Full text of "Webbia"
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LIBRARY
NEW YORK
BOTANICAL
GARDEN
RACCOLTA Di SCRITTI BOTANICI
EDITA DA
UGOLINO MARTELLI
Professore nella R. Università di Pisa
Volume Secondo.
FIRENZE
TIPOGRAFIA DI M. RICCI
Via San Gallo, N. 31
1907
WEBBIA
RACCOLTA DI SCRITTI ROTANICI
WEBBIA
RACCOLTA DI SCRITTI BOTANICI
EDITA DA
UGOLINO MARTELLI
Professore nella R. Università di Pisa
Volume Secondo.
librar
NEW YORK
BOTANICAL
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FIRENZE
TIPOGRAFIA DI M. RICCI
via San Gallo, N. 31
1907
PROPRIETÀ LETTERARIA
PREFAZIONE
Quando nell’ Aprile dell’anno 1905, per onorare la me-
moria di un illustre botanico inglese, benemerito della no-
stra scienza in Italia , io pubblicai una piccola raccolta di
scritti botanici sotto il titolo Webbia, non ebbi in animo di
iniziare una pubblicazione periodica; ma la buona acco-
glienza fatta a quel volume mi ha dato coraggio ad invitare
nuovamente alcuni chiarissimi amici e colleghi a favorirmi
dei lavori per comporne un secondo portante lo stesso titolo.
Con ciò non intendo fare promesse per il futuro , nè dare
un carattere di regolare periodicità alla "VVebbia; se però,
come spero, l'esito del presente volume non sarà inferiore a
quello del primo, mi propongo di farne seguire altri più o
meno sollecitamente.
Rivolgo intanto agli amici collaboratori i miei ringrazia-
menti.
Da Firenze, Dicembre 1907.
Prof. Ugolino Martelli.
N 2 0 1921
Le Palme americane della Tribù delle Corypheae
PER
ODOARDO BECCARI UBT3*A A
NEW YO<
BOTANICA
tìA
Le Corypheae asiatiche sono relativamente abbastanza
bene conosciute in grazia dei lavori di Martius, Blume,
Miquel, Scheffer e Griffith. Io stesso ho nella « Malesia »
passato in rivista alcuni dei generi di detta Tribù che erano
meno studiati. Non altrettanto può dirsi per le Corypheae
americane, di cui alcuni generi si trovavano nella più gran
confusione tassonomica, sopra tutto perchè molte delle Palme
che vi appartengono, prima di essere state scientificamente
descritte, erano entrate nel dominio della Orticultura.
Occupato presentemente nel riunire i materiali per una
monografia generale delle Corypheae , lavoro che dovrebbe
vedere la luce nell’opera del Prof. A. Engler « Das Pflan-
zenreich », ho creduto utile pubblicare intanto gli studi
che ho condotto a termine sulle Palme che di detta Tribù
crescono nel nuovo mondo, inquantochè le diffuse descri-
zioni delle specie con le relative osservazioni e note criti-
che sulla loro sinonimia non avrebbero potuto trovar posto
in detta opera. Ed a tale riguardo mi preme avvertire che
il presente lavoro non è opera di compilazione, ma che
tanto le diagnosi di tutti i generi, quanto le descrizioni
delle specie (meno quelle di pochissime che non ho potuto
esaminare) sono state redatte interamente sopra materiali
da me stesso analizzati, e che quando ho dovuto registrare
qualche particolarità o carattere che non ho potuto riscon-
trare io stesso, ne ho citata la sorgente.
Dal presente studio si vedrà come molte delle Palme
americane che rientrano nel gruppo delle Corypheae sono
ì
2
ancora imperfettamente note, e ciò, se non altro, servirà
di stimolo, spero, a portare 1’ attenzione dei botanici su
quelle specie che richiedono ancora maggior copia di notizie
e di campioni da erbario, sia per completarne la conoscenza,
sia per chiarire dubbi intorno alla loro identificazione.
Riguardo al materiale di studio di cui ho potuto pre-
sentemente valermi debbo ringraziare il Prof. A. Engler
per la comunicazione di quello facente parte dell’ Erbario
di Berlino e che comprende inoltre 1’ Erbario antillano
Krug ed Urban. Al Prof. I. Urban son particolarmente
debitore per il prestito delle sue note sulle Palme antillane
ed al Dott. U. Dammer debbo varie indicazioni bibliogra-
fiche, venendo così a supplire alla deficienza delle nostre
biblioteche : deficienza invero alla quale in molti casi non
ho trovato modo sino a qui di supplire completamente.
Sento inoltre il debito di ringraziare il Tenente Colon-
nello D. Prain, Direttore dei Reali Giardini botanici di
Kew, il Sig. Casimir de Candolle ed i chiarissimi botanici
americani Prof. William Trelease, Direttore del « Missouri
Botanical Garden » ed il Sig. Charles Sargent, Direttore
dell’ « Harvard Arboretum » per la generosità con la quale
hanno messo a mia disposizione esemplari preziosi dei re-
spettivi erbarii, senza dei quali questo mio lavoro sarebbe
riuscito molto incompleto.
FALMAE.
Tribù: Corypheae Benth. et Hook. Gen. PI. Ili, 879. —
Fam. Coryphinae, Subfam. Sabalinae Mart. Hist. nat.
Palm. Ili, 221. — Subordo Coryphinae, Tribù Saha-
leae Drude in Mart. FI. Bras., Ili, 2, 279-280.
Palme mono-policarpiche, arboree o subacauli o
frutescenti, mai scandenti. Fronde orbicolari o se-
miorbicolari o cuneate alla base, plicato-llabellate,
dentate o più o meno fesse sul contorno od anche
digitate o radiato-partite. Spadici con spate nume-
rose sovrapposte, tubulose in basso, pervie all’apice
o fesse da un lato. Fiori ermafroditi o più rara-
mente dioici o poligami ; calice e corolla distinti
o riuniti a formare una piccola cupola 6-dentata;
stami 6-12; ovario formato da 8 carpelle distinte
o più o meno connate in un ovario 3-loculare, più
raramente unicarpellare monovulato ; stili brevi
divaricati o conniventi e fra loro + uniti con stigmi
distinti o formanti un solo stigma capitellato, o
quando l’ovario è unicarpellare infundibuliforme ;
ovulo basilare eretto o quasi. Frutto baccato o sot-
tilmente drupaceo, globoso od ovoideo, formato da
una delle 8 carpelle fra loro distinte, occasional-
mente, quando l’ovario è triloculare, + profonda-
mente 2-3-lobo; epicarpio tenue membranaceo o
suberoso e tessellato ; mesocarpio carnoso od es-
succo; endocarpio membranaceo o sottilmente le-
gnoso o sub vitreo e formante un guscio al seme
che vi riman dentro libero o + aderente. Seme
con albume omogeneo o ruminato, spesso provvisto
dal lato del rate di una intrusione del suo inte-
gumento esterno più o meno spessa e profonda.
Embrione basilare o sulla faccia opposta al rafe.
— 4 —
PROSPETTO DEI GENERI DELLA TRIBÙ DELLE CORYPHEAE
Sottotribù I. — EUCORYPHEAE.
Calice e corolla distinti. Ovario formato da 3 car-
pelle distinte o più o meno approssimate od anche
parzialmente o completamente unite a formare un
ovario 3-loculare.
* Garpelle più o meno connate fra di loro. Stilo o stigmi nel
frutto basilari. Seme con albume mai ruminato.
1. Palme monocarpiche. Ovario superficialmente 3-lobo ;
stilo breve conico subulato; stigma puntiforme. Ra-
moscelli fioriferi portanti i fiori in glomeruli irrego-
lari non provvisti di spatella comune ben distinta.
Seme globoso con rafe longitudinale e con l’integu-
mento sottile e di spessore uniforme tutto in giro,
non penetrante da nessuna parte nella sostanza del-
1’ albume. Fronde con piccioli spinosi al margine e
provvisti di ligula all’apice davanti ; rachide molto
sviluppato. * Corypha Linn.
2. Palme policarpiche. Ovario profondamente 3-lobo; stilo
allungato; stigma 3-dentato. Ramoscelli fioriferi mu-
niti di spatelle complete annulari ad ogni glomerulo
di fiori. Seme globoso con rafe longitudinale e con
l’ integumento sottile e di spessore uniforme tutto
in giro (non penetrante da un lato nella sostanza
dell’albume). Fronde con piccioli inermi e rachide
robusto e mancanti di ligula all’apice davanti.
* Nannorhops Wendl.
Nota. — I generi segnati da un asterisco (*) non hanno rappresentanti
in America.
3. Palme policarpiche. Ovario molto superficialmente 3-lobo;
stilo allungato; stigma indiviso capitellato. Seme
globoso-depresso con rafe basilare ; integumento alla
base, presso l’ombellico, più o meno incrassato-sube-
roso, formante un superficialissimo incavo nella so-
stanza dell’ albume. Fronde con piccioli inermi.
Sabal Adans.
* * Ovario formato da 3 cartelle libere o più o meno ap-
prossimate fra di loro, ma non connate. Fiori erma-
froditi.
♦F Stili da principio ± coerenti, ma in seguito liberi.
Carpello sterili rimanenti attaccate al perianzio alla
base del frutto. Seme con albume non ruminato.
# Integumento del seme ± inspessito dal lato del
rafe e quivi solo accostato alfalbume molto su-
perficialmente o penetrante nel suo interno.
4. Calice cupulare brevemente 3-lobo. Ovario ovoideo atte-
nuato in uno stilo allungato ; carpello non scolpite
in alto. Seme libero nel nocciolo. Fronde con pic-
ciolo spinoso terminato di dietro da un margine
liguliforme. Rachide 0. Serenoa Hook. f.
5. Sepali 3 suborbicolari. Corolla brevemente od anche assai
distintamente tubulosa in basso. Stami coi filamenti
riuniti in basso fra di loro e formanti una cupula
più o meno connessa con la base della corolla. Ova-
rio turbinato, attenuato in stilo conico breve; stigma
puntiforme. Carpello profondamente scolpite in alto.
Seme ± libero od aderente all’endocarpio. Integu-
mento del seme fortemente inspessito longitudinal-
mente dal lato rafeale. Fronde con rachide brevis-
simo, triangolare ; picciolo ± spinoso.
Brahea Mart.
6. Sepali 2 suborbicolari. Corolla quasi intieramente divisa
in 3 filli valvati. Stami formanti con le basi dila-
— 6 —
tate dei filamenti una bassa cupola molto breve-
mente connata con la corolla. Ovario turbinato at-
tenuato in stilo conico breve ; carpello leggermente
scolpite in alto. Seme libero nel nocciolo. Integu-
mento del seme pochissimo inspessito dal lato del
rafe. Fronde con rachide brevissimo triangolare; pic-
ciolo spinoso. Acoelobhaphe Vendi.
## Integumento del seme fortemente inspessito dal
lato del rafe e penetrante in una profonda con-
cavità dell’albume. Fronde con picciolo ± spi-
noso od anche inerme; rachide più o meno pro-
lungato nel lembo.
7. Seme fortemente connesso al nocciolo.
Erythea S. Watson.
8. Seme libero dentro il nocciolo. Epicarpio membranaceo.
esternamente liscio. * Livistona R. Brown.
9. Seme libero dentro il nòcciolo. Epicarpio suberoso, tes-
sellato. * Pholidocarpus Bl.
v-v- Stili quasi connati o lungamente coerenti fra di
loro. Carpello sterili trasportate all’apice del frutto.
Fiori ermafroditi.
# Seme con albume ruminato.
10. Fronde con picciolo spinoso; rachide brevissimo trian-
golare. Copebnìcxa Mart.
ss# Seme con albume non ruminato.
-J- Integumento del seme db inspessito dal lato
del rafe e quivi fasciante l’albume o solo pe-
netrante molto superficialmente nell’ interno
di questo. Fronde con l’apice del picciolo zb
prolungato in un rachide.
11. Foglie con picciolo ± spinoso ai margini. Calice sub-
— 7 —
spataceo, tubuloso-campanulato con 3 lobi imbricati.
Corolla dopo l’ antesi decidua per intiero.
Washingtonia Wendl.
12. Foglie con picciolo inerme. Calice tuboloso, superfi-
cialmente 3-denticulato. Segmenti della corolla deci-
dui durante 1’ antesi, tubo persistente.
Pritchardia Seem, et Wendl.
( Colpothrinax G-ris. et Wendl.).
-| — j- Integumento del seme fortemente inspessito
dal lato del rafe, penetrante profondamente
dentro 1’ albume.
13. Frutto piccolo con epicarpio membranaceo liscio ai-
fi esterno. Fronde divise in varii segmenti fino al
picciolo o se intiere flabellato-suborbicolari a con-
torno dentato. * Licuala Rumph.
14. Frutto majuscolo con epicarpio suberoso conspicua-
mente tessellato. Fronde intiere flabellato-oblunghe
a contorno dentato, rachide sviluppatissimo.
* Teysmannia Reich, et Zolfi
<f* «$* ••£*■ Carpello libere alla base o leggermente coe-
renti, stili sempre liberi. Fiori dioici od ermafro-
dito-poligami.
# Fiori dioici. Calice cupular e 3-lobo. Corolla 3-den-
tata, quella del fiore maschio tubulosa, quella
del fiore femineo cupulare. Stili brevissimi.
Stigmi puntiformi. Fronde divise sino al pic-
ciolo in pochi segmenti, rachide 0; picciolo sca-
bridulo ai margini.
15 * Rhapis Linn. f.
## Fiori dioici. Sepali e petali liberi. Stili brevi
divergenti.
16. Seme globoso od ellipsoideo non solcato lungo il lato
del rafe; albume ruminato. Filamenti degli stami
— 8 —
brevi crassi; antere brevi oblunghe subcordate. Fronde
flabellato-orbicolari multifide; picciolo fortemente spi-
noso terminato di dietro da un breve triangolo; ra-
chide 0. * Chamaerops Linn.
17. Seme oblungo o reniforme solcato o profondamente
umbilicato dal lato del rafe ed ivi con un forte in-
spessimento suberiforme del tegumento ± penetrante
nell’ albume ; questo non ruminato. Filamenti degli
stami lunghi quanto i petali o poco più; antere
ovate. Fronde con picciolo tubercoloso-denticolato ai
margini; rachide 0. * Trachycarpus Wendl.
18. Seme oblungo pianeggiante dal lato del rafe ed ivi
con F integumento molto leggermente inspessito non
penetrante nell’albume; questo non ruminato. Stami
tutti ed in egual modo ben conformati, (almeno in
apparenza) nei fiori dei due sessi con antere versa-
tili oblunghe grandi; nei fiori maschi con filamenti
il doppio più lunghi della corolla. Fronde con pic-
ciolo terminato di dietro da un triangolo equilatero
non prolungato in un rachide; picciolo denticolato
ai margini. Rhapidophyllum Wendl et Dt.
### Fiori ermafroditi o poligami ; carpello libere
con stilo ± allungato. Frondi con piccioli non
spinosi terminati di dietro in un orlo orizzon-
tale ; rachide 0.
19. Stami (6) con filamenti filiformi subulati liberi sin dalla
base, seme con albume omogeneo solido con una
intrusione conica dell’ integumento del seme.
Trithrinax Mart.
20. Stami (6) con filamenti connati e formanti un tubo che
fascia l’ovario, liberi soltanto in alto. Seme con al-
bume omogeneo più o meno cavo nel centro senza
alcuna intrusione del tegumento.
Acanthorhiza Wendl.
' v- "5* 7 rrir - l ™ ' ■
— 9 —
Sottotribù II. — THRINACEAE.
Calice e corolla saldati insieme e formanti una
cupula più o meno 6-dentata. Ovario costituito da
una sola carpella uniovulata attenuata in uno stilo
che si dilata in uno stigma inlundibuliforme. Fo-
glie con piccioli inermi, terminati di dietro in un
orlo orizzontale. Rachide 0. Nessun filamento inter-
posto fra i segmenti.
21. Stami quasi sessili rovesciati in fuori in modo che le
antere deiscono apparentemente all’ esterno; connet-
tivo largo. Seme con albume non ruminato, scavato
alla base e compenetrato da una profonda intromis-
sione del tegumento. Hemithrinax Hook. f.
22. Stami con filamenti subulati; antere introrse, connet-
tivo non dilatato. Seme con albume non ruminato,
scavato alla base e compenetrato da una profonda
intromissione del tegumento, il quale talvolta tra-
versa tutto il seme nel senso assile.
Thrinax Linn. f.
23. Stami con filamenti subulati; antere introrse con con-
nettivo non dilatato. Seme profondamente solcato-
lobato longitudinalmente o plicato-cerebriforme e
quindi apparentemente con albume subruminato.
Coccothrinax Sargent.
Genere non ben noto e di posizione incerta.
24 ? Crysophila Bl.
Hanno foglie con piccioli non spinosi ai margini le Palme
dei seguenti generi : Sabal — Nannorhops — Pritchardia
— Acanthorhiza — Trithrinax — Hemithrinax — Thrinax
— Coccothrinax.
— 10 —
Hanno foglie con piccioli decisamente spinosi: Corypha
— Serenoa — Brahea * — Acoelorhaphe — Erythea * — Livi-
stona * — Pholidocarpus — Copernicia — Washingtonia —
Licitala — Teysmannia.
Hanno foglie con piccioli scabridi o denticolati ai mar-
gini, almeno nelle piante giovani : Rhapis — Rhapido-
phyllum — Trachycarpus (1).
Gen. 1. — Sabal, Adans. Fam. nat. II, 495; Mart. Hyst.
nat. Palm. Ili, 245 et 319 (excl. S. serrulata ), t. 103,
130; Benth. et Hook. f. Gen. Plant. Ili, 922; Drude
in Engl. et Prantl, Pflanzenf. I, 37 ; Baili. Hist, des pi.,
XIII, 313. — Sabal et Inodes 0. F. Cook in Bull.
Torrey bot. Club, 1901, 529.
Fronde plicato-flabellato-muJtifide, con ligula e
rachide più o meno sviluppati ; picciolo inerme ;
segmenti 1-costati + profondamente bifidi all’apice
od anche 2 volte partiti ed allora bicostati, con
un filamento fra un segmento o 1’ altro e spesso
anche fra le divisioni dei segmenti. Spadici dupli-
cato- o 3-plicato ramosi con varie spate tu buiose
sovrapposte. Fiori solitarii inseriti spiralmente in-
torno a ramoscelli sottili, provvisti di una brattea
e di una bratteola, ermafroditi ; calice tubuloso-
cupulare 3-dentato ; corolla brevemente tubulosa in
basso, divisa in 3 segmenti leggermente imbricati;
Nota. — Kei generi segnati con asterisco (*) i piccioli sono talvolta quasi
del tutto inermi, specialmente nelle fronde di piante vecchie.
(1) Sui caratteri distintivi delle Corypheae desunti dalle fronde si veda
lo scritto che porta il seguente titolo : « Die habituellen Merkmale der
Palmen mit facherformigen Blatt, der sogenannten Sabalartigen Palmen.
Von Herm. Vendi and. » (Bot. Zeit., 37 Jahr., 1879, p. 147).
— 11
stami 6 con filamenti subulati brevemente connati
con la corolla in basso non inflessi all’apice; an-
tere piccole cordate od oblunghe dorsi fisse; ovario
ovato, superficialmente S-solcato o 8-lobo, 3-locu-
lare, attenuato in uno stilo colonnare terminato
da stigma papilloso, capitellato; ovulo attaccato
nell’ angolo interno alla base della sua loggia.
Frutto globoso portante i resti dello stilo alla sua
base con le traccie delle carpelle rimaste sterili
aderenti od anche talvolta sviluppate; in quest’ul-
timo caso il frutto diventa didimo ; mesocarpio
parcamente carnoso; endocarpio tenuissimo, mem-
branaceo. Seme globoso, + depresso, con la base
riposante sul fondo del pericarpio ; ilo piccolo ba-
silare più o meno eccentrico ; micropilo centrale
segnato da un piccolo rilievo mammilleforme; rafie
basilare con il tegumento del seme in sua corri-
spondenza alquanto inspessito; albume omogeneo
corneo leggermente concavo in basso ; embrione
laterale o subdorsale penetrante assai profonda-
mente nell’ albume.
Il genere Sabal è stato fondato per la piccola palma
acaule universalmente conosciuta e da pertutto coltivata
col nome di S. Adansoni.
A detto genere Martius ha in seguito aggiunto le due
specie arborescenti: Sabal umbr acuii fera e mexicana, citando
anche il Sabal Palmetto , che il chiarissimo autore non ha
riconosciuto eguale al suo S. umbraculifera. Martius inoltre
rammenta (v. Ili, p. 247 e 320) vari altri Sabal , i quali sono
rimasti un continuo ingombro nella sinonimia di questo genere,
non essendo mai stato possibile di identificarli con sicurezza,
per la mancanza sin da principio di una descrizione scien-
tifica dei medesimi. Vari Sabal si trovano tutt’ora con tali
12 —
denominazioni nelle serre e nei giardini, ma nessuna impor-
tanza deve darsi a detti nomi specifici essendo quasi sem-
pre erronei. Così ho trovato il Sabal Adansoni ed il S. Pal-
metto, le due specie più frequenti nei giardini, coltivati
sotto quasi tutti i nomi orticoli conosciuti.
Di alcuni dei Sabal indicati da Loddiges per la prima
volta nel suo Catalogo del 1849 e rammentati pure da Mar-
tius, ma dei quali non è mai comparsa una descrizione, ho
visto nell’Erbario di Monaco dei saggi di fronde di pianta
giovanissima, inviati a quanto sembra da Loddiges stesso;
ma dalle sole fronde giovani, e direi quasi anche dalle
adulte, è impossibile riconoscere con sicurezza una specie
di Sabal. Per togliere quindi la confusione nella quale si
trova l’attuale nomenclatura del genere Sabal mi sembra
non vi sia altro mezzo che di non tener conto veruno delle
specie orticole non scientificamente descritte e delle quali
non sono conosciuti i fiori od i frutti, sebbene sia certo che
varie di esse corrispondono a talune delle specie valide da
me riconosciute.
La presente rassegna del genere Sabal non è che un ten-
tativo di monografia, poche essendo le specie di questo ge-
nere completamente note. In generale negli Erbari, di una
data specie di Sabal , ora mancano le fronde, ora i fiori, ora
i frutti, e delle fronde in generale non si hanno per lo più
che dei frammenti. Con tali materiali si capisce senza dif-
ficoltà come sia impossibile uno studio monografico di un
genere, i di cui componenti si distinguono fra di loro per
caratteri pochissimo salienti.
Il Sig. 0. F. Cook (1. c.) ha creduto di potere scindere
il naturalissimo genere Sabal in due, conservando il nome
di Sabal alla specie acaule, come la prima descritta, e
creando per quelle caulescenti od arboree il nuovo nome
generico di Inodes.
Oltre a possedere un tronco epigeo le Inodes si distin-
guerebbero dai Sabal per il rachide della fronda molto ro-
busto prolungato sin oltre il centro del lembo e con una
decisa tendenza ad inarcarsi ; un rachide distinto sebbene
non molto prolungato nel lembo esiste però anche nel Sabal
Adansoni ed uno stadio di transizione fra un rizoma ipogeo
ed un tronco aereo si ha nel Sabal Etonia, nel quale il
tronco è strisciante sopra il terreno e radicante di sotto.
Io posso anche aggiungere che il S. Adansoni si distingue
inoltre dai Sabal riferiti da Cook al gen. Inodes per lo spadice
che porta spate tubulose soltanto sopra l’asse primaria, man-
cando tale natura di spate alle sue diramazioni. A parte
ciò a me non è riuscito rintracciare negli organi riprodut-
tivi il benché minimo carattere che possa servire a distin-
guere il tipico Sabal dalle Inodes di Cook.
In coltivazione oltre al S. Adansoni alcune delle grandi
e belle specie arboree di Sabal prosperano nei giardini
della regione mediterranea. Grazie alla cortesia del Prof. An-
tonino Borzì ho avuto saggi completi dei Sabal che fiori-
scono e fruttificano nei giardini di Palermo ; inoltre dal
giardino della Casa bianca a Porto Ercole presso il Monte
Argentaro in Toscana mi sono stati trasmessi quelli degli
individui che circa 25 anni or sono aveva affidato al ter-
reno il mio compianto amico, il Generale Barone Vincenzo
Ricasoli. Dallo studio di questi saggi ho potuto riconoscere
che i Sabal arborei più di frequente coltivati nei giardini
(sotto i nomi più diversi) debbono quasi sempre riferirsi
al S. Palmetto od a varietà di questo. Nondimeno di alcune
forme coltivate non ho potuto ritrovare campioni selvatici
esattamente corrispondenti negli erbari.
A Palermo però oltre che del S. Palmetto , sia nel Giar-
dino botanico, sia nelle Ville dei contorni, si ammirano
anche grandi esemplari di Sabal Blackburniana e Sabal
princeps.
— 14 —
CHIAVE ANALITICA DELLE SPECIE DEL GENERE SABAL
A. Palma acaule. Tronco rizomatoso intieramente ipogeo.
Rachide delle fronde assai breve. Spadici eretti provvi-
sti di spate guainanti tubulose, soltanto nella parte
assile.
1. Adansoni Guern. — Stati uniti
meridionali.
B. Palme con tronco epigeo. Fronde con rachide assai pro-
lungato, talvolta sino quasi all’apice del lembo e ±
arcuato. Spadici 3-plicato-ramosi con spate tubolose
sulla parte assile ed anche sulle diramazioni primarie
od infiorazioni parziali.
1. Frutti piccoli , di 10-14 mm. di diametro , perfettamente
sferici rotondati e simmetrici alla -base (1).
I. Calice costui ato-nervoso (allo stato secco); petali lisci.
■4- Fronde con tutti i segmenti od almeno i centrali
± profondamente bipartiti all’apice.
A* Ramoscelli fioriferi gracili filiformi sottili ± an-
golosi (subtereti ma gracili nel S. parvijlora).
a Ramoscelli piuttosto lassamente coperti da fiori
lunghi 4-4.5 mm.
* Tronco strisciante, radicante al di sotto, non sol-
levantesi al di sopra del terreno ; spate delle
infiorazioni parziali aperte dal lato ventrale
con lembo in forma d’ orecchio d’asino.
2. Etonia Swingle — Florida.
* * Tronco aereo cilindrico. Spate delle infiora-
zioni parziali tubuloso-infundibulari, troncate
obliquamente alla bocca.
(1) Nel S. domingensis forse un poco attenuati verso la base.
15 —
a) Seme con embrione ± discendente situato a
circa la metà di un lato. Spatelle dei rami
secondari sorpassanti di poco le respettive
spate.
% Tronco subelato rivestito ± lungamente
dalle basi delle vecchie fronde.
3. Palmetto Lodd. — Stati Uniti
S. E. — Florida.
Palmetto v. bahamensis Becc. —
Is. Bahama.
## Pianta non sorpassante i 5 metri di al-
tezza con tronco nudo non ricoperto
dalle basi delle vecchie fronde.
4. Schwarzii (Cook) Becc. —
Florida.
b) Seme con embrione ascendente situato al di-
sotto della metà di un lato. Spatelle dei rami
secondari notevolmente eserte dalle respet-
tive spate.
5. neglecta Becc. — S. Domingo.
(3 Ramoscelli molto densamente coperti di piccoli
fiori lunghi 3-5 mm.
6. parviflora Becc. — Cuba.
Ramoscelli fioriferi crassiusculi tereti uniforme-
mente spessi circa 2 mm. Fiori relativamente
grandi (lunghi 5 mm.) ; petali sul secco angusti,
acuminati.
7. florida Becc. — Cuba.
-j — (- Fronde con tutti i segmenti indivisi all’ apice
od al più molto brevemente bifidi. Seme con
embrione orizzontale situato verso la metà di un
lato. Frutto a quanto sembra leggermente atte-
nuato verso la base.
8. domingensis Becc. — S. Do-
mingo.
II. Calice e corolla fortemente costulato-nervosi.
9. mexicana Mart. — Mexico
meridionale.
16 —
2. Frutti majuscoli óbpiri formi, distintamente attenuati in
una base piuttosto acuta simmetrica.
■’& Frutti larghi 18-20 mm. Seme largo 11-12 mm.;
embrione subdorsale discendente quasi vertical-
mente.
10. Blackburniana G-lazeb. —
Bermude.
## Frutti larghi 15-16 mm. Seme largo 8 mm. ; em-
brione laterale discendente obliquamente.
11. princeps Hort. — Patria?
3. Frutti piccoli di circa 1 cm. di diam. a base ± obliqua
ed asimetrica.
■:&. Fronde con segmenti, almeno in parte, 3-costulati,
due volte partito-fessi. Perianzio fruttifero con i
petali lungamente persistenti reflessi ed i resti dei
3 filamenti opposti a questi pure reflessi e gli altri
3 eretti.
-f- Frutto distintamente asimmetrico alla base o leg-
germente resupinato. Fiori piccoli, lunghi 3 mm.
acutiusculi ; calice e corolla sul secco non striati.
12. mauritiaeformis Gir. et W. —
Venezuela.
-) — j- Frutto a base obliqua con lo stilo conspicuo
lungamente permanente. Fiori majusculi, in boc-
cio obovati, larghi 2 mm. e lunghi 4, rotondati
nel vertice ; calice e corolla striato-nervosi sul
secco.
13. Yapa Wright. — Cuba;
Yucatan.
#.<$ Fronde con segmenti 1-costati, semplicemente fessi.
Perianzio fruttifero con petali decidui o presto
marcescenti. (Nel S. guatemalensis le fronde sono
ignote).
— 17 —
«$* Fronde.... Fiori lunghi 4 mm. o poco più; ca-
lice urceolato ristretto alla bocca a base e pa-
reti molto spesse, non nervoso-costulato; pe-
tali nervoso-costulati sul secco.
14. guatemalensis Becc. — Gua-
temala.
4* fi* Fronde con segmenti profondamente divisi
in due punte acuminatissime filamentoso -cau-
date. Frutto leggermente resupinato. Fiori in
boccio lunghi 4.2 mm. con calice e corolla
± costulato-striati sul secco; calice carncsetto
in basso.
15. causiarum (Cook) Becc. —
Porto Rico.
4. Frutti sferici non attenuati in basso, grossi all’ incirca
come ciliegie.
# Ramoscelli fruttiferi notevolmente inspessiti nella
parte centrale.
16. uresana Trelease. — Mexico
settentrionale.
## Ramoscelli fruttiferi uniformemente sottili non
inspessiti nella parte centrale,
fi- Embrione subdorsale.
17. texana (Cook) Becc. — Texas.
-)-+ Embrione laterale.
18. Rosei (Cook) Becc. — Mexico
centrale.
Distribuzione geografica dei Sabal.
Stati Uniti merid. e Florida. — S. Adansoni, Palmetto ,
Etonia, Scliwarzii.
Bermude. — S. BlacJcburmana.
2
— 18
Bahama. — S. Palmetto bahamensis.
Texas. — S. texana.
Mexico settentr. — S. uresana.
— centr. — S. Rosei.
— merid. — S. me.ricana.
Guatemala. — S. guatemalensis.
Venezuela. — S. mauritiaeformis.
Yucatan. — S. Yapa.
Cuba. — S. Yapa, parviflora , florida.
San Domingo. — S. domingensis , neglecta.
Porto Rico. — S. causiarum.
Specie dubbie, note solo di nome od escluse.
Sabal acaulis Revue Hort. 1885, 414 et 1889, 5 = Sabal
Adansoni ?
— adiantina Rafin. FI. Ludov. 17. — Quid?; Am. bor.
(ex In. Kew.).
— carolini an a Hort. ex Poir. Encycl. VI, 356 ; Kuntli
Enum. pi. Ili, 246 = S. Adansoni.
— - coerulescens Hort.; Kew Report 1882 (1884) 63.
— columnaris Lodd. cat. 1849 ex Mart. Hist. nat.
Palm. Ili, 320, nomen. — Hab. ?
— elata Lodd. Cat. 1849 ex Mart. 1. c. 320, nomen.
Hab. ?
— Giesbreghtii Hort. — Nel Giardino botanico di Pa-
lermo sotto questo nome si coltiva il S. Palmetto.
— gigantea Fulchir. ex Steud. Nom. ed. II. 2. 489 —
S. mexicana ? ex Ind. Kew.
— glaucescens Lodd. ex Mart. 1. c. 247 = S. mauri-
tiaeformis ? fide Gris.
— graminifolia Lodd. ex Mart. 1. c. 247, nomen.
— havanensis Lodd. Cat. 1849 ex Mart. 1. c. p. 320,
nomen.
— Hystrix Nutt. Gen. 1. 230 (ex Mart. 1. c. 250) =
Rhapidophyllum Hystrix Wend. et Dr.
19 —
Sabal magdalenae Linden in Illustr. Hort. XXVIII (1831)
32, nomen. — Nuova Granata.
— megacarpa Hort. — Nome comparso per la prima
volta nel Rapporto del 1905 p. 289 del Giar-
dino di Buitenzorg ed assegnato ad una Palma
proveniente dal Giardino botanico di Leida, al
quale, da quanto mi scrive il Prof. Janse, era
stato inviato con detto nome da quello di New
York.
— minima Nutt, in Am. Journ. Sc. Ser. I. V (1822) 293
= S. Adansoni ex Ind. Kew. — Chapman nella
FI. of the S. Unit. States 2' edit. 438 riferisce
dubitativamente detta specie alla Serenoa ser-
rulata.
— minor Pers. syn. I 399 = S. Adansoni.
— Mocini Hort. Riccobono in Boll. soc. ort. di Pa-
lermo, 1904, 2 = S. Blackbur ninna.
— nitida Hort. ex H. Wendl. in Kerck. Palm. 25 —
Brahea ; minima H. Wendl. 1. c. — Sabal Adan-
soni? ex Ind. Kew.
— oleracea Lodd. cat. 1849 ex Mart. Hist. nat. Palm.
III. 320. Quid?
— pumila Ell. Sketck, I, 430 = S. Adansoni fide Chapm.
FI. S. Unit. States, edit. 2.a 438.
— Sanfordii Lind. = S. Palmetto ? Florida.
— serrulata R. et Sch. = Serenoa serrulata.
— taurina Lodd. Cat. 1849 ex Mart. Hist. nat. Palm.
v. Ili, 320; Gris. FI. Brit. West. Ind. p. 514;
O. F. Cook in Bull. Torrey bot. Club, 1901, p.
530. — Indicato come introdotto dalla Giam-
maica o da Trinidad = S. Adansoni ?
— umbraculifera Mart. Hist. nat. Palm. v. Ili, 245,
t. 130 = S. Palmetto.
— umbraculifera (non Mart.) Gris. FI. Brit. W. Ind. 514
et Auct. plurim. Nome applicato a varie specie
ed anche al S. Blackburniana ; vedi a tale ri-
guardo Hemsley in Chall. voy., Bot. I. 71.
— 20 —
Sabal Woodfordii Lodd. ex Mart. Hist. Nat. Palm.
Ill, 247.
Specie di Sabal pubblicate sotto il nome di /nodes.
Inodes Blackburniana 0. F. Cook in Bull. Torrey bot. Club
1901, p. 531 = Sabal Blackburniana Glazeb.
— causi arum 0. F. Cook. 1. c. = S. causiarum Beco.
— glauca U. Damm. in Urban Symb. Ant. (FI. Port.)
IV (1903) 127 = Sabal causiarum Becc.
— Palmetto 0. F. Cook. 1. c. 532 = S. Palmetto Poem.
et Sch.
— Rosei 0. F. Cook. 1. c. 534 = Sabal Rosei Becc.
— Schwarzii 0. F. Cook. 1. c. 532 = Sabal Schioar-
zii Becc.
— texana 0. F. Cook. 1. c. 534 = Sabal texana Becc.
— uresana 0. F. Cook. 1. c. 534 = Sabal uresana
Trelease.
— vestita 0. F. Cook. 1. c. 533. — Descritta dalle
sole parti vegetative dietro un individuo colti-
vato nelle serre del Dipartimento della Agricol-
tura a New York.
1. Sabal Adansoni Guernsent in Bullet. Soc. philomat.,
Ili, (1803) 206, t. 25; Bot. Magaz., t. 1434; Mart.
Hist. nat. Palm., Ili, 246, 319, t. 103 f. 2 et tab.
morf. S. f. 1, t. YT, f. 4, t. Z II, f. 2, 3, 4 ; Chapman
Flora of the south Unit. Stat. 2d edit., 438; 0. F.
Cook in Bull. Torrey bot. Club, 1902, 530; Hasskarl in
Retzia, I, 5. — Sabal minor Pers. Enchir. 1, 399;
Sprengel. Syst. veg., II, 137. — Sabal pumila Ell.
Sketch 1, 430 (ex Ind. Kew.). — Sabal minima Nutt,
in Ann. Journ. Sc. ser. I, V (1822), 293 (ex Ind. Kew.).
— 21
— Sabal caroliniana Hort. Paris, fide Schult. fil. ex
Kunth En., Ill, 246. — (?) Sabal taurina Lodd. ex
Mart. Hist. nat. Palm., Ill, 320, 348 ; Gris. FI. Brit.
West Ind., 514. — Sabal glabra Sargent, Silva of N.
Am., X, 38 (in nota). — Rhapis acaulis Willd. sp. pi.,
IV, 1903. — Gorypha minor Jacq. Hort. Vindob., Ill,
8, t. 8. — Corypha pumila Walt. Flor. Carol., 119. —
Chamaerops glabra Mill. Gard. Diet. ed. VIII. n. 2 (ex
Ind. Kew.). — Chamaerops acaulis Mich. Fior. amer. II,
207 (ex Ind. Kew.).
Descrizione. — Palma acaule con rizoma intieramente
sotterraneo, producente una chioma di poche fronde.
Fronde con piccioli lunghi presso a poco quanto il lembo
ed anche piu corti, convessi di sotto, latamente scavati a
doccia di sopra presso la base, leggermente concavi o pia-
neggianti verso l’alto ; ligula piana subtriangolare spesso
inequilatera ottusa od acutiuscula; rachide breve, ordinaria-
mente non penetrante che 4-7 cent, dentro la lamina, stret-
tamente alato ai margini alla base, dritto (non arcuato) ;
lembo 3/4 orbicolare o poco più che dimidiato-orbicolare
(quando appartenente a pianta adulta), diviso in 20-30 e
talvolta anche 35 segmenti ; questi sono acuminati in punta,
rigidi intieri o molto brevemente bifidi con un filamento
molto gracile e fugace nella terminazione dei semi primari,
i quali nella parte centrale rimangono a circa la metà od
anche ai due terzi superiori del lembo e dai lati molto più
vicini alla ligula; i segmenti centrali misurano d’ordinario
da 45-65 cm. di lunghezza, ma talvolta sino 90 cm. ed
all’altezza dei seni sono 2-3.5 cm. e nelle fronde robuste
sino 4-5 cm. di larghezza; essi sono assai fortemente striati
da numerosi nervi secondarii molto rilevati; venule tran-
sverse molto brevi e d’ordinario poco distinte, specialmente
nella pagina superiore.
Spadici glabri in ogni parte, eretti, angusti, rigidi, lun-
ghi 0.60-1.20 m. con 5-6 od anche 10-12 rami (infiorazioni
parziali), ognuno uscente dall’ interno di una spata; parte
assile dello spadice di 5-15 mm. di spessore subterete in
alto e più o meno compressa in basso, vaginata da varie
spate lungamente tubulose non portanti rami, di cui al-
meno le più basse ± ancipiti; spate superiori tubulose in
basso, terminate in punta in forma d’orecchio d’asino,
acuta od acuminata; rami portati da una parte pedun-
colare inclusa nella respettiva spata e provvista di una
spata propria bidentata; le infiorazioni parziali (rami) mag-
giori. che sono le più basse, usualmente sono lunghe (nella
parte eserta dalla spata) 10-15 cm. con parte assile dritta
divisa in pochi (8-15) ramoscelli semplici ; questi sono ± an-
golosi, filiformi, spessi 0.7-1. 5 mm. e lunghi di solito 5-8 cm.;
talvolta le infiorazioni parziali sono lunghe sino 25 cm. con
25 ed anche più ramoscelli lunghi sino a 10 cm. e questi
in taluni casi suddivisi in ramoscelli più corti, in modo che
si hanno infiorazioni parziali ora semplicemente ramose,
ora 3-plicato-ramose, formanti delle piccole pannocchie so-
vrapposte, ora molto lasse, ora assai dense ed ovate; i ra-
moscelli a maturità del frutto sono poco più spessi che
durante l’antesi (1.5—2 mm.) ed hanno dei pulvinuli molto
superficiali sopra i quali riposano i frutti.
Fiori inseriti spiralmente con non molta regolarità in-
torno ai ramoscelli, provvisti di una brattea e di una brat-
teola ambedue minutissime ed apiculate; i fiori in boccio
bene sviluppato sono lunghi 3 mm., oblunghi, più o meno
ottusamente apiculati nel vertice, allorché bene aperti lun-
ghi 3.7—4 mm.; calice ciatiforme-campanulato, corrugato-
venoso-striato sul secco, diviso sino alla metà in 3 lobi
latamente triangolari o deltoidei acutiusculi ; corolla (du-
rante 1’ antesi) una e mezzo o due volte più lunga del
calice ; petali riuniti in basso in tubo breve nella parte
libera, ovato-ellittici, concavo-cimbiformi, acutiusculi, non
denticolati ai margini, crassiusculi, non striato-venosi sul
secco; stami tutti eguali, subulati, con antere piccole, molto
largamente cordato-sagittate, quasi tanto larghe quanto
lunghe, facilmente decidue, di guisa che subito dopo 1" an-
tesi rimangono i fiori coi filamenti che con i loro rigidi
— 28 —
ed acutissimi apici sorpassano di poco i petali. Ovario an-
gustamente trigono-piramidato, lungo 2. 5-2. 7 mm., 3-sol-
cato; stigma papilloso troncato-capitellato.
Frutti portati dal perianzio non accresciuto, ma col ca-
lice indurito formante un brevissimo pedicello di 2 mm. in
larghezza ed altezza, perfettamente sferici con lo stilo per-
manente tozzo, dritto e poco apparente alla base : allorché
ben maturi di 8.5-9 mm. di diam., nerissimi, lucidi, a epi-
carpio sottile, pellicola, re ; mesocarpio molto scarsamente
carnoso, bruno-violescente, amarognolo.
Seme globulare leggermente depresso, a superficie lucida
color caffè tostato, largo 5.5-6. 5 mm., spesso 5-5.5 mm. con
base pianeggiante e quivi con un piccolo rilievo (mammilla
micropilare) quasi centrale e 1’ ilo eccentrico; embrione
situato verso la metà di un lato o poco al di sotto, pene-
trante orizzontalmente dentro l’albume per circa */4 o poco
più della larghezza totale del seme. Talvolta si sviluppano
2 ovuli ed allora i frutti sono didimi; talvolta un ovulo
viene a perfezione ed uno si sviluppa incompletamente ed
allora il frutto presenta alla base una gibbosità più o meno
distinta.
Habitat. — In tutta la parte S-E degli Stati uniti: dalla
Carolina del Nord si estende sino nella Florida e ad occi-
dente nell’Arkansas, nella Luisiana e nel Texas.
Cresce nelle boscaglie basse ed umide e nei luoghi inon-
dati, predilige i terreni arenosi; s’incontra anche sulla
spiaggia del mare.
Il S. Adansoni è stato indicato anche dalle Bermude
(A list of Plants collected in Bermuda in 1905 by A. Han-
ford Moore, Cambridge Mass., 1906), ma di certo sono state
credute appartenenti a questa specie le giovani piante di
Sabal BlacJcburniana.
Riporto qui appresso le località principali delle quali ho
visto esemplari istruttivi con l’ indicazione delle più salienti
particolarità che i medesimi mi hanno offerto.
North Carolina: Carolina Beach , in terreni bassi
— 24 —
presso Wilmington (Biltmore n. 3410a in Herb. Miss. Bot.
Gard. e Sargent) fortemente striati dai nervi secondarii,
specialmente nella pagina inferiore dove le venule trasverse
sono assai distinte e ne rendono la superficie minutamente
tessellata. Fronde robuste con lembo molto spesso e rigido ;
segmenti centrali restringentesi ad un tratto un poco al
di sopra dei seni facendo una curva sul margine come
nelle fronde di varie Thrinax ; picciolo in alto largo
13—18 mm. ; segmenti 30-32 ; i centrali lunghi 50—55 cm. ;
larghi ai seni 28-35 mm. ; forma molto speciale.
South Carolina: Bluffton (Herb. Miss. Bot. Gard.)
— Sea Islands presso Charleston (Cabanis in Herb. Berol.).
Eastern Texas: Elihu Hall n. 616 (in Herb. Miss.
Bot. Gard.). Spadice gracilissimo con spate più basse ancipiti
larghe 4-5 mm. ; rami primari con soli 5-6 ramoscelli gra-
cili indivisi lunghi 6-7 cm. Fronde piccole ; picciolo in alto
largo 7 mm.
Mississipi: Biloxi, (Tracy n. 5145 in Herb. Miss. Bot.
Gard.). Gracile; rami dello spadice con 13-14 ramoscelli
fioriferi indivisi assai robusti, spessi alla base 1-1.5 mm.,
lunghi 5-8 cm.
Georgia: Boscaglie presso Flint River , Samter Co.;
(R. M. Harper n. 1055 in Herb. Miss. Bot. Gard.). — Spadici
gracilissimi, infiorazioni parziali con 10-12 ramoscelli gra-
cilissimi filiformi indivisi, lunghi 5-6 cm., spessi alla base
0.5-0.8 mm.; fronde misuranti 40 cm. dalla ligula all’apice
dei segmenti centrali ; picciolo in alto largo 8 mm.
Florida: Chattahooche River, comune in luoghi palu-
dosi (B. F. Bush n. 282 in Herb. Miss. Bot. Gard.). Spadice
gracile con spate basse ancipiti larghe 5-6 mm.; rami con
poche (3-7) diramazioni patenti rigide subulate indivise,
lunghe 4-5 cm., spesse 1 mm. alla base. Fronda con lembo
lungo 60 cm. e picciolo largo 9 mm.
Florida: Terreni bassi presso Tocoi , Curtiss, North.
Amer. plants n. 2679 (in Herb. Sargent; Miss. Bot. Gard.;
Levier). Sono questi gli esemplari che Sargent ha conside-
rati come tipici del suo Sabal glabra. Spadici gracili con
— 25 —
parte assile dritta rigida ; rami maggiori lunghi 10-12 cm.
con parte assile dritta e rigida con pochi, al più 10-12, ra-
moscelli fioriferi indivisi lunghi 4-5 mm. subulati, spessi
1 mm. alla base ; fronde con segmenti centrali lunghi 45-
65 cm. ; picciolo largo in alto 7-8 mm. ; altri spadici pure
di Curtis e di Tocoi hanno la parte assile più robusta
anguiosa con 15-16 ramoscelli fioriferi lunghi 7-8 cm.,
spessi 1.5 mm. alla base; un esemplare però pure di Tocoi
e di Curtis ha i rami più bassi lunghi 16-17 cm, con 15-16
rami lunghi 8-10 cm. e parte assile incurva e sinuosa.
Florida: Orange Bend , Lake Co. (Nash n. 1871 in
Herb. Sargent). Esemplare simile al n. 2679 di Curtiss, ma
con fiori un poco più angusti nel boccio, lunghi nell’antesi
4 mm.
Florida: Bassi boschi presso Jacksonsville, (Curtiss’ Se-
cond distr. n. 5784 in Herb. Miss. Bot. Gard.). Pianta robu-
sta; spadice con parte pedunculare robusta, spessa 8-9 mm.,
poco compressa; infiorazioni parziali rigide con parte assile
forte angolosa, ramoscelli fioriferi numerosi tutti semplici,
rigidi angolosi, lunghi 4^8 cm., spessi alla base 1-1.5 mm.
Fronda rigida con 26 segmenti di cui i centrali lunghi
55 cm.; picciolo largo in alto 15 mm.
Florida: Milton (Herb, of Florida Agricultural college,
P. H. Rolfs collector n. 669 in Herb. Miss. Bot. Gard.). Pianta
molto robusta; uno spadice fruttifero misura 1.10 m. e
porta 12-13 infiorazioni parziali; la parte peduncolare è
poco compressa e spessa sino 15 mm. ; i rami più bassi
sono duplicato-ramosi, lunghi sino 25 cm. con la parte as-
sile curva e flessuosa; i superiori semplicemente ramosi; i
ramoscelli fioriferi sono robusti rigidi angolosi lunghi 5-8
cm. spessi alla base 1-2 mm. Esemplare simile a quelli
della Luisiana e dell’Arkansas.
Arkansas: Bassi boschi presso Homan , Miller County
(Eggert, Herb. Amer. in Herb. Miss. bot. Gard.). Spadice
robusto come nell’esemplare di Milton (Rolfs n.° 669); rami
lunghi sino 25 cm., con parte assile curvato-sinuosa e con
sino 26-27 rami secondari, di cui i più bassi nuovamente
— 26
ramosi; ramoscelli angolosi, robusti, spessi sino 2 mm. e
lunghi 8-10 cm.
Louisiana: vicinanze di Alexandria molto abbondante
nei boschi uliginosi, (Carleton E. Ball, Plants of Louisiana
n.° 452, in Herb. Miss. bot. Gard.). Spadice esattamente
come nell’esemplare di Milton (Rolfs n.° 669) con rami bassi
duplicato-ramosi. Fronda robusta con circa 30 segmenti di
cui i centrali lunghi 65 cm.; picciolo in alto largo 15 mm.
Louisiana: New Orleans (A. Fendler 1846 in Herb.
Miss. bot. Garden). Un esemplare consistente in un solo spa-
dice robusto con fiori giovanissimi ma nel quale i rami
sono marcatamente duplicato-ramosi.
Texas: Di questa provenienza nell’Erbario del Missouri
bot. Gard. si trova un esemplare (di antico collettore, col
n.° 13), il quale differisce dagli altri per i fiori alquanto
più piccoli, sorpassando appena i 3 mm. in lunghezza (aperti)
e per essere i fiori stessi assai più numerosi e quindi più
densi sui ramoscelli; i rami portano 8-10 ramoscelli indivisi
lunghi 4-5 cm.
Del Texas si trovano esemplari di S. Adansoni (che però
non ho visto recentemente) di B. Matthes n.° 421 e di Hall
n.° 616, nell’Erb. Boissier.
Osservazioni. — Il Sabal Adansoni nell’ America del
Ford offre il grado di variabilità che presentano le specie
di Palme occupanti una estesa area geografica e che sono
quindi dotate di una grande adattabilità a climi disparati
ed a condizioni di vegetazione variabili, come sarebbero il
Chamaerops humilis nella regione mediterranea, la Phoenix
spinosa in Africa, la Phoenix humilis in India, il Cocos
Romanzofjìana nell’America australe ecc.
Il polimorfismo del S. Adansoni si osserva principalmente
nelle parti vegetative ed in una maggiore o minore suddi-
visione dei rami nelle infiorazioni parziali.
Uno studio accurato di questa Palma nei luoghi dove
cresce è possibile che dimostri che alcune forme di essa
sono localizzate a determinate regioni e si potranno forse
— 27 —
distinguere delle « sotto-specie » o « microspecie » tutte da
accogliersi sotto la « specie collettiva » o « Synspecies »
Sabctl Adansoni.
È possibile del S. Adansoni distinguere le seguenti forme,
fra le quali però si incontrano tutti i passaggi possibili.
a. Fronde grandi erette con piccioli lunghi quanto il lembo
ed anche più. Spadici 3-plicato-ramcsi, ultime dirama-
zioni brevissime.
(3. Fronde piccole o mediocri patenti con picciolo assai più
corto del lembo. Spadici duplicato o sub B-plicato ra-
mosi, ultime diramazioni brevissime.
*y. Fronde grandi erette con lunghi piccioli, spadici dupli-
cato ramosi o semplicemente ramosi.
8. Fronde piccole con spadici semplicemente ramosi e ra-
moscelli piuttosto brevi e rigidi,
s. Fronde piccole con spadici semplicemente ramosi e ra-
moscelli gracili filiformi allungati per lo più poco nu-
merosi.
Si. Spadici semplicemente ramosi, ramoscelli con fiori più
piccoli e più numerosi dell’ordinario.
Delle forme a e [5 non ho visto che piante in cultura.
Esemplari selvatici con spadici 3-plicato ramosi non ne ho
trovati negli erbari. E forse una tale sovrabbondante rami-
ficazione un effetto della cultura ?
Della var. ^ si trovano spesso esemplari in coltivazione
ed a questi corrisponde l’esemplare di Fendler della Lui-
siana.
Le forme è e £ sono quelle prevalenti nella Florida.
La forma Si sarebbe propria del Texas.
Della forma a un esemplare che da vario tempo io col-
tivo in pien’aria presso Firenze e che tutti gli anni fiori-
sce e fruttifica ha delle fronde erette con 35 segmenti dei
quali i centrali misurano 90-95 cm. dalla ligula all’apice e
che all’altezza dei seni sono larghi 4-5 cm.; il rachide si pro-
lunga dritto per circa 20 cm. nel lembo; il picciolo è lungo
quanto il lembo e talvolta anche più, sino 1.20 m., largo
— 28
2-2.5 cm. in alto e 4r- 5 cm. in basso ; gli spadici sono lun-
ghi sino 1.25 m. con 8-9 infiorazioni gradatamente decre-
scenti, assai dense, latamente ovate, 3-plicato ramose ed ul-
time diramazioni brevissime ; le spate basilari sono larghe
oltre 2 cm. e fortemente compresse. I fiori in quest’ esem-
plare non si aprono tutti in una volta, ed in alcuni lo sti-
gma sporge dal perianzio prima che questo sia compieta-
mente sviluppato. Dalla base dell’ovario dei fiori bene aperti
sgorga nettare in abbondanza. T fiori sono frequentati da
api, ditteri e microlepidotteri.
In questo esemplare le fronde che si sollevano erette non
rimangono mai intiere durante tutta l’annata perchè inva-
riabilmente i venti ne rompono il lembo alla base al punto
d’unione dei segmenti col rachide, non essendo questo robu-
sto abbastanza per sopportare lo sforzo. Evidentemente
questa forma ha avuto origine nelle boscaglie al di fuori
dell’influenze delle forti correnti d’aria.
Un altro individuo che pure coltivo in pien’aria nelle
medesime condizioni del precedente, ma riferibile alla var. (3
produce spadici più piccoli dell’altro con infiorazioni par-
ziali fortemente duplicato-ramose ed anzi con accenno ad
esser 3-plicato-ramose; fronde più patenti che nell’esemplare
precedentemente descritto, più piccole e meno lacerabili dai
venti e con piccioli assai più corti del lembo.
Il S. Adansoni è una Palma frequentemente coltivata in
pien’aria nei giardini della regione mediterranea, ma è te-
nuta in assai poco pregio, perchè vegeta lentamente e pro-
duce poche fronde, le quali in luoghi aperti e sottoposti
all’azione di forti venti vengono molto strapazzate e rotte
all’apice del picciolo per la poca resistenza offerta dal ra-
chide; coltivata però come pianta di sottobosco in luoghi
freschi e che le convengano e specialmente sulle sponde dei
laghi può riuscire assai ornamentale. E del resto una Palma
di una rusticità ed adattabilità straordinaria, vegetando
egualmente bene sotto il clima di Calcutta o di Buitenzorg
come sotto quello di Firenze.
Oltre alle forme a. e ^ sopra descritte si hanno in coltura
29 —
altre che corrispondono perfettamente agli esemplari selva-
tici della Florida (var. *y e d) con infiorazioni semplice-
mente ramose.
2. Sabal Etonia Swingle in Bull. Torrey bot. Club,
XXIII (1896), 99; G. V. Nash, Notes on some Florida
Plants, in Bull. Torr. bot. Club 1. c.
Descrizione. — L’intiera pianta non si innalza più di 1.40 m.
dal suolo ed ha un tronco rizomatoso strisciante tortuosa-
mente sul terreno, lungo 60-90 cm., radicante al di sotto
per tutta la sua lunghezza e producente il ciuffo delle fronde
e gli spadici alla sua estremità.
Fronde quasi orbicolari; picciolo largo in alto 10-15 min.,
in sezione transversa depresso-sub-triangolare essendo piano
di sopra e convesso con angolo ottusissimo di sotto, i suoi
margini sono molto acuti ; la ligula è breve ± asimmetrica;
il rachide è assai prolungato e fortemente arcuato in punta,
piano di sotto coi margini acuti molto strettamente alati
in basso; i segmenti sono circa 40, rigidi, finamente striati
da numerosi nervi secondari, concolori e opachi sulle due
faccie, verdi pallidi sul secco; venule transverse indistinte;
costole superiori ed inferiori quasi egualmente robuste, nude
(non paleacee), terminanti ambedue nel respettivo seno con
un ben distinto e lungo filamento; tutti i segmenti sono
gradatamente acuminati dal seno più basso in su ; i mag-
giori, che sono quelli della metà dei lati, misurano dalla
ligula al loro apice 45 cm. e sono larghi 25-35 mm. all’al-
tezza dei seni inferiori, i quali nel centro della fronda si
trovano verso il terzo inferiore; i segmenti apicali sono i
più stretti e sono più piccoli anche dei più esterni; le se-
conde divisioni giungono sino circa alla metà dell’intiero
lembo nei segmenti più esterni, sino al terzo superiore ne-
gli intermedi dei lati, ed in quelli centrali a soli 5-7 cm.
dall’apice; le due divisioni dei segmenti sono acuminatissime
drittissime e rigide; i margini sono leggermente inspessiti.
30 —
Spadici di poco più corti delle fronde, 3-plicato-ramosi ;
le prime diramazioni formanti come nel S. Palmetto delle
infiorazioni parziali paniculeformi oblunghe, di 35-40 cm.
di lunghezza e divise in 10-12 rami assai ravvicinati, pa-
tenti, arcuati; ogni ramo nasce dall’ascella di una spata
tubulosa in basso, finamente striata, sparsa di squamule
ferruginose (all’epoca della fioritura), aperta lungo quasi
tutto il lato ventrale con lembo lanceolato, acuminato, in
forma d’orecchio d’asino, essucco bruno rossastro; i rami
delle infiorazioni parziali sono piuttosto brevi, i maggiori,
che sono i più bassi, lunghi 12-15 cm., con la porzione
pedicellare intieramente inclusa nella respettiva spata e
provvista essa pure di una piccola spata propria che sporge
appena dall’altra ed è bifida all’apice ; la parte assile delle
infiorazioni parziali è assai fortemente angolosa e porta
spiralmente assai ravvicinati fra di loro 12-18 ramoscelli
fioriferi; questi sono filiformi, subtereti o angolosi, al
momento della fioritura spessi alla base circa 1 mm. ed
all’epoca della maturità del frutto presso a poco il doppio.
Fiori inseriti quasi orizzontalmente e non molto densa-
mente a spirale intorno ai ramoscelli, muniti di una brat-
tea e di una bratteola, ambedue scariose con larga base
e ± apiculate ; i fiori in boccio bene sviluppato sono lun-
ghi ± 4 mm. e larghi 1. 5-1.8 mm., oblunghi un poco atte-
nuati all’apice col vertice ottuso ; calice campanulato a base
alquanto carnosa e troncata, diviso sino al terzo inferiore
o sin circa la metà in 3 lobi deltoidei acutiusculi od obtu-
siusculi, fortemente macchiati in punta e =t corrogato-ve-
nosi sul secco, ma non nettamente costato-nervosi ; corolla
due volte più lunga del calice, tubulosa nel terzo inferiore
con divisioni crassiuscule, non striate sul secco, poco distin-
tamente venose per trasparenza anche allorché rinvenuti
nell’acqua calda, oblunghe, conca vo-naviculari, ottusiuscule
a margini molto finamente ciliolati allorché osservate con
forte lente ; ovario con stilo colonnare-subtrigono, legger-
mente rigonfio nella parte centrale, bruscamente assotti-
gliato all’apice ; stigma capitellato.
— 31 —
Frutti regolarmente sferici, di 11-12 mm. di diam. con i
resti dello stilo alla base piccoli e poco apparenti; perian-
zio fruttifero formante un piccolo pedicello lungo 1.5 mm.
e poco più largo.
Seme globulare un poco più largo che alto, largo 7.5 mm.,
fortemente convesso od emisferico nella parte superiore,
con la base pianeggiante anzi un poco incavata e la mam-
milla micropilare centrale e poco rilevata; ilo eccentrico.
Embrione situato verso la metà di un lato, discendente
molto obliquamente e profondamente nell’albume.
Habitat. — Nella parte centrale della Penisola della
Florida. Di questa specie ho visto esemplari autentici nel-
l’Erbario di Berlino, e del Missouri bot. Garden con l’eti-
chetta : — Plants of central peninsular Florida, collected in
vicinity of Eustis, Lake county. By Geog. V. Nash, June
16-30 1894, n.° 999, Sabal Etonia Nash, n. sp. Dry soil,
exclusively in « Shrub ».
Osservazioni. — È affine al S. Palmetto , ma si distingue
per la sua maniera di crescere, m quantochè il tronco del
S. Etonia è sempre strisciante e radicante di sotto. Si di-
stingue poi per le spate delle infiorazioni parziali non tron-
cate obliquamente alla bocca ma con un lembo lanceolato
in forma d'orecchio d’asino. Le fronde sono più piccole che
nel S. Palmetto ed a punte più rigide. Il calice non è di-
stintamente striato ma semplicemente corrugato venoso sul
secco; i petali sono assai spessi e non appariscono venosi
per trasparenza altro che dopo essere stati fatti rinvenire
con l’ebulJizione. Il frutto è un poco più grosso di quello
del S. Palmetto; anche il seme sembra leggermente più
grosso ; ma i frutti che io ho potuto studiare non erano
perfettamente maturi.
Il Sig. G. W. Nash (1. c.) scrive che « il S. Etonia è
« confinato nello scrub (le broussailles o fruticeti della Flo-
« rida) nelle vicinanze di Eustis, Lake Co., dove è molto
« comune. Il Sig. W. T. Swingle del laboratorio subtropi-
— 32 —
« cale di Eustis fu il primo a richiamare l’attenzione so-
« pra questa nuova Palma all’ adunanza del Botanical
« Club, A. A. A. S., in Madison Wis. in Agosto 1898
« (Bull. Torr. Bot. Club, XX, 864, 1893; Bot. Gaz. XVIII,
« 348, 1893). Il tronco del S. Etonia differisce essenzialmente
« da quello del Palmetto perchè non s’innalza dal suolo
« ma striscia sopra questo e diventa col tempo assai lungo
« ripiegandosi anche una o due volte sopra se stesso e
« formando una completa S; al suolo è poi solidamente
« fissato col mezzo di innumerevoli radici che nascono
« nella sua parte inferiore, mentre l’estremità vegetante
« progredisce strisciando in avanti e mai sollevandosi al
« di sopra del terreno ; il tronco o rizoma acquista la lun-
« ghezza di 0.70-1 m. e sembra che la parte posteriore
■< moia e si putrefaccia mano mano che la parte anteriore
« germogliante si avanza. Anche il Sabal Palmetto nella
« sua prima età ha un rizoma che si sprofonda nel ter-
« reno, ma poi ad un tratto il giovane tronco si raddrizza
« per innalzarsi sino a 50-70 piedi ».
« Nelle piante adulte il contrasto fra la maniera di cre-
« scere del S. Etonia e Palmetto è marcatissima perchè nel
« Palmetto l’estremità sotterranea del tronco ha la forma di
« un grosso tubercolo con centinaia di radici irradianti in
* ogni direzione; mentre nel S. Etonia l’intiero tronco è stri-
« scianto ed emette radici dalla parte in contatto col suolo ».
3. Sabal Palmetto Lodd. ex Roem. et Sch. Syst. Veg.
VII. 2. 1487, n-° 5; Chapman, Flora of the South unit.
States, edit. 2a, 438. — S. umbr acuii fera Mart. Hist,
nat. Palm. Ili, 245, t. 130, et t. morf. T. f. 5; t. Y,
f. 5-6-7 ; t. Z, 1 (excl. syn. Glazeb. et locai.). — Inodes
Palmetto O. F. Cook in Bull. Torrey bot. Club, 1901,
532. — Corypha Palmetto Walter FI. Carol. 119 (1788).
— Chamaerops Palmetto Mich. FI. bor. am. 1, 206.
Descrizione. — Palma raggiungente col tempo sino 20 m.
di altezza; la pianta però comincia a fiorire di buon ora e
— 33 —
per lungo tempo il suo tronco rimane rivestito dalle vec-
chie fronde, di cui la larga base dei piccioli si fende lungo
la linea mediana e si divide in due parti divaricate; col
tempo, e probabilmente molto spesso anche per effetto del
fuoco, il tronco rimane nudo, colonnare, cilindrico, dritto,
0 negli individui vecchissimi leggermente flessuoso, di
30-40 cm. di diam. molto fittamente annulato-cicatricoso.
Fronde suborbicolari con numerosi segmenti (negli indi-
vidui coltivati ne ho contati circa 80) misuranti 1.80-1.40 m.
dall’apice del picciolo all’estremità dei segmenti centrali ;
picciolo apparentemente alquanto più lungo del lembo, ro-
busto, largo all’apice 2. 5-3. 5 cm. e quivi piano o legger-
mente concavo di sopra e convesso di sotto ; ligula lanceo-
lata o laneeolato-acuminata con il margine laminare sottil-
mente coriaceo ; rachide robusto, alato in basso ai lati,
curvato assai e prolungato quasi sino all’apice della fronda;
1 segmenti centrali-apicali sono molto più piccoli di quelli
che si trovano alla metà dei lati, i quali sono i maggiori ;
tutti i segmenti, compresi i più esterni, sono molto profon-
damente bipartiti, finamente striati da numerosi nervi se-
condiarì e terziari molto distinti, concolori ed opachi sulle
faccie, verdi pallidi sul secco ; venule transverse brevissime
in generale poco distinte ; costole superiori ed inferiori
assai robuste, consperse (nelle fronde da poco svolte) di
piccole pagliette ; seni primari e secondari provvisti di un
ben distinto filamento ; i segmenti maggiori sono quelli
della parte intermedia dei lati e dal picciolo all’apice mi-
surano 1-1.20 m. di lunghezza ed in corrispondenza dei
seni primari sono larghi 3.5-5 cm. ; nella parte centrale i
seni primari si trovano a circa il terzo superiore dell’in-
tiera lamina ; alla metà dei lati a circa il terzo inferiore e
nella parte più esterna a pochi cm. dalla ligula; le divi-
sioni dei segmenti sono drittissime e gradatamente atte-
nuate in lunghissima coda flaccida terminata da tenuissima
punta setacea.
Spadici formanti grandi e basse pannocchie composte,
lunghe quanto le fronde o poco più, nutanti durante la
3
— 34 —
fioritura, curvato-reflesse allorché fruttifere; infiorazioni par-
ziali formanti delle pannocchie secondarie assai basse, lun-
ghe 30-70 cm., le superiori anche più brevi, ognuna divisa
in 6-10 rami alternato distici ; spate delle infiorazioni par-
ziali strettamente guainanti, tubuloso-infundibulari, brune
ed essucche nella parte terminale, molto finamente striate,
intiere e troncate obliquamente alla bocca, prolungate da
un lato in punta acuminata ; i rami delle infiorazioni par-
ziali (infiorazioni di 3° ordine) sono patenti ed arcuate in
basso, lunghi 12-15 cm., inseriti per mezzo di una sottile
parte pedicellare al di dentro della rispettiva spata, muniti
essi stessi di una piccola spata propria, tubulosa ; questa,
essucca, sporgente alquanto dalla spata principale, bicari-
nata dal lato assile, brevemente bidentata o bicornuta al-
l’apice ; parte assile dei rami angolosa e portante spiral-
mente 10-20 (i rami superiori anche qualcuno meno) ramo-
scelli fioriferi ; questi sono patenti e leggermente arcuati,
semplici, filiformi, ± angolosi, sottili, spessi 1-1.5 mm. alla
base, subulati, lunghi 6-10 cm., nascenti dall’ascella di una
piccola e larga brattea scariosa acuta.
Fiori quasi orizontali, inseriti assai lassamente e non
molto regolarmente a spirale in numero di circa 30-40 so-
pra ogni ramoscello, fasciati alla base da una larga brat-
tea scariosa acuta ed apiculata e di una simile ma più
piccola bratteola propria ; i fiori in boccio bene sviluppato
sono lunghi 4-4.5 mm. e larghi 1.8-2 mm., oblunghi, ottusi;
fiori aperti lunghi 5 mm. o poco più ; calice brevemente
campanulato, diviso sin quasi alla metà in 3 larghi lobi del-
toidei strettamente scariosi e non cibati al margine, spesso
macchiati in punta, segnato (sul secco) da 7-9 nervi pro-
minenti e quindi costulato-nervoso ; corolla più del doppio
o quasi due volte più lunga del calice, tubulosa nei s/5 in_
feriori, a segmenti con i margini imbricati e sotto forte
lente minutissimamente ciliolato-denticolati, concavo-navi-
culari, venosi per trasparenza ma non striati sul secco;
stami a filamenti subulati, nell’antesi lunghi quanto i pe-
tali; antere versatili, ovato-sagittate acutiuscule, a loggie
— 35 —
disgiunte in basso sin quasi alla metà; ovario lungo (com-
preso lo stilo) 3-3.3 mm. con parte basilare ovulifera poco
inflata e misurante appena */3 dell’intiero ovario ; stilo al-
lungato-colonnare-subtrigono, solcato per il lungo, legger-
mente più grosso in basso che in alto ma del resto quasi
di eguale spessore sino sotto lo stigma, un poco più corto
dei filamenti; stigma capitellato
Frutti perfettamente sferici, di 10-11 mm. di diam., con
i resti dello stilo alla base patenti e ben visibili, a super-
ficie nera lucida unita ; epicarpio sottile fragile che si
stacca facilmente dal mesocarpio; questo assai parcamente
carnoso; perianzio fruttifero brevemente pedicelliforme lungo
1.5 mm. e di poco più largo.
Seme globoso-depresso, regolarmente emisferico nella parte
superiore, largo 7 mm., alto 5.5 mm., a superficie unita e
lucida color caffè tostato, con la base pianeggiante e cor-
rugata intorno all'ilo, questo non molto eccentrico ; non
esiste una mammilla micropilare ben distinta; embrione
situato a circa la metà di un lato, penetrante nell’albume
assai obliquamente e profondamente con la punta volta
in giù.
Habitat. — E una Palma assai diffusa negli Stati Uniti
lungo la costa della Carolina del Nord e nella Florida sino
verso il 26° L. N., dove verrebbe sostituita dal S. Swartzii
(Cook), ed ad occidente lungo la costa del golfo sino al
fiume Apalachicola Preferisce i luoghi arenosi acquitrinosi
e spesso salmastri. Dove non le è stato contrastato il terreno
diventa una Palma gregaria, come si può vedere nella fi-
gura 89 del Gardener’s Chronicle voi. Ili, 3a Serie (1888)
p. 681, riprodotta da una fotografia presa a Jupiter Inlet
Fla. In un’altra fotografia che mi è stata comunicata dal
Prof. Trelease si vedono le sponde del lago Monroe presso
Sanford (località più al nord di Jupiter Inlet) rivestite da
gran quantità di « Palmetto » di cui alcuni individui con tron-
chi altissimi sorgono direttamente dall’acqua sorretti da un
grosso fulcro tubercoliforme, formato da dense radici. E
— 36 —
conosciuto col nome volgare di « Palmetto » o « Cabbage
Palmetto ». Ho visto esemplari spontanei delle seguenti
località :
North Carolina: Smith’s Island presso Southport
(Biltmore, n.° 341 lb). La fronda ha numerosi segmenti; il pic-
ciolo in alto è largo 23 mm ; segmenti intermedii (come
descritti) lunghi 1.33 m., larghi all’altezza dei seni primarii
5 cm. Le porzioni di spadice fiorifero corrispondono minu-
tamente alle parti corrispondenti di un ramoscello appar-
tenente all’esemplare descritto da Martius col nome di Sa-
bal umbraculifera.
South Carolina: Nell' Erbario de Candolle si trova
un esemplare raccolto nel 1827 da Elliot ed un altro di Era-
ser e nell’ Erb. del Missouri bot. Garden dei semi raccolti
a Bluffton.
Georgia: Tybee Isl ., raccolto con frutti stramaturi da
Trelease, 6. VI, 1901. (Herb. Miss. bot. Gard.). — Frutti,
come i tipici di 10-11 mm. di diam.; seme 7-7. 2 mm. largo,
5,5 mm. alto.
Florida: Lee , County Myers, in luoghi paludosi salma-
stri. (A. S. Hitchcock n° 369 in Herb. Miss. bot. Gard.).
Florida: Lake county nelle vicinanze di Eustis in ter-
reno ondulato argilloso. (G. V. Nash n° 1164 in Herb.
Berol). In terreno arenoso presso Jaksonville (Curtiss: North
American Plants n° 2677 in Herb. Berol., Levier, Miss,
bot. Gard.).
Il Sabal Palmetto si trova frequentemente coltivato in
Europa nelle serre temperate ed in piena aria nei giardini
delle rive del Mediterraneo, dove oltre che con il suo vero
nome è conosciuto spesso con quello di S. umbraculifera e di
S. Giesbreghtii. Prospera meravigliosamente in Sicilia.
E’ una Palma utile. Il suo germoglio centrale è buono
a mangiarsi, ed è probabilmente di questo, e non di quello
del Sabal Adansoni , come scrive Martius (1. c. p. 246) che
i soldati di Panfilio di Narvaez si mantennero in vita per
14 giorni in una esplorazione della Florida nell’anno 1528
(Herrera Histor. generai de Indias, decad. IV L. IV. c. 4.
— 37
p. 64 — ex Mart. 1. c.). Le fronde giovani sono usate per
farne cappelli, stoie, cestini ecc., e vengono imbiancate
spazzolandole con una soluzione di acido ossalico ed espo-
nendole ai vapori di zolfo. Le fronde adulte servono per
cuoprire capanne. Può somministrare una specie di vino di
Palma, ed i frutti, che contengono una scarsa polpa dolce,
sono mangiati dagli indiani e dai cacciatori e forse anche
più dagli uccelli, ai quali probabilmente si deve se il S.
Palmetto possiede un’area di distribuzione geografica molto
estesa.
Di questa Palma, che cresce e si riproduce così facil-
mente e che non è priva di qualità economiche pregevoli,
converrebbe forse tentare la naturalizzazione nei terreni
paludosi ed infruttiferi dell’ Italia meridionale e della Si-
cilia.
Osservazioni. — Io ho riportato al S. Palmetto il *S. um-
braculifera di Martius, che questo autore scrive di aver
fondato per la Corypha umbraculifera Jacq. (non Linn.).
Martius a proposito di questa Palma scrive che essa venne
riportata da Jacquin padre dal suo viaggio in America e
che fiorì nel Giardino di Schònbrunn. Jacquin per contro
asserisce che la sua C. umbraculifera proveniva d’Olanda.
A parte queste contradizioni è ben certo che tanto la de-
scrizione quanto i disegni del S. umbraculifera pubblicati
da Martius sodo stati eseguiti sull’esemplare che ha fiorito
a Schònbrunn ; di questo esemplare io ho visto una por-
zione dello spadice nell’ Erbario di Berlino, corrispondente
in ogni parte e nei più minuti particolari del fiore agli
esemplari selvatici di S. Palmetto. Sebbene quindi Mar-
tius scriva che il suo S. umbraculifera cresce in Cuba ed
in Haiti, questa indicazione deve ritenersi come erronea
essendo fondata probabilmente sulla supposizione che detta
Palma fosse stata riportata da Jacquin da quelle regioni.
Il nome specifico di Palmetto Lodd. come riconosciuto in
Roem. et Schult. è certamente più antico di quello di
umbraculifera , perchè sebbene rimanga incerta la data pre-
cisa della pubblicazione della parte dell’ opera di Martius
— 38 —
nella quale è comparso per la prima volta questo nome,
Martius stesso cita ivi a p. 247 il S. Palmetto come una
di quelle specie che egli non può precisare in che cosa
differiscono dal suo S. umbr acuii fera.
In seguito per tipo del S. umbr acuii fera da vari autori
è stato preso il S. Blackburniano ; specie assai ben diversa
e che in nessun caso può confondersi col S. Palmetto.
Sabal Palmetto var. Bahamensis Beco.
Il S. Palmetto delle Bahama, sembrerebbe differire dalla
forma tipica del continente per il tronco che non si eleva
a più di 5 m. di altezza, per i frutti ed i semi legger-
mente più grandi e forse anche per le fronde con i seg-
menti meno profondamente divisi all’apice. Costituendo
poi le Bahama un gruppo d’ Isole assai esteso è possibile
che il Palmetto vada ivi soggetto a variazioni locali più
o meno accentuate ed è forse da quelle isole che proven-
gono alcune delle forme in coltivazione delle quali non ho
trovato esemplari corrispondenti negli erbari.
Del S. Palmetto delle Bahama ho visto negli Erbari di
Copenhaguen, Berlino e Monaco vari esemplari raccolti da
Eggers e che portano le seguenti etichette :
N.° 4360. Bahama Islands, New Providence, along north-
side to Lake Killarney. Tree 16’ high, 3 III. 1888. v. « Pond
top tree ».
N.u 4114. Bahama Islands, Hog Island. Common gregar,
v. « Pond bop tree ». 20. II. 1888.
N.° 4097. Bahama Islands, Hog Island , 12-14’ high, FI.
white.
Quasi tutti gli esemplari hanno l’estremità dei ramo-
scelli bruciacchiati, ciò che dimostra che i luoghi dove cre-
sce questa Palma sono delle specie di Savanna dove di
tanto in tanto vien dato fuoco alle alte erbe.
I fiori sono eguali in tutti gli esemplari e non differi-
scono da quelli del S. Palmetto.
— 39 —
I frutti che si trovano uniti al n.° 4114 nell’ Erb. di
Berlino sono leggermente più grossi di quelli del S. Pal-
metto tipico ; sono regolarmente sferici, di 12-13 mm. di
diam. ; il seme è globoso-depresso, largo 8 mm., alto 5.5
mm., regolarmente emisferico nella parte superiore, a su-
perficie lucida, color caffè tostato, con la base pianeggiante
o leggermente incavata ; ilo un poco eccentrico ; mammilla
micropilare centrale ottusa poco distinta ; embrione late-
rale situato a circa metà altezza, leggermente obliquo, pe-
netrante quasi ‘/3 dell’albume.
Le fronde del n.° 4114 di Hog Island non sembrano dif-
ferire affatto da quelle del S. Palmetto continentale ; in
alcuni esemplari i segmenti più esterni sono profonda-
mente bipartiti e sono filamentosi tanto nei seni prima-
rii quanto nei secondarii ; in un altro (Herb, di Copenh.).
la fronda ha alcuni segmenti intieri all’apice, altri bre-
vemente bifidi ; questa fronda appartiene evidentemente
ad una pianta giovane.
La porzione di fronda che si trova col n.° 4360 nel-
l’Erb. di Berlino, ha tutti i segmenti (12) molto rigidi,
stretti, che si separano fra di loro a 7-8 cm. dalla li-
gula e che hanno un forte filamento nel seno, dal qual
punto gradatamente si assottigliano in punta acuminatis-
sima rigida indivisa; in tutti mancano quindi i secondi seni.
Sulla maggiore o minore fissione dei segmenti sembra
influiscano cause vegetative, come ho potuto osservare
anche in altre Palme ; in generale mi è sembrato che un
accrescimento rapido e vigoroso favorisca una maggiore divi-
sione dei segmenti e che la siccità invece la diminuisca.
4. Sabal Schwarzii Becc. — lnodes Schwarzii 0. F.
Cook in Bull. Torrey bot. Club. 1901, 532.
Io non ho visto esemplavi di questa specie, la quale
forse è da considerarsi come una forma del S. Palmetto.
Cook (1. c.) scrive di essa soltanto che differisce dal Sa-
— 40 —
bai Palmetto per il suo tronco nudo e non coperto come
in questo dalle basi delle vecchie foglie e per la sua
statura minore, non sorpassando mai l'altezza di 5 metri.
Manca 1’ indicazione di qualunque carattere desunto dal
fiore e dal frutto per mezzo del quale si possa distin-
guere dalle altre specie.
Cook aggiunge che è localizzato alla formazione coral-
lina della Florida meridionale. Come una delle località
più accessibili, dove s’ incontra questa Palma, si cita un
punto a circa un miglio a sud di Cocoa nut Grove sulla
scogliera madreporica della terra ferma a Biscay ne Bay.
Nelle vicinanze di Snapper Creek , il S. Schioarzii si estende
negli « Everglades », le grandi paludi dell’estremità me-
ridionale della Florida, dove viene in contatto con il
a$. Palmetto. Non sembra che si trovi nelle vicinanze di
Miami, ma riapparisce a Xew River, dove ritrova la for-
mazione madreporica, per essere nuovamente assente al
Lake Worth. Evidentemente il S. Schioarzii sostituisce sul
terreno calcareo madreporico il S. Palmetto dei luoghi uli-
ginosi e sabbiosi, ma resta ancor dubbio se debba consi-
derarsi come una specie distinta o come una forma di que-
sto, dipendente dalle condizioni speciali di ambiente nel
quale cresce.
5. Sabal neglecta Becc. Sp. n.
Folia ampia, profonde multipartita, segmentis
majoribus usque 1.30 m. longis, basi 4 cm. la-
tis in lacinias longissime acuminato-caudatas pro-
fondissime bipartitis. Spadix ut videtur amplus,
inflorescentiis partialibus elongatis laxe patule-
que paniculatis, rarnis alternato-distichis circiciter
20 cm. longis basi spathella propria, e spatha
secundaria longe exserta, apice acuta (non bicor-
— 41 —
nuta) praeclitis ; ramulis 10-12 cm. longis, filifor-
mibus, 1.5-2 mm. spissis obscure angulosis. Fru-
ctus sphaerici, 12-13 mm. diam., basi non attenuati
ibique stylo 3 mm. longo patulo muniti, semine
8.5-9 mm. lato, 6 mm. alto, mamilla micropilari
parva obtusa centrali praedito, albumine basi con-
spicue excavato concavo ; embrione ascendenti in-
fra medium lateris locato.
Descrizione. — Dalla porzione di fronda esistente si giu-
dica una specie di grandi dimensioni ; i segmenti misurati
dalla ligula sono lunghi 1.30 m. ma circa 25-30 cm. ne
misura la lunghissima e tenuissima coda apicale, la quale
nel primo tratto è lineare per poi diventare filamentosa ; i
primi seni (in detta porzione) rimangono a 30-40 cm. dalla
ligula, e i secondi a soli 10-12 cm. più in alto dei primi,
in ambedue si trova un lungo filamento; all’altezza del
primo seno i segmenti sono larghi ± 4 cm., e siccome
10-12 cm. più in alto si dividono, ognuna delle risultanti
divisioni è larga in basso 2 cm. e poi gradatamente si as-
sottiglia in lunghissima punta come è slato detto; di con-
sistenza i segmenti sono molto rigidamente papiracei, con-
colori sulle due faccie, finamente striati da alcuni nervi
secondari più forti di vari altri minori interposti fra que-
sti; venule transverse indistinte.
