., ma converrà nominar-
lo alla fr., come tante altre cosucce
pervenuteci da quella nazione.
BiSSLA. n. f. Bùssola, n. f. Sorta
d' uscio di un pezzo solo , che gira
su' perni . e che usasi negli appar-
tamenti di persone .agiate.
Bùssla. — Mento, n. m. Parte
estrema del viso sotto la bocca.
Mèint, n. m. non è voce usata dai
boi. volgari, ma dai piìi colti, per-
chè Méint, n. f. nel loro dialetto
significa Mente, Memoria.
La pùnta dia bùssla. — // riaXlo
del mento.
'Bùssla. — Bùssola. Noto stru-
mento , che serve a dirigere i na-
viganti.
BUSSLOTT.n. m. Da Bòssolo, fatto
diminutivo. Ciòtola, n. f. Coppa di
legno in cui i banchieri e i mercan-
ti tengono i denari. Dicesi anche
Bacinella, Bacinetto, da cui i boi.
hanno preso il termine Bazzilètla.
Scusem' busslott s' a te dog un
scuploit. — Far le fiche, dicono i
BUS
1
mercanti de* lor cassieri , quando
eglino Spendono in uso proprio i
denari, che hanno in consegna.
Busslott d' tèrra cotta, o d' légni
da bévri. — Nappo di terra cotta»
0 di legno per bere. Ciòtola.
Bussolotti, con voce dell' uso, di-
consi qne' bossoli, che servono a'
saltimbanchi a far vari giuochi di
mano.
Zugar ai busslutt.^-'Fareai bos*
solofH.
Zugadòur da bussiutt. — Bagat-
ieliiere: Giocolare. Giocolatore. Gio-
cator di mano.
Busslott Qgarat. si dice Bazzante,
Cheha gran bazza, cioè gran mento.
BÙST, n. m. fìtisto, n. m. Corpettto
senza maniche afBbiato e armato di
stecche, il quale cuopre il petto e
la schiena delle donne.
Bàst. — Busto, dagli scultori si
dice alle statue scolpite dalla testa
sino al petto. Mezzobnsto è il Busto
dimezzato , e s' intende delle statue
fatte in tal maniera tronche, e sen-
za braccia. — Busto poi della perso-
na, 0 Imbusto, si dice Quella parte
della persona , che non comprende
uè testa , né braccia , né gambe.
Quéll che n' va in busi va in
man'g. V. Man'ga.
N'pssèir più sfar dèinfr in-t-al
bùst dall' allgrèzza. — Non capire
in sé dall' allegrezza.
BUSTA, n.f. Custodia dapo9afe,e con
termine di commer. Busta da cuc-
clUai.
Cucchiaiera. Custodia di cuc-
chiai. — Coltelliera , Coltellesca.
Custodii^ di coltelli. — Forchettie-
ra. Custodia di forchette.
Bùstadi zerusic. — Astuccio. Fer-
riera. — Ferrièra da fabbro , da
maniscalco , ec.
BUSTAREINA, n. f. PÙNTA DEL BÙST.
Bastenca.^.é. U. l)r.:ppo con che
le contadine cuoprono il petto nel-
la lunghezza del f)usto.
BUSUNAR , FAR AL BUSÒN. V. Husòn,
BUSUNATA. V. Bai^dassata.
BOT
6USUNZÉLU BARDASSUNZÉLL.V. Bar-
dassòn.
BUTiR, n. m. Butirro e Burro, n. m.
La parte grassa o sia La crema del
latte separata dal siero , ed ispessi-
ta mediante lo sbattimento couti-
nuato.
Azzltar al butir. Butir azzttd.—
Sciogliere il butro. Burro salato ptr
conservarlo. Per parlar correlia-
mente nel bol.converrebl>e direl^K-
tir zita , cioè Gettato , ma per mag-
gior dolcezza di pronunzia i boi.
v' aggiungono l' A.
Butir eh* ha al gtxind. — Burro
sapiente.
Grass cm' è un butir. — Grano
bracato.
Colui che fa e vende il butirro,
dicessi Burràio.
Per similtt. dìcesi Burro di kìoì-
dorle alla parte più fiiia e grassa
delle mandorle ridotte in pasta. —
Butirro d' antimonio. Un liqoor
bianco e gommoso , fatto col rogo-
Io d'antimonio e il sublimato corro-
sivo, ora Cloruro d'antimonio.'^
Burro di arsenico , ora Cloruro
d'arsenico.
BUTIRÓUS. Burroso , agg. Pieno di
burro.
BUTTA, n. f. Gittata, Gettata, n. f.
Gettamento, n. m. Il tirare o getta-
re. Gittata di sassi, di dadi alla sor-
te. Gita dicesi quel colf»o,cbc in di-
versi giuochi trae ciascuno de' gio-
catori r un dopo 1* altf'o.
Butta, per Bieaoato. — Una bona
butta. -^ Un bell'utile. Un bel ava-
dagno, o frutto. Una beUa ricolta-
■ Un bel colpo di fortuna.
BUTTAFION. V. Buttazzòn.
•BÙTTAFORA , o BtJTTA-IN-SENA , n.
m, Mandafuora, n. m., ed anche
Scenario, n. m. Quel fbglio sul qua-
le sono scritti i recitanti , o le cose
loro concernenti nelle commedie
che stanno rappresentando, come
le prime parole delle scene io c*»^
hanno parte, l'ordine in cui debbo^
no andare sul palco, ce. —'Dicesi
Bur 16&
anche a Colui che tiene in màW lo
Scenario^ e regola l'esciu degli al-
lori
BUTTAM , n. m. BoHume» n. m. V. d.
li. Qaanlilà di vasi da vtuo d' ogni
maoiera.
BUTTAR, Q. m. BoUah, D. m. Colui
che fa le boUi , i lini , e aimili.
BUTTAR. V. Tirar.
BUTTAREIN, m. e BUTTAREINA, f.
dim. à' Botta, -— Botticetta, Botlici-
na, (coii'o aperto) dim. di Bolla a-
nimale.
*BUmsÙ, n. m. — Far un buttani.
— Fart taccio, o Fare un taccio.
Koo conteggiare precisamenle, mi-
DQUmente. StagUare.
BUTTAZZ DALL' OLI. I/le/to, n.m.PSc-
col vasello di terra colla inverni-
ciato, 0 di metallo con becchetto
per ase di tenere olio da mettere
nella lacerna.
'Xltaccarbuitazz.TìfsOit^ Pettegù'
leqgiare.
BUTTAZZÒN. BUTTAFIÒN, n.m. Pan-
cione. Dumo grasso di molto. Pan-
ciuto, agg.
BUTTÉIGA. n. f. Bottega, n. f. Stanza
0 luogo dove gli artefici lavorano ,
0 vendono le toro merci. — Quella
dei mercanti piìi propriamente si
dice Fóndaco. — Officina è 11 luogo
dove gli artefici fanno le opere loro.
Tujt quél eh* è in mò»tra l' è Ì7i
butlèiga. — Assai pampini, epoca
uva. Bella apparenza , e poca so-
stanza.
Al piov in buttèiga. — Non fa per
h bottega. Fare, o non Fare per la
bottega , vale Tornar bene o male :
Esser d'utile o di danno, e dicesi
tanto al proprio , che al figuralo.
BUHEIN, n. m. (dal fr. Dottine). Sti-
valetto. Picciolo stivale , e propria-
mente Calzare a merza gamba.'
Butlein. — Bottino. Preda.
BUTTÉLLU, n. f. (dal fr. Bouteille).
Muglia , n. f. Franzestsmo tanto
comune, eh' è usato io tutta l' Ita-
lia.
Verremo nominando In questo ar-
BUT
ticolo imii i vasi, che senrono neW
l'uso comune per laleeffetlo.
Boccia. — Boccia. È un vaso pu-
re di vetro, di forma simile al fiasco,
cioè panciuta nel solo fondo , e col
collo piti lungo. Bocce da stillare
con eolio lungo.
Caraffa, n.t. Caraffa, è sinoni-
mo di Bottiglia, perché della stessa
materia • forma , ed uso ; ma si sdo-
le usare questo nome pel vasi , che
sono di minor capacità. Quindi Ca-
raffe dioonsi anche quel le, che con-
tengono medicinali liquidi.
Fiasc, n. m. (dal tedesco HmcA).
Fiasco è Un vaso per lo piti di terra
cotta corpacciuto nel fondo , oppu-
re cilindrico a bottiglia , con base
piana, e con collo quanto basta per
prenderlo in mano , e serve a con-
tener vino. Ve ne sono anche di ve-
tro, e allora vengono chiamati nel
dial. boì.Piston, se sono cilindrici,
e Zùcc, se fatti a bocce. Quando so-
^o vestili di paglia dai boi. diconsi
Zucc impaid;e dai toscani Fiaschi
impagliati. — Fiasca, n. f. É un fia-
sco grande di vetro grosso, di forma
schiacciata , che con voce di diaL
boi. dicesi Damigiana (come se si
volesse indicare Vaso portante vino
per le signore) ed è di questa forma
per comodità di portarlo dietro le
spalle, oppure per collocarlo In cas-
sa, in baule 0 altrove. Si chiama
ancora Borraccia , o Botraccina,
quando è piìi piccola.— Ampolla
(boi. Impòlla), n. f. Dalla Crusca è
definito troppo vagamente per Vaso
di vetro di varie fogge. E in fatto
non è cosi facile il descriverlo quan-
do appunto non sì distinguano le
forme, e gli usi; tutta volta le for-
me sono queUe delle bocce , delle
caraffe > delle bottiglie, ma in pie*
colo , per lo che s' adopera il nome
quasi sempre ih dirain. Ampolline ,
che i bolognesi dicono ìmpullein'.
— Ampolline diconsi pure quei due
vaselli, che, uniti per la bocca, for-
mano l'orologio a polvere.
CA
166
CA
BUTTGAR, n. m. ARA, S. Botteffoio, m.
ala. f. Colui o Colei che esercita la
bottega. Artéfice. •— Bottegaio in Fi-
renze si prende comunemente per
Pizzicàgnplo, come si fa in Bolo-
gna.
BUTTGHEIN^n. m. Tawrma, Osteria
da persone vili.
Botteghino ha diversi signiBcati.
Si prende per Quella cassetta piena
^ di merci, che portano coloro, che
' le vendono per le strade. Vale anco-
ra Merciaiuolo. In senso più ristret-
to significa Colui , che dà le polizze
del lotto, al quale si dice in boi.
Prenditòur.
Buttghein iUl loti, è la Bottega
ove sta il Botteghino a prendere i
giuochi.
BUTTlÀR, V. Bronfiare, Stronfiare. Bu-
fonchiare. Borbottare. Pigolare
Rammaricarsi, e precisamente si di-
ce di coloro, che, ancorché abbiano
assai , sempre si dolgono di aver
poco. '
BU TTIÒN , n. m. ÓUNA . f. Pigolone.
Da Buttiar. V.
BUTTRlGA,n.f. Voce popol. Buzzo, vo-
ce bassa, che vale Pancia. Onde im-
pir la buttriga, dicesi popolar. Em'
piere il buzzo. Aver pieno il buzzo.
BUTTRIGON, n. m.Buzzotie, n.m.Che
ha gran pancia.
BUTTSEINA, n. f. e piii coraunem. Bui-
tsein, n. m. Butlsèlla, n. f. Bòlt.-^
Botticella, Botildna, (eoWo cbia-
80 ) dim. di Botte. Piccola botte.
BUTTSÉLLA, n. f. Involucro , n. m.
Al furmèintquand l'è in battei-
la. — La spica del grano verde
, quando è ancora nel suo involucro.
BUTTZAR. Sbottotusggiare. Dire alcun
motto centro a chicchessia.
BUVINÉLL, n. m. imbuto, d. m. Pic-
colo strumento di metallo fatto a
campana, con un cannoncino in fon-
do« che s' introduce nella bocca de'
fiaschi per versarvi il liquore.
BUZAxNCATA, n. f. Buccicata. Boccicor
ta. Voce che significa Niente, o qua-
si niente.
N'in savéir una buzaneala. —
Non ne saper buccicata, straccio,
brano, bra/tidello, ec. modi popo-
lari. .
Buzaneata , vale anche Corbel-
leria.
BUZElNFI,add. Enfio. Enfiato. Gonfio,
agg.
BUZINFIÓN, n. m. ÓUNA , f. Basiofio-
ne; n. m. Basoffia,n. f. Uomo o don-
na soverchiamente grasso, e che
mangia molte basoffie.
BUZRÉTT, n. m. Owiciatto. Onnciàt-
tolo. Omicciuolo. Ometto. Omèltolo.
BOZZOLAI , n. m. Bozzolào, Ciambella
di zuccherini.
BVUDA, n. f. Bevuta. Bibita, n. f. Ti-
rata nel bere. V. SbvazzamèinL
C
C
• V. Lettra.
CÀ volgarm.. accorc. da Casa,ìì. f. Ca-
sale Cà accorc. ma questa è voce
lasciata al volgo, e a'contadlni; tut-
tavia si usa anche dai più civili in
molte frasi, p. e. Om dacà — il/ax-
saio. Uomo casalingo. — Donna
da cà. — Massaia, Donna eata-
Unga.
Una eh d'cartòn (dal fr. Chàlem
de carte). Si chiama cosi figurau o-
na piccola casa, e per lo più di cam-
pagna, molto ornata « ma fabbrica-
ta poco solidamente.
CA 16
Vnpaèiipein d'cà. — Paege ac-
casato, pien di case, o anche sein«
plìcemeole foroito di case; come si
direbbe PoMeiMonJ mfììcientemenr
te accasale, o bene accasate. Pos-
tetsìone riccamente (iccasata. (Non
easamentate, come soglion dire gli
agrimeosori). V. Fabbricar,
Cà dèi diavel, — Casa del diav<h
wto. Inferno; e figurai. Casardel dia-
volo. Casa di fuoco. Casa maledetta.
Estr itt-i-una càdèldiaoel. ^ Es-
m,o Stare nel fuoco. *
Laparnnacà dèi diavel. — È un
romito. Un trambustio. Una con-
fusione.
Andar a cà dèi diavel calza e
Vite. y. Andar.
H sta a cà dèi diavel, figurai. Sta
lontanissimo.
Cà affitta. — Casa allogata, o
appigionata. — Cà vuda. — Ca-
sa spigionata.
Cà mal sicura. — Casa cadevo-
lf,^roccala.
Cà peina de tùtt. •— Ella è una
dogatM. Casa doviziosa. Essere in
una casa come un mare.
, A cà mi a s'fa aqusé. — Nel mio
<t. la cosa sta con. Questo è il mio
riioluto sentimento» volere.
Stard'cà, o d'casa e d'buttèi-
ga. — Stare a casa e bottega. Va-
le dioiorare in luogo comodo , vi-
cino.
Tgnir la tèsta a cà. — Avere il
cerwllo seco. Stare all'erta. Stare
(icannabadata. Star con tuttal'ap-
plicazione.
Esser d' cà. — Esser di casa. Es-
ter fanìifjliaìv , intrivseco.
fari fati d* cà. — Far le masse-
rizie della casa.
Torr cà. — Prender casa. Cioè
prenderìa a pigione per abilarla.
ifetter su cà. — Aprir casa.
Mucc' d'cà. — Ceppo di case. Ag-
gregalo di molte case.
Vnafila d'cà. — J^ilare, Fila, Fi-
lafesstL, Riga di case.
fttr del cà in-t-i lug , in-t-el pus-
7 C^lD
•tòn. — Aecasatx, Fabbricar case
ne' poderi.
Avvertesidl nuovo che i bologne-
si civili dicono anche Casa in tul-
le le frasi surriporlale. Tutu via ,
generalmenie . Casa prendesi per
Casata o Famiglia distinta, dicen-
dosi : La casa PvpoU , la casa Ben-
tivoglio, che sono delle antichissi-
me e primarie di Bologna : sebbene
oggimai diasi questo titolo anche
alle famiglie degli artefici. «^ Casa
dicesi ancora « assolutamente, per
Casa di tugozio , di commercio.
CA> n. m. Cajtpa, o. m. La lettera K
eh' è dell'alfabeto greco.
'CABALA, n. f Cabala, u.f.— Fig. di-
cesi anche per Baqgiro , n. m.
CABALÒN. BAGGIRÀDÓUR. n. m. Ag-
giratore. Gabbatore. Raggiratore,
Frappalore. Busbaccoìie , n. m.
CABABÉ, n. m. BAZIL. (dal fr. Caba-
ret). Vassoio, n. m. Bacino di me-
tallo quasi piatto , da porvi sopra ,
e portar da luogo a luogo le lazze
col caffè e simili.^
Dicesi adesso anche Nappo. Man-
dar un cabarè , un bazil d*dulzia-
< ri a una parturièinta. — Mandare
un vassoio o un nappo di dolci a
una puerpera.
'GABBIOLÉ, (dal fr. Cabriolet), n. m.
Biroccio , n. m.
CACCA, n. f. Cacca, n. f. Voce de'fan-
ciulli. e delle balie parlando di co-
se sudicie , e specialmente della
• Merda.
Éssr alla cacca. Prov. plebeo. Es-
sere alla candela. La candela è al
verde, vagliono Essere al lumicino,
Essere vicino a spirare . o figur. A
fallire.
*Avèir dia cacca. — Mostrare su-
perbia. Darsi dell* arie.
CADAVER. n. m. (dal JaL Cadaver).
Cadàvere e Cadàvero , n. m. Corpo
umano morto.
Dviìitar un cadaver. — Incada-
verire.
CADAVERIC, add. ^odaveroso , V. d.
U. add. di Cadavere. Dicesi per lo
CAD
{»iii dell' odore , cioè simile a quel-
0 , che tramandano i cadaveri. —
Cadavèrico, add. è foce dell' uso
comune , e dicesi per lo piìi del co-
lore, che ha del cadavere.
CADEIN, n. m. Catino, Bacino, n. m.
Vaso di terra colta, di legno « oppur
di rame, di forma rotonda, e assai
cupo » che serve a molti usi dome-
stici.
*Cadein del cappéll del ci9. Absi-
de, n. f. *- Mèzz cadein. Mezza a-
bsìde.
CADÉINA, n. f. Cateìia, n. f. Fila di
anelli di metallo commessi . e inca-
\alciati 1' uno nell'altro. Questa de-
. finizione ci sembra pih generica di
quella della Crusca , che dice Legar
, me per lo più di ferro , fatto d* o-
nelU commessi, e cottcalenati Tu-
no coli* altro.
Cadèina, ciav del fabbric. V. Ciav.
Cadèina dia fuga, — Catena da
fuoco,
Cadèina di cvert. — Asticciuola.
Trave maestra. Tirante. Prima cor-
da Quel legno de' cavalietti delle
tettoie,. che sta in fondo per piano.
CADÈINT D'UN FIÙM. Cadente di un
fiume , non è voce di Crusca. Si di-
rà Declive, Declività , Pendenza ,
Pendìo , Inclinazione , e vagliono
queste parole : La differenza di un
termine sopra un altro, rapporto
alla distanza orizzontale di essi. Ca-
duta è la Differenza delle altezze di
un termine sopra un altro , o sia la
distanza dal centro comune de' gra-
vi : In boi. Scazuda.
•CADINÉLLA, n. f. Catinella, n. f.
* Cadinèlla da lavar i piati, — Ca-
tino grande,m cui si lavano le sto-
viglie.
CADlNfcEIN, CADINLÈTT, CADINÈTT.
n. m. Catinetto, Catinuzzo, dim. di
Calino.— Calinellelta, Calinellina,
Catinelluzza , dim. di Catinella.
CADNAZZ, D. m. (dagli ant. Cadenaz-
zo). Catenaccio, Chiavistello, o. m.
Pezzo di ferro piano o rotondo > in
mezzo o all' un de' capi del quale
168 CAD
avvi un bottone o manubrio , che
scorre entro due anelli di ferro con-
fitti nella parte ferma dell' imposta,
ed entra in uno o due anelli fitti
nell'altra parte. •— Vieu dello Cale-
naccio dalla Catena, perchè spes-
sissimo in luogo di palo ci servia-
mo di una catena , che ne la l' uf-
fizio.
Cadnazz alla genovèisa, o da ear-
ièlla, — Paletto, Catenaccio di for-
ma stiacciata a guisa di regolo, e ve
ne ha di piìi sorte : dai boi. dicesì
nel diminuì. Cadnazzol, come più
piccolo. — Cadnazzol eùn la lastra
d' fcrr. — Paletto con piastra. —
Cadnazzol cun al gamàòn. — Pa-
letto con gambo. -~ Cadnazzol cùn
r anélla. — Paletto con campa-
nella. — Cadnazzol cùn la staffa,
e V arparélla, — Paletto colla staf-
fa, e le punte. — Cadnazzol per la
traversa, — Paletto a hxtverso. —
Cadnazzol cùn al bitòn. ^-Paletto
con pallino. — Cadnazzol cùn la
susta, — Paletto a molla. Spezie di
catenaccio collocato nella parte su-
periore delle imposte, o delle inve-
triate , dove la mano non può arri-
vare, e che s'apre mediante au cor-
done attaccato alla coda di esso. —
Cadnazzol dóppi. — Paletto e pal-
lino da aprirsi denttr) e fuori —
Cadnazzol dia ciavadura. — Stan-
ghetta.
Metlr al cadnazz, — - IneatenaC'
dare.
Cavar al cadnazz. Dseadnazzar.
•— Schiavacciare,
Le parti del catenaccio sono: Ba-
stone. — Anello (boi. Uccélf), in cui
entra il bastone. — Maniglia (boi.
Man' g).— Boncinello o Nasello (boi.
Pulzòn). Ferro che messo nel baco
dei manico del chiavistello riceve
la stanghetta della iopp^.- Bocchet'
ia (boi. Imbuccadura). Imboccatura
in cui entra la punta del bastooe
del catenaccio*
CADNAZZOL. CADNAZZEIN, Q.1n. ChiOr
vistellino. V. Cadnazz.
GAG
169
CAG
CtDNEmi. D. r. Cai0fdfM.Cafenmxa.^
Caleneih, D.f. Caieuino, d. m. dim.'
dì Cateoa. Dieesi per lo piti a quel*
t'Adorasmeoto d'argento, foggiato
a catena , che<portano al collo le
donne. '
CADNÉIL DU FUGA. V. Fuga.
CADNÈLLA» D. f. CaieneUa. dim. di
Catena. Per lo più dicesi aqneifOr-
nalo fatto coli* ago sui vestimeDti ,
a ptisa di catena. — CadnéUm 4la
brm. — Catenella , n. f.
CADNÓCNA» n. f. Caienone, d. m. ac-
cr. dì Cateoa.
CAFFÉ. n.m. Caffè, n. re. Alberese
frollo noto di esso . cbe ci perviene
dall'Asia e dall' America. — Caffè
chiamasi la bevanda , che si fii eolla
decozione di esso frutto , dopo a-
verlo abbronzato e polverizzato. —
Cafe dieesi ptfr la bottega ove tale
bevanda si vende.
CAFFEAUS (dal tedesco Caffèe-haute).
cioè Casa dove si beve il caffè. Cosi
cbiamansi certi edifizi ne' giardini,
ed altri luoghi di diporto, dove, do-
po il pranzo, si suol prendere la be-
vanda del caffè.
CAFFTIB, n. m. Caffettiere, d. m. Co-
ini cbe vende la bevanda del caffè.
Voce dell'oso comune: quella di lin-
gua è AcquaeedtaMo.
CaDttra, n. f. Moglie di quello che
vende il caffè. -*- Caffettiera è Quel
wso dove si fa il caffè. V. Cugma.
CAGADCBBl, n. m. (^acapensf eri , n. m.
tao pensieroso o stitico, e che in
ogDi cosa pone difficoltà.
CAGaDURA, n. f. Cacatura, n. f. Escre-
mento delle mosche « e di altri in-
selli.
Oaaaéura d'galleina, d'jHzzon,
J^' Cacherello , u. m.
CAGANELLA, n. f. Caeeherello, n. m.
Sterco de' topi, delle lepri, dei co-
nigli, delle pecore, e simili.
^AGAR, V. Voce bassa. Andar dèi eorp.
Far i iu Iriaogn, — Cacare, v. Anda r
dtl corpo. Deporre il mperpuo pe-
*ode<t>eyi/re. Mandar fuori gli escre-
menti del cibo per la parte deretana.
Cagarti btMU.'^ Cacar k cu*
rtUeiU.
Cagart'addoiM. f artici ietta, —
Cacani eotto.
Al cagar dèi fus, detto più puli-
tamente Sbruzzar. V.
'Cagar in àcola, ffg.Sfteflarr.lla»
ni festa r cose segrete.
CACARÈLLA, n. f. Caeaiuola. Cacata.
Cacacciota, n. f. Voci che 1 boi. ci-
vili esprimono piuttosto coi termi-
ni di Uiiida, Fluii, Diarrè, Scurtir^'
zia: e iu Ital. Uicita, Diarrèa, Soc'
corretiza, Diaenteria, Mal di pon-
di. Andata.
Avèir el calzètt , et icarp a cagar
rélla. — Scarpe o calze a cacatuo»
(a, cioè Senza calzare, affibbiare o
legare. Più pulitamente 1 boi. dico-
no, in quanta alle calze. Atèir el
calzètt a campanèlla, ed alle scar-
pe , A pianta. V. Sca/pa.
CAGHEiN , n. m. Favella, n. m. dieesi
di Giovane orgogliose! to. Saccerttù
no , Saocenluzzo , Filoiofino , Pre-
iontuoio, Arrogantuccio, Arrogaìi*
tello , Letterato.
CAGNA, n. f. Cagna, n. f. Femmina
del cane.
Unir d'i aa a tèli d' cagna. —
Indentare. Commettere, calettare, o
. connettere due pezzi di asse per
mezzo di denti, e intaccatura. V. Con.
CA6MARA,n.f.PofvAerta. Corbelleria.
oppure Azione Cagnesca.
CAGNARI. n. f. Canatteria, n. f. Quan-
tità di cani.
CAGNATTIR, n. m. IRA,f. Carrattiere,
n. m. Colui che custodisce i cani.
CAGNAZZ , n. m. AZZA , f. Cagnaccio
e Canaccio, m. Cagnaccia, f. pegg.
di Cane. •— Cagnazzo, agg. vale Da
cane, simile a cane. — Cagnaccio,
agg. ad uomo, vale Crudele, Cru-
delaccio.
CAGNEIN , CAGNÉTT , CAGNOL , CA-
GNULEIN, CAGNULÉTT , m. dim. di
Can, e cosi i dim. di Cagna, f. Ca-»
gnetto, Cagnino, Cagnoletto e Ca-
gnuoletto, Cagnticcia, Cagnàccio'
lo„ Cagnolino e CagnuoUno, CagnO'
«7
CAL
t70
CAL
io e Cagnu^h, Canino, tatti dim.
di Cane. — Cucio e Botolo sono pu-
re presi per Cane piccolo.
CAGNEZZ, n. m. Canile» n. m. Letto
da cane. — Prendesi per ogni catti-
vo letto.
CAGNITA, n. f. Crudeltà. Angheria.
Vessazione »• n. f.
CAGON. V. Caghein.
*CAGÓUNA, n. f. ProiuntuoM. Arrxh
gantella.
CAI AH » V. Cagliare, v. Cominciare ad
aver paura dell' avversario, mancar
d'animo. Star cheto per peritanza.
— 'Vale anche Gridare. Schiamaz-
zare, forse sincopato da Baccaiar. V.
CAIEIN. (7uaio. Voce che mandano fuo-
ri i cani per dolore. — Zigarcaiein.
— Gumre. V. Vers.
Caiein, n. p. m. dicono i boi. per
. Voino avaro. Voce proveniente dal
nome proprio Caino.
*CAINAB, V. Guaire. Guaiolare, v.
CAL, n. m. Calo, n. m. Diminazione.
Minorazione.
Cai del munèid. — Scanità dal
giusto peso.
CALA , n. f. Calata. Scesa. China. IH'
scesa. V. Ralla.
CALÀMAR, n. m. Calamaio, n. m. Va-
setto ove tiensi l'inchiostro, e s'ìu-
tigne la penna per iscrivere. — - Ca-
lamar da bisacca. — Calamaio da
tasca. — Bumbasù dèi calatnar. —
Stracci. Sloppàccioli.
Péss calamar. — Calamaio,iì.m.
Calamaia , n. f. LolUgine , n. f. Tò-
tano, n. m. Noto pesce di mare, di
cui la femmina chiamasi SepfHa.
Calamar di ucc'. — Occhiaia. Li-
vi dorè sotto gli occhi.
CALAMDUR (dal fr. Calembourg) n.m.
Logogrifo. Specie di enimma.
*CALAM£tTA, n. f Calamita; n. f. —
Calamelta, fig. vale A ttraente. — L'è
un om eh' al par eh' l*ava la cata-
meita. — È uomo die sa attrarre.
CALANC, n.m. Frana, Scogliera, n.
f. — Calane, agg.che si dà ad uomo
infermiccio; lo stesso che Calcari. V.
'CALANCÀi n. f. Calancd. Sorte di tès-
suto, ehe oggi dicesi anche CcAm-
brich, ma di qualità inferiore.
CALANT, add. Calante, Scarso, agg. di
moneta, che non sia di giusto peso.
CALAR , V. Catare , v. Mandar giii da
alto in basso e con ritegno. — Tur-
nar a calar. ^^ Ricalare. — Al brod
è cala dal gran tmer. — - // brodo è
scemato pel troppo boUire,— Calar
una lesta. — Tarare. Ridurre al
giusto il soverchio prezzo richiesto.
-~ Al calar dia tèita, dèi pann. —
Ai^n/rafv; sicché dicesl tela rien-
trata quella che per l'umido si rac-
corciò. -^ Al calar del munèid. —
Scadére. •— Calar al vèinL — Ces-
sar del vento. — Calar al murbein.
— * Sbaldanzire. -^ Calar al scciop.
— Spianare lo schioppo. — Calar
d'prezi. — Rinviliare. Scendere,
cioè diminuire di prezzo.
CALASTRA,n«f. sing. e CALASTER,
plur. Sedili delle botti. Que' soste-
gni su de' quali esse posano.
CALASTREIN. n. m. dim. d' Calastra.
Picciolo sedile per le botti. — Dicesi
per simil.ad uomo di gamt>e storte.
Bilenco. Sbilenco. Schmit^escio.
CALCA , FÓLLA , n. f. Calca. — Fotta.
Folta, n. f. Moltitudine di gente. —
A i era una calca o una folla eh' a
n' si sré tratt un gran d'mei. — E-
ravi tal folla che non vi sarebbe
entrato un gratiel di panico.
CALCATREPPA, n. f. Calcatreppa, Cai-
catreppolo, n. m. e Calcatreppola,
n. f. L' Eringio montano, erl>a nota.
*C ALCOL, n. m. Calcolo, n. m. — Pie-
tra 0 Calcolo, T. med.
'CALCOLAR, V. Calcolare, v.
CALD , n. m. Caldo, n. m. Calore. —
Cald, add. (7a/do, agg. -^ Una cas-
sa ch'n'em fa né caldtiè frèdd. —
Una cosa che non m' è né calda né
fredda. Una cosa indifferente.
'CALDA , n. f. Calda, n. f.
Dars una calda. '^ Darsi un cal-
do. Pigliare un caldo. Scaldarsi leg-
germente. — Anche i boL dicooo,
alla francese , Ciappar un' aria
d'fug.
ut
171
CAL
CALDAN, n. m. TrtUtiecoh,» n. m. Ar-
nese composto di alcuni légni in-
curvati, che si mette sopra del fuo-
co per soprapporvj a scaldar panni.
CALDARA. CALDAREINA. CALDARI-
NEIiX. CALDAftÓf^.CALDAUÒUNA. V.
ì'gnaiL
CALDÌfiA, u. f. Da alcuni dlcesi Seti-
ficio, e Se/t/izio, da altri Filaloio.
Filanda è il termine d'uso comune.
Loogo dove si trae la seta da' boz-
zoli.
XALDIBAN» n. m. Tratture di ieta.
Quegli che fa trarre la seta da' boz-
zoli, e fiire le altre operazioni reÌA'
Uvc — CiiWiroii, n. m. e CaUUrc^
na.n. f. Filatore: m. e Filatrice, f.
di seta. Coìvi o Colei, che trae la
KU da' bozzoli. Volgarmente dicesi
piuttosto Scopatrice» perchè trae la
seta colle scopette Vultareina.
y Mindolatrice» Colei che. volta
i'gaiadolQ, avvolgendovi il filo del-
la seta, che si trae da' bozzoli.
CALEND, D. f. plor. Calende. Di que-
sta voce i boi. non usano per lo più,
che nel seguente proverbio: Purtar
ttna cotta cU calèìid grechi, — Por-
Zar cAc che sia alle ealende greche.
hriare alla lunga. Non finirla mai.
CALEZEN, n. f. Fuliggine e Filiggine,
0. f. Quella materia nera che il fa-
DJo lascia sa pei cammini. — Fufja
i^md'calezen.:— Cammiiw fiUg-
gtmo 0 fiiUqqiiialo. ^ Calìgine
significa ìicbbia folla con Oscurila.
^•^UO, add. Càlido , agg. Caldo. —
Callido, agg. vale Astuto, Furbo,
Sofloce.
CAUMANA, àgg. di una qualità di me-
pài ^A* calamagna,
^AuSSON,n.m. Colascione. Calascio-
ne, n. m,
^ALL, n. m. Ca2to,n.m. Pelle indurita.
- Pein d'calt. — Calloso. — Far
(dicali -^Incallire. Fare il callo,
Jfig Fare il callo, ilsopr* osso. A-
DUuapsi. — Fronte incalUta. Dicesì
"J chi non si muta di colore per
Jimproveri avuti , o simili , che dai
»ol direbbesi Mustazz d'impumld.
I CAUUR, IL m. Tariffa, n. f. Pi<ezzo te-
galmente stabilito sui commesUbi-
li. — Far ai calinir alla tx>ba. •—
Prezzare, Far la tariffa atte vetto-
vaglie.
'CALMl^C , n. m. Calmucco. PeUane.
Sorte di panni la no.
GALOSSA, n. f. Galoscia, n. f. Sopra-
scarpa.
CALOTTA, n. f. Berrettino, d. m. —
Quel berrettino , che cuopre anche
gii orecchi, ed è proprio special-
menle del Papa, dicesi Catnàuro.
•— Calotta dei ripetiziòn (Frauze-
sismo degli oriuolai). Calotta. *
CALÒUR , u. m. Calore , n. m. — - Ca-
lòur, per BiscaUiamento. Quelle bol-
licine minute e rosse, che vengono
nella pelle per troppo calore. -—Ca-
lòur d' feghet. Macchie rosse nei
volto, che credonsi prodotte da al-
terazione di fegato.
Calòur. Dicesi anche figur. per
Fervore. Veemenza, Parlar con ca-
lore. Nel calor del discorso. Nel ca-
lor della mischia. Cosa fatta con ca-
lore.
CALQUEL, n. f. sing. e fiHnr^ Calcola,
n. f. sing. e Calcole, phir. Certi re-
goli verticali , appiccati con funi-
celle ai lìcci del telaio, corrispon-
denti ad altri regoli orizzontali pog-
gianti in terra , in sui quali il tessi-
tore tiene i piedi, e, calcando or l'u-
no or r altro , alza ed abbassa le li-
la, che passano per essi licci, affin-
chè possa passarvi la spuola.
CALSÉLLA, n. f. (dal latino Callis, e
come si dicesse CalUcella). Scrimi-
natura, n. f. Quel solco in' sulla le-
sta , onde in due parti dividoosi I
capelli.
XALÙCC, n.m. plur. Usca, n. f. sing.
CALUIU, n. f. Caldezza, n. f. — Ca-
lura, per la forza del sole. Calura,
Caldura, ed è ciò che i boi. dicono
Stioss.
CALURÉTT, n. m. dim. di Calòur.^
CatotiAccio. Calduccio. Caldicciuo-
iQt n. m. — - 'Calurètt, dicono pu-
re i boi. quelle piccole bollicelle o
GAL
172
CAC
maochlttue prodotte da legge» e-
razione cutanea.
CALV, add. Calvo, agg. di persona o
di capo senza capelli. — Far doin-
tarcalv.^^ CalvarcDecalvare. Far
calvo.— Dointar calo»^^ Calvarsi,
Incalvare e Incalvire. Divenir cal-
vo. Quindi per simiiit. dicesi degli
alberi Scalvar. V.
CALVARI, D. m. Calvario, d. m. Monti-
ceilo ove sia piantata una croce.—
Per metafora dicono i 1h>I. Cai*
vari ad uomo o donna. Infermic-
cio, Malaticcio, Valetudinario , Ma-
lescio.
CAI^, n. m. Calcio, n. m. Percossa
che si dà coi piede.— Tirar di calz.
— Calcitrare. Calcitrante , Calci'
iroso. Che tira calci. — CalcitraziO'
ne. Il tirar calci. — Ogni calz para
o spenz innanz. — (jigni prun fa
siepe. Vale che si dee tener conto
d' ogni minimo clie -r- Trar di calz
all'aria. Opporsi indarno. Pei boi.
vale anche Essere impiccato.
*CALZA , voce bassa. Jlfato azione.
CALZADUR, n. m. Calzatoia, n. f. e
comunemente Calzatoio, n. m. Stri-
scia di pelle di cui servonsi i ea Iso-
lai per calzar le scarpe quando so-
no nuove.
CALZAR , V. Calcitrare , v. Trar calci.
CALZEDREIN DALL' AQUA SANTA. Sec-
cMoUna , n. f.
CALZÉIDER (dalle due parole greche
CluUkos, rame» e Hydor, acqua),
n. m. Secchia di rame. Vaso di ra-
me della forma di un calderotto ,
che serve ad attinger acqua. V. Caz-
zarola.
CALZEINA. n. f. Calce , Calcina , n. f.
Pietra cotta e calcinata per via di
fuoco in fornace, che serve a col le-
gar pietre e sassi negli edilìzi, pren-
dendo il nome di Calctstruzzo. —
Àsmurzar la calzeina. — Spegnere
la calce. — Far la calzeina. — In-
tridere la calce. — Calzeina eh'fiu-
réss, ch'irà fora al calzinétl. —
Calcina che sbulletta. — Fiòur
é^ calzeina asmurzà. -^ GrasHllo,
— Inealeénare e InealdwÈHtm. V.
Arlntccadùra.
CALZÉTTA , D. f. Calza , Calzetta, n. f.
— Calzati fatH cùn i fir. — Calzet-
te ad ago. — Calzétta a ilarol, —
Calze a telaio. — Metters'o Avèir el
calzètl.^- Calzarsi od Essere calzai
to. — Tirars' su et calzèli. — Ti*-
rani le calzette. E flgurat. Portare
i polli. Arruffar!!. Arruffianare. Aìh-
dar di portante , che con altra fra-
se i boi. dicono Far lùm. — Calzét-
ta a mèzza gamba. Calzttein. —
Calzareito, Borzacchino. ^ Calzét-
ta curia. — Culzino. — Calzétta
féssa o dora. — Calza a mafflie
serrate o a mofftie rade» -^ Avèir el
coUzètt a campanèlla. — Aver le
calze a cacaiuola. •— Accumdar el
calzèii. — > Rassettare le calze. —
Tirar su un pùnt in t'una calzet-
ta. — Ripigliare una maglia. — fi-
nir sa una curlira. — Ripigliare
Wìa maglia scappata.
Le parti della C<Uza sono le se-
guenti :
Pùnt. Maglia. — Pànt a drètt.
MagHe andanti. -^ Punt aroers o
Arversein. MagHe rovescie o Bave-
SCini. — Tòurel {óonrebbe dirsi Tòu-
ren). Giro intero di maglie. — Bmc'»
cadein. Due giri di maglie. — Cut-
dura. Costura. Quella fila dì maglie
rovescie a tutta lunghezza posterior-
mente alla calza. — Staffa. Cógno.
Quella parte dove le maglie andanti
si dividono , alle noci del piede. —
Seaiòn. Ornamento , anche ricama-
to, che si fa su del cogno, e die
dalla forma dicesi Mandorla , Flo'
re ec. {Seaiòn a mandla elz.) — 6a-
rélt. Calcagno. — Pedlite , n. m. e
Soletta, n. f. — Far el staff' al cai-
zèli. Rimpedulare.
CALZINAROL, n. m. Quel die vende la
calcina.
CALZINAZZ, n. m. Calcinaccio, n. m.
E per simiiit. Calzinazz^ di deint.
Calcinaccio dei denti. Tàrtaro.
GALZTTAR, n. m. ARA» f. Calzettaio,
n/in. Calzettaia, f. CtUxaiuoio, o.
CAM
ili
CAÌff
m. *-• Chi noeGiieto le calzette di-
cesi eoo T. dell' U. Cùneiacaltettc.
CALZTAZZA, n f. Calzaeeia, D.f.f egg.
di Calza.
GALZULAR, n. m. Calzolaio. Caltolar
ro,n.m. Colui che fa le calnitare ,
come scarpe, stivali e simili.
CALZULARt. D. f. plur. Calzoleria, n.
f. Luogo dove fennosl le scarpe.
'CAMARÀ, n. f. Camerata, n. f. Dicesi
perle più qael Locale ove insieme
siadiUKiDo i collegiali d'una stessa
classe.
CiMARADA, n. m. Camerata, n. m.
Compagno che abita e mangia In*
sieiDe, esteso anche a Compagno
Cmpatfno indMsiMle. — Commù
Utone dtcesi il compagno nella mi-
lizia, e per similit. Compagno nei
pericoli e nelle sventure.
CAMARIR, n. ro. V. Servitòur, '
CAMARIRA.n.f.V. Serua.
C4MARÒN DI A6RÙM. Stanzone degli
agntmi — Aranciera (dal fr. Oran»
0w>). Voce dell'uso.
CAMBESTA.n. ro. (dal fr. Camhiste).
Cambiatore di monete. -^ Cambi'
ita yale Colui che dà o piglia dana-
ro a cambio.
CAMBI e SCAMBI» n. m. Cambio.Seam-
^mento. Seamldo, n. m. — X!ambi
^Imunèid. Cambio delle monete.
— /n cambi. Invece. In cambio. —
Omla è la seconda d' cambi. Que-
sta è la ieeonda. Cioè Questa è si-
mile all'altra che m'hai fatta: e di-
cesi sempre in mala parte. — 'Cam-
hi. Cambio. Colui che entra nelle
milizie in sostituzione di un altro.
CAMELL.np. m. LLA, f. Cammillo ,
Wo , np.
CAMÉLL, n. m. LLA , f. Cammello, w.
e Cammella, f. Qnadrupede noto.
— Il cammello a due gobbe chia-
masi Dromedario.
J*™, n. m. Cammèo, n. m.
CAMER, n. m. (Da Camera). Cesso. De-
ntro. Luoffo comune. Privato. Ne-
ccsjorio.— Cacatoio^ voce del vol-
go. — tn alcuni luoghi d' Italia di-
<*si ancora Comodità. — Anche i
boi. plta colti banno le voei Comitod.
tug comod. Lug cmùn. Netessari,
e con voce latina Licet o iizet-^ÌA
voce Cagadur è aflfiitto plebea.'—
Camarein dèi cttmer. Camerotto da
destro. Cameretta. -» Alcuni iinpie-
gano sovente Latrina per Cesso. Y.
Ciaoga.
CAMISÀ. n. f. Camicia, n. f — Le par>
ti della camicia sono: Corp dia ca«
misa. Corpo della camicia, — Fès-
sa dia camisa da om. Sparato. —
Scalv da coli dia camfsa da donna.
Scottatura. — Fèssa delman'g. SpO"
rato delle maniche, — > Sulein da
eoli. Goletta. Collaretto. — Sutein
del man'g. Orlo. Solino. — Spol-
lazz. Spalletta. — Partirà. Gala,
Lattuga. — Cada. Gherone. — Pa^
tata, Pafaiola. Falda, Lembo.
Metters'la camisa. Incamiciarsi,
-^ Cavars'la camisa. Scamiciarsi,
— Sèinza camisa. Scamiciato. —
Metters'o Èsser in man'g d' carni'
sa. Spogliarsi in farsetto. Essere in
camiciuola. — Arbaltar o Ar9ultar
el man'g dia camisa. Rimboccar le
maniche. — Éssr in bùst d'camisa.
Essere in camicione. Spogliarsi in
camicione
Ona donna eh' fa el camis. Co-
miciarà, e meglio Camiciaia.
'Mettr in camisa, fig. (dal fr. Met'
tre en chemise). Bovinare, Manda-
re in rovina.
Nassr in camisa, o cùn la carni»
sa. Nascer vestito. Quando il feto
viene alla luce involto nella secon-
da. Quindi è venuto il prov. Nascer
vestito , 0 Esser nato vestito , allu-
dendosi a chi è fortunato. Anche
nel dialetto boi. dicesi Nassr in ca-
misa , 0 Nasser vslé in questo si-
gnificato.
Al prém più la camisa eh*» n*fa
alzibòn. — Stringe più la camicia
che la gonnella. Più vicino è ildeìjr
te che nessun parente.
Èsser cui e camisa. V. Cui.
La camisa n'i tócca al cui. Mod.
bas. La camicia non tocca il eutò a
CAM
174
CAM
uno, dicesi in med.lMt..Qaando per
troppa allegrezza , dandone sover-
chia dimostrazione, uno si rende ri-
dicolo.
Cavar infsin la camisa a un. —
Trarre il (il della camicia. Dicesì
dell' indurre chicchessia al proprio
desiderio.
Perder infein la camisa. — Far
a perder eolle tasche rotte o vuote.
Avèir una camisa addoss e l'al-
tra al foss, vale Avere due sole ca-
micie. Esser brullo.
Armetlri infein la camisa. — Iai-
sciarvi le polpe e le ossa. Rovinar-
si interamente.
Avèir la camisa merda» o sporca,
prò V. della plebe. Chi ha codadi par
glia ha sempre paura che il fito-
co non l'arda. Non essere leale , o
netta farina. Non essere farina
da cialde. Essere in difetto. Aver
la coscienza macchiala o calte-
rita.
Al vai piùincù un par d'man'ij,
cJi^ dman una camisa. — Mefflió è
fringuello in man, che tordo in
fiasca.
Chi filò ave una camisa, e chi
n'filò n'avé dm. — Uno leva o sco-
va la lepre, ^ un altro la piqlia.
Vno fa i miracoli, e un altro ha le
candele.
Avèir la camisa nètta. — Aver
nette le manico la coscienza netta.
Chi ha la camisa sporca s' la nét-
ta. — Chi è imbrattato si netti. Chi
ha mangiato i barcelU spazzi i gu-
sci. Ognun dal canto suo cura si
prenda.
Mudar s' d' camisa, flgurat. Bi-
uscire dal guscio. Mutar costume, e
darsi allo spirito.
Ji l se dspuiarev* in camisa perlù.
— Sbracarsi. Sforzarsi. Far ogni
possa per alcuno.
A s'i sturzré la camisa. — La
camicia gli sarebbe torta. Dicesi di
persona assai sudata.
la camisa di bigatt da sètda. —
Spoglia 0 Scoglia. Quella pelle del-
la quale si spogliano i bachi filO'
gellijebiscie^^ec
Camisa dèi pòzz. ( dal fr. Chemù
se). Incamiciatura. Quella iocoltd-
lata di mattoni interna ed adereou
al terreno di apertura circolare
che forma il pozzo> per sostenere la
terra.
Camisa d' zèss , d' cakeina , e<L
Incamiciatura in gesso, in col-
ce ec
CAMISOLA, CAMiSULElN. V. Curpètt.
CANLOTT, n. m. (dal fr. Cameiot).
CiambeUoUo , Cambelloflo.
CAMMEIN« per Cammino dove si fa ìi
fuoco , è voce che si seute nelle so-
le bocche delicate; la parola bolo-
gnese è Fuga, V. — - Cammein dai
boi. viene detto anche Un ristntlo
abituro con cammino ad uso par-
ticoUirmenle de' giornalieri, prvo-
dendo la parte pel tutto. — Cam-
mein non si dice per Strd. V.
CAMMINAB , V. Il vocabolo boi. è qua-
si sempre preso per Correre; Cani-
minar forte; Cammitiar rapido.
Camminare semplic. vale Andare.
Y. Andar e Correr.
A san cammina alla bisaeca»per
sintir s' i m' ìuin purtd vi al fa:-
zulètt. — Con la maìw corsi subito
alla saccoccia a sentire sem'actan
rubalo il fazzoletto,
CAMMINAROL, n. m. Fumaiuolo. Fti-
maialo. Torraiuolo. Quella parUi
della gola del cammino che rimane
fuori del tetto.— Aòcca, ed ora con
voce moderna Torretta è V ullinw
parte onde esce immediatameote il
fumo. — Bus dèi camminaroL —
Fori del torraiu>olo.
Fumar al camminarol, meUf-
Fumare il fumaiuolo della testa.
CANOSSA, n. f. Camoscio, n. m. Pel-
le concia della capra salvalica.
Camozza , chiamasi propriameo;
te la Capra salvatica. Il maschio è
detto Camoscio e Stambecco.
CAMP , n. m. Campo, n. m. Da Campo
provengono gli aggiunti Campestri'
Che attiene a campo» oppure Sai-
CAV
na
CAM
valico. Campagnuolo, Caimpaikioio,
Campereecio o Camporeccio; Che
apparlieneacampo.Aoitócc'd'cofnp.
— Radieehi camporeeci. — Camp
da pastura. -^Canmo eompascuo.
— (^amp tumnà d'fava. — Campo
iaibiadato. — ^atnp di sti^. —
Campo. — Melttrt* in camp. — ilo
campani. — Livar$*dal camp, —
decampare.
Camp di quader» — Campo. —
Cainpt>ie,ciicesi mettere la tiuta nel
campo.
^omp dt 6tt. É nna strada o piaz-
za io lk)logDa , cosi delta forse per
essere slato aDtìcamente 11 luogo
d'accampameoto de' Galli Boi.
CANPACCIAR . T. CampaccMam. V.
dell'oso. VivaccMaf^. Campar con
disagio. Campar refe refe.
WGNATA, n. f. Gita in campa-
9iia. Campagnata. Voce dell' uso.
CiUPAGNOL . n. m. LA . f. Campa-
smlo, m.la.t. Persona che abita
ù campagna. 1 boi. dicono Campa-
ssi ai Lavoratore del campo ; e
cioè Colai che attende sempre a la-
vorare il terreno , ed a coltivare le
piante, senza aver cura de'l)estia-
^i. della condotta delle derrate . e
d'altre cose proprie del cosi detto
Jfc, boi. BUric. V. Cuntadein.
^^IPAGNOL. Campagnuolo , add. DI
<^inpagna , Appartenente a campa-
gna V. Camp.
^*PANA, n. f. Campana, n. f. Stru-
loentodi metallo fatto a guisa di
>aso arrovesciato, il quale, con uni
'l^^^giio di ferro sospesovi entro ,
SI suona a diversi eè?tti , come a
<^dQDare il popolo e i magistrati, a
<i°ire i divini uffici , e sirdili cose.
^nar el campan'. V. Sunar. -
^ifòjjina far suttar el eampdn'.
"^^Uognafar campanotic, Dicesi
jioandouno, solito a far sempre ma-
'e> ila fatto una cosa una volta, che
sUlìene.
^ parli della campana sono; Te-
f^o Testa (boi. Tstd). Il piano
^<:ia campana da cui pende il bai-
tagtio. — Bordo. V estremili o or«
lo dove percuote il battaglio (boi.
Urèll).^ Fasce, FoicetU, Confo-
ni e Comicetle. — AneUo, Catticet-
lo « coi è appeso il bitlaglio (boi.
Aneli).'— Trecce. 1 manichi della
campana (boi. Crèin').'^ Ceppo,
Mozzo, Mozzatura, Cicogna. L' ar-
matura del legname cui sono sospe-
se le trecce (boi. Àrmadura). «—
Baltaglio. Quel ferro mobile attac-
cato dentro nella campana , che,
quando è mossa, battendo in essa,
la fa sonare (boi. Ita f/ofc').-— (Cruc-
cia del battaglio. Quella parte per
cui è attaccalo.
Campana dia fuga. -— Campana
e Cappa del Cammino.
'CAMPANAR, n. m. Campanaio, n. m.
Suonator di campane.— Dicesi pa-
re per simil. ai sordi.
CAMPANEIiN, n. m. CAMPANEINA. f.
Campanella e Campanello, Cam"
panuzza e Campanuzzo. Campa-
fletta.
Campanein.'^ Convòloolo. Pian-
ta scadente, che dicesi ancora Vi-
lucchio. ( boi. Vlùcc' ).
CAMPANÉLL* n. m. ÉLLA, n. f. DEL
PEGUER , DEL CAVER. Campanac-
cto. Campanello fatto di lama di fer-
ro : mettesi al collo della bestia •
che guida l' armento , e il gregge.
CAMPANLEIN , n. m. CampaneUino,
dim. di Campanello.
CAMPANÓUNA. n. f. Campanone, n. m.
CAMPAR, VIVER, v. Vivere e Campa-
re, Fra questi due verbi vi è la dif-
ferenza, che i boi. usano rare volte
Ftver, e nella ling. ital. qdasi mai
s* usa Campare , e questo verbo si
adopera in significato di Scam-
pare.
Campar del sòu fadig. — .Gua*
dagnar la vita. Vioere delle brac-
cia, o delle proprie braccia.
Campar mal, V. Campacciar.
CAMPÉTT. Campicello, Camperello,
Campicciuolo , CampiteUo, e con
voce di regola si potrà ancora dire
Campetto.
CAN
176
CAN
QkWÈZ, n. m. Can^ggio o Ugno di
. Campeggio,
CAMPlòN, 0. m. Campione. Qoel libro
ìd cui sono registrati i beni dei
possidenti » ed anche ie piimte dei
beni stabili.
Campiòn del tas$.-^ GraduazUh
ne de' contribuenti ad una tassa.
Campiòn, Mòsifxi. — Campione,
Scampolo, porzione di checché sia.
Mostra per far conoscere la qualità
. della mercanzia.
Campione detto ad uomo » Tale
Etve , Uom prode. U fem. è Cam-
pionessa,
CAN, n. m. CAGNA , n, f. Cane e Can
per sincope, n. m. e Cagna, n. f.
la femmina dei cane.
Can brace, (dal tedesco Brack).
<-* Bracco aggiunto di una specie
di cane da lun$(he orecchie , per lo
. più da caccia di uccelli. — • YeUro ,
dicesi generalm. al cane da caccia
• per la presa dei lepri , che i Ik)I.
dicono Can Uvriry o da./iws.—
> Mastino, Can mastein o da bear.
— * Barbone. Can barbòn. — ìiujfo'
Uno. Can pùmer, o semplicemente
Pumarein,— Can da caccia, Can
da cazza.
N' i èsser nianc un con. — Non
. essenH, Non rimanenn né can, né
gatta.
Tùtt i can mèinen o scòssen la
co , tùtt i minciòn volen dir la so.
— Ogni cencio vuol entrar in bur
caio.
Castiga la cagna eh' al can sta-
rà a cà,'^ Chi non mtol la festa
levi l' alloro.
Far un rudlein cmod fa al cem.
^^ Fare un chiocciolino , come fa
il cane raggruppandosi per dar-
• mire,
Can en magna d' can. — Corvi
con corvi non si cavan gli occhi.
Lupo non mangia lupo. Il lupo
mangia ogni carne, e lecca la sua.
Tra furbo e furbo non si camuffa.
Lunga la co al mi can. Lo stes-
so che l'altro proverbio: Campa
caoaU che V erba erèss. Y. Cavali
— Menar il can per V aia, è pro-
verbio che indica Favellate disor
dinatamenteeconfusameote, sen-
za venire a capo di coDclosione
alcuna.
N' dsdari can, eh' dormen. '-
Non istuzzicare il can che dorme.
Non istuzzicare il vespaio , il for-
micaio. Alla pignatta che ùolù U
mosche non si approssimano.
Da can.'^Cagtteseo e Cctgnazzo,
Far una cosa da can. — Far
che che sia abborraedalamente.
Acciabattar che che sia.
Far una fadiga o una vetta da
can. -^Durare una fatica da cani,
vale Durar fatica grandissima.
Star da-can, -» Star male.
Èsser come can e gatt. "^ Esse'
re , o stare amici come cani e gal"
ti. Stare come eapre e coltellacci.
Far finèzz al can pr al padron,
•— Chi ama me , ama il mio eatie.
*Can dèi scciop. — Cane o Gril-
letto del fucile, dell'archibugio,ec.
CAN Al A. V. Mannaia,
CANAL, n. m. Canale, e per sinc.
Canal, n. m. Luogo dove corre
acqua regolata ad arte.
Canal mwéU, — - Qaaaie, Fos-
so navigabite , navigaféte , navi-
glio.
Canal figurat. Savèir una cassa
da un bòn canal per Jfezj^o . Via.
( Dal fr. Canal fig. ) Saper chic
rhessia di buon luogo , di buona
fonte,
Letssar andar una eossa pr al
so canal. •— Lasciare andar pei
suo cammino . o per lo gran carn-
mino. Lasciar procedere 1' aliare
come dee naturalmente.
CANALÉTT, CANALEIN, n. m. Cana-
letto, CancMno.
Canalèlt d' aqua, — froacta o
Stroscia. Riga che fanno i liquidi
correndo per che che sia.
CANALÈTTA. CANALEIN A, D. f. Ca-
naletèo , Canalino , n. m. dim. di
Canale.
OAN
177
CAS
CANAfI»:fN. SCRANLEIN. PredelU-
no,n.m,ePredeiUHa, u, f. iVe-
delielio, D. m.
CANAPÉ, 0. m. (pron. 1* É come A).
Campè\ D. m. Fniiiieslfimo deU
r uso. Sorta di lellicciaolo ad oso
anche di sedere piU persone.
CANAREIN, D. m. Canarino , o PoMe-
ro di Coriària.
ematina, n, t Pà$sera delia
Canàrìa,
CAMi (piar.) BLA CAN'VA. U$ea,
n.f> Quella materia legnosa» che
cade dalla canapa allorquando si
^ maciulla. V. Caluec'.
*C|;NAR0L, n. m. Marzaiuola, n. f.
Sorte di augello.
'CAACIiER, D. m. Cancro e CanchC"
n).Q. m. Canchtfr, figur. dicesi di
Uomo pieno di malanni; ed anche
P«r Alarissimo,
UNCRENA. n. f. Cancrena, o Can-
anm, n. f.
CANO, fianco, agg. Voce pochissimo
osala dai bolognesi, d|e adoperano
sempre Bianc.
Cand jcanda, — • CandidisHmo,
Bianco in supremo grado.
CaNDEIla, n. f. Candela, n. f. — Ac-
cu/ars. Far tondo il colo della can-
dela di cera.
CIUIhi magna el candèil lein
cmristupein. Prov. has. Se hai
ingioia la candela, smaUlirai lo
'Candèila, chiamano i bolognesi
quediaccioni^ che pendono dai tet-
ti per gelo al liquefar delle nevi.
V. Zlòn.
'L' hala catìdèila al na$, fig.
, ,f fjli piove dal naso il moccio,
UNDELABER, n. ,m. Candelabro,
Q-Di. Sorte di candelliere, capace
a portar pili candele.
CANDLEINA . n. f, Candelelta, Caìlde-
f^jl^'Candeluzza.
CANDLÈT (Pr. CAiNDLAT), n. m. Co-
Inietto, a. m. BttJx^, f. Fèretro, n. m.
^ANDLIR,n.m. Candelliere, n. m.
Arnese di metallo o di legno dove
SI Oceano le candele» per tenerle vi
•coese. Pochi scrivono questi voce
con due < , ed in vero essendo pro-
veniente da Candela, che si scrive
con una sola l,dovrebl>e pure scri-
versi Candeliere con semplice L
Le parli del Candelliere sono: Al
piati, o al pé, — Pianta o Piede,
— Culòuna, — Fu»o, Il fasto delta
colonnetta. — Canno. — Bùcciuo-
lo. Quella specie di canmi nella
quale si ficca la candela. -^ Sck-
dlein, ^ PiaUello,
CANDLiRÒN, n. m. Candelabro, n. m.
CandelHere grand/e,
CANDLOTT, n. m. Candelotto, n. m.
. Candlott per simil. V. Zlòn.
CAiNÈSTEH, n. m. slng. BA, f. e CANI^
ST£H, plur. (dal Lat Canister). Non
è voce del tutto boi. V. Panir,
CÀNFOBA, n. f. Cànfora, n. f. Gom-
ma-resina che suda da una specie
di lauro.
Erba canfora, V. Erba,
CANNA , n. f. Canna, Pianta nota.
Metter su in-t'Cl cann. Incannar.
— Incannare, Avvolgere su le
canne.
Tirar zò dal cann, — Scannare,
Levar d' in su la canna.
Vòus d* canna féssa, — Voce
di canna fessa. Voce esile , ma strì-
dente.
Oo d' canna. V Ov.
Cannòn dia canna.— Bocciuolo,
e con voce scientifica Intemodio,
Lo spazio d' una canna fra i due
nodi.
Sii pein d' cann, un cannèid,
— Luogo cannoso, Xlanneto,n: m.
Far una srraia d* cann, — /n-
cannueciare, v. /ncanntccAtola .
n. f.
Canna dèi pòzz. -* Condotto del
pozzo.
Canna dia foga. •— Gola del
cammino. Quella parte che si prett<-
de dalla capanna, e va sino alla
torre' ti del cammino, passando per
le stanze, e pel tetto della casa.
Canna dèi camer. — Cannone ,
Doccione di un privato,
18
CAN
178
CA5
Canna dia péppa. — Cannella,
• Tuòo della pipa.
Cannadla ciav. — Fusto o Canna.
£7ttnna dèi vandlir. — Fuso,
Cann vnhster d' un mutai, —
Stecche te prìacipati bacchette di
un ventaglio.
Cann pzneini del cintai, — Bac'
che ite. ■
CANN ARÉLLA , CANNÈLLA , n. f. Can-
nuccia e Cannucce piar, diconsi
più comunem. le canne palustri.
Canna <U palude. Spàzzola di pa-
lutie, perchè la pannocchia serve
. per far le spàzzole.
•CANNARt. n. m. plur. V Canari,
CANNEID, n. m. Canneto, n. m. Luo-
go dove soH pianiate le canne.
CANNÈLLA, n. f. (Pr. CANÀLA). Can-
nella , n. f. Legno bucato a guisa
di bocciuol di canna , per io quale
8* attigue il vino della botte.
Uròir la cannèlla. — Ingannar
la cannella. Dicevi quel turare in
parie il foro interiore fasciandolo
con Istoppa, perché getti più piano.
Cannèlla dall' apis. Natila-
toio. Toccalapis
Cannèlla da tèsser. •'- Cannelli
e Cannellini, n. m. plur.
Far el cannell. — Accannellare,
Far i cannelli. Incannare.
Far el cannéti — Tornire , par-
landosi di gatti, nell'uso, s'ad-
opera neutra Im. e s' intende Quel
roofare che fanno talvolta, perchè
è simile a quel remore , che fa il
tornio quando gira.
Cannèlla, Cannèlla regeina. —
Cannella, Cannella regina. Cinna-
momo, Cènnatno. Seconda cortec-
cia d' un albero, che cresce princi-
palmente neir isola di Ceylan in
Asia.
Erba cannèlla. V. Erba.
CANNÉTTA, CANNUCCIA, CANNEI-
NA. Cannuccia, Cannuccina.
CANNÒN , n. m. Cannone, u. m. Stru-
mento bèllico cilindrico gettato in
bronzo , od in ferro , che serve a
lanciare proietto di palla.
Le parti distinte del cannone s
no le seguenti : — Boera del va
none. Ln larghezza dell' apertu
del pezzo. — Gioia. L' estremi
del cannone verso la bocca. — \
tata. 1^ parte esterna degli ore
chioni sino alla bocca. — Collo
Collare. La parte più sottile.
Bottone. La parte alt ima verso
culatta. — Culatta. La parte der
tana opposta alla bocca. .— Mai
glie. Due specie di anelli posti v«
so gli orecchioni dalla parte del
culatta. — Orec hioni. Parli ton<
e sporte in fuori , le quagli sertoi
a sostenerlo. — Focone. — Conii
glia. — Gratw del focone, li gr
nellino di rame posto nel fuco»
perchè resista più air azione d
fuoco, e non s' allarghi oltre
dovere. — Anima del cannone. \
vuoto interno del pezzo. — rumi
ra. Quella parte che sì fa nel vao^
più stretta vicino ai fondo , e do^
si pone la parica.
Il Cannone ebbe diversi nomi p(
distinguerne le varie s{>ezie, coni
Sagro, Sagi^Uo, Falconetto, S»
Tiglio, Drago, Draghetlo, Dragh
pazzo. Serpente, Colubrina, e
altri. Si distinguono ora dal pes
delle palle, che cacciano, e f>er
si chiama Cannone di quattro que
lo che porta quattro libbre di pa
la, e cosi ài sei, ài otto, di dodiri
di sedici, di ventiquattro, di tnt
tadue, e di quarant' otto.
Catinòn da stianta. — Pezzo A
settanta, detto per esagerazione
Pezzo che porta una pcJta di lei
tanta libbre: che figurai, applicai
ad uomo, Yale X^omo di vaglia, é
gran valore.
Cannòn d'iègn, d'piòtnb, d'rH
der, etz. termine generico. Canno
ne, ma meglio Tubo di piombo, d
vetro, ecc.
Camion da metlri el pènn. -
Pennaiuolo.
Camion dèi mants. — Bucolare. Caih
none che ha ou girello di ferro boi*
CAJf
179
CAN
lìto H qinle dà il vento, che vien
dal mauike al faooo dellfi fucina.
Camion dia pènna, — Cannone
della penna. Alb.
Cannòn da suppiar in^t-al fug,
— Soffione. Canna traforata da sof-
fiar sai tìioeo.
Cannòn d' latta pr' el dòzz. —
Doccione serrato di latta.
Cannòn sèimpi. — Doccione set^
rato tccmpio. Cioè composto colla
lastra di latta ordinaria.
Cannòn doppi. — Docciotii ter-
«l'i ditppi.
Cannòn invemisd. — Doccioni
«rro/i Unti in vernice,
'CANNUCCIA. V. Cannetta.
Cannicci AL, n. m. Cannocchiale, n.
DI Slramciito Composto d'un tubo,
«di varie lenti di cristallo collo-
<3ie nelle esti'iniità, o anche per
^^y in gaisa , che servano ad iiì-
graodire, e ad avvicinare in con-
seguenza le forme degli oggetti
loDiani.— . Telescopio è dello quel-
lo, che serve per contemplare le
stelle. — Cannocchiali acroma"
liei si cbiamnoo quelli , che han-
00 gli obbiettivi formati di diver-
se materie, sicché non mostrano
intorno agli oggeltl i colori dell' i-
fide
CiNNUNAMÉINT. n. m. Sparo di mol-
l^ cannonate. Camwnamento è un
neolojrisino.
UNMJNZÉTT. n. m. Doccetta serra-
^ ~ Ed anche per Cannonetto ,
^^'^wortcìno , piceiol cannone.
^-AWCIA, 0. f. Sokne, e volgarm.
^^mehia, «. f. Sortó di testaceo a
guisa di tubo.
<^ANON,n. m. Cànone, n, m. Libro
riioale che serve spedalnoente ai
vescovi, ai canonici, ecc. — Càno-
ne dicesi pure una sorte di canto,
intrecciato con dati precetti.
CANONtC, n. m. Canonico, n. m.
Canonica , n. t Canonica, n. f. Casa
P«r abitazione dei canonici, ed an-
che dei parochi , ecc.
^ANONIGAT, n.jn. ComnUsiU9t n.in.
Titolo della prebenda conferita ai
canonici.
'CANT. n. m. Canio, n. m. Armonia
vocale.
'CANT(I boi. dicono quasi sempre LÀ),
n. m. raffio. Lato , n. m.
' Timu da cani. -— Traetevi da
canto» da tato.
•CANTA, n. f . — Una coM/a-^Una
favola. Cd anche una Cosa di poco
valore.
CANTACCIAIt , V. Canfacchiare. Can-
tcrettaiv, Cantetlare, v. Cantare.
con sommessa voce, e a ogni poco.
— 6Viw^irra#ip. Voce usata dal Maga-
loltl. Svilimento del cantare fre-
quentemente e male, e spezia Imcn-
te nel cantar del popolo qualche
novità dìvennta comune.
CAINTAFOLA . V. Pertantèiffùla.
CAISTAUnÉGHÉ Cuccurucù, ChicclU-
richi Voce del gallo.
•CANTaNT. n. m. Cantante. La voce
boi. ha rassotuto signidcatodi Can-
tore. V. Cantòur. ,
CANTAR, v.<^ow/cfn?. V.
Cantar in falsètt. — Cantare
in voce falsa. Cantata in quilio. li
cani a re in acuto che fanno gli no-
mini contraffacendo la voce fenuni-
nile.
Cantar la nanna. — Far la nin-
na nanna. Cantilenare, Cantare ai
bambini, perchè s'addormentino.
Cantar per Confessare , dicesi
de' rei, che confessano i loro delitti
alla giustizia, o meglio quelli dei
complici. Bassam.Sj7occtoZan9</6ar-
letto.
Cantàrita stiétta, e nètta. — Fa-
re una cantata liscia» chiara, sen-
za ritornelli, ne' passaggi. Dire ad
uno liberamente il suo sentimento.
Lassar cantar e far a so mod. —
Far il formicon di sot^ , che non
esce per bussare die si faccia. Star
costante netta sua opinione.
Turnar a cantar. — Bieantare.
— Stf^cantare , vale Cantare con
eccesso dì squisitezza. — Cantare
. a Uàro aperto, vale Cantare a pri*
CàN
180
CAN
ma vista. — Cantare si dicedcll'ao-
ino , degli uccelli, della cicala» e
del grillo. Vedi però i nomi appro»
pria li io Vers,
Al cantar d'un va$, — Crocchia^
re. Croccare. Crocciare,
Un' òlla eh' canta. — Una conca
che croccia , cioè che o fessa , o
scommessa, e percossa, manda qael
cerio suono , che indica la sua im-
perfezione.
CANTARAN, n. m. Cassettone, n. m.
. Arnese o Masserizia dì legname, in
forma di cassa grande , dove sono
collocate cassette, che si tirano fuo-
ri per dinanzi , ad uso per lo piii di
riporvi pannl,e simili. Dal nome fr.
nel dial. boi. si è formato Comò.
CANTAREIN,n. m. Canterino, n. m.
Dicesi per ischerzo di chi canta ?o-
lontieri e spesso. — Gli uccelli che
cantano assai , diconsi CantaittoH o
Canfaioli.
CANTAR£1NA, n. m. Cantarina, Can-
tanibanca , n> f. Femmina che can-
ta per le strade o sul banco.
CANTARÈLLA , n. f. Cantarello, n. m.
DIm. di Cantero. Doccione che si
. mette in principio de' eessi. — Can^
terella. Insetto da' medici chiamato
Cantàride.
XANTEIN , n, m. Cantino, n. m. La
corda minima o piti sottile degli
strumenti musicali da corda e da
arco.
CAISTEINA, n. f. Cantina, n. f. — Cà-
nova , Cella o Celliere , piìi propr.
. èuua Stanza terrena o sotterranea
dove si tengono i vini, le grasce , e
simili.
*CANTER« n, m. Cantero, Cantaro,
n. m.
CANTIMBANC, n. m. Cantambanco.
. Cerretano. Ciarlatano. Ciurmadore.
, Cantambanca e Cantambanchessa,
fem.
CANTINÈLLA , n. f. Battitoio , n. m.
L'ornato delle imposte che va per
ritto, e regge le spranghe, chiuden-
do in mezzo i riguardi.
CANT^NÉTTA, n, f. SaloafiascìU , n.
m. Arnese che serve a eonleoerp e
custodire i fiaschi, -r- Cautiiiclla è
quel vaso in cui si mettono i Giischi
in ghiaccio.
CANTIRr (che dicesi anche da molli
BscanUr) n. m. Fusto d' abete gros-
so , tagliato e scorzalo per uso di
fabbriche , o di legnaiuoli.
CANTÒN, n. m. Canto, Cantone, Àn-
golo.
Tirar un in-trun cantòn. — Ti-
rare uno in un canto , cioè in dit-
parte.
Zugar ai quatter cetnton, (dal fr.
Jouer aux qualre coins). Giuoco che
si fa in cinque persone, quattro del-
le quali popgonsi ognuna in uncao-
to, e la quinta nello spazio in mei*
zo. Queste van cangiando luogo coi
lor vicini, e mentre passano da uno
ad altro canto , quei di mezzo cen-a
d'impossessarsi d'un posto vuoto.
Colui che riman fuori vien chiama-
to dai boi. Stréia. V.
Lassar in-t'Uti cantòn. -^ Lasciar
nel dimenticatoio , o nel cesso.
Una cossa eh' ava di cantòn. —
Cantouuto , Angoloso, Angolare,
agg.
'CAJSTOUR, n. m. Cantore. CatUalore,
n. m.
CANTIJCC. Cantuccio. Sorta di biscot-
to a fette.
CANTUNA. Cantonata. Quando la mu-
raglia faccia angolo retto , o acuto.
Quando fa angolo ottuso dicesi ^ó-
mito. Se questo angolo è tagliato.
Biscanto. V. Scantunadura.
CANTUNZEIN. Cantuccio, Cantonceìlo.
Canloncino , dim. di Canto , per
Banda.
CANTURi , Cantoria. Tribuna uose
stanno i cantori , ed i suonatori io
cìììessk. Pogginolo dell'organo.
CAN'V. Cànapo. Fune grossa.
*CANUD, agg. Canuto. — Dvintar ca-
nud. — Incanutire.
'CANUTELLIA , n. f. CanuHglia, n. f.
CAN'VA. Cànapa
Scavzzar la can'va. — Dirròwpe-
re- la canapa, pet.Dipelaria,
CAP
181
CAP
Gramarh. •— Gramolarla, o ITo-
ciuliarla,
Ptlnaria.'^ Graffiarla, — La ca-
napa lavorata si divide In varie qua-
lità. — Garzuleina. — Garzuolo di
prima torte. — MurélL — Garxuo'
h di seconda sorte. •— Garzai. —
Garzuolo, — Pdal, — Canapone ,
cbe anche si può dire Capecchio,
(Male Id iul., vale Fusto d'an al-
bero). — Stòppa o Tuzz, plur. Stop-
pa. Questa stoppa messa Id forma
dirotoli per filarla si chiama in boi.
ìhnéU, ed è di qualità meno infe-
riore.—Smèint d'can'vcL — Ta-
nojpuccia. — Una mazza d'ean'va.
-^ Un mazzo di canapa.
CANTAR, 0. m. Canapaio, n. m. ia,f.
Uogo dove si semina , o sia semi-
nata la canapa.—- Can'var. — Catio*
vaio. Colai che ha in consegna lacà-
oo\a, 0 cantina. Cantiniere o Canti*
nwro.— Vinaio, è il mercante di
vino, colui che vende II vino.
CàN'VàROL^ Beccafico canapino, —
Can'oarol per Can'vein, V.
CANVAZZ. n. m. o LANZOLA. n. f.
Canapùto, n. m. Fusto della canapa
dipelala.
UN'VElN,n. m. Canapaio, n. m. Co-
lai che assetta la canapa , Ligadòur
«iaeaft'va..— Colui che la pettina
«chiama Pem'tiatore, in boi. Con-
«ocon'oa, o Garzular — Canapi"
^r^'^ aggiunto a cosa di canapa.
CANZLARl, n. f. Cancelleria, n. f.
CANZLIR, n. m. Cancelliere, n. ra.
^-AP. Copo, n. m. Testa, n. f. Non u-
sano mai i boi. la voce Cap al pro-
prio per Testa, ma bensì al fig. cioè
per Primo, Principale, Principio.
— Capd*tavla, d'accusa, Cap d'cd.
"- Capo di tavola , ec. — Da cap.
— Capoverso. Principio del verso,
■" Cap d'opera. — Capolavoro , e
comunem. Capo d'opera. — 1 nomi
poi composti da Capo si scrivono
»u una sola voce. Capoinàestro, Ca-
pocaccia, ec. — Capoeroce. Crocic-
chio di strade (boi. Cruséll d'strà).
— t'apome«^. Il primo giorno del
mese.— Capopoorina. Fregio cbe si
inette in capo alle pagine de' libri.
— Caporovescio , vale Sossopra ,
col capo in giti e colle gambe in al-
to. — Vuttar d'sòtta in su. — Ca-
povòlgere. Volgere eapopiede. V. Té-
sta ,e Co,m,
CAPANNA. Capanna. — Da presèpi,
— Capannuccia,
CAPARRA, dopami. Arra. — Avèim*
avù saz e caparra, — Aver prova-
to a sue spese,
CAPAZ. ABIL, add. Capace, agg. Il con-
trario Incapace. -» Atto, Adatto,
Con Ir. Inetto, Disadatto. — Abile.
Contr. inabile, ^ Disposte. Contr.
Indisposto. — Acconcio. Assettato.
Adattato.Tuiìi pressoché sinonimi.
CAPAZITA, n. f. Abilità. Attitudine.-^
' Capacità d' intelletto. Intelligenza.
— Capacità, vale ancora Estensio-
ne e Grandezza di ciò cbe può am-
mettere , 0 ricevere in sé cosa al-
cuna.
CAPÉLL. Cappello. Copertura del ca-
po. — Coprirsi. Incappellarsi. Met-
tersi il cappello.— Scopm^^ Scap-
pellarsi. Levarsi il cappello.
CAPÉLLA. Cappella. Luogo ove è si-
tuato Taltare per celebrare. — Cap»
pella. La moltitudine di musici de-
putali a cantare in una chiesa. Can»
tar una laude mezza a cappella , e
mezza a popolo, — Captila , Tèsta
di ciud. — Cappello , n. m. CapoC"
chia , n. f.
'CAPELTÒN, n. m. Moretta turca, n.
f. Sorte di uccello.
CAPER. Càppero. Frutice noto. — Cap*
pero, frutto. — Caper, per Scaracc*.
Scherzevolmente Incaparar , per
Empir di somacchi.
*CAPESS,n. m. Intelligenza, n. (.Com-
prendimento,fì. m.— Avèirdèl co-
pess. Essere di facile comprendi-
mento.
CAPIATUR. Latinismo usato. Ordine
di cattura. Mandato d' arresto. ^^
L'ha avù, Aie vgnù al capiafur.
Lo hanno arrestato, oimprigionato,
CAPIGLIATDRA. V. Caviara.
CAB
184
CAR
Aver fatto la sua canwaiui, figurai.
Aver fatto il noviziato.
CARBÒN. Carbone, Questa voce ital.
significa tanto il prezzo di legno in-
teramente acceso, che non getta piii
fumo ( Brasa in boi. ) , quanto que*
sto legno spento che sia, prima ch'e-
gli incenerisca. Onde si troverà
scritto Carbone che scotta; Carbo-
ne acceso; Carbone vico; e Carbo*
ne spento. Atìoivare il carbone, ec.
E ciò viene dai latini, che cosi T u-
sarono. io direi tuttavia Carbone
per le brace spente ; e Brace al car-
bone acceso, o infuocato. Amerò in
egual modo dire Carbonaiuolo o
Carbonaio al facitore o venditor di
Carbone, piuttosto che Braciaiuo-
lo; e cosi Carbonaia alla cassetta
ove si riponga il carbone , anziché
Braciaiuola, perchè non risvegli l'i-
dea che si possa accendere la cas-
setta di legno mettendovi brace per
entro. ^- Dointar d'carbòn.'^ In-
carbonire, — Carbòn pagan, —
Carbone fòssile. Carbone di nnUnie-
ra. -* la btisa dòo s'fa al carbon.
— Celina.
CARBUNAR. V. Carbòn.
CARBUiNClN, add. FURMÉLNT CARBU-
NÉIN. Grano attaccato da carboì^!»
0 dalla volpe. — Bàggine , Rub^g^
gine , Filiggine, termini che non
sono tuttavia sinonimi, ma indica-
no le altre malattie del grano, che
lo anneriscono.
CARBUNÉLLA, n. f. Carbone mintUo.
— Carbonella è aggiunto ad una
sorta di pera.
CARCIOFEL. Carciofo. — Gobbo, di-
cesi alla pianta del carciofo, quan-
do è ricoricata.— -i4^ cui dèi cardo*
fel.'- Girello. — Cardoncello, Car*
duccio. Gettata, Pollone o cesto,
che si spicca dal ceppo delle vec-
chie piante di carciofo — Carciofi'
no, dim.
CARCIUFALARA. Carciofaia. Luogo
piantalo di carciofi.
CAREN. Carne. — Magra e grassa. —
Carne che ha di magro e di grasso.
— Ch'fa al sangu. — Carne ve^
demezza, cioè poco cotta. — Sfilac-
ctottM. — Tignosa, sfilacciata.^
Ch'tira. TiranU.^ Chl^aal tgnezz.
Tegnente. — Ch'sa d' mmarfi/. —
Stracca, Stantia. — Sala. — Come-
secca, Quella del porco conservata
nel sale. •* Affama , o Affumgà- -
A/fumata. — Assa dalla caren. —
Tagliere n. m. TagUera n. f. -^Zoc-
ca dalla caren. — Ceppo, — L'è
più la zànta che la caren, -^Epiii
la giunta che la derrata. ^ Càr-
neo, agg. Formato di carne. Hatum
carnea. Villo carneo opposto a W(-
to pittagòrico, cioè Erbaceo, fruga-
le. — Cibo carnale per opposizioofl
a Quaresitnale, — Carnivoro. Che
8' alimenta di carne. — Caren per
Camasòn, — Carne per Carnagio-
ne. Carni vive, lucenti, luecicanU.
Carnagione fresca — Caren toda.
— Carne soda. — Flossa, — HoHu-
me. — Caren matta. — Carne mor-
ta, ammortita, morliflcata.'^ Èttr
in caren. — Essere in carne, car-
nuto, camacciulo.'" Parlar al cur-
pètt d lana in^t»la caren. •»• forts-
re il corpetto di lana in carne. -
Lan'è caren pr i su deint. — i^on
è terreno da' suoi ferri. Si dica per
esprimere una persona cwun affire,
che non sia adattalo per une— ^tf*
lòurd' caren. — Color carnicino,
agff. — >12 crèsser la caren W-«w
fré. — Incarnare , o Bincarnart.
Fistola cicatrizzata, e ineamala.
CAREN'VAL. Carnovale. Carnevale,
Carnasciale. — Far caren'val'. -
Carneoaleggiare. Carnovaleggiare.
Carnascialare. Carnescialare. -
Cossa da caren'val. — Cosa camo-
valesca.
CARÉZZA. FINÉZZA. Carezza, e verlo
piìi Carezze, piur. Accarezzamenii
Lusinglie. Vezzi^Amoreoolezie. Far
del earèzz, — Careggiare. Care-'
zare. Accarezzata. Allettare. ^^-'
zeggiare. Amorevoleggiare. A^'
mainare. V. Fimzza , Dsswttn. -
Carezza.
GAA
185
CAR
CARGA, D. r. Càrka, Soma, n. f. Co*
rico, 0. m. Peso. — Carga d'basUi-
wó.— Un carico di bastonate, di
legnate, — Um carga d' legna, —
t n foilellodi Itgna. — Fardelcarg.
Afoiteltare.
CARGAR,sÌDcop.da Caricare. Carcare
è usato da' poeti. Porre addosso o
sopra. -- Cargar al scciopp séinza
Min. •^ Andar a caccia col bue
zoppo. Mettersi ad una impresa con
provTedinieotG non bastante ai bi*
sogw. -^ Imbarcarsi o Entrare in
Mwifiizo biscotto. V. Psar.
CAJUGA.omeiafor. PULTRÒUNA. Se-
dia e Seggiola a braccivoU.
CABIGLIÒN (dal fr. Carillon). Cari-
Sitone. Specie di snono di campa-
n^llioe, che per lo piii si mette ne-
gli orinoli.
CARICóUNA. n. f. e CARIGÓN. n. m.
%^/otie a braeciuoli, n. m. •
'Carigon, fig. dicesi d'Uomo paf-
m e neghittoso.
CAHLOUIS'A (VIVR ALLA): Vivere, Te-
^Jare a brace. Vivere alla car^
J^RMÉIN (dal fr. Camìin). Carminio.
CARNASÓN. V. Caren.
^JRNlM. Carname. Quantità di carne
^JROTA.n.f. Carotla, Barbabieto-
h B. f. ~ Un eh' pianta del Carot,
%• Pflo che spaccia fiabe , frottole.
[f^cheledicegroése.
''^«fi.n.m. CARRA.n. f. plur. Car-
'^. n. m. Carri f m. e Carra, f. nel
P[if; — Le parti del carro sono :
'f^on. Forca. -'• Seal. Cosce , o
^(do/i. Lati del carro fatti a fog-
fi'a di rastrelliera. — Bod. Ituote,
^;^ Carro, delle carrozze e si-
"'ili » è il complesso de' pezzi di
fgDame e ruote, su di cui si stabi-
'»ce la cassa. — Carro per Carro-
™.f. Un carro, o una carrata di
/ffno.- Lo pttc (resto roda dèi carr
« Tue/fa cA'aVto. — lo più ca«ii?o
J"ofo del carro è quella che cigola,
Bgnrat. ^ Vn bo sòul n'pò tirar
wcorr. -~ Una sola fwce non suo-
^ in un sacco. - QuèU eh' fa i
carr. — Canadort, e eoo V. à, U.
Carraio.
CAURA. V. Carzd.
CARRAOÉLU Carretto. Canicelto.
CaRRARÌ, n. f. Carréggio^ n. m. Mol-
titudine di carra.
CARRATTIR. Carrettiere, Carrettaio.
Colui cbe guida le carrette. 11 fem.
Carrettiera.
CARRATTÒN. Carrettone. I boi. han-
no anch' essi il nome f union. —
Carrattòn pr i muri. — Carro fu-
nèbrn.
CARRÉTTA. V. Carriola.
CaRRÉZ, n. m. (colla x aspra). Carret-
la/a, n.r. Tanta materia quanto con-
tiene un carro. La Toce boi. signifi-
ca tanto la Quantità di materia che
si porta sul carro, carretta, o ba-
roccio; quanto l'Azione, l'opera del
condurre , e la condotta del carro
con tali materie: come se in ital. si
dicesse Carreggio , o CarreggiatU'
m.Ma Carreggiatura non .è di Cru-
. sca, e Carreggio, vale Moltitudine
di carri.
CARRIOL. Canrtto.Carruccio.'^Onzr
al catriol , figur. Unger le carruco-
le. Corrompere altrui con donativi
per giuanere ai suoi fini. — Car-
riol da fandsein. V. Spassèz.
CARRIOLA. Carretta. Carretta piccola
a due braeciuoli e una sola ruota.—
Carriuoìa, \ale Letto cbe in vece
di piedi ha quattro girelle, e tiensi
sotto altri letti. — - Cundur o Pur-
tar in carriola. V. Scarriular. —
Carrucolare uno , cioè Indurlo con
inganno a far ciò ch'ei non vorreb-
be. — Lassars* tirar in carriola. —
Lasciarsi levare in barca. Lasciarsi
menar pel naso.
Garrirà, carriera. Corso, detto dal-
l'antica corsa de' carri, e de' cava-
lieri nel circo. V. Currira. — bor-
rirà di studi, del scièinzi. — Corso
degli studi, delle scienze. -^ L'ha
fati una bèlla carrira. — Ha fatto
un bel corso, o una serie brillante,
luminosa d' impieghi , di carichi.
CARROZZA. Carrozza. — Da noi —
IO
CAB
186
CAB
Carrozza d'affilio, — Da qualUr
rod. — A quattro ruote.. — Da du
post. — A due luoghi. — Cocchio è
lemiiue di siile sublime, o poetico.
•^ A i voi la carrozza. — Egli o-
spella il baldacchino. Dìcesi dì cht
aspetta molti priegbi innanzi eh' e'
si muova. — Quèll eh' annoia el
carrozz.p Nolesein. -- Carrozzaio.
'"An's'pò andar in paradis in car^
rozza. — Non si va in par€uiiso col
guancialino. — Le parti principali
della cassa della carrozza sonor^Jur-
tiis. — Archi. — Fònd.'" Pedanino,
e Hanta. — Schinai dedri. — Fon-
do di sopra. — Schinul dinanz. —
Fondo di sotto, o Ciilatta. Fianc. —
Fiancate.-^ Zìi. — Tettino. — Fiocc.
— Fiocchi. — Magazzein. — Botti-
no, 0 Contrappedana, o Magazzino.
— Spurti. — Sportelli. — Suffiètt.
— Mantice.^ — Còntrasuffiètt. —
Contrammàntice. — Frullett. —
Frullini. ^ Passaman dèi cristall
— Passamano del cristallo. — An-
dar, Condur in carrozza. — Car-
rozzare.
CARRtBEL. CarricelU). Carretto. Car-
retto piccolo e debole. Con questo
nome chiamasi in boi. spezialmente
quello , su cui si trasportano i sac-
chi di grano per entro i luoghi abi-
tati.
CARRUZZA. Carrozzata. Cocchiata.
Camerata di persone, che sono por-
tate dalla stessa carrozza.
CARROZZAR. Carrozzaio. Carrozziere.
CARR13ZZE1N. Carrozzino.— Mnàr zò
a carruzzein dscvert — Menare a
mosca cieca. Battere alcuno senza
discrezione. — Tirar zò a carruz-
zein dscvert, figur. Menar tulH a
rastrello. Dir male senza riguardo.
— Far carruzzein » ^gurat. Croc-
chiare. Portare i frasconi. Esser
crocchio. Esser malazzato , o cagio-
nevole. L'usano i boi. anche per Es-
ser vicino a morire, ma relativamen-
te ai volatili, comechè non avendo
piti forza nelle zampe , camminano
trascinandosi a guisa di carrozza.
OARRZA,CARRÀ. Carreggiata.-^ Star
in carzà. —Andar fora, o zò d'car-
za , metaf. Escir dal seminato , u
di tèma, e anche Perder la truimu-
tana. — Carrzà. Carreggiala di uua
carrozza , di un carro , prendesi per
la Larghezza tra i-uota eruota.Ao/a-
ta. Ed anche il segno che fa iu lem
la ruota.
CARRZADÒN. Ruoteggio. PesU hiia
dalle ruote delle carra.
CARRZADÓUR. Carreggiatore , Cam-
dorè. Colui che guida il carro. -
Carraio è V. d. U.
CARRZAR, V. Carreggiare, v. Guidar
col carro, ed in signif. ali. Traghet-
tare robe col carro. Carretlan.
CARTA. Carta. — Carta cùn cola, -
Carta incollata. — Carta «(rozzo.
— Carla straccia, o da straccio. -
Carla d'bòn fil, Ch' canta.- Carla
• di buon tiglio , che suona. — Carln
da letler cùn al filètt dura.— Car-
ta da lettere dorata nella Umdoifir
ra. — Carta da scartuzz. — Caria
bigia.— Carta da tundar— Carta
colla zazzera. — Barba dia caria.
T- Zazzera. — Carta tundà.- Car-
ta ritondata. — Carta flossa- Car-
ta dilègine. — Cartapecora.— Car-
tapecora , e Cartapecorina , e in
plur. Cartapecore , Pergamem -
Carta undd. — Carta amatici-
la, amarezzata, marezzata, e iMr
rizzata. Carta tinta a onde. — Car-
ta. — Carta, sì dice anche per Cat-
ta scrìtta. Onde Carte, e Carte icril-
te, e non Carli come da cerlunosi
usa. — Strazzar una carta in lanl
pzzulein. — Stracciare una corta
in minuto. — Papiro, voce p^o^en.
dal lai. Fu usata da Dante. Ora non
si direbbe che per nominare le au-
liche scritture sul papiro. Papiri
della biblioteca , ec. — Carla , [>*''
Pagina, e perciò Cartolare. Porre
i Qumeri alle carte de' libri. — Car-
tacea, add., che significa Di caru.
0 Simile a carta , è voce dell' «>«
comune. — Ifn rotold'cart.—Pif'
go di carie; p. e. Piego di carie
CAB
187
e A II
con cui ii batte la ttMMtea. — Una
(Hiriad'agòec\ d'agueeion, — - U-
na grossa d'aghi, — Cart da zu-
l/ttr. — Carle da fjhtoco, — Far et
cari, sfarle earte, meseolarte.
- Fot et cart, fi^nr. Far le mine-
itn. Governare, Comandare. Far te
cane. — Dor et eart. — Dar te
carfe.Z)ato. Atto del mescolare, e
Min miao più girate. (Boi. Han).
- Mtttr insèm et cart. — Aceoz-
zarlecarfe. Vale unire insième le
carte baone o tutte di un seroe. E
<^i Scozzar le earte ^^noì dire Me-
scolarle, separandole. — Tirar su
^mta.^Suechiellare, dicesi Del
^nardare le carte sfogliandole, e
tiraodolc su a poco a poco. Carta
^'afrònt. — Carta di faccia. La
prima orla che scuopre il banchiere.
-ftirr ch'eònten.^^ Carte di con-
f'^fioun. Tarocchi ec. Quelle carte
'''lesi contano per più punti.— 2fti-
mr ma bèlla caria, fifoni. Tirare
*<n (Iran dado. Giocar ben la sua
«^«rfa. Avere una gran sorte, o Ser-
virsi heoe dell'occasione. — Far et
mfalH^ Far le earte false, o
mssime. Fare per un altro qual-
^'oglia cosa per grande e perico-
losa cli'ella si sia. - Carta qeotfraft-
^ Quella in cui è delineata una
f^B parte del Globo terracqueo, o
'"' Regno , 0 un Impero. — Carta
cotDgrà/ica.-^ Quella su cui è deli-
neata una ProTincia. — Carla topo-
grafica. — Quella che rappresenta la
P^fte di una provincia , di un pae-
se, di un dato luogo , — Perder la
^^^t(idèl navigar.— Perderla bàs-
joto. Navifiar per perduto — Car-
^ per Iscrittura privata, o d'obbll-
, 20, ec.
ART AH. Cartaro e Cartaio. Colui che
rabbrica la carta. — Cartolaio. Colui
J^beTendecartae Ilbri(7arff0rȏco-
■'" che fa le carl^ da giuoco. —
^rtolaro, e Cartolare, n. m. vale
'li i*' memorie. Diario.
'*nTAR|. Cartiera. Fabbrica dove sì
™ w carta.
CARTATÙCCIA, D. f. Airfooctiio. n. m.
(aurica, n. f. Piccolo cartoccio per
caricar l'armi da fuoco.
CARTEIN, n. m. (dal fr. Carton). Fo-
glietto che si ristampa per cor-
reggere un errore, o per fare un
qualche cambiamento al già stam-
pato.
CARTELL, n. m. Cartella, n. f. Quel
fìregio in forma di striscia che ser-
ve pe' motti, e per le iscrizioni. Eid
anche per la iscrizione medesima.
Si appende sopra la porta della
chiesa la cartella: Indulgenza pte*
naria.
CARTÈLLA. Cartella. Vari sono i si-
gniicati di Cartella, che corrispon-
dono quasi tutti ai boi. — Cartèlla
dadssegn. — Guardia, Custodia.
Cartella. — * Cartèlla dia eiavadu-
ra , dèi cadnazz. — Piastra. — ùar-
tèli di aliar. — Cartagloria. V. d. U.
'CARTÉLLIA , e per lo più al plur.
CARTÈLLI. Le carte di minor con-
to al giuoco.
•CARTILAGIN. n. f CarUlagine, n. f.
CARTLEIN, n. m. Cartellina, n. f. Car-
telUne da UbH. '
CARTLÒN, n. m. Cartella, n. f. Quel
fregio che serJire pei motti , e per le
iscrizioni.— Cartellone. QueWo che
serve per accennare al pubblico
r opera , che va in iscena. — Car-
lettone di marmo,di s/uceo. Lastra
0 piano riquadrato in cui è scritta
o incisa un' inscrizione.
CARTÓN. Cartone. — Cartòn da cart,
da reeapit — Custodia per carte ,
per documenti. — Cartòn da ròcca.
V. nòcca.
CARUTAR, n. ni. Carotaio. Colui che
vende Carote. E hg. Un che le spac-
cia erosse. V. Carota.
CARZER, n. f plur. Carcere, n. m., e
f Carceri, f. in plur. Prigione, n.
f. Questa voce non viene usata dai
boi. che nel plur. Visitar et carzer.
Nel sing. dicesi Persòn.
GARZERÀ . n. m. e f. PERSUMR , m,
IRA, f. Carcerato, ata, sust. iPn-
gione, Prigioniere, «ro» e PrigiO'
CAS
188
CAS
niero , sust. — Carcerato, agg. bn-
prigionato.
CARZERIR. Carceriere er Carceriero.
Prigioniere e Prigioniero, Custode
delle carceri.
CAS. Caso. — A luti i cas. — In ogni
cago. In cano che. Ad ogni evento.
Avvegna che può. — Vn gran cas.
— Caioccio. Capissimo. Caso stra-
no. — Cas pinsd. — Caso pensato,
cioè Deliberato. — A cas pin«a.—
A caso pensato. A posta fatta. Pre-
vedutamente. Meditatamente. Stu-
diatamente. A belio studio. Dicesi
per lo piii di operazioni malvage.
— Cas che s'suppòn. -7 Caso ipo-
tètieo, o Mpposilioo, — Èssr in cas,
o Al cas. Essere in caso. Essere ac-
concio, a proposito."-' /it-<-un cas.
A un bel bisogno. Se dà il caso. —
Èsser fora dèi cas. — A chi non
duole bene scortica. A chi non pe-
sa ben porta. Chi è fuor de'gaal
facilmeole sa dar ricordi ad altrui.
-^A n'i è sta cas ch'ai vàia vgnir.
-^ Non venni mai a capo di farlo
venire. Non ci fu via, né verso di
farlo venire. -^ Al sré iùst al cas.
— Sarebbe il caso. Per marito sa-
rebbe il casissimo..'^ Far un gran
cas, -^ Fare d'una mosca un ele-
fante, — Secònd al cas, — Secon-
do il caso. Secoììdo il vento, V. Az-
zidèint,
CASA. V. CÀ.
CASA, n. r. Casato, n. m. , ed anche
Casata , n. f. V. Famèia.
CASACCA, n. f. CASACCHEIN, n. m.
Casacca, n. f. Abito da nomo che
cuopre il busto, con maniche, co-
me il giubbone . ma coi quarti lun-
ghi. — Casacchein da lacchè , da
cazzadòur, ed anche alla fr. Giac-
chetta. — Casacca da lacchè. Ca-
sacca di contadini, di cacciatori.
— Vultar casficca. — Voltar man-
tello. Voltar casacca. Cangiar par-
tito, opinione. V. Giacchetta,
CASAI.EIN: Casalingo. Casereccio, Do-
mestico. — • Om casalein , Pan ca-
salein, ^- Uomo, Pane easetUngo.
— CasaHno è dira, di ùuale. Ag-
gregato di poche e piccole case in
contado.
CASAROLA , n. f. Cascino, n. m. For-
ma del cacio , o da cacio,
CASAZZA. Casaecia. — > Casazza per
Casamento, cioè Grande e bella ca-
sa. — Casazta dtcesi pure Fami-
glia comoda, e ricca.
CASCA, n. f. Caduta, Cacata, n. f.
Cadimento , n. m.
CASCÀM, D. m. piar. Avanzo, Aimo-
iuglio . n. m.
CASCANT, add. Pendente, Ciondolan-
te. Agg. ad uomo Debole, Floscio,
Caloscio,
CASCAR. V. Cascare, ma meglio Ca-
dere, V. — Vgnir in mèint. — Ca-
dere in pensiere. Cadére nell'ani-
mo. Cader nella mente. — Amma-
lar$', — Cader malato. — Fazil a
cascar, -^ Cadèoole, Caditoio Ca-
duco. — Cascar cmod fa una pèira
marza, — Cadere come pagiiteo-
la. Stramazzare. Cadere come w
corpo morto. — Balla vcciaia. —
Accasciare , 0 Accasciarsi, CoMcar
fra le veccfiie, — Zò a pian fònd.
— Piombare. — Cascar zo a ter-
sac, — Cadere a catafascio. Bobi-
nare. — A pizz. — Caeear a bratù.
Non se ne tener brano. — Càn la
tèsta volta in zò. — Andar giù ca-
po levato, 0 capovolto, 0 eapopie-
de, capo rovescio , capo di tolto.
Capitombolare. — Cùn el ^amb
dedn. — Accosciarsi. Parlando d«|
cavalli.— Cùn al mustazz per tèr-
ra. — Cader boccone. Tombolart.
Dar del ceffo in terra. Cader roct-
scioni.-^ Dalla sònn. — Cascar di
sonno , 0 dal sonno. Sentirsi ma
gran cascaggine. Esser sonnof-
chioso. Sonniferare.-^ Cascar dèin-
ter, flgur. Cader nella rete. Bim-
ner nelle reti. Incappare. Incorrere
in Insidie. ^41 tè casca. - Està;
lo giunto al boccone. Il sorcio è ri-
masto nella trappola. Il topo è ca-
scato nell' orcio. E rimasto new
stiaccia, 0 al calappio.'^ Cascar
CàS
189
CAS
at cor dalia vàia. Murlr dalia vàia,
^ Morir di voglia. Struggersi di
voglia. — El brazz, — Cascar il
fiato. Cascar le budella. Perdere il
cuore. Cascar il cuore. Avvitirsi ,
Perdere la speranza.SbigoUirsi. Dis-
animarsi. — !n bócca al lòuv. —
Cadere in bocca al canc-^ln bon*
man.^- Cadere in grembo allo zio.
-^AlCindri. — Fare un mazzieu'
h Mazziculare. Fare un tombolo.
liwdel culo a leva.^^ La balla <n-
t'Olbrazzal. — Balzarla palla in
mm. Venire a taglio, o in lagUo.
- H furmai in^M lasagn, — Co-
scar il ccusio su' maccheroni. «* El
vitein d' in dose. — • Cascare altrui
Uiotntimenta di dosso. — El'i-ali,
tar. Cascare il cuore. Awilirsi.
Abbandonarsi. — AlVartnòur, fl-
m- Correre alle grida. Arrendersi
Cedere facilmente. Cedere nella
rete. « Far cascar un qualcdùn ,
fiRur. Indurre. Sedurre. Far cade*
re. — Cascar zò dal pirol. — Ca-
detv deW amore , di stima . di gra-
fia, e simil. Cascar zo dal vali. —
Cader dallo staccio, dal crivello. —
Al de d* Paegua ccuca sèimpr in
àmènga -^ Il giortw di Pasqua av-
^e, accade sempre in domenica.
^ Casca al mònd,a zevdrèinsi'al'
termèis. — Che che ne avvenga,
oCada'l mondo ci vedremquestaU
tro mese. — Coesa v'cMca? — Che
cosa v'accasca? Man. fam. Che co*
sa v'accade? Che volete? — La co-
sca tra lòurdu. — Cade» o ncadc in
«Mi. Passa in que'dne. Cede a fa*
t?or loro. — Pr un còulp sòul a n'
coica un alber. — Pel primo colpo
non cade la quercia^, '^ Ohi a n' i
fiasca nieint — È largo in cintola.
Ba il granchio nelle mani. — • Al
n'in husa cascar una. — E' non
lascia chiodo , che non lo ribatta.
^Aisi giùst casca. — Costi mi
cadde l'ago. MI sei capitato in ac-
concio.
Caserma. Caserma. Quartiere per
r aMoggio de' soldati. Vale Casa
d' armi. — Casermaggio. Sistema
delle caserme. — Uffizio del Coserà
maggio. Cosi Impiegato del Caser*
maggio. — Casermare. o Accaserà
mare. Alloggiare i soldati nella ca-
serme. AquartierarlL'-^ Casermie^
re. Ispettore di caserma. <^' Le sud-
dette voci sono lotte di nuovo uso.
CASIMIR. Casimir. Spesie di panno.
Da Cachemif, Paese di ià dall' In-
dostan. — Casimir , nome proprio
masc. e Casimira femm. Casimiro,
m. m . f.
CASOTT. Casotto. Una stanza postic-
cia fatta per lo piii di legname , co-
me quelle dove stanno i soldati in
sentinella. (In boi. dieesi anche 6a-
rèlta dal fr. Guérìte). — > Casotto,
è accrescit. di Casa. — Casott da
buratlein. — Castello da burat*
Uni.
CASÓUN A. (Capanna. Quella stanza, per
lo più, dovei contadini ripongon lo
strame. — Casòuna, n. f. Casone,
n. m. aocr. di Cs^sa,
GASP. Cesto. — Casp d'iattuga^d* in»
divia. — Far al casp. — Cestire.
Accestire. V. Caspir. — Èssr un bill
casp, — Essere nn bel cesto, un bel
fusto. Per ironia.
CASPE. CesHtx), Cestuto.
CASPIR, V. Cestire, Accestire, v. Fa-
re il cesto. H lino non accestisce. Il
frumento cestisce. '
CÀSPITA. CASPITEINÀ. CATT. CAZ-
ZIGA. Càppita. Capperi. Cappiteri-
na. E volgarm. Cànchero , Càzziea.
CASSA. Cassa. Il home di Cassa è da-
to ad altri utensili. Cassada morto.
Cassa dell' orologio. Cassa di caffè.
CASSABANC, n. m. Cassapanea, n. f.
Cassa a foggia di panca con schie-
nale, da sedervi.
CASSANDRÒUNA , n. f. Schiattona, n.
f. Donna riffogliosa e atticciata. .
CASSER DI PULLASTER. Cassero , e
Casso. Dai hol. difesi pure del cor-
po umano Cassaròn.'^Oss dèi eas'
ser. — Catriosso. Carcame, vale
Arcarne, Schèletro. •— • Ceutser del
pori d' zUtd. — Cassero. Recinto
CAS
190
GAS
di innra fra la porta e il cancello di
città. — AnUpùTto,
CASSÉTTA , Cassetta. — Ca$$èU di
giardein. — Cassette chiaroansi
qaelle larghe e lunghe, che sono
intorno intomo a' giardini. Dai boi.
dette più propriam. Casstton. — A'
iuoleo Otìadn'. Que'quadretti o pic-
coli spartimenti del giardino, in
cai sono piantaU fiori. — Cassétta
dia cappunara, dia gabbia.'^ Bec-
catoio,
'CASSIA, n. f. Cassia, n.f. Medicamen-
to Doto« — Fig. Dar V erba cassia
aùn,'-^ Licenziare. Cacciare qualC'
uno per demeriti eh' egli abbia,
*CkSSm,n,m. Cassiere, n.m.
'CASSON , n. m. Cassone , u. m.
CASSTTElNA,n. f.e CASSTTÉIN,n.m.
Cassettina, n. f. e Càssetdno, n. m.
— Casstteina da zoi. — Forzierlno
da gioie.
CASTAGN. Castagno. Albero. •— San'
van. -r Castagno saloatico. «* inr
sdé. — Castagno, domestico. — Vn
bròli d' castali — Castannoleta.
— AllÌDazz d'eastar/n. — Porrina.
CASTAGNA. Castagna. Frutto del ca-
stagno.
CASTAGNAZZ. Castagnaccio. Focac-
cia fatta di farina di castagne. —
Far i castagnazz. — Fare a scalda-
mane. Giuoco fanciullesco che si
fa ponendo a «vicenda le mani stese
nna sopra l'altra sulle ginocchia;
si trae fuori poi la prima, eh' è in
fondo , e si pone sopra tutte le al-
tre, battendo forte, per ischerzo , o
per riscaldarsele.
CASTAGNE. Castagneto. Bosco di ca-
stagni. — Castagnaio, poi è agg.di
laogo piantato di castagni.
CASTAGNOLA. V. Tecfac.
CASTÉLL. Castello. V. Bòurg. — Co-
stèli dia ciàvadura. — Piastra a
cassetta.
CASTIG. Castigo e Castigo.^ Castigo
si prende anche per Pena. — L' è
un castig, detto figur. Egli è un as-
sedio , una morte , una sfinimento.
CASTIGAMATT. Conciatesté. Voce
scfaenevole. Gtistìgatore. Punitm.
— CastigamaiH, equivale anche io
boi. al bastone.
CASTITÀ. Castità. — Predicar la ca-
stità ai rundon» prov. Predicar la
castità in chiasso.
CASTLÀ. Vaso di lofi^o lungo, cilin-
drico, rassomigliante ad unr barile.
ma (crandissiroo , composto di dae
fondi , e di doghe , cerchiato di fer-
ro, avente un'apertura superiore
quadrata , che si Cuopre cota cbio-
denda ad incastro. Vaso ad uso di
trasportare dalla campagna in città
r uva pigiata. Il qual nome, proprio
del paese, convien volgerlo io ita-
liano Castellata. Con questo noiDe
fntendesi anche la quantità stessa
dell'uva; laonde dieesi Al Uvardia
castld in-t*^ Unq^zz. — Uwut il
cavo.
CASTLÉTT. Castelletto.-^ CastèllC^
sOett. Nelle arti si dà il nome di
Castello o Castelletto a vbri in;{^
gni e macchine: come Ca$teMto
degU stampatori: Castelletto del
telaio de'tessitoH.'-CastìèU d'elvr,
d'nus. — Castellina, n. f Mnccbln
di tre noci , nocciuole ec. con m
sopra. Quindi significasi dai boi. an-
che per numero quattro di qnella
tal qualità di noccioli.— Iwiara
casttètt. — Giocar alle cattelline.
Sorte di giuoco fanclnllesoo-
CASTOR. Castòro e Castore. Quadro-
pede anfibio.
CASTRAR , V. Castrare^ v. Castrare i
marroni. — Castrar, figur. Castrar
re alcfino. Tarpare. TorgU il co-
modo di operare. — Castrar i mlon.
el zite. — Cimare. Spuntare. Ptóa-
care. Arrestare. Wcesi delle piante
cucurbitacee , che cirtiandole se ne
arresta la soverchia vegetazione. -
Castrar un ìiber, un' opera. — Mu-
tilare , Mozzare un' opera.
CASTRAT , ed anche CASTRA. V. Cli-
stron, t
CASTREIN. Castravorci. Castrapor-
celli, ed anche iVorcinì, perche la
maggior parie già ne veniva di Nor-
CAT
191
cxv
eia. — Casircin, dieest ancora a
colte/lo di caltivo laglio.
CASTRÓN. CASTRAI o CASTRA. Ca-
tiralo. Castrone. Agnello grande
castrato. V. Nuntòn. Béco. — Cìjl^
stròfi. — PoHiniccio. V. dell'U. Cu-
citura 0 Rimeodalura mal faltta. —
Far (U castron. — Poniiiicciaf^, —
Castròn, Caslrunari. — Castrone-
ria. Batordàggiìw' V. Capucciari.
-Caslròn. — Cicatrice, Matyine
che Uiicia una ferita. Margini del
totvoto mi viso.
CISTBUNAR , V. Ciarpare. Acciabbal-
(art. Abborracciata. Fare un pia-
itriceio. Strapazzare uu lavoro. V.
2avaltunar. — Castrunar. — Pulti-
nkmre. Rimendar malumenle.
CaSTRUNàRI. V. Capucciari.
CASIPLA. Casùpola , Casìpola. Casa
piccola.
CATAPECC. n. m. e CATAPÉCQA , n.
f- Catapecchia, n. f. Luogo disabi-
<uft>; Casa mal falla e minata.
XàTAÌ»LASMA, n. Cataplasma, n. m.
CaTARÀTA. Cateratta. Quel velo
membranoso , cbe scendendo sugli
occhi, toglie la facoltà visiva.
tATAHÈINA. np, f. Caterino, m. e
Caterina o Catarina, f. Dim. e corr.
Cafcnwino. Catrina. Calina. Tina.
^Calerinolia. Trotta.
^^TÀM. Catarro. — Avèir di calar r.
'"Acer delle pretese, del fumi. Pre-
sumere di riuscire in checchessia.
ÉATARRÓUS. Catlarroso.
CATEGORIG, add. Categòrico, agg. V.
d> U. Appartenente a categoria. Oet-
lagliaio. — Dar wi' arsposta cale-
gorica.. — Dare una risposta pre-
ma.
CAH. V. Caspita.
CaHANÓIA. Cattabrighe. Accattabn-
Of^. Rissoso. Piatitore. Contendilo'
re. Brigatore. Beccatile.
t^ATTIV, add. Caltivo, agg. contrario
di buono.
Jhintar cattiv. — Incattivire. —
hintarpiù cattiv. — Rincattivire.
— Far al cattiv. — Catliveggiare ,
Tener mala vita. Caneggiare. Fave
il crudele. — L*è sia eatHv fein in*
i4a panza d'io mader. — Fu cat'
tivo tin nell'uovo o nel guscio. Fu
prima tristo che gratide. Cattivo
fin dalla nascita. — Una ragazza
ch^ n' è cattiva. Per dire Non è
brutta.
'CATTIYABS. Cattivarsi. — CatUvars
l'anem. — Cattivarsi l'animo di
aicuno,
CATTIYIRIA. Malvagità. KbaUkria.
Catlioità. Usavansi una volla i ter-
mini di Cattiveria, Cattivezza. —
Cùn cattiviria. — Malvagiamente.
Canitiamente.
CATÙBA n. r. Taballo, e più moder-
nam. Timballo, n. m. Specie di tam-
buro all'uso della cavalleria, V. Tim*
ball.
/CAUSTIC. Caustico. Agg. di sostanza
medica.— Dicesi ancora d'uomo di
parole pungenti o frizzanti.
*CAVA. Cava. Miniera.
CAYADEIN . n. m. plur. Stoppa di fila-
ticcio . Borra di seta. £ da alcuni
Catarzo , Scatarzo.
CAYAlón, n. m. Bica. Barca, n. f.
Quella massa di forma per lo più
circolare > che si fa de' covoni del
grano quando è mietuto. — Me tir
in cavaiòn. — Abbarcare , Abbica-
re. Far le barche , le biche.
CAVALCADÓURA, n. f. Montascendi ,
n. m. Termine idraulico e volgare.
Tragetto o via che cavalca un ar-
gine.
'CAVALCADURA. Cavalcatura.
CAVALCAR , V. Cavalcai^. Andare a
cavallo. — Cavalcare. Accavalcia-
re. Incavallare. Essere, Stare a co
valcioni , a cavalcione. Stare sopra
qualsivoglia cosa con una gamlui
da una banda , e una dall'altra. —
Un cavali eh' incavalca una tirèl-
la. — Rimbalzare. 11 mettere che
fa il cavallo la garmba fuor della ti-
rella.
CAVALI^, n. m. LA, n. f. Cavallo m. e
Cavalla f. Il cavallo prende diversi
nomi e diversi attributi secondo le
varie sue sfiecie p. e. Bàrbaro, tur^
CAV
193
CAV
co, andaluzzo. — Dall' uso: Caval-
lo da carrozza, da corsa, di ma^
neggio o sia Palafreno, Destriere o
Destriero , cavallo nobile. — Dal
mantello: Baio, morello, stomeìr
lo. — Dalle buone o calti ve qualità:
Sellato , sboccato, restio. — Campa
cavali eh' l' erba crèss. — Cavai
deh non morire, che l'erba ha da
venire. — Om a cavali sepoltura
averta. — Cavallo corrente, sepoU
twa aperta. — Chi n'po (tattr al
cavali, ball la sèlla.- Chi non può
dare all' asino dà al basto. — L' è
cm' al cavali dèi Scaia , eh' ave
trèntasi mal salta alla co. — Aver
più mali che il cavallo della car-
retta. Che /la più guidaleschi che
un cavai vetturino.— A in dis d'
quelli eh' a n' et saltarev un cor
vali. — Dice cose che non le direb-
be una bocca di forno. — L'occ' dèi
padròn gvema al cavali. — L'oc-
chio del padrone ingrassa il ca-
vallo. — ÌSatt cm'è una cavalla,
"•matto da sette cotte, spacciato,
spolpato. -- Éssr a cavali. — Es-
sere sopra un cavallo grosso. Es-
sere in sicuro. — Andar a cavali
del sòu brag. — Andare sul caval-
lo di san Francesco. Spronare le
scarpe. Pedonare. — Èssr a cavali
d'un Icgn. — Essere, Stare cavai'
cloni d'un legno, d'un muro. —
QuVom ch'vènd al cavali per la
strà. — Gattaio, dai fiorentini. —
Cavalla d' tèrra. — Cavallone. Ca-
valla è voce de' de' lucchesi, Am-
masso irregolare di terra. Zòmboli,
Albaioni , Dune. — Cavalla eh' fa
l'aqua. — Cavallo, Cavallone n.
ro. Ónde del mare, o de' fiumi agi-
late. — Cavallo e Cavaliere. Quel
pezzo nel giuoco degli scacchi , che
ne ha la forma.
Dar un cavali a un ragazz. A-
vèir un cavali — Dare o Toccare
una spogliazza, o un cavallo. .
'CAVALLAR. Cavallaro. Colui che ha
in custodia i cavalli.
•CAVALLAREZZ. Cavallerizzo.
CAYALLEIN, n. m. EINA. n. f. Caoal-
lino , m. >ja, f. — Far frullar la
cavalleina. — Correre, o scorrere
la cavaltina. Fare o Cavarsi ogni
suo piacere senza ritegno.
CAVALLÉTT. Cavalletto, dim. di Ca-
vallo. Per analogia si dà questo no-
me ad ogni strumento , macchina o
arnese , che sia fatto con qualche
somiglianza dt cavallo. — Cavallet-
to. L' armatura del letto pendente
da due parti (in boi. A dòuacqu]
— Cavalle tt da pittòur. Leggio.^
Da muradóur. Capra. — Dia mar-
lètta. Staffa. — Del cadnazz. Cón-
cio. — Da carrozza. Ti'espolo.'^l^a
sgantein. Piètica o Pièdica. — ite
ptnar. Panca. ---Cavallétt. Cùrren-
te 0 Corrcntino. Piana. — Cavallkit
Ponticello. Quel legnetto che ne-
gli strumenti da suono tìen solle-
vate le corde. — Cavallètt, sigoiBca
ancora quella parte del tetto che i
boi. specialmente dicono CadèiM
dèi evert , ed anche l' armatura dei
letto tutto andante , di cui le parti
sono : asticciuola, o tirante, o prima
corda; puntoni; monaco; razze.
. monachetti o monachini.
CAVALLÉTTA. Cavaletta. Insetto ala-
to notissimo , che con nome meoo
\olgare dicesi Locusta.
*Far una cavallétta, fig. dìcesidi
chi fa Una mala azione od Un mai
tratto, che da esso non sarebbesi
aspettalo o temuto.
CAVALLIR. Cavaliere, in ital. significa
Colui che cavalca; ma in boi. noo
si usa che per Titolo di dignità, di
cui il femminino è Cavaliera o Ca-
valeressa.
CAVALLUZZ. CavaUuccio. — Purtara
cavallàzz.'^Portare a cavalluccio.
Maniera di portare altrui sulle spal-
le con una gamba di qua e una di
là dal collo.
CAVAR, V. Cavare. Levare, v. — Ca-
var fora. — Cavar fuori, — Cavar
i ciud. — Sconficcare i chiodi. —
Cavars d' int-i slrazz. — Sbozzac-
chire. Uscir dal tisicume.
CAV
•CAVASTIVÀL. Cavastivali Camtrie-
riiio.
'i^\\%TMIZXavapalleXavas(racd,
CAVAZEMBEL. Gravicèmùalo , e con
\\ (i. U. Clavicèmbalo. Gli aot. lo
cbiamavano ancora Buonaccordo e
Clavicordio, Slramenlo musicate di
t^sd, notissimo. Adesso generakmen-
(e questo strumento» ridotto a gran-
de perfezione , appellasi Piano'for-
/<?. — Sunar al vian-^furt. «^ So-
nare di piano-forle. — Adiàfono.
Fianoforte che non perde mai i' ac-
cordai ura.
CAVAZZ. Ramo madornale d' un al-
ficiv Cioè il più grosso. V. Brocca.
CA\rxÉiXA, NJJSÉTTA. Noce. Osso
ylie spunta in fuori dall'estremità
iniei-iore della tibia. Con termine a-
iialomico Mallèolo.
t^AVCClOL. f aleno. Cavigliuolo.'—Ca-
vhiuolo, vale Cavicciùle, cioò-^a-
tfzzd
CAVCCIÒU. CavigUella di ferro, e
Copiglia, Dietta di ferro che s'iuiila
ntH'ocihio delle cavicchie di ferro
P<T tenerle piìi salde.
CaVDAGNA , n. f. Vióttolo , n. m. Ftò/-
^o/a, n. f. Via che si fa ne' poderi
pfT io più con filari di \iti dall'una
e dall' altra banda. Quando è diritto
<on lila d'alberi, ed erboso dicesì
'lu/c cr6o«o. — Il professor Re usò
iu parola Capezzagna e Capezzàg-
gìtie.
Èsuerd'co dia cavdagna, fig. Es-
fen' alla callaia. Essere al confin
<iHla vita.
T.AVDAGNON . n. m. Vialone , n. m.
CAVDÈLL. Capézzolo. — Arèola. Quel
torchio colorilo, che circonda il ca-
pez/,<>lo delle poppe.
CAYDòiN, n. m. Ring, e CAVDON. plur.
A/are, n. m. sing. e Alari, plur. e
^'nrd cotnunemente nel numero del
più. Capifuoco è la voce piti comu-
ne, ma noi sìaremo coi fiorentini
adiremo Alai^. In boi. dicesi an-
che Cacdumra quando 1' alare è
«l'appio. — Haìwcc' è quel Treppie-
di', che si suol mettere immediala-
193 CAV
mente sotto le legna dove ardo^'j.
perchè l'aria giuochi piii agevol-
mente. -^ Caodunar — • far un at^
(fine traverso.
CAVÉCC, n. DI. Cavicchio. Piuolo, n.
m. Cavicchia, n. f. Cavece'da toni-
bur, da calzètt. "^ Bacchetta. —
Cavecc*d' ^nba dòulza. -^ Beuton-
ci no. — Avèir ai o Nasser con al
cavècc , fig. — Nascer vestilo, v.
Cut.
CAVECCIA ( coir e stretta ) Caviglia.
Cavicchia di forma particolare e
lunga con testa in cima , per lo piti
di Ferro. — Caveccia dèi carr dia
canvzza. — Màstio. — Dèi carr di
cuntadein. — Cavicchia di ferro,
la quale nitrodotta in un foro a ca-
po del timone sporge in alto, con
una , due o piii campanelle pen-
denti , che rendono suono. Un'altra
Cavicchia più corta e senza campa-
nelle, che si adopera sempre, rd
introdotta in altro furo più addie-
tro nel timone, sporge di sotto,
passa nell'unione inferiore del gio-
go, e serve per punto d' api>oggio
tanto per tirare, quanto per arre-
stare il carro. Questa si chiama d:ii
contadini l)ol. lìostadura o Rstadtt'
ra, (come se si dicesse Arrestadu-
ra), che con proprio nome conver-
rebbe volgere in italinfìo Arresta-
dora; ma come che non è voce ap-
provata , ci contenteremo di nonif-
nare anche questa Cavicchia o Ca-
vinlt(^.
CAVECCIA, (coH'è aperta) n. f. Ca-
pecchio, n. w. Quella materia gros-
sa e liscosa che si trae dalla petti-
natura del lino avanti alla stoppa.
CAVÉIA , ( coli' è aperta ) n. f. Caui-
(ifiatoio, n. ni. Slnimento di legno
di figura cilindrica incassalo da un
capo in un muro, o a dente in ter-
zo in un palo, e terminato dall' al-
tro da una testata di legno tonda .
sopra del quale si torce la scia, o
si battono lo matasse dal tintori per
isiaccarne le Illa tinte.
CAVÉIl»E«, n. ni. Cavédine, n. f. Spc-
. 20
CAV
194
GAZ
zie di pesce d' acqna dolce molto
simile al mùggine.
CAvÈlI*, sing. eCAVKplur. Capello,
sing. Capelli e Capigli, piur. Cavi
f^zz. — Capelli ricci, ma meglio
ficchili, crespi, innanellaU. — Un
poc rézz. — Capelli ricciuielli. —
Dar dia pòlver ai cavi. — Impolve-
rare i capelli. — Ciappar pr % ca-
vi, tirare' i cavi, pr i cavi, pr t ca-
vi ,Splazzar8\ — Accapiffliarsi, Ac-
capellarsi. Acciuffarsi, Pigliarsi ai
cappelli. E popolarm. Scardassarsi.
Pettinarsi. Spelazzarsi. — Adriz-
zars' i cavi dalla para. — Arric-
ciarsi i capegli in capo per la pau-
ra. — Spaccar un cavèil. — Dello
proverb. Guardarla nel sottile, —
Un eh" ava di cavi, o Una cessa
ch'ava dicavi, dipil. ■— CapeUa-
to , Caputalo , Capelluto, add. —
tn sèinza cavi. — Calvo. — Quasi
séinza cavi. — Presso che calvo.
— Capellizio, Capillizio. Aggrega-
lo di tulli i capelli. — t7ap«7/are,
aggiunto elle \ale Simile a cappel-
lo. Tubo capillare. Vena capillare.
•^ Far dcinlarbiond i cavi. — Bim-
biondire. — A n's'i pò nianc tuccar
un cavèil. — Ei non se gli può tocca-
re il naso. Non comporta che gU sfa
torto un capello. Dicesi di chi è
pronto all'ira, e non soffre nemmen
rimproveri. — Avèir i cavi lissà.
Tener ravviati i capelli. — Avèiri
Èfjramià. — Tenergli spatpagliati.
Scrinare. Sciogliere, e distendere
i capelli {Zòpr'el spali).
CAVERIOL. Cavriuolo, Capriolo, Ca-
priuolo, Caprio, Capriallo. Animai
quadrupede selvatico, dall'unghia
fessa , minore del cervo. — Cave-
riol del vid. — ViticcìUo, e con vo-
ce generica Capriolo, e da'botanici
Caprcolo. Ricciolioo che spunta dal
pampino di vite, o dal tralcio d'al-
tra pianta scandente, che s'avvitic-
chia inanellandosi.
CAVERIOLA. Capriola, Capriuola e
^arnuo/o. Femmina del Capriolo.-
Capriola, Cavriola o Cuvriuola,
figurai, per salto che si fìi in bal-
lando.
CAVÈSTER. Capestro. Grossa fané.
CAVÉZZ. Scampolo. Pezzo di panno di
dae o tre braccia al pio , avanzo
dalla pezza. V. Scamplùzz. -» Cu-
vèzz, si dice anche in boi. alla tor-
cia già manomessa, quindi io direi:
Andate dal ceraiuolo e domandale
una Torcia arsiccia, o manomis-
ca , cioè Non nuova.
CAVÉZZA. Cavezza. — Durmir in-t-la
cavézza. Tolto dalla simitit. del ca-
vallo , che dorme ig piedi colla ca-
vezza al collo. — Star neghittoso.
CAYIAR, (da Kaviar, voce asiatica \
Caviale. Uova salate del pesce stu-
rione. — Caviar deli'-i-óng'. —
Sudiciume, Bruttura delle unglùc.
— Dell' -i-urècc*. — Cerume.
CAVI ARA , e con termine più gentile
CAPIGLIATURA. Capellatura , Cu-
pellamento. Capelliera, Chioim,
Zàzzera. — La caviara dia cam-
pana — Le Trecce, i Manic/ù della
campana.
CAVOL FIÒUR. V. Col.
CAVRA. Capra. La femmina del becco
— Capra salcatica. \.Camossa. —
Capraio, è il Guardiano o custode
di capre.
•CAVRENZOL. V. Verdòn,
CAVRÉTTA, n. f. Leggio, n. m. e io
plur. leggiL Macchinetta di legno
sulla <}uaìe si sostiene in piano piìi
o meno inclinato il libro , o car(:i
qualunque, ad usodi leggere o scri-
vere più comodamente.— Cacrf//ii,
f. Capretta, Caprettina, Cacretla,
Capella. — Cavrèzz, m. CapreUo.
GAVSTRÀR, CURDAR. Funaio, Funa-
iolo e Funaiuolo. Colui che fa. o
vende funi. Cordaio e Cordaiuolo.
CAVSTRÉLL. Pedate. Quella striscia
di cuoio con cui i calzolai tengon
fermo il loro lavoro sulle giuoc-
cbia.
CAVZZaL (come gli spagnuoli Cube-
zal). Capezzale V. Cusseiu.
•CAVZZÓN. Cavezzone.
*C.\ZZA. Caccia,-^ Andar a cazza."
CEC 1
ire a caccia» a cacciare.'^- Uzèin-
zia da cazza, — Permesso di cac-
ciare. — balUina da cazza, ^^ Pai*
Uni da caccia. -^ Al fmt dia coz*
za. — Cacciagione,
:aZZADÓUR. Cacciatore.
AZZAIJ, V. Cacciatoi, Scacciare, Di-
scacciare , Mandar via. 11 lerniine
iial. Cacciare è egualmente pulito
the Mettere, Mandar via o Scac-
dare, al contrario del boi. cbe si
lascia al solo vqjgo, e s' adopera in
sua vece Mandar vi. — Mandar vi
unscroilòur; Mandar vi la fam»
ol frèdd. — Cacciare un servitore;
Cacciare la fame; il freddo. — Trar
zò da cavali. — * Cacciar da caval-
lo. — Cavar i ucc\ — Cacciar gli
occhi — Metters'in corp un pur-
zlètt in/ir. — Cacciarsi in corpo
un porchetta intero.-^ Metter man
alia spada, — Cacciar tnano alla
ipoda, 0 semplicemente Cacciar
mno. — Metters'a córrer. — Cac-
ciani a correre.
'.AZZAROLA. Casserola, (dal fr. Casse-
ìvU'). Vaso di rame, o di ferro star
gnaio piii cupo della stoviglia, con
un solo manico lungo orizsontale,
per uso di stufare le vivande sui
furiielli. V. Pgnatta. Tèia,
CAZZAVID. Cacciavite.
jAZZlGA. Cazzica. V. Caspi teina.
'AZZOLA. Cazzuola, Méstola, Cuc-
c/i/ara. Strumento di piastra di fer-
ro, con manico di legno» che serve
ai muratori per pigliare la calcina
^ nel murare.
AZZOTT , n. m. Pugno, n. m. e flgur.
Jocchio d'anguilla marinata.
CAZZUTTAR. Cazzottai^, Dare dei
^ pugni a qualcuno.
CDOGN , CDÒGNA. V. Mèila.
-DUGNA, n. f. (Che si pronuncia piut-
tosto Gdugnd), Cotognata, n. m.
Conserva, 0 Confettura di mele co-
^ logne. V. Mèila.
J^C-CIAC. Y. Tec-tac.
^•^CC, n. m. CECCA, n. f. V. pop. Ci-
f«.n. f. Cichino, Miccino, Pocoli-
»w. Punto punto.
95 CHE
CECC'.Cosl chiama la plebe bol.il Ca-
stagnaccio.
CEIN. CINKIN. CLNLNEIN. PiccitUno.
Picrin piccino,
cÈn(;,cKiu;iiÈTT. cerchein. chè-
rico. Chierico, Chierichetto, Chic-
richino. Chic tic uzzo. — Ceiyhètt,
per similit. Uova u/frit teliate. —
Far di ccrghelL-^AffritteUare del-
le uova,
CETO, n. m. Condizione. Ordine. Qua-
lità. Graiio. — l'è dèi ceto dia nu-
àillà. — È dell' online noi/ile. —
L' è dèi ceto di mercant. — /; della
qualità de' negozianti. — ^4/ ceto
di credi tur, — L'unione de' credi-
tori. — Ceto , in termine di lingua»
vale Balena.
CGNOSSER. v. Conoscere. --^ Dan*
dà cgnosser. — Darsi a conoscere.
— Una cossa fazil da cgnosser, —
^Cosa conoscibile. — Conoscitivo,
agg. Intellettivo — Ci» o una che
cg nassa. — Conoscitore e Conosci-
trice. — Conosciatamente,A\\. Con
conoscimento d'iutellelto, ec. —
Cgnosser a nas. — Conoscere a fiu-
to, — A l'ho cgnussà alla zira. —
L' ho raf/igunito. Conosciuto a' li-
neaincHli della faccia, — Conosce-
re all' alito, vaie Essere accorto «
pronto conoscitore. — Tamar a
cgnosser. — Riconosce re. -'- Cgnos-
ser un a forni. — Conoscere di lun-
ga mano. Conoscere o sapere chi
sono i suoi polli. — Sapere quanto
corra il cavallo d' alcuno,
•CGISUSSÉIM. 0 più spesso in plur.
CGNUSSELNT. Conoscente. Cono-
scenti.
CGNUSSÙ. Conosciuto. Cògnito. —
Poe cgnussà. — Malnoto. — Ch'n'è
cgnussù brisa. — Sconosciuto. In-
cògnito. — Sèinza èsser cgnus-
sù. — Sconosciutamente. Occulta-
mente. Incognitamente, Nascosta-
fnente.
CHECCIIÉrA. Chicchera — Éssr in
checchera. — Essere vestito attilla-
to, Allindirsi. — Andare in chicche-
ra, vule Limosinare.
CHE 196 Cìk
'CHERDÉ1NZA. Credenziera. Armadio
o tavola da posarvi pialli e vivan-
de per uso della mensa. — Cher-
dèiiìza, per l'armadio slesso. Cre-
denza.
•CHERDINZIR. Credenziere.
CHERDINZÒN. Crèdulo e Credevole ,
Creduli siimo.
CHERIATURA. V. Creatura.
CHERPA. Crepato , agg. Screpolato.
Crepacciato. Fesso. Scojtpialo. Un
muro crepacciato. — Ctusrpà susl.
V. Cherpadura.
CHERFADURA , CHERPA. Crepatura.] 'CHIRAGRA. Chirarjra.
Screpolatura della superficie dei 'CHIRURGI. Chirurqia,
muri, de' fomiar/ffi , ec.
CJIERPAR. V. Crepare. — Chcrpar
gli Aceretehnenii di maglie, chVs-
se fanno alle calze nel latorarte.
CHEZZA.Aggianto d'nomo. Aizzatore
m. AizzatricCy f. Biottoso. Garoso,
— CMzzòus , add. Àizzoso.
•CHIFEL (dal led. Kiffets). Chifel. Pa-
gnolella con barro arrotolata.
CHI MIRA. Bazzècola.Cosskóì poco pre-
gio. Figura t. per Immagimtzione
vana , Bizzarria ; ed in questo si-
gni6cato è adoperato ancora n**!
dial. boi. -- Què$ii ein cMmir. -
Coleste son chimere, o ghiribizzi.
d' sanità. — Abbondar di sanità
Per lo Scommeltersi che fanno le ta-
"vole. Crepare, Crepolare , Screpac-
dare , Fendersi, Scoppiare. — Chcr-
par dalreder, dalla rabbia. — Scop-
piare, Crcpar delle risa, di rabbia.
— A in' in crèpa al cor. — Scoppia-
re il cuore a uno di checchessia. —
A fjalteina inoòurda a i crèpa al
(josn. — // soperchio rompe il co-
perchio. — Sbocciare e Sbuccia-
re, l'aprirsi delle bocce de'fiori. —
Un muro che screpola, crtiwla, fa
' pelo. — Pusl' e/ierpar. — Canchero
die ti mangi. Che li venga il can-
chero. Ti caschi il flato. — A s'fa,
e s' fa, pò a s' crèpa. — fildo fatto ,
^azzera morta.
CHERSÉIIVT. Schiacciala. Focaccia.
— Crescente, add., vale Che cre-
sce.
CHEIISMÓNIA , 1). f. Crescimento, Ac-
crescimento, Aumento, Ingrandi-
mento, incremento, n. ni. Ctvsren-
za, n. f •— ìj'inrirandimcnto , il
crescimento de' fanciulli.— 1/ au-
mento del pane.— Tagliare un ve-
stito a crescenza, yzìa Tagliarlo più
lungo del bisogno.
CflERSÒN , n. in. Crescione, n. m.
Erba piocnnte du insalata.
CH RRSlì , add . Crescia lo ; A ccresciu-
to; Aumentato ; Uacrresciuto —
Cherstì, sust. Chiamano le donne
•CHITARA. Chilann.
CHIZZAR, y. Aizzare, Adizzare, t.
• Fare stizzire.
CIACCARAR. V. Ciacchera.
CIACCARÒN. CIAQULÒN , ro. CIACCA-
RÒONa . CIAQULÒUNA, ClAQULIR 4.
f. Ciarlone. Chiaccherone. Cime-
cheratore. Cicalone. Cicalino. Ciar-
latore. Ciarliere e Ciarliero , d. m.
E Ciarliera. Ciarlatoti. Chincv/iìe-
rairice. Chiacchierina . n. f. Donna
f/art^la.
CIACCHERA, n.f.CIACCARAR.v. Chiac-
chiera. Ciarla. Ciancia. Chiacrhìr-
ramento. Chiacchierala. E i verlii
C/iiacehierare. Ciarlare. Cianciare.
CIAMAR, V. Chiamare. Appellare. .Vr
minare, v. — Invocare. Cliiamareaiih
lo pregando. — Evocare. Chiamare
la Divinità. — Provocare. Chiiìimir
fuori. — Avocare. Chiamare n sé.
Bivocare. Burattare. Bichiamart.
Chiamar di nuovo. — Beclamarc.
Querelarsi. — Socchiamare. l^hiu-
mar piano. — Baciare alcuno. (Chia-
mar forte. — Bichiamare alcuno.
Chiamarlo indietro.
CIAPP, n. m. Pezzo di canapo ad nso
di legare, che i coiii.ndini ad(»f)e-
rano per legar le some, forse da
Cappio.
CIAPPAR e ACCIAPPAR , v. Accliiap-
pare e Chiappare, v. Voce \rd<<J.
Pigliare improvvisamente. — far-
pire. Pigliar con violenza e Impro**
^isamcnte. — Affcn'ure. Afjfpan'
CIA
197
CIA
ciré. Aggamgnare, Pigliare e tener
con forza. — Chermiit^ Abbranca-
re, Braneare, Artigliata. Degli a-
nimalt. Prender colta branca. —
AQgraffare , Uncieare , Uncinare.
Preuder con raffio , con uncino. —
Azzamiare. Pigliar co' denti ; delle
liere. — Addentare. Pigliar co'den-
iì.'^ Abboccare. Pigliar colla bocca.
^ftaòòoccane.Tornarea pigliar col-
la bocca. — Ciajjpar fug. — Ap^
prendersi. Appigliarti, Attaccarsi
^l fuoco. -» Ciappar giùsf, Accoi-
ri. — Colpir bene. Accertare il col'
po. — Ciappar scars. — Colpire
jccirso.— Ciappar d'scans, o d'schi-
biz.CogUere a schiancio, o a stian'
ciò. — Ciappar la man. a cvèll. —
f*'m francarsi.. Farsi franco, abile ,
perìlo in una cosa. — Ciappars' a
a<?7/. — Attenersi. Attaccarsi. —
Ciappar in man un curtélL — /m-
pufiuare un coltello.-^ Ciappar la
fivlouna pr i cavi. — Afferrare ,
Acciuffare la fortuna — Ciappar
del misà. — Essere assassato» ciot-
tolato. — Dov al ciappa al ciappa.
— /)ovc coglie coglie. Cogliere alla
cieca. — Ciapparla cùn qualcdun.
— Pigliarla con alcuno. — Ciap»
par in-t-al fati, — Cogliere sul fat-
to, nel fatto , e con V. d. U. Infla-
tiranti. — Acciappars'. — Ingan-
narsi. — Ciappar dèi frèdd, la fi-
tra. — Coglier freddo ; pigliar la
febbre.-^ N'psséir ciappar la sònn,
— iVon poter pigliar smino.
CIAPPEIN. lavoro di breve durata , e
per mercede, fuori dell'ore pattui-
le. — Vale ancbe Pottiniccio.
CIAPPÈTT, n. m. Fettuccia. Cordclli-
M.Tl. f.
C1APP6N Mastietto. Ganghem inno-
nettato. Ganghero fatlo di due fer-
ri sonili con piegatura a foggia d'a-
i»;llo innaiieliali insieme per con-
piuiiKepe gii arnesi, che devono es-
s>er alti a piegarsi , come i coperchi
•lell»» casse.
ClAQUUli , V. Ciarlare. Ciaramella-
'<•• ^kixhuc. V. fiaccherà.
CIAQUi.IRA. V. Ciaecafòih
CIAQUKÒN. V. Ciaccarùn,
Cl.4R.add. CfUaro. A quest'agghiniO
nella lingua italiana sono attribui-
te moltissime nozioni . a diflerenza
che nel dial boi. sono ben piti ri-
strette e quasi tulle in senso pro-
prio. Darò alcuni esempi. -* r/iia-
ro , contrario di Oscuro. Giorno
chiaro. Cielo chiaro. ^^ Chiaro. Pu-
ro, contrario di Tórbido. Vino chia-
ro. Acque chiare. •'^ Chiaro, Nello.
Palilo. Vetro, cristallo chiaro.-^
C/itaiì). Raro, con Ira rio di Spesso.
Pioggia chiara, ma meglio Rara. Sie-
pe rada. Cose rade. Tela rada. Stac-
cio rado. Pettine rado. — Mnèstra
d'ara. — Minestra btvdosa. — Pu-
lèinl ciara.-^ Polenta morbida. ^>
Chiatv. Intelligibile. •— Scrittura
chiara. — Cfiiaro. Sereno. Aria
chiara. Cielo chiaro, ec— Aggiun-
to di voce, di suono, è conlrario
di Roco. Voce chiara. Suono chia-
ro. — Chiaro in via traslata , vale
Famoso, Celebre, ec. Vale Manife-
sto, Evidente. Vale Allegro. — Chia-
ro , vale Sincero , Leale. Chiara fe-
de. — Ciar e scur, sing. e plur.
Chiaroscuro, sing., e Chiari scuri,
plur. Pittura di un color solo, al
quale si dà rilievo con chiari, e con
iscuri del medesimo colore. — r/ar
volt, detto avvetbialm. Rade volte.
Bare volte. Di rado. Caramente,
Contrario di Spesso.
CIAR A, n. f Chiarata, n. f Chiara d'uo-
va dibattuta.
CIARA D'OV. Chiara, Bianco, Albume
dell'uovo.
CIAHARACCEIN. V. Ciarabacciòn.
CIARABACCIÒN. Scenhnetìlo. Sfini-
menlo. Deliquio, n. m. Sittcopc, n.
f — Ciarnbacccin , Smalveiu. —
Piccolo deliquio.
CIAV. Chiave. — Chiavo ma.^chiu, o
sia con bottone, o (* pallino. —
Chiave femmina, con canna forata.
— Ciav farla. — Chiave salda. —
Ciai) instutid. — Chiave inneffHOxa.
— ì'n ììutzz d'ciav. — Un fando di
cu
198
€10
chiavi. — Assrarcùn la dav, da-
var. — Chiavare. — Avrir cùn la
ciav. Schiavare. — Quèll eh' fa et
ciav. — Chiavaiuolo. — Ciav eh' *'
meltn in-t-el fabbric. — Catene. —
Ciav per la sèiqa. — Licciaiuolo.
— Le parti della chiave [sodo: Ma-
nara.-^ Ingegno.'^ Tètta.-^ Anel-
lo. — Canna. — Fusto. Canna. —
Tai dia ciav. — Tagli. Trafori. —
Fernette della chiave sono i Trafo-
ri degli ingegni piU dilatali di quel
che sogliono essere. — Balzana
della chiave é Quel ringrosso che è
alla testa degli ingegni. — ìSulinel-
la dicesi quando la testa degl' in>
gegni viene a fare come un T. —
Dar una volta, dòu voli alla ciav.
— Ona mandata , due mandate di
una toppa.
CUVADUR A. Toppa. —Sen^alnra è ter-
mine generico di qualunque ordi-
gno inserviente a chiudere le porle,
ma comunem. si prende per la Top-
pa. — Ciavadura everta. — Serra-
tura che s'apre da due parti. — A
scrocc. — Serratura a sdrùcciolo ,
a colpo. — Balzana del cas fello o
del coperchio della serratura. Par-
te degli ingegni della serratura, che
investe il taglio fatto nelle fernette
della chiave. — Bus dia ciavadura
in-t-al lai dòv passa al cadnazzol
o al scroc. — Feritoia della squa-
dra per cui si manda fuori la stan-
ffhetta. — Bus dèi bttòri^ch' lira in-
nanz e indri al cadnazzol. — Feri-^
loia della serratura alla piana , in
cui entra il nasello della maniglia
del chiavistello. — Chiavatura , si-
gnifica Conficcamento , Conficcatu-
ra. — Quèll eh' fa el ciavadur. —
Toppallacchiave.
CIAVGA. Chiàvica. Termine gener. dì
Condotto formato per ricevere l' ac-
qua e le immondizie.— Foflf no, Cloa-
ca. Condotto sotterraneo coperto o
scoperto che raccoglie, e per cui
scorrono le immondizie. — Latri-
na. Recipiente delle immondizie dei
cessi. — Ciavga. — Cateratta. Mu-
ramento ed apertura per pigliare e
mandar via acqua a sua posta. Ca-
teratta dicesi anche i' imposta che
la chiude. — Ciavga a paradura,
— - Cateratta a eanale. — Apurion.
^- Cateratta a porte , o a ventolaì
CiÀVGANT. Caterattaio. Coiai che ha
la cura e la custodia della cateratta-
CIAVGHBIN, n. m. e CIAVGHEiNA . n.
f. Caterattino. n. m. Piccola cate-
ratta.— Ctat7^/te/n per Votaeessi.'-
Chiavichetta, Chiavichina» Chiari-
cuzza. Piccola cloaca. — Ciavgoti
Ciavgott. -^ Foguoìie, Chiaoicone,
accr. — Fognmuoto. V. d. U. Coloi
che ha cura delle fogne.
CIAVIR. Chiavaio e Chiavaro. — CU
vir del carzer. — Carceriere.
CI.WSÉLLA, n. f. dim. d' Ciav. — A\
pese» D. ro. Pezzo di ferro con ci
si tengono uniti i travi colli muri
0 le pietre eolle pietre.
CiCCHÈTT. Taccone. Pezzo di suolo
che s' appicca alle scarpe rotte.
CIFAR , V. Voce della plebaglia. G/ier-
mire. Rapire eoo prestezza e de
strezza»
CILOBA, CILUBEIN. Balusante.—l' t
un poe cilubein. — È un poco orbo.
CINEIN. Piccolino. Piccino. — Vii»
nein, dim. del dim. Piceiìiitw.
CINÉTT, ClNAIA.Termine vezzeggiati-
vo. Mio caro» Mia cara. Carino, Cot
rina , ecc.
CIOCC (coir ò aperto). V. Armòur.
GlÓCC (coll'ó stretto) V. Imberiag.
CIOCCOLATA, n. f. Cioccolata, n. f
Cioccolato, CioccotaUe e Cioccola-
te, n. m. — Libre ft d' Cioccolata.
Paltoncini, pani, scatolette di cioc-
colata. — Cioccolatein' incarta. —
Pasticca 0 Pastiqlia di Cioccolata
CIÓD, Chiodo 0 Chiovo. V. Bultèlta
Salarein , ecc. — Ciud da lira. —
Chiodi da peso. — Ciud navazzein.
— Chiodi aguazzi. — Ciud da suf
fetta fatt a T. — Gruccia da stoia.
— A proposti d' ciud da carr. -
Son buone legne. Albanese, messe-
re. Quando alcuno non risponde 3
proposito. — Cocomerino. Cocomc-
CIÒ
199
CH<i
rtizzo. Belletta con capocchia d'ot-
tone.
CIÒMA. Chioma, Capellatura che pen-
de dalle spalle. Zàzzera, Crine è
più della poesia. — Criniera , Cn-
uedd catallo.^' Giubba del leone.
— Chiomato, Cornalo, Cape Italo.
ì'omio di chioma.*— Chiomante.
V. poel. dicesi delle piante, che han-
no molle fronde. Fronzuto. — Di-
ichiomare. Levar le chiome.
CiOPPA. Coppia. Due cose insieme.
hio. — Una cioppa d' u. — Pèn-
2oto d'wa.
CIOOIEL. V. Biricchein,
CitiSS. Hngue, Grauo, Pasciuto, Paf-
futo , add.
CIOZZA. Chioccia, — Cioxza. — Plè-
ìedi, delle volg. Gallinelle. Sette
stelle che si veggono fra 'I Tauro,
e l' Ariele.
CIRCUM-CIRCA. Circa Incirca. Presso
^fljjoco. A un di presso.
-ISA. Chiesa. Tempio. — Fars' torr
in dia. — Entrare o Andare in
mto. V andare le partorienli la
prima volla dopo il parto in chiesa
per la benedizione del sacerdote.
^ Cenare o Mettere in santo. L'at-
to della benedizione.
^^- Assiuolo. Uccello notturno. ^
Sfinir stt i ciù, — Saltar la mosca
filnaso. Adirarsi. — Tra 'Iciù e la
^J^fZ/tt ai còrr poc. — Ella è tra
haiaiUe e ferrante : tra barcarola
« mannaro : tra corsale e corsa-
Jc: tra 'trotto e lo sttyxcciato,
; IjCCAMÉINT. V. Amìòur.
'TOAR. V. Armòur. Per Maneggiare,
'oi/cf/f/iorc. Vaneggiare.
'}^p^mu\L Chiucchiurlaia,
^HjDaU. CIUDAROL. Chiodaiuolo.
JLOAilA. Chioderia. Fabbrica dì chio-
di. — Chiodaia. Strumento per far
? capocchia ai chiodi.
^1LI)AIU. Chiodagioné. Quantità di
cluodi. — Chioderia. Assortimento
J^ flviodi.
\}^m V. Assrar.
'•.^n'ETTA Coppietta. Termine usalo
"toscana per Piccia di soli due paui.
CiUQULATA. V. Uiricchinata.
CIUSA D* UM FU' M. Steccaia. Pescaia,
Chiusa per Chiusum. Chiusura di
un prato, ecc. — Tura, Turamen'
to. i fanciulli fanno la tura con
terra o neve per arrestare i riga'
gnoli per %nezso alle strade,
CiUZZLAB. V. Chiocciare. Crocchiare.
Quel cantare che fa la gallina chioc-
cia quando ha i pulcini.
CLAHl.NÉTT, n. m. (parola fr. Ctari-
nette, D. f.) Chiarina , d. m. e CVmo-
rina, n. f.
CLASSIFICAR, v. Classificare e Clas-
sare. Disporre e ordinare in classi.
Neologismo dei Naturalisti , reso
però comunissimo.
CLEU. o CLEBS u. m. Quantità ; Mol-
titudine; Copia di checché sia; Su*
bisso,
CLÉTEZIA , n. f. Cleditsia, Pianta e»
soiica.
CLÒMB, PIZZÒN. Colotnbo , Piccione.
— > Trar ai clomb dia so clumbara.
— Cucire a suo refe. Far su la sua
pelle, le sue spalle. Tirare a' suoi
piccioni o colombi. Tirare i sassi
alla colombaia, — Pèss clàmb, —
Palombo,
CLtl'B, n. m. Voce tolta dall' inglese.
Combriccola. Conventicola, n. f. e
Conventicola , a, m. Segreto ragu-
naniento.
CLUMBABA> PIZZUNARA. Colombaia.
Assereno , chiamasi il Legno posto
fuori della colombaia, su cui si po-
sano i colombi.
CLUMBEIN . add. Toìitidiccio.
•CLUMBEINA. — Colombina, — W
clumbeina. Uva colombina o cer-
senese
*CLMKl. Colonnelli. Voce de' cartari.
CLUB (dal lat. Corylus ). Nocciolo, A-
veltuno. Albero. Cori/c/o è il luogo
piantato dì corili , o nocciuoli.
CLUB A. Nocciuola. Avellana. — du-
ra salvadga. — Bacòccola. — Co-
lòni col secondo ó stretto, \ale Co-
loiisce,
•CMANDANT. Comandante.
•CMAND.\B, V. Comai:dar€,
co
200
GOD
CMAB DA FIÙ. Levatrice. Raecoglilri'
ce o Ricoglilrice. Femmina che ma-
terialmente assiste ai parti. — JVam-
mana volg. , e con voce dell' arte
chirurgica Ostetrice è quella» eh 'è
capace in teorica e in pratica — 0-
tlctricio e Chirurgo ostètrico, oste-
tricante. Colui che esercita 1' Oste-
tricia — Cmar, per Pettégola.
CMAUAR . Pettegoleggiare, tattamel-
lare, hass.
CMEIN, TMCIN corrottam. Cornino e
Cumino. Seme di erba odorosa, che
somiglia air anice, ed è gratissimo
a' piccioni.
CMm), (dal lat. Quomodo) —V. Com.
CO. Capo, e To' per accorc, come usò
Dante: In co del ponte; In co del-
l' anno. — Co per Tèsta è voce dei
contadini; tiittavolta è rimasta in
città in molli casi: p. e. D'co. — Da
cupo. Di ricapo. Di nuovo. — D' co
dèlmòìid, dia stm, del scal, dèi
leu. — hi capo, A capo del mondo ,
alla strada, alle scale, del letto
ecc. — />« d' co; Qué d'co.- — Là
da lungi: Qui vicino. — Tamar ,
Èsser d' co. — Tornare , Esser da
capo. — Èsser d' co, vale ancora A-
ver finito; ma in questo caso Co si-
gni lica Coda — Cascar a co feti. —
Cadere a capo fUto. — Co d' ai. —
Capo d'aglio. — Dia vid. — Tral-
cio. Pàmpino e Pampano-'-Dla ga-
vetta. — lìàndoto. — Tmvar, o N'
tnivar al co dia gavétta. — Trova-
re, 0 non trovare, Ravviare, o non
racoiare il bandolo. Rincergar la
matassa tanto al prop. che al figur.
—Rèic a du, a tri co. —Refe a due,
a ire capi. — Vgnir a co. — Sup-
puratv. Venire a suppurazione a
maturazione. Far capo , volgarm.
CO, n. Coda, n. f. degli animali. Per
siinilit, Coda delle vesti, ma meglio
Sjtvsciro, da cui Coda per Fine. —
ìùaserd' co d'un laourir. — Essere
alla fine d'un lavoro. — Esset^ in
coda della tavola. — Essere alla
coda. Codiare. Essere di dietro. —
Tgnir so la co. — Alzare, Portare
lo ttrascico. — Tirars' dri la r<y
Strascicar la coda. — Taiar la co
— Scodare. —^ Scussar la co.— Scv
dimoiare. — Arranzinar la lu-
Arroncigliar la coda. — Quel me-
nar in giro della coda che fa il [;at-
to, il leone , ecc. dicesi Arroitan
la coda. — animale caduto, eia
poes. Caudato: che ha coda. — To-
dacciuto, che ha gran coda. — Sco-
dalo « senza coda. -~ fai dia co dèi
manz. — Carne coderina. — Tru-
vars* cùn la co tra V ùss. — Tro-
varsi tra V uscio e 'l muro, — ìùH
% can scosscn la co, tùli i mincm
volen dir la so. — Chi fa la casa in
piazza 0 la fa alta o tafabcMa.-
La co è la più dura da scimlmr-
-^ Nella coda sta il veleno. — yièir
veder dov al diavel tein la co. -
Voler vedere dove la lepre giace."
Codoìie , m. e Codazza , f. sono ar-
creso. — Codino, m. Codina, Codil-
ta f. sono i dimin.
eoe , o. m. COCA , f. Dia mamma, dei
pà. — Cucco, n. ro. Figliuol di uz-
zi. Beniamino. Figliuòlo prediletto.
— Padri imbecherali. Che sono ioi-
briacaU dell'amor de' figliuoli. /m-
vasati. Rapili. -'-^ Al mi eoe. U
mi coca, fig. Termini vezxeggialiu
ai bambini, che valgono quanto lia
delizia !
COCA, n. f. e COCHI, piar. Voce usata
da'funciulli , e dalle donne per vez-
zo, in vece di Gallina— Cocacocat
Cachi cachi. — Curra, curra, e Car-
ré curre. Dilli billi. Voce colla qoj-
lesi chiamano le galline. «-Cocri
dèi fus. — Cocca. Boltoncioo dei
fuso. K Cocca, T annodamento, clic
si fa al filo.
CODEN. n. m. da Cote, n. f. terp»i(|e
generico che comprende i)iìi spc/ie
di pietre granellose. La vwe hcl .
ora antiquata, vale Pezzo diputni-
Sasso.
CÒDG, n. m. (DI PKÀ). Supcrficie/r-
basa del prato — Di codg cava.-
Piote, plur. Zolle di lertv, crho^'^-
e cosi Piota M Zvlla nel siug -'
COI
201
COL
h(A 6i forma li verbo Inctidghlr un
lièin,ehe vale Coprir di piote, op-
pure Seminare o coprir d'erOuccia
UN terreno perchè divenga prato
wrfo*-~Così, Si^dgar un prà, è
levar la suptrfide del prato già
erlma. Gli ingegneri dal fr. dicono
Cazunare gli argini; GazonatwxL
e:\jli argini.'^ ksendo la voce PiO'
(aiiropria delle Zolle erbose, come
ahbìam dello , sarà meglio usare il
verbo Wo/o/TP , per Coprir di piote,
Piotalo, Coperto di piote , e tìnul-
oi''oie Piotatura per la Copritura
.<'i piote.
CÓDGA. Còlica, ma meglio Cotenna,
Prupriamenle la pelle del porco. — -
^^}(mua del sangue, per similil.
Su/tf/ttc coten;w«o, tenace. — L'/m
(uni de còdga, vale Crassissimo.'^
fiicuriacodga. — Scotennare.
CUIA, u. f. (coir ó stretto). 1 toscani
(imo Fare alla ruffa raffa , o al-
fo l'ùlfola ràffbia , quando si getta
io aria alcuna qualità di checcbcs-
si^.csi fa a obi plìi tosto, e più
o^* piglia; ed è giuoco da fanciulli.
Il gettare dalle tìuestre pane, daiia-
f'H'd altre simili cose, per signo-
ria ed in tempo di festività, al po-
polo soUostanle. dicesi da'bol. Irar
alla cóia. Quando essi toscaneggiano
us3Dodire Fare il getti o:masicco-
"Je questa parola a Ile orecchie de' to-
scani non suonerà troppo piacevol-
ro<'iiip, potendo risvegliare con e«-
^a l'idea del vomito (che cosi vuol
•^i'" Q(Uito), a me piacerebbe piut-
losio di adoperare Far getto, laltu-
^0 Cialtura, e cosi si dice del
gettare, che si fa in mare delle
p'ercaiizie, per alleggerire la nave
jn tempo di burrasca. Da molti per
•3 nostra voce Càia dicesi Colta, e
sici'ome questo è il termine, che al
I)t)l. precisamente corrisponde, e
siunìOca Ciò che s'è e Alo, o rad-
uualo, egli è perciò che lo trovo
^^\U) approprialo, comech(> pih ac-
fosijinieal dialetto, per l'idea at-
^ccala a questa voce di maggior di-
terllroento nel vedere II contrasto
e l'ansietà de' raccoglitori delle co-
se gettate , di quello che sia Iattu-
ra. Userei perciò delb' seguenti di-
zioni adattate alle diverse circo-
stauze: Andèin a veder la càia. —
Andiamo a veder la cotta. — i4ii-
dèin atta càia. — Andiamo a ve-
dcr la colta; se sia il semplice ve-
dere; lasciando ai Baronci il dire
Andiamo alla colta, che da essi si
eseguisce in effetto; dettato quanto
mai espressivo per le due nozioni,
che insieme racchiude, di Gettare.
e di Ra.rorre, ciò che corrisponde-
rebbe perfettamt'ute a Gettare alla
colta, ed a Getto, o Iattura alla
colta. Adoprerei però la seguente
maniera di dire: Andiamo al gel'
io, alla iattura, o giattura, allor-
ché fossi fra quelli che gettano le
cose dalle finestre.
COl.'l.MKRDA. Letamaiuolo. — Paladi-
ni, sì dice forse per isiherzo a co- '
loro, che colla pala vanno racco-
gliendo per le strade il concio.
COIER, v. Cògliere e Córre, v. V. Am-
mucciar.
COIOMBRAtl, V. Minchionare.
XOIONAR, voce plebea. V. Coiom-
brar.
COL. Càvolo. Cavolo flore. Cavolo
cappuccio. Cavolo rapa, ec. — li-
na balta d'eoi. — Torso di cavolo.
— fìalla d*cavol fìòur. — Palla di
cavai fiore. — Protuberanze di co-
voi fiore Quelle prominenze che si
osservano nella sua palla.
COLA. Colla (coll'o largo).— Colla
di pesce, colla di limbellucci, colla
di cotenna , di Germania. — Boìm
noti. Cola. Bona noti ai sunadur.
— Bouna notte pagliericcio. Addio
fave. Abbiam fritto. - - Cola di ca-
stagnazz, del flit tèli— Intriso dei
castagnacci, delle frittelle. Intriso
di farina per involgervi il pesce
da friggere. — Far la cola pr'i ca-
stagnazz. — Far l'intriso de' ca-
stagnacci.
COLATEZl e SCOLATEZl . add. pi. A-
21
CÒM
2tó
tOM
eque correnti, die scorrono. Non
si dice Colatizie , né Colaticie , né
Seolatizie , come sogliono scrivere
alcuni ingegneri. — Scolaticcio ,
Scolatio, Colatio, Colatim, signifi-
cano Allo a colare. — Scolatioo.
Che ha virtìi di far scolare. — Co-
laticcio, sust.« vale Stalaltite.
•COLICA, n. f. Colica.
COLL. Coito (col primo o largo).—
Coli stori , Far al coli stori. — A-
vere , Tenere o Fare il^ collo torlo.
Far l'ipocrita. — i4 rotta de coli.
— A rompicollo. — Una costa eh*
còsta l'oss dèi coli. — Una cosa che
costa un occhio. Costar salalo. Co-
stare il cuore , 0 il cuor del corpo.
— Tirar al coli ai pulastcr. — Ti-
rare il collo a' polli. — Ròmpers'al
coli. — Rompersi il collo nel prop.,
e nel fig. — Coli» si appropria per
simiiil. ad altre cose. Cotto del pie-
de, del fiasco , ec — Coli d' ièl-
la. — Pdiuolo. Una delle parti in
cui è divisa la tela nell' ordirla. —
Colt doperei, d' curai. — Filo di
perle, di coralli. — Colt d'mercan-
zi. — Collo di mercanzie. — Collo.
Sommila d* un monte: p. e. Il collo
di Tenda. — Coltala , n. f. Colpo di
mano dato sul collo. — Coli suttil.
— Collieino. — Tgnir in coli. — Te-
nere in collo. Ingorgare. Far gor-
go. Impedire il corso, o lo sfoga-
niento deMiquidi.
•COLLAUDAR, v.a. CoWatidorc. Lauda-
re. Lodare. Commendare. ^
•COLONNÈLL. Colonnello.
•COLSAT. Colsat. Pianta comune che
dà un seme olea^irinoso.
•COLTORT , n. m. Torcicollo, uccello.
— Vale anche Bacchettone.
*C0 LUNGA. ?osa piano. Lento. Soo-
gliàto. — A si la gran co lunga. —
Siete la lentezza personificala.
C0!« e CMOD. Come, avv. Dante usò
anche Com. A guisa. In guisa. A
foggia. A forma. A maniera. Sic-
come. In quel modo. Secondo che.
1 boi. usano più frequenlemente la
voce Cmod (dal lai. Quomodo). —
Comechè vale Benché. Tuttoché
Ancorché. Avvegnaché. Quanta n
que. — E come! Atfermalivam. con
inflessione ammirativa. £di che sor
tal Ed in guai modo! — E coni o
san cunlèint. — E di quat sorta tni
contento! Son contentissimo. — Co$a
va. — Come sta bene. Per appun
to. Come si dee. — A i ho dà cmoc
va. — Lo battei ben bene. — A i Ai
dett cmod va. — Gli parlai a tioce
re, con impegno, con ef/icacìa.
•COMBUSTEBIL. Materia comhusliòi
/e.Nell'iLla voce Combustibile non
é usata suslanlivameule.
•COMIC. V. Commediant.
'COMMEDIA , Commedia. Compoo/-
mento scenico.
•COMMEDIANT. Commediante. C^
mico.
COMICA, n. f. Attitudine a sceneggia-
re. Quella naturale disposizione c\w
hanno alcuni comici nel rappresea-
tare con verità le parti. — L' hi
una bona comica. — Alleggia bene.
COMITIVA, n. f. Comitiva. Molli sodo
i vocaboli presi sotto la generica
nozione di Moltitudine di più iudiu-
dui insieme uniti: ma l'iudole (fi-
versa di cosiffatti individui , le dif-
ferenti maniere ed i vari scopi del-
le loro unioni, fanno sparire ia si-
nonimia apparente. — Raccolta, èi-
dentica a Collezione, e nel cornanti
linguaggio si applica quasi sempre
alle Riunioni d' individui della me-
desima specie di genere ra:tleriale.
Raccolta di quadri. Raccolta di p^tf-
sic. Collezione di medaglie. Colle-
zione di codici antichi, ec. Racfoi-
ta si usa ancora per Ritirala , o mì
Richiamo delle truppe. Chìaman i
soldati a raccolta. — RadunaiiZfi-
Radunamerilo. Adunarne nto. Con-
gregazione. Congregamento , I'T-
mini che sono mollo affini Ira di I"-
ro , convengono mejjlio ad 'juiD'ie
di persone.— Assemblea. Adunan/i
di gente per far parlamento, di-
scorrere insieme e risolvere. — Con-
cilio, signiflca una Grande asdew-
GOM
303
COM
blea di p£rsoDe qualificale, e ape-
dalmenle di Vescovi e Prelati di
Salila Chiesa per .discutere» risol-
vere edecrelare sopra qualche pun-
to lonlioverso, ec. — Se Concilio
fu adoperalo per adunanza « onde
liallare affari ecclesiaslici , Comi-'
^M io fu por additare le adunanze
in cui si trattano afiari secolareschi,
eiierciòsì dice Consiglio di gover-
wo. Ctìiisìglio di guerra. Consiglio
dtl comune, ec. — Dicla è un' As-
si mblea di Principi o di loroi4iw-
ksciudoìi per trattare o discutere
'éiYÌ poiiiici de^li Stati. — Una ta-
le adunanza suolsi anche appellare
col nome generico di Congresso. —
Cefo, nei comune linguaggio ita-
liano sovente si adopera per indi-
(^rebQuaiiià, la Condizione, io
ij'iaio, la Professione delle persone
ol/oa|)|iai'lengono a qualche corpo.
Celo femniuino. Celo nobile. Ceto
nurcanlile.— C^mpagnia»ne\ pro-
prio signiGca l'Accompagnamento
(be una persona fa ad un'altra. Un
lai vocabolo fu per simigliauza so-
sliluiio a Congregazione o Società.
^'d Compagnia delle Indie. La Com-
V^nia (Confraternita) di santo
'*jI'in7o, ec. — Comitiva è molto af-
'ìuea Co»wpa{/«to, ma esprime me-
^''odi questa l'Accompagnamento,
fhefa un'unione di persone a qual-
che qualificalo soggetto per ono-
rarlo. .- Corteggio o Corteggia-
^mto,è un'unione di persone di-
stinte, che accompagnano e fanno
la corie a qualche ragguardevole
personaggio. — Combriccola. Ad-
tinanza o Con versazioue di gente che
consulla insieme per qualche reo
od ingannevole scopo.
COMMETTER, v. Comméttere. Coman-
dare. Imporre.—Ordinare. Commet-
/cn/e,agg.che commette. 1 mercan-
ti usano questa voce In forza di su-
si. per Colui che ordina una cosa,
0 commette alcuna faccenda al suo
<'orrispondeiiie , abbiamo la voce
<ii lingua in Commettitore. — Com-
mettr ci lègn, — CommèUmft,ìxxk
più propriamente Calettare,-^ Comi-
mctlr a co d' rùnden. — Calettare
aco\o a coda di rondine. — Com-
meltra tètl d' cagna, — Calettare
a dente, con addentatura. Adderà
tarf. — Commetter. — Calettatura
in terzo» a ugnatura» a bastone» a
sguscio, a nocella nascosta » a ba»
stone e sguscio. - Càmera. Quel cavo
che si fa in un pezzo di legno, in
cui deve internarsi un dente per ca-
lettatura.
COMMISSIONAR, t. Dar commissione,
0 commessiune. Commettere. Ordì-
nare.
CÓMMITTÉINT. V. Commetter.
COMUD. V. Canier.-Ver Comodo,Agia'
to» agg. Ed anche per Ricco,
•CMUN. V. Comunità.
COMODEINA. Orinaliera. Voce degli
artigiani. Cassa da oiinali.
COMPLEANNOS. Annuale o Annuario
del nascimento di alcuno. — Gior^
no onomàstico, comunem. dicesi il
giorno in cui cade la festività di
quel santo, il di cui nome porta
alcuno , da Onomazo gr. , ISomi-
nare.
COMPLETAMÉINT, sust. V. Completar.
— Compie tamèint, add. Completa'
mente. Interamente. Del tutto. Di
tutto punto.
COMPLETAR, v. (dal fr. Compléter),
Bienipire. Mettere a numero , For-
nire le compagnie o 1* esercito del
numero d'uomini prefissi. Così (7om-
plctamento, che vale Compimento.
— ^el linguaggio comune suol da
talunousarsi nel significato di Com-
piere 0 Compire.
COMPLOT, n. m. (dal fr. Complot).
Cospirazione. Congiura. Congiura-
zione,n. f. Congiuramento , n, m.
— Per Macchinazione. Trama, Cà-
bala segreta.
COMPOSITÒUR. Componitore. Compo-
sitore. Quegli che nelle stamperie
mette insieme i caratteri. — Com-
positoio. Quello strumentino che .
per comporre le pagine a stf^mpa.
CON
serve a mettervi sopra le lettere ad i
una ad uoa , e dà la giustezza del
verso.
'CÓMPRA . n. f. Compera. Compra,
•COMPUTESTA. V. Coutabil.
COMUNAL, add. Comun'Uativo , agg.
AddeUo al Comune. Teatro comu-
nitalioo. Strade coniumtalive. Ma-
gistrato comunilativo. — Comiimv-
le vuol dire piuttosto Solito. Ordi-
nario, e quzuiiìnquc ne' bandi ao-
ticlii si trovi usata questa voce nel
suddetto significalo trovandovisi
Beni comunali. Paschi comunali.
Ora è meglio servirsi della voce piti
nobile. ;
COMUMTÀ, n. f. Comune, n. m.e Co-
^munilà» o. f. Il corpo de' cittadini.
La comunità di Ircvigi; il comune
di Bologna. —Potilo qui alcuni no-
mi di quei Comuni della provincia
di Bologna, che in italiano si sco-
stano piii da quelli del dialetto. —
Aloolà. — iuooleto. — Arcvà. —
Becovàto. — Arfèin, — Boffetio. —
Arquliz. — Arcoveggio. — Cà di
frab.— Cà de'fabrL — Casféll di
Brelt, — Castel de' Brilli. — Co
d*fiùm. — Capofkmie. — Live. —
OÙvelo. — Media. — Olnièdola. -~
Monsanzan. — Monte san Giovan-
ni. — Monsvir. — Monte severo. —
Montagù.^-'Moìite acuto. — Monvi-
nìr. — Monte vènere. — Jtfonzorz.—
Monte san Giorgio. — Mungardein.
— Mongardino. — Nnnaré. — Nuga-
reto. — Pèigula.— Fèqola. — Puz.—
Poggio.— San Cèrei— San ChièUaro,
204 CON
nare. Pigliar partito , risohizìone ,
determinaziom'. Ed anche Veuin
alla fine , alla conclusione.
CONDAMINAR, v. (còrrott. pevComU-
minar). Dominare. Regulan: -
L'èunragazz che n's'po comìa-
minar. — È un giovinetto che nm
si può regolare a modo altrui
CONDOGLIANZA (dal fr. Condolòanre'
Condoglienza. Querela . lamento di
checché sia con alcuna persona. -
Condoleìiza. Dolore. Rammarico. -
Condolersi. Rammaricarsi.
CONFLUÉINZA, n.f.ConfluenzaJem.
Idraulico. Concorso ed unione «li
due fiumi , e altre acque correDtiiw
uno stesso letto.
CONNOTAI. Contrassegni. Sc<//mli-Bi-
traito in iscritto. Voce Foreri.sf.
CONSAPUTA. Consapevolezza. ConlPi-
za avuta. Partecipazione. — Sm:fl
mi consaputa. — Senza mia sapu-
ta , consapevolezza , o notizia.
CONSEGUÉINZA. Conseguenza. Uf^
sa che conseguita. — Una cona d'
consegueinza. — Cosa o affiin *
conseguenza. Val Cosa di rilicTu.
di grande importanza — La pan>fa
Rilevanza, che taluni adopi^nv.
non è di lingua.
CONSIDERÉVOL, add. ConsiderìMt
Notabile» agg. — Considerévole. V{
tèvole non sono di lingua.
CONSULT MÉDIC. Consultazione me-
dica. — Consulto dieesi alla scriiiu-
ra dell'avvocaloin favor delcUeute.
CÓNT. Conto.— Ignir da còni. -Jf
nere a conto. Far gonnella.— Coni
Conte. Titolo d'onore.
— So» Baféll. — San BoffiUo. • , r ^
Seve. — Scopeto. — Squasquel. — CONTABIL. n. m. Voce moderna, aw
ScàscolL — Stifont. — Settefonli. putisia. Bagioniere.
— Tèi, 0 Al Tèi. — Al ledo. — Ved-
ghé. --- Vedegheto. — Vidagula. —
Viadàgula. — Zagnan. — Ciagnor
no. ~^ Zéss. — Gesso. — Zrè. —
Cereglio. — Zrédel. — Ceretolo.
C6NCA DA MURADÒUR, n. f. Vassoio,
n. m. — Far conca. — Sttiecare ,
De' legnami , quando pigliano cer-
ta convessità, o concavità.
CONTABILITÀ , n. f. Voce moderni.
Computisteria. ÌJà residenza «lo
computista o ragioniere.
CÓNTRACARTÉLLA DLA CIAVADO^.
Contrasserratura. — Bus dia con-
tracartèlla. — Feritoia dov'enira
il paletto.
CO NTR ACASSA DL' ARLOL Custode
dell' Olinolo da lasca.
CONCRETAR, v- StabiUre. bctermi- 1 CÓNTRALTAR, n. m. Contrammhn
Cof
305
COR
fi. f. per meiaf. Ogni mezzo coper-
to, che si usi per interrompere gli
alirui disegni. — Contramminare.
Cercar di rompere i disegni altrui
CONTROL (da! fr. Continole). Contro
rtqlitro.
CONTROLARtfdal fr. Contrólcrie). Vf-
f:io del contro registro» ed anche
meglio V Allo di contro refiistt-o.
tONTROLOn (dui fr. Conttvleur). Con-
tro itQistratore.
•CONVERS.n. m. ERSA, n. f Frate
mterso o tot -o. Suora conversa.
Conversa, n. t. Embrice di conversa.
CONZ. CUNZA . add. Condilo , agg.
Trattandosi di vivanda, che ha con-
dimento — Pe7/ conza.-^ Pelle con-
eia, atta ail'nso de' calzari, gnanti,
e simili. — Lcsca conza. V. Lósca.
"- Concio, vale Assellato. Acconcio.
. ^cofmdato. — Veln conz — Vino
figurato, adulterato. — Conza del
péli.'- Concia de' cuoi. — Mcttr in
conia el péli. — Xellere o Teììere
ilcoiame in addobbo, o in mortaio^
^ '« canale. — Conza dèi vein. —
^flrfc il governo al vino. Fatturare
il cino. — Conza del piattanz, —
Conditura. Condimento.
J^^NZ^CAN'VA. V. Can'vein,
CONZALAVEZZ. Calderaio.
TO'* SCRANN', SCRANNAR. Seg-
fliolùio.
CO.VZaTÉSTA. Acconciatrice. Accomo'
l^fitrice. A do ma Irice.
''OHP.n. m. Tèflfoto.n. m. e Tégola,
n. f.— Stanzia a copp. — Stanza a
!«»o, oppure Soffitta. — Furiar su
i copp. — Portar la colpa altrui.
Ripescar le secchie. — Còpp. — Lai-
taiuolo. Crema composta dì latte,
^ova, zucchero e zafferano, che i
contadini portano in regalo ai pa-
flroni.
CÒPPA, (^oppa (coirò stretto). Cervi-
ce. — Collòttola. Occipite. Occipi-
zio- La parte concava tra il collo e
la nuca. — Nuca. Parie superiore
oella collottola. — Colui ha una
wo)jtt cotenna, collotola. É grasso.
"- Coppa.^ Testa di porco lessata.
addobbata, e insaccata , Ói'ììn dai
florent. Soppressala. — Còpfiada e»
stad. Altro salame porcino fatto col-
la coppa del porco cruda, insaccala
ecc., che nelVor. Alberti è registra-
ta Capocollo. Io chiamerei l'unae
l'altra col nome proprio di Cojìpa
di porco lessata. Coppa di porco
cruda, ecc.'- Còppa (coll'o largo).
Vaso con bocca sparsa per uso di
bere. Da ciò ne viene la denomin.
di Cojye per Uno de' quattro semi,
onde son dipinte le carie da giuo-
co. — T'ora' o^ du d' còpp, detto
bass. Torscla. Andar via. — Un om
ch'é uno còppa d' or. — Una coppa
d' oro. Meglio che pane. Ottimo.
Aureo.
COR. Cuore, e nel verso Core e Cor.
Toccare, Pungere il cuore. — Dar
sul cuore. Far cosa grata. — Prega-
re al cuore. Efficacemente. — Dire
in cuore, in suo cuore, fra suo
cuore. — A mUn crèpa al cor. — Mi
piagne il cuore. — Coraccio. Cuor
cattivo. — Cuoricino, ilim. di Cuore.
CORAM POPOLO. Corampopulo. Lati-
nismo, per ó\re In presenza di tutti.
CORRA. Corba.Ln maggior misura bo-
lognese de' solidi e dei liquidi. Pei
solidi si divide in due S/oia, o pure
In quattro Quarteruole, o in sedici
Quartucci. Il Quartuccio in dueM-
surine, oppure in quattro Quartuc-
ci. Il peso della corba di grano,
mercatabile, è di 140 libbre boi. —
La corba dei liquidi dividesi in due
Stola, 0 quattro Quarteruole, o sia
in sessanta Boccali, e questi in due
Mezzine, ognuna divisibile in due
Fogliette.\\\)tso dì un boccale d'ac-
qua è di 40 once della libbra boi.
- Un lug eh* sèmna sì corb. — Un
podere della seminazione diseicor'
be di grano.
CORPA. Corda. Fune è voce pììi nobi-
le. I vari nomi secondo le qualità
delle corde trovansi in capoluogo.
— Andana, n. f. Scalo, h. m. Luogo
dove si fila e si torce la canapa per
le funi. '"Ligar, ligadura cùn dia
eoa
206
COR
corda. — Infunare , Infunatura. —
Dar la corda. — Collare, e figurai.
« Stare, o tenere uno sulla cordai
o in croce, cioè coli' animo dubbio.
— Corda da in strumeint d' musica.
— Corda. — Mettr el cord. — In-
cordare. — Armetterli. — Hincor-
dare. — Cordiera. Quella striscia di
legno su cui posano le corde. —
Corda di' àncora. — Gómena.
CORDEL, n. m. Strato di ten^a, che,
sovrapposto a strati confinili, va
rialzando un terrapieno, e forman-
do l'argine di un fiume o di un
canale.
COREN. Como e plur. Corni, m. e più
comunem. Coma, f. — Far el co-
ren. V. Did. — Spuntar del corcn. —
Corneggiare, e dicesi anche della
Luna : La luna corneggia appena.
— Mnar el coren. — Corneggiare.
— Metter, far el coren. --• Corneg-
giare. — Dar del seurnd. — Scor-
fieggiare. — Dar d' cozz. — Coma-
re. — Cornigero. Che porta corna.
— Cornuto. Che ha corna o che è
distinto a maniera dì corna. — Cor-
' nicolare. Fatto a maniera di corno.
— Cornicolato. Piegato a forma di
corno. — Animai bicornuto, Bicor-
ne 0 Bicorno. Da due corna. — Cor-
no. Strumento da fiato; in plur. fa
sempre Corni. — Sonare il corno.
Comare. Scomeggiare. — Cornato ,
agg. che ha corna accidentalmente.
— Cornuto, che ha corna natural-
mente.
CORG. Cestone. Spezie di cesto gran-
de senza manico, e quasi piano, che
serve particolarmente a contener
fruita . erbaggi ed altro , e si porta
in lesta da' contadini. V. Panir. —
Corico si dice di Colui che nelle
antiche tragedie interveniva nei co-
ri. Corico è ancora aggiunto. Musi-
ca corica. Musica dei cori.
GORGA , V. Panir.
CORNI. Còrniòlo. Albero che produce
il frutto di forma simile all'uliva,
di color rosso, e di sapor lazzo,
fhe chiamasi Corniola.
CORNIOLA , n. Corniola. Comalipa
Specie di pietra dura.
•CORNUCOPl, n. m. Cornucopia, n. t
ed anche m. Cioè abbondanza d
tutte le cose, rappresentata daii;
figura di un corno grande pieno d
frutti e fiori. — Comucopi per Cu
delabro. Candeliere a piii lumi.
CORÒSS. Codirosso. UcceUello dell:
spezie dei beccafichi.
CORR EMÉZZA. Condiscendenza. Fa
edita. Accondiscendenza. Indulger
za eccessiva.
CORRER , V. Correre. Molte frasi si
usano nell'italiano col verbo Cor-
rere, che in dialetto sono volte in
altra guisa. — Correre a vcr$oA>
dare a seconda. — Correre adA-JW
altrui. Assalirlo, investirlo.— Or-
rer V arringo. Cominciare a ragio-
nar di alcuiftì cosa. — Correrf It
città , le strade. Camminarvi molfa
gente. In Napoli, in Parigi, all'i
grandi, le strade corrono. —Cvr-
rere una strada. Camminar per f>-
sa. Ho battuta o corsa quella itra-i
da per due anni. — Correr perico-
lo. Correr voce, fama. ecc. — Cor-
rere per Scórrere. Un nodo che w«
corre presto. — Correr degli a nm.
Correr le lettere, gli acvisi." Cor-
rere agli occhi , alla vista. Vedere
speditamente. — Correre ndl'ow-
mo , per V animo , nella tnettU- ^e-
nir neir animo, in mente. — Corre-
re per Seguire. Questo corte per
parecchi anni. — Correre. Avere
una certa direzione. Una iiradu
cìw corre a pie del palazzo. lì"'»
strada che corre dalla Porrelta «
Pistoia. — Correre per Mancarti
Non vi correva più che un pie^-
'•^Alcòrr più quèll eh* scappa^
che quèll ch'i tein dri. — Chi cor-
re corre, ma chi fugge vola.^
córrer in aiut.^ Accorrere.- Cor-
rer dri. — Bincòrrere. Imegtòrt.
Dar la caccia. Correr dietro. E '**
lora Bicercare > Pregare. — Coj^
innanz. — Precórrere. — C^^''^
tùli el strà. — Percorrete tulle if
ì
COT
907
GOZ
strade. — Correr intèm. — Con-
correre.
lOHKISPOSTA, D. f. Pagamento. Sod-
disfacimento. Sodditf azione. Ricom-
pensa. Ricognizione. Betribuzione
helribiùmenlo.
:0HRUS1ÓN DI FIOM. Uosa (coll'o
slreua e coli' s di aspro suono ).
hmra» u. t — Hosure dei torren-
li. Scrosci e rosure dell' acque. —
Con lermine idraulico Corrosione.
[CORRUZION , n. f. Corruzione.
"CORV. Coroo. Cornaccbia nera.
COSS. Coso. Lo stesso che Cosa, dello
maschile « e significa presso il vol-
go Tallo che si vuole « ove uon
sovvenga il vero nome di ciò , che
si bramerebbe nominare. — Coss,
Cuslein e CusUtt» Cusleina, Cuslèt-
ta. appropriali a persona di cui
non vi sovvenga it nome.
COSSI Coia. — Cossa nomina o per
vi 0 per slrd. — Cosa ricordala,
0 ragionala per via va. — Cossa?
In via d'interrogazione. Che cosa ?
CAf?— Cossa nel dial. boi. come
Del veoez., dove V se si cambia in
(lue M vale ancora Coscia. - Stren-
zrelcoss. ^^Raccosciarsi. Restrin-
p!Pre riserrando le cosce.
toEGGlARE. T. agronom. Costefj-
f/'flre. Coltrare. Passare l'aratro so-
pra le coste della porca. —Vale an-
sile essere in amicizia presso di al-
cuno.
;0ST[PARS'. Infreddare o infreddarsi.
In boi. non s* usa mai Costipare nel
S'Snificalo proprio di Restringere,
Condensare. — Costipazione. Costi-
pamento di ventre -V. X/ferdars'.
OSTimiON. V. Fentówr.
OTT. Cotto. — Roba cotta. — Cotto
in forza di sust. vale La vivanda.
ia cosa cotta. — ,Cott a lèss. —
Mlessato. — Arrost. — Arrostito.
- hi't-ta padèlla. — Fritto. Affrit-
tellato. ^ In-t-la bastardèlla o a
ilucà. — Cotto in manicaretto. —
Bein cott.— Crofjiolalo.^ Poe coti.
'^Incollo. Verdemezzo sì dice per
HZ' ^ carne tra cotta e cruda : Gua-
scotto. — > Colio per Ubbriaco o per
Innamorato svisceratamente. Inta-
baccare. Imbarcare. Imbardare.
Imbertonire sono tutti verbi che e-
qui valgono. — Cott dal sòul. —
Incotto . Abbronzato dal sole. — A
{ è andà al coti, e al crud. — » F'e
afidato it mosto , e l' acquerello. —
Ali ha armess « l'ha pcrs al cott e
al crud. — - V'ha lasciate le polpe,
e le ossa.
COTTA. Cotta di calcina, di gessò ec.
-» Proverbiai. Éssr d' séti cott e
una buida. — Essere di tette cotte.
Bagnato e cimato. Esser volpe vec-
chia , putta scodata. ^ Cotta vale
anche in ital. Innamoramento ec-
cessivo. — V. Coti.
COTTA. Cotta. Quella sopravveste di
panno lino bianco che portano nel-
1' esercitare i divini uffici gli Ec-
clesiastici.
COTTUHA. Cottura» Cocitura e Cuo-
cilura. Il cuocere che fa il fuoco.
Si prende ancora per lo spazio del
tempo, che ha bisogno la cosa, che
6' ha a cuocere.—- C'ociTtim vale an-
cora Scottalm'a.
CÒV DL' ARA , n. m. Stiva, n. f. Mani-
co dell'aratro. — Còv d'furmèint.
Covone. Quel fascette di paglia e
fermento legato, che fanno i mieti-
tori dopo mietuto il grano.
CÒULM, n. m. Colmo. La voce ital. si-
gnifica Cima, Sommità: ma la boi.
è ristretta a Quel cumolo che so-
pravanza il piano della misura nel
misurare i grani. Misura colma
contr. di Misura rasa, cioè senza
colmo. — Còulm per Culmègna. V.
Torr vi al còulm. — Scolmare. —
Neil' ital. si dice Nel colmo della
collera, del dolore , del caldo, det
verno. Colmo di fortuna.
CÒULM , add. Colmo. Convesso. Ì?<7e-*
voto, Contrario di Còncavo. — La
voce vokare boi. è piuttosto /IW/ua.
CÓUi.P. V. Botta. —Còulp d'apoplesi.
V. Azzidèint.
COUiNA. Culla e Cuna pe* bambini.
COZZ. Coccio, Pezzo di vaso rollo di
C«B
208
cao
terra colta. — Greppo, Vaso di terra
rotto. — Cozz d'prùgn, d' zris —
Ciocca di $usitie, di ciriegic, —
Dar d'cozz, V. Coren.
"CRANI, n. m. Cranio.
CREATURA , e per corruz. Chcriatu-
ra. Creatura. Ogni coàacreatu*—
Creatura, dicesi popolar. per/7am-
òino» -— La creatura in-f-la panza
d' 80 mader. — Feto. — Eoiùrioìie ,
dicesi il Parto informe, non ancora
perfettamente organizzato. — Adi
creattir. — > Amici vi saluto; Miei
cari vi saluto ; Vi do il buon gior-
tic, 0 la l^uona notte.
CUECG. buffetto. Colpo che si dà con
un dito appoggiato fortemente col-
la punta a guisa di muila al dito
poiiJcek lasciandolo scoccare con
violenza al laogo dove si vuol col-
pire. — Cróce dèi scciopp. V. Pus-
sarcin.
CRÉCCA V. Rùmma.
•CRÉDER, V. Crcdefyf.
•CRÉDIT, n. m. Credito.
'CREDITÒUR, n. m. Creditore.
€RC1N, n. m. ( dal led. Krein). Bàfa-
m rusticano.
CRÉiNA , R.tCriìiee Crino, n. m.
Pelo lungo che pende al cavallo. —
Crimera, chiaoiansi tutti i crini in-
sieme del cavallo. — Creino. Crine
e Crino nei commercio s'intende il
crine concio per imbottir cuscini.
-^Crinito e brinato, agg. Che ha
crini. — Taiar et crèin* al caoall. —
Scrinare il cavallo. — Crèina, Cri'
nadura — Fessura. Fesso. — El
crèin dia vid. — Vermi si dicono
le spine o anelli della madrevite.
*CREMÒLR D TARTAR. Cremor tar-
taro.
CRÉMS. Crèmisi, Chèrmisi, Chermi-
sino. Color rosso acceso.
CRÉP, n. ra. e CRÈPA , n. f. V. Ciierpa-
dura.'-' Trar un crép. V. Clierpar.
CRÉSP. V. Crespa.
CRÉSPA. Crespai. Grinza. Ruga. —
Gli aggettivi Crespo, Grinzo, Rugo-
so, esprimono lo stato di contrazio-
ne, in cui trovasi la. superficie di al-
cuni corpi. — Capelli crespi, cent
di Stesi — Pelle grinza , cootr. <
Liscia. — Fronte rugosa.
CRÉSSER , v. Créscere. — Crcsser ra\
allamèsqula. '^Arrògere, Accn
scere ad azione fatta. — Turnar
crèsser.-^ Ricrescere , e Accretccr
— Crèssr al dóppi. — Gemiuan
Adduare. Far due lanli. Crescere
doppio. — Crcsser. trèi volt taiU
quater volt , etz. Purassd volt. -
Triplicare, ec. Moltiplicare. — Crei
ser. — Garzoneggiare. Farsi gar
zone. Parlando di ragazzi. -^Ain
fatto il groppo. Aver posto il telb.
Non crescer piìi della persooa. -
Crèsser dell' -i-erb. — Vegetare. Mt-
menlare. — Per Aggiuffnere. -
Crèssr al prezi dia robba. — Bla-
caìXLre. — Cltcrsmonia. — Moct<^*
Ritoccarne èlio del grano ec— Cm-
ser sòuvra. — Sovraccrescere-
CRÉST. Cristo. Questo vocabolo è inn
piegato in molti proverbi boi. lui^
del volgo : p. e. N' avèir un crétl.
— Non avere un becco di un qunf-
trino. — Star in crést. — Start l'/i
dovere. — Andar in crésL — Aif
nelle furie. A n'val né crèsi, te
santa Mari. — Non valgono leprt-
ghiere. — Al n'mustrareo un crm
a un muribònd. — E' non darelM
del profferito. Ei non darebbe oòf-
re a secchia. Non darebbe pf^ ^
cencio. — Far crèsi. Dicesi di 0^^'^^'
ma da fuoco che ha preso un tor^
aio. Far cric. Cioè Che «o« Afl/«i*
to. -^l du crèsi dèi zavoia. —
meglio ricolga il peggio. Udo p
gior dell'altro.
*CRIDA.eGrida,n. f. T. Ant. M
Rondo.
•CRIDAR. V. T. contad. Piangere.
-CKIMINAL. Criminale.
•CRIMINALESTA. Criminalista-
CRINADURA. V. Cherpadura.
•CRIMRA. Criniera. ^ .,
CRlViGLlON (dal fr. Crivellon). ^^
vcllone. Una specie di velo m^
Simo. „ ..
CROI (coirò chiuso). Cércine- ^^
CUV
S09
CUV
volto di panno a foggjia di cerchiò ,
iLHato da cbi porta de' p^i in capo
per salvarlo dall' offesa. — Croi da
tuselt. — Cércine.
CRÒUS. Croce. — Santa cròus. Alfa-
beto, volgami. Croce tanto, e più
comiiDem. L'Abbicci, n. f. — LibrèU
dia lanta cròun, Santiri. — > Sade-
rio e Salterò. Libretto con cui s' in-
segna a leggere a'faDciulli; Abbicci,
inaio questo caso è di genere ma-
sch. — Metlr in cròui , figur. &r-
rw il basto. Sollecitare alcuno im-
porlanamente. Porre in croce , vale
Biasimare con impropèri.— FarU'
fia cròus tòuora una co$8a. — Fa-
re un crocione. Fare il pianto a che
che ria, odi che che sia. Bare la
tcnediaone.— Vale anche per Cro'
ctcc/itodi strade, come La cràus di
Crnal. ^ // crocicchio , o quadri'
^ fiiodeiCasaU.
'CavCkl, Gabbiano comune. Uccello.
CBUCANT. Mandorlato. Ammandor-
lato.
^UD.igg. Crudo, add. Contrario di
Collo. — Mandar zò al coti e al
^i'- Comportare. Soffrire. Aver
gran sofferenza. — Perdr al coti e
(^l(Tud.\.Cott.
WÀ.agg. Crollato. Caduto, ^àà.
" Cm cruda. — Capef^li ccuiuti
w<?' pettine. — Cruda , si prende
«nche sustanl. La cruda del fai. ■»—
io caduta delle foglie.
«AR, V. Crollare. Cadere, ^ La
Toce boi. è usala sempre pel cade-
re (li cose minute. — Crudar el fai
H alber. j- Il pelarsi denti alberi
•^Ast pèir a i eroda el fói.-^ Que-
Jto pero si peia. — FrùH ch'croden
mlitièint dai alber. — Frutti co-
devoti — Crudar all'armòur, per
jneiaf. (.ajfdarai ingannare, sopraf-
fare. Cedere. Condiscendere. —
Qwind lapèira è madura bisógna
eh' la eroda. — Tutte le mlpi aUa
F^ «i vedono in pelliccerìa, "-
yiidar dalla sònn.-^ Tracollare.
, Inchinare.
'ftCSElNM GBU§*TTA. Crocem.^im'
. di Croce. — OnuUina, -^ Crotel'
Una, — Far erwètia. -^ Far d$llè
croci , o delle crocette* Far la cena
di Saloino. Non aver da mangiarne.
CRUSÉLL O'STRÀ. Crocicchio, n. m.
Crociatas d. f. Luogo dove faono
capo, e s'attraversano due strade
in modo clie fanno croce , e si divi-
dono in quattro strade, e dicesi pro-
priamente Quadrìvio. •« Bivio, Il
punto dove s' incontrano due stra-
de. — Trivio, L' incontro di tre
strade.
CRUSÉTTA. V. Cruseina.
CRUSiKA DA PAGN , n. f. CoippelUna-
io, n. m. — Stanga (Om e Porta-
pagn in boi. ) chiamasi quel legno
fitto in un piedistallo per nso parti-
colare di sostener le vesti. Di qui
il proverbio /panni rifamw le «to»i-
ghe, equivalente al boi. Vsti pur
un pai, eh' al par un cardinaL Di-
cesi pure dai boi. ta par una cnc-
stra vst4 . ad Una Donna lunga a
magra.
CRUSÒN , n. m. CRUSÒUNA. f. Crocia-
ne^ u. m. -*• Far i(n crusòn tn-f-u-
na murata. — Far campanone.
Sonar le campane. Fare un segno
nel muro. Quando uno . cb' è solito
far sempre male, ha fatto una volta
cosa , che sta bene. — Crusòn. —
Crosazzo o Crociato. Moneta d' ar-
gento.
XRUSÓN, 0, m. Soprabito lungo e
largo » che, nell'inverno^ portasi
specialmente per casa.
•CRUSTEINA. V. Cruseina.
CRUVATTA. Cravatta. Fazzoletto che
si porta al collo.
CRUVDUR. n. m. URA. o. f. Copertoio,
n. m. Coperta, n. f.
CRUVER, v. Coprire: e Covrire in ver-
so. 11 suo contrario è Scoprire. Di-
scoprire. -^ Cruvers'. — Coprirsi.
Vale ancora Rivestirsi. In tempo di
primavera gli alberi si rivestono
di foglie a vista d' occhio. — Una
pianta di rose rivestita di fiori. —
Tiirnar a cruver. — Ricoprire. •-
Cruver cùn a^ cvere\ -^ Caperc^a-
52
eoe
210
cuc
re, Ineoverehiare e CovercMare. —
Cruver, detto figurai. Coprire, Bi-
coprire. Ammantare. Palliare. Ve-
lare. Nascondere. — Colorare , Si-
mulare. Orpellare o Inorpellare.
Coprir con arte che che sia. Imbel-
lettare. Impomiciare. Imbiancare.
— Cruvert', dello pur figur. Am-
mantani; Ammantellarsi. Celarsi
arlamenle. — Cni«?erd'er&a. — In-
erbare. — D'flur. — Infiorare. In-
fiorire.'-^ D' tèrra t'insala» i sel-
ler. — Ricoricare. Interriare. —
D'pòlver. — Impolverare e Impol-
verarsi. — Cùn al capiizz. — In-
cappucciare e Incappucciarsi. —
D' biacca» d'blelt^^ Imbiancare.
Imbellettare. — D'purcari. — Im-
brattare.'- D'vesc*.— Invischiare.
Impaniare. — D' pènna. — Impiu-
mare.
'CRUZIFESS. Crocifisso. Crocefisso.
CRUZZI. C^norcio. Tra vaglio. Tormento.
CSTIAN. Cristiano. — Far al bòn
csfian , metaf. Fare il nescio. Far
lo gnorri. Infingersi. — Da cstian
balza. Sorta di giuramento. — In
fede mia. Da uomo d'onore, e simili..
CSTIJM. V. Assuefaziòn.
CCCC, 0 CUCÙ. Cuculo e Cuculio. Vc-
celto notturno. ^-^ Ve cmod è al
cuce, tutta vòus e pènn. — Gran
rombazzo e poca lana. Assai pam-
pani e poca uva. — Più véce' eh'
n'è al cuce. — Più antico del bro-
detto.— Véce' cuce. — Vecchio rim-
bambito, e balordo, e volga rm. Vec-
chio cucco. — Cucco , vale Uovo in
lingua puerile. V. Cuccòn.
cuce, n. m. Urto. Colpo. Botto, n. m.
Botta. Percossa , n. t — Dar un
cuce'.— Dare un urto. Urtare.— Dar
un cuce' cùn al sciopp. — Dare u-
na percossa colla bocca dello schiop-
po, 0 coli* estremità del bastone.
CUCCAI. V. Papiliotti.
•CUCCARS'. CUCCARSLA , T. Severe di
ffivsso. Lnsciarsi dare ad intendere
checché sia. — Al s'I'è cucca. — Se
V è bevuta. — Sigoiflca ancor tener
per sé intera cosa di che altri spe-
rassero partecipare. Quii piati ù
s*V è cucca tùtt tu. — Tenne pe
»sè V intero piatto.
CUCCARDA, n. f. (dal fr. Cocarie)
Nappa , n. f. Fiocco, n. m. — Cot
carda però' è voce generalizzata dsl
l'uso.
CUCCAROLA. Cocca. Quel poco di aii
nodamento che si fa alla cocca sa
periore dei fuso, quando si glm
si torce, perché il filo non iscailì.-
Grovig Itola è V Aq nodamento dflb
corda , o del filo nel ripiegarsi »
vra se stesso per soverchia ioni-
tura.
CUCCÈTT, n. m. Barella, n. f.,mal
si portano grinfermi. In Firentedi*
cesi Cataletto.
CUCCHEIN . n. m. Carino. Piaené
no. Naccherino , si dice a un Fìd-
dui lo per vezzo. — Bimbo. Cecino-
— Car al mi cucchein. — Caro//
tnto cecino. Mio amore. Mio re:».
Me viscere. Viscere mie con. ^•
Coc.
CÙCCIA. Cuccia. Lelticciuolo di caw
— li termine proprio sarebbe fa-
nile. — Andar, Star alla cW.
Cucciar. — Cucciare.
CUCCIAR , n. m. Cucchiaio. — I »»•
ladini boi. dicono Cuslir da Cutii-
liere, ani. — Cucchiaio, si prenJe
eziandio per La quantità cowpr^
in esso utensile, che si dice ancora
Cucchiaiata (boi. Cucciurd)."^^'
chiaino, dim. — Cucchiaione actT.
CUCCIAR. v.V. Cùccia.
cucci ARA. V. Cucciar, n. ,
CUCCIUD, TESTARD, USTlNi. «??
Testereccio. Caparbio. Incapato. \
Capone. Capiloso. Intestato. ''«'•
nato. Pertinace. Pervicace.
CUCClUTAGGEN'. Ostinaziont. fi^:
natezza. Capacela. Teilam^
ne. Pertinacia.
CUCCÒN DEL BÒTT. CoceWm^ jj-
Cocchiume , si dice anche a "
étesso buco superiore della bo»?-
— Cocchiumatoio, n. m. Sgor»|»
per fare il cocchiume a^e boW' '
Cuccòn." Cucco e CUco^"^^
COM
203
COM
ilea di parsone qualificate, e spe-
ialmenlc di Vescovi e Prelati di
kinta Chiesa per .discutere, risol-
«trf e decrei a re sopra qualche pun-
to loulroverso, ec. — Se Concilio
Al adoperalo per adunanza, onde
talare affari ecclesiastici, ConsU
flÌMÌoiu per additare le adunanze
ìtm<ì trattano aflari secolareschi,
cpmiòsidice Consiglio di gover-
iMi. Consiglio di guerra. Consiglio
iel comune, ec. — Dieta è un'As-
UttihW'A di Principi o di loro Am-
hùicìadori per trattare o discutere
I/Tari poliiici de^li Stati. — Una ta-
le ailunaDza suo Isi anche appellare
tol nome generico di Congresso. —
f e/o, nei comune linguaggio ìta-
\miu sovente si adopera per indi-
«ire la Qualità, la Condizione, lo
Sialo, la rrofessione delle persone
fl'papiìartengono a qualche corpo.
Cftn femminino. Celo nobile. Ceto
ifuitaiitile.— Compagnia »ne\ pro-
zio siguifìca r Accompagnamento
(^be una persona fa ad un' altra. Un
l»l^|ii'abolo fu per simìglianza so-
sliluiio a Congregazione o Società.
^ 'mpagnia delle Indie. La Com-
V^'jm (Confraternita) di santo
^P'nlo.ec. — Comitiva è molto af-
fifK' a Compagnia, ma esprime me-
^'"j(il questa l'Accompagnamento,
^he fa un'unione di persone a qual-
flic qualIBcalo soggetto per ono-
rarlo. — Corteggio o Corteggia-
*t»i^o, è un'unione di persone di-
siinie. che accompagnano e fauno
'a corte a qualche ragguardevole
^^rsonaggio. — Combriccola. Ad-
unanza 0 Conversazione di gente che
consulta insieme per qualche reo
^^ ingannevole scopo.
AMMETTER, Y. Commettere. Coman-
*"c Imporre.-^'Ordinare. Commet-
tenie, agg. che commette. 1 mercan-
l' usano questa voce in forza di su-
^i per Colui che ordina una cosa,
^ <^o\t\metie alcuna faccenda al suo
^^Tispondente , abbiamo la \oce
"' 'ingua in Commettitore. — Com-
mettr al lègn, — Comméttere , mti
più propriamente Calettare.-^ Cqm-
mettr a co d' rònden. — Calettare
aco\o a coda di rondine. — Com'
mei tra tèli d' cagna, — Calettare
a dente, con addentatura. Adden-
tare. — Commetter. — Calettatura
in terzo, a ugnatura, a bastone, a
sguscio, a nocella nascosta » a ba-
stone e sguscio. -- Càmera. Quel cavo
che si fa in un pezzo di legno, in
cui deve internarsi un dente per ca-
lettatura.
COMMISSIONAR, v. Dar commissione,
o commessiune. Commettere, Ordi-
nare.
COMMITTÈINT. V, Commetter.
COMUD. V. Camer. -- Per Comodo, Agia-
to, agg. Ed anche per Ricco.
•CMUiN. V. Comunità.
COMODEINA. Orinaliera. Voce degli
artigiani. Cassa da onnali.
COMPLEANNOS. Annuale o Annuario
del nascimento di alcuno. — Giof-
no onomàstico, comunem. dicesi 11
giorno in cui cade la festività di
quel santo, il di cui nome porta
alcuno , da Onomazo gr. , ISomi-
nare.
COMPLETAMÉIIST, sust. V. Completar.
— Compie tamèinl , add. Completa"
mente. Interamente. Del tutto. Di
tutto punto.
COMPLETAR, v. (dal fr. Complétcr).
i?ifcw/p/re. Mettere a numero. For-
nire le compagnie o l' esercito del
numero d'uomini preGssi. Cosi (7om-
pletamento , che vale Compimento.
— Nel linguaggio comune suol da
talunousarsi nel significato di Com-
piere 0 Compire.
COMPLOT, n. m. (dal fr. Complot).
Cospirazione. Congiura. Congiura-
zione, n. f. Congiuramento , n. no.
— Per Macchinazione. Trama. Cà-
baia segreta.
COMPOSITÒUR. Componitore. Compo-
sitore. Quegli che nelle stamperie
mette insieme i caratteri. — Com-
positoio. Quello strumentino che .
per comporre le pagine a stampa.
GUL
CVBBTA. Coperta e Coverta. Cosa cbe
cuopre , o eoo che si coopre. -^ Co-
perta, alla fr. dicesi comunen. al
.Piatto, Salvietta e Poeata insieme.
Pranzo di trenta coperte, cioè Per
treota penooe. — Cvertà zUtd. —
Coltrone.
CVERTUR, n. m. Copertoio , n. m. Co-
perta, D. f. — Cvertur del $crann.
-^ Copertina da seggiole. — Cver*
tur dia catsètta dèi caocir. — Co-
pcrtone.
€I3G. Cuoco e Cuciìùere.ltoswX scrìl-
to ancora Cucinaào.
CUiiMA. Voce rimasia nel dialetto dal
lat. Cucama, come geoerica, che
manca uel Diz. della iiug. itai. Ab-
biamo però le noci proprie della
specie io Caffettiera, Lattiera, Cioè-
colattiera. lettiera,
€UL. Culo. A questa voce bassa , cb' è
perula propria, in società si sono
sostituite altre voci , per traslato ,
tasto nel dial., che nella liog. ilal.
lu boi. Seder. Unir. 'Preterii. Tafa-
nari. Quètl seroèzi. Cùpola. Culi-
sèo. Al dedri, e forse altri. Neil' ilal.
Deretano o Diretano. Pretèrito. Sede-
re. Ano* Anello. Forame. Ciotte, Coc-
cMume. Centopelo. Cùpola. Culai*'
tario. PoHtione. Fondanèenio. Mele-
to. Oulisèo. Bel di Roma. Dai medici
- Aìio, Pòdice.'^Anoe Anelloè propria-
. mente il buco dai quale gli animali
gittau fuori lo sterco. — . Culo dice-
si del fondo di diverse ,cose. Cut d'
carciofel.— Cirello. — Cui tlèl fiasca
dèi Cundìir, ec. Culo,e meglio JV)n-
. do del fiasco , del candelUere, ec.
, — Mnar al cui. -*- Culeggiare. —
Agn calz in-t-al cui par^ innanz
un pa$$. — Ogni prun fa siepe. —
Àvèir al cui merd, olacamiea mei-
. da. —> Non eteer farina da cialde.
Non esser leale , o tietia farina. —
Vgnir, o avèir in cui. V. Avèir. —
Tirar indri al cui, fMirlando del 'ca-
vaUo, o di simili bestie. Ricalcitra-
re. — Tirar indri al cui. — Tirar-
tene indietro. Tirare alla staffa.,
Bitirarsi. BiirarsL Beoaleitmre,
212 cut
Dioesi di chi si mostrs dabbioM «
farà, o non farà tal «osa. — f ran
d'cul. — Calcitrare, Betisten,ti
è proprio de' muli, ec. •- YnUsra>
■ cut a un. -~ Dare il dosso.-^ Aviu
un cui grand cm'è una ciL -i*
ver un cui che pare un vicinato,it
na ttadìa. Avere un cui ùadiale. ->
Pippar, tirar al cui a un. — Fan
il cui tappe loppe, y zìe k\tre eccey
siva paura. •»- Puèirs' grattar al cui
d'cvéll. — Poter sputar te vog^
di checché sia. — Battr el cui M-
un cavecc'. — Dar del cuk m «"
cavicchio. Infilar le pentole, bar ài
culo in terra, in sul lastrm,m
sul petrone, e vale Fallire. -'1^
sitar al cui a tùli. — Ahàv col
cembalo in colombaia, ifoi/nni
culo , 6gur. — lÀvars' eùnol^^
dsevert. — Alzarsi dal letlo cole
lune, 0 colle lune al rovescio. -^i-
veir al cavecc' in-t-al «e/, o sola-
mente Avèir al cavecc'. — Sa».(f
vestito. Aver la lucertola a due ctr
de. **- Avèir al lein e al cui coli'
•^ Macinare a due palmenH. i^
fv a cavallo del fosso, ^àn's'
pò avèir al lein^ e ed cui tdi-^
Non si può aver la moglie eòtn. t
la botte piena. — Èsser cui f f*
misa. ^ Esser pane e caàS' ^^^
come la Move e l materòzxoto. '-
Vullar al cui in su a un tlai". -
Rovesdare. Rimboccare. - fa'* ^
culalcandèil. ^ Acculare k <^>^
dele. •*- Èsser sèinza col. -^EtKrt
sgroppato. — Truvar ad pef ^
noe, lìgurat. — Trovar ehi non fl^
bia paura di sue bravate.
CULÀ. Culata e Culattata. -Daruft
gran nula. — Battere w» gra
culata.
OULADUR, n. m. Colatoio, n. m. if^
latoia, D. f. -^ Quando il colato» (
un panno, allora éioesi Tercifr'
eia e Torci fèccia.
CULATTA. Culatta. Nàtica. - i^ «J^
latt. Le mele, igurat. -^ Cum^
un pòtit, cf liti* volta. — C^^
UftpoNttf* d'una voMo. •
j
CUL
213
cn
:(1LA2Z0L, D. m. Qaéì peisetto di
pannolino eoo cui s' kDbracaoo i
ranciullj 'm fasce. L'Hai, non ba vo-
ce propria. In lingua di Crusca pen-
so che converrà ùiTt Hrat Merino.
Un autor dassico isdegnerà di dir
forse Culucttuoh.
XLLAR. Collare. Quelle due strisce
(tipaQuolioo attaccate alla goletta,
cbe portavano i Notai, i Funziona*
ri, tempo addietro.
ClLURElN. CoUftrelto. Parte della
^Kle cbe sta intorno al collo. —
Manin da prit — Collare. Col-
lantlo. Quella striscia di pannoli-
no, cbe si porta dai preti attaccata
alla goletta. — CoUaneliaio. Fackor
(li collaretti o collarini.
-CUMMA, n. f. CÓULM, B. m. Conti-
poIo,Q. m. La più alta parte dei
leni. £d anche Quella trave elle si
inette nel oomignolo. — Oitculmina-
re.hnzT via il tetto o il colmo del-
la casa, è voce lat. da non usarsi
^ori della poesia. -* IHseìnbricia-
^ n. Scoprir il colmo della casa.
XLO«É,add. Col&rito, Colorato, add.
- Cuhré ptirassd. — Cotoritis-
limo.
'tLORlR, V. Colorire e Colorare, v.
Si dice egualmente h coloro , e h
jotorrico. — Tumar a culorir. —
mlonre e Rkolorare. — Mutksrs'
rf' cuìòur. *^ Trascolorare. — Cu-
^rir$', ciappar dèi culòur. — Co-
forarsi.
)LÒIJNA. Coionna. Sostej^o di figa-
'3 ciitiichrica posilo ritto a piombo
'rfel piano , atto a reggere o a or-
y^e g4i edilSw. Quando è <inailTalo
«icesi Pilastr». — Culòuna fuM,
■- fuiata. — Cim la pfknxa. — Co*
mmaol vefHre. o icolM'è«to«i. -*
«orfuwd. — A bozTSfifmQériiòAere.
'm>UH. Colore. — Ciappar culòur
*;• hcolùrar^. — ùar al 'CulòuK—
Colorife. — Cwnpaffn d' OHlòur. —
<'Oiicotofv.-..f\iirtio^ar«i( culòur
««' arroat — Rotoknv. — . Hrar
^ft-t'un eutòvr.p. e. vi/ firn a/ ròss.
*• Pctidf r« 0 Jiwif» a un cofoy«. —
Jftf^fion' dèi cttlònr, •« SWwyw» o
Slingeni. — itoòta (fifM ««ter. —
Biicolore. Variegalo.--'Hoùòa d'piu
tulur. — Screzialo o Ken/ato. Scrè-
zio. Varieià Ue'colori.-~ Preda d'du
cutur. — Pietra (aliala ^ come il
CatHmeo, sopra di uu colore, e sot-*
to d' un altro. — Callio culòur. —
Color Uvido. Coloraevio, — Cmlòuf
cury. — Color profondo , buio, cu-
po. — Smart — iHlawtto. -*- Al cu-
lòur <l' un qumkr, dèi muttazt, —
Colorito d'un quadro, della faccia,
— Fit?. — Acceto, — Ciar, — Apvr^
to 0 CMaro. — HurUficd» o ilppo»*
fKl< "- iijppaimolO. Poco vivace. —
Stnunfd. — Smontato. — Poe fpte«
9<2. — Abbagliato, Velato. — iivotdi.
— Vaialo, smontato in alcune par-
ti.—Piccia.— BiUollato. Indauma'
to.Chiazzato. Picchialo o Picchiettar
to. — Piccia d' du cuiur. — Brizzo-
lato e Sprizzato, — Mete'. — Jtfi-
icAio o Mietio. ^ Undd, — Ondato.
Marezzato.
*CULSÀT. (Colla « pronunziata con
forza). Colsat. Pianta.
CULSEIN. ^om'ctrto, dim. di collo»
detto per vesso.
CULTURA . n. f. Cottura e Cultura.
Coltivazione, Coltivatura, n. f.Cot-
tivamento, n. t. L'arte, la cura,
e l'atto di coltivar le terre. — Coir
tura, Cittto. Luogo coltivato. — Tér^
ra da cultura. — Terra coltiva. —
Cti//«fia figur. Cultura di spirito,
CULUNÉTTA, n. f. Colonna, n. f. Co-
lonnello e Colonnino y n. m. SI dice
delle pagine scritte, e stampato in
due parti. — Finca non è di lingua.
CULUNZEINA , CULUNZÉTTA , n. f. Co-
lonnetta, n. f. Colonnello, Colon-
nino e Cokmnttto, n, m. dim. di
Colonna.
OJLZEORÉLLA, (da Culcitra, lat.).
Cóltrice. Materassa ripiena di penna.
*^ Culzedrélla da tusétt. *- Coltri-
cella, Coltricelta, Coltricina.
•CUMÉTTA. Cometa.
CUMIA. Commiato, Congedo. Licenza
41 partirsi. Dar al cumid, — Ac-
CVM
214
co%
aammlaUure, — Ton'cundà. — Ac-
^ommiatarMÌ. Prendersi congedo,
■licenza^ in qualunque circostanza.
Accomiaiarti dall'amico. — La vo-
ce boi s' adopera solanienle in si-
gnif. di dare, o prendersi congedo,
che fanno gl'inquilini delle case e
simili.
CUMMISSDRA. Commessura. Luogo
dove si cominelle. Incastratura.
Congiuntura. Commettitura. Giun-
tura, n. f. Combidamento , n. m. V.
Fèssa.
CUMÓ. V. Cantaran.
CUMPAGNl. Compagnia, Onione. So-
cietà.-^Stormo. Compagnia gioviale.
Scapigliatura. Compagnia di gio-
venlù rilassala. — Compagnia , So-
cietà ^ Bagione, Accomàndita, Co-
mandila. Socielà di commercio. —
Vn om d'cumpagni. — Uomo socié-
vole, Sociale , Sociàbile, Conversa'
ifile. Conversévole, Conversativo.
— Compagnévole, vale Mio ad ac-
compagnare. L'uomo naturalmenr
le è compagnevole animale.
CUMPANADCn. m. Companàtico , n.
, m. Companàtiea, u.X. Le cose' che
' si mangiano col pane. — Caman-
giare , dicesi più particolarmente
dì lutte le vivande, che si mangia-
no per appetito. — Vivanda. Cibo
preparalo nella cucina.
CUMPARIIl, V. Comparire ed Apfjari-
re, V. Farsi vedere, presentarsi al-
l'altrui vista. — La voce boi. Appa-
rir non è usata comunemente.
CUMPARITA, n. f. Risparmio, n. m. —
Far 0 Farsen' cumparitd. — Far
masserizia. Risparmiare. Usar e-
conomia. — Roba eh' fa cumparitd.
"-Roba che fa vantaggio, che fa
appariscenza,, cioè che si mantie-
ne e conserva. — Maèstra eh' fa
cumparlià. — Minestra rendévole.
— Far cumparitd in-t-al magnar.
— Fare a miccino. Accompagnar
col pane le vivande , mangiandole
a poco a poco.
CUM P A RS A . ' Comparsa. Comparigio*
. sic. Comparizione, — Bèlla cum-
par$a. — Cow^ftorita. Compoaintei^
za. Appariscenza. Far comparìia.
— Cumparsa d'un mort. — Aypa'
rimento. Apparita. Apparizione. -
Cumparsa dèi sòul, dia louiia,d'tf-
na cumétla. — Apparimento. Appir
rizione di una cometa, ec. — Cm
pars' d' teater, — Comparse o fa-
sonaggi mutL
CUMPART, n. m. ComparUment» ;
Scompartimento, n. m. Uistrìt«'
zione , D. f.— Cumpart d'bòiul is
t-i giardein. — ScmnpariiìnenlL
Siepicine di Ifosso. Cordoni o Fngi
di bosso. — Compartimenlo di co-
lori. Compariinienlo di canun.
CUMPASS, n. m. Compasso ,h.B. Se-
sta e pili spesso Seste n. f. |ilBr.-'
Gamù dèi cumpass. — Gawk,^
meglio Aste. — Varie sorta di cod-
passi. Cotnpasso di grossezza, o Cmn-
passo torto da legnaiuoU. Coo può*
te incurvate. — Compasso ticuro.
con vite, — Compasso sempUee,c^
dinario a due punte. — Comyos»
a tre punte pc triangoli. — Con-
passi che s' allungatu). — Cmptt'
si da rimessa, — Compassi a m^
la. — Compasso doppio. Con^
di proporzione , ec.
CUMPÉ. V. Fine.
•CUMPÓR, V. Comporre. — Cumpor,^
Cumpònder la (mgà in VI' otta. -^
Comporre , Imporre o Agffwdar il
bucato nel vaso.
•CUMPOSITOUR. V. CompositWT.
XUMPRADÓUR. Compratore.
CUM QUIRUS (Latinismo). Conche- ff
riferisce sempre a danaro. — ^^
al cum quibus. Mancar al eum (pù^
bus. — Avere , o Mancare i daMii
con cui acquistare la tal cosa.
CUN (dal lai. Cum). Con, prep. Insie-
me. Uniumente.— Aggiunta ai V^
n<Jmi Me, Te„Se, Loro, talora si
pone avanti Con me. Con te. Co*
se, Con loro, e talora dopo, faceo-
done una sola voce, ommetieudott
lettera N, come Meco, Teeo, Seco.
e presso gli antichi iVo<co, yotco.
— Alcune volte è anche replicati .
CU5
2ii
cun
sebbene senza necessiti: Con me-
co, Con etto meco. — Secolui, Se-
colei, Secoloro sono yod non osate
dai buoni scrittori, giacché la pa-
rola Seco vale per tutte , e cioè per
Con te, Con lui. Con lei. Con loro.
^UN\MÈINT. Cullamento. Il cullar dei
ìrnhìnl-^'Cunamèint d'una tcran-
na, d'una tavla.'- Tentennamento.
^M.Cullare i bamlnni. Ninnare.
Cullare canterellando la ninna nan-
na. - Cunar pian. — Cullare toar
vmente. — ^^ cunar d'una tcran-
^— Tentennare d'una seggiola»
i^'um tavola.
Mi'N, n. m. plnr. — Fardi cun-
cùn,&ìme se uno non sapesse dire
^non Cùn Cùn, Quindi Cuncùn
^o\gerebbesi ital. in Esitanza. Dub-
^^i^fèrplestità. Esitazione. Esi-
tomento. Dubitazione. Da questo
nome si è fatto il verbo Cuncunar.
^^;:- Esitare. Dubitare.
»L'NAR. V. Cuncùn.
^NljlMÉlNT. V. Conza.
^U, Coniglio. Animai quadrupede
simile alia lepre, ma più piccolo.
■" Conigliòlo. Conigliuzzo. Picco!
coniglio. — . Conigliera.TifìB de'co-
'^ìgli -Porc ch'egli abbia i coni-
^^ì in corpo. Non aver più cuor di
^^{l^lb, 0 di uno scricciolo, 0
d'un coniglio. Esser pauroso.
'UVETTA. Culletta. — Cunèlta. —
fernetta, per similit. Fossatello con
"paro dalla parte inferiore, che si
iorma attraverso le strade di colli-
M.cbesono'm pendio.
^NFALUNItì. Gonfaloniere, Gonfa-
miero.
^•]fÉSS, n. m. Confessione» n. f. Bi-
glieilo.o Scrittura, in cui si con-
fessa aver ricevuto in prestito al-
cuna somma di danaro , o altro. —
'Iwto imprestato del danaro , e
^^ ie n' era fatta fare la confes-
'^FÈSSI e CUNFSIUNART. Confessio-
wa e. Confessionario. — Confessio-
nale èancbe agjj. Di confessione.
^U>FESSI. piar. Cosi chiamano i bdl.
alcune Cappelle soiterranee nelle
chiesa, come / cunfèssid'S. Pir.*^
Confessione, ed anche Confessio.
CUNFETTA, n. f. Confètto, o. m. —
Confetti ghiacciati, diconsi anche i
Sorbetti. ^ Confetti Uquidi. Quelli
che i boi. chiamano Sirupà.
CUNFETTURIR. Confettiere. Confetta-^
tore.
CONFETTURIRA. Confettiera, n. f. Va-
so dove si tengono i confetti.
CUNIADÓUR Coniatore, e volgano.
fìattinzecca.
CUNSEINZIA. Coscienza. — Un uomo
coscienziato , coscienzioso, di co-
scienza , di buona coscienza. — i-
ìfeir la cunseinzia attacca a un '
ciod. ^- Aver ingrossata la cO'
scienza.
CUNSERVA. Ghiacciaia e Conserva.
— Conserva. Fiori e frutti confet-
tali.
CUNTADEIN. V. Abitant Bioic.
XUNTAGVn.m. Contagio n. m. Conta-
gione. Pestiletèza , n. f. — Questa
voce pei bolognesi signiBca altresì
Grande puzzo.
•CUNTAGIÒUS. Contagioso.
CUNTAR. Contare. Per Annoverare.
Numerare.^- Per Raccontare. Nar-
rare. Contare. — Cuntar da ré a
ròn. — Dar libro e carta. Mostrare
tutte le circostanze. Scuo/eret7 sac-
co pei pellicini. — Ricontare. Tor-
nare a contare. — Cuntar del bàb-
bèi, del fandoni, del minciuuari.
— Stiantar di gran fandonie o /»a-
be; Sballar carote: Canzonale; Fa^
voleggiare ; Frappare. — Contare
per Conteggiare. Far conti.
CUNTARÈLL. Conticino. — Contino ,
vale Piccol Conte, per vezzo.
CUNTÉGG*. Conto. Computo. Calcolo.
— Far di cuntegg'. — Conteggiare
si dice, ma non si dice Conteggio.
Come non è usato Contefigiante.
Tuttavia questa è voce di regola ,
che viene da Conteggiare, simile a
Numerante e Numeratore , da Nu-
merare.
CUNTÉGN. Contegno. Apparenza. Sem-
GBB
terra cotìA.'^ Greppo. Vaso di terra
rotto. — Cozz d'prugn, d' zn$ —
Ciocca di suùM, di ciriegic, —
Dar d'cozz. V. Coren,
'CRANI, n. m. Cranio.
CREATURA , e per corraz. Chcriatu-
ro. Creatura. Ogni cosa creata—-
Creatura, dtcesi popolar, per^^ain-
òino. — La ercalura in-l-la panza
d' 80 mader. — Feto. — • Embrione ,
dicesi il Parto informe, non ancora
perfeltameute organizzato. •— Adi
creatur. — Amici vi saluto; Miei
cari vi salalo »* Vi do il buon gior-
ni ; o la buona notte.
CRECC. Buffetto. Colpo che si dà con
un dito appoggiato fortemente col-
ia punta a guisa di mulla al dito
pollice > lasciandolo scoccare con
violenza al luogo dove si vuol col-
pire. — Crécc dèi scciopp. Y. Ptw-
sarein.
CRÉCCA V. Rùmma.
•CRÉDER, V. Ctvdere.
•CRÉDIT, n. m. Credito.
'CREDITÒUR, n. m. Creditore.
€RE1N, n. ni. ( dal ted. Krein). Ràfa-
no rusticano.
CRÉINA , n. f. Critie e Crino , n. m.
Pelo lungo che pende al cavallo. —
Criniera, chiamansi tutii i crini in-
sieme del cavallo. — Crèina. Crine
e 6^nN0 nel commercio s'intende il
crine concio per imbottir cuscini.
— Crinito e Crinufp, agg. Che ha
crini. — Taiar et crèin al caoall. —
Scrinare il cavallo. — Crèina, Cri-
nadura — Fessura. Fesso. — El
crèin dia vid. — Vermi si dicono
le spine o anelli della madrevite.
*CREMÒLR D'TARTAR. Cremor tar-
taro.
CRÉMS. Crèmisi, Chèrmisi, Chermi-
sino. Color rosso acceso.
CRÉP, n. m. e CRÈPA , n. f. V. Ciarpa-
dura. — Trar un crép. V. Clierpar.
€RÉSP. V. Crespa.
CRÉSPA. Crespa. Grinza. Ruga. —
Gli aggettivi Crespo, Grinzo, Rugo-
so, esprimono lo stato di contrazio-
ne, in cui trovasi la. superficie dì al-
208 cao
cuoi corpi. — CapeUi crespi,
di Stesi — Pelle grinza , con
Liscia. — Fronte rugosa.
CRÉSSER, V. Créscere. --Crèsser
alla mèsqula. -?* Arrògere,
scere ad azione falla. — Tun
crèsscr.— Ricrescere , e Accn\
— Crcssr al dóppi. — Gemi
Adduare. Far due laìiti. Cresci
dopj»io. — Crèsser. trèi voli
quatcr volt , etz. Purassd c<
Triplicare, ec. Moltiplicare —
ser. — Garzoneggiare. Farsi
zone. Parlando di ragazzi. —
fatto il groppo. Aver posto U
Non crescer piìi della persoi
Crèsser dell' -i-erb. — Vegeta
mentarc. — Per Aggiuuìie
Cressr al prezi dia robba
curare. — Cliersmonia. - - Bii
Ritoccamento del grano ec-
ser sòuvra. — Sovraccrescen.
CRÉST. Cristo. Questo vocabolo è|
piegato io molti proverbi boi
del volgo : p. e. N' avèir m
— Son avere un becco di un
trino. — Star in crèsi. -^ SL
dovere. -^ Andar in crèsi. —
nelle furie. A n'val né crè\
santa Mari. — Non valgono fe
ghiere. — Al n'mustrareo un
a un muribònd. — E' non
del profferito. Ei tion darebbe s
re a secchia. Non darebbe f*"*'
cencio. — Far crèsi Dicesi di^**
ma da fuoco che ha preso u» *j
ciò. Far cric. Cioè Che nonk^^
lo. — l du crèsi dèi zavaìa. —
meglio ricolga il peggio- Dd<> n
gior dell'altro. I
•CRIDA , e Grida, n. f. T. Ant. Edili
Band^.
•GRIDAR, V. T. contad. Piangere.
-CRIMINAL. Criminale.
XRIMINALESTA. Criminalista.
CRINADURA. V. Cherpadura.
•CRINIRA. Criniera. .,
CRIVIGllON (dal fr. Crivellon). «
vellone. Una specie di velo radt
Simo. - ,
CROI (coirò chiuso). Cenine. ì^^
CCR
2^17
CCR
come mole, viti coiubinsite insieme.
Ingegni, o Macchine da alzar pesi,
ec.
JjrZGNAR, V. Congegnare. Mellere
lo&ieoie alcune cose in si fatlo mo-
do, che l>en s' assettino l' une al-
Tallre. V. Cunzègn.
toZlRA. Concia. Luogo dove si con-
tìxùm le pelli.
3BKSTA. Copista. Copiatore. Ama^
nieiue. Menante , ed anche Seri va-
^» e Scrittore ; m^ è meglio riser-
Ittre quest'ultima voce per sinoni-
mo d', 4 u/orc. — Scrittoria. Scriva-
Nena. Arie e impiego di Scrivano.
" Parlando di pitture, direbbesi
Copiatore.
CfPÈTT, D. m. Fazzoletto da colio,.
ebete donne si mettono per coprir-
^^ W peito : ed anche Fùssù (dai fr.
XTl'ETTA. Coppetta, oppure VentO'
w. - Cappe! t strazza. — Coppet-
i^ a /ar/Zio. Quando la carne per
niez7.o loro alzata si trincia poscia
'la'terusici per cavarne pili sangue.
-'«P/^è/t lécchi. — Ventose setiza
Dl'PÒN. Scappellotto dato nella cop-
jMi. - Cuppòn. — Tegola di cima.
'^J^.n.f. C'ara. Sollecitudine» n. f.
«"«tro, n. m. — Tt^tppa cura.
"Fiìcdideria. — Cura, io medi-
J''"a. Suppotta. Cura. — Cura.
''«•r hgadari. \. — Cura, e piìi
fonimiein. Cur, n. f. plur. Aggalla-
'^ u. m. sing. Quel terreno mobi-
'^•e soffice, che spesso incontrasi
"Pile paludi. — El cur d' lunga-
iifthi. - Gli aggallati di Lofiga-
itritin.
^^MlU. Corata, Coltella, Cu-
rulella.^Vna curadélla d'agnéll.
"- Comta d'agnello. — Curadélla
d'cidéU. — Polmone di vitello.
^»A(;G', n. ni. Coraggio, n. m. Mol-
li ^ll«i nomi sono affini a questo,
tome hilore, Cuore, Hravura. In-
^>}pidezza. Ardire. Audacia. Tenu-
''''a. Sfrontatezza. Sfacciatàggin€ ,
MdanzQ ec.
CUUÀM. C'doio e CuitMte. —• Corame •
Coia*Pf, \ale ancora Aggregalo di
cuoi, e l*aranietilo fallo di cuoi. •—
t.'tìrac'io pegg. di ciu»io.
Cnt.\M\R. Cuoiaio i* Coìnrn.
ClitAMÈLLA, u. r. Uuccio, n. m. Pelle
line sopi*a cui si striscia uo i rasoi.
CURBÈIX. V. Vanir.
CUHDAR. V. Cavstrar.
CVl\DÈlLk,n. r. Fettuccia, n. f. Na-
sttv, n. m. Tela tessuta a guisa che
non passi la larghezza di una span-
na. — Sembra strano ai Ixilognesi
il sentire che Cordella in ilal. si-
gniOca Corda piccola, ma per vero
Cordella è dim. di Corda. Ed egual-
mente non piace motto la voce ìia-
stro per Fettuccia, quando dagli
stessi per Nastiv s'intende la Fet-
tuccia già annodata con eappio.
Ma tutti i dizionari vogliono che
s'usino i suddetti vocalwli— Cor-
dellina , essendo dim. di dim. , do-
vrebbe signiUcarc Cordicella, Cor-
oleina, cioè Quella si chiama con
altro nome Accia (l)ol. ÌAizza). Tut-
tavia i vocabolari stossi deiiuiscono
Cordellina per IMccola corda schiac-
ciala (Boi. Passamanein o S/fèin-
ga) o londa (Boi. Curdunzein) di
refe, di seta , o d' altra siniil mate-
ria per uso d'aOlbbiare, o legare le
vesiimenta. — Dagli esempi degli
autori e dall'uso comune però sem-
bra doversi appropriare la voct»
Fellnccia alla piii stretta , e Nastro
alla piii larga. Sarà ancora più pro-
prio l'usar Cordicella, Cordicina
piuttosto che Cordella per Corda
sottile. — Un om, uno donna eh' fa
el cunìéll — Fettucciaio, m. Fet-
tucciaia, f. Nastraio è voce dell'u-
so. V. Naster.
CUBOIAL, n. m. fo^ti/o/e. Cosi chia-
mano i medici qualunque Be xaiida
cardiaca. — Cordiale è amiie ag-
gettivo. Pi il ima cordiale. — Ciir-
dial, aggiunto ad uomo, «ignifira
che ha cuore buono, afleiiuoso ,
pronto a muoversi in prò degli a
mici. Uonto cordiale.
23
CUH
21
CUBDÒN. Cordone.^ CurdòndiprU.
— Chigolo. — Di fra. — Cordiglio.
— Cordoncino, CordonceUo, dim.
di Cordone. — Curdòn. — Guida si
dicono Que' filari di pietre « che di-
sliuguoiìoil lastricalo, o rin<yhia-
iata di una strada dalla banchina.
Cordoni di pielra. Quelli che si
mettono a traverso delle strade ri-
- pide , e delle scale per raltenitivo.
•CURDSEINA. Cordicella, Funicella»
Funicina.
•CUKDUNZEIN. Cordoncino,
'CUUESTA. Corista.
CURÉZA (Z aspra). Coreggia. Striscia
lunga di cuoio. — Curèz, Cureol.
f. pi. del scarp. — Coreyyiuxjli del'
le scarpe. — Carzol » n. ni. sing. «
Curzu plur. di scarpunzi. — • Bec-
chetti.
CURGHEIN» dim. Cestelllno. — Cur-
qhein di cavi. ^- Panieruzzo.
CIJRLIRA. V. Calzétta.
CVRNACCIA. Cornacchia. V. Usèll.
CURNACCiON 0 CANDLUTT AI COPP.
Ghiacciuoli. Pezzetti di ghiaccio
pendenti dalle gronde dentelli in
tempo d'inverno. — Essri curnac-
don ai cvpp. — Essere i maggiori
stridori, o geloni. Essere un fted-
do che pela.
CURNÉCCIA DLA FAVA , QW ARVÉIA.
Baccello. Tanto dicesi pel guscio
pieno de' granelli de' legumi, quan-
to pel semplice guscio , che li con-
tiene. — Piant dalla curnéccia. —
Piante baccelline.
CURMS. Cornice. Membro principale
d'architettura. — Curnisott.-'^ Cor-
nicione. — Curnis dì quader. —
Cornice de' quadri. — Far el cur-
nis. Curnisar. — Corniciare. —
Mettr in curnis. — Incorniciare.
CURNfSAMÉlIST. Corniciame. Qualsi-
voglia lavoro di cornici, di marmo,
legno , ec.
CURNISAR. V. Curnis.
CURNISOTT. V. Curnis.
CUBÓTT e SCUROCC. lutto. Corruc-
cio, Corrotto, G ramaglia. Bruno.
Termini tutti che indicano nel liu-
8 CUR
guaggio comune Quell'abito di te*
io che sogliono vestire le persM
all'occasione della morte di quk^
che loro stretto parente. AtHti k
lutto, da bruno. Vestirsi, Melttrù
a lutto , a bruno. Abbrunarsi
CURÓUiNA. Corona. Ornamenlo dì cà
si cingono i re, gli uomioi illustri,
ec. — Curòuna dia madonna.-
Corona. — Coronciaio, V d. li. Bac-
chettone , che ha sempre la coroia
in mano. Quindi Scoronciareeh-
ternostrare. Tener la corona fra le
mani. — Coronalo. Facilor di coro-
ne. — Curòuna d' maron. — Ma
di marroni. — Curòuna dl'asòcau.
— Cruna dell'ago.Foro.^^l^
la curòuna a un' agòccia. -Senir
nare un ago.
CURPÉTT. n. m. Corpetto."- Cumìl
Cursètt. Panzein. Silè (dal frane.
Gilet ). Camisola. Camisulm. Co-
sacca. Casacchein. Giacclièlt^ ti-
birein. Giubba. Zibòn. CapulUin.
Paltò (dal frane. Paletot). Pa^^^'
dcm (dal frane. Petit paletot], eu
Questi sono i termini boi., di ami-
co uso, 0 di nuova derivazioo^rk'
si danno ai vari vestimeoii. ^^
servono a coprire il corpo dal col-
lo alla cintura. I nomi eqai^aleoii
italiani sono ; Corpetto. (JofK"''*"
Farsetto. Farsettino. Fiitstìtont.
Giubba. Giubbone. Givbbtlio. Ciulf
bercilo. Giubboncello. Giubh^ìW^^^'
Giubbetto. Giubbettino, Cojuccu.
Casaccone , ec.
CURREND Correndo. In comando. In
boi. si prende come avverbial- P'f
Subitamente. In fretta. Sul utonxìir
to. Immantinente. — A l'ho m
Sii currend. — L'ho preso subilH'-
mente. — In ilal. usasi anche Cor-
rente, avverbialm. Andante: C^f'
rentemente; Senza intoppo ;^P^
datamente. — L'è un ch'lèz «««*
per currènd. — Egli è uno clie tej*
gè sempre corrente.
CURREZlóN D' STAMPA. y.Stampo^
•CBR'Rt. Fare aita corsa, Aciurr*'
mento.
et II 31
DRBIDÒUR , agg. Corritort . add.
Che corre.
IliKIDlR. Corridoio. Corridore. Cor-
rihre. Questa voce s'esteude ge-
npntimente ad ogni sorla di andari
lunghi e streui, cbe siano anche
soppesi fuori, dietro degli ediOzi ,
oper passare da una casa all'altra,
n« p«rò sempre chiusi, e coperti.
Il TerniziD è diverso. — Curridu-
rfin-^ CorridoreUo.
LHHIRA, 0 piuttosto Carrira. — Car-
riera. Corsa celere. — Curritvn, n.
m. Ci-an carriera.
(.ilSÉTT. WCurpèil.
t<lSÌ. Corsia. Corrente dell'acqua
de' Uami. — Cur$i dia piale. — Cor-
fa.de'iealri. e simili.
^HT.add. Cor/o» agg. — Curt curi
(illa francese Tout cauri).— In fina
pmla, Subilo. Immanlineìite. Sen-
'« dimora. Senza rilardo. — Al
curii. - AUe corte. A Urla eorla.
Mk breve. Alla ricisa. In somma.
k coMluiione, -^ Alla curia. —
^ faWo longa e curia. — Per farla
^m. Per abbreviarla. Per abbre-
viare. Compendiosameììle.Alle bre^
ti. ^ Curi d' inzègn. — Ingegno
iordo,o (osco, vale Ottuso. Duro.—
2'^ e pruia. — GroMocciuolo:
^"'o; lozzotlo; Corto e tozzo. Uo-
J>o di piccola taglia» ma grosso. —
''tintar curt e gro$s. — Mozzare.
•" Curt d' ifésla. — Dalusante; Bir-
«o; Bercilocchio; Che ha la vista
»?'» a tingere ; Che ha mangiato
^i^erchie. — Andar per la curia.
"~ ^ndar per la piana; Per la spe-
*V^8; la più sbrigata via. — Tgnir
^rt un.— Tener uno corto; Le-
nirlo corto, Ggur. Tenere uno a
wcdietto; Teràere a crusca, o a
coco/i. — Dscòurs curt. — Parlar
*l^onico. V. Dscòurs. — 'Ch' al la
j9«o6cin curia, o curieina. Mo-
jo.basso, ora invalso fra i boi. ple-
o«" . che significa a uo dipresso: Fi-
^mola!
5||TFU.CoZ/cito. Nel plur. fa Coltel-
«.m.e CoUeila, f. — Curléll da
9 cns
du lai. — Coltello ancipite. Spada
ancipite. ~- Curléll stori. — Coltela
lo adunco. — Curtell dalla susta.,
— Colle Uo a molla — Curléll féirm
in-t-al man'g. — Coltello in asta
o Inastalo.
CUKTÉLU. Coltella , Collellessa. Àr*
me a guisa di coltellaccio.
CLKTLA. Culleliala. — Dar una cur-
ila, -^ AcvoUellare.
CLKTLEIN. Coltellino. — In boi. chia-
masi Curlleina, un coltello largo,
e lungo , con punta smussata, ad u-
so di tagliar le tagliatelle, e de'piz-
zicagnoli per affettare i salumi ;
io volgerei questa parola in ital.
per Coltella, piuttosto che Colica
lina.
•CUHTLIRA. Coltelliera.
CIUZOL , CUKZOLA. V. Curcza.
'CUSCUÉrT. Coscritto, n. ai. liecluta^
n. r.
•CUSCRIZIÒN. Coscrizione. Leva.
CUSDÒUR, n. m. ÓURA , n. f. Cucito-
re ,n. ro. Cucitrice , n. f.
CUSDURA. Cucitura. L'arte del cuci-
re, e la cougiuotura di due cose
cucite. — Costura è la Cucitore ri-
levata. — Arvèdr el cusdur. — W-
vedere il pelo, le costole a uno. —
Spianar el cusdur. — Ritrovare,
Ragguagliare, Spianare le costu-
re, fìgur.—
CUSEIN,D. m. BINA, f. Cugino, m.
Cugina, f.
CUSEINA. Cucina. — Far la cuscino.
— Cucinare. ^ ,
CUSER, V. vale tanto Cuòcere che Cu-
cire. — Ricuocere. Tornare a cuo-
cere. — Incuocere. Cuocere poco.
— Crogiolare. Cuocer bene. — Tro-
tare. Allessare i pesci. — Cottolo,
add. Di facile cottura. — Ricucire.^
Tornar a cucire.— Scucire. Disfare
il cucito.
'CUSINIR, n. m. IRA. n. f. V. Cug e
Serva.
CUSPÉTT. Voce ed espressione di me-
raviglia. Cospetto; Cappita; Cap-
pilerina; Càpperi. ^- Cuspètt de
me, cuspclt df bacc , cuspèzi e j)è'
eoe
sto
cuc
re, ìnewerehiare e Coperchiare, —
Cruver, decto figurai. Coprire, fi/-
eoprire. Ammantare. Palliare. Ve-
iare. Nascondere. — Colorare , Si-
mulare. Orpellare o biorpellare.
Coprir con arie che che sia. Imbel-
Iettare. Impomiciare. Imbiancare.
— Cruvers', dello pur figur. Am-
mantarsi; Ammantellarsi. Celarsi
arlamenle. — (?ruufrd*cr6ó. — In-
erbare. — D'fiur. — Infiorare. In-
fiorire. — D'iérra l'insala» i sel-
ler. — Ricoricare. Interriare. —
D'pòlver. — Impolverare e Impol-
verarsi. — Cùn al capùzz. — In-
cappucciare e Incappucciarsi. —
D' biacca, d'blett — Imbiancare.
Imbellettare. — D'purcari.— Im-
brattare.— D'vesc'.— Invischiare.
Impaniare. — D' pènna. — Impiu-
' mare.
'CRUZIFESS. Crocifisso. Crocefisso.
CRCZZI. Cruccio. Travaglio. Tormento.
CSTIAN. Cristiano. — Far al bòn
cstian , metaf. Fare il nescio. Far
lo gnorri. Infingersi. — Da cstian
bafzd. Sorla di giuramento. — In
fede mia. Da uomo d'onore, e simili.,
CSTIIM. V. Assuefaziòn.
Cuce, 0 COCÙ. Cùcùlo e Cuculio. Vc-
cello notturno. —7 L'è cmod è al
cuce . tutta vòus e pènn. — Gran
rombazzo e poca lana. Assai pam-
pani e poca uva. — Più véce' eh*
n'è al cuce. — Più antico del bro-
detto.— Vece' cuce— Vecchio rim-
bambito, e balordo, e volga rm. Vec-
chio cucco. — Cucco , vale Uovo in
Jingua puerile. V. Cuccòn.
CCcC, n. m. Urto. Colpo. Botto, n. m.
Botta. Percossa , n. f. — Dar un
cuce'.— Dare un urto. Urtare.— Dar
un cuce' cùn al sciopp. — Dare li-
na percossa colla bocca dello schiop-
po, 0 colV estremità del bastone.
CUCCAI. V. Papiliotti.
•CUCCARS*. COCCARSLA . v. Severe di
flivsso. Lasciarsi dare ad Intendere
checché sia. — Al s'I'è cucca. — Se
V è bevuta. — Significa ancor tener
per sé intera cosa di che altri spe-
rassero partecipare. Quii p/aft oi
s'V è cucca tùli lù. — Tenne per
^è V intero piatto.
CUCCARDA, n.. f. (dal fr. Cocarde).
Nappa , n. f. Fiocco, n. m. — Coc-
carda però' è voce generalizzata dal*
Fuso.
CUCCAROLA. Cocca. Quel poco di an-
nodamento che si fa alia cocca su-
periore del fuso, quando si gin e
si torce, perchè il filo non iscaiti-
Grovigliola è l'AQoodamento della
corda , o del filo nel ripiegarsi so-
vra se stesso per soverchia lorfj-
tura.
CUCCÉTT, n. m. Barella, n. f, con ni
si portano grinfermi. In Fireottdf'
cesi Cataletto.
COCCHEIN , n. m. Carino. Piamoli-
no. Naccherino , si dice a un Fin-
ciullo per vezzo. — Bimbo. Cecm
— Car al mi cucchein. — Coro il
mio cecino. Mio amore. Mio vt:%
Mie viscere. Viscere mie cm. ^.
Coc.
CÙCCIA. Cuccia, Lellìccìuolo dì cani.
— 11 termine proprio sarebbe C^
ntle. — Andar, Star alla cùcà.
■ Cucciar, — Cucciare.
CUCCIAR , n. m. Cucchiaio. — I e»
ladini boi. dicono Cuslir da Cu»
liere, ani. — Cucchiaio , si preude
eziandio per La quantità compRa
in esso utensile, che si dice ancon
Cucchiaiata (boi. Cucci Mra).— fi*"
chiaino, dira. — Cucchiaione »«•
CUCCIAR , V. V. Cùccia.
CUCClARA. V. Ciuciar, n,
CUCCIUD, TESTARD, USTINA, af
Testereccio. Caparbio. Ima,
Capone. Capiloso. Intestato,
nato. Pertinace. Pervicace,
CUCCIUTAGGEN'. Ostinazione. ,
natezza. Caparbietà. Testarda
ne. Pertinacia.
CUCCÒN DEL BÒTT. Cocchiume^
Cocchiume , si dìée anche a*
stesso buco superiore della bo^^
— Cocchiumatoio, n. m. Sjrorltì
per fare il cocchiume alle botti -|
Cuccòn. — Cucco e Cocco, vo*
CVB
SII
CVS
iMfflbioesca per Vow. -^ (^còn,
SosUloziooe per doo dir MinMih
ne. E cosi CueoMèarìn ireee di MiU'
cMonan , o d' altra parola peg-
giore.
CUCCUNAR (una bòltj. MeUen il eoe-
chimne ad una liotie.
acOMiU e UNGURU, n. f. (Cocòme-
ro, n. m. — Cocomeraio, Campo
fiìMiiaU) di cocomeri , e Colui che
lifeude. -* Cocomerelio» dim, di
Cwiomero, e Coeomerone, accr.
CUDEiN, CUpÓN. CUDAZZA. V. CO. f.
C()I)£1N. PoUgono orientale. Fiore a
gnppoii rossi , colli vaio nei ooslri
piardini.
(Ximu, D. f. Codina, Codetta, n. f.
(^ÌMb'no, D. ra. Piccola coda. — Tru-
Mrting codeina, — TroDare» ilt>e-
<^«na a/fercazione.Una contesa di
P»role.A/(ercare. — Alterco Don si
dice.
^^'^^nm.SaUicdone. Carne di por-
^ eoo cotenna trita salata e insac-
cata coD droghe. — Quando questa
carDe, iavece di essere messa negli
ifltesiìni. si mette nella pelle della
saoipa di esso maiale» in boi. si
chiama Zampòn, Converrà usare
<lQestevoci come proprie di ciascun
^ese.edire: Salame, Cotichino,
^»Vofi6, Mezzo ecUame, Coppa,
modella , Cervellata , Bondio-
la, ec,
I^REGN . add. Cotennoso, Stecchito,
mkcchito. Tenace, agg. — Da Cu-
f^n fassi il \erbo Incudergnir,
mutar cudrègn,'-Slecehire,'^Per'
0^t incudergné , cudrègn. — Pre-
• Jn'i*//© itecchito,
•RON. Codione e Codrione, L' e-
( Jlfeiniià delle reni , appunto sopra
il sesso.
^W-Aloeare o Alveario, È 11 vero
«rDiine da adoprarsi per significa-
la Quel recipiente che serve di abi-
Noae per le api , o pecchie. —
f W?ito e Compiglio, dai quaK fop-
fjfe viene la parola boi, sono dis-
j iKiU. -. Covile 0 Copile è dei sane-
^ **• -^ Àmia è dei «mesi. — Bugno
•i dice Queir alveare de' ceutidlfil
formato di un pezzo di tronco d'ai'
•• liero incavato. ^ CusieUa da ycc*
thie, quando i' alveare è formato
di una cassetta. — - Favo , è tutto
rinlerno dell'alveare, cioè le Co*
merelle di cera, che contengono le
api, e il mele , detto dai contadini
boi. Braec o Brèsc , n f. plur.
CVÉLL. Covette e Covette. \oce usati
solamente da' contadini toscani , e
vale Qualc/ie co$a. Là parola boi. si
adopera ancora nel numero del più,
i Cvi, •— • Dam' cvélL — Datemi quat-
che cosa, — Il plur. boi. Cvi é lo
stesao che Quid, e significa Come-
ce • Bagattelle, Cote di poco pregio,
— L'aveoa un mònd d'evi, — ÈgH
aveva una quautità di òagallette.
— Purtd vi iùtt sU cvi, — Portate
via tutte queste cosucce, •^ A iè
evèti sotla. — Gatta ci cova, — Ès-
ser da eoèlL— Essere dassai od' a»-
sai. Contrario di Dappoco. Cosi Da«-
saiezza. Suflfcienza, Capacità.— Ouaj
per cvèll, che talora sfugge a tal-
uno scrivendo nel dialetto nostro, è
erroneo, giacché la prima voce signi-
fica Quale, la seconda OtiaicAe cosa.
CVERC. Coperchio, Ed anche Coverà
chio, usato da Dante. — Cverc' dia
pgncUta, dia tèia. — Testo. — Met-
tr al cverc', — Coperchiare. Co-
verchiare, tncoverchiare, — Cavar
oi Gverc',^ Scoperc/Uare e Scoverà
chiare.
CVERT. Te((o. Coperta delle fabbriche.
— Cvert a dòti aqu, — Tetto a cc^
panna. Tetto tutto andante, — Cvert
a quattr aqu. — Tetto a padi-
glione,
CV£RT« add. Coperto» una volta Co-
verto. — Cvert per Occulto , JVo»
scosto. — Tgnir. cvert mia cossa,
-*- Occultare, Nascóndere, Celare U'
na cosa. — Cvert d-'culòur, d'pòl-
ver. — Cosperso di colore, di poi'
vere. Di cblore, di polvere sparsa .
che cuopra.— Cvert d* latta,— Sop-
. pannato di latta. Cristallo soppan^
. nato di foglia di stagno.
GUM
214
ccn
^omwiatare, — Tou'cundà. «^ Ac'
^iommiatani. Prendersi congedo,
■licenza, in qualunque circostanza.
Accomiatarti dall'amico. -«- La vo-
ce boi 8' adopera solaiuenle io si-
giiif. di dare» o prendersi congedo,
che fanno gl'inquilini delle case e
simili.
CUMMISSURA. Commettura. Luogo
dove si commette. Incoitratura.
Congiuntura, Commettitura, Giun-
tura, n. f. ComOiciamento, n. m. V.
Fèssa,
cmó.y.Cantaran.
CUMPAGNl. Compagnia. Unione. So-
cietà.-^Storrno. Compagnia gioviale.
Scapigliatura. Compagnia di gio-
ventù rilassata. — Compagnia, So-
cietà, Bagione , Accomàndita, Co-
màndita. Società di commercio. —
Un om d'cumpagtd. — Uomo socie-
vole, Sociale , Sociàbile, Conversar
■ hile, Cónversèoole , Conversativo.
— Compagnévole, vale Atto ad ac-
compagnare. L'uomo naturalmenr
Ut i compagnevole animale.
CUMPANaÙG, n. m. Companàtico, n.
, m. €ompanàtiqa , n. X. Le cose che
si mangiano col pane. — Caman-
giare , dicesi piii particolarmente
dì tutte le vivande , che si mangia-
no per appetito. — Vivanda. Cibo
preparato nella cucina.
COMPARI li» v. Comparire ed Appari-
re, V. Farsi vedere, presentarsi al-
l'altrui vista.— La voce boi. Appa-
rir non è usata comunemente.
CUMPARITA, n. f. Bisparmio,n. m. —
Far o Farsen' cumparitd. — Far
tnasserizia. Risparmiare, Usar e-
conomia. — Roba eh' fa cumparitd.
'-Roba che fa vantaggio, che fa
appariscenza,, cioè che si mantie-
ne e conserva. — Maèstra eh' fa
cumparild. — Minestra rendévole,
— Far cumparitd in-t-al magnar.
— Fare a miccino. Accompagnar
col pane le vivande , mangiandole
a poco a poco.
CU M PA RS A . ' Comparsa, ComparigUh
. ne. Comparizione. — bèlla cum-
pana, — Comparita. Comparìstm
za. Appariscenza. Far comparìta
— Cumparsad'un mort.-'Aitpa
rimenlo. Apparila. Apparizione. -
Cumparsadèl sòul, dia louna.d'u
na cumètla. — Apparimento, Appt
rizione di una cometa, ec. — Cu»
pars* d' teater, — Comparte o fa-
sonaggi muti,
CUMPART , n. m. Compartimento,
Scompartimento, n. m. DislrUm'
zione , n. f.— Cumpart d'bòtul m
t'i giardcin. — Scmnpartitfienti
Siepicine di bosso. Cordoni u Frigi
di bosso, — Compartimento di co-
lori. Compartimento di camere.
CUMPASS, n. m. Compasso ,tì.w.St-
sta e piii spesso Seste n. f. piv-
Gamb dèi cumpass. — Gawbt,^
meglio Aste, — Varie sorta di com-
passi. Compasso di grossezza, o Oooi^
passo torto da legnaiuoli. Con pos-
te incurvate. — Compasso miro,
con vite. — Compasso sempUce, of-
dinario a due. punte. — Compatto
a tre punte pe* triangoli. — fo*
passi che s' allurigano. — Cmpot'
si da rimessa, — Compatti a t^
la. — Compatto doppio, Comfot»
di proporzione , ec.
CUMPÉ. V. Fine.
•CUMPÓR, V. Comporre. — Cmpor,^
Cumpònder la bugà in VI' otta- "^
Comporre , Imporre o Agffisttar d
bucato nel vato,
•CUMPOSITOUR. V. Compotitòvr.
XUMPRADÒUR. Compratore.
CUM QUIBUS (Utinismo). Conche ffi
riferisce sempre a danaro. — ^ceir|
al cum quU)UA. Mancar al cm P^,
but. — Avere, o Mancare i doMn^
con cui acquittare la talcota.
CUN (dal laL Cum), Con, prep. fos'*"
me. Uniumente.— Aggiunta ai pr^
nomi Me, Te,.Se, Loro, talora
pone avanti Con me. Con te.
se. Con loro, e talora dopo, fa
done una sola voce , ornvoeueuào
lettera iV, come Meco, Teco.SeOh
e presso gli antichi iVosco, 1<^
— Alcune volle è anche reptì««<
CUI?
2i&
CTII
sebbene senm necessità: Con me*
co, Con Cito meco. — Secolui, Se-
colei, Secoloro sono voci non osate
dai buoni scrìttori, giacché la pa-
rola Seco vaie per latte , e cioè per
Con se, Con lui. Con lei. Con loro.
CINAHÉINT. CuUamento.U cuilar dei
\mbìtìì.-»€unamèint d'una scran-
na, d'una twla.'-- Tentennamento.
^J^^ Cullare i bambini. Ninnare,
Collare canterellando la ninna nan-
na - Cunar pian. — Cullare soa-
wnente. — 4/ cunar d'una scran-
f^" Tentennare d'una segQiola»
fi' una tavola.
, n. m. piar. — Far di cun-
^m,come se uno non sapesse dire
se non Cùn Cùn. Quindi Cuncùn
^o^erebbesi ital. in Esitanza. Dub-
^z:a. Perplessità. Esitazione. Esi-
(amento. Dubitazione. Da questo
oome si è fatto il terbo Cuncunar.
- Esitare. Dubitare,
CUNCUNAR. V. Cuncùn.
CljNDlMÈlNT. V. Conza.
^M. Coniglio. Animai quadrupede
simile alla lepre, ma più piccolo.
- Conigtiòlo. Coniqliuzzo. Piccol
coniglio. — Conigliera.TiM de'co-
^^?l» -Porc ch'egli abbia i coni-
9^in corpo. Non aver più cuor di
^^!inib,o di uno scricciolo, o
d'm coniglio. Esser pauroso.
CUNETTA. Culletta. — Cunétta. —
Cunetta, per similit. Fossatello con
"paro dalla parte inferiore, che si
forma attraverso le strade di eolli-
ua . che sono' fn pendio.
CCNFALUNIR. Gonfaloniere. Confa-
loniem.
'UNFÉSS, n. m. Confessione, n. f. Bi-
gnello.o Scrittura, in cui si con-
cessa aver ricevuto in prestito al-
tana somma di danaro , o altro. —
Atem imprestato del danaro, e
^n ie n' era fatta fare la confes-
«ione.
^^FÈssi e CUNFSIUNART. Confessio-
«o«. Confessionario. — Confessio-
wa/c,è anche agg. Dì confessione.
^^fmi piar. Cosi chiamano i bdl.
alcune Cappelle sotierranee nelle
chiese, come / cunfèssi d'S. PiV.—-
Confessione, ed anche Confessio»
CUNFÉTTA, n. f. Confètto, n. m. —
Confetti ghiacciati, diconsi anche L
Sorbetti. — Confetti liquidi. Quelli
che i boi. chiamano Sirupà.
CUNFETTURIR. Confettiere. Confettar
tare.
CONFETTURIRA. Confettiera, n. f. Va-
so dove si tengono i confetti.
CUiNIADÒUR Coniatore, e volgarm.
fìattinzecca.
CUNSEINZIA. Coscienza. — Un uomo^
coscienziato , coscienzioso, di cor
scienza , di buona coscienza. — 4-
t^etV la cunseinzia attacca a un *
Hod. — Aver ingrossata la co»
scienza.
CUNSERVA. Ghiacciaia e Conserva,
— Conserva. Fiori e frutti confet*
tali.
CUNTADEIN. V. Abitant. Bioic.
*CUNTAG',*n.m. Contagio n. m. Conta^
gione. Pestilenza , n. f. — Questa
voce pei bolognesi significa altresì
Grande puzzo.
•CUNTAGIÒUS. Contagioso.
CUNTAR. Contare. Per Annoccrrrre.
Numerare. — Per Raccontare. Nar-
rare. Contare. — Cun far da ré a
ròn. — Dar libro e carta. Mostrare
tutte le circostanze. Scuocere t7 sac-
co pel pellicini. — Jìicontare. Tor-
nare a conlare. — Cuntar del bàb»
bel, del fandoni, del minciunari,
— Stiantar di gran fandonie o /Jo-
6e; Sballar carote: Canzonare; Fa^
voleggiare; Frappare. — Contare
per Conteggiare. Far conti.
CUNTARÈLL. Conticino. — Contino ,
vale Piccol Conte, per vezzo.
CUNTÉGG'. Conto. Computo. Calcolo,
— Far di cuntegg'. — Conteggiare
si dice, ma non sì dice Conteggio.
Come non è usalo Conteqgiante,
Tuttavia questa è voce di regola ,
che viene da Conteggiare, simile a
Numerante e Numeratore , da Nu-
merare.
CUNTÉGN. Contegno, Apparenza. Sem-
cuw
bianza. — CatUègn teri» — Conte-
gno grave, — Cuntègn, — Regola.
Begolatnento. Portamento. — Al n'ha
brisa tgnù un cuntegn da om. —
Non si è regolalo prudentemente,
•CUNTEINT. Contento. Contentezza.
Soddisfazione,
CUNTGNIR. V. Contenere» T.^Cun-
ignirs*. — Regolarsi, Dirirjersi. —
Al s'è cuntffnù mal. — S'è regola-
to male. S'è diretto male. — Cun-
tgnirs'al solil. — Far delle sue.-^
— Contenere e Contenersi t vale
. Raffrenarki. Temperarsi.
CUNTINTAR,v. Contentare^ Appaga-
re. Soddisfare. — Cuntintars' dl'u-
nést. — Leccare , e non mordete.
— iV a' (untinlar di' unèst. —
Cercar miglior pane cìte di gra-
no. — Chi troppo tira la corda
la strappa, A chi desidera mol-
to , manca molto. Talora il me;flio
guasta il bene. — Cuntintars' dèi
poc. — Tirare a pochi. — Cuntin-
tars' dèi poc, ma sicur. — Loda il
maree tienti alla terra. — Fazil,
o dfffezzil da cuntinlar. — Uomo
di facile, o difficile cbntentatara.
— A m^cuntèint ch'im bastòunen
s'al suzzed sta cossa, ec. lo vo'che
mi sia fritto il fegato . se ec. — A
n's'pò cuntintar tùli. — * Chi fa la
casa in piazza, o e* la fa alla, o e'
la fa 6as5a. Tutti i caratteri non so-
no eguali.
CUNTINTEIN, n. m; Ripicco. Quella
giunta che si dà: p. e. , a una tazza
di cioccolata, o simili bevande, che
in boi. dicesi ancora Riciot. — Giun-
ta. — Tarantella. Sopruppiù che si
dà ai compratori alla quantità inte-
ra. — Soprassello. Quel che si met-
te di soprappiù alla soma intera. É
iìsur. per Giunta.
*CUNTINTÉZZA. V. Cuntèint.
•CUNTHADANZ.4. Contraddanza.
CUNTR ASTAR, \. Contrastare, \.— Con-
traltare il o al suo maestro. Op-
porsi. Resistere. Contrariare. Alter-
care. Contendere, contraddire» qui-
Miooar di parole.
816 cvjf
CUWÉINT. Cenoento. Monastero e Ilo-
nistero. Monaslerio e Momlerio.
Haaistero e Munisterlo. Cembk
Èremo. FÌomitorio. A6adt.i e Aba-
zia, e comuuemente Badìa. Quesie
parole bando di comune h nozione
di Clausura , ove per seutimeiiio di
religione si ritirano gli iudividoi
dell' uno e dell'altro sesso. La dif-
ferenza di questi nomi è facile a ri-
levarsi nei Vocabolari dei Sioo-
nimi.
•CUNVEINZER, v. Convincere. Vtrm
de re.
CÙNZ,CUNZA. V. Conz.
CUNZADÒUR DA CAN'VA. V, Cm'én.
— Da lana. — lanaiuolo,— Dotl^
— Stamaiolo. — - Ouèll cA'ijiin»
la lana. — Cardatore.
CUNZ ADURA, n. f. Acconciatura o Con-
datura, n. f. Accomodamene. M'*
toppamentp , di che che sia. — ic-
conciatura, o Assettatura, fi "(W-
settalura del capo. — Cunvidìir*
dia can'va. — Pettinatura.
CUNZAR , y. Acconciare. Condart
Mettere in concio. Accomodare Ji"
sellare. — Tamar a cunzar."
Racconciare. Rassettare. Hiof^
re. — Cunzar el piatlanz. —Co»"
dir le vivande. — Turnar a cun-
zar. — Ricondire le vivande. — ^«'•*
zars' , o Cunzars' la tèsta. '^^^'
conciarsi la testa, i capelli- Air
sellare il capo. — Cunzar «W-ow-
— Rannestare, Riporre te ojm.
— Cunzar el-i-òll. — Risprangv*.
— Cunzar pulid. — Ammaìùerart.
Acconciare. Abbellire. — Canzof
et péli — Conciare le pelli. — (^^
zar alpess, el-i-uliv, e più w»*
nem. Salar el-i uliv. — Conciare^
pesce , le ulive. — Cunzar al «'*•
V. Conza. — Cunzar la can'ca.»
lein. — Pellinare la canapa, »
lino.
•CIJNZASCRANN. Seggiolaio.
*CUNZEDER. V. Accurdar.
CUNZÈGN.(z aspra) n.m.Congegmlif'
ra , Du f. Congegnamento d. di- "
Ingegno, Instrumento ingcgD<»o.
CUR
2^17
rtJR
come mote, vili combiiisite insieme.
Indegni, o Macchine da alzar ytsi,
ec.
L'NZGNAR, V. Congegnare. Mellere
insjeoie alcune cose in si iatlo mo-
do, cbe ben s'assettino l'uiie ai-
l'alire. V. Cunzègn.
UNZIRa. Concia, Luogo dove si con-
ciaoy le pelli.
-CPESTA. Copista, Copiatore, Amc^
ntm. Menante , ed anche Scriva-
«0 e Senatore; ma è meglio riser-
bare quest'ultima voce per sinoni-
^ A' Autore, ^ Scrittoria. Scrìva-
ttem. Arte e impiego di Scrivano.
-Parlando di pitture, direbbesi
Copiatore,
'Mr[, D. m. Fazzoletto da collo,.
chele donne si mettono per coprir-
ai il peito: ed anche Fissu (dal fr.
'•tlI'ÉTTA. Coppetta, oppure Vento-
*«■ - Cuppètt strazza, — Coppet-
te a Uifiliu. Quando la cnrne per
iiimo loro alzata si trincia poscia
(i^i'ceiusici por cavarne piti sangue.
- '''y>pè/( lécchi, — Ventose seìiza
Id'lUo.
LTPÒN. Scappellotto dato nella cop-
l'« — Cuppòn, — Tegola di dma,
l^l^A.ii. f. Cura, SollccìtmUne , i\, f.
Pf'wiera, n. m. — Tt^tppa cura.
-;• Facrenderìa. — Cura, In medi-
^'"3, Supposta. Cura. — Cwu.
l'n' Bugadan. V. — Cura, e più
toiiiiiuein. Cur, n. f. plur. Aggalla-
t^, ij. m. sing. Quel terreno mobl-
'^>e soffice, che spesso Incontrasi
«H!e paludi. — Et cur d' Lunga-
strdn. — Gli aggallali di Longa-
itritm.
'U\)tllK. Corata, Coratella, Cu-
mldla. — Una curadélla d'agnéll.
"7 Corata d'agnello, — Curadélla
d'tiVc//. — Polmone di vitello.
^lUliG', D. ni. Coraggio, n. ni. Mol-
ti ^liiì nomi sono affini a questo,
tome Fu/ore , Cuore , Itravura , ìn-
ii'l^idezza. Ardire. Audacia. Teme-
^'à. Sfi-ontatezsa. Sfaccuilàgginf ,
iiUHÀM. Coqìo e Cuiaine, — Corame •
Coia*nf, \ale ancora Aggregato di
cuoi, e i^mnienlo l'ulto di cuoi. -^
(Àìitwrio p(*gK. di cuoio.
CUH.VMAR. Cuoiaio e Rimiro.
CU il aM ÉLLA, 11. r. liuccio, n. m. Pelle
line sopra cui si stiisciano i rasoi.
CUKBÉLL. V. I*anir,
CUltOAH. V. Cavsfrar,
CUIIDÈLLA. n. f. FeltucHa, n. f. fia-
sliv, n. m. Tela tessuta a guisa che
non passi la larghezza di una span-
na. — Sembra strano ai Imlognesi
il sentire che Cordella in ital. si-
gnlQca Corda piccola, ma per vero
Cordella è diui. di Corda. Ed egu»l-
niente non piace molto la voce fia-
stro per Fcttuctia, quando dagli
stessi per NastìV s'intende la Fet-
tuccia già annodata con cappio.
&!a tutti i dizionari vogliono che
s'usino i suddetti vocaboli. — Cor-
dellina, essendo dim. di dim., do-
vrebbe signilicarc Cordicella, Cor-
ùicina, cioè Quella si chiama con
altro nome Accia (boi. lAJtzza). Tut-
tavia i vocabolari stossi definiscono
Cordellina per Piccola corda schiac-
ciala (llol. Passamanein o Slrèin-
ga) 0 tonda (Boi. Curdunzein) di
refe, di scia, o d'altra simil mate-
ria per uso d'afilbbiare, o legare le
vesti menta. — Dagli esempi degli
autori e dall'uso comune però sem-
bra «loversì appropriare la voc»»
Feti uccia alla piii stretta , e Nastro
alla piii larga. Sarà ancora più pro-
prio l'usar Cordicella, Cordicina
piuttosto che Cordella per Corda
sottile. — Un om, uno donna eh fa
et cunìéll — Fettucciaio, m. Fet-
tucciaia, f. Nastraio è voce dell'u-
so. V. Nastcr.
CUBOIAL, n. m. Coitl/a/c. Cosi chia-
mano i medici qualunque Bexaiida
cardiaca. — Cordiale è anrhe ag-
gettivo. Pittima cordiale. — Cur-
dial, aggiinito ad uomo, «ignilira
che ha cuore buono, aireiiuoso ,
pronto a muoversi in prò degli a
mici. Uomo cordiale,
23
CUB SI
CUBDÒN. Cordone.^ Curdòn di prU.
— Ciìigolo, — Di fra. — Cordiglio.
-^ Cordoncino, Cordoneeilo, dim.
di Cordone. <— Curdòn. -*- Guide si
dicono Que' filari di pietre, che di-
stiuguouoii lastricalo, o l'ing^hia-
lata di una strada dalla bandi ina.
Cordoni di pietra. Quelli eiie si
mettono a traverso delle strade ri-
pide , e delle scale per rallenitivo.
•CURDSEINA. Cordicella, Funicella,
Funicina.
•CURDUNZEIN. Cordoncino.
'CUIIESTA. Corista.
CUHÉZA (Z aspra). Coreggia. Striscia
lunga di cuoio. -^ Curèz , Cureol.
f. pi. del scarp. — Coregyiuoli del-
ie scarpe. — Carzol , n. ni. sìng. ,
Curzà pluf, di scarpunzi, — > Bec'
chetti.
CURGHEIN, dim. Cestelllno. — Cur-
ghein di cavi. — Panieruzzo,
CURLIUA. V. Calzétta.
CVRNACCIA. CornaccMa. V. Usèll.
CURNACCiON 0 CANDLUTT Al COPP.
Ghiacciuoli. Pezzetti di ghiaccio
pendenti dalle gronde de' tedi in
tempo d'inverno. — Essri curnaC'
don ai eopp. — Essere i maggiori
stridori, o geloni. Essere un fiedr
do che pela.
CURNÉCCIA DLA FAVA, DL'ARVÉIA.
Baccello. Tanto dicesì pel guscio
pieno de' granelli de' legumi, quan-
to pel semplice guscio , che li con-
tiene. — Piani dalla curnéccia. —
Piante Oaccelline.
CURMS. Cornice. Membro principale
d'architettura.— Curnisott. — Cor-
nicione. — Curnis dì quader. —
Cornice de* quadri. — Far et cur-
nis. Curnisar. — Corniciare. —
Mtttr in curnis. — Incorniciare.
CURMSAMÉINT. Corniciame. Quiilsi-
Yoglia lavoro di cornici» di marmo,
legno , ec.
CURNISAR. V. Curnis.
CURNISOTT. V. Curnis.
CURÓTT e SCUROCC. Lutto, Corruc-
cio, Corrotto, Gramaglia, Bruno.
Termini lutti che indicano nel lin-
8 CUR
guaggio comune Quell'abito di duo-
lo che sogliono vestire le persm»
all'occasione della morte di qual-
che loro stretto parente. à(àH à
lutto, da bruno. Vestirsi, Mìtw
a lutto , a bruno. Abbrunarsi
CURÓUNA. Corona. Ornameolu di ai
si cingono i re, gli uomini iilustn,
ec. — Curòuna dia madouna.-
Corona. — Coronciaio, V d. LBac-
cbellone » che ha sempre la coniu
in mano. Quindi Scoromiarnh-
ternostrare. Tener la corooa fra le
mani. — Coronalo. Facitor di cafo-
ne. — Curòuna rf'twaryw. — Jlfito
di marroni. — Curòuna dl'agòcck
— Cruna dell'ago.Foro.—ioiiiper
la curòuna a un' uffòccia.-'^t^
nare un ago.
CURPÉTT, n. m. Corpetto.- rarp'»
Cursètt. Panzein. Silè (dal fmc.
Gilet ). Camiiota. Camisuìm. Co-
sacca. Casacchein. GiacclùU^- <»«'
birein. Giubba. Ziùòn. Capulld»^
Paltò (dal frane. PafetoO^"""'
dem (dal frane. Péiit paletot], ett
Questi sono i termini boi., di loti-
co uso , 0 di nuova derivaziooe.clic*
8Ì danno ai vari vestimenti. (I>«
servono a coprire il corpo dal col-
lo alla cintura. I nomi equi>alti>ii
Italiani sono : Corpetto. Cotyt^^^^-
Farsetto. Farsettino. farselloht.
Giubba. Giubbone. Givbbelb. I^'U^
bercilo. Giubboncello. Giubfjomi^'^'
Giubbetto. Giubt/etlino. Coiwctt-
Casaccone , ec.
CURREND Correndo. In correndo^
boi. si prende come avverbialf*'
Subitamente. In fretta.Sulnmi*'
to. Immantinente. — A l'ho jrf
su currend. — L'ho preso sé^
mente. — In ilal. usasi anche Cf^
rente, avverbìalm. AndaiiieJ^'
re ntemente ; Senza intoppa;^
datamente. — L'è un ch'téitf^*'
per currènd. — Egli è uno che Iti'
gè sempre corrente.
CURREZIÒN D'STAMPA. ^.Stampon.
•COR'Rt. Fare alla corsa. Àctorn-
mento.
CtR
319
crs
:iJRfiIDÒOR , agg. Corriiore , add.
Che corre.
UKRIDUR. Corridoio. Corridore. Cor-
ritiire. Questa voce 8 'estende ge-
neralmente ad ogni sorU) di andari
innghi e stretti . che siano anche
sospesi fuori, dietro degli ediflzi ,
oper passare da una casa all'altra.
nw jHfrò sempre chiusi, e coperti.
Il Terrazzo è diverso. — Cunidu-
rein-^Corridoreiio.
CL'HIiiRA. 0 piuttosto Garrirà. — Car-
r'm. Corsa celere. — Curritvn, n.
DI. GiuH carriera.
jnisÈn. wcurpèa.
LKSI. Conio. Corrente dell'acqua
de' tiumi. — t'urti dia piate, — Cor-
^«w.de'ieatri, e simili.
-^HT.add. Corlo, agg. — Curi mrl
libila francese Toul courl).-^ Inuna
parola. Suòilo. Immanlinetite. Nen-
•a dimora. Senza rilardo. '-'Al
curii. ..^ Alle corle. A Urla corta.
Mlfl. bme. Alla ricisa. In somma,
^n coììcluiione, -^ Alla curia. — .
^ f/o longa e curia. — Per farla
*pe. Per atibreviarla. Per aOàn-
rtart. Compendiosamente. Alle óre»
ti. ^ Curi d' inzègn. — ingegno
*Jrto,otowo, vale Ottuso. Duro.—
J"'* « ffnoM. — Grossacciuolo:
^'-o; Uzzotlo; Corto e tozzo. Uo-
^0 di piccola taglia, ma grosso. —
wifltor curi e gross. — Inlozzare.
"7 Curi d'uésla. — Balusante; Bir-
^«; ^ercilocchio; Che ha la vista
f^ia a Ungere; Che ha mangiato
Cerchie. — Andar per la curia.
•p hdar per la piana; Per la spe-
W; ia più sbrigata via. — Tgnir
nrl un.— Tener uno corlo; Le-
nirlo corto, figur. Tenere uno a
^Kdieito; Tenere a crusca, o a
cooofi. — Dicòurs curi. — Parlar
woHjco. V. Dscòurs. — 'Ch' al la
J9«o6emcttrto,o curieina. Mo-
jo.basso, ora invalso fra i boi. pie-
J*^». che significa a uo dipresso: fi-
««amo/o/
^|!TÈ11. Coltello. Nel plur. fa Coltel-
"•"n.eCoae/(a. f . — Curléll da
du lai. — Coltello ancipite, Spada
ancipite, — Curléll start. — Cnltel-
lo adunco. — Curtell dalla sùsta^
— Coltello a molla — Curléll fèirm
in-t-al man'g, — Coltello in asta
o Inastato.
CUKTÉLLA. Coltella , CollelUssa. Àr*
me a guisa di coltellaccio.
CUHTLÀ. ColtHiata. — Bar una cur-
tld, — Accoltellare.
CCKTLELN. Coltvllino. — In boi. chia-
masi Curt teina, un coltello largo»
e lungo , con punta smussata, »d u-
so di tagliar le tagliatelle, e de' piz-
zicagnoli per affettare i salumi ;
io >olgerei questa parola in ital.
per Coltella t piuttosto che CoUel"
lina.
•CUHTLIRA. Coltelliera.
CUKZOL . CUHZOU. V. Curèza,
'CUSCliÉTT. Coscritto, n, m. Heclula,
n. f.
'CUSCRIZIÒN. Coscrizione, leva,
CISDÒUR. n. m. ÓURA , n. f. Cuciith
re ,n. m. Cucitrice , n. f.
CUSDURA. Cucitura, L'arte del cuci-
re, e la congiuntura di due cose
cucite. — Costura è la CucitorSl ri-
levata. — Arvèdr el cusdur, — ÌIh
vedere il pelo, le costole a uno, —
Spianar el cusdur. — Bitrovare,
Bagguagliare , Spianare le costih
re, figur.—
CUSEIN,D. m. BINA, f. Cugino, m.
Cugina, f.
CUSEINA. Cucina, — Far la cuscino.
— Cucinare, ^ ,
CUSER. V. vale tanto Cuòcere che Cur
citv. — Ricuocere. Tornare a cuo-
cere. — Incuocere, Cuocere poco.
-- Crogiolare, Cuocer bene. -^ Tra-
tare. Allessare ì pesci. — Colloio,
add. Di facile cottura. — BiciAcirei^
Tornar a cucire.— Scucire, Disfare
il cucito.
'CUSINIR. n.in. IRA. n. f. V. Cug e
Serva.
CUSPÉTT. Voce ed espressione di me-
raviglia. Cospetto; Cappila; Cap'
pilerina; Càpperi. '•- Cuspètl de
me, ruspe tt da bacc , cuspèzi e pè-
cns 220
ver, cuBpettòn, ec. Cospetto, Va-
upelfonc , Tory/o dì bacco.
CUSPTTAR, V. llesiernmiaf^e. Dire il
] atei^toHier dalla bestemmia. —
Sinirar di quaUer. — Smargiassa-
le Si/unrturc.
CUSSAHÒUNA. V. Cussòn.
CUSStliS. Cìiscino. Ndme generico.
Cuscini da seggiole» da carrozze.
Quelli pel letto hanno i nomi pro-
pri di Guanciale da Guancia, Ori-
gliere da Orecchio, q Capezzale
da- Capo. — Cuscino da cucire; e
quando è di forma cilindrica Tóm-
bolo.
CUSSINÉTT DALL'-l AGÒCC. Torsel-
lo. — Cussinètt pein d'agòcc. —
Torsellino guertiito di spilletU.
— Cussinètt da iidóur. — Polvi-
glio. Cuscinetto pien di cose odo-
• rose.
CUSSLAZZA. Cosacela, pegg. di Cosa.
CUSSLEIN. n. m. EINA, n. f. Rife-
rito ad uomo, o a donna , vale
Pocolino; Cosetto ; Piccolino; Min-
' gherlino; Sotlilino , e feni. Min-
g^erlina; Magrina; Sottilina. V.
Coss.
CUSSLEINA . CUSSLÉTTA , CUSSU-
NEINa. Cosellina. Cosetta. Coserei-
la. Cosuccia. Cosuzza. — Cusslein'
dòulzi. — Treggèa (dal fr. Dragée)
Confetti di varie guise. I fanciulli
toscani dicono ancora Chicca.
CUSSLÒUNA , n. f. Cosone, n. m. Acer,
di Cosa.
CUSSÒN , n. m. Accresci t. d* Cossa. —
Còscia di bue. separata dal corpo
delTanimale. Questo è il significato
della voce boi. — Per l'accrescit.
di coscia umana dicono Cussaròu-
. na. — Gran coscia.
CUSTA. Costa e Costola. Costole degli
animali, e per similit. Costola di
cc^jolo . del coltello, del pei fine, ec.
Costole 0 Spigoli delle volle. — Mal
d'custa. —Mal di cosfa^ Plcuri-
sia. — Tra una custa e V altra.
— Intercostale , agg. — Medr el
pred per custa. — Collocare i
mattoni per coltello, — Costolina
dim. Costolone , ni. accr
Costola.
CUSTIRA. Costiera. Costa. Tpt
pendio , affine di renderlo piai
sto a solatio.
CDSTIRÉTTA. Costerella.
CJJSTOD. Custode. Custodifon. -
stoditrice, fem. — Cusiod dia e
— Casiere o Casiera Boi. Cuoi
purtòn.— Custod di can. -(^
tiere. Se sono bracchi, dicesìH
chierc o Bracchiero. — Cusi»
batber. — Imbarberescaloreoì
beresco. — Custod del cai
Carceriere,
CUSTODIA. Custodia. Guardini
Governo. — Custodia. — Ci
Queir arnese fatto per cu^
e difendere cose di pregio.^
stadia dèi Santéssèm. — fti
(l)ol. Zibori). — Custodia (fcll
qui. — Reconditorio. — Bar ki
Uva custodia la so roba. -Di
lattuga in guardia a'paperìM
coiyì in guardia al lupo.
CU5TÒUS. add. (dal fr. ConttvX\>
spe-fidioso, e nel superi./)»"*^
sissimo. Dicesi di cosa cìitfl
dispendio» spesa mol la.— ftjj
sfòusa. — Roba cara, con»
Roba a catv prezzo.
•CUSTODIR , V. Custodire.
CUVACCIAR e CUVACCIARS. T jl«
sciare; Accosciarsi; Acfocf'^
Accoccolarsi; Acchiocàoìfi'ff>\
chiocciolarsi; Acquattare; <("?j
tarsi. Mettersi a coccoloni, fl '
coione. Accovacciare e ilceo«
darsi
CUVAR , V. a. Covare, _ v. a. Coti
fuoco. Covare il male, ec
quèch'la cova. Cosi proverbi
si dice, Avere 0 esservi una
covata: p. e. Aviv' una cami^^^^
gd. (l'altto risponde) Ohl^f
eh' la còca! — Avete una cnv^
rulita? Eh c'è la camicia eml^.
Aviv' un po'd' vein dòulzi Ohi
qué ch'ai covai! -^Avele un P
vin dolce? lo l'ho costì cot^'" ,
•CUVÒN. 0 piuttosto CVÓNsiDCop ^
DAG
231
OAPf
vwe. Manipolo di frumento mie-
mio.
'CITZARA. Mucchio. Agglomerato. •»
Cna mzzara d*fànz. — Un aggUh
mcrato di funghi.
'CCZZON. T. Sinaal.
'CUZZU.NÀ. V. Zuecund.
XUZZUNAR. V. Cozzap^. v.
-CUZZU>iOTT, n. m. Cozzo. Urto.
D
D
• (Oei) D. Di. Lettera consonan-
te, la quarta dell' alfaiìeto ila). —
i). Per ietterà numerica romana ,
\ale cinquecento . che anticamen-
te seri ve vasi j^. E con linea orizzon-
tale sopra b vale cinquemila.
W,ii.m. D(uio. — Dà da fareina. —
fmuaccio. — Dà da ra/fa. — Da-
fiida giuocare a zara, — Zugar ai
da. — Dadeggiare , voce poco usa-
la, come quella di X>adamo/o. gio-
caior di dadi, che si prende in mala
parte. — Da. — Cubo. Dado di qua-
janqne materia nelle arti.
^A.add. Doto, participio dì Dare. -^
Om dfl al vein , alla d*n)oziòn , ec.
t'wjo dedito al vino, a' vizi, ec.
tedilo , dedicato alla divozione.
ntYS , add. Dabbene e Da bene.
kono. E Dabbeniséimo f superi.
DABBÒN. Y. Dbòn.
'DA CONI. V. Adacatt.
^ACCORI), n. m. Accordo, n. m. Con'
wnrfonc, n. f.La voce Accordio an-
tica è usala però comun. dai legu-
lei. — D'accord è anche avveri).
^'accordo, Concordevolmenle. Con-
cordemente. Pacificamente. --D'a-
^our ed'accord. --D'amore, e d'ac-
cordo, oassolut. D'amore. Unita-
diente. Amichevolmente.
BACCIjRDElN, n. m. Accordio. Appun-
tomento segreto.
"AFAR, n. m. Affare^ n m. Faccenda,
n. f. — Al QY^Yi dafar eh' V luk. —
n/Jl*?"** a/fan" che ha.
DaGNÒURA. V. (^ura.
DAI DAI , DAI E N' I DAR. Dalle , daU
le. Maniera di dire per denotare
un'azione continuata.
DÀIEN', n. m. DAiNA. n. f. Dàino, n.
m. e Damma, n. f. Animale salvati»
co cornuto sunile al capriolo.
DALTA del PÓZZ. Sponda del pozzo.
Parapetto.
DAMA. Dama, Donna , Signora. Nel-
l'uso si dice |)er Donna nobile, Gea-
tildonnu. — Dama. Sorta di giuoco.
— Dama per lo Scacchiere dove si
giuoca. — Zugar a dama. — Fare
a dama.— Dama pfy la i>ediiia rad-
doppiata. -^ Alla dama.— All'ut'
lima, cioè All'uUima partita nel
giuoco, o All'ultimo l)alio nelle fe-
ste di ballo.
'DAMAR, V. T. del giuoco di Dama»
Raddoppiar la pedina. — Damare..
DA M ASC. Dammasco, e DinmnatcfK
Sorta di drappo di seta.
DAMIGIANA, n. f. Boccione, n. m. Boc-
cia grande per Io più veslita di
giunchi, per trasportar liquori. Da-
miqiana,xi. f. è V. dell'uso.
DANDA. Danda. Modo particolare di
partire dell' aritmetica, ed è la di-
visione di sei, otto numeri o piii .
per altri tre, quattro o pììi.
DANIÈLL. np. m. ÉLLA. f. Daniele e
Dànidlo, Ila.— Danieli. Al plur.
Daffni. Questa voce si appropria
quasi sempre a que'fìgnolelli na-
turali sul vi.<«o che sogliono avere
alcuni pel uzzi. E perciò io lo direi
Neo peìo$o.
dah
292
DAZ
3) ANN, AGGBÀVI, n. m. Danno. Dan-
neggiamento. Delrimcitto. Nocu-
mento. Pregiudizio e Pregiudicio.
Svantaggio. Perdimento. Scàpito.
DisiàpUo. Disavanzo. Aggravio.
Deperimento, n. m. T. doUrinaie.
Perdita » Iattura e Giattura. Perni-
zie, n. f. Tulli lerniini affini, ma
non sinonimi. — Fardann. — Tra-
pelare. Dicesi di bolle, tino, bi-
goncia, che per le commessure ver-
si o sperda l'acqua oil liquido qual-
unque che vi si conliene.
DANI. Dante. Pelle di cervo, o di dai-
no concia in olio.
DAPEBTLTT. Per tutto. Da per tutto.
Ovunque. Dovunque. In ogni luogo.
In tutti i luoghi.
DA PI. Dappiè. Dappiede. Da basso.
DAPPÒ,avv. Dappoi. Dopo che. Da
quel tempo. Dacché.
©APPRESSA. Dappresso. Da presso.
Appresso. Da vicino. Davvicino.
DA PRÈMA. Da prima , posto avver-
bialm. Prima. Primieramente. Nel
principio.
DAR, v. Dare. Somministrare. Pòr-
gere. — Dar alla spalla, al ntf*.
— Dare alla spalla , al naso. Esse-
re d'altezza da arrivare alla spalla,
ec. — Dar dèi sóul, dia lùm. —Da-
re il sole, il lume. Battere, percuo-
tere. — Dar da dir, da far. — Dar
che dire, che fare. — Avèir da dar.
— Esser debitttre. — Dàin* un eh' a
m'n'è mori du. — Andar nell'un
vie Uno. — Anfanare. Ciondolare.
Cincischiare. Indugiare. — E dàl-
ia. — Forbici. L'eran merle. E di-
cesi a chi è ostinato nel voler fare
quello, che gli è vietalo. — Dari
sètta. — Regger la celia. Aiutare
un'altro a burlare. — E dai e dai.
— E dagli e tocca. Dagli, picchia e
martella. — Dai e dai e pò n's'mov.
— Ponza ponza. Tresca tresca, ten-
ne ienne.Ticche tacche. Kfifiiì lavora-
re e poco conchiudere. — Datai can
eh' V è arrabbè. — Gridare, cruci fi-
gatur. —S'pò dar! — Può far il
jgran diavolo! Può far il mondo! —
Star tè per dar. — Star colle mam
per aria, e aospese per colpire.
-- Ridare, Dar di nuovo.— Dai, per
Bàttere. Dar delle busse.— Durzò.
— Dimagrare. Svenire. — Dar zo
' una scrittura. — Dettare uno scrih
to. — Dar d' tèsta — Dar di capo
0 del cupo, p. e. Al dutlour i lui dà
d' tèsta. Il medico gli die di capo,
cioè Lo mise al disperato — Dar
d'brazz, dar la tétta. — Dar brac-
cio. Dare la poppa , ec. ~ Dar al
fèrr. — Stirare. — Dari sòll% ~ ili-
fiorire. Ribadire. Rimbeccare. Se-
condare. Atrogere, lerm. più nobi-
le. — Far com fé Hèinvgnù, ch'an-
dò per dar, esi fùdàa là. '^hr
come i pifferi di montagna, ck<iti'
darono per suonare , e furono sut)*
nati.
DARDÉLLA. BERLOCCA. Loquacità.
DATA. Data. — Porre la data ad \im
lettera. Fare la dita ad una scrit-
tura. — Datare non si dice, ma é
voce francese (DuterJ , la quale f-
stendesi anche al significalo di Co-
minciare un'epoca. — 'Data, ài-
cesi per Quello cui, nel giuoco, lo<^'
ca il distribuir le carte. — itòn
d'data. — Sta a me il far ie corlf.
•DATARI. Datario. Carica della corte
Pontifìcia , coperta da un Cardina-
le, detto perciò Cardinal Datario.
*DATARÌ. Dateria. Ufficio o residenza
del Datario.
DATTI L. Dàttero e Dàttilo. Frutto del-
la palma.
DAVVIS. A M'È DAWIS. Mi pare, mi
sembra, son d'avviso. Esser avvi-
so : p. e. Già m*era avviso che con
fusse. Gli era avviso di ritornarsi
con lei ad aiutarla. — A n'm'è indi
davvis. — ?ion vedo l' ora. — Olia-
si in ital. ancora Aver viso di fare,
o dire checchessia. Essere in con-
cetto di fare, o dire quella tal cosa.
*DAZI. Dazio, n. m Gabella, n. f ^^
Dazi del brazzadèll. Cosi chiama-
vasi una fabbrica di dolci o cìanv
belle in Bologna, cui erane dall'^ntt-
co Reggimeuto boi. attribuiia. coi
nIvB
223
DEB
papnKoto di ana qoota aoDua, la
privilegiala fabbricuziuue e \eutli-
lii. Qaesla ÌDtilulazioue rimane pur
oggidi all'antica bolle^, già «lata
:«1 uso siOallo.
DiZiAR, V. Adazziare, Metter dazio,
Moporre a dazio. — Gabellare o
%6<r//ttrv. Pagar la gabella; ed an-
che Lilierdr la cosa pagandone la
g-^Mla. V. Sdaziar,
Mi Gabelliere. Appaltatore delle
«r^ie. Quello cbe riscuote le pab-
blicbe gabelle. — Slradiere , dicevi
' Colai, cbe a' luogbi del dazio
ferma le robe, per le quali dee pa-
larsi la gabella. Boi. Gablein.
Ì)'6UN.DA VÉIKA. Davvero. Daddo-
vero. Da sentio. In sul serio , o sul
«rio. In verità. Sicuraoienle. Ve-
rmmte. Contrario di Da burla. Da
J# - Dir o far d'bòn. — Dire o
tare daddooero. Risolutamente. É
fillio osato anche il superlat. Dad-
^ceritfiinQ, Da verissimo.
^l Giorno. Di Giornala. Giornata è
piuttosto Tutto il tempo . in cui il
sole è sull'orizzonte. — Vgnir de.
^ ^Otl'iornare e Aggiornarsi. No-
'«re il di, —. Raggiornare. Tornar
» farsi giorno. — Cosa diurna. Che
nitidi iriorno, contrar. di fiottar*
ft«-[/fi de sé e l'alter no. ^
^<''dae di l'uno. — Quand i de
^fièinzen a dointar curi. — Ouan-
^ comintna l'accorciamento dei
Sjorni, e V alluiiff amento delie noi-
^'; — In-t'i de più long. — A' gran
'^■^Ikdé in de. — Di giorno in
mmo. Di di in <tì. Giornvlmenfe.
-p'ògn de, da ttilt i de — Quo-
tidiano. — (}gn de pasta un de. —
%m di ne va un di. — Appuntar
al de. — . Aggiornare. Fissare il
giorno.— De c/ut cmèinza.-^Gior'
^^0 nascente, — De ptin d'nùvel.
— Giorno nuvoloso. — De d' fetta.
■* W festivo. — Da laourar. —
wcomttw). di lavoro. — Biduo.
induo, ec Spazio di due, tre
giorni.
DtBEL V. Dèbùl.
DÉBIT. Debito, ^ Débit averi. —
Debito acceso. -« Débii paga , sol'
dà. — Debito estinto. — Dsfars' di
debit. — Dispacciarsi de' debiti —
Tors'in groppa i débit d* so fra-
dell. — • Retarsi addosso i debiti
del fratello. — Scanzlar al débit.
— Uscir di debito. Pagare , EstiU'
guere il debito. — Ateir di débit
d' tèucra dalla tétta, più ch'n' ha
la licra. ^~ Affogar ne' debili. Aver
più debiti che la Itpre, Aver debito
il fiato . o la pelle. — Dar débit a
qualcdùn. — Impennare il debito.^
Debito fogno, infognilo; cioè Vatto.
Debito non etigibile. Inesigibile,
fion rlscuotibile. — - Torr a patjar
un débit d* un qualcdùn. Accollar-
si un debito. Obbligarsi a pagare
un debito altrui. -^ Debitett. — «^e*
bituzzo. Debituolo. — Debito é an-
che agg. p«*r Dovuto.
'DIÌIBITÒUR. Debitore.
DEBLÉZZA o DEBOLÉZZA. Debolezza
e Debilità. Fiacc/tezza. fralezza.
Fievolezza.
DÉBÓL e DÉBEL. Debole e Debile. Fiè-^
t*o(e, agg. d'ogni genere. Di poca
forza. Languido. Frale. — Dèbol,
Affadigd. ^ Affaticato. Stanco. Las--
so. — Carta dèbla. Tèda dèbla. —
Carta, tela dilègine, cioè di poco
nervo. — Un om dèbol. — Uomo
debole. Deboluzzo. Deboletto, Debi^
letto. Debiluzzo. Debole dì comples*
sione. E Hg. Dappoco. Di basso in-
gegno. Debole di spirilo. Sciocche-
rello. —■ Vale anche di poco animo.
0 Che si lasci svolgere dalle sue
risoluzioni. -— Sciita dèbla, strac-
ca.— Scusa leggiera, frivola.^-'
Dèbol preso susiaiit. Al vein è al
so dèbot. — Il vino è il suo debole,
cioè La sua inclinazione.
DEBÙ.n. m. Franzesismo introdotto
scandalosamente da pochi novatori
di lingua , come voce risgoardante
gli attori teatrali. Dico scandalosa-
mente, perchè quanto è da lodare
rappropriazioue di una voce di lin-
gua straniera, quando la lingua che
i
DEC
S24
BRI
r adotta è priva dell'equivalente ,
aitretuoio è da riprovarsi V accet-
tar ouovi termioi senza necessi-
tà, ì quali non fanno che involvere
in dul)biezze. Intendono dunque
i franzesi culla voce Déùut in senso
proprio U cmmnciamento di qua^
die giuoco, come sarebbe alla pal-
la e simili. Nel tigar. poi si estende
da loro a Principio , Introduzione .
Cominciamento d' una impresa,
d'un a/fare, d'un di$coriO,ec. —
Cosi Dtouliarc si vede ùe* pubblici
fogli preso dal verbo Débuitr, ila-
]ianiz7jito, che vai pure al proprio»
Giocare il primo colpo. Giocar pri-
mo. Cominciare il giuoco; e nel
fignr. Fare i jìrimi passi in una
professione, in una impresa; ed
abbiamo tanti nomi propri dell'ilal.
Cominciare* Principiare. Dar prin-
cipio. Fare il primo passo. Che se i
linguisti non fossero ancor conten-
ti, conosceranno benissimo le voci
Inlrap rendere. Accignersi. intra-
presa. Intraprendimento t e final-
mente Impresa e Imprendere , ter-
mini , che io stimo più propri di
qualunque altro ^ev Apparecchiarsi,
Mettersi atl' impresa.
•BECOTT. Detolto. Decozione. E con
T.di leg. dicesi anchedicbi si trova
in islaio di fallimento. Decolto.
DECBOTTÒUR, n. m. Nuovo termine
preso ultimiimen te da' franzesi che
qui soggiornarono Dècrolteur per
Colui che ripulisce le scarpe, stan-
do con una cassetta , e una spazzo-
la fuori delle botteghe da caffè, che
io chiamerei Spazzator di stivali.
D£C0BIT Del mal, n. m. Crisi e Cri-
se, n. f. Quel nuovo perìodo che
piglia il male, quando è per volge-
re in bene; e s'Intende segnata-
mente di que' miglioramenti del-
l'infermo, che sono accompagnati
da sudore o altra purgazione. T. dei
med. •» Decùbito è il Giacere In
letto per cagione d'infermità. Caìk-
crene cagionate dal decubito. —
Si prende anche pel Primo gior»
no in cui l'infermo si cori
letto.
DEDOTT, add. Sottrailo. Diffoi
agg. Legato dalla somona. — Di
Dedur. Si dice Dedotto. Dedutto,fl{
Argomento , Ricavalo.
DEDRl. Di dietfv. Dietro. Dietro el
dietro a, qualche volta col se^
caso da. — Per dedri. — Didii'
Nella parte posteriore , derci
— Altergan e AtterganL^Qi
porsi da tergo , dietro le spalle.
tergati una supplica , un ri
non è perciò ben detto per «cri
re sulla supplica la decisioiuA
determinazione, che intorno oà
sa si è presa.
DEDUR . v. Dedurre.
DÉFICIT. Voce lat. usala in boi.
canza: ma per lo più in sf^DÌi
di. Smanco di cassa: p. e. Al
è scappa , i han truvd un é
d' slméla scud. — Fuggito il
stare , si è trovato una man
di cassa di seimila scudi. Han
scimila scudi, ec. Notisi heoe
le voci Deficienza, Smanco, m
no di lingua; non v'ha che \'i§
Deficiente per ìlancanie.
DÉINT. Dente. — Dente lattaittak^
Mascellare o Molare. --OcM
— Canino. — Dèinl iazzol.'^M
te fihiacciolo. — Bus. — Intorlti^
— Gtttt«^ — Carioso. — Deinlinf^
Vii. — Denti impalmati. - ^««|
eh' scossa. — Dente voci/tonU,
con V. gr. AgònfosL — Déint M
niudezi,dlà sapienza. — Benledt^
la sapienza. L'ultimo a spunU'
nell'età avanzata. --Sèinza dem
D'un fanciullo dicesi Che non h
ancor spuntato i denti: d'»n*
mo . Sdentalo. — Èsser sèhrJ
deint dinanz.— Aver to Aowa ffi*
rata — Annettr i deint puslr.: -
WwreìTare i denti. — Far i ^H
— Spuntare. Mfttereidenti.l'^ff']
sa dei denti, detta volgarro. ^'"'''
zinne.— Dentare, fndf »'<"^ <^ '
Mettere de' denti del cava»" •
SjrinzUr i deinl. - Digrigi^
MN
325
MT
denti. V. Alligar. — Ciappar cùn i
deint. — Addentare sìgniflca anche
Mostrare i denti. Un cane addenta-
to e furioso. — Far i deint su in-t-
una costa. — Torcere il muso. Far
dello schifo.-^ Magnar a deint Uva.
Magnar cùn i deint livd. Magnar
cùn i deint dinanz.— 'Mangiar svo-
gliatamente, mal volontieri. — Ti-
rarla cùn i deint. — Tirare cogli
argani , colte funi. Argomenti sti-
racchiati. Applicazione impròpria.
-Tirar al fid cùn i deint— Te-
wr/' anima co' denti. — ^ t n^ho
^mjnd tantpoctlì'la n'm'ha tuc'
cà mone tir» dèint. — AV ho ap^W'
massaggiato. Non m'ha toccato
l'ugola. - 0 dèint o ganassa. —
Ohi insogna o bere o affogare. Poi-
mvrfo denti^,e con voce de'chl-
tlenii. Dentrificio. — Sannc e Zan-
ì^e. Denti lunghi , carvi , che escon
dalla boera di alcuni animali , co-
me del porco cignale, deirdefan-
le.ec. — Dente per similit. delta
J^n, della ruota , e simili.
ESIMER (dal lai. De intro). Dentro.
hlro. Avv. e Prep. — Per d'dèin-
kr. — Di dentro. — Srnr o Àssrar
um stanzia per d'dèinler. — Ser-
^tir la camera d'entro. — Più in-
dtìntcr. ■-- Viaddentt^. Più adden-
tro.-^ Dèinter d'me. ìn-t-al mi per
^'déinter. — Dentro in me. Nel
»"'o intemo. Net mio cuore. Nel
iino dentro. — Dar dèintrin cvéll.
- Urtare in qualche cosa. Dar di
cozzo. —Aiho dd dèintr in-t-un
lavlein, — Mi sono abbattuto in u-
»»tt tavola. —Dar dèintr in qualc-
dwn. — Incontrarsi , Imbattersi ,
^vtenirsi in quatcficduno. — Jlfc(-
ler dèinter. — Entfvmefterc, ed al-
'^ lai. Intromettere. Introdurre. —
^pmzerdèinler.-*- Intrudere. Spin-
Ser denlro.
"KMARCAZIÒN, n. f. Voce usata da al-
cuni ingegneri Conflnazione. Sta-
Iiilimeuio di confini fra diverse
terre.
XNOTAR.v.D«?j*otorv,v.
DEPONER, T. (dal lat. Deponere). Vo-
ce del dialetto incivilito, il volgare
dice Dar zò. — Posare. Il deporre
che fanno i liquidi la parte piìi gros-
sa , detta perciò Posatura. — Avu '
tassd dar zò al caffé. — Avete ta-
sciato posare il caffè? — Defecare,
è termine chimico , e vale Purgare
un liquore dalle impurità delle
fecce.
DEPOSIT. Dipòsito. Danaro o cosa de-
positata. — Depositatore o Depo-
nente è Quegli che dà in deposilo.
— Depositario. Colui che ricove e
custodisce. — Deposti. — Depòsito.
Nome generico che indica Un lu(»-
go dove si rinchiudono 1 cadaveri
dei defunti.
DEPOSIZlÒxN, D. f. Deposizioni dicon-
si quelle materie, che le acque,
specialmente le torbe, depongono
neir esser ritenute in un luogo ;
con altro nome Belletta. — La de-
posiziòn dt^ acqua in-t-i vas, in-t-i
fiasc. — • Posatura. Sedimento. V.
Fónd. Depòner. — Deposiziòn dèi
brod, dl'aqua eh' boi. — Bolliliccio.
DEftSÉTT. DiciassetU (non Dicisette,
né Diecisette).
DÉSD. V. Dsdà.
DESÉR, n. m. li messo delle fruite,
ed anche Le frutte asxoiutam. In
boi. si pronun/.. erroneamente con
una « sola, abbenchè provenga dai
fr. Dessert.
DESTEIiN, n. ro. Destine, n. ro. Fata-
lità, n. Destein iabol. sìgniflca De-
stinazione. — Andar al so destein.
— Andar atta sua destinazione. -^
In boi. vale ancora Detetminazior
ne. Divisamento, DeWterazione.
Stabilimento. — Avèin fati at*^ de-
stein d'andar a Modna. — Abbia-
mo fatta la determinazione di ns
card a Modena.
DETRONIZZAR (dal fr. Détróner). Shàl^
zar dal trono. — Dclronizzd. —
Sbalzato o Caduto dal trono.
DETT, n. m. Detto. Mollo, n. m. —
tn-t'un dell e fati, posto avverbìal.
In un suJbìKK — • Ùell e fati la i a-
24
DIA
236
BID
vers la porta. — Detto fatto gU a-
prt la porta. Immediaianieutc
DETT, add. Detto, agg.— DeM innanz.
— Antidetto. Anzidetto. Predetto.-^
Detl d' sòucra. — Pi-edetto. Suddet'
to. Sopraddetto. — Per le parole
equivaleuti ec. V. Sii — Dett d' sót-
to. — Sottoscritto. V. Sótto. — Dett
e ridclt. — Ricantalo. Replicalo ,
ridelio più \oUe.
DETTALI (dal fr. Détail). Dettaglio.
DETTAGLIA (dal fr. Détaillè).' Delta-
oliato.
DETTAGLIAR (dal fr. Dctailler). Det-
tagliare. — Le Ire voci surriporla-
te SODO lulte neologismi iuirodotti,
comunissimi nel discorso famiglia-
re, ed anche nello scrivere di alcuni
moderni.
DETTEM GREC. Dìttamo 6 Dìttamo
eretico , cioè di Crela.
DEVOZIÒN , n. f. Dicozionee Devozio-
ne.— Bòmper la devoziòn, el scat-
tei, al chittarein{VeT non dir meno
civilmente Bompr al cui). — Inter-
rompere. Infat Udire, Notare, Re-
car fastidio.
•DEVOT. agg. Devoto. Divoto, add.
•DEZIDER, V. Decidere, v.
DEZISAMÉINT , avv. Decisamente ,
avv. Risolutamente. Certamente. Si-
curamente. Senza dubbio. Con fran-
chezza. In modo decisivo.
•DEZISIÒN, n. f. Decisione,
"DrXTT.y.Adafatt.
•DIAGRIDI. n. m. Diagridio. Sorte di
medicamento.
DIANTER, (dal fr. Diantre). Dìdcine,
Diàmine, Dia scane , Diàscolo! In
vece di Diàvolo!
DIARRÉ. V. Cagurèlla.
DIASCHEN'. V. Dianter.
*DlASCOKDt , n. m. Diascordio. Gene-
re di medicamento.
DIAVEL. Diàvolo. Questa voce tanto
nella lingua ital. che nel dial. boi.
si fa entrare in molte frasi, che po-
co fra loro differiscono. Avere il
diavolo addosso , in testa, nell'am-
polla. Entrare il diavolo. Fare -il
diavolo e peggio. Egli è un Imoìi
diavolo , tm povero diavolo, Imko-
rar come diavolo, daòe$lia,ec —
La faì-eina dèi diavei va tutta in
remel. — Diavol porla e diacol re-
ca. Quel che vien di ruffa in raffo,
se ne va di buffa in baffo. — Tru-
var al diavi in-t-al piali. — Tn-
vare il diavolo nel calino. — Al
n'al truvaì^v nianc al diavi a
dzùn. — E' non lo troverebbe la
carta del navigare. — Vn diucfl
dscazza qui' alter. — Un d'avolo
caccia l'altro. Al malfagli male.
'—Al diavei n'è qusé brt'tit cutod
al se dpenz. — iVaii è sì brullo
il diavolo com* e' si dipigne. Sem-
pt^ non istd *l mal dov' e' si posa.
DIAVEL! Esclam. V. Dianter,
DIAVLA. Diàvola e Diavolessa. Per
Donna di mal umore, imporlUDa,
pessima.
DIAYLAR, v. D/avo/egf^iai'ie. Voce scher-
zevole. Fare a modo di diavolo.
DlAVLARi. n. f. DIAVLÈRI, n. m. Dia-
voleiia , n. f.
DID, n. m. sing. e DIDA. n.f. nel piar.
Dito, n. m. e nel plur. Diti, m. Diia,
f. e non Deto , uè Deta, — I nomi
delle cinque dita della mano sono:
Pòllice. Indice. Medio. Anulare. Mì-
gnolo, o sia Auricolare.'^ lAipòul-
pà del dìda. — Polpastrello. -
IS'òud del dìda. — Nodello. — Fa-
langi, f. si chiamano da' ootoioisii
le ossa, che compongono le dita
delle mani, e de' piedi, che coma*
nemente diconsi Iniernodii. — Pro-
còndilo è nome che si dà all'eslre-
mita dell'ultima falange di tutte le
dita — Did, o Didozz.-— Dilaìt
Dito che si ta<;lia dal guanto per
metterlo in difesa del dito, che ab-
bia qualche malore. — Savèir ti/'d
cosso a me ina dida. — Acer qml-
cfie cosa su per le dita, o su per
la punta delle dita. Per l'appuìito.
Reìtissimo. — Èsser zgnd a did. -
Esser mostrato adito. — Mursgan'
el dida. — Mordersi le dita. Pentir-
si. — Far el cotvn cùn el dida. —
Far le fiche. Levar due dila forca-
T>ìP
227
DIN
mente in dispregio i)' rietino. —
tndtein da tneitri al dklein in
fcca. — Fanciullo di Monna IH-
f. hacceUone. Di persona già cre-
duta , che faccia delle azioni fan-
ullesche. — Far ciuccar el dida.
• Scricchiolare le dita. — • Far di
ite , Ciuccar , o Scruccar el dida ,
noci «' fa per damar i can. —
Br le cocche. Usasi specialmente
Kr chiamare i cani; ed è anche
Bio di beffe, che si fa battendo
^mano aperta sopra V allra ser-
El. Coperchino di metallo pieno
^ inlacca iure esterne, che si mette
etr estremità delie dita per difen-
erle nel cucire. Quando egli èchiu-
I» nella sommità io lo chiamerei
iUaìe : quando poi è aperto direi
ljie//o. — Un didal d'uvadéU.-^
Al anello di semi di bacM da seta.
fna misuri oa fatta di un pezzo cl'in-
emodio di canna, quattro delle
inali corrispondono al peso di un'
•eia boi.
UZZ. Diiaecio » pegg.
WX'S. Daino, dixi.
ÉTT. IHiueei^, dim. ^zzegg.
K>N. Ditone , accr. — Per queste
roci converrebbe dire Piceol dito,
tran dito. Brutto dito ce; ma , es-
ondo voci di regola , ne sembrano
doperablll senza scrupolo.
HÌZZ. V. Did.
'ATTI . INFATTI , avv. IH fatto, in-
atti. Effettivamente. In effetto,
FÈISA , n. f. Difesa.
FÈNDER . V. a. Difendere.
FFEBÉINT. agg. Differente, add.
FFERÉINZA, n. f. Differenza,
FFERIR , V. Differire.
IFFÈTT, n. m. Difetto, n. m. Imper^
ftizione, n. f.
FFÉZIL. add. Difficile. Malagévole.
Disagévole. — tJn om diffèzil —
il&tno difficoltoso t SlitióOf Inquie-
to. — Uomo aromàtico significa
Fantàstico , Stravagante. — Nieint
è diffèzil a chi voi. -— A buona VO'
tonta non manca facoltà.
•DIFFICULTA. lì. r. Difficoltà. Malage-
volezza.
•DIFFICULTÒUS . agg. Difficoltoso-
Malagevole.
DIFFIDAR, y. Diffidai^, v. n. Diffidar-
si, n. p. Non SI fidare, ed anche at-
tlv. Diffidare, per Torre la speran-
za. «— Diffidar. Di venni o ora Voce
Legale, che vale Avvisare. Avverti-'
re. Intimare. — Quantunque si di-
ca , In buona lingua Diffidare per
Torre la spettanza, non si dice pe-
rò Diffldazione,
DIFFIDAZiÓN, n. f. Voce Log., ora
comune. Avviso. Avvertimento. In-
timaziorre , ma in prevenzione. Pre-
monizione.
DIGAND, FA6AND. VGNAGAND. STA-
GAND, ANDAGAND. Questi sono
forse gli unici gerundi storpiati nel
dial. boi. come In altri dialetti,
dai gerundi Ital. Dicendo , Fa^
cendo, ec, siccome dicesi ancora
Ch*al vaga, ch'ai foga, ch'ai sta»
ga, ch'ai déga, ec. nel soggiunti-
vo. — Lassar digand. -» Lasciar
detto.
*DILAZION, n. f. Dilazione.
DIMETTER, DIMETTERS', V. Dimét-
tere. Diméttersi. Dimissione. Dimis-
sionario. Voci Leg. usate per lìimiM-
vei^. Binunziare. — Binunzia. Li-
cenza, Rimovitnento. Dimozione.'^
Dimissione , sebbene non ammesso
dai puristi, sarà tuttavia meglio
detto che Abdicazione , che piutto-
sto signiflca Rinunzia volontaria
d' una dignità suprema.
DI MONDI. V. Mònd.
DlNANZ,avv. Dinanzi. Davanti. Da-
vante. Avanti. Nanti. Innanzi. —
Dinanzi si usa col secondo, col ter-
zo, col quarto, e col sesto caso.
Dinanzi delti tre sovrani. Dinanzi
alla casa mia. Dinanzi me, dinan-
zi loro. Dinanzi da noi. — Quando
Dinanzi \a\e Alla presen!:a vuole,
il dativo. Dinanzi a Dio. — E Da-
vanti, quando significa Alla presen-
za , s'usa col quarto caso; Davanti
me Notaio. — Andar tUnanz al
DIE
«28
mn
prèinzlp, — Andare al coipeito
del principe.
DI NTADURA , n. f. Dentatura.
DINTAR UN CUKTÉLL. UiN USVÉI DA
TAL Fare una tacca a un coltello ,
ad uno ilrumento da taglio.
DIiNTESTA. (dal fr. Dentiate). Denti-
■ sta, voce delt'aso» che si dà a Quel-
Tarlefìce cbc fa i denti posiicci o le
denliere , e al Cavadenti.
DINTÓN. Dentone, accresc. di Deote.
E per similit. Uomo tannalo. Che
ha denti grossi.
DIO. SGNòUR. Dio. — In molte frasi
si fa entrare, anche impropriamen-
te, questa parola. Eccone gli esem-
pi. — L'è un dio manda. Dicesi .
Una cosa è un Domeneddio, per di-
re eh' è una cosa opportunissima »
una fortuna. Egli è un pan unto.
. — Far et così alla bona de dio. —
• Far le cose alla carlona, alla (mo-
na. — Dir del coss da ira de dio.
— Dir cose dà chiodi , di fuoco. —
Dio al sa . Dio al vota, Dio al vle$8.
' "- Dielèa, Diel voglia. Dici voles-
se, usati dal volgo, sincopati da Dio
lo sa, ec. — N'avèir un dio d'un
quattrcin. — fion aver un becco di
un quattrino. Non potere, e- non a-
vere da far cantar un cieco. -—Al
piov eh' dio la manda. — Vien giù
la pioggia a secchie. Strapiovere.
— In quia càai Ì ògn grazia de
Dio, al bein de Dio. — Quella casa è
una dogana. — Dio ifa a po' i oc-
cumpagna. V. Accumpagiwr. —
Dio dis: aiutet' , eh' a V aiutare. -—
A tela ordita Dio manda il filo. —
Dio n' paga tùtt i sabet. •'•• Dome-
neddio non paga il sabato. — Far
et coss com Dio voi. — Far le cose
alla babbalà, oadun tanto la can-
na. — I boi. usano spesso la voce
Di sincopata per Dio. — Adi, Di
< v'aiuta, />/ v'assesta, ec.
DiOPALMA. ZIROTT DIOPALMA. Dia-
' palma. Cerotto diapalma.
Dia, v. Diiv, V. — Dir bèin. — Dir
• buono. Succeder bene , aver le co-
se ikvore voli.'— L'ha del cari ch'i
dken. ^ fiit^ in detta. Afer Mr-
te felice nel giuoco. — Dir d' sé. —
Affermare. Asserire. Attestare. Gli
altri verbi poi Asseverare , Raffer-
mare, Confermare, Appropìiare .
aggiungono alcuna cosa all'affer-
mazione. — Turnar a dir. — Bidi-
re. — Dir d'bòn. — Dir da vero ,
da senno, del miglior senno. -^ Dir
da per se. Dir in cor so. — Dire in
cuore, o fra suo cuore. — Dir pu-
russa in poc. «^ Epitomare. At^bn-
viare. Compendiare. Furiare sirin-
gato. Esser laconico. — Dir plagas
d'qualcdàn. — Dir cose da fuoco
d- alcuno. — Dir tant bùbbel tht
n'stan ne in zil , né in térra.-^bir
tante sciocchezze, che misericer-
dial — Dir una cassa e farn* un'al-
tra. — Accennar coppe, e dar dar
narL - Cattar da dir in-t-al pater
noster. — - Quislionar sur una cru-
na d'ago. Esser garoso, perfidio-
so , flsicoso. Apporre alle pandette,
o al sole. Cercar cinque pie al mon-
tone. ~ Dar da dir. — Dar che di-
re , farsi scorgere. — Un muttaiz
che n'dis nient. — Viso che non si-
gnifica, che non esprime. — A n
. fazz per dir, — Non dico per amfH'
zione. Non esagero. Non per super-
bia. — A s'va dsènd. — Se ne bu-
cina. Se ne mormora — Tùtt el
coss n' ein da dir. •«» Ogni vero non
è ben detto. Il vero non ha risito-
ita. -"A n'Vha deli a un sòuni.
-«- .Chi ode non disode. Far capilalc
a suo prò di ciò , che si sente dire.
— A s' dis ino per dir. — Si ptuU
A caso, o a casaccio. ^-Démml'.—
Dillo a me. — Dézet*. — Dicceli
Dillo a noi. — De «». — Di' su, e bii
per Dici. — DiV d' bòni — Di' tu
vero? — Degh'ia bèin, o mal.—
Dico io bene , o male. Qui pure $i
osservi che non è bene scritto />(cA'
io , 0 Die* io,
DIRAMAR, V. Diffondere. Spedire. Di-
vulffare; dicesi degli onlini e d'u-
Da legge , che si sparge a notizia di
tatti. — Diramare, vale Lq inviare
DI»
2S9
Qn' ordina» che fii II magtstnito su-
periore d tulli gli inferiori da esso
dipendenli. — JHramare, In lingua»
significa propriamente Troncare i
rafni. £d ancora lH*iender$i, Spar-
gersi inrami^Z GnalmeateJ9w(^iuii*
geni. Separar n in rami» parlan-
dosi di fiumi.
^IRCTT. m. TTA» f. add. (Parlando
di plico, o lettera). Indiriito, m.
ilta, f. agg.— > Una Uttra dirélla
al minesier. — Una lettera indirit-
(a ai minùl/t).
'DlBÉTTA, add. Diretta, agg. Aggiun-
to di Tassa , cioè Tana diretta. —
Usasi oggidi anche suitantm come:
Al tcad la dirètta. — La tasBa di-
retta è in iscadenza di patjamento.
)lREZCR.v. Indirizzare, Dirigere, v.
iilREZIÒN. Direzione, Situazione in
ritto, ed anche per Regota, Gowr'
no. — /^irezton (dal Lat. Direclio)
d'una lettra. — Indirizzo d' una
lettera. Lettera indiritta al Mini-
stro. 1 boi. usano piìi comuuem. la
voce Sooerscrélt. V.
fìiRiNOElNA. FAR DiRINDEINA. Star
male, o esser debole sui picciuoli.
Reggersi male sulle gambe. — *Di-
rindeina e pan gratta. Frase di
scherno de' bui. quando alcunojm-
brogiiandosi nel!' esporre sue ra-
gioni . fa discorsi sconnessi.
OlS. Dieci. — Dècuplo. Dieci volle
taolo. — . Decennio. Corso di dieci
anni. — Decennale, Bilustre, agg.
di dieci anni. — Dècade. Che con-
tiene dieci numeri , o dieci libri.
DlSABILlÉ (dal fr. Deshabillé). — Ès-
ier o Melters* in disabilié. — Esse-
reo Mettersi alta domestica, atta
buona , <Uta semplice , alla trascu'
rata, e inteudesi de' vestili. Un non
so che di trascurato.
'DlSPAZl, n. m. Dispaccio.
DISSAPÓUR . n. m. Differenza, n. f.
Disgusto. Dispiacere , n. m. — il i
è nad di dissapur tra lòur du. —
Sono nate delle differenze fra lor
due, cìie hanno cagionati de' di-
spiaceri reciproci.
'DiSSENTEHt . n. f. DUmnlma, mar-
rèa.
DISSÉST. Disòrdine. Sconcerto. Scorna
piglio. Danno. Pregiudizio. — Et
mod del donn ein d'un gran dUs-
sést in^t-u/na famèia. -— Le mode
sono di mollo pregiudizio nelle /a-
migUe. — Si dice però Dissestare ,
abbeocbè non sia di lingua la voce
Dissesto.
DISSESTAR, V. Disordinare. Sconcia^
re. Scoììcetiare. Scompigliare. E
Dissestare. Levar di sesto. — Disse-
stars'. -^ Uscir di piomlto , e di se-
ste. — Dissestars* in-t-i negozi. —
Bobinarsi, Pregiudicarsi. Sconcer-
tarsi.
DISTEINTA. V. Spezépca.
DITA. Ditta. Società mercantile, che
ha la stessa firma. — La dita còrr
sòtt al noni dèi tal. — La ditta
canta nel tale , o sotto il nome del
tale. La ragione canta nel tale.
'DIVEIN , agg. Divino, add. Per eccel-
lente.
DIVERBI. V. Dscóurs.
DIVIDER, V. DioideìXf. Dipartire. Par-
tire. Disunire. Separare.-^ Turnar
a divider. — Ridivider. Suddivi-
dere. Divider tra piii una parte del-
la divisione. — Divider per mézz,
— Dimezzare o Dimidiare, Dipar-
tire. Ripartire. — In trèi pari. —
Tripartire. Sterzare. — In quatter.
•— Qiiadiipartire. — Divider a rti-
ta porziòn.—- Dividere. Scomparti-
re. Dar la ragione. Ripartire una
cosa fra più.
'DIVlStÒN , n. f. Divisione. — • / han
da far la divisiòn. — Han da divi-
dere le sostanze ereditate. -7- Divi-
siòn. -— Discordia. Divisione.'^ Di-
visiòn. Una delle quattro operazio-
ni del r aritmet ica.. Divisione,
'DIVORZI, n. m. Divorzio.
•DIVOT. V. Deval.
•DIVOZION. V. Devoziòìì.
DIZITURA, n. f. Maniera di dire: di
esporre parlando. — Non si dice
Egli ha una bella dicitura , se non
se usualmente.
DOM
236
DOP
DI.IMÀRS' DALLA RABBIA, modo bas-
so. Rodersi dalla bile.
DLUVi. Diluvio. Straordinaria caduta
di pioggia. Persiniilit. a gran maii-
giaiore dicesi Diluoialere. Diluvio-
ne. Divoratore. Ingoiatore. Ingiù-
viatore. Ingurgilatore. Mangione.
— Lurco , Lurcone, Gnatone» ìgna-
ione SODO V. L. poco usitate, per
Divoratori immondi. — Epulone.
Che si compiace nelle molte, e de-
licate vivande. *- Pacchione, viene
dal verbo plebeo Pacchiare. ^-
Ghiottone. Avido di cibi delicati.
DLUVIAR, V. Diluviare, v. Piovere
strabocchevolmente. — Per simllit.
Diluviare, Mangiare, straordinaria-
mente.
DMAN. Dimani. Dimane. Domani. Do-
mane. -* Dman d' sira. — Domani
sera, Dimandassera. Domandasse-
ra. Dimani da sera. — Dmalteina.
— Domniiina. — Dman l'alter. —
Diman l'altro: ma meglio Dopo do-
mani , Posdomane , e Posdomani.
*DOCUMElNT. Documento. Scrittura.
Origina le autentico.
DOCUMENTAR, v. Corredare di docu-
menti» di atti; Provare con docu-
menti cioè : Scrittuì^ , Originali
autentici.
DÓIA , n. f. Doglia, n, f. Dolore, n. m.
Doglia del parto. Dolore del parto.
•— Doglia, vale anche Afflizione.
DOiC. Dolco. Dolce, ma è proprio solo
del tempo, e della stagione Tem-
perato. — Questa voce è più usala
in contado che in città. — Al doic
fa dzlar la iénv,. — f dolchi di-
moiano il terreno.
DOMENICAL. V. Bustical.
DOMLNÒ , n. m. Budo , n. m. Giuoco
che si fa con picciolissime carie, o
tavolette d'osso più lunghe, che
larghe, in una faccia delle quali so-
no marcati de' punti , o segiietti co-
• me nei dadi. — Dominò. — Domi-
nò. Vestimento femminile da ma-
schera , ed è una sopravveste di se-
ta , ora sostituita all' antica bautta.
DOMINUS DOMiNANZtU.\i. Storpiatura
latina che si dice spe<^lflEieiite<
le donne. Far al domintisdoi
zium. — • Fare il Messere. Mei
Madonna. Sedere a scranna,
il pculrone assoluto.
DÓNCA, (da Donqua ant. ) I>un\
dunque. Sicché. Perciò. Però.
•— Alcuni boi. alla voce Dòm
giungono erroneamente SiccMì
che dònca a v'vòi cuntar ttn^
ria. — Dunque vo' contarvi
storiella, I
DÒNOEL, n. m. Bindola, (Alb..
Fr. Hai. foce Escarpoletfe).
che fanno i fancialli, i quali
do sopra una tavola sospesa
funi , o su la fune stessa , la
ondeggiare. Sogliono anche
0 Star cavalcioni nelle due esi
tà di una trave, posta in bit
pra un'altra, divertendosi
zarsi, e abbassarsi. In ita!
Altalena. — Far al dòndeL —
t alenare.
DÒMDLA, n. f. Dònnola. Quadrof^
salvatico, più piccolo del cane,J|
fii la caccia specialmente ai colM
DOiNNA. Donna. Femmina. — Mi
più precisamente è la Femmioadl
la specie umana. Feìnnnna sì lÉ
degli altri animali. — Donmna.ÌÌ
nadna e Donnicina, diro, vea^l
Donnicciuola. Donnuceta. Dontm
chera, dim. avvilit. — • DomioMi
m. è r accresc. — Dannato. Doimt,
iolo,e meno vizioso Donmtto.
lui che volonlieri pratica colled
ne. —Donneare. Far all'amore
le donne. — Donneggiare. Far
padrona. — Donnesco, agg.
donna.
DÒP. Dopo. Dappoi. Dietro. Poìcìa
Poi. Dipoi. Dipoi. Da poi. — Dopi
per Di dietro. — Dòp alla porli,
Dòp all' u ss. ^^ Dopo la porta. Ih-
pò l'uscio. — Dòp dsnar. — Oiefrrt
mixngiare. — Da dòp eh' a sòn gvo'
ré a sòn sta sèimper bèin. — Aj'
tempo della mia guarigione,o Bei-
la mia guarigione in poi, non son
più ricaduto. — Un puetein dòi^
INMT
231
MK
odòp itn pucteiH, -« Uentotia. Uà
po' più lardi.
lÒPPl. add. doppio, agg. Che è due
volle lanto. Contrario di Scempio.
— FU dóppi , Sèida dóppia. — Filo,
Seta addoppiala. A due capi. -^ Al
dóppi, avv. — Doppiamente, avv.
Àdiioppio, o A doppi. — >i più dop-
pi.'^ A più doppi. Vale pili volte
:iddoppiato. A più falde; A più suo-
li, dicesi di materia distesa . cbe a-
gevoliiienle ad altra si soprappooe.
— Una noia, uwi nomina doppia^
colla quale si propongono due per-
sone ad una carica. Si dirà ancora
domina duplicala, triplicata, ec.
là Dupla, la Tripla, la Tema, ec.
Sono voci d'uso. — Duplo vale Due
\QUe tanto.
DoKMIA. n.f. Sonnifero, n. m.— Son-
nifei'o , è anche agg. Soporifetu» e
con voce gr. Narcòtico. Che induce
sopore. — Éssr impasta d'dorma.
— Essere alloppiato,
[)OSS, è voce usata nel prov. Lalèin-
gua n' Aa oss , e pur s'fa ròmpr al
àìss. V. Lèiììgua, Per Scheina. V.
IHJV.e L\ DÒV. avv. Ooe, Dove, e
aDi. anche Du'— JDòi? sio'. o /m dòo
sic'? — Ooijc «iete? — Da dòv. ;-
i'o/de^ Di onde e D'onde. — /)a dòv
iff^ay'? — X>07)de veniteì — Oa dò»
c'siu' toWi — Donde t?i siete parti-
to? -- /^ouc per Xk^uunQuc. — Dòv
a ili — Dovunque vi piace. — i4/
pretènd d' èsser creditòur, in dov
eh' a san creditòur me. — E^li pre-
teiìde d'esser creditore, laddove lo
son io.
DÒIGA, n. f. Doflfo (coirò stretto),
tua di quelle strisce di legno» di
che si compone il corpo della botte
0 di simili vasi rotondi. — Da Doga
«e viene Dogamento. V atto di f i-
nieltere o rassettare le doghe alle
bolli. — Dogare. Porre o rimetter
le doghe. — Fati a dòug. — Doga-
to. Dicesi di Arnese composto come
nna bolle. — Addogato. Listalo pel
lungo a similitudine di doga, e si
*i»ce delle armi gentilizie. — Dòwja
per simiHt. Mpa, i^a di una
persica. Polpa di un preteiutto. —
Uh mlòn eh' ooa dia dòuga, — IV>*
pone polputo , polpacciuto.
DÓZZA. Doccia. Canale di terra colU,
o di latta , o di legno per ricever
le acque del tetto.— /)occ«a e Doc-
cione sertxito è il Tubo di latta V.
Urzol Cannòn.
DRAG. Drago. Draco e Dragone, Ani-
mai favolDso.-X>nior. — Cervo vo-
lante. Sorta di macchina cbe si fa
con carta dislesa , attaccata ad al-
cune bacchette, e ad una lunga fu-
^ nicella • cbe i fanciulli svolgono nel
lasciarla portare iu alto dal vento
— i fauciulii toscani lo chiamano
Aquilone. ^Dragòn. — Dragone
T. mil.
DRÉTT. Diritto. Dritto. Vocabolo ch'ò
alcuna volta sust. altra add. , ed è
anche preso avverbialm. — Drétt,
sust. Diritto Dritto, sust. — ftìrr
una eossa prulsò drétt, — Piglia-
re una cosajtel verso. -^ Andar pr
al so drétt. -^ Andar pel verso. — -
Drétt e arcers d'una mdaia, d'una
muneida. - Dritto e Ritto, Testa,
Fdccia d'una medaglia, d'una mo-^
neta e Rovescio, ecc. V. Mdaia- Tru-
var al drétt d'un% cossa. •» Trovar
ripiego , compenso, provvedimento
ad un affare. -^ Ciappar al drétt,
un drétt.— Pigliar una diritlura.
— A n'i Irov più al drétt. A-i ho
pers al drétt. -^ Ho perduto la tra-
montana. Non trovo più il verso,
l'ordine, la via.-^ Drétt, add. Di-
ritto, Dritto. Ritto, agg. »- Star
drétt. —• Esser diritto , ritto di per-
soìia. — Aììdar drétt, cùn là tèsta
alla. — Andaì'e in sulla persona»
Stare in sulla persona. — Un om
drétt. *— Un uomo aceorlo , scaltro,
avveduto, destro. — Man dretta, e
Man stanca. — Mano destra, difit-
ta, ritta: e Mano manca. — - Una
scala, una riva digita.— 'Una sca-
la, una salita ripida, erta. -Drétt,
Skys.- Diritto, Dirittamente, Diretta-
mente. '^ Andar drétt.— Andar di-
MI
933
Mi
' reiiamenU," Afidar sèlmperdréu.
— Andar ritto ritto. Tener il cam-
min dritto. -* In drétt (dal Lat. In
iliritum). In fazza. '— Dirimpetto,
Bimpetto. Di rimpetio. A rimpetto.
Di contro. Di cantra. Di rincontro.
Dirincontro. Si dice Bimpetto a me»
e Bimpetto di me, e così degli altri.
— Purfar drétt, purtarpar.-^ Por-
tar pari. Portar una cosa in manie-
ra che non penda. ^I>rv7f, anche
per Betto.^^ Bèigay lenea dretta.'^
linea retta.
DRi. Diètro — Indri. — Indietro. «-
Dedri. — Di dietro. A tergo. Da ter-
go. — Quèll ch'i teindri. — Quello
che succede. Consecutivo. Seguente.
E alle Tolte Adiacente o Aggiacen-
te. — Èsser dri a far una cassa. —
Occuparsi nel fare una casa. Stare
intorno a checchessia. Essere in^
tento a cliecchessia, p. e. A sòn dn
a scriver l'istoria d'Bulogna.*^
Sto scrivendo. Serico ora» Mi occu-
po nello scrivere fa storia di Bolo-
gna.— A i sòn dri. — Me ne occu-
po.— Al dedrì.-^ Dietro a casa, o
Dietro via, per ischerzo, il Culo. —
Dri, vale ancora Basente. — La
can' va s'taia dri a térra.-^La ca-
napa tagliasi rasente terra. — Un
alber taid dri tèrra.'— Un albero
tagliato rasente la terra. — Dri
dn la muraia. - Basente al muro.
Basentatv il muro.—^ Tirars' dri
l'ùss. — Bjseìrarsi dietro l'uscio.
— Tqnir dri a un. -Seguire alcuno.
Andargli dietro. Venire appfvsso.
Codiare alcuno. — Guardar all' in-
dri. — Guardar dietro. — Un can
ch'abbaia dri a un. — Un cane che
abbaia addosso alcuno. — Zigar
dri a quia donna. — Gridare ad-
dosso quella donna.- Tirars* indri.
-Arretrarsi. Betrocedere. Farsi in-
dietro. Tirarsi addietro. Bitirarsi.
! raililari dicono Biìiculare : gii a-
slronomi he Irog rodare.-^ Indri in-
dri. — Indietro indietro. — Andar
dri a una strd, dri a un canal. •—
Aììdar lungo la v^'a, lungo un ca-
trame. Camminar lungo o lu
il fiume. - Dar indri figur. -
ne. Mancar di coraggio. —
dri. — Bestituire. Bendere. -•
indri , figur. , parlando di pi
animali. - iémmulottre. Dicesi
occhi della vite , e degli
quando perdono le messe, l
re. Dimagrire o Dimagrare,
carsi. Dare indietro. — Pai
di bolle b simili malori.
re indietro. Non venire in
non far capo.-— /^r indri d'
- Calare. BinviHare» Il g
viltà. -Far dar indri. - Bin
re , o Bincalciare. — Risosi
indietro per forza. —^ Dri
s'conza la soma. — Per le
acconciano le some. Cosa ,
capo ha. — Al de dri , la noti
— Il giorno , e la notte veg
o appresso. Il giorno segue
Star dri a qualcun. — Solki
Slimolare. Stare alle spaUe d'
Serrare il panno o i panni a
ad alcuno.-Ésser dri a un. -
diare uno. Importunare. L\
re. '•^Muiir dn a una. — Fi
cascamorto. Spasimar per
Esser cotto in una. — Fan'
dar dri. — Dar da dire , o da
lare di se. Dar che dire, o dar
dire alla brigata. Far dir di »i
de' fatti suoi. Far dire altrui, o
gente. - Far una cassa dn l'oM
— Far successivamente.- Farm
cossa un e pò l'alter, un drì Ci
ter. -Alternare. Operare scaiiA
volmente. a vicenda. — Torrinà
- Bipigliare. Bitogliere. Biiom
prendere. - Trar dri la roba.
Giltar via. Dare o vendere le
se per manco eh' elle non vagii
no.
DRITTAR V. Manzein.
DRITTÓN , DRITTAZZ. Drittone. Ad
taccio. Drittaccio. Volpone. Destr
sima. Accortissimo, Avvedtitiisi»
. Avvisatissimo, Volpe vecchia.
DRIZZAGN, n. m. Dirittura, n. fCo
$0 dritto del flume. — Farwìdi^
MA
233
DSC
ioffn, «- Fare una dirittura in un
canale , in un fiume tortttoto , ecc.
nUJGARt. n. f. Spezierìa di droghe.
Foiìdaeo di droghe. Nella Crusca
noo trovasi registrato il nome di
!>rofjheria che per Quantità di dro-
ghe: ed è perciò che io faccio cor-
rispondere alla boi. la voce italiana
Spezierìa di drogfte. V oso però
prevale nel chiamar generalmente
ifrwjheria la bottega dove si ven-
dono le droghe , tanto pih che la
piirola Spezierìa è riservata alta
hnttes^a dove si fanno e vendono i
medicinali. V. Spziari. E giacché
iirogheria significa Qaanlilà di dro-
ghe, si potrà benissimo applicar
qnesto nome al luogo che le con-
Ijpiìe.
JKUGHIR. Droghiet^ eDroghiero.Vn^
Tolta <a diceva dal lai. Aromatario.
- Y. Spzial.
)SAFFITTA. Spigionato. Dicesi di ap-
partamento , di casa rimasta vuota ,
non appigionata.
^^MKfl , y. Dissalare , v. Tener in
w^lte i salumi per levarne il sale.
^SALDAR. Dissaldare, V. d.U. Disfare
h saldadiira.
')S\Lr,À, add. iVon selciato, Senza sel-
ciata.
D^U.GAR. V. Disfare la selciala.
Smattonaiv il pavimento. Non è in
Tooahoìario la voce Disselciare.
t^\NGUAR. Dissanguare. Trarre
'l«asi lutto il Sangue. Dissanguina-
»<f Ammollar le pelli nell'acqua per
l(i;;liere il sangue, ebevi si trova
inarcato.
f»^ \PI»ÙNT. Sconcerto. Disordine. Dan-
«0. Prefjiudizio. ~ termine comune
fra' mercanti. L' è in-t-un gran
f^^^ippùnt'-ÈffU è in grande scon-
certo ne' suoi affiiri.
DSVRBATTER I CIUD./)iVjarffrp. Disfar
lu ribadiiura Contrario di Ribadire.
"SAHMÀ , arili. Disarmalo , agg. Nello
siilt* $^nstennto. Inerme.
^'^^^^n Disagio. - Far una cossaper
dmsi, vale Fare una cosa con pò-
c^ volontà, a controvoglia, a ma-
iineuore: come se 8Ì dicesse l^r
disagio, o con disagio. Disagio, va-
le Scomodo, e forma /^MOf/iarv, Sco-
modare. Disagiatamente, Disagiosa'
mente. Con scomodo. Disagiato, Dia-
agioso, agg. Scomodo.
DSBARCAR. Disltarcare e Stiareare.
Levar di barca.
DSBTTUNAR e DSBTTUNARS*. $6of-
tonare e Sbottonarsi.
DSBULLAR (dal lat burb. Disbuttare).
Dissigillare. Dissuggellare. Levar
il suggello d'una lettera.
DSCADNAZZAR. V. Seadnazzar.
DSCAIjS. Discalzo. Scalzo. Discalzato.
Scalzato , agg.
DSCALZADUR , n. f. plur. Scarpe, iti-
vali diìnessi. "-Dscalzadura, Dscat-
zaméint. — Scalzamento. Scalza-
tura. Lo scalzare.
DSCALZAR.v. Discalzare. Scalzare,
V. Trarre di gamba i calzari; é Scal-
zarsi. Ti-arsi» ec. Boi. Cacar, e ca-
vars' el calzèlt. — Dscalzar un al-
t>er, una murala. — Scalzar gli al-
beri, i muri. Levar la terra intor-
no. — Per metaf. dicesi Dscahar,
Tirar zò. — Scalzare. Far caselle
per apparsi. Dar la corda a uno.
Far su , e basi^am. Cavar i calcelli.
Aggirare altrui con parole per ca-
varteli di bocca quel ch'e'uon vor-
rebbe dire.
DSCAL2INAR, v. Scalcinare, v. —
Dscalzfnarel pred. — Scalcinare i
mattoni.
DSCANTÀ , add. Svegliato. Destro.
Svelto. Disinvolto.-^ Scaltrito di-,
rebbesi di Persona in senso poco
onesto.
DSCANTAR . v. Svegliare. Disonnare.
Sdormenlare. Scaltrire. Smalizza-
re. — Corrompere, dicesi in senso
osceno. — Dscanlars'. Detto d'una
macchina, d'una serratura. Bicom-
porsi. Riordinarsi.
DSCAPIT. Discàpito. Scàpito. Scapita-
menfo. Disavanzo.
DSCAPITAR, v. Discapitare o Scapita-
re. Disaimnzatt. Metter del suo.
DSCAPRrZZIAllS* . V. Scapricciarsi.
25
DsC!
HcdpriecirsL Sbizzarrìni. Seapric-
dare o Scapriccire, Cavar alUui di
testa i capricci.
bsOargabàréll. far a DSGARGA-
BABÉLL. fare a scaricabarili. Giuo-
co fanciullesco che si fa da due so-
li, che si volgono te spalle l'uà Tal*
tra, e intrigate scambievolmente
le l)raceia, s'alzano a vicenda. -«
Bello figuraLfare o Giitocare a ci"
velia i e \ale Scaricarsi a vicenda.
Apparsela l'Un l' altro.
l)SCARGAR,v. Scaricare, -» Dscar-
gar un alber dal brocc. — ' Dira-
mare. — ^ Dscargar un alber dai
fruii. — Diradai^ le frulla. —
Dscargars' d' culòur. — * Scolorir*
9i. Stignersi. •»*• Dscargar un cu^
lòur. — Scaricare un colore. Fargli
perdere alquanto della sua viva*
cita.
Ì)SGAVABS. foffliersi.'^Dscavet* de
d' le. -^ Tòglili di là. — Dscavlem'
' dinanz. -^ TogUmiti daoanti. Le-
vati di qui. Va'via.-^DscaveV dal'^
lori. — * Togliti dal culo.
ì)SGAZC»add. Scaduto. Decaduto, bis*
caduto, agg. Audato in decadenza
di fortuna.
DSCCIUDAR) bischiodare. Levare»
Schiantare i chiodh
DSCÓNZ, add. Scondito, agg. — /«-
' sald dsconza. -^ insalala scondi-
ia. — Décont in-t-la tèsta. — /)««*
adorno. Scapiglialo. Scrinato.
DSGÓRRERi s. Discórrere. Dire. Par-
lare. Favellare. — Manira de
dscòrrert d* far un dscòurs. -^
Locuzione, p. e. Locuzione fami-
gliare , ringratiatoria, minaccevo-
le. V. Dscòurs ^Dicòrrer a spintoni
stiniar a dscòrrer. -* Poniare,
DSCÒURS. Discorso. Locuzione^
DSCRÉDERS', y. tì. p. Discredersi Con-
fidarsi reciprocamente i suoi diB-
gusti. V. Spassiunars\
DSCRODAR AL FlL. V. frar sa.
bSCRUVER, v. Scoprii^. Discoprire.
— Per Palesare. Appalesare. Ham"
festa re. Scelare un segreto^ -
DSGUCCUiXÀ, add. Slumlo. Aperto.
S34 me.
Dicèsi della botte « o Barile»»
siasi levato il eocehiame.
DSGUGGUiNAR, T. Sturare la
Levare il cocchiume.
D8GUDGARiV.5coteAiMifV o Scotìi
Levar ia cotenoa ad uà prati
Cògd.
DSCVERT, add. Seopefio, Disa
'- Discooerto e Seoverto, ri
alla Poesia. — Una donna
dscoerta. -•- Una donna su
In Toscana soglion dire Una dai
spettorala. Andar spettorai
te. Cosi Spettorarsi.
DSCVERTELN. A J)SCVERTÉIN, a
bialoi. far, iugaf a dscvd
Giocare alla scoperta. Ed aoci
gurat. Daì'e le carte scoperte, 9
la scoperta. Dire il suo parere
berameote« e senza rispetto.
DSCUMDAR, V. Discomodare, Ih
dare. Scomodare. Disagiare.
OSGUMPAGN, Aód. Scompagnalo,
compagnato. -* Dòu scarp,
calzèlt dscwnpagni. -^ Due sd
Due calze scompagnate. —
Differente. Diverso. *-* Due faz
ti diversi. Due tavoUìie diffci
*'- Dscumpagn» prendesi anche
Dissimile , o per Disuguale.
DSCUMPAGNAMEINT, u. m. Sco
gnatara, n. f. Scompagnatura
mobili, di vestimenla, ec —
parjnamento è V. d. U. '
DSCUMPAGNAR, v. Scompagnare. H
compagnare. Disgiungere una cd
àa dall' altra compagna. Goutran
di Accompagnare. -* Spaiare. DÌ
palare. Disgiungere due cose. Coi
trarlo di Appaiare. *** Sguaglian
Fare ineguale. Contrario d'Aggm
gliare. •-* Scoppiare. Levar di cop
pia.. Contrario di Accoppiare. *
Sparigliare. Levar da Uua pari>)c
(parlandosi di eavalli). Gootr^iii
di Apparigliaì^e.
DSCU.NSACRÀR, V. Dissagrare,s.(fin
trarlo di Sagrata» e vale Ridar òì\
sagro al profano.
DSCGiNSIAR. V. Sconsigliare e Discoft
sigliaiv» V.
BSD
S35
DSV
ISCUNSOIAR, V. e DSCUNSOU, add.
Biteontoiare , Scotuolare, v. Dis-
coftioiato, Samtoiato, agg.
DSCURDA « agg. DimenUco. DimenH-
chevote. Facile a dimenticare.
)SCURDARS\ Dimtniicare e Mmen-
ticartù OòùUare , e volgami. Stror-
doni. — i4/ dscurdars' d* una cos-
ta. ^^ Dhneniieanza . n. f. ObbUo,
Scordamenio , o. m. — DimenUco e
f^meniicato. Scordato. ObbKato so-
no gli aggettivi. — Dimentic/iéoole,
^mièooie. irricordevoie. ObbUvio-
M, pure agg. Di poca . di debii me-
moria. — Hanno alcuni autori usa-
to ancora nel significato di Dimen-
ticare il verbo Sdimenticare e Sdì-
menlicarsi. (E sarà il Dsmintgars'
del volgo, e de'coniadiol bologne-
si. V.).
DSCURDÒN. V. Duurdd.
)SCUSDURA. n. f. Sdmcio , n. m.
L'alio dello sdrucire, e il luogo sdru-
cito. Sc/neet'ftira, n. f. e Sdrucito,
Qm.Vagliono Bottura, Spaccatura.
DSCUSER, v. Scucire. Discucire. Sdru-
o>*.v. Disfare il cucilo.
DSCLZZUNAR o DSZUCCUNAR , v. fi-
guratam. Dirozzare , Dirugginire e
^ozzonare , figurai. Addestrai^ ,
^alirire. Rendere destro, pronto
alcuno non pmtieo.
IJSDÀ. DÉSD, add. Sveglio. Svegliato,
^Mto. Vale kccorto» Vivace. — De-
ttato t,*\ìs^ piuttosto per Eccitato,
che per Tolto dal sonno.
DSDAR e DSDAUS', n. p. Svegliare,
^sveglian. — Destare è affililo si-
Bonimo a Svegliare, tanto nel pro-
prio die nel figurato. — Disonnare
(Boi. Dsuniars*), derivalo da Son-
no, vale Svegliarsi , ed è T opposto
di Assonnare. — Bisvegliare e Ri-
desiare. Svegliare e Destare di nuo-
vo. Abbenchè sia forse preso sem-
pre in senso di ripetizione; ma sa*
rà ciò fatto dai poeti in grazia del
verso, 0 da alcuni prosisti per ser-
vire all'armonia. — Svegliaci, De-
ttarsi, Dissonarsi. Riscuotersi dal
soniM). -'. Svegghiare, Svcgghialo
sono voci de' fiorentini , cbc ad-
operano Vegghia per Veglia.
DSDeiTA. Disdetta, Sfortuna nel
giuoco.
DSDIITA, add. Dìsdicciato, agg. Ch'è
senza detta; Sfortunato nel giuoco.
— Sacco di disdetta. Sgnizialissimo.
DSDOTT. Diciotto. Non Dividotlo,nò
Dieciotto.
DSDUBBAR, V. Disadornata, v.
DSOUPPIAR, y. Sdoppiare, Scewpiare,
Render scempio. Contrario di Ad-
doppiare.
DSÉMliER. Dicembre e Decembre.
DSEQUILÉHRI. Sbilancio. Non si dice
Disequilibrio,
DSEQUILIBRAR. v. Sbilanciare, v. Le-
var d'equilibrio.
DSÉRCIA. Cicerchia. Legume della
specie de'ceci.
*DSERT, n. m. Deserto, n. m. Solitu-
dine, n. f.
*DSERT, agg. Abbandonato — L' è un
poter dseri. — È un pover uoino
abbandonato da tutti.
•DSERTAR , v. DUertare,
•DSERTÓUR. Disertore.
DSÉVD , add. da Discipito, che ora di-
cesi pili comun. Siipito, Insipido,
add. ed anche Sciocco, tanto delle
cose che delle persone. Di queste
dicosl ancbe Melenso.
DSEVDÉZZA, da Discipitezza; ora me-
glio Scipitezza , Insipidezza.
DSFAR.v. Disfare, v. — Dsfar per
Discioglieì^e. Disfare dello sterco di
di colombo neir acqua. — Dsfar
algrass, al butir. — Scion^, Di-
sciorre. Squagliare, Liquefare lo
stìiifto, il burro. Slrtiggere. — Al
grass se dsfà pr al cald.- Lo strut-
to si squaglia pel caldo. — Dsfar
la tèrra , far un dsfatl. — Dissoda»
re la terra. — Dsfar la robbad'lègn,
— Scommettere. Scommezzaìv. —
Dsfar el murai. — Smurare. — El
salga. — Smattonare. — / grùpp.
Sciogliere i nodi. — Una lèzz. — A-
brogare uva legge. Abolirla. — Un
eserzit. — Disfare un esercito. Scon-
figgere. — Un gmissèlL — Sgomi-
BSF
236
DSf
talare. — Vn eannòn d*fll,e invu-
iarV in-t'Un alter. — Trascanuare,
-^Dsfars' dia nèiv. — Stru(iger$i.
— Difar % metali-^Fondetr il piom-
bo, il rame, ec. Liquefarlo col fuoco.
DSFATT , n. m. Divello. Il lavoro del
terreno già incolto, e la terra stes-
sa divelta. — Al dsjfalt ha da ès-
ser fònd purassà. — // divelto si
faccia il più profondamente possi-
. ttitc. — SI' ann a-i ito spèis d* gran
quatlrein in du dsfatt. — Quest'an-
no due divelti mi costano assai.
DSFATT . add. Disfatto , agg. Rotto.
Guasto. — Liquefatto. Strutto. Fu-
so. Fonduto. S' intende dal fuoco.
— Dir dia roba dsfalta. — Dir co-
se da non dire.
DSFEROZIAR. Disferenziare. Diffe-
renziare. Far differenza.
DSFIGURAR. Sfigurare, Disfiffurare.
Tixis/Ujura re.— Svisare. Deformare.
DSFILAR. \. Sfilacciare o Sfilaccicare.
Far le filaccia. Stessere i panni. —
Bobba eh' s' cmèinza a dsjilar. —
Panno che spiccia. Cioè che inco-
niincia a sfilacciare.
DSFILZAR, y. Sfilare, v. Disunir lo
infilato. — i4 m' <'è ds filza l'agòc-
eia. — S'è sfilato V ago.
DSFIUBBAR e DSFIUBBARS'. Sfibbiare
e Sfibbiarsi. Sciogliere» o Sciorsi
la fibbia. Slacciare. Dilacciare.
Sciogliere il laccio. — Slegare è
Sciogliere, o Seiorre il logame.
DSFIURAR, V. Sfiorare. Disfiorare, le-
vaì'c i fiori, o il fiore.
DSFRASCAR, V. Sbozzolare. Levare i
bozzoli da seta dal bosco. V. Frasca.
DSFRRAR, \. DSFRRÀ , add. SfetTare
e Di sferrare, v. Sferralo e Disfer-
ruto, agg. Levare i ferri a un ca-
vallo, — Sferrare una persona. —
Dsfrars'. — Sferrarsi , dicesi dei
cavalli, e d'altri animali quando
escono loro i ferri de' piedi.
DSFUIAR, V. Sfogliare. Disfogliare; e
pili poelicam. che prosate. Sfron-
dare. — Sbrucare. Levar le foglie
dagli alberi. — Dsfuiar i finr. —
Spicciolare i pori. Levar loro i pe-
lalL^ Dsfuiar et foidèl fkrminlmi.
— Scartocciare. — Spampanare le
vili. Dicesi del levare ì pampini.
DSFURTOUNA , n. f. Generalmente si
prende per Disgrazia. Sventura.
Avversità. Disavventura. Sciagurtk
Infortunio. — • Et dsfurtoun, o d
dsgrazi ein sèinipr ammanco. —
Le disgrazie son sempre apparec-
chiate. — Dsfurtund, add. Sfortu-
nato. Disfortunaio. Disai>ventura'
lo. Malavventurato. Sciagurato. —
Èssr dsfurtund cìn'è i can in cita.
— Essere il capo degli sciaguroU
o degli sgraziati. — A dà ttast
dsfurtund a t casca la cà in eò.—
Alto sgrazialo tempesta il pan nel
forno. Non fece mat bucato che non
piovesse. Chi ha avere la mala mal-
lina non occorre che si levi lardi.
DSGANNAR. Disingannare e Sgan-
nare.
DSGATTIAR. V. Dstrlgar.
DSGÒMBER e DSGUMBRA, add. hi-
sgomberalo. Disgombrato, Sgom-
berato. Sgombralo, agg.
DSGRASSAR AL BROD. Digrassare
il brodo.
DSGRUPPAR, V. Snodare. Disnodare.
Binodare. Disgroppare.
DSGRUSSAR, v. Disgrossare. Digros-
sare. Sgrossare, v. — Dsgruaar
al mann. — Dirozzare , Disgru9-\
sare il marmo.
DSGRUSTaRS' DLA MURAIA. Scari-
carsi, dicesi propriamente dello
spiccarsi delle mora , e cadere a
terra gì' intonacati. Dicesi ancora
Scaricare. Dissolversi. Scortecciare.
DSGUDÉVEL , add. Disadatto. agg.|
Che si maneggia, o si muove cOB
fatica. V. Sgudevol.
DSGUMRRA. V. Dsgòmber.
DSGUMBRAR. Sgombrare. Disgombe-
rare e Disgombrare. — Dsgumbrar
la casa; o sia far san Michel. Y.
DSGUNFIAR. V. Dsinfiar. \
DSIGILLAR, Dissigillare. Dissuggeli»
lare, v.
DSliMPARAR, V. Disimparare. Dispù'
rare. Disapprèndere, Disoppurart»
DSM
237
DSH
DSIMPÉGN. Disimpegno, lì dislmpe-
gnarc. Quindi Dinmpegnare. I^evar
d'impegno» e Disintpegnarsi. Lilte-
rarsi dall'impegno: p. e. Ilmo4o di
dishnpegnartni ha da vettirmi dal'
la sua mano. E tanto più mi fo le-
cito il disimpegno , conoscendo
qtianto la vostra discretezza iarà
pronta a compcUirmi. — Quindi
Disunpegnare potrà usarsi per E-
ieguire. Esercitare, ed anche per
hiioloei^» Deliberare, ec.
DSIMPGNAU » V. Disiwpegnare, v. Le-
var d' impegno. -^ Disimpeffuarsi
di sua paiola, vale Rinunziare »1
precedente impegno. — Dtimpgnar
VH pègn, -— Spegnare, Biscuotere.
Riscattare. Riscatto di un pegno.
DSINAMURARS, v. Disamare, v. Dalla
Crusca viene spiegalo Beslar d'a-
mare. Odiare ( Lai. Non amare, 0-
ilisse. Odio persegui). La prima de-
iìnizione ne sembra la sola da se-
goire.
DSINCaNTA. add. Accorto. Destro,
^cegliato, fìgur.
DSINCANTAR e DSINCANTARS' , v.
Sceqliare e Svegliarsi. Risvegliare
e Risvegliarsi, v. Ugur. Rendere,
e Divenire allento.
DSINFIAR. USGUNFIAR, v. Disenfia-
re, Sgonfiare, V.
DSINFISSIK, V Stemperare e Distem-
perare. Rendere meno spesso.
DSLIGAR» V. Slegare. Scignere. Disci-
gwre, V. Contrario di Legare. Scio-
d|ÌA|>a
DSLLAr' un CAVALL. Disellare. Le-
vargli la sella.
DSManNVAR , V. Termine generico
che non ha l'equivalente in Lin.
Naz. É contrario di Ammannvar.
-7 Ammannire , Preparare , come
si dicesse: Disapparare , ma que-
sta voce vàleDisimpat'ure.'-'Dsnian'
vars'. Termine piuttosto contadine-
sco. Spogliarsi de* vestiti d'appa-
renza.
DSMETTER, v. Diswettei-e. Dimetleì^.
Tralusciare. Desistere, v. — A n*
dsmett mai. — Noèì resta. Son fi-
na , Non ri fina. Non molìa mai. -«
Dsìnetter' un giusiac&r. — Dimet-
fere, Distueltere un abito. Non por-
tarlo pili. Rotta dimessa, Costuman'
ze dismesse , o dimesse.
DSMINDGARS'. Dimenticarsi. Quan-
tunque questo voc. boi. sia ora ri-
masto fra la plebe, e ormai fra 'con-
tadini . proviene però da egual vo-
ce ital. usata da' primi autori , Sdi-
mentica$'e, e le al Ire voci Sdimen'
ticato. Sdimenticatoio, ec. Oggi co-
munemente dicesi Dseurdars'. V.
DSMINDGÓN. V. bassa. Smemorato.
Dimenticltèoole. -^ Al mal dèi
dsmindgòn. — Male dimenticalo ;
Com'è quello del parlo.
DSMINTIR, v. Esterminare, Dìster-
minare , Estirpare. La voce liol. ò
molto espressiva, e vale EstermU
nare per fino lasemenza.'^Dsmin''
tir t òurdiV/oft. — Mandare all' uè-
timo esterminio le piattole.
DSMUNIR,v. Distasare, v. Levare il
tnso.
DSML'NTAR , v. Dismontatv. Scende-
tu. Discendete. Dismontare è pro-
priamente Scavaleure, Scendere da
cavallo. — Dsmuntar da una upi-
viòn , flgurat. Desistere» Cedere,
Torsi giti da un' opinione.
DSNAUÒUR. Commensale, n. m. e lai-
volta agg. Che sta alla medesima
tavola. — > La voce ital. è generica ,
quindi si dice: Il figliuolo è com-
mensale al padre , finché convivo-
no insieme : // marito e la moglie
sono commensali.-^ La parola boi.
si rìstrigne ai Convitali , e perù al-
la \oceDsnadòur corrisponde piut-
tosto la parola Convitato, u. m.
Colui che interviene al convito. —
Dman arèin tri dsnadur. — Do-
matii avremo tre convitati, che
saranno nostri commensali.
DSNAR, V. Pt^^nzare, e Desinare, me-
no nobile. — Dsnar sèinza toaia.
Starsi o trovai'si adesco molle. Chn
i boi. dicono anche alla francese A
la fourcìw.lte. Alla forchetta. Cioè
seuica apparecchio formale.
BSlf
238
ÌDSP
DS1<(AR,ii. m. Pranzo. DeilnarcLsi
voce Pranzo è più nobile di Desi'
nart. — V'ha ancora la parola Con-
vko, che si prende per Splendido
pranzo.-^ Convitare. Chiamare st
convito , ed anche Far convito. —
Convivio per Convito è di siile su-
blime. — Pranso è voce aflfalto iat.
che non s'usa , e vale Sazio, Satol-
lo. — Dinar d'eumpagni. — Con-
tnto di comunella, dicesi Quello nel
quale chi fa l'apparecchio inllma a
ciascuno de' convitati , per polix-
zetla , ciò eh' egli deve provvedt^re
per la sua parte. Fu anche dello
Porzionario. Da' greci chianiavasi
SimtfòUco. — Cun trastar al dsnar
cùn la zcna. — - Piatire col pane.
Allusivo a persona poverissima.
DSNIDAR , V. Disnidare. Snidare. E
figur. per Scoprire.
DSNOM , n. m. stng. e pinr. JVoì-
ne, Maine, n. f. plur. Quelle ca-
rezze delicate, minute, eccessive ,
che specialmente si sogliono fare
dalle femmine ai bambini, o alle
bestioline a loro care, baciandole
e parlando loro con voci storpiale
e stravaganti. Le troppe moine del-
le madri fanno piangere i loro pa-
dri. — Vezzo, n. m. É una carezza
artiflciosa , e affettata per ottenere
V altrui grazia , o amore. Lèzio ,
B. m. Leziosàggine, n. f. Modo'pie-
no di mollezza e d* affettazione ad-
operato particolarmente dalle don-
ne per sembrar graziose , e da' fan-
ciulli usi ad essere troppo vez-
zeggiati. Femmina piena di lezi.
( Lezzi, coir é chiuso, varrebbe Fe-
tori).
DSNOM eDSNUMÓUS, add. M&iniere.
Lezioso. Smanceroso, agg.V. Dsnom,
lì. m. — Far al dsnumòus.'^ Fare
il dinoccolato, p. e. Né mi faccia il
dinoccolato col dire, eh' è debole.
Bedi.
©8N0V. Diciannove, (e non Diectno-
ve, né Dicinove). Dieci più nove.
DSNUMAttS'. FAR DI DSISOM. Far de'
Jezi. Fare il ritroso. Sapere o Vole-
re qm éosa , e infingersi di non
perla o volerla.
DSNUMÓN. V. Dsnom , add.
DSNUIIÒUS. V. Dsnom, add.
DSOVRAPil). Disoprappià. Disocràp-
più. Sopra il dovere.
DSPAR, add. Dispari. Impari. Bis-
eguale. Dissimile. Differente , agg.
— Par e dspar. — Pan e dispari.
Pari e caffo. — Zercar al trèds in
dspar. V. Trèds.
DSPARCIAR , V. Disparecchiare , e
più comun. Sparecchiare. \.
DSPABÉIR, n. m. Disparere, n. m.
Discrepanza, Discofdia, Contrarie-
tà, n. f. — Dissapore è voce dell'uso.
DSPARTÉINZA , n. f. Voce che si sen-
te dai soli contadini, che non fa-
rebbe però cattiva comparsa se
fosse introdotta nella grazia della
labbra incivilite. — Dipartenza,
Dipartita, n. f. Dipartire, n ro.
L'atto di partirsi. «— Dipartenza si
dice ancora a Quell'atto, e a quel-
le parole , che s' usano nel dipartir-
si. — Far ci sòu dsparièinzi. —
Farle ultime amichevoli dipartenze.
*DSPARTIR, Partire. Dividere. Far le
parti.
•DSPARTIZIÓN. Partizione. Divisione.
DSPARZAR , v. Spaiare , Dispaiare, v.
Guastare il paio. Disimire. — Dspar-
zar dòn eoss. — Render due cote
diseguali, dispari.
DSPASSIUNA , add. Disappassionalo,
agg. Disappassionatissimo.
DSPASSIUNARS'. Sfogarsi col raccon-
tare altrui i propri dispiaceri. Co-
me sarebbe Togliersi la passione
confidandosi coli' amico confidente.
Non v' ha il verbo Disappassionata
si, abbenchè vi siano i derivati Dis-
appassiona lo ■ , Disappassionata^
mente , e Disappassionatezza , cba
è l'astratto di Disappassionato.
DSPASSIUNATAR1É1NT. Disapassioné^
famrnte , avv. Senza passione.
DSPATTAR , V. Sciorre la parità. Es-
sendo a patti eguali nella ballotta-
zione , riballoltare per far decidere
più di ano che di im altro.
DSP
239
1»9T
DSPECC» D. m. Spieeo, Sfàrxò, n. m.
Comparsa, lu f. Bella wU.-^Dtpécc
è anche add. V. Dtpiccd,-^ Far dèi
dspèce. — Spiccare, Far Mia tifilo.
'OSl'EINSA.n. f. Cernere, u, m. Ùi-
spensa» n. f.
DSl'ÉhNS£R»n. in. (dal ted. Panizer).
Casacca che arriva solamente a
coprir la pancia.
DSPELGARS*. ▼. SpelagarH, ▼. Uscir
del fango, e ignrat. Uscir d'iniri^
ahi.
DSPERDER, T. Abortire, Àbortart,
Disperdersi, ma meglio Sconciare,
Mandar fuori il parto avanli lì lem*
pò prefisso dalla natura.
DSPERIKJRA, n. f. Sconciatura, n. f.
Atiorto, n. m.
DSPERPUST. Spropòsito. — Dir un
mnd d* sperpusL — • Dire mollisi
fini spropositi. — Far di dsperpust.
— Fare delle stoltezze.
^PERPDSTÀ, add. Spropositato, agg.
Che ba mal garbo.
DSPERpustAMÉINT, avv. Spropoitta-
taowrtte^avv.
DSPERS. add. Disperso da Disperdere.
Sparso e separato io \arie e diver-
se parli. L' italiano e^trivaie piut-
toslo al boi. Sparftuia. — Dispetto
da /^iiperdtffv. Mandato a male. DiV
Pipalo ecc. Sperso ; participio di
%rder?, mandar a male. Quindi
si dirà per Oo aspersi dia galleina.
-*. Vooo sperso della gallina.
^^^Ul. Dispetto. Atto che si fa altrui
per dispregio Onde Far dispetto ,
>ale Adontare. — • Far una cosso
per Aspen. -* Fare a disgrado. —
A so dspétt. — Fare una cosa a
^(irch dispetto t a dispettaocio , a
{Jface dispetto di alcuno » o a mar-
«io for^o.
«SPIANTAR, V. Dispiantare. Spianta*
^0' Sradicare. Diradicare, Disradi-
care.
^SPIASÉIR» V. Dispiacere. Spiacere.
DSPIASÉIR, n. m. Dispiacere, Dispia-
cimento, n. m.
1>SPÌCCAR, V. Staccare. Distaccare.
Spiccare, Dispiccare, v. £ cosi gli
agg* Dspèce, Dspiced. — Siaeeaio*
Dislaccato. — Per Far dèi dspèce»
— • Spiccare» Brillare. Sfarzeggiare»
'DSPINSIR, tt. m. Dispensiere. Celie*
rario.
DSPINSIRÀ. add. Spensierato, agg.
( Il vero Fainèant de' fr. ).
DSPRGZZAR, y. Dispregiare. Disprez-
xare. Sprezzare, Sdegnare, Aàtfor*
rireec.
DSPRUVVEST, add. DUproweduto.
Sproooeduto , agg.
DSl'UlA. add. Spot/fiato* DispogUalo.
Sema vesti indosso. <—iViido, Ignu»
do. Quando si è senza camicia. ^^
Hézz lispuid. -^ Spogliazzato,
DSPUIADUR. Spogliatoio. DispogUaio-
rio.
DSPUIAR» V. Dispogliare. Spogliare,
Svestire. Levar gii abili. — > Disnu*
dare. Nudare. Denudare. Rendere
ignudo. *-D«pttiar un còni, far un
dspói. — Spogliare, figurai. Far lo
spoglio.
DSPULPAR, v.Di«poiporv Spoipatv. v.
DSPULSAR» V. Spuictare. Tor via di
dosso le pulci.
'DSPUiNTAR» V. Distaccare. E s'iaten-
de di cosa attaccata con ispilU , od
altro.
*OSPUNTARLA. intarla. Vincerla.
Vincere contro o a dispetto di al-
cuno. — A n'son cuntèint s'a n'ia
dspànt. — - No» son pago se non la
spunto , se non la vinco.
*DSPUNTARS\ Perdere la punta,
DSPUSSlilSSAR» V. Dispossessare. Spos-
sessare.
DSRUZZNIR. Dirugginila e Diruggi-
nare. Disrugginare,
DSSAROL. V. Zssarol.
DSTAGNA, add. Vaso che ha perduto
lo stagno , la stagnatura. Vaso a
cui s' e logorata la stagnatura.
DSTAGNARS' , v. Perdere lo stagno.
Logorarsi la stagnatura.
DSTATARAR, v. T'opro.
DSTÈtSA (LÉZR ALLA ). V. Lèzer.
DSTÉNDER» v. Distendere, per Mette-
re a giacere. — Dstènder la Imgd.
V. Bugd. — Distendere. Comporre,
non
330
BOP
DLIMARS' DALLA RABBIA, modo bas-
so. Hodersi dalla bile.
DLUVl. DUuvio. Straordtoaria cadala
di pioggia. Per almi li t. a gran man-
giatore dicesi Diluviatore, Diluvio^
ne. Divoratore, Ingoiatore. Ingiù-
viatore, Inqurgiiatore, Mangione,
— Lureo . Lurcone, Gnatonct Igna-
ione SODO V. L/ poco usitate, per
Divoratori immondi. — Epulone.
Cile si compiace nelle moltt*, e de-
Jicate vivande. — Pacchione, viene
dal Yerbo plebeo Pacchiare. —
Ghiottone. Avido di cibi delicati.
DLUVIAR. V. Diluviare, v. Piovere
strabocchevolmente. — Per similit.
Diluviare. Mangiare, straordinaria-
mente.
DMAN. Dimani. Dimane. Domani, Dìj-
mane. — > Dman d' sira. — Domani
sera, Dimandastera. Domandasse'
ra. Dimani da sera. — Dmalteina.
— DomaUina. — Dman l'alter. —
Diman l'altro: ma meglio Dopo do-
mani , Posdomane , e Posdomani.
^DOCUMEINT. Documento, Scrittura.
Origina le autentico.
DOCUMENTAR, v. Corredare di docu-
menti, di atti; Provare con docu-
menti cioè : Scritture , Originali
autentici,
DÓIA , n. f. Doglia, n, f. Dolore, n. m.
Doglia del parto. Dolore del parto.
— Dogtia, vale anche Afflizione,
DOiC. Dolco, Dolce, ma è proprio solo
del tempo , e della stagione Tem-
perato. — Questa voce è più usata
in contado che in città. — Al doic
fa dzlar la tèrra. — / dolchi di-
moiano il terreno.
DOMEMCAL. V. Bttstical,
DOMINÒ, n. m. Budo, n, m. Giuoco
che si fa con picciolissime carie, o
tavolette d'osso piii lunghe, che
larghe, in una faccia delle quali so-
no marcati de' punti , o segiietti co-
• me nei dadi. — Dominò. — Domi-
nò. Vestimento femminile da ma-
schera , ed è una sopravveste di se-
ta , ora soslitoita all' antica bautta.
POMLNUS DOMINANZIUM. Storpiatura
latina che si dice specialmente dal-
le donne. Far al dominus dominan-
zium, •*<- Fare il Messere, Messere e
Madonna. Sedere a scranna. Fare
il padrone assoluto.
DÓNCA, (da Donqua ant.) Dunijue, A-
dunque. Sicché. Perciò. Però. Onde.
— Alcuni boi. alla voce Dònca ag-
giungono erroneamente Sicché. Sic-
ché dònca a v'vòi cantar un'isto-
ria. — Dunque va' contarvi una
storiella,
DÒNDEL, n. m. Bindola, (Alb. Diz.
Fr. Hai. Toce Escaipoletfe). Giuoco
che fanno i fanciulli, i quali seden-
do sopra una tavola sospesa tra due
funi , o su la fune stessa , la fanno
ondeggiare. Sogliono anche sedere,
o Star cavalcioni nelle due estremi-
tà di una trave, posta in bilico so-
pra un'altra, divertendosi coir al-
zarsi, e abbassarsi. In ital. dìcesi
Altalena. — Far al dòndei. — Al-
fa ìenare.
DÒNDLA, n. f. Dònnola. Quadrupede
sai valico, plii piccolo del cane, che
fii la caccia specialmente ai colombi.
DONNA. Donna. Fémmina. —* Donna
più precisamente è la Femmina del-
la specie umana. Feìnmina si dice
degli altri animali.— />onm'na.l>oH-
naeina e Donnicina, dim. vezzegg.
Donniccinola. Donnuccia. Donnàc-
chera, dim. avvilit. — > Donnone,
m. è r accresc. — Donnaio. Donna-
iolo , e meno vizioso Donnino. Co-
lui che volontieri pratica col le don-
ne. — Donneare. Far all'amore col-
le donne. — Donneggiare. Far da
padrona. — Donnesco, agg. Da
donna. j
DÒP. Dopo. Dappoi. Dietro, Poscia. \
Poi. Di poi. Dipoi. Da poi. — Dopo
per Di dietro. — Dòp alla porta,
Dòp all'uss. — Dopo la porta. Do-
pò l'uscio. — Dòp dsnar. ~ Dietro
mangiare. -^Da dòp eh' a sòn qua-
ré a sòn sta sèimper bèin. ^~ Dal
tempo della mia guarigione, o Del-
la mia guarigione in poi , non son
più ricaduto. — Vn puciein dòi>.
Boe
231
DBB
0 ftòp un pucUin, -« Mentosto. Un
po' più tarili.
DÓPPI, add. Doppio, Ag^, Che è due
volle tanto. Contrario di Scempio.
— FU dóppi , Sèida dóppia. — Filo ,
Seta addoppiala. A due capi, — Al
dóppi, avv. — Doppiamente, avv.
Addoppio, o A doppi. — A pia dop*
pi. '^ A più doppi. Vale piìi volte
addoppiato. A più falde; A più »uo-
li, dicesi di materia distesa » che a-
gevolmente ad altra si soprappone.
— Una noia, una nomina doppia,
colla quale si propongono due per-
sone ad una carica. Si dirà ancora
Nomina duplicala, triplicala, ec.
La Dupla, la Tripla, la Tema, ec.
Sono voci d' uso. — Duplo vale Due
volte tanto.
DOUMIA. n.f. Sonnifero, n. m.— Son-
mfero, è anche agg. Sopon/èiio^ e
coti voce gr. I^arcòlico. Che induce
sopore. — Èssr impasta d'donnia.
— Essere alloppiato.
I)OSS, è voce usala nel prov. Lalèin'
gua n'ha oss , e pur s'fa ròmpr al
doss. V. Lèingua. Per Svheina. V.
W,e LN DÒV. avv. Ooe. Dove, e
aot. anche Du'-^ Dòo $io\ o In dóv
«»c'?— Dove siete? — Da dóv.-^
ììoiìde^ Di onde e D'onde. — Da dóo
vgnio'? — Donde venite? — Da dòo
v'siv' toU? — Donde vi siete parti-
to? --- Dove per Dovunque. — Dóv
a. vii — Dovunque vi piace. ^^ Al
pretènd d' èsser credilòur, in doo
ch'a són creditòur me. — Egli pre-
tende d'esser creditore, laddove lo
SOM io.
DÓIGA, n. f. Doflfa (coirò stretto).
Uua di quelle strisce di legno, di
che si compone il corpo della botte
0 dì simili vasi rotondi. — Da Doga
ne viene Dogamento. V atto di f i-
niettere o rassettare le doghe alle
bolli. — Dogare. Porre o rimetter
le doghe. — Fati a dóug. — Doga-
lo. Dicesi di Arnese composto come
lina botte. — Addogato. Listato pel
lungo a similitudine di doga, o si
dice delle armi gentilizie. — Dòwja
per similU. Polpa. Polpa di tma
persica. Polpa di un presciuUo. —
Un mlòn eh' ava dia dòuga. -~ Po*
pone polputo , polpacciuto.
DÒZZA. Doccia. Canale di terra cotta,
o di latta , o di legno per ricever
le acque del tetto. — Doccia e Doc'
cione serralo è il Tubo di latta V.
Uì-zol Cannòn.
DRAG. Drago. Draco e Dragone. Ani-
mal favoloso. -Dragr. — Cervo «o-
laute. Sorta di macchina che si fa
con carta dislesa , attaccata ad al-
cune bacchette , e ad una lunga fu-
' nicdla . che i fanciulli svolgono nei
lasciarla portare in alto dal vento
— 1 fanciulli toscani lo chiamano
Aquilone. ^-^Dt^gòn. — Dragone
T. mil.
DRÉTT. Diritto. Dritto. Vocabolo ch'ò
alcuna volta sust. altra add. , ed è
anche preso avverbialm. -— Drétt,
«usi. Diritto Dritto, sust. — Torr
Uìui cossa pr al so drétl. — Piglia-
re una cosaitcl verso. ~^ Andar pr
al so drétt. — Andar pel verso. —
Drétl e arcers d'una mdaia, d'una
muneida. - Dritto e Uillo, Testa,
Fdccia d'una medaglia, d'una mo'
neta e Rovescio, ecc. \. Mdaia- Tm-
var al drétt d'u/ia cossa. — Trovar
ripiego, compenso, pt'vvoedimento
ad un affare. — Ciappar al drétt,
un dréti.^' Pigliar una dirittura.
— A n'i Iroo più cU drétt. A-i ho
pers cU drétt. ^- Ilo perduto la tra-
nwnlana. Non trovo più il verso,
l' ordine , la via.^— Drétt , add. X^t-
ritto. Dritto. Ritto, agg. — Star
drétt. — Esser diritto , ritto di per-
sona. — Andar drétt, cùn là tèsta
alla. — Andare in sulla persona»
Stare in sulla persona. — Un om
drélt.^--Un uomo accorto, scaltro,
avveduto, destro. — Man dretia, e
Man stanca. — Mano destra, dirit-
ta, ritta: e Mano tnanca. — • Una
scala, una riva drètta.-^Vna sca-
la , una salita ripida , erta. - Drétt,
:k\\.*- Diritto, Dirittamente, Diretta-
mente, — Andar drcU. — Andar di-
DBI
8»9
MI
' retiamenU,'-' Andar sèiwperdrélt.
— Andar ritto ritto. Tener ilcam-
tnin dritto. — Jn drétt (dal Lat. In
diritum). In fazza. -^ Dirimpetto.
Bitnpetto. Di rimpetto. A rimpetto.
Di contro. Di contra. Di rincontro.
Dirincontro. Si dice lìimpetto a me»
e Rimpetto di me, e cosi degli altri.
— Pur far drétt, purtarpar.^^ Por'
tarpari. Portar una cosa in manie-
ra che non penda.—- Dr^'/f, anche
per Retto.-^ Rèiga, lenea dretta.'^-^
Linea retta.
DRÌ. Diètro — Indri. — Indietro. —
Dedri. — Di dietro. A tergo. Da ter-
go. — Quèll ch'i teindrì. — Quello
che succede. Consecutivo. Seguente.
K alle volte Adiacente o Aggiacen-
te. — Èsser dri a far una cossa. —
Occuparsi nel fare una cosa. Stare
intorno a checchessia. Essere in'
tento a cltecchessia, p. e. A sòn dn
a scriver l'istoria d' Rulognaf"^
Sto scrivendo. Scrivo ora, Mi occu'
pò nello scrivere la storia di Bolo*
ffna. — A i sòn dri. — He ne occU'
po.^^Al dedri. — Dietro a casa , o
Dietro via, per ischerzo» il Culo. —
Dri, \ale ancora Rasente. — - La
can' va s'taia dri a tèrra.'—' La ca-
napa tagliasi rasente terra. — Un
albe r taid dri tèrra.^—Un albero
tagliato rasente la terra. — Dri
drt la murala. -- Rasente al muro.
Rasentai^ il muro.—" Tirars' dri
l'ùss. — RjseìTarsi dietro l'uscio.
- Tgnir dii a un. -Seguire alcuno.
Andargli dietro. Venire appt^sso.
Codiare alcuno. — Guardar ali* in-
dri — Guardar dietro. — Un can
ch'abbaia dri a un. -— Un cane che
abbaia addosso alcuno. — Zigar
dri a quia donna. — - Gridare ad-
dosso quella donna.- Tirars* indri.
-Arretrarsi. Retrocedere. Farsi in-
dictì^. Tirarsi addietro. Ritirarsi.
I mililari dicono Rinculare : gli a-
stronomt Retrogradare.'^ Indri in-
dri. — Indietro indietro. — Andar
dri a una strd, dri a un canal. —
Atidar lungo la via, lungo un ca^
nate. Camminar lungo o hnighisso
il fiume.- Dar indri ùgar. -Caglia-
re. Mancar di coraggio. — Dar in-
dri. — Restituire. Rendere. — Dar
indri , 6gur. , parlando di piante o
animali. - Ammutolire. Dìcesi degli
occhi della ^ite , e degli alberi
quando perdono le messe. Intristi-
re. Dimagrire o Dimagrare. Dissec-
carsi. Dare indietro. — Parlando
di bolle ò simili malori. Toma-
re indietro. Non venire innanzi,
non far cupo. —Dar indri d'prezL
— Calare. Rinviliare. Il grano rin-
villa. -Far dar indri. - Rincaccia-
re , 0 Rincaiciare, — Risospingere
indietro per forza. — Dri la vi
8' conza la soma. — Per le vie si
acconciano le some. Cosa fatta
capo ha. —Al de dri , la nott dri
— Il giorno, e la notte vegnente,
0 appresso. Il giorno seguente. —
Star dri a qualcun. — Sollecitare.
Stimolare. Stare alle spalle d' uno.
Serrare il panno o i panni addosso
ad alcuno.-Ésser dri a un. - Asse-
diare uno. Importunare. Lusinga-
re. — Muiir dn a una. — Fare H
cascamorto. Spasimar per una.
Esser cotto in una. — Fare' guar-
dar dri. — Dar da dire , o dà par-
lare di se. Dar che dire, 0 dar die
dire alla brigata. Far dir di se,o
de' fatti suoi. Far dire altrui, o la
gente. - Far una cossa dri l'altra.
— Far successivamente.— Far una
cossa un e pò Valter, un dri l'al-
ter. — Alternare. Operare seambie-
volmente . a vicenda. — Torr indri.
— Ripigliare. Ritogliere. Ritorre. Ri-
prendere. - Trar dri la roba. -
Gittar via. Dare o vendere le co-
se per manco eh' elle non vaglio-
no.
DRITTAR V. ìianzein.
DRITTÒN , DRITTAZZ. Drittone. Astu-
taccio. Drittaccio. Volpone. Destri*-
Simo. Accortissimo, Avvedutissimo.
. Avvisatissimo, Volpe vecchia.
DRiZZAGN, n. m. Dirittura, n. f. Cor-
$0 dritto dei flume. — Far un drìzr
DSA
233
DSC
iatfn, — Fare una diriiiura in un
canale . in un fiume tortuoso , ecc.
DBUGARt, n. f. Spezieria di droghe.
Fondaco di droghe. Nella Crusca
noa trovasi registrato il nome di
Drogheria che per Quantità di dro-
ghe: ed è perciò che io faccio cor-
rispondere alla boi. la voce italiana
Spezieria di droglie. V uso però
prevale nel chiamar generalmente
Drogherìa la bottega dove si ven-
dono le droghe , tanto più che la
parola Spezieria è riservata alla
hottep^a dove si fanno e vendono i
inedicinali. V. Spziarì. E giacché
Drogherìa significa Quantità di dro-
ghe, si potrà benissimo applicar
questo nome al luogo che le con-
DUUGHIR. Droghiere eDroghiero.Vntk
volta <;i diceva dal lat. Aromatario.
'• V. SpziaL
DSAFFITTA. Spigionato. Dicesi di ap-
partamento , di casa rimasta vuota ,
non appigionata.
^^KlK^,y. Dissalare, v. Tener in
molle i salumi per levarne il sale.
DSALDAR. Dissaldare, V. d.U. Disfare
la saldadura.
DS\Lr,À, add. Non selciato. Senza sel-
ciata.
DSALGAR, V. Disfare la selciala.
Sniattonaìv il pavimento. INon è in
Toraholario la voce Dissclciare.
DS\Nr,UAR. Dissanguare. Trarre
n«asi lutto il sangtic. Dissanguina-
f€. Ammollar le pelli nell'acqua per
lor^liere il sangue, che vi si trova
ailaccato.
nSAPPIJNT. Sconcerto. Disordine. Dan-
no. Pregiudizio. ~ termine comune
fra' mercanti. L' è in-t-un gran
^sappimi. '"Egli è in grande scon-
certo ne* suoi a/fiiri.
DSARBATTER I ClUD.fiis6adfre. Disfar
la Hbaditura Contrario di Ribadire.
^SARMÀ, adii. Disarmato /tk^^. Nello
J^lile sostenuto , Inerme.
^^ ^SI. Disagio. - Far una cossa per
diasi, vale Fare una cosa con po-
ca volontà, a controvoglia, a ma-
Uneuùre: come se si dicesse Per
disagio, o con disagio. Disagio, va-
le Scomodo, e forma /^MOf/rare, Sco-
modare. Disagiatamente, Disagiosa»
mente. Con scomodo. Disagiato, DiS'
agioso, agg. Scomodo.
DSB ARCAR. Disltarcare e Sòarcnre,
Levar di barca.
DSBTTUNAR e DSBTTUNARS*. S6of-
lonare e Sbottonarsi.
DSBULLAR (dal lat. barb. Disbuilare),
Dissigillare. Dissuggellare. Levar
il suggello d'una lettera.
DSCADNAZZAR. V. Scadnazzar.
DSCAl^. Discalzo. Scalzo. Discalzato.
Scalzato , agg.
DSCALZADUR . n. f. plur. Scarpe, sti-
vali dimessi. —Dscalzadura, Dseal-
zamèint. — Scalzamento. Scalza-
tura. Lo scalzare.
DSCALZAR«v. Discalzare. Scalzare,
V. Trarre di gamba i calzari; é Scal-
zarsi. Trarsi . ec. Boi. Cacar, e ca-
vars' el calzètt. — Dscalzar un al-
ter, una mumta. —Scalzar gli al-
beri, I muri. Levar la terra intor-
no. — Per metaf. dicesi Dscalzar,
Tirar zò. — Scalzare. Far caselle
per apparsi. Dar la corda a uno.
Far su , e bassam. Cavar i calcetti.
Aggirare altrui con parole per ca-
vargli di bocca quel eh' e' non vor-
rebbe dire.
DSCALZINAR, V. Scalcinare, y. —
Dscalzinarel pred. — Scalcinare i
mattoni.
DSCANTÀ , add. Svegliato. Destro.
Svelto. Disinvolto.^-' Scaltrito di-
rebbesi di Persona in senso poco
onesto.
DSCANTAR, v. Svegliare. Disonnare.
Sdormenlare. Scaltrire. Smalizza-
re. — Convmpere , dicesi in senso
osceno. — Dscantars'. Detto d'una
macchina, d'una serratura. Ricom-
porsi. Riordinarsi.
DSCAPIT. Discàpito. Scàpito. Scapila-
mento. Disavanzo.
DSCAPITAR, v. Discapitare o Scapita-
n: Disavanzare. Metter del suo.
DSCAPRrZZIARS' , v. Scapricciarsi.
25
Dsd
934
ma
HcdpriccirsL Sbizzarrirsi Scapric-
ciare 0 Scapriccire, Cavar altrui di
testa i capricci.
DSGARGABARÉLL. F'AR a DSCARGA-
BARÉLL. Fare a scaricabariU.Giao-
co fanciullesco che sì fa da due so-
li, che si volgono le spalle l'uo l'al-
tro, e intrigate scarabievolmente
le braceia, s'alzano a vicenda. -«
Detto fìgurat. /^ure o Giuocare a ci*
velia t e vale Scaricarsi a vicenda.
Apponela t'tin l'altro.
1)SCARGAR, V. Scaricale, — Dscar-
gar un alber dal brocc. — />ira-
ìnare» — D$carqar un alber dai
frati. — Diradai^ le frulla. —
Dscargars' d' culòur. — * Scolorir»
si. SUgneni. -^ Dscargar un cw
lòur. — Scaricare un colore. Fargli
perdere alquanto della sua viva^
cita.
t)SCAVARS. Toffliersi. — Dscavet* de
d'ié. — Tòoliti di là. — Dscaotem'
dinanz. -^ fog limili davanti. Le*
vati di qui. Va* via. -^D scave l' dal*
l'ori. -^ Toglili dal culo.
DSGAZLI»add. Scaduto. Decaduto, bis*
caduto, agg. Andato in decadenza
di fortuna.
DSCCIUDAR» dischiodare. Levare»
Schiantare i cbiodK
DSCÓISZ, add. Scondilo ^ agg. -^ tn-
' sala dsconza. •«^ Insalala scondi'
ta. -- Dscont in-t'la tèsta. — Dis*
adorno. Scapigliato. Scrinalo.
BSCÒRRERi \. Discórrere. Dire. Par-
lare. Favellare. — Manira de
dscòrreri d* far un dscòurs. —
Locuzione t p. e. Locuzione fami-
oliare , ringraziatoria, minaccevo-
le. V. Dscòurs ^D%còrrer a spintona
slintar a dscòrrer. «• Ponzare.
DSCÒUns. Discorso. Locuzione,
DSCRÉDCRS'» y. n. p. Discredersi- Con-
fidarsi reciprocamente i suoi diB-
ffiisti. V. Spassiunars\
DSCRODAR al I^IL. V. Trar sa.
DSCRUVER, V. Scoprite. Discoprire.
— Per Palesare. Appalesare. Mani*
fesiare. Svelare un segreto. -
DSCUCGCiNÀ , add. Stumlo. Aperto.
Dicèsi della botte 4 o Ibarile^a <*al
siasi levato il cocchiume.
DSCUGCUNAR, T. Sturare la hoUe*
Levare il cocchiume.
DSGUDGARiV.Scoto/tiulfV o Scoticare*
Levar la cotenna ad un prato Y«
Cògd.
DSGVERT, add. Scoperto, Discoperto.
**- Discover lo e Scoverto, rioiasu»
alla Poesia. — Una donna tutta
dscverta. -•- Una domus scollata.
In toscana soglion dire Una dontus
spettorata. Andar spettoratamen*
te. Cosi Spettorarsi.
DSCVERTEIN. ADSCVERTEIN, s,sver*
bialm. Far, Zugar a dscverlein.
Giocare alla scoperta. Ed anche fl-
gurat. Dare le carte scoperte , o al*
la scoperta. Dire il suo parere M*
beramente« e senza rispetto.
DSGUMDaR, V. Discomodare. Incorno*
dare. Scomodare. Disagiare.
DSGUMPAGN. ii(UL Scompagnato. Dis*
compagnato. *-* Dòu scarp, Dòa
calzèlt dscumpagni.-*-' Due scarpe,
Due calze scompagnale. — Per
Differente. Diverso. *-* Due fazzokl*
ti diversi. Due tavoline di/feretiti.
•- Dscumpagn, prendesi anche per
Dissimile , o per Disuguale.
DSGUMPAONAMÉINT» u. m.Scompa*
gnatura, n. f. Scompagnatura di
mobìli, di Vestimenta, ec. *— Scout'
parfnamento è V. d. U. *
DSGGMPAGNAR, V. Scompagnare. Dis*
compagnare. Disgiungere una co«
àa ({all' altra compagna. Contrario
di Accompagnare. -* Spaiare. Dis*
palare. Disgiungere due cose. Con-
trario di Appaiare. *** SguagUare*
fare ineguale. Contrario d' Aggua-
gliare. *-* Scoppiare. Levar di eop>
pia.. Contrario dì Accoppiare. -*
Sparigliare. Levar da una pariglia
(parlandosi di cavalli). Gentrarìo
di Apparigliare.
DSCU.NSACRÀR, V. Dissagrare, x.Con*
trarlo di Sagrata, e vale Ridar dal
sagro al profano.
DSCCNSIAR, V. SconUgliart e Discon»
sigliarct v.
DSB
335
DSF
DSCUNSOLAR, v. e DSCUXSOU, add.
Biscùmolare, Sconsolare, v. Dis-
consolato» Scontotato» agg.
'DSCURDA ; agg. Dimentico. Dimenti-
chewle. Facile a dimenticare.
DSCURDARS'. Dimenticare e Dimen-
tìcaréi, Oòbliare, e volgarm. Scor-
darsi, — Al lUcurdars' d' una cos-
ta. ^ Dimeniicanza . n. f. Obbiio,
Scordamento , n. m. — Dimentico e
I>imenUcato. Scordato. Obbliato so-
no gliaggetUvI. — Dimentichéoole.
Scordévole. Irricordevoie. ObOlivio-
w, pare agg. Di poca, di debii me-
moria. -~- Hanno alcuni autori usa-
to ancora net signifìcato di Dimen-
ticare il verbo Sdimenticare e Sdi-
mentiearsi. (E sarà il Dsmintgars'
del volgo, e de'coniadioi bologne-
si. V.). ^
•DSCUBDÒN. V. Dtcurdd.
DSCUSDURA . n. f. Sdnicio , n. m.
L'alto dello sdrucire, e il luogo sdru-
cito. Sdrucitura . n. f. e Sdrucito,
n.m.Vagliono Botlura, Spaccatura.
DSCUSER, V. Scucire. Discucire. Sdru-
cire,y. Disfare il cucilo.
DSCUZZUNAR o DSZUCCUNAR . v. fi-
goratam. Dirozzare , Dirugginire e
Scozzonare , figura t. Addestrare ,
ScttUrìre. Rendere destro, pronto
alcuno non pratico.
DSDÀ, DÉSD, add. Sveglio, Svegliato,
^esto. Vale Accorto, Vivace. — fic-
»/ato8*nsa piuttosto per Eccitato,
che per Tolto dal sonno.
DSDAR e DSDAKS*. n. p. Svegliare,
J>isteglian. — Destare è affatto si-
nonimo a Svegliare, tanto nel pro-
prio che nel figurato. — Disonnare
(Boi. Dsuniars*), derivalo da Son-
no, vale Svegliarsi , ed è T opposto
di Assonnare. — Bisvegliare e Ui-
desfare. Svegliare e Destare di nuo-
vo. Abbencbé sia forse preso sem-
pre in senso di ripetizione; ma sa-
rà ciò fatto dai poeti in grazia del
verso, 0 da alcuni prosisti per ser-
vire all'armonia. — Svegliaci, De-
starsi, Dissonarsi. Riscuotersi dal
sonno. — SvegghiarCt Svcgg/iiato
sono Toci de' fiorentini , cbe ad-
operano Vegghia per Veglia.
DSDETTA. Disdetta, Sfortuna nel
giuoco.
DSDIITÀ, add. Disdicciato, agg. Ch'è
senza delta; Sfortunato nel giuoco.
— Sacco di disdetta. Sgrazialissimo.
DSDOTT, Diciotto. Non Dicidotto, nò
Dìcciotto.
DSDUBBAR, V. Disadornata, v.
DSOUPPIAR, y. Sdoppiare, Scempiare,
Render scempio. Contrario di Ad"
doppiare.
DSÉMiiER. Dicembre e Decembre.
DSEQUILÉBRI. Sbilancio. Non si dica
Disequilibrio,
DSEQUILIBRAR, y. Sbilanciare, v. Le-
var d'equilibrio.
DSÉRCtA. Cicerchia. Legume della
specie de'ceci.
*DSERT, n. m. Deserto , n. va. Solitu-
dine, n. f.
•DSERT, agg. Abbandonato — L' è un
poter dsert. — È un pover wnno
abbandonato da tutti,
•DSERTAR . V. DUertaiys,
•DSERTÒIJR. Disertore.
DSÉVD, add. da Disctpito, cbe ora di-
cesi più comun. Si ipito , Insipido ,
add. ed anche Sciocco , tanto delle
cose cbe delle persone. Di queste
dicesi ancbe Melenso.
DSEVDÉZZA. da Discipitezza; ora me-
glio Scipitezza , Insipidezza.
DSFAR,v. Disfare, v. — Dsfar per
Disciogliere. Disfare dello sterco di
di colombo nelV acqua. — Dsfar
algrass, al butir. — Sciony:, Di'
sciorre, Squagliare, liquefare lo
strutto, il burro. Strùggere. — Al'
grass se dsfà pr al cald.- Lo strut"
to si squaglia pel caldo. — Dsfar
la tèrra , far un dsfall. — Dissoda»
re la terra. — Dsfar la robbad'lègn,
— Scommettere. Scommezzare. —
Dsfar el murai. — Smurare. — El
salga. — Smattonare. — / grùpp.
Sciogliere i nodi. — Una lèzz. — ^ A-
brogare una legge. Abolirla. — Vn
eserzit. — Disfare un esercito. Scon-
figgere. — Un gmissèll. — Sgomi'
BSF
236
BSI
. talare. — Un eannòn d*fll,e invu-
iarV in-t'Un alter. — Trascannare.
— Dsfars* dia nèiv. — Struggersi.
' — Dsfar i mela U.-^Fondevv il piom ■
bo»il ram«,ec. Liquefarlo col fuoco.
DSFATT , D. in. Divelto. Il lavoro del
terreno già incolto , e la terra sles-
sa divelta. — Al dsfatt ha da ès-
ser fond purassà. — Il divelto si
faccia il piti profondamente possi'
. (file, — Sl'ann a-i fto spèis d'gran
quattrein in du dsfatt. — Quest'an-
no due divelli mi costano assai.
DSFATT . add. Disfatto , agg. Rotto.
Guasto. — Liquefatto. Stì'utlo. Fu-
so. Fonduto. S'intende dal fuoco.
— Dir dia roba dsfalla. — Dir co-
se da non dire.
DSFEUENZIAR. Disferenziare. Diffe-
renziare. Far differenza.
DSFIGURAR. Sfigurare, Disfnfurare.
Trasfigura re.—Svisare. Deformata.
DSFILAR, y. Sfilacciare o Spiaccicare.
Far le filaccia. Stessere i panni. —
Bobba eh' s' cmèinza a dsjilar. —
Panno che spiccia. Cioè che inco-
mincia a sfilacciare.
DSFILZAR, V. Spiata, v. Disunir lo
infilato. — Am' s'è dsfilzd Vaghe-
eia. — S'è spialo l' ago.
DSFIURRAR e DSFIUBBARS'. Sfibbiare
e Sfibbiarsi. Sciogliere, o Sciorsi
la fibbia. Slacciare. Dilacciare,
Sciogliere il laccio. — Slegare è
Sciogliere, o Seiorre il loganie.
DSFIURAR, V. Sfiorare. Disfiorata!. Le-
vare i fiori» 0 il pare.
DSFRASCAR, V. Sbozzolare. Levare i
bozzoli da seta dal bosco. V. Frasca.
DSFRRAR, y. DSFRRÀ . add. Sfeìrare
e Di sferrare , v. Spermio e Dis fer-
mio, agg. Levare i ferri a un ca-
vallo. — Sferrare una persona. —
Dsfrars'. — Sferrarsi , dicesi dei
cavalli, e d'altri animali quando
escono loro i ferri de' piedi.
DSFUIAR, v. Sfogliare. Disfogliare; e
pili poelicam. che prosaic. Sfron-
dare. — Sbrucare. Levar le foglie
dagli alberi. — Dsfuiar i pur. —
Spicciolare i fiori* Levar loro i pe-
lali.— Dsfuiar el foidèl fiirminlòn.
— Scartocciare. — Spampanare le
viti. Dicesi del levare i pampini.
DSFURTOUNA, n. f. Generalmente si
prende per Disgrazia. Soenlut^.
Avversila. Disavventura. Sciagura.
Infortunio. — El dsfurtoun, o el
dsgrazi ein sèimpr ammanvà. —
Le disgrazie son sempre apparec-
chiate. — Dsfurtund, add. Sfortu-
nato. Disfortunaio. Disavventura-
to. Malavventurato. Sciagurato. —
Èssr dsfurlund cìn'è i can in cisa.
— Essere il capo degli sciagurati
o degli sgraziati. -^ A cìU nass
dsfurlund a t casca la cà in co. —
Allo sgraziato tempesta il pan nei
forno. Non fece mai bucato che fwn
pioVes§e. Chi Jia avere la matamat-
tina non occorre che si levi tardi.
DSGANNAR. Disingannare e Sgan-
nare.
DSGATTIAR. V. Dslriqar.
DSGÒMBER e DSGUMBRA , add. Di-
sgomberato. Disgombrato. Sgom-
berato. Sgombrato, agg.
DSGRASSAR AL BROD. Digrassare
il brodo.
DSGRUPPAR , V. Snodare. Disnodare.
Binodare. Disgroppare.
DSGRUSSAR. v. Disgrossare. Digros-
sare. Sgrossare, v. — Dsg russar
al mann. — Dirozzare , Disgros-
sare il marmo.
DSGRUSTARS' DLA MURAU. Scari-
carsi , dicesi propriamente dello
spiccarsi delle mura, e cadere i
terra gì' intonacati. Dicesi ancora
Scaricare. Dissolversi. Scortecciare.
DSGUDÉVEL . add. Disadatto, agg.
Che si maneggia , o si muove con
fatica. V. Sgudèvol.
DSGUMBRÀ. V. Dsgòmber.
DSGUMBRAR. Sgombrare. Disgombe-
rarc e Disgombrare. — Dsgumbrar
la casa; o sia far san Michel. V.
DSGUiNFIAR. V. Dsinpar.
DSIGILLAR, Dissigillare, Dissuggel-
lare, V.
DS IMPARAR, y. Disimparare. Dispa-
rare. Disapprèndere. Disapparare.
DSM
S37
DSH
DSIMPÉGN. Dkimpegno, Il dlsimpe*
gnare. Quiodi Dishnpegnare. I^evar
d'impegno» e DisUnpegnarsi. Ulte-
rarsi dall'impegno: p. e. // mo4o di
disimpegnarmi ha da venirmi dal-
la sua mano. E tanto più mi fo le-
cito il disifnpegno , conotctndo
quanto la vostra diicretezza tara
pronta a compatirmi. — Quindi
D'mmpegnare potrà usarsi per E-
ieguire. Esercitare, ed anche per
Risolvere, Deliberare, ec.
DSIMPGNAR, V. Disimpegnare, v. Le-
var d* impegno. — Bisimpeguarsi
di sua parola, vale Rinunziare al
precedente impegno.— D<lm;>0rNar
un pègn. — Spegnare. Riscuotere.
Biscottare. Riscatto di un pegno.
DSINAMURARS. v. Disamare, v. Dalla
Crusca viene spiegalo Restar d'a-
mare. Odiare ( Lat. Non amare, 0-
disse. Odio persegui). La prima de-
linizionene sembra la sola da se-
$;uire.
DSINCANTA. add. Accorto. Destro.
Svegliato, figar.
DSINCANTAR e DSINCANTARS' . v.
Sceqliare e Svegliarsi. Risvegliare
e Bisoegliarsi , y. iigur. Rendere,
e Divenire allento.
DSINFIAB.DSGUNFIAR. v. Disenfia-
re, Sgonfiare , V,
DSINFISSIU, V Stemperare e Distem-
perare. Rendere meno spesso.
I)SLIGAR, V. Slegare. Scignere. Disci-
9»«re,v. Contrario di Ugare. Scio-
KÌÌ6re.
DSLLAr' un CAVALL. Disellare, Le-
vargli la sella.
wSMaNNVAR , V. Termine generico
che non ba l'equivalente iu Lin.
Naz. É contrario di Ammamivar.
"7 Àmmanmre , Preparare , come
si dicesse: Disapparare, ma que-
sta V0C4Ì y^\eDisimpaì'nre. — Dsman-
t^ar<'. Termine piuttosto contadine-
sco. Spogliarsi de' vestiti d'appa-
renza.
DSMETTER, V. Dismettere. Dimettere.
Tralasciare. Desistere, s.— A n*
^mett mai, — Non resta* Non fi-
no , iVbfi ri fina. Non molla nuU. -^
Dstnetter' un giusiacor. — Dimet-
tere, Dinnettere un abito. Non por-
tarlo pi il. Roba dimessa, Costuman'
ze dismesse , o dimesse.
DSMINDGARS'. Dimenticarsi. Quan-
tunque questo voc. IkiI. sia ora ri-
masto fra la plebe, e ormai fra'con-
ladini , proviene però da egual vo-
ce hai. usala da' primi autori , Sdi-
fnenticare, e le ali re voci Sdimeu'
ticato. Sdimenticatoio, ec. Oggi co-
munemente dicesi Dscurdars'. V.
DSMINDGÓN, V. bassa. Smemorato.
Dimentichhvole. — Al mal dèi
dsmindgòn. — Male ditnenticato ;
Com' è quello del parto.
DSMINTIR, v. Esterwinare, DUter-
minare , Estitpare. La voce l>ol. ò
molto espressiva, e vale Estermi'
nare per fino la semenza.'— Dsmin-
tir i tmrdigon. — Mandare all'ut'
timo esterminio le piattole.
DSMl3NiR,\. Distasare, v. Levare il
taso.
DSMUNTAR , v. Dismontare. Scende-
te. Discendete. Dismontare è pro-
priamente Scavalcare, Scendere da
cavallo. — Dsmuntar da una upi-
niòn , figurai. Desistere, Cedere,
Torsi giù da un' opinione.
DSNAUÒUR. Commensale, n. m. e tal-
volta agg. Che sta alla medesima
tavola. -* La voce ital. è generica ,
quindi si dice: H figliuolo è com-
mensale al padre, fincbè convivo-
no insieme : // mariti} e la moglie
sono commensali. — - La parola boi.
si ristrigne ai Convitati , e però al-
la voce Dsnadòur corrisponde piut-
tosto la parola Convitato, n. m.
Colui che interviene al convito. —
Dman arèin tri dspìadur. — Do^
mani avremo tre cotivitati , che
saranno nostri commensali.
DSNAR, V. Pixinzare, e Desinare, me-
no nobile. — Dsnar sèinza Ivaia.
Starsi u trovarsi adesco molle. Che
i boi. dicono anche alla francese A
la fourciictfe. Alla forchetta. Cioè
senza apparecchio formale.
250
. Dome Uno, vai Nalla, Noanulla. Un
ette significa Un minimo che. Una
piccola cosa. — Unet* Lo stesso che
Un iotck. Una patacca. Un frullo.
Un'acca. — A n* m' importa un ètt.
— JVon mi cale, non m'importa
un ette. — An'i è manca un étt
eh' a n' casca. — Sono stato un pe-
lo a cadere. -7 Hetta dicevano an-
che i latini. Èia in boi. (pronunz.
Ata). Che dai stampatori dicesa Vet
antico , ed ora e , ed.
ET-ZETERA. Nota d'abbreviatura che
si fa da chi scrive e tralascia altre
cose conosciute. In ital. scrivesi
Eccetera, e quindi sincopandolo £c.
•EVA,n. p.f.£ya.
•EVACUAR, V. Evacuare. Sgombrare
o Sloggiare da qualche luogo. —
evacuar. Modo meno indecente per
esprimere V Andar di corpo.
•EVANGELESTA , 0 VANGELESTA. E-
vangelista. Appellazione dei Quat-
tro, che scrissero il Nuovo Testa-
mento. — É anche n. p. m.
'EVANGELI, o VANGELI. Evangelo.
Evangelio. Vangelo.
!EVAREST, n. p. m. ESTÀ, tEoaristo,
n. p. m. ista, f.
EVASIÒN , n. f. Termine moderno u-
sato comunemente per sinonimo di
Esito, Definizione. Spedizione. —
Dar evasiòn a un affar, vale Espe-
dirlo. Definirlo.
EVASIV, add. Risposta evasiva, usasi
pur comunemente, nello stesso mo-
do che si fa della \oce Evasione,
per significare Una proposizione, 0
una risposta data con parole ambi-
gue, o fenerali, od oscore. code
cercar di sfuggire dalla domaoda.
— Si dice Reticenza V Oojmissiooe
volontaria di alcuna cosa che si do-
vrebbe dire. — SI troverà ancora
usato Evasione daUe careeri per
Fuga. Fuggita. Scappata. -^Evà-
dere è verbo antico, Fugginm.
A tutte queste parole si soslituino-
no le proprie di lingua.
•EVOLUZIÓN. Evoluziotie. T. della Mi
lizia.
EVVIVA. V. Prosit.
EXABRUPTO (dal lat. Ex abrupto].h-
abrupto, ed anche Esobrutto^vn.
In un tratto , improvvisameoif .
senza pensare ad altro. — £r^
pone, a vv. Vale esso pureiiH'i»
prowiso ; senza pensarvi anrii
Perciò \ersi estemporanei, potai
estemporanea, ec.
EXPROFESSO (dal M. Ex pnftf»).
Exprofesso, 9i\y. Per professione;
Pienamente. Trattare una nuUem
Bxprofesso.
'EZZEDER y. Eccedere.
•EZZELLÉINZA, e corrott. ZELElNZi
Eccellenza. Titolo d' onore daloi
certi Magistrati, ed alla prioun
nobiltà. — Ezzellèinza. f— Ecct\r
lenza. — Pr' ezzellèinza." f^^
cellenza. Ottimamente.
*EZZÈSS. Eccesso.
•EZZESSIV, agg. Eccessivo, iàà.^
L' è un cald ezzessiv. — Fa «na co-
tura eccessiva , o insopportabi^-
'EZZITAR . V. Eccitare. StifMÌm.
•EZZITAMÉINT, n. m. Eccitamento.
'EZZITANT, agg. EcdtanU^àdl
F
F
• Effe. Lettera consonante dell'al-
fabeto.-— Presso i Latini \'F era
anche lettera numerale rappresen-
tante il numero quaranta, ed appo-
nendovi sopra tina linea f sigoio-
cava quarantamila.— In giarispm-
PAD
251
FAL
denza ff uniti insieme significano
Digesto. — Anticamente ancora al
tempo dell 'Imp. Claudio l'i rove-
scio serviva per V, ciò che si vede
in qaalche iscrizione antica.
FABALÀ, n. m. (dal tv. Falbalà). Fal-
palà, D. m. e Falbalà» n. f. Specie
di fregio , o gueroiraento fatto ai
piedi delle vesti femminili.
FABRICA, n. f. Fabbrica per la cosa
fabbricata. Edificio , Ediflzio , n. m.
" Far una fabbrica.^^ Innalzare»
Erìgere y Ergere una fabbrica; da
cui ne vengono Eretto, agg. Eiet-
tore, Che erìge, erezione, innalza-
mento d' una fabbrica.
FABBRICAR, v. Fabbricare, Edifica-
re. -- Fabbricar in-t-al fata. —
fabbricar in falso , Posare in fal-
so, ec. — Tamar a fabbricar, ^
edificare ^ Riedificare.
FABRICÓUN , n. m. FABRICOUNA , n.
f- Fabbricone» n. m. Accresc. di
Fabbrica.
FACANAPA. CèlHde» Loto. Detto vol-
garm. Bagolaro. Perlaro, Bagatto;
ed il suo frutto Bagola » eli* è una
baccadolce di un bel rossole quan-
do è matura diviene nericcia. Sorta
d'albero, ed avvene di due sorta, il
più comuoe in bot. Celtis lotus: e
l'altro (;rafó«7o oSorbus torminalis.
TACCHEIN. Facchino. Bastagio. Uo-
mo di fatica.
FACTOTUM, n. m. ( dal Mat. Facto-
tum). Faccendone» n. m. Dicesi di
colai, che mostra avere i maggiori
maneggi d*un governo, che sap-
pia,© voglia fare ogni cosa,
'^ADA,{coi Castigliani Fada). Fata.
Incaniatrice. Maga. V. Affadar.
FADADURA. V. Fada:dòn.
FaDaziòN. Falagione. Fatoftim. Spe-
zie d'incanto, per via di cui si re-
sta impenetrabile in tutta la perso-
la, come favoleggiavano gli anti-
chi, e come pur si finge nelle no-
sire Fole. V. Affadar. Zermà.
^^mò^. Faticatore. Che fatica, e
per lo piìi si dice di chi fatica mol-
lo, e di buon animo.
FAETÒN (dal fr. Phaéton). Biroccino-
Sorta di calessetto scoperto molto
alto nelle ruote , ora da tutti detto
Faetone.
FA6AND. Facendo » gerundio del ver-
bo fare : cosi si cambia 11 e in 9 in
altri verbi ancora Digand, Vgna-
garui, Stagand. -* Dicendo» Ve-
nendo, Stando. Non però tutti i ge-
rundi hanno questo cambio. Nella
prima coniugazione in are italiano
molti cadono all' italiana Campand,
Amand, e cosi nella seconda e ter-
za in ere Vdènd. — Vedendo. —
Lizènd. — Leggendo.
FAGOTT. Fagotto. — Fagott mal li-
gà. — Fastello mal legato. Fastel-
laccio. Omaccio. — Fastello, dicesi
più propriamente di legna, paglia»
e simili.- — Fardello, di panni, ve-
sti» e simili. — Purtar al fagott in
spalla. — Portare il fagotto sulle
spalle, sotto il braccio» ad artna-
collo, ec. •» Strumento musicale.
FAIEINA. Faina. Spezie di donnola
della grandezza di un gatto.
*FALÀ, n. f Falda. T. de' Macellai.
•FALC. V. Falcìiètt.
FALCHÉTT, FALCÒN, Falco» Falco-
ne. Uccello grande di rapina. Fai-
chetto, Falconcello, Falconetto, so-
no dim. di Falco. Gli Sparaoieri so-
no specie di falchi.
FALÉSTRA (da Fatavesca, V. ant. cor-
rotta). Favilla» Scintilla. — Le due
voci ital. sono dichiarate sinonimo
dalla Crusca , ed in vero sono state
prese indistintamente dagli autori:
i più accurati tultavolta fanno di-
stinzione da una parola all' altra.
Favilla. Èufì^ Particella ignea scop-
piata dal fuoco. — Scintilla. Parti-
cella di luce, che si trae dalla pietra
percossa. — 1 boi. colla voce Sfavil-
lar ìniendono lo Smoccolar delle
candele, che anche in boi. è meglio
detto Smucclar, perchè effettiva-
mente si leva parte del moccolo , e
non le faville. — La voce Favella
boi. non è del volgare [dial. — Fa-
lavesca, voce ant. Favolesca, qua-
FAL
352
FAM
si Faf>ÌHesea, vale Qaelfa materia
volatile di frasche, o d'altra simil
cosa abbraciata , clie il vento leva
in alto.
*FALFANAZZ. Cosi chiamano i boi.
coloro che portano specialmente
una incolta capigliatara , cui dico-
no Al par un falfanazz.
FALILELA. Falalella. Cantilena scioc-
ca , e senza significato , che s' usa
fare dal volgo. — Andar in falile-
la, meiafor. pel Fallire de' nego-
zianti.
VALlSTmim. Favilluzza, Favilletta,
Favilletlina, Seintilluzza.
FALL, n. m. Falla, Errare, n.m. itfan*
canza, n. f. — Un fallinr^l tssù.
^- Malafatta, n. f. Errore di tessi-
tura. — Brocco, dicesi a Queir a-
nellQ di filo che in tessendo rileva
talvolta nella drapperia. -~ Scac'
chino o TrapassettOySì dice al Pan-
no in que' luoghi dove il tratto del
ripieno passa sotto o sopra certi fi-
li deir ordito. — Fila andate, éì-
consi da' lanaiuoli Certi vuoti che
rimangono nel panno.
FALLAR, V. Fallare, Fallire, Man-
care, Errare, v. — Chi n fa n fal-
la, e chi n'mèina bu n'arbalta
corra. — Chi fa falla, e chi non
fa ifarfalla. Chi non fa non fal-
la. Chi non ferra non inchioda.
Quando ìu^bol. si usa questo verbo
passivamente s'aggiugne Va nel
principio Affallar»'. A m* %hn affai-
là. V. Affallar»'. — Suggétt a fal-
lar. — Soggetto ad errare Fattibi-
le, agg. e il contrario Infallibile. —
—• Tti du falla baslòun. Tre dite
»enza bastoni, o meno bastoni. Fra
se di giuoco.
FALLOPPA. fal/òppo. Nome che si dà
anche in Toscana al bozzolo inco-
minciato» e non terminalo dal ba-
co. — Per similit. Falloppa in boi.
vale Carota. Frottola. Baia.
FALLUPPOIV, figur. Carotaio. Colui
che ficca carote. V. Falloppa.
I^LÒ. n. m. (dal gr. Phalos, Risplen-
dere).— Falò, n. m. Capannuccia,
n. f. Fuoco di stipa , o simile, e fos-
si per segno d' allegrezza^
FALS, n. nu Falso, n. m. Falsità, n.
f. — Fabricar in-t-al fals. V. Fabri-
car.'-^FaU dèi pi, — Fiosso, dico-
no i calzolai La parte piìi stretta
delta scarpa , e del piede vicino ai
calcagno, che non posa in terra—
Cosi Fals dia sulètta. — Fiosso del-
la soletta. — Fals, sa, è anche add.
— Falso.
TALSÉTT. Falsetto. Cosi dicesi la vo-
ce del mascl^io che canta in sopra-
no, o in contralto.
FALZLNÉLLA, n. f. Falciuola, u. f
Falcetto, n. m. Talee da mietere.
Strumento, che ha somiglianti eo/>
la falce, ma piìi piccolo e cardio
semicerchio con manico corto, ti
tenere con una sola mano, e s'osa
per mietere lebiade.FaZce messoria.
FALZÓN.n. m. Scure, Scura, n. l
Specie di Potatoio largo e roliastu
col taglio da una parte soia ed un
manico," e «erve per tagliare i nm\
più grossi degli alberi nel potare,
tagliar carne, e simili. Il Falcione
è un'Arma a guisa di Calce, detia
anche Ronca. (Boi. Ronca). — Tm
om taià cùn al falzòn.^^ Uomoi»-^
rozzalo col piccone. Tagliato |7>ù
col falcione. Disgrossato coU'ascia.
Si dice di. uomo mal fatto e grosso.
— Macdangìiero, vale Grossolano ,
Goffo. -^ Parlandosi di cose mate-
riali. Abbozzato; e d' opera mal fat-
ta, dicesi Fatta col maglio. co//«
gomita. Acciabattata. (BoL Zawt-
luna).
FAM. Fame. — Unafam eh' dà fat^
di. — Fame importuna. — Fa»
d' malatti. -^^ Fame mortfosa. Fa-
me canina. Appetito canino, dal
volgo Mal della lupa, è quello di
coloro, che sempre hanno fame.
perchè subito smaltiscono il cibo.
•— Bùlimo. É una spezie di fame
canina diversa ne' suoi sintomi. -
Allupare. Aver gran fame. — Lai-
sarvgnirfam. Far. patir la fam.
"^ Affamare. Affamisi il cavallo .
FAN
253
FAR
ec.* N'i veder ium daUa fam, Es'
ir arrabé dalla fam. — Ester scaU'
lato dalla fame. Morir di fame.
Veder la fame in aria* Allampare
Ma fame. — Un ch'ava una gran
fam. — Uomo fatnèUeo. Lupo , LeO'
ne famèlico, — Avèir fam. — A/fa-
mre.v.n.-^A'i'ho fam. — Affamo.
— l han fam. -^ Etsi affamano. —
Famccia , dim. Piccola fame.
FAMEU.Fatntg/ta. Unione di parenti,
che convifono insieme. — Famèia,
si prende ancora per lutti i serven-
ti di Qua casa. — Famèia, per Pro'
genie. Prosapia. SctUalta. Razza»
di cai qneste due ultime voci ban-
nosi$(oiGcato peggiorativo.— Slta(-
to ifmdadròuna: -^ Ladra scMat'
ta.- Rozza buscaròuna^'^Razzac'
. <^i9herra.
'FAMÒOS, agg. Famoso» add.
^'AlVATIC, agg. Fanatico» add.
'^^AWATISM', n. m. Fanatismo. Entu-
siasmo portato all'eccesso.
FANATIZZAR, v. Render fanatico.
FANaTIZZARS' . V. p. Rendersi, o Di-
^ WHtt" fanaHco.
FANDONIA. Fandonia. Chiacchiera
^ana. Favola. Bugia.
FANDSEIN, n. m. EINA. n. f. Infante»
n.d'ogDig. La prima età dell'uo-
mo dalla nascila sino a che ei non
<'ooiiflcia a parlare chiamasi Infarh
^<a,dacui/n/aAte« che non parla
ancora. Fante per accoro. • e nel
dim. Fantino, Fanticino» e io mo-
do piìi aotico Fantisino e Fantigi'
no. Vi sono ancora i dim. Fantello »
antiquato, Fanlicello» m. ella» f.
c^e si usano piuttosto nel significa-
to di Servuccio , Servuccia. Da que-
sto stesso nome è derivata forse
ancora la voce Fanciullo , che sem-
bra un diminutivo storpiato da
hnticello.
RANELLA. Flanella. Sorta di drappo
grosso di lana , che in oggi riceve
diversi nomi, egualmente all'altro
boi. ttoa volta detto Fanlòn. Ora ,
perle vicende de' tempi, quasi tut-
ti t nomi di manifatture hanno U
provenieoxa francese, e ccDverreb-
be un apposito dizionario per que>
sii nuovi termini.
FANFALUCA, fan/'a^uca. Quella frasca
che abbruciata si leva in aria. I
boi r usano solamente al metafor.
per le cose che paion fondale in
aria.
TaNFARÓN, add. Squarcione. Spae-
camonte. Spaccone , agg.
TANGA . n. f. Fango, n. m. V. Sui.
FANLEIN. V. Lana.
FANLÒN. V. FanéUa,
'FANT. Fante. Soldato a piedi. —Fig.
V è un pèzz d'fant. '^È un uomo
grande e grosso. Un omaccione.'-^
Font, nelle carte da giuoco. —
Fante.
TANTARt. Infanteria. FanUria.
'FANTASl . n. f. Fantasia. £ nel dia-
letto boi. anche Capriccio. SlrO"
nezza.
'FANTASMA, n. f. FatUasma» Fantasi-
ma , d* ogni gen.
TANTASMAGORl, n. f. Fantasmago-
ria. Sorte di giuoco »o di prestigio
ottico.
'FANTASTIG, agg. Fantastico, add.
'FANTASTICAR, v. Fantastìcare,v.
FAR, V. Fare, v. — Avèir a eh' far
in muntagna. — Esser possidente
al moìUe. •— Far su un qualcdùn.
— Ingannare, Abbindolare, Far
il collo. — Far al létt. -^ Rifare il
Ulto. Rassettarlo. — Avèir da far.
— Aver die fare. — Avèir purassd
da far. — Aver molto che fare» da
fare, molti affari, molto lavoro,
ec. — Nel dial. boL s' usa anche
susta n li v.—yl-tVio undafar grand.
— Ho molto che fare. — Far» §
dsfarun arlòi» un préllarrost. —
Montare e .Smontare un oriuolo ,
un girarrosto^ ed altre macchine.
— Far più die n*fé Cari in Fran-
zo. — Far prodezze. — Farsla. —
Fuggire, Sottrarsi. — Farsla ad-
doss. — Farsela nelle brache, o
nei calzoni, — A n'pò far eh' al ve^
gna. — Fuò star poco a venire. E'
non può stare a giugnere. -« Tur-
FAR
254
FAS
nar a far, — Rifare, — A vad a far
quèU che nsnm pò far per mt. —
Vado dove né Papa , né ImperadO'
re può mandar ambaaciadore.ysLÌe
Andare al cesso.
FARABUTT. FARABULÓN. Farabutto,
Neologismo fiorentino. Farinello.
Ingannatore. Truffatore.
FARABUTTAR, ed anche FARABULAR.
V. Truffare. Ingannare. — Forbot-
tare, in lingua, vale Picchiare,
Dar busse.
FARABUTTARl. Trufferia.
FAREIlNA. Farina. Farina di grano,
di maiz, di fava» di castagne. —
Oliando non è separata dalla crusca
dicesi Tutta /an'ita. Quando è unita
al tritello si chiama propriamente
Farina. Quando è priva anche del
tritèllo , si dice Fiore di farina. —
La'n'é so fareina. — Non è farina
nM. Non e erba del suo orto. — La
fareina dèi diavel, etz. V. Diavel.
— Da da fareina. V. Dà. — Zugar
a fareina. — Fare il giuoco del ba-
rone. — Stanzitt dalla fareina. —
Farinaio. — Farinaiuolo. Venditor
di farina. Presso i boi. il Pastaio è
anche venditor di farina , perciò Io
dicono Pastarol. V.
FARFARAZZ. n. m. FARFARÈLLA, n.
f. Tussilaggine, n. f. delta volgarm.
Fàrfaro, n. m. Unghia di cavallo.
Erba con foglia larga, comunissima
ne* terreni argillosi.
FARFUIAR. V. Tartaiar.
FARFWÒN. V. Tartaia.
FaRIISÉLLA. Farinata. Minestra fatta
'd'acqua e farina di maiz, ossia fru-
mentone
FARlNOTT. Fartnattio/o. Quell'uomo
presso i fornai , che ha in custodia
la farina. Ed anche quel fornaio, o
pastaio , che vend^ farina.
FARINÒUS, add. Farinàceo, agg. Che
è ^ella natura della farina. —
Farinoso , agg. è term. bot. , e
dicesi di quelle foglie, che han-
no una certa velatura, o rugiada
biancastra. — Farinòus. —, Sfa-
rinato , dicesi di certe pere , me-
le» le quali sogliono essere anche
scipite.
FARNE. Fameto. Luogo cosi nomina-
to in una villa della Provincia bo>
Inglese. —Fameto significa Luogo
piantato di Famie, cbe sono specie
di querce a foglie larghe. Così Quer-
ceto , Saliceto , ec.
FARR. Farro. Spedo di grano* affatto
diverso dal fermento con cai si fa
il pane , e si chiama Farro natura-
le. — Farr infrant per mnéstra.
— Farrivello. Farro artificiale , cbe
si fa anche col grano bianchella.—
Tòurta d'farr. — Farr aia,
'FARRAGIN, n. f. Farragine. Farroff-
gine.
TARREIN. Farricello. Farro infranto.
per uso di minestra.
*FARSA, n. f. Farsa. Commediola.
Barletta.
FAS. PER FAS E PER NÉFAS. Maniera
latina famigliare mantenuta sìdo
a' di nostri , e vale A dritto e rore-
scio, e dicesi in mala parte.
*FAS, n. f. Fase. Le fasi della Luna.
FASÉLLA. Face e Facella, dina. Legno
ragioso , 0 altre maierie atte ad ab-
bruciare, ed a far lume unite io fa-
scio.-Tòrtoro di paglia,— Le facelle
dai contadini bolognesi sono fatte
per lo ptii di fasci di canapuli.
FASLEINA. Facellina. Piccola hcelh.
Trovasi scritto ancora eoo doppio
e Faccellina^, ma piii ragionevol-
mente si deve scrivere per sempli-
ce e nel modo, che si scrive Face,
che ha dato origine a quel diminn-
tivo.
'FASAN. Fagiano. Uccello noto.
FA SOL , n. m. Fagiuolo e Fagiolo. —
Fasù savon. — Fagioli bianchi fon-
di. — Dall' occ'. — Fagioli coli' oc-
chio, — Raparein.— Fagiuolo ram-
pichino e Sciabola. — Vird, — Fa-
gioii verdi. — Fagiolo ro8»o , nero,
giallo, corallino, a flore mssi, ec
Anche i Dolichi sono volgarmente
chiamali Fagiuoli. — Fata eùn i
gnucchett , cùn al ri$, eùn i mac-
caron, ec. FagiiMli mariUiii col ri-
FAS
355
FAS
SQ » ec. — Fava e Fata ognun fa i
fati su. V. Fava. — Fig. Una coisa
che n'vaga béin pr al fasol. — Una
cosa che non si comporta volon-
iteri,
FASS. Fascio. Nome generico che s'u-
sa per qualunque cosa raccolla in-
sieme e legata. Fascio di carte, di
chiavi, ec. — Fass dello assoìut.
s' intende per Fascetta; Fastello di
ratni d' albero tagliati e legati con
tener e ti di castagno o di quercia
per uso di bruciare. Trovansi però
esempi d'autore, che ha detto Fa-
scio per Fascetto. — Varie deno-
minazioni si danno in boi. alle
diverse qualità di fascelti. •— i.a
Fass da cavazzadura. Chiama nsi i
Fascetli di rami lunghi tagliati
nello scapezzare gli alberi de' filari
De' campi : che diconsi ancora Fass
gruss, ed io li chiamerei Fascetti
di potatura y di frasconi. Fascetti
lunghi, o grossi. — 2.a Fass d'pé.
— Fascetti che si ricavano dalle
così dette Pluné in boi., e cioè dai
polloni di quercia che si allevano
per tagliarli al piede , e sono pic-
coli , ma tutti di verghe grosse. —
3.a Fass fumasutt. Fascetti della
2.a specie sopraddetta, ma tagliati
pili corti per servizio delle fornaci.
— 4.a Fass d' vid. — Fascetti di
tralci di viti, o sia di sermenti, o
sarmenti. ^ 5.a Fassein'. — Fa-
scine, D. f. pi. Sono que' fastelli
molto lunghi e grossi, che vera-
mente non si fanno nella provincia
bolognese , ma bensì nella ferrare-
se, e si usano in Bologna per le
fornaci. ^ 6.a Fass d' stirpa. —
Fascetti di stipa. Si formano di sti-
pa nello sterpare i boschi , e cioè
di virgulti di ginepro , di fila di gi-
nestra, e simili. — Fass d' legna,
e più comunemente Carga dilegua.
— Fastello di legnerò legna .^X.
— Fass d'paia, d'fein e questa si
ebiama piuttosto Rèid d'fèin,yef'
che si affastella con vari gin di
corda formanti rete. *- Fastello di
pagUa, di fieno. — La Ugadura di
fass., — Ritorta, Hitòrtota. — Un
omo una donna eh* par un fass
mal Ugd. «- Fastellotie. Fastello
mal legato, — Dal fr. i boi. fanno
il verbo A/fagutar. V. — For di fass.
— Affastellare. — Far fass e fassur
lein d'qualcdùn, figur.— i466ifido/a-
re. Carrucolare, Travagliare al*
cuno. — D' quale* cossa. — Far d'o-
gni erba un fascio. Far d'ogni la-
na un peso. — Andar tùtt in-t'un
fass. — Andar in fascio. Sfasciarsi.
Disciògliersi o Dìsciorsi.
FASSA « sing. e FASS, plur. Fascia,
sing. e Fasce, plur. Striscia, per
lo più di panno lino, lunga e stret-
ta, da stringere checchessia. — Fas-
sa tn-(.t riquader del murai. —
Fregi.
PASSETTA. Fascetta.-- Fassètt, plur.
--Falde. Strisce di panno attaccale
dietro alle spalle dell' abito o gon*-
nellino de'bambini, colle quali ven-
gono sostenuti per usarli a cam-
minare.
FASSOLA. Fasciuola, diva, di Fascia.
— Fassola da sangu. — Fasciuola
di lino da legar le ferite , ec.
FASTIDI. Fastidio. — I^ar fastidi,
Vgnir in fastidi. — Infastidire. Fa-
stidire. — Fastidiare è voce ant. —
Infestare. Le mosche infestano , in-
fastidiscono. — Una cossa eh* fa
fastidi. — Cosa fastidiosa. — Vi so-
no ancora i nomi Infastidin^ento ,
Fastidiosaggine , e Faslidiume.
Quantità di fastidi. — Fastidi dai
boi. si prende per Svenimento ,
ed anche Sftnimento, Smarrimento,
Deliquio. — Vgnir fastidi. — Sveni'
re. Venir meno. — lastre e S6as»-
re sono voci plebee.
FÀSULEIN. Fagiolino. — É pur nome
proprio che i boi. danno a un per-
sonaggio ridicolo , che , nelle com-
medie co'6tira<ltni, fa il carattere di
Mari nolo , cioè il co&i detto Biric-
chino bolognese.
TASULEIN A. Fa^io^na. Qualilàdi pìc-
coli fagioli.
FAT
256
FAV
FATT , n. m. Patto , Negoxio, Xffare,
D. m. Faccenda t Occorrenza, n. f.
Cosa da farsi, o Tatta. '— > Al fatt sta
che — FaWo sta che —
Far i fatt di alter. <— Fare i fatti
altrui. — Far un fatt e du servezi.
— Fare una via e due servici. —
Far i fatt d' cà. — Far le masseri-
zie della casa. — Far i su fall » t
sulfisogn, per non dir Cacare. De-
porre il superfluo peso del ventre.
— Preso avverbial. D'fatt — Af-
fatto. Del tutto. — Trar zo una cà
d'fatt. — Gettare, Atterrare una
casa, un muro affatto. — Scanzlar
d'fatt. — Cancellare affatto. — Di
l'atti.^" Di fatto, vale Subitamente.
— In fatti. — In fatti. In fatto. Ef-
fettivamente. In effetto. Bealmente.
— In-t-al fatt. — In sul fatto. Im-
mantinente. — Al n'è rott d'fatt.
— ffon è del lutto rotto. Non è rot-
to affatto. — Éssr al fatt de tùtt.
'^Essere informato d' ogni cosa.
Saperne ogni circostanza. — Sa-
vèir al fall so. — Aver gli occhi
dietro la collottola, figur. Esser ac-
corto , destro. — Far savèir i fatt
su a tùtt. — Andar col cembalo
in colombaia. — Alla fein di fatt.
— i4( postutto, è frase piattosto
antica. In tutto e per tulio. Per
ogni guisa. — A v'voi cuntar un
fatt. — Vi vo' contare un fatto , Ur-
na particolarità. Non si userà A-
neddoto che nei discorso fami-
gliare.
FATT. add. Fatto» agg. -^Fatt cun al
nas. — Fatto colle gomita. Dicesi
di una cosa fatta malamente. —
Fatt Nadaì, Fati Pasqua. — A fat-
to NatcUe , A falla Pasqua. — Che
fatt, 0 Che vàg cugnom! Che fati
orni — Che cognome strano , stra-
vagante! Che uomo strano!
•FATTA, n. f. Fatta. Spezie. Sorte.
*fATTEZZ,z(ig. Fatticcio. Atticciato,
add.
TATTÉZZ, n. f. plur. Fattezze, linea-
menti.
FATTÓUR. In ital. si prende per Faci-
ture, Attore, Opemfore, Auiùfr. Ti
nel fem. Fattrice. — Per Agente.
Che fa i negozi altnii. In boi. s' ap-
' plica all' Agente di campagna. Fat-
tore di campagna. Il vero termine
di Crusca sarebbe Castaldo: Villi-
cus de' latini. — Fattòur d'inittèi-
ga, Fatturètt. — Fattore , Fattori-
no , Fatloretto , Fattorelio , Fatto-
ruzzo. — Fattòura. — Faiioressa.
• Moglie del fattore di campagna. —
Fattòura del sor. ^- Faltoressa.
Seroigiana. Donna che fa i servici
delle monache fuori del monastero.
-—Fattora, Fattorino, in Tos«dj
dfcesi a Fanciulla che si tiene io
bottega delle crestate , delle sane
per imparare il mestiere.
FATTURA, n. f. Fattura. Opera, b.1.
Facimento, n. m.
FATTURAZZA , n. f. Grand' open.
Gran fattura. Opera laboriosa . e
faticosa
FAVA. Faua. Legume —Fava vemeta:
cosi detta perebò resiste al freddo.
e seminasi prima del verno , ed è
Is^ stessa detta dai boi. ancora Fa-
vein. — Fava cavallina. Fava ver-
nina. — Fava capodga, o mantt^-
na. — Fava grossa. — Una cw
naccia d'fava. — ^ Un baccello ài
fave. — Al gambòn dia fava. — //
fusto della fava. — Fava e fasti,
ognun fa i fati su. — Far mazzo
de' suoi salci. Badare a sé. — Fava
mareina. — Carruba. Fratto dol-
cissimo deir albero detto Carrubo.
FAVAR , n. m. lo non esiterei un mo-
mento nel dire Favaio al Campo
seminato di fava , quantunque non
registrato nel vocabolario della
Crusca. Non si dice forse Poponaia
Cocomeraio, Pisellaio? Possiam di-
re però con Cresceqzio Favule.
FAVEIN. V. Fava.
FAVELLA. V. Falestra.
FAVÈLLA, (pronunziata coII'É aper-
tissima , e cioè Favola). Favella. li
favellare, il Parlare. Il dial. boi
non ha questa voce se non nelb
seguente frase, Aveirpers la farti-
FAX
2&7
FBI
ia, e simXh, mi non ha FmveUmre ,
FatjeiiamenfOt FwelUMte, Fapel-
latore . ec.
FA VETTA. FavmJto. Vivanda di fiive
sgusciate, e bea eolia oeli' acqua.
FAVORIR» V. Favorire, Fworegffiare.
— > Favorir. Volgarmente, vale Far
grazia; Usar ooriena, ec. — ÀI
Vi* ha favore da bwer, -^ Miha do-
to da èere; M'ha fiuto il favore di
darmi un bicchier di vino. Si può
usare ancbe in istile Simigliare.
Oliando ella avrà letto quel libro
potrà favorirmi di rimandarmelo.
Cioè Farmi la òt«ona grazia , ec.
FAZ, n. m. FAZA. f. (con Z aspra). Fag-
gio, Q. ai. Albero alpestre altisaimo ,
di legno tenero e pieghevole. -Fag-
gelo. Luogo piantato di faggi. Fag-
gioia e Faggiuola. Seme del faggio.
FAZIUTAR^ V. FaeiUtare, Agevolare,
V. Render facile. Contrario di Dif-
ficultare,
FAZILITAZIÒN , FAZILITÀ . n. f. Faci,
lità ; Agevolezza. — Facilitaziofie
non si dice. — Usar del fazilitO'
ziòn. — Usar delle agevolezze, del-
le condiscendenze.
FAZILÓN. Corrivo. Condiscendente.
Uomo iodulgente.
'FAZIÒN . n. f. Fazione. — La faziòn
di suldd. U tempo cui spetta ad o-
goi soldato lo slare in sentinella.
FAZZA» n. f. (Z dolce). Faccia, n. f.
Viso , Volto , n. m. — Star fazza a
fazza. -* Slare viso a viso, A fac^
eia a faccia. In presenza. V. Mu-
stazz. — N' guardar in fazza a
nssùn. — Gittar il giacchio tondo.
Non aver riguardo a niuoo.
FAZZÀ (Z dolce). Facciata. — la
fazzd d'una fMrica. — La faccia-
ta di un edifizio. li prospetto da-
vanti. — La fazzd d'un fai d' car-
ta^ d'un Uber. — Faccia, Faccia-
ta e con termine proprio Pàgina',
FAZZULÉTT. Fazzoletto , detto asso-
lili, significa Fazzoletto da naso. 1
toscani hanno le voci Moccichino e
Pezzuola. La prima risveglia V idea
sporca del moccio. La seconda è
troppo avvilUiva per la maggior
parte de'fhiioletti; dunque mi pare
pili acconcio il nome FazM»lttto,
che dicesi essere de'iiomani. -- Faz-
xulèU da sudòur. <— Fazzoletto da
sudord.^Faxzuletl da spaU.-^Faz-
zoletto da collo, Ptuo di velo . o
altro drappo che le donne si met-
tono al collo per coprirsi le spalle
e il petto. 1 boi. dai fr. dicono
Fissù. Ora. con nome inglese Shall,
i gran fatsoletti . che sembrao ta-
barri, cbiamansi&ciW in boi. e Sciai
in ìL^Fazzulèit da lèsta. — Faz-
zoletto di capo. — - Fazzulèltda eoli
di ofnen. -- Cravatta, Goletta. —
FcLzzullein da prit. -^ Asdùgatoio.
Picciol fazzoletto con coi il sacer-
dote all' altare si asciuga le mani.
-^FazzulUin di fandsein, — Ben-
duccio.
FDAR , V. Fetare» v. Partir delle uova.
FEBBRAR. Febbraio.
F£CCANAS. Facccììdom; Faccendiere.
Persona entrante.
FEDELEIN . ii. m. plur. Boerio. Diz.
Yen. Capellini. Ver$ni<;eUi sotUl is-
simi. Vermicelli delia qualità più
fine,
FEDELÒN. Fedelaccio.\oce dello stile
burlesco. Accresc. di Fedele.
FEDELTÀ. V. Fidatézza.
FEFAÙT» n. ra. Effaulte, n. m. La set-
tima nota della musica.
FEGIIET. Fégato. — • Pènna d'feghet.
— to6o. Quelle tre o quattro parli
di cui è formato il fegato. — Qui
ch'han al calòur d'feghet in-i-al
musfazz. — Fegatoso. -^Magnars'
al feghet. — Bodete. Arrabbiare.
Consumarsi di rabbia. — Avèir fe-
ghet, Avèir cor. — Aver coraggio ,
ardire.
FEGIS A D'PÉIN, D'PAIA. Mucchio. Bar-
ca. Bica. —Far una fegna d' stram,
d'paia. — Far bica. Abbicare.
FEIA,n. f. Epsilon. Ipsilon. Issilou'
ne. Ipsilonne. Epsilonne. Essilonne.
Dal volgo dicesi Fio. Una delle let-
tere dell' alfabeto greco , detto per-
ciò ancbe i greco , Y.
2R
PfiL
258
FSfT
^FÉILTER, II. ni. Feltro. Pannello.
F£1N , D. m. e f. (coli' ^ chiusa). Fine,
n. m. ed anche f. Tèrmine. — Al
fcin di' opera s'ioda al mèster. —
La fine loda l'opera. — Alla fein;
Alla fein fein; Alla fein di fati. —
Alla fine, in fine, posti avverbial.
vagliono Finalmente. All' ultimo.
Alla fin delle fini. Alla fin fine. Al
far de' conti. Alla fin degli ultimi.
Ultimamente.
FEIN , add. (coir é chiusa). Fine, agg.
d' o. g. e più comuDem. Fino. Sot-
tile. Minuto. Argento fine. Carta
fine. Un fine orefice. — Un fine ca-
valiere , figurai, per Prode. — Far
dvintar fein. — Raffinare. Affina-
re. — Affinirsi, Raffinirsi. Divenir
più fino. La pasta raf finisce fra le
mani. — La desinenza in e della
voce Fine in vece di Fino , non è la
sola, Lente, e Lento. Leggiere e
Leggiero. Arme e Arma diconsi nel-
le due desinenze, e i toscani le u-
san con grazia.
FEIN (coir^ chiosa). Fino. Infino. Si-
no. Insino, prep. Anche i boi. han-
no Infein, Sein, Insein, e quando
a queste voci seguila l' a del dativo
si unisce ad essa raddoppiando Vn
e facendo una sola parola , Fenna «
Senna , ec. — Fennòura. — Fino
ad ora. Finora, infino ad ora. —
Fein d'adèss. — Infin d'ora.—
Fennatant. — Infino a tanto. Infì-
noattanto; Infinattanto; Infinat-
tantoché. — Fennamai. — Al som-
mo. Sommamente. All'ultimo se-
gno. Quanto mai.
FÉIN (coir è aperta). Fieno. — Fèin
griz. — Fienogreco o Fiengreco. —
Andar a fèin. — Affienire. Venir su
stentato e sottile come il fieno « e
dicesi delle biade, e dell'erbe.
FEINCA. V. Culunètta.
FEINTA. Capelliera. Capei poslicci.
FÉIRMA DI CAVALL. Ripresa Ripara-
ta, n. f. V. d. U. La mela, o termine
dove debbono arrivare i barbari ,
che corrono il palio.
FEL, (dal lai. Fel). Fiele e nel verso
anche Fele. — Un fel d'bo. - Fiek
di bue. — L'ha i ucc' zaU zall
eh' al par chis'i sepa spars al fel.
^ Ha gli occhi gialUssimi, cKepit-
re se gli sia sparto il fiele. — Fiw
di color gialliccio qwisi spano di
fiele. .
FELICITA. V. Prosit.
*FELIZ,agg. Felice, add. Uomo av
venturato. *^Feliz, susl. n. p.f^
lice, n. p.
•FELlZlTA.FcKcitó. Prosperità.
FÉLSA. Felce. Sterpo , o arbnslo co-
mune ne' luoghi sterili sul monte
FÉMMNA. V. Donna.
FEMMNÉLLA DEL CADNAZZ. Bmà-
nello. Quel ferro forato in paou
che si pone nel manico del chiavi-
si elio , alto a ricevere la sUDgbet-
ta della tappai. -yFemmnéUadl'anr
zinèll. V. Smaièlta,
FENAMAI, FENATTANT. V. Fein,m
PENATA , aggiunto d' uomo o donw.
Lento, Tardo, Pigro, nelle sue»-
zioni . e piii nel parlare.
FENSTERLARA, Ucchiellaia. V. di'
Donna che fa ucchielli.
FENSTÉRLEINA , n. f. UcchkUino,
n. m.
FENSTREIN, n. m. FiìiestrtUa. h-
nestrelta., Finestruzza, n. f. fi"^'
strello , Finestruolo , n. m.
FENSTRÉLLA, n. f. (forse persimilit
a Finestrella). Occhiello e Scemi-
lo, n. m. Quel piccolo pcriagjo.
che si fa nelle veslimenU , nel qoa-
le entra il bottone che le affibbia
— Asola propriamente si dice TO'-
lo di punti che si fa attorno aHoc-
chiello.— In italiano Occhiemnr^
è La parte del Ves ti mento ove s'«-
fibbia , e propriamente la 6la d'oc-
chielli . che da' boi. facili a coinpor
nomi si potrebbe dire FenslerHr^'
.come dicesi Rttunira. — Fentin^'
là chiamano i muratori un pen"
di tavola, per lo piìi quadrala, su
cui i manovali rovesciano il >'«*^
io della calce, e ne preparano n»
mucchio presso il muro per pw co-
modità di rinfazzarlo.
FBB
269
FEft
F ENSTRÓUNA , n. f. FENSTRÓUN . n.
m. Finestrone, n. m. Accresc. di
Finestra.
'FENZER. V. Fingere. Simulare, v.
FERDÉTT. Freddiccio, Soffreddo. Al-
quanto freddo.
FERDÓUR, n. m. Infreddatura, n. f.
Accaiarramento , d. m. Male di chi
è infreddato. M.Afferdd.'^ Raffred-
dore è V. d. U. adoperala però dal
Manfredi.
FERLA (DA STRUPPI A). Grùccia. Stam-
pella. Rastooe che si mette sotto le
ascelle da chi doo può reggere sul-
le gambe. — Andar cùn el ferel.
— Andare a grui;cia , a grucce, o
colle stampelle. V. Zanca. — Feria
da mur, da lègn. — Chiavarda.
Chiodo grande e grosso.
FERLEf N. Una volta si diceva Quarte-
ruolo indi Quattritiolo ad un Pez-
zetto per lo pili di ottone a guisa
dì moneta con impronto, ad uso
spezialmente di giocare. La voce
adoperata ora comunemente fran-
zeseggiando è quella di Gettone,
che i bolognesi ancora hanno adot-
tata. — Ferlein. Peso, o Marca di
peso che adoprano i mereiai; ed è
la sedicesima parte di un' oncia.
FERLÈTTA. Chiavardetta. Piccola
chiavarda. — Fer tétta dia vanga.
— Vangile. Quel ferretto che si
mette nel manico delia vanga , sul
quale il contadino posa il piede per
calcarla. — Fer lètta, chiamano i
preti Queir elemosina da essi rice-
vuta per l'assistenza ad un uffizio
mortuario.
FERMAR e FEfìMARS', v. Fermare e
Fermarsi. Arrestare. Rattenere. —
Fermars' un poc, — Soffermarsi, o
Sostarsi alquanto.
FERMÉZZA, n. f. Fermàglio, n. m.
Ornamento o gioiello che si porta
pendente davanti al petto. — t Fer-
mezza , vale Costanza. — Fermez-
ze, Manigli e Maniglie si dicono
qae 'fermagli, che legati con nastro,
e ornati di gioie si portano a' polsi
dalle donne (In boi. ManeU).
FÉRR, {é apertissima Far). Ferro. •-
Férrdadar al férr alla biancari.
— Ferro da stirare. — Da sart. —
Quadrello. Ferro da sarti. Ferro
da spianar le costure. -^ Da tupé.
-^ Calamistro. -^ Da calzétta, da
rèid,ec.-^Ago.*-Da sgar. — Fake
fenàia, o fienale. Da Falce ne viene
Falciare. Segar con falce. — Férr
sfuid. — Ferro sfaldato. •— Quindi
Sfaldarsi, Sfaldatura, ec. — Férr
fus. — Ferro stì'utlo, fonduto, li-
quefatto. — Ross, infughinté. —
Ferro rovente, ardente, cocente,
sfavillante, tfollente , òollentissi-
mo. Caldo ciliegia, bianco. 11 grado
maggiore che si possa toccare ar*
roventando il ferro. — Cotticdo.
Ferro rimesso la terza volta uel
fuoco ; non più fusibile. — Azuntar
al férr. — Augnare il ferro. — Quèll
eh vènd i fir vice'. — Ferravecchi.
— Al scussar di fir d*un cavali.
— Crocchiare. Chiocciare i ferri
ai cavalli. — Seussar i fir, figurai.
Balenare. Dicesi di un mercante,
quando il suo credito comincia a
diminuire. — Cascar un férr a un
cavali. — Crollare un ferro; il
crollare d' un ferro. — / fir del ve-
drà. — Bacchette de* cristalli delle
invetriate.— Ferraio. Quegli che la-
vora il ferro in magona.— Ferriera,
si dice tanto per la Miniera di fer-
ro, quanto per la Fucina dove si
raffina il ferro. — Fèrreo, agg. Di
ferro. Fi7o fèrreo.— Ferrìfero, agg.
Che ha in sé qualche particella di
ferro. Diaspro ferrifero. — Ferri-
gno, agg. Che tien di ferro. Legna-
me ferrigno ; cioè Duro come fer-
ro. — Ferrugigno o Ferrigno, agg;
Del color del ferro rugginoso. —
Ferrugineo, Ferruginoso, agg. Che
partecipa della natura del ferro. Ac-
que minerali ferruginose. Colore
ferruginoso. -N'guatxUir a un nianc
per férr véce'. — Non considerare
alcuno per nulla.— N'vlèir unacos-
sa per férr véce'. —Non voler una
cosa per nessun costo , per nuUa.
FES
260
FET
FERSA. Hoèolia e Bosellh. Una delle
malattie cootagiose, cbe si appren-
de ordinariamente a' fanciulli , per
la quale si cuopre la pelle di pic-
cole macchie rosse. — I romani la
chiamano Morviglione o Morbiglio-
ne , dal lat. barb. MorbilU , cioè
Piccole pesti.
FER8CflEIN. FrescoUno. Leggier fre-
sco.
FERVUBEIN, Sermoncitio, Sermoncel-
lo. S' intende Piccolo discorso spi-
rituale fatto in chiesa.
FEBZÓUS, add. Frettoloso, Frettoso.
Frezzohso. Sollecito. Ratto. Presto.
Veloce.
FESCC\ e più comunem. Stùffil V.
Fischio, e in isiile non famigliare
Sibilo. Suono acuto che si fa colla
bocca
FESS, add. (coU'c stretta). Fisso.
agg. Molli altri termini ital. equi-
valenti si usano in diversi signili-
caii tutti affini, non però sinonimi.
— Spesso. Ora per Denso. Pegola
spessa; Nube spessa. Ora per Folto
e Fitto. Bosco di spessi alberi; Po-
polo spesso. — Folto. Barba folla.
— Denso. Metallo, marmo, legno
denso. — Gremito. Strade gremite
di gente ; A Ibero gremito di f culti ;
Piante gremite di bruchi. — Guar-
dar d'fess. — Fisare, Affissare,
Fissare, Affissare. Mirare attenta-
mente. — Durmir d'fess. — Dor-
mir profondamente.
FESS, add. (coil'è aperta). Fesso, agg.
(col Te chiusa) Da fendere. Spacca-
to leggiermente. — Un vas fèss. —
Un vaso roco, fioco. Che par spez-
zato.
FÉSSA (è aperta) e FISSURA, n. f.
(dal lai. Fissura). Fesso, n.m.Fen-
d.tura. Fessura, n. f. — Fèssa del
brag, dia camisa, dia stanélla. —
Sparato de' calzoni , delia camicia,
della gonnella. — Fèssa, Fissura,
e Schervaia tra 'l pred, tra dòu
ass. — Convento. Spazio cbe ri-
mane tra due cose commesse e le-
gate insieme , come, di pietre, di ta-
vole, ec. — Assrar Vù$s in fèssa.
— Socchiuder la porta. — Tgnir
V ùss in fèssa. — Tener la porta
socchiusa. — Astuppar et fissur.—
Turare o Riturare le fessure. Dalla
voce francese Reboucher viene il boi.
Arbwcar, eh' è il Rinfazzare, cioè
Bìlurar le fessure fra i mattoni d'un
muro, prima d'intonacarlo. V. il r-
buccar. V. Cherpadura.
FÈSTA (Pron. é apertiss. Fasta). Fe-
sta. — Osservar la fèsta, — Guar»
dar la festck. — Dar fèsta, — Dar
tregua, riposo, ed anche Dar fe-
sta, licenziare,— Far fèsta, — Far
festa. Por fine. Cessar dall' opera.
— Far mézza fèsta. — A sportel-
lo ^ 0 Stare a sportello, dicono gli
artefici quando* in alcuni giorni di
mezze feste o simili, non apro-
no interamente la bottega , ma
tengono solamente aperto lo spor-
tello. — Stare cogli occìU a spor-
tello. Tener gli occhi socchiusi , o
anche Veder lume da un occhio so-
lo per esser l' altro chiuso per ma-
lattia o per altra cagione. Èsser lo-
sco. Cieco da un occhio. — Cunzar
pr el fést. -* Conciar pel di delle
feste.— Trattar male.— Wr al nom
del fést a un. — Nominare alcuno
pel suo nome, vale Dirgli villania.
-o Èsser quéll eh* paga la fèsta. —
Esser il pigiato. Esser quello frai
giocatori su cui .ricade la perdila
di tutto il giuoco. — Cmandar el
fèst. — Dar l'orma ai topi, o ai
terremoti. Dicesi di quelli senza
de' quali pare non si possa fare
nessuna cosa.— Far la fèsta, — fe-
steggiare, per Solennizzare, e per
Far feste, giuochi. E per metaf. t>-
cidere. — De d' fèsta. — Dì festivo.
ed anche Festereccio , Festévole. —
Giusta^or del fést. — Abito feste-
reccio.
TÉSTOLa , n. f Fistola. Fistula.
FETÒUR. V. Puzza.
FETTA, (coll'd chiusa). Fitta. Dolor
pungente intermittente.
FÉTTA, (coire aperta). Fetta, (col-
PIA
261
FU
l'echiasa). Particella d'alcuna co-
sa tagliata sollìliDeQle.F6//a di pa-
ne, dì carne, ec. — Taiar in féU.
— Affettare. — Pan taid in fèti,
— ¥ane affettato, — Fétta d tèr-
ra.-^ Campo. Spazio di lerreuo
uon contornalo da mori, ma piut-
tosto da alberi.
FETTLA, n. f. Arpe$e, n. m. Pezzo di
ferro con cui negli ediflzi si tengo-
no unite insieme pietre con pietre.
FIÀ Fiato , ^(i/o.. Aria respirata ch'e-
sce dalla bocca degli animali. —
Tirar al fid. — Pigliare il fiato,
Raccorre il fiato, •^ Al n'i latia
nianc tirar al fid. — Non p/i to-
scia riavere il fiato. — lf*avèir
nianc al fid cald.N'é$ser nianc
bòn d'far sudar un ov. -<- E' non
ha tanto caldo che cuoca un uovo.
Aon poter dir mesci. Esser poveriS"
ùìHQ 0 Non avere alcuna autorità.
— Tirar al fid cùn i deint. — Es-
tere agli estremi. — Una cossa /a^
ta cùn al fid. — Cosa finita coli' o-
ii(o.— Fiato, figurai, si prende per
Forza, Lena, Vigore. — Un om
eh' n'ha fid da far al facchein. —
I/n uomo che non ha fiato per fac-
chino.— Fiato si adopera in sigoif.
di iVi>n/e. Tu non intendi fiato. La
sera non mangiar fiato, -—in' ti-
ra nianc un fid d'aria. — Non spi-
ra un fiato di vento, — Torr al fid,
— Mozzare il fiato. — N'pssèir a-
vèir al fid, — Non riaver V a-
iito. — Tgnir al fid, — KUener
l'alito. Non respirare. — Un om
eh' a i puzza al fid, — Fiatoso,.
HACC.n. m. Fiacco, n. m. Bovina,
n. f. ^ fioco d* bastund. Dar un
fia€c,un fudrèlt, una carga d'ba-
slund. — Dare un carpicelo, un
carico di bastonate. — Far un
gran pace, — Far falò, figurai.
Risplendere, far comparsa,
FIACC, add. Fiacco, Frollo, Lasso,
Oebole, agg.
FIACCA, n. f. Fiacchezza, Lassezza,
^aìichezza. Svogliataggine, Len-
tezza, — Fiocca si prende anphe
per aggiunto d'uomo o di donna:
X.' e una fiacca, — Egli è uno ivo-
gliato, — Avèir la fiacca,-^ Essere
spossato , frollo. — Fiacca in lin-
gua italiana vale Roniore, FracaS'
so, Ruina, — Fiacca di castagn.
Quando , per la caduta prematura
di neve , i rami de' castagni coperti
ancora di Toglie verdi cedono al
grande peso, bl rompono e si schian-
tano. Fiaccarsi si dicono gli alberi
da' pomi, dalla neve, o dal'ghiac'
ciò. E perciò por Fiacca potrà be*
nissimo dirsi Fiaccameuto de' ca-
stagni,
•FIACCAR e FIACCARS. v. Fiaccare,
Fiaccarsi, Rompere, Rompersi, v.
TIALAPP. Nottolone. Augello not-
turno.
EIA MIA. ÉSSR UNA FIA MIA. Prover-
bio preso da'veneziani. Aver gli oc»
chi tiella collottola, o il diavolo in
testa, 0 scopato più d'un cero. Sa»
pere a quanti di è san Biagio , o
dove il Diavolo tien la coda. Esser
putta scodala, o gazza con pelata
coda. Esser bagnalo e cimato, 4-
ver scorticato la volpe. Esser vol-
pe vecchia, o volpofie. E con modo
basso Aver cotto il culone'ced
rossi, 0 Aver piscialo in più d'una
neve. Delti tutti che vasliono Esse»
re astutissimo , e non facile ad es-
sere aggirato. I boi. hanno essi
pure molti proverbi simili: Essrth
na vòulp véccia, Un^vulpòn, Un
fein merci, Savèir dòv al diavel
tein la co , ec.
FIAMMA. Fiamma. — Far dia fiam-
ma, Una cossa ch'fazza dia fiam-
ma. — Fiammeggiare, Fiammare,
Splèndere, Bisplèndere, Sfolgorare,
Baggiare. Lampeggiare. Rifulgere,
Scintillare. Veiì>i affini di significa-
to, non però sinonimi. — Da Fiam-
ma vengono: Fiammato, add. Fat-
to a fiamma. — Fiammante, Fiam-
meggiante, Che manda fiamma. -;-
Fiammesco. Di. fiamma- — Fiammi-
fero. Che porta fiamma. I diminuti-
Pie
S69
FtL
^tì Fiammella, Fiammetta, Fiam-
micella, FiammoUfia.
FIAMMA, FIAMMARÀ, FIAHMARATA^
n. f. (Forse da fiamma ratta).
Fiamma lieta. Fiamma che si fa
con fascÌDe o altro , che dura poco.
— Dòp èsser s' dd una fiamma. —
Dopo una, 0 Dopo una lieta fiamma.
— Fiamma. — Sterco di cavallo.
*FIAMMÉINGA. Fiamminga. Serie di
stoviglia. — Fiammèinga, chiama-
no i boi. anche la legatura di una
special fatta di anelli.
FlANC. Fianco. — Avéir di gran
fianc. — Esser fiancuto. — Battr i
flatus. — Suonar la lunga, modo
basso. Aver gran fame.
FIAPP» add. Dilègine, agg. Di poco
nervo, facile a piegarsi; come pan-
no, carta, e simili. Floscio, Biotte,
Debole.
FIASC. Fiasco di terra cotta. — Fia-
sco di vetro vale Zucca V. — Far
fiasc.'-Ber bianco. Far fico. Dare in
nulla. Venir corta qualche cosa.
Venir tnaraco. Dicesi di chi non rie-
sce ne' suoi disegni.
FIASCA, n. f. Fiasca. Fiasco grande
di vetro , o di terra, di forma stiac-
ciata.
•FIASTER, n. m. FIASTRA, n. f. Fi-
gliastro, n. m. Figliastra, n. f.
FICCAR, V. Ficcare. Cacciare. Intro^
dnrre, una cosa con violenza. I
suoi composti sono Conficcare. Ri-
ficcare. ( Boi. Tumar a ficcar). —
11 contrario di Conficcare è Sconfic-
care. — Ficcar i ucc' in-t-al mu-
' stazz.^ Ficcar gli occhi in faccia.
— Ficcar zò una porta , una mu-
raia. — Buttare a terra , Gettare
a terra. Atterrare un muro, una
porta. Gettare è voce più nobile, e
dignitosa di Ficcare , Buttare e
Cacciare. Cosi dicasi delle voci
boi. Cazzar e ficcar, che si pos-
pongono sempre a Trar. V. Tirar.
'^Buttar non è più voce boi. e nem-
meno Gettar, che s'usa in altro si-
gnlBcato, e pronunziasi anzi Zttar.
V. — Dov diavel v'siv ficcd. — Do-
ve diavol ti sei fitto? Dove mai ti
sei imbucato, inselvato?
FIDATÉZZA. Fedeltà.
FIG. Fico. — Fig sècc. — Ficosecco.
— Fig verdecc'. — Fico verdino.
-^Sfilza d' fig. "- Resta di fichi.
— A n'val un fig sècc. *— Non vaie
un fico secco. Non vale un'acca,
un lupino, un frullo, un bagatti-
no , una patacca.
FIGADÉTT. Fegatello. Pezzetto di fe-
gato ravvolto nella rete del suo a-
nimale, e dicesi per lo più di quel-
lo di porco.
FIGARA , n. f. Fichereto e Ficheto, n.
m. Luogo dove siansi piantati mol-
ti fichi. — Ficaia, vale l'albero del
fico.
FIGAROLA. Brocca. Canna spaccata
in cima per coglier fichi. Ma questa
piuttosto dicesi da' boi. Giova. La
figarola è un piccolo imbuto « io-
fisso su di una canna deija capaciti
della frutta da raccogliere, cioè
pere, mele, fichi, dentato nell'or-
lo superiore, per tagliare il pic-
ciuolo.
FIGURA. Figura. La forma esteriore
di una cosa materiale. — Far figu-
ra. — Figurare. — Far la prèma
figura. — Primeggiare. — Far ii-
na bèlla figura. — Far compari-
scenza, comparsa, apparenza. —
Far trista figura. — Esser pèrgo-
la. Dicesi di chi non sa disimpe-
gnarsi in una conversazione. —
Quèll eh' fa el figur d' tèrra cotta.
— Plasticatore o Plàstico. — Cero-
plasta. Ch'i fa figure di cera. — Get-
saiuolo. Formatore di statue, vasi,
od altro che si getta in gesso. ^
Figurista. Termine d'arte. Dipintor
di figure; cosi Fiorista, Paesista.
— Figura, per Immagine.
FIL, n. sing. m. FIL, plur. m. e FILA.
plur. f. Filo, sing. m. Fili, plur. di.
e Fila, plur. f. i— Fil egual. — Filo
agguagliato. — Fil dseguat. — Zi-
to ineguale , Diseguale. — Filo, va-
le ancora Linea. — Andar a fil.
Drétt fil, — Andare a filo. Andan
PIL
263
Flt
in Unea. — Tirar a fU. — Thwre
a filo , a diritiura. ~-~FUdi perle »
di coralli» vale Vezzo o Collana
scempia. — Filo dicesi anche al ta-
glio de'coltelii , ed altre simili ar-
mi. -— Dar al fil a un eurléll, —
Affilare. — Apéir, Vlèir, Far una
coesa d'fil. — Avere, Volere, Fare
una cosa di filo, per filo, vale Per
forza. — Éstr in fll. — Eieere in
arnese. — - Meilert' in fil, — Rim-
pannucciarsi, Mettersi in arnese.
— Fila da metlr in-V^una piaqa.
— Faldelle, plur.— Fil per Fila-
to, n. m. cioè Ogni cosa filata. —
Trèinta Ur d'fil. — Trenta libbre
di filato. '-^ Ftl. '-^ Corda, dicesi
dagli artefici , agricoltori , ec. Qual-
sivoglia fanicella, o simile che si
adopera per la dirittura.— i4drtiuar
al fil per tor la drìilura, — Usar
la corda per provare , per prende-
re la dirittura.^^A fU,-^ A eorda,
posto avverbialm. vale A dirittura,
A un pari, A livello. Cosi Andare,
Stare, Tornare a corda, vogliono
Essere in dirittura, secondo che
mostra la corda tirata a diritto.
FILA, n. f. Fila. Fila di soldati, di
cacciatori, ec. — Metters'in fila.
— Affilarsi. — Andar zó d'fila. —
Spiarsi. Sfilare. — Zeinqu o sì de
dri d' fila. '^ Cinque , 0 sei giorni
continui, seguenti, successioi, a
dilungo , alla distesa.
FILA , D. f. V. Capta, — Ed aggetttv.
Filato.
FiLADEIN eFILlNDÉINT. Filondente.
Sorta di tela molto rada. •« Andar
d'filindèinl. -^ Andar debolmente,
— La va d* filindèint. E vale Si va
tapinando. Si tapina, ctoò Si vive
miseramente.
FILADÒUR, n. m. FILADÒURA, n. f.
Filatore, n. m. Filatrice e Filatora,
n. f.
FILADUR. V. Filarein,
FILADURA. e da alcuni FILANDA, o
FiLÈ^Dk, Filatura, L'arte, e rat-
io del filare; — Filatura si prende
ancora pel Filato medesimo. Dai
boi; s' intende piuttosto ia vaMa
del filare. — * Pr avèir del Mn fila
suttil a i voi veint baioce d' fitadu-
ra, — Per ottenere filato fine di
lino vi occorre la valuta di venti
beàocchi per libbra,
FILAGNA. Catena, Que' pezzi di legna-
me che legano i pali affondati per
fabbricare. Catenelli sono que' pez-
zi di legno minori delle catene,
che uniti a queste legano le varie
file di pali tra loro. -» Arrombatu-
ra dicesi Quel legamento di pali
con catene, o catenelli in guisa,
che vengano a formare come una
rete di rombi.
FILAR. V. Filare, v. ^ Una bòli
eh' fila, — Una botte che fila , vale
Che getta sottilmente.—* Vein chfi-
la. — Vino che fila, vale Che viene
sottilmente senza far remore a gui-
sa deir olio , ciò che accade quando
è guasto. — Furmai eh' (Uà. •*
Formaggio che fila, cioò Che fa
. fila.
FILAREIN. FILADUR. Filatoio. SorU
di ordigno da filare il Uno , la lana,
e simili.
FILATÓI. Filatoio. Luogo dove sono
i valichi . ed altri ingegni da filare
la seta. — Guastar al filatói, ^^
Guastar Varie o il mestiere, o la
festa. Romper l'uovo nel paniere.
Rompere, o guastare l'uovo in boc-
ca. Guastare i disegni altrui. Rom-
pere un progetto.
FILÀTUIIR. Filatoiaio. Colui che la-
vora al filatoio.
FILÉLL. SciUnguàgnolo. Filetto, Fi-
letto, FraneUo. Legamento valido
e membranoso posto nel mezzo del-
la oarte di sotto della lingua. —
Aveir al filéll béin taid, — Aver
rotto, o sciolto lo scilinguagnolo.
Averla lingua afillaia , sciolta. Di-
cesi di uno che favelli assai , e ar-
ditamente.
TILÉTT . n. m. Filetto. Filo, — Tirar
i filett, — ' Segnare le Unse, o t fi-
letti. Dicesi dai pittori di decora-
zione , e dai calligrafi.'
FIR
264
FIO
FILÓN. Filò deWt $eMéfUL -*- FUèn
dTvidiU. — Filo. Osella parte mi-
doliosa che ai trova nelle yertebrc,
che 800 loogo il dosso degli aBima-
11, e allora solamente quando n'è
tratta per servir di cibo. — » Filone
in ital. s'intende pel Principal filo
della terra metallica nelle miniere.
-— Filane, o girilo della corrente
di un fiume, si dicedagli idraulici,
Qnel laogo dove l' acqua è plh pro-
fonda , e corre con maggior ve-
locità.
TILTAR , V. Filettare, -» Filtar un
Uber Ugd. «-' FiUltare. Ornare,
FILlJCA,n. f. Feluca, n. f. Piccola
nave di basso bordo. — Per slmilit
FUùea e Filueòn. — Fìueragnolo.
Uomo longo e magro.
F1LU6RANA. Filigrana. Spezie di la-
voro fine in oro, od in argento, i-
mitante l'arabesco.
FINADGA. Finale, -^ Una béUafin&-
dga d' un' aria. — Una bella finale
d'un* aria. — Una bèlla finadga
d'una poeti. — Bella finale d' un
componimento poetico. — Finadga
d'una strd. — Capo d'una etra-
da. •— Alla finadga dèi camp. -^
A capo del campo. Alla fine del
campo. — Finadga significa alle
volte anche Lembo. -*- La finadga
d'una t>etein€L -^ il lembo di una
veste. '
FINANZA, DUGAN A, e volgarm. GA-
BÈLLA, n. f. Dogana, a. f. Luogo
dove si scaricano le mercamie per
mostrarle e gabellarle. -«• Finanz ,
-nsualm. Le entrate o rendite del
principato. — Star mài a, o Èseer
$car$ d' finanz. «^ Esaere di pochi
averi. Trovarsi in angustie di de-
nari.
TINANZIR. V. Barìandolt.
FINE, CUMPÉ, add. Finito. Compito.
Compiuto. Terminaio, agg.— (7om-
pleto non è di buona lingua. É sla-
to usato per termine militare. Vit-
toria completa. Reggimenti com-
pleti, eé. -^ In conseguenaa non si
diri Completamente , ma Compiu-
tamente.'^ Dna co$a ebe n'é niam
fini. — Incompiulo. Cosa iiscon-
fijiila.— Incompleto noft ò de'bue-
ni scrittori.
FINÉZZA. Finezza. QualitA di ciò cb'è
fine. V. Fein, add. ^ Fimèzza, Qm-
sta voce che in bolognese è gene
rica, ne ba molte corrispopdeati
nella lingua nazionale. Si prende
per Accoglienza , Vezzo, Carezze,
Piacere, Favore, Grazia, Benefi-
cio, Servigio, Cortesia, Uffizio, ec.
FINIMEINT DEL CAVALL. Arnesi. For-
nimenti. Arredi. Bardatura. Bar-
damento. — Mettr i finimeint a un
cavalL — J^ardamenfofV.— Cacar
i finimeint. — Levar via gli arnesi
al cavallo. -^ Finimeint da iaola,
da cammein, — Finimenio da ta-
vola , da camminetto , ec
FINIR, CUMPIR. V. Finire. Terminar
rCi, Comfpire. Compiere. Dar compi-
mento. Condarre a fine.-* Per Ce*-
sare. Fòla mo fine. — Falla finiU.
'^ Fimla mo. — Oh via finitela. —
Finir per Definire , Deffinire e Di(-
finire. Determinare. ^ Finir per
Aggradire, Piacere.-^ L'è unacot-
sa ch'n'em' finess. -^ È cosa che
non mi aggrada abbastanza. -^t
stata adoperata da qualche Classico
anche la voce Fornire , e dieon po-
ro alcuni boi. Fumir^per Finire,
ma non consiglierei d' imitarli,
giacché abbiamo tanti equi vaienti:
e riterrei qnel verbo per Sommi»
strare , Provvedere.
FINTÓN. Fintacelo. Fintiesima. Su-
peri, di Finto.
TINZIÒN. B. f. Finzione, n. f. Fingi-
mento, n.m,
FIOCC. Fiocco 0 Biòccolo. Propria-
mente il vello della lana. — Fiocc
d'nèiv. — Fiocco di neve. — Fioce
di* aridi, dia zanèlla. — Nappino
da oriuolo, da canna. Fiocchetio.
— Fiocc del giustacor.— iVoppina.
ed anche Fiocchetto. — Fiocc dia
spada , dèi vinlai. -— Fiocco di ns-
stro che si tiene alla 9pada,al ven-
taglio. — Fiocc dalla pòlver d'zi-
FIO
365
FIT
f)W. dèi pnéll. — Nappo. B IViMiil-
tio quand' è di piuma o pelo di co-
ulglio. — Fi9ce da punirà. — Nap-
pa. — Una coisa peina d'ftucc»
d' fiucc/iett. — FioediéUaio , agg.
—•Far al fioec. — Vale f«w« il furto.
— Andar cùn i fioecM. -* Andar
di rondone, di vanffo. Cioè assai
bene, a seconda. — Far una co»»a
in-t-i fiocchi. — Fare una cosa
Ci)' flòcchi.*^ Saltar fora ìm-M fioc-
chi. — Uicir co' fiocchi.
lOL. n. m. e FIOLA . n. f. Figliuolo,
n. in. la, u. f. Figlio, gUa. -^ I/è
fiold'so pader, o L'è fiala d' so
inader. — La scheggia Irae dal
ceppo. I filali somigliaBO i genitori.
^ Esser tùil fiù d'una mamma. -^
Essere tutii d' una stessa pannina.
Tulli poco bnoBi.
i'^IM'A, n. f. Pioppo, n. m. ed anche
Hoppa, n. f. Albero di legno bian-
co notissimo. -— Fioppa zipressei-
uà. .» Pioppo cipressifìo.
'iÓUR, n. m. Fiore, n. m. — Le sue
parli sono: il Pedùncolo o Gambo.
Quel picciuolo dal quale è soslenu-
lo. — Càlice. La parie inferiore
che lo sostenta e lo circonda. •—
Cifrolla. Tutte le foglie insieme del
fiore. — Pètalo. La foglia del Oore.
--' Pistillo. Quel filetto che sorge
nel centro del fiore, fa l'uffizio di
femmina , e produce il frutto alla
sua base» che chiamasi prima Ger-
me. — La parte superiore del pi-
stillodicesi Stimma.'^ Stilo è quel-
lo che unisce il germe allo stimma.
'-Stame, e Stami io plur.sono Quei
filamenti che circondano il pistillo,
e fanno T uffizio del maschio. -*- La
lesta , globetto , o borsetu alla ci-
ina degli stami dicesi Antera. Essa
contiene la polvere fecondante dot-
ta il PòlUne. — Il dial. boi. , come
o^nun sa , non ha queslr termini
che sono propri della Scienza. —
Fiòur averi. — Fiore aperto, «doc-
ciato. — Assrd. — Chiuso. — Mèzz
ooer(.— Socchiuso. — €h eroda.
-*- Caduco. — Sfuià. — Spicciola-
to. -• Pass. — Vizzo, languente.
-~ SMatuL — Scolorilo. ^ Fiore
prendesi ancora per la parte piìi
fine, e migliore di qualsivoglia co-
sa. Fior di farina, di calce, di zol-
fo, — Nella guisa stessa che si tro-
vano tanto variati i nomi de' frutti
non solo nelle diverso parti dell' I-
talia , ma presso gli ortolani di una
medesima provincia , si osserve-
ranno ancora variati i nomi de' fio-
ri e delle piante presso i giardinie-
ri, lo accennerò alcuni de' comuni'
più per esempio , che per istruzio-
ne, la quale polrà ricavarsi dalla
lettura de' libri di giardinaggio. —
Fiòur d' uslein. -^ Sfprosie di cava-
liere. Fiorcappuccio, detto da'iKU.
Consolida reale. — Fiòur de vlud.
— Fiorvelluto. Amaranto. — Fiòur
dalla nèiv. — Còlchieo autunnale ;
volgarm. detto Zafferano (mstar-
do. — Fiòur dia trinità. — Epàliva.
volgarm. Fegatella. — Fiòur dia
passiòn."- Granadiglia.— Fiorita,
boi. Fiurida. W tempo della lioritu-
ra delle piante. — Un fiòur n'fa
premavèira. — Una rondine non
fa primavera.
FIÓZZ. m. FIÒZZA. f. Figlioccio, n.
m. FigUoccia, f. Quegli o quella
eh' è tenuta al battesimo.
FlSCClA. Fischiata. Fischio forte.
V. Uquld , voce più popolare.
FISGCIAMÉINT. FiscMamento. Fischio
continuato.
FISCCIAR, V. Fischiare e Sibilare. V.
Uquld. StuflUar.
FISSAMURIA , n. f. Spessezza. E flg.
Calca di popolo.
FISSÉZZA. V. Fcss. — Fissezza dai fi-
losofi dicesi la Proprietà de' corpi
di non isciogliersi al fuoco. Ed an-
che vien presa per Fermezza. E fi-
nalmente per Fissazione di mente.
FISSÒ. V. FAZZULÈTT.
FISSURA. V. Fèssa. Cherpadura.
FISSUHEINA, n. f. Fessolino, n. m.
Piccolo fesso.
FITTÓN. Colonniìio. Colonnella. Pila-
strino' lo adatterei ciascuno dei
29
FIU
266
FLO
suddetti nomi alle forme diverse.
Quindi direi Colonnetta t-qna^nào è
Siuttosto grande e di forma cilin-
rica. Colonnino, quando sia di
questa stessa forma » ma più picco-
lo. Pilaalfini chiamerei i para Ielle-
pi pedi. E darei anche un altro no-
me a quelli di legno, che sono lun-
go le strade di campagna, chiaman-
doli: Pali di legno. — Fittòn di al-
ber.'^Fittòne. Radice maestra della
pianta fitta nella terra per diritto
FllIBBA. Ft66ta. Fibbie da scarpe.da
(inimenti^da caì>aUi. Fibbie da òt-
ianetni delle carrozze. — Fibbiàio.
Colui che fa , o vende le fibbie. —
Fibbiare e Affibbiare, Fermare con
fibbia.
FIUBBÉTTA, FIUBBEINA. Fibbietta,
Fibbiettina.
FIUCCHEIN, R. m Zappetta, Nappi-
na, n. f. Fiocchetto» n, m.
FIUCGÓN. Nappone. Gran flocco.
FllIM. Fiume. Adunanza d'acqua di
corso perenne. — Si distingue in
ciò dal Torrente» ch'è un'adunanza
. d' acqua, che ha corso temporaneo.
•^ Fiume reale f quando ha lo sboc-
co in mare. — Fiume tributario.
Che perde il suo nome Dell'unirsi
ad un altro. <»- Fiume incatstUo.
Quello le cui piene ordinarie resta-
no compreiie dentro le proprie ri-
pe. •>- Fiume inondante. Le cui
piene si spandono per le campagne.
— Fiume arginato. Le cui piene
sono sostenute dagli argini. --• Fiu^
me morto. Un alveo abbandonato
affatto dall'acqua.
FIVRA. Febbre.— Un ch'ava la fivra.
Febbricitante» agg. e sust. Febbri-*
coso, e Febbraio» agg. ••* Febbrile.
Attenente a febbre. -*- Avèir la ft-
vra. — Febbricitare e Febbricare.
•»- Febbricita è il febbricitare, o la
malattia della febbre. — Medica-
mèint per la flora. -^- Febbriftiigo.
FIURÀ.add. Ftort7o, agg. Tessuto a
fiori ; 0 Sparso di fiori. <»- Baè flu-
rd, Carta fturd. — Raso fwrUo.
Carta fiorita. A fiori. Affiorata,
FiUBARA. Fioraia. V. d. U. Venditrici'
di fiori.
FIURÉ, add. Fiorito» agg. Giardino
fiorito» Prato fiorito.
FiURlDA. moritura. - Al tèimp dia
fiurida del ros. — U tempo delU
fhrilura delle rose.
FIURIRA. Ghirlanda di fiori.
FiVRÓUS, add. (Dal fr. Fievrcus
Febbricoso. Febbri fico. Febbrifero .
agg. Che induce febbre. -^A< mlùn
è fivròus. -« Il pappone è febbrietr
so. •- Febbroso , come è detto io
Fiora , vale FebMeitante.
FiURUM»n. m. Tritumi» che restano
nel fenile dopo eh' è tolto il fieno,
. La voce boi. è proprissima • perche
appunto quello che rimane del fie-
no è U tritume de' fiori delle erbe .
che alla bolognese si potrebbe dire
Fiorume,
FIUTAR, V. FioUare, B^onMare.
per similit. quel Borbottare cbe
fanno le persone disgustale . e
malcontente. — Fiutare vale A'o*
sare.
FLaC. Fraeh.&orìSL di abito, cosi det-
to dall'inglese FraJt
FLAMBOÀ, (dal fr. Framboise). Lam-
pone. Frutto simile alle more, d'oo
arbusto spinoso. Da'boton. Rubiti
idaetis.
FLÀT. Flato. — GherUnghein è l»
picool flato. V. Ròtt. — FUU ch'piz'
zen d'ov stinta. -^ Flati di oóon
corrotto, e mdoroso.
FLATULÉINT, add. FUUuoeo . m
Che ha , o genera flati.
FLATULÉINZA, Flatuosità. Ventosità.
FLAZBLL. Flagello. AvversiU grande
Per Quantità grande. MolUtudisi,
'^ Aie un fiazéll d'zèint. — K <
tanta gente » oh' è un fiagetlo.
'FLEBOTOM. Fkbotomo.
FLICCHÈTT, FLEG, n. m< Voce boi
nel giuoco del Tarroeco, e vale fU-
colo trionfo. Uno de' trionfi di mi-
nor valore. Io direi Trionfetto;é
anche con voce propria FUcièetto.
FLORE. Parola latina chej boi. osano
in questo significato: Essr in fiott
FNB
S67
FOI
— Estere in fiore » in otUmo italo ,
sia di salute, sia di beni.
LOSS, add. Flotcio» agg. Fiévole. Di-
lègine. Snervaio. •— Dicesi Fioeeez"
za , Fievolezza Lo sialo delle fibre ,
0 altro, che abbia perdalo la sua
slastìcitii
LUSS. Fiùeeo, Mal di pondi, Aoche i
contadini boi. dicono McU di pondi,
0 Mai di pond. Frequente e non
naturale espulsione di materie li-
quide dalle budella.— f/tMt< e f ille-
so. FruasB e Fruuo. Dicesi , nel
giaoco a primiera , quando le quat-
tro carte sono del medesimo seme.
FLUSSIÓN » n. f. Fiueeione.
NAROL » n. m. Insello cosi dello dai
boi. perchè si fa più frequente e
molesto nel tempo della flilcia-
tura del fieno. — CùUce, n. m. V.
d. U. Ed è una spezie di Zanzà-
ra delta Seinipìùe in Storia Na-
turale.
•^NÉ$TRA« n. f. Fineeira, n. f. Balcone,
n. m. Finestra si dice tanto dell' a-
periura, che si fa nella parete del-
la muraglia per dar lume alla slan*
za, quanto dell' imposta o altro,
con che si chiude delta apertura.
Mirra cun ia vedrà. -~ Fineeira
inoetriata, •<* Cùn V impanna. —
Finetlra inupannaia.-^Cùn la fi^a-
da. — Finestra ferrala. — cJuii la
froda a gaifbia. •*• Finestra ingi'
nocehiata.'^ Una fnéìtra ch'gttar'
da> eh' corrispond in-t-un eurtil.
*- Finestra che risponde sopra un
cortile. — Una fazzd, un lug pein
d'fnéster. -^ Fincstrato, n. m. Do-
ve sono le finestre; ordine di fine-
sire. — Fiììestra sopra tetto dice-
si V Abbaino. V. Luminarol. — Fnè-
itra cùn al spurtèll d'iègn» d'fèrr,
^'masègna. — Finestra spòrtella"
ta di legno , di ferro, di pietra. —
0 magna sta mnéstra , o salta sta
fnétira; che anche dicono i boi. 0
bèvw, 0 andgar»\ 0 dèint o ga-
nasjo. — A questo fiasco bisogna
otre Q affogare. 0 bere o affogai.
- Fnéstra in-i'-al scriver, — Lacu-
na. Magalotti ha usalo Finestra .
per traslaio.
FNOCC'.n.m. sing.e FNUCC\ plur.fi-
nocehiOt b. m.sing.e Finocchi, plur.
Frutto erbaceo ortense notissimo.
FNUCCEINA , n. f. Seme di finoechio.
FNUCCIAR. lo slesso che Tintinagar. V.
FODRA, n. f. Fòdera, n. f. Soppanno,
Fòdero . n. m. (}uesl' ultimo voca-
bolo si usa piti comunemente per
Guaina. — fodero della spada,
del coltello, ec. che i boi. fanno
pur masc. roder. — Fodra dèi ta-
marazz, paiazz, cavzzal. — Cu*
scio di materassa, di saccone, di
capezzale.
FÓl, Foglio. Dello assolul. s' intende
per Quella forma rettangolare di
carta intera come esce dalle mani
del fabbricatore.
FÒIA, FogUa. — Foglie di cavoli, di
prezzemolo. Foglia di moro gelso ;
oppure Foglia assolul. da nutrica-
re t bachi da seta. — E per similit.
Oro, argenlQ in foglia. — Fòia
d'or, fòia d'arzèint, — Foglia d'o-
ro,d*argento. -* Melali cùn la fòia
d'arzèint. d' or, — Metallo inc-a-
mieiato d'argento, d'oro. — Da Fo-
gUa ir iene Fogliare. Ihrodur foglie ,
ma ò V. ani. Infognarsi. Vestirsi di
foglie è V. d. U. Verzicare. — Sfo-
gliare, e per simil. Brucare e Di-
brucare. Levar le foglie. — Sfo-
gHarsi. Perder le foglie. — Foglia'
lo. Foglioso, Fogliato, agg. PIen
di foglie. — Fogliame. Quantità di
foglie. «- Foglietta, Fogliolina, Fo-
gUeitina , Fogliuccia , Fogliuzza.
Piccola foglia. — Foglione. Gran
foglia. — Fognatura. Dicono 1 pit-
tori la Maniera di rappresentare i
fogliami. — Alla cruda del fai. —
ÀI cader deUe foglie. Sul fine di'l-
r autunno. — Termar com fa una
fòia. — Tremar come bubbola , co-
me una verga , a foglia a foglia ,
a verga a verga. — Fòia d' tabac
da pipar. — Foglietta. — Al pei sa
giùst cm'è una fòia. — Gli è Ug-
gier leggieri. Pesa quasi nulla.
FON
FOLA. Favola, Foia. Novella, — Ctiit-
tar del fai — Favoleggiare. Favo-
lare'. Novellare. — Un eh' conia
del fol. — Favoleggiatore. Favokt-
io. Favolatore. Novellatore. — Fa-
voloso. Favolesco. Che tien di fa-
vola. — Novelliere. Novelliero. Che
reca favole. — Novellista. Che scri-
ve novelle, ed aocbe sia sulle no-
velle. --^ A far la fola tenga e car-
ta. — A farla breve. In tfreve. Per
dire in breve.
TÒLGA. Folaga. Uccello noto.
FÒND » n. ni. FUiNDÈZZA . n. f. Fotuio ,
n. m. Profondità y n. t. •— Al fond
d'un biccMr, d'un cadein. — Il
foìido d' un bicchiero , d* un baci-
no.—Per Sedimento de' liquidi. Fon-
do y Feccia , Posatura , Foììdata*
Quella del vino si chiama pro-
pcianienle Fònd dia bòli. — Fondi-
gliuolo. Quel residuo di vino quan-
do la bolle è presso ad esser vuola.
— Fònd d' buttciga. — Fondaccio
di bottega. Diconsi le ciarpe, gli
scanipoii , che restano in boliega.
— Fònd per Podere. — il» ch'ha
dòds fond in muntoffna. — Uno
che ha dodici poderi al monte.
FÒND^add. Profondo. Cupo. Fondo.
Còììcavo. Cavo. — Quando la pro-
fondila non è molta si dice Cupo,
Còncavo. — Un cadein fònd. — Un
bacino cupo. — Un piati fònd. —
Un piatto concavo. — Una busa
fènda, — Una buca profonda. ^
Far una fossa fónda dis pi. — Fa-
re una fossa cava dieci piedk —
Còncavo è termine opposto a Con-
vesso (bo\. Arlivà). *-- Concavo-con-
cava. Aggiunto dato a quella lente
di vetro di cui le superficie amen-
due sono concave. Nel dialetto si
direbtie Una lèint fonda da tùli e
dòu et band. Còncavo-convessa» ec.
(Boi. Da una banda fonda, e da
qui' altra arlivd).
FÓNDA, n. f. Fonda, n. f. Concavità.
Ptvfondità , n. f. Fonilo , Còncavo,
n. m. Dicesi II concavo del cucchia-
io. Il concavo della mano. La con-
268 Foa '
cavità ^una pentola, eo. I boi Q'
sano delle voci Busa, Busameina,
Cónca, p. e. Un létt ch'ha la bnui
in mézz. Una tavla ch'ha la còmu
tu mézz , ec.
FÓNDER, V. Fóndere, v. Liquefare i
metalli al fuoco, e generalmeoie
sciogliere.— In boi. non si usa ebe
air infinito Fotìdr el catnpan'.-
Fondere il bronzo per fame hm
campana. E modernamente nel
participio Férr fus. — Ferro futa.
— In lutti gli altri casi adoperasi
il verbo Dsfar.
FONZ. Fun^o. — Fungaia. Fungheto.
Luogo ferace di funghi. — Fungi-
forme. Cb* è conformato a maniera
di fungo. — Fungile. Petrìficazioitf
che imita il fungo. — Fungoso,^
Pien di funghi. — Prato fuwjout
Albero fungoso. — Fonz dia ròu-
vra. — Agàrico. Fungo arbitno.
Fungo da far esca. — Fònz. — Fiih-
go. Quei bottone che si genera nel-
la sommità del lucignolo acceso
della lucerna. Lucerna fungosa.
FORA. FuoH e Fuora, Fuor. — Star
d'fora, andar d'fora, — Star tlì
fuori. Andar di fuori. Aiubre, o
Slare di fuori della città , delb ter-
ra murata. — Un om de d'fora. —
Forese. Uno che abita fuor de'lw»
ghi murati.— Andar per d'fora,
Trar per d* fora. — Versare. Dice>i
de' liquidi quando sono al coIbo.
L'acqua de' fiumi quando trapeb.
dicesi Dar fuori. Straripare. -
Dar per d'fora. — t}scir del mani-
co. It^uriare. Dar nelle furie. -
Vlèirla veder fora. — Voler w-
derne quanto la gola , quanto h
canna, quaìiio s'avrà fiato. — I^r
fora. — Dar in fuora. Dicesi dd
male quando manda alla cute rio-
terna malignità. Ed anche Scoprir-
si. Manifestarsi. — Purtarta fora.
— Camparla. Scamparla. — S'a
la pori fora. — Se campo da qm-
sta. — VgtUr in fora.— Essere, l'sei-
re in fuori, ergere. — Ouelt ck't
per d'fora. '^L'esteriore, Vtsterm.
F08
269
FOU
FORBSA. Fòrbice, Bing. e Fòrbici,
plur. Questo nome si usa comunem.
io plorate. Un paio di foròid d'ac-
etato fine d' Inglùllerra, Sono stale
adoperate ancbe le voci Forfice ,
Forbicia, Cesóie, n. f. plur. £ da
alconi bolognesi pure dicesi Zetùr,
e corrottafoente Dsùr. L'usiari dia
Dsuìyi fora dia porta $an Vidal,
^Ferbsa,-^ Forbici, si dice anche
a chi è ostinato nel dire o nel fare
qoeJlo, che gli è vietalo. — Forbe
ch'biassen', — V. Hiiuear. — For-
bsa.-^ Forfeccia. Bacherozzolo di
coda biforcata.
FORSl. ForM e Forsi, avv. Per awen'
tura. — Éssr in foni. Star in far-
si. -^Essere, Stare in forse. Esser
perplesso , vale In dubbio. Infuna'
re, Red. -^ Forsi sé, for si no»-'-
Forse che si , forse che no. l i)ol.
anlicbi dicevano Forsa, voce piti
accostante al latino Forsan.
FORT, sust. m. Fofte, sust. per Abi"
lUL Capacità maggiore, — L* è al
so fori. — È il stio forte.
FORT, add. Forte, agg. 1 boi. usano
qoesla voce in tulli i significali
corrispondenti alt* italiano. — ihin-
tarfort.'^ infortire. Inacetire. In-
forzare. Prendere sapor forte ,
agro.
FORT, aw. Forte, avv. Con forza.
Validamente. Fortemente, Gagliar-
damente. Tenacemente. — Correr
fori. — Correre velocemente , sol-
lecitamente, a gran passi, — Forti.
Saldi, avv. Voce che insinua ad aU
tri , e fa animo di star forte.
FORZA. Forza. — Mancanza d* forza.
— Prostrazione. Abbattimento , o
Discadimento di forze.
FOSS. n. m. Fo«9a, n. f. Spazio di
terreno cavato in lungo, di lar-
ghezza proporzionata a ricever le
acque delle strade e de' campi, che
anche li e trconda.—f ar ifuss.— Af-
fossare. Far fossa intorno al luogo.
Cignerlo di fosso. Ed Affossalo, va-
le Cinto di fosse. — 5/ar a,caì>all
^l foss , ftgur. vale Essere ambi-
guo, — Fossa, 0. f. — Fosio, n. m.
Fossa grande.— fo««o/o. ed il dim.
Fossattllo, significano Piccai tor-
rente.-^Fossa CavaUeina.-^Fossato
denominato Fossa Cavallina fuor
di porta santo Stefano presso Bolo-
gna. — Fossa per Sepoltura. V. De-
posit. — Avèir i pi in-t4a fossa. —
Averi pie nella fossa. Tener il pie-
de nel sepolcro. Aver la bocca su
la bara. Piatir coi cimiteri. Essere
alle ventitré ore. --La fossadi ucc*.
— Il cavo degli occhi.
'FÓTTA, Voce dell' inflmissima plebe,
e vale Rabbia, Ira, Slizza. -^Far
una fòlta.'^Far cosa sconvenevole,
dannosa.
FÒU Ite A. forca. Bastone lungo che ha
in cima due o tre rebbi piegati al-
quanto, pure di legno, che forma-
no tutto un pezzo . e s' adopera per
mettere insieme, rammentar pa-
glia, fieno, e simili. — Fall a four-
ca. — Forcuto e Forcato, agg. A
guisa di forca, -r Forcutamente,
avv. A forca. — Esser tra *l fourc
e al póni d'Réin. Siccome forse
una volta si appiccavano ì malfat-
tori vicino al ponte del canale (fi
Reno in Bologna, ne nacque alloca
il suddetto proverbio, che equi va le
al proverbio fiorentino Esser tra
le forche e santa Candida, che fu
già e blesa in Firenze , nella cui vi-
cinanza si piantavan le forche. E
vale Essen fra due inevitabili pe-
ricpli, o piuttosto In luogo da non
poter sfuggire il pericolo.y.Fured.
FÒUHCABUNÉLLA (FAR A). Far quer-
eia. Far querciuola, o querciuola.
Star ritto colle mani poggiate in
terra , e co' piedi all' aria.
FÓUUMA. Forma. Figura. Maniera. —
Meccanismo, dicesi a struttura prò-
pria di un corpo. — Cavo. È la for-
ma o modello delle figure di gesso.
— Fòurma d*un Hber. -'Sesto di
un libro. — Una cossa sèinza fòur-
ma. — Cosa informe , o sfotmata.
— De dòu fòurem. — Biforme. —
D' vari fòurem. — Formi-vario.
FRA
S70
FRA
PRA. Frate e Fra, sinc. Uomo df ebfo-
8tro. Mònaco, Religioso claastrale.
— Fra icudlott, conven,. — Tor^
2one, Torzoneello. Serviziale, Conr
verso. Laico. — Fra serve anche
per aggiunto dato ai laici. Fra Do-
menico. Fra Giovanni. -^At n'vdrev
un fra diserò in»tlanèiv.'-Non ve-
drebbe un corvo in un catin di lat-
te. — Fra, Fratein, per similit.
Frate. Embrice forato llitto a guisa
di cappuccio, che si mette nel tet-
to per dar lume a' granai. — ìtònor
co , vorrebbe significare Persona
soia morta al mondo , data nel riti-
ro alla contemplazione delle verilà
celesti. — Cenobita (da Cenobium.
Comunftà, Società). Religioso che
vive in un convento, sotto certe
regole , in vita comune. — Sino-
dita è sinonimo. — Eremita. Per-
sona devota ritirata in solitudi-
ne. — Anacoreta. Persona ritirala
dal consorzio degli altri uomini in
deserti , e che che mena vita au-
stera
PRAB. Fabbro e Fabbro. Ferraio e
Fabbroferràio. Propriamente Colui
che lavora i ferramenti in grosso ,
eottie Zappe, Vanghe, ec. a distin-
zione del Magnano, eh' è l' artefice
di lavori minuti, come chiavi, top-
pe, ec. ì boi. abitanti della città
chiamano Magnan tanto l' uno che
l'altro: la parola Frab è piuttosto
di campagna. Ed abbencbè questa
parola del dial. sembri errata, per-
chè anteposto Vr, che pare doves-
se dirsi Faber secondo l'origine
latina , o italiana , pure io la trovo
più ragionevole, perchè allora se
ne prenderà la derivazione da Fer-
ro; e in fatti le altre voci derivanti
da questa lo dimostrano, Frar,'
Frazzir, Framèint, ec. — VsvH da
frab, da magnan. — Attrezzi fab-
briU. Martella fabbnU.
•FRAC. V. Flac.
FR ACC, n. m. Carpicelo. — Fracc d^bdL-
stunà. — Carpicelo , Fiacco , Cari-
co, Rovescio di bastonate.
TRACANDÒ . e FRICANDÒ , ( dal fr.
Fricandeau). V. Fracassa.
FRACASS. V. Armòur.
FRACASSA , n. m. Fricastèa, n. f.
Sorta di vivanda fatui per lo piò di
carni di polli minuzzati, e colte
con uova.
FRACASSÒN, sust. FraeasEOSo, agg.
Che fa fracasso.
FRADA. Ferrato, Ferriata, Inferrar
ta. Inferriata. Lavoro Gatto di fer-
ri intraversati , o discosti in altra
guisa opportuna per vietare l' in-
gresso 0 l'uscita in finestre» o al-
tro. Frada a gabbia, — Ferriata a
gabbia. Quella che sporge in fuori.
-» Ferriate a corpo, o inginoeclm-
te: Quelle che sportane in fuori coi
ferri ripiegati in tondo. *— Froda a
mandla. — Ferriata a tnandoria.
— Ferriata a cancelli.
FRADÉLL. Fratello. Nel Damerò del
piti Fm/e/U e Frale' per aceorciam.
Gli antichi dissero anche Fratèi t
Frateg li. -^Fratello o Fratello car-
nale, o germano. Nato di medesi-
mo padre, e di una medesima ma*
dre. -~ Fratello e Fratello eofitox-
guineo. Fratello di padre, e non di
madre. Fratello uterino , o Fratel'
lo di madre. Nato delia slessa ma-
dre, ma di altro padre. (Rol. Fra-
dlaster). — Fratello naturale. Ba-
stardo. -" Fratelli cugini. Quelli i
di cui padri o madri furono fratelli
0 sorelle, che diconsi anche C^ir
ni, assoiut.
FRADLASTER. V. Fradéll
FRÀINA, n. f. Questa voce verrà pro-
babilmente da Frana ital., che vaie
Terra scoscesa, smossa, ed in con-
seguenza , che non si può lavorare
regolarmente. Ma la parola boi. si-
gnifica bdàst V. Potrebbe anche de-
rivare, e più ragionevolmente dalia
voce Ferrano, che i lat. oomina-
van Farrago. Miscuglio di alcooa
biade seminate per mietersi in er*
ba , e pasturarne il bestiame. Cbè ,
cosi suol farsi ne' luoghi, che si la-
sciano in riposo, cioè spargervi se-
FRA
S7I
FRA
menti di piaate da raceorra io ert»a
per nadrire il bestiame.
FHAIOL. Ferraiolo, FerrcUuolo, Ifon»
tello , Tabarro, — • Fratól intir, —
Mantello tondo grande, ^ Fraiol
castra , Ruclò (dal fr.)* Mantello a
gheroni.l fiorentìDi dicono anòh'es*
si Ruolo. — Ltmirwfitn, Poffran.—
Mantello con maniche, ^ Àvèir al
fraiol di umbron, (Forse, come se
uno fosse immerso neil' ombra).
Non eiser veduto. •— Manto, n. ra.
Sopravveste che cuopre le spalle ,
e la parte posteriore del corpo, la«
sciando aperta la parte anteriore.
U manto della B. Vergitte. I manti
reaU,-^ Mantello, quantunque sem-
bri dim. di Manto, tuttavolta signi-
fica Una sopravveste civile che ser-
ve a ricoprire tutta la persona.
— Ferraiuolo prendesi per Man*
tello , ma è voce triviale.— fa-
barro. É un Mantello ampio di pan-
no sodo , per lo più con bavero. —
Pallio, Corrisponde a Manto, Si di-
ce tanto il Manto papale, che il
Sacro pallio. — Cappa. Era una
volta un Mantello con cappuccio ,
chiamato(?af)peruceta,ora ritornato
in uso presso le donne sotto il no-
me francese di Capuchon, La voce
Cappa è rimasta alla veste usata da*
frati di alcune religioni , e dai con-
fratelli di unioni religiose. •»- Cap-
potto. Derivato da Cappa , è un so>
prabito con cappuccio, e con mani-
che, stratto alla vita senza quarti, di
cui fanno u^o spezialmente i marinai.
*FRAM£tNT.F6mimeAto.--Vale anche
Frammento.
¥H^^CÒÌ^. Sfrontato, Sfacciato. Hìcesi
di Quegli che nel portamento , nel-
le parole , e in checchessia procede
sfrontatamente, e con maniere av-
FBANGUÉLL. FrìngueHo, Uccelletto
noto.
FEtANGULAR , v. Andar a caccia frin-
guelli, col frugpolo.
'FRANGULGIN. n. m. Camminftto al-
la Franklin.
FRANZA (colla z aspra» perchè aia ia
vece di g). Frangia, e nel plur.
Frange. -^ Guarnir d' franta, —
Frangiare, Frangionare. — Far
la franxa. — Sfrangiare. Sfilaccia-
re il tessuto, e ridurlo a guisa di
frangia. Quindi Sfrangiato e Sfran-
giatura. — Franta (colla z dolce,
siccome sta in Inogo di e). •» Fran-
cia. Regno d'Europa.
'PRANZAR, n. m. ARA. n. f. Fabbri
calore o Fabbricatrice di fraikge.
FRAPPA. Frappa, Trincio de' veati-
menti.La voce boi. equivale a quel-
r ornamento, che si fa a piedi delle
vesti o sottane delle donne, eh* è
una striscia della medesima stoffa
attaccata a gonflettU
FRAR , V. Ferrare.
FRARÉZA. n. f. Ferreria. Massa di fer-
ramenti -* Ferrareccia, Nome col*
lettivo dato a tutte le spezie di fer-
ri grossi ad uso degli agricoltori ,
dei bottai . fabbri ec.
FRASCA. V. Fina.
FRASCA . n. f. Baco, n. m. Luogo do-
ve si fanno capannucoe di frasche
per i bachi da séta. ^ Far la fra»
Bcd, — Far boschi. ^— Andar in fra»
eoa, •— Andare alla frasca , o AU'
dare al bosco , e anche Andare , as-
solut. — Meltr i bigatt in frascd.
— Mandare i bachi alla frasca. —
Dsfar la frascd. Cavar i falsi d'in»
t'ia frascd. •— Sbozzolare.
FRASSEINA, lo stesso che Intemera-
ta. \.
FRASSEN'.Fmtitno. Albero noto ch'è
l'ultimo a metter le foglie, e il pri-
mo a perderle. — 11 suo seme è det-
to Lingua di passera. -— Frassi-
nèo , agg. di Frassino. — Asta fras-
sinea. -^ Frassineto. Bosco di fras-
sini . da dove la comunità di Fras-
snèida nel bolognese prende il
nome.
FRASSNÉIDA. V. Fras$en\
FRATEINA. n. f. Franta. Che tratta
volentieri co' frati. V'ha ancora il
mascolino Frataio.
FRATTÈIMP. IntemallQ. Mezzo. Spa-
FRB
272
FRI
zio di tempo. -— In $t frattèìmp,'^
in questo mezzo. In questo inter-
vatlo. Intanto. In tra tanto. Fra
4anto. — In quètt frattèimp t'arri-
vò. — In quel mentre arrivò.
FRAVLA. Fragola e Fràoota. Pian-
ta e fruito odoroso e saporito, no-
tissimo. — Fravel ch'van in ar-
gói. -— Fragole che vanno in ri-
gòglio.
FRAZZIR. Magazziniere da ferro. »^
Frazzir. — Ferravecchio. Chi com-
pra e rivende ferri o vecchi o rot«
ti, e sferre di qualunque genere.
FRÉ.n. f. Ferita. Taglio, percossa,
o squarcio fatto con arme nel cor-
po. -"Una fré incurdbil. — Ferita
insanàbile. -^ Una fré assrd. —
Ftrita rammarginala, saldata, —
Far una fré. *— Ferire.
FRÉ, add. Ferito, part. di Ferire. Ite-
gli ant. fu detto ancbe Feruto.
FRÈDI). V. Freddo.
FREGIO, add. Frigido, agg. — Un
om fregid. ^-^Uomo freddoso, fred-
doloso.
TRENESt, n. f. Frenesia. Frenetù
chezza.
FRENÉTiC. V. Matt.
FRÉSG, n. m. Fresco, n. m. Frescu-
ra, n. f.
FRÉSC, add. Fresco, agg.
•FRETT. agg. Fritto, add.
FREZER, V. Frìggere, v. I bolognesi
Aggiungono comunemente al Frezer
il verbo Far, all'uso de'franzesi;
p. e. A4 ho fati frezer dia caren*.
— Ho fritto della carne. — Frezer.
^~ Friggere, è anche Un certo ram-
maricarsi che fanno i fanciulletti,
desiderando qualche cosa,o senten-
dosi male. — Èsser frett. '— Aver
frìtto , vale Essere rovinato. — A
sòn frett. — lo son frìtto. — Fre-
zer un poc. Dar un frett. — Soffrìg-
gere. — Lassar frezer in-t-at so
grass. •— Ijasciar cuocersi nel suo
brodo. Star ne* suoi panni , o ne'
suoi cenci. — Frezer, n. v\. Crò-
scio. II romore che fa il liquido
nel frìggere. — Crosciare. BolUre.
Friggere in eolmo. Dicesl ancbe
Sfrìggolare,
FREZZA, n. f. (coir É chiosa e Z dol-
ce). Freccia. Dardo. Saetta. Slrak.
Quadrello. Arme da ferire , che si
tira coir arco. Frecciare, Saettare.
Tirar freccia. — Frecciatore , Saet-
tatore, Arderò. Che tira frecce. —
Frecciata , Saettata. — Si dice an-
che ftgur. — Frìzzar. Dar una friz-
za. ^-^ Frecciare , Dar la freccia.
Richiedere or questo or quello, che
ti presti danaro , o altre cose.
FREZZA, n. f. (coir È aperta e Z dol-
ce). Fretta. Sollecitùdine. Presta.
Prescia. Prestezza. Affreiiameitio.
Speditezza. Acceleramento. — Par
f rèzza. — Sollecitare. Accelerare.
Affrettare. Pressare. Stimolare. —
Metter s' frèzza. — Affrettar», Spe-
dirsi. -— Far una eossa eun una
gran frèzza. In furia e in frèzza.
— Fare alcuna cosa affrettala-
mente, frettolosamente, SolUdla-
mente. Speditamente, Spacciala-
mente , Àceeleratamente , Con fret-
ta. Con ispéditezza. In caccia e la
furia. — Più prést che d^ frèzza.
Per dar maggior forza all'espres-
sione, come se si dicesse: Piti che
sollecitissimamente.
FRIGO , n. m. Carpicelo. — - Dar un
frìcò d' bastunà. — Dare un cor-
picelo di bastonate.
FRiS , n. m. Fregio. Quel membro di
architettura fra l'arcfaUmve e la
cornice.— Fris. — PiaUacci^ n.
m. piur. Sottilissime assicelle di
legname nobile , colle quali copresi
altro legname vile , in far tavole e
simili utensili; ciò che dicesi Im-
piallaciare (boi. Impazzar).
FRISÓN. Frosone e Frisone, tkxello
nel colore quasi simile al frin-
guello.
FRITTA. Frittata. — Fritta mgnÒM.
sa. — Frittata in zòccoli , o cogli
zòccoli. Quella in cui sono mesco-
lati pezzetti di prosciutto.
FRITTÈLLA. Fritella. Vivanda di col-
la di farina con entro pomi, riso o
PRB
273
PAD
attrorfritu nella padella. -* FHt-
UUa, dal volga si dice per Macchia
ài cosa un^Mo.
FRiniòUS.sidd. JfoccAiolo d'unio.
TRlTTURA.Friatira. In geaei^e Tutte
le cose fritte; ma io particolare ì
boi. designano eoo questa parola
uua miscela di piccoli pesci di ma-
re, come SfogtìoUne, ec.. che si
mangiano fritti.
FKIZÓiN. Treccone ebe frigge il caman-
giare nelle strade. Io direi Friggi-
tore,
FROLL, add. Frolh, Aggiunto di car-
ne da mangiare che abbia ammolli-
to il tiglio.
FRONT, n. f. Ffonte^ n. f. ed è sUto
usato anche in mascolino da alcuni
buoni scrittori. — A frani d'iùti
quést.-^ Malgrado tutto cto.A nio/-
grodo di tulio ciò. Nonostante quc'
sto. — Front — Fronte preso fl-
gur. per il davanti -^ Fronte della
ca«a, di un palazzo.
FRONTEGGIANT. add. Che fronUg-
già. Ch'è sul confine. — Ne*diaio-
nari trovasi Fronteggiare, Fronteg-
giato, ee. e non Fronleggianle. Que*
sta voce essendo di regola non v'ha
ragione perchè sia esclusa dal vo-
cabolario della lingua. — Gli idrau-
lici dicono FronHsla ; n. m. a Colui
che ha possessioni lungo un fiume;
l'nsao pureaggett.
PRRAMEIIST, plur. Ferramento, e
ferramenti, plur. Moltitudine di
strumenti di fèrro da lavorare, e
meitere in opera. — / frrameint
d'un magnan, d*un nmradòur,
d'una fabbrica, — ' / ferramenti
d' un magnano ^ di un muratore,
di una fabbrica , ec. — Frrameint
d'una porta, d'una fné$tra, d'una
carrozza. — Ferratura d'una por-
ta, d'una finestra, d'una carrozza.
''ARAR, V. Ferrare, •^ Frrar % ca^
vali. — - Ferrare i cavalli. E cosi il
suo contrario. Sferrare, — Tamar
0 frrar, — Rinferrare. — Frrar pi
ttrèing. — Mettere il puntate agli
aghetU, >
FRRAIIÉZA, n. f. Ferreria. Massa di
ferramenti radunati.
FBRAZZlfi. Ferraoeechio.Cke compra,
e rivende sferre, od altri- ferramen-
ti vecchi.
FRRÉTT . FRREIN. Ferretto . Fermz-
zo. Ferrino. — Frrètt dia etrèinga.
'^Puntale degli aghetti, delle etrin-
ghe.
FRUGAR. V. Frugare. Stuzzicare. An-
dar tentando con bastone, o altro
simile , in luogo riposto.
FRAGN , add. Sodo. Duro. Fermo. Ag-
giunto che si dà ad uonlo , ^reso in
senso melafor. -^ Al $tà le frugn
frùgn. — Sta là $odo sodo. — L' ^
un mustazz frùgn. — È una fac-
cia soda , un viso sodo , fermo ,
serio.
TRUGÒN.FofiOfont. Carrettone, per lo
più ad uso del soldati.
FRI)LL DA CIOCCOLATA. FrulHno da
cioccolata. — Fruito è il Romore
delle stame quando levano il volo.
— Frullo e Frulla vale ancora Nien-
te, o Cosa di pochissimo valore.
Minuzie che non montano un 'fruh
lo.— FruU, Frullètt.— Frullone.
Spezie di mulinello , che, attaccato
in capo ad una verga, correndo
contro il vento , gira sempre da sé ,
e serve di trastullò a' ragazzi. E per
similit. dicesi a Donna poco savia.
— • Una frulla. E ad Uomo volubile,
— Un frali.
'FRULLAMÉINT. Frombo. Frullo. Il
frullare.
'FRULLANA (FAR LA). Girare a ton-
do. Far bindolo. Specie di giuoco ,
che si fa, per lo plU, in due, pren-
dendosi strettamente l'un l'altro
le mani, e girando a tondo con vee-
menaa. — V ha chi lo chiama pure
Molinella.
FRULLAR LA CIOCCOLATA. Frullare
la cioccolata. — Far frullar la
earen (da Froll). Frollare. — Far
divenir frollo. — Frullar d'un sass
sòuvra ali' aqua. V. Armòur.
I FRULLETT , dim. di Fruii. — FrulU-
I tio. Spezie di mulinello attaccato a-
30
Fai7
274
PUF
gli sportelli delle carrozze, che gi-
ra, per comodo de' passamani del
cristallo. Dicesi ancora d'altri simi-
li arnesi- per diversi usi.
FBULLÓN, n. m. Bilancella, n. f. In-
setto alato detto dai zoologi Lt6e//u-
la cancellata. — FruUòn , agg. dì
giovane. Volubile.
FKUNTEIN, n. m. Benda, n..f. Striscia
con cui le donne, e i fanciulli s'av-
irolgou il capo. Ed è anche una spe-
cie di parrucca. -^ Fig. Far un frunr
iein. — Far fronte. Opporsi.
FKUWTÉSTA. V. Fronieggiant.
FRUNTÓN. V. Reminat.
FfìliST , STA , add. Frusto. Esprime
un sommo degradamento del sog-
getto per lungo e continuo uso
Kilto di esso. Abito frusto , e figur.
Lógoro , è in grado superiore a fru-
sto. Denti logori. Moneta logora,
sbolzonata. — Làcero. Si attribui-
sce a qne' corpi, le cui parti sono
state scisse e separate: e Lacerato,
quando vi è azione. Vestito lacero
portato indosso da un omiciattolo.
FRUSTA. V. Scuria. — Un affar cà'va
a frusta. — Un affare che va di
buon passo.
FRUSTAR, V. Logorare, Consumare:
ed anche Frustare; ma si dice più
propriamente de' vestimenti.
FRUTT, sing. e plur. Fruito, sing. e
Frutti, plur. Tutto ciò che la terra
produce per alimento, e sostegno
degli uomini e degli altri animali.
Frutti della.terra sono il Grano, Li-
no, Erba, Legumi, ec. — Frutta,
n. f. Frutto sing. Frutti, m. ed an-
che Frutte e Fruita, f. nel numero
del più. Il prodotto degli alberi da
frutto, delle piante ortensi , e d' al-
tre piante. — Frutt permadezz. —
Frutti primaliccL Precòce è voce
dell'uso. — Fruita da estad. —
Frutti slaterecci. — Da inverèn.
— Vernerecci. — Frutta datgmrs'.
— Frutto serbatoio. Scrbèoole. —
Ogni frutto dalla corteccia dura di-
cesi Noce , e dalla corteccia tenera
Pomo, sempre |>erò parlando gene-
ralmente. «* Frutta ch'ha alliga
puUd. — Frutta che hanno bette al-
legato. — L' arabbir dia frutta pr
€U sèec. — Imbozzacchire, venire a
stentp. — Gwutars'. — Guastanu
Infracidarsi. — Impirs' d' bigalL
— Inverminire. — Dointar nezza.
— Ammezzire, Ammezzare, Am-
mezzarsi e Ammezzirsi. Essere in
'1 maturo , e 'I fracido. — Dvintar
ranz. — Invietare , Invietire. Man-
dei , Pgnà eh' d^>èinten ranz. -
Mandorle, Pinocchi, che invietano.
Pistacchi invietiti.-" Frutt. — Frvl-
to , pigliasi per T albero pomifero.
-— La purtà dia frutta, (ehe alb
frane, dicesi anche Dessert). Il Jfes-
so, il Servito delle frutta. -^ Dar
la frutta. -^ Dar le frutte, fignr.
Strapazzare. Dir villanie. — Buscar
la frutta. — Bicever le frutte. Bke-
vere vilisnie
FRUTT AROL, n. m. OLA , n. f. FruVa-
iolo e Fruttaiuolo, n. m. Fmlto-
iota e Frutt€Uuola, n. U Colui o co-
lei che vende le frutta.
'FRUTTIRA. Fruttiera. Stoviglia ad
uso delle mense per mettervi i
frutti.
FSTUGA, n. f. Festuca, n. t. Festuca .
Fuscello, Bruscolo, n. m. Piccolo
foscellino di paglia, di legno, e si-
mili. — Parlando di paglia . \egBi.
fieno , ec. usati colla arativa , si-
gnificano Niente. — A n' in' è una
f stuga. ^- Non ve n'ha bruscolo,
un festuco, filo, pelo.
FTTLEINA,n. f. dim. d'Fèlto, colb
soppressione dell' e. FettoUna. Fet-
terella. Fettuccia.
FUDRÉTT D' BASTUNA. V. Fiace.
FUDRÉTTA DA CUSSEIN (dal laL fo-
dera, messo in dim.). Fèdera, Gu-
scio di guanciale. 1 sanesi la chia-
mano essi pure Federetta. — Met-
ter el fudrètt al cussein. — Fede-
rare, Infederare i guandaH. —
Cavar el fudrètt. — ^federare.
FUÈT (dal (r.Fouet).StaflUe.y.Scuria^
FUFEGNA , n. f. (Forse da Ciuffagw.
Atto a ciufiare. Bapace). ^^ Bubac-
TOG
27&
PVÌ
chiamefOo, Colla voce M. propria-
meDte* s' intende Trufferia fatta
cetatatnente, ma di cose di non
moilo conto. — Da Fufegna viene
il serbo Fufgnar» — nuùaccMaì^,
Bubare truirando, o in altro modo
di nascosto.
FUFGNAR. V. Fufegna.
FUG. Fuoco , e Foco in poesia. — Ini'
piar al fug, — Accèndere, ApjHc^
dare. Appiccare il fuoco» — Far
innanz al fug. ^' Accattare le le-
gne, il fuoco, -Accozzare ineieme i
tizzoni sul fuoco, — > Tizgar al fug.
-'Attizzare. Mitizzare il fuoco.
Istigare i tizzoni perchè ardano,
• ^ Avlar al fug, — Coprire il fuo-
co. *- Asmurzar al fug.^^ Spègm-
re il fuoco. — Star eèitnpr a cavali
dèi fug, — Covar la cenere, il fuo-
co. Crogiolarsi. — Star dal fug. —
Stare al fuoco. — * N'avèir né lug
né fug, — > Non aver più luogo fi«
fuoco. Esser vagabondo, errante.
— IkLr fug alla roba . flgur. S6nic-
dare a uscita. Colare il suo. Far
del ben bellezza. — Chi ha btsògn
dèi fug porza el dida. — In bocca
chiusa non entrò mai mosca. Che
obi non chiede non ha. — Af/ittar
a fug e fiamma. — Allogare po-
deri a fuoco e fiamma, T. de'legisti.
A qualuìique danno e pericolo. —
Vnafamèia ch'nHmpéia maial fug,
— Una famiglia che non mangia
mai di cotto, — L' 0 ott de eh' ai
n'ha impià al fug. — Otto dt che
non mangia di cotto, — Avvalurar
oi/ttflf. V. Avvalurar, — Fug eh* s'
pò asmurzar. — Fuoco estinguibi-
le. — Fug che n' s* pò asmurzar,
0 che n' s' asmorza mai. — Fuoco
inestinguibile. '-'Ftsg alzir.'^ Fuo-
co lento. — Fug ardèint, — Fuoco
ardente, violento. — Fug padé, —
^race smaltita, — Fug mal padé.
— Carbone mal eotto,
FUGA, n. r. Cammino, n. m Luogo in
coi si fa fuoco. — Firr da fuga da
mettri la palétta, ec. — Gàncio. —
freda dia fuga. ^ Pietra da cam-
mino, 0 Frontone. — Cadnéll dia
fttga.-^ Gàfìcio per sostener la ca-
tena. — Fuga ch'tein al fum, -^
Coss da dir sòtta alla fitga. — Co»
se da dire a vegghia. — Fugtar. — >
Focolare. — Cappa. •«- Capanna.
— Canna. — Gola, -i- Cammina-
rol.'^ Fumaiuolo. Bocca. Torretta.
— Cverl dèi camminarol.-^ Tetto,
0 Cappello della torretta. '— Fuga
per Foga. Impeto, Andamento sol'
lecito. Furia, — Fuga significa
Il fuggire. <— T^ar la fuga a gtuU'
cdùn. •— Dar la berta ad alcuno,
— Buscar la fuga. — Bicevere 0
Aver la berta , le beffe.
FUGADEIN» FUGHÉTT. Focherello.
Focolino. Fuoco piccolo.
FOGADÒN. Focone. Fuoco grande.
FUGAROLA (FAR). Fare una scappa*
iella dalla scuola. —Pììi propriam.
Mancare la scuola. E volgarm. Fa-
re forca. Inforcare.
FU6AT0N (IN). Alla sfuggita. A fug-
gi fuggi. Alla fuggiasca. Fuggia-
scamente. Alla sfuggiasca. — Ma-
gnar in fugaton. Mangiare in fret-
ta. — Far et coss in fugaton. — Far
le cose acciarpatamente.
TUGAZZA. Focaccia. -> Ed anche pcg-
giorat. di Cammino. Camminaccio,
FUGHÉINT , add. Infocato , Focoso ,
Ardente, ^a^.
FUGHESTA. ffaz2aio. Artefice che la-
vora razzi , ed altri fuochi artifizia-
ti. Fuochista nella milizia chiamasi
Quei soldato, che fabbrica i fuochi
artifizialì.
FtlGHÉTT. V. Fugadein,
FUGLAR. V. Fuga,
FUGÓN DA MARUNAR, ec. Fornello
portatile in cui si fanno cuocere
le castagne da' bruciatai. — Foco-
ne si dice pel luogo ove si fa
fuoco ne' bastimenti, ed anche per
Fuoco grande.
FUIÉTTa. n. f. Quartuccio, n. m. Mi-
sura da liquidi. Quarta parte del
boccale bolognese.
FUILEIINA. Fogliolina, dim. di Foglia.
— Fuitineina. — Fogliettina.
PDlf
276
POS
FUILÒONA , Q. f. FogUone, n. m. «ecr .
di Foglia.
FULA. Pannfuld. — Panno /ilio.
FULAR AL PANN.l CAPÌ. Feltraio.
Sodare il panno a guisa di feltro.
Follare i cappelli. Premere il feltro
col rolletto, o bastone, bagnando-
lo e maneggiandolo per condensare
il pelo.
FULECCIA , tt. f. FolUcola del grano,
E per simili t. Fulèccia e sfidezen
d' nèiv. — Follìcolo di neve.
FULÉTT. FoUetto. Nome degli spiriti
che da alcuni si, crede stoltamente
esistere nell'aria, e cbe facciano
agli uomini degli scherzi. -— Per a-
nalogia i boi. danno questo nome
a Ragazzo cbe mai non si ferma , e
sempre procaccia di far qualche
male, cbe con altri nomi dicono
ancora Tema$, Diavlètt. Dai tosca-
^ni Nabisso. Fietolo. Facimale. —
Fare il nabisso. V. Temae.
FULEZEN. FavoUica. Quella materia
volatile di frasche, e di carta ab-
bruciata che il vento leva in alto.
FULMIN. y. Saétta.
•FOLMINANT (SC'CIOPP A). Fucile a
fulmine.
UL:
FlJLSÉLLu Bòzzolo. Gomitolo ovato
dove è rinchiuso il baco filugello
quando ha fatto la seta. — Pèil
d'inlòum al fuUèll. — Sba/oatura.
FUM, n. m. Fum. — Fùm d* rasa.
— Negrofumo. Filig^ioe tratta dai
legni resinosi. — Più fum che la-
sagn. — Molto fumo, e poco arro-
sto. — Al n'ha poro d'fùm d*lar
sagn. — E'nongU crocchia il fer»
ro. Egli non ha paura. — Puzza
d'fùm. — Odor fumea. — • Una lùm
ch'affùmga ògn cosso. — Una lu-
cerna fumicante. — Fumicare. {Af'
fumgar boi.). Mandar fumo. — Per^
sutt affumgà. — Pre*ciutto fumi-
cato. — Fùm, figurat. per Boria. V.
FUMAROJ.. Fumaiuolo. Legnuzzo , o
carbon mal cotto che per non esse-
re interami^nte affocato tra l'altra
braccia dà fumo,
*FUMGÓN. Fumicone. — Dicono i boi.
per {scherzo tJn quader ààl Am-
yóna quei Dipinti cosi anneriti dai-
r azione del tempo , che pili non la-
sciano in «è discernere cosa akuna.
*FUMGÓUS,agg.F«ami;aso, Fumm.
add.
FUISDEIN DA BICCHIR. Tondino o Ya»-
soino da bicchiere. — Fundein ds
butlelU. — Vassoio da fiaschi.
FUNDÉLL DEL CAMIS. GJ^oue, n. m.
Quella giunta che si fa da' lati Del
fondo alle camicie, o altra veste
perché sian più larghe. — MeUr i
fuiuii. — Agg/èeronare.
FUNDEZZA. Profondità. V. Fond.
FUNDGHIR, n. m. MercanU di legnar
mi. Colui che incetta tegnftii , uni-
toni, cannucce, calcina* e sioili
materiali per uso di fobbricare.e
. Il vende^ al minuto. FondaelUere e
Fondacàio è il Padrone di nn foa-
daco, cioè bottega, dove si vendono
a ritaglio i panni, ed altri drappi.
FUNTAMR. Fontaniere. Custode del-
l'acque delle fontane, e che sopri»-
tende alla loro &bbrlcaziooe , e
mantenimento.
FURA , n. m. plur. Di fura. — BòsmH
sfarfallati. Filugelli bucati daiqna-
li sia escita la farfalla. «— Funi,
add. Forato. Pertugiato. Bucato. ?.
Furar.
FURADCIR. Foratoio e Fonilofv— fs-
radur pr el bòtt. — Spilla.
FURAR, V. Forare, Bucare, v. Far
buchi. — Pùgnere. Leggiermeoie
forare. Le spine pungono. Ptuige
un ago. — Una cassa ch'fòura. -
Pungente, agg. — Furar el boti. -
Spillare. Trar per lo spillo il vioo
dalla botte. — Furar un ùss,nss
fnéstra. — Aprire, Fare il vaso
d'una porta, d'una finestra. — fu-
rar per Penetrare. — Furar la coìr
ca. — Penetrare. Farsi tssogo.-^
Furar cùn al Iruvlein.^' SsichUìr
lare» Succhiare.
FURASTARt. Forasterìa e Forestetìs.
Quantità di forestieri.— Fore«/erìa.
Luogo dove si mettono ad alloggia-
re i forestieri , e si dice propria-
PCM
S77
PUR
mente quella de'fnti. •« Por del
furasiari a un, — Far eerimoiUe,
TnUtor con cerimonie, con riguat'
do. Trattare uno come se fosse fo-
restiere.
FUfiASTIB. Forestiero e Foresiiere.
Slraìùero. Eitero. Io boi. v' ha an-
che la parola Sirani, ohe viene da
Ettraneo, ma vale uo po'piU, e
cioè Straniero non conoeciuto,
FURB. Furéo, Questa voce in ital. è
presa quasi sempre in mala parie ,
e vaie per lo plii Barattiere, Fur-
fante. In boi. si appropria quasi
ai significato di Astuto, Scaltro,
SeaUritfK '
FURBESSEH. Furbo in eetremo grado.
FuHnssimo, Lon è ne' vocabolari ;
merita però d' esservi inserito in e-
guai modo che vi si trovano AetU'
Vtnmo. Accortissimo. Scaltrissimo.
ScaUrifissimo.
FUItBÉTT. Furbetto. FurbieeUo. Fur-
bettelio.
FURBSÀ. Forbiciata. Colpo di forbici.
FUBBSEIN'. piar. Forbicine, plur.
Piccole forbici.
FURBSÒUNl, n. f. plur. e FURBSON,
n. m. plur. PorMctoni, d. m. plur.
Accresc di Forbici.
FORCA. Forcone. Asta in cima alla qua-
le è fitto un ferro con due o tre rel)-
bi. — Forcato è aggiunto, ed egual-
mente che Forcuto significa Che
ha forma di forca. — V hanno poi
le voci Biforcato e Biforcuto. Diviso
come la forca a due rebbi. — Bifor-
carsi. Dividersi a guisa di forca. —
f^iforcamento. Divisione a modo di
forca. — Triforcato e f riforcuto.
Come forcone a tre rebbi.
TURCUD . agg. Forcuto, add.
PURÉSTG. Per lo piU aggiunto di
Catto, vale Salvaiico, Rustico. Non
domestico.
PURFGNAR. V. Fufegna.
FURGÒN.da Fòuren (dal fr.Fourgon).
Spazzaforno. Spazzatoio. Forchetto.
Lunga pertica o bastone , guernita
di ferro all'un de' capi, e serve ad
accomodare, e rimuovere le brace
nel forno; ed accomodandovi nno
straccio, serve a ripulirlo dopo
dalla cenere. — Di qui i boi. han
formato il verbo Sfruyunar, e vale
muovere col Furgòn. -~ Frugare,
— Furgòn da fòuren, per similitu-
dine a Donna sparuta» bruna , e mai
vestila. — Frugóne è un Bastone
atto a frugare per istanare che
che sia.
FURIA. Furia. Pertarbasione di niente
cagionata da ira o altra passione.
— Furia, Pnlfa grande. — In fw
ria. Frettolosamente. Andare in fu-
ria. Correre a furia, — Andar in
' furia. -~ infuriare. Andare in fur
ria, e sulle fitrie. — A furia d'6a>
tltind. — A furia di percosse,
FURIÒUS. V. MaU. Per impetuoso.
TURIR. Foriere.
FiJRMAI. Formaggio, ma più comune-
mente Cacto. — Furmai dus. —
Cacto «errato, o senz^ occiU, —
Furmai bus , sbusamd. — Co-
eio alluminato. <— Purmol d* fòur*
ma, — Formaggio parmigiano ,
o todi'of jano. — infurmaiar i mac-
caroit. — inccunare i macclìerotU,
— infurmaià , add. — Caduto ,
incaciato. — Prumetierpiù furmai
che pan, — i>ar erba trastulla:
prometter molto ed attener nulla,
— Pan bus, e furmai cius. — Cado
deco , e pane alluminato. — L' è
casca al furmai in-t'cl lasagn. —
Cascar il cado su' maccheroni. Co-
scar V uHoe nel paniere. — Quèll
eh' vènd i furmai. — Cacfaino-
to , e piii volgarm. e comunem.
Formaggiaio. — Cadala. Maestra
di far cacio. — Furmai d' pi'
guru. — Formaffgio pecorino. —
D' vacca. — Cado vacdno. —
Ch'pziga. — Cado sapiente. — Cùn
i bigatt. — Formaggio 6acato. —
Tarulà. — Cado magagnato. Ca-
do tarlato. — Magher. — Forniag'
gio sburrato. — i diversi nomi, che
sono propri allevarle qualità di for-
maggio, debbono conservarsi d'u-
so, come quelli che diventano no-
FCA
mi propri. Cosi SiraccMno, Sòrinz,
Gruiere, Cacio cavcUio» Cacio oULfi'
dese ec.
FURMAIÉTT. Formaggiuolo. — Ca-
ciuola» n. f. Dicesi il cacio schiac-
cialo di forma tonda , come sareb-
bero i formaggi teneri di vacca.
TURMALITÀ. Formalità,
FURMÉINT, GRAN. Grano, piìi comnn.
Fermento e Frumento, Quel grano
che in genere serve a fare ii pane.
In iul. sotto 11 nome di Frumento
si comprende anche generalmente
ogni altro seme di pianta cereale o
graminacea, atta a far pane o po-
lenta, come orzo, miglio, ségale,*
saggina, panico, ec. — Furmèint
tuséll. — Grano iosetlo , Gentile
bianco , senza resta. — Furmèint
stial. — .Grano calvello, gentile.
— Marzulein. — Grano marzuolo ,
trimestre, — BianckéUa. — Grano
gentile bianco ba8taf*do. Bianchet-
la. Bianchina. Calbigia bianca con
resta. '^ Azzarein.'- Grano duro
piccolo. — D'America, o Alber dèi
furmèint. — Grano a grappoli, o a
pigna. — Il grano è in latte dico-
no i contadini per intendere Quel
grado in cui il granello è ancora
ripieno di liquido trasparente e lat-
teo. ^- Grano in cera , si specifica
quell'età piii avanzata, in cui il
granello è giunto alla perfetta ma-
turità. — Furmèint balzan ( dal
piemontese Basàn). — Grano tm-
maturo, — Furmèint bus, — Grano
intignilo, — Pèin d'vèzza, — Vec'
doso, — Stransé, arrabé. — Bachi'
tico, 0 arrabbiaticcio. — Furmèint
car6unei;i.— Malattia del grano det-
ta generalmente Volte, — Furmèint
invsté. ~>- Grano investito , cioè di
cui la tunica è aderente al seme. —
Al furmèint è andà tùtt in tèrra,
al s' è tùtt svultd dalla gran c^qiia.
— Il grano è allettato. Cioè disteso
in guisa di letto dalla pioggia, e
dal vento. — Térr da furmèint. —
Terre frumentarie. Che producon
frumento. — Spaiar al gran, —
278 PUR
spagliare , ▼*. Levare la paglia dal
grano , ciò che si fa separando la
paglia dal grano raccogliendola col
Basirò. — Vigliare, è propriamen-
te separare con granate quelle spi-
ghe , che i carreggiati non han po-
tuto trebbiare.— Vigliatura, è l'At-
to del vigliare , o la materia cosi
separala.— VigUuoU sono le spighe
fuggite dalla trebbiatura e separale
vigliando. — Buschia o GalUnac-
da. Sorta di granata che serve per
vigliare.
FURMÉTTA. Formato, T. d. U. Colai
che fa le forme da scarpe, da stivali.
FURMIGULAR. Formicaio e Formico-
laio. Mucchio di formiche , e loogo
dove si raguoano. E per similii si
dice di gran qnaniità di 'persone,
di animali, e simili. Bulicame.
FURMINTÓN • n. m. Grano turco. Gra-
no d'India. Grano sidliano. Tor-
mentone. Fermento indiano. Mai:,
e mais. Comunemente si sogUooo
adoperare i primi vocaboli: l'ulti-
mo però è quello di sua orìgioe,
che gli vien dato nelle Indie Occi-
dentali , da dove è stato portato ia
Europa , ed ora gli agronomi non
lo nominano altrimenti. Quello di
Gran turco non gli è stato attri-
buito se non per la somigliaDO.
che ha col turbante de* turchi ne'
suoi pannicoli , non già che sia pro-
veniente dalla Turchia. — Furmin-
tòn zinquantdn, -^-Formentone ein-
qtiantino. Siciliano dnquantino.
Siciliano qttarantino. — La panoe-
da dèi furmintòn. ^ Spiga o Fan-
nocchia. — Al gambòn. — Stelo,
Gambo. — ì scartuzz. — Glume, t
volgarm. Cartoed,. — Al spnan'.
baAa 0 caot. — Pannicolo. Chio-
ma. — i birùcc' 0 6tron. — Tono,
Tórsolo.
FURNÀ D'PAN. Fornata e Infornata.
Tanto pane, o altra materia , qoao-
to può in una volta capire il forno.
FURNAR, n. m. ARA, f. Fornàio, n
e àia , f. Colui o Colei che cuoce e
vende if pane. -
j
PUR
879
FU8
FURNAREIN^ m. EINA, f. FomtUno,
m. e Fomaina, f.
FURNAS. Fornace.— fintai dapred.
— ifaftonata. Fornace da malloni.
— Da eopp,' '~- Tegolaia. — Da
pgnatL — Fornace da stoviglie, —
Da bicchir. -^ Vetraia. — Da cai-
zeina. — Fornace da calcina, —
La bocca dia fumas. — Abbocca-
toio, n. m.
FURNASAR. Fomacciaio. Chi fe ed
esercita Y arte di cuocere nella for-
nace. — Fumasar da pred. — Mal-
toniere. — Da copp, — Tegokùo,
— Da calzeina. — Fornaciaio del-
la calcina, — Per metaf. dicesi Far
al fumasar» o Èssr un famasar,
(perchè essi contano sempre a mi-
èiiaia].-p$fadeni dell'Elba. Che ^ale
vantatóre di gran cose , Millanta-
tore: detto cosi per similit. alla
stadera nell'isola d'Elba, che ser-
ve per pesar barche piene di ferro «
e nelle sue tacche comincia a con-
tare dal mille, e seguita sempre a
migliaia. Contare a migliaia. Iper-
boleggiare.
FURNASÉLLA,n. f. Fomacella, For-
nacetta, Fomacina, n. f. Fomdci-
no,n. m.
FURNIR. V. e dici Finir.
FURONQUEL. Non è voce boi. V. Bògn.
FUROTT. n. m. Puntura, n. f. Ferita
che fa la punta.
FURÒOR. Furore. Furia. Impeto smo-
derato. — E metaf. In-t-al furòùr
dèi cald, dèi frèdd. — Nel gran
caldo , nel gran freddo. In tempo
del maggior caldo. Nel bel mezzo-
é. Di fitto meriggio. Nel fervor del
mezzogiorno. Sulla forza del sole.
— Di fitto verno. Nel cuor del ver-
no. Nel pieno del venw. Nel pieno
della notte. — Al s'è Uva in-t-al fu-
ròùr del di5. (Qui ironie] e vale
S'è alzato tardi.
FURTÉTT, add. Di liquori. Forluzzo,
Forteruzzo , Fortino . Agretto:
FURTEZZA. Fortezza. Nel linguaggio
delle arti s' intende Di tutto ciò che
serve maggiormente a stabilire all-
eluia cosa, acciò resista langamea-
te; 1 calzolai chiamano Fortezza
Tutto ciò che riveste i' interiore
della scarpa. I sarti Qualunque cosa
con cui si rinforza alcuna parte del
vestito nell' interiore; chiamano poi
Intelueciatura Quella fortezza che
si mette dentro al vestito tra due
panni , cioè tra '1 di sopra , e
la mostreggiatura , e volgarm. /ii-
telucciare è il Fortificare con
telucce. ( Boi. Imbuttidura , Imr
buttir ).
FURTOUNA. Fortuna.-^ C/U muda
lug, 0 p€tèis, muda furtòuna. — •
Spesso cangiando ciel , si cangia
sorte. Chi muta lato, muta fato.
•FURTUNÀ. ed anche AFFURTUNA,
agg. Fortunato, ato, add.
*FURT(JNEIN , agg. Vale Assai fortu-
nato. Fortunatissimo.
FURZEINA, (da Fonano, ora V. ant.).
Forchetta Picciolo strumento d'ar-
gento 0 d'altro metallo, con tre o
quattro rebbi col quale a' infilza la
vivanda per mangiare con pulitez-
za.—Furzetna dalla caren, Furzi-
non. — Forchettone. — Furzeina
del fug. — Forchetto. — Forchet-
tiera chiamasi la guaina per le for-
chette.
FURZÉLLA , n. f. Forchetta, n. f. For-
chetto, n. m. Piccola forca. — For-
chetto chiamasi anche quel lungo
pezzo di legno munito di due punte
di ferro, attaccato alla stanga della
carrozza, il quale si manda gih nel-
le salite , acciò non possa dar in-
dietro. — Furzélla d'iègn. — For-
cella. — Furzélla da tgnir in-t-el
stanzi pr accumdar el-i-dnéll del
tindein da fnéstra. — Furzélla del
spéid. — - Forcella dello schidione,
o dello Spiedo. Quella forcella di
ferro a due branchi appuntiti la
quale infilata nello spiedo, ed infil-
zata neir arrosto , serve per tenerlo
fermo nel Volgersi.
FUS, n. m. Fuso, n. m. sing. Fusi, m.
plur. e Fusa, f. plur. Arnese con
cui si fila.
GAB
280
GAB
FUSAN, FUSAROL. n. m. Fu$àggine,
B. f. Arboscello sempre verde; del
di cai legoo si fanno fusi, e più co-
niunem. i curadenti.
FUSAR. Fìuaio. Colui che fa fusa.
FUSAROL. Fusaiuoh e Fumaiolo. Quel
piccolo anello di metallo che si
mette in fondo al fuso per renderlo
più pesante nel cominciare a filare.
*FUSÉLXi » n. m. Fucile, Schioppo. Ar-
chibugio.
*FUS1UR. Fucilare. Uccidere a fu-
citate.
TUSILÀZIÓN. Fucilazione. L'atto del
fucilare.
FUSLÀ, add. Affusato, agg. — Gamb,
dida fusld, -^ Gambe, dita a/fusa'
te. Sottili » e fatte a guisa di fuso.
FUSSÈTT , FUSSADEIN . n. m. FUSSA-
DEINA,FUSSÉTTA, n. f. Fostatel-
la, Fosserella, Fossetta, Fouicel-
la, Fossicina, n. f. Piccola fossa.
FUSTAGN. Frustagno. Sorta di tela
bamhagina grossa che da una parte
appare spinata. Cosi chiamasi dal-
la citlà di Fusi neir Egitto, dofcsi
fece dapprima.
FÙST D'UNA CARROZZA. Ossatura,
e tanto dicesi di Carrozza, ijuaoto
delle macchine dive'rse. — Fusi dèi
lèti, dèi canapé. -^ Lettiera. Cas$a,
Intel;)iatiira di legnami.
FUSTIGAMÉINT , n. m. Frugata, n. l
L'atto del frugare.
FUSTIGAR, y. Frugare, y. Andar teo-
tamio con bastone, o altro simile,
in luogo riposto. Ed anche per Sti-
molare. Spingere avanti percuoteo-
do leggermente di paota eoo basto-
ne, 0 pungolo.
FUST1G6N. Voce che ai appropria >d
un Tronco o Troficone di legno di
brutta forma. Frugone. — Nel fi^r.
poi si applica ad Uomo piccolo,
goffo, mal formalo. Fusto scfmdo.
FUTÉCCIA. Cerboneca. Vino cattiiis-
simo.
TOZZA. Voce ant Fogaia. Matùtra.
Guisa,
G
G
• G. Il Gì, settima lettera deir al-
fabeto , fra le consonanti. — Coinè
lettera numerica vale Quattrocento.
GABBAN. V. Fraiol.
GABBANÈLLA. Gc^banella , Casac-
ehetta. — Tors' una gnibanélla ,
Star in gabanilla. — Storie in
ozio.
GABBIA. Gabbia. — - Bastunzein dov i
sta su i usi — Salvatoio o Posato-
io. — Bemol. — Abbeveratoio o Be-
veratoio. — Cassteina. -^ Beccato-
io. — Baston dèi fusi dia gabbia.
— Staggi. — FU d'féfr.o % bréll.
— Grétole. — Spurflein dia gab-
bia. — Usciolino. — Gabbiaio. Fa-
citor di gabbie. — Gabbiata. Tanta
quantità di volatili che 8|ia ia gab-
bia. — Mettr in gabbia. — ìngab-
. biare. — Cavar d'in gaiUtia. —
Sgabbiare. •— Una gabbia de moti
— Una nidiata di pazzi , dicesi di
molte persone allegre adunale in-
sieme in un luogo. «*- Gabbia. —
Gabbia, per similit. Prigione. —
Gabbiola, Gabbiuola, GabbioUna.
Gabbiuzza, diminutivi.
GABBIÓN, n. m. è più eomnn. GAB-
BIÓUNA, n. f. Gabbione, n. d.-^
Gabbione , chiamano gli idraulici
que' cestoni dì forma ciltiiérica io;
tessuti di vimini grossi , ì qnli
s'empiono di terra e di sassi, per
formar ripari e terrapieiii a àik»
ÓAU
183
«A II
lata.?. (9. ••>- Gambetta, GaiNfrico
na, dfm. — Gumbone, m. acerete.
^ ^om&a^da , Catiiéeraecto • peg-
gior.
'GAMBABOLA. Gambetto. — Far to
gambarota. — ikire <f gambetto.
GAMBfift. Grànehio d'acqua dotee, e
pili propriamente Gambero Ui fu-
so. Animale testaeeo. -^ Gamber
fi' mar. — Graiichio di mate. —
Granckto in Hai. si appcopria a
qae' ferri > che jrli sono simili in
qua Ielle guisa. GraneMo per tener
le legature della eas«a della ear^
rotza. Granchio del timone. CMo-
<ione del granchio. — Gaìnberj —
Granchio chiamano t legnaiuoli
Quel ferro piegalo» forcato, dentalo,
il gambo del quale è conficcato nel-
la panca da piallare il legname, e
serve per tener fermo il leano die
si vuole assottigliar eoli» pialla. -^
Andar innanz cmod fa i ganUfer,
'" Far tome it gambero. Muoverei
come il ga»nbero. Non potete ac-
cozzare la cena ool éetinare.
TiAMBéTT. V. Gambaroia.
GAMBÉTTA. Pantana. Uccello.
GAMBILÒN. SGAMBIIJÓN. GaìnbtiU> ,
add. Che ha te gambe longbe.
GAMBÓN. Gamóó. Aulo. Quella parte
della pianta erbacea che viene im-
tnediaiamente dalla radice, e quel»
la suHa .quale si sosiengono le fo-
glie, i fiori. 1 fruiti. Sieto, voce
poeiiea , o <d4 stile eievato. — Gam-
bòn d' col, d'broquel. •^- Gambo,
Fasto del carolo. — Gamtfòn del
pèir, del mèit.-^'PicoUiOlo.-^ Gam^
éòn di fiur, — Gambo, e con termi-
ne bot. Cènle. Pediiuicoio, — Gam-
bone valeGambo grande. «^ Un fièur
»èinza gambói^ — Fiore ggambaio.
'" Canna o tkihno si dice quello
delle piante graminacee. —• Scapo «
delle liUacee, eh' é nel tempo stes-
so ftisto e peduncolo. •*- Séipite,
de'ftioghi. e detta palma. — Tivn-
co, degli alberi limosi e legnosi.
*~ Gambale, Qaeflo 4aila «ite. —
Cùtatno , Caìinelh e TaUù, Parte
del oulmò delle piante ganniiiaete ,
ch'è tra un nodo, e l'altro. •*• Gom-
■ 6Mfio,dira.
'GAMÈLLA (dal fr. Gamelle), Gaiet-
ta. Scodella del soldato.
GANASSA. Cariasela. V. MateiUa, ter-
mine più usato. -«- Kaguar a quat-
4er gofiasi, «-« Ifoctnafie o due pai*
tnentL
GANGAIOL. GAMGAI, GAN6AIBIN* n.
m. Il fine del gomitolo, che cuntent
ga ancora pochissimo filo. Bimueu*
gito di gomitalo. GomltoUno,
'CANOSSA, Ji. r. Slizza, /m. Crepa-
cuore,
6ANZANT, add. Catugiante^ Càngio,
agg. Color cangiante.
GAltA. Gara, Emulazione, •« Far a
gara. — Gareggiare,
GARANTIR, A.NTJSTAB, T. Guarenti-
re, Esser mallevadore. Garantire
noi è voce di Cras<!a > quantunque
si trovi sotto la voce Guareniire,
Lo stesso é di Garanie che piutto-
sto diecsi UaUeeadore, — Magalotti
al suo solilo ha adoperata la voce
Garante, ed è perciò ammessa nel-
la Crusca.
GARANZl. Guat^ntigia , Guareuiia,
Garentia, Ì2amniia , Malleveria^
Salvezza. Prolerione. V. Garantir.
GAllAVÉLL D' U. BatpoUo . Racimolo^
Bacimoiutzo, Racimoletto. Piceiol
grappolo d' uva tolto dal più
grande.
GAR AVÈLLA, add. p. e^ Pòiftì gara-
vèlia. -^ Pera caravella, o cc^ro-
velia. ^ CoUa garabéila. -» Colla
di Germania, o tedesca.
'GARAVLAR e SGARAVLAB . v. Gà^i-
molare.
GARB. n. m. Garbo, n. m. Garbatez-
za^ Grazia, Gentilezza, Leggio-
éiia, n. f. — A< garb di are, etz.
Gati)o delle centine , ec. — Un bétl
garb. — Bella tacca. Bel sennino.
Persona giovane e di bella presen-
za. — Componimento o Compostez-
za. Cerla aggiustatezza e modesila.
-' Bill garbi Ironicam. V^le Che
maioQtxizia, Seenevoktzal Son ha
fiAR
manierak Non ha diritto né ro-
.%)e8cio.
'GARBEIN. Vento che dicesl Garbino,
Libeccio, Affrico,
GARBÙI, GAZAOUL GarbàgUo, Guaz-
zabùglio, Buglione, Brodetto, Ba»
bilonia. Confusione , Imbroglio.
GARBUIAR, INGARBUIAR, GAZABU-
lAR, y. Garabullare. Ingarabulla-
re. Gazzabugliare. Guazzabugliare.
GARDLEIN. CardeUino , Calderello ,
Calderugio , Cardelleilo, Uccelletto
che ha il capo rosso, e Tali chiaz-
zate di giallo e di nero. .
GARÉTT, sing. GARETT, plur. Calca-
gno, siog. Calcagni, m. plur. e Cai'
cagna, i. plur. La parte deretana
del piede. — Garètt dia scarpa. •*-
Calcagno. — Garètt dia calzétta.
... Pedule. — Arfajr i gat^tl al cai*
zèli. — Bimpedulare. *-- Garetta,
Garretto o Carretta è La parte iin-
medidlamente sopra il calcagno. —
Vgnir in-l-i garètt. Lo stesso che
Vgnir in stùffa. V. Stùffa. Sgarttar.
— Vultar i garètt. — Dar dette o
nelle calcagna. Voltar le calcagna.
Mostrare il calcagno, Jindsirsene.
Fuggire.
GARETTA > n. f. (dal U, Guarite), Ca-
sotto da sentinella,
GARGAM, BATTÉINT. Bàttente e Bat-
titoio. Quella parte dell' imposta
che batte nello stipite , e la parte
dello stipite stesso battuta datr \m-
posta. y. Battèint, — Incassatura,
Incassamento. Dicesi Tinnesto, che
gli oriuolai, lavoratori di minute-
rie , ed altri artefici fanno d'un pez-
zo nella tacca d'un altro. — Tumar
in gaìyam, — Tornare in buono
stato.
GARG ANOZZ , da Cargozza , voce bas-
sa. Gorgozzule. Quella parte della
' gola per la quale sì resjura.
GARGAN'raJLIA. CJUappoleria. Cosuc-
cia , Coserella , Begabiccio. — JH
briv , di curein , e alter garganteli
da sgra. — Mazzi, cuòri, ed altre
ehiappolerie da monache.^ Una
donna eh" è peina d' garganteU at-
284 GAT
tiuren. — Una donna piena H
ehiappolerie addosso, — ' Gorgoni-
glia era una sorta di collaoa da
donna.
GAROFEL. Garòfano.-^ Garofel, Skct
d*garofel. — Garòfano. Aromaio,
che ha figura di un cbiodeUo>
l'odore del fiore del garofano. (
proviene dalle isole Holaccbe.-
Gatvftl da zeinqu fòt; io iscfaem),
perché dato dalla mano che ba cin-
que dita, dicesi allo Schiaffo-^^
l'udòur d' garofel. — Garofawut
GAROI. Gariglio. Gheriglio. Smjk^
r uso in Toscana. La polpa, o siali
parie interna della noce cbe si di-
vide in due Spicchi.
GARUFALA* add. Garofanato, m
Cosa in cui siavi infuso del garob-
iio, o che abbia odore di garofano
GARZOL. V. Canova.
GARZÓN. Garzone. Colui cbe vaasiir
con altri per lavorare. — BaMo-
Instrumento di ferro grosso io ^^^
ma di lettera L, del quale feooo li-
so i iegnaiuoli per tener fermo sai
banco il legno , cbe si vaoi la
vorar^.
GABZULAR. V. ^an'vWn.
•GARZULEINA. Gargiuolo . e dicesi
quello di prima sorte.
'Gas. Cos. Gaz,
GÀSG. n. m. Costura, n, f. Cosida
— Rilevata che si fa so'vesutL
Gdsg eh' fa i calzular'in-h Jiic^
del 4carp. — Impuntitura, wi*
ra bianca. V. Fùnt i
GASGAR. v./mpu?Utn?, v.Cocircrtff-
cbessia^n punti relativi. V'»'"»
•GATÈLL. corruz. dì BeccaUllO'\
m. Mensola, n. f Peduccio, O; " I
che si pone sotto i travi, i 1^''7
GATT. n. m. GATTA, «. f. fi^^!^' J
m. Gatta, n. f. - Micio eìii^'^^
ci fanciullesche; ma conuns<wof.
giacché Miccio e Jfi'cda ^»F;
Asino e A4inetta. — Cosi ì^^^'
Gattino, MìUcam. Mucino.^^
boi. Mucein.— Andar a gai^^Z.
V. Catton. — Gatt maiwòn-j^
io mammone e Gattam^''^'
dAT
985
6AZ
Scimia che ha la coda.— Àvèir ma-
gna del xervéU d' gatt. AvHr al
2eroéU d'gaU, -* Aver mangialo il
veroeldi gallo, ^^ Quand a n'i è
al gali per cà, i pondg ballen, —
Dove non 9on galli , i lopi vi ballai
no. -^ Amour da galL Amore arraù-
bialo. — A eèin aretd in qualler
gatL — Starno rimasU in pochL —
Esar alsUr cm' è un gali d'piomb,
—Esser deslro come utM cassapan-
ca. Tondo di pelo. Muoversi coinè
una galla di piombo, Yale essere
pesante, tardo, o d'ingegno ottuso.
A n's'pò dir gali, ftin ch'ai u'è
in-l-al^sace. — Non dir quallro se
tu non V hai nel sfscco. — N'j:um-
prar gali in sacc. — Non comprar
gatta in sacco.-^La gallavatanlal
lord eh' la i lassa al pèiL — Tanto
va la galla al lardo che vi lascia
la zampa. — Cavar la castagna dal
fug cùn la zampa dal gali. -«> Ca-
var il granchio dalla buca con la
man ddUrì. — Èsser piz d'una
gatta soriana, — Esser tenera di
calcagna. Facile ad innamorarsi.
— Go« del clur.-^ Gallo, /uto.Quel
primo fiore del noce » del nocciuo*
lo, del pioppo, che spunta quasi
prima delle foglie. Con termine hot.
Amento,'" Galli, plur. fera. Vac-
che, plur. Bachi da seta che per
malattia intristiscono ed ingiallisco-
no. — Galla per Vbbriachezza, —
Ciappar la galla — Imbriacare. —
INaturalisU^dal laUfe/ù. fanno l'ag-
giuDto Felino. Il genere felino, 11 ge-
nere de'gatti.— fiofiaio a Firenze si
dice a colui, che va attorno vendendo
carne per dare a' gatti. — Torr del
gatti da pttnar. — Darsi pensiero
delle alb^ cure. Dare e Pigliarsi
gl'impacci del Rosso. Essere im-
pficcialo. Torre a pettinare un ric-
cio. Drizzar il becco allo sparviere,
GATTARA. Prigione. — Èsser mess in
gattara. — Essere cacciato in car-
cere.
GATTAROLA. Gatkiiòla e Gattaiuola.
Buco che sì fa nella imposta dell' u-
Bcio» acciuochè la galla pocsa pa»>
sare.
GATTON. Andar in gatlon, o A gali
mgtion. -^ Andar carpone, o coT'
poni. Andar eolle mani per terra a
guisa di animai quadrupede.
GAVARDEINA (ÉSSH , o STAR IN). Es-
sere o Stare in bellimbusto. — Es-
sere foderala di tramontana» dice-
8i in hurla di chi é vestito leggier-
mente in tempo di freddo — Il
termine boi. pare che provenga da
Gaoardina, ch'era una 'Domestica
veste da casa leggiera.
GAUDEAMUS (STAR IN). Fargwdea-
msis. Gozzovigliare. Stare in gozzo-
viglia. Bagordare. Far bagordo.
GÀV£L. n. m. (DEL I^OD). Quarti del-
le ruote. Que' pezzi curvi delle ruo-
te» che formano il cerchio esterno.
GAVÉTTA. Matassa. — Truvar al co
dia gavétta. V. Co, n. m. «— Far del
gavètl. — innaspare. Annaspare.
— Matassitia, Malassetta, dim.
GAVOT. GAVOTlSM.V.^ipo*. Wflfoliam.
GAZZA. Gazza o Gàzzera, Pica. Uc-
cello noto di color nero brizzolato
di bianco, atto ad imitare la favella
umana. Piar la gaza sèinza scur-
tgarla, — Pelar la gazza, e non la
far stridere. Pelare e non mordere.
Il buon pastore tosa, e non iscor-
Hca, •— Avèir la gaza in-t-al mhr.
— Avere il vento in poppa. Avere
il cuor nello zucchero. Aver l'a-
cqua neW orlo , dicono i lucchesi.
Aver tutto a seconda, favorevole.
— Gaza mareina, -— Ghiandaia
mariyM-
GAZABÙI. V. Garbùi,
GAZABUIAR. V. Gaìiiùi,
GAZANÉLLA , n. f. Fiòur da mort —
Fior di morto. Fiore indiano. Puz-
zola. Fiore autunnale.
GAZÉTTA. Gazzetta. Foglio stampato
d'avvisi e novelle. — Gazètta, Han-
no i boi., senza veruna denomina-
zione propria, un allo per dileggia-
re e uccellare, che in italiano si
chiama lima. Urna; ed è quando
fregando a guisa di lima il secondo
«EU
386
ao«
ditQ delta dèstra mano in sull' indi-
ce della sinistra verso il viso dei
dilef^giaio, dicesi UnM, Urna; e con
ciò uno intende di burlar l'altro,
a coi è tallito un colpo. Ma non è
questo il boi. Far ia gaiétta : che
é Spignere un po' la pnaia del naso
allo inKù coi dito indice della na-
no, ed è atto di dispregio. -*- Vi co-
no altri atti di dispregio; come Far
le Ooccfie^ o far Ooechi, clie wol
dire aguxEar te labbra inverso ano,
a guisa ctae fa la bertuccia^ o cavan-
do fuori mostmosamente la lin-
gua, in l)ol. i'ai^dc mu$tazz, -~
Far k fiche , o te caMtagne è un at-
to, cbe colle mani si fa in dispregio
altraif mettendo il dito grosso tra
r indice e il medio, l lielognesi fan
ciò per iscberzo co' fanciulli acca-
valciando loro il naso» e «tringcn«
dolo fra V indice e II aiedio , nel ri-
tirar la mano sostitaiBconvi il polli-
ce, e fa ano lor credere càe quello
è il naso cavato.