Spadici con infiorazioni parziali (in un esemplare) formanti
un’ampia pannocchia oblunga con 7 rami alternato-distici,
lunghi questi circa 20 cm., uscenti fuori dalla respetti va
spata eretti per poi divenir allorché fruttiferi arcuato-recurvi,
provvisti alla base della loro spatella speciale la quale è spor-
gente per il tratto di circa 3 cm. al di fuori della spata
secondaria, molto acutamente carinata sul dorso e coll’apice
acuto (non bicornuto). Spate secondarie al solito modo tu-
bulose, strettamente guainanti, striate, troncate alla bocca e
prolungate da un lato in punta triangolare acuminata:
— 42 —
l’asse dei rami è angolosa e porta 12-15 ramoscelli semplici
alternato-spirali nascenti all’ascella di una brattea relativa-
mente assai conspicua, lunga circa 3 min., triangolare, acu-
minata. I ramoscelli sono filiformi, assai densamente fiori-
feri lunghi 10-12 cm., spessi 1.5 e poi, quando coi frutti ma-
turi, sino 2 mm.
Frutti immaturi sorretti da un piccolo tubercolo sul quale
riposa il perianzio indurito pedicelliforme, largo alla base
2 mm. con i resti dei filli arricciolati e lineari, il doppio
più lunghi del calice; i resti dello stilo sono molto conspi-
cui alla base del frutto e sono lunghi quasi 3 mm. I frutti
maturi dai frammenti si giudicano sferici, non attenuati in
basso, di 12-13 mm. di diametro.
Seme globoso-depresso, largo 8.5-9 mm. ed alto 6 mm., a
superficie lucida color caffè tostato ; la base ha una conca-
vità assai accentuata ma ristretta; l’ilo è molto piccolo si-
tuato a circa il terzo del diametro della base ; mammilla
micropilare piccola ottusa centrale; albume assai distinta-
niente concavo nella parte basilare; embrione situato al di
sotto della metà di un lato leggermente ascendente pene-
trante per circa la quarta parte dell’albume.
Habitat. — San Domingo.
Osservazioni. — Mi sono sembrati appartenere ad una
seconda specie di Sabal di S. Domingo alcuni esemplari
conservati da lungo tempo nell’Erbario di Berlino, prove-
nienti dall’Erb. Kunth con l’etichetta : « Latanier, S. Do-
mingo. Jacquemont ded. 1827 ». Gli esemplari consistono
in una porzione di fronda tolta dalla parte media di un
lato, in una infiorazione parziale con giovani frutti ed in
un ramo con frutti maturi frantumati.
Sebbene conosciuta solo da esemplari molto incompleti,
si distingue dall’altra specie di S. Domingo per i segmenti
profondissimamente bipartiti e lunghissimamente caudati,
per i frutti sferici non attenuati alla base con i resti dello
stilo lunghi e conspicui; per le spatelle dei rami lunga-
mente eserte acute e non bicornute all’apice e per il seme
con l’embrione ascendente.
6. Sabal parviflora Becc. sp. n. — S. mexicana (non
Mart.) Sauvalle FI. Cub. p. 152.
Folia ampia prolunde multipartita, segmentis ma-
joribus 0.80-1.20 cm. longis, tractu 10-27 cm. longo
apio efissis, laciniis acuminatis(non caudato-fìliferis).
Spadicis inflorescentiae partiales 40-45 cm. longe
densiuscule paniculatae in ramos 5-8 alternato di-
stichos divisae; ramulis brevibus 5-9 cm. longis
teretibus dense undique floriferis. Flores parvi in
alabastro bene evoluto ovato-oblongi obtusi, 3 mm.
longi ; calyce membranaceo basi vix carnosulo extus
costulato-nervoso ; corolla calyce duplo longiori,
phyllis in sicco non venoso-costulatis ; staminum
filamentis majusculis e basi lata sensim subulatis.
Fructus sphaerici, 1 cm. diam., stylo minuto in-
conspicuo basi notati ; semine 8-9 mm. lato ;
5-5.5 mm. alto ; mamilla micropilari inconspicua ;
ilo parum excentrico ; embrione levissime descen-
denti tertiam albuminis partem perforanti.
Descrizione. — A giudicare dalle fronde sembra una
specie assai robusta; picciolo a sezione semilunare, più o
meno concavo di sopra od anche con un leggiero rilievo
longitudinale lungo il mezzo, convesso di sotto, largo in
alto 2-4 cm. ; ligula triangolare allungata; rachide robusto
in basso ed ivi coi margini alati prolungantesi solo per circa
20 cm. oltre l’apice del picciolo; segmenti della parte me-
dia dei lati lunghi 80-85 cm., larghi 5 cm. all’altezza del
1° seno che rimane a 25-30 cm. dalla ligula, gradatamente
— 44
attenuati in punta acuminata non molto profondamente
fessa ed assai rigida con le 2 punte che ne risultano assot-
tigliate in punta lineare; i segmenti più esterni sono in-
vece fessi sino quasi alla metà; i filamenti che si partono
dai seni non sono molto forti e sembrano facilmente deci-
dui; le due superficì (sul secco) sono concolori, verdi pallide,
finamente striate da numerosissimi nervi tenui ma rilevati,
di questi alcuni sono più forti di altri che rimangono fra-
mezzo a loro ; la consistenza è spessamente cartacea o sottil-
mente coriacea; le venule trasverse si intravedono appena
o sono affatto obliterate.
Sjjadici con infiorazioni parziali assai compatte ed a
quanto sembra relativamente brevi; di 40-45 cm. di lun-
ghezza, con 5-8 rami eretto-patuli durante l’antesi ; spate se-
condarie tubulose strettamente guainanti, finamente striate,
minutamente e probabilmente fugacemente squamuloso-
forforacee, troncate obliquamente alla bocca, prolungate
da un lato in una punta triangolare acuminata. Infiorazioni
parziali formanti delle pannocchie oblunghe di 40—45 cm. di
lunghezza composte di 5-8 rami alternato distici; spate se-
condarie tubulose, finamente e nitidamente striate, sparse
di minutissime squamule ferruginose appresso, intiere e
nude (od al più fugacemente forforacee) alla bocca, prolun-
gate da un lato in punta strettamente tnangole assai lun-
gamente acuminata; i rami delle infiorazioni parziali appena
sono usciti al di fuori delle respettive spate divengono ar-
cuato-patenti ma con la tendenza a raddrizzarsi e divenire
ascendenti nell’estremità loro, lunghi circa 12 cm., i supe-
riori un poco più corti, glabri in ogni parte, inseriti per
mezzo di una sottile parte pedicellare al di dentro della
respettiva spata, con una piccola spata loro propria spor-
gente questa appena dalla spata maggiore, essucca, bicari-
nata dal lato assile, nei rami superiori e nei più bassi bre-
vemente bicornuta e paleaeeo-ramentacea; i rami hanno la
parte assile angolosa e portano spiralmente 12-15 ramoscelli
(i rami superiori qualcuno meno) fioriferi semplici ; i ramo-
scelli nascono dall’ascella di una brattea essucca triangola-
— 45 —
re-allungata acuminata, sono patenti, filiformi, tereti, leg-
germente corrugati sul secco, di 1-1.5 mm. di diam. alla
base, lunghi 5-9 cm., densamente coperti di fiori inseriti
orizzontalmente tutto in giro sin dalla base.
Fiori in boccio bene sviluppato ovato-oblunghi, ottusi, lun-
ghi 3 mm. e larghi 1.8 mm., ognuno provvisto di una brat-
tea e di una bratteola fra loro ineguali, ambedue a larga
base, scariose, assai lungamente apiculate od acuminate; ca-
lice membranaceo, leggermente carnoso in basso con base
rotondata e di sotto incavata per il ricevimento del piccolo
tubercolo sul quale s’inserisce, cupulare-campanulato, diviso
sino al mezzo in 3 larghi denti deltoidei, acuti usculi, non
ciliati, è segnato da circa 7 nervi prominenti sul secco e
quindi assai fortemente striato-costulato; corolla il doppio
più lunga del calice, brevemente tubulosa in basso; petali
a margini imbricati intieri minutissimamente ciliolati sotto
forte lente, oblunghi, concavo-naviculari, relativamente as-
sai spessi, non od appena mostranti le venature per traspa-
renza, non striato-venosi sul secco; stami a filamenti tutti
eguali quasi petaloidei, da una base larga gradatamente su-
bulati, lunghi quanto i petali (nell’antesi) ; antere versatili
inserite per il mezzo, ovato-sagittate, acutiuscule, a loggie se-
parate sino quasi al mezzo; ovario lungo 2.5 mm., non inflato
alla base, trigono-piramidato, gradatamente ristringentesi
sino sotto lo stigma, 3— solcato; stigma capitellato, papilloso.
Frutto sferico a superficie lucida di db 1 cm. di diam. con
i resti dello stilo minuti, pochissimo apparenti, portato dal
perianzio indurito formante un pedicello largo e lungo 2 mm.
Seme globoso-depresso, largo 8-9 mm., alto 5.5-6 mm. a
superficie lucida color caffè tostato, un poco pianeggiante
alla base e corrugato intorno l’ilo; questo non molto eccen-
trico; mammilla micropilare indistinta; embrione situato
alla metà di un lato, molto leggermente discendente, pene-
trante quasi per lj3 dell’intiera larghezza dell’albume.
Habitat. — Cuba e la prossima Is la de Pinos.
L’ esemplare tipico di questa specie considero che sia il
— 46 —
n° 3970 Wright: Plantae Cubenses in herb. Berol. Indub-
biamente riferibile alla medesima specie mi sembra un altro
esemplare pure dell’Erb. di Berlino con l’etichetta : — Her-
barium de Cuba. Estacion centrai agronomica n.° 2308. Bata-
bano. Provincia de la Habana. Coll. B. Wilson, 3 Oct. 1904.
Conspecifici agli esemplari citati ritengo siano pure quelli
che portano il n° 484 di Curtiss: West Indian Plants, presso
Nueva Gerona, [sla de Pinos W. I. El. May 27, fr. Jan. 1904.
Osservazioni. — Si distingue per i suoi ramoscelli fiori-
feri tereti che sul secco sembrano minutamente verrucolosi
e sono molto densamente coperti tutto in giro di fiori molto
piccoli, orizzontali, e per il frutto ed il seme piccolo con
l’embrione quasi orizzontale penetrante profondamente nel-
l’albume ; frutto e seme del resto molto simili a quelli del
S. Palmetto. Dal S. mexicana subito si distingue per le
divisioni della corolla non striato-costulate.
Il n.° 3970 di Wright ha il picciolo della fronda largo in
alto 2 cm., concavo di sopra: nel n° 2308 dell’ Erbario della
Estacion centrai agronomica di Cuba il picciolo è circa il
doppio più largo, con una superficiale carena ottusa nel
centro della parte superiore; ma queste probabilmente sono
differenze dipendenti dal maggior rigoglio di vegetazione,
o dall’età.
L’esemplare di Nuova Gerona porta dei segmenti che
misurano dall’apice del picciolo 0.70-1.20 m. e sono larghi
all’altezza del primo seno 2. 5-3. 5 cm., divisi all'apice per
il tratto di 16-27 cm. con punte dritte od anche legger-
mente curve a coda di Forficula ; il seme è largo 8 mm. e
leggermente più piccolo che negli esemplari di Cuba, nei
quali misura 9 mm.
7. Sabal florida Becc. sp. n.
Frondium segmenta majora 1.10-1.80 m. longa,
basi circiter 4 cm. lata, profondissime bipartita,
— 47 —
apice longissime acuminato-caudata. Spadicis in-
florescentiae partiales amplae, laxe paniculatae, ra-
mulis floriferis LO- 13 cm. longis rigidis teretibus
in sicco ruguloso-tuberculosis, crassiusculis, 2 mm.
spissis, densiuscule floriferis. Flores majusculi in
alabastro bene evoluto 5 mm. longi, 2 mm. crassi,
calyce cupulari-cyathiformi in sicco costulato-ner-
voso, late usque ad medium 3-dentato, basi rotun-
data tenuiter carnosa; corolla calyce triplo longiori,
phyllis erectis angustis acutis levibus; staminum
filamentis angustis subulatis; ovario apice sensim
attenuato.
Descrizione. — A giudicare dalla porzione di fronda
esistente sembra una Palma di ragguardevoli dimensioni.
I segmenti sono verdi pallidi sul secco, subconcolori sulle
due faccie, molto rigidamente cartacei, molto finamente,
nitidamente e fittamente striati da nervi 2‘“ e 3r“ fra loro
poco diversi e con vene transverse indistinte; i segmenti
presenti sono lunghi 1.10-1.30 m., relativamente alla lun-
ghezza angusti, larghi all’altezza dei seni primarii circa
4 cm., molto profondamente bipartiti, con un distinto fi-
lamento anche nel secondo seno e le suddivisioni molto
anguste, lunghissimamente acuminato-filamentose all’apice.
Spadici con infiorazioni parziali formanti (in un esem-
plare) un’ ampia e diffusa pannocchia lunga 50 cm. divisa
in 6-7 rami. Spate secondarie tubulose, fittamente striate, dr
finamente squamuloso-forforacee e puberule, strettamente
abbraccianti, troncate obliquamente alla bocca, prolungate
da un lato in punta triangolare acuminato-subulata. Rami
delle infiorazioni parziali arcuato-patenti, lunghi circa
20 cm., con parte assile ottusamente angolosa non molto ro-
busta (di 3 mm. diam.), portante spiralmente relativamente
pochi (± 12) ramoscelli fioriferi nascenti dalla ascella di una
piccola brattea bruna essucca, latamente triangolare, acu-
— 48 —
minata, distintamente venoso— striata ; i ramoscelli sono ri-
gidi, relativamente assai spessi (± 2 mm. di diam.), lun-
ghi 10-13 cm., tereti e di eguale spessore quasi sino a poca
distanza dall’ estremità, glabri ma sotto la lente (sul secco)
minutamente corrugato-tubercolosi, straminei, piuttosto den-
samente fioriferi.
Fiori inseriti orizzontalmente sopra un rilievo pochissimo
sporgente all’ascella di una brattea e di una bratteola, sca-
riose, a larghissima base, brevemente apiculate, intiere; i
fiori in boccio sono relativamente lunghi e stretti misu-
rando al momento di espandersi 5 mm. di lunghezza e 2 mm.
di larghezza; calice ciatiforme-cupulare, allo stato secco
assai distintamente costulato-striato, diviso sino quasi alla
metà in 3 lobi largamente triangolari o deltoidei acutiu-
sculi, la base del calice è rotondata carnosula, con un pic-
colo incavo circolare dove penetra il tubercoletto fulcrante;
corolla 2 volte più lunga del calice, tubulosa e connata
con gli stami nel terzo inferiore; filli concavo-naviculari,
lanceolato-ellittici, acutiusculi, caruosuli, lisci sul secco ed
allora coi margini fortemente involuti in modo da apparire
lineari e subulati, durante l’antesi eretti; stami con fila-
menti piuttosto sottili subulati, giungendo durante l’antesi
precisamente all’apice dei petali; antere ovate acutiuscule,
assai profondamente cordato— sagittate in basso ; ovario
quasi regolarmente sebbene angustamente piramidato-tri-
gono, gradatamente attenuato nello stilo, di poco più corto
dei petali durante l’antesi; stigma capitellato.
Frutto manca.
Habitat. — Cuba. Descrissi un esemplare conservato nel-
1’ Erbario di Berlino consistente in una porzione di fronda
non ancora svolta ed in una infiorazione parziale con fiori
aperti, portante l’etichetta: « Flora Cubana. Province of
Santa Clara, district of Cienfuegos n.° 292 (Sabal umbra-
culi fera Mart) Cieìiegueta, 7, V, 1895. Coll. Rob Combs. ».
Un esemplare perfettamente simile e con la medesima eti-
chetta si trova nell’ Erb. del Missouri bot. G-arden.
— 49 —
Osservazioni. — Si distingue facilmente dalle altre 2
specie cubane per i ramoscelli assai spessi e tereti, paglie-
rini e sotto la lente granulato-corrugati, per i fiori lunghi
e stretti e per l’ovario regolarmente attenuato nello stilo
e nell’ insieme trigono-piramidato-allungato.
8. Safoal domingensis Beco. sp. n.
Subelata. Frondium segmenta apice indivisa. Spa-
dicis inflorescentiae partiales densiusculae, subcu-
pressiformes; raimilis corrugato-subangulosis 1 mm.
crassis 5-6 cm. longis, densi uscule fiorite ris. Flo-
res 4 mm. longi, in alabastro oblongi vertice ro-
tondato, 1.5-1. 7 mm. crassis; calyce in tertiam su-
periorem partem late 3-dentato, basi spisse carnoso,
in sicco costulato-nervoso ; corolla duplo et dimi-
dium calyce lòngiori, phyllis venulosis in sicco non
costulatis; ovario e basi ovata in stylum anguste
pyramidatum sensim attenuato. Fructus 13-14 mm.
diametro, basi parum attenuatus, semine superne
haemisphaerico basi concaviuscolo, 9-10 mm. lato,
6.5-7 mm. alto, mandila micropilari centrali parva
obtusa; embrione subhorizontaliter tertiam albu-
mi nis partem perforanti.
Descrizione. - — Palma alta sino 12 m. con tronco ci-
lindrico e fronde verdi bluastre (Eggers).
Fronde sul secco un poco più pallide di sotto che di
sopra con rachide incurvato e prolungato sino quasi al-
l’apice del lembo ; i segmenti che io ho visto e che appar-
tengono alla parte centrale ed a quella più esterna sono
relativamente assai stretti, larghi all’altezza dei seni 25—28
cm.; quelli centrali lunghi 70 cm.; tutti sono intieri e non
— 50 —
fessi all’apice, finamente striato-nervosi sulle due faccie,
con venule transverse cortissime, talvolta poco distinte,
gradatamente attenuati in punta acuminatissima più corta
nei segmenti centrali che nei laterali; le costole primarie
0 commessurali nella parte centrale giungono sino ai 2/3
dell’ intiero lembo e fra i segmenti laterali più osterai sino
a 10-12 cm. dalla ligula; nei seni vi è un sottile filamento
a quanto sembra fugace; mancando i secondi seni, manca
quindi anche il secondo filamento.
Spadici con infiorazioni parziali formanti durante la fio-
ritura delle pannocchie piuttosto dense, cupressiformi, lun-
ghe 35-40 cm., divise in 7-10 rami. Spate secondarie tubu-
lose, striate, intiere e troncate alla bocca, prolungate da
un lato in punta triangolare bruscamente acuminata; i
rami sono alternato-distici, eretto-patuli, formanti piccole
pannocchie secondarie ovate non molto dense, le quali
sono composte di 10-12 ramoscelli alternato— spirali e sono
portate da una parte pedicellare provvista della sua spa-
tella speciale; questa è brevemente bicornuta all’apice e
sporge appena dalla spata maggiore; i ramoscelli sono fi-
liformi, rigidi, di 1 min. di spessore, ± corrugato-angolosi
sul secco, i maggiori, i più bassi, lunghi 5-6 cm, od anche
più, assai densamente coperti di fiori.
Fiori in boccio bene sviluppato oblunghi, rotondati in
alto, larghi 1.5-1. 7 mm., durante l’antesi lunghi 4 mm.,
provvisti di brattea e di bratteola, l’una o l’altra fra loro
simili, scariose, triangolari, acute ; calice sul secco striato-
nervoso, ciatiforme, campanulato, diviso nel terzo superiore
in 3 larghi lobi deltoidei ottusiusculi, carnoso in tutta
la metà inferiore; corolla una volta e mezzo più lunga
del calice, molto brevemente tubulosa in basso ; filli cim-
biformi, ellittici, non costulati, venosi per trasparenza, acu-
tiusculi; stami quasi petaloidei essendo larghi alla base
quasi quanto la metà dei petali, gradatamente subulati,
assai spessi e rigidi, nell'antesi lunghi precisamente quanto
1 filli; antere ovate acutiuscule con loggie separate sino
al mezzo; ovario angustamente trigono— piramidato essendo
— 51 —
da una base ovata gradatamente attenuato sin sotto lo
stigma, un poco più corto dei filamenti, lungo 3 mm. ;
stigma capitellato. Perianzio fruttifero pedicelliforme, più
largo che alto, con base callosa un poco dilatata, larga
2.5 mm., fortemente scavata di sotto.
Frutto (visto solo ridotto in frantumi) apparentemente
di 13—14 mm. di diametro, sferico ma un poco attenuato
verso la base ; questa simmetrica, piuttosto acuta con i resti
dello stilo molto piccoli e corti.
Seme globoso-depressiuscolo, largo 9-10 mm., alto 6.5—7
mm., regolarmente emisferico di sopra, un poco incavato
di sotto, a superficie lucida color caffè tostato; ilo alquanto
eccentrico; mammilla micropilare ottusa poco distinta, cen-
trale; albume assai fortemente concavo in basso; embrione
situato a metà altezza di un lato penetrante quasi orizzon-
talmente per poco meno di un terzo dell’intiero diametro
del seme; il punto che indica la sua posizione all’esterno
non visibile guardando il seme dall’alto.
Habitat. — S. Domingo a Gurabo presso Santiago in
terreno calcareo a circa 300 m. di altezza, (Eggers: Flora
Indiae occ. exsic. n.° 1678, in Herb. Berol., de Cand., Mo-
nac. etc.), e nella Savana di Guaina Moca n.° 1678b, in H.
Berol.. Nome volgare: « Cana ».
Le foglie vengono usate per cuoprire capanne, farne
cappelli, sacchi, ecc.
Osservazioni. — Questa specie non ha una fisonomia
speciale in modo da poter essere riconosciuta a prima
vista, fra le altre; ha però un assieme di caratteri che
valgono facilmente a distinguerla; così i fiori, che appa-
rentemente sembrano simili a quelli del S. Palmetto, hanno
il calice carnoso nella sua metà inferiore; i filamenti molto
larghi in basso e quasi petaloidei; l’ovario gradatamente
attenuato in stilo piramidato; il frutto leggermente atte-
nuato in basso.
— 52 —
9. Sabal mexicana Mart. Hist. nat. Palm. v. Ill p. 246.
— 0. F. Cook in Bull. Torrey bot. Club, 1901, p. 533.
Descrizione. — Palma a quanto sembra alta 10-12 m.
Fronde....
Spadici con infiorazioni parziali lunghe 50-60 cm. (e
forse anche più) formanti delle pannocchie ovali-oblunghe
composte di 6-9 rami alternato-distici; spate 2rie tubulose
leggermente dilatate in alto, finamente e nitidamente striate,
glabre od appena forforaceo— squamulose, troncate, intiere e
nude alla base, prolungate da un lato in punta largamente
triangolare acuta, così ravvicinate fra di loro da non la-
sciare esposta alcuna porzione della parte assile; i rami
escono eretti dalle respetti ve spate e divengono arcuato-
patenti, spesso con la tendenza a raddrizzarsi e divenire
ascendenti nell’ estremità loro, lunghi 15-20 cm. (i superiori
più corti), glabri in ogni parte con la spata propria della
loro parte pedicellare acutamente bicarinata, profondamente
bifida e più o meno esorta dalla spata secondaria; i rami
hanno la parte assile fortemente angolosa e finamente
striata e portano spiralmente 15-17 ramoscelli fioriferi sem-
plici; questi nascono dall’ascella di una brattea essucca
latamente triangolare acuta, sono filiformi, di circa 1 mm.
di spessore o poco più alla base, angolosi, flessuosi, subu-
lati verso l’apice, lunghi 8-12 cm., densiflori.
Fiori provvisti di brattea e bratteola, ambedue scariose,
molto latamente triangolari, acute; fiori in boccio oblungo-
obovati, rotondati sul vertice, nell’antesi lunghi 4 mm.;
calice cupulare subcampanulato, usualmente un poco ri-
stretto alla bocca, carnosetto nella base, diviso sino al
mezzo in 3 larghi denti acutiusculi, deltoidei a margine
scarioso-j alino non cibato, percorsi da circa 7 nervi, assai
prominenti sul secco. Corolla il doppio più lunga del ca-
lice, tubulosa quasi sino alla metà; filli sul secco forte-
mente striato-nervosi essendo percorsi da circa 7 costole
longitudinali, ovato-ellittici, concavo-naviculari, acutiusculi,
53 —
relativamente assai spessi; stami a filamenti tutti eguali,
nell’antesi un poco più lunghi dei petali; antere ovato-sa-
gittate acutiuscule; ovario lungo 3 mm., alquanto più corto
dei filamenti, sin dalla base trigono-allungato, leggermente
ristretto verso l’apice ; stigma capitellato.
Habitat — Grli esemplari tipici sui quali Martius ha
fondato la specie sono stati raccolti da Karwinski nelle
provincie più meridionali del Mexico. Io ho studiato nell’Erb.
di Monaco questi esemplari che consistono in varie grandi
porzioni di spadice in fiore, quelle stesse rammentate da
Martius, ma disgraziatamente mancano i frutti e le fronde.
L’etichetta di Karwinski porta la sola indicazione di loca-
lità : Oaxaca. Martius scrive del S. Mexicana « Cresce nelle
regioni marittime calde dell’ impero messicano a Chaca-
hagua , presso Jamiltepec, della provincia di Oaxaca , come
pure presso Tehuantepec » ed aggiunge: « Grli esemplari rac-
colti a Chagahagua erano acauli, ma non di meno fructi-
feri ; quelli osservati a Tehuantepec , in tutto simili a que-
sti per le fronde ed il frutto, avevano un tronco alto 20
piedi ». Non deve recar meraviglia questa ultima circo-
stanza poiché anche il Sabal Palmetto comincia a fio-
rire e fruttificare quando non ha ancora un tronco ben
distinto.
Mi sembra che appartenga al S. mexicana il n.° 870 di
Bernoulli e Cario di Champerico (Herb. Berol.) ed un esem-
plare di Liebman di S. Jago Estata , dep. Oojaca (Erb. de
Cand. ex herb. Hafn.).
Altro esemplare certamente conspecifico ai precedenti è
il n.° 826 Langlassé, di San Luis: altezza 50 m., sul livello
del mare (Herb, de Candolle), accompagnato dalla nota :
Tronco alto 10-12 m. Infiorescenza lunga 1 m. 50. Fiori
bianchi odorosi. — Nome volg. « Palma redonda ».
Osserva zioni. — Secondo il suo scuopritore (Karwinski)
il tronco del Sabal mexicana raggiunge l’altezza di sino
20 m. e il diam. di 10 cm.
— 54 —
Martius sembra che descriva le fronde delle piante nate
nell’Orto bot. di Monaco dai semi inviati da Karwinski e
di esse dice che hanno il lembo nell’ insieme ovato-orbico-
lare, palmato-multifido, col rachide che si prolunga sino al
terzo della fronda, le lacinie lungamente acuminate, bi-
fide, pendule, le più interne profondamente disgiunte.
I frutti si dicono depresso-globosi ; i semi subdimidiato-
globosi alquanto più grossi di quelli del Sabal Adansoni
(ma della stessa forma e colore), ma più piccoli di quelli
del S. umbraculifera.
Si distingue facilmente sul secco per i suoi fiori a co-
rolla tubulosa nella metà inferiore con filli patenti durante
l’antesi ; calice e corolla fortemente nervoso-costulati sul
secco. Il Sabal del Messico meridionale è certamente di-
stinto dal Sabal Rosei, che sembra frequente nella regione
centrale e sulla costa del pacifico verso Mazatlan, ma di
questo non si conoscono con certezza i fiori e dell’ al-
tro mancano i frutti. Però questi sono stati descritti da
Martius come simili a quelli del S. umbraculifera ( Pal-
metto), quindi considerevolmente più piccoli di quelli del
S. Rosei.
10. Sabal Blackburniana Glazebrook in London’s Gar-
dener’s Magazine, 1829, V. 54, cum ic. xylogr. ; Roe-
iner et Schult. Syst. veget. VII, 1488 ; Hemsley in
Vog. Challenger, Botany I, 70, tab. YI-IX (excl. syn.
nonnullis). — Sabal Palmetto (non Roem. et Schult.)
Rein in Bericht Senckenb. Naturf. Gesellsch., Frank,
am M. 1873, 150; J. Morris in Bull. Torrey bot. Club
N. Y. 1885, 72. — Sabal Adansoni (non Guerns) A.
H. Moore, List of Plants collected in Bermuda 1906
et exiccata n.° 3142 ! — Sabal Mocitii Hort., Ricco-
bono in Boll. Soc. ort. Palermo, 1904, p. 32. — Cha-
maerops excelsa et Ch. Palmetto Lefroy’s list. Berm.
PI. (ex Hemsl. 1. c.). — Ch. glabra Jones, Natura-
list in Bermuda, 136 (ex Hemsl. 1. c.). — Inodes Bla-
ckburniana 0. F. Cook in Bull. Torrey bot. Club,
1901, 531.
Descrizione. — Paltna con grosso tronco dritto colon-
nare cilindrico, raggiungente l’altezza di sino 13 m. ed
il diana, di 40 cm., allorché crescente nella sua patria in
buon terreno ; assai meno robusto nei terreni magri ed
uliginosi (Hemsley). Il tronco è nudo e fittamente annu-
lato-cicatricoso.
Fronde (di pianta adulta) molto grandi, suborbicolari
con numerosi segmenti ed un picciolo di 2.40 m. di lun-
ghezza e largo sino 6 cm. in alto, convesso di sotto, leg-
germente concavo e con un rilievo o costola ottusa lon-
gitudinale di sopra presso l’apice ; ligula lunga sino 15
cm., lanceolata, acuminata, coi margini sottili involuti ; ra-
chide prolungato sino presso l’apice del lembo e fortemente
arcuato, coi lati molto acuti ed in basso alati ; il lembo
dalla ligula all’apice dei segmenti centrali è lungo circa
quanto il picciolo ; i segmenti apicali centrali sono molto
più corti e più stretti dei più esterni, e questi sono as-
sai più stretti di quelli della parte mediana dei lati ; tutti
sono lungamente ensiformi molto profondamente bipartiti;
i segmenti della parte intermedia dei lati sono lunghi
1.20 m. (esemplare di Moore n.° 3142) larghi 4 cm. all’al-
tezza dei seni ; i seni primari rimangono a circa il 3°
inferiore, e quelli secondari verso la metà, con un assai
forte filamento in ognuno ; detti segmenti sono quindi
fessi sino a circa la metà dell’ intiera lamina ed hanno le
due divisioni gradatamente attenuate in lunghissima punta
sottile ; sul secco i segmenti sono quasi egualmente verdi
sulle due faccie, papiracei, rigiduli, coi margini non inspes-
siti, molto distintamente e nettamente striati da numerosi
nervi secondari e terziari ; di nervi secondari ve ne sono
10-14 per parte alla costa mediana e fra ognuno di que-
sti scorrono da 3-8 nervi 3‘ ; le venule trasverse sono
oblique, più distinte nella pagina inferiore che nella su-
periore, ed attraversano tutti i nervi 3* che si trovano
interposti fra due secondari.
— 56 —
Spadici assai più corti delle fronde non raggiungendo
nemmeno la lunghezza dei piccioli (1.70 in un esemplare
secondo Hemsley), triplicato-ramosi come nelle altre specie,
con infiorazioni parziali assai dense, essendo i rami secon-
dari assai ravvicinati fra di loro ; spate secondarie tubu-
lose, strettamente infundibulari, papiraceo-membranacee
essuccbe, relativamente brevi (lunghe 6-8 cm.) e molto rav-
vicinate fra di loro in modo da lasciar solo brevissime por-
zioni della parte assile allo scoperto, troncate obliquamente
alla bocca, dove sono prolungate da un lato in breve e
larga punta triangolare acuta od acuminata, finamente
striate; rami piuttosto brevi con parte assile angolosa, di-
visi in vari ramoscelli fioriferi semplici ; la parte pedun-
colare è breve, poco più lunga della respettiva spata,
provvista della sua spatella propria tubulosa acutamente
bicarinata, terminata da due punte sottili acuminate, spor-
genti dalla spata maggiore ; i ramoscelli nascono dall’a-
scella di una breve e larga brattea latamente triangolare
scaglieforme acuta, sono flessuosi lunghi 10-15 cm., angolosi
sul secco, spessi alla base 2—3 mm., gradatamente attenuato—
subulati verso l’apice, non inspessiti allo stato fruttifero
ma con i pulvinuli portanti i frutti un poco accresciuti e
tubercoliformi.
Fiori relativamente grandi, lunghi 5 mm. allorché in
boccio, oblunghi, rotondati in alto; calice cupolare o breve-
mente tubuloso, leggermente contratto alla fauce, con base
larga e carnosa, diviso nel terzo superiore in 3 lobi latamente
triangolari, acutiuscoli e ± venoso-striati sul secco ; co-
rolla poco più del doppio più lunga del calice, con filli
crassiusculi, ellittici, striati sul secco da 9 nervature; stami
inseriti un poco al di sotto della metà della corolla, rela-
tivamente robusti e spessi, subulati, acutissimi, acutamente
carinati lungo la linea mediana verso l’apice. Nei bocci
giovani i filamenti portano 1’ impressione delle loggie ed
hanno una cresta lungo il mezzo del filamento ; antere
sagittate, ovate acute ; ovario lungo 4 mm., leggermente
attenuato-conico verso l’apice, stigma capitellato.
— 57 —
Frutti fra 1 più grossi nel genere, larghi 16-20 e lunghi
20-22 mm. compreso il perianzio, obpiriformi col vertice
regolarmente rotondato, attenuati verso una base assai
acuta e simmetrica, il frutto non avendo nessuna tendenza
ad esser resupinato ; perianzio fruttifero piccolo, ridotto
quasi al solo calice indurito e non accresciuto e formante
un breve pedicello largo e lungo 2 mm. ; i resti dello
stilo sono gracili e dritti ed hanno alla base una piccola
area chiara risultante dalle 2 loggie sterili abortite e dis-
seccate ; la superficie è liscia unita nerissima ; mesocarpio
carnoso, bruno-violescente, spesso 3-4 mm. ; endocarpio ri
dotto ad una pellicola tenuissima.
Seme a superficie bruna color caffè tostato, unita, quasi
lucida, globoso-depresso, largo 11-12 mm., spesso 8 mm. con
base pianeggiante e leggermente concava ; ilo quasi cen-
trale addossato alla mammilla micropilare, la quale è as-
sai rilevata, tuberculiforme acuta e quasi pungente ; em-
brione subdorsale, di modo che il punto dove questo è
situato è visibile guardando il seme dall’alto, discendente
e penetrante sino al di là della metà dell’albume. Spesso si
sviluppano due ovuli ed allora il frutto risulta perfetta-
mente didimo.
Habitat. — Cresce esclusivamente nelle Isole Bermude.
Il Sabal Blackburniana è una delle forme più distinte e
più belle del genere e riesce grandemente ornamentale nei
luoghi dove può crescere liberamente in pien’ aria come
nei Giardini di Palermo. (Vedi Riccobono : « La Sabal Mo-
dini fiorita nella villa del Sig. Cav. G. Whitaker » nel
Bollett. della Soc. Ort. di Mutuo Soccorso in Palermo.
Anno II, 1904).
Osservazioni. — Il Sig. W. Botting Hemsley ha fatto
la storia di questa Palma nella parte botanica, voi. I, del
« Report » del viaggio del Challenger, accompagnando lo
scritto con 4 tavole. Egli ha poi stabilito che in dette
isole cresce questa sola specie di Sabal, ivi endemica.
— 58 —
Il S. Blackburniana è caratterizzato dalle sue grandi
dimensioni ; dalle fronde con segmenti fessi sino quasi al
mezzo dell’ intiero lembo ; dagli spadici più corti dei pic-
cioli delle foglie ; dai fiori oblunghi rotondati in alto, con
calice leggermente ristretto alla fauce e corolla poco più del
doppio più lunga del calice ; dai filamenti robusti subulati
carinati sul lato interno ; dai frutti grossi obpiriformi atte-
nuati in basso con seme globoso depresso 11-12 mm. largo, a
micropilo tubercoliforme pungente ed embrione subdorsale.
In una fronda dell’esemplare coltivato a Palermo, i segmenti
sono circa 80; quelli apicali sono lineari, larghi 5-10 mm.,
lunghi 40-60 cm., profondamente bipartiti; i segmenti più
esterni sono larghi 2—2.5 cm., separati fra di loro a pochi
cent, dalla ligula, molto profondamente bipartiti, il 2° seno
trovandosi al di sotto della metà ; i segmenti della metà
dei lati sono i maggiori di tutti ; questi misurano dal loro
attacco sul rachide all’apice, 1.35 m. hanno il 1° seno a
45-50 cm. dall’attacco col rachide ed il 2° a 60-65, ossia il
2° seno si trova verso la metà dell’ intiero lembo ; sono
larghi 4-4.5 cm. all’altezza del 1° seno e poco sopra tal punto
vanno gradatamente attenuandosi nelle due lunghissime e
drittissime punte.
Nel « Report » v. XV (1901) del « Missouri botanical
Garden » nello scritto del Sig. S. Monds Coulter intito-
lato « An ecological comparison of some typical swamp
areas » vien citato il Sabal Blackburniana come una delle
piante particolari dei « Swamps of the Bermudas » e viene
riprodotto l’aspetto della pianta da una fotografia sulla
tav. 21 associato col Neriurn Oleander e lo Juniper us ber-
mudiana. In detta tavola il S. Blackburniana ha un aspetto
alquanto differente da quello offerto dagli esemplari colti-
vati in Sicilia, ha un tronco piuttosto gracile ed alquanto
irregolare, nudo, annulato cicatricoso e quasi nodoso ed un
poco flessuoso, e porta una chioma di fronde non straordi-
nariamente abbondante.
— 59 -
11. Sabal princeps Hort.
Descrizione. — Grande specie con grosso tronco rico-
perto persistentemente dalle basi delle vecchie fronde, le
quali sono connesse fra loro da fibre grossolane.
Fronde molto grandi, misuranti dall’apice del picciolo al-
l’estremità dei segmenti centrali 1.65 m.; ligula lanceolata
acuminata coi margini involuti, prolungata all’ apice nel
rachide in una cresta molto acuta ; rachide molto robusto
prolungato sino a circa la metà del lembo, molto distinta-
mente alato-marginato; picciolo robustissimo, lungo quanto
il lembo od anche un poco più, largo all’apice 3.5 cm.,
di 18 mm. di spessore sulla linea mediana, fortemente con-
vesso di sotto, leggermente concavo di sopra, con una ottusa
costula lungo la linea mediana; lembo diviso in circa 100
segmenti, intiero sino a circa la metà nella parte centrale,
di consistenza sottile e quasi cartacea, verde e subconcolore
sulle due faccie, con sottili filamenti nei seni; i segmenti sono
tutti piuttosto brevemente fessi all’apice, con 8-10 nervi
secondarii molto sottili per parte alla costola mediana e nu-
merosissimi e tenuissimi nervi 3“ fra mezzo a questi; le
venule transverse sono sottilissime fittissime ed oblique ;
i segmenti più grandi, quelli della parte media dei lati,
sono larghi 4.5-6 cm. all’altezza dei seni primarii e da
questo punto gradatamente si ristringono in punta acu-
minata, la quale nei segmenti centrali è fessa solo per il
tratto di 8-10 cm. ed in quelli più esterni per 30-35 cm. ;
le due lacinie che ne risultano vanno insensibilmente a
terminare in una punta tenuissima ma non caudiforme ; i
segmenti più esterni sono più stretti e più corti dei cen-
trali, ma misurano sempre 3-3.5 cm. di larghezza e circa
90 cm. di lunghezza.
Spadici fruttiferi pendenti, lunghi circa 2 metri ; infio-
razioni parziali formanti delle pannocchie assai dense ;
spate secondarie assai ravvicinate fra loro, lascianti brevis-
sime porzioni della parte assile allo scoperto, tubuloso-infun-
— 60
dibulari, molto distintamente striate, troncate obliquamente
alla bocca e prolungate da un lato in punta triangolare
acutissima ; rami delle infiorazioni parziali formanti delle
pannocchie secondarie ovate assai dense, lunghe 10-12 cm.
con parte pedicellare piuttosto breve e provvista della pro-
pria spatella bicarenata sul dorso e bicornuta all’apice;
parte assile robusta e rigida, ± angolosa, portante spiral-
mente 10-14 ramoscelli fioriferi eretto-patenti, rigidi, ango-
losi (sul secco), relativamente assai robusti e corti, spessi 1.5
e lunghi 3-5 mm.
Fiori non molto densamente disposti a spirale sui ramo-
scelli, provvisti di brattea e di bratteola, 1’ una e l’altra
latamente triangolari, acute, assai conspicue ; fiori in boc-
cio apparentemente molto simili a quelli del G. BlacJcbur-
niana, da me visti troppo giovani per indicarne le dimen-
sioni precise. Calice e corolla distintamente costulato-ner-
vosi sul secco; calice membranaceo, ciatiforme-campanulato,
a base piana molto leggermente inspessita, diviso sino al
terzo superiore in 3 larghi denti deltoidei acuti a margine
jalino ; perianzio fruttifero brevemente pedicelliforme, più
largo che alto.
Frutti neri e lucidi esternamente, scarsamente carnosi,
globosi, obpiriformi, distintamente attenuati verso una base
piuttosto acuta simmetrica, col vertice regolarmente roton-
dato, di 13-15 mm. di diam., lunghi 15-17 mm. compreso
il perianzio.
Seme globoso-depresso, largo 9-10 ed alto fi mm., con
base leggermente concava; ilo quasi centrale addossato
alla mammilla micropilare, la quale è assai distinta, tuber-
colif'orme ed ottusa; embrione inserito alla metà di un
lato, discendente ad un angolo di circa 45° e traversante
circa la terza parte dell'albume; la sua posizione è indicata
all’esterno da un piccolo punto impresso, visibile sul con-
torno del seme guardando questo dall’alto.
Habitat. — La patria di questo Sabal non è conosciuta.
Per la sua somiglianza con il S. BlacJcburniana si potrebbe
supporre esso pure indigeno delle Bermude.
— 61 —
Osservazioni. — Ho fatto la descrizione di questa specie
sopra i saggi speditimi dall’amico Prof. Antonino Borzì,
tolti da un individuo crescente nel giardino botanico di
Palermo a proposito del quale il Prof. E. Mattei mi tra-
smette le seguenti informazioni : « Il tronco a metri 1.50
dal suolo ha una circonferenza di metri 1.70; la sua altezza
sino alla base delle foglie verdi più basse è di metri 3.50
circa ; a differenza di tutti gli altri Sabal coltivati nel giar-
dino, le basi delle vecchie foglie persistono in totalità e n-
cuoprono intieramente il tronco sin dal terreno ; tali basi
sono connesse fra di loro da fibre grossolane. Negli altri
nostri Sabal invece le vecchie fronde si reflettono e rive-
stono la parte alta del tronco per un certo tratto, ma
col tempo questo alla' base rimane nudo. L’ esemplare
venne acquistato nel 1870 dallo stabilimento Linden. »
E molto caratteristica in questa specie una zona chiara,
giallastra, nella parte media della fronda da una parte
e dall’altra del rachide, la quale da quanto mi scrive il
Prof. Mattei non si riscontra negli altri Sabal coltivati a
Palermo.
Il S. princeps ha i frutti per la forma similissimi a quelli
del S. Bl ackburniana, ma assai più piccoli ; differisce da
questo inoltre per i fiori più piccoli e soprattutto per il
seme che oltre ad essere proporzionatamente più piccolo
ha la mammilla micropilare tondeggiante e non pungente
e l’embrione situato alla metà di un lato e non subdorsale
penetrante nell’albume ad un angolo di circa 45° e non quasi
verticalmente. Il seme differirebbe anche da quello del
S. Bl ackburniana, come da quello di altre specie, per essere
di un bruno più chiaro, a superficie quasi opaca non per-
fettamente unita ; ma forse queste sono differenze dipen-
denti dal grado di maturazione del frutto.
12. Sabal mauritiaeformis Gr. et Wendl. in Griseb.
FI. Brit. West Ind., 514; Drude in Engl. et Prantl,
Pfìanzenf. I, 36, f. 27. — Trithrinax mauritiaeformis
62 —
Karsten in Flora, XXVIII (1856), 244 et FI. Columb.
Sp. selecta, II, 137, t. CLXXII.
Descrizione. — Tronco cilindrico, colonnare, distinta-
mente annulato-cicatricoso (gli anelli discosti 15 cm. l’uno
dall’altro) alto 18-25 cm. e di 30 cm. di diametro (Karsten).
Fronde molto grandi ; picciolo lungo e relativamente gra-
cile, fugacemente forforaceo— cinerascente di sotto, apparen-
temente largo circa 3 cm., molto depresso, piano di sopra
in alto, leggermente convesso di sotto con i margini molto
acuti ; ligula molto sviluppata lunga 5 cm. ; rachide consi-
derevolmente allungato ed arcuato. Il lembo è glaberrimo
in ogni parte e dall’apice del picciolo all’estremità dei seg-
menti mediani misura quasi due metri, è di consistenza
rigido-papiracea ma tenue, verde di sopra, distintamente
più pallido e quasi glaucescente di sotto, con le costole
primarie superiori robustissime ed in basso rilevate di 3-4
mm.; le costole inferiori sono assai più sottili; ambedue le
faccie sono molto finamente striate da numerosissimi nervi
secondari; le venule trasverse sono numerosissime, fittissime
e continue, finissime ma ben distinte ; l’intiera lamina è
divisa in molte larghe lacinie sino quasi al quinto inferiore
in corrispondenza di un nervo assai acuto superiore che
rimane interposto fra le costole principali; le lacinie che
ne risultano sono larghe 6-7 cen't. e si conservano coi lati
paralleli ad anzi un poco divergenti sino a circa 40 cent,
dall’apice ed ivi si fendono nuovamente in due lacinie, le
quali poi sono alla lor volta nuovamente divise circa 20 cm.
più in alto in due acuminatissime punte flaccide; nell’insieme
quindi il lembo è diviso 3 volte e vi sono perciò tre seni;
talvolta due segmenti principali sono uniti fra loro sino
al 2° seno. Al seno più profondo termina una costola se-
condaria superiore; al 2° seno terminano le costole pri-
marie superiori, al 3° seno terminano le costole primarie
inferiori; i segmenti primari in conseguenza sono 3 costati.
Nei seni non ho visto filamenti.
Spadici grandi più lunghi delle fronde con varie infio-
— 68 —
razioni parziali lunghe 35-40 cm. e formanti delle lasse
pannocchie ; spato 2ie tubulose, molto nettamente striato-
nervoso, prolungate all’apice in punta triangolare acumi-
nata, intiere alla bocca od appena fesse dal lato ventrale
anche a maturità dei frutti ; ogni infiorazione parziale si
compone di 7-8 rami principali dei quali i più bassi si
dividono in 6-7 ramoscelli ed i superiori in soli 3-4; tutti
i rami hanno la parte peduncolare provvista di una spata
speciale esert^ dalla spata maggiore e profondamente divisa
in due punte o corna subulate ; l’asse ramifera è tenue ed
angolosa ; i ramoscelli nascono dall’ascella di una molto
piccola brattea scaglieforme triangolare acuminata, essi
sono fortemente angolosi, filiformi, spessi 1-1.5 mm., lun-
ghi 6-7 cent, con assai numerosi fiori tutto in giro.
Fiori in boccio lunghi 3 e larghi 1.3 mm., oblunghi, un
poco ristretti ed acutati verso l’apice ; il calice e la corolla
non presentano striature sul secco; il calice è cupulare-cia-
tiforme, carnosulo in basso e scavato di sotto, diviso sino
oltre il mezzo in 3 lobi triangolari acuminati ; corolla il
doppio più lunga del calice; molto brevemente tubulosa
in basso; filli ellittico-cimbiformi, acutiuscoli; ovario conico-
piramidato allungato, marcato dalle impressioni irregolari
degli stami ; stigma capitellato. Perianzio fruttifero con il
calice perfettamente troncato in basso, i petali il doppio
più lunghi del calice e deflessi ; degli stami rimangono i
filamenti subulati di cui quelli opposti ai petali deflessi
come questi, gli altri eretti.
Frutto globoso-obpiriforme, subresupinato, lungo 12 mm.,
perfettamente sferico in alto e quivi largo 9—10 mm., at-
tenuato in una base alquanto asimmetrica od incurvata
dove dal lato concavo persiste lo stilo lungo quasi 2 mm.
curvato in basso; la superficie del frutto è nera, lucida,
indistintamente e minutamente granulosa sotto la lente;
pericarpio sottilissimo crostaceo fragile essucco; mesocarpio
ridotto quasi a nulla.
Seme semisferico, ossia con la parte superiore rotonda e
l’inferiore pianeggiante-ondulata; ilo molto eccentrico, quasi
laterale; mammilla micropilare tondeggiante bene distinta,
centrale; la superfìcie del seme è bruno-nerastra quasi opaca,
minutamente e poco distintamente granulosa sotto la lente;
embrione situato a metà altezza dal lato dell’ilo, discendente
obliquamente ed assai profondamente. Tutte le parti (spate,
rami e fiori) sono di un color bruno-tabacco allo stato secco.
Habitat. — Karsten dice che questa specie cresce nelle
pingui, umide e calde selve dell’ antica repubblica della
Columbia. Grisebach (1. c.) indica anche come sua patria
l’Isola di Trinidad; ma quivi stando ad alcuni esemplari
conservati nell’Erb. di Berlino sarebbe coltivato nell’Orto
botanico. Un individuo coltivato a Buitenzorg si dice pro-
veniente dal Venezuela.
Ossee vazioxi. — Molto caratteristico per le fronde di-
vise 3 volte, ossia con le divisioni principali 3— costate ; per
il color glaucescente della loro pagina inferiore; per il pic-
ciolo molto depresso, ed i frutti subresupinato-obpiriformi
e molto attenuati alla base; per il seme con un tubercolo
centrale-rotondato e l’ilo molto eccentrico quasi sul con-
torno, e per il perianzio fruttifero con 3 stami eretti e 3
reflessi come i fìlli della corolla ; anche i fiori si distin-
guono da quelli delle altre specie per i lobi acuminati e
non nervoso-costulati.
13. Sabal Yapa Wright PI. Cubenses n.° 3971 (nomen
nudum); Sauvalle PI. Cubana p. 152; G. Maza, Nocio-
nes etc. (1893) 51. — S. mexicana (non Mart.) Gaum.
PI. Yucatanae exic. n.° 317. — Corypha maritiina
Humb. et Bonpl. Nov. Gen. et sp. pi. I, 298 ?
Descbizioxe. — Sembra una grande specie, ma mancano
notizie riguardo alle dimensioni del tronco.
Fronde molto grandi; picciolo largo in alto 2.5 cm., leg-
germente concavo di sopra, convesso di sotto; ligula trian-
65 —
golare— allungata, acuminata; rachide molto prolungato nel
lembo ma a quanto sembra poco arcuato, a margini molto
acuti ma non alati; lembo molto inegualmente multifido
apparentemente senza filamenti nei seni; divisioni primarie
molto profonde non partentisi tutte da eguale altezza; i
segmenti più grandi, che sono quelli della metà dei lati,
sono 3-costati, ossia con una costola primaria superiore e
due costole inferiori, perchè le divisioni più profonde acca-
dono lungo i nervi che corrispondono ai margini dei
segmenti primari nella maggioranza dei Sabal (nervi com-
messurali), assai ineguali in quanto alla larghezza; quelli
intermedi sono lunghi 1.20-1.30 m. (misurati dalla ligula)
e nella loro parte mediana, dove sono più larghi che al-
l’altezza dei seni, arrivano a 5-7 cm. di larghezza; tutte le
divisioni sono gradatamente acuminate; la terminazione
delle costole primarie inferiori ha luogo a pochi cm. dal-
l’estremo apice; le punte delle ultime divisioni sono per lo
più un poco ineguali ed acuminate. I segmenti centrali
terminali sono formati da vari segmenti inegualmente di-
visi, uniti insieme con un numero variabile di costole e
terminati da tante punte bifide quante sono le costole pri-
marie inferiori da cui sono percorsi. I segmenti più esterni
sono pure lunghissimi (circa 1 m.) e lunghissimamente acu-
minato-caudati, indivisi all’ apice, larghi 2-2.5 cm., unico-
stati. Tutti i segmenti sono di consistenza piuttosto sottile
ma rigidi, sul secco appariscono più pallidi di sotto che
di sopra, finamente striati da numerosissimi nervi secon-
dari ; di questi alcuni sono leggermente più forti della
grande maggioranza ; venule transverse pochissimo distinte,
molto oblique.
Spadici con infiorazioni parziali formanti delle lasse pan-
nocchie ovato-oblunghe di 30-70 cm. di lunghezza, composte
di 6-7 rami o pannocchie secondarie alternato-distiche ;
spate secondarie tubulose, finamente e nitidamente striate,
leggermente ampliate ed essucche nella loro pai te superiore,
fesse sul lato ventrale, e terminate in punta larga triango-
lare acuta. I rami o pannocchie secondarie hanno una parte
5
— 66 —
pedicellare provvista della sua spata speciale eserta e pro-
fondamente bipartita o bicorne, sono arcuato-orizzontali, e
divisi in numerosi ramoscelli fioriferi inseriti spiralmente
e patenti, con Tasse principale angolosa; i ramoscelli na-
scono dalTascella di una piccola brattea triangolare, acuta,
scariosa, sono coperti piuttosto densamente di fiori dritti
o leggermente sinuosi, filiformi, rigidi, di 1-1.5 mm. di
spessore alla base, ± angolosi, i più bassi di ogni ramo
lunghi 6-8 cm., gli altri gradatamente più corti.
Fiori inseriti sopra un tubercoletto, circondato questo
dalla brattea e dalla bratteola, ambedue molto minute,
allorché in boccio largamente obovati col vertice roton-
dato, alquanto più rigonfi che nelle altre specie (larghi
2 mm. ed anche più), non visti aperti; calice e corolla non
striato-venosi, sul secco; calice breve ciatiforme-campanu-
lato, carnosetto, troncato alla base dove è un poco atte-
nuato e leggermente contratto al di sopra di questa, diviso
sino a circa la metà in 3— lobi latamente triangolari ottusi,
od acutiusculi ; fìlli larghi ovati, pure carnosetti, ciliolati
al margine; ovario giovane con parte stilare conica, pro-
fondamente solcato— impressa per il lungo. Perianzio frut-
tifero con i filli assai lungamente persistenti, deflessi, ovato-
subtriangolari (non ridotti lineari in causa delParricciola-
mento, come accade nella maggioranza delle specie) ; dei 6
stami, i 3 opposti ai fìlli si reflettono con questi e gli altri
3 rimangono eretti.
Frutto globoso, assai poco attenuato in basso con una
certa tendenza ad esser resupinato, di 9-10 mm. di diam.
e con i resti delle carpelle sterili tendenti a distaccarsi dalla
carpella fertile, alla base della quale formano una piccola
macchia nerastra in continuazione dei resti dello stilo al
quale rimangono attaccate; lo stilo nel frutto è assai con-
spicuo, lungamente permanente e curvo in basso.
Seme globoso, semisferico, con base pianeggiante, 7 mm.
largo e 5 mm. alto; ilo molto eccentrico; mammilla micro-
pilare centrale ottusa non pungente; superficie finamente
corrugata ed opaca (forse perchè i semi da me studiati
— 67 —
non sono perfettamente maturi), del solito colore caffè
tostato. Embrione situato alla metà di un lato, discendente
obliquamente ad un angolo di 45° sino quasi al centro del-
l’albume ; la traccia esterna del punto dove si trova l’em-
brione è visibile osservando il seme dall’alto.
Habitat. — In Cuba e probabilmente anche nell’ Yuca-
tan. — Ho descritto gli esemplari dell’Erbario di Berlino
con l’Etichetta: Plantae Cubenses Wrightianae n.° 3971.
Sabal Yapa sp. nova ?. Coll. C. Wright in Cuba. (Herb.
Krug et Urban). Tali esemplari consistono in una fronda,
in spadici con fiori in boccio avanzato e frutti quasi
maturi.
Un altro esemplare pure con fiori in boccio bene svilup-
pato (dell’Erb. di Berlino) è stato raccolto dal Dott. José
Torralbas a Batabanò sulla costa meridionale nella parte
occid. di Cuba e porta il n.° 179 ed ha i nomi volgari di
« Palma de Guano » o « Cana » ed anche « Miraguano ».
Mi sembra poter riferire al S. Yapa il n.° 317 delle « Plan-
tae Yucatanae » di G. P. Gaumer (Herb. Missouri bot.
Gard.), di cui ho visto una sola piccola porzione di spadice
con fiori in boccio, corrispondenti per dimensione, forma e
nei più minuti particolari con i fiori al medesimo stadio
del n.° 3971 di Wright.
Due esemplari dell’Erb. de Candolle con frutti immaturi
raccolti a Cuba nel 1829 da Ramon de la Sagra, n.° 222
e col nome volgare di « Cana » mi sembrano egualmente
riferibili al S. Yapa. Un esemplare identico del medesimo
collettore si conserva nell’Erbario Webb a Firenze.
Osservazioni. — E specie ben distinta per le sue fronde
con divisioni primarie 3-costulate, due volte divise, giac-
ché oltre ai seni alla terminazione delle costole superiori
ed inferiori ve ne sono altri molto più profondi in corri-
spondenza dei nervi commessurali. Sotto questo rapporto
il S. Yapa è affine al S. mauritiae formis, al quale anche
si avvicina per il frutto con tendenza ad esser resupinato.
- 68 —
Si distingue pure per i fiori relativamente assai grandi
ed allorché in boccio assai più globosi che nelle altre spe-
cie, per il calice contratto subito sopra la base e poi dila-
tato nuovamente, per i larghi petali che poi si reflettono
insieme ai filamenti degli stami che ad essi sono opposti,
gli uni e gli altri persistendo lungamente nel perianzio
fruttifero.
I frutti molto giovani sono obpiriformi col vertice roton-
dato, attenuati in basso dove portano lo stilo, che in con-
fronto alle altre specie è eccezionalmente lungo (3-3.5 mm.);
su questi frutti immaturi si distinguono bene le carpello
che rimangono sterili ed atrofizzate e che disseccando di-
ventano di colore differente dal frutto e tendono a distac-
carsi dalla sua base.
È assai probabile che al Sabal Yapa o forse piuttosto
al S. parvi flora debba riportarsi la Corypha maritima Humb.
et Bonpl. Nov. gen. et sp. pi. I, 298, che dagli autori si
dice crescere presso Batabanò sulla costa meridionale della
Isola, precisamente sul posto dove sono stati fatti gli esem-
plari del S. Yapa raccolti da Torralbas e di S. parviflora
da "Wilson. Indipendentemente da ciò non saprei a qual altro
genere riferire una Palma di Cuba a foglie palmato-multi-
fide, con lacinie bifide con filamento interposto e picciolo
inerme.
14. Sabal guatemalensis Becc. sp. n.
Spadix robustus, inflorescentiis partialibus am-
plis ad 80 cm. longis, ramulis floriferis angulosis,
10-12 cm. longis, 1.5 mm. crassis, subulatis. Fio-
rum alabastra oblonga, in vertice rotundata, maju-
scula, 4-4.2 min. longa, 1.8 mm. crassa, calyce
urceolato ad faucem nonnihil constricto, spisse car-
noso, in sicco non vel inconspicue costulato-venoso,
basi rotondato; corolla calyce duplo longiori, phyl-
— 69 —
lis oblongis sub anthesi una cum staminibus paten-
tibus conspicue costulato-nervosis, filamentis subu-
latis incurvo-ascendentibus; ovario anguste pirami-
dato, B-gono, 8 mm. longo.
Descrizione. — Mancano le fronde. L’infiorazione par-
ziale sulla quale è fondata la specie, sembra debba aver
appartenuto ad uno spadice robusto assai grande e forma
una densa pannocchia ovato-allungata nell’ insieme lunga
quasi 80 cm. e composta di 12 rami od infiorazioni 3ne
arcuato -recurve e gradatamente decrescenti; la parte pedun-
colare della pannocchia è compresso-ancipite e larga 12 mm.;
le spate secondarie sono al solito tubulari, finamente striate,
troncate obliquamente alla bocca e prolungate da un lato
in punta triangolare acuta ed acuminata; i rami inferiori
sono lunghi circa 20 cm. con 13-15 ramoscelli fioriferi; la
parte assile è acutissima ed angolosa ed ha la sua spatella
speciale sporgente dalla spata secondaria, fortemente bicari-
nata dal lato assile ed assai profondamente divisa all’apice in
2 corna anguste subulate; i ramoscelli sono relativamente
assai spessi, di 1.5 mm. di diam., assai distintamente ango-
losi, lunghi 10-12 cm., assai densamente e regolarmente co-
perti di fiori; brattea e bratteole assai conspicue triangolari
a larga base e punta fine subulata.
Fiori in boccio bene evoluto oblunghi col vertice rotondato,
leggermente contratti nel mezzo, lunghi 4-4.2 mm., larghi
1.8 mm.; calice urceolato leggermente ristretto alla fauce,
tutto di consistenza assai spessa ma specialmente alla base,
apparentemente carnoso sul fresco, ruguloso o corrugato sul
secco ma non nettamente costulato— venoso, rotondato in
basso, scavato di sotto, diviso sino al terzo superiore in 3
lobi deltoidei acuto-apiculati, scariosi al margine; corolla
il doppio più lunga del calice, tubulosa nel terzo inferiore,
con i filli fortemente striato-costulati sul secco, concavo-
naviculari, oblunghi ottusi, orizzontali od anche reflessi
durante l’antesi, poi decidui ; stami con filamenti angusti
— 70 —
subulati pure patenti ed incurvo-ascendenti; ovario grada-
tamente e molto angustamente piramidato-trigono, lungo
3 mm., stigma capitellato.
Habitat. — L’esemplare tipico è stato raccolto da Skin-
ner in Guatemala ed è stato inviato da H. "Wendland in
Xbre 1900 all’Erbario di Berlino.
Osservazioni. — Si distingue dalle altre specie per i suoi
fiori relativamente assai grandi, allorché in boccio oblun-
ghi, rotondati in alto e leggiermente contratti nel centro,
per il calice urceolato un poco ristretto alla fauce, di con-
sistenza usualmente spessa, non striato— costulato, per la
corolla solo il doppio più lunga del calice ed i filli forte-
mente striato-costulati sul secco e patenti nell’antesi e per
gli stami con filamenti subulati flessuosi, colla punta
ascendente.
Se il frutto qui appresso descritto è quello del S. gua-
temaìensis si distinguerebbe anche per esser questo atte-
nuato in basso ma senza tendenza ad essere resupinato.
Mi sembra infatti che al S. guatemalensis possono ripor-
tarsi alcuni ramoscelli con frutti immaturi raccolti nel
Guatemala da Cario ed a me donati dal Conte di Solms
in Agosto 1887.
Detti ramoscelli sono lunghi 13 cm., filiformi, subulati
verso 1’ apice, del rimanente dello spessore uniforme di
1.5 mm., coperti fittamente a spirale dai tubercoletti sui
quali erano inseriti i fiori. I frutti ancor giovani sono lar-
ghi 1 cm. circa, globoso-obpiriformi, essendo leggermente
attenuati in una base piuttosto acuta, ma del resto globosi
col vertice rotondato; lo stilo alla base del frutto è rigido
dritto leggermente ascendente, relativamente robusto, lungo
circa 2 mm. Perianzio fruttifero pedicelliforme col calice
permanente immutato, calloso, con 3 larghi lobi deltoidei
acuti, poco distintamente striato-venosi; petali e stami de-
cidui o marcescenti.
— 71 —
15. Sab al causiarum Becc. — Inodes causiarum 0.
F. Cook in Bull. Torrey bot. Club, XXVIII (1901)
531 ; Cook et Coll. Econ. pi. Port. p. 167 ; Urban,
Symb. Ant. (FI. Port.) IV (1903), 127; — Inodes glauca
U. Damm. in Urban, Symb. 1. c.
Descrizione, — Il tronco vien descritto da Cook come
tozzo, spesso 45—75 cm. alla base ed alto 5—16 m., colonnare
0 leggermente attenuato verso l’apice con la superficie con
rughe anguste o quasi liscio, essendo le vecchie foglie de-
cidue e non lungamente permanenti.
Fronde molto grandi, nell’ insieme lunghe 4 in., di cui la
metà ne misura il picciolo ; questo è largo circa 4 cm. presso
l’estremità e distintamente carinato di sopra lungo il mezzo ;
ligula grande triangolare allungata, acuminata ; rachide
molto allungato ed assai arcuato ; segmenti concolori sulle
due faccie, molto finamente e fittamente striati da numerosi
nervi secondari; i segmenti della parte media dei lati, che
sono i più grandi, sono lunghi oltre 1 m. ed all’altezza del 1°
seno (che rimane a 30-35 cm. dalla ligula) misurano 3.5-4 cm.
di larghezza e si allargano sino a 5-5.5 all’altezza del 2°
seno, situato questo a 50-60 cm. dalla ligula, da dove si
dividono in due lunghissime ed acuminatissime punte flac-
cide che si terminano in una lunga coda filamentosa ; alla
terminazione di ambedue i seni si trova un lungo filamento ;
1 segmenti centrali apicali sono pure molto profondamente
bipartiti (con lungo filamento nel seno) ma sono molto più
stretti e più corti degli altri.
Spadici considerevolmente più lunghi delle fronde (Cook).
Spate primarie tubulose, finamente striate, sparsamente
squamulose, intiere e troncate obliquamente alla bocca, pro-
lungate da un lato in lunghissima ed angusta punta subulata.
Infiorazioni parziali lunghe 30-40 cm. e divise in 7-8 ra-
mi ; questi incurvo-nutanti, gli inferiori lunghi 12-15 cm.
con 15—18 ramoscelli spesso biforcati sin dalla base, la parte
pedunculare dei rami è provvista di 2-3 spatelle proprie; di
%
— 72 —
queste l’ inferiore è acutamente bicarinata intiera o bre-
vemente bidentata all’apice ; le spate seconde, sono tubu-
lose, intiere, troncate obliquamente alla bocca e prolungate
da un lato in una punta acuminato-subulata ; i ramoscelli
nascono dall’ascella di una piccola brattea scariosa triangu-
lare acuta filiforme ed al momento dell’ antesi sono molto
sottili (circa 2/3 di mm.), patenti, lunghi 6— 8 cm., angolosi;
brattee florali molto minute triangolari a larga base
acuta.
Fiori allorché in boccio con calice e corolla costulato-
striati sul secco, ovato-oblunghi, al momento di aprirsi
lunghi 4 ,2 mm. ; calice leggermente campanulato con 3
corti e larghi denti ottusiusculi, un poco carnoso in basso ;
corolla durante l’antesi il doppio più lunga del calice, coi
filli ellittico-lanceolati acutiusculi, sul secco lineari angu-
stissimi, eretti durante la fioritura, uniti in una parte ta-
bulare nel quarto inferiore ; stami coi filamenti lunghi pre-
cisamente quanto i filli, filiformi subulati dritti e rigidi;
antere ovate ottusiuscule ; ovario di poco più corto dei pe-
tali, la parte ovulifera di ben poco più larga della parte
stilare, questa acutamente trigona, più o meno conico-pira-
midata, ma di grossezza eguale dalla base sino allo stigma;
questo globoso-capitellato. I ramoscelli fruttiferi sono in
modo uniforme il doppio più spessi dei fioriferi, resi sca-
bridi dai tubercoletti sui quali riposavano i fiori. Perianzio
fruttifero brevemente pedicelliforme con la base alquanto
dilatata.
Frutto globoso, di 9-10 mm. di diam., un poco attenuato
verso la base, e quivi leggermente resupinato con lo stilo
molto apparente, filiforme ed assai lungo.
Seme semi-globoso con la parte superiore esattamente
emisferica e la base leggermente concava, largo 7 ed alto
4.5 mm. ; ilo assai eccentrico; mammilla micropilare molto
leggermente tumescente ; embrione subdorsale o situato al
di sopra della metà di un lato, di modo che la sua posi-
zione, che è indicata all’esterno da un piccolo punto im-
presso, è visibile guardando il seme dall’alto, discendente
obliquamente attraverso quasi i */s dell’albume. I frutti da
me studiati non sono perfettamente maturi e la superficie
del seme probabilmente per tal causa è finamente corrugata.
Habitat. — Cresce sulla sabbia corallina lungo le coste
di Puerto-Rico. Ho studiato nell’Erbario di Berlino (Herb.
Krug e Urban) gli esemplari di P. Sintenis : Pantae Por-
toricenses n.° 4844. Prope Pehuelas ad Tallaboa poniente,
16, VII, 1886 (esemplari con fiori e frutti immaturi); idem
Sintenis n.° 3900, prope Guanica in sylvis circa bazienda
Ventura Anihones , 28, II, 86, (spadici con fiori in boccio);
idem Sintenis n.° 5286, prope Yabucoa in litoralibus, 29,
Vili, 86, (esemplari con frutti quasi maturi) — Nome vol-
gare « Palma de Sombrero ».
Gli esemplari tipici di Cook, (n.° 154), che io non ho
visto, sono stati raccolti a Joyuda fra Cabo Rojo e Maya-
gilez, nella medesima regione dalla quale proviene il n.° 3900
di Sintenis.
Il sig. 0. F. Cook scrive che le foglie del S. causiarum
sono usate in gran quantità per farne cappelli, di cui il
centro dell’ industria è Joyuda, dove lungo il mare sulla
sabbia crescono molte centinaia d’ individui di quella Pal-
ma. Cook le assegna il nome volgare di « Yaray ».
»
Osservazioni. — E una specie ben caratterizzata per le
sue fronde con i segmenti profondamente bipartiti in due
lacinie acuminatissime terminate in una lunga e flaccida
punta filamentosa. Si distingue poi per i fiori con stilo non
piramidato-conico, ma spessamente filiforme di spessore
uniforme dalla base sino sotto lo stigma, acutamente tri-
gono, e per i frutti piccoli di circa 1 cm. di diam. legger-
mente attenuati alla base con accenno ad esser quivi resu-
pinati e dove si trovano i resti dello stilo sottili patenti
filiformi e conspicui; per il seme con l’embrione subdorsale
penetrante i s/3 dell’albume.
A me sembra che 1 'Inodes glauca Dammer corrisponda
esattamente &\VInodes causiarum Cook.
— 74 —
Nelle « Symbolae antillanae : FI. Portone. » (IV, 1903,
127), oltre all’ Inodes glauca, che a me è sembrato dover ri-
ferire al S. causiarum, è rammentata anche una altra Inodes
senza nome specifico. Gli esemplari ai quali tale indicazio-
ne si riferisce sono stati raccolti pure da Sintenis in Puerto-
Rico, portano nell’Erbario di Berlino il n.° 3765 con la
nota : « Palma de escoba », prope Yaulco ad pedem montis
Duey, 5, II. 1886. 10 m. ; frute. nigr. brunn. » consistono
in sole porzioni di spadici stravecchi con semi maturi a
parte in cartoline. Le porzioni di spadice non hanno ca-
ratteri tali da poterle distinguere dalle parti corrispondenti
di Sabal causiarum ; i semi però sono un poco più grandi
di quelli del n.° 5286, forse perchè questi sono immaturi e
quelli del n. 3765 sono perfetti, tanto che da essi ne sono
state ottenute delle pianticine. Tali semi n. 3765 sono lar-
ghi 8 e spessi 6 mm., ma del resto per forma simili a quelli
del n. 5286, a superficie quasi nera lucida, minutamente,
ma poco distintamente granulosa sotto la lente e con l’em-
brione meno inclinato.
In mancanza di esemplari più completi è impossibile de-
cidere se la « Palma de escoba » costituisca una seconda
specie di Sabal endemica in Puerto-Rico.
16. Sabal uresana Trelease in Report Miss. bot. Gard.
XII, 79, t. 35, , 36, 37. — Inodes Uresana 0. F. Cook
in Bull. Torrey bot. Club, 1901, 534.
Desckizioxe. — Tronco alto 5-10 metri, ed oltre 30 cm.
di diametro (Trelease), fittamente annulato-cicatricoso.
Fronde molto glauche, plicato-flabellate, 3/* orbicolari col
rachide robusto e fortemente arcuato ; picciolo lungo circa
quanto il lembo (± un metro), apparentemente sul fresco
pianeggiante di sopra, fortemente convesso di sotto, spesso
10-11 mm. lungo la parte centrale, molto assottigliato ai
margini che sono acutissimi ; sul secco in una fronda del
grumolo centrale e non ancora bene svolta apparisce al-
— 75 —
quanto scavato a doccia di sopra e largo 2 cm., glabro,
glauco e coperto da una tenue secrezione cerosa che si
stacca in sottili lamelle bianche, la secrezione estendendosi
anche alla base del lembo ; ligula lanceolata, acuminata,
solcata nel mezzo, con i margini molto acuti, molto asim-
metrica alla base. Segmenti numerosi, tutti molto profon-
damente bipartiti, quelli apicali centrali considerevolmente
più corti e più stretti di tutti gli altri ; i mediani dei
lati sono i maggiori e misurati dalla ligula sono lunghi
circa 1 metro, larghi all’altezza dei seni circa 4 cm., essi
rimangono liberi fra di loro un poco al di sotto della metà
dell’intiero lembo; i seni secondari si trovano a soli pochi
centimetri al di sopra dei primari, in modo che tutti i
segmenti sin quasi dalla metà del lembo sono divisi in
due parti, le quali sono gradatamente e lungamente atte-
nuate in punta molto acuminata ma rigida ; in ambedue
i seni si trova un assai forte filamento pallido; di consi-
stenza i segmenti sono rigidi, sottilmente coriacei, egual-
mente pallidi e glaucescenti sulle due faccie e pure egual-
mente nitidamente striati da numerosissimi nervi assai fini,
rilevati e tutti quasi uniformi, i nervi 3ri non distinguen-
dosi da quelli 2ri ; non si vedono venule transverse; i mar-
gini sono alquanto inspessiti ; le coste primarie superiori
ed inferiori non sono squamulose e sono a dorso piano sca-
bridolo.
Spadici lunghi circa quanto i piccioli, apparentemente
duplicato-ramosi come nelle altre specie ; così almeno ap-
pariscono da una fotografia ; ramoscelli fruttiferi (visto
uno solo) color paglia chiaro, lunghi 7 cm., notevolmente
inspessiti nella parte intermedia (3 mm. di diam.) od an-
gustamente fusiformi, privi di fiori per un brevissimo tratto
(5 mm.) alla base e quivi di due mm. di diametro, molto
fittamente toruloso-tubercolosi con i pulvinuli dei fiori
leggermente inspessiti, tuberculiformi, l’uno quasi accosto
all’altro e disposti su più serie a spirale; ogni pulvinulo
è provvisto di una piccola bratteola chiara permanente
molto latamente triangolare acuta od apiculata.
— 76 —
Fiori non visti. Perianzio fruttifero ridotto al solo calice
calloso indurito, formante un brevissimo pedicello al frutto,
largo 2 mm. ed alto 1, assai profondamente scavato nella
base ed in alto, con i resti dei 3 lobi triangolari; divisioni
della corolla poco più grandi dei lobi del calice appressi alla
base del frutto e non reflessi.
Frutto globoso, relativamente grosso, di 16-18 mm. di
diam., con lo stilo permanente alla base del frutto piccolo
corto e tozzo ; epicarpio crostaceo fragile, facilmente stac-
cantesi dal mesocarpio ; questo, allo stato secco ed imma-
turo, chiaro color paglia, spongioso come midolla di sam-
buco (a maturità probabilmente carnoso); endocarpio jalino
tenuissimo nitido-sericeo internamente.
Seme orbicolare assai depresso, di 12.5-13.5 mm. di
larghezza, spesso 7-8 mm., quando ben maturo a superficie
quasi liscia o minutissimamente ruguloso-granulata, color
castagno scuro; la sua base è alquanto concava e contornata
da un orlo assai rilevato ; mammilla micropilare poco di-
stinta ottusa centrale ; ilo situato al di dentro dell’ orlo ;
embrione laterale in alto, in modo che la piccola aureola
puntiforme che ne indica la sua posizione all’ esterno ri-
mane visibile sul contorno della superficie superiore guar-
dando il seme dall’alto, discendente assai obliquamente sino
oltre la metà dell’albume.
Habitat. — Questa bella e distinta specie di Scibal ven-
ne scoperta dal prof. William Trelease nelle vicinanze di
Ures , l’antica capitale dello stato messicano di Sonora, nel-
l’agosto 1900, nella quale epoca portava frutti quasi maturi.
Osservazioni. — I frutti vien detto che sono eduli e che
freschi son verdi, divenendo bruni allorché secchi in er-
bario. È probabile però che quando sono maturi diventino
neri come quelli di tutte le altre specie di Sabal e che il
mesocarpio il quale allo stato secco nei frutti non comple-
tamente maturi si presenta spugnoso come il tessuto della
midolla di sambuco diventi succolento.
Vien descritta- come una palma graziosa da un bel fo-
gliame glaucescente che rammenta quella della Erythea
armata. Dalle fotografie si riconosce che cresce ad individui
sparpagliati in una regione disseminata di frutici e di
bassi alberi.
Il tronco apparisce cilindrico, talvolta non perfetta-
mente dritto, segnato assai fittamente dalle cicatrici annu-
lari delle foglie di cui una parte di quelle morte si vedono
pendenti sotto la chioma, ma che o non persistono lunga-
mente o vengono bruciate di tanto in tanto dagli incendi,
di guisa da lasciare in un modo o in un altro il tronco nudo.
È una palma dai caratteri essenzialmente xerofili per le
sue foglie spesse glaucescenti e rivestite da uno strato ce-
roso, esattamente come nelle Copernicia cerifera ed au-
stralis.
Nell’esemplare tipico, che il prof. Trelease mi ha gentil-
mente comunicato insieme ad altri Sabal del suo Erbario,
il picciolo, come la base del lembo, è coperto da un tenue
strato di cera che si sfalda in piccole lamelle, le quali po-
ste sopra una lastrolina di cristallo e scaldate con un lume
a spirito si liquefanno non lasciando alcun dubbio sulla
natura della secrezione.
Nel n.u 10, voi. Y (1905) del Giornale di Botanica « Zoe »,
che si pubblica a San Diego in California e per il quale
debbo ringraziare il Sig. T. S. Brandegee, è rammentato
da questo signore un Sabal , bellissima Palma crescente
presso Cofradia, località che si trova a circa 30 miglia ad
Est di Culiacan in vicinanza del confine con lo Stato di
Durango e che forse non è altro che il Sabal uresana.
Il Sabal uresana è una specie distintissima oltre che
per il suo fogliame glauco e molto consistente, per i ramo-
scelli fruttiferi considerevolmente ispessiti e densiflori e
per i frutti relativamente grossi sferici, (non attenuati
in basso come quelli del S. Blackburniana di cui hanno
la dimensione) e contenenti un seme molto depresso con-
cavo di sotto, con mammellone micropilare ottusissimo o
quasi obliterato.
Il seme del S. uresana vien descritto dal suo chiarissimo
autore come labirintiforme rugoso, ed in questo stato si
presenta nei frutti non completamente maturi ; ma nei semi
a maturazione più avanzata è appena ruguloso— granulato.
In tutti i Sabal i semi secchi dei frutti non completamente
maturi hanno la superficie rugulosa che poi diventa unita
e liscia quando il seme è giunto a completa maturazione.
La fronda del « very glaucous » Sabal, della quale parla
il Prof. Trelease nella sua nota (p. 80) come ricevuta dal
D. Franceschi, e che a me pure sembra indubbiamente do-
versi riferire al S. uresana, ha un picciolo largo 25 min,,
spesso, lungo la parte centrale 11 mm. e la superficie su-
periore molto leggermente concava presso i margini e leg-
germente convessa lungo la parte mediana; la ligula è
moltissimo inequilatera (del resto come nell’esemplare ti-
pico) ; i segmenti sono 45. in tutto e per tutto come sopra
descritti.
Da una lettera del « Departement of Agricolture » di
Washington al Prof. Trelease, si rileva che un Oriolo fab-
brica un nido coi filamenti intercommessurali delle foglie
di questa Palma esattamente come con quelli delle Wa-
shingtonia.
17. Sabal texana Becc. — Inodes texana 0. F. Cook, in
Bull. Torrey bot. Club, 1901, 534. — Sabal mexicana
(non ùlart.) Sargent (pro parte), Silva of N. America,
XI, 43.
Descrizione. — Le fronde mi sono sconosciute.
Spadici con infiorazioni parziali assai grandi ; uno che
io ho studiato è lungo 75 cm. con 8 rami vólti tutti da
un sol lato e che col loro assieme formano una pannocchia
allungata attenuata verso l'apice, essendo i rami superiori
gradatamente più piccoli e meno provvisti di ramoscelli
degli inferiori ; le spate secondarie sono tubulose, essucche
ed a quanto sembra marcescenti alla epoca della matura-
— 79 —
zione dei frutti, molto parcamente sparse di squamule fer-
ruginose o glabrescenti, finamente striate, ± fesse in alto
dalla parte ventrale, prolungate all’apice in punta latamente
triangolare acuta ; i rami escono ascendenti dalle respettive
spate e poi s’incurvano fortemente all’ingiù ; i maggiori, i
più bassi, sono lunghi 20-25 cm., hanno la parte basilare
pianeggiante dal lato assile, convessa all’esterno, con mar-
gini ottusi, e guainata da una spata propria sporgente que-
sta alquanto dalla spata secondaria, bicarinata e bifida al-
l’apice ; l’asse dei rami è assai acutamente angolosa, e porta
alternativamente a spirale vari ramoscelli (15-20 nei rami
più bassi e maggiori) che nascono dall’ascella di una pic-
cola brattea triangolare acuminata ; i ramoscelli sono ar-
cuato-flessuosi, filiformi, di 1.5 mm. alla base, molto leg-
germente più spessi nella parte intermedia che nelle due
estremità, subtereti e corrugato-rugosi sul secco, lunghi
10-15 cm., densiflori.
Fiori.... ; al posto dei fiori caduti anche dove non si tro-
vano frutti rimane un ben distinto tubercoletto calloso al-
l’ascella della brattea e della bratteola, ambedue basse,
latamente triangolari, nervoso-costulate a punta acuta od
acuminata.
Frutti non visti intieri e maturi ; fra quelli presenti e
tutt’ora giovani ve ne sono vari didimi e non di rado con
un accenno di sviluppo anche di una terza carpella. A giu-
dicare dai semi, i frutti maturi debbono essere relativa-
mente grossi e della dimensione di quelli del S. uresana ,
ossia di circa 2 cm. di diam.; il mesocarpio che tuttora ade-
risce ad alcuni dei semi è totalmente polposo nero e dolce.