OAZl. Gaggia, in bot. AftmofA. Fame"
«toMO. Arlmsceilo dell'isola di s.
Domingo , che la un piccolo fior
giallo odorosisaìmo.
GAZOL. Garzuolo, Grimoh. Le foglie
di dentro congiunte insieme del
cesto dell'erbe, come di lattuga, di
cavolo. -~ Gazol^ sing. e ^iii comu-
nem. Gazza, plur. Ranagiione^éel'
' to volgarm. Vaiìtolo $aloatico.
GDÒGN. V. Cdògn,
GDUGNA. V. Cdugnà.
GÉN£B, n. m^. Gènere, n. m. Ciò «he
contiene sotto di sé le spezie. Ani^
mate è genereXane è speiie.-^ Ge-
nere si prende anche per Sorla,
Spene » ^he in boi. dicesf Fatta. -^
Bisógna avèiren d' luti et fatta {di
alber, di fruii). — Bieogìta averne
di di»enn generi. — Géner.'-^ Der-
rata , n. f. Quello che si contratta
in vendita , e spezialmente ciò che
rieavasa dalla possessione. ^^ Al
mett iùtt i 8u getter in casa. -^ Fa
la provìMMa delle derrate per la
caea. •*- Grascia» che vale Tutte le
cofte nécessftrìe al vHto III i^eneta-
le.^-* Gèner coloniale plur. Nel Uà*
guagglo comune per Generi eoUh
nio/i s'intendonoi Prodotti che ci
vengono dalle colonie stabilite dal-
le diverse nazioni d' Europa nHle
altre parti del globo: e sono Caffé,
Zneoher», Aromt, ec. — ^ In géner.
-^ in genere fh\y. Vate Genenki-
fneme. -^ A n' bisogna qtètsHouar
ingèìher d'siènti, eiE.-*-W[>it trieogna
qtwslionare in fatto di «etetize,
ec.Non si dirà in genere ili sciente.
GENERAL. Generale. ^ Balier la ge-
neral, (dal fr. Batire la générak).
Sonare a raccolia. Sonar raeeotla,
o la raccottaMlhìimMtt co'lambo-
ri tutta la troppa di una gaerai-
gione.
GENI , TI. «. Genio , n. m. Andar a ge-
ni. — >- Andare a genio, a uiomaeo ,
a eangue. Gonfiirsf.
GEN1FTT, n. m. GenioRik. Propensio-
ne d'alfelio. InellnaKione. Affezion-
evtta. Alle volle significa Amoretto,
per semplice galanteria. €eHielic.
GESTI V, n. m. Vn(fuenl!0 maiuraHeo»
detto volgar. Digesiioo. Che condu-
ce la plaga a «atnfazloiie, a sap-
pnrazione.
GESÙ , e GESA CRÉST. Gesti . e Gesù
Criwto, — Ifft-un gesù. *— In un
attimo. In un irotto. In nn ttaleno.
In nn batter d' ooehio. In nn isUui-
te. In un credo. iM vedere, al non
vedere. -^ A n'vseé nianc dir Ce-
eù. •«- Non poti dire: Domine aiu-
tatemi.
GETTÒNv V. Ferkin.
GHBGA. V. Gogò.
'GHÉGNA, n. f. FaeeiB, detto la modo
dtstiregiatfvo. — Ghég^ta.^-^Siitsa.
Dispetto.
GHERUNGHEIN. V. Fiat.
'GHERLUDA» n. f. TordeUek Tordo
maggiore.
'GiiERR. Ghiro. ^ Bnrmir tm'è w
glkérr. — * Dormir di groeao.
jGHERSPEIN. Crespino, Bèrben o Ber-
I òero. Sorta di pnino,die fa pfr
fmtto certi granelUni simili ad «w.
f/a.TiibercQleUi |ning«pti<^if «ptip*
Udo ili »nlU eslreiniU Mi» ìiagqa,
per lo più dopo aver ipatgialo oo^e
agre, aspro.
HBBTÀDURA. 0. f. /^crfiipalttr». Ir-
ricciatura del velo»
UEHTAR, V, lucretpc^ret Àrriociare
i veli
HETT, n, nL4)lur. (dal fr. Guétreti).
UoMt n.f. Sorte di aiivaleiU di pao-
Do, o di pelle che seryoDO a coprir
la gamba ai disopra della acarpa • e
s'affiliiauo con nastri o bouoai.
UETT^L. a. L pluL (dal fr. CAo-
touUUs). ùiléUco, D. IQ. e oon voce
più uaiiala Sollético , o. m. -^ F^r
el gheW, ^SolUUean, Dileiioa-
re, Far, ioUetico» Stuzzicare altrui
leggermente in alcune parti del
corp^, che toceate iocitaiio a ride-
re, e a squittire «^ Al fiirel ghft-
Ui — SolkUQ€UMni9» DileUeanktn-
lo. ^ fànr el ghetteL — ^ Timore
il solletivo,'-^ Cn ch'Um ei glietUl
— fertona che terne il 9olUrUco,
GHIGNAR, SGHIGNAR, v. Ghiffr^t.
•HIGNÓN , n. m. Stizza, n. f. E anehe
OiidetUi, massime al giuoco, dal
fr. Guignon o|ie signiO^ Dàd0|<a,
liisgratiia. In boi. equivale pi<i pre-
cisainente a Dispetto. -^ Uaa cot-
<a . una persòana m* fa ghignàn.
*— Una co9a miétm dispetto : per
dire Che reca dispiacere, eh' è rin-
erescevole.
«U
GIACHÉ. n. m. Dall' inglese AKkey.
Sewiéovéllo,
GlÀCUÉTTA, n. (. (dal fp. Jaqmtte),
GABANÉLL. n, w. GABANÉtU. u.
f. Casacchinii, Cae^coheUt^,
Gf AND^ e UNDA. GMauéa, Frutto del*
la quprcla , del rovere, del carro , e
del leccio. •>— Atber tU giatèda^ r-
Alòet^ gàiaudifetv, iaudifero, éa
ghianfta. -* GAia/i(<uod# , GhiQw
duzz4» aita, f. GhitMudetiino, m»
*GIANIURA, 0 lANDARA. QMmuiai^
Uccello, noto.
GIANVAN. V^ Tabalori.
GIARA. Cmaia. Chiara, -* Trèinpein
d' giara, — Terreno ghiaioso, »—
Un fond d' giara. — GAwiricdo.
QhiaretQ. Greto di un fiume.
GIARA. Ghiaiata, Inghiaiata. Spandi-
^ mento di ghiaia.
GUaAR. V. Ingiarar.
GUBDEIN. V. Ort,
GIAUÉLLA . n. r. Ghiarotto e Ghiaròt-
tolo, o, m. Ghiaia mi unta, <«r Giar^
teina. — * Gtuaiuzza» dim.
GIABÉTT. MesQiroba- Qoel vasetto col
quale si inesce V acqua (ciq^ i^ ivr-
sa) per lavarsi le mani.
GIABLEINA. V. Giarélla.
'GIABÓL Gessaio. Colui che cava e
manifattura il gesso, o le conduce
al mercato. — Giarol^ -^ Merla a^
cquaiola. Uccello.
GIAVÒN. n. m. Panicastrella^ Papico
salvatico, che anche i boi. cbiamcii
no pure PatàgaslriU.
ÌHIGNóUS.add. CAe/U dispetto. Cfie GIAZZ.ZEL, n. m. GlUacclo, Pelo e
cagiona dispiacere , disgusto. -—
Al lai m'é ghignòuSt t'Aa una fuz-
Ztt qhignòusa. Vale a dire. Il tote
^i fa dispetto .mi è un dispetto ;
cioè Hi è rincrescevQle. La parola
hol. verrà da Guigtum frane. Y. Ohi-
gnòn.
iHIBlGAlA (METTEBS' o ÉSSR IIN).
^$er lindo, attillato, -r Essr in
Cielo» q. m- Acqua congelata.
Giazza, u. f. da Ghiaccia ora non
usato. — nòmper la ((ta:^xa» figur
Rompere il ghiaccio , il guado. Fav
|a strada altrui in aloMua cosa dif-
ficile , cominciandola jl trattare. —
Dsfars' al oiazz. — Oighificciare .
Diinoiarc, Y, Dzlar. — Al dsfofs*
del qiazz. — ùiqhiacciaìmnto.
ghirigaia, vale ancora Godere: Dar- GIAZZAR. GIAZZABS', n^ generalUr
ii tmon tempo più del solito; Hatle- { si dice piuttosto Zlar. llars\
/7rar«i, e con termine più proprio , Gì A2Z0L e lAZZOL. Qlùacciolo. He'-
hf^cazzare. L^sr 4' giùngala. — Milo d acqua coH|;elala, — ' Gifif^ol,
£*Hr allegro più del solito. l add. Ghiacciolo, agg. Y. Pcirc^.Piint.
«BM
386
ifIiS
df lo della dMira imdo ìd suir imli-
ce della sinistra verso il viso del
dile|;giata, dioesi ItfiMi, Urna: e con
ciò uno ìQteode di burlar T altro «
a cui è fallilo no colpo. Ma non è
quesio il boL Far /a gatèlt^: che
è Spigtiére un |>o'la punui dèi naso
allo inKù col dito indice della ma-
no, ed è atto di diaiMregf o. -*' Vi co-
no altri atti di dispregio; come Far
ie bocche i o far OoocfU* cbe tvol
dire agoxEar ie labbra inverso urto,
a f^uisa cbe fa la. bertuccia» o cavan-
do fuori mostraosaoieote la Kn-
gua, in boi. Far di muitazz. -^
Far le fiche , o U cawtagne è an at-
te^ cbe colle mani ai fa in dispregio
altra! « melteiido il dito grosao tra
r indice e il medio, l hdlogii«si fan
«io per iscbeno eo'fosciulli aeca-
valciaodo loro il naao» e «Iringcn*
doto fra l' indice e ìfl medio , nel ri-
lirar la mano aostituiBcoBvi il polli-
ce « e fanno lor credere càe quello
è il naso cavato.
OAZL Guiggia» to bòt. iMtoioad. Fame^
mona. Arbuscello dell'Isola di s.
Domiogo « che fei un piccolo . iìor
giallo odorosisaimo.
GAKOL. Garzuolo, Grimoh, Le foglie
di dentro ooagiunie insieme del
cesto deirert>e»comedi ialtuga, di
cavolo. -*« Gazoly sing. e ìhìicoéhu-
iieni. Gazza, pììir. Raoagi$one,4el'
* to voigarm. Vaiuolo iaUatice.
GDÒGN. V. Cdògn,
GDUGNÀ. V. Cdugnà.
tiÉN£B, n. I». Gènere, n. m. Ciò ^he
contiene sotto di sé le spezie. Ani-
male è genere. Cane è speiie,-^ Ge-
nere si prende anche per Soriù,
Spezie, tìt% io boi. dicesl Falla. -^
Bisógna avèiren d* luti ci fatta {di
alber, di fruii). — Bisogna averne
di diversi generi. — Géner.-^ Der-
rata , n. f. Quello che si contralta
in vendila , e epeziabnenie ciò che
ricavasi dalia possessione. —-4/
melf tùli i su géìter in casa. -** Fa
la provviMa delie éerrate per la
casa. •*- Grasoia» che vale Tutte le
eo«e necessarie al vino Ih gen'efa-
le.^** Géner coloniale piar. Nel lin-
guaggio comune per Generi eolo-
ma^i s'intendono i Prodotti che ci
vengono dalle colonie nlnbiKle Ali-
le diverse nazioni d'Europa nelle
altre parti del globo : e sono Caffè»
Enechero , Aromi , ec. — * fi» géner.
-^ in genere, aw. Vale Generair
mente. -*• A n' bisogna questifmar
ÌHgèìterii'Hènti,eVL**'flon biwgna
qtwsdonare in fatto di Bfnenze,
ec. Non si dirà in genere é\ scienze.
GENERAL. Generale. ^ Batter la ge-
neral» (dal fir. Baltre la générak).
Sonare a mccotia. Sonar raccolta,
O la rcr?colfa.4Chi«ixiare co' tambu-
ri tutta la truppa di una gavnii-
gione.
GENI , n. m. Genio , n. m. Andar a ge-
ni, ^-» Andare a genio, a aiemaeo .
« «Aliotte. Conforsi.
GENI RTT, n. m. Geuiii^ià. Propensio-
ne d'bflfeito. Inclinazione. Affeidon-
eeWi. Aite volte significa AnsoreUo,
per semplice gataiileria. €eHÌeiio.
GESTIV , n. m. Unffuentb maiufxtiico,
detto votgar. DigcsUvo. Che condu-
ce la piaga a matnrazioiie, a snp-
pnraKione.
GESÙ » e GESÙ CRÉST. Getù , e Gesù
€ri9to,^t^t'nn gesù. *— In un
attimo. In un tratto, in nn bateno.
in nn batter d'occhio. In ttii istan-
te, in un credo. ikU vedere . of non
vedere. -*• A n'Pssè nianc dir Gr-
eù. -— iVen poti dire: Iktmine aiu-
tatemi,
GETTÒN. V. Ferhin,
6HEGA. V. Gogò,
'iìHÉGNA, n. f. FcncdH, detto tu nMdo
disiiregiativo. — Ghégna.'-' Stizza,
ùìspetto.
GHERUNGHBIN. V. Fiat,
*Gtilì»LUDA» n. f. Tordeiia. Tordo
itaaggiore.
*GHERR. Ghiro. '^ dormir em'èvs
g/iérr. — fìormir di grosao,,
GHERSPEIN. Crespino, Bèrben a Bèr-
bero. Sona di prono , ebe fa p^r
' fratto oerii granellini simili ad n%».
r«bercoieUi piing^pti^f ^p^i-
t iu snlUi esireiuiU clelU liiiiciia.
lo più 4opo avor mangialo oo^e
ì , aspr^.
rADURA. n. f. !Hcr^$palurfik. Àr-
icUura del t7cÌQ.
rAB, v^ lnere^<kn^ Arriociare
U.
r, n. iiU4>lar. (dal fr. Guéirt^).
1, o. f. Sorte di 8iivalaiii di iNUi-
o di pella che servono a coiNrir
ainbat al disopra della acarpa, e
Kbiauo con paatri o boUoni.
TEL. a. L plus, (dal fr. Chfl-
Ues), ùiiéUco, D. m. e ix>q voce
usilata Sollético , o. m. -^ far
}/teliaL T^SolUUcare, Diletioa-
Far MoUetie^. Stuzzicare altrui
{erioeniA in alcune parli dei
p^ . che ioc«ale iociiaiio a ride-
e a squiilire '^ Alfiir^l ghift'
-— SoUeUcament9» Diletteani4in-
— Témr ^ ghetieL^ Temere
olleiico^'^ tn ch'Um W glittUl
Perdona che tenie il $olkUcOt
;nAR. SGHIGI^AR, V. Ghiimere.
iNÓrS , n, m. «SlfZisa* u. t E anehe
detta, massime al giuoco» dal
Guiguon c\te significa i^àdaMa,
grazia. In |>oÌ. equivale plii pre-
ftoienie a BUpelto. •*- Una cp«-
. una pertòuma m'fa ghignon.
Una ca$a nUéwn (jUipetto ; per
e Che reca dispiacere, eh' è rin-
asce vola.
9S7 6u
GIAGHÉ» D. m, DairiugleBe ^k^.
SetvUoveiUh
GUCUÉTTA» n. r. (dal r^ Jaquelte).
GABANEIL. a. m. GABANJÈUU, ii.
f. Catacchina, Ca99C9heUa,
GiANDA e UNDA. Ghiunéa. FruUo del-
la quprcia , del rovere, del carro , e
del leccio. -^ Àtber da glande^, <r-
Alòet^ gàiaudifew, iaudifero,da
ghi^nfia, ^ GAio/iduod # , GJUfkw
duzz4» dina. f. Ghitkftdeiihio , u».
*GIANIURA, 0 lAiNDARA. dAiOiMfo^a.
Uccf Ilo. nolo.
GIANVAN, V, Tabi^lori.
GIARA. GMaia. Ghiara. ^ Trèinpein
d'git^ra, -* Terreno ghiaioso, r—
Uà fond d' giara, — GAiorìoclo.
QhiarelQ, Greto di un fiume.
GIARA. Ghiaiata, Inghiaiata. Spandi*
mento di ghiaia.
GURAR. V. Ingiarar.
GIARIÌEIN. V. Ort.
GIARÉLLA. u. f. GhiaroUo e Ghiarit-
t»lo, n. m. Ghiaia minata, *^ Giar^
teina, -r Ghiaiuzza , djm.
QlAHÈTT.Memrobc^ Quei vasetto col
quale si inesce l'acqua (ciQ^ #i ivr-
sa) per lavarsi le roapi.
GIABLEINA. V. Giarèila.
'GLARÓL. Gesèoio. Golgi che cava e
manifattura il gesso, o 1<^ conduce
al mercato. — Giaròl, -^ fierla i%i
cquaiola. Uccello.
GIAVÒN, n. m. Panicastrelia, Papìco
sai valico» che anche i bel. chiaii^<)
no \inre PaniyasiréU.
NÒUS. add. Che fa dispetto. Cfie GìkZZ, ZEL. n. m. Ghiaccio. Pelo e
Cielo, q. m. Acqua congelata, ♦t
Giazza, u. f. da Ghiaccia ora non
usato. — Romper la qia^^xa, (Igor
Bompere il ghiaccio, il o^ado, Fav
|a strada altrui in alcvina cosa ifif*
ficile , comiuciandola ìl trattare* —
.«',- , . Dsfurs' al giazz. -— Oighiacciare »
UGAIA (MlìlTTEHS' o É$SR i^). Ditnoiare, V. Dzlar.^ Al ìf^/èyV
t$er litido , allillato. -r- Èssr in del qiazz. — Diffhiacciatnenio.
ìiriaaia, vale ancora Godere: Dar- -GiAZlKH. GIAZZAR.S'» n^ general»»
buon tempo più dei solilo; 9aUe' \ si dice piuttosto Zlar. ^lars',
'ar«<, e con termine più proprio , GÌ A2^0L e lAZZOL- QÌUacciolo, Vasi-
tarazzat^. £,<Vr 4 ' giùngala. — zelto d acqua conf^elata, ~ Gifiz^ot,
**er allegro piif. del soUto. t add. Ghiacciolo, agg. Y. Pèin3^,Pfi\nL
^iotia dispicicere , disgusto. -^
tal me ghigtiòus. L'ha una fuz-
ghignòuea. Vale a dire. // tqle
\ fa dispetto, mi è un dispetto: '
>è Mi è rincresceoole. La parola
•1. verrà da Guigèum frane. Y. Ohi-
lOU
«IH
2S«
^10
GIBERNA. V. fadròuna.
GIBIREIN 0 GIBIRLElN.foree da Giub-
èvteUo f Giubbetto , Giubbettino ,
Giubòoncino , GiubbonceUo , dim.
di Giubba. Y. Curpètt.
GIGEIN , GIGIULEIN , V. bassa. Pocoli-
no» Pochino, Cichino, Miccino, Mie-
colino. — Cigein, Gigeina, per vez-
zo, in vece di Luigino» Luigina»n.p.
^GIGIURLATA, f. Cuccagna, n. f. Ga-
vazzamento, n. m.
GILÈ. V. Panzein.
'GIÒUREN. V. De. — Giorno. — La vo-
ce Giòuren dod è dai boi. usala cbe
fn alcune frasi , p. e. Éssr a giòu-
ren» Vgnir a giòuren. — Eìtsere,
Venire in cognizione,
GIOVA. Brocca. Bastone forcuto per
coglier fichi. V. Figarola.
•GIOVEDÉ. V. Zobia.
GIRANDULAR , AS1AR , v. Andare aia-
io. Andare a zonzo, e per metaf.
Giostrare, Vagabondare.
GIRANDULÒN. Vagabondo, Errante.
GIRAR. Girare. Andare in giro. —
Girar d'intòuren. ^ Aggirare e
Aggirarsi.
GIRAVOLTA, n. f. GIR. n. m. Giro,
Aggiratnento, n. m. Giravolta, n. f.
Parlandosi d^ acqua nello stesso
punto. Vòrtice.
GIRÒNDLA (ANDAR IN). Andar giro-
ni. Andar a girone. Andare attorno
vagando.
GIRUNGEIN. n. m. Pigmeo, Pimméo.
Caramógio. Uom pìccolo e contraf-
fatto. Caricatura.
GIUBBA. Voce conUdinesca. V. Abit e
Curpètt.
•GIUBBÒN. V. Zìbòn.
GIUBILAR , V. Giubilare e Giubbilare.
Far festa, allegrezza. — Giubilar un
impiega. — Dar riposo con pensio-
ne a un impiegato. Dispensare dal-
l'aggravio dell'impiego con reco-
gnizione.
G1UB1LAZIÒN. Paga , Stipendio in ri-
poso di servigio.-^ Giubilazione,
vale Allegrezza. — Magalotti adope-
rò il participio GiMÒt/afó. Stipendia-
to in riposo.
GIUDEZI. €MUzio e GiuMeio. perStt-
no» Cervello. Uomo di giudizio. A-
ver giudizio. — Accorgimento. Av-
vedimento. Accortezza. Avvertenza.
«— Giudezi a spèndi i su quattróH.
<— Assegnatezza. Spendere assegna'
iamente. — Giudicar cùn giudezi
— Giudicar con criterio. — Ciap-
par giudezi. — MetUr giudizio. —
Andar cùn giudezi. *— Andar coi
calzar del piombo. — A ffarò far
giudezi. — Ti caverò il ruzzo del
capo. Il bastone ti fard scuola,
rabbasserò la cresta. — Al n'ha
tùli al so giudezi. -— Non ha tutti i
suoi mesi; figur. — Avèir poe ffw-
dezi. — Aver poco senno. — Chi ha
più giudezi al metta in ovra. —
€M ha più cervello, più ne adope-
W. — Cùn giudezi. •— Ponderata-
mente. Considerataìnente. Fosala-
mente. Avvedutamente. Avvisatii'
mente. — Impiegar la roba cin
giudezi. — Impiegar la rot>a ae-
éonciatamente, o acconciamente.
GIUDIZ. Giùdice. Quindi tutti i derì-
vali. Giudido e Giudizio, Giudica-
zicine , ec. — Giùdiz dia òalansa ,
o dia stadfra. -» Ago. ^ La vo-
ce boi. non pnò essere più ap-
propriata, perchè l'ago è il vero
Giudice del peso, — Giudice sta an-
cora per Arbitro. — Giudice. Colui
eh' è capace di giudicar sanameale
di checchessia, ed in questo signi-
ficato s'usa anche in genere fem. la
giudice , La giudicessa.
GiUST, avv. (dal fr. Juste, Justement
Appunto. Per l'appunto.- — Giùst
li. — Appunto lei. Ella per r ap-
punto. — Giùst aqusè. — Coti per
l'appunto.— Anche in lingua può dir-
si Giusto, avverbial. per Giusta-
mente, e Giusto giusto per dar piii
forza. — Giùst, si volge anche pw
Pure. — Al pareva giùst un ò«n
— Pareva pure un orso. — Gii»t
per guest. — Appunto per quettù
Anzi per questo. Per do stesso.^
Giùst. Pulid. — Oppot^namenk
— A-i ho giùst a car. — JV'ilo i^
GHA
889
GNO
pufUo piacere, — L'è giùit aqusè,
^^La cosa è giusto co$i. —L'è giùst
quèll eh' zèirca V orb, — * Tu m* in-
via al mio giuoco. Oh qua ii vole-
va. — Ah giÙ9t! — Oh zucchel Atlo
di macaviglia o di negazione.
SlUSTACOB. Giustacuore e Giusiaco-
re. Foggia di abito da uomo , corto
ed atti I lato al corpo. -^ L.a voce del
dialetto si adopera per ogni sorta
di abito da uomo. -— Fars' tirar pr
al giustacor , pr al gcUtbarteiti, —
Lasciarsi prendere: o tirare pel
collarino. Farsi pregare dai credi-
tori a pagarli. E il contrario. Non
si far tlracciare i panni, '^Giusta'
cor dal fèsl. — Aùito. domenicale.
Veste domenicale, ed anche assolut.
Domenicale, sust..— Chi porta sem-
pre il domenicale, o egÙ è ricco, o
qgli sta male,
GIUSTÉZIA. Giustizia.— Quattrein e a-
mizézia i fan star la giustézia. —
Donato ruppe la testa, a Giusto. I
doni sogliono corrompere i giudici.
GLORIA. Gloria — Tutt i salm ^
fiessn in gloria. — Ogni salmo in
gloria torna e finisce. La lingua
batte dove il dente duole, ^ Andar
in gloria. — Andar ne* sette cieli,
Non toccar terra co' piedi. — E An-
dar in gloria, o Èssr in gloria,
luetaf. -*£s<ere ubbriaco, o almeno
allegrissimo, —■ Andar in gloria ,
Éssr in gloria, — Gallonare. Far
gallòria. Galluzzare, V. Ingalluz-
ztrs'.
GMISSÉLL. Gomitolo. — Far di gmis-
sì. — Gomitolare. Aggomitolare. —
Pars* in-t'Un gmisséll. — Aggomi-
tolarsi. — - Dsfar al gmisséll. —
Sgomitolare. — Turnar a far al
gmisséll. — Haggomitolare.
GIACCHERÀ. GNÀGCARATA, BÙBBLA,
ZEBRA , GNEXA. Bagattella. —
Quand la sinté sta gnacchera. -—
Quando ella udì questa bagattella.
— Gnacchem è anche aggiunto che
indica Persona da poco» un infin-
gardo. — Gnaccher plur. Nacchere,
plur. Strumento noto.
GNAGN. GNAGNARÒN. MIMIRÓN.GIUG-
GIULÒN. GIGIULÓN. Minchione ,
Bàbbèo.
GNÀGNERA. GNAGNAREINA. Febbret-
tuccia, Febbriciattola — Gnàgne*
ra viene registrata da Alb. Capric-
cio disgustoso. Altérazioncetta. —
Gnagnera usò il Magalotti per Vo-
lgila, Capriccio, Prurito.
GNANC. V. Nianc. ^
GNÀO. Gnào , Gnàu , Miào, Voce che
manda fuori il gatto.
'GNAPA. Melenso.
GNECC, GNICCAMÉINT. Nicchiamen-
to. Quel rammaricarsi pianamente
per doglia, o per noia. Gniccaméinl
del scarp. — Scricchiolata.
GNER. V. Sgnòur.
GNEXA, n. f. V. Gnacchera. — Quand
l' ost vest sta gtiexa. — Quando
V oste vide questa bagattella — Ai
dsi una gnexa vùl -— Contate ciò
per un nulla voii — Mo gnexai —
Giuggiole!
GNICCAMMÉINT. V. Gnecc.
GNICCAB. V. Nicchiare, v. Propria-
mente quel cominciarsi a rammari-
care pianamente per doglia , o per
noia. Nicchia la donna , che 9' acco-
sta al parto. Nicchia il fanciullo,
che comincia ckd infastidirsi. — Al
gniccar di ùss , di legn , del scarp,
— Scricchiare , Scricchiolare. —
— A l gniccar d' una cessa pr al
pèis. — Cigolare. Cigolano , Stri-
dono i carri carichi di biade.—
I tassi , i trac gnecchen. — l pal-
chi, le travi gemono pel peso. y.
Zigar.
GNOC, n. m. Soccenericcio, Focaccia
messa a cuocere sotto le brace. —
Gnoc. — Gnocco. Pastume in foggia
di bocconi che si fa con farina di
formenio, o di riso. — Dar al gnoc.
— Fare un manichetto, o un mani-^
chino. Atto d'ingiuria, di beffe, o
di sdegno che si fa col battere il
carpo d' una sul dorso dell' altra
mano, o sull'altro braccio. — Far
un gnoc alla lòuna, figurat. — J/oW-
re. — Gnoc, fìgur. Buono. Docile.
52
GOM
290
GOT
HacevoU. Ed alle volte signifioa
Balordo, Sciocco,
GNOLA DI TUSETT. D. f. MiagoHo. n.
m. per similil. a quello del gatto.
GNÓUR. V. Sgnòur.
GNUCCA. Nuca. La parte superiore
delta collottola. •— Gnucca, —
Testa.
*GNUCCÓN. Pacione. Cioè BontMtm^.
E talvolta Balordo.
GNÙGN» D. m. Un dappoco. Vigliacco.
V. Tabalori.
GNULAMÉINT. MiagoUo, e con V.d. U.
GnauUo. Verso di gatti che mia-
gelano.
GNULAR , V. Miagolare. Gtìaulare.
Miagulare. Il maudar fuori che fa
il gatto la sua voce. V. Vers.^Gtnh
lar di tusell. — Pigolare.
GOB. Gobbo. — Andar gob. ^ Andar
chino , curoo. — Una C09sa goba.
— Curvo. Ricurvo, agg. — Dointar
gob. — Ingobbire o Aggobbire. —
Fiol d' un gob. — Figlio di un bec-
co. — Pust dvintar gob. — Che tu
possa ingobbare.
GOBA, D. m. Gobba, d. f. Gobbo, n.
e per similit. Scrigno, V. Guòisia.
— Gobba e Gobbo si dice a Qualun-
que prominenza per lo piìidifeltuo-
sa nell'opere dell'arte, o della na-
tura. — Goba dèi nas. — Soprosso.
GODER, V. Godere. v.—For«'flfoder. —
Farsi rider dietro. Farsi il zimbel-
lo altrui. -»- Torr a goder. --^ Beffeg-
giare. Beffare. Berteggiare.
GOF,add. Goffo, Disadatto, agg. —
Far gof. — Goffeggiare. Dar in gof-
fezza. — Un abit eh' fa gof.-' Un a-
bito che piange indosso; cioè che
non fa appariscenza. — Gof. —
Gobio. Piccolo pesce d' acqua dolce,
che dicesi anche Ghiòzzo (coll'o a-
perto e z rozza).
GOGÒ, n. m. GHEGA, n. f. GNAPPA,
n. f. Galla morta. Gallone, fig. So-
ro, simulato. — Far al gogò.—
Far la gatta moria. Fare il gatto-
ne. — Ghega in ital. vale Beccaccia.
GÒMBD. (dall' ant. 'Gómbilo). — Gó-
. wUo, n. m. sing., nel num. del più
e lai
fa GomU» m. e Cornila* f. (fm
coirò stretto). — Star, o dmtk
su iU't.i gooUnL — Dormire • p
mitello. Star gomitone, o GomUtà
Vale Stare col capo fra le man
tenuto dalle braccia , coi (
appoggiati su checchessia. —
al gàmbd. - Alzare il gomito,
ricar l'orza al fiasco. Vale Ber
to. — Mal dèi gombd, o sia M
mare, dicono i boi. il Dolor cf
sente battendo il gomito coi
checchessia.! toscani dicono A <
della moglie è come il duol dei
mtlo. DogUa di tnarito morto
fino aUa sepoltura. DogUa éi im
na moria dura fimo eUla pariti
Gòmbd di comod»y. Vrzol.-^h^
gòmbd d'una muraia. — Gomtk
Angolo di muraglia , e dicesi
priamenie Gomito se la ma
faccia angolo ottuso» che se
retto o acuto dicesi Cantonateti
se tal angolo è tagliato si ehiiiri
Biscanto.
GOMRA , BÙBBLA . Frottola , M»
Corbelleria. — Cuniar del gmm
— Narrar frottole. Piantar eonlA
Frottolare.
GÒNFI. V. Infià.
GÒNFIANÙVEL. Gonfianiigoìi, Gosf^.
gote. Vano.
GÒNZ. Gonzo. Vien spiegato per Gaf^
Rozzo. Io lo definisco Facile a e»
dere, e perciò ad essere ingantal».
'-Aln'è méga un gònz. — !iosi
gonzo. Non è sciocco. Non è si fr
Cile.
GOSS. Gozzo. Primo ventricolo de^
uccelli. — Gozzo. EnOamentodi gdt
che hanno alcuni uomini, che rtf*
somiglia al gozzo degli ncceill -
Avèir pein al goss.-' Traboccart
il sacco, figuraL Non aver pazieou
— Avèir al goss. — Essere gotail»-
E per similit. Aver la gozzain ci^a*
Irò ad alcu9io.
GÓTTA. Go«o. —S'è nelle mani *
cesi pili propriamente Chiragf^
Ne' piedi Podagra. Nelle ginoccbfl
Gonagra. Neil' artioolazione deli >-
60Z
391
GRA
mero coli* omoplsto. Omagta, —
Cottoto, GoUo$i$$imo. Infermo di
gotta. Cosi Podagroso , Podàgrico.
— ChiragroBo, Chiràyrieo, Dolori
Chiragrici,
OVERNANT. Govematrice. Donna
che btt cara degli affiiri domefitici
di alcuno. •— Governante , valQ Che
governa.
ÒDLA. Goto. — VìHr vèdr ttnfik cos-
ta ten' atta gòula. — Volerla ve-
der quanto la gota. •« Avèir la pan-
za alta gòuta, — E$»er col corpo a
gola , 0 Aver il corpo a gota. Dicesi
delie donne, che sono'vicine al par-
lo. — Zigar a gòula averta. — Gri-
dare quanio $e n* ha netta gola.—
Avèir l'or, al magnar sen* atta gòth
la. — Aver Voro a gota, Eìscp a
gola nelVorOt nel cf6o. — Tirar gu-
Uin. — Dar gola , o Far gola. Alle-
gare i denti, Indor desiderio, appe-
tito. La$tars' mettr i pi in-t-ta gòt*^
la. — Laiciarei porre eul collo il
calcagno. — Intravenan' cvétt in-
t-la gòula. — Far nodo nella gola.
— A tn' »' è intraversd un ois in-
t-ta gòula. «- Un otio ha fatto no-
do nella gola. — Trachèa (dal gr.
Trachyt, ruvido, aspro) è ciò che
popolarmenle chiamasi Canna del-
la gola.
ÒZZ, n. m. da GMoxzo, anlitiaato,
che significava Piccola quantità di
ehecchestia, e parHeolarmente d'a-
cqua. — Un ghiozzo d' cusqua , non
vale però Gocciola, ma quantità
maggiore. Adesso si dirà Un po'd'ac-
qua , Un po' di vino, oppure Un
gocciol d* acqua, come usaron Dan-
te e BoeciKcio. — Un 9or$o d* a*
equa, Un sorso di vino, per similit.
— Un guzzeind'vein.^~€entetlino e
Ciantellino di vino.-^In-t-al biver
lassam* un guzzein in-t-at fònd.
-^Nel bere latciarnel fondo il cen-
tettino. — Biver a iurs , a guzzein
alla volta. — > Centellare ; Bere a
centellini.
>ZZA. Gocciola e Góccia. — Gòzza
per Niente o Quasi niente. — • 4 n' I
vid una gazza, a n' i seint una
gòzza. *> Non ci vedo, o sento ci-
ca, punto, nulla affatto. ^-^Iai mac-
eia eh' fa la gòzza. — Gocciolatu-
ra. V. ranca. — ikir del gòzz. —
Spruzzolare.
GRADA. Grata. Inferriata , a guisa di
graticola. «» Grate delle finestre
delle prigioni. Grate degli altari,
ec. * Grada usò Dante. — Grati-
cola, Grate/to , diminuì. ^ Gratico-
la d' un fornello , d' una peschiera.
GRADASS. Smargiasso. Spaccone, —
Far al gradass. — Smargiassare,
GRADÈLLA. Graticola , dim. di Gra-
ia. Arnese da cucina su cui s' arro-
stisce carne, pesce, e simili cose da
mangiare. — Gradella è Un recinto
di cannucce Ingraticolate, che usa-
no i pescatori per radunare il pesce.
GRADEZZ. Graticcio, Utensile di varie
forme , fatto per lo piti di vimini
tessuti in su mazze. — Gradezz da
secar el castagn. — Graticcio. —
Graticciuola. Ficcol graticcio. Cro-
ticciuola da seccar fichi nel forno,
GRADLEINA. Gratieotetta. — Gradlei-
na dèi cunfssionari, — - Graticcia
del confessionario.
GRAFFE. Sgraffilo e Sgraffio, Graffio,
Graffito. M^nìersL di dipignere a fre-
sco, cioè i contorni del disegno in-
cavati , e ripieni di colore.
GRAFFI. Gràffio, Baffio. Utensile di
ferro a più uncini per levar le sec-
chie cadute nel pozzo.
GRAFFIR, v. Sgraffiare, v. Dipingere
di sgraffio.
GRAMA DA PAN. Gràmola. — Grama
. da can'va, da lein — Gramola ,
Maeiutta. — Coltelli diconsi quelli
eh' entrano nel canale della maciul-
la per levar la lisca alla canapa. -~
Grama , per similit. — CavcUlaccio
magro.
GRANAR, V. Gramolare. -^ Gramar
la can'va. — Gramolare , Maciul-
lare la canapa. — Gramare , vale
Far gramo. Attristare.
GRAMIJSTEIN. V. Vinazzot.
GRAN. Grano , Frumento. — V. Fur-
ORA
293
GRA
mèint. — Gran, '-' Grano , la cln-
qaeceDsetUnUiseesinid parie del-
l'oncia, e si scrive cosi G. oppure
g, dai medici.
GRANA, n. f. Granello, n. m.Nel num.
del più Granelli , m. e Granella , f.
— Granello di grano. Granello d'u-
va. Granelli di pere. — Vein eh* ha
la grana. — Vino che brilla. Bril-
lare del vino. Effelio che fa il vino
generoso nel rodere la schiuma
schizzando fuori del bicchiere , e
mostrando come dei granellini. —
Grana è quella de' timori per tin-
gere in rosso. — Grana è una sorte
di tabacco. — Granifero , agg. Che
porta grano , o cosa simile a grano.
GRANA. Granata» Scopa. — Grand
novabèin spazza, quand l'è vèc-
eia la razza. — La granata niiova
spazza bene la casa. Fattor nuovo,
tre di buono. — Granatala. Colpo
dì granata. — Granatalo, V. d. 0.
Colui che fa e vende granate.
GRANADÉLL. GRaNADLEIN , n. m.
Granatuzza, n. f. — Granatino, n.
m. V. d. U. Dibattere il capolatte
con una granatuzza, perchè diven-
ga spumoso. — Granadéll da pagn.
— Scopetta.
GRANAia. n. f. slng. e più comune-
mente Grandi plur. Biada; n. f.
Tutte le sementi di grani raccolti ,
come frumento, orzo, vena, simili.
— Granàglia, n. f. É una sorte di
preparazione d' oro , e d' argento.
GRANAR. Granato. Stanza o luogo do-
ve si ripone il grano. Dovrebbe
questo luogo essere nella parte più
alta , e pììi aerata della casa; e mol-
ti in fatti in cotal situazione tengo-
no il grano , spezialmente ne' muli-
ni ; ma la dilBcoltà del trasporto ,
ed ancora che luoghi alti siano ro-
busti in modo da portar gravissimo
peso , fa che 11 grano si mette per
lo più a pian di terra ; e perciò che
nel granaio in vece di grano si ten-
gono legna per bruciare , e si do-
vrebbe chiamar Legnaia. — Granar
io è anche aggiunto. Fosse granale.
Fosse da custodire il grano. — A'
vèir al granar guast, flgurat —
Non avere tutto il suo Menno.
'GRANARA. V. MèikL.
GRANAROL.Bia<iattioto. Colai che ven-
de le biade. — Granaiolo e Grvr
natuo/o. Colui che rivende il grano.
GRAND e GRAN, add. Grande e Gram,
agg. — Butir eh' ha al grand. -
Butirro sapiente. — Sapiente ooo
è da confondersi con Rancido e Vit-
to; a me pare che il primo sia ag-
giunto proprio del barro qoando è
inacidito, che i boi. dicono Fort
nelle altre cose, ma Grand nel ÌHir-
ro; Vieto quando è inveccbiato:
Ràncido , quasi putrefatto.
GRANDSÉTT , GRANDÉTT. Grafidictl-
lo , Grandetto.
GRANF, (da Kramff ted.). Grànchio,
V improvviso ritlrameoto de' mu-
scoli delle dita, delle gambe, ec
Avèir i granf, o Èsser brazz curi.
figuratamente. Avere il granchio
nella scarsella. Spender mal toIoo-
tieri.
GRANIR, V. Granire e Granare, v. Fa-
re il granello. — Semenxire. Fare il
seme.
GRANISÓN, n. f. Granitura, GranigiO'
ne , n. f. Granimento , n. m. For-
mazione del granello nelle piante.
'GRANITA. V. Gremolà.
GRANLEIN , n. m. e GRANLEINA . t
Granellino, n. m.; nel plur. fa Gra-
nellini, m. e Granelline, f.
GRANLÓUS . add. Granelloso , agg
Pien di granelli , o dì cose simili 3
granelli. — Granoso, significa Pies
di granelli , Ben granito. Spiche di
frumento granose, o ben granate.
GRANZÉLLA. Grancella. Spezie di pie-
col gambero di mare.
GRAPPD'U(come dicono gl'inglesi
Grapp). Gràppolo e Grappo d'ncc
GRAPPA DEL ZÉSS. Rimasugii o itok-
diglia del gess stetccicUo.
GRAPPADEIN. Grappoletto, Grappeb-
no, Grappoluccio.
GRAPPÉLLA DEL CARR. Granchio dei
carro.
GRA
293
ORA
RASPA. V. Graspuia.
RASPAROLA. Graticola. Ordigno di
rame io guisa di scodella rovescia-
ta» falla a graticola minuta, e rac-
comandata a un pezzo di tubo pur
bucherato, che si mette entro la
pévera , quando si versa il vino tol-
to dal tino, affinchè i vinacciuoli
non cadano nella botte.
RASPlilA DL'U, n. f. Graspi, n. m.
plur. I grappoli dai quali è spiccio-
lata, e levata l' uva. ^^ Graspa, n. f .
sing.—Gra<pt, rimasti nel tino dopo
che s' è levalo il vino già bollito.
iRASS, Susi. m. Grasso, a m. —
4irass da frezer,'^ Slrulto» Distrut-
to, n. m. Grasso cotto e colato» ed
è per lo più di porco. La Crusca lo
spiega per Lardo. 11 Lardo è grasso
naturale non disciollo. V. Lard, —
Lassarci' frezr in-t-al so grass,
— Lasciarlo cttocere nel suo
brodo.
jRASS» add. Grasso, agg. Ària gras-
sa. — Terreno grasso. Fertile. Ab-
bondante. — Patti grassi. Utili.
Vantaggiosi. — Parole grasse. Dis-
oneste. Oscene. — Grass abbragd, —
Grasso bracato. Aggiunto, Arcirag-
giunto. Vale Grassissimo . e dieesi
per lo più de' polli. — Grasso di
danari, Danaioso , Danaroso. Che
è neW oro a gola. Che misura i de-
nari a stata. — Adiposo termine
medico dal lai. i4<ftps. Pieno di gras-
so. Membrana adiposa.
GRàSSOL. Cicciolo, Redolo. Pezzetto
di carne avanzalo nello strettoio ,
dopo averne tratto lo strutto.
GRASSÓUS»add. (dal fr. Grasseux).
Grasso, Agf^. Si dice di ciò che ba in
sé una specie di untuosità» o gras-
sezza. Non farebbe cattiva compar-
sa la voce boi. italianizzata Grasso-
so per distinguerla da Grasso.
V hanno però i vocaboli Pinguedi-
noso. Adiposo, ma non sono dello
stile famigliare.
GRATICOLAR . v. Retare. Tirar la re-
te. Dicesi da' pittori quando tirano
col gesso sopra il quadro delle li-
nee incrocicchiate , che formino
tanti quadrati per copiare un qua-
dro dal grande al piccolo od all' in-
contro. Disegno o Pittura retata.
GRATIS» avv. Gratis. Gratuitamente.
A grato. Di grato. — Gratis et Or
more. — Segnato e benedetto. Ag-
giunto che si dà ad alcuna cosa,
che si voglia fare volontariamente
e senza corrispondenza alcuna.
GRATTADEIN. MANFATTEIN. PASSA-
DEIN. PiSTADElN. Nomi diversi che
si danno al cosi detto Ghianderino,
spezie di pastume ridotto in pallot-
toline pestandolo» o grattugiandolo.
GRATTADEZZ. Grattaticcio , è Tatto
del grattare , ed anche Grattatura,
che leggiermente olTende la cute.
Da ciò la melaf. Non temer gratta-
ticcio. Si dice di colui che non te-
me piccole cose. A n' tém d* grat-
tcuiezz.
GRATTADURA. V. Gratladezz.
GRATTAR»v. Grattare, Graluggiare. v.
Fregare la pelle del corpo coir un-
ghie per trarne il prurito. E (;m//a-
re per Stropicciare , Fregare co-
munque sia, tanto nel proprio» che
per similit.— (7raitoraipan»a/ fur-
mai. ^ Grattugiare il pane, il for-
maggio.-^Grattar la panza alla zi'
gala, ù^nr. ^Grattar il corpo alla
cicala. Provocare un linguacciuto a
dir male.
GRATTUNA» add. Butterato, agg. Per-
sona nella quale sien rimaste le
margini del vainolo.
GRATTUSA. Grattugia. — / bus dia
grattusa. — Fesso, Occhio, Buco
della grattugia.
GRAZIA. Grazia.-^ Avèir d'grazia.^
Dicatti e Dicatto. Voce che s'ad-
opera solamente accompagnata col
verbo Avere: onde Aver dicatto,
vale Stimarsi fortunato, Aver come
per grazia. — L' ha d* grazia eh' i
i daghen da magnar. •— Egli ha
dicatti di aver il vitto. — L'ha
d' grazia d'star quèids'a n' voi
èsser mess fora dall' ùss. — Ha di-
catto di star cheto e zitto , se r^on
GRE
294
GRÒ
vuol e$8er cacciato di cata, — JV'a-
f?éir né garb, né grazia. — Non a-
ver né garbo, né san Martino; di-
cedano i fiorentint. — Grazia. —
Grazia vale anche Favore. Aver la
grazia de' grandi. E Perdono. Far
grazia a an malfattore.
GREBEN, D. m. plur. V. Natta.
GREINFA.n. f. (dal fr. Griffe). Branca,
Grìnfa, o. f. Artiglio, unghione, n.
m. Unghia adunca e pungente d'ani-
mali rapaci. — Greinf, per simitit.
Unghie. — Avèir tra 'l greinf. —
Aver neWugne. — Cascar tra 'l
greinf. — ì>ar nelle unghie.
GREiNTA, n. f. Ceffo, Muso, Viso ar-
cigno. Cipiglio. — Greinta. *- Col-
lera, Stizza, Rabbia, Sdegno. —
Greinta , aggiunto di persona ,
vale Sdegnoso. Iracondo. Stiz-
zoso.
GRÉf^IZ. Grinzo, Crespo, Rugoso, Inr
crespato , ec.
GRÉINZA, CRÉSPA. Grinza, Crespa
Ruga. Le crespe dell'abito. La cre-
spezza de' capelli. Barba crespa. —
Crespo è opposto a Steso. — Le
grinze del viso. La buccia grinza
delle ossa. Rughe della fronte.
Guancia rugosa. V. Incherspà.
G BELI A. Persiana.' Spezie d'imposta
da finestre a gelosia.
GRELL. Grillo.-^F\f^. Grell-^Grillo per
Fantasia e Ghiribizzo stravagante.
Capriccio. Da Greti formasi Grillo-
ri, n.t. (come se si dicesse GriUa-
rie). Grilli. Capricci. -^ Grillari per
GarganteU. V. ~ Grillein, GriUètt.
— Grilletto, Grillolino.
GREM. Gremito. Pieno. V. Fess.
GREMOLÀ, (dal fr. Gremolade). GRA-
NITA. Gragnolala, ed ora comu-
nem. Gremotata. Sorta' di sorbetto
a modo di semolino.
'GBÉPP. V. GreppeL
GREPPEL, D. m. Greppo, n. m. e
. &reppa, n. f. Luogo dirupato.
GRÉTT^add. Increspato. Arricciato.
— Vèil grèlt. — Velo arricciato.
Velo da lutto. — Alla moderna, si
adottano i nomi francesi: Crèpe,
Crépon, CripUs. «- Gretto, ^le
MeschUno.
GRIDULEIN (dal fr. GrÌ9-de-Un). Gri-
dellino. Colore fra bigio e rosso.
GRILLAMÉINT DLA PGNATTA. BoUt
camento. Il primo grillar che b
V acqua al fuoco. Leggier bolli-
mento.
GRILL AND A, (da Grillanda» or» dis-
usato). Ghirlanda. Cercbieilo fol-
to di fiori, d'erbe, di f rondi, o
d' altro, che si pone ìd capo a gnisj
di corona.
GRILLAR, V. Grillare, ▼. Cominciare
a bollire. ^ 11 primo grillare che
fa r acqua al fuoco , dicesi BoUie^
mento. — Grillar. — GrUiare, i-
gur. per Aver grilU in testa ^cer
prieci.
GRlLLARt. V. Greti
'GRILLÉTT DEL SC'CIOP. V. Se'eiep.
'GRIMALDÉLL. Grimaldello.
GRIMBAL. Grembiule e Gremàiate.
GRIMBALA. GrembiataeGr^mMalete.
GRIMBALEIN. GrembiuHno.
GRIMBALEINA, n. f. Parafangoe Grem-
bialino da calesse. — - GrembiaUm
mastiettaH in terzo, ed aneiU ri-
baditi.
GRtNGOLA. — Andar in gringola. —
Andare in brodo di suceioìe, o in
gloria. — Éssr in gringoia. *— E$-
serin eimberii. Esser allegro. I boi.
dicono ancora scherzevolmente Et-
sr. Andar in eimbalis (tene sona»-
titms.
GRIS. Grigio, Bigio.
GRISANT, n. m. Bambagelia, n. l
plur. Pianta che porta un fior» gial-
lo detta da' hot. Chrysanthemem
eoronarium.
GRISOL. Crociuolò, Crogiuolo. Vasrt-
to di terra cotta, che serve per
fondervi i metal I i.— (;nsoi.—>Piio«i*
bàggine. V. Lapis.
GRIV, add. Grieve e Greve, agg. Gn-
ve. Pesante.
GRIZ , apd. Greggio , Grezzo , ^;^
(colf é stretta). Rozzo. Nod lavo-
rato.
GRÓNDA. Gronda. L'esiremità delb
GRU
395
GRD
più bafe» parte de' tetti dove vena
la pioggia.-^ Gronda è anche Quel-
la sorta di Embrice che ha le teste
eguali. V. Gruìidar, d. m.
MhO?k,D.t Groppa,
RÒPP. Grmppo, Groppo (coU'ó stret-
to). iVodo.— Gròpp tn-l-oi iègn,
— Jfoechio, Hodo. — Gròpp in-
t-al vèider, — Pàlica, Quello spa-
zieito che. pieno d' arit o chec-
chessia » 8* interpone nella so-
stanza del vetro. — Un grópp che
n' 9' pò dafar, — Grunpo, Nodo in-
disioUUnie, — Un gropp Bireee. —
Gruppo tenace, forte, sodo, ttreU
io. — TùU i grupp van al pétien.
V. Pétien.
iOSTA. Crosta. — Cròsta dèi pan.
— Corteccia o Crosta. — Pan tul'
ta gròsta. '^ Pane crostoso, ero-
stuto. — - Gròsta dèi piag. — Èsca-
ra e Se/danza. — Chiazza, Piastra
e Crosta dicesi quella della rogna.
— Pein d'gròst. '— Crostoso, Cro'
stuto. Rosolato, agg.— Gròsta d'u-
na murata. «» Corteccia della mti-
ragtia. — Far vgnir la gròsta. —
Incrostare. — Dvintar gròsta. —
Incrostarsi.
tOTTA, n. f. Grotta, Spelonca, n. f.
Antro, n. m. >-» Speco, m. ò pro-
prio solamente della poesia.
ilJGN. Grugno. Propriamente dicesi
del Grifo» o Ceffo del porco. Quindi
Grugnire, 11 mandar fuori la voce
jel porco. E Grugnito, \\ grugnire.
— Avèir al grugn , o far al grùgn.
^ Imbufonehiare. Bufonchiare. Di-
ìjenir broncio. Pigliar il broncio. Far
!mzzo. — Avere il grugno, o /n-
yrugnatyi, vale piuttosto Entrare
In collera, o Essere in collera. •—
Fardi grugn. — Torcere il grifo,
l muso. Far ceffo. Col viso torto
nostrar di disapprovare. — Far a
jrùgn, o Far a cisa assrà. — GO'
lere c/èccchessia da sé , senza far^
%e parte altrui. '
^UGNIRA. Scherz. Viso. V; Musiazz.
UGNOL D* PAN. Cornetto. V. Gru-
Hein.
GRALL» add. Rùvido, agg. Che non è
liscio. La voce boi. e per lo più
particolare aggiunto alla pelle del-
le mani. — > Avèir et man grulli.
— Aver le maiU ruvide. Ed Inten-
desi quando pèrdono della lor mor-
bidezza. V. Rùvd.
'GRUNDAI. V. Gronda, Grundar.
Guzzai,
GRUNDAR, V. Grondare, v. Dicesi del-
le cose liquide che cadono in ab-
bondanza, a similitudìDe dell'acqua,
che cade dalle gronde. Gli grondai
va il stidor dalla fronte. Gli gronr
davan le mani di sangue.
GRUNDAR, n. m. Seggiola, n. t Quel
legno che si cooUcca a traversò so-
pra l'estremità de' correnti per eol-
legarli , e reggere gli ultimi embri-
ci del tetto, detti Gronde. — Gran"
dar, n. m. — Grondato, n. f. L'acqua
che gronda, e cade dalle gronde,
ed il luogo ond' ella cade. In que-
81' ultimo signiflcato In boi. dìcesi
StilUzidi. V. Nel primo signiflcato i
boi. r usano quasi sempre in plur.
Éssr sótta ed grundar.-^ Esser sotr
lo le grondaie.
GRUNDEIN. regolino. Piceol tegolo
stretto della lunghezza degli em-
brici, che si mette volto all' ingiù
sopra r uoitura di essi.
GRÙPPL4. Greppia. Mangiatoia.
GRUPPIÓN, (dal fr. Croupion). Gtvp-
pone, Codione.
•GRUPPIR. Groppiere.
'GRÙPPIRA. V. Gropa,
GRUPPLUD. add. !^odoso , Noderoso ,
Noderuto , Noderoso , Nocchioso ,
Nocchiuto, NoccMeroso , Nocchie-
ruto , Noechioruto , NocelUoroso .
Nocchioluto, dicesi di legno, e si-
mili. — > Di seta . di filo, ec. Brocco-
so. — De' poponi , cetriuoli , Bitor-
zoluto. •— Delle radici , Tuberoso.
GRUSLA. Crosta, e con Voce Medica
Èscara. Quella crosta che si forma
sopra la pelle rotta , e sulle piaghe.
'GRUSSESTA. Grossiere. Mercante che
vende in grosso.
GRUSTÀ. Crostata. Specie di pasta
6 UÀ
296
GUA
<)olce della forma d' un pasticcio ,
riempita per io più di conserva
di frutti. — - Se ne fa roeschian-
do alla pasta lo strutto di porco ,
e diviene Sfogliata: e mescbian-
dovi il burro senza cbe la pasta
sì sfogli dicesi allora Pasta reale
(boi. Pastafrolla).
GRUSTEIN. Crostino. Fettuccia di pa-
ne rosolatolo arrostito. — Grugnol
d'pan è quel Crostino , cbe alla fi-
ne de' pani termina in punta, o in
simiglianza approssimativa di €m-
gno.^Grustein d'pan. '^Orlitcio.
L'estremità intorno al pane. I boi.
dicono Grustein ai Pezeettl di pane
cbe avanzano dalla tavola. roocA«lfi
dt pane che potrebbersi cbiamare
hosumi di pane.'^Orliceiuzzo e Or-
liceiuzzino, -— Cóier i grustein
eh' ein in taola. — Aogfunarv t ro-
sum j della tavola.
•GBUTTÉSC. Grottesco,
GUAD.46N. Guadagno, Profitto, Lu-
cro, Acquisto. '■^ Far al guadagn
d'eazzèu. — L'avanzo del grosso
Cattane. L'avanzo del Cibaeca, che
a capo d'anno avanzava i piedi
fuori del letto. X' avanzo di Berta
Ciriegia» che disfaceva i muri per
vendere i calcinacci. L'avanzo di
' Berta, che dava a mangiar le cirie-
gie per avanzar i noccioli. L'ojvan'
zo del Cazzetta, che bruciava il pan-
no di Spagna per far cenei^ mor-
bidosa.
GUA.I. Guaio , cbe usasi per lo più in
plur. Guai, e significa Malanno,
Disgrazia. -— Guai a te. Guai a voi
è locuzione minaccevole» nella qua-
le i boi. aggiungono per lo più , in-
utilmeole, la parola MaL — Pover
guai, antiquato» per Pover quid. V.
Bagni.
GUAIUM. Guaime. L'erba che rinasce
ne' prati dopo la prima segatura.
GUALANDaElN. CalandHno.Sfrtsiìe di
squadra mobile di legno, i cui re-
goli sono soprapposti. 1 muratori ,
in vece di consimile squadra , nel
costruir le muragbe , per tenerle in
piomboi piantano dae fili perpendi-
colari all'estremità del muro da
costmirsi, e li aUraTersano con no
terzo filo messo orizzontalnaente ed
accavalciato in maniera da scorre-
re , affine di poterlo alzare ad ogai
strato di mattoni o sassi , co' qoati
s' alza il muro nelle testate, e qne*
sti due fili perpendicolari som
chiamati GuakLudroin, ch'io chia-
merei Calandrini in ItaL
GUARDABASS. Soppiattone, Coitosi,
Persona coperta, dissiaaulata. Ck
non guarda mai diritto in viso.
GUARDAR , V. Guardare, ▼. *- Guar^
dar d' féss. — Affissare e Affisare
affiggere gli occhi. Guardare fitu-
mente. Guardar fisso , fimo, fiso f-
so, fisamente. Guardar ben firn.
— Guardar d' stort. — Guardar
bieco^ — Una fnèsira eh' guarda
in-t-la strd. — Una fissesira che
guarda sopra la strada^ ma mt-
glio Che risponde alia sttnada. Gusf-
dare verso il prato, ec.— Fon
guardar dri. — *• Dar da dire, o Dar
che dire alla brigata. Far dire àt
sé, 0 dei falli suoi, o far dir la gen-
te. — Guardar d' ali in boss. T.
AU. — N' guardar in fazxa a nssii.
-— Darla a mosca cieca. Menar U
mazza tonda. Giltar il giacchili
tondo. Dir con libertà l'animo sv
-— Guardars' in-trl' ùngia. — - Euer
cauto , prudente , avoeduto. b*.
guardarsi le unghie . che fanno al-
cuni , quando riflettono con pooii''
razione le cose prima di eseguirle.
GUARDAROBA, n. m. Guardaroba.n
t. Stanza nella casa . ove si cooset-
vano gli arnesi, gli abiti, ed alu«'
masserizie. — • Guardaroba, d. m ,
Colui cbe ha in custodia tutte i^
biancherie , vestiario , atensili . i
altra suppelletile di una casa.'j
in questo significato nel num. M
più fa GuardarobL
GUARDIAN, n. m. GUARDI ANA . d C
Guardiano, n. m.—Capo d'un cos
vento de' frati di lana grossa. -
Guardian del persòn.-^ Carcerine
GOB
297
GUI
Custode delle carceri. — Di pur-
zi.^^ Porcaio o Forcavo,^' Di bosc.
— Guardaboschi. Botcaitiolo. —
Dia mandra, -«- Mandriano , Man-
Urlale.^ Di camp.— Campano. —
D' una tòrr. — Torrigiano, — Dèi
póni. — Pedaggiere,
:ìUAKN1ZIÒN. GuarrUzione. Fornitw
ra d'una veste, Guernizione, Guar-
nitura, GtiernUura.
iUASTAR e GUASTARS*, v. Guastai,
Corrompere. Contaminare. Altera-
re. Viziare. Putrefare. E Guastar si,
eCv — Fazil a guastars'. ^-'Corruttibi-
le, lì coDlrario Incorruttibile. — Al
guastars*. — Corruzione, Putrefa-
zione.
iUAZZ. Guazzo, Guado. Luogo pian
d' acqua dove si possa guazzare. —
Dpenzer a guazz. — Dipignere a
guazzo , a tèmpera. -» Disti da
guazz. V Bo.
jUAZZA. Rugiada. — Guazza è Ru-
giada copiosa. — In boi. Busa, ri-
masta forse dal lat. o presa dal fr.
lìosée: ma parlando soiamenie del-
la rugiada che suol cadere la notte
di san Giovanni: La rusd d' san
Zoan. Andar alla rusd.
jÙAZZÉTT. Guazzetto. Manicaretto
brodoso. — Cam a guazzctt. —
A minor sellato.
GUAZZADUR. Guazzatoio.
SUBBI. V. Munèida.
SÙBBIA, n.f. Coppia di cavalli da
tiro qualunque. Si osservi però che
in boi. vi ha ancora la voce Parélia,
come nell'ital. Pariglia, quando
cioè entrambi i cavalli appaiono
gemelli air e'à , alla proporzione
delie membra, al color del mantel-
lo . ed ai vari lor segni naturali. V.
Cioppa.
GIJBBISIA, n. f. (dal fr. Gibbosité).
Lo stato di chi è gobbo. Usano i me-
dici la voce Gibbosità , ma non tro-
vasi registrata ne'Vocabolari di lin-
gua. — L'c d'utia gran gubbisia,
o Vha una gran gubbisia. — Egli è
molto gobbo. — Rachìtide , da Rha-
chis gr., Spina del dorso. Storta
della spina dorsale , naia per in-
eguale oulrimento delle ossa. —
BcLchitico. Difettoso per rachitide.
GUDIOL. Godimento. Gaudio. La voce
boi. viene dal dim. di Gaudio, come
Gaudiolo.
GUERZ. arpione, termine generico.
Ganghero. — Càrdine è voce piU
nobile. Ferro uncinato che s'inges-
sa nel muro, in cui entra l'anello
delle bandelle.— Stanghétta dèi
guerz. — Ago o perno dell' arpio-
ne. — Ganassa del guerz, — Piano
dell' arpione. — Mettr un ùss in-t-i
guerz.'-Gangherare.'^Gangherare,
vale ancora Armar di gangheri. —
Cavar d' in-t-i guen. — Sganghe-
rare. V. Sgangard. — V'ha eziandio
il vocabolo Perno ed è Un ferro , o
altro pezzo di metallo per lo piti
conico, 0 terminato in punta, che
regge l'imposta, sotto dicuiè inflsso
e s'aggira in altro pezzo di metallo
fermo nel suolo, ed incavato per
riceverlo , dai boi. detto Pois. V.
GUERZ, add. Cieco da un occhio. V.
Lòsc.
GUERZÉTT. Arpioìàcino, Arpioncetto.
GUETT,add. Guitto, agg. Vile,. Ab-
bietto, Sciatto, Sùdicio. Por lo più
si prende per Furfante , Guidone.
GUFFÉTT. V. Zagar.
GÙFFLA DL'U, n. f. Fiòcine, n. m. e
Fiòcini, plur. La buccia dell'acino
dell' uva.
•GUFFLEIN. V. Gufflon.
GUFFLON. STAR IN GUFFLON. Accoc-
colarsi. Essere, Mettersi o Star coc-
colone, e coccoloni. Vale seder sul-
le calcagna. E anche stare in una
positura col corpo in modo, che
stando colla pianta del piede in ter-
ra, e le gambe ritte si pieghino le
ginocchia sin quasi a toccar col se-
dere in terra. Questo modo di sta-
re, eh' è proprissimo ne' polli, vien
detto dai boi. più comunem. Far
gufflein. — Ohi vostra nona in gu-
flon y. Nona.
GUIDA, n. f. Guida, n. f. ancorché si
parli di maschio. Scorta, Condutto*
53
GUN
298
GDS
re. — Giii&a dei pori» di nsi. ^
franga. Qcre' pezzi d'asse che van-
no attraverso d'una porta, uscio ,
o finestra, e s'uniscono a' battitoi.
— Guida. -*< Rèdine.
GULÀNA. Collana. Quel mobile che le
donne portano al collo. •»- Collare
dicesi a Quella striscia di cuoio , o
di metallo , che si mette intomo al
collo a' cani.
GULEIN (TIRAft). V. Gòula.
GULÉTT, n. m. Goltlta, Cravatta, u.
f. Il termine di moda è ora Gasse,
dal fr. Gosier.
GULÉTTA DA PRIT. Goletta, ti. f. StH-
scia di canone o di cuoio , su cui
si attaccano i collarini o collaretti ,
e che portano i preti attorno al
collo.
6ÙLIA. Piràmide. Edilìzio massiccio ,
che da una base di qualunque figu-
ra poligona s'erge scemando fino
ad un vertice » a guisa di fiamma di
fuoco, per cui gli è dato il jiome
dal gr. Pyr, fuoco. — Obelisco è
utta piramide di base quadrangola-
re , molto alta e sottile. Dal gr. 0-
beios , spredo. — Guglia è termine
generico, e volgarmente usato in
vece de' suddetti vocaboli.
GULOSJTA. Golosità, Ghiottoneria, In-
gordigia ; e dal Bocaccio Gulositd.
— La pvLto\2iGMattornta è corrotta.
GULÒ15S, add. Goloso; Ghiotto, In-
gordo , agg.
GUMBDEIN. Gomitetlo,d'm.^ di Gomito.
GUM1RA, n. f. Vòmero e Vòmere, n. m.
Ferro concavo il quale s'incastra
neir aratro , per fendere la terra a-
rando. In Toscana i contadini usa-
no le voci Gomèa , e Cornerà.
GUMITAR , (che da' più educali dicesi
Trar fora , o Vomitar). Vomitare ,
Rigettare, Rèaere.
GUMltON.n. ra. piar, fieciliccio, fo-
rnito. Materia vomitala. — Magnar i
gumiton , cmod fa al can. — Tor-
nare al vomito. — Gomitone e Go-
mitoni; Star gomitoni. Vate slare
appoj^giato snlìe gomita .
GUNFIÀ. V. Ufid.
GUNFIAR. V. Inflar,
GUNFIÉZZA. V. tnfiasòn,
GUiNFIÒN. Sgonfio. *- Gunflòn del
man'g. -^ Sgonfh dette mamehe.
GÙSSA , n. f. Riporterò vari« YOci,cbe
per essere molto affini sembrano si-
nonime. — Guscio, n. m., nel piar,
fa Gusci, m. e Guscia, f. ma qne-
st' ultimo è antiq. Qnell' esterno in-
volucro di materia piuttosto dura,
che contiene o corpi animalt, o ma-
terie vegetabili. Guscio <l«f fuoco.
/ gusd delle noùi. Quindi Sguscia-
re , Disgusciare. LeVar il guscio.
— Scorza , n. f. Coperta molle che
difende la polpa , o ta sostanza io-
terna dei frutti. La scorza di una
pera, di una mela. Scorza è ancora
Corteccia tenera o molle delle pian-
te. Scorza di rami d' ulivo. Qnindi
Scorzare, levar la scorza, ti serpen-
te si scorza entrando per foro stret-
to . e lasciandovi la scorza ringhi-
finisce. — Corteccia, n. f. Scorzi
indurita delle piante, e prìncipat-
mente degli alberi. Scortecciare,
Levar la corteccia ; ed anche Scor-
ticare, che impropriamente dicesi
Ser Levar la pelle agli animali , che
ovrebbe dirsi Spellare, ma que-
sto verbo è destinato per la signifi-
cazione di Stracciar la pelle. Ab-
biamo però Dipellare. Tor t?fu ia
pelle. — Buccia. Quella coperta a
guisa di astuccio che contiene H
grano. La buccia del frumento. Di-
bucciare. Sbucciare, e Sbticchia-
re. Levar la buccia. — Crosta. La
parte esterna piìi indurita dell)
materia interna. La crosta del fM-
ne. — Cute. Pelle di cui sono co-
perti i corpi animali. — Cotenna.
eh' è propriamente La pelle del por-
co ; e Cuoio , La pelle naturale , ^
.concia degli animali. — Pelle , Sfv>-
glia dell'animale, o l'invoglio del-
le membra. — FoWìcoto. FòtUcola
Guscio in cui racchiudesi II seme
della pianta. — Pula, Loppa, o Lolla.
Guscio del grano. — Baccello, e cor.
voce piuttosto latina Siliqiéa. Ga-
H
299
H
scio nei quale nascono e crescono
i granelli de' legumi. Baccelli delle
fave, iie'piselli. — Membrana, Quel
qualunque integumento, cbe serve
ad involgere i membri del corpo a-
n ima le. Membrane del cervello. —
Tùnica è molto affine a Membrana;
si suol impiegare per indicare gli
integumenti tanto di animali , che
di organi vegetali. ìax tunica della
pupilla. La tunica Ugnea. Ma que-
sti sono vocaboli tecnici , e special-
mente di anatomia animale, o ve-
getate. — Pellicola» Pellieella, Pel-
licina, dim. di Pelle, si applica ad
integumenti tanto animali , che ve-
getali. Una pellicola sugli occhi. —
Integumento. Nome generico per
ogni sorta di oggetti atti a coprire
de' corpi. Integumenti de' visceri
intemi. Anche questo vocabolo è
nel linguaggio delle scSenee. — In-
volucro, Invoglio , Involto diconsi
per lo pili genericamente di tutto-
ciò, che cuopre i semi delle piante
in forma di cassetta.
GUTGOM , n. ro. Gommagutte o Gom'
maut, n. f. Sorta di resina crocea,
la quale si bada tm albero nel Siam,
e nella China , cbe serve ai minia-
tori per colorire in giallo.
GUTON.plur. Gallone, sing.e Gattoni,
plur Malore che viene nella mena-
tura delle mascelle, cbe non lascia
masticare. — Frane. Sacchetti ba
' detto Gotone» voce piti propria ,
perchè viene da Gota, e non da Gat-
to.-^ La stessa malattia chiamasi
da' boi. Urcion. — Orecchioni. Con
termine medico Paròtide.
GUVÒN, n. m. Coda cavallina. Coda
di cavallo. Coda equina. Sorta d'er-
ba detta da' bot. Equiseto. Volgarm.
Basperella , o Asperella dagli o-
refici.
GUZZAI. n. m. Gocciolatoio, '^ Èssr
sòtla ai guzzai. •— Essere sotto il
gocciolatoio.
*GUZZAR , V. Gocciare, Gocciolare. —
A gòzz. — Sudo sttxLordifiaria-
mente.
•GUZZEIN. V. Gòzz.
H
H
• ACCA. Acca, lettera consonante
dell'alfabeto italiano, cbe s'adope-
ra dopo il e e dopo il g , per dare a
queste consonanti un'articolazione
gutturale innanzi alle vocali e> i. —
Presso gli antichi si trova in prin-
cipio di varie parole alla latina Ho-
tno, Eonort, ec. Ora non si rinvie-
ne cbe innanzi alle seguenti voci
del verbo Avere: Ho, Hai, Ha, Han^
no, per togliere l'equivoco delle
particelle 0, ^i, ec. — Era lettera
numerale presso i romani, del va-
lore di Dugento, e con^ linea oriz-
zontale soprapposta h DugentO'
mila.
lAN
300
IHB
I
If /. Terza Tocale dell' alfabeto. —|
Il punto che si pone sopra V i si
chiama Titolo. — / cavali, l stivai,
I uliv. — / cavalli» gU stivali, gli
ulivi. Gli antichi dissero anch' essi
/ strali. — I. Seconda persona sin-
goiare del pr. deir indie, del verbo
Éssr, — r i pur bòn. — Tu sei pur
buono. — 1. Pronome della terza
persona plurale de'verbl.— /dùen,
t parlen. — Essi dicono , essi par-
lano. \t corrisponde all'y de'franz.
come avverbio di luogo. Ivi , in
quel luogo. — VUv' andar-i ? — i èl?
*- Volete'andarvi , o andarci? Vi è
egli? — Ai slag. — Sto qui. — 4 i
wofif.— Vado colà» là. —A ipcw.-—
Passo per qui» per colà, perla,
per costà. — l. Pronome in terzo
caso di persona maschile e femmini-
le singolare e plurale.— A t arspun-
drò.'-^ Risponderò a lui , o a lei,
o ad essi, o ad esse. — I. Finalmen-
te serve per lettera eufonica , come
dissi nella prefazione. — A-i-ho fati.
— Ho fatto. — /, è anche lettera
numerica , che presso i romani va-
leva Vno.
lACHEM, np. m. lACMA, f. Iacopo, m.
pa, f. e velgarm. Giacomo, ma. —
Metafor. Babòèo. MincMone. — Bus
dia Jacma. — Canto, o Cantone del
mal tempo. — {Iacopo è lo slesso
che Giacobbe).
lANDA. V. Gianda.
lANDARA e GIANOARA. Ghiandaia.
Uccello noto.
IANDE1NA. V. Giandcina.^
lANZOLA. Ghiàndola, dandola, Gian-
dula. Gàngola. — lanzuleina. —
Chiandicciuccia. — Peind'ianzol.—
Canoloso.
lAZZÉINT. Iacinto e GicLcinio. Pianta
bulbosa, e fiore di essa odorosis-
simo.
lAZZOL. V. Giazzol.
IDEA. Idea. Percezione dell' aaimo. —
ìdea.^ Spezie delle immagioi che
sono nella memoria. Io ho qualche
idea <U averlo veduto altre volle.
— Avèirun'idea d'una cessa.--
Aver cognizione , infonnazione di
una cosa. "-D' so idea. — Idealmen-
te, Immaginariamente. — Ideologia.
Trattato della natura delle idee.
IIR. V. Aiir.
lÉNONA, n. f. Lèndine, n. m. euUra
fem. Lendine, e Lendini al piar.
Uovo di pidocchio. Dicesi anche di
persona di poco conto o valore.
Uno scalzagatto.-" Cavi pein d'ièn-
den. — Capelli lendinosi.
ILZA, n. f. Tràino, n. m. Tréggia, n.
f. Spezie di carretta senza mote
che serve per trasporto di derrate
in tempo di neve , o ghiacci. —
Slitta dicesi quando vi s' attaccaDo
cavalli . e vi salgono uomini , e cor-
rono per divertimento. — Siraina-
re, vale Levar dal traino. — Trai-
nare. — Condurre, o Portare col
traino.
IMBACC'LAR, y. ^affazzonare, Aoò-
berciure, Rinfronzire. Racconciarr
una cosa malandata affatto , cc«i
come si può. Imbaec'lar, vale aact»-
ra Acciatpare, Lavorare senza di*
licrenza.
IMBACUCCARS'. V. Ingamuffàrs'.
'IMBALLADÓUR. Imballatore. Colai
che forma le balle o i colli delle
merci.
'IMBALLAR. Imballare. Ed anche /»•
pattare nel giuoco del bigllardo.
iLSAMAR. V. BaUem,
kLURDlR , V, Stordire. Sbalordire.
VLZÀ. add. impastoiato. Dicesi
ile bestie quando hanno ie paslo-
Per sìidìIH. ad uomo Intrigato.
Al par un clàmòimbalzd. Ptuttn-
ilzd eh' n'èun puUein in-tla
óppa. — È più impacciaio che un
ilcin nella stoppa.
VLZÀR UN CÀVALL, DEL BISTI
JEIN'. Impastoiare. — Imùalzars'.
Iiizamplars'.
ìRAZZÀ » add. ^ Imbaf uzzato, Im-
jcciato. — Stòmg imbarazza. —
'omaco aggravato , impacciato.
ABBAIA , add. Abbarbagliato » e
leglio Abbagliato, Offuscato. Tral-
indosi del sole, di specchio » di
elro » dicesi Abbacinato.
ARBAIAMÉINT , n. m. Abbaglia'
lento , Abbàglio , Abbarbagliamen-
t . A bbarbàg lio , Bag liore.
(ABBAIAR « V. Abbarbagliare, e
iieglio Abbckgliare.''*Imbarbaiars\
- Abbagliarsi.
)ASSÀ. Ambasciata e Imbasciata.
BASSADÒUR.
BÀSTIA. Ambascia» Angoscia» An-
lustia. — Di qui il proverbio boi.
S' al n' ha la pora , V /ut V im-
bastia.
BaSTIDURA, n. ImbasUtura, n. f.
ìmbasiitnénio^n. m. Cucitura a gran
punti colla quale s'uniscono ì pez-
zi de' vestiti , per poterli poi accon-
ciamente cucire. I punti dell' imba-
stitura si dicon Basti. Punto molle.
IBASTIR, V. Imbastire, y. Unire in-
sieme i pezzi di vestimenti con pun-
ti lunghi. — Imbastire. Mettere in-
sieme grossolanamente qualunque
opera meccanica. E figurai. Dar
principio a qualsisia cosa.
ABATTERS', DAR DÉINTER. Imbatte-
re e Imbattersi. Abbattersi Avve-
nirsi.'^ Babbattersi e Biabbattersi.
Abbattersi di nuovo. — Al s' è tm-
battù mal. — Abbattersi male. In-
contrarsi male. Capitar male. Scon-
trar male.
MBAZZURUB, v. Sbalordire, Stordire.
301 , IMB
IMBÉLL (DAR L'). Censurare, SltìdO'
care. Tassare, Tacciare, Critica-
re , Biasimare,
IMBÉLS. Impedimento, Impaccio, In-
ciampo, Ingombro. — A m'sòn tru'
va in-t'Un bruii imbèls. — Mi son
trovalo in un brutto impiccio. —
L*èun imbèls eh' a n* al tó<. — £
una briga che non voglio. V, /m«
plezz. — Aggiunto ad uomo, vale
Che serve d'inciampo. — Un imbèls,
— Un Bambo , un Bambolo.
IMBELSAR, V. Impedire, bigombra*
re. Impacciare, Occupar luogo. —
Imbelsars' . -^ Prendere impiccio,
impaccio. Impacciarsi, Impicciarsi,
IMBERIAG. Ubbriaco. Briaco. Imbria-
co. Ebriaco. Ebbricu:o. Ebbro. Ebrio,
-"Inebriato, Imbriacato, partici-
pio. — Avvinazzato. Brillo. Cotto,
Cotticelo. Vinolento. Spolpato. Air
liccio. Alletto. Ciùscìiero. Cionco.
Voci basse indicanti 1 gradi dell'eb-
brezza. — Imberiag pater en, ma-
dur. — Ubbriaco spolpato.
IMBERIAGADURA, n. f. Ubbriachezza,
Ebbrezza , Ebbriachezza , Ebbrietà,
Imbriachezza, Imbriacatura , n. f.
Innebriamento , n. m. Imberiag.
IMBERIAGAR e IMBERIAGARS', v. /m-
briacare. Divenir briaco , e Far di-
venir briaco. Inebbriare e Inneb-
briare; bassamente Inciuscherarsi,
Avvinazzarsi. — Ubbriacare, non
è messo in Vocab. benché vi si tro-
vi il termine Ubbriaco.
IMBEBIAGÓN. Imbriacone, Ubbriaco-
ne Solito ad imbriacarsi.
IMBIANCAR. Imbiancare, Imbianchire,
Bianchire, v. Far divenir bianco.
E Bianchire. Divenir bianco.
MMBIANCHIDÓUR , n. m. ÓURA, f.
Colui 0 Colei che imbianca le tele-
rie fine, lo che in Bologna fan più
spesso donne, le quali con V. d. U. di-
consi Imbianchitrice. Inamidatrice.
IMBIANCHIDURA, n. f. Imbiancatura,
lì. f. Imbiancamento , n. m.
IMBISACCABS'. Intascare, Imbisae-
ciare. Il suo contrario è Sbisac-
ciare.
IMB
302
IBIM
IMBIUDAR L'ARA, imbiutar l'akL Im-
piastrar r aria cen telarne liquido.
IMBlZZARRÉ,add. Messo in bizzar-
ria, in capriccio, in fantasia» in
ghiritnzzo,
IMB1ZZARHIRS\ v. Mettersi in bizzar-
ria» incapìHccio.
'IMBRAG. o IMBRAGA (DA GAVALL).
Straccale. E eoo termine de' sellai
Braca. Imbraca.
IMBRAGADURA DLA CAMPANA. Bra-
die , Grappe , n. f. piar. Que' due
ferri che si attaccano al mozzo del-
la campana per sostener la leva ,
con cui se leda il moto.— /m&rojjro-
dura di liber.--- Itnòracatura. L'im-
bracare fogli in UD libro.
IMBRUCCAR, V. Impalare, y. Metter
rami, mazze e simili per sostegno
alle piante. — Imbruccar l'arveia.
-^ Impalare i piselli. E forse meglio
infrascare, detto dai lucchesi. —
Imbruccar su una «cn(fura» figurai.
— > ItnburcMare le scHlture. Redi.
IMBRUISZIRS' , V. Imbronciare e Im-
bronciarsi , Imbruschire.
IMBUCCAR , V. Imboccare. Per melaf.
Imbticcar per Ammaestrare alcuno,
o Istruirlo di nascosto di quanto e-
•gli abbia a dire altrui ; ciò che cor-
risponde ad Imbeccare. — Imbuc-
car e Impizzar i usi. -* Imbeccar
gH uccelU. V. Impizzar, — Imboc-
care uno: pure di lingua, vale Sug-
gerir le parole. — Imbuccars* din
un, vale ancora i}»con<rare uno;
Abboccare^
IMBUMBASARS , T. Imbambagiare.
Abbambagiare. Rivolgere in bam-
bagia ; rincalzar con bambagia. —
Fudrar» imbuttir d'bumbas. — Im-
bambagiare. Un paio di guanti im-
bambagiati.
IMBUSMAR L'URDÉ DLA TÉILA. Im-
bozzimare. Imbrattar la trama con
colla , alta a fare scorrere i fili con
maggior facilità. Ordito imbozzi-
mato.
IMBUTTIDURA. Imbottitura. Ciò che
s'imbottisce, e L' azione dell' im-
bottire.
IMBUTTIGLIAR, v. hìfiascare; UeUe-
re in bottiglie.
IMBUTTIR, V. IM BUTTE, add. Imòof-
iire,y. Imbottito, ^f^^.'^hnbultt
d'bumbas. — Cotonato, agg.
IMRUTTIRAR. Ammollare nei burro
disciolto.
lMMALlZl£,add. Ammalixiaio, agg.
Che ha imparato la malizia. Lo
slesso cbe Smatiziaio, eh' è ¥. d.
U. Maliziato. Malizioso.
IMMALTARS'. V. Impaltanare'.
IMMANCABIL, add. Uale, Uomo di
parola, o di fede. InfalUtHle,
IMMANCABILMÉINT , InfaUibUmenU,
Senza fallo. Certamente.
IMMAN'GÀ , add. Manicato, agg. Guer
nilo di manico. — Curtétl , Jérr àa
sgar imman'gd. — Colteiio mani-
cato. Falce manicata. — Immam-
cato, vale Guernito di maniche. .4-
bito. Vesta immanicata.
IMMAN'GAR, v. (dal fr. Emmancker).
Verbo che manca alla lingua nazio-
nale, per cui bisogna dire: Guemir
di manico , Metter il manieo agK
strumenti. — Imman'gare'. — /ih
(rodur le braccia nelle tnamche.
vale a dire Mettersi l'abito, la ve-
sta. -~ Se però nel Vocabolario tro-
viamo i figli Manicato per Gaeroito
di manico , ed Immanicalo per
Guernito di maniche , potremo a-
sare liberamente i padri loro Ma-
nicare, ed Immanicare, che deb-
bono aver dato ad essi V origine.
IMMERDAR. Incacare, Smerdare. Spo^
car di sterco. — Smerdar, vieo
dello per PuUre dalla merda. -^
Immerdars'. — hnbratiarsi di
merda.
IMHUIAMÉINT , n. m. IMMUIADUBA .
n. f. Immollamento, n. m. Bagna-
tura , u. f.
IMMUIAR e IMMUiARS'. AmmoUare.
Inumidire, Immollare, Bagnare.
E Ammollarsi, ec.
IMMURGAIÀ , add. Moccioso. Fazxolet-
ia moccioso.
'IMMURGAIAR , v. Imbraiiare di
moccio.
IMP
SOS
IMP
UftSA. «dri. AddenÉeHaio, àeg.€.lte
I le morse. — immnrèd per Cài-
(fato insieime. — Préd òèin im-
ìunfà, — MaiiotU àen ooltegUti,
UUS ADUftA , BfORSA , n. f. Mona .
, f . e pili protprianMnte Addentel-
lo, n. m. Quel risalto disuguftle
nttraglia che si lascia per poter*
collegati nuoto «iure. — Lassar
immursadur, -« AddenMktre.
URSAR (fiL PRCD). Collegare i
taltoiti.
ISUNÉ , tMlf UTKRIÉ. Ingrognato ,
tngrugnul^. Toròidiccio. Musor-
0. MuMone. V. In$tizzé.
IUSUNtRSMMM(]Tl!»iIRS\ /mfrron-
iare. Accigliarsi, ìngroifnare. In-
rugnare , Piff tiare it ffruiifno . Rlfi-
ognarst. Far viso rincagnato, o
rtigno. V. Grùgn {Farai).
lU TBRIiRS'. V. #ifiml«soa<rs'.
'ACCIUGAR. impacchiucare^ Im*
tia^ciueare. Imbrattare. InlriOere,
mbrattare dt checchessia d' Im-
aoado. ^- Impaeciugarà*. -« /f/i-
KircAlucorvi , ec.
P4CCTAR o IMPACCAR, v. (dal fr.
Ernpaqwteier). MbòaiUftare. Fare u-
la ballim. ÀJfaréeiiare, Ridurre io
àrdelH». Far no fagoUo, ao piego.
— Ne' V<»cabolari è regislrala la.vo-
Ese Pacchetto, c^e vale Piocolo pie-
IO, invoiKiio, osata dal Redi, per-
ciò non sarà censurato chi dirà Im*
ìtacchettare , o Appacchettare.
IPAGtNAR, ▼. Impaginare. T. di ti-
pogr. M ectere in pagine.
PAIA, add. Impagiiato, agg. Co-
perto o mescolato di pagHa. —
MafidaiénU que'cristalU iene, e so-
damente impagliati, acciocché non
si rompevo. — Zuec impaid. —
Fiaschi veititi. — impagiiato, Del
{^rano spesso o rado di fiaglia.
Grano bene, o male impagiiato,
IPAIAR, V. Impagliare. Voce non re-
(^latrata ne*Vocal>olBri , messa però
nella nostra Crusca come termine
<l*a(i{ric per Coprir di paglia, lo di-
rei tuttavia Impagliar piatti, vetri.
affinchè non si rompano nel tnu-
porto. Che se v'banoo esempli d'au-
tori , ammessi dalla Crusca , del
participio Impagliato, non senza
ragione si potrà ricevere 11 verbo
Impagliare, da cui dovret)be deri-
vare.— impaiar et zóoe, — Vestire
i fiatchi. Vestirli di saia, o altra
paglia.
IMPALAR, V. Impalare gli uomini,
come si costuma in Turchia. —
Impalar et ^id,i alter, — Palare.
— Impalar i taiù, prèma eh' i meù-
in' al ptòn. «• Palare i tnagliuoli
anziché producan le gemme. Non
sarà però errore se si dica Impalar
te viti, gli alberi.
IMPALTANARSMMMALTARS'» V. In-
fangarsi, Impantanarsi, v. Rrcit-
tarsi di fango.
iMPASSlA.i4ppa«str0.Fardivenirvisso.
— Impassirs* — Appassire. Awiz-
zare e Avvizzire, Inmzzire. Divenir
vizzo. Dicesi dell'erbe, 6ori, frutti.
— Soppassare per Far divenir via-
io un poco; e Sopporto, agg. Ap-
passito un poco.
IMPASTAR, V. /AlWdertf, V. Impastar
la farina coli' acqua. -<• Impasta, —
Intriso. — Far la ttusa in^t-la fa»
reina prèma d' impastar. -— Far
la casa nella farina. — Impastar
insèm. -«- Impastare. Mescolar piìi
co.se a guisa di pasta. — Appastar-
si. Appiastricciarsi a guisa che fa la
pasta. •« Impastare, vale ancora
Coprir di pasta. — Turnar a impa-
star. — • Himpastare.
IMPASTIZZAR, V. Far un guazzetlo.
Guazzaòtig tiare. V. AppasUzzar.
— Impastizzar el parol. — Non
connettere. Non annodare. Fare un
guazzabuglio di pcurolet — Impa-
stizzar su et cart. — Accozzar le
carte. Metterle insieme malamente.
IMPASTRUCCIAMÈINT. Appiaslriecia-
mento. — Le voci scientifiche sono
Glutine , Glutinoso , ec.
IMPASTRUCCIAR, V. Impiastricciare,
Impiastrare. Appiastricciare. E con
voce di scienza ConglntinareAain-
IMP
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IMP
dere. Insudiciar con materia a gaisa
di pasta , ed in questo differisce da
Impacduqar, — Intridere con ma-
terie molli.
IMPATRIARCA, add. Star impalriarcà
a seder. Vale Slare in panciolle se-
duto , come se si fosse un Patriar-
ca. Intronfiato.
•IMPAZEINZIA. Impazienza.
MMPAZIÉINT. Impaziente.
•IMPAZlENTARS'e IMPAZIENTlRS',v.
Impazientarsi. Adirarsi.
IMPÀZZ, IMPÉCC, n. m. Impaccio,
Impiccio y Intrigo. Esser nell'im-
piccio; Dare impiccio ; Levarsi fuo-
ri d'impìccio, o d'impaccio.
IMPDÙZZ D' UNA VOLTA, D'UxN ARC.
Peduccio d' una volta.
*1MPDUZZAR, V. Impeducciare. Fare
il peduccio.
IMPEC (DARS' ALL'). FaHcarsi pur
assai.
IMPECC. V. Impazz.
•IMPEDIR , V. Impedire.
IMPÉGN. Impegno. Obbligazione. —
Avèir un impègn. ^ Aver un im-
barazzo , un impiccio. — Tors' un
impègn. — Pigliarsi un assunto.
-7 Cossa d'gran impègn. — Affa-
re impegnoso.
IMPEGULÀMÉINT. n. m. Impeciatura,
n. f. Impiastratara di pece. E per
simitit. Impiastratura di checches-
sia.
IMPEGOLAR, V. Impeciare, Impego-
lare, Y. Impiastrar di pece. — Im-
paniare. Invischiare. Impiastric-
ciare di vischio. — Impeguld. —
Impeciato. Pedalo.
IMPELGARS*. Impelagare e Impela-
garsi. Impacciarsi. Intrigare, o im-
mergersi tanto in checché sia da
non potersene leggiermente libe-
rare. Il suo contrario è Spelagarsi.
IMPERSTAR , DAR IMPRÈSI , v. Pre-
stare, Imprestare. Dare imprestito.
Dare in presto, e impresto. — Ac-
cattare per Prendere in prestito. —
Prestare si unisce ancora a diversi
nomi. — Prestare obbedienza, 0-
tnaggio. Obbedire. — Prestare 0-
recehio. Ascoltare. — Prestar fede.
Credere."' Prestarsi a fare unaeo-
sa. Concedere che si faccia. — Pre-
star la mano in checchessia, In-
piegarvisi. — Chi impresta limpi-
sta. — Chi presta tempesta , o ma*
le annesta.'^ L* è un pan imperstà.
— Chi dà insegna a rendere.
IMPERSUTTÉ, add. Improsciuttito.
agg. V. d. U. Prosciugato e sodo a
guisa di prosciutto.
IMPERTINÉiNZA. V. Boria.
IMPEVRAR, V. Impcpare» hnpepera-
re, V. Condire con pepe.
*iMP6NAR , V. Pègn. — Impgnar in.
— Raccomandare ad uno. — 7fli-
pgnars' pr* un. — Prendere intt-
resse per qualcuno.
IMPIADUR. Accenditoio. Canm eoa
candeletta in cima per accender
lumi.
'IMPIAGA, add. Piagrato.
'IMPIAGAR, V. Impiagare.
IMPIANT. Impianto. Per io primo su-
bì limento di un lavoro, negozio , e
simili, è voce bassa e dell'oso, e
dicesi piuttosto Impostatura, Isti-
tuzione. — Far un impiant , detto
figur. — Invenia. Pastocchia. /fioo(-
tatura. Artificiosa rappresentaon.
Busbaccherìa. Inganno che si cerei
di fare altrai con finte invenzioni.
IMPIANTAR , V. Impostare y. Mettere
a libro. V. Piantar. — StabiUrt-
Fondare. — Impiantars' — Impiait-
tarsi. Vale Collocarsi.
IMPIAR e IMPIARS', v. Accèndere. In-
ceìidere. Ardere. Infocare. Attaccar
fuoco a checchessia. E Accendersi,
Incendersi, ec. Attaccarsi il fuoco-
— Infiammare. Affiammare. Mu-
dar in fiamma. Si accende ti Itme,
il carbone. S'infiamma una selc^
•— Dalla fiamma che mena vampa si
forma Avvampare.
IMPIASTER, n. m. Empiastro.
'IMPIASTRAR , V Impiastricciare.
MMPIEG. n. m. Impiego.
'IMPIEGAR , V. Impiegare.
'IMPIÉGARS'. Impiegarsi. Adoperarsi
a prò di qualcuno.
IMP
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iMP
MPIR , V. Empiere. — Empire uod è
de'buoDi scriitori. — Impir dèi iàU.
— Empiere a eomma. Colmare, ^-
linpir i fiasc fen alla bocca. ^^Bab-
beccare. — Fiasco rabboccato è
Quello, cbe già manimesso è poi
sialo ripieoo. «— Impir d' regal. —
Colmare alcuno di doni.^-" Jurnar
a impir. — Riempiere. — Impé. —
Empito , Empiuto,
MPIZZÀ DI USI. Imbeccata, n. f. Tan-
to cibo quanto si mette in una vol-
ta nel becco ali' uccello.
MPIZZAR 1 usi. Imbeccare, y. Mette-
re il cibo nel becco agli uccelli.
MPLEZZ. 1MBÉLS..1NTR1G, IMPECC,
ec. Intrico. Imbroglio , e figurat.
Pelago V. Imbèls,
MPLIZZADURA Impiallacciatura. Co-
pertura sopra legname dozzinale
con altro legno piii nobile. Lo stes-
so de' marmi.
MPLIZZAR, V. Impiallacciare, v. Co-
prire i lavori di legname più dozzi-
nale con asse gentile segata sottil-
mente. — Implizzar un arzen, una
caodagna , ec. '-Piotare. Coprir di
piote per far verde sul momento
uo argine, un viale. Ecco il termine
che possono adoperare gì' ingegne-
ri in vece de' franzesismi , Gazona-
re , Gazonato . Gazona^ura. — Im-
pemcciare, vale Mettere la pelliccia.
MPLUMARS', v. Impelarti le mani o
altro , vale Atlaccarvisi su de' peli.
Impiumarsi. Vestirsi di piume.
IMPORT. Importo. V. Impurtar.
IMPOSTA. Imposta, Gravezza, Impo-
sizione. — - Imposta di are. — Im-
postatura.
MPRÉMA,avv. Imprima, Imprima-
mente , Primieramente. In pri-
mo luogo.
MPRÉST , IMPRÈSTIT. Imprestilo ,
Prèstito , Pì^stanza , Impresto, Pre-
slamento» ed anche ìmprestanza,
f..— Prestanza è il prestare, ed an-
che la cosa prestata. — Al par un
abitein tolt imprèsi tant i èl^ larg.
*- Pare un abito (Accattato «ì gU è
lanjo. — Dar imprèsi. — Pt^slare.
Dare in presto, imprestare. Bare
in prestito. — 2 or in prèsi. — Ac-
cattare, Chiedere e prendere in pre-
sto per rendere. —Ai dmandò un
murtéll in prèsi e adèss al i al manr
da indri. — Accattato da lei un
mortaio , ora il rimanda.
IMPREVEST, add. Pìon previsto. Non
preceduto. Non antiveduto. Non si
dice Imprevisto, né Imprevedttto.
IMPROVVIS ( ALL' ) , IMPRÓVVIS.A-
MÈINT , avv. All' improvviso. Im-
provvisamente. Inaspettatamente.
Alla non pensata. All'impensata.
All' improvvista. Subitamente. —
Far di vers all' improvvis, a brazz,
-—Far versi a braccia, vale Non
misurali. Provvisare.
IMPRÒVVISADÒUR. Improvvisatore.
Improvvisante. Che canla all' im-
provviso in rima. — Poeta estem-
poraneo. Provvisatore.
IMPROVVISAMÈINT , n. m. Improvvi-
samento. Improvviso , e con voce
piii nobile Poesia estemporanea.
IMPROVVISAMÈINT, avv. V. Improvvis.
IMPROVVISAR, V, Improvvisare, v.
Cantare all' improvviso in versi.
Provvisare,
IMPROVVISATA. Visita improvvisa , o
inaspettata. — Far un'improvvi-
sata. — Capitare , o Giugnere al-
l'improvviso. Fare una sorpresa. So-
prapprendere.
IMPRUDÉINT. V. Prudèint.
IMPRUMETTER e PRUMETTER, y. Pro-
mettere. I mpromettere è ani.
IMPttUiNTAR. METTR IN PRÒNT. Ap-
prontare^ Allestire, Apparecchia-
re, Preparare, Improntare, vale
Far l' impronta, oppure Prendere
e Dare in prestilo ; e anche Incal-
zare.
IMPTTIRS'.v. Accipigliarsi, Accigliar-
si. Si dicedi Chi per ira, o sdegno
lien aggrottale le ciglia.
IMPUGNADURA. Impugnatura. Lz par-
te onde si prende col pugno chec-
chessia : e r allo d' impugnare
una cosa. — Impugnadura dèi viu-
lein, dia spada, ec. — Impugna-
ci
INC 308
chinars' dinanz al Sgnòur. — In-
chinarsi dinanzi a Dio. — E però
usalo da buoni autori qualche volta
il verbo Inchinare col quarto caso.
L' inchino come cosa santa. Inchi-
nare il nobil uomo , ec. — Inchi-
narsi vale anche Inclinarsi» Pende-
re* Il muro inchina al di fuori. -^
inchinare il capo» per Piegare il
capo quando si comincia a dormi-
re, non essendo a giacere.
lNClNCINÀ,add.(da Cincinnatus lat.).
Ricciuto e coi capelli anicciati ar-
iifiziosamente.
INCIUCCHÉ. V. Imberiag.
INCLUDER UNA LETTRA , ec. Acchiu-
dere , Inchiudere e Includere. Chiu-
der dentro. Non si usa Accludere.
— Si dice poi Acclusa, Inclusa ^ ed
Inchiusa una lettera» e nell'uso
comune Acchiusa.
*INCOMOD. Incomodo. Disagio.
•INCOMODAR. INCUMUDAR , v. Inco-
modat^e. Dare incomodo , disagio.
INCÒNTER , Incontro. — Incònter di
cont.-^ Revisione de' conti. --^ In-
cònter d'quattrein. — Riscontro di
moneta. •— Incònter d* scrittur. —
Collazione di scritture. — Far in-
cònter. — Esser applaudito. Ripor-
tar applauso» o gli applausi. In-
contrare il gradimento comune.
Dicesi di un bravo cantante, d' un
predicatore esimio. — Incònter
é' carrozz. — Scontro di carrozze.
•INCREANZA. Malacreanza. Inciviltà.
INCRUSADURA , n. f. Incrociatura.
Casa incrociata sur un'altra. — In-
crusadura per Incidente» n. m. e
forse IncrofHatura figur. Circostan-
za particolare di qualche evento, o
piuttosto Ostacolo. Impedimento.
Manzoni disse Contingenza.
•INCRUSAR e INCRUSARS', v. Incro-
ciare. Incrociarsi.
INCÙ, e da pochi-ANCU. Oggi. Quest'og-
gi. — Da incit e oli, e quends. Og-
gi a otto » 0 a quindici giorni. —
Al de d'incù.-^ OggiS. Oggigior-
no. Al di d'oggi. Odiernamente. In
questi tempi. ?fe' tempi presenti. Al
l!fC
presente.' Presentemente. Al modo
d' oggUU. — > Da incù a dman. •;-
D'oggi in domani. — Da incù in là
— Da oggi innanzi. Per l'awenin.
D* ora in poi. Impoi. — Dal bèli de
d* incù. — Dentro il giorno tV oggi.
Dentro a questa giornata. — Da'bo-
lognesi più colti dìcesi comuneiD.
Oz , ed anche Oggi. Da oz e ott.
i^CMCKLÉ » Aéd. Allitìbito, Insiitpidi-
to » agg. Confuso , Sbalonlìto. Éssr .
Arstar incucalé , Incttcaiirs'. —
>l/^i66tre. Impallidire per cosa cb«
ti faccia restar confuso.
'INCUCCIAR, V. Incontrarti, Abbat-
tersi.
INCUCCIRS', V. IncocciarH. Ostinarsi.
Star fermo in una falsa idea.
INCUCLAR , ARS', v. Incoccare, Incoc-
carsi. V. Tartaiar.
INCUDERGNIR. lRS',v. Ctsdrègn.
INCUDERGNÉ. V. Cudrègn.
INCUDGHIR UN PRÀ. Y. Còdg.
•INCULAR, V. Meo Wofie.
INCUMRÉINZA, n. f. Incombenza e Ih-
cumbenza» Commissione, Cura,n.
f. Carico, Incàrico, n. m. — fuco»»-
bere v. ìmp. per Appartenere» Spet-
tare , è voce non usata da' buoni
autori: cosi Incombente » svasi, per
Ineumbenza. Incumbenie è usato
da alcuni per Soprastante » Pir-
mente» che sono voci migliori. —
In vece di dire Questo debito non
m'incombe» si dirà Questo debito
non m' appartiene , o Non debb'et-
sere a mio carico. V. Incumt^enzar
INCOMRENZAR. Incaricare. Commet-
tere. Addossare. Dar carico. I^r
V incarico» o l' ineumbenza », la at-
ra, la commissione. Non si osa in
buona lingua né Incumbenzare . n^
Incombere. Onde Invece di dirf
Mìo padre m' incombenza » o m'in-
combe di riverirla; si dirà Mio pò-
dre m' incarica , mi eommeit€»m
ordina di riverirla.
INCUMRINARIL, add.Qua^tunqueqD^
sta voce non si adoperi Del dìal. M
tuttavia l'ho registrata, affine A\
avvertire ch'essa non è neaiiiitv«>
IND
309
IND
di lingua ital. Si diri dunque In-
compaiibile , iVon combinabile » In-
conciUcUnle. *
INCUNTRAR, v. Incontrare, macon-
trave, — Incontrare per Sttccedere.
S.Iniravgnir.'— IncotUrare il gra-
dimento. Gradire. Dar nel genio.
— Incontrare lo idegtio, — Incun-
trar di quatirein. — Riscontrare
la moneta per vedere $e tortia.
INCLIRIA (dal fr. Incurie). Negligenza.
Traecuranza. Trascuràggine. Tra-
scuratàggine. -«Nel Vocabolario
ital.-Fr. r Alberi! registra la voce
Incuria , ma non la riporta nel Fr.-
Hai. — Nel Voc. Encicl. alia parola
Incuria egli rimanda a Negligenza.
liSCUHSAR. V. Ordinare l'ordito» per
poter tessere.
INCUZZARS', V. Urtare. Dar d'urlo.
'IMDAGEN', n. f. Indagine. Indaga-
zione. Dicerca. Ed anche Briga, im-
piccio. Impaccio.
INDAGINÒUS, add. Voce che non è
del vojgo, e che pei boi. risponde
al solo significato di Faticoso. —
Né Indaginoso , nò Brigoso sono
\oci di lingua. Impaccioso è V.
d. U.
INDAZZI. Andazzo. Essere andazzo di
malattie , vuol dire Esservi fre*
quenza di tal male. Influenza.
INDE. Ai è al so hinc inde ,oAin'è
hinc inde. — Esservi che ugnere.
V è molto che fore da una parte e
dall'altra. •
INDEBLIR. V. IndeboUre. AddeboUre.
Debilitare. Affievolire. Infievolire.
Affralire. Infiacchire. Accasciare.
Fiaccare. Snervare. E cosi il n. p.
Indebolirsi, Debilitarsi, ec.
INDÉVS^add. Malescio, agg. Volgar-
mente per si mi li t. d' Uomo afato,
malsano, cioè mal complessionato,
e di cattivo colore. I medici dicono
Cachèttico. — Inguanguel, voce
che s' allontana di poco da Indèvs.
— ìngtsangula. — Infermiccio, e
per similit. Conca fessa.
INHEZIS.add. /ndectso . agg. è V. d.
Li. Dirassi meglio Irresoluto.
'{fiblSUl. Indizio. Segno.
INDIANA. Indiana. Specie di drappo
di cotone, ora conosciuto sotto il
nome di Cambrìk.
INDOSS. V. Doss.
IN DÒV. V. Duo.
INDRETT. V. Drett.
INDRt. Aeldietro. Indietro. In dietro.
— Tèimp indri. — Per l' addietro.
Da qui addietro. A dicttv. Da indi
addietro. — All'indti. — All'in'
dietro. A ritroso. In addietro. — •
Cavi volt all' indri. — Capellt in-
dietro. \. Dri. -^ A diverse parole
8' accoppia la voce Betro presa dal
lat. — Betroandare. — Betroatli-
vo. — Betrogradare . Del molo dei
pianeti. — Betrotfnzione di tempo,
e con parola gr. Anacronismo. —
Éssr indti cùn el scritiur. — Aver
studiato in buemme. Essere dotto
in Buezio. Essere un bue. Non saper
niente. — Dar indri. Parlando di
truppa.— Aincu^ars. Ritirarsi indie-
tro. — Dar indri. — Dare indie-
tro. Anche di malattia. Far U7i pass
innanz & du indri. V. Pass.
INDRITTUUA. Dirittura. Direzione ret-
ta. — Tor su l'indrittnra d'qul'al-
ber. — Prender la dirittura , la di-
rezione di quell'albero. E per ana-
log. Indrittura, vale Occasione. V.
Drelt.'^ Indritiura. — Indirizzo.
Direzione. Inviamento , Indirizza-
mento a qualunque si voglia nego-
zio o atrare. — Truvar l' indrittu-
ra. — Trovare il verso. Pigliare il
mondo, o il panno pel verso. —
Dars' l' indrittura. — Darsi V in-
tesa; Star sull'intesa. — A-i-ho
delVindrittur che n'f alien*. — Ho
degli indizi, degli indirizzi,che non
fallano.
INDVINAR UNA COSSA. Apporsi. Indo-
vinare. Abbattersi. Venir dello a
caso.
INDVINÉLL. Indovinello, ma meglio
Enimma. — Quindi Enigmàtico ,
Enigmaticamente.
INDULZIR, V. Addolcire. Addolciare.
Dolcificare. Indolcii^ , v. Far dive-
INF
310
INF
Dir dolce. Addolcire e Indolcire ,
D. p. Divenir do\ciò. -^ Addolcire ,
Ggural. Yale Placare.
INDURADÓUa. Doratore e Indoratore,
— Argentatore chiamasi colui che
inargenta. In Bologna i Doratori so-
no anche Inargentatori.
INDURAR e DURAR, v. Dorare, IndO'
fxtre. Applicar foglia d'oro.— Inar*
gentare. Applicar foglia d' argCDto.
INDURMIINTAR. V. Addormentare. As-
sonnare, V. Indur sonno. — Indur-
mintars'.'^ Addormentarsi. Asson-
nare e Assonnarsi. Pigliare il son-
no.— Disonnare è il suo contrario.
— Raddormentare. Di nuovo ad-
dormentare. «^ Raddormentarsi.
Tornare a pigliar sonno. — Indur-
miniar s' un brazz, una gamba. — -
Intermentirey Intormentire» e an-
tic. Indormentire. Per<)ere il senso
de' membri per qualche poco di
tempo.
INED'UCÀ, add. Afa/ educato. Scostu-
mato. Mal creato.
INERIR, V. Questo verbo si adopera
rare volle nell'infinito, inerir can-
tra un qualcdùn. — Incrudelire ,
Inferocire. — Il participio Ineré si
usa frequentemente per Adirato ,
Infuriato , ImbesticUito. •*-> La voce
l)ol. par composta dalla parola hn ,
come se fosse In-irire, o In-irato.
INESATT* add. IndUigente. Negligen-
te, hnpuntuale, 9ig%.-^ Inesatto,
vale Non riscosso.
INESATTEZZA. Indiligenza. hnpun-
tualiid. Trascuràggine.
•INFAMAR, ARS', v. Infamare. Infa-
marsi.
INFAMEMÉlNT.avv. Infamemente. In-
fame per Pessimo. Usalo da Maga-
lotti.
•INFASTIDIR, ^.Infastidire. Dar noia.
MNFASTIDIRS'. Annoiarsi.
INFATTI. V. Difatti.
INFEIN. V.Fci», prep.
INFEMNÉ, INDUNNÉ, add. f. Imperso-
nata. Dicesi d'una fanciulla cre-
sciuta e ben complessa.
INFERLAR, v. Inchiavare. Clùavarda-
re, V. Serrare eoo cblayarda. —
Inferld, fìgurat. Dicesi di Beni, Att-
ri indebitali » pieni d' ipoieehe,
INFIAPPÉ.add. Appassito, Appassì
to, Ravmneidito. V. Fiapj^,
INFIAPPIR. V. Impassir.
INFiAR e LNFIARS'. GUMFIAR e GL>
FIARS'. Go»/iai%. Enfiare: Ingrof
sare. Tùrgere , e cosi Gotiparn, ec.
^ Enfiato. GotìfU). Gonfiato. Tui^t-
do,agg.
INFIASON , GUNFIEZZA. Enflagioiu.
Gonfiagione. Gonfiezza. Turgiàtz-
za. Tumidezza. — Coccia, Enfiar
tuzzo , Enftatello. Piccola entì^
gione.
iNFlLADURA D' STANZI. Fuga di stah-
ze. — Infilatura è V Allo d' ìufilare.
e lo stato della cosa iofilala.
INFiLARS'. AffUarsi. Mellersi in or-
dinanza per lunghezza l'un dofio
l' altro.
INFISSE. V. Féss.
INFiSSlR, v. Spessire. Spessore. Agi-
tare. Addensare. Rassodai^, Stiptt-
re. Costipare. — Tumar a infissir.
V. Fess.
•ÌNFNUCCIAR. V. Infinocchiare. Aggi-
rare uno. Dargli ad io tendere chec-
ché sìa
INFRAIULAR e INPRAIULARS'. Rik-
ferraiolare e Rinferraioiarn. Atu-
mantellare.
INFRANZER. Frangere, infrangere.
Spezzare. La voce boi. vieoe ad-
operata solamente in sigoificato di
Frangere i grani che si nìangiaito
in minestra, o si danno a mangiare
a' bestiami cosi infranti, inftwtzr
al zèis, al farr, ec. Fratigere U far-
ro il ecce.
INFUGHINTIR. Infocare. — Un férr
infughinté — Un feny» infocalo.
•INFURIARS'. V. Affrettarsi, Andar
sulle furie.
INFURMAIAR. v. Incaciare, ir.
•INFURNADÒUR. Infornaiore. Infor-
napane. Colai che mette al forno il
pane,.oallro.
•ìNFURNAR. V. Infornare. Mettere bH
forno.
ING
311
ING
AFUSTÉ. a<kl. Intirizxaio, Intirizzito.
-^Infusté, Incartato. Dicesi delle
stoffe di liao o sela » e delle trine e
simili già bagnale nella salda. —
hifmté per simil. ad uomo che sia
ritto come un palo, impalalo. Impa-
lato come un cero. — Infustirs',
Èstr infuUé dal frédd. ^ Intirizzi-
re e Intirizzare. — Curam, Peli in-
fuité. — Cttoio » Pelle incrociata,
INFUSTIR. V. Dare il fusto. V. lufueté.
NGALLU2Z1RS'. ^Angalluzzare, Bin-
galluzzarsi. Rallegrarsi soverchia-
mente; Far Mostra di vezzi, di brio;
ed alle volte mostrare baldanza co-
me il gallo. Giraldi usò Ringaliuz-
zito. É stato detto ancora Ingazzui»
iìto. IngarzuUiio. Eeeere in gazxur-
ro , in zurro , in zurlo.
NGAMUFFARS'. v. Camuffarsi. Im-
bacuccarsi. Imltavagliarsi. Coprirsi
tutto e persino il capo con tabarro,
cappuccio , ec.
^NGAMURDiR» v. Ingannare con belle
parole.
NGAiNGIAR. V. (dal fr. Engager). Re-
clutar soldati. — Inaangiars'. —
Essere reclutato. — Ingangiar un ,
figurat. Aoviluppare uno con in-
ganni»
NGANN , n. m. Inganno , Frode ,
Fraude, n. f . — Ingann. — Errore.
Inganno. Trar l' amico dal sua in-
ganno. — Dolo ò pik grave delitto »
un' insidiosa malizia.
NGARBUIAR, v. Ingarbugliare. —
Ingarbtùars' al lèimp. — Rabbru-
scarsi, Anmtbilare. Annuvolare.
Annuvolire. Turbarsi.
iNGATTlAR, V. Propriamente del filo
e simili. Imbrogliare. Intrigare.
Scompigliare. Imbrogliar le matas-
se. <— ingattid , figur. Imbrogliato.
Inmhippato, — Per Imberiag. V.
NGERÈINZA , INCUMBEINZA . n. f. //i-
càrico» lncunU>enza, Uffizio , Càri-
co, Cura, Ministerio. — Ingerenza
è V. d. U. abbencbè si dica Ingerir-
si. -— Avèir ingerèinza. — Appar-
tenére , Spettare. V. Incumbèinza ,
è Incun^tenzar.
INGERIRS', V. Ingerirsi» Intrometter-
si, Impacciai, e per lo più senza
essere richiesto.
INGIARAR, V. Coprir di ghiaia. — /«i*
brecciareo hnberciare, vuol dire
Dar nel segno. — InglUarare e In-
ghiarato sono termini degli inge-
gneri. L' inghiarato di una strcula
sterrata.
INGIARAZIÒN. GMaiata. — Non si di-
ce Imbrecciatura. V. Ingiarar.
INGIURIA, n. f. AFFRÒNT, n. m. In-
giuriarti. (. Afffvnto, n. va. Scor-
no , Sopruso , ViUania , Oltrag-
gio . ec.
INGIUTTIR. V. Inghiottire. — Uè una
cossach'a n'ia poss ingiuttir, fì-
gurat. — Non la so intendere Non
la posso mandar giù.
INGOINARS', V. Ingorgare, v. Dicesi
de' cibi » che non bene Infranti s'ar-
restano nella gola a guisa delle ac-
que, che s'ingorgano per ristret-
tezza di escita.
INgÓSSA. Nàusea , Abbotninazione.
Conturbamento di stomaco, e vo-
glia di vomitare. Pare che la voce
boi. venga da Angoscia. -» Una co-
sa che mette a schifo, che commo-
ve , che solleva lo stomaco , nau-
'seante , nauseosa , cfie nausea , che
induce, che fa, che muove a nau-
sea, che genera abbominazione ,
stomacazùme. L'acqua tepida ge-
nera aòbominazione. — • il verbo
Stomacare neut. indica propriam.
Il Commoversi , il Perturbarsi dello
stomaco. Le cose fetide, o scMfe, al
nominarie , stomacano ( Boi. Far
vgnir ingessa). — Anche il verbo
Nauseare usato attivam. val*^ Indur
nausea Le medicine nauseano gU
stomachi deboli. -—Preso neairalm.
vale Avere a nausea, p. e. Al donn,
cm\el-i èingravdi, òpn cossa i fa
ingessa. — Quando le femmine son
gravide nauseano ogni maniera di
cibo. V. Astumgar.
INGRANATA, n. f. Granato, n. m. ed
anche Granala, n. f. Pietra del co-
color del vin rosso. — Tri coli d'in-
INL
812
INO
granat grossi. — Tre fila di grossi
granati. Un vezzo di. granali. —
Ingranai brillanta. — Granati sfac-
^celiati» Affaccettati.
INGRASSAR I CAMP. V. Aldamar.
INGRAZIANARS' , v. Cattarsi benevo-
lenza con aWt/izto. Usa re affettazione
per porsi in grazia altrui. Gratuir-
si. Rendersi benevolo alcuno. —
Ingrazianarsi trovasi usato da Fa-
giuoli. — Ingrazianirsi disse Mar-
tini, traduz. della Bibbia. — Ingra-
ziarsi, termine di Crusca, vale En-
trare in grazia; Esser gradito —
Ingraziala. Che ha grazia naturale.
INGRILLAR 1 PULLASTEH. Egli è il
preparare ed accomodare i polli ,
assettando loro le ali , le cosce e la
testa. La parola boi. proviene dal
fr. Grillerx Grillade, eh* è la ma-
niera di preparare i volatili prima,
dì metterli ad arrostire.
INGRILLÉ, add. intirizzito, òg^.
INGROSS (ALL'). CUMPRAR , VÉN-
DER ALL' INGROSS. Comperare o
Vendere indigrosso, d ingrosso. —
All'ingross. — Indigrosso. in di
grosso. Grossamente. Al grosso. Al-
la grossa. In grosso. Vagliene Alta
larga. Presso a poco. Sommaria-
mente. Senza guardarla minuìa-
mente. Contrario di Appunto, Per
appunto.
INGRUGNIRS*, v. Ingrognare e Ingru-
gnare, v.
INGRULLIRS'. V. Inmodirs'.
INGUANGDEL, V. Indèvs. Anquana.
INGUANGULÉ. V. Indèvs.
ING ITA ZZAR , v. Ingitazzare. Arrugia-
dare. Irrugiadarc. Inrugiadare. Co-
prir di rugiada.
LNGULOSIR, V. Allettare, y. invitare,
Chiamar con piacevolezza e lusin-
ghe. Adescare. Invitare, o Tirare
uno alle sue voglie con lusinghe.
INGOMMAR, V. Gommare, v. Bagnare
o Indurre checchessia di acqua con
gomma sciolta. Gommato partic.
Sono voci d'uso, ma necessarie. Tela
gommala.
INLARDAR, v. Lardare, Lardellare.
Metter lardelli nelle carni che si
debbono arrostire.
INN ANZ , aw. Innanzi. Dinanzi. Pri-
ma. Avanti. Avanie^ poet. — fioHli
e Nanzi, ant. — La premaoèim è
innanz. — ^ La primavera è ino^
irata. — Èsser, Andar innanz.—
Precedere, Avìinza/re. — - Una eosta
eh* è innanz. «— Aniecedenie. Non
potrà però dirsi Leggete yii antece-
denti per Leggete i rapporti , le de-
cisioni , i documenti antecedenti
— L'itinanz e ¥indri. — Il dinan-
zi e V indietro. '^ L'è sèimprnn
innanz e indrì. — Andirivieni. Gh»-
rigoro.
INNASPLADUR, d. m. Acceecatoio. Spe^
zie di saelt<a da trapano per ìneaTa-
re un foro , che rìeeva la capocckii
di un ebiodo o di mia vite , sicdié
spiani e non risalti.
INNASPLADUBA , n. f. Aceeecaiun.
Piccolo incavo a cono rovescialo .
fatta in un pezzo di metallo.
INNASPLAR , V. Acceoeare. locanr
buchi coW Aceeceaioio , perchè po^
sano ricevere le tenie delle vili sen-
za che risaltino. Ed Aceeecare, o
Far la cieca ad una vite , a no chi<)-
do , vale ancora Far che la tesu o
capocchia tondeggi al di sotto, e
riempia il buco acceccato. ,
•INWÈST , n. m. Innesto.
INONDAZIÒN. ALLUVIÓN. AiUwione
V Insensibile accrescimento
fanno i fiumi alla ripa , ed
l'Acquisto che si fa per deposiziooe
delle acque torbide. Innondaziom
è termine più generico. Innond*
^ioni del Nilo , ec. Allaf^mento. —
Si dice pure lonondaziooe di lu(^
bari , ec.
IN PÉ. Invece, In vece. -^^ Inpé d /*i"
sarmla al m* la lols. — Anù c^
lasciarmela , me la tolse. — In *^
' pé. — In vece sua, in cambio.--
U è intrd in pé so d' lù. — Enlr.'
in suo luogo , in sua vece.
INQUARTA. Quartato. Aggianlo <^
si dà animale grosso , e membrati
•^ (Jn om, una donna, uh corni
ioni è ì
, chej
aorM
im
313
INS
inquarta — (/omo, Donna. Cavai-
lo qtMrtato,
•l.NQUABTAR. ?.. T. Agr.. Inquartai^,
VmUraitagliart, Arare là quarta
voUa.
INQUIETAR. 1NQUÌETARS\ v. Inquie-
tare e inqrtfleMrn. Molestare, Tri'
baiare. Travagliare, Infettare /lii'
fastidire, e sioiili verbi aflbii nella
significazione , non però sinonimi.
LNQUILEIN. V. ÀffiUuori.
llNliiCCHlR, V. Arricchire, y. Far ric-
co. — Inricchirs'. -* Arricchire.
Arricchirsi. Inricchire e Irricchire.
INRUBUSTIRS'. v. Fortificarsi: Affor-
zarsi. Rendersi robusto.
liNfiUCGAR, V. Appewnecohiare , Ifi'
conocehiare » v. Mettere pennec-
chio sulta rocca per filare.*— /nrtic-
cars\ — Arroccare, Nel giuoco de-
gli scacchi.
liNRUFFIANAR. v. Arruffianate, me-
taf. Rassettare una cosa» ricoprendo
i suoi difetti.
iNfìUVDÉ , IlNGRILLÉ , GRUU.. add.
Arruvidato , am^. — * HHan » eh' s' èin
ingrullé pr al frèdd. — - Mani arru-
vidate pel freddo.
NBUVDIRS'. INGRULURS'. Arruvida-
re, V. Divenir ruvido.'
NRUZNIR. iNBUZNlNTlR, v. Arruggi-
nire, V. Far rugginoso.-— /wrMBWir*',
Dointar ruznèiuL — Arruginire e
Arrugginirsi. Irrugginire e Jrrug'
ginirsi.
NSABBIUNAB. v. Inarenare , v. Co-
prir d' arena.
NSACCADURA. V. Insaccar,
NSACCAR, V. Insaccare e Rinsacca-
re , V. Mettere nel sacco. — insac-
car a cavali. — Rinsaccare, Anda-
re a balzelloni , a scosse. E quindi
Binsaccamentó , si dice Lo . scoti-
mento di cbi va di trotto.
NSALÀ. Insalateti Si prende anche per
l'erbe onde si fan l' insalate. — - In-
sala d' casp. — Indivia maggiore.
— Insala rèzza. -<- Indivia crespa.
— Cagarélla, voce bassa metaf.
-* Indivia minore, — Insala d' ra-
décc\ — Radicchi o Cicoria, — Gan-
zar l'insala, — Condir l'insalata,
— Insala dsèvda. — Insalata scioc-
ca. -^ Insala coma eh' sta òèin, —
Insalata condita a ragione, — In-
salata tfene insalata, poco aceto, e
bene oliate^. — Qui ch'vènden l'in-
sala pr'el slrd. — Insalataio, m,
aia , f. — Insalatone , n. m. Grande
insalata.
INSALDAR, V. Insaldare, Inamidare,
V. Dar r amido ai panniiiiii.
INSALUTATO ÒSPITE ( ANDAR VI ).
Andarsene insalutato. ìììoì. dicono
pili corounem. Andqr vi alla fran-
zèisa: cioè senza cerimonie. AtidaV'
sene senza far motto,
INSBRUDAIAR e INSBRUDAIARS*. Im-
brodolare e Imbrodolarsi. Macchia-
re e Macchiarsi.
INS6ULZIR , V. Impinzare. Riempiere
a soprabboodauza , ristringendosi
fortissimamente la materia nel con-
tinente, ed è piì] proprio del cibo,
che d'altro.—- Atmpmzarie. — Et
donn han quèll bràtt vezzi d'vlèir
insbulzir i amala,— Le donne han-
no il maledetto mendo di rimpin-
zare i malati.
I^SBUVACC1AR 0 INSBAVACCIAR , v.
Scombavare , v. imbrattar di bava.
INSCARTUZZAR, v. Ascartuzzar.
INSCARTUZZARS'. Incartocciarsi.
'INSCARTUZZIRS', v. Ammalarsi leg-
germente. Deperire di salute.
•iNSCUFFlÀ. Fig. Innamorato perdu-
tamente , ed anche Ubbriaco.
'INSCUFFIARS'a. Innamorarsi. Ed an-
che Ubbriacarsi.
INSCURÉ, add. Oscurato. Offuscato,
Infoscato. Baffoscato , agg.
INSCURIMÉINT D' CULÒUR. Incupi-
mento. Quaisivogiia colore cui un
impiastro, renda piìi oscuro, pi ìi
cupo.
INSCURIR UN CULÒUR. /«CMptre. v.
Aggiugoere qualche droga , che sia
capace di render piii cupo un colo-
re. — Inscurirs' l'aria. — Oscurar-
si.. Abbuiarài.
INSDIDÒUR. Innestatore.
iNSDIDURA,n. f. Innestatura, Anne-
gò
INS
314
IMS
statura, Innestagione , n,Llnne-
slameuto » InnesU) , Netto , n. m.
Luogo dove »' innesta, e T opera-
zione slessa dell' innestare.
INSDIB , (v. da Imitare lat.). Innesta-
re. Annestare. Neslare. Inserire. In*
calmare. — Insdir a biétta. — liìr
nestare a marza ^ a spacco, a sòr-
colo , a fesso. — Insdir a pèzza. —
innestare a occhio : e si dice a oc-
chio dormiente , allorché s'ionesu
d' autunno » uè si taglia il soggetto
che r anno seguente: si chiama poi
a occhio veggente , quando s' inse-
risce la primavera, e si taglia il
soggetto nel successivo autunno. —
Insdir a subiol. — Innestare a can^
nello , a l)oceiuolo o buccioU) , a o-
tiello» a anelletlo, a bucinello. —
On alber eh' s*pò insdir. — Un al-
bero innestaòile. *- Insdir la eorda
dèi pozz. — Commettere la corda ,
i cavi.
1NSÉIDA,D. f. MfMffo, Nesto, n. m.
Pianta o ramo ionesiato^
INSÉM. i/ift>m«, avv. In compagnia.
In imione. Unitamente. Di compa-
gnia. Talora si congiugne colle vg-
ci Con, Meco, Teco, e simili. E con
meco insieme tulli questi gentiluo-
mitU, ec. // mio cor saUr seco in-
sieme al del. Alfin chiama Niean-
dm , e seco insietne apre il pensie-
ro. — Insieme insieme , vale Uoilis-
simamenle. Insiememente è pili di
rado usato. '—Al tùtt insèm del
' còni ammonta a mèli scud. — Il
raccolto del conto, ridotto al nello,
ascende a mille scudi. ->- Abitar in-
sèm. — Coabitare. — Assieme è vo-
ce errata sebbene comuoissima, co-
me è errato Insieme al signor , In-
sieme a ki, a loro. Direte Insieme
col signor. Insieme con lei, con loro.
'INSEPAfiABiL . add. Inseparabile ,
INSERENATA. Serenala. CantaU e So-
nata, che fanno gli amanti davanti
alla ca.sa dell' innamorata , la notte
al sereno. — àlaltinala. Cantata e
Sonala in sul far del giorno.
INSBRYÉBIL , add. L'uso oramai p6
nera le pare che autorizzi ai dire in-
servibile, ma chi vuole essere p»
rista» «non allooUDarsi mai dalia
Crusca, dica pure Non teroUnìt
Non usiabile. — Non adoperabile v^
dice di qualche strumento o simile,
che non sia piti buono ad essere o-
salo, e che si dice Sferra^
UNSEBVIÉNT, add. Inweroiente, ag?
INSESTER, V. //imtere, y. SUr kr-
, mo e ostinalo in alcuoa cosa. -
Instare o Istare. Fare insUnza , lo-
sistere nella domanda.
INSFibZAfi, s. Infilzare Forare civr-
chessia facendolo rimanere netii
cosa , che il fora ed infilza, fn/i/ce^
re de' pezzi di tela. — InfUare, nk
Passare filo o altro per un foro f ia
fatto. Infilare un ago , un vezzo ài
perle. — Insfilzars' un spein »•(•
un pé. — Infilzarsi una spima ni
UH piede. -^ Turnar a insfitear tor
goccia. — Rinfilar V ago.
IMSFULZGNIR , v. Bimpiiizare, v. Ea-
piere sovercbiaroenle.
INSIAR e INSIARS', V. I/gnere. [4»^
dare e Ugnersi, Lordarsi di sevo.
INSlxNSÀ. V. Mail.
'INSLNUAR, V. /itMfiuafV.
MNSINUARS, V. Insinuarsi. Sape»
mettere neir animo ad alcooo.
INSMÉ. Insensato, Stùpido, Fàtu»
Scemo. — Èssr insmé, Boimtar in-
smé. — • Istupidire. Divenir insensa-
to. La voce boL viene da Seemv.
come se sì dicesse Inseemito.
INSMLNTIRS', v. Mettersi in semente
Cioè procurarsi di quella tal 00.^
da poterla moltiplicare , onde osar-
ne sempre in seguito. Né il sigoià-
calo di questo verbo si limita all^
sole cose , che colla semente sia»
da multiptioare , ma ancora di ahi»
che in qualunque modo possasi
annientare p. e. A voi truoar df.
bÒH asè per pssèirmen' insminitr
Cioè Aumentarlo ed averne cosi ir
seguito. — Insmintirs' è voce ^
gualmente espressiva che la sw
contraria Dsminiir. V.
iifs 315
INSOLVÉBIL . add. Voce presa dal fr.
ìnmtooble, e neiT aso adoperala
dai legisti. Non MkjenU, Che non
può pagare , o non vuol pagare. Il
suo eoo Ilario è Soloetìte, — I legi-
sti usano eziandio l'aggiunto Inso'
luto. Non pagato.
IiNSOLVIBlLITÀ.(dal fr. Insolvaòili-
té). NeH'aso viene adoperata dai
legisti la parola iMoiviòWtà. impo-
tenza a pagare.
INSONI. Sogno, Infogno, ora inusa-
lo. — Spianar l'intoni, — Avverare
il sogno.
IISSPCCIARS', V. Speechiani,
INSPDAR L' ABROST. Jnschidionare,
Infilzare collo spiedo l'arrosto.
[iNSPiNAR, V. Spinare, v. Trafiggere
con ispine. — Inipinars'. — Spi-
narsi. *
[NSPIRTÀ, add. Spintato. indemo-
niato. Indiavolato.
[NSFIRTAR DALLA POR A. Spirllare
per la paura: per similit.
liNSPUDACCIAR> v. Bagnar di saliva.
— Sputacchiare, sta per Sputar
sovente.
LNSPULTAR. V. Spultar.
iNSPULYRAR e INSPULVRARS'. Impol-
verare e Impolverarti , v.
INSPURCA, add. Sporcato, Lordato,
Bruttato, Imlmittato, Intriso, In-
sozzato > Macchiato , Sozzato , Insù-
diciato, agg. ^ Inspured d' pappa.
— Impappoiato. '•^ D' brod. — Im-
brodolato. — D' carica. — Sconca-
cato. — D'péss. — Scompisciato. —
D'oli, d'grass. — Insozzato, mac-
chiato di grasso. -^ D'eoi. — - In-
fangato. — D'incioster. — Scor-
btato. Sgorbiato. — D'pèisa griga.
— Impeciato. — D'bava. — Scom-
bavato.
INSPURCADURA , n. f. INSPURCA-
MÉINT , n. m. Sporchezza. Sozzura.
Imbrattatura. Zaffardata.
[NSPURGAR e INSPURCARS*. Sporca-
re. Lordare. Bruttare. Imbrattare.
Intrìdere. Insozzare. Insudiciare.
E Sporcarsi , ec.
INSFURIR e INSPUaiRS'. Impaurare
INS
e Impaurire. Sbigottire e Sbigottir-
ti. Atterrire e Atterrirsi.
IN S' QUELLA. ( Lo slesso che si dices-
se In su quella). Nel mentre. — A
dseurreva cùn li, e in s'quèlla l'ar-
rivò té mi muier. «— Parlava con *
lei, e nel mentre, o tu qitel tempo ar-
rivò mia moglie.
INSTAR . V. Indormire. Non istimare.
Non saper né grado né grazia , e
con voce bassa hicacare, '—' Me m'
n' instag , om' n* instò a Uléss ,
eh' a i piaseva d* zirandular. —
Oh io ne indormo Ulisse , che ama-
va di vagare. —L'è andd vi sèinza
gnanc dir a V n' instò. — Se ne
parti senza dir nemmeno : ti rin-
grazio, o ti sto grato.
INSTCHÉ. add. Intirizzato e InHrizzi-
to, agg. Inabile al piegarsi. — /n-
stché. dal fredd. — Intirizzito pel
freddo. — Instchè. — Intirizzato
della persona. — Steecfùto. Ristec-
chilo. Dicesi ancora per Divenuto
duro e sodo come stecco.
INSTCriIRS*. Intirizzare e Intirizzire,
V. Perdere il potersi piegare per un
certo rappigliamento."*- Per similit.
Rizzarsi o star troppo intero sulla
persona.
INSTEOULADURA V. Insteqular.
•INSTEQULAMÉINT. V. Insteqular.
INSTEQULAR, v. Incannucciare. —
Insteqular et gamb. — Incannuc-
ciare, cioè Accomodare le ossa rot-
te delle gambe, braccia o cosce
con assicol le o stecche , e fasciaiu-
ra, affinchè Tosso, stando fermo al
luogo voluto, si rappicchi.— Incan-
nucciata , si chiama questa fascia-
tura , e<;.
INSTERIAR. Stregare. Ammaliare. Af-
fatturare. Fascinare. Incantare.
INSTIVALÀ , add. Stivalato, agg. Che
ha gli stivali in gamba. — Star té
instivalà. — Stare in piedi fermo ,
come uno stivale. — Instivatars.
^Stivalarsi, V. d.U. Mettersi gli
stivali.
INSTIZZÉ , add. Corrucciato. Cruccia-
to, suzzato. Stizzito. Irato. Adiralo.
INS
316
INT
ìneollerito. — InsUzzé, sempltce-
menle per Accigliato , Imàronchia^
to : e per Adontalo.
INSTIZZIRS'. Corrucciarsh Cruciarsi,
suzzare, Stizzarsi, Stizzirsi. Pren-
dere slizza. Incollerirsi, Adirarsi.
— Stizzire. Far prendere stizza. V.
Stezza. — Fazil a inslizzirs'. — /-
rascibile. — Diffézil a instizzirs'. —
Inirascibile.
MNSTORIA. V. Istoria,
INSTRUMÉINT. Instrumento e Strìi-
mento. Contralto , Scrittura pubbli-
ca per mezzo di Notaio. Fare sirv^
mento. Celebrare scrittura in forma
pubblica e provante.— M^^rumèinf.
— Strumento. Termine della musi-
ca. Violino . Liuto , e simili macchi-
ne , onde da' sonatori si trae il suo-
no. — Instrumèint da fhà. — Stru-
menti dì fiato. — Inslrumeint da
cotd. — Sirumenti di corde. —
Strumento e Instrumento usasi an-
cora per nome collettivo degli ar-
nesi, che servono agli artefici, ma
in bolognese si dice Vsvei. V.
INSTRUMENTAR , v. Far un instru-
mento, cioè Un atto pubblico nota-
riesco per qualsiasi contratto. — il
mettere le note strumentali ai can-
to , che si fa dai maestri.
INSTURNtR. Abbuecinare. Stordire.
*liNSUiÀ Infangalo. Fangoso.. Mel-
moso»
INSUIAR e 1NSUIARS\ v. Infangarsi,
V. Ed anche semplicemente per Im-
brattare, Sporcare.
*INSULÉlNT,add. Insolente. Sfaccia-
to. Borioso , agg.
INSULÉINZA. V. Botia.
INSULFANAR, v. Solforare, v. Impia-
strare 0 Passare sul vapore di zol-
fo. — Insulfanar, metafor. Dare a
credere. Ingannare. Subornare.
INSULINTIR , V. Fare insoUnze ad al-
cuno , o Dire insolenze. — Insolen-
tire e Insolentirsi , vagliono Dive-
nir insolente. Farsi ardito. Imbal-
danzire. Inorgogliare.
INSULS. V. Matl.
UiSmihfiS'.y, Sognare e Sognarsi,
V. -- Insognarsi. V. Insani. — 4
m* sòn insunià. ^ Ho sognato. -
A-i'ào vest una zòuvnaaUa fnèttn
tutta insunià. — .Vidi alla kneitm
una giovane tutta sonnacchiosa,
INSUPIR, v. Assonnare, Insonnart,
V. indur sopore. Contrario di Dison-
nare.
INSUPPAR , V. Inzuppare, ▼. Intigue-
re nelle cose liquide materie, cbe
possano incorporarle. — /zttceamA
dèi lèss n' s' insùppen. — / zucche-
rini lessati non inzuppano.
INSURDIR, V. Assordare, v. Far sor-
do. — Assordire. Divenir sordo.
INT AR ACCA. Tabaccato. InibratUlo dì
tabacco. JVa«o tabaccato. — Inta-
baccarsi, innamorarsi.
•INTACCA, add. Intaccalo. Offeso.-
Un om intacca in-t-l' unòur. — r<r
mo offeso nelV onore.
•INTACCAR. V. Tartaiar.
INTAIARS' (dal fr. S' entrelaiUef). Fe-
rirsi le gambe. Darsi d' no pie con-
tro l' altro. -^ Figurai, per Sospet-
tare , Accorgersi. — A m'in sòn !>
taid. — Mene accorsi. Ne^resi so-
spetto.
INTANARUSAR , e INTANABUSARS .
( Da Tana e Bus per dargli maggior
forza). Intanarsi. Imbucarsi. Cac-
ciarsi in luogo nascosto.
INTAPPARS', V. Tapparsi. -^ Fasciar
il melarancio, figur. Dicesi di cèì
per freddo indossa paoni olirv
misura.
INTARGUNAR. V. Targòn.
•INTCLLIGÉINZA. InUlligenza.
INTEMERATA, n. f. Lavacapo. \.Latc
d' lèsta. — Intemerata, vale discor-
so lunghissimo.
•INTÈNDER , V. Intendere. Capire.
INTÈNDER, n. m. Intendimento. Ac-
corgimento. Conoscimenio. Com-
prendimento. Ingegno, n. m. ImUir
Ugenza, n. f — L'è un om ch'ha
di' intènder, dèi capéss. — È no»
che ha intendimento.
•INTENDIMÉINT. V. Intènder, n. n
INTERCALAR. Intercalare. Quel «f^
so, che si replica dopo alili di neh
INT
317
INT
zo. Intercalare.'^Siàice alla Rispo-
sta del popolo sempre eguale, ad
ogni versetto di un salmo.— interco-
lare. Gioruo che si aggiunge alla
line dei mese di febbraio, quando
è bisestile. — Luna intercalare. La
decima terza luna che si trova io
uo auoo » di J.re ìd tre anui. — /n-
tercalar , forse per similitudine »
Quella parola, che alcuni per assue-
fazioue adoperano più frequente-
mente nel discorso. Io non avrei
difficoltà di usare in ital. la voce
intercalare anche in questo signi-
ficato.
•INTERDIR, s. Interdire,
*Ii\T£RDiZiÓN. Interdizione. Togliere
ad alcuno 1' amministrazione dei
propri beni.
INTERKSSAMÉINT , n. m. Cura. Solle-
ciiùdine. Premura, n. f. Studio,
n. m.
IISTERESSÉINZA , n. f. Società d'inte-
resse.— Avèir interessèifiza tn-^un
wgozi. — Aìàere interesse in un
fondaco,
INTERINAL, add. INTERIiNALMÉINT ,
avv. Provmsionale, Temporario.
Temporaìieo , agg. — Proovisio^
nalmente. Temporalmente. Per o-
ro , avv. — i/ilenna/tf, Interinai-
mente , Pro interim , sono voci del
Foro.
INTERLOQUIR, v. Entrare a discorre-
re mentre altri ragionino.— Inter-
loquire è voce del Foro , e vale Di-
scutere, Dar parere. Disaminare
incidentemente.
INTERRÉ, add. Interrato e Interria-
to , agg. — Un canal interré. — Ca-
nale interrato o internato. Che ha
depositata terra nel fondo.
INTERRIMÉINT. Interrimento. Termi-
ne idraulico. Deposizione di terra.
INTERSIADURA. Tarsia. Intarsiatura.
Lavoro di commesso in legno. —
Mosàico, se in pietra. *
INTERSIAR, V. Intarsiare, v. Com-
mettere insieme diversi pezzuoli dì
legname di piti colori.
'INTERZADUR, u. m. Licciaiuola, o. f.
INTERZADURA DELL'-l AGUCCiÀ. Gra-
ticcio. Vimini intessuti.
'INTERZAR . V. Intrecciare. — Allic-
ciare. T. dei legnaiuoli.
INTESTADURA. n. f. Titolo, o Testa
di un libro, di una lettera. — //ite-
stadura d'un liber , d' una partida
in scrittura. — Impostatura. Qua-
derno di cassa per la comoda ini'
postatura di tutti i cofUi più volu-
minosi e complicati.
INTEVDIR. V. Arsurar.
iNTlMAZLÒN. Intimazione. Intimo non
si dice.
INTINDRIR, V. Intenerire, v. Divenir
tenero. / semi cotti inteneriscotio.
— Ammorbidare. Far morbido. —
Ammorbidire. Divenir morbido. —
Rammorbidare , Rammorbidire, re-
plicativi. — Ammollare, Mollifica-
re. Far molle. — Rammollare e
Rammollire, replic. >- Lenificare,
Allenire , Lenire. Render lene.
INTIR , add. /n(ero ed Intiero, agg.
— Cupiar una letlra tutta intira.
— Copiare una lettera per intero,
per esteso , di parola a parola. —
Il tenot*e di una lettera, di una
scrittura non è tutta intera , ma il
suggetto, la breve somma di essa.
im\Siìiii2(,\. Intisichire, v. Far di-
venir tisico. Divenir tisico, e gene-
ralmente, Assottigliarsi, Consumar-
si, Estenuarsi, Disfarsi per noia.
— Instighir, figur. Intristire. Im-
bozzacchire. Incatorzolire. Non at-
tecchire. Vt*nire a stento « ed è pro-
prio delle piante, e degli animali.
INTLARADURA. Intelaiatura. Ossatu-
ra. Unione di piii pezzi di legname.
MNTLARAR, v. Intelaiare. Mettere in
telaio. — Intlarar d'thov un qua-
der. *— Intelaiare di nuovo una
pittura.
INTÒN 0 IN TON. V. Tòn.
INTÒUREN. Intorno, prep. — D'in-
tòuren. All' intòuren. — D'intor-
no, All'intorno, Da ogni parte.
INTRADA, n. f. Entrata, n. f. Ingres-
so, Adito, n. m. — Intrada. — En-
trata fìgur. contrario di Uscita , o
INT
318
iBnr
£sctto. Entrata comprende la tota-
lità delle reodite particolari, che
an proprietario trae da' suoi beni.
— RètìdUa è parola meno generica.
— Derrata è il prodotto del suolo.
Provento, Tuttociò che produce u-
tile, o guadagno. — Prodotto sust.
non è voce di lingua. — Intròito
non si usa che per Ingresso. — Tor
l'intrada,'^ Rientrare. T.del giuo-
co. — A tot t'intrada. — Rientro.
INTRANT, n. ro. Persona entrante,
Gbecon maniera s'introduce age-
volmente appresso chicchessia. —
Preso in mala parte si direbbe Bri'
gante.
INTRAVERSA, add. Intraversato, At-
traversato, agg. — Un om ttèin in'
traversa, — Un uomo tarchiato ,
fatticcio.
INTRAVERSAR, v. Intraversare, At'
traoersare. — Intracersars ' un oss,
una speina in góula. — Intraver-
sarsi un osso, una spina in gota.
Annodarsi. — La minestra m'an-
noda, o mi fa nodo , o gruppo nel-
la gola. — Snodarsi è il suo con-
trario.
INTRAVGNIB. SUZZEDER, v. Interve-
nire, Accadere, Succèdete. Intra-
venire era usato antic.
INTREINSEC (DLA MUNÉIDA). 5to/^o.
INTRI6. Intrigo e Intrico, Intriga'
mento. Viluppo. Imbarazzo. Dicesi
anche Intralciamento, e non In-
tràlcio.
INTRIGAR, ¥. Intrigare e Intricare.
Intralciare. Avviluppare insieme.
Per Dare impaccio. -^ A s'è intri*
gd la eorda dèi pozz fra la zirél'
la. — Incarrucolarsi la fune. —
Scarrucolata è lo Scorrere libera-
mente.
'INTRIGARS. y. Intricarsi. Impacciar-
si. Imbarazzarsi. — Del filo dicesi
Aggrovigliarsi.
•INTRODUR , V. Introdurre.
INTROIT. V. Introitar.
INTROITAR, V. Esigere, Riscuotere,
Far entrare i danati in cassa. —
Cosi/nlròito non si- dice per Riscos-
none. Esigenza, ma solo per £r-
tratura.
INTÙITU. Voce lat. Intitiio, Riguardo,
Rispetto . p. e. Sonetto fallo ad i>
liuto del sig. tale , o lai allro.
INVASAR , V. Invasare . v. Mettere io
vaso i liquidi, — Invelare in iUil.
ha molti altri significati. — Imo-
sodo è il participio. — hivaeo è pa^
ticipio d' Invàdere.
INUBILIRS'.v. iVo6tiilarj;, t. Solle-
varsi in nobiltà. — Annoàilire, Mo-
bilitare. Far nobile.
INUCARS'. V. Inoanlars'.
lNVEiNDÉBlL,add. InalienàbiU, a«[?.
INVEREN. Inverno, Verno. ^ Ver-
nale, Invernale, Vernereceio, Ver-
nino. Di inverno. -^ Vernare, Seti-
nare. Invernare. Passare l'inver-
no.— Vernata. Invernala. Stagione
del verno.
INVERNiGADÒUR, n. m. Sebbene noo
sia registrala ne' dizionari la parola
Invernidalore o Verniciatore, sa-
rebbe però voce di regola , come
proveniente da Invermcare o l'er-
nicare.
INVERNISAMEINT, n. ra. INVERNISI-
DURA, n. f. Invernicalura , n. f.
INVERNISAR; v. InvenUcare inverfà-
dare. Vernicare e Verniciare.
INVIDADÒUR. Avvisatore. Presso i
commedianti dicesi Queir attore .
che dal palco s<:enario suole anooo-
ziare la commedia o tragedia da
rappresentarsi ne' giorni appresso.
INULIÀ . add. Olialo e Inolialo, agg.
Condito d'olio. V. insalò.
*INUL1AR , V. OUare. InoUare.
MNULIARS'. Macchiarsi d'olio.
INUMDIR. V. Adaquar.
INURCÉ (STAR). Stare in orecchio.
o in orecchi, a oncchU o a orecchi
levati, o cogU orecchi levati, eoi'
l'orecchio leso, e a orecchi lesi.
INUBTIGAR e INURTIGARS'. Orncheg-
giare e Orlicheggiarsi, Pungere
e pungersi coll'ortica.
INVSTÉ . add. Aggiunto di Grano co-
perto dalla gluma ; come se sì di-
cesse Grano vestilo — Invsté per
uvz
319
INZ
Itnbudellato , e dicesi spectaimente
per le canti suine e salumi. — Ca-
rew d'purzèll invsté. — Carni di
porco imbudeltaie , insaccaie. —
Trèin invsté a can'va » a funnèini.
— TerreìM seminato , o coltivato a
canapa , a frumento o imbiadato.
— Qtialtrein invslé al si per zèint
—Danari investili al sei per cento.
INVSTIR LA CAREN D' PURZÉLL. Im-
budellare. — Investire, signitìca Dar
possesso di benefizi, ec. o pure Af-
frontare , Colpire. — Invslir di
qualtrein, — Investire» Collocare,
Impiegai^ il danaro. Rinvestire.
Investita di danaro. Due mila scu-
di investiti al sei per cento. -- In-
vstir un camp a furmèint, a can'-
vcf. — Vale Metterlo a coltivazione
di grano , di canapa. Campo semi-
nato , 0 coltivato a canapa. — In-
vstirs* dia part. — Sentir la parie:
e irattandosi d'affari: Prender cura.
INUSSARI DÉINT. Imssare, v. Chi
presto inossa , presto infossa. V.
Dèint. — Inossire vale indurirsi co-
me osso.
INVUIAR. Invogliare, Invaghire. — Inr
x>uiar. — Invòlgere, Ravvolgere,
Rinvòlgerey Avviluppare. — Invo-
gliare. Coprir con invoglie.
INVURNÉ, add. Attònito, o piuUoslo
Intronato. Slupido.
INZALUR, V. (Z aspra). Ingiallire.
Gialleggiare, y. Divenir giallo. —
Biondeggiata è V iugiailire delle
spighe delle biade.
INZAMPLÀ , add. (Z dolce). Impaccia-
to. Inviluppato. Intrigato. — Fìgur.
Disadatto , Sconcio. Che con fatica
si maneggia. — TtiAvars' inzam-
plà. — Aver da grattare. — Un
clòìnb imzampld. — Un colombo
calzato. V. Inzamplar. — La voce
boi. viene dall' anlica Inzampaglia-
to per Inviluppalo nelle zampe. —
Inzamplà. — Impastoiato. Dicesi
delle bestie alle quali siensi messe
le pastoie.
INZAMPLADURA,n.f.lNZAMPLAMÉINT,
n- m. Inciampo, Intoppo, n. m.
IN^AMPLARJMBALZAR.INZAMPLARS'.
Inciampare , Invilupparsi. Intri-
garsi. — Ciampicare , Incespicare ,
V. n. Non trovar modo di camminar
francamente, avvilupparsi i piedi
in checchessia. — Inzamptar. Im-
balzar. — Impastoiare. Mettere le
pastoie accavalli, a' buoi. •— Inzam-
plars' in-t-t' erba longa d'un prà.
— Ciampicare nell'erba atta d'un
prato. — Inzamplars', Dardèinter.
— Inciampicare, intoppare. — A
m' sòn inzamplà in-t-la stura. —
Ho inciampato nelle stuoie. — El
gallein, i pulsein, i clomb s'inzam-
plen' in-t-la stòppa. — Calzarsi,
— Inciampare, Intoppare, vaglio-
no Dare in inciampo , in intoppo.
— Inceppare. Dare in un ceppo. —
Incespicare. Dare in cespugli.
INZANCADURA. Inginocchiatura. Pie-
gatura di alcune cose che fonno
gomito.
INZaNCAR. Dicesi dagli arte6ei delle
cose che sono piegate e fanno go-
mito. — - Una piana inzaneà, —
Una bandella inginocchiata.
INZAQULAR e INZAQULARS*. v. Inzac-
cherare e Inzaccherarsi. Empiere ,
ed empirsi di zacchere.— ^/fiiptffac*
clherare. ~- Fraiol tùtt inzaqùld.
— Tabarro tutto inzaccherato, im-
pillaccherato.
*INZÈGN. Ingegno. Talento.
INZÉINS. Incenso. Lagrima d' un albe-
ro asiatico. — L'è l'istèss che dar
V inzèins ai muri. — Dar incenso
a' morti, o a' grilli, prov. Farco.sa
che non serva niente, gettar via il
tempo. — Inzèins pundghein. — -
Assenzio pòntico, o di Ponto. -^
Artemisia pòntiea del Linneo.
•INZÉNDI. Incendio.
•INZENDIAR. ARS', v. Incendiare, In-
cendiarsi.
'INZENERIR, V. Incenerire. Ridurre
in cenere.
INZENSIR o TURIFERARI, n. m. Tu-
riferario. Quegli che nelle funzioni
ecclesiastiche porla il turibolo.
INZERIOLA (Z dolce). Candellaia. —
INZ
320
lUT
S'alpiov al de dl'lmeriola, dl'in-
veni a in sèin fora; s'I'è al sala-
dell, a in è anc pr un miarélL —
I toscaoi dicono Per la Candelora
delV inverno non $%am fuora, — I
veneziani al contrario. A la modo-
nadela Ceriola de V inverno semo
fora. — Da questo come da altri
proverbi risguardanti le stagioni ,
che pur si trovino in questo Di-
zionario» si comprenderà cbe varia-
no essi al variar delle situazioni dei
paesi, e de' climi.
INZÉTTA. Incetta. Compra di mercan-
zie per rivenderle. — Far inzélta.
— Incettare. Cercare e raccogliere
checchessia.
•INZGNARS', V. Ingegnarsi.
*1NZGN1R, n. m. Ingegnere. Propria-
mente Che esercita l' idraulica , V a-
grimensura ed anche l'architettura.
INZINDRAR, V. Incenerare, v. Getta-
re, Sparger cenere sopra checches-
sia. — Incenerire, vale Ridurre in
cenere.
'INZiNGANAR, v. Istigare. Indurre ad
operare cosa meno lecita.
INZIPRIAR, V. Spargere di polvere di
Cipro i capelli.
INZIRAR^ V. Incerare, v. — Tèila in-
zird — Incerato , n. m. Tela ince-
rata. — Lazza inzirà. — Spago in-
cerato.
INZISIÓN, n. f. Intaglio, n. m. L'inci-
dere in rame , e la Cosa incisa. —
Incisione, vale propriamente Taglio,
Incisura.
INZISÒUR. Intagliatore, Incisore. Con
voce gr. Calcògrafo all'Intagliatore
in rame.
INZNUCCIADUR. Inginocchiatoio.
INZNUCCIARS', v. Inginocchiarsi Ge-
nuflettersi.— Inznuccià, part.— In-
ginocchiato. Ginocchiato. Ginocchio-
ne. Ginocchioni. Genuflesso.
INZPPÉ. Aggiunto che si dà al pane.
quando è mal cotto, piattosto mnido
e pesante , che si direbbe Màzzero.
V. Amazaré.
INZUCCAR, Y. Infiascare, ¥. Mettere
il vino ne'tiascbi. — /njBtfccar. —
Urtare. Urtare il capo. Cozzare.
INZUCCHÉ. V. Assupé.
INZUFFURS', ▼. Accigliarsi, Far viso
arcigno.
lÒTT. Ghiotto, Appetitoso, Gustoso.^
Desiderabile.
IRlGATORl,e pili volgarmente CH'S'A'
DAQUA. Adacquàbile , agg. — Prd
irigatori. — Prato adacquàbile. Si
dice Irrigare , Irrigato , Irrigato-
re, e Irrigazione: ma oon Irrigò-
bile, né Irrigatorio. Pochi esempi
si trovano, d' Imflriio, tuttavia si
potrà dire Terra irrigua. Prato ir-
riguo.
IRIOS. Ghiaggiuolo. Nelle officine In-
de e Ireos. Pianta cbe fa il fiore e
la radice odorosissimi. Di questa
fassene polvere da mettere fra la
biancheria.
ISTORIA. Scoria e Istoria. Racconto di
cose avvenni e. — Storiella. Storia
di poco pregio , e per lo più favolo-
sa, e meglio dicesl Leggenda. Gode
a Quèllch'vènd el istori per la stri
dicesi Legge ndaio. Venditor di leg-
gende.
IUGULAR. V. (dal lat. lugularejni-
durre alle strette. Stringere fra l'u-
scio e il murq. — Al m'ha iugula.
. — Mi costrinse. M'astrinse. Mi ob-
bligò. Mi forzò. — Iugulare, e Giu-
gulare è agg. Di gola. Vene iugula-
ri. Glandole giugolari.
lUSÉF, np. m. FA, f. Giuseppe, m. ppa.
f. Gioseffo, m. /fa, f.
lUTTÓN. Gitlaione. Giilerone. Gitto-
ne, la pianta. Gii il seme. Erba che
nasce tra '1 grano. La iVi^elto de'bot.
e il Melantio o Melantro de' sempli-
cisti.
LAB
321
LAC
L
u^ n.m. L,fi, t Lettera consonan-
te dell'alfabeto italiano, e si nomi-
na Elle. — L' Artieoio dei mascoli-
no e del femminino , quando la pa-
rola comincia per vocale. — L. tet-
terà namerale presso i romani , che
indica GinquatUa. Con soprapposla
linea l einquantumUa.
uA. La. Art. femm. e pronome.
À. Là. Avv. di luogo. — Là, dov a si
vù. -- Costi , Costà. Dove tu sei. —
Lassù. — Lassù. Colassò. — Là zò.
— Laggiù. Colà giù. — D' là. —
Nell'altra camera , neW altro luo'
90. — L' e té d' là. — È neW altra
camera. — D' là dal fmm. — Di là
del canale, del fiume. — D"là, fi-
gur. vale All'altro mondo. — Èsser
più d' là che d' za. — Essere a*con-
fitemini. Avviarsi per le poste. Di-
cesi de' malati gravi, che sono in
pericolo di morir presto. Andar
per d'ià. — Andar di là; modo
basso. Andare all' altro mondo. —
Ve un za e tó. — É un wmpi-
collo. Uomo cattivo. — Passar
per d' là dal fiùm , dalla strà. —
Trapassare il fiume , la strada. —
Andar per d' la. — Passare i limi-
ti. Eccèdere. Trapassare il segno
della ragione. — A n* s' pò andar
più in là. — Non si può andar
jiiù là.
A, n. m. BANDA, n. f. Lato, n. ro.
Bando, n. f. — D' là. — Dallato.
Di costa. A costa. Costa. — D'Ià
alla muraia — A costa alla mura»
glia. Costa alle mura.
LABARDA. V. Alabarda.
ABER , n. m. Labbro , n. m. Nel nu-
mero del piii fa Labbri, va., ma più
comunem. Labbra, f. e poelicam.
Làbbia, f. ^ Laber d'sòuvra. y
Labbro superiore. — Laber d* sòl-
te.— Labbro inferiore. — Laber
ross.-» Labbì^a vermiglie, coralli-
ne. — Laber sùtt 7- Labbra arse.
Assetale. — tn, 0 Uno eh' ava i la-
ber gruss. — Labbrone , n. m. e
Labbrona, n. f. — Lettere labiali.
Che si pronunziano coli' aiuto delle
labbra. — Fiore labbiato. Fatto a
somiglianza di due labbra. — Filtro
chiamasi quel seno superficiale nel
mezzo del labbro superiore, che
soggiace immediatamente al setto
delle narici. — Labbruccio, Lab-
bricciuolo, dim. e nel plur. Lab-
bruccio e Labbricciola , f. — Laber
d'un vas. — Labbro di un vaso. Or-
lo estremo.
LACCA , n. f. ( Forse dal gr. Laccos ,
fossa ; 0 da Aìicon, gómito). La par-
te del corpo umano cb'è di dietro
al ginocchio. Alberti nel suo Voc.
Frane. Hai. porta una simile defini-
zione alla voce Jarrel, ma sembra-
mi ch'egli abbia erralo nel darle
per corrispondente italiana Garet-
ta. Garello in tutti i Vocabolari è
Quella parie a pie della polpa della
gamba , che si congiunge col calca-
gno, anche a detto dello slesso Al-
berti nella parte Ilal.-Fr., dove pu-
re ha errato contrapponendovi la
voce fr. Jarret in vece dell'altra
propria Talon. In mancanza però di
nome proprio, che ci dica questa
parte del copo, si potrà ricorrere
alla voce degli anatomici Pòplite ,
proveniente dal lat., e volgarmente
alla parolaLacca, presa tìguralamen-
le 0 dal greco 0 dal Ialino, e Dante
stesso l'usò per Concavità, Fossa.
36
LAI
3-22
LAM
— Gozzi dice : Le oziose lacche pò-
ser sui sedili.
LACONIC. V. Dscòurs.
LADEIiN D' BÓCCA , D' LÉINGUA. Lati-
no di bocca, di lingua. Largo di
bocca, vale Troppo libero nel par-
lare, ed anche malèdico, maldicenle.
^Lctdein d'man."-Manesco, Manua-
le , Cfie è pronto delle mani. Pronto
a percaotere.— -Ladetn.— ta(/noper
Agiato. Scorrévole. Corsoio. Scorso-
sio. Sdrucciolevole. -^Trèin la4ein.
— Terreno leggiero , arrendevole.
LADER, D. m. DRA, f. Ladro» m. dra»
f. — Vn lader truvd in-t-al fati
s'awiléss. — Il ladro sorpreso nel
fatto invilisce, •— L'è un cattiv
andar a ca di lader. — Tra furbo
e furbo non si camuffa. •— Ona
man'ga de lader (dal lat. Furum
manus).—Ladconàia,n. f. Moltiludi-
ne di ladroni. — Lader, add. la-
dro, fig. è anche aggiunto, e irale
Cattivo. Occhi ladri. Giorni ladri
— Vers ladr arrabbia. — Versi in-
sulsi , secchi, — Cossa da lader. —
Ladronesco, agg. — Assassino è
Colui che uccide altrui per danari.
LADRA DI CAZZADUR. Carniere. Car-
men), n. ra. Tasca propria dei cac-
ciatori per riporvi la preda.
LADRAMÈINT, avv. Ladramente. Voce
dell' U.SO , dirai Sgraziatamente.
Sguaiatamente.
LADRARt, n. t Ladroneggio. Ladro-
neccio. Latrocinio , n. m.Buberia,
n. f. Il dira. Ladroncelleria.
LADRÉTT, n. m. Ladmio, LadiiACcio,
Ladroncello , Ladroncelluccio.
'LAG, n. m. Lago. — Figur. Grande
quantità. — L'ha fati un lag d'san-
gu. — Fece una grandissima quan-
tità di sangue.
LAGHERMA. Làgrima e Lacrima. Nel
dial. boi. non v'ha che l' agg. La^
ghermòus:m2i in ital. v'ha, oltre
Lagrimoso e Lacrimoso , anche La-
grimanle, l^agrimèvole, Lagrima-
torio, Lagrimazione, Lagrimare,
verbo Loip'itrMsamenle.
LAIC. hi dialetto si adopera per Frate
converso , Làico. Ma io iuliano nle
ancora Secolare^ contrario di Ecek-
siastico.
*LAM. V. Am.
LAMA. Lama. Piastra di ferro. Lami
di spada , Lama di colieUo ,ee.^
Da un uso plebeo in Bologna , cb^
una volta era frequentissimo, <)i
metter mano a' coltelli ad ogni rL<-
8a , ne venne il proverbio Far fon
lama, che vale Metter mano alci!-
tetto. — Lama è stato detto da Difr
le per Terreno piano e paluéopì
Forse i bol.aveano anch'essi qoesu
voce antica meote, perchè si trovi
r esempio nella deooniÌDazioDe di
un luogo della ProvÌDcia bologvt^
se, detto la Lama di Dsègna,àoi
la Lama Segni. Luogo t>asso e palu-
doso.
'LAHBARDA. V. Alabarda.
XAMBÉCC Lambicco. AlavUneco.
LANBERCIADURA. PanconceUatun
Impacanlara di panconcelli. S.Um-
breccia.
LÀMBERCÌaR, V. (dal fr. Uanbrisstr.
che vale Soffittare), Fare una im-
palcatura di panconcelli. V. Igor
bréccia.
LAMBERCIÒN. n« m. Seggiola, n. r.
Legno che si conficca a traverso so-
pra r estremità de' correnti per coi-
legarli, e reggere gli ultimi cd-
bricj del tetto.
LAMBRECCIA, n. f. Panconcello, d.it
Assicella che si mette nelle impai-
calure sotto le tegole.
LAMBRUSCA, n. f. (dal laL Labrwca
Abrostine, Abrostine, Lambrusca
n. m. Spezie di vitigno, e dì o^
prodotta da esso. «- Lassar anM-
et vid a lambrùsQa, vale Non poti»'
le , e cioè nel modo che si usa {Kr
detto vlLigno, che non si pou ^'
essere di poco conto.
LAMÉTTA D'ARZÉINT. D'OR, U«.
netta d'argento, d'oro.
LÀMINA, n. f. (coir l breve). U»r
na, n. f. (coli 'accento sull'i ì U
ma. Laminetta di metallo, V\ssiu
di metallo.
LAIf
323
LAN
.AMINTARS*. V. Lameniar$i. Lagnar^
ti, Ha/mmaHcarsi. Dokrti, y.
.ÀMIRA (colla peouUinia breve). La-
mièra. Piasi ni di ferro di varie gros-
sezze, e fargliene: e v'è fi Lamie-
tino, lì Lainierone, ec.
*aMP. V. Losna.
AMPÀ , D. f. Occhiata t n. f. Sguardo,
n. 01. — Dar una iatnpà , una lam-
padeina. — Dar un'occhiata, un'
occMatina, Uno sguardo.
LAMPADAR. Fabòricalort di lam-
pade,
LAMPADARI , n. m. Lampadario.
.AMPIÒN (da Lampion fr.). Fanale,^
Unierna nella quale si tiene II lu-
me la noUe in su i navili, e in su
le torri de' porti. L'uso ha esleso il
termine a que' lumi chiusi da vetri,
che pongoiisi nelle strade, ne' cor-
tili, e scale. — Nell'uso ora si chia-
mano Lampioni. Lampioni fatti a
cassetta per le carrozze, ec. —
Lampiòn da purtanleina.'—^ Lan-
ternone. Quel fanale circondato di
tela , che si porta a mano. -» Lam-
piòn del eumpctgni. — Lanternone
delle compagnie. — * Lampiòn in
balanza. — Lanternone in bilico.
^ Lampiòn fèirm in-i-al bastòn.
— Lanternofie su V asta.'— Lampio-
ne e Lampone chiamasi WFlamboà.
V.-— Lanternone, analmente , chia-
masi da' ciechi Colui che gii guida,
quando treo più s'accordano d'an-
dare insieme.
LAMPIUNIR, n. m. Accenditore di fa-
nali, V. Luminari,
^ANA. Lana. — filar la lana. — Fi-
iure la lana. — Sbatter la lana. —
l>ioettare. Scamatar la lana. —
Sfjarzar la lana. — Cardassare,
Carminare, Cardare la lana. —
Scardasn'ere. Colui che esercita l'ar-
te dello scardassare. — Pttnar la
lana. — Pettinar la lana per ca-
varne lo stame. — Boba d* lana. —
Panno lano, o lanino. — Pein d* la-
na. — Lanoso , add. — Mercant da
lana. — Mercante lanaiuolo. —
Lavurar la. lana. — Impannar la
lana. — Vello. Propriamente è la
lana degli animali pecorini; ma si
prende anche talora per lo Pelo de-
gli animali bruii. Montone col vello
dell'oro.^ Velloso, Velluto e Vil-
loso, Peloso. Orsi vellosi. Cuoio vel-
luto.Crosta villosa dello stomaco.—
Bona lana , Bòn fannlein, Bòn mu-
étien, Bòn zananein, Bòn capita-
te/n— Equivalgono tutti a Mala la-
nuzza, Buona lanetta. Mula sciar-
da. Mala zeppa. Persona scaltra,
maliziosa. — Al zil fa la lana. —
Cielo a pecorelle. Quando le nuvole
sono spezzate in piccoli globi Don-
dei boi. hanno il proverbio; Quand
al zil fa la lana , o al piov incù ,
0 dèinter dalla stmana.
LANCHEIN. V. Nanchein.
'LANDA , n. f. Lampada. Designano i
boi. con questa parola specialmen-
te le lampade che ardono nelle
chiese.
'LANDEINA. Lampaduzza. Piccola
lampada.
*LANDÓ ( dal fr. Landau). Lottdo. Sor-
te di carrozza.
LANDRA. Landty%. Il termine boi. si-
gniQca Donna sporca eccessivamen-
te , ma r ital. vale Donna diso-
nesta.
•LANDRÓN, n. m. Sporchissimo, n.m.
ed anche agg.
LANEIN. Lanaiuolo, Lanino. Arteflce
che lavora di lana. — Mercante la-
naiuolo. — Diveltino e Battilano.
Artefice che ngne e balte la lana.
«— Spelazzino è Colui che cerne la
lana, dividendo la buona dalla cat-
tiva.
LANTERNA. Lanterna. — Lanterna
da volta. — Lanterna cieca. Quella
che scuopre, e tura il lume a pia-
cere. — Lanterna, dicesi anche il
Fanale delle torri di marina.
LANTERNAR. Lattaio. Voce generica
data all'Artefice che lavora io latta,
ma che suddividesi in Lanternaio,
Lampanaio, Docciaio, Trombaio,
ec. V. Mstir.
LANTFÌNEIN, n. m. LANTERNEINA ,
LAB
324
LAS
LANTERNÉTTA , n. f. lanternino,
n. in. Lantenietta, n. f. — Per si-
milit. ed in ischerzo LantefTìein.
— Lanternuto, vale Allampanato;
cioè Animale strutto, secco pili che
più.
LANTERNÓN DA CAREN. Moscaiuola,
n. f. Guardavivande , n. m. Quel-
l'arnese fatto in forma di fanale
grande, coperto di tela, che si tie-
ne ne' sotterranei per custodirvi le
robe da mangiare.
LAMZ E BURDON. V. Timpstar.
*LÀNZA,n. f. Lancia,
LANZA SPZZÀ. Lanzo, n. m. Fante di
lancia.
LANZAR , SCANZLAR UNA PARTIDA.
Dare un frego, o fare un frego. Can-
cellare una partila di conteggio.
'LANZIR. Lanciere. Che porla lancia.
Armalo di lancia.
LANZOLA, n. f. CAN'VAZZ, n. m. Ca-
napaio, n.m. Fusto della canapa
dipelala. — Lancio/a e Lianciuola,
è una Lancia piccola.
' LAPIDA. Lapida. Làpide è più lai. Pie-
tra sepolcrale. — ^ Metter su una la-
pida in-t-un dscòurs, in-t-un affar.
— Mettervi su il pie per sempre.
Questa cosa sia dimenticata e se-
polta. Non se ne parli più, V. De-
posit,
LAPIS. V. Apis.
LAPSUS LINGUA. Latinismo corrotto,
dai bolognesi spessissimo usato per
Scorso di lingua. Inavvertenza nel
favellare.
LARD. Lardo. Lardone. Carne di por-
co grassa , che si suol salare per
conservarla. — Il Lardo della pan-
cia dicesi in dial. Panzètta. — 11
Lardo strutto , cioè disciolto , chia-
masi Grass.
LARDAROL. Pizzicàgnolo e Pizzico-
ruolo. Colui che vende roba che
pizzica, comesalume, cacio, ed
altri camaogiari. — Da questa voce
italiana viene l'altra boi. Pzigarol,
ma vale Bottegaio che ha pochissi-
mi camangiari della sopraddetta
qualità , che tiene una botteguccia
di poco valore. -^ Avrir una Imi-
tèiga da lardaroL — Aprir bolle-
ga da pizzicheria, — I larìiah
n'dan mai al pèis giùst. — / pizzi-
cagnoli non danno mai il diritti
peso.
'LARDÉLL, n. m. Lardello. GrasseUo.
Lardinzo. Pezzuole dì lardo. -~I«^
delti che mettonsi nel rosto. Gnh
selli , Lardinzi frammezzali al u-
lame. Lardelli da strutto,
LARG, add. Largo, agg. Spazioso.
Ampio , Disteso. Contrario di Sint-
(o — Plàtano. Chiamasi qaest'alb^
ro per le sue foglie larghe d% fla-
tus gr.. largo. — Platone. Di spalle
larghe.
LARS. Larice Spezie di pino, Pìrm
Larix. — Lègn d' lars. — Legno la-
ncino.
LASAGNA, n. f. Lasagna, e per lo
più Lasagne plur. Pappardelle piar.
Spezie di Tagliatelli larghi co'qujl:
si fa minestra. — Cascar al farMn
in-t-el lasagn, — Cascar il caeiy
sui maccheroni. Cascar l'ulive mI
paniere. — Avèir più fum che k-
sagn. — Esserci mollo fumo e poct
arrosto. Dicesi di chi molto presa-
me, e poco vale. — Ouèll eh'ttnd
el lasagn. — Lasagnaio.
LASAGNÓN. Lasagnone, per siroiii'
Uomo grande, ma goffo. Bitt>
Ione.
LASEINA, n. f. Ascella , n. t Diteìb
n. m. sing. e nel plur. fa Ditelh i
ùitelle, f. Concavo deirappictatari
del braccio colla spalla. — Laseim
Quel Contra-pilastro , che spor^
in fuori del muro la quarta o ìé
quinta parte. — Lasciata dia fi^-
slra. — Stipite. Stipiti sono i ti»*
membri laterali della porla o ficr
stra, che poggiano sulla soglb
e reggono l'architrave.
LASSAI. V. Làssit.
LASSEMSTAR. Lasciamislart , n. t
— Èssr pein d' lassemslar. — h
ser pieno di lasciamistare. Pieno i
noia.
LÀSSIT, LASSAI, LEGAI. Ugole. L^^
Z.AT
3^5
LAV
9cito, Làscio, Legato folto per testa-
mento, làsiito, è voce ant.
LASTRA. Lastra, di pietra, di ferro,
di piombo , ec. Lastra d' masègna.
— Masso. — L(uter del fnésler, —
Vetri.
LATT. Latte. — Latt stinte. -^ Latte
stantio. — Far dar indri al latt al
donn. — Cansare il latte, e Can-
sarsi del latie, — Prènder dèi latt.
— Cagliare , Rappigliare, Rappren^
dere. Quagliare.'^ Latt prèis,—
Latte rappreso, quagliato, rappi-
gliato , cagliato. — Latt adaquà.
— Latie tagliato. — La panna dèi
latt.'-' Capo di latte. — Laitìnel. —
Capo di latte o Capolàtte. — Una
donna eh' par un latt e un vein. —
Donna che par latte e sangue. —
Vn ofn,o Una donna eh' vènd al
latt. — Lattaio, m. e Lattaia, f.— {/-
na donna eh' dà al latt. — Latta-
trice , verb. f. Femmina lattante ,
e allattante. — Un fandsein eh' tol
al latL—Hambino lattante. — Latta-
re. Dare il lalte; e Lattare, v. n.
Prendere il latte. Lo slesso è di ^^
lattare preso attivam. \ale Dare il
latte, adoperato neutralm. significa
Prendere il latte. Poppare, Tetta-
re. — Una donna ch'ava la peina
dèi latt. — Donna che ha la gran
copia del latte. "-Al dar la tétta.
— L' allattamento. — Siane d' lati.
— Bianco lailalo. — Latteggiante ,
Lattante, Lattente, Làtteo , agg.
Che ha latte. — Latticinoso, Latti-
ginoso, Lattìfero. Che fa latte, e
dicesi per lo più delle piante. —
i latt di pess. — Lalte di pesce. —
Un* arèinga d' lalt. — Aringa da
lalte. — / latt d'vidiU. — Animel-
le , n. f. plur. Animelle maritale ,
fritte.
LATTA. Lattata. Sorta di bevanda fat-
ta con semi di popone. — Latta
d'un battù.— Falda. Quella specie
di sfoglia che si soprappone agli
smalti vecchi e rolli d' un pavimen-
to per dar loro V apparenza desino-
vi. — Dar una latta d' zèss , d' cai-
teina a una murata. — AppUcare
a una parete una falda di gesso,
di calcina.
LATTAROLA, add. Lattàio e Lattàia,
agg. Ma siccome è aggiunto di fem-
mina cosi sarà usalo sempre nel
fem. — Una vacca lat tarala. — U-
na vacca lattaia. — Dicesi anche
Una donna, eh' è buona lattaia.
Cioè cTie ha latte di buona qualità,
e in quantità. — Ijattarola. — Poj>-
patoio. Strumento che serve a ca-
vare il latte dalle poppe delle don-
ne, quando non allattano, o che ne
hanno soverchia abbondanza. —
Lattarola, dicesi anche air £r6a
chiamala altrimente Dada rógna.
Il Tilimalo.
*LATT£M. Lattime. Nola malattia cu-
tanea, più specialmente propria dei
fanciulli.
LATTMEL. V. Latt.
*LATT(JAR1. Lattovaro. Elettuario.
LATTUGA. Lattuga, Erba da insalata,
che fa cesto , cosi chiamata perchè
abbonda di ÌAiie.-^Lallugacapodga
(corrotto dal lai. Lactuca Cappa-
dodae ). — Lattuga cappuccina.
Lattuga romana. — Lattuga rezza,
o Insala rezza. — Lattuga crespa.
— Lattuga ligd. — Lattuga a pal-
le. — Un casp d' lattuga. — Un ce-
sto di lattuga. — Lattugazza , Lai-
tugòn. Lattuga invece. — Lattu-
gaceia. Lattuga (a//tm; perchè Tal-
lire, \Si\e V^re il tallo, cioè innal-
zarsi per fare il seme.
LAVA D' TESTA , figurai. Lavacapo, n.
m. Bravata . Risciacquata , n. f.
LAVA DURA , n. f. Lavatura, Lavazio-
ne, lì. f. Lavamento, n. m. 11 lava*-
re, ed U liquore nel quale s'è la-
vata alcuna cosa. —Lavadura d*bott,
fig. — Vino troppo annacquato.
•LAVAGNA. Lavagna. Qualità di pietra
nera, con cui si fanno lastre, che
servono nelle scuole, e che sono
-notissime.
LAVANDA , n. f Lavanda, Lavatura.
n. f. Lavamento, n. ra. — Lavanda
(dal LaL Lavandula). Pianta o-
LAV
326
LAV
dorifera. Spigo , con termine di bo-
tanica.
LAVANDAR, n. m. LAVANDARA, n. f.
Lavandaio, m. aia, e Lavandara,
f. — Dicesi ancora Curandaio, per-
chè Cura è il luogo dove s' imbian-
cano f panili. V. Bugadari. Come
nel dial. bol.eravi il nome di Bti^o-
dara , proveniente da Bugd » ora
disusalo.
LAVAR. Lavare. — Dilavare, vale La-
vanck) consumare e portar via. Una
pietra dilavala. Un muro dilavato.
Un quadtv dilavaio. — Tumar a
lavar. -«^ Rilavare.'^ Lavar la rob-
ba sporca. — Imlmcalare.—' Lavar
e Lavare' cùn l'aeè. — Inacelare e
hiacelarsi. «^ Una man lava l'al-
tra, tùli' e dòu lavn' al muttazz.—
Una mano lava l'altra, e le due
il capo. Un uomo ha bisogno dell'al-
tro. — Lavare' el man. — Lavarsi
le mani d' alcuna cosa. Non ne vo-
lere assolutamente più impacciar-
si. — Ldvanal muslazz a un qua-
der, a una muraia, figurat. Lava-
re il viso a un quadro , a un mu-
ro, pure per Irasl. perchè appari-
sca netto e pulito. — Lavar i bic-
chir. — Sciacquare , Risciacquare i
, bicchieri. V. Saquaiar.
LAVATIV. Lavativo. Seroiziale è voce
bassa e bernesca. Clistere e CHste-
ro è termine medico. Crislèo, Cri-
stere, Crisliere , sono voci corrotte.
C'imbatteremo alcuna volta nella
parola Argomento usata da qualche
scrittore, che ora viene disprezza-
ta, perchè non risveglia l'idea co-
lpe fa la voce francese Agré-
ment , della quale si servono le
signore nello stesso signiOcalo , e
da cui proverrà forse 1' italiana
corrotta.
LAVEINA . n. f. Non posso a meno di
riferire le giudiziosissime osserva-
zioni dell' Ab. Romani su questa
voce, le quali tendono sempre a
provare la bontà de' termini bolo-
(Cnesi. » Lavinare derivato da La-
vina non fu accolto dalia Crusca ,
perchè forse non <M>no8ciato in To-
scana; ma an tal vocabolo ò nolio
famigliare in Lombardia, e, seconde
che accerta il Muratori , di oso an-
ticbissimOr avendone fatto meono-
ne s. Girolamo, Isidoro, e Paolu
Diacono. Vuole adunque il preJetio
etimologista che dall' antico Laót»-
do (cadendo) siasi formato Laoina,
poi iAwina e Laviuare. Per Labina
i lombardi intendono Quetta super-
ficie di terreno che, penetrata dot-
te acque piovane, si smove dal pro-
prio sito, e sdrucdotando scont
al ifasMO , trasportando sooente con
essa alberi, e case: il cbe SQoe«dc
ne' monti e ne' luoghi pendenti. —
Nella prima edizione del mìo Voo
bolario registrai per equivalenti ai
saddetto vocabolo le voci Motta t
Smotta , perchè la prima viene daf-
la Crusca registrala, e defioila Sco-
scendimento di terreno, o ìsi- Parie
della terra scoscesa. Ma ora non
consiglio di adoperarla in questo si-
gnificato , giacché la parola Mi^//a
serve ad indicare Una porzione à
terreno elevato al di sopra dei li-
vello del suolo (Boi. Afo/a); osse^
. va odo che r unico esempio portato
dalla Crusca non è sufficieute a pro-
vare la sua definizione. — > Smotta.
Sarebbe più propria, ma l'Alberti
la porta come Voce dell' Oso, ed of-
fenderà perciò la purilii della lio-
gna, abbencbè siano voci di Crusca i
Smottare e Smottato, in significalo
di Franare. Ed è per ciò solo cte
abbandoneremo anche questo voca-
bolo. — Finalmente ci ap|lìglier^
mo alla voce Frana, n. f., alla qua-
le daremo la spiegazione riferita 'i:
sopra a Motta, che pare piti con^^
nirle , e cioè Uno scoscefuiimenh
di terra, e la parte dei terreno sc^
sceso. — Per conoscere poi la dìK^
renza che passa fra le voci Àmnioh
tare , Smottare , Franare , Seoseeit
dere , ec. V. Slavinar.
•LÀVER. Lauro. Alloro.
LAVÉZZ. iMvèggio, V. Marmetta —
LAZ
327
LR
Al totftt» tiga dri aUa padèlla :
fall in là eh" V n' em' ienz, -^ Co-
inè disse la padella alpaiuolo: fat-
ti in là, che tu non mi tigni.
L.AVURAR, ▼. Lavorare, y, <— Lami-
rar alla bona. — Cidrpare » Accia-
battare, Acciarpare* Abborraccia-
re. — (.attirar a fattura. — Lavo-
rar a compilo. Stare per opera , e
vale Lavorar eoa paliuila mercede
all' opera che ai faccia. —- Lavurar
a ovra. -— Lavorare a giornata.
Per tulio il gioruo. — Lavurar d'
scheina. — Lavorare a mazza e
stanga. Far che che sia con tutti i
nervi. Metterviei colf arco dell' os-
so. — Lacurar d' arpiatt. — Far
che cì^e ita alla macchia. Stampa-
re alla macchia. Batter monete al-
la macchia. — LatTtirar tòtt aqua
0 sott man. — LatHirore sott' ac-
qua; Lavorar di straforo; Lavorar
sotto. — La buttèiga lavòura , e si*
mili. La bottega ha concorso, o fa
faccende.
iiÀVURASÒN. Lavorazione. Il lavorare
i campi. Coltivaziofie. -*• Lavarci
zione si prende ancora per Manipo-
lazione. Lavorazione della pasta.
Lavoratura. *- La lavurasòn dia
can'va. — La lavoratura della ca-
napa.
LAVURIR. Lavoro, Lavorio, e Lavortt,
plur. Quelle opere materiali che di-
pendono principalmenleda un mec-
canico esercizio. — TraAJoglio è Un
lavoro intenso . faticoso, continua-
lo. — Lavoratura. Facoltà di ope-
rare manualmente, ridotta in atto
intorno a qualche materia. Lat7ora-
tura della lana , della canapa , e
simili. Lavorazione. V. Lavurasòn.
— Far di lavurir da magnan. —
Fabbricar di ferro. — Far di lavu-
rir da méster d'algnam, — Fab-
bricar di legname. — - Tirar zò un
lavurir. — Strapazzare , Tirar
giù un lavoro. •>— Lavurirein, La-
vurirètt. — Lavoretto, Lavorietto,
dim.
LAZARGIN (colla Z aspra). Lazzeruo-
lo, Lazzarolo, Lazzerolo, Azzeruo*
lo, V albero che produce le lasse-
role. «- Laxarein , n. m. Laxzeruo-
la, iMzzarola, Lazzerola e Azze-
ruota, D. f. Il frullo di dello albe-
ro. — Lazarein eh' vein in-t-i ucc',
— Orzaiuolo. Bollicina che viene
Ira i nepitelli degli occhi, della dai
Chirurgi Grànditte delle palpebre.
— Andar in-t-l'ort dia Lazareina.
Vale andar dal Buia. Proverbio de-
rivato dall'esservi un tempo in Bo-
logna la moglie d'un carnefice per
nome Lazzarina , che si dilettava
di coltivar vasi di fiori sulle finestre
di sua abitazione.
LAZZ. Càppio , e nel plur. Cappi. An-
nodamento che lirato l'un de' capi
si scioglie.— Làccio e Calappio éua
legame o foggia di cappio che scor-
rendo lega e strigne fortemente
ciò che passandovi il tocca; ed è
questo il laccio da prender uccelli,
e simiU. — Ciappar i usi cùn i
lazz. ~~ Accalappiare , ed Incalap-
piare — Lazz curdur, — Cappio
corsoio, 0 scorsoio. Cappio del vo-
mero. Questo si chiama in *bol. con
piìi preciso nome Stranguel ed in
ital. Laccio strangolatolo. •— Mettr
un lazz al coU. — Metter la cavez-
za alla gola, figurai. Obbligar con
forza. — Far un lazz. — Allaccia-
re. — Dsfar un lazz. — Slacciare.
lHslaci:iare, Dilacciare. — Lacciolo
e Lacciuolo, dim. — • Laecioletto e
Lacciuoletto, dim. di dim. V. Na-
sfer.
LAZZA, n. f. (da Accia, filo, avendo-
vi unito l'articolo l'azza). Spa^o,
n. m. Funicella sottile a un capo
solo. — Loccta è un pesce dì mare.
-— Lazza, vale Terra frigida acqui-
trinosa.
LÀZZTTCINA. n. f. Spaghetto, n. m.
Spago sottile.
LG, avv. Lì,avv. di luogo. In quel
luogo. Costà. In codesto luogo. —
Nel dialetto boi. v' ha un uso nel
discorso faroipliare di aggiunger
r avverbio Que , Le , Là , per riera «
LtC
328
LM
pitivo« e per dar maggiore espres-
sione al parlare , p. e. Qua vUv':
quèit o quit' alter. Risp. A turrò
quèst qué , quèll le» qui' alter là:
e io ciò si ha l' esempio da' francesi
Cellui'Ci, Celui'là. Oelle-ci, Celle-
la. — Anzi i bolognesi osano d' ag-
giungervi la frase Ch'è, dicendo ,
p. e. Ouéll eh* è le, è miòur d'quèst
eh' è qué. — Quello è miglior di
questo. — Qui' om eh' è le ha purtd
dell'4 ov. — Quell' uomo ha por-
tato delle uova. — Le le. Dicesi im-
propriamente In bolognese per Ba-
sta, basta. — II' té eh' V ir le, ec.
V. Zuglein d' parol. '— L' è sta le
per cascar, — È stato a un dito, a
un pelo per cadere. —^ L'è òultra
té. — È colà intorno , o olire. Vici-
no a quel luogo. ^- I>u ann fa o
òultra le. •— Sono due anni o in
quel tomo. Circa, all' incirca. —
Le, le. In modo imperativo, vale
Basta, Via, Cosi basta. — i^è tè ,
né da le vsein. — Né ivi , né ivi
presso. — Arstar le. — • Bestar mor-
'io.^Da le andònn a Parma. —
Di là siamo andati a Parma. Indi.
Di quivi. ^ l^ié a le al n'é più
lù. — Indi a poco. Poco dopo. Un
minuto dopo s' acquieta , o si cal-
ma, -— Da le a poe. — Indi a poco;
Indi a pochi giorni, o a poco tem-
po ; Poco tempo dopo.
LEANDER. Oleandro , Lauro rosa ,
Lauro d' India , Lauro indiano. —
Leandro volgarm. Arbusto noto.
LÉCC. Lecco. Cosa ghiotta. Alletta-
mento. Allettativa. — Dar al léce ,
o Dari al léce. — Dar pasto. La-
sciarsi vincere qualche cosa da
principio artificiosamente per tirar
su altrui. Dare eccitamento; Ec-
citare,
LÉCC. V. Éds,
LÉCC. Lecce, Leccio, in prosa, ed El-
ee in verso. Albero ghiandifero
sempre verde, molto simile in du-
rezza alla quercia. -— Si osservino
tre parole bolognesi di scrittura si-
-mile Lece', — Idice.—LèeC'^Lecco.
'^Lèc&',~^ Lecce, ma di pronnozia,
e di significato ben diverso. Lo stes-
so dicasi di Lexz: Lèzz,
LECCARDA. Ghiotta e Leccarda. —
Onde Leccardo, agg. y^Ae Ghiotto,
Goloso,
LECTUM. Lectum. Rescritto in Roma
che vale: Non se ne faccia cUiro.
LÉDRA. Édera , Èllera, Arbuscello
scandente parassito sempre verde.
— V ha i' Edera arbòrea , e V Ede-
ra terrestre , e qaesiSi hi le foglie
molto pili piccole. — Ederàceo. Di
edera, o simile all'edera. — Eden-
so. Pieno d' edera. — Ellerino. Cbe
ha la figura delle foglie deli' ellera.
Mori elterim.-^ì frutti dell'edera io
fonna di grappoli, si chiamano Co-
rimbi.
LEGAL, n. m. Sotto questo ▼oeabolo
i bolognesi comprendooo tatti co-
loro, che sono versali nelle Leggi
Legate in italiano non è adoperalo
susiantivamente, ma bensì in forza
di aggiunto, e Jvale Di legge ;K^
parlenente a legge: come Sdenia
legale. Oppure eh' è secondo le le^;-
gi, o Prescritto dalle leggi: per e-
sempio Parentado leqcUe. O final-
mente Delle leggi , Delta Ginrispni-
denza, e. g. Civile è termine tegaU.
•— Legista. Colui che attende alia
scienza delle leggi. Un éamo legi-
sta, I Legisti, i Medici , i Teologi. —
Legista, anticamente si diceva ac-
cora perCbi fa leggi : Maisè fu legi-
sta. Ora dicesi Legislatore. — Siào-
nìmì ài Legista sow) Giureconsul-
to : Tutti i Giureconsulti lo confer-
mano. E latinam. GiuricontuUo :
lurisconsullo ; lurista; Giurista
p. e. Egli è il primo giurista di Bi^
ma, ec. Giurispnuietéte , e eoo ^(>-
ce dell' uso Giurisperito o lurispe-
rito. — Legulèio nel senso de' lai»-
ni Giureconsulto: Pet disprexio. va-
le MozzoreecMe, Soltceiialor di liti.
— Giusdicente o lusdicenie è Te^
mine dell'Uso. Colui a cui s'aspeUi
l'amministrar la giustizia. — Avvo-
cato, Dottore in ragion civile e caso-
tRI
3*29
LEN
iiìca che difende, e consiglia nelle
cause altrui. (Lat. Advocatui). —
Patrocinatore. Che patrocina. Av-
vocato. — Procuratore. Propria-
mente quegli che agita , e difende
le cause altrui davanti a' Tribonali.
— Dottore. V. Duttònr.
LEGAT. V. Ambassadòur.
LÉGN. Leqno. — Lègn tarulà. — Le-
gno toriato. — Sffiazzel. — Legtw
diacciuoio. — Frangibile. Agevole
a frangersi. It legno di sorbo è so-
do , ma agevolmente frangibile. —
Tènder. — Legno arrendevole. —
Fess. -* Legno sodo. — Sfiuftplòus.
— - Legno salcigno. Il Gallerò è sai'
cigno. — Grupplud. — Legno noc-
chioso, nodoso. — Lègn fein da far
difris. -^ Legno nobile da far pial-
lacci per impiallacciare. — Com-
mettral lègn. \. Commetter. -» Lègn
per Carrozza. — Legno » è termine
deir Uso , e dicesi generalmente a
Qualunque spezie di carrozza.
LEGNA, sing. Legne e Legna, p\tir.
Legname da abbruciare.— Un fass,
una carga d'Ugna. ^- Un fastello
di legne. — Legna motHa. — Le-
gname morticino. — Combustibile
non trovasi preso sustantiv., quan-
tunque nell' uso comune dalla mag-
gior parte si dica i Comlmstiòili ,
per Fasci e Legne da ardere per
iscaldarsi.— Seccaticcie, n. f. cfaia-
mansi le legne secche, che facilmen-
te ardono.
LEGÙM , n. m. plur. Questo termine
non è del dial. boi., ed i piii colli
r hanno preso dai toscani. Legume,
n. m. Civaia, n. f. V. Arvèia.
LEIN Lino. — Spattlar al lein. —
Scotolare il lino. — A n's' pò avèir
al lein, e al cui cald. — Non si può
pigliar pesci senza immollarsi, a-
vere il mele senza mosche , avere
la moglie ebbra, e la botte piena.
— Smèint d'iein. — Linsème,n. m.
LÉINGUA. Lingua. — La lèingua n'ha
n* ha caren né oss , e pur la fa
ròmpr al doss. -— La lingua non
ha osso , e si fa rompere il dosso.
-» Lèingua eh' loia. — Ufigua mor-
dmee. Che taglia e fora. — Tgnir
la lèingua a ca.-^ Tener la lingua
a freno, o in briglia. — Ai farò
me tgnir la lèingua tra i deini. —
Gli jfarò tener la lingua a freno.
GU farò raffrenar la lingua. —
iMngua per Idioma, Linguaggio.
LÉINT. Lente e Lenticchia. Sorta di
' legume di granello tondo stiaccia-
to. — A/ sbusamars' dia lèint. —
Gorgogliare, da Gorgoglione o Gor-
góglio , eh' è quel baco , che la ro-
de. -^ Lèint sbusamd.-^ Lente gor^
gogliata. — Macc' d' lèint in-t-al
mustazz. — Lentiggine , n. f. Lin-
tiggine. — Una donna ch'eia peina
d' macc* d' lèint. — Donna lentig-
ginosa.
LÉIS,add. Uso, Lógoro» Logorato,
Usato, agg. — Bagnare. Si dice
de* panni, o drappi quando comin-
ciano ad esser logori , e sperano.
Per saper la differenza che passa fra
questi nomi. V. Frùst.
LÉISNA. Lèisna. Ferro appuntatissimo
sottile e ricurvo , adoperato da' cal-
zolai e sellai. — Lèisna. — Lésina
per Risparmi^.— Studiar la lèisna.
— Studiar la lesina. — - Lèisna. —
Lesina. Lesinalo, Lesinante, Si dice
d'uomo avaro , sordido.
LÉLl. Mughetto. Fiore bianco odoro-
sissimo , fatto a campanelli piccoli.
La voce boi. viene dal lat. Lilium
convallium. La ital. dal fr. Muguet.
'LEMMA. Lima. Strumento meccanico
di verga d' acciaio , di superfìcie a-
spra , ec. Secondo l'uso e la forma
prendono le lime diverse denomi-
nazioni : Lima da legno , da ferro ,
ec. ec. — É anche cosi chiama-
ta dai boi. una usuale qualità di
corda, fatta colle sloppe inferiori.
LENE A. Linea. La voce non è del dial.
e s'impiega solamente in pochi det-
tali p. e. Mettr in lénea. -7* Alli-
neare. Far cordeggiare. — Éssr in
lénea. — Cordeggiare. Essere a cor-
da. Essere a dirittura. La parola
boi. è Bèlga. V.
37
Les
330
LKT
•LEON. V. Miòrt — Leon, n. p. ^
Leone.
LEBZ , add. Lercio , ftgg. Sporco in e-
stremo grado; parlandosi di per-
sona.
LÈSCA. (Qui pure i boi. mettono T ar-
ticolo unito al nome). Esca. Materia
che si tien sopra la pietra focaia ,
percliè vi s'appicchi il fuoco: ed ò
il Fungo arboreo, o sia Agarico ,
che nasce presso T albero Larice.
Quindi Esca dicesi tanto alla mate-
ria, quando è acconcia per usarne,
come sì è dello, quanto alia mate-
ria, prima che sia acconcia. Esca
acconcia. Esca non acconcia. —
Quèll eh' vènd el scai , V azzarein ,
e la léèca. -^ Escaiuolo. V. d. U.
— Èsser sùtt cm* è la lisca. — Es-
ser al verde , senza un soldo. Esser
brucialo o arso di danaro.
LESP. Vispo. Aggiunto che si dà a ra-
gazzo, o ragazza vivace.
LESS, LESSA, add. (dal gr. Lissos, o
dal fr. Lisse). Liscio. Levigalo. Con-
trario di ruvido. Cosi dicesi sempre
ne' derivati Lissar, Lissamèint, Lis-
sadura , ec. e in ital. Lisciare, Li-
scialura , ec. — Vslir less. — Ve-
stir positivo , e cioè Modesto, sen-
za lusso , che anche dicesi Vestire
alla piana. — Dsnar less^ — Man-
giare o Desinare alia casalinga,
alla famigliare. Cioè con cibi sem-
plici. — Parlar less. — Parlare
semplice, chiaro , piano. Facile ad
essere inteso, senza artifici. ->- An-
dar alla lessa. — Andar per le
corte.
LÉSS. V. Allèss.
*LÉST, add. Lesto, agg.
LESTA , n. f. Lista, Nota, n. f. Catàlo-
go, n. m. ^^ Lesta dVost. — Carti-
na. Cartina del conto. — Lista
poi significa Striscia , o lungo pez-
zo di checchessìa. — • Lesta in-t-el
salga. — • Guida. Quel filare di pie-
tre che distingue il lastricato, o
l'inghiaiata d' una strada dalla ban-
china.
'LESTI! Presto! Alla lesta! Noce di
eccitamento, perchè uno faccia cosa
senza indugio.
LÉTT. Letto. -^ Litt tènder, ^ Leila
morlfido, sòffice. -^ Fatt maL —
Letto mal rifatto. — Poe mesdd. —
Letto non ispiumacciaio. — Comod
purassd. — Letto ngiaOsnmo. —
Aggiustar al létt. — Acconciare il
letto. — Accumdar8\ Arpusars' in-
l-al léit. — Adagiarsi al tetto.—
Prillars' pr* al lèti. — Dimenare .
dar volta , volgersi pel letto. —
Vgnir zò dal Utt. — Uscire, Levar-
si di letto. — Lèti a fomòò.— Letto
cortinalo e con coriinato. Letto
con cortinaggio. — Tirar su el A'n-
dein dèi létt. — Tirar sopra se k
cortine del letto. — Tirar' zò el Un-
dein dèi létt. — Abbattere le corti-
ne del letto. — Andar a léii. — (^
riearsi. Andare a letto. AllettanL
-'Andar a létt all'aura del gol-
lein'. — Andare a letto come i pol-
li, vale A buon'ora. — Figa dèi l tt
V. Piga. — Rincalzar et cvert. T.
Bincalzar. — Létt d' pènna. -^ Gòj>
trice. — Létt du spus. — Tàiantù.
Letto nuziale. — Lèti da can. —
Canile. Letto cattivo. — Far al létt
— Fare il tetto. Eifare il letto, ffoe-
comodare il letto. Spiumaedare
il ietto. — Fars' un bòn léii , delio
figur. Farsi credito , o (mon nome,
concetto. ^ Per similit. Leiio del
mare, del fiume. Fondo , del vino.
Feccia , o posatura.
LETTÉTT , LETTEIN , LETTIZZOL.
Letlicciuolo , Lelticello , Lettino .
Lettùccio, Lettuccino.
LETTIGA, lettiga e Letiica. Bussola
portatile per lo pih da due mali. —
Letticchiero. Conduttore della ìti-
tica.
LETTBA. lettera, e Lettra In poesia.
Elemento con coi si formano le pa-
role. -^ Lettere pronunziaie. Lette-
re scritte 0 siano Caratteri. — Al-
fabeto. Unione di tutte le lettere di
una lingua. Di queste e della loro
pronuncia s'è parlato nella preb*
zione. — Geroglifici e hroglìfki.
LEV
331
LGZ
Certe figure o caratteri di cui si
servi vano gli egizi. — Lettere ma-
iuscole , minuscole. — Lettere per
Carattere, Caraltet^ inglese , fran-
cese, ilàUco, greco, gotico, ec. —
il pieno, il sottile, le aste, il cor-
pò » la coda di una lettera. — Let-
tere. Carattere di stampa. Tondo,
corsivo, bastardo. Lettere capitali,
maiuscole , maiuscoline p minusco-
le, ec Lettere iràziali. Che comin-
ciano la parola. «- Per ciò che ri-
guarda la proDunua: Lettere liqui-
de , fischianti, linguali, labiati,
gutturali, dentali, naiali, palata-
li. — Letlr in-t-la biaticari. — Pun-
tiscritto. -* Lettere eufoniche. V.
N«lla prefazione: — Zugar a lettra
e liòn. V. Caplèlt. — • Anagramma.
Trasposizione delle lettere di un
quaicfae nome colla combinazione
di esse in certo modo , sicché ne
venga una o pili parole in vantag-
gio o in pregiudizio della persona,
a cui questo nome appartiene. E
questa mutazione dicesi Anagram-
fnatismo. — iipogrammàlico , ag-
giunto di opera in cui manchi qual-
che lettera dell'alfabeto. Tale fu
1' Odissea di Trifiodoro. -^ Lettera
per Epistola e Pistola, chò queste
due 8ono ormai disusate — Lettera
commendatizia , d' affari , di con-
doglienza, d'augurio, ec. Fare,
porre la data. Soltoscrioere* siffiUa-
re, aprire o ditiigillare, fare la so-
prascritta, la coperta, sopraccar-
ta o sopraccoperta ad una lettera.
— Intercettare una lettera. — Let-
tra or6a. — Lettera cieca , anòni-
ma. — Lettera di cambio. Lettera di
credito, ec. •»• Lettere apostoliche.
Lettere del Papa. Bescritti, Brevi,
ec — Lettera missiva. La prima che
si Olanda. Lettera responsiva. Quel-
la in risposta. --* Letlerista. Scrit-
tor di lettere. -«• Stile epistolare.
L'arte di scriver lettere, che si po-
trebbe forse dire Epistolografia,
in una sob parola. — Lettere plur.,
si dice delle cognizioni Procurate
mediante lo studio , ed in partico-
lare quelle della Letteraturck. Dot-
trina. Uomo di lettere, o letterato.
Repubblica delle ,letttre. — Le belle
lettere. La grammatica , l' eloquen-
za, e la poesia. Dette dai latini.
Lettere umane , ed Umanità. *- II-
literato, vale Ignorante , indotto ,
Idiota, msL non significa Kiio e Ae non
sappia scrivere, e volendo ciò e-
sprimere convien dire Non si segna
per non sapere scrivere.
'LEVA. Leva. Levata, o Coscrizione di
soldati.
*LEVANTE1N. Di' Levante. Levantino.
— E Term. dei Cartari Lavadore.
LÉZ (É aperta, Z aspra). Legge. •*•
Decreto. I decreti si danno dalle
Autorità. Ricevono diversi nomi se-
condo la varietà degli Stati. — Uka-
se chiamansi i decreti dell' Inipera-
tor delle Russie. — Uoto-propriOk
quello del Papa , e del Granduca di
Toscana.— fi<7^ quelli del Parlamento
d' Inghilterra « ec. — Statuto. Una
legge di luogo particolare. — Co-
stituzione. Collezione di regola-
menti stabiliti da un corpo per man-
tenere l' osservanza di un istituto.
• I Pubblicisti fecero uso di questa
voce per accennare Quella collezio-
ne di massime politiche stabilite
dai rappresentanti di una Nazione ,
per conservare i diritti delia sovra-
nità, e. dei privati. La Costituzione
della Svizzera, della Francia, ec.
LEZELl. Leggìo. Strumento di legno ,
che regge i libri di mole difficile a
maneggiarsi, come lessici, messali
e simili.
LÉZER, V. (coU'É apertiss. Pron. Ld-
zer). Lèggere, v. Raccorrò, e rile-
var le parole da' caratteri scritti. —
Lézeraccumdandel lettr.— Leggere
a compito. Compitare. Alla dstèisa.
— Leggere cotrentemente, spedita-
mente. — Pian. — Legger sommes-
samente. — Fort. — Leggere ad alla
voce. — Abaiasi. — Leggere adagio.
— In furia. — Legger velocemente.
— Bèin. >- l^egger correttamente.
LIB
332
•LIG
LEZZ, 0. m. (Coll'É stretta e Z dolce).
Liccio , n. m. Licciata , n. f. Filo
torto ad uso di spago di cui si ser-
voDO i tessitori per alzare e abbas-
sar le fila dell' ordito nei tesser le
tele.
*LEZZA,n.f. Lizza.
LÉZZA. Melma, Belletta. V. Tòrbda,
-^ Lezzo vale Fetore; e Lezzoso.
Fetido.
LIADGA (sincopato da Luiadga). Uva
lugliòla, lugliàtica. Sorta di viti-
gno » e d' uva cosi chiamala , perchè
matura nel mese di luglio, ed è la
prima uva» che si mangia.— Lugrfià-
ticasi usa anche suslautivamente.
LI BEH (dal lat. Liber). Libro. — Liber
Ugo. — Libro legato, — DsUgà. —
Libro sciolto. — Taid. — tt6ro ton-
dato. — Non tundà. — Libro bar-
bato, intoftso.'^Ligadurad'un liber.
, .... Legatura. V. Ligadura. — Gran-
dezza d'un liber. — Sesto d'un li-
bro. La larghezza, e lunghezza, e di-
cesi Libro in foglio, in fogl. o in
fol Libro in quarto, in 4.^ in 4. ec.
Conviene però osservare che -il dire
in quarto , in ottavo, ec. vale che il
libro è della grandezza di un foglio
diviso in quattro, in otto parli: e
siccome i fogli sono di misure piìi
o meno grandi , cosi il quarto, l' ot-
tavo, ec. possono essere di diversa
estensione , di maniera che due li-
bri di egual dimensione saranno
forse uno in quarto, e l'altro in se-
sto, uno> in sesto « e l'altro in otta-
vo, o cosi discorrendo. — Avèir
un in-t-al so liber. — Esser in buon
conto, una persona stimata . e vo-
lerle bene. — N' avèir un in-t-al so
Uber, figur.— £«er sul Hbro verde.
Non aver uno $ul stw calendario.
Aver uno a carte quarantotto, o
quarantanove. Non istigarlo, o A-
verlo in odio. — N' èsser più in-t-al
so liber. ^ Cascar di collo , pure
tigurat. vale Uscir di grazia. -^ Li-
ber dfi bisacca. j- Libro portàtile.
7<Mtfà6ito , sareboe molto piìi ap-
propriato se non fosse del solo uso.
— Pasiiòn pr i Uber. — BibUofUìa
(dal greco Biblion, da cui si for
mano le parole £»6(togra/ia« Biblio-
grafo , Bibliologo , ec. ) , s' è regola-
ta. Bibliomanìa, se sregolau. Quia-
di Bibliòfilo è Quegli che è^ vaso
di libri, amatore di libri. — Apòcrifo.
Libro riprovato dalla Chiesa, per-
chè segregato dai libri canooicl. o
che si dubita essere auleotico.—
Agiografo. Libro canonico, ed ap-
provato. ^Coip dèi Uber. — Dono
del libro.'Lai parte convessa dove
si teca.
LlBERT£ÌN,n. m. (dal fr. Liberlin).
Licenzioso. Impudico. Disordinato.
Disonesto. Dissoluto , preso agg. ed
anche sust. — Libertino è quegli
Che essendo stato servo è divenuto
libero. Liberto. Libertini sono an-
cora i figli dei Liberti. — Libertein,
àìm.d' liber \.Librètt.
LIBITUM. AD LIBITUM. A Ubito. Quaa-
do , e come pare e piace. A piacere.
LIBRAR. Libraio. Vendìtor di libri. --
Librar, dicesi pure in boi. al Lega-
tor di. libri. ^ Art dèi librar,-' Ar-
te libraria.
LIBRARÉTT, LIBRAREIN. Libraino.
LIBRARI. Libreria. — BibUoUea si di-
ce Quella che ha un numero rile-
vante di libri , e propriamente pub-
blica. — Bibliotecario. Quegli che
soprantende, ed ha il governo delia
libreria.
LIBRÉTT, LIBREIN, LIBERTELN. Ll-
BBIZZOL. Ubrelto, Librettino, U-
breltùccio , Libreltucino , Ubric-
duolo , Libricolo , Libèrcoio , li-
bràccio. '-Librètt d'abac. V. Abbac
— Librètt d' cioccolata. — Mattone,
Mattonccllo, Bastone , Bastoncino .
Bastoncello di cioccolata. Secondo
la forma si adatta il nome.
LIGA. Lega, Legatura, L^ga di ferro.
Piastra di ferro per .tener collegati
piii pezzi di ferro , legno, pietre,ec.
LIGABÓ. V. Bunaga.
LIGABOSC, n. m. Caprifoglio, n. m.
Madreselva, Lonicera, n. f. in hot
Lonicera caprifolium. Lino.
LI6
333
LIR
LIGADDRA. Legatura. 1.^ L'atto di le-
gare. 2.^ Quello spazio eh' è ciato
dal legame. 3.^ Il legame stesso. —
ligadura di fats.'^ RUòrtolo, u.
m. Ritorta, n. f. — Ligadura di li-
ber. — Legatura di* libri. L'atto
del legare un libro; e la Maniera
ond' egli è legato. — Legatura alla
ruslica^cìoé la più semplice in car-
toncino. Legatura all' olandese.
Colla coperta del libro tutto in per-
gamena. — Alla falsa olandese. Col
dorso solo in carta pecora. Alla
• francese. Tutto in pelle con lavori
dorati. — Alta falsa francese. Col
dorso solo in pelle e oro , il rima-
nente in carta che l'assomigli.
LIGÀM. Legaccio, Legàcciolo. Qualun-
que cosa con cui si leghi.
LIGAR, V. Legare t v. Stringer con
qualunque sorta di legame, opposto
di Sciogliere. — Ligar strecc. — Le-
gar strettamente, duramente, for-
temente.— Ligar in manira chen's*
possa più disligar. — Legare indis-
solubilmente. — Ligar allèint. —
Legar lente.-' Ligar d'atlòuren.
— Avviticchiare. AUortìgiiare. Av-
vinchiare e cosi il oeut. pas. — Li-
gar una preda bona. — Incastona'
re le gioie.-" Ligar s' la stanélla,
la giubba.-' Allacciarsi la sottana.
— Succingersi vale Legarsi sotto la
cÌDlura i vestimenti lunghi per te-
nerli alti da terra. — Ligarsla al
nas» figurai. Legarsela ai dito. Te-
nere a mente tiene qualche torlo
ricevuto. — Quand a sèin sta al li-
gar del strop. — Alla fin del fatto.
Al levar delle tende. — Ligar di
frutt. — Allegare. Il restar de'
frulli nuovi suU' albero al cader
del fiore.
LIGAZZ, n. m. Legàccio e Legàcciolo, n.
m. Legàccia, n. f. Il plur.di Legac-
cio è Legacci: di Legàcciolo , Le-
gàccioli: e di Legacela, Legacce.
Qualunque cosa con cui si lega. —
Per lo piii s' intende Quella con cui
si legano le gambe; ed è in questo
solo significato che i boi. usano la
voce Ligazz. Per qualunque legame
indifferentemente dicono Ligam,
LIGAZZÉTT DEL BRAG. V. Braga.
LIGÙR e LIGURI. Ramarro, Lucerto-
lone. Lucertola grande.
LIMETTA . LIMTTEINA. Limuzza. Pic-
cola lima.
LIMÓN. Limone. '^ Striccar i limon.-^
Spremere i limoni. — Strtcca li'
mon (dall' atto d'incrocicchiar le
mani), fig. — Pinzocchcro. Gavotta,
Ipocrita.
LIMOSNA» CARITÀ. Elemòsina e Li'
mòsina. — Dmandar la limosna ,
la carità. — Limosinare. Mendica-
re. Pitoccare. Questuare, Vivere
d'accatto. Ei migliori scrillori di-
cono Accattare. — Far la limosna,
la carità. — Dar limosina. Fare e-
lemosina. Fare la carità; ed anche
cogli antichi Limosinare.
LIMUNA (dal tr.Limonade). Limonèa.
LIMUNAR. Limonàio. Vendilor di li-
moni« V. d. [i.—Slrd di Ltmunar.—
Via de' Limonai.
LIISGUAZZUD. add. Linguacciuto, Ltn-
guuto, Linguoso, agg. Che parla
assai. — I boi. dicono pure Ch'ha
la lèingua lunga.
LINGUETTA. Linguétta , óim. di Lin-
gua.— Linguétta, per Animella,
cioè quell'Ingegno dentro checches-
sia, e per lo più nelle trombe da
acqua , il quale faciliia o impedisce
l'entrare, o l'uscire dell'aria, o
de' liquori. — Nel corpo degli ani-
mali si chiama Vàloula. -"Linguèt'
ta dèi ballon da zugar. — Animel'
la del pallone. — Linguétta, — Co-
da chiamano i sarti quella striscia
di panno, o drappo intelucciaio,
ch'è cucila alla serra de'calsoni per
affibbiarli. E Codino- è l'altra stri-
scia piii corta a cui s'attacca la
fibbia.
LINZoL, n. m. Lenzuolo , n. m. Nel
num. del più fa Lenzuoli, m. e
Lenzuola, f.
'LIÒN. V. Aliòn.
LIRA. Con questo nome non si distin-
gue la Lira, moneta , dalla Libbìxt,
LIV
334
LIV
peso. Quindi dal solo sentimeoto
del discorso si conoscerà la difie-
renza: Cùn dis lir, a s'cómfMra di$
lir d'Iein.-^Con dieci lire (cioè
con venti paoli), si comprano dieci
libbre di Uno,
LISABÉTTA, e piìi comun. ISABÉTTA,
ed anche SABÉTTA , np. f. Elisabet-
ta y f. — Diminuì, ed accorc. boi.
Betteina, Elisa ^ Isotta, Isabèlla.
*L1SSAR , V. Lisciare. Levigare. E fi-
gurat. Adulare. Piaggiare,
LlSTÉLL, n. m. Listella, n. f. Nome
generico per denotare in architet-
tura ogni membreito piano o qua-
drato, e si dice anche anche Rego-
letto e Lista.
LIT» n. f. Lite, n. f. Litìgio, Pialo,
n. m. Molti vocaboli, che hanno co-
•mune la nozione di Contrasto, si
troveranno ne' Dizionari, ed ivi se
ne conoscerà la differenza. Disputa.
Questione. Rissa. Conlesa. Contro"
versia. Zuffa. Mischia.- Ed altri vol-
gari. Baruffa. Barabuffa. Tafferu-
glio. Tafferugia , ec.
LITTERAM (AD). A lettera; ovvero
Per l'appunto. Letteralmente. —
Rezitar un* uraziòn ad litteram. —
Recitare un' orazione a lettera ,
letteralmente.
LITTRÒUNA. n. f. Lettera lunga. —
Littròuna, n. f. sing. e Littròuni,
0. f,plur. Letlerone e Letteroni, n.
m. Lettere grandi. Letteroni d'oro.
LI VA, n. f. Leva e Lieva, n. f, E Vette,
n. m. termine scientifico.
LIVÀ, n. f. Levala, n. f. Levamento,
n. m, -^ Levala del sole , della lu-
na, ec. — Lied del cari, — Taglio^
Alzata delle carte.
LIVA , add. Levato, Alzato, agg.— Pan
Uva. — Pane levitato.
UyADUR. Lièvito, n. m.per fabbricare
il pane.— ta pasta è dà zòd'livadur.
'- La pasta ha passato il Uevilo.
LlVAB, V. Levare, Alzare, y. — Li-
var el cari. — Alzar le carte al
giuoco. — Livar su un eh' sia ca-
sca. — Rilevare alcuno caduto. Ri-
levare un mulo colla soma. -.- Li-
vars', o Uvars da létt. — Alzar» o
Alzarsi dal letto. -^ Al Uvars' 4èi
pan. — Levitare, Alzare il capo. \.
Pan, '-- Livar d'una stadira.--
Gfi tiare,— Una stadira ch'Uva zèiwt
zèint lir. «- lina stadera che geUi
cinquecento libbre. — lÀvar ai boi
-7 Levar il bollore.
LiVÉ, n. m. (coU'É larga ). Nome pto-
prio di un paese nella monlagiu
bolognese, parola tronca da OUst.
cioè OUveto. Monte OUveto.
LIVÉLL DA MUfiADUR. Archipèniob.
Strumento fatto a squadra eoo cot-
dicella « e piombo nella punta, che
fa r angolo retto , con che i mwa-
tori o altri artefici riconoscooo
il livello dei piani. •— Tarr al ti-
vèti — Archipenzolare. — Perpen-
dìcolo, chiamasi il Piombino dxt
V archipenzolo, — lÀvéll di petit
— Livella, n. m. Strunaenio col qoi*
le si traguarda per ricoooscere i'
livello, e la differenza de' piani, cb«
dicesi anche Traguardo, u.m.-^
livellar. -* Livellare. — Star a li-
véli, metters' a Uvèll d' un qwUc-
dùn, flgur. Porsi, Stare in parità,
a competenza.
LIVRA, n. f. Lepre, n. f. Lepri^ plur. Am-
mbl quadrupede salvatico, paorosts-
Simo . e velocissimo. Gli ant. fin
quali Dante , hanno detto essi port
Levre, e lievre.-^ Da Lepre ne ^ie-
ne Lepraio e Leporaio. Luogo ser-
rato, nel quale si raccbiadono 1"
lepri. — - Leporino , agg. Di leprf
— Lepratlo, LeproìUf, Lepronu-
lo, e piii comun. Leprotto. Pica-li
lepre. — Una volta eòrr al cau
l' altra la livra. — Chi la fa li-
spetta. Oggi a te , dimani a me.-
Avèirpiù dèbit eh' n' ha la Um
— Aveir più debiti che la lepn Er
ser molto indebitato. — i4oèiro/'J
ber d' livra. — Labbro lepori%
cioè fesso.
LIVBÉ. n. f. (dal fr. Uvrée). Licmi
n.f. Foggia di vestimento antfon^
Comunemente si dice quello deVr-
vitori.
tOF
335
LOX
.IVURNEIN. V. FraioL
LIZARÒL, n. m. Licciaruola» n. f.
Terra, dei Tessitori.
.IZÉIiNZA e LIZÉINZiA. n. t. Licenza
e Licenzia. — Dar Uzèinza. — Dar
licenza. Penuettere che altri he-
eia. — Tors' Uzèinza, ce. V. Lizen-
ziar. — Licenza in ital. vale anco-
ra Libertà di costumi. Sfrenatezza.
•IZENZiAR, V. Licenziare. Accomia-
tare. Congedare, y. e cosi Licen-
ziarsi, Accommiatarsi, Congedar-
si. Prendersi congedo per partire.
JZET. V. Camer.
.OGAL, sust. dal fr. Locai, n. m. Edi-
fìzio. Edificio. Tutte l'opere di mu-
rato necessarie per l'intero corpo
di una fabbrica. — Locale è aggiun-
to, e vate Che appartiene a luogo ;
p. e. Memoria locale. Moto locale.
Distanza locale.
OCANDA. V. Vstari.
«ÓCC, li. m. (da Locca t come diceva-
si anticam.). Loppa, Lolla, Pula,
lì. f. Guscia , Vesta del grano , che
rimane in terra nel batterlo. Fur-
mèint ch'ava purassà /òcc— Gra-
no lopposo. — >!/ n' è méga locc,
Quèst n' è lòcc. I bolognesi con
dir ciò vogtìon significare Che quel-
lo che mostrano, o di cui parlano,
non è cosa dispregevole; ma in ital.
Non è loppa, >ale Non essere im-
presa facile; e in dialetto questo
proverbio ha l'equivalente nell'al-
tro El n'eln méga pèir da mundar.
V. Pèira. — Loc, e Locco è una sor-
ta di medicamento.
OD, n. f. Lode e Loda. Laude. Accia»
mazione. Glòria, n. f. Elògio. Encò-
mio. Panegitico, n. m.
LODLA . n. f. Allodola. Augello noto.
— Lodla dalla pùppla. — * Allodola
cappelluta.
.OFFl , SA DOC. FLOSS , STUMBAZZÀ,
ZEINGUeL.FIACG. Tutti quasi si-
nonimi bolognesi; equivalgono pres-
so a poco ai seguenti in ital. Lonzo.
Frollò. Floscio. Snervato. Acquac-
chiato. Infiacchito. Grullo. Mogio.
E con voci meno basse Abbattulo.
Spossato. Prostrato di forze. Infiac"
chilo all'estremo. — Da Sadoc si fa
Saducar, ma usato raramente, p.
e. Al tèimp , al cald sadoca, — Il
tempo abbatte , il caldo snerva.
LOFLA, n. f. Fiaba, Frasca, n. f.Pr»-
testo , n. m. — Lofla. V. popolare.
Cacata grande.
LOI , n. m. Lòglio, n. m. Zizzània, n.
f. Erba nota che nasce fra '1 grano ,
e fa una semente nociva.
LOLA. Voce scherzevole che entra in al-
cune frasi , e serve per esclamazio-
ne. Po/fard' mi loia; Cuspétt d'mi
loia; Sangu d'mi loia. Lo stesso di
Poffar di' oca bisa, ec. Interiezione
popolate, che vale Per bacco! Dia-
cinel Diamine I Poffare il cielo I
Poffare il mondo! Poffare il zio! Pof-
farezziol per non dire Poffareddìo ,
cosi come i boi. dicono Vn carr!.,
ed i toscani Vn cappio! per non di-
re la parola sconcia.
*LÓMB. Lmn6o. — //óm6,pl. I fianchi,
LONG , add. Lungo, agg. — Tgnir al-
la longa. — Prolungare , Differire,
Mandare in lungo. — Tirar d'iong
(dal fr. Tirerde longue) Andar a
di lungo, a filo. Proseguire il cam-
mino. — Long cmod è una quarèi-
sma; San Siìvéster. •— Più lungo
del sabato santo. Dicesi a chi è as-
sai lungo nelle sue cose. — Trattar
una cossa alla longa. <— Diffonder-
si. — Alla longa. — Diffusamente,
Diffusissimamente. Èsser long in-t-
al dscòurs. — Esser diffuso nel ser-
mone. Prolisso. Contrario di Lacò-
nico, che vale Breve. — A farla
longa e curia. — A farla breve. —
Vein long. — Vino allungato, o
lungo. Mescolato coli' acqua. —
Brod long. — Brodo lungo. — itfu-
stazz long. — Viso o faccia bislun-
ga, o oblunga. — D'eoli long. —
ColUlungo. — Long long , Sperlun-
gòn. ^ Spilungone. «— Savèirla
longa. '-^ Aver l'arco lungo. Non
aver bisogno di procuratore. Aver
scopato più d'un cero. — JV' vèdr
un guani l'è long. '^ Non vedere
LOS
336
LOT
alcuno a mezzo. Portargli grandis-
simo affetto.
LÓNZA ( dal fr. Longe). Ari»ta, La
schiena del porco , che per lo piU si
cuoctf arrosto. — Una lónza sala.
^ Un'arista misalta, insalata. —
Lónza d'videll. •— Lombata di vi-
tello,che i fiorentini chiamano Lom-
bo. -— Lonza in lingua jtal. è la co-
da e quell'estremità carnosa, che
dalla lesta e dalle zampe rimane
attaccata alla pelle degli animali
grossi, che si macellano, nello scor-
ticarli. —Lonza^ vale ancora Pante-
ra , e Lupo cerviero.
LÓSC. ^1 e' Vocabolari i nomi che in-
dicano le imperfezioni degli occhi
sono vari, per lo più di equivoca
significazione , e non corrisponden-
te alla solila, che si adopera nel
linguaggio comune. Come dice Mi-
nucci nelle annotazioni ai Malman-
ti le ; Appresso noi si confondono i
nomi Guercio, Bircio, Orbo, Losco,
e simili, accompagnandoli spesso
a qualsivoglia imperfezione d'oc*
chi, = In tutta la Lombardia e in
altre parli ancora dell' Italia per
Losco s' intende Colui che ha gli oc-
chi torti, che in ital. dieesi Sirabus,
da culi medici formano la voce ^/ra-
bismo per significare il difetto di
coloro, che guardano. Storcimento
degli occhi. Ma io lutti i glossari i-
tai. la voce Lottco si fa corrisponde-
re al significalo di Quegli che per
9ua natura non può vedere se non
le cose d'appresso, e guardando
restringe , e aggrotta le ciglia, ed
in questo caso è sinonimo di Bìr-
cio ; di corta vista. — Losco si fa
ancora valere Cieco da un occhio;
Monòcolo / Unòcolo nel linguaggio
non volgare. — Guercio sinonimo
di Stralunato. Che ha gli occhi tor-
ti. — Bircio. Colui il quale, avendo
la vista corta , socchiude gli occhi
per meglio ravvisare, e distinguere
gli oggetti; da cui ne viene il ver-
bo Sbirciare , Guardare alla guisa
de' birci; nel linguaggio dei dotti
si adopera la voce Miope (boi. Sm-
ghein)» dal gr. Occhio di sordo
— Cieco , Ch* è privo del ved^
re. — In conseguenza delle sor-
riferile definizioni sembra opponi-
nissìmo r adoperare queste veci
nel significalo meno equivoco .
ood' essere inteso da ognuno, eso-
praltulto dagli stranieri , cioè ori
seguente modo: Cieco, Orbo. Priw
afiuttto dì vista (boi. Orb). — Loia?.
Stralunato, nell' idioma volgare,*
Sirabo in quello de'dotU. Chi b
gii occhi torti. (Boi. Lòsc). — Gwf-
ciò, volgarm. e Monòcolo e Unòcoiò
scientificamente. Cieco da uo oc-
chio, (boi. Guerz) . Bi reto, Deilia-
guaggio comune. — Un dsnarlòv,
fig. Un pranzo triviale, balordo,
meschino.
LOSNA,n.f.edai pm ingentiliti Lami:,
n. m. Lampo , Baleno , o. ut —
Tirar del losen: Lusnar. — Bilt^
nare. — Lampeggiare , vale Rilu-
cere, Rendere splendore a guisa di
fuoco , o di lampo. — Zil ch'losna
•— Cielo balenante. — Lusnamèint
«-X Balenamento. Lampeggiamento.
Il continuo balenare. — Balenare a
secco , dicesi Quando al baleno ooc
seguita il tuono.
LOT, MAOÒN, n. m. Zolla o Gleba, n
f. Pezzo di terra spiccata ne'camH
lavorati. V. Madòn. — Pane, dìtfs.
quel Mozzo di terra natoralmeote
appiccata alle barbe d'una piaou
quando si cava.
LOT LOT. V. Quacc' quacc*.
LOTT. Quattro termini sono nel dtal
boi. per distinguere la varietà àfi
lotti. Loti. Be/ftt. Vintura. TòtnboU
— Per Loti intendesi il Lollo pu^^
blico. Giuoco che si fa dalla poN
blica Amministrazione meUeod'* '•
primi 90 numeri dell'abbaco scnUi
in altrettante palloUoline deotr
un'urna, ec, —la pulizzeifta, i-
bigliètt dèi lotL — Polizza bene^
ziata. Polizza che guadagna. — 9if
fa. — Biffa. Voce dell' uso» ma c^
monissima. Lotto dove per poli»'
LOU
337
LUB
contrassegnate con numeri progres-
sivi si guadagna il premio dt cosa »
e non di danaro, quando la polizza
porli il primo numero estratto. Ar-
ri/fare. Giaocare checchessia alla
riffa. — Vintura, Quasi sinonimo
di Riffa, É comunemente Un levare
a sorte bigltetti personali contras-
segnati con numero corrispondente
al premio egualmente numerato. —
/ tdglieU d'una viniura, potranno
benissimo chiamarsi BuUetie di av-
ventura o ventura. — Cavar una
vinlura. — rrame le bullette in av-
ventura, — Tómbola. — Tómbola ,
che sarà voce dell' uso, ma converrà
cosi chiamarla , perchè da per tutto
cosi si nomina. Lotto di 90 palle
numerate , come nel pubblico lotto,
e vince il premio In danari chi per
primo cuopre tutti i quindici nume-
ri segnati in tre file sopra di una car-
tella, 0 i dieci segnati in due file, ec.
LOUNA. Luna. Il pianeta più vicino
alla terra. Minor pianeta. Lumina-
re minore. -^ Luna si prende anche
per Tutto il tempo del corso suo .
cioè per Mete. Tre lune , Sei lune.
Tre mesi. Sei mesi. — Lunazione,
Lunagione, n. f. Lunare, n. m. ed
anche Lunamento, ant. Tempo del
corso della luna dal principio del
novilunio fino al termine dell' ulti-
mo quarto: cioè Novilunio, Primo
quarto : Luna piena ; e Ultimo
quarto. Corso di tempo in tutto di
circa ventisette giorni. — Louna
eh' crè$8. — Luna crescente. —
louna eh' cala. *- Luna scema. — -
Luna silente^ chiamarono i latini
Quello spazio di tempo iu cui non
si vede la luna: e noi ital. interlù-
nio.— I bolognesi dicono: luna
credente. Gobba a ponente. Luna
calante. Gobba a levante. — Para-
selene , n. f. Quando apparisce V im-
magine della luna in una nuvola.
— Avèir la Imna. — Aver la luna
al rovescio. E bassam. Sonar la
mattana. Esser bisbetico. — Èsser
d'huna. — Esser di vena. — > il t e
Oèin dia ^tio.— £ già lungo tem-
po.'-^ Oh a i è dia kmna. «^ Oh
v'ha ancora del tempo prima che
accada tal cosa. — Far veder la
huna in-t-al pozz. — Far veder la
Luna nel pozzo. Far veder lucccio-
l^per lanterne. — Parèir la louna
d'agòst. «^ Sembrar la luna in quin-
tadecima. Si dice a, persona grassa,
piccola, e di viso scofacciato. —
Zèirc* dia louna. — Alone, o Cinto,
e i4ra. — Lot/n,plur. — Segni lunari.
Che servono ne' Innari per cono-
scere i diversi termini della luna.
— Una eossa fatta a louna. '--Al'
lunato , Lunato , Falcato. A luna-
to. — Semilunato. Fatto a Qgura di
mezza luna.
LÓUV, n. m. e LÓUVA, f. Lupo, n. m.
e Lupa, f. Quadrupede salvatico
voracissimo, che ha la similitudine
del cane. -* Avèir la budella dèi
làuv. Avèir una càin bocca d' tòuv.
Ayeir al mal dia lòuva — Aver bu-
limo. Aver appetito canino. V.Fam.
— Perciò Lòuv per Ghiotto , Ghiot-
tone, Mangione, ùupo. — Lòuv. — In
slcune parli chiamano Afferratolo
Queir arnese composto di due archi
mobili e dentati , di ferro, con cui
si afferra qualche cosa minuta cadu-
ta nel pozzo.
LOZA . n. f. Androne, n. m. (contrat-
to da Andarone). Andito lungo per
lo quale dall' uscio da via si arriva
a' cortili delle case. Loggia è un E-
ditìzio aperto, la cui coperta si reg-
ge su gli architravi , e questi in su
pilastri 0 colonne. E anche questa
in boi. dicesi Loza. — Salita la sca-
la si arriva in una bellissima log-
gia. Vasar. — Loggiato. Portico for-
mato di più archi. (Boi. Luzd), Log-
giato che circonda il cortile intor-
no intomo.
LUBIÓN, n. m. (da Loggione, Loggia
grande). •** Alberti registra la vo-
ce Paradiso. Ed è la parte più
alta del teatro , senza divisione di
palchetti , destinata per i servitori,
e pel minuto popolo.
38 -
LCG
338
LUH
LUCA , np. m. Luca, m. buchino , ina,
dim. — LucatUonio , ec. composti.
Lucca. — Lucca. Ciltà del Dacato
di tal nome io Italia.
LUCCHÉTT. Lucchetto. Serraturina co-
lante di varie forme,, cbc chiamasi
Arco, da una parte imperniato scor-
rente fra due iingaelte denominate
Guide o Orecchie, e dall'altra con
intaccatura, che entra in un incavo
per ricevere la stanghetta della
toppa.
LUCHEINA. PANZANA, FANDONIA. Bo-
ta. Panzana. Fandonia. Pastocchia.
LUDAR , V. Lodare , v. Laudare , Com-
mendare. Glorificare Magnificare.
Esaltare. Eslòtlere. Celebrare. Su-
blimare. Innalzare. Levar con lo-
di. Encomiare. Illustrare. Predica-
re. Tessere elogi. — Dire in lode di
alcuno. Dar lode. Dir bene di uno.
•^ Una cossa dégna d' esser tudd.
-^Cosa Laudàbile, Laudèvole, Com-
mendàbile, Commendévole, ec. —
Chi s' loda s' imbroda. — Lodatevi
cesto , che avete bel manico. Lodati
cesto, che hai mànico bello.
LUDRI (avendovi unito l'articolo UU-
dri). Otre e Ofro. Pelle tratta intera
dall'animale, e per lo piti di bec-
chi e di capre; serve per portarvi
dentro olio. In boi. vale ancora per
similit. Persona piccola , e spropor-
zionata. Tangoccio. Bozzachiuto,
agg. E si dice in boi. anche per Man-
gione, Lurcone, e simili, che tro-
verai alla voce Dluvi V.
LUG, SIT. Luogo, Sito, Spazio, ec. —
Lug. — Podere , Luogo. Possessio-
ne, e cioè Pih campi con casa da
lavoratore. Prèdio è termine del-
l' uso derivato dal lat., e dicesi tan-
to di campagna, che di città, castel-
li , ec. Predio urbano. Le fabbriche
che sono in città. — Sta nott a n'ho
pssù truvar lug in-l-al lèti. — Que-
sta notte non ho potuto trovar po-
sa in sul letto. *- Lug cmùn. V.
Camer.
•LUGAREIN, n. m. Lucherino. Lucari-
no. Uccello nolo.
LUIESSA. LogUerella. Loglio sai valico.
LUtG'. V. Aldvig.
*LIJI , n. m. Luglio. Il seltimo mese
dell'anno. — « Ed anche Logtio, pian-
ta nota.
LÙM , n. f. Lume» n. m. Luco, d. f. —
La lùm dèi sòul. — // lume del so-
le. — Lùm , f. Lume , m. Per Uten-
sile , che recando con sé uo corpo
acceso , serve ad ihumiDare. —
Ddm' una lùm. — DatenU un lu-
me. — Far lùm. — Far iume. E
figura t. V. Calzétta. — hnpiar Ia
lum. — Accendere il lutne. —
Smurzar la lùm. — Spegnere ,
Smorzare, Estinguere il iume.-^
N* i veder lùm dalla fam. — Al-
lampanar dalla fame. Allupare. —
Una stanzia eh' ava poca lùm. —
Una camera che ha disagio di htr
me. — Lùm sfazzd. •— Luce troppo
vivida.^- Lùm eh' fa pianzri muri
— Lucerna mezzo spenta. Smorto
e debole lumicino. Lume fioco. —
Tra lùm e scur. — Tra lume e buio.
Barlume. — La spiegazione e diffe-
renza di questi altri nomi si trofe-
rà ne'Vocabolari. Lustratore. Lustro
e Lucare ant. — Splendore. Splen-
didezza. Splendidità. Fulgore. Ful-
gidezza. Bagliore. Chiarore. — iii-
ciechio, ec. s— Lùm d' rocca. —
Allume di rocca. Sorta di sale.
LUMÀ. LUMADEINA. LAMPA. LAMPA-
DEINA. Occhiala, Guardata, (k-
chiatina, ec. — Lumd d' oli. — Lu-
cernala, n. f. Quella quantità d'olio
che tiene la lucerna. — Sèinza ab-
badari, l*arbaltò una lume d'oli
in-t-al giuslacor. — Gettò su V a-
bito, non se n'avveggendo, um
lucemata d' otto.
LUM AG A. Lumaca. Chiòcciola. "^Cìuoc-
dola , per simil. è la Vite femmiu.
V. Vid. — Scala a lunuiga. — Scùis
a chiocciola, a lumaca. -^ Catta
dia lumaga. — Guscio della chìvc'
dola. — La bava lùzida dia luma-
ga, ch'la lassa cammitiand. — Sba-
vatura. — Lumaga di' aridi. — Pi-
ràmide. Quel pezzo dell' orioolo.
LVN
339
LDS
intorno a cui s'avvolge la catenuz-
za. Ruota della piramide. Canali,
ed AHeita della piramide. *- Lu-
machellat ChioceioUna, Chioccio-
Iella, n. f. e Chiocciolino, n. m. di-
min, di Lumaca. —* Lumacone, ac-
cresc.
LUMAGOTT. Lumacone. Lumaca cbe
non ha guscio.
LUMAR, V. Alluciare, y. Guardare at-
tentamente.
LUMBERGAR per Slumberzar. V.
LUMBRiS. LUMBRIG. Umbrico. Baco
senza gambe che nasce nella terra.
Nel piar, fa Lombrichù
LUMINARI Aecendilore. Illuminatore,
Colui che è obbligato per uffizio
ad accendere i lumi ne'teatrì,o per
le strade i fanali pubblici.
LUMINAROL. Abbaino. Apertura su
per lo tetto per far venir lume , e
per uscire sopra il medesimo. La
voce boi. è molto più significante
deir italiana.
LUNARI. Lunario. Altri vocaboli affini
si trovano io Calendario. Almanac-
co. Diario. Effemèride, Giornale. La
differenza di essi si rinverrà ne' Vo-
cabolari di lingua.— Far di luna-
ri. — Fare de' lunari, degli alma-
nacchi; Almanaccare. Far disegni
in aria. — Aoèir, o n*avèir un in-
t-al 90 lunari. — Avere, non avere
allrui su 'l propìio calendario. A-
verlo, 0 non averlo in istima.
'LUNARIAR, V. Almanaccare. V. Lu-
nari.
LUNDREINA , n. f. Londtino , n. m.
Sorte di panno leggiero, ora detto
Powi zefir.
*LUNEOÉ» n. m. Lunedi. Il primo gior-
no della settimana.
'LUNÉTTA, n. f. Lunelta. Specie dì
coltello da cucina , foggiato a mez-
za luna» con due manichi, che ser-
ve a tritar le carni. — Lunétta. —
Lunetta. Mezzaluna. Term. d'archi-
tettura MiiiL
LUNG. V. Long. — Lunga lunghéra.
Via diritta , lunghissima e noiosa.
LUNGAGNA. Lungàgnola, Lungheria,
Lunghiera, Lungaia. Discorso lun-
go e noioso.
LUNTAN, avv. Lontano. Lungi. Umi<i-
namente, avv. -» Étser lunlan, —
Distare. Essere assente. Cioè fuor
di paese. — Zercar da lunlan. —
Tentare o Ricercare dalla lunga.
Pervia obbliqua.— i^«Mr luntan più
eh' n* è dal zìi alla tèrra; cmod è
dal de alla noti. -^ Esser più lonta-
no che gennaio dalle more.
LURÉINZ,np. m. ZA, f. Lorenzo, m.
za,f.
LURNIA. V. Patùrnia.
LUS , n. f. (dal lat. Lux). Luce. Ciò che
illumina. -*• Lucifero. Che porla lu-
ce; e con voce tutta gr. Fòsforo.
(Da Phos, luce, e Phero, portare).
*- Lus dèi spécc'. — Bàmbola.
LUSEINT , add. Lucente. Cbe luce. Pa-
recchi sono gli aggiunti che si dan-
no a quelle cose, che la luce o pro-
pria, 0 riflessa tramandano. Ne rife-
risco alcuni senza spiegazione, e sen-
za distinzione per brevità.Lt/ddo,lti-
cicante. (Seri voLuctcan/e col primo
csemplice, percbèmi sembra errore
il raddoppiamento di questa conso-
nante in parole, che derivano da
Luce, scritia con un solo e). Splen-
dente, Risplendente, Rilucente, Tra-
Iwente , Luminoso , Illumifianfe ,
Illuminativo , Fùlgido , Fulgente ,
Abbagliante, Lampeggiante , Bale-
nante, Raggiante, Iiraggiante.
LUSER, V. Lucere, verbo impersona-
le. — Tralucere. Lucer molto (Boi.
Tralucar). — Risplèndere, Splen-
dere. Lucere con maggior inten-
sione.
LUSERTA. Lucèrtola e Lucerla. Retti-
le di color bigio, che ha quattro
gambe, e lunga coda, velocissimo.
— A sani' Agnés , al còrr la Inser-
ta pr al paès. V. Agnés. — Luser-
tòuna, n. f. Lucertone, e Lucerto-
lone, n. m. accr.
LUSGNOL. Rusignuolo. Rosignuolo. U-
signuolo. Lusignuolo. Uccelletto
stimatissimo per la dolcezza e va-
rietà del suo canto. I poeti lo dico-
LUV
340
LVZ
no MKora FitomeUt. Amante del
canto.
LUSINGAR, V. Lusingare, y. Allettare
con false, o finte, o dolci parole
per indurre altrui a sua volontà , e
in suo prò. Careziare, Piaggiare.
Blandire. Invescare. Allacciare. Tut-
ti verbi che si accostano alla signi-
ficazione suddetta , e che non sono
nel dialetto. — In boi., ed in ital.
ancora il verbo Ltmngare suole u-
sàrsi comunemente in neutro passi-
vo , nel significato di Confidare ,
Sperare. Né la Crusca, né il Dizio-
nario Enciclopedico dell' Alberti
portano questo verbo in tale signi-
ficanza , ed é perciò che i puristi
l'hanno per erronea, e non azzar-
dano di adoperarla. Sia però a con-
forto di chi rfaa sempre usata, e di
chi vorrà pur servirsene , che puos-
6i ammettere sull' appoggio di va-
levoli autori.
LUSNaMÉINT. V. Lorna.
LUSNAR. V. Lo$na.
LUSÒUR. V. Lùm.
LIJSTER, n. m. LUSTRADURA. n. f.
Lustro , n. m. Lustratura, n. f. Pu-
limeoto.-<-ll lustro che si dà a' pan-
ni lani dicesi Cartone.
LÙSTER, add. iu^rro, agg. Lùcido.
Terso.'^ Lùster cm*è un spècc'.-—
Polito, netto come uno specchio. —
Lùster pr'i stivai — Lustro, Luci-
do da stivali.
LUSTRAR. V. Lustrare, v. Pulire e far
rilucente. — Lustrare, significa an-
cora Rilucere. Dar luce. Illustrare.
Far buona comparsa.
LUSTREIN. Lustrino. Sorta di drappo
fino di seta. — Lustrein d'Inghilter-
ra pr i lai. — Drappo d'Inghilter-
ra ; Taffettà per le ferite.
LUVARLLUVISÌA. Ghiottoneria. Ucco-
neria, e pel verso 6Ato^torma,Lec-
cornia.
LUVEIN. Lupino. Pianta e legume noto.
""Quèllch'vènd i luvein.—Lupinaio.
<— Luvein, Luoaslréll, per similit.
GhÌQttoncello,€hiottoncmo,Ghiotte-
rello,GhiQUerelUno, dim. di Ghiotto.
LUVERTIS. BuvisHoo , RovUtìeo , e
volg. Uveriizio. tmuio. bigustn
in bot. Pianta salvatica cbe fa per
le siepi , con fior bianco in ffomia di
pina. 1 suoi getti simili agli Sparagi
si mangiano eotti e iot insalata.
LUViSlA. V. Luvari.
LUZÀ. V. Loza.
LUZERNA. Balta. Dado o pezso di fe^
ro o bronzo, sa di cai girano i bilidù
degli usci. — Luzema. '^^Lstcema.
Vaso di metallo odi cristallo diverse
maniere, in cui si mette olio, e lu-
cignoli per fòr lume. — Luzernaadu
lumein , a tri lumein. — LueernA
a due , a tre lucigtioU. — Le parti
della lucerna sono le seguenti: fé,
— Pianta. Il piedestallo^ -^ Fut,
Bacchètta.'^Canna. — Gròpp. — ita-
laustro. — Foaco. — Coppa. ^
Bcchein. — Beccucci. — ZindaiML.
— - LuminelU. — * Suato. — Hodo, —
Cverc*. •*— Coperchio. — Manèita.
— Manico. — Ccuinein*. — Maglie,
Catenelle, che portano:^! «miie-
dadur.— Le smoccolaioie.^^ Frràn
da tirar su al stuppein. — Fuselli-
no.'^Smurzadur.'''Spegniioio o Co-
perchitto. --Luzema, o Lùt» dall'o-
li di euntadein. — Lucerna a ma-
no«>Eper renderla stabile se neeoa-
ficca il manico in un cosi detto l4f-
cerniere. (Rol. Pé dta luzema) ch'é
una colonnetta di legno eoo largo
piede, iornìin.-^Una luzema peina
d'oli. -* Lucernata. — iMcertmz-
za, dim.
LÙZl, np. ni. LUZt , f. Lucio» m. Ut-
eia, f. Lùciolo, dim. Cia, Uà,
f. corrotti ). — la noti d' santa Luà
l'èia più longa eh' si si. Prove^
bio , che sembra falso , glaecbè i)
giorno di santa Lucia cade II 15 del
dicembre; la notte più lunga èqoel-
la del selstiziod'inverno, che arrin
nel 21 o 22 di quel mese. Gè fa
chiaramente vedere che II prove^
bio é più antico dell'epoca, in cai
fu fatta la riforma al Calendario dal
nostro bolognese Gregorio XIII. Poa-
tefice nel 1582.
HAe
341
MAC
.CJZIDAR»ir. Lucidare, ▼. Ricoperei
al risooBiro della hice. sopra cosa
trasfnreDte, disegni, scritture o si-
mili. — Lucidazkme, -^ Lucidare
ÌD ital. irale ancora lUuminare, Dar
luce. Ed IUu9irare, Render chiaro.
.IJZZ. Lùccio. Pesce grosso d'acqua
dolce.-^iiizz miiaMd.— Lticcto in-
scUaio. — Cosi itfJMktor. —JVUa^ to-
rà. Inaaiare il tuccio. La voce Mi-
BoUarc per Insalare la carne di per-
meo è fuori d' oso.
LIIZZLA. IM/Odoìa, Sorla di mosca, che
nella oscnritii manda luce fosforica
da tutta la pancia. — Vénder iùxzel
per lanieren. -*- Vender lucciole per
lanlerne. Dare a credere , o ad in-
tendere una cosa per un' altra. —
Fallir el Iùxzel a i f4cc'. V. Occ\
LUZZLOTT. Lucciolatù. Bscberoczolo
che luce come la lucciola , ma non
ha ali. Con termine di Storia Nat.
^ctMlto; e volgarra. Portotonlemo.
N
M
m M, Emme. Lettera consonante
dell' alfabeto. Serve anche per let-
tera numerale corrispondente a Jft^
te , che gli antichi scrivevano CI3.
MM. Duemila. MMM. Tremila, m Un
milione.
MA. Ma. — I boi. usano alle volte dir
Jfo per Ma; e da molti si usa indiffe-
rentemente Ma $é» Mo $é. Ma «t; tut-
tuttavolta quando si mette in prin-
cìpio si suol dire Ma; quando poi
serve di particella riempitiva e si
inette dopo il verbo, allora si adope-
ra il Mo: p. e. Saciv'mo coisa o-i-Ao
da direv' f Volete $apere che ho da
dirci? — A 8Òn uno Bluff. — Sono
già annoiato. — Anche in ilal. ce
ne serviamo alcuna volta da parti-
cella riempitiva. Mo vedi tuf U han-
no usato Dante e Boccaccio. —In
Ital. poi JVo' apostrofalo è avverbio
di tempo sincopato da Modo lat., e
Tale Ora, Adesso. E veggio ciò cfy'è
mo' nel tristo mondo. Or*veda mo'
lei , come io , ec. Quel mo' sta per
Jlfodo, cioè Ora» Adesso. — Cosi Jlfo'
mo* raddoppiato, vale Or ora: In
questo plinto.
MACCACLUR, n.m. Strumento da rom-
pere le nocciuole, consistente in una
scatoletta rotonda di legno, avente
una vite, introdotta in foro prati-
calo nel suo contorno che volgen-
dosi s'allunga, e schiaccia la noc-
cìuola situata fra il capo della vite,
e la parete opposta della scatola.
'MACARÒN. n. m. sing. MACARON,
plor. JtfarcAeroni. — Jltocaròn, ag-
giunto d'uomo, vale Di buona pa-
sta. Baggèo.
*MACCARUNAR. n. m. Fabbricatore
di maccheroni. — E come verbo
vale (Comporre una differenza o So-
pire una mala causa con imbrogli,
ciò la più dei boi. dice Ammacca^
runar.
MACCETTA. Macchietta, Macchiuzza,
dim. di Macchia, per segno, ec. —
Maccètla. — Maechiarella e Jltoc-
chierella» n. f. dim. di Macchia in
sing. di Bosco. — Mcuscètta T. dei
piti, paesisti.
Macchina. JiraccA<na. — Macchina,
per Zirandla. — Giràndola. — Dar
fug alla macchina» figurai. — Dar
fuoco alla girandola.
'MACCHINAR , v. Macchinare.
MÀCCIA. Macchia. — faceta fiysea.
-^Macchia recente. — Véccia. —
Macchia rafferma, rincappellata.
'
MAD
342
HAG
o- Cìie n' s* possa cavar, scanzlar.
— Macchia itidelèbile. — D'aqua. —
Gocciolatura. Quel segno o macchia
che fa la gocciola. — Vacca , chia-
masi Quella traccia ne' paoni, che
fa l'acqua io conlorno nel lavarli
per una macchia levala. — Màccia.
'^Macchia, per Bosco folto.— 5totn-
par alla maccia, — Slampare alla
macchia, cioè senza il nome dello
stampatore. Batter monete alla
macchia, ec. vale farlo nascosa-
mente.
ÌAACCIÒ^. Macchione, accr. di Macchia
in sign. di Bosco. — Star dòp al
macciÒ72,6gur.— S^ara/ macchione*
Procacciarsi di nascoso, confante*
la e sicurezza , avvantaggi. Talora
vale Stare in agguato.
MACCIÓUNA, n. f. Macchia grande.
Segno grande.
MACOBÀ, n. m. Capricorno, Ceràm-
bice rosa. Da Li un. Cerambyx mu-
scalus. Insetto che spande odor di
rosa , e si trova ne' salci.
MADER (dal lat. Mater). Madre, Ge-
nitrice. —Dalla voce Madre o Maire
aot. derivano i nomi Materno, Ma-
ternità, Matricidio , Matrona, Ma-
tronale, ec. — Matronimico gr. add.
Che prende la denominazione della
. madre. Nome matronimico. Nome
messo al figlio da quello della ma-
dre: p. e. Penelòpide, da Penèlope.
— Mal dia mader. V. Mal,
HADIRA, n. f. MADlRÒN.n. m. Cor-
rentone. Grossa trave.
MADÒN, n. m. Zolla, Gleba, n. f. Pez-
zo di terra spiccata pe' campi lavo-
rati — Un camp pein d'madon. —
Campo zolloso.— he Zolle erbose di-
consì Piote —Còdg.— Mattone in lin-
gua ital. è quel pezzo di terra colla
ad uso delle fabbriche. V. Preda. —
Madon, m. plur. —Bozze, f. Quelle
pietre le quali con maggiore o mi-
nore aggetto sportano fuori delle
fabbriche con varie sorte di sparti-
menti , e s' usano per lo più con
r ordine rustico. Sono queste di
differenti strutture. Bozze a guan-
cialetto: a punta di diamasUe; M
ze rustiche , o rozze, o jntHxeeekiè
te , incerte. Bozze piane sono (pé
le che risai lan meno.
Madonna. Madonna. Nome d' onc
che si dava alle donoe, per di
Mia donna, cioè Mia signora. Ort
assolutamente, per eccellenta,
si de\iai Santissima Vergine. — Aw
dar a létt cùn la madonna. — fsf
la cena di Salvino, modo bassa
Andare a letto senza ceoaL — > A « i
è Sani, né Madonn. — JVòii c'è ri'
paro. Non e' è via. Non c'è veni
Non v' ha rimedio. — Far madut^
na. — Stare in paneioile. — i*
donna , per Suòcera, voce divenDii
bassa, che, anitamente a Mssirpa
Suòcero , sono rimaste io contado ,
benché fossero titoli di maggionfr
za. — Madonna. V. Munèida.
MADRÉGNA.lfaln'i/fia. — Matrignùrt
Malrigneggiare. Proceder da matn-
gna. Aspreggiare.
MADUNÀ. Zollata, n. f. Colpo di zolla.
— Madund, add. Fabbrica, Muraa
madunà. — Muraglia ammatt-
dorlata, fatta a bozze. — Una por-
ta madund. — Porta tutta di boz-
ze, o bugne non rozze, nèa puHti-
MADUNZEIN . n. m. ZolUUa , ZoikiO'
na, n. f.
MADUR,MADURÀ, add. Maituro, le-
lutato. Frutta, biade eceondotie
alla loro perfezione, alla inalanti
— Frutt madurà. — Fruiii scaàiUi-
— Stracc madur. — Stanchissima^
Acciaccato.
*MADDBA (VGNIR ALLA) Venire a ma-
turazione, ed anche a guppuraziime.
*M ADURAR, V. Maturare.
MAG. Mago , al piar, fa MagL Negro-
manti. Coloro che esercitaDO la ma-
gia. — Mago , è anche a^., ed allo-
ra fa Maghi nel plur. m. lo slesso
che Màgico e Màgici. — Magio è t«»
ce persiana, cbe significa Sapiente,
è quello cheì greci dicono Fi los«4o
Di questa sorte furono quei re,tkt
andarono ad adorare Gesb bambiai«
in Betolefsme. Ed anche in boi. si
UAG
343
MAO
disliffgae Ifag piar, di Mago, cioè
MagM, da Maz piar, di Magio. I tri
rè maz o Mag\ -^ì tre re magi,
'MAGA, n. f. Fischione. Fisione. Sorte
di uccello.
MAGARA. Dio lo voglia. Diel voglia.
Diel volesse. Domine fallo. -^Ma"
gara, per Anche. A in era mctgara
zèint. — Ve n' era ben cento. —
Magara per Molto, Assai, Molte co-
se. A in' è anc magara. — Ve n' ha
mollo ancora. Ne sono anche molli.
MAGARASS. Marasso. Piccola serpe
velenosa, che alberga ne'praii, e
ne' boschi paludosi.
MAGAZEiN. Magazzino (e non Magaz-
wno). Luogo dove si ripongono le
mercanzie, e le grasce , cioè tutte
le cose necessarie al vitto , che io
boi. dìcesi Géner. — Maqazoin. Di-
cono i boi. air Osteria o Bottega do-
ve semplioemente si vende vino e
ÌAagazein allo stesso Padrone , e
cioè a Colui che vende il vino, nel
Magazzino. La Crusca porta il se-
guente esempio alla voce Jfagazzi-
no tratto dal dizion. Alberti « Fa-
colta a'vinaioU, e magazzini di pO'
ter comperare da' contadini i vini
nostrali eoi supplimento della ga-
bella ». — Da ciò mi par di rilevare
che i boi. hanno conservata quesla
voce antica : e che potrebbesi pur
n^antenere nella lingua nazionale
per distinguere Maf/azztno , Padro-
ne e Venditore di vino al minuto ,
da Magazziniere, Custode di magaz-
zino di merci; alla qual voce i boi.
hanno essi pure per corrispondente
Magazinir. E nel modo stesso usar
Magazzino per la Bottega o Osteria
dove semplicemente si vende il vino
al minuto.
MAGAZIMR. V. Magazein.
ìidAGHER , add. (dal lat. Macer, o dal-
l'ant. ital. Magherò), Magro , agg.
Contrario di Grasso. — De da ma-
SfA«r.-.- Giorni da magro. Giorni di
digiuno. Di neri.-' Magnar da ma-
gher. — Far magro. — Magher., o
^cc. — Magro.— Magher stia. Se ce
cm*è un {iss. — Magìy> allampana-
to, Lantertmto, Disparuto, Spub-
ruta.
MAGHÉTT (dal fr. Magot d'argent).
Gruzzo e Grùzzolo. Pecùlio. Quanti-
tà di danari raggranellati, e ragù-
nati a poco a poco. — Mettr insem
al magfiètt. — Far gruzzolo. Mette-
re in Cortona. Bagg ruzzolare. —
Maghètt. Dlcesi per simil. come sa-
rebbe dir Mostretto, ad una Meluz-
za e Melùzzola. Pomo piccolo. E
nello stesso modo in termine di-
spregiativo , ad una piccola poppa
d'una donna.
MAGNA , add. Mangiato. — Magna per
Corroso. — Dalla rùzen. — Corro-
so dalla ruggine.-^ Dal pùls. — In-
danaiato dalle pulci. — Dai varù,
— Butterato. — Dai tavan, dal mòsc,
dal zinzal. — > Morso, Appinzato
dai tafani , dalle mosche , dalle
zanzare.
MAGNA , MAGNAMÉINT , MAGNAZZA,
STB IVA. Mangiametìto , n. m. Man-
giata. Corpacciata , n. f.
MAGNADURA. n. f. (dal fr. Mangeure).
Rosura, Rodimento, n. m. Le Rosu-
re, i Rodimenti delle bestie dannl-
fìcano gli alberi. V. Rusuadura. —
Magnadura d' pulsa. — Puntura di
pulce. La voce bolognese indica il
segno rosso di sangue lasciato dal-
la pulce nella sua puntura: per l'at-
to del pugnere dicesi in boi. Pziga-
dura. V.
MAGNAGATT. Scalzagatti. Uomo vile.
Mascalzone. Epiteto dato dai boi. a
coloro che chiamano Biricchein per
essere famosi ghermitori di gatti ,
de'quali sono gbioltissiroi per la lo-
ro carne, e per venderne la pelle.
MAGNAN. V. Frab.
MAGNAR, n. m. Il mangiare; Il cibo.
-^ I l'han mess al mèzz magnar,
e al sta benone. Parlandosi di am-
malato.— È di già a mezza la dieta,
e sentesi benissimo. — Vari altri
nomi sonvi di lingua, che significan
ciò ch'è necessario al vivere. — Vit-
to, n. m. Provvisione necessaria per
LIV
334
LIV
peso. Quindi dal solo sentimento
del discorso si conoscerà la diffe-
renza: Cùn dis lir, a s' cómpra dis
lir d'Iein.-^Con dieci lire (cioè
con venti paoli), 9i comprano dieci
libbre di lino,
LISABÉTTA, e più comun. ISABÉTTA,
ed anche SABÉTTA, np. f. Elisabet-
ta, f. — Diminut. ed accorc. boi.
^ Bttteina, Elisa, Isotta, Isabèlla.
*LlSSAB , V. Lisciare. Levigare. E fi-
gurai. Adulare. Piaggiare.
LISTÉLL. n. m. Listella, n. f. Nome
generico per denotare in architet-
tura ogni membretto piano o qua-
drato » e si dice anche anche Rego-
letto e Lista.
UT, n. f. Lite, n. f. Litigio, Piato,
n. m. Molti vocaboli, che hanno co-
mune la nozione di Contrasto, si
troveranno ne' Dizionari, ed ivi se
ne conoscerà la differenza. Disputa.
Questione. Rissa. Conlesa. Contro'
versta. Zuffa. Mischia.' Ed allri vol-
gari. Baruffa. Barabuffa. Tafferu-
glio. Tafferugia , ec.
LITTEBAM (AD). A lettera; ovvero
Per l'appunto. Letteralmente. —
Rezitar un* uraziòn ad litteram. —
Recitare un' orazione a lettera ,
letteralmente.
LITTBÒUNA, n. f. Uttera lunga. —
Uttròuna, n. f. siog. e Littròuni,
D. Lplur. Letlerone e Letteroni, n.
ra. Lettere grandi. Letteroni d'oro.
LI VA , n. f. Leva e Lieva, n. f. E Vette,
n. m. lermine scientìfico.
LIVÀ, n. f. Levala, n. f. Levamento,
n. m. — Levata del sole , della lu-
na, ec. — Livà del cari. — Tctglio,
Alzata delle carte.
LIVA . add. Levato, Alzato, agg.— Pan
Uva. — Pam levitato.
IJVADUB. Lièvito, n. m.per fabbricare
il pane.— La pasta è dà zòd'livadur.
— La pasta ha passato il lier'
LIVAB, v. Levare, Alzare, \.
var el cari. — Alzar le e
giuoco. — Livar su un e'
scà. — Rilevare alcuno
levare un mulo colle
vars', 0 Livar» da létt. —
Alzarsi dal letto. — Al l
pan. — Levitare. Alzare i
Pan. — Livar d'una s
GffUare.-^Unastadira eh
zèinl lir. «- Una stadere
cinquecento libbre. — L
— Levar il bollore.
LIVE. n. m. (coii'É larga
prio di un paese nel'
bolognese, parola lro>
cioè OUveto. Monte 01
LIVÉLL DA MUaADUB.
Strumento fatto a sq
dicella* e piombo ne
fa r angolo retto , C(
tori o altri arteftì
il livello dei pian
vèU. — Archipeìixc
dicolo, chiamasi ^
l' archipenzolo. — "
— Livella, n.m.St * -
le si traguarda p v
livello, e la difier ':■
dicesi anche Tf ^,,
Livellar. — Live %. ^
véli, metters' « ♦^
dàn, figur. Pon t^ *.
a competenza. '*^ **«
LIVRA, n. f. Lepre^
nAì quadruped
Simo, e veio<'
quali Dante, 1 1"**^^
Levre, e Lievì\'^^/ " ''
ne Lepraioe "^ Ih^ ^
rato, nel qu* . *.,"••
lepri. —L€pf, **^,'*' -
— Lepratto i^y ^ ,^^ ^'
lo, e più cOk^St i* '^
lepre. — l/w "i»,T"" #
V altra la L ^ ^. ' * *
spetta. Ogg%J^ f^^*i .
Avèirpiù d ^ i f* ^^
— Aveirpi^ \. * 'a ^
— '•«-ìNi, : • . ,
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■^■■» m^rCj ''■'^"•'r » dannf-
. '■ "— * i,-—. "' * '-'.3 *f™. —
T^"" < fa* ^-Z^' *''di. Munii
*^ — --•, -^ . "'•"' « '-.„. Indica il
■* ^ ■«■-fc^, '■.■"-.. ilaiodal-
""•**•«;, .. .7 ' ■' '■ . - '.P*/ '■"■
'^ »^ ».».*•«_ '^'^ "*'ff^
ifa ''^•' — ' - . ,,'/ Jomo vile.
mmmm^ ~ ■ ' -■.-." dal boi. a
rr- _ '''■■'. iccAe(n per
■ ,,- ■ " ' ' ., .. ^." ri di galli.
,.''"... ' mi per In lo-
,^^* *"•-_, I '' ne U pelle.
~" • ( . » ' ~ ^ //are ; Il cibo.
*■•*■"* ■ 1 , , _' f" '"' mognar,
"~ * *i , '_ . iando«i di aro-
"-•■■, J-* mena ladiela,
■^ — , . __ . .' "T JT '"■ - ^"'' ""'■1
— .--..,'' j uà; che algniHuR
■^- - — .!" > 0 al ^yailljil^^
MAI
sale egnàlfflente nel bolognesre « ec-
cetto cheoon si unisce al Sempre,
né dicesi Mai sèknper, né Sèimper
mai, ma semplicemente Sèimper.
Cangia pare alcun poco in questi
modi di dire : Oza $i più bètta che
mai. — Oggi siete cosi bella , come
foste mai. -— Al tèimp è bèli più
che mai. -^11 tempo è pia bello, co-
me fu mai. — Pein che mai. Pein
quanto mai. — Pienissimo. — Quant
mai a s'pò. — Per quanto si può.
Quanto più si può. -> Mai va per lo
pid accompagnato dalla negativa
Non; Non mai. — A n'i fu mai
nssùn Imperatòur d'Italia, ec— Jlfai
poi non fu nullo Imperator d' Ita-
tia, ec. Alle volte però nega senza
la negativa, ciò che non è d'aso nel
dìal. boi. ^ v'preg de n'dir mai
d' avèirem' vést. — La prego che
mai dica d* avermi veduto. — In*
s' ein mai vlù abbassar. — Mai si
vollero inchinare. — In ital. si ad-
opera pare con due o piìi negazioni,
non cosi in boi. Ouand V impera-
tòur veins in Toscana, a n'vols
intrar in Fiorèinza , es n' i era mai
intra. — Lo Imperadore, venuto
in Toscana, non volle entrare in
Firenze» ne mai non v*era entra-
to. — Nella lingua ital. alla parola
Jfot s'aggiungono altre particelle:
Già mai. Giammai, Maisi, Mainò.
Nel dial. boi., come ho detto, si u-
sano separate Mai, Sé, No. — Un-
quaneo, Vnquemai, sono piuttosto
della poesia, e dello stile elevato.
MAIOLICA. 3fa^ò^fca. Sorte di terra con
cui si sono formati piatti , e vasi si-
miti alla porcellana , cosi detta dal-
l' isole di Maiorica , dove prima si
facevano. — Da Maiolica boi. si for-
ma la voce Maiulicar, — Fabbri-
catorda maiotica,'che io non {sde-
gnerei di volgere io ital. Maiolicaio
o Maiolicaro, a similit. di Fornaio,
Agoraio, ec.
•MAITINÀ. V. Mattina.
*MA1ULICAR, n. m. V. Maiottca.
MAL. Male , e itfa^ per elisione. Nome
346 MAL
generico ; contrario al Bene. Per
estensione si appropria a Pena ,
Tormenta, Danno, Disgrazia, Mit-
fatto, ec. ma più comunemente si
adopera per Infermità corporale.
— Mal da mort. — Mal di rischio.
Qaello in cui sia pericolo di morte.
— Mal del donn. — MaH muUèbri.
— Mal da rèder. — Jlfal da biac-
ca. Mal da nulla. — Brutt mal: di-
ce il volgo per non dir Mal caduco.
-^Epilessia. Morbo sacro. Mal mae-
stro, comiziale. Cosi Cascar dèi
bruti mal, come dice il volgo fio-
rentino Cascar del male, o del brut-
to male. — Mal dia mader (in-t-el
donn).—Isterismo,o Passione istèri-
ca. — Mal dèi mcìdòn (in-t-i omeri).
-^Ipocondriasi.^^Maldèl bieehir."
Dolore colico alla regione dell' um-
bilico. •— Mal dèi simiott. — Pro-
lasso 0 Bovesciamento aU'infiiori
dell'intestino retto. -^ Mal^Ua pre-
da. -— Affezione calcolosa, o Male
di calcoli. Litiasi, gr. E detto figur.
Male del calcinaccio. iDdioaztoDe
al fabbricare. -^ Mal dèi miserere.
— Vòlvulo. Vomito di materie ciba-
rie e stercoracee. — Luserlein. —
Chiodo solare. VaniVLTii nel capo do-
rante una giornata; diverso dall' £-
micrania solare, che opprime la me-
tà del capo.— Fwfir «ocAcr.— FfWMTo sa-
cro, o Mal di s. Antonio. — Puntura.
— Mal di punta ; Puntura. Dolore
puntorio del petto. ^ Mal d'ucc.
V. Occ\ — Mal inazzàc. — Frene-
sia, Delirio, che accompagna la
febbre. — Mal nassèini. — Nascen-
za. Piccolo enfiato che vien da sé
in alcuna parte del corpo. — Al n'è
mal eh' al prit in goda. — Non è
mal che prete ne goda. Non è mal
da morire. <-*Zerear al mal cun un
mUcclein. — Cercare il mal come
i medici. Cercar di Frignuccio. —
Al mal en'vol còulpa, detto al con-
trario del r italiano. Ogni mal vuol
cagione. Sempre s'attribuisce l' in-
fermità ad alcuna colpa. — Un mal
che n' s' pò curar, — Mate incurà-
MAL
347
MAL
òiÌ0, — Un mal che.n'B* pò guarir,
— Male imanàbile, — Partir al
mal per mèxz. •* Far un taccio , o
uno stralcio, vale Recedere da una
mela delle prelese reciproche. '—
Far dèi mai — Nuocere, Pregiudi-
care. Far male. — Avèir mal —
Aver male. Sentirei maialo. *• Far
maL — Dolere. — A m'/a ''^a^ ^
tèela. — Mi duole il capo.'^Nocen'
te, agg. verb. o participio di tempo
presente, significa Ciò che ouoce;
e l'astratto Nocenza,oNocenzia,
opposti ad lnnocente,e ad Innoceu'
za. li gelo è nocente alle tenere pian-
te, — Nocivo. Ciò eh' è di danno, e
corrisponde a Bannoto. È nocivo
il troppo dormire li giorno. Mal
nocivo; Il fumo è noeivo alla vieta.
'^NociUvo. Ciò che ha forza di
nuocere. Si dee cacciare la nociHva
tritlizia. — Nocòvole. Ciò eh' è allo
a nuocere. Coneervarei da tutte le
pauioni , che sono nocevoU.
MAL , ALA , Malo, ala, agg. e per sinc.
MaL Cattivo. Contrario a buono.
Non usasi che in poche frasi. ^
Mal pùnt. — Mal punto, — Mal
tèimp. " Mai tempo. — Mal guai,
V. Guai, «-* Mala vseina. — Mala
otcino. — itfa/ por. — Piano irre-
golare , ineguale. •— Malacopia ,
Malagrazia, ec. Vedi a suo iuogo.^
Mali epéie» n. f. plur. Spese acceeso'
rie; Spese aggiunte; Giunte di spese,
NAL,HALAMÉ1NT, avv. Male. Mala-
mente, avv. Contrario a Bene. —
Aveirs' per mal. *-* Aver per male.
Altere a mcUe. Recarti a male. Pi-
gliar a male. -— Savèir d'mal. —
Saper male altrui d* alcuna cosa
Averne dispiacere. Rincrescerne.—
S'al s' r ha per mal eh* al spuda.
— S' e* l' ha per male scingasi, ^
Y. Permalòus. — Mandar a da mal.
— Mandar male. Far mal governo
di una cosa. Gettar via. Scialaqua-
re. — Male , avv. si unisce a molte
voci. Malabile. Malaccorto. Malac-
concio. Malacreanza. Malaguida.
Malaugurio. MalaugurcUo, ec.
MAUCOPIA. MINUTA. BRIÌTTACOPIA.
Minuta. Rozza di scrittura. — Si di-
ce ancora Sceda, n. f.«che vale Pri»
ma scriUura; Scrittura abbozzala;
ed è per lo più quella de'NotaL —
Conviene ben distinguere Sveda da
&;Aeda; che quest'ultima significa
semplicemente Carla scritta; e
Schèdola dim. Cartuccia; Biglietlo.
— Dòp la minuta a s' farà la bona
copia. ;- Dopo la minuta, se n'es-
letiderà la copia in netto, — Si os-
servi bene che la Minuta è ben dK
versa à;àìV Originale, che si conser-
va , e che i Notai chiamano con
bruito nome Matriz. — Matrice,
che sarebbe da lasciarsi alle mam-
mane. Questa cosi detta Matrice è
r Originale vero , cioè la Minuta ri-
dotta in iscrittura inalterabile. Si.
direbbe dunque, molto meglio, l'O-
riginale che trovasi ne' miei alti,
ec. Peggio poi farebbe chi dicesse :
V Originale Matrice; eh' è lo stesso
che dire Originale Originale, —
Una malacopia pHna d' scan'
zlutlt e d'azzùnt, che n* s' intèn-
denquasi brisa. -^ Minuta piena
di scorbi, e di rimesse poco inlelU'
aibm.
MALAGRAZIA. Sgarbatezza. Sgraxia»
tàggine, Sconcezza. — Malagrazia
non è voce di Crusca. L'Alberti però
la porta per sinonimo alla voce
Sgraziataggine, ed alla voce In-
creanza. V. Increanza, — Un om
pein d' malagrazia. — Un uomo
sgraziato.— lA parola boi. Sgrazia-
tagin vale Azione sgraziala, diVf
graziata.
MALANAZA. Sorta d' imprecazione.
Malanno abbia. Malanno che ti
colga.
MALANDA, add. Malparato, Mal in
ordine , Malassetto, Male assettato.
Sciamannato. Mal vestito. Male in
arnese. — Malandato vale Condotto
a mal termine.
MALANÉM,n. m. Maltalento, n. m.
Malevolenza» Malivoglienza» n, f.
vale Quasi odio. — Dmalanim,
MAL
348
MAL
posto avverb. A malincorpo; A mal'
incuore. Malvoloolieri.
MALATTl. Malattia, — Morbo, pare la
eausa della malattia , cioè La di$pO'
Bilione alla malattia, — Peslilen'
za, o Peste, è un male contagioso
(cioè diffusivo per contatto) di qua-
lità particolare. In %t. Epidemia, cioè
che si sparge indinerentemenie so-
pra tutto il popolo. Male epidèmi'
co , 0 contagioso. Come il vainolo.
— Endèmico. Male endèmico. Malat-
tia che è famigliare a certi paesi a
motivo deiraria, dell'acqua, della
situazioue, della maniera di vivere,
ec.-'' Contagio, Contagione. Una
specie d' infezione, che si comunica
fra gli esseri animali per mezzo del
contatto. — Infezione. Una mala e
nocevole affezione che contraggono
i corpi animali e vegetali dalla loro
corruzione. — Corruzione è quindi
la causa dell' infezione; ed è Un
guasto , od una alterazione delle
parti, che costituiscono un tutto
fisico. Ne' corpi animali e vegetali
la corruzione si converte in putre-
fazione, e da essa l'infezione.—
Malaltia stèuica. Stato di malattia
in cui l'ammalato trovasi nel mas-
simo grado di forza ; Stenla. 11 con-
trario è iflema. Debolezza, o ab-
battimento di forze in tutto il cor-
po. — Malattia crònica. Malattia di
lunga durata. — il dire Affetto da
malattia cronica, di podagra, e si-
mili, non è piti dell'uso: ora dicesi
Infermo di podagra, di febbre , ec.
MALAVOIA. La voce boi. non corri-
sponde a Malavoglia, equivalente
a MalavogUenzUtO Malevogliènza ,
che significa II To(er male , Odio ;
ma bensì a Malinconia, a Inquietw-
dine, a Rancore, ec. e quando è
messa avverbialm. è lo stesso che
Ifa/i'o/ett/teri. I seguenti esempi me-
glio dichiareranno la differenza del
significato. — i4 son d'mala voia.
— Sono malinconico. Sono pieno di
lasciami stare. — Far una cossa
d' mata vaia. — Fare una cosa mal'
volontieri, a Malincorpo , a Mn-
cuore , Malgrado suo , Di ma/aco-
glia. — Andar tn-^un sii d'malA'
voia. — Andar controvolontà, Con-
trostomaco , Fuor voglia, o Fono-
glia. Mal volontieri. — A'i-ho fatt sta
cossa d'mala voia. -^^ Ho dotuto
far tal cosa mio mai grado,
MALEDIH; v. Maledire, v. che od vol-
ta dice vasi anche Matedicere e Ka-
ladire. Augurar male. Pregar mate
altrui. Contrario di Benedire.-^ Ila-
ledire è ben diverso da Mal dire, o
sìfkDir male di alcuno, cb'è lo sles'
so che Mormorare. In fatti v'b
gran differenza ancora ne' loro de
rivali. Maldicenza, Matedicenza, il
dir male d'alcuno: e Maledizioni,
Augurio di male. '^^ Malèdico ;Molr
dicenle , Detrattore. — Maledìtien.
Che maledice. Maledittore in vero
non è nel Vocab.; ma essendovi Ma-
kditlrìce fem., meno nobile, perché
non v'ha da essere il suo congiaolo
più nobile?
MALÉID , n. m., luogo o cosa qnalao-
que. Lo stesso che Catapece'.
*MALEPP. V. Malèid. Malèster.
MALÉSTER.u. m. Errore commesso
nel l'operare, etiicesi anche figof*
Voce molto espressiva , come se si
dicesse Malestro, cioè Mai pensiero
neir operare , rompendo o goastau'
do le cose in vece di accomodarle.
Malèster è la conseguenza di S&a-
datàggine. Sgarbatàggine, Sgar-
batezza, Sgraziatàggine, Ihtadat'
tàggine, o piuttosto di Amentatag-
gine, o Avventatezza, che è rin-
pelo con inconsideratezza Dell'ope-
rare, per cui ne viene sempre (pai*
che cosa di mal fatto , e ciò chiaina-
si da' toscani Guai , appropriatisi*
mameute. — Avi fatt un malésttr.
A fi sèimprdi malèster cén la v^
stra furia sgarbd. — Avete fallo «»
guaio. Commettete sempre de' g^
colla vostra c^wentataggine.
MALFIDi, add. Diffidente, Sfiduecia^
io, agg. che io scriverei con an e
solo, perchè derivante da Fiduci(i-
MAL
349
MAM
MÀLINCONIC, ICA, add. Malincònico,
Melanconico, Tritio, Mesto, Lùgu*
tre, Funesto.
MALIMClNi. Mattnconia, e con paro-
la, che più s'accosta air origine
soa, ìfelancoUa. — Quando qaesta
voce Melancolia è semplicemente
Dell' animo, allora è Tristezza, Me-
ilizia proveniente da scontentezza.
-*Qaaodo è dipendente da causa
fisica, non differisce dalla /pocon-
dna.-- Affezione ipocondriaca/Me'
Imcolia Ipocondriaca inveterata.
MALLA(DLANUS). V. Swa/te.
MALòURA. Valora. Voce che s'osa per
lo più colle particelle afto, in, nel-
la,-^ Andar inmatòura, o alla
mima. — Andare nella malora,
^a\e Perdersi. -* Mandar in , o alla
mlòura, — Mandare a male. —
^^ar m malòura , vale ancora
Perdere tutto. — L* era un stfnòur ,
(sèandà in malònra. — Era ric-
ino, ma ora ha perduto ogni cosa.
;- In malòura. — In malora , per
imprecazione.
MALFARÀ, add.Jlfa/parato, agg. Che
è in cattivo termine. 1 boi. fanno
quesla voce come avverbiale, e l'u-
gno quasi sempre in questa frase :
^w'to sÒH vesta malpard. — Jlfi
inceduto malparato.
MALSaN, add. Malsano, Malsanicclo,
tlalèo; Malescio. V. Àmmaladezz.—
^ria malsana. — Aria insalubre.
MALTA. V. Fanga. Sui.
J^ALVA, n. f Malva. Erba nota.
MALVASl. Malvagia. Sorte di vitigno ,
^>ocheil vino, che se ne trae,
provenienie da Candia città della
Morea.
MALVLUNTIRA , avv. Malvolontìeri. Di
mala mUmtà. Contro volontà. A
mlincuore. Contrastomaco. A mal-
wcorpo. — Maloolontierissimo ,
spper. -. Torr un rimedi malvlun-
ftra;- Prendere un rimedio a con-
Iratlomaco.
MALVON , RUSÒN. Malvone , Rosone ,
'1. termine boi. è Malva rosa. Sorta
^' pianta che fa un fiore autunnale,
ed bavvene di vari colori. — Husòn
bianc , zail , culòur d'caren , ròss,
paonazz, variegd. — Malva rosa
bianca , gialla , carnicina , incar^
nata, rossa, pavonazza, brizzok^
to,ec.
IIALURiA. n. f. per Malore, n. m. —
Maluria in iiai. significa Malagurio,
e Cosi r agg. Malagurioso e Mal-
aguroso.
MALURIÀ , add. corrispondente alla
suddetta voce boi. cioè Affetto di
malore. Malazzato.
MALZIPA.add. Malconcio , Maltratta-
to. £d anche Guasto, Rovinato. Ag-
giunto di persona e di cosa , che
neir idioma boi. vien dato in signi-
ficato di Rotto 0 Spaccato. — Una
vsteina tutta malzipd può inten-
dersi Rotta , 0 Lordata , o Malme-
' nata. — Malzipar, v. Maltrattare,
Guastare, Logorare. -- Malzipar,
più particolarmente, vale Scipare.
Sciupare. Mandare in rovina. —
Guastar i vestimenti per acqua,
per fango , od altro. Dicono ancora
alcool boi. Malipar, Dzipar.-^Sciu-
pinare è frequentativo di Sciupare.
— Un om eh' è tùtt malzipd. — Uo-
mo che s' è lordato , o che ha ba-
gnato tutti i vestiti per grande
pioggia: ciò che si volgerebbe, Ri-
dotto in cattivo stato.
MALZIPADÓUR. Dissipatore, Spreca-
toì^. Distruggitore. Uno che con-
sumerebbe , 0 manderebbe a male
il ben di sette chiese ; Uno che da-
rebbe fondo a ogni avere. — Malzi-
padòur d'abit. — Dissipatore, Sciu-
patore, Consumatore, Distruggito-
re delle vesti. E fem. Dissipatrice,
Distruggitrice.
'MALZIPAR, v. Rovinare. Dissipare.
Sprecare. Distruggere. Guastare.
— Malzipars*. — Infangarsi. Rovi-
narsi, bruttarsi col fango. V. Mal-
zipà.
'MAMMA, n. f. Jlfamma. Madre.
MAMMEiN, n. m. MAMMEINA , n. f.
Mammoletto. Mammolino. Termine
vezzeggiativo , nel significato di
MAN
360
MAN
Bambinello. — Mammeina, vezzegg.
di Mamma. — Mammina.
*MaMMÓN, n. m. Infreddatura, d. f.
Forte infreddatura, o costipaziooe.
— JI/ammòn.^-Mal essere, se parlasi
di persona. Se trattasi di cosa, V.
Memèo.
MAN , n. f. Mano e Man per sinc, n. f.
sing. Mani e Mane, plur. che deriva
da Mana, sing., ora però disusato,
e per la stessa ragione anche il suo
plurale. — Mano destra^ diruta ,
diritta, dritta, e Manritta, e Destra,
assotut.— A man dretla.^^ A mano
deàttxi. A dei tra.A Ita destra, A ila iua
destra, ^Manstanca.'^Mano man-
ca, sinistra, stanca. -^ Star cun et
manvurtèis.'^Starea mani giunte,
a giunte mani. Star cortese ha diver-
so significalo. V. Cròus.^- Una man
de de : Vna man d'zcchein. — Cin-
que giorni; Cinque zecchini. — A'
vèir el man fura. ^- Auer le mani
lunghe. Dissipare. Straziare i da-
nari. Aver la mano larga. — Star
cun el man in man.-— Stor colle ma-
ni spenzolate. — Starsene colle ma-
ni in mano. •— Andar cun el man
a sbindlon. — Andar colle mani
penzoloni. — A z'pssèin dar la
man. — Tanto è da casa tua a ca-
sa mia, quanto da casa mia a casa
tua. — Torr laman.'^Guadagnarla
mano. Guadagnare il freno. Dicesi
del cavallo, che più non cura il fre-
no. <— Lassars' torr la man dalla
muier, dal fiol. — Lasciarsi caval-
car dalla moglie, dal flgUo. — - Un
fiol eh' foia la man a so pader. —
Saltar la granata. — > Avèir el man
fall a rampein. — • Aver le mani a
uncino. — Dar la bona man. —
Dar la manda. — Avèir el man
d' strazz , e più bassamente d' mer-
da. — Aver le mani di colla. Dicesi
di chi facilmente si lascia cader di
mano checchessia. — A far % fatt
9U a n' s' insporca el man. — Niu-
no si deve vergognare dell'arte sua.
-^Mettr a man.^Manomettere. Met-
ter mano. Manomettere una botte ,
fin presduUo. — * Mets a nwn, -
Manomesso , Manimesso . agg. (Ina
botte manimessa. — Avèir vna (»^
sapr el man. — Aver tra,o ^
mano. — Pssèirs' basar la man,
0 al gòmbd. — Fare a bocca bacia-
ta i Poter leccarsene le dita.'- ti
man acà, e la lèingua tra i deint.
-^ Date che non si dolga,e dite che
non dispiaccia. Non ofiTeodete né io
fatti , DÒ in parole. '— Ciappar (a
man a un lavurir. — Far pratica,
Impratichirsi.-^ Una man d'peng,
e una d'foi. — Un suolo di pesche,
e uno di foglie, ec. Stratifiean, è
il disporre a strati. — > Trar el man
innanz. — Metter le mani iman:i
per non cadere si dice fig. di Ctii
aciiusa altrui di un DQancameoto.del
quale egli non è men reo dell'accQ*
sato. Oppure Difendersi , e scosarsi
di una nancanza prima cbe ve oe
sia parlato. - Far d'nu» e d'pi.
— Fare una cosa colle mani e co'
piedi, vale Farla con ogni va%%^o^
re, e possibile sforzo. — Dar (ni'/
man. — Dar fra maaw. Dar nefk
mani. Dar per mano. -— Èssr wa
man de Dio. -» Esser la man ^
Dio. \9i\e Essere una cosa oftimo.-
Una man, Dòu man d' cari, ^
prèma man, ec. — Girata. li àurt
un determinato numero di carte
in giro a ciascheduno de' gioca-
tori. Dar cinque carte alla pri-
ma girata, e quattro alla secon-ì
da. — Gita, dicesi anche quel col-
po, che trae ciascuno de'giaocaiori
r un dopo r altro. — Avèir la ntan.
Passar, Perder la man. — ^c<** •
passare , perdere la gita. — Bona.
0 cattiva man d'cor(.— ftwnooca*-
tiva data di carte. — Scaladatna^
V. Scala.— Una man d' vangai
Vanga. — > Manòun, m. Manòuna.
t Mano grande. — D* man in mas-
A man a man. — Mano a* tnoso.
Di mano in mano. -
MANARA. Scure. Un pezzo di \^
grosso piatto, per lo piìi io formaci
triangolo, la di cui base è ridona
MAN
Sòl
MAN
a filo tagliente, ed il vertice a gros-
so anello» nel quale è assodau la
tesu di un manico di legno , più o
meQ tango, per maneggiarlo. Si di-
ce aacora Atee, e Ascia. -- Mannaia.
(Che si dovrebbe scrivere con una
sola n, perchè proveniente da Ma-
no). Strumento di ferro piuttosto
ìungo tagliente , con uno o con due
mnubti, onde tagliar carni , e co-
se nmiU. — Mannaia. Quella che
si adopera a tagliar la lesta al mal-
£)Uori. ~ Mannaia Qaella de'mal-
celiai, detu dai boi. Falzòn. —
Mannaia de' pizzicagnoli , in boi.
fiitadura. Y ha il termine ancora
diiNpenne^f. Scure da due tagli.
- rmr a< man'g drì alla manara.
— Gcitort il manico dietro aUa tcu-
re — ^tgrusiar eun la manara.
-" Afàare. — Manara dia cioè. —
^J^egno della cMave. Quella' parte
deila chiave, che, facendo scorrere
la stanghetta , serve ad aprire la
serratara,
^^^U,h.t. Colpo di scfire.
«ANAREIN.n, m.MANARÉTTA, n. f.
Accetta (coli* e chiusa). Scuricella,
J f. Piccola ascia. — Mannaietta.
Piecola mannaia.
»A!^iBÒUN,A . n. f. Accettone, n. m.
Accetta grande.
«A.\.ARVERS\ Rovescione; e Manro-
wjctoco'sanesi.
"ANC.avv. Manco, Meno, avv. — Far
d' mofic. — - Far di meno. — Mane.
-ifcno per Minore. — Mane mal.
- Afeno male. — Dal più di mane.
"^ Oal più al meno.
«ANCAMEINT.n.m. Mancanza, n. f.
Mancamento. Difetto, n. m.
«ANCANT, add.Monc^uo/e. Roncan-
te, agg.
MANCANZA. V. Mancamèint
^^KK.v. Mancare.
"^J'DAR, V. Mandare: Iniziare. Spedi-
J«. Indirizzare. Trasmettere . v. —
l^nolfrore o Inoltrare non si dice
|Q <iaesto significato , ma in quel-
'^ di Andar più oltre. — Man-
*»»■ 0 zercof . Jlfandar a torr. Man-
dar a damar, ec. — Mandar per
uno, p. e. Manda a zercar. a torr la
emar. — Mandate per la comare.
'--Mandar co.— MatuÈar giù, e
meglio Ingoiare, Inghiottire. — E
flgurat. per Tollerare, Comportare.
— Matìdar alla strapi — Mandar
giù. Rovinare. Desolare. — Mandar
amai.'-' Matìdar male. Gettar via.
'^Mandarla zò mal. — Masticar ma-
le.-^ A n* la poss mandar zò. —
Non posso ingozzarla. «- Chi voi
vada , e chi n' voi manda. — Non
è più bel messo , che se stesso. Chi
non vuol mandi, e chi vuol vada
da sé. — > Mandar vi un servitòur.
— Mandar via. Licenziare, Riman*
dare. Cacciare un servo. -« Man-
dar vi di baron. — Cacciare, Scac-
dare de' birbanti.
MANDAREIN. Pallaio. Colui che som-
ministra la palla, e gonfia i palloni
ai giocatori.— - JVandarino, vale Re-
gio ufBziale nella corte delia China.
MANDEL. Màndorlo. Alberto noto, che
porta le mandorle.
'MANDERIA.V.Ifandrti.
MANDERIAR, v. Agghiacciare, v. Rin-
chiudere il gregge lin un campo o
prato con rete che Io circonda. Que-
sto campo viene chiamato in tal cir-
costanza A$f(;Ai'accio.— At|imandn'a-
re dicesi pure del ridurre il bestia-
me in recinto appartato. — Stab-
biare , Stallare. Propriamente Fare
star i greggi la notte ne* campi per
ingrassarli ; ed è questo il preciso
Manderiar de' boi.
^MANDG. V. Afan'gf.
•MANOGA. V. Man'ga.
MANDLAi Màndorla. Fratto del man-
dorlo. •— Jlfande^ alla perleina (dal
fr. Praline). Mandorle tostate. —
Mandel sgussaroli , o dalla gùssa
tèndra. — Mandorle prèmici. Man-
dorle stiacdamani.--' Oli d'mandel
dòulz. — Olio di mandorle. Olio
mandolino. — Lavurirfatt a man-
dia. — Mandorlato o Ammandor-
lato. — Mandla d' tòurta. — <hiar-
tuodo di torta, dicono i fiorentini.
MAN
352
M4II
•-* Una cassa falla amandlad^iòur'
ta. — Foggiata, Falla» Tagliala a
rombo. Con figura superficiale ret-
tilìnea quadrilatera, ma non rettan-
gola
MANDOLA. Mandola. Strumento mu-
sicale.
MàNDRÀ e MÀNDRIA, n. {.MandraMn-
dtia, n. f. Branco di animali grossi.—
' Gregge , n. m. e Greggia » n. f. Dice-
si propriamente del bestiame minu-
to, comedi capre, pecore, ec. Ed
anche di porci, di galline, e per fi-
no di p^sci , per Quantilà.
*MANDR£LL, n. m. Mandrillo,
MANDS. V. Mants.
HANDULEIN. Mandolino. Strumentosi-
mile alla mandòla , ma più piccolo.
Mandorlino è agg. V. Mandla.
MANEINA , n. f. e MANEIN, n. m. Ma-
fìina, n. f. e Manino, n. m. dim. di
Mauo. I boi. chiamano ManoUa una
mano piuttosto ripiena. -— Ditola ,
n. f. sing. Spezie di fungo liscio ,
che assomiglia alle dita della mano.
MANÉLLA D'CiN'VA, D' STÓPPA, ifo-
nala.Manella di canapa» di stoppa.
MANÉSC, add. Manesco, agg. Per In-
clinato, pronto al dare e al menar
le mani. Esser delle mani. — A Ma-
nesco nella lingua nazionale si dà
ancora un altro significato di,Pre</o,
Pronto» cioè Da potersi averpron'
tamenle in mano. Non potei pagar-
lo sul momento , perchè non aveoa
danari maneschi. -— Vale ancora
Comodo da portare in mano: p. e.
Far un fagutlein del coss miòuri
da pssèir purtar in man. — Fare
un fardellello manesco del suo mi-
glioramento. -— Da Manesco si fa
Manescamente, av v.Colle mAni.Com-
•battere manescamente: cioè Da vi-
cino.
Mk^Ènk. Manetta» diro, di Mano.ilfa-
nuzza, Manuccia. — Manétta da
canlaran.-^ Campanella. Cerchiet-
to di metallo appiccato ai cassetto-
ni per tirarli a sé.— Manétta e Mant-
tòn di baùl» del cass. — - Maniglia»
n. f. è termine generale delle arti
per qoe'pezzi di ferro o d'altro me-
tallo, che servono per alzare. snl-
levare casse, bauli, e simili. Si chia-
ma ancora Maniglia. Qael ferro, io
cui passano 1 cignoni delle csrm
ze,che in boi. dicesi Manetta. "
E Maniglia, Specie di cacciavite
con manico, che serve par per ie
carrozze , e in boi. Manezza.
MANÉVEL.add. Manoso, Morifidoal
tatto. Trattàbile» p. e. Àbito di paia-
no fine » e manoso. — Maneteo.ìki-
neggiàòile » Maneggèoole. Che si
può maneggiare con mano. Landi
manesca. ^- Dùttile si dice di is-
talli facili ed arrendevoli a lavori-
re , come V oro , lo stagno. DM
propriamente, siccome pare die
venga da Duco» Condurre, Tiran,
varrè Ch' è facile ad estendersi, to-
me r oro, eh' è il pili duttile di toUi
i metalli.
MANEZZA , n, f. Manicotto» i. o. i^
nesé nel quale il verno si (en^ooo
le mani per ripararle dal (reàdo
Quando è di panno o di raso dicesi
Manichino. — Manezza dia carro:*
za. V. Manétta.
MANFATTEIN. V. Grattadein.
•MANFREINA. Monferrina. Sorte di
ballo.
MAN'G, n. m. Jlfdntco. n. m. Termine
generico che. indica qael/a P»'^^
degli strun^enti , che serve per po-
terli pigliar con roano e adoperar-
li. La nostra madre lingua ricca di
termini dà nomi propri diversi alle
impugnature di vari strumenti. Per-
ciò il manico della tromba vieo det-
to. Menatoio. -^ Quello della sega.
Capitello 0 ManigUa. — Oue"o del-
l'aratro, 5<iva. — Della falce. 5^'-
le. — Del cucchiaio, della forchetu
Còdolo. — Quello della seggiola
Bracciuoh. — Del chiavistello, V^;
niglia, ec. ec. — Man'g dia cia^
V. Tèsta dia ciao.— • Da Man'g il»'
formano Imman'gar. V. — i4ortr<»»
man'g in man. — CIU ha la tMi^<^
la in maììo si fa la mnestra a suo
modo. Comandata alle feste; ^f""
MAH
353
MAN
kkpatta in maM: Far comre il
9mco colla sua meiMa: Egli tne-
na tutta la itofna. Cioè Chi fk la
parte da sé, se la £i buooa; opimre
Chi ba il comando Io osa in sao
prò.
MA.VGA, 0. f. Màmca, n. f. Quella
p»rie del vestilo cIm caopre il brac-
cio. Qaella manica che ciondola ap-
piccata ai vestito de* religiosi, dei
semìDaristi , per ofnamento, dicesl
M(inkòiUìlo,^ Èsser d'fnan'ga lar^
ga * Esser facile , andanie » ear^
itnU. — Ok! r è un aUer par
d'mn'g (dal Ir. Vaici bien une au-
inpoùt demanches).-^Queet'èun*
fUtn mercanzia, -— Una nun'ga
d' oien, d' baron, — Una manica ,
HnaiMNo d'ofifii. di furfanH. —
OttèUcAea'tjatn bmi,t>a in man'g,
'■^Mbche non va neUe mani-
^»n ne' gheroni. Quel che non
si coosama in una cosa, si consoaia
oeli'aiira. — Mandort' , o Tirars'
M H man'g dia camisa.-^ Sbrac-
ctoni. Bimboceare le masdeke* —
^i Itnman'gars' , Imòrazxars* ,
^^e Metter le braccia nelle mani-
che de' vestiti. Imbracciare. — /m-
^nanicato vale Guemito di ma-
RicAe.
liANGANAB , V. Manganar le tele »i
^P9\» ec. Soppressare col manga-
no. Manganar per Arnukanganar. V.
bANGaNELL. Aande/to. Baston corto
Pi<^to in arco, cbe serve per i-
^^ere.e serrare bene le faoi,
colle quali si legan le some.— Afon-
f^. hundanéU. — Maleròzzolo.
l'ezzo di legoo rotondo che da' coo-
Nioi si lega colle chiavi per non
leperdere. V. Hundanéll.
■A^tiHEN. Màngano , n. m. Macchina
colia quale si distendono le tele.
'^»GiATlV. add. Roba mangiativa.
floòa òona da magnar. — • Mange*
rtcdo, agg. ^ Diceei ancora Man-
dtaUiTo, agg. Buono a mangiarsi. E
<^iimei(J6tl0. in isUle più elevato.
MANGIATOIA, n. f. llammesUbile,
l'nKmgtareai vitto o il cibo ne-
ceatarioper ^vere. Filfo. fiUsuir
ria. ViUuaglia. — Massghne direb-
besi* parlando di aBimall.per la ro-
te da mangiare, ciò che serve di
pastura al bestiame. — /M-l-tma /o-
«lèia la nuutóur spèisa l'è per la
numgiatoia. — > La maggiore .spesa
in una famiglia è il eommesUbile.
^MANIFATTURA. Jtfani/blfttra. Opera,
Lavoro faUo a mano , che oggi di-
cesi anche a quelli operati eoo sus-
sidio di macchine.
MANIFÉST. iiwiao. Annunzio. Quel
foglio che si rende pubblico per fa-
re qualche invilo • o annunziare
qualche opera. — Manifesto. Poliz-
za 0 Kelaiione, che fanno i ministri
del pubblico, o il sergente della
giustizia.— Jfam/èfffo. Scrittura fat-
ta da chicchessia per far pubbliche
leaue ragioni.— Afani^ato. Spedizio-
ne che si accorda dal Doganiere ai
conduttori. -* Memifesto , avvera
bialm. per Manifestamenie. — Ha-
nifesto» aggettivo. Palese, pubblico,
noto.
'MANIFESTAR, y. Manifestare. Annun-
ziare. Far palese. Far noto.
*MANIGÓULD. Jfonigoldo. Carnefice. E
fig. Furfoknte.
'MANIPOUR . V. i/anipoioiv.
MANIRA.n.f. MOD, n. m. Jfaniero,
Guisa, n. f. Modo, n. ro. -^ Al cmin'
zò a parlar in sta manira. — Co^
nùndò a parlare in questa manie*
ra, in qttesto modo. In colai guisa
cominciò a parlare. '^ L'è fati in
sta manira. ^^ È fatto in questa
guisa. — Alla nostra manira. —
Alta nostrale. In guisa nostrale.'-^
Manira de dir, o d' parlar. — Dici-
tura. Stile. — Frasario , dicesi per
lo più di un dato numero di frasi
adoperate comunemente da uno
scrittore, o parlatore. Ha il suo fra-
sario. — Bèlla , o Brutta manira
d'parlar.*-^ Bel porgere, o Mal por-
gere. — Dar manirck. — Manierct-
re. — Cùn bèlla manira. — A bel
modo. Gentilmente; In guisa gen-
tile. Il contrario è A mal modo. —
40
(fan la bona mmnira a i' ariuuss
inrirògn eosta. — U buone parole
aeeoneiano i ma' fatti, ^iinch'ha
ima bona tnontra. ~«^ Uomo marne-
roso (Mfibe in boi. Maniròus),
MANIRAZZA. Maniera indvik, plebea.
Atto poco arbaao. Maniera inur-
bana. — Cùn una manirazia. —
Inurbanamente, Con inurbanità.
In modo inurbano, indwle, rozzo,
scortese,
'MANIRÒUS. V. Manira.
^MANIZZEIN. Manichino. Quel pezzo
di tela, increspata io cui sogliono
terminare le maniche della «imicia,
e cfae pende su' polsi delle mani per
ornamento. — Mamzzein. «^ i cep-
pi di ferro che mettonsi al polso
. degli arrestali.
MANOPLA. Matwpola. Cbianavan eesl
gli antichi on' armatura di ferro a
difesa delhi mano. Ora ella è Una
specie di guanto senaa dìTisione
delle dita, o al pili col solo dito
.pollice.
MÀNPEL, n. m. Lo stesso che ram-
pati. V. Td^alori.
MANSIÒN. V. Soverscreit.
MANT. V. Fraù)/;
'MANTECA, n. f. Manteea. Pomata.
MANTECA , add« Bèin o mal man-
teca, per similit. dicesi de'sorbet*
a bene, o male rappresi, a eon-
AensatL
MANTEGN DLA SCALA , cioè €o8a che
si tiene in mano. Appoggiamento.
Certo lavoGO di pietra , e di legno
che usasi porre da' lati delle scale,
per appoggio della mano.
'MANTGNIB. v. Mantenere.
'MANTELLIA, n. f. ManHglia. Abbi-
gliamento doooesco.
HANTS (dal Ut. Mante»). Màntke.
Strumento che attrae e manda fuori
Taria. -^ Mantici da fabbro. Manti-
ci da organi. — Mants doppi. —
Manlice perenne. *^ Tirar i mants.
<— Menare i mantici.
HAN'VAL. Manovale. Quegli che serve
al miiratore.-^lfan'i;(U d'furmèint.
n. m.
364 MAS
'MANVÉLLA, n. f. Mank}tì!la. Uoiiml-
to, n. f. Hròne, n. m.
MANUFATT. Edi^m idrovifoo. Ponti ,
cateratte, esimili.
MANUTENZIÓN , n. f. (dal fr. Uam
tention). Conservazione, d. f. Jfa»-
tmknenta, n. m. — UawattnmM
non si dice come non si diee Xanu*
tenibile , né Mantembile, aè (^on-
ser%>abile, Cónservhole.
MANZ, n. m. MANZA, n. f. (codZ a-
spra). V. Bà.
MANZA (con Z dolce). Maiieia. V. lo-
naman.
MANZEIN ( con Z dolce ]. MandM.
Che adopera la mano sinistra io fe-
ce della destra. <^ Mancino m(«^
ritto. Chi adopera egoalmeate l'aa
e l'altra mano. Alcuni , e spemi-
mente i chirurghi, con voce hi
dicono Ambidèstro. -^ ìknim»
add. Msmdno, agg. SÌDi«lro.^'
boi., parlando di animali da tiro .
hanno 'la voce Dritiar , ^^^^
Quello, che, tirando carri o M.
è sempre messo dalla parte dritta
o destra; e Manzein oSAwicar, Quel-
lo ehe tira dalla parie siDìstra. Pa^
landò d'uomini, Drittar è Colai d»
adopera sempre la mano destra, o
pure il piede destro , e non sa pw*
▼alersi della sinistra, • Il suo eoo-
trarlo è Manzein, cioè Cbe adopera
la mano sinistra in luogo delia de-
stra. In lui. si dirà Cavaììoàettro:
Uomo ehe usa delia detlra, della
man ritta, ec. Mancino, ec. cone
abbiam detto superiormente. ^
Mancinòcolo, n. ro. Guercio, o losco
dall' occhio mancino, è voce antica.
MANZOL V. Bò.
MAOGHEN. Maogani. Nome di no al-
bero americano , il di cui legno co-
lor rosso è molto pregiato ,« 8en<!
per laTori di ebanisti. Voce dell'oso.
MAPPA. Carta topografica. CarU su
cni sta esattamente descrìtto v»
luogo, od un paese.
MKVi.Mare e Mar, per sIdc — w»^
mar e magna. — Par mari e ww«*
ti. ^ Far nmpossibUe.
MAI
366
MAI
%kUlk (FAR). Far maU, Non riu-
scire.^ anche come per esprioiere
Dare addotio e Battere, m
VARaNGÒN. Coarpmtiert, Ugoaiuolo
che fabbrica i carri. Carraio. Car-
radore, '^ Marangone in ilal. si-
gnifica gareooe di legoaiuolo. che
va a lavorare per opra. Meile galere
Mamnoone é il maestro d'ascia.—
Marangoni sono quegli uomini ,
che loffaodosi ripescano le cose ca-
dute io mare, e racconciano qaal-
cbe rottura delle navi, con altro
Dome detti Palombari.
MARASCA^ D. f, Amaraica, Marasca,
Ciriegia amarasca, Ciriegia anut-
ratchina. Frutto« Specie di cirie-
^ ulvatica aspra ed amara. — >
V^^o che produce questo fratto
è dettu Amarasco, Marasco, 4ma-
nno.lflbol il nome dell'albero non
differisce da quello del frutto. —
Conurtìa d'marascat o sia alla ini>
uBese MarensMi (nome preso dal
»^ Amarena), Diamarinata.
KARAVEU, D. f. Maraviglia. Merùoi-
9li^: e Ammirazione, n. f. Stupo-
^* MarwigUamento, n. m. — Da
Karavtptia viene il verbo Maraxft-
giiorii (boi Maraviars' ) ed altre
cotiche non sono del dial. boi. p.
e Ctìiia da maraoiars*, — Maravi-
Stabile; MaravigUèvole ; Maravi-
glio. - cùn maravèia. — * Mara-
^}h$amente, — Cùn gran marOF
y«. — Maravigliosamente, avv. —
In eh' 9' maravèia. — Maraviglian-
t(-Maravèia dèi Perù. — Maravi-
9li(idel Perù, chiamano i gfardl*
Dierì uoa pianta comune, che pro-
duce 00 fiore odorifero di notte ,
staodo chiuso il giorno. — Maraoè-
iad'£|ji<{(t - Maraungiia d'Egitto.
Altro fiore simile al suddetto , ma
P^ù grande, e di color giallo, quasi
senza odore.
MARAVUBS', V. Meranrigìian. Mara-
.JARAVIÒN. Bighellone.
^^^,Ji.p.m. Marco.
"AfiCDLASTADlRA, n. f. Sàgoma.
a. f. VotganMBie diceti PiotMno,
ed anche Romano. Centrappeio del*
la stadera. •*• Marco è una certa
quantità di moneta, oppure un pe-
so. Ifoyvo si prende ancora perCTon^
traesegno.
*MABCA, n. f. Contrassegno, n. m.
Marca, n. f.
MARCANTONI , np. MarcanUmUi. -^
Un pèzz é' marconlonJ. — lina
bella tacca d' uomo. Vale Uomo
grande e robusto: Un coramvobis.
'MARCAR, V. Cot^rassegnare,^ MarcO"
re. — Marcar la biancari. — Se-
gnare , Contrassegnare te bian-
cherie.
MARCATAMÉINT, avv. Segnatamente;
Espressamente.
'MaRCHÉIS, n. m. Marchese. E ^ale
anche Mestruo.
MARCIA. Marcia, li camminare de'aol-
dati. ^ Marcia per Marza. V.
MARClAPl. Marciapiede. Quello spazio
più alto a' lati d' una strada , dove
passa chi cammina a piedi.
'MARCIAR, V. Marciare. -^ Marcia, o
Marcia vii — Levati, TògUH' di
qua.
MARCSÉTTA. Marcassito. Pirite.
MARÉ«SPÓUS. Marito, Sposo, Con-
sorte. «^ Ai dulòur dèi mare* É
quando si sente dolore battendo il
gomito fortemente contro qualche
cosa di doro, lo ital. sì dice It duol
della moglie è come il duol del gò-
mito, che peusa presto. ^ Mare e
muier, — Coniugi pìw.IugaH phir.
e Sposi più comunemente.
MARÉGNA, o MARÓGNA. V. Scdtima
d'férr,
'MAR£lNA,u. f.AfaHno.
'MARENA . n. f. V. Marasca.
MARFISA, BRUTTA MABFISA. Sninfia.
Donna affettatamente attillata , ed
anche brutta. -* Budbrki. Buona ft
nulla.
'MARGARETTA, n. p. f. Margarita.
Margherita,
MARGARITEIN , n. m. Margheritina,
Pratellina, n. f. Sorta di 6oretto
bianco che cresce ne' prkti. BeìMì
MAR
3S6
ÉLxn
permnii. — Uargmitein', n.f plor.
diconsi certi § lobetti picciolissimi ,
e perletle forale di vetro , di cui si
fanno ornamenti femminili. — Mar-
garitein df Spagna. — PratelUne
doppie. Margheritina. E con termi-
ne botanico BèlUde. Bellis horienm
flore pieno. — Conteria, chiamansi
quelle Mercanziuol» di vetro, come
appunto le Margheritine, Perlette ,
ed altre simili coserelle di vezzi. —
Vetrame è pur termine collettivo di
tutte le minute manifatture di ve-
tro.
*MAfìGEN , n. m. Margine, Lembo, n.
m. Estremità, n. f.
*HAR1, d. p. f. Maria. — Dimin. boi.
Mariulein, Manetta. Mariùccia.
Mariola.
MARIDA, add. Maritato , Agg. Che ha
marito. — Maritato si prende anco-
ra per Unito ad altra cosa: quindi
Ced mariUUi, cioè Mescolati con
paste. Lasagne^ maritate. Unite ad
altra cosa. — È stato detto Mctrita-
lo per Uomo che abbia moglie, e la
Crusca porta un esempio del Caro.
Ma sia detto con buona pace dell' u-
nae dell' altro, ella è voce molto
impropria , ed inutile » giacché ab*
biamo Ammogliato. Ed io lo chia-
merei un Idiotismo de* bolognesi ,
i quali SODO sforzati a dire Marida
tanto all' uomo che alla donna , per-
chè manca l'equivalente ad AmmO'
gliato in una sola parola, e conver-
rebbe usare della perifrasi Un om
ch'ha mukr, a chi non volesse dar
V aggiunto di maritato al maschio.
MARIDAR, V. Maritare, v. Maridar
una ragazza cùn un. •— Maritare
una fanciulla in,o ad uno. -- Ma-
ridars\ — Maritarsi. Prender ma-
rito.
'MARINA , add. Ammarinato. Marina-
to, agg. E dicesi specialmente del
Pesce aggiustato con salamoia di sa-
le e aceto, per conservarlo.
"MARINADURA. Lo ammarinare il
pesce.
'MARINAR, n. m. Marinaro, Marinaio.
Ed oggi qualcuno dice par anco
Marino.
MARLETTA. n. f. DL'ÙSS. DLA FNÉ-
STRA. Saliscendi, e Saliscendo, n.
m. — Mariella cùn la tèsta, e Voce'.
— Saliscendi con testa, e coda. —
Èarlètta a scroc. -— Saliscendi che
s'apra col pollice, ^- Marlètta cùn
al bttòn. — Saliscendi a manu-
brio. — Marlètta cun al Utor
marlètta. — Saliscendi sul pa-
letto^ — Marlètta d' lègn. — Nòtlo-
la. — Tgnir sulità la marlètta ,
che n' casca zò , perchè Vùss stoga
averi. «- Appuntare il saUscaii
Fermarlo o farlo star fermo in allo;
metterlo in punto.
MARM. Marmo. — Marm amaccid tf'
ròss, d'vèird, ee. Marmo pezzato
•^ Una cossa d'marm, — Cosa
marmòrea, marmorècda, marmo-
rina. V. Marmord. — Dpenzr a
marm. — Marmorare.
MARMAIA. Gente plebea. Plèbe. Mar-
màglia. CanàgUa. Gentàglia kacht
in boi. vi sono questi drversi ter-
mini colla desinenza d'abbieziODe,
e d'avvilimento. Canaio, etz.
HARMELATA (dal ft. Marmelade). Con-
serva fatta di frutti cotti collo zuc-
chero.—Di mele cotogne dicesi Coto-
gnato (boi. Cdugnd). — Dì mele.
Melqta. — Di qualunque altri sorta
chiamasi Conserva,
MARMETTA. V. Pgnatt
MARMITÒN (dal fr. MarmiUm). Squal-
tero. Tempellone. Uomo grosso, che
faccia il goffo.
MARMORÀ, add. Marmorizzato , sg^.
•^ Carta marmord, marmoreina.
-^ Carta marezza, amarezzata,
marizzata , amarizzata, e marmo-
rizzata. — Marmorato è sust e va-
le Incrostatura di marmi.
MARMUREIN. Marmori^la; da alcuni
anche Marmorino , Lavoratore io
grosso di marmo. — Marmorato e
Marmoraro è lo Scultore in mar-
mo. — Arte marmòrea, dicesi ^a^
te di lavorare e mettere in opera i
marmi.
MAR
367
MAR
MAROCCA, n. f. Marame, SeeltUfM,
n. m. La parte più cattiva di eheo
cbessia.
MARÓN. Marrone (con dae r, sebbene
non provenga da marra). Spezie di
castagno albero, e di castagna frut-
to più grossa dell' ordinaria. — Ma-
ròn d\Éndia. — Caitagno d'India.
- Culòur d' maròn , d* eastagn. —
Color mofiachino. Colore di icorza
di castagna. Ed anche detto asso-
lai, seoza la parola colore; p. e. Era
a mantel di scorza di castagna. Di-
cesi ancora Colar castagno , Casta-
gnim: ed assoiut. Cavallo casta-
5«o. — Maròn. — Marrone, per
Errore. — Far un maròn. — Fare
wivMrrofie. Da' boi. si dice anche
ftlh fmizese , frase però piuttosto
sconcia per l'equivoco della parola.
"^ Maròn sèinza i rezz. — Marra-
« A'ricciafi. — Cavar i rezz al co-
%n, ai maron. -^ Sdiricciare le
cutagne.
HaRSCàLC. Jfattffcatco, Manesealeo,
Maritcalco e Maliscalco. — Quello
che medica, e ferra i cavalli, ed
altre bestie da soma, e dall' ugna
fessa. — Ferraio , e Fab&ro ferra-
w.èrArteflce che lavora il ferro.
"* ferratore, quantunque sia stato
preso anche per Fabbro » tuttavolta
épiò propriamente il JVanrfca/co
cbe ferra i bestiami. — Veterina-
fio. E il professor medico delle
bestie.
JARSEINA. V. Unifourem.
«^«TÉLL. Martello. — 11 Martello ha
tre parU. — Occ' dèi martSU. —
Occhio. — Tèsta. — Bocca. — Pèn-
"«. — Taglio, GrancMo , o Penna.
^ fenna è termine generico. Ta-
SUo, dicesi quando è tutta intera ,
Qop divisa cioè per lo mezzo. Gran-
<^tu> allorché sia divisa e augnata,
come nel martello de' legnaiuoli.—
ìlarUU da muradòur. — MartelU-
^^Martéll dia porta. ^ Martel-
*<>> «si dice quando ha la forma di
n|»tello. Quando poi è fatto a fog-
già dì anello chiamasi Campanella.
MARTLEfNA DA MURADUR. JTorfWtf-
fia. Martellino a due tagli. — JVar-
tleituL dèi scciopp. ^ Martellino ,
MABTLETT. MaHelletto, dim. di Ifar-
tello. — • Martlètt per Taiol a mar-
tUtt d'vid. V. Taiol.'-' Martlètt per
Saltaréll.^ Salterello. Quei legnet-
tl che, mossi dal tasti, vanno a bat-
tere sulle corde di un gravicem-
balo.
HARTÙF. Baòbuasso, Bietolone, Ba-
lordo. V. Tabalori.
MARUCCHEIN. Marrocchino. Sorte di
cuoio, pelle di capra concia. Come
voce originarla da Marocco si do-
vrebbe scrivere con una sola r.
MARINAR. Bruciataio, Caldarrosta-
ro. Colui che vende le caldarroste ,
dopo averle cotte in una sorte di
padella tutta pertugiala.
MARZ. Marzo. Nome del terzo mese
deiranno.'— Miarz. -- Marcio. Ter-
mine di giuoco. — N'esser fora dèi
marz , o dia marza. — Uscire , o
non uscire del marcio, vale Vince-
re 0 perder la partita doppia per
non essere passata la metà de' pun-
ti , che si richiedono. V. Cappott.
MARZ, add. Afarcto, Marcito, ogg.lm-
putridito. Corrotto. Putrefatto. In-
fracidato. Infradiciato. PtUrido.
Fràcido. — Avèir marz una eossa
in tèsta. — Saper per lo senno a
mente. Avere una cosa in conttmti.
— Téimp marz. — Cielo umido,
acquazzoso. Tempi acguazzosi.
MARZA, n. f. Marcia, h. f. Marciume,
n. ro.
MARZADt,n. m. pi. Marzuolo, stog.
e Marzuoli plur. Aggiunto a grano ,
e biade, che si seminano nel mese
di marzo.
MARZANA, n. f. Leale, n. m. Quello
spazio che si lascia sopra i fhimi
alla ripa per non impedire la navi-
gazione.
MARZAPAN.JVarsopane. Sorta di pasta
dolce.
MARZAR, n. m. ARA, n. f. Mereiaio,
n. m. aia, n. f. Che fa bottega di
MAT
360
MAT
lfATRlZ»D. f. ÙTER,D. m. Matrice,
f. e con voce più nobile Ùtero, n.
m.Le Mammane ed altre donne vol-
gari la chiamano Mader , qaindi
Al mal dia mcuier.^-' Male d'uiero,
<— Matrix. -« Matrice cblamaiko
i Notai V Originale seri tiara che re-
sta ne' loro atti. V. Malacopia, —
Hystera in greco signi6ca Utero ;
<la quella voce i medici ne ban trat-
te varie. — Istèrico Aggiunto di
€iò cbe appartiene ali' utero.- ilfm^-
- di isterici, ed anche Àntistèrid. Af-
fezione isterica, ec. — I medici
comunemente sogliono dare il no-
me d' Isterismo alle affezioni iste-
riche; ma è voce d' uso. — Metri-
fide (à^Metra, matrice). Infiam-
mazione d'utero.
MATT , MATTIRIA. Molti sono gli at-
. tributi , che si riferiscono allo stato
morale dell'uomo, il quale, per
qualche sconcerto della sua fisica
organizzazione, non può &r uso re-
golare della naturai facoltà della
sua mente, giusta i dettati della ra-
• gione. Io ne farò qui l' enumerazio-
ne, lasciando che dai Vocabolari clas-
sici , e particolarmente de' sinonimi
del Romani, se ne rinvengano ìe
diflTerenze , che troppo lungo sareb-
be qui riferirle. — Matto. Pazzo.
Stolto. Fàtuo. Mentecatto. Insano.
Folle. Demente. Forsenpjato. Deli'
Tante. Frenètico. Maniaco. Furioso.
Ed altri nomi di minore intensione.
Scemo. Scempio. Scempiato. Stolido.
Stordito. Scimunito. Lo stesso di-
casi de' nomi astratti Mattezza
{Matteria e Mattia sono antiqu.).
<— Pazzia. Stoltezza. (Stoltizia lat.,
Stoltia antiqu.). Fatuità. Mentecat-
tàggine. Insània, V. L. Follia. Fol-
tezza. Folleggiamento. Demenza.
Forsennatezza. Forsennatàggine.
Delirio. Frenesia. Mania. Scimuni-
tàggine. Scempiàggine. Storditez-
za. Stupidità. Stolidezza. Stolidità.
Insensatàggine. Insensatezza.Scem-
piàggine. Scempiatàggine , ec. — -
Matt stia. — Matto spolpato , o
epaccMo. — Matt cm' e una ca-
valla. — Matto da sette coite. —
— Da matt. --^ Mattamente. Pa>
zamente. Stoltamente. Forsennata-
mente , ec. — Ai ha vlù i mail e i
savi, a in ha vlù dia 6ona per
fati' andar vi. — Vi ha abineogna-
io di molto per farlo escire. — Far
del mattiri. -^ Far delle corbelle-
rie, delle cervellagginL — Eh mal-
Uri! -^ Canzone I detto per modo
d' interrom pimento quando altri
non risponde per appunto a ciò .
che noi domandiamo. ^ Cruvers
al matt, fig. dal coprire la cartt
detta Jlalto,nel giuoco de'Taroc-
— Mettersi al coperto. — - Mettrei
matt a co. — PiiimetUrti m cer-
vello.
MATTANA, n, f. detto per ischeno.
Matterello; Pazzerello, n. m. Mot-
terella ; Pazzeretla, n. f.
MATTARELL DALLA SPOIA. Mottetti-
lo, e con voce piii nobile Spiana-
toio. — Mattaréll nel mascolino è
vezzeggiativo, Matterello . ma nel
femminino Mattarélla equivale a
Civettina. — Far la matiarélla. —
Far la civettuzza, la civettuola,
la civettina. •— Mailer, Mattar&it
dicesi di qualunque bastoncello
maneggiabile. — Matterò. Bandel-
lo. Da quella voce fassi Mattarlar,
che vale Bastonare,
MATTATA. V. Matt.
*MATTAZZ, n. m. MaUaccione.
MATTAZZA.n. f. Mattaccia, n. fera,
di Mattacelo. Gran pazza. — Mat-
tazza. Giuoco che si fa da' boi. col-
le carte da Tarocco, ed è il gioca-
re al rovescio, cioè stabileodo
Che vinca colui che perderebbe se
si giocasse secondo il consueto
giuoco. Si fa egual giuoco sullo
scacchiere in giocando a dama , ciò
che i boi. dicono Far a chi peri
veinz : e in ital. Fare a vinciperdi
Si potrebbe usar la stessa frase pel
suddetto giuoco colle carte , lotta-
volta essendo che in questo il trìoo-
fo rappresentato dal matto ha moJu
UM
361
MDA
prevalenza « io lo chianerei col-
lo giesso nome proprio Maltaecia,
— ÀdduUurars' i/i-f*ai zttg dia
mattazza» — ùoUorarsi. Dicesi
quaodo uà giocatore, rimasto per-
dente de' primi seguirne prende
degli allri pagando altra volta la
sua posta, e rientrando in giuoco,
e chiamasi Dottore, Cosi Avvocato ,
ed Avvocatane quaodo, perduti an-
che questi segui, si prendono i
terzi»
MATTAZZOL. MATTABÉLL . MATTU-
TEIN. PazzareUo. Matterello, Mat-
teruiio. Termini usati sempre per
Teizo, volendo indicare Uomo piut-
tosto allegro che no.
•MATTELNA. V. Malteria.
MATTENA, n. f. Mattina» n. f. e Mat-
tino, n, va. — Tutta la matteria.
— Mattinata. — La mattena prèsi»
la mattena a lmnòur(k. — Di buon
tnattino.
MATTER. V. MattaréU.
MATTÉZ, n. m. Follia, n. f. — Fardi
mattez. — Pazzeggiare. Pazziare.
Folleggiare. — Andar in» o a ma^
tèz.^ — Andar a folleggiare , a far
follie.
miTINÀ. MAITINA, n. f. Mattinata.
Uq tramestio fatto percotendo in-
sieme arnesi ed istrumenli sonori ,
per ischernìre e dar la baia a per-
sone vedove e vecchie , che si ri-
mariiinc— Usa specialmente nelle
campagne.
MATTlRlA. V. Matl.
MAHIRIOLA. Pazziuola, dim. di Paz-
zia, in signif. di Cosa da pazzo.
MATTÒN. Giovialone, Allegroccio, Al-
legro; e cosi il femminile.
MATTUTEIN. V. Mattazzol.
'MAYER, n. p. m. Mauro, n. p.
MAZ (con Z aspra). ifà(7(7to. Quinto
mese dell' anno. — / tri Re-Maz.
Y. Mag.
MAZÒUR, Maggiore. Plìi grande. —
Piiimaggioreè stalo detto dal Bem-
bo; come da Plauto Màgis majores
nugas egeiit. — Maggiorissimo su-
peri, di maggiore, per Massimo.
MAZURANA. Jfaiorand. Erba odorosa
de' giardini. — La Pena è una va-
rietà delia maiorana. Aniàraco
gentile.
MAZZ (con ZZ dolci). Mazzo. Piccola
quantità d'erbaggi, di fiori, o si-
mili cose legate insieme. — Mazz
d'cart da zugar, mazz d*letler, ec.
-— Mazzo di carte da giuoco, maz-
zo di lettere , ec. — Mazz da sitar
el lègn. — Maglio. Mazzo da palo.
Mazzapicchio. Spezie di grosso
martello di legno a due bocche* ad-
operato da diversi operai.
*MAZZA, u. f. Mazza, n. f. Maglio, n.
m. Grosso martello di ferro.
MAZZACBOC. Tonfacchiotto. Aggiunto
di persona piccola e grassa.
MAZZA PEI DER. incubo, e con nome
greco Efialte. Infermità, in cui a
chi giace sembra di essere oppres-
so da un grave peso« e perciò in
più luoghi d'Italia è detto Pesa-
ruolp.
*MAZZÉLL, n. m. Ammazzatoio , n.
m. Macellerìa, n. f. — / han fati
un mazzèll. — Fecero una strage,
un macello. Grande uccisione.
MAZZOCCA, n. f. Capocchia, o. f. Màz-
zero, lì. m. Estremità di mazza o
bastone che sia più grossa del fusto.
Bastone pannocchiuto.
'MAZZOL, n. m. Mazzuolo. Piccolo
maglio.
'MAZZOLA (DAR LA) Far ribassare
il prezzo. — Èsser sòlta alla maz-
zola. — Essere soggetto ad alcun
danno.
MAZZOLA D* AGÓCCIA. Capocchia. Il
capo degli spilli. Mazzuola, vale
Piccola mazza , cioè Bacchetta.
ì/lDMk. Medaglia. Una volta era nome
dì Moneta, oi'à rimane questa voce
alle antiche monete greche, e ro-
mane, ed anche di altre nazioni di
qualsivoglia metallo e grandezza.
Ed altresì a Quelle impronte, e im-
"^ presedi qualsiasi metallo, che si
fanno a memoria d'uomini illustri,
0 di santi. — Il Bitto, il Rovescio
della medaglia. Esergo d'una me-
iì
MRD
362
MEI
doglia è una parola, una sentenza,
0 simili , cbe qualche voila trovasi
sotto il fondo , 0 campo dove sono
le 6gure. — Sumismàlica (da No-
misma gr., Medaglia o Moneta).
Arte di conoscere le medaglie , e
monete antiche. — Numismalogra-
fìa. Descrizione delle medaglie « e
monete. — Far basar la mdaia, al
bamùein. — Far baciar il manipO'
lo. Tirare gli occhi. Far costar sa-
lato caro.
MED'DÒUR. mentore.
MEDER, V. Miètere, v. Si fa ancora
sust. Al meder. -^ La messe. La
mietitura. — Al tèimp dèi meder.
— La mietitura.
'MEDGAR, V. Medicare.
*MEDiC,n. m. Medico.
MEDlCÀMÉiNT,u. m. MEDSEINA., n.
f. RIMEDI , n. m. Medicamento , n.
m. — Medicamèint, o Rimedi da
busanc. — Pannicelli caldi. Rime-
di inefficaci , o di poco sollievo. —
Medicina, n. f. Il medicare. Con vo-
ce gr. Fàrmaco. — Dicesi ugual-
mente per qualunque materia atta
a medicare. — Alessi fàrmaco. Me-
dicamento che giova. — Rimedio.
Nella comune accezione vale Con'
travveleno, o gr. Antìdoto. — Pa-
nacèa, figurai, per Rimedio unico
universale. — Farmacia. Quella
parte della medicina che tratta del-
la composizion dei rimedi. — Far-
macèutica (da Pharmacon gr. me-
dicamento). Parte della medicina ,
che dà la descrizione dei rimedi ,
ed insegna la maniera d' impiegar-
li opportunamente.—- Farmacia.
Arte cbe insegna la preparazione ,
e la mistione dei medicamenti , e
dà la maniera di comporli. — Far-
macologìa. Parte della medicina
che tratta dei medicamenti. — Far-
macopèa. Titolo cbe si dà ai libri ,
che insegnano a preparare i medi-
camenti.
MEDSEINA. Medicina. Scienza ad Ar-
te del medicare, e del conservare
la sanità.— Medseina. — Medicina
prendesi ancora per Rimedio » pre-
parazione medica da prestarsi al-
l'ammalato. V.Jfedtcamètn(. — Em-
pirismo. Medicina pratica fondata
sull' esperienza.
MÉGA (dàiraut. ital. Miga). Mica.
Non. i boi. r usano spessissimo do-
po la negativa, come i franzesi il
loro Poinl, Pas; e quando non ad-
operano il Méga, vi sostituiscono il
brisa. — An' in vói méga; A n' in
vói brisa; An* i n' è mega sta; a
n' t n è sta 6n«a. Al n' è mega
per dir mal; Al n' è brisa per dir
mal. In ilal. si usa di rado. Non è
mica, 0 non è già per dir male.
Non ne voglio punto. Non ve n'è
stato.
MEI, n. m. sing. e META , piar. f. Mi-
glio, n. m. sing. e Miglia, n. f. plnr.
Misura lineare di mille passi geo-
metrici. Varia la sua lunghezza nei
diversi paesi. — Un bòn mei. —
Un grosso miglio.-^ Un mei scart,
un miaroL — Miglio scarso. —
Mei. — Miglio. Sorta di biada mi-
nutissima, che senza scorza si usa
per farne minestra.
MEI , add. sust. e avv. Meglio. Più be-
ne. — Dicesi anche Me' sincopato
coire larga. E Dante usò la stessi
parola bolognese Mei.
MÈIL. Melo. Albero che prodocc le
poma.— Aféi7 granar.^» Melagrano.
Melogranato. — Mèil granar sol-
vadg. — Melagrano saloaiico.-^
Mèli cdògn. — Cotogno. Melocoto-
gno. — Un alber eh' par un mal
cdògn. — Cotogno o Cotognino,
agg. Cbe pare un cotogno. Mèil cu-
lar. — Idelo nano. — Un bròli
d'mil. — Pomario, Pometo, Po-
miere e Pomiero. Luogo pieno d'al-
beri pomiferl.
MÉILA , n. f. Mela , n. f. Pomo , n. m.
Nel plur. Pomi m.. Pome e Pomo.
f. Frutto del melo. La voce Pomo
s' estende anche a signiGcare il
frutto d'ogni albero, al fico, alla
pèsca , ec. — Mèila granara. —
Melagrana. Melagratiata. Granato,
HBI
363
MEI
m. 1 lai la chiamavano Jtfofum pu-
nicum, perchè proveniedle dalla
Panica. -^ Mèila grànara salvai
dga.'^ Meiagrana salvatica. Aa-
laustat Ti. f. si chiama il 6ore della
Melagrana , da dove per simil. gli
architetti ban preso la voce di ba-
lausto per quelle colonnette mo-
dulate che si mettono ne' pog-
giuoli, ballatoi, e simili. Chicchi
chiamansi i granelli rossi della me-
lagrana ^ che sono divisi da una
pellicola gialla in più luoghi. —
Mèila cdògna. <-«- Cotogna. — Da
Oydonia, città di Candia. — Mèila
cdògna salvadga. — Cotogna sal-
vatica. — Mèila culara. -— Mela
nana.— Mèila durasa. — Mela du-
ncine. •— Roba da tnèil coti; da
irati dri el mèil colt, — Dir cose
da aranciate; cioè Da farsi tirar
dietro le arance fracide. Prima di
terminare quest' articolo non sia
discaro ai bolognesi di metter-
li in avvertenza che Mele plur.
di MeUit e Mele in significato di
K(«/e, hanno bensì la stessa orto-
grafia, ma non si pronunziano nel-
lo Slesso modo Méte per Pomi ha
la prima é stretta , e Mèle per Mièle
ba la prima è larga.
MEINA, n. f. (dal fr. Mine). Non si u-
sa che in queste frasi: L'ha una
bona meina; L'è d* bona meina.
--E di buon aspetto. Ha buona
aera. Fu usato dal Magalotti Buo-
na mina per Buon aspetto. — Mi-
na, vale anche Jlftnf€ra, e Mina
di pohere d'artiglieria.
MEINADIDA (A), avv. usalo col ver-
bo Saoèir. Savèir a mèina dida.
— Aver qualche cosa su per le di-
ta; o su per la punta delle dita. A
menadito. Sapere, Conoscere, e si-
mili, a menadito, e vale Per l' ap-
punto , benissimo.
MEINT, n. m. Usato da' boi. più edu-
cali per Mento, n. m. che volgar-
mente dicevi Bùssla.
MEINT, n. f. Mente, n. f. ed anche per
Memoria, Mente, n. f. — Savèir a
mèint.^Sapere a mente.'^ Tgnirs'
a mèinl. — Tenere a mente. Avere
a mente. Avere alla mente. Venir
a mente. Recare a mente , a me*
Moria « vagliono Ricordarsi. Ram-
memorarsi. Fermare alla memo-
. ria. Serbar nella memoria. Andar
vi d*mèint; andar zo d'mèint;
dsnut^ars'. — Uicir di mente. Ca-
der della memoria» di mente che
che sia, vale Dimenticarsi, Scor>
darsi. — Dileguarsi dalla memo-
ria. Uscir fuori della memoria, —
Dar mèint. — Por mente, Abbada-
re. Ponesti tnente? — Tener fnente.
Gettar mente. — Dà mèint. Al ten-
dete a quel che io dico. Ascoltate,
— Vgnir in mèint. — Cader in
mente, vale Appresentarsi alla me-
moria. — Quand a m' vein in
mèint, ec. Quando mi si rivolge
per V animo. — Cossa v* vein in
mèint ì ^ Che cosa vi salta in ca-
po? Che cosa vi.vien in fantasia?
Qual fantasia vi viene ? — Dar
mèint al ciaccher. — Dar retta,
Abbadare a ciarle. — A n* v* ho
nianc per la mèint, — Non vi ba-
do. Cioè Non vi curo ; Vi disprezzo.
•MÈINTA , n. f. Menta. Menta piperi-
na . 0 peperita.
MÉIS. Mese. Da cui vengono Mensuale
(e non J»/en«i7e). D'ogni mese. W-
mestrale. Trimestrale, ec. Di due.
Di tre mesi.
ÌHEL, n. m. (dal lai. Mei). Mele, col-
r è larga , ed anche Mièle. Liquore
dolcissimo prodotto dalle pecchie.
— Da Mele, vengono Melifero» e
Melltfero. Che produce mele. Melli-^
fkare. Fare il mele. Mellifluo , Voc.
Lat. Atto a produrre il mele; che
s* usa piii al figur. e vale Soave. —
Mellifluamente avv. Voc. dell' uso.
In modo mellifluo.
*MELESSA , n. f. Melissa. Erba aroma-
tica. — ' Spiri t d'melessa. — Spin-
to di melissa. Ed anche assolut.
Melissa.
MÉLGA, n. f. Saggina: Sagginella;
Sainella; Mèliga e Mèlliga» n. f.
ME! Ab
364
MER
Pianta di cui ci Berviamo per far
scope. Con voce d' uso Mèlica.
MELL. Mille, Nome numerale che im-
porta Dieci centinaia. Quando pre-
cede un altro numero si dice sem-
pre Afi/te. — Mèli e tersèint."- Mille
e trecento , oppure Mille trecento.
Quando poi è preceduto da un al-
tro numero si dice Mila , e si cam-
bia pure in boi. in Mela. — Dòu
mela, trèi mela, ec— Duemila» Tre-
mila, ec. — Si segna 1000 con nu-
meri ; e con lettere Cl3 oppure M ,
ed anche X. — Duemila MM. —
Tremila B. — CinquemHa A. o D. o
vero V. — Novemila N. — Dieci-
mila CCIOO., e X. — Undicimila Ó.
— Cinquantamila 1^03., ed ancora
L. — Centomila CCCi333. — Cen-
sessantamila T. — Dugentomila H.
— Dugencinquantamila K. — Tre-
centomila B. — Quattrocentomila
P., oppure G. — Cinquecentomila
Q. — Un milione M. — Da Mille \eiì-
gonoitfi7/è6-up/o, Ch'è mille volte
più. ^. Millelàtero. Di mille lati, e
di mille angoli — Millenario. Dì
mille.
MELLA. V. MclL
MEMBRANA. Membrana. Pellicola. —
Imenologta. Trattato delle mem-
brane. Da Hymen, gr. Membrana.
MEMÉO. MAMMÓN,n. m. Una cossa
eh* ha al memèo. — Cosa che pule.
E dicesi di carni che cominciano a
corrompersi.
MEMORIA. Potenza o facoltà dell'ani-
mo che conserva e ricorda le cose
già apprese. — Reminiscenza. Una
facoltà di richiamare alla mente le
cose, che furono già precedentemen-
te apprese , e ritenute dalla memo-
ria.—flamwicworazione. Alle volle
è sìnoììlmo di Beminiscenza,ttkSt per
lo pili Rammemorare significa Rac-
contar di nuovo. — Ricordazione ,
Ricordanza, derivati da Ricordare
0 Ricordarsi. Avere in mente le co-
se passate ; ed anche per Covmt'
morazione; Menzione; Rammemo-
razione; Rimembranza. Narraiio-
ne che ricorda altrui alcuna cosa
passata. — Retentiva, Retenitioa,
Memorativa, sono lo stesso che
Memoria, definita come sopra. In-
tendimento ritenevole. Facile a ri-
tenere a menìoria. — In tulli que-
sti sensi Memoria, e gli allri voca-
boli non hanno plurale. — teia
immaginativa , buona apprenm.
buona reminiscenza, buona riteiù-
Uva. — Memoria trésta. — Memo-
ria infedele, làbile. Esser di làbiU
memoria. — A memoria d'om.-
A' di de' nati. Maniera di dire che
amplifica il tempo passato. -J^^
moriuccia, dim. Mempriona, accr.
Voce da scherzo. — Un sèinxa me-
moria ; Vn smemorid. — Smetno-
rato, ta, add. Che ha perdalo la
memoria, da Smetnorare. Perdere
ia memoria. Indi Smemoratàggine,
Smemoràggine, Difetto di memo-
ria. Dimenticanza. — SmetnorabUe,
add. Non memorabile. — Siwwf^
rante, add. Che toglie la meBioris;
che rende smemorato. — ^Mem-
ria poi derivano MetnorcJfile.ìic
morèoole , Memorando. Degni ili
memoria. — Memorativo. Apftff'^
nenie alla memoria. — Memoraio.
Mentovalo. Menzionato. — ^^^^
rioso. Ricordevole.
MENSTRAR. v. Minestrare, Scodem-
.re,v. Far la scodella, Melier»
minestra nella scodella. - i''"'*
strare per Servir le pietanie iu i^'
vola. Monti.
•MENSTRARÓL, n. m. Minestraio. Co-
lui che vende le minestre. Ed anche
quello che distribuisce la minestra
a mensa.
MENSTRÒri, n. m. Minestraio. ^^^^^
di minestra.
•MERCÀ. n. m. Mercato, lì. In.^'^•
n. t
•MERCANT, n. m. Mercante. Mercatan-
te. Mercadante. ^
MERCANTZAR, v. Mercantare; »f'
365
MRS
ealantare; Mercanteggiare: Mer-
care; Mercatore; Negoziare; Traf-
ficare » V.
'HERCANZl.n.f. Mercanzia, Merco-
tarala, — La Mercanxi — Cosi
chiamano i boi. La residenza del
Tribunal Commerciale.
MERCURIin. m. dello popolarm. i4-
riHnt viV' Mercurio. Argento vi-
vo,-^ Mercuriale , add. di Mercu-
rio: e figurai, per Impazienie, Vivo,
Instabile. 1 boi. dicono in queslo
senso L'è un mercuri. — Idrargi-
ro. Vien cosi chiamalo grecam. il
Mercurio, per la sua somiglianza
all' argento liquefano.
'HERDa. a. f. Merda, n. f. Sterco, n.
m— Man d' merda. V. Man,
MEBa.D. m. e MERLA, n. f. Merlo,
n.iD.eMeWa, n. f. Sorle di uccello
lotto di penne nere e di becco gial-
lo, che ba un bel canlo.— Étir un
ivelto merlo. — Esser putta scoda-
/a. Aver cotto il culo ne' ceci rossi.
Am pisciato in più d'una neoe.
Saper a quanti di è san Biagio. —
la meria passò al Po. — La merla
pattò il Po. Dello di donna che per
letale sia- mancalo il fiore della
bellezza : ciò che i francesi ài-
«ODO £(re«ur le rclowr (cioè che
lorna indielro ). Bellissima frase
cbe i boi. esprimon pure con allra
simile Dar zò ; Dar indri , cioè An-
^re al basso. — Merci del fabbric.
^^•-Merìo; Merlatura.
MERIDIANA. V. Arici.
"^KIT, Q. m. Merito. E Merlo in
poesia.
■^JERITAR , ARS' , y. Meritare, Me-
ntarsi.
[MERLÉn, n. m. Merletto. Pizzo.
.MERLETTA. V. Mariella.
MERLOTT, n. m. Merlotto. E fig. Bag-
giano; Balordo; Sciocco.
MERLÙZZ. n. m. Merluzzo. Nasello.
MERQUEL. n. m. Mercoledì, Mercordi,
ed acche Mércore , sul fare di Luni
e*artf.
MESATA, n. f. MÉIS, n. m. Saìarìo
V^ m mese intero di servizio.
Nell'uso comune dicesi Melato, seb-
bene quesla voce in buona Ungua
significhi Lo spazio di un mese in-
lero. — Pagar a mesata, a mèis.
— Stipendiare; Salariare a mese.
MESCHELN (DAL). Voce corroUa che
non è usala che coll'allre espri-
menli cene frulla , e certi fiori ,
Damaschino add. cioè Proventenle
da Damasco, — Prùgn dal me-
schein. — Susine damaschine. —
Dos dal meschein, — Bose dama-
schine.— Meschein,— Meschino, agg.
MESDA, add. Mescolato, Mischialo;
Mesciùato, Màschio, Mischio, agg.
MESDAMÈINT, n. m. Mescolamento,
Mischiamento, n. m. Mescolata, Me-
scolanza, Mischianza, MisciUalu-
ra, n. f.
MESDANZA, n. f. Mescolanza; Mesco-
lata; Mescolatura ; Mischianza ;
Mischiata; Mischiatura; n. f. Me-
scolamento; MescùgUo; Miscùglio,
Mischio; Pennischiamento ; Bime-
scolamento ; Commischiamento ;
Tìxtmescolamento ; Tramestio, n.
m, — La voce Mesdanza boi. indica
comunemenle la cosa mischiala.
L' azione del meschiare si dice Me-
sdamèint. Anche nelle voci ilaliane
v' ha diflTerenza. — Mesdanza è del-
lo propriamenle per Mescolatiza
di piiierbe per fare insalala.
MESDAR. V. (da Mestare). Mescolare;
Mischiare ; Méscere; Frammischia-
re; Framescolare, v. — Mesdar dia
tèrra, — Muovere , Trasportare
terra. — Mesdar lapulèint , la pa-
sta ; comunemenle, e forse meglio,
Mnar la pulèint, ec. V. itfnar. --
Mesdars*. — Muoversi; Far moto,
Meltersi in azione per riuscire in
qualche cosa. — Mesdars' pr al
léit. — Dimenarsi pel letto.— Tur-
nar a mesdar. — Rimescolare. -"
Una cosso eh' s' pò mesdar. — Co-
sa miscibile, — Mesdars' al sangu,
— Alterarsi; Commoversi.
MESDOTT. MiscugUo. Quanlilà di co-
se meschiale insieme. Mesdott d'
zèint: mesdott d' usi: mesdott d'ca-
MBS
366
MBT
vi. Si potrebbe volgere ia itallaDO.
MucuyUo di gente , di uccelli , di
captili. — Mesdolt, si prende e-
Kiaodio'assolul. per QuanliU gran-
de. — il l'voi dar un mesdotl d'uà-
slund. — Ti vo' tiare un carpicelo
di bastonate. — A l'in vói dar un
bòn mesdotl. ^^ Tene vo* dare un
buon carpicelo. — Mesdotl, vale
ancora Mescolala. — Lassai' arsu-
rar e pò dai un alter mesdotl. —
Lasciatelo raffreddare , poi dategli
un' altra mescolata.
MÉSQULA. Mestola, s'è di legno, ffo-
maiolo, 0 Ramaiuolo , s' è di ar-
gento 0 d'altro metallo. — Mèsqula
da bìvd. — Cazza. — Mèsqula dia
padèlla. — Cazza t o Mestola da
friggere. — Mèsqula da scciumar
lapgnatta. — Scumaroto. <— Una
mèsqula d'brod, d'mnéstra. — £/-
na ramaiolata di brodo, di mine-
stra. — Crèsser ram alla mèsqu-
la. V. Ram.^^Far la mèsqula, o far
mesqulein. •— Far greppo. É quel
raggrinzar la bocca , che fanno i
bambini, quando vogiion comin-
ciare a piangere. Dicesi ancora
Far la bocca brincia, ma jn modo
basso. ^
MÈSQULA , D. f. Mescolanza di fieno
e paglia, che serve agli animali
per non dar loro da mangiare il
fieno schietto.
MESQULEIN , n. m. e MESQULEINA ,
B. f. Mestolino, n. m. e Mesloletta,
n. f. dim. di Mestola.— «Far mesqtt-
lein. V. Mèsqula.
MESS, (coir É chiusa) add. Messo,
agg. (coir é chiusa) da Mettere. —
Una donna mal messa per cà. —
Una donna disadorna, sconcia.
MESS (coir È aperta). A/e«so (coli' e
chiusa). Famiglio di Magistrato, og-
gi Usciere (boi. Ussir, dal franz.
Huissier). —Messo in ital. vale an-
cora Messaggio, che in boi. dicesi
qualche volta nello stesso signifi-
calo, p. e. A s'è pers al mèss e
V imbassadòìJ^r. — Non torna né il
messo f %\è il mandalo. Non torna
né il cercante , né il cercato. Man-
dato sta qui per Imbasciatore.
MESSA, ( coir É chiusa). Messa, Tal-
lo icoWéchìnsà). PoWone, o Ger-
moglio delle piante. V. Brocca.
MÉSSA, (coir É larga). Messa» (col-
i' é stretta). — Vgnirfora la messa.
— Uscire , 0 Entrare la messa. —
Arslar sèinza méssa. — Perder la
fnessa. — Méssa bassa. — Mesta
piana. •— Méssa gronda, méssa
canta. -— Messa cantata. — Messa
di spus. — Messa del congiunlo.
•— Andar a méssa. — Andare alla
tnessa. Presso i toscani Andare a
messa vale Andare a Sacerdozio, a
Prete. — - Méssa bona, o twnbona.
— Messa valida, o non valida.
MÉSTER, D. m. MÉSTRA, o. f. Mae-
stro, e per sincopa Mastro, n. io.
Maestra, n. f. — Méster d'casa,
mèster d' camera, méster d' cap-
pèlla. — Maestro di casa, di came-
ra, di cappella. — Mèster d'ai-
gnam. — Falegname^ e meglio
Legnaiuolo, n. m. 11 plur. fa Legna-
iuoli. É stato usato ancora Legnar
maro. — Mestròn. — Maestrone,
accr. -— Maestrissimo, soperl. di
Maestro. — Una cossa da mèster.
— Cosa maestrévole, magistrale.
«— Da méster. — Maestrevolmente.
Magistralmente, -*- Cosi Maestria.
Arte, eccellenza d'arte; che anche
i boi. educati dicono Maestri.
MÉSTER, STR A, add. Maestro, agg.
vaje anche Principale. — Porta
méstra , liber mèster. — Porta
maestra, libro maestro, cioè prin-
cipale.
MESTI, add. Mischio e Mislio, i^^. a
panno , a marmo , e simili , vale di
diversi colori.
META. Tariffa. Nota de' prezzi a!tse-
gnati a chi deve vendere. — Meta
coir è larga' vale Tennine. E pro-
nunziato coir é stretta vale Stereo.
*META , n. f. Metà, n. f. Mezzo, n. m.
METRIA. Mitra e Mitria. Omameni<>
che portano in capo i Vesro\i.
quando si parano pontittcalmente.
MKT
367
MRZ
— MiUrin téita la metrkt, — Mi-
trare e Milriare. — Metria di cun-
danna. — Uilera. Foglio accartoc-
ciato che 3i mette in testa a colui
che dalla giustizia ai manda in su
rasino, 0 si tiene in gogna.
METTER. ¥. Méttere, Porre, v. — Al
metter di alher. -*- Pullulare; Gèr"
mogliare ; Germinare ; Mettere,
(Gemmare è termine propio della
vite, e d'altre piante).— Melter tu.
— Montare qualche parte essenzia-
le di una manifattura. Montare un
predellino , un rotellone, ec. 11 suo
contrario è Smontare, — Metter
iti, figurai. Insipillare; Inzipitta"
re, voci basse, vagliono Utigare ,
Umolare, Insinuare, Imprestio'
nare tfaoorevolmenle , Melter uno
al punto. Gli antichi han detto an-
cora Metter tu, — Metter tu d'tòu-
vra zìi e tèrra, — Muover cielo e
terra. Rifruttare, Trambutlare,
fiooistare. — Me tir intèm. — Ad-
unare; Congiungere; Accompagna-
re; Raunare; Ammattare; Con-
gregare; Combinare; A /far dettare;
Affastellare; Raggranellare. Il ter-
mine Accozzare è piti generico , e
cosi Racc^zzatre. — Metter del tal,
dèlzùccher tòuvra a cvélL •" A-
fpergere di tale » di zucchero chec-
chessia. Vaie Intalare. Inzucche-
rare. — Moller zò et cari. — Cede-
re le carte t d\ce&ì del Gioocatore
che pone in tavola le sue carte,
perchè le giudica perdute ; ed an-
che metafor. — Metter per Ammet-
tere; Supporre. Mltèin 0/ cat, —
Dinm per tuppotto ; Diamo , o po-
niamo un caso; Diati per ipotesi.
— Mettr a man. — Manomeltere.
~- Metter prema. — Anteporre ;
Preporre; Premettere e 'talora Pre-
ferire. — Metter dòp. — Posporre,
contrario di anteporre. — Metter
fora una cioccherà. — Mettere in
grido. Pubblicare. Far correr voce.
— Mettr insèm i foi di tiber. —
MeUeringiro. Riunir i quaderni
^ei fogli stampati per formare i li-
bri. *- Mettr el man da per tufi.
— Metter te mani in agni intriso.
Ingerirsi in ogni cosa. -~ Mettert*
a far cvéll. — Accignerti a che che
sta. Imprendere, — Mettert' at-
tòuren al magnar. — Far carne.
Ed al contrario /i mangiar mangia
loro, — Mettert.' d' tcheina a far
cvéll. -^ Metterviti colf arco, o col
midollo dell'otto. Ammazzarti in
una cota. Spogliarti in capetti, o
in camicia; Spogliarti in fartetto,
— Mettert' dòp a un. ^- Addopar*
ti, 0 indoparti. — Metter ira una
cotta, e l'altra. — Tramettere.
Inframettere. — Mettr una cotta
tòuvra all'altra. -> Soprapporre,
Soprammettere. Ammontare. •—
Metter zò un tcrett. — Scrivere.
Comporre. Mettere in carta. —
Mettr zò un pèit, un lavurir. — -
Deporre. Potare. Latciare.Porgiù.
'^ A n' in' è uè da lorr, né da met-
ter. — - Ettere , o Afidare a capel-
lo, a puntino.
MÉZZ. add. Mezzo, agg. — Mézza li-
ra. — i Mezza libbra. — Una lira e
mèzz.-—Una libbra e mezza. (S'in-
tende ; e mezza libbra). — Un ttar
e mézz.'" Uno ttaio e mezzo. (S'in-
tende e mezzo staio). -*- Mézz e
mézz. — A mezao. A metà per cia-
scuno, o per ciascuna cosa. — Torr
d'mézz, dar d'mézz. — Andarne
di mezzo Patirne pregiudizio. —
-^ Torr d'mézz, vale ancora Le-
var V ostacolo. -— D' mézz tavòur.
— Mezzo , 0 Di mezzo tapore. DI ce-
si delle frutta fra l'acido, e '1 dol-
ce» — D' mèzz' età. — Mezzano.
Tra vecchio e giovane. — />' méz-
za tata. — Mezzo. Tra grande e
piccolo. Di statura media.-— Metter
cvéll traméz. — Tramezzare. —
Mézz coti. — Guascotto. SI dice
de' carnami. — Albiccio , o Altic-
cio, di Chi è alquanto alterato dal
\ino. — Mézz fati. — Verdemezzo,
parlandosi di frutta. — Torr la vi
d'mézz.-^ Temperare. Accomoda-
re. — Torr in mézz quakdùn. —
MIL
368
Min
Accalappiare, Gabbare, Ingannare,
Mettere in mezzo nel circolo. —
Mézz sècc, — Verdesecco; SoppaS'
so. Qaasi appassito. — Un mézz.
Un mzzein , detto assolut. vale Un
mezzo boccale di vino. — Una mèz"
za, vale iJna mezza castellata d'u-
va pigiata.
MÉZZTERMEN, n. m. Mezzo; Ripiego;
Espediente; Temperamento; Rime'
dio ; ed alle volte Sotterfugio,
MGNÙGìNà. V. Pappa,
MIAROL. V. Mei.
MIAROLA , Migliarola. Minutissima
pallina da caccia. V. Balleina.
MICATLAR. V. Zinquantar.
MICHEL» np. ni. Michele. "-Far san
Michel. — Tramutarsi di casa » di
abitazione. Sloggiare, Sgombera-
re, Sgombrare. Cambiare abitazio-
ne portando via i mobili. I boi. u-
sano quella frase, perchè il tempo
di sloggiare è nell'otto di maggio,
giorno in cui si celebra la festività
dell' Apparizione di sau Michele. —
Far un san Michel. — Fare un
trasporto , un tramutamento di
masserizie. — St' sanmichet è un
gran turmèint. — Questa tramu-
tazione è un gran martoro.
MICRANIA, n. f. (dal fr. Migraine).
Emicrania, n. f. Voce derivata dal
greco. Dolore della metà del capo.
Emigrania , . Micrania , Magrana ,
sono tutte voci storpiate.
MILIÒN. Milione ( non Millione). Som-
ma di mille migliaia; o sia dieci
centinaia di migliaia.
MILIONARI, n. m. (dal fr. Millionai-
re). Ricco di milioni.
'MILORD (dairingl. My Lord). Dicesi
dai boi. ad uomo che vada elegan-
temente vestito.— Al fa al milord.
— GU è, 0 Egli fa il bellimbusto.
'M1LURDEIN. Milordino. Bellimbusto.
MILZA. Milza. Una delle viscere del
corpo. '- Avèir un dulòur d* mil-
za ; Avèir mal alla milza. — Sen-
tir, Risentir della milza. — Avéir,
o cumprar una coesa pr una mil-
za; pr'un pèzz d' pan. — Aver
eheccheésia per un tozzo di pane.
Per quasi nulla. — Splenalgia, Do-
lor di milza. Dal gr. Splen, milza.
MIMIRÓN. V. Tabalori,
*MINADÓUR, D. m. Minatore. Colui
che lavora alle mine.
*MINAR . V. Minare,
HilSCIÒN. n. m. Minchione; Baccello;
Baccellone; Bacchinone.— Uomo
da nulla V. Tabalori, -«- A n* sòn
méga minciòn, — fion son sem-
plice; Non son cosi soro; La ve-
do da lontano; I mucini hanno
aperto gli occhi. — Da minciòn.
— - Bonariamente, — Avèir da
far cùn di minciòn, — Mangiar
la zuppa co' ciechi, — * Chi è min-
ciòn staga a cà. — Che i Cordova-
ni restino in levante. Testa di ve-
tro non faccia a' sassi. Chi ha pau-
ra di passare non semini panico.
Il mondo è di chi se lo piglia. —
Far da minciòn. — Far il fogna-
ne ; Far le maschere , le forche, il
nescio . il gallone , la gatta morta,
V indiano. — S'a fàss nw minciòn
a vgnirl — Se vengo mio danno!
MINCIONI ! Interiezione aoimir. Cap-
pucci, Finocchi , Cagna , Capperi.
Càppita, Cacasego, Cacalocchio,
Canchero !
MlNCIUNADÒUR^n. m. Minchionato-
re; Corbellatore; Dileggino; Dileg-
giatore; Derisore; Celiaiore; Bef-
fatore; Motteggiatore.
MINCIUNADURA , n. f. Corbellatura;
Beffe ; Burla; Giarda; Natta; Scor-
nacchiata; Beffeggialura; Derisio-
ne ; Irrisione , n. f. Berteggiamen-
to, lì. m. — Ciappar una bèlla
minciunadura. \. Minciunar. —
Sarcasmo. Y. gr. É una sorte di a-
troce ironia , con cui si sbeffeggia,
ed insulta l' avversario.
MINCiUNAGEN, fi. f. Dabbenàggine.
Bontà. Bonarietà. SetnpUciià. —
Bonomia è voce frane. Bonhomie.
MINCIUNAR . V. Minchionare , Corbel-
lare, Beffeggiare , Burlare, Deride-
re , Abbindolare. — Delùdete. Man-
care non corrispondendo colle o-
Ml!f
369
Mt!f
pere alle speranze, o all' aspetta-
zione. — Elùdere, logannar eoa
destrezza. — Minciunar d' bòn, —
Tratiellare. Ingannare altrui mali-
ziosameote, che anche dicesi Ga6-
ùaiv» Giuntare, Fraudare» Trap-
polare, — For« ' IH mc'ittwar.— Far-
si scorgere , o corbellare , o miri'
vhionare. Entrare nella calca per
farsi pigiare. — Minciunars' da
per se. — Infilzarsi da sé da se.
— Siane quèll n'nUnciòtina. —
lo ti so dire che se l'uno conficca,
l'altro ribadisce. Saper risponde-
re alle rime. Render pan per fo-
caccia.— r n' em' minciòun za no!
— Poffare! Potenza in terrai 0
vaiti con Dio! Poffare il mondo!
\ììiieil(i sarebbe col manico! Senti-
le cosai Espressioni di maraviglia.
-^Minciunar cùn del parol.—Mot-
teggiare. Beffeggiare. Far canzo-
ne. Dar canzone. — Canzonare ,
vaie ancora Non dir da senno. Dt-
leggiare. — A n'v^ ch'ai minciòu-
na. — Pion vedi eh' e' canzona. — A
fars'mincimiar a i voi poc.—A farsi
minchionar si spende poco. —Fars*
minciunar in-t-al più bèli.— Cader
il presente in ne//' uscto, figurai.
minciunar! . n. f. Corbellerìa. Ca-
stroneria. Balordaggine. Scimuni-
tàggine. — Minciunari, vale ancora
Hagatlélla, Baiuca, Baiucola, Baz-
zècola, Bazzicatura. — Far una
minciunari. — Far uno scerpello-
»tó,tt» errore, uno sproposito. Ov-
vero Far delle bagattelle. — Dir
del minciunari.'-^ Dir delle lappo-
le, delle pantraccole , delle bugie.
— Minciunari da donn. — Frónzo-
li. Frastagli. Tdttere. Cianciafrù-
icole. Cianfrusaglie. Miscuglio di
cose di poco momento, Gaie o ab-
bigliamenti donneschi.
MINCHJNZÉLL, n. m. Castroncello.
Giovane di poco ingegno.— SctwM-
nitello, Balordelto, Pulcin bagna-
to. Di poco spirito.
MiNDADòURA, n. f. Rinundatrice, —
Se uomo Uimendatore.
HIND ADURA. n. f. Bimendaiura, n.
f. Himendo, d. m. Il rlmendare, e
la parte rimcndata. -^ Menda vuol
dire Difetto , o Hifacimento di
danno.
MI ND A R. v. i)jmendare« v. Rtcudre
in maniera le rotture de' panni, eh'
e' non si scorga quel mancamento.
'-^Mendare vuol direnar menda,
cioè Ri rare il danno.
MIN ESTER, Ministro. ^ Minester
d'bultèiga. V. dell' U. — Giocane,
Garzone di bottega, ^ Minester. V.
Ambassadòur,
'MINGUEIN , u. p. ra. Vezzeggiai, di
Dmèng. Domenico,
HIMRA. Miniera. Cava, Luogo dai
quale si estraggono 1 minerali. —
Minira d' or. — Miniera d' oro, —
Minira d' arzèint. — Argentiera,
— Minir d'férr. — Ferriera. —
Minira d'masègn, ma più comune-
mente Cova d'masègn. -*- Lapidi-
Cina, o Cava di pietre. <— C'aera
d'sòulfen. — Zolfatara. Zolfiera.
-—Minira d'iàm d'tvca. — Lu^
miera. — Minira d'sal, d'znester,
d'carbòn.— Miniera di sale, di ni-
tro , di carbon fossile. — Cunicoli
diconsi i buchi , che si fanno nelle
miniere per cavarne le pietre. —
Minerario si chiama il lavoratore
delle miniere. — Mineralogia. Quel-
la parte della Storia Naturale, che
si applica alla cognizione de' cor-
pi inorganici , che con nome pro-
prio diconsi MineralL — Fòssili,
sono Tutte le sostanze in generale,
che si cavano dal seno della terra,
sia che si parli di minerale, sale,
0 qualsivoglia corpo, che sia stato
lungamente sepolto.
MINOR AZIÒN. Afi«orow2a, o Minori-
tà, in siguiGcato di Diminuziofie ,
Scemamcnto, Decrescimento, Calo,
Sminuimento,
*M1NTASTER, n. m. Mentastro. Menta
salvatica
•MlNUÈTT,'n. m. Mimetlo. Sorte di
ballo . ora caduto in disuso.
[MINUTA. V. Afa/acopta.
42
HIS
370
MLS
MIMJTAR, V. Far la minuta. Fare
cioè il primo bozzo di scrittura ,
per iodi metterla in Originale.
MINZUNÀ, add. Menzionato, Mentova-
to, Annoverato , Nominato, agg. —
La voce boi. è piìi dei contado che
della città.
MINZUNÀR , V. Menzionare , Mentova-
re, Annoverare. Nominare. Si usa
piti l'add. Minzunà in boi. V.
•MIRA DEL SCCIOP. Mira. Fig. Naso
grande.
MIRAQUEL. Miracolo. Cosa sopranna-
turale. Miraquel.--- Miracolo per
Cosa grande e maravigliosa. — A
w' «' in trova un per miraquel. —
Del mio libro non se ne trova più
uno per miracolo. Redi. — Mira-
colaio , n. m. Voce d'uso, e di
scherzo. Colui che per poco grida
al miracolo , che fa le maraviglie
d* ogni cosa. Casoso. — Taumatur-
go. Epiteto nella Chiesa cattolica
di vari santi distinti pel numero e
la grandezza dei loro miracoli.
MIREMUR (UN). Un mi stupisco, cioè
Un rimprovero dato con meraviglia
deir ardire di colui, che sì rimpro-
vera. Mandar un miremur.Avèirun
rniremur. — Scrivere un rimpro-
vero , Avere un rimprovero.
MISALDAR, V. ilfwoimrc, v. Mettere
in sale carne di porco. — Una lón-
za sala. — Un' arista misaltata.
— In boi. la voce Misaldar è pro-
pria solamente del Mettere in sale
il luccio. — A tutte le carni insala-
te i boi. danno raggiunto di Sala.
MISERIA , n. f. Miseria , Infelicità,
Calamità , Rovescio , Traversia ,
Avversità. Questi sono i veri signi-
ficati nella Lingua Naz. di Miseria;
e degli altri derivati , e composti
Miseràbile , Miserando , Miserévole,
MiserabiUtà, Miserevolezza , Mise-
rabilmente, Misero, ec. — In boi.
Miseria è quasi sempre presa nel
significato di Massima povertà.
MISIPÌ, n. m. Caffè cioccolataio. V.
d. U. Revanda di caffè meschialo
con cioccolata. — * I moralisti dico-
no In latino Misciplum. I romani
dicono Mischio.
MISTRÀ, n. m. Anisetto. Acquavite
con anice.
MISURA. Misura. In capoluogo si tro-
veranno le voci attinenti alle misu-
re bolognesi. — Aeròmetro. Stru-
mento che misura la rarefazione, e
condensazione dell'aria. — Barò-
metro. Misura della gravità dell' a-
ria. Tubo torricelliano , da Torri-
celli suo inventore. — Termòme-
tro. Misura del caldo e del freddo
dell'atmosfera. — Igròmetro. Mi-
sura del grado di umidità, o dì sic-
cità dell' aria. — Idròmetro. Stru-
mento con cui misurasi la gravita
e diversità dell' acqua. — Anemo-
metro. Instrumenlo che serve per
farci conoscere la direzione , la ve-
locità, e la intensità del vento. -
Eudiòmetro. Strumento per de-
terminare la quantità dell' aria
vitale.
MISURAR, v.ilfi«Mrorc.v.— CW la mi-
sura la dura. — Chi si misura /«i
dura, vale Che T economia mantie-
ne la famiglia.
MISUROTT, n. m. — Dar un nUswnit.
— Misurare alla grossa.
•MITRALLIA . n. f. MitragUa. Metror
glia.
MIURAMÉUNT. Miglioramento, e Me-
glioramento. Il migliorare. — Miu-
ramèintd'salut.— Miglioramento.
— Miuramèint. V. AnguéUa.
MLAGNA. MLAIA, n. f. Nelacchino.
Aggiunto che si dà al vino eccessi-
vamente dolce.. Vino sdolcinato.^
MLARANZ, n. m. Melaràncio. Arnn-
cio , n. m. Albero. — Mlaranza, n. f.
Melarància , Arància , n. f. Froiu>
dell'arancio. 1 lat. la chiamavano
Malum aurantium , perchè dì co-
lor d'oro: oppure Malum medicwn.
perchè originaria della Media nel-
V Asia. Poma rancia , la cbiaoia
l'Alamanni.
MLEINA, MLÈTTA. Meluzza. dim. di
Mela. Pomello . dim. di Pomo. •-
Melina è una sorta di terra.
afL0
371
UNA
ìltm , add. miento , Scimunito,
Senza garbo.
ILÒN, (dal fr MeUm). Popone, Frui-
to gustosissimo, delizia della sta-
gione estiva. Si osservi beoe che la
voce boi. e presa dal fr.^Dè in buo-
na lingua dicesi Mellone, perchè
questo è uoa specie di cedriuolo ,
detto io lat. Mtlangu!u$, volg. Me-
lo, come lo comprovano tulU gli
esempli portati dalla Crusca. 1 due
seguenti versi de^ Burchiello fan
fede di quanto dico E fa di compe'
rare un buon popone: Fiutalo ,
cA'et non sia zucca o mellone, —
Afiòn dall'H aìiem móndi. — PopO'
»e dal seme mondo. — Mlòn dalla
rètd. — Popone arretato, — Rogpa,
- Popone serpentino. — Quèll eh'
coi H^ss de mlòn per la strd. —
Bucciaio, \oce dell'uso a Firenze.
- QuèU eh* vènd i mlon. — Po-
maio.
^^M.Kìloro. Albero assai grande/
le coi fronde sono lunghe e salde •
sempreverdi, e odorìfere. — Le
alire specie si chiamano Laurit lau-
n) ceraso , Lauro alessandrino ,
lauro spinoso , o Agrifoglio , ec.—
^1 frutto dell'alloro chiamasi Or^
^<Kca. che è una Piccola bacca ne-
fa. - Da Dafne gr. (alloro), Dafneo
e l'olio di alloro.
"LOUNA. per similit. Zucca, per Te-
sUiDiasono termini bassi ed avvi-
lil.-aftótt«o per Mela grande^Gros-
la me/a. — Mlòuna per 60660. —
VLl^M, n. m. Melume, n. m. Rùggine,
Q.f. Pioggia adusta ne' tempi caldi,
che assai nuoce alle piante. — Me-
^la dicoDO gli agricoltori Quella
inalattia , che fa imbiancar i coco-
^eri.e si osserva anche nelle viole,
« ne' ranuncoli. — Pare che la pa-
f^la boi. Af/jim, abbia origine da
«oi-Zumc, cattivo lume, giacché
'^ fuggine viene da gocciole d' ac-
^Qi. che fermate sulle foglie 0
'^uui, e percosse dal sole, rifletto-
^^ U luce, ed a guisa di specchietti
ustori lasciano una macchietu di
abbrucìatura. Potrebbe anche de-
rivare da Afa/urne , cioè Malore. E
finalmente ancora da Mollume, che
vale Mollore , Umidità, 11 Crescen-
zio dice: Che le uve tHanche temO'
no il mollume. La ne()bia,e il mot'
lume agevolmente fan perir certe
piante.
*MUJMAR, V. Intristire per il melume,
MLUNARA , n. f. Poponaia, n. m. Luo-
go piantato di poponi. — MeUonaia
è Luogo piantato di melloni , cioè
di cedrinoli.
MLUNAROL. Poponaia, Venditor di
poponi.
MLUNZEIN , dim. d' Mlòn. — Poponci-
no, — Mellonccllo , è dim. di Mel-
lone, cioè Piccolo cedriuolo. —
Mlunzein d'Endia, Mlunzein Udo-
ròus, — Poponcino itidiano , o Po-
poncino di Gerusalemme, 0 di iVa-
poli. Una specie di popone picco-
lissimo , della grandezza al più di
una mela 0 d' un' arancia , ed è
odorosissimo: chiamato dai botani-
ci Cucumis Dudaùn.
MNÀ. n. f. Quantità, Moltitudim. Al-
la voce boi. viene per lo più an-
nessa l'idea di Più cose in una Illa.
— Una mnd d'donn. Una mnd d'u-
si. Una mnd d'pùgn. Magalotti usò
in questo significato la voce Mena-
lina, dim. di Menata. Afi sentirei be-
ne di fare una menalina di sgru-
gnoni.
MNACA , MOCA , n. f. Finto semplice.
— Far la mnaca. — Far le lustre
(in lingua ital. antica). Far le car-
rezze, le moine alle persone, per
indurle a voler bene, e, rendendole
amiche , cavarne utilità e profitto.
Fingere il semplice. Fare il Calan-
drino, lo gnorri, il gattone, il ne-
scio , il nanni , l' addormenta-
to, ec.
MNACAR. FAR LA MNACA. V. Mnaca.
MNACARl,n. f. Finta semplicità.'^
Mnacari significa alle volte Monel-
leria, ma presa in buon senso. Cosi
Far del mnacari, — Far mille mo-
HNE
nelleìrie, dicesi di un ragazzo, che
fa miUe aUucci giocosi per oUener
quel , eh' e' desidera.
'^MNADUR , n. m. Menatoio.
MINAR, V. Menare, V. Per Condur-
re, Menare. Questa voce boi., quan-
tunque propria del dialetto, è però
rimasta nel volgo « ed ora si dice
generalmente Condur. Ma i toscani
r usano e tengono per buon voca-
bolo anche nella scrittura. — Me-
nare per Percuotere. Menare un
pugno. Menare una bastonata. —
Per Agitare. Menar net mortaio.
Menar le labbra. — Per Passare ,
Menare i giorni. — Savèir barca
menar. — Saper di barca menare;
modo basso. — Mnar di' udòur ;
Mnar dia puzza. — Rendere odore.
Odorare. Render puzza. — Mnarla
bona. — Menar buono. Dar per
concesso. — Mnar et gamb. —
Sgambettare.^Mnar a scola qualc-
dùn, detto figurai. Saper far da
maestro ad alcuno. Ed sìùche Aggi-
rare , 0 Rigirare alcuno. — Mnar
la pulèint, la pasta, etz. — Menare,
Tramenare, Mestare la polenta, la
pasta, ec. — Mnar l'ùss innanz e
indrì. — Menare il can per l'aia ,
Star colle mani in mano , Baloc-
carsi, Donzellarsi, Oziare. — Mnar
la tèsta.'-Scrollare il capo,Scuoter
la testa. — Mnar pr al nas. — Me-
nar per lo naso , vale Aggirare ,
Abbindolare. — Lassars' mnar pr
al nas. — Lasciarsi aggirare coinè
un arcolaio. Farsi girare come un
palio. Lasciarsi levare in barca. —
Mnar zò acampan' dòppi.acarruz-
zein dscvert — Menare, lombare,
oZombolare a mosca cieca; Sona-
re a doppio.— In altro signi fìc. At-
taccare altrui un campanello, o
Appiccar sonagli a4 alcuno, vale
Sparlare d'alcuno indiscretamente.
MNEIN,MNÉTT, (dal fr.Minet, mi-
nette). MNLGC, MNUCCEIN, MNI-
NÉTT.MUCCÉIN, e lutti gli altri
diminutivi derivanti da Gatt, Gat-
iein, Galtètt, Gattinein, Gattùzz,
372 MNU
Gattaréll, Gattarein, GattarUit,
Gattinètti^ ec. Tutta riccbem di
diminutivi e vezzeggiativi. Ganzi-
no, Micino , Gattuccio. — 3f/M^'«
mnein. — Muci tnuct. Voce colli
quale si chiama il gatto.
MNÉSTRA, n.tMinestra.—Uemtm
n. m. eina, n. f. — Minestra, Mine-
stretta, Mimstt^uccia, dira. — i/cn-
stròuna,n.f.— Minestrone, n. m. ac-
cr. — Mnèstra fessa. — Mineslni
soda. — Giara. — Brodosa. -l fi-
gur. L' è una brutta mnèslra. -
Ella è una minestra (per hSm,
Cosa) imbrogliata. — Quèstue un
altra mnèslra. — Ella è altra ni-
nestra. Gli è un aCfare diverso.
MNUD, add. Minuto, agg. Piccolissimo,
— Balluttein' mnudi. - MMlf^
line. — Mnud. — Minuto per Isifo-
tato. Un ragazzètt mnud. - 1«
ragazzetto minuto. Contrario di
Rigoglioso. — Minuto in ital. ba a&-
Cora i seguenti significali , che doo
sono gli stessi in boi. Minuto per
Preciso, Particolare, Ptmtmle {M-
Suttil).-' Minuto, dì bassa condi-
zione , Popolo minuto. Gente mv-
ta. Artefici minuti (boi. Popolila-
Zèint bassa , o urdinaria. ÀrìtiìO'
trést). — Bestie minute. V. Wslitt.
— Alla mnuda. Vénder, o Cwnpm
alla mnuda. Quantunque ne'TOca-
bolari sia detto indifiereoteinenle
A ritaglio, A taglio , A mimilo, io
direi piuttosto Vendere o Compra-
re a ritaglio, a taglio di quelle ci>
se, che effettivamente si tagliano.
come drappi ed altre coseconiinoe:
e Vendere a minuto delle disconii-
nue. — In dettaglio non si dicf
Né Al minuto. — Guardar una ces-
sa alla mnuda. — Guardare mi
cosa per minuto.
ìimDm. Minutaglia. Quaolilà di co-
se minute. — Minuteria, ed anche
Minutaglia ; per Tutto quello che
fra gli orefici si domanda lavorare
di minuterìa , e si conduce coi c^
sello , le quali minuterie sodo a*;
nella , pendenti , maniglie , ec.
MOI
373
HON
MO. V. Ma.
MOBIL. Mòbile, In lingua itati, questa
voce è generale per tallo ciò , che
si può muovere e trasferire da uno
in altro luogo ^includendovi tutti
gli arnesi, masserìzie, utensili,
suppellettili , e perfino i bestiami.
I boi. hanno ristretto questo termi-
ne alle sole masserizie di una casa.
— Altri termini propri , secondo la
diversità de' mobili , sonvi tanto in
boi. che in ilal. — Vavei. — Attrez-
zi di un Icmoratore. — Battri d'cw
seina. — UtensiU di cucina,'^ But'
tàm. — UtensiU di cantina, — A-
tèir di bi mobil, — Aver ricca mp-
peUettile, — Un bèli mobil! Detto
in forza d' ammirazione , ed ironi-
camente. Bel cero! Bel ecce! Bell'im-
btisto!
MOCA, D. f. Far laoal moca. Lo stes-
so che Far la mnaca ; far la gatta
morta, V. Mnaca.
*MOCCA,n. f. Motta, o Macca, Chia-
niansi certe formelle combustibili
fatte colla vallonea, o la rastialura
di quercia, che serve ai conciatori
di cuoi.
MOD, n. m. Modo, n. m. Maniera, n.
f. — Chi fa a so mod campa un de
(fptu. •— Chi fa a suo modo non
gU duole il capo. — Un om a mod
e m. — Un umno discreto, umano,
onesto,
'MODA, n. f. Moda, Usanza, u. f. Co-
iiume, n. m.
'MODERAR, Y. Moderare, Regolare,
Tenere a freno.
MODERATÉZZA. Moderazione. Mode-
ratezza è voce dell' uso.
'MODERAZIÓN. V. Moderatézza.
MODULA, n. f. Modulo, Modello, n.
m. Norma, Forma, n. f. Esemplare
coi uno si regola nel fare che che
sia.— Modula d' un alt, d'una
scrittura. ~~ Forma, Formola d'un
atto.
MOl , SUSI. m. Mollore , n. m. tmido.
Umidità. Umidezza, Umidore, ^- Al
mot*, e al sblisgamèint dia tèrra.
— // mollore, e la lubricità del ter-
reno, — Da Hygros, voce greca che
significa Ùmtfio , Igì'òìnetro, Mac-
chinetta o Strumento tìsico, fatto
per lo pili di minugia, per misurare
i gradi dell' umidità « o secchezza
deir atmosfera.
MÓl, MUIÈTT, n. f. plur. Molle e Mot-
ti, plur. Strumento di ferro a due
bracci con molla al di sopra per u-
50 di prender le legna sul fuoco
senza scottarsi , e si dice sempre
in plur. Capo, collo, gambe delle
molle. Ganci per appoggiarci le
mom.
MOl, add. Molle, agg. Bagnato, Umi-
do. — Moi d' sudàur, — Molle di
sudore, — Moi spòuU , marz. —
Fracido mezzo o Mezzo e fracido.
Concio spento. Bagnato, ed inzup-
pato dalla pioggia. — Màdido, agg.
Voce nobile, e per lo piìi poetica.
Umido. -^ Una cossa sputtd, — In-
zuppata d'acqua. — Metter, Tgnir,
Èsser a moi. — Tenere o Mettere
in molle. Immollare, Ammollare.
Si osservino beo^ i due (/ , perché
Immolare , vale Sacrificare, —
Spòult viene da Sepolto , Inzuppato
nell'acqua.
MOLA. Molla. Molla dell'orologio, del-
le carrozze , del campanello.
MÓND. Jlfondo. Propriamente è 1' Uni-
verso; Cielo e Terra insienìe, e ciò
cbesi racchiude in essi. Ma comune-
mente si prende per Parte di esso ,
cioè per la Terra sola. — Al mònd
va all' arversa. — Il cavallo fa an-
dar la sferza. — Al mònd è bèli per'
che V è vari. — È bello il mondo
perchè è pien di capricci, e gira
tondo. — Meltr alla lus dèi mònd,
— Mettere all' onor del mondo. —
Al par un eh' vegna dall' alter
mònd. — Mostrarsi delle cento mi-
glia, o delle sei migliaia. Vale Non
rispondere a proposito, e inostrar-
sene molto lontano. — Mònd si
prende ancora per Quantità grande
di checchessia , lìgur. — Un mònd
d' zèint. — Un gran mondo di gen-
te, — Dicesi ancora Mónte nello
MOR
374
Moa
stesso significato. Dare un monte
di à(utonate. Arrecare un monte
d'esempi. Un monte di volte. — Di
niondi , posto ijivverb. come in ital.
Un mondo , vale Un Buon dato. As-
sai. Molto. -~ Sèinza una spèisa al
mònd. — Senza una spesa al mon-
do: e qui s'usa per ripieno. — An-
dar a quV alter mònd. -^Andare
nell'altro mondo: al mondo di là.
— Dòp ch'ai mònd è mònd. — A'
di de' nati. — Cosmos, gr. significa
Mondo.
MÒND, NÈTT, PLÀ, add. Mondo, Monr
dato , agg.
MÒiNT. V. Muntagna.
MONUMÈINT. V. Deposit.
MOQUEL. Mòccolo. Pezzo di candela.
Talvolta si prende per candeletta in-
tera. — Moquel, per simil. Mòccolo
per Moccio pendente dal naso; voce
bassa. --- S'a n' avi alter moquel ,
andò bèin a lètt al bur, vdé. — Se
tu non hai altri moccoli > in quan-
to a questo io non ci spero. —- Un
gran moquel.-^Moccolone.—Muqu-
lon detto dal volgo boi. vale Moc-
cio. V. Mucclàn.
*MOR , n. m. Moro. Negro. — Mor. —
Gelso.
*MORA. Mora. Il frutto noto del-
l' arbusto spinoso , detto volg.
Bazza.
*MORA. Moerro. Sorte di drappo.
*MORA( Far alla) Giocare alla morra.
MORS. Morso, Freno. Strumento di
ferro che si mette in bocca al ca-
vallo appiccato alle redini. — Da
Freno ne vengono A/frenare, Fre-
nare, Infrenare, per Mettere il fre-
no. Tenere in briglia il cavallo. —
A/frenare, vale ancora Bicevere il
freno. — Sfrenare, Cavar di freno.
E fig. Uomo sfrenato.
MORSA. Morsa. — Le parti della mor-
sa sono le seguenti: Anello. Guance
o Bocche. Dado. Galletto. CavaMet-
to. Bastone. Molla. Baperella. —
Striccar la morsa. -* Serrore,
Stringere la morsa. — Una mor-
sa stréeca purassd. — Morsa stret-
ta gagliardamente. — Mona d'una
muraia. V. Immursadura.
MORT , n. f. Morte , n. f. -^ L' ann, al
mèis, al de dia mori d'un, ^-L'an-
no, il nìese, il di moriucUe d* alcu-
no. — La^ mort tiggiùsta tùlt. —
Amor pitò tutto; Pecunia vince tut-
to; Morte termina tutto. — L'è
lami mort. Maniera di esprimere
la propria impazienza. — - & to tuia
morte , il mio gastigo. Dicesi di chi
è tormentato del continuo da qual-
cheduno. -^ L'è la so mori , par-
landosi de- cibi appropriaiameote
cooditi, e cucinati in appuDto. — £
il suo vero punto; il siso vero gu-
sto. — Al par la mort inramà. —
E' par la morte dipinta in rame.—
Un fiol nad dòp la mort dèi pader.
— - Figliuol pòstumo. -» Un liber
stampa dòp la mort dt'autòur. —
Libro pòstumo. Opera pòstuma.
MORT, n. m. MORTA, n. f. Morto, d.
m. e Jlforta , n. f. Cadavero. — Ro-
ba ch'farev arsusitar un mort —
Boba da far vedere un morto e an-
dare un cieco. — Sunar da mori.
V. Sunar. — Mort per similit Po-
stema , dicesi per ischerzo dì Di-
naro che altri abbia nascosto in
qualche luogo. Truvar al mort. —
Trovare il morto.'-'Pann da mort.
— Coltre. Panno funebre. — If/ui
cossa da mort. — Fùnebre, Funè-
reo. Funerale. Alcuni proDuliziano
la parola Funebre colla peBallima
lunga. — Boba eh' a in'magnareo
un mort. -— Ne mangerebbe un
morto. D' un cibo delicato. — Fu-
fiaràte,sust. vale Mortòrio o Mor-
toro , cioè Onoranza o Cer ìmooia
nel seppellire i morti.— Moriuale,
agg. d'ogni g. Della morte; Appar-
tenente a mortorio. Mortale , ajcg.
d'ogni g. si dice di Tutto ciò cb'è
soggetto a morte. Caduco: e si dic«
anche di Ciò che dà o cagiona mor^
te; Mortifero si prende esso pnre
in questo ultimo significato* Che
porta morte. Mortiecio , eòa . 9^0:.
Che ha del morto. Color mortiecio.
noft
— Sàuvra (U mori a «I cantora la
requia. — Su to eoia si stabiUice
il prezzo ed il contratto,'^ Culòur
d'mort, — Interriato; Mortieeio,
cioè di cattivo colore, parlandosi
d' oomo. — Rimorto. Piii che mor-
to. Morto due volte; detto per esa-
gerazione.-^ Far òòn cmod fa l'in-
zèifu ai muri. — Il soccorso di Pi'
sa, odi Messina. Piovetle tre di so-
pra i carboni spenti. Esser scemo
di tutu i denti allorché viene il pa-
ne. •— Aceumpagnamèint da mori.
— Comitiva funebre. Veder passa-
re. Accompagnare la comitiva, ec.
— Ferale agg. Appartenente a mor-
te. Funesto. — Zedol da mori. —
kxmiso di funerale.
MORI . add. Morto , Defunto , Estinto,
agg. Passato nel numero de' più.
^pintu; Trapassato; Uscito di vita.
Poeticam: Esangue. — - Mori dalla
sèid, dalla fam , dalla pora , etz.
— Morto assetato. Morto di sete, di
fame, di paura, ec. Sommamente
travagliato per tal cagione.— Lègn,
0 Legna morta. — Legìio mortici-
no. Legname che si è seccato natu-
ralmente sul terreno. — L'è mort
sHnza dir Gesù. —- Mori che non
battè polso. — Mézz mort. — Semi-
vivo , Malvivo. — Arstò mort dalla
pora, — Fui per isvenire. Mi ctucò
la corata, e il fiato. — Arstar mort,
per Stupirsi. — Me rési mort —
h mi rimango stordito, smemora-
to, o come un uomo di stucco, o
scolpito. Io resto uno stivale. —
Mort spani. — Appassionato , o In-
namorato morto. Brudolato. Spol-
po. Fradicio. Perduto morto. Imber-
tonato. Incapestrato d' amore. —
incarognato, come ognun può ri-
conoscere , è termine plebeo ed ab-
biette. — Tgnir^nurt i quattrein.
— Tener giacente, o infruttuoso
il danaro. — Mort prema d' un al-
ter. — Premorto. Predefunto. —
Mort me, mort al mònd. — Chi mi
vien dietro serri l' uscio. Morto io,
cada. il mondo in carbonata. —
375 Mos
Brazz, Gamba morta. — Mortifica-
to. Dicesi di un membro dei corpo ,
in cui sia totalmente estinto il
senso.
MORTORI, n. m. Mortorio, Funerale.
Figur. Conversaziotic seria, poco
allegra. — L'è un mortori, dicesl
di Luogo solitario , malinconico.
'MORTUARIA (CAPLEINA), add. Cap-
pella mortuale.
MÓSCA. Mosca. — Bar ctn* è et mòsc
bianchi. -— Raro come la fenice ,
come i corvi bianchi. — Parar vi et
mòsc, mandar vi et mòsc. — Pa-
rar le mosche , Cacciar le mosche.
— Andar su el mòsc in cvéU. Et
mòsc van su in-t-la caren. — Il
posare delle mosche su qualche co-
sa. Le mosche impuntano , posano
sulla carne. -^ El mòsc còrren dri
al carògn. »- A' cani, e a' cavalli
magri van le mosche.
MOSSA , n. f. sing. Mosse , n. f. plur.
Luogo donde si muovono i cavalli ,
che corrono il pàlio. '— Quando si
vuole che partano i cavalli dalle
mosse i boi. dicono Fora cavai, e
in Toscana dicesi frana. — Mossa
d' corp. — Smossa di corpo. Soc'
correnza.
*MÓST, n. m. Mosto. — Móst dèi no-
vazz. — Crovello.
MÓSTRA. Mostra. Una mostra di tela,
di panno, di carta, e simili. — iSa(/-
gio. Piccola porzione di cosa da as-
saggiarsi da chi vuol farne acqui-
sto. Saggio d'olio. Saggio di acelo.—
La voce Mostra italiana , per esten-
sione, si usa in vece di Saggio.
— Saggiuolo è chiamato Quel pic-
col fiaschetto, nel quale si porta il
vino per assaggiailo.—- Jtfò^^m d'ih
na buttèiga. — Mostra, Insegna
d' un osteria , d' una bottega. —
Mostra di' aridi. — Mostra dell' o-
riuolo. Quella che mostra le ore:
cbe gli oriuolai chiamano Oneran-
te. — Mostrino dicesi alla piccola
mostra del registro. — • Mostra dèi
mèsier dèi scriver, dèi dssègn. -^
Esemplo ; Esemplare ; Modello ;
MRO
376
HST
dinnanzi; Minuta; Bozza; Origi-
nale; Norma; Specchio.
MOT. V. Muvimèint
•MOT-PROPRI. MolU'proprio. Nome
speciale dato ai decreti emessi di-
rettamente dal Sovrano Pontefice,
ed anche a quelli emanati dal Gran-
duca di Toscana.
MOVER, V. Muòvere e Movere, v. —
A n* e%n' muvrcv da qua a le. —
fion ne volterei la mano sossopra.
Non ne farei un tombolo sull'erba.
— Moverà' pian pian. — Buzzicar
re e Buzzicarsi. Muoversi piana-
mente , far poco strepito.
MÓULT. V. Purassà.
MÒUR. Moro (coli' ó stretto). Gelso.
Albero la di cui foglia si dà per ci-
bo a> bachi da seta. — MÒUR A. Mo-
ra; Moraiuola. Frutto del moro.—
Mòura d* raza. — Mora del rogo , e
più comunemente Mofa prùgnola.
MÓZZ. Mozzo. Troncato. — Tórr móz-
za. — Torre mozza , cosi è volg.
chiamata la famosa Garisenda in
Bologna. — Mòzz. — Mozzo , T. di
Marina. — Mòzz d' stalla. — Mozzo ,
o Garzone di stalla.
MÒZZURÉCG. Mozzorecchi, iìdà. e su-
. st. m. Aggiunto che si dà ad uomo
infame , astuto , scaltro , ec. In vari
luoghi , specialmente nello Stato
nostro, il nome di Mozzorecchi vie-
ne appropriato a que' Procuratori o
Curiali, che» a forza di raggiri e di
cabale, tengono a bada i clienti per
far guadagno prolungando le cause.
^MÓZZURClARi . n. f. Azione da Moz-
zorecchi.
MRÈNDA. Merenda. — Mrindeina. —
Merenduccia, Merenduzza.
MRINDÀR, v. Merendare, v.
MRÓLLA, n. f. Midolla, n. f. La parte
interna e piìi tenera delle piante ,
delle ossa , ec. Si dice comun. Mi-
dollo , n. m. — La voce boi. viene
da Mirolla, parola che usavano gli
antichi. — Pein d' mròlla. — Mi-
dolioso, Sambuco midolioso. Pane
midolioso.
MRÒUS, ÒUSA. Amante. Amoroso, sa.
Innamoralo , ala. -» Amadm si
prende in cattivo signi6calo.•*Jf(^
roso è voce bassa , e piuttosto eoo-
tadinesca. — Bisugnarev truvar d
mròus a quia cossa, figurai. Con-
vien trovar il geniale, o l'appat^
stonato, cioè Colui che abbia |)ar
ticolar genio di a-ver quella lai co-
sa, che si vorrebbe vender eoo pro>
fitto.
MRUSAMÉINT , u. m. Amore ^ Innamo-
ramento.
MRUSAR, V. Amoreggiare, s,¥2itt il-
V amore.
MSSIR. Messere, Sere. Uno de' titoli di
maggioranza, ora però fuor d'oso,
essendosi ad esso sostituito ii 5/-
gnore. — Mssir, n. m. dello piò
pulitamente in véce di Culo; con»;
ih ital. // sedere, — Mssir per Sito-
cero. La voce boi. è rimasta al vol-
go, e oramai alla sola campagna :
giacché ìa città dicesi comimein.
Sozer.
MSTIR, n. m. Mestiere, MesHerot
Mestieri, n. m. Arte, ProfamM'
n. f. Quantunque questi dae vMm
^'ocaboli italiani , volendo , si ^
sano prendere indifferentefleoi^
per sinonimi di Jtfestlefv, perete^
può dire egualmente : Ewf^^, ^'
mestiere, l'arte,o la professione
di leg nùiuolo, iniiA\o\là Ki^'^^
comune per Mestiere s' imeuJ*
Quell'esercizio in cui l'opera è lat-
ta manuale: Arte^ Quella io cai al-
l'opera manuale si aggiunge anchf
l'ingegno: Professione poi si adope-
ra per addimostrare] le arti più d<^
bili. La lingua italiana come la frao;
cese hanno termini propri adaliait
per indicare coloro, che cserciiam>
i diversi mestieri , ma il dìal. boi <*
scarso, e quelli che ha si trowian-
no in capo-luogo nel corso di que-
sto Vocabolario. Agli altri che non
hanno equivalenie in boi. si^ sosti-
tuisce una perifrasi Quèllch'venà,
o Quèll eh' fa.
MSTURA, n. f. (dal fr. Monture). w-
verse sorta di grano mescolate per
■UD
377
MUF
farne farina. Meicolanza di grano,
wgaie, orzo, ec.
inUDA DI ALBER. V. Bracca.
KC, avv. Cheto. Quatto. Quatto
quatto.
iJCCElN. V. MneifL
IjCCIA, 0. f. Mucchio, n. m. Quanti-
tà di cose ristrette , e accumulate.
— Maccliio di sassi , di cenere, ec.
—Mùccia d'quattrein, "^ Grùzzolo
ài denari.
IICCIADEINA, n. f. Mucchietto, Muc-
chiereUo, n. m. dim. di Mucchio.
IDCCLEIN. MoccoUno. — Zercar al
"'a^t guai cùn un mucckin. —
^rcar i guai col fiucellino. Cercar
^ mal come i medici. Cercare di
fngnticcfo. Cercar il mal per me-
dìcina. Andar a caccia di guai.
^WUìX Moccio. Escremento ch'e-
sce dal naso. — Lassare' vgnir zò
^tnuccM dal nàs. — Mocciare.
^mcicare. — Inepurcd d'muc"
clon. — Moccicoso, Moccioso. — -
J^colone , vale Moccolo grande.
"ODA, D. f. Muta, Vicenda, n. f. Scam-
bio. H mutare, n. ro. --Muda da
^^tter,da n,ec.— -Mti/a a quattro,
asft cavo/ii. Quattro, o sei cavalli.
^>ti insieme per tirare una car-
jm. ^ Muda di usi. V. Terzola.
B^DADURA. Mula.^Mudadura d'Man-
^<ii nètta in scambi dia sporca.-^
^ muta equioalenle della bianche-
na sudicia.
mm, n. f. plur. Mutande. Calzo-
uche si portano in sulla carne.
""jOAfi.T. Cambiare, Vanare, Mu-
^^^> Tramutare, Cangiare, v. —
man' d' pagn. — Mutarsi. —
«udars' d* camiia. — Mutar carni-
«0; e figur. Mutar servitore. —
Mudar un ragazzol. -^ Hinettare,
^«Ptttìne un fanciullo. Cambiargli ì
panmlini. — Mudar regesUr. —
'•mendarsi. Mutar costume, Cor-
ygerH. ^ Mudar V òut^n. —
^«rmutofv. — Mudars' d' culòur.
7 Mlibbire. Impallidire. — Mu-
^«p' d' upiniòn. — Mutare, o Ri-
wt^m U mantello, che anche in
bolognese dicesi VuUar coMeeo.—
Cangiar sentimento, o d^ avviso.
Voltar casacca. Ripremersi. » Chi
muda paèis, muda furtouna. —
Chi muta lato, muta fato. — Mu-
dar spèss. Tum'da mal, e mettm'
a piz. — Tante tramtUe, tante ca-
dute. — Afttddm nom. V. Nom.
'MUDAZIÓN. Mutazione. Variazione,
n. 1. Mutamento. Cambiamento ,
n. m.
'MUDÈST , add. Modesto. Costumato.
MODESTA, n. f. Mercantessa, t Mer-
cante , m. di mode.
'MUDÉSTIA , n. f. Modestia. Vere»
condia.
MUDIÒN. Modiglione. Spezie di men-
sola grande. — Beccatella dicesi
alla Mensola, o Peduccio, che si
pone per sostegno sotto i capi del-
ie travi fitte nel muro , e sotto i
terrazzini , ballatoi , e sporti.
MUDNÉiSA. Jtfer/r el bistialla mudnèi-
sa. — Sòccio , n. m. ' Accomàndita
'(cioè Compagnia di negozio) di
bestiame che si affida altrui , che il
custodisca e il governi a mezzo
guadagno, e mezza perdita. Dare
a sòccio 0 Assocciare. Il dare a sòc-
cio; Assòcciamento. \' ha anche un
altro modo di Dare a sòccio , detto
A capo salvo, ed è Quando si dan-
no bestie a sòccio col patto che mo-
rendone alcuna , colui che le tiene
deve in quello scambio metterne
un'altra egualmente buona. — As-
socciare, vale Accompc^nare.
MÙFF. Marcio. Termine di giuoco , e
vaie Posta doppia. I boi. l' usano in
fem. allorché dicono Andar, o Ès-
ser fora dia muffa; e cioè arrivare
a far la metà de' punti convenuti
pel compimento della partita del
giuoco, per cui non si paga più il
doppio. Ciò che si dirà in buona
lingua Campare , o Scampare il
marcio , Uscire del marcio , e simi-
li , e vagliene Uscir del rischio di
perdere la posta doppia. Alcuni boi.
nel giuoco delle carte soglion dire
Marz o Capoti per Mùff, p. e. Avèi-
43
HUI
378
muL
rei bund tnarz; (wèir bused un
capotL E cosi ancora Marza per
Muffa; p. e. Èsser fora (Uà marza.
Finalfiieote altri in minor numero
osano dire Èsser fora dia patùfa ,
ma nel solo giuoco de' Tarocchi, ed
equivale a Muffa.
MUFFA. Muffa, — Ciappar la muffa.
— Muffare. — Puzzar d' muffa;
Savèir d'mùffa. — Saper di muffa;
Aver di muffa. — Avèir la muffa.
— Aver muffa.
'MUFFAR, y. Muffare. Ammuffire. Co-
prirsi di muffa.
MUFFE, add. Muffato, e Muffo, agg.
•MUFFIR. V. Muffar.
MUGNAG, n. m. Albicocco, e Alòer-
cocco. Albero da frullo noto.
MUGNAGA,n. f. Albicocca. Albercoc-
ca. Frutto dell'albicocco. V. BericO'
quia. La voce boi. viene dal lai.
corrotto ArmerUaca, perchè il frut-
to è originario d' Armenia provin-
cia dell'Asia (Lai. Malum arme-
niacum). — La parola Meliaca, che
par si trova ne'Vocabolari , sembra
corrotta , e sarà bene non adope-
rarla; peggio poi (Jmiliàca, che
Diuno vorrà considerare per voce
di lingua.
MUIER, n. f. (da Mulier lat.) Moglie.
Consorte. Sposa. Dagli antichi s' è
usato Mogliera , MogUere , e Moglie-
ri per Moglie. — Bar muier.— Am-
mogliare, ed impropriamente Ma-
ritare. — Tor muier. — Ammo-
gliarsi. — Un ch'ha muier. — Am-
mogliato. — AmmogUatore. Che
ammoglia. — Ammogiiazzato. Che
ha preso moglie di vii condizione.
-^ Cèlibe. Che non ha moglie. —
Bigamo. Che ha avuto due mogli.
«— Poligamia. Legge che permette
aver più mogli. — A torr muier a
«' ciappa giudezi. — Dagli moglie ,
ed hallo giunto. McUanno e moglie
non manca mai.
MUlÈTT. V. Mot.»
MUtTEINA.n. f. dim. A' Muiètta.-^
Mollette da orefici. MolletHne de'
gioiellieri. Pinzette. Voce di vari
artislL Pinzette dentate de' dii-
rurgi.
MÙL, n. m. MULA, n. f. (Pron. al »
lito l' U per Ò chioso ). Mulo, n. n
Mula,fì. f. Quadrupede solipede,
nato d' asino e di cavalla, o di a
vallo e d' asina. — Tgnir la mila
per melaf. Tener ia miUa, o %
gerla mula. Accompagnare, od»
lutare alcuno in qualche sua fac
cenda , appoggiandone i fatti u del
ti, perchè meglio riesca oeirìD
tento suo. Ciò che con altra fn»
vien detto Tener bordone ad akvf
no, vale a dire Fare o dire qotl,
che vien fatto o detto da un aUn.
E forse questa voce Bordone ^oe
da Bardo ialino , che è suto osalo
per Mulo. Far peduccio. Tewrt ,
0 Reggere U lazzo. Secondare oo'
Invenzione. Accordarsi di foie ai-
trui Uba burla.
MULEIN, n. m. Mulino e lfo/tno,D.fli
sing., e nel plur. Mulini, m.MoHM-
f., donde i bolognesi haDpresoìJ|v-
cabolo El mulein' per quc'oiii»
che sono dentro la città. •- Jiv^*
da carta. — Cartiera. — à n^
gna eh' vaga al mulein chii'f^
infarinar. — Chi tocca la pe« »
«' imbraUa , o si sozza. Hon « P^^
pigUar pesci senza immolkirà'^^
si può avere il mele senis le pec-
chie. — Ognun Uta V squali so
mulein. — Ciascuno perù V^f^'
figurai. — Al farev andar un wn
lein.-^ E' seccìierebbe unafe^ais.
E' terrebbe V invito del dkiotto^
Egli è un fruUone. Dar pof^^
a un leggio. Dicesi di no ^^
chiaccherone. — Mulein gazem-^
Andirivieni, n. m. plur. Girawijfc
Andirivieni di un laberinto;d'
fulmine. Al proprio, vale
to. Raggiro al figur. Circolo
so, e questo è l'equivalente
alla voce boi.— Chi è prem al
lein masna. — Chi primo gì
primo pugne.
MULÈINA D'PAN. Mollica di pane^
fignr. Midolla.
MD9
MULINAR, D. m. Mugnaio.
ìMìlUiAK, ^. Macchinare, ed anche
IHmenarsi, Contorcersi.
HLLI?JÉLL . MUUNÉTT. MuUnelh ,
dim. di Molino. — MuUnéU da mù
da. — Torciloio, Filatoio, è quello
Stramento di legno da filar lana,
lino, e simili, che ha una ruota ,
girando h quale si fila e torce il fi-
lo (In boi. piuttosto dicesi Fitarein).
lUUTURA. (dal fr. Mouture), Mulen^
da. Il preno che si paga della ma-
cìoatara al mugnaio in fiirina^ o in
danari.
HULSEIN, add. Mòrbido, agg. Gon-
irano di Bàvido. — Manoao, dicesi
singolarmente del panno. — DiHn'
^rmUsein, — AmmoHridare, Àm-
morbidjfv, Bammorbidire, E per
^^^ddokire. Appiacevolire. Di-
^tnamticto. Bautniliarsi. La-
'<Mrri ferrare. — Vgnir eun el
muhein'. ^ Venir colle buone. An-
dar colle buone, eoUe belle. Piace-
MasiNEIN, add. dim. D*muUein. -
JoUicelb, Morbidetto.
«tLSINESSÉM , add. MorbidisHmo.
JJjLSINÉZZA. Morbidezza. .
^"i-'^A , D. f. (dal lat. Mulla). Anmen^
^Impennatura, n. f. Coudanna-
g'one io danari o altro.
WAR,f. Multare. Porre, o Con-
dannare ad ammenda.
WRID. add. Farinàeeiolo, agg. Di-
^> di terreno , e irale sciolto , pol-
^m^ D.m. MUNARA, n. f. Jlftiflffia-
»o,n.m.eJJfMflrnataf.
»!iM)ADòUR. VagUaiore.
^^m^ . VagUatura.
WAR,^. Koflf/iow. CHvellare, v.
♦Sellare col vaglio , o crivello. —
Bùndare è anche il separare il gra-
zio dalia loppa, che si fa col gettar-
lo coQira il vento . e si dice da'bol.
^riir af gran. Quando si fa la se-
^da volta, prima di toglierlo dal-
,,'a»?, si dice iidarcor. V.
'^;.I)l> n. f. VagUatura; Mondiglia
* grano.
379 MOK
MUNÉ.add. Moioto, agg. -. I urzà
d'un comod, d'un ecciar, d'un
cendott d'aqua muné. — I doccio^
ni d'un cesto, le docde d'unao-
guaio, le canne di piombo, o le
cannelle di terra cotta di un con'
dotto d'acqua, intasati.
MUNÉIDA, MotiCta. Danaro. Contan-
ti, plnr. e con voce lat. Pecunia,
Le monete prendono la loro deno-
minazione dal valore; dal Sovrano,
che le fa coniare; dalla Nazione; o
dall' impronto eh' è conialo sopra
di esse. Le monete proprie dello
stato Pontificio sono: Di rame: Otuif-
Inrfn.— Quattrino, — Bagaròn. —
Bagkerone. •— Baiocc, Gùbbi , Bu^
gnein. — Baiocco. — D'argento.
Quends guattrein (che ora sono do-
diciquattrini e mezzo).'-Due baioc-
chi e mezzo. — Mèz pavel. — Mezzo
paolo. — PaveL-^Paolo (Giufio).— f o-
pétta. Piastra. ^ Papetta, Ura, o
Due paoli. — Tstòn.— Testone , o Tre
paoU. — Mèz scud. — Mezzo scudo,
^-Scud, Madonna, Flepp.—Scudo.-^
Seguitano poi le monete d'oro Dop-
pia 0 Dobbla , Zecchino , ec. — Mo-
netare. Batter moneta. — Monetie-
re. Colui che batte la moneta; per-
chè Zecchiere o Zecchiero si dice a
Chi soprantende alla zecca. — La
Moneta , come la Medaglia , ha due
facce 0 bande, su cadauna delle
quali sono ordinariamente impressi
un tipo , e una leggenda. L' una di
di queste parti si chiama Faccia.
perchè comunemente v' ha la testa
dei priocipe, sotto il governo del
quale è stala coniata , o l' immagi-
ne d'un santo. L'altra si chiama Bo-
vescio , perchè è opposta alla Fac-
cia, -r Campo delia moneta, a si-
milìt. del campo delle dipinture. La
superfìcie piana e pulita di ciascu-
na parte, che non abbi^ lavoro, e
che serve di fondo ai tipi. — Tipo.
11 soggetto ; che il lavoro presenta
agli occhi , la forma e tutto V im-
pronto. — Le lettere che si veggo-
no sul campo. Iscrizione. Quelle del
MUN
380
MfJN
contorno Leggenda, — Esergo.Qneì
piccolo spazio , che sU a basso del
tipo« e eh' è separato da una linea.
Le parole dell' esergo ritengono lo
stesso nome di Leggenda delV eser-
go. — Cordone della moneta. La
sua circonferenza quando è ricinta
come di un cordone'.— Jfon^to ero-
sa , cioè d' argento di bassa lega.^-
Moìieta bianca. La Moneta d'argen-
to. -- Spiccioli plur. , che ¥ale Mo-
neta spezzata. — Moneta scadente,
0 calante. Moneta reale , o effetti-
va, spendibile. — Moneta sonante
non si dice. — Moneta di conto , o
immaginaria. Quella che o non è
mai esistita. 0 non esiste piìi in
contanti effettivi: tali sono La Ura
Tomese, la lira Sterlina, il Fiori-
no. — Carta monetata , Cedole, ec.
Cedola creata dal governo per far
le veci di moneta.
MUNETARl FALS. Falsamonete, n. m.
ef.
MUNIR e MUNIRS*, v. Intasare e Inta-
sarsi, Empiere ed Empiersi di ta-
so. — Il contrario è Distasare.
MUiNlZIÓN , n. f. Munizione da guer-
ra, ec. — Muniziòn di fiùm. — Im-
postime. Deposizione. Sedimento.
Belletta, o altro d'acque torbide.
— Muniziòn di vas , di urzù, eiz.
— Intasatura , n. f. Intasamento ,
n. m.
MUNT. V. Mùnzer.
MUNTA. V. Ratta.
MUNTADUR. Cai;a/ca/oto. Luogo rialto
fatto per comodità di montare a ca-
va Ho. Montatoio è V. d. U.
MUNTAGNA, n. f. MONI. n. m. Mon-
tagna, n. f. Monte, n. m. — Mont'E-
tna. Monte san Bernardo, ec. Molti
comuni della montagna boi. porta-
no questo nome accompagnato ad
un proprio; Mòntovel. — Montòvolo.
— Monsvir. — Montesevero. — Mòn-
sanzan. — Monte san Giovanni. —
Mònt vinir. — Monte Venere. —
Mònt agii ragazza. — Monte acuto
ragazza. —Mònzorz.— Monte Gior-
gio, ec. — I monti piccoli si dicono
CoUi , ColUne , ColUnetU. - (fu
monte di checchessia , vale ooa
gran quantità. — Una muntagM
d'nèiv. — Un monte di neve."
Muntagna e Culleina dòulza. -
Montagna di dolce, e Ueve talita:
poco repente. — Muntagna rapida.
— Montagna aspra, erto, ripida.
— Muntagna dirupa. — Moniagm
scoscesa, dirupata.
MUMAN. Y. Vèinl.
MUNTANAR, n. m. Montanaro, Mon-
tanello. V. Abitant.
MUNTANAR , add. Montanaro» Monta-
gnino. Montagnoso, Montanello,
Montagnesco , Montanino , e con
voce dell' uso Montagnob, toui
agg.
MUNTAR, s. Montare, Salire , Ateenr
dere, v. Salire in alto.
MUNTÒN. Montone, 11 maschio della
pecora, che serve per far razza. -
Becco (coir e chiusa) è il Maschio
. della capra, che dicesi aocbe Co-
pro, Caprone,
MUNTRÙCCoCACClAFRÉIN ^^
tanar. V.
MUNTSÉTT. n. m. MUKTAGNHTir
MUNTAGNOLA, n. f. Mon^^
Colle, ColUcello, CoUinetto.M:
gio, Poggetto, Poggiuolo,^
masc. Montagnetta, Collina, Cm
netta, Monlagnuola, n. t" 'r
questi vocaboli vengono led«DOi»''
nazioni di alcuni comuni, t p^^^*
ti della Provincia Bolognese: p. e.
Il Poggio Renatico; il Poif</f«o;
Bel Poggio; s. Lorenzo in colUmr
la Montagnola in città, ec. ,
MUNTSINEIN. Monticellino , dim. di
Monticello.
MUNTURA. Montura. Neologismo mi-
litare, che con termine proprio di
lingua direbbesi Divisa, massiiD^
mente a quella usata nelle parate.^
MCNZER, V. Mùngere, e più eleganW
mente Mùgnere , y. Spremere le
poppe degli animali per trarne "
latte.- Mùnzer la rètta; éeiio tas-
so.^Dondolarsela. SdonzcUarn.'»-
cantare , o Imbottar la nebbia. *»•
HUB
381
MITR
daluceare,Dondolarìa mafleo. Per-
dere il tempo. -^ChicchiriUare. Tra-
stullarsi in cose da nulla. — Goro-
bullare. Operar da scioperato sen-
za coDchiudere. Menar il con per
l'aia. Mandar le cose al lungo. Pro-
crastinare. Ritardare, — Abùaca-
re, vale Avvilupparsi, confondersi.
Star dietro a far che che sia , e non
trovar la via di terminarla per non j
aver tanto giudizio o scienza , che
a ciò basti. — Il participio di que-
sto verbo in boi. fa Mùnt egualmen-
te che in ital. iSunto , in boi. si usa
aDcora la voce Munzù, come se fos-
se Ifonzuto; ma in questi o simili
dettati: A-ùho guadagna die bui'
gneìn munzù in tùU al de. — Ho
9^Qàagnalo dieci baiocchi a stento
w 9«Mto giornata. — Dòp tant fa-
àig al m'ha duna tri pavel munzù.
•^kpo tante fatiche mi ha rega-
lati tre paoli stentatamente. Lo
stesso che dire MugnendoU a poco
a poco.
MOR. V. Murata.
MURADÒUR. Muratore. - MsHr dèi
mwadòur. — Arte muratoria. —
ConeiatettU chiamasi colui» che ac-
comoda i tetti, in boi. Caplètt.
MtfiADURA. Ingessatura. — La «im-
"idttm d'un guerz, d'un uccètt.
-^Ingessatura; Quella parte di un
arpione, o simile, che s' ingessa nel
muro. .
^^8MA.n. f. e MUR, n. m. Muro, n.
•JJ-sÌDg., Muri, m. plur. e Mura, f.
P'ur. Dicesi in italiano anche Mu-
raglia, n. f., ma si usa comunem. e
piò correttamente il primo. — Mur
divisori. — Muro di spartimento. —
^urd^predintai, o assolut. Pre-
dintai, n. m.-^ Accoltellato, Muro di
mattoni per coltello. — Murala
d'qmtlr onz.- — Muro soprammat-
tone, oppure Matton sopra matto-
we.— Jfttrota a ca^^òn.— Dicesi JVu-
ro fatto con vano, al contrario di
Afufio «odo , che \ale tutto ripieno.
•- Murala all' infora. — Muro ac-
collo,-^ L'è istèss che dscòrrer cùn
una muraia. •"È io sfèsso che d^
re al muro. -^Dur cùn dur n*fé
mai bòn mur. — Non vuoisi cozzar
co' muricciuoH. — Metter la Si:hei-
na al mur. — Fare capo ,o il cO"
pò. Incaponirsi. Ostinarsi. — Zu-
gar a batt mur. — Giuocare a me-
glio al muro. Giuoco che si fa ti-
rando una linea in terra alquanto
distante da un muro, e battendo in»
di ciascuno de' giocatori la sua mo-
neta contro detto muro, lasciata
a sé , vince quella, che va più tìc^
no al segno. — Parete , è voce che
signiBca anch' essa Muraglia , ma è
di stile elevato. S'adopera piutto-
sto , « più spesso , per significare la
superficie del muro. Ornare le pa-
reti. Imbiaricar le pareti, ec. — El
mura dia zitta; o El mura assolu-
tam.— Le mura della città; di unca-
stello.— Una muraia ch'ha la pan-
zao la gobba. — Un muso che fa
cmyo, o che fa gomito, delle mu-
raglie quando gonfiano , ed escono
dalla lor propria dirittura. — Mur
griz.—Muro arricciato. Maro a cui
s'è data la prima crosta rozza della
calcina. — Mur stablé. — Muro in-
tonacato è quello a cui s'è data
l'ultima mano di calce, e s'è reso
levigato, e finito.— Muraia alla
rùstica, 0 sia madund. — Muraglia
a bozzi.
MURADEIN, n. m. Gelsetto. Gelso no-
vello.
MURAIEINA , MURAIÉTTA , n. f. MU-
RlZZOL,n. m. Muretto, Muricino,
n. m. dim. di Muro.
'MURAIOLA. Piccola moneta erosa del
valore di due baiocchi, già usata in
Bologna.
MURAR, V. Murare, v. —Murar a
sècc. — Murare a secco , cioè senza
cemento. — Murar una fnèstra,un
Ù8S. — Accecare , Otturare una fi-
nestra , una porta.
MURARI , add. Muratorio, agg. Appar-
tenente al murare , o al muratore.
— Lavurir d'art muraria. —Lavo-
ri di arte muratoria.
HUS
384
MUV
meco. Dicesi di Colui che parlando
teco dice male del tuo avversario ,
ed al contrario; o di chi una volta
dice una cosa, l'altra un'altra con-
traria. — Fardi mustazz; al pro-
prio, Fare dei musi; al flgurato.
Far ceffo, o Far brutto muso. Tor-
cere il muso. Storcere o travolgere
la faccia vedendo, o sentendo co-
sa, che non aggrada. — Far di mu'
stazz» dicesi di cosa, che cambi Io
stato suo di prima : p. e. diranno i
boi. parlando di tavole, credenze ,
ed altri mobili : / han fatt di mu-
stazz, per significare Che han fatto
delle mosse. Delle altre cose poi re-
lativamente a colori , a lavori ec.
vale che Han fatto de' cangiamen-
ti. — Àvèir ròtt al mustazz. —
Non avfir faccia, o Esser uomo sen-
za faccia, vale Senza vergogna.
Non si vergognare. — Fai- Pirein
bòn mustazz. — Fare lo spaval-
do. Nel portamento e nelle parole
procedere sfrontatamente, e con
maniere avventate.— Un brav mvr
. slazz. — Un uomo di merito^ di
conto, di gran vagUa, Un valen-
tuomo.
MUSTAZZAZZ. Visaccio , peggior. di
Viso.
MUSTAZZEIN , MUSTAZZÉTT. Visetto.
Viseltino, dim. di Mostaccino, Mo-
stacciuzzo, dim. di Mostaccio. Fac-
cetta, dim. di Faccia. — L'è un
mustazzein curiòus da far una co-
pucciari, — EgU è un ecce da fare
una corbelleria,
MUSTAZZOL, n. m. Mostacciuolo. Pez-
zo di pasta con zucchero , e spe-
zie odorose. I migliori vengono da
Napoli.
MUSTAZZÒN. Faccia grande. Gran
viso. Gran volto. Mostaccio gran-
de. — Mustazzòn grass, — Viso
paffuto, -— Mostaccione , Mostac-
ciata, vagliono Colpo di mano a-
perta sul mostaccio. V. Sganassòn.
•MÙSTI. V. Màscc', .
MUSTIEIN , n. m. Ambretta, n. f. Cia-
no persico, Muschietto, Sorte di
fiore che sa no po' di muschio. *
Mustiein. — Moscardino. Spezie di
sorcio , cosi detto a cagione di un
certo odor di muschio , eh' egli e-
sala. — Mustiein. — Muscari , Mu-
schio. Specie di giacinto che si col-
tiva pel suo odore muschiato. Si
chiama anche Musco greco. Il piar,
è Muschi. — L'è un bòn mustiein.
V. Zananein.
MUSTIZZAR. Y. Asquizzar.
MUSTREINA. Bacheca. Cassetta a gui-
sa di scannello , col coperchio dì
vetro, nella quale gli orefici ten-
gono in mostra i loro lavori.
MUSTRÉTT,CARGADURA. Caramogio,
n. m.Uomo piccolo contraffatto. Ca-
ricatura.
MCT. Muto. Mutolo, — V èsser mù^
Mutolezza, Mutezza,—- A Uà mula,
alla surdeina. — Alta mutola. Alla
sorda. Sordamente, Chetamente.
Tacitamente, — An'fu né mùtue
sòurd. — Non fu detto a sordo.
Non dire a sordo, vale Dire ooa
cosa ad alcuno che prontamente e-
seguisca.
MUTERIA, n. f. Musomo,- Accipiglto-
io; Accigliato; Imbronciato, Jgg.
—Pel viso di tal latta, Jf tuo; Brm-
cto; Cipiglio.
MUTLAMÉINT. MugUo. Mugghio. Mug-
gito. Grido del toro.
MULTAR, V. Mugghiare, Mugolare, 11
gridare che fa il toro. V. Vers.
MUVELIA, D. f. Corredo, n. m. Ador-
namenti, abiti, biancherie, e tutlo
ciò che sì dà ad una donna quando
vien maritata , o si la monaca. —
Muvelia di fandsein. — Corredino.
MUVIMÉINT. Movimento , Moto, —
Tanta è l'affinità fra queste due pa-
role, che si potrebbero dire sino-
nime; tutta volta pare che la voce
Moto si adoperi più comunemente
al proprio , abbencbè si dica anco-
ra Proprio moto, o Motuproprio,
per Impulso , Motivo, Cosi pure Mo-
to, par voce piii nobile, e più adat-
tata alle scienze. /( motodegU astri.
Moto spontaneo, nel lingoaggio
N
3d6
NAD
medJco Qaello cioè del corpo ani-
male, come quello del caore« del
cervello, delle arterie. Molo locale,
ii'4 UQ luogo ad un altro p. e. L' o-
strica è priva di moto locale. — In
dial. v'ha la parola Mol, ma non si
adopera cbe in pochi àsime frasi
Andar a far un po' d' mot » per fo-
ri; molo. Muoversi ,^ Passeggiare,
— Muvimèinl di arlóL -^ Castello,
n. m.
HUZÉUA, n. r. Zàim, n. m. Sacchet-
lo di pelle col pelo, che 1 soldati
portano sul dorso, ove tengono i
loro vestili, ed altro cbe ad essi
abbisogna. La voce ital. è propria-
mente sigoiflcaLi va Quel sacchetto,
pardi pelle, che i pastori , per uso
efiuale, portano sulle spalle, quan-
do scompagnano le mandre.
NIZGÓN. Mozzicone. Quello che ri-
mane della cosa stata mozzata, o
troQcata, o arsiccia. — Muzgòn d'
un' a^t'a. — Troncone d'un' ala.
HZADER. Mezzaiuolo. Quegli col qua-
le abbiamo qualche cosa a comune,
e la dividiamo, come osasi col con-
ladiao nelle ricoite. Questo è il ve-
ro termine con coi dovremmo chia-
mare i Contadini del bolognese ,
come fanno 1 Modonesi. — Da Mzc^
der, viene Mzadri (forse dal fr. Me-
tairie). Locazione,
MZANEIN, n. m. plur. L' ultimo piano
della casa , che suole avere le ca-
mere di altezza minore degli altri
piani, per essere immediatamente
sotto il tetto. Soffitta, e Mezzanino
è quello , che chiamasi in boi.
Trapian.
HZÉTTA. Mezzetta, Vaso di terra cot-
ta, che ha larga pancia con un ma-
nico, e un becco , per lo piti dipin-
to dal vasaio , e fassi per uso e mi-
sura di vino, e cose simili, e perciò
ha v vene di diversa capacità.
MZOL DLA CAMPANA. Mozzo e Cico-
gna della campana, — Mzol o l^a-
rélt dia roda, — Mozzo della ruo-
ta. Quel pezzo di legno dove nel
mezzo son fitte le razze. — Mozzo
si pronunzia col primo o largo e z
•dolce. — Mzol del bòlt, — Mezzule.
La parte di mezzo del fondo delle
botU, dove s' accomoda la cannella.
N
IN
• tnn. — Enne. N, Una delle con-
sonami liquide, semivocali. — In
'alino l'N significava Nepos, — Se-
guila da un' L, come Ni, Non liquet,
si metteva ne' rescritti negativi ,
cioè Non si può fare, — Gli italiani
coli' abbreviatura N. B, voglion di-
^ iVoto bene, e si mette avanti le
annotazioni. — JV. N, si usa quando
"on si sa, 0 non si vuol dire il no-
116 e cognome d'alcuno, di cui
s'abbia discorso. — iV. U, vale No-
bit Vomo, — Da' geografi N. signi-
Bca Hard, cioè Settentrione. — N.
Lettera numerale vai Novecento.
Con una linea sopra !f Novecento-
mila.
NAD, add. Nato, agg. — Nad bèin.
— ficn«a/o.— JVttd din un alter,^'
Binato, Nati a un parlo; a un por'
tato. Nato con altro allo stesso par-
to. — Nad prèma. — Anzinato.
Fratello anzinato. — Al prém fiol
ch'nass. — Primogènito. — Nad
prèma dal tèimp. — Abortivo. -^
Nad dòp la mori dèi pader. — Pò-
stumo,
•NADAL, n. p. m. Natale,-^ Nadalein,
44
NAS
386
NAS
yeiie^g.^Natalino.'^Aldéd^Na-
dal. — Natale, per eccell. Il Natale
di Gesù Cristo.
NÀIEN , n. m. e NAINA, n. f. Nano, e
Nana. Uomo mostraoso per picco-
lezza. — Nanino, Nanetto, Nane-
rello , Naneròttolo » dìm.
NANFA, aggiunto d'acqua odorosa.
Acqua nanfa.Voce antica. Ora dice-
si Frangipane; Millefiori; Olio an-
tico; ec.
NA>iKC[N, D. m. Tela anchina. Tela
nota di bambagia. Comunem. ì boi.
dicono Lankein , mettendo al solito
r artìcolo unito al nome. — L'ori-
gine di questa voce viene da Nan-
kin floridissima città nella China ,
famosa per la sua gran torre sup-
posta di porcellana, e quivi sono
rinomati i tessuti di cotone detti
Nankin.
NAPOLETANA, n.f. Verzicola. Chia-
masi nel giuoco del tressette una
sorte di cricca » e cioè le tre carte
dì maggior valore di ogni seme ,
che sì seguitano gradatamente, Tas-
so, il Due, e il Tre. — Da Verzicola
verrà probabilmente la parola boi.
Bùrzigula. V. — Cricca veramente
i toscani chiamano tre figure insie-
me, come Tre re, tre cavalli, tre
fanti.
NAPP DA TURTt. Dalla similitudine a
Nappo. Utensile di legno in forma
di piccolo nappo o coppa rovescia-
ta , tagliente nell'orlo, affine di ta-
gliar Ja sfogliata di pasta per far
tortelli.
•NARIZ, n. f. pi. iVancj.
NAS. Naso. — Nas ajtqtiezz. — Naso
schiacciato.. ~^ Avcir la gazza al
nas. — Mocciare. Smocciare. — A-
vèir al nas astuppd. *- Aver il
naso intasalo , per infreddatura.
Raffreddore è voce dell* uso. — A-
vèir bòn nas, fig. — Esser saporito,
giudizioso. Aver buon occhio. Esser
sagace. La frase boi. corrisponde
alla laL Emunctae narit^ esse. —
Ligarsla al nas. — legarsela al di-
to. Vale Voler far vendetta d'cin'ln-
giurìa ricevuta. — Nm ch'ffuarda
alla gloria. — Naso voltato iu su.
Bincagnato o Biccignalo. — Ficcar
al nas da per tùlt. — Por naso ad
ogni cesso. Metter le mani in ogni
intriso , o Dar di becco in ogni co-
sa. Darsi gl'impacci del Bosso. Fa-
re^ il faccendone. — Una puzza eh'
dà in-t-al nas. — Fetore che dà nel
naso. — Nas pissatori. — Naso che
piscia in bocca. Modo basso di Na-
so aquilino. — Un eh' a i puzza
ògn cosso sòtt al nas. -^ £* non se
gli può toccare il naso. — Dar d'
nas. — Puzzare i fiori del mela-
rancio. Fare il critico , io^ sUticuz-
zo. Disprezzare. — Bus dèi nas. —
Nare, Nari, Narici. Tutti sosi. fem.
plur. Narice s' usa anche oet Dame-
rò del meno. Fort; ForamL Bachi
dal naso. — Avèiruu gran nas. —
Essere nasuto. — Ale,o Penne del
naso, diconsi le falde laterali del
naso. — Nas. — Guardanaso. Dice-
si a queir arnese per coprir il na-
so; specie di maschera. — Affilar
al nas. — Affilare le narici, E le
narici affilò. Monti. Cioè cadere ia
isvenimento.
NASA, n. f. Ncksata, n. f. e Nasamtnr
to, n. m. non sono voci di lìoguJ.
ma che pure sarebbero necessarie
per esprimere l'azione, e l'aito
prolungato del nasare. Nasata è so-
lamente adoperata nel Agar, per Ri-
pulsa 0 Negativa data con ripren-
sione.
NASAR. Annasare. Fiutare. Odorare.
Gli scrittori purgati non osano il
verbo Nasare.
NASÉTT, NASEIN. Nasetto, Nasino,
n. m. dim. di Naso. — 'iVo*c/i dìl
candlir. -^ Bocduolo. Quella parte
del candellìere in cui entra la can-
dela. — Nasèttdla marlètta. V. Co-
pucciol. — Nasètl da smurzar el
lùm. — Spegnitoio.
NASPA, n. f. Naspo; Aspo; Guindolo»
n. m. Arnese di legno su cui s'av-
volge il filo per far la matassa.
NASPLADURA. V. Innaspladwra.
NAT
387
NBB
NASPLAR. V. imuuplar.
NàSSEINT , plor. Nati» AlUevi, piar.
S'intende di Parti degli animali qua-
drupedi domestici , come mtelli ,
agnelli , ec. — Mal noèsèini, V.
Hai.
NASSER , V. Nàicere , v. Venire al
mondo; Uscire alla lace. — Tumar
a naster. — Rinaicere, Bivioere.
— Nasser dl'aqua. — Scaturire.
Rampollare. -» Germogliare. Delle
erbe. — Na»cere. Levarti del sole »
0 delUi luna. — - Naur in pi; Nas-
ier cùn al ceivécc'.^^ Nascer vesti-
lo. Aver la lucertola a due code,
vale Esser fortunatissimo. •— Per
tùli quèll eh* pò ìiasser. Per tùtt i
bon rispélt. — A cautela. Per buon
governo. Per buon rispetto. A buon
essere, -^^l' ha anc da nascer qui
om che . . . — - Oìon s'è mai veduto
alcuno p che . . . Non o' è esempio
che . . .
NÀSSITA, n. f. Nàscila; Nctscenza;
Natività, n. f. Nascimento , Natale ,
n. m.
MASTER, o. m. Cappio di nastro, di
fettuccia , ec. ed anche nell'uso di-
cesi semplicem. Nastro. — Gatano,
quando il Cappio o Fiocco è copio-
so di nastri; che anche in dìal. boi.
dìcesi Galan y Galanein , dim. —
Naster si prende per Feftrtcct'a sem-
plicemente. V. Curdèlla. -^ Naster
cundu lazzs e du co. — Cappio a
due staffe, a due cióndoli. Nastro
a quattro staffe, a sei staffe, ec.
•NATIVITÀ, n. f. Natività. — Lo na-
tività dia Madona. — Natività del'
la Vergine.
NATTA. Nascenza. Enfiato , o tumore
che nasce superficialmente. ~ Nat»
ta, vale Burla, Beffa. — NATT,
plur. per similit. Ostacoli. Bifficol'
tà. — Ai fu del nalt. — Vi furono
ostacoli, difficoltà.
•NATURA, n. f. Natura. ^Natura per
Naturai. V.
*NATURAL, n. m. Indole, inclinazio-
ne, n.f.
•NATURALBIÈINT, avv. ValeJn conse-
guenza. Naturalmente. Secondo Mo*
tura.
NAV. Nave. •— Èsser in-t-l' istèssa nav
fig. dal lat. Esse in eadem navi. —
Correr la stessa fortuna.
NAVÀ. iVavato. -^ Una navdd'zèss.
— Barcata di gessi. — Navà , vale
pure Nave di chiesa, che alcuni han
detto anche Navata.
'NAVAZZ. Voce dell' uso. JVavorza. Re-
cipiente rurale, che serve a traspor-
tare le uve al luogo dove si voglio-
no pigiare.
'NAVÉTTA. Navetta. Cosi chiamansl
diversi arnesi foggiati a nave , per
uso di artefici.
'NAVIGAR, V. Navigare. — > Cgnùsser
la carta dèi navigar. — Saper bar-
ca menare , Sapere dove il diavolo
tien la coda. Essere uomo sperto.
NAVÒN. Napo. Napotìe. Pianta ortense
di cui mangiasi la radice cotta. —
I dizionari son discordi fra di loro,
perchè si trova in alcuno confuso
il Napo colla Badice , e questa col-
la Pastinaca, Non mi par di errare,
dopo aver consultati i libri di agri-
col t., giudicando che Bapa sia il
termine generico di tutte queste
sorte d'agrumi, da Linneo Bapa.
Chiamerò pertanto Napo, e nell'ac-
cresc. Napone o Navone il nostro
boi. Navòn (Linn. Brasiicus na-
pus). Badice. Bàfano, Bàv<mo o
Bavanello, dim., la nostra boi. Ba-
dis (Linn. Haphanus sativus). E fi-
nalmente Bamolaccio la Radice piii
grossa e rusticana fAapAanuv ma-
jor rusticanusj. — Èsser dal cu-
lòur d* un lai d* navòn. -— Esser
pallidissimo.
*NAVSÉLLA. Navicella. E si dice an-
che di diversi arnesi foggiati a
nave.
NERBI. Nibbio. Uccello da rapina. —
Nebbi, è anche una specie d' arbu-
sto detto da' bot. Ebulo, e volgarm.
Ebbio , Nèbbio , Sambuco salvalico ,
Sambuco erbaceo. Sambuchella.
NÉRBIA. Nebbia. — Insaccar la néb-
bia* •— Binsaccare. Andare a cavai-
NBI
388
NST
lo dimeiMDdoti. -^ E figor. Imboi-
far la nebbia. Gettar via il tempo
in cose da naila. — Incantar la
nébbia. — Incantar la nebbia. Man-
tiare e bere la mattina di buon'ora.
BB1ÒU3 , add. Nebbioso , agg.
NÉCC, n. m. NÉCCIA, a f. Nicchia,
n. r. Queir incavatura cbe si fa nel-
le muraglie per mettervi statue e
simili. Di qui iìgurataiu. dicesi di
alcuna dignità , o carica Al n'è bri-
sa al so néec\ -— Essere o Non es-
sere nicchia adattala per uno.
'NEFANDiTÀ. NefawUtà. Soellerà-
tezza.
NEGAR, v.iVgflfam
NEGOZI, n. m. 1 boi. adoperano que-
sto noroef>er nobilitar l'arte, che
esercitano , in vece di dir Butlèiga»
onde ì fondachieri , chincaglieri , i
libraffv6d altri dicono Negozio alla
lord èoiUga. In ital. si ha Bottega
nditìè generico per la Stanza dove
gli artefici lavorano o vendono le
merci loro. Fóndaco per la bottega
dove si vendono i drappi, e i pan-
ni a ritaslio. — Negozi. — Negozio,
vale anche Affare. Traffico.
''NEGROMANTE n. m. Negromante. Ma-
go, —'L'ha una fazza da negtV'
mani. — E' pare un mago.
NEIGHER (dal lat. Niger.). Nero e Ne-
gro. — In ital, vi sono ancora le
voci Atro! Fosco; Tetro. — Tirar
in-t-al nèigher. — Nereggiare; Ne-
greggiare. — Doinlar nèigher. —
Annerare, v. n. e Annerarsi, n. p.
— Fiir dvintar nèigher.-^ Annerare
e Annerire, v. a. — Dointd nèi-
gher. — Annerato, Annerilo, pari.
— Doinlar nèigher pr al sòul. —
Imbrunirsi.— Un nèjgher d'ùngia,
che i boi. dicono per lo piti Un a-
gfter d'ùngia. Menomissima parte
di checchessia, quasi niente, che
in lingua dlcefii Unghia o Ugìia-.
•NEINA, n. p. f. Arma. Nina.^^ Il vez-
zegg. boi. è NiM.
NÉIV. Neoe. -'- FiocQ d'nèiv. Slrazz
d'nèiv» — Fiocco, Falda di neve, —
Dw'ass taat la mala vseina, guani
dura la nèiv marxMldna. •« Tonto
bastasse la mala vldna, quanla
basta la neve marzoKMb— Cvert
d* nìfiv. — Nevato, Nevoso, Nevico-
so. Nevicato. — Quando è Deviato
assai dicesi Nevaio. Qoaodo è nevi-
calo in poca quantità si dice Sai
echio, D. m. e Nevisclda, f. Non rì-
età il mal tempo o d'acqua, o ài
nevischio. — Tèimp dalla nèiv."
Tempo nevosa, -*- Fiòur dalla nèiv.
— Còlckica (lat. Cokhkum aut\t-
mtuU€).'GoleMca amlunnak. Coir
chico effemero ofjficinak, ed aacfae
Zafferano» -boetardo, falso , sal&i'
Uco.
*NEMIG. ¥. Nmig,
*N£0, D. m. m. Neo, Vale anche Pù>
cioUssima menda,
NERY, n. m. (dal fr. Nerf). fieno.
Nerbo. Da questi ne vengono Jicr-
vosità. --* Nèrveo , Nervoso, Herbo-
so, Nerbproso. Neroulo, Nertoruto,
Nerbuto, agg. che ha nervi; e per
metaf. Gagliardo , Robutto. - ^tr-
vino ; rimedio che giova alle mi-
laltie de' nervi. *^ Nerbare. Percuo-
tere con nerbo. Nerbala e Strt^-
Percossa con nerbo ( boL Skt-
vazzd),
NERVADURA, n. f. Ciò die i ^^^ì
dicono Sistema nervoso. Nervi Fi-
bre nèrvee. — Nervadura di werf.
^Asinelio. Quella trave che regge
le altre travi de' letti, che piowoo
ad un' aequa sola.
•NERYÓUS, add. Nervoso, ed anclic
Nerboruto, agg. —Mai fiwvòw-
Malattia, od Attacco di nervi
NÉSPEL. Nèspolo. Albero che produce
la nespola.
NÉSPLA. Nespola, Frutto del nespolo
— Cùn al tèimp e la paia a s' nm-
dura el nèspel. — Col tempo e col-
la paglia si maluran le nespoU.
ISÈTT . add. Netto, Pulito, agg. - f^'^
un d' nèté. — Far repuUsti. o Fan
il repulisti. Far lo spiano. Bifif'f^
divorare, ed anche portór via («i-
to. Dicono ancora i boi. Ouare »»f
repuUsti; Far spazza campoo^'
NOO
889
NIB
- Far un A' nèu dia $ervità. Far
famèia nova. — Ueenziara tutii i
servUori -*- Taiar la tèsta nètta.
Saltar una zada nètta. — Tagliar
di netto. Saltar di netto. Portar
via di nello. Interamente. In un
sol colpo; ed anche Trillo in un
(ra»o.— Mettr in nètt. — Mettere
al pìjUito uno scritto. «— Un om
nètL — Un uopèo pulito.
iETTADÉlNT, STÉCCADÉINT . NÉT-
TURÈCC. StuKxieadentL StuaxUo-
reccM. Dioesi aocbe Sleeeadente e
PentelUere. » v^ •
^EVLA. Ostia. Cialda.JPsA\s»Moiìà in
souilissima falda per oso di sigilla r
leleilere»e si riduce in pettetli
deUi Ostie. — Ostia. *- Ostia , pnre
slchbinii qael Pane» che si consa-
cra alla messa.
'ìNEZESSARI . add. NecessaHo, agg.
NfiZESSARI. V. Camer.
>EZESS1TÀ. V. Bisògn. — Far d' ne-
2ei«t/d virtù. -«• Far di neeessilà
volere, o virtù.
K£ZZ,D.m. (coire stretta e Z ào\'
(»).Uvido, Lividore, n. m. Uvi-
àezza, n. f. Monachino, n. in. Qnel
livido che resta nella carne per
qualche percossa. •- Nezz sòit^ ai
\K&.-^ Occhiaia.
^£ZZe mzZÀ. add. Quando si tratta
di fratto si dice Mezzo (pronunzia-
to coUaz aspra , e !'«' stretta è agg.
6 significa Eccesso di matarilà, qua-
si vicino air infracidare. — Pietra ,
Mèila nezza. — Peni . Powio mez-
zo. — Dcintar nezz. Èsser nezz. —
ammezzare. Ammezzarsi, Am-
«wzjire, ìmmezzare. — Hezz, add.
Tratiandosi di carni dieesi lÀMo.
•* i^oiniar nezz dia earen. — Dive-
»i>(iddo. AUividire. AlUvidirsi. —
^«r dvintar nezz. — lllioidire. In-
Uvidire. ~- nizzd. - AlUoidito. UH-
vidllo.
KGÒTTA (dal Lat. Nec gutta quidem).
^ìffUe. Nulla. S* USB però dal solo
volgo boi, che l'avrà preso dal vol-
ilo fr. Ne goutle. Le persone educa-
le elicono Nieini.
NIANC o 6NAN€,aTV. Uè anOle. Pfè
ancora. Né tnauco. Né meno. Né
pure. Non per anche. Non manco.
lo ho scritto quasi sempre la voce
boi. Nianc per avvicinarmi più al-
l'ilal — Nianc per quèst. -" Nofh
dlmetu). Nondlmanco. Nientedime»
no. NuUadimeno. —Nianc unpU'
ctcin. — Né mica. Né tampoco una
l/riciola. — Nianc pr insoni. — Né
per sogno. — il n' i /io nianc pinsà.
— Noti ci ho nuineo pensato. Noti
et ho meno pensato. — 4 n' sta
nianc tant mal. -^ Non istà opran
fatto male. — Èl' niatic guarè? —
È egU ancora guarito? — A/ n' è
nianc vgnu. — Non è per anco ve*
nulo. Non è per ancora venuto
NICLÉZIA. BegoHzia. E liquirizia :
Logorizia forse nomi corrotti. Erba
nota, il di coi sacco dolce si.a^rae,
e rassodato si tiene in becca iD>pez-
zetti. Modo, Madam hi^é^la. —
Schifa 'l poco. Donna che artata-
mente faccia la modesta , e la con-
tegnosa. V. Squenzia.
NICOLA , np. m. Nicolào, m. Nicola,
Niccola , m. e f. Nicolò ; Nicco»
lo, m.
NID. Nido , e Nidio. •- Far al tUd. —
Nidificare, v. n. — S/ar in-t'-al nid;
Aveir al nid. — Annidiare. — Piz-
zòn, Gardlein d' nid. '^ Picciofie ,
Cardelio nidiace. Tolto del nidio.
— Nidiuzzo, dim. di Nido.
NIDA. Nidiata, iVidato. Tanti uccelli
o altri animaletti che faccian nido •
qnanttiiascon da una covata. — A
v'insgnaròme una nidàd* passai
rein. — V'insegnerò io il vero ri'
piego,
JNIEINT, avv. Niente. Nulla, Punto.^
Far andar in nient. — Annientare.
Distrùggere. — M ridar in nient. —
Annientarsi. Distruggersi. — Nieint
affati. — Né punto, né poco. Nien-
te affatio. — Nientessem. — Nien*
tissimo, vale Niente affatto. — A
n' sòn più bòn da nieint. — Non
son più buono a niente. — ^m^
nient? - Vuoi lu nulla? Quel nulla
NOH
390
NOH
"vuol dir Covelle. — Non è nullo
peccato mortale, ec. Due negative.
— Se nient a stari. *- Per poco che
stiate,
NINEIN , n. m. Porco. Porcello.
NISIA. V. Squeinzia.
NIZZA. V. Nezz.
'I^IZZADURA , o. f. Lividezza, Lividu-
ra, n. f. Livido, n. m.
NlZZARSf, V. Avvizzare, Avvizzire,
Ammezzare, Ammezzire, Ammez-
zarsi. Parlando di frutte. Bi carni
dìrassi Allividire. Illividire. Inlivi-
dire.
*NM1G , n. m. Nemico.
NÒIA, n. f. coll'ó molte chiuso, a dif-
ferenza dell' ilal. Nòia, n. f. che
pronunziasi molto aperto.— Sfu/JTa*
gen. Quel rincrescimento» che si
prova neir essere obbligato a rice-
vere delle impressioni, che stanca-
no, tante volte ancora non' disgu-
stose. — Quindi Notare, Annoiare,
Noioso, èc.Una lunga musica an-
noia. Una lunga predica annoia.
Ed anche i frequenti e continuati
piaceri annoiano. — Molestia. Una
noia che dà qualche travaglio, qual-
che briga. Uomo molesto è quegli
che si annoia , e vi dà di che fare o
di che pensare. — JVóia. nel dlal.
equivale ancora a Nausea. — A
tn'seint una nòia d'stòmg, una
nòia interna.-^ Provo una nausea,
una natisea di stomaco. — Nòia si
dà anche per agg ad uomo. A si
pur la gran nòia! -'- Siete pur
noioso.
NOL. Nolo, Noleggio. Propriamente il
Pagamento del porto delle mercan-
zie, 0 d'altre cose condotte da' na-
vi lì; ma si dice anche del Pagamene
to che si fa per l'uso conceduto
d'alcuna cosa.— Torr a noi. — iVc
leggiare. Prendere a nolo. — Dar
a noi. V. Anular.
NOLESEIN. V. Carrozza.
NOM. Nome. Vocabolo col quale pro-
priamente s'appella ciascuna cosa
o persona. — Muddm* nom se , . , .
Tignimi se . , . , Spezie d' esclama-
zione per assicurare altrui che si è
certi di fare, o di ottenere la oosa.
che si propone; quasi che dire Se
io non l'ottengo, o non la faccio
vo' non esser pih quel che lo sono.
— Opera aiwnima. — Un om pèin-
za nom. -— Un uomo innominato;
Anònimo; Nonnanotne, agg.
NOMINA, D. f. Nome, Grido, n. m.
Nominanza. Fama, n. f. L'ha utia
gran nomina. — Ha una gran tio-
nUnanza. — • Nomina. — Nomina,
Nominazione, il nominare, o pre-
sentare a qualche grado o dignità.
'^Dirett d' nomina. —Nominazio-
ne, lus di nominare a un benefizio.
NOHINAIA, n. f. Soprannome. Nome,
aggiunto a luogo.
NOMINE PATRIS, detto sustant. io
ischerzo per la Te^to.— Ester tòcc
inrt-al nomine patrie. — Non aver
tutti i suoi mesi. Esser fuor del u-
colo. Esser pazzo.
NOMINAR, CIAHAR, v. Nominare. Ap-
pellare.
NONN, n. m. e NONNA, n. f. Nonno,
m. e Nonna, t, ma pih elegante-
mente Avo 0 Avolo, ed Ava o ifv>
la. — Nonna boi. e Nonna iHL è
voee sincopata da Domina, Donna,
che vale Stgnom. Onde i latini Non-
ni chiamavano i Religiosi , e Nonne
le Monache , come i francesi Nòn-
nes. Da ciò ricavo la spiegazione di
una maniera di salato antico de'
boi., ora rimasto in contado ai soli
vecchi della campagna , ed è Noìia
usato come avverbio , cioè indecli-
nabile, che vale Servo suo o Serta
sua signora; La riverisco. — Quin-
di ancora ricavo il dettato boi. Far
nona, che dieesi di un lume vicino
a spegnersi: di un fiore a coi pen-
da il capo per essere appassito : di
persona Che inclini la testa presso
ad addormentarsi, per similit. allo
inchinarsi nel far riverenza. — Bisàr
volo; Bisavo; Bisnonno; Proavo.
Padre dell'avolo. — Terzavolo; A-
lavo; Arcàvolo. Padre del bisavolo
— Bisarcàvolo. Padre dell'arcavo-
NOV
391
HOV
k). Quarto nonno. — Quiniàoolo.
Bisafolo del bisavolo. Il primo a-
volo de' quattro avanti ali' avolo.
Cosi dicesì de' nomi femminini di
ciascuno de'sopraromentovati, Bi-
fwola, Bùava, Bisnonna, ec. —
Nel dial. boi. non v' ba che la voce
Bsmnn, e il fem. /{«nonna ; tolti
gli altri eqoivaìenti agli ital. man-
cano. -^ Aie mi nonna in guflon.
Maniera triviale per dire Non v'è
nulla. Non ho veduto , trovato
nulla.
NORA. Nuora. Moglie del fisliuolo. —
Piegate, fiota, perche t'inlènd
te. noro.— Dire alla figliuola,
piirckè la nuora intenda. — Sozera
e nora can e gatt, timpèsta e gra-
gnola. — Suocera e nuora, tempe-
'l(ie§ragnuola. Suocera e nuora
ffmpn bisticciano.
NOSC, CÙN Mj. Con noi. Seco noi. No-
'CO è rimasto alla poesia.
KOn. iVo«c. - Di prima notte. Mez-
za notte. La mela. — Notte avan-
2flto, inoltrata. Un pezzo fra notte.
Me ferina. Notte fitta. — Notte
grande, lunga. — Nottetempo. Di
nottetempo posto avverbialmente,
^ale Di notte. — Lunedi, Sabbato
notte. — Annottarsi. Babbuiarsi.
Farsi notte. — Passar la nott in-t-
un «7. — Pernottare.— Bona nott,
<^o/o, e schiavo, sgner pastezz. —
hona notte pagliericcio. Addio fa-
^e. Detti bassi. Vagliono La cosa è
»'a, è finita. — Aln'è nianc andd
a iétt chi ha d' avèir la mala ìwtt.
- La vita il fin , E il di loda la se-
ra. — Star dsdd la nott. — Passar
w notte in veglia. Vegliar la notte.
— f or la nott sterleina. N' pssèir
asmrun occ'in tutta nott. -^Non
poter chiuder occhio in tutta notte,
"^nch'yada giranduland la nolt
*~, Nottivago. — Nottolone , n. m.
^ui fa sue faccende in tempo dinot-
le. — iVoMurno, add. Che appartie-
"f a notle.
^OV. iVove. Nome numerale, che e-
qiìvale a otto più uno. Con lettere
romane viiii, or. — Nov d'eori ,
nov d'bastòn.'^ Nove da cuori. No"
ve da bastoni. -—L'è in-t-i nov
mis. — Etla è entrata tiel nono me-
se di' stia gfravtdanza. — Nàv volt
tant. -^ Nonuplo. — JVon. — Nono,
Nome numerale ordinativo di nove.
— Da Nove si formano : iVot;ena. V.
dell' U. Lo spazio dì nove giorni in
cui si pratica qualche particolar
divozione. — Novennio. Lo spazio
di nove anni. — Novendiale , agg.
Che occorre nel corso di nove gior-
ni. -— iVot^èettno per Nono, è V.
d. U.
NOV. add. Nuovo e Novello , e Novo ,
usato da' poeti. — Nov nuvèint;
Nov d' zecca, d'treinca. — Nuovo
di zecca. Cosa novissima. Nooel-
Ussimo. — fumar a far d' nov. —
Innovare. Bimiovare, e Hinovare.
Binnovellare e Binovellare. Inno»
vellare. Bicominciare. Ripigliare a
fare. ^- Al nov di abit. — Fiore,
Quel lustro e integrità dei vesti-
menti quando ei son nuovi, e bea
condizionati , e cosi di simili cose.
NOVA,n. f. Nuova, Novella, Noiina,n,
f. Avviso, n. m. — Un eh' conia,
0 eh' porta del nov. — Novelliere,
Novelliero , Novellista. Novellatore,
n. m. Raccontatore, o Scrittore di
novelle. Cunlar del nov. — Novel-
lare.
NÒUD DEL DIDA. iVodo, n. m. JVoceo,
n. f. e Nocca anche plur. La promi-
nenza della congiuntura delle ma-
ni, e de' piedi, e delle dita di esse
mani , e di essi piedi. -^ Articolo e
Articolazione, è la giuntura delle
mani , e delle dita.
NÒUD. iVuoto. Il nuotare. — A nòud. —
A nuoto , posto avverbialm. Vale
A galla. — Notaturaì Notamento ò
il nuotale nell'acqua.
•NOVENA. V. Nuvena.
NOVITÀ. Novità. Nuova. *- Far del
novità. — Innovare.
NOVZÈINT. Novecento, n. m. Nome
numerale che comprende nove vol-
I te il cento. DCCCG con lettere ro-
BfUB
392
Hua
mane. — Novecenlesimo. Nome nu-
merale ordinativo di novecento.
NOZZ« pìur.ìfozze, piur. Matrimotìio.
. Sposalizio. Maritaggio. — Nozz ,
plur. Nozze. 1 conviti che si fi^nno
nelle solennità degli sposalizi. Ciò
che in bolognese dicesi in singola-
re mascolino Un nozz, e cosi an-
che in itai. Un paio di nozze; p. e.
Andar a nozz, o a un nozz. ~> An-
dare a nozze, alle nozze, o a un
paio di nozze.
NSSÙN. Nessuno e Nissuno, Niuno,
Né pur uno. — È vgnu nssùn? —
C'è egli sialo nessuno? — Talora
vaie Alcuno , che si sostituisce a
Nessuno; ma per lo piii quando
v'ha la negativa avanti. iV'p««énd
iìiivar nssùn. — Non polendo tro-
vare alcuno.
NTTiSlA , n. f. Nettezza , Mondezza.
NÙ. Noi. Pronome plurale della prima
persona. — Nu alter. -<- Noi. Noi
slessi. — No' si- è detto per Noi.
•NUBILTA . n. f. l^obilld.
^y L Nevicata. V. d.U. Caduta di neve.
NVÀ, add. Nevicato, agg,da Nevicare.
iVevato, agg. vale Rinfrescato colla
neve. Mettere il vino in fnsco con
acqua neì^ata.
NVAR, V. (vi andrebbe 1*E mula JVe-
var). Nevicare, v. I nostri antichi,
fra' quali Dante, hanno detto Neva-
re; Nevato. Ora però non s* use-
rebbe.
NUO, add. Nudo; Ignudo, agg. Spo-
gliato , Svestito. — Nud nad. — » /-
gnudo nato. — Metters* , dspuiars*
nud. — Nudare; e Nudarsi. Nello
stile sostenuto , e nel poetico si u-
sano ancora Ignudare; Denudare;
Snudare.^ Nud e crud, L' è le nud
e crud. Per esagerazione. Povero in
canna. Cioò Pezzente.
NUDAR. Notaro. ma meglio, ed oggi
sempre dicesi Notaio. Quegli che
scrive e nota le cose« e gli atti pub-
blici. — L'art dèi nudar. — Noie-
ria e Notarla. — Una cossa ch'ap-
partein al nudar. — Noiaiesco;
Notariesco ; Notaresco , agg. e non
Notariie. — Annoiaiare « iniwto»
tarsi. Fare , e Farsi notaio.
NUDAR, V. Nuotare. e Notare, v. An-
dare a nuoto. Ma io userei sempre
il primo, se non per altro per isfug-
gir l'equivoco coi verbo iVo(are per
Segnare.
NUDARÉTT. Notaiuolo, iVotoiu2ZO.No-
taio di poche faccende.
NUDRIGAR, V. Nutrice, Nutricare,^.
Dare altrui il nutrimento, cioè cibo
e alimento per sostentarle— (boi.
parlando de' bambini, estendono il
significato di questa voce anche a
pulirli , vestirli e fare quanto l*)-
ro occorra. — Nutrimento, Nutri-
zione. Il nutrire e la cosa che pa-
trisce. — Nutricamento. II nuirire.
— Nutnce; Nutricatrice. Bàlia.-
Nutrie fiévole, NulrimenlaU, agg
Atto a nutrire. — Nutritivo, agg
Che ha la virlii di nutrire. - >«*■
tìimentoso, agg. Che dà nulrimen-
to. — iVu^ricio, JVuMtore. Quegli
che nutrisce.
NULESEIN. V. Carrozza.
NÙMER. Numero. — Numeri cardini-
li, assoluti Uno, ùue, ec. Nomi Wr
merali ordinativi Prima, SecoM"-
ec. Nomi numerali distribniiyil*^
dna. Centinaio, ec. — rmfl^«J
scud. — Trentuno scudo, o ScuAi
trentuno. — Ventedù scud" ^f"*
tidue scudi, ScucU i>è»(«Itt«.-"'!
pess can, — Dite pesci cane:^^
pesci tonno. — Lèzer i mwff- "Z
Rilevare i numeri. Rilevare il ««'•
lesimo in cui siamo. — L'èv^^'
ch'ha di numer. — È uomoekM
cognizioni. È un uomo che ha aei
merito. .
NUNANTA (dal fr. ant. Nonante). !^^
vanta. Nome numerale che co"»-
prende nove volle dieci. Con lei'f*
re XC, o vero IC.-^Nomtf-
IIC. — Che ha no vani' anni, lo"^
nonagetiario.
NUNZI. V. Ambassadòur.
•NUNZIADA, n. p. f. Annunciata, A^^
nunziata,Nuficiata, Nunziata-
•NUREINA, n. p. f. dim. di^^M*'^'
TOT
393
TOV
'NVAB, T. Nevicare, ed anche iVe-
vare.
NVÒUD, n. m. NVÒUDA , n. f. Nipote,
m.ef.Nepote. Si dice al 6glÌuolo
del fratello o della sorella , e quello
0 quella relativamente allo Zio e
anche al figlio del figliuolo. E si
prende geoeralinenle per dlsceu*
denie. — Pronipote, BianipoU. Fi-
glio del nipote. — Bisgenero è il
Marito della nipote, relalivamente
all'Avoco all'Avola.
.D. m. (dal lai. iVtix). Noce, n.
ffi. Albero. — Nu$ , n. f. Noce , n. f.
frutto. — Nui sgussaroU. — Noci
tUKciamani, o prèmici. Noci che
facilmente si ronapono, e siiacciaDO
colle nani. — Nus guasCa. -« Noce
vuiUKia. ^ FruUo, Chiama P Al-
berti Quella cartilagine interna, che
separa in quattro parti i garigli
delie noci. — Redi usò Noce (albe-
ro) io fem. Alla noce di Benevento.
Alla deiiderata noce. — JYia mu-
Kata. ... Piace moscada, o Nocemo'
fcada. Frutto aromatico simile alla
piccola noce, proveniente da un al-
i)ero originario delle isole Moluc-
cbé. — La prima scorza della noce
i&oscata.cli'èun mallo retato, si
^ma Macie. — LMsare* ammac-
c(»el nutin eo,"^ Lnsciani porre
<ui eoUo il calcagno. Lasciarsi far
onta, lasciarsi schiacciar le noci
in capo. Comportar che ci sia fatta
)iilaoia. Lasciarsi sopraffare ; ed
inisUle elevato Lasciarsi concul-
turt. — Nus nuUèlica. — Noce me-
ttila. Noce vòmica. Frutto o seme
spinoso proveniente dalla pianta
detta dai t)ot. Datìira weleL
^ER. V. Nuòcere , v. Pregiudicare,
^mneggiare. La voce boi. è più
del contado, in città si usa piutto-
sto Pregiudicar, Far dèi mal. —
^na cossa eh' fa mal. '^ Nocivo ,
^ròolc.agff.
NUSETTA. V. Cavcélla.
i^lSTRAN, add. NostroU, ed anche
I^Mtrano, agg. opposto a Siratiiero.
'^^'TAR, V. Notare, v. Far nou, me-
moria di qualche cosa. — Denota^
re, Ditèotare. Dar nota o cenno. — >.
Segnare, Contrassegnare. Far se*
gno. — Designare. Far mostra col
mezzo de' segni. — Marcare. Met*
ter la marca. Modernamente è ap*
plicato al figurato. Nell'uso si ad-
opera ancora Bimarcare, e da que-
sto venffono i verbali BimarcàlHle,
Bimarchévole , voci anch' esse d' u-
so. Importante, Bilevante, Notàbi-
le sono i termini di lingua. — Ri'
marco è pure parola d'uso, per Ai-
Ueoo. Importanza. Peso.
•NUTEZIA. n. f. Notizia.
*NUTRlZ,n. f. JVulWw.
NUTTA, n. f. Nottolata. Lo spazio del-
la notte. V. d. U.
'NUVAZZA, n. f. Grande novella. Nuo-
va strepitosa.
NUVÈINT, add. V.iVou.add.
•NUVITÀ, n. f. Novità. V. Nova.
'NtJVEL.add. ^ti&ito, Nubiloso, An-
nuvolato. — Ve nuoci, flg. — GU
è rabtmiato. Dicesi d' uomo che ,
quasi soprappensiero, mostri uno
sdegno concentrato.
•NUVÉMBER , n. m. Novembre.
•NUVEZZ. n. m. Novizio. Ed anche
Semplice. Inesperto.
NilVLA, n. f. Nùvola» n. f. Nùvolo, n.
m.-^ Nugolo, Nugola sono antiq.
— Per sirail. Una nùvla. Nuvolo:
Per Gran quantità. Una nùvla d'u-
si, d'mòsc. -~ Una sequenza d'uc-
celli ; Un nuvolo di moscìie. —
Pein d* nùvel. — Nuvoloso , agg. —
Nuvolosità. Astratto di Nuvolo.—
Nuvolato. Nuvolàglia. La quantità
de' nuvoli, e il Rannuvolarne èito.
^ Nube, Nubiloso, Nuboloso, Nu-
bililà, Nàbila, Nubile, Nubiletta
sono piii dei verso che della prosa.
— Nuvoletta , f. Nuvoletto , m. dim.
Nuvolone, m. accr.
•NUVLEIN A. Nubiletta. Nuvoluzza. Pìc-
cola nube.
•NUVLÉTTA. V. Nuvleina.
NUVLÉZZ. n. m. Nuvoluzzo, dim. di
Nuvolo.
*NUVLÒUS, add. Nubiloso, agg.
45
oc 4
394
occ
0
0
• 0. Una delle cinque vocali. —
0; Ovvero; 0 vero;^0 pure, 0. Let-
tera numerale del valore di Undici,
e con sopra una lineetta o Undici-
mila.
OBELESC. V. Gùlia.
OBIZ. Óòt'zzo. Spezie di, cannone cor-
to « di campagna. — É detto ancbe
Òbice; ma io userei piuttosto il
primo termine, eh' è il più comu-
ne , ancbe per non confonderlo col-
la voce Òbice » che si prende per
O^iàcoUi,
'OBLIG, n. m. ObbViqo, n. m. ObbUga-
zione, n. f.
OBOA , e ÒBOE , n. m. (dal fr. Haul-
bois). Specie di Chiarina, strumen-
to da fiato noto. * Oboe non è di
Crusca, ma sembra che fosse da in-
serirvi.
OCA. Oca, Uccello acquatico noto. —
Ucchein, Paver. Quando l'oca è assai
giovane chiamasi Papero.— /pat?cr
mèinen a bèver el-i occ.^^I paperi
menan a ber le oche. Gli ignoranti
vogliono insegnare a' dotti, [gran-
chi voglion morder le balene. —
Èssr all'oca. Dicesi di uno a cui
si domanda, propone, o parla di u-
na cosa passata , eh' ei deve pur sa-
pere» e non l'ha presente alla memo-
ria. — Porre o Piantare una vigna.
— Dar all'4 occ, figur. — Non star
saldo. Non star /ermo; Cedere fa-
cilmente.— Vgnir la péli d'oca.
V. Péli. — Oca. — Oca, epiteto ad
uomo, vale Balordo, e cosi Uccòn,
accresc. d' Oca. — Bàbbèo . Baloc-
cone, Intronato, ec. — N' éssr un*
oca, — Non essere dappoco. Essere
un uomo lesto. — Cuspètt di' oca
bisa. V. Lola. — Pirù fati ape d'o-
ca. V. Pirol — Chenopio. PianU ,
dai bolognesi Pi d'oca, — Zantpa
d'oca, e dal lat. Anserina. — Oca
è anche Guadagno. — Quèst' è tùtt'
oca. — Questo è tutto guadagno.
Appropriandosi alle derrate, dopo
averne vendute tante, quanto era il
lor costo.
OCC sing. e UCC plur. Occhio sing. e
Occhi plur. — Le parti dell' occhio
sono. Il Bulbo. Le Palpebre. H^epi-
telli, L' Albùgine dell' occhio, <i^
medici Còrnea, L' umor critUUlt
no. Le Ciglia, Le Sopracciglia. La
Pupilla, Voci che si troferanoo
contrapposte alle bolognesi. —
Ucc' incava. — Occhi affostali.
infossati, incavata — Laghermttt.
— Occhi roranti. — Pest. — Occhi
pesti, lividi, — Da sberr.—ùcclù
da ramarro^ cioè vivacissimi. -
Da gatt, — OccIU cesii, o di gatto.
Di color celeste misto tra '1 ìùìbco,
e il, verde azzurro. — Bis. — OecM
languidi, morti, torbidi. -^^^f'
bla. — Occhi sciarpellati, sctarptU
lini. Cioè che abbian le palpebre
arrovesciate. — Far gli occhi rossi
vale Esser vicino a piangere. — •<*
vèir una cossa sèimperdinanzai
ucc\ — Star fitto negli occhi, wl«
Star irhpresso nella memoria. -
Trar in-t4 ucc' quèll eh' s' fa d'
bèin a tin, figurai. —Bin/occiarc.-
Piantar i ucc' in fazza, in-t-al tm
stazz. — Porre gii occhi addossf^^
Adocchiare.^ Far wiafd'occ'.-
A /fascinare. Affatturare. Stregare-
Ammaliare, Perchè Mal d'occ' di-
cesi Affascinamento. Fàscino. Fa'
scinazione. Affascinazione. Ed >d-
che Mal d'occhi. — Vgnir el toi^
OOG
395
01
ai uee\ — Imbambolan. Dlcesi
propriamente Quando inumidendo,
0 ricoprendo le luci colle lagrime,
senza mandarle fuori , si fa segno
di Yoler piangere, come fanno i
bambini. Si dice ancora famigiiar-
mente, ma forse più propriamente
Luccicare. — A m'sòn tant com-
moii eh' a m*èvgnù el lazzi ai
ucc'. — Mi sono talmente inteneri-
to, che ho cominciato a luccicare.
-Fari ucc' dèi purzèlL — Guar-
ifire a ttracciasacco , o squarcia-
tacco. Cispigliare. Guardare di mal
occhio. — Lassar dri i ucc' a Uìia
com. - Non istaccar l' occhio da
checchessia.-^ Lunlan dai ucc\
Ittnton dal cor. — La lontananza
oiini gran piaga salda. — Avèir un
trao in-t-an occ\ — Aver le traveg-
gole. - Farla in-t-i ucc, — A occhi
veggenti. — Gustar un occ'. — Co-
ntare un occhio. — Avèir dia rob-
^afénaai ucc'. — Esser a gola di
cfiecchessia. — Tirars' al capùzz
in-t'i uec\ flgur.— nror» oMandar
fljtt la buffa. — Lassar sii i ucc' in
coél/. Magnar cùn i ucc'. — Oc-
cAiare. Gettar V occhio. Dar occhio.
fissar l'occhio con desiderio di ot-
leDere. — Andar a ucc' assrà. —
^ndara chius* occhi. Liberamente.
-■ hèir i ucc' fudrà d' persùtt. —
^oer gli occhi di dietro. Aver gli oc-
cW tra'peU. — Trar in-t-i ucc' al
yiognar.— Dare il pane altrui col-
'^ balestra. — Assrar un occ*. —
Cmier gli occhi. Far le viste di
jop vedere. — Cavare* una speina
» in^trun occ\ — Levarsi un bru-
scolo di su gli occhi. Liberarsi da
Checchessia a sé molto molesto. —
wc'putein. — Lupinello. Spezie di
^llo, elle viene a' piedi. — Occ'
J'Dg.ed anche plur. d'un porlg,
«uno fnéstra, di fasù. — Occhio
J portico, di fagiuoli, ec. — Occ'
a unpònt. — Arco di ponte. — U-
wo muta d'ucc*. — Occhiatura , ma
5;eglio Guardatura.— Uccein, dim.
^ Occ\ ^ Occhiettino. OccMolino.
— Par ibi uceein, — Far t occhio*
Uno, vale Fare l'innamorato.— Uc-
eein d* maiolica. — Bacino ocula»
fv, in cui si mette acqua per tener-
vi rocchio, onde lavarlo, e rinfre-
scarlo. — Uccètt» avvilit. d'Occ'.—
Occhietto. Occhiuzzo. Occhiuccio.— *
Far l'uccètt.-^ Far l'occhiolino.
Far d'occhino, li che si fa quando
altri senza parlare vuol esser inle-
so con cenni. «- Ammiccare. — Ès*
ter Vocc'drett d'qualcdùn. — Es-
ser l'occhio d' alcuno, 0 l'occhio
dritto . 0 destro. Essere il favorito
— Occhio, per similit. dicesi anche
di molte altre cose. — Occ' del
forbs. — Anello delle forbici. Oc-
chio della padella. Occhio della
molla» ec. Cosa che abbia un foro.
— Tanti altri dettati, e proverbi
formati con questa voce nel dial.
boi. hanno l'equivalente in itaL del-
ti nella stessa guisa. — Tors d' ùi-
nanz ai ucc'. Tutem' d' innanz ai
ucc* . "- Tòglimiti , Lèvamiti d'in-
nanzi. — Da Occhio vengono Oc-
chiato , Occhiuto , agg. Pian d' oc-
chi. — Occhiate» agg. Allenente a
occhio. — Oculare» Oculato, Ocu-
latamente , Oculista . ec. — Sicco-
me in gr. l'Occhio chiamasi Ophtal-
mos, molte voci perciò si sono for-
mate nelle scienze, composte da
questa, ed italianizzate. — Oftal-
mia, e più elegantemente Ottal-
mia. Malattia degli occhi, ecc.
OCCORÉINZA. V. Bisogn.
•OCCORRER, V. Occorrere» Bisognare.
ODI. V. Avversiòn.
OGGI. V.lncù.
OGNl)N. Ognuno. Ciascheduno. Cia-
scuno. Cadauno,
ÓI , ed anche alle volte duplicata Ói,
Ói, e triplicata Òi, Òi, Ót, ed e-
quivale a Sì , Sì. Quesla voce è usa-
ta dal volgo bolognese , in tutta la
campagna, e qualche volta ancora
sfugge ai ragazzetti, benché e-
ducali , per cui vengono fortemen-
te ripresi dalla madre. Ma in verità
eh* è il vero Oui de' francesi , i ([ua-
OH
396
OHB
li noi pronunziano tanto Ou4, ma
bensì lu modo che Tu partecipi del-
l' 0, ciò che molto ben distinguono
coloro , che ban finezza d' orecchio.
Anzi v' ba io alcune parti della
Francia dove si dice Ouè, Oè, Quei.
10 non isgriderei dunque tanto i
fanciulli per rOj,o Ù), che dà forse
loro della grazia, somigliando ai
franzesi anche in questo.
OLI , n. m. OUo, n. m. e nel plnr. Oli
É statò dello anche 0(7/io, e v'ha
l'esempio nella Vita de' SS. Padri ;
ma siccome si potrebbe a caso pro-
nunziare Og-liOt ed altresì il g è af-
fatto superfiuo per la pronunzia , è
bene perciò scriver sempre OUo, —
Oli d'mandel dòulzi. — Olio man"
dorlino. — Oli d'mlor. — OUo tot«-
rino, — Sèinza mettri su né oU, né
$aL — Sema metieirvi né sai, né
olio. Vale Subito, Senza batter pol-
so. Tostamente. Senza indugio. Su-
bitamente. Da Olio viene Olioso, e
con V. d. U. Oleoso , agg. Che ha in
sé olio.
ÒLLA. Conca. Vaso di terra cotta di
gran concavità» e di larghissima
bocca , che serve per far il bucalo.
11 dim. boLfa Uslein.m. Usleina,
f. In ital. con voce di regola farà
Conchettà. — òlla da grassa o da
furmai, che più comunem. dicesi
in diminuì. Ulseina. — Orcio da for-
maggio, da strutto.
OM, sing. OMEN, plur. Uomo e Uom
sincop. sing. Uomini plur. — Una
zéma d'om, — Uomo di pezza» di
vaglia, di conto. — Un om eh' va-
da all' antiga. — Zazzerone. — Om
d' tèsta. — Uomo di 6uona testa.
Persona di consiglio, e di pruden-
za. — Uomo di testa, vale Capàr-
bio. Di sua opinione. — Om da bosc
e da rivira. — Uomo da bosco, e da
riviera. Persona da adattarsi ad o-
gni cosa.— Om da scuplutt. — Uo-
mo da succiole. — Om alla man.
-^ Uomo affabile , benigno , prati-
càbile, convenévole, sociévole, trat-
tàbile , di facile abbordo, — Un om
<f»*f-al tUmp, — Uomo attempalo.
• atlempatetto, antwso, longevo.^
Om d'armada. — Uomo di spada,
di guerra, miUtar». — Om d'coR-
diziòn, — Uomo d' alto o di grmU
affare, di portata, di quoMtà, di
condizione. — Om d'importansi.
— Uomo di grande aUura. - Otn
fati, — Uomo adulto. Duro di e(à.
Di età virile, — Om regola. - ig-
giustato, agg. Colui che si gover-
na nelle sue azioni con misara. So*
viOt discreto, prudente. — ^K^
gnato si dice d' Uomo che spende
con regola, e con misura. — if»*
misurato. Che vive con mison.-
Om sùtt. — Uomo adtuto. Magro,
scarno. — Avèir dl'om. — ^^ff
della maschiezza , del virile. - Ai
om. — Virilmente. AssennattuntHr
te. Giudiziosamente,'- Dvintarm'
— Metter persotia, vale Crescere,
farsi piti grande.— Far l'òmd'garif-
— Fare il saccente. AffelUr di si-
pere. — Far Vom d'impunoxa-
— .Sputar tondo. Far l' omaccio^
— Umòn, — Uomaccione.-'Ut»'*'
per Grand' uomo, dotto, t(V^^
— Una donna vsté da otn. -*<•";
na in abito da uomo, — VM^ <•'
mein dim. •— Uometto, Ornilo, ^^
muccio, Uomiccino, Omàait»-
Umarott.^ Omaedotto: oamo prnl-
tosto grasso. Umèlt.—lliÒMS6.^f^^
pezzo di trave che pende isolaued
incastrata nel l'angolo dei daecavai*
letti dell'armatura del tetto. ^^'
mein, Umètt plur.— «n7to e«n/ii.
Certi pezzetti di avorio tornili. "H
ti , che si dispongono in metto del
bigliardo per giocare, e si foono
colle biglie. — Om d' tógn, -- ^?',
picca cappelli, V. d'O. Arnese di
legno per sostener vestili. — Wo-
men. — Balsamina, e BaUaff^i^'
plur. Spezie di pianta 8 fiore detto
da' boi. Impatiens balsamina. "
Omicida, ed anche Omicidiaff^'
Uccisor di uomini.
ÓMBRA. Ombra. — Far ómbra. -
Ombrare, Adombrare, Aombran,
OND
397
OPI
Offuican, — Parlandosi di piante
^ dice Aduggiare, e vaie Cbe una
pianta fa ombra all' altra; e cosi
Aduggiarsi: Nuocere a' fratti colla
propria ombra, per aovercbie froo-
di.— Adombrato, o. m. Luogo om-
broso. £ Adoìn(nramenio, Adombra'
none per Otcuraxiond. -- Rezzo,
Ombra di luogo aperto» che ooo
sia percosso dal sole» che si dice
aocbe Bado, Xiggia. — AdorezzoF'
Tt. Esser resse , esser ombra. Ver-
bo impersooale. Dove adorezza ,
cioè Dov'è ombra , o rezzo. '*» tuo-
go aduggiaU), o auggiato dicesi
Quello dove dod arrivano i raggi
del sole, per V interposizione di
muraglia o di altro. — Óra. Dicesi
i^bol. anche per Ombrai giacché
^^a Tale Aura , ed ali' ombra spira
per io pia dell' aria. — Star aU'óra.
•"««re all'ombra, — Ciappar òm-
f^' - Ombrare , e figur. Insoepet-
tire. Ombrare piii comunem. si di-
<^ delle bestie, Quand al cavali
^<ippa ombra al vèd faU, - // co-
^ vede falso, quand' ombra, —
*i cawUl ha eiappd ómbra. — Il
coDo/to ha ombrato.
umiopatic. n.m. OmiopaHco. OmeO"
mieo.
OilA'IAPOSSA (FAR) Fa»« tutto ilpos-
mU. Fare ogni possa. Ed anche
r,S^^-F(^^ l'impossibile.
^»OGGNi. Voce che non è nella boc-
^ del volgo boi., ma bensì nella
telasse piti elevata. Dessa non cor-
^'spoode però all'ita!, (hnogèneo,
<^<>eTale Dello stesso genere; Della
^'essa natura : ma in boi. ^ sinoni-
°^o diSimpàtico (che è voce dell'u-
^h ,— Io diai. poi non v'è Omoge-
A.^^"a. ma Simpatì, Antipati. V.
"']«A. Onda, Parte d'acqua che on-
H^ - Dar all'-i ond.ftgur.— i«n-.
»<*»• a onde. Traballare. Barcollare.
^<iciaare.y, Undòn. - Dpenzer la
Cftrto a ònd, — Amarezzare, Ma-
^^^re.Marizzare-^A ònd.— 4 ma-
««0. A foggia d'onde. — Carta
minia a ò»d. — Carta marezza-
ta, amarexzata , marizzata. •- Air
l'òfida alla roba d'sèida. -~ Ama»
rezzare. Marezzare. Dare II marez-
zo a' drappi ; ondeggiamento di co-
lor varialo a guisa d'onda di ma-
re , che si dà a' panni prima colla
forza del mangano.— Da O/ida ven-
gono Ondeggiare. Otèdeggiano l'a-
cqua, il grano, le foglie, i rami
dell'albero, ec. (boi. SctMsar). —
Ondeggiante, agg. Che ondeggia.
— Ondeggialo; Ondoso. Pien d'on-
de. — Oìtdulazione. Vibrazione, ec.
ONGIA. V. ingiù.
ONZA. Oncia di misura lineare, ed ò
la Dodicesima parte dei piede. On-
cia dipeso, ed è la Dodicesima par-
te della libbra. — Andar a onza a
onza. V. i4ndar. — N'avèir un'on-
za d'giudezi. — iVon auer punto di
giudizio , Non aoere una dmmma
di cervello.
OF£ItA. n. f. Opera, e per sinc. 0-
pra. La cosa prodotta , che riceve
effetto dall' operare. li dial. nostro
servesi piU spesso del vocabolo 0-
vra. V. — Opera dia Misericordia^
Opera di Vergugnus, Oper bon'. —
Opera per Opera di scrittura. —
Opera in musica. — Opera. Voce
^ dell' Uso. Rappresentazione in mu-
sica, nel teatro.
'OPERA , add. Opera/o , agg.
•OPERAR , V. Operare, Oprare, I boi.
l'usano più spesso in senso morale.
— Operar, vale anche Produrre ef-
fetto , e dicesi parlando di purgan-
ti , o simili.
•OPERAZIÒN. V. Uperaziòn.
OPER A RI, n. m. Operaio e Operarlo.
V. Artesta.
OPI. Oppio, Sorta d'albero, che ha il
legno quasi simigliante all'acero,
del quale si fanno lavori dilicatl. —
Opt. — Oppio. Spezie di sonnifero
che si cava dal sugo de' capi, o che
stilla da'tronchi del papavero bian-
co.—Da Oppio viene Adoppiare (con
un solo d. altrimenti con due varreb-
be Raddoppiare). Alloppiare, Oppia-
re. Addormentare a forza d' oppio.
OBB
398
OS
OR. Oro,^' Oro brunito. — Oro gras'
80, ed anche Argento grasso, dico-
no gli orefici dell'oro o dell'argen-
to , che non è brunito, che ha il co-
lor naturale del metallo. — Niello.
Lavoro tratteggiato sull'oro o ar-
gento, in quella forma che si trat-
teggia colla penna. — Niellare. La-
vorar di niello. — Tati quél eh* lus
n'èor.-' Tutto quello che riluce
non è oro. Ogni lucciola non è fuo-
co. Il far de'cavalli non istà nella
groppiera. — Avèir l'or a mézza
gamba. — Slare o Essere nell'oro
a gola. Aver mucchi d'oro. Misurar
danari a staia. — Orerìa. Piìi cose
d'oro lavorato. — Aureo. Ch'è d'o-
ro, 0 simile all'oro. — -Attrito.
Che porta oro,o che contiene parti-
celle d* oro. — Aurino. D' oro, o si-
mile all'oro. Di color d'oro, ch'og-
gi dicesi Dorè. — Oréfice. Artefice
che lavora l' oro. — Oreficerìa. Ar-
te dell'orefice. — Oricalco. Ottone.
— N'esser l'or dia cassa, cioè co-
si fino: e vale Non esser tanio quie-
to» tanto buono. -^ L'or è al metal
eh' se dstènd più de tùtt. •— Uoro
è il più dùttile di tutti i metalli.
ÓRA (ó apertissimo). V. Aria, óm-
bra. — Aln'è mega grass pr* óra
eh' tira. — Non è grasso per nul-
la. Cioè perchè mangia buoni boc-
. coni. '^ Aln'è mèga vgnù pr'ora
eh' tira. ^^ Non è venuto senza
qualche fine. Cioè Venne per aver*
ne vantaggio , profitto.
ORARI, n. m. Distribuzione oraria. V.
Òura.
'ORATA, f. Otyita. Sorte di pesce
noto.
ORB. Cieco; Orbo. Privo della vista.
— L'éssr orb. — Accecamento.
Cecità. L'accecare: e lo stato di es-
sere orbo.— Ù» ch*cmèinzaaper'
der la vésta. — Cecoziente , agg. —
QUI' om eh' cundus i urb. — Lan-
ternone. — All' orba,* A taston. —
Alla cieca, AlV oscuro; Al buio. —
Èssr all' orba. — Essere al buio ,
\ale Ignorare checchessia. — Mnar
zò aU*orba. — Menare, o lomba-
re a mosca cieca. Menar la mazza
tonda.
'ORGHEN, n. m. Organo.
ORIGINAL. Originale, e con voce gre*
ca Autògrafo. La prima scrituira ,
pittura 0 cosa simile, che sia faiu
dall'autore. — Originai, fig.— Jfa(-
taeehione. Balzano. Ed anche Uo-
mo di cervèltf) eccentrico.
ORIZZONTARS', v. Orientare, v. Voi-
gere alcuna cosa per si fatto modo.
che trovisi nella situazione, che si
desidera rispetto ad alcuna parie
del mondo. Cosi Orientarsi, met-
tersi in positura, affine di ricono-
scere dove si sia rapporto ai pun-
ti cardinali dei Globo.
ORT. Orto. — I diminuL boi. di qo^
sta voce cambiano in U, Drlsein.
Urtsètt, ec. — Orticello. — Ortolano.
Ortense, agg. Radicchi ortolani.
frutti ortensi. — Orteflfflfto. Erbag-
gio che si mangia (boi. Ortàm). -
Ortaglia. Le erbe che si coltinoo
nell'orto.
ORTOGRAFÌ. Ortografia. Re^b<fi
scriver bene. Ortografizzan, seri-
sere colle regole dell' onogn&.
ORZ, n. m. Orzo, n. m. — Orzéacor
vali. — Orzo maschio. Prodace i\
seme rivestito di molte too/efae
persistenti anche dopo la hactitora.
— Orz spigarol , o SguitaroL —
Orzo mondo. Che produce U seme
nudo come il grano.
OS,n. m. (dal lat. Os). Osjo.d. m.
Nel plur. fa Ossi, m. e Ossa, f.—
Os dia gamba. ^^Fùcolo; FoàU.
— Dagli anatomici TìlHa dicesi il
maggiore. Fibula il minore. — ^t
dia spalla; la palétta. — Scòpula-
La paletta della spalla. — Gì àtl
brazz. — Focile del braccio. Il
maggiore dicesi Ulna, il minore
Bàdio. — Os dèi coU. — Catena del
collo. Dicesi degli ossi che collega-
no il colio , e piìi propriamente
Nodo del collo. — Os dèi fianc. —
Ischio, o Scio. — Osso con cui l'os-
so della coscia nella sua estremità
OST
399
ov
superiore fa r artleolasiona — 0$
slucd. — 9$so (Uiovolato. Quello
uscito dairuÒYOlo, o iocasaatara.
^Lussazione dicesi dello sloga-
mento dell'osso. Termine medico.
-> Tumar a metter eH o$$ a so
big. •» Racconciare un osso, e Ri-
porre un osso. Vale Rimetterlo a
SQo luogo. Detto fignratam. Raccon'
dare le ossa, vale Racconciar un
^are, che prima era sciolto. —
Èsser péli e os. — Essere osso , e
Vtlle. Essere magrissimo.— L'è un
wzi eh' l'ha in-t-e^i os.-^ Vizio
che ha fuio nell'osso. — Avòir la
inpngardisia tn-l-eM oi. — Aver
^ osso del poltrone. — Far Vos <n
ctJèU , ut sovros. — fare il callo in
checchesna. Si dice anche da' boi.
ffiraleall. — Éssr in du con a
f^arun os, — Esser due ghiotti
^untagUere. Dicesi di due che a-
spirapo alla medesima cosa. — Al
fj^alèavsein all'os. — La corda è
insuUanoce. La carne è rasente
all'osso. Egli è alla porta co' sassi.
Si dice di cosa eh' è vicinissima ad
accadere. — Far el-i os. — Crogio-
larsi. Dicesì di chi sta troppo in
leiio. — . La lèingua n* ha os, e pur
wrowip al dos. — La lingua non
«« OMO, ma fa rompere il dosso.
"'L'è un OS dur da rusgar. — Ha
tolto a rodere un osso duro. — Ò»-
««o.agg. Di osso. — Sedei eh* pa-
^ni'os. -^Setole che sembrano
* woten'a òssea. — Pein d'os; o
^f^ kdeW'i OS. ^ Ossoso, Ossuto,
Jog — Qss spungòus. — Osso mi-
mloso. — Lafivra quartana vein
^nungranfrèdd^e al par eh'
* ava roti el-i os. — La febbre
9uor(ano viene con gran freddo-
'eccoti frangimento d'ossa. —
"*d'6olètna. V. Ralèina. — 0$ da
J^ralpassaman. — Piombini.
'^^. n. m. OSTA. n. f. Oste, n. m. e
^'^««0, n. f. Osta è voce antica.—
"«te persine, vale Ospite, cioè Co-
'«» eh' è albergato. — Tavernaio,
/ttwcrmcre. Colui che tiene taver-
na. — BettoUere. Che tiene bettola,
ch'ò piccola osteria. — A(6efya/o-
re. Che tiene albergo. — Locandie-
re. Che ha locanda. V. Ustari.
•OSTIA , n. f. V. Nevio,
'OSTRICA. n.f. Ostrica.
OV. n. m. sing. e plur. Uovo, a. m.
sing. e Uova . n. f. plur. — Oo eh'
han avù al gali. — Uova gallate.
— Ov duri. -^ Uova sode ( non To-
ite, come suol dirsi comunem. To-
sto, agg. significa Presto, veloce,
sùbito. Tosto vale ancora Ostinato,
Sfrontato, Faccia tosta, ec. Tosto.
avv. vuol dire Tostamente, Presta-
mente). — Uova tantoste , chiama-
no i fiorentini , le uova cotte col
burro sopra fette di pane arrostito.
Oo bazotti. — Uova bazzotte.-^
Dspersi. — Affogate. — In-t-la té-
ia. — Tantoste nel piatto, o cotte
nel tegame. — Da béver. — Uova
da bere. — A cerghètt. — Affrittel-
late , o Fritte. — Far di cerghett.
— Affrittellare le uova. — Sbatter
deU-i ov da far la frittd. ^ Dibat-
tere, Diguazzare delle uova dentro
a va^o. — Scussar un ov per een-
tir s' V è pein. — Dimenare un uo-
vo per conoscer s* è scemo. •— Mné-
ster d* ot?. — Brodetto. — Ov^ sém.
— Scemo. -— Stinte. — Stonato. —
Pia. — Mondo. — Tòrci d'ow. —
Tuorlo, Rosso d*uovo. — d'ara d'ov.
— Albume, Chiara d'uovo. — Pein
cm'è l'ov. — Pieno zeppo. Pienis-
simo. E anche per Ricco. — Al par
eh' al vada m in-t^l-i ov. — Afidci-
re a bilico. Si dice di chi andando
appena tocca terra. — Accumdar
el-i ov in-t-al panir. — Accomodar-
re 0 Acconciare il fornaio. Acco-
modar bene i fatti propri. — Ma-
gnar V ov innanz eh' al nassa. —
Mangiarsi il grano in erba. — Far
l'ov. — Far l'uovo, e figur. V. Cu-
flon. — Ov. — Melanzana. Petron-
ciàna. — Oo d' canna. — Uovo di
canna. «- Uòvolo di canna. Bar'
bocchio. Cannocchio. Occhio di can-
na. Il ceppo delle sue radici. •— Ov
OUR
400
OZI
d' pi$È, — Camume, Spezie di
zoofito.
OVAL. EUs»e e EUsse, cbe popolano,
dicesi OoaU. Figara piana prodoUa
da una sezione obbliqua del cono.
«- Elittico , add. Di figura ovaie.
OVER. V. i}ver,
ÓURA. Ora, Una delle ventiquattro
parti in clie è diviso il giorno. — •
In poco d' ora , vale in poco lem'
po,*^ Arrivare ad ora: cioè In tem"
pò. — Da ora , vale M questo pun-
to. — òura brusd. -- Caldana. Fit-
to meriggio. -^ I nostri contadini
dicono /^a^s'òura per l'Ora tarda,
verso la fine della giornata. L' ha
usato il Bembo, e lo possiamo osa-
re noi pure senza scrupolo alcuno.
— L* 6 vgnù la so àura. — Venir
l'ultima ora. Esser l' ulUnui parti-
ta. Essere alle ventitré ore. Esser
vicino a morire. — L' Orari. — 0-
rario non si dice sustant.,ma bensì
addiett. Osservazioni orarie. Anno-
tazioni orarie. Spazi orari, ec.
ÒURA, avv. Non si dice per Ora, A-
desso, ma piuttosto Adèss;sì usa
però in altri casi , come i segg. —
Òttra usato ripetutamente è avver-
bio come in ital. Ora riferito ad un
altro Ora , e vale Quando » Talora.
— Òura l'èaUigher, Òura l'è se-
ri. — • EffH è ora allegro , ora me-
sto. «— Far, Dir, Cunlar, ec. òura
una cassa, òura un* altra. L'ital.
ha i verbi Alternare, Avvicendare.
Operare , dire , fare a vicenda, per
vicenda. E cosi pure il dettato Òu-
ra un, Òura l'alter; Or l'uno
ori* altro, 9Ì esprime meglio di-
cendo Alternatamente, Alterna-
mente, Yieendetolmenti, A vieni*
da: A muta a muta. ^Uemafuo»
mente. -» D* agn* òura, o h' ògn'
òura, che pronunziasi tolto unito
Dagnòura significa Or ora;p. e.
Dagnòura a sòn strac. — Or oro
sono stanco. — Dagnòura l è mé>
za noit.'^ La mezzanotte è vicini.
. — Dagnòura l'è de. -^11 di è prti-
so; e simili.
OVBA. Opera. Opra per sioc. e Om
osato da Dante. Lavoro d' uno gior-
nata. — Ovra. — Opera, pel loro-
rante stesso, — Andar a oora;
Star a ovra; ec. Andare a open;
Star per opera.
'ÓURDEN n. m. Ordine, Comando. -
In bòn òurden, •* In buon orUne.
Ordinatamente. — Èssritiòunkn.
— Essere apparecefdato, ffwlo,
disposto»
ÓUHS, n. m. (scritto alla francese, ma
pronunziato i4ur«). ÓUKSÀ» n-f
Orso, n. m. e Orsa, n. f. Qaadru|)^
de feroce, e molto peloso, cbe i-
bila ne' luoghi montagnosi e fred-
di. — I diminutivi boi. si csjnbù^
in U. Ursètt, Ursein. — Orisfio,
è il nome de' piccoli figli deli'or^
Orsacchino; Orsicello. -^ i^^^'
Piccol orso. — Ornno, èsgg-^*
gna orsina. Sugna d'orso.^^"**
sacchiotto, n. m. Orso sso ntoHo
grande. — Óurs.-^ Orso é om s^f^;
mento dell! stufaiooli , col quale si
ripulisce il sudicio paTìoienio.ed
in ispecie quello delle slofe; ^ '
batluli.
OZ. V. Incu.
OZl,n.m. Ozio.
PAC
401
PAD
P
P
5 n. m. che in dial. dicesi PèL P.
n. m. Id ìtal. si nomina Pi, Una del-
le coosooanti dell' alfiibeio di mol-
te lingue. — Questa lettera si con-
foDde spesso col B. I Napoletani e
i Romani fanno spessissimo il cam-
biamento, e dicono Un' obera, per
lin' opera. AbrUe per Aprile» ec.—
£n anche lettera numerale presso
i Tomani e vale Quattrocento; e
Quattrocentomila con lineetta oriz-
zootaie soprappostavi p.
*h,lPader.
^iCC.PACCAGNEZZ, n. f. plur. (7o^
pi, Botte, Buste» plur.
PACC. Termine boi. che per se solo
non ha significato alcuno, ma s' usa
nel seguente dettato: Avèirla robba
^pncif € mnéstra. — Aver la roba a
^izzelfe. Averne a barelle, a sacca,
^Ingonce, a biscia, a micca,a bai'
Kaiosa, a bussa , ed altri detta-
ci per Io piìi del volgo toscano : A-
^r le cose a barelle , a soma , a
corra, Inbuondato, In buon dato,
'n qmnUtà, Ed anche A buon
prezzo.
P^CCUCCRA, PACCIACCAREINA, PAC-
^ CUREINA. Fanghiglia, Poltiglia,
PACCIAROTT, PACCIÓN. PaccMarot-
^0; Pastricciano ; Pasticciano; Pa-
itacdo; Buon pasticcione. Detto
d'uomo.
HCCIÒN. V. Pacciarott.
PACCIUG, n. m. Mollore, milume.
Quel bagnamento e umidità! cagio-
nata dalla pioggia nella terra.
PACCIUGHÉTT. Fanciulluzzo. Fanciul-
lo grassotto.
PACCIUGÒN, n. m. Guastacarte; Gua-
«to mestieri; Imbratlatnondi; dar-
piere. — Pacdugòn è anche detto
per vezzo coinè dimimitivo L'è un
bòn pacdugòn. — Un buon pa-
stricciano. — Pacdugòn , Patluc-
dòn , Bi pacdugòn , Pattucdon
d' ragazz. — Bei ragazzi tonfac-
chiotti. Grassi e piccoli.
PADÉ, add. Consumato» Smaltito,
agg. Patito part. di Patire è stato
usato da vari scrittori per Digerito,
né avrei perciò difficoltà di dire per
analogia Letame patito , ec.
PADÈLLA. Padella da friggere le vi-
vande. '— Padèlla da ammala. —
Padella da escrementi. — Padèlla
da sala, da servitur. — Bradere.
— Padèlla da marunar. — Padellot-
to. — Padèlla del fumas di bic-
chir. -^ Conca. Vaso grande ove si
tiene la materia del vetro nella for*
nace. Bocca,Fondo delle Conche.—
Pàdleina,n. t. •— Padellino, n. m. Pa-
delletta , n. f. — Padleina dèi can-
dlir. — Piattello del candelliere.
Padella, dicesi a quella dei candel-
lieri da chiesa. -—Al lavèzz ziga
dri alla padella. — La padella dU
ee al paiuolo, fatti in là, cìke tu mi
tigni.
PADER (dal lat. Pater). Padre. —
Parricida. Colui che uccide il pa-
dre e, per estensione, Colui che
uccide la madre, il fratello, il so-
vrano.
PADIR, V. Smaltire, v. — Lassar pa-
dir l'aldam. — Lasdar smaltire,
concuocere il letame.'^ Lassar pa-
dir i rustezz. — Lasciar affocare
i tizzoni.
PADLÀ. Padellata. Padella piena. —
Frezer una gran padlà d'casta-
gnazz in-t-al grass vèirgen» ma
bèin custode, -r far friggere una
46
PAG
408
PAI
iolenne padellata di eaitagnaeei
in lardo vergine , ma ben rosolata,
PADRÉGN. Patrigno.
PADRÓUN , n. m. Padrone, Signore.
Possessore, n. m. — Padròuna» n.
f. Padrona e Padronessa, d. f. —
Padrone, Avvocato, Difensore di
cause. — Padrone, Protellore. —
Padròuna, ed ora dal fr. Giberna,
— Giberna, Tasca <la cartocci pei
militari.
*PADVANEiN » n. m. Padovanella, n.
f. Speci^e di calessino ad uu sol
posto.
PADÙLL» n. f. Padìdle, n. f. Una del-
le ConiuDità della provincia boi.,
nome forse corrotto da Palude ,
che egualmente trovasi in itai. Po-
dule.
PAÉIS, n. m. Paese, n. m. Regione,
Provincia, Contrada, n. f.
PAFF. Taffe, Espressione di un atto
che si £a presto, e con forza.—
Paff paff, ^ Tiffe (o/fe. Anche nel
dial. ró/f, e Telftaff,
PAGADÓUK. Pagatore, Che paga. —
Trest pagadòur, — Pagatorello.
PAGAMÈINT. Pagamento. — Soddis-
fazione e Soddisfacimento , posti
assolutamente, non istanno per pa-
gamento, ma per Adempimento ad
ogni sorta di convenienza, di do-
vere. Come Versamento e Versazio'
ne, non istanno per Pagamento,
Somministrazione, Consegnazione,
PAGAR, V. Pagare, v. — CiU li fa li
paga. — Chi vuol sapere quel, che
il suo sia, non faccia malleveria,
Chi del suo vuol esser signore, non
entri mallevadore. Chi entra mal-
levadore, entra pagatore, — Pagfo
me.— Tignimi. Detto in significato
d' imprecazione p. e. Assrdl' tn-/«
una stanzia cun un bòn cadnazz,
e s'al scappa pò, pago me, — Ser-
ralo benissimo a chiave, e s*egli
scappa poi tignimi. — È comunis-
simo r uso , particolarmente nelle
aziende amministrative di servirsi
del verbo Versare in significato di
Pagare, Somministrare, Consegna-
re danaro nelle fiumt (Ti
^ ma non è in tal senso cìie
adoperare , e la sua propria i
canza è di Fare uscir fiori i
eh' è dentro a vaso, sacco,
PAGG*. Po^grio. Servidor gio^
PaggèU. — Paggetto. Piccol]
— Paggétti sing. e per lo '
per similiL — Bottoncini
torzoletti che spuntano sai'
PAGN , n. m. piar. Panm
nel numero del piii, vale V(
ti di qualunque materia
Pagn eh' réden. -^ iV«
so ipantìi, vale Aver pai
sdrusciti. — > Sòattripi
matare i panni. BaUerli
to (bacchetta). -^ Bsi'
'^Sciorinare i panni, ^i
mi pagn. -— Datemi.i i^Ì
— Èssr,QMeiters'i»'U
un; figurat.— Essere o est
piedi d'alcuno. — S'a fàtd\
pagn , ec. — 5e fost/s m'\
ni , ec. -*- rotar i pa9%
un, -* TagUare i pafiw.
le calze, ed il giubbone* "
giare. Lavare il capo ^
caldo, 0 freddo, co' doti
frombole. Dir male d'aU
'PAGNOTTA. V. Pan.
'PAGNUTTANT. CavaUer édi
Scroccone di pranzi.
PAIA. Paglia. — Paia <n*:3
gliaccio. Paglione, Pagi»
glia tritata o trita. — At
la paia, Ardurs' in-t-la
Restare in sul mattofu^-
gnars' la paia sètta. -»-^w
il gratto, o la ricolta in «J
Èssri purassà, o pocapai^ "
furmèint. — Grano bene o
impagliato, quando c^H è
0 rado di paglia.— t/na coi»[
ia, — Pagliareseo , agg-
san d'paia, — Ce^ianMl^*
sca. — Un evert d'paia f "'**'
panna. — Un tetto paffjierem
una capanna, — D' culòur»f
— Pagliato, agg. Topaxio bf^
pagliato. — Ouèll ch'ven4 l^ì
PAL
403
PAt
- Paglitiiuoìo, -^ PumHnt eùn
diapaia ch'i è antd tramézz, —
tormento paglioso.
PilAR. PagUaio,,U^Mà grande di pa-
glia, messa in covoni fatu a gaisa
di capola, con uno stile nel mezzo,
che chiamasi Stollo.
PAlAZZ.(dal fr. Pailla$ge). Saccone.
Saccone grande pien di paglia che
si tiene nel letto sotto le materas-
se. — Saceoncello , Sacconcino ,
dim.— Pagliaccio, e Paglione ai-
gDiflcano Paglia trita, ^--Paiazz. —
hffone, Zanni: e metaf. 0a(;^éo»
hùbbèo. -• Paiazz, Uomo goffo, gros-
so. V. Paiazzòn.
PAIAZZATA. Buffoneria, Zannata. A-
ùone da buffone.
PAlAZZdN, n. m. Saccone grande, —
^cetbme, ^appianoccio— talvol-
ta s'ioleode per Uomo goffo, grouo.
^^W. Semprevivo gieUlo» Perpetui'
wgiaUo.o Zolfino. Fiore prodotto
da una pianta che si chiama da'bot.
CnopAattum orientale. — Paiein
agg. di colore. Colore pagliato.
PAIOL.n. m. PagHolaia, e meglio
%aia, n. f. Qaella pendente dal
collode'buol.e per slmil.dal mento
d'Qomo pingue.— Poto/ d'furmHnU
'-CewUìetto, Pagliaio, Aiata di
^nno. Qaella massa di molti covo-
oi sull'aia da battere in una sola
volta.
PAlÓN.n. m. Saccone. Lo stesso che
faiazz. V. — Brusar al paiòn. —
Abbruciare gli alloggiamenti. Di-
cesi di chi ha folto in qualche luo-
go cosa, che non convenga, e per
la quale e' non v'abbia ad essere
piii ricevuto, onde non ardisca tor-
narvi; fra i bd. significa comunen.
Don aver pagato il proprio debito
a chicchessia , e non volergliel pa-
gare per impotenza, o per mala vo-
lontà, ciò che diqono anche Metir
una scranna.
AIUGUU . PAIUGULEINA. (Pronun-
ziasi Poiugia, Paiugleina). PagUù-
ca. PagUòcola, Pagliuzza.
AL. hlo. Legno rotondo e lungo , e
serve per 16 plh per sostegno dei
frutti. ^ Pai da cciilè<na,cluaman8Ì
I pali piii grossi per le vigne.— Po-
li pedagnuoli di ctutagno. — fai
d'férr. - Pah di ferro. ^ Pai dT
ferr da dar al pai ai corner. —
nomano. Strumento con che si
sturano i privati. — Dar al pai ai
corner. — PionUdnare.'-' Una don'
na eh* par un pai vsté. "• Sembra
un lucemien ve$Hto. — Àvèir un
pai pianta dedri. — Slare impala'
io. Impalato come un cero. — Sol-
far d'pal in frasca. — Saltar di
palo <n/^a«ca. Passare improvvisa-
mente da un discorso ali' altro, tut-
to disparato.
PALA . n. r. e PALOZZ , n. m. fiato, n,
f. Utensile di legno fatto a cucchia-
io grande con manico luogo per
tramutar biade, neve, ed altre co-
se. — Una pala peina. V. Spaluzzà,
— foto dèi fouren."^ Infornapane.
PALANDRANA. V. FraioL
*PALATEINA . n. f Palatina. Sorte di
adornamento con che le donne co-
proosi le spalle.
PALAZZOL. PaUcciuolo. — Palazzol
da zvètta. — (Cruccio. Mazzuolo.
PAIX. Palco. Tavolato posticcio ele-
vato da terra per istarvi sopra a
vedere , o rappresentare gli spetta-
coli, 0 altro. — Pale tenari. — fo^
co scènico, dicesl Quello, su cui
declamano i comici. Palco , e più
comunemente Palchetto, Quello do-
ve stanno gli spettatori in teatro.
— Palco de' ciarlatani. Quello dove
stanno i ciurmatori a fare i loro
giaochL
PALEINA, n. f. Biffa, n. f. Paletto, n.
m. Verga o bastoncino con in cima
un pezzuolo di carta . che si pianta
in terra , onde poterlo osservare a
notabile distanza per essere tra-
guardato dagli agrimensori — Ba-
stone da livello. Quello per livel-
lare.
PALÉTT, n. m. Piccola pala di legno.
Paletta di legno. '"Paletto vale Pic-
colo palo.
PAL 404
PALÉTTA. PaìeUa, Qadla di ferro, che
si adopera a prendere la brace. —
Palèlla da tcaldein. — Spatola; PO'
tellina, — Palèlla da vulantein, —
Mèslola.— Paté(to« aggiunto ad uo-
ino, vale Fino, Asluto^-^ìa ital. di-
cesi Mestolone , ad uno Scimunito ,
Insipido, — Palèlla da muradur.
Rettangolo di legno con manico o-
rizzoniale da tener in mano , e
serve da mettervi il cemento per
arricciare , e intonacare le mura-
glie. Alberti registra per equiva-
lenti le due voci Sparviere , n.
m. e Nettatoia, n. f. A me pare
che quest'ultima sia più appropria-
ta a significare ciò che nel dial. si
chiama Sfrattòn, V.
FALL Pàlio. Panno o drappo che si dà
per premio a chi vince al corso. —
\. Mossa, y,Fèirma,'^Pali adat-
tar, — Palio , e più propriamente
Paliolto, Frontale, — PalUo , voce
lat. Mantello, Manto. — E Pallio o
Pàlio. Ornamento benedetto dal
Sommo Pontefice, e concesso da
lui a' Patriarchi, Metropolitani, ed
Arcivescovi in segno della pie-
nezza della giurisdizione ecclesia-
stica.
PALIOLA, n.f. Stendardo, n. m. Quel-
la benda alzata in asta che portano
innanzi i Cleri quando vanno pro-
cessionalmente. — Al bastòn dia
paliola. — Asta dello stendardo. —
Et co dia paliola. — Drappelloni
pendenti,
PaLIZZA. V. Aguccid.
•PALLIATIV, n. m. PaiUativo.
PALMA. Pa/ma. Albero frequentissimo
nell'Asia, e neli' Affrica . che fa le
foglie in forma di lancia lunghis-
sime, somiglianti airincirca a quel-
le della canna, e che secche riman-
gono bianchissime. — Pa^ma, dì-
cesi anche al ramo colle foglie uni-
te. — Dàttero (boi. Dattil) chiama-
si il frutto. — Palma. — Palmizio.
Ramo di palma lavorato, il quale si
benedice la domenica dell' ulivo, e
dassi per divozione a' personaggi
PAH
distinti — Dmèn'ga dd
Domenica detì^uUvo.
*PALMAROL, n. m. Vimne.
'PALMÉINT DEL MASEN. M
'PALOSS. Paloscio. (Neologim]
eie di sciabola corta ad
taglio.
PALÓUR, n. m. FunnèitU, fUs;
reina eh' sa d'palòur, ch'k
pd al palòur. Un certo odor
stoso , che ricevono i grani e
rine invecchiando , o rimanei
luoghi umidi , che nòo è
muffa , ma molto se gli i
Ràncio; Mùcido, apparir
le carni. A me pare che
il termine piti prossimo ai
se. Quindi Prendere , Pi9^
tanfo, Intanfare del gram
farina, sarebbero da me
significato boi. suddetto.
PALOZZ. V. Poto.
•PALPAR, V. Palpane.
PALPASTRÉLL. PipUtnUo. Fi
lo. Animale volatile ooitQriio>
PALPÉIDRA DL'OCC'.Po/pètrtt
l' accento suir è). L.a pelle
pre l'occhio. — Uréll (ila/»
— NepiteUo, n. m.; e nel
pilelli m., e Nepitella, f. -{
palpèider.-^CigUo, n.m. ed^
Cigli, m. e Ciglia, i. / p^
pitelli. Peli delle palpebra
•PALPITAR, v. Palpitare.
•PALPITAZIÓN , n. f. Ptt/pìW»*
PALTAN. V. 5oi.
PAMPÓGNA . n. f. Insetto aJiw f
molestissimo a' buoi , detto (v
rentini Pungibove. — Po*"i
anche lo Scarabaeus mek
Linn.
PAN , n. m. Pane, e Pan per si
— Pan fall in cà. — Ptf»^ '*
go. — Pan camper. — i'afl^ '^^j^
naio. — Pan d*liòur, fw» ;
— Pane bianco. Pane fi/te ài
farina. E qui si osservi che qi
in ital. si dice di tutta faritvi $J
tende di schietta farina ff^'l
schello, 0 sia di fior di /(i««y
contrario i holok^^^^nofaa^
PAH
(ff fàrdna,Pan nèigher{à9l lat
hmnigerìtìì pane, che in ilal.
dicesi Pane infenigno, vale a dire
Pane di farina col cruseheUo ; ed
è il pane che saoi darsi ai servito-
ri, ed aile opere. — Pane buffetto
è il pane sopraffine di schietto fior
di farÌDa stacciata con velo finitsi-
iQo. — Pagnotta. — Pagnotta chia-
masi propriamente il pane fatto
con molto lievito, di pasta assai te-
nera, che riesce leggerissimo «per
avere la mollica tutta bach erata,
ed è il pane che dicesi FranceBe,
abbeocbè osato non solo in Fran-
cia, ma generalmente fuori d'Ita-
lia. - Pagnotta si prende anche
semplicemente per pane, ma per
lopiiidi figura rotonda. — Pagnot»
tadacan, — Pane di tritello» o di
crum. — Una scarpetta d'pan.
-~ Pan tondo. Pane in forma picco-
la e rotonda; di qualità pih bianca.
- Una tira in tira. — Un fil di pa-
fi^ll pan bufletto finissimo, fog-
giato di certa guisa, i bolognesi
chiamano pure Filètt, — Pan frèse.
- Pane fresco. — Pan dur. — Pa-
ne raffermo. — Pan sùtt , aèc. —
hne asciutto, — Pan quasi crud,
P« cott. — Pane pastoso. — Pan
'wza Uvadur. — Pane àzzimo. —
hnUvd. -^Pane lievitato, lièvito.
*- Pan dà zò d' Uvadur, Amazaré.
- hne màzzero. — Pan bèin Uva.
"^hne bene rilevato. — Pan grat-
ti - Pane grattugiato. — Pan
9fatta in mnéstra. — Parkgrattato.
--Pancott. —Pan bollito. J)icesi
anche Panata» Pancotto. — Al bus
^l pancott — Condotto delle pap-
pardelle, detto per ischerzo alta
Go/o.— Pancott, e pan buie tra
«»o vessa e Ve pade. — Pan bolli-
^> fatto un salto egli è smaltito.
- Pan sant. — Pane unto. Pane ta-
gliato in fette, ed abbrustolato nel-
lo strutto. -^ Zervlein' matti. —
P^n santo, Pan dorato. Pane ta-
gliato in fette, tuffate nel brodo o
mie, e mvoite nell-uovo dibattu-
406 PAN
to, di poi ftitte nello stnitto. — La
Hasaduradèlpan (dal fr. Baisuré),
Attaccatura del pane. — Pan sùtt;
Magnar dèi pan iutt. — Mangiare
pane asciutto, arido, scusso, —
Pan btu , e furmai cius. — Pane
aUuminato, e cacto cieco; oppare
Pane cogli oceM, cacio senz'occhi,
e vino che cavigU occhi.— Magnar
al pan a tradimèint. — Esser boc-
ca disutile.'— Pan ch'ha sèlt gròst.
— Pane del dolore. Acquistato con
fatica. — Pan eh' ciocca sòU ai
deint.—Pane che scroscia fra'den-
ti, — Uè un pan ùnt. — Panunto:
ma in modo basso. Cosa soprag-
giunta a grand' uopo.— L'è un pan
imperstd. — Render pan per focac-
cia; o guaina per coUelU; o colpo
per colpo. Qual baUata, tal fona-
la. Dattero per fico. Quai asino dà
in parete, tal riceve. — Pan d'un
de , muier d' un mèis , e vein d'un
ann;o Pan d'un dé,vein d'un
ann, e muier d' quends ann. •—
fon d'un di, e vin d'un anno. — •
Dir al pan pan. — Cantar la zolfo.
Vale Sgridare. Io ital. Dire al pan
pane , vale Nominare le cose col
suo vero nome, cioè Favellare sen-
za alcun rispetto, e come l'uomo
intende.— Pan spzial. Io direi Pa-
ne speziale , come nome proprio, e
proveniente dal fr. Pain d* épices
de Rheims. Sorta di ciambellotto
di forma schiacciata « fatto di fa-
rina, mele, spezie, ec, che parti-
colarmente dagli speziali si regala
per Natale agli avventori. Il cosi
detto Confortino o Bericuòcolo, il
Pan pepato, sono diversi. — Aqua
d'pan. — Acqua panata. — Pan
d' zùccìier , d' butir. — Pane di
zucchero; di burro; di cera.-^
Pan d' béssa. — Aro, Gicaro, Gì-
chero, e volg. Pon di serpe. —
Da Pane viene Panificio, chesignl-
[jca fabbricazione del pane , dal
principio fino alla cottura. Pam'zza-
bile e Pam'js^oztone sono voci del-
l' uso.
PAK
406
PANADÉLLA, n. f. San$a» Frantume
d'olive, di semi di lino , o simiii
da cui sia già stato tratto l'olio, in
forma di pani schiacciati , che io
chiamerei PanatelU.
PANAREZZ, n. m. (Da Panereccio,
ant.; oppure dal fr. Panaris). PatC'
reccio e Paterècdolo. Malore che
viene alle radici delle unghie.
PANCÙCC, n. m. Galla: GaUozza, n f.
PANEGERiC. V. Dscòurs.
PANÉTT, n. m. Un panètt, Du pck
nett. — «• Un pane , Due pani. — Pa^
tièlf chiamasi anche la Piota, ed è
propriamente la Zolla di terra che
inveite le radici della pianta. Si
dice ancora Pane; Mozzo (coll'o
largo , e z dolce). — // ginepro,
la mortella ii cavano con tutte le
barbe col loro pane , ovvero moz-
zo , di tutta lor terra.
PANlG. Panico. — Pànico, è aggiunto
di timore. Timor pànico.
PANIGASTRÉLL, n. m. Pamcaitrella,
n. f. Panico silvestre.
PANIR, n. m. PANIRA, n. f. Diverse
sono le forme de' recipienti fatti di
Tiroini , di strisce di legno , e di al-
tre materie simili, ad uso di portar
frutta, pane, uova, ed altro, e ri-
cevono varie denominazioni secon-
do la forma, la grandezza, e l'uso
stesso. Rintracceremo la maggior
parte de' vocaboli, che cadon sotto
questa categoria , affine di trovar-
ne i corrispondenti italiani , e dar-
ne alla meglio che si possa la spie-
gazione, allontanandosi da quelle
della Crusca . che sono per Io più
troppo generiche. <— Canestro, n.
m. Quantunque sia definito dalla
Crusca per una Spede di panière,
egli è quello che i bolognesi chia-
mano Panir, ed in ital. pure è si-
nonimo di Paniere, e cioè Quell'u-
tensile composto di vimini, 0 di
vetrici (boi. Brél) di figura roton-
da, oppure ovale, più stretta nel
fondo , e più larga alla bocca , con
manico arcato, e largo quanto ba-
sta per passarvi il braccio. Paniero
^ PAR
0 Caneitro da ogHcottori oom/ra-
no da eeminare. Canutroi'fm.
Ed i diminutivi Canestrini di foti
Canestretto di pere. CanesIntlìM
di viole. Canestrucdo, Conetlru:*
zo, Canestruolo di rose. U toce
Canestro corrisponde anche alla
voce lonibarda Calcagno. - I dinii*
nutivi di Paniere sono Pamerìnat
Panierino, Panieretto; Panunm-
no; Paneruzzolo: Panienuzo; h-
nieruzzolo. «- Allorché il fuén
è di forma grande, e per lo pia
senza manico cambiasi la voee m*
schile in femminile, e dicesi Pane-
rò. Questa non è però regola seoh
pre sicura: perchè si dice aneon
Panierone, n. m. -— 1 dimiBotivi di
Paniera, sono gli slessi éìPatùen,
colla desinenza femminile: p. e. fa^
nierina , ec. *— Panir da insali"
Scotitoio. Paniero bucbento sol
quale si mette l'insalau periso^
tersi dall'acqua. «» Cesta, tt
(boi. Zèsta). Paniera grande ia»
suta di vimini, di salci, di nm^
ne di castagno, o di schegge^ ii*
rie forme , ma per lo più i ^
di un cono inverso. Dessi i ^
di manubrio , ma per traspomih,
nel suo labbro sono formate due o>
recchie , per le quali possano ^
sare le mani. Le Ceste pleeok,ài
si dicono Cestella, CesteUina, U-
sterella, oppure in maschile Cet^
no. Cestello, sono senza mu^^
— In Rologna evvi una strada det-
ta del Cestello , forse perchè ivi ^
rano le botteghe dei CestarùUoì^
nierai, che ora sono ne* codio»
della piazza. — Quando la Cett»^
grande si dice Cestone, e questo 4
il Corg bolognese composto di n-
mini, di forma circolare, e di or
lo bassissimo, e serve a'frolttj
inoli per portar frutta. — 2M
è una Cesu ovau intessau «
sottili strisce di legno che $e^
ve per portar formaggi, noi.
ed altre cose; è graode e fona^
ta nella sommità scoperta. o<»-
PAN
407
PAN
perta eoa coperchio • da due legni
a guisa d'arcioni (Boi. Zè$ia). •<-
Corba, b. f. (Boi. Gorga). Gran
paoiere, senza maaico, di forma
ciliDdriGa,co8Uiitiadi vimini non
iscortecciati, e groasi come il dito
migoolo» ÌDiiecoiati e non teaauU,
in modo, che tra essi vi sono dei
Taoi. Serve da atensile ai contadini
per trasporur paglia , fieno, foglie,
ed altri aimiii oggetti per alimen-
tare il bestiame. — CoròeUo , n. m.
(Boi. CurùéU), Vaso in forma di
cono tronco tessuto di strisce di
legno, col fondo pili stretto e con-
vesso. Serve a portar pane , ed al-
tri oggetti.— Gerla, n. f. (Boi.
Zerla). Arnese simile al Corbello,
ma coi fondo piano di asse, e con
iDUichiverao la metà circa della
su litoM pe' qnali introduconsi
Je braecia.onde portare il pane
dieiro «ile spalle.
PAMRAR, n. m. Panieraio, Ceiia*
ruolo,
("ANlfiAR, V. Siare in paneMU. Sta-
f«iDoalo.
^A^IRÓN. n. m. CeiUme. Cesta, o ce-
^ grande. E per similit. Pentolo'
fte. Infingardo, agg. d' uomo.
>^A^N. Panno. Tela di lana, o di lino,
^ fanno d' oro , per Drappo d' o-
fo. spanno, usasi cosi genenl-
meate, come la parola Drap in
francese, ma i boi. per Pann inten-
dono sempre quello di lana. «^
Ponn gross, — Panno grosio. —
S«/W. fctn, ^ Sottile, fine. — Po-
tlout. — Amabile ; che ha una cer-
t^ pastosità 0 morbidezza. — Friut,
^inxa pòU. — Lógoro. -^ Bèin fi^
'ó. — Panno ben coperto, o feltra'
io, 0 fitto. -^ Pan da létL Coltrone.
Schiavina. Coperta da letto fotU di
panno grosso. •^Aforcanf da pann,
— Pannotiioto. — • Torr dèi pann
da vttiri\-^ Staccare del panno
da riwitini, -^An'i è pann, —
mqueato panno non ci è taglio ;
proverb. che vale QuesU materia
non si può adature al desiderio
noBlroi — Cekml. Coti cbiamansi i
panni tinti a strisce di vari ooiori ,
che uaanai per i letti.
PANNA. Crema. Fior di latU. -* Pen-
na é termine marinaresco.
PANN ARON, Propriamente significa
IMiftfio grande: oppure Panno yros-
ao. Quindi potrebbeai inferire che
ciò abbia dato motivo di nominar
Paonorom Quel gran paoni di Ja-
ne, di velluto, 0 di aeta, che si
mettono per oroamento alle porte
de' palazzi, e delle case primarie
nel tempo, che si fhono gli appa-
rati per le vie della città di Bolo-
gna. •— Potrebbe derivare da Pen-
none. Stendardo con coda lunga.«—
Comunque sia, non trovando ne'di-
zionari di lingua , e nemmeno ne»
gii altri di diai. una voce, che ri-
sponda alla bolognese, se io avessi
a descrivere uno di tali panni lo
Ihrei nel seguente modo: p. e. Alla
porta del palazzo eraei Vn ricchi»»
elmo drappo di veltuto ehermiti,
tempestato di stelle d'oro, soppan»
nato di raso color rosa , tutto con»
tornato di alia frangia d' oro al*
zato a padiglione, ripreso a fose
e festoni, con cordoni e grossi fi/oC'
ehi d'oro pendenti ; sostenuto da
angioletH , sciolto e calato con ca^
seate.^' Pannaròn, chiamansi an-
cora Que* drappi pendenti a festo-
ni , messi sotto a' tendoni , che si
stendono traverao alle vie in circo-
stanza di processioni ecclesiastiche.
Drappelloni , Drappelloni di dam-
maaco con frange, cordoni, e nap*
pe , ec.
PAiNNSÉLL. Pannicello. Quel pezzo di
panno che portano in capo le con-
tadine.
PANOCCIA. Pannocchia. Spiga della
saggina, dei miglio, dei panico, del
formentone.
'PANTALÓN , n. m. Pantalone , n. m.
Maschera veneziana della comme-
dia antica.
*PANTALON , plur. Calzoni alla ma-
rinaresca; ed oggidì con voce deU
P4N
408
PAP
l'oso, ressi comanissinift , PantaU)-
ni, n,m, piar.
PANTEIN. Panetto, Panellino, Pana^
tello, dlm. di Pane, — Pantein
d' san Nicola, Piccolissimi panetti-
ni rotondi» (che io direi piuttosto
Pallottoline schiacciate) che si di-
spensano per divozione il giorno
di tal santo. — Panicciuolo, Picco-
lo pane , e dicesi anche di quelle
cose delle quali si formano panet-
tini. PaniceiuoU di gesso; ec.
PaNTOFLA, n. f. slng. e più comu-
nem. nel plur. Panfo/b/( dal tede-
sco Pantoffel). Pantùfole e Pantò-
fole f n. f. piar. Quelle pianelle che
alquanto piii alte delle altre oggi si
chiamano Mule,
PANZA, n. f. Pancia, n. f. Ventre, n.
m. Nel verso si è detto anche Pan-
za. Epa, Ventriera. V. antiqu. —
Pànza del bòtt, di borei, — Uzzo.
Il corpo 0 gonfiezza nel mezzo del-
la botte. — Dar dia panza a una
boti. — Dar uzzo. Levar a uzzo.^-^
Una murala eh' fa panza, — Un
muro che fa corpo. — Panza peina
n's'arcorda dia vuda. — // satol-
. lo 0 II corpo scUoUo non crede al
digiuno, — Avèir la panza alla
goula. — Aver il corpo a gola. Es-
sere col corpo a gola. Dicesi bas-
samente a donna gravida vicina al
parto. — Panza fatta a agòcda,
— Ventre di struzzolo. In modo
basso di Un gran divoratore. —
Salvar la panza pr i flg, — Serba-
re il corpo ai fichi.
PANZANA. Frottola, Panzane s'usa
nel solo plur. per Fola, Favola;
Allettamento con piacevolezza di
parole dette ad inganno, che anche
sì àìce Baggiana, baia.
PANZEIN. Panciotto. V. d. U. Sottove-
ite tonda, cioè senza falde, a due
petti , e colla tasca in mezzo , detto
anche modernamente Gilè.
PANZEINA. Pancetta. — Panzètta. —
Ventricino, — PanzèUa d'purzèll.
— Lardo , Lardone. Carne di porco
grassa e salata. 1 bolognesi disUn-
• guono il Lord, dalla Pamèiia: in-
tendono pel primo di semplice lar<
do, eh' è la striscia sotto alla pao-
eia tutto grasso. La Panzètta poi è
quel lardo , che ha porzione dì ca^
ne unita , e che io chiamerei Pob*
cetta di porco. Costereccio,
PANZÓN , PANZUARl , n. m. Pecciotu;
Trippone ; Buzzone, Uomo clie ha
grossa pancia; Panciuto. — f^^
zòn, n. m. Panzòuna, n, f. Gnm
pancia,
PANZUD, add. Panciuto. CorpuUnlo.
Corputo.
PAONAZZ. Pavonazzo e Paonazzo-Oi-
lor violaceo.
PAPA , n. m. Papa. Sommo Pontèfet-
— Abbadar a un, cmod fa alpip^
at zaltron, ^ Dar l'udiensa, che
dà il Papa ai furfanti, — J(of< un
papa fati un alter. — // |)odei/<i
niAoyo caccia il vecchio. — Aadtf
a Róma sèinza vèdr al pàpa.'^^i'
der il presente sull'uscio. "Sur
da papa. — Goder il papato. - ^'
na coesa eh' va da papa. -"^^
re a vanga, o di rondone,^ inpop-
pa, a seconda, benissimo.^ [^
un viaz al papa, — Farw^
gio al Papa. Faticarsi invaso. VJ|||
ling. frane, vi sono le parole n;
pauté; Boy aule, mancanti oeli i-
tal. Dignità papale , e ft»/» «^^
quale il Papa occupa la SastA &*
de. — Dignità reale.
PAPÀ- Papà, Babbo dai fiorcDiini.>o.
ce fanciullesca Padre. Come hmoo
per Bere. Pappa per Minestra, ec
PAPAGALL. Bellissimo uccello d'A-
frica e d'America, noto. Paffw^fl'*
lo. Ne' vocabolari si rcgirtn eoo
due p^come se la voce derivasse da
Pappa ; a me sembra che fosse pio
ragionevole scriverlo eoo odo solo.
giacché è molto probabile cbe )^
bla la sua origine da Paipa.^^
Papa de* galU , per la sua belleut
PAPAL, add. PapaU e Popenno^
agg. di Papa.— AUapapaL -^«*
Paperino. LauUmeote, Sqais»"'
mente.
PAR
409
PAR
APiLEINA, D. f. Camàuro, n. m.
fierreltino biaDOO, che cnopre gli
orecchi, proprio del Sommo Pon-
tefice.
ÀF£GGIAR. V. Esser papàbile : p. e.
Al tal cardinal papèggia in con'
clav. — H Cardinal tale è papàbi-
le (voce dell'uso); cioè eh' è io
predicamento d' esser Papa.
IPETTA. V. iiunèida.
iPIUOni, CUCCAI, n. m. CarU:
Cariitìe, n. f. piar. Cartoline nelle
quali si avvolgono i capegli a cioc-
cheltioe, per iar si che riescano
ricci.— férr da papiltoUi.'^ Stiac-
cine.
^PPA. Pappa, — Truoar la pappa
^ll[9 fatta. Trut>ar la nignùgna.
Bisogna /art la pappa. — Trovare
i bocconi sminuzzati; bisogna smi-
nuzzargli i bocconi. Si dice lo spie-
^re. e il preparare la materia ad
UDO, elle non intende bene le cose.
'^N'savèir dir pappa in irei volt.
^!^on saper accozzare tre palle
in un bacino. Essere all' A BC.^
f^mcossa colta in pappa, spap-
piemia. — Cosa eh' è cotta a guisa
^ pappa. Moltissimo cotta.— Un
<»» culòur d' pappa frédda. — /«-
[wiato, agg. Di color tèrreo. Pàl-
^*f^, Smorto, ec.
*ft.n.m. (dal lat. Par), Paio e Pa-
^>n.m. Nel plur. fa Paia, Cop-
P^, n. f. Due di una cosa stessa.—
"jalopa si dice Pato a un Corpo solo
d Una cosa , ancorché si divida in
rooUe parli; come Un paio di carte
"fl giuoco. Un paio di sceicchi, ec.
*" Si dice anche A una sola cosa
^^n divisibile. — Un paio di forbi-
^ù di moUe,
^R.add. eav?. Pari, agg. avv. E-
gaale. -« Nùmer par. — Numeri
Hri. Il suo contrario è 'Dispari. —
'^flro dspor.— Pari o caffo. ^ Zu-
&or 0 par o dspar. — Giocare a
P^iiediipari,o caffo. Vale scom-
>nettere che il numero sarà pari o
caffo. .-1 boi. dicono ancora Zugar
^par e goff, travisando cosi la vo-
ce ital. Caffo, — iV'Ia Irifoar mai
para. Dicesi di Chi non è mai con'
tento: e per ischereo Di chi non
trova mai piano il terreno , perchè
zoppo. — All'impar dia tèrra. —'Al
pari del terreno , o delia terra, -^
Al poi star all'impar d'chi se si,
— Può start a petto a chicchessia.
— - Può competere con chi che «io.
— Ai poi andar si omn all'impar,
— Vi possono andare a pari sei
uomini a cavallo. — Èsser, Andar,
Mcmdar dèi par. -^ Essere , AndO'
re , Mandare deipari, al pari, di
pari, a paro, — Aiia para. -^ Al
pari, e alla pari. Allo stesso piano.
Ugualmente. — Par. — Pari , vale
anche Senza pendere da alcuna
parte. — Purtar par una cassa, «—
Portar pari. — Far para una eos'
sa; Apparzar.'^ Pareggiare, o Far
pari. — Un trèin , Un pian par, —
Terreno piano, pari. Terreno a li-
vello.
PARA. FAR DLA PARA. Fare compa-
riscenza, riuscita. — • FU eh' fa dia
para, — Filo che fa riuscita, *—
N'pssèir far la para. — Non aver
abbastanza preparazione, appa-
rato, preparativo, — Fèdereia mai
para. — Vedere la mala parata.
Conoscere d' essere in termine pe-
ricoloso.
PARABULAN, PAR.\BULANÒN. Para-
bolano. Uomo falso , vano.
PAR ADI S. Parodico.— Andar in para-
dis in carrozza. — Andare in pa-
radiso col guancialino,
PARADURA , n. f. Imposta o Posta
di una cateratta, che si chiama
anche collo stesso nome di Co-
teratta. Cateratta dicesi pure al-
l' apertura stessa , in boi. da-
vga. V.
PARAFUG.Pani/uoco. Quadretto di te-
la, o d'altro, montato sopra un tre-
spolo che s'alza, e s'abbassa a pia-
cimento , per riparare la persona
dal troppo ardor del fuoco de' cam-
mini.—Para/Uflfa, è il Telaio, o
Serratura, che cuopre l' apertura
Al
PAR
410
pae
del cammino nel tempo, du non
v' è fuoco,
PARAGÓN , n. m. Paragone; Confran*
io; Parallelo, n. m. Comparazione^
n. f.
PARAGUNAB, v. Paragonare; Com-
. parare; Confrontare; AssimigUa-
re V.
'PARALETIC, add. Paraìitieo, agg.
'PARÀLISI, n. f. Paranza, Paràlèei.
PARALÙM^ n. in. Vèntola, n. f.
PARAMAN,n. m. (dal fr. Parement).
Manòpola, n. f. il giro da mani
eh' è Delle maDìche delle vestì.
PARAPÉTT, n. m. Balaustrata di pie-
tra, di ferro, o di legno air altezza
d'appoggio, che si mette luogo la
scala per impedir le cadute.
PARAR INNANZ. PARAR IN SU, (N
ZÓ, INDRi, etz. Spignere, Pignere
ed anche Stimolare, — Parar in-
nanz un poc. — Sospignere. —
Parar m, figur. Accoccarla , Af-
fibbiarla ad uno. Dare ad inten-
dere.
PAREGGIA DLA TÉILA. Pamno, n. m.
Tanta lunghezza della tela quant' è
la lunghezza dell' orditoio. -— Pas-
sino dicesi anche a Quel segno, che
fa r orditora ad ogni giro dell' or-
ditoio.
PARÉIR, V. Parere, v. Sembrare; Ap-
parire.
PARÉlR,n.m. Parere, Sentimento,
n. m. — Èsser d' parèir. — Esser
di parere, d'avviso. — Èsser d' pa-
rèir dicers. — Esser discordi. Dis-
sentire. Discordare.
•PARELIA, B. f. Cricca, n. f. Tre car-
.te simili di ciascun seme nel gioco
del tressette. Tre Assi. Tre Re. Ed
anche quattro. — Parelia. — Dice-
si ad un paio di cavalli hene assor-
tili ed accompagnati.
PARlGEiN , per similil. Ganimede.
Zerbino. Damerino. Bellimbusto.
Profumino. Vagheggino. Cacazibet-
to. Muffetto. Persona attillata , puli-
ta, e che ha gran riguardo alla por-
tatura, e pulitezza degli abiti.- —
Parigino è uaa sorta di moneta an-
tica di Parigi; e Parigino è pan
Colui eh' è nato a Parigi.
PARIGLIAR, V. (dal fr. Parier).Scm'
méttere. Fare scommessa. Scodi*
messa, o promessa reciproca, colla
quale una, o piti persone, che sos-
tengono contrario partito di dae
giocatori , s' impegnano di pagare
una certa somma a quello fra di io*
ro , che si è dichiarate per colsi ,
che risulterà vincitore.
PARITÀ, n. f. Paragone, n.m.— Ow-
sta l' è una parità eh' n' ha lug. *-
Questo non è paragone adaltalù.
— Paritade, Parità, vale Egiuliu.
PARLAR, V. Parlare. Favellart. Di'
scórrere. — Parlar scdètt. — Po^
lar scioltamente, correnlemnU.
speditamente. — Parlar in pitnti
d' furzeina. — Parlar con /n#»
squisitezza, affettatamente, '-fv
larcm*è un iiber stampa. ^^
lar saggiamente. — Portar t» <■
ria.^'Tirare in arcata.y. Dicono-
PAROL. Paiuolo. Spezie di ctt*ii
grande , ma per lo piìi destlBitt a
t'arvi il ranno pel bucato.
PAROLA, n. f. Pareto. Voce. hM-
Home. Tèrmine. Detto, Ditm-^
role che neir uso comune si f^
dono indifferentemente. Per pù^
con proprietà se ne veda la dì^
renza ne' dizionari dei sioooini*'
N* savèir dir quatter pofol «
erótta. — A'on saper accozzane
parole, — Magnar et paroL V. *►
gnar. — Una parola tacca \^i^
— // dir fa dire. Una parola (tf«
V altra. — Bisógna bèinguartitn
de n'diri una parola pr altl^
— Bisogna ben guardarsi dal *J
gli una parola torta, — Pscar i
parol. — Cincischiare. — faf^
antica. — Parola antiquata, .kié
ismo, — Accumdar et paroi^
Compitare, L'accoppiar delie i
re e delle sillabe per impara
leggere. — Dir la parola inU
Rilevare. Pronunziar la parola d
averla compitata. — Sciarada^
Logogrifo. Giuoco di parole. V
PAR
411
PAA
glein. — Logomacìua. Disputa di
parola — Cacofonia, locontro di
parole che abbiano mal suodo , op-
par simiJe. — Collmom. Incontro
di due vocali l'una in line della pa-
rola, e i' altra nella parola se-
guente.
PAKÓN. Nerone, Colui clie comanda
Della nave. «— Navicellaio, Condol-
tiero di navicello.
PiUPAOÈLLA, e pib spesso in piar.
ParpadélL ^ Pappardelle.
PARPAIA (da Parpalia o da PapiUo
hi). Farfalla, insetto volatile. Di-
cevasi uoa volta Parpaglione a
quella Farfalla notturna , che s' ag-
gira iotorno al lume; oggi co' Natu-
ralisU si dice Falena. — Sfatfalla-
n è Forare il bozzolo , ed oscirne
taj bachi da seta divenuti fiir-
feile. V. Fura. — Sfarfallatura.
i'azioDe dello sfarfoUare e il Tempo
f^Uo ifarfallare.
^AtiSlMOMA. Parùtnonia, Nel dial.
boi. trovasi questo solo nome, ma
ioital. havvi ancora Parcilà; Fini-
salila ; Modieità ; Moderatezza ,
Solnietà. Nel dialetto non sono tam*
poco le voci Pareo, Parcamente;
frugale. Frugalmente , ec.
<^^RT. n. m. Parto, n. m. Il partorire.
^Puerperio. Tutto il tempo nel
quale dorano i segni del parto in
una donna, che i medici estendono
fino ai quaranta giorni. --" Feto,
^^ lat. si chiama l'animale» eh' è
'ormato nel ventre della madre. Il
^^to informe è detto Embrione.
*W, n. f. Parte , n. f. — Part. —
Porzione. — Far el part. — Far le
parti. ^Ed anche avverbialm. In
idlto come usano i toscani. />a par*
fe. 0 per parte di aUntno. — In
parte intono, in parte eattivo. —
'a gran parte; In buona parte. —
Stare a parte. — Part. — Parte
per Lwgo , Begione. — El zeingu
part dèi mònd. — Le cinque parti
fie/ mondo: Europa, Asia, Affrica,
america. Oceànica. — Part eh' s'
ttó ai lervilur, — La miiura ordi-
naria di farina , vino; ec. cke $i dà
ogni me$e ai eervilori. — Pari
d'iiur, -* Mazzo di fiori. Dicesi an-
che nel dialetto Mazz d'fiur; ed o-
ra. per la grande influenza france-
se, dai damerini e dalle belle dice-
si Buche. Far un buche. "•Ammaz"
' zolare. — ' La voce boi. Part non si
adopera quasi mai nel significato di
Banda , Lato. V. Banda.
PARTE, n. m. Partito. Patto, Bisolu-
zione , Pericolo. — Far un parte a
un. — Trovar un preleito, una
tcusa con uno.
PARTÉCOLA, n. f. Particola, n. f.
L' Ostia consecrata per la santa Co-
munione. — Comunichino, n. m.
Quella particola, onde s'amministra
a' fedeli il Sagramento dell'Eucari-
stia. — Particola di un testamento
chiamano i legisti per Articolo di
testamento.
PARTIDA. Parafa. Parte. ^ Una par-
tida d' Uber. — Una partita di ii-
bri. Per Quantità. -— Partita vale
anche Partenza , ma in boi. si dice
solamente Partèitiza. ^ Partida
d' lavurir d' tèrra, — Compito , n.
m. Opera e lavoro assegnato altrui
determinatamente. j
PARTIR, V, Partire e Dividere, v.
Partire veramente, vale Separare
in parti. Dividere , solamente Sepa-
rare. — Partire, siguffica ancora
Andar via, Allontanani; ma in
boi. Dicesi piuttosto Andar vi.
PARTSEINA. Particina, Particella,
Particola , Porzioncella.
PARTURIÉINTA. Partonew(e, e Par-
turiente. Donna di parto; Che ha
partorito di fresco. — Puèrpera,
dicesj alla donna , che ha partorito
di fresco, ed in tutto il tempo che
dura il parto. V. Part, n. m.
PARTORIR, V. Partorire, v. Fare il
bambino. Dare alla luce , al mon-
do, 0 nel mondo un bambino. Sgra-
varsi di un bambino. — Parturir
du fiu-in-t-una volta. *— Partorire
due figli a un corpo, a un portato,
ad un medesimo parto, — Èsser
PAS
412
PAS
vsein a parturir. — Eisere <U par-
to , 0 Sopra parto.
PAS. Pace. — Me sté in-t-la mi santa
pas. — Io mi stetti nella mia san-
ta pace. — Andà in pas. — Vatti
con Dio. Maniera usata in accomia-
tar da sé i poveri. — Mettr al so
cor in pas. — Por giù V animo.
Darsela gftù.Non pensar più a chec-
chessia. — Quéll eh' fa pas. — Pa-
ciere, m. Padero, f. Pacificatore,
Paciale, Mediatore, Mezzano della
pace.
PASÓN, n. m. ÓUNA, n. f. Tranquil-
Ione, Chetone, n. m.
PASQUA. Pasqua. Propriamente il
giorno della Resurrezione di Cri-
sto, detta Pasqua maggiore, — Gli
scrittori e V uso hanno allargata
questa denominazione anche ad al-
tre solennità. — Pasqua rosata. La
Pentecoste. — Pasqua di ceppo. II
Natale. — Pasqua del Corpus Do-
mini. — Pasquale, Pasquerèccio ,
agg. Di Pasqua; Da Pasqua; Atte-
nente a Pasqua.
*PASOUAL, n. p. m. Pasquale.
PASQULAR, V. Pascolare, Pàscere e
Pasturare. In ital. dicesi tanto dei
quadrupedi che desolatili, e dei
pesci.
*PASRA. V. Passera.
•PASQUEINA , n. p. f. dim. di Pasqua,
n. p. f. Pasqualina.
PASS. Passo.— Passo sollecito, veloce,
accelerato, frettoloso , affrettato.
•— Passo piccolo , tardo , lento , tri-
to, scarso. — Far tri pass in-t-una
preda. V. Preda. — Un pass dri
all'alter. Un pé innanz a gl'al-
ter. — Passo innanzi passo. Passo
passo. Di passo in passo , avv. Pia-
no piano. Adagio adagio. Piede in-
nanzi piede. -~ Andare , Venire a
pian passo, e il contrario A gran
passo. — Drizzare i passi. Andare
verso un luogo. Allintar al pass.
— Allentare il passo. — Far un
pass innanz e du indri. — Fare
un passo co' piedi, e poi ruzzolar-
ne quattro addietro. Magai. — Pass .
— Passo si dice anche il Luogo
donde si passa , e V Atto stesso del
passare. Trapasso. Via. Yihlko.
Varco. Tragetlo. -^ Pass si chiama
dai boi. Quella fila di macigni, che
attraversa le strade della città per
comodo de' camminanti. — Harm-
piedi. — Pass in-l-el zad. — Calk
Callaia. — Pass in-t-i fiùm. -
Guado. — Arganello, Arganello,
è nome di Quella croce di legno
collocata orizzontalmente mediaoie
una chiavarda sopra un pinolo, per
lasciar passare 1 viandanti ad uno
ad uno, e non possano le bestie
entrare. I frane, lo chiamaoo Tour-
niquet, e se ne trovano in Parigi
stessa a capo di qualche viottolo.
— Pass. Passett. — Passo, hisei-
lo. Misura di lunghezza di due pie-
dì boi. colla divisione di dodici on-
ce, composto di stecchette di legno
unite a cerniera. — PaM.— Pm/-
to. In Toscana è la metà della cu-
na y in Bologna è Misura del brar-
ciò , ed è un Bastoncino di legno o
di ferro della lunghezza del^ner'^
colle divisioni di metà, (iiK>^>
quarto , e sesto per uso de'»Ttori,
fondachieri , ec. — Passèlt. - P«;
setto chiamano gì' ingegneri la viv
sura di sei piedi cubici bol.^d^
adoperata per calcolare la qoantiià
degli scavi , e de' rialzi di terreno.
— Passètt — Fioretto. Spada seno
punta , e senza taglio, con cai s'im-
para a tirar di spada. — Far po^'
in-t-al zug. — Far la passata
PASS, add- Passo, agg. ErbeJntlK
passe. — Caren passi. — Cani
vizze , guizze , mùcide , passe.
PASSA. Voce del verbo Passare ^r(^
avverbialm. che vai Più. — Trèinli
carra e passa. — Trenta e più c(i^
ra. — Quattr onz e passa.-^ 0««''
irò once di passo.
PASSA, add. Passato, Scorso. Decorsa
PASSABROD, SGOLA DUR. Colatoio.
PASSADEiN. V. Gratladein.
PASSÀ-DMAN. Posdotnani. Il giomo
dopo domani.
PAS
413
PAT
iSSADÓUR, D. m. NavicMere. Nava-
lestro. Paisatore. Trageltatore. Que-
gli che tragitta eoo barche o navi
ne'fìami.
ASSAGG'. Passaggio. Trànsito. Tra-
gitto. Passo. — Passaggi per Àtidt-
to. — Passagg' sòuvra una strà.
— Passavia. Luogo da passare d'u-
na in altra casa separata, soprap-
posto alla strada che le divide.
ÀSSAR , V. Passare , v. Scorrere.
ymare. Valicare. Tragittare. Tras-
correre. — Passar la munèida. —
Mscontrar la moneta. — Passar
una icrittura. — Riscontrare una
icrittura; ma meglio Collazionare.
'^Passarla nètta » passarla lessa.
•^ foisarsela liscia. — Passari
sowro, — Passarsela leggiermen-
fe* tacitamente. Passarsela in leg-
giadria. — Passar per bèli {coinè-
cbéesseodo bello uno sia privilegia-
to).-PaMar per bardotto. Mangia-
re a bertolotto. Si dice di Chi man-
gia senza pagare. Magnar a uff. —
fflwar* dèi tèimp. — Passare: De-
coprere del tempo. — Passar un
fi^tn, ec. Valicare, Varcare un fos-
*o> un fiume , un monte» una val-
(c.ec.
'PASSARA. V. Passera.
PASSAREIN, n. m. PASSAREINA, n.
^■htseretta, n. f. Passerino, n. m.
dina, di Passera. — Passarein, Pas-
«tem, dira. d*Pass. — Passino,
^^wttino , dim. di Passo. Passini
^ ««0 di donna. — Passarein dèi
scciop — Grilletto.— Tirar al pas-
min. — Stfrillettare.
ASSAROTT. Passerotto, n. m. Passe-
.ra di nido.
ASSERA, n. f. Pàssera, n. f. Pàssere
\ Pàssero, n. m. Al par un nid
J Vasser. ••--• Pare un passeraio.
^Qto , 0 voci di molte passere uni-
te insieme.
ASSETI. V. Pass.
ASSIÒN. Passione. <^- Un om sèinza
passwn. — Impassibile. Incorrutti-
*! j«. Inalteràbile. — Fiòur dia pas-
sion. — fior di passione. Nome
Tof^re di quella pianta , che da
molti scrittori botanici è latina-
mente detta Granadilla. Da Uno.
Passiflora eaerulea.
PASSÓN. Foraterra. Piuolo per pian-
tare.
PAST. Pasto. Convito. Banchetto. —
Dar un past. -^ Banchettare. Con-
vitare, V. — Pasto, vale anche sem-
plicemente il Cibo.
PASTA. Pasta. — Pasta frola. — Pa-
stareale. Pasta in fette di varie
forme condita con zucchero , nova,
e burro. — Pasta sfuià. — Sfoglia-
ta. Pasta con zucchero e strutto
fatta a sfoglie , per lo più ripiena
di conserve
PASTAROL. Postolo. V. d. U. Vermi-
celiato.
PASTELI PER LA TÒSS , n. f. plur.
Pastillo, n. m. sing. e Pastilli, plur.
ed anche Pastiglia, n. f. 'e Pastiglie,
plur. V. Budleina.
PASTEZZ. Pasticcio. — Bona nott co-
la e sedavo sgner pastezz. V. Cola,
— Pasticcio, figur. Imbroglio,
PASTINACA. V. Radis.
•PASTIZZIR, n. m. Pasticciere,
PASTIZZÓN, n. m. Pasticcione. Pa-
sticcio grande e figurat. epiteto
dato ad uomo« Imbroglione.
PASTÒN. Pastone. Pezzo grande di
pasta spiccato dalla massa. — Pa-
stòn. — Pastello da ingrassare.
Cil^o che si prepara per gli uccelli,
e pe' pesci. — L'è un pastòn, figur.
Egli è un pastacHo; un pastriccia-
no; Un buon pastricciano. Uomo
me' che 'l pane.
PASTROCC, n. m Poltiglia, n. f. Di-
cesi d'ogni liquido, imbratto o in-
triso Piastriccio. V. Impastruciar.
E figur. Guazzabuglio, imbroglio.
Viluppo. Intrico.
PASTURA, n. f Pastura, n. f. Pàsco-
lo, n. m. Poeticamente si dice an-
che Pasco. — Pastura. — Pastura.
Pascimento. Pel Pasto stesso.
PATACCA. Patacca. Era una volta una
moneta vile. — W valèir una patac-
ca, e Ibrag d'un impicca, unfig.
PAT
414
PAT
— Non valere una patacca, un fi-
co, un' acca , un lupino, un òagat-
Uno, un frullo.'^ Patacca, vale
anche Macchia su" vestiti.
PATAFl, da Pataffio, Pitaffio, ac-
corc. di Epitaflio, d. m. inscrizione.
Usasi nel dial. boi. per significare
nn cartello, che si appende al collo
de' malfatltori condannati al sup-
plizio , ed indica il nome del delin-
quente, e la qualità dei delitto, e
in Hai. dicesi Cartello.
PATAFLANA. Cartaccia, Scrittura
lunga.
PATaLCC, n. m. Babbaecione. Bue ,
figur. Uomo d' ingegno ottuso. V.
Tabalori.
PATANLER , V. Péttanlèr. Voce antica.
Ora i boi. dicono Tunic a quella
delle donne, e Pluss (da Blouse fr.)
a quella degli uomini.
PATÈMA, n. m. Patèma, Passione del-
l'animo.
•PATÈNA. D.f.Paténa.
PATER , PATER NOSTER , e AVEMARÌ
DLA CURÒUNA. Paternostro, e plur.
Paternostri, e Avemmaria della co-
rona. ■— Un paternoster, e un' o-
vemari secònd al solit. — Ogni
salmo in gloria toma» e finisce.
Anche nel dialetto dicesi Ogni salm
finéss in gloria. — Biassar di pa-
ter. — Spatemostrare. Scoroncia-
re. — Truvar da dir in-t-al pater-
noster. — Apporre alle pandette ,
al sole, — TaUs paUr lalis filius.
— La scheggia ritrae dal ceppo.
Chi di gallina nasce convien che
razzoli. La botte non può dare se
non del vino, che ella ha. Questi
due proverbi si sogliono prendere
in mala parte.
PATERLÈIN'GA, n. f. Ballerino, n. m.
Frutto della rosa salvatica , ed è u-
na coccola rossa. — Nella Crusca
vien preso per frutto del prun
bianco, m^ l'esempio portato alla
stessa voce Ballerifio conferma jcbe
è frutto della suddetta rosa salvati-
ca, eccolo: E dopo il maggio finito,
il giugno, che converte le rose in
ballerini. Buon. Fìer. Alberti è dei*
la mia opinione, e alla parola Udir
lerino porta la spiegazione segnefr
te: Coccola rossa, che fa il rosaio
saivatico, o rovo canioo. V. Pi>
zincuL
PATERiNAL, n. f. Ammoniàm.-
Far una patemaL — Far uno»
monizione patema,
PATERZAR, V. Patrizzare, Padng^
giare, v. Esser ne' costami sioile
al padre. — Al patrèzza, — £i p
tfizza.
PÀTINA. Pàtina e PàUna, Qualità di
colore diverso che il tempo fa cofli-
parir nelle cose. Patina de'metolH:
delle medaglie, e delle pitlun ut
tiche.
PATINAR, V. (dal fr. PaUner),SdrW'
dotar sul ghiaccio con palm, f
con voce moderna Patinare. 1 f^
tini sono una spezie* di etìuWi
con ferro tagliente di sotto, b ^
le serve per camminar solgbiMV
PATOC V. Imberiag.
PATOZZ, n. m. ZZA, ». f. FanM.t
per lo pili grMSO e grosso.
PATRASS (ANDAR A ). Andtft. K»
dare a Patrasso, Modi [m^
che valgono Morire e Far^ann'
Molto meglio si esprimoDO ì ^
Ire ad Patres suos, ed i fr. Alkrd
Patres, Envoyer ad Patres."^
trass. 1 bolognesi danno ^^^
aggiunto a que' Fratoni gr^ !
paffuti, che sono nelle prime cini-
che; e si posson dire Paint àt^^
altri fraticelli.
PATRIOTT (dal fr. Patriote). Cmi-
ladino, — Patriotto è regisin»
nel Diz. fr. ital. dell'Ab. Alberti pfl
corrispondente alla voce fnfl<^
Patriote, spiegandolo CokU che •>
ma la sua patria , e cerco di tsu^
le utile. Cosi pure PatrioHque 4
Che appartiene al Patriotto (iw-
Patriottico), E finalmente la ^^
voce Patriotisme: n. m. Caratw*
del Patriotto ( iul. Patmtiumo
Ma neir ital.-fr. non trovan» K
stesse voci registrate. Né quale ^
PAT
415
PAZ
no inserite nella Crasca» e nem-
ffleoo nel Voc. Unif era. iul. dello
Slesso Alberti. Ed in vero sono assi
vocaboli d'uso» tanto geDeraliuaii
però e comuni , che mi sembra po-
tersi accogliere nella lingua della
Nazione, perchè ^pressivi, e per-
chè niun altro equivalente si trova.
C\mLiHadiììo , che io ho fatto oor-
rìspoodere a PatrioH significa so-
lamente Chi è cUUuUtw della mede-
ùm città. Mio concittadino. Vostro
concUladino.
PATBlOTiSM. Palriotìmo.kmot del-
la patria.
'ATT. Pollo. Convenzione. — Torr a
Viiii - Torre di patti. ^ Pati dar»
uimzezta lunga, — Patti chiari , a-
mici cari. PaiU chiari» amicizia
lungo, ^ A palt fatU — Imprtìooi-
tornente. Senza preamboli. — il t
ko dett a pati fati. — Le ho detto
tmza pnamboU.^^A sòn vgnù qué
(^patifatt — Son venuto a colpo
«turo.
'ATTA. Da molti è detto Patta per
face; e Patta per Puntò, ma me-
glio è osare questi altri vocaboli ,
perchè Patta propriamente vale E-
pma. — Patta s n. f. Patlòn, n. m.
^. Bmflfa.
f'ÀTTACClÒN. V. Pacciugòn.
'ATTAIA,, P ATT AIOLÀ, n. f. Falda
davanti della camicia. --^ Èssr in
ntuàola, — Esser sbracalo, par-
lando degli uomini. Esser senza
l)rache; e delle donne Essere sen-
2a gonnella. Né perciò essere colla
soia camicia indosso , ma anzi ve-
stito nel rimanente del corpo
ATTUIR, V. Pattuire. Patteggiare.
Far patto. Convenire.
[*ATTtLLIA, n. f.. Palluglia. Ronda.
'ATTUM.n. m. Pattume. Pacciume»
0. in. Spazzatura» n. f. E per ana-
logia fiaccarlo. Unione di gente che
fa remore.
ATURNIA. Malinponia» Noia, e con
>oce bassa Paturna e Paturnia, —
^nir la paturnia. — Aver la pa-
<ttrna. Aver la htna.
*riTTUZZ,o. m. plur. 1 gambi pih
sottili e deboli della canapa, ed
anche i tritumi della medesima.
PAVAIÓN , n. m. Pavugtione, nome
proprio di luogo , strada , e piaz-
zetta in Bologna , cosi delu , dove
concorrono tutti i coutadiui co'boz-
zoli per fame la vendita ai mer-
canti da seta» sotto l'ispezione del
magistrato. Non è fuor di credere
che il nome Pavaglione provenga
da Padiglione » che forae in origine
tale era il riparo dal sole fetto di
tende pe' concorrenti.
PAVANA. CAVARS U PAVANA. 56m-
inarsi. Cavarsi la voglia.
'PAVEL, n. p. m. Paolo. — PaveL
(Moneta). Paolo o Giulio» la decima
parte dello scudo nostro, e vale
dieci baiocchi.
PAVER. Pàpero e Pàpera al fem. L'o-
ca giovane. — Paperino, Paperelto,
dim.
PAVIRA. Càrice. Erba della quale,
secca che sia, s' intessono le seg-
giole , e si fa la veste ai fiaschi di
vetro. — Far metter la pavira a
una scranna.— 'Fare inlessere con
càrice una seggiola.
PAVIBÀ e SPAVIRÀ, n. f. plur. fasto-
note , n. f. plur.
PA VIRAR e SPAVIRAR. y. Bastonare.
PAVIRÓN D'VALL.Sa(on6 delle paludi,
il quale si stima migliore da far
letto a' bestiami. V. Stram,
PAVÓN. Paone, Pavone. Pagone è an-
tic. Uccello noto. Paonessa e Pavo-
nessa, fem. — Pauoncino, Pot?on-
cello» Paonino» Paonello, dim. -^
Far la roda. — Spiegar la coda.
PAZEINZIA. Pazienza. Sofferenza. Tot-
Utenza. — Paztenzta e Padenza
sono voci antiche « perciò si sento-
no ora mal volentieri. — Perder la
pazeinzia. — Rinnegar la pazien-
za. — Pazeinzia eh' s* porta al coli.
— Scapolare ; Abitino. Due pezzet-
ti di panno attaccali a un nastro da
potersi portare al colio per divo-
zione.
•PAZIÉINT , n. m. e add. PazUtiite^
JPDO 416
PAZIENTAR, V. (dal fr. Pafe'enW).
Tollerare, Aver pazienza.
PCCÀ (Qui andrebbe l' E muta dopo
il P ). Peccato, — Pccà cunfisd
mezzperdund, dicono i bol.« e mi
par con ragione, per significar Che,
quando uno manifesta il proprio
errore, è più facilmente compatito.
Nella ling. ital. corre al contrario il
prov. Peccato celato , mezzo perdo-
nalo : ma ciò forse si deve spiega-
re dalla parte dello scandalo , e
cioè Quando si ha premura di tener
nascosto un errore commesso, il
male che ne \iene è minore, aven-
do evitato lo scandalo.
PDÀ. V. Pèdga.
PDAGNA, n. f. Panatolo, n. m. Pietra
0 legno che serve a passar fossati ,
0 rigagnoli.
PDAL DLA CAN'VA. V. Can'm.-^Pdal
di alòer, V. Brocca.
PDANA.n. f. Bottino, n. m. Quella
spezie di cassetta formata alla pian-
ta della carrozza, cbechiudesi con
boccaporto, sopra cui posano i piedi
coloro, che vi son dentro. — Pedana
è quel pezzo di legno su cui posano
1 piedi del cocchiere. — Pedanino ,
n. m. L'insieme de' legnami ond'è
formato il piano delle carrozze, do-
ve posano i piedi interiormente.
PDEIN, n. m. Pedino (e non Piedi'
no). Peduccio. Piccol piede.
PDEINA , n. f. Pedina e Pedona, n. f. l
pezzi del giuoco di dama , ed an-
che il minor pezzo nel giuoco degli
scacchi.
PDÒCC. Pidocchio. — Pdocc' arfalt,
per similit. avviUttya. Uomo venuto
dal nulla. — Andar d'pducc'. —
Impidocchiare. Impidocchire. —
Scurdgar un pdocc' pr avèir la
péli. — Vivere p far roba in sul-
V acqua. Squartar lo zero. Tirar
ad ogni spillancola. — Cavar d'in-
t-i pdùcc\ — Cavar di cenci. Cavar
uno' del fango. 1 bolognesi anch'es-
si volgono pulitamente questi modi
di dire, p. e. Andar d'purcari. Ca-
var d'in-t'i strazz, ec.
PB
PDÓN (DEL SCGIÒPP). CaìdodiUm'
chibugio. '— Pdòn, — Gran fitit
--^Pdòn,-^ Pedone. Diccsi di chian-
que fa viaggio a piedi.
PÉ, sing. Pi, piar. Piede e Pie, sìd^.
Piedi e Pie. plur. — Da pi.^k
pie ; Dappiè ; Dappiede, — Mi' </«
pi. ^ Su due piedi. AirìmprovvMO.
Subito. ^ Andar d'eo pi. Ona m
sa eh' i va cùn • «u pt. — Anàan
o Correre co' suoi piedi. Andar f«'
suoi piedi. Camminar pe'suoi fit-
di. — Andar pèis cùn i pi. — Seul-
pitare. Pestare i piedi in andaiMio.
— Star a pi par. — Stare a fit
pari. -* Saltar dèintr a pi par ut-
t-una eossa, figurat. \9\eApprofH'
tar dell' occasione volentieri -
Un om sèinza scarp in pi. — W*
ione. Bruco. Povero in canna.-'
Torr da co per metter da pi"
Scoprire un altare per ricoprine
un altro. — Cascar in pi. — f*
scair in pie come i gatti. Otleoertb
un male un bene. impensato. -^-
na cossa fatta cùh i pi. -^Sna co-
sa fatta colle gomita. Halftftd'^
A pi dscalz. — SgofWòiMflWft-
Andar cùn al pé dèi pionà.^^
dar col calzare di piombo. -^V»
pé. — Naturale. — Pann d'» P«
Tèila d'so pé. — Panno, Teia «a-
turale. — Pi tmein. — Piedi U/wn-
Non si può errare nel riconoscere
Tetimologia di questa parola 1^"
da Temere, Piedi che temono Mt
a dire sensibilissimi. — Sintin <i
schermUr sen' all'-i ofiy* di pi- -
Sentirsi raccapricciare. — ffl»" ^
man e dpi. — Mettersi coH'om
dell'osso. Accingersi col matàm
interesse. — * Tgnir iyi in dou ^
ra d' scarp. — Tenere il pie in iin
staffe. — In pé d'far la tal costa
— In vece; In luogo di far io 1«
cosa. — Èssr in pé d'far la tal <w
sa. Al fu inpé d'anngors'. -,«^''
te per annegarsi. Poco marieo cm
non si annegasse. — Far i pi, ^'
gur. — Esser rubato checchessia. -
Guardd che qulek tèila n'faxza t P<-
PB
417
PBB
-Noniia rubata. — Meiiri pi in-
t-la gòuia a un. — MelUre, o Por-
ri; i7 pM mi ventre. Tenere il pu-
giiole tuUa gola. — Avèir un pé
touora un. — Pigliar campo ad-
dosso a uno, I>ominarlo. — Hi' bat-
terne péne póne. — Star immoòi-
le. Senza òatUr poUo. — Star cùn
i pi aUae intètn, ^ A pie giunU.
- Star eùn i pi vullà in su. — £$-
ter capo pie o Capopiede. -^ Mei"
ter Ira ipi qualcdàn, o una coita.
- Metter ne' piedi. Proporta. —
Metlrun pi dinanz a qui* alter. —
fiede innanzi piede. — A pi eùtt.
-dm pie eecco. — Star in pi. —
-Stor in piedL Star ritto. -^ A-
^^ i pi in-t'la foeea. — Aver la
^ca tutta bcura. Aver un piede
f^Ua sepoltura. Aver già it capo
fiflia fotta, — Guardar un dalla
^^ta len' ai pi. -^ Guardar atten-
tamente da capo a piedi, ed asso*
iut Dai pi ten' alla tétta. «•• Da ca-
po a piedi. — f or d' man e d' pi.