Seme globoso-de presso in forma di pagnotta, orbicolare,
assai variabile di dimensione, largo 10-13.5 mm., spesso
7.5 mm., regolarmente convesso o dimidiato-sferico di sopra,
pianeggiante o concaviusculo di sotto, con l’ilo piccolo non
prominente, poco eccentrico ; mammillone micropilare poco
distinto ottusissimo non pungente; la superficie del seme è
piuttosto opaca, molto minutamente e non molto netta-
mente granulosa sotto la lente, di color caffè tostato; em-
brione situato a circa metà altezza di un lato, di modo che
la piccola areola che indica la sua posizione all’esterno
non è visibile guardando il seme dall’alto, leggermente
ascendente e penetrante per circa */4 del diametro dell’ in-
tero albume.
Habitat. — Nel Texas sulle sponde del Rio grande al
di sotto di Brownsville (F. E. Stark in Herb. Sargent).
Osservazioni. — Il Sig. 0. F. Cook (1. c.) ha fatto giu-
stamente notare che il Sabal mexicana del Texas meridio-
nale descritto e figurato dal Sig. Sargent è molto differente
da quello tipico delle provincie più meridionali del Messico
ed ha quindi proposto il nome di Inodes texana per il Sa-
bal mexicana Sargent. Però sotto il nome di Sabal mexi-
cana nell’ Erbario Sargent si trovano alcuni esemplari a
proposito dei quali rimango incerto se debbano conside-
rarsi conspecifici.
Apparentemente la differenza fra detti esemplari è as-
sai grande ; perchè in uno i rami delle infiorazioni parziali
sono semplicemente ramosi, in un altro sono duplicato-ra-
mosi. Il diverso grado di sviluppo dei due esemplari non
permette un confronto per quel che riguarda i fiori. Stando
alle etichette ambedue proverrebbero dalle vicinanze di
Brownsville. Se quindi essi non fossero conspecifici si
avrebbero due specie distinte di Sabal crescenti nella me-
desima località.
A scanso di equivoci ho preso per tipo del S. texana
l’esemplare con i rami delle infiorazioni parziali semplice-
mente ramosi raccolto dal Sig. F. E. Stark e del quale
con certezza sono noti i frutti.
L’altro esemplare, che nell’ Erbario di Sargent porta pure
il nome di Sabal mexicana, consiste in una porzione di
spadice fiorifero e porta l’etichetta: « Sabal mexicana Mart.-
— Brulé Plantation, banks of Rio Grande below Brownsville ,
Texas Apr. 9. Coll. C. S. Sargent ». — Questo esemplare
corrisponde esattamente ad un altro pure consistente in
— 81 —
una sola porzione di spadici in fiore e che si conserva nel-
1’ Erb. di Candolle con l’etichetta : n.° 2307. « Matamoros »
M. Berlandier 1832. Questo esemplare è rammentato da
Hemsley in Biol. Centr. Am. Botany p. 410 ed è attribuito
al S. Palmetto. Nell’ Erbario di Sargent con l’esemplare in
fiore di Brulé Plantation in una borsetta si trovano dei
semi simili a quelli del S. texana, tipico, e che portano
l’etichetta : « 877 Berlandier, Matamoros ».
Gli spadici dell’esemplare di Sargent in fiore di Brulé
Plantation, come quelli del n.° 2307 di Berlandier sembra
debbano esser grandi e diffusi, sono 4— plicato ramosi, essendo
che le infiorazioni parziali di l.° ordine portano dei rami
od infiorazioni parziali di 2.° ordine duplicato-ramose. Le
spate primarie sono tubulari, cilindriche, finamente e niti-
damente striate ± cosparse di squamule ferruginee appresse,
intiere e nude alla bocca, essucche nella parte terminale,
prolungate da un lato in larga punta triangolare acuta ;
le spate 2.ie sono pure sparse di squamule ferruginee, fesse
e più o meno sfacelato-filamentose sul lato ventrale, pro-
lungate dall’altro in punta triangolare alquanto allungata
ed acuminata. I rami od infiorazioni parziali di 3° ordine
formano delle pannocchie irregolarmente ovali assai grandi,
duplicato— ramose, lunghe 20-25 cm., glabre in ogni parte,
arcuato-patenti, con la porzione peduncolare assai allun-
gata, ascendente, pianeggiante dal lato assile, convessa da
quello esterno, rivestite in basso dalla spata sua propria
che è acutamente carenata dal lato assile e brevemente
bidentata all’apice ; la parte assile dei rami primari è assai
acutamente angolosa e porta inseriti irregolarmente a spi-
rale circa 15 ramoscelli arcuato-patenti molto ineguali, na-
scenti dall’ascella di una brattea assai conspicua acuminata;
i ramoscelli inferiori sono lunghi 10-12 cm. e portano nella
loro parte più bassa 8-10 ramoscelli secondari, lunghi que-
sti 3-5 cm., e poi si terminano in una punta fiorifera lunga
7-8 cm.; i ramoscelli primari superiori sono gradatamente
più corti e con minor numero di ramoscelli secondari ;
tutti i ramoscelli primari nella parte basilare sono spessi
6
— 82
1-1.5 mm. ed ivi privi di fiori per il tratto di 2—1 cm.,
ma provvisti tutto in giro di molte minute brattee quasi
imbricate, triangolari, acuminato-subulate; i ramoscelli pri-
mari e secondari del resto sono filiformi, di grossezza uni-
forme, subtereti, finamente corrugati sul secco e sono co-
perti piuttosto densamente di fiori che nascono all’ascella
di due bratteole relativamente assai grandi, di cui l’esterna
(che è la maggiore) latamente triangolare acuminata striato-
costulata, giungente talvolta sin quasi alla metà del calice
del fiore che subtende.
Fiori in boccio ovati, un poco attenuati ed acutiusculi
all’apice, sul secco col calice e la corolla fortemente striato-
costulati, nell’ antesi lunghi 4.5 mm. ; calice ciatiforme-
campanulato, diviso sino alla metà in 3 lobi semiovati acu-
tiusculi a margine scarioso intiero fortemente 5-costulati ;
corolla il doppio più lunga del calice, tubulosa per circa 2/s
coi margini dei petali decorrenti esternamente lungo la
parte tubulosa ; i filli sono orizzontali nell’antesi, ellit-
tici, concavo-naviculari, acutiusculi, con 5 assai forti ner-
vature prominenti sul secco ; stami tra loro eguali, uniti
in tubo per circa la metà della lunghezza della corolla,
irradianti alla fauce della corolla , filamenti ricurvo-ascen-
denti subulati ; antere ovato-sagittate acutiuscule; ovario
lungo 3 mm., alquanto più corto degli stami, trigono-
allungato, leggermente angustato verso l’apice ; stigma ca-
pitellato, talvolta brevemente 3-lobo.
Nell’ Erbario di Sargent esistono alcuni semi compieta-
mente maturi rinchiusi in una borsetta con l’indicazione:
Berlandier n.° 877, ciò che farebbe credere che dovessero
appartenere alla specie stessa di cui Berlandier ha rac-
colto l’esemplare in fiore n.° 2307 (in H. de Cand.).
Tali semi sono similissimi a quelli precedentemente de-
scritti e debbono appartenere ad un frutto assai grosso,
delle dimensioni di quello del S. uresana, ossia di circa
2 cm. di diametro ; essi sono molto depressi, in forma di
pagnotta orbicolare, larghi 12—13.5 mm., spessi 7-7.5 mm.,
convessi di sopra, pianeggianti anzi leggermente concavi
— 83 —
di sotto, con 1’ ilo piccolo quasi centrale, mammillone mi-
cropilare minuto ma talora quasi pungente ; la superficie
è color caffè tostato molto scura, unita, quasi lucente ;
l’embrione è leggermente prominulo all’esterno, situato la-
teralmente, visibile sul contorno del seme guardando questo
dall’alto e nel seme che fio esaminato alquanto discendente;
sotto tale riguardo questo seme differirebbe un poco, da
quello descritto precedentemente sul quale l’embrione è piut-
tosto ascendente ed il mammillone micropilare meno di-
stinto e più ottuso. Caratteri però sui quali non vi è forse
da fare grande assegnamento e forse assai variabili.
Tanto 1’ esemplare di Brulé Plantation, quanto quello
di Berlandier n.° 2307 sono notevoli per la straordinaria
ramificazione dello spadice, le infiorazioni parziali essendo
triplicato-ramose, e per i ramoscelli primari che hanno la
parte basilare mancante di fiori per il tratto di 3-4 cm. e
ricoperta da numerose piccole brattee acuminate, appros-
simate e subi rubricate. Se questi caratteri fossero costanti
detti esemplari apparterrebbero ad una specie distinta dal
S. texana.
18. Sabal Rosei Becc. — Inodes Rosei 0. F. Cook in
Bull. Torrey bot. Club, 1901, p. 534. — Corypha Pu-
mos Humb. et Bonpl. Nov. G-en. et Sp. pi. I, p. 298?
Descrizione. — Io non ho visto esemplari autentici di
questa Palma che dal signor Cook vien descritta con un
tronco gracile e nudo di 15-20 cm. di diam. ed alto
6-12-18 m. coronato da una gran chioma di foglie; piccioli
lunghi 60 cm. ed anche più, piani nella faccia superiore,
da principio pubescenti poi glabri ; lembo verde pallido,
largo 80 cm. ; costole primarie inferiori più o meno rive-
stite di squamule brune ; segmenti bipartiti sin oltre la
metà del lembo, larghi 25 mm. ed anche meno (forse questa
è larghezza non dei segmenti primari ma delle loro divi-
84 —
sioni, Beco.) ; infiorescenza formata da grandi pannocchie
ramose lunghe 60 cm. od anche più.
Frutto sferico di 18 mm. di diam., nerastro o blu scuro
allorché maturo.
Semi della medesima forma e dimensione di quelli del
Sabal uresana ma con la superficie molto più finamente
rugosa o quasi liscia (probabilmente anche nel S. uresana
la superficie è quasi liscia nei frutti ben maturi, Beco.) e
con l’embrione esattamente laterale non subdorsale. I ra-
moscelli fruttiferi sono sottili e poco più di 1 mm. di spes-
sore e non fusiformi od inspessiti nel mezzo.
Habitat. — Mexico. Raccolta dal dott. J. W. Rose
(n.° 1528) ad Acaponeta , Stato di Tepic.
Secondo il sig. Cook è una Palma molto comune nella
regione ad oriente di Rosario verso Mazatlan (presso la
costa del pacifico nel Messico centrale) e che si estende fra
Rosario ed Acaponeta ; è particolarmente comune sulle basse
colline ad oriente di Rosario nella direzione delle mon-
tagne.
E una Palma che ha una importanza economica consi-
derevole, essendo i suoi tronchi usati nella costruzione di
capanne, steccati e recinti, mentre le foglie sono impiegate
a coprire la maggioranza delle capanne della regione dove
cresce.
Il Sabal Rosei sembrerebbe che dovesse essere la specie
predominante della parte elevata del Messico centrale.
È però possibile che in questa regione cresca più di una
specie di Sabal.
Osservazioni. — Mi sembra assai probabile che la Cory-
pha Pumos Humb. et Bonpl. Nov. Gen. et sp. pi. I, p. 298;
(Coper nicia? Pumos Mart.) possa essere una specie di Sabal,
riferibile forse al S. Rosei. Di essa si dice che ha : « fronde
« palmato-multi-partite, provviste di filamenti nei seni e
« con lacinie bifide e picciolo canaliculato inerme ; un fu-
« sto alto 4-8 m. (bi-aut quadriorgialis) ; spadici 3-4 pe-
— 85 —
« dali ; frutto sferico di mezzo pollice di diametro breve-
« mente pedicellato, nero con polpa carnosa di sapore dolce
« grato, con un seme globoso-depresso, durissimo avente
« un ilo prominulo ». Mi sembra che la descrizione non
potrebbe essere più esatta per quel che riguarda i carat-
teri generici di un Sabal, d' altra parte le dimensioni del
frutto e la forma del seme sono quelle del S. Rosei. Si
dice che i frutti maturano nel mese di agosto e di settem-
bre e che sono appetiti dai cani e dalle volpi non meno
che dagli indigeni.
La Corypha Pumos sarebbe stata raccolta alla base del
vulcano Jorullo e nell’altipiano presso la città di Acqua
sarco.
Potrebbe rimanere il dubbio che invece che col S. Rosei
la Corypha Pumos dovesse identificarsi col S. mexicana ;
ma questa specie è proprio delle regioni marittime della
parte più calda e meridionale del Messico, mentre la Co-
rypha Pumos sembra che cresca ad una considerevole al-
tezza ; per di più i frutti del S. mexicana sono descritti
come molto piccoli, non certamente del diametro di mezzo
pollice. Potrebbe infine verificarsi che la Palma di Jorullo
fosse bensì un Sabal , ma appartenente ad una specie difle-
rente dal Rosei , di cui gli esemplari tipici sono indicati
come raccolti oltre 200 miglia più al Nord.
E possibile pure che al S. Rosei debba riportarsi un esem-
plare solo con fiori, raccolto da Langlassé al Messico nelle
vicinanze di San Pedro alt. 500 m. (n.° 60 in Herb, de
Cand.).
Del Sabal Rosei sono forse le fotografie prese dal prof.
Trelease nelle vicinanze di Rascon nello stato di San Luis
Potosi (Mexico) e riprodotte riel Rept. Mo. Bot. Gard. XVI,
pi. 39-44, per illustrare il modo come una specie di fico si
impadronisce di detta Palma.
Altre fotografìe di ciò che sembra la stessa Palma e che
a me sono state trasmesse dal prof. Trelease sono state
prese sul Tamesi , a Las Palmes ed a Sierra Bianca. In que-
ste fotografie le foglie morte appariscono lungamente per-
— 86 —
manenti sotto la chioma ed in alcune le basi dei piccioli
si vedono rivestire il lungo tronco sino in basso come nel
Sabal Palmetto, mentre in alto, nei detriti accumulati fra
le basi dei piccioli hanno potuto stabilirsi varie epifite,
come del resto è stato il caso del Ficus precedentemente
citato; in altre il tronco apparisce del tutto nudo, forse per
effetto del fuoco quando vengono incendiati i luoghi incolti
per il rinnovamento dei pascoli.
Specie non bene nota..
19. Inodes vestita 0. F. Cook in Bull. Torrey bot.
Club, 1901, 533.
Tronco spesso circa 45 cm. alla base, colonnare od atte-
nuato in alto, ricoperto dalle basi delle fronde che sono
disgregate in numerosissime fibre ; fronde con picciolo ro-
busto lungo 3 m., concavo di sopra, largo 4.5 cm. all’apice;
lembo nell’ insieme lungo 2.13 e largo 2.50 in., composto di
circa 60 segmenti ; i segmenti apicali uniti per più di due
terzi della loro lunghezza, i basali per meno di un terzo;
segmenti apicali larghi 4.5 cm. profondamente divisi in
alto ; un lungo filamento termina tanto le costole superiori
quanto le inferiori.
Questa Palma è stata descritta dal sig. 0. F. Cook dietro
un individuo ancora sterile vivente nel « Conservatory »
del « Departement of Agricolture » a New-York. E da
confrontarsi col S. Blakburniana , ma i Babai, che sono così
difficili a diagnosticarsi anche quando se ne possiedono esem-
plari completi, è quasi impossibile di poterli identificare
con sicui'ezza dalle sole parti vegetative.
Gfen. 2. — Serenoa Hook. f. in Benth. et Hook. f. Gen.
pi. Ili, 926, 1228 (1883).
Fronde plicato-flabellate multifide mancanti di
rachide, con il picciolo terminante anche di dietro
— 87 —
in una specie di ligula. Spadici allungati vaginati
da varie spate tubulose e con vari rami sovrapop-
sti. Fiori solitari o gemini; calice tuboloso, 3-den-
tato. Corolla profondamente divisa in 8 segmenti
vai vati, brevemente tubulosa in basso ; stami 6
con filamenti uniti in basso a formare intorno al-
l’ovario una cupula saldata con la parte tubulosa
della corolla, subulati nella parte libera; antere
oblunghe dorsifisse; ovario ovoideo-allungato, gra-
datamente attenuato nello stilo e formato da 3 car-
pelle non scolpite in alto, sublibere in basso ed unite
per gli stili, i quali ne formano uno solo allungato
e terminato in un unico stigma puntiforme ; ovulo
basilare eretto. Frutto oblungo od ovoideo, risultan-
te dallo sviluppo di una sola carpella con i resti del-
lo stilo apicali puntiformi; se più carpelle si svilup-
pano i 2-3 frutti che ne risultano sono liberi sin
dalla base; se 1-2 carpelle rimangono sterili queste
si trovano libere alla base della carpella fertile;
mesocarpio carnoso; endocarpio sottile sublegnoso,
formante un nocciolo facilmente separabile dal
mesocarpio. Seme ovoideo eretto libero, ossia non
aderente al nocciolo che per V ilo ; non solcato dal
lato del rate ; ilo basilare ; rafe esteso lungo tutto
un lato senza diramazioni molto apparenti; in-
spessimento rateale dell’ integumento del seme non
penetrante nella sostanza dell’ albume ; albume
omogeneo solido; embrione situato lateralmente
presso la base.
Ben a ragione Sir J. Hooker ha creato un genere di-
stinto per questa Palma impropriamente riferita ai Sabal,
— 88 —
coi quali non ha veramente caratteri a comune; nè male
inspirato era stato Wendland che l’aveva riportata alle
Brahea.
Serenoa serrulata Hook. f. in Benth. et Hook. f. G-en.
pi. III. 926. — Chamaerops serrulata Mich. FI. Bor.
Am. I, 239 — Sabal serrulata Roem. et Schult. Syst.
VII, 1846; Kunth, Enum. pi. Ili, 246 ; Chapman FI.
South Un. St. edit. 2a, 438. — Brahea serrulata H.
Wendl. in Kerch. Palm. 235.
Descrizione. — Palma umile con tronco brevissimo pro-
strato, nell’ insieme alta al più m. 3.50
Fronde */', orbicolari, sottilmente coriacee, molto rigide,
quelle di pianta adulta divise sino oltre il terzo inferiore
in 24-30 segmenti e misuranti 30-50 cm. dall’apice del
picciolo alla estremità dei segmenti centrali ; picciolo rigido
spinuloso-denticolato ai margini, pianeggiante o legger-
mente convesso di sopra con un angolo ottusissimo ma
assai rilevato di sotto, lungo 50-60 cm., largo allapice
6-7 mm. ed alla base 1 cm.; ligula quasi troncata tran-
sversalmente con un piccolo lembo marcescente e poi de-
ciduo; del rachide non vi è traccia perchè di dietro il
picciolo si termina quasi come davanti in una membrana
trasversale essucca come quella della ligula ; le costole
superiori sono assai acute e si terminano nei seni pri-
marii senza alcun filamento ; le costole inferiori sono più
robuste delle superiori ma meno acute ; i segmenti sono
spianati, ossia la parte che si trova da un lato della costa
mediana non ha la tendenza di accostarsi all’altra metà
una volta che la fronda è bene svolta: sono lanceolati,
attenuati (spesso non rettissimamente) in una assai lunga
punta acuminata, rigida, la quale è fessa all’apice usual-
mente per il tratto di 3—4 cm., ma talvolta di sino 8—10;
le 2 punte che ne risultano sono acuminate e rigide; le due
superfici sono liscio ma opache, concolori, pallide od anche
— 89 —
decisamente glauche, con i nervi secondari e le venule
transverse pochissimo apparenti; i margini sono alquanto
inspessiti ; tutti i nervi primari o costole irradiano dal-
l’apice del picciolo non esistendo accenno di rachide; i seg-
menti maggiori sono i centrali, i quali misurano 20-28 mm.
all’altezza dei seni dove si separano; i segmenti laterali
sono più stretti e meno profondamente bifidi all’apice dei
centrali. Le fronde delle piante giovani hanno un pic-
ciolo più corto e sono divise molto profondamente in un
assai minor numero di segmenti, che non quelle delle
piante adulte ed hanno il picciolo fittamente ornato da
cima a fondo di piccole spine sottili reverse; i segmenti
di tali fronde sono lineari, larghi solo 10-15 mm., lunghi
25-27 cm., bruscamente ristretti all’ apice in punta biden-
tata con i nervi secondarii e le venule transverse assai
distinti.
Spadice eretto-nutante con brevissima parte pedicellare,
lungo 30-45 cm., parzialmente duplicato-ramoso, formante
una pannocchia oblunga assai densa composta di 5-6 in-
fiorazioni parziali assai ravvicinate ed alternato-spirali.
Spate cartacee, bruno-rossastre, essucche nella parte api-
cale, glabre, finamente striate per il lungo, tubulose, leg-
germente ampliate in alto, troncate molto obbliquamente,
intiere (non lacero-fibrose) alla bocca e bidentate all’apice;
i rami (od infiorazioni parziali) sono finamente e densa-
mente pubescenti in ogni parte, hanno una assai lunga
parte pedicellare che rimane intieramente nascosta nella loro
rispettiva spata, sono irregolarmente duplicato-ramosi, bi-
tri-forcandosi alla base presso la bocca della spata e di-
videndosi poi in vari ramoscelli fioriferi semplici patenti
filiformi, ± di 1 mm. di spessore, lunghi 6-12 cm., na-
scenti dall’ascella di una piccola brattea membranacea su-
bulata e portanti tutto in giro spiralmente i fiori che sono
assai numerosi inseriti orizzontalmente o quasi, sessili sopra
un piccolissimo tubercoletto che penetra nella base del calice.
Fiori in boccio lineari— cilindracei o strettamente oblunghi
ottusiusculi od acutiusculi, lunghi 4-5 mm. e larghi 1.5-2 mm.
— 90 —
per lo più solitarii ma negli spadici robusti spesso gemini
all’ascella di una brattea, la quale è accompagnata da 1
bratteola o da 2 se i fiori sono due; brattee e bratteole
sottilmente membranacee, essuccbe, bruno-rossastre, lata-
mente triangolari, acute, ciliato-laciniate all’ apice e sui
margini; calice ciatiforme— campanulato, ottusamente trigono,
corrugato sul secco, ma apparentemente liscio sul fresco, leg-
germente inspessito in basso e scavato di sotto, ± profon-
damente diviso in 3 lobi latamente 3-angolari o subdeltoidei,
acutiusculi od ottusi, poco distintamente ciliolati o dentico-
lati al margine ; corolla una volta e mezzo o 2 volte più lunga
del calice, tubolosa nel suo terzo o quarto inferiore, con
le divisioni lineari-oblunghe, inspessite ed acutiuscule al-
l’apice, assai spesse, liscio esternamente, bicristate e 3-sol-
cato-alveolate internamente per la pressione esercitata
su di esse dagli stami durante il bocciamento, coi margini
leggermente imbricati in basso, valvate in alto ; stami 6
eguali, nell’antesi di poco più corti della corolla con fila-
menti carnosuli subulati eretti non inflessi all’apice, uniti
fra di loro per le basi ed alla corolla per il dorso nella
parte tubulosa di questa e formanti nell’ insieme una cu-
pola intorno all’ ovario ; antere versatili inserite sul dorso
poco al di sotto della metà, ovate, ottusiuscule, con logge
deiscenti internamente e brevemente disgiunte alla base;
ovario formato da 3 carpello allungate, rotondate all’ esterno
con faccio interne pianeggianti, a sezione trasversa ± trian-
golare, libere alla base, unite per gli stili, nell’ insieme
formanti un corpo ovoideo ottusamente trigono e senza
depressioni apicali, il quale si ristringe gradatamente in
un assai lungo stilo; questo è composto dei 3, è trigono e
si assottiglia in punta subulata terminante con uno stigma
puntiforme giungente sino al livello delle antere. .
Frutto ovoideo-oblungo, rotondato alle due estremità,
lungo 22-24 mm. e largo 15 mm., con i resti dello stilo
in forma di una incospicua cicatrice puntiforme apicale
leggermente eccentrica ; quando una sola carpella si svi-
luppa il frutto è perfettamente regolare; se sono due le
— 91 —
carpello fertili, il frutto è alquanto asimmetrico e più con-
vesso dal lato esterno che dall’ interno ; esso è nero a su-
perficie liscia e lucente, con epicarpio tenue aderente al
mesocarpio; questo è polposo e zuccherino e nella parte
più esterna nero— violaceo, intieramente parenchimatoso, nella
parte più interna è giallastro e quivi è percorso da flac-
cide fibre; endocarpio sottilmente legnoso, fragile, formante
un guscio facilmente separabile dal mesocarpio ; il nocciolo
allora ha l’apparenza di un grosso pinolo (seme di Pinus
Pinea ) lungo 18-19 mm. ovato-ellittico, acutiusculo alle
due estremità.
Seme di forma alquanto variabile, ovoideo-ellittico, od
anche subgloboso, rotondato alle due estremità, facilmente
staccabile dall’endocarpio, a superficie opaca, di color bruno
castagno.
Abita. — Nella parte S-E degli Stati Uniti dalla Caro-
lina del Sud sin nella Florida. Preferisce i terreni sabbiosi.
Io ho visto gli esemplari seguenti : — Curtiss: North Ame-
rican Plants n.°. 2678 (in Herb. Sargent, Berol.) — No-
name Key, Florida, Sargent. — Roland M. Harper : Georgia
Plants n.° 1817 : rather dry pine-barrens between Midden-
dorf and Bloomingdale, Chatam Co. alt. 45 feet. — Flo-
rida presso Enterprise : Fitzgerald (H. Levier). — Loui-
siana, dove si dice molto abbondante (Asa Gray, 1839 in
Herb, de Cand). — St. Augustine, Florida: Trelease 1901.
— Florida, vicinanze di Eustis , Lake County, Nash n°. 644,
con l’ indicazione « Dry sandy soil. 4-12 ft. high. Stems
prostate ».
Osservazioni. — E assai variabile per la forma e dimen-
sione dei frutti e dei semi e per i fiori più o meno angusti
con calice più o meno profondamente 3-dentato. Le fronde
delle piante giovani differiscono poi notevolmente da quelle
della pianta adulta.
Di questa Palma monotipica di fatto possono distinguersi
due forme, una coi fiori angusti, allorché in boccio ben svi-
luppato lunghi 4 mm. e larghi 1.5 mm. con calice diviso
quasi sino alla metà in 3-lobi triangolari ciliolati; l’altra
con fiori un poco più grandi lunghi sino 5 mm., spessi
quasi 2 mm., con calice poco profondamente 3-lobo; però
tali differenze non sono costanti. Alla prima forma appar-
tiene l’esemplare di Harper della Georgia n.° 1817; alla
seconda il n.° 2678 di Curtiss ed il n.° 644 di Nash della
Florida. Però si trovano numerosi passaggi fra le due for-
me estreme.
Gen. 3. — Brahea Mart. Hist. Nat. Palm. Ili, 243, 319,
t. 137, 162 (1830?); Benth. et Hook. f. Gen. pi. Ili, 926.
Fronde plicato-flabellato-multifide, suborbicolari,
con segmenti più o meno profondamente bipartiti;
picciolo + spinoso ai margini, terminato all’apice
davanti in una ligula e di dietro + prolungato nel
rachide; questo breve; guaina fortemente costulata
nella parte centrale, pannosa o sfacelata nel ri-
manente. Spadici allungato-paniculati duplicato- o
triplicato-ramosi con varie spate tu buiose e varie
infiorazioni parziali sovrapposte, queste divise in
numerosi ramoscelli fioriferi allungati. Fiori sessili
solitari o glomerulato-2-3-ni sui ramoscelli, brat-
teati e bratteolati. Calice di 3 sepali suborbico-
lari leggermente imbricati. Corolla con una breve
parte tubulare o cupulare in basso e più o meno
profondamente divisa in 3 filli valvati; stami 6
eguali con filamenti dilatati in basso e quivi più
o meno uniti fra di loro a formare una cupula
connata con la parte tubulosa della corolla, bru-
scamente ristretti e subulati nella parte superiore ;
antere ovate od oblunghe dorsifisse; ovario for-
mato di 3 carpelle formanti nell’ insieme un corpo
ovato o turbinato, bruscamente ristretto in una
parte stilare conica, + profondamente scolpito-im-
presso ed attenuato in uno stigma puntiforme.
Frutto piccolo, ovoideo, formato da una sola car-
pella, con i resti del suo stilo apicali puntiformi
ed i resti delle carpelle sterili alla base; epicarpio
sottile pellicolare; mesocarpio scarsamente carnoso;
endocarpio sottilmente legnoso, + facilmente distac-
cabile dal mesocarpio. Seme libero, o più o meno
aderente all’endocarpio ; integumento del seme
assai inspessito longitudinalmente dal lato del
rafe; albume non ruminato e solido; embrione si-
tuato al disotto della metà dal lato opposto
al rafe.
La specie tipica del genere è la Br allea dulcis, palma
di una fìsonomia tutta sua propria, specialmente per
gli spadici densamente velutino-tomentosi ed i ramoscelli
fioriferi che in causa di tale tomento sono assai più spessi
che non nelle altre palme che io ho considerato come con-
veneri. Della Br ahea Pimo e della B. salvadorensis mi sono
O
sconosciuti i frutti, ma la struttura dei loro fiori è esat-
tamente quella della Brahea tipica.
Prospetto delle specie di Brahea.
A. Fiori solitari sui ramoscelli ( non glomerulati).
1. Ramoscelli fioriferi tereti assai spessi densamente
tomentoso-vellutini. Seme libero dall’ endocarpio.
Intrusione rateale del tegumento del seme longi-
tudinale ed assai profonda.
B. dulcis Liebm. — Messico.
— 94 —
2. Ramoscelli fioriferi filiformi puberuli. Seme ade-
rente all’ endocarpio. Inspessimento rafeale del te-
gumento del seme assai forte ma non penetrante
nell’ interno dell’albume.
B. calcarea Liebm. — Messico.
B. Fiori piu o meno gìomerulato-terni.
3. Ramoscelli fioriferi filiformi tomentelli. Calice e co-
rolla tomentelli, ovario peloso in alto.
B. Pimo Becc. — Messico.
4. Ramoscelli fioriferi filiformi tomentelli. Sepali to-
mentelli sai dorso con una fascia glabra in giro.
Corolla ed ovario glabri.
P. salvadorensis Wend. — San Salvador.
1. Brahea dulcis Mart. Hist. nat. Palm. Ili, 244, t. 137.
162; Kunth, Enum. Plant. Ill, 245; Lem. Illustr. hort.
1863, t. 379; Revue hort. 1875, p. 52; Hemsley in
Biol. Centr. Am., Botany, 411. — Brahea frigida Hort.,
Rev. hort. 1. c. — Corypha dulcis Humb. et Kunth.
Nov. G-en. 1.300; ej. Sjmops. 302; Roem. et Schult.
Svst. 7.1311. — C. frigida Mohl ex Mart. 1. c. 244.
— Thrinax tunicata et Livistona occidentaìis Hort.,
ex Kew Report 1882 (1884J, 64.
Descrizione. — Palma crescente molto lentamente e che
raggiunge al massimo l’altezza di 5-6 m., ma che di solito
rimane assai più bassa ed ha un tronco cilindrico a legno
durissimo, molto fittamente annulato— cicatricoso, spesso al-
quanto flessuoso, in basso nudo, in alto ricoperto dalle
vecchie fronde.
Fronde plicato-flabellato-multifide quasi orbicolari va-
riabili assai secondo l’età; nelle piante adulte divise in
circa 60 segmenti e misuranti circa 70 cm. dalla ligula
all’apice dei segmenti centrali; vagina breve, nella parte
ventrale pannosa, cinnamomea, con la parte dorsale ligne-
scente e gradatamente passante nel picciolo; questo lungo
circa quanto il lembo, depresso quasi sin dalla base, piano
di sopra e convesso di sotto con angolo ottusissimo, fu-
gacemente filamentoso-lanoso di sopra nella parte più bassa;
margini acutissimi, dalla base sino all’apice denticolato-se-
ghettati più o meno fittamente da piccoli denti (o spine)
pallidi, lunghi 1-2 od al più 3 mm., irregolari e vólti in
vari sensi ; nelle fronde di piante giovanissime il picciolo
è inerme o quasi, in quelle di mezza età è più spinoso
che nelle adulte; in queste all’apice è solo leggermente
tubercoloso-denticolato e largo sino 25 cm. e di 1 cm. di
spessore nella parte centrale; ligula breve troncata o con
un piccolo prolungamento nel mezzo, lanosa presso i margini,
i quali sono contornati da un lembo membranaceo largo
sino 1 cm. essucco e caduco; il rachide è brevissimo e da
una base larga deltoidea diventa bruscamente sottile ed
acuminato e si prolunga solo per il tratto di 4-5 cm. ; i
segmenti sono rigidamente cartacei o sottilmente coriacei,
glabri e glaucescenti o bianco cerosi nelle piante adulte
(verdi e con ciuffi di peli sericei sulle costole nelle pian-
tine di seme) molto fittamente e nitidamente striati sulle
due faccie da numerosi nervi secondari uniformi, fra l’uno e
l’altro dei quali con l’aiuto di una lente si possono scor-
gere alcuni tenuissimi nervi terziari; venule transverse
brevissime connettenti i nervi secondari; i margini sono
molto leggermente inspessiti; i segmenti della parte cen-
trale sono uniti fra di loro per circa il terzo inferiore,
all’altezza dei seni sono larghi circa 25 mm. e da questo
punto vanno gradatamente attenuandosi in una punta pro-
fondamente bipartita; le due lacinie che ne risultano sono
diritte, acuminate e rigide; i segmenti dei lati sono gra-
datamente più angusti, maggiormente disgiunti fra loro,
più profondamente bipartiti dei centrali e terminanti in
una punta più lunga, più sottile e più flaccida; gli estremi
dei lati sono angustissimi ed hanno l’apice diviso in 4—5
filamenti setacei; le costole primarie superiori ed inferiori
— 96 —
sono fra loro quasi eguali ed a dorso pianeggiante; nei
seni si trova un tenue filamento biondo.
Sparitici allungati e non molto diffusi, più lunghi delle
fronde (circa 2 m.) con varie infiorazioni parziali sovrap-
poste e fra loro assai approssimate ; spate primarie sottil-
mente coriacee o cartacee, bruno— rossastre, essucche, fina-
mente striate, glabre, assai lungamente e strettamente
guainanti, molto leggermente ampliate in alto, dove sono
brevemente aperte da un lato e prolungate dall’altro in
punta triangolare acuta carenata sul dorso. Infiorazioni
parziali formanti delle pannocchie piramidate lunghe 30-50
cm., duplicato-ramose nella parte più bassa, e con ramo-
scelli semplici nella parte apicale dei rami secondari e
dell’ estremità dell’ intiera pannocchia ; tanto la parte as-
sile delle infiorazioni, quanto tutte le diramazioni sono
molto finamente e densamente coperte in ogni parte da un
fittissimo e corto tomento vellutino molto aderente, molto
chiaro e quasi solfureo nelle primissime età dello spadice;
parte peduncolare della pannocchia breve, alquanto com-
pressa ; parte assile ramifera oscuramente angolosa ; ramo-
scelli vermiformi, lunghi 8-10 od anche 12-15 cm. ed in
causa del denso e spesso tomento che li riveste di 2.5-3
mm. di spessore, mentre la parte assile legnosa non mi-
sura che il terzo del loro intiero diametro ; quando i ra-
moscelli non hanno ancora i fiori emersi dal tomento sono
perfettamente tereti e segnati dalle numerose piccole brat-
tee florali, le quali sono triangolari, mezzo nascoste dal
tomento e sono disposte con grandissima regolarità secondo
varie spirali e per il loro colore scuro staccano nettamente
sul fondo biondo giallastro della peluria.
Fiori col calice mezzo immerso nella peluria, solitari
all'ascella della brattea, e per di più provvisti di una brat-
teola loro propria di poco più piccola della brattea e come
questa densamente lanosa e quasi del tutto nascosta nel
tomento. I fiori in boccio bene sviluppati sono ovati, un
poco attenuati nella punta od ovato— oblunghi, lunghi 2.5-3
mm. ; calice di 3 sepali coriaceo-scariosi imbricati, molto
97 —
concavi, orbicolari, rotondati sul dorso e lisci, peloso-seri-
cei verso l’apice ; corolla circa due volte più lunga del
calice, tubulosa nel terzo inferiore con petali valvati, pa-
tenti durante l’ antesi, ovato-triangolari, ± peloso sericei
o quasi glabri, ± distintamente venoso-striati o quasi
lisci anche sul secco all’esterno, leggermente solcato— crestu-
lati all’ interno, un poco inspessiti all’apice. Stami lunghi
circa quanto i petali coi filamenti saldati al tubo della co-
rolla e formanti per di più con le loro basi riunite una
specie di corona 6-dentata sporgente alla fauce della co-
rolla, i denti di detta corona (basi dei filamenti) sono la-
tamente triangolari e bruscamente ristretti in una punta
subulata tenuissima ; antere latamente ovate, rotondate al-
l’apice, inserite sul dorso assai al di sopra della metà, con
loggie parallele deiscenti internamente, brevemente di-
sgiunte alla base. Ovario in alto minutamente papilloso—
puberulo al momento dell’antesi, formato da 3 carpello de-
bolmente unite fra di loro e formanti nell’ insieme un corpo
turbinato trigono, lungo (compreso lo stilo) 1.5 mm., for-
temente scolpito in alto e bruscamente ristretto in uno
stilo comune pira midato— trigono trisoleato acuto, giungente
sino alla metà dei petali ; stigmi puntiformi non inspessiti;
ovulo basilare eretto. Perianzio fruttifero immutato, con
calice e corolla ben conservati.
Frutto lungo 10-11 e largo 7-8 mm., oblungo-ellittico,
leggermente asimmetrico, essendo leggermente più convesso
dal lato esterno che dall’ interno, rotondato in alto con i
resti dello stilo ridotti ad un piccolo punto apicale ma ec-
centrico, portanti i resti delle 2 carpello sterili alla base,
allorché maturo bruno giallastro quasi nitido a superficie
corrugata sul secco, puberulo in basso con l’accenno di
due carene superficiali ai lati, le quali partendosi dall’apice
si continuano sino alla base e corrispondono ai punti per
ì quali le faccio delle carpello nella prima gioventù riman-
gono a contatto fra di loro. Non di rado si sviluppano
due carpello, fra loro del tutto distinte, dando origine a
due frutti come quelli descritti. Pericarpio nell’ insieme
7
— 98 —
spesso circa 0.8 mm. ; epicarpio sottilmente pergamenaceo
resistente; mesocarpio grumoso-carnosulo; endocarpio molto
sottile ma crostaceo— legnoso fragile.
Seme ± libero nell'endocarpio, eretto, con ilo affatto ba-
silare, ovoideo, rotondato alle due estremità, lungo 7-8 e
largo 6 mm. ; rafe longitudinale angusto, un poco depresso,
con l’intrusione dell’ integumento occupante i s/3 della lun-
ghezza del seme ed assai profonda e stretta; albume omo-
geneo ; embrione situato al di sotto della metà sul lato
opposto al rafe.
Habitat. — Palma assai diffusa nella parte centrale ed
elevata del Messico. Presso la Maxonera ed Alto de las
Caxas frammista alle Querci ed ai Pini e presso Chilpan-
tzingo e Masatlan all’altezza di 1000-1300 m. (Humboldt
e Bonpland ex Mart.) ; nella prov. di Mitzeca a Los Capo-
lines (Karwinski), dove secondo quanto scrive Martius cre-
sceva all’altezza di 2370 m. A Tehuacan e Pian de Amil-
pas, alt. 1200-1500 m. (Liebmann ex Mart.). Hemsley cita
le località di Cerro de la Siila , Prov. di Xuevo Leon , North
Mexico (Berlandier 3216). Io ho visto esemplari di Chapulco
(Liebman in Herb, de Cand.); di località non precisata
(Ehrenberg n.° 800 in Herb. Boiss.) ; di Chilpanango alla
altezza di 1200-1800 m. (Langlassé n.° 1027 in Herb,
de Candolle) ed infine di Cuernavaca, prov. di Morelos ,
sulle colline calcaree a 1600 m. di altezza, raccolti dal
D. H. Ross (n.° 322) con frutti maturi in novembre 1906.
Sul versante meridionale del Monte Mitre presso Monterey,
stato di Nuevo Leon venne raccolta in fiore da C. S. Sar-
gent, 8 Apr. 1887 (Herb. Harvard Arbor.), e nella mede-
sima località sulle creste delle colline calcaree aride, con
spadici nei quali i fiori cominciano appena a sporgere dal
tomento, da C. G. Pringle il 5 Giugno 1889.
Langlassé indica il nome indigeno di « Cocaiste ».
La B. edulis vive bene in pien aria nella Regione me-
diterranea e fiorisce anche in alcuni giardini della Ri-
viera.
— 99 —
Osservazioni. — È alquanto variabile specialmente per
la maggiore o minore compattezza degli spadici e la lun-
ghezza dei ramoscelli fioriferi ed un poco per la dimensione
dei fiori. A tale riguardo gli esemplari di Monterey rac-
colti da Sargent differiscono un poco da quelli di Lan-
glassé, di Erenberg e di Ross per le infiorazioni parziali
assai più dense, con i rami ed i ramoscelli più corti, per i
fiori un poco più grandi, allorché in boccio lunghi 3 invece
di 2.5 mm., ovato-oblunghi e rotondati sul vertice (non
ovati ed attenuati all’apice) con i petali molto fittamente
e nettamente striato venosi e glabri all’esterno (non quasi
lisci e sericeo-pelosi) e per l’ovario meno acutamente 3-gono
e più lungo.
Della Brahea edulis di Monterey può farsene una va-
rietà : montereynsis.
2. Brahea calcarea. Liebm. in Mart. Hist. nat. Palm.
Ili, 319 ; Walp. Ann. Ili, 470 ; Hemsley in Biol. cent,
am., Botany, 411. — B. nitida André in Revue hort.
1887, 344 cum ic. xyl.; Bull. Soc. tose. ort. 1887, 304,
t. XII (ic. iterata).
Descrizione. — Si dice che la pianta acquista l’altezza
di parecchi metri con tronco robusto dritto coperto dalle
vecchie fronde; le piante giovani ma già fertili hanno una
densa chioma di fronde verdi glaucescenti glaberrime ni-
tenti sul fresco, framezzo alle quali si fanno strada dei
grandi e ramosissimi spadici.
Fronde di pianta adulta e fertile con picciolo largo al-
l’apice 2 cm., pianeggiante di sopra sin dalla base con
margini acutissimi inermi, convesso di sotto, dove verso la
base diventa un poco più largo, di maggiore spessore e
presenta un angolo molto ottuso sulla linea mediana, men-
tre sui lati rimangono i resti della guaina membranacea
bruna essucca e più o meno ridotta in fibre grossolane ;
ligula breve, troncata trasversalmente, contornata da uno
— 100 —
stretto margine irregulare marcescente ; rachide triangolare
in basso, gradatamente ristretto e prolungato per circa
12 cm. oltre l’apice del picciolo; lembo misurante 85 cm.
dalla ligula all’estremità dei segmenti centrali, flabellato-
orbicolare, diviso in circa 80 angusti segmenti, nella parte
centrale intiero sino a circa la metà e gradatamente più
profondamente diviso nelle parti laterali ; nei seni si trova
un sottile filamento ; i segmenti hanno la lamina piana,
sul secco sono molto fittamente e nitidamente striati da
numerosissimi nervi fini e prominenti, dei quali se ne con-
tano 3-4 al mm. ; non vi è una marcata differenza fra i
nervi secondari ed i terziari ; venule transverse estrema-
mente brevi, quasi puntiformi; i segmenti centrali sono
larghi all’altezza dei seni 2.5-3 cm. e vanno molto grada-
tamente assottigliandosi in una punta che si divide ad
8-10 cm. dall’apice in due lacinie acuminatissime; i seg-
menti dei lati sono gradatamente più angusti ed un poco
meno profondamente fessi all’apice; le costole sono piutto-
sto sottili e glabre.
Spadici molto grandi, prima nutanti, poi penduli, for-
manti una gran pannocchia densa ramosissima sporgente
assai al di fuori delle fronde; ultime diramazioni o ramo-
scelli fioriferi gracili, flessuosi, filiformi, lunghi 15-25 cm.,
di 1.5 mm. di diam., molto finamente puberuli ; spate pri-
marie lunghe 35-40 cm., essucche spessamente cartacee, al
momento della fioritura aperte e piane, latamente lineari,
larghe 3-4 cm., decidue.
Fiori inseriti orizzontalmente tutto in giro ai ramoscelli
(superficiali e non in scrobicoli), solitari, facilmente deci-
dui, portati da una incospicua brattea scagliforme e da
una bratteola ancora più piccola, ovato-conici da una base
pianeggiante, ottusiusculi, quando bene sviluppati lunghi
3 mm., larghi alla base 1.8 mm. ; calice nell’insieme cupu-
lare, subtroncato o pianeggiante in basso, formato da 3
sepali suborbicolari, subcarnoso-cerei, glabri, alquanto in-
spessiti alla base, a contorno rotondato intiero od appena
fesso ; corolla il doppio più lunga del calice, con parte
tubulare brevissima essendo i filli liberi quasi sin dalla
base, sul fresco carnosuli e piuttosto spessi, molto finamente
puberoli all’esterno, oblunghi, ottusi, nell’ antesi patenti
nella parte sporgente dal calice. Stami 6 tutti eguali, con
filamenti molto dilatati alla base, dove sono quasi del tutto
liberi dalla corolla, brevissimamente saldati insieme e poi
molto bruscamente attenuati in un apice subulato tenuis-
simo, glabri, nell’antesi lunghi circa quanto i petali ; antere
ovato-oblunghe, egualmente rotondate alle due estremità,
inserite dal dorso al di sopra della metà, a loggie alquanto
disgiunte alla base e deiscenti quasi lateralmente. Ovario
formato da 3 carpelle, nell’ insieme depresso-turbinato ed
ottusamente trigono, bruscamente contratto in 3 stili che
nell’ insieme formano un corpo conico allungato, assotti-
gliato all’apice e terminante negli stigmi puntiformi. Le
singole carpelle hanno la base glabra e sono lanoso-barbate
esternamente all’altezza della base delle antere, sono poi
solcate per il lungo nel punto dalle impressioni delle log-
gie delle antere (ogni carpella ha l’impressione delle loggie
di 2 antere). Ovulo basilare eretto ascendente anatropo a
micropilo vólto esternamente. Perianzio fruttifero immu-
tato. Resti delle carpelle sterili basilari poco apparenti.
Frutto ovoideo egualmente rotondato alle due estremità,
leggermente più convesso dal lato esterno che da quello
assile, risultante dallo sviluppo di una sola carpella, con i
resti dello stigma terminali, formanti un inconspicuo apicolo
puberolo; il frutto maturo ha la superficie unita lucente,
corrugata sul secco, nero violescente : è lungo 11-12 e
largo 8-9 mm.; pericarpio carnosulo sottile membranaceo;
mesocarpio carnosulo non fibroso ; endocarpio crostaceo sot-
tile, ± intimamente connesso alla testa del seme, dal quale
non si può separare ; il seme e l’endocarpio formano quindi
un nocciolo ovoideo rotondato alle due estremità, lungo 9
e largo 7 mm., a superficie opaca, unita ; intrusione del
tegumento assai distinta e piuttosto spessa, fasciante l’al-
bume dal lato del rafe ma non penetrante nel suo interno;
albume omogeneo, corneo, leggermente concavo dal lato
— 102
dell’intrusione del tegumento ; embrione situato dal lato
opposto al rafe poco al di sopra della base.
Habitat. — Nel Messico, sui monti calcarei a Xalco -
mu/co all’altezza di circa 600 m. (Liebmann ex Mart.).
Nell’Erbario di Monaco si trova un frammento di spadice
con frutti immaturi raccolto da Karwinski, senza indica-
zione di località precisa.
Sereno Watson (Proceed. Amer. Acad. XXI, 1886, 442)
riporta dubitativamente alla Brahea calcarea Liebm. una
Palma alta 12-14 piedi e di circa un piede di diam. incon-
trata in appartati ca ions presso Batopillas, nel S. 0. della
Provincia di Chihuahua.
Osservazioni. — La Brahea calcarea non ha molta ras-
somiglianza con la Brahea dulcis e ne differisce per la
quasi mancanza di tubo della corolla, ed il seme con su-
perficiale inspessimento dell’ integumento e che non pene-
tra profondamente nell’albume ; ne differisce inoltre per i
sottili ramoscelli fioriferi.
Senza alcun dubbio la Brahea nitida degli orticoltori
è identica alla Brahea calcarea , come ho potuto verificare
dagli esemplari della pianta olassicea della Villa Valletta
che gentilmente mi ha procurato il signor Dupont, orti-
cultore al Grolfe-Juan.
La Brahea calcarea è coltivata anche nel giardino bota-
nico di Palermo, dove fiorisce e fruttifera abbondantemente.
A tale riguardo il Prof. Antonino Borzì, che mi ha tra-
smesso gli esemplari sui quali in gran parte si basa la
precedente descrizione, mi scrive che a Palermo la fiori-
tura e fruttificazione di questa Palma è lentissima e che
dal primo comparire dei bocci alla completa fioritura ci
corre un anno ; ed aggiunge che per la perfetta matura-
zione dei semi dalla prima comparsa delle infiorazioni oc-
corrono 3 anni.
I fiori erano bene aperti ai primi di Luglio.
Le giovanissime piantine di B. calcarea che ho visto in
— 103 —
coltura a Firenze avevano i piccioli con minutissime spine
presso la base, le fronde di pianta adulta che ho studiato
hanno i piccioli con margini inermi.
3. Brahea Pimo Beco. sp. n.
Palma 8-4 m. alta. Frondes.... Spadices 3-pli-
cato-ramosi, infìorescentiis partialibus duplicato-
ramosis ramnlis gracilibus filiformibus 1 mm. crassis,
10-15 cm. longis, tomentellis. Flores glomerulato-
fcerni, in alabastro bene evoluto 8.5 mm. longi,
sepalis orbicularis carnosis tenuiter tomentosis ;
corolla calyce longiori, in dimidiam inferiorem par-
tem tubuloso-campanulata, phyllis crassiusculis,
extus sericeis, sub anthesi patentibus vel refiexis ;
staminum filamentis basi cum corolla connatis et
ad faucem in coronam sexlobam unitis, breviter su-
bulatis ; antheris oblongis utrinque rotundatis ; ova-
rio turbinato, carpellis apice sculptis ibique pu-
berulis, stylo conico acuto, stigmate punctiformi.
Descrizione. — Palma alta 3-4 m. Fronde mancano.
Spadici con infiorazioni parziali (in un esemplare) lunghe
circa 40 cm., duplicato-ramose, molto finamente e molle-
mente tomentose in ogni parte — con la parte assile sottile
spessa al più 3-4 mm., molto ottusamente angolosa e si-
nuosa — verso la punta composte di soli ramoscelli semplici
e nei due terzi inferiori di rami secondari pochissimo di-
visi, ossia con soli 2-3 od al più 4 ramoscelli fioriferi ;
questi sono filiformi, sottili, piuttosto rigidi e dritti, spessi
poco più di 1 mm. e molto lunghi (10-15 e sino 18 cm.)
con fiori glomerulato-3-ni nascenti dall’ ascella di una
piccola brattea tomentosa triangolare, disposti assai rego-
larmente a spirale tutto in giro ; i ramoscelli sono muniti
— 104 —
alla base di una piccola brattea tomentosa incospicua trian-
golare a punta subulata.
Fiori sessili sopra un minuto tubercoletto, ognuno prov-
visto di una bratteola simile alla brattea; allorché in boc-
cio bene sviluppato oblunghi, rotondati in alto, lunghi
3.5 mm., durante la fioritura coi 3 pezzi della corolla oriz-
zontali e radianti, formanti un triangolo coi lati di 5 mm.;
calice nell’ insieme cupulare formato da 3 sepali spessi,
carnoso-coriacei, orbicolari, finamente tomentosi, coi mar-
gini leggermente imbricati non ciliati; corolla il doppio
più lunga del calice, brevemente tubulosa-campanulata
nella parte inclusa nel calice, a divisioni valvate, triango-
lari, ottusiuscule, spesse, carnoso-coriacee, appressatamente
argenteo-pelose esternamente, glabre internamente, dove
sono solcate dalle impressioni delle antere. Stami formanti
un anello 6-lobo sporgente alla fauce della corolla, coi
lobi o basi dei filamenti bruscamente ristretti in punta
subulata rigida; antere regolarmente oblunghe, rotondate
all’apice ed apparentemente anche alla base, ma quivi con
loggie (parallele) disgiunte sino all’inserzione del filamento,
ossia sino al di sopra della metà. Ovario formato da 3 car-
pello formanti un corpo turbinato troncato, lungo quanto
il tubo della corolla, scolpito ed assai densamente peloso
in alto, bruscamente ristretto in uno stigma a base conica
assottigliato in punta sottile terminata dallo stigma punti-
forme, il quale durante l’antesi di già sporge dalla fauce
della corolla.
Frutti mancano.
Habitat. — Messico, sul Monte de la Ventana, FI sirian
alt. 14-1600 m. (E. Langlassé, herborisation au Mexique :
États de Michoacan et de Guerrero, n.° 82 in Herb, de Can-
dolle). L’esemplare è stato raccolto in fiore il 29 Marzo 1898
e l’ etichetta porta le seguenti indicazioni : Palma alta
3—4 m. Le fibre della base delle foglie formano delle pic-
cole placche che gli indigeni cuciono insieme per formarne
delle coperte alle bestie da soma. Nome indigeno: « Pimo ».
— 105 -
Osservazioni. — È ben distinta dalle B. dulcis per i suoi
ramoscelli fioriferi sottili sebbene tomentosi; i fiori glome -
rulato-terni, la distinguono anche dalla B. nitida e la co-
rolla pelosa dalla B. salvadorensis.
A giudicare dalla guaina il tronco può ritenersi di
7-8 cm. di diam. Il picciolo al principio della guaina è
largo 26 mm. piano di sopra, spesso 7 mm. nella parte cen-
trale dove di sotto è convesso ed assottigliato ai margini
che nella brevissima porzione esistente non sono spinosi ;
la guaina forma un panno sottile glabro e lucido da ambe-
due i lati, rosso cuojo, molto finamente e fittamente fìbroso-
reticolato verso i margini.
4. Brahea salvadorensis Wendl. nomen in H. Berol.
Spadicis ramuli florigeni tomentelli graciles fili-
formes 8-11 cm. longi, 1-5 mm. crassi. Flores glo-
merulato-terni, 3 mm. longi, sepalis orbicularibus,
tomentosis, prope margines glabris; corollae phyllis
sub antbesi erecto-patulis, extus glabris, acutis, basi
breviter connatis ; staminum filamentis in cupulam
brevem 6-lobam cnm parte indivisa corollae basi
adnatam unitis, lobis longe subulatis; ovario ovato
glabro in stylum conicum acuminatum sulcato-im-
pressum attenuato.
Descrizione. — Fronde.... Spadici con rami molto fina-
mente tomentelli in ogni parte, formanti nell’insieme una
piccola pannocchia molto lassa, ovata, con parte assile ri-
gida, compressiuscola, molto ottusamente angolosa, divisa
in basso in rami secondari e nella punta in semplici ramo-
scelli fioriferi ; i rami secondari più bassi si suddividono
in 5—6 ramoscelli, gli altri sono gradatamente meno divisi;
i ramoscelli fioriferi sono filiformi dritti, subtereti, i più
bassi lunghi 10-11 cm., i superiori un poco più corti, spessi
— 106
1.5 mm. alla base, portanti spiralmente in giro i glomeruli
dei fiori, riposanti questi sopra piccoli tubercoletti; brattea
comune dei fiori piccola, triangolare, acuta poco conspicua.
Fiori glomerulato-terni, lunghi 3 mm. ; sepali orbicolari,
peloso-tomentosi su tutta la superficie esterna meno che in
una angusta fascia tutto in giro, il margine pure è gla-
bro; la corolla è quasi due volte più lunga del calice, tu-
bulosa nel quarto inferiore, coi filli molto spessi, lisci e
glabri di fuori, cimbiformi, ovati, acutiusculi, internamente
segnati da vari solchi angusti e rilievi, corrispondenti alle
impressioni delle antere. Stami coi filamenti brevemente uniti
in basso al tubo della corolla, con larga base, la quale nella
parte libera è bruscamente ristretta in punta tenuissima lun-
gamente subulata. Ovario glabro, ovoideo in basso, conico
in alto, essendo gradatamente attenuato in uno stilo comune
subulato e longitudinalmente solcato-impresso ; stigma pun-
tiforme.
Habitat. — Repubblica di San Salvador a Contshagna.
Osservazioni. — Specie conosciuta soltanto da un fram-
mento di spadice consistente in una infiorazione parziale,
conservato nell’Erbario di Berlino e ricevuto da H. Wend-
land nel 1900.
E caratterizzata per i ramoscelli sottili tomentelli; per i
fiori glomerulato-terni, con sepali acuti, intieramente tomen-
tosi meno che sopra una stretta fascia presso il margine ;
per la corolla glabra esternamente, molto brevemente tubu-
losa in basso e gli stami formanti una cupula intorno al-
l’ovario unita nella metà inferiore alla parte indivisa della
corolla e per l’ovario totalmente glabro.
Specie escluse dal Gen. Brahea o note solo di nome.
Brahea armata S. Wats, in Proc. Am. Acad. XI (1876)
146 = Erythea armata S. Wats.
— calcarata Liebm. ex Linden Cat. n. 87 (1871) =
B. calcarea ex Ind. Kew.
— 107 -
Brahea conduplicata Linden. Illustr. hort. XXVIII (1841)
16 — Messico. Quid ?
— dulcis J. Cooper in Smiths Rep. 1860, 442 = Wa-
shingtonia fili f era H. Wend, ex Ind. Kew.
— edulis H. Wendl. ex S. Wats, in Proc. Am. Acad.
XI (1876) 120, 146 = Erythea edulis S. Watson.
— filamentosa Hort. ex S. Wats. 1. c. 147 = Washin-
gtonia fili f era H. Wendl.
— pilifera Hort. ex W. Wats, in Kew Bull. (1889)
296 = Washingtonia filifera H. Wendl.
— frigida Hort. = Brahea dulcis Mart, ex Revue hort.
1875, 32.
— glauca Hort. = Erythea armata S. Watson ex Or-
cutt in Bot. Gaz. IX, 262.
— lucida Hort. ex Kew Report, 1882 (1884) 64 —
Mexico. Quid ?
— minima H. Wendl. in Kerch. Palm. 235 = Sabal
Adansom Guern. ex Ind. Kew. = Sabal nitida
Hort. fide Wendl. 1. c.
— nobilis Hort. Rollins; Kew Report, 1882 (1884) 64;
G. Roster in Bull. Soc. tose. Ort. XXVIII (1903)
8 — Quid ?
— Roezlii Linden, Illustr. hort. XXVIII (1881) 38 =
Erythea armata S. Watson.
— serrulata H. Wendl. in Kerch. Palm. 235 = Sere-
noa serrulata Hook. f.
Gen. 4. — Acoelorhaphe H. Wendl. in Bot. Zeit. 1879,
148; Benth. et Hook. f. Gen. pi. Ill, 882 (nomen
tantum).
Fronde plicato-fiabellato-multifide, suborbicu-
lari; picciolo spinoso ai margini; rachide brevissimo.
Spadici molto allungati, vaginati da varie spate tu-
bulose e con varie infiorazioni parziali sovrapposte.
— 108 —
Fiori glomerulato-terni intorno a sottili ramoscelli
fioriferi od anche solitari o gemini, minutamente
bratteati e bratteolati, molto piccoli. Calice di 3
sepali orbicolari, corolla divisa sino quasi alla base
in 3 filli spessi, assai più lunghi del calice, valvati
molto brevemente. Stami 6 eguali con filamenti
dilatati in basso ed uniti fra di loro a formare
una bassa cupula intorno all’ovario quasi del tutto
libera dalla corolla, bruscamente subulati in punta
breve ; antere ovate dorsifisse. Ovario turbinato
di 3 carpelle, ognuna con 2 incavi in alto, unite
in uno stilo comune breve conico subulato con sti-
gma puntiforme. Frutto piccolo sferico con resti
dello stilo apicali minutissimi; epicarpio sottile
pellicolare ; mesocarpio molto scarsamente carnoso;
endocarpio sottilmente legnoso, fragile, facilmente
separabile dal mesocarpio e formante un guscio al
seme. Seme globoso non aderente all’ endocarpio
che per l’ilo basilare ; rate oblungo, leggermente
prominente e senza diramazioni distinte ; integu-
mento del seme inspessito molto leggermente e fa-
sciante il seme dal lato del rate senza penetrare
affatto nell’albume ; albume omogeneo solido ; em-
brione situato da un lato al di sotto della metà.
Sino a qui il genere Acoelorhaphe era solo stato indicato
di nome ed applicato negli erbari da H. Wendland alla
Copernicia Wrightii Gris. et Wendl. (Wright, PI. Cub.
n.° 3217).
Effettivamente però il genere Acoelorhaphe più che alle
Copernicia (le quali hanno il seme ruminato) è grande-
mente affine alle Brahea , dalle quali si distingue solo per
il seme mancante quasi completamente di inspessimento e
— 109 —
di intromissione del suo tegumento esterno nell’interno del-
l’albume dal lato del rafe.
Le due sole specie note di Acoelorhaphe si distinguono
come appresso.
1. Fronde con picciolo assai fortemente spinoso ai margini
dalla base sino all’apice ; seni primari situati circa alla
metà del lembo nella parte centrale ; secondi seni
8-10 cm. più in alto. Fiori lunghi 2.5 mm. Frutto
8-9 mm. di diam.
A. Wrightii (Wendl.) - — Cuba. Honduras?
2. Fronde con picciolo debolmente spinoso in basso, tuber-
coloso-denticolato in alto ai margini ; lembo più pro-
fondamente diviso che nella specie precedente ; seni
primari nella parte centrale a 16-18 cm. dall’apice del
picciolo; i secondi seni pochi cm. più in alto, di modo
che i segmenti risultano bipartiti sin da circa la metà
dell’intiero lembo. Fiori e frutti un poco più piccoli
che nella specie precedente.
A. arborescens (Sargent.) Becc. — Florida.
1. Acoelorhaphe Wrightii Wendl. (nomen inH. Berol.).
— Copernicia Wrightii Gris. et Wendl. in Gris. PI.
Cub. 220; Sauv. FI. Cub. n.° 2367.
Descrizione. — Palma apparentemente piuttosto gracile.
Fronde 3jk orbicolari, multifide, misuranti 55-60 cm. dal-
l’apice del picciolo all’estremità dei segmenti centrali; pic-
ciolo gracile, a quanto sembra più lungo del lembo, largo in
alto 10-15 mm., piano di sopra o molto leggermente concavo
(sul secco), convesso con angolo ottusissimo di sotto, assai
distintamente striato per il lungo, armato da cima in fondo
piuttosto fittamente, ma senza molta regolarità, con assai
robusti aculei (lunghi 3—5 mm.) a punta bruna leggermente
curvato— uncinati, spesso vólti in senso contrario; la ligula
— 110 —
breve marginata da un piccolo lembo essucco irregolare
bruno glabro deciduo ; di sotto il rachide è quasi mancante
ed è rappresentato da un breve triangolo molto aperto con
la punta leggermente prolungata verso il lembo. I segmenti
sono circa 50, spessamente cartacei o subcoriacei rigiduli,
verdi pallidi o glaucescenti sul secco, leggermente più pal-
lidi di sotto, percorsi da vari nervi secondari non molto
prominenti, di cui alcuni pochi leggermente più forti della
grande maggioranza; venule transverse pochissimo distinte;
nei seni non ho osservato filamenti ; i seni primari riman-
gono nella parte centrale a circa la metà del lembo, ed i
secondi seni 8-10 cent, più in alto, di modo che il lembo
è doppiamente profondamente diviso ; i segmenti mediani,
all’altezza dei seni più profondi sono larghi 20-25 mm., e
le loro due divisioni sono molto gradatamente attenuate in
due punte acuminatissime subulate piuttosto rigide; i seg-
menti più esterni sono assai più stretti dei centrali ed
anche con le divisioni più profonde ; la costola del segmento
più esterno di ognuno dei lati è minutamente tubercoloso-
scabridula, le altre costole, superiori ed inferiori, sono piut-
tosto gracili e liscie.
Scadici molto allungati, eretti od eretto-nutanti, appa-
rentemente lunghi oltre 1 m., con la parte assile rigida e
dritta, allorché guainata dalle spate di 7—10 mm. di diam.,
terete e con 6-7 infiorazioni parziali sovrapposte, discoste
fra di loro 10—15 cm. e formanti nell’insieme una assai
grande pannocchia allungata e stretta. Spate primarie molto
lungamente tubulose, sottilmente coriacee, cilindriche, tron-
cate obliquamente alla bocca, dove sono intiere od appena
fesse e leggermente fibrose dal lato ventrale, superficial-
mente carinate sul dorso in alto, brevemente prolungate da
un lato in punta biloba, glabre, finamente e nettamente
striate per il lungo. Le infiorazioni parziali, all’epoca della
fioritura, sono finamente pelose e ± cinerascenti tanto nella
parte assile quanto sui ramoscelli fioriferi; le inferiori sono
lunghe 25—30 cm., e formano delle larghe e basse pannoc-
chie secondarie composte di pochi rami principali, ognuno
— Ill —
dei quali si divide in 5-6 ramoscelli fioriferi nella parte
più bassa, in 2—3 in quella intermedia e porta ramoscelli
semplici nella parte apicale. I ramoscelli fioriferi nascono
dall’ascella di una piccola brattea membranacea triangolare
con punta subulata e sono filiformi, flessuosi, molto allun-
gati e sottili; i più bassi sono lunghi 10-15 cm., sono
spessi 1 mm., e portano spiralmente assai numerosi glo-
meruli di fiori.
Fiori glabri minutissimi, allorché in boccio bene svilup-
pato sono ovati, ottusi e non molto acutamente 3-goni,
lunghi 2.5 mm., nella parte bassa dei ramoscelli per lo più
gemini o terni, solitari nella parte apicale ; ogni fiore è
provvisto della sua bratteola e riposa sopra un tubercoletto
suo proprio; brattea esterna del fiore, o dei glomeruli di
fiori, piccola membranacea essucca. Calice formato da 3 se-
pali suborbicolari concavi, molto brevemente uniti in basso
dove sono carnoso— callosi e quasi ottusamente calcarati, coi
margini cibato frangiati e dal mezzo in su scarioso-j alini.
Corolla una volta e mezzo o quasi due più lunga del calice,
formata da 3 fìlli assai spessi, valvati, uniti molto breve-
mente per la base, ovati, acutiusculi, glabri e lisci all’esterno
(allorché freschi o rinvenuti), superficialmente carenati lungo
il dorso, profondamente impresso-alveolati e con creste ir-
regolari nell’interno, molto inspessiti all’ apice. Stami 6
eguali, glabri, bruscamente subulati da una base larga trian-
golare con l’apice eretto non inflesso e le basi brevemente
connate fra di loro e formanti una bassa cupola 6-loba
intorno all’ovario, quasi del tutto libera dalla corolla ;
antere molto largamente ovate, ottuse, erette, inserite per
il dorso verso la metà, a loggie deiscenti internamente, molto
brevemente disgiunte alla base. Ovario glabro, composto di
3 carpelle nell’insieme formanti un corpo latamente obpi-
riforme o turbinato, molto bruscamente contratto in uno
stilo comune trigono, subulato e terminato da uno stigma
puntiforme che sorpassa un poco gli stami nel boccio ; ogni
carpella porta sul suo dorso rotondato 2 distinte impres-
sioni ed ha un ovulo eretto situato nell’ angolo interno
— 112 —
presso la base della carpella. Perianzio fruttifero piccolis-
simo, molto brevemente pedicelliforme, portante i resti mi-
nutissimi delle 2 carpello sterili.
Frutto sferico, leggermente meno convesso dal lato assile,
di 8-9 mm. di diam., nero a superficie leggermente cor-
rugata sul secco, quasi lucente con la traccia longitudinale
(talvolta affatto obliterata) dell’angolo interno della car-
pella e che si termina in un indistinto rimasuglio apicale
dello stilo ; epicarpio sottile pellicolare ; mesocarpio molto
scarso, apparentemente carnoso sul fresco, violescente, con
pochissime fibre nella parte interna ; endocarpio facilmente
separabile dal mesocarpio, sottilmente legnoso, fragile for-
mante intorno al seme un guscio sferico ottusamente cau-
diculato in basso.
Seme globoso un poco deficiente dal lato del rafe, libero
nel nocciolo, di 7 mm. di diam., a superficie unita opaca
bruno-castagno sulla quale non si distinguono diramazioni
del rafe; ilo non molto esteso basilare circolare; rafe oblun-
go laterale leggermente prominente; integumento molto
leggermente inspessito e fasciante dal lato del rafe l’al-
bume senza menomamente compenetrarlo; albume omoge-
neo solido ; embrione situato da un lato al di sotto della
metà.
Habitat. — Cuba e forse anche lo Honduras. Gli esem-
plari tipici, sono quelli delle « Plantae Cubenses Wrigbt-
iane n.° 3207 ». Altri esemplari identici a questi si tro-
vano nell’ Erb. di Berlino con l’etichetta: « Erbarium de
Cuba. Estacion centrai agronomica », n.° 4208. Herr adura.
Prov. de Pinar del Rio.
Osservazioni. — Della Acoelorhaphe Wrightii possiedo
esemplari provenienti da individui coltivati nei giardini bo-
tanici di Buitenzorg e di Calcutta. L’esemplare di Buiten-
zorg ha una fronda intiera che misura dall’apice del picciolo
all’estremità dei segmenti centrali 70 cm.; i segmenti sono
50, il picciolo è armato di ugnioli quasi eguali da cima a
— 118 —
fondo a distanze di 2-8 cm.; lo spadice è lungo 1.10 m.
Nell’erbario di Berlino si trova un frammento di spadice
raccolto nello Honduras da Warscewicz e che mi sembra
debba appartenere alla A. Wrightii , ha però le infiorazioni
parziali un poco più grandi, maggiormente divise, e più
densamente pelose che in questa. I fiori, che solo ho po-
tuto studiare ridotti in cattivo stato, non mi hanno pre-
sentato differenze da poterli distinguere da quelli della
A. Wrightii.
Acoelorhaphe Wrightii var. novo-geronensis Becc.
Un esemplare di « Curtiss, West Indian Plants n.° 449 »
raccolto presso Nueva Gerona, Isla de Pinos (Aprii 17. 1904),
differisce leggermente dalla forma tipica di Cuba. La fronda
misura 57 cm. dal picciolo all’estremità dei segmenti centrali;
questi sono larghi 25-27 mm. ed hanno il seno più pro-
fondo a 20-25 cm. dal picciolo, ed il 2° a 8-10 cm. più in
alto. L’ infiorazione parziale che accompagna tale fronda è
lunga 30 cm. e forma un’ ampia e larga pannocchia 3-pli-
cato ramosa e quindi un poco più divisa che negli esem-
plari di Cuba. I fiori sono leggermente più gracili con i
sepali meno ciliati al margine ed i petali un poco più
stretti che nella forma tipica.
2. Acoelorhaphe arborescens Becc. — Serenoa arbore-
scens Sargent in Coult. Bot. Gaz XXVII, 90.
Descrizione. — Palma gracile cespitosa con i tronchi
lunghi 10-12 m. e di 7-10 cm. di diam., ascendenti, fles-
suosi e spesso tanto inclinati da toccare quasi il terreno ;
essi rimangono lungamente coperti dalle basi dalle vagine
delle vecchie fronde, e soltanto quando sono molto vecchi
diventano nudi in basso.
Fronde orbicolari, flabellato-multifide, misuranti dall’a-
8
— 114 —
pice del picciolo all’estremità dei segmenti centrali circa
50 cm. Il picciolo è gracile, in una fronda è lungo 40
cm., e della larghezza di 9-10 mm., ± distintamente striato
per il lungo, pianeggiante di sopra, convesso e con un an-
golo ottusissimo di sotto ; i suoi margini sono acuti prov-
visti in basso di rade e piccole spinule curvate in su, le
quali verso l’apice si trasformano in piccolissimi tuberco-
letti che lo rendono scabro; la ligula è molto breve, ro-
tondata con un piccolo lembo crestiforme semilunare es-
succo e deciduo ; di sotto il rachide è rappresentato da un
piccolo triangolo equilatero acuto nettamente definito da uno
strettissimo margine; la parte del picciolo che è guainante
è coriacea, bruno-rossastra, lunga circa 25 cm., non sfilac-
cicata, percorsa lungo il mezzo da una robusta costola ot-
tusa, continuazione del picciolo, la quale sui margini presso
all’attacco col tronco è provvista di alcune relativamente
robuste spine curvate in giù e che rimangono libere e so-
vrapposte alla parte guainante. I segmenti sono circa 40,
spessamente cartacei o subcoriacei, piuttosto flaccidi, verdi
pallidi di sopra (sul secco), molto glaucescenti di sotto,
glaberrimi, con le costole superiori ed inferiori piuttosto
gracili, e con vari nervi secondari assai tenui e non molto
rilevati; venule tras verse brevi molto interrotte e poco di-
stinte; nell’esemplare da me studiato non vi sono filamenti
interposti ai segmenti; i seni primari e centrali rimangono
a 16-18 cm. al disopra dell’apice del picciolo ed i secon-
dari pochi cent, più in alto, ossia a circa la metà del
lembo, di modo che la parte centrale indivisa del lembo
è ben piccola; nei segmenti laterali i seni principali ri-
mangono gradatamente sempre più vicini alla ligula sino
a giungere quasi a solo 1 cent, da questa; nei segmenti
più esterni i seni secondari arrivano sino oltre il terzo in-
feriore del lembo; i segmenti centrali all’altezza del primo
seno sono larghi circa 2 cm. con le due metà aventi forte
tendenza a combaciarsi, e con le 2 divisioni secondarie
molto gradatamente attenuate in una acuminatissima punta
piuttosto flaccida.
115 —
Spadice allungato, nutante (in un esemplare lungo oltre
1 m.), formante una lassa pannocchia subunilaterale, com-
posta di 6 rami od infiorazioni parziali e portata da una
parte peduncolare assai allungata, rigida, dritta, sottile
(spessa 8-9 mm.), guainata strettamente da una spata (che
non porta ramo), sottilmente coriacea, leggermente com-
pressa ed ottusamente subancipite, di eguale larghezza tanto
in basso quanto in alto, bilobo-bilabiata all’apice con i 2
lobi ottusi, glabra e finamente striata per il lungo; le al-
tre spate portano tutte una infiorazione parziale, sono pure
molto lungamente tubolose, troncate obliquamente alla
bocca, leggermente carinate sul dorso in alto, bidentate
all’apice. Le infiorazioni parziali sono finamente e molle-
mente pelose e cinerascenti, le inferiori più grandi delle
superiori e lunghe 25-30 cm., composte di pochi rami prin-
cipali, i quali nella parte più bassa si suddividono più o
meno, e di ramoscelli fioriferi indivisi nel rimanente; i ra-
moscelli nascono dall’ascella di una tenuissima bratteola
pelosa subulata e sono gracili, sottili, filiformi, flessuosi,
corrugato-angolosi sul secco, lunghi 12-15 cm., spessi al
più 1 mm., coi fiori assai numerosi inseriti spiralmente.
Fiori glabri minutissimi, allorché in boccio bene svilup-
pato ovato-oblunghi, ottusi, giungenti a mala pena a 2
mm. di lunghezza, solitari o gemini, sessili sopra un pic-
colissimo tubercoletto all’ascella di una piccola brattea
membranacea essucca e di 1-2 bratteole (secondo il nu-
mero dei fiori) simili alla brattea ma più piccole. Calice
di 3 sepali glabri suborbicolari, concavi, coi margini im-
bricati, callosi e subcalcarati in basso, cospicuamente ci-
liato-frangiati e quasi laciniati tutto in giro. Corolla una
volta e mezzo o quasi due più lunga del calice, formata
da 3 filli valvati riuniti brevemente per la base, ovato-
oblunghi, ottusi, glabri, carnosi, impresso-alveolati ed ir-
regolarmente crestati internamente, molto inspessiti al-
l’apice, stami con filamenti bruscamente subulati da una
base larga triangolare molto brevemente connati fra di
loro in basso e formanti intorno all’ovario, una bassa cu-
— 116
pola 6-loba quasi del tutto libera dalla corolla; antere ot-
tuse erette, inserite per il dorso al di sotto della metà, a
loggie deiscienti internamente e molto brevemente sepa-
rate alla base; ovario glabro composto di 3 carpello nel-
1’ insieme formanti un corpo latamente obpiriforme o tur-
binato ottusamente 3-gono, molto bruscamente contratto in
uno stilo trigono, subulato e terminato da uno stigma
puntiforme che sorpassa un poco gli stami nel boccio ;
ogni carpella porta in alto sul dorso 2 distinte impressioni
ed lia un ovulo eretto situato nell’angolo interno presso
la base della carpella. Perianzio fruttifero piccolissimo
molto brevemente pedicelliforme, non accresciuto. Carpello
sterili inconspicue alla base del frutto.
Frutto sferico di 8 mm. di diam., nero a superficie leg-
germente corrugata sul secco, quasi lucente, somigliantis-
simo per dimensione ed aspetto ad una grossa coccola di
Juniperus communis , con la traccia longitudinale, talvolta
affatto obliterata, dell’angolo interno della carpella e che
si termina in un indistinto rimasuglio apicale puntiforme
dello stilo ; epicarpio sottile pellicolare ; mesocarpio molto
scarso, giallo, parenchimatoso, oleoso, con poche fibre nella
parte più interna; endocarpio sottilmente legnoso fragile,
formante un guscio o nocciolo facilmente separabile dal
mesocarpio; il nocciolo è sferico con un corto caudicolo
acuto in basso.
Seme libero nell’ interno del nocciolo, sferico, di 6 mm.
di diam., a superfìcie unita subnitida bruno-castagno; ilo
non molto esteso basilare ; rafe oblungo appena prominente
senza diramazioni ben distinte; integumento molto legger-
mente inspessito dal lato del rafe e fasciante da un lato
l’albume senza compenetrarlo; albume omogeneo solido ;
embrione situato da un lato al di sotto della metà.
Habitat. — Nella Florida meridionale presso le sorgenti
del Chokoliskee River a circa 30 miglia a S. E. del lago
Trafford, raccolta in fiore da R. G. Corbitt in maggio 1898,
ed a Royal Palm Hummoch presso la città di Everglade
— 117 —
in frutto da R. B. Shorter, in Decembre 1898 (Herb. Sar-
gent).
Cresce nelle paludi invaso dai cipressi frammista alla
« Royal Palm » (Oreodoxa) in luoghi dove nell’ inverno
l’acqua è alta da 2-3 a 40 cm. La Palma è conosciuta sul
luogo col nome di « Silvery Palm ». Le fronde vecchie non
cadono ma ripiegandosi in basso ricuoprono il tronco; di
solito però vengono bruciate quando vien dato fuoco al-
l’erbe nella stagione asciutta ed allora il tronco apparisce
a superficie ineguale e rozzamente scabrosa e vien detto
« booty » o « scraggly », fino a che, quando la pianta di-
viene molto vecchia, i « boots » (che così vengono chia-
mate le basi tutt’ora aderenti delle fronde nel comune
S. Palmetto) cadono ed allora il tronco rimane liscio.
Osservazioni. — Questa Palma non può certamente
mantenersi nel genere Serenoa essendo affinissima alla A.
Wrightii , dalla quale si distingue per il picciolo che è ar-
mato sui margini di aculei solo in basso ed è denticolato-
tubercoloso in alto ; per i fiori eòi sepali più orbicolari,
subcalcarati, in basso, a contorno più frangiato e per il
frutto leggermente più piccolo, con mesocarpio oleoso, men-
tre nella A. Wrightii il mesocarpio sembra carnoso.
Una mezza fronda di una Palma della Florida che Sar-
gent nel suo Erbario ha riferito alla Serenoa arborescens
mi sembra che possa appartenere ad una specie differente
da questa, se pure non è della Acoelorhaphe Wrightii. L’esem-
plare porta la seguente etichetta: « Ex Herb. Oakes Ames.
n.° 1375. Head of East River , Whitewater Bay , Monroe Co.,
Florida. Mar. 22, 1905, Collected by A. A. Eaton. ».
Tale fronda differisce da quella della A. arborescens per
il picciolo più lungo del lembo, spinuloso sino all’apice e
per le divisioni molto meno profonde, le primarie del cen-
tro giungenti sin oltre la metà del lembo e le secondarie
a soli 11-16 cm. dall’estremità.
Conviene avvertire che le indicate differenze potrebbero
anche dipendere dalla differente età delle piante dalle quali
118 —
sono state colte ; poiché è ben noto che le fronde delle
Palme negli individui molto giovani differiscono bene spesso
notevolmente da quelle degli adulti, specialmente nella
maggiore o minore spinescenza e lunghezza dei piccioli e
nella maggiore o minore divisione della lamina.
Cren. 5. — Erythea S. Watson, Bot. of. Calif. II, 211, 485;
Benth. et Hook. f. Gfen. PI. Ili, 927.
Palme elate o subelate. Fronde flabellato-mnlti-
fìde suborbicolari con segmenti più o meno pro-
fondamente bipartiti ; picciolo ± spinoso ai margini
od anche inerme, ligulifero all’apice davanti, pro-
lungato di dietro nel rachide; questo più o meno
evoluto dritto od arcuato. Spadici allungato-pani-
culati, duplicato- o triplicato-ramosi, con varie spate
tubulose e varie infiorazioni parziali sovrapposte ;
queste divise in numerosi ramoscelli fioriferi al-
lungati. Fiori sessili, glomerulato-3-ni, bratteati e
bratteolati. Calice di 3 sepali suborbicolari legger-
mente imbricati. Corolla con una breve parte tu-
bulare o cu pillare in basso e più o meno profon-
damente divisa in 3 filli valvati nel rimanente ;
stami 6 coi filamenti uniti in basso fra di loro,
connati con la parte indivisa della corolla, e con
una base molto larga bruscamente ristretta nella
parte libera ; antere ovate od oblunghe, dorsifisse.
Ovario composto di 3 carpelle leggermente coerenti
e formanti nell’ insieme un corpo ovato o turbinato,
± scolpito in alto ed attenuato in uno stile comune
conico breve subulato ; stigma puntiforme. Frutto
globoso od ovoideo formato da una sola carpella
119 —
con i resti del suo stilo apicali puntiformi ed i
resti delle carpelle sterili alla base ; epicarpio sot-
tile ; mesocarpio più o meno carnoso ; endocarpio
sottile ma legnoso, distaccantesi più o meno facil-
mente dal mesocarpio. Seme aderente all’endo-
carpio ; albume omogeneo solido con una concavità
profonda nella quale penetra un forte inspessimento
del tegumento del seme dal lato del rafe; embrione
situato sulla faccia opposta al rafe.