--aliarti in fartetto. •« Mettr i
pi 0 moi.— For de' pediluvi. — Ca-
ttar api Uod. — Cadere a gambe
koflte. Capitombolare. Tornare. —
hrdèl pé a una leala. — Scottare
una teala di più dal muro, -r
Sluecart' un pé. — Slogarti un
piede, -^ Dart' dia zappa in-t'Ul
pé. - Darti della tcure tul piede.
^wsi del dito euW occhio, V. Zap-
pa.^Far t pi ai muttein. — Far
Qli occhi alle pulci. -*- Mandar vi
^nservitòur in t* du pi. — Licen-
siare un tervitore tul momento. —
^^- — Piede , dicesi a qualunque
<^sa serva di soslegoo o di base.
Piede del vato, della tavola, della
f^ggiola, ec. — / pi dia couna. —
^rcioni,!!. m. plur. V. Couna. ^
Hniradpedet: cioè Venire ai pie-
tt*. •,- Un ch'teguita i altr a pi. —
Pedissequo. Che fa comitiva a pie-
<!' - Pira fall a pé d' oca. V. Pi-
^- — Metter tu pi a una cotta. —
Piycrattìnare. Tratcurarla. — Un
»W2 fati pari a pi, e pari per tèr-
ra. Modo schensovole di dire per
sigDiOcaro Che si é (alto lotto il
camasioo a piedi. Lo stesso Andar
a caioall del tàu brag. Vale A piedi,
E l'altro detto Andar cùn al cavati
d'tan Franzètc, cioè Col battone,
— Savèir ttar in pi, 6gttr. Ester
dettro. Saper far i fatti tuoi. -^Pie-
de è aocbe una misura lineare di-
visa in dodici once, lioee; ec. —
Savèir, o n'tavèir in guani pi d'a*
qua un t' trova. — Sapere, o Non
tapere come va la faccenda. — Pé
dèi mal, fig. Origine, Radice del
male. -^ L»t7or> al pé dèi maL —
Dare alla radice.
PECC. Picchio. Uccello macchiato di
diversi colori, cosi dello dal pic-
chiare eh' ei fa col becco negli aU
beri , per farne uscir fuora le for-
miche , 0 per formarvi de' gran bu-
chi» onde farvi le sue uova, e quivi
covarle. — Da qui il prov. boi. Slar
da pecc\ -^ Stare in appolUne, Vi-
vere agiato.
PECCU. Macchia. — Peccia in^t-al
mustazz. — JVco.— Far del pece'. —
Pécchiettare. — Picchiare, vale Per-
cuotere e Picchia è la lerza persona .
dei siog. dell'indicativo. — Piccia
sono più pani attaccati insieme (boi. .
Una tira d'pan). — Si dice però
Picchiato per Picchiettato, ma que-
sta voce viene da Picchio, uccello.
V. Péce' e Piccia. — Zugar a pec-
cia, o A Baltmur.— Giocare a me-
glio al muro. Giuoco fanciullesco ,
che si fa col battere una moneta
contro il muro , che nel ribalterò
deve toccare o passare un segno
fatto nel piano sottoposto.
PECÙNIA. Voce rimasta alla plebe bo-
lognese, chQ dice anzi per lo piii
Picùnia , e proveniente dal lati-
no, perchè le monete al tempo
degli israeliti portavano V impron-
ta di una pecora. Ora dicesi Da-
naro.
PÉDGA e PDÀ. Pedata. V orma che fa
il pie. Orma. Vestigio. Pesta.
PE0G4H, V. BatUr le pedate. Cammi-
48
PEI
418
PEI
nare» Andare piano. Come si fa-
rebbe sopra le altrui pedate.
PÉDNA. Penerata. Quella pàrlieella
dell' ordito cbe rimane senza esser
tessuto.
PEOSÉLL. PelUcello e Pedicello, É un
piccolissimo bacoliuo , il quale si
genera a' rognosi di pelle in pelle.
— Pedséll di sacc, — PelUcino, n.
m. La stremità de' canti de' sacchi.
PEDSTALL. Piedetiallo , e Piedistallo.
•PEFFER , n. m. Piffero, — Far^ cm' è
i peffer d' munlagna, — Essere co-
me i pifferi di montagna, che an-
daronoper suonare e furono suo-
nati,
•PÉGN , n. m. Pegno, — Dar o Tór in
pègn, — Pignorare.
PEGNA. Pina. Frutto del pino, nel.
quale si contengono i pinocchi. —
Z'é strecc cm'è unapegna vèirda,
— Egli è largo come una pina ver-
de, ironie. È una tignamica, cioè
Avaro, Pigna e Pignone, sono Le
punte d* un ponte.
PEGULÒN^n. m. Pégola, n. f. Pece
montana. La pece piii grossolana.
PÉIGULA . n. f. Pece. Ragia di pino.
PEIL. Pelo. — Impir e Impirs' d* pil.
— Impelare e Impelarsi. — Pèil
matt in-t-al mustazz. — Lanùgine
e Lanùggine. — Erb ch'han al
pèil. — Piante lanuginose. — Pèil
matt in-t-i usi. — Peluria. —Al
pèil d'intòum ai falsi. — Sbava-
tura , n. f. — Pèil in-t'Una murala.
V. Cherpadura. — Aie manca un
pèil eh' a n* casca. — Sono stato
un pelo per cadere. — Una cossa
eh' sia a pèil e sègn, — Stare a pe-
lo. Corrispondere a pelo e segno. —
A n' iha stort nianc un péli. —
I^on gli ha torto un pelo. — Torr
vi al pèil. V. Piar.
PÈILTER. Peltro. Stagno raffinato con
argento vivo.
PEIN, n.m. Pmo, n. m. Albero che
produce i pinocchi. — Pein. — Ri-
pieno. Mescolanza di carne, erbe,
ricotia , e simili , che si caccia in
corpo ai volatili , o ad altro carna-
n^e. — PHn di turd. — Bipienoét'
tortelU.
PEIN, n. m. PEINA, n. f. e PIXELN.
EINA. Fanciullo, Fandulla,ef(iif
ciullino , ina.
P£[N« add. Pieno. Aipieno, agg. -
Pein ras. — Pieno zeppo. Àirifif
nissimo. — Pein per Satollo. -^i-
sasi nella lin. naz. l'aggettivo Pt^
no in molte frasi a diSereoza del
dial. boi. p. e. Aver piena memona
di checchessia. Aver il suo pie
no respiro. Fare wia piena t/i/li-
Siene di foglie. In pieno popolo, h
pieno consiglio.Pien di colore. Pia
d' anni. — A sòn pein, — Son saào.
— A sòn pein r<is. — Son satolk
— Avéir pein la butriga. — Aver
pieno lo Stefano. Aver mangiato e
bevuto abbondantemente. Pan, fi-
le anche Rivestito. — Un giarim
pein d'fmr. — Un giardim mili-
to di fiori.
PEiR, n. m. Péro, n. m. Albero ek
.produce le pere.
PEIR A, n. f. Pera, n. f. Frutto tó
pero.— Pèira garavilla.-'l^
carovella. — Ruznèinta. -AÌ!^<^
0 Rùggine. — Brutta e botL-^^^
ra bugiarda. — Zùgna. — ^^
la. —Butira (dal fr. J5cum).-*»^
scatélla. — Pera moscadeUs.-'
Pèira da inveren. — Pera vemifA.
— Numerosissime sono le varietà
delle pere , come delle altre fniiu.
i nomi delie quali variano da oo
paese all'altro, né corrispondooo
a quelle riferite ne'vocab. ed è per-
ciò inutile farne l' eoumerazioo^
— Un quart d' pèira. — Um «p»'-
ctUo di pera. — Si chiamano V»
chi quei quasi osscrelK , che si i^
nerano nelle pere, mele, ed aiin?
frutta, e che rendono in quelU
parte piìi dure , e meo piatevoii i
mangiare. — Pere, Mele muzze so-
no Quelle di mezzo sapore fra l'a-
gro , e '1 dolce. — jFar la pèim -
Far la pera. Apportare altrui di
nascosto e maliziosamente airun
pregiudizio grande, come Amoui'
PEL
419
PBH
zare; Far ammazzare occultamente;
0 Far grave danno. — El n'ein me-
ga pèir da mandar, vèdta, -^ Non
è loppa. Non è impre$a tanto /a-
cile.
»ÈIS. Peso. — Pèis giust. — Peso di-
rillo.'^Cmod fa i bccar» che n'dan
mai al pèis giùsL -^ Come fanno i
beccai, che mai non danno peto di-
ritto. — Un pèis. — Un peso di uen-
iicinque libbre. — Pèis da mettr
in-l-el cart. — Gravafogli. V. d. U.
— Pèis dfi arioi. — Contrappeso.'^
ìietter dèi pèis sòuvra una cosso,
-^Aggravare. Aggravar con un pe-
K). ~ Metters' zò d' pèis. Star su
fpèw in-t'Una cossa.-^Aggravar^
» su di checchessia.
^}'^, add. Pesante, Grave, agg.
^*EISAGBIGA Pece greca. Nome che
io boi. si dà alla Pece in generale.
^ Pece greca, è una specie di pe-
ce, 0 sia di ragia di pino di miglior
.qualità.
ElSAHADÒN , n. m. Ceràmbice fale^
marne. Cerambyx faber di Linn.
Sorla di scarabeo, che afferra colle
zampe un peso straordinario di
terra o d'altro, non rilasciandolo
che forzatamente.
PELGREIN, n. m. anche proprio. EI-
^A, n. f. Pellegrino. Pellegrina.
'£LGREINA, n. f. Sarrocchino, n. m.
^orta di vestimento di cuoio , o dì
^ela cerata che si porta da' pellegri-
.'"per coprir le spalle.
i^ELL. Pelle. Termine generico per la
scorza esterna di che sono ricoperti
1 corpi ed in ispecle animali. — Cu-
le, è propriamente la Pelle dell'uo-
mo. V. Gùssa. — Tra cur e péli. La
^oce boi. 0 viene da Cute per cor-
ruzione, 0 da Corame per Pelle (dal
»f. Entre cuir et chair).'"In pelle in
pelle. Buccia buccia. — Torr vi la
péli; Piar; Scurtgar. — Dipcllare.
Tor via la pelle. Scorticare. —
%Worc. Stracciar la pelle. — F^mr
*a péli d* oca ( dal fr. Venir la peau
^poule, la chair de p(mlt).--Hac'
^^Pricciarsi.' Accapricciarsi. iJiz-'
zarsi i bordoni. Rizzarsi i oelì per
subitaneo spavento, o per freddo.—
Armettri la péli. — Lasciar la pelF
le. Morire. — Salvar la péli. -~
Scampar /a pe/to. — Un eh' è péti
e oss.^'È rimasto buccia e osso.—'
Pélld'fig,d'mèila, eiz.— Buccia del
fico, del pomo, ec. — Péli d'pèss,
— Pelle di cane , pesce.
PÉLLA . n. f. Brillatoio, n. m. Macchi-
na di legno mediante la quale si
brilla, o sia si monda il riso, il mi-
glio e simili. — PéU da carta. —
Pila. Pila a cenci. Pila a ripesio.
Pila a sfiorato.
T£LL£GK£iN. V. Pelgrein.
'PELL£GRINAG' . n. m. Pellegrinag-
gio. — Andar in pellegrinag'. —
Pellegrinare.
'PELLOLA, n. f. Pillola. — L'è una
zerla peUolal — Gli è un certo af-
fare!
PELSEINA. V. Pleina.
PELTRAH. Stagnaio. Colui che accon-
cia , e vende slagni e peltri.
PELTREIiN. Lustrino. Quelle laminelte
di rame inargentato, o dorato, ro-
tonde e forate nel mezzo, che si
mettono ne' vestimenti . massime
de' cantanti e ballerini , perchè ri-
splendano.
PENDÉINZA, n. f. Pendenza, n. f.
Pendio; Declìvio, n. m. Declività.
ìncUnazioìie, n. f. — Pendenza per
Indecisione. Affare indeciso. V ha
usato Redi. Non deciso. In ital. u-
sasi elegantemente Essere, Stare,
Restare in pendente, per Essere in-
deciso.
PÈNDER, V. Pèndere, v. in boi. que-
sto verbo si adopera solamente nei
significato assoluto di Non istar di-
ritto, torcendosi dalla situazione
perpendicolare, o orizzontale. Ma
in ital. significa in oltre Star sospe-
so, o Appiccato a c/iecchessia. Una
croce che le petide dal collo. Un
quadro penduto al muro , ec. — >
Pendere. Inchinare verso un par'
tiio.
PÈNNA , n. f. Tanto vale Penna, quaa-
PER
430
PER
to Pena. Ciò intender si deve ri-
spello alla pronunzia, che è la stes-
sa. Per conservare l' etimologia
converrebbe scrivere Péna per Pe-
na e Pènna per Penna. -^ Penna in
ital. dicesi, e Piuma, al vestiario
degli accelli. -* Penne sono pro-
priamenie quelle delle ali , e della
coda, e servono al volo; le Piume
sono le piii piccole. Penne diconsi
anche quelle d'istrice quantunque
siano piuttosto Pungiglioni o Spuu-
toni. — Pènna da scriver. — Pen-
na da scrivere. -— Cannone della
penna. — Barba della penna. —
Fenditoio. Osso, o simile per uso
di fendervi sopra le penne. *— Ìai
penna rende grosso o sottile. —
La penna getta, o rende bene.-^ia
penna non getta, non rende. — U-
na impennata d'inchiostro. Tanto
inchiostro quanto ne ritiene la pen-
na nell'intignerla nel calamaio. — •
Impennata d'inchiostro si prende
anche per Verso o Poche parole in
iscritto, quante ne può scrivere chi
intinge fa penna una fiata. — Dar
d' pènna. — Cancellafe, o Scancel-
lare. {Depennare non si dice). —
Pennaiìwlo , n. m. Venditore di
penna. — Pennuto. Pien di penne.
— Pènna d' feghet — Lobo di
fegato. Parte del fegato , in cui è
diviso. Pènna dèi martéll. V. Mar-
téli.
PENNLÉSSA Pennella. Pennello di
' vaio di figura non rotonda , ma
schiacciata . ad us» de' doratori.
PEPA. Pipa. Voce dell'uso.^ Cannel-
la della pipa. — Camminetto.
'PERCALL, n. m. Pereàle, Percallo. V.
dell' U.
PERCANTELIA. Bazzècole. Bazzicatu-
re. Bàzziche , pi. Cose di poco
pregio.
PERCAZZEIN, corrottam. da Procacci-
no. Uno che s'impegna per ogni
modo di guadagnare.
PERCHÉ . cong. Perchè. Voce sola nel
dìal boi. equivalente alle tante al-
tre, che si trovano nella Un. ital. —
Acciocché: Affinchè: Perciocché:
Imperciocché ; Imperocché ; N-
che: Posciaché; Perocché: Conóos-
siachè: Merceeché: Per cagione:
Laonde; ec. — Acciò; Affine; J'^
bcìichè , non sono voci usale da
buon: scrittori. Si dirà dunque: k-
ciocché: Affinché; Benché.
PERCOM. Percome. ^ Al voi saoeir
al perchè e al percom. — Vuol sa-
pere il perchè e il percome.
PERCOTAR L'ARROST. Pillottare,^
Gocciolare sopra gli arrosti in3ip'
ria strutta bollente, mentre si fi*
rano.
PERDAROL (corrottam. per Pruis-
rol). Prataiuolo, n. m. Fungo biaih
chissimo che nasce ne' prati.
PERDEIN. Mattoncello, óìm, di Mat-
tone.
PERDEZZ,n. m. (da Peiritium lai'
corrottam. per Predezz, — ìiotlm
di fabbrica. Se fosse pietra per li
maggior parte , dirassi piotiosiv
Pietrame» Se di calce , Cakineaio.
PERDGA. Pèrtica. Bastone Ino^o-
É anche misura lineare e s^'^rff*
eia le di dieci piedi bolognese.
*PERDGAROL,D.in. Colui de indi-
cami, esposte in mostra sa cene
pertiche.
PERDGHEIN. Trapelo. Dlcesi di quel
cavallo solo attaccato davanti a'du^
cavalli del timone. — Da'veltvrìni
toscani detto Pertichino.
PERDGHÉLLA.Perli'cA«lfa,dJm. di Per-
tica. — Aggiunto di donna. DonfA
sperticata , e ad uomo si dice Futt-
ràgnolo , oppure Sperticato. — f^-
dghélla da pseadòur doo s*i atttu-
ca l' am. — Lenza.
PERDIRA 0 ZESSIRA. n. f.(corrotUin
per Predira ). Gessaia, Cava A
gesso.
PERDÓN, n. m. DÒUNA, n. f.^ (wr-
rottam. per Predòun, Prtdòuno
Pefrone, e Pietrone, n. m. Pietra
grande. — Perdòn, n. m. Vale ancbt
Perdono, n m.
PERECOL. V. Priguel.
PERÉZIÀ, n. f. Valutaxi(m€,SUm.
PBB
421
PER
D. t Apprezzamento, d. m. Quel
prezzo die una cosa si crede vale-
re, e che da UDO slimatore è de-
teriuioaio. Perìzia, ^a^ie Esperienza,
Sapt;re.
PEHFIDIA . n. f. Figurina , che ba del
piombo a' piedi, onde sempre si
rizza. ^ Perfidia è astrailo di Per'
lido.
PìlUFìDIÓUS , add. Perfidiato . agg.
Ostioaio.
P£RF1L. Profilo,e Proffilo. Vedula per
parie. — Far un ritraU d'perfii. —
Ritrarre f o Fare il rilratlo inpro-
fUo,
PERFILA, add. ProflUato, agg. Affi-
lato. — fiat perfità. — Naso prof
filato.
mmn (AL) awerblal. JPtna/meii-
te;/R fine; Alla fine, ec.
PffiFÙM, n. m. (solila corruzione; si
dovrebbe dire Profàm). Fumiga-
mi, D. f. FunUgio , Suffumigio, n.
m. dicesi allorquando si traila di
ardere nn liquore . o qualche cosa
per ispargerne il fumo. Far fumiga-
zioni in una camera. — Profumare
è verbo attivo e significa Spirare o-
done dì profumo. — Profumo , vale
cosa alta a rendere buon odore; e
tutto quello , che si abbrucia o fa
bollire per averne odore dai suo
fumo: ed anche al fumo istesso. —
frofumoto , Profumato. Che odora
di profami.
'^ERFUMAR, v. Profumare, Fare fu-
PERFUMIR, o PROFUMIR, n. m. Pro-
fumiere. Venditore di manteche « di
acque, di essenze odorose.
^£RIT, n. m. Quantunque in buona
iiogaa si dovesse dire S^imatoiv,
tattavoKa l' uso permette che si di-
ca Perito a Colui che conosce il pre-
gio e il valore di uno stabile, l boi.
danno indifferentemente il nome di
hrit a tutti quelli, che professano
le quattro arti di Agricoltura , A"
^rimensura. Architettura, e Idrau-
Uca. Dovrebbe però nominarsi più
propriaménte Stimatore Quegli che
dft il preuo agli sublli raralf, •
che valuta ì dati sul prodotU del
terreno. — Architetto. Colui che
apprezza le fabbriche di città, e ne
dirige la costruzione. — Agrimen-
sorv. Quei clie misura i terreni. —
Idraulici Quelli che professan 1' /-
draulica; cioè %i' Ingegneri d'a-
cque.
P£RiTAR» V. Stimare: Valutare, v.
Dar giudizio della valuta di un po-
dere, di una casa, dichiarandone il
prezzo. — Peritarti in buona lin-
gua, vale Vergognarsi.
P£HLA. Perla. '^ Perei stramazza. —
Perle ecaramazze. Perla bernocco-
luta ; non ben tonda. — Perla in-t'
un occ\^MagUa. Macchia ritonda,
a guisa di maglia , generata nella
luce deir occhio.
PERMADÉZZ, add. (detto cosi per er-
ror di pronun. dovrebl>esi dire Pre-
madézz). Primaticcio , agg. Si dice
del frutto della terra, che si matu-
ra a buon' ora. -* Precoce, Prema-
turo sono voci deir uso.
P£RMALÓUS,add. Permaloso : Schi-
fo ; Sdegnosetto ; Tènero.
PERMEàS, u. m. Permissione: licen-
za, n. f. — 1 dizionari non registra-
no Permesso se non come agg. da
Permettere. I bolognesi però usano
spessissimo dire Càn permèss, o
piuttosto Cùn permesso, entrando
in qualche luogo, oppure nel pren-
dere qualche cosa; che conterrà
volgere in iial. Con licenza; Con
permissione.
•PERMÉTTER, V. Permettere, Conce"
dare , Acconsentire.
PERMUTA. Permuta. Permutamento.
Cambiamento.
*PERNiS , n. f. Pernice . Stoma.
PEBS, add. Perduto, agg. — Perso,
hanno usato i mìf^liori scritlori.
Ora però si potrà lasciare nel
verso.
PERSÀM. Presame. Termine generico
di tutte quelle materie che si met-
tono nel latte per rappigliarlo , e
poi farne cacio.
PER
422
PES
PERSEINA (detto erroneamente per
Premna). Preserella. Piccola presa
che si strigne fra le polpastrella
delie dita.
PEIiSG. Pèrsico. Albero che produce
il frutto dello stesso nome di persi-
ca. — Pèss persg, — Perso di fiu-
me. — Persg nus. — Noce persico.
PEliSGA. Pèrsica, e dai Toscani piìi
comunemente Pèsca, coire aperta.
Frutto dei persico. In lat. Malum
persicum, perchè proveniente dalia
Persia. '—Persga daU'anma dspec-
co. — Pesca spiccaioia, o che spic'
ca. — Pertga durasa. — • Pesca dvr
Tacine. — Persga nus. — Pesca
noce. "- A % ho inrt-al mi ori m-
na fatta d' persg farastiri pre-
ziosessem , eh' s' ein attacca qué
cùn fazilitd. — Ho nel mio orto
una razza di persiche straniere
squisitissime , allignate qui con
wawiera.
PERSIA. V. Mazurana.
PEBSÓN (coli'S aspra), (dal fr. Pri-
son). Prigione. Carcere. ^-' Metter
persòn. — Carcere , imprigionare ,
^ Incarcerare. Cosi Carcerazione ,
*" Carceramento , Incarcerazione, è
l'azione d'imprigionare. «^ Cavar
d' in persòn. — Disprigionare. Scar-
cerare. Sprigionare. Trar di pri-
gione. — Carzer nel dial. boi. usa-
si rare volte, p. e. Cuslod del car-
zer; Visitar el carzer, ec. — 0 ra-
sando n'rasòn, n' V lassar metter
persòn. — Né a torto né a ragione,
non ti lasciar metter prigione.
PERSONAL, n. m. (dal fr. Personnel).
Voce esprimente il Complesso della
persona. In itat. non v'ha che l' ad-
dietlivo Personale, cbei bolognesi
usano anch' essi addiettivam^nte :
Servizio personale. Obbligo perso-
nale.
PERSONALITÀ. Personalitade. Perso-
nalità.^ In it. significa Qualità di
ciò eh' è perdonale. In boi. ha il si-
gnificato francese di Personnalité ,
cioè di Tratto ingiurioso e persona-
le contra qualcheduno.
PERSdUNA. Persona. — PersòuW w-
dinari. — Gente di bassa mano; di
bassa estrazione, — Persòuna no-
mina o per vi 0 per strà. — Com
ricordata, o ragionata, per via co.
il lupo è nella favola. Chi Im il lu-
po in bocca lo ha sulla coppa. -
Persona si dice tanto di corpo u-
mano , come di altri animali.
PERSTÈTT, PERSTEIN. Errore di prò-
uunzia in vece di Perstètt, Pmtm
Queste corruzioni sono frequeoiiy
sime non solo ne' dialetti, come
abbiam dimostrato in diverse occa-
sioni , ma si trovano eziandio nelli
lingua italiana. Prestetto.
PERSUGÀ , add. Prosciugato, agg.
PERSUGAR, v. Prosciugare, v. To-
glier l'umido da checchessia. Disec-
care
PERSUNIR. Prigioniere, Prigionien,
e Prigiom, n. m. Prigioniera e fri-
giona, n. f.
PERSUTT, n.m. Presciuito e Proicat'
to. — Persùtt eh' sa d' scùim.
Dicesi al presciutto, che,perelfi^Htf
del calore estivo, comincia ipot^
farsi, quindi a putire alqouto f^'
re che questa voce provesgi<^
Scalmana , che anche in Rai. dieta
Scalmana e Scarmana, che éVui
malattìa presa per essersi riscalda-
to ; attribuita in vìa Gguratani ()^^
sdutto, che per troppo riscaldo
comincia a corrompersi. Sa/i«r (lì
mùcido. — Con voce bassa si dire
in boi. Avèir al meméo. — ^iw'
ucc' fudrd d' persùtt. — Aver ìt
traveggole agli occhi.
PERTANTÉIGULA. Filastrocca; Ttlv
stròccola; Filatera; Canto/era;<'tfi'-
tilena. Lunga diceria. — Cantof"*
la, da Cantafàvola. Cosa loniaDi
dal vero , che abbia anche poco ve-
risimile. Finzione frìvola.
PERÙCCA. Parrucca,
PERUCCHIR. Parrucchiere.
PER VI. Per. Per cagione. — Per r»
de n' vlèir. ^^ Per non volert.-
Per vi d' lù, — Per cagion sua.
PÈSS (pronunz. l'È aperto nel slogo-
PBT
423
PBT
lare» e PES6 coU'É chiosa nel plu-
rale). Pesce. -^ Al pèu gross nuL'
gna al pznein, — U pesce grosso
àngàiottisce il minuto , o divora il
piccolo, — Al pèss arrioa qué a
bulògria balòurd • quasi marz »
eh' puzza ch'appesta, — - Il pesce
arma qui a Bologna stracco, qua-
si fradicio, e fetenh. — Pèss eh' sa
d'pallan. — Pesce che sa di tnota,
ESSA, 0. f. e PESS, D. m. (pronuuz.
culi' É chiosa ). Piscio» d. f. Orina,
e Urìiìa, n, f. •— hispurcd, o Im-
maid d'pess. — Piscioso» agg. —
A i trema la péssa. ( Modo plebeo ).
^ Tremar i pippioni. Fare il cui
loppe lappe. Avere una ballisoffia ,
0 baUisoffiela (Modi bassi). Aoere
una sgangheratissima paura,
PlìSSALÉTT, D. m. (dal fr. PissenUt).
Macerone; da'bouoici Leontodon
Taraxacum, Dente di leone offici'
na/e. Vieo chiamato ancora Taràs-
iaco,t^o\%wtnì. Piscialletto. Pian-
ta coinunissima.cbe fa il tiorgiallo«
cbe sOorando si converte in Pap-
po, cioè in on capo tondo radiato ,
e lanuginoso , la qual lanugine i
faDciulli si divertono di far volar
per aria ad un soffio. Quando è te-
nera si mangia fra le insalate , co-
inè le margaritine.
^£ST,n. m. Pesto, Pasto che prepa-
rasi a' palcìoi.
ESTÀ, n. f. (coire chiusa). Intrigo;
^ilniipo, n. m. Pesta, n. f. — Las-
sar, 0 Arslar in-t-el pest. — La-
mare o Restare in isola, in nasso,
0 in secco. Far lepre . vecchia. La-
mare 0 Rimaner nelle peste. — Pe-
ita vale anche Po«((i. E si dice alla
strada segnata dalle pedate de'vian-
(laDii.— Tgnir d' pesta. ^ Tener
gli occìU addosso. Tener dietro. Os-
.«criare alcuno. Seguir le pedale.
ESTÀ, n. f. (coir é apertissinoa ,
quasi a). Peste y n. f. (coli' e aperta:
perchè Peste coli' e chiusa vale Pe-
state). Pestilenza. ^~ Pésta, — Pc-
.«/c. Fetore. Puzzo.
ET, n. f. sing. (coir É larga) e PET ,
nel piar. (coU'É stretta). Peto, n.
m. Piccola correggia, .Mei piar, fa
Peti, m. e Pela, t — Peluzzo, dìm.
Pei, meì-if or. per Affari, Interessi
segreti. Siccome i peli debboosi oc-
cullare. — Cunlar tùlt i su pel ;
Tùtt i fati su, — Raccontar lutti i
snoi interessi,
PÉTTANLER (dal fr. Pet-cn-V air), V.
^Patlanler,
PÉTT, n. m. (coli' «apertissima, qua-
si a). Petto rD. m. — Péli d' putta-
ster, d'tocc, <-> Spicchio di polto,
di pollo d' India. •— Éssr cun al
péti dscvert, — • Essere spettorato.
— Da Petto viene Pettoruto, Alto
di petto. — Impettito. Diritto colla
persona. Intiriuato.
PÉTTEN.n. m. (coll'é apertissima,
quasi tt). (Dal lat. Pecten). — > Pél»
line, n. m. Utensile da pettinare.
— Pltnein. — Pettine da parruc-
chiere. Pettine più lungo» chif lar-
go , mezzo fitto , e mezzo rado con
costola tonda , e due mascelle. —
FuselUno, Pettine a fusellino, si
chiama quando da una parte è fatto
a guisa di fuso per fare i ricci. —
Mascella del pettine è quel dente
più grosso e largo ai capi di esso ,
per fortezza. — Pelliniera, Custo-
dia de' pettini. — ' Pettine di filo di
ferro, V. Péttna, '— Péllen da lana.
— Scardasso.
PETTMA,n. f. Pittima, n. f. Questa
voce viene dal gr., e con voce pre-
sa pure dalla lingua greca dicesi
dai medici Epitèma. Rimedio topico
(locale esterno), che si applica so-
pita le regioni del cuore , dello sto-
maco , del fegato , ec. — • Pittima
cord<a/t'. Si dice » in modo basso,
ad uomo troppo attaccato al dana-
ro. Spilorcio, Avaro, ma in bolo-
gnese Pellma per sìmilit. significa
uno Seccatore , Seccafislole. — Tu-
liin' d' aitòuren sta pettina. — To-
glietemi questa seccatura.
PÉTTNA, n. f. Pèttine, n. m. Strumen-
to fatto di fili di ferro, con cui si
pettina il liuo, la canapa > e simile.
PBK
424
PIA
— Al durmirev' ifè-t*una péitna da
garzoL V. Durmir.
PÉVER. Pepe, — L'è una grana d'pè-
ver , figarat. Parlandosi di uomo
Scaltro; Lento; Matizioio. -^Iinpe'
pare. Spargere, Condire col pepe.
— Pèver goi-ufald, — Pepe garofa-
nato.
*PEVRA . n. f. Pinzimònio , n. m.
•PEVRAROLA, n. f. Pcpaiuola.
PEVRÒN , n. m. Peperone. Pepe in-
diano.
PÉZZ (coirÉ chiusa). Merlo; Merlet-
to; Merluzzo. Certa foruiiura fatta
di refe per gueroiniento. Tirar su
un pézz. -— Haccomandare , insal-
dare un merletto. — Pizzo, vale
Barbetta, Basettino.
PÈZZ, D. m. siog. e PiZZ, plur. (É a-
pertissima ). Pezzo. Frammento ;
Rottame. Parte di cosa rotta. — Car
scar a pt2Z. — JVon se ne tener ora-
li^,. Cascar a brano. Dicesi di una
veste logorissima. — Taiarinpizz.
— Appczzare , voce popolare. Ta-
gliare in pezzi. — Far una cossa
a pizz e Occon. — Fare una cosa a
varie riprese. — Spzzar può signi-
ficare Mettere in pezzi,, e Spezzare
semplicemente.
PÈZZA (coir é stretU ) DLA SCARPA.
Bocchetta. Quella purte della scarpa
che cuopre il collo del piede, ed è
attaccata al tomaio. In boi. si dice
.anche U ròccia.
PEZZA, n. f. (coir^ apertissima, qua-
si o). Pezza, n. f. — Pézz di tu-
sett. •— Pannicelli de' bambini: —
Pèzza è diversa da Topla, in quan-
to che la prima è uu Pezzuolo di
panno, o drappo tagliato am certa
regolarità, e cucito nel contorno
della rottura del vestimento io ma-
niera, che poco si conosca la ripez-
zatura. La seconda, che in ital. dice-
si Toppa, è un Pezzuolo informe ,
che si cuce soprapponendolo alla
rottura. — Mellr una pèzza. — Rap-
pezzare; e figurai. Bipcscar le sec-
chie. — Insdir a pèzza. V. ìnsdir.
v— Pzzuleina da barba. — Bavagli-
no. Peuuohi » che a' adoperi per
nettare i rasoi nel farti la iiarba.
PGNATT, B. m^ Pisffiae/o,ii.ffl.PGNAT-
TA , D. f. Pignatta, n. f. -«- M diiL
boi. bavvi differenza in questi due
termini : il maschile s' appropru
quasi sempre al vaso pili piccolo,
il femminile ai vaso maggiore, ma
in ital. non v'ha differeate (nh-
gnallo e Pignatta. — PinlotaèM*
ce più nobile. — Da questi nomi si
fanfto i diminativi tanto maschiii
che femniioili di PignaUitto e tf
gnailina. Pentolino e Pe$iloHnaM
aliti ; io simil guisa gli accresciuti.
peggiorativi , ec. ec. La pignatui o
pentola , quando è di meullo, coi
manico superiore mobile, dicca
piuttosto Marmetta (dal fr. Utr-
mite). — La pgìtatta boi eh' la (r^
mónta. — Là pignatta belU a m-
soio. -— Boir^ in pgnatlaqwkM-
sa. -* Covar qualche cosa: pic-
che segreto. — Léecapgnùtt."^
capignatte. Ingordo. Parassiio-
PGNATTAR. Pentolaio. Che ft e wd-
de pentole. — StovigUaio.C^^<'^-
de stoviglie. — CdWnoìo. CI» «fi-
de catini — Vasaio. Che wte ^^
si. — Nella sola fornace di i^^'
te i fornaciai boi. fabi)ric9B0 «
vendono tutti i suddetti . ed alui
vasi di terra cotta , e nella soli pa-
rola Pgnattar includono il fabbri-
catore, e venditore di essi, come
in francese Potier de (cn*. — '''
gnattaro è voce dell* uso.
PGNOL. Pinocchio. Seme del pioo. ^
è usato da alcuni Scrittori aod?
la voce Pignolo. — Pigfntolo èm
specie d' uva , detta aucora f(^'
gnolo.
PGNUCCÀ, n. f. Pinocchialo, u "
Confettura di zucchero, e pinoceli
PGNURAH, V. Pignorare ; Pegnonr
V. Torre il pegno al debitore a mi-
zo della corte. — Pignorare, JJ-^
Dare, o Prendere in pegno. Io d>»'
dicesi Dar, o Torrinpègn. .
PIAGA, n. f. Piaga, volgano. - "»'
aerazione , Ulcerazione, Viceré. »
f. _
436
*^>^P'rmeun el pu^'^J:^: ^iwgUteH. '>"*'^G"U.
'^-r una tu,
0<tre. £nUa
/«'Priore èan:. f "® ^«« 'i Piano
'PiANTAMÉlNT. V. Pmntó
rami degli
' DI .
«'^^A'. •*'*'• '''fintato, ag» _ ,/„
^T'^'V'^' '"'P'rMonato. Ben pian-
«"xwjie gnu • ' r'-'«"i mai il />/.
f "'•# va san .^ D- '• ^" c/« f;>i
tal ^ «"^ - ^iT " "«"»
'^'^ Piano Piani..- " f""" —
& • <="«»/ dfwr'r "*" "Odo
--w««, ^, %jun/*ccure un cntono. —
Piantar i ucc'addoss a ikn, p-r me-
taf. Conficcar gli occhi. Gii occhi
confini in terra. — Piantars', —
Impaiuaursi. Affondare in una pa-
lude. — Piantar. — Piantare. La-
sciare . Abbandonare checchessia.
lude.
sciare , «u
— Piantar
r fumar. — Piantare. La-
Abbandonare checchessia,
rar arm e cattati,- Arm e
— Piantar arm e catya.lt; Arm e
If affai. — Non istar a Uir ai cui
Vienna, (Modo basso). Fitnair con
presteTza. — Pianla,r t^fi^ scola .
Pasnare *<^ /^i*,i
Appuntar uno.
PIA
426
PIA
TlANTAZEN.n. f. Piantaggine, Pe-
tacciuola, n. f.
PIANTÙN, n. m Talea, Glaba, Bamo
d' albero tagliato nelle due estre-
mità per piantarlo. — Piantone.
Pollone spiccato dal ceppo della
pianta per trapiantare, e per lo
più si dice degli ulivi. — Farai ball
dèi pianlòn. ( Detto bassamente ).
— iat^ un piantone, (Modi bassi).
Andarsene senza far molto. Abban-
donare. — Pianlòn. — Uomo cui è
dato in guardia un luogo.
PIÀINZ£R, V. f tangere e Piagnere,
Lacrimare, v. Piangere la morte,
e per la morte del padre. — Per
simiiit. dicesi per Gocciolare. Le
viti lacrimano , piangono. — Com-
piangere dovrebbe propriamente
significare Piangere insieme , ma si
usa anche per Piagnere. — Speco-
rare. Pelare. Sbietolire. Imbietoli-
re , sono voci da abbandonare. •»
Piagnucolare. Piagnere alquanto ,
in boi. Smergular. — Una cossa
da pianzer. — Lagrimèvole.
PIAR, V. Voce divenuta aulica per Pi-
gliare; ora dicesi Torr. V. — Piars'
del grass, dèi butir, eiz.—Bas8egar-
si ; Assevarsi » dicesi delle cose
grasse. — Rapprendersi; Rappi-
gliarsi; Rassodarsi; Coagularsi;
Accagliarsi e Quagliarsi; si dice
del latte, sangue, e simili. — Lalt
ch'cmèinza a piars'. — Latte vici-
no al quagliarsi, •— Quella malat-
tia che nelle donne accade dopo il
parto, e che in boi. dicesi Amagu-
lars' al lati, in buono ilal. è detta
Cucita. Congelazione del latte. An-
che in boi. dicesi Al mal dèi pèil.
— ; Il part. Pid (che da alcuni di-
cesi Apid) si trae dai sudd. verbi ,
Quagliato. Coagulato , ec.
PiASÉlR, AGGRADIR, v. Piacere, v.
Aggradire; Esser grato: Dilettare.
11 suo contrario è Dispiacere. V'ha
ancora i snoi composti Compiace-
re, e il redupl. Ripiacere,
PIASTRA. V. Munèida.
PIASTRÈLLA. Piastrella, Que' sassi
de' quali si servono i ragazzi per
giocare in vece delle pallottole. -
Zugar al piastréU, — Giocare olle
piastrelle , o alle murelìe , o morti-
le; Fare alle picutrelle,
PIATI. Piatto. Il piccolo piallo do^e
si mangiano le vivande cbianuM
più comunemente Tondino; ed sd-
che in boi. Tundeiìu — Piait. -
Piatto , per Vivanda. Piatto dvke:
Piallo agrodolce, ec. — Piali d'
mézz. — > Tramesso. Vivanda cbe«
mene fra l'un servito e l' altro. -
Lavar i piati. — Rigovernar le tio-
viglie. — Aqua di piaU. — Bigir
vematura delle stoviglie.^ A i tri
un piali d' bona zira. — La cican-
da vera è l' animo , e la cera. — l
piali ch's' sòunen in-t-la óonda.-
Cemmanelle,
PlATTANZA , n f. Vivanda, ìd parti-
colare , e Camangiare , lutto iosie-
me. Ciò che si mangia. Cibo. — ^(^
tanza ( che forse dovrebbe dirsi
Piatlanza ) è propriameote (}Qct
servizio di vivanda, <:he si dà alle
mense de' claustrali.
PIATTARL Piatteria. Quantità o As-
sortimento di piatti. — Slotiglie,
n. f. plur. Slovigli, d. m. plar-^
Stoviglieria. Quantità di tegami,
pentole , ed altri vasellami di cu-
cina.
PIATTLELNA, n. f. DLA CflECCHBA
DA CAFFÉ. PiatUno ; PiaiUUo:
Tondello, n. m. — />a par Udo. ^
Piattino. Quello in cui a uo tavoli-
no da giuoco si mettono i daoari.
0 i segui. ^~ Da smuccladur.^Siì-
vicella , n. f. Vassoino delle «noe-
colatole.
•PIAZZA, n. f. Piazza,
PIAZZAROL, n. m. PIAZZABOLA, d
f. Venditore, n. m. Veììditriee,a.
f. in piazza, di orlami, fruiti e
simili.
PIAZZATA, n. f. Piazzata, n. f. ^oce
dell'uso comune.^- Far una pia--
zata. Dar materia di ridere aiLi
gente, col pubblicar cosa, che sa-
rebbe tornalo meglio lacere. "
PIL
427
PIN
Piazzala. Una di quelle comme-
die, 0 burlette , che sogliono fa-
re i ciarlatani sulle pubbliche
piazze.
iUCCAlA, n. f. Àpjficcàgnolo , n. m.
Quello a cui può appiccarsi , o te-
ner sospesa cosa appiccata. —• Èstr
tènder d' piceàia. ^^ Esser ienero
di calcagna. Facile ad innamorarsi,
a ver compassione. 4 uer tenero il btp-
dello , bassam.
PICCIA, add. Picchieilato: Picchialo.
Di più colorì.
PICCIADURA. Picchiellatura. Leggier
punteggiatura.
PICCIAH, V. Picchiare, Bussare, Bat-
tere , V. — Dai, pécda , e martella.
— Dagli, picchia, risuona, mar-
Iella. — Picciar, — Picchiettare ,
Punteggiare.
PICCÓN, n. m. Mazza, e Mazza di fer-
ro. Grosso martello di ferro, che da
una patte è piano , dall* altra gros-
samente appuntato.
PiCÙNIA. V. Pecùnia.
FIGA. Piega, Raddoppiamento di pan-
ni, carta, ec. — Far la piga dèi
lèti. — Far la rimboccatura.
PIGADÉLL. Piegatelto. Peuetto di
ferro piegato , che conBccasi id al-
cuni luoghi per sostegno , e per
guida di qualche ordegno.
PlOAiJ, V. Piegare. — Pigar la bian-
cali, una vsteina. — Ripiegare,
Himboccare. — Pigars'. — Piegar-
ci. — Una cossa eh' «' piga. — Ca-
ia pieghévole, flessibile, arrende-
rle, cedente.
PIGNÉIDA. Pigneta e Pineta, Selva d!
Pini.
'PILLAREIN, n. m. Proprietario,© in-
serviente di un brillatoio.
PILAT. Pilato. Nome proprio d* uomo,
elle eolra in vari dettati o siano
proverbi bolognesi •*- La par la
serva d* Pilat. — Essere come un
cammino. Dicesi di donna, e vale
Ksser schifa , e sudicia nei panni ,
0 sulla persona. --' Al i entra com
Pilat in't-'la salveregeina. — Aver
die fare come la luna co* granchi.
Dioesi di cose tra loro disparatis-
sime.
PILLAR, V. Brinare, v. Mondare il
miglio, o altra biada. ^ i)n7/ttto ,
agg. Mondo. — Pillare Vale Pigiare
con pillo; che è un bastone maz-
zocchi uto. — Striccar la téfra diti-
tòurn ai tatù cùn un bastòn. —
Pillare la terra attorno ai ma-
gliuoli. Cosi dicesi: Conviene che
la terra sia ben pillata attorno al-
le piante, quando vengono ttnpiath
tate.
PlLÒN.n. m. Pila, n. f. Pilastro de'
ponti , o altri editici , sul quale po-
sano i flanchi degli archi. L'italia-
no Pilone, vale quanto Pilustrone
sotto le cupole. — Per Bècc. V.
PILUMAR, v. Mazzapicchiare. Percuo-
tere con mazzapicchio. — Pilunar,
per Far di pilon in-t-el fabbric. —
Far delle pile nelle fabbriche.
PLMAZZÒL. Piumacciuolo ; GuaHciali-^
no: od anche Pimacciuolo. Quel
guancialino che mettesi sopra V a-
pertura della vena, dopo la caccia-
ta di sangue. -*- Pimazzol da spul-
vrar. — Spolverezzo.
'PIMPINÈLLA, n. f. Hmpinella, Sal-
vastrella.
PiNDÓN DLA SPADA. Pendagli dico.n-
si que'fornìmenti di cuoio, che ser-
vono per mettervi dentro la spada .
che si porla a canto. In boi. dicesi
anche Zinturòn.
PiNDULElN. Codibùgnolo. Uccelletto
che costruisce il suo nido con indu-
stria, e con arte meravigliosa.
•PINSAR , v. Pensare.
PINSIR. Pensiero, Pcnsicrc, e dagli
antichi anche Pensieri in sing. —
Metter tutu piììsir sòW al cavzzal.
— Attaccare i pensieri alla cani-
panella dell'uscio. Dejmrli. — Ès-
ser sonora pinsir. — Esser sopra
pensiero. Tenere, Stare, Essere so-
pra fantasia. Essere astratto. V.
Astraziòn. -^ Andar nel fondo del-
la luna. Aver gli occhi a'm€voli.
Vagillare. Distrarsi, lavarsi a vo-
lo, Trasoolare. Andar vagando col-
PIO
428
PIO
to mente. Fantasticare. «— Sòuvra
pinsir, avverbialfii. Sbadatamente.
InconsMeralamefUe. Ali' impenfOr
ta. — Una cotsa fatta» o detta sòu-
vra pm$ir. -*- Una inconsideratez'
za. — Pintir dia ròcca. — Appic-
càgnolo delta rocca. Nastro per in-
trodurvi la rocca , a fine di tenerla
sospesa.
'PINSIRÓUS . add. Pensieroso, agg.
•PINTIRS. V. Pentirsi,
PIÒ. CoUro. Sorte di vomero, che ta-
glia da uua parte sola. — Arar cùn
al piò, — Coltrare. -^ Al man'g dèi
piò. — Stiva. Bura.
PIOGGIA , 0. f. Questa voce non si
sente che nelle conversazioni più
civili ; nel dial. s' usa la parola A-
qua. In ital. dicesi Pioggia; e co-
munissima mente Acqua. — Caden-
do l'acqua dal cielo in varie manie-
re, vari sono ancora i vocaboli, che
si trovano nella lingua ital. e nel
dial. — Una gran aqua , un aqtd-
ri.-^ Pioggia larghissima, dirotta,
strabocchevole,^ Aqua improvvi-
. sa. — Pioggia repentina , sùbita ,
improvvisa. — Fessa. -— Pioggia
spessa. •^Ygnùa tèimp. — Pioggia
opportuna. — Ch'è tanl or. — Piog-
già feconda. — D' estad. — Acqua
estiva. — B'inveren. — Acqua ver-
nina, — Càn dèi vèint, — Acqua
ventosa. — Piovana. — Acqua plu-
viale, — Aqu^reina » Aquèita, --
Acquerella, Acquerella» Acquicel-
la, e più comunemenle Acquerù-
giola, Pioggella. Pioggerella. —
Snebbiadura. — Spruzzaglia. Piog-
gia leggiera, e rara. — Snebbiar,
— Spruzzolare, — Spiuveznar. —
Piovigginare. — Squass d* acqtta.
. — Scossa, e Scossa d'acqua. In boi.
chiamasi Schervèinl quando è piut-
tosto impetuosa, e con vento. —
Nembo. Sùbita ed improvvisa piog-
gia . che non prende gran paese. —
Arvers d^aqua.— Rovescio di piog-
gia, di gragnuola. — Aquiri: Sban-
deren; Baiteli d'aqua. — Acquaz-
zone, Gran rovescio di pioggia. —
Burcuca. — Procella. Impetuosa
tempesta. Fortuna di mare, ihirru-
sca. Tempesta. ProeeUa. Burro-
sca. Fracasso di venti , e di tuoni.
— Turbine. Tempesta di \eato, che
soffia impetuosamente in giro. ~
Dluvi, — Diluvio di pioggia, o
di piova. Trabocco smisurato di
pioggia.
PIOLA. Pialla. Strumento de' legna-
iuoli , col quale puliscono , e fanon
lisci i legnami. — Ceppo. Quel It**
gno in cui è imbiettato il ferro del-
la pialla. — Forcella, Pialla per far
lo sguscio fatta a C. — Piallone.
Lunga pialla. — Barlotta. Pialli
grossa con manico, e ferro di u-
> glio ingordo. — Piala d'zèss. Y.
Bloc.
PiÓMB. Piombo. — Piòmb di mura-
dur. — Piombino, Piombo. Pallot-
tola » o Pezzetto cilindrico di piom-
bo , o d' altro metallo , il qoaie
s'applica ad una cordicella per tro-
var l'altezza de'fondi . e le dlrilla«
re. — Una cossa eh' sia a piòmb.
— Cosa a perpendicolo: Per ritto:
Per lo ritto. Econ voce geometrtoo.
Perpendiaolarmenie, — Una rèiga
d piòmb. ^-^ Una Hnea perpendico-
lare, — Essr a piòmb. --• Piomba-
re. — La murata è a piòmb. — Il
muro piomba, — Meltr a piòmb, o
Guardar s* una mtéraia è a piòmb.
— Piombinare; Piombare. Osserva-
re se un muro piomba. — Meitr un
lègn a piòmb. — Ferf^are per ritto
un legno sopra un piano. Fermar-
lo perpendicolare, o perpendico-
larmente.
PiOVÉlNT, n. m. Al piover. T. Piover.
PIOVER, v. Piovere, v. — Alpiov che
Dio la manda. '^Strapiove. — Spio-
vere in ital. vale Cessar di piacere.
— A vói bèin ch'ai piova, ma eh'
timpésta pò no. — f s'inletuie a-
equa , e non tempesta. Si dice di
chi dà in eccesso nell'opera re. --
Piover, sust. Piovèini vale anche
Pendìo. — Un evert ch*àa al piortr
vere la strà, — Tetto , che ha H
PIS
429
PIS
io verso $irada. •- Ptow a
i — Piovere a paesi.
. V. Pipare. Fumare.
ideino, e verso del pulcino. —
pipi. — Piffoiare; Pipilare.
pipi ; Far carruzzeiu. r* ^'
crocchio , Accovaeeiarsi. Esser
»aio. Cagionevole.
N. dim. Pulcino.
i.p, m. Pietro. Piero.
. Tignamica, per me taf. dicesi
mio avaro.
1 . dioi. del np. Pir. -~ Pierino,
ar Pirein bon tnuttazz. «^ Far
la tosta. Farsi ardiio.
> Grado; Gradino: Scalino:
/ione, D. m.— Pira del seal
JM.-- . PiuoU. — fiit» da man.
;alètt. — StHussadura di pim.
Quando dei gradi. — Cascar
ial pirol, fig.^-Cader di grazia.
\r\ifaH a pè d'oca. — Gradini
«d'oca. Gradi slrelti io oo'e-
mila, e larghi nell'altra, come
) quelli delle scale a chiocciola.
ce A. V. Perùcca.
ÌN. Sonnellino » SonneUo , Son*
«lio. Sonno dì breve durata. —
\un pisUin» lo stesso che Ap-
ter*', V. ^Pislein dl'aiòo.—
^cUino dell' oro.
<• V. AffelL
*MURU , n. f. Plsciantuecio , Pi-
f^«<to . n. m. Vino piccolo. Redi.
!«' e più decentemente URINAR,
'AR U SO AQUA. Pisciare, e più
kiUkmeDle On'narv e Urinare. —
iiar«'(wtóo,, ^/ réder. — Scoiw-
'^■«rsi da//c risa, o per le risa.
Ai «' l' è falla addoss. - S' è pi-
^/o<o(to. Ha avuto graDdissima
ora...-j4 m'scof^a la mi pés'
.•"i'an'po^^ piti. — Mi scoìApi'
^' -^ Piisar addoss a avéll. —
owpwcwtYj. e vale Pisciare ad-
«so, 0 hagnar di piscio checcbes-
7r^'*' ^®' «to'* •<*'*• !>«««<» sp^s*
'!??/« ai co». - Wscia chiaro e
y/ ^^ffe del medico. — Piwar o
«' «PO dir d'ovèir suda. — Star
'* ^«r6a di micio, o di galla. Te-
ner fante e faneeUa. Atlno gU va
al muUno. Suol dirsi di persona ,
che sia assai agiata di fortuna.
*PiSS6Np u. ro. Grossa pezsa, di cai
munisconsi i bambini, per difeu-
dere gli altri lor pannicelli dalle
frequenti scompì scialure.
PISSOT, n. m. OTTA, f Piseialletlo ,
Pisfiatura e Pisciadura, n. m. e f.
Pisciòc'c/i^ra , n. f. Voci con cui si
mentovano i fanciulli , quasi si vo-
glia dire che pisciano ancora iu
letto.
PISTAC. Pistacchio, n. m. Albero , e
fruito noto.
'PISTADEIN. MANFATTEIN. GRATTA-
DEIN , n. m. plur. Semolella , n. f.
Malfatlini, n. m. plur. Minestra di
pasta di frumento , tritala minu-
tissima.
PISTAOURA, n. f. Pestatoio, n. m.
Pezzo di legno su cui si pesta la
carne.
PISTAGiVA. Pistagna. Falda. Quella
sirisciuola di panno • che circonda
il collo del vestito, e della, sotto-
veste.
PISTA R, y. Pestare. Infràngere. Fràn»
pere. V. Ì9ifranzer. — Ammaccar ,
Pistar cùn i pi. — Calpestare, v.
Soa/ptlar0, ed anche semplicemen-
te Pestare. — Per Assodare. — L'o-
rna ha pista la tèrra. — L* acqua
Zia assodalo la terra. Stivarsi. Am-
mozzarsi. Indurirsi. — Pistar la
tèrra cùn al pilòn. — Mazzeranga-
re, Battere, v. Pilunar. — Èsser
pista dalla calca. — Esser pigialo
dalla calca. Farsi pigiar dalla cai-
ca. — N'avèir uè ch'pest, né ch'pi-
star. — Esser meschino, scusso ,
brullo , poverissimo.
•PISTÓLLA . n. f. Pistòla.
PISTÒN. Ftosco, di vetro ordinario.—
Pislòn dall'aia. — Pestello, Pesto-
ne. Pestatoio. — Pislòn scavèzz. —
Pistone. Sorta d' archibugio.
*PiSTULTA , n. f. Pistolettata. Colpo
di pistòla.
PISTUNZEIN. Fiaschetta di vetro. —
Pislunzein da pistar. — Pestellino.
PIZ
430
PLA
PiSUNÉINT. Pigionale. Colui che tie-
n& casa a pigione. Inquilino. V. Af-
filuari. Inquilein.
PITALATA. Corbelleria; BaUirdàgqi-
ne. Scempiàggine, u. f. — Avi fall
la gran pitalala a cumprar quèll
cavali viziòùs. — Avete fatto la
gran corbelleria a comprar quel
cavallo vizioso.
*PiTER, n. m. Saltimpalo. Uccello
nolo.
•PITOCC. a. m. Pitocco. Mendico.
•PITUCCAR, V. Pitoccare. Mendicare.
•PITTÒUR, n. m. Pittore. Dipintore.
PITTURA. Pittura. — Pittura si dice
anche per la cosa dipinta. — Andar
d' pittura , Andar d' incant. — An-
dar dipinto. Staf^ acconciamente.
Non potere star meglio.
PiLADURA. Piallala. i\ piallare.
PiULAR^v. Piallare, v. Pulire colla
pialla.
PIULARi. Pi(jfo/erta. Il pigolare de'pul-
cini.
PIULÉTT. Pialletto. Piccola pialla.
'PiUMBElN. o. m. Uccel Santamaria.
— Piumbein, add. Piombino. Color
di piombo.
PIUVAL. Acquazzone. Gran rovescio
di pioggia.
'PIUVANA (AQUA). Acqua piovana.
PIUVÉLNT. V. Piover.
PIVA, n. f. Piva. Cornamusa. Slru-
mcDlo musicale da fiato. — Subii
eh' l' av sintù sta piva , fig. — To-
sto ch'egli ebbe udito questo mo-
no , questa canzone , questo parla-
re, ec.
*P1VIR, n. m. P/i7iere , augello.
*PIVIRÓN*n. m. Chiurmaggiore , au-
gello.
PIZ, add. con Z aspra (dal fr. Pis).
Peggio, agg. è lo slesso che Peg-
giore, più callivo. Di male in peg-
gio. Alla peggio. Alla peggio de'
peggi.
PIZ, avv.con Z aspra. Peggio, Peggior-
mente, avv. Più male. — Peggio
die peggio. A peggio andare.— Far
dvinlarpiz. — Peggiorare, v. a.—
Star piz. — Peggiorare.
PIZZ. con Z dolce, è il piar, di Péu.
— Pezzi, D. m. plur. di Pezzo.
PIZZA. IMPlZZA. Imbeccala. — Ton
l'impizzd. — Prender l'imbeccar
ta, tigurat. Lasciarsi corrompere
dai doni. E cosi Dar l'imbeccata.
Chiuder la bocca. Corromper co'
doni.
PIZZACCARA. Beccaccia. Sorta d'or-
cello stimato. -^Pizzaccher, Mislon;
Cassèttda nasturzi, figar. per fu-
di larghi, grandi.
PIZZACCARÉTT. Beccaccino. Uccello
minor della beccaccia.
PlZZINCUL, n. m. Voce contadioesca,
che anche dal volgo toscano dicevi
Grattaculo. — Rosa salveUica; A^
sa canina. 11 suo frullo cbiama&i
Ballerino. V. Paterlcinga.
PIZZÓN, Piccione. — Pizzon fattur.
lìgur. Piccioni domestici. I belli e
grossi.— Pizzon campagnù.— Pic-
cioni torraiuoU. Colombacci, h-
stardelH. — Pizzon soli batica. -
Piccioni grossi, ed ingretssati. Pie-
cloni de' migliori.
PIZZUNARA, più comunem. CLUMBl-
RA» V. — Pizzunara, n. f. Lubiòu,
D. m. Paradiso, o. m. La parte pio
alta del teatro. Ora 'la voce gc*
nerale, e d' uso, è Lubione.
PLÀ, n. f. Testa calva, Calvezza, o.
f. Pelatina. Slato di un capo calvo.
— Calvizie, f. e Calvizio, m. Vuci
latine.
PLÀ , add. V. Piar.
PLACAN. Pelacane. Quegli che cowu
le pelli. — - La strà di plaean.-
Strada de' conciapelU. — Pellicani^
è un uccello d' Egitto. -» Quei cU
vende le pelli dicesi Cuoiaio. V. ( *t
ramar. — Conciapelli è V. d. U.
PLACANARÌ , D. f. Concia delle pelli.
PLACCA (dal fr. Piacque). Arnese di
legno con un cristallo nel mezzo a
foggia di quadretto , con odo o pia
vi licci dalla parte inferiore per ii^>
di sostener candele, e si appeiHJc
alle pareli per dar lume.
PLADUR. Pelaloio. Luogo dove si p^
lano i maiali. E per aoalog. Hoén
PLB
431
PL0
per Chiatto, Baccano. Fraeatiio.y,
Baccan.
^LAGAS. Voce Ialina impìegtfU nella
seguente frase: Mr piagai d'quak-
dm. Dir ira de Dio cantra quaic-
dùn, «— Dir cose di fuoco d' al-
cuno.
L\R,T. Voce generica, alla qnale
corrispoodono molle voci ila I. ap-
propriale con distinzione. — Pelare
e Dipelare, Spelare, v. Sverre i
peli. Pelar le ciglia , la barba. —
Per traslato dicesi Pelar gli uccel-
li. Pelar le fronde degli alberi. —
Spelarsi. Gettare o perdere i peli.
— Dipellare, Scorticare. Tor ^ia
la pelle. — Spellare. Stracciar la
pelle. -^ Spennare. Cavar le penne.
Spennare e Spentiarsi. Perder le
peone; e Strapparsi le penne. —
Spennacchiare. Levar o Guastar
parie delle peone. — Depennare e
Dipennare, asato dal Salvini, vale
Cancellar colla penna. — Dibuccia-
re. Mondare. Sbucciare. Levar la
boccia. Di frulla , di scorze di ve-
getabili« e simili. — Sbucciare. De-
porre 0 lasciar la buccia , la cor-
teccia alle piante. — Scortecciarsi.
Perder la corteccia. — Scorzare.
Levar la scorza. — OA quésta pèila,
0 m' pellai — Oh questa cuoce, o
mi cuoce! Cosa che pela.
Alt. Platèa. La parte più bassa
d' UQ teatro dove stanno gli spet-
tatori. Que' nostri bolognesi , a cui
spesso piace parlar francesca men-
te , usano la vece Parterre. Ma per-
chè cercare fuor delle mura ciò ,
che abbiamo in città? — Piate. — -
Platea; dicesi ancora il piano del
fondamento, ove posano le fabbri-
che. Platèa d'un ponte, d'una ca-
teratta. Quindi dieesì Plateare. Far
la platea. — Èssr in piale, figura-
raiam. per Esser calvo; e Arma-
Oner in piate , si dice ad uno cui
levasi la parrucc)a, e rimane a testa
rasa.
LÈID, n. m. (dal fr. Ptoide). Piato;
i^itigio; Contesa.
PLEIN, PLETT. Peletlo, Peluzzo, dim.
di Pelo.
PLEINA.PELSELNA. Pelliccila, PeUi-
Cina, Pellicola, Pellotina, dim. di
Pelle.
PLÉINT.PLÉINTA.add. (Che pela).
Scottante. Ardente. CoccfUe. Bollen-
te. -^ A i l'ha fatta plein ta. fig. —
Gliene ha fatta una, che pela. Una
cosa pungente, piccante, frizzante.
PLF.NDEU. ÈSSRI PU i PLE.NDEK. Es-
sere in pericolo.
PLÉZZA. Pelliccia. Veste fatU. e fode-
rata di pelle, che abbia lungo pelo.
— Metters' la plczza, ligur.— Aorsf
gl'impacci del Rosso. Entrar ne'
fatti altrui. «- Pellicceria. Arte del
pellicciaio, e il luogo dove si ven-
dono le pellicce. — Plézza per si-
milit. dicesi al Muschio o Musco,
che nasce sopra le pietre, nei pra-
ti, sui tronchi degli alberi, ec.
PLINEIN. PeloHno, Peluzzino, dim. di
Pelo.
PLIZZAR. Pellicciaio , Pellicciaiuolo ,
Pellicciere. Maestro di far le pel-
licce.
PLIZZÒN, n. m. Abito guemito, e tut-
to foderato di pelliccia.'-^ Plizzòn,
òuna, add. Radis plizzòuna. Li-
mòn plizzòn.-^ Ravanello tiglioso.
Limone tiglioso. Ma io direi piutto-
sto Stopposo.
PLÓN. Pollofìc. Rampollo, ramicello
tenero che mettono gli alberi. —
Plòn dèi vid; ed anche Caoriol, —
Viticcio; Capriuolo. Quel viliccio
con cui la vite s'appicca a' pali , e
a' rami degli alberi. Cosi si chia-
mano ancora le vette delle piante,
0 tralci sellili , che si voilicchiano
inanellandosi.
PLOZLA , n. f. ma più comunemente
in plur. Plozzel. •— Pollèzzola, n.
f. sing. e Polle zzole, plur. Polloni
teneri delle broccole.
PLUCCÀ,add. Dentecchiato, Rosicchia-
to , agg. — Di taiù , dei piani plac-
ca dal bis li. — Magliuoli, Piante
rosecchiate , cioè Mallrattate dal
dente del bestiame.
Poe
432
POL
PLUCGÀR, V. Piluccare. Spizzicare,
V. Placcar l'u. — Spilluzzicare l'u-
va. — Pluccar un oss. V. Spluccar.
— Pluccar el vid , el zad» — Den-
tecchiare, Hosecchiare le viti, le
siepi. Parlandosi de' bestiami.
PLUMA (dal fr. Piume). Pelùria. 11
pelo, che rimane sulla carne agli
uccelli a cui siansi levate le penne.
La prima lanugine, che spunta ne-
gli animali nel mettere le penne o
i peli. — Pelùria dicesi ancora pro-
priamente a quel peluzzo, onde si
copre e s' insudicia alcuna cosa.
Peluia. Peluzzo.
PLUiNÉ, n. f. Piantonaio, n. m. Bosco
di polloni coltivato, affine di farne
pali da vite. Bosco diporrine,
PLUSS. V. Patanler.
PLUTTAR,v. (troncato da Scuptat-
tar). Tambussare; Dar busse.
PNAROLA, n. f. Pennaiuolo n. m. Ar-
nese da tenervi dentro le penne da
scrivere. — Pennaiuolo è anche
Colui che vende le penne.
PNEINA, PNÉTTA. Pennella, Pennuc-
eia, Pennuzza, dìm. di Penna.
PÒ , avv. Poi, e Po' accorc. Di poi. Po-
scia. Dopo. Appresso.
POC, CA , add. e PO abbrev. Poco, e
Po' accorc. agg. Parecchi plur. va-
le Non pochi; Alquanti; Alcuni. —
Poe d'bòn. — Uomo pravo, catti-
vo. Mal bigatto. — La mnéstra
eh' a m' avi dà è tanl poca. ^^ La
minestra che m'hai data è tanto
poca. — Tanta poca. QufAita poca.
Non è errore, l'hanno usato i mi-
gliori autori, il Villani, il Boccac-
cio , ec.
POC, avv.. Poco, avv. — Adéss eh' è
poc. — Òr ora. Poco fa. Poco anzi.
Poco avanti. Poco innanzi. Poca
tempo fa. Dianzi. — Pocanzi , non
è ne' vocab. ma si usa. Poc dòp. Da
le a un poc. — Poco dopo. Poco
stante. In poco d'ora, vale In bre-
vissimo tempo. — A poc, a poc; Un
poc alla volta. — A poco a poco.
Poco per volta. Appoco appoco. A
poco insieme.
POFAR DE UE; POFAR DE BACC; PC
FAR D' M( LOLA , etz. Poffare il de-
lo. Poffare il mando.
POLiGAN, POLIGANÓN* aggiooto ad
uomo, vale Soppialtotie» Soppiai-
tonacelo. Persoiui simulala o dop-
pia , che sa fingere.
*P0L1Z« n. m. Pollice. Dito pollice.
POLIZA. Pòlizza. Piccola earia conle-
nente breve scrittura — Scheda, e
il dim. Schèdula. Cartuccia, bigliet-
to. Per lo pi il dicesi dì carta, o pe^
gamena annessa ad un teslaaieoto,
che contiene una qualche disposi-
zione ommessa nel corp<y dell' io-
strumento. (Dal gr. Schede, cbe
vale Tavoletta da scrivere), — Scc-
da , vale Minuta. V. Malacepia.
POLS. BiHco. Positura d' uo coqxi
sopra un altro , che toecandoto
quasi in un punto non pende piiidj
una parte che da un'altra. «- PuU
dia campana. — biUco della cam-
pana. Perno o Pernio. — Star in
pois, Tffnir in pois. — Slare in bi-
lico; Tenere in bilico. Slare in ptr-
no. in equilibrio. Pois. — Bilico.
Quel pezzetto di bronzo , di ferro,
o altro , che si ferma di sopra . e
di sotto agli angoli delle porte per
muoverle con facilità sopra un da-
do pur di metallo, che dlcesi Bai-
la, senza faticar i loro cardini, o
stipili. » Mettr una costa in pois,
o mettr i pois a una cassa. — Im-
pemare. Metter in perno. — /»w-
pernatura. Modo con cui una cosa
è Impernata.
PÓLVER. Polvere e Polve. QaesV ulti-
ma voce si usa più io poesia , che
in prosa. ■— Mettr in pòlver. —
Spolverezzare , Spolverizzare, Pol-
verizzare. — Dar alla pòlcer. —
Spolverare. — Cruver d* pòlver. -^
Spolverezzare e Spolverizzare. —
Dar la pòlver ai cavi. — Impolre-
rare i capelli. — Una eossa eh' *'
possa mettr in pòlver.—' Cosa /»*'-
verizzàbile , polverizzèvole.^Qnfil
eh' meli in pòlver. -^ Polverizza-
tore. — Al mettr in pòlver. — Poi-
POH
433
POR
verizzamento: Moeri2X€akm$. —
Trovar tn-C-to pòloer, o iV truvar
mega in-i-ia pòioer, — Trovar a
caso, ofhn irovar mica a ca$o,
ec. — Pòlter, o Pòtver da §eeÌop.
— Polven. — £ipiosjoti0 cbiaoMAi
quel moto snbitaueo impetooso ,
fragoroso* prodotto dalift pohere
d' artiglierUi , dall' oro falmlDan-
le t oc*
OH , n. m. Voce ohe nel dialetto non
s' usa per Pomo , cioè Mela , ma in
significato fignr. Pam dia 9pada,
pòm dia zoMclf Ov etz. '-^Pomo delia
spada, della canna, ec. •— Pòm d'A-
dttfn.— Nodo deUa gola; detto voi-
garm. Pomo d'Adamo; Nottolino,
ed è la Laringe, Dagli anatom. di-
cesi Testa della irachearierla, •*
Pòm d'or, -«- Pomidoro, (e non Po-
modoro), Pianta cosi detta dalla
formale dal bel colore rancialo
del 8QG fratto maturo.
ÒMSA. Pómice. Pietra spagoosa te-
nerissima e fragile di color bigio «
(^e viene gettala fuori dai vulcani.
OiNDER, V. UeiUre le uova sotto la
QaUinOt perchè le covi,
PÒNC, D. m. Pondo, e Ponce,
'ÓNDG.m. e PÓNDGA» f.(Poniicus
mus Lat.)* Sorcio e Topo. Picciol
quadrupede troppo noto.
ÒNS (per corruz. in vece di Pòuìs).
Polso. — Tastar al pòns. — Tocca-
re il polso. E figur. Riconoscere il
valore, le forze d' alcuno. — L' 0
un eh' ha dèi pòns. — Persona di
buon polso. Possibilità.— Una cos-
iti eh' sia in pòns. — Jn punto,
posto avverb. vale In essere. In
prossima disposizione. In assetto;
In acconcio. — Pòns, n. m. e Potis
piar. Tempia, n. f. sing. perchè
quivi batte il polso frequentemen-
te.— Da Spftyxis gr.« Asfisia, o As-
fitsia, ed è La privazione subitanea
del polso, accompagnala però dal-
la mancanza di respirazione , e del
seuUraentoj come neir inspirazione
di aria mefitica.
^m. Ponte. — Pònt in aria eh' fa i
nmradur. — GriHo. — Póni a tra-
mazM. — Ponte a aecotto. — Pònt
in àatanxa. — Ponto impiccato.
Ponte pendente dall'alto. — Póni
Hvadur.— Ponte levafofo; Ponte
in (Hlieo; Ponte girante, — Far i
poni d'or,-^ Fture i ponti d'oro.
Fare grandi accogliense.
POPURt (dal fr. Poirpourri). Cunzia.
Coropoaisione di erbe e d'altre co-
se odorose* che si pongono io un
vaso per uso di profumar l'aria
delle camere. — Cunxiera, Vaso in
coi s'accomoda la cunzia prepara-
ta. Pofmrt, chiamasi ancora una
Mieeettanea di musica, di balU , ec.
POR. Poro. Piccol meato della pelle
del corpo degli animali, delle pian-
te* e generalmente d'altri corpi.
'-Por in^t'Ul vètder.— Ampolli-
na: e pili propriam. Pùlica, — Por
in^t-el man, — Porro.
PORA* n. f. (mettendo TO in vece
dell' AU, alla frane. ). Paura, n. m.
Timore , Spavento , n. ro. -i* Avèir
pora. -** Aver paura. Temere, Pa-
ventare, V. Spuròus. <— ^ Far poro.
V. Inspurir. — A-i ho pora. Arò
pora ch'ai ne m' vota òèin s'al ne
m' vein a truvar. — il Mora avrò
dubbio ch'ella m'ami, se non mi
viene a trovare. — Avèir pora per
IhUntare. — A-i ho pora ch'avadi
tropp cald. — Dubito che avrete
troppo caldo. -— A-i ho pora eh' a
^n'i ariussctdi, — Dubito che non vi
riusciate,
PORC. Porco. I boi. osano piuttosto la
voce Purzéll. V. Dicono però Porc ,
quando vogliono appropriarlo ad
uomo, per Sudicione.-
*PORT,n. f. Porto. Dicesi tanto del
Porto di mare, quanto di quella
Mercede che si paga al portatore di
una cosa.
PORTA , n. f. Porta , n. f. Uscio , n.
m. E tanto dicesi l'aperlura delle
case , palazzi , ec. per donde s' en-
tra e si esce, quanto a quell'impo-
ste che serrano la porta , con voce
dell' uso. •— Porta dia strd, — >
50
POS
434
POZ
Uicio da vja.— >U<« tn^terd.— Por-
la intelaiata è quella dove non v'è
altro che ossatura, senza spranghe
nò halliloio. •— > Cavar una porta
d'ifirt'i guerz. — Disgangherare
una porta.
PORTACAUEIN. iavamane. krnts^
con tre piedi da posarvi sopra la
catinella per le mani, il termine
boi. sembra polto più proprio del-
l' ital., giacché lavanmne veramen-
te è il catino, non quell'arnese >
che lo porta , che senza il bacino
non si laverebbero al certo le
mani.
rOKTAFIASC. Portafiaschi, n. m.
POHTAFÓl. PortafogH, Portalettere.
V. dell' uso.
PORTAPAGN. V. Cmsira.
PORTAPIATT. Tréspolo. Cerchi di
metallo per porvi i piatti sulla
mensa.
PORTASMUCCLADUR. Navicella. Vas-
soino delle smoccolatoio.
PORTASTANG. Portastanghe. V, d. U.
Cigna di cuoio che serve a tener
ferme sopra la groppa del cavallo
le stanghe del calesse.
PORTAZIREIN , n. m. Bugia. Stoppi-
nicra, n. f. •— Uno strumento fatto
a bariletto con candeletta da por-
tare in mano in qua e in là per ve-
der lume.
PORTG. Pòrtico. Il plurale fa Pòrti-
chi, e piii comun. Portici. — Porti-
cale. Quel pezzo di portico davanti
alle chiese, ai palazzi, ec.« che dicesi
anche Vestibolo , Atrio. — Portica-
to, è \. d. U. Continuazione di por-
tici: una delle rarità di Bologna.
PORTURiNARI, o COMODEINA. Orina-
tiera,iì. f. V. d. U.
POSCRETT , Q. m. Poscritto, n. ro. e
Poscritta, n. f. Ciò che si aggiugne
sulla carta dopo scrìtta la lettera ,
che si suol denotare cosi alla lati-
na P. S. Post scriptum, oppure al-
l'ital. D. S. Uopo scritto.
POSDATA, n. f. Data posteriore, con-
trario di Antidata, -— Data ante-
riore,—Metter un' antidata, 0 una
posdata <n-l-ttna scrittura. ~> Metr
Utre una data anteriore» o posit-
riore ad una scrittura,
POSIZIÒN. Posizione. Positura. SHua-
zione. -— Posiziòn, Cbiamauo nelle
segreterie quell' Unione di docu-
menti relativi ad un solo affare.
Fascicolo, V. d. U.
POSSA. Latinismo. Far omnia posta.
^ Fare tutto il possibile , e si dice
anche per esagerazione Fare i' tm-
possibile.
POSSÉSS. Possesso, — Ciappar pot-
sèss adoss a un. -^ Pigliar campo
addosso a uno. — Torr possèss li-
gur.-^Cadere in terra. Fare tui tom-
bolo la prima volta , che si vu a
visitare un luogo, Fag. dice Bifiu-
tar il padre:
POSSIRILTÀ. Possibilità e PossiòiUà.
POSSI D£l]NZA,n. f. Possideìiza noo
si dice per Padronanza. — L'èm
eh' ha una gran possidèinza. — t
uomo molto possidente. È un gros-
so possidente. È padrone di molli
stabili. Possiede» ec.
POSTA. Posta. — Posta dèi cavaU.^
Posta. Stallo. — Star alla posta. V.
Uadarèlla. —Far la posta. Stare in
posta. Appostare. *— Me tir alia pò-
sta un.alber. -* Mettere un albera
al posto determinato, — Mister
d' posta. — Postiere, — Posta. —
Avventore. — D' posta, avv. — i4p-
punto. Precisamente. -^ Ali accU'
ié d' posta in4'la lèsta. «- Lo colpì
precisamente nella testa. — Vale
anche Sul fallo; e con voce d' oso,
Inflagranti. — Al pare là d' posta.
— Pareva appunto quel desso.
•POSTÉMA,n.f. Postema.
PÓULPA. Polpa. — Pòulpa dia gam-
ba. — Polpa della gamba. PolpiiC'
ciò , n. m. Un om dcU pòulp grossi
— Polputo. Polpacciuto.
•PÒZZ,n. m. Pozzo.
PÓZZA D'AQUA.IN-T-LA STRA. Pozz^
e Pozzànghera, n. f. Propriameflte
si dice a quelle buche delle sin&i
ripiene d'acqua piovuta.
'POZZANGARA, u. f. Pozzangheru.
MB
?RÀ. PrtUù. — h-atenMe, agg. Che al-
ligna ne' prati. — > Pruioso ,- agg.
Che ba feraci prati. — Fradari.
— Prateria, n, f. Campagna di
prati. — PnuUètt; PradizzoL^-
Praiello, Praiioelto. — Pradein»
vale Piccoìo pero.
'RADARÌ. )
'RADIZZOL. } y,Prd,
'RADSÈTT. )
PRASÉCC (per Pretn $èec). Pere tee-
cale al gole, o al forno.
»RASSOL. Prezzèmoio, Voce ptil co-
miioe di Petrosémolo, Peirotello,
PHrosellino. Petro9iUo. Piaota or-
tense cognitissima. — Prassu dia
ttanélla per similit. — Frattagli o
Hoture appiedi delle eoifane, —
Aòbadar ai pra$9Ù dia $o tlanélla.
— Attendere ai fatti stwi.
^REDA , n. f. ( firror di pronuncia in-
valso nel dial. in vece di dir Petra,
oPedra» nel modo stesso che ne-
gli antichi scrittori si trova Preta).
— Pietra, n. f. ConcrerJone di ma-
teria terrestre. — Preda da batter
fftff. — Piètra focaia. Un pezzo di
silice. — Pietra (boi. Ma$ègna).
Macigno. Lapida. — Pietra dura.
— Pietra morta. — Preda eh' ie
ifareina. — Pietra friàbile. Contra-
rio di Pietra refrattaria. Durissi-
ma. — Preda eh' se scMza. — We-
tra che $i sfaldella. Sfaldatura di
pietre come quella di Allume, Quar-
zo, ec. — Preda eh* $e sfoia. —
Pietra scissile. Come la Selenite, -—
Pietra da arrotare. Tolga rm. detta
Cote. — Preda da sart. V. Sari. —
^o mulein ; Masna. «—"Hfacine; Ma-
<^ina; Mola; Mola mugnaia. -^ Dia
fuga. — Frontone. Piastra di ferro,
0 di pietra, che mettesi nella parte
posteriore del cammino. — ( P/c-
tra in greco dicesi Lithos, quindi
varie parole italiane con voci gre-
che, p. e. Litiasi. Il mai di pietra.
— Litotomia; Litotripsia. — E-
'trazione della pietra. — Litagoffo.
Rimedio contro la pietra. — Aero-
liti. MeteoroUti. Quelle pietre, che
43& PRB
cadono dall'atmosfera» lo qàali so-
no precedute da fenomeni di glo-
bi di fboco , o da meteore ignee. —
lÀtòfito. Produzioni « che tengono
della natura della pietra, e della
pianta. — > Litofòsforo. Specie di
spato, che dopo essere stato cal-
cinato lentamente al fuoco . ha la
proprietà di rispleudere nell' oscu-
rità. Simile qualità ha la pietra ,
che si trova nel nostro monte Po-
derno , poco lungi da Bologna. -^
liiogra}ia. Parte della Storia Natu-
rale che versa sulla descrizione
delle pietre. — Utogralla ora chia-
masi l'arte di Imprimere in pietra ,
per cavarne immagini in carta. -—
Da Stalago in gr. , stillare, eh la-
ma osi Stalagmiti quelle Concre-
sioni pietrose fermate sul suolo
delle grotte , delle montagne cal-
caree; diverse dalle cosi dette Sta-
lattiti, sostanze anch' esse pietrose
di natura calcare, e di forma qua-
si cilindrica , che pendono dalle
volte-delle grotte, e che sono for-
mate, le une e le altre, dallo stillar
delle acque). — Preda da fabbri'
car. -*> Mattone eotto, ed anche
semplicemente Mattone. Pezzo di
argilla cotta, di forma quadrango-
lare. — Pred sfergó. — Mattoni
arrotati, cioè squadrati e puliti da
una parte per metterli in uso. -^ li
Mattone ba diversi nomi secondo
le diverse forme, e grossezze. —
Perdòn da ciavga» da scala. —
Quadruccio, ed anche Tambello-
ne, eh' è il mattone piii grosso. —
Tavèlla. ^ Pidnelln, ob'ò il più
sottile. ^ Preda da salga; Preda
larga. — Mezzana. Quello di me-
diocre grossezza. — Perdein qua-
der da salga. — Quadrello. — Per-
dòn da plrù. — Quadrone. — Ta-
vlòn da cvert. — Pianella. — Pre-
da frégna ^ Mattone ferrigno ,
cioè Duro come ferro. — Fiòur
d' preda. — Poloere di mattoni. —
Far tri pass in^.una prèda. —
FarpaModt picca. Camminar leu-
PRE
436
PRB
tanoente. Avèir al mal dia pjneda.
— Aver il mal del calcinaccio; fi-
guratam. Vale aver gran mania di
fabbricare, e quindi il proverbio
Murare e piatire è un dolce impo-
verire. — Preda infernal. — Pielra
infernale i detta dai moderni fiilra-
to d'argento. Violentissimo causti-
co, eh' è ia Dissoluzione nitrica
d'argento, cosi chiamata da'medici
per la sua azione potente. -— Pred
preziòusi. -* Pietre preziose. Dia-
mante» Topazio, ec. — Boni, Fal-
si. — Pietre fine si chiamano i dia-
manti, e le altre pietre preziose.—
Pietre false diconsi le contraffatte.
'PREDINTAl. V. Murdia.
PREDULEINA, n. f. dim. di Preda. —
Petrella: Petricciuola ; Pettina;
Petruzza; Petrùaiola; Petrùcola;
Pietrelia; Pietruzza; Pielrùzzola;
PietruzzoUna.
•PRÉGNA, add. Pregna, agg.
PREINA, PRETTA. Peruzza, dim. di
Pera.
PRÉISA. Presa. — Prèisa in-t-al zug.
— Bazza. Quelle carte che si pren-
dono volta per volta , che si è gio-
cato « da colui a cui tocca , per ri-
porle coperte davanti a sé, finché
il giuoco sia terminato.
PRELAZIÓN , n. f. lus congruo. Dirit-
to, o privilegio, che ha il vicino,
d' esser preferito nella vendita di
una casa confinante, o d'ali ra simil
cosa. — Prelazione significa Mag-
gioranza, oppure r Esier prelato.
'PRELIBA, add. Prelibato; SqiUsito;
Eccellente.
PRÉtLA. Tròttola, jtfacchinetu di le-
gno fatta a cono, con un ferruzzo
piramidale in cima, colla quale i
fanciulli giocano, facendola girare
mediante una funicella avvoltale
intorno , in ciò differente dal Palèo
o Fattore , che non ha il ferro in
cima , e si fa girare con isferza. La
trottola fa cappellaccio, quando
gira al rovescio, percuotendo col
legno in terra.— Andd a zugar al-
la pretta, — Va a giocare a' noc-
cioli. Cioè I^on hai maggior giuii^
zio di un fanciullo.
PRELLARROSI.^irarrosfo. E con voce
d' uso Menarrosto.
PREM. Primo. Principale. Primiero.
— Da Protos, gr. primo. Protòtipo.
Prima immagine. Originale. —
Protocollo. Primo libra. Sommaria.
— Protagonista, L'attore princi-
pale in isceoa,in pittura, ee. Proto-
notarlo; Protomartire; Protomedir
co ; èc.
PREMA , avv. Prima, Primieramente.
Primamente. In prima. Pria , voce
accorciata , pel verso. — Conu pri-
ma, vale Subito che,
PRÈMER; T. Prèmere, ▼. Calcare,
Spignere una cosa contro 1' altra.
Sprèmere è propriamente strigoe-
re una cosa tanto , che n* esca il
sugo. — La voee boi. non è osau
nel saddetto aigoificato , ma soli-
mente in senso figurato, cioè d'im-
portare : Essere a cuore : Calere.
— L*è una cossa ch'ne m'prém. —
È cosa che non m'importa, che
non mi preme.
'PRÈMI, n.m. Premio.
'PREMIAR, V. Premiare, nimuneran.
'PREMIAZIÒN. Premiazione. L'atto
del donare i premii.
PRENDITÒUR DEL LOTT. Rieevilùrt
del lotto. Termine d'uso degli of-
fizi pubblici. Cosi Ricevitoria, o
Prenditoria del lotto, o Botteghir
no. Piccola bottega dove si ricevo-
no i giuochi; e Botteghino anche
lo stesso Bieevitore.
PREPARAR, V. Preparare, Apparec-
chiare ; Ammannire ; Apprestare :
Ordinare; Allestire; Disporre. O^
si neut. pass. Prepararsi; Aia-
gnersi , ec.
PRESENTEIN. V. BuHandotL
PRESÈPI, n. m. Capannueda, n. f
Dieesi propriamente di quella « che
si fa nelle case, o nelle cbiese a!
tempo di Natale per figurare la Na-
tività del Signore in Retelemme.-
Presepio, si prende per StaUa, e
semplicemente per Mangiatoia.
PKI
437
PRI
Presepe, che significa lo stesso , è
più del verso che della prosa.
'RESS A POC:A UN DI PRESS, ilp-
presso a poco: A un di presio;
Pressoché» Pressappoco» Di presso
che. Poco meno. Quasi.
*BEST, add. V. Sveli.
«EST, a?v. Presto. Tosto. Presta-
mefite. Prontamente. SpoMiatO'
niente. Speditamente. Sbrigata-
mente. Con prontezza. Senza indù-
già. - Piti prést che d' frizza. —
Prestissimo e seguitamente.
PRESTÉZZA, n. f. Prestezza.
'RETEISA, PRETENSIÓN. Pretensio-
ne. — Pretesa è agg. fem.
REZI, D. no. Prezzo, Valore, VeUsen-
te, Costo, n. m. Valuta, n. f. —
Prezi bass. — Prezzo moderato ,
discreto. — Mòdico non si dice. —
Prezi smaccd ; Preziazz. — Prez-
zaccio. Prezzo disfatto. Prezzo bas-
sissimo.
PREZISAMÉINT. avv. Precisamente.
Con precisione.
PBEZISAR, V. Precisare. Determi-
nare.
PREZISIÓN, n. f. Precisione.
PREZETTÀ , n. m. Precettato. Posto .
per mala condotta, sotto la vigilan-
za politica.
PREZÉTT , n. m. Precetto'.
'RIGUEL. Pericolo. Periglio è piii del-
la poesia. — Perecol non è voce
del dial. volgare. — Cùn priguel.
— Pericolosamente ; Perigliosa-
mente, avv.
'RIGULÒUS. Pericoloso , PeHgUoso.
•RIGULAR, v. Pencolare, v.
'RILLA, add. Strato , agg. — PW//d
in-l-al spèid. — Girato nello spiedo.
RILLAMEfNT. Giramento. Rioolgi-
mento. Volgimento. V. Prillar.
BRILLAR , v. Girare , v. Andare o
muovere in giro. Vale anche Vòlge-
re. Volger la friUata. le frittelle.
Girare l' arrosto nello schidione.
Voltarsi per la polvere. Rivolgersi
di qua e di là pel letto. — Prillar;
i^ossars* prillar. — Volgere. Svol-
gere, Ogur. — Ai s' lassò ptillar
da sliparol'^ Si lasciò volgere da
queste parole. Si lasciò indurre ,
pereuadere. — Prillar al fus. —
Torcere il fuso.
PRILLEIN. Girlo. Sorta di dado se-
gnato con lettereo naoieri in quat-
tro lati con una punta di sotto, ed
un pernuzzo di sopra per farlo gi-
rare. Giuoco fanciullesco, il quale
si fa anche più semplice infilzando
un fusellino pel furo di un' anima
di bottone, per farlo girare velo-
cemente coir impulso delle due
prime dita della mano. — yar gi--
rar al prillein. — Scoccare il gir-
lo, e farlo frullare. — TuU su st
prillein. — Pinocchi! Oh castra
questui Modo basso, che si usa per
dispregio, o per ischerzo, a chi ti
ricerca qualche cosa, che non ti
par che convenga, negandogliela.
E per lo più i boi. sogliono con
ciò far ratto di esibire il dito indi-
ce alzandolo.
•PRILLON {d' tèsta). Vertigine. Capo-
giro.
PRILLOTT, n. m. Girata: Voltata;
Volta, n. f. — A dà zeri priUutt
pr'al létt alla noti. — Nella notte
tu dai tali volte perii letto, ecc.
PRIMULA YERIS, n. m. Primavera.
Fior di primavera. Pralolina, In
bot. Bèllide minore.
PRINZÉPI, n. m. Princtpio, sing. e
Principi plur. (aggiugnendo 1' ac-
cento sulla penultima, perchè i più
timidi se ne prevalgano , quantun-
que il senso tolga sempre l'equivo-
co). Cominciamento , Incomincia-
mento. -^ Il suo contrario è Fine.
— Priìnòrdio non è voce di Crusca,
ma è d'uso comune, e di regola,
ammettendosi l'aggiunto Primor-
diale da esso derivato, che vale
Primitivo, Di principio. — Esòr-
dio. Principio. E spezialmente di-
cesi della prima parte di un discor-
so oratorio. Esordi plur. , ed Esor-
diti f. antiquato. --• Preliminare.
Prima disposizione delle cose at-
tenenti al trattato da farsi. P/eiimt-
PRO
438
Pan
nari della pace. Preliminari di un
acquieto , ec.
PRIT. Prete. Sacerdote. — Nel colto
riformato diconsi Ministri, Pastori.
..- Al prit parta pr al cèrg. — Dà
bere al prete, che 'l cherico ha se-
te. '- Al falla al prit all'aliar. —
Egli erra il prete all'altare. — Prit.
— Ptrte dicesi nell'uso un arnese
di legno da scaldare il letto con
un caldanino sospeso. Sorla di Tra-
biccolo. — Prete pioppo, ystìe Pre-
te ignorante. — Barba d'prit. V.
Barba.
•PRIV, add. Privo. Mancante.
•PRIVAR, V. Privare. Togliere.
PRIVATIVA, n. f. Privilenio esclusivo.
'PROCURADÒUR , n. m. Procuratore.
Procuradore.
'PROCURAR, V. Procurare.
•PROCURARS*, V p. Procurarsi. Pro-
cacciarsi
PROGETTAR, V. Progettare è V. d. U.
Con miglior termine dicesi Intavo-
lare.
PROIBIR, V. Proibire, Vietare, Divie-
tare, Interdire, Inibire, Far di-
vieto.
PROPÓNER . V. I boi. hanno ritenuto
dal latino Proponere la desinenza
di questo verbo come degli altri
Dispòner; Depòner; Espòner; An-
tepòner; Pospòner; e cbe usavasi
pure in addietro io ital. , ed ura si
è contratta, dicendo Porre; Pw-
porre, ec.
PROPRI. Proprio «agg. Nel dìal. boi.
non si dice Propri , Proprietà , ma
bensì Una cossa eh' è tni, o mid'
me. — Una cosa propria. Una co-
sa niia. — Propri. — Propriamen-
te. Proprio. Ed anche Propio. Pro-
piamente. Propissimamente , ec.
PROQUANQOAM. FAR AL PROQUAN-
QUAM. Fare il quamquam , e Slare
in sul quamquam. Fare il superio-
re in checchessìa. Stare su grandi
pretensioni.
PROSIT; PROSPERITÀ; FELICITÀ;
EVVIVA; DI V'AIUTA; DI VASSE-
STA; Di VBENDESSA, eli. Tutti
modi di dire a Chi stamolisce. ehe
equivalgono a: Dio vi salvi, IHo
v'aiuti, ec. In Francia, fra le pe^
sone educate, è bandito quest' li-
so, proveniente, sembra, da un
pregiudizio.
PROVA , n. f. Compito , n. m. Opera e
lavoro assegnato altrui determina-
tamente.. I^are, i4t)0re. Fare, Ben-
dere il compito, l maestri danno il
compito ai loro scolari.
PRUDÉINT, add. Prudente, agg. li
dial. non ha gli altri di quasi egaal
significato Cauto, Avveduto, Previ-
dente, ec. — Cosi ha pure il eoo-
trarlo Imprudèint. — Imprudenlr,
ma non ha Incauto, Inconsiderato,
Disavveduto, Scofisiderato , Inat-
verlito , Sconsigliato.
'PRUDÉINZA, n. f. Prudenza. É aocbe
n. p. f.
'PRUDÉZZA, n r. Prodezza.
PRÙGN , n. m. Prugno , Susino, d. m.
^ Albero, originario di Scria. -« Pru-
no è nome generico dì talli i frali-
ci spinosi , de' quali si fauno lesi^*
pi. — Prugna, o.f. Prugna, Smi-
na, a. f. Fruito del prugno. d<'l
susino. Si dice anche Prum. -
Prugna dèi meschein, (per corru-
zione ) Susina damaschina.
PRUGNOL. Prùgnolo. Frutice cbe fi
la prùgnola , del quale si fanno 1^
siepi. — Prugnol. Per lo siessn
frutto. Prùgnola. — Prugnol. -
Frugnuolo. Spezie di fungo odoro-
sissimo.
PRUMÉTTER. e IMPRUMÈTTER. t.
Prométtere, v. — Prumètlerd'kr
mar e magna. Prumètter più pif-
mai che pan. — Prumètter mari t
monti, Roma e toma. — Il conlra-
rio è Spromèttere. Revocar la pro-
messa.
•PRUSSIA (MANDAR tJN IN). Mandif
uno al diacine. Mandare in qn**!
paese. — Caro te , va in M*-
sia. — Oh va! Va via! Va al du-
scolo!
PRUTÉSTA. n. f. Protesto, n. m. Prt^
tesiazione, n. f. — Protesto, a. n-
P9ft
giuridico per cui si protesta
zambisiie.
ÌA, Propàggine. Ramo della
Jà piegalo , e coricalo , accioc-
luch' egli per se slesso di ven-
iali la. — Pruvatia per Prova,
^vanar^y. Propagginare, v.
:are i rami delle pian le sol-
iiiUoli , acciò gellin radici. -^
^oatmr. — Propagginatnanlo,
aggitiazione.
iOER. Procedere,
'MT (ESSR IN). Esser vicino;
[Simo, avverbial.
^S, n, m. Processo.
iiSSlòN , n. f. Processione,
V. [&ì soltioiende TE messa
^ il P). Pesare, v. Gravitare, —
ir grave. Psar, — Pesare. Aliac
439 PUB
fa con parole mlnaccevoli. E vale
Carpicelo se si voglia parlare di
busse. Dare un carpiccio* Quanlllà
di busse» di baslonale.
PSSEIR, V. (dal lai. Posse). Potere, o
Aver possanza» Esser possiinle» e
si coniuga lanlo coli 'ausiliare Ave-
re, quanlo con Essere, -^ A n' ^
pssù vgnir, o A n' san pssù vgnir,
— Non ho potuto , o Non son potu-
to venir». — A più non poss. -> A
più non posso. A più potere, av-
verbi — Far una cossa a più non
poss. — A tutta possa, senza misu-
ra. Alla ricca.
PSSÉIR, u. m. Potere, Podere, Valo-
re, D. m. Possanza, Gagliardia,
n. f. — Avèir al pssèir. — Aver
potere , o il potere.
(Checchessia a bilancia» a sia- PSSUBIA, n. f. Pesciatelli. n. m.plur.
' per saperue la gravezza. -
nciare è pesare colla bilancia.
A fagoH ch'pèisa trop per quia
ra donna. •»- Un fardello che
icherà troppo quella povera
tua. — Un Irav ch'pèisa trop
^raqula muraia sullila. •«- Una
oe die carica troppo sopra quel
>x> de&oie. — Magnar ch'pèisa
^l stòmg. — Cibo che carica
^iomaco. — Gravitare per Pe»a-
>èierminedì scuola. ••• Al sta
'guani alpèisa.—Egli è a'con-
attlni. La candela è al verde.
^^ a\ morire.
*JOUH. Pesciaiuolo; Pescivèndo-
Colui che vende il pesce. — Pe-
»lore e Pescadore Quegli che
sca.
^H, V. Pescare, v. — Va te pésca,
Indocina tih grillo. Va a pensa-
lo'ella sia , o si trovi,
^"l- Pescfieria, Luogo dove si
'»iQe\\ pesce. — Pèsca, "- Pesche-
«•Pescagione.
^^^^^»n.t. Peschiera, n, f. Viva-
' . n. m.
^^JJA. n. f. u. Usalo in queste fra-
• "(ir la ptseina : Avèir aoù la
^^ftft. Ed equivale a Habbuffo,
l^^Qdo siguitica Bravala, che si
Quantità di pesci piccoli.
•PTÉCC. n. f. plur. PetecMe, n. f.
plur.
PTTNAR, V. (Qui pure andrebbe V E
mula, dopo 11 P, ed anche l'I a«
vanti la N, due lettere che 1 bolo-
gnesi elidono). Pettinare i capel-
li, la lana, il Uno, la canapa, ec.
— Carminare , Scarda«are , Petti-
nare la lana. — Torr una gatta
da pUnar. — Torre da peitinare
un riccio. Drizzare il becco allo
sparviere. Lisciare una spugna.
Aver da pettinare lana sardesca,
PTTMAB»n. ni. Pettinàgnolo , n. m.
Quegli che fabbrica i pettini.
PTTISEINA, n. f. Pettine spicciatoio,
0 Pettine doppio. Pettine con due
ordini di denti filli dalie due parli
opposte, con piano in mezzo» e con
quattro mascelle.
PÙ, n. f. Bàmbola, Bamboccio, n. f.
Fantoccio, n. m.— * Poppàltola è
voce dell'uso. Fanloccino di cenci
o simili, vestito per ordinario da
donna , ed è trastullo dello fanciul-
line. — Far la pu. •— Fare alle
mammucche. Trastullarsi con cose
frivole» come fanno i barobini.
TLBBUC» n. m. e add. Pubblico, n,
m.eagg.
PUG
440
PUL
^PUBBLICAR, y. Pubblicare. Divulga-
re. Far Doto, manifesto, ec.
PUBBLiCAZIÒN IN CISA. Dinunzta,
Dinunziazione , Denunziamento di
matrimonio,
PUDADÒUR. Podatore, e più comuD.
Potatore.
PUDAI, PUDÉTT. Falce da potare, e
eoo voce contadioesca Potatoio. —
Pennato è un Potatoio , clie taglia
da due parti.
PUDANDA, PUDADURA. Potatura.--
Al tèimp dia pudanda. — // tem-
po della potatura , del potare gU
alberi.
PUDAR . V. Potare. — Potare a vino ,
dicesi qnando il potatore lascia o
troppi capi, 0 troppo lunghi. alle
viti. — Padar d'curt, melaf. Veni-
re a' ferri. Venire a lama corta.
Venire al fatto.
•PUDÉTT , n. m. Potatoio , Potaiuolo.
Falce potatoria. — Pudètt da du
tai. — Pennato.
PUGGÉTT. Appoggiatoio. Lungo pezzo
di legno su cui si appoggiano gli
strumenti nel tornire.
PÙGN. Pugno, e nel plur. Pugni» m.
e Pugna» f. La mano serrata. —
Pàgn. -— Pugno. La percossa che
si dà col pugno. Pùgn. — Pugno.
La materia contenuta in una mano
serrata. É però più proprio il di-
stinguere italiauam. dicendo Un
pugno di cenere e Una manata di
fieno. — Pugno finalmente signifi-
ca Mano » Carattere. In boi. si di-
ce D'so man. — Di proprio pugno»
Di suo pugno. — Una cossa eh' fa
ai pùgn. — Una cosa che ripugna.
— Dar di pùgn. V. Pugnar.
PUGNAR, V. Dar pugni: Dar de' pu-
gni »o delle pugna. Menar pugni.
— Far alle pugna. Giocare alle
pugna. Lotta, o giuoco popolare
colle pugna, in cui sono celebri
gl'inglesi. — Pugilato e Pugillato»
11. m. è termine della storia antica.
Giuoco fatto alle pugna. '—Pugile.
Quegli che giuoca alle pugna , ed
anche l' esercizio di tal giuoco. £-
sercitarsl nella ginnastica, e nel
pugile. — Pugillatore. Giuocatore
di pugna. — Pugnare» vale Com-
battere, Contrastare. Cosi i deri-
vati Pugnatore» Pugtuizione » ec.
PUIANA. Poana, SorU d' uccello di
rapina simile al nibbio. — Puiam
per Mnaea. Far la puiana» la mho-
ca , la gatta morta. V. Mnaca.
PUIDLA. Pipita. Filamento nervoso
che si spicca da quella parte della
cute, che confina coir unghie delle
dita delle mani.
PUIGLA. Pipita. Pelliccella bianci
che viene ai polli sulla punta delia
lingua.
•PULACCHETT. TRONO, n. m. pinr.
Stivali tronchi» cioè che arrivaoo
solo al collo del piede.
PULAR. Pollaio. Luogo ove si tensooo
i polli. — Pular per similìt. Cmoi-
so » Romore. V. Baccan.
PULAROL. Pollaiuolo e PoUcribto. Mer-
catante di polli. — Polleria è il
luogo dove si tengono , o si ven-
dono i polli.
PULARÓN. Schiamazzatorcj. Poliaio-
ne, vale Pollaio grande.
PULASTER, n. m. (dal lat. PoUatter).
PULASTRA, n. f. Pollastro» di. e
Pollastra» f. Pollo giovane. — N-
lo è termine generico del Gallo, e
della Gallina.
•PULIDURA,n. f.PoKfMfti.
PULIGULA. Cinciallegra. Piccolo oc-
celi etto di più colorì.
TULiMÉlNT,n. m. Polimento» foft
tura.
•PULIR , PoUre. Putire. Nettare.
PULIZi. PuUtezza e Politezza» Miti-
za» Pulizia. — Piattanz fatti cun
pulizi. — Vivande» cibi prepamli
con pulitezza, con nettezza. — il
letame per pulitezza dicesi mg«
— PoUzia ora è quel MagislraU)
ehe invigila al buon ordine deli)
città.
PULIZZEIN, n. m. e PULIZZEINA , o.
f. Polizzino, n.m. e Potfz»»** d.
f. dim. di Polizza. — Si chiama £^>*
Ghetta, n. f. nel commercio, e oci*
m 44t
}'ti)NrttMfi-poHnfii6, cbesi soprap*
pone a certe cose per indicarDe kh
qualità, la^uanlivà, il valore.
PULLA. Puia: Guscio delle Made cbe
rimane io lem nel batlerle. -«
hdlòn. ^ ^Id. Scorza del riso
che resta dopo ai^erlo brillale*-
PllLIA. V. Férlein.
PULPiT. Pùlpito, Pèrgomo in lutile
elevalo. ^ lifnir aUf pulpU, flg.
ftntrt H eampaneih. SI dice OH
^M DeHa contarsazione cicala per
, tutti gii akrK
I^DIM. Puke. — Metter . o Avèir M
pnliper Im téeta. — Beitere o JPn-
'^lare nw» puice in un orecchio,
^ikr un calabrone ^ tm ofvc«i
<^A{o. Afefterd una zanzara neila
f«sto; tatto figaratana. — Mn li^
PÙ/<. -^ Flilin'oto^aBg^.
PULSEIN. nr. EINA, f. fuldno, m,
ino, f. — É«jr imbruid em' è un
pHlscin in-t'la atèppck^^ Beeerpi»
impicciato, che un putckt netta
«toppa. Un* om» impaetoiata, ho
stesso cbe Ksser dappoco' e impo'
fi/ato. Altro ecfuivalente graziosia-^
Simo proverbio bolognese è* 14 se-
gueme: E$»er più imbmid ch'n'è
«« tari a vstir tm gob, — Esicr
più imbrogliato di un snrto, che
fibhta a fare un abito a un gobbo:
— Esser bagna cm'è un pÌH$ein.
— Esser bagnato fradicio,
PBLSKTT. Pemetlo, Pemuzxo, dkn.
di Perno,
f^^WEf , n. m. PoltigUa, n. t rnirisa,.
0 polenta avanli cbe sia colia. &
per sìDiilif . dlcesi dt ogni liquido
imbratto , ed intriso.— Pultei. —
^owflfo. Poltiglia , FangMgiia, V.
Paeciaccra,
WIAR. Y. ImpoUigHare p fmpior
«<ror(?,T.
J^WHÒN , n». 6UNA / f. Poltrone » m.
ona, f. fteghilloso. — Òapuìlròn,
•** Poltronescamente, Neghittosa*
wcwte. fantameit((r. — J*ti2fròn,
!>er F«e; Timoroso $' Bappoco; Co-
(Inrth.
'ULìHòUXA, 11. f. Sedia a braccHio*
H. Specie di seggiola piuttosto
grande con appoggiatoio, e brac*
eìooli, cbe per essere comodissima
dicesi dai* bolognesi Pif /^rotino. ^
Cariga è voce piti- generica.
I*ULTRUNAR . v. Pottreggiaf. Polinh
neggiare. Poltrire.
i^lLTRUiNARk Poltroneria: Codardi'
POkTRERlA. Pbheruxza, din. di Pol-
vere.
PULZÓN. PUnxone, Pèzzo^ d'acciaio
per Hso d' imprimere te iinprobte
delle monete, de' caratteri, e slmi-
li^ nelle materie dare. — Pulzàn
dèi cadhazz, — > Ptoncinelh, n. m.
•^ Pulzòn di sijuodrètl eh* i' met»
tn f/i-l-t Uff, in-i-el pori invez d'
pian', «— Bilico. — Pulzòn del daio
pr'el fabbric, -— Paletto.
'PUMER, n. m. Botolo. — Pumaretn,
dim. — Ifotollivy.
PUMSAR<, ▼. POimcciare, ÉpponHeiO'
re,v.
PUNDGARA. Topaia, Sorciaia. — Per
similit dicesi di' Fabbriche anticbe,
0 che siano in pessimo stato.
PUNDGHEIN. fopo/fno.— foptno, agg.
vale simile al color di topo.
PBNDGON. Soreiom. Topaedo.
•pUNDÒUn, n. m. ÓURA, n. f. Ponido-
re, n. m. ora, n. t T. de' Cartai.
rUNSÉTT. Polsetìo. Maniglia che le
donne portano ai polsi. — Punsett,
n. m. piar. Pìzti,o Ali di barba ,
che si lasciaflo pendere dai polsi
presso gf» orecchi. -^ Cemecchio.
Qnelta ciocca di capelli pendenti
(tolle tempre all' orecchio, e io boi.
cficonsi Bandein'.
PÙNT. Pimto. Segno. Termine, ìstdn'
te, -« Chi scappa un pùni in scap»
pa zèint.'^ Chi scampa di un pun^
tOr scampa tH mille, o di' cento, —
El donn in san un pùnt pia dèi
dUavel. •— Le donne sanno più Un
punto r che il diavoh, — t'pòni
tn bianc, — Di punto in bianco, A
UH tratto. Subitamente, — Punì
in^t-al scriver, — Punto. — Meltr
ipùni sé iìht-el ktler. — Punknre,
51
4ÌÌ
•
Punle(fgiaré.-^lnleì'punzioneM2i'
iliasi il Bècolalo mòdo d' iulerpor-
rè i punti e 1(3 virgole nello scrive-
re. Pùntalùra. Punteggiamento.
Puntaztone. ^ Virgolare, porre
le virgole. W Petrarca von puntò,
9ié virgolò il suo canzoniere, Te-
renzio fii puntato da Donato.'^ Al
puntlcin sòuvra^all'i. — Titolo.-^
Pùnt. -^ Punto , vale anche Quello
spazio , che òctiipa il cucito , che
fa il sarto in una tirata d' ago. -^
Punì a soveì-zélt. -^ Sopraggitto.
Ionici per riunire due lémbi di un
drappo colla maggiore solidità , e
de):enza, in tiiodo che l'unione po-
co si conosca. Le ùniture delle len'
xuola ii cuciono a sopraggitto. —
LìX ctistUra spianata . adoperasi
dopo fatto il sopraggitto su due
pezzi, uno de' quali iion abbia ci-
raossa, e rovesciasi la piega sul
sopraggitto, e sé né rivolge l'orlo.
^■^ Pùnta cavaltctl. -^ Soltopunto.
Costura. Si fa alla cima della tela;
perchè non isfilaccl. — Pànt indri
•^- Punto addietro. Quella cuCiliira.
the prcsetlliì tin seguilo di punti
^énza iuicrrùzione ; mostra tutta
una linea coulinuala^ed è la piìi
solida e piacevole à vedersi. ^^
Punì d' imbastidura. -^ Punto à-
Perlo. Punj.0 leggiero e lungo che
Si fa per imbastire. SI uàa anche
per increspare, ed allora lo boi.
Chiamasi Sfitzètta. — Punt a., ca"
dnèltà. '^ Punto allaccialo. E iin
sopraggitto , nel quale ad ogni
ì^iinto passasi l' ago hell' anello ,
che forma naturalménte il filo di
<guesto punto; e con ciò il punto
slàmbra una catenella. Gli occhielli
de' bottoni ti contornafio col pun-
to allacciato. ^=^ ^ùnt in cròni, i—
Punto ù sptnà. Punto incrociato.
I^uéllo che si adopera per forniàre
i puntìscriiti (boi. ti ictler), -^
Pànt nìort. — Punto . cieco , chla^
roano i sarti un secondo punto na<*
scosto. — Sovcrman, — Punto al-
laccialo, Punto étueno. ^ Fermarì
PCN
al punì. -^ Allacciare Upunlù per
più f labilità. — Funi dia calzèila.
-i NagliCL — Pànt arvert. — Ho-
vegetili; B. plur^ Quelle maglie fat'
Ì9 a rovescio > che foQpano. la co*
stura dèlie calze. ** Pani fést:—
Maglia serrala. — Pànt dar. —
Maglia rada. — Pànt d'un fU. -^
Punto sfilalo, dicono i toscani.-^
Paul a rèid. -^ Punta o> rete. Beta-
io. Maglia: -^ Dar di punì oITh
òli — Risprangare. Riunire eoo
ili di ferro i vasi rotti. — Far t
pùnt ^'4^r. V. Pànt. -* PhhIìao.
PuhtoUno^ diqn. di Punto.
PtilSTA. Punta. Punlerell^, ùm.fw\r
ione, accr. — Piinta di inKUadur.
Àgo.'^Piinla d'péll. -=- Spicchio
dj petto, il mezzo del peilo de(;iia-
dì mali che si maceUaoo. — Pùnta
d\alia. — Sommalo. — MeUr alia
punta.'-^Stuzzicar^ Aizzare. Isliod'
lY?, o anche Piccare. •*-; Mal d'fMn-
tUi Àvì&ir al nuU d' pània;. Adir
una puiilura.^ -^ PufUo* Mal di
pùnta. Avere il nuU di punta.—
Alla j?unla dèi de. — Allo spuntar
del di.
PU.NTADOCR Del BIUABO.n.mJrar-
calore. V. d- U.
vmTAVi, y.Puniare. V. PànL
PUNtiROL. Punteruolo. Ferro appon-
tato, e sottile pèriiso di forar car-
ta,, panno ì e simili. J^iiMi. Codio
di ferro col cluate i fabbri b«Mano
i ferri infocati. — Puntirol, oelie
arti si chiama Caecialoia. — ra«-
fcruolello, dìrt. .
PUNTSÉTT, PUNTSÉLL. PonUceUo.
.dim^.di Ponte.
PUNTURA, FÉTTA. Puntura; Fitta :
fmfitlà; Trafittura. Ferito the fi
la punto. ^ Per Filia. Trafitta.Ho-
\óT puugenté e ibtermitleQle.
PUNTZAR, V. Punteggiare, t. Fare ob
seguito di punti.
t^tlSZER , V. Pugnere e Pùngere. U%'
germente ró'rarc. — Figii è piiaifl.
dlcesi Quando alcuno giocando per-
de, e quanto piìi perde piìis'ioBanh
mav — Dai boi. si direbbei i vm"
PPR
443
PUR
Oa» U (fOAÌ Terbo Vugar si oit o-
goi volta cbe Ono èpunfo, e $e ne
riitnU in Miknzio. •— Una €0$$a
ch*pùnz. *- Una eowpungpniCp Q
pugnenie,
PlPLA,n. f. Ciuffo, Ciu/feUo, n. m.
Capelli che soprasuntto alla fron-
te, e che 8000 più lunghi degli al-
tri. Ed anche quella aprile di cap-
pello di peooo che porumo in capo
alcuni iMccelll.
P(^RASSA,avv. Molto, avir. di quanti-
tà, vale Assai; In gran àopia ;
Grandemente, che anche ip llalia-
po dicesi Fare a$$aL — Seif fueri*
tovienpoi aperevolere una pie»
mia soggiogaia , acquista alla na-
turai bellezza pure assai, 'sr L' p
grand purassa. •*»- È mollo gran-
ìe, è grande molto, r- Una piai*
Hìiza bona purassa. — Mollo ca-
ra, e dile$tepoi vioanda.^r^ V è più
grand d' tue purassa. -^ EgU è di
fne mollo maggiore, w* Purassd. —
Molto sì lisa anche snàlaDtivam. —
l'è mei <^l poc e bòn , che al pu-
rosta e catliv. — Di gran lunga è
4a eleggere il poco e saporito , che
il molto , ed insipido. — Dè^ poc a
i'in god,dòt purap$àas"in fa
mzz.rr* Il poco SÌ gode, il molto
ii sciupa. — Purassa è anche ag-
gettivo; ed equivale a Molto, eh* è
però declinabiie. -r- Purastà vein ,
fwrassà caren.*^ Mollo vino. Mal-
ito carme. -— Purassa purassa. rr-
f isot* oaaat. Assaissimo. «^ Jfo</o
è stalo adoperalo anche col super-
lativo. Mollo grandissiino. Molto
àelUssimo.
/13HCAIÌI . a. m. Porcaro ; Porcaio.
PURCARA. ¥. Purcuri.
'I^lIfiCARt . D. f. Porcheria, Sporcizia.
In boi. anche Mala azione.
PURGANT. Purgante. Rimedio purga-
tivo.
PDROATÒftl (dal fr. Purgeoir). Smal-
/itoto. Cosi nel Dizionario Alberti.
Ma tanio da esso, quanto dalla Cru-
ca la voce Smaltitoio vien definita :
luogo per dar esito alle superflui'
taf $ alle immondizie. |l termina
boi. significa: Un recipiente inuruto
per ricevere e contenere te eicque
piovane f onde tramandarle nòtte
cisterne, dopo che in et^e sieno
purgate dalle lordure, che porta"
no dai tetti. Non v'hanno termini
di Crusca , ma ve n' ha neii' u^o •
come Conserva depuratoria, Pur-
gatoio, Purgatore. Alberti registra
Bottino , come usato dal Caro.
PUBICINÈLLÀ. Pulcinella. Personag-
gio ridicolo introdotto da' napoie-
iani nella comica giocosa.
PURIFICADUR. Purificatoio. Pannlcel-
iino , coii quale il sacerdote pulisce
il calice, e la patena. — fìitippatòi
pulitissimi.
PURTÀ , n. f. Servito, Messo, n. m.
Muta di vivande. — Portico , n. m.
e Portata, n. i. sono yocl dell'oso.
-f Frammesso, dlconsi i piatti ^
die si mettono in tavola fra l' uno
e r altro messo.
PURTÀ, add. Porfafó, ata, agg. da
Poriare. r- Purtà per DèfMlo , in'
clinato. Affezionato; Proclive. —
Le purtd pr al vein. — £ dèditg
' al vino.
PURTADURA, n. f. Porto, Trasporto,
n.m. Recatura,vì. f. Mercede che
s^ pervi/sne a chi reica e porta. r-V
Portatura è l'alio del portare.—
Una purtadura, Dòupurtadur d'ar
qua. Cosi delta dai bui. perchè porr
^ta in una sol volta, e cioè Quanio
un uomo può portare in una bigoti.-
cla comodamenie. — Una bigs^ncia;
due bigonce d'acqua, ec. La Pur-
tadura non ò una misura precisa ,.
perchò talvolta ò di ire secchio
grandi, tal altxa di quattro secchie,
quando sono più piccole: ma per
io pjii non passa di molto la metà
di uno staio di iiquido.
PtJR¥4NTEIMA. n. f. Bùssola, n. f. Se-
dia ponalile da due uomini , chiusa
da tatto le parti.
PURTAR, V. Portare; Apportare; Re.
care; Arrecare, v. "-Purtarvi. --
Rajiìire, Inooiare. Trarre per forza ^
?ua
«««
Mf
— furiar a sorannéU; à zènàlèit.
V. Scrc^nnéU: 'Zervlèti, •— Vurtar
su i cqpp, ^£9$ere il pigialo. Es-
sere il paaieoie, 4i sofferenie., e
C09I oel giaoco Eaere il perdente,
•^Furiarla fora nètìa. — Scanh
parla. •^ Quàl ch'pot^a una dèi-
ira. *- Latore ò voce sifEiltd latina.
Portatore éi una.leUera^è più iia-
liano, -"iPurlaruna rasòìi, un mo-
tit), '^ Addurre .una ragione» un
motivo. 41 passalo indeterminato
Ita Addussi, '^'■ilnaeoèia eh' s' pos-
sa pur tar. '1- Cosa porlàbUcpor-
iàiUs e poKtèvole. — 'Portatioo 4
V. d. U. -^ Importàbile e hnpovtè'
poh «OQo i centrarij Clie non si
può porlafe. -^Furiar fora d' Stai.
^ AspoKtare ed EsporUÈte^ sono
deU' uso nel commeroio. Portar
fuori dello Stalo A prodotti della
natura e dell'arte. Xo stesso è di
Asportarne wed Esportazione, obe
si usano per ì* Atto iti portar fuoni
di Stato À prodotti jdel proprio pae-
$e, Importazione è il contrario ,
Tale a dice il portare entro lo Sta-
lo» o Introdurre inercaoiie o pro-
dotti da paesi stranieri. Voce. egual-
. mente mata dai politiiìl^e joei .con^
mercio.
rURTAR) DI FRi , J)EL SOR. Atìtìtpor-
ta,n. f. Antiporto, n. m. Andito
cb'ò tra Tuna e raltraporU.
*PURT1R . n. m. Portiew.
PURTiRA. Teeroine generale per<|}nal-
ttnque tenda che cnopea ponte, fr-
nostre» ec. In lingua ital. Tenda à
il nome generico. Usanai in oltre
. certe parole particolari p. e. Por-
tiere si dicono <|uelle • ebe «no*
prono le porte , e g)i usci«<ee. fe/i^
dine, quelle xlelle finestre» delle
earrozze,ec.; ma quesu è voce deU
r uso » ed in lingua dicest Cortina.
*^ Cortine si ctaiamaoo quelle aU
lorno al letto. E Cortinaggio tutte
r insieme deUe cortine dei ietto. Y.
Bidò. — Istto eoriifiato. Letto die
ha cortiiie. — Lelio non corlinato ,
sncorliiìflio. Cìì» non ha cortine. •—
Purtira dia easnisa. •*- Ma. taf «
4uaa. '^'PuKlk*iHa.*^iialksa{^
•nanaiandoiunn i aote}.***- JFIirfifaM-
na. ^— /ifllJMflToiMi,
PUSTÒN , n. in. <PIIRTdUttl,.B.l Pv-
itone, n. m. aoereae. di Poru. ^
àtular aiputims. ^'^-^Udwni mU te-
strieo.
PiJR^lX » n. ìfli. iPoreo^ in genere.—
.Se non^ castrato diceal f^arro. «v
me in boi. ^ér. — Caslraari i "Veni
•fra' sei .mesi e l'jtnno, e allora roo-
taoo il nome^'C diconsi IfaiaiÀ. -»
;Porceilo in ital. osasi pia conwneiD.
pd dim. --^ Piar un purzéU. -
Scòitare: Abbruciare Mn porco. ~
iPurzéll e Poro, per aimìlii. «*SM*-
dono, aggiunto d* nono «pOMo.
*»URZÉLLA. V. Troia.
PIJRZLEIBI. i»oreeUino, PorceMte.
Poreaslrot jiim. di fovea. -«- 1 coo'
•ladini iM>l. diceno ancora Temp(^
MiL — Purzlein é'Endia, •*- Per-
-eeilino d'india. £ un piooolo ani*
«Mie quadrupede. *- Purzlein ck'
s' IrovaefC inHH vas da fiur.^h}ì^
eeUino tenreslre. Spezie d'ioseu«
45hé sta per lo pili attorno ai vasi di
fiori.
I^RZLEIMA. PoreeUa^ PoreeèUna ,
Porchetta, PoreeUelta^ dia. di
Porcella.
iUJSSÀ. Posata. CoHeUo , Cucchilo «
forchetta» per uso di preadere la
•vivanda» <ìoeste «termine boi. si a»
per indicare 'anche il resto, cbe
•serve ai eonvstato, cioè Mills s
iSaleialla; ciò che ora dùrabbesi
franzeseggìando Vna o^^rta.
PUSTAR. Biwndàgliolo : Tneecòne.
Colui che compra cosoida maogiape
in di grosso per ri^venderlecon sin
vantaggio al minuto.
PJUSTELLA. Postula. É errore de* ho-
lai» degli IJfliziali del regisin>.«
d'altri il dire ApostiUa^ per la
dUara ragione che questa voce vi^
ne dalla particella latina Post la
latino SehaUum. iQuindi dieesi Po'
slUlare. Far postille. — Postulato-
re. Qhe posUIUi. ^ PostiUaturs.
ra?
415
Hri
L'azione del poelHIire. AnneiaBio-
M.-^Schiechemn, t ImpiaifffYe-
d'ara le marghd ée' Ubri di non
poche poiHUaturB. Salvia. — Osa-
no gii autori din» aneora llime$$e,
'UST£RU. PoitiarU. Voee ani. ed è
dim. di PoKa , cioè Porlieehtola.
Cosi cbiamavansi le Piccole porte
della città, che" servivano In caso
di sortila , o per introdarre soccor-
si in tempo d'aseedlo.
USTRECC'. PoBirineolo. SorU di ma-
nicaretto triviale. V. Ptutruce,
USTRÒN. AL PU8TRÒN CH' CASCA
ZÓ Ai RA6AZZ. PniMM éiieinte-
stino retto.
'IJTA. Voce lai. asata da' boi. per dire
Supponiamo: lHamop9riuppo$io,
esimili.
t^TACC, PUTAGCEIN. Manioanito,
Jniinqolo di poco conto.
'STRIDA. ÒgU^ Spexie di vivanda
fciia con moltissimi Ingredienti ,
che pq6 ebiamarsi piuttosto un* In*
^tta . percbè con olio , sale , e a-
ceto. Questa vivanda e d' oso degli
^pagnaoti , da essi chiamata Oglia-
^.Potrìda 0 Ogltapodrida,
^TT. Scàpolo, agg. Trattandosi d'uo-
nio, elle non ha moglie. — Putto ,
sust vale hagazzo. »- fililo, agg.
jale ancora Venale.
'^TtK. Nubile, agg. Parlandosi di
dooDa. ~. Putta, sust. si prende
*D senso disonesto. Putta. *- Gaz-
erà.
""AVERTA. Povcrlade, Poverlal». e più
^mnoem. Povertà, per elisione.
Sortita. Mancamento delle cose
che bisognano. Ma nel dial. boi. la
^pce Pmertà non è molto usata, e
PjuUosto si sente sempre la parola
«iseria. Si dice ancora Mendicità*
'^ Mendioitade , e Mendieiià, ac»
<^orc. Astratto di mendico; Estrema
povertà. — Puvertà. — Poveraglia.
Quantità di poveri. — In Bulògna
^ * ^ ^'gran puoertd. — In Bolo-
J«« t*ka di gran poveraglia. —
'tfoertó. — Povertà viene anche ad-
operala per Eece9éQ. • - L'è la pu-
veridd'dU mm.^Èla pmmtà.
la mieeria di dieci anni.
PUVBÉTT. Povero e PoverMo. Po^
retto. Mendico. -^ ihdnlar pw
wèiL'9' Impoverire. -^ Impoverì''
re, vale ancora Bender povero.
PUZA. n. f. (Z aspra) ÙLA SCRANNA.
^pog§imtoio, B. a. li di dietro
delle sedie, a cui sedendo a'appog«
giano le spalle.
PUZLINTQBI, n. m. Fetore; Uxxo,
n. m. — Peraggianto d'oeno e di
cosa. Fetente: Fetido; Lezzoso; PuZ'
Jtoiente; Putenio,
PUZZA, n. f. Ptfzao, n. m. e Puzxa,
n. f. Lezzo, n. m.««Pimo d'muffa.
«'» ToìJo. Odor di muffa. *~ Savèir
d'fnùtfa. -«• HBfier di nmffa. — Ad*
che i boi. hanno altre voci p. e.
Tùfife Tu/fètt, dim. ch'equivale a
Puzza, però in grado leggiero, e
poco disaggradevole. «- Tanf, che
viene generalizzata più della voce
iMd. ad ogni sorta di poszo. •« Fé-
tour per Puzza al tommo grado.
LezfLo, Feiorc p^ Puzza d' grnis
brusd. — beppo, coli' é stretta,
n. m. «o Al mèina una puzza
diguilòusa, terrebil. — Getta un
lezzo grave, diÈptaoeoole , nau"
Beoto , orrendo. -^ Lezzoio. Fe«
lente.
PUZZAR. V. Puzzare, Lezzare, AUeZ'
zare. Pulire, v. ^Puzzar la eatut;
la sanila. — Muover lite alla jariì-
tà. Oloesi di chi su bene, e vuoi
pigliar medicina / ed anehe di dii
troppo si^ strapazsa.^ GU pule la <a-
Mlla. — il t pizza ògn voisa eòtta
ai noe* ^ Égli ha tutto a echifo. —
Al puzza oh' l* ttppéeta. "'^ Puzza
che ammorba. Pule fieramente. —
Puzzar al fid. — Aver la bócca fio'»
tosa, e fig. Costar earo. -• Puzzar
d' sgnòur, d' nubilla. •«• Putire,
Saper di principe. Fiatar del si*
gnore. "• Puzzar i pi. «^ Sonar co'
calzellL
PUZZAR , n. m. Votapozzo, n. m.
PUZZÉTT , n. m. Pan lavalo. Pane af*
Iettato, arrostito» e poscia in«ùp*
OitA 448
eér; dia camiioUL ^ taìda deWa*
bito, della camiduola, Quatii del-
ia €a$aeea, — Ouart d' nubiltd. —
Quarti, parlandosi 6\ alcuna per*
80iia,ft'intende quattro famiglie del
padre, della madre, dell'avolo pa-
terno , e deli' avola materna. Onde
Quartiato , agg. Colui che è nobile
da tutti i quarti.
*OUABTANA . agg. di febbre. Ouar^
tana.
QUARTABOLA , n. f. Quarteruota, n.
i. Quartiere^ n. m. Misura bologne-
se, eh' è la Quarta parte della cor«
ba , tanto pe^ solidi che pe' liquidi.
*QUARTIR. V. AppartamèinL^Quar*
tir di sutdd. — Quartiere; Ca-
terina.
QUARTIROL. Owàrto. Misura de*solidì,
eh' è la sedicesima parte della cor«
ba boloc^nese.
QUARTIZZÉlf^. Quartuccio. Misura
d«' solidi ; la quarta parte del
Quarto.
'QIJARTSEIN, n. m. dim. Quarticelto.
•QUASI. V. Squast.
SQUASSI, n. m. Quanto , o legno
quassio.
QIJATTREIN. Qiiatìrlno. Pìccola mo*
neta: presso i boloflcnesi era una
volta la sesta parte del Baiocco , ed
ora n'è la quinta, per fare che
cento formino la Lira , cioè i due
paoli. E forse anticamente saranno
stati quattro per un baiocco , da
dove presero la denominazione. — «•
Quattrinello. Quatttinucclo , dimi-
tiut. -i- Qualtrein plur. Quattrini
in significato generico di Danari t
Moneta. — Cantar i m bon quat-
trein un gòuvra V alter. ■-- Pagare
a contanti; a danari contanti. -»
Perciò sogliono dire i boi. Quat*
ìreini mnud. — Quatttini ipicclo*
lati. — Star in-t-i tu tt quattrein.
i^Ètaf ne' tuoi panni. Star ne* tuoi
cenci. — È' non te ne conta uno »
"Cogliono dire i poverelli quando
lìon si fa lor 1* elemosina. — Oaa^
trino vale anche Una minima co*
Mi Vh tHinim9 che. ^Ai è man*
QtB
ed un qttaf trein eh' a «'«frflOlfl^
211 in tèrra, eh' a n'me liurra
V ùtt dèi óùll •>- Bo dato un em-
bottote in terra, che tono tinto a
manca di un peto per dinoeeolm
il collo. Maniere di dire volgari. -
tHancanita d'quattrein.-' Uanm-
xa di danaro.
QUÉ, avv. di luogo Qua e Qui-h
questo luogo, dove son io. Coita e
Cotti. Itì codesto luogo, doTcsfl
tu. Qua tu. Qua topra.Qu(um.()m
tolto. Qua entro. Qua fiori. -^
qui a un mete. t>a qui innm.
avv. di tempo. — Quivi. In quel
luogo. -- Quindi. Di quivi , Di quel
luogo. Quhici. Di qui, DI qo« -
in bDi. si usa di aggiungere ^^
sissi mo la parola Qué «tepo ÌI pw-
nome Quesi. Quètti qué ein el «w
parol. — QuetCet^e sono le ai
parole. — Quht eh' è qué e mìwr
aquèll eh' è là. Da ciò vi«o« di*
nel toscanejrgiarc f bolognesi »»
TT»'
possono snardarsi da! dlreOw*'»
eh' è qui e Un bel cane, Pmàa gw-
ttock'è qui» che «ara wijfKorf.
Quette qui non tono cote da élfp-
ec. — Qué da nù. ** f resto noi
Appresso noi, appo noi.
QOÉIO. add. Quieto, Paeifleo.if.
— Aqua quèida. V. Aqwt. - ^'^
quèid. — state zitto. ..
*QÙEiNTA , n. f. Quinta. 1 la^»»"
delle scene
*OtìÉ!NTÉSSENZA, n. f. Quinlttmii^
QtJERZA. n. f. Quercia e Ownw.n.
f. Albero che porta la ghiano» -
Quertòn. Si dà questo nome nn-
scolino alle querce , che si scapi-
tano, affinchè non portino gmaj"^-
per ricavarne pali , e legna da om-
dare. Capitozza.^ Oiurm'tww.''
6 Querciuolo . in. dimiout
*Q0Eft2É, QUERZÉID. n. m. 0«^^'J;
*QUERZÓN, n. m. Quercia» caf'ag'''!;
Kf f fami di tanto in tanto. Capilo^
ia^ìì.t. . ^,i,i
QIÌÈST , QUÉSTA. Y. Si. - ^^S
avv.— Pcn?fo. Per
COMO, Per lo che.
r questo.rer^'/^"-
QJSh
449
QUT
i^UIA. Voce lat. nsau in forza di sast.
1 boi. dicono solamente Vgnir al
quia, — Venire al quia. Venire
a' ferri, per Venire al punto, a quel
che imporla, I toscani dicono an-
cora Sfare al quia. Tornare al
quia. Dante disse Stale contenti al
quia.
QUIfiUS. Voce lat nsaU dai boi. colla
particella (rum. esigniiSca Danari.
— heiral cum quwui: e cioè A-
ver danari, co' quaU comprar l'oc-
corrente. Soldi. Contanti.
QUiET,n. f. Quiete, n. f. Contrarlo di
Hoto. Per Hiposo, Calma, Tr^n-
quiOifà.
QUIETÉZZA. Chetezza. Astratto di
cheto.
WTEREN D'CARTA. Quinterno di
carta , cioè la QuinU parte del
quaderno. Ma per lo piti si prende
anche ^vQuademo.-^Quintemètt.
-Ouinternetto. Quantità di fogli di
carta piegati ed uniti « minore di
que\li,cbe compongono il quaderno.
WUzióN, f. Colezione e Colazione,
i Asciòlvere o Sciòlvere della roat-
^^na; la Merenda del giorno; e il
hsigno dopo cena. Onde sì può dir
Deoissimo Far colezione Unto ^lla
Gallina, prima del desinare, qoan-
^ n dopo pranzo , prima della ce-
'^3; e finalmente anche alla sera
quaDdo parcamente si mangi in
^cce di cenare. Il terniiae hologne-
ftS*'® solamente per la mattina.
vm. Colui, pronome di maschio
che si riferisce a Persona. Quegli,
"juche nel retto, si adopera an-
chene' casi obliqui.-Oa/ì— Cotet
® u 900 femminino. -^ Qlòur. -r i
Coloro, è il piar, di tutti e due i
generi. -* Si osservi che nel dial.
Boi. Qulù, QuU, Otifòur, sono ad-
operati in senso dispregiativo.
QUONIAM. Parola latina, e vale la
boi. Minchione, — Far al quoniam,
— Far il bue. Far lo gnorri , f in»
diano. Fingere d'ignorare. — Dar
in-t-eU quoniam. — Dar nel Ime,
Non intendere, oppure Ostinarsi
nell'ignoranza.
QUSÉ. V. Aqusé.
QUSTÙ. Costui. Pronome dimostrati-
vo, che serve al caso retto , ed a-
gti obbllqui del singolare. Que-
st'uomo; e dicest di Persona vici-
na , 0 davanti a chi si favella. -»
Qusti. ->- Costei, femminile di Co-
stui, e s'adopera nella medesima
maniera.— Qustour. — Costoro,
plur. serve ad ambi i generi. —
Costui e Costei s) riferiscono an-
cora a cose inanimate. — Dicesi
ancora Cotestui , Cotesti nel num.
del meno, e Cotestoro nel num.
plur. Ma piuttosto nel senso di Co-
testo, parlando di persona lontana.
QUTi , m. e f. Lo stesso che Dogai,
Y. -^ Quid, f. da Cotale. Cosa. Af'
fare. '-^ L' è una qutà, ch'm'in'
quieta. — È una cosa che mi af-
fligQe. — L'è una brutta gufa.— £
un brutto affare.
'QUTALAR. V. Voce riempitiva in so-
stituzione del vero termine, che
manea nel discorrere correttamen-
te. — • Qutalar una tavla , una
scranna, etz. — Acconciare ^ Ao^
comodare. V. Bagaiar.
^QUTALATA, n. IBagaUUa da mata.
62
HAD
450
BA6
B
R
.9 n. m. ÉR. Erre,n. f. Una delle
consonanti, che si dicono liquide»
dell'abbicci italiano. — Questa let-
. tera.sia semplice, sia raddoppia-
ta» si pronunzia dai bolognesi sem-
. pre con troppa forza. — He anche
lettera numerale » che vale Ottan-
ta, e con soprapposta orizzontale
Ottantamila r.
Ri. DA BÀ A RÒN. Modo proverbiale.
. CutUar» Savèir un cosaa da rd a
ròn, — DaWA alla Z. Cioè Dal
principio alla fine» — Siccome
Ronne è quella lettera segnata if
significante Hesporisorium , che si
mette in fine della Croce Santa »
. che s'insegna a' fanciulli; suppon-
go perciò che sia invalso un erro-
re di pronunzia, introdotto ancora
per raddolcirla, e che dapprima
si dicesse Da A a Hòn, cioè DalFA
sino a Honne.
*RAB\I, n. m. plur. Frittura di trippe
e polmone di bue.
RABÈSC, m. Babetco, m. Troncamen-
to di Arabeico. Lavoro di pittura ,
e d'intaglio, a foggia di foglie ao-
- cartocciate, di viticci, ed altre simi-
li cose. — Rnbèic tn-^aZ sottoscri'
vers\ — Ghirigoro , m. Tratteggio
0 intrecciatura di linee» che si fa
dopo la sottoscrizione del nome
in una lettera . 0 in una soprascrit-
ta. — Far di rabesc. — RdbC'
scare,
RABUCCÉTT. Tiahacchino. Piccolo fan-
ciullo. — tabacchino, Jtabacchiolo,
sono diminut. di Bnbacchio» che
s'n^nno in escimi significato.
RADCÈLLA. Radicchiclla. Radicchio
galnatico.
R.VDÈCC', m. Radicchio, m. Cicória»
Cicòrea, t. — Radicchio ortolano.
Radicchio campereccio,
RADIS. Radice. Ràdica, si dice a (piel-
la* della pianta» che rimane sotter-
ra. Il primo nel plur. fa Radid, il
secondo Radiche. -^Radit.^ Ha-
dice. Ràfano; Ràvano. Gli agricol-
tori non si accordano bene sol no-
me, e nel significato di %%nm,
di cui awene tante sorta. IJ*^»-
vòn. — Un poc d'smèint d'ndi-
sein ro88. * Un poco di senù & m-
dici, odi rafani rossi d'Africa.
— Radis plizzòuna. — Radice, 9
ramno stopposo. — JV in «cor
più né ram, né radis. V. Rébs(L^
Tùbero si chiama la radice di il-
cune piante , grossa e bernoccolu-
ta . ma non fatta a foglie come t'
cipolle. Tale è il Pomo di terra, il
Pero di terra, le Patate, il Tartu-
fo, e simili. — Ràdica si chiaoi
quella degli Anemoni.
•RADISAR. V. Attaccare, MetUn n-
dice.
*R.4DlSClN.n.m. Ravanello.
RAF. V. Re/:
RAFFA. f. (dal fr. Rafie). Quan<1o.jl
giuoco de' dadi » tutti e tre getiano
il ppnto eguale. Zara ìU\l. non è
l'equivalente, lo direi Baffa.
RAFFÉTT DA MÉSTER D' ALGNAl
Graffietto.
BAGAGNAR. V. Tnccagnar.
RAGAIA; RAGAIOLA. V. Amifiiar
dura.
RAGANÈLLA ».f. Ranfo. Rantolo, m-
Catarro che fa stridere la respira-
zione.
RAGAZZ» m. RAGAZZA» n.itoorazso.m.
Ragazza , f. Altri termini piii nobi-
li sono Donzello PulceUo 0 Pulzel-
BAH
451
RAM
lo, Garzone. 1 nomi di Ragazzo,
fanciullo» Bambino, ee. si confon-
dono nel parlar famigliare. V. Fan*
dsein. Tusètt. — Ragazza prendesi
eziandio neiruso comune perFan-
cialia, 0 Donna non ancor marita-
ta, che in ital. dicesi iVtt6t(e,roa
delle sole fanciulle : Fanciulla nù-
bile.in età nùòife, e dai giuristi
InìUta. ,
*RAGÀZZÀTÀ,n. f. Bambocciata, Fan-
ciuUafjine.
BAGAZZÉIDA. f. RagazzagUa, f. Aa-
gazzame , m.
'BAGAZZOL. m. OLA. f. Bambinello.
m.ellaj.
RAGGIRADÒUR. V. Cabalòn.
RAGIONATO , comunem. COMPUTE-
STA, Computista. Ragioniere. —
Farai cun^testa. — Eset^tar la
professione del ragioniere. — Ra-
gionalo è participio di Ragionare.
^ L' art dèi compufesta dicesi
Computisterìa. Ragionatoria non è
^ termine di lingua.
'RAGGIRAR, Aggirare; Raggirare:
Circuire.
RAGN. Bagrio.-^ Tèila d'ragn. —
%wo/eto, m. Ragnatela, i.^^ Al
^ è bòn d* cavar un ragn d' in- ^
uìms. — Knon ha tanto caldo,
(^k cuoca un uovo. Non sapere, o
hnpbiere cavare un ragno d'un
&t(co.— Ragn. — Parola del volgo.
— Ladroncello.
'^miK.n.r. Ragna.
HAGIJ, m. (dal fr. Ragout). Intingolo.
Manicaretto. ^
KAI.[/nacoMa eh' va a rai. — Una
cosa disordinala ; che va disordi-
ìiataìnenle sregolatamente.
^AlElNA.f. Reina, f. Carpione, m.
Pesce d'acqua dolce.
",m,Rame, m. Metallo di color
rosso. — / ram d' cuieina. — /
^mi di cucina. — Una cossa eh'
^ d'rani. — Una cosa che sa di
rame, vale Che eosta assai. —
Crèsser ram alla mèsquta.—Aggiu-
S^tfr legne al fuoco. Vale fomen-
^M' ira in altrui. — Ram, m. e
Rama, f. Ramo, m. e Rama, (.
dell' albero. Volgarmente in boi.
dicesi Brocca. V. — jAfcctarir i ram
infisse. — Rischiarare i rami tn-
follati. — Un alber pein d' ram,
— Un tUbero ramoso , ramoruto.
RAMA. f. per RAM D' ALRER. V. Ram,
— Uìia rama d'pur. — Una cioè-
cadi fiori. Ciocca dicesi di molli
fiori uniti a mazzo.— /^aima. Quan-
do non è tutta in rotondo.
RAMA. f. Rete di filo di ferro,o di ra-
me. — Ramata è Una specie di pa-
la tessuta di \incbi per ammazzar
gì k uccelli.
RAMADEINA . f. dim. d'rama. — Ra-,
micelio; Ramoscello; Ramucelio;
Ramuscello; Rametto, m. Ramicela
la, f. Dicesi ancora in boi. Bruccor
deina. »- Ramadeiwk è znche dim.
d' Rama. — Piccola rete di ferro.
RAMADURA DLA SCUFFIA. Gabbia e
Gabbino. Cosi chiamavano le cre^
staie un tessuto di til di ferro . di
cui si servivano per tener in sesto '
le creste.
RAM AIOLÀ, f. Èom(Uuolo, m. Cuc*
chiaio grande da tavola fatto a
guisa di mezza palla con manico
lungo , ad uso di prender ia mi-
'nestra.
RAMDÉLL, m. Pennecchio, m. Quella
quantità di lino . lana , o slmili .
che si mette sulla rocca per filarla.
— Ramdéll d' matiria. — Ramo di
pazzia. Aver un ramo di pazzia, o
di pazzo. La voce boi. in questo
caso significa Ramicelloi
RAMEIN DA SCÙFFIA, RAMÉJT. FU
di ferro coperto. Passaperla.
RAMEfNA. Méstola traforata da levar
la schiuma, che forma la carne»
bollendo nella pentola.
•RAMIOLA. n. f. Ralla. T. d'Agric.
RAMPANT D'UNA SCALA. Branca, e
Andare di scala. — La parte d'u-
na scala per la quale si sale da un
pianerottolo all'altro. Due andari
di scale comodissime. — Rampan-
te, agg. Si dice propriamente nel
blasone del lioue ritto iu su due
RAN
453
RAS
piedi di dietro in atto di nmpare,
• si direbbe anche di altri animali,
che abbian la rampa.
BAMPEIN, m. Rampino, Rampo, Un-
eino, Rafjio, m. — Gancio. Nome
generico di tutti i ferretti di me-
tallo fatti a uncino per appiccarvi
qualche cosa. Ganci da cammino,
da portiere» da quadri, ec— Man
fatti a rampein. — Vani fatte a
uncino^ flgurat. per Mani inclinate
a rubare.
BAMPÓN» m. Arpione, AppiceàgnO'
to, m. — Rampo, Rampone, ì^am-
picone. -* Arpionetto, dim.
RANDA. A RANDA A RANDA. A ran-
da a randa, avv. quasi in disuso;
dicesi meglio Rasei^te, Allato. Ben
accosto.
RANDLÉLNT, add. Pezzente. Straccio-
ne. Colle vesti lacere e cascanti.
RANÈLLA. Ranella, dim. di Rana. V.
Ranoce'. — Ranella, chiamasi la
Rana arborea^ che sale sugli albe*
ri a gracchiare.
RANG' (il G aspro, *Bon gutturale)
DI SULDÀ. Rancio. Porzione che si
dà a' soldati. — Rang' d' a$en. —
Ragghio, Raglio d' asino. — Rang'
d* asn n'va ài zil , e vòus d' mail
n'va a capétol. ^ Raglio d'asino
non arrivò mai al cielo.
RANGIAR, V. Ragghiare. Ragliare..
RANOCC. m. Rana, f. Ranocchio, m.
^Ranuzza, dim. — S't ranuce'
avessn i deint, quanta zèint i mur-
sgaren'..-^ La ranocchia non mor-
de, perchè non ha denti. Il cane
rode' l'osso, perchè noi pm in-
ghiottire.
^RANUCCIAR, n. m. Cercatore,o Ven-
ditore di ranocchi, — Ranucciar.
V. Tartaiar.
RANZ^add. Ràncido, Rancio, Ran-
'doso. Vieto, ìnoietito, — Inran-
zir , Dointar ranz. V. Ranzir. —
Butlirch'sa d'ranz. Butirro che
ha del rancio, rancioso. — Parola
ronza. — Parola antiquata; e con
voce j?pcca A rcaismo.
RANZINÉLLA , n. f. Galtuccio, n. m.
Sega a mano senza telaio di legno.
ma con manico.
RANZIR, INRANZIR, v. ltaMn,h
vietare. Divenir vieto, raocido.
Le mandorle, i pinocdii inoieta-
no. Carne salata, e invietala. Pa-
landosi però di carne ia boi. si di-
ce Savèir d' rumadg. V.
RANZÙfif. m. Ranciume. RanM-
me,m.
*RAPAREIN, n. m. Picchio muroiuo-
lo, volg. Raperino. — Boparein.
— Rampichino ; Cerzia.
RAPID,add. Ripido, Repente, AccU-
' w. Erto, Io stesso che al discen-
dere poi dicesi DecUve.
RAPPAB, RAPPARS', ARRAPPIR, e
ARRAPPARS', ARBAMP6ABS'. V.
quest' ultimo.
RAPÙNZEL. m. (dal lat. Rapunai!ba\
Raperonzo, e Raperònzolo. Eria
che si mangia in insalata.
'RAR, add. Jtaro; Bado , ed aacfce
Prezioso.
RARA. Arara. Spezie di gran pappap^
lo del Brasile di colori vivacissiol
RAS, add. Raso, agg. da Radere. Bo^-
ba rasa; Testa rasa. — Per sin-
Ut. vale spianato « pareggialo^^
io raxo , contrario di Colm."^
raso awerb. Nella misura al coloo
si può Usar frode , perciò ora» ^
recata a raso. — Ras. — Rato. Tes-
suto di seta.
RASA, f. Ragia, f. Umor viscoso eh ^
scé dal pino, e da altri alberi rf*
sinosi. Fùm d' rasa. — Ifc'jr^r
mo. — Ragia in iul. vale ancon
Astuzia , Inganno. Da questa w^
verrà forse l' antica frase boi. i<*
bèlla rasa, e cioè Con bella m««^
m. Con astuzia. MaeslrevolfM^t.
ec. — Cosi pure Far la r(U<^"
Fingere di non conoscere. ,
RASAR, V. Ratiere, v. e diccsi ^
similiL del Levare il colmo.
RASÓN. Ragione. - Rasòn maf
Rasòn stracca. — Ragion frio(^\
RASPAROLA DLA SPARtURA. f^^
màdia. Raspa. — Rasparoìa pr "
bòtt. — Rasièra, f.
AAT
4&S
lAS
ElÀSTÉLL, m. (da nattettut lat) Xo-
itnllo» e Rostro, Strumento di le-
gno 0 di ferro col qoale si sceve-
rano i sassi dalla terra . e la pascila
dalle biade.-/{a«téU d'lègn,d'ftrr,
eh' s' mett al port. — Cancello di
ferro, o di legno. Si dice ancora
RaslreUo^e Rastello.— CanceUa-
ta , è cbiasurìi di . cancelli ; Infer-
riata. Cosi Cancellala di ferro, si
dice a qaella inferriata che si met-
^e per chiusura alte cappelle delle
chiese. -A««h»r oùn un rastéll. —
Cancellare, — Punì d'férr, o frezz
eh' tin su in-t'i boston di fasti. -^
lancetta.
JASTLAR.v.lltt«frdlter«.Y.
R^STLETT. Denti della chiave. Tac-
Cile che sono nella tesU degli ih-
^m\ della chiave.
PASTURA. Rastrelliera. Arnese di
iegno fatto a scala a' pinoli, che si
conficca nel maro per traverso so-
pra la maogiatoia , per gettarvi so-
pra lo strame , che si d& alle
bestie.
RASUR. Rasoio, — Rasur eh' ha al
tai dòulz. — Rasoio dolae. Che ra-
Je bene. — Rasar eh' porta vi
5«« la barba. — Rasoio che leoa
oene. - Rasur eh' ha di deint. —
moio addentalo.
^TA,f che si dice ancora RATA-
PORZIÓN (dal lat. Ratoportìó). Ra-
^: Parte; Porzione.
*^ATn, f. (da Rapida lat.). Nome ge-
Derico usato in boi. per indicare
1^0 piano inclinato. Pendìo. Costa.
'*' Quando si riferisce al salire, in
^oi. Munti, Salida, in itaj. Monta-
^?. Sato. Erta. — Quanto si rife-
risce al discendere , in boi. dicesi
^^à, in ital. Scesa: Discesa: Chi-
^fi; Chinata.— Una ratta fadiffòu-
fa. ~- Una salita faticosa. — Una
*''J'fa dscomda. — Una montata
«two^CDote.— BaWa.sust. — Ogni e-
diremo della colonna. — Ratta,
^og.. f. Veloce. Dante poi l'adoperò
per Ripida. — Una cosso a ralla.
•^ ^ pendìo , avv. — 1 boi. hanno
anche la paMa Riba per Plam ith
ettnato: Coita. Usalo fa II termine
Ripa dall' Alighieri in qaesto signi-
fiato. — E cosi colla parola Wval i
boi. intendono Terreno a pendio.
^RiwU di fosst di arseli; direi
Ripa dei fosso, deU^ argine: perchè
Ritàle in ital. è agg. e vale quanto
Competitore in amore.
RAVAIAR. T. Squassar.
*RAVANÉLL . D. m. Ravanello.
RAVIOLA, f. Raviuolo, m. Vivanda
nota fatta con ricotta , cacio* nova,
crov « ec •
^RAZ (Z aspra). Jld^o. Raggio del
tote.— Raz. — Jtazzo (colla x di
snono dolce). Sorte di nioeo lavo«
rato , che si osa in occasione di fe«
ite di allegrezza. — Raz, per Ter*
nas.Y.
RAZA , n. f. (Z aspra). Razza. Sorte di
pesce di nare. — Raza dia roda. —
Razza, Razzo (col snono sottile).
È detto anche Raggio. — Raza. -*•
Rovo , o Rogo (coli* o stretto). Sor«
te di pruno del quale si valgono i
contadini per fortificare le siepi.
RAZAR (Z dolce). Roveto, Luogo pie-
no fii rovi.
*RAZfòN, n. f. Raneio, n, m. RasUone,
n. f.
RAZIRA (Z SLSptSi). Raggiera. Voce de-
gli argentieri. Quella parte dell' o-
stensorio ch'è fatta a foggia di rag-
gi. — Razira dia vlira, — Sfera
delVumerale. Raggi ricamati swl'a-
merale.
RAZZA (Z dolce). Razza , Schiatta,
Stirpe, Generazione, — Parlando
di famiglie, si dice ancora Progrem'^,
Casata, Casato, Prosapia, Lignag'
gio. Anche in boi. Cosai. —Razza d'
cavali, d'can. '-^ Razza di cavalli,
di cani, ecc. •— Èsser d'cottiv(o
razza. — Essere di mala , di eatti»
va razza , di tristo nidio. — Raz"
zoecia, peggior. — Razza. — Hoz-
?a, dicesi anche de^ìi uomini.—
Èsser tùli d' una razzo. — Esser
tulli di una stessa pannina , di un
medesimo pelame, ecc.. sempre in
RBC
454
BBD
mala parte.— Razza de can. Razza
sfundradòuna. Razza zuceareina.
— Razza di vipera. -~ Ch' razza
d*om è quèll? -^ IH che slampa è
colui? -^ Mettr is razza, '-^ Appa-
iare animaUp inteDdesi di vario
sesso. — Gabòiòn da razza, — Ap-
paiatoio, — Caoall da razza. •^
Stallone. — Asen, Cavali da razza,
— Asino , Cavallo emissario, —
Perders la razza, — Perdersi, Spe^
gnersi il seme,
RAZZADUR (Z dolce). RasUatoio, 0-
gni strumealo atto a raschiare. —
' — Razzadf4r di giardein. — RO'
stialoio,
^AZZADURA (Z dolce). Raschiatura,
Rwura, Raditura, Materia che si
leva in raschiaodo.
RAZZAR . y. (Z dolce). Raschiare , ed
anche Ràdere, v. Levar la superGcie
di checchessia con ferroso altra cosa
tagliente. — Razzar, o Razzar dri.
— Toccar leggiermente passando.
Toccar in pelle in pelle. Striscia-
re, o Sdrucciolare, — Razzar, per
simàit. Toccar superficialmente.
Dar rasente. — la balla dèi scciop
i razzò dri a una gan^fa, — La
palla gli rasentò una gamba. Op-
pure Diede rasente una gamba,
•^Al razzar del gaUein'. — Aaz-
zolare, — Razzar el boti, — Ra-
' schiare le botti col raschiatoio. —
Zapptar el boti. — Asciare le bot-
ti.'-Razzarci letterinrt-una scrit-
tura. ^ Radere le lettere,
BAZZÉINT (Z dolce). V. Vein,
RE, m. Rio, Rivo, Ruscello,
BÉ. Re. Titolo di sovrano. — ^na cas-
sa ch* va da rè- -~~ Una cosa die
va di rondone.'- Da ri a ron.
. V.fló.
RÉBSA. iV' in savèir più rèbsa, che
vale lo stesso che N' in savèir più
ne ram né radis,-^ Non saper più
novella d'alcuno, o d'alcuna cosa.
— N' i pinsar più rèbsa. — Non vi
pensar per nulla.
BECAPIT. Recàpito e Bicàpito. Indi-
rizzo. — Recapilo per Documento,
cioè Scrittore, Atti, e simili, noi
è di buona lingua.
RECC. Jitcco. — Recc magn, fieec iftur
dà. r- Ricco in canna. Riccone.
REDATTÒUR. Compilatore^Redaiton,
Redazione; Redigere; Bedatto sodu
tutte voci moderne portateci dii
franzesi. La nostra Uo^aa dod oe
aveva di bisogno , trovaodoTisi
Compilatore, e la voce proT. dil
greco Epitomalore. — Compilado-
ve. Redazione e Riduzione, ^q.
Ristretto: e con voci grechi; £j»I(h
go: Epitome. — Compilare, àw
Mettere, ridurre, distendere ia i-
scritto ; 0 anche in compendio; ed
in questo significato abbiamo ^
ziandio Compendiare, Abbremn,
e grecam. Epilogare ; ^làum k
poche parole uno scritto. Cosi A
participio Compilato, e nella se-
conda significazione EpHogal<ì:
Compendialo, — Redazione è ^ocf
lat. 11 ridurre. Redazione in ttni-
tu. — Redatore, Redatriee. Che re-
da. Erede. — Redato. ErediUio.
REDENZIÓN , f. Voce usata in (p^
modo A n*i è redenziòn.-!^^
e* è via : Non v' è modo. Non à
verso. Non e' è scampo.
REDER , V. Ridere . v. - Reder m i
anzel, — Ridere agli angeU. ^^
re senza saper di che. — T/wb»*
coaao in reder. — Metterla ifi W*»
in burla, in canzone.— A «'»? ^
reder; Aie poc da reder. - ^o* j
co<o da scherzare. — Aind fiini
garet del scarp. Dicesi di doDoa »
legrissima. È molto gaia, alUgn; '
Reder in-t-al mustazz, in-l-ol »
a un. -^ Re/farsi, RurUwsi di
cheduno, — E s' n' ho mega
d'un ch* ipiasa d' reder. — ^»
ho mica viso di ridente, ma
di sdegno , ec. — Si dice taoto
riso , che Mi sono riso. -^ ^
srà tncssa a reder quand l'hd rfì
i mi bi vers. — Ella si sarà n*
di me in veggendo i miei bei ver^
— Smasslars* dal reder. V. S«fl>
stare*.
1
REI
4£5
RBP
EDITAROLA. Erede. MUtkra, ll«-
dntrice. Reda.
EF. Voce usata in questo nolo pro-
verbio: 0 per ref, o per raff. -^ Di
nfa raffola ; o D< rùffoìa ràfoìa.
Cioè 0 a diritto, 0 a tarlo. A di»
ritto,oarùf}e8cio. In ogni modo.
A march diepeito.
ÉFFA. V. Loti,
BGAl. ^fjfOo. — Al turò priiN re-
Sfot. Maniera di dire onta in bolo-
gnese da chi pre$^ alcuno d'ao-
darlo a trovare. L'italiano dice: £
«» mn piacere per me il veder»
/a; Mi reca molto diletto il veder^
^. M'è cofjione di sommo contento
il miraHa.
EjALt. ntnàfilia. Qnello cbe si fftia-
flagna oltre la pattuita provvisio-
ne».-Wnif, fn boi. V.
ìEGGIMEINT. n. m. Reggimento. T.
milit.
EGNar , V. Betfnare. Possedere re-
m.-^ ÌJi dignità reale. (Non v'ha
Jerraine solo che la esorima come
Jn francese la royati/c).— Regna-
^. vale anche Dominare. Regnano
» "cnM nciroeeali. Regna la tal ma^
wftfl. Tnttavia in vece di dire: f,a
™wordon2o che renna fra gli aw-
J>»*; si dirà piuttosto : La discor-
mzn eh' è fra ali autori.
m. lieta, ^ Una eonna fatta a rèid.
-^ Amfafo. — Ciajvpar eun la
^fM. - Irretire . o Inreiire.
'«■''^'\. linea. — JAnea retta. — U-
^aweroa. — Linea verpendieola-
^f.sedì su in clii. Verticale se di
^ìi in su — Linea (Mligua. Incli-
nala. — fAnea orizzontale. In pìst-
"<) -/lèiflffl d'roba serètta.-^Linea.
''"1"». per ma<;$nor eie^nza ^\\
scittori dicono Verno. Onde PHn-
^ d'rèiga dicesi Capoverso e
mì)em. ed è it nostro /)a capo
j:''« Kn«a. — RMna. - Wi<yo . f
W1I0/9 , m. Quello di lesmo, o di
™<^t«llo. col quale si tirano le li-
J}^^ driUe.
^l'm.. ri. m. Regolo.
'*»='JGDU, n. f. flegoto; Norma.
RÈIN'DLASCHEINA» f . piar. JletM,
m. e nel pinr. h le Jteni, f . e i Jle*
ni, m.
RÉIV. Refs.-^ RMv dèldiaeel chiama-
no i conladiol li Cueeuia. Pianta
nota.
RELEQUIA. RéUg^Oa. ^ Mueirar una
eossa emod s'ia foss una releguia.
— Mostrar una cosa per Umbieco.
Mostrar checchessia con difficoltà
o per somma grazia.
RELIQUÀT.n. m. (dal fr. Reliquai).
Reliquia e Religua, n. f. Quello
che rimane di qnalunqne cosa si
sia. Spoglia; Residuo: Resto. — ii«-
Ugnato non si dice.
REMEL.n. m.' Cinica . Semola, n. f.
Aqua d'rèmol. — Colatura di cru-
sca di grano. — Rèmel gross. —
Cruseone. — Zu/gar a remlètt. —
Fare a cruseìtorella. Ginoco de'fen-
ciolii consistente in ricercare i da-
nari . nascosti in alcuni monticelli
di crusca . eletti a sorte.
REMINÀT. Remenato. La curvatura
d' un srand' arco di cerchio mino-
re della metà. Questo è il suo vero
significato in Architettura, e i boi.
pur dicono Far un are in-t-al re-
minàt, per significare un' arco mi-
nore del mezzo cerchio. — In boi.
questa voce /Geminai viene estesa
al Frontispizio sia rotondo , sia
anche ad angolo , e questo è quel
membro d' architettura , che si po-
ne in fronte, o sopra a porte, a fi-
nestre, e sui cornicioni delle fac-
ciate delle case . o chiese. E dal-
l' esser così in fronte Io chiamano
i muratori bolognesi anche Frun-
tòn.
RÈNDEH.v. Rèndere, y. per Resti-
tuire , per Fruttare , per Far dive-
nire, ee.
REPÉC (dal fr. Repic nel giuoco). Ri-
mando. — Far un repec. — Ren-
dere la pariglia. Cambio. Contrac-
cambio. Ma la voce boi. si usa sem-
pre in mala parte. Fare un ri-
mando,
REPETITA. Dar una repeHta, o Bu-
456
BIF
$eàr una répetUa.-^FarB una grU
data. Avere una gridata,
•REPÙBUCA. n. f. RepubhUca.
BÉSCA lypÉSS. Vtma del pesce dal
cape alla coda. Quelle piccole spi-
ne ebe si trovano in certi pesci
come tanti ossini acati e flessibili
diconsi ÌAiche. V. Speina, — Bèsca
dèi furmèint — Besta. Àriita, —
Utca. C la materia legnosa , die
cade dal lino o dalla canapa quan-
do si macinila. — furmHnt eh' a*
va la rèsea. — Fermento re$UUa.
RKSCÓN. V. Rwmòn.
BESPIRAR.T. Il0jp<rar0. ▼. Si dice
propriamente dell' Attrarre che
fanno gli animali l'aria estema in-
troducendola n^ polmoni , e fuori
di es»i con moto contrario riman-
dandola. — Etpirare. Significa
Mandar fuori l'aria inspirata. —
Inspirare è il contrario di Eipira^
re , e cioè Qnell' esercitare l' azione
del petto per cui mezzo l'aria vie-
ne ammessa ne' polmoni. — SonpU
rare. Mandar fuori sospiri. — ^•
rare. Tirare a sé, e mandar fuori
il fiato; ed in questo significato
vaie Respirare, Si prende ancora
semplicemente per Mandar fbora
il flato 0 l'alito, ed è sinonimo di
Inspirare, Finalmente Spirare di*
cesi anche per Morire, cioè Mandar
ftiori l'ultimo spirito. — Traspira-
re, ti mandar fuori le particelle ,
che debbono uscire da' corpi per
traspirazione. Il suo contrario è
Inaiare cioè Succiare. Attrarre l'u-
midità snaisa per l'aria, ciò cbe
fanno le foglie per mezzo de' pori.
— Aspirare. Non è della classe de*
suddetti vèrbi e significa Aftogna-
re. Desiderare e pretendere di con-
seguir checché sia. Anelar con pas-
sióne. — Cospirare . finalmente di-
cesi dell' Essere di uno stesso ani-
mo, d' una istessa volontà per
qualche disegno , sia buono • sia
cattivo.
BÉST DI ZUGADUR. Fondo di danari.
La èanea de'giuecatori, — Dicesi
poi Fare del retto, quando si gi»
cano i danari rimasti dafanU)!
.ffinocatore.
RESTA D' AI , D' ZIVÒLL. Resta. Cem
q|uantltA di cipolle, o d'agli iatitc-
ciati insieme ool gambo.
BBTEMTIVA. Ritenitwa. U fMoltà di
ritenere a memoria*
REZZ, n. m. Riccio, n. m. Scorza spi-
nosa delia castagna. — Bezz des-
ti. — Riccio. — Fare' i rexL - /•
n&neUare la chioma^ i eapeUi. -
Rezz purzMn. <- MUecio spinoio.
RÉZZ. add. Crespo, agg. — Caoi rea.
Barba rezza.-^ Capelli crespi Bar-
ba crespa.
RIATTAMÉINT. V. RiearsitaèinL Btf
nefle,
RIATTAR. V. RisarziK
RIBASS . n. m. Ribasso è voce deH'o*
so. Quella sorte di Seemeisnto
che si procede a fare nel .cooio.
allorché il creditore e il debitore
vendono a componimento. Adof«-
rando voci di lingea si diri iNotto-
sto Sbasso, DinUnuóone, Set»
mento. Riduzione, IHminmmitti'
— Ribasso avrii origine forse àib
parola fr. Pabnis.
RICIÓ. o RIGIOT. y. CunHntein.
RIDICUL, m. Borsa, dove le donoe
tengono il fazzoletto , ^ìikobr-
mente quando escono di ckl (^
franzesi chiamas. Ileffeiil». (picào*
la rete) da cui forse n'è venata IaJ
voce I>o1ognese, eh' è però pìi> M
- propriata).
RIDO, (parola frane. Rideeu).Cé
na. Tenda che fascia intono il l<
to. Il tutto insieme delle cor
diresi CorHnaqoia. V. PurHra
RlFLÉSS. n. m. RIFtGSSIÓN. n.
Riflessione, Considerazione tS.
— Riflesso non è osato suslant
mente da' buoni autori, ma vie
adoperato come aggettivo da
flettere, oppure sostantivo, tsi
significato di Rlv/srbeyamento: ^\
battimento della luce, quando 1*4*
ta da un corpo denso toma iwii^l
tro^ e dioesi anche Bifeseiotu,
467
BIF
vèfiero» ed ìd boL pure J^fHks dèi
lòtti. .
IFUGIARS', T. lUfinggin, f. Ricorre-
re per trovar saivessa. Cosi Rifug-
gente, RtfuffgUo» — BifuggUa. Lno-
go dove si può rifuggire. — At/vg»
giani noo si dice.
RIGADURA, n. f. Rigalura. Il tirar le
linee, ed aacbe il modo in che aon
tirate.
RIGAR. T. Bignre.
RtGHÈTT, D. m. dim. Regoletto*
RIGÒUR, D. m. Rigore.
mmòHS, add. Bigoroio. agg. Se-
vero.
liGURÓUSAMÉlNT. ayv, Rigorotameth
U. Aeremenie» Àgremente. ÀeprO'
nenie. Fieramente. Crudehtieute.
Meramente, avv.
}iXiRCAR,v. Oiservare. Notare. Co-
wscere. Risguardare. Considerare,
iiaminare. Disanànare. Pondera»
rt. (La parola hoì. è presa dalla fr.
^marquer). Rimarcare è tennloe.
€he spesso si seme, ma non é di
Crusca. Sono pure dell' uso le voci
ìiimarco sust. Bitnarchèvole , agg.
delle invece di Allievo » Importan-
za. Peso: ed in luogo di Rilevante,
^porta9ite, NotàltUe.
lilMBALL Riinàatzo. Il nsalUre di
qualsivoglia cosa , che nel muover*
si. trovando intoppo, rimbalzi e
feccia moto diverso dell'ordinario.
^mbalzo del paltone, della àigtia,
fatila pallottola.
RIMBALZ, V. Rimòall.
tilNBURSÀR, v. Rimborsare, v. Rimet-
tere nella borsa. — Rimborsare si
dice ancora II pagare, o resliluire
ii danaro a chi l' ha speso per le. —
Non si dice però Rimborso, ma Re-
stituzione. -- Rimborso è voce d* 0-
^ per Rimborsazione. Il ritornare
4 metter entro la borsa. — Rifòn-
^n e Bifusione non si dlcon nem*
n}«no per Restituire e Restituzio-
»«.W/bndenj, vale Tornare a fon-
dere : e Rifusione , V Atto di ri-
«ondere.
WMEBl. V. Medicamèint.
'RIMEOiAR » V. Rimediare. Por riparo,
riuifdio.
RINCAFUR AL TEIN. Rincappellare ,
v. ftimeiAere il fio vecchio oe'tini
con uva mosia.
BINCALZ. Rincalzo» Rincalzamento ,
m. — Rineatz del bòit. •« Bietta ,
che si mette dietro le botti perchè
. non rotolino.
RUSCALZAR* V. RinceÀzare, v. Met-
tere attorno a una cosa o terra, o
altro per fortificarla , o difenderla.
— Rincalzar la everta, i linzù. ^
Rincalzare la coperta, i lenzuo-
d'.eoc.
'RINCARIR, V. a. e n. Rincarare. JRin-
carire, v.
RmCHERSPAR» V. Incre^taree Ria-
crespare, v. Far crespe.
'RlNFERSGi. D. f. Rinfrescata.
'RliNFERSCAR. v. Rinfreseans.-^ Rith
fresi ars'. — Rinfrescarsi.
RIISFRÉSG.n. m. Stallaggio, n. m.
Quel che si paga all' osteria per
l'alloggio delle bestie. «— Ed anche
Rinfresco. Sorte di liquore.
RINGHIRA, n. f. Pogginolo, o. m. Rin-
ghièra, o. f. Sporto nella facciata
di una casa . sostenuto da pilastri
o peducci . circondati da una balau-
strata. — Ringhiera si prende an-
che per luogo dove si arringa, o
si parla pubblicamente. «- Balcone
di soUazzo , Terrazzino. — B<Ucor
naia. Lungo terrazzino , che rigira
intorno a un ediBzio, o ad una par-
te di esso. — - Balcone è lo stesso
che Finestra.
RINGLSS D'UNA MUR ÀI A. /ncamicia-
iura, n. f. Impallo^n. m.
RINGUSSAR UNA MURAIA. Incami-
ciare.
RIN VANGAR, v. ( per corruz. da Ai »-
vergare ). Rinvenire , Ritrovare ,
Rintracciare , Raccapezzare , v.
Rinvenire la quintessenza.
RIOL, n. m. Rivolo, n. m. (Picciol ri-
vo).— Riol d' aqua eh' còrr pr'el
slrd, quand al piov. — Rigagnolo.
•RirÈTER. V. Ripetere, RepUcare ,
Rinnovare , Riconoscere. ^ Ripeter
53
R1S
la 80 salut da una cava d'sangu.
— Riconoscere la propria salute
da una cacciata di sangue.
RIPETIZIÓN , n. f. Mostra a ripetizio-
ne. Oriuolo da tasca» che batte le
' ore. — - Ripetiziòn. — La lezione
ripetuta da chi supplisòe ai mae-
stro.
•RIPETITÒUR , n m. Ripetitore. Quel-
lo che ripete, cioè riouova le le-
zioni.
RIPUGNANZA. V. Avversiòn.
*RIS, n. m. Riso. Sorte di granaglia.
— Ris in cagnon. — Riso alla lodi-
giana. — Riso , per Ridere. Nel
plur. Risa.
'RISARÀ, n. f. Risaia. Terreno colti-
vato a riso.
'RISAROL, n. m. Custode della ri-
saia.
RISARZIMÉINT,D. m. Risarcimento,
Acconciamento. V. Runefic.
RISARZIR. V. Runiflcar.
RISEINA. Riso infranto.
•RISERVA, n. f. Riserva n. f. Riserbo,
n. m.
'RISERVA, add. Riservato.^ Cazza ri-
sèrva.— Randita. Caccia riservata.
RISG (o piuttosto Arrisg). Rischio ,
Risico, Perìcolo^Cimento. — A risg.
— Appena. — A risg a risg. — Ap-
pena appena.
•RISGAR, V. V. Arrisgar.
RISMA D' CARTA. Risma. Gran posta.
Voce de' cartieri.
RISÒN , n. m. Biso vestito , cioè col
guscio.
RISÓURSA, n. f. Risorsa. Voce del-
l' uso. Verso. Mezzo. Tutto quel che
si adopera , o a cui si ricorre per
superar qualche difficoltà, o per
levarsi da qualche impiccio. — Un
om eh' sa truvar del risòurs^pein
df'risòurs. — Uomo fecondò, ferti-
le neW ideare , nel trovar mezzi,
espedienti per sé o per altri. — A-
vèir del risòurs. — Racconciare
i fatti suoi; avere dei mezzi di ri-
sorgere. — Perdr ogni risòursa.
N'aver più nsùna risòursa. — Per-
dere ogni fior di verde.
458 Riv
RISPÉTT . n. m. m^tlo. -^ Cùn iv
spétt. Cùn bòn rispétt. Cùn rapili
parland. — Con sopportazione. Co%
buona sopportazione. Dicesi pet
chiedere scosa , o licenza avaoti dì
nominare alcuna cosa schifa , o
sozza.
RiSTRÉTT, n. m. Compendio, n. n.
Epitome , n. f. Opera ridotta a mi-
nor volume. -^ Sommario. Iodica-
zione in pochi termini delle princi-
pali cose contenute in un' open
— Ristretto, è termine geoerico,
applicabile non solo alle opere di
letteratura , ma ad ogni sorte di
materie. Sunto è molto affine a ^
stretto. — Transunto. Estratto bre-
ve. — Epilogo. Rreve ricapitoli*
zione delle cose dette. •* Riepik^
non si dice.
RISTRETTÉZZA, n. f. Penuria. hi^
canza di qualche cosa, Scarsem,
Risogoo.
RISVOLTA, n. f. Svolta, Sifimà^
Incurvatura, n. f. Strettito, ^>
n. m. Svoltamenlo. Luogo dove a
svolta.
RITGNIR , V., voce boi.; che none*'
volgo. Tenere, Riputare.
•RITRATT, n. m. Ritrailo, n. mt
gre , n. f. — Ed anche agg^
RITRATTAR, v. Ritrarre. RtpOJtt(f
in tela, o Scolpire in marno, ($>*
mili, l'effigie di qualchedano. - ,
Ritrarre aUla macchia. RiWTTe ?
mepaoria . senza V originale. - f^
trarsi. Fare il proprio riiraiw. -
Ritrattare si gnitìca Trattare di nno'
vo , o pure Stornare , Disdire.
•RIVA. V. Rivai.
•RIVA, per Màrgine, n. m. Esmli-
n. f. — L' era trop in riva oi e^
e al cascò zò. — Per essere w" *■
stremo margine del tetto ,9^^
pilo.
RIVAL , n. m. Ripa, n. f. Terreno c^ ,
serve d'argine, o di riparo.**^
vai — Rivale. Emulo, Cm^
d' amore,
• RIVERRER , n. m. Riverbero.
RIVIRA , n. f. Riviera. — Uh «« *
ROG
459
ROG
' e da rMra, V. Boto. «- Uu-
una oo$a per rivira. — ia-
r checchessia in mezzo* fuor di
10. — Èsser sèitnper per rivira,
'Mer sempre fra* piedi. Essere
irò.
IN. n. m. Bicino. Pianta dal cui
e si trae olio , di uso frequen*
010 nella medicina.
TTA,n. f. Jitcella.L'ordinazìo-
icritta, che lascia il medico. —
'del rizziti. — Ricettare.
ìTTORÌ,n. f. Ricevitoria. L'uf-
)> 0 luogo in cui siede il ricevi-
•»•
TTÒUR, n. ni. Ricevitore. Colui
ba carico di ricever danari per
lo del governo.
l CH' FA AL MÈSTER D' AL-
IM IN-T-AL PIULLAR. Trùcoio-
l^zzot d' preda. Accorc. da Jlfu-
»t. ^ Uuricciuolo di mattoni.
ILEIN. Piccai riccio di capelli ,
^tt Piccolo trùcciolo di legna-
lo.— Rizzulein, Rizzulòn, ag*.
oto per vezzo a persona ricciuta.
Recinto, Ricciutello.
ON. lì. m. Il maschio dellMniera
Da/ica.
^^t 0. f. Roba. Nome generalissi-
^che comprende merci, viveri,
)wii.— Vale ancora Patrimonio,
«*tìa, Ricchezze , Avere. — Rolh
t'iva vi a rabbia', ch'i tolen
»a-M ucc\ — Andar via a ruba.
m roba ruba? — Oh! eh' è ro-
^ (it rubello? Quando uno slrap-
'za, e manda a male alcun che.—
rrobba dsfatta. — Bestemmiare.
^ cose da non dire. — La robba
]J» /a roòòa. — La roda va alla
ba.
»n.m. iiòn/oto della morte. La
ce boi. verrà forse da floMco , Ro-
j •* Avèir al roc. — Avere il mn-
^- Esser presso al morire..
^A» n. f. Rocca, (coir o largo ).
^i^Ua , Fortezza. — Rocca.
'Rocco. Pezzo nel giuoco degli
cacchi.
•^A, n. f. (coir 0 aperto, pronun-
ziato quasi a). Bócca (colPo chiu-
so). Arnese sui quale le donne pon>
Sono lana , lino , o altra materia da
lare. — 11 nome di Conocchia è
usato dai toscani più propria-
mente per la Rocca col pennec"
chio avvoltovi attofmo ; ciò che
da' boi. dicesi Ruccd. -^ Roccata.
— Scartozz , Caplètt da ròcca. —
Cartoccio. Quella carta a foggia di
cartoccio . che tien sottoposto il
pennecchio in sulla rócca, perchè
non iscorra troppo. £ Cartòn da
ròcca. Quella carta o cartone sem-
plicemente piegato, fra cui si pone
il pennecchio per l'uso suddetto.—
La par una ròcca vsté. — Pare un
lucerniere. Dicesi di donna lunga e
magra. — InconoccMare. Avvolge-
re il pennecchio sulla rócca. Sconoc-
cfUare. Trar d'in sulla rócca il pen-
necchio, ii landò. •^Sconocchiatura.
Residuo dei pennecchio sulla rócca.
RODA, u. f. Ruota, e Rota. — La più '
Iresta roda dèi carr l'è quella eh*
zirla. — La più trista ruota del
carro sempre cigola o stride. Cbi
ha piii difetti più scagliasi su gli
altrui. — Al mond l'è una roda. —
Il mondo è fatto a scale, chi le
scende , e cìà le sale. — Far la ro-
da. — ' Pavoneggiarsi. Dicesì per
similit. — Le parti della ruota so-
no: il Mozzo: Raggi, o Razze; i
Quarti ; il Cerchione.
RÓGNA. Rogna. — Avèir dia rógna
cùn tìn, figurat. — Aver grosso ar-
nione con alcuno. Nemici che han
grosso rognone. — Antipsòrici, gr.
si chiamano i rimedi contro la ro-
gna , 0 la scabbia. — Psorocòmio.
Ospedale pei rognosi . lebbrosi. *—
Rimedi psòrici. Rimedi per guarire
le malattie della pelle. — Rógna
di alber. — Psoroma. Serie di li-
cheni che formano deHe croste. —
Erba dalla rógna. — Titimàlo. Er-
ba detta anche La^/arta,che dà un
latte caustico , il quale produce
sulla pelle delle bollicine somi-
glianti alla rogna.
Roa
ROLA. Tegghia, Vaso di rame piano ,
e stagnalo al di dentro, con orlo
aito due o tre dita attorno, dove si
caocono torte. ^
*BÒMB, 0. v. Rombo, pesce.
ROMBA. V. Armòur.
ROMPER . V. Rompere ; Spezzare ;
Fràngere ; infràngere e Infràgne-
re; Affràngere; Oiròmpere,'^ Rom-
per la tèsta, et icattel, al ehitta-
rein, la devoziòn, al mstir, ec. fi-
. guratam.«- Romper la testa. Torre
il capo altnU. Romper gli orecchi.
Infracidare, -^'Ròmpri bambuxz,
et scudéU. — > Rompere il fuscelli'
no. Adirarsi, e romper t' amici'
zia. <— Rompere' la téeia aitòurn
a cvélL -*- Applicarsi ecUdamente
attorno a qtialche cosa. -"• Ròmpr
al bèoer a una bistia. •— Romper
l\ acqua ad una bestia. — * Chi
ròmp paga e i tgduzz ein »u. —
Chi imbratta spazzi, e piii bassam.
Chi piscia rasciuga. •<- Ròmpr al
fil dèi dscòurs. •— Interrompe-
re. — Romper la giazza. — ikwi-
pere il ghiaccio o 't guado, figur.
— Una cosso fazil a ròmpers\ —
Una cosa fràgile. Frangibile. —
La porcellana è fragile. — FragU
Utà; Frangibilità.^ Frale, io stes-
so che Fràgile, e Fralezza sono
più del verso clie della prosa.
RÒMPTÉSTA. n. m. Rompicapo, n. m.
Persona molesta*
hOìASÀ. , n. l Ròmiee , n. f. Lepazio,
n. m. Erba sai valica nota.
RONCA. V. Rune/lètta.
RONDA. Ronda. — Far la ronda. —
Aliare. Aggirarsi inlorno a un luo-
go. -— Fìir la ronda. — • Andar a
ruota. Far ruota. Far le ruote. Di-
• cesi di queir aggirarsi che faano
per r aria gli uccelli.
RÒNDEN. Róndine e Ràndina.-^ Ron-
dinella, ditn.
ROSA. Rosa. — Ros raparein. — Rose
rampichine, rampanti, scandenti.
— Oh! adèss et-iein ros e fiur. —
Oh! adesso son rose e baccelli. —
D'culòur d' rosa. •» Rosàceo, agg.
460 BOX
— Culòur d^rosa slava, aòiaod-
Rosea ditawito,'- Èsser frèse m t
una rosa, — Esaeer fresco tw
sm aglio. ^ Dar la rosa ai puf
tanz. — Rosolare, V. AbbnttHr.
ROSBIF, dall'inglese Roaslbeef,ét
61 pronunzia Rosbif Carne di bue
arrostita.
*ROSP » BÓTT, n. m. Rospo, Mo.
ROSS, add. Rqmo. s^g.-^Dmm
ròss, — Arrossire; Arroison."
Far dointar ròesat férr, al rom,
eie. --'Arroveniare; Rovenlare;Far
rovente U (erro, il rame,»."
Doinlar ròss (parlandosi de' meul-
li, o simili infocali)— Arrotth^p
si — Tenzer cP ròss, — ^fTMMi".
Tingere o aspergere di rosso. E
cosi ArruMnaro e htubin4ut.\^
color di rubino. -^ Itnermig&ìft-
Far vermiglio. -— AnvMsart t
anche neutro e vale Aver color di
rubino. Esser vermiglio.— laiw-
giare. Tendere al color ros»;^
giallo rosseggia, ^ Uà firrtwi
— Vn ferro rovente. — Bòa » f
una brasa. Acceso. Infocato w ^
so. -^ A si vgnu ross, — La 6«J"'
ti corre su pel naso.
ROSTA, n. f. Ammasso. Hwdtdn.
Monte. — Far roeta. -^AoumUf-
si. AmmontieeHarsi. Avmsstorà.
ROTOLA DEL ZNOCC*. Rotei/*. ^'•
la, Chiòoola e Chiòvolo,
RÒTT. IkHUK Vento che dallo ttoBi-
co si manda fuori per la boco eoo
qualche forza.
RÒTT, add. IZo/lo, agg. Speliate '
Dar in ròUa, o Bar tu di roti "
Vemrt o Essere alle rotte. ^
irarsi^
RÓTTA , f. — Far la rótta. - Sfslsr
la neve , o Fare il sentiero spaj»^
do la neve. ^ Rotta di sM"
Ordine pel viaggio, e fermetséi
soldati,
•RÒUVRA . n. f. Rovere. Specie 4
quercia.
ROZZ, m. Mazao. Voce genCTÌca'»
molle cose legale insieme. Vn m^
zo di pezze, di stracci, di chiaa-
ftue
461
BUM
di uceeUL — IUmz d' tùrbel —
Pènzoto. Frolli di sorbo aaiU in-
sieme col gambi» ed appiecnU.
\mk m PAGM. Coccia; /mmoiidi-
2<(i; Sucidunm; SwUchme, — Boz-
2a dia lècltt. S^ramu/la. — Fòffu-
w e Fòrfitre. — Jio2za. — iiozxa.
Carofifiio. Cavallo inagro.
KUBEST. a<id. fiero, agg. — Uit om
rttOèlt. — {/omo ruueslo, fiero,
llìBlRA; BUfìiZZAI^. Nomi propri di
paesi, ma che adoperali nelte frasi
ti^unu, vagliooo ihi6ara. — >lf»-
^ar a rubira; a ruAiXAin. — Anr
'il^^U, lì. f. Boccata» — Taluno dice
aucbe BUCCIA.
i^CCHÉTT. itoceelio. Veste clericale
^ tela bianca. — Noi però non sa- 1
rerruno redarguiti se dall' uso uni- 1
^<^rsaie prendeesimo la voce Aoc- '
creilo, suli' esempio dei Cata e del
il^'CCU. Ruchetta, PianU che ba le
foglie di sa por acre come il ere-
Kiooe^e rì usa ia insalata. V. Au*
9hèUa,
RUDA. Menata» Novero, <— Una ru-
dàd'ptign.— (/na menala, un no-
vero di pugni.
l^ilDAR. V. Arrotare, Armotare,
'^t'DAR, Q. m. Fabbricatore di ruote,
it(lD£iN, n. m. BUOEINA. BUDELLA ,
D. m. Rotino »n. RotinatRutetta,
f- diou di Auola.
RUDELLA , n. i*. Ratetta,
RUDLELN, n. in. RotoUno, Rotoletto.
RliDLElNA. dim. d'Audetna. — Rotelr
Una, Roteltetta, dim» di Roielta. ^
Budlein' per la tòst, — GireUette,
hteUette. Penniti. PattiUt Pasti-
glie.
ilUlNAR, ARRUDLINAR. i?. Farro-
l^Uni, o rototeiH di qualtiaei ma-
teria pieghevole.
}(iDON,D.ni.BUDÓUNA,Q. f. Roto-
R«. n. m. accresci t. di ruota.
tUGA.Q f. Bruco» n. m. Eruca, n.
f- Baco , Verme. Spezie d' insetto
che rode principalmente la verdu-
n.'^Ruga per Strada, È questo un
ataniodi latinismo restato ai boL
Bel solo caso di parlar della Stra-
da, ove gli orefici hanno i loro
fondachi. — > Andar in-^la ruga di
urevè. Si trova seritto Aliga per
Via anche negli antichi scrittori.
RUGA . add. Bruciotato , agg. Guasto
e infetto da bruchi.
'RUGAR. V. Brunttar,
RUGHÈrTA. Eruca, Pianta detU vol-
garmente Ruchetta , Buca,
RUGNÒN. ormone e i4rgnone. — - Ro-
gnonata dicono i macellai. Tutta
quella parte, che contiene l' argoo-
ne. — Aoét'r i rugnon gru$$. —
Avere gH argnoni groiii. — Eaer
ricco sfondalo,
RUGNÒUS . add. Aognoso; Sca66io«o;
agg. — Un atber n<(jrnòiw.— » Un a^
6en» teo66<o«o.
RUGULÉTT D' ZÉINT. lHucchio di gen^
te. '^ Capannetta , dicesi poi per
Radunanza d' uomini discorrenti
fra loro in luogo pubblico. ^ ilu-
gulètt d* ragazz, «- Gerla di ro-
«70221.
RUIAMèiNT DEL BUDÉLL. GorgogUa-
mento. Gorgoglio,
RUIAR, V. Rugghiare e Ruggire, y.
È proprio il Mandar fuori la voce ,
che fa il liH)ne. Si è detto impro-
priamente del Cinghiale. E per si-
milit. del romore che fa il fuoco
ardendo in gran fiamma . del tuono
romoreggiando nelle nuvole, e si-
nailì. _ Al ruiardi con. o di gatt,
— Ringhiare. V. Yers. — Uuior et
budèlL Gorgogliare il corpo. E per
simìtit. Favellare in maniera che si
senta la voce, senza distinguere
parole.
RUIÓN. Borbottatore; Borbottone. -
RUMADG. Jltòddo. agg.— Savètrd'ru-
madg, — Saper di mucido, Dìcesi
dalla carne quando, vicina a putre-
farsi . acquista cattivo odore.
'RUMAGNOL. n. m. Aomagrntiolo. Sor-
te di panno grossolano.
'RUMAGNOL. add. Romagnuolo» Roma-
gnuolo , agg. Di Romagna.
RUMAGiNOLA. V. Vèint.
BUN
462
fiUS
BUUANZEINA, D. f. Rammanzo, Rab-
buffo, n. m. Rammanzina, Ripren-
sione» Gridata, d. f. — Far una ru"
manzeina. — Dare o fare una ram-
manzina, o un rammanzo. Fare
una bravata, una lavata di capo.
E eoo modi bassi. Fare una risci-
acquata, un rovescio. Risciacqua-
re un bucato. Rabbuffare. Dare u-
na buona stregghiatura , o una
buona mano di stregghia , una
canata , ec. — Ai fé una rur
manzeina alter che d' muscc*. —
Gli fece una risciacquata delle
buone.
RUMAR , V. Grufolare. Il razzolare de'
porci col grugno 0 grifo.
RUMATISM. Reumatismo. Si dice an-
cora da alenai Reumatalgia.— Rèu-
ma e. Rema è una specie di Flussio-
ne sulla gola, e sulla trachea arie-
ria , e dove provien la tosse : lo
stesso che Catarro, Infreddatura.
Dunque non è ben dello Reuma per
Reumatismo.
RUMGAR, V. Rugumare ; Ruminare ,
V. Far ritornare alla bocca il cibo
mandato nel primo stomaco non
masticalo, per masticarlo; ed è
proprio degli animali del pie fesso.
Ruminano i bovini, i pecorini, i
cammelli. — In senso fig. Rumi-
nar. — Ruminare.
RCmMA , CRECCA , ROZZA, n. f. Ca-
tarzo, n. m. immondizia. Roccia,
Sudiciume, cbe sta sopra qualsivo-
glia cosa. — Un giustacor ch'ave-
va quatter dida d' rùmma. — Una
giubba sopra cui era un palmo di
catarzo.
lRWCAK,s. Arrancare , ed anche Ron-
care, y. Nettar le biade dall'erba
disveglìendola colle mani.— Sar-
chiare. Ripulire dall'erbe salvati-
che tagliandole col sarchio.
RUNCHÉTT, n. m. Sarchio, n. m. Pic-
cola marra per uso di sarchiare.
RUNCHÉTTA. Róncola. Stmmento di
ferro adunco e tagliente con mani-
co corto da rimondar gli alberi, e
governar le siepi.
RUNDANEINA. n. t Rond»m,Mt
nella,
RUiNDANÉLL^ M AN6ANÉLL handOù.
Baston corto' piegato in areo et
serve per istrignere e serrar ben
le funi , colle quali si legano le so*
me 0 cose simili.— QuèUeh'i cu»
tadein metln al coti ai con. ^
Sbarra. — Cascar zò a rundanèlL
— Cadere a catafascio, a rvn^
collo, a scavezzacollo. — Preci|)i-
losamente.
RUNDÉCC, RUNDANEIN. RondimM.
Fuicino della rondine.
'RUNDÉCCIA, n. f. Ralestrwxio,fì.B.
augello.
'RUNDÓN, n. m. Rondone. — Bundòt
d' mar. — Pernice marina.
RUNFAR, v. (dal fr. Bonfler).im'
re, V. Romoreggiare cbe si /a oer
l'alitare in dormendo.
RUiNGIÓN. brocco. Pezzo di legno (ii
ardere.— Quando è arso dicesi k-
zo. Tizzone.
RUSÀ. V. Guazza.
RUSàR. Roselo» Luogo pieno di nsà.
,— Rosaio è la pianta di rose.
RUSC, m. Spazzatura, Scoviglit'^
mondizia che si toglie via io 't^\
za Udo. — Uettr in^t-al canlòn dfj
rùsc. — Mettere, Lasciare nel^-
menticatoio. — A n*i è nuc.^
Non v' è da dubitare. Non v'k da
farvi chiosa.
'RUSCAROL, n. m. Spazzatum, p .
con voce più elevata , Spoiànfi-
Colui che raccoglie la spazxaturj
per le vie.
RUSCAROLA, n. f. Cassetta da sparsa
tura.
RUSCÓN e RESCÓN , n. m. AIcodì in-
no il primo , altri il secondo tfmt*
ne : Il primo si riferisce a sIdìIhb'
dine di Rùsc e cioè Tutto il m^
suglio del grano, che si togiit ag-
l'aia. Il secondo viene da Hf*'"'
{Resta) e vale // resto del 9^^^
non spoglio della lisca, che rii^'
nelV aia. Grano vestito.
RDSGADUR . RUSGHEIN , n. m. Orv.-
Uno. Topo» n. m. Quel ferro •
RUS
463
BUZ
qpale sì nono rodendo i Tetri per
ridurli a destJDati contorDi : e si
rodoDO le poDie delle lastre di ve>
tro perchè s'ìnsìDOioo meglio ne'
piombi.
tUSGADURA. D. f Jtomra. n. l^^ Ra-
sura di iorcio,
RUSGaMÈINT, n. m. Boditnento. E
figurai Travaglio» Crucio itUemo.
USGAR , V. Ródere , v. -^ Rosicare è
voce dell'uso e vale AonccAìare ;
BoseccAtartf. Leggiermente rodere.
— il^im d'mar. aqua sala ch'ròu"
'{ja.— Acqua di mare, acqua salsa
mordente. — Diarrè eh' ròusga. —
tHarrea corrosiva.
ISGHEIN. Mordicamento. — Figa-
nt. Invidietia, Rabbiuzza, Tarlo»
Martello, Gelosia, Assillo di gelo-
sia. Frégolo di martello. Rancore.
Rt'SGNÒL. V. Lusgnól.
(iSGòN. Torso. Quel che rimane
delle fratte » come di pere e me-
le, dopo averne levata intorno la
polpa.
ROSOLI. n.m.«osoiio.
USÒN. V. JUalvòn. Papaver.
USPAR, V. Razzolare, v. E Rtupare
persimilit. si trova ancora osato
ìnsigDìficato di andar cercando al
tasto checché sia , mettendo sosso-
pra quello « a cui si va attorno. —
^mxirs in bisaeca. — Cercar de-
nari in saccoccicL E fig. Spender
^l proprio,
^VSSIOL. fmgoitno. Sorta di pesce
jiiinare.
'l'STEZZ. Tizzo, Tizzone. Pezzo di
'«Foo abbruciato da un lato. —
Tizzo rosso. — Cepperello innar-
sieciato. — Rustezz eh' ein bèin
padl — Tizzi, Carboni bene affoc-
^^iì, oppure Non bene , o non inte-
ramente affocati. — Lassa padir
9UÌ bacchett, qui rustezz. — La-
sciate affocar bene que' legnuzzi ,
Vie' tizzoni. — Tirar indri i ru-
i*?*^' *" Rimuovere i tizzoni. —
"'Zffor al fug. Mandar innanz i
^tezz. — Stuzzicare il fuoco. I-
'' ire i tizzoni perchè ardano. —
Cuoar i niHest. — Covar il fuoco.
Covar la cenere.
RUST6ÓN. Zoticone, Colicone, Sàtiro,
ZoUcaccio , Cotennone, Zotioonac-
cio. Scortese, Intrattanle.
RUSTICAL. Voce usaU da' boi. come
aggiunta a fari. La pari rusiicalt
e La pari dominicol . o padrunal,
per significare la Parte de' frutti
che tocca al mezzaiuolo , che in
ital. dicesi Parte colònica, opposta
alla Parte domenicale, che tocca al
padrone. — Rusticale y^ìt Rùstico:
Rusticano: Villano: Campereccio:
da contadino.
RUTTARS'. DVINTAR RÓTT. Imporrii'
re, V. Dicesi de' pannilinl , quando
si guastano per l'umido, che vi sia
rimase dentro. — Rusgars' vale
quasi lo stesso, preso però in senso
di Consumarsi.
'RUTTUHA . n. f. V. Roti, n. m.
RUTTZAMÉINT, n. m. Eruttazione, n.
f. 11 trar rutti.
RUTTZAR,v. Trar di rùtt. — Erut-
tare. Trar rutti. — * Arcoreggiare.
Mandar fuori datla bocca vento
con violenza, e turbamento di sto-
maco.
RÙVD, add. Rùvido, agg. Contrario di
liscio 0 di morbido.
RUVDÉZZA. Ruvidezza^ , Asprezza ,
Rozzezza , Scabrosità, n. f. Contra-
rio di Morbidezza.
*RUVRÉIDA, n. f. Rovereto, n. m.
*RUVRÓN , n. m. V. Ròuvra. Fig. Ru-
sticane, Rozzo, agg. ad uomo. V.
Rustgòn.
RUZEN. n. f. Rùggine, n. f. ** Culòur
d'ruzen. — Color róggio.
RUZNÉIKT , add. Rugginoso, agg. —
Pèir, Mèli ruznèinti. — Pera. Mela
ròggia.
RÙZZÉL. Curro. Grosso ruotolo di le-
gno, che si mette sotto le cose
gravi per farle piii agevolmente
scorrere da luogo a luogo. -^ Èssr
in-l-i rùzzeL — Essere in curro ,
iìg. Trovarsi in ìsiato d' esser pro-
mosso. — Torr in-t-i rùzzeL — Re-
carsi un sulle corna. Torre o pren-
SAG
464
SAC
derein ufio,Becarti in urto, in
ditpetio , in odio, «* Bùzzei d'pan,
n. m. — Piccia, d. f. Più pani aliac*
cali insieme. V. pra. — Rùzsel (U
ierrazsir. — Scòtola, n. f.
RUZZLAR^v. Voltolare, Ruzzolare,
V. — Ruzzlar za dal lèti. — Stra-
mazzare. — Ruzzlar zò dalla sca-
la. — Tombolare la scala. — In-t-
al vgnir zò dalla scala la s'inzam-
piò in-t'la vsleina , es ruzzlò fena
in fond. — Nello scefider la scala ,
inciampò nella ttesta, e la fonòtlò
tutta quanta. -« Rwizlar del m
sègn: Tirarli su tn-(-i neael-
Currare. Mancc^iar le pietre m
curri.
RUZZLOTT. Sdràeciùlo — Catrarà
a ruzzlutt. — Andar rotoUnd, hi-
tolone e Volloloni. Andar gA m-
zoloni.
*BUZZÓ(]S, add. Roccioso, Svctdo.
agg*
S
S
5 n. m. ÉSS ,S,n. t Esse letlera
consonante dell'alfabeto. — Presso
i romani era lettera numerate , lo
stesso che VII.
SABA. V. Savòur.
SABBIÓN, m. Sabbia, f. Sabbione,
m.-^Saòbiòn, m. Mascheracela,
f. — Sabbiùn è anche voce con
cui si burlano le brutte maschere,
che la plebe fiorentina dice Allòro
(coir ò aperto).
SABBIUNARA , f. Cava di sabbia.
SABBIUNEZZ. add. Arenoso, Renoso,
Sabbioso , Sabbiotioso , agg.
SABET, n. m. Sabato, e da alcuni
Sabbato, n. m. — Da Sabato viene
Sabatino, agg. Come ne viene il no-
me proprio Sabatino, eioè Nato in
sabato.
SABLA. Sciàbola. Sciabla. — Sabla
d' lègn eh' porta Tracccujnein. —
Frusta d' Arlecchino. — Sabel per
Gamb storti. — Bilie, n. f. plur.
— Avèir el sabel, Èssr monsù sa-
blé. — Esser bilenco. Sbilenco, A-
ver le bilie.
*SABLÈTT, n. m. dim. d' Sabla. Scia-
botetta, n. f.
•SABLOTT. n. m. Sciabolotlo.
SAC, n. m. Sacco, n. m. net num.
del piiifa Sacchi, m. e Som. l
•<- Sacchetto, Saceuccio; Sòaà:
Saccarello, dim. — PedsèUdèinc.
^ Pellicino. La estremità dfooii
de* sacchi. — Insaccare. Hrtlere
nel sacco. — Disaecare Cawr (fai
sacco. ■— Viver cun la Usta »**'
sac. — Procedere, Vivere o/Mw-
ca. Imbarcarsi, o porsi in ì/oIm
unza biscotto. ^ Sac vud en fi
star in pi. — La bocca ne porta le
gamfie. — Éssr un sacc d'oft. —
Ossacela senza polpa, •^f^f*'^'
ca , che qui solamente si fa fc^»'*
nino , dicesi dell' Adunarti It ma-
terie in alcuna parte del corpo k-
mano, come quando le ferite $»!•
date e non guarite rifanno ortoi-
tamente la marcia. Far taecma, o
sacco.
•SACCHÉGG'. n m. Saccheggio.
•SACCHEGGIAMÉINT, n. m, Sfl«w^
qiamenlo.
•SACCHEGGIAR, v. Saccheggiare.
•SACCHEIN, n. m. SACCHEINA, «^
Sacchetto, Sàccolo, n. w-SflccW/*
Sacchettina , n. f.
•SACCHÈTT . n. m. ÉTTA , n. t V. »'
chdn.
•SACCÓN . B. m. Saccone. - *<^^
SAG
4t6
SAL
Guardar iòti taocon. «- Mire,
Gìuurdare di toppiaUo.
^ACCÒUNA. V. GiaccAètia.
RACCOZZA , D. f. BUaccia.
ACCOZZ DA VIAZZ (da SacùcKet tr. )
BUacve, (, plur. Due borse gnodi
di cuoio «uaccate insieme ad una
larga coreggia.
ACCISSAR e SACCUSSARS'. v. Bal-
zellare, Andar ùaUeUonù di Uoilo.
Hiniacean,
5ACCUSSÓN. V. SaccusiotL
ACCUSSOTT , n. m. Balzo, d. m.
Scom, n. f.— Sinlir^ Aoéir di zac-
cussuU in-t'Una can^ozza, — > Tra-
àalzare. Balzare.
ADOC. V. Lo/yi. ^
AÈTTA, D. m. Fòlgore, n. m. ed ao-
cbe f. FtUmi9us , n. m. SaeUa, n. f.
- Saetta è uoa leggiera saia , lo
scolo. — Saetta folgore dieevasi
dagU aalichi. — Tirar del $aèlL^
folgorare; Fulnùnare; Folgoreg-
giare. ^L*è lira una eaèlta in-l-
la tòrr di Àsm, — È caduto un
fulmine nella torre A$ineUi , àa
purcosto la torre. — Saétta di' ar-
madura di cvert, — Bazza. Mona-
f^lieUo. Monachino, Nome di que'
Ugni, che servono a calzare i pun-
^0Di dei cavalletto da tetto.
SAGATTAR. SGAVAGWAR. V. Scio-
guatlare, dicesi propriamente Quel
diguazzare che si fa de' liquori ne'
vasi Don ioterameate pieni. Ma la
parola boi. vale piuttosto Agitare.
Hmvere in qua e in là. Dondolare,
^wtere. £ per similit. Disordina-
f^: Scompotre ; Ingarbugliare. V.
Sgaoagnar. — Sagalld. — Disor-
dinato. — Vers s<igaUd. — Versi
tHa( ìnessi ; male ordinati.
SAGHEUSTAN , n. m. SacrUtano, Sa-
Hf'iitano.
^AGllEKSTt. Sagrestia. — Al cala la
i^liersli, — La candela brucia, il
lempo se ne va.
»^^!AA,n. f. Forma, n. i. Modello,
lodine, Mòdano, n. ni. Norma e
f^sola materiale su cui si forma
alcoQ lavorio. — Sagoma è il Con-
trappeso della stadera. ^ Bèlla
, sagma. — Bella forma, -« Dar la
iogma,'^ Modellare,
'SAGKÀ, D. m. Sacralo. — I boi. T u-
saoo spesso per Cimitero, — Sa-
gra (in V al mg dia stréia), —
Bomba.
SAGRCIN. Zigrino, SorU di cuoio.
'SAGRESTA , n. m. Sagrisla.
SAIA D' SAGOVIA. Sala di Segovia,
*SAÌNA. V. AMOiHO.
SAIÈTTA. V. e dici SaèUa.
SAL (dal lau Sai). Sale, detto assolut.
vale Sol marino. — Bisogna ma-
gnar itisèm wta corba d' sol prema
d' cgnossr un. — Bisogna mangiar
molte moggia di «ole prima dm un
si conosca. '-' Trar su dòu gran
d'sal in-t-la caren.-^Insaleggiar la
carne. — Cavar al sai. — Dissa^
lare. — Mettr in sai. — Insalare,
— / «oli dèi corp. ^ Fluidi acri,
mordaci, e salsugginosi. — Bisó-
gna currèzer l' acrimonia di sali.
— Raddolcire l'acrimotàa delle
particelle salsugginose e pungenti
de'ftuidi.
SALA, n. f. Sala, n. f. volgarmente,
ed Asse, n. m. in buona lingua.
Quel legDO o ferro intorno al qua-
le si sostengono e girano le ruote.
-*- Cosdalelto. Pezzo di legno ca-
lettato sotto la sala per tenerla più
salda. — Sala. Stanza maggiore
della casa.
SALA, add. Salato, Insalato, agg.
— Sala murdèint. — Amaro di
sale, troppo salato. — V ha difle-
renza da Satolo a Insalato. Salalo
è Ciò cb' è di saper salso. Insalalo
Ciò in cui si è posto del sale. La
carne conservasi insalata. — Un*
insalata molto salala. — // brodo
aggiustatamente insalato non sa-
rà latolo di troppo.
SALAM. Sa/sicctollo. Specie di salume.
che si mangia per lo plìi crudo. V.
Salùm. — Que' pìccoli dadi di gras-
so che si mettono ne' salami dicon-
si Grasselli. — Cui dèi salam. —
Culada del salumc. — Cavar la
54
SAL
466
SAt
lazza al ialam, — Levar la lega-
tura al $€Uume.
SALAMANA. Alamanna. Seralaman-
na. Salamanna, Sorte d'ava bianca
grossa e dolce, nell'odore somi-
gliantissima air uva moscadella.
*SALAME1NA, add. Atta a far salami
Aggiunto di Carne,
SALAMELÉG. Salamalech. Voce tur-
chesca , e secondo noi voce scher-
zevole , che vaie >lddto; ma i bolo-
gnesi dicendo Far di salamalec,
intendono Far delle cerimonie, de'
complimenti, delle riverenze nel
salutare, e nell' accostare una per-
sona.
SALAMURIA (da Salamuria lat. de'
bassi secoli). Salamoia. Acqua in-
salata.
SALAR, V. Salare, Insalare, v. — So-
lar el-i-uliv. Indolcir le alive, indi
metterle nella salamoia. — Insalar
re , dicesi propriamente del Mante-
*i)ere in sale. — Salar poc. — > Insa-
leggiare, o Saleggiare. — SfUar
trop. — SoprassaUxre.
SALARA« n. f. Magazzino da sale.
Luogo di deposito del sale.
SALAREIN^ n. m. Bullettina, n. f.
Piccol chiodo. — Sotordn cùn la
tèsta d'ulton. — Farfalla.
'SALARI, n. m. Salario, n. m. Jtferce-
de, n. f.
'SALARIAR, V. Salariare, Stipen-
diare.
SALAROL, n. m. Saliera, n. f. Uten-
sile di legno a foggia di cassetta ,
che in alcune case -si usa per met-
tervi il sale.
'SALASS » n. m. Salasso. — 1 boi. di-
cono pili spesso Cava d'sangu,
'SALASSAR. V. Salassare.-^ La piii
dei boi. dice Cavar sangu.
SALCRAUT,n.m. Cavoli salati. Ca-
voli conci con aceto e sale all' uso
di Germania.
SALDA, n. f. kmido, n. m. — Salda
è poi l'amido sciolto nell'acqua,
e serve per tener distesi , e incar-
tati i pannilini. — SaMd è anche
termine piii esteso ad acqua, in cui
siasi disfatta colla, gomma, oit*
tre materie viscose e teoaci. -
Dar la salda. Insaldar. — inam'
dare.
SALDADUR , STAGNADUR. Saldatoio.
Strumento di rame per saldare.
'SALD ADURA, n. f. Saldatura.
'SALDAR, V. Saldare, Pareggiare %n
debito. — Dicesi anche del rìanire
. un pezzo di metallo all'altro colli
cosi detta Insaldatura.
SALEINA , n. f. Fior di sale. Sale nf>
finato. — Saleina da mettri ai uL
— Saliera. — SaUna è il loogo ove
si raffina il sale.
•SALG. V. Sels.
SALGA, n. f. Scucialo, Selciato, t
m. SeUdaia , n. f. PavimeDio o
strada coperta o lastricata di seid
0 sassi. — Lastricato , n. m. hn*
mento o strada coperta di pietre
dette lastre. — Ciottolato, d. m.
Pavimento o strada laslricaudi
sassi. — Mattonato ; Ammaiìfmbi.
D. m. Pavimento coperto di Datio*
•dL — Sa^a d'battù, o mi-
Battuto, n. m. — Cioitolala,^^
vaie Sassata. — l suddetti m
sono propri de' diversi Lastiioii.
tutta volta usasi geoerameole di di-
re Lastricato, Lastrico, Uiiricor
tura , e. g. Lastrico di maUoniper
coltello. — Lastrico di mttoni
commessi a squtidra zoppa. -* La*
stricM di strada. — Lastficaim
delle strade. — Pavitnento loiln*
calo di marmi , ec.
SALGAR D'SASS. Selciare: CioUohir
re; Acciottolare, v. — /««'mciart'
V. Da Selce, o Selice, quasi /ju»^'
ciare (che però non si dice). Val(
lo stesso. — D'masègna. — Mn'
eare. — D'pred.^" Ammattousrt
SALGHEIN. Selciatore. Quell'artefice
che acciottola le vie pubbliche. -
Lastricatore. Quegli che faciò««
mattoni o lastre di pietra.
'SALI , n. m. plur. T. med. Fiam0-
Salsa. V. Sol.
SALiDA. Sa/t£a. Contrario di Chim'
Scesa. V. natta. - Saiida M!^
SAR
469
8A8
ANTUCGIARl. d. f. SantoeMeria, V.
Santoce\
»AI\ZVÈ1S. Sangioveio, o. m. Sorta
d'ava, ed aoche il vi Ugno, che la
produce.
SAPlÈliNT.n.m. Sapiente,
AP1£NTÒN. n. m. Sapientissimo. Oot-
tisiimo. ^ Detto talora per ironia
Saccentone. Che presume di sapere
assai. Sputatondo, Pesamondi.
APONARU. Saponaria indiana, del-
la da' botanici Sapindo. Sapindus
saponaria. Lino. Pianta esotica di
cui ia corteccia o parte carnosa del
/rutto serve come il sapone per
putire argenti , e biancherie.
APOMÉA. Savonèa. Medicamento so-
lito usarsi nella tosse.
ìàQUAlÀDURA. n. f. SAQUAUMÉINT.
D. m. SeiaguaHamento. Diguazza-
mento. Dibattimento di liquore; e
Azione dello sciacquare.
•AQUAIAR, V. Sciaguattare, v. Dicesi
propriamente quel Diguazzare che
si h de' liquori ne' vasi non intera-
mente pieni, -^ Sciaguattò i catzo-
ni neW acqua del fiume. — Saqua-
wr. — Risciacquare. Battere o di-
guazzare alcuna cosa nell' acqua
per pulirla. -— Risciacquare t àie-
(ihieri. Sciacquare, Risciacquare la
60CC0. — Arsintar. Vale PuUre la-
«Wido e fregando. Non v' è il verbo
Hai. equivalente, e la voce boi.
pare corrotta dal fr. Rincer, Netto-
yf.' m lavane, et en froltant. -^Ar-
iinUur, fig. — Rifinire. Mettere in
cauivo Slato.
>AQUA10TT, n. m. L'azione del n-
'ciaquare. Ed ^oche Piccolo ri-
iciaquamento.
SàUABAN (dal fr. Char à bancs) , n.
, Bi. SarabaMno,
>-^RACCà. Salacca, pesce» che non
ba fiele; si pesca ne' mari della
Brettogna. — Saracca, voce del
^olgo, per Staffilata; Spalmata. Ed
anche per Sciàbola.
'ARASEINA (dal fr. Sarasine). — Sa-
^(^neseae Seracinesca, n. f. Qael-
la serratura di legname 0 ferro che
si fa ealare da alto a basso» per im-
pedire il passaggio alle acque , a-
gli animali, e simili. — Si dice ao*
che Cateratta; come Le Cateratte
delle trappole; di un sostegno i
d' una v€Lsca.
SAUASINAK. V. Ù.
SARAVALLAMÈlNT.59omifito./iot7<ilio.
Scompiglio. Sconcerto.
SARAVALLAR, v. Sgominare, Rovista-
re, V. Scompigliare. Mettere in con-
fusione.
SARDÈLLA. Sardella, Sardina. Plc-
ciol pesce di mare simile air acciu-
ga , che si pesca presso l' isola di
Sardegna. — Star strécc cm' è 'l
sardétL^ Esser serrati come le sav'
delle. — Sardéll, dicono i ragazzi
boi. alle staffilate. — Palmata,
SART, n. m. SARTA, n. f. Sarto e Sar^
tore, n. m. Sartora, n. f. Colui 0
Colei che fo i vestiti. — Sarta ò
voce dell'uso, ed è meglio lasciar
questo nome nel suo significato ,
massimamente nel plorale di Sar-
chie. Sartie o Sarte, che sono le
Corde delle vele del naviglio. —
Sartrice, quantunque si senta dire
comunemente , non è buona voce.
— Mandar un cùn al sart. — Man-
dar via uno con poco buona grò-
zia. — Pì-eda da sart. — Lardite,
f. T. de' naturalisti. Steatite fine ,
molle , e verdastra detta comune-
meute Pietra da sarti; Gesso da
sarti. Nel nostro commercio i bot-
tegai boi. la dicono Sapofiana, 0
Pietra di Roma.
SARTZAR, V. Lavorare, 0 Lavorac-
chiare da sarto. Lavorar da sarto ,
ma non esserlo.
SARUCCHEIN. Accappatoio. Manto di
panno lino. 0 dì cotone eh' è in-
crespato da capo e cuopre tutta
la persona , per uso di petti-
narsi,
SASS. Sasso. Pietra. — Sass viv. —
Ptelra, Selce viva. — Sass di cai-
zular. ~ Marmotta. Quel sasso su
cui i calzolai battono i cuoi per al-
lungarli, e distenderli, -i- 0 quèsi
SAV
470
SAV
0 di tois, — 0 vuo' questo, o vuo'
deUe pere.
SASSAR. V. A$$assare, t.— Una nuM-
sa d' ragazz han nu$d un can.
— Una frotta di ragazzi hanno
OBsassato un cane. — hvintar $<ui,
"— Imassare , n. p. Impietrire. Di-
. venir pietra; e Insaseare figarata-
mente Istupidire, divenire insen-
sato. S'è insekiiato per la maror
viglia.
*SATAGUANT> n. m. Voce bassa. Smor
riasèo. Plebeo.
SAVANAMÉINT , n. m. Agitamento.
JHmenamento. Dimenio. Scuoti'
menlo.
SAMAf^AR. Squassare. CroUare. Agi-
tare.
SAVÉiR, V. (da Saoir lat. rustico . o
da SiM)oir fr. ). Nella poesia si tro*
vera >Saver, e i' usò anche Dante.
— Il contrario ignorare. — N' sa-
vèir né d'te,nè d' me. "^ Non c^
. ver ne timor, ne tepore. Essere in-
sipido, scipito; e dicesi tanto delle
cose al proprio , quanto delle per-
sone al figurato. — Savèir d'ùnh
sa, d'<U, d'zioòUa, ec— Oleggiar
. di aglio, ec. Olire; Odorare: Sen-
tire di bruciaticcio, ec. — Saoèir
. d' mal. » Dispiacere. Sentir doglia,
, rammarico. Saper mate di una co-
. sa. — iV' savèir dir quatter parol
in cròus. N* savèir dir pappa in
trèi volt. — Non saper mezze te
messe. Sapere oAoer imparato due
B. Esser dotto in Buezio. Aver slvr
dialo in Btusmme. — N* in* vlèir
più savèir. strazza. — Non ne vo-
ter più caccia. — Saoèir o N' sa-
vèir quant para fan tri bu. — Sa-
pere, o Non sapere a quanti di è
san Biagio. Non saper quanti pie-
di entrino in una stivate. Saper
dove il diavolo tien.la coda. — Far
da savèiren. -« Fare il saputo , il
saccente. •— Savèir d'aqua. ^^Ac-
quacchiare. Perdere U sapore , il
gtfsto. — iV' savèir d<U nas alla
bócca. — Non saper più là.'^N' sa-
vèir in eh' mònd a s' sia. figurai.—
Navigare per perduto ; o Aver ^
duto la bussola. — fumar a »
vèir. — Bisapere. — N* sacèir ù
. al perchè, né ai pereòm. — Non
saper né clkè ■, o né perchè , né co-
me. — Savèir a pèit (per comizio-
ne ) e fònd; p. e. Ne m' negar, per-
chè al so a pèil e fònd , cmod l'(»
dò e cmod la sté. — Non mei ntgor
re, perchè io lo so per appello, e
per appunto. E la so tutta , e la to
coni' ella andò , e com'eUa sUlU.
SAVÓN(dal fr.^ Savon). Se^ue. -
Dar dèi savòn, figur. Insaponm.
Dar la quadra. Oppure lo modo
basso Dar la soia, t' allòdola; U-
gner gU stivali, o le carrucoU.
Cioè AdtUare.
SAVÒUK. Sapore e Savore. ^ ff me::
savòur. — Di mezzo sapore. Cbe
non è né agro, nò dolce.— Sooòiir.
Chiamano i boì.ii Mosto cotto a con-
sistenza di mele , con enUv pm
cotogni^pere, e scorze di cedro,ttt.
tagliati in pezzL — Sughi, — i)'
stocotlo a diminuzione di uo Meri»
a cui s' aggiunge piìi o ma ^
fior di farina per ispessirlo.-^
ba. — Sapa. Mostocotlo finekè dV
venga quasi nero. — Pevrà. ^^^
stocotlo al quale invece di firiM à
mette pan grattato, e molto p^-
Io darei ad esso il nome di h^ers-
da» giacché questa voce, m^ì^*
mente sinonimo di brodo, perchè
ci si metteva sempre il pepe, è on
abbandonata in tale slgniflcazioRe.
— Mustarda.^ — Mostarda non è
cbe Quel Savòur, che ho spiegati!
superìormeute , con aggiontoù
scorze di cedro , o di arando cao*
dite, e senapa. — Finora però boi
ho suggerito come chiamar deM»'
si in lingua italiana la voce suddi-
ta bolognese Sanòur. Dirò pertast»
che io non dubiterei nel nomiuHv
Sagore o Savore. A ciò mi spreta
r esempio portato dalla Crusca . ^
> to al solito dal Malmantile , t^
quale trovansi tante e tante ^
bolognesi tutte registrate nel ttct*
SBA
471
SBA
bolarìo della lingua, come potrà
ognuno convincersi, e come ho fatto
avvertire diverse volte. — Savore.
per similit. Cispa. Un par d* oC'
chiocci orlati di Savore.con addos*
to ad un tratto gU $quadema,
Malm.e Qui è detto scherzevolmen-
te per similit. A me sembra che io
vece di (7tapa, voglia Sat)ore indicare
Quell'orlo rosso, che 1 boi. chiama-
no Spagheti (plur.) , che si formano
aUembo delle palpebre ne' vecchi
pel continuo fregamento che fan-
nosi per asciugar la spessa lacri-
mazione degli occhi. Ed allor si che
^' ha similitudine col rosso del
Sapore.
SAVUlARD,n. m. Pasta reale. Pasta
dolce, quasi'simile al cantuccio, più
grande però e piti delicata.
SAVUNAR. Saponaio. Colui che fabbri-
ca , 0 vende Sapone,
SAVUIVÉnA , n. f. Saponetta, n. m. Si
prende comunem. per sapone piìi
gentile, e odoroso per la barba.
SAVUaiR UNA COSSA (dal fr. Sanour
rer). Assaporare t Assavorare , Sa^
pomre« v. — Da Assaporare viene
iuaporazione , f. Assaporamen'
^ lo.m.
*^AZ, n. m. Saggio» Esperimento,
Sperimento, n. m. Prova, n. f. —
Fùr al «az.— Far saggio, Confrùn-
tare , Assaggiare.
SfìACCALARAR, V. Ridere sconcia^
mente.
SBACCALARATA , n. t Scroscio di
riso.
SBACTÀ. Bacchettata. Colpo di bac-
chetta.
SBACTAR, V. Scudisciare e Scuritela-
re, V. Percuoter collo scudiscio. —
Sbactar la louna. — Morir di mat-
tana. Sonare a mattana. — Sba-
ctar la lana. — Scamatare.
'SBADÀ , add. Sbadato, Disattento. —
In boi. vale anche SoccAtuao.
SBàDACC. Sbadiglio. — Sbadacc' eh'
i' mettete in^t-al far di scao. —
tnca9tro.^'Sbadacc\Arsor, In ter-
mine d'arti.— S^o; Sfiatatoio. Fes-
sura lasciata, perchò o l'aria possa
sliatare, o il legno abbia campo di
gonflare, ec. — Lassar d'arsor in-
l'i ùss, indirei fnéster novi. — La^
sciar de' spiragli alle imposte degU
usci, delle finestre , ec. ^^ Spècolo
e Specillo. Nome che i chirurghi
danno a vari strumenti, i quali
servono a tener aperti gli occhi, la
bocca, affine di potere eseguire le
operazioni dell' arte loro. Dicesi
pili propriamente Sbarra, quanto
si mette alla bocca.
SBADACCIAMEINT. SbàdigUamento.
Sbadiglio ripetuto. .
SBADACCIAR, v. SbadigUare, v. Si
dice ancora Sbadacchiare , ma si-
gniOca piuttosto Sbadigliare inde-
centemente , aprendo la bocca
scompostamente. — V ha eziandio
la voce SbadigUacciare , ciò che i
bolognesi non esprimono che col-
l' aiuto d' un altro verbo Andar sb(y
dacciand : N' far che sbadacciar.
SBADACClARl , n. f. SbàdigUamento,
n. m. Sbadiglio continuato.
SBADAR, V. Socchiùden, v. ^ Lassa
l' usi sbadà, in fètsa. — Socchiw
dete lapofta.Lasciate la porta soc-
chiusa.
SBaDìLAR , V. Voce che manca nella
iing. ilal. e convien dire Levar la
terra col badile, ^- Se però v' ha
il verbo composto da tutti gli altri
strumenti per signiQcar 1' azione ,
che si fa con essi • perchè non si
potrebbe dire Sbadilare, o se si
credesse più correttamente Badila'
re, del pari, che si dice Vangare,
Zappare , Segare, ec. ?
SBAGNUQULAR, v. Sarebbe il verbo
Bagnuccolare , se pur si potesse di-
re per frequentat. di Bagnare, Fa»
re de'bagnuoli. Immerger pane neè-
V intinto.
SBAIAFFAR, y. millantare. Vantarsi.
Farsi grande. Frotiolare.
SBAiAFFATA , o SBAIAFFUNATA. mi-
lanteria. Schiamazzata.
SBAIAFFÒN. Gridatore, Schiamazza-
tore, Millantatore,
SBA
472
SBA
SBAIUCCAR» V. Slazzerare: Snoedoìa'
re; Sgattigliare. Voci basse. Andar
sborsando danaro. — Sb<tiuecar»
^ale ancora Guadagnar baiocchi.
SBALDARl. Sporcizia. Per lo più di
cose commestibili , acide , mal coi-
le « ec.
SBALERZ, add. Bieco, agg. — Sbaler-
zar$'. Ester sbalerz. — Imbiecare;
Sbiecare. Lo piegarsi , o curvarsi
delle assi o legni non molto grossi,
dopo che sono messi in opera. —
— Apparzar un' asta sbalerza. —
Sbiecare, vale ancora Pareggiare.
Rendere eguale una cosa bieca.
SBALERZARS'. V. Sbalerz.
SfiALI. ERRÓUR. Sbaglio. Abbaglio.
Errore. Fallo. Inganno. Abbaglia^
mento, — Sbali per Cambio. ^ Ga-
lantom , a m* ax\ ioli in thali. —
Galaniiwmìo^m'aisele preso in cam-
Ino. *— SbaU d'ièimp. <— Anacroni-
«rito. Paracronismo.^Sbali d'ièin-
gua. Sproposit — Scorrezione di
lingua. Farfallone. Sfarfallone.
Scerpellone. Strafalcione. Spropò-
sito. Si chiamano quelle voci cor^
rotte tanto ne' dialetti che nella
lingua italiana, che pur dovrebbero
riformarsi nella rifusione di un
Gran Dizionario. — Resipiscenza.
Riconoscimento dell' errore. Ritor-
no da male a bene.
SBALIAR , INGANNARS*. v. Sbagliare;
Equivocare ; Fare equivoco; PigHa-
re equivoco ; Ingannarsi ; Prender
errore; Errare, v. — Sbaliar la
etra. — Errare , Smarrire la stra-
da. — Sbaliar la vocaziòn. -— Ap'
pigliarsi male ad una intrapresa.
SBALLAR, V. Sballare, v. Disfar le
balle. — Sballar figurai. Crepare ,
Morire.
SBALLUTTAR,v. Pattare; Trabalza-
re. V. Mandar che che sia in qua e
in là cQn ischerno , e strapazzo.
Strabalzare. — l'è un om eh* s'
lassa sballutlar. — È uomo , che si
lAscia stram^nare a voglia altrui.
-^ Sballuttar. Ballottare. Mandare
a partito.
SBALLZAR , v. (con Z aspra). PoJleii-
giare. Dar alla palla, o al palleoe
mandandolo, e rimandandolo per
baia, e per avviare il giuoco.
SBALZ Batzo. -» Aspttar ia balla ol
tbatz. — - Aspettar la patta al bai'
zo, fig. Aspettar T occasione favo-
revole. — ù'prem sttalz. — W pri-
mo lancio ; A prima giunta. -
Sbalz del fabbric.-^ ^rtù.fro-
ietto. %
SBALZAR, v. (con Z dolce) Balzare.
V. li risaltare che fanno molli corpi
percossi in terra. — Sbalzar, v.
(con Z dolce) Sporgere, v. Uscir
checchessia del piano o del per-
pendicolo , ove sta affisso.
SBAMBULZAR, v. Esser aUenlato.ìa-
sco i rallentato. L'effetto delcocir
lente. -^ Lenteggiare. Cominciar ad
esser lente ; ed è V. d. 0. Esser ^\
tentalo. — Allargarsi; Distendem
dicesi de' vestiti, che coU' uso di-
vengono larghi.
'SBANC. SBASSAMÉINT» n. m. /i2^
samento , DibassamerUo. '^ fiirw
sbanc. — Operare un abbatuBt*"
to di terreno.
'SBANCAR « V. Abbassare, Diliotì^-
— Sbancar una cavdagna, untiti
zen» •— Abbassare un viottolo, vi
argine. Tagliare la sapeiiìcie del
terreno , per ridarlo pìii buso. S.
Abbassar.
SBANDEREN D' AQUA. V. Aqu^
SBAR, n. m. Sparo, u. m. Lo scirica-
re arme da fuoco.
SBARAIA. Metter, Lassar. Andar.t^
alla sbaraia. ^ MeUere, tofcianr.
allo scoperto; Alta scoperta; M-
l'aperto; Al sereno.-^ Taalo m
boi. che in itaL si usa ancora figo-
rata m. per Esporre al pericolo,
SBASÉ. SBATTI), add. da Sbaìto. al-
libito; InfraUto: Basito; SqualiKk'
Sbiadato; Sparuto; DereliUo,^
SBASIR, V. BasiM-e, Sbaire, Boire, l-
libbire, InfraUre, v. - Basirci^
che per Morire. Stentò ireoreffi^
ma che basisse.
SBASSAR, y. Abbassare e Sbausn
$BA
473
gBI
▼. S&atiare e Abba$iare un wmro»
un tetto, tale Scemare l'altezza.
SB ASUCCIAR, V. Baciuceare, BaduC"
chiare.
SBASUCCIÓN. aodafore^m. e Baeta-
irice, l Che si diletu di kmciare.
La voce boi. ò frequentativa e pò-
tPi bbe volgerai in Baeiuccalore,
SBATTER. V. Sbattere, Siuòlere. Agi-
tare. — Sbatter et man, — Batter,
Picchiar le mani. Applaudire, Sbat-
Ir etri 00. — Sbatter le uova . ma
meglio Dibattere le uova, -^ ila-
ber tji-lHii magnar. — Sbattere il
dente, ed anche Sbattere semplic.
— / pagn. — SewUiCiare, — Et
nui: i maron, — Abbacchiare. Bac^
chiare, ~- / ucc*'.— Battergli occhi.
— Sbattr i deint imèm per laji-
vra. — Bipercuotere i denti, — £Ì-i
ali. -^ Batter leali, W termine prò*
prio è Starnazzare, — Bazzticeare,
significa Percuotere ineieme; Sbat'
tere iìuietne, e si dice del vento
quando fii percuotere insieme le
frutu su gli alberi. — Cvéll addou
a àn. — Battere, — Del bàbbèi, fig.
Dir delle frottole, — L' on barbein.
— Pacchiare ; Dare il portante al
dente, -• Un cuitein d' pènna, -^
Spimacciare.
SBATTIHÉINT DL' AQUA. Dibainmen-
lo. Agitamento dell'acqua. In mare
direbbesi (hideggiamento, — Sbat*
timèint. — Sbattimento chiamano i
pittori r ombra, che vien cagiona-
la sa un piano dalla cosa dipinta.
SBATTRl D' UKÌi, Battuta, Picchiata
di mani,''' Far una ebatlri d*man,
— Battere palma a palma.
SBATTI), add. Sbattuto, la, agg. V.
Sbatter, — Sbatta per Sparuto ,
Sbiadato, V. Sbasé.
SBATTUCCIAR, SCAMPANLAR. v. Sbat-
tagliare, y. Non rIBnir mai di so-
nar le campane. Le campane delle
chiese di Bologna ad ogni po' po'
di festa durano a sbattagliar due
settimane.
SBATTUDA. Picchiata, Battuta. Per-
cossa.
3BAVACC1AR, i. imbavare, ▼. Im-
brattar di liava.
SBAZOFFIA. V. Bazoffia.
SBDAL. Spedale e Ospedale. NoeocO"
mio, gr. «^ Ospitale, sust. vale 0-
spizio e Ospitale, agg. di Colui che
osa ospitalità.
SBECAR, v. Sbiecare, v. Fare lo mo-
do che una cosa si trovi posta In
Isbleco. Tagliare ancora il canto
vivo in modo, che divenga bieco.
SBERL£F, Schianto, Squarcio. Strac»
do, -~ Sfregio. Taglio fauo altrui
sul viso.
SBEHLUCIAR, ▼. Questo verbo viene
da Ber tue. V. Sbirciare. Altudare.
Occiiiare. Avvisare, v. Guardare at-
tentamente. Fissar t' occhio come
firn quelli • che son di corta vista.
SBERLUCIÒN. Bircio. Che guarda tor-
to. Occhieggiatore,
'SBERR , n. m. Birro, Sbirro,
SBERTUNAR, v. Scapezzare, v. Tagliar
i rami all'albero inaino al tronco ,
che altrimenti dicesi Tagliar a co»
. rona, V. Aecavcazar.
SBI ANCHIZEIN. /m6<anealor0. Maestro
di dare il bianco alle muraglie.
SBIANCZADURA DLA TÈILA. imbian-
catura,
SBIANCZAR LA TÉiLA. /mMancA^re.
BiatwfUre. Imbiancare la tela. -—
Sbiancare , vale Impallidire. —
Biancheggiare significa Tendere al
bianco, o Mostrarsi bianco.
SBIASSUGAR, V. Biasciare. Biascica-
re, V. Propriamente è il mangiar di
chi non ha denti , o di chi ne ha
pochi. A questo verbo in bologne-
se si dà altro signiticato ancora,
ed è Quando si maslica il cibo,
anche da coloro, che hanno den-
ti, e se ne trangugia il suco, riget-
tando la parte grossolana e stop-
posa , che si potrebbe dire Masti'
cacchiare. — Smumiar è un altro
Biasciare. Vedilo.
SBiAVD , add. Sbiadato , Slavato , Di-
lavato, «- Per lo piìi dicesi de' co-
lori quando sono smorti.
SBIGNAR DI QUATTBELN. Slazzerare,
55
SBL
474
SBR
Snocciolare, Sgattigliare.UoAì bas-
si « che vagliono Sborsar danaro.
— Sùignarsla , Sfumare' . Torà al
du d'còpp, — Svignare, Scanio-
narsela, Netiare il paiuolo. Dar
delle calcagna. VoUar le calcagna.
Mostrar il calcagno. Sbiettare.
Spulezzare. Sbrìicare, Leppare.
Giocar di calcagna , o spadone.
Menar lo spadone a due gambe. In-
gambare. Far bruchi. Darla a gam-
be. Calcagnare. Arranchiare. Scac-
chiare. Battere il taccone , o le
calcagna. Rastiar via. Truccar via.
— Tutti idiotismi, da schivarsi, u-
sasi per dire Andar via. Fuggire ,
Batterseln.
SBINDAI , o. m. Pendaglio , o. m. e
Pendaglia, n. f. Cosa che pende.
SBiNDLAR, V. Star a sbindlon. —
Penzolare. Ciondolare. Penziglia-
re, y. Star penzoloni, o sospeso in
aria. -
SBINDLON. A SBINDLON. avv. Penzo-
lone; A dondoloni, avv. Si usa an-
che Pendolonè , add. — Al tein in
man un gatt a sbindlon. — Tiene
un gatto pendolonè in mano.'-^Anr
dar cùn et man a sbindlon. — Cam-
minar colle mani spenzoloni» o
ciondoloni , o penzolotii.
SB1Ó3S. V, Biòss.
SBIBRAIA. Birreria; SbirragUa.
'SBIRRATA , SBlRRARl , n. f. Cosa da
birri. Operare stranamente, o sfac*
ciaiamente.
SBIRRAZZOL. Birracchiolo.
SBIZARRIRS', V. Scapricciarsi e Sca-
pricdrsi.
•SBLACCA. V. Blaccòn.
SBLISGAMÉINT, n. m. Lubricità. La
qualità di ciò eh' è lubrico. Le an-
guille per la loro lubricità sfuggo-
no delle mani facilmente. — Sbli-
sgamèint dia tèrra. — Ltibrieità
del terreno.
SBLISGAR,^ V. Sdrucciolare. -^ SbU-
sgar d' sètta una scala, una cor-
da, ec. — Scorrere una scala, una
corda, ec. — Sblisgar un piali
d' in man. •— Fuggire un piatto di
mano. — Una cassa dov $e ibiesga,
o eh' sblesga. ^ Sdrucciolenle ,
Sdruccioloso, Lùbrico , Liscio. -^
Un trèin eh' sblesga. — Terreno
molliccio , molUccico. Strada mot'
Uccia. Via molUcica. — - Scivolare
è voce romanesca; e sarebbe me-
glio adoperarla nel proprio signi-
ficato di Fischiare o Sibilare del
serpe. Tullavolta essa è divenata
d' uso comunissimo.
SBLISGAROLA. o. f. Scorrimenio, d.
m. Lo sdrucciolare. — Far alla
sblisgarola, —> Fare sdrùcciolo. —
Finir la sblisgarola. — Finir V oc-
casione troppo facile.
SBLISGÒN, o. m. &irttceioto. Sentiere
che va alla china, dove con difficoltà
si può andare senza sdrucciolare.
SBLISGOTT, n. m. Sdrùcciolo. Sdruc-
ciolamento. Lo sdraodolare.
'SBOCCIA, n. f. Voce plebea. Combib-
bia, Gozzoviglia, n. f. Stravizzo,
n. m.
SBOLLA. Bolgia per Gonfiezza, IiUu-
mescenza.
SBORGNA, voce plebea. Ubbriacaiu-
ra. — Avèir la sborgna. — Essere
ubbriaco.
SBRAGHlRAMÉiNT.o. m. Cieakm,
n. f. Cicalamento, Cicateecio» Cica-
lio, n. m.
SBRAGHIRAR, v. Cicalare, che si
prende tanto per parlar troppo .
quanto per ridire i falli alimi. Ci-
calare gli altrui eegreti. -— Sbror
ghirar vuol anche dire Stare in a-
scolto de' segreti degli altri. — Si
dice in lingua ital. Treeeokure per
Fare la donnicciuola, o la zambrac-
ca: e Pettegoleggiare, per Seguiur
le pettegole. — Èsser sbraghirà. —
Essere osservato , tenuto di taira.
SBRAGUNZAR. v. Padrot»eggiare, v.
Far da padrone.
SBRAlAMÉiNT , n. m. Gridìo. Grido.
Gridamento, n. m. Gridata, d. f.
SBRAlAR,v. Gracchiare, Arrovellar
re , V. Alzar la voce e adirarsi.
SBBANZUGAB,?. Brancicaiv. Mantm
giare , V.
SBU
476
SBU
SBRANZUGÒN. BrancieaU/re, Rranci-
cone.
SBRAZZAR. V. Sbracciare, Cavar del
braccio. Sbracciarti. Scoprir le
braccia. — Sbrazzar la tèrra, —
Geitare o lanciare la terra colle
braccia. — Tèrra sbrazzd ir^t-Var-
zen. — Terra gettata in nUt or
(fine.
SBRIGAR , SPICCIAR , ▼. Sbrigare ,
Spicciare» y.-^ Dtibrigare è piut-
tosto Levar di briga. — Disbri'
go non si dice, ma bensì Spedi-
zione. Corso 0 DeBnizione degli
affari.
SBHINDAI. y. SbrindèU.
SBRIiNDALÀ. Làcero. Che casca a bra-
ni. Sbrandellato.
SBRINDALAR , v. Sbrandellare , ▼.
Mandare in brandelli.
SBRINDÉLL. Brandello, dim. di Bra»
no. È atidato tutto in brani. —
fì'aoèiren' sbrindélt in pi. — Non
se ne tener brano. Cascar a
brani.
SBRIS, add. Sbricio. Povero in canna.
Meschino. Abbniciato, Ano di da-
nari. Scusso.
SBRISLAR , V. Sbriciolare, y. Sbrìzza-
re. Sminuzzolare. Stritolare.
SBRODA. Broda. — Andar in sbroda»
o in sbroda d'fasù. — Andare in
brodetto. Andare in brodo. Prende-
re un grandissimo piacere.
*SBRUCCADURA, n. f. Diramazione. —
Sbruccadura, cosi cbiamansi an-
cora I rami troncati.
SBRUCCAR, V. Sbraììcare, Disramc^
re. Diramare, Potare i rami.
SBRUDAIAR, v. Imbrodolare, Imbrat-
tare, V.
SBRUDAIÓN. Brodolone. Imbrattatore.
SBRÙFF, SBRUFFOTT. Spruzzo, Sprùz-
zolo, Sbruffo. — E metafur. Pal-
mata , Ingoffo , Imbeccata. Dono
che si dà o sì riceve per vender la
giastizia , e per far monopolio.. —
L'ha ciappà un bòn sbrùff.—Ha pi-
gliano V ingoffo. — Dare la palma-
ta. Pigliar la imbeccata. E i boi.
dal franz. Vnzer la man ; Las-
tart' ùnzer la man. — Sbrùff ,
Sbruffa d'vèint. — Buffo, Colpo di
vento.
SBRUFFA, SBRUFFADEINi4. Zaffata.
Quel colpo che danno altrui talvol-
ta i liquori uscendo con furia in
gran copia , e all' improvviso : e
dicesi anche degli odori. -^Sbruffa
d' vein. — Fiato. Sbruffo. V atto
del mandare fuori per bocca il ven-
to cagionalo in corpo da soprabbon-
danza di vino. — Sbruffa. — Sbruf-
fo. Certa quantità di vino gettato
con impeto dalla bocca contro qual-
che cosa.
SBRUFFAR . v. Sbruffare. Spruzzar
colla bocca. — Aspergere. Bagnare
e spruzzar leggiermente. Irrorare.
Spruzzolare. Inrugiadare. Cospèr-
gere.
SBRtlFFOTT. V. Sbrùff.
SBRULLÀ, add. Brullo, agg, Privo di
spoglie 0 di danaro.
SBRUZZAR, V. SbonzoUtre, v. Aprirsi
le^ muraglie , e simili. — Sbruzzar
zò una massa d' legna, d'sass, ec.
—Sbonzolare.— Al sbruzzar zò dia
tèrra. — Lo scoscendere ; Il diroc-
care del terreno. Cosi dicesi ScO'
scendimento della tetTa— Al sbruz-
zar zò dèi fus, che dal volgo dicesi
meno pulitamente Cagar. — Scoc-
care. — Sbruzzar. — Carreggiare.
Condurre il baroccio.
SBVAZZAMÉINT, n. m. Sbevazzamen-
io, n. m. Beveria, n. f. L'azione di
bere spesso.
SBVAZZAR , V. Sbevazzare. Bere spes*
so , ma non in gran quantità per
volta.
SBUCCÀ , add. Sboccato. Fig. Uomo di
lingua sfrenatissima.
SBUCCIADURA Sbroccatura. 1/ ope-
zione dello sbreccare la seia i>iil
guindolo , ed anche Lo sbrocco che
se ne cava.
SBUCCIAR. V. Sbroccare, v. Lei^areil
brocco della seta sul guindolo.
SBUFFUNZAR, BUFFUNAR, V. Motteg-
giar per offendere, SboHoneggiare
Berteggiare. — Buffonare. Fare il
SBn
476
SCA
baffone. — Bufonchiare. Borbot-
tare.
SBUIINTAR,v. Scottare con acqua boi"
lente, — Sfmiintar un purzèlL -<»
AbOruciare il porco. Scollarlo per
pelarlo. — Sbuiinld. — Scottalo. —
imboglientato fu dello aoiic., ma
per Bollente.
SBURDELZAR, v. Ruzzare. Sbordella-
re. Scfierzare. Trastullarsi. Fare
il bordello , o del bordello. -* Bor-
'^ dettare y vale Stare in bordello.
SBURDELZÓN.BURDLÒN. Scherzato-
re. Buzzante.
•SBORGARS', V. Spurgarsi. Far forza
colle fauci di irar fuori il catarro
dal peno. — Vale anche Purgarsi
delle superfluità.
SBURGIUL, n. m. Acquerello ,xk. ir.
Vino delle cent' una bolli , cioè de-
bolissimo.
SBURSAROL. Borsaiuòlo. Tagliaborse.
SBURZIGULAMÉlìNT. Brulichio.
' SBURZIGULAR, v. Muòvere, Commuò-
vere , Agitare , ▼.
SBURZIGULEIN. — Aveir i sburzigu-
lein in^t'Cl dida. — Aver l'unghie C'
la. — V. Burzigulein.
SBUSAMAR, Y. Bucherare, Bucherei-
lare, Bucacchiare, Pertugiare, v.
Forare con ispessi piccoli buchi.
— Sbusamars*. ■— / legnami in-
tarlano. Le fave, i piselli, e gli al-
tri legumi bacano , intoncfUano,
gorgogliano. — l grani intignano.
— l panni, ec. intignano. V. Tar-
mar. Tarular.
SBUSiNAMÉlNT. Bucinamento. —Sfnh
sinamèint, — Bisbiglio, Bisbiglìo,
BuzzichtOi Mormorio che d'alcuna
cosa nascosamente si fa. — Di qui
Bisbigliatore , Bisbigliatòrio , ec.
de'cjuali in boi. non havvi equiva-
ler! li.
SBUSINAR, V. fittcinar^. Buzzicare,
V. Andar dicendo riserbalamente ,
con riguardo. — Bisbigliare. Favel-
lar pian piano. — Buccinare , vale
Trombettare,
SBUSMAR, V. Sbozzimare, v. Cavar la
bozzima.
SBUZZA. Luchèra. Aria di ^so. — Al
teimp ha bona sbuzza. — li tempo
ha Imona luchera. Quando mostra
all' apparenza di voler ess^ bello,
e sereno.
SBUZZADURA , n. f. Sbuceiamento.
Scalfittura leggera. V. Sgurbvk-
dura,
SBUZZAR e SBUZZARS'. y. Sbucciart
o Sbucciarsi. — Sbuzzan* una
man , una gamba. — ^mcciarà
una mano, una gamba, vale Scoi^
ticarn — Cosi per aoalog. S6tfz-
zar un spiguel d' una muraia,
d' una tavla , ec. Sbwxiare «a
muro, una tavola, ec. V. SguHriO'
dura.
SCABÙFF. V. Scuplòtt.
SCACC. Scacchi, n. m. pi. (da Sehaek
voce originaria cbinese, da dove ci
viene questo giuoco). —Zugar a
scacc. — Giocare a scacchi,'- Pos-
$ar battaglia. Diceai della prima
mossa di una pedina quando fa due
passi.
SCACCHIRA. n. f. Scacchiera, n.f e
Scacchiera , n. m. Quella tavola
scaccata, che ha 64 case» sopn la
quale si giunca agli scacchi. — I
francesi hanno altro termìDe Jte-
mter. che io adatterei al giuoco del-
la dama.
8CÀpGR, verbo proveniente da .Va-
do wr. Aver prurito. Prùdere. Piz-
zicare. Ma in boi. ò usato meta-
foric. — A m' scad la lèingua; A
m* scadeva la lèingua de diri. -*
La Hngua aveva prurito di dire.
— A m' scadeva et tiMui. — Avee*
prurito nelle mani. Cioè di basto-
nare, ec. — Scader, vale anche &«•
dere. Termine mercantile , che si-
gnifica Arrivare il termine di nn
pagamento.
SCADNAZZAR , V. Scuotere, e Tirare
avanti indietro il catetuucia. -^
Dscadnazzar. — Trarre ti ea/em^
ciò , o chiavistello.,
SCADÓUR, n. f, Prunto, Prudore, a
m. Prurigine » n. f. Avèir scadònr-
— Prùdere; Prurire, v. — Vna coy
8CA
477
8CA
$a eh' fa tcodòtir. -« PrwrigUioio,
agg..
CADUN. Voce aotka. Cia$euno, Ca^
dauno • Ognuno*
AF. V. Schece'.
AFFETTA. RastrelUera. Arnese di
teguo fatto a guisa di scala a piuo-
li , dove si tengoDO ie stoviglie. —
Scaffeii di aUar. — ScaUnù -^
Scaffèll, f. dii piaa.— Scaffale,
D. ED.
:aFFLARS\v. VagUarai. Abburrat-
larsi , Dimenarsi o Scootorcersi ,
code fregarsi col vestito per pru-
dore» o per puntura d' insetto mo-
:agaÌ. SGAGAIEIN. voci basse. V.
Bagai,
:AGAZZA.o.f. (Voce bassa). lkil<<-
foffia*; pure voce bassa. Paura,
«AGN. add. Guizzo, agg. Corpo vuo-
to.-^ L'ha lapanza scagna eh' la
par un tamUur dàcurdà, -»> Ha il
wntre guizzo, che pare un <atii6u-
ro stemperalo,
:aGNUZZANT« m. TA. f. PezzenU,
DI, Pezzenta , f. Che va pezaendo.
^AIA » n. f. Pietra focaia. — Scota
dèi pèu, dèi àerpèini. --^ Scaglia
e Sqitama. Quest' ultima voce ò più
nobile e piìi usitata.
CAIaR, V. Scagliare, v. Levar la sca-
glia al pesce. — Scafar una preda ,
al marem. — Levare le sectgUe. —
Scagliare, vaie ancora Lanciare. À-
gitare,
CAIOLA»n. f. Pietra speditore. Se-
lenite. Specchio d'asino; a volgami.
ScagliuokL Gesso in faide cristal-
lizzato.
CAIÒN OLA CALZÉTTA. JlTandorto
delle calzette. — Scat'on del brag.
— Fondi. — Scaiòn d' tèrra, per
similit. Pezzo di terreno: Angola di
tetra.
CALA. Scala. Scala stabile di pietra,
0 di legno. -^ Scala a lumaga. —
Scala a chiòcciola.'^ Scala a man.
"- Scala portatile. — Dóppia a
man. •* Scala portatile con ero-
ciato. — Da pira. — Scala a piuo-
èL — Sealòuna, f. e Scatòn, ulSco-
Iona, f. Scala grande.
SCALASTRA , add. Sgangherato. Una
sedia, una tavola sgangherata,
SCALO. Scalco. Quegli che mette in
ordine le vivande.— Scoic delpru^
ze$»iòn. — Bamarro.
SCALDAFl. Caldanlno. ^ Comare ,
dicesi a un vaso di metallo pieno
d' acqua calda per riscaldarsi i pie-
di, particolarmente in carroua viag-
giando.
SCALDASCRANN. Frustamattoni.
SCALDATORI. Scaldatolo. Sunza co«
mune de* conventi, dov'è il cam-
mino.
'SCaLDAVIVAND, n. m. SORA. n. f.
Sc'a/davioaii/ie.
SCaLOEIN. Laveggio. Vasetto col ma-
nico» nel quale si mette fuoco per
riscaldarsi le mani. — Vudar un
scaldein. — Versare un laveggio di
fuoco, di cenere. — Arbaltar, Ar-
versars' un scaldein. — Ribaltare:
Rovesciare un laveggio.
*$CMtTTk,n.t. Scaletta.
SCALFAROTT. Scarferone. Stivaletto
da vestire la gamba.
*SCAL1NA . n. f. Scalèa. Ordine di
gradi avanti ad alcun edificio. Con
voce de' disegnatori dicesi anche
Scalinata, e Scalerò, susL plur.
SCALI R. Staggio. Rastone sopra fi
quale si reggono gli scalini delle
scale a pinoli.
SCALMANA. Scannana e Scalmana.
SCALMANA, add. Scarmanato e Scal-
manato , agg. Che ha preso la scar^
mana ; dal verbo Scarmanare ,
Scarmanarsi , in boi. Seaimo-
nars'.
SCALMEIN. SAVÉIR D' SCALMEIN ,
AVEIR AL SCALMEIN. Forse da
Scalmana; dicesi di presciutto o
altro salato , che abbia il puzzo di
mucido. Saper di ritealdato.
SCALÓGNA, n. f. Scatogtio, n. m. e
Scalogne, n. f.; da Ascalone, castel*-
lo in Giudea. Agrume noto simile
alla cipolla.
SCALÓN. Y. Arpèig.
se A
478
SC4
SCALTRIZZAB, v.Jtfaiilrti{)rtore,T. Mal-
menare colle mani le cose.
SCALV DEL CAMIS. parato , n. m. E
Scollo , voce deiruso. Apertura da
collo delle camicie da donna. —
Scalvar et carni». Potrà àìtsi Scol-
lare le camicie. Quando sia nella
. parte superiore. — Scalvar usasi
anche generalmente per Tagliare
a schimbescio , Incavando quella
parte della camicia e delle vesti
sotto le ascelle, perchè s'accatti me-
glio alla rotondità del braccio.
SCALVAR I ALBER. Scoronare, v. Ta-
• gliare a corona gli alberi. La voce
boi. è presa in significazione figu-
. rata Render caloo V albero , assomi-
gliando i rami ai capelli dell'uomo.
Direi perciò Decalvare o Dicalvo'
re. — Userei il verbo Scapezzare e
Scapitozzare per Quando si fa l'o-
perazione di tagliare il tronco del-
l'albero ad una data altezza, ciò
che si pratica allorché dal vivaio si
trasporta al luogo di sua stabile re-
sidenza. — Scalvar el camis. V.
. Scalv.
SCALUNAR. V. Arpgar.
SCALZACAN. Scalzacane. ScalzagattL
Mascalzone.
SCAMBI. V. Cambi.
SCAMBIÈTT. Scambietto. Salto.— Fare
di scambictt.^' Scambiettare. Fare
scambietli.
SCAMPANLAR , e SCAMPANZAR , v.
Scampanare. Fare un gran sonar di
• campane. V. Sbattucciar.
SCAMPLÙZZ, n. m. Scampolo. Pezzo
di panno o d' altro drappo di due
o tre braccia al più; avanzo dalla
pezza. — In boi. dicesi Cavèzz allo
. Scampolo, ma la voce boi. vale
anche per una misura maggiore
delle tre ed alle volte anche del-
le sei braccia. — - Scampolo si usa
ancora per Avanzo , Rimasuglio
' di checchessia.
SCANDÀ. V. Bianc.
•SCANNACAPÒN , n. m. Uomo riguar-
doso. Guardingo in tutto. ~- Speri'
colato. Che teme i pericoli. — Sgo-
mentèvole. Che per poeo sgomco-
tasi.
SCANNAR. V. Ammazzar.
SCANNLADURA. Scanalaiufn. L'efiei-
lo dello scanalare. — Siria in archi*
tettura. — Si dice ancora dagli ar-
tefici ScanneUalura,
SCANALAR, V. e SCANNLÀ, part. Sca-
nalare, Scanalato, Accanalart, e
Accanalato , Striato , e dicesi di
colonna o altro lavoro intagiialo a
canali , o strie.
SCANTALUFAR, v. Rabbuffare; Rab-
baruffare, V. Scompigliare. Disor-
dinare. — Scantatuffà. --^ Rabbuf-
fato , ec.
SCANTINAR, figur. (come se si éka-
se Andar fiiori del cantino d^uM
strumento munecUe). Propriameoie
e figur. Uscir de' gangheri. Dem-
re. Scostarsi. Declinare. Ditcùrónrt.
SCANTUNADURA, n. f. BìMcant», n-o.
SCANZt, n. f. Scansia, n. t Seùffaik,
n. m. •— Palctietti. Ripostigli ood'è
divisa la scansia.
SCaNZLADURA, n. f. CaneeUatuni.
Cancellazione, n. f. CanceUavieit-
to, n. in. Far un frego. — Honni
e Raso , vagliono Rastiaiura di ca-
rattere. ( Razzadura).
SCaNZLAR, V. Cancellare. IHpefmere.
Scancellare, v. — V. Lanzar una
partidai — Ricancellare. Caocellar
di nuovo.— Una cossa ch'n's'fM-
sa scanzttur. — Indelèirile ; Incaf^
cellàbile. — Una cossa eh' t' pò
scanzlar fazilmèint. — ScoHeella-
ticcio. — Scanzlar a bissala. "
Cancellare a serpteetla. Cioè cao*
celiar con un frego a serpe.— Can-
cellare, vale ancora Chindere eoo
cancello.
SCANZLOTT. Frego. Dare, o fan m
frego. •«- Palinsesto , n. m. Dioesi
a quella Cartella , su cui si scrive
ciò , che poi si può cancellare.
SCAPEIN. Pedtite. Quella parte ddK
calzette che calza il piede. —'<ff-
dar^ Èssr in seapein, ^^ Andan .
Stare in peduli. Essere colte scìe
calze, e senza scarpe. ^ Satt^f
8GA
479
SCA
fscapein, figur. dicesi del formag*
{io lodigiauo, quaado ha callido
3dore . somigliaoie a quello de'pie-
li sudati. Saper di riscatdato»
APPUZZA. ScappelkUa, Profondo
inchino levandosi il cappello. —
sberrettata, levandosi la berretta.
— Cappellata è voce dell' nso.
:appa scappa, salva salva, cìu
ìuo salvar si salva. Chi ha troppo
tpago aggonùloU.
^^^k. Scappata. — D' scappa. —
illa sfuggita: A fuggi fuggi. Senza
fermarsi.
^APPAFOBA, n. m. Sfogatoio. A-
)ertura per dare sfogo od esilo a
checchessia. — Figur. Scappatoia ,
jrètola. Sotterfugio. Scusa affellata.
APP AR , V. Scappai^ , Fuggire, v.
— Scappar fait o dett una cossa.
— Scappare a fare , o a dire alcu-
la cosa.-^ Bso eh' a scappa , cA'
3-» ho frèzza. — Convien eh' io va-
^a sollecitamente. — Scappar ,
SòUsgar un pèss d' in man. *-
Sdrucciolare; Scorrere. Fuggir di
mano. — Taiar una cossa a scap-
par. — Tagliare a sdrucciolo, —
Taiar a smù«<.— Tagliare a uon<i-
tura. Ciò si dice dell' estremità de'
cristalti . ec. così tagliati.
CAPPAROLA. SCAPPADEINA . n. f.
Scappate^. — Scappatina, V. del-
l' uso.
APÙZZ. Inciampo. Intoppo. Scap-
puccio, per Errore; ma in modo
basso.
•APUZZaR , V. Inciampare. Intoppa-
*^- Incespicare, ed anche Scappuc-
ciare, V. Scapuzzar del bisti da so-
Wtt, Trabuccar, (dal fr. Tréòu-
cher).'^ Inciampare delle bestie da
«orna. Intoppare. — N'far alter che
icapuzzar. -— Inciampicare, fre-
(lueDtativo d' Inciampare. — Scap-
pucciare dicesi ancora per Errare ,
ma in modo basso.
•APUZZOT. Inciampo; Intoppo; In-
joppamento. Scappuccio forte.
•Ai^ABArEL, n. m. Scarabaltola , n.
f- li Magalotti usò Scaraballoh.
'SCARABATTLAR. v. Arrabbattart.
SCaRABOT. u. m. Scor6to. Sgorbio.
Scarabocchio. — Far un tcarubot,
figurat. Abortire.
SCARABUTAR» y. Scorbiare. Sgorbia-
re. Scarabocchiare. — Schicchera^
re. Imbrattare fogli nello imparare
a scrivere, o a disegnare, che an-
che, dicesi ScaraboccfUare.
SCARACC. Somacc/Uo.
SCARACCIAR, v. Somacchiare, y,
— Scaracchiare, vale Beffare.
'SCARACCIRA, n. f. Sornacchiera. Sto-
viglia di terra per ispularvi i sor-
nacchl. £d anche una cassetta con
entrovi segatura di l^gno, che ser-
ve all' uso medesimo.
SCA R ANZI. Squinanzia. Scheranzia.
Scremenzìa. Sprimanzia. Angitia.
— Figur. agg. d' uomo , vale Scar^
goss. V.
•SCARCAI. SCARACC STERNECC V,
Scargoss.
SCARFÓIA D'AI, D' ZIVOLLA. V. Zi-
valla.
SCARGOSS, n. m. Questa parola ha
r etimologia dalla toscana Squar-
quoio, agg. che vale Sùcido, Shifo»
ma più frequentemente si dice di
Persona vecchia cascatola. — 1 bo-
lognesi r usano in forza di susL e
r appropriano ad ogni sorte d'ani^
male affralito , accasciato. Lo stes-
so intendono dire colle parole S/er-
necc*, Scaranzi. V.
SCARM , add. Scarno , agg. — Scanno
è la caviglia, alla quale vien legato
il remo.
SCARNECCIA. Soprannome di un fa-
moso Ciarlatano de' tempi andati ,
da cui n' è venuto il proverbio.
Mandar , o Andar a arscodr in-t-al
banc d Scarneccia; volendo infe-
rire la impossibilità d' esser mai
del suo credilo soddisfallo , allu-
dendo al banco , cioè ai danari e a
tutto r avere di queir uomo , che
perde in tempo, che fu obbligato
a fuggire per la troppa sua. inso-
lenza.
SCARPA. Sqarpa. Copertura del pie-
SCA
480
fiCA
de, p€r lo pih di cuoio. — Calzare,
D. m. Calzamento, scarpa, sUvatet-
lo, e lutto ciò che serve per vestire
la gamba, e il piede. Furiar el
scarp. — Calzare. — Far el scarp
a una sgnòura ògn oli de. — Cal-
zare una signora ogni olio giorni.
— El scarp novi gnecchen, — Le
scarpe nuove scricchiolatio. — Ès-
ser cùn el scarp a pianta. — An-
dare , Essere scalcagnato , colle
scarpe a pianta. — Tgnir i pi in
dòu para d' scarp. — Tenere i pie-
di in due staffe. ^^ Slimar un quant
$' fa el prem scarp' eh' s'messn in
pi. — * Slimafe uuo quanto il cavolo
a merenda. — - N'esser nianc bòn
d' purtari dri el scarp. — Non es-
ser degno di sciorre le scarpe a
uno. — Chi V ha fallo quelle scar-
pette, bAssìim.— Voltare le calcagna.
Batter il taccone. Battersela , modi
bassi. Fuggire.
SCARPAZZÀMÉINT, Scalpicelo. Stro-
piccio. Stropicciamento di piedi ia
andando.
SCARPAZZAR, v. Scalpicciare.-^ Scal-
pitare vuol dire Battere i piedi in
andando.
SCARPIÒN. Scorpione. — Si trova
scritto da buon autore anche Scar-
pione.
SCARPIR, v.(7arpfrc, v. Pigliar con
violenza , e con arti subdole.
SCARRIULAR, v. Carrellare, v. Con-
durre colla carretta.
SCARRUZZAR, v. Condurre con car-
rozza. I toscani dicono Scarrozzare,
*SCART, n. m. Scarto, Bifiuto. — Nel
giuoco Fola.
SCARTABELIA , n. f. Cartabello e Scar-
tabello, n. m. Libro ordinario , per
lo più lion {stampato.
SCARTABLAR, v. Bi frugar carte. Bi-
fruslar manoscritti. — Scartabel-
lare significa Legger presto , per lo
piii con poca applicaziooe.
•SCARTAR , v. Scartare. — Scartar i
pi, parlando di militari.—- Bitrarre
alquanto il piede destro.
SCk^TAXZA^, s. Malmenare, t.
SCARTOZZ. CaHocdo. — Carioeeiwì,
diminuì. — Scartuzz dèi furmintòn.
■ •• Gluma , e Glume piar, detti voi-
garm. Cartocci, ^-^ Gluma si dice
l' Involucro ancora degli altri gra-
ui , alcuni de' quali hanno quel filo,
che si chiama Besta. Gluma del gnt-
no, della vena, dell' qtzo , del par
nico , ce. — Sjarto'zz da ròcca. V.
Bócca. — Scartozz d' férr pr i pd
da piantar in tèrra. — Puntazza.
SCATTLA. Sjàlola. — ScatoUtìa, f.
f. ScaioUno, m. dim. — - Scatolona,
t Scatolone, m.' accresc. — Quella
da tabacco dicesi più appropriata-
mente Tabacchiera.-^ A vèirinrUt
àcattel. ^ Aver in iaica. — Vgmr
in-t-el scattel. >— Venire a noia, in
fastidio. Noiare. — Avèir altr <m-M
scattel. — Aver a/ltio in testa. Altro
da pensare. — ' Bòmpr el scatleL V.
Deooziòn. — Parlar a Mter d'icat-
ila. — Dire, Parlare a tellere di
scatola, di speziali, a lettere nid*
iuscole. Parlar chiarlssimameoie.
— Star in scalila. — Stare, Te-
nersi in serbo. Conservar la pro-
pria persona con troppa riserba-
lezza.
SCATTLAR. Scatoliere.
'SCATLEIN. n. m. EINA , t Scatoìino.
*SCATTLÒN, n. m. Scatolone.
'SCATTLOTT, n. m. Scatola piulioslù
grande.
SCAVALCAR, v. Scavalcare, v. Fare
scendere o Gettar da cavallo. In si-
gnif. neutro vale Scender da ca-
vallo. Smontare. — Scavalcar, fi-
gur- Scavalcare altrui figor. —
Farlo cader di grazia, o di gnti^
d' alcuno , soUenlrando io ^^^
luogo.
•SCAVÈZZ, n. m. Besto, Besiduo. I-
vanzo. Scampolo, parlandosi di der^
rate. Botto , trattandosi di naiiKrì
e di couieggi.
•SCAVÉZZ, add. Scavezzo, agg. -
Pistòn scavèzz. — Pistone o- »
— Vela scavézza. — Vita flocsfel-
la , gentile.
SCAVÈZZACOLL. BompicollQ. Persom
scc
4ftl
scc
o cosa atta a fer altrui capitar
male.
^CAVÉZZACCOLL, n. m. Rompicollo.
>CAVZZA0ÓURA . n. f. Seavezzatora.
V. deiru. Macchina per dirrompere
la canapa.
CAVZZAR. Scavezzare. Scapezzare.
Spezzar in tronco. — • Scavezzo e
Scavezzato, agg. — Scavzzar al
vein. — Tagliare. Si dice de' liquo-
ri , quando ano si mescola , o si
stempera con l' altro. «^ Scavzzar,
figur. vale Moderare, Temperare.
— Andarla scavzzatìd. — Passare
la vita alla meglio. Or bene , or
male.
SCAVZZARl T. de' contadini, clie si-
gnifica ^irrompere la canapa. —
Scavzzari d' gamb. — Fiacchezza ,
Debolezza di gambe.
*GAZÌ[, add. Scaduto, agg. — Jlfer-
cant, Zltadein scazà. — Mercante
scaduto. Decaduto di eredito. An-
dato in decadenza.
)CAZUDA , e dagl' ingegneri Ca-
dèint. V.
>CaZZAPLA. SGAZZOLA , n. f. Ascia-
Ione, n. m. Legno in foggia di una
mensola, che sì conficca negli stili,
accomodati alle fabbriche , aflBne di
posarvi sopra altri legni per far
palchi. — Scazzapla chiamano an-
cora i muratori la ìntaccatfira, che
si fa in testa a due travi in senso
contrario per unirle.
SCAZZiJl. V. Zattein. — Scazzai, det-
to per vezzo a un fanciullino , vale
Carino o simile. -^Scazzùt, dicono
le donniccittole a un Piccol bucato,
fatto io casa. Bugadein.
^CaZZUI AR. Questo termine vale pre-
cisamente Cominciare ad operare
in un' arte, o scienza, ciò che co-
munemente vien fatto con poca
pratica. Può corrispondere a Guaz-
zabugliare. -^ An' so cossa a m'
ioazzùia. — Non so che guazzabu-
glio mi faccia.
SGGAR (TE muta non si pronunzia.
Seccar). Seccare. Disseccare , e Di-
seccare, inaridire, e hinaridire, —
Scears'.^ Seccarsi, Inaridirsi e
• inaridire. Disseccarsi. — Seccar e
Séccars'. V.
SCCiAF . SOCI APFZAR , SCCIANC ,
SCCIAPPA, etz. V. SUaf, Stianceiz.
SCCI.APPAR.v. V.S/for.
SCCIARINZANA. CAiofvfla. Mancamen-
to il quale s' osserva ne' panni, che
non sono tessati , % colpeggiati a-
niformi.
SCCIAVEINA . n. f Schiavina.
SCCIOP e STIOP, n. m. Schioppo. Fu-
Cile. Archibugio. Atyshibuso. Sftop-
po. Moschetto. Tutte queste voci
però non sono sinonime, come si
vedrà ne' vocabolari. -« Far pora
cùn un scciop vud. — Bravare a
credenza. Fare degli scoppietti col*
le fave fresche. — Un scciop eh' ha
fall cresi. V. Cresi. — Parti dello
schioppo. Cassa. Canna. Piastra o
Cartella. Cigna. Cane. Guardamac-
chie. Contraccartella. Calcio. Coc*
eia. Bocchetta. BoccfUni. Fascette.
Bacchetta. Sbwhellatura. Battipal'
le. Cavastraeci. Noci. Mira. Vitone.
Focone. Grilletto o Sotloscatto. Seat'
io. Grano. Fucile o Martellina. Sco'
dellino. Ganasce o Mascelle. GoUel-
ta. Seggiola. Intaccatura (boi. Ar*
tace). — Star eun al scciop al mu"
slazz , fig. Slare attento , guar-
dingo.
SCCtlJMAe STllJMA. Schiuma, Spu-
ma. — Far la scciùma. — Schiu-
mare. Spumeggiare. — Scciùìna
d* férr. — Scoria; Rosticci.
SCCiUMAR. STIUMAR, v. Schiuma^
re V
3CCIUME1NA e STiUMEINA. Scuma-
rota.
SCCIUPPÉTT e %Til]VÈTT.Scoppietf7.
Pezzo di ramo di sambuco nel qua-
le, cavatane 1' anima , s' introduce
una bacchetta con due stoppacci di
carta masticata, pallottole d' argil-
la, 0 simili, di cui si valgono i ra-
gazzi per fare scoppi.
SCCIUPTÀ e STIUPTA. Archibugiata.
Archibusata. Moschettala. Schiop-
pettata. — Trar del scciuppid. —
56
SCH
482
SCH
Tirar colpi di $chioppo, di fucile,
— Fucilare, oeologisaio militare
Archiòugiare , Moschettare, ec, va-
le Ammazzare up delinquente cw
archibugio , moschetto « ec.
SCClUPTiRA e STIUPTIRA. Bastrel-
Uera, SCrumeuto dove $1 attaccano
i fucili.
SCClUSSiR« V. Càmere. Ditcèrnere ,
y. Veder distintamente.
SCFÓN. Calza di filo grosso. Sebbene
la Crusca porti la voce Seoffone,
presa in Pattaff., non azzarderei pe-
rò di usarla « parendomi che ivi vo-
glia significare tutt' altro. La paro-
la più adattata sembra Calzerone e
Calzerotto.
SCFUNAR. V. Scooc&veggiare , Sgufa-
re, Sgufoneare, voci basse, che va-
gì io no Burlare t Beffare.
SCBECC. Camuso. Dlcesi del miso
schiacciato, e di ohi ha tal naso.
SCHÉlLTER^n.m. Schèletro, Carca-
me. Tutte le ossa di un iinimale
morto , tenute insieme da' nervi ,
e scasse di carne. -«- Schèilter ag-
giunto ad uomo. ^Ossa e pelle: boi.
Péli e oss. -^ Ossaccia senza polpa.
Essere o parere una laroa. AHam"
panato. LantemutOf ec. — * SchèiUer
d' una carrozza. -^ Guscio» —
SchèiUer 4' «»<» eariga. — » Fusto.
Ossatura. — Schèilterd'un dseòurs,
d'una commedia, ec!— Sommarlo;
Sbozzo; Abbozzo; Orditura.
SCII|!:iNA, n. f. Schiena, n. f. Dorso,
Dosso , n. m. •— Schittòun , m, Sehi'
nòuua, t. Grande schiena. — Essere
sc/Uenulo. Aver grande schiena, —
Durmir in seheina. •— Dormir su-
pino , 0 resupino. Colla pancia al-
. r insù. Al contrario di Dormir boc-
coni. Colla pancia in giù. -** Lavu-
rar d' seheina. «-• Laoorar eoli' ar-
co, e col midollo dell' osso. Lavorar
a mazza e stanga. -^ In seheina.
— Supinamente , Supi$m , avv.
Colla pancia all' insù. -^ Avèirla
in-t'la seheina, -^ Averla con-
traria.
SCHELNC e STELNC. Stinco. Osso del-
la gamba; Fugalo. Il termine anato-
mico è nòta.
SCH£RML£Z. Brivido. Ribreveo. Boa-
capriccio. Capriccio. *- Àvèir di
schetmlez. — Aver de' òrividi, o
capricci di freddo. Al>bricidare.
Rabbrividare ; e cosi Abbrividato.
RcUjbrividalo » e non Àbbrividire,
né Rabbrividito, ec.
SCH£RMUR.S$1IST1RS'SCHERVUR AL
SANGU. Sentirsi ribrezzo, Sentini
rimesiìolare. Babbrividwre, Racca-
pricciare.
SCHERNI A . u. t Scherno a diùito. —
Scherma o Schema sono voci dis-
usale. 11 termine bolognese corri-
sponde piuttosto a BHka , iroce e-
quivalente a Burla, Scherzo, che
però non aggradisca a cui si la ,
ma si gli arrechi dispiacere, o dan-
no , quantunque sia lieve. Scherno
disse Franco Sacchetti. V. Crusca in
SCHÈRNIAR. v. SchertHre, y. Fare
«cherno a diletto.
SCHERVAIA. V. Fèssa.
SCHERVÉINT D' AQUA. DalU parola
Vèint con cui termina la voce boi.
pare che si spieghi benissimo per
Acqua che improvvisamenie ed im-
petuosissimamente cade per furia
divento, e presto lermioa, perchè
il vento trasporta altrove la oavo-
la. Ventipiòvolo, -^ ScJmvèini , fi-
gur. Per Donna seapigliaia, mal
vestita , e brutta,
SCUETRl A (0> Lo stesso che Dia bib-
bia preso avv. ->- ^nòiir • Poeta,
Magnadòur d' sclielria. -^ Signor
di maggio , Signor da (furliO, Pìt-
tor de* sniei stiviUi. Mangiaior dap-
poco. -^ Una rasò» d' schetna. —
Una ragion» di niun peso, inutHe.
'^ Un affarit schetria, w- (/«a co-
sa da nulla: ir^ezia, ec. <->* La voce
boi. D' scetria generalmente cor^
risponde a Catli»o,oJH poco conto.
SCHIRIZ (D). A schimbeseio. A seàim-
beccio. A schim/bed. A sghembo i
echiancio. A traverso. A schisa, i^'
traverso, ••- Andar d'eehibiz.'^
8GH
483
8CO
A ndar di Irototrta : storiamente, —
Tuccar, Dar d' iehiòiM. «« Schiut^
ciré, «• far andar d' §Mòi», —
S6i0carv.— Stooom ti Mira ein fior-
li, el 9tatui ein iùué d' $eMMt, —
Siccome te strade eòiecano, eMeca"
no egtuUmenie ie eamartf deUe
case.
l:iUCCARAR. v. Vuotar speuo Me-
chieri di vino. Presa la ftimilit. da
Ctùcchera* SoMocherare , vale Im-
brattar fogli noli' imparare a tori-
V£r6
>CH1CCUIIURIA, add. d'uomo o don-
na. Camuso p sa, agg. Cioè di Da»o
volto air io tu.
CHIFÉTTA. n. L Yassòtno.
CiilNAL.B. m. l^alUera^ n. f. —
Schienale , u« m. aiguifica La soMo'
na. Per lo plìt delle bestie da soma.
CHLNCADUBA. SUneata. Gambata,^
Avèir una scflincadura. Far dafh
par una sehineaduras Scavalcar
un, — Aver la gambata , e Dar la
gambata, figorat. Quando la tua
donna s' è maritala ad un altro*
iGiliNCABS', V. Prendere una stin-
cata,
SCHINCUIOL D' VIDÉLU DM'SHneo,
cioè ZamiM di vitello. -• 5c/i<n-
chiol, fig. agg. ad uomo.— Fusero-
gnolo , MingherUno,
SCHIRA, n. f. Giuoco conosciutlssimo*
* cbe i Toflcaui chiamano Filetto, —
Far schhra» — Far filetto,
SCHiRAR, y.Schisrare, Mettere in 6-
la , in linea.
SCHIRATEL. SeoiàttoUk Animai salva-
tico simile al topo. Per simiiit. ad
uomo magro. Mingherlino,
^ClilRIBEZI. Ghiribizto, Capriccio, In
ital. vi è anche il verbo, e i deri-
vati: come GMribizzare: Ghiribiz-
zante, Ghiribizzoso, GhiribizzcUore,
Ghiribizzamento,
SCHIVARDÒN. Pignone, Pennello, Ri-
paro cbe si fa con fascinate, o gab-
bionate di sterpi , sassi sciolti, ed
anche di materiali in calcina, che
s' Interna nella ripa, e si stende
neir alveo del tiume per difesa
dalle corrosioni, o rositre. Quando
essi sono di sassi si dicono piti pro-
priamente Sassaie, — SchioardélL
— Pignoneelto , dim.
SCHIVTLA , voce plebea. Zara a ehi
tocca, Zara all'avanzo. Proverbi
che vagliene: A chi ella tocca, suo
danno,
SCHIZA, n. f. Scheggiuzza, Scheggino-
la. Pesinolo di legno, cbe, nel ta-
gliarlo, si viene a spiccare. — Vale
ancora ciò che in boi. chiamasi
Brègula; ed anche per Sottile stri-
scia di legno , con cui si fanno cor-
belli e slmili. —Schiza! Modo escla-
mativo. — Gnaffe I
SCHIZAR , e SGHIZABS', v. Hidurre, o
Bidursi in isehegge,— Fazit a scAt-
zars', — Scheggióso, agg.
SCHIZZIGNÓUS , add. ScMzziìtoso ,
Schifo, Stitieo, agg. — Far al scAiz-
xignòus, — Far del vezzoso, dello
schifo, — Più pr èsser schizzignòus,
che pr avèir rasàn. — Più per sti-
tichezza , che per ragione,
SCiANTIGLlON , 0. m. plur. (Pronun«
flato, e preso dal fr. Èvhantillons),
V. Punsett,
'SCIOCC. V. Snecc.
SCNEBI. V. Spuracc',
SCOCCiA, quasi che SCORZA. Tabacco
eattivo. Tabaccacelo.
SCODEN , n. m. Scòtano e Scuòta-
no, Sorta di frutice che serve ui
tintori, detto da' botanici AAus cO'
tinus,
scoi, da Scogtio: ma s' usa solamen-
te in questa frase figurata Dar in
scoi, — Dare in iscogUo. Trovare o-
stacoli. — Scoi per Scorz, V. Asta,
SCOPLA. V. Scuplott,
SCORGER , V. Non s' adopera cbe col
verbo Fars', — Farsi frustare, mc-
taf. Farsi befi'are per qualche scem-
pitttaggine, o asione fatta a spro-
posito.
SCORTA , n. f. Scorta, Guida. Condu-
ci tore. — Fars' dia scorta. -- Fare
grùzzolo. Raggruzzolare, — Mette-
re insieme della moneta.
SÙO^a, Sciàvero. Assiccella, che se-
SCR
484
8CR
gasi per la prima dal legno che si
riquadra.
'SCORZA , D. f. Corteccia , Buccia,
Scorza.
SCOTT o BSCOTT. Dar un $coH alla
caren. — Rifare le carni. Fer-
marle.
SCOVA, Scopa. Arboscello eoo cui si
fauno scope da spazzare. — Scova.
— Scopa. Frustatura data a' malfat-
tori sulle spalle nude» a cavallo di
un asino.
SCÒUHSA , n. f. — Oar una scòursa
a un liber, a una tcrillura. — Da^
re un scorta a un Ubro, a una
scrillura. Percorrere un libro , ec.
Rivederlo con prestezza. — Dare ur
na scorsa. Percorrere, Scorrere un
luogo.
SCRAMAZZOL. Capitombolo e Capitan-
dolo. — Far di scramazzù. — Co-
pilombolare.— Figurai. Morir d'un
colpo , d* un' archibugiala.. —
DscòìTer a scramazzù. — Parlare
inconsideratamente.
SCRANNA, n. (.Sedia, Seggiola, Scran.
na. — Scranna daparturir.— Pre-
deHa.—Chi va a sant'Anna perd al
lug e la scranna. — I fiorentini di-
cono Chi va a Prato, perde il lato.
— SeggioUna, f. Seggiolino, m. dim.
Seggiolone, accr.
SCRANNAR, n. m. Seggiolaio.
SCRANNÉLL. fur/ar a scrannéll.-^
Portare a predellino , o a predel-
lucce. Si dice quando due» intrec-
ciate fra loro le mani , portano un
terzo , che vi si mette su a sedere.
— Scrannéll dèi tnutein. — Ponti-
cello. — Scrannéll dia saloaveina.
— Scannello.
SCREANZA. Scortese, Incivile, Mal-
creato.
SCHÉTTÀ DA AFFITTAR. Appigiona-
si. Cartello , in cui è così scritto , e
si pone nella facciata de' luoghi ,
che sì hanno ad appigionare.
SCRINAI. Parafuoco.
SCRITTORI. V. Scrivani
SCRITTÒUR» n. m. Scriltore. Che scri-
ve. Autore. •^- Scnllorello dim. di-
spregiat — &Tìllò»r. — Coptibi;
Amanuense; Menante; Scriilon:
Scrivano , e fem. SciiMiiia. — Setit-
torta , ScrivaneritL V esercizio
e impiego dello scrivano. — Scrit-
turist€L È r Interprete della Sacra
ScrìllonL — Scrivente , è agg. U
mano scrivente. Cioè tjs mano cht
scrive.
SCRITTURA . n. f. Scrittura, ScrUta,
n. f. Scritto, n. m. — Scritiurliilti
artuccà, seanzlà, puetiUd, alie-
rd. — Scritture ritocche, rase, pos-
poste, ed alterate. ^ Éser indri i
scrittura , o cùn el serittur. — Es-
ser indietro un' usanza. Essere ad-
dietro. — Apparzar la scrittura. -
Bagguagtiar le scritture , dicono i
mercanti il Trasportare le partile
del giornale o altro libro , dove a
piantano la prima volta» al libro
de' debitori , e de' creditori . ciò
che si dice anche figoratameote per
Accomodarsi. -^ Spazi , e eoo voce
popol. Fnésira. — Spazio dicesi i
quel vuoto» che resta fra una pa-
rola e r altra nella scrittura , nella
stampa » ed in questa chiamasi Ca-
rattere spazieggiato Quello . cke
ha una distanza da uoa parola al-
l' altra» e Carattere serrato Quel-
lo » che ne ha una minore.
SCRIVANE» n. f. Scrivania è voce del-
l' uso. Tavola, o tavolino fatto in
diverse maniere ad uso di serivert.
— Scrivani propriamente è dò cbe
i francesi chiamano Ècritoire, f.e
vale il calamaio» il poi verino , le
penne » tutto quello in somma che
occorre per iscrivere» ed ordioaria-
mente suol essere unito sopra iid
vassoi no.
SCRIVER, V. Scriverci. -^ÌJn cbe n'ta
scrìver. — lltitterato. — SerilUiror
re è voce dell' uso. Distendere in
iscritto le ricette dettate dal m^
dico , ec. — Scrivacchiare è ao-
eh' essa voce dell' oso. Scrivere
biasimevolmente » o inutilmeiite. -^
Scrivibile » agg. d' ogni g. Che poò
scriversi. — Scrivere asiatieo. Seri-
8CU
486
8C0
vere con ano stile troppo diffuso ,
e pieno d' ornamenti soverchi. —
Scfiver tocòmco. Seri vere in breve.
Scrivr alla bona. — Scriver come
la jìenna getta, — Scriver cùn iùtl
i pùnt» e virgol. — Scrivere appun-
tato. — La manira d' icriver. — Lo
siile t ed anche Stilo.
CROCO, n. m. Serratura a sdrùceUh
lo, oa colpo. ~- Scrocc di* arloL —
AvverUmenlo. Quello scocco che
in alcuni oriuoli precede il saono
delle ore. — Scrocc, generalm. ScoC'
co. Scallo. Lo scattare delle cose
tese , come per esempio , del cane
dell' archibugio. — In-t-al icrocc
di' avmari, — SuUo scocco dell' a-
vemmaria,
CUULLÀ, n. f. Scrollo. '^ Ikkr una
scrtUld d' lésta.'^ Dare una girala
di capo,
CRUL1X)N (A). -^ Star cùn el man
a scrullon. — Star colle mani in
mano, colle mani a cintola, o col-
le matd giunte. — Andar a man
scrullon. -* Andare a mani vuote.
SCRULLOTT, n. m. Scrollo, Scrollar
mento.
>CBIT1NAR, V. Scrutinare e Scrutti"
nare (e non ScrutitUare). Esamina-
re. Fare scruttinio, ricerca.
^CICCILLL. SCUCCIULEIN, n. m. Gap-
pellello, Cappellucdo. Piceni cap-
pello , e vile. "'Scucciulòn. Aggiun-
to a chi porta simil cappello. — Su-
dicione , Monello.
SCUDARÌ , n. f. Scuderia.
ìCUDÉLLA. Scodella. — Scudélla dia
Oalanza. — Guscio; Bacino; Cop-
pa della bilancia. — Un fònd fati
a scudélla. — Fondo a coppa.
5CUDGAR , V. V. Còdg.
^CUOLADÓUR. V. Bevani.
^CUDLAR, TRINCAR, V. Sbevazzare,
Sbombettare , Pecchiare , Zizzolare,
domare , Imbottare , Trincare ,
Bombettare, tutti modi bassi che
^agllooo Strabére, Sbèvere , Bere
con larga tnano.
SCUDLEIN. n. m. SCUDLEINA , n. f.
Ciòlolo , CiotoUno , n. m. Ciòtola,
CiotoUno, D. f. Guardarsi bene dal-
lo scrivere Ciòttolo, che vuol dire
Sassetto. — Scudlein dèi candlir,
— Piattello del candelUere.'^ Scu'
dlein da culur. — CiotoUno. —
Scudleitia dia chiederà. — Scodel-
Uno. Tondino. Vassoino delle tazze
da caffè.
SCUULOTT (FRA). Torzone, Laico.
Frate servente.— Scudlott da t/icl-
tri i quattrein. V. Busslott.
SCUDRlNÌ«add. che viene forse da
Codione o Codrione V. Slumbar.
SCUDRliNARS',v. iiofnperfi il codione.
Stroppiarsi nel codione, e nelle
cosce. E per simil. Affaticarsi mol-
to travagliando. V. Slumbar.
SCÙFFIA (dal gr. Scophia). Cuffia e
Scuffia. Cresta si usa più spesso
dai fiorentini. — Scit//ia da noti.
— Cuffia, o Cresta da notte, o d<
notte , o della notte. — > Scuffiein
di fandsein. — Cuffina, Cu/fietta
da bambini. — Cuffione, m. accr.
— Cuffhtto, m. avvìi. — Avèir la
scuffia, ciappar la scùffia, figur.—
Pigliar l* orso. Imbriacarsi.
SCUFFIARA. Crestaia. Ne' vocabolari
non bavvi il nome di Cuffiaia ,
ma giacché dicesi Cuffia , per sino-
nimo di Cresta , non dovrebbe es-
servi diflBcoltà per ammettere an-
che la voce Cuffiaia.
SCULADUR. Colatoio. Qualunque ar-
nese che serva a scolare i liquidi.
. — > Sculadur d' un sedar, d* una
ciavga. — Scolatoio d' un acquaio,
d' una fogna.
*SCULElNA,n. f. Fossatello, n. m.
Picciola fossa periscolare dai ter-
reni le acque.
SCULETTA, n. f. Scoletta e Scuoletla,
dim. di scuola. — Sculetta per Ri-
piego. Scusa.
'SCULTÒUR, n. m. Scultore.
*SCUMACCARS' , v. Conquassarsi.
SCUMARl. Seccume. Tutto quello che
v' ha di secco sugli alberi , e sulle
altre piante.
•SCUNFLETT,n. m. Conflitto, Com-
battimento, E fig. in boi. Qwintità
SCO '
grande. *- Vn $cun fleti d' zàini.
-— Un* immeMità di popolo.
SCUNQUASS. Conquasso. Sconquasso.
SCUINQUASSAR. v. Conquassare. Scon-
quassare. Fracassare. Sbaiiere.
Mettere In rovina.
SCUPAZZAR, V. Dar degìi scapezzo-
ni. Scapezzare. — Mi padtr em'
scupazzo. — Mio padre seapez'
zommi.
SCUFAZZÒN. Scapezzane. Colpo forte
dato nella parte deretana del capo
a mano aperta. •— Tcmpione. Dice-
8i a colpo dato con mano nella
tempia « o intorno ad essa.
SCUPLOTT . n. m. SCOPLA » n. f.
ScappeUotio. Colpo dato nel capo
colla mano aperta. — Per Bove'
scio. '^ A in ha am un bruti scu-
pioti. '^Ne ha avuto un buon ro-
vescio. -^ Al te mi ha dà un zeri
scuplolt. ^ GU ha dato un certo
earpiccio. -— Ain'ha avù un zeri
scuplott. — Ha avuto un rovescio ,
un carico di bastonate, ec. -^ Du
ean eh' «' ein dà un zeri scuplott.
— Due cani che si sono dati una
spelUeciata, cioè Che si son morsi
terribilmente.
SCUPLUTTAB; ▼. Dare scappeUoiU.
8CUR , n. m. figor. prendendo T effet-
to per la causa. SpuriélL'^ Im»
posta esterna dille finestre. Legna-
mi ctie servono, a chiudere le fi-
nestre.
SCUR, BUR« add. Scuro. Oscuro. Bu-
io. Farsi notte. — Culòur seur. —
Colore oscuroi bruno , fosco.
SCURATTAR 1 USÌ. Abbrustiare, v.
Mettere alquanto alta fiamma gli
uccelli pelati per tor loro la pelu-
ria rimasta.
SCURDGADURA. Scorticatura. Piaga
leggiera in parte , ove sia levata la
Selle. V. Sgurbiadura.
ROGAR, V. Scorticare» v.— Tawl è
quètl eh' tein , quant è quèll eh'
soordga. — Tanto ne va a chi ru-
ba, quanto a quel che tiene il sac-
co. Tanto ne va a chi tiene, quan-
to a chi scortica.'^ A n's'pò tgnir
486 ficiT
e seurdgar. -^ thn si può dormire
e far la guardia.
SGURDGHEIN. ScorHcoiore. Gdul che
scortica. -^ Scurdghein. -^ Scor-
ticatoio. Coltello Uglienle da scor-
ticare.
SCUREINZIA. Soeeorrenta: V. Caga-
reità.
SCURÉZA(Z aspra). Conforta. Peto.
-» Scoreggia ^9iìe Correggia di eoo*
io. <— É^ser culòur d' scurèz. —
Esser interriato , Ustido.
SCUHEZZ (Z dolce). Baccaprieeto ;
Capriccio. Brivido. — Seurezz per
Paura. — Una cossa eh' fa scurtzz.
•— Una tosa che fa peusra, che /a
inorridire t Abbrividire.
SCURIA, FRUSTA. Frusta, Sferza,
Ferza. Alla francese dicono pa-
re i boi. Fuèti, per lo staffile,
che adoperano i cavalieri. — Cinc-
ear la setnia , la fruèta, metal —
Dominare. Comandare.
SCURIÀ , FRUSTA , n. f. Sferzata, o. f.
SCURIAR, V. Sferzare i eavaltt. Fnt-
stare.
SCIJRNÀ , n. f. Cornata, n. t^Dar
del scumd. — Cozzare. Dare, Me-
nare una cornata. >» Seameggia-
re, vale Tirar per lato una corea-
tei la scotendo il capo. — Scorna-
tetta , dim.
SCURNAR , V. Scomare, t. Romper le
corna.
SCUROTT. Buieito, BiUecio. Alquanto
buio.
SCURTADUR. V. Aseuriadur.
SCURÙCC. V. Caroti.
SCORZAR (Z aspra), v. Seoreggiart
e più pulit. Far vento e figuni.
Sbombardare. Per maggior polizia
anche in boi. dicesi Tirar di veint:
Far di veint. — N* far che scur-
zar. — Peteggiare. — Seoreggis-
re, vale ancora Percuotere colla
correggia, giacché per questa voce
si adopera ancora T altra di Sco-
reggia.
SCURZAR (Z dolce). Scorzare, v. U-
vare la scorza.
SCURZi. Scorcio, p. e. Fecfr una sta-
8C9
487
SOA
Htaimcwrzi^ Veden una $ta-
tua in iicordo , per banda. B per
ciò qae»U paroki k$ irari slgniOcaU
io via figurata , ma acmpre per de-
Dolare cosa atravaganie. ^-^ Scurzi
ìà Uomo 0 Donna, di viso, o di cor-
po non ordinario, cbe in baona
lingua direbbesi Caricatura: op-
!>ur« per la pane del vestiario Ab-
^figliato Uranamenio, — Scurzi.
- Bacamio ridicolo ; p. e. Sinti
ile icurzi, -^ Senato questo acci-
ienle da ridere, — Scurii, — /m-
^rogHo, Pericolo. ^ A m' $òn tru^
)à itirinin àrùit scurzi. -^ Mi sono
rovaio in un brullo imbroglio,
- Scurzi. Per AtHludino strava-
gante,
i:iRZi{^US,aild. Di figura strana,
Uravaganle,
UBZIRA, SCOBZIRELNA (Z aspra) .
a. f. Epiteto che le doouicciuole
iauDo per sosao ad una bambina
graziosa « che ai direbbe AfUJna,
ìpiiilosetla, -^ Scurzirazza , peg*
{ior. vale Furba, Impertinente,
URZON <Z aspra). Petardo. Coreg-
gione^ Che ha io uso di trar co-
reggie.
USAlt, V. Scusare, v,^l' è V i-
itès$ che dir scusdm. <— Non se ne
^a nuUa. Dare in nulla, o in noU'
^ulla.
PSSAMÉINT» D. m. Scuotimento.
^^oUmento. Agitamento, Squassa"
i^ento, 0. m. Agitazione, Scossa ,
). f. •— Scuuamèint d* una car-
'OZIO, — Barcollamento, — Scus-
(itnèint di deinl,^ Crollaìnento
^' denti-
liSSAU, V. (da Squa$sare). Scuò-
fre. Agitare. Scrollare, Dicrollare.
'A anche Scottare per Fare scossa.
- Al scussar d'una cosso, ^^ Bar-
'Oliare. Non islar fermo. '-^Acctun-
far quéll taolein eh' stoga par , e
■lie n' scossa. ^ Assettar quel ta-
volino, perchè 9lia pari, e non
"iarcoUi. — A/ vèint fa scutsar
!' ùti. «-. // vento dimena l' uscio;
HiHa l' u^oio, ^ L' u$t se scossa.
mm L' uscio lontenna. — Al vèim
scossa et foi, — // vento agita , di'
mena le foglie. — Scussar i fir ;
figur. V, Férr. «— Scassar la testa.
-<- Crollare il capo. -« Scussar i
deint. — Crollar i denti. A me pia-
cerebbe pih Vacillar de* denti. -*
Scuuar et ball dèi loti, — Sqaas-
«are. Scuotere con impeto. Din^e-
nare te pallottole del giuoco. —
Scussan*. — Dimenarsi. Cullarsi.
*SCUSSOTT , n. m. Squasso.
SCUTTADURA , n. t Scottatura. Co»
citura, Ardura. Cottura, q. f. Co-
cimento. Cociore , o. m. «^ Rimedi
cantra elscutladur, •«- Rimedi ol^
tipiròticl,
'SCUTTAR. V. Seo^arv.
SCUTTEINA« Caldina, f. e Caldino,
m. Luogo ove è caldo per lo peiy
cuotimento del sole. •« Solinata,
voce dell' uso , e Solala. Impres-
sione violenta , e talora mortale ,
che fo il sole , sovra alcune cose
esposte a' suoi raggi la certe ciiv
costanze
SCUTTÉINT . add. Scottante. — Sòul
scutléint, — Sole ardente, cocente,
cuocente, ardentissimo, cocentissi"
9IO. -* Rovente, si dirà del Ferro
infuocato.
SCUVAR, V. Frustare. Scopare, v. Dar
la frusta ai malfattori. — Scovare
vale Cavar del covo le fiere, ed an-
che Scoprire.
'SCUVATTLA , n. f. Dònna cui piace
il gironzare.
SCUVATTLAR, v. JVenar la coda; e
per aimilit. dicesi a Donna che
abbia per costume di girare spesso
fuor di casa: un po' meno di Vaga*
bondare.
*SCUZZUNAR. V. Dirozzare.
SDAREINA. Spàzzola, Scopetta. —
Sétola propriamente Quella colle
setole di porco. -<- Scopetta. Quel-
la di filo di saggina, che in bo-
lognese chiamasi Granadèll da
pa^n. -^ Sdarsina da scarp, —
Spazzola da ripulir le scarpe ,
gli stivali, — Sdarinein da deint .
SWT
488
SEC
da gioi. — Spazzolino» m. Spazzo-
lina. Sciolina» Seloletla, f.
SDAfìlNAR, V. Spazzolare, SoolcerO'
re i panni. Setolare. — Sdarinar
el icarp, i stivai, — Bipulire le
scarpe , gli ttivali.
'SDARINAR, n. m. Scopettaio. Colai
che fabbrica le scopette, le spaz-
zole.
SDAZIAR, V. Gabellare e Sgabellare,
V. Pagar la gabella.
SDAZZ. Staccio,
SD AZZA, n. f. Slacciata, n. f. Quan-
tità di farina che si mette in una
sola Tolta nello staccio.
*SDAZZADUR , n. m. Cetnitoio. Quel-
r assicciuola su cui si regge e si
dimena lo staccio.
SDAZZAR , V. Stacciare , ▼.
SDAZZAR, n. m. Stacciaio, Colui che
fa e vende gli stacci. — Quegli che
fa i manticetti, e soffietti Manticia-
io» con V. d' uso.
•SDÉGN, n. m. Sdegno.
SOGNAR UNA PIAGA Inasprire una
piaga. — El piani se sdégnen, i
usi se sdègnen. — Le piante , gli
uccelli si sdegnano , dicesi Quando
per qualche offesa o si seccano , o
non altechiscono, ec. L'abete, e il
cipresso rimondi sdegnano e non
vanno innanzi. — Sdegnars' per
Instizzirs' non è del volgar bolo-
gnese.
*SDGNÒUS, n. m. Sdegnoso, Perma-
loso ; ed anche Bilicato.
SDOSS (A) CAVALCAR A SDOSS. Ca-
valcare a bardosso: a bisdosso»
cioè Cavalcare il cavallo senza
sella.
SDULCINAMÉINT , n. m. (Voce mo-
derna ì. Amoreggiamento. Galan-
tèo. Cicisbeato» n. m. Cicisbeatn-
ra, n. f. Corteggio che si fa alla
donna , all' amante.
SDULCINAR, V. (Voce moderna). Ci-
cisbeare. Amoreggiare.
SDUNDLAMÉINT. Tentennio» Tenten-
namento. Il moto di 'ciò che ten-
tenna. Vacillamento.
SDUNDLAR, v. Dondolare, Muovere
in qua e fn là cosa sospesa. — Ihn-
dolarsi. — Star a sdundlars'. —
Ninnarsela. Dondolarsela, fen/ffi-
naria. Lellarla. Ninnolare. — 0-
sciltare » dicesl del Tremolare delle
corde degli strumenti o altri cor-
pi elastici , tocchi che sieno. —
Sdundlar el brazz» cmod fa i cun-
tadein » eh' al par eh' i semnen,
— Scagliare» gettare le braccia
come fanno i contadini , sicché
pare che seminino le biade mi
campo,
SE. Se, pronome. — Da se soto. Da $e
da se. Da per se. Di per se. Da se a
lui. Da solo a solo. Con se » o Seco.
^Far dir d' se. — Far dire de'
fatti suoi, — Èssr in ie, — Esser
di w. — Sff o S'. — Sff o 8' per eli-
sione. Particola riempitiva , ec. Y.
i vocabolari. — Seno; Sin che no.
0 sin chi no, — Se non che. Altri-
menti. Se no. — Per Si. — An' si
bada, — Non gli ti bada, — .4
n' s' i dis. — Non gli si dice. —
JV' savènd cossa s* far; N* savènd
eh' diaoel s' dir. -— Non sapendo
che fare » che dire. — £»'. — £«,
p. e. E s' en' si mega un ragazzoL
— E si non se' tu oggimai fan-
ciullo.
SÉ. Si , avv. che afferma, contrario
di No. — Dir d' sé. *— Acconsenti-
re, Consentire. Concèdere. Ammet-
tere, — Non si dice Annuire, eh* é
voce latina. Né si dice Annuenza .
ma Consenso. Consentimento , ec.
— U andò a veder s' f era in ca-
sa »ei desfen d' sé. «* Andò a ^^
dere s' era in casa . e gli dissero $ì,
o che si Roccacc. ha detto alla bt^l.
Disse di si. — E che se, — Che si »
che si. Redi.
*SEBRÉIN. V. Bèin, avv.
SéCC , add. Seceo » agg. — Secco per
Magro. — Sècc» Magher stia; Sè'X
cm' è un ùss ; Ch* n' ha più etti
la péli, e-li oss. — Scarno, Magro
Macilento»
SECCAR e SECCARS', v. Seccare, e
Secarsi, Annoiare, e Annoiarsi
SED
489
SBG
lice ATA > SECCATURA, SECGAGEN'.
Seccàggine. Importunità. Noia » n.
f. Fastidio, n. m. — Seccatura non
è di lingua.
£CCATÒUB. SÉCCASTIVAL. n.m.Aom-
picapo. Seccatore, Seccafìstole. Im-
portuno. Molesto. Fastidioso. Noio-
so. Increscioso , e figar. Zecca. Mi-
gnatta.^'Seccatura non è di iiogua.
— Seccagginoso è aggiunto, che
si dà agli alberi, quando hanno ad-
dosso rami o troncoacelli seccht
ÈCCtA. V. Mastèlla.
SECÒND. Secondo.
SECÓNDA , n. f. Seconda , Secondina.
SECRET , n. m. Segreto , Secreto.
ECRETA, n. f. Chiusino, n. m. Cas-
settina d' un armadio, d' una cassa,
0 simile per ripostiglio di cosa par-
ticolare. 7- Secreta.'^ Carcere se-
greto.
SECRETAR!, n. m. Segretario, Se-
cretorio. — Chiamasi pure cosi dai
boi. Quel mobile ad uso special-
mente di riporvi carte, che 1 franz.
dicono Secretaire.
'Secretar! . n. f. Segreteria, Secre-
tcrta.
SECUNDAR, V. Piaggiare. E dicesi
anche delle partorienti , che emet-
tono la seconda.
*SECUiSDARI , add. Secondano , agg.
'SECUNDEIN, n. m. Guardia dei car-
C6 rati
SECUNDÒN. Piaggiatore. Adulatore.
'SEDER, V. Sedére, Siedere, Assidersi.
SEDER , n. m. detto piìi pulitamente
per Cui. V. Sedere, sust.
SEDIA. Sedia. V. d.U. Sedia scoperta
a due stanghe e due ruote. — Se-
diol, Sediulein. — Sedia scoperta
ristretta e leggierissima da portare
una sola persona. Ora in boi. ab-
biamo tutti i nomi francesi. Ca-
briolè, dal fr. Cabriolet, chiamasi
quest' ultimo. — Faetòn. Carrozza
a quattro ruote alta e leggiera. —
diòttri ( Tilbury , dall' inglese ).
Spezie di cabriolè ordinariamente
non coperto, e molto leggiero. —
Sarabàn, — Chàr à bancs. Car-
rozxa, 0 Carro luogo e leggiero
gnemito di pili l)anchi , ordina ria-
mente scoperto , o pure coperto da
cortine di tela. — Landò. — Lan-
dau, ou Landaw. Carrozza a quat-
tro mote, a due mantici » che a' a-
prono a piacimento.
SÉDLA. Sétola. Pelo lungo del porco ,
che ha sul fll della schiena. — Sé'
dia — Sétola; e per lo piii Sétole,
f. plur. Crepacci , m. plur. Ptcciole
scoppiature, e fessure, che si pro-
ducono nelle mani , nelle labbra , e
-spezialmente ne' capezzoli delle
poppe delle donne.
SEGGÉTTA, e pronunziato da alcuni
senza V E , Sgètta. — Seggetta.
Sorte di sedia -per uso di andare
del corpo. Ora in boi. si dice Co-
moda o Comodeina.
SEGUER. V. Adlizer.
SÈGiN. Segno. ^ Segndél zug. V. Fer-
lein. — Sègn dia pòloer da scciop ,
Sègn d' una cossa eh' se sfréiga
dri a un'altra, — rraccio. Vestigie.
— Uè una cossa eh' passa al sè-
gn , i segn, la pari. — Cosa che
passa i termini. Eccèdere. Trapas-
sare i limiti. — Sègn in-t-al zug
dia streia. — Bomba. E cosi Star
a sègn. — Toccar bomba: e Qgurat.
Tumar a sègn; Tamar in carrzd.
— Sègn, Tocc dia méssa, dia ben-
ziòn. V. Sanar. — Star a sègn,
in virga ferrea. — Non riscaldarsi
la lesta. Non imbriacarsi. E Ogurat.
Non oltrepassare il convenevole ,
non eccedere. — A pèil e sègn , V.
Pèil. — Sègn d' varol. — bùtteri.
— Sègn d' una frè. — Cicatrice.
— Sègn di pann. — Marca. -^
Sègn generaim. vale Macchia , Li-
vido, Hossore. — Sègn del missal,
di liber. — Segìiale. Bruco è V at-
taccagnolo de' segnali che si pon-
gono ne' messali, breviari, ec. —
Far sègn. — Accennare. Far cen-
no. Far segno. Dar cenno. — Me tir
a sègn i pizz dia dama , di scace.
— ■ Impostare i pezzi sul tavo-
liere.
57
SEI
490
SEM
'SEGNACÒL (di minai, ec.). Segnale.
V. Sègn.
'SEGREF . e sooi derivali. V. Secret
SÉIGUEL, SEGULÉTT. FALZINÉLLA.
Falciuola, n. f. Falcetlo, m. dim.
di falcQ. •*-* Sèiguel è veramente
Utia falcitela. Ferro a semicircolo
appuDtilo, con manico corto « ad
uso di mietere e tagliar erba. —
Segolo e Pennato è una sorte di
potatoio adunco. ^ La Falce fena-
tadai boi. dicesi quasi sempre Férr
da ggar,
^Ei. Sego , Sevo.
SÉID. Sete. — Far vgnir $èid. Aadar.
— ' Assetare. Indur sete. -^ Disse^
tare e Dissetarsi. Spegner la , sete.
— Murir daila sèid. -«- Affogar di
sete. Esser assetato. Trafelar» di
sete. Coglier sete. Spasimar di sete.
Allampanare. -^ A'i'ho la bócca
arsa dalla sèid. -- Ho una grande
arsione.
SÉIDA. Seta. -.- Trar la sèida. *
Trarre la seta. — » Selaiuolo. Mer-
cante da seta. -» Sèida flossa. —
Seta stiacciata. — Cruver d' sèida.
— Insetare. — Sèida grossa. —
Capine.^^ Sèida grupludok. — Seta
broceosa. — Pianta dalla sèida. -^
Lino d' India; o Albero della seta.
Frùtice detto da' bot. Aselepias fru-
ticosa. Arbuscelio che produce fol-
licoli gonfi ovali aguzzi, ripieni di
una peluria cortissima, somigliante
alla seta per la finezza e lucentezza
del filo.
SÉIGA. Sega. ^Licciaiuola, n. f. Fer-
ro per fare strada ai denti della se-
ga. -— Allicciare. Fare la strada ai
denti della sega colla licciaiuola.
SEIGLA. n. f. Ségale, n. f. Specie di
biada piti niinula. piti lunga, e di
color piìi fosco, che '1 grano.
SEIGUEL, n. m. Falce, n. f. Strumen-
to adunco di ferro tagliente, col
quale si seaano le biade « e V erba.
— Falce jenaia , o fienale. Falce
da segare il fieno.
'6ÉIMPER. Sempre, Sempre mai, Mai
sempre.
SÉIMPI , edd. Scempio, SèmpUce, agg.
Contrario di doppio.
SÉIMPLIZ, add. Sémplice. Schietto.
agg. — L' è un poc sàimpUz: del-
io d' uomo. Egli è un sempltaiotto.
Scempio. Scempiato: e ia grado
maggiore Scimunito.
SÉIMPLIZMÈINT. avv. Semplicementf.
avv. Con semplicità. — ■ SèimpliZ'
mèint. Per Solamente. Soh, Soltan-
to. — A sòn vgnù sèimpUzmèint
per salutarev'. — Sofio venuto so-
lamente per vedervi; al solo ogget-
to ; pel solo (ine ; umeamemès , ec
*SÉ1N, n. m. Seno^Voce uaat» per lo
piii dai boi. in questa sol» frase:
Tirare una (fessa in àMn. T.
Bessa.
*SÉIN. Sino, rino a.
SÈLLA. SeUa. -* ^' Ifwor àéUa eh'
s' i affazza. — f^on trovar cappa,
cìie gU eappi. Non irovar bridu.
che gli entrino. — Inseliart. Met-
ter ia sella. ««^ Disellare. Levar la
sella.
SELLER. Sèdano, Appio.
SEM , add. Scemo, agg. Cbe manca di
qualche parte della pienezza, e
grandezza di prima. ^-Cf a ov,uh
fiasc sèm , una bòtt sèma, — Cn
ìMvo , un pasco , una boiie ecema,
— Sèm d* zeruélL -^ Scemo. Sduc-
co. Di poco senno.
'SEMA. SEMATA, Q. t Lailata, Or-
zata.
SEMIA, n. f. ScinUa e Scimmia, Btr-
iuocia, n. f. — ScinUàiico, Sciaiie-
SCO, agg. Cbe tiene della scimia.—
Par la semia. — ^ Imitare.
SÉMNA . e SUMNASÒN corrotL o. f.
Seminatura. Seminagione. Semina-
zione, n. f. Seminamento, n. m. ^i
dice ancora Sementa pel Tempo
della sementa , •<— Semina ò osalo
per Sctne. •«- Un lug eh' è QttaUr
corb d' sèmna , d* sumnatòn. —
Vn podere di sementa quailrù cor-
be ; in ciU senUnansi qualtro eorU
di grano. Capace, delùk semùtiaxiO'
ne di quattro corbe.
SEMINAR, e SUMNAR per comiz.* '
Bm
491
MP
Setninare , Sementare , v. — Melat.
per Spàrgere.
EMULEINA, 0. f. SemoUno, n. m.
Suru di pasta ridoiu in plccìoH»>
siitìi grAiielliiii , cb« cotta si man-
gia in tnìoesini. V> Simuleina.
V^X. Scena, li paese e luogo finto
sul palco de' comici. — El $en\ — •
Scene, n. f. pi or. Le tele confitte
sopra telai di legno dipinte per
rappreaeDtare il luogo da' comici.
-* L' 0 suzzéss una bilia $ena,
alla francese H e$t arride une piai-
sante scène, une étrange scène»
Oui si prende per Fol/o. 4ztotie.
UtigU). Baruffai, Scompigiio.
SENAPtSM, n. m. Senapismo» Sina-
pitmo.
>ENARI«n. m. Le scene* -^ Senari ,
tìgural.-^Sfffao delie danne. Petto.'-'
Scenario , vale Foglio in coi sono
descritti i recitanti, le scene, i
luoghi , pe' quali tolta a volta
denno uscire in palco 1 comici, ec.
E tenario si prende anche pel Man*
dafuori o Buttafuòri , che in bolo-
gnese dicesi BuUafora,
'%NDIC , n. ra. Sindaco.
SENSEBIL.add. Sensitivo» agg. dlcesi
di Chi agevolmente é commosso da
alcuna passione. -^ L'è una donna
seìiseiHl; sensebil purassà. — Ella
è una donna sensitiva: ataat»gfran-
df mente , molto sensitiva. -^ Sen-
sìbile, a^dd. vale Alio a compren-
dersi dai sensi. ^ Quando si ad-
opra per aggiunto, allora nell'uso
vale Che commove assai : p. e. Do-
lore seneibilissìmo , cioè Dolore
molto disgustoso.
'SENTÉINZA, n. f. Sentenza, n. f. Giù-
dicio, n. m. Ed anche Motto ar-
mio.
'SENTENZIAR , v. Decidere. Ed anche
Sentenziare, Condannare.
SENTlMÉtNT. Sentimento. Senso. Po-
tenza e facoltà di sentire^ --^ Senti-
mento per Intelletto. -« Sentimento
per Concetto, Pensiero, ec. — An-
dar fora d* sentimèint. — Uscir del
sentimento. Esser fuor del senti-
mento , vagllono Perdere il senno:
Impaazare. ~ Al sté in sentiìnèiut
fena all' uttem. -^ Sgti rendè l'a-
nima con buon eottoscimento. Co*
noscimento qui è preso per Eserci-
. zio delle fa'^olià deir anima.
'6ENTIMENTAL. add. Sentimentale,
agg. E per ironia Cascante, Affet-
tato, Lezioso.
'SENTÒUK. n. m. Sentore, Indizio.
SÉNVA. Sènape e Sènapa. Erba il di
cui seme, di acutissimo sapore ed
acconcialo, si usa per salsa nelle
vivande. Vgnir la sènws al nas. —
Venir la senapa al naso. Venir la
muffa al naso. Stizzirsi.
SEPA , che una volta scrivevasi Sipa ,
perchè air t con accento grave si
assegnava l' ufilzio di é stretu.
Dante introdusse questa voce nel
suo poema Cant. 18 dell' inf. C^e
tante lingue non son ora apprese
A dicer sipa tra Savena e Beno, l
chiosatori del gran Poeta esposero
quasi tutti la spiegazione di tal
voce nel significato di SI pò. che in
ital. vale Stpoj, chi per una, chi per
altra conghiettura. 11 solo P. Lom-
bardi si esprime cosi» I boi. dicono
• Sipa in vece di Sia, e non già in
p vece di Si, come chiosano altri e-
9 spositori.» Questa è laverà signifi-
cazione di Sepa in bolognese. É in-
dubitabile che Dante era buon co-
noscitore de' dialetti d' Italia , e
pratico soprattutto del bolognese ,
da lui sentito per molto tempo col-
le proprie orecchie, e tanto cono-
sciuto da poterlo encomiare. Non
è dunque da credere eh' egli igno-
rasse, che Stpa è una voce sola ,
e Si pò sono due ben distinte ;
che Si pò 0 Sé pò non è comunissi-
mo nel dialetto bolognese , e clie
ordinariamente si adopera la voce
Se non accompagnata: in oltre il
Si pò non è de' soli bolognesi , ma
de' modenesi , ferraresi , ed altri.
Comunque però sia la cosa, cia-
scun bolognese meco converrà che
Sipa, 0 ^pa, 0 Sippa scritto all'an-
9ER
492
SBR
tica , e Sepa, scrino da me alla mo-
derna , siguifiea Sta , a somiglianza
delia voce amica Apa, o Appa, che
valeva Abbia, Dirò dunque Essere
la voce Sipa, o Sepa equivalente a
Sia. Anzi aggiungerò eh' essa viene
modiGcata nelle altre inflessioni
dell' eaclamativo, e del congiunlir
vo presente del verbo Èsser: Ch' a
sepa,-^ Che io sia, — Ch' i' sep,
— Che tu sii, — Ch' al sepa , —
Ch' egli sia. — Ch* a siamen , —
Che noi siamo. — Ch' a siadi» —
Cfu; voi siate. — Ch' t sepen', —
Ch' eglino siano. — Sepel'. Sepia,
— Sio egli, 0 essa,"- Sepni, Se
pnel. — Siano essi, o elleno, ec. ec.
'SEPARAR, V. Separare, Dividere,
'SEiPARAZIÓN, n. f. Separazione,
•SEPOLTURA. V. Sepultura,
SEPOULCHER. ) „ « ..
SEPOLTURA. )'*-^n>08tt.
•SÉPPlA,n.f. Seppie. .
SEQUÈINZA DEL CaRT DA ZUGAR.
Seme , n. m. Semi si dicono le di-
verse sorte, nelle quali sono divise
le carie: p. e. // seme di Ikinari ,
di Coppe, di Spade, di Bastoni. I
francesi dicono Couleur, nejle loro
carte di Piccìte. — La voce boi. è
presa dal francese Scquetice, Inten-
desi perciò il Seguito di piìi carte
dello stesso seme, quelle cioè del
maggior valore.
SEQUELA, n. m. Latinismo usato nel
Foro. — In sequela d'un òurden,
— In conseguenza di un ordine, o
Relativamente , Coerentemente,
*SEQUESTER, n. m. Sequestro,
SEQUESTRA, add. Sequestrato, ta,
agg. Obbligato al sequestro. -*- A
sòn sia sequestra in casa tri de
per causa dèi tèimp. — Sono ri'
masto in casa tre giorni, impedi-
to, trattenuto dalla pioggia, — i42
m' sequestrò in-l-un cantòn , dov
a ne m' psseva più mover. — Mi
confinò, 0 ridusse in un canto',
dove non poteva muovermi,
•SEQUESTRAR , v. Sequestrare,
SER. V. Sgnòur.
'SERATA, n. f. Sera bene ficiaUk. Se-
rata di beneficio di un attore. Voci
d' uso comune.
SERNARa. V. Vèint.
SERPA. Serpe, Voce dell'uso. Cassetta
delle carrozze, quando vi siedono
i servitori io vece del cocchiere.
SERPÉINT. V. Bessa.
•SERPEISTEINA, n. f. Serpentina. Vo-
ce degli oriuolai.
SERPl^lTÓN. Serpente. Slrumeoto da
fiato.
SÈRRA (È apertiss. come A). Sprra,
Collina. Montagna.—Sonsi de'luo-
gbi nella provincia bolognese, die
hanno nome composto da qoesta
parola. Jrcwerro. Valditerra , ex:.
•SERRA SERRA, modo avv. Semi ter-
ra. Grande affollamento.
SERVA, n..f. Serea, Servente, n. f.
Colei che sta a salario d' altri. -
Ancella è dello stile sostenuto. -
Servitora e Servitrice non sono
piii deir uso moderno.
SERVEZI. Servizio e Servigio, — Cat-
tiv seroezi. — Malmerito. Bisserei'
gio. Disservizio, — Servezi, per 0-
pera:Uone, Negozio. Faccenda. Af-
fare. — A-i-ho un servezi da far.
— Ho un' operazione da fare. —
A vad inrt-un servezi. — Vado per
un affare. — Far un servezi. -
f^are i suoi agi, — QuèU servezi.
— Il deretano. — Aoèir lati in
qucll servezi. — Aver tulli dentro
d' un sacchetto. — Far un fait t
du servezi. — Pigliar due cotoitM
o una fava,
SERVITÒUR. Servo, Servitore. Servi-
dore. Servente. — Servigiate e Ser-
viziale non sono ora usati. S' usano
pure Famiglio, Famigliare, ed al-
tri nomi adatti alla qualità del se^
vigio: Donzello, Paggio, Fante. Staf-
fiere, Scudiere, ec. — Domestico.
parola franzese.
SERVITI], n. f. Servidorame, n. n.
Massa, Numero, o Quantità di ser-
vidori. Servitù si è usato anche io
questo senso , benché significhi
piuttosto Schiavitù, Soggezione,
SFA
493
SPB
;R\IZIÉV0L» edd. Serviziato, Servi-
yiato. Inservigiato agg. Che vo-
lonlieri fa servizio. — • ServizUUe
vale ClUUro,
ÈST, n. m. Se$to. La $eita parte, —
Sèsl d' Ufi Uùer. — Sesto d'un /<-
òro. — Sc</..-. Gariio, Portamen-
to, Ordine,
I^TT. Selle. Nome Dumerale equiva-
leu le a uoo più sei. — Ammazza-
séli.V.^Èsser d'sèltcoll e una bui-
da. — Essere di malizia raffinala.
Dicesi anche in prov. Egli è malto
da sette colle , per dire Mallo spac-
cialo. — Far un sélt int-al giu-
slacor. — Fare uno squarcio, squar^
cetlo , scfUanto neW abito.
;ÈTTA , n. f. Selta.
ELTTÈxMBER, n. m. Seitembre.
>ETT£MfìR£IN , add. Sellefnbrino ,
cioè Appartenente a settembre. —
Alla louna setlembreina sclt loun
a se gì' incheina, prov. popolare.
— Alla luna settembrina selle lune
se le inchina, per significare che
la somigliano nell' ioftasso sulla
stagione.
FACCIUNAR, V. Affacchinare. Affac-
chifiarsi. Facchineggiare. Durar
fatica a modo di facchino. Lavora-
re di spalla e braccia. Lavorar di
mazza e stanga.
FALZINLÀ. Falciata. Colpo di falce.
SFAMAR. SFAMARS', s. Sfamare. Sfa-
marsi.
;FANGUIAR, V. Impillacherarsi. Im-
brodolarsi.
sFARlNARS', V. Sfarinarsi, v. Ridur-
si in polvere . in farina. — Con ter-
mine tecnico dicesi Friàbile. Esser
friàlnk. — FriabiUlà. Qualità di
esser friabile.
5FASLAMÈÌNT. n. m. D' una bòli, d'
un tinazz. — Sfasciatura. Sdoga-
tura. — Disorganizzazione. Direb-
besi di cosa organizzata « che si
sconcertasse o guastasse.— (luas to-
mento. Guasto. Distruzione dì edi-
ficio: e fig. di cose morali Bovina,
Precipizio. Corruzione» Pt Irefazio-
ne. Di un corpo morto. - • Dissolu-\
zione, iHsfacimento. Scioglimento
naturale delle parli di un corpo. -~
Sf ocello nou ò di lingua.
SFASLARS', V. Sfasciarsi, v. -^ Una
bòtt tutta sfasld, — Una botte tutta
sfasciata.
SFAVILLAR, s. Sfavillare ; Disfavit-
lare; Mandar faville. -^ Alcuni bo-
lognesi dicono Sfavillar per Smuc-
dar , temendo forse che quesl' ul-
tima voce sia troppo bassa ; sappia-
no però che essa è l' italiano Smoc-
colare.
'SFAZZÀ, add. /mprudenfe. Sfacciato,
agg.
SFAZZINDÀ , add. Sfaccendato; Scio-
perato; Perdigiorno.
*SFAZZULTÀ, n. f. Un fazzoletto pie-
no di c/iecchessia.-" Forse, come
di cesi Manata, potrebbe usarsi Faz"
zolellata.
SFEFFÉO. Voce plebea che s' usa in
questo solo significato. Vlèir far
al so sfeffèo, che i fiorentini direb-
bero Ogni galla vuole il sona-
glio , indicando Chi vuole quel-
lo , che la sua condizione non com-
porta.
SFERA D'ARLOI. Indice, Stilo, Saetta.
SFERGADURA.n. f. SFERGAMÉiNT ,
n. m. Fregamenio. 11 fregare. —
Fregatura , vale Sfergazzamèint.
V. Sfergazzadura. — Sfergadurei-
na. — Ft^gazioficella. — Fregati-
na è voce dell'uso popolare, quan-
tunque comunissima.
SFERGAMÈINT, n. m. Fregamenio.
Stropicciamento. — Sfergamèint
insèm. — Confricazione, n. f.
SFERGAR, V. Fregare, ed anche Sfre-
gare. Stropicciare leggiermente. —
Sfergar insèm. — Confricare.
SFERGAZZADURA, n. f. SFERGAZZA-
MÈINT, n. m. Fregatura, n. f. Fre-
go. Fregamenio , n. m.
SFERGAZZAR , v. Fregacdolare. Sfre-
gacciolarc. Far de'freghi, o fregac-
ciolt.
SFERSADURA, voce che proviene for-
se da Fersa. V. Eruzione , o efflore-
scenza preternaturale di bollicene
SPI
494
9FR
»opra la cute, che con greciimo
medico dicesi Esanleroa.
SFiADARS', V. Sfiatami per far inten-
dere checchessia ad ano.
8FIGATTÀ,add. 5/è{/atoto. Voce bas-
sa. Soiscerato» agg. in ho\. si pren-
de anche in significato di Meschi-
no, mancante di checché sia.
SFiGATTARS', SPULMUNARS', y. Sfia-
tarsi» V. V. Spultnunars'.
SFIGURAR e FAR SFIGURAR, y. Scom-
parire , Fare scomparire. — Sfigu-
rare, Disfigurare valgono Guastar
la figura » la immagine.
SFILA (ALLA). Difiiato. — Vgnir ,
Dir alia sfila, '^ Venire, Dire di-
filato.
8FiLACC'> n. m. Filàecica, n. f. plur/
Fila che spicciano da panno rotto,
o stracciato.
SFILACCIARS; v. Sfilacciare, e Sfi-
laccicare. Far le filaccia.
SFILACCIÓUS, add. Sfilacciato, ta,
agg. Che sfilaccia. «^ Filoso, Fila-
mentoso. Pieno di fila. — Caren sfi-
kteciòusa. — Carne tigliosa.
*SFiLAR, T. Rompere il filo della
schiena.
SFILARS'. SfUarsi. Rompersi il filo
delia schiena. — Al s* è avù a sfi-
lar. — Egli è siato per dilomùarsi.
Figurai. Affaticarsi oltre misura.
SFILATÀRA. Filatera; Filattera; Fi-
latessa. — Una sfilalàra d*scrann.
— Una fiiatessa di scranne.
SFILATER. Siòiloso, agg. Che batte
molto e fischia la Sin parlando. Sic-
come questo modo di parlare è
del basso popolo , cosi i bolognesi
danno T epiteto di Sfilater al Bi-
ricchdn
*SFILATRÀr, V. Sibilare, per Parlare
da Sfilater,
&¥XLZk. Filza, (e non Filcia come
alcuni scrivono). Più cose infilzate
insieme in che si sia. — Trèi sfilz
d' recapit. — Tre filze di documen-
ti originali. — Una sfilza d* fig ,
d* maron. — Resta di fichi, di mar-
roni. — Una sfilza d* (msi , d' no\).
— Una infilzatura; Una infilata di
bffgie, di novità, — Sfitta dia ga-
vétta. — Bàndolo,
SFILZÈTTA. V. Pànt
SFINÉ, add. Finito. Rifinito. Spossato,
agg.
SFtNlMÉlNT, LANGUIDÉZZA, DEBO-
LÉZZA , SPOSSATÉZZA. Sfmimenltì.
Languidezza. Spossatezza. Debo-
lezza.
SFINIR. V. Rifinire. Spossare, v. Noe
V' ha Sfinire, ma bensi Sfimnienlo
per Languidezza.
SFIOPLA.n. f. Cocciuola, Pìccolissi-
ma gonfiatura^ per lo pia cagionata
da morsicatura di zanzare, e cose
simili.
SFIUPLAR , Gonfiarsi, Levarsi la eoe-
ciuola. y.Sfwpla.
SFIURAR, Y. Sfiorire, v. Trascegliere
il meglio.— Sfiorare, vale Cogliere
fiori. — Disfiorare. Togliere il flore
alle cose; — Sfiorire, Perdere i fio-
ri degli alberi.
SFLAR DALLA SÉID, m. b. Tnftkr
di sete.
SFLÈINGA: Cartaccia. Carta di nes-
sun valore nel giuoco.
SFLOTTA D* ZÉINT. Frotta, f. e Fret-
to , m. Moltitudine di gente iif
sieme.
SFOIA. Sògliola, Sorte di pésce di
mare di forma piatta.
SFRACASSAR. Fracassare. Sfraetu-
sare. Mandare in pezzi , in rovina.
SFRANDAI. FrastagUo; CinciscMo.
Pendaglio. Cenci , o altro che sia
penzolone.
SFRANTUMAR. SFRANTUMA. Tritola-
re. Stritolare. Sfracellare. Trito-
larsi,
SFRAPPLA , n. f. Crespello, n. m. Fo-
glia di pasta dolce delia largbezza
poco più delie lasagne , fatta ancbe
di varie forme , la quale mettendo-
la a cuocere, natante nello strutto
bollente , si raccrespa. — Sfrappln
in via figur. Carota. — FandoHÌ<i-
Frottola, n. f. — Cuntar del sfrtip-
pel; dar ad intender del sfrappfl-
— Cacciar, o ficcar carote. Ccntif
fandonie.
9FD
495
SFO
APPLAR, V. Contar fanflonU,
AFPtÓN. Carotaio. KaccoDUtor di
mdoQie.
iATTON . P. m. Neltaloia, n. f. As-
cella quadrala » o scaDtooata con
lainico fiiU) per di tolto ad oso
e' maralori per uguagliar V imo-
acatura.
^ÌGA. Frega e FregagioM, —
ar le frtgl^ , o fregagioni, —
\eitr in ifrèiga. V. SaiUMUa.
(ISAB , y. Graffiare, v. Segnar
^ggermenleta guperficie di cbec-
bè sia con cosa laglieole. — Sfre*
iare. Faro un laglio net viso
Itrui.
VIS , Q. m. Frego. Graffio. Sgraffio;
I. m. Graffiatura, n. f. — Fregio,
fregio nel vUo.
IITTLAR. V. Asfrittlar.
lÓMBLA. Fionda. Frómbola, From-
a. SeagUq. -^ Fromboliere, Frani-
colatore, a* m. Chi scaglia sassi
:olla Trombola.
RUMBLADÓUR. n. m. FromboUere.
ftUMBLAR, V. Frombolare» y. Trar
;assi coiia fromba. Slanciare. Lan-
lare. — Sftumblar Og. nei signi-
:aLo di Geiiar checcbessia con im-
)elo. — Sfrumblar, flgur. — Anr
iar girone. Vagare.
LIADURA, n. f. SFUIAMÈINT. n. m.
Sfogliatura, f. Sfogliatnenlo, m.-^
^fuiadura dèi férr, — Sfaldalura ,
1. f. Sfogliame , n. m.
UlAR. y. Sfogliare. Sfrondare. Sbru-
care. Brucare , Levar le foglie ai
rami degli alberi.— S/uiarJ /itfr.-—
Spicciolare. — Sfuiarit* del pred,
dèi férr. — Sfaldarsi delle pietre,
del ferro.
ULEZEN , SFULÉCCIA. V. Fulèccia.
ILGiNAC, SFULGNACCÒN. Barbu-
nlioìie. V. Sfalgnaccar.
XLGNACCAR . y. Barbugliare, v.
Parlare in modo male articolalo ,
poco distinto , come suol fare chi
non è troppo pratico di una lingua.
V. TarUUar.
^UMÀR , V. Sfumare. Svanire. Andar
in fumo. — S/umar cvéll, 6g.. —
f orfar uto , Rubare gualche co$a.
— Una coesa $' è sfuma. — Hon
s' à più veduta. È attdata in fumo,
è svanita* — - Sfumarsla, flg. -r
Sparire. Fuggire, lo slesso che
Sbignarsla. — Sfumar.-^ Sfumare
è anche termine de'pillori. Degras
dar la tinta.
SFUMEIN. Spotoerezeo e Spoiverixto.
Bottone di cencio » entro cui è le-
gala polvere di gesso, odi carbone,
per uso di spolverizzare.
SFUiNDÀ , add. Guast , Arvind. Sfon-
dato, agg. Propriamente varrebbe
Senni fondo, ma si prende ancora
per Botto, Guasto. — Sfunda figu-
rai. Sfondato. Insaziabile. — Reco
sfunda, — Bieco sfondato* Ricchis-
simo.
SFUiNDAR, y. Sfondare, Rompere, v.
^ Pust' sfundar. ^^ Che tu possa,
crepare.
SFmmxaÙTi , ù. m. Voràgine , n. f.
SFUNDÓN. Sfondamento. Rottura gran-
de. — Sfundòn d' reder. -•^ Riso
dirotto , smoderato. «— 5/utuiòfi. <—
QuafUità grandissima, sterminaia.
SFUNDBADÒUN , dello piìi civilm.
Briccone. Scaltro. Bagnalo e eima*
io. — Sfundradòuèia, t^-^ Donna di
mal costume. Briceona. -« Cessa
sfundradòuna. — Affare disgra-
ziato , malaugurato. «^ Razza , o
Canata sfundradòuna. •— Stirpe
trista, malnata. Bazza malandri'
«a. Canaglia berrettina. -^ A'Uho
avù una pora sfundradòuna, —
Ho avuto una paura sgangheratis-
ùma.'^ Alla sfundradòuna, av-
verbialmente. Alla peggio» Mala-
mente.
SFUNDRECC; SFUNDRAQUEL; SFUN-
DBÙCC; SFUNDBÙI, n. m. Fondi-
glia , n. f. Sedimento che si trova
ne' vasi mal netti, in acqua, od al-
tri liquori , che depongono. — Po-
sature , plur. Parte che depongono
in fondo le cose liquide.
SFUBACCIAB , V. Foracchiare. Sforac-
chiare. Bucacchiare.
SFURM1GULAMÈ1.M. Fomicolamen-
SGA
496
SGA
to. Formicolio. <— Patin o Avere
V infarmicolamento.
SFORMIGULAB, v. Formicare, v. Di-
cesi di cose che ban viia, e moto .
e soo numerose e spesse a gaisa
di formiche. — Sintirs' sfumiigi^
tor. — Informicolare.
SFURMIGULAR. n. m. Formicaio. For-
micolaio, n. m. Qaanlità di formi-
clie; ed anche il laogo dove elle
si ragunano. — Flgur. Quantità di
checchessia.
•SFORZAR , V. Sforzare. Forzare.
•SFURZARS', V. p. Sforzarsi.
SFURZEIN. Sferzino. Spago torto . da
sferza. — Far un $furzein, figur.
— Sforzarsi. — Torr per sfurzein.
Vgnir per sfurzein. — Prendere,
Venire j)er forza. Forzatamente.
SFURZINA, n. f. Forchettata.
SFUSGNÀ , add. Lordo e impiastric-
ciato nel viso.
SFUSGNAR, V. Lordare. Impiastric-
ciare.
SGABLADURA. n. f. Bòzzolo, n. m.
Misura del mugnaio colla quale pi-
glia parte del grano macinato per
sua mcrppdp
SGABLAR. SDAZIAR, v. Sffabellare.
Gabellare. Sdoganare. — Non gor
bellare quello che uno dice , vale
JVò» credergliele. Non passargliele:
che i boi. dicono Quésta n' paga
gabèlla ; o An' i farèin pagar la
j^oòé/to. Quando, scherzando, sisnol
dare eccezione a quello, che altri
racconta. — Sgablar la masna. —
Sbozzolare. Bozzolare. Pigliar col
bozzolo parte della molenda , o
sia materia macinata , lo che fa
il mugnaio per mercede della
sua opera. — Sgablar , figurai.
Morire.
SGADÀ, add. Sgheronato, agg. Fatto
a gheroni. — Camisa sgadà. ^ Co-
micia sgheronata.
SGADAR ÈL CAMIS. Tagliare a ghero-
ni. V. Sgadd.
^GADEZZA. Segatura. Parte del le-
gno, che, ridotta quasi io polvere,
casca in terra in segando.
SGADÒUR. Mietitore. Colui che se^
le biade. •^Sgadòur éU prd.— Fai-
datore. — Sgadòur fig. — Slrimr
pellatore. Cattivo suonatore.
SGADURA. Segatura. V azione del
segare. -^ Fessura che fa la segx
— Parte ove la cosa è segata. —
Sganda. — Segatura. Faleìatvra.
Tempo nel quale si sega il fieoo.
la stoppia; e l'Azione di segarla.
^ Sgari, propriamente è rUDÌooe
di molli segatori raccolti per sega-
re il fieno , o le stoppie. — Si dkc
ancora Segatura, Fatciatum del
grano, che i boi. dicono Al fnedtr-
— Tgnir al vein pr al tèimp dìl
meder. — Serbare il vino per te
segatura.
SGAGli (dal fr. Degagé). Svelto, de-
stro.
SGALENBER (D*). TAlA D' SGALEM-
BER. ÈSSER D' SGALEMBER. Dicrsì
de' panni, e simili tagliati A «/Vm-
1,0. — Andar d' sgalember. -
Andar a sghembo. Otìbtiquare. V.
Schibiz.
•SGALIAR, V. Bubare, Portar via dt-
stramente.
*SGALM1DRA. V. Sgualmidra.
SGALUNARS'.v.Scioncarri. Scotrì^r-
si. Sfiancarsi. Sgangherarsi. Gua-
sta rsi le cosce, slogarle.
SGAMBA , n. f. Spedatura . n. f. Affali-
camento de' piedi. — 4 m* lon
tòlt una sgamba. — Soììo spedah.
Hi sono sgambato.
SGAMBARS\v. Sgambarsi. Stancar
le gambe.
SGAMBETTLAR, v. Gambettare. Sgam-
bettare, V. , ,
SGAMBDZ (IN), avv. SGAMBUZZA.
add. Sgambucciato , agg. Star sen-
za calze.
SGAMUFAR. V. Sgranfghar.
SGANAPPAR; ÓNZERS'I BAFFI: SBAT-
TER L' OSS BARBEIN ; .TAFFIAB
V. Scuffiare. Dare il portante »
denti. Ungere il grifo, o i7 dfnif
Sbattere il dente. Toccar col àenf'
Far ballare i denti. Sbatoffiair
Strippare.TuWi termini bassi e ui-
SGA
iali, che valgono Mangiare a due
almeìUL
NASSaRS' dal BEDER. V. Smas-
lars',
NASSÓN. Ganaecione. Mosiac-
ione,
NO A. V. Sgadura.
uNGA. Una costa dia sganga; una
ì'opoiiziòh dia sfanga, ec. Dello
ella plebe, che vale D'scMria. V.
INGAK, ▼. (Voce bassa ). S(6'n/a-
e. — Far tgangar una couu, —
aria aspellar mollo.
ìNGARAR, ¥. Sgangherare, v. Le-
ar di sesto. Propriameale vale Ca-
ar de' gangl^erL
iNTElN. Segalore, Che sega il le-
;oame.
\R, V. Segare, ▼. — Sgar al fèin.
•^Segare, Falciare il fieno. — Al
timp dèi sgar. La Falce. Il lempo
)iiHa segatura. Si dice accora Sc-
iare, Falciare il grano, V. Meder.
" Sgar la véccia. V. Veccia. —
)0ar, Sgduzzar al viulein. — Slrim'
ìellare. Sonar male.
URABE[> D. m. Scompiglio.
ARAMUFLA , n. f. Fòrf)ra,e For-
fore, n. f. Escare secche • bianche
ì sottili , che si generano nella cu-
e del capo sotto i capelli. Dicesi
incora delle altre simili, prodotte
Ulte volatiche, empettigini, ec.
ARAMUFLAR, 6guraL Scuplullar.
)are scappellotti.
ARAR, V. Sbagliare. Errare , v.
barrare. — Sgarare vuol dire
Vìncer la gara.
ARàVLAR , V. Baspollare, v. Andar
cercando i raspolli d' uva.
ARB. n. m. SGARBAhl, n. f. Sgar-
^lezza,n. f. Alberti porla ancora
^aiijatàggine, cììSindo il Fagiuoli.
-La voce S^aròaW equivale ezian-
dio a Sgraziatàggine.
ARBÀ, add. Sgarbalo. Malpolilo.
%rlese. Rozzo.
ARRAZZA D' FiXOCC. Biinasuglio
^^ifoffUedi finocchio > delle quali
itasi mangialo la parte migUorc.
%t(amo esterno del finocclùo.
497 8GA
SGARDLA , add. SeerpeUino, Seerpel-
lato, SdarpeUato, aggiunto d' oc-
chio che abbia le palpebre rove-
sciale
SGARt. V. Sgadura.
SGARMlA. add. Scarmigliaio, agg.
Co' capelli non pettinati.
'SGARMlAR, V. Scarmigliare.
SGARÓiN. (Forse da G/i(;rone. Schim-
bescio). Strafalcione. Scerpellone.
Farfallone. Erroraccio. — > Far di
sgaron. -^ Strafalciare , v.
SCARTAR, v. Dicesi delle piante che
si Tagliano rasente a terra , per-
chè ripullulino piìi rigogliose. In
lingua v' ha Sgarrettant» ma usato
solamente al proprio, per Taglia-
re i garretti, trattandosi di anima-
li, non al Bguralonel senso soprad-
detto , appropriandolo alle piante.
Questo verbo però, in tal signifi-
cato tanto espressivo, non farebbe
cattiva mostra nel vocabolario del-
la lingua nazionale.— S(;ar/ar, vale
ancora Scalce^gnare. Pestare, o cal-
care altrui il calcagno della scarpa
andandogli appresso.
SGAR/, REZZ. Riccio. Scorza spinosa
della caslagna.— Sgarz. — Cardo.
Frutto del cardo salvalico. — Car-
di dirozzati. Che sono stati adope-
rati. — Sgarz da pltnar la lana.
— > Scardasso. Cardo. Strumento
con denti di lil di ferro auocinati ,
col quale si raffina la lana.
SGAKZADÒUR. Cardatore. Scardas-
siere. Colui che carda la lana.
SGARZADURA. Cardatura. L' opera-
zione del cardare.
SGARZAR, V. Cardare» Garzare, v.
Cavar iuori il pelo a' panni col car-
do. V. Ptlnar la lana.
SGAVAGNAU , v. Dibattere con forza.
Soincolare , v. Scuotere con forza
qualcheduno , e per lo più ancora
malmenandolo. ^ Sgavagnars'. —
Dibattersi con forza. Svincolarsi.
SGAVEL (A) ; TAIAR A SGAVEL; ASSA
TAIÀ A SGAVEL. A schimbescio. A
schiancio. A sqhembo. V. Schibizz.
SGAZARATA. BÙSCARATA, BUBBE-
58
SGD
498
SGN
LATA, detto più pnlitamente, in ve-
ce di altra voce meno civile. — X
n' m' importa una $gazarala, etz.
— iVo» me ne cale. Non tne ne curo.
Non me ne imporla un fico, unozc
ro, 0 simili. — A n'in so una sga-
zarala. — Non ne so. Non ne in-
teniU). Non ne so nulla. — A n' al
slémuna sgazarala^eVL.-^Lo slimo
come. una foglia di pomo, come
il terzo piede, un niente , niente
affatto, uno zero. — Duscaratal E-
sclamazione di maraviglia. — Can-
chital Capperi, Zoccola Finocchi 1
Poffare il mondo I
SGDUZZ. Coccio. Pezzo di vaso rollo
di terra cotta. — Greppo, Vaso dì
terra rotto. — Sgdozz, figurai. Éssr
un sgdozz. — Essere una conca
fessa, dicesi di Clii abbia poca sa-
nità.—• i4/ dura più un sgdozz,
una imnatta ratta , d' una sana.
— Basta più una conca fessa , die
una salda. — Far di sgduzz. —
Far de' pentolini. Rompere una
pignalla in pezzi; e per simil. Far
di sgduzz per Abortire.
SGUUZZAIi, V. Qoesla parola viene
dal nome Sgdozz, che vale Coccio,
come abbiam detto , e dovrebbe in
coQsegaeuza significareFarede'coc-
ci, cioè Rompere bicchieri, o altri
vasi, facendone tanti pezzi: ma si
è volato darle bensì l' immagina-
zione di rottura , non l' Azione ;
quindi Sgduzzar ha la nozione di
Fortemente dimenare i vasi, fa-
cendoli sbattere gli uni cogli altri
a pericolo di romperli, lo farei e-
qui valere questo termine a Dibat-
tere. Agitare. Dibattere i bicchieri ,
i piatti, il verbo Diguazzare può
lasciarsi per ciò , che ha rapporto
ai liquidi. — Sgduzzar si è esteso
ìì\ Dibattere di tulli i corpi, che
possan render suono , e perciò si
dice Sgduzzar i fir, sgduzzar el
campan', ed anche agli strumenti
musicali in senso di sonar male.
— Sgduzzar una chitarra, un viu-
lein. — Strimpellare. \
SGHERGNAPAPLA , n. f. Sohigna-
pàppole, n. m. Ridone. Che ride
sgangheratamente.
SGllEUGNAZZÀ e SGHERGNAZZATA,
n. f. Sghignazzata. Risata eoa i-
strepilo.
SGHERGNAZZAMÉiNT. Sghignazzo^
mento, Sghignazzio. Sghigoazjuia
continuala.
SGHERGNAZZAR , v. Sghignazzan,
Ghignazzare , v. Ridere sgaflgben*
tameule.
SGHERGNAZZÓN. Bidone.
SGHESSA. Sagratina,Sagraloiìa. Vo-
ci basse, dai Sacra fames de'Ulifii-
Fame grande.
*SGHÉTTA. n- f. Seghetta. Arnese òt
meltesi al muso de' cavailL
'SGHIREL. V. MagnasùlL
SGIÀZZEL V. Lègn.
SGNEFLA. V. Sqminzia,
SGNEK. V. Sgnòur.
•SGNiFLAR Di TUSETT.Lo slesso tbe
Smergular. V.
SGNOFLA. n. f. Voce plebea. Ctlfala,
n. f. Mostaccione, n. m. Ed aucLe
Cacata grande.
SGNÓUR,m. SGNÒURA. f. Signore,
m. %/iora, t-^Ser, Sior, Uutr.
— Sere. Messer. Messere. Voci an-
tiqua te. — Un sgnòur, assol.-; tu
signore , cioè Ricco. — Al Sgnòur,
per eccellenza II Signore. l^osU^
Sigtìot^. Iddio. — Sgner Factl,
Sgnera Luzi. — Signor Paolo, Si-
gnora Lucia, -p Gner sé, C/iem
no. — Signor »ì. Signora no. t co-
me dicono i fiorentioL Gnor «.
Gnor no. Gtìè si, Gnè no. l bolo-
gnesi educali dicono Sì signort.
No signore, usandolo quasi afier-
bialm. lo iial.però si deve «car-
dare colla persona Si signore- Si
signora. ^ signore plur. f. Si si-
gnori plur. m. — Gnòur, GHÒuro!
Interrogativo , per non avere ben«
inleso ciò, che altri ha dello. Clu
dice? Che cosa dice? Che cosa dr
manda? — Bona nott sgnòàir - «
Dio riveggio. A precipizio. 0 Va'*
di una cosa di cui non si vt^gga >'
SGR
499
SGR
ne. -- Sgnàur sé, alle volle per
osi è. — Ma $gnòur lé, lù vùva
ì' andass $ig. — Cosi è, voleva
ie andassi seco. — Sgnòur sé, sé
Hn. Modo di reticeoza usala pru-
^ntenieule , onde non ripetere al-
ma parola sconcia, o non riferire
)sa da non dirsi: p. e. Al cminzò
strapazzarla e a diri Sffuòur sé,
i bèin. -^ Cùtninciò a viUpender-
• ,ea dirle ciò che vi potete im-
aginare. '-'Al vleva eh* andass
'in là, e pò vleva, sgnòur sé , sé
lULÀi' V. Gnular,
>MBER O'CUSEINA. Cameretta del
ivello , dell* acquaio.
IMBRACA. V. Arpundur.
>N. Tralce, o Tralcio guardiano.
uel iralce di riserva di dae soli
echi, lasciato nella parie inferiore
elta vile, onde poterlo adoperare
er Tanno seguente. --> Sgòn, ac-
resc. d' Sèifja , s' intende propria-
tenle Quella sega lunga e molto
irga , senza telaio, con due manu-
ri, e serve per recidere a traverso
li alberi . e il legname. — Sgòn,
Sèiga da sgantein. — Sega gran-
e. — Capitello. Quella parie cbe
segatore, il quale sta di sopra,
ene colle mani. Maniglia dicesi
ueli' altra parte di sotto. — Da
(jòn si fa il verbo Sgunar. Opera-
ione di segare i legnami grossi
) rocchi; voce che non è neiritaL,
si dirà Segare in grosso.
ÒUL,n. m. Gola, o Goletta. Or-
amento.
)ZZCL. Scolo, n. ro. — Èssr in sgoz*
'il. — Essere in iseolu.
lANFGNADURA. V Sgranfnott
lANFGNAR, v. Graffiare e Sgraf-
are. Stracciar la pelle colT un-
hie , o con altra cosa simile. —
granfgnar, figur. Sgraffignare,
oce bassa, per Rubare. Parlar via.
lANFGNOTT.n. m.SGRANFGNADU-
tA , n. f. Graffiatura, n. f. Graffia-
tento. Gtxkffio. Sgraffio , n. m.
grafftoìte accr. V. Sgurùiadura.
SGRANADLA, n. f. Coljìo dato con una
scopetta. — > Granatala significa
Colpo di granala.
SGRANAR, V. Sgranare, Sgusciare.
Cavare i legumi dal guscio. — Sgra-
nar Tu. — Spicciolare. Sgranella^
re. Vale anche Disunire. Separare.
— Sgranar l'aroéia.—' Sbaccellare
i piselli. — > Sgranar un ai , figur.
— Aver ira.
*SGRAPUIA. n. f. Voce corrotta. Gra-
spo. Raspo. 1 grappoli dal quali ò
spicciola, piluccala, o levata V uva.
V. Grapùia.
*SGRIHbALA, n. f. Colpo di grembiale,
ed anche Quel tanto che può capir
nel grembiale.
SGRINZLAMÉINT, n. m. Scrosciala,
n. f. Stridere de' denti.
SGRINZLAR 1 DGINT. Scrofctare, v.
SI dice del Formar quel suono,
che si fa in masticando la rena , o
simil cosa infra i denti.
SGHISA, add. Brinato, agg., parlando
d' uomo. Mezzo canuto.
SGRISÓUR , SGRiSURÈTT. Brivido.
Capriccio.
SGRUGNAR, v. Sgrugnare, v. Dare
de' colpi nel viso colla mano
chiusa.
SGltUGNÒN, n. m. Ceffone. Sgrugna-
ne. Sgrugno, n. ro. Sgrugnala, n.
f. Colpo dato nel viso colla mano
serrata. — Sergozzone è un Colpo
dato nella gola all'insìi.
SGRUSTADUUA. Crosta, Crostade'mu-
ri, de* colori, ec.
SGRUSTAR. e SGRUSTARS' DEL MU-
RAI. Scaricare. Si dice propria-
mente dello spiccarsi dalle mura
e cadere a terra gli iutonicati.
SGRUTTADURA, SLAMADURA, n. f.
Smotta. Motta, n. f. Scoscendimen-
to, lì. m.
SGRUTTAR UNA RIVA. SmoWare. —
Scoscéndere, vale a dire cadere al
basso. *- Soggrottare è il Cavar
la terra di una fossa a modo di
grotta , come si fa nel piantar gli
alberi per allargare la fossa con
minore spesa. Soggrottalura , e
SGD
500
SGU
Froldo sono voci dell' uso , e nel-
r Idraulica è lo Staio della ripa ,
che è soggroltata. — Si dice anche
Bipa a picco,
•SGU A IT , 0 SGUEIT. V. Sguailon,
SGUAITON (D'),avv. Da GuaZ/ar pro-
venzale « ed anche iiàl.ant., che
s' è poi cambialo in Guatare. -—
Guardar d' sguaiton, — GtMtare.
Guardar di soppiaito, di nascosto.
Guardar 80ltecco,di 8ottec£o, di
aotlecchi, — Andar d' sguaiton. —
Andar via di soppiatto , alla sfug-
gita.
SGUALDREINA. V. Smazzaqula.
SGUALMIDRA, n. f. Garbo, n. m. Gra-
zia, n. f.— Truvari, o N'i truvar la
sgualtnidra. — Trovarci , Non tro'
vard il verso, -il ripiego, l' espe-
diente, la maniera giusta, — Fi-
gur. Trovare, o non trovare il ban-
dolo , la scrima.
SGUALZIR L' U. V., e dici Ammustar,
SGUATTER. Guàltero, Guatteraccio.
Lavascodelle,
SGUAZZAMOl, (da Guazzo molle). La-
guine. Guazzo.
SGUAZZAR, V. Sguazzare, v. Godere.
— Sguazzar pr el fèst. •^. Sguaz-
zar per le feste. Chi sguazza per
le feste, stenta il di dilavoraìv,—
Sguazzar mézz mònd, — • Far tem-
pone.
SGUAZZARÒN^n. m. Intingolo mal
fatto.
•SGUBRADÓUR. FADIGÒN. n. m-fo-
ticatore.
SGUBBAR , V. Facchineggiare. Neolo-
gismo dello stile famigliare. Affac-
chinarsi. Far fatiche da facchino.
Affaticarsi ali* estremo.
*SGUDÉVOL , add. Disadatto , agg.
Che non è facile , comodo da ad-
operare. Scomodo.
SGUEGN , add. Guizzo Vizzo. Floscio.
Mùcido. Molle, Di cosa che non ha
consistenza.
*SGUERZAR« V. Traguardare dei le-
gnaiuoli il legno per vedere se è
pari.
SGUFFLAR, v. Scuffiare. Sconocchia-
re, V. b. Mangiar con prestem,
con ingordigia. — SgufjUan' ò</n
cassa. ^^ SconoccfUarsi tutto. —
Al s* è sgufflà tutta quia sbcaopa.
•— Si pappò , o ingoiò in un dio-
mento, o in un fiato tutta quella
minestra. — Sgufflar, al proprio,
vale Sbucciare. — Sgufflar di to-
vein. — Sbucciare i lupini. — I
boi. però usano questo verbo qoisi
sempre in via figurata, come sopra
è espresso.
SGUGIÓL, n. m. Voce plebea Sollaz-
zo, n.m. Gozzoviglia, n. f. Corro-
viglio , m. — Tors* un tgugiòl
d' qualcdùn. — Prendersi troilul-
lo di qualcuno,
SGUGIULARSLA . v. Voce plebea. Sol-
lazzarsi. Gozzovigliare.
SG\]G^A^,s.Ghignare.Sghigmre.Sù^
ghignare. Sgrignare, v. — Sgugnar
significa alle volte Coecan. Fv
bocchi 0 sberleffi, muso, musata.
-- Sogghigno, n. m. il sogghignar
re. Ed alle volte Beffeggiamento.
SQUILLAR. V Sguizzare, v. U) scap-
pare che fanno i pesci o altre co>e
simili di mano a chi gli lieo pre5i.
0 il saltar fuori dell' acqua de' pe
sci, o sulla superficie di essa.-
Sguillar una corda d'in vtan.
— « Una corda che sguizza dalla
mano.
SGUINGUAGNA, add. Floscio. Fièvok.
Snervato.
SGUINZAI. Guinzaglio. Cordicella eoo
cui si tengono avvicinati i cavalli.
quando sono accoppiati al timoof-
SGUINZAIÒN. Bandagio. Gimofjo.
Colui che va volontìeri vagando.
SGUlA> add. Scollacciato, aggCfll
collo scoperto, ed è proprio delle
donne, quando il tengono seon
fazzoletto, e colle vesti po^o ac-
collate. — Scottolo , e Sgolatù.\i
boi. si adopera piuttosto la fr3S«
Una donna eh' vada dseverta -
Una donna scollacciata. A me pare
che la voce Spettorata sia più pr<^
pria. — Sguld è più appropriato»
vestimenti degli uomini. Un a^<<''
9G0
601
SGU
n farsetto $coUato. U suo contra-
o è Accollato,
LAUmk. Scollatura, Stremila sa-
;riore del veslimento scollalo.
>n V. d. U. si dice Scollo air Aper-
ira o Sparo da collo delle camicie
il le donne.
MBDi. Gomitata. Percossa del
)raito. Fare, Dare una gomitata.
MBDADURA, n. f. Gomito» n. m.
wlta , n. f. Torluosità.
MBDÓN. Forte gomitata; come
nelle de' coniadini, quando sono
t'Ha calca.
MBEI.SGUMBIAMÉINT.D.m.Scom-
ìglio ; Perturbamento » n. m. Con-
tsione» lì. f. *- Sgumòiòn, Sgum»
tote, — Scompiglio grande, —
'iumbiamèint d' stòmg. V. Stòmg.
AMBIAR , ?. Da Sgombinare o Sgo-
ìinare. Scompigliare,
UMBIÓN. V. Sgumbiott,
JMBIOTT. Scompigliume. Massa di
ose scompigliale. — Sgumbiott,
ale ancora Confusione, Scompi-
Ho. — A m* sòn truvd in-t-ùn
rùll sgumbiott. — Mi son trovato
i una gran confusione, in un
rutto scompiglio,
JMINTIR, V. (dall'ani. Sgomentire).
gomentare. Sbigottire,
JNZOBI. Frangente. Congiunlara
iOicile e pericolosa. Accidente ira-
a^lioso. — A m'sòn truvd in-t-un
rult sgunzobi. — Mi trovai in un
rutto frangente,
URADElNA , n. f. Strofinatina ,
tropicciatella. Piccola polilura.—
>ar una sguradeina. — Forbire
mpoco; e flgur. Dir villanie.
JRADUBA . n. f. Strofinata, Stro-
icciala. Forbitura,
JRAR , V. Arrenare pietre , ^tovi'
ite, rami, ec. Pulirli slroiinando-
i con rena. — La voce bolognese
rendasi anche in gener. per Fre-
are e pulir bene checchessia, StrO'
\nare. Stropicciare,
URBIA , n. f. Gorbia , Sgorbia. T.
le' falegnami.
JRfilADURA, n. f. SGUBBIAMÉINT,
n. m. Scalfittura, Calteritura, n.
f. Scatfitto, n. m. La lesione che fa
lo scalQre. — Escoriazione, Scarf-
ficazione , voci lai. però dei ceru-
sici parlando della pelle degli ani-
mali. — Sbuzzaduì^a, SgurbiadU"
ra, Sgranffjnadura . Scurdgadura ,
sono voci, che hanno diverso sl-
gnllicalo, benché mollo affine. —
Sbuzzadura. — Scalfittura leggie-
ra, Sbucciatura, Piccola iniaccalura
della pelle o della superficie di
qualche corpo per una piccola per-
cossa, o picciol fregamenlo soffer-
to. ~~ Sgurbiadura. — Scalfittura
sofferta dai corpi nella superGcie
per continuato fregamenlo, o per
qualche materia mordace e causti-
ca, per cui perdono la prima buc-
ci# 0 corteccia. — Scurdgadura.
Scorticatura. Forte scalfltlura per
cui perdesi la pelle o la buccia. —
Sgran fgnadura. — Grafìlalùra ,
Graffio , Sgraffio , Graffiamento.
Stracciatura di pelle fatta da un-
ghie o similL
SGURBIAR. V. Scalfire, Calterire, v.
Levare alquanto di pelle, penetran-
do leggiermente nel vìvo. — Scari-
ficare, è voce latina, ma usala dai
chirurgi.
SGUSÈTTA. ZerWncWa. Giovanelta at-
tuata , che fa atti per innamorare.
SGl]$3A(dal \2ii. Excussa). Da Gu-
scio. Guscia. Buccia. Pelle. — L' ha
una brutta f<7tma,figur. vale Brut-
ta cera , detto d' uomo , o d' altre
cose, cioè Apparenza, che sta nel-
1* esterno.
SCUSSA R , v. Digusciare, Sgusciare.
Trar del guscio.
'SGUSSAROLA , add. — Nus, mandld
sgussarola. — Noce , mandor-
la scroccherei la , dicono i ìjo-
rentini.
SGUZZAIAR , y. Gocciolare, v. Casca-
re a gocciole. Versare a gocciole.
— Sguzzaid. — Gocciolato. Sparso
di piccole gocciole.
SGUZZLADUR. Scotitoio. Reticino p
Vaso bucherato, nel quale si mette
SLA
604
su
per Slegare osano Dsligar, V. Op-
pure, Per IHssotvere, V. Dtfar.
SIOLT, add. Sciolto, agg. Libero. —
Cavali tioll. ^ Cavallo Mcàpolo,
^icesi oeir oso a quel Cavallo che
sciollo precede gli aliri, che Urano
una carrozza. — Scàpoli ^ diconsi
parimente ì due cavalli , che non
sono al timone , ma che vengono
bensì regolali dalle redini tenute
in mano da chi é sul cocchio.
SIRA, n. f. Sera. — Vgnir $ira. —
Asserarsi. Aitar dar$i. Annottarsi.
— Dal rosso di sera , buon tempo
ne spera.
SIKÉINA , n. r. Strana. Mostro favolo-
so. -^ Sorte di Gore turchino che
si dice Siringa f e da' frane. Lilas.
Quella dal fior bianco è il Filadelfo
coronario.
'SIRÉLNGA, n. f. Siringa, Scilinga.
•SiaOCC, n. m. Scirocco, Scilocco.
Vento del sud.
SIROP. Sciloppo e Sciroppo. Bevan-
da medicinale.
SIRUPA , n. m. Confezione, n. f. Frut-
ti, fiori, ec. composti con zucchero
e miele, per farli piU durabili, e più
gustevoli.
SIHUPA, add. Confettato, agg.
SIRUPAR, v. Confettare, v. Far con-
fezione. Acconciare con zucchero
frutte, fiori, ec. per conservarli.
SISSCRA, n. f. Voce lat. che si usa
dalie persone colte nel significato
di Discordia. Dissensione. Divisio-
ne. Disunione d' animi.
SISTEMAR e SISTEMARS', v. Ordina-
re. Assestare, e Assestarsi, ec. —
Sistematizzare, vale Formare sì-
stema.
SIZÉINT. Seicento, e pib elegante-
mente Secento. Sei centinaia. Con
lettere romane DC.
SLAGN, GNA, add. Dilègine, agg. Di
poco nervo; facile a piegarsi; e
diccsi per lo più di carta, drappi,
e simili. Arrendevole, Pieghevole,
V. Floss, Sguegn.
SLAMADURA. V. Sgruttadura.
SLAMAR, V. Dilaniare, v. Term. i-
draolico, e dell' oso. Smottare. V.
Slattar. Sgrutlar.
SLANZ. Lancio. Sbalzo. Salto gnodt
— D'prem slanz. — Di primo lancio.
avv. Subito « a prima giouia. lo
ilal. dicesi bensì Slaneiare, wa
non v' ha Slancio.
'SLANZAR, v. Slanciare, laneian.
'SLAR, V. Sellare, Insellare, Utiitn
la sella.
'SLAR, n.m. Sellaio.
SLATT. Scoscendimento. Trarìpa-
mento. A wallamento d' ttn argine.
SLATTAR , SLAVINAR , v. SlamanL
Scoscendere. Smottare. Franart.
Ammollare. Traripare. Straripare
non si dice. — Slattar un tusèU.'-
Divezzare. Stallare. Spoppare, v-
Levar dal latte
SLAVACC , SLAVACCIAMÈINT , U-
VÉLL, n.m. Lagume. Guazzo. Ogoì
grande ammollaroenlo che 8i lic*
eia nelle case , o altrove per xqn
versata sol suolo. — S/ooocc'. Ca'
ren slavaccid. — Carne brodoio.
— Staoacc', per simil. — Consumdi
checchessia. '^ Far un gran ito-
vacc\ — dissipare. Consumare.
SLAVACCIAR, \. Dilavare. Immtia-
re , V. Far perdere la propria >iftii
per dilavamento.
SLAVACCIÒN , n. m. Colui che fi
guazzo . lagume. E per simiiii- Che
consuma.
SLAVAR, v. Dilavare, v. Consomare
e portar via in lavando. — Sia-
var al slòmg. — Dilavare lo
stomaco. Invincidire. I tnvdi jwrì
e semplici sdilinquiscono e dilata-
no lo stomaco (Redi). ^ Cairn
slava. — - Colore dilavato. Smorto.
'•'Brod slava.'» Insipido. Smacra-
io. — Slavar s* d'un qualcdnn. '^In-
tiepidire. Raffreddarsi, Rilassarsi
Mancare il fervore dell' afietio.
SLAVINAMÉINT. V. Stati.
SLAVINAR. V. Slattar.
SLISSAR. V. Sblisgar.
SLLAR, n. m. Sellaio, n. m. Facil*>r
di selle. — Bastaio si chiama Colei
che fa i basti.
SMA £05
.AR. y. Sellano Metter ìateUa.
C A DURA, D. t Dislogamento t n.
I. — Nel diz. Alberti è registralo
iogatnento, e Slogatura. Il termi-
e chirurgico è Lunazione,
CAHS'UN PÉ, UN BRAZZ. Sto-
jLtsi , DUlogarn un piede , un
IMBAR e SLUMBARS'. y. Slombata
Slotnùarti, v. Guastare, e Gua-
arsi i lombi. — Figur. IndeOoU'
^ — Dilomàani. Affaticare , e
'orzare i muscoli lombari , sicché
i>lgano. — />t7am6a(o, n. m. Ma-
nila de' lombi. E Lombàggine , n.
— * Scudrinar, e Sctuirind, si-
nìficano egualmente Siumbart e
lumòd,
IMBERZAB, LUMBERGAR. Questa
oce 8' appropria a due signiUcati;
uno di principio di luce. I' altro
i approssimazione alle tenebre:
lel primo dicesi A a' cmèinza ap-
ènna a tliarUterzar. — - Il giorno
oniincia appena ad albeggiare.
'' Aa appena una scintilla di luce.
' altro A 8* i elumbrèza ane un
ìoc. — F' Aa ancora un po' di tu-
e. Il giorno comincia ad offuscar^
i. S' abbuia.
JVZAR, V. Diluviare. Divorare, v.
Cangiare straboccai amen te.
UVZÒN, MAGNÒN. n. m. Diluzione.
Mangione. Lupaccio. Lurcone. Di-
uviatore. Epulone. Ghiottone. Di-
voratore. Ingoiatore. Ingluviatnre.
ngurgitalore. E con voci vernaco*
e Pacchione. Berlingatore. ìgna-
one. Pappone. Pappolone. — Afa-
mòn è più spesso aggiunto di Co-
ut che si approfitta di guadagno
Hlecito.
ACCIADÒUB, m. ÓURA; f. Cava^
nacchie. Colui o colei che cava le
nacchie dagli abiti.
ACCiAR« V. Cavare, levare le mac-
hie dai panni.
ADUNA , n. f. Lanciamento, o per-
cossa di una zolla.
ADUNADURA , ti. f. Rottura, Strilo^
lamento delle zolle.
SMA
SMADUNAR. V. Bomper le tolte. Ed
anche Lanciar zolle.
SMAGRAMÉINT. V. SnuMgrir.
SMAGRIR e SMAGRIRS\ v.Smagrare,
ed anche Smagrire. Sfnagrirsi. Di-
magi'are. hnmagrire. — Smagrì"
to , aUd. da Smagrire. Non è usato
Smagraio. «^ Cosi Smagratura.
Smagrazione, Sèiiagramento. Di'
magrazione. -* Smagnre dicesl
delle terre, quando per le comi-
Due produzioni perdono ed isteri-
liscono. «• Far smagrir et térr.
— Sfrattare. Rendere infruttuose
le terre , allorché , senza conci-
ruarle, si seminano continuamen-
te : p. e. / fittaiuoU sfruttano la
tenuta.
SMAIÉTTA, o FEMNÉLLA DL' ANZI-
NEIL. Femminella. Quella maglia
ov' entra il gangherelle posto a' ve-
stili per affibbiarli. — Smaiètta
dia ciavadura. — » Feritoia della
serratura. Che riceve il boncinello
del chiavistello.
SMALIZIA, add. Ammaliziato. Che ha
imparato la malizia. Scali tito. Av*
veduto. — Smaliziato ò voce del-
l' uso.
SMALIZIAR , V. Ammaliziare. Scalln-'
re. Di rozzo e inesperto fare altrui
astuto e sagace.
SMALLA, n. f. Mallo, n. m. La scorza
tenera che cuopre il guscio legno-
so. — Afa//o della noce, della man*
darla. -^ Fiocco dicesi Quello del-
l' avellana.
'SMALLADÒUR, n. m. Colui che toglie
il mallo.
SMALLAR, V. Smallare, v. Levare il
mallo.
*SMALTAROL, n. m. Muratore. Au-
gello.
SMALTÉ. PADÉ. V. Aldam.
SMALVEIN. V. Ciarabacciòn.
SMAMMARS'.y. De/}zmr«i, v. Goder
delizie. Gioire. Esser fuori di sé
dall' allegrezza.
SMANC, n. m. Scemamento, n. m.
Mancanza, n. f.
SMANCAR . v. Mancare, Scemare , v.
59
SHA
506
SMA
— Smanear la tèrra sott* ai pi, —
Mancare il terreno sotto i piedi.
Smucciare, ^- Smancar per Restar
di fare. Desistere, Cessare. '-'Ai
è smancà poc eh' a n' cascass, —
Poco mancò» che non cadessi.
SMANÉZ. Maneggio. Governo. Direzio-
ne. Maneggio degli affari. ^ Sma-
nèz. — Movimento , Agitamento.
— i4 «t in-t-un smanèz. — Siete
in gran movimento , in grande a-
gitazione. — Cavali da smanèz.
— Cavalli da maneggio. Onde di-
cesi in boi. Smanèz per Cavalle-
rizza.
'SMàNGANA, add. Esorbitante, agg.
SMANGIUCADURA , n. f. SMANGIU-
CAMÉINT , n. m. Morsecchiatura ,
n. f.
SMANGIUCaB, y.Mastieacchiare, Den-
tecchiare. Denticchiare. Sboccon-
cellare. Mangiare poco e adagio.
In boi. dicesi ancora figuratam.
Magnar cùn i deint dinanz^ —
Una cossa smangiugd. -^Cosa mor-
secchiata.
SMANIA. Inquietezza. Inquietudine.
— A-i-ho avù una smania , eh' a
m' sòn prilla pr al lélt tutta la
noti. — Ho avuto una agitazione
tale , che mi ha fallo fimenar pel
Ulto tutta la notte. — Smania va-
le piuttosto Frenesìa, Furia. Ec-
cessiva agitazione d' animo e di
corpo.
SMANIAR, e SMANIARS', v. Inquie-
tarsi. Essere agitato» inquieto. V.
Smania.
SMAN'ZABIL , add. Maneggevole; Ma-
neggiàbile, agg.
SMAN'ZAMÉINT.JVane^^iamenlo. L'at-
to del manegmare.
SMAN'ZAR, V. Maneggiare, v. Tratta-
re , toccare colle mani. — Baule
con due manette per maneggiarlo
facilmente. — Sman'zar i quat-
trein» la roba di alter. — Avere
in amministrazione , Servirsi' di
danari d' altri. Amministraty. Ma-
neggiare gli affari. — Roba fazil da
sman'zars'. — Robe manesche.
Pronte e comode, alte a portarsi
. o ad adoperarsi eolle mani. —
Sman'zars'. — Agitarsi, Maneg'
giarsi,
'SMARÉING, GA. Vagabondo. ^ An-
dar smarèing, — Ir vagabondo.
*SMARÉINGULA. d. f. V. Smazzaqula.
SMARELl. Smeriglio. Minerale in pol-
vere , che serve a patir i' acciaio.
SMARÌ, n f. plur. Smanie, n. f. plur.
SMARIASS , SMARIASSÓN , D. m.
Smargiasso. Spaccamonti. Spacca-
ne. Divoramonti, Tagliamonti.M'
vaccio.
SMARIASSATA. Smargiassata. Smr-
giasseria. Millanteria, bravata, ro-
o p Ro eMBQIOUt
SMA lASSAR, V. Smargiassare, "i.
Far lo smargiasso , il bravaccio.
SMARTLÀ. Martellata. Colpo di mar-
tello.
SMARZGNIR . v. Fraddare. Infraci-
dare y v. Cominciare a polrefar>i.
— ¥r àcido, e alla moderna , friir
dicio.
SMASSLARS', SGANASSARS' DAL RE-
DER. Sìnascellar delle risa, di ri$a.
Sganasciar delle risa, dalle nia.
o per le risa. Sganasciare.
SMASSLÓN , n. m. Mascellone. Cucn-
cione. — A m' de un smatilòn.
che m'fé andar da qué a /ò. — X(
diede un guancione, che balzai
da qui colà.
SMATTAFLÒPT. SCUPLUTTON, n. m.
Scataluffo , Scapezzane , Mostac-
cione,
SMATTAR. FARS' SMATTAR. Far»
sornacchiare corbellare deride-
re ec.
SMAfTARLÀ.'n. f. Colpo di miU-
re Ilo.
SMATTZAK. v. Pazzeggiare, Far paz-
zie. Folleggiare.
SMAZZAQULA , SGUALOREINA, SVA-
BÉINGULA, n. f. CiammèngoU
Zambracca. Sgualdrina. Sgualin-
nella, Baldrckcca. Donna vile. U
vope boi. vale veramente Donna
eh è spesso in giro per la città i»
pettegolezzi , e passatempi : e qiU'-
SMB
607
SHO
e volta si prende anche in mala
rie , come appunto la parola
ureuse in frane. — Sgualdrina
appropria sempre a donna di
ila vita. — Dalla voce Smozza-
to si è fatto il verbo Smazzaqu'
\ che vale Far la smazzaqula »
)è Essere sempre fuor di casa
n altre pettegole, senza attende-
alle cose dimestiche. Da dam-
ingoia si potrebbe forse fare il
rbo Ciammengolare.
iZZAQULAR , V. V. Smazzaqula.
2ZULA.Jfazzato. Colpo di maglio,
mazza.
KZULAR, Y. Mazzicare. Mazzapic-
iare, v. Percuotere con maglio «
azza , o mazzapicchio.
CO , D. m. Voce generica che si-
liGca Qualunque materia che ser-
a coprire un qualche difetto.
-Smeco, si potrebbe quindi dire
irnice. — Dari un poc d' tmeco
*uvra, perchè ài fazza figura.
• ^arvi un po' di vernice, perchè
luri. — Infardare. — Smeco. —
ilktto. — Dars' al smeco. — fm-
'lletiani. — Far cU so smeco.
• Far la sua figura in oppa-
mza.
'INT, n. f. Seme, n. m. Sementa,
^niente. Semenza, n. f. — Far la
^èinl. Andar in smèint. -^ Se-
lenzire. Far seme. — Dicesi Tal'
''e, quando la pianta s'innalza per
ire il seme.
'j**ORlA, add. Smemorato, agg.
he ba perduta la memoria.
^REL, n. m. Merletto. Merluzzo.
ornitura di refe a forma dentel-
>la > che si fa per guernlmento nel
^ntoroo de' fazzoletti . ed altri
^>)>gliamenii delle donne.
ERGUEL, n. m. Piangimento.
'RGULAR, V. Piagnucolare, v. Pia-
nere alquanto. V. Pianzer.
'«U. add. Merlettato, agg. —Par-
andosi di foglie di piante diconsi
'^^ra^e, cioè Fatte a*sega. Dentate,
''ielle che sono a guisa di denti.
• U crésta dèi gali è tutta smer-
(d. — La cresta del gallo è folta
a merluzzi. — Mertato. Vuol dire
Ornato di merli; parlandosi di
fabbriche.
SMERLADURA. Merlatura. Ornamento
fatto a foggia di merletto.
SMERLAR , v. Bicamarc a merletti ,
de' merluzzi al temlm de' panni.
— Merlare, è V Ornar di merli una
fabbrica.
SHCRZl. Spaccio. Lo spacciare. L' e-
sitare.
SMERZIAR.v. Spacciare, v. Esitare
agevolmente, e dicesi delle cose
venali.
SMESDGAR , v. Addomesticare , Addi-
mesticare, Dimesticare, v. — Sme-
sdgars*. — Addimesticarsi, ec.
SMÉSS* ( da Semisius lat.)> v. Simi-
messo , n. m. La lunghezza del pu-
gno col dito grosso alzato. Ma i
boi. fanno eguale misura dall'una
air altra estremità delle dita pol-
lice ed indice , allargate per quan-
to si possa.
SMlLZ.add. Smilzo, agg. Contrario
di Ripieno. Poco men che vuoto ;
e più comunemente dicesi di Chi
ha la pancia vuota.
SMINCIAR , V. Termine usalo nel
giuoco del tarrocco,cbe convien
volgere italianamente Sminchiaf^
per essere intesi giocando , e vale
Dare il suo maggior trionfo. Onde
anche figurat. Dare il suo maggio-
re. Fare ogni sforzo. — Smin-
ci'ar di zcchcin. -•*- Metter fuori
de' zecchini. — La voce boi. Smin-
ciar , verrà probabilmente dalle
Minchiate , giuoco toscano , cbe
si fa con carte somiglianti al-
le nostre, e dove sono pure i
Trionfi.
SMINDGARS'. V, DsnUngars'.
SMINÙZZEL, (Voce che non è del
volgo ). Minùzzolo. Scamùzzolo,
Minutissima parte di checchessia.
SMORCIA. Morchia , Morda. Feccia
dell' olio. — Smorcia del lumag ,
di lumagutt. — Moccicaia. Le lu-
mache, e i lumaconi lasciano una
9MU
SOS
SMC
indicibile quantità di meccieaia
viscoio,
SMORFIA, D.f.Smor/ia, d. t Lezio,
n. m.
SMÒHT, ^dà. Pàllido» Stnorto, agg.
— Dvintar smort. -«- Impaludare,
impallidire. Scolof^rsi. — Doinlar
smort cm' è una pèzza lava. —
Impallidire. Insassare» AlUbbire.
SMÒULT. Aggiunto cbe si dà al filalo.
— Filar smòult. ~- Filar dolce. La*
na , lino filato dolce.
SMUCCLADUR, n. m. Smoccolatoio,
n. m., ma più comunem. Smoccola-
tole , n. f. plur. Strumento col qua-
le si smoccolano i lumi. — Smocco-
lalura. Quella parie del lucignolo
arso , che sì leva colle smoccolato-
le. — Sfavillatolo non si dice.
*SMUCCLADURA , n. f. Smoccolatura.
SMUCCLAR,(enonS/avt7/ar). Smoc-
colare , y. Levar via la smoccolatu-
ra. — Sfavillare , vale Mandar fuo-
ri faville.
SMIJIA , n. f. Eanno che cola dalla
conca, in cui $i sono messi i panni
sporchi da imbucatare.
$MUIAR, V. Smoiare. Diguazzare e
stropicciare i panni sporchi con
ranno e sapone, per indi comporli
nella conca.
'SMULDGAR , v. Essere molliccio.
SMULÈDG. Molliccio. Alquanto molle.
Lùbrico, — Siutènd eh' al tuccava
cùnipi un cvèll d'smulèdg,al
scappò vi. -^ Sentendo giugner co'
piedi in una cosa molliccia , co-
minciò a fuggire. — Da questa pa-
rola i bolognesi formano il verbo
Smuledqar , cbe vale Esser mollic-
cio. — El lumag lassn una roba
ch'smulèdga.-^ I lumaconi lascia-
no una moccicala.
SMULTIZZAR . v., e forse meglio SMU-
STIZZAR. É proprio Quel guasUf
1' uva pigiandola leggermente. V.
A sguizzar.
SMUMMIAR, V. Inteoerir col mezzo
delle labbra e della saliva il pane,
o altra cosa , che si fa da' fanciulli ,
e da' vecchi, per mancanza di den-
ti , la quale impedisce ad essi di
masticare. -~ La parola Smunrnmr
mi pare molto espressiva, ed ap-
propriata , facendo simililudiae al-
l' atto , cbe mostra il viso di idoid-
mia senza denti. ìiasticacchiare.
SMUNTA, add. SmotUato. Scolorito.
Stinto. Disveììuto. — Al culòur d'
qui* abit è smunta. — H colon di
quell' abito è disvenuto.
SMONTAR, V. Smontare, v. Sceodire.
— Smontare significa ancora Far
dìcendere. Smontare una sigmn
da cuoallo.— Smontare ù Smontar
di colore , dicesi Delle tinture, che
«non mantengono il fiore, e la di-
vezza del coìore. Scolorita, Scolo-
rirsi, Sbiancarsi, Impallidire. -
Perdr al culòur. — Smarrire il co-
lore. -^ Far smuntar un dalla so
upiniòn. '^ Smuovere uno dal fu*)
proposito.
SMURFIÒUS, add. Smorfioso, Uàoso.
SMURTLEIN , SMURTLÉTT . add. P<ii-
lidelto. PaUjduccio. Pallidiccio,
agg. — Suppàllido è V. lai.
SMORZAR. V. Asmurzar.
SMORZA DOR. V. Asmurzadur.
'SMUSGNAR , V. Rosicchiare.
SMÙSS. Smusso. Il tagliamento del
canto vivo.
SMOSSA , add. Ottuso , agg. Dicfsi
de' ferramenti , la di cui pnnii e
il taglio siano logori. — Smussato.
A cui è stato 4evaU> il canto vivo.
SMUSSAR , V. Smussare, v. LeTare il
canto vivo.
SMUSTAZZi, n. f. Bimpròvero. Ain-
facciamento. Bimptnooerasnento. n.
m. E figur. Sbarbazzata, D.f.-
Dar una smustazzd. -*- Rimprwrf-
rare. Rinfacciare. — Rinfacàsid
non è sost., ma è il femm. di Bin-
facciata , agg.
SMUSTIZZAR. V. Asquixzar.
SMUZGAR, Afozizare. Smozzicare , ^^
con voce più nobile Hutilare,^-
Tagliare alcun membro o pezzo ài
checchessia.' Per tagliar male e dis-
egualmente. Cincischiare e Orni-
etiaré.
so
609
soc
JZGOTT , SNUZGÒN . NUZGÓN.
hzzicotie. Quei cbe rimane della
osa mozza, o troocata , o ar-
icela.^
nUKA, add. Ditumaìw. Inumano,
gg. Cbe uott ba sensi d' umaDilà.
iii cbe crudele. — Snaturato vale
uur dì Datura. Non naturale, Co&l
naturare. Disnaiurare.
:BBIadUìU , SNEBBIAR. V. Aqua.
i^CC, add. Sciocco, Scimunito, Sce-
na, agg.
ELIA. n. f.(dal1fr. CheniUe), Ci-
^k)Ua. Nastrino o tessuto di seta
elluialoa foggia di bruco, che ser-
^ per guaroizioni.
ERVAZZÀ. Nerbata. Neroata.
EKVAZZADL'RA, n. U Nerbate con-
cimale.
ERVAZZaU , V. Nerbare , v. Per-
-uolere con nerbo.
^STER. n. m. (l'È proDOOcìala
msì A : viene dalla voce lat. Sini"
^^er). Storta. Distorsione muscota-
'e— Torcimento. Distensione vio-
'^i|U, ed immediala, de' tendini. &
^^' legamenti di articolazione in
conseguenza di uno sforzo.
CATT. V. Malt.
ICCattarÌ. Smatìceria. Leziosag-
Sine accompagnata da atti disgu-
;iosie ributUnti. Per Pazzitwle. V.
Mail,
^l^À.add. Ingangherato, agg. Che
possa aprirsi e chiudersi.— Snoda-
fo vale Sciolto da nodo.
.^I^ADUKA. Snodatura. Piegatuca
(Ielle giunture. — Snudadura dèi
^umpass, eiz.—NoceUa.—SnududU'
^f^ del pian'. — Cerniera.
' pronome di terza persona. Suo ,
"> Sua, f. 11 plurale fa Suoi, Suo\
^ Sui, ma gli ultimi sono più della
poesia. — Oaute usò anche So, ma
affisso i nome. Signorso, per Si-
Siwor tuQ,^ «. Da' toscani sentesi
J're cooìunem. Su\ per Suo , o
m. Su' padre. SfA* madre. — Suo
^ Sua si riferiscono anche al nu-
ijiero del piìi in vece di loro : e
^><^ ciò pìei pili scrupolosi della
pnreiza. L' ha usato Dante , V ha
usato il Boccaccio, potremo noi
pure servircene e dire per esempio
Tàlt et mader van cu» et sòu poti
a mèisa. — Tutte te madri oaiiiio
cotte sue fighe alta messa. — /(
Bedi ha detto le mille volle: Suo
figliuolo; l suoi comandamenti:
Sua signora madre, ec. per Di tuL
Di lei , ec. — So d' là , so d' ti, ri-
petizione usala spessissimo in boi.
In italiano sì dirà Di lui. Di teù Lo-
ro. Suo, ec. — / «tt« plur. suslant.
come in italiano.—/ suoi. I suoi gè»
nitori, o parenti. -* Star sèimper
cùn i su. *"• Dimorar sempt^ tra'
suoi. — Dir la so a tua.— CrUica-
re. Beffeggiar tutti. — t' è <c/i c/i'
/m» dèi so. -- Egli ha del fatto suo.
ila beni , possessioni. — N' awir
nient dèi so. — Esser senza pro^
prio. — Faren del sòu. — Dare il
suo resto, far dette sue, delle sue
sciocchezze. — Metlri dèi so. —
^Setter di bocca. Dire favellando
quel, che non è. — Mèttri dèi so,
— Mettervi te pezze e V unguento,
— Armeltri del so. — Metter del
suo. Scapitare. — Tirar quatcdùn
dalla so. — Gratificarsi alcuno.
Renderselo benevolo.— Stor tn•^/a
so, -^Star in contegno, o in sul
tirato, sul grave. Stare in sulle
sue. Star sul grosso.'^ In tiitt tru»
vari la so. — Trovare a ridire a
che che sia. — Tùit han da ave ir
la so. -- Ognuno e' è per l' ossa e
per la pelle. — Tùli polen far dèi
so quèlt eh' i volen. — Ognun può
fare di sua farina gnocchi, — Tùtt
volen dir la so. Ogni can scossa la
co, e ogni mineiòn voi dir la so,
— Chi fa la casa in piazza, o la
fa alta, o la fa bassa.
SOCHÈ , n. m. Negozio» n. m. Parola
cbe s' usa per denotare una cosa ,
di cui non si sa il nome,o pure
non si vuol dire alla presenza di
qua icheduno, come: A-i ho lassa a
casa un sochè. — Ho lasciato a ca-^
sa un negozio , un non so die.
SOL
610
SOP
SOD. Sodo, Sòlido. Duro , agg. —
Compatto dicesi de' metalli. — Om
80d , figur. — Composto. Posato.
Modesto. Grave. Serio. -^ L'ha ciap-
pd dèi sod. — Ha del grave, del
serio. — Tgnir sod. — Tener fer-
mo, 0 semplicem. Tenere. — Tgni
sod, Tgni dur. — Tenete. Pigliate.
Prendete. — Tgnir sod qualcdùn.
— Sostenere alcuno. — Tgnirs'sod
a cvéll. — Appigliarsi. Attaccarsi.
— Tgnir sod la so upiniòn. —Star
fermo nella sua opinione. — Bat-
ter sod. Tgnir dur. — Seguitare a
far cosi Durarla.
SOFFOC, n. m. Afa, A faccia, n. f.
Vampa affannosa. Fastidio, che per
soverchio caldo, o per gravezza
d' aria pare che renda difficile la
respirazione. — Oz al fa un gran
soffoc. — Oggi fa un' afaccia stra-
na e fastidiosa.
SOI, Malta. Melma. Fanghiglia, n.
f. Leggter fango. — Malta. Voce
dell'uso. — Insuid. — Melmoso,
Fangoso , agg. — Paltan. — Patta-
no. Luogo pien d' acqua ferma e
di fango come palude. — Fangac-
ciò. Fango puzzolente e malsano. /
finocchi stanno nel fangaccio. —
Loto è stato usato dagli scrittori
per Fango. Ora però si adatterà
meglio al signifìcato di terra attac-
cata insieme per umidità. Terreno
lotoso.
SÒIA (coir 0 stretto). Sòglia. Quella
pietra che sta per piano in fondo
della porta, dove posano i cardi-
nali, 0 stipiti.
SÒIA (coir ò largo). Parola antica
che hanno usato col verbo Dar.
Dar dia sòia. — Adulare beffando:
ed anche in ital. dicesi Dar soia.
Dar la soia. Solare.
SOLA. Suolo, m. che fa in plur. sem-
pre Sttola, f. Quella parte delia
scarpa eh' è sotto alla pianta del
piede. — Avèir sòlt* al sol del
scarp. — Aver alcuno nella tacca
dello zoccolo. Averlo in tasca. —
Marmotta. T. de'Galz. Ceppo in-
cavato sopra dì cu! si battono le
suola per dar loro la forma che si
vuole.
'SOLID, add. Solido. Sodo, agg.
SOLIDAL. V. Sigurld.
'SOLIT, add. Solito. Consueto, agg.
— Sècond al soUt. — Secondo V u-
sato. Secondo il costume.
•SOLUZIÒN, n. f. Soluzione, n. f. Scio-
glimento, n. m.
SOLVÉBIL,add. Solvente, agg. Che
paga ; o che può pagar ciò che de-
ve. — Una persòuna solvebil —
Persona solvente. — Può anche
dirsi Pagatore e Buon pagatore.
— Da Solvebil facciamo anche Sol-
vibilità , che in vero non sarebbe
cattivo termine « né inutile nel vo-
cabolario , per essere parola di
cui manca la lingua , e bisogna di-
re la Capacità , Attitudine di paga-
re , di soddisfare il debito.
SOMA , n. f. Soma. — Assomare.
Por la soma addosso ad una be-
stia. — Dri la vi s' cùnza la so-
ma. — Per la via si (iccofician le
some.
SÒN. Suono. — Sòn scciappd. — Suo-
no stridulo.
SÒNN , n. f. e talvolta masc. Sanm,
sust. sempre masc. — Vgnir sòhil
— Pigliare il sonno. Mi piglia il
sonno. — Èsser mort dalla sònn ,
Cascar dalla sònn, — Morir di
sonno. Cascar di sonno. — Sòun
alzir. — Sonno leggiero. — Sonn
- dur. — Sonno profondo. — Far un
sonno. Dormire un sonno. — JV' a-
vèir sònn ; Un om eh' n* ava sònn,
figurat. — Hon stancarsi. Un uomo
di buona lena. — Far vgnir sònn.
— Assonnare. Indur sonno.
SONNOLÈINZA , n. f. Sonniferamenr
to , n. m. Primo sonno , prio-
cipio di sonno , o pure , IncUnaào-
ne. Propensione al sonno. Neil^
lingua italiana Sontiolenza , vaie
Intenso aggravamento di sonno,
simile al Letargo. Struggimento di
dormire.
Sopì. Soffio. — In-t-tm «òpi.— In m
80T
511
soc
ffto. In un flato. In un girar
occhio.
UVÉINT. AVÉIR DEL SOPRA-
INT A QVALCDm. Signoreggia-
. Dominare alcuno. Esser e. a ca-
Mo. Stare al di sopra. Avere in-
lenza.
riAVELIAR. V. Sorveliar.
U, D. f. Suora. Monaca. — Fig.
della , o stoviglia ìd terra o io
rro , entro cai si pongono brace
T iscaldar le vivande, i letti, ec.
BEL. Sorbo. Albero.
BLA. Sòrbola. Frutto del sorbo.
in eh' sa d' soràla. — Vino sor-
no, sorbitico.
r,n. f. Sorte. Fortuna. Ventura.
In sort (alla f r. En sorte). In «o-
ra: aggiunto a mercanzie, come
ila in sort, Zinaber in sort, ec,
ital. dicesi Galla, Cinabro na-
rate. — In natura, vale Effettivi.
TIMÉINT e SURTIMÉINT. Assor-
mento. -^ Un surlimèint d' piati.
• Piatteria,
VELIANZA. Il sopravvegghiare.
invigilare. Il vegliare. Il guar-
ire. La guardia. L' aver cura .
gilanza , ec. Cosi per Soprinten-
inza. Direzione. Presidenza , ec.
• Non si dice né Sppravveglianza ,
ì Sorveglianza. -- Soprasianza ,
mrastanza , sono voci anti-
uate.
VELIAR. SOPRAVELIAR. v. So-
''aovegghiare. Sopravvedere. In-
gilare. Vegliare. Guardare. An-
ne in senso di Soprinteìidere. So-
^antendere. Dirigere. Governare,
'ggere'.
T, SÓTTA. Sotto. — Di sotto, e
isotto. — D' sòtt' in su, — Capo-
iè. Capopiede. — Pittura d' sòtt
i su. — Pittura sottonsù. — Voi-
\r capopiè. Voltar sottosopra. —
^tt pagn. Soppanno, ayv. Sotto
paoni. — Una scrittura registra,
ìtt'alla lettra A o B.-' Una sent-
irà notata A,oB. — Dari salta.
• Hifiorire , Ribadire. Rimbeccare.
bassam. Rintpolpetlare. Approva-
re ciò che altri dice .anzi accre-
scervi qualche circostanza per piag-
giarlo ( cioè , secondarlo ). E in
questo significato usasi ancor piU
nobilm. Arrògere.
SOTTCÒ. n. m. Codone, n. m. Quella
parte della groppiera . eh' è tonda,
e passa sotto la coda del cavallo.
SOTTGÓULA. Soggólo. Quella striscia
di cuoio, parte delta testiera , che
passa sotto la gola del cavallo.—
Soggolo. Velo che le monache por-
tano intorno alla gola. — Soggo-
lo. V. Paiol.
•SOTTMAN. SQTTMANEIN. Sottoma-
no. Per Sotterfugio. — Dar un sol»
imanein. — Fare un sotterfugio,
•SOTTPÙNT, n. m. Soltopunto.
SOTTSOUVRA. Sottosopra. Sossopra.
— Sottsòuvra. — Considerato tut-
to insieme. In complesso. SottosO'
pra. — All' incirca. Circa. Per ad»
eqtMto.
SOVER, n. m. Sùghero e Sòvero, n.
m. Sùghera, n. f. Corteccia di albe-
ro dello stesso nome, detto anche
Elee, specie di quercia. Quercus
suber: Quercus ilex; bot. — Saghe'
rato , agg. Fornito di sughero.
Scarpe sugherate.
SOVERSCRÉTT,n.m.e SOVERSCRÉT-
TA, n. f. Soprascritta, n. f. — i4-
ver buona soprascritta /in modo
basso. Aver buona ciera. — Man-
sione , Vale Fermata. Posata ,
Stanza.
SOVERTACC, n. m. Soprattacco» n,
m. Coperta, n. f.
SOVERZÉTT. V. Punt.
SÒUGA. n. f. (dal lat. Soga). Corda
grossa di cui servonsi i contadini «
per legare i carichi sui carri , ed è
vttce del contado . che però fu u-
sata da Dante nell' inf. Cercati al
collo e troverai la soga.
SÒ13L, n. m. Sole, n. m. — Sòul
sbiavd , smort, ammald. Suladein.
— Sole abbacinato, annacquato.
— Levare del sole. Tramontare ,
Declinare o Colcarsi del sole. E
cosi il Declino, il Tramonto , la
sov
£13
6PA
Declinazione del sole. «— AW occ
dèi sòuL — Ferza del sole."- Avèir
di madon al sòul. — Acer terra ,
della terra al sole. Aver del suo al
sole. Posseder beni stabili. — Bat'
tu dal sòul. -^ Assolalo. — ^ n* s'
vèd nianc una spira d* sòul. —
/Von si vede spera del sole. Spera
per Raggio; come fa Dan le: La spe-
ra del sol che debilmente entra
per essi. — Dunar al sòul d' agòst.
— Veder il sol di luglio. --^ Fars'
unòur eùn al sòul d' agòst.»- Far-
si onore del sol di luglio.
SÒUL, add. Soh, aggf. e Solo. Sola-
mente. Soltanto, uss. Unico. Uni-
camente. — Sòul una volta.—- Solo
una volta. — Una voltai sòula. —
Una sola volta. Ne si dirà Una sol
volta , perchè 1' agg. femm. non si
deve troncare.
SÒULC. Solco. Fossetta che si lascia
dietro in fendendo la terra. — Sol-
care. Fare i solchi. Campo solcato.
-^ Solcello, dim. -•• l boi. soglion
dire A n' s* in pò avèir un sòurc
a drett. Corrompendo la parola
Sòulc in Sòurc. £ ciò per similit.
parlando di Persona, che non agi-
sca rettamente. Ed è lo slesso che
A n* s' in pò cavar un custrùtt
immaginabil. — Non cavarne co-
strutto. Non raccapezzarne cosa
al''una di btiono.
SÓULFEN , n. m, e Sòulftia , n. f. Zol-
fo, Solfo. Minerale notissimo. —
Dar al sòulfen, o la sòulfna. — Sol-
forare. — Solfato , Solferato , In-
zolfato, agg. -- Per Sulfanéll. V.
SOVRAWT; e alla francese Surtu, n.
m. Sopravveste e Sopprawesta.
SÒVRACVERTA D' UNA LETTRA. So-
praccarta. Coperta di una lettera.
Leggete la lettera, indi mandatela
al suo destino sotto vostra co-
perta.
SOVRASTANT. Custode. Guardiano.
Che invigila. Che veglia. Che so-
printende. Che presiede. Che diri-
ge y ec. Non si dice né Soprastante,
né Sovrastante, sustantivo.
'SOì^RASTAR» T.. che piiiooman. di-
cesi Star d' sòuvra. — Soprasia-
re. Sovrastare.
SÒURD. Sordo. — > Sòurd em' è una
zucca. — Sordacchione, -~ N' etsr
né mùt né sòurd. '^Essere aovtaa-
to, scelto. Saper prevalersi del-
l' occasione.
SOVRÙSS, D. m. Soprapporto, D. m.
Pittura da collocarsi sopra le porte.
SOVVENTÒUR, n. m. SOVVENTKIZ,
n. f. Sovvenitore , m. Sovvenitncr ,
t e non Sovventore, né SooDenlri-
ce. Colui, o Colei che sov viene «
che somministra.
SÒUVRA. V. Su.
SÒUVRASCRETTA. V. Soverecreti.
SOZER. V. Mssi/\
SOZERA. Y. Madonna.
*SUZI , n. m. Socio , ed anche Com-
pagno.
'SOZ\EJk,ti.f. Società.
'SÓZZI A, o SÙZZIA. Voci basse. Socie-
tà. Compagnia.
SPaCCADURA. V. Cherpadura.
SPACCAR, v. Spaccare. Fèndere.-
Spaccar un cavèil. V. Cavéit. —
Spacearsla. — Far del gratìde. Fa-
re il grande. Graudeggiar& •«« Utta
cossa eh* se spacca fazOmiint.
Trattandosi d: legno si dice Flui-
te; e agg. di pietra Scissile.
SPACCÀT , n. m. in archiletior« di-
cesi Spaccato il Disegno inieriore
d' una fabbrica rappresentalo so-
pra una carta.
SPACCÒN , n. m. Spaccone. Cospetto-
ne. Smatyiasso.
SPACCUNATA , n. f. minnteria. Van-
teria. Smargiassetia. Spàsnpatiata.
Iattanza, n. f. Millanlo , n. m. -^
Far del spaccunat. — Sòradare.
Squartare. Fare una squartala.
Far lo spaccone.
SPADA. Spada. — Spada appuntata^
— Tagliente. — Pungente. — Af-
filata. — Forbita. — Fatale. —
Formidàbile. — Cingern la spada.
— Tirar fuori la spada.^ Bra^
dire la spada. Cingere , Stringerr .
Impugnare la spada. -— Le parit
SPA
613
SPA
spada sono: Montaiura, TntU
zi che cosiUaiscono la parte
arma » che s' impugna* —
'td'a. Elta o EUo. Guarnimerì'
'omimenio. Ciò che si trova
no all' impugnatura della spa-
:he difende la mano. — Impw
lura. Quella per cai si tiene in
0 la spada. -^ Pomo. La parte
iriore all' impugoatura. ^^ hot'
'■ del fusto^ Pallottolina eh' è
ni il pomo. — * Fusto. La sola
ai, compreso il tallone, cioè il
) ferro. — Coana o Guardama-
La parte dell' impagnatura
è per guardia , e difesa della
DO. — Tallone. Parte della lama,
t s* unisce V impugnatura. —
Isa. Parte della lama fra il taglio
a costa.— Costa. Parte di mezzo
r lo lungo della lama eh' è fra'
A U^li. — GìMina. Fodero della
^àì.^ Fascette, Due laminette
metallo , che fasciano la guaina
•lU spada all' imboccatura , e nel
ezzo. — Puntale. Basfane del
mtale. Quel bottoncino che ha
èi finimento il puntale. — Spa-
fin , n. m. Spadeina » n. f. •— Spa-
m, «o, Spadella, dim. — J^a-
tìn, òuna. — Spadone, accr. —
€M spada. — Clave o Pesce a spa-
la. — Spad, n. f. plur. Spade, n. f.
>\^ì^ Uno de' quattro semi delle
ìarie da giuoco.
A^AB, n. m. Spadaio. Fabbricator
w spade, 0 che le aggiusta. —Tro-
vasi tuttora in Bologna una strada
aeua El spadari. — Le spadarie.
mi erano forse molte botteghe
di spadai , quando gli uomini por-
tavano la spada.
^OER l DEINT. V. Alligar.
AG. Spaflfo- — Filo è V accia la piìi
sottile di canapa impeciala ad uso
J^ cucir le scarpe.
AGHETT, n. m. Cordellina, n. f.
^*^trhìo,fì.m.'^ Metlr un spaghètt
^Ua«, figurai.— //jctiter timore. —
m(Mio in ital. è dim. di Spago ;
Cordicella sottile.
'SPAGNULÉTT. n. m. ^(Hignoletto.
Sorte di panno. — Fig. Fascetto
da ardere.
SPAIAR AL GRAN. V. Furmèint.
SPALLA. Spalla. — Strènzers* in-t-el
spali , far d' spallèltcL. — Fara
spallucce, ^ Far un minué in-t-el
spaU, fi%uT.^Essersimpiccato. Pre-
so del costume, che ha li carne-
fice di porre i piedi sulle spalle del
paziente. — Trars' dedri dal spaU
una cassa. * Buttarsi o Gettarsi
urta eoia dietro alle spalle. — Spah
la. V. SpcUiadura di àss» del fnè-
ster.
'SPALLA, add. S|pa//ato , agg. Ifen-
chevole,o Guasto in una spalla.
-^ Àffar spalla, fig. ^^ Negozio,
Affare tristo. Cauta spallata.
SPALLADURA , SPALLA , SPALLEINA
DLA FNÉSTR A, DLA PORTA. Sguan-
cio, n. m. Spalla, Spalletta, n. f.
della finestra o porta.
SPALLAR (in-t-al zug)> Spallare, A-
vere avuto lo spallo. Essere spallO"
to. Nel giuoco delle carte passare
il punto prefisso , ed a cui solo si
deve arrivare.
'SPALLAR. SPALLARS' (d'un eavallj.
Spallare, e Spallarsi. Guastare,
Guastarsi la spalla d' una bestia da
soma. -*- SpfUlar una fnèstra. V.
Spalladura.
SPALLAZZ. Brodone. Ornamento che
si cuce tra l' estremità del busto
dell' entratura del braccio , e 1' e-
Stremità della manica della ca-
micia.
SPALLEIN. Accappatoio. Manto di
panno Iino,o cotone, che cuopre
parte della persona; serve per non
insudiciar i panni nel pettinarsi.
Quando ha le maniche, e cuopre
tutta la persona si dice Sante-
cìiein V
SPALLÉTTA, SPALLEINA. Spaltuc-
eia, dim. di Spalla. — Spalleina
dia fnéstra. V. Spalladura. — Spal-
létta. — Dorso. Quel pezzo di car-
ne« clie si taglia lungo il dorso del
manzo. — Far d' spallétta. '^ Fare
60
SPA
514
SPA
tpalla. TaDto al proprio che al fi-
gurato.
SPALLIRA. Spalliera. Queil' asse o
cuoio, 0 altra si fatta cosa alla qua-
le sedendo si appoggiano le spalle.
Spalliera è anche il Paramento
del luogo , ove s' appoggiano le
spalle. — Spallita d* dama$c. —
Spalliera continuata di damma-
scHi ec
SPALLÌRà! V. Spallira. ,
SPALUZZÀ. Palata. Tanta quanlìlà di
roba quanto cape sulla pala.-— Pa^a
da' boi. non s' usa che in queste
frasi ; Trar vi al so a pala. — Man-
dar male a palate. — Cuntar i
quattrein a pala , ec
SPALUZZAR , V. Spaluzzar al gran.
— Rivolgere il grano colla pala; o
Ragunarlo colla pala.
•SPAMPANAMÉINT. V. Sparguiamèint.
SPAMPANAR, V. In ital. Spampanare
e Spampinare , vale Levare i pam-
pini alle viti. In bolognese ha il
significato di Sparguiar. V.
SPANDER , V. Non si dice che in que-
sta frase : Spènder e spander, V.
Spènder. Negli altri casi si dice
Sparguiar. V.
SPANEZZ, add. Facile, agg. — Una
cossa che n' è spanezza. — Una
cosacche non è cosi comune, soli-
ta » ordinaria , e facile. ^ 1 quat-
trein n' ein brisa aqusé spanezz.
— / danari non sono cosi comuni,
cotanto facili a trovarsi. — • La
n* è aqusé spanezza, avv. — Non
e cosa ovvia, facile.
SPANNA. Spanna. Palmo romano mag-
giore. Ed è la lunghezza della mano
aperta e distesa, dall'estremità del
pollice a quella dell' auricolare.
SPANI. MORT SPANI. Morto affatto.
Morto steso a terra.
•SPANUCCIAR, V. Scartocciare, Span-
nocchiare. Sfogliar le pannocchie :
e dicesi specialmente del grano
turco.
*SPANUCCIARÌ . n. f. Spannocnhieria.
Voce dell' uso. Lo spannocchiare ,
che fassi da una ragunata di gente.
SPANZÀ. Corpacciata, Seorpoceiifii.
— Fars' una spanzd d' cvéll -
Fare una corpacciata di quoMe
cosa. Torsene una satolla.
SPAPPLARS', V. ^appolarsi e Spop(h
tarsi, V. Disfarsi. Non si tener beoe
insieme. — Spapplar,^ìit.^Ilin
qualche cosa chiaramenle.operti'
mente. Spiattellare.
SPARA, parato. Scarica, Scaricaiio-
ne di pili arme da faoco. Spmtn
di razzi. Salva. Sparata di moriO'
ri. Sparata di tfombe. — Sjmts
• d'parol, figur. —Sparato di ìmrole.
— Fare una sparata. Passarsela
con un vano strepito di profferte,
e di parole.
SPARADÉLL, n. m. Tramezzo, n.i&.
e Tramezza, n. f. Strisce di caoìo
che si cuciono tra '1 suolo e i (d*
maio. — Formanze chiamansi quel-
le strisce di alluda , che girano il*
torno alla scarpa per fortezza del-
la soleltatura.
SARAGUAI, n. m. Termine boi. ades-
so fuor d' uso , valeva Persona (ii
niun conto, che ora si direblie
piuttosto Straffalari. V.
•SPARAR, '^.Sparare.
SPARAVIR, n. m. Sparviere, Spam-
ro. Uccello di rapina. — Siporawr,
0 Sparaviri, per analogia.— ^w*
rcLcchio, 0 Spaventacchio. Ceocio
locato sopra un bastone che mei;
tesi ne' campi per ispaveotare gH
uccelli. — Sparaviri dèi taberm-
quel , dia pessida, — Corneo. I'^
lo del ciborio , delia pitside.
SPARAZISEM , n. m. Voglia grandi.
Brama ardente. Ed alcune volle «
senso di Capriccio.
SPARGUEL DALL' AQUA SANTA, ft^
dell' acqua santa , quello delie
chiese. — Piletta, PiUttinA. Vaset;
to dell' acqua benedetta . che »
suol porre sopra il letto. ( lo ^
Spargulein).
SPARGUIAMÈINT, n. m.Dupargim»
to. V. Sparguiar.
SPARGUIAR, SPAMP.4NAR, V. SpA-^
pagliare. Spomicciare, v.Sj»rg<fi
615
SPk
1 Idi. — Per DitHpare ,
tosto Sparnazzare. —
f'- ^— Dispargersi. SpoA
Spòlvcr.
Sjjarso , agg. Piatlo.
Madia. Cassa per uso
'Vi dentro la pasta da fa-
.«. — Arca dicesl Quella
a ove i fornai intridono
— Cemitoio. Chiamasi
QTve , o assicella, sopra il
regge e si dimena lo stac-
madia , quando si fa 1' a-
\o stacciare.
AR , voce bassa. Mandar
>oco buon garbo. Dare l'er-
tt.
ìragio. Aspàrago. Erba or-
>la , che si mangia cotta.
i. Sparagiaia. Luogo pian-
i^paragi.
A. Sparaghella. Spàzzola.
0 sai valico, detto \olg. Po-
i lepre.
\ , V. Spargere.
. n. Dì. Spasimo,
passo. — Andar a spass. V.
QQiar. — Éssr a spass. —
OZIOSO ; 0 ftior d' impiego ,
nzio. -^ Andar a spass , fig.
(tare a spasso. Perdere chec-
ia. -»
GGIAR, detto dal volgo; dai
x^eotiliti Maneggiar; e dagli
bi ^passzar, — Passeggiare
^sieggiare. Andare a spasso»
EGGIATA e PASSEGGIATA.
<i9(jiala. — Passeggiatelta ,
ÈZ DI TUSETT. CesHno. Arnese
ÌRìini nel quale i bambini im-
5^^o a camminare. Carruccio.
'^se di legno con quattro girel-
ove si meltoDO i bambini per lo
ssotìne.
'^lUNÀ , add. Spassionato , agg.
^ non ha passioni. Ingenuo.
•Niello.
SPASSIUNÀBS*. V. Non ha il signiQ-
cato del verbo iì2\. Spassionarsi ,
che vale Non oprar secondo le pas'
sioni. Spogliarsi delle passioni. Ma
significa Raccontar le sue passioni,
i suoi dispiaceri . e versarli nel se-
no dell' amìci7Ja, per esserne com-
niiserato e conroriato: ciò che si
dice italianamente f)/crrders<. DiS'
credersi con alcuno. Sfogare con
alcuno qualche passione. I boi. di-
cono essi pure Dscrèders'.
SPASSltJNATAMÉlNT, avv. Spasstono-
tamente, avv. Senza passione, /n-
genuamente.
SPATTLA. Spàiola. - SpaUla da pit-
tar. — mestichino.
SPATTUZZAR , v. Discorrer bene. Bi-
spondere con giudizio. — S^ a sin-
tessi quia donna com' la la spat-
tùzza. — Se sentiste quella fem-
mina come ragiona.
SPAVÉINT, n. m. Spavento. Terrore.
Spaurimento. — Star d' spavèint,
detto ironie. Star d' incanì. -^Sta-
re adagiatissimo.
SPAVIRÀ. V. Pavird.
SPAVIRAR. V. Pavirar.
SPAZI. Spazio. Spazio di tempo. In*
tertatlo. — Spazi inA^al scriver,
in-t-al stampar. V. Scrittura. Spa-
ziar.
SPAZIAR , V. Spazieggiare , v. Porre
gli spazi necessari, per separare
le parole l' una dall' altra nel com-
porre la stampa. Carattere spa-
zieggiato. Spazieggiatura del ca-
rattere. — Spazieggiare, dicesi an-
cora dello Staccar le parole, leg-
gendo in maniera, che se ne vegga
spiccalo il rigiro de' periodi, de'
membri, e delle cadenze. — Spa-
ziare significa Andar vagando; o
Spargersi largamente in grande
spazio.
•SPAZZA, SPAZZADURA, n. f. SPAZ-
ZANE INT , n. m. Spazzamento. Lo
spazzare. — Spazza tìg. — Sgom-
bramento.
SPAZZADÒUR. Spazzino. Colui che ha
cura 0 uffizio di spazzare.
8PB
SPAZZAR , ' V. Spazzare. Nettan. —
Scopare, Spazzare colla scopa. —
Spazzare. Sgombrare. — Spazzar la
campagna. Il vento tpazza le nubi
dal cielo. Il vento ha sperso ogni
nuvola. — Spazzolare. Scopettare
i patini.
SPAZZARÈINA. Spàzzola. Utensìle che
si forma delle paonoccbie di una
pianta perenne detta Spàzzola , o
Canna di palude.
SPAZZEIN. RitagUatore. Fondachiere.
Mercante di panni a ritaglio.
SPAZZON DA BATTO. Spazzolone.
Spazzola grande, con lungo ma-
nico, per uso di spazzare i bat-
tuti.
SPCCIRA, n. f. Camminiera.y oce del-
l' uso.
SPDAL. Spedale. Ospedale. Luogo
che per carità raccetta agl'infermi.
Nosocomio , dal gr. Ospitale , sust.
irale Ospizio. — Ospitale , agg. si-
gnifica Ospitàbile. Che usa ospita-
lità.— Quindi Ospite, e Oste per
corruzione. Colui che alloggia il
forestiere; eli Forestiero m^esi-
mo^ , eh' è alloggiato. — OspitO'
lità. Liberalità di accogliere i fore-
stieri.— Ospitalmente. Con ospita-
lità. -— Ospedale de' pazzi. — Spe^
date degV incurabili. — Spedale
de' mal nati bambini; Ospedale
degl* innocenti ; Orfanotrofio de*
fanciulli esposti. •*-> Spedale cUni'
co. Clinico agg. •— Medico clinico ,
lo slesso che pratico. Medicina cli-
nica» e volgarmente Clinica è il
Metodo di vedere e di trattare
gli ammalati in letto. — CUnico
dicesi anche al malato stesso, eh' è
obbligato a stare in letto.
SPDIR A , n. f. Alare guemito di ram-
poni da due parti ad uso di soste-
nere lo spiedo. •
SPECC, (É stretta) add.da Spicciato,
Sbrigato. — Un ammala eh' è bèli
e speco*. -^ Egli è a confitemini.
— Munèida -speccia. — Moneta
spicciola. Termine dell' uso. Mone-
ta minuta, spezzata. Vorrei mo-
£16 SPB
neta ^picdola di di&i potà^
Specc* preso sosL vale a&chek
neta. -- A nU n' ho di ifsi
— Non ho moneta minuta .
(aec.
SPÉCC (É quasi A). Specchio, e
SpegHo.-^Per similit.Spee
spese. Specchio de' debUL -
lus dèi spéce'. — > Bàmbék.
Guardars' in-i-al spéec'.
ciars*. — Specchiar».^
io. Quegli che & o accoBà
specchi.
'SPECCIA (ALLA) V. ^eier.
'SPEOÉ, add. SpedUo, a^
messo morto.
'SPEDIR , y. Spedire. Mandarti
'SPEDIZIUNIR, n. m. Spediton.^f
dizioniere.
SPEDZGAR. V. Spessgar.
SPEIA. Spia, f. Esploratm.9.à
anche Spione. — Delatort kM^
datore; e trivialm. Soffonti^
rachella. Chi prezzolato n|fit
alla giustizia gli altmi mis&ut
SPÉID. Schidione. Schidone, e 9m
nemente Spiedo.
SPEIN , n. m. Spina, n. f.-4*
prugnol. — Spino. Spina. M
— Siane. — Spino biatico. ^
bianca. — Zervein. — Spias ^
vina. — Zudi. — Spina J«***
Marruca. — Metter di ipe»^*"
tòum a un alber» a unatti^"
Imprunare un albero, ìo^^
— Cavar i spein. — Dispruran,
— Èsser tn-M* spein. — Eiicr svi'
la fune. Star sulla corda. * ^
dito si chiama il nodo delU ^
na. — Cavars* un spein i' v^
occ*. — levarsi un 6n«coto**
gii occhi , figurai. — Vnlu(if^
d' spein. ~^ Spineto. — Spin»>
Spinadein. — ^muzza, dim.
SPEINA , n. f. Spina, n. f. Qoelh9^
eie di aculei o puog:glioiii,(ii*
sono armati alcuni pesci, e te ot»*
glori diconsi dai pescatori Sp^f
ni. — Spina dicesi anche ia 1^
del pesce , cioè la più piccoii
Rèsca. — Camr el spein' al P^
617
SPB
e. «"-> lamu/ir a ipHna,
TicamwU} a ipina, —
» OòiS^ — ^na« 4 Cali-
go £te. — ^itia dto cto-
-: Aga,
f. %»tnto, n. f. Spigni-
lo, n. m.— • Dar la spein-
-e il tracoUo, o U (ralto
eia.
«a. — £ipèt«a «èinza gith
pesa JMconitd^rala, f CON-
itnprìuUnU, — Spéti <.*un
— Spese OMiegnate, Umi-
lile c€>fè aàiegnatezza, —
magnar. — ^e»e viitua-
}iis da mori. •» Spe$e fu-
— Far far del «jjét*. —
c«a. Dar motivo di spesa.
Xwr bèin cùn poca tpèiia.
le nozze coi funghi, —
ì la spetta t eh' n' è T in-
— È più la^ spesa, che il
— Far el spèis a qualcdàn.
le spese, o Inirailenere al-
— Far el spèis a una cessa.
Conservarla, Serbarla. Cu-
1. — Om purla a far del
— Uomo spendereccio. Incli-
spendere. — Pagar, o Pàs-
spèisa a qualcdùn. -— Dare
'•se. Pagare gli alimenli. —
ignars' el spèis d'cà.^Gu(k-
irsi la tornala di casa. U villo
$ario. — Star a sòu spèis. —
' a proprie spese. -« Star in-
pèisa. — Star su le spese. —
•<' del spèis. «» Rivalersi, Ri-
-^ Rivalsa delle spese non si
^^ualoiente non si dice Refe-
i delle spese, mARifezione del-
ew.
>^>m. Tramutazione, Trasfi-
^zione, Trasformazione, n. f.
'nu(amenfo, Trasformamenlo,
^* — Gherminella. De' giuochi
^^0.-^ Gangherella. Scappa-
^ personali, per similit. a Quel-
^^}^ che fa la lepre per isfuggi-
^'cani,cbesi direbbe ancora
^^ietto ( boi. Scambièlt ), —
»<i cosi della Fantastnagoria >
direi Seompana, Sparizlons rapi*
da , 0 repetitina.
*Si*£LLA» Q. r. Fermaglio, n. m. FeT'
mezza. Spilla, u.(.
SPELÒiNCA. n. f. Spelonca, Grotta.
Caverna , o. f. Aulro. Spelonca, fi-
gur. Stamberga. Edifizio o stanza
ridotta in pessimo stato , oto ap-
pena si possa abitare.
SPELTA. Spella e Spelda, SorU di
biada più restosa, più lopposa del
farro.
SPENOÉBIL. add. Spendereccio, agg.
— Spendibile è voce deli' uso , co-
me Moneta spendibile.
SPENDER, V. Spèndere, v. Spèndere
spander. — Spendere senza ritC"
gno, Spendergli occhi. Sbracciare
a uscita. — Uha spèis e spani per
guarirei. Lha spèis l'ou dèi coli.
-— Ha speso un occhio per guarir-
lo. — Chi più spènd mane spènd.
— £* vai più un colpo di ntaestro,
che due di manovale.
SPENZER, V. Spignere e Spingere. Pi'
gnere. Urlare, — Spignere è anche
contrario di Dipignere. — Ponza-
re. Far forza per mandar fuori gli
escrementi del corpo, il parto, e
simili. — Ponzamento. Il ponzare.
— Spenzer innanz. — Sospingere.
— Spenzer innanz un affar. •—
Affrettare un negozio. — Spenzer
itìdri. -^ Rispingere e Rispignere.
— Tumar a spenzer. — Risospi'
gnere.
SPEpLA.Pìspoto. Uccelletto della spe-
zie delle allodole. Allòdola matto-
lina , corriera. — Spepla figurat.
aggiunto a ragazza. Vispa, Ciar-
liera.
SPERANZA. Speranza, - Chi viv d'
speranza mor al spdal.— Chi vive
di speranza muore di stento. Chi
vive sperando muore cantando.
'SPERAR, y. Sperare.
SPERDGÀ. Perticata, n. f. Colpo dato
con pertica.
SPERDGADÓUR. Perticaiore. Agri-
ntensore, cosi detto dal misurar
colle pertiche, in boi. però non
SPI
£20
SHI
ièinza vlèir, ^ In una ealca uno
darà di petto senza malizia a un
altro, — Dscorrer a «plnlon.— />i-
icorrere. Dire a spilluzzico.
*SP1PLAR, s. Pipilare. Ciarlare con
vispezza; e dicesi di doDoe.
SPIRA D' SÓUL. V. SòuL — Spira d'
vèint, — Spiro di vento; forse
tronco da Respiro,
SPIRAI. Spiraglio e Spiràeolo. Fes-
sura per la qoale 1' aria , e i lume
trapela. — Spirm dV arhi. — Re-
golatore. 11 Bilanciere e la Spirale
nelle mostre. La verga, e la Lente
ne' pendoli.
SPIRCIA. V. Splorza.
SPlRCIARl. Y. Splurzari,
SPiRElN, n. m. Lùcciola, n, f. -* 1
toscani dicono Mortaktto a quella
candela grossa e corta fatta di geU
to ad uso di tener lume la notte
nelle stanze. Fuor di Toscana è det-
to Spirino , ed in vero questa voce
è molto espressiva , perchè un
lumicino così debole sembra esser
sempre prossimo a spirare. — SpU
rein , detto per simil. ad un Omio
ààttolo. Mingherlino, A/fàtucoio,
SparuUno , Scrìcciolo.
SPIRIT. Spirito e Spirto in poesia.
Tutti i signi&cati nella lingua ital.
attribuiti a questa voce si trovano
nel dialetto. Uomo che non ha spi-
rito. Raccorre gli spiriti. Ricupe-
rargli spiriti. Spiriti animali, vi-
tali, ec. ^ Spirito figur. per la
Parte più sottile e ignea di tutti
gli enti. Spirito di vino, di nitro,
vitriolico, ec. — Spirito. Brio. Vi-
vacità, ec. — Spiritalo, fig. Vivace,
Acuto, detto di persona.
'SPIRT, m. e SPIRTA, f. add. Cattivo,
Stravagante. V. Ternas.
SPISSACCARAR, v. Scompisciare, v.
Pisciare addosso , o Bagnar di pi-
scio che che sia.
SPiSSACCABATA, n. f. La voce adat-
tata sarebbe Scompisciamento , n.
m. Parola di regola da Scompi-
sciare.
SPISSINAR, V. Trapelare, parlan-
dosi di un irB80,o flimlle.— la
bòU spisseina. — > La botte (ropeia.
•^ Sjnninar fora al sangu. <-
Grondar sangue. — ZampiUait
Uscir per zampilli. Spruzzan.
Schizzare. -~ Sj^ciare Sgoraa-
re, direbbesi dell' uscir con foni
— Sangue che fuor di vena spic-
cia.
SPIULA . add. Senza fianchi. Detto di
persona magra , e comunem. di
donna.
SPIUVEZNAR. V. Aqua,
SPIZZAR, V. Accomignotare , v. Coa-
giungere a modo di comignolo doe
pezzi di legno in guisa, che faceia-
no angolo ottuso.
SPLACCHER. n. m.SPLACCARifigvr.
Spelacchiato. — Sptaecher, o. bl
Capelli rcuii e corti.
SPLATUNA, add. Zaceonato Bertone.
Dicesi di chi ha tagliati i capelli
sino al vivo.
SPLAZZA, per similit. SpeUasato.
Co' capelli sparsi.
SPLÉD6A. Pellaccia. Quel tegnneoio
che trovasi nelle carni accomodale
per cibo.
'SPliÉNDER , V. Splendere, mspk*-
dere.
SPLENDER , n. m. plur. Voce osata io
questa sola frSiseiÉssriprispitiè'
der. Èsser cùn la co tra Ciss.'^
Esser tra V uscio e 'l mur^.
SPLÉNDID, add. Generoso, agg ^^
gran cuore. — Splèndido sigoifici
Rilucente, pieno di splendore. ^(«^
la splendida. — 5>piendido. Sooioc^
so. Magnifico. Chiaro. Ragguarde-
vole, ^lendido per molte ricck:-
ze. Nozze splendide. Splendidi c^
stimenti.
*SPLENOÓUR, n. m. Splendore.
SPLORZA, SPIRCIA, n. f. SPIUC-
CHER, n. m. Spilorcio , n. mt
Spilorcia, n. f. Gretto, meschtiio.
avarissimo.'
SPLÙCC, SPLACCHER, n. m. pli?
Capelli corti ed incolti.
SPLUCCADURA , n. f. Non dubiUR:
che, da Piittccare e da SpiUuzà:*
£21
SPft
formare Piiueeamen-'
amento » per l'Azione
, e Piiucc€LÌura o Spil-
pel Ricsai^mo del pi-
srciò Splt*cet»dura dèi
luz:iic^iuri3^ del ge$$o,
ini di gesso, cbe rifai-
pilla'sxicar col piccoDe
ssariai cslcioata.
7. Piluccare. SpHluzxi'
var pochissimo di aicu-
>oco a poco e con ri-
sì per simili t. So direi
ire il ffes90 ( boi. SpltiC'
)ii). Quel piluccare col
à pietra gessarla rimasta
no doUa fornace dopo
— Spluecar un oa, —
; un osso. Cavare i riina-
tarne attorno ad esso.
) , add. Peloéetto, Aggìanto
le non è ben torto , e cbe
specie dì peluria, che rileva
stesso.
, V. Spollonare. Troncare
i ed agli altieri 1 falsi poi Io-
le viti vi è il termine pro-
ìampanare.
AKi. V. Spiiurciarì.
U*. Permacchio.
CIÀ . add. Spennacchiato ,
'.heba levate, e guastate par-
ile penne. — E flgurat. Scapi-
ù. Male in arnese,
CCIBA.. Pennacchiera, Arnese
ù penne di diversi colori , piti
minoso del pennacchio.
. Sfoglia di patta per far pap-
itile , e BimlH.
X, n. f. Spuola e Spola. Navicei-
:he contiene il cannello col Alo
' tessere.
^V£R. n. tn. Spólvero. Foglio bu-
erato con ìspillelto, nel quale è
disegno, che si vuole spoiveriz-
ndo ricavare. <— Spoloi^r; Pimaz'
)l da ipuXvrar. '^Spoberezzo e
polverizzo. — Bpòlur, figurai,
iparpoi , Sgumbei — Scompi-
ilio. Guazzaòttglio. — Éssr i-t-un
^rùU spòlver , sparpai. — Eeet'
re, frovorsi in un brullo fran-
gente.
SPÓNDA, n. f. ^n<fa. n. t Parapet-
to — nel lélt, — Proda. ^ Dia
barca, dia tavla. — • Bordo. — - Dèi
biUard. — Mattonella, — Spènda,
— Sponda flgur. Appoggio . Soste-
gno, Aiuto, Favore. — L* ha la
epòpìda d' eo zio, ^-^ Lo zio lo fa
baldanzoio.Si piglia baldanza dal'
la condiicendenza deUo zio.
SPÒNGA.^ttflfna. Sorta di pianta cbe
nasce nel fondo del mare.
SPONSALI. V. Spuealezi.
SPOKC, add. Sporco. lAtrdo. Imbrat-
tato. Bruttato, Sàcido, Sozzo. Sù-
dicio, — Parlar spore, — Parlare
sconcio» osceno,
SPORT Sporto. n. m. Tettóia» n. t. —
Sport dèi cvert. — Gronda. — Ac-
collo è quella parte di fabbrica ,
che resta fuori di appiombo del
muro principale , sostenuta da
mensole e beccatelli Muro d'accol-
to— Aslargars' a forza d' sport,
^ Hientrare a forza d' accollo. —
Sport sòtiura una butlèlga, —
Taoolato.
SPOSSESSAR, V. Dlspossessare. Spo-
destare, Dispodestare, Levare il
possesso.
SPÓULT. SPULTÀ, add. V. Mot.
SPREGIUDICA, add. Sprefjiudicato ,
agg. -^ L'è un om spregiudica. —
Uomo avveduto. Disingannato. Tol-
to dal pregiudizio,
'SPREZI, e DSPREZI, n. ro. Dispregio.
Spregio.
'SPREZZAR , e DSPREZZAR , v. Spre-
giare. Sprezzare.
•SPREZZANT. Sprezzatore.
SPROCC. Sprocco. Pezzo di ramo d'al-
bero schiantato. — Sprocc dia fur-
zeina , dèi furcd. •— Rebbio.
SPRÒN. Sperone, e più comun. Spro-
ne, — Spròn di' arlói, — ìndice.
Lancetta. Saetta. — Lancetlino si
suol dire air indice del registro de-
gli oriuoli.
SPROPOSIT , per Errore e Scorrezio-
ne, V. Sbali,
61
src
SPRUZZAR. V. Adaquar.
SPLD.V. 5ini€tocc'.
SFUUA, add. Sputato, agg. — r ^
iùU sopader tpudd. — Égli ha lui-
te le fallezze del padre ; e io modo
basso Egli par suo padre pretto e
- MputaU). — Nad e tpudd. — Puro
e pretto. Vivo e vero. Marnato, pret-
to spulato, — L' è tùli là $pudd.
— Egli è quel desso, quel medesi-
mo, quel proprio talmente. È tutto
lui miniato e marnato. Mimato mi-
niato. Miniato e sputato.
SPUDACC, n. in. Saliva, n. f. É stato
detto da alcani aatori aacbe Scia-
Uva e Sciliva. — Campar d' spu-
dacc\ Magnar pan e spudaec',
Campar refe refe. Viver di limatu-
ra. Non aver pan pe' sabati.
Manlgnir un a pan e spudaec', lo
stesso che Tgnir a siècc, Te-
ner a crusca e cavoli; o allo stec-
chetto. — Una cos$a attacca cùn
del sjìudacc'. — Una cosa appic-
cala colla cera , o colla saliva. At-
taccala leggierHieote. — Spudaec*.
— SpM/o.La quantità di saliva spu-
tala , e r aito stesso dello sputare.
— Anche i boi. usano qualche voi-
la la voce Spud, per SaUva, p. e.
Cavar al spud al fil,y;^\e Fargli
la prima imbiancatura.^ Sputac-
chio è stalo adoperato per Spulo
da qualche autore. — Salivare , è
voce dell'uso, hender la saliva.-^
Espettorare. Mandar fuori, purgan-
dosi, i catlivi umori, che si aduna-
no nella trachea. — Espettorazio-
ne. Spurgo del petto.
SriJDACCUMÉiNT.n. m. Lo sputac-
chiare.
SPUDACCIAR. V. Sputacchiare, v.
Spular sovente, e poco per volta.
SPUDACCIARi, n. t Sputamento ,
Spulacchiamento , sarebbero vo-
ci di regola, per lo Sputare, o
Sputacchiare sovente e poco per
volta. *^
SPUDACCIÒN , n. m. lanlo per Spulo
grande, quanto per Uomo the sputi
spesso. Sputone, Spulacchione sa-
522 ^pc
rebbero por esse foci di regoli V.
Scarace'.
SPUDACCIRA. Sputacckien, Vaso da
spular deotro.
SPUDAPAN.V. /^iuna.
SPUUAR, V. Sputare, v. * T è n
stèss che spudar in tèrra* — tue-
re come bere un uovo. -^Àln'i
méga l' istèss che spudar in lem.
Et n' ein méga pèir da mmdar.
— Non è loppa. Noo è impresi fa-
cile. — Spudar. Parlandosi di pao-
ni. Sfilacciare, è l' Uscir che laoD^
le Già dal taglio de' paoni o dalie
cucitore del vestìnienlo.
SPUDASENTÉINZI. Sputasenten'j.
Sputasenno. Sputapepe. Colai rà«
mostra affeiutamente d' csfcr
savio.
SPULÈTT , o. m. Marza da imustart.
Pezzetto di ramìcello d' albero do-
mestico , che s' iuoesta sol sai-
valico.
SPULGAR, V. Spulciare, e SpMani
Levare , e levarsi dì dosso le paki
— Spulgar per similìt. Spulare.
Levar le festuche, i peli, e sioiii
per nettar checchessia.
SPULMUiNARS', v. (dal fr. S* èpcumo-
ner). Sfiatarsi, v. Perdere il liaio
per lo soverchio gridare.
SPULTAR e INSPULTAR, v. Inzuppa'
d'acqua, o d'altro liquido.-^ Spul-
tà o Inspultd. •>- Inzuppalo, f*ari
V. MóL
SPULTl. Fanghiglia. Quella poliigU
che resta nel truogolo della non
dell' arrotino, É anche SpoUigiii
la polvere di smeriglio ridviu io
pasta.
SPULVRAR, v. Dar alla pòtver.-Spbl-
verare. — Spulvrar un dsw
— Spoloerizzare , Spolverezun.
Ricavare un disegno collo spol-
vero.
SPULVRAZZ, n. m. Poloetio, d. m
Polveriera, n. f. — Far dèi »/«'•
vrttzz.— Eccitar polvefio.Sa6àw
polverio.
SPULVREIN, n. m. Px>lvere, n.f.cbe
si mette sullo scritto per asciugar-
spu 623 spu
eit%. -i» Paiveriita. Co' SPUNTÓN DLA ZANÉTTA. CalzHolo,
ica la |M>lvere per l'ar-
n. f. Spalverina. Spe-
da canier», o meglio
a , o da viaggio.
V. itHpoiverar&, t. Met-
tere su lo scritto.
JL. PoiveriHO. Vasello
• dove si tien« la polve-
ere sullo scritto.
. n. f. Polveriera, Magaz-
losìlo della polvere da
I. in. Spu9nigiia, Sorte di
Brocco, Sproeeo, SpuniO'
unchinzein. — Sfntn$èn'
>uìUoncino. «- Spunekm
.»n.*-> Bordoni, n. m.plur.
'. degli ucceUi, quando co-
> a spuntar fuori.
A. Puntata. Colpo di punta.
lata.
(AMfil?)T. Pifnzeltomefilo.il
are o punzeechiare.
HAR. V. linpunlare» v. Al
i boi. corrisponde plulloslo
zecchiare. Leggermente pu-
— Broceare significa Spro-
Spi*^ner pungendo. «— Spnn-
r iìgur. per Sollecitare t liti-
ìBOLA. ^identoto. Pialla
noi lo larga col taglio ad an-
relli.
Ò13S . Spufinoio , agg. E cosi
imtità. Rarezza simile a quella
) spugna.
)\]NÀ. Spuntonata. Colpo dato
a punta d' nn bastone, o pure
la bocca , o col calcio dello
loppe.
TAR , V. Spuntare, v. Corrlspon-
a tulli i signitìcati del dìal. boi.
oar IH puNltt. ApjHirire» Cilene'
!, ec. — SpMntori deiftt. — ^ Afwo-
'.re. — A quèll tuùU ai spunta i
einl ^ // bambino muove ; cioè
li Spuntano i denti. — Spuntar
(•i a<i. -^ Tar^T U ali.
Quel ferro nel quale si mette il pie
del ÌMnione.'^SpuniÒHdètcafidtir,
— 4f7o de* eandetOeri.
SPI}N%ÓI^A. n. f. Spugnolo, n. m.
Fungo detto da' hot. Pattus efci4-
tentui, di cui ve n' ha di qualità
diverse. Spugnolo capfteUuto matf-
giare tcuro. Spugnolo di capo gial'
lo ceciato. Spugnolo di capo tondo,
SPURACC*. Spauracchio. Spavenfnc'
cMo. Cencio che si mette ne* cam-
pi sopra una mazza per Ispaventar
gli uccelli.— Spurace', per traslato
— Amante, in senso di dispregio.
— » Spuracc', Spernacc', Sptarcher,
Scnehi, agg. ad nomo per similii.
Spauracchio ; Uomo magro e male
In arnese.
SPUHACCIAR. Cercar d' amanti.
SPURCHISIA, SPURCHEZIA, PURCA-
Rt . ec. , n. f. Sporcizia, lorda»
ra. Sozzura. Porcheria, n. f. Sttft-
dtime , Sti«C/cfi4me . n. m.
SPiJRCÓN. SPURCUNAZZ, 0. m. Sudi-
cione, n. m.
*SPURGARS'.ed anche SBURGARS',
V. Spurgarn. Spurfjare,
SPORÒUS , add. Pauroto. Paventoso.
Timoroso. Pàmdo, Paventèook ,
SPURTAROL. lanaiuolo, Ceslarolo.
Quei mercenario che porta in al-
trui servizio la sporta. Dovrebbe
esservì la voce Sportarolo, perchè'
le suddette sono pel portatore di
Zane , e di Ceste.
SPURTÈLL, SPURTLEIN, dim. Spor-
tello. — Spurtlèit di purlon , del
buttèig, dia carrozza. — Por Iella.
Portello. Sportello. — Frullino.
Spezie di mulinello attaccato agli
sportelli delle carrozze per como-
do del passamano de' cristalli. —
Spurli del fnéster. — Imposte e-
sterne delle finestre.
SPURTLEINA . dim. d' Sporto. —
Sportella. Sportellitm. Sporticciuo-
la. Sporticella. -^ Spurlteina del
vedrà. — Sportellino d'invetriata.
SPUSADÒUR (dal frano>ese Èpouseur).
SQU
524
SQU
Colui cb' è io disposizione di pren-
der moglie, ed è conosciuto per
tale.— Scdpoto, vale hmogUalo. Che
non ha moglie » ma non corrispon-
de alle voci boi. e fr., che signifi-
cano Colui eh' è propenso air am-
mogliarsi ; e se fosse lecilo creare
nuovo vocabolo, sarebbe quello di
Sposatore. I veneziani hanno la pa-
rola fiomzzo , che vale Spoto pro-
messo.
SPUSALEZhn. m. SPONSALI, n. m.
plur. Sposalizio , n. m. e Sposali'
zia, n. f. La solennilà dello spo-
sarsi.
SPUSAR , V. Spotare, y. Dicesi il
prender moglie dell' uomo, e il
prender marito della donna. —
Spusars'. — Sposarsi. Contrarre
matrimonio. V. Maridar e Marida.
— Sputar la to upiniòn. (Bella
similitudine). — Esser di ferma
opinione. Persistere nell'opinione.
Sposare una massima , disse il
Magalotti.
•SPOSSATÉZZA. V. Stracchézza.
SPZIAL. Speziale. Quegli che vende
te spezie e compone le medicine
ordinate dal medico. — Drughir o
Spzial. Quegli che vende le droghe.
Droghiere. Da' bolognesi si con-
fondono spesso questi nomi » per-
chè una volta nelle stesse botteghe
si vendevano promiscuamente le
droghe medesime.
SPZIARi. Spezieria. Bottega o luogo
dove si tengono le cose per oso di
medicina. — Officina è il luogo
dove sono i lambicchi ed altri uten-
sili per comporre le medicine. -^
Spziari. — Spezie, n. f. plur. Arò-
mali, n. m. plur.
SPZZÀ , add. Spezzato, agg. Diviso in
pezzi. — Spzzd, sust. plur. Avèir
di spzzd. — Moneta spicciola.
'SPZZAR , v. Spezzare. Rompere. Ri-
durre in pezzi.
SQUACCIÀ, SQUATTARÀ, add. Sco-
faccialo, agg. (corruzione di lin-
gua in vece di Sfocacciato). Schiac-
ciato a guisa di focaccia. S^uacc/lie-
rato. — Nel dialetto ?* è anche il
verbo Squaliarar, e in itaL egiul»
mente dicesi Scofaedare. Scbiao
dare a guisa di focaccia.— L'Ao
mtMtazz squattarà, eh' al par
louna d' agòst. — Ea il volto i
faccialo, che pare la luna in qui
tadecima.
SQUADER, n. m. Squadro, n. f.
Squadro è Lo squadrare, cioè Mi^
surar colla squadra. — Essen «
squcuira. -» Esser fuor di Sqrnk
dra : e fig. Essere sregolato. Di$«fb
dinato. Inocdinato.— £scir di sq*i(k
dra; e figur. Uscir de' termioi. —
Una cossa taià zò d' tquader. -
Cosa tagliata a scMmbetcio. -«
Una muraia zò d' squader. — H^
ro sopra tquadra, dicesi qaaodi
r angolo è ottuso. Muro tolto squa^
dra, quando 1' angolo è acalo. — 1
SqtMdra zoppa. Strumento d^gti |
agrimensori per misurar angoli.
— Squader. — Erre. È un lenniw,
che i magnani danno ad ooa spoie
di mensola di ferro a squadra fol-
ta a sproni per reggere diverse co-
se, ed è cosi detta dalla sua fìgara
di un' R coricata, e rovesciata. £r-
re tu cui ti togpetìdono i lumi dA'
le ttrade, le insegne delle boHf-
ghe , e simili. Erre o Erro da poz-
zo. Ferro che sostiene la girelle
per attigner 1' acqua : e qoello cb<*
si sostiene accanto al pozzo per
raccomandarvi la corda , o le sec-
chie. Dicesi anche Braccio.— Squa-
der. — Squadro. Pesce di mare ,
spezie di razza de' cani , coperto
di pelle aspra e ruvida con cui si
pulisce il legno e l'avorio.— 5^*
derpr'i tlar da vedrà. -^ Sqitn-
dra , f. — Squader eun al puùòn.
— Squadra col mattietio.
SQUADRADURA « n. f. e da ahnoi
SQUADER, n. m. BiquadnUura dil-
le pareti. — El tut eh' ein in me::
al tquadradur. — Spazi riqut-
drati.
SQUADRAR , v. Squadrare. Reoder
quadro, e ad angoli retti cbeccbes*
SQU
625
SQV
oetaf. Guardare una
ratuioUi minuUunenie,
' el sianxi. — BiquO'
UAQUARAR, y. Squae-
qviacqt£erare. Scacazza-
*iamenie Csicar tenero.
yeriare • Sgocciolare il
il barloiio , o /' oreiuO'
assi.
. Squacchera e Squac*
reo liquido.
H. V. Sqtuiiar.
m. Sfarzo. Sfoggio, Scia-
n. m. Pompa. Gala, Sfar-
ignificenza, n,i. Squarcio,
io grande.
ri. SQUARCIÓN. Squarcio-
leeone. Amo» pampani e
%. Sfarzoso . Fastoso , agg.
RÌ.SQUARClUNAHl. SQUAR-
A , SbracciaUi. Mosira di
T gran cosa.
kRSLA , ¥. Sfoggiare.
1. m. piur. Smorfie, n.. f.
Smorfia sing. Maraviglia ec-
e , o allra azione smorfiosa .
Quasi sinonimo di Sìmi-
m
av\. che ora dicesi Oua<t. V.
', n. m. Scossa, n. f. Acqua:>
. Scroscio. Croscio di pioggia.
>o,n. m. Subita e repentina
già. — Dòp al prem al slé poc
nir un alter qran sqtMss, ma
on. — Dopo la prima» non an-
uarì che ne sopravvenne un'al-
scossa delle buone. — Squasso
moiimenlo impetuoso. — Una
sa cfi' vaa S4)uass.— Cosa che
cadcy che va in rovina.
I\SSÀ, Q. m. Scassato. V.Sgtias-
r. — Alla squassa, dicesi dai
>l. allo stato di talune eruzioni
itanee, Ntsnule all' eslremo punto
i malurazicae.
lÀSSAR, V. Scassare. I diziona-
ì fanno questo verbo sinonimo di
)(ssodare, di /)iv69{iere o Divelle-
re, ed anche Diverre per sincope.
lo però farei dislinzione nel signi-
ficalo di queste voci . appropriando
a ciascuna il suo uffizio. — - Dive^
gUere o Divellere vale propriamen-
te Estirpare perciò Dioègliere si
dirà del Disfare un bosco, una fo-
resta, una macchia, un pruneto e
simtli» sbarbicandone le piante, e
sniovendo profondamente il terre-
no. Quindi Divelto. Terreno già co-
si preparato per nuova coltivazio-
ne, e dai bolognesi con proprietà
d' espressione , Dsfatt. — Dissoda-
re è io smuovere il terreno , ch'era
già sodo , come sarebbero i prati .
i campi lasciali in riposo, ec. —
Scassare, lavorare il terreno pro-
fondamente» conforme richiede la
coltivazione, alla quale si vuole
dedicarlo. — Scassare il terreno
a due puntate di vanga; o Vanga-
re a vanga sotto , o a due puntate,
dicesi in Col. Baoaiar: ed è Quan-
do, levata la prima puntala, o van-
gata o punta innanzi, si riprende
la punta nel medesimo posto , e in
questo modo lo strato inferiore
del terreno diviene superiore.-—
Scassare il terreno a tre puntale
di vanga , togliendo ogni volta col
badile la terra smossa , è il vero
Scassato, che i boi. chiamano an-
ch' essi Squassar, e Squassa. E
ciò si fa per piantar vigneti, car-
ciùfaie, ed altre coltivazioni che
richieggono sprofondamento di ter-
reno,
SQUATTARA. V. Squaccia.
SQUEINZIA, NISIA, NICLEZIA, SGNE-
FLA . n. f. Schifa '/ poco.
SQUEZZ. Cocòmero asinino. Cocome-
rello. Poponcino salvatico, detto
volgarm. Shizzetto. Pianta comu-
nissima detta da Linn. Momordi-
cum Elaterium. — ^ Squezz , Squiz-
zètt. — Schizzatolo. Strumento coi
quale si schizza aria o liquore.
Schizzetto, Schizzettino^ dim. -^
Schizzatolo, o Gonfiatoio, strumen-
to da gonfiar ì palloni per giocare.
— Andar in squezz. — Sventare.
Svanire. Andare in nebbia. Finire.
STA
526
STA
SQUEZZ, SQUIZZA, add. V. Agquizzà.
SQUINQUEIN. Quesu è una di quelle
voci, cbe sembrano formate dal
capriccio, senza riguardo alcuno
all'orìgine. Equivale a Sfurzdn,
cioè Piccolo sforzo : p. e. L' ha fati
al »o sqmnquein; vale a dire Ei si
è sforzato di fare, ha superato le
sue forze nel l'esecuzione, ec. V.
Sanar.
SQUINTEREN. SconqmsÈO. Scmquas-
samento.
SQUlNTEefNÀ , add. Sfrageltato. Sfra-
cellato. Sconqtiassato. Scomposto.
Disotiiinato. — Una barca; una
bòli tutta squinterna. >— Una na-
ve , una botte sdruscita.
SQUINTERNAR, v. Scombussotan ;
Sfragellare e Sfracellare. Quasi in-
tieramente disfore infrangendo.
Sconquassare.
SQUIZZAR, V. Schizzare, v. Per A-
squizzar. V.
SRÉIN. Serem. — Vgnir srèin. —
Basserenàrsù Serenarsi, lusere-
narsi.
'SRODEN. Voce rimasta ai vìllici. Se-
rotino.
SRRAIA , n. f. Chiusura. Serratura ,
n. f. Serrame, n. m. Nomi generici,
cbe significano Tutto quello cbe
serve a chiudere le aperture delle
fabbriche , cioè imposte di usci ,
finestre e simili. — Srraia dèi fou-
ren. -^ Lastrone. Quando è di fer-
ro si chiama Chiusino.
SRRAR. V. Assrar.
*STARRIADUBA, n. f. Digrossatura,
n. f. Digrossamento t n. m.
STABBIAR , forse corrotto da Scab-
ùiare , che vale figur. Piallare , ri-
pulire il legname, ma in dialetto,
vale Digrossare , Sgrossare il le-
gname colla mano. — Stabbiare si •
gnilica Stallare , Fare stabbio.
STABiL. Stàbile. Contrario di Mobile.
Termine legale, che dicesi di Po-
deri, Case, e simili, che non si
muovono, né possono muoversi.
— Stabil, n. m. Caposaldo, e Ca-
po-saldo, e nel plur. Capisaldi.
Punto stabile di murato , o d' altra
fissato in un ponte, cateratta, o
altra fabbrica per riseoDtro ddla
livellazione.
STABiJt)URA, n. f. Tre $ono le open-
zioni che il muratore esegai<c«
dopo aver innalzato un muro. U
prima dicesi Binzaffatura, cbe e-
qui vale al boi. Arbuccadura, ed é
Riempiere il vuoto, cbe baa lascia-
to i mattoni , o i sassi , eoo catee
alquanto grossa; ed il lavoro ri-
mane greggio ed aspro. La seconda
è r Arricciatura: Un intonaco cioè
grosso di calce, che eguaglia la
parete, ma non la ridoce levigala.
I.a terza finalmente è la infonacu-
tura , Intònaco , o ìntòmco, o aa-
che Intonacato. Quell'ai tima quan-
tità di calce piti fina cbe sì di al
muro sopra T arricciatura , onde
renderlo egoalissimo, e levigalo.
I muratori boi. non distingnono
con nome separato queste doe in-
tonacature , se non col dire S/oUi-
dura griza , all' ArrUeiotura. e
Ultma stablidura all' Intonaentu-
ra. -*- Un mur stablé d* fréie. -
Un muro incalcinato di fresco.
STABLIR , V. Intonacare. Intoniew,
V. Dar r ultima coperta dì calciu
sopra r arricciato del moro.
STADIRA. Stadera. Strumento ooio
da pesare.
STADtRAR. Staderaio. Colui, che fa
le stadere. Bitancicùo. Cbe fa e vf u-
de le bilance.
STAFFA. Sta/fa. Arnese nel qoale si
tien deotro il pie' cavalcando. -
Saltar vi i pi d' in-t-et staff. -
Staffare e Sla/feggìare. Siàj^ ^
un piede. Staffeggiò dcU pie «w
Siro. Un colpo che lo fé staffeggiar
dal manco piede. — • Staffa, Stnf
fon dia carrozza. — > PreHelHm.
Predellino a due o tre moftlate. o
palette. ^ Paletta è il Piano dfi
predellino , dove si posa il piede.
— Peduccio è la Parte di sopra dfi-
la pianta. -* Staffa d$a calzétta.-
CognOi
627
STA
SiaffUe, n. m. Sferza,
striscia di cuoio con
Ile alirui. — • SlaflU dto
ajjilaia. Percossa di
;ur. Mollo satirico.
/. Siaffiiare. Sferzare.
gr. Siaeho, lo t/o.
indo, gerundio di SU-
Aessa guisa dicesi dai
d: Digand: come dico-
zlanl Slogando s ec. — •
verbi però hanno il ge-
Attd e End, Lavurand,
e.
V. V. SaUUtdur,
1. Stagnare e Riilagnare.
siagno. Stagnar una òòit.
0 Far sloffraar al'iangu.
«tare » Riatagnare il san'
cessare di gemere , o ter-
angue.
Taf; d'uzzo. Frastaglio, Pez-
ìto minuto di checchessia.
MÈINT. Tagiiuzzamenlo, 11
lare.
ìR , V. Tagliuzzare, IntO"
rme. FrastagUare , v. Minuta*
tagliare.
TÉ , panie. Raffreddato , fìg.
1(0. ùimininto. V. Stalintirs.
riRS'.^.n. p. (dai fr. Ralen-
i)iiesio verbo si adatta a di-
significati. Generalmente si-
a hallentare; Scemare: Di-
ire. — StoitfidVi' iU't'al cor-
— Mkntare il corso. — In-
iiHÒMr. — Raffreddarsi in a-
s. — fn-(-e( tpHs. — Diminuir
ìete. ^ A le ttaHntéu d' pio-
— La pioflrflria dfminti^f ce. — -
ald, ai frèdd te siaUntéss. —
a(do,ii freddo « tcemalo, di-
iut<o,ec.
1 Di COB (dal fr.Stalles). V.
nca.
U. Stalla. — Scuderia. Stalla
cavalli. — Boì)ile. Pe' bovi. —
• Ovile, Pecorile. Per bestie lami
'■' — Porcile, Per porci. — Staila-
re, Siallegoiùre, Dicesi dello stare
in stalla delle soie bestie. — Slam-
ilo ò aggianlo di cavallo, ch'é stato
nella stalla senza essere adoperato.
STALLADG. StaUuffgio. Albergo delle
bestie da soma. -* Quel die si pa-
ga per l' alloggio della bestia. «-
Stallàtico» vale Quel concio che
fanno le bestie quando stallano.
STALLIH. Stallone. Famiglio che ser-
ve alla stalla. — Stalliere ò V.
d. U.
STALLÓN. n. m. Balzana, Balzane t-
ta. Quella cordella larga che le
donne mettono per fodera all' e-
8tremi*»ii delle lor gonnelle. — Stai"
Ione. Bestia da cavalcare destinata
a far razza. — Stallone. Garzone di
stalla.
'STAMATTEINA. Stamattina, Stama-
ne , ed anche Stamani.
STAMI* , n. m. Stampa. Forma, n. t.
Quella cosa di legno , terra , gesso .
cera, o d'altra materia, nella qua-
le si gettano metalli, o altro per
far lavori di rilievo.
STAMPA. Stampa. EflBgtamento. Im-
pressione. E dicesi ordinariamente
Quella de' libri , ed anche La cosa
che imprime ed effigia. — Con vo-
ce greca Tipo. — Stampa dicesi
pure la Carta stampata in qualun-
que materia , che sia. — > Slampa
di drappi. Stampa in rame. — • Ti-
pografia, Arte della stampa. —
Stereòtipo. Aggiunto di libro stam-
pato coi soliti caratteri di stampa
resi solidi )»er mezzo della sal-
datura. — Utografta, Stampa in
pietra.
STAMPADÒUR. Stampatore, è voce
generica per Chi stampa , qualun-
que sia la materia. Detto però as-
solutamente s' intende lo Stanipa-
,lore di libri. — La voce Tipògrafo
per Stampatore è ora comunissi-
ma, e sembra più nobile, lascian-
do quest'ultima ai semplici opera-
tori delia stampale tenendosi quel-
la di Tipografo per Impressore, o
Editore,
STA
628
STA
STAMPAR, V. Stampare, hnprimere.
Efiigiare , v. Stampar co' caratteri
mobili, e dicesi anche di Qualunque
altra cosa. — Stampare. Dare alle
stampe; pubblicare un' opera.
STAMPARt. Stamperia e Stamparla.
Luogo dove si slampa. Tipografia ,
\oce presa dal gr., e divenuta ora
più nobile, dicendosi Stamparla
al luogo solamente, ove si lavora
per stampare. Significa ancora l'Ar-
te d' imprimere. Quantunque dica-
si Imprimere , Impressiotie, non si
- dice però Imprimeria : questa è
parola francese.
STAMPATELI (CARATTER). Stampa-
iella, n.f. e Stampatello, n. m.
Carattere che imita la stampa. .
STAMPÉLIA. n. f. Stampo, n. m.
'STAMPÈLLA, PERLA « n. f. Stampel-
la. Grùccia.
STAMPON. V. Curreziòn.
STaNC , add. Storico, aggiunto di
braccio, di mano, che usò Dante
per Sinistro. -^ Stanco. Stracco. V.
Stracc.
STANCZAR, y. (non è voce popolare).
Stancheggiare, v. Procedere con
tutto rigore , e con ìstranezza nel
trattare. Straniare. Straneggiare.
— Stancheggiare non si dice ,
quantunque si senta nell' uso.
STANÉLLa, n. f. (da Sottanello, o
Sottanella V. d. U.). Gonnella, n.
f. Veste per lo piii femminea, che
copre dalla cintura alle calcagna.
Gonna è voce poetica. — Stanélla
d* qtiater til, fudrà d* tétto d*lein.
— Gonnella di quattro quartieri ,
soppannata di panno lino. — Gon-
nelletta , ec, dim. V. Stanlein. —
Dicesi anche Sottana, da cui vie-
ne la voce boi. Suttanein. — So^
tona, chiamasi Investe luqga dal
collo ai piedi, che per lo piìi in-
dossano gli ecclesiastici.
*STANFEL, n. m. Scerpellóne. — Nel
giuoco del bigliardo Far un stan-
Jet, vale Trucciare una palla centra
un' altra , la quale , invece di se-
condare il tiro ideato dal giocato-
re, gli produca giuoco molto pii
favorevole.
STANGA. Stanga. — Stanghe d* m
carretla. Staìtghe della sedia A
vettura. Stanghe, che sostengm
i Ucci. — Stanga dia porta. -
Spranga. — Metter la stanga. -
Sprangare. Metter la stanga aW
0 neW uscio. — Tgnir in stanga
— Tenere in collo , in ponte. Tenti
in sulle grucce. Tener allm i>
croce. — Stanga dia eampatui -
Cicogna. Quel legno cbe bilica b
campana. — Ston^a dèi torc'it
stampa. — Mazza.
•STANGHERLEIN'DA SUFFETTAfof.
rentini da stuoie.
STANGHÉTT,n. m. STANGHÉnA.
' n. f. Stanghetta, n. f.
STANLEIN, n. m. STANLEINA. STAV
LÈTTA , n. f. Gonnellino , n b
Gonnéllina, Gonneliucda, Gon-
nelletta. — Da fandsesn. -> (^on-
neUino.
STANLÓN. Donnaxuolo. A coi po^-
cion le donne. — Stanlòum , "
f. Gonnellone, n. m. accresc. «1:
Gonna.
STANZIA e STANZA. Stanza. !mt\
generico de' luoghi delU casa a.-
visi per tramezzo di muri. Ed'
questa voce tanto nell' itti, qoai'
nel francese corrisponde piaiio»i'
la voce bui. AnUHent, iu coi
comprendono le Camere da Mh
Sale, Gabinetti, ec. — Stanm
téli. •* Camera. La stanza prìn
palmento destinata per dormir
— Stanzia bura. — Camera
ca. — Stanza a copp. — Stan:*
tetto. — Fila, Infiladmra d'ila*
— Fuga di stanze. — Stanzi à
berta. — Camere disif
Disimpegnar delle camere. —
si dice Stanzia, in ital. vi soeo
tavia Stanziale , Slanziamt
• Stanziato, Stanziare, Stanàff
Stanzinola , voci tutte . cbf
supporre la derivazione da
zia; e cosi dapprima si
detto.
629
8TB
e • ▼• Essere. » Star
— SiiMr^ in petto, e in
^tar ii^t-'la «o. — Sfar
Stare ìTk sul mille. Sd«-
Chi stu béin n 9' mo-
v(t buono in mano non
\^hi sia bene non ti
E itesstu té» ^ Non bar
ir comprar quella cosa
j dieci scudi, e forte
bastaìu>, — - Star in-t-i
tlrein, — - Star sul tuo
r ne' suoi panni. Slare in
— Vna coesa che n'ttain-
^na cosa che non ti tiene
stile. Una cosa che non
— Fari eiar ti/i. — /w-
Deluilere uua persona.
— Far star a patron, —
bediì^. Tenere in toggc'
Star dinanz. ^^Farti mal'
i. Antittare doo si dice. — •
pittura, — Ettere 0 Slare
o. Andar o Sfar dipinto,
a pi par. — <- Slare a pie
co' pie pari. — • Star tvulld
" Giacere , 0 Star boccone ,
oni. Contrario di Supino ,
>Ua pancia in su. — Besupi-
. anliqu. — Star al dell. —
0 Starteìie a delta. Seguire
0 altrui.— Sfar CUI} al tUopp
ustazz, — Sfare coli' arco
— Sfar ifrcff. — Tagliar
0. — Sfar forflf. — rayfiar
B. m. Sfato, D. m. Misura cb'è
lelà della corba. — Dar un
ai star, -^ Mandar in bandai
ardi. — Sfor ras. — Misura
0 staio a raso. Staio scolmalo,
Itar còulem. — Misura dello
io a colmo. Staio colmo.
IN\, n. f. Sfuma. Gallina pra-
lola.
RmX\U,v.Sfaroccar».
kWtLl, ìi.m. Piccolo slato. Cioè
laggio. Piccole furtuoe. Poca én-
a/a. pochi mezzi di sussistenza.
ilWkìW, n. m. Statuario. Seul-
ire.
STAZA., n. r. sing. e STAZ piar. Stag-
gi, n. m. plur. Regoli cbe servouo
ad allungare estrignere il telaio,
fermandoli con coiavarda nella
testale. — Colonne, termine cbe
si dà ai due Subbi 0 SubbielU del
telaio, traforali presso le testate
per inillarvi gli staggi.
STAZOLA. n. f. Correntino, n. m.
Picciol corrente. — Stazola da ar*
ili -<- Corrcntino da tloie.
STÉCC. Slecco. — Sfece d'garofi't. —
Chiodo di garofano, 0 aucbe Garo-
fano, assolut. Aromato cbe ba la
figura di un cbiodetto,cbeci capila
dalle isola Moluccbe. — Tynir a
ttècc. Star a ttècc. — Tenere in do-
vere. Slare 0 Andare a dovere. Ed
ancbe Vivere con ìtgola , e alcune
volte. Mangiare ttentaiamente. -«
Ohi natm' in tlècc, a cui sogliono
ancbe aggiugnere Zè Malgareta,
detto in vece, e piii pulitamente, di
Natm' in cui. — Me ne incaco , e
più decentemente, Oh m' intatcat
Ciò che vale (detto sdegnosamen-
te) Oh certo l Oh ticurol -^ Ohi
l' è la foia d' natm' in tlècc. —
Oh l Siamo alla tolila canlafera.
La canzone dell' uccellino.
STÉCCA DA BILIARD. i4s/icciuoto.
Mazza. -— Stécca da giardinir. —
Cazzuola. Strumento simile alla
cuccbiara de' muratori, ad uso di
smuovere il terreno delie aiuole, e
de' vasi da tiori.
STÈCCaDÉINT, STÉCC, n. m. Stecca-
dente. Stuzzicadenti. Slecco. —
Curddenti è V. d. U. e Pizzicadenti
è parola male appropriata.
STEINC. V. Scheinc.
STÈlNT.Sfc»/o. Patimento,— Oucf/ poc
d' stèint, accorc. di Soslenlamen"
to.'-'Que' pochi stracci. Quel poco
con cui uno si sostenta.
STÈIRP . n. m. dal lai. Slirps. Frùti-
ce. Arbutto. Sterpo, n. m. Dicesi
delle Piante cbe tengono il mezzo
fra gli alberi e 1' erbe, come il Ba-
merino. — Frulicello e Frulicello,
è dim. di Frutice. 1 hot. dicono
62
STE
630
STI
Suffrùtice » e sodo i Frutici meno
alii.
STÉLLALÉGN. Taglialegna.
STEMA, Valutazione. Determinazione
delia Talata. — Far la sterna d'un
lug , d' una casa. — Prezzare. Ap-
prezzare. Valutare. Dar la valuta.
Rileoarne la valuta. Fissare il prez-
zo, il valore, il valsente, la valu-
ta. — santa è voce più dell* uso ,
che della buona lingua, ed è me-
glio tenerla pel significato di Pre-
gio. Opinione. Conto. Estimazione.
Apprezzamento.
STEFA. Passata. Quella somma che
si contribuisce da ciascuno de'gio-
catori nel principio del giuoco , e
che poi appartiene al vincitore. —
Stipa, vaie Stirpa. V.
STERGIAR , V. Stregghiare. Streglia-
re. Strigliare , v. — Stergiars*. «—
Strebbiarsi e Stribbiarsi, Stropic-
ciarsi, pulirsi, ed è proprio Quello,
che fanno le donne in lisciandosi.
STERIARl, n.^ f. Stregheria. Malia.
Fattucchieria. Incantazione. Stre-
goneria. Affatturazione, n. f. Affai-
turamento. Affascinamento. Fàsci-
no. Incanto. Maleflzio. Incantési-
mo, n. m.
STERIÓN, n. m. Stregone. Maliardo.
Fattucchiera. Incantatore. Amma-
liatore. Affatturatore. Prestigiato-
re. Negromante.
•STERLEIN , n. m. Begolo. Augello.
STERNICCIÀ . add. Intristito , zgg. e
dicesi degli animali; Non attecchi-
to, dicesì delle piante.
STERLEINA, STERLÉTTA. Stelletta.
Stelluzza , dim. di Stella. — Sfer-
leina, per Asterisco. Segno iu for-
ma di piccola stella, che si mette
nella scrittura, nella stampa per
chiamata di annotazione. — Far la
noti sterleina , fig. dall' osservare
continuamente le sleWe.— Vegliare,
Vegghiare tutta la notte. Star de-
sto tutta notte. — Sterleina, n. f.
— Sterlino, n. m. Moneta d'oro in-
glese del valore di due zecchini
circa.
STERLIRA , D. f. Botta , Percossa.
STERLOTT. lucifero. Stella cosi det-
ta perchè precede la venuta del
sole. Ed è la slessa .che chiamisi
Èspcro, Stella della sera* cioè te-
nere vespertina , perchè apparisce
immediatamente dopo il tramontar
del sole , e si nasconde poco dopo
di esso.
STERMIDA. V.Sunar.
STERPAR, V. Stipare, v. Rimondare
i bosclii , tagliandone via la stipa.
•STERPAROLA, n. f. Slerpaiuola. Se^
paiuola. Serperangola. Augello.
STERTUR. Sergente. Strumento che
serve per tener fermo il legname,
che vuol unirsi con colla. -~S(fr-
tur. — Strettoia, n. f. Fascia o al-
tra legatura di cui si fa uso per
istrignere.
STERVÉTTA. Staffetta. Calza di staf-
fa Calza senza pedule.
STERVLAR 1 UCC Stralunare gli
occhi.
STERZ. Sterzo. Specie di coechio.
STERZAR , V. Sterzare è termine de'
Cocchieri, Carrattieri ec. Girare o
voltare peristerzo. — La voce bo-
lognese si adopera anche gene-
ralm. per Scansare. Evitare, Bipif-
gare. Piegar da lato. — Sierzart
vale ancora Dividere io terzo.
STEZZA , n. f. Slizza. Ira. Còllera, o.
f. '— Vgnir la stezza. — Stizzare .
Slizzarsi. Stizzire. Stizzirsi. Adi-
rarsi, Incollerirsi. — Far vgnir
la stezza. — Stizzire. — Fazil a in-
stizzirs'. — Irascibile. Iracofuio.
Stizzoso. Collerico. Colleroso. Sde-
gnoso. Adiroso. Cruccioso. D' ÌJidiv
le mollo irascibile. — Un eh' fi
vgnir la stezza.— Adire vote. Cogli
uomini adirevoli è diffidie vicerr
in buona armonia.
STIAFF; SMASSLÓN; SGANASSÌ»
SGRUGNÓN ; MAN ARVERS. TuUi
nomi che equivalgono alle segoec*
ti voci italiane delle varie maniere
di colpi dati colla mano sul ^iì-'
ad alcuno p. e. Schiaffo, ed ancb'
Stiaffo, D. m. Colpo dato nel ^
STI
631
STI
t mano aperta.— Ceffata e Cef-
)ne. Colpo dato nei ceffo. —
fofie, nel grifo. -"«ifttfone, nel
so. — Uoslaccione e Móstacda^
Del mostaccio. *— Cuaiictoiie e
inciata, nella guancia. — Go/o»
nella gota. — Ganaicione, nel-
ganascia. «^ MoiceUone, nella
scella. — Guancta/ina. Ceffalel'
dim. — jDar un <fia^, i4v0ir tin
i/'fig. dicono i boi. (alla france-
Donner un vilain soufflei: A'
r un vUain ioufflet) per Reca^
o Ricever danno, male, disgra-
i, sventura» torlo, -^ Dar car»
-ce. Non aderire. Non voler ac-
Qsentire.— Bicever cartacce. Ri*
vere repulse, negative.
FZAR , V. Schia/feggiare, v. Dare
liaffi.
yc, o. m. Squarcio, n, m. SlraC'
itur^ » n. f. — SUancòn. — Gran-
squarcio, stracciatura. -- Sitane
u. — Racimolo, Racimolet-
, ecc.
iNCAR, V. Schiantare, Stracciare,
icerare. Squarciare , v.
LNCHCIN , n. ro. Pellinatore di
mapa. V. Can'vein.
\PPÀ, BRÉGULA, n. f. Stecca. Stec-
ietta, n. f. Stecchette diconsi i
ezzetti di legno spaccato ad uso
i bruciare ne' camminetti. •—
ìiappa, Sliappein per simili t. di-
ìsi Colui eh' è poco pratico nelle
:>se, e particolarmente nel giuoco,
nel sonare.— 56ercio, Cerna, n. f.
er cattivo sonatore si dice Strim-
ellatore. —Per poco pratico nelle
vii, si usa Ciarpone; Acciarpa-
9re. — Stiappa d' còpp. — Coccio.
'ezzo di tegola rotta. ^- Stiappa
ter Culatta. V. Cui.
APPARUN LÈG^. Fèndere. Schian-
are un legno. — Schiappare vaie
'are schegge di alcun legno. —
Uiappar, Stiappinar , da Stiappa.
"Sberciare. "-Vòus stìttppd.— Foce
iiridenie. Stridula.
lAPPElN. Y. Stiappa.
ìAPPINAR, V. Acciarpare. Accia-
battare. — Per sonar male un in*
Blrumenlo. V. Sgduzzar, — Stiap-
pinar per Giocar male. V. Stiappar,
stiappunar una cassa, un GANTA-
RAN. Sconficcare una cassa, un
cassetloììc,
STIAR . n. m. Pila dell' acquaio. Pas-
si per lo piii di una pila di pietra.
—Acquaio. Si dice ancora al Luogo
ov' è la pila . che riceve le sciac-
quature, ed altre acque immon-
de, che si gettan via nelle case,
ed anche il Condotto per cui si dà
1' esito a dette acque. La voce boi.
viene da Secchia . cioè Luogo dove
si posano . ed in cui si vuotano le
secchie. — Sliarètt dèi comod, —
Pisciatoio. Vaso di terra o di maci-
gno vicino al cesso.
STiASEM , n. m. Stridimento di pian-
to. Stridore. Strido lagrimoso. Di-
rotto pianto con gemiti. — La de
iH't-un siiasem. — Cominciò a fa-
re uno stridimento di pianto.
STIATTEIN.STIATTINOTT. E da qual-
cbeduno SCATTEGN. Schizzo.
Spruzzo. Sprazzo. Lo schizzare :
ed è anche Quella macchia di fan-
go, d' acqua . 0 d' altro liquore,
che viene dallo schizzare. Quando
è dì fango dicesi anche Zàcchera.
Pillàcchera.
STIATTINAR, v. Schizzare, v. Imbrat-
tare alcuno di schizzi.
STIL. Stiletto. Spezie d' arme corta .
di lama quadrangolare stretta , e
acuta. Siilo. Pugnale.
STILLIZIDI , n. m. (dal laL SlilUci-
diuin). Grondaia, n. f. Luogo dove
cade r acqua della gronda. — Stil-
licidio significa Docciatura, che
con termine medico si dice £m&ro-
cazione.
STILTÀ. Stilettata. Colpo, o ferita
con isliletto. Pugnalata, — Dar
una stilla, — Stilettare. Ferire con
istilelto.
STIMAR . v. Stimare, Eslimare. Pla-
giare. Far stima di checchessia.
— Slimar un lug , una pussiòn ,
una cà, — Valutai^ un podere ,
STI
632
STO
una poBUiiione, una ea$a. Prez-
zare, Dar giudizio della loro valu-
la , dichiarandone il prezzo.
STINTE, add. Stantio, aggiunto di
commestibile, che, per troppo tem-
po, ba perduto la sua perfezione.
— ^ Oo stinte. — Uova stantie. —
Trattandosi di carne, si dice JVù-
cido. Saper Hi mucido è Quando la
carne è vicina a putrefarsi, che
acquista cattivo odore. — Stinte.
*- Stantio dicesf figurat. di cosa
renduta , per lunghezza di tempo ,
inutile, o infruilosa.
STINTIR, V. Divenir stantio, mùcido.
V. Stinte.
'STIONZA , e dai contad. SCONZA , n.
f. Rinfresco. Ritocco, n. m. Sconcia,
n. f. T. de' fornai. Il primo lievito,
che si é rinfrescato.
STIOP. V. Scdop.
STI0S3, n. m. Vampa di calore. Cai-
daccio. Caldana. Caldura.
STIPAR , V. Far la passala. Pagar la
passata. V. Stepa. — Stipare è
Circondar di stipa; oppure tagliar
la stipa. V. Sterpar.
STIPULA, add. Assegnato, agg. Che
spende con regola , e con misura.
— Stipulato in m. b. Uomo astuto ,
e che sa 11 suo conto. — Stipula.
— Stipulalo , agg. da Stipulare,
Rimaner d' accordo. Far contratto.
STIRPA. Stipa. Sterpi tagliati o Le-
gname minuto da fuoco. -^ Far rf/o
stirpa. Stirpar, o Sterpar. — Sti-
pare, — Di fass d' stirpa. — Fa-
stilli di stipa.
STIVAL. Stivale. — Stivai da botta.
— Tromboni. — Trumbein di sti-
vai. — Rivolte, n. f. plur. — Èsser
dri a ùnzr i stivai. — Far fagotto.
— Stivai, n^. Stivale. Tabalori.S.
STIÙMA. V. Scciùma.
STIUMAR. V. Scciumar.
STIUMEIiNA. Y. Scciumeina.
STIUPPAR, V. Scoppiare, ed anche
Crepare, in significato di Morire.
— A sòn sta per stiuppar. — Sono
stato vicino a morire. — Pust'
stiuppar t -^ Che tu possa crepa-
rei -^ Ai ho atju a stiuppar àaì
gran reder. «- Ho avuto a sco^
piar dal gran ridere.
STIUPPÉTT. V. Scciuppèti.
STiUPPÓN D' REDER. Scroscio e Cro-
scio di risa, V. Sbacalarata.
STIUPTÀ. V. Scciuptd.
STiUPTIR. V. ArmaroL
STIUPTIRA. V. Scciuptira.
STIUSSIR. V. Afpgurare. Disctm-
re. Raffigurare. Riconosoere.
STIZZÓUS. V. suzza,
-STLAR, V. Spezzare. Rompere, hì-
frangere. — A red eh' a m* stèli
fig. — Rido che non ne posto più.
Scoppiar dalle risa.
STLÒN , n. m. Palanca , n. f. Palo di-
viso solo per lungo, detto aitn-
menti Steccone, all'altezza di od
uomo circa, tagliato per lo piìi t^i-
zamente piii grosso di un pal^^*
che si ficca in terra per impedire
il passaggio a' carri, bestie, ec.
Il vocabolo boi. viene forse da Ste-
lo, reso accrescitivo. — Per analo-
gia poi , vale Uomo o Donna gran-
de , e di poco garbo.
STLUNÀ , n. f. Palancato. Steccalo,
n. m. Chiusa fatta di palanche.
STOCC. Stocco. Arme simile alla spa-
da , ma più acuta e di forma qua-
drangolare. *^Far iti stoee, di tto-^
e barocc. — Pigliare a banH"^,^
Vendette , Dare a tmrocco, a baiv -
colo. Scrocco, o Scrocchio , che «
pratica col dare trista mercanzia j
credenza , e ripigliarla per pochis-
simo. e come si suol dire a mao-
giare a mezzo.
STOCFESS. V. Raccatà.
STOLID. V. Mail.
STÓMBEL. V. Astia.
STÒMG. Stomaco. — Stomacuvo
dim Stomaco debole. — Far sfòn;
— Fare stomaco. Commòoere. Per-
turbare la stomaco. Avere a stomi-
co. Avere a schifo. E figfirat M
stomaco. Muover sdegtw, té an^^
Infastidire. Annoiare. Stomacsn
— E fars' stòmg , figur. vale ^r
propriarsi una cosa non sua.^
STO
633
STR
èir al ttàmg aroers. — Aver io
inaco sdegnato. Aver nausea, o
tppelensa. — JV' avèir più òon
mg €nin un. -~ Non aver più
on sangue. Non aver più amici-
i con Uìio. Aoere ii iangue gros-
— Vudars' ai ttòmg, ai gost.
Sgozzare. Sciorre. Votare. Scuo-
^e il sacco, Sciotre ia bocca ai-
orciolo. Sciorre la bocca at f ac-
. Figliare, o ecuotere il $acco
i pellicini. Dire ad altrui senza
»petto o rilegno tulio quello, cbe
sa , e talora tutto quel male che
può dire. -^ Aceumdan' al
hng. — Corroborani. Rinforzar-
Acquietare lo stomaco. — Avèir
òmg d' far una cotsa, p. e. 5' ('
•d siòmg d' farei' figurat.-^Se a-
'ai coraggio, ardire di farlo. —
ia costa eh' fa sto mg. ^ Cosa
enèvole. — Sgumbiamèinf d'
òmg. — Perturbazione, Contur*
izione di stomaco.
PPA. V. Can'va.
»PPABUS» n. m. (dal fr. Boucfie-
-ou). Supplemento, n. m. I fr. Tu-
ino nel significato di un Attore,
ile faccia le veci di un altro . im-
edito per qualche causa. La voce
ol. è generica come l'itai. -^ Ser^
ir da stoppaòus. — • Servir per
ipieno. Si dice di Persona , che
on opera né serve a nulla, se non
riempire il vuoto , che rimanga
ccidenlalmente. Frase usata spe-
ialmente negli affari di galan-
eria.
)RT, add. Storto: Torto. Torttwso,
igg. Contrario di Diritta. — Stori
iapertùtt. — Bistort4>. — Stori in
mnta. — Adunco. Dicesi di arma ;
li becco d' uccelli , ec. — Un' ossa
Uorta. — Una tavola bieca. — An-
iar pr al stori. — Andar per ob-
ìliquo. Per torto. Obbliquamen-
le. — Gamb storti. — Bilie. Gambe
torte, o strambe. — Parol storti.
— Parole torte. Ingiuriose.
OPPIA, n. f. Stoppia, Quella parte
della paglia cbe resta nel campo ,
segate le biade. —Brusar el stoppi.
-»- Debbio, n. m. Abbruciainento
delle sudd. paglie, per fertlJiuare
il terreno.
•STORTA , n. f. Storta. — Storta, Va-
so di vetro a lungo cullo , e ri-
piegalo.
STORTI . n. m. plur. una volta ZAL-
DUiNZKIN. n. m. plur. Ciaidoncini,
D. m. — Ciaide e Cialdoni Sono i
più grandi. — Cialdonaio. Colui
che fa , e vende cialde , e cialdoni.
STORZER. V, Tòrcere e Stòrcere, y.
Contrario di Dirizzare.-' Storzers'
dal dulòur. -- Contorcersi. Aggro»
vigliarsi. Dislòrcersi Scontòrcersi.
— Storzers' una man, un pi. —
Dinocearsi. Ditioccolarsi. Stòrcersi.
— Storzers' di ciud. — Bintuzzar-
si. E BivoUarsi, se trallasi ài filo
' di coltelli. — La mamma n* i ha
stori nianc un cavèil. — Sua ma-
dt*e non gli ha torto nemmeno un
pelo.
STKA , vi . n. f . Strada. Via. Cammi-
no. — Tor zò d'strd.-^ Tòrcere dal
cammino diritto, dal vetv cammi-
no. — Metter in-t-la bona strd. —
Rivolgere altrui a diritto cammi-
no. — Bivio. Trivio. Quadrivio.
Strada divisa in due, in tre, ec.
— Strd everta, — Galleria. -<- Di
carr, —. Carreggiata. — Sfundà.
— Strada affondata. Ove si sfonda^
—Pr'i pdon.'-Sentieì'uolo. Tràmi-
te. Viòttola. — Gruppluda. — Stra-
da scheggiosa, smattonata.— Strd
si dice ancora per Maniera, Modo.
— Quésta n' è la strd d* currizreV.
— Questa non è la maniera, o il
modo di correggerlo,— Andar, Ar-
star in-t-la strd.— Andare in mal-
ora. — Far la strd alla sèiga. —
Allicciare Far la strada ai denti
della sega colla chiave detta Lic-
ciaiuola. — Arstar a mézza strd.
■?- Disegnare e non colorire. —
Tmvar un a mézza strd. — Am-
mezzare.^ Rammezzare la via a
uno. — Èsser zò d[ strd. — Esser
fuor di strada. — Èsser zò d' strd
STR
634
STR
dalla fam , figurai. — E$$er a mal
partito per cagion della fame.
STRULT, add. Straallo. V. d. U. Più
alto del solito. Giacché dicesi Stra-
cotto. Strafine, sarà lecito dire an-
cora Straalto,
STRABALZ , n. m. Lancio di fortuna.
Colpo di fortuna. — D' slrabalz.
— Di rimbalzo, e figurat. Per caso.
STRABOIER, v. Bollire a ricorsoio, a
scroscio. -^ Al boi e straboi, -^Bol-
le, anzi bolle a ricorsoio.
STRABÓN. Molto buono — Bòn e
strabÒH, — Buono ', e più che
buono.
STRACANTÒN, n. m. Cantoniera, n.
f. Spezie di armadio triangolare
che mettesi negli angoli delle ca-
mere.
STR ACARO . add. Tracarco , Agg. Ec-
cedentemente carico.
STRACC, add. Stanco. Lasso. Stracco.
Spossato. Fiévole. Affievolito. Inde-
bolito. Infralito. Affralito. Infiac-
chito. Si vegga la differenza di que-
ste voci in Dèbol. — Stracc ma-
dur, Stracc mort. — Stanco ecces-
sivamente.
•STRACCHEIN, n. m. S^raccWno. Sor-
te di formaggio.
STRACCHÉZZA e dal volgo STRAC-
CHISI A, n. f. Stanchezza, SlraC'
chezza. V. Stracc.
STRACUL, n. m. Groppa di culaccio.
Una parte delia coscia delle be-
stie , che si macellano , separata
dagli altri tagli detti di Culaccio.
— rat d' slracul. — Tagli di cu-
laccio.
SIRACUNTÉINT, add. Arcicontento.
Stracontento.
STRADÉLL,n. m. S^radcWa. Stradet-
ta. Slraduzza. Stradicciuola. Viuz-
za, n. f. Viuzzo. Vióttolo. Chiasso.
Chiassuolo, n. m.— Stradili mort.
— Angiporto. Stradella cieca. 1
boi. hanno eziandio il nome fran-
cese Cui d' sacc.
STRAFALARI, n. m. Sciamannato,
Meschino. Sconcio negli abiti, e
nella persona.
STRAFANTAR. v. Smarrire, Perdm
qtialche cosa.
STRaFÌRI, BLaCC, n. m. Straccio.
Cencio, n. m. Ciarpa, d. f. — E fi-
gur. per Uomo dappoco.
STRAFFUGNAR, SPIGAZZAR. STRA-
PAZZAR, v. Gualcire. Mantrugiare.
Mahmnare , v. Conciar male chec-
chessia. — Un foi d' carta lùH
spigazzd. — Un foglio di caria
tutto aggroviglialo. — Spigazzars'
figurat. in m. b. vale Morire.
STRAGIUDIZIAL. add. Estragiudizia-
le. T. del Foro. Agg. di scrillura
colla quale chi pretende qualche
cosa, certamente avvisa il sao av-
versario prima di dar mano a^jli
atti civili.
STRAGRAND, add. Tragrande; Gran-
dissimo ; Arcigrandissimo.
STRAGUAUAR. v. Ingoiare. Inghiot-
tire. Trangugiare. Ingugiare. In-
gollare. Ingozzare. Ingorgian.
Tracannare , sono pressoché sino-
nimi. — Stragualzar quèll bccòn
eh' s' magna — Mangiar coli' im-
buto. — Inghiottimento , e eoo
termine medico , proveniente dal
Ialino, Deglutizione. L' allo d'in-
ghiottire. — Stragualzar al pulii-
zein, figurai.— Seròar nelpelUcino.
Tener in credenza, o tn si. Tener
segreto un affare, fetore sotto sutt-
gettato silenzio.
STRAG(JALZÓN(A) Dicono i legna-
iuoli Mettr un ciod a stragttalzòn.
Cioè Conficcare un chiodo a schim-
bescio, 0 a schiancio; cioè ooo
perpendicolarmente', ma inclinato.
STRAINTÈNDER , v. Frantèndert
Traudire. Trasentire.
STRALANCA, add. Sciancato, agg.
Che ha rotta o guasta V anca.
STRALANCHEIN. Sbilenco. Che ha le
gambe torte, strambe.
STRALUNA, LUNADG, add. Lunàtico.
agg. Più lunatico de' granchi. -
Lunàtico vale ancora loleodenif
del corso della luna, e delle sw
influenze. Essere un braco lif
natica.
STR
635
STR
iM. 0. m. Ogni erba secca cbe
ve' di letto alle bestie. Più par-
olarmente io boi. dicesi all'Erba
:ca delle paludi , che si fa ser^
' di letto ai bestiami , ed avvene
varie qualità. Giunco. Sala. Qua-
elio , ec.
IMAN , avverbialiD. — Una cotsa
straman. — Aver una cosa con'
0 mano.
\MAZZ. Strapunto. Stramazzo.
irla di materasso. -- Stramazz,
Pastincusa. Pesce simile alla
zza. Dicesi anche Ferraccia. —
nt, lègn, as$a a stramazz. —
nte , tavola , legno in bilico , fa-
te a rovesciarsi.
&MAZZÀ, add. Scaramazzo, agg.
il tondo. — Perle , Granate sca*
imazze.
4MAZZAR , V. Stramazzare , t.
kdere impetuosamente in terra.
AMAZZÉTT, n. m. Egli è quando
giuoco del tressette una delle
irli non arriva a compiere un
mio, ed allora si paga doppia la
ariiia. Questa voce verrà proba-
ilmenle da Stramazzata tigurat. ,
ièlale è in vero la perdita im-
rovvisa del gioco. Direi Stramaz-
mo.
AMAZZÓN, n. m. Stramazzata,
f. Stramazzone, n. m. Caduta
npeinosa in terra. — Materassa'
i, n. f.
AMB, add. Strano. Fantàstico.
apnccioso. Bizzarro. Stravagan-
'. — Strambo significa Torto , ed
aggiunto di Gamba. Gamba
(ramba.
lAMBARi, n. f. Fantasticheria.
antasticàggine. Fastidiosàggine ,
.f.
lAMBÒCC, n. m. Barbugliamento,
Irambotto, n. m. — Dir di stram-
òcc'. ^Barbugliala.
CAMPALA, add. In boi. usasi que-
to termine in varie significazioni.
'n om strampalà. — Uomo dis-
datto, cioè Facile a rompere o a
uasiar le cose, cbe maneggia. Uo-
mo ienza grazia , senza avverteih
za, — Per Uouto impetuoso , vio-
lento , iubitano. — Per Malcreato,
Stravagante, Strano, eé in questo
significato trovasi l'aggiunto S^mm-
palato anche in ital. — Strampa*
M.vale ancora Assai gagliardo.
Grandissimo. Eccessivo. ^ Vn om
eh' ha una forza strampalà. —
Uouw molto gagliardo. — Un om
d' una grandézza strampalà. -»
Uomo altissimo. — Avèir una pota
strampalà. — Avere una paura
eccessiva.'^Far una figura stram»
pala. — Fare una grandissima
comparsa. Essere di una eccessiva
appariscenza.
STHAMPALAMÈINT, avv. Inconside-
ratamente. Avventatamente. Sba-
lestratamente. Alla balorda.
STRAMPALAKi, n. f. Sviarpelleria, o.
f. V. d. U. Balordàggine. Castrone-
ria. Scempiàggine. Scempietà. —
Slrampalaleria. Magalotti.
STRANGUEL. V. Lazz.
STRANGULAR. V. Astrangular.
STRANGUSSAR, v. Aver nausea, sol-
levamento di cuore. Commuoversi.
La voce boi. significa precisamente
il Fare quegli sforzi col fiato, che
indicanola tendenza prossima al
vomito. É vero che abbiamo anche
in ital. il verbo Strangosciare, che
si potrebbe adoperaVe nel suddet-
to significato, giacché vuol dire
Trambasciare , cioè Essere oppres-
so da ambascia, eh' è appunto il
caso espresso.
STRANI. Straniero. Forestiero. —
Èsser, Parèir d' strani. — Essere ,
Parere di strano. Essere o parer
strano, piii modernamente. E an-
che Molesto, Grave, di Contrago*
genio.
STRANIAR, V. Stranare. Maltmttare.
Bistrattare, v. — Straniare, vale
Allontanare. Alienare.
STRANIÈZZA, n. f. Stranezza, n.f. An-
gherìa. Maltrattamento. Vessazione.
STRINSE, add. Ànrfo. Adusto. Riarso.
STRANUD. Starnuto.
STR
536
8TR
STR4NUDÀMÉINT> n. m. Starnuta-
mento, n. m.^ Starnutazione ^ n. f.
STBANUDAR, V. Sfar/iutore e Star-
nutire. <— Una pòloer eh' (azza
itranudar.-^ Starnutatolo , n. m.
Stamutiglia , n. f. ( boi. Slranu-
detta).
'STRANUDELIA. n. f. Stranutatorio ,
n. m. Starnutigtia . n. f.
STRAPABLAR . v. Straparlare. Spar-
lare, V. Parlar di troppo, o in mala
parte. Biasimare.
STRAPAZZ. Strapazzo. Scherno. Stra-
zio. — Coisa da strapazz. — Cosa
da strapazzo — Strapazzo, vale
anche Lo strapazzarsi , o Aver poca
cura della propria salale.
STRAPAZZAR, v. Insultare. Oltrag-
giare. Maltrattare con parole. —
— Strapazzare. Far poco conto di
che che sia
STRAPAZZOTT, n. m.^ Dar un stra-
pazzai t.'^ insultare. Oltraggiare
con parole improprie , indecenti.
STRAPi. Alla slrapt. ^ Sregolata-
mente — Andar el doss alla stra^
pi. A va là Valeria.'-^ Andar le
cose a biescio, vale Alla peggio.
Alla riversa. In mala parte. ÀI ro-
vescio. Sossopra. A catafascio.
STRAPI ANTA R, v. Trapiantare. Tras-
piantare, V.
STRAPiUMBAR, o Èsser zò d' piòmb.
•— Uscir di piombo ; ed anche Non
essera piombo; ed in alcuni casi
Sbiecare e Sbilanciare. Uscir di
perpendicolo
STRAPPA, n. f. Strappata. Stratta, o
Tratta. — Strappa d' brèia. —
Trinciata di brìglia. Sbrigliata.
Sbriq natura,
STRAPPAR. V. Strappare. -^ Strap-
par dal radis. — Divègliere. Divèl''
lere. Oiverre. Soèllere e Sverre.
Sbarbicare. Sbarbare. Sradicare.
STRAPPGAR, V. Strascinare, v. Ti-
rarsi dietro alcuna cosa senza sol-
levarla da terra.
STRAPPÒN, STRAPPOTT, n. m. Strap-
pato , Stratta , n. f. Strappamento,
p. m.
STBAS. D' STRAS. avv. Di traverso.
STRASS D'PARIG', (dal fr. Strat).
' Diamante artificiale.
STRASANDÀ, add. Trasandato. Tras-
curato , agg.
STRASÓURA. 5/raom, n. f. V. d. l.
Ora strana. Ora fuorì dell' ordine
consueto.
STRASSÀ. Bastevolissimo. Sufficìcn-
tissimo. — Ve assà e strasse. —
E bastévole , bastevolissimo.
STRASSEIN, n. m. Traino, o. ni. Treg-
gia su cui si traina. — Slrassein.
— Fatica soverchia.
STRASSI , n. m. Stràscico , n. m. La
parte deretana della veste, che si
strascica per terra. — Tutt i strah
si eh' i ave fati so madrigna. —
Tutti gli strascichi, che te arca
fatto la matrigna.
STRASSINAR, \. Strascinare. Stra-
scicare. Trascinare , v. Tirarsi die-
tro alcuna cosa senza sollevarla da
terra. — Strassinar. Strussiar. —
Sciupare. Dissipare. Dispèrdere.
Mandare in rovina. Sprecare. Spar-
nazzare. — Un strussiòn. Vn eh'
slrasseina ògn cassa. — Sciupato-
re. Dissipatore. ~- Strassinars' per
A/faticarsi soverchiamente.
STRATTÉIMP. Contrattempo. Tempo
insolito. — D' stratteimp. — Faur
di tempo.
STRAVACCARS', AZACCARS', v. Sdm-
iarsiy
STRAVASA, add. — Sangu siracatl
•— Sangue stravenato , meglio die
Stravasato. Cosi Stravenare per
Uscir fuori delle vene.
STRAVASAMÉINT D' UMUR; Strava-
samento, n. m. Dicesi degli umori
del corpo quand' escono fuori de
loro vasi.
STRAVÉCC. (da Travecchiezza voce
aot.). Traantico, voce antica anche
questa. Afo//o antico. .
STRAVEDER, v. Travedere, f. Vede-
re una cosa per un' altra. — fu/
straveder. — Far maravigliarr .
0 Strabiliare. Sbalordire. Uscirei
manico. — Straveder, vale aDcb<
STR
537
8TK
'ovedere. Vedere assai. «- i' Aa
( t^èdr e straveder, ^ Ha voluto
Usre e Btravedere,
i\ÈlliT. Aqua eh' vein d: strO'
in/. *— Acquivento, VenUpiòoolo.
ari. ). Acqua , Pioggia cbe cade
traverso» obbliquameiite.
lVIV. Viv e $tfy»»iv.^ Vivo vico,
dissimo,
kVULTADUBA^D. f. Stravoltui^a
un piede. Storta. La Liuéoziofte
li versa* V. Stuccadura, ^- Ci(j|>-
r una straouttadura. — Stra-
Uarsi, StorcerH un piede.
iVULTARS' m PÉ. Storcerei un
ede. Slravoltarei un piede.
%ZERCÌ, add. A L' HO Z£RCÀ E
rUAZIiUiCÀ. Uho cercato e toma-
a cercare,
KLL, n. m. Straccio. Cencio. '-^
retar d* sirazz. — - htupidire. —
irèir d* slrazz, — Non poter por-
\r le polizze, mod. bas. Essere as-
ti debole e spossalo. — Om d'
razz. — Uomo di paglia, Sbalor-
ito , ioseosato. •— Tore' d' iì^t-i
razz. — Uicir di cenci. — - Ca^
:ar a slrazz, a pizz. ^ Cader a
rani.^^Prun slrazz d'un dsnar.
- Per la miseria di un desinare.
- Una massa d* slrazz, •— Cence^
ia. — Un rozz d' slrazz da metlr
l't'la robba sporca. -« Un mazzo
i stracci da metter fra panni su^
idi. «- Slrazz» Struffion di piati.
- Strofinaccio. Strofinàcciolo.
lAZZA. Parola cbe sigutGca Niente,
- N' valèir una strazza. — Non
alere uno straccio» cica, nulla,
in bel niente, un' ckcca, una pa-
acca. — N* in savèir strazza, —
hn ne saper straccio.
uzzi, add. Straccialo, Cencioso.
Àcero, Lacerato, agg,
lAZZA hìSkCC.^ Magnar a straz-
'.aòisacc. — Mangiar a strappa
tècco , colf imbuto. Mangiata in
^relta, o all' in fretta , senza die
e cose siano ben preparate.
IRAZZADUIi, n. m. Stracciatoio. T.
le' cartari.
STBAZZAR , V. Siraeeiare, LaeeroF
re. Squarciare. Mandare in brani.
STRAZZAR . n. m. V. Sulfanar,
STRAZZAROL, n. io. Una volta que-
sto nome si allribulva a colui, che
ora in italiano direbbesi HigatUe'^
re , Venditore cioè di vestioienli e
masseriaie usate. Ed eravi anzi una
delle arti , cbiaroata 1' Arte de*
Strazaaroli. Ora la biancheria e i
vestimenti usati yendonsi dalle co«
si delle in boi. Aìrvindris , cioè Ri"
venditrici , cbe sono per lo piti
donne < che portano tali cenci sulle
braccia al mercato nel giorno di
sabbaio , e negli altri giorni siati*
no a venderli in butteguaae. Il
nome di RigalUere è ora riserbato
a Coloro che io botteghe grandio*
sissime vendono mobili nuovi , e
vecchi.
STRAZZEIN. Cencerello, — Stmzzein
d' alia. — Sòinnwlo. h' estremità
deir ala de' polli.
*STRAZZÉTT, n. f. Stracciafoglio. Ed
anche Giornede. T. de' mercanti.
STRAZZÓN » n. m. Grande straccio.
Cencio g l'Onde. — Slrazzòn, n. m.
Uomo cencioso » stracciato, Slrae»
clone,
STRECC, add. Stretto. Cotnpresso ,
agg. — Tgnir streoc, ^- Strignere,
Tener forte. Tenere stretto -Tgnirs'
strecc alta sèlla pr en cascar da
cavati. — Attenersi alt* arcione per
non cader da cavallo. — Strecc ,
flg. — Stretto. Acaro. Spilorcio, -*
Strecc em' è ima pegna vèirda. «—
Largo come una pina verde. Più
stretto, e per ironia. Più torgo
che un gallo. Essere stretto in citi'
loia.
STRECGALIMON, n. m. Matricina. Pe-
ra, n.t Quella specie di strettoio
con cui gli acquacedratai spremo-
no i limoni. — E fig. dicesi dai boi.
ad uomo ipocritamente devoto.
STRÉGGIA. n. f. Slregghia. Streglia.
I Striglia. Strebbia ,n. (.
' STBEIA , n. f. Strega. Maliarda. Fai-
' lucchiera, Incantalrice. — Far air
63
STR
538
STR
- kk 8treia,o Al zug di iberr e lader,
o Ai quailer cantori, -r Giuoco de'
birri, e ladri; in cui dicesi Bomba
(Sagra in boi.) il luogo designato
per immune.
STREIN, n. m. Abbruciaticcio. Arsic-
cio. Arsicciato. V. Strinadura.
STBEINA. TORR A STREINA. V. Uria.
STRÉlNGA,n. f. Aghetto, n. m. ed
anche Stringa, n. f. Cordellina,!
nastro, o passamano con punta
d' ottone nell' estremità per uso di
affibbiare.
STUELLA, sulla. — Far vèdr el
slréll. — Far veder le lucciole ad
alcuno. Si dice quando per colpo
ricevuto nel capo . e spezialmente
negli occhi» gli si fanno apparir
certi bagliori simili a lucciole; e
si trasferisce ancora a dimostrar
qualsivoglia intenso dolore. —
Stréll d' grass in-t-al brod. —
Scandelle, n. f. piur.*OccAt'« n. m.
plur.
STRÉNZER . V. Slrignere e Strìngere.
— Strènzer un abit, una vsteina.
-^Strettire un abito, una veste
troppo larga.
STRESSLA. Striscia. Pezzo che sia al-
quanto pili lungo che largo. —
Stressla, n.f.Strisciatoio.Queì cen-
cio lano pel quale le donne fan
passare il filo dell' accia , quando
dipanano.
STRÉTTA. AVÉIR UNA STRÉTTA. MU-
RIR DALLA STRÉTTA, figuratam.
Stretta significa Strignimento. Da-
re una stretta , vale Astrìgnere ,
Angustiare , e forse in questo sen-
so equivarrebbe alla frase bolo-
gnese , ma alle volte questa ha un
significato più forte, quello cioè
di Avere un sùbito affanno , una
-paura. Morire d* affanno , di
paura.
STREZZ, n. m. Stridore, n. m. Fred-
do eccessivo. Studente algore. —
Strezz di laber. Dai medici Ha-
gode , u. f. plur. Le crepature
delle labbra cagionate dal freddo.
STRICCADURA . n. f. STRICCAMEINT.
STRICCOTT, n. m. Strignimenio,
n. m. Strignitura, n. f.
STRICCAR, V. Strignere e Stringen.
Prèmere. Comprimere. Calcare. \.
Ammaccar. — Striccar un Umòn.
— Spremere un limone, e qualun-
que altra cosa , da cui si cavi s»*
go. — Comprimere foriemeììte la
terra, che si mette attorno ad ma
pianta d' arancio , allorché si tra-
pianta. — Tonai, ^Mors eh' strtc-
chen. — Tanaglie, Morse mordad.
STRICCÓN. V. Stringimèint d' rupir.
STRICCOTT. V. Striccadura.
STRIFFLA. Lo stesso che Asfrittlù. T.
STRIFFLAR. V. Asfriltlar.
STRIMBÉLL. Stratnbetlo. Parie spi^
cala o Pendente del Uilto: lo stesso
che Brano o Brandello, ma per lo
pili dicesi di vestimenti laceri. —
A n' i n' è più strimbill. — Son
ve n' ha più brano. Cadere a
brani.
STRINADEZ. Arsiccio. Arsicciato.
SFRINA, add. Arsiccio. Arstcàaio,
Abbruciaticcio, agg. Dicesi della
carta , della tela , e simili cose sia-
le presso al fuoco » o riscaldate da
metalli roventi, per cui sieno dive-
nute abbronzate. — Arsiccio, vale
anche Fortemente riscaldato. Sa^
bia dell' Africa arsiccia.^ Parlan-
dosi di Candele , Torchietti artica,
vale che sono semplicemente Jfaiuh
messi. Adoperar candele arsicci.
Già manomesse.
STRINADURA , n. Abbronzamento, d.
m. — Essendovi il verbo Arsiccta-
re, gli addieltivi Arsicciato e Ar-
siccio , perchè non potrebbe dirs
anche Arsicdamento o ArsteetolM-
ra, che sarebbe voce dì regola, e
piii precisa?
STRINAR, V. Arsicciare, ed ancfae
hìfuocolare, v. Leggermeoie av*
vampare. Ch' è quel primo abbru-
ciare , che il fuoco fa nella super-
ficie delle cose.
STRINGIMÈINT D'RESPIR.STRICCO>
Slertore del respiro,
STRIVA, n. f. Gozzoviglia, n. f. eCs:-
STA
539
STO
viglio, n. m. Un mangtare in at-
trezza, e in brigata.
OLG. Astrologo, Astròloghi e A-
rotogi plur. Stnhgo, Indovino,
dooinatoiv,
ÒNZ. Stronzo e Slrònzolo, ^
ronzoUno. Stronzotelio, diro.
'3PA, n. f. Tenerèto, h, m. Ramo
oero di castagno, o altro legno
1 legare fascine. Con termine de'
)scaiuoli Stroppa. — Quand a
èin al tirar, o ithi^al tirar del
^Pf figur.-^Ouando saremo alser-
ir del chiodo. Quando verremo
ferri, alla fin de* conti. Quando
'rremo al fatto, al conehiudere.
Ila conclusione,
ÓPI. Stòrpio, V. Astrupiar,
lUBiDIft . V. Consumare,
ìDFFIÒN di piati. Strofinaccio ,
Irofmàcciolo, ^ Struffwn d' pa-
t. — Tòrtoro. V. d. U. — Struf-
on dèi scciop, — • Stoppaccio.
'Struffìòn, per similit. ad una
^rvente sudicia.— Fantesca dappo-
0, sudicia, — L' e dointà tùli un
frufpòn. Far dvintar un struf-
on, — Fame un cencio, come un
encio.
ìLFFIUNAR . V. Stropicciare , v.
Irofmare, Stropicciare un cavai-
9, un bue con tòrtoro. ^-^ Struf-
lunar un, Bgur, — Istigarlo a far
liecciiessìa, — Struf fiunar , Far
5» siili fftòn d' una cossa, è più
^^Strafugnar. — Fame un cencio.
AULGaR, V. Astrologare. Strologa-
'e- — Strulgar. — Armeggiar col
eruello. Ghiribizzare. Mulinare,
almanaccare. Far lunari.
^UPELL, n. m. Vermena, n. f. Vin-
%f*o , n. m. Soltil ramo di vinco ,
> d\ salce che serve a legar le viti,
rami degli alberi , ec.
RUSSI. Parola che equivale ad In-
inanguel. — Pover strùssi! Espri-
lae compassione.— Povero infelice,-
\ome dicendolo a un ragazzo , che
5>a malmenato.
RUSSIAR. V. Strassinar,
i^USSlÙN. V. Strassinar,
STRUVLINAR. ▼. FAR DI TRUVLE(N«
Alluiignotare, v. Ravvolgere a fog-
gia di lucignolo. Attortigliare,
*STRUZZAR, V. Strozzare. Strango-
lare,
'STRUZZARS*. fig. Affaticarsi estrema-
mente per guadagno.
STI). Stufa, — Stufa per le piante.
— Caldano. Vaso da tener nelle
camere con brace. — - Caldano ,
chiamano ancora i fornai Quella
stanza, o volticciuola, ch'essi han-
no sopra U forno.
STtlC. Stucco. Stucco da riempire i
conventi delle pietre.
STUCC. Astuecio. Guaina da tenervi
dentro strumenti di ferro , o d' al-
tro metallo. — Stucc' da curii,
— Coltelliera.
STUCCA. Stoccata, Colpo di stocco.
-*. Dar del stucca , figtìr. — Dar
la freccia, iìgur. Richiedere or
questi , or quegli, che ti presti
danari , con animo di non gli ren-
dere. — Frecciare,
'STUCCAR, V. Bimboccar con istucco.
STUF, STUFA, add. Stufo. Stufato,
Stuccato. Infastidito, Stucco. Ri'
stucco. Per Stanco. — Stùf mori,
-— Stucco e ristucco,
STUFA. — Vgnir in stufa ; avèir in
stufa. — Recarsi, Venir a noia.
Avere in fastidio. Recarsi a fasti-
dio , in rincrescimento , in odio.
STUFAGEN , lo slesso che Noia. V.
STUFAR e STUFARS'. Annoiare. No-
tare. Tediare. Incrèscere, Rincré-
scere. Seccare, Molestare. Infastù
dire. E cosi il n. p. Annoiarsi, ec,
e figurat. Stufare e Stuccare. Si
avverta bene che tutte le suddette
voci non si danno qui per sinoni-
mi, ma solamente perchè uno se
ne possa valere ne' casi appropria-
li. — Una cossa cA' stufa. — Rin-
crescèvole. Increscévole. Noioso,
Notévole, Stucchévole, Fastidioso.
Molesto , ec.
STUFFÈLL. V. Tabulori.
STIIFFIL, n. m. Séfolo. Zùfolo. Sibilo.
V. Fiscid.
8TU
640
su
STUFFILAMÉINT, n. m. Zafolamenlo.
FUchiumenlo. Sufolo continaato.
— Sluffilamèini d'wrèec'. ^^Zufo-
■ lamento. FUckiamento, Zufolio d'o-
recM; e per similil. Cornamento,
Buchiamenio»
STUFFILAR» v. Fischiare. Sufolare.
Zufolare. -» Sluffllar el-i urècc*.
— Fischiare, Comare gli orecchi.
. — * Fischiare dicesi di qualunque
aiira cosa, che fii sibilo, rompen-
do r aria con velocità. Fischiar
del vento. Fichiar d' una spada.
Fischiar d' una verga. Fischiar
d' un sasso lanciato, e radente la
superficie dell' acqua • ec.
STUFI* ILEIN . n. m. Fischietto , n. m.
Piccolo fischio. — Fischio, Fischiet-
to. Dicesi anche a \ari strumenti ,
che aiutano a fischiare. — Slufplein
in^-el dida. — UngìUella , d. f.
Stupor doloroso delle dita , cagio-
nato da freddo eccessivo.
•STUFFLOTT, o. m. Ftinguello mari-
no. Ciuffolotto. Augello.
8TUMBAZZÀ. V. Loffi.
STUMBLAR. V. 4</to.
'STÙPiD , add. Stupido. Imbecille ,
STUPPAI. Turacelo. Turàcciolo. Quel-
lo con che si turano i vasi e cose
. simili.
STUPPEIN. Stoppino. Lucignolo. -^
S' l' ha magna et candèil» al farà
i stuppein. — Se ha mangiato le
• candele smaltirà gli stoppini. Ca-
car» Digerir le lische diypo aver
mangiati i pesci. £ piìi decente-
mente. Beva la feccia chi ha bevu-
to il vino. Chi imbratta spazzi.
STUPPIÓN. Stoppione. Erba pungen-
te , ma che nel suo nascere, essen-
do tenera , si mangia in insalata.
STURA. Stuoia e Stola. — Le stuoie
• che servono per soffitte, ed altre
. opere de' muratori sono fatte di
canna palustre , e dai boi. diconsi
AréU. V — Le stuoie da vermi da
seta sono di giunco palustre. — Le
stuoie i>e' pavimenti si formano di
Tifa.
STUREZZ^STURIZZEIN, o. m. Slw
ietta, f. e Siuoinó, m. diiiL
'STURIÓN. Storione. Pesce.
'STURNÈLL.n.m. Storno. Stornello.
— Stumèll dominican. — Stonto
marino. Augello.
'STURNÉLL, add. Strano, parlando
d' uomo. Stornello , partendo di
cavallo.
3TURT1SIA, n. f. Tortezza, Tortuosi-
tà. Storta, n. t Torcimento, Star'
cimento, n. m.
STUBZIMÉIKT. Storcimento. — Con-
torcinienlOk Scontorcimento. Lo
scontorcersi che si fa della bocca,
del viso , o altre membra per gno-
dissima pena. Contorsione, n. f.
STUVÀ. Stufato. Carne, o altra vitao-
da cotta in tegame con brodo, e
spezie. Manicaretto è termine g^
nerico. -* Stufato è aoche preso
add. — Cam a stuvd. — Canie
stufata.
STUVADURA. Stufatura. — Stucadu-
ra delpiattanz. -— Crogiolo, n. m.
Cottura lunga che si dà alle vivuh
de con fuoco temperalo.
STUVAR, V. Stufare. Il tenere o Io
Star nella stufa. Crogiolare, dicesi
Mettere i vasi di vetro, appeua
formati, cosi caldi nella caoien
dov' è un caldo moderato, e qnWi
lasciargli stagionare, e freddare.
Dicesi anche Temperare e Dar la
tempera. — Crogiolarsi de' eom-
mestildU.'^ Elpìaltanz n'ein koì
boni quand el n' ein bèin stutà.
— Le vivande non son cosi buotie.
quando non sono crogiolate.
STUVaROL. Stufaiuolo e Stufaiuolo.
Colui che stufa.
Sii. SÓUVR A. Sopra. Sovra. SmtSur
seguendo alle volte ooa vocale -
D* sòuvra, per d' sonora. — W
sopra. Al di sopra. Disoora. Diith
pra. — Suvi, eSuvvi, vale loi »•
pra. — Si» d' sàuora. — Souopro.
— Andar su. Una spèisa eh' va n.
— Una spesa che va alto, che a-
scende a mollo. — Ygnir un s»
su. — Venire un male in^nweit^
su
541
8DB
-* Metter $ù la earen , la pgnatia,
i caidareina. — > Metter la pentih
E , la caldaia al fuoco. — Andar
u. — Satire. — Tamar a andar
M. — > BisaUre. <— Andar $ù e zò.
— SaMre e rUaUre. — - Sfidar tu
er Cominciare. «— L' opera va i u
e' aller lunedé» — <■ L' opera co-
ti ficf a luìiedi venturo. — ^ndar
u ia sómma, un débit — AccrC'
cere. Aumentarsi. "— Saltar su.
^ Uscire. Sbucare. Venir fuori.
^arsi vedere. — Saltar su in't-un
Iscòurs. -^ Interloquire. — Dar
ù. -^ Dire. Becitare, e alle volle
*ariare. -^ D«t ró. >• Parlate. —
^irars' ró to ston#/(a. -- ^Izar la
ottana.'^ Tirarla su e Ugarla
ir en' far la zaqula. — Succigne^
"e la veste per non infangarsi. —
^ar 8Ù el cart per xugar. — Bac"
:orre. Accozzar le carte. — Lo
tu. -— Colassù contrario di Colag-
nù. — Metter su una scola, un
\egozi , ec. — htitmre o Aprire una
icuola , una t)ottega, ec. — Jlfe//er
m una porta, una f nastra. -*
Metter ne' gangheri uita imposta
a una porta, ce. <— Andar su. —
Perder nel giuoco. ^^ Metter su:
e fig. V. Metter. -«- Star su la noti.
— Stare alzalo la notte. Vegliare.
Veggidare. «» Sta su. -« Alzatevi.
— Sii. -<- Su. Via. 0 via. — Sw, su.
— il /lo, cfito. 5u, su. — Jtfo <u, d«i-
mei'. — At'mmeì dt gfrazia. — >!(•
zarj' su. — Sòrgiere. Èrgere. Èr-
gersi. — S^d su cùn la tèsta. —
State ritto. •<» f/n «ti per zò. — />a<
più al meno. In quel torno. Poco
più, poco meno. — Tgnirs' su, fi-
gur.— /nsuper&trst. 5/ar in sulgra^
ve. — JV' pssèir più star su. — Non
poter la vita. Non poter sostener-
si. — iV' pssèir andar jìiù in su.
— Non poter andar più oltre. —
Quèll là su. - SanV allo. V Altis-
timo. Iddio. — Una costa eh' i fa
luezò.— ValeChe non gli farà alle-
grezza. GU farà il gozzo. •*- Vgnir
«u.—Parlandosi del cafiè; Levare in
capo. Parlandosi di cibi : Aver Vin-
cè$Ulito. Aver o Venir il fortore.
Quel ribollimento dello stomaco
nato da indigestioDe. Venir all'atto
il cibo. — Andar d' fòuvro.— Par-
landosi de' liquidi , cbe escono
da' loro recipienti per la parte su-
periore. TVaòoeeare. — Una me*
dseina eh* fa andar d* sòuvra e
d' sòtta. r- Medicafnento , che fa
purgare per alto e per basso. —
Un zeri su e zò d' eoss. -^ Un certo
ondeggiamento: Una eerta oscil-
lazione di cose, detto figurat. —
Star sòuvra tùtt. *- Esser superio-
re. Superare. Padroneggiare. Star
di sopra. Aver vantaggio.
SVAGUA. -r Stard* svagUa. — Stare
allegramente. -^ Passar un de
d' svaglia. — Passai^ un giorno
in allegria, allegramente. — Le
un om, una donna d' svagUa. —
È un uomo allegro. È donna al-
legra.
SVANZÙL V. Artùl Avanz.
SVARI . n. m. Svario. Divario, n. m.
Differenza , n. f.
SVARULÀ . add. Butterato, agg.
SUBAFFETT. n. m. SottaffUto, volg.
ìlal. ASittamento fotte da un fitta -
iuolo ad un altro.
SUBAFFITTAR , v. Sottaffittare, yolg.
itaì. Affittare ad un altro quello,
cbe tu bai ad affitto.
SUBAFFITTUARI. Soltaffittatore , m.
volg. iìal. Colui cbe prende a sot-
taffiito.
SUBASTA. Subattazione. Vendita sot-
to r asta air incanto. — Vèndr air
la subasta. — Subattare.
SÙBBI. Subbio. Bullo. Legno rotondo
cbe nelle arti serve a molti usi.
Sopra di esso i tessitori avvolgon
la tela nel farla. — Subbiello chia-
mano i lanaiuoli quel Cilindro sul
. quale si avvolge il panno tessuto.
Tromba dei manganatori su cui si
ravvolge il drappo, cbe si vuol
manganare. — Subbiello è il Pernio
cbe gira ne' rotelloni de' calessi ,
CU. vv«
fine
542
SVB
SUBENTRAR , v. Subentrare , ma me-
glio Sottentrare, quantanque vi
•siano esempli di buoni autori pel
primo. Entrar in luogo di chec-
chessia.
SUBESS.n. m. Vale moltitudine di
persone , o di altri animati, — A i
era tanta zèint» tant bisli, eh' Ve-
ra un subess. l toscani dicono fan-
ti ve n* era» eh* era un barbaglio,
— Subisso è portato nei Vocab. per
Gran rnaravifjlia, ma l'unico esem-
pio è liei Malmanlite. Subisso pro-
priamente vuol dire Gran rovina.
SÙBIOL, n. m. Zùfolo, n. m. Piva, n.
f. E àgur. Zùfolo , per Minchione.
— Insdir a subiol. V. Insdir.
*SUB1R, V. (Voce Ialina). Sopportare.
Sostenere, e dicesi di pena o con-
danna. — Stiàir un esam, un con'
stitut, dicesi neir uso de' tribunali
^r Esser sottoposto ad interroga'
torio criminale, ed è un latinismo.
SÙBIT , avv. Sùbito. In tm sùbito. Sw
bitamente. Immediatamente. Im'
' mantinente. Incontanente. Incon'
Unente. In un tratto.. Tosto. Tanto*
sto. Di repente. Bepente. È ftato
detto Più subito. Ed anche Subitis-
simamente. Repentemente. Bepen-
tinamente.
SUBITANI, add. Subitàneo, Si^^. e Su-
bitano. Bepentino. Che viene in un
subito. — Un om subitani. L' è su-
bitani.—S'i dirà piuttosto Sùbito. Il
mio padroue è subito , e bizzarro.
Cioè Tosto s' adira.
SUBLIMA. Solimato. Argento vivo su-
blimato. — Sublimato e SoUmato
in forza d' agg. vale Baffmato. Ar-
gento sublimato.
SUBLOCAZIÒN. n. f. Sottafptto, n. m.
Affinamento fatto ad un altro d' u-
na cosa presa da altrui in afìOQtto.
SUBORDINAR > v. Voce d' uso ne' tri-
bunali, ^ nelle segreterie, dicesi
per &>ttom€ttere. Sottoporre al vo-
to, cu l'opinione, all'approvazione
di un superiore.
SUCCIAR , V. Succiare, v. Si dice an-
che Succhiare. — La carta succia.
'"La carta tuga.-^ Imbevere e fm-
bèversiè, per cosi dire, sinonimo
di Succiare , ma sembra che il si-
gnificato di qaesto verbo apparten-
ga pili air azione degli esseri ani-
mali , e V altro agli inanimali. —
É adoperato da' poeti , ed è piaciu-
to anche ai prosatori il verbo Sùg'
gere , che viene dal latino Sugere.
*SUCCÒBRER, V. Soccorrere.
SUCCÒURS, AIUT, n. m. Soccorso. A-
iuto. Sussidio. Àssisteoza nel bi-
sogno.
SUDA , n. f. Sudamento. Sudore ec-
cessivo, n. m. — i i hoddin-t-wia
suda terrelnl.— Ho prèso un suth-
re grandissimo.
SUDA, add. Sudato, agg. — Tati su-
da. — Tutto sudato, o Sudatitsi'
mo. — Un poc suda. -" Sudaticcio.
Alquanto sudato. Umidetto di su-
dore.
SUDAR , V. Sudare , v. — Tumar a
sudar. — Bisudare. ^ A i ho tgnu
sudar pr avèir di quattrein. — Bo
durato fatica; Ho stentato; Ho ai-
sai faticato , ec. — La mi robba è
guadagna a forza d' sudar. — Su*
dai la mia roba. L* ho guadagnata
co' miei sudori. — La fròf/. al li-
nazz suda. ^ Trapelare, Trasuda-
re. — Gémere o Gemicare dicasi
per Pianamente e sottilmente ver-
sar gocciole, che stillino a goisa
delle lagrime (Boi. Zétner).
SUDÈZZA. Compostezza. Modestia.
Conlegno sodo; Componimento d'a*
bito , e di costumi.
SUDIZIÒN , n. f. Peritanza, n. f. SfC-
zie di vergogna, rossore, timidità,
timidezza, pusillanimità, per coi
non si osa parlare e trattare con
persone a voi superiori di rango ,
o di scienza. — Avèir sudiziòn. -
Peritarsi. Esser peritoso, posi iia-
nime, timido. Vergognarsi. Sogge-
zione e Suggezione è L' esser sog-
getto.
SUDÒUR. Sudore.
SVÈIRZA. Sverza. Striscia sottile di
le^no spiccata dall' asse , e serve
SUF
643
SDG
r tarare le fessnre, che si son
rnaate nelle commetlilare delle
si disaoi le. — Jfe/ler dei 9vèirz
-i'Un ù$$. — Sverzare. Binoer'
re,
LT« PRÉST, add. Jkàlo. Viieace.
tivo. Presto, Letto, Pronto, kgite.
ìegliato, Brioio. Spedito. — Svelt
ir Astuto. Scaltro, — Svetto in i-
i- aggiunto a persona è opposto
Tozzo , e vale Di membra sciolte»
poco aggravato di carne. Cosi in
armine d' arte ò opposto a ro;rzo.
- Svetto , vale anche Sradicato.
LU>1. Strappa).
UNA. Invernaglia. Foglia» paglia,
eno, ed altro simile destinato per
ìbo alle bestie in tempo d' in-
erno.
LUZLA, add. Caren sverzlà.^ Car-
ie vergata di grasso. E per simi li-
ti di ne Carne di colorito rossole
ianco frammischiato. — Quia nx-
lazza ha et catwi sverzlà, dal
rane. Ette a la peau toute vergelée.
LUZULA. M£TTR IN SVfiRZULA.
nnuzzolare. Innuzzolire. Mettere
n iizzolo , in frega di checchessia.
Sollecitare. Accendere in altrui bra-
mosìa , ilarità e simili. — Èssr in
werzula.'^ Essere» Stare, Anda-
re in zurlo.
FFETTA, n. f. Soppalco, n. m. Pal-
co fatto sotto i correnti con stuoie
0 cannicci e gesso, per ornamento.
Soffitta. — Soppalco è ancora ciò
che i boi. dicono Tasséti mori. V.
Z/ar(Z dolce).
IFFIÉTT (dal ìt.Souffkt) del car-
rozz. — Mantice. ^^At sufflè li di-
fìonz. — Con^rammàniice.'^Jéan^
dà indri ai suffièit. — - Buttate giù
il mantice. — Lieve cbiamansi
quelle Stanghette di ferro, che ser-
vono per buttar gih il mantice.
JFFITTAR, V. Soppalcare, v. Pare
un palco sotto de' correnti di un
altro. — Zlar (Z dolce da Celare).-^
Soppalcare mettendo i cannicci e
il gesso, non sotto I correnti , ma
bensì fra un corrente e r altro, di
maniera tale che al celino le assi
solamente , lasciando scoperti 1
travicelli; e questo lavoro ha il no-
me proprio in boi. di Zia (Z dolce)
a differenza della Suffelta.
StlFFRETT, n. m. Condimento deU
l'intingolo che si fa soffrigger pri'
ma da se soio.'^ Puzza d' suffretL *
•^ Leppo, n. m. Fumo caldo e qua-
si fiamma appresa in materia un«
tuosa , onde ne procede alcun fe-
tore, com' è la puzza d'arso unto,
quando si appiglia 11 fuoco alla pa* -
della , 0 alla pignatta.
SUFFREZER . v. Soffriggere , v. Leg*
germente friggere.
SUFFRIR , V. Soffrire e Sofferire. Tot-
lerare. Comportare, sopportare.
Patire. •— Una cosa eh* s* poi suf"
frir. — Cosa soffrilHie. — Che n'
s' poi suffrir. — Insoffrìbile. — A
n'al poss suffrir. — Per dire // tate
mi è insopportabile , anlipatico ,
odioso, — JV' ptsèir suffrir gìMlC"
dun. — Non poter patire alcuno ,
vale Averlo a noia. Non lo poter
vedere. — t' 0 tant superba, eh' a
n' la poss suffrir. — - Ella è tanto
vana , che non la potso patire,
SUG , n. m. Sugo. Succhio. Succo, n.
m. — Sug di flur. — Nettare. —
Nettàrio. Quella parte del fiore la
quale contiene il nettare. «- Sug
d' Umòn. — Sugo, Agro di limone.
Da* chimici Àcido ciMco. — Sug
dèi slòmg, — Suchi gàstrici, —
Cùn che sugl'^Qual prol Con
guai profitto,
'SUGADUR, n.m. Spanditoio. T. de'
cartari.
SUGAMAN, n. m. Scitigatoio, n. m.
Pezzo di panno lino lungo due
braccia circa a tutt' altezza della
tela.
SUGAR , V. Asciugare. Sciugare. Ba»
sciugare.
SUGGERIDÓUR. Banmenttttore. Colui
che suggerisce la parte all' attore
in iscena
SUGGERIMÉINT. Consigliamento. Av-
vertimento. — Bardi bon suggerii
SUL
544
SUL
meint'^ Dar de' buoni consiglL
— Suggerimento è voce dell' oso ,
ed è 1' atto del saggerire.
SUGGERIR, V. Suggerire, t. — Sug-
gerir una cummedia, un'opera,
-*- Bammenlaré.
SUGGÉTT, n. m. Suggello e Soggetto,
Sottopotto. Dipendente. Subordina-
to. Ligio. — Éxser euggétt a quote-
dùn. — • Farti uom Ugio altrui. —
Suggètt. — Argomento. Tèma.
SUGHI. V. Savòur.
SUI. V. SoL
SYIADUR . n. m. Malore. Che fa de-
iriare della buona.
SVIAREIN, n. m. Sveglia, d. f. Squil-
la degli oriuoli, che saona a tempo
deteitntnaio per desiare.
SVIDLAR . V. Figliare della vacca. E
indecentemente della donna, per
similiL
SVìGLIACCaR» V. Svillaneggiare. Pro-
verbiare. Dire altrui villanie. — <-
N' tvigliaccand n$sun. — Settza
togliere la fama.
SVINTA, add. Sventato.— Avventato ,
dlcesi di Chi procede nelle sue a-
zioni precipitosamente, e senza
considerazione. In dial. non vi so-
no le altre parole Avvenlalàggine.
Avventatezza. Avventatamente.
SVINTLAR, \. Sventolare , ed anche
Sventare, v. Agitare checchessia
Dell' aria. — Sventare il grano. —
Trar al gran.
*SV1NTLE1N (da cnseina). Rosta.
SVIVAGNA. Svivagnato. Senza viva-
gno. — Figurat. Sciocco. ^ Bocca
Bvivagnata. Eccedentemente larga.
SULaCCIAR. V. Soleggiare, v. Porre
qualsivoglia cosa al sole ad ogget-
to di asciugarla.
SULADURA. Solettatura. Tuttoclò che
serve di suolo, o soletta alla
scarpa.
SULAN. SULEI. A SULAN. Solatio,
sust. e agg. Posto air aspetto del
sole. ^ solatio, e Assolatio, avv.
Della banda volta a mezzogiorno:
contrario di A Imicìo. V. Bagur.
SULAR, V. •— Suiar el scarp. Non tro-
vai la parola Soiare se non nella
spiegazione, che V Alberti dà in
Risolare. Di nuovo solare. Rimetler
nuove suola alle scarpe. Ma se que-
sta voce Risolare . quantunque de'
calzolai, è dell' uso comune, po-
trassi egualmente adoperare il ver-
bo Solare, che deve essere padre
di Risolare. — Sotetiare , vale met-
tere la soletta interna alle «carp<f.
SULAR, n. m. Solaio, n. m. Quel | ti-
no , che serve di palco alla siaou
inferiore , e di pavimeolo alia su-
periore. Pavimento, n. m.^^ Suiar.
-* Suolo si dice a quel Disteso di
mercanzie, di frutta , o di altre ro-
se poste erdinatamenie, e diste-
samente in pari l'uoa sopra l'altri.
— A sular per sular. ^- Suoioa
suolo. — Sular dèi fug, dèi /ourtn'.
— Focolare.
SULEIN DEL DRAG , DLA CAHISA. T.
Brag, Camisa.
SOLÉTTA. SoUita. Quella parte de'
calzari che si pone sotto al piede.
— Sulètta dia scarpa. — Tramez-
zo, n. m.
SDLFANAR, STRAZZAR. n. m. Cencia-
io. Cenciaiuolo. Colui che va per
le strade raccogliendo e com-
prando cenci. •» La voce boi.
Sulfanar proviene dall' uso, cbe
hanno i ceociainoli boi. di po^
' tar seco de' zolfanelli, onde faroe
cambio co' cenci , che raccolgono.
L' altra voce boi. Slrazzar e più
propria , ma meno comune. — Hr
gar cmod fa un' anma danna, un
strozzar. — Gridare a testa. Gri*
dar quanto se n'ha in lesta, quanr
to se n' /io di gola.
SULFANÉLL. E SÓULFEN. So^anr^
e Zolfanello, n. m. -^ SuifaniU
in bolognese è veramente dim. e
si dice perciò da alcuni Sòulfen ,
ma questa voce è poco comooe.
imperciocché vale Zolfo. — Sulfim-
lein ^ bumbas. — Stoppino co-
perto di zolfo, per uso di accende-
re il lume. ^-Lighètt di sutfani. ^'
Lighètt. -^As'i impiarev i sulfen
l
SUR
646
8I)P
rebbe U zolfamUo. — I moderni
ìccbetti. Intioti nel fòsforo, di-
Dsi PiropM.
LÉZIT. add. Sollecito, Presto. Vig^.
LIVÀ » add. SoUo, fa, agg. Nod as-
i^lo. Sòffice, Contrario di Pigiato
U Calcalo ; e dicesi propriamen«
della neve, e del terreno.—-
Uler di faM$ e dia tUrpa eòlla ai
ber . qtiand i $' pianten, perchè
tèrra reità euUivd. -— Metter
ila itipa quando ei trapiantano
i alberi , perchè il terretw reeti
>Uo.
'TAR, ¥. Sollettare. Metter le
loU.
AG. n. m. Fitolacea, a. f. Pianta
)e in Toscana ha diversi altri no-
li di Tinta. Uoa ealvatica. Uva
irca. Verzino. Vite di Spagna,
-y* ha ancora il Sumach, o Som*
tacco, eh' ò il Bhut coriaria do'
olsuici. — Sommaeo e Sommac'
) si dice pare al Cuoio concio con
uesu pianU.
lAR. V. Aten.
AMAR, T. Sommare, t. Raccorce 1
lumeri.
MMaR.o. m. // iommare, n. m.
ddtztone.n. f.Iliommare si pren-
le anche per Sómma. -~ Somma.
- Addizionale, agg. V. Azuntà.
AMUM. AD SUMMUM. Latinismo
b' è rimasto nel parlar boi. fami-
[liare. che vale Al pia. Tuli* al più.
l rigore.
MNAR. V. Semnar.
tiNASÓN. V. Sèmna.
>1ZAR, Y. Someggiare, v. Portar
|ome, e Qgur. Sumzar i tuteli. —
orbare t bambini, e tenerli inpu»
izia.
>J^AI. V. Minciòn,
NAR, V. Sonare, v. Tanto vale Ren-
Jft^e , Mandar fuori suono , quanto
far render suono. — Vari modi di
sonar le campane. — Sunar al ve-
>Per . la messa, la prèdica, la co-
Wttniort. — Sonare vespro. Sonare
^predica, a messa, a comunione.
— Sanar da fèsta. — Sanare a glo'
ria, a festa , a suon giuUvo, —
Sunar da mori. — Sonare a morto^
-^ Sunar el4 aoemari dèi mal
tèimp. — Sonar a mal tempo, -•
Sunar la stermida. — Sonore a
stonno. Stormeggiare. — Sunar a
campana e mariéU. — Sonare a
martello. — Sunar alla dstèisa, —
Sonora distesa.'^ Sunar a squass.
-^ Sonare a doppio. — Sunar at
dóppi, 0 1 doppL — Sonare un dop»
pio, due doppi, ec. — Sunar i foce.
— Suonare a ritocchi. Sonare l'ae^
cenno. -«> Sunar la lunga, -^ Sonar
la tunga.'^Sunar al xembel, ec. «-*
Sotiare il violino, il clavicembalo ,
ec— Sunar un, mod. bas.figur.—
Sonare uno, vale Ratterlo. — Su-
narla a un. — Sonarla a uno. ile-
coccariBfJteto. Rol. Far' un tir. —
Sunar per Puzzar. -~ Sonare per
Putire. Con i catcetti suona al par
d[ un instromento. — Sunar el-i u-
rècc'. V. Vrèceia.
SUNSIR , V Sojfrfrare affannosamen»
te , e repUcatamente.
StiiNZA (dal lat. iliun^ia). Sugna. Gres*
so di porco. — Dar dia sùnza, m.
b.— Solare. Dare il comino. Ungere
gli stivaU. Piaggiare. Adulare.
SUNZÒN, n. m. Sudicione. Piii che sb-
dicio.
SUPERFLUV. usato sust Superfluità,
n. f. Soperchio e Superchio. So-
verchio. Soperehiamento , n. m.
Scprabbondanza — Superfluo è
agg. Il superfluo adornamento de'
veslimenli.
SUPERLATIV. Superlativo. Superiore
di tutti. Il più sublime. — Stiper-
lativo ò anche termine gramatlca-
le, ed è aggiunto di quel Nome
che denota V eccesso della gran-
dezza, o della picclolezza. Sommo*
Menomo, òttimo. Pèssimo. Bonis-
Simo. Caldissimo , ec. ** S' incon-
trano alle volte appresso gli anti-
chi con accrescimento o modifica-
zione, p. e.Molto ricchissimo. Tan^
to beltìssima. Troppo pessimo. Più
64
StR
£46
8TJR
che altri mai vaiorosittifno. Terra
molto argiUo$ls$ima. Motto vt rtwo-
signma signora. Il Redi , che non
è fra gli amichi , molti di simili ne
ha osati , ma uoa gran parte in i-
stile famigliare, e quasi burlesco.
SÙPPA. Zuppa. Suppa. — Sàppa lòu-
va. — Zuppa fnaritata. — Sùppa
d' 17111. — Zuppa intrisa nel vino.
— - Far la sùppa in bócca. — Far
la zuppa segreta. Si dice quella ,
che fa altrui beeodo, mentre abbia
ancora del pane in bocca. — Zup'
petla, dim. Zuppone, m. accr.
SUPPIADUR, n. m. Soffietto, n. m.
SUPPIAR, V. Soffiare, v. — Suppiars'
al nas. — Soffiarsi il naso. — Stip-
piars' ai nas eun el dìda. — Sof-
fiarsi il naso nelle mani. — Sup-
piar. — Soffiare, Gg. Accender ira»
Insligare'. — Suppiar in-t-el' i u-
rèce'. — Soffiare parole negli o-
reccfU altrui. Soffiare. Fischiare
negli orecchi. — Soffiare, per Far
la spia , m. b. — * Ch' a m' sùppia
mo dedri. — Rincarimi il fitto. Fac-
ciami quel che vuole^ or che non è
pìh tempo.
SUPPLIR. V. dair ani. Soppellire, che
ora dicesi Seppellire. Sotterrare:
e nello stile elevato Tumulare, vo-
ce piuttosto latina. Trattandosi
d' erbe, vale Ricoprirle colla terra
oper difenderle, o per imbiancarle,
e il termine piU proprio è Ricorica-
re. — Indivia supple. -^ Indivia
ricoricata. -^Supplé imèm cun un
alter. — Consepolto. ^^ Supplir dì-
cono i bolognesi anche per Sup-
plire.
SURBÉTT. Sorbetto. ^ Al te m* i ha
dà un surbètt, per metaf. — Infraci-
dare. Annoiare. Torre il capo al-
trui. Seccare. — Dar un surbètt.
— Buscar un surbètt. — BustfUre
un malanno , Dare un malanno.
Lo slesso che Fudrètt. V. — Un
pézz. — Mattonella. V. d. U.
SURBIDUR, n. m. Tromba, n. f. Stru-
mento di forma cilindrica , che fa
escir y acqua per via di un' ani-
mella. Alla fraucese on i boL di-
cono El pòmp per le Tfombe che
servono ad estinguere gli ioceiHii.
— Man'g dèi suiindur. — Uem-
toio.
SURRTAR DNA COSSA A Q(3ALCDÌ7ì.
Accoccarla ad alcuno,
SURBTARS' UNA COSSA. Bersi una
cosa. Accoccarsela, tìg. Sopportar-
la. Soffrirla.
'SURBTARSLA. Bersela.
'SURBTIRA, D. f. SorbetUera. Qoel
vaso di stagno in cui si confezìooa
il sorbetto.
SURDEINA, (ALLA) avv. (dalfr.Ato
sourdine). Sordamente. Alla tar-
da. Catellon catellone. Di cheto. Di
nascosto. V. Mùt.
SURDÒN , n. m. Sordaechione , n. m.
accresc. di Sordo.
SUREINA, n. f. dim. ù' Sora.-- Mo-
nachina. Monachella, Monacheila.
dim. di Monaca. -— Surein', d. f.
plur MonacIUne , figurat Qoeile
scintille di fuoco che neir ioc^oe-
rirsi la carta a poco a poco si speo-
gono. — Sumn' chiamano i boi.ao-
cora per similit. Quei semi rotondi
neri con macchie bianche della
pianta detta Vescicaria ; volp^
mente Paternostrini.
SURÉLLA. Sorella,
SURLASTRA. Sore/ia. Sorella uterina,
cioè di madre «e non di padre. -
Sorella consanguirtea. Quella di
padre e non di madre: che io boi.
dicesi pure Surèlla.
SURNACCIAR. v. Russare, v. (dalfr.
jRon/l^r hanno i bolognesi la stessa
voce Runfar). V. — Somacdùart,
vale Far de'somacchi ; cioè de'
grossi sputi.
SURTIMÉINT. V. SottimèinL
SURTl). V. Soprabit.
SURZRt,n. f. Sorgiva, n. f. Film-
mento, o Trapelamento d'acqua
attraverso la terra , o il muro, e^i
in particolare negli argini , e ne'
pozzi. — Polla. RampoUo d'acqua.
Scaturigine. Fontanella è la picco-
la vena d' acqua sorgente dalia
8UT
647
ÈV2
rra. — Funtana. — Sorgente,
itile. Fontana è il luogo d' onde
aturiscc V acqua.
>AN. sing. SUSANt, plur. CfutOr
lacci ffitlL
5INÈLL. V. Tourd.
SEZZA. n.f. (dal lai. Succidìa).
ilsiccia. — Ligar i can cùn la sus'
zza. — Legarsi le vigne colie
ilsicce» in alcun luogo si dice del
ivervisi con gran dovizia , e in
fnpia fortuna; e cosi ti contrarlo.
- Un rucchètl d' sussezza. — Un
ilsicduolo. Bacchio.
StZZÒN, n. m. Scilinguato.y. far-
liòn.
»SUR. V. Armòur.
>TA. Molla. — Susta da brazzai
- Fermezza. Fermaglio.^^ Molkt^
ina, dim. UolletUne d* una scalo-
a, d'un omòrefto. — Stfs/a, fig.
- Agitazioìie. Essere . Ueliere in
gitazione.
STEGN Sostegno t chiamano gì* i-
Iraulicì un Catione, 0 sia fabbrica,
;he attraversando un fiume o un
canate serve a sostener V acqua a
ina certa altezza , ed a passarla a
)roporzione a comodo della navi-
razione. — tronca, il fondo ov'è ri-
pnuta r aequa. Camera 0 Vasca.
\*orta. Portone, 0 Cateratta di un
tostegno. Sostegno a porte raddop-
mate: come sono quelli fuor di
Bologna nel canale di Reno. Soste*
gno di ripresa. Sostegno posto a
contatto con un altro : Sostegno 61-
nato. — Sustègn. — Sostegno. Co-
sa che sostiene. E anche Qgurat.
TT, n. m. Siccità. Aridità» n. f. Sec-
core. Asciutto, n. m. — Per la sèt-
ta lùlt i san andar."^ Tutti sanno
camminar per V asciutto.
USTITUT , n. m. Sostituto.
JTT , add. (dall' ant. Sdutto ). A-
sciutto. Asciugato, ^asciutto. —
Sùlt arrabé. — Adusto. Secchissi-
mo. Aridissimo. — Sùtt cm'è la ló-
sca. — Asciutto, at>bruciato di da-
naro. -~ D* tùtt in sùtt. — DI na»
scosto. All' improvviso. Improwi*
samente. Per le secche,
SUTTANEIN. V. Stanlein.
SUTTIL. add. Sottile. Minuto. Esile,
agg- — ^'àus suttila. — Voce esile,
— Cavar al sutlil d' in-t-al suttit.
— Trarre il sottil del sottile. —
iV' guardar a una cosso aqusé in
suttit. -'Passarsi leggermente d'u-
na cosa. iMsciar andar tre pani
per coppia. Non la guardar per
sottile. Passar a chius* occhi cheC'
chessia.
SVUD, n. m. Passo. Trànsito. Passag-
gio. Esito , n. m. Uscita , n. f . —
Svud d' un lug. — Uscita di un pò»
dere , ec.
SVUDA. add. Voto. Vano, agg.
SVUDAR , V. Votare.
SÙVER. V. Sover.
•SUVGNIR. V. Sovvenire. Soccorrere.
'SUVGNIRS', v.Iìioordarsi. Sovvenirsi.
Bammentarsi.
*SUVRAN , n. m. Sovrano. Monarca.
'S(}VRANA , n. f. Sovrana. Sorte di
moneta.
•SOVVERTIR , V. Sovvertire.
SVULTAR , V. Distèndere , v. — Svul-
tar un in tèrra. — Distendere in
terra uno. — V aqua grossa ha
svuUd in tèrra tùtt al furmèint.
— La pioggia ha allettate le biade,
cioè Spianate a terra a guisa di
letto. — Svultars' su in-t-un lèti ,
Stravaccars\ ec. — Distendersi in
terra. Allungarsi in leìra. Sdror
iarsi sopra un letto. — Svoltare ,
vale Svolgere , Voltare.
SUZ (con Z dolce) , n. m. Sòceio, n.
m. Il termine boi. è de' contadini»
e i cittadini dicono Cunfaefc/n, in
senso di Mezzaiuolo. — Far suz,
— Fare un mezzaiuolo in un pode-
re cioè Un fittaiuolo a metà de'
frutti.
SUZZEDER , y. Succèdere. Accadere.
Avvenire. Addivenire. Occórrere,
Intervenire. Venire.
TAB
648
TAB
T
JL • fei — n. Una delle comonanti
dell' alfabeto. Era anche lettera
numerale • presso i latini • del va-
lore di Cen$es»ania, e con linea
orizzontale soprapposta di Cernei'
emniamiUà f •
TABAC. fa^acco.da'boUnici Nieotia-
fia. — CtUòur d' iabae, — Colore
labaccato. Color di mattone, •« Al
n' è mega l* i$tèe$ che torr una
prèisa d* tabae. V. Spudar, —
Pùnta d' fiUa. — Foglietta.
TABACCA . n. f. — Dar una tkma (ci-
òaccd» — Prender tabacco a ea-
xietà.
TABACCAR, n. m. Tabaccaio e Tabac^
chino, n. m. Venditore di tabacco
a minuto.
TABACCAR, t. Prender tabacco. Que-
sto verbo manca nel dizionario del-
la lingua nazionale.
TABACCmRA,ma piU comanem.Scar-
tla.\.
TABACCÓN, n. m. TABBACCÒUNA , n.
f. Tabacchisla» n. m. e f. Colui, o
Colei che ha per uso di prender
mollo tabacco.
TABALOBl , aggiunto ad uomo, e vale
propriamente Balordo. Siccome nel
corso di qtiesto dizionario si tro-
teranoo molle voci bolognesi sino-
nimo, o quasi simili a questa, e
per averne l'equivalente ho riman-
dato il lettore a quest' articolo :
quivi perciò tutte unite le raccor-
rò « mettendo prima la voce ital.,
indi la boi., ove si abbia. — BabaC'
ciò. Babbaccione, Babbano. Bàbbèo
( Babbeo). — Babbione ( Babbiòn).
— Babbuasso. Babbuino {Babbuein^.
— BacceUaccio. Baccellone. Bac»
chilUme. Bachiocco. Baciocco (Aoc-
eiùec). — Badahne. Baagee.
gianaccio {Bmggianazs). —
giano ( Baggian) — Baiocco {
zurla ). — Batocconc ( BaxzMti
— Balogio. Baianio (BolÒKrìfV.
Bamboccio {Bamòozz). —
cA«ppo ( BaròcLgnocc). —
gianni (Baròazagn). — i
clone ( Bambuzzòn). — BoiiaeéÈt^
Basco. Biètola, Bietolone. Bigkdl^
ne. Bue. Ceppo. Chiurlo {CiùU.C»à
lòn). — Ciocco ( Ciucc). — Didm
Fagiuolo. Fantoccio ( Bambèa\.'»
Gnatofìc. ignaione (JftMtròii. 2b
gnòn). -» Latagnone {Latoipué^
— LavacecL Mangiamarrom. te^
zamarrone. Ifellone ( Ailoàfoe).-*
Merlotto (Merlali). — Méstola (i»
pel). — Minchione (Jlmctm).-
Moccione. Moccolone {Ikmalaùty
— Navone. Nuovo gnutehio. iVM
gràppolo. Nuovo peeee. Paeekitn^
to. Pappacchione. Piuàbiètola.^
Pollebbpo. Scempiato. SeinmeM
{Inemé).'^ Tambellone. T^mptBh
ne (Tamplòn). — Tewipione (I^
nanòn). — Uccellaccio. Cceelk
VceelUme. Zimbello. Zoceoh.2èfè
{StufféU). -~ Zugo (Twrtànt).-
I^omi quasi tutti plebei, presi ft
similit. , che si danno dai pik i^
meno a chi ha difetto di meoie
*TABARR. n. m. Tabarro, Maakik
TABARRCIN . n. m. U voce boL •«
significa Tabarrino, FerrokkìH^
Mantelluecio , ma è none di ■
personaggio serio della comaedA
che rappresentando un ntpmit
si fo parlare per lo pili io tiogatf-
gio bolognese, frammischiato <?
toscano, come sogliono farep^
lo pili i bolognesi, qoaado sì»
TAI
&49
TAI
tati fbor di patria . per pochi me-
i. •— Il nome di TobarHtio viene
ali' «Ter egli sulle spalle uà ta-
arretto molto corto. — Far tabat'
ein» figurai.— Far gAtfppto. Portare
fincuconi. Eueré crocchio, CroC"
hiare. Si dice degli uccelli • quan-
o sono ammalati, ed anche degli
omini, quando si trovano in catli-
o stato di salute.
BEIIN. BAS A TABEiN. Tabi. SorU
i drappo a raso, che ora non è piti
a uso.
BERMAQUEL, n. m. Tobemacoio.
- Fig. V. TarabaqueL
HÒiN. Pancone. Legno segato per
0 lungo dell' albero, di grossezza
opra a tre dita.
^C. Calcagno e Calcagnino. Tacco
1 Taccone sono voci dell' uso , pe*
ò universalizzato. -^ Andar eun i
acc, baitènd i loco. — Andar in
ialccLQvAnL
:GAGNAB. RAGAGNAR, v. PiaUre.
'Contèndere. Litigare. Rampognare,
ìueslionare.
CCÓN, n. m. Toppa, n. f. Pezzuole
li panno, o simile, che si cuce
iulla rottura del vestito. — Taccòn
)er Tacco delta «carpa. — Battr
il iaecòn. — Battereeta. Fuggire.
CCUNAR, V. Rattoppare. Rattacco»
lare, v.
PANARI, n. m. Tafanario. Prete-
rito. Il eedere. La parie deretana.
V. CuL
FFIÀ • V. b. Scorpacciata. Corpac-
nata. Gran mangiala.
FFIADÒUR. Ma$igione. Ghiottone.
Pacchione. V. basse.
FFIAR. V. V. b. Pacchiare. V. b.
Mangiare assai , e con ingordigia.
I. Taglio. — Un ftrr. Una epada
da du tai. -* Ferro, Sp€ula ancipi»
te. — Tai inrt-al zug. — Taglia,
n. f. L' alzar le carte. — fai d* a-
bii. -^ Capo di veeSe, di etoffa.
tlA. TagHa. Strumento composto
di carruccole per muover pesi gran-
di. '-'Taglia. Tacca. Legoetlo di-
viso per lo lungo in due parli,
tulle quali a riscontro si fanno te*
gni piccoli per memoria.— Taglio.
Qualità. — Èeeer fw II d' ima loia.
— Esser maeclUati di una isiessa
pece. Esser tutti di una buccia» o
di una cornatura. Esser tagUati
di una misura. -^ D' méiua loia,
— Di mezza mano.,
TAIADÉLLA, n. f. sing. e TAIADÉLL ,
plur. rogliolelK. n. ra. plur. Sfo-
glie di pasta lagliate in fettucce
strette , che oomunem. si usano
rr fsr minestra. — fotadldn'» n.
plur. 7tt(|rliollftl plur. m. ~- te
papfMirvfellesono Tagliatelii un po'
più larghi, e le lAuagne sono più
larghi ancora.
TAIADEZZ. Attiro. Taradore. Insetto
che rode il tenerume delle viti.
*TAIADÓUR, n. m. TagUatore. — fo-
iadòur da bear. Colui che Uglia od
affetla la carne nelle macellerie.
TAIAPRED. Scalpellino. -« Con V. d.
U Tagliapietre.
TAIAR. V. Tagliare, v. — Al taiars'
di pagn. «^ Ridderei de' drappi in
sulle pieghe. — falar alfurmèint.
— Mietere. — Taiar al fein. — fa^
dare. Segare il fieno. — falar i
pagn addoss a un, figur.-^ Tagliar
le calze, o il giubbone. Mormorare.
Tagliar le legne addosio a chic»
chessia. Nuocergli con cattivi uflBzL
— Taiar in pizz. — Appczzare. —
Taiar in fèti. — Affettare.— Taiar
vi nètt. — Tagliar di netto. — Una
spada, una fortsa, eh' tata più
eh' la n' cus. — Spada che taglia
come cuce. -« Un' óra eh' tata al
mustazz, 6gur. •*— Un vento che dà
nel dso , che agghiaccia.
TAIIR, n. m. Tagliere e Tagliero, n.
m. Legno piano ritondo, su cui st
tagliano il pane, la carne, ec.
TAIOLD' VID DA RADIS. Barbatella,
n. f.— falol a marlètt-^Magliuolo.
TAIOLA, n. f. Panconcello, n. m. As-
se sottile assai. — Tagliuola ò una
spezie di trappola. (Boi. Taiola).
— rirar, o Èsser tira alla taiola ,
figur. — Cogliere, o Giugnere alla
tAH
650
TAll
iagUuola. Tendere un laccio, o Ca-
Atre in ei$o,
TAL. pron. Tale, proti, di generalità.
Alcuno, Uno, Una. — Tal e ^ual.
•»- Tal quale. Allrellale, Altre tlan-
to. •- Dti la coesa tal e guai a la
eavi, '^ IH' la cosa lai quale V hai
saputa. — i4 <òn andà alla fèsta
tal e guai cniod a sòn, — Sono an-
dato alla festa lai qual mi vedete.
— Sia cuti i alter tal e qual a 'vii
eli* i seppen cùn vù. — Siate co'vo-
. stri simili altrettale, che voi volete
che sieno verso di voi, -^Alfu trat-
ta da lù tal e qual. — Fu da lui
trattalo altrettanto.
TALLA, n. f. Tallo, n. m. Bamnscello
da trapiantare. — Talla. — Rimes-
siticcio. Himetliticcio. V. Brocca, .
TALPA, n. tJ^ Talpa, n. f. e figar. V.
Zuccòn.
TAMARAZZAB. n.m. Materassa, n.f. e
Materasso , n. m. — Tamarazz tètir
der. — Materasso mòrbido.
TAMARAZZ. Materassaio.
TAMBUR. Tamtmro. Strumento mili-
tare. — Sunar al (amOur. — Bat-
tere la cassa. Sonare il tamburo.
— Tumbur, dal fr. Tambour, Bus-
sola con contomo di assi che spor-
gono in fuori , per riparar meglio
dal vento.
TAMBUBEIN . (dal fr. Tabouret). Sga-
bello. Sgabelletto senza bracci ,
guarnito di drappo ripieno di bor»
ra. — Tamburein da zugar alla
balla. — Tamburino , Tamburello.
— Tamburein. — Tamburino. So-
nator di tamburo. — donare il tam-
burino colle dita sur una tavola.
TAMBÙSS» PACCAGNEZZ, n. f. Busse,
II. f. Battiture.
TAMOGN, add. Tamanto, agg. Tanto
grande. Tanto fatto. Ben grande.
— Oh^quèsta sé eh' V è tamagna !
Oh quésta è léccia, l — Oh questa
è grossa! Oh questa si eh' è mar-
chiana , o col manico, E vale Sin-
golare ; Sorprendente. -*- Sembre-
rà ad alcuno stranissima la voce
Tamogn, ma dessa è molto meno
corrotta della voce itallaDa Tbfiwn-
to , ed ha V orìgine latina Tom ma-
gnus. Gli Spagnooli ancora dicooo
Tamaìio (cbe pronooziasi Tamo'
gno).
'TAMPEBLA. V. Zonda.
TAMPLAR, V. Martellare, v. Il tormeo-
tare cbe fa il dolore dell' ulcere .
quando genera la putredine.
TAMPLÓN. V. Tabalori,
TAMQUaM TABULA RASA. Utinismo
usato parlando di Uomo ignorante.
TANABUS, n. m. Ripostiglio. Nascon-
diglio. Btigigatto. Bugigàttolo. — /a-
tanabusar. V.
TAMAIA. Tanaglia. — Tanaia da in-
cadnar. — Tanaglietta tonda. —
Tanai eh' ciappen bèin.'^ Tanaglie
mordaci.
TANANÀI, n.m. Bisbiglio. Sussurm.
Strèpito. Confusione. E dicesi dì
persone cbe parlino insieme confa-
saroente. e contendano.
TANANÓN. V. Tabalori.
TANDEM ALIQUANDO. Frase lat. per
significare cbe s' è arrivato alla
conclusione, alla 6oe di qualche in-
trapresa. Venire alla coneiusione,
all' ergo,
TANF. V. Puzza,
TANGÉlNT.n. f. Porzione, n. f-
Taugente è voce d' uso , in questo
significato. — Tangente è termiue
di Geometria.
TANGHEB , TANGARÓN. Avarone. -
Tànghero, vale Grossolano , Ba-
stico.
TANl . n. f. plnr. (Da Tanìe ant.) sia-
copato da Litanie, Letame e Uby
ne, n. f. plur. — IHr et ioni.-'
Far le litania. — Si dice anche it
modo basso del Fare una longfaiera
o una lunga serie di nomi : p. e.
Non aggiungo tutti i titoli del
soggetto per non fare le letame.
— Ne' libri antichi scritti in diai.
boi. trovasi ancora la voce fonìa
in sing. La sgnòura eh' sinté fts
tanta. — La signora che senti qw-
sta predica, ec. Ma ora è voce
disusata.
TAR
561
TAB
"ìT Tanta, Cotanto.'*' Tani $ tant.
" Tanto, Pertanto, Non per tanto,
Nondimeno, — Una volta tant, —
><a volta tanto, — Uaa volta sola-
leole. — Dòu, Irei volt tanL — Due
o tanti, tre colanti* -^ D' tant in
a /il. — Di tanto in tanto. Di quan-
\i> in quando.
«ìTANA. Tentennata. Picchiata,
olpo» figur. — A i n' ho avù una
eri tantand. — Gran coia. Coia
i rilevanza. — Piòtt, Scuptolt^
^unlanà arcurdèola. Quel molto
. gran male di cui tanto ha uno
otferio, che scampatoue la può
accontare per miracolo.
NTÀRÀ (FAR) aotiq. Far gùzzovi-
Uia. Darai tempone. Darsi buon
tempo, — Dar fondo all' avere,
NTÒN, dal lat. Tantum, proouoz.
illa frauzese, o dal fran. slesso
^anlòt. — Star tantòn. — Fare in
m àttimo, in un subito,
P, TAPÓN , n. m. Toppa, n, t
ìcheggia, n. f. Cappone , d. ro.
Pa , (dal ff. Étape). Luogo dove si
iislrìOuiscono i viveri ai soldati :
;d anche la Porzione di viveri, che
nen loro distribuita,
P£10. Tappeto. Spezie di paooo
grosso a opera di vari colori , per
jso prìDcipalmente di coprir lavo-
e. Tappeti diconsi ancora quei
)anni a dammasco,che in tempo
li feste si pongono alle finestre. —
Metter cvéll su in-l-al tapèid, —
Mettere sul tappeto. Mettere in
trattato. — Un negozi eh' è su in-
l-al tapèid. — A /fare messo sul
'appeto, — Munlar in-l'Ol tapèid.
~ Cantare il vespro a uno. Dar le
'.arte scoperte. Dirgli liberamente
i' animo suo.
Pl!:iN,add. faptno, agg. Misero;
[nfelice; Tribulato. -« Quindi Tapi-
nare. Vivere vita infelice. — Tapi-
ùtà. Meschinità; Bassezza. — Dars'
1 tapein.— Tapinarsi, che vale
Tribolarsi, Affliggersi grandemente.
\RA , n. f Tara.
RARAQUEL. Trabiccolo. Ogni mac-
cbioa stravagante, parUcoUrmeBle
di legno.
TARABAQULAMÉINT. V. Tarabattch
mèint.
TARABAQULAR. V. Tarabattar.
TARABASCUEhN ( Dar fr. Char^à'
banc ). Spezie di carrozza scoperta
dove si st9 seduti sopra uno o piìi
tavole schiena contro schiena. -«
lo direi Sarabachino a Quel baroc-
cio signorile tijrato da buoi, che
moderatamente si usa dai viUeg-
gianti delle nostre colline.
TARABATTAMÉINT . TARABAQULA-
MÉINT » n. m. Trambustioi Tram*
busto, n. m. Tramestione, n. f. U
Trambustare, il Tramestare. V. fo-
rabattar.
TARABATTAR, TARABAQULAR, ▼.
Trambustare. Tramestare. Rovi"
stare. Rimuover le cose confon-
dendole e disordinandole.
*TARABUS, n. m. Tarabuso. Sorte di
augello, che è la Sgarza o V Ardea
stellaria dei naturalisti.
TARAGIIEGNA, n. f. Uomo caparbio,
ostinato.
TARANTÉLL,n. m. Tarantella, n. f.
Ventresca del lonno salata. — 7a-
rantello masc. significa ciò che in
boi. chiamasi Zànta. V.
TARANTLA. Taràntola. Grosso ragno
della Puglia. — Mursgà dalla ta^
rantla — Tarantolato.
TA^APATATÀ. Tarapatan. Suono del
tamburo.
TARD, avv. Tardi, avv. — Tardati,
Tandètt, — Tardetto , dim.
TARDANZA , n. f. Tardanza. Dimora,
n. f. Indugio. Ritardamento. Pro*
lungamento. Interlenimento , n.m.
TARDAR , V. Tardare. Ritardare, In-
dugiare, V.
TAREIiNA. Terrina. Vaso di figura ro-
tonda per uso di mettervi la mi-
nestra.
TARGÒN. IMPASTRUCCIAMÉLNT. Im-
piastricciamento. — Targane, vale
Targa grande, cioè Scudo grande.
— Da f argon si fa il verbo Inlar-
gunar, e T add. Intat^und. — Ca-
TAR
652
TAt
oi intargwm d' gangu. — CapeiU,
o Peli intnedati con tangue, o
aUro raggrumato.
TARMA. Tignuola. Vermicello che ro-
de per lo piò i pmoi Uni.
TARMADURA. iuUgnalura, -- Ft-
gnuolazache per Boditara di ti-
gnuola.
TARMAR , ▼. Intignare, f. Esser roso
dalle tignuoie. ipamU, U peUi in-
tignano.
TAROC. V. Tarucehein.
TAROL. Tarlo, Vermicello, che rode
Il legno.
TARTAIA, TARTAIÒN. Balbo. Balbur
ziente, e volgano. Tartaglione. —
Borbigi propriamente si chiama
Uno che sci lingua , per accostar
troppo le labbra ai denti nel par»
lare , Tacendo sentire , come un
certo strascico nella pronunzia
delle lettere e, g, $c; onde si dice
ancora Bisciola, e tali sono quasi
tutti coloro che nascono colle gam-
be torte. -^fior&tflrt traslativamente
dlcesi per Balordo.
TARTAIAR, v. Voce generica riferibi-
le a coloro , che hanno difetto di
lingua e di pronunzia. V hanno di-
versi termini nella lingua della
Nazione. — Tartagliare è propria-
mente Replicare piìi volte una me-
desima sillaba per non poter a un
tratto pronunziar la parola intera
(boi. Tartaiar). — Incoccarsi. Cin-
cischiare. Pronunziar stentatamen-
te , fermandosi a riprese nella pa-
rola stessa per impedimento di Un-
(boi. Cuncunar. — Incappar, per
similit. da Incappare cioè per Tra-
vare ostacolo). — SciUnguare. Tra-
lasciar qualche lettera nel pronun-
ziar la parola, come coloro che
non possono profferir 1' R , oppure
che danno alle lettere una pronun-
zia diversa da quella , che comune-
mente è adoperata dagli altri , co-
me chi profferisce T F o la Z in ve-
ce deir S, ciò che si dice in boi.
Zizzlar: r L o il F in vece dell' R,
in bolognese detto Bagaounav: U
f ìd veee del 1^, ec — > Gngotkut.
Gangoltare. dangoUune. (HneigUa-
re. Profferir le parole mabmente e
in modo da non esaere Inteso . co-
me fiiono i lanciulli. i vecchi, e gli
apopletici. che si confonde col Bai-
àettare. — In l>ol. de* fanciulli di-
cesi Zanguttlar, degli altri Zoìfi'
iar, o Farfuiar.
TARTAIÒN. V. Tartaia.
TARTASSI, É. f. Vagliala. D. f.— Figff.
Altem'i ha dd una tartassa. —
Gli ha riveduto il pelo a dovere.
TARTASSAR, v. Tartassare. Seem^
bussolare, v. Metter 6osaopracbe^
chessia. Sconcertare. — Per Mal-
trattare, e figur. Vagliare. Esami-
nare a lungo , con molto rigore.
TARTÙFLA, n. f. Tartufo , o. ra. Fan-
go noto. — Tartuffo è un Persd-
naggio introdotto da Molière nelb
commedia per rappresentare db
Ipòcrita.
TARTUFLAR, v. Tartufld. agg. Attore
tufolare , v. Atlartufolato , parL
Apparecchiare una vivanda a modo
di tartufi , o con tartufi.
TARUCCAR,v. Garrire, v. La voce
boi. è detta per similit. , che ad
giuoco de' tarocchi è spesso V al-
tercare. Garrire col compagno di
giuoco. V. Cusptar.
TARUCCHEIN. TAROC, n.m. Taroeeki,
0. m. plur. Giuoco boi. noiissimo.
composto di sessantadue carte,
delle quali ventidue sono detti
Trionfi, e le altre sono i quattro
semi del Tressette. — 4< tehònf,
o Triònf più gross. — Il trionfa
superiore. — Al più pznein. ^ R
minore.
TARULADURA . n. f. Tarlo . n. m.
Quella polvere che fa il tarlo ia ro-
dendo il legno. -T- Tarlatura, a. l
e Inlarlamento , n. m. dicesi U
stessa polvere, ed anche 11 segao
che lascia il tarlo.
TARULAR , V. Intarlare, v. Esser roso
dal tarlo, e dicesi del legno: I (^
gni intarlano. — Intignare. Esief
roso dalle lignoole; ed è proprio.
TAS
£63
TEA
ti che d' ogDi aUn cosa , de' pao-
. V. Tarmar. — Inionehicure e Cor-
oliare dicesi de' legami. — Ca-
ire. Aver o generar carie* e per
|nà Cariarsi, dicesi delle ossa.
riarsi un dente,
il IH, V. Tacere e f ocersi. Star che-
. Non parlare. — Far topa e tai.
Fare il musone. Far fuoco ne^
orcio. Fare a chetichetU, m. b.