Il genere Erythea è stato fondato da Sereno Watson
per due Palme di California ( E . edulis ed E. armata) am-
bedue adesso grandemente diffuse nei Giardini d’Europa,
specialmente nella regione mediterranea, dove hanno comin-
ciato a fiorire e fruttificare abbondantemente. Grazie alla
cortesia del sig. B. Chabaud di Tolone sin dal Decem-
bre 1905 ho potuto studiare i fiori ed i frutti freschi della
Erythea edulis provenienti da un indivuo coltivato ad Hyè-
res. Nello stesso tempo detta Palma ha portato fiori e
frutti anche nel giardino del mio compianto amico il ba-
rone generale Vincenzo Ricasoli alla Casa bianca presso
Orbetello e dietro quest’esemplare ho descritto la fronda.
Ho poi studiato anche i fiori della Erythea armata che
ha cominciato a fiorire nel Giardino della Società toscana
d’orticoltura a Firenze sin dall’Agosto 1903, rimanendo
però sino al giorno d’oggi infeconda.
I frutti di una forma della Erythea armata cresciuta ad
Hyères e che io ho distinto come varietà microcarpa mi
sono pure stati gentilmente trasmessi dal sig. Chabaud.
Dallo studio accurato che per conseguenza ho potuto fare
di queste Palme son venuto alla conclusione che nei fiori
non esiste il più piccolo carattere per il quale il gen. Ery-
thea sia possibile distinguerlo dalle Limstona. I fiori della
Erythea edulis infatti sono tanto simili per forma e dimen-
sione ed anche per la struttura di ogni loro parte, a quelli
— 120 —
della Livistona chinensis clie tanto gli uni quanto gli altri
quasi si possono descrivere con le medesime parole ; solo
nella L. chinensis i sepali non sono acuminati e l’ovario
è del tutto glabro ed è più distintamente segnato in alto
dalle impressioni delle antere nel bocciamento. Nel frutto
l’unica differenza che io ho potuto riscontrare fra le Livi-
stona e la Erythea l’ ho trovata nell’aderenza del seme
con l’endocarpio. Tanto nella Erythea edulis quanto nella
Livistona chinensis l’endocarpio è debolmente connesso col
mesocarpio (carnoso) ed a maturità del frutto facilmente
si distacca da questo lasciando libero un nocciolo conte-
nente il seme; ma nella LJvistona chinensis , a completa
maturità, il seme rimane libero dentro il guscio del noc-
ciolo, mentre nella Erythea edulis (sebbene l’endocarpio
abbia la medesima struttura ed il medesimo spessore di
quello della L. chinensis) esso aderisce fortemente alla testa
del seme colla quale forma quasi un solo tessuto. E sol-
tanto quando i frutti sono prossimi alla maturità che nella
Erythea edulis ha luogo l’adesione del seme all’endocarpio,
poiché nei frutti di un anno, di detta palma, leggermente
appassiti, il seme si distacca da sé dalla sua cavità, pre-
cisamente come normalmente accade nella L. chinensis.
L’embrione nelle Erythea rimane nella posizione medesima
che nelle Livistona.
La ragione per la quale l’endocarpio nelle Erythea e
nelle Livistona si stacca così facilmente dal mesocarpio si
trova nel fatto che le cellule del mesocarpio immediata-
mente a contatto dell’endocarpio fanno parte di un tessuto
parenchimatoso molle costituito da piccoli elementi a pa-
reti sottili lassamente uniti fra di loro e quindi facilmente
separabili. Nell’insieme tutto il pericarpio della Erythea
edulis ha la medesima struttura anatomica di quello della
Livistona chinensis. Ad eccezione quindi di una maggiore
aderenza del seme all’endocarpio nelle Erythea , fra queste
e le Livistona non esiste alcuna differenza generica.
Le Erythea sono pure molto affini alle Brahea e spe-
cialmente alla B. dulcis. Nei fiori non esistono differenze
— 121
apprezzabili, ed il seme della B. dulcis non differisce da
quello delle Erythea che per essere libero dall’endocarpio,
essendoché anche in queste l’ integumento del seme dal
lato del rafe penetra assai profondamente nella sostanza
dell’albume.
In conclusione quindi i generi americani Erythea e Bra-
hea sono dei prossimi parenti dello asiatico Livistona. Se
poi non si dovesse tener conto della maggiore o minore
aderenza del seme all’endocarpio, del maggiore o minore
inspessimento rateale dell’ integumento del seme e della
maggiore o minore penetrazione di questo nell’interno del-
l’albume non sarebbe possibile separare le Erythea, le Acoe-
lorhaphe e le Brahea dalle Livistona.
Presentemente le specie di Erythea riconosciute sono 5,
ma di queste la E. aculeata e la E. Brandegeei sono poco
ben note.
Sulla superfìcie dei frutti freschi della Erythea edulis
si scorgono bene anche ad occhio nudo numerosi puntolini
assai più chiari del tessuto circostante, i quali non sono
altro che piccole aperture od ostioli facenti capo ad una
cavità assai ampia nel tessuto del pericarpio. Io ho fatto
cenno di questi organi nella mia monografia delle Palme
del Madagascar (Engler’s Bot. Jahrb. XXXVIII, 1906).
Nei frutti mezzo maturi e secchi di E. edulis i rammen-
tati organi si presentano come papille rilevate chiare per-
forate all’apice, visibili anche con una semplice lente e che
nel loro assieme hanno l’apparenza di piccoli coni vulca-
nici. Le cavità sottostanti all’ostiolo sono irregolari e sem-
brerebbero prodotte da disorganizzazione di un tessuto
parenchimatoso, se non che sono tappezzate da cellule ir-
regolari a pareti fortemente cuticularizzate, framezzo alle
quali sembra che si facciano strada altre cavità molto più
anguste e sinuose.
Nulla saprei indicare sulla funzione di tali organi, i
quali si ritrovano sulla superficie di molti altri frutti di
Palme.
Io ho di già fatto conoscere la loro presenza anche nelle
122
Hyphaene (1. c.), dove è presumibile che siano dovuti ad
una trasformazione morfologica dei punti squamuliferi così
abbondanti sulle fronde di queste Palme. Della medesima
natura è presumibile che siano pure le punteggiature che
si osservano tanto sulle fronde quanto sopra i frutti dei
Borassus.
Detti puntolini si riscontrano anche sulle fronde e sui
frutti della Copernicia australis, ed in generale mi è sembrato
di osservare che essi si trovano a preferenza sopra Palme
a foglie glaucescenti e che sono di natura ± xerofila.
Prospetto delle specie di Erythea.
A. Frutti più o meno globosi rotondati alle due estremità.
1. Fronde verdi, lembo lungo 70-85 cm., picciolo ro-
busto molto debolmente armato. Fiori lunghi 3-5
mm. Frutto di 25-27 tnm. di diam.
E. edulis S. Wats. — Is. Guadalupa (Calif.)
2. Fronde (colore ?) con lembo lungo 40-60 cm., pic-
ciolo gracile (largo 1 cm.) armato di spine lunghe
1 mm. Frutti globosi di 25 mm. di diam.
E. aculeata T. S. Brandegee — Nord Mexico.
3. Fronde verdi, segmenti uniformemente striati; pic-
cioli armati con spine lunghe circa 5 mm. Fiori
lunghi 2.5 mm. Frutti lunghi 18-19 e spessi
15-16 mm.
E. Brandegeei Purpus — Sud Lower California.
4. Fronde fortemente glauche ; segmenti fortemente
striati dai nervi secondari e più finamente dai
terziari; piccioli robusti, fortemente spinosi. Fiori
di circa 2 mm. di lunghezza. Frutti 20-24 mm.
lunghi, 20-22 mm. larghi, 16-17 mm. spessi.
E. armata S. Wats. — Nord Lower California.
Frutti sferici di 14-16 mm. di diametro.
E. armata, v. microcarpa Beco.
123 —
B. Frutti obpiriformi distintamente attenuati in basso.
5. Fronde con piccioli inermi, segmenti finamente e uni-
formemente striati. Fiori lunghi 3.5 mm. Frutti
lunghi 18-20 e larghi 15-17 mm.
E. elegans Franceschi. — Sonora (N. Messico).
1. Erythea edulis S. Watson, Bot. of Calif, v. II, 212. —
Brahea edulis H. Wendl. ex S. Wats, in Proceed.
Am. Acad. XI (1876) 120, 146; Orcutt. in Bot Gaz. IX,
p. 262.
Descrizione. — Bella Palma ma crescente assai lenta-
mente, con tronco robusto annidato cicatricoso in basso,
ricoperto in alto dalle vecchie fronde, alto sino 10-12 m.,
coronato da una chioma emisferica di fronde di un verde
gaio di sopra, leggermente glaucescente di sotto (allo stato
fresco). La pianta comincia a fiorire e fruttificare quando
ancora manca di un tronco ben distinto, perchè questo
anche in piante che hanno oltre 20 anni di vita rimane
coperto dalle fronde più basse più o meno deperite.
Fronde orbicolari, plicato-fiabellate, multifide ; picciolo
robusto, lungo circa m. 1.50, in sezione transversa de-
presso-triangolare, leggermente concavo di sopra, roton-
dato di sotto, con margini acutissimi, i quali sono legger-
mente e remotamente spinulosi in basso nelle piante adulte,
più distintamente spinosi nelle fronde giovani, nudi almeno
nella metà superiore; alla base, il picciolo è dilatato e porta
i resti del reticolo filamentoso nel quale si dissolve la breve
parte abbracciante, in alto sotto la ligula è largo 3.5 cm.
e spesso 13-14 mm., intieramente liscio e verde come il
lembo ; ligula oblunga, irregolare a lembo essucco marce-
scente ed in gran parte deciduo ; il rachide da una base
triangolare allungata si prolunga sino a circa il terzo
inferiore della lamina ed è leggermente arcuato ; lamina
più corta del picciolo, misurante dall’estremità del pie-
— 124
ciolo all’apice dei segmenti centrali circa 90 cm. ; i seg-
menti sono molto numerosi, oltre 100, tutti profondamente
bipartiti (nelle foglie di pianta giovane assai meno che
nelle adulte); i segmenti esterni sono molto piccoli ed
angusti, larghi solo 5-6 mm., lunghi circa 30 cm., separati
fra di loro a soli 2-4 cm. dalla ligula e profondissimamente
bipartiti, i venienti sono gradatamente più larghi e più
lunghi con i seni gradatamente più discosti dalla ligula ;
i segmenti maggiori sono quelli della metà dei lati ed in
questi i seni primarii rimangano a circa la metà del lembo,
quivi sono larghi 3.5 cm. e da tal punto in su vanno gra-
datamente restringendosi, dividendosi presto, a circa il terzo
superiore dell’intiero lembo, in due punte lungamente acu-
minate; in ogni seno si trova un filamento sottile e fugace;
i segmenti sono di consistenza cartacea non molto rigida;
sul secco appariscono molto finamente striati da numerosi
nervi assai rilevati nella pagina inferiore, dove se ne pos-
sono contare circa 3 al mm.; sulla pagina superiore la
striatura è meno regolare che nella inferiore, perchè alcuni
dei nervi sono leggermente più forti di altri; venule tran-
sverse indistinte anche sul secco; margini non inspessiti.
Spedici alquanto più corti delle foglie, assai robusti,
lunghi circa quanto i piccioli, vaginati in basso da varie
spate tubulari rivestite da abbondante tomento facilmente
removibile, paniculato-ramosi, composti da varie infiore-
scenze parziali sovraposte duplicato-ramose ; le spate su-
periori delle infiorazioni parziali sono tubulari e stretta-
mente guainanti in basso, dilatate in alto in un lembo mem-
branaceo essucco, cinnamomeo internamente, lanceolato-
acuminato in forma d’orecchio d’asino, distintamente striate,
diventanti glabre con l’ invecchiare ; tutte le diramazioni,
come la parte assile, sono mollemente tomentose; nelle in-
fiorazioni parziali i rami più bassi sono più o meno divisi
o semplicemente 2-3-forcati ; le ultime diramazioni, i ra-
moscelli fioriferi, nascono dall’ascella di una piccola brattea
bruna, membranacea, essucca, triangolare, lungamente su-
bulata; alla base di ogni diramazione principale non si
— 125
trova brattea perchè questa vien trasportata più in alto;
tutte le brattee sono strette, acuminatissime, sottili, membra-
naceo-essucche, bruno-cinnamomee ; i ramoscelli fioriferi
sono usualmente lunghi 6-8 cm., i maggiori, i più bassi,
sino 10-14 cm., tereti, ± sinuosi, attenuato-subulati al-
l’apice, spessi alla base 3—4 mm. sul fresco, 1.5-2 mm. sul
secco, portanti spiralmente ed assai densamente i fiori riu-
niti in glomeruli di 2-3; più raramente i fiori sono solitari,
mentre non di rado nella parte più bassa dei rami sono
anche in numero di 4; ogni glomerulo riposa sopra un tu-
bercoletto poco prominente, provvisto di una piccola brattea
comune triangolare, accompagnata da tante bratteole più
piccole e più strette quanto sono i fiori; brattee e bratteole
essucche, ciliate ai margini, molto sottilmente membrana -
ceo-jaline e rossastre nella punta, che è lungamente acu-
minato-subulata.
Fiori giallo verdicci, aprentisi successivamente, rimanendo
il mediano il più tardivo; fiori in boccio bene sviluppato
lungo 3.5 cm., ovato-piramidato-trigoni, acuti; calice car-
nosulo e trigibbosulo in basso, subcampanulato nell’insieme,
ma formato da 3 sepali latamente ovato-triangolari acu-
minati, brevemente uniti in basso ed ivi coi margini leg-
germente imbricati, vai vati nel rimanente, verdi in basso
sul fresco, jalini dal mezzo in su con una linea rossastra
sulla carena, la quale si termina nella punta, peloso-araneosi
sul dorso, fortemente ciliati ai margini specialmente in
basso; corolla circa il doppio più lunga del calice, profon-
damente tripartita, latamente campanulata, ossia con le
lacinie o petali eretto-patenti ed appena divaricati durante
l’antesi, ovato-triangolari accuminati, molto brevemente
uniti fra loro alla base, ed ivi coi margini a mala pena
sovrapposti, del resto valvati, un poco inspessiti all’apice
e di dentro con 3-4 nicchiette più o meno ben conformate,
dove nel boccio rimangono accolte le antere. Androceo
composto di 6 stami più corti della corolla ; filamenti
largamente triangolari carnosetti, molto bruscamente con-
tratti in punta breve subulata tenuissima, nella metà in-
— 126
feriore connessi con i petali dal lato dorsale ed uniti fra
di loro per i margini; essi formano col loro insieme una
specie di coppa emisferica ipogina coronata da 6 denti,
nella quale è accolto ed immerso l'ovario; antere piccole
ovato-oblunghe. biancastre, a loggie parallele disgiunte in
basso sino al mezzo, dove dal lato dorsale sono inserite
sul filamento. Ovario un poco più corto della corolla, com-
posto di 3 carpello semi-unite o subcoerenti e nell’ insieme
formanti un corpo turbinato subtrilobo, conico nella metà
superiore, essendo gradatamente attenuato in uno stilo co-
mune subulato, trisoleato, con stigma puntiforme ; le sin-
gole carpello sono gibbose sul dorso un poco al di sopra
della metà e quivi sono non molto marcatamente segnate
dalle impressioni delle antere; ovulo basilare eretto ana-
tropo con micropilo vólto all’esterno. T giovanissimi ovari
sono quasi glabri, ma nello svilupparsi diventano del tutto
tomentosi.
Frutti globosi di 25-27 mm. di diametro, ma non per-
fettamente sferici, umbilicati in basso, un poco meno con-
vessi dal lato interno e da questo lato, specialmente verso
l’apice, segnati da un rafe a mala pena avvertibile e che fa
capo ad una inconspicua traccia dello stigma; questo punti-
forme e non perfettamente apicale ; da prima i frutti sono ver-
di e lucidi con la superficie segnata da piccoli punti più chiari
non molto fitti, poi di un giallo sporco ed a maturità per-
fetta nerissimi e lucidi con i punti di cui sopra è parola
leggermente impressi; l’epicarpio è sottile, pellicolare non
staccantesi facilmente dal mesocarpio; questo è polposo,
ma piuttosto asciutto, nero-violescente, molto zuccherino,
dolce e grato, di 5 mm. di spessore, con fasci fibro-vasco-
lari tenuissimi e quindi senza fibre apparenti ; l’endocarpio
si stacca dal mesocarpio e rimane aderente al seme ed è
molto sottile; il seme fa quindi corpo con l’endocarpio; ne ri-
sulta perciò un nocciolo della stessa forma esterna del frutto,
globoso ma alquanto pianeggiante dal lato del rafe e ven-
tri coso dal lato opposto, rotondato in alto, ottusamente ed
eccentricamente caudicolato in basso, alto 17 millimetri,
— 127 —
largo 17-18 mm., spesso 14-15 mm. e quindi leggermente
compresso da petto a rene; la sua superficie è opaca, bruno-
terrea e come se fosse molto finamente smerigliata.
Seme eretto, nell’ endocarpio attaccato alla base un
poco da una parte; albume omogeneo molto compatto,
corneo, del tutto pieno, grigio-verdognolo, con una larga
e profonda intrusione rafeale del tegumento, in modo che
l’albume si presenta in forma di ferro da cavallo, molto ac-
centuata, in sezione transversa e meno in sezione longitu-
dinale; embrione situato al di sotto della metà, dal lato
più convesso, ossia da quello opposto al rafe ; all’esterno
del nocciolo la posizione dell’embrione è indicata da un
piccolo punto orbicolare leggermente impresso.
Habitat. — L ' Erythea edulis è endemica sopra V Isola
Guadalupa , che rimane nell’Oceano Pacifico a circa 170 mi-
glia a ponente della costa di Baja California (Penisola della
California) poco al di là del 29° di L. N. Il Sig. T. S. Bran-
degee scrive (Zoe v. V., 1905, p. 188) che sul versante
orientale dell’isola è confinata nei canons , ma che dal lato
occidentale cuopre grandi aree.
Nell’ Erbario del « Missouri Bot. Garden » vi è un fram-
mento dell’ esemplare originale raccolto nel 1875 dal Dr.
Edward Palmer in Guadalupa Island (n.° 8024) ed inviato
da Sereno Watson al Prof. Trelease. Esso consiste in una
porzione di spadice in fiore e corrisponde perfettamente
a gli esemplari coltivati che io ho ricevuto da Hyères.
Gli spadici dell' individuo di Hyères erano in fiore ai
primi di Decembre; nello stesso tempo la medesima pianta
portava frutti verdi ma che di già avevano raggiunto la
forma e dimensione definitiva, provenienti dalla fioritura
dell’anno precedente, e frutti di due anni, di cui i più ma-
turi erano neri ed altri tutt’ora gialli.
— 128 —
2. Erythea aculeata T. S. Brandegee in Zoe, Y. (1905)
p. 196.
Descrizione. — Questa Palma non sembra che acquisti
le dimensioni delle sue congeneri (Brandegee). Il suo
tronco si dice che non s’ innalza più di 6-7 m.
Fronde con lembo lungo 40-60 cm. diviso sino al di
sotto del mezzo in circa 40 segmenti bifidi all’ apice con
sottili filamenti interposti. Piccioli gracili, 50 e più cm. in
lunghezza (uno è largo 1 cm.), triangolare in sezione tran-
sversa, coi margini armati di piccole spine uncinate lun-
ghe 1 mm.
Frutto globoso, alquanto pianeggiante da un lato, di
25 mm. di diam., embrione situato presso la base del lato
esterno che è il più convesso ; albume profondamente sca-
vato presso la base del lato ventrale formante una cavità
lunga 7 mm. e larga la metà. Si dice che il frutto per
l’aspetto è molto simile a quello dell’H. edulis , ma che l’in-
cavo nell’albume è più grande. Non sono conosciuti i fiori.
Habitat. — Questa Palma venne scoperta in novem-
bre 1904 dal Sig. T. S. Brandegee in una escursione in
Sinaloa , Mexico, nelle vicinanze di Co fradia; vien detto
che è abbondante a circa 30 miglia ad Est di Culiacan
presso il confine dello stato di Durango.
Osservazioni. — Il sig. F. S. Brandegee descrivendo
questa specie ha trascurato di farci sapere se la fronda con
il picciolo di 1 cm. di larghezza è di pianta giovane od
adulta, cosa importante a conoscersi, specialmente per il
carattere assegnato delle spine lunghe 1 mm. ; nemmeno si
fa parola del colore delle fronde stesse.
Il nome di E. aculeata è stato precedentemente adoprato
da Hegel (Gartenfl. 1887, 279), ma per errore in luogo di
E. armata (vedi Bull. mise. inf. Kew, n.° 16 p. 103). Non
è una specie che possa accettarsi con piena confidenza.
— 129 —
3. Erythea Brandegeei C. A. Purpus in Garten Flora
et in Zoe, Y. (1905) p. 199.
Descrizione. — Il tronco si dice che si eleva sino ad
oltre 30 m. di altezza con un diam. di 30-40 cm. e che è
liscio sino quasi sotto la corona, la quale è composta di
10-12 fronde flabelliformi leggermente filifere, pallidamente
glaucescenti di sotto, verdi scure di sopra con lamina lunga
circa 1 m. e divisa sino oltre la metà in segmenti larghi
1-3 cm. e fessi all’apice solo per il tratto di 2-10 cm.; pic-
ciolo glabro, lungo 1-1.50 m., armato fittamente ai mar-
gini di spine lunghe circa 5 mm.
Spadice con infiorazioni parziali a quanto sembra poco
ramose.
Fiori piccoli, lunghi 2-5 mm., sessili subsolitarii; calice
3-partito, lobi deltoidei subciliati ; corolla coi lobi il dop-
pio più lunghi di quelli del calice ; filamenti deltoidei-acu-
minati ; ovario oblungo, stili brevi.
Frutto di 10-15 mm. di diam., pianeggiante dal lato ven-
trale ; embrione situato verso la metà del lato dorsale, la
sua posizione non è però indicata all’esterno da alcun se-
gno sulla superfìcie del nocciolo.
Habitat. — Il sig. T. S. Brandegee scrive che questa
Palma cresce abbondantemente nelle montagne del « Cape
Region of Lower California », nei canons od anche cuo-
prendo spesso i fianchi delle montagne nelle posizioni espo-
ste al Nord. Generalmente le foglie vecchie e morte ca-
dono lasciando un tronco nudo e liscio di meno di 2 piedi
in diametro (nella diagnosi latina si dice 30 cm.) sebbene
possa raggiungere un’ altezza di 125 piedi (38 m.). Quando
la pianta raggiunge una grande altezza, il tronco perde la
rigidità delle altre specie del genere ed ondeggia al muo-
ver del vento. Dagli abitanti del Cape Region è cono-
sciuta col nome di « La Palmia » ed una forma di essa,
poco ben distinta però, è chiamata « Palma negra ». Al-
9
— 180 —
cuni individui coltivati a Sati Jose del Capo (nell’estrema
punta meridionale della Penisola di California) vengono
distinti col nome di « Palma de Tlaco ». I giovani ger-
mogli (young buds), lunghi due piedi (forse s’ intende par-
lare dei giovani spadici) sono eduli; essi sono teneri e ras-
somigliano molto per sapore alle rape crude ; si dice che
egualmente i giovani germogli della E. edulis sono man-
giati dai messicani ; forse però anche in questo caso s’ in-
tende parlare dei giovani spadici.
Osservazioni. — La descrizione precedente è la tradu-
zione quasi letterale di quella del Sig. Purpus riprodotta
nel Giornale « Zoe », 1. c.
Di questa specie io non ho potuto avere esemplari adulti,
da permettermi di produrre notizie più esatte e complete
intorno ad essa. Il sig. Brandegee in una lettera cortese
mi scrive di non possedere di essa che piccole piante vive
nel suo giardino, ed aggiunge che nel 1903 una grande
quantità di semi di questa Palma venne importata da Baja
California, di modo che adesso i pepinieristi di San Diego,
Santa Barbara e Riverside ne hanno un buon numero di
piante tanto che in pochi anni essa diventerà assai diffusa
in coltivazione.
Per la gentilezza del Dott. F. Franceschi di Santa Bar-
bara (California) io possiedo alcuni semi originali della
Erythea Brandegeei provenienti da Capo S. Lucas, i quali
però, benché perfettamente formati, sono stati tutti vuo-
tati da un coleottero. Dal medesimo dott. Franceschi ho
ricevuto anche una fronda di detta specie, tolta ad un in-
dividuo ancor giovane, e che quindi solo adesso comincia
a caratterizzare. I frutti sono alquanto asimmetricamente
globosi, essendo un poco pianeggianti dal lato ventrale,
rotondati alle due estremità, lunghi 18-19 mm., quasi egual-
mente larghi e spessi 15-16 mm. ; la superficie loro è lu-
cida, quasi vernicosa e giallo ocracea con macchiette o
linee longitudinali nere, talvolta più estese del fondo ; il
nocciolo è pure globoso, pianeggiante dal lato interno,
— 131 —
molto ventricoso da quello esterno, acutamente caudiculato
in basso, rotondato e senza traccia di mucrone all’ apice alto
14 mm. e spesso 11 mm. ; la posizione dell’ embrione non
è marcata all’ esterno del nocciolo da alcun segno.
Il sig. Purpus descrive il frutto della E. Brandegeei 10-
15 mm. di diam., mentre poi in nota dice che è della gran-
dezza di quello dell’ E. edulis ; ciò che è in contradizione
con le misure ora indicate. Forse nella diagnosi del signor
Purpus in luogo di frutto si deve leggere seme.
La fronda di pianta giovane della quale sopra è fatta
menzione ha un picciolo a sezione triangolare, piano di
sopra, rotondato di sotto, coi margini molto fittamente e
minutamente dentato-spinosi ; la lamina è quasi egual-
mente verde sopra ambedue le faccio, non glaucescente e
senza strato ceroso ; il rachide si prolunga pochissimo nel
lembo ; questo è diviso nella parte centrale sino a poco
più del terzo inferiore ; i filamenti nei seni sono tenuis-
simi ; i segmenti sono gradatamente acuminati in punta
fessa solo nell’estremo apice per il tratto di circa 1 cm.,
essi sono finamente uniformemente e nettamente striati da
nervi secondarii.
I frutti sono molto più piccoli di quelli della E. edulis,
e presso a poco della dimensione di quelli della E. armata ;
da questa subito si distingue per la mancanza dello strato
cereo che rende così biancheggianti le fronde di detta
Palma e per i segmenti uniformemente striati, i nervi se-
condari e terziari essendo fra loro eguali.
La Ergthea Brandegeei non si può però ancora dire una
Palma ben conosciuta e si richiedono esemplari più com-
pleti con fronde completamente sviluppate per una esatta
descrizione.
4. Erythea armata S. Watson, Bot. of Calif. II, 212;
Orcutt in Bot. G-azette, IX, 262 ; Garten Flora 1887,
279, fig. 74 (psalm. E. aculeata: vide Bull. mise. inf.
Kew n.° 16, 103). — - Brahea armata S. Watson in
— 132 —
Proc. Am. Acad. XI (1876), 146. — B. glauca Hort.
— Brahea Roezlii Lind. Illustr. hort. XXVIII (1881),
38 ; André in Revue hort. 1883, 102.
Descrizione. — Palma con una densa chioma emisferica
di circa 4 m. di diam., formata da fronde rigide molto in-
tensamente glauche e portata da un tronco rivestito in
alto dalle basi delle vecchie fronde molto approssimate e
che formano un grosso corpo globoso-ovato (2.25 m. di
circonferenza in un esemplare). Il tronco può giudicarsi
che abbia in basso il diametro di circa 60 cm. nella parte
nuda, ma questa nelle piante da me viste e che hanno
20-25 anni di età comincia a mala pena adesso a rima-
nere allo scoperto.
Fronde flabellato -plicato-multifide, suborbiculari, con
lembo misurante 70-85 cm. dall’apice del picciolo all’estre-
mità dei segmenti centrali ; lembo e picciolo intieramente
ed egualmente coperti sulle due faccio da un tenue strato
di sostanza cerosa bianca, alla quale si deve principal-
mente la tinta glauco-bluastra dell’ intiera chioma ; il pic-
ciolo è lungo 0,80-1.10 m., largo all’apice 2. 5-3. 5 cm.;- in
sezione trasversa è depresso-subtriangolare piano di sopra
rotondato di sotto, da principio coperto, specialmente di
sopra presso la base, da squame di apparenza forforacea
laciniate o ramentaceo-filamentose brune, le quali poi la-
sciano un’ impronta puntiforme o lineare sulla sua super-
fìcie ; la base del picciolo è assai dilatata ed inspessita
lungo la parte mediana, ed ai lati è grossolanamente pan-
noso-fibrosa ; i margini sono assai fortemente e fittamente
armati sino all’apice da spine pallide dentiformi a base
larga, compresse, molto ineguali, spesso geminate od unite
per la base e con le punte più o meno curve vòlte in
senso contrario od anche solitarie e più o meno curvate
ad ugniolo od anche recurvo-uncinate od ascendenti, quelle
della parte più bassa più forti delle superiori e lunghe al
più 8-10 mm. con spazi ineguali fra di loro varianti da
5-15 mm. di lunghezza ; la ligula ha un margine ineguale
— 13B —
marcescente ed una base legnosa semilunare perma-
nente ; il rachide da una base triangolare bruscamente si
ristringe e si prolunga nella lamina per il tratto di 15—20
cm., incurvandosi anche alquanto.
I segmenti, molto rigidi, sono circa 50, sottilmente co-
riacei ; tutti molto profondamente bipartiti, i secondi seni
trovandosi solo 2-5 centimetri al di sopra dei seni primari;
questi nella parte centrale rimangono a circa la metà del
lembo ed ai lati estremi a pochi centimetri dalla ligula ;
i segmenti esterni ed alcuni pochi del centro sono molto
stretti con le divisioni lineari larghe solo 6-10 mm. ed
acuminatissimi ; i segmenti più grandi sono quelli della
metà dei lati, sono larghi 3.5-4 cm. all’altezza dei secondi
seni e da questo punto le divisioni secondarie sono leg-
germente divaricate, gradatamente ristrette verso la punta
che è lungamente acuminata rigida (non ricascante) ; i mar-
gini sono leggermente inspessiti e non di rado un poco si-
nuosi ; le costole (superiori ed inferiori) sono assai robuste,
fra loro quasi eguali ed hanno il dorso piano e liscio ;
i nervi secondari sono poco apparenti sul fresco ma lo
sono molto sul secco, egualmente rilevati sulle due super-
ficì, che per tal motivo sono molto distintamente e non
molto fittamente striate essendo i nervi secondari discosti fra
di loro 0.8-1 mm. ; coll’aiuto della lente fra un nervo se-
condario e l’altro si scorgono altri 3-4 nervi terziari ; le
venule transverse sono indistinte ; nei seni si trova un te-
nue filamento fugace.
Spadici un poco più luughi delle fronde, eretto-nutanti,
lunghi 1.80-2 m. compresa una parte peduncolare lunga
50-60 cm., nel rimanente portano 5-6 infiorazioni par-
ziali ; la parte peduncolare è fortemente compresso-anci-
pite, molto strettamente inguainata da 2-3 spate larghe
2.5-3 cm., sottilmente coriacee, glabre, fesse solo in alto e
troncate obliquamente alla bocca, con l’estremo apice bre-
vemente ed ottusamente bidentato ; le spate superiori sono
simili alle più basse ma gradatamente più piccole, e sono
pure lungamente tubulose ; le infiorazioni parziali formano
- 134 —
delle pannocchie assai dense provviste di una parte pe-
duncolare intieramente inclusa nella respettiva spata dalla
quale escono arcuato-patenti e vòlte tutte dal lato esterno,
3-plicato ramose con le ultime diramazioni o ramoscelli
fioriferi spessi circa 1 mm., finamente tomentelli come
tutte le parti assili.
Fiori riuniti in numero di 2-3 a formare dei glomeruli as-
sai ravvicinati provvisti di una brattea comune minutissima
subulata lunga quasi quanto i fiori, ma poi decidua. Fiori
in boccio bene evoluto globoso-ovati, lunghi 1.8-2 mm. ;
calice formato di 3 sepali quasi del tutto liberi fra di loro,
molto latamente ovati o suborbicolari ottusi od acutiu-
sculi, puberuli specialmente in basso ed ai margini (che
sono ialini), un poco inspessiti alla base e sul dorso: quivi
ottusamente carenati ; corolla il doppio più lunga del ca-
lice, profondamente 3-partita, con le divisioni o fìlli molto
latamente ovato-triangolari carnosetti ottusiusculi, imbri-
cati in basso per i margini, nel rimanente vai vati, in
spessiti all’apice ed ivi di dentro marcati da 3-4 nicchiette
più o meno ben conformate; androceo formato da 6 stami
più corti della corolla con i filamenti carnosetti, che da
una larga base triangolare bruscamente si ristringono in
una punta breve subulata tenuissima, connessi fra di loro
e coi petali nella loro metà inferiore e formanti col loro in-
sieme una specie di coppa emisferica ipogina, dove è ac-
colto ed immerso l’ovario ; antere piccole, ovato-oblunghe,
a loggie parallele disgiunte in basso sino al mezzo, punto
dove dal lato dorsale sono inserite sul filamento, deiscenti
lungo i lati ; ovario lungo quanto gli stami, puberulo
verso la metà, ossia con una specie di corona pelosa tutto
in giro in corrispondenza della fauce della corolla, lata-
mente turbinato, subtrilobo, conico nella metà superiore ed
ivi appena impresso, attenuato in stilo breve subulato,
3-sulcato, 3-denticulato all’apice con stigmi puntiformi ;
carpelle con ovulo basilare eretto anatropo. Perianzio frut-
tifero piccolissimo, poco appariscente, quasi immutato.
Frutti portati da ramoscelli sottili puberuli color paglia
di 1-1.5 mm. di spessore, riposanti sopra un piccolo tu-
bercoletto, globoso-assimmetrici essendo alquanto più con-
vessi dal lato esterno che non dall’ interno (sul quale ri-
mane un accenno di rafe longitudinale) ed un poco più
lunghi che larghi ; essi sono rotondati alle due estremità,
con pericarpio carnoso che facilmente si stacca dal noc-
ciolo ; sul secco sono di colore bruno-giallastro-sporco
spruzzato di macchie allungate quasi nere, variano assai
di dimensione (20-24 mm. di lunghezza, 20-22 mm. di
larghezza e 16-17 mm. di spessore). Vi sono alcuni frutti
che hanno dimensioni anche minori di quelle indicate, ma
che pure hanno il seme abbonito. Il nocciolo è subdimi-
diato-globoso, essendo quasi pianeggiante dal lato interno,
lungo e largo 13-15 mm., spesso 10-12 mm., brevemente
caudiculato in basso, rotondato in alto o con un accenno
di apicolo pungente, a superficie opaca, con l’ intrusione
rafeale dell’ integumento del seme penetrante profonda-
mente nell’albume ; questo è scavato in forma di ferro di
cavallo tanto in sezione longitudinale, quanto in quella
trasversa ; embrione laterale mai assai spesso, situato molto
in basso e fuori della linea mediana ; la sua posizione si
riconosce anche all’esterno dalla piccola areola circolare
impressa sul guscio. In altri frutti (di provenienza diffe-
rente da quelli ora descritti) il nocciolo è leggermente più
grosso giungendo sino a 17 mm. di lunghezza, 16 mm. di
larghezza e 12.5 mm. di spessore con l’apicolo minutissimo
ma quasi pungente.
Habitat. — Questa bellissima Palma, tanto ornamentale
e così caratteristica per il suo fogliame glauco bluastro
che le ha valso il nome di « Blue Palm » dagli ame-
ricani, è indigena della parte settentrionale della peni-
sola di California o Baja California , e cresce nei caaons
lungo il letto arenoso dei fiumi poveri d’ acqua, dopo che
questi hanno abbandonato le montagne, tanto sul versante
orientale quanto su quello occidentale. (T. S. Brandegee:
« Palms of Baja California » in « Zoe » V, 1905, p. 188).
— 136 —
È possibile però che il suo «habitat» non sia tanto ristret-
to, e che in conseguenza di ciò esista più di una forma di
questa specie. Ciò risulterebbe anche dagli esemplari che
si hanno in cultura nella regione mediterranea, fra i quali
si nota una certa differenza nel portamento e specialmente
nelle dimensioni dei frutti.
Sino dall’ottobre 1886 io ho ricevuto dal signor Orcutt
i frutti che ho ragione di ritenere come tipici e che ho
sopra descritto ; essi vennero raccolti in agosto 1885 nel
Cantiles Canon del Nord Lower California ; dalle piante
nate da questi semi ho scritto la descrizione per quel che
riguarda la parte vegetativa mentre è dall’ esemplare che
ha fiorito nel giardino della R. Società Toscana di Orticol-
tura che ho descritto gli spadici ed i fiori.
Erythea armata var. microcarpa Becc.
Frutti considerevolmente più piccoli che nella forma ti-
pica, subsferici, di 14-16 mm. di diametro; nocciolo lungo
12-13 mm. e spesso 9-10 mm.
Osservazioni. — Di questa varietà mi sono stati inviati,
in dicembre 1905, dal sig. B. Chabaud di Tolone, i frutti
maturi ed alcune infiorazioni parziali dello spadice con
ovari da poco abboniti ; tali parti provenivano da un in-
dividuo coltivato ad Hyères, del quale mi dispiace di non
aver potuto studiare le fronde, sebbene sia assai probabile
che se esiste una differenza fra queste e quelle della forma
tipica, tale differenza debba esser ben piccola.
Le infiorazioni parziali formano delle assai grandi pannoc-
chie nutanti, ovate, lunghe 30-40 cm., densamente 3— plicato-
ramose, con parte assile gracile, spessa in basso 5-6 cm.,
finamente tomentella ; ramoscelli fioriferi molto gracili, fili-
formi, flessuosi, di circa 1 mm. di spessore alla base ; i
maggiori, i più bassi, lunghi 10-12 cm., essi pure fina-
mente tomentelli, quelli della parte apicale dei rami più
— 137 —
corti. Fiori per lo più gemini o terni od anche solitari,
formanti al solito modo dei piccoli glomeruli alternato-
spirali situati all’ ascella di una piccolissima brattea. Di
fiori ne ho visti solo alcuni rimasti disseccati framezzo ai
rami della porzione di spadice che portava i giovanissimi
frutti ; questi sono finamente e poco distintamente pube-
scenti. I fiori sono un poco più grandi di quelli descritti
per la forma tipica, il boccio misurando 2.5 mm. di lun-
ghezza ; l’ovario nel boccio giovane è del tutto glabro, poi
diventa distintamente coperto da peli dal mezzo in giù ;
in questo periodo di sviluppo i peli sono vólti in sii ma
diventano rivolti in giù nelle carpello in via di sviluppo.
I frutti maturi sono subsferici, di 14-16 mm. di diam.,
un poco meno convessi da un lato, quello interno, lungo
il quale si trova un accenno di rafe facente capo all’apice
nei resti leggermente eccentrici dello stigma. La superficie
del frutto è liscia, da prima giallo sporco e poi, a completa
maturità, bruno-spadicea con macchiette longitudinali più
scure e quasi violescenti ; il mesocarpio è finamente gru-
moso e piuttosto asciutto, bruno giallastro, zuccherino,
staccantesi molto facilmente dall’ endocarpio, con poche
fibre molli nello strato più interno ; 1’ epicarpio è sottile
pellicolare e resistente ; 1’ endocarpio rimane aderente al
seme esattamente come nella E. edulis , ma più facilmente
che in questa si stacca dal mesocarpio.
Non è, come vien detto nel « Genera Plantarum », che
nella E. armata il seme rimanga libero dal pericarpio e
nella E. edulis vi aderisca ; in tutte e due l’ endocarpio
aderisce al seme, ma nella E. edulis il seme (avvolto però dal-
l’endocarpio) si stacca con una certa difficoltà dal meso-
carpio, mentre ciò avviene più facilmente nella E. armata.
Il seme avvolto strettamente dall’endocarpio, ossia il noc-
ciolo, è simile a quello della E. edulis ma è più piccolo
che in questa, globoso, un poco meno convesso dal lato
del rafe che dall’altro, rotondato alle due estremità, ma con
un minutissimo apicolo pungente all’apice ed un brevissi-
mo ed ottuso caudiculo alla base : è lungo e largo 12-13
— 138 —
mm. e spesso 9-10 mm. : è quindi leggermente compresso
da petto a rene : la sua superficie è opaca e come fina-
mente smerigliata, di colore bruno-terreo uniforme.
5. Erythea eleg'ans Franceschi n. sp.
Descrizione. — Fronde (di pianta giovane) con picciolo
gracile finamente striato (sul secco) a sezione transversa
latamente triangolare, piano di sopra e con spigolo molto
ottuso di sotto, e margini acuti inermi ; ligula alquanto
irregolare con un margine bruno tabacco, tomentoso-ramen-
taceo essucco deciduo ; il rachide si prolunga poco distin-
tamente per qualche cm. oltre l’apice del picciolo ; il lembo
è glaucescente in modo eguale sulle due faccie; i segmenti
sono di consistenza cartacea, piuttosto sottili ma rigiduli ;
nella parte centrale sono uniti sino a circa la metà, e vanno
poi gradatamente restringendosi in punta acuminata molto
brevemente fessa all’apice; sono molto finamente ed uni-
formemente striati dai nervi secondari ; venule transverse
indistinte.
Frutti piriformi o latamente obovati, un poco pianeg-
gianti dal lato assile, lungo il quale si trova un superfi-
ciale solco o rafe, alquanto attenuati in una base piuttosto
acuta e per di più brevemente pedicellati dal perianzio
fruttifero, rotondati in alto dove appena si scorge la cica-
tricula dello stigma ; la superficie loro è fortemente corru-
gata sul secco, glabra, con traccia di pubescenza presso la
base; sono lunghi 18-20 mm. (non compreso il perianzio)
e larghi 15-17 mm. Il perianzio fruttifero è portato da un
brevissimo callo discoideo lungo e largo circa quanto il
calice, il quale è indurito e pure calloso ; nell’insieme ca-
lice e callo formano un pedicello al frutto lungo circa 3
mm.; dai resti del perianzio si giudica che i fiori debbono
essere di poco più piccoli di quelli dell’i?. edulis , ma più
grandi di quelli della E. armata. Il pericarpio si stacca
molto facilmente dal nocciolo ; questo è globoso, leggermente
— 139 —
pianeggiante dal lato assile, rotondato in alto o con ivi un
accenno di minutissimo apiculo pungente, non acutamente
caudiculato in basso, lungo e largo 14-15 mm., spesso circa 12;
embrione situato al di sotto della metà; la posizione di questo
è segnata all’esterno del nocciolo da una piccola depressione
circolare ; intrusione rateale dell’ integumento molto pro-
fonda ; l’albume in sezione longitudinale ha una forma se-
milunare ed ha lo spessore di 3.5 mm.
Habitat. — Stato di Sonora nel Nord Messico.
Osservazioni. — È specie ben distinta oltre che per le
fronde verdi-glauche a segmenti brevi bifidi e picciolo
inerme per il frutto piriforme atteuuato in basso e portato
da un perianzio distintamente pedicelliforme.
Il dott. Franceschi, Presidente della « Southern Califor-
nia acclimatizing Association » di Santa Barbara, Califor-
nia, colla sua solita cortesia e liberalità mi ha inviato di
questa distintissima specie di Erythea una fronda di pianta
giovane ed alcuni frutti maturi, scrivendomi al tempo stes-
so, in data dell’8 giugno 1906, che il nome di E. elegans
era stato da lui applicato a questa palma nel suo catalogo,
ma che una volta o l’altra si proponeva di pubblicarne una
descrizione, la quale però io credo non sia ancora compar-
sa. Di questa medesima palma ho trovato pure alcuni frutti
nell’Erbario del « Missouri botanical Garden », inviati al
prof. Trelease dallo stesso dott. Franceschi ed accompagnati
da una sua lettera in data del 28 aprile 1901. Da tali lettere
tolgo le seguenti informazioni : Nulla si conosce intorno al
luogo d’origine della E. elegans, eccettochè i semi furono
portati circa 25 anni fa da un minatore dalle vicinanze di
Hermosillo, nello Stato di Sonora nel nord Messico, a John
Rook, che aveva a quel tempo un piantonaio a San Josè;
da questi semi è stato rallevato un certo numero di piante,
che hanno impiegato molto tempo a crescere. Da allora in
poi la pianta non è più stata ritrovata e non ne sono stati
più importati semi. A conoscenza del dott. Franceschi solo
— 140 —
un individuo sin da verso il 1894 o 95 ha cominciato a
portare fiori e frutti a Los Angeles. Diversi esemplari han-
no preso la via dell’Europa ma non è conosciuto sotto qual
nome vi figurino ; fra gli altri due furono inviati qualche
anno fa a Kew ; adesso pochissimi ne rimangono in Cali-
fornia ed uno è coltivato dal sig. Franceschi stesso ; a
questo individuo appartiene la fronda che io ho ricevuta.
La pianta cresce lentissimamente e produce un tronco bre-
ve e non molto robusto. Il frutto maturo prende un colore
giallastro ed è coperto da un sottile strato di una sostanza
di aspetto ceroso. Le foglie sono perfettamente glabre e
glaucescenti; l’infiorescenza è simile a quella della E. ar-
mata, ma è più piccola.
Gen. 6. — Copernicia Mart. Hist. nat. Palm., Ili, 242,
t. 49, 50 — excl. t. 50 A, I-IV — (1837?) et Palm.
Orbign., 41, t. 1, f. 3 et tab. 24; Benth. et Hook. f.
Gen. plant., Ili, 927 (excl. Crysophila).
Palme elate o subelate con fronde flabellato-
multifide ; picciolo spinoso ai lati, terminato al-
l’apice davanti da una ligula e di dietro quasi
orizzontalmente o con un accenno di brevissimo
rachide non prolungato nel lembo. Spadici allun-
gato-paniculati, molto ramosi, con varie spate tu-
bulose e varie infiorazioni parziali sovrapposte ;
queste divise in vari ramoscelli fioriferi, ognuno
guai nato esso pure da una spata più o meno tubu-
losa in basso od anche semplicemente bratteato al
suo punto d’origine. Fiori solitari o ± glomerulati,
bratteati e bratteolati. Calice tubuloso, =fc profonda-
mente 3-dentato. Corolla ± distintamente tubulosa
in basso, divisa in 3 filli valvati, assai spessi, for-
temente scolpito-alveolati internamente. Stami coi
— 141 —
filamenti connati in basso al tubo della corolla e
formanti alla fauce di questa una corona 6-loba
o 6-dentata, bruscamente ristretti e subulati nella
parte superiore ; antere ovate od oblunghe, dorsi-
fisse. Ovario composto di 3 carpelle libere in basso
ed unite per gli stili formanti esse un corpo ovato o
turbinato, non o più o meno scolpito in alto, bru-
scamente contratto nello stilo comune, con stigma
3-denticulato. Frutto essucco o quasi, globoso od
ovoideo, formato da una sola carpella, con i resti
delle carpelle sterili portati all’apice di quella fer-
tile ; mesocarpio scarso ; endocarpio crostaceo-le-
gnoso sottile staccantesi db dal mesocarpio e for-
mante un nocciolo. Seme libero nell’endocarpio,
con ilo basilare; rafe sopra un lato del seme con
poche diramazioni; albume profondamente rumi-
nato ; embrione basilare presso l’ilo.
Il genere Copernicia è stato fondato da Martius (Hist,
nat. Palm. voi. Ili, p. 242) per la Corypha cerifera di Ar-
ruda da Camara, come l’illustre autore dichiara : « Cory-
« pha cerifera , Arruda da Camara in operis nostri p. 56-57
« iterato examini subjecta a Coryphae charactere ita ab-
« horrere visa est, ut pro typo distincti generis, Livistonae
« prae aliis affinis, rectius haberetur ».
È però bene da osservarsi che Martius nelle pagine ci-
tate della sua opera (56, 57) e nelle tavole 49 e 50 de-
scrive e figura soltanto la Palma che egli stesso aveva
incontrato nel Brasile nella provincia di Piahuy ; però a
pag. 242 della stessa opera, la sua descrizione non si ri-
ferisce alla sola Palma di Arruda, ma comprende due
Palme ben distinte, vale a dire : la vera Copernicia cerifera
del Brasile (che vien descritta diffusamente a pag. 56, 57
e figurata nella tav. 49-50) ed un’altra Palma del Para-
— 142 —
guay molto differente dalla precedente ed essa pure molto
bene figurata nella tav. 50 A, f. 1— IV della medesima opera.
Anzi, avendo Martius riconosciuto che i frutti figurati
nella tav. 50 A differivano notevolmente da quelli figurati
nella tav. 50, credendo che la differenza dipendesse da
imperfetta rappresentazione scrive : « Bacca, cuius iconem
« in ipso itinere secundum exemplar nondum maturum fe-
« stinante calamo delineatam in tabulae 50, figura 10 red-
« didi, exactius depingitur in tabula 50 A ».
Infatti detto frutto della fìg. 10 tav. 50 non sembra cor-
rispondere a quello della vera C. cerifera. Comunque ciò
sia rimane bene stabilito che la specie tipica del genere
Copernicia è quella di Arruda, del Brasile, alla quale deve
rimanere il nome di C. cerifera; mentre la creduta Coper-
nicia cerifera dell’Argentina e del Paraguay appartiene
ad un’altra specie, alla quale può assegnarsi il nome di
C. australis.
Ciò che poi è più singolare si è che queste due specie
non appartengono alla medesima divisione o gruppo nel
quale possono repartirsi le Copernicia. Ed invero nel gruppo
al quale appartiene la specie tipica ( C . cerifera ) non esi-
stono spate tubulose che sulle diramazioni primarie dello
spadice; mentre nell’altro gruppo che ha per tipo la C. au-
stralis. anche le ultime diramazioni o ramoscelli fioriferi sono
guainati da una spata più o meno lungamente tubulosa.
Il genere Crysophila , fondato da Blume per la Cory-
pha nana Humb. et Bonpl., venne riportato da Bentham
ed Hooker nel « Genera Plantarum » sulla autorità di
H. Wendland, alle Copernicia, fra le quali però a me sem-
bra che non possa essere incluso perchè queste hanno
tutte fiori ermafroditi, mentre quelli della Crysophila ven-
gono descritti di due qualità, ossia alcuni, così detti erma-
froditi, con un ovario abortivo, ed altri feminei mancanti
di stami. Di più nella Corypha nana gli stili del fiore fe-
mineo sembrerebbe che dovessero essere liberi, e quindi di
tutt’altra natura di quelli delle Copernicia.
— 143 —
Prospetto delle specie di Copernicia.
A. Eucopernicia. — Spallici con spate fabulose soltanto
sopra l'asse principale e sopra l'asse delle infiorazioni
parziali; diramazioni secondarie nascenti tutte dal-
l’ascella di brattee non fabulose.
I. Fiori glomerulato-terni sopra i ramoscelli fioriferi.
a) Filamenti staminali connati alla fauce della corolla
in un anello carnoso coronato da 6 minutissimi
dentini subulati; tubo della corolla 6-costulato in-
ternamente; ovario puberulo in alto.
1. C. cerifera (Arruda) Mart. —
Brasile.
b) Filamenti staminali formanti alla fauce della corolla
una corona distintamente 6-loba, con lobi lata-
mente triangolari e repentinamente subulati ; tubo
della corolla internamente liscio; ovario glabro.
2. C. Berteroana Beco. — S. Do-
mingo.
II. Fiori solitari e sessili sui ramoscelli fioriferi.
a) Fiori in boccio rotondati in alto; filli della corolla
triangolari equilateri ; antere quasi sessili ; tubo
della corolla liscio internamente.
3. C. tectorum (H. et B.) Mart.
— Venezuela.
b) Fiori in boccio conico-acuti ; filli più lunghi che
larghi; antere portate da un filamento subulato
lungo circa quanto le loggie ; tubo della corolla
6-costulato internamente.
4. C. Sanctae-Martae Beco. —
Nuova Grenada.
— 144 —
B. Coperxiciopsis. — Tutte le diramazioni dello spadice ,
comprese le ultime, vaginate alla base da spatelle tu -
buiose.
I. Ramoscelli fioriferi, dritti, filiformi, lunghi 3-5 cm., por-
tanti i fiori in piccoli glomeruli di 2-3, ogni glomerulo
minutamente bratteato.
5. C. australis Beco. — Paraguay,
Argentina.
II. Ramoscelli fioriferi molto abbreviati, formanti corte spi-
ghette ± scorpiodee con fiori molto ravvicinati
all’ascella di brattee relativamente grandi.
S? Ramoscelli fioriferi, fiori e brattee glabri.
6. C. glabrescens Wendl. — Cuba.
Ramoscelli fioriferi e brattee pelosi.
— Corona staminale superficialmente 6— dentata
con gli stami tutti ad una medesima altezza.
a) Fiori in boccio ovati acutiusculi ; segmenti della
corolla triangolari equilateri appressatamente
sericei all’esterno.
7. C. hospita Mart. — Cuba.
b) Fiori in boccio ovati acuminati, coperti all’ester-
no da peli patenti.
8. C. Curtissii Beco. — Isla de
Pinos.
— (- Corona staminale 3— loba, con 3 stami assai
più corti degli altri 3 e situati nei seni fra
i lobi che portano i 3 stami più lunghi; ul-
time diramazioni crasse densiflore pelosissime.
9. C. macroglossa "Wendl. —
Cuba.
— 145 —
1. Copernicia cerifera Mart. Hist. nat. Palm. Ill, 56,
t. 49 et 50 (excl. f. 10) et p. 242 (ex parte). — Corypha
cerifera Man. Arruda da Camara in Koster Travels in
Brazil. London 1816. App. (ex Mart. 1. c. 56).
Descrizione. — Tronco alto 10-12 m., cilindrico, dritto,
per lo più un poco incrassato alla base, del diametro di
15-20 cm., talvolta nudo in basso e segnato dagli anelli
assai approssimati delle foglie cadute, coperto nella parte
superiore dalla base dei piccioli persistenti che lo rendono
singolarmente capitato o più raramente rivestito di tali re-
sti sino alla base ed allora del diametro di 30-45 cm. (Mart.).
Fronde lunghe 1-2 m., formanti un’ ampia chioma glo-
bosa ; quelle vecchie lungamente permanenti ricascanti e
rivestenti la parte alta del tronco. Picciolo lungo 60—90 cm.
con base dilatata, esternamente convessa e nel mezzo gib-
bosa, depresso, un poco concavo di sopra e convesso di
sotto, armato sul margine di spine crasse compresse adun-
che retrorse, connesse da una stria nera marginante (Mart.).
In un esemplare (Glaziou n.° 9016) il picciolo in alto è largo
3 cm., spesso 8 mm.; ligula glabra semirotondato-oblunga,
sottilmente coriacea a contorno rotondato-crenato; di sotto
all'apice, il picciolo si estende in un’area semi-ovato-sub-
triangolare delimitata da un indistinto orlo; rachide 0; il
lembo è apparentemente 3/4 orbicolare, indiviso nella parte
centrale sino a 30-40 cm. dall’apice del picciolo ed ai lati
sino a soli 2-3 cm., rigido, sottilmente coriaceo, cereo-pul-
verulento o biancheggiante sulle due superficie, anzi quasi più
di sopra che di sotto, diviso in circa 60 segmenti, i quali
facilmente si fendono lungo la costa mediana e con le due
parti che tendono a combaciarsi ; le coste mediane supe-
riori sono nude, non molto robuste, piuttosto ottuse e si
terminano nel seno senza alcun filamento ; le mediane in-
feriori sono pure nude, quasi più forti delle superiori e a
dorso piano, si assottigliano molto in alto, di sopra sono
tenui e punto prominenti, e si terminano quasi all’ apice
io
del segmento pure senza filamento; i nervi secondari sono
assai conspicui e ve ne sono 5-6 per parte alla costa me-
diana, non equidistanti, egualmente visibili sulle due su-
perimi, traversati non molto fittamente da venule transverse
sinuose ed irregolari e per lo più oblique ; margini legger-
mente inspessiti, talvolta non rottissimi ; i segmenti cen-
trali misurano 85 cm. di lunghezza dall’apice del picciolo,
e 34-85 mm. nel punto più largo, che rimane a 7-8 cm. al
disopra dei seni e da dove vanno gradatamente attenuan-
dosi sino all’apice, che in quelli proprio del centro non è
molto acuminato, brevemente bifido e talora anzi diviso
solo in due denti acuti; i segmenti laterali sono più stretti
dei centrali, con punta molto più acuminata e divisa per
il tratto di 5—7 cm. in 2 punte molto sottili e subulate.
Spadici molto allungati, eretto-patenti e lunghi 5-6
piedi (Martius), triplicato-ramosi, composti di varie infiora-
zioni parziali alternato-sovrapposte. Spate primarie allun-
gate, tubulose, cilindriche almeno in alto (dove hanno
12-14 mm. di diam.) strettamente guainanti, finamente
striate per lungo, glabre, troncate obliquamente alla bocca,
dove il margine è intiero od appena reticolato-fibroso, pro-
lungate da un lato in punta triangolare acuta carinata sul
dorso. Infiorazioni parziali lassamente paniculato-allungate;
una di queste è lunga circa 60 cm., con una parte pedun-
culare piano-convessa a margini acutissimi ed intieramente
inclusa nella sua spata; la pannocchia è divisa in 6-7 rami,
ognuno nascente dal di dentro di una spata tubulosa si-
mile alle spate primarie ma più piccola e più attenuata
nella parte inferiore; i rami sono densamente peloso-velu-
tini in ogni parte, con parte peduncolare inclusa nella
respettiva spata e con vari ramoscelli fioriferi alternato-
distici, i quali al momento dell’antesi sono arcuato-patenti
flessuosi, con la parte assile subterete, spessa alla base
2-3 mm. e sinuosa fra un ramo e l’altro. I rami più bassi,
che sono assai più grandi degli altri ed alle volte anche
duplicato-ramosi, portano 10-12 ed anche più ramoscelli
fioriferi ; i seguenti sono gradatamente più piccoli e con
— 147 —
minor numero di rami, gli estremi sono semplicemente 3-2-
forcati od anche semplici. I ramoscelli fioriferi sono fili-
formi, 1—15 mm. di spessore e nella parte bassa dello spa-
dice di sino 8-10 cm. di lunghezza; i superiori sono assai
più brevi, tutti nascono dall’ascella di una sottile brattea
membranosa strettamente lanceolata-acuminata, nei ramo-
scelli più bassi talvolta assai allungata, nei superiori lunga
solo pochi mm.
Fiori in piccoli glomeruli alternato-spirali ; questi di 2-4
fiori, provvisti ognuno di una minuta bratteola compieta-
mente nascosta dalla peluria, aprentisi successivamente,
densamente e completamente coperti di corti peli all’esterno;
in boccio i fiori sono ottusamente 3-goni, nell’antesi lunghi
3.5 mm. Calice brevemente tubuloso, di 2 mm. di diam.,
poco più lungo che largo, poco distintamente 3-lobo, i lobi
rimanendo nascosti dalla peluria. Corolla tubolosa per oltre
tutta la metà inferiore; nella parte eserta dal calice divisa
in 3 larghi denti deltoidei, patenti, che comunicano all’in-
tiera corolla aperta una figura 3-angolare pure equilatera;
i denti sono relativamente assai spessi, distintamente mar-
ginati, inspessiti all’apice, dove sono terminati da un ciuffo
di peli, segnati nell’interno da 4 solchi stretti e profondi
e da corrispondenti creste pilosule ; il tubo internamente
ha 5 creste leggermente rilevate nei punti sottostanti alle
antere ; stami coi filamenti connati al tubo della corolla e
formanti alla fauce di questa un anello carnoso sporgente
sulla fauce e coronato da 6 dentini lineari, brevissimi che
repentinamente si innalzano dal suo orlo ; antere dorsifisse,
erette, piccole, brevemente ovate, rotondate alle due estre-
mità e con loggie parallele introrse. Carpelle formanti un
corpo turbinato, carnoso in basso, cartilaginoso nella parte
superiore e quivi rotondato, non scolpito e pilosulo lungo
alcuni punti, bruscamente contratto in un sottile stilo che
durante l’antesi giunge all’altezza degli stami; stigma bre-
vissimamente 3-lobo. Delle 3 carpelle, che sono accostate ma
non connesse fra di loro, d’ordinario se ne sviluppa una sola,
questa trasportando al suo apice le carpelle rimaste abortive.
Frutti ovoidei, talvolta globoso-ovoidei ; mesocarpio scar-
sissimo, grumoso, con poche fibre anastomosato-reticolate,
tenui e molli nella parte più interna ; endocarpio molto
sottilmente subpergamenaceo-legnoso, fragile, formante un
nocciolo che si stacca assai facilmente dal mesocarpio ed
è della medesima forma del frutto, ma alquanto variabile,
di 18-24 mm. di lunghezza e 16-18 mm. di larghezza, più
o meno caudiculato in basso e con un accenno di apicolo
pungente nella sommità.
Seme libero nell’endocarpio, ovoideo, lungo 16—20 mm.,
largo 13-17 mm., rotondato alle due estremità, spesso più
in basso che in alto ; ilo situato alla base di un lato ed
assai esteso ; rafe piuttosto angusto occupante tutto un lato
del seme con 7-8 diramazioni che si distaccano verso l’alto,
per lo più non anastomosate e delle quali alcune scavalcano
il vertice del seme per andar poi tutte a riunirsi dal lato
opposto dove si trova l’embrione; albume distintamente ru-
minato; l’embrione è basilare leggermente eccentrico.
Habitat. — Questa Palma secondo Martius cresce al
Brasile nei campi ombrosi lungo i fiumi S. Francesco nel-
l’interno della provincia di Bahia e di Pernambuco, come
pure nei campi della provincia di Piauhy, ora solitaria,
ora formante boschi abbastanza folti. Nella provincia di
Bahia, a S. Antonio, è stata raccolta anche da Blanchet
(n.° 3152 in Herb, de Candolle). Io ne ho ricevuti i frutti
dal Cearà inviatimi dal Dott. Joaquim da Costa Sena.
Dagli indigeni è chiamata « Carnaiba » o « Carnahuba »,
più raramente « Caranahìba ». Gli usi sono i medesimi di
quelli indicati per la Copernicia australis. A questo pro-
posito Martius cita come utile a consultarsi : Brando in
Phil Trans. Lond. 1811. Barbosa Rodrigues (Palmae Mat-
togross. p. 1) cita M. A. de Macedo « Memoria sobre a
Carnauba » pubblicata a pag. 281, voi. 4° nuova serie 1856
dello « Ausiliador da Industria Nacional » : cita pure una
« Notice sur le Palmier Carnauba » pubblicata nel 1867
dallo stesso M. A. de Macedo. È possibile però che in questi
— 149 —
scritti si confondano la Copernicia cerifera e la C. australis.
Degli autori antichi che hanno trattato della Copernicia
cerifera Martius rammenta : Marcg. Bras. ed. 1648, p. 130
cum Fig. 1 (sotto il titolo di Caranaiba). — Piso p. 62 cum
eadem icone ; ed. 1658, p. 126, Fig. 1 (excl. Fig. 2) — Rai.
Hist. II, p. 1368 — Caranaiive , Laet. Ind. occ. descr. p. 612
— Jons. Dendrol. edit. 1768, p. 150.
La Copernicia cerifera si dice che è coltivata anche da
noi in Riviera, ma è probabile che sotto questo nome si
nasconda la C. australis o forse tutt’altra Palma.
Osservazioni. — Ho di già precedentemente rammentate
alcune delle differenze esistenti fra la C. cerifera e la C. au-
stralis, ma queste verranno più precisamente stabilite par-
lando di quest’ultima in seguito.
L’esemplare di Blanchet (n.° 3152 in herb de Candolle)
consiste in porzioni di spadice in fiore (esattamente corri-
spondenti a quelle degli esemplari tipici di Martius) ed in
una mezza fronda ; l’esemplare è accompagnato dalla se-
guente nota : « Ce Palmier se nomme « Carnaiba » dans
« le pays. Les fleurs sont jaunes, le centre vermilion (pro-
« bablement les pistils ou les étamines), il est haut de 4-5
« brasses et croit dans les gravi'eres des marais de St. An-
« toine, Sertao de la province de Bahie ».
La fronda di questo esemplare (mancante di picciolo) ha
il lembo che misura dalla ligula all’estremità dei segmenti
centrali 65 cm.; i seni sono a 25-27 cm. dal picciolo nella
parte centrale ; tutto il lembo è coperto da ambedue le
faccio da una pellicola cerosa che si stacca in piccole la-
melle ; i segmenti centrali sono larghi solo 20-25 mm. molte
acuminati e fessi all’apice per il tratto di 4-5 cm. in due
punte subulate acutissime e quasi pungenti. Evidentemente
la fronda di questo esemplare ha appartenuto ad una pianta
più giovane di quella descritta precedentemente, dalla quale
per tutte le altre, anche più piccole, particolarità non dif-
ferisce, solo il margine esteriore del segmento più esterno
è tubercoloso-denticolato.
Gli esemplari di Copernicia cerifera distribuiti da Gla-
ziou col n.° 9016 e che provengono da individui coltivati
a Rio de Janeiro, corrispondono esattamente agli esem-
plari tipici di Martius, ma tanto nell’ Erbario di Berlino
quanto nel mio sono accompagnati da una fronda di pianta
giovane che offre talune particolarità dietro le quali si po-
trebbe sospettare che questa appartenesse ad una Palma
differente dalla C. cerifera.
Ho descritto i frutti che mi sono stati inviati dal Dot-
tor Joaquim da Costa Sena di Ouro Preto e provenienti
dal Cearà, non che quelli che Glaziou aveva inviati a Kew
nel 1881. Questi secondi sono leggermente più piccoli dei
precedenti. Occorre avvertire che non deve tenersi conto
della descrizione del frutto della C. cerifera, quale è data
da Martius, e nemmeno della figura dal medesimo autore
pubblicata nella Hist. nat. Palm. Ili, t. 50, f. 10.
2. Copernicia Berteroana Beco. Sp. n.
Flores in ramulis filiformibus angulosis minute
puberulis glomer alato-terni, in alabastro 3.5 mm.
longi, 1.5 mm. lati, ovati, apice parum attenuati
ibique obtusi, carnoso-subcoriacei, calyce tomen-
tello, cupulari-campanulato late breviter obtuseque
3- dentato ; corolla extus piloso-sericea calyce du-
plo longior, phyllis apice crassissimis intus conspi-
cue alveolatis, corona staminali 6-loba, lobis late
triangularibus brevissime subulatis, antheris sub-
globosis, ovario turbinato glaberrimo, stylo e basi
late conica subulato staminibus paullo breviori.
Descbizione. — Tronco.... Fronde.... Scadici assai diffusi
4- plicato ramosi con varie infiorazioni parziali ; una è lunga
45 cm. con 5 rami provvisti di una parte pedunculare gra-
— 151 —
cile piano-convessa, emergente di 2-3 cm. dalla sua spata;
la parte assile dell’infiorazione è molto gracile : dove non
è guainata dalle spate è di soli 2-3 mm. di spessore, gla-
bra compressa ed ottusamente angolosa, finamente striata;
i rami maggiori, i più bassi, sono lunghi 12-15 cm. con parte
assile breve acutamente angolosa, sinuosa, con pochi rami
secondari patenti, di cui soltanto 1-2 dei più bassi, 2-3—
forcati ; i rami superiori portano solo pochi ramoscelli fio-
riferi indivisi; detti ramoscelli sono molto finamente pelosi,
filiformi, distintamente angolosi, di 1 mm. di spessore al mas-
simo ed assottigliati verso l’apice ; i maggiori, i più bassi
sono lunghi 7-8 cm., nascono dall’ascella di una piccolis-
sima e poco apparente brattea scagliforme a base larga
e punta finissima setiforme. Spate lungamente tubulose,
strettamente guainanti, molto leggermente infundibulari,
glabre, finamente striate, troncate molto obliquamente, in-
tiere e nude alla bocca, prolungate da un lato in lunga
punta acuminata.
Fiori sessili, terni in glomeruli inseriti spiralmente, con
brattea comune piccolissima a punta setiforme. Fiori in
boccio ovati, attenuati un poco in punta ottusa, lunghi 3.5
mm., larghi 1.5 mm., di consistenza piuttosto spessa e car-
noso-coriacea; calice cilindraceo-cupulare un poco più lungo
che largo, rotondato in basso ed ivi incavato sul fondo,
superficialmente 3-lobo, minutamente tomentoso; corolla il
doppio più lunga del calice, tubuloso-campanulata nella
parte inclusa in questo, divisa in 3 filli 3-angolari un poco
più lunghi che larghi, acutiusculi, finamente sericeo-pelosi
all’esterno, con l’apice molto inspessito, alveolati dal lato
interno ; stami formanti un anello carnoso molto netta-
mente 6-lobo alla foce della corolla ; i lobi o basi dei fila-
menti sono latamente triangolari, bruscamente contratti in
una minuta punta subulata, tutti eguali e ad un medesimo
livello ; il tubo è molto spesso e liscio internamente ; an-
tere corte, rotondate alle due estremità, a loggie parallele.
Ovario turbinato, subtroncato e profondamente scolpito in
alto, glaberrimo, con stilo a base conica, subulato, terminato
in stigma puntiforme, non sorpassante la fauce durante
l’antesi.
Habitat. — San Domingo.
Osservazioni. — La specie è fondata sopra una porzione
di spadice consistente in una infiorazione parziale in fiore
conservata nell’Erb. de Candolle con l’etichetta : « Flores
palmae Cana ab hispanis dictae a Thrynace diversa. St.
Dom., Bertero — M. Balbis 1821 ».
Si distingue dalla C. cerifera per i suoi pochi e gracili
ramoscelli fioriferi angolosi con fiori glomerulato-terni,
questi ovati attenuati in punta ottusa ; per 1’ anello sta-
minale nettamente fi-lobo e per l’ovario del tutto glabro.
3. Copernicia tectorum Mart. Hist. nat. Palm. Ili,
243. — Corypha tectorum Humb. et Bonpl. Nova Gen.
et Sp. pi. 1.299.
Descrizione. — Tronco alto circa 8 m. inerme dilatato
alla base in gioventù, ricoperto dalle basi delle vecchie
fronde ; legname durissimo.
Fronde plicato-flabellate suborbicolari ; picciolo canalicu-
late di sopra, seghettato-spinoso al margine.
Sbiaditi lunghi circa 1 m., 4-plicato-ramosi, assai diffusi
e con varie infiorazioni parziali ; una di queste è lunga
circa 40 cm. e porta 5 rami nascenti dal di dentro ma
presso la bocca delle respettive spate (secondarie) non
avendo che una brevissima parte pedicellare ; le spate se-
condarie sono tubulose-infuiidibulari, allungate, sottilmente
membranacee, piuttosto strettamente guainanti, troncate
obliquamente, intere e nude alla bocca, prolungate da un
lato in punta triangulare acuminata, glabre, finamente ed
acutamente striate e reticolato-venose; tutte le parti assili
sono molto finamente e mollemente tomentose; i rami sono
gradatamente decrescenti, duplicato-ramosi, il più grande,
— 15B —
il più basso, è lungo 25 cm., porta in basso 3-4 rami se-
condari divisi in 4-7 ramoscelli fioriferi, e nella parte api-
cale solo ramoscelli da prima 2-3-forcati e poi semplici ; la
parte pedicellare delle infiorazioni parziali è lunga al più 1-3
cm. ed è provvista di solito di una brattea semi-abbrac-
ciante, acuminata, rossastra, membranaceo-jalina; alcune
altre brattee simili ma più piccole si vedono lungo l’asse
della pannocchia in vicinanza delle ramificazioni ed anche
dei ramoscelli, dove però sono ridotte minutissime od anche
mancano ; i ramoscelli fioriferi sono filiformi della gros-
sezza di uno spago, (1,5 mm.) dritti, rigidi, tereti, fina-
mente tomentosi, attenuati gradatamente nell’ apice, lunghi
9-10 cm. con fiori non molto fitti, solitari, disposti in giro
regolarmente a spirale, orizzontali, sessili sopra pulvini su-
perficialissimi orbicolari e mancanti di brattea e brat-
teola.
Fiori in boccio largamente ovati, ottusi, lunghi 3-5 mm.
e larghi 2-5 mm., di consistenza assai spessa, carnoso-co-
riacei ; calice cilindraceo-cupulare quasi più largo che alto
con la base rotondata e leggermente incavata sul fondo,
quasi troncato alla bocca dove si trovano solo gli accenni
di 3 superficialissimi denti, minutamente tomentoso ; co-
rolla il doppio più lunga del calice, tubuloso-campanulata
nella parte inclusa in questo, divisa in 3 larghi lobi trian-
golari equilateri molto spessi, ottusiuscuh, appressatamente
e finamente sericeo-pelosi all’ esterno, inspessiti all’apice,
con 4 solchi angusti e corrispondenti a 3 creste papil-
loso-pelose; stami formanti uno anello carnoso molto spesso
sporgente alla fauce della corolla, coronato da 6 minutis-
simi e cortissimi dentini subulati tutti ad un livello ed
eguali ; il tubo è molto spesso e carnoso ed internamente
è liscio e senza rilievi ; le antere sono piccolissime, appa-
rentemente sessili sull’orlo dell’anello, più larghe che lunghe
e subdidime. L’ovario si compone di 3 carpelle strettamente
unite e formanti un corpo turbinato, subtroncato e profon-
damente scolpito in alto, dove è papilloso-pilosulo sui mar-
gini delle depressioni ed è molto bruscamente da una base
— 154 —
conica attenuato in uno stilo comune subulato, il quale si
termina in uno stigma puntiforme non sorpassante la fauce
al momento dell’antesi.
Frutti mancano.
Habitat. — Venezuela. Da Humboldt e Bonpland di
questa Palma si dice che cresce nella estesa pianura Cara-
casano-Cumanense, rivestita di graminacee, in luoghi aprici
e caldissimi fra FI Caiman, Tisnao, Calabozo , Uritucu,
Guajaval, Villa del Pao, Cari e fra i fiumi Apures ed Ore-
noco (Llanos de Cumana , Nuova Barcellona e Caracas).
Fiorisce in marzo, nomi volgari : « Palma de Covija »,
« Palma redonda » e « Palma de Sombrero ».
Osservazioni — Di questa specie ho visto nell’Erbario di
Berlino un solo esemplare autentico di Humboldt consi-
stente in alcune porzioni di spadice in fiore. I caratteri del
tronco e delle fronde sono quindi tratti dalla descrizione
di Humboldt e Bonpland.
In questa, come nella Copernicia cerifera , le carpello sono
assai fortemente unite per la parte superiore che è dura e
collosa, e facilmente separabili per le basi, di modo che
dopo la fecondazione di solito una sola carpella si sviluppa
ed i resti delle altre due si staccano per la base e riman-
gono aderenti all’ apice di quella fertile, all’ opposto di
quanto accade nelle Brahea, dove le carpello sterili si se-
parano completamente da quella fertile ed i loro resti ri-
mangono alla base di questa.
4. Copernicia Sanctae-Martae Beco. sp. n.
Frondium segmenta spisse cartacea utrinque gla-
berrima subconcoloria subtus minute punctulata,
centralia 3 cm. lata, apice bidentata vel breviter
fissa. Flores in ramulis filiformìbus teretibus mi-
— 155 —
nute tomentosis solitarii spiraliter ordinati, in
alabastro late ovati, acutiusculi, 8.5 min. longi,
2.5 mm. lati, carnoso-subcoriacei, calyce minute
tomentello in ore subtruncato minute et superfi-
cialiter 3-denticulato; corolla extus minute sericeo-
pilosa calyce subduplo longiori ; corona staminali
annulari crassa fìlamentis brevissime subulatis ter-
minata, antheris sabglobosis; ovario turbinato apice
profonde sculpto ibique minute papilloso-peloso,
stylo e basi late conica subulato staminibus breviori.
Descrizione. — Fronde flabellato-multifide, quella che io
ho visto misura 55 cm. dall’apice del picciolo all’estremità
dei segmenti centrali ; il picciolo nell’estrema parte apicale
è largo 16 mm., leggermente concavo di sopra e convesso di
sotto, coi margini molto acuti, provvisto proprio all’apice ai
lati della ligula di una grossa spina uncinata volta all’ingiù
quasi laminare a punta nerastra, ciò che fa supporre che i
margini siano da cima a fondo fortemente spinosi ; la li-
gula è laminare, eretta, quasi semicircolare, glabra, a con-
torno acuto rotondato ed undulato ; il lembo è piuttosto
spessamente cartaceo rigidulo e glaberrimo, sul secco è
verde pallido e concolore sulle due faccie, sparso, special-
mente di sotto, di minutissimi puntolini bruni ellittici ; le
coste superiori ed inferiori sono fra loro quasi eguali, non
molto forti, a dorso piano indistintamente scabridulo, non
spinoso ad eccezione che nel segmento più esterno dove si
osserva una spina uncinata ; i seni nella parte centrale
rimangono a 18 cm. dall’apice del picciolo e nei lati estremi
a 8-4. I segmenti sono circa 40, con le due metà aventi
tendenza a combaciarsi, con 5-8 nervi secondari assai di-
stinti per parte della costa mediana e con numerosi nervi
terziari interposti fittissimi e tenuissimi ; venule trasverse
molto fìtte, sinuose, un poco ramose, assai più nette e ri-
levate dei nervi secondari sopra ambedue le faccie e che
dalla costa mediana arrivano sino ai margini traversando
tutti i nervi; i segmenti centrali all’altezza dei seni sono
larghi circa 3 cm. e pochi mm. di più in alto, rimangono
quindi per un certo tratto coi margini quasi paralleli ma
un poco sinuosi e poi si attenuano gradatamente in una
punta che nell’estremo apice è quasi ottusa e si termina
in due brevi denti divaricati ; i segmenti laterali sono più
stretti e più acuminati degli altri e sono terminati da due
denti molto acuti; i margini sono alquanto inspessiti, e,
come è stato detto, non rottissimi ma leggermente sinuosi
(così almeno nell' unica fronda studiata).
Sjìadiei apparentemente assai diffusi, 4-plicato-ramosi,
con varie infiorazioni parziali ; quella da me vista è lunga
50 cm. (compresa una parte peduncolare lunga 15 cm. con-
cavo-convessa e larga 8 mm.) con 5 rami gradatamente de-
crescenti, ognuno nascente dal di dentro di una spata, e prov-
visto di una parte peduncolare del tutto inclusa, piano-
convessa lunga vari cm. ; le spate secondarie sono tubulose
allungate, molto leggermente infundibulari, membranacee,
strettamente guainanti, troncate molto obliquamente, intiere
e nude alla bocca, prolungate da un lato in punta trian-
golare acuminata, glabre, finamente ed acutamente striate;
i rami sono molto finamente e mollemente tomentosi in
ogni parte, duplicato-ramosi ; i più bassi sono lunghi circa
20 cm. e portano in basso 2-3 rami secondari 2-3-forcati
e nel rimanente soli ramoscelli fioriferi indivisi ; la parte
pedicellare è provvista di una brattea semi-abbracciante
ed i ramoscelli hanno alla lor base una bratteola poco ap-
parente a larga base e con punta subulata ; i ramoscelli
fioriferi sono filiformi, della grossezza di un sottile spago
(1.2— 1.5 mm.), dritti, rigidi, tereti, finamente tomentosi, at-
tenuati gradatamente all’apice ; i maggiori, i più bassi,
lunghi 10-12 cm., i superiori più brevi, con fiori non
molto fitti, solitari, disposti in giro regolarmente a spirale,
inseriti ad un angolo di circa 45°, inseriti sopra pulvinuli
superficialissimi orbicolari. con appena un accenno di brat-
teola semilunare in basso.
— 157 —
Fiori in boccio bene sviluppato largamente ovati, con
base pianeggiante e punta conica piuttosto acuta, larghi
2.5 mm. e lunghi 3.5 mm., di consistenza assai spessa
carnoso-coriacea ; calice cilindraceo-cupulare, circa tanto
largo quanto alto, con la base pianeggiante e leggermente
ristretto subito sopra la base, leggermente incavato sul
fondo, quasi troncato alla bocca dove si trovano solo gli
accenni di 3 superficialissimi denti, minutamente tomen-
toso ; corolla il doppio più lunga del calice, tubuloso-cam-
panulata nella parte inclusa in questo, divisa in 3 lobi
triangolari allungati acutiusculi più lunghi che larghi,
molto spessi, finamente sericeo-pelosi all’esterno, inspessiti
all’apice all’ interno e quivi con 4 solchi angusti glabri e
corrispondenti creste ; queste papilloso-pelose. Stami for-
manti un anello carnoso molto spesso, sporgente alla fauce
della corolla e coronato da 6 filamenti brevi subulati (senza
una larga base) tutti ad un livello ed eguali ; il tubo della
corolla è molto spesso e carnoso ed è internamente segnato da
un leggerissimo rilievo longitudinale in corrispondenza ad
ogni stame ; antere piccole, molto latamente ovali, roton-
date alle due estremità. Ovario turbinato, subtroncato e pro-
fondamente scolpito in alto e quivi minutamente papilloso-
peloso sui margini delle depressioni, molto bruscamente
attenuato da una base conica in uno stilo breve subulato
che si termina in uno stigma puntiforme non sorpassante
la fauce al momento dell’antesi. Il resto manca.
Habitat. — Nuova Granata nella Provincia di Santa
Marta (L. Schlim n.° 954 in Herb, de Candolle : esemplari
distribuiti dall’ « Établissement botanique et d’ Horticol-
ture » di J. Linden a Bruxelles).
Osservazioni. — L’esemplare che io ho studiato consi-
ste in una porzione dello spadice in fiore ed in una mezza
fronda. A prima vista lo spadice di questa specie può con-
fondersi con quello della Copernicia tectorum , ma un ac-
curato esame disvela della differenze assai notevoli quasi
— 158 —
in ogni organo. Si distingue facilmente dalla C. tectorum
sopratutto per i suoi bocci terminati in punta conico-acuta
e non rotondata; per i lobi della corolla triangolari allun-
gati più lunghi che larghi, e non equilateri ; per il calice
più pianeggiante alla base, per i filamenti più allungati,
di modo che le antere non appariscono sessili sull’orlo del-
l’anello staminale, ed infine anche per il tubo internamente
segnato da superficiali rilievi in corrispondenza dei fila-
menti. Con queste differenze sul fiore è probabile che altre
importanti se ne riscontreranno negli altri organi.
5. Copernicia australis Becc. — C. cerifera Mart. Hist,
nat. Palm. Ili, 242 (ex parte) tab. 50 A, f. 1-IV (excl.
t. 49, 50 !) et Palm. Orbign. 41 (excl. syn.) t. 1. f. 3
et t. 24 excl. f. 3-8 ; Drude in Engl. et Pr. Nat.
Planzenf. I, f. 7, et in Mart. PI. Bras. III. 2 (1882)
548 (ex parte) t. 128 (excl. analys. fior.); Barb.-Rodr.