Chi tas cunfèirma. -— Chi tace
consente,^^ Tasèir» n. m* — Tace^
, n. ni. Silenzio. / muloU tacéri
ila mezza notte,
>S , n. m. roffo. Albero; ed anche
ioiaie
à D* BOTI. V. Tése,
SADUR, n. m. Cacciatola, n. f.
rumento di ferro , il quale serve
!r cacciar ben dentro i chiodi nel
gno.
SAGNOTT. e da alcuni TRACA-
NOTT. TonfaccMolto, Persona pic-
>la e grassa. Tozzetto e Tangoc-
o, dicesi di Chi sia soverchia-
lente grosso, ed apparisca goffo.
- Fatticcio e Allicciato, Di grosse
iembra« ben complesso. — FatUc-
iollo, dim. di Fatticcio. — Dointar
n tassagnolt. — Inlozzare, Di ti-
ura corta e atticciata.
>SàR Là. Buttare, Gettar là con
isprezzo, — Tassare , vale Impor
issa. — Tassar i ciud, — Caccia'
e la testa de' ciùodi dentro il le-
no , affinchè non risalgano.
>SÈLL. Palco. — Tasséti mori. —
oppalco. — Tello morto. Palco
Hlo poco sotto il tetto. — Tasséti
uslund. — Palco regolato. Quello
3 cui commettiture de' panconcelli
anno de' regolini, che le ricopro-
0. — Tassello ha vari significati
ulti diversi da quello di palco.
SSLADURÀ, n. f. hnpalcamento ,
i. m. Formazione del palco.
SSLaR, V. Itnpalcare, v. Mettere,
I fare il palco.
ST. Tasto. Tasto dell'organo, e
li simili strumenti. * Tuccar un
m tasi, un trest tasi. — Toccare
un (mono, o cattivo tasto. Entrare
in proposito buono, o cattivo. —
Calcar i tasi. ~~ Aggiugnere a quel
che altri propone , o dice,
TASTA. Tenia, Instrumento sottile da
cerusico. — Tasta. Viluppetto d'al-
quante fila , che si mette nelle
piaghe.
'TASTAR. y.jMtare. Toccare.^ Ta-
star da lùntan. — Tastare. Tastar
dalla lunga, — Tcutar la bocca
all' agnèll,'^ Esplorare. Indagare.
TASTÒM (A). Andar a taston ( dal fr.
A tdtons). Andar tentone, tentoni,
a tentone, brancicone, brancolo'
ne, brancolando. Brancolare.
TATARA, n. f. sing. e TATER plur.
Lo stesso che Zaìigatet. — Ciarpe,
Masseriziucce. — * Tàttere. Arnesi
per lo più vili, e di qualsivoglia
mescuglio di roba. Da questo nome
iu boi. si Xorma il verbo /)<la<tomr.
— Sgombrare gli arnesi,
TATER , n. m. Termine del volgo si-
nonimo di Castagnaccio. Da questo
deriva quello di Tatorón. — (7a-
stagnaceione , aggiunto ad uomo.
TAVÈLLA. TAVLÒN. V. Preda.
TAVLA, n. f. Tàvola, n. f. — Tàoolo,
n. m. non si dice Si usa però dire
Tavolino, Tavolinuccio , Tavolone
tutti masc. — Imbandire una la-
vola. Coprirla di vivande. — /m-
bandigione. Imbatidimento. Appa-
recchio di vivande. — - Tavla, mi-
sura. V. Tumadura.
TAVLUNAR, v. Impianellare, y. Co-
prir di pianelle i tetti.
'TAZZA • n. f. Tazza. Coppa. Nappo.
TAZZÈTTA, n. f. Narciso, e Narcisso,
n. m. detto volgarm. Tazzelta. Fio-
re simile alla giunchiglia. — Taz-
zétta, — Tazzelta. Piccola tazza.
•TÈ,n.m. Tè, Thè,
'TE , pron. Te. Tu.
TEATER, n. m. Teatro. Edifìzio de-
stinalo ai pubblici spettacoli. —
Teater anatomie. — Teatro anato-
mico. Scuola dimostrativa di ana-
tomia. — Anfiteatro. Luogo in cui
davansi spettacoli di gladiatori ,
65
TEI
£54
TBI
di bestie feroci , ecc. Io boi.
Aretia,
TÉOJA. Oh quésta è téecta.Lo stesso
che Tamogna. V.
TEC TEC. PuUazUmi deW orologio,
del polso , ec.
TEC E TOC. TUc tocc, e Tieche toc-
che. Imitazione del suono che si fa
col martello o campanella nel pic-
chiare all' uscio. — Per analogia
Avèir un tee e toc, dal fr. Atwir du
tinlouin. Dicesi dell' inquietudine,
che si ba del successo di qualche
cosa , o dell' imbarazzo, che cagio-
na un affare. Batticuore. Inquietu-
dine, Apprensione.
TEC-TACeda alcuni CEC-CIAC. n.
m. Salterello. Scoppietto. Pezzo
di carta avvolta e legata strettissi-
ma, dentro la quale si rinchiude
polvere da archibuso. Quando è
una semplice e sola castagnetta «
diccsi in boi. Castagnola; quando
è moltiplicata con diverse legatu-
re, dicesi TeC'taC'-'Tec-tac. Scop-
pio della frusta, — Mandar, o An-
dar in tec-tac, — Guastare o Gua-
starsi. Corrompersi,
TE DEUM. Il Teddèo, Inno Ambro-
siano.
TEGNA. fiV/na. — Figur. Tcflfa.v. b.
Tenace della sua opinione. — Osti-
nato.— Vgnir, Avèir la legna,
bassam. Venire, Essere in collera.
— Tegna, e legna órustuleina.
Voci plebee. — Tignamica. Avaro.
TEIA , n. f. (coir É chiusa) Tiglio, n.
m. Quelle Già, che sono le parti piìi
dure del legname , delle piante , e
d' altre materie. Tiglio della cana-
pa. Tiglio del ferro. Carne tiglio-
sa. Il legno di sorbo non è tiglio-
so. — Fibra si dice anche a quella
delle piante. Radici fibrose.
TÉlA(coirÉ aperta). Tegame, Slo-
viglio,B. m. Stoviglia, n. f. Vaso
di terra cotta da cucinar le vivan-
de. — Metter in-l-ta tèia. — Inte-
gamare, — Téla d' ram. — Teg-
gkia. Teglia , e con voce fr. Casse-
rota. — Tèia da fug. -^Bracien, —
Sbatter quattr ov in^t-una tèìaM-
Non farne niente.'^ Tegamino, m.
dim. — ^ Tegamone, accr.
'TÉILA , n. f. Tela. — Tèila da fusi
— Bugràne.-— Tèila da famarazz.
— Tela da materassi. Per lo più
operata a scacchi, di due colorL —
Gropp dia tèila. — Brocco.
TÉIMP. Tempo. — Tutt tiM-wii
tèimp. — Tutto a un tempo. — Oi
notte tempo. In tempo di notte. —
Un tempo. Già un tempo. Tempo
fa,ee. ^ Lasso di tempo non si
dice , ma bensì Spazio di tempo.
Lasso' non è cheagg. e signitici
Stanco. — Cumprar, e vèndr a
tèimp. — Comprare , e veìtdere a
termini, o a credenza. Comprare,
vendere pe' tempi. — Èssr itht-cl
tèimp, — Esser di tempi, o alimi'
palo. — Sanar pr al eattiv tèimp,
^ Sonare a mal tempo. — Éur
al tèimp d' san Pironi, quand a
s' tirava su et brag eùn et ùrUl
— Quando usavansi le calze a ear-
rucola.'^Tèitnp attumàd. — Tem-
po oscurato, oscuro. — L'è un
tèimp atlumbà. — EgU è fosco. —
L' accumdars* dèi tèimp. — Bas-
serenarsi. Riconciarsi il tempt^.
Racconciarsi. — Prema dèi tèimp.
— Anzi tempo. Prematuramentr.
Cosi Prematuro , add. «— Foro d'
tèimp. — Intempestivamente. Foor
di tempo. — Temporeggiare. Adatiar
si , Accomodarsi ai tempi. Addio ;
Temporeggiati il meglio che puoi.
— Torr tèimp, — Temporeggiare.
Induj^iare.
TEIHPEiN'. n. m. plur. Sistro, n. m
siug. Strumento antico da snono
militare d' acciaio io forma di
triangolo.
•TÈIMPIA, n. f. rciwpfa. e piar. Tem-
pia, 0 Tempie,
TEINA. Semicùpio, n. ro. Tinozza.^^'
so di legno o di rame ad uso di ba-
gnarsi.
•TÉINCA, n. f. Tinca. Pesce d'acqw
dolce.
TEINT' A MÈINT , n. m. Tientam-
TiN
559
TIR
' è vgnù emod fa la timpéita al
àcc. — Più appunto » o a tempo »
ke i' arroMio. Si dice quaodo soc-
ede uoa cosa opporlaDamente.
Dine la gragnola sulta stoppia.
iSsai romore e poco danno. L' e-
pressiooe del proverbio bologne-
e apparisce contradditloria a pri-
oa giunta , giacché la gragnuola ,
:he arrivi e percuota sopra una
Serrala , oon dovrebbe portar utile
:ertameDte, ma danno gravissimo.
Conviene rintracciarne la spiega-
tone nei modi di coltivar le zuc-
che. La coltivatone delle piante
cucurbitacee richiede che si tron-
chi no spesso I lunghi lor tralci
serpeggianti sul terreno (V. Ca-
strar), affinchè rimangano sudi es-
si pochi fiori, e in conseguenza
pochi fratti , che in tal modo rie-
scono grossi e perfetti. E ciò fa ap-
punto la grandine ai rami delle
zucche.
iMPRADURA DLA PÈNNA. Tempera-
iuìXL, secondo ciò che dice la Cru-
sca» cioè che Temperatura, Tem-
pera e Temperamenlo, sono il Tem-
perare in tutti i suoi significati.
IMPKAR. V. Temperare, v. e per
sincope Temprare. Dar la tempera.
— Timprar la pènna da scrioer.
— Temperare , Tagliare la penna.
— Timprar al piò. — Regolarla
catena dell' aratro.
IMPRAREIN.rempmno.
IMPSTAR , V. Grandinare. Piover
grandine. — Tempestare. Essere
in tempesta. Menar tempesta. —
A vui bèin eh* piova, non eh' tim-
pésta. — E' s* intende acqua e non
tempesta. — Timpstd. >— Grandi-
nato. Percosso dalla grandine.
INAZZ. Tino. Il plur. fa Tini m. e
Tina , f. — Tina, n. f. Piccol tino.
(Boi. Tinèllo, f. Tinazzètt, m.).
riNAZZARA. Tinaia.
TLNDEINA, n. f. Tendina. Cortina.
riNDRÉZZA (dal fr. Tendresse). Te-
nerezza. — Tindrèzza d' una mèi-
la. — Tenerezza di un pomo, —
Tindrèzza d' un létt — Morbidez-
za d' un tetto. — Tenerézza è una
delle voci introdotte nel dlaletio
delle conversazioni civilizzate. Ma
è meglio usare il termine comune,
e riserbare Tenerézza per indicare
un effetto d' amore.
TINDUNAR 0 TINDULAR. V. Tinti-
nagar.
TINÈLLA. TINAZZÉTT. V. Tinazz.
TiNTINAGA. n. f. Tentennone, n. m.
Tardo. Indugiatore.
TINTINAGAR. FNUCCIAR. TINDUNAR.
TINDULAR. MUNZER LA RÉLLA .
V. b. Tentennare. Tentennarla,
Iettare. Ciondolare. N intuirla Me-
narsi nel niamco. E con termini
meno volgari, Indugiare. Tardare.
Differire. Temporeggiare. Mandare
in lungo.
TINTINAGHISEM. TINTINAGAMÉINT.
Tentennamento. Indugio. Ritardo
noioso. Tardità. Lentezza nell' o-
perare.
*TINTÒUR,n. m. Tintore. Tingitore.
Tignilore.
•TINTURA, n. f. Tintura. ^ Tintura
d' absèinzi. — Tintura , o Estratto
di assenzio,
*TiNTURt , n. f. Tintoria, OflScina di
del tintore.
TIORBA. Tiorba. Strumento musicale.
E per similit. aggiunto d' uomo ,
vate Noioso, Fattidioso.
TIR , n. m. Tim. OlTesa. — Far un
tir, un trèintùn,' — Fare un tiro,
un' offesa. — 4/ tir dia porta. —
// tirare, n. m.
TIRA D' PAN. V. Rùzzel.
TIRABUSSÒN. Cavastoppàcciolo. Ca-
vaturàcciolo , e con voce moderna
Tirabuscione (dal (r.Tire-bouchon).
Vile di ferro o d' acciaio con ma-
nico, per uso di cavare i turaccioli
di sughero dalle bottiglie. — Tira-
busson per far i rezz in-t-i caci
( i fr. dicono Des cheveux frisés en
tirebouchon, des cheveux en tire'
l>ouchon). Capelli a ricchin spirale,
appunto come riescono dopo averli
avvolti attorno a cilindretti di barn-
TER
656
TES
goHno. Serpentello. Fistolo, Faci-
male. Fanciullo che mai noa si
fermi, e sempre procacci di far
qualche male.
TÈRRA, o. f. Terra. — Zercar per
mar e per tèrra. — Cercare per
monti , e per valli. -^ N" èsser
dègn d* basar la tèrra dòv un mett
i pi. — Non esser atto a slacciar'
gli le scarpe, -r- Avèir para eh' la
tèrra manca sòlta ai pi. — - Man-
care il terreno sotto ai piedi. Man-
care il terreno. — Tèìra nèigra
bòn pan moina. — Terra nera
buon pan mena , terra bianca to-
sto manca, fìgurat.si dice di Perso-
na che sia alquanto bruna, volendo
inferirne forza e robustezza. --•
• Tèrra dèi catù. — Caccia. Catciù.
Catecù. Calo preparato. Terra co-
pònica. Terra catechà. Succo con-
creto deli' albero detto Acacia Ca-
techu. — Tèrra. — Terra per Ter-
reno. V. Trèin. — Tèrra eh* cala e
s* astrecca. — Terra che scema , e
rannicchia, -r Tèrra vèirgen. —
Terreno sodo. Pancone.-^ N'savèir
eh' tèrra al s* legna. — Non sapere
ove si ritrovi. — Terra si prende
ancora pel Globo terracqueo , che
abitiamo.
TERRAZZ, n. m. Terrazzo» n. m. Al-
lorché il terrazzo è fuori della mu-
raglia deir ediflzio si dice più pro-
priamente Ballatoio.
TERRAZZlR.n. m. Terrazziere. Fab-
bricatore, 0 Costruttor di terreni ,
o battuti.
TERREMOT , n. m. Terremoto, n. m.
11 terremoto si manifesta in diverse
maniere. Con Moto subsultorio, dal
basso air alto. — Fi6ratort(f, di
sbalzo.— Vertiginoso, come se la
terra in se medesima si voltasse.
— Ondolatorio, il frequente de'
terremoti per lo più da oriente
verso occidente. — Moto di com-
pressione , dair 3lto al basso , per
cui i terreni si abbassano. — Ter-
remoi, figur. ad un fanciullo. Nabis-
so. Facimale,
TERSAC (A). Infrena ed a spropoti-
to. — Cascar zò a tersac. — ùk-
scare a stramazzoni , in un fiato,
precipitosamente, precipttevoltnen-
te. — Alpiov, al nèioa a tersac.
— Piove , Nevica dirottamente. —
Mnar zò a tersac. — Menar a tutta
possa.
'TERSCÓN, n. m. (dsi Tresca). Tre-
scone. Sorte di ballo.
TERSÉINT (dal lat. TercenU). Trecen-
to. Nome numerale di tre ceotioaia.
Con lettere CCC, o pure B. — Tn-
centomila b-
TERSIOL, n. m. Picciol ehiodelUno
senza testa per uso di tarsia.
'TERZANA, n. f. Febbre terzana, ed
anche assolut. Terzana.
TERZANÉLL. Acquerello. Nipotino,^
gur. — Far dèi terzanèll. — Fare
un nipotino sul vinello. Vale Fare
il secondo acquerello, il quale é
nipote del vino.
TERZETT. Trio. Compooimeoto mush
cale di tre parti. — Terdno. Vaso
da tener liquidi , e contiene la te^
za parte d' un Oasco. — TerzeUo.
Ternario. Componimento in terza
rima ; e parte dei sonetto. — ^ji
bèli terzètl. — Un bel trio. Per i-
scberzo dicesi di Tre persone udì-
te, d' accordo.
•TERZÉTTA, n. f. Terzetta. Pìccola
pistòla.
TERZOLA. Muda.Mudazione. — Andar
in terzola. — Mutare e Mudare, s.
Si dice degli uccelli quando nono-
vano le penne.
TÈSS. Taso. — Tèss d' bòli.-- Tàrta-
ro. Gromma. Taso. — Grommare
e Ingrommare. Formar gromma.
Pein d' tèss. — Grommato, Grom-
moso. Ingrommato.
TÈSSER « V. Tèssere,, v. Intrecciare te
fila dell' ordito in telaio con altro
filo , mediante la spaola. — Stèi-
sere è il suo contrario. Disfare ti
tessuto.
TEST, n. m. Tegghia, n. f. Vaso di
ferro con che si cuopre il piatto ••
il legame, che infocato rosola k
TBT
667
TGlf
iyande. — TegiiùM marmtUo, Co-
erchio fatto di marmo pesto e ter-
k per i* uso stesso.
)TA , D. f. CO, n. m. Tetta, tL f.
apo , D. m. V. Cap, e Co, m. —
rar di capo una cota a uno.
on saper dove si avere il eapo.^"
on saper dove si dare il capo, —
imaner col capo rotto, ec. —
vèir la tèsta dsòuvra dai cavi —
vere il cervello sopra la berretta,
- Tèsta balzana. — Cervel (falza-
10. — Avèir del fazzènd dsàuora
lalla lèsta. — Aver che fare fin
opra a' capelU. Aver faccende si-
io a gola. — Al cunfurtadòur n' i
iol la tèsta. * Chi sta a vedere
lon gli duole il capo. --^ Andar
'un la tèsla rótta. <— Rimaner col
apo rotto. Rimaner perdente. —
i t è péna la tèsta. — Ciò imporla
l capo. — Dar d' tèsta. — Dar di
)apo , 0 del capo. — Andar vi eùn
a tèsta. — Andar vagando colla
mente. Fantasticare. Esser sopra
pensiero. — A vad vi cùn la tèsta
2uand a fag uraziòn. ~^ Nel far
ìrazione mi si sparge la mente. «-
Taiar la tèsta. -^ Decapitare. —
Tèsta d' tnort. — Teschio. — i fi-
lar cùn la tèsta bassa. — Andare
% capo chino, basso. — Avèir dèi
peis alla tèsta. — Avere dell' Ac-
capacciamento , della Gravezza di
capo. — Pazzi d* tèsla. — Gravis-
simo mal di capo. — Capitato o Ca-
pitato. Che ha capo , e dicest d' a-
glie e slmili. ^- Capolevare. Cade-
re col capo ali' ingiù. — Tèsta dia
ciav. — Anello. — Tèsta di ciud ,
del ferel. — > Capoccìàa. — Tèsta
d* lègn» ^%\xv.-— 'Prestanome. Uomo
di paglia.
ISTARD. Teslereccio. Intestato. In-
teschiato. Capàrbio. Capone. Capi-
toso. Oslinato.
:STÀRDAGEIS. Caparbietà. Capone-
ria. Ostinazione.
!:TTA. Telia. Poppa. Mammella. Zin-
na. — Mamma è piìi del verso. Le
due prime voci sono comuai a tut-
ti gli aDlmali Mammiferi, le altre
si appropriano più comonemente
alle donne. — Tètt d* cagna. —
Tette, Poppe di cagna. — Nel dial.
boi. evvi il nome proprio per le
poppe della vacca, tver. V. — Dna
donna eh' ava del tètt grossi. —
Femmina popputa. — Dar la lèt-
ta. ^ Allattare. Dar poppa. — ^4/
dar la lètta. — L' ailallamento.
— Torr la tétta, tettar. — Poppa-
re. Tettare. Allattare, s.^^Dstettar.
^ Spoppare. Divezzare. — Dar la
lètta, torr la ièlla, dicesi figurai,
per Grattar dove pizzica. — Al tot
la Ièlla. — Egli è nella sua òeva.
Ei si gode. Egli gt^sta , o si bea. —
Una vh' daga al tali. — AtlaltaH'
te, agg. Che dà il latte. — Un tu-
sètl eh* tot al lati. — Poppante.,
agg. Che prende il latte. — Un tu-
sèltda ièlla, — Fanciullo da lai'
te. — doccia è voce» colla quale 1
bambini chiamano la poppa, e cosi
docciare per Poppare. — Mammel»
lina. Mammelletta. Téttola, dim.
^ A tèli d' cagna. Unir i legn a
tèli d' cagna. — Unir a dente in
terzo. Specie di calettatura , che si
chiama Interzata.
TETTAR. V. Tèlla.
TETTEL DEL BISTI. n. m. Capezzolo.
Quella punta della poppa ove esce
il latte. Capezzolo delle poppe di
una cagna, di una capra, — Del
donn. V. Cavdèll.
TGNÈINT.TA. add. Tegnente, Te-
nente , agg. Che attacca. Che tiene
attaccato. Tenace. — Lègn tgnèint.
V. Lègn, — Caren tgnèinti, V.
Caren,
TGNEZZ. V. Caren,
TGNIR, v. Tenere, v. — Tgnir dri
a un. — Codiare. — Tener dietro.
— Al tgnir di alber, dell'-i erb. -^
Allignare. Appigliarsi. Barbicare.
— Tgnir sod. — Tenere. — Tgni
«od. — Tenete. Prendete. E figur.
Resistere. Far fronte. Non cederla.
Règgere. Tener sodo , forte. —
Tgnir dur. — Durare, Proseguire.
TOC 562
nerico nelle arti. — Telaio da far
la tela, — Parti del telaio » che al-
l' incirca corrispondono alle voci
hitì. Cattelio o^ Catta, Panconi o
Rati. Piede. Sùbbio, Involgiloio.
Licciuota, Portaliceio, Girelloni,
Girelline, Càlcole, Calcoliere. Ten-
della. Scanno. Orecchioni. Natpo
o Filatoio, — Metter in tlar^ la tèi-
la, — Intelaiare. — Comàndolo.
Filo d' ordito che s' innaspa sopra
un rocchetto posto nell' alto del
telato, e serve a supplire ai fili
dell' ordito, che si rompono: del-
lo anche Binnnòdo. — Tlar d* un
impana, d' un guade r, etz. —
Telaio . ec.
TLARÀ DÉT. UTT. Pelle.^ Tlard dèi
tein. — Panno del vino , e d* altri
liquori. — Tiara. — Uaqnatèla.
TLÒN. SIPARI, n. m. (dal lat. Sipa-
rium). Tonda, n. f. e Tendone, n.
m. — Sipàìio è Voce dell' uso. —
Tlon. — Tendoni, posson pur chia-
marsi quelli, che si sospendono
«opra corde lungo le strade della
C'itisi in tempo della processione
del SS. Sacramento, adornati con
panni a festoni sottoposti. V. Pan-
naròn.
TMARA, n. f. Tomaio, n. m. Parte di
sopra della scarpa.
TMEIN (erroneam.^. V. Cincin. — A-
vèir i pi fmein. V. P/?.
TOC (coir Olarq:o)TUCHEIN. GaWi-
waccìo, snst. Sorte d'uccello do-
mestico alquanto più grosso che
il gallo, con penne grosse higie
screziate, che volgarmente dicesi
Tacchino. Si rhiama anche Po//r
d' Ir dia , nerchè proveniente dalle
Indie occidentali, ed è saporiiissi
TO!f
e dicono piuttosto Vn pézz d' ra-
re», d' (armai, etz. — Un tocco (li
eartìe, di formaggio. Sono usi Ot-
tavia di dire; Vn toc d' marrantO'
ni; un toc d' una Tizia per signi-
ficare Un pezzo d' uomo. Un mm
grande. Cosi pure si esprimono
Toc d* vergógna , vergógna Mar-
^» e vale È una gran vcrgofirm.
E una vergognarcia. È un vilvpc'
«>• — Toc d' birbòn, toc d' aun.
"7* ^ezzo di ribaldo. Pezzo d^a-
8ino,
T6CC, n. m. (Ò che vcdge all' A)
^occo r primo o stretto) Tatto, n.
w» Sin tir una cotta al foce. —
Sentire al tatto, al tatto. — Fan
il tocco, si dice Vedere a chi loc-
clii in sorte alcuna cosa , o da fare
alcuna cosa. — Tace per Cn//w.
^Tocco. Il colpo che dà ti baitaglio
alla campana. V. Campana. Sumr.
TOCC, add. (Ó che s' accosta air AV
Trattandosi di frutta, vale Gnnttn.
— Tòcc in-t-al zervéli — Pazze-
rello. — Ètter tòcc in-t-al nomint
patri t. — Avere una vena di
pazzo.
TOniVA, n. f. Seccatore, n. m. Che
molesta , che innuicta.
TOLA . V. antiqn. Tavola. Carta con-
tenente I' alfabeto, sulla quale i
fanciulli imparano a leggere. V.
Cròut.
TOM, n. m. Tomo, n. m. co! primo o
aperto , trattandosi di libri . vale
Parte o Volume. — Tom per slmilii,
dicesi per Uomo tfravagante, biz-
zarro, come se si volesse dir?:
che si potrebbe legare a guisa di
tomo. — L' èun vag tom. — Egli
e uno tirano ajyiese.
ma carne fra gli altri uccelli do- 1 'TOMROLA , n. f. Tombola. Sorte dì
mestici. — Tfinir ìa co a vinfni,
cmod fa al toc. — Portar la coda
alzata a rotta, come il pollo d* In-
dia. — Tona per sìmilil. ad una
donna , vnle Fenafa. Gogò. — Toc
fnure coir 0 largo) per Pezzo,
focco(coli'o largo). T bòi. l' ad-
oprano rade volte in questo senso.
notissimo giuoco. — Far tombolo,
fiflr. — Cadere. Tombolare.
T0MB0LON.—;l wflar zò a tomhn-
lon. — Cadere tti^mazzone, a fra-
hocco,
TÓN. Tuono della mutìca. Tuono
muticnle. — Artvònder. o y nr.
tpòndr a tòn. — Ritpondere, o .T'.i
TOH 563 TOR
spandere a proposito, o, Wipoii-, no le acque de' Oumi su) iemnn
:r fuor di propoiifo. — Eture in | vergine. terreno
ioMo,figur. si prende per Islar , TORC. d. m. Torchio. Tòrcoh n m
?ije. e iu vigore di sanità. Eiterì Sliumenlo da premere. — fórcA/o
^/rtiio:es9crbenein carnm niémni. Tòrcoio da siampa. ^ Totvhio da
iondare i libri, — Torchio da sprc-
«iw rf4i?a.fo«Wo,o SirctloiodeU
^ffuto:es9erbenein carne, pienoi-
*»carnacciu(o. I boi. fanno anche
diminnlivo. Essrin tunarcin. —
^sere in carne gufllcienfemente.Es'
?r grat»eUo,^Tòn, n. m. — Tonno,
. in. e Tonno, t. Grosso pesce dei
lare Mediterraneo.— fon /ll.^/•o/l.
-Tonno soil'olio.-^Panza dèltòn.
- Serra. — Tonnarotti, cliiaman-
I I Marinai impiegali alla pesca
el tonno. — Tuono in ital. vale
nelle Ttvn in boi. Vedi.
J«D, n. m. Toìido. Globo. Sfera.
>irconferenza. — fondo. Piattello.
)v, add. Tondo. Kotondo. DI figura
ircolarc o sferica. — fondo per
»wiplice , Golfo.
NF (coir 0 strello). V. Tànf.
NF. (coir Ó largo) aggiunto che
'1 dà sempre a Grast.^Grag» tònf,
o slesso che C/aw nbbrafjà. — ^
Classo bracato. Grassissirao. —
Tonfo, vale Caduta . e rumore che
li fa in cadendo.
PA n. f. (dal fr. Taupe). Talpa e'
Tafpe, n. f. Animale simile al topo
— Far topa e tas. — Far te cose
ìue chetamente. — E qui tt>pa: e
te topa. ^Eda capo. E qui da ea-
no. E tu replichi, ec. E tonto,
PLA. foppa. Pezzuolo informo di
panno , o simile , che si cuce so-
prapponendolo alla rottura del ve-
stimento. — Metter del topel, V.
àrittplar.
>n , n. m foro . n. m. Maschio del-
ia vacca. V. nò. — Tainr la tèsta al
tor, fignr. — Dare il tracolto, o il
tratto alla bilancia. Dar cagione
di alcuna riì;olu7.ione , facendo ces-
sare ogni iocertezia.
)RBD . add. Tòf-bido e TotiM , agg.
Contrario di Chiaro, ed è proprio
de' liquori.
JRBDA, n. f. MUtta , n. f. ìmpotti-
me, n. m.— TtTra imposta. Ter-
reno iinpotì^. Quello che depone-
te ulive.^Torchio de'peftinàgnoli.
Ceppo, ec. — Torcoliere è Colui
che preme i fogli al torchio. —
Le parli del torchio da stampa so-
uoi Calamaio. Cosce. Mazza. Spo-
de, Vin-onfi. Coppa. Cappello, hul"
io. Coda. Tmpano. Fiaschetta,
Cricca, Squadre. Timpanello. Tiof^
verta,
TOREL. n. ro. forno e Tornio, n. ro
e forni plur. Strumento noto coii
cui si torniscono i legni e i metal-
li. Parti del torno. Zoccoli. Appog^
giatoio. Fuso. Ceppo, Piede. CeppL
Zoccoleiti di legno in cul^sono fer-
mate le punte, che reggono ti la.
voro nel tornire. Cruccia Càlcoèe.
Occhi. Toppo. Lunette. Coppaia.
Cosce. Castelidtlo. Contrappunto.
Tmpano. Archetto fair un in-
t-al torci. -^ Aggirare uno. Binde-
i?'*; -^ ^^^^ ^ ov. — Tuorlo e
Torlo. Rosso d' t«ot;o. Nel plur.
Ttwrli, m. e Titorla, f.— Tòrci
0 Tourel in-t-la calzétta. V. Cal-
zetta.
TORR; V. Tògliere. Torre e for sin-
copati. Pigliare. Prèndere. — Torr
«tt. — Jiaccòglicre. Raccoglier sas-
«. - Tali, Tuli su. — l^igliate.
prendete. ^ Tu. - fo'. Togli. -
Tu, tu; Tu su. — Te' te'; ToqU,
togli. -^ Tu su e meli là, eh' là so
vgnarà.^Cosa fatta, capo tèa'
— Tut' d' le. ^ TogUti di II -
Torr su un qualcdùn , figur. — ft.
gliarsi giuoco. Schernire. Burlare.
Strazieggiare. Tenere a giuoco
Torr su. Vale anche Mettere prigio-
ne- — Torr su del boti. — Toccar
Mie busse. -^ Tu su. -^ To' su.
Prendi, ec. «* forr t><. — Levare.
Tor via. Rimuòvere. — Amòoere ,
Smuòvere , Amouo sono \(kì do^i
TOR
564
TRA
registrate dalla Crasca , abbenchè
vi si trovi Amovibile, — • Torr vi
unaparlida da un Uber, che dai
Bagionieri suol dirsi eoo voce Lat.
Eliminar, ^mmuòvtre. Togliere,
Levare una partila da un eotUo,
— Torr in ibaU, in fall.— CògUe-
re in cambio, in itcambio. — An-
dar a torr al m, — Far la ritor-
nata: dlcesi del tornar le spose,
dopo le lor nozze, alla casa pater-
na. — Torr zò. V. Zò. — Torr al
lùm, la veita, al sòut, — Patxtre
il lume , la vista , il sole , ec. —
A n' i n' è da torr, né, da metter.
— Ella è a dovere, — Tors' al da
d* copp: tors' et viol: tors' al pa-
li, modi volgari. V. Sbignarsla, —
Chi da e chi tot a i vein una bessa
al coli. --Chi dà e ritogUe, il dia-
voi lo ricoglie.
TORR» n. f. (coir 0 quasi A). Torre,
n. f. (coli' 0 stretto). Edificio emi-
nente, ec. — Torrione, n.m. Tor-
re grande.
•TORS, V. Partirsi. Torsi. Andar via.
Ed Sinché Pigliarsi. Prendersi alcun
che.
TORTA, n. f. Detto solamente pel mo-
do di torcere. Torcitura. — Dar
purassd torta al fil, -^ Dar molla
torcitura al (Uo,
TORZA. Torcia. — Si dice anche
Torchio, e cosi nel dim. Torcetto
e Torchietto, n. m. ~ Tona da
vèint.' — Torcia a vento, Fiàc'
cola.
TOljZER (Z aspra), v. Tòrcere e At-
tòrcere, V. Avvolgere le fila per
addoppiarle. — Tòrcere in itai.
• vale anche ciò che in boi. dicesi
Storzer. — Né la Crusca, né V Al-
berti registrano il participio Torto
nel primo significato . ed han tor-
to, perchè e voce comunissima,
ed essendo di lingua il verbo, può
esserlo anche il suo participio ,
Quindi direi Filo torto; seta torta,
ec. V ha però Attorto, agg., ma
questa voce cagiona cacofonia.
Fila attorte. Seta attorta, ec.
TOSG, n.m. Tòssico, e sincop. Tò-
sco. Veleno. — - Tòsco, coli' ó strel*
to , vale Toscano.
TÓSS (coir 0 stretto), n. m. V. Tàu.
TÓSS (coir Ò largo), n. f. Tosse, e
una volta anche Tossa, -r- Tòu to-
gneina. — Tosse cavalUma; e da'
medici Tosse ferina.
TÓULFA, n. f. tota, n. f. Sadichme.
0 Lordura in molla copia ammas-
sala e grossa.
•TÒUNF. V. Tònf
'TÒURD, n. m. Tordo sasseUo. Augel-
lo. — Tòurd sassctrd, o SusinéU.
— Tordo bottaccio.
TÒUREL. V. Tòrci.
TÒURTA. Torta. — Partir la tòurta.
— Dioiden V eredità, o t7 lattino.
TÓUS , n. TÒUSA , f. V. antiqu. Y. Tt^
sèit.
'TOZZ, n. m. Matassa.
TOZZ. V. Tuzzud.
'TRABADÉLL. V. TerbaidèiL
TRABOCC. Trabocchetto. Traboc-
chetto.
TRABUCCAR. V. Scnpuzzar.
TRABUCCHÉINT , add. Traboccante.
agg. — Or trabuccheint. — Oro
traboccante. Pih del giusto peso.
*TRACANÌ. n. m. plur. DraganeUL
Term. de' CarUri.
TRACCaGNEIN, n. m. Arlecchino, n
m. Nome di maschera in eonroc-
dia rappresentante il Bergamasco .
egualmente che il Brighella sno
compagno; il Pantalone rappre-
senta il Veneziano; il Dottor Gra-
ziano il Bolognese; il Tartaglia, t
il PukinelUh-W Napolitano: lo Sten-
terello il Fiorentino; e il Meneghin
Pescena il Milanese. I franeesi bao-
Arlequin: Pantelon; e il loro f^
moso Sganarelle. Alcuni bolognesi
di'cono Tru/faldfin , ed altri aocbe
Arlicchein. — Si dice Ianni al-
l' Arlecchino, ma in isitle piti «le-
vato, ed è voce bergamasca accor-
ciata dall' intero nome Gtovanni:
da dove n' è venuto 11 prov. boi
Far da zagn e da burattein, che
vale Fat^ da padtvtw e da urvits'
TOR
563
TOR
ondare a proposito, o Aìipon-
fuor di proposito. »• É$$ere in
io , fìgur. si prende per Istar
e. e hi vigore di sanità. Ester
uto; esser bene in carne, pienot'
^arfiacduto. I boi. fanno anche
mintili vo. Éssrin tunarein. —
re in carne suflìdenfemente.Es'
grussteiio. — Tòw, n. m. — Tonno,
1. e rotino, f. Grosso pesce del
e Mediterraneo. — Tòn in^f-l'oli.
onuo sott'olio, — Pania dèi tòn,
5or#xi. — Tonnarotti, chiaman-
Marinai impiegati alla pesca
tonno. — Tuono in lial. \alc
he Tivn in boi. Vedi.
, n. m. fondo. Globo. Sfera,
conferenza. — Tondo, Piattello.
, add. Tondo. Rotondo. DI figura
:o\are o sferica. — Tondo per
nplioe . Goffo.
(coli* 0 stretto). V. Tànf.
\ (coti* Ò larfKO) agpriunto che
ih sempre a Grass.'^Grass tònf,
stesso che Cross nbbratjd. —
isso bracato. Grassissiroo. —
n/b, vale Caduta , e rumore che
Ta in cadendo.
^.n. f. (dal fr. Taupe). Talpa e
Tpe, lì. f. Animale simile al topo
Far topo e tas, — Far le cose
8 chetamente. — E qui tttpa: rr
topa. — £ da capo. E qui da ea-
. E tu repUclii , ec. E tosto,
'A. Toppa. Pezzuolo informe di
nno , 0 simile , che si enee so-
apponendolo alla rottura del ve-
mento. — Metter del topel, V.
*/t/ptor.
. n. m foro , n. m. Maschio dei-
vacca. V. lìò. — Tatar la testa al
r, figur. — Dare il tracollo, o il
atto alla bilancia. Dar cagione
alcuna rÌ!U>lu7.lone, facendo ces-
re ogni incertezza. .
BD . add. Tórbido e Torbo , agg.
)ntrar{o di Chiaro, ed è proprio
i* liquori.
BDA, n. f. Belletta , n. f. Imposti-
«. n. m. — Trrra imposta. Ter-
?no imposti). Quello che depongo-
no le acque de' fiumi sul terreno
vergine.
TORC, n. m. Torchio. Tòrcoh, n. m.
Strumento da premere. — Torchio,
Tòrcolo da stampa, — Torchio da
londare i libri. — Torchio da spre*
mere r uva. Fattoio, o Strettoio del-
le ulive: — Torchio de'pettinògnoli.
Ceppo, ce. — Torcoliere è Colui
che preme i fogli al torchio. —
Le parti del torchio da stampa so*
110: Calamaio, Cosce, Mazza. Spa-
de. I*irtvi\e. Coppa, Cappello. Bul-
lo, Coda, Timpano. Fraschetta,
Cricca, Squadre, Timpanello. Tta-
versa,
TOREI^, n. m. Torno e Tornio, n. m.
e Torni plur. Strumento noto con
cui si torniscono i \^{fn\ e i metal-
li. Parti .del torno. Zoccoli, Appog-
giatoio. Fuso, Ceppo, Piede. Ceppi,
Zoccoletti di legno in cui^sono fer*
mate le punte, che reggono il la*
voro nel tornire. Cruccia Càlvoèe.
Occhi. Toppo, lunette. Coppaia,.
Cosce. Castettctlo, Contrappunto,
Tràpano, Archetto, — Totr un in-
t-al tòrci. ■;- Aggirare uno. Binde-
lare. — Tòrel d' ov. — Tuoìio e
Tarlo. Rosso d' uovo. Nel plur.
Taorli, m. e Taorla, f. — Torci,
0 Tòurel in-t-la calzétta, V. Cal-
zétta.
TORRi V. Tògliere. Torre e Tor sin-
copati. Pigliare. Prèndere. — Torr
su. — Baceògiiere, Baccoglier sas-
si,— Tali, Tuli su. — l'igUate,
Prendete. — Tu. — To', Togli. —
Tu, tu: Tu sìi.^ Te'te'; Togli,
togli, -^ Tu sue mctt là , eh' la so
vgnarà. -^ Cosa fatta, capo Zia:
— Tur d' le. — Togliti di li, —
Torr su un qualcdàn , figur. — Pi-
gliarsi giuoco, Scheniire, Biirlare.
Strazieggiare, Tenere a giuoco, —
Torr su. Vale anche Mettere prigio-
ne, — Torr sa del (àott, — Toccar
delle busse, ^ Tu su, '^ To' su.
Prendi, ec. — Torr vi, — Levare.
Tor t?fa. Bimuòì>ere, — Amòoere ,
Amuòvert , Amosso sono voci do|ì
TRA 666 TBA
col in\vàno. — Trapanar , andar TBASCURAGGEN.n.f rratcttroagine
vi. — Trapelare, Propriamente è
lo Scappar il liquido dal vaso,
che lo contiene, uscendo per sot-
tilissima fessura. — PenneàOile.
Quella materia . eh' è trapassevole
ne' meaU. Non si dice Impermeà-
bile, che sarebbe il suo conlrarìo.
TRAPIAN. Bipiano. PiaìieròUolo, Quel
nuovo piano'cbe s' incontra in ca-
po alla scala. — Trapian. — Ap-
pariamenlo basso che si trova tra
un piano e V altro, che da alcuni
vien chiamato Mvzzado, ed anche
Mezzanino. V. Mzanein.
'TRAPLA , n. f. Tràppola. Arnese da
prender topi, ec. — Trapla. —
Tràppola Per Inganno. — Trapla»
aggiunto ad uomo, vale Impaccia'
io , Inciampato , Disadatlo.
TRAPLAR,v. 7rope/oèuna sorta di
canapo con uncini che serve per
trainar pesi. — Trapelo, nell' uso
dicesi anche il terzo cavallo da ti-
ro. — Dall' una e dair altra di que-
ste voci viene la parola bolognese,
che valei4ltoccar bestie bovine da-
vanti ai cavalli da tiro, allorché,
arrivando a salile ripide, non sa-
rebbero capaci di tirar il peso da
se soli, ciò che si fa da noi in vari
punti della via di Toscana. — On-
de per non fare un nuovo verbo,
che formandolo dalle suddette vo-
ci si direbbe Trapelare (ciò che
non è in nostro arbitrio), diremo
Usar del trapelo ; Adoperare il
trapelo.
TRAPOLEIN,u. m. Trampellino, n.
m. Asse posta :i fofit^ia di piano in-
clinato, su cui i saltatori corrono
per jslanciarsi e fare salti mortali.
TRAPUNT. n. m. Strapunto, n. m.
Sorta di materasso. — Trapunt,
add. — Impuntito.
TRAPUNZER. v. Impuntire.
TRAQUAI, RADANAl , n. m. Bindok-
ria, n. f. Aggiramento, n. m.
TRAQUAIEIN ,* BADANAIESTA . n. m.
Rag tiratore. Aggiratore. Bindolo,
TRAR. Y. Tirar. I
Trascuratàggine. Trascuratezza.
Negligenza. Indulgenza, Incùria.
— Aggi ugnerò che nella Crusca si
registra la voce di TrascvlàggìHe,
portando un esempio del BÓcceo
ciò ; ma non potrebbe esser questo
un errore de' copisti? — l-e voci
poi Straccuranza. Slraeeuraiùogp^
tìe. Straceturare da me si credono
errori di Ijngua, commessi dal vot
go nella pronunzia.
TRASLOCAMÉINT. m. Trastocamen-
to,m. Traslocazione , f. Non sono
voci adoperate da chi parla o scri-
ve con proprietà la buona lingua :
ma sono usate comunemente , e
più spesso dai notai, e dai causidi*
ci. Sarà dunque meglio dite Jfvto*
zlone. Mutamento. Tramuiamenlo.
Trasmufaìnento. Tranautaziom.
Cangiamento. Cambiamento di
luogo. — Lo stesso dicasi del ver
bo Ttvslocare per Mutar luogo. —
Traslatare e TransUUare, diconsi
in istile elevato.
TRASPARÉINT, add. Tixupcrenls,
Diàfano . agg. — Ou^ vèider, una
cossa eh' è trasparèinfa. ^ r«
vetro, un' altra cosa diàfana. —
Una cossa che n'è trasparèinta.-^
Una cosa opaca.
TRASPARÉINZA , n. f. Traepamua
Trasparenzia e con voce greca
Diafanità. — Il suo contrario è 0-
" pacità.
TRASPARIR, V. Trasparire e T/»
sparare. Tralùeere. — Trasparir
un ov. — Sperare le uova per ah
nascere se sono piene o sreme.
TRATT AMÉSSA, n. f. IMPIANT, D.
m. Scusa, n. f. Bipiego, n. m.
Ed anche Interrogaziotie sugg^
stiva.
TRATTAR, v. Trattare, v. — Trattar.
— Dar trattamento. Banchettare.
Convitare. -^ Trattar una àxmna,
— Corteggiare. Amoreggiare. —
Trattare' bèin. — Vivere tautù-
mente. Far buona vita. *> Trattar
mal •* TiVttar con tulio rigon.
TUE
667
TRE
- Trattar da grass , ila magher.
- Servir di grasso , di magro,
OTTATIVA, n. VTraltamento. Trai'
Ito. Segoziato. Negoziazione. Fra-
che che si fanno per trattare, o
onchludere affiirl. — Mèlters' in
'af/niivn. — Mettersi in trattato.
- Éssr in trattativa d' matrimo»
i. — Trattarsi di matrimonio. — •.
isr in trattativa. — Essere, o i?e-
'are siti tavotiere.
ATTGNIR, V. Trattenere. E vale
iche Contenere. Sostenersi.
\TTGyms^\ Sostenersi. Ed ancora
stenersi. Moderarsi. Fermarsi.
spettare.
TTÓUH (dal fr. Tmifeur). Pastic-
ere, n. m. — Trattore è Quello
le trae. Traggitore.
TTCRl, n. f. Pa»ticcena, n. f.
r>ilega del pasticciere.
V , n. m. Trave, n. f. ed anche m.
'Trave grossa. Trave maestra. —
mv squadra. — Trave acconcia*
i. -^ Star a euntar i trav. — No'
?mre ì correnti del palco. Starse*
9 in letto ozioso.
AVA! . n. m. Travaglio. Affanno.
- Trovai per Lavurir. V. — Tra*
li da frar el histi. — Travaglio.
AVALG. e TRAVALGA (ANDAR D*).
3ce dell' uso. Ambiare. Andar
' ambio.
BB, n. m. La voce holop^nese si-
nìfica Unione dì parsone raccolte-
per conversare. Trebbio in falli
)scanamenie vale Trattenimento.
mxgn, — Andar» Sfar a trèbh.
'Stare a trebbio. Far trebbio.
uesla parola boi. adesso è rima»
a quasi del tutto in Contado. —
rèbb di brìntndur è appunto Un
logo dove si riuniscono i Brenta-
tri , che cosi cbiamansi Coloro
^e trasportano il vino da una
usa air altra per entro le brente.
- Trebbio e vale ancora Trivio.
iiojro cioè dove s* incontrano tre
iratlft , e in Bolocna evvl nn avan-
1 (li tal voce nella denominazione
i una strada che si chiama Trèbb
di CartiUnis : ed anche una chiesa
fuori di città. La cisa dèi Trèbb.
TREC-TRAC. Trich . ìrach. Tricche ,
traeche. Voci imitative di quel ru-
more che fa chi cammina in zocco-
li. 0 con calzari di grosso cuoio
risecco, e slmili. — Trec^trac, n.
m. per slmillt.— Trabiccolo, n. m.
Dicesi di macchina stravagante .
massime di legno , e sgangherata.
— Trec-trac per simil. ancora at-
tribuito ad uomo, vale Conca fessa.
TREDS. Tredici. Nome numerale, che
vale dieci più tre. XIII in lettere
romane. — Zercar al trèds in
dspnr. — Cercar il tredici dispa-
ri. Domandare se san Cristoforo è
nano, cioè Affacciare difficoltà do*
Ve non ve n' ha punto. Metter dub-
bio nelle cose chiare.
'TREGLIA. n. f. Triglia. Pesce.
TRÈIN. n. m. TÈRRA, n. f. Terreno,
n. m. Terra, n. f. — Il nome susL
Terreno riceve diversi aggiunti ,
secondo la diversa sua qualità , e
la vajia coltivazione a cui è sotto-
posto : per esempio. — Terreno
vitato , avvignato, vignato. Che ha
molte vili. — Fruttato. Che ha al-
beri fruttiferi. — Arborato. Inar*
borato. Vestito d'alberi. — Casta-
gnato. Pieno di caslagni.— 4.7/7/or-
diVmfó. Copioso di giardini; nello
stesso modo che si dice Accasato,
copioso di case. — Ortivo non si
dice per Terreno coltivato a orto,
ma ò termine astronomico. Io direi
dunque Ortense. — Boscalo. Che
ha bosco. Collina boscata. Dicesi
ancora Boschivo e Boscoso. — Se»
mentalo , eh' è seminato. — Uliva"
to. Dove sono ulivi. — Imbiadato,
Sementato di biade. — Pomato:
Pieno di pomi. Giardino pomato.
— Pratoso , Che ha buoni e feraci
prati 0 pasture. Non si dire Prafi-
vo. — Cernito, Poggio, Colle pieno
di Cerri. — Si fanno anche de' su-
starnivi indicanti insieme il terre-
no, e la pianta, di cui è vestilo, p.
e. — Albereto, n. m. e Albereta,
TRE
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TM
lì. f. Luogo piantato il* alberese.
— Abetaia, n. f. Bosco d' abeli. —
Cerreto , n. m. CerlnUa, n. f. Bosco
di Cerri. — Cipre»9eto. Bosco dì
cipressi. — Ciregeto. Pieno di ci-
riege. — Castoffneto. Pieno dr ca-
siagni. — Frassineto. Bosco di
frassini. — - Ginepraio, Pieno di
ginepri. -^Faogeto. Pieno di faggi.
— Giunctieto, n. f. Giuncaia, n. f.
Terreno pien di giunclii. — /fcA<>-
to. Luogo dove son freqiienli gli
ìschi ; spezie di querce. — lAwrC'
io. Luogo pieno d* allori. — leecc"
to. Luogo pien di lecci. — Mirteto,
Pieno di mìni. — Olmeto. Pien
d' olmi. — Marronet/fì. Luogo pian-
tato di marroni. — Ontaneto. Luo-
go piantato di ontani. — Ortic/iC'
to. Orticaio, Luogo pieno d' ortica.
— Palmeto, n. m. Luogo piantato
di palme. — Pereto. Luogo dove
sono piantati molli peri. — Pome'
tn , Pomiere e Pomiero , Pomato e
Mt'letn. Luogo pieno d* alberi po-
miferi. — Piwcfrt. n. f. e Pineto,
D. m. Selva di pini. — Prunaia,
n. f. Prunaio e Pnmeto, n. m. Spi'
neta, n. f. Pruname , n. m. Luogo
pieno di pruni. — Qiterceto, Pieno
ài querce. -^ Salciaia . n. f. Pieno
di salci. — Veiriciaio. Luogo pieno
di vèlrici. — Vepraio. Macchia di
vepri. — Per ciò che riguarda la
qualità : — Tretn fort. — Terreìio
forte, tenace. Ed è 1' argilloso. —
Trcin alzir. — Terreno leggiero.
Ed è il sabbioso. — Trein dur. —
Terreno sodo. — Sodo, n. m. chia-
masi il Terreno incolto, ipfrutli-
fero . trasandato • lasciato stare
senza lavorarlo o coltivarlo. —
Trèin tènder, Indein, — Terreno
sollo, — Trèin, n. m. Dicono i con-
tadini a Quella fossatella , che pra-
ticano attraverso de' campi semi-
nati per iscolar le acque, che dice-
si Acquaio. Solco acquaio. — An'
iè trèin da far baUott. — T non
è terreno da porci oigna. il terre-
no non è postaccio. In questo pan-
no non e' è taglio. — Trèin lèn'
der. Tiiivar al trèin tènder, 6giir.
— TiMcare tetreno dolce , tenertf,
paf taccio, Cgurat.
•TREIXA , n. f. Trina. Specie di
pizzo.
TBEINCA. D' TREINCA. Per l'appun-
to. Intieramente, — Vnd cosa no-
va d' Ir etnea. — Una cosa nvmik
di pezza, dicesi di un abito o si-
mile. iVttova di zecca direbbesi Ji
una moneta.
TREINTA. Trenta. Nome nnmenle .
equivalente a Ire decine. — Con
leUcreXXX.— Trentuno, TreM-
to. ec.
•TRÉiNTACUST. n. m. Sgana, d. l
Ciuffetto , n. m. Augello.
TRElNTtJN.n. m. Trentuno. Trenta
più uno. — {Far tf fi Irciiftóii.— Fa-
re un Uro , o Tèndere occulti ag-
guati.
TREMOLÉINZA. V. Termareina.
TRÉPEL. n m. Tripoto. Gesso di Tri-
poli. SoriA di terra, o gesso, cosi
detto dalla città donde ci vieDe
portato.
TREPPA . n. f. Trippa , n. f. Lo stcssii
che Ventre, n. m. — TVfppad'Aò.
d' vidétl. — Trippa. Chiamasi i!
Ventre delle bestie grosse . che
purgalo usasi per vivanda. — Di
Trippa si fa Strippare, m. b. Empier
Soverchiamente la trippa. Mangiare
assai.
TRÉQUEL . n. m. TRÈQULA . n. f.
Treccone, m. e Trecca, t Bivtn-
dùgliolo , e Bivendùglìoìa di frut'
te, legumi, e simili. — Trecrhe-
. ria. Il mestiere di treccone.— rrr^
Care. Fare il treccone.
TRÉS (D*). Di schiancio. A schiomo.
V. Scfùbiz.
TREST, add. (dal fr. Trisle).VeT Scor-
so. Magro. — Un dsnar Irest. —
Uno scarso pranzo. Un matiro de-
sinare. — Un om , un cavali tresL
— Un uomo , un cavallo maijro.
— Far una tresta ziro. — Fart
una scarsa accoglienza. Fart H
viso brusco. Star col viso oro-
TRI
669
TKI
fno. — Una iresta euTWtlaziòn.
— Scarta consoliizione, — Treti
UoerlimèhU. — iHoerUtnento dc"
*vte, — Tre$la rUòursa. — PiecO'
i mezzi. — Vein ireU. — Vino
tcòoU. — Tr^st per CatHv. Un
rtst opermri. — Un artefice mi'
iulo. — Trisio io Hai. ira le pre-
:isaineuie Me»io, MaUaeonico, Dih
ente.
EZZà. Treccia. TuUo quello eh' ò
utrecciato iusieme , specialmente
1 capelli di doime. — Far el Irèzz.
— liilreeeiare. — Bsfar el trèzz*
— Strecciare,
1 , m. e TKÉI« f. (dal lat. tnt. Trie
i Treit). Tre. Nouie numerale che
iigiiifica due più uno, 5» e con let-
tere roakaae ili. -~ Tre tante e Tre
:ulaiUi, vagUooo Tre volle più. ~-
Triplo. Tre volle tanto. Triplice,
Triplicato. — Terzo. Nome nume-
rale ordinativo , che se^iifuita dopo
1 secondo. — Terno. Nel giuoco
li due dadi è Quando scuoprono
due lr^. Nel giuoco del lotto è La
combinazione di Ire numeri. — •
Terzitìa. Terzetto. Ternario. Com-
ponimento in terza rima»o di tre
versi.
llANGUEL. Triàngolo. Figura su-
per tìcia le geometrica , ee. — < Sae^
ta si dice Quel candelliere in for-
ma di triangolo, dove si pongono
le quindici candele nel tempo degli
uffici della settimana santa. —' Di
qui i boi. chiamano Z/ra dèi terian-
guelfo trianguel» Quella cera che
i preti prendono da tali candele,
e distribuiscono per divozione.
RIBÒUNA.n. f. Tribuna.
RIBULAR. V. Tribolare.
RIBULaZIÒN, n. f. Tribolazione.
UBULDANA , n. f. Società di genta-
glia, che si unisce a gozzovigliare.
RIBUNAL, n. m. Tribunale. 11 col-
legio dei giudici . ed anche il luo-
go ove si uniscono per giudicare ,
che è pur dello Pretorio.
[IIUAMURIA, n. f. Frantume, n. m.
Quantità di trammenli. — Trida-
f»tiri,plar. — Tritume. Aggrefrato
di cose trile. — Tridamuri , plur.
— rrJAifiifl, usasi dire anche in pit-
tura , e arcbitetlura , quando le
pani sono troppo variate e mi-
note.
TRIDAR, v. Tritare, v. Ridurre in
miuuiissirae partitelle. Stritolare.
StHifwzzotare.-^ Triturare la chi-
na-china , ec.
TRIUÉLL, n. m. Cruec/tetlo, n. m. Si
dice anche Tritello,
TRlDLA. n. f Minùzzolo. Tritolo, n.
Bì. Minutissima parte di checches-
sia. — I hot. r usano per lo pih a
significare una striscia stretta di
panno. — Aidti una tridla vu !
— La dite un' inezia voi! -^ Al
furiava una tridla d' legna, per
ironia. — Un minùzzolo di legne.
Cioè una Catatta di legne.
*TttlDUMARl . ed anche TRIDUHERl.
n. m. Tritume. Aggregalo di cose
trite.
TRIGUEL. Tribolo acquàtico. Pianu
che produce frutti tri lobi spinosi ,
detti anch' essi Triboli.
TRINZANT, n. m. TRINZIRA . n. f.
Coltello da trinciare. — Trincian'
te è addleltivo, e significa TagUenr
te. AffUato. — Trincèa e Trincie-
ra, n. f. Alzamento di terreno a di-
fesa de' soldati.
TRINZAR, V. Trinciare, v. Minuta-
mente tagliare; e si dice propria-
mente del Tagliar le carni colte «
che sono in tavola.
'TUINZÉTT DI CALZULAR , n. m. Fai-
celta.
TRINZIRA. V. Trinzanl.
TRlPi, n m. Treppiede e Treppiè, n.
m. — Tripi del cadein. V. Porla
cadein. — Tripi dèi spèid. — Ala-
re da spiedo. — irrtpt , figurai. —
Pentolone. Dappoco. Inetto. Inerte,
agg. d' uomo.
TRIPPAR , n. m. Venditore di trippe ,
o ventri di beslìe da macello. L'Al-
berti porta la voce d' uso Trippa-
iuola, n. f. cosicché egualmente
potrebbe usarsi Trippaiuolo , n.
67
TRO
670
TRU
m. presso di noi, che sono aomÌDi
venditori di trippe.
TMStTT,Sresi€tte e TreueltL Giao-
co comuDissimo.cbe si fa eoa qua-
raDU carte corte , divise ne' quat-
tro semi di Danari , Coppe , BanlO'
ni, e Spade,
TRISTÉZZA « n. f. Magrezza, Dima-
graziane ^n, t. Smagramenlo, n.
m. Macilenza. Estenuazione. <—7W-
stezza, vale Malièiconia. Amarez-
za. Tristizia , ec.
TROACaR, n. m. Troaearre, n. m.
Strumento di cui i chirurgi si ser-
vono per fare la paracentesi.
TRÒIA , PURZÉLLA. Troia. Parca. La
femmina del porco. ~ Porcelia è
diminut. V. PurzéU.
TRÒMRA. Tivmòa. Strumento da fia-
to. — Tromba da trumbar al vein.
— Sifone, n. m. In Toscana dicesi
Tromba da vino. — Trómba ma-
teina, — Tromba parlante. —
furiar la trómba. — Trombare,
Trombettare. Strombettare. — Su-
namèint d* trómba. — Trombetta-
ta. Strombettata. — La trómba di'
elefant. — Probòscide, ed anche
Pisside. — Probòscide chiamasi
puf e quella delle api, delie mo-
sche, di alcuni bruchi» e d'altri
insetti. — Trómba dov s* tra zó
al fèin dalla tiza. — Con voce del-
l' uso Abbatti' fieno. — Trómba. —
Tromba da tirar acqua, che dal
francese dicesi Pompa. Quindi
Trombare , alla fr. Pompare, Alzar
r acqua colla pompa.
TRÒN. Tuono. — Tirar al trón. V.
Trunar. — Secret cmod è al trón.
— Secreto come il dado.
TRÒiNC, TRÓNCA, add. Tronco. Tron-
cato. Mozzalo. Spiccato, agg. — A
s* iè truncd nètta la gamba dret'
ta. — Se gli è rotta la gamba drit-
ta in tronco. -* Moi trónc. — Ba-
gnato fràcido.
TRÓTTOL, n. m. Tròttola, n. f. Palla
di legno fatta a cono, con un fer-
ruzzo , la quale i ragazzi fanno gi-
rare, con una cordicella avvoltagli.
su d'una tavola, o in terra. — >
Barberare , v. Dicesi del girare
ineguale della trottola, quando va
a salti.
TRÒIJNA. Tribuna. Quella parie delle
chiese , le quali in fondo son fatte
in forma di mezzo cerchio , ed ove
per lo più risiede l'aitar maggiore.
— Tribuna (oiida,dicesi a Una speiie
di volta, la quale non essendo fat-
*ta solamente di archi . ma di anda-
ri , come comici , per farsi non ba
bisogno di centina.
TRIJCC. Paltamaglio. Sorte di giuoco
sulla piana terra , con palle di le-
gno di piccol maglio. — Truce da
tavla. — Trucco da tavola. —
Truce (dal fr. Troc).^^ Affare, hn
broglio. Baratto. Cambio, Trucco
Ma si prende sempre in mala par
te. — Far di truce. — Bazzartyre
Fare un buon trucco. — ^ Quèsl e
un bill trttce. — Que$to è un Ul
raggiro. — Far un bòn truce. —
Fare un buon colpo.
TRUCCA , n. f. Truccata.
TRUCCAR , V. r*i*cccre.
'TRUFFA . n. f. Truffa. Inganno.
•TRUFFAR, V. Truffare. Ingannare.
TRUMRAR AL VEIN. Pompare il vino
dalla botte, e comunemente Trotn-
bare il vino , giacché Pompare è
voce francese.
TRUMBEIN , n. m. DI STIVAL. Ricol-
te, n. f. plur. Voce fiorentina. Quel-
la fascia di cuoio di colore per lo
più gialliccio, che si arrovescia
dalla bocca della gamba di ooo
stivale.
TRUMBÈTTA. Trombetta, Trombetto.
Trombettiere, Trombettino. Trom-
batore. Trombadore. Trombettato-
re, _. Per Banditore. Che haodi-
sce, che pubblica i bandi. «-rrvM*
bètta , Trumbeina. — Trombetta,
lì. f. Trombettino, n. m.
TRUMBÒN , n. m. Tromba sotterra-
nea. ^ Trumlfòn. — TromboM.
— Strumento musicale. — Trom-
bone. Arma da fuoco.
TRUNA, n. f. Tonamento, n. t. Il tonare.
T8S
671
TUC
MCHCTT . n. m. piar. V. Pulac-
it
ÌAR, V. Tonare, v.
^ULOTT. Troncone, Pezzo stac-
o da un più graade. Parlandosi
uomo, vale Tangoccione. PoffU'
di donna . Polputa,
»S1A , n. r. — Andar alla irùssia
kl fr. Trucher), m. b« Accattare,
pidicare. BiròoneQQiare,
»SIANT (dal fr. TrucJieur), Ac-
itoììe. Mendicante,
TA (dal lat. Trutta), Trota, Pe-
i delicato de' fiumi e de' laghi.
TTAR. V. Trottare,
/AR. Trooare. Ritrovare, Rinve-
rà V.
^ÉLL, n. m. Succhio, n. m. <—
ivelto è voce Arelina.
SÈLLA » n. f. Ttiveita, n. f. V. d.
Succhio lungo da far fori io ter-
, — Far di tfus càn ta truvétta,
Triveltare, — Truvitla da tatù,
' Gruccia, Slraroento di ferro
Ito a guisa di gruccia da ficcare
nagliuoli nel divelto.
VLEIN . dim. di TmvétL — Sue-
Hello. Piccolo succhio. Nei nom.
:l pili fa Succhietti,^ m. e Succhici'
, f. — Far di bui cun ai iruvlein,
-Succhiellare,'^ Quètl eh' fa i
uvlcin, — SucchieUinaio, — Via
;' succhielHnai. Canto de' suc'
lielUnaL
UVLINAK. V. AttortigUare. Attor-
vre.
UVLINARS» V. p. Attorcersi,
IVLIINEIN, n. m. dim. del dim.
icchiellim, Succfàeltetto, Piccol
icchiello.
UZIDAK.v. Trucidare,
OR , n. ni. Tesoro. — Car al mi
\or, fig. •^ Cara la mia gioia;
aro il mio tesoro.
OÓUR» n. m.In questa voce i boi.
on pronunziano V E muta . eh' è
opo il T; sopprimono anche 1' I,
he dovrebbe scriversi dopo le
uè S , e allora si scriverebbe Tes'
ìdòur. — Tessitore, o. m. Colui
he tesse.
TSSIRA, n. f. Tessitrice, o. f. Colei
che tesse.
TSSÙ , add. Tessuto, agg. da Tessere.
« Preso sust. Il Tessuto, la Tessi»
tura, il Tessimento, E anche pel
filo stesso, che forma il tessuto.
T/ama. Ripieno,
TSTA, n. f. Testata, n. f. Cima della
parte superiore di cosa solida. —
Ma per lo più si dice Testa. Testa
detta tavola, delta tela, del poli-
re . ec.
TSTEINA. TSTÉTTA, n. f. TSTEIN,
n. m. reclina. Testolina, n. f. dim.
di Testa. Capuccio. Capino. Capei'
io, Cojwlino , n. m. dim. di Capo.
•— Tsteina d* agnéll. — Testicciuo'
la d' agnello , di capretto,
TSTIRA. Testiera, n. f. ~ Tstira dia
ifrèia. — Testiera della triglia, —
Tstira da perruc. — Testiera da
paniACche, — Tstira dèi lèti, —
Capotetto, n. m.
TSTÒN, n. m. TSTÓUNA, n. f. Testo»
ne , n. m. accresc. di Testa. Capo-
ne, accresc. di Capo. -^ Tstòn, V.~
Munèida,
TVAIA , n. f. Tovaglia, — iV pigar et
tvai cùn qualcdùn ; N' V avèir in-
t'Ol so lilter, — JVdii aver quale»
uno nel suo libro. •— TovagUetta.
Tovagliuola. Tovagliola, dim.
TVAIOL, n. m. Tot^a^jf/Zuo/a, n. f. To-
vagliolino, n. m. Piccola tovaglia
che a mensa teniam dinanzi per
nettar le mani e la bocca. — Dal
fr. alcuni dicono ancora Salvietta.
— Zèna 0 Dsnar dòv ognun seda
in-t-al so tvaiot. — Cena o pranzo
a lira e soldo. Cioè in cui ognun
paghi la parte sua. — Dicesi poi
Convito di comunella Quello in
cui chi fa r apparecchio intima
a ciascuno de' convitati, per poliz-
zetta , ci(> eh' egli deve provvedere
per la sua parte.
TtìBA, n. f. — Far dia tuba. — Far
del romore. Forse da Tuba. Tromba.
TUCCAR , V. Toccare. — Tìiccar sii.
— Dar delle busse. Ratiere. — Tue-
car su i cavali. — Toccar colta
TCL
672
TOP
sferza i caivaUi. — A n' m' ha
nianc tuccà un dèint. — Non toc-
car V ùgola, dicesi di quelle cose,
delle quali s' è mangialo ^carsa-
ineDte« e non a sa/JeU. — Tuecar
in-t-al viv. — ' Toccar sul vivo, —
Una co8$a eh* $' poi toccar, — Co-
sa tangibile; contrario Inlangilfi-
le,.~^0 pure Toccàbile; eonlrario
Intoccàbile. — Toccante dicono il
SaKini , e il Magaloui , dal france-
se Touchanl , per Commovente,
Movente, Moviiivo , che quesie so-
no voci deir uso.
TUCCHEIN. V. Tocc.
TUONAR, T. Sobillare, v. Sobillare
uno è Tanto dire, e tanto per tutti
ì modi pregarlo « che egli a viva
forza , e quasi a suo martiu dispet-
to prometta di far ciò , che da lui
si richiede.
TUDUNAR. V. Zinquantar.
TtF, n. m. leggier puzzo, V. Puzza.
— Tuffo è il Tuffare, o pure signi-
fica Rovina. — Tufo poi è una Qua-
lità di terreno conosciuto dai boi.
sotto il nome di Tuf,
TUFAR , V. ìnlufare , v. Puzzare leg-
germente. Spirar mal odore . ma
in grado discreto. V. Tiif, — Tufar
per Dispiacere, --^ La i tùfa fori,
la i puzza fort. — Ciò gli rincre-
sce molto. — Tuffare vale Sommer-
gere neir acqua.
^TUGNÒN, n. p. m. Accresc. di Anto-
nio.— Tugnòn, voce dispregiati-
va. V. Tabatori.
TULETTA. Tualette, Toilellc e Tolet-
ta, n. f. Franzesismo dell' uso. As-
sortimento, e Apparalo di vari ar-
nesi, per uso delle dame nel pet-
tinarsi ed abbigliarsi.
•TULIPAN , n. m. Tulipano.
TULIR (da Tavoliere, o da Tagliere,
Toglierò, oppure dal francese Tail-
loir). Tavola che sta sopra la ma-
dia, in cui si spiana la pasta col
matterello.
*TULL, n. m. Tulle.
TULLIANA. Gozzoviglia. Gozzoviglia-
ta, n. te Gozzoviglio, n. m. Voce
bassa , che significa empimento éi
gozzo. — Stravizzo. Manicamento
in allegrezza , e in brigata ; e pro-
priamente si dice di Quello , che
si fa dopo cena , alirinienii detto
Pusigno, '-^ far tulliana.-^ Goz-
zovigliare.— OuèU eh' fa iulHana.
— GozzavigUante.
TUNDADURA . n. f. Ritaglio, n. m. -^
Ritaglio de' libri , de' panni , te
TUNDAR I LIBER. Ritotìdare. Raffila-
re, V.
TUNDÓN. Tondo per Semplice, Goffo,
quasi sinonimo di Corrivo. Uomo
tondo e materiale»
TÙNEINA, n. f. Tonneua, n. f. Spe-
cie di pesce , che ha molta somi-
glianza col tonno , ma di carne pili
asciutta , più dora , e giallognola :
d' inferior qualità di quella del
tonno. -<- Far tuneina per sioul.
— Fare una tagUata,una scempio,
una Èirage, un malgoverno. Far
polpette , e cervellate. Far eieciolL
— Far tuneina dicesi ancora figor.
Fame delle risate. Servirsi di al-
cuno per deriderlo, per corbellar-
lo. — Far tuneina d' cvélL — Far
grande tiso di checché sia . come
d' abiti , o simili.
TCNF, n. ro. Tonfo, n. m. L' espres-
sione del romore. Gran percossa di
cosa, che cade o batte, e fa suono
cupo e profondo.
TUNFLAR, V. voce bassa Tambusts-
re, Tamburare, voci besse. Per*
cuòtere. Battere, Dar deUe busui
e dicesi per lo pili di quelle, che si
danno a' fanciulli.
TUN'SÉLLA, n. f. (S aspra) Tanieeì-
la, n. f. Paramento del diacono, e
del suddiacono.
TUNSELLl (S dolce), n. f. piur. (dal
lat. Tonsillce ). Gavigne. Quelle
glandole, che sono ai due lati delb
gola, sotto r ugola, chiamale voi-
garmenle Gàngole; e dai NotoniMi
Tonsille % Amìgdale, n. f. pinr. ro-
si dette dalla lor figura di mas-
dorla.
TUPÉ,n. m. (dalfr. Totipe'). Ciufftt-
TCIR
&73
Tùli
9. CiuSb propriamente è Quel bra-
o di capelli, che soprast anno alla
ronte« e cbe sono più lunghi de-
li altri. 11 Toppe era una sorle di
cconclatura del capo , che si face-
a col capelli sopra la fronte, arric-
iandoli ed imbonendoli con cu-
cinelti per faroe.promlnenxa.
PINARA.n. f. Topaia, n. f. Mdo
le' topi. — Androne, n. m. detto per
iimllii. de' Viottoli delle lalpe. —
Topìn aro è termine degli idraulici.
:aviià interne agli argini. — Tupi-
nnra. — Vespaio, Favo. Malattia
rosi detta dai cerusici per similit.
URC, n. m. Turco, — Aoj ture. —
Bato turco, o di Turchia,
BCHCIN. Turchino. Nome generico
di tutte le va nazioni del colore di
questa fatta.—- Azzurro e Turchi-
no (forse perchè un beli' azzurro
detto AràlHco ci vien di Torchia)
è il colore simile al elei sereno.
Celeste, Celestino, Cilestino, Cile-
strino, Mavì, signicano tutti un
color lurdbino chiaro. -— Azzuolo.
Color turchino {Hlò in boi. dal fr.
Bleu), — Ceruleo, add. Di color
del cielo, dicesi propriamente del
mare, dal refles.so eh' ei fa del co-
lor d' esso. — Azzurro è anche no-
me, che si dà a diversi minerali ,
che servono alla pittura. Azzurro
oltramarinu.-^ Azzurro di Model-
ti.^ Azzurro di smalto. — Azzur-
ro montano. Ceruleo montano. Az-
zurro di vena naturale. — Azzur-
ri composti sono quelli, che si fan-
no con diverse materie. Azzurro
d' Alemagna. Azzurro di Prussia,
o Berlino, ec. — Azzurriccio, Az-
zurrigno, Azzurrino, Azztirrògno-
lo , Turchiniccio; aggimili di colo-
re che pende all' azzurro. — Az-
zurreggiare. Pendere alt' azzurro.
— Azzùr guat^. — Guado. Erba
colla quale si 'tingono i |)anni in
VaMVTO.
URCIÀ.n. m. Torehiàtieo,ìì. m. V.
d' l}. 11 vijio che si tragge dalle
vinacce, spremute al torchio.
TURCIAR AL VEIN. Sprèmere. Prème*
re il vino. Strignerlo con fom fra
'I torchio.
TURÉBOL. Turthile. incensiere. Vaso
per uso d' ardervi 1* incenso.
TUREN', n. m. (dal fr. Tour). Giro.
Turno, n. m. — Per turen*. — il
vicenda. Vicefidevolmeìite. Alter-
nativamente. — far la guardia
per turen*. — Far la guardia per
turno.
TI3RLIDÓUR. Tomiaio. Tornitore i
una volta Torniero.
TURLIR, V. Tornire. Tomlarv^v. La-
vorare al tornio.
TURLtlBtl. V. Tabatori.
TURNADURA , n. f. Tomatura, n. f.
Misura superficiale di terreno usa-
la nella provincia bolognese, sosti-
tuita all' antica Biotea. Essa è di
i44 tavole quadralo. — Tavla, n.
f. — Tavola, n.f. Misura Fnperficiale
che equivale a Cento pertiche qua-
drate. — Perdga quadra. — Perii"
ca quadrata. Misura superficiale
composta di Dieci piedi quadrati.
— Il piede è misura lineare, diviso
in dodici once.
TURNAR, V. Tornare. BUomare, ▼.
Vi è anche il verbo Btdire , cbe in
vero è tutto latino , e perciò ora
non si userebbe. — Turnar su al
zib. V. Sii.
TURSÉIX D' TÉILA , ( forse da^ Trous-
seau francese}. Botolo e Buòtolo di
tela. — Far un tursèll. — Botola'
re la tela. — Siccome poi Torsello,
vate Balletta, quindi non sarebbe
forse mal detto Torsello di tela per
un Botolo di tela.
•TURTÉIX, n. m. sing. TURTÌ e TUR-
TLEIN , n. m. plur. Tortelli, Tor-
tellini, od anche Cappelletti.
•TURTUREINA. n. f. TorUira, n. t
Tortore, n. m. Tortorella, Torto^
retta.
TURZDÒUR , n. m. TUBZDÓURA , n. f.
7'orcf7orc, n. m. e con voce di re-
gola Torcitrice , n. f. Colui o Colei
ohe torce.
ITDRZDUB, n. m. Torcitoio, n.m.Stru*
£74
V
mento o Ordigno col quale si torce
laieta.
TURZDURA , ir. f. Torcitura, n. f.
L' atto e il modo del torcere.
TUSÉTT. TUSÉTTÀ. Fanciullo. Fan-
ciuUino. Ragazzetto. Ragazzuecio.
Ragazzino. ^^Putlino. Cosi i feiii-
minili.
TUSGHÈTT* n. m. Asta, n. f. medico.
UJceretta rotonda e superGciale ,
che viene entro la bocca.
TUSS»n. m. Colpo. Slrofcio. Busso.
Botto , n. m. Bussa. Battuta. Botta.
Picchiata. Percossa , n. f. Strepito
pel colpo del cadimento di cliec-
.chessia.
TUSSÉTTA. Tosserella.
•TUSSIR , V. Tossire.
TDTT. Tutto, n., agg., avv. — Tutt
un. — Tutt* utìo , vale Una cosa
stessa. ^L'è tuli un. ^ È tuW
uno: È lo stesso. — Tutt e du. T.
Du. — E tutt, in modo riempitivo,
vale Con tutte le cose necessarie.
A i era una sùppa cùn al sofur-
Tuoi d'fòurma e tùli. — Fu latta
una zuppa col formaggio parmi-
giano , e tutto. — Tutt al de. —
Tutto di. Tutto 'l dì. Tutto giorno.
Continuamente. — Tùli el-i òur.
— Tuttora. Tutt* otn. Tutt ore. A
tuttora. Tutte le volte che. A tutte
le ore. Tutto tempo. Tutto il tem-
po. Di continuo.
TUZZ, n. m. Questa voce non s' osa
che airplurale. ed equivale ^Stoppa
grossolana, V. Can'va,
TUZZUD, TOZZ. add. Tozzotio, accr.
di Toxzo. Goffo. Pesante.
l]
U
9 n. m. U, n. m. lettera dell'alfa-
beto che si mette fra le vocali ,
quando ha questa forma , e fra le
consonanti quando si scrive in
questo modo V. — Questo V era
lettera numerale presso i latini e
e valeva Cinque. È y Cinqtiemila.
U, n. f. Con questa sola lettera i boi.
nominano i' Uva. Qual meraviglia !
Se i francesi hanno la voce Eau ,
diesi pronuncia 0, per Acqua: i
latini / per Va , ec. — ^ Brunésta.
— Brumesla, f. e Brumesto, m.
Sorta di vitigno. — Lambrusca.
— lambrusca. Abròstine. Uoizzo-
lo. Raveruste. — Beri ròss.^- Bar-
barossa. — U zimseina. — ■ Uva ci-
miciàltola. DI color rosslgno , e
che ha il puzzo di cimici. — U sai-
vadga , Ù mareina. — (Ica me-
stala. Morone nero. — Muscatétl.
— Uva moscatella. — U gallétta.
— Uva' galletta, o tesUeoiart. —
V passa. — Uva passa • pàssula.
Passerina , o di Corinto. Uva nera
piccolissima che si secca al sole;
e ci viene di Levante. — Delle al-
tre sorte d' uva alcuni nomi si tro-
veranno in Capoluogo, le altre si
sono ommesse, perchè anche nella
stessa provincia ricevono nomi di-
versi. — Grana d* ti. — Àctiio dtl-
V uva. — Scorza^ dia grana d* ù.
— Fiòcine: e Fiòcini nel plur —
L* u st* ann ha fati la muffa, e s'è
cminzà a marzir. — L' ttva A«
muffato , ed ha ammezzito presto
in guest' anno. — Invaiare si dice
quando diviene nera. I nostri con-
tadini dicono Sarasinar , come i
contadini toscani, termine molto
espressivo da Saraceno , per Moro.
— U eh' sveina purassà. — t-rt
mollo vinosa.
ucc
£75
udì
L^IDIÉINZA, n. r. Obbedienza, Oàbe-
Téenzia, Oàbidienza, Obòidietizia,
Vtjbidivnza. Ubidienza. — Pagar
' uboidièinza, -^ t il pagare una
•e ria la tasta al Consiglio , o Cor^
>o di queW arie, die si professa,
■I ricognizione della liceoKa avuta
1 i oserei l&rlsi
»1D1R,V. Ubbidire. Obbedire e 0-
tcdhy:, ?. Sotiomeitersi ai coman-
I i altrui. — Ubbidire ai comandi
lei padre t e i comandi del pa-
lì^e. — t' è mei ubbidir, che san*
ifìcar, — > È meglio obbedienza »
:/ie sagrifizio. È meglio ubbidire
rhe saqrijieare.
ìBI.IGAR» V. Obbligare.
3BL1GAZIÒN. n. f. Obbligazione.
A REINA. UaiEINA, D. f. Piccola
>c<i. — Uvartina d' pasla, ch'i tu-
te ti cusn in-tal fug. — Chioccio-
lino, n. m. Focattola o stiacciatina
fatta a foggia di baco annodato. —
Ucaìxina del dozz. — Forcella, —
Uti'ucarcinada tgnir su i duzzein,
— Sprone con forcella da regger
le doccie de' telli. — - Ucareina in-
t-al coli. — Distorsione muscola-
re nel collo. — Toivicollo è V. d. U.
CASIÓN, n. f. Occasione, ma me-
glio Opportunilà. V. Romani. —
Cùn l' uccasiòn. Maniera famiglia-
re di dire, che S9i\e Certamente.
Si, Non v' è dubbio. — - Ciappar ,
Torr l' uccasiòn d' far una coesa.
— Corre , Cogliere l' opportunilà,
il destro, il buon punto , ec. Affer'
f tire l' opportunità è iraslato trop-
po ardito. Prender l' occasione ,
V opportunità.
XÉTT. Occhietto dov'entra la stan-
ghetta del catenaccio. —- Uccett
{Far l'), — Ammiccare. — Uccétt
di ùss,del fnèster, etz. — Gan-
ghero.
:CI1EIN. V. Oca, e Uccareina.
lICIilSiA, n. f. Sbalordimento. Acca-
pacciamento. Intronamento, n. m.
Sbadatàggine, n. f.
CCIÀ , D.f. Occhiata, n, f. Sguardo,
n. ro.
UCCIA» add. Punto, agg. Dicesi de'
pomi, e delle pere magagnati «
bacati.
UCCIAL» n. m. Occhiale, n. m. — Da
Scopco gr. , che significa Guardare
sì sono formati diversi termini. Ne
accennerò i principali. — > MicrO'
scopio. Lente che ingrandisce i
piccoli oggetti. — Telescopio, Stru-
mento, che con nome ital. dicesi
Cannocchiale , composto di lenti
che servono ad ingrossar gli og-
getti lontani Quello che serve per
contemplar le stelle dicesi sempre
Telescopio. Poletnoscopio. Telesco-
pio curvo per veder gii obbietti»
che non sono direttamente opposti
ali* occhio. — - Caleidoscopio. Stnv
mento calottrico composto di un
tubo , e di due o tre specchi piani
collocativi entro pel lungo ad an-
golo acuto tra loro; il quale serve
a rappresentare, diversamente ac-
cozzali fra loro sotto forma rego-
lare, vari oggetti diafani colorali ,
informi, posti fra due obbiettivi
all' una delle estremità. — Uccial
eh' s'. metten al cavali, — Para-
occhi, n. m. plur. Que' ripari di
cuoio che , attaccali alla tastiera
del cavallo dalla parte esterna ,
sono posti perchè non divaghi la
vista lateralmente.— Uccial in-t-at
zug dia dama. — Metter ttxt due
tavole. Dicesl nel giocare alle da-
me Quando il giocatore mette la
sua dama in mezzo a due del con-
trario. — • Al giuoco degli scacchi
si dice Dare a due pezzi.
UCCIALAR, n. m. Occhialaio, n. m.
Colui che fa gli occhiali.
UDIDA. n. f. Udito, n. m. L' udire. Si
dice ugualmente U udita, anche
in femm., come si dice Veduta e
Vista. — Avèir l' udida grossa. —
Aver le campane grosse, o inges-
sate; o Aver male campane. — ^-
vèir V udida feina-, bona. — Aver
V udire sottile.
•UDIÈNZA, n.f. Udienza.
UDIR, v. Udiì'c. AscoHaìX. Sentire, v.
UG
£76
UHB
— Far cònt d' n' aoèir udé. —
IHtudire.
UOÒUR, a. m. Odore, n. m. — Far
udòur; Aoèir udòur; Saoèir d' u-
dòur. — Odorare. Gettare , Spira-
re, Mandar odore, — Utui vossa
ch'mèina udòur, uduròusa. — »
Odorifero. Odorìfico. Odoroso, Odo-
rativo. — DilettaiU d' udur. — 0-
dorista,che con voce greca non
avrei difficoltà di nominare ¥0-
osmo.
UDURÒUS. V. Udòur.
UF (A). Ufo. Voce bassa usata avver-
bialoi. A ufo. A spese altrui. Dare
a ufo. Prendere a ufo. Mangiare a
ufo. Senza propria spesa.
UFFÉLLà, n. f. Sederino, n. m. Spe-
zie di seg$i;ioIiua cbe si mette di
dentro alla cassa de' legni a due
luoghi, e serve per terzo. — Erre
cbe sostiene il sederino. Ferro su
cui è fermato. — Uffleina cun dòu
pianèui e dòu vid per pssèir fer^
maria iì^t-at pé. — Sederino con
duepiastrole e due viti per fer^
vnarlo alla pianta. -» Uffèlla. —
O/fella. Sorta di pasta dolce sfo-
(i;liaia e ripiena di composte.
UFFEZI. n. m. Uficio e Ufficio: Uftzio
e Uffizio. Quello cbe a ciascuno
8* aspetta di fare secondo il suo
grado. Impiego. Ministero. Dovere.
Incombenza. — Dicesi egualmente
Ofhcio e Offu:io ; Officio e Offizio. V.
ìmpieff. — Uffezi. — Ufficio. Ore
canoniche della chiesa. — Uffezi ,
scherzevolmente, per le carte da
giuoco. Libro del qìMranta.
UFFIZIAR , V. Ufficiare. U fidare. Of-
ficiare. Ufiziare. Uffiziare, v. Cele-
brare i Divini uffizi nelle chiese.—
Uffiziar qualcdun. — Passare uf-
fizi. Raccomandarsi.
UGUAL, add. Eguale. Uguale.
UGUALI AH , V. Uguagliare. Aggua-
gliare. Eguagliare , v. Render e-
guale. lo adoprerei r ultimo, per-
chè più vicino alla sua origine.
|JGUAL1R« v. Egualire, v. Termine
delle arti.
'UGOLA . n. f. tgola.
ULIAR. Oliàndolo. Colui che rheude
r olio.
ULiV, u. m. UUoo e Olioo, n. m. Al-
bero. — Un Iwj pein d' ulto. —
Olioeto.
ULIVA, n. f. Olioa e UUva, o. f. Frut-
to deir ulivo. -^ L' è dà l' uUva.
— Ella è fritta. È ita. È filata. U
tnerla ha passato il Po ; o II mer'
lo è passato di là del rio. Prom-
bio , che si dice per lo più dei
mancare il fiore dell' esser soo io
checchessia: p. e. della bellezzn
nella donna. — Salar eiri uUv. —
Indolcir le ulive, itìdi tnetterk
nella salamoia. — Mudar l' o^va
all'-i uliv , figur. vale Orinare.
*ULIVASTli:R;add. UUvaslro. OUvH'
Siro. OUoigno. Ulivigno. Che pea«ie
nel color d' uliva.
ULMARA , n. f. Olmeto, n. m.
UMARÓN.UMÓN. n. m. accr. d' Om.
— Uomaccione accr. d' Uomaccio.
Ma non è voce peggiorativa. —
Umòn significa ancora Uomo di u-
iore, di senno. — Uotnone dod ^i
dice; si dirà Grand* uotno. Vouu
grande.
UMBBRLAR, n. ra. Ombrellaio. Oatr
brelUere. Colui che fa ombrelli. *
Ombrelliere si dice ancora colai
che porta V ombrello per servigio
di gran personaggio.
UMBRÉLLA , u. f. Ombrella, n. U ^
si usa meglio Ombrello, n. m. I
frantesi hanno due termini , 1' qm
Parasol , e 1' altro Parapluit. la
ital. è stato detto ancora eoa paro-
la francese Parasole.
UMÈTT ; UMARÉTT ; UMEIN ; CIA-
nElN;UMAZZE(N; UMLNEIN; dio
d' Om. I due primi sono in senso
avvilitivo, gli altri io vezze$;siat^
vo. Omiciatto. Omiciàttolo, ptf^^'
duolo. Uomicciuolo. UomiciàlU^'
Ometto. Uomctto, in senso av>il>^
Uomino. Omino. Uomicino. Vomjk'
cino, ec. in^vezzegg. — Un tmi'
eh' ha di' umarein. — &»«<*■*
n. m. Detto per vezzo. Grazia
UND
677
U5I
— Assennato, — UmètL — Ifò-
tKJtco. Quella Iraveiu corta dì mez-
Ko d' uu cavallello, che passando
>a i dae pooloni piooiba sopra l'a-
>Lieciuola.
iìV.S.MóL
lÒW. V. Umaròn.
lOUR , D. in. Umore, n. m. Materia
iifuida, liquida.— Omòur. — U'»
more, anche per la Disposizione
naturale » e accideniale del tempe-
ra ineolo, e dello spirilo. Il genio,
1 ' inclinazione. — Avèir dVutnòur.
A i ho dP umòur, — L' umor m'
ussassina. — Un bill vmòur. —
Uìnorisia, dicesi di Persona fanta-
stica. Incostante, instabile, ed in-
quieta.— Fare il bell'umore, àìeesì
aocora di tJomo faceto, allegro.
^. m. UNA, f Uno, m. Una, f. Un
cavallo. Un uomo. Una donna* Un'
tiiea.— Unità, Utìitadel Qualità
d[ uno. Opposto a Unitale. Plurali-
tà.— Unissimo, superi, detto per
forza d* espressione. — Unificare.
Ridurre ad uno. — Unizzarsi. Ri-
dursi in unità. Farsi uno. — Uni-
geno. Unigènito. Unico generalo.
— A Uro per Uno non è da imitarsi.
In vece di dire Er/li è altro degli
invitati, si dirà Égli è uno degli
invitati.
NDÀ,add. Amarezzato. Amarizza"
lo. Marezzato. — Fall a ònd. —
Sf:rpeggiato , a onde , a marezzo.
y.Ònda.
ÌNDÒN , n. m. accr. di ónda. — Bar-
collamento , n. m. — Dar di un-
don. — Barcollare. Ondeggiare.
Balenare. Tracollare, proprio de'
veccbi , de' convalescenti e degli
ubbriacbl. Andar bat^olloni , o
. Hrcollone.
^'NUS. tndici. Nome numerale, che
indica Dieci piii uno. Con numeri
romani XI , ed anche 0. — ó Undi-
amila. — Undècimo. Nome nume-
rale ordinativo , che comprende
ondici unità — Undsesem. —
Undicèsimo per Undecima. Un un-
dicesimo, che vale Una oodecima
parte. — Da Undici si b UndicigiU
tubo , e greca m. Endecasillabo ,
Verso di undici sillabe. — Endeca-
pètato. Fiore di aodici foglie.
ÙNGIA. Unghia e Ugna, sing. Unghie
e Ugne, piar. f. Particella ossea al-
l' estremità delle dita degli anima-
li. -» Mursgars* el-i ùng', figur. —
Mangiar il pan penlilo. Mordersi
le mani, le dita. Detto che usano
anciie i bolognesi. — Guardars' in-
t^l' ùngia, figurai. -^ Stare all'er-
ta. Usar cautela. Questo proverbio
bolognese, che non è tanto insipi-
do , quanto forse si potrebbe con-
getturare, viene dal costume che
suol aversi da alcuni di guardarsi
fisamente le unghie, rivolgendo a
sé le dita della mano allorché ven-
gono interrogati di cosa, per cui
occorre riflessione matura per la
risposta. — A m' sòn sintù scher-
mar sena in-t-el-i ùng' di pi. —
Mi sono sentito raccapricciare. —
tngia incarna. V. Incarnd. — C/igria
dèi morteli, dèi pai -— Granchio.
Penna. La parte del martello stiac-
ciata, e augnata. — Artiglio e per
lo più Artigli plur. chiamansi le
unghie adunche e pungenti d' ani-
mali rapaci, cosi volatili che ter-
restri/
UNGIÉLLA . n. f. Cesellino, o m. Spe-
zie di bulino, che termina ordina-
riamente in ugnatura . e serve agli
orefici per levar le parli superflue
d' un pezzo di metallo. — Ungiéll,
ungi dipurzi,di bu. (Dal lai. Un-
geila. Ungues suum). — Io direi Un-
ghielle o Ugnelle. Le punte delle
ugne, che si tagliano per gettarle
poi ne* campi per ingrasso. — Un-
gièlla, 0 Ungélt. — Ugnella e Un-
gMetto. Scalpello stretto e grosso,
smussato a guisa d' ugna.
UNIDURA. n. f. Congiuntura. Con-
giugnimento e termine dove si col-
legan le parti. — L' unidura del
cust. — Congiuntura delle coste.
~ Unidura dèi lègn. — Commetti-
tura, ma piii comunemente, e pro-
68
UQ 578
pnamente CaUttatura, che è Quel-
la commettilura, che si fa eoo den-
ti a squadra , o fuor di squadra f d-
teroali Della femmina, che li rice-
ve.— Unidura a co d'rònden', ec.
^Calettatura a coda di rondine, a
ugnatura; a bastone e sguscio; a
nocella e sguscio ; in terzo; nasco-
sta , ec. V. Commetter.
*UISLFÓUREM , n. m. Abito uniforme.
Il vestiario della milizia. L' abito
del soldato semplice dicasi anche
Marseina. 1 toscani, in generale,
dicono Divisa.
UNION, D. f. Unione. Congiugnimene
lo. Congiungimento. Congiuntura.
Congiunzione. Corigiugnitura. Ac-
coppiamento. Accostamento. Lega-
mento. Connessione. Innesto. Coe-
renza. Incatenatura. — Unitura
non si dice. Dante usò Unimento.
*- Congiunzione , intendono gli
architetti Queir unione che si fa
di pietra, serrando nelle fabbriche
le une alle altre. — Far surélla di-
cono I muratori quando, nel far
muro, i mattoni cadono uno sotto
dell' altro , combinandosi precisa-
mente nella loro superficie , ciò
che non deve succedere, quando
si vuole 11 muro ben collegato, che
allora 1' unione dei mattoni d' una
fila deve cadere sulla metà del mat-
tone deir altra fila.
UNZDURA, e da alcuni UNZUDA, UN-
TA , n. f. Unzione, n. f. Ugnimento,
n. ra.
ÙNZER , V. tgnere e tngere , v. —
tgnere per sirailit. dicesi ancora
deir loipiastricciare. Unger con
mele. Unger con terra , ec. Ma io
adoprerei sempre il verbo proprio.
— tnzers' i baffi.^^ Vgnere il gri'
fo o il dente. Mangiare , e piti par-
ticolarmente mangiar del buono.
UPINIÓN, n. f. Opinione, n. f. -—
Spusar la so upiniòn. — Sposare
una massima, dice il Magalotti.
UQULA , n. f. (dal fr. Huée). Fischia-
ta. Schiamazzo , Grida di derisione
o scherno che alcuno fa contro al-
URD
tri. — Far dell'-i uquld. — SetàO'
mazzare. Dar la baia. V. Burla.
*URARi,n. m. Orario.
*URAQUEL, n. m. Oràcolo.
*URATA , n. f. Orata. Sorte di pesce.
URBÉ,add. Accecato, ata, agg. Di-
venuto cieco. — Orbato vale Privo.
Orbato del padre, ec.
URBEIN. Ciecolino , dim. di Cieco.
Per ragazzetto cieco.
URBIR, V. La voce boi. tanto vale Ac-
cecare, Far cieco: quanto Ditemr
cieco. — L' è sta pr urbir. — È
stato sul punto di divenir cieco.
— Urbir i usi — Accecare gU uc-
celli. — Urbir una fnésira. — Ac-
cecare una finestra, figurat. Ma*
rarla affinchè non entri la luce. —
Urbir la cannèlla. — Ingannare
la cannella della botie.
URBiSlA , URBATA. n; f. Azione com-
messa inavvertentemente da uno
che bene vede, ma sembra che tu
or6o. Cosa , Azione da oììh}. — C^
bisia. — Cecità. Orbita. Acceca-
mento. Lo stato di una persona
cieca.
URBSEIN, D. m. Cecilia, Cicigna, d.
f. e volgarmente Lucignola. Se^
pentello , cosi detto, perchè si sup-
pone che sia cieco.
URCÉLLA , n. f. Sempreviva maggio-
re , detta volgarmente Erba da
calli.
URCHÉSTA. Orchestra. Luogo ore
stanno i suonatori. Ed anche l'I*
nione dei suonatori stessi.
URCIANT, D. m. Cantante a orecchio-
URCION, n. m. plur. Orcct^iow.n
m. plur. Sorte di malattia, che Tj^
ne alle glandole degli orecchi. -
Star in urcion. — Ori'jUart. V
Inurcè.
URDÉ« n. m. Ordito, n. m. Si dice i
tutta r unione de' fili distesi pei
lungo sul telalo, co' quali si m>ì
formare il drappo. — Urdè dar-
— Ordito aperto. — Urdé ftss. -
Ordito serrato. — Imtfozzimsrt
l'ordito. — Aecomatédolare t^oré^
Rannodare 0 rimettere le fila rot»
ORE
679
CRT
ÈGN. V. UawL
IDÒUR, n. DI. Orditore, n. m.Co-
i che ordisce.
IDÒURa, URDÌDRIS , n. f. Ordi-
ice, n. f Colei che ordisce. Que-
a sareblra la voce di regola ; ma
eir uso dicesi Ordiiora.
IIDUR, D. m. Orditoio, n. m. Quel-
) sirumento sul quale s' ordisce
[)iDURA, n. r. Orditura, n. f. Il di-
leodere e mettere in ordine le
lia in suir orditoio , per fabbricar-
le la tela, o il nastro. — Urdidura
iara. — Orditura rada.
DINARI» add. Ordinario, Comuna-
'«. Consueto.
DIR, V. Ordire, y. Disten'iere e
mettere in ordine le fila in sali' or-
ditoio per fabbricare )a tela.
iÈCCIA.n. f. Orecchio, n. m. ed
anche Orecchia , n. f. e perciò nel
plurale Orecchi, m. e Orecchie, f.
— Star cùn el-i urècc' averti. 4-
t?rir bèin el-i urècc*. — Star cogli
orecchi ieoati, tesi. — Grattar et-
i urécc'. Un dscòurs eh' gratta et'
i urè'x*. — Discorso che solletica,
che gonfia gli orecchi. — Stuffllar
«l'i urècc'. V. Stuffitar. — Dstup-
pars' el'i urècc'. — Sturarsi le o-
ncchie colio stuzzicorecchi. —
hrlar l' aqua cùn el-i ureec*. —
pararsi per alcuno. — Urèccia
dia scarpa (dal fr. Orèille). —
Boochetta. — Urèccia dèi calzeider,
dia padèlla. — Orecchia della pa-
della, della secchia. *-> Cerume
dicesi a Qneila materia gialliccia ,
che si genera nelle orecchie.
JBEINA . V. Pess.
JREL(coll'E breve). Urlo. Strìdo.
Nel plur. fanno Urli, m. e Urla, f.
Stridi, ro. e Strida, t.
DBÉLL (Pron. URÀL). Orlo. Qualsivo-
glia estremità generalmente. —
iJrèll per Urladura. — Orlo. Si di-
ce pure air estremità de'panni con
alquanto rimesso.
URÈVS. Oréfice. Colui che fa lavori
d' oro, e d* Jirgento. — - Una volta
dicevasi òrafo. — Mlnutiere. Ore-
fice che fa i lavori minuti. — L'ari
di' ureos. — Oreficeria. — jf/nu-
teria. L' arte di lavorar cose mi-
nute.
DRÉZ. Bezzo, n. m. tggia, n. f. 6a-
cto. Sito volto a tramontana , con-
trario di Sotalio. — Orezzo, m. e
Orezzo, f. Picco I aura. Venticello.
— Far urèz. — Far rezzo. Far
ombra. Arrezzare.
URINAR, V. Urinare e Orinare. —
Una cossa eh' (azza urinar. —
Diurètico» agg.
URliNARI. Orinate. — Porta-urìnari ,
n. m. Orìnaliera, n. f. V. d. U.
URIÒN , n. m. Ardiglione, n. m. Fer-
ruzzo appuntato eh' è nella fibbia.
URLADURA .n. f. Orlatura, n. f. L'or-
lare , e i' orla stesso.
URLAR . V. Orlare , v. Fare I* orlo. —
Urlar» v. — Urlare. Stridere,- y.
Mandar fuori urli.
URSAR , V. Menar V orso per lisciare
i battuti. V. Òurs.
•URT,n. m. Urto. Spinta.
URTA. AVÉIR IN URTA . TORR IN UR-
TA QUALCDÙN. TORR A STREINA.
Avere in ùggia. Venire in ùggia,
e simili , vagliono Essere in odio ,
in fastidio. Volgarmente dicesi i-
vere in urlo qualcheduno , che
vale Volergli male. Avergli mal a-
nimo addosso. — Cogliere in odio
alcuno. Corre animo addosso a
uno. — Astiare e Astiarsi, vale lo
stesso. Astiarsi V un l' altro. Boi.
Aveirs* in urla insèm.
URTAR, V. Nella lingua italiana Urta-
re, al proprio, significa Spignere
incontro con impeto ; al figurato
poi vale Contraddire. Nel linguag-
gio bolognese Urtar non è parola
volgare, perchè comunemente si
si dice Dardèintrin cvéll; Dar un
cuce* , etz. ; ma nel figurato vien
pure usato per Contraddire. Ur-
tare.
URTLAN, n. m. URTLANA, n. f. Or-
tolano, m. e Ortolana, f. Lavora-
tor d' orto. — Urtlan e Urtlana si
USB
S80
UST
prendono per Colai o Colei che
vende fruita ed erbaggi. Fruttalolo
o FruUaiuolo, m. FruUaiola e Fruì-
taiuola, f. — FruUaiuola vale an-
cora Amante delle frutta. •
'URJLAN PAiABÉZZ. Migliarino di
palude. Augello.
'URTlAN ZALL. Zigolo^ giallo. Au-
gello.
URTÒN. V. Spintoli.
URTSÈTT . URTSEIN . n. m. dira.
. d' Ori. Orticello, n. m. dira, d' Or-
to. Piccol orlo.
URZOL,n. m. Doccione , n. m. Tubo
di terra colta di cui si fanno i con-
dotti per mandar via l' acqua. —
Avvene di varie sorta. — Urzol da
sedar. — Do'cia, o Cannella da
acquai. — Urzol da coinod. —
Doccione da cesso , o da privato^
— Urzù cntùn. — DjDccioni comu-
ni, ordinati, mezzani. — Urzù
sfurzà. — Doccioni da frati. —
Gòmbd. Dicesi quando il doccione
non è drillo, ma si piega come fa
un gomito di un braccio, ed io lo
chiamerei volontieri Doccione a go-
mito. — Braga Dicesi dai boi . Un
doccione che, oltre alla solita sua
bocca superiore, ne ha un' altra ,
ed alle volle anche du^ laterali
nella parte superiore, e sporgenti
in fupri , onde ricevere le doccie
degli acquai, che vi si vogliono in-
trodurre. Il termine bolognese de-
riva dalla similitudine di questo
doccione alle brache. Io lo volgerei
in toscano per Doccione a doppio
gomito , 0 a due gomiti. — Urzol.
— Utello. — Orciuolo. Vaso di terra
cotta per tenervi dentro dell' olio.
US. V. Àssuefaziòn.
USANZA. V. Àssuefaziòn.
USÈLL, n. m. Nome generico di tolti
gli animali aerei e pennuti. É stato
usato il femminile Uccella, benché
il maschile si appropri ancora al
femminile. — Uccello lacustre. Di
lago. ^ Fluviale. Dì fiume. — - Ifa-
rino. Di mare. ^^ Palustre, Palu-
date , Paludano, Di palude. — Un
branc d' usi. — Branco , Stormo
d'uccelli. — Uséll dal inai ìwd.
Lùrinzein dal dsgrazL — Guasta-
feste. Ambasciadoredelle male non-
ve.— Uséll da zug, Zinibéil.—
Zimbello. — Uslett arrosi. — Uc-
cellame arrostito.
'USLADÒUR, D. tu. Uccellatore. Colai
che prende gli uccelli.
'USLAM, n. m. Uccellame.
*USLAR, v. Uccellare. Tender aggoali
o lacci agli augelli.
USMARCIN. Ramerino. Rosmarino.
USPEZt. Ospizio, l boi. non I' usaoo
che per indicare 1' Ospizio de' frati.
Uspézi di capuzzein , di fra di' tu*
. ser Danza, eiz. V. Abilaziòn.
USS. C/«cro. Apertura che si fa oe'oiu*
ri degli appartamenti per oso d'en-
trare, ed uscire « ed anche la Im-
posta di legname, che chiude det-
ta apertura. — > Us$ in dòu pari.—
Uscio da due imposte. — Truoar
l' ùss zia, figur. — Trovar l'us »
imprunato. — Tgni su qui' ùss,
perchè a »' fazza dC armòur. —
Accompagnate quella porta, per-
chè non faccia romore. — Mnar
V ùss innanz e indri, figar. — Me-
nare o Menarsi l'agresto, m. h. Far
cosa di poco momento. — Assrar
dri l' ùss a qualedùn. ^~ Serrar
V uscio addosso qualcuno. — Va
ùss eh' ziga. — Un uscio che croc-
chia, 0 stride.
USSDEIN , USDÉTT. OssereUo. Osset-
to. Ossicino, dim. d'Osso. Ossìcìm
nel plur. fa anche a Ossicino fem..
similitudine di Ossa.
USSIDA. Uscita. Escita. Apertura da
uscire. — Ussida. — Uscita p«r
Soccorrenza. Cadanola. — Vssida.
— Uscita per contrario di Rendila.
— Liber d' intrada e d' ussida ,
ma non si dice, che io questo caso.
— Libro di Entrata e Uscita.
*ÙSTA, n. f. Odorato. E dicesì spe
cialmente quello de' cani da Caccia.
USTA Ri. Osteria. Luogo dove sì mao-
già e alloggia con pagamento. —
Ustori dèi mal tèimp. ^> Ostem
nsv
mcU tempo. Osteria poreni, e
lalagiau. •— Taoefna. Osteria di
ersone vili. ^^Magazzein, n. m.^^
èliola^ o. f. Osterìa dove si veode
ino ed alquanto di camaogiare. —
eiluiein, n. m. — BeUoletla, o. f.
uogo dove si vende vi do al minu-
>. — FfUMcato . o. m. Portico for^
iato eoo legai e frasche , sotto dì
ui ricoverarsi dal sole» per veode-
e e ber vioo. — Albergo , n. m.
ropriamente Quella casa che rice-
re e alloggia pubblicamente i fo-
estieri per danaro. Non v' ba nel
lial. boi. la voce Alberg presa as-
olutamente, ma solo accompagna-
a da un aggiunte ; Alberg real.
ìrand alberg. — Albergo reale.
Irande albergo. 0 pure alla fran-
:ese Grand auberge. «~ Lucanda.
— Locan/ia. Luogo in cui sì alber-
ga, e si dice anche addiettivamen-
le Camera locatida.
TARIANT. Taìierniere. Colui Che
ima di frequentar le taverne. —
Beiloliere. Beilolanle si dice a Quel-
lo che frequenta le bettole.
TA RIESSA. Osteria a mal tempo.
Osteria povera » malagiata.
;tiaR. Cialdonaio. Colui che fa e
vende cialde, ostie, ec. — Osfia-
rio , vale Custode della porta , Por-
tiere.
IT INA , add. OBtinalo. Capàrbio.
Protervo. Te$tereceio. Pertinace.
Pervicace, agg.
ITINARS', V. Ottinarsi. Incaparsi.
Incaparbire. Incaponirà v.
>TINAZIÓN, n. f. Ostinazione. Ca-
parbietà. Pertinàcia. Pertinacità.
Pervicacia. Protèrvia, n. f. Incapa-
mento , n. m.
>UALMÉINT, avv. (dal fr. UsueUe-
ment). Usatamente. Per uso. Per
usanza.
)VEI , n. m. Voce generica. — Stru-
mento e Instrumento propriamen-
te significa Qualunque corpo manu-
fatto, che servir debba alla costru-
zione, 0 al perfezionamento di al-
tri corpi , come p. e Martello. Ta-
681 usv ,
naglia. Cazzuola. Incùdine. Badi'
(e , ec — Stormento e Sturmenlo ,
sono voci di storpiatnra popolare.
— Utensile (corrisponde alla voce
francese Outil) , e precisamente
alla bolognese Usvei. La prima vie-
ne dalla voce Utor latina, T ultima
dalla parola Uso. Serve ad indicare
quei mobili , che nelle case, e nel-
le oflBcine vengono spesso ad uso
per contenere, sostenere, attacca-
re, ec. — Tali sono p. e. Le sèggio^
le, gli armadi, le leve, le botti,
ec. — Ordigno, n. ro. (boi. Urdègn)
e Macchina, n. f. (boi. Macchina)
diversificano poco nel loro signiO-
cato, quantunque Ordigno possa
definirsi per Meusc/Una di minor
mole. Ordigni saranno p. e. i JVu/i-
nelli da caffè, i Girarrosti, le Ser^
rature , ec. — Macchine saranno i
Mulini; i Filatoi, ec. -^Arnese.
Queir effetto di corredo che serve
al personale comodo delle varie
professioni. Arnesi del soldato so-
no: il fucile, la sciabola, ec-—
Del pescatore sono le reti,, l' amo,
ec. -— Arnèis in bolognese non ò
usato che figuratamente in mala
parte. Un trest arnèis. — Un catti'
vo soggetto. — Arredo significa
precisamente ciò , che serve di or-
namento a qualche luogo ; come le
Pitture, le Tappezzerie, le Lam-
pade, ec. in una chiesa; Gli Spec»
chi, i Vasi, ec. in un appartamen-
to. •— Suppellèttili o Masserizie si
applicano ad oggetti comuni di or-
nato delle case , ed anche agli u-
tensili , e a tutto ciò che serve al-
l' esercizio di un luogo abitato , e
difieriscono questi nomi da Arredi,
voce che suolsi applicare ad og-
getti nobUi.^- Corredo voce molto
prossima ad Arredo; ma Corredo
si riferisce propriamente a Tutto
ciò che serve di guernimento ad
un soggeto, per attivarlo a qual-
che esercizio : piii particolarmente
è stato destinato poi a indicare Gii
abiti, doni, fregi, ec- che seco
uv
582
uzz
portano le spose per proprio or-
nato neir entrare nella casa de'
mariti ,^che^con greca voce diconsi
Parafernali.ìn bolognese Ifuue/ia.
— Attrezzo» n. m. si applica all'Ag-
gregato di tutti { mezzi che occor-
rono per r esercizio delle arti mec-
caniche , ec. Gli attrezzi da fabbri-
ca. Gli attrezzi delle fonderie. Gli
attrezzi della marineria. — Pigar
i utvei. — Serrar gli ordigni, di-
cesi di un Artefice che se ne vada
dopo aver 6nito il lavoro, o d'uno
. che parta. £ cosi figuratam. per
Morire.
UTA. Voce che si usa co' fanciulli , e
sembra sincopata da Aiuta. Viene
adoperata quando si prendono in
braccio, perchè s' alzino; quando
si eccitano a sollevare un peso, ec.
Su. Su via. Animo.
ÙTER. V. Matriz.
UTTANTA. Ottanta. Nome numerale ,
che ascende a otto decine. Con let-
tere LXXX , o pure R. •— Ottantesi-
mo e Otlageiimo. Che è del nume-
ro ottanta. — Un om d' utlant'
ann. — Otlogenario, Ottuage-
nario.
^UTTAVEIN, n. m. Ottavino. Strumen-
to musicale.
UTTOBER. Ottobre. V ottavo mese .
quando si cominciava 1' anno dal
mese di marzo, ora è il decimo del
volgare.
UTTÓN. Ottone. Rame alchimiato col-
la giallamina. Con voce greca dice-
si Oricalco.
ÙTTUNAR, n. m. Ottonaio, n. m. Co-
lui che lavora in ottone.
UVAD , n. m. Ovato, n. m. e con voce
di scienza Ellissi. •— Una cossa fat-
ta a uvad. — Ovaio. Ovale. El-
Ullico.
UVADÉLL, n. f. piar. Seme di bachi,
ìje uova de' >acbi da seta.
UVAROLA, n. f. Uovaruolo, n. m. Vo-
ce dell' uso. Vasetto sopra di cui si
pongono le uova cotte.
*UVATTA, n. f. Ovatla. Veste da ca-
mera trapunta.
UVEIN. Uovicino, dim. di Uovo.
OVER. n. m. (dal lat. Uòer), Poppe,
Tetta della vacca.- Obero, n.m. e
tbera, n. f. plur. è stalo usato per
le Mammelle delle donne, dagli
autori antichi
UVERTUR . n. m. Entrata. Apertura.
n. f. Sinfonia colla quale si dà in-
cominciamento allo spettacolo oe'
teatri. La voce bolognese viene
dalla francese Ouverture , colia
differenza che questa è di geoere
femminile.
UZÉTT. Proietto. Aggetto. Quella par-
te dell' edilizio, o le membra degli
ornamenti , che sporgono in fuori.
V. Uztadura.
UZTADURA, n. f. Aggetto, n. m. Ciò
che aggetta, che sporge in foorì
della dirittura di un maro. Protei-
tura , n. f.
UZTAR, V. Aggettare, v. Sporgere io
fuori delle modanature delle fab-
briche.
ÙZZ. ÙZZ. Voce che si adopera p^
aizzare. Lima, lima. Mollo per di-
leggiare, e uccellare, usato dai
fanciulli: ed è quando, fregaodoa
guisa di lima l' indice della mano
destra su l' indice della siaislra .
dicono lima, lima.
UZZAR,v. Aizzare. Adizzare. AUiZ'
'Zare, v. Fare stizzire, incollerire
— Uzzars' insèm. — Bezzicare
Star punta a punta. Esser due vol-
pi in un sacco. Bisticciarsi.
'UZZlSiÓN . D. f. Uccisione.
VAL
683
VAM
Y
CCA« D. f. Vacca. Femmina del
0. V. &o. «- Parèir una vacca.
Parere un carnevale. Dicesi po-
armenle di persona grassa e
«sa. — Far la vacca. Dello ple-
K — Far la vita di Michelaccio.
Far a vacca. Modo basso. —
re a zocietà con, altri net giuo*
- Vacc . n. f. plur. — Vacche ,
ulil.//tco/li. Lividori che vengo-
aWe donne nelle cosce, quando
igono brace sono la gonnella ,
I verno. — Vacc. — Vacche. Ba-
i da seta inlristìli da malore ,
che non fanno il bozzolo.— VaC'
• ~ Gocciolatura. Maccliia che
,ta gocciola sui vesiili.
'HETTA » n. f. Vacchetta. Piccola
cca ; ed anche Cuoio del besiia-
\ vaccino. — Vacchetta. Libro in
i si scrivono giornalmenle le
ese.
»A. Dicesi quella quota che si sta-
lisce di pagare nei giuochi d' in-
^0 , quando non si voglia tenere
giuoco. V. Stepa.
». add. CHE VAG OMI CHE VAGA
ZZÉiNDA ! Che uomo strano l Che
fare slravagante , imbroglialo!
^(^90 signitica anche Bello ; o
■re Vagabondo; ed anche Desi*
roso. — Che vaq zeroélll —
rvel vago» incostante, mobile.
*N ( A ). Córrer a vaion. —
^rrere in qua e in là. Come va-
indo.
^HIRA. n. f. Gualchiera» n. f.
Aa(c/iterato , n. m Colui che so-
"aniende alla gualchiera.
DRAPPA, n. f. Gualdrappa Co-
^v'ia.n. f. Coperta che siendesi
Illa sella di uo cavallo, ed an-
che Quel drappo attaccato alla
sella, che cuopre la groppa del ca-
vallo.
VALL, n. m. Crivello» faglio» n. m.
— Vagliato» n. m. Facilor di vagli,
di crivelli. — Andar zò dal vali, fl-
gur. — Non aver più uno sul suo ca*
lendario. Cascar di collo ad al-
cuno. Cader dell' amore» di stima,
di grazia. Perder la slima d' alcu-
no. — Andar zò dal vali, vale an-
cora Perdere alcuna parte di gua^
dagno.
VALL, n. f. Palude» n. f. — Dointar
vali. — impaludare. — Hanno u-
sato gli antichi , per metalesi, dire
Padule. Paduloso. Impadulat^ » ec.
V. Padùll. — Valle in lingua ilal. è
Quello spazio di terreno piano ,
eh' è racchiuso tra i monti , e di-
cesi anche in franzese Vallèe ;
Vallon.
VALLAR , V. Crivellare. Vagliare.
VALLIV, VA , add. Paludoso» sa» agg.
— Terreno paludoso
VALSURA , n. f. Vassoio» n. m. Arnese
di legno quadrangolare , e alquan-
to cupo , per uso di spulare il
grano.
'VALZER, n. m. Valz» o Valzer. Sorte
di ballo.
VAMPA, n. f. Fiamma» n. f. Si dice
anche Vampa di fuoco: ma Vampa
signìQca più coniunèm. il Vapore e
ardore , che esce da gran fiamma.
Vampo. — Ciappar la vampa. —
Avvampare. Pigliar la vampa. Le-
var fiamma. Vampeggiare. — Fttw-
pa ciara. — Fiamma viva. — Lin-
gua e Linguetta, s' è piccola , chia-
masi La fiamma della candela.
Fiammaccia Quella che fa il luci-
VAR
£84
VBD
gnolo troppo grosso della candela,
0 altro lume.
VAMPA* n. f. Vampacda, n. f. Vampa
grande. — Lieta dicest la vampa
chiara senza fumo. — Ciapparuna
vampa. » Darsi un caldo,
VANAGLORIA. V. Boria.
VANELIA. Vainiglia. Frutice scandente
dell' America , che porla un baccel-
lelto odorosissimo detto pur Vai-
nigUa, — Vaniglia » e comun. Elio-
tropio , è una pianticella che si col-
tiva ne' giardini, ed ha 1' odore
somigliante alla vainiglia ameri-
cana.
•VANÉTTA.n. f Fifa.
VANGA, n. f. Vanga, n. f . — Quel
ferruzzo nel manico della vanga
chiamasi Vangile (boi. Ferlètla).
— Vangar la tèrra dòu man d'
vatiga. — Vangar la terra , il ter-
reno a due puntate di vanga. V.
Squassa.
'VANGELI. V. Evangeli.
VANGHÉTT, n. m. Vanga piccola* —
Piantar vanghetta figorat.— -Appo^-
giare la labarda. introdursi con
bella maniera nelle case, e fermar-
visi ad ospizio indiscretamente.
VaNIZA, n. f. Magolato, n. m. Quello
spazio di terreno , nel quale i con-
tadini fanno le porche il doppio
più dell' ordinario accosto l' una
air altra. — Vaneggia è terza per-
sona sing. del verbo Vaneggiare.
*VANVON, n. m. piur. Sotterfugi,
plur.
•VAPÒUR,n. m. Vapore.
VAR, n. m. Fato, n. m. Animale qua-
drupede simile allo scoiattolo, col
dorso di color bigio , e la pancia
bianca; e dicesi Vaio anche alla
pelle di questo animale eh' è sli-
mabile; e all'abito fatto di delta
pelle. — Vaio è anche aggettivo.
Bobe vaie :'cìoè fatte di pelle di
vaio.— Vaiaio, n. m. Colui che
concia, 0 vende vai o pelli di vaio.
*VARIÒN, n. ro. ÓUNA. f. Volùbile. In-
stàbile. Incostante.
VAROL, n. m. (dal lui. Varala o Ve-
rota). Vaiuoh, n. m. InferiDità
contagiosa. — L' ann patta a i fu
un gran indazi d* vaarù. — L' aiy-
no passalo eorse un andazzo di
vaiftolo. — Segn d' varoi. — Bùt-
tero, n. m. — Sgnd d' varoi. —
Butterato. Quel butterato si chia-
ma Manfredi, — Varol. — Raffio ,
n. m. Pesce nobile di mare, di car-
ne assai delicata.
VAS. D. m. (dal lai. Vas). Vaso, n. m.
nel plur. gli ant. dissero anche Va-
sa, f. come nel singolare si dice
Vase , m. Nome generico. — Vaso.
Dagli anatomici dicesì dell'Arterie.
Vene, e di tutti i canaletti . ec
'VASAR, n. m. Vasaio. Ko«e/tew. Fab-
brica lor di vasi.
VASARt . n. f. Vasellame, n. m. Quan-
tità di vasi di fiori.
VASSÉLLA , n. f. Vasello di tfino. Va-
gello. Vagellane, n. m. Sorla di ca-
stellata piccola.
VASSLAM D' CANTEINA. Vasellame
di cantina per custodir vino.
VÉCC. m. Vecchio, m.— Ficc'oel
numero del piii, Anienati. Magffio-
H. Passati. — Véce' rubisi. —
Vecchio rubesio. ASpro. — Véce'
azzaré. — Vecchio rubizzo. Pro-
speroso. Gagliardo. — Véce' cuce.
U è più véce eh' n' è ai cuce. —
Vecchio cucco. Longeoo. Antico.
Vecchio ràncido, chioccio , mu fa-
to. — Vece' imbanbiné. — Vecchio
bamboleggianté.
VÉCCIA, f. Vecchia, f. — Véccia co-
purala. — Vecchia barbogia. —
Véccia sètta alla fuga, ch's'dà ad
intènder ai iuselt. — Befana , o. f.
— Far la véccia a mézza quarh-
sma. — Fare il Giorgio. Dicono i
toscani Gtorgrio ad nn Fantoccio di
legne secche per arderlo in segno
di festa. — Par alla veccia. — Lo
stesso che Far alla streia. V. Pan-
• za d' véccia. — Gomma elastica.
VEDER, n. m. Vedere, n. m. Virta.—
VnfL cassa eh' fa un bèli veder
una bèlla vesta. — Fare un vedet
bello 0 brutto. Aver i)eUa o bmm
VEI
685
VKI
'parénza. Far bella o bratta vista.
- Avèir al veder in-t'Ol far una
ssa. Avèir lùit i veder, tùli el
st. — Aver i' avvertenza nel fa-
una co$a. Aver tulle le avver-
nze, tutti i pensieri. — N' avèir
H vèdr immagitiaòil. — Non ave-
! attenzione , riguardo alcuno.
>n aver alcun riguardo , né pure
^maginabile.
»EKIÓL, D. m. Vitriuolo. Vetriolo.
etriuolo , D. m. Sorta di mioerale.
- Vederiol (erba), — Parie tarla,
. f. e volgarm. Vetriuolo, n. m.
rba nota , che nasce per le mora »
d è perciò che dicesi anche Mu-
aiuola.
3(.;a. n. f. VEDREZZ, n. m. Vétri-
■e. n. m. Pianta che nasce per lo
)iìi dietro ai fiumi , di cai si fanno
ruuestri , panieri , ec.
OUÀ.n. f. (da Vetrata). Vetriata,
n. f. , ma piìi comunemente Inve-
triaia.
\)Hk . add. Vetriato. Invetriato, in-
oernicato. Inverniciato, agg. — Vas
d' tèrra vedrà. — Vasello di terra
invcrnicato. — Fgnalla vedrà. —
Pentola invetriata.
:L)HADURA. Invetriatura. Sorla di
vernice detta Vetrina, che adope-
rano i vasellai , per dare ai vasi di
terra.
DtiAA. V. Invetriare. Invetrare, v.
Dar r invetriata a' vasi di terra.
DltAR, n. m. Colui che acconcia i
vetri per le linestre. Vetraio, n'. m.
Uicesi ancora Vetraio a Colui che
fa vaselli di vetro.
iì\, n. (.Sveglia, n. f. Strumento
da tormentare i rei. — Èssr in-t-la
vèia, fìgur. — Essere in sulla fune.
— Vèia, detto solamente dai con-
tadini, ma è voce di lingua, per
Veglia. Adunanza di persone per
vegliare e trattenersi parte della
notte. Andar a vèia. — Andare a
veglia.
;iDER. Vetro. — Furnas di bicchir.
— Vetrata. — Matteo. Si chiama il
seccatoio dove si mettono a stagio-
nare le legna ad uso della fornace.
Cotticelo di vetiv: Le colature e
rottami.
VÉIL. Velo. Tela finissima e rada tut-
ta di seta. — Véil gréti, ora Crèpe,
Crèpon, ec. — Velo crespo. — Vèil
del sor. — Salterio. — Velare. Co-
prir con velo. ^ Vello con due t
significa Lana delle pecore ; ma si
prende ancora per lo pelo degli a-
nimali bruti. — Perciò si dice Mon-
tone col vello dell' oro. — Quindi
Velloso. Velluto. Villoso, add. va-
gliono Peloso. — Vello vello , cosi
replicato, è contratto da Vedilo
vedilo.
VÉÌLA. Vela. — Al va cmod fa una
vèila; al va a vèila; al va a viola.
— ; A" i?tt che par unto. — Vultar
vèila; vultar bandirà; vultar ca-
sacca. — > Voltar bandiera, o ca-
sacca, figurat. Cangiar pensiero.
— Farvelo. Vale Scioglier le vele
per partire. Far partenza , e dìcesi
delle navi. — Veleggiare. Andare
a vele; perchè Velare significa co-
prir con velo. — Una veila gron-
da; una vlòuna. — Un velone.
VEIN. Kiwo. — Vein bianc.r-Vino
bianco. — Vein nèigher. — Fino
rosso. — Vèin nèigher purassà. — ;
Vino anneralo. — Vein guast. —
Vino guasto. Fare i pie gialli, di-
cesi del vino,quaudo comincia a
guastarsi. — Ch' ha dà la volta.
— Cercone. Vino guasto, che ha da-
to la voltaiche ha girato. Si dice
ancora Inccrconire. Volgersi. Di-
ventar cercone. — Carg purassà.
— ' Vino coperto. — Nov. — Vino
crudo. Non fatto. — Ch'ha al pùnt.
— Vino inagrito , inforzalo , che
. ha la punta. Fortigno. — Forzore
dicesi per Agrezza: p. e. Quel for-
zore che la vinaccia piglia di so-
pra al lino , fa pigliare il fuoco al
vino. — Fortore significa lo slesso,
p. e. Alcune botti prendono tanto il
fortore, che ogni vino che vi si pon-
ga dentro fa inforzare. — Fort. —
Fino acetoso. — Fort cm' è V osé.
69
VEI
686
VEl
— Inacetito. — Ch' ha al fug. —
Vino che ha il fuoco. — Ch' ha la
calda. — Che ia di riscaldato. —
Ch' puzza d' muffa. — Che tien di
muffa. ^ Ch'ha di flur. -^ Che ha
il flore. — Ch' ha al razzèint. —
— Vino raspante. — Ch'ha ia gra-
na. — Vino che brilla. — Ch' ma-
gna la scciùma. — Che rode la
schiuma. — Cùnz. — Vino fattit-
rato. Alteralo. — Ch' abbrazza al
stòmg. — Vino accostante, stoma-
cale. — D' una gran suslanza ,
eh' s' taiarev cùn un curtill. —
Vino polputo , per metaf. vale Vino
gagliardo. — 11 dire del Fino, del-
l' Acelo possente , denota Eccellen-
za e Gagliardia. — Mézz vein. —
Vinello. Acquerello. — Terzanéll.
V. — Vein sgarbà. — Vino ruvido.
— Da over , Vinctdéll. — Vino da
lavoranti. Vinuccio. Vinùcolo. —
Fònd dia bòtt. V. Fònd. — Ch' è al
bass. — Essere al basso. — Dia
ciavèlta. — Vino del migliore. —
11 vino delle ave non premute, che
esce dal torchio « si dice Crovello.
— Adaquar al vein. — InrMcqua-
re , Annacquare il vino. I boi.
scherzando* sogllon dire per lo più
Battzar al vein , per Innacquarlo ,
nel modo stesso che i franzesi usa-
no Baptiser. — Vein d' in zò. —
Vin di sotto. Vin di bassa. Vino
proveniente da pianure basse. —
Vein ch* fa in-t-la scheina ai ra^
nucc'. — Vino che fa sulla groppa
de' ranoccht — Pomoria» forse
perchè fa ne' luoghi ove bene alli-
gnano i Pomi, oppure perchè un tal
vino assomiglia al vino di pomi, j^n-
che i fiorentini chiamano Lecorenn
simil vino cavato dalle uve del bas-
so piano di Toscana.— Trar a/ vein
dal tinazz , dalla bòtt. — Svinare.
Cavare il vino dal tino, dalla bot-
te. — Al vein véce' svaness. — //
vino vecchio disviene. — Tramu-
dar al vèin ; e anche Tramudar
assolai. Travasare il vino. — Al
trar al vein. — La svinatura. —
Al tèimp d' trar al vein. — II tem-
po della svinatura. — Soffiar io
boi. vale Aver l' uva molto fnoslo.
— Al vein è la lètta di vice'. —
Il vino è la poppa de' vecchi. — l
bolognesi dicono alta latina In ti-
no veritCLS. 1 toscani La mensa è
una mezza colla , prendendo Colla
per Corda. — Vein eh' farev amu-
sitar un mort. — Vino che lo ber-
rebbe un morto , e non fa male a'
vivi.T- Enologìa, gr. (da Eno$,
vino). Arte che insegna di fare il
vino.
VÉINA. n. f. (dal fr. Veine). Vena. o.
f. Vaso o Canale che riporta il san-
gue dalle parti al cuore, al contra-
rio dell' Artèria, eh' è quel cana-
le , 0 vaso , che porta il sangue dai
cuore alle parti. — Phleps gr. Ve-
na. — Flebotomia. Parte della Chi-
rurgia, che insegna di cavar san-
gue. — Flebòtomo. Chi cava san-
gue. — Vena ha diversi altri sì^oi-
ficati, i quali corrispondono col
dialetto. — Vena d* acqua. Vena
della miniera. Vena in una pietra,
in un Ugno.'^Vena per Avena —
Vena figurai, per Disposizione, Ta-
lento. — Vena per Abbondanza.
VEINT, n. m. (E stretta). Venti, col-
r è stretta. Nome • numerale che
contiene due decine. — Ventiin;
ventedù ; ventetri ; ventiott , ec.
Ventuno. Venlidue. Ventitré. Yeul-
otto, ec. — Venzei , Venzette. Ven-
zettesimo diconsl per sincope. —
Ventesimo o Vigèsimo. Nome nu-
merale ordinativo di venti. — Vent-
unesimo, ec. o Vigèsimo 'primo.
<»c.— > Vigècuplo. Venti volte tanto.
VEINT. add. (E stretta) Vinto, a?g.
— - Darla veinta. — Darla vinia .
oper vinta ad alcuno, vale Con-
correre nel suo sentimento. Cede-
re. Menar buono.
VÉlNT (E larga), n. m. Vento, d. m.
e plur. Venti (coir e larga , perchè
coire stretta è il nome numei-ale^
Aere dibattuto e mosso da un luo-
go ad un altro con maggiore. «
VEL
ìinor impeto. — Gli otto venti
ri nei pali sono i segaentl : Ora
' sdita. — Aquilone. Tramontii'
a. — Nord. — Veronèisa. ^
'reco. Nord-Est. — Bumctgnola.
— Levante. Est — Siroc. — Siroc'
o. Sud-Est. — Muntan. — Ostro»
*ud. -^ Garbein. — Libeccio. Sud'
ìuest. — Sernara. — Occidente.
>uesl. — Bara. — Maestro. Nord-
ìuest. — Un vèint terrtbiL — U^
'acàno e Uragano, Vento impetuo-
.issimo.
liNZI^R , V. Vincere, ▼. — Vincere,
> piui tosto Guadagìuire al giuoco.
Vincer la lite. Vincere una battO'
glia, ec. — Cùn vù la n' s'pò né
veinzer, né impattar. — Non si
può né vincerla con esso voi né
pattarla. — Chi la dura la veinz.
— Chi tu dura , la vince.
t.\ft. nlm. Vero, n. m. Verità, n. f
587 VER
mano. Decumano , cosi direi VeUh
cimano coli' acceoto sulla penul-
tima.
VEMNA« n. f. (dal lat. Vimen), Ver-
mena, n. f. — Sottile e giovane
ramo di pianta.
VÉNDER . V. Véndere» v. Il suo con-
trario è Comprare. — Venale. Ven^
dibile. Vendévole. Vendereccio, ag^.
Da vendersi. — Alienare. Aliena'
bile; e il contr. Inalienàbile. In'
alienabilità sono termini latini, u-
sati però da' Legisti per Trasferire
in altrui il dominio di beni stabili.
Onde non si direbbe Alienare un
cartx) di fieno, di legne. Ma bensì
Alienare una casa, un podere. —
Rivendere alle volte è reduplicati-
vo di Vendere, cioè Tornare a ven'
dere; altre volle è adoperato sem-
plicemente per Vendere,
•VÉNDITA, n.f. Vendita.
— i4 v'dèff al véir.^ Vi dico «VERDÉCC, n. m. Verdino. SortA di
vero. — Sa tv al vèir. — Salvo il
vero. — Ma non sempre i boi. dico-
no Vèir, dicono anche Vèira, e ciò
fanno quando è preso avverbial-
mente. — L' évéira. — È vero. —
A ne m' par véira. — Non mi par
vero. — Da véira. — In vero. Nel
vero. Di vero. Da vero. Davvero e
Daddovero. Per vero. — N* è véira?
Non è vero? N' é verol — Avvera-
re. Affermar per vero. Avverare.
Accertarsi. Chiarirsi.— Dagli scrit-
tori moderni si prende Avverarsi,
per Verificarsi. Mostrarsi vero.
ÈIRA , n. f. Ghiera. Viera. n. f. Cer-
chietto di metallo che si mette in-
torno air estremità , o alla bocca
d' alcuni strumenti di legno . ac-
ciocché non s' aprano o fendano.
ELOCIMANO. Termine con col si
eh lama una macchina di legno fat-
ta a foggia di seggiola , di cavallo
o simile, con ruota sotto in perno,
che viene mossa da chi sopra vi
stia a cavallo, mediante due manu-
bri velocissimamente, onde pro-
gredire, come se fosse tirata da. a-
nimali. E siccome dicesi Quadru'
fico piccolo tutto di color verde
cupo.
'VERDUN CAVRINZOL. n. m. Verdone.
Augello.
VERGHÉTTA. n. f. Cerchiettino d'oro
da portare in dito. Anello senza
gemma. — Verghétta da spousa.
— Anello matrimoniale. — Verga,
vale Bacchetta ; e Verghétta , Bac-
chettina.
VERGNA.n. f. Chiasso, Romore, n.
m. V. Armòur,
•VERITÀ. V. Vèir.
VERNIA. VERONA. VERGNAZZA. Lo
stesso che Baccan. Y. Armòur.
•VÉRR.n. m. Verro. Porco non ca-
strato.
VERS , n. m. Verso di un sonetto. —
Verso. Riga di scrittura. — Verso,
Modo , Via. — Verso. Banda , Parte.
— E Verso per canto, o Grido de-
gli uccelli.
VERSPAR. Vespaio. — Dsdar un ver-
spar..—' Stuzzicare il vespaio, i
calabroni, il can che dorme, il for-
micaio , le pecchie , il naso dell'or-
so quando fuma. Irritare chi ti può
nuocere, o chi è adirato.
VES
688
VGN
VERTÈINZA. Lite. Quislione. Contro-
veritia. Contesa. Causa.
•VERTEZEN , n. f. Vertigine, n. f. ù>
pogiro, n. m.
•VESSER.n. f. plur. Vìscere, e Fì-
«ce?i*.
VÉSSÓLA. Vìsciota, frutto. SorU di
ciriegia. — Ciriegio visciolo» diras-
sì air albero.
VESTA, n. f. (coir É chiusa). Vista.
Veduta, n. f. Vedere, d. m. — Aoèir
la vesta curta. -^ Esser miopt.
Cosi lo stato della vista di clii è
miope dicesi Miopia. — Avèir la
vesta lunga. Vèdri da luntan. —
Esser prèsbita. Presbiopia. — Far
vesta. — Far vista e Far viste. Far
veduta. Fingere. — D' vesta. — Di
veduta, posto avverbialm. — Ve-
sta per Pensiero. V. Veder sust. —
Ambliotia, V. gr. Oscuramento, ed
indebolimento della vista. — Amau-
rosi. La diminuzione, e la perdita
totale della vista. — Aoresìa. Fa-
coltà di non essere veduto. — Di-
plopia. É un vizio della vista per
cui le cose semplici si vedono una
o più volte raddoppiate. — Discro-
psia. Vizio della vista, per cui chi
d' è affetto non può distinguere i
colori l'uno dall' altro. — Disopia.
Vizio della vista che consiste in
non poter vedere gli oggetti di-
stintamente se non ad una certa
distanza , ed in certa posizione. —
Diltiopsia. Vizio dell' occhio, per
cui r infermo vede ombre ramose ,
simili a sottil reiicina. o a tela di
ragno. — Ematopia, Spandimento
di sangue nel glòbo dell' occhio.
— Ematopsia. Vizio della vista ,
per cui si vedono tutti gli oggetti
rossi, o color di sangue. — Emera-
lopia. Vizio della vista , per cui si
vede bene di giorno . ma crepusco-
lare. — Nittalopia. Quando si vede
assai bene la sera e la notte , e po-
co 0 nulla il giorno. — Ossiopia.
Acutezza di vista. Che vede egual-
mente bene il giorno, e la notte.
VÉSTA (coir É apertissima), e piii
comunem. VSTEINA , o. f. Veste t
Vesta, u. f. Abito. Vestito, d. m. —
Vésta longa da prit. — altana.—
Vésta recca, — Veste agiata , dwi-
ziosa, vantaggiala. — Vésta stret-
ta. — Veste strozzata. — Vsleim
dal fésl. — ' Veste donUtàcale. AOUo
' dal di delle feste.
VESTIZIÓN. Vestizione. V atto e ia
cerimonia di vestire le mooarbe.
— U vestire una Madonna , un ^ti-
to , cioè il mettergli gli abiti per
decorazione nel tempo dell' adora-
zione , direbbesi Vestitura delU
Madonna, ec.
VETA (come in ispagnuolo Veto), ^i-
ta. ^' Far la oeta dèi beat porc.
— Fare una vita sbracala. — F>if
una vela da facchein. — Affacchi-
nare. Facchineggiàre. — Oà cetn!
— Che gusto l — Vela, per S hri-
na. — Schiena. — Vita si preude
per Persona . e anche per Slaiura.
Star sulla vita , vale Fermarsi io
piedi e stare colla persona diriiia .
e la testa alta. — Un abitein fini
alla vela. — Abito attillato. — !'•
/a e Taglio di t7i7a. dicesi Qoella
parte del corpo, eh' è sopra i fian-
chi sino alle spaile. Vita fine, yen-
tile , svelta.
•VÉTTA . n. f. Vetta. Cima. Sommila.
n. f. Culmine. Vèrtice, n. m.
VEZ, b. f. (Come lo spagnuolo Vr:.
Vece, n. f. — In vez , In pè. — |'*
vece,o a vece, in nome. Io cambio.
lu luogo. — Far et vez d'un atttr.
— Far le veci. Prendere o Teiuft
la vece, o le veci altrui.
VEZl, n. m. Vizio, n. m. — Vezi. n.
m. pi. (dal lat. Vida pisiformis
-^Lero, n. m. Sorta di legume . ci-
mile al Moco quanto al seme, ealii
lente quanto alla pianta; e si chu-
ma anche Vèggiolo. Moco saloaticu.
Òrobo. Eroo. Rubiglia , io airoiii
luoghi Capogirlo.
VGNIR, ▼. Venire, v. -^ Una coiH
eh' (azza vgnir la fam . la sòa»,
la sèid, ec. — ConciUare ta famt '
sonno, la sete, ec. dicesi dei ^
VID
589
VIN
chiamare o ludurre la fame, ec.
— Vynir m al zib. V. Si*.
AL Di GIARDEIN.V. Cavdagna.
lAZZAZZ. V. e dici Diazzazz.
ID. Vite. Piaiila di cui il fruito è VU-
va. — Diversi nomi si applicano a
questa pianta, che sono pure quel-
li del suo fruito, i quali variano al
variar de' luoghi. Maloagia. San-
gioveio. Moscato o Moicalello. Agre^
8 lo. Zibibbo^ ec. ec. — Ufia vid;
un pé d' vid. — Un vitigno di al-
òana, di $an gioveto, ec. cioè* una
Pian la di della vile. — Vid d' per-
gola. — Vite pergolana. — Vid eh*
s' lassa andar su pr i alber. • —
Vite arbustina. Cappellaccio si
chiama 1' Albero che la riceve. —
ArOustiva. Vile sostenuta da un aU
bere grande. — Arbuscelli. Vili sos-
lenule da alberi piccoli. — Vid a
scala. — Vite a poggio , si dicono
le viti, quando sono pianiate in
filari sovrapposti V uno all' altro
ÌQ allretlanie ripe falle a scalèa
nel dorso d' un colle. — Vidpeina
d' graspoi. — Vite racemosa. —
Co dia vid. — Tralcio o Pàlmite.
Ramo di vite verde. Sermento o
Sarmento. Ramo secco, ma si dice
anche per Tralcio. — Capo è Quel
mozzicone di tralcio lasciato dal
potatore alle vili , per lo quale
hanno a far nuova messa. — Saèp'
polo, o Saèttolo. Tralcio che nasce
sui gambale della vile. — • Tralcio
pampinario, che nasce intorno al
duro, oin sommo della vile, e fa
poco frullo. — Femminella. Rami-
cello che nasce dal fusto vecchio
della vite. — Viiicella, dim. di Vi-
te. — Vile, e con altro nome Chiòc-
ciola^ 0 Còclea, è una Spezie di
chiodo fatto a spirale adoperalo
nelle arti. Màstio è Quello che en-
tra nella Madrevite.
VID ALBA, n. f. Vitalba, n. f. Clemàti-
de. — Vidalba. — Vite del- Cana-
da. Pianta americana scadente, che
si coltiva per coprir muraglie, e
pergole nei giardini.
'VlDAREIN.n. m. VerzelUno. Canari-
no spurio. Augello.
VIUÉLL. V. 00.
VIDIMAR. Termine di nuovo Oso. Vi-
dimare dicesi Quando una magi-
stratura, veduto un documento o
carta pubblica , v' appohe la pro-
pria Arma colla parola Visto in se-
guo d' approvazione. Quindi Vidi"
mazione. Vidimato e Vidimare
slaiino in luogo di Autenticare.
Legalizzare. Convalidare, Valida-
re ec.
ViDÒUR. F<7ome. Vitigno; e Vitigni
plur. Quantità di viti. — A vidòur,
Avoidà. — Vignato, agg.
VIGNÉTTA. Vignetta. Piccola vigna.
— Vignétta (dal fr. Vignette). Nome
generico che si dà ai rametti che
si sogliono mettere per ornamento
ne' libri stampali. Posti iii princi-
pio di pagina chiamansi Capopagi'
ne. ìli fine Finali. D' attorno Fregi.
VIGÓGNA, n. f. Vigogna, n. f. Qua-
drupede della grandezza delia pe-
cora, originario del Perù, la cui
lana s' adopera principalmente da'
cappellai. — Una cossa d' mézza
vigógna, figuratam. — Di mezzana
qualità. Di mezzo gusto.
V IN A DELL, n. m. Vinuccio. Vinùcolo.
Vino debole. Vin piccino.
VINAZZOL e GRAMUSTEIN , n. m. Vi-
nacciuolo. Semente della vite, che
trovasi entro il granello dell' uva.
VINCARA, n. f. Vincheto, n. m. Vin-
caia . n. f.
VINÈSSA, n. f. Vinaccio, n. m. peg»-
gior. di vino.
VINTA. SBRUFF D' VÉINT. Soffio. Buf-
fo. Soffio non continualo, ma sorto
a un trailo. Colpo di vento.
VINTAROLA, n. f. Vèntola. Bostli, n.
f. Paramosche, n. m. — Vintaro-
la, figurai. Vèntola, figurai. Ver-
salile. Volùbile. — Èsser mess in-t-
el vintarol. — Andar su le roste.
Andar in canzona. — Rostaio. Co-
lui che vende te roste.
•VINTRÓN. n. m. Gran ventre. Uomo
di grosso ventre.
via
590
VNA
VINTURA.REFFA. V. Lo«.
VINZGl, D. m. plur. Ramascelli con
foglie verdi per lo più di quercia ,
che servono di cibo alle pecore
neir inverno. -^ Vinci(jlio, signi-
fica Legame. Vincigli sono ciò che
i bolognesi chiamano SlruppL V.
StriippélL
VIOL\. n. f. Viola e Viuòla, n. f.
Pianta e fiore di varie spezie. —
Violacciocca rossa. Viola rossa.
Violabianca. Violacciocca bianca.
— Si chiamano anche Quarantan*.
— Quarantane, perchè in quaran-
ta giorni fioriscono. — Violaccioc-
cfie gialle. — Viola zoppa. — Vio-
la màmtnolao Màmmola, e in dim.
Mammoletta. — Ciappar el viol,
figurai. — Scappare. Fuggire. — Dar
el viol. — Cacciar via alcuno. —
Andar a viola. — Andare a secon-
da. — Vgnir a viola. — Venire in
abbondanza. — Viola. Strumento
musicale. Spezie di violino, ma più
grande. 11 Boccaccio disse Vivola e
Uiouola; ora non sarebbe da imi-
tare. *
•VISIRA. n.f. Visiera.
VISTÓUS,ÓUSA,add. Considerabile.
Notàbile. Osservàbile. Rilevante.
Significante. — / mobili di quella
casa ascendono ad una somma si-
gnificante. — Vistoso, agg. Vale
Appariscente. Bello. Avvenente.
'VlTALEZZl , n m. Vitalizio. Sorte di
contralto a vita durante.
VIVAGN, n. m. Orlo. Lembo. V estre-
mità de' iati della tela, del panno.
Alcuni hanno dello anche Bandi-
nella; e in qualche autore antico
trovasi Vivagno.
VIVER. CAMPAR v. Vivere. Campare .
v. — Viver da sgnòur. — Vivere
splendidamente.-^ Viver alla gior-
nata. — Vivere di per di. — Viver
d' limosna. — Viver d' accatto. Vi-
ver di limosina. — Viver dèi so. —
Viver del suo.
VIULÈIN, n. m. Violino, n. m. Stru-
mento musicale. — > Minl^fiaio. Co-
lui che fa le corde da violino. —
Cordiera. Striscia di legno o d' t-
vorio oeir estremità del manico, so
cui posano le corde.
'VIULUNZÈLL. n. m. Violoncello.
VIZEVERSa. Maniera latina manteDOU
in uso ; e vale Per lo contrario. In-
versamente. All' opposto. Al con-
trario. Per converso.
VLÈIR. V. Volere, v. In boi. il Terbo
Vlèir riceve tanto l' ausiliare icéir.
quanto é^ser. — A-i ho vlù dir la mi
rasòn. — Ho voluto dir la mia ra-
gione. — A sòn vlù andar a lètta
dis òur. — Ho voluto cortcartni a
dieci ore. Tuttavia anche io iul.
trovansi esempi del verbo Volere
coir ausiliare Essere. Nella preia*
zione della Crusca Ma siamo voluti
andare guardinghi, ec. Un altro
esempio lo sono stato voluto avve-
lenare. — Disvolere, è il contrario.
Non voler più.
VLÈTTA . n. f. VeUtto,n. m. Peno di
velo che le donne portano sul capo
pendente davanti il viso. Salttro,
n. m. Velo che portano io capo le
monache.
VLIRA, n. f. Umerale, n. m. Velo che
talvolta ha raggi , o sfera , con
grembialini e fiocco, che si mette
in sulle spalle del sacerdote per
dar la benedizione.
VLUCC, n. m. Vilucchio. Viticehio, n.
m. Que'fili delle viti, o d'altre
piante scandenti co' quali s' aiuc*
cano attortigliandosi a ciò , che lo-
ro capila. — Vlùcc'. — Conoòtoulo.
Vilucchio. Pianta comune nelle
campagne che fa i fiori campanifor-
mi bianchi, e s' arrampica alle al-
tre piante.
VLUD, n. ro. Velluto, n. m. Drappo di
seta, 0 di bambagia, col pelo.
VLUDÀ. Vellutato. Tessuto a foggia di
velluto. — Pianta, Foia vludd.^\a
boi. dicesi Pianta tomentosa.
VLUOEIN , h. m. Amaranto vellutato.
Fior velluto. FiorveUuio. Dello dai ,
botanici Amaranlhus cntentus.
VNARS' AL PÉTT. Uscir spontaneo, o
Muoversi, dicesi del Latte, che per
VOM
69t
vou
sopra bbondanza. specialmente nel*
le donne puerpere, esce dalle mam-
melle, benché non ispreioulo.
>1A, n. VogUa, n. f. Detiderio, n.
in. ^— Una gran voia, — Brama,
— Voia ètracca. — Voglia leggie-
ra , intuita f vana. — Mandar vi
la voia. Spazzare' la bocca. V. Boc-
ca. — Voia. — Macchia. Voglia.
Macchia impressa nel corpo tenero
del tiglio. — L' ha una ooia d'ovin
nèightt in^t-al muslazz. — Ha una
voglia di vino nero in »ul viso. —
Far la voia. — Spirare. Vslulare.
Fermarsi a guardare alcuna cosa
con vivo desiderio di conseguirla.
— Quèll lusòU in fa la voia. ^-
Quel fanciullo spira.
OLT. n. m. e VOLTA, d. f. Volta, n.
f. Volterrana. VoUa reale. Volta di
fnalloni in coltello, ec* -^ Una
stanza in volt. — Una camera a
volta. — Una volta a bòli. — Una
volta a botte. — V impduzzadwxk
d* una valla. — // peduccio di una
volta. — Et fass del volt. — Ghiere
delle volte. — Fati a volta. — Fat-
to a volta , ed anche Concamerato.
mLTA, n. f. Volta, Fiata, n. f. Una
volta, due volle, ec. — Grand. dòu
volt tant; doppi. — Doppio. Duplo.
— Triplo. Quàdruplo. Quintuplo.
Sèstuplo, òttuplo è voce d' uso. —
ì^ònuplo. — Dècuplo.—- Triplicato.
Quadruplicato, ec. Tre, Quattro
vuJte maggiore.
VOMITOKI, n. m. (dal lat. Vomito-
rius). Vomilatorio , n. m, e con vo-
ce gr. Emètico, n. m. Medicamento
che fa vomitare. — Vomilorio. Vo-
ce dell' uso. — Vomitivo. Onde tre
voci di lingua vi hanno Fornicaro-
no, Vomtitvo, ed Emètico. È stato
usalo anche Fornica sust. fem. per
Etnèlico, m^ iu. lo lascierei agli
aatichi , e cosi Vomichèvole. — Vò-
mico, non s' usa che per aggiunto
ad una specie di iVoce. chiamata
Vomica; negli altri casi si dirà Vo-
mitivo.'^ Antiemètico 0 A ntemèlico.
Rimedio contro il vomito eccessivo.
VOSTER, STRA (dal lat. ant. Voster).
Vostro, Ko#lra«agg. Prouome pos-
sessivo di Voi. — Al voster. — Il
vostro. Il vostro avere. I vostri be-
ni. — / vuster. — / vostri Parenti
0 Congiunti, ma per lo piU Vaslro
padre e Vomirà madre. — Sii?' sld
a tmvar i vuster? — Siete stalo a
ritrovare i vostri genitori?
VÓUl), n. m. Voio, n. m. (coll'o slrel-
lu). — Hoto è voce corrolia degli
antichi.— Vòwd.— Volo. Dichiara-
zione della propria opinione o in
voce , o per mezzo di l'ave, o d' al-
tri segni.
VÓULP,n. f. Volpe, n. (.—Farla
vòulp. V. Fia mia,
VÓUS. n. f. ( dal lat. Vox). Voce, n. f.
— Vòus strillèinta. — Voce slridu-
' la. — Sutlila. — Voce sottile, de»
bole, ùmile. — Grossa, da om, —
Maschile, quadrata. — Bona o cat-
tiva. — Bella voce. Cattiva o In-
grata voce. — Buona o Cattiva vo-
ce, vale Concello, 0 Pubblica opi-
nione. — Voce granita. 8' intende
per quella che ha forza, ed è lim-
pida. — Vòus falla. — Matura,
Ben formata. — Arzinteina. — Ar-
gentina. — Forla. — Piena, forte,
gagliarda , sonora. — Pzneina. —
Voce sommessa , rimessa , débile ,
bassa, lànguida, ùmile, sottile.
— Siine. — ■ Voce fioca, afilocala ,
affinila. — Arragaié. — Voce bas-
sa , rauca. — D* canna féssa. —
Di cornacchia. Voce smoderala, od
ingrata. — Avèir la vòus fèssa. —
Aver la voce chioccia. Crocchiare,
— Avèir un bòn melali d' vòus. —
Aver un buon metallo di voce. Vo-
ce chiara, granita , alta , sonora.
— Mézzavòus. Dicesi di Colui che
non ha la voce chiara e sonora , ma
sembra, per cosi dire, appannala ,
siccome si dice Mczzabarba, Mez-
zatinta,\o adoprerei per analogia
la parola Mezzavoce. — Vòus d' pò-
poi, vòus d' Iddio (dal lat. Voxpo-
puli, vox Dei).'—Voce dei popolo, vo-
ce del Signore. — A vòus. — Vocal-
VST
592
VOG
mente. A voce. In voae. Verbalmen-
te. A bocca. — Dar in-t-la vòus. —
Dar su la voce , o in su la voce. —
Tàtt d* una vòus, iati d' aacord.
— A voce. A viva voce. Ad una vo-
ce. Vale Untiameiiie , per Acclama-
zione. — Dar una vòus a un, vale
Chiamarlo. Vociare alcuno. — Ad
alla voce. A gran voce. A tutta vo-
ce. Forte, avv. Che anche in boi.
di cesi Fort. — Avèir la vòus in
canteina. — Affiocare. Affiochire.
— Córrer la vòus. — Andar voce.
A ndar grido. Exser fama. — Vòus
in-t-al zug. — Posta. Quello che si
iiielte nel banco o in una giocata.
— Salvar, o Salvars' la vòus in-l-
al zug. — Fare a salva , o a sal-
vare.
VRÉSPA. Vespa. Insello volaiile simi-
le alia pecchia. — Vespone,n. m.
accr. — Vespina. Vcsprlta, dim.
VSSIGA. Vescica, n. f. Vaso membra-
noso che serve a riceltacolo del-
l' orina. — In generale sono anche
le altre membrane turgide, ricetta-
colo d' aria, o di altro umor liqui-
do. Vesciche di pesci , che si dicon
ìiatatoie. Vescica cagionata da col-
tura , ec. — Cistifèllea. Vescica del
fiele. — Mìiar la vssiga per la
zènder. — Darsi gì' impacci del
Bosso.
VSSIGANT, n. m. Ves'icatorio , n. m.
Fuoco morto. — Metlr i vssigant.
— Attaccare i vescicatòri.
VSSIGATA. Leggerezza. Cosa piena di
vento, come vescica.
VSSIGON CH' VEINEN Al CAVALL. dal
fr. Vessigons. Formella. Malore che
viene alle pastoie de' cavalli.
VSTEINA. \. Vésta.
VSTIARI, n. nj. Vestiti. Veslimenli.
n. m. e Vestimenta , plur. f. Arredi
da donne, e da uomini.. Vesti.l Giu-
reconsulti usano ancora Indumen-
ti: p. e. Alimenti ed Indumenti. —
Arredi sacri, o della sagrestia, di-
consi quelli che servono ai Sacer-
doti per le funzioni di chiesa. — -
Vestiario, n. m. è voce dell* U80« e
▼ale II laogo dove si serbano le vt
sti de* Religiosi claustrali, ed w
che le spese che fanno i Keligiusì
per gli abiti.— Vestiario osalo ad-
^ dietti va mente. Materia vesliam.
V. Vestiziòn.
VI). Voi. Plurale del prooome Ttf, di-
venuto ^oi siugolare per 1' uso.-
S*^ è detto anche Va', per Voi -H
terzo e il quarto caso di qoesio
pronome Voi si esprime ancora con
Vi in italiano e in bolognese, cam-
biato alle volte in Feperdolcezudi
pronunzia , e per lo più iu i" apo-
strofalo. — -4 n' ve stag a dir. -
JVow vi sto a dire. — A v'vtti-
Vi vidi. — A u' i farò veder. - 'f
li farò vedere. — Fao' scrictr. -
F(]Ltevi scrivere. — Vù n'«cpi?B<^^'
eh' a v' dsadi. — Voi non tapdi
quel cheM diciate. — Vm co«w
eh' s' fa dar dèi vù. — Cota cam-
sima. Di varo prezzo.
VUD, add. Voto, agg. (col primo oi;
.perto. — Un appartaìiièint à ?
arstd vud. — Appartamento ¥'
qionato.
VUDÀM, n. m. Voto, n. m. (colpnnio
0 aperto). — Ma la voce di diaieU')
s' usa solamente in questo deHai*^
per ischerzo: Éwer pein d' cw*?'*
— Essere affatto voto. — »Wfl/J.
coll'ó apertissima, è la sfwn^
persona plurale del pres-ddHo-
dicativo del verbo Vudar col pw
nome m\ che vale VotaUtni.
VUDAR, V. Votare. — Vudar i P«/w-
ster. — Sventrare i poUi - J"*
dars' al stòmg. V. Slòtng. - \w^^
pian pian una boccia dooi*'"»"
robba eh' ava dèi fònd. - l'f^'^'''
tare. Travasare da un vaso in J"
altro leggermente i liquori , siff*'
la feccia non si confonda col e*»"'
rificato. — Vuotare non si diw
come non si trova alcuna voce Ji
esso verbo, che abbia guesio o»'-
tongo uo; e tanto si dice Ed^^^'"
ta, per Egli leva fuori, qoanioK
Dà il suo voto.
IVUGAR, V Marinare, v. Atiere^
X
593
X
certo cruccio per cosa che ci dis-
piaccia.
ULÀ, o. r. Voiaia, n. f. — Volaia d'
un avvoUaio , d'un colombo, —
Volata di un cantore, d' una can^
tatrice. — Vula tfi-(-o( tug dèi bai-
tòrt. — Caeda. — Far una vula. —
fare una caccia,
ULADGA. Volàtica. Serpigine: Èm-
peliggine: Asprezza della cute ca-
gionata da bollicioe secche.
UUNTEIN. Votante. Arnese di figura
emisferica, rigirato con penne nel-
la parte superiore piana , il quale
ballesi e ribattesi con pale o con
racchette, come si fa nel giuoco
della palla.
ULATIZA, n. f. Friscello e Fuscello»
D. m. Fior di farina finissimo, che
vola su' i contorni nel macinare.
VULGAR, n. m. Volgare. Linguaggio
vivo. — Vulgar, add. — Volgare.
Comunale, agg.
ULPÒN V. Fia mia.
ULTA. n. f. Voltala, n. f. — Vulld
d' bu. — Voltala di carro.
'ULTADURA , n. f Girare, n. m. —
La vulladura del foi. Da', pittori ,
scultori , ed altri artisti dicesi la
Piegatura in giro di alcuni orna-
menti ad imitazione del naturale.
— Il girare delle foglie. U girar
delle pieghe molto bello.
VULTAR,v. Voltare. Vòlgere. Rivòl-
gere, Y. ed anche Vòlvere, che é piìi
del verso. Tòrcere. — Vultar^ in-
lòum a cvéll. Arouiar, -p Avvòlge'
re. Avvoltata. — /titm/toV cvéll in-
t-una carta, ec. — Invòlgere. —
Svolgere. Svoltare: e Svòlvere voce
poetica, contrario di Avvòlgere e di
Avvoltare. -^ Vultar d* sòfta in su.
— Travoltare. ^ Travòlgere e Tia-
vòlvere. Capovòlgere, Capovoltare.
Sconvòlgere. -— Tamar a vuUur,
— BivoUare. Bivòlgere.
VULTAREINA,n. f. Guindolatrice , n.
f. Colei che aggutndola la seta sul-
l'aspo, a mano a mano che vien
tratta da' bozzoli.
VULTEIN , n. m. Vollicciuola. Piccola
volta.
•VURAGEN , n. f. Voràgine.
•VUSA . n. f. Vociata. Bociala. Chia-
mata. Grido per chiamare qual-
cuno.
X
X
% n. f. Lettera che non è dell' al-
fabeto italiano , e tanto meno del
bolognese, tuttavìa, dovendola no-
ininare, in bolognese dicesi Ègna,
n. f. e in italiano icchese, n. m. »
L' X entra fra l numeri romani e
vale dìcesi. — x- DiecUnila che si
scrive anche ceiDO.
70
Z4
694
ZAC
z
z
!• ZETApD. f. Zela, n. f. (e non
Zito , cooie molli sogliono dire).
Lellera consonarne deli' alfabeto.
— I bolognesi adoperano ia Z nella
maggior parte di quelle voci deri-
vate dall' italiano , n^lle quali tro-
vasi pure la Z. La pronunzia però
di essa lettera non è quella de' To-
scani , ma bensì un mezzo fra que-
sta, e T S dolce de' francesi, lo fao
esteso in oltre 1' uso della Z anche
a quelle voci , che gli scrittori an-
tichi , e moderni di dialetto t)olo-
guese sono stati soliti di scrivere C.
Quando chiamo dolce o aspra la Z,
mi conformo all' intelligenza co-
mune dei boi., presso cui la dol-
cezza tanto della Z , che deli' S ,
è il contrario di ciò che sti-
mano toscani e grammatici. —
Pezz. — Pizzo, — Lezz. — Lic-
cio. — Pézz. — Pezzo. — Lèz. —
Legge {la). — Piz. — Peggio. —
Uz. — {ÉjH legge). — Pizz. —
Pezzi. — Quest' equìvoco nasce
spessissimo per dovere adoperar
nel dialetto la lettera Z tanto inve-
ce del G, quanto per la stessa Z, ed
anche per G.chè non sì può fare
altrimenti. — Z' vale Ci, o A noi.
— A z'vol. — Ci vuole. — A z'tru-
varèin in piazza. — Noi ci ttxwe-
remo in piazza. — Vliv' farz' ve-
der? -^ Ci volete far vedere? —
la z' in de. — Ce ne diede. —
Avvertirò che , per maggior si-
curezza di pronunzia, ho notato
ad ogni vocabolo quando la Z è dol-
ce, e quando è aspra.
ZA , avv. (Z aspra) (dall' ant. france-
se Ja). Già. Di già. — Za eh'. — ;
GiMchè , Poiché. — Za eh' a si
vgnù: ed ancbe da alcuni erronea-
mente Da za ch'asi vgnù. —Giac-
ché siete venuto.^ — Za. — da, è
preso anche per Si nei rìspoodere
alle interrogazioni , p. e. Siv' sta a
méssa? risp. Za, a s' inlèful. —
Siete slato alla messa? Già^s'vt-
tende. In questo caso equivale pre-
cisamente ai Ja de' tedeschi. — Z'{
mò, — Cosi tosto? Cosi prtstfi^
presto? Si ratio? — Za mo a ù tur-
nd. — Cosi presto siete lonialti'
Siete di già tornato?
ZA, avv. (Z dolce) (dai fr. Cà).Qua,
avv» — Za, lavurein. -^ Orsù, Sa
via, lavoriamo. -^ D' zà,eiftà.o
Dza e dia. — Ditfìia e di là. — Lì
più dia che dzà. — È più morh
che vivo. Dicesi di cbi sia male av
sai. — Dzà. Per dzà. — Di qua. Per
di qttti. — Da du ann in zà. — ^
due anni in qua. Da due aoni a
questa parte. Saranno due anni."
Za mo. — Orsù bene. Via. Qua; fe-
nile qua. Qua dunque. ^^ In za e
in là. — Ora in questo, ora in qutl
luogo. Ognun vede che questi Di-
stri dettati sono ^li slessi dei fno-
cesi. — L'è un za e là. —^ Egli i uà
briccone.
'ZABAIÒN , n. m. Zavaglione, ed an-
che Zabaglione.
ZACCÀGiN (Z dolce). Sussi o UnUou-
cello. — Zugar a zaccagn. — r»-
rare al sussi. Giuoco fanciulles^) .
che si fa spesso nelle strade di eti-
le da' cosi detti Biricchini, Melirs-
do in terra per ritto un pezzo à
pietra, o mattone colto, a cui dan-
no il nome di Zaccagn , — Shsu
e ponendovi sopra una moneta cov
venula : poscia allontanatosi ad iw
determinata disianza, ciascuno, bl
ZAL
595
ZAN
nito di OD pezzo di pietra , tira or-
ci ina lamen le la sua lastra sopra
quel Sussi, echi lo atterra, ne fa
cader la moneta ed è piti vicino ad
essa . la guadagna.
CCAGNAR, V. (Z dolce). Frugare,
V. Cercare con impazienza. ^
iDA, n. f. (Z dolce). Forse da Àtia-
da o Astaia, che. in vera lingua di-
cesi Assito, cioè Tramezzo d' osai.
0 pure dal lat. Sepee , che in boi.
Uovrebbesi scrivere Cèda pronun-
ziando al solito il C alla francese,
come si trova scritto negli antichi.
-^ Siepe, Fratta n. f. Chiudenda o
riparo di pruni o altri sterpi che si
piantano in sui ciglioni de' canapi
per chiuderli. — Aisrar, *ciuder
cùn dia zada. — Siepare, Assiepa-
re. — Asiuppar t bus in-l'ia zada.
— linprunare la siepe, — Arpiat-
(ars' fra la zada, — Insieparsi, —
Zdòn, m. Zilòuna, f. -— Siepone, n. m.
Siepaglia , f. Siepe grande. — Mac-
chia. Quasi bosco. — Zdèn per si-
milit. Nuvola fosca che contorna
y orizzonte lontano. — Nuvolone.
AFF.4RAiN. n. m. (Z aspra) (dall' a-
rabo Zapheran). Zafferano. Stami
del fiore di una cipolla detta C'roco.
"- Zaffaran in fil. — Croco in
fiore.
AKFRANON.n. m. (Z aspra) dal fr.
Su/ra«on. Zaffrone, Cariamo oflSci-
naie. U Zafferano bastardo è ii Còl-
chico autunnale.
AGMar, V. (Z aspra). Ciarpare. Ac-
ciarpare. Abborracciare , Accia-
àattare.
AGMÒN, n. m. (Z aspra). Ciarpiere.
^iarpone. Acciarpatore, n. m. Co-
lui che opera con prestezza, ma
^enta veruna diligenza. Lo stesso
the Zavatton.
\^'N, n. m. (Z aspra). Voce che si usa
*« questo solo proverbio: Fardo
2ttflf» e da burattein. — Far due
V^rsonagoi in commedia Forse da
,^f^nni, persona^io ridicolo.
J[-OÒN(Zdolce). V. Stortt.
ALL (Z aspra ). Giallo, — Tirar in-t-
al zall, -— - Gialleggiare. — - Ocra.
Terra gialla , da Othros gr. . giallo.
-* Otràceo. Epitelo di qualunque
parte d* una pianta di color giallo.
ZALTHÓN. D. m. (Z dolce). Cialtrone.
Furfante Gaglioffo. — Dar mèini
cmod fa al papa ai zallron. — Da'
re r udienza che dà il Papa a' fisr-
fanti.
ZALTRUNARt (Z dolce). Furfanteria.
Azione da furfanti.
'ZAMBATTESTA . n. p. Giovanni Bat-
tista. Giambattista.
ZAMBÉLLA. n. f. (Z aspra). Ciriegia
marchiana. Sorla di ciriegia molto
gros.^a.
'ZAMPA, n. f. (Z dolce). Zampa. U
gamba e il piede de' quadrupedi e
dei volatili
'ZAMPEIN* n. m. (Z dolce). Zampino,
dim. di Zampa, e fig. Caì^tteri mal
fatti. Scrittura brutta.
ZAMPÉLL (Z dolce). Inciampo, Intop-
po. Intrigo. Pericolo.
ZAMPÉTT (Z dolce). Zampetto, ^
Zampiti d'purzèll — Ginocchiello.
Il ginocchio del porco spiccato dal-
l'animale. — Zampètt d' agnéll,
d' Uvra. — Peduccio. Tutta quella
parte dal ginocchio in giiidel mon-
tone, agnello, e capretto, spiccato
dall' animale.
ZAMPIGAR. V. (Z dolce) Ciampica-
re . V. Non trovar modo di cammi-
nar francamente.
*ZAMPÒN . n. m. Zampone. Zampetto.
Zampino. Sorte di salume.
ZANA^£IN. ZAQULEIN. n. m. (Z dol-
ce). Mala zeppa. Mala sciarda. Ma-
la lanuzza. Persona trista.
ZANC. n. m. plur. (Z dolce). Tràm-
poli, n. m. plur. Due bastoni lun-
ghi, biforcati nella parte superio-
re, sulla forcatura de' quali chi li
adopera posa il piede, e servono
per passare acqua senza immollar-
si. — Zanca, n. f. dicono i boi. a
un simile bastone, che porta colui ,
al quale manca una gamba. — altìc-
cia.
ZANEIN*. Q. m. (Z aspra) Si dice in
ZAN
&96
ZAO
diminutivo il. Domf! di Giovanni.
Giantiino. — lt pur chiamato Za-
min quel Baco , cb' è ne' legumi ,
e li vota, che in ital. dicesi Got^
goglione. Gorgóglio, ed anche co*
miiuem. Tonchio.
ZA1NÉTTA, n. f. (Z aspra). Canna, n.
f. BagUme^ n. m. — Giannelia era
un' arme in asta usata da' militari
antichi. Ora per similit. dicesì fre-
quenlemenle Giannetta alla (Tanna
suddetta.
ZANFANÉLL (Z dolce).— Dar in zan-
fanéli, simile all' altro l^ar otr-i
oce. — Dar ne* gerundi, o nelle gi-
relle. Uicir del seminato. Dar la
volta. Dar la volta al canto. An-
darcj 0 mandare il cervello a rim-
pedalare. Aver fatto il latino ne'
get^ndi. GiravoUai'e. Dicesi pure
Dai'e in ciampanelle, da dove forse
sarà provi nuta la voce bolognese.
— Fare delle corbelletie,
ZANGATTLA (Z dolce) e per lo piU
ZANGATTEL in plur. fem. Bazzicatu-
re. Cianfrusaglie. Masseriziuole.
Ciabatterie. Ciammèngole. Giam-
mèngole. Sferre. Tutti fem. plur.
Cose di poco momento. — L' era
in camita, es aggiustava el sòu
zangattel. — Essendo in camicia,
rassettava sue bazzicature. — Si
dice ancora Ciarpe , cioè Arnesi
vili, e miscugMo di roba cattiva. —
Zangattel figur. — Buffonerie.
ZÀNGUEL. n. nt. (Z dolce). Zàngola,
o. f. Secchia in cui si ^dibatte il
latte per fare il burro ; ed anche
serve per mettervi pesce, ed boi.
con francese corrotto dicono pure
Baraquel.
ZANGUTLAR, v. (Z dolce). Cinguet-
tare, V. Il parlar de' fanciulli quan-
do cominciano a favellare. Cianci-
care. Ciangolare: ed anche degli
uomini , che balbettano per malat-
tia . 0 per vecchiaia.
ZANZA. n. f. (Z dolce). Il singolare è
poco usato, che si dice piuttosto
Ciarcara, ma il plurale Zariz si ad-
opera molto dal volgo* Ciancia,
n. f. sing.e Ciance plur Chiacchie-
re inutili. Cianciamenio. — Zanzu,
u. t '•'Sansa, ii. f. Franloaii delle
scorze delle castagne ripulite. —
Peluia, n. f. La buccia interiore e
più sonile che investe immediata-
mente le castagne.
ZAISZAR, V. (Z dolce). Cianciare. Ci-
catare. Gracchiare. Ciarlare. Cio-
ra$neUare.
ZAISZl^M . n. m. (Z dolce) Cicaieccio,
Cianciume, Cianciamento , d. m.
ZAPPA (Z dolce). Zoppa. — Zappa.
— Zappa larga — Marra. — Dan'
la zappa inrt-al pi. — Darsi delta
scure in sul pie. Darsi del dito nel-
l' occhio. Aguzzarsi il paio m svi
ginocchio. *-- Al par un om toU
dalla zappa. — Sembra un «onur
levato diall' aratro.
ZAPPETT, n. m. (Z dolce). ZappelH-
na, n. f. Marretio. MarronceUo.
Sarchiello, n. m. Piccola tappa, o
marra.
ZAPPÉTTA, n. f. Zappetta, n. f. Pio-
cola zappa. — Zappetta , Zappola.
— Ascia e Asce, n. f. Slmmen-
to di ferro fatto a foggia di zap-
pa , ma più largo , e con maoico
più corto, proprio de' legoaìuoli e
bottai.
ZAPP6N(Z dolce). Marrone.^ — Zap-
pòn da spioìiar la tèrra dòp la sè^
mna. — Marra. Zappa più larga
delle ordinarie. — Zappòn di
muradur. — Marra. Beccastrino
Zappa grossa e stretta da cavar
sa9si.
ZAPPTAR, V. (Z dolce). Zappettare.
y. Rimuovere leggermente il ter-
reno con zappetta. — Per Ruu-
car. V.
ZAQULA (Z dolce). Zàcchera, mtùc-
chera. — Far la zaqula. V. hizagn-
lars*. — Zaqula, zaqulòuna. V Za-
qulòn.
ZAQULEIN. Lo stesso che Zane-
fiein. V.
ZAQULÒN, n. m. ZAQULÒUNA, n. f.
(Z dolce). Zaffardoso. Zacchero»».
agg. Pieno di zacchere. — Zatfulòn.
ZAV
697
ZB
ir. anche Acciarpatore. Tratan-^
to.W Zagaiàn,
BUTANA. n. f. (Z dolce). CertH>t'
la» u. f. Masza Inoga vota dentro
;uisa di canna, per la quale con
za di flato 8i spinge fuori colla
cca pallottole di terra; ed è stra-
do lo da tirare agli uccelli. —
córrer per zaratmtana. — Porto-
per bocca olirai a qttaicheduno.
uNDtiLL. I^LLA, (Z dolce), agg. di
ino, o donna. Sdatto. Sdaman-
iDElN, n. m. (Z aspra). Giardino.
IDINIR, n. m. (Z aspra). Ciardi-
ere.
(DINIRA, n. m. Giardiniera: e
>si chiamasi ancora un grande va-
) od altro mobile , per tener fiori
^fi}ì appartamenti.
FUIAR. ZAN'GUTLAR. V. Tar-
ùar.
FUIÒN. V. Tartttiar.
ìGÓN (Z aspra). Giargone. Sorta
i diamante gialliccio.
RLATAN, n. m.(Z dolce. Ciarla-
uno.
T£IN (Z dolce) n. m. SCAZZÙI.
eccolo affare. Negozio di leggier
onto. Faccende domeitirhe. —
^alla voce del dialetto si fa il verbo
^Mtìinar, che vale Fare le faccene
le di caia. Far piccoU affari.
rTlNAR. V. Zallein.
VAI (Z aspra). Bigattiere, n. m.
tenditore di vestimenti , e di mas-
serizie usate.
VAIA, nome proprio. Èsser i du
7re<i del zavaia. — Esser tulli d'u-
ria slessa pannina. Essere della
itessa qualità, cioè cattiva.
VAIÒN. V. Zamtlòn.
VATTA (Z dolce), n. f. (dal fr. Sa-
ldate ). Gli spagnuoli dicono essi
pure Qabala. In ital. Ciabatta, n.
f. Scarpa vecchia. — Per rabbia
d' fam un can magnò una zavat-
(a. — A tempo di carestia pan vec-
cioso. — Scarp messi a zuoatta, a
pianèlla, a pianta. — Scarpe a
ciabatla, a cacaiuola, ed (alla Qo-
rentina) a cianta, vagliono Non ti-
rate su le calcagna.
ZAVATTAR,v. (Z dolce). Strisciare
le ciabatte con rwnore cammi-
ftando.
ZAVATTEIN (Z dolce). Ciabattino. —
Ciabattaio dicesi a Colui , che traf-
fica ciabatte, scarpe vecchie. — Za-
vattein. — Ciabattino figurat. Cat-
tivo artebce, e con altro nomeGua-
stamestieri.
ZAVATTÓN (Z dolce). ZAGAIÓN. ZA-
VA1ÒN(Z aspra). CiarTiiere. (Gl'ar-
pone. Aciiarpatore»
ZAVATTUNAMÉINT (Z dolce). i4ccta-
battamento.
ZAVATTUtNAR , V. (Z dolce). Acciar-
pare. Acciabattare. Abborracciare,
V. Lavorare senxa diligenKa.
ZAVIRI, n. m. sing. e plur. (Z aspra).
Quasi lo stesso che Zangattel. V.
Cianfrusaglia. Ciarpa. Masseriziuo-
la. Mscèa. Per lo piti si dice di
robe vili di poco prezzo, e vecchie.
ZAZER, V. (Z aspre). Giacere e Cto-
cersi Coricare e Coricarsi. I con-
tadini dicono anch' essi Culgar e
Culgars\ ma questa voce non ha
avuto il passaporto per la città. An-
che la voce Zazer non è che del
volgo , e da esso pure usata quasi
sempre al solo infinito, ed anche
col verbo Metter. Al s* è mess a za-
zer. Al s' mess a zazer. Le persone
incivilite l'adoperano per le bestie.
Un bò eh' è a zazer. I cavali n'doT'
men mai a zazer.
ZCCHEIN. V. Munèida.
ZE, n. f. (Z dolce). Zia, n. f. Sorella
di tuo padre Zia paterna. Sorella
di tua madre Zia materna. — 1 bo-
lognesi antichi davano il nome di
Ze per aggiunto alle donne, in vece
di Madonna. Ze Minghtina. Ze Mar-
gareta, ec. — Madonna Domenica.
Madonna Margherita. — Da ciò io
reputo proveniente il titolo di quel-
la poesia burlesca coniunissima fra'
bolognesi , che suol farsi da loro
sul finir del pranxo, detta Ze Budel-
la» e siccome ha per intercalare
ZEl
698
ZEIN
questa stessa voce Bttdèlla , colla
qaale si vanno rimaodo i versi , sa-
rà forse perciò detta Budella , cioè
Piccola ruota . come intercalare.
Eccone un esempio :
Ze Budella, i mi zuvnelt,
S' a vii pssèir arar pr* al drelt
Sta lunlan dalla slanélla.
Toc e dai la ze Budella.
ZEBEDÈO (Z aspra). Goffo. Gaglioffo.
Baggèo.
ZEC-ZaC (Z apra), voce avverbiale. A
spinapesce. — fatar a zec-zac,
andar a zec-zac. — Tagliare a spi-
napesce. Andare a spinapesce.
ZÉCCA» n.f. (Z dolce). Zecca, n. f.
Luoj];o dove si battono le monete.
— Nov d' zécca , nov ntivèint. —
Nuovo di zecca. Novissimo, intera-
mente nuovo. — Zécca. — Zecca. In-
setto simile alla cimice, che s' at-
tacca ai canile ad altri quadrupedi.
ZEDOL, n. m. plur. (Z dolce). Cedole-
ne. — Attaccar i zedol. — Affiggere
i cedoloni d' avviso per un uf-
fizio pe' morti.
ZEDKEINA. V. Aloisa.
ZEDRÒiN (Z dolce). Cetriuolo. Cttriuo-
lo. Frutto ortense simile alla zucca
lunga, ma assai più piccolo, e ber-
noccoluto. — i bernoccolini de'ce-
triuoli diconsi propriamente (7ossi.
— Zedròn salvadg. — Cocòmero
asinino. V. Squez. — Zedròn, figur.
vale Baggèo. — Cedrone è un Uc-
cello montano detto anche. Gallo
di monte. — Zedròn, per similit.
Popone poco maturo e insipido.fo-
ponella. Poponessa. Zucca.
ZEFRA (Z aspra). Cifra e Cifera. Ab-
breviatura del nome. — - Metter la
80 zefra. — Cifmre.
ZÉGN. V. Uséll.
ZEGN, n. m. (Z dolce). Cenno. Sc-
(fno. Accennamento. — Far un
zcgn. — Fare un cenno. Accenna-
re. Far segno. Dar segno. \.Zgnar.
ZFJ, n. m. (Z aspra). Giglio, n. m.
Pianta bulbosa, che (a un fiore gran-
de candidissimo, e odorìsissiroo .
molto noto. Da' poeti dicesi Fiorda-
liso (alla^fr. Fleur de lys). — Fio-
raUso è il Cmno. Fioretto lurebioo,
che si trova fra '1 grano.
ZÉi, n. m. (Z dolce). Ci, n. m. Terza
lettera dell' alfabeto. — Zèi ziréll
detto già cosi dagli stampatori boi.
Ci eolla cediglia» Q. — Zèt-ù-eojacm
Antoni, ovvero L' è un zèi-o-co. —
EgU è un cof^àellone , un min-
chione.
ZEIA. n. f. (Z dolce). SopracàgUo,
n. m. e in plur. Si^raedgU, m. e
Sopracciglia, f. Parte sopra all' oc-
chio con un piccolo arco di peli.—
Ciglio, m. siog. CigU, m. e Ciglia,
f. plur. sono propriamente i peli
delle palpebre, Ciliutn lai. — Ora
però usasi comunemente la voce
Ciglio, né più si conosce il Si»-
pracciglio. Onde sì dice liicrr-
spar le ciglia. Folte cigiia, ec —
Zei itìcrusd. — Ciglia raggiunte, o
sopraggiunte. Il contrario è Dis-
giunte. — Incrusar et zei. — >lg-
grottar o Aggrondar le ciglia. Ac-
' crespar le ciglia. — Accigliato. Ac-
cipigliato , dicesi per aggiunto a
Chi per ira , o malinconia tiene il
ciglio basso. — Ciliare, è agginnio
delle parti che appartengono alle
ciglia. •— Un om eh' ava del gran
zei. — Uomo cigliato, o eigiiuto.
D' ispido e folto ciglio. Uomo di
ciglia rilevate. Ha un paio di ci-
glia che sembrano un bosco. — Ci-
piglioso, agg. Che ha cipiglio. Una
guardatura d' uomo adirato.
ZÉIDER (Z dolce). Cedro. Albero, e
frutto di esso. ^- Cedrino e diri-
wo., agg. di Cedro. — Citrico. Acido
citrico. Appartenente al cedro, al
limone. — Citrato, n. m. Il sale ri-
sulla dall'unione dell'acido citrico.
'ZEINGHEN e ZEINGHER, n. m. {Z
dolce). Zingaro. Zingano.
ZEI NGUEL. V. Loflì.
ZEINQU (Z dolce). Cinque. Nome nu-
merale. Si rappresenta con Letien
romana V. — Quinto. Nome nume-
ZBIN
699
ZBiR
rale ordina lì vo di cinque. ^ Otf i/i-
to. Uoa quinta parie. — Quintuplo.
Cinque volle maggiore.
Zeinqu e imnqu di$.
L' amour pa»$a i guani ,
L' aqua i itival.
Chi $' vola bèin ,
N' t' voU mai mal.
Maniera famigliare, cbe si dice nel
prendersi mano a mano in segno
d' amicizia » e d' unione. L' amore
e l' amicizia passa il yuanlo. Cioè
Fra veri amici non son necessarie
le apparenze.
IINQUZÈINT (Z dolci). Nome nume-
rale cbe equivale a cinque cenlina-
ia. — In leilere 13, o pure D, ed
anche A , o Q. — Cinquecentomila
Q. — Cinquecentèsimo o Quiiégen-
tèsimo. F<iome numerale ordinativo
di cinquecenlo.
^.ÉINS, D. m. (Z dolce). Cento.
:iMT. n. m. (Z dolce, E slrella). Bra-
chiere, n. m.
iiNT, n. m. (Z dolce, É larga). Cen-
to . n. m. Nome numerale equiva-
lente a dieci decine. Con lettere ro-
mane Co pure [. Centomila cccìox).
— Cento quattordici, e Cenquat-
lordici. — Cento quindici. — Cento
sedici. — Cento quaranta» cin-
quanta, ec. e Cenquaranla, Cen-
cinquanta, Cenlottanta. ec. — Cen-
to sessanta con lettere romane. T.
— Da Cento si fa Centuplo. Maggio-
re cento volle. — - Centuplicare.
Multiplicar per cento, ec.
!:LNT, n. f. (Z aspra, É larga). Gen-
te, n. f. — Zèint urdinatia. — Gen-
te minuta. Popolo minuto. Minu
faglia.
JiNTEIN, n. m. (Z dolce, E strel4a).
Centina, n. f. Quel legno arcalo
con che s' armano e soslengon le
volte. — Far i zeinten , e Mettr i
zeinten. — Cenlinare.
•INTER, n. m. (Z dolce, È largii).
Centro, n. m. 11 punto eh' è nel
mezzo iJel cerchio. — Ognun ben I
saprà cbe Zèinter non è voce drl
volgo. L' bu qui registrata perchè
da essa ne vengono molte altre
nella lingua. — Centreggiare. Ten-
dere ad un centro. Ridurre al cen-
. tro. Star bene in bilico. — Centri-
peto , agg. Cbe tende al centro. ^—
Cenlrifu'jo , ^%%. Che tende ad al-
lontanarsi dal centro. — Accentrar-
si, Concentrarsi. Ritirarsi nel cen-
tro. Raccogliersi in mezzo. — Ec-
cèntrico. Che Ila diverso centro. —
Cottcèntrico. De' cerchi che hanno
lo stesso centro.
ZÉliNTFOI, n. m. (Z dolce). CetUopel-
le, n. m. V. de' Veterin. Il terzo
stomaco degli animali ruminanti.
ZÉINTPt , n. m. (Z dolce). Centogam-
òe,u. va. Vermicello, che ha nioltis-
sime gambe.
ZÉINTUCC. n. m. CentoncMo. Mordi-
gallina. Paperina. Pizzagallina ,
nomi volgari, che si danno ad una
sorte d' erba di cui le galline sono
ghiotte : da' botanici è delta Ana-
gàllide. Alsine media. Unn.
ZÉIRC, n. m. (Z dolce). Cerchio, Cir-
colo, n. m. Circonferenza, n. f. Con
parola greca Periferia. — Mézz
zèirc'. — Semicerchio. Semicirco-
lo. — Fatt a zèirc'. — Circolare ,
agg- — A zèirc'. — A cerco. Fattó'^
a cerco. Girar a cèreo. — Fati a
mèzz zèirc'. — - Semicircolare, Bgg.
— Zèirc* dia lòuna. — Cinto, o A-
lone. Cerchio formato dalle nubi ,
0 dalla nebbia intorno alla luna. —
Al zèirc' dèi sòul, dia lòuna. Cioè lo
spazio del corpo solare, 0 lunare
che noi veggiamo. — Disco del sole,
della luna. — Zèirc'. — Coreggia-
Io, n. m. Utensile villereccio fallo
di due bastoni legati insieme da'
capi con gombina, per uso di bat-
tere il grano, e le biade. — Manfa-
nile è il maggior bastone del co-
reggiate: Vetta, il più corto; eGopi-
bina, la coreggia che gli unisce.
— Zèircia, n. f.sing. chiamano i bo-
lognesi 11 contorno limitalo delia
cilià, entro cui gli abitatori di esso
2RM
600
tm
hanno o privilegi , o pesi. La voce
boi. viene dalle antiche Cerchia e
Cerchie plur. Cerchie piccole, e Cer-
chie larghe della ciltà. — Cerchio
nelle arti si dice di Qualunque cosa
di forma circolare, che serva per
ornamento, o per fortezza di qual-
sivoglia lavoro. Cerchio di ferro, di
legno per bolli, per lini. Cerchio
di $ealola, di laòcLcchiera, di cosm
d' oriuolo , del mozzo de' catyi, ec.
— Cerchiello, Cerchiello, Cerchici'
tiìio, Cerahiolino, Cerchiellino, tut-
ti dim. — Cerchione, accresc. —
Dar una bolla €U zèirc' e una alla
bòli. — Dare un colpo al cerchio,
e uno alla bolle , o pure Dare un
colpo aUa bolle e uno al cerchio.
Attendere a pih faccende a un tem-
po. Ed anche Dare il Iorio, o la ra-
gione un poco a una parte, un poco
air altra.
ZÉIS, n. m. (Z dolce). Cece, n. m. Le-
gume noto. Ve n' ha del bianco , e
del rosso o sia giallo, e quest' ul-
timo s' infrange per mangiarlo in
minestra. — Zèit infranl. -^ Cec^^
franlo, o infranto. — Culòur d'
zèis.'-'Color ceciato. — Zèis pznein-
— Cecino.
*ZÉISER, n. p. (Z dolce). Cesare.
ZELCRARI (Z dolce). Celkrano. Cel-
leraio. Spetidilore. Camarlingo de'
monasteri. **
ZCLÉST. V. Turchein.
ZEMA, n. m. (Z dolce) Cima, n. f. À-
pice. Culmine, n. mi Sommità qual-
unque. — Comignolo dicesi la par-
te piti alta del tetto. Y. Culmègna.
— Giogo. Vèrtice , n. m. o Vetta ,
n. f. La sommità de' monti. ( Vèlia,
voce usata dagli abitanti del conta-
do ). — Zema di alher. — Cima de-
gli alberi. — Zema di arzen. —
Cresta degli argini. — Pinàcolo e
Pinnàcolo. Estremità di cosa altis-
sima. — Pinnacolelto è il dim. —
Zema d* om. — Uomo di pezza, di
vaglia , di conto. Cima d' uomo. —
Zema d' galanlom. — Fiore, Cima
di gatanluomo , significa Eccellen-
za. — Zema dia tésta^. — Cucuzzo-
lo. Cucuzza. — La zema deW'^ ert.
— Pipita. Veliueeia. Cima. — lem
d* radece*. — Mazzocchi o Cime di
radicchi. — Zema, o punto dèi nas.
— Mòccolo. — f top, Ulm da zema,
da vétta. — Pioppi, Olmi d'alto
fusto. Alberi d' alto fusto.
ZÉMEReZMAR, v. (Z aspra). Geme-
re, Cernire , v. Pianamente, e sot-
tilmente Versare. SUUare. Tramda-
re. — Un bigònz eh' zèm. — Una
bigoncia che geme. — Zèmer non
si dice per Gemere, LametUmrsi.—
Lamintars'.
Z£MNA(Z aspra) (dal lat. Gemino).
Giumella. Tanto , quanto cape nel
concavo d' ambe le raaal per lo
lungo accostate insieme.
ZEMSA (Z dolce). Cimice, e al plor.
Cimici. — Cimice degli aranci: di-
cesi a un Insetto che sta attaccato
alle foglie degli aranci. — Zemta
bularga. — Cimice di campagna.
Insetto puzzolentissimo, beo di ver
so dalle cimici parassite deiroomo.
e molto pili grande, che doo ha al-
tro di simile fuorché UDO spiacen-
tissimo fetore.
ZEN A (Z dolce). Cena. Ceneita. Ce-
nuzza. Cenerelta, o. f. Ctnino, a
m. dim. di Cena.
ZENDARÀ, n. m. (Z aspra). Voce de'
montanari per Ginepraio e Gint'
preto, n. m. Luogo pien di ginepri.
ZÉiNDER, n. f. (Z dolce) (dal fr. Ceff
due). Cénere, n. f. e nel verso an-
. che m. in singolare. — incenerire
e Incenerirsi. Mettere e Andare in
cenere. — Andar a lorr la zènder
al prem de d' quarèisma. — An-
dare a prender li ceneri. iH di ce-
nere. — Cruver d' zènder. Inzia-
drar. — Incenerare. --«- Cinefam-
ne, dicesi La riduzione in cenere
di un corpo per via di fuoco. —
D* culòur d' zènder. — Cinerizio,
zia, add.
ZÈNDER, n. m. (Z aspra). Voce dH
volgo, copiata da' franzesi, io vece
di Zèner. V.
ZER
60 1
ZER
NER , o. m. (Z aspra) (dal lat. G^-
ner). Gènero. Marito di laa figlia.
É;NER . n. f. (Z dolce), dello solo
l>el primo giorno di Quaresima. —
Al de del zèmr. *— Mercoledì delle
ceneri.
NEREIN. V.£)«r(efii.
:NG1A , a. f. (Z dolce). Cinghia e Ci-
gna , n. f. Striscia di cuoio, che ser-
ve a diversi usi, e parlicolarmente
a slrignere la sella sul cavallo pas-
sandogli soUo la pancia.
i.NZER. V. (IV Z dolce, 2.» aspra ).
Cìijnère e Cingere. Accingere e Ao
iiqnere. Ricignere e Bicingere, v.
Propriamente legare il vestimento
alluruiaudo il mezzo della persona.
— Generalmente si prende poi per
Circondat*e , Atlorniare. — Acci-
gnersi o Accingersi vale ancora
Prepararsi ad operare. — Cavar la
zinlura. — Scignere e Scingere.
Discignere. Oonlrario del suddetto
Cignere. Soiorre i legami, che cin-
gono. — Incignere, v. n. Incigner-
si, v. p. Ingravidare, v. n.
ÈPP, add. (Z dolce). — Pein zèpp.-^
Zeppo « agg. Pieno inleramcute ;
quanto può capire. Stivalo.
ÉR, n. m. (Z aspra). Zero, n. m. Se-
gno arilmetico, somigliante a un o.
ìERBINOTT, n. m. (Z aspra). ?tfr6mo.
Canimede. Bellimbusto. Profumino.
Cacazibetto. M affetto. Persona al-
tillata.
;EHCAR , v. (Z dolce). Cercare. Bicer-
care, v. — Indagare. Cercare dili-
gentemente. — investigare. Cerca-
re ben addentro» o nelT interno
delle cose. Si applica per lo più al-
le cose astratte. — Inquirere, trai-
lo dal lat. Di questo verbo non ri-
mangono che delie parole derivate.
inquisizione Inquisitore. Inquisi-
to. — Come dair altro pure lat. Per-
quirere. Perquisizione Perquisito,
ec. — Frugare. Andar tentando col
bastone, o altro simile, di cercare
qualche cosa in luogo riposto, e Ri-
frugare , reduplicai. — Scrutinare.
Ricercare per mezzo di esame prò*
fondo. -^ Perscrutare , dal lat. è
voce dell' uso moderno. — Biinugi-
na»T. Ricercare con esattezza. e con
applicazione intensa. — Bi frustare
si adopera per Investigare. — Ztr-
car una cassa cùn un munlein. —
Cercaì'e col fUsceliino. Cercare at-
tentamente.
ZERCIA. V. Dscrcia.
ZERCIAOURA.n. f. {Z (ìo\ce). Cerchia-
incuto, n. m. Cerchiatura è V. d. U.
ZERCIAR. V. (Z dolce). Cerchiare, v.
Cingere di cerchi. — Accerchiella-
re. Attorniare con cerchielli. — In-
cerchiare. Ridurre a modo o figura
dì cerchi.
ZERFORARÌ. n. m. (Z dolce). Doppie-
ri. Candeitieri in cima ai quali si
portano le candele accese intorno
alla croce nelle funzioni sacre. Ce-
reforario. Termine ecclesiastico.
ZERO, n. m. ( Z aspra) dai muratori
dello Burgatt. — Gergo. Parlar
gérgone. Favellare in enigma. Par-
lare oscuro, furbesco. Parlare iana-
dàttico.
ZERLA (Z aspra) Gerla. Arnese simile
al Corbello , con un fondo d' asse .
e aperto di sopra . con manichi . e
serve a portare il pane dietro le
spalle. -— Zerla, dicono i contadini
Quella Stanga, a cui è unito un
pezzo di catena , e serve da attac-
care al timone de' carri per aggiu-
gnere altra coppio di bestie dinanzi
a quelle, che sono al timone, per
alleviare a queste la fatica dei li-
rare carichi pesanti. Trapelo, chia-
masi il Canapo con uncini, che ser-
ve ad attaccare un cavallo davanti
agli altri per tirar pesi . e Trapelo
dicesi anche al Terzo cavallo da ti-
ro, che precede gli altri. In egual
maniera io direi Trapelo alla nostra
Zerla.
ZERLAR , V. Condur col trapelo.
'ZERLAROL, n. m. (Z aspra). Term.
dei Coni. Colui che aiuta il bifolco
nel governo del bestiame.
ZERMÀ, add. ,(Z aspra). Ciurmato
Fatalo. — Èsser zermà. — Esser
.71
ZER
602
ZKR
ciurmato dicesi precisameDle dì
Chi può mettersi ad ogni rischio ;
ed io lingua scieutitica si direbbe
Inoulneraàile ; dicesi anche di Chi
per essere altra volta incorso nel
male, o in alcua pericolo, piii non
ne teme.
ZERMIÓN . ZERMOI. V. Brocca.
ZERNIRA (Z dolce). Cerniera, Frao-
zesisfflo usato dagli artetici. — Cer-
niera della cassa di un orinolo da
lasca. — Zeniira dèi cumpass. —
Nocella. Quella parte delle seste, e
simili fatta a noce> ove si collocano
,ì bracci.
ZÉRR, o. m. (Z dolce É apertissima ).
Cerro, n. m. Spezie di quercia. —
Quindi Cerrelo, n m. Cerbaia, n.
f. Luogo pieno di cerri, in boi. Zrà.
— Cerrulo , agg. Bosco cerrulo. — •
Cerrello , dim. — Ccrracchione ,
accresc.
ZCRRA (Z aspra). Sùbbia » Quid,
Gnaccìiera , Zirandla. Cosa da
nienle, da poco. — Oh la zerra;
oh la bùbbla. La voi éssr una brut-
ta zcrra , bùbbla^ ec. — Vuol esser
una brulla cosa, un brullo affare.
V. Sùbbia.
*ZKRV, n. m. (Z dolce). Cervo.--'
Zero vulatil. — Cervo volante. Cer-
viàllolo.
ZEHVÉLL (Z dolce). Cervello. Nel
plur. Cervelli, m. e Cervella, f.
Quest' ultimo è adoperato quasi
sempre per cervello materiale de-
gli animali. Cervella di bue, ec.
ma in boi. dicesi Zervélla d' bò in
sing. come in fr. Cervelle, f. sing.
— Avèir magna al zervéll cùn al
pan. — Avere studialo in buemme.
Esser dotto in Bue zio. Sapere o À-
vere imparalo due h.Aver sludiato
il pecorone. Vagliono essere igno-
rante. — Dslillars'\ lambiccar s' al
zervéll. — - Slillarsi o Lambiccarsi,
Beccarsi il cervello. Ghiribizzare.
Fantasticare. Àfialicar V intelletto.
Mulinare. — Zervéll ci^riòus, Zer-
véll vag. — Cervello balzano o fat-
to a tornio. Girellaio, Cervcì vago ,
o eteròclito. Stravagante.— 2f «fi
d' gali. — Cervei di gatta. .<<i
meno cervello di un grillo, o d vi
oca. Ai}erilceroel mlk calcagli
Cervello di bona, comekpalU.-
Avèir pers al zervéll. — Acer dal
il cervello a rimpedulare.—h'itì
o tgnir al zervéll a parte. — tot
in buon senno. Esser asunmis
pien di senno. Aoer cercello.-
Avèir dèi pancotl in vez d' ztruii
A vèir poc zervéll. — Esser di poti
o picciola levatura. Aver po:(ilf
vatura, poco cervello. — Taui iù^
tanl zervL — Tanti uonùni. /ii«<ft
berrette. Chi la vuol lessa , e à
arrosto. — A m' fa vgnir tant i
zervéll, tanl de ysta. — Mi mtu
il cervello a partito.
ZERVELLOTICAMÉLNT. avv. (Zdoke
Alla impazzata. Alla sbadata, ^j
datamente. InconsiderataaunU
ZERVLA . n. m. (Z dolce). Sanamit
cio^ n. m. Ceroellala, n. f. Si^n
di salsiccia fatta di sangue di [tori
imbudellato con miele ed aromi
•ZERVLEIN'. n. f. plur.(Z dolce)./r./
Ielle di cervello. — Zervkin matti
— Pan santo. Pan dorato.
ZERVLÉTT, ZERVLEl.N (Z dolce). a
m. dim. di Zervéll. — CercelUH-^.
Cervellino, n. m. dim. di Cene!.'
— Parlar a zervlèU. — Portar »
pentole. Maniera di portare altra'
sul dorso," la quale si fa col juTf^
le ginocchia del portato sopra :<■
palme delle mjni del porUlorr
che tien rivoltate dietro le leu
ed il portalo accavalcia le gamU
ma colle braccia si altieoe al coi.-
del portatore. 0 pure ineuendi'?
il portato sul dorso del porlalyf.
ed accavalciando le braccia al colli
e le gambe alle costole del poruic-
re stesso , il quale le tiene sireu'
colle sue braccia.
ZERUSIC. n. ra. (Z Aoke). C'truiU"
ed alla greca Chirurgo, (e »^"'
Chierurgo):\\ plur. Chirurgt.-fl
bòlomo, gr. — Far al z$nwc.-
Esercitar la chimrgia.- i'<»"'
ZKZ
}l zerusic'. — Chirurgia. Fleòoto-
«a, gp. — Fir da zirusio. — Fer-
! v/iii-ùrgici.
MEIN, n. m. (Z dolce) (da Gesmi-
(I. sincopalo da Gel tornino ; o
i intesto dal francese Jatmin ).
ianta che produce un fiore caiidi-
0. e odorosissiroo.
!SÉLL, n. m. (Z dolce). Pecorina,
. r. e Pecorino , n. m. Cacherello
?cco di bestie lanate.
iS (Z aspra). Gesso. Pietra calcare
idotta in polvere mediante il cuo-
erla in fornace (ome la calcina. —
Uè tra da nesso, o gessaria, o ges-
osa. — Zèss da prèisa. — Gesso
'a far presa. — Cuocere, Poloeriz'
are , Crivellare il gesso. — Far
èss. — Impastare il gesso.
>SIRA (Z aspra). Gessaia. Cava di
tesso. — Masso si chiama la mon-
ap^na gessosa.
^TA, n. f. Zana, e Cesta, n. f. —
Far el zèst. — Inlesser le ceste. —
\icttrin-t4a zèsta. — Incestare. —
'^vstelia, Ceslellina, Cesterella n.
r. (Jim. Cestino, Cestello n. m. dim.
Panierini senza manico.
SUR. voce usata di rado. V. Forbs.
TT, n. ni. (Z aspra) (dal fr.J^O.
Hampollo. Pollone. Messiticcio, n.
m. Messa . n. f. — Zétt di alter. —
finmpollo. — Metter fora: irar di
zen. — Rampollare. — Zétt dèi
(iirmèint, e del castlà. — Portala
del formento, e delle castellate ,
c)ie s' introducono in città.
ÉTT.n. m. (Z dolce, E stretta).
Zitto. — N* trar un zelt. — Non
Zìi tire. Non far motto. Senza far
wio/fo. Non fare un zitto Senza fa-
re zitto alcuno. — -4 n' s' sinleva
un zctl. — Non sentiuasi un zitto.
— Sta zeli. — State zitto. — Zatt
^ quiet l'andò vi. — Quatto quatto
«f ne parti. — Zitto zitto , per co-
mandar silenzio. — 'Zitti zitti.
EVER(Z dolce). Cèfalo. Pesce assai
nolo.
^^lU.n. f. (tutte le Z dolci). Cic-
^<«, n. f. Voce usala per vezzo dalle
603 ZIG
balie, accomodandosi allo imper-
fetto favellar de' bambini , come
Pappa, Bombo', e molle altre. Si-
giiitìca Carne. — Zizze diconsi le
Mammelle.
ZGNAR, V. (Z dolce). Accennare, y.
Termine generico, che vate Fare, o
Dar cenno moven.do il capo , la
mano, o altra parte del corpo. —
Zynar cùn el dida •— Accennar col
dito, e con un solo verbo Additare.
— Zynar cùn i ucc'. — Accennar
cogli occhi, e con un verbo Min*
micccnre. Occhieggiare. Far d"oc'
chio. Dar d'occfUo. Fcer l'occhiolino,
—fumar a zgnar. — ^accennare.
*ZIB, n. m. Cibo. La voce boi. non si
usa mai che nelle frasi Vgnir su al
zib. -— Andar all' arversa al zib,
al bèh'er. — Attraversarsi il cibo ,
l' acqua per l' ugola.
ZIBARIA. n. f. (Z dolce). Vitto, n. m.
Viveri, n. m. plur. — * Cibaria non
è voce di lingua. — Vettovaglia si
usa per gli eserciti.
ZIBOM, n. m. (Z aspra). Giubba, n. f.
Giubbone, n. m. La voce boi. è ora
rimasta in contado. — Giubbetto.
Giubberello. Giubbettino , dim.
•ZIBORI, n. m. (Z dolce). Ciborio. Ta-
bernacolo.
•ZICÓGNA. n. f. (Z dolce). Cicogna.
— Zicògna bianca, nèigra. — Ci-
cogna bianca , o nera.
ZICUCCHKlN , 0 ZIRICUCCHEIN , n. m.
plur. (Z dolce) (Fardi). -^ Fai-e
smorfie , moine.
•ZIEtM, m. ZlElNA, f. (Z dolci) Dim.
di Zio , Zia.
ZIG,u. m. (Z dolce). Grido, n. m.
Gridi va., e Grida, f. nel plur. V.
Vers.
ZIG ALA (Z dolce). Cicala. Insetto vo-
lante. Cicala stridula, noiosa, im-
portuna. — Gli antichi mangiava-
no saporìtamente le cicale fresche.
— In Quèll mèinter eh' el zigal s'
cren ferma d' cantar. — Essendo
già di cantare le cicale ristate. —
Zigala. — Cigarro, n. m. Voce spa-
gnuola, in uso volgare da poc'ai au-
ZEK
602
ZER
ciutfnalo dicesi preciwmente di
Chi può mellersi ad ogni rischio ;
ed io lingua scieniiiica si direbl)e
InoulneraOHe ; dicesi anctie di Chi
per essere altra volta incorso nel
male, o in alcuo pericolo, più uon
ne teme.
ZCRMIÒN. ZEIiMOI. V. Brocca.
ZERNIRA (Z dolce). Cerniera. Fran-
zesismo usato dagli apleitci. -— Cer-
niera della ca»sa di un orinolo da
tasca. — Zernira dèi cumpass. —
Nocella. Quella parte delle seste, e
simili £)tia a noce* ove si collocano
ì bracci.
ZÈRH, n. ni. (Z dolce É apertissima ).
Cerro y n. m. Spezie di quercia. —
Quindi Cerreto, n m. Cerbaia, n.
f. Luogo pieno di cerrì, in boi. Zrd.
— Cerruto, agg. Bosco cerruto. —
Cerredo , dim. — Ccrracchione ,
accresc.
ZCHRA ( Z aspra ). Bùbbla , Quid ,
Gnacchera , Zirandla. Cosa da
niente, da poco. — Oh la zerra;
oh la bùbbla. La voi éssr una brut-
ta zerra, bùbbla ^ ec. — Vuol esser
una bruita cosa» un bruito affare.
V. Bùbbla.
*ZEIW, n. m. (Z dolce). Cervo. ^
Zero vularit. — Cerco volante. Cer-
viàltolo.
ZEUVÉLL (Z dolce). Ceroello. Nel
plur. Cervelli, m. e Cervella, f.
Quest' ultimo è adoperalo quasi
sempre per cervello materiale de-
gli animali. Cervella di bue, ec.
ma in boi. dicesi ZcrvéUa d' bò in
sing. come in fr. Ceroelle, f. sing.
— Avèir Magna al zervéll cùn al
pan. — Avere studialo in buemme.
Esser dotto in Buezio. Sapcix o A-
vere imparato due h.Aver studiato
il pecorone. Vagliono essere igno-
rante. — DstiUars', lambiccar s' al
zervill. — Stillarsi o Lambiccarsi,
Beccarsi il cervello. Ghiribizzare.
Fantasticare. Afialicar T intelletto.
Mulinare. — Zervéll ci/triòus, Zer-
véli vag. — Cervello balzano o fat-
to a tornio. Girellaio. Cervtl vago ,
o eleròcUto. Stravagante. — Zervéll
d' gali. — Cervel di gatta. Avtr
meno cervello di un griUo, o d' un
oca. Aver il ceroel nelle calcagna.
Cervello di bona» come le palle. ^
Avèir pers al zervéll. — Aver du/o
il cervello a rimpedulare. — Avèir,
0 tgnir al zervéll a parte. — Esstr
in buon senno. Esser assennato,
pien di senno^ Aver cervello. —
Avèir dèi pancotl in vez d' zervéll.
Avèir poc zervélL — Esser di poca,
o picciola levatura. Aver poca /<•
vatura» poco cervello. — Tanl test,
tant zervi, — Tanti uotnini, laute
berrette. Chi la vuol lessa , e chi
arrosto. — A m* fa vgnir tant d'
zervéll, tant de l^sta. — Mi melU
il ceroello a pat:tito.
ZERVELLOTiCAMÉLNT, avv. (Z dolce .
Alla impazzata. Alla sbadata. SIm-
datamente. Inconsideratamente.
ZERVLÀ , n. m. (Z dolce). Sauguinfu-
cio^ Q.m. Cervellata, ii. f. Spezie
di salsiccia fatta di sangue di porcj
imbudellato con miele ed aromi.
•ZERVLEIN'. n. f.plur.(Z dolce).fn7.
tette di ceroello. — Zervtein malti.
— Pan santo. Pan dorato.
ZERVLÉTT, ZERVLEIN (Z dolce), n.
m. dim. di Zervéll. — Cervelletto.
Cervellino, n. m. dim. di Cervello.
— Parlar a zervlèlt. — Portar a
pentole. Maniera di |>orCare altrui
sul dorso,' la quale si Fa col porre
le ginocchia del portato sopra !e
palme delle m§ni del portatore .
che tien rivoltate dietro le rem
ed il portato accavalcia le gaiuW
ma colle braccia si allieDe al collo
del portatore. 0 pure ineliendosi
il portato sul dorso del portatorf .
ed accavalciando le braccia al cotlc
e le gambe alle costole del portato-
re stesso , il quale le tiene strette
colie sue braccia.
ZERUSIC. n. ra. (Z dolce). Cerùsic"
ed alla greca Chirurgo , ( e D(*fi
Chierurgo):\\ plur. Chirurgi. — ffc-
bòlomo , gr. — Far al' zerusir. —
Esercitar la chit^rgia. — L' o't
zez 603
dèi zervnc'.-^ Chirurgia. FleboiO'
ìnia * gr. — Fir da zirusie, — fcr-
ri chiiwgici.
BSMEIN, D. m. (Z dolce) (da Geitni-
no, sincopalo da Gelsomino; o
piuiloslo dal francese Jasmin ).
Pianta cbe produce un fiore candi-
do, e odorosissimo.
ESNÉLL» n. m. (Z dolce). Pecorina,
n. f. e Pecorino» n. m. Cacherello
secco dì bestie lanate.
ÈSS (Z aspra). Gesso, Pietra calcare
ridotta in polvere mediante il cuo-
cerla in fornace (ome la calcina. —
Pietra da (fesso . o gcssaria, o ges-
sosa. — Zèss da prèisa. — Gesso
da far presa. — Cuocere» Polveriz-
zare , Crivellare il gesso. — Far
zèss. — Impastare il gesso.
ESSI R A (Z aspra). Gessaia. Cava di
gesso. — Masso si chiama la mon-
,tagna gessosa.
feTA, n. f. Zana, e Cesia, n. f. —
Far ci zèst. — lutesser le ceste, —
Mettrin-t'la zèsla. — • Incestare. —
Cestella» Ceslellina, Cestertlla n.
f. dim. Cestino, Cestello n. m. dim.
Panierini senza manico.
^ESJjR , voce usata di rado. V. Forhs.
5ÈTT, n. ni. (Z aspra) (dal {v.iet).
Bampollo. Pollone. Messiliccio, n.
m. Messa , n. f. — Zèli di alber. —
Bnmpollo. — Metter fora; irar di
zèli. — Rampollare. — Zélt dèi
furmèint , e del castlà. — Portata
del formento, e delle castellate »
che s' introducono in città.
'ZÉTT.n. m. (Z dolce, E slrella).
Zitto. — N' trar un zeli. — Non
zittire. Non far motto. Senza far
molto. Non fare un zitto Senza fa-
re zitto alcuno. —.A n' s' sinleva
un zeli. — Non senlivasi un zitto.
--Sld zeli. ^ State zitto. — Zett
e quiet l'andò vi. — Quatto quatto
se ne parti. — Zitto zitto , per co-
mandar silenzio. — 'Zitti zitti.
ZEVER (Z dolce). Cèfalo. Pesce assai
nolo.
ZEZZA. n. f. (tutte le Z dolci). Cic-
cia, n. f Voce usata per vezzo dalle
ZIG
balie, accomodandosi allo imper-
fetto favellar de' bambini , come
Pappa, Bombo; e molte altre. Si-
guìfica Carne. — Zizze diconsi le
Mammelle.
ZGNAR, v. (Z dolce). Accennare, y.
Termine generico, che vale Fare, o
Dar cenno moven.do il capo , la
mano , o altra parte del corpo. —
Zynar cùn et dida -^ Accennar col
dito, e con un solo verbo Additare.
— Zynar cùn i ucc'. — Accennar
cogli occhi, e con un verbo Am*
micccnre. Occhieggiare. Far d"oc-
chio. Dar d*occlùo. Fcer l'occhiolino.
'—Turnar a zgnar. — Raccennare.
*Z1B« n. m. Ciào. La voce boi. non si
usa mai cbe nelle frasi Ygnir su al
zia. -- Andar all' arversa al zib .
al bèver. — Attmvefsarsi il ciào ,
l' acqua per l' ugola.
ZIBARIA. n. f. (Z dolce). Vitto, n. m.
Viveri, n. m. plur. — Cibaria non
è voce dì lingua. — Vettovaglia si
usa per gli eserciti.
ZIBÒM, n. m. (Z aspra). Giubba, n. f.
Giubbone, n. m. La voce boi. è era
rimasta in contado. — Giubbetto.
Giubberello. GiubbeiHno , ùim.
•ZlBORi, n. m. (Z dolce). Ciborio. Ta-
bernacolo.
•ZICÓGNA. n. f. (Z dolce). Cicogna.
— Zicògna bianca, nèigra. ■ — 6'i-
cognà bianca , o nera.
ZiCUCCHElN , o ZIRICUCCHEIN , n. m.
plur. (Z dolce) (Fardi). -^ Fai-e
smorfie , moine.
•ZlEliN, m. ZIEINA, f. (Z dolci) Dim.
dì Zio , Zia.
ZIG,u. m. (Z dolce). Grido, n. m.
Gridi m., e Grida, f. nel piar. V.
Vers.
ZIGALA (Z dolce). Cicala. Insetto vo-
lante. Cicala stridula, noiosa, im-
portuna. — Gli antichi mangiava-
no saporitamente le cicale fresche.
— In Quèll mèinter eh' et zigal s'
cren ferma d' cantar. — Essendo
già di cantare le cicale ristate. —
Zig ala. — CigatTO, n. m. Voce spa-
gnuola, in uso volgare da pocliì au-
ZIR
606
2IV
ra da mori. — Ha del morticcio
nel viso , ha la carne morticcia. —
A t srà un piati d' bona zira. —
La vivanda vera sarà l' animo e
la cera.
ZIRANOLA* n. f. (Z aspra). Giràndo-
la, n. f. Macchina d: fuochi lavora-
li. — Per Zerro. V.
ZIR.4NDUUR» V. (Z aspra), andare
a gironi, a zonzo, a to)ie. Andar
qaa e là sen^ saper dove andarsi.
ZIRARI, n. m. (Z dolce). Ceraiuolo.
Artefice che bianchisce la cera , e
ne fa candele. — Candeloltaio. Co-
lui che vende i candelolti.
ZIRARi, n. f. (Z dolce). Fabbrica di
cera.
ZIRCA. ALL'INZIRCA, ZIRCUMZIR-
CA, UN SI) PER ZÓ, SU USÒUVRA.
Circa. Intorno. Incirca. In quel
torno. Presso a poco.
ZIREIN, n. m. (Z dolce). Cnndeluz-
za^ n. f. Soltil candeluzza ravvolta
in varie forme, ad uso di portare
in mano per veder lume.
ZIRÉLLA, n. f. (Z dolce). Carrùcola,
n. f. — Girella, n. f. chiamasi la
carrucola, su cui gira la corda; in
boi. Rudélla. — Incastrar la cor-
da tra la zitèlla. — Incarrucola-
re. — Dscaslrar la corda. — Scar-
rucolare. Baldinpcci dice Incar-
rucolare vale ancora Mettere il cà-
napo nella carmcola. — Girellina.
Girelletla. Carrucolina, dim.
ZIRÉTTA, n. f. (Z dolce). Cattiva ce-
ra. Bruita cera. Vuol dire Faccia
che , dal suo colore , indica poca
sanità.
ZIRI, n. m. (Z dolce). Cero, n. m.
sing. tJeri, plur. Candela grossis-
sima di cera, che si adopera nelle
chiese.
ZIRICUCCHEIN. V. Zicucchein.
ZIRLAR. V. (Z aspra). — N'vlèir zir-
lar pr al drelt. — Non voler por-
tarsi come va. Portarsi male.
ZIRODEN, n. m. (Z dolce). Acciari-
no, n. m. Quel pezzo di ferro che
s' infilza nella sala delle ruote de'
carri , o delle carrozze, perchè non
escan dal mozzo. -^ Vi sono degli
Acciarini a esse , a paletta , a ron-
done , inginocchiati , ec.
ZIROTT (Z dolce). Cerotto. — Ziroit
mollettiv. — Cerotto. Unguento
tnollitivo, mollificatioo. — A «' i è
zirott, m. b — Il morto è sulla ba-
ra. Non e' è riparo. Non c'è verso.
Ella è ita, è finita» ec.
ZIRÒTTA , ZIRÒNA , (Z dolce). Ceroi-
za , accr. di Cera , in signiricaio di
Sembianza , ed usato per un cerio
vezzo , come Cerona.
ZIRUM, n. m. (Z dolce). Untume dt
ruota. Queir untuosità nera, che
resta ai capi del mozzo della ruota,
proveniente dalla sugna, con cui
s' unge la sala.
'ZiSÉLL, n. m. Cesello.
ZISLADÓUR. n. m. (Z dolce). Cesella-
tore, n. m. V. d. U. Colui che lavo-
ra di cesello. Argentiere.
ZISLADURA, n. m. (Z dolce). Cesella-
mento, n. ro. Lavoro di cesello.
ZISLAR.v. (Z dolce). Cesellare, \.
Lavorare con cesello.
•ZITAR, V. (Z dolce). Citare.
•ZITAZIÓN, n. f. (Z dolce). Citaziont.
ZITTA, n. f. (Z dolce). Città, n. f. e
nel verso Ciltade e Citiate.
ZITTIR, v.(Z dolce). In boL usasi so-
lamente in negativo significalo. —
iV* zittir.^ Noti fare zitto. Non fia-
tare (boi. iV ar/iadar). Yagliono
Tacere, Non parlare.
•ZITTO. V. Zetl.
ZIVOLLA, n. f. (Z dolce). Cipolla, n.
f. Agrume ortense. Le cipolle, agli,
radici, ed altri ortaggi di sapor
forte si chiamano Agrumi con ter-
mine generico. — Si chiama Cipol-
la anche il bulbo, o la radice d'o-
gni erba , che abbia similitudi-
ne alla cipolla. Cipolle di gigli,
di giacinti, di giunchiglie , dì' nar-
cisi, ec. — Bulbosa dicesi Qoella
pianta, che proviene da bulbo,
e da quella radice che ba in cioia
un bulbo; e Bulbifeìrt qnvindo pro-
duce bulbo. — Turàche si cbiam;»-
no Quelle varie cortecce o luei».-
ZL
607
ZNI
braoe conceulricUe , di cui è for-
mato il bulbo (boi. Scarfùia). On-
de Tunicato si dice a Quel bMlbo
eh' è formato di tuniche. L' Aglio
none tuiUcalo. — Mi$ del zivòll.
— Mesi di penuria, o di stento.
Mtsi in cui appena si guadagna
l ' acqua da lavarsi. — Cipollina ,
f. din). Cipollino, m. — Zivullein',
f. tialla barba t dalla zazzera. Zi-
viillein, m. plur. •— Cipolline no-
velline , vernine,
ZIYULÉTT. V. ZervlèU.
l\ZEL, n. m. (Le dueZ aspre). Giùg-
giolo. Albero tortuoso salva lieo, che
porla frutto da nocciolo detto Giùg-
giola.
i£iZLÀ«n. f. (due Z aspre). Questa
voce boi. è più accostante al lat.
Zizipha» di quel che sia l' italiana
Giuggiola, n. f. Frutto del giug-
giolo. — Lan' è mega una zizla.
— Altro che giuggiolai Detto fl-
gurat. e famigliami, per dire cosa
di molla importanza. — Zìzola dis-
se il Carli nella Soinatura. — Cu-
lòur d' zizla dar. — Color giug-
giolino chiaro.
ZIZLAR, V. (Z dolci). Aver difetto
nel pronunziar 1' S, o la Z. V. Tar-
taiar,
ZIZLÒN, n. m. (Z dolci). V. Tarlala.
ZLÀ , u. f. (Z dolce). V. Sn/felta.
ZLÀ, D. m. (Z aspra) V. Surbètl.
ZLÀ, add. (Z aspra). Gelalo, agg.
Ghiacciato (e anche il boi. ha Giaz-
zd). Tì'uvar l' ùss ztà. — Trovar
l'uscio ghiaccialo, la porta ghiac-
ciaia , per Serrata.
ZLAR (Z dolce). V. Suffitar.
ZLAR.ZL.ARS\ (Z aspra). Giazzar,
Giazzurs\ v. Gelare, Gelarsi. Ag-
gelare, Aggelarsi. Agghiacciare,
Agghiacciarsi. Fare, e farsi gelo.
— Assiderarsi è proprio di alcuni
animali , che restano intorpiditi
tutto r inverno.
2LÒN, 0. m. (Z aspra). Gelone, n. m.
è accrescit. di gelo. Freddo ecces-
sivo. — .In alcuni luoghi della To-
scana dicesi Gelone per Pedignone.
Y. Busanca. — Zlòn per acqua con-
gelata , che, cadendo dalle gronda-
ie, si congela e in boi. dicesi anco-
ra per similit. Candlott, Curnac-
ciòn , ìli Ual. Gliiacciuoto. — Zlon
attaccò ai copp. — Ghiacciuoli
pendenti dalle gt ondate.
ZLÓN . add. ed anche sust. (Z aspra).
Freddoso. Freddoloso, agg. d'uo-
mo, hnbasciatore del freddo.
ZMADURA.u. f. ;
ZMAMÉINT, u. m. \ (Z aspre). Gemi-
tio, n. ni. Quella poca acqua che si
vede quasi sudare dalle grotte, da'
muri , ec. Di quindi come per di-
versi gemilii a guisa di piog-
gia , ec.
ZMAR, si dovrebbe dire Zèmer. V.
ZNAR. v. (Z dolce). Cenare, v. n. si
usa anche in sign. attivo. — / ma-
gnonn dia caren da zencL — Ce-
narono della carne. — A i fé mal
di fàììz , rh' V aveva magna da zè-
na. — Gli nacquero de' fungìU, che
aveva cenato.
ZNAR, u. m. (Z aspra). Gennaio, n.
m. Primo mese dell' anno« secondo
il nostro calendario.
ZNESTER, n. m. (colla Z dolce, e la
prima E stretta). Nitro. Salnitro,
n. m. — Quella bianchissima efflo-
rescenza , lanugine salina simile
alla neve, e di saper nitroso, che
fiorisce in alcune muraglie, dicesi
Afronitro.
ZNÉSTER (Z dolce e TÉ apertissima).
V. Snéstcr.
ZNÉVER,n. m. (Z aspra). Ginepro,
n. m. Frutice odoroso. — Le sue
coccole sono come quelle dell' ci-
terà, ma d'un gusto aromatico e
questo fruito si chiama Ginepro.
ZNÌ, n. f. (Z aspra). Genia, n. f. Ge-
nerazione vile, abbietta. — Mala
zni e per ironia Bono znt. — Cat-
tiva semenza. Buona genia, ironi-
cam. — Aggiunto d' uomo sempli-
cemente, vale Furbo.
ZMSA, n. f . e piii spesso ZMS, plur.
(Z dolce). — Burnis, plur. Cinigia.
n. f. Cenere calda che conserva il
Zoe
608
ZOR
calore, rinchiudendo in sé qualche
pieciolissima bracia.
ZNOCC (Z aspra). Ginocchio. .Ginoc-
chi plur. m. e Ginocchia plur. f. —
Ginocchiare. Abbracciar le ginoc-
chia. — Inginocchiarsi. Mellersi iu
ginocchio.
ZO, n. m. (Z aspra). Giogo, n. m.
(primo 0 stretto). Arnese di legno
coi quale si congiungono . e accop-
j)iano insieme i buoi. — Aggiogare
i Otioi. Giùgnere i buoi. Mettere il
giogo a' buoi. — Bovi aggiogali.
Che hanno il giogo. — Digiogare.
Levare il giogo. Buoi digiogali.
ZÒ, IN ZÒ , avv. (Z aspra). Giù, avv.
— Un 8Ù per zò. — Dal più al me-
no. In quel torno. Poco più poco
meno. — Zò d' man » d' atra. —
Fuor di mano. Fuor di strada. —
Fuor dell' uso. Fuor della moda ,
ec. — Tors' zò. — An^enarsi. Im-
puntare. Smarrirsi in favellando.
— Metter zò. — Posare. Deporre.
— Dar zò. — Declinare, Decadere.
— Dar zò. — Biposare. — Lassar
dar ZO. — Lasciar riposare. Dìcesi
del lasciar deporre le fecce. — An-
dar zò al sòuL — Declinare il so-
le. — A andar all' inzò tùtl i sant
aiuten'. — A buona seconda ogni
santo aiuta. Non si dura fatica a
navigar per la corrente. — Vultar
all' inzò. — Capovòlgere. Capo-
voltare. — L' è un om eh' è zò. —
È uomo indebolito , presso ad am-
malarsi, — Bobba d' in zò. — Co-
se provenienti dalla bassa pianu-
ra. — Un d' in zò. — Abitante del-
la bassa pianura.
ZOBIA . n. f. {Z aspra). Giovedì, n. m.
— Zobia iòtta, e da' piU educali
Giovedé grass. — Berlingaccio.
Ultimo giovedì di carnevale. —
Berlingaccino è il giovedì che pre-
cede il berlingaccio. — L' hapu-
rassd zobi in-t-la groppa. — È at-
tempato. Attempatello. Piuttosto
attempato.
ZOCC, n. m. (Z dolce). Ceppo. Peda-
le. Ciocco, Bronco, n. m. Base a
piedi dell* albero. — Zocc. — Zoe-
co. Zòccolo de' piedestalli. — Zocc,
figurai. Ceppo. Ciocco: per Uomo
stolido, stupido, balordo. — Chi
ha di zucc ha del stèli. — Chi ha
il molto , puà con più facilità ave-
re il meno , ed anzi Dal più si fa
il meno.' — Zocc di alber si pren-
de anche per Ceppaia. La parte del
ceppo alla quale sono appiccale le
radici dell' albero.
ZOCCA (Z dolce) DALLA CAREN. De-
sco. Ceppo, n. m. Pancone su cai
si taglia la carne alla beccheria.
ZOIA, n. f. (Z aspra). Gioia. Gemma.
n. f. Gioiello, n. m. Pietra prezio-
sa. — Pein d' lui. — Gioiellato, la-
gemmato. Geminato. Ingioielialo,
agg. Impir d' zoi. — Ingemmare.
Gemmare. Ingioiellare, — Gioia
per Allegrezza non è voce del dia-
letto bolognese. — Gioia, e Bèlla
gioia, Zuiètta, Zuieina! dello irooi-
cam. — Gioia e Beltà gioia! si diceul-
l'uomo ironicamente, quasi Ucclao-
dolo di malizia, o di dappocaggine.
ZON , n. m. plur. (Z dolce). BirilU, n.
m. plur. Pezzetti di legno roioodi .
piìi sottili in sonami là che alla ba-
se, in forma di colouuetle, che ser-
vono ond'essereabbattulì nel giuo-
co della trottola, ec. — Tor su i
zon, metaf. Vale Andarsene. —
Zòn, sing. Aggiunto d' uomo, vale
Goffo. Stùpido.
ZOPP, add. (Z dolce). Zoppo, agg
— Andar a zopp gatlètt. — Anda-
re a pie zoppo. Andare con un pie
solo, come fanno i ragazzi, e per
analog. Andar malamente. — Chi
pratica al zopp tein zuppgar. —
Chi pratica il zoppo, gli se n' ap-
picca. Chi pratica col lupo . impa-
ra a urlare. Chi dorme co* cani, ii
leva colle pulci.
ZORNIA. TAMPERLA, n. f. (Z dolce)
Lernia. Persona lenta e stentata fa-
stidiosamente. Stùpido. Balordo.
Goffo. — Zornia , è anche agginoto
d' animale . e vale Vecchio, e piene
di malanni.
ZTT
609
zcc
50TIC. aau. Zòtfco, agg.
i)UVKN (Z aspra). Giovane e Giòvi-
ne , d' ogni genere. — Dna cossa
da zòuven. — Giovanile. Giovane-
8CO. GioveniUtSigg.
DOVENTI). V. Zuventù.
KCBSA.n. f. (Z dolce). Cicérbita,
n. f. Erba lalliginosa da insalala.
Grispignoio. — Sug d' zréòsa, —
Sugo cicerbilino,
RIS, Q. m. (Z dolce). CiriegiOt n. m.
Aliterò elle produce le ctriegie. *^
— Lug pein d' zris, — Ciregeto.
Boschelto di ciriegi.
^RISA, n. f. (Z dolce). Ciriegia» n. f.
Frullo del ciriegio. — Da alcuni si
dice, e scrive Céràsa, con voce
non aflEallo toscana, ma che effetti-
va menle dovrebbe usarsi se star si
volesse all' etimologia ialina. Hav-
veue di diverse spezie. Le princi-
pali sono : Duròn. — Duràcine, —
Marasca. — Amarine. — Aquatv-
la. — AcqvniuokL. — Vettola. —
Vhciola. — L' amig zrisa. — //
compare. Dicesi ad alcuno per i-
scherzo.come per denotare untale,
di cui si è fatta antecedentemenle
parola.
ZRISEINA, n. f. Piccola ciriegia. —
Far zriseina.^ Sorrìdere. La voce
bolognese varrebbe Sorrisino, n.
ni. Piccol sorriso.
ZIUSOL, add. (Z dolce). Ciriegiuolo»
agg. Di ciriegia. Che ha colore, o
sapore di ciriegia.
ZSSAROL(Z dolce) e corrollamente
Dssarol, e anche Dsarol, n. m; Ges-
saittolo, n. m. Colui che cuoce, e
lavora attorno alia miniera del ges-
so.— Gessaiùolo è anche Colui che
forma le statue, i vasi, o altro, che
si getta in gesso. E sono tulle voci
d' uso.
ZTTADEIN (Z dolce). Ct7todmo e Bor-
ghese. V. Abilant.
ZTTADOUR (Z dolce). Gettatore. Fon-
ditore. Che getta, o fonde metalli
per formar campane , cannoni , ec.
ZTTAR, v. (Z dolce). Gettare, ò sia
Versarci metalli liquefatti, il ges-
so, e simili , nelle forme per fiarne
figure di rilievo . o basso rilievo.
ZVAI)GA,n. f. (Z aspra). Sòccio, n.
m. Sòccita, n. t Accomàndita di
bestiame , che si dà altrui , che il
custodisca e governi a mezzo gua-
dagno , e mezza perdita. Questa
maniera di dare le bestie ai conta-
dini dicesi propriamente dai bolo-
gnesi Dar et bisli alla mudnèisa.
Zoadga , dar et bisti a zvadga.
Quando il padrone compra le be-
stie , e le dà al contadino per ese-
guire i lavori della campagna, con-
tro una retribuzione pattuita, e che
tien luogo di frutto del danaro.
ZVANN, np. m. ZVANNA. f. (Z aspra).
Giovanni, va. Giovanna, f. — Zam-
batiesta. — Giovanni Battista, o
Giambalista. — L' è una cossa che
n'me «vanno.— Questa voce swon-
na, apparterrebbe ad un verbo ,
che dovrebb' essere Zoannar,e che
non esiste. — Ella è cosa che non
mi garba.
•ZVÉTTA , n. f. Civetta, augello. E per
simil. dicesi di donna che cerchi
adescare cou vezzi e moine.
ZUCARA , n. f. (Z dolce). Giillofalpa,
detto volgarmente Zuecaiuola, n.
f. Sorta d' insetto simile allo sca-
rafaggio, che passeggia sotto terra,
e rode le radici delle piante che in-
contri, facendone gran guasto.
ZtìCC DEL CAPPÉLL (Z dolce). Infor-
ma del cappello. — Zàcc per Tèsta.
A i balla al zùcc. — È matto.
ZIJCC, add. ZUCCHÉTT, agg. (Z dolce).
Pazzerello.
ZUCCA, n. f. (Z dolce). Fiasco impa-
gliato. — Cumprar al vein a zùcc.
— Fiascheggiare. — Impaiar el
zùcc. V. Impaiar. — Zucca. — Zuc-
ca. Fruito ortense noto. Zucca ma-
rina , ec. — U è vgnù cmod fa la
timpésta al zùcc. V. Timpésta. —
Zucca — Zucca per Testa. — Sòurd
cm* è una zucca. — -^ Sordacchione.
— Zucca per Zuccòn. V. — Zucca
da pellegrein. — Lagenaria.
ZUCCAR, 11. m. e ZUCCARA , n. f . ( Z
72
ziro
610
.ZUG
dolce). Fiascaio, m. e Fiascaia, t.
Colui e Colei che vesle i Baschi con
paglia. — Zuccaia, vale Campo s«-
mioato di zucche.
ZUCCAREIN , n. m. (Z dolce). Zucche-
rino, D. Dì. Pasla dolce falla a gui-
sa di anelli di maggiore , o minor
grandezza e grossezza. ^— Zucca-
rein dèi ièss. -— Zuccherini tessa-
II. — Zuccarein eh* «' mèUen in-t-i
guerz di ùss pr alzar el pian*, —
Girello »ii. m. (Z dolce) accr. d'
Zucca. — Fiascone, n. m. accr. di
Fiasco. Fiasco grande impaglialo.
— Zuccòn per &ìmì\ìi. Mellone. Ber-
tone. Capocchio. Capaccio. Capac-
clone. Babbaccio. Uomo di duro ap-
prendimenlo. — Talpa è dello per
simil. solamenle in queslo signifi-
cato d' Ignorante , perchè per Tal-
pa in bolognese dicesi Topa. V. —
Zuccone. Colui che ha zucca sco-
perta «cioè il capo senza capelli.
— Star in zuccon. — Stare o Esse-
re in zucca, vale Col capo sco-
perto.
'ZUCCARIRA, n. f. Zuccheriera, Zuc-
cariera.
'ZUCCÒN , o. m. Fiascone. E per si-
mil. Mellone, Bertone, Capocchio,
Capaccio.
•ZUCCTEINA DA VIAZ. Borraccia.
ZUCCUNA. n. f. (Z dolce). Capata, n.
f. Percossa che si dà, o s^ riceve
col capo.
ZUCCUNAGEN, n. f. (Z dolce). Mello-
nàfjgine , a. f. Grossezza d' in-
gegno.
ZUlU.n. m. plur. (Z aspra). Sansa
nella lingua italiana dicesi pro-
priaménte Dei frantumi delie ulive
rimasti dopo averne estratto l'olio.
— Columclla dà alla Sansa anche
questa spiegazione : Carne delle u-
live liberate dalV osso , e legger-
mente «mintczza^e (mediante tener
sospesa la m^c\xì%) dalla quale si
estrae l'olio, o pure aggiuntioi
alcuni Semi ed erbe si usa per ai-
60. R questa è appunto la vivanda,
che dai bolognesi chiatiìasi Zadì .
la quale si mangia in insalata , do-
po aver già avuta la salamoia so-
lila, che si fa alle ulive intere. —
É graziosa la similitudine bologne-
se di Zudi, cioè Giudei, che essen-
do ulive senz' anima » vengono as-
somigliale ai Giudei.
ZÙDS, n. m. ZÙDSA, n. f. (Z aspra }.
Voci ora disusate, avendovi sosii-
tuilo Giùdiz in m. solamenle. Giu-
dice.
ZUDSADÒUR. V. Zudsar.
ZUDSAR, V. (Z aspra). Questa parola,
che sembra tanto strana , non lo è
più deir altre bolognesi, se si os-
servi che una volta si diceva Zàd$
per Giudice , e adesso Giùdiz, On
Zudsar è lo slesso che dire Giudeg-
giare e meglio Giudicare cioè Fare
il Giudice, che vale in ultima con-
seguenza Criticare. — Lo slessu
dicesi del verbale Zudgadòur. —
Critico. Saiirico, ec.
ZÙFF,.n. ra. (Z dolce). CipigUo, d.
m. Increspamento della fronte fallo
in giù alla volta degli occhi. ~
Avèir al zùff. — Cipigliare. Guar-
dar di mal occhio, con cipiglio.
Far cipiglio. V. Grùgn , e Immuso-
nirs'. — Far al zùff. — Acci-
gliarsi.
ZUG, n. m. (Z aspra). Giuoco, n. m.
— Aoèir furtouna in-t-al zug. —
Aver detta nel gitioco. — > Un pot
d' zug è pò bèli. — Ogni bel
giuoco , vuol durar poco. V. Zugar.
— Zug. — Giuochi nelle macchine,
negli ordigni, diconsi gli ingegni,
per cui essi si muovono — Zug dia
ciavadura, dia ciao. — Ingegni
della chiave. — Dar di' ov in t al
zug. — Dar pasco. Dar esca, la-
sciar prima vincere 1' avversario .
per indi meglio, guadagnargli it
danaro.
ZUG ACCIAI!. V. (Z aspra). Giuoenr-
chiare. V. d. U. Giocar di |>oco.o
di rado.
ZUGADÒUR , n. m. ÒURA . n. f. (Z a-
spra). Giocatore e Giuncatore, n
m. Giocatrice, n. f. — Zugadòurda
ZUG
611
ZUN
bussluii,"^ Gio€olaiore. Ciocoiare.
;UGAK, V. (Z aspra). Giocare e Giù-
care, v. — 1 lermini UaliaDÌ de'
giuochi , che si scbslauo il più da
quelli del dialello bolognese, si
iroveraiiDO regislraU in capoluogo
so Ito i diversi a ni co li particolari,
p. e. CupièU. RèmeL CasltèlL Agòc-
eia , ec. Nel giuoco di carie quando
non si fa alcuna RakZ2»k{?rtUa boi.)
si dice Fola; in boi. Uuff. — E Fo-
to ancora a Quelle cane che resta-
no nel mazzo dopo averne dato
una parte eguale a ciascun gioca-
tore, che. si lasciano sulla lavola
coperte, e toccano polirà quegli,
eh fa 1' ultima bazza. In boi. dicesi
XL scarl , o / Scari in plur. — Dar
pasto nel giuoco significa Lasciarsi
vincere artatamente qualche cosa ,
per tirar su il giocatore, e mostra-
re di non ne saper piii di lui, onde
in seguito poter guadagnargli I
danari.
ZUG'GNOLA , n. f. (Z dolce). Molletta,
u. f. V. d. U. Pezzo di ft^ro che sta
attaccato a uno de' capi della fune,
con cui s' attigue acqua dal pozzo ,
al quale si raccomanda la secchia.
ZUGHÉSSA, n. f. (Z aspra). (Giocacelo,
n. m. Peggior di Giuoco.
ZUGLEIN.ZUGIIÉTT, n. m. (Zaspra).
Giochetto y Giocolino» n. m. dim.
di Giuoco. Piccol giuoco. — Zuglein
da tiMett. — Balocco. Trastullo.
— Far di zuglein. — Faiv alle
mammucce. — Zuglein d' parol.
— BÌ8ticcio,e Bisliccico. Uno scher-
zo che risulta da vicinanza di pa-
role, per lo pili di due sillabe ,
che hanno lo stesso o poco diffe-
rente suono, e diverso siguifìcalo.
Tutte le lingue ne son ripiene e
riferirò qui alcuni esempli. — Qui
tìss ha el-i 088 less. — QueW uscio
ha le assi lisce. — Don Duudcin
di 8 : Dì dà di don, di don da Di
— Don Dondino dice : Dio dà de'
doni, de' doni da Dio. — //' te eh'
t'ir le: me battyC tè V en' tiri
. — Sei tu eh* eri ti : io batto , e tu
tuni tiri? ^ L' èie tu: t' è té li
— hi è Itti. Ivi è tei. — Lù t' ha li:
U r ha tu. — Egli ha tei. Ella ha
lui. — Dsii eh' t «a 11, eh' a sòu
Cassian. •— Di' loro che 8anno .
» die io 8ono Cassiano. — / som eh'
a sòn quèlt eh' a sòn. ^- Essi san-
no c/ie io sono <juel, che io sono.
— Tiri in zò, eh' V en' V inirig
int-et lei. Tirt' in là eh' t' en' l'
inzanipl itk't'at ìlar. <*- Tirati in
qua che twn l' inviluppi ^lel filo.
Tirati in taf che non inciampi nel
telaio. — Eia li eh' ha i fuK? —
£ ella che ha i fasci? — Dom. Oud
è qui tri sant , eh' n' ein in para-
dìs? Risp. Sanzvèis , Sanbuc e San-
gunélia. — Qua' son que' tre san-
ti , che non sono in Paradiso? San-
giooeto , Sambuco , Sanguinella. —
/ bi cavi eh' avi , eh' a voi eh' a vi
cavamen*.. — / bei capelli che ave-
te» che voglio che ve li Caviamo.
— In ital. Ben puzzi di pazzo» mio
Pozzi, da un pezzo. — Al pozzo de'
pazzi, era una pazza, che lavava
i pizzi e le pezze ; dopo un pezzo
venne Pozzi, die gettò la pazza ,
i pizzi e le pezze nel pozzo. — • In
francese. — Le ris tenta le rat; le
rat tata le ris; Le ris tate tua le
rat. Il riso tentò il topo; Il topo
provò il riso; Il riso mangiato uc-
cise il topo, ie fls des vers sur un
verre de verre veri, plein de vers
verls. Feci de' versi sopra un bic-
chiero di vetro verde, pieno di
vermi verdi.
ZUGLINAR, V. (Z aspra). Giócacchia-
re. Giocolai^.
ZLTiN, n. m. Giugno, n. m.
ZUIENA. V. Zoia.
ZIJILIR (Z aspra). Gioielliere, n. m.
ZULaIA, n. f. (Z dolce). Legaccio. Le-
gàcciolo, n. ui. Legaccio, n.f. Qual-
unque cosa con che si lega.
Ztl.NTA, n. f (Z aspra). Giunta, Ag-
giunta, n. f Aggiugnimento , n. m.
— Zànla. — farantello. Pezzo di ,
qualità inferiore, che si dà da al-
ZUN
612
zov
cuni bottegai a' compratori > né si
direbbe proprìameiìle se non de'
commestibili. — Giunia si dice an-
cora Buona misura nelle altre der-
rate. —> t' è più la zànta» c/ie la
caren. — È più la giunta, che la
(ter mia. È più la $al$a, che la
Iftmpreda. — Pader mèster zùnta,
dicono i boi. per Metter di bocca,
cioè Dire in favellando piii.cbe non
è. V. Azuntar.
ZUNTUKA.H. f. (Z aspra). Gmntura.
Congiuntura. Commeasura, Cora-
meltilura. — Le giunture de' cor-
pi animali chiamansi piìi propria-
mente Articolazioni. La gotta a
lungo andare produce i ealdtìacci
nelle articolazioni delle mani , de'
gomili» de' piedi e delle ginocchia.
— t medici usano anche la voce
Arti plur. m. -CU Arti tuperiori, ed
inferiori. .
ZUPPISU^n. f. (Z dolce). Zoppica-
mento, n. m. Voce dell' oso.
'ZtJRAMÈiNT . n. m. Giuramento.
'ZURAR, V. Giurare.
'ZURZISINA . n. f. Dahiia. Georgina.
Sorte di fìore.
ZUVENTg. n. f. (Z aspra). Gioventù.
Giovanezza. Giomnezza. AdMetceti-
za. Età che segue la Pubertà.
APPENDICE
I
I
A
A
BADA (Tgnir). Tenere a bada.
ABBARCA. Piegato. Dicesi del legno,
e specialmenle delle ira vi, quando
per umidi là, per soverchio peso,
od allro , si fanno concave.
ABBARCAR , v. Piegare. V. Abbarca.
ABBARBICARSI, v. V. dell'uso. Abbar-
bicare. Me Uer e radici.
ABBEVRAR , V. Abbeverare. Dar a
bere.
ABBIURAR, V. Aòmrarv.
.ABBOZZ , n. m. Abbozzo, Abbozza-
mento, Abbozzata » Abbozzatura ,
prima forma di un' opera di piltu-
ra, scuUura ec. solamente sgros-
sala. — Sceda. Scrillura abbozzala.
—Bozza. La prima forma non pulita
e non ridona a perfezione. — Schiz-
zo. Legger tocco di penna o malila,
con che ì pillori accennano i loro
concelti.
ABBUNDANT, add. Abbondante.
ABBUNDAR , \. Abbondare.
ABBURDAR, v. (V. nel- Vocabolario
Abburdir).
ABBUZZA , add Abbozzato. — V è
una cossa arisg abbuzzd. — È co-
sa appena cominciata.
ABBUZZADÒUR, n. m. Abbozzatore.
Facitore di abbozzi o bozzi.
ABBUZZAR, V. Abbozzare. Fare l'ab-
bozzo.
ABBUZZAR. voce bassa. Cedere per
timore.
ABILITA, n. f. Abilità. Capacità.
ABILITAR, V. Abilitare. Rendere atto,
capace, idoneo; e Abilitars*. Ren-
dersi allo, ecc.
ABITA , add. Abitato.
ABZEDARI, 0 ABEZEDARI, n.m. Abbe-
cedario. Libercolo noto, su cui stu-
diAusi i primi rudimenti del leggere.
ACCAMPANE [NT, n. m. Accampamen-
to. Il luogo dove si è messo cam-
pa. Dicesi specialmente delle mi-
lizie.
ACCAMPAR, e ACCAMPARS', v. Ac-
campare . e Accamparsi. Metter
campo , e Mettersi a campo.
ACCAISÉ. Accanito. — Al-i è accané
cantra. — Gli è proprio accanito
contro di lui
ACCASA, add. Accasato.
ACCATTABRIG , n. m. Accattabrighe.
(V. nel Vocab. Cattanùia).
ACCATTÒUN, n. m. V. oggi fattasi
deli' uso presso alcun bolognese.
Accattone. Pitocco.
ACCIAPPARI. Indurre qualcun9, per
burla , In errore.
ACCIAPARS', V. Corbellarsi, ingan-
narsi. Lasciarsi trafre a gabbo ,
in errore.
ACCUMPAGNADÒUR , n. m. Accompa-
gnatore. Quello che accompagna ,
e dicesi specialmente, in cose mu-
sicali , di quello che con alcuno
strumento accompagna la voce di
un cantore, o chi sostiene la prima
parte in un concerto.
ACCURDADÓUR, n. m. Accordatore.
Colui che accorda gli strumenti
musicali.
ACCUSA , n. f. Accusa, incolpa-
zione.
ACONlT.n. m. Acònito. {V Acóni-
thus napella de' botanici ).
ADDUSSAR, e ADDUSSARS', v. Addos-
sare , e Addossarsi.
ADELÉINA, n. p. f. Adelina. Vezzeg.
di Adelaide, o Adele.
ADUCCIAR, v. Adocchiare, Aocchiai^,
Occhiare.
ADULAR, V. Adulare, Piaggiare.
AGN 4
ADULATÓUR, n. m. Adulatore, Piag-
giatore,
ADULTER, n. m. RA, f. Adultero. A-
duUera.
ADULTERAR , v. Adulterare. FalsìG-
care. Falsare.
ADULTERI, D. m. Adulterio.
ADURAR , V. Adorare.
AFFAGUTTAR, v. Affagottare, For-
mare a fagotto. Per similit. Accon-
ciar male, -r* L'era luti affagutld.
— Era fatto su alla peggio,
AFFAMA . add. Affamato.
AFFAMAR , v. Affamare.
AFFARÙZZ, n. m. Affaruccio. Affare
di poco conto, di picciola levatura.
AFFAZZAR, v. Affacciare. Mettere in
vista.
AFFAZZARS', v. Affacciarsi.
AFFAZZINDARS' , v. Affaccendarsi.
Darsi gran moto , molte faccende.
AFFERDAR, v. Raffreddare.
AFFETTA, add. Affettato. Fuor del
naturale.
AFFEZION , n. f. Affezione. — Prezi
d'dffezion. — Prezzo di affezione,
e dicesi del maggior prezzo attri-
buito a una cosa in ragione del l'af-
fetto o del pregio in cui la si ha.
AFFEZIONA . add. Affezionato.
AFFEZIONARSI v. Affezionarsi. Pren-
dere, o Farsi prepdere in affetto.
AFFRUNTAR. v. ARS'. Affrontare.
Affrontarsi.
AFFULLAMÉINT. n. m. Affollamento.
AFFULLARS', (V. nel Vocab. Aifullir).
AFFUiSDAR, v. Affondare, Mandare, o
Spingere a fondo.
AFFUNDARS', v. Andare a fondo. Af-
fondare.
AGGRESSÒUR , n. mm Aggressore.
AGGRESSIÒN , n. f. Aggressione.
AGGREDÉ, add. A(7flfredi7o.
AGGRUPPAR, v. Aggroppare, Aggrup'
pare.
AGGRUPPARS , v. Accorarsi,
AGNUS DEI, n. m. Specie di medaglia
in cera . con immagini dei simboli-
co agnello , di santi , ecc„ che suol
benedire il Sommo PonteGce. A'
gnus Dei. I
AMB
AGUZZAR , v. Affilare. Arrotare.
ALARaRDA , e per corrnz. LUMUAR-
"■ DA, n. f. Alabarda.
ALABARD1R , n. m. Alabardiere , e
cioè il Soldato munito di alabarda
ALABASTER, n. m. Alabastro. Mar-
mo dolce , bianco e diafano.
ALABASTREIN, add. Alabastrino; c\ì^
ha similitudine coir alabastro.
ALAMIRÉ, n. m. Alamirè, segno mu-
^ sicale.
ALBANA, n. f. Specie d' uva, che non
esiterei a chiamare Albana.
ALBAR, n. m. Canapiglìo, sorte di
augello.
ALBERGA . add. Albergato.
ALBERGAR . v. Albergare.
ALBERGADÓUR , n. m. Albergatore.
ALBUM, n. m. (dal latino). Album.
Albo. Libro su cui notansi memo-
rie , ricordi , ed altro.
ALLIGRÉTT. (V. nel Vocab. AUgrètt
ALLINEAMÉINT. Allineamento. Il
mettere in linea.
ALLINEAR, Y. Allineare.
ALLIVÀ. ( V. nel Vocab. Arlivà).
ALLÒCC, n. m. Allocco, sorte d' au-
gello noto. E per simil. Baggeo,
Baggiano , ed anche Allocco.
ALZA , add. Alzata. E n. m. Terni, di
archit. Alzata. V usano i boi. an-
che in senso di piatto dolce.
AM . n. m. Amo.
AMALACHITA , n. m. Malacìtite. Sorlc
di pietra dura, preziosa.
AM.4RANT , n. m. e add. Amaranto.
fiore nolo. — Culòur d' amarant
— Amarantino.
AMARAR, v. V. d' arie. Legare la ca-
napa in grossi fasci.
AMARADÒUR , n. m. Legatore dei fa-
sci di canapa.
AMB , n. m. Ambo. Due numeri sortiti
al lotto. — Du fan un amb , o un
par. — Sono entrambi della steisì
lana, o tinti della stessa pece.
AMBIZIÓN. n. f. Ambizione.
AMBIZIÓUS. add. Ambizioso.
AMBRA , n. f. Ambra. — Vein ciat
com' è un' ambra. — \ino limpi-
do, limpidissimo.
APP
VMBULANZà, n. f. Term. de' milil.
Aìnbulanza. Qael corpo che negli
eserciti è acid elfo ai servigio ed al
trasporlo de' malati e ferili.
%MM1N1STRADÓUR, n. m. Ammiìii-
stratore.
\MMIMSTRAR, v. Amministrare.
\MUNÉ, add., o più veramente MUNÉ,
cui i bolognesi per eufonia aggiun-
gono quel primo a. Interrito.
\MUNIRS', V. 0 meglio MUISIRS' (V.
sopra). Interrirsi.
ANANASS, n. m. Ananasso Ananas-
so. Sorte di fruito esotico squisi-
tissimo.
ANATOMi, o NOTOMl, n. f. Anato-
mia. Notomia.
ÀNCORA, n. m. Ancora. Term. de' ma-
rinari.
ANDADURa, n. f. Andatura. Il modo
deir andare.
a:sda1NT, add. Facile. — (Jn om an-
dant. •— Un uomo facile.
ANDGAR, V. (V. nel Vocab. Anngar).
ANGÉINA , n. f. Angina. Specie di
jnalatlia gutturale.
ANTIMONI, n. m. Antimonio.
ANTlPORT, n. m. Antiporto. Quella
seconda porta, che chiude, alla
roelà , i loggiati inlerni delle case,
o r ingresso alle scale. -^ È anche
Voce dei tipografi ed indica un se-
condo e conciso frontispizio nei
libri stampati, per lo più mostrante
una suddivisione della materia nel
libro trattata. Lo chiamano anche
Battilùss o Batlluss.
ANTIVIZELIA, n. f. Antivigilia.
ANULAR, n. m. Dito anulare. Quello
che è vicino al mignolo.
ANZIAN , n. m. Anziano. Seniore.
ANZLÉIN, dim. di Anzel. —Angeli-
no , Angioletto , Angiolino.
APOPLESÌ, n. f. Apoplessia. Vili co-
munemente i bologn. dicono AZZI-
DÉINT.
APPALTADÒUR, n. m. Appaltatore.
Quello che assume V impresa di
pubblici lavori.
APPALTAR, v. Appaltare. Dare in ap-
palto , a cottimo.
» ARC
APPALTARS', ed anche ARUNARS', v.
Mettersi in appallo, cioè Associarsi
a qualche impresa, con vantaggio,
0 riduzione sul prezzo da pagare.
APPANiNADlJRA, Appannamento.
APPARIZIÒN, n. f. Apparizione. Ap-
paiimento.
APPASSIUNARS. V. Accorarsi.
APPELLARS', V. Appellarsi. Richia-
marsi a un Tribunale superiore
dalla sentenza proferita da giudici
minori.
APPRENSIÒN , n. f. Apprensione. Vale
quasi Timore.
APPTAR. V. Dare. Poggiare. — - E di-
cesi anche de' cavalli quando van-
no per istrado che salgono , e sono
quindi costretti a faticare di petto.
APPULARÀ, add. Appollaiato.
APPULARARS', v. Appollaiarsi. E di-
cesi anche metaforicamente di chi
si alloga bene in casa altrui.
APPUNTAR. APPUSTARS', v. Appostar-
si. Mettersi alla posta di qualcuno
e per lo più a-mal fine.
AQUA MORTA, n. f. Acquistrino. A-
equa stagnante. E per simil. chi
fa il collotorto , che i bologn. dico-
no anche Aqua quèida. Marma-
ta , ecc.
AQUARI {Sòul in). Acquario. Uno dei
segni delio zodiaco.
AQUAROL, n. m. Dicesi de' ministri
ai fonti delle acque salutari.
AQUARTIRARS' , v. Aquarlierarsi.
Prendere quartiere,
AQUILA , D. f. Aquila. Sorte d' au-
gello.
AQUILOTT , n. m. Aquilotto. Il nato
dell' aquila.
AQUILÒUNA,n. f. Grande aquila.
AIUBÉSC, e più spesso RABÉSC.i4ra-
besco.
ARANZÀ, n. f. Aranciata. Sciroppo
fallo col succo degli aranci.
ARBUFFISIA , n. f. Miserabililà. L' es-
sere spiantalo: e privo dei mezzi di
vivere,
ARCAMADÒURA, n. f. hicamatrìce.
ARCAPLÀ , 0 RINCAPLÀ ( Yein). Vino
fatturalo.
ARL
ARCAPLAR, 0 RINCAPLAR, v. Fattu-
rare il vino.
ARCHÉTT , n. m. Archetto. Utensile .
che serve a far girare la saetta del
trapano. — Ordigno da pigliare uc-
celli. — L' arco che serve per suo-
nare certi strumenti da corda.
ARCQUISTAR, V. Riacquistare. kcqui-
stare di nuovo.
ARCURDEIN, n. m. Ricordo, ed an-
che Ricordino. Dicesi dai bologn.
. specialmente di certo piccolo anel-
lo, dato ad alcuno per memoria o
ricordo proprio.
ARCURDÉVOL, n. m. Ricordevole, Me-
morando.
ARDOSS, n. m. Ridosso. Sorte di la-
voro di terra , o ingrossamento di
muro.
ARDUPPAR , e ARDUPPARS' , v. Ad-
doppare , e Addopparsi.
ARDUR . V. Ridurre.
ARDUUS', V. Ridursi. Condursi. —A
m' son ardati a cà. — Mi ridussi
a casa.
ARDUSER, V. Ridurre.
ARDUSSÀ> add. Ridossato. (V. Ar-
doss).
ARDUSSAR , V. Ridossare. ( V. Ar-
doss).
ARDÙTT,n.m. Bidono.
ARENA , add. Rimasto in secco , cioè
senza poter proseguire un lavoro ,
un discorso , ecc.
ARENARS', V. Rimanere in secco, in
asciutto. Figurat.
ARFAR , V. Rifare. — Arfar i dann.
— Riparare i danni.
ARFARS', V. Rivalersi. Ricattarsi.
ARGHÉIB, n. m. Rigògolo. VcceWo no-
lo. Yig. Al par un arghèib, per ac-
cennaread uomo rattratlo, deforme.
ARIAZZA. Dars' di' ariazza. — Te-
nersi in contegni. Mostrarsi su-
perbo.
ARITMÉTIG, n. m. Aritmetico. Con-
teggialore.
ARLÀ, n. f. Cannicciato. Cannicciata.
ARLICCHEIN , n. m. Arlecchino. No-
me proprio di un'antica maschera
teatrale. Zanni. Sempliciotto.
» ASF
ARLiCCHtNATA, n. f. Arlecchinata.
ARMACOLL (a). Ad armacollo.
armar! , n. f. Armeria. Luogo ove
sono depositate e si custodiscono
le armi.
ARMAROL, n. m. Armaiu4)lo. Che fab-
brica armi.
ARMESDANZA, n. f. Riìnescolanza
(d'insalata).
ARMETTER , v. Rimettere.
ARMETTERS', V. Ristabilirsi. Ricu-
perar la salute.
ARMIR, n. m. Il custode delle armi.
ARMUNDADURA. Rimondatura ( degU
alberi).
ARMUNl. (V. nel Vocab. Armoni).
ARPUNDEIN. ( V. nel Vocab. Arpun-
dòur).
ARQUISTAR , v. Riacquistare.
ARRADGÀ. Farneticante.
ARRAMPIGARS'. (V. nel Vocab. Ar-
rapgars').
ARRANCAR. ARRANCARS'. v. Aggrap-
parsi.
ARRÉIS, add. Reso. Ernioso.
ARRÉNDERS', v. Arrendersi. Ren-
dersi.
ARRÉST , n. m. Arresto. Imprigiona-
mento.
ARRESTAR , v. Arrestare, Far pri-
gione.
ARRUFFARS*, v. ArroncigUarsi.
ARSENAL , D. m. Arsenale.
ARSÉNIC , n. m. Arsenico.
ARTÉFIZ. ( V. nel Vocab. Artésta).
ARTIGIAN, n. m. Artiere.
ARTIGLlARl , antic. ARTLARÌ. Ar-
tiglieria.
ARVERSA {All'). Andar al vein al-
l' aroersa. — Inghiottire il vino
di traverso.
ARVÉSTA , n. f. Rivista.
ARVIVER . V. Rivivere.
ARZÉIGUEL. ARZAGULA. ARZAGl-
LEIN , che i bolognesi dicono an-
che Pazzètt. Anavola. Augello pa-
lustre.
ASCULTAR , V. Ascoltare.
ASCURTARS', v. Accorciarsi.
ASFALT . n. m. Asfallo. Sorte di bi-
tume.
BAC
.SSAGGIAR . V. Assciggiarc,
SS ALT, n. m. Astalto.
SSAZZAR , V. (V. qui sopra As-
saggiar).
SSEDl , n. m. Assedio.
iSSEDIAR , Y. Assediare.
SSÉINZE , o ABSÉINZl , n. m. As-
senzio.
iSSESSÒUR , n. m. Assessore.
LSSISTÉINT , n. m. Assistente.
kSSURDIR » V. ( V. nel Vocab. In-
surdirs' ).
kSTERESC , n. m. Asterisco.
kSTGNlRS', V. Astenersi.
^STINÉINZA , D. f. Astinenza.
VSTÙZZ , 0 meglio STÙZZ , n. ro.
Astuccio.
Kim , n. m. Atrio.
\TRUZITA, d. f. Atrocità.
ATTARTUFLAR, v. Condire co' tar-
tufi, o aduso tartufi.
ATTIMPADEZZ» add. Attempatiecio.
Pìuttoslo innanzi negli anni , nel-
ì' età.
ATTRAZIÓN , n. f. Attrazione.
ATTRIZ , n. f. Attrice.
AU ! interiezione per lo più di chia-
mata. Ehi!
AYAIADURA, n. f. Cambiamento a
balzelloni di cotone. Variegamento
di colore.
AVANZARS' , y. Procedere innanzi. E
pili spesso pei bologn. RISPAR-
MIARE. Mettere in serbo. Far degli
avanzi.
ÀVAREZIA , n. f. Avarizia.
A\'ÉINT , o meglio ADVÈINT , n. m.
Avvento.
r BAF
AVÉINA , e più spesso VKINA , ii. f.
Avena.
AVID, add. Avido. Ingordo.
AVIDITÀ, n. f. Avidità. Ingordigia.
AUTÉIISTIC, add. AuUntico.
AUTENTICA . n. f. Autentida. Patente
autentica, cioè che garantisce ed
assicura V autenticità di una cosa.
AUTENTICAR , v. Terra, de' notai.
Autenticare.
AVVGNIR» n. m. L'avvenire. Il futuro
contingente.
AVVGNIR , V. Avvenire.
AVVIL1MÈINT. n. m. AvviUmento.
AVVILIR , Y. AvviHre.
AWILIRS' , V. Avvilirsi. Togliersi ,
Perdersi d' animo.
AWISADÒUR , n. m. Avvisatore. Co-
lui che reca a domicilio gli avvisi.
AZIÈNDA . n. f. Azienda.
AZIUNESTA , n. m. Azionista. Colui
che ha fatto acquisto di azioni •
vai dire che si è reso partecipe per
una quota parte in affari di so-
cietà.
AZZÉIS , add. Acceso. Si usa dai
bolognesi solo per accennare a
quel rossore di viso che proviene
da abbondanza o replezione san-
guigna. Parlando di lumi, dicono
iinpid.
AZZÉNDER, v. (V. nel Vocab. Im-
piar).
AZZESSORI . n. m. Accessorio.
AZZINTÀ , add. Accentuato.
AZZUFFAUS*. v. Azzuffarsi. Venire
alle mani . alle prese.
AZZTANT . lidd.' Accettante.
B
B
aBILONIA. n. f. babilonia. Fig.
Confusione. Tumulto di guerra dis-
ordinata.
bACCIARÉLL. n. ni. Randello. Ba-
stone piuttosto grosso.
BACCTEIN, n. m. Fuscellino.
BADA (V. nell'Appendice a bada).
BAFFIEIN, BAFFIÈTT. n. m. fìasel-
tino , Cincia col ciuffo , Cincia bi-
gia. Piccolo augellino.
BAR
fiÀGAVUNÀR (Corruzione del verbo
Bagarunar. V. questa parola nel
Vocab. ).
BAGHER, n. m. Sorla di sedia a quat-
tro ruote.
BAGNAROLA , n. f. Bagnaiuola. Vaso
ad uso di fare bagni.
BAI, add. Baio. Uno de' colori del
cava Ilo.
BÀIOCCA , n. f. Moneta di rame in
uso presso di noi , e vale o due o
cinque baiocchi spiccioli, a secon-
da della grandezza.
BAIUCCÒN , n. m. Badalucco.
BALANZA, n. f. Sorla di rete a pesca-
re. Bilancia.
BALAUSTRA , n. f. Balaustrala.
RALAÙSTER, n. tu. Balaustro.
BALÉSTRA» fi. m. Term. di Tipograf.
Balestra. Tavola in ferro od in le-
gno, con manico, ad uso di tras-
portare le pagine composte in me-
tallo da un luogo ali' altro. — É
ancbe un' arme venatoria , a tutti
nota.
BALIEIN , n. m. Allievo, n. m. Figlio
di latte.
BALSAMEIN , n. m. (V. Bell-omen).
BALSAMIC, add. Balsamico.
BALUARD, n. m. Baluardo. Baloardo.
BAMBUZZ^IN, n. m. Bamboccetto. —
Bambuzzein di ucc*. — Pupilla.
Idolo.
BANCHÉTT, n. m. Panchetto.
BANCARÒTTA , n. f. Bancarotta. Fal-
limento doloso.
BANCHIR , n. m. Banchiere.
RANDE, n. m. ed anche add. Ban-
dito.
BANDÉSTA , n. m. Bawdisto, Suonato-
re di Banda militare.
BARACCA . n. f. Baracca.-— Andar in,
0 far una baracca. — Unirsi in
compagnia ad una partita di pia-
cere.
BARACCÒN. Colui che ama Te socie-
voli compagnie di piacere.
BARADÒUR, n. m. Barattiere. Colui
che bara.
BARBACUSACCH,n. m. Tawè, Cappa
di frate. Sorte di colore.
8 BAV
BARBARÉSCn. m. Barbaresco. Co'
siede de' cavalli corridori.
BARBARI , n. f. Berberia , Barberia
Paese dell' Africa.
BARBARISM , n m. Barbarie. Barba-
rismo.
BARBÓN, n. m. Barbone. Sorte di
cane.
BARCHEIN , n. m. Barcheito, Bai-
tello. Piccola barca.
BARDÉLL ( d' lana ). Biòccolo: {d' ca-
vi). Ciocca.
BARI , n. m. (V. nel Vocab. Bandeina >
BARÉTON , n. m. Baritono.
BAROMETER, n. m. Barometro.
BABRICÀ, n. f. Barricata. £ add. Bar-
ricato.
BARRIRÀ , n. f. Barriera.
BARUNÉSSA, n. f. Baronessa.
BARUNISIA, n. f. Bricconeria.
BASELICA , n. Basilica.
RASSETTA , n, f. Bassetla. Sorte di
giuoco d'azzardo.
BATT-ÉALLA, n. m. Battipalla. Tem
degli armaiuoli.
BATTAIA, e BATTAGLIA, n. f. Bat-
taglia.
BATTAIÒN, e BATTAGLIÓN , B. m.
Battaglfone.
BATTANA, n. f. Schifetto. Piccola
barca, però mollo pììi grande del
Battello.
BATTFÓND,n. m. Toccafondo. Sorte
di giuoco.
BATT-FUG.n. m. Focile.
BATTICOR, n. m. Batticuore.
BATTISTERI , n. m. BalUsiero, o Bat-
tisterio.
BATTLAR, V. Ciarlare assai. — Bai
tlar la tèrra. — Mazzerangare.
BATTLÓN , n. m. Ciarlone instan-
cabile.
BATTSTEIN, n. pr. dim. Battistino
— A'i balla battstein. — Ha pocu
sale in zucca.
BATTÙ, n. m. Battuto , o Terrazu'
Sorta di selciato fallo con calce .
pezzetti di marmo. Ed anche a<lJ
Battuto.
BATTUCCEIN , add. Paffutello.
BAVA , n. f. Bava.
BIG •
AVÒUS,«<M. Bavoso,
AZZIGA, D. f. Bazxica. Sorla di
giuoco.
COBEIM, n. m. Corniolo. Arbusto nolo.
EBITA, n. f. Bibita, e forse meglio
Bevanda; perocché la Crusca dà
Bevanda per liqnido a bersi, ed è
appuBto la Bebita dei bolognesi; e
ék Biinia per bornia , che è tirata
fiW6tff«.o6emlura che dirsi voglia.
ÌÈCCAFIG, n. ni. Beccafico. Augello
nolo. — Al par un bèccafig, — CU
è grasso come un tordo.
ÌÉINSERVÉ, n. in. Benservito. Alle-
siazioiie di presiaio buon servigio.
^tlNTURNÀ, n. m. Bentornato. Ben-
arrivato.
BÉINVÉST, add. Benemso.
BÈLLA-DONNA, n. f. Belladonna.
Pianla medicioaie.
BÉLLIA . n. f. Bigtia.
V^tLL-OMEN, n. m. Ba/<amtrio. Pianta.
6ÉNDIGA, D. f. Merenda di congedo,
che fra noi usasi dare agli operai ,
che abbiano ben compiuto qualche
lungo lavoro.
BENESTaNT, n. m. Benestante.
BET^ZIÒN, n. f. Benedizione.
BERLECC, n. m. Diavolo » cosi dai
bolognesi appellato per ischerno.
BERIEIM , n. f. Berlina. Sorte di
vettura; ed anche il palco ove es-
pongonsi pubblicamente 1 rei per
crescer loro l' infamia,
BERSAI, n. m. Bersaglio.
BEpNCSS. n. m. Voce dell'uso mo-
derno. Bournus.
BERTAGNA. Fiore noto della famiglia
dei Giacinti.
BLBTULDEIN, n. pr. applicato a per-
sona goffa. Bertoldino.
BESCHER. n. m. Bischero.
BIACCA , u. f. Biacca.
BtADÉTT, n. m. Biadetto.
BlAVAROLA, n. f. Truogolo in che ap-
prestasi la biada ai cavalli , ecc.
BIDÈ (dal fr.). Vaso noto, che serve
ad uso privalo.
BJDÈLL, n. m. Bidello.
BIGATTIR , n. m. Colui che alleva i
bachi da seta. Bacaio.
BIGATTIRA, n. t. BigattieiXL. Silo uve
allevanst i bachi da seta.
BIGLIARDIR. n. ro. Blgliardiere.
BINADÓUR. ÒURA. Terra, de' Cartari.
Sceglitore. Sceglitrice.
BIRBÒN. (V. nel Vocab. Birba).
BIKRAR , n. m. Birraio,
BIHKAHI. D.f. Birratia, voce dell'uso.
Fabbrica o Spaccio di Birra.
BISESTÉLL. (V. nel Vocab. Bsést).
BISUTTIH, n. m. Bigiottiere e Minu-
tiere
BISUTTAHt, n. f. Bigiotteria,
BLÉZZA , n. f. Bellezza,
BLUCCAK , V. Blocvatr,
BÓLLA, n. f. Bolla. Decreto Ponilflclo.
— Ed anche quel pubblico olllclo
ove marcansi di bollo 1 pesi e le
misure, per controllo di luro esul-
le ZZA
BONALÀNA, n. f. Mala lanuzza. Uo-
mo di mal procedere.
BONAMÉINT , avv. Buonamente, Di
buon accordo,
BOTAMC , u. m. Botanico,
BOTANICA, n. f. Botanica,
BOTTANICA. n. f. Scherzo dei bolo-
gnesi che dicono di Uno che ami
soverchiamente 11 vino: Uè un
professòur d' bollanka.
BÒURD (a) A bordo Term di mar.
BÓUBGA, n. f. Sorte di riparo idrau-
lico, che consta di una specie di
cestone intessuto di vimini od al-
tro , ripieno di grossi sassi . che
ponesi alle sponde dei torrenti
per impedirne le corrosioni dal-
l'acqua.
BRAGHIR, n. m. Cinto.
BRAMA, n. f. Desiderio. Brama,
BRÉSC (Siili). Asciullissimo. Aridis-
simo.
BRAV, n. m. Bravo.
BRAVA DEINA, n. SgridaUlla. Piccola
sgridata.
BRAVITC. (V. nel Vocab. Bravura).
BRÉCCIA, n. f Breccia. Sorte di mar-
mo. — É anche voce militare. —
Far bréccia. — Entrare nell'animo
di qualcbeduno con parole pei-
suadenti.
2
t CAB t
BRÉTTA. In archilellura è il pancon-
cello» che fa lesta alle mensole.
BREV, n. m. Breve. Concessione Pon-
tificia.
BREVIARI , n. m. Breviario.
BRlGADlR, n. m. Brigadiere. Coman-
dante una brigata.
BRIZZÀ « adii, di una qualità di carta.
fioretto brizzato»
BRUCCA , n. m. Broccato.
BRUCCADÉLL, n. m. Broccatelto.Sor-
te di marmo.
BRUGULÓUS , add. Dicesi d' uomo
affetto da tignoli.
BRUNIDÓUR. n. m. Colui che bru-
nisce.
bRUNIDUR, n. m. Brunitoio. Lisciatoio.
BRUNIDURA . n. f. Brunimento.
BRUNIR . V. Brunire.
BRUNZeiN, add. i?ro}i2mo.
BRIJSSA . 0 forse meglio BRIJSTIA, n.
f. Setola.
BRUZZA. Carrettata.
BRUZZEIN, n. m. Biroccetto a due
ruote.
BSLONG, add. Bislungo, Oblungo.
BSTIÓN, n. m. Acer, d' Bistia. —
Bestione.
BUAR. n. m. Boaro. Colui , che nelle
famiglie dei contadini ha speciale
incarico della stalla, che diciamo
anche Bioic.
BUARt.n. f. Boaria. Luogo special-
mente dato air allevamento dei
bovini.
BUCCALÓUN,n. m. Albero della fa-
miglia dei Castagni.
0
GAG
BUFFA, n. f. Buffa. Sorte di berretto.
— Buffa del persón; d* canteina-
— Buffa. Riparo in legno che po-
nesi alle finestk'e dei carcerati, per-
chè non veggano nelle vie , ne' cor-
tili , ecc. ^- Chiudenda in legno al-
le finestre delle cantine, per te-
nerle riparate dall' esterna calura.
BUGAGNOL, n. m. Pesciaiu^ìlo. Sorte
di augello.
BUGAN , n. m. Quattr' occhi. Sorte
d' uccello.
BUGNÓUS , add. Affetto di fignoU. -
Un ann bugnòus e qui' aìlr al
spòus. — Chi ha il fignolo trotik
moglie.
BUIÉSSA, n. f. Boiessa. La moglie
del boia.
BULGNÉIS, n. m. Bolognese.
BULLETTÀRI. n: m. Libro bulkaario.
BUNDIOLA, n. f. Bondiòla. Sorte di
salome.
BUNIFICA, add. Bonifìcaio. Abbo-
nilo.
BURGHÉTT , n. m. dim. d' Bòurg.
Borghetto. Piccolo borgo.
BUSIMAROL,n. m. ) c^,,^ j. :„,,,.:
BUSINÈLL , n. m. ) ^*>'^® ^ '°^*^
BUSMABOLA.n. f. Bozzsmoìtcoto, T.
delle Tessitrici.
BUSTICATA. (V. nel Vocab. Buzan-
cala).
BUTTGÓN,n. m. Botiegone. Gnade
bottega.
BÙTT-INSCENA . n. 01. Buttafuori.
K?u?A)V°«»Vocab.B««.»cafa.
c
e
ABALESTA , n. m. Cabalista. Colui
che fa , 0 che ama le cabale. —
Usasi anche in significato di Bag-
giratore. ( V. nel Vocab. Caba-
lòn).
CABALÉTTA , n. f. Cabaletta, Quella
parte delle Arie musicali . che di-
cesi anche Allegro.
CADÉINZA,n. f.^^adenza.Term. mosk
CaGADUR . n. m. Cacatoio. E più pv-
iit. Comodo. Agiato. ( V. nel Soàt
Comod ).
CAN 1
lAGNARI. L' u«ano i >)ol. anche nel
signiOcato di Azione inumana.
[^ALABRAG , n. m. Sorte di giuoco.
CALCAR. V. Calcare. Accalcare,
^ALDÙM, n. m. plor. Caldumi, Le
interiora delie beslie bovine appe-
na macellale.
CALIZ , n. m. Calice.
CALÉSS, n. ro. ÈSSA . f. Calesse. Ca-
letsina.
CALÙNNIA . n. f. Calunnia.
CALVINESTA, n. m. Calvinista. Che
segue la sella di Calvino. — Dicesi
anche dal boi. per ischerzo a chi
è calvo.
CAI^AR • V. Calzare. Adaltar le cal-
ze , o le scarpe.
CALZINAB . V. Calcinare.
CALZI NÉLL , n. m. Calcino. Sorte di
malore che afQigge i bachi da seta.
CAHAMÉLLA , e meglio CAMOMÉLLA,
n. f. Camomilla.
CAMBIAL , n. f. Cambiale. Lettera di
cambio.
CAMERLÉING, n. m. Camerlengo. Ca-
merlingo.
CAMISEIN » n. m. Camicino.
CAMISOTT, n. m. Camiciotto.
CAMMIMtT ( dia peppa). Caminetto.
Pane della pipa.
CAMMINALO, f. Camminata. Passeg-
giala lunga ed affreilata.
CAMPIR , n. m. Terni, dei pillort
Campire.
CAMS , n. m. Camice.
CANDÉ , n. m. ed anche add. Can-
dito.
CANEIN {dèint), n. m. Dente ca-
nino.
CANEINA , n. f. Canina. Sorte d' uva,
ed anche il vino , che se ne trae.
CANNUNAR . v. Cannoneggiare.
CANNUNIR. n. ro. Cannoniere.
CANNUNIRA , n. f. Cannoniera.
CANTA, n. f. Cantata. Ed anche add.
m. Cantato.
CANTADÉINA , dlm. d' Canta. — Can-
latina.
CANTATRIZ , n. f. Cantrice. Canta-
trice .
CANTILENA, n. f. Cantilena. Nènia.
1
CAV
CAPAMAGNA, n. f. Cappamagna.
CAP-SALD, n. m. Terra, degli Ingegn.
Capo-stabile.
CAP-SOLD. u. m. Capo-soldo. Soprat-
tassa, innposta a titolo penale ai
morosi nel pagar le lasse. ,
CAPITALIZZAR, v. Capitalizzare. Con-
Venire i frulli o redditi di una
somma in capitale.
CAPITOLAR, v. Capitolare. Arrender-
si a dale convenzioni.
CAPITULAZIÓN . n. r. Capitolazione.
CAPLAN , n. m. Cappellano.
CAPPOTTA . n. f. Cappotta. Sorte di
cappellino per le donne,
CAPUZZEIN, n. m. Cappuccino.
CAPUZZEliNA.n. f. Erba capuccina.
Sorte d'insalata.
CARBONARA , n. f. Carbonaia. Luogo
dove cuocesi e si fa il carbone.
CARBUNARi. n. f. Carbonerìa. Quel
luogo ove si deposita o si smercia
il carbone.
CARO, n m. Cardo. Pianta.
CARGADURA , n. f. Caricatura.
CARRATÉLL, n. m. Carrattello.
CARRATÉLLA,n.f. Carrettella.
CARTIRA , n. f. Cartiera. Luogo ove
si fabbrica la carta. Si noti che
Cartari è quel luogo dove la carta
si vende.
CASEIN, n.m. Casino.
CASTI {in aria). — Far di casti in
aria. — Far castelli in Ispagna,
CASTRUNA , add. Malamente rimen-
dato.
CaTaCHISM', n. m. Catechismo.
CATAFALC, n. m. Catafalco.
CATRAM. n. m. Catrame.
CAUTERI , n m. Cauterio.