Palmae Mattogr. (1898) 1 (ex parte) ; Griseb. Symb.
ad Fior. Arg. 283; Wendl. in Kerch. Palm. 241;
Kunth, Enum. Plant. Ili, 243 (ex parte) ; Graham
Kerr in Trans. Bot. Soc. Edinb. XX (1896) 75 (non
vidi) ; Lindmann, Palmeuf. Sudani, in Svenska Vet.-
Akad. handl. XXVI, 24, f. 9, 10. — C. cerifera , alba
et nigra Morong et Britton in Ann. New York Acad.
Se. VII (1893), 245.
Desckizione. — Palma con tronco dritto sottile raggiun-
gente l’altezza di sino 20 m., usualmente più basso e di
12-15 cm. di diam., da prima coperto dalle basi delle vec-
chie fronde poi col tempo nudo.
Fronde flabellato -multifide orbicolari, i segmenti più
esterni venendo a ritoccarsi lungo i margini del picciolo ;
i segmenti centrali misurano 65 cm. dalla ligula; il picciolo
è molto più lungo del lembo, è dilatato, legnoso, molto
inspessito e gibboso sul dorso nella parte più bassa dove
è fibroso ai margini, poi diventa regolarmente rotondato
— 159 —
di sotto, profondamente e latamente scavato a doccia di
sopra, coi margini armati di robuste ma rade spine di color
castagno scuro lucide acuminate sub-orizzontali dritte o sub-
uncinate od arcuate verso il centro, lunghe 10-12 mm., con-
nesse l'una con l’altra da una sottile linea marginante stret-
tissima dello stesso colore ; da circa il mezzo in su il pic-
ciolo rimane sempre tondeggiante di sotto, ma diventa
pianeggiante di sopra e quivi fa mostra di un superficiale ed
angusto rilievo lungo la linea mediana : è largo 15-17 mm.
e spesso 6-7 mm., ha la intiera superficie, meno l’estremo
margine, stramineo pallida, coperta da un tenue tomento
biancastro ± fugace e detergibile, finamente lineolata ed im-
pressa da punti allungati ; la ligula è glabra semilunare a
lembo coriaceo, eretto, a contorno rotondato, crenulato di
dietro ; non esiste prolungazione del rachide ed il picciolo
si termina con una linea quasi orizzontale indistinta senza
orlo o margine molto sporgente ; il lembo è spessamente
cartaceo piuttosto rigido, glaucescente e specialmente nella
pagina inferiore biancastro, egualmente consparso sulle
due faccie di numerosissimi puntolini rubiginosi ellittici ;
nella fronda da me esaminata vi sono 48 segmenti, i quali
nella parte centrale sono liberi dal terzo inferiore in su
ed ai lati estremi a solo 1-2 cm. dalla ligula ; nei seni
esiste un tenuissimo e breve filamento pochissimo visibile
e deciduo ; i segmenti centrali nel loro punto più largo
(un poco al di sopra dei seni) misurano 3.5-4 cm. e da
questo punto vanno gradatamente ristringendosi in una
punta acuminata bifida ; i segmenti laterali sono gradata-
mente più stretti dei centrali; gli estremi hanno solo 7-15
mm. di larghezza ; le costole primarie superiori sono sottili,
scabridule ; le inferiori sono di poco più robuste delle supe-
riori, di sotto hanno il dorso stretto pianeggiante puntu-
lato-scabridulo, di sopra sono rappresentate da un angusto
solco ; i margini sono lisci non inspessiti ; i nervi secon-
dari sono 6-7 per parte alla costa mediana poco visibili ;
le venule trasverse sono pure poco apparenti, ma più nella
pagina inferiore che nella superiore.
160 —
Spadici allungati (in un esemplare di 1.80 m. di lunghezza)
4-plicato-ramosi, con 10-12 infiorazioni parziali, oltre alcune
altre minori e poco ramose nella parte apicale, nascenti
tutte dall’ascella di una spata primaria; le spate primarie
sono sottilmente coriacee, glabre, tubuloso-allungate, stret-
tamente guainanti, leggermente più larghe in alto che in
basso, dove si confondono con la parte assile dello spadice
ed in questa parte pianeggiano dal lato interno, mentre
sono convesse e liscie sul dorso, nel rimanente sono fina-
mente striate, troncate molto obliquamente alla bocca,
dove, specialmente dal lato ventrale, sono finamente reti-
colato-fibrose ma col margine intiero ; sono poi prolungate
da un lato in punta triangolare lungamente acuminata e
carinata sul dorso. Il punto dove la spata si innesta con
la parte assile è segnato da un leggiero ringrosso più scuro,
il quale si riproduce anche in tutte le spate secondarie e
terziare. Le infiorazioni parziali sono alternato-sovrap-
poste e formano delle lasse pannocchie allungate subcu-
pressiformi lunghe 30-40 cm. portanti 8-10 rami alternato-
distici, i quali nascono tutti da una spata tubulare ; questa
è leggermente ampliato-infundibulare in alto, lunga 3-4 cm.,
similissima del resto alle spate primarie; i rami delle in-
fiorazioni parziali hanno una parte peduncolare accostata
all’asse dello spadice, piano-convessa con margini acuti,
intieramente nascosta dentro la respettiva spata e quivi
± consparsa di peluria argenteo ramentacea; i rami inferiori
(che sono i maggiori) sono lunghi 10—20 cm. e si dividono
in pochissimi (4-5) rami secondarii; ognuno di questi nasce
dal di dentro di una spata tubulosa, allungato-infundibu-
lare, come le spate secondarie; i rami secondarii o sono
semplici o si dividono in due soli ramoscelli fioriferi i
quali sono anch’ essi inguainati in basso da una spata
infundibuliforme, di guisa che anche le ultime diramazioni
invece che di semplici brattee sono provviste di tal natura
di spate. I ramoscelli fioriferi sono corti e con pochi glo-
meruli di fiori alternato-spirali con poca regolarità, lunghi
al più 3-5 cm., spessi 1.5 mm., finamente e densamente
— 161 —
pelosi, — torulosi in causa dei pulvinuli lasciati dai fiori
caduti o dagli attacchi dei frutti.
Fiori riuniti sui ramoscelli in piccoli glomeruli alternato-
spirali composti di 2-3 fiori; ogni glomerulo nasce dal-
l’ascella di una brattea pelosa assai distinta con base trian-
golare e punta acuminato-subulata decidua; ogni fiore ri-
posa sopra un tubercoletto peloso, del resto è sessile ed
è provvisto di 1 o 2 bratteole sue proprie pelose triango-
lari acute od acuminate. I fiori sono densamente tomentoso-
pelosi, sericei, in ogni parte; allorché in boccio bene evo-
luto sono angusti, lanceolati, ottusamente 3-goni, attenuati
un poco verso la punta ma ottusiusculi nell’apice, lunghi
5.5-6.5mm. e di 1.5 mm. di spessore; allorché aperti hanno
i petali orizzontali formanti un triangolo equilatero di 8 mm.
per lato, con gli stami eretti sulla fauce; calice ciatiforme-
campanulato con la base piana ed il margine intaccato da
3 denti poco profondi triaugolari acutiusculi; corolla nel
boccio una volta e mezzo o quasi due volte più lunga del
calice, divisa sino oltre alla metà in 3 segmenti triangolari-
allungati, acuti, densamente pelosi anche internamente, con
le impressioni lasciate dalle antere nel bocciamento assai
distinte e profonde; tubo della corolla internamente glabro
e non costato; stami con filamento a larga base triango-
lare, brevemente connessi fra di loro e formanti una corona
eretta di 6 larghi denti alla fauce della corolla, brusca-
mente contratti in una punta sottile subulata eretta; antere
oblunghe a loggie parallele, egualmente rotondate alle due
estremità, separate in basso sino alla metà, dove si inseri-
sce il filamento dal lato dorsale. Ovario formato da 3 car-
pello non scolpite in alto ed unite per gli stili, formanti un
corpo obpiriforme-turbinato densamente peloso nella metà
superiore, glabro e 3-solcato in basso (nella parte ovuli-
fera), molto repentinamente contratto in uno stilo comune
filiforme terete con stigma puntiforme minutamente e molto
poco distintamente 3-lobo; ovulo basilare eretto. Perianzio
fruttifero indurito, pedicelliforme, terete, largo 2.5 mm. ed
egualmente lungo, inserito sopra un depresso pulvinulo
discoideo-circolare. n
Frutti ovoideo-oliveformi, assai variabili però, talvolta
essendo ovoideo-subglobosi egualmente rotondati alle due
estremità, ovvero un poco più attenuati in basso che in alto,
lunghi 15-20 mm. (senza il perianzio), larghi 13-15 mm.,
con i resti dello stilo puntiformi apicali o quasi, sul secco
di colore bruno-giallastro sporco a superficie nitida, cospersa
di radi puntolini in rilievo spesso poco distinti ; pericarpio
nell’ insieme spesso 1.5 mm. con epicarpio sottile fragile ;
mesocarpio parenchimatoso mancante quasi affatto di fibre
(subcarnoso sul fresco ?); endocarpio sottilmente crostaceo-
legnoso, fragile, formante un nocciolo che si stacca assai
facilmente dal mesocarpio ; seme libero dentro il guscio,
globoso-ovoideo, rotondato alle due estremità con l’ ilo alla
base di un lato ed assai esteso; rafe angusto, occupante
quasi tutto un lato del seme, con soli 5—6 rami quasi in-
divisi che si partono di verso l’alto e che scavalcando il
vertice vanno poi a convergere alla base del lato opposto
nel punto dove si trova 1’ embrione ; questo è basilare leg-
germente eccentrico. L’albume è distintamente ruminato.
I resti delle carpelle sterili sono minutissimi e pochissimo
visibili all’apice del frutto.
Habitat. — Cresce nel Paraguay e nell’Argentina fra il
20° ed il 28° lat. S. ed il 59°-63° long. 0. Gr. È abbon-
dante in quasi tutta la regione del Chaco e si estende fino
alla parte meridionale della prov. di Matto Grosso nel Bra-
sile. Predilige i luoghi acquitrinosi, spesso salmastri, e le
pianure che rimangono più o meno inondate in una sta-
gione dell’anno. E in generale gregaria e forma quasi da
se sola estese boscaglie chiamate « Palmar ».
Io ho visto esemplari: — di Laguna del Palmar presso
S. Jose, Oran Eude (Loren tz et Hyeronymus FI. Arg. n.° 562
in Herb. Berol. — esemplari che hanno servito a Drude
per la t. 128 della « Flora Brasiliensis »): — delle sponde
del Rio Pilcomayo nel Paraguay (Morong n.11 1073 e J. Gra-
haam Kerr in Herb. Kew.); — del Chaco , Colonia Resi-
stendo e vicinanze di Formosa (Spegazzini in Herb. Becc.).
— 163 —
Del Chaco ho visto pure esemplari raccolti da Lindman.
Non ho visto esemplari sicuri della Provincia di Matto
Grosso nel Brasile, dove Lindman dice trovarsi sino a
Nova Coimbra a circa il 19° S. nelle vicinanze di Albu-
querque. D’Orbigny porta il limite più alto raggiunto da
questa Palma al 12° S., ma può darsi che quivi si abbia
che fare con una specie differente dalla C. australis. Sempre
secondo Lindman adesso è rara fra Asuncion e Paraguari,
perchè quivi probabilmente è stata distrutta dagli abitanti.
Si trova anche nelle vicinanze di Villa Concepcion, e nei
boschi della formazione calcare di Itapucu-guazu presso
Rio Apa.
Grli esemplari di Spegazzini, sui quali ho principalmente
redatta la precedente descrizione, furono raccolti in piena
fioritura il 18 Decembre 1900 nelle vicinanze di Formosa;
ivi questa Palma formava delle boscaglie poco dense nei
prati uliginosi e raggiungeva l’altezza di 15 metri; i fiori
che erano aperti il 18 Dicembre (1900) erano bianchi ed
odorosi.
La Copernicia australis è adesso generalmeVite conosciuta
col nome volgare di « Caranda-hy » in lingua dei Grua-
rany, ma al tempo di d’Orbigny ogni tribù la designava
in modo speciale e ben 22 sono i nomi differenti che di
essa riporta il chiarissimo autore.
La Copernicia australis è una Palma di lento accresci-
mento, la quale secondo l’Orbigny può vivere varie centi-
naia di anni. Le palme vecchissime (Palma negra) raggiun-
gono secondo Lindman anche l’altezza di 20 metri ed il
loro tronco somministra un legname durissimo quasi nero,
molto pregiato in tutto il Paraguay dove è usato per travi
e stipiti nella costruzione delle case, mentre gli intieri
tronchi divisi nel mezzo, vuotati della parte interna e ta-
gliati della lunghezza di 1-2 metri servono come tegoli
per ricuoprire i tetti e fessi per il lungo in varie parti ven-
gono adoprati per farne steccati. Le fronde giovani sono
coperte da una sostanza bianca che raccolta somministra
la cera detta « Carnauba ». I frutti si dice che sono man-
L64 —
giati dagli indiani (magro cibo !), ma più dei frutti è buono
a mangiarsi il grumolo o germoglio centrale, il cavolo della
Palma. Le fronde sono impiegate per vari usi, come per
cuoprire capanne, farne ventagli, cappelli, cordami o perfino
per trarne filamenti per lenze da pesca.
Altri usi che vengono rammentati come proprii della
Copernicia cerifera sono forse divisi con la C. australis , o
forse anche spettano soltanto a lei ; così trovo notato che
dalla parte superiore e più tenera del tronco si può estrarre
una fecola analoga al sagù; che le radici sono un succedaneo
della Salsapariglia e che il legno è ricercato dai fabbricanti
di strumenti musicali.
I frutti maturi che una volta io ho ricevuto dall’ Inge-
gnere Spegazzini erano quasi senza eccezione invasi da un
coleottero, di cui la larva aveva completamente roso il
seme, lasciando intatto il pericarpio, da dove l’insetto per-
fetto era uscito praticando un foro circolare di 4—5 mm.
di diametro.
Quando la pianta è ancora giovane il tronco è coperto
dalle basi delle vecchie fronde, ma queste poi col tempo e
col crescere della pianta cadono, o più spesso rimangono
bruciate quando vien dato fuoco all’erbe, rimanendo allora il
tronco nudo e liscio ; sembra anche che con l’ invecchiare
il legname, che nella prima età è molle e biancastro, di-
venti poi rossastro ed in fine scurissimo e molto duro.
Osservazioni. — L'errore di Martius di considerare la
Copernicia somministrante cera nel Paraguay e nell’ Ar-
gentina eguale a quella del Brasile è stata la causa per
la quale tutti gli autori che in seguito hanno parlato di
questa Palma non si sono accorti che da due specie del
medesimo genere, ma distintissime, si ottiene tale sostanza.
E ciò è tanto più singolare inquantochè le due specie sono
state ottimamente figurate da Martius stesso. Infatti Mar-
tius, tanto nelle tav. 49 e 50 della sua grande opera, quanto
nel « Palmetum Orbignyanum » t. 20 fig. 3-8, ci dà una
buona rappresentazione dello spadice e delle analisi del
— 165 —
fiore della Copernicia cerifera del Brasile ; mentre che nella
tav. 50 A, f. I— IV della opera prima rammentata e nella
tav. 1 f. 3 e tav. 24 f. 1-2 della seconda, ci dà quella
della C. australis.
Anche la Copernicia cerifera, come vien descritta da
Drude nella « Flora Brasiliensis » v. Ili, 2, p. 547, include
tanto la pianta dell’Argentina e Paraguay ( C . australis Beco.)
quanto quella del Brasile ( C . cerifera)', di più, la tav. 128 di
detto volume rappresenta la C. australis per quel che ri-
guarda lo spadice ed i frutti, mentre le analisi del fiore sono
quelle della C. cerifera del Brasile. La Copernicia cerifera
del Brasile non ha nemmeno una grande affinità con la C.
australis , che appartiene ad un gruppo di specie assai dif-
ferente da quello del quale fa parte l’altra. Le principali
differenze specifiche fra le due palme sono le seguenti :
1° Le fronde di pianta adulta hanno ambedue le su-
perficì coperte di numerosi e minuti puntolini rubiginosi
nella C. australis : i puntolini mancano o sono molto
radi o pochissimo visibili nelle fronde adulte della C. ce-
rifera.
2° Nella C. australis le diramazioni di 3° e 4° ordine
nascono dal di dentro di una spata tubuloso-infundibulare;
nella C. cerifera , non vi sono che spate tubulose di 2° or-
dine e solo da queste nascono i rami che si suddividono
poi in ramoscelli fioriferi.
3° I fiori in boccio della C. australis sono circa il dop-
pio più lunghi di quelli della C. cerifera ; in questa poi
l’ovario è appena peloso in alto ed è densamente peloso1
nell 'australis ; lo stilo in questa è sottile e lo stigma è pun-
tiforme ; invece lo stilo è relativamente assai grosso e lo
stigma distintamente 3-lobo nella cerifera ; gli stami nella
cerifera formano un anello carnoso con 6 piccolissimi denti
rappresentanti i filamenti; ne\V australis invece i filamenti
hanno una larga base 3-angolare che bruscamente si con-
trae in un assai lungo filamento subulato; il tubo della
corolla ha 6 creste rilevate nella C. cerifera ed è liscio
nella C. australis.
4° Il frutto della C. australis è più piccolo di quello
della C. cerifera.
I signori Morong e Britton (« Ann. New York Acad.
Sci. » VII, 1893, 245) hanno frazionato la Copernicia cre-
scente nel Paraguay e nell’Argentina in 3 specie, conser-
vando ad una il nome di C. cerifera (la « Palma negra »
degli indigeni) e distinguendo col nome di C. alba e C.
rubra le altre due. Io ho molto meticolosamente esaminato
gli esemplari inviatimi da Kew delle 3 supposte specie di
Moroug e Britton, ma non ho potuto trovare alcun carat-
tere che mi dia il mezzo di poter far riconoscere le 3 for-
me a chi non ha sott’occhio le piante viventi, nelle quali
non può dubitarsi che non esistano le differenze nel colore
e nella struttura del legno e nelle dimensioni indicate dai
chiarissimi autori.
Mi parrebbe quindi per questo che la C. alba e la C. rubra
non dovessero esser tenute come differenti dalla C. au-
stralis, almeno secondo il criterio generalmente adottato di
distinguere le specie. Le 3 presunte specie potrebbero forse
rappresentare delle semplici razze vegetative nelle quali la
differenziazione, invece di manifestarsi sugli organi ripro-
duttivi e nella forma degli organi vegetativi, si fosse portata
nella struttura anatomica del tronco e delle radici ; però il
fatto che le 3 così dette specie crescono promiscuamente
fa dubitare assai della loro delimitazione specifica rigorosa
anche perchè, considerata la grandissima rassomiglianza esi-
stente nei loro organi riproduttivi — rassomiglianza am-
messa anche dai chiarissimi autori — mi sembra poco proba-
bile che 3 forme così affini, crescenti insieme nel medesimo
terreno, non debbano mutualmente fecondarsi e produrre
ancora altre forme più difficilmente distinguibili delle ori-
ginarie.
Secondo Barbosa-Rodrigues (Palmae Matto-grossenses p. 2)
le 3 specie, Copernicia cerifera, rubra ed alba, ossia « Palma
negra, colorada e bianca », non rappresenterebbero che 3
stadi vegetativi della medesima Palma, di cui la « negra »
sarebbe il più adulto, la « bianca » il più giovane e la
— 167 —
« colorada » l’intermedio ; ed io sono molto inclinato a di-
videre questa opinione. Ad analoghe conclusioni è giunto
anche Lindman nelle sue interessanti notizie (1. c.) sopra
queste Palme.
Forse le differenze sono dovute anche in parte alle dif-
ferenti condizioni di fertilità e grado di umidità del suolo
dove dette piante crescono, nonché all’effetto prodotto su
di loro dai grandi incendi, che in quelle regioni si svilup-
pano quando vien dato fuoco alle erbe. Deve considerarsi
anche che in taluni punti gli individui più vecchi e quindi
con migliore legname ed appartenenti perciò alla varietà
« negra », debbono essere stati abbattuti e che si debbono
trovare gruppi d’individui formati esclusivamente di gio-
vani piante, ossia di « Palma bianca », quindi più vegete,
con chioma più abbondante e col tronco sempre rivestito
dalle vecchie fronde, almeno fino a che un incendio non
lo rende nudo.
Degli esemplari distribuiti da Morong col n.° 1073 (con-
siderati come appartenenti alla C. cerifera tipica) ne ho visto
nell’Erb. di Kew uno consistente in una intiera infiorazione
parziale con fiori ed in alcuni frutti staccati.
I fiori di tale esemplare in nulla differiscono da quelli
che io ho ricevuto da Spegazzini. I frutti sono leggermente
più piccoli di quelli della C. rubra Morong distribuiti col
n.° 1078, alcuni hanno la base acutiuscula, altri ± roton-
data, come del resto sono nella C. rubra ed alba. Qui ap-
presso aggiungo lo studio che io ho fatto di queste due
presunte specie.
Copernicia alba Morong in Ann. N. York Acad. Se.
VII, (1893) 246.
Tronco basso, d’ordinario alto non più di 3 metri e ra-
ramente giungente sino a 10 e del diametro di 15-18 cm.
coperto quasi sino alla sommità con le basi dei piccioli
delle vecchie foglie. Frutto rotondato non attenuato in
basso.
— 168 —
Si dice che la chioma è più grande e composta di un
maggior numero di fronde e che i ramoscelli ed i fiori sono
più densamente tomentosi che nella C. cerifera ( australis
Becc.) e che mentre la C. cerifera produce un buon legname
compatto, che prima è bruno e poi diventa nero ed è
per questo chiamata « Palma negra », il legno della C. alba
è molle e spugnoso, non utilizzabile come legname ed è
bianco, e per questo motivo è chiamata « Palma bianca ».
Anche nella struttura delle radici si trovano, secondo l’au-
tore, notevoli differenze anatomiche fra la « Palma negra »
e la « Palma bianca ». Della C. alba Morong ho visto solo
alcuni frutti distribuiti col n.° 1079.
I frutti sono ovato-oliveformi, egualmente rotondati alle
2 estremità con un minutissimo apicolo puntiforme sul ver-
tice (resti dello stigma), a superficie brunastra o lurida-
straminea, quasi lucida, ma sempre in parte, specialmente
alla base, coperta da molle tomento ; il perianzio fruttifero
forma un cortissimo pedicello al frutto in causa del calice
indurito che è terete di 2.5 mm. di diam. ed egualmente
alto, con base piana scavata nel centro ; i resti dei segmenti
della corolla sono triangolari allungati .tomentosi.
Morong 1. c. scrive che questa Palma è comune sulle
sponde del Rio Pilcomayo , crescente insieme alla Coperni-
cia cerifera (n.° 1078). Fiorisce in Gennaio. Fruttifica in
Aprile-Maggio.
Co pernici a rubra Morong 1. c., 247.
Secondo Morong questa specie è intermediaria fra la C.
cerifera e la C. alba , ma è nettamente (decidely) distinta
da ambedue. Il tronco è alto 10-18 m. e di 18 cm. od an-
che più di diam., rivestito quasi sino alla sommità con le
basi dei piccioli delle vecchie fronde, giammai nudo come
nella C. cerifera (un incendio riduce il tronco nudo.-Becc.)
e sempre molto più grosso che in questa. La chioma è
grande e rotonda come nella C. alba. L’ infiorescenza è
molto simile a quella delle altre due specie, ma il tomento
— 169 —
è più rubiginoso. I frutti sono più grandi e globosi e
leggermente ovoidi, rotondati alle due estremità invece di
essere ellissoidali come nelle altre due specie. Il legname
è rossastro ed è per questo motivo chiamata « Palma co-
lorata », è più compatto di quello della C. alba, ma meno
di quello della C. cerifera ed è raramente usato.
Il chiarissimo autore aggiunge che questa specie si
trova mescolata con le altre due sulle sponde del Rio Pii-
comayo nel Paraguay, ma che è più rara di questa. La
« Palma negra » ( Copernicia cerifera) è la più comune.
Fiorisce di gennaio, fruttifica da aprile-maggio.
Io ho visto un ramo fruttifero del n.° 1078 di Morong :
Plants of South America (Erb. di Kew), il quale è in tutto
e per tutto simile alle parti corrispondenti degli esemplari
di Spegazzini e di Lorentz, ritenuti come tipici della C.
australis, sia per le spate 2ie, 3ie e 4ie, sia per i ramoscelli,
i quali essendo fruttiferi sono al solito modo nodulosi per
gli attacchi dei fiori ai quali, come sempre accade, è caduta
la brattea. I frutti del n.° 1078 di Morong, che non sono
perfettamente maturi, sono latamente ovoideo-oliveformi,
talvolta quasi sferici, egualmente rotondati alle due estre-
mità, ma talvolta leggermente più attenuati in basso, sono
più bruni di quelli di Spegazzini, hanno ancora un resto
di tomento specialmente alla base, sono lunghi 12-17 mm.
e larghi 12-13. Il perianzio fruttifero con calice indurito
e pedicelliforme è esattamente come l’ho descritto per la
C. rubra.
In conclusione mi è impossibile trovare caratteri diffe-
renziali nei frutti delle 3 specie di Morong ; essi tutti of-
frono una eguale variabilità dalla forma quasi sferica alla
ovoidea-oliveforme. Forse nella forma descritta da Morong
(n.° 1073) come tipica della C. cerifera i frutti sono più
piccoli e meno rotondati alla base che all’apice; ma anche
nell’ altre due forme spesso alcuni dei frutti sono pure acuti
in basso.
La C. rubra potrebbe essere rappresentata dagli indivi-
dui crescenti in terreno pingue, di lussureggiante vegeta-
170 —
zione e che non hanno risentito ancora l’azione del fuoco,
di guisa che il tronco è rimasto lungamente coperto dalle
vecchie fronde.
6. Copernicia glabrescens Wendl., nomen in Wright
PI. Cub. n.° 3968 ; Sauv. FI. Cub. n.° 2366 (nomen).
Descbizione. — Fronde similissime a quelle della Coper-
nicia hospita, al solito modo flabellato-multifide, misuranti
70-80 cm. dalla ligula all’estremità dei segmenti centrali ;
picciolo assai robusto, apparentemente lungo almeno quanto
il lembo, largo 2 cm. e forse anche più, piano di sopra, ar-
mato molto fittamente di spine assai robuste lunghe 5-7
mm., compresse, a larga base e punta nerastra acuta e leg-
germente arcuata ; ligula semilunare a contorno rotondato
intiero, glabra ; di sotto il picciolo si termina in un su-
perficialissimo rilievo quasi orizzontale : manca quindi ogni
accenno di un rachide. Il lembo è molto rigido, sottil-
mente coriaceo, verde molto pallido e frequentemente
cereo-pulverulento in modo eguale sulle due faccie ; i nervi
secondari (8-10 per parte alla costa mediana) non sono
molto distinti, e nemmeno distinte son le venule tran-
sverse le quali però sono assai fitte ed assai ramose ; le
costole superiori ed inferiori sono relativamente assai tenui
con dorso piano angusto e liscio; i seni primari nella parte
centrale giungono sino a 25-35 cm. dal picciolo e nella
parte più esterna a soli 2-3. I segmenti sono circa 55, ed
hanno molto la tendenza a combaciarsi sulle loro due metà;
quelli centrali sono larghi rb 4 cm. all’altezza dei seni, ri-
stringendosi da questo punto gradatamente verso 1’ estre-
mità che è fessa per il tratto di 5-7 cm. in due parti non
molto assottigliate, anzi talvolta assai brevi ed ottuse ; i
segmenti laterali sono più stretti dei centrali, molto più
lungamente acuminati di questi ed anche un poco più pro-
fondamente divisi all’apice ; i margini sono ottusi e più o
meno inspessiti e non di rado alquanto sinuosi.
171 —
Spadici glabri in ogni parte (spate, parte assiti e brattee)
apparentemente piuttosto grandi e con varie infiorazioni par-
ziali, molto decomposti essendo che le ultime diramazioni
o spighette forifere sono divisioni di 5° o 6° grado. La
parte assile principale è terete, di 7 mm. di diametro in
alto dove è strettamente guainata da spate lungamente tu-
bulose e prolungate in lunga punta subulata ; le infiorazioni
parziali sono lunghe 35 cm. e formano delle pannocchie al-
lungate dove tutte le diramazioni, comprese le spighette,
sono arcuate e con una marcata tendenza scorpioidea ; le
spate di ogni diramazione e persino quelle delle spighette
sono ± allungato-infundibulari, brune, glabre, striato-ve-
nose, prolungate in punta subulata più o meno setosa al-
l’apice; le spighette sono glomeruliformi e brevissime, lunghe
6-8 mm., composte di soli 6-10 fiori molto addensati, il più
spesso solitari, ma talvolta gemini ad ogni brattea o spa-
tella ; tali spighette o glomeruli sono disposti quasi unila-
teralmente sopra il lato convesso dei rami terziari e tal-
volta quarternarì ; le brattee florali e le bratteole (spatelle e
spatellule) abbracciano i fiori, sono relativamente grandi,
triangolari, acute, con larga base, glabre, brune, membra-
nacee, essucche, formanti quasi un caliculo al fiore.
Fiori molto piccoli, allorché in boccio ben conformato
lunghi 3 mm., ovati, acuti; calice glabro od appena pa-
pilloso, cupulare-subcampanulato, diviso sino alla metà in
3 larghi lobi ovati acuti, rotondato in basso ed un poco
scavato sul fondo ; corolla il doppio più lunga del calice,
tubuloso-campanulata nella parte inclusa : il suo tubo
è formato dalla concrescenza della corolla stessa colle basi
degli stami, è carnoso, molto spesso e superficialmente
costolato di dentro in corrispondenza dei filamenti ; le di-
visioni della corolla sono triangolari acutiuscule equilatere,
patenti nell’antesi e nell’insieme formanti un triangolo
equilatero di 4 mm. per lato, appena papilloso-pelose al-
l’esterno, molto inspessite in punta, con 4 profondi e netti
incavi (prodotti dalla pressione delle antere) sulla faccia
interna; stami formanti un anello carnoso 6-lobato, promi-
nente alla fauce della corolla ; i lobi sono corti e larghi,
bruscamente contratti in una piccola punta subulata ; an-
tere molto larghe, subdidime a loggie parallele rotondate
alle due estremità. Ovario turbinato troncato e profonda-
mente scolpito in alto, totalmente glabro, bruscamente con-
tratto in uno stilo a base conica ed attenuato in sottile punta
terminata da uno stigma puntiforme.
Frutti mancano.
Habitat. — Cuba. — Wright: Plantse Cubenses n.° 3968.
Ad Herr adura, provincia del Pinar del Rio (Yan Hermann
n.° 904 in Herb. Berol.).
Osservazioni. — E assai affine alle C. hospita e Curtis-
sii, ma da ambedue facilmente distinguibile per i fiori assai
più piccoli, glabri in ogni parte, come glabre sono tutte
le parti dello spadice.
Nell’esemplare di Van Hermann n.° 904 le due superficì
delle fronde sono molto distintamente ed egualmente bianco-
cereo-pulverulente, mentre sono solo verdi pallide senza
strato cereo nell’esemplare n.° 3968 di Wright.
7. Copernicia hospita Mart. Hist. nat. Palm. II, 243, t.
50 A, f. 5. et III, 319; Kunth, En. pi. ITI, 243; Walp.
Ann. Y, 817; Gris. PI. Cub. p. 220; Sauv. FI. Cub.
N. 2365; R. Combs in Trans. Ac. St. Louis, YIII, 17
(1897) 471.
Descrizione. — Fronde al solito modo flabellato-multifide,
quelle di pianta adulta misuranti 70-85 cm. dalla ligula
all’estremità dei segmenti centrali. Il picciolo è assai ro-
busto e sembra debba essere almeno lungo quanto il lembo
se non più, largo in alto circa 25 mm., pianeggiante o
leggermente concavo e con un superficiale rilievo nella
parte centrale di sopra, convesso di sotto lungo la linea
mediana, dove è di 7-8 mm. di spessore, assottigliantesi
nei margini che sono assai fortemente ed inegualmente
— 173 —
armati di spine assai forti compresse a punta nera, lun-
ghe 5-7 mm., alcune curvate all’ insù, altre all’ ingiù ed
altre quasi dritte, inequidistanti, verso 1’ alto del picciolo
piuttosto rade, più fitte in basso ; il picciolo del resto è
glabro, cereo-pulverulento, molto finamente e non netta-
mente striato (visto con la lente) di sotto e più distinta-
mente e grossolanamente di sopra ; la ligula è laminare,
rigida, sottilmente coriacea, semiorbicolare a contorno ro-
tondato, ondulato, intiero, glabro; di dietro il picciolo si
termina in una specie di cortissimo rachide triangolare
equilatero, senza orlo sporgente in giro. Il lembo è sot-
tilmente coriaceo, rigido, glaucescente sulle due faccie in
causa di un sottilissimo strato di sostanza cerea bianca
che si stacca in tenuissimi frammenti o lamelle lasciando
allora ambedue le superficì di un verde pallidissimo, quasi
levigate, sulle quali appariscono non molto distintamente
vari nervi secondari e venule transverse assai fitte, al-
quanto arcuate e che traversano tutti i nervi sulle due
faccie : si notano pure numerosi puntolini minutissimi ru-
biginosi quasi tondi ; le costole superiori ed inferiori sono
relativamente assai tenui con dorso piano molto angusto e
liscio ; i seni primari nella parte centrale giungono sino a
30-40 cm. dal picciolo e nella parte più esterna a 4-5 cm.
I segmenti sono circa 50 ed hanno molto la tendenza a
combaciarsi con le loro due metà ; quelli centrali sono
larghi 35-40 mm. all’ altezza dei seni, ristringendosi da
questo punto gradatamente verso l’apice in una punta che
nelle fronde più vecchie è molto ottusa e brevemente di-
visa in due denti pure ottusi ; in fronde però che sembra-
no avere appartenuto a piante più giovani, detti segmenti
centrali sono acuminati e fessi all’apice in due punte ±
lungamente acuminate; i segmenti laterali sono più stretti
dei centrali e sempre molto lungamente acuminati ed assai
profondamente (sino per 8-10 cm.) divisi in due punte acu-
minatissime, rigide ; i margini sono ottusi e più o meno
inspessiti e non di rado alquanto sinuosi ; il lembo delle
guaine è sottilmente coriaceo, glaberrimo, rosso cuoio e
— 174 —
lucido internamente, opaco, finamente striato all’esterno e
dissolventesi sui margini in fibre fragili.
Sjpadici a quanto sembra assai grandi e molto decompo-
sti, con varie infiorazioni parziali, le ultime diramazioni o
spighette essendo divisioni di 5° o 6° grado ; la parte as-
sile principale è strettamente guainata da spate lungamente
tubulose sottilmente coriacee, glabre e nitide in basso, fi-
namente striate, brunastre in alto, troncate obliquamente
alla bocca e prolungate da un lato in punta lungamente
acuminata* e carinata sul dorso; nella parte al di sotto
della spata l'asse principale dello spadice è piano, convesso
e di 8 mm. di spessore. Una infiorazione parziale completa
è lunga oltre 50 cm. ed è molto ramosa, con le ultime di-
ramazioni ridotte a cortissime spighette subscorpioidee lun-
ghe al più 1 cm. dove i fiori sono tutti addensati in giro
framezzo a relativamente larghe brattee ; nell’insieme l’in-
fiorazione parziale forma una assai ampia pannocchia con
5—6 gradatamente decrescenti diramazioni principali, ognuna
delle quali è divisa alla sua volta in 5-6 rami secondari ;
di questi i maggiori portano ancora delle suddivisioni
prima di essere carichi delle spighette ; tutte le dirama-
zioni. dalle primarie a quelle di xdtimo grado, nascono dal
di dentro di una spata tubulosa strettamente infundibulare
simile del resto alle spate primarie, ma naturalmente gra-
datamente più piccola quanto più piccole sono le dirama-
zioni che escono fuori dal loro interno. Sulle spighette i
fiori sono sessili solitari od anche gemini all’ascella di una
brattea relativamente assai grande subtriangolare a base
larga coll’apice acuto, glabra internamente e peloso— sericea
esternamente ; ogni fiore per di più ha la sua brattea spe-
ciale della medesima forma e di poco più piccola di quella
comune.
Fiori assai spessi e subcoriaceo— carnosi, allorché in boccio
bene sviluppato lunghi 4.5— 4.8 mm. e larghi 2 mm., ovati
con punta conica piuttosto acuta ; il calice è a pareti as-
sai spesse, brevemente tubuloso— subcampanulato, diviso sino
al terzo superiore in tre larghi denti triangolari acuti non
— 175
barbati all’ apice, rotondato in basso e scavato sul fondo,
peloso esternamente; corolla il doppio più lunga del calice,
tubuloso-campanulata nella parte inclusa nel calice, con le
divisioni in forma di triangolo equilatero, acutiuscule as-
sai spesse, finamente ed appressatamente peloso-sericee al-
l’esterno, alveolate e glabre internamente, con la punta assai
spessa; stami con i filamenti riuniti per le basi e formanti
alla fauce della corolla un assai conspicuo anello carnoso
a contorno superficialmente undulato 3-lobo e con 6 mi-
nutissimi dentini portanti le antere ; di questi, 3 sono si-
tuati sui lobi e 3 nella leggiera depressione fra un seno e
l’altro ; le antere sono molto piccole, molto latamente ellit-
tiche, a loggie parallele, rotondate alle due estremità ; il
tubo, che è molto spesso e carnoso, ha internamente 6 su-
perficialissimi rilievi in corrispondenza dei filamenti. Ovario
del tutto glabro, turbinato, troncato e scolpito in alto,
bruscamente contratto nello stilo comune che è a base co-
nica e bruscamente subulato, terminato da uno stigma pun-
tiforme indiviso.
Frutto essucco, sferico, di 13-15 mm. di diam. con traccie
apicali dello stilo poco distinte e non prominenti, di color
bruno lurido giallastro, sul secco a superficie non levigata;
pericarpio essucco ; mesocarpio staccantesi per macerazione
naturale dall’endocarpio; questo è sottile, legnoso-crostaceo,
fragile, formante un nocciolo sferico molto ottusamente cau-
diculato in basso e che misura due mm. in diametro meno
dell’intiero frutto. Seme sferico non aderente all’endocarpio,
di 9.5-10 mm. di diam. a superficie bruna opaca, con l’ilo
basilare assai esteso e rafe che si prolunga per una buona
parte di un lato ; diramazioni del rafe 4-5 per lato quasi
orizzontali e pochissimo ramose; albume ruminato; em-
brione basilare.
Habitat. — Cuba. — Wright, Plantae Cubenses n.° 3216
(Herb, di Beri., de Cand. etc.: esemplari con fronde e por-
zioni di spadice in fiore). Altro esemplare dell’Erb. di Ber-
lino, simile a quelli di Wright, con porzioni di spadice in
— 176 —
fiore, fronde e frutti maturi, ha l’etichetta : « Flora Cubana,
Province of Santa Giara, district of Cienfuegos n.° 334,
Calicita. Coll. Rob Combs ».
S. Copernicia Curtissìi Becc. sp. n.
Descrizione. — Similissima alla Copernicia hospita.
Fronde come descritte per questa specie, ma forse un
poco più piccole ; picciolo largo 18-20 mm., armato quasi
uniformemente da cima a fondo a distanze di 12-15 mm.,
con spine curvo-uncinate a punta nera ; ligula come nella
C. hospita. Lembo misurante 65 cm. dal picciolo all’apice
dei segmenti centrali che sono assai meno acuminati e
molto più ottusi all'apice che nella C. hospita , anzi alle
volte ivi assolutamente rotondati e molto brevemente bifidi;
i segmenti laterali sono acuminati come di solito ; ambedue
le superfìcì sul secco sono di un verde pallido uniforme
(senza secrezione cerosa).
Spadici come descritti per la C. hospita, però le intiere
infiorazioni parziali e tutte le loro diramazioni sino alle
spighette sono molto arcuate e con una ben marcata ten-
denza scorpioidea ; ogni diramazione, comprese le spighette,
ha una spata infundibulare allungata membranacea, bruna
e pilosula in alto specialmente sulla carena della punta ;
la parte assile dei rami e le loro suddivisioni sono glabre
nella parte che resta al di sotto dell’ inserzione della re-
spettiva spata. Spighette brevissime, lunghe 6-7 mm., glo-
m errili formi, composte di soli 8-10 fiori molto approssimati
disposti quasi unilateralmente sopra il lato convesso dei
rami 3-ri e talvolta 4-ri, che, come ho detto, sono arcuato-
subscorpioidei. Le brattee florali sono lunghe quasi quanto
i fiori essendo relativamente grandi, brune ed essucche con
larga base concava, lanceolate, fortemente pelose all’esterno,
glabre internamente e prolungate in punta sottile acumi-
nata molto setosa all’apice.
Fiori solitari gemini o terni all’ ascella di una brattea
177 —
con tante bratteole simili a questa quanti sono i fiori ;
fiori, in boccio ben conformato, lunghi 5 mm. con calice
molto peloso, tubuloso-campanulato, diviso circa sino al
mezzo in tre lobi ovati acuti od acuminati setosi all’apice,
rotondato in basso ; corolla il doppio più lunga del calice,
tubuloso-campanulata nella parte inclusa nel calice, con le
divisioni triangolari, attenuate in punta acuminata, densa-
mente rivestite all’esterno e specialmente all’ apice di ap-
pressi peli sericei ; stami formanti un anello carnoso alla
fauce con 6 superficiali e brevi denti eguali terminati da
cortissimi filamenti subulati ; antere piccole molto lata-
mente ellittiche, rotondate alle due estremità; ovario gla-
bro esattamente come descritto per la C. hospita; anche il
frutto è, come in questa, della medesima forma sferica ma
un poco più grosso (di 17 mm. di diam.) ; seme pure un
poco più grosso (12 mm. di diam.).
Ossee vazioni. — E certamente affinissima alla C. hospita
di Cuba ed è la specie sostituente questa nell’isbà de Pinos.
Si distingue però subito per i suoi fiori con divisioni acu-
minate fortemente pelose all’esterno ; per il calice ed anche
per le brattee molto acuminate ; per le spighette con mi-
nor numero di fiori quasi unilaterali sul dorso dei rami
subscorpioidi.
Habitat. — Nell’/sZa de Pinos , in vicinanza della costa
Sud Ovest di Cuba, presso Nueva Gerona (Curtiss, West
Indian Plants n.° 435, 5 apr. 1904).
9. Copernicia macroglossa Wendl. in Kerch. Palm. 241
(nomen) ; Sauv. FI. Cub. n.° 2368.
Desckizione. — Da quanto sembra è una palma assai
robusta con grandi fronde flabellate divise in circa 60 seg-
menti, misuranti 1.20 m. dal picciolo all’estremità dei seg-
menti centrali (in un esemplare); picciolo corto e robusto,
12
— 178 —
spesso circa 18 mm., largo in alto 5 cm., ed in basso 6 cm.,
piano di sopra, a superficie unita biancastra sparsa di pic-
colissimi punti squamuliferi, fittamente armato ai margini
da cima a fondo di forti spine dentiformi nere molto com-
presse curvato-uncinate con la punta acutissima vòlta in
su, lunghe quasi 1 cm., in modo da rendere detti margini
fittamente e grossolanamente seghettati ; la parte armata di
spine è lunga solo 28 cm. ; ma vi è una parte basilare
lunga 7-8 cm. che si dilata nella guaina, i margini della
quale non sono spinosi ma abbondantemente provvisti di
fibre derivanti dalla guaina stessa. La ligula è grande, la-
minare sottilmente coriacea, rigida, veramente lingueforme,
glabra, lunga circa 6 cm. e larga alla base altrettanto,
dentato-spinosa ai margini in basso ; di dietro il picciolo
si termina quasi orizzontalmente senza alcun orlo o mar-
gine ; non esiste rachide. Il lembo è coriaceo, rigido, di un
verde pallidissimo sul secco, più pallido e glaucescente di
sotto, quasi levigato sulle due faccie sulle quali appari-
scono poco nettamente i nervi secondari e più di questi le
venule trasverse, molto sinuose queste e attraversanti, ra-
mificandosi un poco, tutta la lamina dei segmenti da un
margine all’altro. Le costole superiori non sono relativa-
mente molto robuste ed hanno il dorso piano e, special-
mente nei segmenti più esterni, =b denticolato-spinoso; le
costole inferiori sono più forti delle superiori, svaniscono
presso l’apice dei segmenti, hanno il dorso piano e liscio
nella pagina inferiore, e non sono prominenti nella supe-
riore, dove sono rappresentate da un angusto solco rima-
nendo le due metà dei singoli segmenti leggermente incli-
nate fra di loro; le due faccie sono cosperse di minutissimi
puntolini squamuliferi rotondi color ruggine; i seni nella
parte centrale rimangono a 60-65 cm. dall’ apice del pic-
ciolo e nella parte più esterna a 25 cm., non esiste fila-
mento interposto. I segmenti centrali hanno il loi'o punto
più largo ad 8-10 cm. al di sopra dei seni ed ivi misurano
sino 6 cm. di larghezza, ristringendosi da questo punto
gradatamente in acutissimo apice, il quale è fesso per il
tratto di 10-12 cm. in due punte rigide subulate ; i seg-
menti più. esterni sono larghi solo 2 cm. e l’apice è fesso
soltanto per il tratto di 4-5 cm.; i margini sono ottusi ma
non notevolmente inspessiti. Guaine provviste di grandi
orecchie sottilmente coriacee rosso cuoio poi sfacelato-co-
riacee.
Spadice apparentemente assai grande con varie infiora-
zioni parziali alternato-distiche e gradatamente decrescenti;
spate primarie tubulose, angustamente infundibulari, mol-
lemente e finamente pelose in gioventù ma negli spadici
vecchi subglabrescenti, sottilmente coriacee, strettamente
guainanti, troncate molto obliquamente alla bocca ed ivi
intiere od appena lacero-fibrose, prolungate da un lato in
punta acuminata e carinata sul dorso. Le infiorazioni par-
ziali formano delle pannocchie duplicato-ramose lunghe
20-35 cm. arcuate con tendenza scorpioidea, portanti po-
chi rami secondari aventi la medesima tendenza scorpioidea;
di questi i 2-3 più bassi lunghi 10-15 cm. e con 6-8 ra-
moscelli o spighe fiorifere e gli altri molto rapidamente
decrescenti in lunghezza e meno divisi e poi semplici. Ogni
ramo secondario ed anche ogni ultima suddivisione è prov-
vista di una spata infundibuliforme simile a quelle primarie,
ma gradatamente più breve, transversalmente grinzosa in
alto ed abbracciante la base del ramo o della spighetta
dei fiori ; i rami primari e secondari hanno una breve
parte peduncolare lanuginosa, piana dal lato assile, con-
vessa esternamente, intieramente inclusa nella respettiva
spata; le ultime diramazioni formano dei corti e densi a-
menti decisamente scorpioidei della grossezza di un dito
mignolo finamente e mollemente pelosi in ogni parte, dove
i fiori sono densamente aggruppati in cortissimi ramoscelli
fioriferi (ognuno provvisto della sua spata come sopra è
stato detto) e dove ogni fiore nasce dall’ascella di una brat-
tea lanceolata lunga quanto il fiore stesso, molto pelosa
esternamente, accompagnata da una bratteola più piccola
e più stretta di questa.
Fiori lunghi 6. 5-7 mm., nascosti framezzo alle brattee
— 180 —
in causa della densa peluria da cui queste ed i fiori stessi
sono esternamente coperti : internamente però, i fiori, sono
glaberrimi in ogni parte ; il calice è tubuloso-campanu-
lato, rotondato in basso e scavato di sotto, diviso rfc pro-
fondamente in 3 larghi lobi acuti terminati da un ciuffo
di peli ; la corolla è il doppio più lunga del calice, tubu-
loso-campanulata nella metà inferiore con le divisioni trian-
golari allungate acute, pelose esternamente, glabre e dr al-
veolate internamente e con la punta inspessita ; stami for-
manti coi filamenti riuniti per le basi un breve anello non
molto carnoso alla fauce della corolla con 3 incavature pro-
fonde e tre lobi prominenti, dimodoché gli stami appari-
scono nettamente biseriati: ossia 3 filamenti sono più lun-
ghi, hanno una larga base e poi sono bruscamente subulati
ed altri 3 sono più corti e ridotti ad un minutissimo
dentino subulato alternante con le basi dei più lunghi ;
questi sporgono con le antere fra mezzo alle divisioni della
corolla durante la fioritura, gli altri tre rimangono inclusi;
le antere sono latamente ellittiche, molto piccole, rotondate
alle due estremità, erette, basifisse, a loggie parallele dei-
scenti internamente ; ovario glabro formato da 3 carpello
assai fortemente scolpite in alto, con ovulo basilare eretto,
assai intimamente unite fra di loro e nell’ insieme for-
manti un corpo turbinato, bruscamente contratto in breve
e sottile stilo comune, terminato questo da un minuto
stigma trilobo.
Frutto essucco, non molto regolarmente sferico e per lo
più un poco attenuato alla base, piuttosto ottusamente e
zh eccentricamente mucronulato, di 16-18 mm. di diam.,
giallastro lurido sul secco, a superfìcie non perfettamente
levigata e sotto la lente molto minutamente ma non netta-
mente granulosa; pericarpio nell’insieme spesso 1.5-2. 5 mm.
con mesocarpio essucco grumoso ed endocarpio crostaceo-
sublegnoso, internamente color giallo paglia e liscio. Seme
non connesso coll’endocarpio, a superficie opaca bruna color
cioccolata, globoso o subreniforme essendo un poco più
largo che alto, 12.5 mm. largo e 10.5 mm. alto, con l’ilo
— 181 —
molto esteso ed il rafe che si prolunga per una buona
parte di un lato; le diramazioni del rafe sono 4-5 per lato,
pochissimo ramose, distintamente impresse, traversanti oriz-
zontalmente il seme e riunentisi in giro al punto dove si
trova l’ embrione ; questo basilare accanto all’ilo ; albume
fortemente ruminato.
Habitat. — Cuba.
Nell’Erbario di Berlino si trovano assai completi esem-
plari con fiori e frutti giovani delle « Plantae Cubenses
Wrightianse » n.° 3969, ed altri con frutti maturi « di Bob
Combs: Flora Cubana, Province of Santa Clara, district of
Cienfuegos n.° 335, Calicita , 1895 ».
Ho visto inoltre nell’Erbario de Candolle un esemplare
raccolto nel 1829 da Bamon de la Sagra, col nome volgare
di « Jata » e la nota « feuilles en spirale ».
Osservazioni. — E una palma distintissima e curiosis-
sima per molti rapporti, specialmente per le sue rigide
fronde con grande lembo e picciolo corto e largo e forte-
mente spinoso seghettato, ma è poi ancor più caratteristica
per i suoi rami fioriferi in forma di amenti densamente pe-
losi, grossi come il dito mignolo, scorpioidei, coi fiori molto
addensati che si confondono con le brattee, fra mezzo ai
quali rimangono nascosti.
Con il n.° 3969 di Wright si trova una spata che si do-
vrebbe supporre appartenente alla C. macroglossa. Essa ha
la forma di una lingua, lunga 30 e larga 5 cm. tanto in basso
quanto presso l’estremità, coriaceo-legnosa, molto spessa (10-
12 mm.), fortemente depressa, piano-convessa, ancipite-sub-
bialata, coi margini acutissimi, terminata in punta quasi ro-
tondata, aperta solo all’apice essendo sul lato ventrale solo
dilacerato fibrosa; la superficie è levigata ed è segnata in
qua e là da puntolini squamiferi, è ross"o-cuoio interna-
mente e giallastro-paglia esternamente.
Specie note solo di nome od escluse dal genere Copernicia.
Copernicia barbadensis Hort. Herrenh., Wendl. In. Palm.
19. = Thrinax barbadensis Lodd. ex Revue lior-
ticole, 1875, 34.
— campestris Burmeist., Reise La Plata Staaten, II,
48 = Trithrinax campestris Dr. et Gris.
— maritima Mart. Hist. nat. Palm. Ili, 819, = Co-
rypha maritima Humb. et Bonpl. Nova Gen. et
Sp. pi. I. 298 = Sabal Japa Wright ? (Vedi os-
servazioni a questa specie).
— Mihaguama Kunth ex Mart. Hist. nat. Palm. Ili,
243 = Coccothrinax Miraguano Beco.
— ? nana Mart. Hist nat. Palm. Ili, 226 ( Corypha nana
Humb. et Bonpl.) = Crysophiìa nana Blume.
— '? Pumos Mart. Hist. nat. Palm. Ili, 243 == Corypha
Pumos Humb. et Bonpl. Nov. Gen. et sp. pi.
I, 298 = Sabal Rosei (Cook) Becc. (Vedi osser-
vazioni a questa specie).
— ? robusta Hort. Herrenh., Wendl. Ind. Palm. 19.
Cuba. Quid ?
— Wrightii Gris. et Wendl. PI. Cub. 220 = Acoelorha-
phe Wrightii Wendl.
Gen. 7. — Washingtonia H. Wendl. in Bot. Zeit. 1879,
68; S. Wats, in Bot. Calif. II, 211, 485; Benth. et
Hook. f. Gen. Plant. Ili, 923. — Pritchardia subg. Wa-
shingtonia Drude in Engl. et Prantl, II, 3, 38.
Grandi palme con grosso ed alto tronco lunga-
mente rivestito dalle vecchie fronde reflesse e molto
tardivamente decidue. Fronde plicato-fiabellato-
multifìde, suborbicolari. indivise nella parte centrale,
più o meno fìlifere nei seni ed ai margini dei seg-
— 183 —
menti ; picciolo molto allungato, spinoso lungo i
margini, piano convesso, con la base dilatata e le-
gnosa fessa in due parti abbraccianti il tronco e
portante ai lati i resti sf acelato -fibrosi di una
guaina pannosa. Ligula distinta. Rachide triango-
lare breve. Segmenti bifidi Spadici grandissimi,
4-plicato-ramosi, con le ultime diramazioni fiori-
fere filiformi, formanti nell’ insieme una immensa
pannocchia composta di varie pannocchie seconda-
rie e terziarie, da prima nutante e più lunga delle
fronde, poi, quando fruttifera, recurva e portata da
una parte peduncolare; questa guainata da varie
spate primarie tubulose. Spate delle pannocchie ter-
ziarie da prima tubulose poi nell’ antesi aperte,
piane, allungate e latamente lineari. Fiori di consi-
stenza scarioso-pergamenacea solitari ed inseriti ir-
regolarmente intorno ai ramoscelli, sessili sopra un
disco tuberculiforme all’ascella di una brattea jalina,
angusti e più o meno angolosi allorché in boccio.
Calice tubuloso, ± profondamente 3-lobo a lobi coi
margini imbricati. Corolla assai più lunga del ca-
lice, brevemente tubulosa in basso, divisa in 3 filli
patenti nell’antesi, coi margini imbricati nel boccio,
callosi e nettariflui alla fauce. Stami 6 più o meno
distintamente biseriati, con filamenti incrassato-
fusiformi in basso, dritti subulati e non inflessi
all’apice, quelli opposti ai filli di solito più crassi
di quelli alternanti e più o meno saldati ai fìlli
della corolla, gli altri 3 liberi quasi sino in basso;
antere, lanceolate, dorsifisse, deiscenti internamente.
Ovario composto di 3 carpelle approssimate, molto
repentinamente contratte in alto ed unite in uno
9
— 184
sfilo comune, callose e non scolpite in alto ; quelle
che rimangono infeconde aderenti all’ apice di
quella fertile nel frutto ; stilo filiforme gracilis-
simo allungato, lungamente permanente all’apice
del frutto; stigma piccolo puntiforme o brevemente
trilobo; ovulo basii are, eretto. Frutto piccolo, ovoi-
deo, drupaceo; epicarpio nitido pellicolare; meso-
carpio scarsamente carnoso ; endocarpio sottilissimo
pergamenaceo-vetrino fragile. Seme eretto, libero
dall’endocarpio, a superficie più o meno unita e
nitida, con leggiero inspessimento dell’ integumento
del seme dal lato del rate; rafe longitudinale, su-
perficiale o leggermente impresso o subumbilicato-
sulciforme con poche e semplici diramazioni po-
chissimo distinte ; ilo basilare ristretto ; albume
omogeneo, solido, oleoso; embrione basilare situato
leggermente fuori dell’asse.
Il genere Washingtonia è uno de’ meglio caratterizzati
fra quelli della Tribù delle Coryphece per le sue grandi
pannocchie di fiori bianchi quasi essucchi, scarioso-perga-
menacei, con gli stami biseriati e con le divisioni della co-
rolla inspessite alla base nel punto dove s’inseriscono i 3
stami oppositipetali ed apparentemente ivi nettariflue.
Sebbene le specie di Washingtonia siano state riferite
ora alle Brahea , ora alle Pritchardia esse costituiscono un
gruppo di palme nettamente definito ed uno dei più carat-
teristici della Flora Nord americana.
Le Washingtonia hanno tutte un aspetto loro particolare
a tutti noto per il grande favore che tali palme hanno in-
contrato nell’ornamentazione dei giardini, sopratutto per la
loro rusticità, il rapidissimo accrescimento ed il bel foglia-
me. Le Washingtonia hanno un tronco immenso che alla
base acquista anche 1 m. di diametro e che leggermente
— 185 —
assottigliandosi verso l’alto può raggiungere e forse sorpas-
sare l’altezza di 20 metri. Allo stato naturale il tronco ri-
mane completamente coperto dalle fronde vecchie che si
reflettono sotto la chioma ad ogni nuova vegetazione e
formano intorno ad esso un gran manicotto. In generale
da noi si ama di vedere il tronco nudo, e le vecchie fronde
vengono tolte mano mano che disseccano, distaccandosi facil-
mente dal tronco con debole sforzo ; però anche nel Deserto
del Colorado della « South California » nel « Palm Canon »
s’ incontrano gruppi della Washingtonia che vi è indigena
con grandi ed alti tronchi colonnari resi completamente
nudi dal fuoco che vi hanno espressamente attaccato gli In-
diani : giacché bruciare le foglie secche alle Washingtonia ,
come mi è stato assicurato dal Dr. Jepson dell’Università
di California, era un rito della loro religione prima che
tale pratica venisse proibita dal governo per i pericoli ai
quali dava luogo alle proprietà vicine.
Sino ad ora non si era ben sicuri se il genere Washing-
tonia si componeva di 2 o 3 specie distinte o di una sola
assai variabile, ed a tale riguardo le opinioni dei botanici
erano assai disparate. Dallo studio accurato che io ho fatto
di dette palme mi sembra che si possano distinguere due
specie ben caratterizzate, ognuna delle quali assai variabile,
ma non connesse da forme intermedie. Infatti ho riscon-
trato che fra le due specie di Washingtonia che io ricono-
sco — filifera e robusta — si riscontrano differenze note-
voli non solo nelle fronde, ma anche nei fiori come meglio
verrà fatto conoscere qui appresso.
E un fatto assai curioso che le Washingtonia siano in
questo momento meglio conosciute in Europa che nel loro
paese nativo e che non sia stato ancora possibile rintrac-
ciare il punto preciso d’origine della prima specie intro-
dotta da noi, la W. fili fera. A questo riguardo il Sig. S.
B. Parish di San Bernardino in California, che si è molto
occupato delle Washingtonia , e col quale ho avuto una
lunga corrispondenza relativamente alla loro distinzione
specifica ed al preciso luogo d’ origine d’ ognuna di esse,
mi scrive che la Washing fonia che in California è cono-
sciuta col nome di filifera è quella che noi coltiviamo col
nome di robusta e che la vera W. filifera è da loro scono-
sciuta non solo allo stato selvatico ma anche in coltiva-
zione.
Prospetto delle specie di Washin^tonia.
1. Fronde (di pianta adulta) con piccioli armati ai margini
solo nella parte più bassa con spine deltoidee piuttosto
piccole, inermi nella parte anteriore. Rachide o termi-
nazione posteriore del picciolo in forma di triangolo
molto più lungo che largo. Fiori con corolla il doppio
più lunga del calice. Stami oppositipetali fusiformi.
Ovario con 3 gobbe in alto. Stigma puntiforme indi-
viso (sempre ?).
a) Rachide 1-2 volte più lungo che largo. Seme
5.8- 6 mm. lungo, -F-4. 5 mm. largo.
W. fili fera Wendl. (forma tipica).
bj Rachide 3-4 volte più lungo che largo. Semi
4.8- 5. 2 mm. lunghi, 3.5-4 mm. larghi.
W. filifera v. mierosperma Becc.
2. Fronde con piccioli armati sino sotto i segmenti con
spine più o meno robuste e più o meno uncinate. Ra-
chide triangolare poco più lungo che largo. Fiori con
corolla circa 2 volte più lunga del calice. Stami oppo-
sitipetali inspessiti e bulbiformi in basso alla fauce.
Ovario rotondato (non con 3 gobbe) in alto. Stigma
3-partito.
a) Piccioli fortemente spinosi, segmenti con nume-
rosi filamenti ai margini.
TP. robusta Wendl. (forma tipica).
— 187 —
b) Piccioli più debolmente armati, segmenti quasi
privi di filamenti ai margini.
W. robusta var. gracilis Parish.
3. Specie dubbia da compararsi con la W. robusta.
W. sonorie Hort.
Indubbiamente le prime Washingtonia introdotte in Eu-
ropa sono state la W. fili [‘era e la sua varietà microsperma ;
ma non credo possibile stabilire quale delle due avrebbe
il diritto di priorità per essere considerata come forma
tipica. Io però ho creduto poter ritener come W. fìlifera
tipo la più grande e maestosa delle due e che ha fiorito
sin dal 1892 nel Giardino Garibaldi a Palermo da semi
pervenuti nel 1874 all’orto botanico di quella città. (Bull.
Soc. tose. Ortic. XVIII, 1893, 153). È dietro campioni di
fronde fiori e frutti provenienti da questo esemplare, a me
cortesemente comunicati daH’amico prof. Antonino Borzì
che ho quindi basato la descrizione della forma tipica di
W. fili fera.
Della Washingtonia che ha figurato nei cataloghi di Lin-
den col nome di Pritchardia filifera ne vennero da Linden
stesso portate 5 o 6 piante viventi alla Esposizione inter-
nazionale tenuta in Firenze nel maggio 1874, e di queste
io ne conosco presentemente quattro, tutte grandi e produ-
centi fiori e frutti e che appartengono alla varietà da me
distinta col nome di microsperma.
1. Washingtonia filifera H. Wendl. in Bot. Zeit. 1879,
68; Sargent, Forest Trees N. Am. 10th Census U. S.
IX, 217 (pro parte?); Sprenger in Bull. Soc. Tose. Ort.
XIV, 319, f. 37. — W. filamentosa 0. Kuntze, Rev.
Gen. PI. II, 737 (1891); Sargent, Silva N. Am. X,
47. t. DIX (pro parte ?) — Pritchardia filamentosa H.
Wendl. in Bot. Zeit. XXXIV, 807 (1876); Fenzi in
Bull. Soc. Tose. Ort. I, (1876) 116, cum. ic. xyl. —
— 188 —
Pritchardia filifera Linden, 111. hort. XXIX, 32, 105
(1877) cum ic. xyl. — Brahea filamentosa Hort.
Descrizione. — Tronco alto sino 20 m., un poco rigonfiato
in basso dove misura 0.80-1 m. di diam., poi colonnare e
leggermente ristretto verso l’apice, nel suo stato naturale
ricoperto dalle vecchie fronde reflesse.
Fronde grandi, misuranti 1.70 dall’ apice del picciolo
all’ estremità dei segmenti centrali. Picciolo lungo circa
quanto il lembo, dilatato in basso in una guaina coriacea,
la quale nel germoglio centrale dal suo attacco sul tronco
al punto dove cominciano le spine misura circa 90 cm. di
lunghezza, presto però aperta sul lato ventrale ed in parte
da questo lato risoluta in un reticolo fibroso, fessa inoltre
lungo il mezzo sul dorso e divaricata in due parti che ab-
bracciano quasi tutto l’intiero tronco; all’apice il picciolo è
largo 3= 4 cm. e spesso 13-14 mmv assai più largo versola
base, piano di sopra, convesso di sotto, nelle fronde di
piante vecchie armato ai margini nella metà inferiore con
piccole spine deltoidee poco o punto uncinate lunghe 5-7
mm., nel rimanente nudo od al più con qualche piccolissima
spina in qua e là ; ligula triangolare della forma e lun-
ghezza del rachide con margini membranacei essucchi ; ra-
chide triangolare-allungato, una volta od una volta e mezzo
più lungo che largo, non considerando il prolungamento
apicale che penetra nel lembo. Lembo diviso sino a circa
la metà in circa 80 segmenti, con lunghi filamenti biondi
nei seni e sui margini, egualmente verde e glabro sulle
due superfici ; i segmenti sono piani, molto profondamente
fessi in due lunghe code acuminatissime lacero-filamentose
nell’estremo apice ; le costole sono relativamente non molto
robuste: le inferiori forforacee nelle fronde da poco svolte,
a dorso piano in basso e liscio (non spinuloso) anche nei
segmenti più esterni, non prominenti, anzi leggermente de-
presse nella pagina superiore ; le superiori (terminanti nei
seni più bassi) molto rilevate nella pagina superiore ; i
nervi secondari sono numerosi, discosti fra di loro circa 1
— 189 —
mm. e rendenti molto acutamente striate (sul secco) le due
superficie ; le venule transverse sono cortissime essendo in-
terposte solo fra i nervi secondari, più distinte di sotto che
di sopra ; i segmenti centrali all’altezza dei seni più bassi
sono larghi 4-4.5 cm. ; gli esterni vanno gradatamente di-
minuendo di larghezza e di lunghezza e sono anche più
profondamente divisi ; i più esterni di tutti sono larghi
solo 10—15 mm. e molto più corti degli altri.
Scadici grandissimi, arcuato-nutanti, più lunghi delle
fronde, con varie infiorazioni parziali pure molto grandi e
nascenti dal di dentro di spate primarie tubulose stretta-
mente guainanti; queste infiorazioni secondarie sono alla lor
volta composte di vari rami sovrapposti ognuno dei quali
forma da se solo una pannocchia parziale cupressiforme
lunga 40-50 cm. assai densa, nascente dall’ascella di una
spata; questa da prima è tubulosa ma poi fessa per il lungo
e piana, laminare, spessamente cartacea, di vari centimetri
più lunga della respettiva pannocchia, larga 2-2.5 cm., od
anche più, troncata, brevemente bidentata e ciliato-barbata
all’apice. Le pannocchie parziali sono duplicato-ramose e
si dividono in numerosi ramoscelli fioriferi filiformi color
paglia lunghi 6-8 cm., sottili, spessi circa 1 mm. all’epoca
della fioritura, ed 1.5 mm. quando fruttiferi, sinuosi, gla-
bri, angolosi, portanti i fiori solitari, inseriti molto irrego-
larmente all’ingiro, sessili sopra un piccolo cuscinetto tu-
berculiforme che penetra nella base del calice e che nasce
dall’ascella di una spatella o brattea jalina-argentea laci-
niata.
Fiori in boccio lanceolato-acuminati, lunghi 8.5 mm. e
larghi 2 mm., oscuramente angolosi ; calice tubuloso-campa-
nulato, troncato alla base, diviso sino a circa la metà in 3
lobi latamente ovati, denticulato-crenulati sul contorno, con
un distinto apicolo leggermente forforaceo-rubiginoso ; co-
rolla il doppio più lunga del calice, tubulosa nel quinto
inferiore con segmenti lanceolato-acuminati subaristati, cal-
loso-papillosi (nettariflui ?) al punto d’inserzione del rispet-
tivo stame, patenti durante l’antesi nella porzione che rimane
— 190 —
al di fuori del calice. Stami opposti ai segmenti crassamente
fusiformi, saldati alla corolla nel loro terzo inferiore ; gli
stami alternanti coi segmenti sono tereti e subulati, molto
più sottili degli altri 3, liberi sino quasi al fondo della
corolla, partendosi dai seni fra petalo e petalo ; antere
lanceolato— sagittate lunghe 3 mm., acute e brevemente
bifide alfapice. Ovario piccolo turbinato, fortemente gib-
boso in alto, molto bruscamente contratto in uno stilo fili-
forme giungente durante l’antesi sino a circa la metà del-
l’antere. Stigma puntiforme non lobato.
Frutti ovoidei, neri, lucidi, con mesocarpio sottilmente
carnoso, lunghi ordinariamente 9 mm. e larghi 6, terminati
dallo stilo permanente setiforme lungo 5-6 mm. ; il seme
è ovato-ellissoidale, egualmente rotondato alle due estre-
mità, lungo 5.8-6 mm., largo 4-4.5 mm., pianeggiante e
non incavato dal lato del rafie, con l’inspessimento rafeale
del tegumento pochissimo accentuato, poco distintamente
segnato da 5 diramazioni del rafe sottili non anastomosate
di cui la centrale scavalcante il seme. Talvolta si svilup-
pano due carpelle ed in tal caso i frutti sono un poco asim-
metrici e pianeggianti dal lato assile.
Habitat. — Il preciso luogo d'origine di questa specie
rimane ancora dubbio ; perchè non vi è da tener troppo
conto di quanto è stato scritto in proposito, essendo le
Washingtonia tutte così simili per il loro aspetto esterno
che è facile scambiare Tuna per l’altra senza avere sotto
mano gli esemplari da esaminare (Si veda in proposito :
Gardener ’s Chr. Jan. 14, 1888, p. 50; Sargent, Silva, X, 47 ;
Fenzi in Bull. Soc. Tose. Ort. 1. c.). Da quanto mi comu-
nica il Sig. Parish « nè la vera W. filifera, nè la varietà
« microsperma sono conosciute in coltivazione in California,
« e quella che colà è coltivata col nome di W. filifera sa-
« rebbe quella che in Europa si coltiva col nome di W.
« robusta ». Sembra però certo che i primi semi della no-
stra W. filifera siano stati inviati in Europa da Roezl, il
quale, secondo il Sig. Parish, li dovrebbe aver raccolti presso
— 191
Prescott in Arizona « a region of pines rather than of
Palms ». Io però lascio al Sig. Parish il compito di stabi-
lire il vero « habitat » di ognuna delle specie e varietà di
Washingtonia.
In Italia fiorisce verso la metà d’agosto e fruttifica in
novembre.
Washingtonia fìlifera var. microsperma Becc.
Descrizione. — Tronco come nella forma tipica.
Fronde (di pianta adulta e fruttifera) misuranti 1.50 m.
dall’apice del picciolo all’estremità dei segmenti centrali.
Il picciolo è lungo circa quanto il lembo, armato solo presso
la base di piccole spine dentiformi deltoidee orizzontali,
inerme nel rimanente, largo in alto 4—5 cm. ; rachide assai
più prolungato nel lembo che nella forma tipica, essendo
3-4 volte più lungo che largo ; nei seni vi sono i soliti
filamenti, ma questi sono piuttosto scarsi sui margini dei
segmenti ; questi sono fortemente striati sul secco dai nervi
secondari assai robusti, fra mezzo ai quali si scorgono an-
che dei sottili nervi terziari ; venule trasverse indistinte.
Spadice lungo 3.50 m. : in un esemplare con 4 infiorazioni
parziali, ognuna delle quali lunga circa 2 m. ; queste alla
lor volta sono composte di 6-7 pannocchie cupressiformi, di
cui le più basse, che sono le maggiori, lunghe 40-45 cm. ed
in nulla differenti da quelle della forma tipica ; ogni pannoc-
chia è similmente provvista della sua spata latamente li-
neare, larga sino 4-5 cm. ed un poco più lunga della re-
spet.tiva pannocchia.
Fiori lattei, di consistenza scarioso-pergamenacea, di odore
forte non grato, in boccio oblanceolati acuminati lunghi
8 mm., un poco attenuati in basso, nel punto più largo,
verso il terzo superiore, di 2-5 mm. di spessore, non di
rado leggermente asimmetrici, talvolta =*= ottusamente tri-
goni. Calice tubuloso-campanulato, troncato alla base e
quivi all’esterno punteggiato, incavato di sotto, jalino, ar-
— 192 —
genteo-scarioso, diviso sino a circa la metà od oltre il terzo
superiore in 3 lobi latamente ovati o suborbicolari, coi
margini leggermente imbricati in basso rotondati o poco
distintamente apiculati a contorno irregolare crenulato-lo-
bulato. Corolla precisamente il doppio più lunga del calice,
indivisa e tubulosa nel quarto inferiore; petali lanceolati,
acuminato-aristati, leggermente concavi o quasi piani con
i soli margini sovrapposti od imbricati allorché in boccio,
finamente striati all’esterno, nell’antesi orizzontali, assai for-
temente calloso— glandulosi alla base dietro il respettivo
stame, ossia nel punto che potrebbe chiamarsi la fauce.
Stami biseriati ma tutti di lunghezza eguale; quelli opposti
ai petali uniti a questi nel terzo inferiore con filamenti
crassi, fusiformi, subulati all’apice ; quelli alternanti coi
petali liberi per tutto il tratto che la corolla è divisa, più
sottili, tereti, subulati e non inflessi all’ apice, del resto
come gli altri; antere lunghe circa 3 mm., angustamente lan-
ceolate, acuminate all’apice ma spesso quivi molto breve-
mente bifide (quelle degli stami oppositipetali più delle
altre) inserite a circa il terzo inferiore del dorso, a loggie
disgiunte assai profondamente in basso, deiscenti quasi dai
lati ed acute alla base. Ovario formato da 3 carpello molto
piccole, strettamente accostate fra di loro ma libere in
basso, formanti un corpo di poco più di 1 mm. di lun-
ghezza, turbinato, ottusamente trigono, trilobo e fortemente
gibboso in alto ; tutte e 3 le carpelle sono molto brusca-
mente contratte in un unico stilo filiforme trisulcato, giun-
gente nell’antesi alla metà delle antere con un solo stigma
puntiforme indiviso e non ingrossato ; così almeno io l’ho
visto nei vari fiori che ho esaminato, ma non posso accer-
tare che ad un dato momento della fioritura lo stigma non
si apra in tre lobi e si presenti come l’ho osservato nella
TF. robusta.
Frutti ovoidei, del tutto simili a quelli della forma
tipica ma più piccoli, lunghi 8 mm. e larghi 5; semi lun-
ghi 4. 8-5.2 e larghi 3.5-4 mm.
193 —
Habitat. — Come della forma tipica non è conosciuto
il preciso luogo d’origine di questa varietà.
Io ho descritto gli individui, che, portati giovanissimi
nel 1874 da Linden a Firenze, adesso da qualche anno fio-
riscono e fruttificano nel Giardino Corsi a Sesto presso Fi-
renze, nel Giardino Ricasoli alla Casa bianca a Port’Ercole
ed in quello del Conte Gustavo Parravicino a Campo Ro-
mano presso Viareggio.
Osservazioni. — Differisce dalla forma tipica per le fronde
un poco più piccole ; per i piccioli quasi del tutto inermi
meno che alla base; per il rachide foliare diverse volte più
lungo che largo ; per i fiori un poco più piccoli con i fila-
menti opposti ai petali più corti e relativamente più crassi,
ma sempre fusiformi, ed infine per i frutti e semi più piccoli.
Le fronde degli esemplari ch’io ho conservato tanto della
forma tipica quanto delle varietà differirebbero pure un
poco fra di loro perchè in quelle della forma tipica sono
visibili delle venule transverse nella pagina inferiore, che
mancano nelle fronde della v. microsperma ; inoltre in
questa fra i nervi secondari sono più distintamente che
nell’altra visibili dei nervi terziari ; ma tale carattere, come
la maggiore o minore spiniscenza dei piccioli, il maggiore
o minore prolungamento del rachide nel lembo, la maggiore
o minore abbondanza di filamenti fra i segmenti e le di-
mensioni dei frutti e dei semi sembrano caratteri molto
variabili nelle Washingtonia , riguardo ai quali bisogna
andar cauti per non attribuire ad essi un troppo grande
valore diagnostico.
E possibile che le Washingtonia occupino una zona al-
quanto estesa, e che esistano varie forme locali non però
specificamente definibili. Essendo stati quindi i semi di
queste palme spediti in Europa da vari collettori e prove-
nendo da disparate località, è naturale che gli individui
che adesso cominciano a fruttificare nei nostri giardini non
risultino tutti perfettamente identici fra di loro.
Per regola generale la spinescenza dei piccioli tende sem-
13
— 194 -
pre a diminuire quanto più la pianta diventa vecchia ; essa
sembra al suo massimo nelle fronde delle piante di me-
dia età, quando cioè, si potrebbe dire, hanno passato lo
stato infantile.
2. Washingtonia robusta H. Wendl. in Beri. Garten
Zeit. II (1883), 198 ; Rev. bort, 1883, 206 et 1885, 401,
f. 73; Bull. Soc. Tose. Ort. 1883, 117 et 1886, 301;
Orcutt in Bot. Gazette, IX (1885) 262. — W. filifera
(non "Wendl.) S. Watson in Bot. Cal. II, 211, 485.
Descbizione. — A quanto sembra il tronco è più gracile
di quello della W. filifera , ma non meno alto, e porta una
chioma di fronde un poco più piccole e con le punte più
flaccide e ricascanti. Le fronde della pianta adulta e fer-
tile misurano 1.40 dalla ligula all’estremità dei segmenti
centrali e sono divise in circa 70 segmenti. Il picciolo è
largo in alto 4 cm. o poco più, piano di sopra e convesso
di sotto, lungo circa quanto il lembo, fortemente armato sino
proprio sotto ai segmenti di robuste spine ineguali a larga
base, più o meno uncinate, lunghe sino 10-15 mm., spesse
volte in senso contrario, di color spadiceo come i margini; il
rachide è triangolare, quasi equilàtero od a mala pena un
poco più lungo che largo (nelle fronde di piante vecchie) ;
la ligula è pure triangolare, della medesima forma e gran-
dezza del rachide e contornata da lembo marcescente ; le co-
stole inferiori dei segmenti più esterni sono denticolato-spi-
nulose presso la base ed è pure spinuloso assai il margine
esterno del segmento estremo; tutte le costole inferiori sono
assai densamente coperte sul dorso in basso da un indumento
molle cotonoso che forma un’aureola biancastra di dietro alla
base del lembo intorno al rachide ; più in alto, sulle costole,
di dietro, si notano di tanto in tanto delle impressioni spe-
cialmente nei segmenti centrali e che dipendono dalla pres-
sione esercitata dalle spine del picciolo nella prefoliazione.
I segmenti sono assai abbondantemente filiferi ai margini,
— 195 —
striati da nervi secondari discosti fra di loro 1-1.5 min.
con vari sottilissimi nervi terziari framezzo ad essi; venule
transverse connettenti i nervi secondari più distinte di sotto
che di sopra ; nella parte centrale il lembo è indiviso sino
un poco al di sopra della metà ; all’altezza dei seni i seg-
menti maggiori misurano 5-5.5 cm. di larghezza, e sono di-
visi profondamente in due lacinie acuminatissime flaccide
e ricascanti.
Spadici grandissimi, più lunghi delle fronde, nutanti con
5-6 grandi infiorazioni parziali pendenti, ognuna delle quali
è composta di varie pannocchie sovrapposte cupressiformi,
lunghe 40-50 cm., assai dense, nascenti dall’ascella di una
spata terziaria latamente lineare, larga sino 4 cm. del resto
come quelle di già descritte per la W. fìlifera; ramoscelli
fioriferi lunghi di solito 8-10 cm., spessi circa 1 mm., si-
nuosi, glabri, angolosi, con i fiori solitari inseriti non molto
regolarmente a spirale all’ingiro.
Fiori in boccio lunghi 11 mm., larghi 2.5 mm. Calice
campanulalo, troncato alla base, diviso sino alla metà in 3
lobi ± ovati molto irregolarmente ciliato-laciniati al mar-
gine. Corolla due volte più lunga del calice, divisa sino al
quarto inferiore in 3 petali lanceolati acuminato-subulati
assai fortemente calloso- glandolosi alla base. Stami biseriati,
ma di lunghezza eguale, lunghi quanto i petali ; i 3 oppo-
sti ai petali con filamenti molto crassi subulati all’apice con
un forte ringrosso tubercoliforme alla fauce e poi brusca-
mente ristretti al di sotto di questa ; gli altri 3 tereti non
inspessiti subulati ; antere grandi lunghe 5 mm., angusta-
mente lineari-sagittate, apparentemente acute od apiculate
ma di fatto disgiunte o bifide all’ apice per quasi un terzo
della loro lunghezza totale, inserite per il mezzo del dorso
a loggie disgiunte alla base per più di un terzo. Ovario
turbinato, troncato-rotondato non scolpito e non gibboso
in alto ; stilo giungente sino ai 2/3 delle antere con stigma
brevemente 3-lobo e lobi patenti-bilobi.
Frutti ovoidei, neri, lucidi, con scarsissimo mesocarpio
carnoso, lunghi circa 10 mm., larghi circa 8 mm.. termi-
nati dallo stilo permanente setiforme. Seme ovato lungo
6-7 mm. e largo circa 5 mm., pianeggiante o molto leg-
germente incavato-umbilicato dal lato del rafe.
Habitat. — Il luogo dove cresce questa Palma è adesso
bene accertato ed è quello da dove in origine si credeva
provenissero i semi della TP. filifera. È il Palm Canon , sul
limitare N. 0. del Colorado Desert in Caliiornia. Dalle
fotografie che io ho ricevuto dal Sig. Parish si vede che
questa palma preferisce il fondo delle vallate vegetando fra
le roccie, ma dove le radici possono arrivare a procurarsi
abbondante umidità dall’ acqua che scorre nei torrenti.
Osservazioni. — Differisce dalla W. filifera oltre che per
i piccioli armati di forti spine dalla base all’apice, per i
fiori nei quali la corolla è due volte più lunga del calice ;
per i 3 stami opposti ai petali con un rigonfiamento bulbi-
forme in basso e subulati nel rimanente ; per 1’ ovario ro-
tondato e non gibboso in alto e sembrerebbe anche per
lo stigma 3-partito a lobi bilobi. Sembra specie alquanto
variabile per quel che riguarda il grado di spinescenza dei
piccioli, sempre però molto più spinosi che nella W. fili fera]
per la quantità dei fili sul margine dei segmenti ed a quanto
sembra anche per le dimensioni dei semi.
Io ho descritto i campioni provenienti da un esemplare
che fiorisce e fruttifica nel giardino botanico di Palermo.
I frutti di questo individuo sono, come sopra ho detto,
lunghi 18 mm. e_ larghi 8; i semi variano da 6-7 mm. di
lunghezza e da 4.8-5.3 di larghezza, sono pianeggianti dal
lato del rafe ed hanno quivi appena un accenno di de-
pressione od ombellico. Un individuo invece che si coltiva
al Golfe-Juan e di cui una fronda ed i semi mi sono stati
comunicati dal Sig. Dupont (orticultore alle Pépinières de
l’Aube) e che è riconosciuto pure come W. robusta , ha semi
lunghi 7-8 mm. e larghi 5.5-6 mm. ed assai distintamente
umbilicati dal lato del rafe.
197 —
Washing-tonia robusta var. gracilis Parish in lit.
Descrizione. — Tronco più gracile e fronde più piccole
che nella forma tipica con segmenti quasi mancanti di fila-
menti sui margini. Picciolo delle fronde della pianta adulta
armato sino all’apice ma più debolmente che nella forma
tipica; nervi secondari discosti 1-2 mm. l’uno dall’altro.
Habitat. — Gli esemplari che di questa varietà mi ha
inviato il sig. Parish provengono da individui coltivati nella
vallata di San Bernardino (California) e portano il n.° 5789;
alla medesima varietà appartengono quelli che portano il
n.° 5336 e che vennero distribuiti col nome di W. robusta.
Osservazioni. — A questa varietà mi sembra debba ri-
portarsi un esemplare che io coltivo, proveniente da semi
affidati al terreno 28 anni fa e che adesso da due anni fio-
risce. Il suo tronco misura 8 metri dal terreno alla base
della chioma delle fronde verdi ed è tuttora intieramente
rivestito da quelle vecchie reflesse. Le fronde misurano
1.40 m. dall’apice del picciolo all’estremità dei segmenti
centrali, il picciolo è egualmente lungo, largo all’ apice
4 cm., armato di piccole spine sino sotto i segmenti; questi
sono 70; il margine del segmento estremo non è denticolato
spinuloso ; il rachide è presso a poco in forma di triangolo
un poco più alto che largo. Le fronde di questo medesimo
individuo, ma solo di 8-10 anni di età, hanno circa 60
segmenti ; in esse il picciolo anche in alto è armato di
spine lunghe sino 1 cm.; il margine del segmento estremo
è spinuloso ed il rachide è più largo che alto; i segmenti
sono sempre pochissimo filiferi ai margini, ed i nervi se-
condari sono discosti 1.5—2 mm. fra di loro.
Fiori lunghi 9-9.5 mm. Calice strettamente campanulato,
diviso sino al terzo superiore in 3 larghi lobi rotondati
finamente e irregolarmente ma non profondamente cibato—
laciniati. Corolla 2 volte più lunga del calice, tubulosa ed
— 198 —
indivisa nel quarto inferiore; petali lanceolati, acuminati,
con circa 9 venature longitudinali, assai distintamente in-
spessiti e calloso-glandolosi alla base; stami inseriti tutti
alla medesima altezza a circa il terzo inferiore della co-
rolla, i 3 opposti ai petali fortemente inspessiti e bulbosi
alla base; quelli alternanti inspessiti pure ma in minor
grado, del resto tutti subulati nella parte superiore ; antere
lunghe 4-5 mm., lineari-sagittate alla base, assai profonda-
mente bifide all’apice, ma con le loggie molto approssi-
mate di modo che a prima vista l’antera intiera sembra
acuta ; esse sono inserite un poco al di sotto della metà
del dorso, e le loggie sono separate in basso quasi quanto
all’apice. Ovario turbinato, troncato, rotondato, liscio e non
gibboso in alto ; stilo raggiungente esattamente la sommità
delle antere, diviso brevemente all’apice in 3 corti stigmi
patenti, ognuno dei quali è brevemente bilobo.
I fiori sono molto simili a quelli della W. robusta tipica,
ma si distinguono un poco anche da quelli di questa per il ca-
lice a lobi meno profondi e meno distintamente laciniato-ci-
liati; per gli stami con filamenti tutti provvisti di un ispessi-
mento bulbiforme alla fauce, sebbene negli alternipetali
l’inspessimento sia minore che negli oppositipetali ; per le
antere fesse all’apice di tanto quanto sono disgiunte alla
base e sopra tutto per lo stilo che eguaglia in lunghezza
l’apice dell’antere.
Non so qual grado di valore possa assegnarsi a questi
caratteri. Nemmeno posso assicurare che essi si riscontrino
negli esemplari di vera W. robusta gracilis , essendoché i
fiori che di questa ho ricevuto sono un poco trapassati, seb-
bene del resto indistinguibili da quelli ora descritti.
3. Washingtonia sonorae Hort.
Io non ho visto esemplari spontanei di questa Palma
e nemmeno ne ho visti di coltivati in fiore od in frutto ;
rimango molto incerto perciò riguardo alla sua entità speci-
— 199 —
fica. Dubito molto che essa non sia che una delle forme
della W. robusta. Una fronda di pianta assai adulta che
io ho ricevuto dal giardino botanico di Palermo col nome
di W. sonorae differisce da quelle di W. robusta principal-
mente per l’apice del picciolo che di dietro si termina in
un cortissimo rachide in forma di triangolo (± asimmetrico)
del quale la base (larga 3.5 cm.) è circa il doppio dell’al-
tezza; i margini del picciolo sono armati proprio sino sotto
ai segmenti con robustissime spine a larga base più o meno
uncinate, lunghe sino 10-15 mm., di color spadiceo come
i margini dei piccioli, del tutto simili a quelle della W. ro-
busta; la ligula è pure breve e della medesima forma del
rachide, contornata da un assai largo lembo marcescente ; le
costole inferiori dei segmenti più esterni sono denticolato-
spinulose presso la base ed è spinuloso assai il margine ester-
no del segmento estremo. I segmenti sono circa 70, i centrali
lunghi circa 90 cm. misurati dall’apice del picciolo, larghi
4 cm. all’altezza dei seni, moderatamente fìliferi, striati da
nervi secondari discosti 1-1.5 mm. fra di loro con vari sot-
tilissimi nervi terziari fra mezzo ad essi; venule trasverse
molto distinte nella pagina inferiore e connettenti i nervi
secondari, molto poco distinte nella pagina superiore.
Meno che nell’apice del picciolo che nella W. sonorae si
prolunga in rachide più breve che nelle fronde usuali della
W. robusta (carattere che io non ho potuto constatare che
in una sola fronda di pianta adulta) non trovo differenze
fra le due specie, almeno in quanto agli esemplari che da
noi si coltivano.
Mr. T. S. Brandegee scrive (Zoe, V, 1905, 188) che la
W. sonorae venne descritta dietro esemplari raccolti dal
Dott. Palmer presso Guayamas, città dello stato di Sonora
situata sulle rive del Golfo di California a circa il 28°
L. N. Non vien però detto se tali esemplari provenivano
da individui spontanei o selvatici. Si dice inoltre che
a San Josè del Cabo vengono riconosciute due forme
di W. sonorae , le quali vengono distinte col nome di
« Palma bianca » e di « Palma rubra » ma che non vi è
— 200 —
mezzo di riconoscerle altro che dal colore del legno più
chiaro o più scuro tagliando il tronco, esattamente, aggiungo
io, come per le varietà di Copernicia dell’Argentina descritte
da Morong.
Senza dubbio però le Washing ionia di San Josè del Cabo,
nell’estrema punta meridionale della California, non vi si
trovano allo stato selvatico.
Gen. 8. — Fritchardia Seem, et H. Wendl. in Bonpland.
IX, 260: X, 197, 310, t. 15; Benth. et Hook. f. Gen.
plant. Ili, 928; Beco., Malesia, III, 286 — Colpothri-
nax Gris. et Wendl. in Bot. Zeit. 1897, 147 ; Benth.
et Hook. f. Gen. pi. Ili, 927 ; Drude in Engl. et Pr.
Pflanzenf. II, 3, (1889) 33.
Grandi Palme inermi con tronco solitario annu-
lato-cicatricoso. Fronde terminali, flabellate, orbi-
colari o w cuneate alla base, indivise nella parte
centrale, + profondamente multifide sul contorno
con divisioni più o meno profondamente bifide con
o senza filamenti fra una divisione e l’altra; ligula
breve ; rachide più o meno allungato ; spadice
consistente in una pannocchia duplicato-ramosa,
portata da una parte pedunculare più o meno al-
lungata, vaginato da due o più spate complete;
queste imbricate, fra loro simili, assai grandi, coria-
cee, tubulose in basso, aperte da un lato in alto ed
in forma d’orecchio d’asino. Fiori ermafroditi, sparsi
o spiralmente inseriti sui ramoscelli, solitari, ses-
sili sopra pulvinuli bratteati; bratteole 0. Calice
tubuloso-campanulato, 3-denticolato. Corolla assai
più lunga del calice con tubo breve permanente e
con 3 divisioni crasse valvate, staccantesi dalla parte
— 201
tubulosa al momento dell’antesi. Stami 6 con fila-
menti subulati uniti fra di loro per le basi, dila-
tati e formanti una corona eretta alla fauce della
corolla ; antere lineari oblunghe versatili. Ovario
obovato o turbinato, formato da 3 carpelle se-
milibere in basso scolpite in alto, unite in uno
stilo allungato con stigma comune puntiforme ;
carpelle con un ovulo basilare eretto. Perianzio
immutato dopo la fioritura. Frutto globoso od ovi-
deo, piccolo o majuscolo, con i resti degli stili e
delle carpelle sterili più o meno apicali ; pericar-
pio tenue, grumoso o crassi usculo-fibroso ; endo-
carpio + sottilmente legnoso, spesso staccantesi fa-
cilmente dall’endocarpio e formante un nocciolo
racchiudente il seme. Seme globoso, libero ed eretto
nell’endocarpio, con ilo piccolo basilare ; rafe leg-
germente impresso occupante tutto un lato del
seme senza diramazioni apparenti; inspessimento
rateale dell’ integumento del seme spongioso, fa-
sciante questo da un lato e non penetrante nel-
l’interno dell’albume ; albume omogeneo solido ;
embrione situato dal lato opposto al rafe al di
sopra della base o verso la metà.
Ho riunito alle Pritchardia il genere Colpothrinax Wendl.,
che non presenta alcun carattere per il quale possa diffe-
renziarsi. È singolare questa Palma americana che fa parte
di un gruppo nel quale tutte le congeneri sono polinesiane.
È vero però che una connessione fra le Palme asiatiche e
quelle Nord Americane si riscontra anche fra le Erythea
e le Livistona, due generi che solo artificiosamente possono
mantenersi distinti.
Nella « Malesia » (voi. Ili, 1889, p. 281) io ho passato in
— 202 —
rivista le specie di Pritchardia ; d’allora in poi a me non
è giunto alcun nuovo materiale che mi permetta di com-
pletare le mie cognizioni, sino ad ora assai incomplete, in-
torno a queste interessantissime Palme ; riporto quindi qui
appresso il prospetto delle specie tale quale venne da me
pubblicato nella « Malesia » con l’aggiunta della sola P.
Wrtghtii.
Prospetto delle specie del genere Pritchardia.
A. Fiori di consistenza essucca, immutati allo stato secco.
I Ramificazioni dello spadice glabre.
•te Frutti piccoli globosi di 7-12 mm. di diametro.
1. Fronde divise sino al terzo superiore in circa 90
segmenti. Fiori lunghi 7-7.5 mm. Frutti di 12
mm. di diam. Spadici più corti delle fronde.
P. pacifica Seem, et H. W. — Isole
Fidgi.
2. Fronde divise sino circa alla metà in 50-60 seg-
menti. Fiori lunghi 5-5.5 mm. Frutti di 7 mm.
di diam. Spadici più lunghi delle fronde.
P. Thurstonii F. v. Muell. et Dr. —
Isole Fidgi.
.te te Frutti mediocri.
3. Frutti oblunghi, 24X20 mm. Seme 15X14 mm.,
resti dello stilo e delle carpelle sterili eccentri-
camente apicali.
P. Vuylstekeana H. "Wendl. — Isole
Pomotù.
4. Frutti subsferici 20x18 mm. ; seme 14X13 mm.
P. pericularum H. Wend. — Isole Pomotù.
5. Frutti subglobosi di circa 2 cm. di diam. ; rami
bassi dello spadice alterni, ramoscelli spesso
2-3-forcati.
P. Hillebrandi Becc. — Isole Hawaii
in Molokai.
6. Frutti subglobosi (di circa 2 cm. di diam. ?); rami
bassi dello spadice molto divisi, ramoscelli nu-
merosi disposti a spirale, semplici.
P. remota Becc. — Isole Hawaii in
Modu Manu o Bird Hand.
.<r 6 .o: Frutti majusculi.
7. Frutti sferici di 4-4.5 cm. di diam.
P. Gaudichaudii H. Wendl. — Isole
Hawaii (in Oaku?).
8. Frutti ovati lunghi 4-4.5 cm. e larghi 28 mm.
P. Martii H. Wendl. — Isole Hawaii
(in Oahu, Cape Nifi).
II. Ramificazione dello spadice densamente peloso-lanose.
9. Frutti ovati (majusculi?).
P. lanigera Becc. — Isole Hawaii in
Hawaii sul Koala ridge.
B. Fiori di consistenza apparentemente carnosa , deformati-
tesi alquanto e cangianti colore col disseccamento.
10 P. Wrightii Becc. — Cuba e Isla de
Pinos.
Fritchardia Wrightii Becc. — Colpothrinax Wrightii
G-riseb. et Wendl. in PI. Cub. Wright n.° 3964; H.
Wendl. in Kerch. Palm. 241 ; Sauv. FI. Cub. n.° 2382.
Descrizione. — Sembra una palma assai grande e robu-
sta. Le guaine delle fronde formano un panno spesso 2-4
— 204 —
mm., nitidissimo, quasi vetrino e di color cinnamomeo in-
ternamente, fittamente squamuloso-forforaceo e rubiginoso
esternamente, formato da rozzissime e grosse fibre forte-
mente appiattite incrociantesi fra di loro, fra le quali poi
col tempo scomparisce il tessuto parenchimatoso che le
unisce.
Fronde grandi suborbicolari, flabellato-radiate, divise re-
golarmente in circa 80 segmenti : in un esemplare misu-
ranti 1.50 m. dall’apice del picciolo all’estremità dei seg-
menti mediani, nella parte centrale indivise sino verso la
metà o poco al di là, allorché bene svolte con lembo piano ;
picciolo robusto, coi margini apparentemente inermi, largo
all’apice oltre 3 cm. ; ligula sottilmente coriacea, nitida,
crenata, fragile ; rachide angusto prolungatesi alquanto
nel lembo, piano e coperto di squamule ferruginose di sotto;
segmenti rigidi, sottilmente coriacei, con le costole inferiori
robuste rilevate e piane sul dorso, le costole superiori assai
meno forti delle inferiori terminanti nei seni senza alcun
%
filamento; di sopra, i segmenti, sono verdi pallidi, glaberrimi
e nitidi, percorsi da un lato e dall’altro della costa mediana
(che è pianeggiante) da 6-10 nervi secondari assai distinti ma
non molto acuti, fra ognuno dei quali si trovano alcuni
nervi 3m più sottili e meno distinti ; la pagina inferiore è
opaca coperta da tenue indumento cinerascente e per di
più cospersa di minutissime squamule puntiformi brune ±
apparenti; i segmenti centrali all’altezza dei seni sono lar-
ghi 30-35 mm. e da questo punto vanno gradatamente as-
sottigliandosi in una punta fessa per il tratto di 3-5 cm.
in due punte sottili subulate; i segmenti laterali sono gra-
datamente più stretti, più corti e più profondamente divisi
dei centrali; i margini sono acuti.
Spadici semplicemente duplicato-ramosi, lunghi 40-50
cm., di cui 20-25 cm. ne misura la parte pedunculare ;
questa è guainata da 2 spate complete, subterete, spessa
7-8 mm., finamente pubescente-rubiginosa. Spate primarie
due sole, lanceolate, sottilmente coriacee, essucche, rosso
brune, mollemente forforaceo-rubiginose all’esterno ; la pri-
— 205 —
ma ossia la più bassa compressa, acutamente bicarinata,
più o meno fessa ed aperta dal lato ventrale, prolungata in
punta triangolare allungata : l’interna sorpassa di alquanto
l’esterna e si dilata in alto in un lembo in forma di orec-
chio d’asino terminato in punta piuttosto ottusa. La parte
ramosa dello spadice è glabra e forma una lassa pannoc-
chia ovata rigida ; i rami sono patenti, crassiusculi ; di essi
solo i più bassi sono divisi in pochissimi (2-4) ramoscelli
fioriferi patenti ; gli altri sono semplici e tutti variano in
lunghezza da 12-16 cm., spessi alla base 2-8 mm., subu-
lati all’apice, ottusamente angolosi e dritti (non od appena
sinuosi fra un fiore e l’altro).
Fiori sessili, inseriti non molto densamente a spirale
sopra pulvinuli piani non prominenti, orizzontali o quasi,
provvisti di una sola minutissima brattea subulata (al po-
sto della bratteola speciale del fiore si trova un piccolo
cercine carnoso), del tutto glabri internamente ed ester-
namente, in boccio bene sviluppato oblunghi attenuati in
un apice piuttosto acuto, lunghi circa 7 mm. e larghi
2.5 mm. Calice subtrigono ciatiforme-campanulato tron-
cato e carnoso in basso, liscio (non striato-carnoso) al-
l’esterno, con 3 superficialissimi denti acuti e del resto col
margine troncato integerrimo. Corolla nel boccio il doppio
più lunga del calice con una parte tubulare cilindracea per-
sistente terminata da una corona a 6 raggi formata dai
filamenti degli stami, ed intorno alla quale sono articolati i
tre segmenti in cui è divisa ; questi sono patenti al momento
dell’antesi e poi decidui, relativamente spessi e coriacei sul
secco (apparentemente carnosi sul fresco) ovato-triangolari
allungati, lunghi 3.5 mm., con base piana non auriculata
ai lati, valvati, attenuati un poco all’apice che è inspessito
e non molto acuto. Stami 6 con filamenti triangolari su-
bulati formanti una corona a 6 raggi riposante sul margine
del tubo della corolla ; antere versatili, latamente lineari,
lunghe 4 mm. inserite poco sotto la metà sul dorso, a loggie
parallele, brevemente bilobe all’apice e disgiunte in basso
sino al punto d’inserzione, deiscenti sui lati. Ovario incluso
— 206
nel tubo della corolla, glabro, composto di 3 carpelle che
nell’insieme formano un corpo turbinato od obpiriforme,
molto bruscamente contratto in uno stilo che è conico in
basso e nel resto filiforme, formato dall’ unione degli stili
delle singole carpelle e terminato in stigma puntiforme in-
diviso ottuso; carpelle libere fra di loro in basso, a sezione
trasversa triangolare, convesse sul dorso, impresso-incavate
in alto ; ovulo basilare eretto.
Frutto globoso uniloculare, apparentemente di 15- 18 mm.
di diam., con i resti minutissimi dello stilo apicali poco
distinti, con le carpelle sterili trasportate all’apice ma facil-
mente decidue ; mesocarpio carnosulo, parcamente fibroso,
facilmente separabile dall’endocarpio ; questo molto sottil-
mente legnoso formante un nocciolo fragile dentro il quale
il seme rimane libero. I noccioli sono globosi, spesso un
poco irregolari, di 11-14, mm. di diam. ; brevemente ed
ottusamente apiculati in basso. Seme globoso eretto di
8-10 mm. di diam. con l’ilo basilare circolare ristretto, ed
il rafe che si estende dalla base sino all’apice del seme, senza
diramazioni apparenti ; inspessimento rafeale del tegumento
spongioso e molto spesso, fasciante da un lato l’albume ma
non penetrante nel suo interno ; albume omogeneo subcor-
neo ; embrione situato a metà della sua altezza su di un
lato.
Habitat. — Nell’Isola di Cuba e nell’Isla de Pinos presso
la costa S. Ovest di questa. — In Cuba, Plantse Cub. Wright-
ianse n.° 3964 (Herb. Berol.) ; ad Herradura in Prov. di
Pinar del Rio, Van Hermann n.° 5392, Herb, de Cuba,
Estacion centrai Agronomica (Herb. Berol.). Nella Isla de
Pinos a Xuevo Gerona. W. I. Curtiss, West Ind. PI. n.° 364
(Herb, de Cand. e Berol.).
Osservazioni. — Io ho potuto studiare assai compieta-
mente questa Palma che non mi ha presentato alcun ca-
rattere, per quanto lievissimo, per il quale mi sia stato
possibile mantenerla in un genere distinto dalle Pritchardia.
— 207 —
Dalle altre specie del genere la P. Wrightii si distingue
principalmente per la consistenza più carnosa dei suoi
fiori.
Gli esemplari della Isla de Pinos non differiscono da
quelli di Cuba ; solo le fibre della guaina degli esemplari
di Curtiss sono di colore più scuro di quelle degli esem-
plari di Wright ; i segmenti delle fronde che ho vist o sono
lunghi circa 1 m.
Specie dubbie, orticole, note solo di nome od escluse
dal genere Pritchardia.
Pbjtchardia aurea Hort. Lind. — Rep. R. Gard. Kew, 1882
(1884), 65. — Beco., Malesia, III, 300. — Ho
visto solo delle fronde nell’Erb. di Berlino pro-
venienti dal Giardino di Herrenhausen. Non
sono conosciuti i fiori ed i frutti. Da confron-
tarsi con la P. pacifica Seem, et H. W.
— filamentosa H. Wendl. = Washingtonia filifera H.
Wendl.
— filifera Linden = Washingtonia filifera H. Wendl.
— grandis Hort. = Licuala grandis H. Wendl. (Bot.
Mag. t. 6704) della Nuova Brettagna.
— macrocarpa Lind. ; Revue hort. 1876, 375 et 1879,
105, t. 352; Rep. R. Gard. Kew, 1882 (1884), 65;
Becc., Malesia, III, 300. — Isole Hawaii. Ho vi-
sto, nell’Erb. di Berlino, solo delle fronde di un
esemplare coltivato nel Giardino di Herrenhau-
sen. Da confrontarsi con la P. Gaudichaudii H.
Wendl.
— Moensi Revue hort. 1883, 206 (solo nome); Becc.,
Malesia, III, 300. Indicata come proveniente da
Pomotù. Da riferirsi forse alla P. Vuylstekeana
od alla P. pericularum.
— nobilis Hort. ; Revue hort. 1881, 384 ; Revue de
V Hort. Belg., 1882, 12. — Quid ?
— robusta Hort. = Washingtonia robusta Hort.
208
Gen. 9. — Rhapidophyllum H. Wendl. et Drude in Bot.
Zeit. 1876, 148-149; Benth. et Hook. f. Gen. Plant. Ill,
925; Drude in Engl, et Pr. Pflanzenf. II, 3 (1889), 83.
Tronco breve e crasso rivestito dalle guaine delle
vecchie fronde sfacelate in filamenti criniformi ed
in lunghe e robuste fibre legnose spiniformi. Fronde
digitato-flabellate, irregolarmente multifide, senza
filamenti interposti fra i segmenti ; picciolo legger-
mente tubercoloso-denticolato ai margini; ligula
distinta ; rachide ridotto ad un piccolo triangolo
all’apice del picciolo e non prolungato nel lembo;
segmenti dentati all’apice, con costole eccentriche,
quelle superiori non terminate nei seni ma scorrenti
in vicinanza del margine esterno. Spadici poligamo-
dioici, intrafrondali, brevi, parzialmente duplicato-
ramosi con parte pedunculare rivestita da varie
spate; queste cartacee, imbricate, tubulose in basso,
aperte in alto; asse fiorifera crassa con vari ramo-
scelli fioriferi crassi e brevi. Fiori maschi irregolar-
mente glomerulati ed addensati sui ramoscelli, ses-
sili, spesso irregolari ; calice di 2-4 sepali liberi ;
corolla di 2-4 petali carnosi vai vati o con margini
+ imbricati; stami 5-7 eserti anche prima dell’an-
tesi ; carpellidii 2-4. Fiori feminei subglobosi, in-
seriti irregolarmente sui ramoscelli, solitali e sessili;
sepali 3, quasi del tutto liberi alla base; petali 3,
crassi imbricati; stami 6 con filamenti filiformi ed
antere ben conformate ; carpelle 3 intieramente li-
bere, non scolpite in alto, attenuate in stilo breve
arcuato in fuori, stigmatifero presso l’apice dal lato
— 209
interno ; ovulo basilare eretto. Frutto globoso-ovato
con i resti dello stilo apicali ; mesocarpio grumoso ;
endocarpio sottilmente legnoso formante un noc-
ciolo facilmente staccantesi dal mesocarpio. Seme
conforme al frutto, libero nell’ endocarpio ; ilo
basilare ; rafe occupante tutto un lato del seme,
pianeggiante o leggermente depresso e senza dira-
mazioni apparenti ; inspessimento rateale dell’ inte-
gumento del seme fasciante questo da un lato e non
penetrante nell’ interno dell’albume ; albume omo-
geneo, solido ; embrione situato sul lato opposto
al rafe.
Il genere Rhapidophyllum non contiene che una sola spe-
cie, molto ben caratterizzata specialmente per le lunghe
spine che ricuoprono il tronco e che risultano dallo sface-
lamento della guaina delle fronde. Le fronde anche sono
caratteristiche per le costole superiori che non si terminano,
come in tutte- le altre Corypheae, nei seni fra un segmento
e l’altro, ma si continuano sino all’apice dei singoli segmenti
scorrendo in prossimità del loro margine esterno. Per quel
che riguarda la struttura dei fiori il Rhapidophyllum si
avvicina molto alle Trithrinax , dalle quali principalmente
differisce per il seme, che non presenta alcuna intromis-
sione del suo tegumento esterno nell’ interno dell’albume.
Rhapidophyllum Hystrix H. Wendl. et Drude in Bot.
Zeit. XXIV (1876), 148-149. — Chamaerops Hystrix
Fras. ex Pursh, FI. Am. sept. 1. 240; Mart. Hist. nat.
Palm. Ili, 250 et 320, t. 125, f. 4; Illustr. hort. XXX
(1883), 75, t. 486; Chapm. FI. S. Un. St. edit. 2, 439;
— Ch. Histrix Desf. ex Steud. Nom. ed 1, 183. —
CorypJia Hystrix Desf. Tab. ed. 1. 19, ex Ind. Kew. —
Corypha repens Barthram Trav. 61, ex Mart. 1. c. —
14
— 210 —
Sabal Hystrix Nutt. Gen. 1. 230. — Rhapis arundinacea
Ait. Hort. Kew. edit. 2, V, 474. — Chamaerops arun-
dinacea Smith in Rees Cyclop. n.° 3 ? ex Mart. 1. c.
Descrizione. — Palma umile, stolonifera e cespitosa.
Tronco breve, relativamente grosso, raggiungente solo l’al-
tezza di qualche piede e di una spanna di diam. (Mart.),
molto densamente coperto dalle basi delle fronde, le quali
basi si sfacelano in numerosi filamenti criniformi color casta-
gno intermisti con grossi fasci fibrosi trasformati in robuste
spine legnose nigrescenti pungentissime, lunghe 15-40 cm.,
subtereti, della grossezza di uno spago.
Fronde (adulte) con lembo flabellato, dimidiato-orbicolare,
rigidamente cartaceo, profondamente e non molto regolar-
mente diviso in 15-20 segmenti, lunghi circa 50 cm. mi-
surati dalla ligula ; picciolo lungo circa quanto il lembo,
gracile, largo 8-10 min., triangolare in sezione transversa,
piano di sopra, con un angolo ottuso di sotto, finamente
striolato e cosperso di piccolissimi puntolini bruni, con i
margini acuti, molto minutamente e spesso indistintamente
tubercoloso-denticolati; ligula breve, quasi semilunare, acuta
nel centro ; di dietro il picciolo si termina in una piccola
area triangolare e non si prolunga in modo da formare un
rachide; i segmenti sono spianati, quasi tutti eguali in lun-
ghezza ed assai ineguali in larghezza, 1-3-costulati e per
questo motivo varianti da 15-45 mm. di larghezza, risul-
tando talvolta composti, specialmente nella parte centrale,
dalla concrescenza di 2-3 segmenti ; il punto più largo dei
segmenti rimane un poco al di sopra della metà loro da
dove si attenuano un poco verso l’apice ed assai più verso
i seni ; questi rimangono inegualmente discosti dalla ligula
(da 2-15 cm.); nei seni non vi è alcun filamento; all’apice
i segmenti sono subtroncati e si terminano in 2-6 denti
angusti ottusi secondo il numero delle costole ; le costole
superiori, che sono assai rilevate ed acute, non si terminano
precisamente nei seni ma scorrono sino all’ apice del seg-
mento in vicinanza del suo margine esterno ; le costole
— 211 —
inferiori pure non percorrono il segmento nella parte me-
diana, ma sono alquanto spostate verso il margine interno:
in tal modo fra tutte le Palme a fronde flabellate quelle del
Rhapidophyllum si distinguono per non avere la costola
simmetrica, ossia nel centro del segmento ; i nervi secon-
dari sono assai numerosi, sottili, più prominenti di sotto che
di sopra con alcuni nervi 3U ancora più tenui fra mezzo a
loro ; venule trasverse indistinte ; la faccia inferiore è più
pallida della superiore ed è segnata da innumerevoli pun-
tolini bruni minutissimi.
Spadici interfrondali, mezzo nascosti fra il reticolo e le
spine della base delle fronde, lunghi nell’ insieme 20-25 cm.
I maschi ed i feminei fra loro simili per dimensioni ma pro-
dotti da individui distinti. Gli spadici <$ hanno fiori con
rudimenti di carpello ; quelli $ hanno fiori apparentemente
ermafroditi; ambedue hanno la parte peduncolare lunga circa
quanto la parte fiorifera e vaginata da 4-5 spate : queste sono
in forma di cartoccio, molto ravvicinate fra di loro ed im-
bricate, cartaceo-pergamenacee, biancastro-rosee sul fresco,
cinnamomee sul secco, sparse di poca lanugine detergibile,
del resto glabre, brevemente acutate all’apice, tubulose in
basso, tutte fesse nel rimanente sul lato ventrale e le più
esterne anche dal lato dorsale in alto ; alcune altre spate
incomplete si trovano alla origine dei rami più bassi : que-
ste sono più acute delle altre od anche acuminate ; la parte
assile degli spadici è della grossezza di un dito in basso,
di color roseo vinato sul fresco.
Spadici maschi divisi in pochi rami corti di cui i più
bassi si suddividono in 5-10 ramoscelli fioriferi ed i supe-
riori sono semplici; tutti i ramoscelli sono molto densamente
fioriferi dalla base alla cima ed in tale momento sono amen-
tiformi, cilindracei ed ottusi, lunghi 3-5 cm. e spessi 8-10
mm. Fiori (maschi) assolutamente sessili, ravvicinati in grup-
petti o glomeruli di 3—5 senza ordine sui ramoscelli, i glo-
meruli essendo ora contigui ora interrotti; i fiori sono tutti
muniti di minutissime bratteole. Calice, corolla e bratteole di
color vinoso scuro sul fresco. Nei fiori maschi si riscontra
— 212 —
sempre una certa irregolarità in quanto si riferisce al numero
delle parti componenti i vari verticilli : d’ordinario vi sono
3 petali, 3 sepali, 6 stami e 3 carpellidii, ma si trovano an-
che 2-4 sepali, 2-4 petali, 5-7 stami, 2-4 carpellidii ; nem-
meno la forma generale dei fiori è molto regolare in causa
della grande compattezza delle spighe e della mutua pres-
sione. Anche prima dell’antesi, quando i ramoscelli sono an-
cora inclusi nelle spate, le antere sporgono completamente
fuori del perianzio. Il calice nei fiori regolari risulta di 3 se-
pali completamente liberi, oblungo-lanceolati, acutiusculi,
valvati ; petali carnosi larghissimi suborbicolari acuti od
apiculati, valvati o talvolta coi margini (assottigliati ed
acuti) soprapposti od imbricati (forse in causa della mutua
pressione) ; manca qualunque indizio di nettario ; stami
5-7, eguali fra di loro e disposti in un solo verticillo;
filamenti filiformi, tereti, subulati, nell’antesi lunghi quanto
la corolla, vinoso-pallidi ; antere eserte dal perianzio, gial-
lo-pallide come il polline, latamente lineari rotondate al-
1’ apice, a loggie parallele disgiunte nel quarto inferiore,
dove nell’ incavo s’ inserisce il filamento dal lato dorsale,
deiscenti lungo i lati; carpellidi 2-4, di solito 3, della
metà più corti dei filamenti, conico-allungati, jalini, glabri
con stigma puntiforme.
Spadice femineo (od androgino) formante una corta e densa
pannocchia ovata con parte assile crassa quasi semplice-
mente ramosa, ossia con pochi e brevissimi rami primari
in basso, diviso nel rimanente in numerosi ramoscelli fioriferi;
questi semplici crassi, inseriti senza regolarità e molto adden-
sati, lunghi 3-5 cm. Fiori disposti molto irregolarmente sui
ramoscelli, solitari o subglomerulati, molto approssimati,
sessili all’ascella di una piccola brattea triangolare acumi-
nata, subglobosi, di circa 3 mm. di diam. ; calice di 3 pezzi,
crassi, latamente ovati, uniti brevemente per la base ; co-
rolla di 3 petali, crassi, di un terzo più lunghi del calice,
molto latamente ovati o suborbicolari imbricati ; stami 6
con filamenti liberi o quasi, filiformi, nell’antesi un poco
più lunghi della corolla ; antere lanceolate con una piccola
— 213 —
papilla all’apice ma del resto ottuse, subsagittate alla base,
inserite presso la base sul dorso e subversatili ; carpello 3
libere, ovate, attenuate in breve stilo arcuato, stigmatoso
all’apice dal lato interno ; ovulo basilare eretto ; da prima
le carpello sono glabre ma presto si sviluppa intorno ad
esse una abbondantissima, tenue e lunga peluria bionda
crespivi o-ramentacea che ricuopre completamente tutto il
frutto sino a maturità. Perianzio fruttifero non accresciuto.
Frutti irregolarmente globosi o globoso-ovati con i resti
dello stilo apicali, spesso gemini, lunghi 18-20 mm. ;
mesocarpio grumoso ; endocarpio sottile legnoso fragile stac-
cantesi facilmente dal mesocarpio e formante un nocciolo
ovoide o subgloboso od oblungo spesso irregolare, lungo
14-18 mm. e largo 12-14. Seme libero nell’endocarpio, con-
forme al nocciolo, per lo più oblungo, a superfice opaca,
pianeggiante dal lato del rafe, il quale occupa tutto un
lato del seme stesso ed è latamente lineare, leggermente
impresso, senza diramazioni apparenti ; integumento del
seme leggermente inspessito lungo tutto il lato del rafe
e fasciante l’albume da questa parte ma non penetrante nel
suo interno; albume omogeneo solido; embrione situato dal
lato opposto al rafe al di sopra della metà.
Habitat. — Nella parte S. E. e temperata degli Stati Uniti
d’America. Nella Georgia, nella Florida orientale e nella
Carolina meridionale.
Preferisce i luoghi ombrosi e bassi. E una Palma che
sopporta assai basse temperature e che vive all’aria aperta
anche sotto il clima di Firenze, ma di un accrescimento
lentissimo.
Osservazioni. — Io ho descritto gli spadici maschi dietro
un esemplare che ha fiorito in Firenze, ed i fiori 5 da
spadici di un esemplare, coltivato, dell’ Erb. di Berlino.
I frutti mi vennero inviati dal • mio compianto amico
il Prof. A sa Gray.
1
— 214 —
Gen. 10. — Trithrinax Mart. Hist. nat. Palm. II, 149 et
III, 247, et Palm. Orbign., 43 ; Benth. et Hook. f. Gen.
pi, III, 925 ; Drude in Mart. PI. Bras. Ill, 2, 549. —
Diodosperma H. Wendl. in Bot. Zeit. XXXYI (1878),
117 ; Benth. et Hook. f. 1. c. 882.
Palme non raggiungenti grandi dimensioni, ce-
spitose e spesso gregarie con tronco relativamente
corto e grosso, rivestito dalle vecchie fronde di cui
le vagine sono sfacelato-fìbrose-reti colate con le
fibre apicali trasformate in rigidissime e lunghis-
sime spine che rendono il tronco orrendamente ar-
mato. Fronde palmato-flabellate o suborbiculari,
multifide, senza filamenti nei seni; ligula distinta
laminare ; rachide 0, il picciolo di dietro, termi-
nandosi in un margine brevemente laminare simile
ad una ligula posteriore; picciolo inerme. Spadici in-
terfrondali, duplicato-ramosi, con una parte pedun-
colare vaginata da varie spate essucche, tubulose in
basso, con vari rami nascenti all’ascella di larghe
spate cimbiformi ed abbraccianti ; rami divisi in
numerosi ramoscelli portanti i fiori inseriti spiral-
mente, solitari e sessili sopra pulvinuli superficiali,
questi minutamente bratteati ; bratteole florali 0.
Fiori ermafroditi (o poligamo-monoici secondo Dru-
de) ; calice brevemente tubuloso o cupulare, trilobo
o 8-partito, carnosulo; corolla di 3 petali latamente
convolutivo-imbricati; stami 6 ipogini eguali con
filamenti liberi subulati non inflessi all’apice, nel-
l’antesi più lunghi della corolla ; antere versatili,
latamente lineari od oblunghe, profondamente
— 215 —
smarginate alle due estremità. Carpelle 8, total-
mente distinte attenuate in uno stilo stigmatifero
all’apice dal lato interno; ovulo solitario eretto nella
respetti va carpella. Frutto globoso con i resti dello
stilo apicali; pericarpio scarsissimo; endocarpio sot-
tile crostaceo fragile. Seme globoso, libero, eretto ;
rate quasi basilare, circolare, esteso intorno all’ilo;
questo piccolo, basilare ; diramazioni del rafe nu-
merose, impresse, ascendenti, le centrali scavalcanti
l’apice del seme, lassamente anastomosate ; inspes-
simento rateale dell’ integumento del seme assai
esteso da un lato presso la base e penetrante in
una cavità conica della sostanza dell’albume; al-
bume corneo solido; embrione situato verso la metà
del lato opposto al rate. Perianzio fruttifero al-
quanto accresciuto.
I frutti delle Trithrinax non erano ancora ben conosciuti
e quindi nemmeno esattamente descritti; io ho potuto stu-
diare quelli della Trithrinax campestris che mi sono stati
favoriti dall’ Ing. Spegazzini da Buenos Aires. Ho potuto
così accertare la identità del Gen. Diodosperma colle Tri-
thrinax, cosa che di già aveva sospettato il Prof. Drude,
1. c. p. 551.
II Genere non contiene che 4-5 specie non tutte ancora
perfettamente conosciute.
Prospetto delle specie di Trithrinax
A. Carpelle con stilo breve , lungo al piu quanto la parte
ovuli fera.
1. Stili sottili dritti lunghi quanto la parte ovulifera.
Fronde divise in circa 30 segmenti misuranti
— 216 —
45-60 cm. dalla ligula all’estremità dei segmenti
centrali ; seni primarii discosti 10-15 cm. dalla
ligula ; segmenti profondamente bifidi (per il
tratto di 15-20 cm.)
T. brasiliensis Mart. — Brasile
merid. e Paraguay.
2. Stili crassi, più corti della parte ovulifera, forte-
mente arcuati. Fronde divise in circa 40 se-
gmenti misuranti 0.70-1 m. dalla ligula al-
l’estremità dei segmenti centrali; seni primari
discosti 25-30 cm. dalla ligula ; segmenti molto
brevemente divisi all’apice in due punte trian-
golari.
T. acanthocoma Drude. — Brasile
merid. (Rio Grande do Sul).
B. Cartelle con stilo sottile 3-4 volte più lungo della parte
ovulifera.
I. Corolla di un terzo o del doppio più lunga del calice.
3. Fronde misuranti 40-50 cm. dalla ligula all’estre-
mità dei segmenti centrali, divise molto profon-
damente in circa 25 segmenti ; seni primari
discosti pochi cm. dalla ligula ; segmenti divisi
in due lacinie per circa la terza parte superiore
dell’ intiero lembo. Stili 4 volte più lunghi della
parte ovulifera.
T. schizophylla Drude. — Boli-
via orientale.
4. Fronde divise in circa 23 segmenti misuranti circa
50 cm. dalla ligula all’estremità dei segmenti cen-
trali, separati in due metà eguali da un seno
che giunge quasi sino alla ligula ; gli altri primi
seni situati a 3-6 cm. dalla ligula ; segmenti di-
visi in due lacinie per oltre la metà o per quasi
— 217 —
i due terzi dell’ intiero lembo ; stili 3 volte più
lunghi della parte ovulifera.
T. biflabellata Barb. -Rod. —
Paraguay.
II. Corolla lunga quanto il calice.
5. Fronde rigidissime, divise in circa 25 segmenti,
misuranti 65-75 cm. dall’apice del picciolo alla
estremità dei segmenti centrali ; seni primari
nella parte centrale a 16-18 cm. dalla ligula ;
segmenti fessi all’apice per il tratto di 10-15 cm.
in due punte acuminate pungenti.
T. camjpestris Dr. et G-ris. —
Argentina^
Specie escluse dal genere Trithrinax.
Trithrinax aculeata Liebm. ex Mart. Hist. nat. Palm. Ili,
320 = Acanthorhiza aculeata H. Wendl.
— Chuco Walp. Ann. 1, 1005 = Acantborhiza Chuco
Drude.
— compacta Gris., Cat. PI. Cub. 221 = Hemithrinax
compacta Hook. f.
— mauritiaeformis Karst. in Linnaea, 28 (1856), 244 =
Sabal mauritiaeformis Gris. et Wendl.
1. Trithrinax brasiliensis Mart. Hist. nat. Palm. II,
150 et III, 320, t. 104 ( Thrinax brasiliensis) et t. Z
XIX, f. VII, et Palm. Orbign. 44, t. XXV, f. A; Gri-
seb. Symb. FI. arg. (1879) 283; Drude in Mart. FI. Bras.
v. Ili, 2. 550, t. CXXIX; Lindman, Palm. Sùdam. 37
(ex Swenha Vet.-Akad. handlig. XXVI, 1900).
Descrizione. — Tronco alto 4 metri (Gris.).
Fronde palmato-flabelliformi, ovato-orbicolari, glabre,
verdi di sopra, glaucescenti di sotto, rigide, misuranti
— 218 —
45-60 cm. dall’apice del picciolo all’estremità dei segmenti
centrali. Vagine formate da fibre obliquamente incrociate,
con le fibre apicali crasse complanate trasformate in lun-
ghe spine erette o reflesse; picciolo sesquipedale ed anche
più, leggermente convesso di sotto, piano di sopra alla
base, bifaciale-convesso in alto, striato per il lungo ; ligula
dura cordata acuminata lunga circa 4.5 cm.; rachide non
esistente, il picciolo terminandosi di dietro in una cresta
semiorbiculare alta circa 5 mm. ; lembo diviso in oltre 30
segmenti primari; questi alla lor volta profondamente bifidi,
uniti fra di loro nella parte centrale per il tratto di
10-15 cm. e verso i lati sino a soli 1-2 cm. dall'apice del
picciolo; i segmenti sono tutti angusti, i maggiori (i cen-
trali) sono larghi 15-18 mm. all’altezza dei secondi seni e
sono fessi per il tratto di 15-20 cm. (ossia dal terzo supe-
riore del lembo in su) in due lacinie strette acuminatis-
sime; costole superiori ed inferiori terminate in un callo
senza filamento ; nervi secondari numerosi approssimati cras-
siusculi.
Spadici duplicato-ramosi, allorché in fiore lunghi circa
40 cm. e nell’insieme formanti una assai densa pannocchia
composta di 6-7 rami od infiorazioni parziali, abbracciate
queste quasi completamente da larghe spate; subito dopo
l’antesi lo spadice si accresce alquanto e la pannocchia di-
venta più diffusa con brevissima parte peduncolare, la quale
apparentemente rimane nascosta tra le guaine delle fronde,
la parte assile al di sotto della spata più bassa è legnosa,
grossa come un dito, e si assottiglia gradatamente verso
l’estremità: è sinuosa fra un ramo e l’altro, subterete e leg-
germente compressa, glaberrima come del resto sono tutte le
sue diramazioni. Le spate primarie sono larghissime e corte,
inflato-ovate, aperte sul lato ventrale, solo le basilari sono
molto brevemente tubulose in basso, i margini loro sono
intieri od appena fìlamentoso-fibrosi, le più basse negli
esemplari da me studiati sono lunghe 16-17 cm. e molto
bruscamente contratte in breve punta triangolare acuta
rigida : tutte sono membranaceo-cartacee, rossastre ed es-
— 219 —
sucche, non molto fortemente nè rittamente venoso-striate,
da principio, a quanto sembra, coperte da denso e molle
tomento facilmente removibile, del quale al momento del-
l’antesi ne rimangono delle traccio solo negli apici. Le in-
fiorazioni parziali da principio (al momento dell’ antesi)
sporgono appena dalla rispettiva spata, dopo l’antesi sono
patenti, gradatamente decrescenti e formano delle brevi
pannocchie latamente ovate, delle quali le inferiori lunghe
15-20 cm. con numerosi ramoscelli fioriferi ; questi sono
gradatamente decrescenti, orizzontali e patentissimi, inseriti
spiralmente ma senza molta regolarità tutto in giro alla
parte assile che è assai spessa (sino 8-10 mm.) ; i ramoscelli
fioriferi sono filiformi, tereti, rugulosi sul secco, glabri,
spessi 1 mm. alla base ed assottigliati verso l’apice, i più
bassi lunghi 8-12 cm., i superiori solo 4-5, dritti o verso
l’estremità leggermente sinuosi fra fiore e fiore; all’epoca
delle fruttificazioni i ramoscelli sono spessi alla base
2-2.5 mm.
Fiori mediocremente fitti, inseriti lassamente ed irrego-
larmente a spirale, solitari all’ascella di una minutissima
brattea subulata, riposanti sopra un piccolo rilievo tuber-
culiforme molto superficiale che penetra nella base del ca-
lice: non si distingue bratteola speciale ad ogni fiore. I fiori
al momento dell’antesi nell’insieme sono lunghi ± 6 mm.,
poiché gli stami sporgono moltissimo dal perianzio che da
se solo, in tale momento, è lungo solo 2 mm. : sono glaber-
rimi in ogni parte, con calice brevemente cupulare, cras-
siuscolo, molto profondamente diviso in 3 lobi spesso ine-
guali a larga base acuti ed acuminati separati da seni
ottusi; la corolla è circa di un terzo più lunga del calice,
a petali carnosuli specialmente in basso, latamente ovati
brevemente e piuttosto bruscamente apiculati, convolutivo-
imbricati e non vai vati nemmeno nell’ apice, con margini
tenui (non inspessiti). Stami 6, nell’antesi circa 3 volte più
lunghi del perianzio, ipogini a filamenti completamente li-
beri, membranosi (sul secco) con la base molto strettamente
lanceolata gradatamente assottigliantesi nella parte esorta
— 220 —
dal perianzio, dove sono filamentosi, subulati e non inflessi
all’apice; antere latamente lineari o lineari oblunghe spesso
alquanto irregolari, lunghe da 2 a quasi 3 mm., a loggie
molto profondamente e quasi egualmente disgiunte alle due
estremità e con piuttosto largo connettivo, inserite per il
dorso poco al di sotto della metà. Carpello 3 ovate liscio
glabre non scolpite all’apice, del tutto libere, piuttosto bru-
scamente contratte in uno stilo dritto sottile un poco più
lungo di loro e che leggermente si dilata verso l’estremità
in una superficie stigmatica papillosa lungo il lato interno;
ovulo basilare eretto. D’ordinario sembra si sviluppi una
sola carpella. Subito dopo la fioritura il perianzio si accre-
sce alquanto : nello stadio da me esaminato era di già lungo
3 mm. con la corolla il doppio più lunga del calice e con i
resti dei filamenti sporgenti dall’apice della corolla.
Frutti
Habitat. — Cresce nel Paraguay e nel Brasile meridio-
nale. Gli esemplari tipici sono stati raccolti da Sellow nella
Provincia di Rio Grande de S. Pedro fra i fiumi Uruguay
e Paraguay (Mart.), Ho visto esemplari anche del Chaco a
Puerto Casado sul Paraguay (Regnell n.° 2227 in Herb.
Stock., leg. Lindman 1893) ; Lindman riporta anche la
località di Tres Barras nella parte meridionale della prov.
di Matto Grosso nel Brasile meridionale. Drude cita le Isole
del fiume Uruguay (Lorentz) e le vicinanze del fiume Pa-
rana verso il 31° L. S. (d’Orbigny).
Osservazioni. — Ho studiato gli esemplari tipici di Sel-
low nell’Erb. di Berlino, che mancano di fronde. La mia
descrizione delle fronde è tratta da quella di Martius e
dalla sua tavola 104.
Gli esemplari raccolti da Lindman consistono in fronde
di pianta giovane ed in infiorazioni parziali con frutti im-
maturi. Le fronde sono palmate con soli 10-12 segmenti,
disgiunti sin quasi alla base, ì segmenti laterali avendo il
seno a circa 1 cm. ed i mediani a 3-3.5 cm. dalla ligula;
221 —
le spine dell’apice della guaina sono nere, opache, lunghe
sino 8-10 cm. e larghe 3-4 mm. ; il picciolo è più lungo
del lembo, misurando 60 cm. di lunghezza: è largo 5-6 mm.
piano-convesso sin dalla base, finamente striato, con margini
acuti finamente scabridulo-subserrulati; all’apice di dietro
è troncato senza prolungamento di rachide ; ligula breve ;
segmenti molto rigidi pallidi concolori sulle due faccie sul
secco, lineari, lunghi circa 40 cm., larghi 5-10 mm., breve-
mente fessi all’apice per il tratto di 1-3 cm. in due punte
rigide quasi pungenti, unicostulati, con costa tenuissima,
finamente striati da nervi secondari molto approssimati e
ben rilevati; margini molto finamente tubercolosi sotto la
lente e scabriduli al tatto.
2. Trithrinax acanthocoma Drude in Regel’s G-arten-
flora, XXVII, 361, t. 959 et in Mart. FI. Bras. Ili, 2,
552 ; G-ard. Ghr. 1878, 1, 661 cum ic. sine fior. — T.
brasiliensis (non Mart.) Kerch. Palm. t. XXVI.
Descrizione. — ■ Fronde flabellato-multifide, misuranti
circa 70 cm. dall’apice del picciolo all’estremità dei segmenti
centrali; picciolo circa della metà più corto del lembo, largo
in alto 12 mm., dilatantesi alquanto verso la base dove al
principio del reticolo misura 20-22 mm., pianeggiante di
sopra, convesso di sotto, spesso nel centro 5 mm., molto
assottigliato sui margini che sono molto acuti, quasi ta-
glienti ed inermi, glabro, sotto la lente finissimamente
striato ; la ligula è sottilmente coriacea, glabra, semilunare
con una assai lunga punta nel centro ; di dietro il picciolo
si termina in un lembo liguliforme troncato, alto 4-5 mm.;
il reticolo della guaina alla base del picciolo è formato da
forti fibre che formano larghe maglie e dove le fibre tra-
sversali si uniscono con quelle longitudinali a formare delle
spine pungentissime dritte lunghe 5-6 cm., larghe 2-2.5 mm.,
compresse, a sezione trasversa rettangolare. Il lembo è molto
rigido, spessamente cartaceo, verde pallido in modo eguale
— 222 —
sulle due faccie, diviso in circa 40 segmenti percorsi da nu-
merosi nervi secondari ; questi molto fitti, rilevati e che
rendono molto nettamente striate le due superfìcii ; le due
metà di ogni segmento hanno molta tendenza a combaciarsi ;
i seni (che non portano filamento) nella parte centrale
si trovano a 25-30 cm. ed ai lati estremi a 2-4 cent, dal-
l’apice del picciolo ; le costole superiori ed inferiori sono
fra loro eguali, non molto robuste, a dorso nudo pianeg-
giante ; i segmenti centrali all’altezza dei seni sono larghi
24-25 mm. e si conservano presso a poco coi margini pa-
ralleli ma alquanto sinuosi per lungo tratto, ristringendosi
poi gradatamente verso l’apice; questo è molto brevemente
diviso in due punte rigide triangolari allungate acutissime,
pungenti, per lo più ineguali ; i segmenti laterali sono un
poco più profondamente (per 16-20 mm.) divisi nell’apice
e quindi con le punte più lunghe ed anche più strette e
più ineguali.
Spadici (giudicando dai frammenti che io ho visto) molto
simili a quelli della T. brasiliensis. Spate sottilmente co-
riacee, latamente ovate, inspessite alquanto verso- l’apice
(questo terminato in un apicolo duro lungo circa 1 cm. e
tomentoso), opache e rosso cuoio sulle due faccie ma più
scure internamente, reticolato-fibrose o sfacelato-filamentose
in basso coi margini intieri in alto. L’unica infiorazione
parziale che ho visto e che sembra una di quelle prossime
all’apice dello spadice, forma una pannocchia lunga 15 cm.
con vari ramoscelli provvisti alla base di una minutissima
brattea membranosa triangolare acuta; al momento dell’an-
tesi, i ramoscelli, sono eretto-patenti (sul fresco apparente-
mente carnosi) di appena 1 mm. di spessore, glabri, i più
bassi lunghi 6-7 cm., i superiori più corti, tutti portanti i
fiori spiralmente in giro senza molta regolarità.
Fiori solitari all’ascella di una minutissima brattea su-
bulata deflessa, riposanti sopra un piccolo rilievo tubercu-
liforme, carnosuli, glaberrimi in ogni parte, al momento
dell’antesi lunghi 4-5 mm. compresi gli stami che sorpas-
sano di assai il perianzio, il quale da sè solo misura soltanto
— 223 —
2 mm. di altezza; calice brevemente cupulare, crassiuscolo,
molto profondamente diviso in 3 lobi spesso ineguali ed a
larga base, acuti od acuminati con i seni interposti ottusi ;
la corolla è circa il doppio più lunga del calice, a petali
carnosuli, specialmente in basso, molto latamente ovati,
o suborbiculari, ottusi od ottusamente apiculati, convolutivo-
imbricati, non valvati nemmeno nello estremo apice, con
margini tenui acuti glabri. Stami 6 eguali, nell’antesi poco
più del doppio più lunghi della corolla, a filamenti stret-
tamente lanceolati in basso, gradatamente attenuati in punta
subulata; antere latamente lineari o lineari oblunghe (lun-
ghe 2-2.5 mm.) a loggie parallele, quasi sempre spiralmente
contorte, molto profondamente e quasi egualmente disgiunte
alle due estremità, con connettivo piuttosto largo scuro, in-
serito per il dorso al di sotto della metà. Carpello 3, ovate
bruscamente contratte in uno stilo che è più corto di loro ;
fortemente arcuato all’ infuori, leggermente inspessito in
alto con superficie stigmatica papillosa lungo il lato in-
terno dell’apice.
Frutto....
Habitat. — Brasile. Frequente sul limitare delle foreste
nelle regioni elevate della Provincia di Rio Grande do Sul,
specialmente presso Cruz Alta nel Brasile meridionale (Gla-
ziou n.° 9014 e 17343 in Herb. Beco, e Berol). — Si coltiva
anche nelle serre d’Europa.
Osservazioni. — Sembra molto affine alla T. brasiliensis
dalla quale differisce per le fronde con i segmenti breve-
mente bifidi all’apice ; per le spate più coriacee, con le
punte inspessite ; per i fiori più piccoli, con filamenti solo
poco più del doppio più lunghi della corolla; per le antere
più corte, e per le carpello con gli stili molto corti e forte-
mente arcuati in fuori.
Alla Trithrinax acanthocoma ho riferito anche il n.° 17343
di Glaziou nell’Erb. di Berlino, che sembra differire dal
n.° 9014 solo per essere più robusto in ogni parte.
— 224
La fronda di questo esemplare misura 1.16 m. dalla
ligula all’ apice dei segmenti centrali ; i segmenti sono
circa 40, quelli centrali seno larghi 35-36 mm., del resto
come quelli di già descritti, fortemente e finamente striati,
terminati dalle 2 punte pungenti ineguali con una specie
di piccolo callo dove termina la costa mediana inferiore,
a 2-3 cm. dall’apice. Il picciolo è largo in alto 2 cm., piano
di sopra, spesso 8 mm., terminato da un ben sviluppato
margine liguliforme coriaceo anche nella parte posteriore.
La sola infiorazione parziale presente è lunga 30 cm., i
ramoscelli fioriferi sono spessi 2 mm. ed i più bassi lun-
ghi sino 15 cm. I fiori sono esattamente come quelli già
descritti per il n.° 9014, solo le carpello hanno forse gli
stili un poco più allungati.
3. Trithrinax campestris Dr. et Gris. Symb. FI. Arg.
in Goettinger Abh. XXIY (1879), 283; Drude in Mart.
FI. Bras. Ili, 2, 550 ; Barb.-B.odr. Palmae Parag. 4. —
Copernicia campestris Burm. Reis durch die La Piata
Staaten II, 48, 49, 98. — Chamaethrinax Hoókeviana
H. Wendl. e R. Pfìster, Beitr. vergi. Anat. Saba-
leen. 46, 50.
Descrizione. — Palma alta circa 4 m. (Lorentz).
Fronde flabellato-multifide, subdimidiato- o 3/4 -orbicolari,
misuranti 65-75 cm. dalla ligula all’estremità dei segmenti
centrali. Picciolo lungo circa quanto il lembo o poco più,
glabro e liscio, largo in alto 20-25 mm. ed in basso poco
meno del doppio, di 6-7 mm- di spessore, leggermente con-
cavo di sopra, convesso di sotto, con margini inermi acu-
tissimi e quasi strettamente alati, portanti nella parte più
bassa alcune delle fibre nelle quali sembrano sfacelarsi i
margini della guaina, che però non ho visto; ligula bre-
vissima glabra formante un semicerchio a contorno ondu-
lato con una punta centrale ; di dietro il picciolo si termina
in un semicerchio rilevato liguliforme ; manca affatto un
— 225 —
rachide. Il lembo è coriaceo rigidissimo, nelle fronde gio-
vani egualmente biancastro e cereo pulverulento sulle due
faccie, poi glabro e verde pallido, diviso in 25 segmenti; i
seni nella parte centrale rimangono a 16-18 cm. dalla
ligula ed ai lati solo 1.5—2 cm. e non portano filamenti ;
le costole superiori non sono molto robuste nè molto spor-
genti e sono liscio : le inferiori non sono più forti delle
superiori, sono scabridule, specialmente in basso, e sebbene
piuttosto sottili sono assai prominenti nella pagina infe-
riore e si terminano in un piccolo callo formando un 2°
seno a 10-15 cm. dall’apice del segmento; nella pagina
superiore le costole inferiori non sono prominenti ma ad
esse corrisponde un distinto solco, poiché i segmenti non
sono perfettamente piani ma con le due metà fra loro più
o meno inclinate; i nervi secondari sono numerosissimi,
non molto rilevati e rendono finamente striate le due su-
perficì ; di venule transverse non si vede traccia; i segmenti
rimangono quasi di larghezza eguale nello spazio interposto
fra il seno più basso e quello superiore : in tale porzione i
centrali sono larghi 20-24 mm. ed i più esterni 10-12 mm. ;
le due punte che vanno al di là dei secondi seni gradata-
mente si ristringono in un apice acuminatissimo molto ri-
gido e pungente ; i margini dei segmenti sono ottusi e
leggermente ispessiti.
Spadice formante durante l’antesi una pannocchia oblunga,
che in un esemplare (dove sembra quasi completa) all’epoca
della fioritura misura 35 cm. ed è divisa in 4 dense infiora-
zioni parziali; queste sono lunghe 10-12 cm. con spessa
parte assile, molto approssimate, mezzo avvolte da larghe
spate e composte di vari ramoscelli carnosi spessi 1.5-2 mm. ;
allo stato fruttifero però lo spadice si accresce moltissimo
e l’asse delle infiorazioni parziali ispessisce e diventa lungo
circa 30 cm., oscuramente angoloso-subterete, liscio e di
circa 1 cm. di diametro alla base con i ramoscelli inseriti
spiralmente; questi sono eretto-patuli, rigidi, lisci, glabri,
tereti, spessi 3 mm. alla base, subulati, lunghi 10-12 cm.
con una bratteola inconspicua e decidua alla loro origine.
15
— 226
Le spate sono molto brevemente tubulose in basso, aperte
in alto e largamente ovali, inflato-auriculeformi, abbrac-
ciaci le pannocchie dei fiori, terminate da un breve apice
lanuginoso, del resto glabre di color giallo paglia, sottil-
mente coriacee sul dorso, membranacee, fittamente e fina-
mente fibroso -reticolate dal lato ventrale.
Fiori sessili, apparentemente carnosi, glabri in ogni parte,
nell’antesi lunghi 4.5-5 mm. compresi gli stami; il solo pe-
rianzio è lungo circa 2 mm. ; calice molto brevemente cupu-
lare, rotondato in basso e col fondo incavato, profondamente
diviso in 3 grandi lobi ovato-triangolari per lo più ine-
guali, acuti od acuminati, coi seni fra un lobo e l’altro
ottusi ; corolla di 3 petali convolutivo-imbricati, suborbico-
lari, di poco più lunghi dei denti del calice, a contorno roton-
dato. Stami 6 con i filamenti più del doppio più lunghi
della corolla, del tutto liberi, leggermente dilatati ed a con-
tatto l'uno con l’altro nella parte inferiore, attenuati in alto,
non inflessi all’apice; antere latamente lineari od oblunghe,
a loggie profondamente e quasi egualmente disgiunte ad
ambedue le estremità; carpelle 3, totalmente libere con parte
ovulifera rigonfia breve ed ovulo basilare; stilo allungato
filiforme curvato in fuori solo presso l’apice, giungente sino
a circa la metà degli stami, almeno 3 volte più lungo
della parte ovulifera; stigma angusto in continuazione dello
stilo e papilloso dal lato interno. Perianzio fruttifero con-
siderevolmente accresciuto, spianato sotto il frutto, largo
8-9 mm.
Frutti sferici di circa 18 mm. di diana.; endocarpio sot-
tilmente legnoso— crostaceo, fragile, opaco internamente.
Seme sferico di 12-14 mm. di diam. a superficie opaca
bruno nocciola, con 8-10 diramazioni principali del rafe
impresse che si partono tutte dalla base del seme e rag-
giungono l’apice anastomosandosi alquanto fra di loro ; il
rafe è rappresentato da un’ area circolare subbasilare in
corrispondenza di un’ intrusione suberiforme dell’ integu-
mento del seme, che penetra per un processo piuttosto an-
gusto e conico sino a circa la metà dell’albume e per di
227
più ne fascia una parte di un lato; l’albume è corneo, du-
rissimo, grigiastro, del tutto pieno; l’embrione è situato un
poco al di sotto della metà dal lato opposto al rafe ; la sua
posizione non si rivela all’esterno da alcun segno speciale.
Nei frutti da me studiati, l’epicarpio manca (quantunque
persista il perianzio fruttifero) ma apparentemente è sottile
molle e si separa facilmente dallo endocarpio. Spesso sem-
bra che si sviluppino 2 carpelle ed allora i frutti appari-
scono didimi, sebbene fra loro siano perfettamente separati.
Habitat. — Nella Repubblica Argentina : nella parte set-
tentrionale della Prov. di Cordoba (Lorentz, Plora Argentina
n.° 1261, in Herb. Berol., esemplare in fiore) ed alla Con-
cepcion nell’Uruguay, Campo de Galassia , dove forma densi
cespugli alti sino 4 m. (Lorentz, Plora Uruguensis n.° 879 in
Herb. Berol.). Un altro esemplare, pure di Lorentz (n.° 28)
è stato raccolto con frutti immaturi in Giugno 1871 presso
S. Pedro , dove formava intiere boscaglie (Herb, di Beri.).
I frutti maturi mi sono stati inviati da Buenos Aires
dall’amico Ing. Spegazzini.
Osservazioni. — Io ho riferito la Chamaethrinax Hooke-
riana H. Wendl. alla Trithrinax campestris, dietro una indi-
cazione del Dott. Udo Dammer che ho trovato unita agli
esemplari di questa specie nell’Erbario di Berlino, e non ad
una Thrinax come ha fatto Baillon (Hist, des Plantes,
XIII, 318).
4. Trithrinax schizophylla Drude in Mart. FI. Bras.
Ili, 2,551. — Trithrinax brasiliensis Mart. Palm. Orbi-
gnyan. 44, pro parte, t. X, f. 1 ; Orbigny, Voyage de
l’Amér. II, 584. — Diodosperma Burity H. "Wendl. in
Bot. Zeit. XXXVI (1878) p. 118.
Descrizione. — Tronco alto 3-5 m. di 5-10 cm. di diam.
Fronde rigide, ma meno che nella T. brasiliensis ; vagine
— 228 —
armate alla bocca di spine lunghe sino 12 cm. ; picciolo
lungo 30-50 cm.; lembo subdimidiato orbicolare, diviso an-
che nella parte centrale sino a pochi cent, dall’ apice del
picciolo in circa 25 segmenti ; i segmenti centrali sono lun-
ghi 40-50 cm. (misurati dalla ligula) e larghi 15 mm. al-
l’altezza dei secondi seni : gli esterni più angusti : tutti
molto profondamente divisi per il terzo superiore dell’ in-
tiero lembo in due lacinie strette acuminate.
0
Spadice duplicato-ramoso, similissimo a quello della T.
brasiliensis ma più gracile, con rami divergenti spesso re-
flessi ; parte pedunculare lunga circa 10 cm., vaginata da
varie spate tubulose imbricate, di cui le più esterne sface-
lato-fibrose sino a circa la metà; spate superiori inflato-cim-
biformi abbraccianti la base dei rami primari; questi formanti
delle lasse infiorazioni parziali ovate, lunghe 18-20 cm.,
composte di numerosi ramoscelli fioriferi inseriti spiralmente
intorno ad una parte assile dritta rigida ed assai crassa;
ramoscelli fioriferi lunghi 8-10 cm., filiformi, subulati.
Fiori allungati, attenuati un poco verso l’apice , calice
cupulare alto 1.5 mm., brevemente 3-lobo; petali il doppio
più lunghi del calice ; stami con filamenti sottili subulati
di un terzo più lunghi della corolla; carpelle con stili fili-
formi 4 volte più lunghi della parte ovulifera, lunghi quasi
quanto la corolla.
Frutto ignoto.
Habitat. — Nella parte tropicale del Brasile occidentale
e più frequentemente nella Bolivia. Presso Santa Cruz de
la Sierra nella Bolivia orientale (Orbigny) e sui confini
fra le Provincie di Matto Grosso e Chiquitos (Weddell
n.° 3498, ex Dr.). Nome volgare degli spagnoli della Boli-
via « Saro » o « Saho ».
Osservazioni. — Non ho visto esemplari di questa spe-
cie che sembra ben distinta dalla T. brasiliensis per la
maggior divisione delle fronde e per le carpelle con gli stili
molto più lunghi della parte ovulifera. Dalla T. campestris
— 229 —
differisce per la corolla assai più lunga del calice, e non
lunga quanto questo.
5. Trithrinax biflatoellata Barb.-Rodr. Palmae Novae
Paraguay. (1889), 2, t. 1.
Descrizione. — Tronco alto 2-5 m. di 5-7 cm. di diana.
Fronde rigide; vagine armate alla bocca di spine lunghe
sino 15 cm.; picciolo lungo 60-80 cm., largo all’apice circa
1 cm. ; lembo subdimidiato-orbicolare molto profondamente
diviso in pochi segmenti (2-3 nella figura) con il seno cor-
rispondente alla parte centrale della lamina giungente sino
quasi all’apice del picciolo in modo da separare il lembo
in due metà eguali mentre gli altri seni primari, nella
parte centrale, rimangono a 2-3 cm. dall’apice del picciolo
stesso ; i segmenti centrali sono lunghi circa 50 cm. (misu-
rati dalla ligula) e larghi circa 18-20 mm. all’ altezza dei
seeondi seni, che si trovano al di sotto delle metà od anche
quasi verso il terzo inferiore dell’intiero lembo ; le due la-
cinie nelle quali rimangono divisi i segmenti sono molto
gradatamente e lungamente attenuate in una acuminatis-
sima punta rigida pungente; i segmenti laterali sono un
poco più angusti e più brevi dei centrali.
Spadici duplicato-ramosi, simili a quelli della T. brasi-
liensis , con 6-7 rami od infiorazioni parziali arcuato-patenti,
lunghi nell’insieme 50-60 cm., di cui 25-30 cm. ne misura
una parte peduncolare che è compressa e guainata da 6 spate
tubulose imbricate, di queste la più esterna si termina in
un apice acuminato bipartito : le altre sono sfacelato-fibrose
nella parte superiore : quelle dei rami sono abbraccianti
ed inflato-cimbiformi ; i rami od infiorazioni parziali for-
mano delle lasse pannocchie, di queste le più basse lunghe
20-28 cm., le superiori un poco più corte, tutte composte
di numerosi ramoscelli fioriferi filiformi.
Fiori ovati, attenuati un poco verso l’apice ; calice alto
2 mm., diviso sino circa alla metà in 3 larghi lobi acuti ;
— 230 —
petali circa il doppio più lunghi del calice, obovati; stami
con filamenti sottili subulati sporgenti alquanto dalla co-
rolla, lunghi 5 mm.; carpello attenuate in stilo filiforme
3 volte più lunghe della parte ovulifera.
Frutti ignoti.
Habitat. — Nel Paraguay, Dipartimento di S. Salvador
ad Arroyo Porongo presso Togatiyd e nel Chaco fra i fiumi
Pilcomayo e Negro. Fiorisce in Febbr. Nome indigeno
« Carandav ». (Barbosa).
Osservazioni. — Non ho visto esemplari di questa spe-
cie di cui ho redatto la descrizione su quella di Barbosa-
B-odrigues e dietro la tavola citata.
Si distingue dalle altre specie per le fronde che sono
divise in due parti eguali da un seno che giunge sino quasi
all’apice del picciolo, mentre anche i seni laterali sono pro-
fondissimi ma meno del centrale; i segmenti sono pure di-
visi sino al disotto della metà dell’intiero lembo. Sembra
avvicinarsi moltissimo alla T. schizophylìa, nella quale però
sembra mancare la spartizione mediana profondissima, e che
ha i segmenti fessi solo nel terzo superiore dell’ intiero
lembo.
Gen. 11. — Acanthorhiza Wendl. in Bot. Zeit. 1879,
147 ; Benth. et Hook. f. G-en. plant. Ili, 925 ; Drude
in Mart. FI. Bras. Ili, 2, 553; Baili. Hist, des PI.
Nili, 311.
Palme con tronco cilindrico, annulato-cicatricoso
e coperto da radici avventizie spiniformi nella parte
più bassa. Fronde palmato-flabelliformi molto ine-
gualmente multifide, con 2-4 divisioni principali
giungenti sino al picciolo e queste divise in vari
segmenti acuminati brevemente bifidi separati da
— 231 —
seni di profondità variabile e senza filamenti inter-
posti; picciolo inerme con ligula distinta, troncato
di dietro ed ivi terminato con un orlo; rachide 0.
Spadici interfrondali, assai più corti delle fronde,
formati da una pannocchia duplicato- o 3-plicato-
ramosa con ramoscelli fioriferi allungati e con
parte assile assai crassa, ed una parte peduncolare
breve vaginata da varie spate, conspicue, imbricate,
molto brevemente tubolari in basso, aperte sul lato
ventrale ed auriculeformi. Fiori ermafroditi, carnosi,
globosi, chiusi e con le sole antere eserte durante
l’antesi, sessili ed insidenti sopra pulvinuli super-
ficiali dei ramoscelli, muniti di una sola e minu-
tissima bratteola subulata; calice di 3 sepali che
non si toccano per i margini ; corolla di 3 petali
suborbicolari lunghi circa quanto i sepali, convo-
lutivo-imbricati ; stami 6 coi filamenti formanti un
tubo membranoso intorno le carpelle, liberi solo
all’apice ; antere ovato-oblunghe affisse sul dorso
presso la base, rovesciate all’ esterno durante fan-
tesi; carpelle 3 completamente libere, attenuate in
stilo filiforme, solcato dal lato interno, stigmatifero
ma non ingrossato all’apice ; ovulo basilare eretto.
Perianzio fruttifero leggermente accresciuto. Frutti
mediocri globoso-oblunghi ; pericarpio scarso, spon-
gioso-fibroso sul secco; endocarpio sottilissimo mem-
branaceo. Seme conforme al frutto, a superficie
opaca con testa sottilissima jalina ; ilo piccolo
basilare ; rate breve ed angusto poco distinto, sue
diramazioni leggermente impresse, poco apparenti,
ascendenti dalla base, anastomosate ; albume osseo
omogeneo, radiante da un accenno di cavità cen-
— 232
trale, senza alcuno accenno di inspessimento o di
intromissione del tegumento del seme; embrione
eccentrico sul lato opposto al rafe.
I numerosi fiori che io ho dissecato mi hanno sempre
offerto stami e carpello ben conformate da farmi credere
che fossero tutti ermafroditi. Tutti avevano i filamenti con-
nati in basso e formanti un tubo intorno alle carpello e
nessuno ne ho trovato coi filamenti del tutto liberi, come
quelli che figura Drude nella tav. 132, II.
II genere, sebbene abbia una non dubbia affinità con le
Trithrinax, è ben distinto per gli stami coi filamenti sal-
dati in un tubo in basso e per il seme con albume omo-
geneo e privo affatto di inspessimento e di intromissione
del tegumento.
Prospetto delle specie di Acanthorhiza.
1. Stami coi filamenti liberi soltanto nella breve parte che
sporge dalla corolla, connati e formanti un tubo in tutta
la parte inclusa ; tubo staminale quindi lungo quanto
la corolla e racchiudente completamente le carpelle.
A. aculeata Wend. — Messico meridionale.
2. Stami coi filamenti lunghi precisamente quanto la co-
rolla, connati soltanto in circa la loro metà inferiore.
Carpelle circa il doppio più lunghe del tubo formato
dai filamenti.
A. Warscewiczii Wendl. — Panama, Costa
Rica, Nicaragua.
Specie non ben note.
3. Acanthorhiza ? Chuco Drude. — Brasile occid. subequa-
toriale.
4. » » Wallisii H. Wendl. — Brasile occid. o
Columbia sabandina?
— 233 —
1. Acanthorhiza aculeata H. Wendl. in Kerch. Les
Palmiers, 230; Illustr. Hort. XXVI (1879) t. 367; Drude
in Mart. FI. Brasil. III. 2, t. 132, II; Hemsley in Biol,
centr. Amer. Bot., 411. — A. stauracantha H. Wendl.
ex Leiden Cat. n.° 87 (1871); Illustr. hort. XXVIII
(1881), 15. — Acanthorhiza Mocinni Benth. et Hook,
f. Gen. pi. Ill, 925 ; Hemsley in Biol, centr. Am.
Bot., 411. — Trithrinax aculeata Liebm. ex Mart.
Hist. nat. Balm. Ill, 320. — Chamaerops stauracantha
Hort. Belg. ex Heynh. Nom. II, 136. — Ch. Mocinni
Humb. Bonpl. et Kunth, Nov. Gen. 1. 300 ; Kunth,
Syn. I, 303 ; Roem. et Schult. Syst. Veget. VII, 2.
1489 ; Spreng. Syst. Veg. II, 137; Mart. Hist. nat.
Palm. Ill, 252, 320 ; Kunth, Enum. pi. Ill, 250; Illu-
str. hort. XXVI, t. 367 (sine fl. et fruct.).
Descrizione. — Palma con tronco raggiungente l’altezza
di 3 metri (Langlassé) armato da radici avventizie spine-
scenti.
Fronde con picciolo lungo e gracile, depresso-subtrian-
golare in sezione transversa, ossia piano di sopra e convesso
con angolo ottusissimo di sotto, margini acutissimi, largo
verso l’alto 15-16 mm., ed un poco più nell'estremo apice
dove si dilata alquanto in una ligula molto breve, spessa-
mente coriacea, a contorno quasi troncato ma prolungato
in una piccola punta nella parte centrale ; posteriormente
il picciolo si termina in un superficialissimo orlo quasi oriz-
zontale, mancando affatto ogni accenno di rachide ; lembo
palmato-flabellato o subdimidiato-orbicolare, alquanto ir-
regolarmente duplicato-multifido inquantochè vi sono 3-4
divisioni primarie disgiunte sino proprio alla ligula, poi
ognuna di queste divisioni ha dei seni profondi, a soli 10-15
cm. dall’apice del picciolo, ed altri più in alto a 30-40 cm.:
le divisioni secondarie (quelle interposte fra i seni profondi
10-15 cm.) sono in generale 3-fide, ossia risultano dalla
concrescenza di 3 segmenti, hanno 2 costole superiori e 3
— 234 —
inferiori, queste più forti delle altre ; i segmenti sono fra
tutto circa 60 : quelli della parte centrale misurano dalla
ligula all’apice oltre un metro, sono larghi al livello del
secondo seno 25-30 mm. e da tal punto vanno gradata-
mente attenuandosi in una punta acuminata, ma non subu-
lata, e molto brevemente bifida ; essi sono di consistenza
cartacea, verdi e quasi nitidi di sopra, biancastri o subar-
gentei di sotto, finamente e fittamente striati sopra ambedue
le faccie da numerosi nervi secondari : sono per di più
piani perchè le parti che rimangono a destra e sinistra della
costa mediana (che di sopra è superficialissima ed indistinta)
non hanno tendenza a combaciarsi ; i margini sul secco
tendono ad arricciolarsi ma non sono inspessiti; non si di-
stinguono venule trasverse; i segmenti estremi laterali sono
lunghi circa 60 cm. e della metà più stretti dei cen-
trali.
Spadice (non visto intiero) glaberrimo in ogni parte, for-
mante una assai ampia e piuttosto densa pannocchia dupli-
cato-ramosa, allungato-conica, composta di numerosi rami
orizzontali inseriti spiralmente tutto in giro ad una parte
assile robusta; questa grossa come il dito mignolo in basso
e gradatamente assottigliata verso 1’ apice. Spate,... Rami
con parte assile robusta compressiuscula, spessa in basso
6 mm., e striata, apparentemente privi di brattea basilare
perchè le traccio di questa si trovano (nei rami maggiori
che sono i più bassi) a 10-20 mm. al di sotto del distacco
del ramo sotto forma di uno strettissimo semicerchio sca-
rioso con brevissima punta centrale : nei rami estremi sol-
tanto la brattea è più distinta e ravvicinata al suo ramo;
i rami inferiori sono lunghi 13-15 cm. con 18-20 ramo-
scelli fioriferi, che nascono dall’ ascella di una minutissima
brattea subulata scariosa e sono inseriti a spirale intorno
Tasse ; essi sono tereti, crassiusculi, spessi 2 mm., lunghi
5-7 cm., assai densamente coperti di fiori ; i rami supe-
riori sono gradatamente più corti e con minor numero di
ramoscelli fioriferi.
Fiori sessili ed inseriti orizzontalmente all’ ingiro o spi-
— 235
raiment.*' sopra un superficialissimo cuscinetto tubercoli-
forme (che diventa più conspicuo ne’ ramoscelli fruttiferi)
all’ascella di una minutissima brattea triangolare j alina:
sono privi di bratteola propria, globosi, di 3 mm. di diam.,
carnosi, glabri in ogni parte, con le antere eserte dal
perianzio durante l’ antesi ; calice rotondato in basso, al-
quanto incavato sul fondo, diviso quasi completamente in
3 sepali carnosuli ovato-oblunghi, rotondati all’apice ; co-
rolla appena più lunga del calice, formata da 3 petali con-
voluto-imbricati, orbicolari, carnosuli, coi margini sottili e
subjalini ; stami 6, durante l’antesi un poco più lunghi della
corolla e degli stili, che sono liberi nella parte che sporge al
di fuori di quella, nel rimanente riuniti in un tubo in forma
di fiasco (il quale per conseguenza è lungo quanto la co-
rolla), ristretto alla bocca, molto sottilmente membranoso
od jalino ; antere largamente ovate, leggermente smarginate
all’apice, inserite sul filamento per la base dal lato del
dorso, a loggie parallele brevemente disgiunte alla base,
deiscenti internamente : durante l’antesi però l’antera rove-
sciandosi in fuori, la deiscenza è apparentemente esterna;
carpello 3 libere, angustamente lageneformi, leggermente
scolpite in alto, attenuate nel respettivo stilo, che durante
l’antesi è lungo circa quanto la parte ovulifera, solcato
lungo il lato interno e terminato in stigma puntiforme
papilloso non ingrossato all’apice; gli stigmi arrivano a
sporgere appena dal tubo staminale ; ovulo basilare eretto.
Perianzio fruttifero alquanto accresciuto ed inspessito, for-
mante una cupula di 8 mm. di diam. col calice fortemente
incavato di sotto e coi sepali e petali induriti a superficie
unita (non striati).
Frutti ovato-oblunghi (della apparenza di piccole giug-
giole), rotondati alle due estremità, specialmente al vertice,
dove non si scorgono i resti dello stilo; questi sono lunghi
2 cm., larghi 15 mm., a superficie giall astro-sporca sul
secco, opaca e finamente granulosa sotto la lente ; pericar-
pio nell’insieme spesso circa 1 mm., quasi essucco anche
sul fresco, crostaceo e fragile sul secco; mesocarpio scarso,
— 236 —
spongioso nella parte esterna, finamente e non molto ab-
bondantemente fibroso internamente ; endocarpio rappre-
sentato da una pellicola sottilissima j alina.
Seme ovato, rotondato alle due estremità, lungo 14—16 m.,
largo 10-11.5 mm. ; ilo piccolissimo ; rafe corto e stretto
poco distinto e con diramazioni poco apparenti leggermente
impresse ; testa pellicolare subargentea; albume duro, leg-
germente radiato da un accenno di cavità centrale ; em-
brione situato fuori dell’asse del seme dal lato opposto al
rafe al di sopra della metà.
Habitat. — Messico occidentale meridionale. Gli esem-
plari tipici sono stati raccolti da Liebmann, secondo Mar-
tius, sopra suolo calcareo fra la Galera e Pochutla (Provin-
cia di Oaxaca) nei bambuseti, e nelle selve presso S. Mi-
quel del Puerto insieme alla Chamaedorea pochutlensis. Il
Chamaerops Mocinni , che io ho creduto potere identificare
con V Acanthorizha aculeata venne raccolto da Humboldt e
Bonpland pure nel Messico ad Acapulco (Provincia di
Guerrero).
Nell’Erbario de Candolle si trova un esemplare di una
Acanthorliiza, consistente in una porzione di spadice con
fiori, che io ritengo riferibile alla tipica A. aculeata e che
porta la seguente etichetta : E. Langlassé, Herborisation au
Mexique, Etats de Michoacan et de Guerrero n.° 820 bis.
Eives du Rio Tecpan alt. 350 m. 29 I 1899. Trono épi-
neux, haut de 3 m. Feuilles palmées. Sol granitique. Nom
indigène « Soyamiche ».
Osservazioni. — Io ho descritto i fiori dell’esemplare di
Langlassé n.° 820 bis, che essendo stato raccolto nella me-
desima regione dalla quale provengono gli esemplari tipici
è presumibile che non debba differire specificamente da
questi. Le fronde ed i frutti sono stati descritti dietro un
esemplare che io ho còlto nel giardino botanico di Bui-
tenzorg nel 1878 e che ivi si coltivava col nome di Cha-
maerops stauracantha. Non ho però visto i fiori di questo
— 237 —
esemplare, manca quindi l’assoluta certezza della sua rigo-
rosa identificazione specifica, sebbene a me rimangan ben
pochi dubbi in proposito.