CAVA , add. Cavato. Levato. Tolto. È
anche n. f., Term. de' suonaL —
L'ha una bèllacavd d'clarinètt. —
Quel suonator di clarino ha un'
ecrellente cavata.
CAVADEINA , n. f. Term. music. Ca-
vatina.
CAVADEINT, n. m. Cavadenti.
CAVALCA * n. f. Cavalcata. È anche
Term. de' Postieri , ed indica quel
foglio di cui van muniti i corrieri
CIO
12
CON
e posliglioni, che ìndica rispeUiva-
mente le ore di parienza e di arri-
vo, non che gli oggelli trasportali
da essi loro.
CAVALUREZZA , n. f. Cavallerizza.
Il luogo ove si apprende à ca-
valcare.
CAVALLARI, n. f. Cavalleria.
CAV AZZAR, V. Accavazzare, Terni,
degli Agricoli.
CAVAZZEINA, n. f. Tessuto o strato
fibro-adiposo intermuscolare.
CAVELFIÓUR , n. ro. Cavolfiore.
CACCIA, n. f. Ciccia. Carne.
CGNUSSÉINZA, n. f. Conoscenza.
CHEINA, n. f. China.
CHEMIC . n. m. Chimico.
CHEMICA, n. f. Chimica.
CHERSMAR, V. Cresimare.
CHINCHÈ, Sorte di lume nolo (dal
fr. Quinquet).
CHINEIIS, n. m. Chinino. Estratto, o
quintessenza dalla scorza medici-
nale detta China.
CHITARREIN . n. m. Chitarrino. Pic-
cola chitarra. — A m* rómp al
chitarrein, — Colui mi rompe le
scatole.
CHIZZÓUS , add. Aizzante. É anche
adoperato dai bologn. nel senso di
Facilmente aizzabile.
CIACCARÀ, n. f. Chiaccherala, Ciar-
lala. — Usasi anche addiett. , p. e.
A m' la son ciaccarà. — Ho la-
sciato andarmi a male un affare,
una cosa.
CIAMA , ni f. Chiamata. Ed anche
add. Chiamato.
CIARA. CIAREINA, n. p. Chiara. Cla-
ra. Clarina.
CIARÉINZA (Èsser* in). Piccola uà-
briacalura (Avere una).
CIAVGHÉLLA, n. f. Piccola cateratta.
CICCIÓN, n. m. Ceffata. Ceffone.
CILOR, n. m. Guercio. Losco, o me-
glio. IH corta vista.
CILURAR , V. Aver corta vista.
CIÓLLA, n. f. Dicesi dai fanciulli
della nostra plebe ad un pezzo di
creta rammollita , che , resa con-
cava, gettano con forza in terra «
ottenendone, per la pressione de\-
l'aria, uno scoppio.
CIRCÀSS, n. m. Circas. Sorte di drap-
po in lana.
CISÉINA, n. f. Chicsina. ChUsuola.
Oratorio.
CIUDAR, n. f. plur. Stenditoio , nelle
fabbriche dei panni lani, cosi detto
dai chiodi a cui si auDCÌDaDO i
drappi nelle intelaiature.
CIUEIN, n. m. Piccolo assiuolo.
CLEMMA, n. m. Clima.
CMANDA, n. m. Comando. — Cman-
dà dia giara. — Condotta coman-
data della ghiaia, per cooservarr
le strade di campagna.
CMANDÀ , add. Comandato.
COBIA^C, n. m. Codibianco. Sorte
d'augello.
eòe , n. m. Caro. Cocco. Cucco. Fez-
zeggiaiivo.
CODRÓSS , 0 CORÓSS , n. m. Codi-
rosso. Uccello.
COIOMBER, 0 COIOMBERIS I Esclao.
boi. Bagatelle!
CO-LANZ, n. m. Codone. Augello.
COLLAZIONAR , v. Collazionare. Bi-
scontrare se una copia isia ideotio
air originale.
COLLEZIÒN» n. f. Collezione.
COMPOSITA n. m. Composito. Udo
degli ordini di Arcbiteltura.
COMPUTSTARl. o COMPUTiSTARÌ.n.
f. Computisteria. Residenza de\
computista.
CONDOTT, 0 CUNDOTT,add. Condot-
to. È anche sostantivo e significa
Veicolo, Condotto, Chiavica.
CONDOTTA, 0 CUNDOTTA, n. f. Con-
dotta, regola di vivere. Condotta
dicesi anche , e specialmente . al-
l'uffizio del medico stipendialo dai
Comuni in servizio delle popola-
zioni. — Duttòur d*cundotta. —
Medico condotto.
CONDUR . 0 CUNDUR. v. Condurre.
CONDONAR , 0 CUNDUNAR , ▼. Con-
donane
CONGIURA . D. f. Congiura*
CONGIURAR, V. Congiurare.
CONNI, n. m. Conio.
GRU I
3NTRACÒULP, n. m. Contraccolpo.
OiNTRADlSTElNT. Cotitraddiitiuto.
ONTRAFOSS, n. m. ContraffoMo.
DNTRAMUR, n. in. Contramuro.
ONTRASCARPA, n. f. Controscarpa.
ONTRAVLÉIN. n. m. Contravveleno.
ONVULS, n. ni. Convulso. Mal ner-
voso.
ONVULSIÓN , n. f. Convulsione.
OPIA , n. f Copia. — Copia letter.
- Copialettere. Uno dei libri te-
noli dai uegozianli , per aver me-
moria delle cose seri ile ai corri -
spondenll.
OSS DA QUATTER. Sorte d' antica
moneta erosa bolognese, già della
saluta di quattro baiocchi. ^ A
«' tal un coss da quatter. — Non
»a/e un bagattino.
COTOLÉTTA (dal fr. Cotélette). Co-
itoletla.
miER. 0 CIJLTER, n. m. Cóltro.
Term. degli Agric.
:OORT. n. f. Corte e Cortile.
'^pnm , n. f. Creditrice.
''\EMMà, n. f. Crema. Cosi chiamano
i boi. certi composti di latte, uo-
^a, cioccolatie o caffè, ecc. — La
-^l^^^ 0 fior di latte dicono Panna.
,^»pMA, n. f. Cresima.
«EPSILON , n. m. Scherzo diretto
oa« boìogn. a chi fa forti flati ,
quasi gli volessero dire : Che tu
POMO crepare!
"ICCON, n. m. Criccone. Avere le
grosse cricche nel giuoco del tar-
focco.
5'STaLL , n. ra. Cristallo.
5'^TaLLEIN , add. Cristallino.
l^^(zall). Cromo.
JOMA. n. f. Croma. Terra, music.
;pI)EL, n. m. Crudele.
ODELTA , n. f. Crudellà.
JDDÉZZA . n. f. Crudezza.
«DSOUNA , n. f. Cìocione. Grande
croce.
RDVATTEIN.. n. m. Cravattina. —
ftappo»» pr' al cruvattein. — Af-
ferrare per la cravatta , o pel
collo.
^UZIFF.ZZER. V. Croci figgere.
3 CUN
CUCCAGNA (far). Far cuccagna. Go-
dersela. Ire in Bencigodi.
CUCCÙ. Caponascondere, Giuoco dei
fanciulli notissimo.
CUCCUDRELL. n. m. Coccodrillo.
CUDAR» n. m. Custodia delle coti.
Arnese villereccio. Forse Coiaio.
CUDIZELL, 0 CUDIZELLI . d. m. Co-
dicillo.
CUGNA , D. m. e f. Cognato. Cognata.
CULÉTTA, n. f. Culla assai liquida di
fiore di farina.
CULLÉTTA , n. f. Colletta. Raccoila
per volontarie oblazioni.
CULUNA, n. m. C^o/onna^a. Quel pezzo
di damasco o altro, che apponesi
allecolonne per ragionedi addobbo.
CULUNAT. n. m. Colonnato.
CULUNATA , n. f. Colonnato. Scudo
di Spagna, cosi detto dalle colonne
fra cui è posto lo stemma.
CULURIDÓUR, n. m. Co^ortlore. Che
colorisce.
CUMPAR, n. m. Compare. — Farai
cumpar. — Tener mano. Favorire,
CUMPLIMÉINT, n. m. Complimento.
CUMPLIMEMAR, v. Complimentare.
CUMPLIMENTARl, n. m. Complimen-
tario. Che è incaricalo dei compli-
menti. Cosi intitolano i negozianti
quel loro impiegato, che tiene la
segreteria.
CUNDIR, V. Condire, Acconciare.
CUNFESCA. n. f. Confisca.
CUNFISCAR. v. Confiscare.
CUNFSSAR. e CUNFSSARS', v. Con-
fessare. Confessarsi.
CUNFSSÓUR , n. m. Confessore.
CUNGREGA, n. f. Congrega. Società.
Unione.
CUNGREGA, n. m. ed anche add. Con-
gregato.
CUNGREGAR, v. Congregare.
CUNGREGi^ZlÒN, n.f. Congregazione.
CUNTÒUREN, n. m. Contorno.
CUNTRABAND, n. m. Contrabbando.
CUNTRABA^DAR, v. Contrabbandare.
Fare contrabbandi.
CUNTRABBANDIR . n. m. Contrab-
bandiere.
CUISTRADIR, V. Contraddire.
DAN
CUNTRAFAR , v. Contraffare.
CUiSTRAFATT.add. Contraffatto.
CUNTRAFAZIÒN, n. f. Contraffazione.
CUNTRAPÉIL, n. m. Contrappelo.
CUNTRAPÉIS, 11. m. Contrappeso.
CUNTRAPOST, n. m. Contrapposto.
CUNTRAPÙNT , d. ni. Contrappunto.
Terni, music
CUiNTRASTAMPAR, v. Conlrastampa-'
re. Dicesi di queir impressione che
lasciano le slampe troppo fresche
nelle pagine che lor vengono stret-
te contro.
CU.NZEDRÉLLA. (V. nel Vocab. Culze-
drèlla).
CUNZISTORI, n. m. Concistoro. Con-
cistorio.
CURAI, n. m. Corallo.
CURAZZA^n, m. Corazza.
CURDUR. o CURRIDUR, n. m. Cor-
ritoio.
CURÉINZI, n. m. Corinzio, o Corintio.
Uno degli ordini dell' Architettura.
CURÉTT, n. m. Coretto, piccolo coro,
ed anche Galleria riservala nelle
chiese.
14 DEL
CURNÉTT. n. m. Cornetto.
CURNÉTTA, n. m. Cornetta. Il suonato-
re di tromba nella milizia a cavallo.
CURMOLA,n.f. Comio/a.
CURSAR , n. m. Corsaro.
CURSÓUR.n. m. Cursore. Quell'ad-
detto ai tribunali, cbe è delegato
air intimazione degli atti.
CURTlL,n. m. |V. Court).
CURTSt, n. f. Cortesia.
CURUNZEINA, n. f. Corondna. Picco-
la corona.
CURVA, 0. f. turua. Termine dei
Ma lem.
CURVÉTTA , D. f. Corvetta. Sorte di
naviglio.
CUSINAR, v. C^MCtnare. Cuocere.
CUTÓN, n. m. Cotone. Batnbaee.Bam-
baffia.
CUTIÌNEINA « D. f. Cotonina. Tela co-
tonina.
CUVÉTTA,n. f. SemoUlla. 11 lena
cavo della farina abburallata.
CUVEI ( V. nel Vocab. Cvei ),
CUVILIÓN. n. m. Coviglione.
CUZZAR, \. Cozzare.
D
D
AGA,n. m. Dafja. Corta spada a
due tagli coli' elsa cruciforme.
DAMASCHEIN, add. Damaschino.^
Pràgn damaschein' . — Prune dar
maschine, o di Damasco.
DAMEREIN. n. m. Damerino.
DAMIGÈLLA (dal fr. DemoisclU). Da-
migella. Signorina.
DANNARS', V. Dannarsi. I boi. dico-
no piuttosto: Andar ali* inferen, o,
se usano la parob Dannarsi le pre-
mettono un'^ eufonica , dicendo A-
dannars', che adoperano anche nel
scenso ù\ Adoperarsi con grande fa-
tica per riuscire ad alcuna com.
DANNÒUS, add. Dannoso.
DAPPOC. add. Dappoco.
DARDEN. n- m. Dàrdano. Augello.
DARSENA , n. f. Dàrsena.
DERUTTANT. Franzesìsmo dell' ii.v
Esordiente.
DEGAN, n. m. Decano.
DÈDICA . n. f. Dèdica.
DEDICA , add. Dedicato.
DEDICAR, V. Dedicare.
DEDUZIÒN, V. Deduzione.
DELÈQUI, n. m. Deliquio. Sml^
mento.
DELETT,n.m. Delitto.
DELÉZIA, n.m. Delizia.
UBA 15
)ELF£liN, n. m. Del/Ino.
)£L1CàT , u. m. ed add. Delicato.
)ESEKT , e DSERT , a. m. De^rto. —
Pover dserll — Povero dereliUot
(V. nel Vocab. DsertJ,
)ESTEIN, D. m. Destino. Sorte. — Al
par Ufi destein! — Par proprio
una sorte !
)EST1NAR, V. Dc<«narc.
)ESTBE1NA. D. f. Destrina. Fècola
della patata.
JEZÉINA , n. f Diecina.
)£ZEM. Dècimo.
)EZÉMETER, n. m. Decimetro.
)1AC0N , Q. m. Diacono.
)1AMANT, D. m. Diamante.
)UNA , n. f. Diana. Deità nota del
paganesimo. — Batter la diana» è
queir appello che si fa coi tamburi
al sorger dei giorno, per dare la
sveglia ai soldati.
DUSPER. o DIASPR , n. m. Diaspro.
Sorte di marmo prezioso.
DIESIS , n. m. Diesis. Segno musicale.
DIFENSÓUR , n. m. Difensore.
^IFETTÓUS, n. m. Difettoso.
DILIGÉINZA , n. f. Diligenza. — Far
diligènza. — Fare diligenza, Usar
premura. — Diligenze, son chia-
mate oggi le pubbliche vetture ce-
leri , che trasportano da un paese
all'altro viaggiatori e merci.
[)IRÉTT. n. m. Diritto. Dritto.
DIVISORIA, n. f. Divisoria. Dividenda.
Che separa e divide in due, o piii.
DMÉNG, n. p. Domenico, che i boi.
chiamano per lo piti col vezzegg.
Mingàein.
OMÉiNGA% n. f. Domenica, li settimo
giorno della settimana.
)ÓPPI, n. m. Doppio. Accordo di
caropane.
)0R1C . n. m. Dorico. Uno degli Ordi-
ni di Architettura.
)0S , e DOSA , n. f. Dose.
)RAGÒN , n. m. Drago. Dragone. Dra-
goni son pur detti dai militari spe-
ciali corpi di cavalleria.
)BAGÓUNA (dal fr. Dragonne), n. f.
Dragóna. Quella specie di nastro
con fiocco che è appeso dai solda-
DSN
ti all'elsa o impugnatura delle
sciabole, e che dovrebbe servire
per maggiormente assicurarle alla
mano.
DRAMA, n. f. Dramma. Misura di
peso.
DRAMMA , n. f. Dramma.
DSANGUA, add. Dissanguato.
DSARMAR, V. Disarmare.
DSGALZADURA, n. f. Scalzamento. Lo
scalzare
DSCANTARS*, v. Scaltiirsi. Smali-
ziarsi.
DSG.ASSÀ, add. Sca^sa/o. Tolto d' in-
cassatura : ed anche chi al giuoco
lasciasi vincere tutto in danaro.
DSCASSAR, V. Scassare. Levare dalla
cassa. Togliere d' incassatura. —
Vincere lutto il danaro all' avver-
sarlo, nel giuoco.
DSGAZZA, add. Cacciato. Scacciato.
Discacciato.
DSCAZZAR , V. Cacciare. Discacciare.
Scaccidre
DSERCIAR, e meglio DZERCIAR, v.
Scerchiare. Dicerchiare. Togliere
o Levare i cerchi.
DSEREDAR , v. Diseredare.
DSEVDAMÉINT , avv. Scipitamente.
Insipidamente. Melensamente.
DSFIGURARS', v. Svisarsi. Defor-
marsi.
DSFURTUNÀ, add. Disgraziato. Scia-
gurato. Sventurato.
DSGOMBER , o DSGUMBREIN, n. m.
Sgombro , o Sgombero. Quel sito
ove riponesi roba quasi a magaz-
zino 0 deposito, per tenerne sgom-
beralo il resto della casa.
DSGUMBIAR, v. Disgominare. Trova-
re il bandolo. Rimettere in sesto.
DSGUMBIARS', v. Trarsi d'impiccio.
DSGNADÓUR. n. m. Disegnatore.
DSGUNFIARS', v. Sgonfiarsi. Metter
fuori quanto si ha in petto di se-
greti , ecc.
DSMANVÀ.add. Spoglialo degli abili
di apparenza.
DSNUMA, add. Cresciuto fra i lezi,
fra le moine.
DSISUMAR , V. Tenere in moine.
EDU
16
EMA
DSNUMARS', V. Fare il Uzioso.
DSNUMÒN, D. m. Lezioso.
USPIANTÀ, add. Sradicalo. Diradica-
to. Ed ancbe Spianlalo. Tapino.
DSPINSAR, s. Dispensare.
DSPNAR , V. Spellinare. Arraffare i
capelli.
DSPNARS', V. Spellinarsi.
DSPRÀ, add. Disperato, ed anche
Spianlalo. — L'è un pover dsprà.
— Gli è Uìio spiantato marcio.
DSPRAR, V. Disperare. — Fardsprar.
— Far disperare. Mettere qualcuno
in disperazione.
DSPRARS', V. Disperarsi.
DSPRAZIÓN, n. f. Disperazione.
DSPUIARS', V. Spogliarsi. Svestirsi.
DSTIRADÓURA^n. f. Sliralrice. Colei
che stira e liscia le biancherie.
DSTIRADURA . n. f. Sliralura, ed an-
che Piccola distorsione.
DSTIRARS'. V. Slirarsi.
DSULAR, V. Dissuolare. Levar le suole.
OSUGUALIAR , v. Diseguagliare.
DUELLESTA, n. m. DueUisla. Duellante.
DVOT, n. m. (V. nel Vocab. Deì)oi).
DULURÓUS, add. Doloroso,
DULZÙfiAM , n. m. Dolciume.
DUMENICAN, n. m. Domenicano. Fra-
le dell' Ordine dei Predicatori. d)\
nome di S. Domenico , cbe ne fo il
fondatore.
DUMENNl, n. m. Dominio. — tairivi-
menrU. — Prendere domim, o pa-
dronanza.
DUMINANT, n. f. DominanU. Lanpi-
tale. Ed anche add. Domimlc
Cbe domina.
DOMINAR, V. Dominare.
DUMINICAL. add. DonUnieaU. h-
dronale.
DUMIZILIARS', V. DomiciUar». Preih
dere stanza stabile, o domicilio.
DUMIZELLI, n. m. Domicitiù. Slahilr
dimora.
DUNEIN, vezzegg. di Dorm, d. f.
Donnina. Ed anche è detto dei fia-
schi, massime quando oiioDtsneo-
te si occupano di accende done-
stiche, uffizio che per lopiìièrìser-
bato alle donne.
DUPLICAR, V. Duplicare. AuUr
piare.
DUTAR, V. Dotare. Dare o CooferiR
la dote.
DZERVLi, n. m. Scervellato.
DZÙN, n.m. Digiuno.
DZmAK,\. Digiunare.
E
E.
iCCLESS, n. f. Ecclissi. Ecclissc.
ECCLLÉTIC, n. m. Eccleltico.
ECCLÉTICA, n. f. Eccletlica.
ECCLETICA, n. f. Ecclitica.
ECCLETISM , n. m. Eccletlismo.
ECCLISSAR, y.Ecclissare.
ECONOMI, n. f. Economia.
ECONOMIC, add. Economico.
EDETT. n. m. Edilio. Bando. Notifica-
zione.
EDUCA , add. Educato. Bene allevato.
EDUCANDA, n. f. Educanda.
EDUCANDA!, n. m. Educandato. Col-
legio. Conservatorio.
EDUCAR, V. Educare.
EDUCARS', V. Educarsi.
EDUCAZIÒN , n. f. Educazione.
ELEFANT, n. m. EUfante.
ELEFANTÉSSA . n. m. ElefanUm- ^
femmina dell' elefante.
ELETTRIC, u. m. Elettrico,
ELETTROFOR, n. m. ElellrofoP).
ELETTROMETER , n. ro. Eleltro^^
Misuratore dell' elettricità'
ELEXIR , n. m. EUxir. Elisire.
ELM , n. m. Elmo.
EM ANZI PAR, V. £iiianci|MMt. ti*^'
re dalla tutela.
BRM 1
MANCiPARS', ▼• Emancipani. To-
gliersi di tutela. Farsi uomo di
proprio diri Ilo.
MaISUÈLL, d. p. EmmanueU, Ma-
nuele. Manuello,
MlNÉIiNZA . n. f. Eminenza. Altura.
PESTOLA . n. r. Epistola. Lettera,
PETTIiiT, n. m. Epiteto. Aggiunto.
PIFANt. D.f. Epifania.
PITAFl , D. DI. » o meglio in Bologn.
PATAFFI. Epitaflo. Epigrafe, iscri-
zione.
HliTTIC» add. • ed usasi anche
susiani. Epilettico. Colai che soffre
di epilessia.
Ql^EYOC, n. m. Equiooco, ed anche
Sbaglio.
WVOC. add. Equivoco. Amlfiguo.
liublno.
^UlLIfìRAR , V. EquUiòrare. Meliere
>n equilibrio.
'Q^^IUBRARS*. V. Equilibrarsi.
'QUINOZI, n.m. Equinozio. Y'ì*^. Equi-
POCO. Errore. ^^ A fé un equinozi.
'- P/'e«i un equivoco.
QUiPAG'G, n.m. Equipaggio. Quei
servigio di vesliario* che uno seco
^^^e. specialmente viaggiando. Dei
ricchi dicesi anche, in lai caso, pel
^^f^igiodi carrozze, servitù, ecc.
'OUIPaggiaR, V. Corredare. Arreda-
re. Fornire.
Q^IPAGGIARS', V. Corredarsi ecc.
^,'^IVALÉINT, add. Equivalente.
W'VUCAR. V. Equivocare,
II^JG. n.m. Erbaggio.
«J;OL, 0 piutiosio ERQUEL. n. p. m.
^rcole. Il suo dim. boi. è Erqulein.
"J:J' n. m. Erede.
"?PITA, n. f. Eredità.
Ifln.f. Eresia.
J^SIARCA. n.m. Eresiarca.
JETIC . n. m. Eretico.
Jfc;META , u. m. Eremita. Romito.
«MtLLElN. 0 piuttosto AR.MELLEIN,
!>• m. Ermellino. Animale noto di
pelo bianchissimo e finissimo, dalla
^"' similii. dicesi, parlando d'uomo
sommamente pulito . od anche di
puri costumi. Bionc com'è un ar-
^ellein, — Bianco come ermellino.
7 Ese
ERHETICAHÉINT, aw. Ermeticamen*
te. Per similit. dal sigillo di Ermete.
EROE. 0. m. Eroe.
EROiC. add. Eroico. AH' eroica.
EROiSH, n.m. £rot«mo.
ERTA (Star all'). Stare all'erta,
sull'avviso, in suW avviso.
ERUDIZIÓN, n. f. ErudizioM.
ERUZiÓN , n. f. Eruzione.
ESAGERADÒUR . n. m. Esageratore.
Esagerante. Che dice, o commette
cose esagerate.
ESAGERAR, v. Esagerare.
ESAGERARS', v. Esagerarsi. — Esa-
gerars' un priguel. — Esagerarsi,
amplificarsi un pericolo.
ESAGERaZIÒN, n. f. Esagerazione.
ESALAR, V. Esalare.
ESALAZ1ÓN, u. f. Esalazione.
ESALTAR, T. Esaltare.
ESALTARS'. v. Esaltarsi.
ESAM, n. m. Esame.
ESAMINADÓUR , n. m. Esaminatore.
Colui che esamina.
ESAMINAR rv. Esaminare.
ESAMINARS'. v. Esaminare sé stesso,
ed anche l'assoggettarsi ad un
esame.
ESATT, add. Esatto. Puntuale. Pre-
ciso. Ed anche Riscosso. Incassato.
ESATTÉZZA, n. f. Esattezza.
ESATTÒUR • n. m. Esattore. Ricevi-
tore. Dicesi per lo più di colui che
riscuote le pubbliche gabelle.
ESAUDIR , V. Esaudire.
ESAZI ÒN , n. f. Esazione. Riscossione.
Riscotimento.
ESCLAMAZIÓN, n. f. Esclamazione.
ESCLUDER. V. Escludere.
ESCLUSIÓN. n. f. Esclusione.
ESCLUSIVA . n. f. Esclusione. Esclu-
siva'. Rifiuto di persona.
ESEGER , V. Esigere.
ESEGUÉBIL. udii. Eseguibile. Fattibile.
ESEGUIR , y. Eseguire. Fare. Mettere
ad effetto.
ESELLl . n. m. Esilio. Esigilo.
ESEMPLAR, n. m. Mostra. Esempla-
re. Modello.
ESEMPLAR, add. Esemplare. Che è
modello.
3
FER
FAZZÉNDA, n. f. Faccenda, Affare.
— Avèir del gran fazzènd, — Af-
fogar nelle faccende, negli affari.
— Far el fazzènd d' cà. — Far
le fwoMcmie (rasteilarle). — l'è
una fazzènda lunga. — EU' e
una lunga-mena. — Omn in faz-
zènd. — Uomo affaccendato.
FAZZÉTTA, n. f. Faccetta. Visetto.
Dim. di Faccia. — Bèlla fazzètta!
— Bel visinol
FAZIL, add. Facile. Agevole, Ed an-
che Probabile. Verisimile,
FAZILITA . n. f. Facilità. Agevolezza.
FAZILMÉINT, avv. Facilmente. Di leg-
gierd. Ed anche Probabilmente per
voce deli' uso.
FAZZINDEIN , n. m. Faccendiere. Fac-
cendone
FAZZINDIR (V. Fazzindein).
FAZZINDÒN. n. m. Ser faccenda. Cec-
cosuda. Faccendone,
FÉBRA. n. f. Flòra.
FECCTINANZ, n. m. Entrante, (V.
Feccanas )•
FEDEINA , n. f. Fedina. Attestazione.
• Certificato.
FÉILPA . n. f. Felpa, Sorte di tessuto
di seta.
FELPA , ada. Felpato. Ad uso di felpa.
FEMMINEIN , add. Femminino. Fem-
mineo. Femminesco. Femminile»
FEMZ , n. f. Fenice.
FENOMEN , n. m. Fenomeno.
FENSTERLIRA , n. f. Occhiellatura.
Vcchiellatura.
FERI, n. f. piur. Ferie. Dicesi delle
vacanze dei tribunali.
FERIA , add. Feriato.
FERMA, n. f. Fermata. Posata. Posta.
FERMAD13RA, n. f. Attaccatura, Ap-
piccatura, liappiccatura.
FERMÈINT, n. m. Fermento. I boi. lo
dicono soltanto quando trattisi di
fermento popolare; né mai l'usano
in senso di lievito, che chiamano
unicamente iivadur.
FERMENTAR, v. Fermentare,
FERMENTAZIÒN , n. f. Fermenta-
zione,
FERVID , add. Fervido,
20 FIG
FERVÓUR. n. m. Fervore.
FERVURÓUS, add. Fervoroso.
FESC , n. m. Fisco,
FESTEGGIAR, v. Festeggiare, Festare.
FIACCA, add. Fiaccato.
FIACHER, n. m. (dal fr. Fiacre), Pub-
bliche vetture, specialmente date
al servigio interno delle città.
FIANXÀ , n. f. Fiancata^ Sfìaneaia.
Colpo nel fianco. Ed anche Fiancata
per laterale di un edifizio.
FIASCHÉTT, b. m. Fiaschetto. Piccolo
fiasco.
FIASCHÉTTA, n. f. Piccola fiasca. —
Fiaschétta dalla pàlver. — Corno
da polvere. Term. de' cacciatori.
FIBRÓUS, add. Fibroso,
FIRREINA , n. f. Fibrina.
FIDA , add. Fidato. Fido. Sicuro. Dì
fede Assicurata.
FIDAR , V. Fidare. Comtneltcre alcuna
cosa all'altrui fede.
FIDARS', V. Fidarsi. Avere fidanza.
^ Fidar s' Ve bèin^mo n' s' fidar
btisa è mei. -^ Chi si fida riouw
spesso ingannato.
FIDECUMESS ed anche FEDCOMESS
il. m. Fedecomesso, o Fedecomtsso.
— Famigliarmenie dicesi dai boi.
dei malati cronici: L'è un fidteu-
mèss. — Concafessa. — Lo dicono
anche delle fanciulle che iovec-
cbìano in casa.
FIDO, n. m. Quasi si dicesse n duo-
mo alla fede» o Di te mi fido; ed
usano questa parola i faocinliì in
alcune specie di giuochi, per ri-
chiamarsi alla buona fede degli
avversari.
FIDÙZIA , n. f. Fiducia,
FIGAROLA, n. f. (V. nel Vocab. que-
sta parola). Aggiungi : Figarola è
pure quel panno imbottito che im-
brocca la lama di una sciabola ,
daga , od altra tale arma bianca .
e che, quando questa è infoderala,
rimane tra il fodero e l'elsa.
FIGÓN , n. m. Nome d* antico e fe-
nioso beccamorti, da cui il àeuc
Èssri per Figòn ; cioè Essere «.-
/' estremo di vita.
FIU
21
FRA
FILANDA. lì. f. Filatoio, (V. Filatùi).
FILAKEINA, n. f. Quella donna che
gira il Glatoio.
FILASTUOCA, n. f. Filaitrocca. Fi-
lasi roccola. Tiritera. Sciloma. Di-
scorso confuso di cose inolili. —
Cantar una fUastroca^—Fare una
cantala da cieco.
TÌLO^OF, n. m. Filosofo.
FILTER , n. m. Filtro.
FILTRA . add. Feltrato. Passato pel
feltro.
FILTRADÓUR» n. m. Fellratore. Che
feltrd.
FILTRADURA, o. f. Feltratura. V B-
zione del passare al feltro.
FILTRAR, y. Feltrare. Passare, o
colare pel feltro.
FILUSUFÌ . n. f. Filosofia. — È an-
che termine di Tipogr. per indi-
care un carattere da stampa così
denominato » che tiene un mezzo
fra l'Antico e il Garamone.
FILZA. (V. Sfilza).
FLNFlRiNFEIN FANFARANFÀ. Voci
strane e senza vera signittcaziooe
usate nel ditterio bologn. : Quèll
eh* vein pr' al finfaranfein « e' in
va pr' al fanfaranfà. — Quel che
vien di ruffa in ra/fa, se ne va
di auffa in baffo.
FIO , n. IP. Fio. — Pagar al fio. —
Pagare il fio , o la pena.
FIRA , n. f. Fiera o Mercato. — Ar-
curdav d'pagarm'la fira, — Poi-
ché andate alla fiera » portatemi
alcun ricordo di essa.
FISCAL, n. m. Fiscale. Che agisce
pel Fisco.
FIUMANA, n. f. Fiumana. Piena.
FIURÉSTA , n. m. e f. Fiorista. La-
voratore, 0 Lavoratrice di fiori
artificiali.
FIURÉTT, n. m. Fioretto. Zucchero
fioretto. Fiore di zucchero. —
Fiurètt dicesi a quella specie di
sottile spadino che, coperta la
punta di un bottone , serve per
esercitarsi nelle scuole di scherma.
FIURIR. V. Fiorire. Produr fiori. —
Dicesi fig. di checchessia che mol-
tiplica e cresce, come rogna, va-
inolo , ecc. , Gennogliare. — Im-
porrare, Imporrire» Fiorire dlcesi
dei panni quando, per umidità o
altro, pèrdono qua e là il colore.
<— Sbullettare dicesi del buche-
rarsi che talor fauno gli intonachi
in calce.
FLAUT, n.m. F/au/o. Strumento mu-
sicale.
FLÉMA , n. f. Flemma.
FLEMATIC, add. Flemmatico.
FLEPP, n. m. FLEPPA. f. Pronubo.
Paraninfo. Dicesi tanto di chi pro-
muove il matrimonio . quanto di
chi presiede alia ecclesiastica ce-
lebrazione df esso.
FLOTTA , n. f. Flotta.
FLURÉiND, n. p. m. Florindo. Il suo
dimin. è Flurindein. I boi. appel-
lano Flurindein quei giovani che
troppo curano le loro vestimenta,
quasi che li chiamassero Caca-
zibetti.
FLÙSS, n. m. Flusso e Riflusso del
mare. Marea alta o bassa.
FNÉLL, n. m. Fenile* Fienile.
FÓLLA , n. f. Folla. Folta. Calca.
Pressa.
FOSFOR , n. m. FòsfoìrK
FOSFORIC. add. Fosfòrico.
FÒULT. add. Folto. Fitto. Spesso.
FÓ13R , n. m. Fontanella. Cauterio.
Rottorio.
FÓUREN, n. m. Forno.
FRACASSAR, v. Fracassare. Sfracas-
sare. Conquassare.
FRADLANZA, n. f. Fratellanza, cosi
chiamasi quella Pagella che si ri-
lascia a chi si ascrive a qualche
pia aggregazione.
FRaDURA , n. f. Ferratura. 11 fer-
rare ed il modo di farlo.
FRANCAR , v. Francare.
FRAPPA , add. Frappato. Foggiato a
frappa.
FRAPPAR , V. Frappare. Foggiare a
frappe , o a trinci.
FRATAZZEIN, n. m. Fraticello.
FRATERNITÀ, n. f. Fraternità. Con-
fraternita.
GAB
FBATCRNITA . n. f. FraUmiià.
FRATUC'C, II. m. Balia. Augello.
FBAYLAR, n. m. Terreno coltivalo
a fragole.
FREGA , 0 meglio FREGATA , n. f.
Ftetjata. Sorte di nave.
FRÈTT , II. m. Ferretto. Ferruzzo.
Puniate d' aghetto.
FSTEIN , n. m. Feitino. Uogo in cui
si danza.
FÙCCIA , n. f. Bùbbola. la sostitu-
zione di pili sconcia parola. —
Vgnir la fàccia. — Montar la
mosca al naso.
FUGHEliN , n. ni. Focherello. — Far
fughein usasi per indicare cbe
i ragazzi mancano *alla scuola in
frode dei parenti.
FUGNAR, V. Acciarpare.
FUIAROLA . n. f. Civèa. Civèo. Ar-
nese rusticale. Cestone intessulo
di vimini, che si reca a spalle o
si pone sul traino, per recar pel
podere 1* occorrente, e serve mas-
sime al trasporto delle foglie,
ecc.
FUMÉÌNT. n. m. Fomento. Fomen-
tazione.
FUiNDAMÉlNT, n. m. Fondamento.
Soltomurala.
FUNDAR, V. Fondare. Scavare, Pro-
fondare.
22 GAI
FUNDARl , n. f. Fonderia. Officina
ove fondOQsl i metalli.
FUNDITÓUR , n. m. Fondiiore.
FUMERAL, n. m. Funerale* Mortorio.
FONTANA, n. f. Fontana.'^ Al sgner
Pir funtana. — Cosi i boi. • per
iscberzo , appellano il loro famoso
Gigante della fontana sulla piana
maggiore, siccome le sirene, cbe
sono ai lati del suo piedistallo,
chiamano Et fioli dèi sgner Pir
funtana.
FURBARi. FURfìlTÀ, n. f. Furberia.
Astuzia.
FORÉINT, add. Furente. Furioso.
Furibondo.
FURIÒN , n. m. Furione. Frettoloso.
FURMALIZZÀ , add. ScandoUzzato.
Scandolezzato.
FURMALIZZARS' , v. Scandoiezzarsi.
FURNÉLL, n. m. Fornello.
FURTEIN, n. m. Fortitio. Picc<Ao
forte. Term. roilit.
FURZUD, add. Forzuto. Forzoso.
POSAR» n. m. Fabbricatore o ven-
ditore di fusi.
FUSEINA, n. f. Fucina.
FUSILÀ. add. Fucilato. Uccìso me-
diante fucilazione.
FUSILIR , n. m. Fuciliera.
FÙST, n. m. Fusto. -- Dar al fust —
Dare it sodo, l' ingomntaiurs, ecc.
G
G
'ABB, D. m. Sorte di giuoco fan-
ciullesco.
GABBA, add. Gabbato.
GABBAR, V. Gabbare. Prendere a
gabbo.
GABBARS', V. , 0 meglio , per ap;-
giunta dell'A eufonica AGABBARS*.
Fallare, ingannarsi.
GABBIAN, n. m. Baggiano.
GABINÉTT, n. m. Gabineiio,
GAGIA, n. f. Mento appuntiio.
GAGIOTT, n. m. Colui cbe ha il men-
to appuntito , cbe i boi. dieooo
anche Gagiaroit.
GAIARDA. n. f. Term. contad. ^-
gtiarda. Lombarda. lUgodone. Spe*
eie di ballo.
GAIARDISIA, n. f. Bravura. Vakniit^
GAQ
23
GES
GALANI . D. m. Calante. dveiUno,
CicUbeo. — Far al galanL — > CU
cisbeare. Donneare, Siar sulla \iia
amorosa. .
GALANI» add. Galante* EUganie. Ga-
io. Genlile» Grazioto,
GALAHl , D. f. GalUria.
GAL£GGUNT, n. m. Galleggiante.
Che sta a galla.
GALÉIIA . D. f. Galla, Eofiatello che
«iene allato dell' uoghia ai cavalli.
GALLÉTTA, n. f. Uoa galletta» cosi
chiaiDala per simili t.
G ALLIGA» 0. f Succhiellatoio. Arnese
ch^ adoperano i fabbri , i falegna*
mi , i maratori , ecc. per forar ba-
chi nel ferro, nel legno» nei mari,
eco»
GALLINÉLU. PURZLANA , n. f. Gal-
linella. .Uccello.
GALUNAR,. D. m. Fabbricatore di
galloni , di trine,
GAMBAL , lì. m. Gambale, Term. del
calz. Forma io legno per la gam-
ba degli stivali..
GAMBÉLLA , n. f. Gan^ella. Uccello.
GANGHEll , 0. m. Ganghero, Arpione.
Cardine, — Atèdar fora di gan-
ghtr, Ogur. — Uscir dal manico,
di squadra, del seminato, de* gan-
galeri. Escire dai termini del do-
vere. — - Star in t' i gangster. —
Stare in cervello.
GaRAMÓN, n. m. Garamone, Nome
di una sorte di caratteri da stampa.
GARaNT, n. m. Garante.
GARBADEIN, add. GarbaUno. Ma-
nierosetto.
GARBAI, add. Garbato.
GARBATÉZZA, n. f. Garbatezza. Com-
pitezza.
GARGARISM, n. m. V. Gargarisuma.
GARGHEIN , n. m. — Dar un gar-
ghein. — Dare un colpo col pugno
tolto il mento a qualcbeduno; detto
forse Garghein dalla prossimità del
gorgozzule.
GARZA, n.f. Garza, Sorte di tessuto
rado e leggiero, ad uso donnesco.
GARZÓN (V. nel Vocab.). aggiungi :
Garzòn dicono i fabbri ad un pez-
zo di ferro, che serve a rattof^-
pare altro ferro.
GARZULARl, n. f. Luogo dove si la-
vora ed acconcia la canapa.
GASTRICA, n. f. Gastrica, o Gastrite.
GAVOTA, n.f. Gavotta. Sorte di ballo.
GAZZTTltt, n. m. Gazzettiere. Fo-
glicttista.
GELÓUS, add. Geloso.
GELUSl, n. f. Gelosta. — Gelusi chia-
mano i bologn. certe ingraticciale
che pongonsi alle finestre, massime
del pianterreno, che prestano agio
agli abitanti di osservare il di fuo-
ri, senza esser veduti.
6EMÉLL, n. m. Gemello.
GENERA , add. Generato.
GENERALITÀ , n. f. Generalità. Uni-
venalità.
GENERALIZZAR, v. Generalizzare.
GENERAR , v. Generare.
GENERAZIÓN, n. f. Generazione.
GENERÓUS, add. Generoso. Liberale.
Magnanimo.
GENERUSITÀ , n; f. Generosità. Li-
beralilà.
GEN!, che i boi. dicono più vera-
mente ZNI, h. f. Genia. Gentaglia.
Gentaccia. Canaglia.
GENTILÉZZA, o. f. Gentilezza. Amo-
revolezza.
GENUFLESSIÓN , n. (.Genuflessione.
— L'ha uttgnù quèU ch'alvleva
a forza d' genuflessiòn. — Otten»^
ne quel che voleva a gran forza
di adulazioni, o di strisciamenti.
GENUEIN , add. Genuino. Ingenuo.
Schietto. Naturale.
GENUVEINA , n. f. Genovina. Gè-
novino. La Doppia antica di Ge-
nova.
GENZIANA, n. f. Genziana. Pianta me-
I dicinale. Centaurea minore. Bion-
della.
GESOLREÙTT, n. m. Getolreutte. Ce-
solreut. SoL Term. music. — A-i
l' ho canta in gesolreùtt, fig. —
Gliela ho spifferata chiara e netta.
GÈST, n. m. Gesto. Atto o movimento
di un membro , o delle membra.
GESTIR , V. Gestire. Gesteggiare.
GIR
GESTIV (Uni), n. ni. Gestivo, *o Di-
gestivo (tJnguentoJ, Term. de' far-
macìsli.
GHÉTT. n. m. Ghetto. Recinto di piìr
vie e case» ove, nelle ciuà, sono
confinali gli Ebrei. — Ghètt dicono
i bologn. ancbe ad una piccola
unione di case, specialmeole alla
campagna, forse per corrompimen-
to della parola Burghètt, cioè Bor-
ghetto , Borgatelta.
GHIGNUSITÀ , n. f. AntipaUa. Con-
trarietà. Dispetto.
GHITEINA, n. p. f. Agatina, diminuì,
di Agata,
GIACO, n. m. (dal teulonico Schakò)
Berrettone. Cosi chiamasi queir ar«
nese di feltro o di cuoio con cbe
cuopronsi il capo i soldati.
GIACUBEIN, n.m. Giacobino. Sellarlo.
GIACUMÉTT, n. m. (dal fr.JaconetJ
Tessuto uoto.
GIALAFa , 0. f. Jalappa. Gialappa.
Pianta medicinale.
GIANDARM, 0 GENDARM, n. m. (Gen-
darme.
GlAiSÉTTA, 0. f. Giannetta. Sorte di
drappo in cotone.
GÌ ARON , n. m. Panterana. Lodola,
f> Allodola panterana. Uccello.
GlAZZARA, n.f. Ghiacciaia. Diacciaia.
V. Cunserva.
GIBERNEIN , dimin. di Giberna. ( V.
nel Yocab. Padròuna).
GIGA « D. f. Giga. Corrente. Sorte di
ballo.
GINGAM, D. f. Gingams. Sorte di tes-
suto noto.
GIOIA, n, f. Gioia. — L* è una cara
gioia t ironicam. — Gli è unàuon
capo!
GIOSTRA, n. f. Giostra.
GIOV , n. m. Giove.
GIR, n. m. Giro. L'usano spesso i
boi. anche in senso di misterioso
rigiro.
GIRAMÉINT, n. m. Giramento. Volu-
bilità. -^ Giramèint d' tèsta , che
i boi. sogliono anche piìi spedita-
mente dire Giròn. Prillòn. — Ca-
pogiro. Vertigine.
24 GLO
GIRAFA, n.f. Giraffa. Nolo quadru-
pede asiatico. — Girafa dicono i
boi. per similit. ad uomo assai
luogo e magrissiroo.
GIRANf, n. m. Geranio, Pianta della
famiglia dei Pelargonii.
GIRANT, add. Girante. Che gira.
GlRASÒULr D. m. Girasole. Piaoiie
fiore notissimi.
GIRATARI , n. m. Giratario. Coiai
che gira una cambiate mediarne la
propria firma.
GIRATA . 0 GIRA , n. f. Girata. U
firma apposta ad una cambiale dal
creditore per volgerne ad altri la
esigenza.
GITANA r fl. f. Gitana. Danza spa-
gnuola , cosi detta.
GIURILE, ,D. m. Giubileo.
GIUDICA , add. Giudicato.
GIUDICAR > T. Giudicare.
GiyiÉLL , n. m. Gioietlo.
GIULI , h. p. ro. GitUio.
GIULIA , D, p. f. Giulia.
GIURGEINA , n. f. Dahiia. Giorgma.
Fiore noto.
GIURF4AL , n. m. Giornale. Diario.
GIURNALESTA, n. m. GiomaUstn
Estensore o Compila lor del gioroaie-
GIORNATA, n.f. Giornata. — Farla
giumata. — Adempiere il còn^i»
giornaliero. Aver gtuulagnato per
un di abbastanza.
GIURNATAZZA. n. f. Peggior. ftor-
nataccia. Cattiva, o pessima gior-
nata.
GIUSTAMÉINT. avv. Cittf tom^fc »•
ritamente.
GIUSTIFICAR , V. Giustificare.
GIUSTIFICARS', v. Giustificarsi .
GIUSTIZIA . add. Giustiziato. D'cesi
di chi. per delitti, subisce l'esire-
mo supplizio. — Usasi anche s»
stantivamente.
GIUSTIZIAR, V. Giustiziare. Vsepiite
la coodanua di morte verso no reo.
GLANDULA. n.f. Glandola. Ghiandola.
GLANDULÒUS , add. Glofidoloso. hi-
fello da glandole.
GLOSA , n. f. Glossa. Chiosa. Co»
metUo,
GaA
25
GUA
GLURIARS', V. Gloriarn,
GLURIÒUS, add. Glorioso.
GlNAPEiNA, dim. di GNAPA (V. que-
sta parola nel Vocab.).
GN£S. 0 da alcuni AGNES, d. f.
Semplice. Innocentina. Melensa, —
L' è una gnes. -* È una sempli-
ciotta, — La fa la gnes, — Fa
l' innocentina,
GÓMMA, n. f. Gomma. — Gómma
elastica , che i boi. , per similit. ,
chiamano ordinariamente Panza
d' Véccia. — Gomma elastica.
GÓNDOLA, n. f. Gondola. Specie di
barca , in uso specialmente a Ve-
nezia.
GOTIC, n. m. Gotico, Siile architet-
tonico.
GÓ13RG , n. m. Gorgo.
GRAD, n. m. Grado. Dignità. Ordine,
GRADAZIÓN , n. f. Gradazione.
GRADUA, n.m. Graduato. É anche add.
GRADUAL , n. m. Graduale.
GltADUAR , V. Graduare. Assegnare,
stabilire , ed anche conferire il
grado.
GRAFFAGNANA , n. f. Gaìfagnana.
Territorio montuoso nel Modenese ^
così denominato. — Andar in Graf-
fagnana dicono i boi. il Farsi
ladro , per ischerzevole corruzione
dal verbo Sgranfgnar.
GRAMÉGNA , n. f. Gramigna.-- V e
bòn cm*è l'aqua d' gramigna, —
Buono , 0 Gradilo siccome una
medicina.
GRAMÉTT, n. m. Scòscio. Arnese per
dirrompere ia canapa, ecc. (V.
Grama),
GRANATIR, n. m. Granatiere.
GRANDÙCCA, n. m. Granduca, o
Gran Duca,
GRANE, add. Granito. Che ha for-
naato il granello ; e dicesi special-
mente del frumento.
GRANDÉZZA, n. f. Grandezza.
GRANIT , n. m. Granito. Sorte di
marmo.
GRaNITÉLL, n.m. Granitello. Sorte
di marmo.
GBASSEINA, n. f. Concime, Ingrasso.
GRASSEZZA, D. f. Gragsezza.
GRATÉCOLA , n. f. Graticola, liete.
Termine dei pittori.
GRATIFICAZIÓN, n. (. GraUficazione.
Aiuto di costa. Compenso oltre lo
stipendio pattuito.
GRATITUDIN , n. f. Gratitudine, Ri-
conoscenza.
GRAVD, add. GRAVDA. Gravido. Gra-
vida. Incinta,
GRAVDANZA. n. f. Gravidanza. Gra-
vide zza. Pregnanza, Pregnezza,
GRAVÓUS, add. Gravoso. Pesante.
GRAZIL, add. Gracile. Debole.
GRAZILEIN. GRAZILÉTT, dimin. di
Grazi/. Graciletto. Gracilino. De-
boluccio.
GRAZIÓUS, add. Grazioso.
GRAZIUSITÀ, n. f. Amenità. Leggia-
dria. — L" ha del graziusitd tutti
sòu. — ; È singolare per talune
amenità.
GREC, n. m. e add. Greco. — L' è
un grec. — È uomo di dubbia
fede. (Dal iat. Graeca f^des),
GRIZA (Meltr'in), n. f. Muretto (Di-
sporre in). Dicesi dei mattoni am-
massati con simmetria.
GROSS , add. Grosso. — - Omen tajd
d' gross. — Uomo grossolano.
Omaccio,
GROSS , n. m. Grosso, La decima
parte d' un' oncia metrica.
GRU , n. f. Gru. Grue.
GRUNDÓN, n.m. plur. Sudore grosso,
di cui dicono 1 bologn. Vgnir zò
i grundón.
GRUSSLAN, add. Grossolano. Di gros-
sa qualità. Maccianghero. Tarchia-
to. Di grosse e rozze membra.
GRUSSLANAMÉINT, che i boi. dicono
meglio ALLA GRUSSLANA , avv.
Grossolanamente. Alla grossa.
GUADAGNAR, v. Guadagnare.
GUADAGNARS\ v. Guadagnarsi.
GUAIEINA , n. f. Guaina. Vagina.
Custodia. Fodero.
GUAÌR , V. Guaire.
GUALCHIRA, e più spesso VALCHIRA,
n. f. Gualchiera.
GUANT, n. m. Guanto.
4
IDR
26
ILL
GUANTAR. V. Guantaio. Fabbricato-
re di gaanli. -
GUANTIHA, n.r. Gìtantiera. Vassoio.
GUaRD, n. ni. Guardo. Sguardo.
GUARDA-PURTÓN, n. m. Guardapor-
tone, 0 Guardia-portone.
GUARDIA. D. f. Guardia.
GUARDIMFANT, n. m. Guardinfante.
GUARIGIÓN « D. f. Guarigione.
GUARIR , V. Guarire.
GUARNiGlÓN. B.f. Guarnigione. Quel-
la truppa che è posta in una città
per tenerla guardata.
GUARNIR, y. Guarnire. Guernire.
GUAST, add. Guasto. Corrotto. Pu-
trefatto. Ed anche semplic. per
Alterato. Viziato. — L'usano i boi.
anche sustantiv. per Buine, o Am-
masso di macerie. — At Guasi di
Bèintvùi. — Guasto deiBenlivoglio.
Dalle macerie dell'atterrato antico
palagio di questa celebre bologne-
se famiglia.
GUASTADÓUR , n. m. Guastatore, Mar-
raiuolo.
GUASTAMSTIR. n. m. Guastamestie-
ri. Guastalarte. Imbrattamondi.
GUCCIÀ . 0 meglio AGUCClA , n. f.
Agugliata.
GUDEBIL, add. (;o(ft6t7e. Godevole.
GUÈRRA , n. f. Guerra.
GUERREGGIAR, v. Guerreggiare.
GUFFAGIN, n. f. Goffaggine. Goffez-
za. Go/feria.
GUIDAR. (V. Condur).
GUMITORI . n. f. Vomitorio. Vomla-
torio. Emetico. Vomico.'
GUNFALUNIR, che molti dicono an-
che CUNFALUNIR , o. m. Confato-
niere.
GUNFIAMÉINT « n. m. Gonfiamento.
Enfiamento. Enfiagione.
GUNFIARS', V. Gonfiarsi. Enfiarsi. E
figur. Montare in superbia.
GURGHEG' G , n. m. Gorgheggio.
GURGHEGGIAR, v. Gorgheggiare.
GtJST, n. m. Gusto. — Un gùstmalt.
— Gusto vivissimo. Piacere gran-
dissimo.
GUSTAR, V. Gustare.
GUSTÒUS, add. Gustoso. Ghiotto. Pia-
cevole. — Un om gustòus. — Uomo
piacevole. Di grata compagnia.
Ilare. Giocondo.
GVEREN, 0 GVERN. o. m. Governo.
GVERNA , add. Governato.
GVERNAR, V. Governare.
GVERNATÒUR, n. m. Govemaiort.
I
I
aCM-ANTONI , n. p. m. Giacom-An-
tonio. — lacm-Antoni dicono i boi.
a'baggei per ischi vare più sconcio
appellativo.
lATTlR, V. Squittire,
IDEAL; add. Ideale.
IDEAR , y. Ideare. Immaginare.
IDEARS', V. Idearsi. Immaginarsi.
IDlO, n. m. Dio. Iddio.
IDIOTA. ( V. Ignurant.)
IDIOTISM, n. m. Idiotismo.
IDOL , n. m. Idolo.
IDRAULIC, n. m. idraulico. Idromc-
tro. È anche addiettivo.
IDRAULICA , lì. f. Idraulica.
IDROPIC, 0 IDROPG, n. ro. idropico.
Ascitico. Usasi anche addiettiv.
IDRUPISl, n. f. Idrope. Idropisia.
IENA , n. f. Iena. Quadrupede fe-
roce.
IGNURANT. n. m. Ignorante.
IGNURANZA, n. f. Ignoranza.
IGNURAR, V. Ignorare.
ILLUDER , V. Illudere.
ILLUDERS', V. Illudersi.
ILLUMINA . 0 INLUMINA . add. lUf
minato.
ILLUMINADÒUR. ( V. Luminari.)
IMB 27
ILLUMINAR, 0 INLUMINAR, v. lUw
minare,
ILLUMINARSI, o INLUMINARS'. v. Il-
luminarsi.
ILLUMINAZIONE o INLUMINAZiÒN ,
n. f. Illuminazione.
ILLUSIÓN , n. f. Illusione.
IMAGIN, n. f. Itnagine. Immagine,
ìMAGINARìL, add. Immaginabile.
IMAGINARp V. Immaginare.
IMAGINARS', V. Immaginarsi.
IMAGINAZIONE n. f. Immaginazione.
IMBACUCCHIRS'. ▼. Imbarbogire.
IHfiALLAG'G. n. m. Imballaggio.
IMBALLAR , t. Imballare. Fare in
balle.
IMBAMBINIR, v. Bimbambire.
IMBAMBUZZIR. v. Stupidire.
UIBARAZZ , n. m. Imbarazzo. Im-
paccio,
IMBARCA . add. Imbarcato.
IMBARCAR , y. Imbarcare,
IMBARCARS', v. Imbarcarsi. Vale an-
cbe Mettersi; o piuttosto Imbaraz-
zarsi in alcun affare.
'«SBASTA, add. hnbastàto, o Bastato,
lun^^ fVcporato col basto.
IMBASTÉ. add. Imbastito. (Y. nei yo-
^h. imbastir. )
IMBAVACCIAR, ed anche INSBAVAC-
lu?^^' V. Imbavare, Scombavare.
iMBAVULAR , v. Imbaulare, Ripor nel
baule.
IMBELSA, add. Impacciato. Impedito.
Jngombrato,
JBELTÀ . add. Imbellettato.
^MBELTAR , v. Imbellettare. Baffaz-
sonare. Dare il belletto. Porre in
superficiale apparenza.
^BELTARS' , Y. Imbellettarsi, Raf
mzonarsi.
IMBERLARS', v. Imbarcare. Sbiecare.
^Wmbarsi. V incurvarsi, per umi-
dità 0 per seccore, delle tavole
dopo lavorate.
MBIETTAR, v. Imbiettare. Abbiettare.
'MBISACCÀ , add. Intascato. Imbisac-
'Ciato.
[JBRAGAR , V. Imbracatura,
MBRAGTÀ . add. Imbracato^
IMBRANCAR, v. Imbrancare,
IMP
MBROI, D. m. Imbroglio,
MBROIAMSTIR . n. m. Guastalarte.
Guastamestieri.
MRRUCCADURA.n.f. /m&ercto. L'at-
to di colpir nel segno.
MBRUIAMÉINT, n. m. Imbrogliatura.
Imbrogliamento.
MBRUIAR, V. Imbrogliare, Avvilup-
pare,
MBRUIARS', V. Confondersi, Intri-
garsi.
MBRUIÓN , n. m. Imbrogliatore, Im-
broglione,
MBRUNIR. \. Imbrunare. Abbrunare.
MBRUNIRS*. V. Imbrunarsi.
MBRUSCHIRS*. v. Imbruschire. Ina-
cetire, E mctaf. Fare lo sdegnoso.
MBUCCADURA, n. f. Imboccatura.
MBULSIRS', V. Imbolsire. Diventare
ottuso.
MBULTAR, V. Imbullettare. Bulletlare.
MBUNIR. V. Bonificare, Placare. Im-
bonire.
MBUSCAR , V. Imboschire.
MBUSCARS'» V. Imboscarsi.
MBUSSLA , add. Imbossolato.
MBUSSLAR, V. Imbossolare. Imbor-
sare.
MBUSMADURA , n. f. Imbozzimatura.
MRUTTAR , V. Imbottare. Mettere
nella botte.
MBUTTIDURA, n. f. (V. nel Vocab.)
Narrazione di frottole.
MBUTTIGLIÀ, add. Imbottigliato, In-
fiascato.
MBUTTIR. V. (V. nel Vocab.) — Im-
buttir un qualcdùn. — Porre ad
alcuno in credenza frottole. Nar-
rar panzane.
MMEDESIMARS', v. Immedesimarsi.
MMÉINS , add. Immenso.
MMENSITA. n. f. Immensità.
MMERDA, add. Incacato. Imbrattato.
MMERS , add. Immerso,
MMERGER . v. Immergere.
MMOBIL , add. Immobile.
MPAIADURA, n.f. ImpagUatura. Im»
pagliamenlo.
IMPALA, 9i6ó. Impalato. — Star im-
pala. -^ Stare impalato, cioè Ritto
e fermo.
IMP
28
INA
IMPALUGÀ . add. ImpiaHricciato.
IHPALUGAR , V. Impiastricciare.
IMPANAR , V. Impanare, Avvolgere
nel pane gratuggialo.
IMPANiNÀ, n.f. Impannata delle fine-
sire. Ed anche add.
IMPANNAR , V. Impannare. Munir
d' impannata.
IMPAR (All'), avv. A un pari. A paro.
IMPARAR , V. Imparare. Apprendere.
IMPARCGGIABIL,add./mparegfgrta6t7e.
IMPARINTARS', v. Imparentarsi.
IMPARZIAL, add. Imparziale.
IMPASr, n. m. Impasto.
IMPATALUCCHIRS*, v. Stupidire. In-
stupidire.
IMPATRIARCHÉ, add. (V. nel Vocab;
Impatriarcà ).
IMPATTAR, V. Pattare. Impattare.
IMPAZZARS', V. Impacciarsi. — /m.
pazzars* d' ragazz. — Restar gra-
vida.
IMPAZZrMÉiNT , n. m. Briga. Fasti-
dio. Ammattimento.
IMPEDIMÉINT, n. m. Impedimento.
IMPENLA (Dar una). Portare un' ac-
cusa calunniosa 0 falsa contro qual*
cuno.
IMPERATÓUR , n. m. Imperatore.
IMPERATRIZ, n. f. Imperatrice.
IMPERFÉTT. add. Imperfetto.
IMPERFEZIÒN, n.f. Imperfezione. Di-
fetto. Mancanza.
IMPERI , n. m. Impero. Imperio. E
fig. — Dars' di* imperi. — . Darsi
aria. Tenérsi in sul grande.
IMPERIAL, add. Imperiale. — Su-
stant. poi: Gassa rivestita di cuoio,
sovrapposta alle vetture.
IMPERIÓUS , add. Imperioso.
IMPERTINÈINT , add. Impertinente.
Insolente.
IMPERZETTEBIL, add. Impercettibile.
IMPETUÒUS, idd. Impetuoso. Violento.
IMPICCADURA , n. f. Impiccatura.
IMPICCAR, V. Impiccare. Appiccare.
IMPINGUAR, V. Impinguare.
IMPIUMBAR, V. Impiombare.
IMPLIZZÀ, add. Impiallacciato.
IMPLIZZAOÒUR , n. m. Impiallac-
ciatore.
IMPRATICABIL, add. Impratieabik.
IMPRATICHIRS', v. //jiprad'cMra. Far-
si pratico.
IMPRÉISA , n. f. Impresa.
IMPRESARI, D. ffl. Impresario. Mi
che assume un' impresa.
IMPRESSIÓN , n. f. Impressione. La
cosa impressa. — Far impre$sAn.
— Colpire V immaginazione.
IMPREMER , V. Imprimere.
IMPRIMIDURA. n. f. Imprimitura.
IMPRUDÉINZA , n. f. Imprudema.
IMPUDÈINT, (V. Sfazzà).
IMPUDÉINZA . n. f. Impudenza.Sfw
ciataggine.
IMPUGNAR, v. Impugnare.
IMPULS, n. m. Impulso.
IMPULVRARS', V. Impotoerarsi
IMPUNITÀ, n.f. Impunità. -Fatsa
da impunità. — Uomo di fronte
incallita. Che non mnU colore per
rimproveri , ecc.
IMPURTANZA, n. f. Importanza.
IMPUSTMÉ , add. Che ha preso po-
stèma.
IMPUSTMIRS', V. Aposlemarsi, Pren-
der postèma, o passione.
IMPUSTÓUR , n. m. Impostore.
IMPUSTURA, n. f. Impostura.
IMPUTÉINT, add. Impotente.
IMPUTÉINZA, n. f. Impotenza.
INABIL , add. Inabile.
INALRERAR , v. Inalberare.
INALBERARS', v. IncUberarsL hàm-
brare. Aombrare.
INaLZAMÉINT, n. m. Innalzamenlo.
INALZAR , V. Innalzare.
INALZARS', V. Innalzarsi. Uvam.
Adergersi. Levar se stesso a cielo.
INAMURAR. V. Innamorare. Invaglùrt
INAMURARS', v. Innamorarsi.
INARCAR , V. Inarcare.
INARCARS' , V. Inarcarsi, fiegm
Fare le spalle curve o gobbe per
vecchiaia, per fatiche» per mJWW
INAVVERTÉ . add. Inavvertito.
INAVERTÈINTEMÉINT, avv. hmvtr-
tentemente.
INAZZARIR, ▼. Acciarire. Render»-
mile all'acciaio.
INAZZESSÉBIL , add. Inaceessm
INC
INAZIOIR , V. Inacetire, Acidificare.
INaZIÒN , D. f. Inazione.
liNCADAVRIR , t. Incadaverire.
INCADNAR. V. IncaUnare.
INCADNADURA, n. f. Incatenatnento.
INCAGLIAR , V. Attraversare. Inca-
gliare.
INCAGLIARS', V. Incagliarsi. Imbro-
gliarsi. Imbarazzarsi.
INCALC0LAR[L , add. IncaUolabile.
Inestimabile.
INCaLI, n.m. Incaglio. Ostacolo. Im-
pedimento.
INCALLIR. ( V. Cali. — Far al cali).
LNCALURIRS', V. Biscaldarsi. Alte-
rarsi.
1NCAMP1UNA« add. Accampionato.
Messo a campione.
INCANALA , add. Incanalato.
INCANALAR , v. Incanalare. Condur*
re a « od in canale.
INCANNADÒUR , d. m. Incannatore.
Accannellatore.
JiNCAPAZ , add. Incapace. Inetto.
INCAPAZITÀ . n. f. Incapacità. Inat-
titudine,
INCARBUNIRS', v. Incarbonire. Di-
ventar come carbone.
INCARÉ, add. Incanto. Cresciuto di
prezzo.
J^CaRIC , n. m. Carico. Incarico.
INCASSAR, V. Incassare.
INCASTRA . add. Incastrato. Incana*
lato. Inserito.
INCATRAMAR , v. Catramare. Inca-
tramare. Coprire o Munir di ca-
trame.
INCAVCCIAR , T. Incavigliare.
INCHEIN . n. m. Inchino.
INCHERSPARS', v. Raggrinzarsi.
INCLINA , add. inclinato.
INCIAVAR (i deint), Inchiavare (i
denti).
INCIOSTER , n. m. Inchiostro.
INCIUDAR . V. Inchiodare.
INCIUSTRAR, y. Inchiostrare. Spor-
care d' inchiostro.
INCOGMT, add. Incognito. Scono-
sciuto.
INCOMODARS'. v. Prendersi ì/icowo-
do , 0 disagio.
29 IND
INCREDUL , add. Incredulo. Misere»
dente.
INCRUNICHIRS'. v. Divenire, Farsi
cronico.
INCRUSÀ , add. Incrociato.
INCUCCIARS'» y. Incontrarsi. Abbat-
tersi. Imbattersi.
INCULLADURA, n. f. Incollamento.
INCULCAR. V. Inculcare.
LNCULPAZIÓN , n. f. Incolpazione.
INCUMBENZA » add. Incombenzato.
INCUMDÙZZ, n. m. Indisposizioncella.
INCUMPLÉT. add. Incompleto.
INCUNTRARS'. v. Incontrarsi. Ab-
battersi.
INCUNTRASTABIL , add. Incontrasta*
bile Indisputabile.
INCUNVENIÉINT, n. va. Inconveniente.
INCUNVENlÈINZA^n. f. Inconvenienza.
LNCUNZÉPEBIL, add. Inconcepibile.
INCURABiL . n. m. Incurabile.
INCURaGGIR, V. Incoraggiare.
INCURAGGIRS'. v. Rincorarsi. Farsi
coraggio. Prender animo , o co-
raggio.
INCURAGGIAMEINT , n. m. Incorag-
giamento.
INCURDUNIRS', v. Incordonare.
INCUREZZEBIL , add. Incorreggibile.
INCURNISAR , V. Incorniciare. Mette-
re in cornice.
LNCURPURAR, v. Incorporare. Dar
corpo.
INCURPURARS',v.//icoyyoror«. Pren-
der corpo.
INCURPURAZIÒN , n. f. Incorpora-
mento.
INCURUNAR , V. Coronare. Incoro-
nare.
INCURÙNAZIÒN. n. f. Incoronazione.
INDEBITE, add. Indebitato.
INDEBITIRS'. V. Indebitarsi.
INDEBLÉ . add. Indebolito.
INDÈGN , add. Indegno. Immeritevole.
INDEMUNlA . add. Ossesso. Invasato.
Indiavolalo.
INDÉÌNTER, avv. Indentro.
INDETERMINA. add. Indeterminato.
INDEZÉINT. add. Indecente. IndecO'
roso.
INDEZÉINZA. n. f. Indecenza.
LAG
30
LAM
INDIAN^ n. m. Indiano. Nativo delle
Indie. — Far l'indian, — Farlo
gnon'i,
INDICAR. V. Indicare
INDICAZIÒN , n. f. Indicazione.
INDIFFCRÉINT. add. Indi/ferente.
INDIFFERÉINZA , o. f. Indifferenza.
INDIGÉST. add. Indigesto. Indigesti-
bile. Indiqeribile.
INDIGESTIÒN. n. f. Indigestione.
INDIPENDÉINT. add. Indipendente.
INDIPCNDÉINZA , n. f. Indipendenza.
INDIRÉZZ , n. m. Indirizzo.
INDIRIZZA . add. Indirizzato.
INDIRIZZAR , V. Indirizzare.
INDISGRET . add. Indiscreto.
INDISCRETÉZZA , n. f. Indiscrezione.
INDISPOSI, add. Indisposto.
INDISPUSIZIÒN . n. f. Indisposizione.
INDIVIA . n. f. Indivia. Endivia. Er-
ba>(gio noto. i
INDIVISÉBIL. add. Indivisibile.
INDIZIAR . V. Indiziare. Dare indizio.
INDULÉINT, add. Infingardo. Neghit-
toso.
INDULÉINZA , n. f. Indolenza. Negìi'
gema. Pigrizia.
INDULGÉINT, add. Indulgente.
INDULGÉINZAp D. f. Indulgenza. Con-
discendenza.
INDULIMÉINT, n. ni. IndoUmenlo.
INDURA, add. Dorato. Indorato.
INDURIMÉINT, n. ni. Indurimento.
INDURIR , ▼. Indurire. Indurare.
INDURIRS'. V. Indurirsi. Ed aocbe
Ostinarsi.
INDURMINTÀ. add. Addormentato.
INDUSER. ed anche INDUR, t. la-
durre.
INDÙSTRIA, n. f. Industria.
INDUSTRIANT, n. m. IndustrianU.
Che vive d'industria.
INDUSTRIARS', v. Industriarsi.
INDUTA, add. Indotato. Che doq bj
dote.
INDVEIN, n. m. Indovino.
INEDIA , n. f. Inedia.
INERÉ, o INARÉ. n.m. Infierito, in-
crudelito. Inacerbito.
INFAGUTTA , add. Affaggottato.
L
L
lA, n. f. La. Una delle note mu-
sicali.
LABARDA . n. f. Alabarda. Labarda.
L ARAR DIR , n. m. Alabardiere.
LABERÉINT. ed anche LARIRÉINT,
LABARÉINT, n. m. laberinto. La-
birinto. — Al s'attrova in V un
vag labirèint. — Trovasi in un
curioso imbroglio.
LABORATORI, n. m. Laboratorio. Of-
ficina.
LACCA, n.f. Lacca. Sorte di gomma,
0 resina.
LACCHÈ, n. m. Lacchè. Servo edu-
cato alle corse celeri, à piedi.
LACCHÉZZ. add. Di colore traente a
quello della lacca, che teniamo
possa dirsi Lacchiccio.
LAGA, n. f. Solco. — Far una 1099^'
— Fare un solco colf aratro.
LAGHERMAR. e forse meglio LACRI-
MAR, V. Lagrimare.
Lagnanza , n. f . Lamentanza. Do-
glianza.
LAGOUNA , D. f. Laguna. Acqua su-
gnante. — Lacuna. Spazio vooco
nelle scritture.
LAGOTT , n. m. Valligiano. — Can
lagott. — Cane di valle.
LAGRIMATORI, add. Lagriìnatorio.
Lacrimatorio.
LAMBICCAR, v. Lambiccare. Stillare.
LAMBIR, V. Lambire.
LAMÉINT, n. m. Lamento.
LAMINA , add. Laminato. Ridono i
lamina.
LAV
31
LUN
LAMINAR , V. Laminare, ÌUdurre a
lamina.
LAMir^IRA , D. f. Laminicra. Quei-
r arnese , o macchina che serve
per ridurre in lamine i metalli.
LAMINTUHI, n. m. Lametito.
LAMPANT, add. Lampante. — dar
lampant. — Evidentissimo.
LAMPASS, n. m. Lampasso. Sorte di
drappo.
LAMPDA , n. f. Lampada.
LAMPÒN . n. m. Lampone. Quei frut-
to che piìi spesso i boi. chiamano
Flambues , per corrnz. delia parola
francese Framboise.
LAMPREIOA , n. f. Lampreda. Pesce.
LAMÉTTA , n. f. Mussolina di tana,
LANGUIDÉZZA . n. f. Languidezza.
LANZA , n. f. Lanciata.
LANZÉTTA , n. f. Lancetta. Quel pic-
colo arnese di che si usa per cac-
ciar sangue.
LAPIDAR, V. Lapidare.
LAPISLAZZER, o LAPISLAZZOL , n.
m. LapiS'lazzuli. Sorte di marmo
prezioso.
LARGA , n. f. Largura, Campagna
rasa.
LARGURA, n. f. (V Larga).
LARIZ , n. m. Larice,
LASSAR , V. Lasciare.
LATEIN, n. m. Latino.
LATERAL , n. m. Laterale,
LATERAN« n. m. Laterano.
LATINESTA , n. m. Latinista,
LATTA . n. f. Latta. Ferro-bianco.
LATTAR, n. f. Forse anche Latta-
iuolo, Venditore di latte: e quel-
l'operaio che s'impiega a Faldare
ì pavimenti, ed i muri (V. nel
Vocab. LaltdJ.
UlTTAR , Y. Faldare con calce , o
con gesso un pavimento, un mu-
ro , ecc.
L.AVADUR, n. m. Lavatoio.
I^AVURÀ (Dar una)» n. f. Lavorata.
Fare, o compiere con sollecitudine
alcun non leggero lavoro.
l^AVURÀ , add. Lavorato.
V-AVURANT, n. m. Lavorante.
l^AVURATIV, add. Lavorativo,
LAYUUIREIN. n. m. Picciolo lavoro,
o lavorìo.
LAVURSEIN (V. sopra Lavurirein).
LAZZARÉTT/n. m. Lazzaretto. Laz-
zeretto.
LAZZAREIN, n. m. Pomo lazzero.
Pianta, e frutto noto.
LAZZARÒN * n. m. Lazzarone.
LAZZER, n. pr. m. Lazzaro.
LAZZER , add. Lazzaroio , e dicesi
specialmente di maiali affetti da
certo malor cutaneo.
LÉBBRA, n. f. Lebbra. Malattia nota.
LÉBBRA, n. f. Libbra. Usano i bòi.
questa parola pel solo segno dello
zodiaco cosi denominato ; che la
parola Libbra, indicante il peso di
dodici once, esprimono colla voce
Lira.
LEBBRÓUS, add. Leò&roso. Affetto di
lebbra. Usasi anchesustantivamente.
LEGA, n. f. Lega. — Far una lega,
— Mettersi in lega, di balla» ecc.
LEGA . n. f. Lega. Misura itineraria.
LEGATARI, n. m. Legatario.
LEGAZIÓN , n. f. Legazione, Questa
voce esprime anche, nello Stalo
Pontificio , la suddivisione delle
province, al cui regime è preposto
un Cardinale col titolo di Legato.
LEGÉLLI 0 LEZELLI , n. m. Leggìo,
LEGETTIMA, n. f Legittima.
LEMB, n. m. Limbo.
LEM IT, n. m. Limite. Termine.
LETTERAT, n. m. Letterato,
LETTERATURA , n. f. Letteratura.
LETTÓUR , n. m. Lettore.
LEVANT, n. m. Levante. Oriente. Est.
LIBERTÀ , n. f. Libertà.
LIMADURA, n. f. Limatura.
LIMAR , V. Limare.
LITANt, n. f. plur. Litanie. (V. Tani).
LITIGANT, n. m. Litigante.
LITIGAR, V. Litigare. Piatire,
LITIGÓN, n. m. Litigatore. niottoso,
LlTUGRAFi, n. f. Litografia.
LIVROTT, n. m. LeprottoXeproncello.
LUMI R A , n. f. Lumiera.
LUNGHÉZZA, n. f. Lunghezza.
LUNTANA 0 DA LA LUNTANA, avv.
i Da lontano. Dalla lontana.
MAO 32
LUNTANANZA, ii. f. Lontananza.
LUiNTANOTT , avv. Lontanetlo. Piul
toslo loDlano.
LUPINÈLLA, o.f. Lupinello. Onobh
chide. Piania.
MAL
LUSÉINGA, n. f. Speranza.
LUTTARi. n. f. lollerìa.
LUVAZZ. n. m. Leccone, Gfmtbme.
LUZZÉTTA, n. f. Loggetta.
M
M.
LACCAC> d. m. Macaco. Specie di
scìmia. Per similit. dicesi dai boi.
ad aomo nano e sbilenco.
MAGCARUNA , n. f. Abbondante mi-
nestra di maccbefoni.
MACCHINAZIÓN , n.t Macchinazione.
Macchinamenlo.
MACCHINESTA , n. f. Macchinista. Che
inventa, o fabbrica macchine.
MACCHLMSM» n. m. Macchinismo.
Bf ACCHINÒUS. add. Macchinoso. Gran-
de. Ingente.
MADRASS,n.m. Afodra^. Spec di stoffa.
M ADR AZZA p n. f. e
MADRÓN. ù.m. Matrice. Mal di fian-
co, 0 di madre. Madrone,
MADUNADURA. n. f. Ammatonatura.
Bozzatura. Bognatura.
MAESTRI , n. f. Maestrìa. Magisterio.
MAGAGNA , n. f. Magagna. Promi-
nenza. Fig. Vizio. Difetto.
MAGAGNA, add. Magagnato. Tocco.
MAGAGNARS', v. Magagnare. Pren-
dere alcuna magagna.
MAGAGNÒUS.add. Affetto dimagagna.
MAGASS , n. m. Moriglione. Uccello
acquatico del genere delle anitre.
MAGASSÓN , n. m. Fischione turco.
Gennone turco. Uccello acquatico
del genere delle anitre.
MAGAZZINaR , V. Scompigliare.
MAGiORDOM , n. m. Maggiordomo.
Maestro di casa,
MAGISTRAT, n. m. Magistrato.
MAGISTRATURA, n. m. Magistratura.
MAGNA PAN. n. m. Mangiapane. Boc-
ca inutile.
MAGNAZZEINA. (V. TtUliana).
MAGNEIN , n. m. Pranzetto. Cenetla.
Dicesi di qualunque piccola goz-
zoviglia fatta in società di aoiici.
MAGNESIA , n. f. Magnesia. Medica-
mento notissimo.
MAGNÉTIC , add. Magnetico,
MAGNETISM. n. m. Magnetismo.
MAGNETIZZA . add. Magnetizzato.
MAGNETIZZADÓUR. d. m. Magneti:-
zatore. Che magnetizza.
MAGNETIZZAR . v. Magnetizzare.
MAGNIFICAR , v. Magnificare. Emi-
tare.
MAGRÉZZA, n. f. Magrezza. Sterilità.
MAI . n. m. Maglio.
MAIA, n. f. Maglia. — Maia i'fefr.
— Maglia. Giaco.
MAIAL. (V. Purzèll).
MAIÙSCOL. OLA. Maiuscolo, ola.
Carattere . Lettera iniziale.
MALAGA . n. f. Vino di Malaga.
MALANDREIN . n. m Ifatondn'no. Si
usa anche per Furbo. Astuto.
MALANN, n. m. Malanno. L'usano!
bologn. anche per grande romore,
0 fracasso*
MALATTIOLA. n. f. Malalliuzza. Uh
lattia leff^era.
MALEDÉTT.'àdd. Jlfalcdc/to. Maladetto.
Usasi pure come imprecazione.
MALÉDIG . add. Maledico.
MALDIZÈINT. n. m. Maldicenza. Jfe-
ledico.
MALDIZÉINZA . n. f. Maldicenza.
MALEGN . n. m. Malizioso. MaUgi»
MALEZIA. n. f. MaUzia.
MAN 33
dALGUÉTT, o MELGHÈTT. n.in. Sag-
ginale. Lo slelo della saggioa o
del grano lurco.
Malignar , v. Malignare.
tfALlZlÒUS. add. Malizioso. Maligno.
«ALLÒiN. o SMALLÓiN. n. m. Mallo.
Noce guasta.
tfALTRATTAR, v. Mallrattare, irau
lai' male.
»AMàLÙCC« II. m. Bietolone. Baòac-
cione.
MAMBRÙCCA, n. f. Carrettone.
MaMEL. o MAMOL, d. pr. Marnante.
Mammante. Mumolo.
MAMÉLLA, n. f. (Y. Tétta).
MANÀ , lì. f. Manella. Manata.
Manca, add. Mancato.
MANDANT, n. m. Maìidante.
MANDAT , II. m. Mandato.
Mandatari . n. m. Mandatario.
MANDERIOL, ti. m. Mandriano.
MANDGOZZ , 11. m. Manicotto. Mani-
cozzo.
MANECHEIN (dal f rune. Mannequin).
fl- m Modello. Fanlocclo di legno
U(i aliro» niovibile Delle varie sue
parli . che serve ad uso de' pittori.
MANÉGG', II. ni. Maneggio.
MANEGGIAR, v. Maneggiai^.
MANÈTT, li. f. plur. Manette, Stru-
meaio di ferro con cui si legano
ie mani ai prevenuti di delitti.
MANFUÒN , e per lo più in plurale
MaNFRÙN , 11. m. Sorte di gnocchi
0 maccheroni grossolani.
MaNGanaDÒUR, n. m. Manganatore.
^ppressalorc.
MaNGaNÈIS , n. m. Manganese.
MAXIUEINA, n. f. dira. Buona maniera.
MANLEIN , o MANVEIN , n. m. Mi-
duolo. Dito mignolo.
MANNA, o meglio MÀNA , n. f. Manna,
MANOVRA , 11. f. Manovra,
MANSIUNAllI , n. m. Mansionario.
^iANTECAR. V. Mantecare. Assimilare
a manieca.
MANTÈLL . n. m. Mantello.
MANTGNIR, V. Mantenere.
MANTGNO, add. Mantenuto.
mvNTLEINa, u. f. Mantellina. Accap-
piiloio.
MAS
MANUSCRGTT. n. m. Manoscritto.
MANOVRAR , v. Manovrare.
MAPAMÒND, n. m. Mappamondo.
MARAMEO! Inter. Canchero! Zucche
fritte !
MARASCHEIN. n. m. Maraschino. Sor-
ta di rosolio.
MARC, n. pr. Marco. — Marc. L'in-
dicatore nelle stadere. Marco.
MARCtlGSAT, o MARCSAT, o. m. Mar-
chesato.
MARCÒULFA, D. f. Monna merda.
MARÈINGA , u. f. Marenga. Specie di
dolci.
MARGSCIAL, n. m. Maresciallo.
MARÉTTA, n. f. Maretta. Mare leg-
germente commosso.
MARGOTTA, n. f. Margotta. Voce di
giardinaggio.
MARGOTTAR , v. Margottare.
MARMAiN, add. Maremmano.
MARMOTA. n. f. Marmotta. Animale
nolo. E per similit. dicesi di chi
fa il babbeo.
MARMUTEINA, dim. (V. Marmota)..
MARMUTÒN, accresc. (V Marmota).
MARO, n. m. Maro. Erba nota.
MART, n. pr. Marte.
MARTEDÉ, n. m. Martedì.
MARTEIN, n. pr. Martino. — Cosi
denominano i nostri montanari le
castagne non venute a maturità, o
maturale malamente innanzi tempo.
MARTIRI, n. m. Martirio.
MARTIRIZZAR, v. Martirizzare. Mar-
toriare.
MARORBI , n. m. Marubbio.
MARZA , n. f. Term. di agricoltura.
Propagazione vegetale, procacciata
di una special guisa.
MARZAR , V. (V. nel Vocab. e correg-
gi Marcire , invece di Marciare ,
come per errore vi si legge).
MARZIDUR, n. m. Marcitolo. Voce dei
cariìeri.
MARZÙM, n. m. Marciume. Fracidume.
MASCARA, n. f. Mascherata.
MASCARÒN , n. m. Mascherone.
MASCAROTT, n. in. Mascherotto. Cosi
appellano i boi. gli uomini masche'^
rati, per distinguerli dalle femmi-
5
MED
34
MIL
ne, che per lo più, a genlilezza,
sogliono intiiolare Mascareina.
MASMA , add. MacùMlo.
MASSAK , n. m. Massaro. Vale capo
d' arte.
MASSÉLL , n. m. Massello, o Massti»
to. Term. dell' arte fabbrile.
MASSEZZ , add. Massiccio.
MASSLAR, V. Fare il massello» o il
massello.
MASSLAR^add. Molare. Dente molare.
MAST£1N , n. m. MasUno. Specie di
cane.
MASTÉLL , n. in. Mastello.
MASTI , n. m. Mastio. Slruniento fab-
brile. È pure parola che i mecca-
nici usano in diversi significati.
MASTICAR (V. Biassar).
MASTIZ , n. m. Mastice.
MATARAZZ, n m. Materasso. Stra-
mazzo. Coltrice. (V. Tatnarazz).
MATAR AZZAR , n. m. MaUrassaio. ( V.
Tamarazzar)'
MATEMATICA , n. f. Matematica. Det-
to scberzevol. y^\%Mattìa. Pazzeria.
MATERIAL, sast. e add. Materiale.
MATERIALISM, n. m. Materialismo.
MATRECULA, n. f. Matricola.
MATRICOLAR . v. Matricolare.
MATTAZZATA , n. f. Pazzeria. Scioc-
chezza. Matteria.
MATTUJAN, add. Giovialone. Pazze-
rone.
MATTUTEIN, n. m. Mattutino. Una
delle ore canoniche. — Mattutein
figur. usano i boi. per dare ad uno
del Giovialone, Pazzerone.
MAZZAGATTI n. m. Pistola corta.
MAZZiR, n. m. Mazziere.
MDAIÒN , n. m. Medaglione. E per
ironia Uomo foggiato o vestito trop-
po all'antica.
MEANDER , n. m. Meandro.
MECGANIC, add. Meccanico.
MECCANICA , n. f. Meccanica.
NECCIA , 0 meglio in boi. NECCIA,
n. f. Miccia.
MEDGÀ. add. Medicato.
MEDIATÒUR , n. m. Mediatore.
MÈDiC ( V. nel Vocabol. e correggi
Mèdie ) .
MEOIUCRITA« n. f. Mediocrità.
MEDtZINAL, n. m. ed add. MedieimU.
MELASSA, n. f. Melassa.
MELGÓN, n. m. MeUcone, ed anche
Melgone.
MELMA ( V. nel Vocab. Sia ).
MENRRAINÓUS, add. Membranosi.
MEMURARIL, add. MemoraòiU.
MEMURIAL, n. m. Memoriale.SfujipkQ.
MÈNNI, n. m. Minio.
MENSIL . add. Mensuale.
MENTITA, n. f. Mentita.
MÉNUM , add. Minimo.
MEHDAROL , n. m. Stereoraio.
MERIDIAN , n. m. Meridiano.
MERINOSS, u.m. Merinos.Tessmm
lana delle pecore cosi delle.
MERZIMONI , n. m. Mercimonio.
MESCHINITÀ , n. f. Mese/Unità.
MESCÙLLI, n. m. Miscuglio.
MESQULAR , v. Mescolare.
MESTRANZA , n. f. Maestranza.
METAFISIC , add. Metafisico. Csasi
anche sust
METAFISICA , n. f. Metafisica.
METÀLL, n. m. Metallo.
METR, n. m. Metro. Misura.
MÉZZALANA , n. f. Mezzalana.
MÉZZALÓUNA , n. f. Mezzaluna.
MÉZZATEINTA , n. f. Mezzatinta.
MÉZZ-PAVEL, n. m Mezzo paolo. U
quarto della lira romana, che fomu
il ventesimo di uno scudo.
MIAR, n. m. Migliaio. Plur. HUR^.
Migliaia.
MiAREINA (V. Balleina, Miarolo)
MICLAZZ , n. m. Termine dispregia-
tivo dei boi. dato agli oziosi. -
Far al mslir d'Miclazz. — ffl'^
V ozioso.
MICROMETR , n. m. Micrometro.
MICROSCOPI, n. m Microscopiu.
MIGLIURAMÉINT, n.m. Miglioramenio.
MIGLIURAR , v. Migliorare.
MILEZIA, n. f. MlUzia.
MILITAR, n. m. mutare.
MILITARMÉINT, avv. MiUtarmentc
MILLÉMETR, n. m. MilUmetro.
MILLESEM, n. m. Millesimo.
MILURDISIA . n. f. 11 fare lo zerbino.
il bellimbusto.
HOL 35
MINAZIA. n. f. mnaccia.
MINAZlAK . V. mnacciare.
MINDÀ , add. liimendato.
MINDADÓUR. n. m. ttimendatore.
HINEKAL , n. m. Minerale. E anche
aJdielt.
S&INEKALOGi, D. f. Mineralogia.
MINIADÒUR , n. m- Miniatore.
MINIADUHA, n. f. MitHatura.
MINIAR . V. Miniare.
MINURITA . n. f. Minorità.
MINUTAMÉINT. afY. Minutamente.
MINUTANT , add. , che usasi anche
sust. Minutante. Colui che tlende
le minuie, o fa la bozza delle scrit-
lure.
MINÙZIA , n. f. Minuzia.
MIHABIL. add. Mirabile.
MIRAR , V. Mirare.
MIRaSÒUL . n. m. Miraeole. Lilropia.
(V. Girasòul).
MlRiAMETR . D. ro. Miriàmetro.
MlSALD, n. m. Misalto. Quasi Mezzo
salalo. (V. nel Vocab. Misaldar).
MlSANTROP , n. m. Misantropo.
MISERERE ( mal dèi Miserere) n. m.
faiiione iliaca. Volvolo, Entere-
MISERICORDIA , n. f. Misericordia.
Pietà.
^J'SEfilcURDIÓUS, ndà. Misericordio-
*o. Compassionevole.
J'SSAL, n. DI. Messale.
MjSSlUNARI , n. m. Missionario.
MJSTERI , o. m. Misterio.
M STERIÒUS . add. Misterioso.
MISTUCHEINA, n. f. Mistocchina. Spe-
cie di schiacciaiina fatta di farina
di castagne.
«'SURADÓUR , M. m. Misuratore. Che
misura.
MITRA, add. Mitrato. Che porta mitra.
MIURAR (V. MiUurar).
«LENSAGEN. n. f. Melensaggine.
™"(/N , add. Ipocrita. Ippocrita. Ip-
pocritone.
MNUDEIN. add. A/tnfif/ieWiwo. Smilzo.
Solute.
MOBILITÀ. B. f. MolHlUà.
MODERA, add. Moderato.
MOLEÌTIV, o meglio MOLLETTIV. o
MCR
MOLLITIV [Zirott) Cerotto molliti-
vo o AnimolUliìPO.
MÒNSGNÒUR . add. Monsignore. È an-
che sust.
MORTALITÀ, 0 MURTALITÀ , n. f.
Mortalità
MÒUNTA , n. f. Monta. •» Cavai da
mòunta. — Stallone.
MÒUR , n. m. Moro. Gelso. { V. nel
Vocab. Mòr e correggi ).
MÓURA, n. f. Mora (V. nel Vocab.
Mòra» ed aggiungi fratto del Gelso).
MRUSEIN. n. ro. Vagheggino.
MRUSEiNA, n. f. Cicisbea. Accatta-
mori.
MORÈLLI A , n. f. Masserizia. Suppel-
lettile.
MUCELIA ( V. nel Vocab. Muzelia ).
MUDA, add. Mutato. Cambiato. Can-
giato.
MUDARS', y. Mutarsi. Cambiarsi.
MUDÉLL, n. m. Modello.
MUDNÉIS, add. Modenese. Di Modena.
MULATT, n. m. Mulazzo. Mulatto.
MULÀTIR, n. m Mulattiere.
MULÉST , add. Molesto. Importuno.
MOLÈSTIA . n. f. Noia. Molestia.
MOLESTAR, v. Molestare.
MOLTIPLICAR, v. Moltiplicare.
MOLTITODIN. n. f. Moltitudine.
MOMÉINT . n. m. Momento.
MONASTERI . n. m. Monasterio.
MONICAIA. n. f. Monetaggia, Moneta
piccola. Spiccioli.
MONIZIPALITÀ . n. f Municipalità.
MONTADURA , n. f. Corredo. Forni-
mento.
MONTORAR. v. VesHr dell'assisa.
MORAIOLA (V. nel Vocab.) Ag$;iungi
Far la muraiola. Frase di scherzo
dei bologu. — Amoreggiare.
MURAIÒN. n. m. Muraglione. Grosso
muro ed alto.
MORaI, n. m. Stramento dei mani-
scalchi.
MORaL . n. f. Morale.
MORALESTA . n. m. Moralista.
MORATA . n. f. Giuocata alla morra.
MORDÈINT. n. m. Mordente. È pure
add., e vale Che morde. Murdèint
(sala). '-• Troppo salato.
NAV
36
NEG
MURÉSCA, n. f. Moresca. Sorte di batto.
MURÈTT, n.m. Moreltone. Quattr'oc-
chi. Uccello acquatico del genere
delle Anitre.
MURFEINA , n. f. Morfina.
IMURMURAR, v. Mormorare.
MURSÈTT, n. m. Morsetto. Morsetto.
MURTAL , add. Mortale.
MURTORl (V. Mortori).
MUSAIC, SUSI, e add. Musaico. Mosaico.
MUSCATÉLL , n. m. Moscadello. Mo-
scado. Sorte di vino.
MUSCHÉIDA , n. f. Quantità di mosche.
MUSCARDEIN. n. m. Vagheggino.
MUSCULADURA , n. f. Muscoleggia-
mento.
MUSIC, n.m. Musico. Castrone.
MUSÓN (Péti) , add. Mamelta senza
capézzolo.
MUSTRAR, V. Mostrare.
MUSTRCGGIADURA , n. f. Moslreggia-
tura.
MUSTREGGfAR, v. Mostreggian.
MORTIFICAR , v. Mortificare.
MURTIFICAZIÒN. n.f. MortificazioììC.
MUTILAR , V. Mutilare.
MUTIV, n. m. Motivo. Causa. Cagione.
MUTtVAR. V. Motivare. Appoggiar con
motivi. — Sèinza mulivar. — Sen-
za parlare. Senza fiatare.
MÙTTEL , n. m. Mugghio.
MUTTLAR. V. Mugghiare.
MUVEBIL . add. Movibile.
MOZZAR . V. Mozzare. Troncare.
MUZZÉTTA , n. f. Mozzetta.
MUZZÓN (V. nel Vocab. Muzgòn).
MZAN , n. m. Mezzano. Sentale. E add.
Mezzano. Di media statura. Di me-
dia qualità.
MZANA, n. f. Mezzana. Una delle cor-
de del Violino.
MZ A NELLA , n. f. Mezzana. Una ife//e
campane di un quarto.
N
N.
ARZIS, n. p. Narciso, e n. m.
Narciso , fiore. — Un narzis. —
Un bellimbusto.
NARZISATA . n. f. , e per lo pih in
plur. NARZISAT. Narcisate. Strofe
epigrammatiche, in dialetto boi.,
le quali cantansi con una mu-
sica speciale, ed usansi special-
mente come intermedio alle dome-
stiche commediole fatte coi fan-
tocci , 0 burattini.
NATIV, add. Nativo. Natio.
NATORALÉSTA , n. m. Naturalista.
NATORALÉZZA, n. f. Naturalezza.
NAOSEA . n. f. Nausea.
NAOSEAR , V. Nauseare.
NAVÉLI (Canal NavéliJ n. m. Navi-
glio. Canale navigabile.
NAVIGAZIÒN, n. f. Navigazione.
NAZIÓN, n. f. Nazione.
NAZIUNAL, add. Nazionale.
NAZIUNALITA, n. f. iVaziotialitó. (Vo-
ce dell' oso).
NASTURZI , n. m. Nasturzio. Sorte
di fiore noto. — Sgner Nasturzi.
— Ser Quasimodeo.
NEBOLÓUSA , n. f. Nebulosa. Stella
nebulosa. Term. d' astroo.
NEFAND. n. m. Nefando.,
NEGATIVA, n. f. Negativa. Negazione.
NEGLIGÉINT, add. Negligenle. Tra-
scurato.
NEGLIGÉINZA , n. f. Negligenza. Non-
curanza.
NEGOZIAR , 0 NEGUZIAR . v. Negn-
ziare. Occuparsi di negozi.
NEGOZIANT. o NEGUZIANT. n. m. .V
goziante. Che si occupa a far oegor;
HOT
37
NVA
NEGOZIATURA . n. f. 1/ arte del ne-
goziare.
NRr.HOMANTISIA , n. f. Negromanzia.
Magia.
NEGROMANZt, n. f. Negromanzia.
NÉIGHERFOM. 0 meglio FÙM D' RAS.
n. m. Nerofumo. Fumo di ragia,
fiero di ragia.
NÉTEB. 0 NÉTR, n.m. Nitro. Salnitro.
NÈYLA ( V. nel Vocab. ). Aggiungi :
Oblata, 0 Obbiata è pure una spe*
eie di cialda ; da questo nome so-
novi alcani i quali chiamano 06-
biadini le ostie o bianche o colo-
rate . che usansi per sigillare le
leilere.
?<ICHEL, o NICOL, n. m. Nicolo. Sor-
te di pietra dura.
NICULEIN . dim. del n. propr. Nicola,
fiìeolino. Nicoletlo.
NICULOTT, n. m. Nome dispregiativo
applicato dai boi. a coloro che
vanno vestiti con abiti di fogge
antiche e ridìcole.
PIGRÉZZA , 0 NEGRÉZZA , ii. f. Ne-
, rezza.
^ISl-VOS. Voce usata scherzosamente
(lai boi. in senso di negazione.
^>TRAR, n. m.. ed anche NITRAROL.
"• ni. Nitraio. Colui che esercita
l'arte di cavare o fabbricare il
salnitro. — Più comunemente di-
^, cesi ZNISTRAROL.
NITRIR, V. mtrire.
y, aw. No. Mainò.
^OBH. , n. m. Nobile. Usasi anche
addlettivamente.
NOBILÉTT. NUBILEIN o NUBILÉTT,
Mobiletto. Nobiluzzo. Nobile di poco
conto , di piccola levatura.
^OBILTÀ, 0 NOBILTÀ, n. f. iVo6i7/tt.
"^ONA, che anticamente i boi. dice-
vano NÓUNA. Nona. Una delle ore
canoniche.
-^OTA . n. f. Nota. Annotazione. —
Nota. — iVòto,term. music. — Et
noi dia musica. — Le note musi-
cali. — Far noia. — Fare nota,
annotazione, ricordo.
NOTOMÌ. 0 NUTUMi. n. f. Anatomia.
NOTORI . 0. m. Notorio.
NOTTURN . n. m. Notturno. Parte di
una delle ore canoniche* detta Mat-
tutino. É anche voce musicale.
NUBILESSEM .n.m. Nobilissimo.
NUOADÓUR, n. m. Nuotatore.
NUDÓUS . add. Nodoso. ì Nocchieruto.
NÙIA, n. f. Nota. Tedio. -— Quèll ben-
dèlt om V è propri una nàia. —
Gli è un benedetto uomo veramen^
te noioso.
NUIÓUS . add. Noioso.
NUIUSITÀ . n. f. Noiosità.
NUMERATA, n. f. La numerazione con
cui si segnano e contraddistinguo-
no specialmente le case.
NUMINAIA (Avèir la), n. f. Aver fa-
ma, essere in opinione. Usasi per
lo più in cattivo senso: per es.
Avèir la numinaia d* usurari. —
Esser tenuto per usuraio.
NUNANTEINA , n. f. Novantina.
NUNNEIN , n. m. NUNNEINA , n. f.
Dim. di Nonno » Avo , Avolo. ( V.
Nonn ) .
NUTRIMÉINT. n. m. Nutrimento.
NUTRIR . V. Nutrire.
NUTRITIV . add. Nutribile. Nutritivo.
NUVÉLLA , n. f. Novella (V. Fola).
NUVENA . n. f. Novena.
NUViZIAT. n.m. Noviziato. Quel re-
cinto ove stanno adunati e chiusi
i novizi degli ordini religiosi. —
É anche il tempo di prova dei no-
vizi stessi, non solo; ma si ap-
plica codesta parola ai princlpii
deirapprendimentodtun'arle^ecc.
NVÀ , n. r Nevicata. — V è vgnti
una bèlla nvà. — Venne una gros-
sa ìievicata.
PAC
38
PAC
0
0.
'BLIGAR (V. nel Vocab. Vbligar).
OCCUPAR. V. Occupare.
OCCUPARS', V. Occuparli. Applicarsi
ad alcuna coaa.
OCRIA , 0. f. Ocra.
OHE, esci. Ohe. Grido di avviso, di
chiamata.
OFFERTA 0 UFFERTA, n. f. Offerta.
OFFERTORI o UFFERTORi « o. m.
Offertorio.
OH ! esci. Oh! Voce di maraviglia, ecc.
OLIAR (V. nel Vocab. UHar).
OLTREMAR. n.m. Oltremare. Colore
azzurro iMllissimo , che cavasi dal
Lapis Lazuli, e di cui servonsi i
pittori.
OMlOPATl, n. f. Omeopatìa. Omio-
patta.
ONORARI, n.m. Onorario. Compen-
so. Paga.
ONORARI, add. Onorario. D'onore.
OPERAUÒUR . add. Operatore.
OPERANT. add. Che opera.
OPÙSCOL. D. m. OpwcQlo. Ubreito.
Opericàuola.
ORATORI ( V. nel Vocab. Uraiori).
ORATÓUR o URATOUR, n. m. Ora-
tore.
ORAZl 0 URAZI . n. pr Orazio.
ORAZIÓN IV. nel Vocab. Vraziòn).
ORFÉ. 0 URFÉ, n. p. Orfeo.
ORGASM , n. m. Orgasìiw.
ORIGINAR . V. Originare. Dare, o
Prendere origine.
ORIZZÓNT, n. m. Orizzonte.
ORIZZONTAR . v. Orientare.
ORNAR. V. Ornare. Adornare.
ORNAT, n. m. Ornato. Cosi i bolo«;n.
chiamano ancora quella Connis-
sione edilizia , che presiede ai palv
blico ornato della città.
ORPÉLL o URPÉLL . n. m. Orpeìb
OSS (V. nel Vocab.) Aggiufffii: Air
el^i 0$$ dia piUèint. — Down il
sol d* agosto. — Ose pereulMt.
che altri dice Percant peresMlou.
Cominciamento di una formobbii-
zarra e senza significaziofle, che
è usata dai bologn. . e speciaioeDte
dalle madri per guarire i binhi
da mali immaginari « o leggeris-
simi, che esternamente si fscciioo,
per cadute o per altro.
OSTENSORI 0 USTENSORI . d. hi.
Ostensorio. Teca.
OSTIARI o USTIARl . n. m. W
che fabbrica le ostie.
OTIC. n. m. Ottico. Versalo wW'o».
tica. Fabbricatore di stramesti ot
tici.
OTICA , n. f Ottica.
OVOL, n. m. Ovolo. Voce degli af-
cbitetli.
P
P
ACATÉZZA . n. f . Pacatezza.
PACC, 11. m. Pacco.
PACCHÉTT, n. m. dim. Pacchetto.
Piccolo pacco.
PACFOND, n. m. Paek-fong.Argenm
PACCIAFLÒN , n. m. Paffuto. Gratso-
tonc. Usasi pure add.
PACCIUGAR . V. mguazzare.
PAL 39
PACGIUGOTT. ( V. nel Vocab. Paccm-
PADIGLIÓNE n.m. P€uUgUane. Tenda.
PADRONANZA , n. f. Padronanza.
PADREIN , n. ni. Patrino. Padrino.
Colla voce Padrein i boi. chiaimi-
DO soltanto i padrioi o testimoni
di un daello , ecc. Il padrino di
battesimo essi chiamano Sanici.
( V. nel Vocab. ).
PADULAR , V. Menar per il nato,
PADULARS', V. Trattallarn. Passar
le ore in ozio, o in divertimenti.
PAGARÓ, 0. m. Pagherò, voce del-
l' uso. Obbligazione o Biglietto al-
l'ordine di un terzo» con cui uno
si obbliga a pagare somme con-
venute.
PAGINA , n. f. Pagina. Pagine.
PAIABEZZ, n. m. Zigolo giallo. Niz-
Zola gialla. Specie di augello.
PAIAZZ, n. m. Zigolo nero. Uccello.
PAIEIN , n. m. Venditore di paglia.
pei sacconi, o pagliericci.
PAISAN, n. m. Compaesano. Concit-
tadino. Usasi ancora per indicare
i contadini , ma però in senso
dispregiativo, e per dare ad uno
del villano o piuttosto dell' ine-
ducato.
PAISESTA , n. m. Paesista. Pittore
di paesi.
PALA . n. f. Palata.
PALANCA , n. f. Palancata. Palan-
ca tura.
PALANCAR, v. Palancare. Armare
di palancata.
PALAR , V. Palare. Spalare.
PALAR , n. m. Palmo. Fabbricatore
di pale.
PALAZZ , n. m. Palagio. Palazzo.
PALINA , n. f. Patinata. Voce degli
agrimensori.
PALINAR , V. Patinare. Term. agrim.
Piantar piccole paline, che servo-
no a livellare un terreno.
PALM , n. m. Palmo. Misura.
PALÓMBA , n. f. Palombo. Palomba.
Uccello. Cosi chiamasi pure una
qualità di carta marcata di nn pa-
lombo nella sua filigranatura.
PAR
PALUMBAR , n. m. Palombaro. Pa-
tombolo.
PANIGÓN, add. Panicone. Uomo gre-
ve , pesante.
PANTERA , n. f. Pantèra.
PANTUMEINA , n. f. Pantomina.
PANZÉTTA, n. f. Panzetta. Sorte di
lardo piii magro e pii^ saporoso
del lardo propriamente detto.
PANZIRÓN , add. Pancione. Uomo
panciuto.
PAPAGALLATA, n. t. Cicalata. Di-
scorso ripetuto senza comprender-
ne il senso.
PAPALEIN , n. m. Papalino. Che ap-
partiene agli Stati , o al dominio
del Papa.
PAPA VER, n.m. Papavero.^ Culòtir
d' papaver. — Internato. Pallido.
Smorto.
PAPPAR, V. Mangiar ghiottamente.
PAPPÓN , add. Pappone. Mangione.
Grande e ghiotto mangiatore.
PARA, n. f. Parata. Mostra dì soldati.
PARADISEIN (Far di). Far dei ca-
stelli in aria, o in Upagna.
PARAFANG , n. m. Parafango. Guat^
dafango.
PARAFÙLMIN, n. m. Parafulmine.
PARAGÓN 0 PARANGÓN (Predadèl).
Pietra di paragone. Minerale nero,
noto, che serve specialmente a sag-
giare i metalli preziosi.
PARAGUNABIL. add. Comparabile.
Paragonabile.
PARALÉL, n. m. Parallelo. Compa-
razione.
PARANGÓN . n. m. Paragone. Paran-
gone. Sorte di carattere tipografico.
PARAPORT, n. m. Paraporto.
PARATAI, n. m. Paretaio.
PARC. n. m. Parco. Recinto boscoso.
PARÉINT, n. m. Parente.
PARENTÈLA , o PARINTÉLA , n. f.
Parentela. Vale ancora per filatessa
di parenti.
PARINTÀ , n. f. Parentado.
PARLA 0 PARLADA, n. m. Parlata.
Arringa. Discorso. — A l'i ha [alt
una parla fora di deint. — Gli
ha detto il fatto suo.
PAS 40
l*AKLAUÓUh. adii. Variatore. Cktac-
dUe/v/ie.
rAHLAUÉlNT, lu m^ Parlainento. Di-
scorso. Colloquio. — Parlantenlo
dicuiisi ancora le camere o 5Uii
dell' logbilLerra.
PARLAMC.NTAU o PARLAMLNTAR, v.
ParluMeularc. Yeuire & {larlameoto
o a trailalive.
PAKLAMENTAKl . n. m. Parlamen-
tario.
TAKLATORI , ii. ni. Parlatorio.
TaROC, u. in. Paroco, Qoeir eccle-
siasiico che ka cura d' anime , e
che più spesso i boi. dicono Curai.
PAllTELNZA . n. f. ParUnza.
PAllTlCULAR* n. m. Privato.
FaRTICULAR, add. Parlicolare. Sinr
golare.
l'AKTICULARlTÀ , n. f. Particolarità.
PARTlDÓUR, add. Partitore. Cbefa.
o divide le parli. Cosi appellano
specialmeole i conUdini del bolo-
gnese qoeir arbitro scelto per far
la divisione fra gli eredi di un
defunto.
PARTIDURA, n. f. Partitura. Termi-
ne dei maestri di musica; ed èli
libro principale dove son segnale
tutte le parti si dei cauuoti che
degli strumeutisii.
PARTIGIAN . u. m. Partigiano.
FARTIZIÓN , u. f. Divisione. Parli-
mento.
l'ARUCCHlAN . n. m. Parrocchiano.
l'ARULAH . add. Parolaio.
l'ARZIAL, add. Parziale, ed anche
Singolare.
PARZIALITÀ , n. f. Parzialità.
PaSQUEL , n. m. Pascolo.
PASQUINATA . n. f. Pasquinata. Sorte
di satira.
PASSABILMÉlNT,avv.lfediocn;ineit/6.
PASSAMAN, n. m. Passamano. Goar-
umooe nota. Term. dei mereiai.
— Far un passaman. fig. Passare
coperlamenie altrui qualche og-
getto.
P.\SSANT, n m. Passante. Sorte di
ago , che serve specialmente ad
iiiliiar nastri nelle inguainalure.
PASSAPOBT. o. m. Passaporto,
PASSATÉIMP , n. m. PassaUm^.
PASSÉG'G , n. m. Pasuggio, Pas-
seggiola.
PASSEGGIAR . V. Passeggiaìx.
PASSEGGIATA, u.tPasseagiaiA. Pas-
seggio,
PASSI, n.m. Passio. DescriùoDe dei-
la Passiuoe del Redentore.
PASSIVITÀ, D. f. PaMùoilà.
PASSULEINA, n. f. Vca pasunito
PASTA . n. f. Quantità di pasU, Hite-
sime per uso di mioestra.
PASTÉLL. n. m PaUello. Voce dei
pittori.
PASTÈLLA , u. f. Pastella. Pezzeiio
di sfoglia di pasta per involgem
alcun ripieno.
PASTIZZÀ. o APP ASI IZZA. add. Pa-
sticcialo. Messo in pasticcio.
PASTIZZARÌ, u. f. PasUccena.
PASTÓUR , D. m. Pastore.
PASTÒUS . add. Pastoso.
PASTBAN , d. m. ( V. Fraioiy
PASTURAL . n. m. Rocco. PastoraU.
PASTORÈLLA . o meglio PASTURA^
n. f. Pasturale. Sorte di compo-
nimento poetico , o sorte di mu-
sica di genere semplice e qua&i
da Pastori.
PASTURAR . V. Pascolare. Pascere.
PASTURARS, met. vale godersi agli-
na cosa.
PASTOSITÀ. 0. f. Pastosità.
PATATA , n. f. Palata. Pomo di terra.
PATERN , add. Paterno. — Imlteriag
paUtn. — Ubbriaco fracido, spol-
pato.
PATRASSÓN . II. m. Paffuto.
P.ATBIA. n. f. Pattia.
PATRIARCA , n. m. Patriarca.
PATRIMONI , n- m. Patrimonw.
PATRUZÉNNi, u. m. Patrocinio. Prv-
lezione.
PAVIMÉINT, n. in. Solaio. Pavimento.
PAVIRAZZ. u. m. Uccello paluslrc.
PAZÉFIC . add. Pacifico.
PÈCCA , II. f. Picca.
PECCATÒUR . n. ni. Peccatore.
PEDILUVI , n. f. Pediluvio. Ragno Jf'
piedi.
PER 41
PÉISA , D. f. Pubblico officio ove si
pesano le grosse derrate ^er assog-
geilarle proporzioiialmenie ai dazi.
PELLEGREINA, d. f. ManteiUtla. Man-
tiglia.
PEISOÉLNT. n. m. Pendente. Orna-
meDio di metallo, o di pietre pre-
ziose, che appendesi agli orecchi.
— Un par d pendéint d' curcd. —
Un paio di pendenti od orecchini
in corallo.
PÉNDOL. n. m. Pendolo.
P£N1TÉ1NT, add. Penitente,
PENITÉiNZA, D. f. Penitenza,
PENITENZIAL, add. PeniUnziaU, -
/ sètt salm penilenziaL — / tette
ealmi penitenziali * o della peni'
lenza.
PENITÉNZIR, n. m. Penitenziere. «•
Delegalo pootificio» o vescovile per
ascoltare le coufessiooi , ed assol-
vere dalle colpe riservate. — Mei
capitoli delle collegiate evvi sem-
pre OQ canonico insignito dì un tal
titolo.
PEiNLA , n. f. Pennellata.
PENSlÓiN , o. f. Pensione.
PENSIUNÀ , n. m. Pensionano.
PENSIUNAR » V. Dare o (accordare
pensione.
PENTiMÉINT. n. m. Pentimento.
PEiNTIRS' (V. nel Vocab. Pinlirs*).
FENULTEM, add. Penultimo.
PEPPACUL . lì. m. Battisoffia.
PERDITÈIMP, n. m. Perditempo. Scio-
perio.
PEREN, e meglio colla seconda e mu-
la PERN, n. ni. Perno. Pernio.
PERFEZIÒN. n. f. Perfezione.
PERFEZIUNAR, v. Perfezionare.
PERFID, add. Perfido.
PERFIDIAR, V. Perfidiare. Ostinarsi.
PERGOLA , lì. f. Perqnla.
PERGOLA!, n. m. Pergolato.
PERICULÀ, add. Pericolato.
PERICOLAR, V. Pericolare.
PERICULÓUS , add. Pericoloso. Peri-
glioso.
PERIÓUR, n. m. Priore.
PERIÓURA, n. f. Prioressa, ed anche
Priora.
PIA
PERIURAT, n. m. Priorato. Prioria.
PERLUSTRAZIÓN . n. f. Perlustra-
zione.
PERQUISIR, V. Perquisirp.
PERQUlSlZiÓN, u. f. Perquisizione.
PERSECUTÒUR, n. m. Persecutore.
PERSECUZIÒN, n. f. Persecuzione.
PERSEGUITAR , v. Perseguitare. In-
seguire.
PERSGUEIN, sust. e add. Persichino.
Tinta cosi detta. Sorte di marmo.
PERSUNZEINA, coli' < dolce, od aspra.
In un caso significa Personcina :
nell'altro Pieciola prigione. Piccolo
carcere.
PÉSCA , n. f. Pesca. Pescagione.
PÉSSIDA, n. f. Pisside. Ciborio.
PESTAPÉVER, n. m. Pestapepe. Detto
per simil. a chi va con passo corto,
assai frequente e marcalo.
PETlZlÓiN . n. f. Petizione. Supplica.
Memoriale.
PÉTTRÓSS, n. m. Pettirosso. Augello.
PÈZZA , n. f. Pezza. Scudo. Moneta
nota. — Pèzza d' Spagna. — Pezza
di Spagna. Colonnato. — Pèzza dia
Madona. — Pezza» o Scudo dalla
Madonna. Scudo coniato . dall' an-
tico Reggimento o Senato di Dolo-
gna , portante da un lalo l'imma-
gine dì M. V. di S. Luca.
PGNATTEIN, PGNATTINZEIN. dim. dì
Pgnatt, n. m. Pignatellv. Piccolo
pignailo.
P6NÉ1DA, n. f. Pineta. Pineto:
PiANÉlD, n. m. Pianeta. Term. astro-
nomico.
PIANÉIDA , n. f. Pianeta. Paramento
sacro
PIANESTA. n. m. Pianista. Suonator
di pianforte.
PIANFORT, n.m. Pian/br/e. Strumento
musicale notissimo.
PIANTA, n. f. Pianta. Term. dì ar-
chitettura.
PIANTRÉIN, n. m. Pianterreno. I boi.
dicono anche Dabbass.
PIANURA, n. f. Piano. Pianura.
PIASÉIR, n. m. Piacere. Diletto.
PIASIMÈINT, n. m. Piacimento.
PlATTÓN.n. m. Piàttola. E per simil.
6
PLA
42
PRA
dicesi di €bi opprime le persone
con noiosi discorsi, o insìslenli.
PIAZZA L , n. 01. Piazza. Piazzetta,
Piazzale,
PICCHÈTT, n. m. Picchetto.
PIDEIN. o PDEIN, n. m. Piedino, Pic-
colo piede.
PIGADURA. n. t Piegatura.
PIGR, add. Pigro.
PIGREZIA, n. f. PigHzia.
PIGURA, n. f. Pecora.
PIGURAR. n. m. Pecoraio.
PILASTER, n. m. Pilastro.
PILASTRÀ, n. f. Pilastrata. Stipite.
PILOUNA, n. f. Bottiglia.
PIOTILA, add. Ciarlone eterno. Pet-
tegolo.
PliNSA, n. f. Pensata. Pensiero.
PIRAMID, n. f. Piramide.
PIRLlMPEiNA. n. f. Pupàltula. Donna
soverchiamente ed affeitatamente
adorna.
PIRUCCAZZA, n. f. Parruccaccia.
PIRUGCHÈTTA , add. Dicesi dai boi.
ai vecchi che abbian spelala o ri-
dicola parrucca.
PIRUCCÓN, n. m. Parruccone.
PIRULÈTTA , n. f. Piroetta ( dal fr.
Pirouette. ) — Ciurlo.
PISSADUR, n. m. Pisciatoio.
PISSAROLA. n. f. Fregola. Uzzo.
PISTARÌ, n f. Infrangimento. Ed an-
che lo scalpicciamento dei piedi.
PiSTÒUNA, n. f. Bottiglia. •
PIULADURA ( Correggasi così la pa-
rola Piladura sfoggila per errore
nel Vocab.) Piallata.
PIULAR , V. Piallare. { Pei figor. V.
Piutllar ).
PIUMBAR, V. Piombare. Impiombare.
PIUMEIN, n. m. Piumino.
PIÙMMA, n. f. Piuma.
PiUTTLAR , \. Tediare. Instare sino
alla noia.
PIUTTLARi, n. f. Tediamento.
PIUTTLÒN, n. m. Tediatore.
PIV, n. f. Pieve.
PIVI AL, n. m. Piviale. Pluviale. Pa*
ramento sacro.
PLARS*, V. Dipelarn. Spelarsi.
PLAREINa, n. f. Malatlia ciie dipela.
PLATIN, n. m. Platino. HeUllo.
FLiZZARL n. f. PetUcceria.
PLÓUS. add. Peloso. Piloto. — Cafità
plòtua. — Una carità pelosa» cioè
interessata.
PLUMÓUS, add. Pelurioso.
PLURAL, n. m. Plurale. 11 namero
del più.
PNADÓUR, n. ro. Pettinatore.
PNADÒURA, n. f. Acconcialrice.
PNADURA, n. f. Pettinatura.
PNAR , V. Pettinare, ^ Al i ha dà
una bona pnd. — Lo ha pettinato
ben bene, cioè gli ha dato il suo
conio in busse od in parole.
PNARS', V. Pettinarsi.
PNEIN, n. m. Piccolo pettine.
PNÉLL, n. m. Pennello.
PÒ, n. m. Po. Fiume noto.
PODAGRA, o PUDAGRA, n. f. Podagra.
PODAGBÓUS, o PUDAGRÓUS, aéd.
Podagroso.
POL, n. m. sing. e plur. PoloePoU.
POLIZ (V. nel Vocab ) Aggioogl: Mi-
sura, equivalente al duodecimo di
un piede.
PORFID, n. m. Porfido.
PORTABUTELLl ( V. nel Vocab. Por-
tafiasc).
PORTALETTER , n. m. Portalettere.
Procaccio.
PORTALÙM. n. m. Portalumi.
PORTAVAS, n. m. Portavasi.
PORTA VÓUS, n. m. Portavoce, frem.
ba marina.
PORTOLI, n.ro. Porr olio. Oliera. Qoel-
l'arnese checoniieoe e reca te ampol-
le e le saliere, per condir le insalate.
POSITURA, n. f. Positura. Posizione.
POSSESSÓUR, n. m. Possessore
POSSIDÉINT, SUSI, e add. Possidente.
POST, n. m. Posto. Sito.
PÓULS (Un eh' ha ) , add. Oom di
polso. Possente. Fermo.
PRADÉLL. n. m. Pratello. Praticello.
É il nome pure di una delle strade
dì Bologna."
PRASSULEINA ( La fola dia ). Prov.
La fola di mia madre l'oca.
PRATIC, sust. e add. Pratico.
PRATICA, n. f. Pratica.
PRB
43
PHU
PRATICANT, siist. e add. Praticante.
Che fa la pratica.
PRATICAR. V. Praticare,
PRECARI, add. Precario.
PRIilCARIAMÉINT. avv. Precariamente.
PRÈDICA, n. r. Predica. Discorto.
PRCDICAMÉINT {Èner in). Essere in
predicamento, in voce.
PREDICAR, V. Predicare.
PREDICATÒUR , n. m. Predicatore.
Oratore.
PfiEDICAZIÓN, n. f. Predicazione.
Predicamento.
PREDICOTT, n. m. Ammonlzioneella.
PREFAZI, D. in. Prefazio. — Tgnt ben
curi al prefazi. — Non fate tante
parole.
PREFAZIÓN, n. f. Prefazione.
PREFERÉINZA, n. f. Preferenza.
PREFERIR, V. Preferire.
PREG, n. m. Prego, Prece, Preghiera.
— A'i voi i preg. — Ci vogliono
le suppliche, gli scongiuri.
PREGAR, V. Pregare.
PREGIUDÉZZI. n. m. Pregiudizio. (V.
Super stiziòn) .
PRÉLLA {Dar la). Torcere.
PREIN-SÈCC (Paréir un). Parere un
pero secco. Essere attecchito, ma-
gro soverchiamente ed aggrinzato.
PRÉINZIP, n. ni. Principe. Prence,
PRÈISA (V. nel Vocab. ): Aggiungi :
Far prèisa. — Cementarsi^ Aderire,
Rassodarsi.
PREMAVÉÌRa, n. f. Primavera.
PREMUNIR, V. Premunire,
PREMURA , n. f. Premura.
PREMURÒUS, add. Premuroso.
PRÉNZIP. (V. sopra Prèinzip).
PREPARAMÉINT, n.m. Preparamento.
PREPARATIV, n. m. Preparativo, Pre-
paramento.
PREPARAZfÒtS, n. f. Preparazione.
PREPUTÉINT, SUSI, e ^òà. Prepotente,
Soperchiatore, Soperchiante.
PRESRITERI , n. m. Presbitero, Pre-
sbiterio.
PRESÉINT, add. Presente.
PRESÈINZA, n. f. Presenza.
PRESENTAR, v. Presentare
PRESERVATIV, n. m. Presercativo.
PRESIDÉINT, n. m. Presidente.
PRESIDÉINZA. n. f. Presidenza.
PRESTARS', V. Prestarsi. Adoperarsi.
PRESUMER. V. Presumere.
PRESUNTUÓUS, add. Presontuoso. Pre-
suntuoso.
PRESUNZIÓN. n. f. Presunzione. Pro-
sunzione.
PRETÈNDER, v. Pretendere.
PRETENDÈINT , 8ust. e add. Preten-
dente.
PRETERIT (V. Cui).
PRETÈST, n. m. Pretesto, Appiglio.
PRÈVENZIÓN, n. f. Prevenzione, Opi-
nione, Concetto.
PREZIÒUS. add. Prezioso.
PREZIPÉZZI, D. m. Precipizio.
PREZlS,add. Preciso. Esatto. Puntuale.
PR1MIRA , n. f. Primiera. Sorte di
giuoco.
PRINZIPAL, SUSI, e add. Principale.
PRINZIPIANT, n. m Principiante.
Novizio.
PRINZIPIAR, s. Principiare.
PRIVILÉG'. n. m. Privilegio.
PRIVILEGIA, add. Privilegiato.
PRÒ. n. m. Pro e Prode. — Far prò.
— Approdare. Giovare.
PROFÙM (V. nel Vocab. Perfum ).
PROFUMIR, n. m. Profumiere. Chi
fabbrica , o vende profumi.
PROFUMIRA, n. f. Profumiera. Vaso,
in cui si fanno, o si ardono i prò-'
fumi.
PRÓNT, add. Prowfo. Preparato.
PROPOSIT , avv. — A proposti. —
In acconcio , in proposito. — A
proposti d* ciud da carr t — A
proposito di zucche ì
PROSTITUIR, V. ProstHuire.
PROSTITUIRSI, V. ProsHtuirsi.
PROTETÓUR , o PRUTETÒUR , n. m.
Protettore.
PROVOCA, n. f. Provoca. Disfida.
PROVOCADÒUR , n. m. Provocatore.
Che provoca.
PROVOCAR, V. Provocare,
PROVOCAZIÓN , n. f. Provocazione.
Provocamento.
PRESENTAZIÒN, n. f. Preseniazione.ìPWVÈn, n.m. Profitto. Guadagno
PSA
44
Por(
PRUFIL. n. m. Profilo.
PRUFILAB, V. Profilare.
PRUGÉTT, n. m. Progetto*
PRUPÉINA, n. f. Propina.
PRUPÉINS, add. Propenso. Favore-
vole.
PRUPENSIÒN, n. f. Propensione. In-
clinazione.
PRUPUNIMÉINT . 0 PROPONIMÈINT ,
n. m. Proponimento. Proposito.
PRUPURZIÓN , 0 PROPORZIÓN , n. f.
Proporzione.
PRUPIJRZIUNAR» 0 PROPORZIONAR ,
V. Proporzione.
PRUSPÉTT, n. m. Prospetto.
PRUSPTIVA, n. f. Prospettiva.
PRUSPTIVESTA, n. m. Prospettivista.
Che fa prospellive. Che le dipinge.
PRUTESTAR, v. Protestare.
PRUTEZIÓN, 0 PROTEZIÓN, n. f. Pro-
tezione.
PRUTÉZER, ▼. Proteggere.
PRUVANAR, ▼. Provanare. Voce di
giardinaggio, e di agricollura.
PROVAR, V. Provare.
PRUVEIN, n. m. Strumenio per pro-
vare la forza delie polveri solfaree,
degli spiriti, ecc.
PROVERBI, n. m. Proverbio.
PROVERBIAI, add. Proverbiale.
PROVERBIAR, v. Proverbiare. Mot-
teggiare.
PROVENZIA . n. f. Provincia.
PROVESTA, n. f. Provvista.
PROViDÉlNZA, n. f. Provvidenza.
PROVINZIAL, add. Provinciale.
PROVISIÓN , n. f. Provvisione. Prov-
vigione,
PROVISORI, add. Provvisorio, Prov-
visionale, Temporaneo.
PROVISORIAMLINT, avv. Provvisoria-
mente, Provvisionalmente,
FROZEDER, v. Procedere.
PROZEDORA, n. f. Procedura.
PROZÉSS, n. m. Processo.
PROZESSAR, y. Processare.
PROZESSANT, add. Processante. Che
fa i processi. — O^asi ancora sast.
PRUZESSIÓN , n. f. Processione. E
figor. Filatessa.
PSA, 8Q8t. e add. Pesata. Pesato.
PSADÓUR. n. m. Pesatore. Che rllefa
i pesi.
PTRONI, n. pr. Petronio.
PTRONIAN , add. Petroniano. Cosi
chiamanai lalflata i boi. , che haooo
a proiettore massimo S. Peirooio.
PTTÉIGOEL , D. m. ( PTTÉIGULA. f )
Pettegolo, Pettegola.
PTTEGOLAR, y. Pettegoleggiare, Spd*
tegolare.
PTTEGOLÉZZ, n. m. Pettegolezzo.
PTTEGOLÓN . n. m. Ciancione. Bap-
portatore. (V. Ciaccaròn).
PODAGRA, n. f. Podagra.
POOAGRÒOS . add. Podaigroso.
PODAIOL (V. nel Vocab. Pudai).
POIAN ( V. nel Vocab. Pmana).
POLARA , n. f. PoUaiata.
POLARI, D. f. Polleria. Mercato def
poHi.
PULASTRAR, v. Baggirare. lodom,
o vincere con inganno.
POLASTBIR , o. m. Mezzano di m-
trimoni.
POLÉIDER, n. m. Poliedro.
POLÉINT, n. f. Polenta. PoUnda.
POLEINA, n. f. Pollina. Slerco dei
volatili, specialmente domestici.
POLIZIOTT, n. m. Poliziotto. Guardia
politica.
POLIZZOTT, n. m. Polizzotto.
POLLÓN (V. nel Vocab. Pàlio).
POLPÉTTA, n. f. Polpetta.
POLPTÓN , n. m . Polpettone.
POLVRIRA, n. f. Polveriera. Magmi-
no da polvere solfarea.
POLVRÓOS, add. Polveroso.
POMATA, n. f. Pomata. ManUca,
POMPIR, n. m. Pompiere. Guardia del
fuoco (dalle Pompe, di cheservonsi).
POMÉIN, n. m. Pomello.
POMSADORA. n. f. Pomicciatura.
Pl/NDGAZZA. n. f. Topone. Topaecio.
PONDGHEIN (V. nel Vocab.). Aggiao-
gi : Sorte di fuoco d' artifizio.
PONÉINT, n. m. Ponente.
PONTA, n. f. Puntata.
POMTADORA, n. f. Puntatura.
PONTAL. n. m. PuntaU.
PONTÉLL, n. m. PunUllo.
PONTELLI, n. m. PunUgUo.
QUA
46
QDE
PUNTIGLIÓUS, add. ^ntigUoio, '
FURCÓN. n. m., Forcone,
PURDGAIA, n. f. Porticaglia. Accoz-
zamento di inescblni portici.
PURGADÒUR , lì. m. Purgalore» Che
purga.
PURGADUR , n. m. Purgatorio, Pur-
galoio. Officina ove purgasi.
PURGAR . V. Purgare,
PUttGATIV, add. Purgativo.
PUROSITÀ. n. f. Porosità,
PURÒUS. add. Poroso.
PURIFICAR . V. Purificare.
PURIFICAZIÒN , n. f. Purificazione.
PURTANT£iN, n. m.. Portantino, lei»
tighiere.
PURTÉINT, n. m. Portento.
PURTINAR, n. m. Portinaio. Portina-
ro, Portiere. Guardaportone,
PURTROPP, avv. Purtroppo. — Cosi
non fosse!
P\5RZIL , n. m. Porcile,
PURZJÒN, n. f. Parte, Torzione.
PURZLANA» n. f. Porcellana, — - É
anclie un'erba notissima cbiainat»
Gallinella*
PURZLAZZ. n. m. Forcone.
PUSITURA , n. f. Positura,
PUSIZIÒN, n. f. Posizione,
PUST , vale Che tu possa. — Pust
cherpar. Fusi arrabbir.
PUSTÉMA, n. f. Postèma. Apostema,
PUSTIÓN. n. m. Postiglione.
PUSTIR, n. m. Postiere.
PUSTRAC'C« n. m. Ziòaldone, Sconcia
miscéa.
PUTACCIA I esclam. Capperi !
PUTÉINT . add. Potente.
PUTÉINZA. n. f. Potenza.
PUTTA (V. nel Vocab. ) Aggiungi:
Educanda.
PÙZZLA , n. f. Puzzola. Quadrupede
.carnivoro.
PZIGARCOTT, Siàd.Fizzicaricotle. Ter-
mine con elle i boi. cbiamano ceni
bricconcelli, che van rubacchiando
nei noercaii di commeslibiii cose
di picciol conto.
0
0,
'UADRAT , n. m. Quadrato.
^ QUADRÉTT, n. ro. Begoletto. Rigo
prìsDiatico a base quadrala per ri-
gar carta 'a linee parallele equi-
distanti.
QUADRCPED.n.m.eadd. Quadrupede.
QUAIADUR , n. m. Quagliere. — (V.
nel Vocab. Quaiaster, che vera-
mente significa Quaglia giovine).
QUA10TT, n.. m. Grossa quaglia , ed
anche il maschio della quaglia.
QUALG, pron. Qualche.
QUALCDÙN, pron. Qualcheduno.
QUALITÀ . n. f. Qualità,
QUaLÙNQU', add. Qualsivoglia, Qual-
unque.
QUAND, avv. Quando, — D' in quand
in quand, — Di quando in quando.
QUANT, avv. Quanto.
QUANTITÀ, n. f. Quantità.
QUARANTA, add. Quaranta.
QUARANTÈNA , o QUARANTENA, n.
f. Quarantena.
QOARANTGINA. Vna quarantina.
QUARLAR , QUERLAR , e meglio A-
QUERLAR* V. Acquerellare,
QUARTEIISA . n. f. Quartina, Qua-
dernario.
QUARTIR-MASTER , n. m. Quartier
mastro. ,
QUARTÈTT, n. m. Quartetto.
QUARZ. n. m. Quarzo.,
QUaRZÓUS, add. Quarzoso, Che con-
tiene quarzo.
QUATTER, add. Quattro.
QUEINT, n. m. Quinto. E anche nome
proprio.
QUÉLL» pron. Quegli, Quei e Quello.
RAM
46
RAP
QUÉNDS. add. (Mndiei.
QUERC , QVERC . e meglio CVEBC,
D. m. Coperchio.
QUERT, 0 CVERT, n. m. Tetlo. Coperlo.
QUERT. add. Coperto.
QUERTA, QVERTA. e meglio CVERTA,
n. f. Coperta. Copertoio. Coltre.
QUESIT. n. m. Quesito.
QUESTIÓN . n. f. Quiitione.
QUESTIONAR . v. Quistionare. Con-
tendere.
QUIETAR, V. Quietare. Prender riposo.
QUIETARS', V. Quietarti. Quetarti.
Aqtietani. Farsi silenzioso.
QUINDSEIN. o QUÉNDS QUATTREIN.
n. ro. Piccolissima moneta ponti6*
eia d' argento , che ^ale dae ba-
iocchi e mezzo.
QUtNDSEINA, QuinéSeina.
QUINTEIN , n. pr. QuinUno. — Bnd
d' san Quintein. — Brodo hmgo.
Broda. Brodo altaogato con sover-
chia quantità d' acqua.
QUINTELLIA. n. f. QuinUgUa. Giuoco
di carte in cinque.
QUINTÉLL , 0 QUiNTANÉLL , b. n.
Vinello. Acquatinta. L'altimoato
del vino, allungato eoo eccessivi
quantità di acqua.
QUINTÉTT, n. m. Quintetto.
QULÌ. pron. Colei.
QUSTÌ. pron. Costei,
QUSTÒUR» proD.. Costoro.
R
R
lABARBAR, o REOBARBAR, n. m.
Babarbaro. Medicinale nolo.
RABBIA, n. f. Babbia. Sdegno.
BABBIÓUS. add. Babbioso.
RABEIN, 0. m- Rabbino. Maestro, o
Capo della sinagoga fra gli ebrei.
— Figur. Avaro. Spilorcio. Tiralo.
RABOC'G, n. m. Fantoccio.
RABÙFF, n. m. Babuffo. Sgridata. .
RABUFFARS', v. Imbronzirsi. Allar-
marsi.
RACCHÉTTA, n. f. Bacchetta.
RACCÒNT. n. m; Bacconto,
RACHÉTIC, add. Bachilico.
RADICA, n. f. Badica
RAGAGN. n. m. Agàride. Fungo noto.
RAGAGNAR, v. Contrastare.
RAGAGNOL, per ischerzo invece di
Bagazzol, n. m. Bambinello.
RAGAZZÉLL, n. m. Servitorelh.
RAGGIR. n. m. Baggiro.
RALLEGRAR, v. Ballegrare.
RAMAR, n. m. Bamaio. Che lavora in
rame. Ed anche per Calcografo.
RAMEIN (dèi scaldein), n. m. Bamino.
Riparo che mettesi al caldano, che
serve alle donne.
RAMÈTT, n. m. Estro. Pazziuola. —
Tùli han al so ramètt. — TulH
han qualche estro, alcuna pazàa.
RANA (Avèir dia). Essere in difello
di danari.
RAND. n. m. Ordigno dei maratorì.
RANDÉLL, o. m. Bandello.
RANG, n. m. Grado. Qìialità, e con
voce dell'uso Bongo.
RANCIA, n. f. RANGIOTT, n. m. JJo-
gliata.
RANUCCIÓN ( V. nel Vocab. Taf-
taiar).
RANZUMERI , n. m. Baneiume. Han-
cidume.
RAPÈ ( coir e larga, quasi a ) n. m.
Bapè. Sorte di tabacco.
RAPIDITÀ, n. f. Bapidità.
RAPORT, n. m. Bapporto.
RAPPRESENTAR , v. Jìappresenfsir.
Far presente.
RBG
47
KIA
fUPPRESENTAZiÓN, d. f. ììappresen*
tazione. Rappresentanza,
RARITÀ, n. f. Barite,
usi, add. Basato. Foggiato a raso.
HASCHÉTT. KASTIÉTT, n. m. Baspa.
Scuffina. Bazzuta. Sorte di lima.
ftASPAH, V. /Gaspare.
KASSÉGiNA, D. f. Bassegna,
ìUSS£GNaR , V. Bassegnare. Cedere*
RASSEGNARS', v. Basiegnarsi.
KASTLADURA, n. f. Bastrellamento.
RASTLIRA. n. f. Bastreltiera. Rastel-
liera. — Basttira d'brasadel. —
Costolata, o CostoUera del maiale.
SASUNAMÉiNT, n. m. Bagionamento.
USUNAR, V. Bagionare.
AASUNaZZa, n. r, Bagionaccia. Cat-
tiva ragione.
RASUNÉVÒU add. Bagionevote.
RASUNIRA , add. Bagioniera. Parla-
trice» — Far una rasunira. —
Cicalata. Tenere una cicalala.
RAVAlADURA , n. f. Bavagliamento
RAVAZZÓN , 0 RAVIZZÒN, n. m. Ba-
vizzone. Marmo.
RAVIOLA ( V. nel Vocab. ) Aggiungi :
e per si mi 1 il. Cappello a due punte.
RAZAKt, n. m. Baggeria. Adornamen-
to a raggi.
RAZZANÉINT, n. m. Basehiamento.
RAZZAROLA, n. r. Badimàdia.
REALIZZAR. V. Bealizzare.
REALNÉINT, avv. Bealmente.
RE4LTA. n. f. Bealtà.
RECAPITAR, V. Becapitare.
RECLUTA, n f. Becluta. Cerna. «-*
Il giovane descritto nei moli della
milìzia. Quando è armato ed in-
corporato, prende il nome di Be-
clula.
lECLUTAR. V. Beclutare.
t£DENTÓ(]R, add. Bedentore. E per
antonomasia susL Bedentore, Gesù
Cristo
tEGALAR, V. Regalare . Donare.
lEGESTER (V. Bigester),
lEGiSTRAR, V. Begistrare.
tÉGN, n. m. Regno.
lEGOLAR, V. Begolare.
lEGOLATÒOR, n. m. Begolalore. Che
regola.
RÉIN, II. m. Beno. Fiume.
RELATÒUR, add. Relatore.
RELaZìÓN, n. f. Relazione.
RÉLLA! (Ah la), esclam. Eh si! —
Batter la rètta. — > Batter la dianO'
Aspettare indarno. -« Ohi la rélla*
— Oh per bacco! — Mùnzer la
rètta — Tirare alla lunga.
RELIQUIARI, n. m. ReUquiario.
REM, n. m. Remo.
REMMA. n. f. Rima.
RENDICÓNT, n. m. Rendiconto Re-
soconto.
RÈNDITA, n. f. Rendita. Entrata.
REO, n. m. Reo.
REPENTALI, n. m. Repentaglio.
REPERTORI, n. m. Repertorio.
RÈPLICA. D. f. Replica.
REPLICAR» V. Replicare. Rispondere.
Soggiungere.
REPUBLICAN, n. m. Repubblicano.
RGQUIA {N'avèir). Non aver pace ,
requie.
REQUISIR, V. Requisire.
REQUISIT. n. m. Requisito.
REQUISIZIÒN* n. (.Requisizione. —
Star a requisiziòn. — Stare a
disposizione.
RESESTER. v. Resistere. Opporsi.
RESISTÉINZA, n. f. Resistenza.
RESPIR , n. m. Respiro. — Dar a
respir. — Far credenza.
RESPONSABIL , add. Responsabile.
Risponsabile.
RESPONSAfilLITÀ, n. f. Responsabilità.
RÈSSA, n. r. Rissa. Contesa.
RÈST, n. m. Resto. Avanzo.
RETORIG. n. m. Rettorico. Retore.
RETORICA, n. f. Rettorica.
RETTÓUR, n. m. Rettore.
REUMA, u. m. Reuma.
REUMATIC, add. Reumatico.
REVISIÓN. n. f. Revisione. Censura.
REVISÒUR, n. m. Revisore. .
RÉZER, V. Reggere.
RÉZITA. n. f. Recita.
REZITAR, V. Recitare. Declamare.
REZITATIV, n. m. Recitativo.
REZZA , n. f. Concime di unghia ,
penne, ecc.
RIALZ, n. m. Rialzo. Rialzamento.
RIP
48
HIV
RIBASSAR, ?. Hibatsare.
RIBRÉZZ, n. m. Ribrezzo.
RIBUTTANT, add. Stomacoso. Ribut-
tatile.
RICCHÉZZA, n. f. Ricchezza. Dovizia.
RICCÓN. n. m. Riccone. Ricco assai.
RICUSAR, V. Ricusare.
RIDECUL, add. Ridicolo.
RIDOTT, n. m. Ridotto. Luogo di ri-
trovo sociale.
RIFAZIÒN, n. f. Rifazione.
RIFIUT, n. ro. Rifiuto.
RIFIUTAR. V. Rifiutare. Rifiutarsi.
RIFLÉTER V. Rifletlere.
RIFLÙSS, (V. Fluss nel Vocab.).
RIFÙG'G, n. m. Rifugio.
RiGADÉlN , n. m. Rigatino. Tessuto
a ri<<he.
BI6ADÒUR. n. m. Rimatore. Che riga.
RIGEINA. a. f. Reqina.
RIGESTER, o REGESTER. n. m. Re-
gistro.
RIGIR. n. m. Rigiro. Raggiro.
RIGIRADÓUR, n. m. Aggiratore.
RIGIRAR. V. Rigirare.
RIMAR. V. Rimare. Mettere io rima.
RIMARI, n. m. Rimario.
RIMBÒMB. n m. Rimbombo.
RIMBUMBAR , v. Rimbombare.
RIMPROVER. n. m. Rabuffo. Rimpro-
vero.
BIMPRUVERAR, v. Rimproverare,
RIMUDERNAR, v. Rimodernare.
RINFAZZ. n. m. Rinfacciamento.
RINFAZZAR, v. Rinfacciare.
BINFIANC, n. m. Rinfranco.
RINFORZ. n. m. Rinforzo.
RINFURZAR. v. Rinforzare.
RINFUSA (A la),Si\v.Rinfusamente.
Confusamente.
RINGRAZIAMÉINT , n. m. Ringrazia-
mento.
RINGRAZIAR, v. Ringraziare.
RINUNZIA, n. f. Rinunzia.
RINUNZIAR. V. Rinunziare.
RINVANGAR, v. Rinvangare. — Rin-
vangar el-i oss dia nonna. — Ri-
mescolar cose rancide, vecchie.
RIPAR, n. m. Riparo.
RIPARAR. V. Riparare.
RIPARAZIÓN , n. f. Riparazione.
RIPART » D. m. Ripartimenlù. Dioi-
sione.
RIPIEG, n. m. Ripiego.
RIPIEGAR « V. Ripiegare. Bimediare.
Adottare un ripiego.
RIPUDI , D. m. Ripudio. Divorzio.
RIPUDIAR, V. Ripudiare.
RIPURTAR, V. Riportare.
R1PUTARS% y. Riputarsi. Beputarn.
Tenersi. Credersi.
RIPUTAZIÓN . D. f. Riputazione. Re-
putazione.
RISALT, n. in. Risalto.
RISALTAR, V. Risaltare.
RISATA, n. f. Risata. Scroscio di rìso.
RISESTER, V. Besisiere.
RISGÒUS, add. Risicoso. Anisckiante.
Che arrischia.
RISPETTAR. V. Rispettare.
RiSPETTÒUS . add. Bispetioso.
RISOLUTÉZZA. 0. f. Risoiuiezza.
RISOLUZIÒN. D. f. Risoluzione.
RISOLVER. V. Risolvere. BeUberare.
RISOLVERS', V. Risolversi. Determi-
narsi.
RISPARMI, 0. m. Risparmio.. {S.
Asparmi nel Vocab. ).
RISPOSTA. (V. Arsposta nel Vocab).
RISTOR, n. ni. Ristoro.
RISTORARS*. V. Ristorarsi.
RISTRÉNZEB, v. Restringere. Bistri^'
aere.
inSTRÉNZERS*. ¥. Restringersi. U-
mitafwi. Mettersi in economia.
RISTRÉTT. sQSt ed add. Risiretto.
RISSUSIATAR . V. Risuscitare. Besur
scitare.
RITARD. n. m. Ritardo (V. Tardanza
nel Vocab.).
RITIR, 0. m. Ritiro.
RITIRAR. V. Ritirare.
RITIRARS\ V. Ritirarsi.
RITRATTESTA. n. ni. Ritrattista.
RITROVAT, n. m. Ritrovato. Trovato,
Invenzione.
RITURNÉLL, n. m. Ritornello.
RIVERÉINZA , u. f. Biverenza. Beve-
renza.
RIVERIR, V. Riverire.
RIVOLUZIÓNE 0. f. Rivoluzione, it
voltura.
SAG
49
SAC
RIZCTTACOL, n. m. niceUacolo»
liOBUSTÉZZA, 0 f. Robustezza,
ROCLÓ, n. m. Tabarro, Ferraiuolo.
ManieUo.
KÓGIT, n. m. Rògito.
RONDÒ, (dal fr. Rondeau) , n. m.
Rondò, Sorte di pezzo musicale.
ROSEPOLA, o ROSAPELLA, n. f. Ri-
sipola.
1\ÒSS (V. nel Vocab.). Aggiungi:
Hò»$ d'Veròuna, Rosso di Verona.
Marnao.
BOTOL. n. m. Ròtolo.
ROTOLA R , V. Rotolare.
RÓZZ, add. Rofzo.
RUBAMÉINT, n. m. Rapimento. Furto.
BUBAU. V. Rubare.
RlJBARt , II. f. Ruberia. { Y. Ladrari
nel Vocab. ).
RUBIJST, add. Robusto.
RUCHELLA, n. f. Rocthella. Rocchello.
HUCCHÈTT (V. nei Vocab.). Aggiungi:
Sirumeoio che serve a chi incanna.
— É anche voce degli orologiari.
BUDA, n. f. Ruta. Specie di (Pianta.
RUFIAN. n. m. Ruffiano. Lenone.
HUFlANA, n. f. Ruffiana. Mezzana.
HUFIANISM» n. m. Ruffianesimo. Le-
nocinio.
RIIGANTEIN, D. m. Arrogantuecio.
RUM, n.m Rum. AAum. Liquore nolo.
RUMaN . add. Romano. É pur nome
proprio.
RUMANAR, V. Modo speciale di gettar
le bocce ginocando, che derivando
da Alta romana, potrebbe forse
dirsi con voce dell' uso Romanare.
RUMANTIG, add. Romantico.
RUMANZ, n. m. Romanzo. — L'è
ufia storia eh* par un tiitnanz. -^
È storia quasi incredibile.
RUMA.NZA, n. f. Romanza. Cantilena
romantica, o romanzesca.
RUMANZEINA, n. f. Rammanzina.
Sgridata. Lavala di testa.
RUHANZIR , n. m. Romanziere. Che
scrive romanzi.
RUMÉTT. RUMÉTTA , o. m. Romito.
Eremita. Romita.
RUMITAG'G , n. m. Romitaggio. Ere-
mitaggio.
RUNOiNQUEL, n. m. iianvncoto. Fiore.
RUNZAR , V. Ronzare.
RUNZaMÉINT, n. m. Ronzamento.
RUMZÓN, n. m. Ronzone. Che ronza.
RUSARi> n. m. Rosario.
RUSARIAR, V. Dir tutto di ii rosario.
RUSEINA , dim. di Rosa. Rosifta. E
n. pr. Rosina. Rosetta.
RUSÈTTA, n. f. Rosetta. Gala. Nastro.
È pur uu anello con pietre pre-
ziose disposte a rosa. — E pure
vezzegg. dei nome proprio Rosa.
RUSGOTT, n. m. RosiccMone.
RUSÓN, n. m. Rosone.
RUSPÒN. n. m. Ruspo. Ruspone. Mo-
neta d' oro cosi detta. — È anche
pegg. di Rospo.
RUSSÉTT, n. m. Rossetto.
RUSTICAN, n. m. Prugna rusticana.
RUSULIAR , n. ni. Fabbricatore , e
Venditore di Rosolio.
RUTTAM, n. m. Rottame. E pur più-
raie. Rottami.
RUZZISIA (V. nel Voc. SpurcMsia).
RUZZLAMÈINT , n. m. Rotolamento.
S
S
ABBIA , n. f. Sabbia. Rena. Arena.
SABLOTT. n. m. Sbilenco. (V. Sabla).
SACCHEGGIA, add. Saccheggiato.
SACHER, add. Sacro. Consacrato.
SACRAMÉINT , n. m. Sagramento e
Sacramento.
SACRAMINTAR, v. Sagramentare.
SACRARI, D. m. Sacrario.
7
SAN
60
SBA
SACRELEG, add. Sacrilego,
SACRIFEZZI, n. m. Sacrifizio. Sagri-
fizio. Sacrificio.
SACRIFICA, add. Sacrificalo.
SACRIFICADÓUR, n. ni. Sagripcalore.
SACRIFICAR , V. Sacrificare. Sagrì-
ficare. Compromettere qualcuno.
SACRIFICARS', v. Sagrificarsi. Espor-
re sé stesso, o le proprie sostanze
in prò di qualchedano.
SACRILÉG'G , n. m. SaeriUgio.
SaCROSSANT, add. vale Cerio, in-
dubitato. Sicuro.
SAG'G , n. m. Saggio. Prova.
SAGITTARI, n. m. Sagittario. Segno
dello zodiaco.
SAGMAR, V. Modellare, Foggiare.
SAGRAMADURA, n. f. Intonaco.
SAGRAMAR, v. intonacare.
SAGRINà» add. Zigrinato.
SALARIA, add. Stipendiato.
SALO, add. Saldo. Fermo. Immobile.
SALDI I od anche FORTI!, interiezio-
ne dei bolognesi , che vai quanto
Da bravo t Su! Suvviat Coraggio!
SALDA, add. Saldalo. Pareggiato. —
Fermato mediante saldatura.
SALGHEIN. (V. nel Vocabolario). Ag*
giungi: Seteiaiuolo.
SALIVA, n. f. Saliva.
SALIVAR. V. Salivare.
SALIVAZIÓN. n. f. Salivazione.
SALM, n. m. sing. e plur. Salmo. Salmi.
SALMEGGIAR, v. Salmeggiare.
SALMODI , n. f. Salmodia. — L' è
una bèlla $almodi! — EU' è una
bella musica! una bella noia!
SALTADÓUR , n. m. Saliatore. Che
salta. Salladòur da corda. Funam-
buio. Da cavali. Equilambulo.
SALV. — Salvo. Eccetto. Tranne.
SALVA! esclam. Salva, salva! Scap-
pa, scappa!
SAMAGIAC , intitolazione di scherno
data dai boi. della plebe a chi è
Nano e Sbilenco.
SANDAL, n. m. Legno sandalo.
SANDEL, n. m. sibg. e plnr.5aniia(o,
e Sandali. Calzatura nota.
SANDRACA, n. f. Sandracca.
SANITÀ . n f. Sanità. Salute. — In
bona sanità d' iati. — Che U rie)
vi assista iutti quanti.
SANITARI, add. Saniiario.
SANTANÀ, add. Sbandalo. Messo in
disordine.
SANTITÀ, n. f. Sanliià^
SAPIÉINZA, n.f. Sapienza. Ed ìrooiV.
parlando di donna che faccia h
saccente : — Uado sapièhizs. —
Monna dottora.
SARAMANDLA . o meglio SALAMAN-
DRA, n. f Salamandra. Rettile.
SARAVALLA, add. Scompigliato. Mes-
so sossopra.
SARDÒN . n. m. Sardeitone. Specie
di pesce.
SARTORI, n. f. Sartoria. L'oflicioa
del sarto.
SASSA, n.f.Sassata. Gillo di nnsssso.
SASSA, add. Assassato.
SASSÓUS , add. Sassoso.
SATERIC, add. Satirico.
SATIR, n. m. Satiro. Creatura fan-
tastica della mitologia. — - Salir
dicono poi i bologn. ad nomo che
rifugge dal sociale consorzio.
SATIRA, q. f. Satira.
SATIRIZZAR, V. Saiirizzare. Saiireo^
giare.
SAVANA, add. Squassato.
SAVUNA, n. f. Saponaia.
SAVURÈ, add. Saporito. Sapido.
SAVURÉTT, n. m. Manicareito.SalM.
SAZI, add. Sazio. Ripieno.
SAZIA, add. Saziato. Sazio.
SAZIAR, V. Saziare.
SAZIARS', V. Saziarsi.
SAZIETÀ, n. f. Sazietà. Nausea.
SBADA, add. Socchiuso.
SBADATAGIN, n. f. Sbadataggine.
SBADILA, n. f..Mano di terra levata
col badile. É anche add. e Yale
Smosso col badile.
SBAOILÓUN , n. m. Trasandato. Ma-
lagraziato.
SBAGNULAR ( V. nel Vocab. 56a-
gnuqular).
SBAIUCCARt, n. f. Piccolo guadagito
SBALIA, add. Sbagtiaio. Errato.
SBALLUTTA . add. Trabalzato. ^
lottato.
SBR &1
SBAMBULZÉINT. add. Allentato. Len-
teggiante.
SBANCA, add. Abbassato. — E in
terra, di giuoco Sbancato,
SBANCAR, V. Terni, dei giuocalori.
Sbancare, Vincere tutto il denaro
a chi tien banco.
SBANDA, add. Sbandato.
SBANDAR. ¥. Sbandare.
SBaNDARS'. V. Sbandani.
SBXra, n. f. Bora. Feretro. Cataletto,
SDARAlA , add. Sbaragliato. Scom-
pigliato.
SBaRC, n. m. Sbarco.
SBARCAR. V. Sbarcare.
SBaSUCCìARÌ. n. f. SBaSUCCIAMÉINT.
n. m. Baciucchiamento.
SBatTZARS'..v. Sbattezzarsi.
SDavACCIAMEINT , n. m. Sbavazza-
tura.
SBaVADURA, n. f. Doppièzsatura.
Sbavatura.
SBCUNZAR. y. Sbocconcellare. .
SBDUCCIAR. V. Togliere, Levar l'im-
mondizia.
SBERLA, n. f. Strecola, Sgrugno.
SBERLUCCIA. add. Sbirciato.' Occhia*
to. Aocchiato.
SBERTUNÀ. add. Scapezzato.
SBEVAZZAR, v. Bevacchiare.
SBìASSUGA. add. Biascicato.
SlifASSUGÒN. n. m. 11 cibo biascica-
to, che uno rigetta dalla bocca.
SBUSSUGÒUN. add. Biascicatore. Bia-
scicante.
SBIRCIAR, y. Sbirciare. Occhiare.
SBIZZA RRÉ, add. Scapriceito.
SBLESG. n. m. Scirucctolo.
SBI.ISGÓN . n. in. (V. nel Vocabol.)
Cltiamansi cosi dai boi. i poponi
troppo maturi.
SBOBA. n. f. Basoffia. Bosina.
SBÓCC. n. m. Sbocco,
SBRAG , n. ni. Squarcio. Sdntecio.
SBRACAR. V. Stracciare. Strappare.
SBRAGHIRISM, (V. Ptegulism'neWo-
cabotano ).
SBRAGHIRÒN. n. m. Pettegolo. Cer-
catore dei fatti altrui.
SBRAlA. n. f. (V. nel Vocab. Sbra-
iamèint.J.
se A
SBRAlA. add. Sbrigliato.
SBRAIÓN. add. Gridatore. Clie si ar-
rovella.
SBRANAR. V. Sbranata.
SBRANCAR. SBRANCARS. v. Disbran-
care. Sbrancarsi.
SBRANZUGA. add. Brancicato.
SBRATTA, add. Sbraitato.
SBRATTAR, v. Sbrattare.
^BH\GAT[\,dió6. Sbrigativo. Speditivo,
SBRUOAIA. n. f. Broda.
SBRUDAIÒN . n. m. Brodolone. Ser
Imbratta.
SBRUDÉLLIA. n.f. Brodo. Brodo lungo.
SBRULLOTT , n. m. Brullamento.
SBUCCAR, V. Sboccare.
SBUCCIAR , V. Gozzovigliare. Far
crapula.
SBUCCEIN. n. m. Piccola gozzoviglia.
SBUCCIÒN, n. m. Crapulone.
SBUDLA. add. Sbudellato. Ed anche
Floscio, Vuoto.
SBUDLAR. V. Sbudellare.
SBUFFAR . V. Sbuffare.
SBUIINTADURA. n. f. Scottatura d'a-
equa bollente.
S6UMBANÀ. add. Intontito. Mahnato.
SBUMBANAR. v. Intontire. Matoriare.
SBUMBLÀ. <V. Sbumband).
SBUQULÀ. add. Sboccalo.
SBUQULAR. V. Sboccare, il guastarsi
delle cosi dette Bòccole.
SBUBG. n. m. Spurgo. Spurgamento.
SBURGÀ, add. Spurgato.
SBUSAMÀ. add. Buc/ierato. Pertugiato.
SBUVAZZÀ. add. im^ra^fato. Lordato.
SBUVAZZAR, V. Imbrattare. Lordare.
Insudiciare. Sporcare.
SBUVAZZÓN . n. m. Lordatore. Che
sporca. Che imbratta.
SBUZZA, add. Sbozzato. Sbucciato.
SCA. add. Seccato. Disseccato.
SCABRÒUS. add. Scabroso. Arduo.
Difficile.
SCaDÉINZA, n. f. Scadenza. Termine
fissato al pagamento.
SCADÉINT. add. Scadente. Di men
buona qualità.
SCADNAZZAMÉINT. n. m. Bovindo.
Frastuono.
SCAFFA. n. m. Scaffa. Scaffak.
SEC
SCUNTAR, V. Scontare. Eipiare.
SCUiNVOLGIMÉlNT , ii. m. Stonvoloi-
mento.
SCUNVOLT« add. Sconvolto. Messo sos-
sopra.
SCUiNZERT, n. m. Sconcertamento.
SCUNZERTAR. v. Sconcertare.
SCUNZUR, n. m. Scongiuro.
SCUNZURAR. V. Scongiurare.
SCUPADÒUR, n. m. Scopatore.
SCUPAZZUNAR. v. Dare scappezzoni.
SCUPLUTTARi , n. f. Data di scap-
pellotti.
SCURAGGIRS', v. Scoraggiarsi.
SCURBÙTT, D. m. Scorbuto.
SCUHBÙTIC. add. Scorbutico. ASello
da scorbuto.
SCURDGÀ. add. Scorticato.
SCORTAR, o meglio ASCURTAR. Scor-
ciare. Accorciare. Abbreviare.
SCURZIÀ. (V. nel \oc9ih,ScurziòusJ.
SCURZÓN, add. Peleggiatore.
SCUSA, n. f. Scusa. Discolpa. — A-i
dmand scusa. — Dimando perdono.
SCUSSADEINA, n. f. Scossetta.
SCUZZÓN, 0. m. Scozzonatore. Scoz-
zone.
SCUZZUNADURA, n. f. Shardellaiura.
SDARINEIN, n. m. Spazzolina. Spaz-
zole ita.
SDARINOT, D. m. Spazzolamenlo in
fretta, ed alla buona.
SDEBITARS', v. Sdebitarsi. Togliersi,
0 Levarsi di debito.
SDRAIARS', V. Sdraiarsi.
SDULCINÀ» n. m. Cicisbeo. Amorino,
SDUNDLÒN, 2i(ìó. Dondolone. Ninnone.
Tentennone.
SpUNDLlJiN (Èssr a). Esser dondoloni.
SÉCCA, n. f. Asciugamento. — A-i é
la sécca in-t-al canal. — Si effet-
tuò V asciugamento del canale.
SÉCCABALL, n. m. (V. Seccatòur uel
Vocab. ).
SECCAGEN , n. f. ( V. Seccata nel
Vocab. ).
SECCAR, V. Seccare.
SECCATURA, n. f. (V. Seccata nel
Vocab.).
SECOL, n. m. Secolo.
SECOÌSDARIAMÈINT . avv. Seconda-
54 SEs
riaìnente. Secondamente. In u-
condo luogo.
SECULAR, n. m. Secolare.
SEDÓTT, add. Sedotto.
SEDURR. V. Sedurre.
SEDUSER, V. (V. Sedurr nel Voc).
SEDUTTÒUR, n. d9. Seduttore.
SEDUZÉiNT, add. Seducente,
SEOUZIÓN. n. f. Seduzione.
SEGUIT, n. ni. Seguilo.
SEGUITAR, V. Seguitare. Continuare.
SÉLLABA , n. f. Sillaba
SEMINARI, n. m. Semitiario. Collegio
di giovani datisi alla carriera e^
clesiastica*
SEMPLIZITÀ, n. f. Semplicità.
SEM-SANT , n. m. Seme santo. Arte-
misia.
SENAPA, n. f. Sènape. Sènapa.
SENSAZIÒN , n. f. Sensazione.
SCNSITIV. add. Sensitivo.
SENSITIVA , n.. f. Sensitiva. Minum
ptcdica.
SENSORI, n. m. Sensorio.
SENTENZIÒUS, add. Sentenzioso.
SEPARATAMÉINT, avv. Separatmen-
te. SpartHamente.
SEQUÉINZA, n. f. Sequenza.
SERAFEIN , n. m. Serafino. È anebe
nome proprio.
SERAFIC, add. Serafico. È aocbe usa-
to sust.
SERI, add. Serio» — In fai seri. -
Seriamente* In siU serio. Sul serio.
SERIETÀ, n. f. Serietà.
SERPEGGIANT, add. Serpeggiante.
SERPEGGIAR, v. Serpeggiare.
SERPINTEIN . n. ra. Serpentello. -
SERPENTEIN. SerpenUno. Sorte di
marmo.
SERVIR, V. Servire.
SERVIRS', V. Servirsi.
SERVIZIAL, add. Servigiale. Sem
zieUe , n. m. Servigevule. Servizif^
vote. — SERVIZIAL.* Lat^aa'vo.Stf-
viziale.
SEHZÉINT, e meglio SARZÉlNT.n. n.
Sargente. Sergente.
SESSIÓN, n. f. Sessione.
SÈSTA, B. f. Sesta. Ora canonica.-
Modo di contratto , in cui è fatt^
SGA
hB
SOR
la diminuzione di un sesto del
prezzo prima offerto.
SESTUPLA , n. f. Sestupla. Tempo
musicale.
SETTENTRIÒiN . n. m. Seltenlrione.
SETTENTHIO^AL. add. SeUentrionale.
SÉTTB, u. m. Scettro.
SETTUAGENARL add. Settuagenario.
SEZIÓN. n. f. Seziotie.
SFARINA, add. Sfarinato.
SFARIJSQULA, D. f. FuicelUno, Fuicel-
letto.
SFASLAR, V. Sfasciare.
SFAV1LLADUR« n. m. Smoccolatoio.
SFAZZADURA, n. f. Sfaccettatura.
SPAZZAR, V. Sfaccettare.
SFAZZATAGEN. n. f. Sfacciataggine.
SFERA, u. f. Sfera.
SFERGARS'. v. Fregarsi.
SFIADÀ, add. Sfiatato.
SFIDA, n. f. Sfida.
SFIDAR, s. Sfidare. Disfidare.
SFILATRÓiN. (V. nel Vocab. Sfilater.)
SFILZÒUNA , n. f. Appellazione data
dai boi. a donna alta di statura ,
magra e disgraziata. Per peggiorai,
dicono SfUzunazza.
SFIURADUR, n. m. Sfioratoio.
SFÒND. n. m. Sfondo.
SFfìATT, n. m. Sfratto. Esilio. Bando.
SFRATTAR , v. Sfrattare. Esiliare
Bandire.
SFRISÓN, n. m. Frosóne. Augello.
SFRÒMBLA ( V. nel Vocab. ). Aggiun-
gi : Andar in sfròmbla. — Andar
girandoloni.
SFRUMBLÓN, n. m. Girandolone.
SFUG. n. m. Sfogo.
SFUGAR, e SFUGABS, v. Sfogare. Sfo*
qarsi.
SFUGUNÀ, u. f. Sfoconata.
SFÙIA, n. f. sfoglia. Pesce.
SFUIÀ, n. f. Sfogliata. Pasta lavorata
a sfoglia. >- Sfuid, add. Sfogliato.
SFULÉCCIA , w. f. Follicola. — Sfu-
leccia d'u. — Fiòcine, e Fiocine.
SFUIUCCIÀ, add. Foracchiato. Bu-
cacchiato.
SFUSGNARS', v. Impiastricciarsi.
SGAMAIDÓN . n. m. Sguaiato. Senza
garbo.
SGAMBAR. V. Spedare.
SGAMBARS', v. Spedarsi. Sgambarsi.
SGAMBI LA R, v. Camminare spesseg-
giando I passi.
SGAMBILÒUN, n. m. Che fa il passo
lungo ed affrettato.
SGAMBUZZAR, v. Sgambucciare.
SGANAPPEIN, n. m. Mangione. Scroc-
cone. Cavalier del dente.
SGANAPPONI ! esclam. Mangioni !
SGAISGARÀ, add. Sgangherato.
SGARB. n. m. Sgarbo.
SGARRA, add. Sgarbato.
SGARBAR. V. Metter fuori di garbo.
SGARBARÌ . n. f. Sgarbo. Sgarberia.
SGARBATÉZZA . n. f. Sgarbatezza.
SGARBÓN. 0 SGARBTÓN, n. m. Gros-
so, Forte sgarbo.
SGARGARIZZARS', v. Gargarizzarsi.
Fare un gargarismo.
SGARGARISM, n. m. Anaconchilismo.
SGA RIA, n. f. Scalcagnatura. Seal-
cagnamento.
SGARZ. n. m. Airone. Specie d'uccello.
SGaRZÉTTA, n. f. Pavoncella di Pa-
dule. Nitticora.
SGATTIÀ, 0 DSGATTIA, add. Sbro-
gliato. Distrigato. Districato.
SGATTIAR, 0 DSGATTIAR, v. Distn-
care. Distrigare. Sbrogliare.
SGAVLÀ. add. Schiancilo.
SGÉTTA. (Y. nel Vocab. Seggétta.)
SGERZA , n. f. Nonna. Airone mag-
giore. Uccello.
SGHIRIGAIA , n. f. Allegria. — Met-
ters in sghirigaia. — Mettersi in
allegria. Mettersi in bella foggia.
SGNÉNFLA. (V. nel Vocab. Sgnéfla).
SGNURAZZ, n. m. Signorone.
SGNURaZZA, n. f. Signoraccia. Dispre-
giativo di Sgnòura.
SGNURl, n. f. Signoria.
SGÓMBRALÉTT , n. ro. Medicastron^
zolo. Fiuta pitali. Medico di poca
scienza.
SGÒZZEL (Mettr in). Mettere in isgoc-
ciolaiura,
SGRAMIARS', v. Sgominarsi lachioma.
SGRAMIÒN. add. Mal pettinato.
SGRAMIOTT, n. m. Sgominio. Sgomi-
namento.
SIN
SGRANADLAR , ¥. Pulire colla sco-
petta,
SGRANADURA, n. f. Sgranamento.
SGRANAR, V. Sgranare. Disgranare.
SGRANFGNA, add. Graffiato, Figurai.
Rubato.
SGRANFGNEIN, d. m. Ladro Figura-
tamenle.
SGRANFGNÓN, n. m. Grande ladro.
Ladrone. Figur.
SGRINZLIR. (V. nel Vocab. Sgrinzlar).
SGRISAR, e SGRISLAR, v. Crociare.
Sorie di gridio delie galline, ed
animali affini.
SGUAlA. add. Sguaiato. Soenevole.
SGUATTARAR, v. Adoperarsi a modo
di guattero.
SGUATTARAZZ. pegg. di Sr7Ma(/(?r.(V.
nel Vocab. ).
SGUIGUAGNARS', v. Divenir fievole,
floscio, ecc.
SGULAR, V. ScoUacciare.
SGULARS*. V. Vociare. Bociare.
SGUMBDOTT, n. m. Gomitata. Colpo
dato col gomito.
SGUMBRAR. ( V. Dsgumbrar nel Vo-
cabolario).
SGUMINTIRS', V. Sgomentire. Sgo-
mentarsi.
SGÙSS, n. m. Incavo. Sguscio. Sgu-
sciatura.
SIALA. (V. nel Vocab. Slal).
SIARPEINA, 0 SIARPÉTTA, n. f. Pic^
cola sciarpa, o ciarpa.
SIBELLA, n. f. Sibilla.
SIBARÉTA, add. Sibarita.
SICARI, n. m. Sicario.
SICARIAR, V. Far cose da sicario.
SICARIATA, n. f. ùpera da sicario.
SICUR. add. Certo. Sicuro.
SlMETRi. n. f. Simetria.
SIMETRIZZAR. v. Mettere in simetria.
Fare con simetria,
SIMITARRA. n. f. Scimitarra.
SIMlUTTARl , n. f. Scimiotteria, Sci-
miottagginc.
SINAGOGA, n. f. Sinagoga. — Cos'è
sta sinagoga ? — Che è questo
baccano ?
SINDACAR, V. Sindacare. Criticare.
SINDACAT. n. m. Sindacato.
56 SHA
SINEDRI . n. m. Sinedrio, Vale come
per seguilo , o adunanza di per-
sone.
SINFUNÌ, n. f. Sinfonia.
SINTIREIN. SINTIROL, n. m. Seti-
tieruzzo.
SINZER. add. Sincero. Schietto,
SINZERITÀ, n. f. Sincerità.
SIPARI, n. m. Sipario.
SISTEMA, n. m. Sistema.
SISTEMATIC, add. Sistematico.
SIT, n. m. Sito. Luogo.
SITAREIN, n. m. Luoghieciuoto, Lue-
ghetto.
SITARAZZ, n. m. Luogaccio.
SITUAZIÒN, n. f. Situazione.
SIVELLIA, n. m. Siviglia. Sorte di
tabacco in polvere finissima , che
piti spesso i bologn. dicono Tabaee
d' Spagna.
SIZENTÉSTA, n. m. Secentista.
SLARGAMÈINt. n. m. Allargamento.
SLARGAR, V. Allargare.
SLARGARS', v. Allargarsi, Diveoir
largo.
SLARGOTT. V. Slargamèint,
SLETTA, n. f. Slitta,
SLINTAR, V. Allentare.
SLISSÀ , n. f. SLISSOTT, n. m. Sa-
volamento.
SLUNTANARS', v. Allontanarsi.
SLUVZARt D. f. Ghiottoneria, GkM-
tornia.
SLUZAR, V. Sloggiare.
SMACC, n. m. Smacco. Scorno.
SMACCAR, v.Smaccar e. Svergognare.
SMALT, n. m. Smalto.
SMALTAR, V. Smallare: Adornare eoo
ismallo.
SMALTIR . V. Smaltire. Vale anche
Digerire.
SMANGADURA, n. f. Smanicatura.
SMANGANLÀ, n. f. Stangata.
SMANGAR. V. Cavar il manico.
SMANIÒUS.add. Smanioso.Smaniantt.
SMANTLÀ, add. Smantellato.
SMARIASSATA. (V. nel Vocab.). Cor-
regimi: Rodomontata.
SMARUNAR, v. Cavare i marroni dal
riccio.
SMATTIRIAR, v. Folleggiare.
SPA
57
SPE
SMERALD, n. m. Smeraldo.
SMERDAR, V. Smerdare, Ripulire dàl-
ie imnioodezze.
SMILZEIN. add. Mingherlino,
SMINDGÒN , add. Che facilmente
scorda.
SMINUZZAR, V. Minuzzare.
SMOSS, add. Smosso. Mosso dal posto.
SMOVER, V. Smovere» Smuovere,
SMUUSACCIAR . v. Amoreggiare.
SMUDERATAMÉINT, avv. Smoderato-
mente.
SMURFIÒN. (V.nelVocab.Smtir^òus.)
SMUSSADURA, D. f. Smwsatura,
SNERVAR. \. Snervare. Render floscio.
SNERVARS', V. Snervarsi. Dinervarsi.
SNUDAR. V. Snodare.
SNUDARS', Snodarci. Rendersi pieghe-
voli ed elasiicbe le gianture.
SOLD. n. m. Soldo.
SOLILOQUI, n. m. Soliloquio.
SÓMMA . n. f. Somma.
SORZER. V. Sorgere,
SOTTCOL, n. m. Codóne, (V. nel Vo-
cab. Softaó.)
SOTTINTÉIS, add. Sottinteso.
SOTTINTÈNDER , v. Sottintendere.
SOTTPANZA , n. f. Cinghia. Arnese
che serve a tener ferma la sella
dei cavallo.
SOTTOMÉTTER, v. Sottomettere, Som-
mettere,
SOTTOMÉTTERS' , v. Sommettersi.
Piegarsi.
SOTTOPÓRS'. V. (V. Sottomètters.)
SOTTSCALA, n. m. Sottoscala.
SOTTVÓUS. Sottovoce.
SÓUVERDOTA, n. f. Sopraddote,
SÒUVERSCRETT, n. ni. Soprascritto.
Soprascritta, Indirizzo.
SÒUVERTACC, n. m. Soprattacco. Vo-
ce de' calzolai.
SÒUVERZÉTT, n. m. Sopraggitto,
5ÒUVR0SS (Far al). Fare il callo.
Avvezzarsi ad alcun che, massime
di dispiacevole.
5PACCAMUNTAGN. SPaCCAMONTI .
addiett. Spaccamonti. Rodomonte.
Smargiasso.
SPACCA, 0 SPACCAT, n. m. Spaccato.
Termine di architettura.
SPADAZZEIN, n. m. Spadaccino.
SPAGNARA, n. f. Campo d'erba
medica.
SPAGNULÉTTA, n. f. Spagnoletta.
Sottilissima catenella d' oro , che
specialmente san fabbricare gli
orefici veneziani.
SPALANCADURA, n. f. Spalancata.
SPALANCAR, y» Spalancare. Sbarrare.
SPALL, n. m. Spallo,
SPALLEGGIAR , y. Spalleggiare. Fa-
vorire.
SPALUZZÓN, dicono i boi. a chi cam-
minando gilia qua e colà le gam-
be in modo sconcio.
SPARCIAR, e meglio DSPARCIAR, v.
Sparecchiare.
SPARIR. V. Sparire.
SPaRPAIAR , V. Sparpagliare. Spar-
pigliare.
SPARPAIEIN. SPARPAIÓN, n.m. Spar^
pagliatore,
SPASMaR, V. Spasimare.
SPASMODt . o SPASMUDl. n. f. Spo-
smodia. Spasimo.
SPAURAZZ, n. m. Pauraccia, Grande
paura.
SPAVINTAR, V. Spaventare. Fare, o
Metter paura.
SPAVINTARS', V. Spaventarsi. Pren-
der pSiura.
SPAVINTÉVOL, iiàd. Spaventevole.
SPAVINTÓUS, add. Spaventoso.
SPAZZACAMEIN , n. m. Spazzacam-
mino.
SPAZZACAMPAGN, n. m. Spazzacam-
pagna.
SPECULA, n. f. Specola. Osservatoria
astronomico.
SPECULADÒUR, add. Specolatore.
SPECULAR , V. Specolare. Speculare.
SPECULAZIÓN, n. f. Speculazione,
SPEFFER. n. ni. Piffero,
SPENLÀ, n. f. Pennellata.
SPENLaZZaR, y. Pennelleggiare gros*
samente.
SPERDGA . n. f. Perticata. Colpo di
pertica
SPERDGÀ, add. Sperticato. Grandis-
simo. Vale ancora Misurato colla
pertica.
8
SPD
68
SSA
SPEZIFICAR, T. Specificare.
SPIANA , n. f. Spianata. Terreno li-
bero da ogni impedimealo d' al-
beri, fossi, ecc.
SPIEGAR, V. Spiegare.
SPIEGAZIÓN, n. f. Spiegazione.
SPIGAR, V. Fare la gpica.
SPILLAR, V. Spillare.
SPILORC, n. m. ( V. nel Vocab. Spi-
lorza ).
SPINGARDA , n. f. Spingarda. Colu-
brina. Per si mi Ut. Spilungone.
SPINÓN, n.m. Spinone. Sorte di stof-
fa di seta.
SPfNSIRÀ, add. Speìmerato.
SPiNSlRATÉZZA, n. f. SpensieraUzza.
SPiNZElN (da loti real). Dìceai di
uomo quasi nano, e tristanzuolo.
SPIPLEIN , D. m. Pispolino. Uccello.
E figurai. Chiaccherino. Pettegolo.
SPIRAR, V. Spirare.
SPIRITÒUS, add. Spiritoso
SPIRLIMPEINA. o. f. Sninfia.
SPiSSINAMÉlNT, ii. m. Trapelamerf
to. Zampillamento. Sgorgo.
SPIULÓN, peggior. di Spiuld (V.nel
Vocab. )
SPIZKADURA, n.f. Aecomignolamento.
(V. nel Vocab. Spizzar).
SPLAZZAR, V. Spellazzare.
SPLEDGÒUS, add. Tegumentoso.
SPLEDGÒN. { V. nel Vocab. Splèdga).
SPORTA, n. f. Sporta.
SPÓUS, o. m. Sposo.
SPRANGA, n. f. Spranga.
SPRÙCC. SPRUCCAI. SPRUCCAIEIN.
SPRUCCAIÈTT. Vezzeggiativi dei
boi., che equivalgono a Cocco mio.
Diletto. Carino, Carissimo,
SPRUNÀ, n. f. Spronata.
SPRUNAR, V. Spronare.
SPRUNÉLLA, n. f. Peronella. Pianta.
— Sprunèlla è pure queir ordigno
a ruota tagliente, eoa che trin-
ciatisi i crespelli*
SPRÙZZ, n. m. Spruzzo.
SPURTÉLL, n. m. Sportello, e. par-
landosi di quello della finestra, di-
cesi anche Spurtleina<^
SPURTLEINA , D. f. Piccoia sporta.
Sporlina,
SPURTÓN, n.m. Grande eporta. Spot-
tone.
SPULÉTT, n. m. Proietto da guerra.
É pure cosi denominata nna pa^
tiootare specie di ftiochi di gioia.
— Spulètt. Popone spoletino. £
cosi par chiamasi dai bolognesi
una sorte di doiceria ripiena.
SPULPA , add. Spolpato. — £^)ti(pd
(Imberiag). V. Patern.
SPOLPAR, T. Spolpare,
SPULPARS', V. Spolparsi. Perder le
polpe.
SPULVfiÒUS, add. Polveroeo.
SPUMA, n. f. Spuma.
SPUMAR, V. ^fiumare. Fare la spana.
Ridursi a spuma.
SPUMÓUS, add. Sputnoso. Spumante,
Spumeggiante,
SPURCACCIAR, ^.SporcacehtarcSpor'
care. Imbrattare. Lordare,
SPURCACCiÓN. ( V. nel Vocab. Spwr-
con).
SPURCHEZIA , n. m. Sporevàa. —
Bruita spurckezia! — Dispreiza-
ti vo dei boi. , che vai qaanlo :
Brutta Uarfisa !
SPUSLEIN, n. m. Sposino,
SPUSLOTTA. SPUSLÓUNA, n. f. Bel
pezzo di sposct,
SQUADRA, n. f. Quadra,
SQUADRÓN, n. m. Squadrone. Corpo
di cavalleria, ed Arma da taglio.
SQUADRUNÀ, n. f. FeriU o percossa
di squadrone.
SQUAMA, n. f . Squamma.
SQUAMAR, V. Squammare, Togliere
la squamma.
SQUARCIUNAR . v. SbracciarsL Fare
il grande.
SQUARTAR, v. Squartare. — Squar-
tars' dal reder. — Scompisdere,
Sbellicarsi dalle tisa,
SQUISIT. add. Squisito,
SQUIZZOTT, n. m. Schizzo improwMO.
SHADISAR, V. Sradicare. Stmrbare.
SRaGìUNAR , o SRASUNAR . v. Sra-
gionare. Parlare fuor di ragioae.
a sproposito.
SREGOLÀ, add. Sregolato,
SSANTA, Sessanta.
STE 69
SSANTEINA. Se$»antina.
STABlLiMÉlNT, n. m. StabiUmmto,
STABILIR, V. SUiàilirt. Determinare.
STABiLiRS\ V. StoMUrsù FissanL
Preuder dimora ia uq luogo. De-
lerminarsì ad uno sialo . ecc.
STAFFÉTTA, n. f. Staffetta, Messag-
gere a cavallo.
STAFFIR , D. m. Staffiere, Patafre'
nicre •
STAFFÓN. (V. nel Yocab. Staffa.),
STAGN. n. m. Stagno^ Melallo noto.
— Gora d'acqua slagnanie.
STAGINADURA . n. f. Slagmtura, Bi-
vesiimenio fallo collo slagno ad un
vaso di rame per renderlo innocuo
negli usi di cucina » od allri.
STAGNAR , 0 STAGNEiN . n. m. Sta-
gnaro. Stagnatore, Cbe applica lo
sugno al vasi di rame.
STALLATÌT, o STALAMMIT. n. f. Stai-
lattite,
STAM. n. m. Stame, Sorte di filo di
lana.
STANGAR, n. m. Cavallo o bue, cbe
si aggioga sempre dalla parte slan*
ca o sinistra del timone.
STANGA, n. f. Stangata. Colpo di
stanga.
STANGAR , V. Sfangare. Percuotere
con istanga.
STANTA. Settanta.
STANTEINA. Settantina.
STANTÙFF, n. m. Stantuffo, Embolo,
STASÒN, n. f. Stagione.
STASSIRA, òvs.Sta sera. Queeta sera,
STASUNA, add. Stagionato.
STASUNAR, V. Stagionare,
STATURA, n. f. Taglio. Statura.
STÉCCA. (V. nel Vocab. | Aggiungi:
Stécca del bùst, — Stecca, Stecca
dell' imbusto.
STECCAT, n. m. Steccato.
STÉMOL , n. m. Stimolo» Incita-
mento.
STENOGRAFI, n. f. Stenografia.
STERMENNI, n. m. Esterminio. Ster-
minio.
STERMINA, add. Stenmnalo.
STERMINAR, v. Sterminare, Estera
minare.
STR
STERNICCIARS'. v. Intristire, Delle
piante dicesi Non attecchire.
STÉTIG , add. SHtico. Dissenterico.
STIAMPÒN. STIAMPUNAZZ, n. m. Sgar^
bato, Sgarbataccio.
STIAR (V. nel Vocab.). Aggiugni Scia-
quatoio,
STIÉTT . 0 SCCIÉTT , add. Schietto.
Sincero. Aperto. Leale. — Parlan-
dosi di vino del primo cavo, Pretto.
STIMADÓUR, n. m. Stimatore.
STIMULANT, add. Stimolante.
STIMULAR, V. Stimolare.
STINCaDURA, 0 forse meglio SCHIN-
GADURA. n. f. Stilatura. Stincata,
STINCARS', o SCHINCARS*, v. Offen-
dersi nello stinco.
STINDARD. n. m. Stendardo.
STINTAR. V. Stentare,
STlPtJLAR, V. Stipolare.
STIRACCIADURA. n. f. Stiracchiatura.
STIRACGIAMÉINT . n. m. Stiracchia-
mento.
STIBACCIAR. V. Stiracchiare. Tirarla
co' denti.
STMANA, n. f. Settimana,
STOFA. n. f. Stoffa. Drappo, per lo
piii di seta, operato a disegni.
STOLA, n. f. Stola.
STOMATIC. add. Stomatico,
STORIA, n. f. Storta.
STÓURN. add. Stomo. Qualità di pe-
lame dei cavalli. — Stòum, sust.
Storilo. Voce dell'uso. Cosi diconsi
quelle giuocate cbe fanno i rice-
vitori del lotto pubblico, a proprio
azzardo, per venderle quindi ai
diletlaiiii.
STRACAR6AR, v. Traccaricare. Ca-
ricar di troppo.
STRACCAGANASS , n. m. Straccaga-
nasce. Dolciume nolo, biscotto e
durissimo.
STRAG', 0 STRAZ, n. f. Strage.
STRALUNAR, v. Stralunare. — Slra-
lunnr i u&o. «- Stralunare» Tra-
volger gli occhi.
STRALUNARS' . v. Stralunarsi. Met-
tersi di mal umore.
STRAMANAR, v. Metter contro mano,
fuori di mano.
8TD 60
STRANGUSSÓN. STRANGUSSOTT , n.
m. Trambasciamento, Improvvisa
e forle angustia, o passione.
STRAMURTÉ. o INSTRAMURTÉ, add.
Tramortito.
STRAMORTIR, o INSTRAMURTIR . v.
Tramortire.
STRAPPADURA, n.f. Sfrappato. Strap-
patura.
STRAPPAMÉINT. n. m. Strappamento-
STRAORDINARI , ed aocbe STRAUR-
DiNARI, add. Straordinario.
STRAVAGaNT, add. Stravagante.
STRAVAGANZA, 0. f. Stravaganza.
STRAVAS (V. Stravasamèinl nel Vo-
cabolario ).
STRAVEZZL n. m. Stravizio. Stra-
vizzo.
STRAVIZIAR, V. Straviziare.
STRAVIZIÒN, add. Slraviziatore. Che
fa stravizi.
STRAVOLT. add. Stravolto, Sconvolto.
Contraffatto.
STRAVDLTAR (I UC'C). V. Stralunar.
STRAZZARÌ, n. f. pi. Cencerie.
STRÉLL , n. m. Strillo. Strido. Urlo.
STIUàPIT. (V. Armòur nel Vocab.).
STREPITAR. V. Strepitare.
STRÉTT, sust. e add. Stretto.
STRILLAR, V. Strillare. Urlare.
STRILLÓN. STRILLUNAZZ, add. Stnl-
latore.
STRISSLAR, V. Strisciare.
STRUFFIUNÀ, add. Gualcito.
STRUMNAR , v. Disseminare. GetUr
malamente il seme, od altro oggetto.
STRU PEZZI, n. m. Uomo contraffatto.
STRÙZZ , n. m. Struzzo. Struzzolo.
Uccello.
STRUZZADÒUR, add. Strozzatore. Che
strozza. Dicesi anche Struzzein. É
denominazione che si dà dai boi.
a chi presta danaro ai bisognosi
con esorbitante usura, e con gra-
vosi contratti.
STUAR. 0 STUVAR, v. Custodire, Per*
fezionare nella stufa. Dicesi spe-
cialmente dei salumi.
STUCCADÒUR . add. Stuccatore. Che
rimbocca collo stucco. *— Figurat.
Frecciatore.
SVI
STUCCAR (V. nel Vocab.). Aggiungi:
Frecciare.
STUDÉINT, n. m. Studente.
STUDI, n. m. Studio. Oicesi anche
per Università , Luogo di studio,
ecc. — Se piccolo, dicesi Sludioi
STUDIAR. V. Studiare.
STUDIÓUS, add. Studioso. Che studia.
STUPÉND , add. Stupendo. Miratrik.
Ammirando.
STOPPAR, 0 ASTUPPAR. v. rurare.
STUPPLEINA. ■. f. Stoppa fina.
STURDÉ, add. Stordito. E sustantrt.
• Bazzurlòn.
STURDIMÉINT, n. m. Stordimenlo.
STORDIR, V. Stordire.
STOVADEIN (V. nel Vocab. Siuvd).
STÓZZ, n. m. Astuccio. Custodia.
STOZZIGAR, V. Stuzzicare.
SVACCAR, V. Dir su cose meno con-
venienti.
SOBALTERN, add. Subalterno,
SVALISAR, V. SvaUgiare.
SVANIR, V. svanire. Diminuir di sa-
pore. Dicesi specialmente del viso.
SVAPORAR, V. Svaporare. Evaporare.
SVARIAR, «v. Svariare.
SOBISSAR, V. Subissare.
SOBLÉM. add. Sublime.
SODISFAZIÓN, n. f. Soddisfazione.
SODOREFER, n. m. Sudatorio. Sudo-
rifero.
SOFÀ, n. m. Sofà. Canapè.
SOFEStlC, add. Sofistico.
SOFISTICAR. V. Sofisticare.
SOFlSTICARt , n. f. Sofisticheria. So-
fisticagqine. Sofistichezza.
SOFISTICHÈZZA (V. Sufisticari).
SVERGINAR, v. Sverginare.
SVERGOGNAR, v. Svergognare.
SVEZZAR , 0 meglio DSVEZZAR , t.
Divezzare.
SVEZZARS' o DSVEZZARS*. ▼. Dimez-
zarsi. Dimettere, Lasciare un'abi-
tudine, un uso.
SOFFREBIL. add. Soffribile.
SOGÓOS, add. Succoso. Sugoso.
SViGNARSLA. Svignar seta. Batterteia.
SVINAR, v. Svinar.
SVINTAR, V. Sventare.. Haodare a
vuoto.
sup e
SVNAR. V. Svenare.
SVUlA. add. Sooglialo.
SVUiATAGGEN , n. f. SoogUataggine.
Svogliatezza.
SVULAZZ, n. m. Svolazzo.
SVULAZZAR, V. Svolazzare.
SVULAZZÓN. SVULAZZOTT. n. m. Svo-
lazzamenlo.
SULDÀ, n. m. Soldato.
SULPÉG'G, n. m. Solfeggio. Termine
iDosìcsle»
SULFEGGIAR» v. Solfeggiare.
SULFÙRI. add. Sulfureo.
SULLTABI, n. m. Solitario. Gemma
ecc.
SULTaN, n. m. Sultano.
SOMARATA, n. f. Asinata. Cavalcata
su di asini.
SUNADÓUR , n. m. Suonatore. Sona-
tore.
SUNAIIRA. n. f. Sonagliera.
SUNAMBOL, 0 meglio SONNAHBOL,
n. m. Sonnambulo.
SUNÈTT, n. m. Sonetto. — Dicono i
boi. scherzosamente Far un sunètt,
per dire Fare una dormitina.
SUNLEIN • D. m. Sonnellino. Sonno
breve e leggero.
SUPERB, add. Superbo.
SUPERBIA, n. f. Superbia.
SUPERBIAB, V. Fare il superbo.
SUPEBBIÒN. add. Superbione. Che è
superbo. Che fa il superbo.
SUPERIÓUR, n. m. Superiore.
SUPERIURITA, n. f. Superiorità.
SUPERSAR , V. Soppressare.
SUPERSTIZIÒN, n. f. Superstizione.
SUPERSTIZIÓUS , add. Superstizioso.
SUPPLANTAB, v. Supplantare.
SUPPLEZZi, n. m. Supplizio.
SÙPPLICA, n. f. Supplica. Petizione.
SUPPLICAB, V. Supplicare.
SUPPOST, n. m, Supposto. Supposi-
zione.
SUPRAN, n. m. Soprano.
I SDZ
SOPBÉSSA. u. f. Soppressa.
SUBPBÉISA . n. f. Sorpresa. Maravi-
glia. Burla.
SDRPBÉNDER, v. Sorprendere.
SUSPÉNDER, V. Sospendere.
SUSPENSIÓN, n. f. Sospensione.
SUSPENSOBi, n. m. Sospensorio.
SUSPÉTT . n. m. Sospetto.
SUSPIB, n. m. Sospiro.^ Al par un
suspir d' santa Bregida. — Rifi-
nito. Magrissimo. Bidotto uno sche-
letro.
SOSPIRAR, V. Sospirare.
SUSPTAR. V. Sospettare.
SUSPTÓUS, add. Sospettoso.
SUSSURÓN , n. m. Susurrone. Fra-
cassone.
SOSTANZA, n. f. Sostanza.
SUSTANZIÓUS, add. Sostanzioso.
SUSTENTAMÉINT. o SUSTINTAMÈINT,
n. m. Sostentamento.
SUSTGNIR, V. Sostenere.
SUSTGNIRS*. V. Sostenersi. Sosten-
tarsi.
SUSTGMJ , add. Sostenuto. Che sta
sulle sue.
SUSTGNÓUS. V. Sustgnù.
SUSTINTAR, V. Sostentare. Sostenere.
SUSTINTARS'. V. Sustgnirs'.
SUTTRAR, ▼. Sottrarre.
SUTTRAR, n. m. Sottrazione. Opera-
zione aritmetica.
SUTTRAZIÒN, n. f. Sottrazione.
SÙTTSCRIVER, v. Sottoscrivere.
SÙTTSCRIZIÒN, n. f. Soscrizione.
SVUDAR, V. Souotare.
SVUDARS'. y. Svuotarsi. — Svudars'
al slòmg. — Dire il fatto suo.
SVULAZZ. n. m. Svolazzo.
SVOLAZZAR, V. Svolazzare.
SUZZÈSS, n. ra. Saccesso.
SOZZESSIV, add. Successivo.
SUZZESSIÒN, n. f. Successione.
SOZZESSÒOR, n. m. Successore.
TAV
62
TRR
T
T
ABELLA» D. f. Tabella.
TACCA. D. f. Tacca- Intacca.
TACCAIA, D. f. Appiccagnolo.
TACCUEIN, n. m. Taccuino.
TAIADLEIN' DA SORA.TagUotiai d'ira-
pasto finissimo, che riescon leggeri
alio stomaco.
TAIÉIINT, add. Tagliente.
TAlÙ, n. m. plur. Gale. Gale pendenti,
che oggi portano ì preti in Francia
appese al collare. Anticamente si
portavano massime dai gentiluomi-
ni, come se ne adorna ancora og-
gidi chi veste abito di toga, come
magistrati, professori, ecc.
TALÉINT, n. m. Talento.
TALLER , n. m. Tallero. Scudo ger-
manico. Moneta.
TAM ARAZZAR (V. nel Vocab.). Cor-
reggi: TAMARAZZ.
TAMARAZZ ( V. nel Vocab.). Correggi:
TAMARAZZAR.
TAMBUSSAR, v. Battere. Percnotere.
TANA, n. f. Tana.
TAPARS'. INTAPARS', v. Tapparsi.
Munirsi bene di panni centra il
freddo.
TAQULA, n. f. Pecca. Macchia.
TARANTÈLLA, n.f. Tarantella. Viva-
cissima danza de' napoiitanL
TABDIV, add. Tardivo. SefVtino.
TaBÉFFA, n. f. Tariffa.
TABPÒN, o TALPÓN, n. m. Ciarpone.
Melenso, lasagnone.
TARTARUGA, n. f. Tartaruga.
TASSA, n. f. Tassa. Pubblico diritto,
o tributo.
TASSAR, V. Tassare. Imporre, fissare
una tassa.
TASSÉTT, n.m.Tassetto.Ancudinuzza.
TASTADURA. 0 TASTIRA , n. f Ta-
stiera.
TAVÀN, n.f. Tafano. MoseacavalìiM.
TAVLAZZ, n. m. Pancone.
TAVLÓN , n. m. Pianello. Pianella.
Mattone grosso.
TAVLOZZA, n. f. Tavolozza.
TEDI, n. m. Tedio. Noia.
TEDIAR. V. Tediare. Annoiare.
TEDIÓUS, add. Tedioso. Noioso.
TÉIMPER ( El qua(ter). Le tempora.
Giorni di digiuno ecclesiastico il
cadere delle quattro stagiooi del-
l' anno.
TÈIMPRA {Dar la). Temprar». Darla
tempra, o la tempera all'acciaio,
ecc.
TEINTA, n. f. Tinta.
TELEGRAF, n. ra. Telegrafo.
TELEGRAFAR , v. Telegrafare, àtn-
sare coi telegrafo.
TELEGRAFESTA , n. m. Telegrafiiis.
TELEGRAFI, n. f. Telegrafia.
TELESCOPI, n. m. Telescopio.
TELONI, n. m. Telonio. V. dell'oso.
TÉM, n. m. Timo. PepoUno.
TEMA. n. m. Tema. Argomento. Soft
getto. Subbietto.
TEMBER, n.m. Timbro. SigiUoJolio.
TEMERARI, add. Temerario. Àizar-
doso.
TEWEBITA, n. f. Temerità.
TÉMID. add. Timido.
TEMPERANT, add. Temperante.
TEMPERANZA , n. f. Temperanza.
TÈNDA, n. f. Tenda. Padiglione.
TÉNDEN , n. m. Tèndine.
TENERÙM, n. m. Tenerume. Dicw
scherzando per tenerezza mostrala
fuor di proposito.
TENTAR . o TINTAR, v. Tentare
TENTATÓUR, o TINTADÒUR. Tentart.
Che tenta.
TENTATRIZ, n. f. Tentatrice.
TNO
63
TRA
TENTAZIÓN, n. f. Tentazione.
TERIACA, D. f. Triaca.
TCRiÓNF, n. m. Trionfo, Seme delle
Carle da giaoco pel tarocco.
TEKMOMETER. n. m. Termometro,
TERN, n. m. Terno.
TÉRRAPEIN, n. m. Terrapieno.
TERREBIL, add. Terribile.
TERRITORI, n. m. Territorio.
TERRÓUR, n. m. Terrore, Spa venie
eccessivo.
TERZA, n. f. Terza. Ora canonica.
TERZEINA , n. f. Terzina. Terzetto.
Forma di componimento poetico.
— TERZEINA. Piccola treccia.
TESOR (V. nel Vocab. Tsor).
TESORIR. n. m. Tesoriere.
TETOL. n. m. T'itolo.
TGNUDA » n. f. Tenuta. Tenimento.
(V. Imprèita).
TIGNÓUS, add. Tignoso.
TILBURI, 0 TIMBÙRI, n. m. Tilfmry.
Elegante veicolo moderno ad un
solo cavallo.
TIMIDÉZZA, n. f. Timidità.
TIMÒUR. n. m. Timore.
TIMORÒUS , 0 TIMURÓUS . add. Ti-
moroso.
TlMUr<ÈLLA , n. f. Ttmonella.
TIMURA. add. Timorato.
TJIVDÒN. n. m. Tendone.
UNTAR, v. Tentare.
TIPOGRAF, n. m. Tipògrafo. (V.nel
Vocab. Stampadòur).
TIPUGRAFl . n. f . Tipografia, Stam-
peria.
TIRA, add. Avaro. Tirato.
TIRADÓUR, n. m. Tiratore. — In ti-
pografia Torcoliere.
TIRaMÉINT, n. m. Tiramento.
TIRÀN, n. m. Tiranno.
TIRANEGGIAR, o TIRANZAR, v. Ti-
ranneggiare.
TIRANt, n. f. Tirannia.
TIRASÙ ( V. nel Vocab. Tirein).
TITUBANT, add. Titubante.
TITUBAR, V. Titubare.
TITTAR. V. Poppare.
TITTÓN, n. m. Pappatore.
TITUUR, n. m. Patrono.
TNÒUR. n. m. Tenore.
TOGA, n. r. Toga.
TÓRBA. D. f. Torba. Miscagl io vege-
tale combustibile.
TÓURNACOiNT, n. m. Tornaconto.
TRACOLL, n. m. Tracollo.
TRACOLLA, n. f. Tracolla.
TRADUR, V. Tradurre. Ridarre d'uno
in altro idioma.
TRADUTÓUR. n. m Traduttore.
TRADUZIÓN, n. f. Traduzione.
TRAFFIC, n. m. Traffico. Commercio.
TRAFFICANT, n. m. Trafficante.
TRAFFICAR, v. Negoziare.
TRAFILA, n. f. Trafila.
TRAFILAR, v. Trafilare. Tirare, o
passare alla trafila.
TRAGEDIA, n. f. Tragedia.
TRAGÉTT. n. m. Tragitto. Passaggio
o viaggio lungo.
TRAGIC, sust. e add. Tragico,
TRAGUARD, n. m. Troffuardo.
TRAMBÙST. n. m. rram6tMto.
TRAMONTANA, n. f. Tramontana.
TRAMORTIR. INTRAMURTIR. STRA-
MORTIR, v. Tramortire.
TRANQUÉLL. add. TranquUlo.
TRANQUILLITÀ, n. f. Pace.
TRANSAZIÓN , o. f. Transazione,
TRANSÉGER. v. Transigere.
TRAPEN, o TBAPAN. B. m. Tràpano.
TRAQUAIaR. V. Far piccolo commer-
cio di svariate cose.
TRASANDAR, v. Trasandare. Trascu-
rare.
TRASANDÓN. add. Trascurato assai.
TRASCÓRRER, v. Trascorrere.
TRASCURAR, v. Trascurare.
TRASFURMAR. v. Trasformare.
TRASPIRAR, V. Traspirare.
TRASPIRAZIÓN, n. f. Traspirazione.
TRASTÙLL, n. m. Trastullo.
TRASTULURS'. ( V. Divertire nel
Vocab. ).
TRATTAMÉINT, n. m. Trattamento.
— Dar un trattamèint. — Dar
trattamento di banchetto, od altro.
TRAVA. TRAVADURA . n f . Travata.
Travatura.
TRAVERS, n. m. Traversa. Traverso.
TRAVERS (Pr'al)» avv. Di traverso,
per traverso.
«ICA
64
UDÌ
TRAVERS» D. m. Alezo. Tela piegata
a più doppi, che si sottopone agli
infermi.
TRELL » D. m. Trillo. — Addieltiva-
mente Trell per Brillo.
TRÉSCA, n. f. Tresca.
TREZENTESTA. o TERSENTESTA. Co-
lui cbe studia od ama gli scritti,
0 le cose del secolo decimoquarto.
Trecentista.
TRiDUV, n. m. Triduo.
TRIENI, D. m. Triennio.
TRILLAR, V. Trillare.
TRiMÉSTER. n. m. Trimestre.
TRINCAR* V. Trincare. Cioncare.
TRINTEIN, add. Trentino. Di Trento.
Usasi anche fra noi quasi sustan-
tivamente per indicare gli operai
nativi del Tremino, che traslocansi
altrove ad esercitar grosse arti ,
come di segare legnami, ecc.
TRIiNTEINA. Una trenUna,
TRIÓNF, n. m. Trionfo.
TRIRÉGN, n. m. Triregno. Distintivo
del Sommo Pontefice, che reca tre
corone.
TRIONFAR, V. Trionfare.
TRIVIAL, add. Triviale. Ordinario.
TRIVIALITÀ, n. f. Trivialità.
TROPP, add. Troppo. Soverchio.
TROTT, n. m. Trotto.
TROVARORA. n. m. Attrezzatore.
TRUMRAR (V. nel Vocab. ). Aggiungi :
Vale figur. Rapportare.
TRUNCAR. V. Troncare. Rompere.
Spezzare.
TRUPPA, 0. f. Truppa.
TSTAMÈINT, n. m. Testamento.
TSTIRAR, 0 meglio STIRAR o DSTf-
RAR , V. Stirare Soppressore. Li-
sciare la biancheria con ferro caldo.
TUGNAZZEIN. TUGNEIN. n. pr. Vez-
zeggiativo di Antonio. Tonio, fo-
nino.
TUGURL n, m. Tugurio.
TUMÓUR, n. m. Tumore.
TUMULAR , V. Tumulare. Seppellire.
Porre nel tumulo, nel sepolcro.
TUMULAZIÓN, n. f. Twnulazione.
TUMULT, n. m. Tumulto.
TUNDEIN, n.m. Piatto. Tondo. Ditesi
Tundein anche il ferro battoto in
lunghe verghe cilindriche.
TUNÉSTA, n. m. Seguace della Moda.
TUNSELLl (V. nel Vocab.). Aggiuogi:
TUNSELLI INFIÀ. StrangugUom.
TURRA, n.f. Turba. Frotta. Masnada.
TURRANT, n. m. Turbante.
TURRARS', V. Turbarsi.
TURCASS. n. m. Turcasso. Faretra.
TURCBEINA, n. f. Turchese. Turchi-
na. Pietra preziosa di colore ta^
chino chiaro.
TURCULIR (V. Tiradmr.).
TURMÉINT, n. m. Tormento.
TURMINTAR, v. Tormentare.
TURÓN, n. m. Mandorlato, forroiie.
TUSADURA, n.f. Tonditura. Totatiffa.
TUSAR, V. Tosare. Tèndere.
TVAIA. n. f. Tovaglia.
TVAIOL, n. m. Tovagliolo. SaMetta.
TVAiULElN (V. Dei Vocab. Tvotot).
l]
U,
BLIGA, 0 UBLIGATO. Modo di rin-
graziare dei bui., cbe vale Vi sono
obbligato. Obbligatissimo.
UBBIDIÉNT, add. Obbediente.
UCARÒN. UCÓN, n. m. Ocone. — Fi-
gura L Barbagianni.'
UCAROTT, n. m. Nano. Tòzzo.
UCCÉTT, n. m. Occhietto.
UCCIALEIN, n. m. Occhialino.
UCCIALON , n. m. Colui cbe spia i
fatti altrui.
UDIAR, V. Odiare.
UDIOSITÀ, n. f. Odiosità.
UDIÓUS, add. Odioso.
cm 65
UDITORI, n. m. Uditorio.
UDITÓUR, n. in. Auditore. Uditore»
UDURaR , V. Odorare.
UFFÉISA. n. f. Offesa.
UFFÈ;NDER, V. Offendere.
UFFIZIAL . n. m. Vf/lziale, Ufficiate.
Officiale.
UFFtZIÓUS, add. Ufficioso. Officioso,
UFFHIR. V. Offerire.
ULTEM, n. m. Ultimo,
ULTIMAR, V. Ultimare. Finire. Com-
piere.
ULTMAMÉINT, avv. Ultimamente. Non
ha guari. Itecen temente,
13LZCR , sing. e plur. Ulcere. Ulceri.
\3MaN, add. Umano.
UMANESTA , n. m. Umanista. Che
studia la parie dì belle letiere, delta
Urna ni là.
UMANITÀ > n. f. Umanità,
UMBRAR. 0 UMBREGGIAR, y. Ombreg-
giare. Ombrare.
UMBREINA , n. f. Ombrina. Sciena.
Specie dì pesce.
UMBRÓUS, add. Ombroso. Aombrante.
Che si adombra.
UMDITÀ, n. f. timidità.
ÙMID, D. m. Stufato. Umido. Intingolo.
UMILIAR, V. Umiliare. Mortificare.
UM[LIARS\ V. Umiliarsi.
UMILTÀ, n. f. Umiltà.
UMILIAZIÒN, D. f. UmiUazione.
UMIZID1, n. m. Omicidio.
UMIZIDIARI, n. m. Omicidiario.
UNDAR, V. Marezzare.
UNÉSSON, D. in. Unissono,
UNÉST. add. Onesto.
UNESTÀ, n. f. Onestà,
UNGARÉIS, add. Ungherese. Dell'Un-
gheria.
UNGARÉISA . n. f. Pasta ungherese.
Sorte di dolciume.
UNGIÓL, n. m. Ugnella. Unghietto.
UNGUÉINT. n. m. Unguento.
UNIFURMARS', \. Uniformarsi.
UNIR, V. Unire. Congiungere.
UNITÀ, n. f. Unità,
UNIVEKS, n. m. Universo.
UNIVERSAL. add. Universale,
UNIVERSITÀ, n. f. Università. Archi-
ginnasio.
CRI
UNIVERSITARI, add. Universitario,
UNÓUR, u. m. Onore.
UNTA, n. f. Untata. Unzione.
UNTÙM, n. m. Untume,
UNURAR, V. Onorare.
UNURANZA. u. f. Onoranza. Quelle
cose di palio, che i coloni debbo-
no dare in natura ai proprietari.
UNURARI. n. ni. Onorario.
UNURATÉZZA, n. f. Onoratezza.
UNUKEFIG, add. Onorifico. Onorevole,
UNZIÓN, n. f. Unzione.
UPERAR. V. Operare.
UPERARI. n. m Operaio.
UPERAZIÒN, n. f. Operaiione.
UPIÀ. n. m. Oppialo.
UPIFEZZl . n. m. Opificio. Fabbrica.
Luogo di lavoro.
UPILÀ. add. Oppilato.
UPILAZIÓN, n. f. Oppilazione,
UPPÓRR, V. Opporre.
UPPÓRS*. V. Opporsi. Dinegare.
UPPUSIZIÒN, n. f. Opposizione,
UPPREMER. V. Opprimere.
UPPRESSIÓN. n. f. Oppressione.
URATORl, II. f. Oratorio. Cappella,
URAZIÒN, n. f. Orazione,
URBaGA. URBIGHEIN. URBlGÓN.add.
Di corta vista.
URBIGAR, V. Essere di corta vista.
URCEIN, n. m. Orecchino.
URDINANZA, n. f. Ordine. Ordina-
mento
URDINANZA, ìì, f. Ordinanza. Ter-
mine militare.
URDINAR , V. Ordinare. Comandare.
URDINAZIÓN, n. f. Ordinazione,
UREGIN, n. f. Origine.
UREINA. n. f. Orina. Urina.
URGANAR, D. 01. Fabbricatore di or-
gani.
URGANEIN, n. m. Organetto. Piccolo
organo.
URGANESTA, n. m. Organista, Suo-
nator d'organo.
URGASM , n. m. Agitazione. Coihmo-
vimento.
URGÉINT. add. Urgente,
URGÉINZA. n. f. Urgenza.
URIFEZZI, n. m Orificio.
URIGINAL, add. Oiiginnle.
9
VAG
66
VAL
URIGINARl, add. Originario. Oriondo.
UKiÉiNT. n. m. Orieule.
URISBIA (Far, o Taccar V ), Frase
boi. applicata specialineoU; a chi è
pubblicamenle respinto dal porti-
naio di UD teatro, quando temi fro-
darne r ingresso senza pagamento.
URIZÓNT, u. m. Onzzonie.
TJRNAMÉINT, n. m. Ornamento.
URNAR, V. Ornare,
URNaT» n. ni. Ornato.
URPIMÉINT, n. m. Orpimento.
(JRREBIL, add. Orrìbile.
URRÓUR , n. m. Orrore. — V è un
urròur. — È proprio orribile.
URSLEINA . dim. del n. pr. Oursla
( Orsola ). — Orsolina. Orsoletla,
Orsetta. — Urslein. Unione di don-
ne legate con voti semplici, sotto
la invocazione di S. Orsola.
URTAM » n. DI. Ortaglia. Orlarne. I
prodotti deir orto.
URTÉNSIA. D. f. Ortensia. Nome pro-
prio, e Pianta nota.
URTIGA, n. f. Ortica.
URTIGAR, V. Orticare. Offendere con
ortica.
URTIGARA, n. f. Orticaia. Luogo co-
perto di ortiche.
URTIGARIA, n. f. Orticaria. Malattia
cutanea nota.
URTIGARS'. 0 meglio INURTIGARS',
V. Pungersi coli' ortica.
URTUGRAFÌ, n. f. Ortografia.
USÉSS, 0 OSSÉSS, n. m. Ossesso. In-
vasato, Indemoniato.
USLEIN , n. m. Uccellino. AugelUno.
Augelletlo.
USURA, n. f. UccelUera.
USSADURA, n. f. Ossatura. Schèletro.
Schizzo.
USSGRVAR, V. Osservare.
USSERVATOR[ , n. m. Osservatorio.
Specola.
USSERVAZIÓN. n. f. Osservazione.
USSIR. n. m. Usciere.
USUAL. add. Usuale.
USURA , n. f. Usura.
USURARI, n. m. Usuraio. Usurvio.
Che dà, 0 presta ad usura.
UTENSELLl, n. m. Utensile. Arnese.
UTIL. add. Utile.
UTILITÀ, n. f. Utililà.
UTTANTEINA. Un' ottantina.
UTTaV, n. m. Ottavo. — Un in vi-
tav. — Libro di formato in ottavo
di foglio.
UTTAVA, n. f. Ottava. Corso di ouo
giorni, ecc.
UTTAVARl. n. m. Ottavario. Fuoiio-
ne> Festa, od altro, che duri oivo di.
UTTAVL UTTAVIA , n. pr. 0/tacio.
Ottavia.
UVAL, add. Ovale.
UVARA, n. f. Ooaia.
UZIDEINT, n. m. Oecidenks.
UZIÒUS. add. Ozioso. Scioperato.
UZZISÓUR^ Q. m. Uccisore.
Y
V
. (V. nel Vocab. U).
VACAIST, add. Vacante.
VACANZA, n. f. Vacanza.
VACCARt, n. f. Oscenità. Laidezza.
VAGARONO, add. Vagabondo.
VAGABUNDAR, v. Vagabondare. Ir
vagabondo.
VAGHEGGEIN, o. m. Vagheggino.
VAGHEGGIAR, v. Vagheggiare.
VAGHÉZZA, n. f. Vaghezza.
VAGLIA, n. m. Vaglia. Pagherò.
VAGLIA, n. f. Valore. Vaglia.
VAGÒN. n. m. Vagone. Veicolo noto
VALÉIR. V. Valere.
VALERIANA, n. f. Valeriana. Piaou
medicinale.
VAZ
67
VBR
VALID> add. Valido. Valevole.
VALIS. n. f. Valigia,
VALLA, SUSI. r. Vallata. Estensione
di valle. — Add. Crivellato, Va-
gliato.
VÀLLADÓUB. n. m. Crivellatore.
VALLaDUR. n. m. Crivellatolo.
VALLAR, 0. m. Crivellato. Fabbrica-
tor di crivelli.
VaLLAROL, d. m. Valligiano.
VALÓUR, n. m. Valore.
VALURÓUS , 0 VALORÓUS, add. Fo-
loroso.
VALUTA, n. f. Fallito.
VALUTAR, V. Slimare. Apprezzare.
VALVOLA, n. f. Valvola. Sfiatatoio.
VANAGLURIARS', v. Vanagloriarn.
Imboriarsi.
VANAGLURIÓUS , add. Vanaalorioeo.
VANEGGIAMÉINT, n. m. Vaneggia-
mento. Delirio.
VANEGGIAR, v. Vaneggiare. DeUrare.
VAiNGAR, v. Vangare.
VANGUARDIA, n. f. Vanguardo. An-
tiguardo.
VANILOQUI, n. m. Vaniloquio.
VANITÀ, n. f. Vanità.
VANT, n. m. Vanto. — Dare al vant.
— Vantarsi.
VANTAR, v. Vantare. Millantare.
VANTARS', v. Vantarsi. Darsi vanto.
VANTAZ, n. m. Vantaggio. Voce dei
tipogr. Assicella compositoria.
VANTAZÓUS. adcl. Vantaggioso.
VARIAR, v. Variare. Cambiare. Can-
giare.
VARIaZIÓN, sing. e plur. Variazione.
Variazioni.
VARIETÀ, n. f. Variazione. Diversità.
VARIZ, n. f. Varice.
VASCA, n. f. Vasca. Serbatoio.
VASCHEINA. VASCHÉTTA, dim. dì
Vasca.
VASSÉLL. n. m. Vascello.
VASSÙ. VASSUÉ. Saluto delle donne
plebee, percormzione di Serva sua.
VAST, lì. m. Vasto. Ampio.
VASTITÀ, n. f. Vastità.
VAZZEINA. n. r. Vaccina,
VAZZINAR, V. Facct?iartf. loneslare il
vainolo col pus vaccino.
VAZZINAZIÒN, n. f. Vaccinazione.
VC'CIAIA, n. f. Vecchiaia. Vecchiezza.
VÉDOV. n. ni. Vedovo. Add. Vedovato.
VEDUTA, n. f. Veduta.
VEDUV1L, add. Vedovile.
VÉDVA. n. r. Vedova. Add. Vedovata.
VEDVANZA , n. f. Vedovanza.
VEGET, add. Vegeto. Bobusto. Florido.
VEGETABIL. n. m. Vegetabile.
VEGETA L. (V. Vegttabil.)
VEGETAR, V. Vegetare.
VEGETAZIÓN, n. f. Vegetazione.
VÉGNA, n. f. Vigna.
VEHI o VEI[ escL Veh! Oh vedi!
Oh guarda! — Veh, Veh! — Guar»
da, guarda!
VÉINC. n. m. Vinco. Vimine.
VEINZITA, n. f. Vincita.
VÉIRD, n. va. Verde. — Vèirdantig.
— Verde antico. Marmo.
VÉIRDRAM. n. m. Verderame.
VÉIRGA. n. f. Verga.
VÉIRGEN, n. m. e f. Vergine.
VELEINA. add. Felina. Carla Onissima.
VENAL. add. Venale. Met cenarlo.
VÉIRZEN (V. sopra Vèirgen). — An-
dar in l'el Vèirzen Mari. — Mon-
tare in somma collera. Andare
in bestia.
VENDÉTTA, n. f. Vendetta.
VENDICAR, V. Vendicare.
VENDICARS*. V. Vendicarsi.
VENDICATIV, add. Fewdica/ir?o.
VÉNER , n. pr. f. Venere. — Vèner,
n. m. Venerdì. Il sesto giorno del-
la settimana.
VENERAR, V. Venerare.
VENERAZIÓN, n. f. Venerazione.
VENTRELÙQ', n. m. Ventriloquo,
VÉNTSÉTT, n. num. Ventisette. —
Far al so véntsètt. — Far la parte
sua in un bagordo.
VERB , n. m. Verbo.
VERBAL, n. m. Verbale.
VERBALIZZAR, V. Verbalizzare. Sten-
dere nn verbale.
VÉRBALMÉINT. avv. Feròatrwenie. A
voce.
VERDÉTT. n. m. Verdetto. Verdolino.
Marmo.
VERDURA, n. f, Verdura.
VIG
68
ViZ
VCREFICA, D. f. Verificazione.
VERGINITÀ, n. f. Verpinilà. Virginità.
VERGÓGNA, n. f. Vergogna. — Oh
vergognai — Vergogna! Vergo-
gnatevi 1
VERGUGNARS', v. Vergognarsi.
VERGUGNÒUS. add. Vergognoso.
VERIFICAR. V. Verificare. Avverare.
Chiarire.
VEROSEMIL, add. Verosimile. Veri-
simile.
VERSEGGIAR, v. Verseggiare. Far
versi.
VERSETI, n. m. Versetto.
VERSIÓN. D. f. Versione. Traduzione.
VÉRSLAR, V. Gridare. Urlare.
VERSLÓN. add. Gridatore. Cbe parla
o grida con allissima voce.
VÉSPER , n. m. Vespro. Plur. Vespri.
Ora canonica.
VÉSCOV, n. m. Vescovo.
VESCOVAT, n. m. Vescovado. Vesco-
vato. Giurisdizione del vescovo, ed
anche il luogo di residenza, seb-
bene questo , per corruz. , la piU
dei boi. lo dicano Vescuvà.
VESSA, n. f. Vescia.
VESSAZIÒN. n. f. Vessazione.
VESTI, n. m. Vischio.
VESUVl, n. m. Vesuvio.
VETERAN, n. m. Veterano.
VETERINARI, n. m. Veterinario.
VETERINARIA, n.f. Veterinaria. Atte
di curar gli animali.
VETTIMA, n. f. Vittima.
VÉZZA, n. f. Veccia.
Vt, n. f. Via. Strada. Contrada. —
Andar vi. — Partire. Allontanarsi.
VIALEIN, dim. di Vial (V. nel Vocab.).
— Vialein d* sangu. — Striscia di
sangue.
VIATIC, n. m. Viatico.
VIAZZ, n. m. Viaggio.
VIAZZADÓUR. n. m. Viaggiatore.
VIAZZAR, V. Viaggiare.
VICARI, n. m. Vicario.
VICARIAI, n. m. Vicariato.
VIDIMAZIÒN, n. f. Vidimazione.
VIGESIMA . n. f. Vigesima. Modo di
contratto nei pubblici appalli.
VIGILANT. add. Vigilante.
VIGILAR, V. Vegghiare.
VIGLIACC. VIGLIACCÓN , li. m. 17-
gliaccu.
VlGLlACCARi. n. f. Vigliaccheria.
VIGÓUR. n. m. Vigore.
VIGORÓUS. add. Vigoroso.
VILLAG'G, n. m. Villaggio.
VILLAN, n. m. Villano. Abitatore di
villa. — Figur. Incivile. Sgarbalo.
VILLANATA, n. f. Sgarberia.
VlLLANt, n. f. Villania. Ingiuria.
VILLEGGIATURA, n. f. Villeggiatura.
VILTÀ, n. f. Viltà.
VINAZZA, n. f. Vinaccia.
VINDEMMIA, n. f. Vendemmia. La
còlla dell' uva.
VINDMAR, V. Vendemmiare.
VINTA I, n. m. Ventaglio. Ventola.—
Per similit. dicono i boi. Viutai a
certe aperture o finestre con ri*
paro in ferro, foggiato a ventaglio.
VINTAIAR. n. m. Colui che fa ed ac-
comoda i ventagli.
VINTEINA. n. f. Ventina.
VIRGOLA, n. f. Virgola. Coma.
VIRTl). n. f. Virtù.
VIRTUÓUS, add. Virtuoso,
VIS, n. m. Viso.
VISION, n. f. Visi07ìe.
VISITA, n. f. Visita.
VISITAR. V. Visitare.
VISIUNARI. add. Visionario.
VITTORIA, n. f. Vittoria.
VITTURIÓUS. add. Vittorioso.
VITUPERAR. V. Vituperare.
VITUPERÉVOL. VITUPERÓUS, add.
Vituperoso. Vituperevole.
VITUPERI, n.m. Vituperio. Vitupero
VIULÉINZA. n. f. Violenza.
VIULÉTT, add. Violetto.
VIULINAR, n. m. Fabbricatore ài
violini.
VIULINESTA. n. m. Violinista.
VIULÓN. n. m. Contrabbasso.
VIV. n. m. ed add. Vivo.
VIVANDIRA. n. f. Vivandiera.
VIVAZ, add. Vivace.
VIVAZITÀ. n. f. Vivacità.
VIVÉZZA. V. Vivazitd.
VIZELLIA. n. f. Vigilia.
VIZIAR. V. Viziare.
ZAL
YIZIÉTT. n. m. Menda. Mal vezzo.
VIZIÒUS. add. Vizioso,
VIZZÉNDA, D. f. Vicenda.
VLADURA, n. f. Velatura.
VLÈIN. D. m. Veleno.
YLÉIRI. Abbisognare. Occorrere. Es-
sere indispensabile.
VLUNTIRA, avv. Volentieri. Volontien.
VNADURA, D. f. Venatura.
VOCABOL, 0 VUCABOU n.m. Vocabolo.
VOCABOLARI, o VUCABOLARl, n. m.
Vocabolario.
VOCAZIÓN. 0 VOCAZIÒN, n. f. Voca-
zione.
VÒUL. n. m. Volo.
VSEIN, add. Vicino.
VSINANZA. n. f. Vicinanza. Vicinalo.
VSTÉ. n. ui. Vestito. Vestimento. Abi-
to. — A sòn qué cun la péli e cùn
al vslé. — Eccomi in corpo e in
anima.
YSTIB. V. Vestire.
VTTURA. n. f. Vettura.
VTTORAL, n. m. Vetturale.
VTTUREIN, n. m. Vetturino.
V13CAB0L, n. m. Vocabolo.
\13SLEINA, n. f. Vocina.
69 ZAM
VUCABOLABI, n. m. Vocabolario. Di-
zioìiario.
VUCAL, n. f. Vocale.
VUCATIV, n. m. Vocativo.
VUCAZIÓN, n. f. Vocazioìic.
VUGAR. V. Vogare. Remare.
VÙJA. (V. Voja.)
VULADÓUR. add. Volatore. Usasi an-
che filisi
VULANT . add. Volante. — Ballon
vulant. — Ballon volante. Areo-
stato.
YULAR. V. Volare.
VULATIL . n. m. Volatile. ( V. Usèll
nel Vocab. ).
VULCAN, n. m. Vulcano.
VULTÒN, n. m. Voltone.
VOLTEGGI AB. v. Volteggiare.
VULTIZÉLLA, n. f. Sterzo.
VOLTURA , n. f. Voltura.
VULTUBAB, V. Volturare.
VULÙBIL . add. Volubile. Incostante.
VOLUBILITÀ , n. f. Volubilità.
VULÙM, 0 VOLÙM, n. m. Volume.
VULUNTA. n. f. Volontà.
VULUiNTABI, D. m. Volontario.
VUSLAZZA, n. f. Vociaccia.
Y
Y
. ypsilon. Ypsilonne. Pur questa
lettera non pertiene air airabeto
italiauo, od al bolognese. I bolo-
gnesi però la conoscono, e la de-
nominano Féia. (V. Féia nel Vo-
cabolario ).
Z
z
lAFFIR, n. m. Zaffiro Pietra pre-
ziosa.
ZAFFÒN. add. Paffuto.
ZALÉTT. n. m. Pane giallo.
ZALLASTEB . add. Gialligno. Gial-
lastro.
ZAMPA, n. f. Zampata. Colpo dì laropa.
ZAMPIB , V. Scolpire. Percuotere la
terra coli' unghia, come fa spesso
il cavallo.
ZAMPLÓN, n. m. Ciampicone. Trascu-
rato. Baggéo.
ZES
70
ZIB
ZAMPUNIRA, n. f. Zamponiera. Vaso
di rame, entro cui cuocesi il sa-
lume detto Zampone.
ZANCHÉTTA. (V. nel Vocab. Zane.
Zanca ).
ZAFPADÓUR, n. m. Zappatore.
ZARLATANaRI. n. f. Ciurmeria.
ZARLATANtSM. n.m. Ciarlatanismo.
ZAVAIAR, V. Ciarpare. Acciarpare.
ZAVÓRA, n. f. Zavorra. Savorra.
ZAZZARA. n. f. Zàzzera.
ZAZZARÓN, n.m. Zazzerone. Che tien
lunghi i capelli , né mollo bene
ordinati.
ZDÓN , n. m. Siepe alta e folta. —
Zdòn è pur quel nebbione, che
mostrasi air orizzonte, e cuopre il
sole al tramonto.
ZEDER. V. Cedere.
ZEGHER. (V. nel Vocab. Zigala).
ZEINC. n. m. Zinco.
ZEL, n. m. Gelo.
ZELANT, n. m. Zelante.
ZELERRAR, v. Celebrare.
ZELEBRITÀ. n. f. Celebrità.
ZELIBAT, n. m. Celibato.
ZÈLLA. n. f. Cella.
ZEMBEL, n. m. Cembalo.
ZEMÉINT, n. m. Cemento.
ZEMENTAR , v. Cementare. Fermar
col cemento.
ZENSURA, n. f. Censura.
ZENTENARI, add. Centenario.
ZENTESM, n. m. Centesimo.
ZERBEIN. (V. nel Vocab. Zerbinott).
ZENTÉMETR, n. m. Centimetro. Mi-
sura. La centesima parte del metro.
ZERCANT, n. m. Cercatore. Il laico
degli Ordini Mendicanti , che va
alia questua.
ZERCIÓN, n. m. Cerchione.
ZERNIR. V. Cernire. Cernere.
ZERI. Certo.
ZERTÉZZA, n. f. Certezza.
ZERTIFICAT, n. m. Certificato.
ZERTÓUSA, n. f. Certosa.
ZERTÙN, pron. Alcuno. Taluno.
ZÉ RUDÉLLA. (V. nel Vocab. Zè).
ZERVIR, add. Cerviere. Cerviero.
ZESSIÒN. n. f. Cessione.
ZESSIUNARI, n. m. Cessionario.
ZÉT, n. m. Celo. Ordine. Classe.
ZIBALDÓN, n. m. Zibaldone.
ZiBAR , V. Cibare. Nudrire. Alimen-
tare.
ZIBARS', T. Cibarsi.
ZIBÉTT. n. m. Zibetto.
ZICATRIZ, n. f. Margine. Cicatrice.
ZICATRIZZAR» T. Cicatrizzare.
ZIGALESTa. 0 ZIGARESTA, n.m. Fab-
bricatore di zigari.
ZIGANT. n. m. Gigante.
ZIGANTÉSSA. n. f. Donna gigante.
ZIGNAL, n. m. Cignale. Cinghiale.
ZILENDER, n. m Cilindro.
ZILEZZI. n. m. Cilizio.
ZILINDRAR , V. Laminare. CiUndra-
re. Voce dell'uso.
ZIMARRA, n. f. Zimarra.
ZIMBELL, n m. Zimbello. Trastullo.
ZIMÉINT, n. m. Cimento.
ZIMORl. n. m. Cimurro.
ZINABF.R, n. m. Cinabro.
ZINDAL, n. m. Zendàle. Zendado.
ZINÉSTRA, n. f. Giìiestra.
ZINGIADURA. n. f. Cinghiatura.
ZINQUANTEINA, n. f. Una cinquon-
lina.
ZINQUEINA, n. f. Cinquina.
ZINTEINA . n. f. ( z aspra ). Gente
onesta, pulita, ma povera. — Colla
z dolce vate Un centinaio.
ZINTINADURA, n. f. Cintinatura.
ZINTUNAR, v. Centinaio.
ZINTURÓN « n. m. Cinturone. Larga
cintura
ZIPRÉSS. n, m. Cipresso.
ZIPRESSEINA. n.t.Cipressinao Piop-
po cipressino. — Fioppa zipret'
seina.
ZIRCOL, n. ni. Circolo.
ZIRCOLAR. V. Circolare.
ZIRCULAR , n. f. Circolare. Lettera
circolare.
ZIRCULAZIÓN, n. f. Circolazione.
ZIRCUNDAR. V. Circondare.
ZIRCDNDARI. n m. Circondario.
ZIRCUNFERÉINZA, n f. Circonferenza.
ZIRCUNZIDER, t. Circoncidere.
ZIRCUNZISIÒN. n. f. Circoneisiime.
ZIRCUSTANZA, n. f. Circostanza, ft^
castone.
ZNA 7
ZIRICOQUEL. (V. nel Vocab. ZiHcuc-
c/iein ).
ZIRIGOGUGU n. m. Arzigògolo.
ZIKÒN , n. m. Cerone. Composlo
con cera e profumi per lisciar le
chiome.
ZIRUDÉLLA. ( V. nel Vocab. Zèh
ZIRUTTAR, 0 ZIRUTTARI, n.m. Fab-
bricatore , 0 venditor di cerotto.
E per simil. Chi mercanteggia di
vecchi quadri o pitture.
ZISÓN. n.m Germano reale, o Collo
verde.
ZISTERNA. n. f. Cisterna,
ZIVIL. add. Civile,
ZIVILTA, n. f. Civiltà.
ZIVULEIN, add. Cipollino. Marmo.
ZIZANIA. n. f. Zizzania.
ZIZZADÓUR, n. m. Mangione.
ZIZZA R, V. Mangiare avidamente. E
figur. Mangiare addosso a qual-
cuno.
ZLADEINA, n. f. Gelatina.
ZNAC'C, 0 ZNACCIÓN (Farai), Far
la gattamorta.
t ZVE
ZNISTRAROL, add. C/ie fabbrica il
salnitro.
ZOCCOLANT, n. m. Zoccolante.
ZRÉDEL , n. m. Ceratolo. Cerretolo.
Cerreto. Luogo coperto di cerri.
ZUCCA (Far al). Darsi botte colla
testa. — Far una zucca. — Sbe-
vazzamenlo di compagnia, recan-
do ognuno la propria parte di vi-
no. — Ciappar una zucca. —
Provare , patire un danno , una
perdita.
ZÙCCHER, n. m. Zuccaro. Zucchero.
ZUDLEINA , n. f. Sliancia. La paglia
piìi fina onde si legano le sedie.
ZUPGAR, V. Zoppicare.
ZUVaMÉIIST. n. m. Giovamento.
ZUVAR, V. Giovare.
ZUVNÀZZ. n. m. Giovinastro.
ZUVNOTT. n. m. Giovinotto.
ZVANN, u. pr. Giovanni.
ZVÉTTA , n. f. Civetta. Coccoveggia.
Uccello notturno. E per simil. Ci-
cisbea. Accattamori. Donna che
uccella amanti.
— '~ ^' '■-^-■-
MdDMI
DEI COMUNI E DELLE PARROCCHIE
DEL BOLOGNESE
colla relativa corrispondensa
in italiano
IO
TA?eLà min àBmmkwm
A Arciprelura.
Abb Abbazia,
A|)p Appodiato.
Cast Castello.
Coni Comune o Comunilà,
Fraz Frazione,
Giusd. . . . Ginsdicenza.
Gov Governo o Governaforalo.
P Parrocchia.
Suss Sussidiale.
V Fedi.
Vili Villaggio.
AFFRIC 0 PITIGLIAN. — Affrico o
Pitigliano. — A., App. del Comune
di Gaggio di Monlagoa, Gov. di
Porrelia.
ALEMAN. — Alemanni. — A. , App.
del Com. di Bologna, Giusdlcenza
di Bologna.
AL LIVÀ. — uliveto. — P. del Coni,
di Monleveglio, Gov. di Bazzano.
AL TÈI. — AUedo, Tedo. — A. , Fraz.
del Com. di Malalbergo . Gov. di
Castel Maggiore.
AL VOLA. — Lovoleto. — P. del Com.
di Viadagola , Gov. di Caslel Mag-
giore.
AMLA D'PIAN. -- Amola di Piano o
Postmano. — P. ,Fraz. dì S. Maiteo
della Decima , App. del Com. di
Persicelo, Gov. di Persicelo.
AMLA D' MUISTAGNA. — Amola di
Montagna o Lamola. — P., Fraz.
di Monie S. Giovanni , App. del
Com. di Monte S. Pietro , Gov. di
Bazzano.
ANCUGNaN. — Ancoqnano. — P.,
Fraz. di Pieve del Pino , App. del
Coin. di Praduro e Sasso. Giusdi-
cenza di Bologna.
ANCUNÉLLA. — Aneonella. — P.
nella Com. di Lojano . Gov. di
Lojano.
ANZOLA. — Anzola, — A. e Comu-
nità, Giusdlcenza di Bologna.
ABCARDÉINA. - Riccardina. - Vili.
e Suss. della P. di Budrio , Com.
di Budrio, Gov. di Bologna.
ARCVA. — Becovalo. — P. del Com.
di Caslel Franco, Gov. di Bazzano.
ABFÉLN. — Boffeno. — A., App. del
Com. di Castel d'Ajano, Gov. di
Vergaio.
ARIOSI. — Biosto. — P. , Com. di
Pianoro» Glusdicenza di Bologna.
ARMAROL. — Armarolo. — Suss.
della P. di Cazzano , Fraz. di Ba-
gnarola di Sotto, App. del Com. di
Budrio, Gov. di Budrio.
ARQULIZ. — Arcoveggio. —■ A. , App.
del Com. di Bologna, Giusdlcenza
di Bologna.
ARZEN. — V. S. Marlein in Arzen.
ARZIL. — Argile. — A., Castello e
Com. , Gov. di Caslel Maggiore.
ARZLÀ. — Argelato. —■ A. , Com. .
Gov. di Castel Maggiore.
ASI. — Asia, — P. del Com. di S.
Pietro in Casale > Gov. di Poggio
Renatico.
BEV
76
BRI
fiADEL. — Badalo. — P. , Fraz. di
Pieve del Pìdo. App. del Com. di
Pradaro e Sasso , Giusdicenza di
Bologna.
BADI. — Badi. — P. del Com. di
Casio e Casola, Gov. di PorrelU.
BAGN. — Bagm, — P. del Com. di
Sala* Gov. di Persicelo.
BAGNAROLA. — Bagnarola. — A. .
App. del Com. di Budrio, Gov. di
Badrio.
6AGNÉTT. — Bagnetto. -> Praz, di
S. Malteo della Decima, Com. di
Persicelo, Gov. di Persicelo.
BARAGAZZA. — Baragazza. — A. dei
Com. di CasliglioDe , Gov. di Ca-
sliglione.
BARBAROL. — Barbatolo, — Abb.
della Com. di Lojano, Gov. di Lojaoo.
BARBIAN. — Barbiano. — P. del-
TApp. di S. Ruffino. Com. di Bolo-
gna, Gov. di Bologna.
BARGI. — . Bargi. — P. del Com. di
Camognano, Gov. di Casliglione.
BARISÉLLA.— 1/artce/to.— A., Com.,
Gov. di Budrio.
BASTt. ..- Bastia. — Praz, di Sasso
Leone , App. del Com. di Praduro
e Sasso, Giusd. di Bologna.
BATTDÉZZ. — Baltidizzo. — P., Praz,
di Pieve del Pino , App. del Com.
di Praduro e Sasso, Giusd. di Bo-
logna.
BAZZAN. — Cazzano. —A., Caslello
e Com. , Gov. di Bazzano.
BÉLL. — Bello, — Praz, del Com. di
Casal Piuminese, Diocesi d'Imola,
Gov. di Castel S. Pietro.
BÉLYDÉIR. — Belvedere, ■— Com.,
Gov. di Porrelta.
BERTALl. — Berlalia. — P. , App.
del Com. di Bologna, Giusdicenza
di Bologna.
BEVRARA. — Beverara. — P., Praz,
di Berlalia, App. del Com. di Bo-
logna, Giusdicenza di Bologna.
BEVILAQUA. — Bevilacqua. — P. ,
Praz, di Palata Popoli, App. del Com.
dì Crevalcore, Gov. di Persicelo.
BIASÓN. — Biagioni. — P., Una delle
aolicbe Ville del Coni, di Graaa-
glione, Gov. di Porrelta.
BIBULAN. — Bibolano. — P. . Praz,
del Com. di Lojano, Gov. di Lojaoo.
BISAN. — Bisano. — P. , Praz, di
Quercelo , App. del Com. di Hoq-
lerenzio, Gov. di Lojano.
BOCCA D' RE. — Bocca di Ho. —
Suss. di Baragazza, P. e Praz, del
Com. di Castiglione » Gov, di Ca-
stiglione.
BÓNCOR. — Btwncuore, — Già Cre-
valcore. A., Terra e Com., Gov.
di Persicelo.
BÓNCUNVÉINT. — Buotìconvenlo. —
P. , Praz, del Com. di Sah . Gov.
di Persicelo.
BOSC D' GRANAIÒN. — Boschi di
GranagHone. ~ P. e Villa del Com.
di Granaglione, Gov. di Porreiu.
BOSC D' S. ZVANN. — Boschi di S.
Giovanni. — Suss. alla P. di V>-
riguana, App. del Com. di Castd
S. Pietro, Gov. di Castel S. Pielro.
BOSC (S. Mari di). — Boschi (Santi
Maria dei). — Suss. alla P. di Pog-
gio Reoatico nel Com. di Poggio
Renatico, Gov. di Poggio Reoatico.
BOSC ( S. Mari d' Lurèid ). — BoMchi
( S. Maria di Loreio ). — P. nel
Com. di Baricella, Gov. di Badrio.
BOSC (S. Mari di). — Boschi (SaoU
Maria dei ). — Suss. della P é
Campeggio. Praz, del Com. di Moo-
gbidoro, Gov. di Lojano.
BÒURG PANIGAL.— fiongroPamgole
— A., Com., Giusd. di Bologna.
BRÈINT. — Brento e MonterumieL —
P. , Praz, del Com. di Mooznno ,
Gov. di Lojano.
BRIGADÉLL. — Brigadello, V. Vad.
RRIGULA. — Brigola, — P.. Fw<*
CAI» 7
Gabbiano, App. del Com. di Uoii-
zuno, Gov. di Lojano.
fiUDA. — Buda, ^ P. . Quartiere del
Com. di Medicina» Gov. di Medicina.
BUDRl'.— Budrie. — P.. Quarliere
del Com. di Persicelo , Gov. di
Persicelo
BUDRl. — Budrio. -^ Castello . A. ,
Com. , Gov. di Budrio.
BUMfilANA. — Bombiana.-^ A.. Praz.
7
CAS
del Comi di Gaggio di Montagna,
Gov. di Porrella.
BUNDANÉLL. — Bondanelh. — P. .
Praz, del Com. di Castel Maggiore,
Gov. di Castel Maggiore.
BURZANÉLLA. — Burzanella, — ?.,
Praz, del Com. di Camugnano, Gov.
di Castiglione.
BUSCÓUSA. — Boscosa, — Praz, del
Com. di Molinella, Gov. di Budrio.
c
GADERIAN. — Cadriano. — A.. Praz.
del Com. di Viadagola, Gov. di
Castel Maggiore.
CÀ DI PRABB. ^ Cd de' Fabbri. —
A., Praz, del Com. di Minerbio ,
Gov. di Budrio.
CALAMÒSC. — Calamosco, — A.,
Praz, di S. Egidio, App. dei Com.
di Bologna. Giusdicenza di Bologna.
CALCABA. — Calcara. — A.. Praz.
del Com. di Crespellano* Gov. di
Razzano
CALDARARA. — Calderara. — P. .
Suss. air A. di Borgo Panigale e
Com. , Giusdicenza di Bologna.
CALYINZAN. ~ Caloenzano. — A. in
Sanguoueda , Praz, del Com. di
Vergato , Gov. di Vergato.
CAMPÉZZ. — Campeggio. ^ A., Praz.
del Com. di Monghidore , Gov. di
Lojano.
CAMPIAN. — Campiano, — P., Praz.
di Bipoli. App. del Com. di Piano,
Gov. di Castiglione.
CaMUGNAN. — Camugnano. — P. e
Com. , Gov. di Castiglione.
CANVÉLLa. •— Canovella. — P., Praz.
del Coro, di Caprara sopra Panico,
Giusdicenza di Bologna.
CAPANN. — Capanne. — A. e Villa
del Com. di Granagliene, Gov. di
Por retta.
CAPÉLLA. — V. S.Mari d'IaCapélla.
CAPUGNaN. — Capugnano. — P. ,
Praz, del Com. di Porretta, Gov.
di Porrei ta.
CARPNÉIDA. — Carpineta, — P. e
Villa del Com. di Camugnano, Gov.
di Castiglione.
CARSÉGG D'LA BASTÌ. — Car seggio
della Bastia. P. nella Bastia, Praz,
di Sassoleone, App. del Com. di
Casal Piuminese, Gov. di Castel S.
Pietro.
CaRVIAN. — Ca%>riano, o Cawiano.
— P., Praz, di Veggio, App. del Com.
di Tavernola, Gov. di Vergato.
CASADI. — Casadio. — P., Praz, del
Com. di Argelato , Gov. di Castel
Maggiore.
CASAIA. — Casaglia. ^ P., Praz, di
S. Giuseppe, App. del Com. di Bo-
logna, Giusdicenza di Bologna.
CASAIA D' CAVBARA. -< CasagUa di
Caprara. — P. e Villa del Com.
di Caprara sopra Panico , Giusdi-
cenza di Bologna.
CASALÉCC D' RÉIN. - Casalecchio
di Reno. — P. e Com. , Giusdicenza
di Bologna.
CASALÉCC DI CONTI. — Casalecchio
dei Conti. — P. e Praz, di Vari-
gnana, App. del Com. di Castel S.
Pietro. Gov. di Castel S. Pietro.
CASALÉIN. — Casalino. — P. nella
Diocesi d'Imola, Praz, del Com. di
Casal Piuminese, Gov. di Castel S.
Pietro.
CASAL PIUMINÉIS. — Casal Fiumi-
nese. — P. nella Diocesi d'Imola
e Com. della Prov. di Bologna ,
Gov. di Castel S. Pietro.
CAS
78
CRS
CASÉGN. — Ca$igno. — P., App.
del Com. di Castel d'Ajano , Gov.
di Vergalo.
CASÉLL. — Caselle. — P. . Fraz. del
Com. di S. Lazzaro, Giosdìcenza di
Bologna.
CASÉLL. — Caselle, — P. e Quar-
tiere del Com. di Crevalcore, Gov.
di Persicelo.
CASI e CASOLA. ~ Casio e Casola.
— P. e Com. . Gov. di Porrella.
CASOLA. — Casola. V. Casi.
CASOLA CANEiNA. — Casola Canina.
— P. , App. di Zena , Fraz. del
Com. di Pianoro, Giusdicenza di
Bologna.
CASOLA D' S. LURÉINZ IN CULLÉINA.
— Casola di S. Lorenzo in Colli-
na. — V. S. Martein in Casola.
CASOLA SÓUVRA A SIRAN. — Casola
sopra a Sirano. — V. Siran.
CASON. — Casoni. — Suss. dell* A.
di Mezzolara , Fraz. del Com. di
Baricella, Gov. di Budrio.
CASON D' RUMAGNA. — Casoni della
iioi»ogfna. — P. della Diocesi d'Imo-
la in Sassoleone, App. del Com. di
Casal Fiaminese, Gov. di Castel S.
Pietro.
CASSAN. — Cassano. — P. . Fraz.
di Querzelo, App. del Com. di Mon-
lerenzo, Gov. di Lojano.
CASTAGNOL D' S. ZVANN. ^ Casta-
gnolo di Persicelo. — P. e Quar-
liere del Com. di Persicelo , Gov.
di Persicelo. — V. Dusèintla.
CASTAGNOL MAZZÓUR. - Castagno-
lo Maggiore. — V. Castéil Mazzòur.
CASTAGNOL MINÓUR o CASTAGNU-
LEIN. ^ Castagnolo Minore o Ca-
stagnoUno. — P., Fraz. del Com.
di S. Maria in Duno, Gov. di Castel
Maggiore.
CASTÉLL D'AJAN. — Castel d'Ajano.
■— A. e Com. , Gov. di Vergato.
CASTELL DEGL'ALP. — Castel del-
l'Alpi. — P. , Fraz. del Com. di
Piano, Gov. di Castiglione.
CASTÉLL DEL VÉSCOV. — Castel del
Vescovo. — P., App. del Com. di
Praduro e Sasso, Giusd. di Bologna.
CASTÉLL DI BRÉTT. — Caslei dei
Britti. — P., Fraz. del Com. di
Ozzano, Giusdicenza di Bologna.
CASTÉLL FRANC. ^ Castelfrance. -
P, e Com., Gov. di Bazzano.
CASTÉLL GUELF. ~ Castelgueifo.^
A. e Com.. Gov. di Medicina.
CASTÉLL BIAZZÓUR. — Casteìmag-
giord. — p. e Com. , Gov. di Castel
Maggiore.
CASTÉLL NOV. — Castelnuovo. —
Quartiere dell' A. e Com. di S. Aga-
ta , Gov. di Persacelo.
CASTÉLL NOV D' BISAN. — Castel-
nuovo di Bisaììo. — P. e Fraz. di
Querzelo , App. del Codi, di Mon-
terenzio , Gov. di Lojaoo.
CASTÉLL NOV E LISAN. — CasUU
nuovo e Usano. — V. Lisan,
CASTÉLL S. PIR. — Castel S. Pietro.
— A., Cast, e Com. , Gov. di Castel
S. Pietro.
CASTIÙN. — Castiglione. — P., Terra
e Coro., Gov. di Castigliooe.
CASTLÙZZ. — CasUlluccio. — P. ia
Capugoano , Fraz. del Com. di Por-
retta, Gov. di Porrella.
CASTNAS. — Castenaso. — P.eCom.,
Giusdicenza di Bologna.
CAVANN. — Cavanne. — V. Capa$in.
CAVRARA SÒUVRA PANIC. — Capra-
ra sopra Panico. — A. e Com.
Giusdicenza di Bologna.
CAZZAN. — Cazzano. — P. , Fraz. di
Bagnarola, App. del Cona. di Budrio,
Gov. di Budrio.
CHERSPLAN. — Crespellano, — P. .
Terra e Com. , Gov. di Bazzaoo.
CISA NOVA. -- Chiesa nuova. — Suss.
alla P. di S. Giuliano, Fraz. di S.
Ruffino, App. del Coni, di Bologna.
Giusdicenza di Bologna.
CO D'FIÙM. — Capo di Fiume. -~\.
S. Pir d' co d' FiUm.
COLÙNGA. — Colunga. — P. io Piz-
zocalvo, App. del Com. di S. Laz-
zaro, Giusdicenza di Boloji^Da.
CORP D' RÉIN — Corpo di Reno. —
A., Territorio di Ferrara.
CRÉIDA.— (7red«.— P ,Fraz.delCom.
di Caslìglioue, Gov. di Castiglione.
FAR
79
PIL
CRÉIT. — Crea. — Soss. alla P. di
S. Lorenzo di Budrio io quel Gom.,
Gov. di Budrio.
CREVALCOR. — Crevalcore, — A.,
Terra e Com. , Gov. di Persicelo.
V. Bòncor,
CRÒUS DEL BIACC. — Croce del
Biacco. — P., Fraz. degli Aleman-
ni, App. del Com. di Bologna»
Giusdicenza di Bologna.
CRÒUS D* MARMORTA. — Croce di
Marmorta. — A. della Diocesi di
Ravenna. Fraz. del Com. di Moli-
nella , Gov. di Budrio.
CRÓUS D' SAVÉGN. — Croce di Sa-
vigno. — V. Savégn.
CRUSÉTTA. — Crocetta. — Suss. del-
l' A. di Castel Guelfo in quel Com. ,
Gov. di Medicina.
CRUVARA. — Croara.oCorvara.-- P.,
Fraz. dei Com. di S. Lazzaro, Giusd.
di Bologna.
CURTSÉLLA. — Corticella. — A.
Fraz. di Arcoveggio, App. del Com.
di Bologna, Giusd. di Bologna.
D
DOSS. — Dosso, — A. . Fraz. del
Com. di S. Agostino, Gov. di Pog-
gio Renaiico.
DSCABGALASEN. -^ Scaricalasino, —
V. Monghidòur-
DUGLIOL. — Dugliolo. — A. in S.
Martino in Sovverzano , Fraz. di
Bagnarola, App. del Com. di Bu-
drio. Gov. di Budrio.
DURAZZ. — Durazzo. — P. Fraz. del
Com. di Moiinella, Gov. di Budrio.
DUSÉLMLA. — Ducenlola. — P. e
Quartiere del Com. di Persicelo ,
Gov. di Persicelo.
E
ERQULÀNA. — Ercolana. — Suss. 1 in quel Comune , Governo di Bu-
della P. di S. Gervasio di Budrio ' drlo.
F
FAGNAN. — Fagnano, — Suss. del-
l' A. di Monleveglio in Zappolino,
Fraz. del Com. di Serravalle, Gov.
di Bazza no.
FANTÙZZA. - Paniuzza, — Soss.
della P. di Buda.
FARNE. — Farne e Farneto di Piz-
^ocalvo, — P. Fraz. del Com. di
S. Lazzaro, Giusd. di Bologna.
FARINE D' MONTZÉRER. ~ Farneto
di Monlecerere, — P. iu Monte
Cai (li raro.
FARNE D' S. MARI DEL CARMEN. -
Farneto di S. Maria del Carmine,
— Suss. della P. di Rocca Cometa,
App. del Com. di Belvedere, Gov.
di Porrella.
FIAGNAN. — Piagnano. — P della
Dijocesi d' Imola , Fraz, del Com.
di Casal Fiuminese, Gov. di Caslel
S. Pielro.
FIÈSS. — Fiesso, — P. Fraz. del
Com. di Castenaso, Giusdicenza di
Bologna.
FlLÈTt. — Filetto, — P. in Bastia,
Fraz. di Sassoleone, App. del Com.
di Casal Finminese, Gov. di Castel
S. Pietro.
GAL
80
GUA
FIURINTÉINA. -- Fiùrentina. — P.
in Villa FoDlana, Fraz. del Com*
di Medicina, Gov. di Medicina.
FLIPPBINA. — FiUppina. — Suss.
della p. di Palata in Palata Pepolì,
App del Com. di Crevalcore, Gov.
di Persiceto.
FOBT URBAN. - ForU Urbano. —
A. , già Fortezza ora Casa di de-
tenzione e condanna . Fraz. del
Com. di Castel Franco, Gov. di
Saziano.
FOSSOL. — Fossolo, — P., Fraz. de-
gli Alemanni, App. del Com. di Bo-
logna, Giusd. di Bologna.
FRADÙST. — FraduMto. — P. In Ver
giano , Fraz. di Stiolo , App. del
Com. di Mongbidore, Guv. di Lojano.
FRASSASS. — Frassasso. — V. Trap
sasi,
FRASSNÉIDA. — Frastinelo. — P.,
Fraz. del Com. di Castel S. Pietro,
Gov. di Castel S. Pietro.
FBASSINCÓ. — Frassincò. — Fraz.
di Stiòlo, App. del Com. di Non*
ghidore, Gov. di Lojano.
FÙN. — Funo, — A. , Fraz. del Com.
di Argelalo, Gov. di Castel Mag-
giore.
o
GARA. — Gabba, — Sass. della P.
di Crecchia nel Com. di Belvedere,
Gov. di Porretta.
GABBIAN. — Gabbiano. — P., App.
del Com. di Monzuno , Gov. di
Lojano.
GAGG' D' MONTAGNA. — Gaggio di
montagna. — A. , Com. , Gov. di
Porretta.
GAGG' D' PIAN. — Gaggio di piano.
— A., Fraz. del Com. di Castel
Franco, Gov. di fiazzano.
GAIANA. — Gaiana. — Suss. delia
P. di Varignana in Varignana, App.
del Com. di Castel S. Pietro, Gov.
di Castel S. Pietro.
GAIBOU. — Gaibola. — A. , Fraz.
di S. Ginseppe, App. del Com. di
Bologna. Giusd. di Bologna.
GALIAZZA. ^ Galeazza PepoU. —
P. , Fraz. di Palata Pepoli , App.
del Com. di Crevalcore , Gov. di
Persiceto.
GALL. — Gallo. — P., Fraz. del
Com. di Poggio Renatico, Gov. di
Poggio Renatico.
GALLIRA. — Galliera. — P., Com..
Gov. di Poggio Renatico.
GALLISAN. — Gallisano. — Fraz.
del Com. di Medicina, Gov. di Me-
dicina.
GANZANIG. — Ganzanigo. — P. .
Fraz. del Com. di Medicina , Gov.
di Medicina.
GaVASÉ. — Gavaseto. — P. , Fraz.
del Com. di Malalbergo, Gov. di
Castel Maggiore.
GAVGNAN. — Gavignano. — P. , App.
del Com. di Savigno, Gov. di Bal-
zano.
GHERGH1NZAN. — Gherghinzano. -
P. , App. del Com. di S. Giorgio
di Piano, Gov. di Castel Maggiore.
GRAGNAN. — Gragnano. — P., Fraz.
del Com. di Mongbidore , Gor. di
Lojano.
GRANAION. — Granaglione. — P..
Com. , Gov. di Porretta.
GRANAROL. — Granarolo. — A..
Fraz. del Com. di Viadagola, Gov.
di Castel Maggiore.
GRÉCCIA. — Crecchia. — P., Fraz.
del Com. di Belvedere , Gov. di
Porretta.
GRIZZANA. — Grizzana. — P., Fraz.
di Veggio. App. del Com. di Ta-
vernola , Gov. di Vergalo.
GRÙI. — Gruqlio. ~ P. e Quartiere
del Com. di S. Agata , Gov. di
Persiceto.
GUARDA. — Guardala. — Fraz. del
Com. di Budrio, Gov. di Badrio.
tiv
8t
LC8
GUI ARA. — Guliara. — P. in Lagu-
iara, Fraz. del Com. di Hodzudo,
Gov. di Lojano.
GURGUGNAN. — Gorgognano. — A.,
Fraz. di Zena , App. del Com. di
Pianoro, Giusd. di Bologna.
GUZZAN. — Guzzano. — P. , Fraz.
del Com. di Musiano , Giu$d. di
Bologna.
GUZZaN D' MONTAGNA. — Guzzano
di montaQna. — A. e Villa del
Com. di Camugnano , Gov. di Ca-
stiglione.
1 AN. — Jano. — P. , Fraz. del Com. di
Praduro e Sasso, Giusd. di Bologna.
IGNAN. — Ipnano, — P.. Fraz. del
Cooi. di Caprara Sopra Panico ,
Giusd. di Bologna.
lULA. — loia. — P. . Fraz. di S.
RuflQllo, App. del Com. di Bologna,
Giusd. di Bologna.
LABANT. - Legante. — A.. Fraz.
di Casigno, App. del Com. di Ca-
stel d'Ajano, Gov. di Vergato.
LAGAR. — Laqaro. — P., Fraz. del
Com. dì Castiglione, Gov. di Ca-
stiglione.
LAGÙNN. — Lagune. — P., Fraz.
del Com. di Praduro e Sasso ,
Giusd. di Bologna.
LAMIA. - V. Amia.
LANGUURA. — Laguiara. — Fraz.
del Com. di Monzuno, Gov. di
Lojano.
LIAN. — - Liano. — P. , Fraz. del
Com. di Castel S. Pietro, Gov. di
Castel S. Pietro.
LISAN. — Lisano. — Fraz. del Com.
di Vergato. Gov. di Vergato.
LISfiRNA. — Lisema. -^ P., Fraz.
del Com. di Vergato, Gov. di Ver-
sato.
UVA. — V. Al Livà.
LIVERGNAN, o ÈL VERGNAN. — Li-
vergnano. — Suss. dell'A. di Bar-
barolo, Fraz. del Com. di Pianoro.
Giusd. di Bologna.
LIZZA N. — Lizzano. — A., Fraz. e
Villa del Com. di Belvedere, Gov.
di Porrelta.
LUGNOLA. — Lognola. — P. . Fraz.
di Stiolo, App. del Com. di Mon-
«bidore, Gpv. di Lojano.
LUIAN. — Lojano. —A., Com., Gov.
di Lojano.
LUMINASI. -> Luminalo. — P. .
Fraz. di Panico, App. del Com. di
Caprara sopra Panico , Giusd. di
Bologna.
LUNGARA. — Longara. — A., Fraz.
del Com. di Caìderara, Giusd. di
Bologna.
LURINZATIC. — LorenzaHco. — P.,
Fraz. di S. Matteo della Decima,
App. del Com. di Persiceto, Gov.
di Persiceto.
LUSTROLA. — Lustrala, — Suss.
della P. delle Capanne e Villa nel
Com. di Granaglione , Gov. di
Porretla.
li
PIA
84
WS
m
NUGARÉ. — I^ugareto. — P. , Fraz. i . mune di Pradaro e Sasso , Giasd.
di PoDieccbio. Appodiato del Go-| di Bologna.
F
PADEREN. — Pademo. — P.. Fraz.
di S. Giuseppe , App. del Com. di
Bologna» Giusd. di Bologna.
PADCL. — Padulle. — P. . Fraz. del
Com. di Sala, Gov. di Persicelo.
PALA BEVILACQUA. — Palata Bevi-
lacqua. — P. , Fraz. di Palala Pe-
poli» App. del Com. di Crevalcore,
Gov. di Persicelo.
PALA PÉPOL. — Palala PepolL —
P. , App. del Com. di Crevalcore.
Gov. di Persicelo.
PALAZZEINA. — Palazzina, — Suss.
della P. di Galeazza Pepoli , Fraz.
di Palala Pepoli, App. del Com. di
Crevalcore, Gov. di Persicelo.
PAMC. — Panico. — A., App. del
Com. di Caprara Sopra Panico,
Giusd. di Bologna.
PANZAN. — Panzana. — A. , Fraz.
del Com. di Castel Franco , Gov.
di Bazza no.
PEDERIOL. — Ptfdrtoio. — V.S.JIfor-
téin in Pederiol.
PÉIGULA. — Pegola. — P. , Fraz.
dei Com. di Malalbergo» Gov. di
Castel Maggiore.
PIAN. — Piano. — A. e Com., Gov.
di Castiglione.
PIAN. — Piano. — Suss. air A. di
Medicina, Fraz. di quel Comune,
Gov. di Medicina.
PIAiNAZZ. — Pianiaccio. — P. in
Monte Acuto dell'Alpi, App. del
Com. di Belvedere, Gov. di Porrelta.
PIAN D' SÈTTA. — Piano di Setta.
— P. in Veggio, App. del Com di
Tavernola, Gov. di Vergaio.
PIANOR. — Pianoro. — A. e Com.,
Giusd. di Bologna.
PLMAZZ. — Pimazzo , o Piumazzo.
— A. . App. del Colli, di Castel
Franco, Gov. di Razzano.
PITIGLIAN. — Pitigliano. — V Àtfric.
PIV D' ARFÉIN. — Pieve di Roffeno.
— Fraz. di Iole, App. del Com.
di Vergalo, Gov. di Vergalo.
PIV DAL PÉIN. — Pieve dtl Pino.
— A., App. del Coro, di enduro
e Sasso, Giusd. di Bologna.
PIZZaN. — Pizzano. — P. , FraL del
Com. di Monlerenzio,Gov.diLo)^QO.
PIZZCALV. — Pizzocalvo. — A., App.
del Com. di S. Lazzaro, Giusd. di
Bologna.
PORI NOV. — Porto fìuovo. — P. .
Fraz. del Com. di Medicina, Go\.
dì Medicina.
PRADA. — Prada. — P. , Fraz. del
Cum. di Tavernola, Gov. di Vergaio.
PRADALBÉIN. — Pradalbino. — P..
Fraz. del Com. di Monte S. Pietro,
Gov. di Razzano.
PRAUUR E SASS. — Praduro e Satso.
— P. e Com. , Giusd. di Bologna.
PRAGATT. — Pragatto. — P., Fraz.
del Com. di Crespellauo , Gov. di
Razzano.
PRUNAR. — Prunaro. — P., Fraz.
del Com. di Budrio, Gov. di Budrio.
PRUNAROL. — Prunarolo. — P. ,
Fraz. di Tolé , App. del Com. di
Vergato, Gov. di Vergato.
PUNTÉCC. — Pontecchio. — A., App.
del Com. di Praduro e Sasso, Giosd.
di Bologna.
Rie
85
PUNZAN. — Ponzano» — P. . Fraz.
del Coi», di Serravalle. Gov. di
Bazzane.
PURKÉTTA. — Porretta. — A., Terra
e Com. , Gov. di Porretla.
PUZ DI ROSS. — Poggio de* Rossi.
— - Fraz. di Ripoli, App. del Com.
di Piano, Gov. di Casiiglioue.
PUZ D' CASTÈLL S. PIR. — Poggio
RON
di Castel S. Pietro, — P. , Fraz.
del Com. di Castel S. Pietro. Gov.
di Castel S. Pietro.
PUZ REiNATIC. — Poggio Renatico.
— A. e Com., Gov. di Poggio Re-
natico.
PUZZÉTT. — Poggelto. — A. , Fraz.
dei Com. di S. Pietro in Casale «
Gov. di Poggio Renatico.
9
QUADERNA. — Quadenia. — P. ,
Fraz. del Com. di Medicina . Gov.
di Medicina.
QUADERNA. — Quaderna, — P. ,
Fraz. di Ozzano di sotto, App. del
Com. di Ozzano di sopra , Giusd.
di Bologna.
QUALI. — Quatto. — P., Fraz. del
Com. di Piano, Gov. di Castiglione.
QUART D' SÓUVBA. — Quarto di So-
pra. — P. . Fraz. del Com. di S.
Egidio, App. del Com. di Bologna,
Giusd. di Bologna.
QUART D* SÓTTA. — Quarto di Sotto.
— ?., Fraz. del Com. di Viadagola,
Gov. di Castel Maggiore.
QUERZA. — Quercia. — Suss. della
P. di S. Martino di Caprara. Fraz.
del Com. di Caprara sopra Panico,
Giusd. di Bologna.
QUERZÉ. -— Querceto e Querzeto. —
P. , App. del Com. di Monterenzo,
Gov. di Lojano.
RASÉl. — Rasiglio, — P.. Fraz. del
Com. di Praduro e Sasso , Giusd.
di Bologna.
RASTGNAN. — Rastiqnano. — P. ,
Fraz. del Com. di Musiano, Giusd.
di Bologna,
RASTLÉIN. — Rastellino. — P.. Fraz.
del Com. di Castel Franco, Gov.
di Bazzauo.
BAVDA. — Raveda. ■— Suss. alla P.
di Galliera, Fraz. del Com. dì Gal-
liera, Gov. di Poggio Renatico.
KAVÓN. — Ravone. — P. , Fraz. di
S. Giuseppe, App. del Com. di Bo-
logna, Giusd. di Bologna.
BÉVOL. - Ripoli. — P. , App. del
Com. di Piano, Gov. di Castiglione.
B1GNAN. — Rignano. — P., Fraz.
del Com. di Monterenzio, Gov. di
Lojano.
RIGÒUSA. — Rigosa. — Fraz. del
Com. di Borgo Panigale, Giusd. di
Bologna.
RIOL — Riolo. — P. , Fraz. del Com.
di Castel Franco, Gov. di Razzano.
BOCCA CUBNÉIDA. — Rocca cometa.
— 1*. , Fraz. del Com. di Belvedere,
Gov. di Porretta.
ROCCA PITIGLIANA. — Rocca piti-
gitana. — P. , Fraz. di Affrico ,
App. del Com. di Gaggio montano,
Gov. di Porretta.
RONC D* BAGNAROLA. — Ronchi di
Bagnarola. — P. , Fraz. di Bagna-
rola , App. del Com. di Budrio ,
Gov. di Budrio.
SAN
86
SAN
BONC D' CAYRARA. — Honchi di
Caprara. — Suss. ali' A. di Gre-
valcore in qael Comune , Gov. di
Porretta.
RONC D' CURTSÉLLA. — Ronchi di
Corticelia. — Suss. della P. di Ca-
stel Maggiore in quel Comune, Gov.
di Gaslel Maggiore.
RONCA. -- Rofica. — P. . Praz, dì
Gavignano , App. del Com. di Sa-
\igno, Gov. di Razzano.
RUBIZZAN. — Rubizzano. — P.,Fraz.
del Com. di S. Pietro in Casale ,
Gov. di Poggio Renalico.
RUDIAN. — Radiano. — P. , Praz.
di Gavignano , App. del Com. di
Savigno« Gov. di Bazzane,
RUNCAI. — Roncaglio. — Fraz. di
Arco veggio, App. del Com. di Bo-
logna, Giusd. di Bologna.
RUNCASTALD. — BoncastaJdo. — P.,
Fraz. del Com. di Lojano. Gov. ài
Lojano.
RUNCRi. — Roncrio. — P..FraLdi
S. Ruffino , App. del Com. di Bo-
logna, Giusd. dì Bologna.
RÙSS. — Russo. — P. , Frai. del
Com. di S. Lazzaro , Giosdiceaza
di Bologna.
RUVHÉ. — Rovereto. — V. Bertoli.
S
SABIÙN D' MUNTAGNA. — Sabbiuno
di montagna. — P. , Fraz. di S.
Ruffino, App. del Com. di Bologna,
Giusd. di Bologna.
SABIÙN D* PIAN. — Sabbiuno di
piano. — P., Fraz. del Com. di
Castel Maggiore , Gov. di Castel
Maggiore.
SALA. — Sala. — A. e Com. , Gov.
di Persiceto.
SALÉTT. — Saletto, o Saleto. — A.,
Fraz. del Com. di S. Maria in Duno,
Gov. di Castel Maggiore.
SALSE. — Saliceto. — Fraz. del Com.
di Castel Maggiore, Gov. di Castel
Maggiore.
SALVAR. -- Salvaro. — A., Fraz.
di Veggio , App. del Com. di Ta-
vernola, Gov. di Vergato.
SAMBER. — Sambro. — V. Muntoti.
SAMMARTEIN. — Sammartini. - P.,
Fraz. del Com. di Crevalcore, Gov.
di Persiceto.
SAMUZA. — Samoqqin. — A., Fraz.
del Com. di Savigno, Gov. di Raz-
zano.
S. AGATA. — S. Agaia. — A. e Com.,
Gov. di Persicelo.
S. AGUSTEIN. — S. Agostino. — A.
e Coni., Gov. di Poggio Renatico.
|S. ALRERT. — S. Alberto. — P.
Fraz. del Com. di S. Pielro io Ca-
sale, Gov. di Poggio VieoaUco.
S. aLMAS. — S. Almaso. - Frtz.
della P. di Calcara , Con. di Gre-
spellano, Gov. di Bazzane.
S. ANDRÉ IN CURIARl. — S.Andno
in Curiario. — V. Bióunt %uàiill
S. ANDRÉ VAL D* SAMBER. — S An-
drea vai di Sambro. — P., Frai.
di Ripoli, App. del Com. di Piano.
Gov. di Castiglione.
S. ANSAN. — S. Ansano. — V. Brani
S. ANTONI D' SAVNA. — S. AtUonio
di Savena. — P. , Fraz. degli Ale-
manni, App. del Com. di Bologna,
Giusd. di Bologna.
S. APULLINAR. — S. ApoUinan. -
P. del Com. di Serra valle, Gov.é
Razzano.
S. BARTEL. — S. Bartolo, — i
Fraz. del Com. di Persicelo, G'
di Persiceto.
S. BENDÉTT. — S. Benedetto. — Ff»
del Com. di S. Pielro ìd Casak:
Gov. di Poggio Renatico.
S. CAREL. — S. Carlo. — Suss. *
r A. di S. Agostino, Fraz. di qd
Com. , Gov. di Poggio RenaUco
S. CIAREL. — S. CfUerlo, o S. Chìd
SAS
88
STA
App. del Com. di Bologna, Giusd.
di Bologna.
S. PAVEL D' RAVÒN. — S. Paolo di
Ravone. — V. Bavòn.
S. PIR D' CO D' FIÙM. — S. Pietro
capo di fiume. — P. . Fraz. del
Coni, di Molinella. Gov. di Budrio.
S. PIR IN CASAL. — S. Pietro in Ca-
sale. — A. e Com., Gov. di Poggio
Benatico.
S. RAFÉLL. — S. Rufino. — A. . App.
del Com. di Bologna , Giusd. di
Bolojrna.
S. SALVADÒUR. — S. Salvatore. —
Suss. della P. di Badrio In qael
Com., Gov. di Budrio.
S. SILVERI. — S. Silverio. — Suss.
della P. di S. Giuliano di Bologna,
Fraz. di S. Rnfillo, App. del Com.
di Boloirna, Ginsd. di Bologna.
S. VENANZl. - S. Venanzo. — P. .
Fraz. del Com. di Galliera, Gov. di
Pojrsrio Reoatico.
S. VIZÉINZ. — S. Vincenzo. — A..
Fraz. del Com. di Galliera, Gov. di
Pog$rio Benatico.
S. VIOLA. — S Viola. — P. , Fraz.
di Bertalia. App. del Com. di Bo-
logna, Giusd. di Bologna.
S. VIDAL. — S. Vitale. — P. , Fraz.
del Com. d: Calderara , Giusd. di
Bologna.
S. ZORZ D' PIAN. — S. Giorgio di
Piano. — A. , Castello e Com. , Gov.
ài Castel Maggiore.
S. ZOBZ D' MONTAGNA. — S. Giorgio
di Monfaona. — Fraz. di Zena ,
App. del Com. di Pianoro , Giusd.
di Boloj^na.
S. ZVANN GRAND. — S. Giovanni in
persicelo, o Persicelo. — A., Città
e Com. , Gov. di Perslceto.
S. ZVANN D* CALAMÒSC. — S. Gio-
vanni di Calamosco. — V. Cala-
mòsc.
S. ZVANN IN TRIARI. — S. Giovan-
ni in Triario. — A. , Fraz. del Com.
di Minerhlo. Gov. di Budrio.
SASS. — Sasso. — V. Pradur e Sass.
SASDÉLL. — Sassadello, o Sassatello.
— Praz, di Sassoleone , App. del
Com. di Casal Fiuminese, Gov. dì
Castel S. Pietro.
SASLEÒN. — Sassoleone. — A. , App.
del Com. di Casal Fiumioese, Gov.
di Castel S. Pietro.
SASMOLAR. — Sassomolare. — A.,
Fraz. del Com. di Castel d'Ajano.
Gov. di Vergato.
SASNÉIGHER. — Sasvmero. — P. ,
Fraz. di Qnerzeto , App. del Com.
di Monterenzio, Gov. di Lojano.
SASSIÙN. — Soisuno. — P. , Fraz.
del Com. di Monterenzio, do^. d\
Lojano.
SAVEGN. — SaxAgno. — P. e Com..
Gov. di Razzano.
SAVGNAN. — Savigniano. — P.. Fraz.
del Com. di Taveroola • Gov. di
Vergato.
SAZEREN. — Sacemo, o 5. CAtemo.
•^ P. . Fraz. del Com. di Caldera-
ra, Giusd. di Bolofcna.
SCANÉLL. — Scanello. — P. . Fraz.
del Com. di Lojano, Gov. di Lojano.
SCARGALASEN. — Scaricalasino. —
V. ÌSunqhidòur.
SCASQUEL. — Scascoli. — P. , Fraz.
del Com. di Lojano» Gov. di Lojano.
SCUVÉ. — Scopeto. — P. , Fraz. dì
Castel del Vescovo, App. del Com.
di Praduro e Sasso, Glasd. di Bo-
lo9;na.
SÉLVA. — Selva. — A. , Fraz. del
Com. di Molinella, Gov. di Budrio.
SÉRRAVAL. — SerravaUe. — A. e
Com. , Gov. di Razzano.
SÉST. — Sesto. — P. , Fraz. de! Com.
di Musiano.Giusdicenza di Bologna.
SIRAN. — Sirano. — P.,Fraz. del
Com. di Caprara sopra Panico, Gin*
sdicenza di Bologna.
SPARV. — Sparvo. — P. . Fraz. dW
Com. di Castiglione, Gov. dì Casti-
glione.
SPERDGAN. — Sperticano. — P. .
Fraz. del Com. di Caprara Sopra
Panico, Giusd. di Rologna.
SPIRITU SANI. — Spirito Santo. —
Suss. dell'A. di Rorgo Panierate in
quel Com.. Giusdicenza di Bologna.
STAGN. — Slagno. — Località e Vii-
VDU
89
VBL
la di Bargi, App. del Com. di Ca-
mugnano, Gov. di Castiglione.
STANZAN. — Stanzano, — P. del
Com. di Caprara Sopra Panico,
Giusdicenza di Bologna.
STIATIC. — Stiatico. — P.. App.
del Com. di S. Giorgio di Piano,
Gov. di Castel Maggiore.
STIFONT. — Seitefonti. — P. , Praz.
del Com. di Ozzano di Sopra ,
Giusdicenza di Bologna.
STIOL suolo. — P. , App. del
Com. di Mongbidore, Gov. di Lojano.
SUSAN. — Susano. — P. , Fraz. del
Com. di Vergato, Gov. di Vergalo.
SUVIANA. — Suviana. — P., Fraz.
del Com. di Casio Casola, Gov. di
Porretta.
T
TAVÉRNOLA. — Tavernola. — A. e
Com., Gov. di Vergato.
TÉVOL. — TivoU. — P. nel Com. dì
S. Giovanni in Persicelo , Gov. di
Perslceto.
TIGNAN. — Tignano. — ■ P. , Fraz.
dì Castel del Vescovo, App. del Com.
di Praduro e Sasso , Giusdicenza
di Bologna.
TIOLA. — Tiola. — P., Fraz. del
Com. di Serra valle, Gov. di Bazzano.
TIZZAN. — rizzano. — P. , Fraz. del
Com. di Casalecchio di Beno, Giusd.
di Bologna.
TÒMB. — Tombe. — Suss. all' A. di
Zola Predosa, Giusd. di Bologna.
TÓMB D' SASSDÉLL. — Tombe di
Sassadello, — P. della Diocesi di
Imola in Sassoleone, App. del
Com. di Casal Fiuminese, Gov. di
Castel S. Pietro.
TRASSASS — Trassasso. — P. , Frai.
di Gabbiano, App. del Com. di Mon-
zuno. Gov. di Lojano.
TRASSÉRRA. — Trasserra. — P..
Fraz. di Bargi , App. del Com. di
Camugnano , Gov. di Castiglione.
TRÉBB. — Trebbo. — P. , Fraz. del
Com. di Castel Maggiore, Gov. di
Castel Maggiore.
TUJAN. — Tujano. — Fraz. del Com.
di Casaleccbio di Reno, Giusd. di
Bologna.
TULÉ. — Tolè. "" A.. App. del Com.
di Vergato, Gov. di Vergato.
V
VAD E BRIGADÉLL. — Vado e Bri'
gadello. — A., Fraz. del Com. di
Monzuuo, Gov. di Lojano.
VALL' D' SAMBER. — Valle di Sam-
òro. — V. S. André Vali d'Samber.
VALL' D'SAVNA. — Valle di Savena.
— P. , Fraz. del Com. di Piano,
Gov. di Castiglione.
VALGATARA. — Valgatara. - P.,
Fraz. di Sliolo , App. del Com. di
Mongbidore, Gov. di Lojano.
VDRANA. = Vedrana. — A., Fraz.
del Com. di Budrio, Gov. di Budrio.
VDUR. — Veduro. — P. . Fraz. del
Com. di Castenaso, Giusdicenza di
Bologna.
VEDGHÈ. — Vedegheto. — P. , Fraz.
di Gavignano , App. del Com. di
Savigno, Gov. di Bazzano.
VEDRIAN. — Vedriano. — P., Fraz.
del Com. di Castel S. Pietro, Gov.
di Castel S. Pietro.
VELLA D' AJAN. — Villa d' Ajano. —
A. , Fraz. del Com. di Castel d'AJa-
no, Gov. di Vergalo.
VELLA FUNTANA. — Villa Fontana.
— A. e P. , Fraz. del Com. di Me-
dicina, Gov. di Medicina.
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VELLA NOVA. — Yilia nova. — P. ,
Fraz. del Com. di Castenaso, GAu-
sdiaetAta di Bologna.
VELLOLA. — vaiola. — V. S. ftkolò
d' Vellola.
VENEZZAN. — Yenezzano, — V. Ma-
scaréin.
VÉNDLA. — Venola. — A., Fraz. di
PaDÌco> App. del Com. di Caprara
Sopra Panico, Giasd. di Bologna.
VERGA. — Vergalo. — A. e Com. ,
Gov. dì Vergato.
VERGIAN 0 VERZAN. — Vergiano. —
P. , Fraz. di Stiolo, App. del Com.
di Mooghìdore, Gov. di Lojano.
VERGNANA D* SdCJVRA, E D' SÓTTA.
— Varignana di sopra e di soUo.
— P. e A., App. del Com. di Ca-
stel S. Pietro , Gov. di Castel S.
Pietro.
VEBZÙN. — Verzuno. — A. . Fraz.
del Com. di Camugoano» Gov. di
Castiglione.
VEGG. — Veggio. — P. . App. del
Com. di Tavernola, Gov. di Vergato. |
VEZZER. -— rizzerò od Onegna. —
P. oel Com. di GranagUone . <>ov.
di Vergato.
VIDAGULA. -- Kadogoto. —à. e Com..
Gov. di Castel Maggiore.
VIOICIATIC. — Vididatico. — P. nel
Com. di Belvedere, Gov. di Porrelta.
VIG. — Vigo, — P.. Fra*, del Com.
di Cadiognaoo, Gov. di Castiglione.
VIGÓURS. — Vigorso. — P. nel Com-
di Badrio, Gov. di Budrio.
VILIANA. — Villiana. — P.. App.
del Com. di Gaggio Montano, Gov.
di Porretta.
VIMIGNAN. — Vimignano. - P.»
Fraz. del Com. di Taveniola. Gov.
di Vergalo.
VIZZAN. — Vizzano. — P. , Fraz. di
Pieve del Pino , App. del Com. di
Praduro e Sasso » Giosdicesza di
Bologna.
VOLTA D' BÉIN. «- Volta di Beno. -
Fraz. del Com. di Argeiato» Gov.
di Castel Maggiore.
ZACC:||ìt$CA. •> Zaccanesca. — P. .
Fraz. del Com. di Piano, Gov. di
Castiglione.
ZAGNAN. — Ciagnano. — P. , Fraz.
del Com. di Ozzano di Sopra, Giu-
sdicenza di Bologna.
ZAPPULEIN — Zappolino. — P. ,
Fraz. del Com. di Serravalle, Gov.
di Bazzano.
ZEDRÉCCIA. — Cedreechia. — P. ,
Fraz. del Com. di Piano, Gov. di
Castiglione.
ZÉiNA. — Zena. — A. , App. del Com.
di Pianoro. Giusdicenza di Bologna.
ZÉINT D* BUDRI. — Cento di Budrio.
— P., Fraz. del Com. di Budrio,
Gov. di Budrio.
ZENRIGDEL. — Zenerigolo. — P.,
Fraz. del Com. di S. Giovanni in
Persicelo , Gov. di Persioeto.
ZÉSS. ^ Gesso. — A., Fraz. del
Com. di Zola Predosa, Giasdiceoza
di Bologna.
ZINQUANTA. — Cinquanta. — P..
nel Com. di S. Giorgio di Piano ,
Gov. di Castel Maggiore.
ZNACC. — Cenacchio. — P. , Fraz
del Com. di Malalbergo , Gov. di
Castel Maggiore.
ZOLA PREDOUSA. — Zola Predosa.
— A. e Com. , Giusd. di Bologna.
ZRÉOEL. — Ceretolo. — P. . Fraz.
del Com. di Casaleccbio di fieno.
Giusdicenza di Bologna.
ZRÉI. — CeregUo. — P. . Fraz. di
Tolé , App. del Com. di Vergato .
Gov. di Vergato.
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