Mi sembra poter riferire con abbastanza sicurezza alla
Acanthorhiza aculeata il Chamaerops Morirmi Humb. Bonpl.
et Kunth ; questo quindi sarebbe il nome più antico di
detta Palma, la quale secondo quelli che ritengono, non
saprei con quanta ragione, che il primo nome specifico as-
segnato ad una specie debba esser sempre conservato, do-
vrebbe di preferenza chiamarsi Acanthorhiza Mocinni.
2. Acanthorhiza Warscewiczii H. Wendl. in Kerch.
Palm. 230 ; Drude in Mart. FI. Brasil. Ili, 2, 554, t.
132, f. 1 et t. 133 ; Revue hort. 1885, 19 ; Hemsley
in Biol. centr. am. Bot. 411 ; Regel, G-artenfl. 1876,
68, t. 860, 3. — A. aculeata (non Wendl. ex Liebm.)
Bot. Magaz. t. 7302. — Chamaerops Warscewiczii Hort.
ex H. "VVendl. 1. c.
Descrizione. — Palma raggiungente l’altezza di 5 m
(Glaziou) con tronco cilindrico piuttosto gracile, annulato-
cicatricoso nella parte inferiore e quivi assai fortemente
armato tutto in giro da radici avventizie spiniformi; queste
sono lunghe sino 30—35 cm., di circa 3 mm. di diam., più
o meno sinuose: esse stesse emettenti radici secondarie oriz-
zontali, pure spiniformi, variabili queste in lunghezza da
pochi mm. a 2-3 cm.
Fronde con picciolo lungo e gracile, inerme, convesso di
sotto, assai canaliculato di sopra in basso, pianeggiante verso
l’alto, con la parte basilare molto dilatata, legnosa, legger-
mente filamentosa sui margini, abbracciante il tronco, fessa
lungamente sul dorso e separata in due parti diver-
genti ; lembo radiato-flabellato sub-orbicolare, nella pianta
adulta irregolarmente duplicato-multifido, con alcune divi-
sioni giungenti sino alla ligula e dividenti completamente
la fronda in 3-4 parti principali : queste alla lor volta
— 238 —
hanno dei seni a varie altezze, alcuni dei quali profondis-
simi che le suddividono 2 od anche 3 volte, con gli ul-
timi segmenti unicostati od al più bicostati, larghi 4—5 cm.,
lunghi (misurati dalla ligula) 75 cm., gradatamente attenuati
in punta acuminata molto brevemente bifida o bidentati
all’apice e con denti acuti; i segmenti nelle fronde di pianta
adulta sono circa 60, sono piani, di consistenza cartacea e
non molto rigidi, verdi di sopra, biancastri o subargentei
di sotto, specialmente nella prima gioventù, molto fina-
mente e fittamente e quasi egualmente striati sopra ambe-
due le faccie da numerosi nervi secondari ; venule tran-
sverse brevissime, visibili nella pagina superiore ; margini
acuti non inspessiti. Le fronde di pianta giovane sono da
prima divise completamente in 2 parti e col crescere della
pianta in 5-6, od anche più, segmenti lanceolato-ellittici
acuminati, 2-5-costati. La ligula è distintamente prolun-
gata nel centro in una punta lanceolata rigida.
Spadice duplicato- e talvolta in parte 3-plicato-ramoso,
consistente in una assai densa pannocchia lunga circa 50
cm. (portata da una parte peduncolare lunga 18-20 cm.),
larga molto alla base e ristrinta gradatamente verso la
punta, composta di vari rami piuttosto ravvicinati, grada-
tamente decrescenti, inseriti spiralmente in giro alla parte
assile e nascenti dall’ascella di cospicue spate ; al momento
dell'antesi la parte assile sembra debba esser carnosa ed
assai spessa, un poco sinuosa e gradatamente assottiglian-
tesi verso 1’ estremità, glaberrima come tutte le sue dira-
mazioni ; la parte peduncolare è lunga 18-20 cm. grossa
come un dito, rivestita da 4-5 assai grandi spate lunghe
circa 25 cm., larghe 6-7 cm., concave, allungato-ellittiche
in forma d’orecchio d’asino, acuminate all’apice, attenuate
in basso in una base assai angusta non più larga del ramo
che abbracciano : esse sul fresco sembra debbano essere ±
carnose, sul secco sono sottilmente coriacee e rigido-carta-
cee sui margini, coperte intieramente all’esterno di un fìtto
e morbidissimo tomento candido, glabre, pallidamente cin-
namomee e finamente reticolato— venose sulla faccia interna;
— 239 —
le spate superiori sono più piccole e più anguste di quelle
descritte : nella metà superiore della pannocchia mancano
e quivi alla base di ogni ramo si trova solo una strettis-
sima e lunga brattea lineare ; i rami più bassi formano
delle pannocchie secondarie lunghe 20-25 cm. con una as-
sai spessa parte peduncolare, ossia con la parte assile in-
divisa nel terzo o quarto inferiore, compressa, larga 6-10
mm. e con vari ramoscelli fioriferi; questi semplici o tal-
volta anche =fc ramosi alla base, lunghi 8-10 cm. crassiu-
sculi, di 2 mm. di diam., intieramente coperti dai fiori e
provvisti alla base di una sottilissima brattea jalina lineare
0 filiforme lunga talvolta sino 2-3 cm.
Fiori carnosi, ± orizzontali, sessili sopra un superficia-
lissimo cuscinetto tuberculiforme al quale sottosta una sola
bratteola jalina strettissima deflessa lunga sino quasi 2 mm.:
essi sono globosi, larghi 3.5 mm. e lunghi un poco più,
glabri in ogni parte ; calice rotondato in basso ed inca-
vato sul fondo, diviso completamente in 3 sepali carnosi
ovato-oblunghi rotondati all’apice, ricuoprenti solo parzial-
mente la corolla; questa leggermente più lunga del calice
a petali convolutivo-imbricati, suborbicolari, concavi, car-
nosuli, coi margini sottili ; stami 6 coi filamenti lunghi
esattamente quanto la corolla dalla quale sporgono solo,
orizzontalmente ed irradianti, le antere : nella metà infe-
riore i filamenti sono uniti fra di loro e formano un tubo
in giro alle carpelle ; le antere sono ovate, brevemente in-
cavato-subcordate in basso, bidenticolate all’apice, a loggie
leggermente divaricate, deiscenti all’esterno perchè l’antera
durante l’antesi si rovescia sul suo filamento all’ infuori ;
carpelle molto anguste, filiformi, leggermente rigonfie in
basso nella parte ovulifera, con lungo stilo subterete solcato
lungo il lato interno e che si termina senza ingrossarsi in
stigma ottuso ; i 3 stili sono lunghi precisamente quanto
1 filamenti, di guisa che gli stigmi fanno capolino all’a-
pice della corolla framezzo agli stami.
Frutti
— 240 —
Habitat. — Wendland ha fondato questa specie sopra
esemplari che hanno fiorito nel Giardino di Herrenhausen, e
dei quali ho visto campioni nell’Erb. di Berlino; di essa inol-
tre Glaziou ha distribuiti gli spadici in fiore col n.° 20019.
facendo gli esemplari sopra individui coltivati a Rio de
Janeiro, ma che egli dice provenienti dall’Alto Amazones.
Ho visto esemplari sterili che riferisco a questa specie per-
chè raccolti da Schramm nel Nicaragua a Ramati Cay
(n. 257 nell’ Erb. di Berlino), essendoché per patria della
A. Warscewiczii è indicata la costa orientale della Repu-
blica di Costa Rica e Chiriqui in Panama (Drude).
Osservazioni. — I fiori degli esemplari tipici, come quelli
di Glaziou n.° 20019, differiscono da quelli della A. den-
teata (Langlassé n.° 820 bis) per gli stami coi filamenti
lunghi precisamente quanto la corolla, e per i pistilli che,
pure all’epoca della fioritura, sono lunghi quanto i filamenti;
anche il tubo stamineo è circa della metà più corto della
corolla e non lungo quanto questa, per tal motivo le car-
pello nel loro insieme sono il doppio più lunghe del tubo
staminale e non lunghe quanto questo, come è il caso nella
A. aculeata. Forse esistono delle differenze fra le due spe-
cie anche nelle fronde, che però mi riesce difficile di ben
precisare vista la variabilità di queste a seconda dell’età
delle piante ed anche per l’ imperfezione del materiale di
studio di cui ho potuto disporre.
La rassomiglianza però fra le due specie è grandissima
ed all’esterno i fiori sono talmente simili che riesce diffi-
cile distinguere quelli di una specie da quelli dell’altra
senza l’aiuto della dissecazione. Rimane a verificarsi se gli
accennati caratteri sono costanti. L’unica fronda di pianta
adulta appartenente all’esemplare fruttifero di Buitenzorg,
che io ho riferito alla tipica A. aculeata, ha il lembo dimi-
diato— orbicolare, i segmenti più esterni di un lato for-
mando quasi una linea orizzontale con quelli del lato op-
posto ; le sue divisioni secondarie in generale sono 8— par-
tite ed i segmenti non hanno venule transverse distinte.
— 241 —
Le fronde invece della A. Warscewiczii, tanto degli esem-
plari di Herrenhausen quanto quelle che si trovano col
n.° 20019 di Glaziou e che sono del resto fra loro iden-
tiche, hanno il lembo che forma quasi un oerchio com-
pleto perchè i segmenti dei due lati vengono a collocarsi
quasi parallelamente al picciolo, ed hanno le divisioni
multipartite con i seni giungenti ad altezze molto varia-
bili, spesso molto profonde ; su di essi poi si scorgono delle
cortissime venule transverse nella pagina superiore : sem-
brano anche di consistenza più erbacea di quelli della
fronda dell’esemplare di Buitenzorg. Non attribuisco però
grande importanza a tali differenze, che forse dipendono
dall’età e da condizioni speciali di vegetazione. Le fronde
giovani della A. Warscewiczii hanno sempre il lembo com-
pletamente diviso nel mezzo sino alla ligula in due parti
eguali, ma nel suo insieme, il lembo, è digitato-flabellato
o dimidiato-orbicolare ed è coperto nella pagina inferiore
da un indumento bianco, tenuissimo e molto aderente. Io
ho riportato la Tav. 7302 del « Bot. Mag. » alla A. War-
scewiczii perchè dalla figura 3 risulta che i fiori hanno gli
stami coi filamenti uniti soltanto nella metà inferiore e
sono lunghi precisamente quanto la corolla.
Specie dubbie od imperfettamente note.
3. Acanthorhiza ? Chuco Drude in Mart. FI. Brasil. Ili,
2, 554. — Tkrinax ? Chuco Mart. Palm. Orbign. 45,
t. Vili, f. 1 et t. XXV, f. B ; Walp. Ann. I, 1005.
Descrizione. — Palma elegante, elata, con tronco gracile,
alto circa 10 m., non raggiungente che un decimetro di
diam. e che spesso in causa della sua sottigliezza diventa
flessuoso : è nudo (essendo le vecchie fronde decidue) e liscio
(non spinoso ! ?).
Fronde formanti una chioma globosa, con picciolo gra-
cile lungo 1-2 m., liscio, inerme; ligula triangolare; lembo
16
— 242 —
sottilmente papiraceo, verde cupo di sopra, più pallido di
sotto ed ivi coperto di numerosissimi puntolini gianduii-
formi, diviso sino alla ligula in due parti o mezzi flabelli
eguali ; non tenendo conto di questa incisione centrale nel-
1’ insieme perfettamente orbicolare e di *2 metri di diame-
tro ; i mezzi flabelli sono divisi sino od oltre la metà in
15-20 lacinie, larghe 2.5-5 cm., lanceolate, acute.
Spadici interfrondali, in numero di 3-4 in ogni chioma,
lunghi circa 30 cm. Spate e fiori ignoti.
Frutti depresso-globosi del diametro di circa 28 mm.
(pollicari) baccati, molli, flavescenti ; semi della dimensione
di una grossa palla da fucile con albume duro cartilagineo
non oleoso. (Descrizione da Martius 1. c.).
Habitat. — D’ Orbigny ha incontrato questa Palma lungo
il Rio Guaporé in vicinanza di Forte do Principe da Beira
nel Brasile occidentale sui confini orientali della Bolivia.
Osservata in flore in Gennaio ed in frutto in Aprile. Da-
gli indigeni Moxos è conosciuta col nome di « Chuco ».
Osservazioni. — Drude ha riportato dubitativamente
questa Palma, che io non ho visto, al gen. Acanthorhiza
sebbene egli pure non ne abbia visti esemplari ed i fiori
siano sconosciuti. Si allontanerebbe dalle Acanthorhiza ti-
piche per il tronco non spinoso e se ne avvicinerebbe per
le fronde divise in due parti eguali, carattere che però si
riscontra anche nella Trithrinax biflabellata Barb.-Rodr.
3. Acanthorhiza Wallisii H. Wendl (n. sp. sine de-
script.); Regel in Gartenflora XXYIII (1872), 163,
t. 977, f. 2 (sine descript.); Drude in Mart. FI. Bra-
sil. Ili, 3, 554.
Drude 1. c. scrive di non aver visto esemplari di questa
Palma che venne raccolta da Wallis o nel Brasile occiden-
tale o nella Columbia Subandina. Rimane una specie molto
incerta per la mancanza di fiori e di frutti.
— 248 —
Specie esclusa.
Acanthorhiza arborea Hort.; Kew Report 1882 (1884),
64 = Thrinax arborea Hort. — Quid ?
G-en. 12. — Hemithrinax Hook. f. in Benth. et Hook. f.
Gen. Plant. Ill, 980. — Thrinax subg. Hemithrinax
Drude in Engl, et Pr. II, 3 (1889), 84. — Thrinacis
sp. Baili. Hist, des PI. XIII, 317.
Fronde apparentemente simili a quelle delle
Thrinax , flabellato-orbicolari, multifide con pic-
ciolo non prolungato in rachide ma troncato oriz-
zontalmente di dietro all’apice. Segmenti piani,
acuminati, brevemente bifidi. Spadici paniculato-
allungati con varie piccole e dense infiorazioni par-
ziali sovrapposte, semplicemente ramose, ognuna
nascente dal di dentro di una spata tubulosa in
basso aperta in alto ; ramoscelli fioriferi filiformi,
assai densamente coperti di fiori solitari, minuta-
mente 1-bracteati. Fiori molto piccoli con calice
e corolla connati in un perianzio molto breve-
mente cupulare, 6-dentato; stami 6 con filamenti
brevissimi quasi obliterati ; antere reflesse già
prima dell’antesi ed apparentemente sessili, rela-
tivamente grandi, formanti un anello intorno al-
l’ovario, più larghe che lunghe, deiscenti all’esterno
perchè rovesciate in basso, con loggie parallele,
ellittiche, unite da un largo connettivo. Ovario
ovoideo monocarpellare uniovulato, sporgente assai
dal perianzio, più lungo degli stami, attenuato in
244 —
stilo crasso conico e bruscamente dilatato in uno
stigma infundibulare ; ovulo basilare eretto. Frutto
pisitorme con stilo apicale molto brevemente pedi-
celiato dal perianzio fruttifero indurito, ma non
sensibilmente accresciuto, con epicarpio scarsissimo
ed endocarpio molto sottile formante un fragilis-
simo e sottilissimo guscio al seme. Seme libero,
globoso, con integumento esterno generale sottil-
mente crostaceo sul secco (carnoso sul tresco ?),
eretto; ilo basilare; rafe subbasilare poco distinto,
con diramazicni ascendenti; albume corneo omo-
geneo con una profonda cavità semisferica basilare
nella quale penetra Tinspessimento rateale dell’ in-
tegumento del seme; embrione subapicale.
Il G-enere Hemithrinax differisce ben poco dalle Thrinax
sect. Typhlothrinax per le antere con filamenti brevissimi
rovesciati all’ ingiù e trasportanti seco le antere, le quali
per tal fatto presentano all’ esterno la faccia che normal-
mente è volta verso l’ interno ; le antere quindi appariscono
deiscenti all’esterno, esse hanno per di più le loggie unite
da un largo connettivo.
Il frutto non sembra differire da quello delle Thrinax ed
a maturità completa ha forse un mesocarpio carnosulo; il
seme è ricoperto da un integumento assai più spesso che
nelle Thrinax , probabilmente carnoso sul fresco, ma che
allo stato secco si presenta come una crosta sottile fragile
nera che si stacca facilmente dall’albume e sul quale si
scorgono delle diramazioni del rafe leggermente impresse.
Le fronde sembrano molto simili a quelle del Thrinax ,
regolarmente fiabellato-multifide orbicolari, senza rachide,
il picciolo essendo troncato di dietro all’apice e terminato
da un piccolo orlo rilevato. Ma di questa Palma io non ho
visto che piccole porzioni della fronda alle quali mancava
tutto il picciolo.
— 245 —
Hemithrinax compacta Hook. f. in Benth. et Hook. f.
G-en. Plant. Ill, p. 931. — Trithrinax compacta Gris,
et Wendl. ex Gris. Cat. Cub. p. 221; Saur. II. Cub.
n.° 2381.
Descrizione. — Fronde grandi orbicolari plicato-multifide
(da rue non viste intiere); picciolo a quanto sembra terminato
orizzontalmente di dietro con un orlo rilevato; rachide 0.
I segmenti da me studiati e che sembrano appartenere alla
parte intermedia dei lati misurano dal rachide all’ apice
poco più di un metro e sono uniti fra loro per lo spazio
di circa 45 cm.; essi sono lucidi e quasi vernicosi di sopra,
glabri, opachi e glauco- cinerescenti di sotto (la glaucescenza
essendo dovuta non a peluria ma ad un tenuissimo strato
molto aderente di una materia speciale,) e cosparsi di paleole
minutissime pallide poco distinte ; essi sono larghi 6 cm.
all’altezza dei seni (dove si trova un rudimento di filamento)
e da quel punto si assottigliano molto gradatamente e re-
golarmente in una sottilissima punta che è bifida per lo
spazio di soli 3-4 cm., le punte essendo acuminatissime e
rigide ; le coste mediane sono assai rilevate a spigoli ottu-
setti, le inferiori un poco più forti delle superiori; nella
parte libera i segmenti sono piani (ossia le 2 parti sepa-
rate dalla costa mediana non hanno tendenza a combaciarsi),
rigidi, sottilmente coriacei: nella pagina superiore la costa
mediana è appena distinta e da un lato e dall’altro di
questa scorrono 7-8 nervi tenui ma assai distinti, quasi
egualmente visibili sulle due faccie; le venule transverse
sono molto numerose ma pochissimo distinte, però più ap-
parenti nella pagina inferiore che nella superiore ; i mar-
gini sono considerevolmente inspessiti, uno però in generale
più assai dell’altro.
Spadici duplicato-ramosi (non visti intieri) composti (a
quanto sembra) da varie infiorazioni parziali assai ravvici-
nate, ognuna delle quali forma una assai densa e corta
pannocchia ovata lunga 9-10 cm., glabra in ogni parte, non
— 246 —
molto lungamente pedicellata, con la parte assile spessa
5-6 mm. alla base, assottigliandosi gradatamente verso
1’ estremità, con numerosi ramoscelli all’ ingiro. Le spate
sono coriaceo-cartacee, essucche, bruno— rossastre, breve-
mente tubulose in basso, aperte e dilatate in alto in forma
di orecchio d’asino, subconcolori e striate sulle due faccie,
terminate in punta sfìlaccicato-fibrosa. I ramoscelli fioriferi
sono patenti durante la fioritura, sottili e rigidi, spessi
1—1.5 mm. alla base, subulati all’apice ; i più bassi lunghi
4-5 cm., gli altri gradatamente più corti, gli estremi lunghi
soli 15 mm. ; all’epoca della fruttificazione i ramoscelli rad-
doppiano circa di spessore.
Fiori glaberrimi minutissimi e molto numerosi, globosi in
basso ed ivi larghi 1-3 mm., con l’ovario sporgente dal
centro; essi sono inseriti irregolarmente a spirale, solitari
all'ascella di una minutissima brattea subulata: talvolta
però 2-3 fiori si trovano molto ravvicinati fra di loro: sono
sempre sessili sopra un minutissimo tubercoletto che pe-
netra nella base del calice e che nello spadice fruttifero è
assai accresciuto e conspicuo, incallito e biancastro; brat-
teole 0. Calice e corolla uniti insieme e formanti una pic-
cola cupula poco profonda a base pianeggiante ed incavata
di sotto, coronata da 6 minutissimi denti subulati; gli stami
mancano quasi di filamento: questo è brevissimo e troncato;
antere basifisse formanti un anello intorno all’ovario, quasi
più larghe che lunghe, ottusissime e smarginate all’apice,
subcordate alla base, basifisse, con loggie ellitiche e dei-
scenti esternamente per il lungo, separate da un largo e
spesso connettivo quasi quadrato. Ovario ovoideo-lagene-
forme uniovulato attenuato in breve ed assai spesso stilo;
stigma discoideo-infundibuliforme a contorno ineguale sub-
trilobo ; ovulo basilare eretto. Perianzio fruttifero legger-
mente accresciuto ed inspessito.
Frutto brevemente pedicellato in causa del breve pe-
rianzio fruttifero e del piccolo callo sul quale questo ri-
posa, sferico, pisiforme, di 6-6.5 mm. di diam., poco distin-
tamente apiculato dai resti dello stilo; sul secco pallido
— 247 —
ed a superficie granulosa sotto la lente; pericarpio nell’in-
sieme essucco-crostaceo, molto sottile e formante un sotti-
lissimo e fragilissimo guscio al seme.
Seme avvolto da un sottile integumento suo proprio che
sul fresco ha l’apparenza di essere stato carnoso, e che
forma sul secco una camicia di materia nera fragile facil-
mente staccabile: un poco irregolarmente globoso, di 4 min.
di diam., libero dentro il pericarpio, eretto ; ilo basilare
ristretto; rate basilare poco distinto dal quale ascendono
tutto in giro poche diramazioni leggermente impresse (sul
secco); integumento esterno del seme penetrante sino quasi
alla metà del seme formando neH’albume, omogeneo, una
profonda intrusione globosa; l’embrione è quasi apicale,
leggermente spostato da un lato.
Habitat. — Cuba. — C. "Wright: Plantae Cubenses
Wrightianae n.° 3222 (Herb, de Cand. Berol. ecc.).
Gen. 13. — Th.rin.ax Swartz, Prod. 57 et FI. Ind. Occid. I,
614, t. 13; Sargent in Bot. Gaz., XXYII (1899), 83;
Mart. Hist. nat. Palm. Ili, 255 (excl. spec.); Thrinax
subg. Porothrinax Drude in Engl. et Pr. Pflanzenf.
II, 3, 34; Sargent, Silva X, 49.
Palme inermi con tronchi gracili allungati od
anche brevi e sinuosi, rivestiti in alto dalle vecchie
fronde ed in basso nudi, più o meno annulato-ci-
catricosi. Fronde flabellato-orbicolari o quasi, mul-
tifide con segmenti piani, spesso albicanti od ar-
gentee di sotto, con le costole superiori terminanti
senza prolungamento filiforme nei seni, questi di-
sposti regolarmente in semicerchio intorno alla li-
gula; costole inferiori percorrenti tutto il respettivo
segmento ed evanescenti nel suo apice acuminato
— 248 —
e bifido; picciolo inerme biconvesso o piano-con-
vesso, dilatato fortemente in basso in una parte
legnosa, coriacea e con margini sfacciati e reti-
colato-fibrosi, troncato all’apice di dietro e quivi
terminato da un orlo rilevato più o meno ben di-
stinto ; ligula conspicua ; rachide del tutto man-
cante. Spadici interfoliari, paniculato-allungati,
nutanti, con una parte pedunculare vaginata da
varie spate tubulose e con varie infiorazioni parziali
sovrapposte, paniculeformi, semplicemente ramose,
nascenti dal di dentro di una spata tu buiosa simile
a quelle della parte pedunculare ; ramoscelli fioriferi
filiformi. Fiori piccoli numerosi solitari, inseriti spi-
ralmente, spesso senza molta regolarità, sui ramo-
scelli, sessili o pedicellati, tutti muniti di una piccola
brattea; calice e corolla connati in un perianzio
cupulare, o più o meno campanulato, più o meno
profondamente 6-dentato; stami 6 di già eserti
dal perianzio molto prima dell' antesi, con fila-
menti ipogini dilatati in basso ed ivi più o meno
uniti fra di loro, allungati, filiformi o subulati nel
resto, non inflessi all’apice ; antere oblunghe o li-
neari, spesso spiralmente contorte sul secco, a loggie
parallele unite da connettivo angusto, deiscenti in-
ternamente, inserite per la base nel seno fra le
due loggie. Ovario ovoideo o globoso, monocar
pellare, uniovulato, attenuato in un collo o stilo
che si dilata ± repentinamente in un ampio stigma
± infundibulare ; ovulo basilare eretto. Frutto sfe-
rico, piccolo, con i resti dello stilo apicali, prov-
visto o no di un pedicello, ma sempre portato dal
perianzio fruttifero brevemente pedicell i form e ed
— 249 —
indurito ma non sensibilmente accresciuto; pericar-
pio sottile, da prima essucco, indi parcamente car-
noso; endocarpio molto sottile, crostaceo-legnoso,
fragile, formante un tenue guscio al seme. Seme
libero, eretto, globoso, a testa sottile non separa-
bile dall’albume ed a superficie unita levigata; ilo
basilare; rafe subbasilare poco distinto e senza ra-
mificazioni apparenti; albume corneo omogeneo
profondamente incavato in basso od anche perfo-
rato da parte a parte nel senso assile per ricevere
l’ inspessimento rateale dell’ integumento del seme;
embrione laterale.
Il genere Thrinax venne fondato nel 1788 da 0. Swartz
nel suo « Prodromus », dove si rammenta per la prima
volta la T. parviflora, che viene poi descritta e figurata
nella « Flora Indiae occidentalis » (1797).
Sino a qui la T. parviflora tipica non era molto ben
conosciuta e si era rimasti incerti sulla precisa struttura
del seme di questa Palma : mancava quindi uno dei dati
più necessari per ben stabilire i caratteri del genere Thri-
nax. Io però fortunamente ho potuto studiare i tipi della
T. parviflora di Swartz conservati nell’Erbario di Stock-
holm e che mi sono stati cortesemente comunicati dal
prof. Lindman ; ho quindi potuto eliminare ogni dubbio a
tale riguardo.
Le Thrinax tipiche sono caratterizzate dai fiori con 6
stami e dal seme a superfìcie unita e liscia senza solchi o
pieghe che lo rendano cerebriforme, con albume ora com-
penetrato in basso da una profonda intrusione dell’integu-
mento esterno del seme ( Typhlothrinax ), ora con 1’ intru-
sione tanto estesa da traversare il seme da parte a parte
nel senso assile (Porothrinax Wendl.). La Thrinax tipica
(parviflora) ha il seme precisamente conformato in questa
seconda maniera.
— 250 —
Le antiche specie di Thrinax che hanno un seme se-
gnato da pieghe profonde più o meno sinuose e che comu-
nicano a questo un aspetto rb cerebriforme sono state da
Sargent separate dalle Thrinax tipiche per formare il suo
genere Coccothrinax.
Sargent (1. c., p. 82) fa giustamente osservare che il frutto
delle Thrinax e delle Coccothrinax « ha un pericarpio sottile
« e crostaceo fino a che il seme non è completamente svi-
« luppato, ma giunto a questo stadio il pericarpio si ac-
« cresce rapidamente e diventa carnoso e molto succolento,
« un carattere che non è spesso apparente negli esemplari
« d’ erbario essendo i frutti generalmente raccolti prima
« che il pericarpio cominci ad inspessire. Anche quando il
« frutto è raccolto perfettamente maturo, la parte carnosa
« diventa sottile e coriacea col disseccarsi e dà una idea
« molto imperfetta del frutto fresco ».
Le Thrinax hanno quasi sempre un « habitat » molto
limitato, di modo chè non si dà il caso che una specie p. e.
della Griamaica sia indigena anche di Cuba o delle Ber-
mude. Ciò facilita alquanto la determinazione delle specie
di questo gruppo di Palme, quando gli esemplari sono ri-
gorosamente etichettati, cosa che si verifica di rado per
quelli riportati dagli antichi collettori.
La letteratura delle Thrinax è molto estesa, ma una re-
visione critica della medesima sarebbe un lavoro improbo
e quasi impossibile ; io mi limiterò quindi alle sole citazioni
riguardo alle quali non cadono dubbi.
Per di più, numerose sono le specie orticole conosciute
solo di nome o descritte solo da fronde giovani e che non
è possibile di riconoscere. Come per i Sabal sono stato co-
stretto quindi ad eliminare tali specie, rilegandole fra le
dubbie non identificabili.
— 251
Prospetto delle specie del genere Thrinax.
A. Euthrinax ( Porothrinax Wendl.).
Seme con albume attraversato dalla base al-
l’apice da una conspicua intrusione del tegumento.
I. Fiori e frutti lungamente pedicellati.
1. Perianzio cou denti brevi a larga base acuti od api-
culati. Antere lineari angustissime lunghe 2 mm.
(6-7 volte più lunghe che larghe) auriculate e sa-
gittate alla base; ovario con lungo collo gradata-
mente dilatato nello stigma. Fronde verdi subcon-
colori od appena glaucescenti di sotto. Frutti secchi
fortemente granulati, nocciolo di 7-7.5 mm. di
diam. Seme di 6 mm. di diam.
Th. parviftora Swartz. — Giamaica.
2. Perianzio con denti brevi triangolari. Ovario con
collo breve bruscamente dilatato in un largo sti-
gma infundibulare. Antere a loggie parallele lun-
ghe 1—1.25 mm. e larghe 0.5 mm. (il doppio, o poco
più, lunghe che larghe). Frutto con nocciolo di
6 mm. di diam. Seme di 4 mm. di diam. Fronde
più pallide di sotto che di sopra, ma non ar-
gentee.
Th. floridana Sargent. — Florida.
3. Perianzio con denti angusti ed acuminati. Ovario con
collo allungato in stigma strettamente infundibu-
lare. Antere lineari angustissime e molto lunghe,
2.5 mm. lunghe, 0.25 mm. larghe (10 volte più
lunghe che larghe) a loggie parallele. Frutto con
nocciolo di 5 mm. di diam. Fronde verdi sopra
ambedue le faccie.
Th. Wendlandiana Becc. — Cuba, Honduras.
— 252 —
IL Fiori e frutti sessili sopra un piccolo disco tuberculi-
forme.
4. Ramoscelli fioriferi sottilissimi subulati lisci non
giungenti ad 1 mm. di spessore. Frutti di 4 mm.
di diam. a superficie unita. Fronde leggermente
glaucescenti o subargentee di sotto.
Th. Drudei Becc. — Cuba.
5. Ramoscelli fioriferi spessi 1.5 mm. a superficie cor-
rugata e di apparenza suberosa. Frutto di 7 mm.
di diam. a superficie nettamente tessellata. Seme
di 5 mm. di diam. Fronde verdi sopra ambedue
le faccie.
Th. tessellata Becc. — Cuba.
B. (Subgenus) Typhlothhixax Becc.
Semi con un’ intrusione del tegumento che dalla
base penetra profondamente neiralbume ma non
lo attraversa da parte a parte. Fiori sempre ses-
sili sopra un piccolo disco tubercoliforme.
as Specie con tronco alto qualche metro.
6. Perianzio con 6 denti deltoidei acuti. Antere lineari
a loggie parallele. Frutti di 5.5-6 mm. di diam.
Seme di 4 mm. di diam. leggermente incavato di
sotto ; ilo lineare molto eccentrico ; intrusione del
tegumento subconica penetrante i due terzi del-
l’albume. Fronde =*= glaucescenti di sotto e quivi
con poche punteggiature brune.
Th. keyensis Sargent. — Florida, Bahamas.
7. Perianzio superficialmente ed ottusamente 6-lobato.
Antere a loggie parallele il doppio più lunghe
che larghe. Frutto di 5-6 mm. di diam. Seme di
4 mm. di diam. con intrusione del tegumento ci-
lindrica, rotondata aH’apice e giungente sino alla
— 253 —
metà dell’albume; ilo lineare eccentrico. Fronde ±
argentee di sotto e quivi con poche punteggia-
ture brune.
Th. microcarpa Sargent. — Florida.
8. Perianzio con 6 denti triangolari brevi acuti. Frutti
molto piccoli, di appena 4 mm. di diam. Seme di
2-5 mm. di diam. ; ilo piccolo puntiforme-ellittico
eccentrico; intrusione del tegumento latamente
conica penetrante sino a circa la metà dell’albu-
me. Fronde molto fittamente punteggiate di sotto
da squamule ellittiche ferruginee appresso.
Th. punctul afa Beco. — Cuba.
9. Perianzio con 6 denti deltoidei acuti ; antere a log-
gie divaricato-sagittate alla base. Frutto di 5 mm.
di diam. Seme di 3.8-4 mm. di diam.; intrusione
del tegumento conico-acuta oltrepassante di poco
il centro dell’albume. Fronde con fugace peluria
argentea di sotto e cosparse quivi di puntolini
glanduliformi giallastri in rilievo ; segmenti cen-
trali lunghi 75 cm. larghi 3.5 cm.
Th. ponceana 0. F. Cook. — Puerto-Bico.
Specie gracilissima con tronco non raggiungente
1 m. di altezza.
10. Perianzio con 6 larghi denti apiculati ; filamenti
staminali con base molto larga ovata lunga quanto
i denti del perianzio, bruscamente ristretti all’apice.
Frutto di 5 mm. di diam. Seme di 4 mm. di diam.,
leggermente concavo nella base ; intrusione dei-
fi integumento larga alla base poi cilindracea con
l’apice ottuso, penetrante poco oltre la metà del-
l’albume ; ilo piccolo molto eccentrico lineare.
Fronde con circa 30 segmenti.
Th. Mor risii Wendl. — Isola Anguilla.
#$5# Specie dubbie.
— 254 —
11 ? Fiori.... Frutti.... Fronde con segmenti centrali
lunghi 55 cm., larghi 4.8 cm.
Th. praeceps 0. F. Cook — Puerto-Rico.
12 ? . . . . Th. radiata Lodd. — Trinidad?
13 ? . . . . Th. bahamensis 0. F. Cook. — Bahamas.
Specie note solo di nome ed escluse dal Gen. Thrinax.
Thrinax acuminata Gris. et Wend. — Coccothrinax acu-
minata Sargent.
— arborea Hort. = Acanthorhiza arborea Hort. —
Quid ?
— argentea Lodd. = Coccothrinax argentea Sargent.
— aurantia Fulchiron ex Roem. et Schult. Syst. veg. VII,
1301. — Quid?
— aurata Hort. ; Kew. Report 1882 (1884) 66. — Quid?
— barbadensis Lodd. = Coccothrinax barbadensis Becc.
— crinita Gris. et Wendl. = Coccothrinax ? crinita
Becc.
— elegans Hort. = Thrinax radiata Lodd. ex Roem.
et Schult. 1. c.
— elegantissima Hort.; Kew Report 1882 (1884), 66 —
Quid ?
— excelsa Bot. Mag. t. 7088 = Coccothrinax argentea
Sargent ?
— excelsa Lodd. ; Wendl. in Kerch. Palm. 258, solo
nome. — Quid ? Si dice originaria della Gujana
francese.
— ferruginea Lodd. Cat. 1849 ; Mart. Hist. nat. Palm.
IV, 320 ; H. Wendl. in Kerch. Palm. 258, solo
nome. — Jamaica.
— Garberi Chapm. = Coccothrinax Garberi Sargent.
— gracilis Hort. = Th. radiata Lodd. ex Roem. et
Schult. 1. c.
— graminifolia Hort. ; Kerch, in Illustr. hort. XXXI
(1884) t. DXLII, sola figura d’assieme di pianta
— 255 —
giovane: supposta affine se non identica alla Th.
multiflora Mart.
Thrinax Juraguana A. Rich. FI. Cub. Fan. II, 278 = Coc-
cothrinax Miraguano Becc.
— marittima Lodd. Cat. ; Mart. Hist. nat. Palm. Ili, 320,
solo nome. — Cuba.
— Martii G-ris. et Wendl. (pro parte) = Coccothrinax
Martii Becc.
— Miraguama Walp. ann. Y. 818 = Coccothrinax Mi-
raguano Becc.
— Miraguano Mart. Hist. nat. Palm. IV, 320 =' Coc-
cotrinax Miraguano Becc.
— montana Lodd. Cat. ; Mart. Hist. nat. Palm. Ili, 320,
solo nome. — Cuba.
— multiflora Mart. = Coccothrinax argentea Sar-
gent.
— pumila Fulchiron ; Roem. et Sch. Syst. veg. VII, 2,
1301 = Thrinax parviflora Swartz.
— Pumilio Lodd. ; Roem. et Schult. Syst. reg. VII, 2,
1301 ; Mart. Hist. nat. Palm. Ili, 256 = Th.
parviflora Swartz.
— radiata Lodd. ; Roem. et Schult Syst. veg. VII, 2,
1301. — Quid? Spesso in coltura con questo
nome si trova la Coccothrinax argentea Sarg.
— rigida G-ris. et Wendl. = Coccothrinax rigida
Becc.
— stellata Lodd. Cat. ; Mart. Hist. nat. Palm. Ili, 320
— Coccothrinax Miraguano Becc.
1. Thrinax parviflora Swartz, Prodr. p. 57 et Flora
Ind. occid. (1797) I, 613, 13. — Willd. Sp. pi. II, 202 ;
Lam. Encycl. VII, 635 ; Roem. et Sch. Syst. Veget.
Vili, 2, 1300; Mart. Hist. nat. Palm. Ili, 255, t. 103,
fìg. ad sinistram; 0. F. Cook in Bull. Torrey bot. Club,
1901, 535. — Thrinax Pumilio Lodd. ex Roem. et Sch.
Syst. veget. VII, 2, 1301; Mart. Hist. nat. Palm. Ili,
256, t. 103, f. IV, 1—4. — Thrinax excelsa (Lodd. ?)
G-risebach, FI. Brit. W. Ind. 515.
Descrizione. — Tronco alto circa 4 m. Fronde flabel-
lato-multifide, quasi completamente orbicolari, divise in
circa 60 segmenti, quelli centrali misuranti 0.90-1 m.
dalla ligula all’apice ; picciolo relativamente gracile, lungo
almeno quanto il lembo, subito poco sopra la base de-
presso e regolarmente biconvesso, a sezione trasversa lenti-
colare con margini acutissimi inermi, largo in alto 1.5-2. 5 cm.
e spesso 7-12 min., ± distintamente striato per il lungo: alla
base molto leggermente scavato a doccia di sopra, convesso
di sotto e dilatato nella guaina, la quale è densamente co-
tonosa sul dorso e si continua in alto (ai lati della base del
picciolo) in un grossolano reticolo a maglie assai fitte e
più o meno sfacelato-sfibroso. Ligula breve, legnosa, lata-
mente cordata, estesa alquanto ai lati per sorreggere i
segmenti più esterni, prolungata nel centro in punta trian-
golare acuta, glaberrima a contorno intiero. Rachide total-
mente mancante, il picciolo terminandosi di dietro in un
orlo trasversale assai rilevato a margine acuto ondulato.
Il lembo è cartaceo, ± rigido secondo l’età, assai fragile
e fendibile per il lungo allo stato secco, verde di sopra,
glabro ed appena più pallido di sotto nelle fronde adulte,
quasi glaucescente in quelle giovani e cosperso di minuti
puntolini glandoliformi giallastri ; costole superiori assai
forti ma non molto rilevate nè molto taglienti, facenti
capo a seni, i quali nella parte centrale rimangono a circa
la metà dell’intiero lembo ; le costole primarie inferiori
sono nella pagina inferiore più rilevate e più acute delle
superiori, e non sono affatto prominenti nella pagina su-
periore; i nervi secondari sono 8-10 per parte della costa
mediana e come le venule trasverse sono poco distinti nelle
fronde molto vecchie: nelle fronde non molto indurite però
i nervi secondari sono assai distinti e le venule, trasverse
appariscono assai nette, molto fitte, irregolari e molto in-
terrotte sulle due superfìcì ; i margini sono alquanto in-
— 257 —
spessiti ; i segmenti nelle fronde bene aperte sono piani,
ma sul secco si arricciolano facilmente sui margini ; i seg-
menti mediani, che sono i maggiori, all’altezza dei seni
sono larghi 4-6 cm. e da questo punto molto gradata-
mente vanno ristringendosi in una punta acuminatissima
fessa per il tratto di 4—10 cm., con le due risultanti punte
acuminatissime e dritte od anche un poco curve e divari-
cate come due corna ; i segmenti più esterni sono alquanto
più stretti dei centrali.
Spadici eretto— nutanti, assai grandi, lunghi circa 1.50 m.,
con parte assile, allorché vaginata dalle spate, cilindracea
e grossa alla base quanto un dito, assottigliantesi a poco
alla volta in una estremità caudiforme, divisi in 8-9 gra-
datamente decrescenti infiorazioni parziali recurve. Le spate
primarie sono lungamente tubulose, strettamente guainanti,
puberulo-forforacee specialmente nella punta, molto fina-
mente striate per il lungo, brevemente aperte sul lato ven-
trale in alto e prolungate in una punta in forma d’orec-
chio d’asino con l’apice triangolare acuto, carinato sul
dorso e coi margini intieri. Infiorazioni parziali formanti
delle lasse pannocchie recurve, lunghe 15—80 ed anche 40
cm. con numerosi ramoscelli fioriferi inseriti molto irre-
golarmente a spirale e dei quali spesso 2-8 si trovano ac-
cidentalmente approssimati per le basi ; la parte pedunco-
lare dell’infiorazione parziale è molto compressa, quasi la-
minare e quasi del tutto inclusa nella sua spata propria,
la quale è alla sua volta quasi intieramente inclusa nella
spata primaria ed è acutamente bicarinata sul dorso e
molto profondamente divisa in due punte o corna anguste
assai densamente ma fugacemente pelose all’apice e sui
margini ; anche il rachide della parte ramosa dell’infiore-
scenza è molto compresso. I ramoscelli fioriferi nascono*
dall’ascella di una piccola brattea lanceolata-subulata, mem-
branacea, sottile lunga al più, nei rami bassi, 3-5 mm. :
essi sono filiformi, molto sottili, spessi al più 1 mm. alla
base ed allorché fruttiferi sino 3 mm., patenti-arcuati o
recurvi e flessuosi : i più bassi sono lunghi 10-16 cm. e
17
— 258 —
portano spiralmente 40-60 fiori: i superiori sono più corti
e con minor numero di fiori, gli estremi lunghi 7-8 cm.
al più e con 20-25 fiori.
Fiori portati da un pedicello patente o recurvo lungo
1-4 mm., provvisto alla base di una sottile brattea subulata
che giunge sino alla sua metà. Il perianzio è cupulare-cam-
panulato con 6 denti triangolari brevemente subulati ; gli
stami sono 6 (per eccezione ne ho trovati anche 7), con
filamenti lanceolati in basso e terminati in punta lineare
sottile che sorpassa un poco i denti del perianzio ; antere
molto anguste, lineari, lunghe 1.8—2 mm., a loggie parallele
ma assai distintamente 2-auriculate alla base, bilobe al-
l’apice ; ovario globoso-ovoideo, ± coperto da papille sferi-
che glanduliformi ; stilo breve, dilatato assai bruscamente
in stigma latamente infundibulare a contorno crenulato
spesso bilabiato. Perianzio fruttifero depresso, incavato di
sotto, bruscamente dilatato in un piccolo lembo con 6 lobi
superficiali : allorché è staccato dal frutto mostra interna-
mente i filamenti dei 6 stami.
Frutti perfettamente sferici, allorché secchi di 7.5 mm.
di diam., minutamente apiculati, portati da un cospicuo
pedicello gracile filiforme inserito ad un angolo di 45°: esso
varia da 2-4 a 10-12 mm. di lunghezza, di 0.5 mm. di
diam., provvisto alla base di una minuta bratteola: quando
non sono perfettamente maturi i frutti hanno la superfìcie
resa fittamente e minutamente granulosa da piccoli sclero-
somi rotondi : a maturità probabilmente sono bianchi sul
fresco, allo stato secco sono prima nerastri poi bruno-
ocracei allorché maturi; il pericarpio del frutto maturo
neU’insieme ha lo spessore di circa 0.5 mm. (sul secco)
con scarso mesocarpio, che sembra sia stato carnoso, ed
endocarpio sottile crostaceo-legnoso fragile.
Seme sferico di 6 mm. di diam., a superficie bruno-casta-
gno unita opaca, con una leggiera eristretta depressione alla
base nel centro della quale si trova l’ilo, che è puntiforme
piccolo e circolare ; proprio sul vertice del seme si nota un
puntolino sin presso dove fa capo una assai ampia cavità,
— 259 —
che dalla base traversa tutto l’albume del seme in forma
di bottiglia, col collo assottigliato verso il puntolino e che
è ripiena di sostanza bruno-rossastra d’apparenza resinosa;
l’embrione è situato verso l’ alto, un poco al di là del
terzo della volta superiore del seme.
Habitat. — Soltanto la Giamaica.
Nell’erbario di Berlino si trovano numerosi esemplari di
questa specie che d’ordinario è conosciuta col nome di
Thrinax excelsa; essi portano le seguenti etichette:
1. Herb. Krug et Urban. Thrinax excelsa. Jamaica in
Hope Garden — Herb, botan. departm. leg. "W. Harris
(esemplare con frutti quasi maturi).
2. Esemplare come il n.° 1 e con una etichetta simile
portante il n.° 7 e la loc. Ocho Rios , coll. Y. E. Silvera
(W. Harris).
3. Esemplare come il n.° 2, con etichetta simile por-
tante il n.° 7 e la località Port Maria 31, 1904, coll.
"\V. Fawcett.
4. Herb. Krug et Urban. Flora, Jamaicensis ex herb. bot.
dep. Jamaica n.° 4 Thrinax sp. — Loc.: Ferry River. Coll.
W. Harris. 24, V. 1904. Growing on honey combed lime-
stone on bank of river. Altitude 100 feet. Trunk of tree
12' high. Known as « Thatch Palm » or « Fan thatch ».
Questo esemplare probabilmente è stato tolto ad un in-
dividuo crescente in luoghi più asciutti che non gli altri
e per questo ha la fronda un poco più spessa (o forse
anche perchè è una di quelle vecchie), mostra meno i
nervi secondari e le venule transverse, ha il picciolo più
gracile ed assai poco distintamente striato in alto. E que-
sto esemplare che porta giovanissimi frutti molto distinta-
mente coperti da papille come nelle figure di Swartz. La
parte assile delle infiorazioni parziali ed i ramoscelli fiori,
feri sono molto finamente puberulo-tomentosi sotto la lente,
mentre sono glabri negli altri esemplari.
5. Un esemplare dell’ Erbario Sargent con 1’ etichetta :
« Thrinax excelsa — Jamaica, coll. W. Fawcett. Recd.
— 260 —
Apr. 7, 1899 » ha una fronda, evidentemente appartenente
a pianta adulta, ma da poco svolta, e per questo più di-
scolore nella pagina inferiore e con venule transverse più
distinte che non negli altri esemplari, nelle quali le fronde
sono più indurite. Questo esemplare ha dei frutti maturi,
come sopra descritti, di color ocraceo chiaro sul secco ed
apparentemente bianchi e cou pericarpio carnoso allorché
freschi.
Osservazioni. — Io debbo alla cortesia del Prof. D.r C.
A. M. Lindman di aver potuto consultare gli esemplari
tipici della Th. parvifiora di Swartz conservati nell’ Er-
bario di Stockholm e di aver potuto con tutta sicurezza
identificare questa specie e stabilire su di essa i caratteri
precisi del gen. Thrinax.
Detti esemplari sono distribuiti sopra 3 fogli. In uno si
trova incollata con linguette di carta una fronda intiera
di pianta giovane, ed in una cartolina è rinchiusa una
piccolissima porzione di spadice coi fiori precisamente al
momento precedente l’antesi, come sono figurati nella tav.
citata (fig. a. b. c. d. e. f.) Sul foglio sta scritto « Thrinax
parvi fior a Sw., Jamaica : Swartz ».
Un altro foglio porta una porzione apicale di uno spa-
dice con varie infiorazioni parziali, le quali dovevano es-
sere cariche di frutti (immaturi), quelli rappresentati nella
fig. g. h. i. k. I., ma dei quali non n’ è rimasto nemmeno uno!
Questo esemplare porta l’etichetta : n.° 4 « Sabal umbraculi-
fera Mart.- Jamaica, Swartz. Herb. Swartii ».
Nel terzo foglio, sul quale è pure scritto il nome di
Sabal umbraculifera Mart., si trova incollata una porzione
di spadice di Thrinax parvifiora con fiori nei quali gli
ovari cominciano a svilupparsi ed intorno ai quali si vede
ancora qualche antera lineare aderente al filamento reflesso;
accompagna questo esemplare sullo stesso foglio uno spa-
dice di una Bactris , al quale non è rimasto attaccato più
alcun fiore. La porzione di spadice di Thrinax corrisponde
esattamente alla figura a sinistra della tav. 103 di Martius,
— 261
la qual figura sembra eseguita sopra una porzione del me-
desimo spadice conservato a Stockholm.
La fronda è evidentemente tolta da una pianta giovane
e misura circa 30 cm. dalla ligula all’estremità dei segmenti
centrali ; il picciolo è biconvesso e largo 3 mm. finamente
striato di sopra ; i segmenti centrali sono divisi sino al
3° inferiore, verdi e concolori sulle due faccie. In detta
fronda non vi è nulla che possa far credere che essa possa
appartenere ad una specie diversa da quelle completamente
sviluppate raccolte recentemente in Giamaica e che io ho
riferito alla T. parvijlora.
I fiori dell’esemplare di Swartz sono pedicellati, il pe-
rianzo è campanulato con 6 brevi denti subulati, i filamenti
sono brevi, le antere lineari, lunghe 1.8-2 mm., con loggie
parallele disgiunte all’apice ed alla base, poco o punto con-
torte a spirale ; l’ovario ha uno stilo relativamente breve,
dilatato in uno stigma strettamente infundibulare asimme-
trico e subbilabiato ed allorché i labbri non sono ancora di-
scostati l’uno dall’altro nell’ insieme di forma oblunga come
si vede rappresentato nella fig. f di Swartz. Nell’insieme i
fiori al momento precedente l’antesi hanno la sommità delle
antere che sorpassano di assai la punta dello stigma.
II frammento di spadice, al quale sono caduti i frutti, ha
delle infiorazioni parziali formanti delle pannocchie nutanti
o recurve con numerosi ramoscelli fruttiferi ai quali però
non sono rimasti che i pedicelli, lunghi questi 2-4 mm.
Sebbene a detto esemplare manchino i frutti, dalle figure
pubblicate da Swartz si riconosce che i giovani frutti degli
esemplari di Trinax parvi fior a di Swartz dovevano essere
molto minutamente tubercolati, come precisamente sono i
giovani frutti dell’esemplare, ad egual grado di sviluppo di
quelli figurati da Swartz, raccolto in Giamaica da Harris a
Ferry River.
A dire il vero negli ovari giovanissimi degli esemplari
di Swartz si vedono solo gli accenni delle papille che si
svilupperanno più tardi e che diventano poi evidentissime
sul frutto giunto a maturità.
— 262 —
Nè dalla descrizione di Swartz, nè dalle figure si rile-
verebbe la precisa natura interna del seme ; ma identi-
ficati gli esemplari di Th. parviflora di Swartz con quelli
che passano sotto il nome di Th. excelsa, non rimane più
dubbio che il seme della Th. parviflora non sia come quello
delle specie di Thrinax per le quali Wendland aveva isti-
tuito il genere Porothrinax.
Io ho riferito alla Th. parviflora anche la Th. Pumilio
(Lodd.) Roem. et Schult. Syst. veg. VII. 2. p. 1301 e di Mar-
tius, perchè la specie venne fondata sopra foglie di piante
giovanissime, delle quali non v’ è quindi da tener gran
conto, e sopra i semi figurati da Martius nella Tav. 103.
f. IV, 1-4, i quali corrispondono a capello con quelli della
Th. parviflora , quali si vedono negli esemplari della Gia-
maica distribuiti da Fawcett e da Harris col nome di Th.
excelsa.
La Th. Pumilio per di più, da Martius, è indicata come
propria della Giamaica, dove è poco probabile che si tro-
vino due specie distinte di Thrinax col seme affatto identico.
2. Trinax floridana Sargent in Bot. Gazette, XXVII
(1899), 84. — Th. parviflora (non Swartz) Vasey, Rep.
U. S. Dept. Agric. 1875 ; 186 (Cat. Forest Trees U.
S. 1876) ; Chapman, Bot. Gazette, III, 12 et FI. S.
States, suppl. (ed. 2) 651 (ed. 3) 462 ; Sargent, Silva
X, 51 (exparte) t. 570, quoad fol. (Omnia syn. e Sar-
gent. 1. c.).
Descrizione. — Tronco gracile, leggermente assottigliato
verso l’apice, alto 6—10 m. e da 10—15 cm. di diam., di
solito coperto sino al mezzo ad anche sino alla base dai
resti delle vecchie fronde. (Sargent).
Fronde più o meno incompletamente orbicolari, appa-
rentemente misuranti circa 80 cm. dalla ligula all’estremità
dei segmenti centrali (vista una sola fronda assai mutilata).
Picciolo assai più lungo del lembo (da 1.20-1.35 m. —
— 263 —
Sargent) largo in alto 14 mm. e spesso 6 mm. (in un
esemplare), biconvesso o meglio a sezione transversa de-
presso-romboidale, le due faccie essendo perfettamente
eguali, con un ottuso angolo rilevato lungo il mezzo, di
sopra più distintamente striato che di sotto, coi margini
acuti, dilatato alla base in una parte abbracciante, che è
legnosa e cotonosa sul dorso e provvista ai lati di lunghe
fibre filamentose. Ligula breve, estesa ai lati per sorreggere
i segmenti più esterni, bruscamente contratta nel centro in
una assai lunga punta triangolare acuminata, fortemente
striata dal lato interno. I segmenti seno circa 50, papira-
ceo- firmuli, glabri sopra ambedue le faccie, verdi giallastri,
pallidi sul secco di sopra, più pallidi di sotto (bianco-ar-
gentei — Sargent), dove con la lente si scorgono numerosi
puntolini ellittici giallastri ; le costole sono assai promi-
nenti in basso ed evanescenti verso l’alto, quelle inferiori
leggermente prominule anche di sopra quasi sino all’apice ;
di nervi 25 ve ne sono 7-8 da una parte e dall’altra della
costa mediana, connessi da numerose venule trasverse brevi
interrotte; queste e quelli molto distinti, specialmente nella
pagina superiore; margini assai inspessiti; i segmenti della
parte media dei lati sono larghi 3 cm. un poco al di sopra
dei seni : gli esterni dall’altezza dei seni in su vanno gra-
datamente ristringendosi in una lunga punta : i più esterni
di tutti sono strettissimi (larghi 8-12 mm.), brevemente
bifidi all’apice.
Spadici stretti e lunghi, untanti, lunghi circa 1 m., con
varie (8-9) piuttosto piccole infiorazioni parziali gradata-
mente decrescenti e vòlte tutte da un lato ; parte assile
dello spadice, allorché vaginata dalle spate, larga in basso
12 mm., assottigliata all’apice in punta caudiforme; spate
primarie rigidamente cartacee, lungamente tubulose, cilin-
dracee, brevemente prolungate all’ apice in punta auri-
culeforme, intiere ossia non sfacelato-fibrose nemmeno a
maturità dei frutti, finamente striate, leggermente lanu-
ginoso-biancastre all’epoca della fioritura, poi glabrescenti.
Le infiorazioni parziali formano delle pannocchie ovate
■n
— 264 —
da prima nutanti poi recurve, le maggiori, le più basse,
sono lunghe 15—18 cm., con parte pedicellare molto com-
pressa fortemente arcuato-recurva, larga 3-4 mm. : sono
composte di vari ramoscelli gradatamente decrescenti e na-
scenti dall’ascella di una minutissima bratteola ; i ramo-
scelli sono filiformi, di appena 1 mm. di spessore : allorché
portano i frutti patenti o patentissimi, glabri, subtereti,
corrugato— angolosi : i maggiori, i più bassi, lunghi 5—6 cm.
con 25-30 fiori disposti all’ ingiro.
Fiori portati da un pedicello lungo 2-3 mm., che si al-
lunga poi nel frutto sino a 4-5 ed è provvisto alla base di
una breve bratteola: durante l’antesi dalla base del calice
all’apice * dello stigma i fiori misurano 3 mm. Perianzio
brevemente campanulato, diviso sino circa al terzo supe-
riore in 3 denti triangolari acuti ; stami 6 coi filamenti
filiformi flaccidi, alquante più lunghi dei denti del perianzio,
leggermente dilatati in basso ed appena uniti fra di loro
per le basi ; antere latamente lineari, lunghe 1-1.25 mm.
larghe 0.5 mmv leggermente smarginate all’apice, a loggie
parallele brevemente disgiunte in basso. Ovario globoso,
molto bruscamente ristretto in brevissimo collo e subito
dilatato in largo stigma infundibulare ± asimmetrico.
Frutti sferici, apparentemente bianchi allo stato fresco,
allorché completamente maturi di 7 mm. di diam. sul secco,
giallastri e corrugati per il ringrinzimento del mesocarpio:
quando sono prossimi a maturità ed il mesocarpio non è
ancora diventato carnoso sono di 6 mm. di diametro (ciò
che corrisponde al diametro del nocciolo) con epicarpio ade-
rente all’endocarpio e superficie finamente granulosa; endo-
carpio sottile crostaceo-legnoso fragile, bianco e lucido in-
ternamente.
Seme sferico, liscio a superficie unita e bruno-rossastra,
traversato nel centro da un canale in forma di bottiglia
ripieno di sostanza bruna; ilo perfettamente basilare pic-
colo, puntiforme ; embrione situato a circa un terzo della
altezza del seme.
— 265 —
Habitat. — Sulle scogliere madreporiche e lungo le
spiaggie arenose della Florida da Capo Romano a Capo
Sable sulla terra ferma, e nelle isole da Torch Key a Long
Key (Sargent). A Capo Romano venne scoperta dal dott.
A. W. Chapman in autunno 1875 ed al Capo Sable dal
dott. A. P. Garber in ottobre 1879.
Osservazioni. — Io ho studiato un esemplare dell’ Er-
bario Sargent con l’etichetta : « n.° 2, Journey to Florida
1898. Cultivated at Miami from Long Key. Nov. 14. Coll.
C. S. Sargent ». La fronda che si trova unita agli spa-
dici in questo esemplare è soltanto subglaucescente nella
pagina inferiore, mentre Sargent (1. c. p. 85) descrive
questa « silvery white ».
3. Thrinax Wendlandiana Beco. — Th. Martii Gris,
et Wendl. PI. Cub. 221 (nomen ex Sauv. FI. Cub.
n.° 2373 pro parte?); — Th. parvi flora (non Sw.) Sauv.
FI. Cub. 1. c. ? — Porothrinax Pumilio Wendl. ex Sauv.
FI. Cub. 1. c. ?
Descrizione. — Fronde con lembo flabellato-orbicolare,
essendo il seno basilare completamente chiuso dai segmenti
più esterni che si ritoccano, cartaceo non molto rigido,
glabro e verde sopra ambedue le facce, ma più pallido di
sotto dove è disseminato di piccolissimi puntolini chiari
lineari-oblunghi, composto di circa 55 segmenti, nella sola
fronda che ho visto, nella quale misura 83 cm. dalla li-
gula all’estremità dei segmenti centrali ; i segmenti cen-
trali all’altezza dei seni, che quivi rimangono a 30-35 cm.
dalla ligula, sono larghi 4 cm. e da questo punto grada-
tamente si assottigliano in una punta lungamente acumi-
nata, drittissima piuttosto flaccida con l’estremo apice bre-
vissimamente fesso ; essi rimangono perfettamente piani
nelle fronde bene svolte con la costa mediana sottile ma
acuta di sotto, piana ossia non prominente nè incavata
— 266 —
di sopra ; nervi secondari molto sottili ma rilevati, 8-10
per parte alla costa mediana, più apparenti di sopra che
di sotto : fra mezzo ai nervi secondari vi sono altri nervi
sottilissimi che rendono le due superfìcì finissimamente
striate sotto la lente ; le venule trasverse sono numerosis-
sime molto sinuose ondulate e ben nette sulle due faccie ;
i margini sono notevolmente inspessiti da un bordo bian-
castro. La ligula è rigida, glaberrima a superficie nitida,
apparentemente cordiforme e prolungata nel centro in una
punta assai lunga ; il rachide manca completamente ed il
picciolo si termina in un orlo trasversale glabro ondulato.
Il picciolo nella parte apicale parrebbe biconvesso, largo
18 e spesso 8 mm. : nella parte più bassa, in prossimità
della guaina, è coperto da un mollissimo denso e candido
tomento, nel rimanente è glabro ; il tomento si estende
anche sulla abbondante rete fibrosa che si trova ai lati
della base del picciolo e che è composta di fibre molto sot-
tili parallele con pochissime fibre trasverse, di modo che il
reticolo è a maglie larghe e lassissimo.
Spadici certamente allungati, ma non visti intieri. Le in-
fiorazioni parziali formano delle pannocchie arcuato-pen-
dule, lunghe 15—20 cm., composte di vari ramoscelli fiori-
feri nascenti all’ascella di una brattea angustissima lineare
o filiforme subulata, la quale nei ramoscelli più bassi rag-
giunge la lunghezza di sino 2-8 cm. e che anche nei ra-
moscelli estremi ha sempre vari millimetri di lunghezza.
Le spate sono cartacee, ± fugacemente lanuginoso— coto-
nose, intiere, lungamente e strettamente tubulose in basso,
alquanto ampliate e fesse dal lato ventrale, nella parte su-
periore terminate in punta acuminata in forma d’orecchio
d’asino. I ramoscelli fioriferi sono gracilissimi, filiformi, di
0.5 mm. di diam., giungenti sino a 1 mm. allorché frutti-
feri : i maggiori, i più bassi, lunghi 8-10 cm., assai lassa-
mente fioriferi.
Fiori portati da un gracile pedicello più lungo del fiore
(lungo 3 mm.) inserito ad un angolo di 45°, provvisto alla
base di una brattea subulata che giunge al terzo inferiore
— 267 —
od alla metà del pedicello stesso : il solo fiore misura
2 mm. dalla base del perianzio all’apice dello stigma. Pe-
rianzio ciatiforme-campanulato, articolato sul pedicello,
coronato da 6 denti subulati giungenti sino alla metà dei
filamenti ; stami 6, con filamenti allungati gracilissimi, sot-
tilissimi e di poco più corti dell’ intiero ovario ; antere li-
neari angustissime, lunghe circa 2.5 mm. (larghe 0.25 mm.)
con loggie parallele brevemente disgiunte alla base, dove
nel seno che ne risulta è inserito il filamento. Ovario sub-
globoso-ovato, bruscamente contratto in un relativamente
lungo stilo o collo, lungo questo quanto l’ovario stesso e
che leggermente si dilata in uno stigma angustamente in-
fundibular e.
Frutto (immaturo) sferico di 5 mm. di diam., molto di-
stintamente apiculato, con superficie sparsa di radi ma di-
stinti sclerosomi che ne rendono scabra la superficie ;
l’endocarpio è sottile crostaceo-legnoso fragile. Perianzio
fruttifero alquanto depresso con lembo 6-lobo.
Seme globoso : sebbene immaturo mostra molto distin-
tamente un albume omogeneo traversato per tutta l’altezza
del seme da un ampio canale; embrione situato da un lato
al di sopra della metà.
Habitat. — Cuba ed Honduras. Di Cuba ho visto i se-
guenti esemplari : l.° Wright PI. Cub. n.° 3219 nell’Erbario
de Candolle e col n.° 2329 in quello di Berlino, probabil-
mente per sbaglio di trascrizione, l’esemplare essendo del
tutto identico a quello che nell’ Erb. de Candolle porta il
n.° 3219. — 2.° Presso la Habana, van Hermann n.° 3928
(Herb. Krug et Urban in Herb. Berol.). — 3.° Santa Cata-
lina, Prov. Pinar del Rio, Van Hermann n.° 3464 (Herb.
Krug et Urban in Herb. Berol.). Nell’ Erbario di Berlino
si trovano anche esemplari di questa specie raccolti da
Ramon de la Sagra.
Riferisco inoltre alla Th. Wendlandiana alcuni rami di
spadice con fiori, conservati nell’Erbario di Berlino e por-
tanti la etichetta : « Mugueres Island, Bay of Honduras.
— 268 -
Coll F. G. Gaumer. Com. F. D. Godman T. R. S., Aug.
1886 »; simile a questo è un altro esemplare di Gozumel
Island , presso la costa dell’ Honduras (Herb. Berol. prove-
niente da Kew).
Osservazioni. — E una specie assai caratteristica per i
fiori con lungo pedicello ed antere strettissime e lunghe
portate da sottile e lungo filamento e poi ricascanti, non
che per lo stilo allungato non bruscamente dilatato nello
stigma.
Gli esemplari tipici della specie devono considerarsi
quelli portanti il n.° 3219 di Wright nell’Erb. de Candolle,
ed il n. 2329 nell’ Erb. di Berlino. Gli esemplari di Hon-
duras, per quel che riguarda i fiori almeno, che le altre
parti non le ho viste, corrispondono esattamente al n.° 3219
dell’ Erb. de Candolle.
Col n.° 3219 delle Piante Wrightiane sono stati pubbli-
cati vari esemplari distinti con le lettere a, b , c, d , e. In
Sauvalle « Flora Cubana » i n.1 3219 a, d, e, sono riferiti
alla Th. parvifìora Sw. ( Th . Martii Gris. et. Wend. ed alla
Porothrinax Pumilio Wendl.) ed i n.13219 c e b (insieme al
n.° 3218) alla Th. argentea. Però tanto nell’ Erbario de
Candolle quanto in quello di Stockholm il n.° 3219 non è
accompagnato da alcuna lettera ; di più nell’ Erb. de Can-
dolle il n.° 3219 rappresenta una vera Thrinax (quello che
io ho distinto col nome di Wendlandiana ) mentre nell’Er-
bario di Stockholm sotto il medesimo numero e pure col
nome di Thrinax Martii Gr. et Wend. si trovano esem-
plari di una Coccothrinax, alla quale io ho conservato il
nome specifico di Martii. Sauvalle assegna i nomi volgari
di « Miraguano de lana, Guano de lana, Guano de costa »
alla Th. Wendlandiana.
269
4. Thrinax Drudei Becc. sp. n. — Th. multiflora (non
Mart.) PI. Cub. Wright. n.° 3965 ; Sargent in Bot.
Gaz. XXVII (1899), 84.
Descrizione. — Sembra una Palma di moderate dimen-
sioni.
Fronde al solito modo con lembo flabellato-multifido, con
45-50 segmenti nelle 2 fronde da me studiate, indiviso nella
parte mediana sino circa alla metà, quasi perfettamente or-
bicolare, i segmenti laterali venendo quasi a ritoccarsi paral-
lelamente al picciolo, misurante 65-70 cm., dalla ligula alla
estremità dei segmenti mediani, non molto spessamente car-
taceo, verde ed opaco di sopra, distintamente glaucescen-
te-argenteo di sotto ; picciolo molto depresso, esattamente
biconvesso e con le due faccie eguali, largo 9-11 mm. e
spesso 4-5, con margini acutissimi, glabro, fìnissimamente
striato. Ligula legnosa, breve, semilunare-subcordata, gla-
bra, prolungata nel centro in punta triangolare. Rachide
mancante. Segmenti piani nelle fronde bene svolte, quelli
della parte centrale all’altezza dei seni (che rimangono a
30-32 cm. dall’apice del picciolo) sono larghi 3-3.5 cm. e
da questo punto vanno molto gradatamente ristringendosi
in una punta drittissima ed acuminatissima, fessa all’apice
per il tratto di 3-4 cm. ; coste superiori (quelle che si ter-
minano nei seni) molto acute e rilevate : quelle inferiori e
che percorrono tutta la lunghezza del segmento assai rile-
vate di sotto, piane e non sporgenti di sopra ; i segmenti
sono finamente striati da numerosi nervi secondari sottili
ma nitidamente rilevati, di sotto più finamente striati che
di sopra, i nervi apparendo quivi distinti nonostante l’indu-
mento subargenteo (invero tenuissimo) che li ricuopre ; le
venule trasverse sono numerose, molto interrotte, interpo-
ste fra ogni nervo secondario e quindi estremamente corte
e rendenti minutamente tessellate le due superficì ; mar-
gini assai distintamente inspessiti.
Spadici relativamente gracili, allungati, nutanti: quello
— 270 —
da me studiato misura 1.50 m. e porta varie infiorazioni
parziali arcuato-nutanti ; le spate sono sottilmente coriacee
tubulose, allungate, prolungate all’apice in corta ed ottusa
punta brevemente bidentata, forforaceo— tomentose nella
parte superiore, bruno rossastre essucche, finamente striate,
non lacerantesi in fibre o filamenti. Infiorazioni parziali for-
manti delle pannocchie ovato-allungate (lunghe 20-25 cm.)
piuttosto lasse ma con numerosi ramoscelli, portate da una
parte peduncolare gracile molto compressa, larga 3—4 mm.,
glaberrima e come i ramoscelli diventante nera nel seccare ;
i ramoscelli fioriferi sono filiformi, tenuissimi, non giungenti
ad 1 mm. di spessore alla base, arcuato-ascendenti ; i mag-
giori, i più bassi, lunghi 8-9 cm., i superiori gradatamente
più corti, tutti nascenti dall’ascella di una minutissima
bratteola subulata.
Fiori inseriti lassamente a spirale, sessili e portati da un
piccolo tubercoletto all’ascella di una piccola brattea : non
ho visto fiori bene sviluppati ma dai resti che rimangono
alla base del frutto si riconosce che il perianzio è de-
presso-cupulare col margine superficialmente 6-lobo: nel suo
interno (staccato il frutto) si trovano i resti di 6 filamenti
larghissimi uniti per la base e più lunghi del perianzio.
Fratto piccolo, sferico, di 4 mm. di diam., a superficie
sparsamente granulosa.
Seme globoso con ilo rotondo piccolo molto eccentrico ;
albume omogeneo con profonda e larga intrusione del rafie
che attraversa tutto il seme ristringendosi però in uno
stretto collo in alto dove si termina in una piccola depres-
sione nel mezzo del vertice. I frutti da me esaminati non
erano perfettamente maturi.
Habitat. — Cuba. Plantae Cubenses Wrightianae n.° 3965
col nome di Thrinax multiflora nell’ Erbario di Berlino ed
in quello della Harvard University.
Osservazioni. — È una specie di un aspetto tutto suo
speciale per le infiorazioni parziali composte di ramoscelli
— 271 —
molto sottili rigidi dritti e lunghi. Drude nell’ Erbario di
Berlino aveva riconosciuto che il rammentato n.° delle
« PI. Cub. Wrightianae » nulla aveva che vedere con la
vera Th. multiflora e che esso rappresentava una specie
non ancora descritta.
5. Thrinax tessellata Beco. sp. n.
Gracilis, subelata, frondibus flabellato-suborbi-
cularibus in circiter 35 segmenta partitis, vagina
ad margines marcescenti non fibrosa, petiolo bi-
convesso marginibus obtusis ; segmentis utrinque
viridibus et minute striatis, venulis transversis
conspicuis. Spadix elongatus inflorescentiis partia-
libus erectis, ramulis in sicco subsuberose corra*
gato-angulosis ; floribus sessilibus. Fructus sphae-
ricus, obtuse mucronulatus, 7 min. diam., epicarpio
distincte suberoso-tessellato, semine 5 mm. diam.,
albumine late perforato.
Descrizione. — Il tronco si dice alto 40 piedi e del dia-
metro uniforme da cima in fondo di 8 pollici.
Fronde (vista una sola) flabellato— suborbicolari, piuttosto
profondamente multifide, con lungo picciolo largo in alto
11-12 mm., biconvesso, spesso 6 mm., con margini ottusi,
in basso pianeggiante e nella parte che si dilata nella va-
gina leggermente scavato a doccia di sopra; vagina sottil-
mente coriacea e color cuojo (alutaceo), coperta di abbon-
dante e mollissimo indumento cotonoso biondo-fulvescente :
la parte della guaina che si prolunga ai lati del picciolo è
marcescente, si stacca a brandelli e non è risoluta in fibre ;
la ligula è glabra, legnosa, breve, semilunare; il lembo è
rigidamente cartaceo, glaberrimo, facilmente fendibile, coi
segmenti piani ma che facilmente si arricciolano per i mar-
— 272 —
gini, egualmente verdi sopra ambedue le faccio; dalla
mezza fronda che ho studiato i segmenti sembrano che fra
tutto debbano essere 35: i centrali misurano 65 cm. dalla
ligula all’apice e sono larghi 45 mm. nel punto più largo
che si trova a 10-12 cm. al di sopra dei seni, dal qual
punto vanno gradatamente ristringendosi nell’apice molto
acuminato e brevemente diviso in 2 punte rigide subulate ;
i seni nella parte centrale rimangono a 18—20 cm. al diso-
pra della ligula ed anche nei segmenti più esterni sono di
poco più profondi (12-15 cm. dalla ligula); le costole supe-
riori sono assai acute : le inferiori alla base sono quasi più
forti delle superiori, di sotto con dorso ottuso, di sopra non
prominenti; i nervi secondari sono 8-10 per parte della co-
sta mediana con numerosi e tenuissimi nervi 3 — rii fra mezzo
a loro, i quali rendono finamente striate le due faccio ; ve-
nule trasverse sinuose molto nitide e rilevate, specialmente
nella pagina superiore, attraversanti i nervi terziari e con-
nettenti fra loro i nervi 2— rii .
Sjjadice lungo 85 cm. con parte assile, allorché guainata
dalle spate, grossa alla base come un dito, un poco atte-
nuata nell’estremità, con 6 rami od infiorazioni parziali
nella metà superiore: la metà inferiore guainata da varie
spate simili alle superiori ma che non portano rami ; le
spate sono tu buiose, aperte brevemente sul lato ventrale in
alto, membranacee essucche ed alla maturità dei frutti
alquanto lacero-fibrose, prolungate in punta triangolare
acuta, striate e finamente forforaceo-rubiginose special-
mente in alto. Infiorazioni parziali formanti delle corte e
larghe pannocchie (lunghe 10-15 cm.) con breve parte pe-
duncolare; questa rigida, fortemente compressa, eretto-pa-
tente (non arcuato-recurva) intieramente inclusa nella sua
spata, provvista di una spata propria profondamente bipar-
tita con punte acuminate e largamente bicarinato-alata ;
ramoscelli fioriferi assai numerosi, brevemente distanziati
e relativamente assai grossi (spessi 1.5 mm.), coperti da
escrescenze irregolari di apparenza suberosa che li rendono
corrugato-angolosi, lunghi al più 7-8 cm., con fiori mode-
— 273 —
ratamente fìtti, sessili e disposti tutto in giro a spirale e
portati da un distinto tubercoletto ; della brattea e brat-
teola alla maturità dei frutti non si vede più traccia. Il
perianzio fruttifero è subtubercoliforme con lembo oscura-
mente 6-dentato.
Fiori non visti.
Frutti sferici, ottusamente mucronulati sul vertice, di
7 mm. di diam., con superficie opaca molto distintamente
tessellata, riproducente 1’ aspetto di un frutto di Pholido-
carpus; l’epicarpio sembra leggermente suberoso; il meso-
carpio è scarso ; l’endocarpio è sottile crostaceo sublegnoso;
la cavità interna è biancastra e fittamente venosa— reticolata.
Seme sferico, di 5 mm. di diam., a superficie bruno-
mobogano opaca, superficialmente solcato da alcune vena-
ture poco distinte radianti dalla base; ilo basilare punti-
forme piccolo; rafe esteso, subcircolare, radiante intorno al-
l’ ilo ; albume omogeneo intieramente perforato da parte
a parte da un largo canale in forma di fiasco, ripieno que-
sto di sostanza tannica molto scura ; embrione da un lato
presso l’apice.
Habitat. — La Giamaica. L’esemplare tipico nell’Erba-
rio di Berlino porta la seguente etichetta: « Flora Jamaicen-
sis. Ex herbario botanical departement, Jamaica — Thrinax
sp. — Locality: Holly Mount, 2,600 feet alt. Collectors :
W. R. Maxon and G. N. Collins, n.° 5. Date 26. 5. 1904.
Growing on honey-comb limestone rocks. Trunk of tree
40 ft. high and abont 3 inches in diameter throughout its
length ».
Osservazioni. — E una specie molto ben caratterizzata
per le fronde verdi, glabre sopra ambedue le faccio con pic-
cioli biconvessi ma a margini ottusi ; per le infiorazioni
parziali con la parte pedicellare non recurva ma eretto-pa-
tente e sopratutto per il frutto a superficie tessellata come
quella di un Pholidocarpus. Ho visto di questa distintis-
sima specie un solo esemplare nell’Erbario di Berlino con-
18
— 274 —
sistente in una mezza fronda ed in uno spadice intiero con
frutti maturi.
6. Thrinax keyensis Sargent in Bot. Gazette, XXVII
(1899), 87.
Descrizione. — Tronco alto spesso sino 7 m. e di 30-42 cm.
di diametro, sollevato sopra una base formata da fìtte ed
intrecciate radici, alta 0.60-1 m. e di 50-60 cm. di diam.
(Sargent).
Fronde con lembo flabellato orbicolare e diviso in circa
60 segmenti, ma col seno basilare (a quanto sembra) non
completamente chiuso, misurante dalla ligula all’apice dei
segmenti mediani circa 80 cm. (nella sola fronda che ho
visto). Le guaine hanno un abbondante reticolo fibroso a
larghe maglie coperto da un denso strato di sostanza coto-
nosa bianchissima ; picciolo assai robusto, fortemente de-
presso, quasi biconvesso, ma di sopra un poco più pianeg-
giante che di sotto, finissimamente striato per il lungo,
largo circa 2 cm. e spesso 6 mm.; ligula rigida, legnosa,
breve, latamente cordata a margine integerrimo con una
breve punta nel centro, cotonosa da ambo i lati (almeno
nelle fronde recentemente svolte); posteriormente il pic-
ciolo si termina in un orlo orizzontale sinuoso; i segmenti
mediani misurano 4—45 cm. nel punto più largo, vale a
dire 10-12 cm. al di sopra dei seni ; questi nella parte cen-
trale rimangono a circa 35 cm. dall’apice del picciolo; essi,
segmenti, molto rigidi, sottilmente coriacei, piani quando
la fronda è svolta, verdi pallidi di sopra sul secco, resi
glaucescenti di sotto da tenue e dr fugace peluria argentea
ed in seguito, a quanto sembra, glabri e per di più cospersi
non molto fittamente di piccolissime squamule puntiformi
brune, fessi all’apice per il tratto di 6-7 cent, e con le 2
punte acuminate, subulate, sinuose e ± curve, da prima
divergenti e poi convergenti in forma di corna ; la costa
mediana è assai forte e rilevata di sotto, non prominente
— 275 —
di sopra; i nervi secondari sono circa 20 per parte della
costa mediana, fini ma rilevati specialmente di sopra ; le
venule trasverse sono brevi molto interrotte fini ma molto
distinte sulle due faccie, le quali sono rese dalle medesime
nettamente e minutamente tessellate; margini assai distin-
tamente inspessiti.
Spadici allungati (nutanti ?) con varie infiorazioni par-
ziali, arcuate e pendute allorché cariche di frutti. Spate
primarie rigidamente cartacee, assai lungamente tubulose,
coll’apice prolungato in lembo lanceolato acuto in forma
d’orecchio d’asino, finamente e mollemente tomentoso-argen-
tee e col margine intiero durante l’antesi, poi quasi glabre
e talvolta ± filamentose sui margini. Infiorazioni parziali
provviste di una parte peduncolare compressa piano-con-
vessa, larga 5 mm., portante delle assai dense pannocchie
ovali, composte di numerosi ramoscelli fastigiati durante
l’antesi, penduti e patenti allorché fruttiferi, inseriti spiral-
mente ma senza regolarità intorno alla parte assile; i ramo-
scelli nascono dall’ascella di una piccola brattea triangolare
acuminata, sono filiformi, molto sottili, leggermente sinuosi
fra un fiore e l’altro, i maggiori i più bassi, lunghi 8-10
cm. e spessi alla base circa 1 mm. anche allorché fruttiferi :
i superiori gradatamente decrescenti alquanto in lunghezza.
Fiori del tutto sessili sopra un tubercoletto nascente al-
l’ascella di una inconspicua e tenuissima bratteola scariosa,
molto piccoli, misuranti 2 mm. dalla base del calice all’apice
dello stigma (durante la fioritura). Perianzio cupulare-cam-
panulato, membranaceo, carnosulo in basso dove assai pro-
fondamente scavato di sotto, col margine diviso in 6 denti
eguali latamente triangolari o deltoidei acuti; stami 6 coi
filamenti uniti per le basi e formanti intorno all’ovario
una specie di cupula molto sottilmente membranosa, nella
parte libera subulati, patenti o ± recurvi durante l’antesi ;
antere lineari-oblunghe, ottuse alle due estremità, punteg-
giate, a loggie parallele e disgiunte sin quasi alla metà
dove s’inserisce il filamento, deiscenti dal lato interno, ma
rovesciandosi il filamento all’infuori, nell’antesi apparente-
— 276 —
mente estrorse. Ovario lageneforme, attenuato in corto e
tozzo collo che si dilata assai bruscamente in uno stigma
infundibulare assai largo e ± compresso-cresteforme.
Frutti perfettamente sferici, apiculati nel centro del ver-
tice dai resti dello stigma, di 5-5.5 mm. di diam.: quando
non perfettamente maturi assai distintamente granulosi
sulla superficie, apparentemente bianchi, allo stato secco
giallastri alquanto corrugati; mesocarpio carnoso-grumoso,
scarso; endocarpio crostaceo— legnoso, fragile.
Seme sferico di 4 mm. di diam. un poco pianeggiante od
anche leggermente incavato alla base, a superficie nitida
color castagno, con l’ilo basilare lineare-oblungo molto ec-
centrico; albume omogeneo scavato sin oltre alla metà da
una profonda e larga intrusione dell’integumento del seme ;
embrione situato verso l’alto a circa il terzo della periferia
della parte superiore. Perianzio fruttifero non o leggermente
accresciuto, formante un disco circolare depresso, scavato
nella base e con orlo ± distintamente 6— lobo.
Osservazioni. — Molto affine alla Th. microcarpa ma
assai più robusta.
Habitat. — Isole a mezzogiorno della Florida ( Florida
Reefs ) ed anche nelle Bahamas. Venne scoperta dal sig. Sar-
gent, in novembre 1886, sulle spiaggie settentrionali delle
più grandi delle isole che formano il gruppo delle Mar-
quesas a circa 15 miglia ad occidente di Key West. Cresce
pure secondo Sargent a Crab Key , una piccola isola del
gruppo di Bahia Honda ad occidente di Torch Key. Io ho
studiato gli esemplari raccolti da Sargent nelle Marquesas
Key in marzo 1898.
Alla Th. keyensis , Sargent riporta, nel suo Erbario e mi
sembra giustamente, un esemplare consistente in uno spa-
dice in frutto con l’etichetta: « Curtiss, West Indian Plants,
n.° 101 — Near Nassau , W. B., Bahamas. March 3. 1903 ».
Alla medesima specie mi sembra pure poter riferire un
esemplare dell’Erbario di Berlino consistente in due infio-
— 277 —
razioni parziali, delle quali una porta fiori al momento del-
l'antesi ed una un poco trapassati, con la seguente etichetta:
« Bahama plants, collected and distributed by John I. and
Alice R. Northrop. n.° 668. Andros Island , Big Cabbage
creefc, 1890, June 19 ». Differisce dagli esemplari tipici di
Sargent solo per i ramoscelli più allungati e che misurano
sino 10-12 cm. di lunghezza.
7. Thrinax microcarpa Sargent in Garden et Forest,
IX, 162 : Silva, X, 53, tab. 511 (excl. ic. fruct.) et Bot.
Gazette, XXVII (1899), 87.
Descrizione. — Pianta apparentemente di non grandi
dimensioni. Fronde con lembo flabellato-multifido quasi per-
fettamente orbicolare (col seno basilare non completamente
chiuso) misurante dalla ligula all’apice dei segmenti mediani
52 cm. (nella sola fronda che ho visto) ; picciolo gracile,
fortemente depresso, biconvesso a margini acutissimi, largo
8-9 mm., spesso 4 mm. ; ligula breve semilunare sublegnosa,
a margine intiero rotondato densamente barbata dal lato
inferiore ; posteriormente il picciolo si termina in un orlo
rilevato perfettamente orizzontale. I segmenti non sono
molto numerosi (ne ho contati 36), quelli mediani misurano
20-25 mm. nel punto più largo, vale a dire all’ altezza
dei seni o poco al di sopra: i seni nella parte centrale ri-
mangono a 12-15 cm. dall’apice del picciolo ; i segmenti
più esterni sono assai più stretti e coi seni assai più pros-
simi al picciolo degli intermedi: tutti sono gradatamente
acuminati con l'apice fesso per il tratto di 2—4 cm. in 2
punte subulate (diritte e non divergenti), papiraceo-firmuli,
verdi glabri ed opachi di sopra, resi argentei di sotto da
finissimi filamenti sericei filiformi e per di più cospersi di
rade e piccolissime squamule brune puntiformi: piani allor-
ché la fronda è bene svolta, con la costa mediana sottile
ed acuta di sotto, rappresentata da un tenue e superficiale
solco di sopra, con 13-15 nervi secondari per parte alla
— 278
costa mediana e con numerose venule trasverse : gli uni e
le altre assai distinti e prominenti nella pagina superiore,
che così è resa molto nettamente e minutamente tessellata;
la superficie inferiore è più fittamente striata della supe-
riore e le venule trasverse sono molto meno apparenti ;
margini alquanto inspessiti.
Spadici lunghi 80 cm., nell’ antesi cupressiformi, con 6—7
infiorazioni parziali gradatamente decrescenti ; spate prima-
rie rigidamente cartacee, lungamente tubulose, coll’ apice
prolungato in lembo lanceolato acuto in forma d’ orecchio
d’asino, intiere anche a maturità dei frutti : al momento
dell’antesi mollemente sericeo-tomentose nella parte apicale;
infiorazioni parziali formanti delle pannocchie latamente
ovate, assai dense : le maggiori, le più basse, lunghe 15-
20 cm., nell’antesi eretto-patenti, allorché in frutto recurve
e portate da una parte pedunculare recurva assai lunga,
compressa, larga 5-8 mm. ; la parte assile della pannocchia
è pure compressa e porta tutto in giro numerosi ramoscelli
fioriferi semplici, nascenti dall’ascella di una piccola brattea
triangolare acuminata scariosa: essi sono filiformi, spessi
circa 1 mm. durante la fioritura, e poco più quando frut-
tiferi, resi scabridi allora dai piccoli fulcri tubercoliformi
dei fiori e frutti caduti: i maggiori, vale a dire i più
bassi delle infiorazioni più basse, lunghi 8-10 cm., i supe-
riori 5-6 cm.
Fiori perfettamente sessili sopra un piccolo disco tuber-
coliforme all’ascella di una incospicua bratteola scariosa,
molto piccoli, misuranti 2 mm. dalla base del calice all’apice
dello stigma (durante la fioritura). Perianzio cupulare-cam-
panulato, membranaceo, carnosulo in basso dove è assai pro-
fondamente incavato di sotto, superficialmente diviso in 6
larghi lobi alquanto irregolari ; stami 6 con i filamenti
uniti per le basi e formanti una specie di cupula sottile
membranosa intorno all’ovario, poi subulati, patenti od oriz-
zontali o ± recurvi durante l’antesi ; antere oblunghe, ot-
tuse alle due estremità, punteggiate, a loggie parallele di-
sgiunte sin quasi alla metà, dove s’ inserisce il filamento,
— 279 —
deiscenti dal lato interno, ma rovesciandosi il filamento
all’ infuori, nell’antesi apparentemente estrorse. Ovario la-
geneforme, ossia ovoideó attenuato in corto collo che si di-
lata assai bruscamente in uno stigma compresso-crestiforme
e solcato nel mezzo; ovulo solitario basilare eretto.
Frutti perfettamente sferici, minutamente apiculati sul
vertice, di 5 mm. di diam. a superfìcie bruno-giallastra e
corrugata sul secco ; mesocarpio carnosulo-grumoso ; endo-
carpio relativamente assai spesso, crostaceo-legnoso, fragile.
Seme sferico, di circa 4 mm. di diam., a superficie nitida
bruno castagno, leggermente incavato alla base ; ilo li-
neare eccentrico ; albume omogeneo, scavato sino alla metà
da un foro circolare (intromissione del rafe) situato perfet-
tamente nel centro della base e ripieno di una sostanza
bruna ; embrione situato verso l’alto a circa il terzo della
periferia della parte superiore.
Perianzio fruttifero non o leggermente accresciuto, for-
mante un disco depresso circolare, scavato nella base e con
un orlo crenulato in giro.
Habitat. — E la specie di Thrinax più comune e più
generalmente diffusa nelle Florida Key , le isole che formano
la scogliera madreporica a mezzogiorno della Penisola della
Florida. — Curtiss : North Am. PI. n.° 2679***, coral soil,
No-name Key , (Herb. Harvard Univ.) ; pure di No-Name
Keyi Simpson n.° 268 (United States national Herbarium
in Herb. Harvard Univ.). Sono questi gli esemplari tipici
di Sargent e che io ho descritto.
Forse appartengono alla Th. microcarpa alcuni esemplari
raccolti da Eggers nelle Bahama, conservati nell’ Erbario
di Copenhaguen e che portano l’etichetta : « Eggers : Flora
Ind. occ. exicc. n.° 4141, 10’ alt. v. « Brittle Top » — Ins.
Baham. Hog Island and Nassau. 21. II. 1888 ».
Osservazioni. — Forse la Th. microcarpa non è che una
varietà della Th. heyensis , dalla quale negli erbari mi sem-
bra assai difficile poterla distinguere, ed alla quale corri-
— 280 -
sponde per la forma e dimensione dei frutti. Nella T.
Tceyensis i denti del perianzio li ho trovati deltoidei acuti
e nella TTi. microcarpa ottusi e crenulati; di più in questa
il processo del rafe sarebbe conico, e nella Tceyensis cilin-
draceo e rotondato in alto. Mantengo la specie principal-
mente sull’ autorità di Sargent.
8. Thrinax punctulata Becc. sp. n.
Gracilis, frondibus flabellato-orbicularibus multi-
fidis, segmentis subtus ceroso-glaucescentibus (nec
appresse piloso-argenteis) crebrerrime squamulis
minimis ferrugineis punctulatis. Spadices elongati
infìorescentiis partialibus parvis densiusculis ovatis
recur vis, ramulis Alito rmibus tenui bus, fructibus
sessilibus parvis sphaericis, 3-8 mm. diam., semine
2.5 mm. diam., albumine, intromissione seminis
integumento late conica, usque ad medium exca-
vato.
Descrizione. — Palma apparentemente gracile.
Fronde flabellato-multifide, quasi perfettamente orbico-
lari, misuranti 65 cm. dalla ligula all’apice dei segmenti
mediani (nella sola fronda che ho visto); guaine sfacelato-
fibrose più o meno unite da tomento pannoso, argenteo ;
picciolo gracile fortemente depresso, biconvesso e con mar-
gini acutissimi, largo 1 cm., spesso 5 mm. ; ligula breve
semilunare glaberrima ; posteriormente il picciolo si ter-
mina in un orlo orizzontale ; lembo nella parte centrale di-
viso sino a circa la metà, ed ai lati estremi sino a pochi
centimetri dalla ligula, in circa 45 segmenti : di questi i
centrali all’ altezza dei seni sono larghi circa 3 cm., i se-
guenti diventano gradatamente più angusti, gli estremi ri-
dotti a soli 10-12 mm. di larghezza : questi sono lineari,
— 281 —
gli altri tutti dai seni in su vanno molto gradatamente
attenuandosi verso l’estremità, che è fessa per il tratto di
5—6 cm. e divisa in due punte molto acuminate dritte; essi,
i segmenti, sono inoltre papiracei, verdi, glabri e subnitenti
di sopra, di sotto ceroso-glaucescenti senza peluria argentea
ma coperti da innumerevoli minutissimi puntolini prodotti
da squamule ellittiche ferruginose, piani allorché la fronda
è bene svolta, con la costa mediana sottile ma rilevata di
sotto e superficiale di sopra, con 10-12 nervi secondari
molto sottili per parte alla costa mediana ; venule tran-
sverse assai numerose fini ed irregolari ; margini assai di-
stintamente inspessiti.
Spadici apparentemente allungati e con varie infiorazioni
parziali sovrapposte ; spate primarie rigidamente cartacee,
lungamente tubulose, prolungate all’apice in lembo in forma
d’orecchio d’asino, intiere e più o meno coperte da un te-
nue tomento anche a maturità dei frutti. Infiorazioni par-
ziali formanti delle piccole pannocchie ovate assai dense,
lunghe 15-16 cm., portate da una parte peduncolare re-
curva allorché in frutto, assai lunga e compressa, larga
5-8 mm. ; la parte assile della pannocchia è pure compressa,
più o meno angolosa e porta tutto in giro numerosi ramo-
scelli fioriferi ; questi sono semplici, filiformi, giungenti
appena allo spessore di 1 mm. alla base, allorché fruttiferi
resi scabridi dai piccoli fulcri tubercoliformi sui quali ri-
posano i fiori od i frutti : i maggiori, vale a dire i più
bassi, lunghi 7-8 cm.
Fiori....
Frutti del tutto sessili sopra un minutissimo tubercoletto
perfettamente sferico, molto piccoli, di 3-8 mm. di diam.,
terminati dal piccolo resto dello stigma infundibulare.
Seme sferico di 2.5 mm. di diam., a superficie bruno ca-
stagno, con ilo puntiforme ; intrusione del tegumento del
seme latamente conica giungente sino alla metà del seme;
embrione situato alla metà di un lato. Perianzio fruttifero
indurito alla base e molto brevemente pedicelliforme, con
lembo diviso in 6 lobi o denti triangolari corti, larghi ed acuti.
— 282 —
Habitat. — Cuba : Provincia Pinar del Eio sul Monte
Guanajay (van Hermann n.° 4245, Herbarium de Cuba. In
frutto dicembre 10, 1904 (Erb. Krug ed Urban nell’Erb. di
Berlino).
Osservazioni. — Fra tutte le specie di Thrinax sino a
qui • descritte è quella che produce i frutti più piccoli non
raggiungendo questi nemmeno i 4 mm. di diam. E benis-
simo caratterizzata per di più dalle sue foglie glauce-
scenti ma senza il tenue indumento formato dai tenuissimi
filamenti argentei che si osservano nelle Th. keyensis e
fìoridana , e cosperse molto più fittamente che nelle altre
specie dalle particolari minutissime squamule brune. E
certamente affine alle Th. microcarpa e keyensis e sembra
anche alla Th. Mor risii; ma la punteggiatura delle foglie la
distingue facilmente da tutte e tre.
9. Thrinax ponceana 0. F. Cook in Bull. Torr. Bot.
Club, XXVIII (1901) 536, 45; Urban, Symb. Antill.
(FI. Portor.) IV (1903), 128.
Descrizione. — Tronco di sino 4 metri di altezza colon-
nare o leggermente assottigliato od anche dilatato in alto,
con la superficie esterna grossolanamente ed irregolarmente
rimosa per il lungo (Cook).
Fronde di pianta adulta assai grandi con segmenti di
65 cm. di lunghezza e di 3—3.5 cm. di larghezza, con la
base dilatata dei piccioli che si sfacela in numerose fibre bru-
nastre o grigiastre ed i piccioli lunghi 65 cm. e larghi 15-
20 mm. (Cook). Le fronde di piante giovanissime sono di-
midiato-orbicolari con soli 10-12 segmenti quasi del tutto
disgiunti, lunghi 12-16 cm., lineari, larghi 6-8 mm. tanto
alla base quanto a 2-3 cm. al di sotto dell’apice, il quale
è triangolare-allungato e molto brevemente 2-fido o 2-den-
tato; la ligula è breve seminulare e non barbata; le fronde
— 288 —
di piante di media età misurano 28-80 cm. dalla ligula alla
estremità dei segmenti centrali, in queste la ligula è semi-
lunare a contorno rotondato barbato da lunghi peli argen-
tei ; il picciolo è biconvesso ; i segmenti sono circa 80, non
molto rigidi, per un certo tratto a margini paralleli : i cen-
trali larghi 18-20 mm., poi ristretti in punta triangolare-
allungata brevemente bifida all’apice ; i margini sono assai
inspessiti ; le venule transverse sono un poco più distinte
nella pagina inferiore che nella superiore ; la pagina infe-
riore nelle fronde giovanissime è cospersa da poca peluria
argentea, che manca del tutto nelle fronde più adulte, nelle
quali è glabra ma cospersa di puntolini giallastri glandu-
liformi.
Spadici eretto— nutanti, che dalle dimensioni delle porzioni
esistenti si possono giudicare di circa 1 m. di lunghezza,
con parte assile, allorché vaginata dalle spate, cilindracea e
grossa alla base quanto un dito, assottigliantesi a poco alla
volta in una estremità caudiforme, con varie e gradata-
mente decrescenti infiorazioni parziali arcuato-recurve, di-
scoste fra di loro 8-10 cm. Le spate primarie sono tubu-
lose, strettamente guainanti, furfuraceo-puberule, finamente
e nettamente striate, brevemente aperte sul lato ventrale
in alto e prolungate in punta in forma d’orecchio d’asino,
con l’apice triangolare molto acuto od acuminato e cari-
nato sul dorso e con i margini intieri. Le pannocchie mag-
giori, le più basse, sono lunghe 15-25 cm., fortemente ar-
cuato-pendule con assai numerosi ramoscelli fioriferi e con
la parte pedicellare fortemente compressa : questa per lo più
intieramente inclusa nella spata primaria e provvista di una
spata propria, essa pure per lo più inclusa e molto profonda-
mente divisa in due punte o corna pubescenti all’apice; i
ramoscelli fioriferi hanno alla loro base una brattea angu-
stissima subulata, che in quelli inferiori raggiunge la lun-
ghezza di 1-4 cm. ed in esemplari robustissimi sino 6-7 ;
i ramoscelli sono filiformi, molto sottili, al più spessi 1 mm.
alla base ed assai meno in alto, glabri, talvolta, special-
mente nell’estremità, molto leggermente sinuosi fra un fiore
284 —
e l’altro : i maggiori, i più bassi, lunghi 6-8 cm. con assai
numerosi fiori disposti spiralmente in giro.
Fiori sessili sopra un tubercoletto (che nel frutto diventa
calloso-discoideo) all’ascella di una piccola e breve brattea
triangolare acuta : molto piccoli ; perianzio cupulare poco
profondo con 6 denti brevi deltoidei acuti od apiculati;
stami 6 con filamenti triangolari ed uniti per le basi
nella parte inclusa nel perianzio, ìineari-filiformi in quella
che sporge e che è alquanto più lunga dei denti del pe-
rianzio stesso ; antere lineari-oblunghe, lunghe 1-3 mm.,
punteggiate, smarginate all’apice e sagittato-biauriculate
alla base, essendo ivi le loggie disgiunte sino a circa la
metà ; ovario globoso, bruscamente ristretto in brevissimo
e corto collo che ad un tratto si dilata in largo stigma
obliquo, compresso-infundibulare, bilabiato a contorno cre-
nulato.
Frutto sferico di 5 mm. di diam. a superficie minuta-
mente e fittamente granulosa sul secco, endocarpio sottilis-
simo, legnoso-crostaceo, fragile.
Seme globoso, di 3.8-4 mm. di diam., a superficie nitida
rosso mohogano, leggermente incavato nella base ; intru-
sione del tegumento conica ed acuta sorpassante la metà
dell’albume; ilo lineare eccentrico; embrione situato al di
sopra della metà di un lato, discendente.
Habitat. — Puerto-Rico. Cresce sulle colline calcaree
lungo la costa meridionale ad occidente di Ponce: Cook,
n.° 1005, esemplare tipico che io non ho visto. A questa
specie però sono riferiti da Cook stesso gli esemplari di
Sintenis (che io ho studiato) delle « Plantae Portoricences »
n.° 3500 (Herb. Krug et Urban) raccolti a Guanica in Sa-
linas, nei fruticeti del litorale, accompagnati dalla nota
che la pianta è alta sino 4 metri, con i frutti maturi bian-
chi, e che è chiamata volgarmente « Palma de Cohojo » ;
questi esemplari, che hanno fiori e frutti bene sviluppati,
sono accompagnati solo dalle fronde di pianta giovane che
sopra ho descritto. Non differenti dagli esemplari di Sin-
285 —
tenis n.° 3500 sono altri, pure dell’ Erbario di Krug ed
Urban, raccolti da A. Stahl (n.° 966) fra Ponce e Peimelas.
Questi sono accompagnati da fronde più grandi dei prece-
denti, con picciolo lungo 90 cm., largo 8 mm., spesso 4 mm.
I segmenti centrali misurano 55 cm. dalla ligula all’apice
e sono larghi sino 3 cm. : sono glabri e subconcolori sulle
due faccio ed al solito modo cospersi di puntolini glandu-
liformi in rilievo nella pagina inferiore ; la ligula è glabra,
forse perchè i peli sul suo margine si trovano solo sulle
fronde svolte di recente e sono decidui.
Osservazioni. — Cook, 1. c. scrive che questa è la spe-
cie di Thrinax più comune in Puerto-Rico e che abbonda
sulle colline calcaree lungo la costa meridionale ad occi-
dente di Ponce ; aggiunge inoltre che le fronde di recente
svolte sono rivestite nella pagina inferiore di una peluria
delicata ed appressa, ma che le fronde vecchie sono glau-
cescenti nella pagina inferiore, e che la glaucescenza è do-
vuta a puntolini creduti stomi, ma che inoltre vi sono dei
punti brunastri più grandi di cui gli è ignota la natura.
10. Thrinax Morrisii Wendl. in Card. Chron. XI (1892),
104, fig. 20, 21 ; 0. P. Cook in Bull. Torr. bot. Club.,
XXVIII (1901), 537.
Descrizione. — Piccola specie con tronco nudo, alto al
più un metro e di circa 6 cm. di diam.
Fronde ^-orbicolari, divise in circa 30 segmenti, glauce-
scenti nella pagina inferiore; picciolo in alto compresso e
biconvesso con margini molto acuti; ligula ovata ottusa;
segmenti centrali connati nei 2 quinti inferiori, larghi al-
l’altezza dei seni 23 mm.; gradatamente acuminati, breve-
mente bifidi all’apice, con 3-4 nervi secondari per parte alla
costola mediana ; venule transverse molto conspicue nella
pagina superiore ; margini giallastri.
Spadici lunghi 60 cm., nutanti, con 9-12 infiorazioni par-
— 286
ziali sovrapposte molto ravvicinate fra di loro, incurvato-
nutanti ed unilaterali allo stato fruttifero, con parte pedun-
culare intieramente nascosta nella rispettiva spata; spate
tubulose, imbricate, glauco-pubescenti ; ramoscelli fioriferi
gracili filiformi.
Fiori sessili con perianzio brevemente diviso in 6 lobi
latamente triangolari apiculati, stami 6 con filamenti lata-
mente triangolari alla base e poi brevemente acuminati,
lunghi quanto i lobi del perianzio. Perianzio fruttifero
quasi immutato con parte tubulare molto depressa e quindi
poco o niente pedicelliforme.
Frutti sferici minutamente ed acutamente apiculati, di
5 mm. di diam., a quanto sembra bianchi a completa ma-
turità; sul secco la loro superficie è giallastro— sudicio, poco
distintamente granulata; il pericarpio nell’insieme è molto
sottile (3-4 decimi di mm.) per la maggior parte costituito
dall’endocarpio che è crostaceo-legnoso e fragile.
Seme globoso, di 4 mm. di diam., a superficie unita bruno-
castagno, con leggiera depressione nella base ; ilo piccolo
lineare molto eccentrico ; intrusione rafeale dell’integumento
in forma di canale conico allungato ottuso all’apice e con
assai larga base, penetrante circa i due terzi dell’albume ;
embrione laterale situato a circa un quarto dell’ intiero
contorno superiore del seme, discendente e penetrante assai
profondamente nell’albume.
Habitat. — Endemica sulle roccie calcaree nell’ Isola
Anguilla , la più settentrionale delle Piccole Antille, dove
venne scoperta dal sig. D. Morris in decembre 1890. Venne
raccolta in seguito in frutto dal dott. H. A. Alford Ni-
cholls e sul materiale da questi inviato a Kew il sig. H.
"Wendland ne redasse la descrizione della quale io mi sono
valso in parte, non avendo di questa specie visto che dei
frutti staccati ed una fronda di pianta giovane.
Osservazioni. — È la più piccola delle specie di Thrinax
conosciute, distinta, oltre che per le sue piccole dimensioni
— 287 —
ed il piccolo frutto, per i suoi fiori sessili, per il perianzio
fruttifero depresso non pedicelliforme e con 6 brevi e larghi
denti, e per i 6 stami con i filamenti a base larga deltoidea
e lunghi poco più dei denti del perianzio.
La fronda che io ho visto è di pianta giovane, è verde
non glaucescente e senza puntolini o squamule nella pa-
gina inferiore.
Specie dubbie od imperfettamente conosciute.
11. Thrinax praeceps 0. F. Cook in Bull. Torr. Bot.
Club, XXVIII (1901), 536; Urban, Symb. antill. (FI.
Portor.) IV (1903), 128.
Descrizione. — Tronco colonnare o leggermente più
largo in alto che in basso, raggiungente talvolta l’altezza
di 3 o 4 metri e di 8—12 cm. di diametro alla base, co-
perto per lungo tempo dalle vecchie fronde di cui le basi
si fendono nel mezzo per il lungo : quando alla fine nelle
piante vecchie, anche tali resti delle fronde cadono, rimane
il tronco nudo con la superficie grigiastra, rozzamente scre-
polato-rimosa ; i piccioli delle fronde più grandi misurano
75-80 cm. in lunghezza ed 1.2-1. 5 cm. in larghezza; la li-
gula è fugacemente pubescente; il lembo nelle fronde gio-
vani è coperto nella pagina inferiore da una pubescenza
bianca che presto scomparisce nelle fronde adulte lasciando
detta superficie glaucescente o leggermente pruinosa; i
segmenti centrali sono al più lunghi 55 cm. e larghi
48 mm. e sono uniti fra di loro sin oltre la metà. (De-
scrizione da Cook).
Habitat. — Puerto-Rico. Nelle montagne, sui precipizi
sovrastanti la strada fra Utnado ed Arecibo. Cook n.° 850
(non vidi).
Osservazioni. — Non ho visto esemplari che con sicu-
rezza si possano riferire a questa specie, che rimane assai
— 288 —
dubbia perchè di essa non sono conosciuti i fiori ed i frutti.
Non è nemmeno bene specificato in che cosa differisca dalla
Th. ponceana Cook.
12. Thrinax radiata Lodd. ex Roem. et Schult. syst.
veget. VII, 2. 1301; Desf. Cat. h. Paris., ed. 3. 31;
Mart. Hist. nat. Palm. Ili , 257.
Descritta da sole fronde di pianta giovane ed irricono-
scibile. Si dice indigena dell’Isola Trinidad, forse deve
dirsi Trinidad in Cuba ; poiché non mi è noto che nell’Isola
di Trinidad sia stata trovata alcuna specie di Thrinax.
Nell’Erbario di Monaco si trova con nome di Th. radiata
una fronda che sembra avere appartenuto alle piante ori-
ginali distribuite da Loddiges col nome indicato e prove-
niente dall’Orto bot. di Parigi. E di pianta molto giovane,
è verde sopra ambedue le faccio e nella pagina inferiore è
cospersa di puntolini giallastri come si osserva in varie
Thrinax tipiche.
In ogni caso la Th. radiata non mi sembra identifica-
bile, sebbene spesso si trovino nei giardini Palme che por-
tano questo nome.
13. Thrinax bahamensis 0. F. Cook in Mem. Torr.
Bot. Club. XII (1902), 20 — Bahamas. Andros: Nor-
throp, n.° 257, ed Hog Island. (Non vidi).
Gen. 14. — Coccothrinax Sargent in Bot. Gaz., XXVII
(1899), 87. — Thrinax sect. Euthrinax Drude in Engl.
et Pr. Pflanzenf. II, 3. 34; Sargent, Silva, X, 49. —
Thrinax (pro parte) Auct. plurim. — Thrincoma 0.
F. Cook in Bull. Torrey bot. Club, 1901, p. 539. —
Thringis 0. F. Cook 1. c. 544.
Palme inermi con tronchi gracili allungati o
brevi rivestiti in alto dalle vecchie fronde ed in
289
basso nudi ed annulato-cicatricosi, raramente suba-
cauli. Fronde plicato-flabellato-multitìde, oraco-
lari o digitato-radiate, spesso albicanti od argen-
tee di sotto, con le costole superiori terminanti
senza prolungamento filiforme in seni, spesso molto
profondi, disposti regolarmente in semicerchio in-
torno alla ligula; costole inferiori percorrenti tutto
il rispettivo segmento ed evanescenti nel suo apice
più o meno profondamente bifido ; picciolo inerme,
compresso biconvesso o romboidale in sezione tran-
sversa, dilatato fortemente in basso in una guaina
allungata o sfacelata e fibroso-reticolata dal lato
ventrale, troncato all’ api ce di dietro e quivi ter-
minato da un orlo rilevato più o meno ben distinto.
Ligula conspicua. Rachide del tutto mancante.
Spadici interfoliacei, paniculato- allungati, nutanti,
con una parte peduncolare vaginata da varie spate
tubulose e con varie infiorazioni parziali panicu-
leformi semplicemente ramose, sovrapposte, na-
scenti dal di dentro di una spata tubulosa in basso,
aperta ed auriculeforme in alto; ramoscelli fioriferi
filiformi. Fiori piccoli numerosi solitari inseriti
spiralmente, spesso senza molta regolarità, sui ra-
moscelli, sessili o pedicellati, tutti muniti di una
piccola brattea; calice e corolla connati in un
perianzio cupulare ± profondamente 6-dentato ;
stami 9-12, di già eserti dal perianzio molto prima
dell’antesi, con filamenti ipogini dilatati in basso
ed ivi più o meno uniti fra di loro, allungati fili-
formi o subulati nel rimanente, non inflessi all’a-
pice; antere oblunghe, lineari o subsagittate, spesso
più o meno spiralmente contorte sul secco, a loggie
19
290 —
unite da connettivo angusto, parallele, deiscenti
internamente, inserite per la base nel seno fra le
due loggie. Ovario ovoideo o globoso, monocarpel-
lare, uniovulato, attenuato in un collo o stilo che
si dilata più o meno repentinamente in un ampio
stigma infundibulare ; ovulo basilare eretto. Frutto
sferico, piccolo, con i resti dello stilo apicali : an-
che quando mancante di un vero pedicello portato
dal perianzio fruttifero brevemente pedicelliforme
indurito ma non sensibilmente accresciuto ; pe-
ricarpio sottile da prima essucco, poi carnoso ; en-
docarpio membranaceo tenuissimo. Seme libero,
eretto, globoso, a testa sottilissima argentea, pro-
fondamente solcato e plicato-cerebriforme ; ilo ba-
silare ; rafie penetrante dal basso fra le ripiegature,
con intromissione del tegumento più o meno svi-
luppata e rendente leggermente ruminato 1’ al-
bume; embrione laterale.
Il genere Coccothrinax stabilito da Sargent mi sembra
costituisca un gruppo di Palme simili alle Thrinax ma
nettamente separate da queste per i fiori con 9-12 stami e
specialmente per i semi plicato-cerebriformi.
Prospetto delle specie del genere Coccothrinax.
A. Fronde con pochi segmenti (al massimo circa 25) di-
sgiunti nella parte centrale sino a pochi (1-6) cm. dalla
ligula.
1. Segmenti stellato-radianti, rigidissimi, cospicuamente
argentei di sotto, larghi, relativamente brevi e con
291 —
margini per lungo tratto paralleli, lunghi 35-40 cm.
e larghi 35-37 mm. Fiori pedicellati.
C. Miraguano (Mart.) Beco. —
Cuba ed Isla de Pinos.
2. Segmenti digitato-radiati, circa 20, glabri e verdi di
sotto, latamente lineari, lunghi 30-33 cm., larghi
20-22 mm. Fiori sessili.
C. rigida (Gris. et "Wendl.) Becc.
— Cuba.
3. Gracilissima, subacaule. Segmenti digitato-radiati usual-
mente 15-16 più raramente sino a 20, argentei di
sotto, lineari, larghi 12-16 mm. Fiori brevemente
pedicellati.
C. Garberi (Chapm.) Sargent. —
Florida.
B. Fronde con segmenti più o meno numerosi, uniti nella
parte centrale sino verso la metà od almeno in tutto il
terzo inferiore.
I. Fiori e frutti non pedicellati, insidenti sopra un cusci-
netto o disco tubercoliforme. Perianzio con 6 denti
larghi deltoidei. Segmenti circa 40, nitidi e non striati
di sopra, venule transverse indistinte.
4 C. Sancti-Thomae Becc. — An-
tille : St. Thomas.
II. Fiori e frutti più o meno distintamente pedicellati.
# Fronde con segmenti molto rigidi e lisci di sopra,
quivi non, o poco, nettamente striati da nervi se-
condari, venule trans verse indistinte.
5. Fronde divise assai profondamente in circa 30 se-
gmenti. Fiori e frutti pedicellati nella parte bassa
dei ramoscelli, quasi sessili in alto. Perianzio con 6
larghi denti triangolari deltoidei. Stami 12 con fi-
lamenti subulati assai più stretti dei denti del pe-
rianzio ed il doppio più lunghi di questi.
C. Martii Beec. — Cuba.
6. Fronde divise assai profondamente in 40-45 segmenti
rigidi molto distintamente argentei di sotto, nitidi,
non od a mala pena nervosi di sopra e senza ve-
nule transverse, ligula semilunare rotondata. Perian-
zio con 6 minuti e corti denti subulati. Stami 9 con
filamenti rigiduli subulati, 2-3 volte più lunghi dei
denti del perianzio. Frutti di 8-10 mm. di diame-
tro. Semi di 5.5-6. 5 mm. di diam.
C. jucunda Sargent. — Florida
meridionale.
* Stami 9. Frutti più grossi che nella forma ti-
pica, semi di 8 mm. di diam.
C. jucunda var. macrosperma
Becc. — Isole Bahama.
** Stami 12. Frutto di 11-12 mm. di diam. Seme
di 7 mm. di diam.
C. jucunda var. marquesensis
Becc. — Marquesas Keys.
7. Fronde con circa 40 segmenti, larghi sino 4-4.5 cm.,
assai spessi, argentei, con numerosi puntolini in ri-
lievo di sotto; venule transverse obliterate. Frutti
lungamente pedicellati. Perianzio con 6 piccoli e
corti denti acuti. Stami 6-9 con filamenti uniti in
basso e quivi latamente triangolari, il doppio più
lunghi del perianzio.
C. acuminata Sargent. — Cuba.
àsàfe Fronde con segmenti molto meno rigidi che nelle
specie del gruppo precedente, distintamente striati
da fitti nervi secondari uniformi sopra ambedue
le faccie, ma specialmente nella superiore.
«I* Fiori con 7—9 stami.
— 293 —
8. Segmenti griseo-argentei di sotto (talvolta assai tenua
mente) e senza punteggiature; venule transverse bre-
vissime, puntiformi, per lo più poco distinte. Perian-
zio con 6 denti angusti subulati. Stami con filamenti
rigidi subulati, lunghi circa il doppio dei denti del
perianzio e larghi quanto questi.
C. argentea (Lodd.) Sargent. —
San Domingo.
9. Segmenti molto poco distintamente biancastri di sotto,
fittamente ed acutamente striati ; venule transverse
cortissime ben distinte sulle due faccie. Perianzio
con denti triangolari subulati, filamenti radianti su-
bulati, più stretti dei denti del perianzio e il dop-
pio più lunghi.
C. Eggersiana Beco. — Antille
danesi: Isola St. Jan.
Stami con filamenti un poco più corti che nella forma
tipica. Fiori più lungamente pedicellati.
C. Eggersiana var. Sanctae-Cru-
cis Becc. — Antille danesi:
Isola St. Croix.
10. Segmenti fortemente striati e connessi da venule tran-
sverse brevissime molto distinte sulle due faccie, di
sotto coperti da indumento biancastro-argento tal-
volta quasi obliterato. Fiori di 2 mm. di lunghezza.
Perianzio con 6 denti deltoidei, filamenti rigidi di
poco più lunghi del perianzio. Frutto leggermente
depresso. Semi di 9-10 mm. di diam.
C. martinicaensis Becc. — Pic-
cole Antille: La Martinica.
*£*•*£*• Fiori con 12 stami.
11. Segmenti molto distintamente sericeo-argentei di
sotto, finamente striati e con venule transverse bre-
— 294 —
vissime. Perianzio con 6 denti subulati, filamenti su-
bulati di poco più lunghi dei denti del perianzio.
C. latifrons (Cook) Beco.- Puerto-
Rico.
12. Segmenti verdi sopra ambedue le faccio o con ap-
pena qualche traccia di peluria argentea di sotto.
Perianzio con 6 denti subulati, filamenti subulati il
doppio più lunghi dei denti del perianzio. Frutti sfe-
rici. Semi di 7.5 mm. di diam.
C. barbadensis (Lodd.) Beco. —
Piccole Antille: Barbados e
Guadalupa.
Numero degli stami non conosciuto.
13. Fronde grandi con circa 40 segmenti distintamente
sericeo-argentei di sotto, finamente striati da nume-
rosi nervi secondari. Frutti brevemente pedicellati.
Semi sferici di 5.5-6 mm. di diam. con 4-5 profonde
pieghe longitudinali.
C. alta (Cook) Beco. — Puerto-
Rico.
Specie dubbie.
14. Fronde simili a quelli della C. alta ma di struttura
più sottile e flessibile, argentee di sotto.
C. ? laxa (Cook) Becc. — Puerto-
Rico.
15. Fronde grandi con circa 40 segmenti assai rigidi,
fortemente striati sulle due faccie, non argentei, anzi
quasi ferruginosi di sotto, venule transverse quasi o
del tutto obliterate.
C crinita (G-ris. et Wendl.) Becc.
— Cuba.
— 295 —
1. Coccothrinax Miraguano Beco. — Thrinax ? Mira-
guano Mart. Hist. nat. Palm. Ill, 320 ; Sauv. PI. Cub.
n.° 2378. — Copernicia Miraguama Kunth, Enum.
pi. Ill, 244 ex Mart. 1. c. 243. — Corypha Miraguama
Humb. et Kunth, nova gen. 1, 298. — Thrinax stellata
Lodd. ex H. Wendl. in Kerch. Palm. 258. — Th.
Yuraguana A. Rich. FI. Cub. Faner. II, 278 (ex Ind.
Kew.); Gris. Cat. PI. Cub. 278. — Th.? Miraguama
Walp. Ann. V., 818.
Descrizione. — Palma apparentemente di mediocri di-
mensioni ; subelata e che dalle guaine delle fronde adulte
che ho visto può giudicarsi col tronco di circa 10 cm. di
diametro.
Fronde di pianta adulta e bene svolte con lembo stel-
lato—orbicolare, nell’insieme di 40-80 cm. di diam., diviso
profondissimamente in 20-25 od al più 30 segmenti, di
cui i più esterni vengono a ritoccarsi chiudendo comple-
tamente il seno basilare : nelle fronde non ancora comple-
tamente espanse, come spesso se ne trovano negli erbari,
il lembo può apparire solo dimidiato-orbicolare, ed è di-
fatto tale nelle fronde di pianta giovane, dove i segmenti
sono pochi e quelli più esterni rimangono su di una linea
orizzontale. Picciolo apparentemente più lungo del lembo,
largo in basso 20-25 mm., fortemente compresso, piano di
sopra, convesso di sotto, leggermente dilatato ed inspessito
sul dorso della guaina ; questa è sottilmente legnosa, fina-
mente sericea e bionda nella parte centrale, ma pannosa
nel rimanente e costituita quivi da un reticolato di fibre
grossolane, assai dirate e legnose in alto ma non pungenti;
in alto il picciolo è un poco più stretto che in basso, è
biconvesso con margini acuti : all’apice è dilatato nella
ligula e terminato di dietro orizzontalmente in un orlo un
poco rilevato. La ligula è legnosa, glabra, suborbicolare, ro-
vesciata in giù, concava di sotto, fortemente striata dalla
parte convessa, che sarebbe quella a contatto col lembo
— 296
nella prefoliazione. Il lembo è di consistenza molto rigida,
sottilmente coriaceo, verde pallido e più o meno nitido di
sopra, molto conspicuamente sericeo-argenteo di sotto (in
causa di un tenue ma abbondante tomento formato da pic-
colissimi ed esigui peli molto appressi) e per di più fitta-
mente punteggiato da minutissimi corpiciattoli gianduii-
formi : ha le costole primarie superiori che dal centro si
curvano in fuori terminandosi nel respettivo seno, dove a
soli 4-6 cm. nella parte centrale ed a 2-3 nei lati formano
un elegante e regolarissimo semicerchio di angoli spor-
genti tutto in giro alla ligula ; i segmenti giungono quindi
sino a pochi centimetri dalla ligula : sono molto largamente
lineari essendo di eguale larghezza all’altezza del seno
come presso l’estremità : essi infatti solo a 4-5 cm. dal-
l’apice, talvolta però sino ad 8-10 cm., si ristringono bra-
scamente in una punta triangolare fessa all’apice per il
tratto di 10-15 mm. in due punte brevi acute e pungenti;
per lo più nel punto del ristringimento apicale il margine
da un lato e dall’altro forma un piccolo incavo od una si-
nuosità ; la costola dei segmenti è assai rilevata di sotto
ed è rappresentata da un piccolo solco di sopra ; i nervi
secondari sono numerosissimi, e sono questi che rendono
molto finamente e regolarmente striata la faccia superiore;
non vi è traccia di venule transverse ; margini distinta-
mente inspessiti. I segmenti centrali delle fronde di pianta
adulta sono lunghi 25-40 cm. e sono larghi sino 3—4 cm.,
mentre i più esterni sono alquanto più corti e della metà
più stretti.
Spadici apparentemente brevi ed a quanto sembra con
poche (sole 2-3 ?) infiorazioni parziali. Spate cartaceo-mem-
branacee, piuttosto sottili, pallide o straminee sul secco,
finamente striate, glabre, intiere (non sfacelato-filamentose),
tubulose in basso, ampliate un poco in alto in lembo acu-
minato in forma di orecchio d’asino. Infiorazioni parziali
formanti delle pannocchie ovate lunghe circa 15-25 cm.,
con parte peduncolare recurva (del tutto inclusa nella re-
spettiva spata), con non molti ramoscelli fioriferi patenti
— 297 —
nascenti dall’ascella di una angusta bratteola subulata lunga
3-5 rum. ; ramoscelli fioriferi sottili, filiformi, i maggiori,
i più bassi, lunghi al più 6-8 cm. con 15—35 (raramente
più) fiori; questi irregolarmente alternato-spirali, orizzon-
tali o quasi.
Fiori ora quasi sessili ora portati da un pedicello breve,
lungo di solito 1-1.5 od al più 2.4 mm., munito di una
bratteola subulata, spesso inserita verso la metà del pedi-
cello stesso. I fiori dalla base del perianzio all’estremità
dello stigma misurano 2.5 mm.; il perianzio è brevemente
cupulare con 6 denti subulati, raggianti e giungenti sino
alla metà dei filamenti. Stami 8-9 con filamenti subulati,
rigidi, giungenti quasi sino al collo dell’ovario; antere
fortemente contorte a spirale sul secco, lunghe 1.5-2 mm.
conspicuamente sagittate in basso, ossia con loggie lineari
anguste profondamente disgiunte in basso e con le orec-
chiette fortemente divaricate; ovario lageneforme, attenuato
in assai lungo collo; stigma strettamente infundibulare.
Frutti immaturi globoso-turbinati, allorché bene svilup-
pati e secchi, sferici, distintamente apiculati, di 8-9 mm.
di diametro ; endocarpio crostaceo-grumoso fragile.
Seme globoso molto leggermente depresso, di 6.5-7 mm.
di diametro, con 4-5 pieghe penetranti internamente e ren-
denti l’albume ruminato ; embrione situato in alto fuori
del centro.
Habitat. — Cuba, specialmente sulle coste, e l’ Isla de
Pinos. Gli esemplari della tipica Corypha Miraquama Humb.
et Bonpl., vennero raccolti alle foci del fiume Guaurabo fra
Puerto Gasilda e la città di Trinidad. Io ho visti esemplari
delle seguenti località: — Trinidad (E. Otto in Herb. Berol.)
Havana , Ramon de la Sagra (1831) n.° 543 (Herb, de Cand.) ;
— Herradura, Prov. Pinar del Rio, Herbarium de Cuba, van
Hermann, n.° 714 et 839; — La Magdalena , Cayamas nella
Prov. di Santa Clara, Herb, de Cuba n.° 4910, leg. Baker
(Herb. Krug et Urban in Herb. Berol.); — Cinequita, Flora
Cubana, Combs n.° 300, S. W. (in Herb. Berol.) ; — Costa di
— 298 —
Guantanamo , Guudlach (Herb. Berol.) ; — Wright, Plantae
Cub. n.° 3221 (Herb. Boissier e de Cand.) ; — Presso Nuova
Gerona nelFIsla de Pinos, W. S. Curtiss, West Indian
Plants, n.° 423 (Herb, de Candolle e Monac.).
Questa Palma è conosciuta in Cuba col nome volgare
di « Miraguano », « Yuraguano » ed anche di « Guaniche »
(Sauvalle FI. Cubane n.° 2378). Per questo motivo ho adot-
tato il nome specifico di Miraguano e non di Miraguama,
come probabilmente per errore hanno scritto Humboldt e
Bonpland.
Osservazioni. — Specie molto ben distinta per le sue
rigidissime fronde, che quando sono bene espanse e di
pianta adulta formano una bella stella con molti raggi con
tanti angoli sporgenti dal piano del lembo in corrispon-
denza dei seni, ossia a 5-8 cent, tutto in giro alla ligula,
quanti sono i segmenti, i quali sono molto distintamente
argentei di sotto.
Sembra specie assai variabile per le dimensioni e per ì
fiori più o meno lungamente pedicellati. Gli esemplari della
Isla de Pinos hanno i fiori quasi sessili, ma del resto non
differiscono da quelli di Cuba.
Gli esemplari di Ramon de la Sagra nell’ Erbario de
Candolle consistono in fronde di pianta giovane alcune
delle quali non misurano che 12-14 cm. dal picciolo al-
l’ estremità dei segmenti centrali : i segmenti non sono
che 9-10, digitato-radianti, larghi 1 cm.: il picciolo non ha
che 2.5-3 mm. di larghezza; altre hanno 12-17 segmenti
lunghi 18-20 cm. e larghi 15-20 mm., con il picciolo distin-
tamente biconvesso e largo 5 mm. ; la ligula è troncata ed
anzi leggermente scavata a mezza luna sul margine ante-
riore e prolungata alquanto nei lati.
— 299 —
2. Coccothrinax rigida Beco. — Thrinax rigida Gri-
seb. et Wendl. Cat. cub. p. 221; Sauv. Flora Cubana,
n.° 2377.
Descrizione. — E una specie più gracile della C. Mi-
raquano alla quale molto rassomiglia. Dalla guaina di una
fronda il tronco si giudica di circa 2 cm. di diam. (se la
fronda è di pianta adulta) ; la guaina è glaberrima, for-
mata da fibre legnose rigidissime complanate larghe circa
1 mm. formanti un reticolo a maglie assai larghe, il suo
contorno o margine superiore e prolungato dal lato opposto
al picciolo, è rotondato e non sfilaccicato. Il picciolo è lungo
circa 50 cm. glaberrimo, nitido, non fibroso ai lati, fina-
mente striato: in basso è piano di sopra, con angolo ottu-
sissimo di sotto e largo 7 mm., presto però diventa bicon-
vesso, largo 4.5-5 mm. e spesso 3 mm.; ligula glabra. Il
lembo è molto profondamente multifido, le divisioni cen-
trali giungendo sino a soli 3 cm. dalla ligula ; le coste
primarie superiori sono rette e non s’incurvano per formare
uno spigolo sporgente alla terminazione nei seni : del resto
il lembo è verde e glaberrimo sopra ambedue le faccie, ma
di sopra quasi lucido e di sotto opaco ed un poco più pal-
lido : misura dal picciolo all’apice dei segmenti centrali
33 cm., e sembra diviso in circa 20 segmenti; questi sono
rigidi, spessamente cartacei o subcoriacei, latamente lineari,
egualmente larghi alla base come presso l’estremità, dove
dopo un incavo sinuoso sopra ambedue i margini, quelli
centrali a 8-10 ed i laterali a 5-6 cm. vanno ad un tratto
ristringendosi in una punta lungamente triangolare, profon-
damente fessa in due punte rigide acuminatissime e dritte ;
i segmenti centrali sono larghi 20-22 mm., quelli laterali
10-12 mm., essi sono tutti percorsi da numerosi nervi se-
condari che li rendono striati finamente e distintamente di
sotto ed in modo poco apparente di sopra ; mancano affatto
le venule transverse ; la costola mediana di sotto è assai
prominente, di sopra è rappresentata da un angusto ed
— 300 —
assai profondo solco ; i margini, non sono molto inspessiti
ma leggermente revoluti.
Scadici brevi assai più corti delle fronde ; uno è lungo
25 cm. e porta due sole piccole infiorazioni parziali ; spate
membranacee essucche, brevemente e lassamente tubulose
in basso, leggermente ampliate in alto dove sono aperte sul
lato ventrale e prolungate in punta acuminata in forma
d’orecchio d’asino, molto finamente e poco distintamente
striate, glabre od appena e fugacemente lanuginose ai mar-
gini ed all’apice. Infiorazioni parziali formanti piccole pan-
nocchie eretto-nutanti, ovato-allungate composte di pochi
ramoscelli inseriti spiralmente e nascenti all’ascella di una
piccola brattea stretta subulata sottilissima jalina ; i ramo-
scelli maggiori, i più bassi, sono lunghi solo 15—20 mm. con
15-20 fiori alternato-spirali: i superiori gradatamente un
poco più corti e con minor numero di fiori.
Fiori sessili sopra un tubercoletto nascente all'ascella di
una brattea relativamente conspicua, bianca, jalina, sottilis-
sima, deflessa, a base triangolare e punta subulata: essi mi-
surano 2—5 mm. dalla base del perianzio all’apice dello
stigma ; perianzio depresso— cupulare con 6 denti raggianti
triangolari subulati giungenti quasi alla metà dei filamenti;
stami 8-9, talvolta anche solo 6, ma allora con alcuni fila-
menti rudimentarì ; i filamenti da una base assai larga sono
subulati, rigidi e giungono sino al principio del collo del-
l’ovario ; antere sagittate, lunghe 1.5 mm., con orecchiette
basilari assai conspicue e divaricate; ovario globoso-ovato,
bruscamente contratto in un collo di poco più corto della
parte ovulifera; il collo leggermente si dilata in uno stigma
infundibulare.
Frutti mancano.
Habitat. — Cuba. Plantae Cubenses Wrightianae n°. 3220
(Herb, de Candolle).
Osservazioni. — È evidentemente molto affine alla C.
Miraguano , dalla quale differisce per le dimensioni mi-
— 301 —
nori; per la guaina formata da fibre più sottili e formanti
un reticolo più lasso ; per le fronde con segmenti più stretti
meno rigidi, più acuminati e soprattutto verdi di sotto e
non argentei, e mancanti alla base di quell’areola formata
dagli angoli sporgenti alla terminazione delle coste supe-
riori che è tanto caratteristica nella C. Miragua/io. Di
più i fiori sono sessili, mentre sono pedicellati nella C.
Miraguano.
Ho visto un solo esemplare delle « PI. Wrightianae »
n.° 3220 nell’Erbario de Candolle, consistente in una mezza
fronda con la sua guaina ed in uno spadice in fiore.
3. Coccothrinax Garberi Sargent in Bot. Gaz., XXYII
(1889), 90. — Thrinax Garberi Chapm. in Bot. Gaz.
Ili (1878) 12 et FI. S. States, Suppl., ed. 2, 651 ;
Sargent, Silva, X, 50. — Th. argentea var. Garberi
Chapm. FI. S. States, ed. 3, (1897) 462.
Descbizione. — E una Palma elegante gracile e subacaule
(Sargent).
Fronde dimidiato-flabellato-digitate ; vagine tenuamente
tomentose nelle parti coperte, membranose, rfc lacere e re-
ticolato-fibrose nella parte ventrale ; picciolo gracile, piut-
tosto breve (più corto del lembo) molto compresso, bicon-
vesso, coi margini acuti, largo 4-5 mm., spesso 2 mm.,
terminato di sotto all’apice in un orlo orizzontale ; ligula
breve semilunare, densamente ciliato-barbata sul margine
nelle fronde di recente svolte, poi glabra; lembo molto pro-
fondamente partito in soli 15-20 segmenti, che nella parte
centrale sono uniti alla base soltanto per il tratto di 2.3 cm.,
formanti nell’ insieme un mezzo cerchio poiché i segmenti
più esterni rimangono presso a poco sopra un piano oriz-
zontale ; i segmenti centrali sono lunghi 25-40 cm. e larghi
12-16 mm. e si conservano di larghezza quasi eguale dalla
base sin verso l’apice dove, ora più in alto ora più in basso,
si ristringono, spesso alquanto bruscamente, in una punta
triangolare == allungata, acuta, acuminata od anche acumi-
— 302 —
natissima, con l’estremo apice molto brevemente fesso : al
punto dove i segmenti cominciano a ristringersi spesso si
trova da un lato e dall’altro una sinuosità in incavo più o
meno distinta ; i segmenti esterni sono assai più stretti e
più lungamente acuminati, ma non molto più corti, degli
altri : tutti sono piani, assai rigidamente cartacei, verdi,
lucidi e molto finamente e fittamente striati di sopra,
argentei di sotto e quivi pure assai distintamente striati
e cospersi di numerosi e minutissimi puntolini scuri; ve-
nule trasverse indistinte ; margini leggermente inspessiti ;
costola mediana assai robusta di sotto, rappresentata da un
solco di sopra.
Spadici gracili, arcuato-nutanti, più corti delle fronde,
(nell’insieme lunghi 15—40 cm.) formanti una piccola e poco
fornita pannocchia lunga 8-20 cm. composta di 2-5 piccole
infiorazioni parziali e portata da una parte peduncolare
altrettanto lunga ed intieramente vaginata dalle spate ;
queste, non che quelle esistenti ad ogni infiorazione par-
ziale, sono membranaceo-papiracee, tubulose in basso, leg-
germente ampliate ed aperte sul lato ventrale in alto
e prolungate in lembo acuminato in forma d’ orecchio
d’asino, intiere od appena lacero-fibrose presso la bocca,
cinnamomee, essucche, finamente striate, molto fugacemente
coperte da tenue lanugine biancastra simile a quella che
cuopre la base del picciolo e le giovani guaine. Infiorazioni
parziali composte di pochi, al più di 10-12, talvolta di solo
1-5 ramoscelli fioriferi orizzontali gracili filiformi, dei quali
i più bassi, che sono i maggiori, lunghi 3-6 cm., con po-
chi fiori (12-20) assai radi.
Fiori portati da un pedicello orizzontale lungo 0.5— 1.5 mm.
che nasce dall’ascella di una piccola brattea scariosa, trian-
golare, acuminata: essi misurano 3 mm. dalla base del pe-
rianzio all’apice dello stigma. Perianzio in forma di una
bassa cupula coronata da 6 denti triangolari assai larghi,
acuti ; stami 9, filamenti uniti per la base, del resto molto
sottili, filiformi, subulati, molto più angusti dei lobi del
perianzio, patenti od eretto-patuli (mai reflessi), 3-4 volte
— 303 —
più lunghi dei lobi del perianzio ; antere anguste lineari
rotondate alle due estremità a loggie parallele disgiunte
alla base sino a quasi la metà, dove s’inserisce il filamento;
ovario lageneforme attenuato in un ben distinto collo che
gradatamente si espande in uno stigma irregolarmente in-
fundibuliforme.
Frutti maturi globosi, di 7-8 mm. di diam., molto brusca-
mente e brevemente apicolati, molto leggermente attenuati
verso la base quando ancora immaturi ; perianzio fruttifero
immutato, discoideo-depresso.
Seme globoso di circa 6 mm. di diametro, cerebriforme
con 6-6 lobi. La superficie del frutto immaturo è molto
finamente granulosa.
Habitat. — S. e S. E. Florida. Nei boschi di pini sulle
scogliere madreporiche presso il mare a Biscayne Bay, Cur-
tiss, North American Plants n.° 2679* (Herb. Sargent, Mo-
nac., Berol.). A Bahia Honda Key, Florida merid. in ter-
reno corallino, Curtiss, n.° 2679** (Herb. Monac.).
Osservazioni. — Distinta per le sue piccole dimensioni
essendo quasi acaule, e per le sue fronde con pochi
segmenti digitati, rigidi, lineari, divisi sino a soli 2-3 cm.
dal picciolo ed argentei di sotto e per i suoi gracilissimi
spadici con poche e poco ramose infiorazioni parziali.
Il n.° 2679* di Curtiss nell’Erbario di Monaco è rappre-
sentato da un esemplare più robusto di quelli distribuiti
col n.° 2679 (senza asterisco) ; è in detto esemplare che i
segmenti sono in numero di 20, lunghi 40 cm., e che lo
spadice ha 5 infiorazioni parziali, mentre d’ordinario i seg-
menti sono 15-16 e più corti, e le infiorazioni parziali sono
2-3 con pochissimi ramoscelli fioriferi.
Coccothrinax Sancti-Thomae Beco. sp. n.
Frondibus flabellato-suborbicularibus, in parte
centrali usque ad tertiam inferiorem partem in
— 304 —
circiter 40 segmenta divisis ; petiolo prope apicem
superne planiusculo subtus valde convesso ; ligula
nitida semilunari coriacea; segmentis angustis ckar-
taceo-rigidis, in sicco fragilibus, supra nitidis, sub-
tus argenteis, apice profunde bifidis, majoribus
60 cm. longis, 25 mm. latis ; inflorescentiis partia-
libus parce ramosis; ramulis fructiferis subulatis
7-8 cm. longis ; fructibus brevissime pedicellatis,
sphaericis 8 mm. diam. ; seminibus 6 mm. diam.,
levibus cerebriformibus, lobis subsimplicibus.
Desceizione. — Palma apparentemente di dimensioni
medie fra le specie affini.
Fronde flabellato-suborbicolari, divise in circa 40 seg-
menti. Il picciolo all’apice sembra debba essere assai spesso,
pianeggiante di sotto, molto convesso o forse con un angolo
molto ottuso di sopra (circa 9 mm. largo, 6 mm. di spes-
sore) con margini molto acuti ; la ligula è semilunare, co-
riacea, assottigliata in un margine acuto integerrimo, ni-
tida glaberrima. I segmenti sono molto angusti, a quanto
sembra facilmente fendibili per il lungo nelle fronde vec-
chie, cartaceo-rigiduli e fragili, molto gradatamente acu-
minati in sottile e lunga punta profondamente bifida, nitidi
nella pagina superiore, argentei nell’inferiore ; costole supe-
riori tenui ed acute, (terminanti al solito nei seni che non
formano angolo sporgente) ; costole inferiori molto tenui di
sotto, quasi indistinte e superficiali di sopra ; nervi secon-
dari fittissimi e tenuissimi, quasi indistinti di sopra ; ve-
nule transverse affatto indistinte ; i margini sono piuttosto
distintamente inspessiti; i segmenti centrali misurano 60 cm.
dalla ligula all’apice e rimangono uniti fra di loro alla
base per il tratto di circa 25 cm. : all’altezza dei seni sono
larghi circa 25 mm.: gli esterni sono meno altamente uniti
nella parte basilare e sono assai più stretti dei mediani.
Spadice apparentemente assai robusto ; la sola infiora-
— B05
zione parziale da me vista forma una piccola e bassa pan-
nocchia lunga circa 12 cm., composta di una sola diecina
di ramoscelli e portata da una parte peduncolare egual-
mente lunga e spessa 4 mm. ; i ramoscelli fruttiferi sono
eretto -patenti, arcuati, filiformi, subulati all’apice, lunghi
7-8 cm., spessi 1-1.5 mm. alla base, con i frutti spiral-
mente in giro.
Frutti quasi sessili, essendo portati da un tubercoletto
che giunge appena alla lunghezza di un mm., sferici, di
8 mm. di diam., a superficie con poche, rade, minute e poco
rilevate tubercolosità.
Seme cerebriforme di 6 mm. di diam. con 5-6 pieghe pri-
marie e quasi senza pieghe secondarie, i lobi essendo po-
chissimo suddivisi. Il perianzio fruttifero ha 6 denti trian-
golari subequilateri e mostra i resti di 9 filamenti, i quali
sono subulati e circa il doppio più lunghi dei denti del
perianzio.
Habitat. — Nell’/soZa di San Tommaso , una delle Antille
danesi, raccolta da Boergsen, 1905-1906 (Herb. Hauniense).
Osservazioni. — Si distingue per le sue fronde con circa
40 segmenti, uniti nella parte centrale per più di *|3 della
loro lunghezza totale, argentei di sotto, lucidi di sopra e
quivi non striati da nervi secondari, senza venule transverse
distinte. Ligula glabra. Frutti quasi sessili ossia con un bre-
vissimo pedicello tuberculiforme lungo appena 1 mm.; stami
9. Seme cerebriforme con lobi lisci quasi senza ripiegature
secondarie. Perianzio con 6 denti larghi deltoidei.
5. Coccothrinax Martii Becc. — Thrinax Martii G-ris.
et Wendl. in Gris. Cat. PI. Cub. 221 (pro parte ?) ;
Sauv. FI. Cub. n.° 2373 (pro parte?).
Descrizione. — Palma apparentemente di dimensioni me-
die fra le specie affini.
Fronde con lembo flabellato-suborbicolare, assai profonda-
20
— 306 —
mente diviso (a quanto sembra) in circa 38 segmenti, rigida-
mente papiraceo ; picciolo a sezione trasversa romboidale,
spesso 5 mm., largo 9-10 mm. ; segmenti sin dal punto dove
rimangon liberi, che nella parte centrale si trova a soli 8—10
cm. dall’apice del picciolo, molto gradatamente ristretti in
una punta acuminata diritta — o talvolta con una leggera
sporgenza e relativa insenatura da una parte e dall’altra in
alto — molto brevemente (per un tratto di 1-2 cm.) bifidi
nello estremo apice che è assai rigido; i segmenti più esterni
sono larghi solo 8-12 mm. e lunghi 45-50 cm.; i centrali
sono lunghi 75 cm. e larghi 22-27 mm. all’ altezza dei
seni ; le coste primarie superiori (nervi commessurali) sono
assai rilevati e molto acuti ; le coste primarie inferiori
(quelle che percorrono tutto il segmento) sono assai rilevate
di sotto, a dorso piano, largo circa 1 mm. in basso, con
margini acuti e scabridulo-paleacei ; di sopra le coste pri-
marie inferiori sono rappresentate da un distinto solco e
la lamina del segmento ha la tendenza a rovesciare i mar-
gini (che sono notevolmente ispessiti) verso la pagina in-
feriore ; ambedue le pagine sono distintamente nervoso-
striate, la superiore è verde pallida e quasi glaucescente
sul secco e su di essa con una buona lente si scorgono te-
nuissime ed angustissime lamelle jaline, probabilmente di
sostanza cerosa: quivi si possono inoltre distinguere 4-5
nervi secondari che sono appena più forti di altri, i quali
in numero di 3-7 si interpongono fra di essi ; la superficie
inferiore è grigio-argentea, essendo coperta da un tenue
strato di finissima peluria disposta nel senso della lun-
ghezza del segmento, e sotto la quale si trovano numero-
sissimi e piccolissimi puntolini giallastri rilevati gianduii-
formi; venule transverse assolutamente mancanti sopra am-
bedue le faccie.
Spadici con poche infiorazioni parziali. Spate inferiori
lunghe sino 30 cm.; le superiori 15-20, sottili membra-
nacee, molto finamente striate, cinnamomeo-chiare, appena
più scure di dentro che di fuori, tubulose brevemente
in basso, fesse per la più gran parte del lato ventrale, col
— 307 —
lembo in forma di cartoccio lanceolato acuminato o d'orec-
chi d’asino, largo 2-3 cm. nel punto più dilatato, glabre
od appena tomentose sui margini: questi sottilmente sfilac-
cicato-filamentosi. Infiorazioni parziali formanti delle pan-
nocchie nutanti lunghe 20-25 cm. con numerosi ramoscelli,
poi nel frutto recurve, ed inoltre provviste di una assai
lunga parte peduncolare, inclusa per la più gran parte
nella respettiva spata ; ramoscelli fioriferi glabri, spessi
1 mm. alla base: quelli fruttiferi spessi 1.5-2 mm.: i mag-
giori lunghi 8-10 cm., subtereti od oscuramente angolosi.
Fiori portati da un brevissimo pedicello lungo al più
1 mm. e munito di una minutissima brattea scariosa lunga
quanto il pedicello od anche un poco più. Perianzio bre-
vemente cupulare, profondamente diviso in 6 denti larghi
deltoidei acuti membranacei, spesso irregolari, ed anche
con qualche dente soprannumerario. Stami normalmente 12,
qualcuno spesso abortivo o con filamento molto ridotto ;
filamenti strettamente lanceolati, subulati, alquanto ine-
guali ma di solito circa il doppio più lunghi dei denti del
perianzio; antere nell’antesi versatili, lunghe 1.5 mm., lineari
subsagittate, acutiuscule, a loggie parallele non disgiunte
all'apice, ma quasi sino al mezzo alla base, leggermente
arricciolate a spirale sul secco ; l’ovario durante l’antesi
è globoso, molto bruscamente contratto in uno stilo piut-
tosto sottile e che poi si dilata piuttosto gradatamente in
uno stigma intundibulare non straordinariamente grande
e per lo più ben poco asimmetrico ; nell’insieme l’ovario
durante l’antesi è lungo 2 mm., di cui la metà sola è
presa dal corpo basiliare rigonfio.
Frutti portati da un brevissimo pedicello lungo al più
2 mm., nella parte più bassa dei ramoscelli, sessili sopra
un piccolo tubercoletto verso l’alto, sferici, di 7-8 mm. di
diam. (ma non perfettamente maturi), con i resti dello stilo
apicale puntiforme ; perianzio fruttifero discoideo. La su-
perficie del frutto, sotto la lente, è molto finamente pun-
tulato-scabridula.
Seme lobato-cerebriforme.
— 308 —
Habitat. — Cuba. L’esemplare tipico di questa specie è
il n.° 3219 (senza lettera) delle « Plantae Cubenses Wright-
ianae » dell’Erb. di Stockholm.
Osservazioni. — Da quanto risulta da Sauvalle « Flora
Cubana » sotto il medesimo numero 3219 sono stati distri-
buiti 5 diversi esemplari distinti con le lettere a, b, c, d, e.
In detta « Flora Cubana » i n.1 3219a, 3219d, 3219e ven-
gono riferiti alla Th. parviflora Swartz, e vi si riportano
come sinonimi la Th. Martii G-ris. et Wendl. e la Poro-
thrinax Pumiìio Wendl. ; mentre che i n.1 3219c e 3219b ven-
gono riferiti alla Th. argentea. Però tanto nell’ Erbario
de Candolle quanto in quello di Stockholm il n.° 3219
non è accompagnato da alcuna lettera e mentre nell’Er-
bario de Candolle detto numero è rappresentato da una
Thrinax tipica — quella che io ho distinto col nome di
Th. Wendlandiana — nell’Erbario di Stockholm sotto il
medesimo numero esiste una Coccothrinax, quella presen-
temente descritta. Altri esemplari di Wright portanti il
n.° 3219, oltre i due citati, io non ho avuto l’occasione di
esaminare.
L’esemplare di Coccothrinax Martii da me studiato consi-
ste in una sola mezza fronda, ed in due porzioni di spadice,
delle quali una in fiore ed una con frutti quasi maturi.
Si distingue dalle congeneri per le sue fronde assai pro-
fondamente divise in circa 30 segmenti, nitidi e lisci di
sopra, distintamente argentei di sotto ; per i fiori con pe-
rianzio profondamente diviso in 6 larghi denti triangolari
0 deltoidei ; per gli stami in numero di 12 e con filamenti
il doppio più lunghi dei denti del perianzio ; ed infine per
1 frutti, i quali nella parte bassa dei ramoscelli fioriferi sono
portati da un pedicello lungo circa 2 mm. e sono quasi
sessili nel rimanente.
6. Coccothrinax jucunda Sargent in Bot. Gaz. XXVII
(1899), 89. — Thrinax parviflora (non Swartz) Sai--
gent, Forest Trees N. Am., Tenth Census U. S. IX
(1884), “217, et Silva X, 51 t. 510 (excl. ic. fol.). —
Th. argentea (non Roem. et Sch.) Champman, FI. S.
S. edit. 3 (1897), 462. (Omnia Syn. ex Sargent in Bot.
Gaz. 1. c.).
Descrizione. — Tronco alto sino 6-7 m., leggermente
ingrossato verso l’alto, di 10-15 cm. di diam. (Sargent).
Fronde con lembo fìabellato-orbicolare assai profonda-
mente diviso in 40-45 segmenti. Guaina formante un re-
ticolo assai rado di fibre sottili; picciolo depresso, ordina-
riamente più convesso di sopra che di sotto dove è quasi
pianeggiante e con un accenno di superficiale ed ottusa
costola lungo il mezzo, largo 12-13 mm., spesso 4 mm.,
con margini acuti, troncato orizzontalmente e con un orlo
all’apice di dietro ; ligula semilunare a contorno rotondato
formante una cresta rilevata legnosa intiera. Segmenti ri-
gidi, sottilmente coriacei, di sopra verdi pallidi, nitidi e
poco distintamente stridati sul secco, coperti di sotto da un
fìtto ed appresso indumento argenteo, cospersi quivi di pun-
tolini minutissimi allungati bruni ed inoltre finissimamente
e regolarmente, ma non molto nettamente, striati dai nervi
secondari ; margini molto distintamente inspessiti ; venule
trasverse totalmente obliterate ; dai seni in su, per un tratto
più o meno lungo, i segmenti, specialmente quelli mediani,
si conservano coi lati paralleli, e solo verso l’alto, da un
punto spesso segnato da una superficiale sinuosità in incavo
sull’uno e l’altro margine, si assottigliano in una punta
acuminata, fessa a 3-8 cm. sotto l’apice in due punte se-
condarie acuminato-subulate rigide, spesso curve e diva-
ricate come due corna.
Spadici allungati con varie infiorazioni parziali sovrap-
poste, assai ravvicinate fra di loro ; spate primarie cartacee,
essucche, bruno-rossastre, striate : le più basse tubulose e
fortemente compresse : le superiori guainanti la base delle
respettive infiorazioni parziali, tubulose in basso, aperte in
alto sul lato ventrale ed ampliate in forma d’orecchio
d’asino coi margini intieri e più o meno reticolato-sface-
— 310 —
lati, bifide o bidentate all’apice, zfc coperte di indumento
furfuraceo biancastro-argenteo detergibile e =tr fugace. Le
infiorazioni parziali sono lunghe 10-20 cm. con vari ramo-
scelli fioriferi, glabre in ogni parte, per lo più arcuato-nu-
tanti con una assai lunga parte peduncolare intieramente in-
clusa nella respettiva spata: sono provviste esse pure presso
la bocca di questa di una spata loro propria, membranacea-
jalina, lungamente tubulosa in basso, ampliata infundibu-
lai'e in alto, prolungata in una o talvolta due punte subulate
pelose all’apice. I ramoscelli fioriferi sono inseriti irrego-
larmente a spirale intorno alla parte assile (più o meno
angolosa) : essi sono patenti od orizzontali : gli inferiori
lunghi 6-7 cm. : i superiori gradatamente più corti, fili-
formi, sottili, gracili, a mala pena di 1 mm. di spessore al
momento dell’antesi, poi induriti ed il doppio più spessi.
Fiori piuttosto radi, inseriti ± irregolarmente, alternato-
spirali o sparsi, quasi articolati all’estremità di un pedicello
gracile filiforme lungo di solito 1-2 mm., talvolta sino 3-4,
il quale nasce all’ascella di una minutissima brattea subu-
lata. Perianzio formante una piccola e bassa cupula carnosa
con 6 minuti denti subulati ineguali sul margine ; stami
di solito a contatto fra di loro per le respettive basi, ri-
giduli, subulati, 2-3 volte più lunghi dei denti del pe-
rianzio ; antere anguste, lunghe 1.3-1. 5 mm., torte forte-
mente a spirale sul secco, sagittate alla base e quivi a loggie
profondamente disgiunte ; ovario riposante sul perianzio ed
intieramente eserto da questo, lageneforme, bruscamente
contratto in un collo o stilo che subito gradatamente si
dilata in uno stigma infundibuliforme ; nell’insieme durante
l’antesi l’ovario è lungo 2.8-3 mm. ed il corpo eguaglia
circa la parte attenuata con lo stigma. Perianzio fruttifero
immutato, formante un piccolo ringrosso o cercine tuber-
culiforme depresso, articolato al di sopra del pedicello.
Frutto sferico, allorché quasi maturo con un distinto
apicolo terminale (resto dello stilo) e con pericarpio nel-
l’insieme crostaceo sul secco, ma che diventa completamente
carnoso, dolciastro e di quasi 2 mm. di spessore a matu-
— 811 —
rità. Il frutto maturo ha 9-10 mm. di diametro, è a super-
fìcie lucida con epicarpio tenuissimo aderente al mesocarpio
ed endocarpio ridotto ad una tenuissima membrana.
Seme plicato-cerebriforme, sferico, di solito di 5.5-6 mm,
di diametro, a superfìcie chiara opaca, diviso in basso in 8-4
lobi principali ed in alcuni secondari strettamente comba-
cianti fra di loro e quindi formanti altrettante pliche o solchi
stretti e profondi sulla superficie del seme; ilo penetrante
circa un terzo del seme; rafe intromesso in una delle ripie-
gature ; l’albume può dirsi omogeneo, non potendosi con-
siderare come ruminazione una piccola estensione del tegu-
mento del seme di color scuro addossata all’albume ; em-
brione apicale.
Habitat. — Sulle scogliere madreporiche della Florida
meridionale, da Bay Biscayne , dove è rara (Sargent), ed in
varie delle Keys sino alle Isole Marchesi. Apparentemente
cresce anche in alcune delle Isole Bahama, però forse è rap-
presentata quivi da forme speciali. Io ho visto esemplari
delle seguenti località : — Bahia Honda Key , coral soil :
Curtiss n.° 2679** (Nell’Erb. di Berlino i soli fiori di detto
esemplare sono della C.jucunda, la fronda è della Thrinax
floridana Sargent) ; del medesimo collettore, Apr. 23, 1896
(Herb. Sargent). — No-name Key, Apr. 22, 1886, Sargent.
— Inch Keys, 25 Marzo 1898, Sargent (H. Harvard Univ.
e Berol.). — Presso Nassau, N. P. nelle Bahama : Curtiss
in West Indian Plants, n.° 102 (Herb. Sargent, de Cand. e
Monac.). — Hog Island (Bahama) : Eggers, n.° 4134. (Herb.
Krug et Urban in Herb. Berol.).
Osservazioni. — Sembra specie assai variabile. Gli esem-
plari di Bahia Honda Key, Inch Keys e No-name Key sem-
brano fra loro identici e possono considerarsi come rappre-
sentanti la forma tipica. In una fronda di Inch Keys i
segmenti sono 45, di questi i centrali sono uniti fra di
loro nella parte centrale sino a circa 15 cm. dalla ligula,
misurano da questo punto all’apice 55 cm. e sono larghi
— 312
all’altezza dei seni 23-27 mm. ; i più esterni sono più corti,
più angusti e più gradatamente ristretti sin dal seno che
rimane molto vicino alla ligula. I fiori negli esemplari di
Bahia Honda Key sono portati da un pedicello lungo 1-2
mm. e hanno 9 stami ; i frutti sono di 9 mm. di diam. ed
il seme è di 5.5 mm. di diam.
L’esemplare n.° 102 di Curtiss delle Bahama ha dei fram-
menti di fronda dai quali si giudica che appartiene ad una
pianta più robusta di quelle precedenti, i segmenti cen-
trali misurano in lunghezza 80 cm. ed all’altezza dei seni,
che rimangono a 35-40 cm. dall’apice del picciolo, sono
larghi 4 cm. Dal perianzio fruttifero si riconosce che gli
stami sono 9. I semi hanno 6 mm. di diam.
Nell’ Erb. di Berlino (provenienti dall’ Erb. Krug e Ur-
ban) si trovano due numeri (4134 e 3872) di Eggers :
« Flora Indiae occid. exs. », che possono riferirsi alla Coc-
cothrinax jucunda Sargent, ma che sembrano appartenere a
due forme distinte. Il n.° 4134 ha le indicazioni seguenti:
« Palma 10' alt., v. Silver top. Gregarie cum 4141. Ins.
Bahamenses ; Hog. Island. 21. II. 1888 » (esemplare con
frutti); i segmenti maggiori sono lunghi circa 40 cm., nella
parte centrale sono uniti per il tratto di 10-12 cm., sono
larghi in basso 3 cm. e dai seni si ristringono verso l’apice
ma con i margini un poco sinuosi. I frutti sono di 8 mm.
di diam. ed i semi di 6-6.5 mm. di diam. Nel perianzio
fruttifero si trovano i resti di 9 stami.
Coccothrinax jucunda v. macrosperma Becc. —
Frutti e semi alquanto più grossi che nella forma
tipica.
Habitat. — Fortune Island , Bahama. Eggers n.° 3872
in Herb. Berol.
Osservazioni. — Il n.° 3872 di Eggers porta l'etichetta :
« 10—16' alt., v. Silver top. Ins. Bahamenses: Fortune
— 313 —
Island 5. II, 1888 ». In questo esemplare la fronda è simile
a quella del n.° 4134, ma i segmenti cominciano a ristrin-
gersi gradatamente subito dal punto di separazione e sono
assai distintamente striati ; i frutti sono considerevolmente
più grandi che nel n.° 4134 ed i semi sono di 8 mm. di
diam. Nel perianzio fruttifero si riconoscono 9 stami.
Coccothrinax jucunda var. marquesensis Becc.
Descrizione. — Fronde esattamente come descritte per
la forma tipica, fortemente argentee di sotto e con nume-
rosi puntolini bruni ; picciolo piano di sotto, convesso di
sopra.
Spadice lungo 80 cm. con 5-6 infiorazioni parziali.
Fiori portati da pedicelli lunghissimi (4-5 mm.), in alcuni
spadici fruttiferi però anche solo 1-2 mm. Infiorazioni par-
ziali lunghe 20-25 cm. ; ramoscelli fioriferi lunghi sino
10-12 cm.; stami 12 con antere lunghe 1.8-2 mm.
Frutto di 11-12 mm. di diam. Seme di 7 mm. di diam.
Habitat. — Florida : Marquesas Keys , Sargent Nov. 1887
con frutti maturissimi, e L6 Nov. 1898 con frutti meno
maturi (Herb. Harvard Univ. e Berol.). In fiore venne rac-
colto da John Currie pure nelle Marquesas Keys in Giu-
gno 1898 (H. Harvard Univ.).
Osservazioni. — Sembra una forma lussureggiante della
C. jucunda Sargent. Anche nell’esemplare con frutti si ri-
conoscono molto bene i resti di 12 stami nel perianzio.
7. Coccothrinax acuminata Sargent in Bot. Gaz.
XXVII (1899) p. 89 (nomen). — Tlirinax acuminata
Gris. et Wendl. in Plantae Cubenses Wrightianae (1871?)
n.° 3966 (nomen) in H. Kew. — Sauvalle: Flora Cu-
— 314 —
bana (1873) p. 153, n.° 2379. — Gr. Maza: Nociones ecc.
(1893) p. 51.
Descrizione. — Non. vi sono notizie riguardo alle dimen-
sioni di questa Palma, ma a giudicare dalle fronde assai
grandi sembrerebbe una specie piuttosto robusta.
Picciolo all’apice spesso 9 mm., piano di sopra, forte-
mente convesso di sotto, terminato di dietro da un piccolo
orlo orizzontale ; ligula legnosa durissima semilunare bru-
scamente prolungata in una corta punta nel centro, gla-
bra, assai espansa ai lati dove sorregge i segmenti più
esterni. Lembo 2/3 orbicolare, radiato-flabellato, composto
di circa 40 segmenti, rigido, spessamente cartaceo o sottil-
mente coriaceo, verde glabro e subnitente di sopra, cine-
reo-subargenteo di sotto in causa di un tenue tomento (que-
sto in parte deciduo e formato da tenuissimi peli appressi) e
per di più cosperso ivi di minuti e numerosissimi pun-
tolini pallidi in rilievo che rendono leggermente scabrida
al tatto detta superficie ; i segmenti sono percorsi da
numerosi nervi 2‘ e 3‘ fra loro poco distinti ineguali e non
molto prominenti di sopra e fittamente striato-nervosi di
sotto ; venule transverse indistinte ; i segmenti centrali mi-
surano 75 cm. di lunghezza con il seno o punto di sepa-
razione a 30-32 cm. dalla ligula: quivi sono larghi 4-4.5 cm.:
il punto loro più largo però è a 6-12 cm. al di sopra dei
seni, dove giungono sino a 6 cm. di larghezza, per poi bru-
scamente ristringersi alquanto in una punta triangolare an-
gustissima: questa è gradatamente e regolarmente attenuato-
acuminata, dritta, rigida e molto brevemente fessa all’apice;
i segmenti laterali sono gradatamente più stretti e più brevi
e col seno più profondo; i più esterni sono lunghi 40-50 cm.
e larghi 15-25 mm. con i seni a soli 4-5 cm. dalla ligula ;
le costole primarie superiori sono molte acute e rilevate ; i
seni non sono sporgenti od arcuati in fuori; le costole pri-
marie inferiori hanno il dorso piano, largo 0.5 mm., scabri-
dulo e forforaceo specialmente presso la base ; i segmenti
nelle fronde bene svolte rimangono piani e la costola infe-
— 315 —
riore è rappresentata di sopra da un angusto solco ; i mar-
gini sono molto distintamente inspessiti da un nervo che
sopra vi scorre.
Spadice a quanto sembra assai grande con varie infiora-
zioni parziali ; di queste quella che ho studiato e che porta
giovani frutti, forma una pannocchia pendula lunga 35 cm.
assai lassa, a contorno strettamente ovato con vari rami
inseriti molto irregolarmente, portata da una parte pedun-
culare fortemente arcuato-recurva, lunga questa circa 20 cm.,
subtrigona scavata a doccia dal lato interno, di 4-5 mm.
di spessore, provvista in alto di una spata sua propria: que-
sta è essucca, sottilmente membranacea, tubulosa in basso,
terminata in punta molto acuminata, ciliolata sulla carena
dorsale all’apice, del resto glabra ; spate primarie anguste,
sottilmente coriacee, tubulose in basso, leggermente dila-
tate ed aperte in alto dal lato ventrale, finamente striate,
brevemente ed ottusamente bidentate all’apice, dove sono ±
forforacee ma del resto glabre ; asse principale dell’infio-
razione parziale ± angolosa, glabra ; ramoscelli fioriferi
glabri, indistintamente papillosi sul secco, arcuato-patenti,
flessuosi, allo stato fruttifero rigidi, spessi in basso al
più 2 mm., leggermente attenuati verso l’estremità, ottusa-
mente angolosi, i più bassi lunghi 14-16 cm., i superiori
8-12 cm. ed un poco più sottili ; ogni ramoscello nasce
dall’ascella di una piccolissima brattea scariosa triangolare
acuta od acuminata.
Fiori....
Frutti portati da un pedicello orizzontale lungo 3-5 mm.
(provvisto questo alla base di una bratteola tenuissima su-
bulata lunga circa quanto la metà del pedicello), globoso-
turbinati, di 6-7 mm. di diam. (allorché non perfettamente
maturi) a superficie finamente e fittamente granulosa, distin-
tamente mucronulati nel vertice, che è pianeggiante o leg-
germente depresso sul secco. Seme non visto maturo, ma
abbastanza sviluppato per riconoscere con tutta certezza le
particolari intrusioni della testa proprie delle Coccothrinax.
Il perianzio fruttifero forma una piccola base callosa di-
scoide di 0.5 mm. di altezza, incavata di sotto, con 5-6
piccoli denti triangolari acuti od acuminati rappresentanti
il perianzio ; nel perianzio rimangono i resti dei filamenti
degli stami, dei quali ne ho potuti riconoscere da 6-9, la-
tamente triangolari, molto ineguali, uniti per le basi ed il
doppio più lunghi dei denti del perianzio.
Habitat. — Cuba. Raccolta da C. Wright e distribuita
col n.° 3966 nelle * Plantae Cubenses Wrightianae ».
Osservazioni. — Sembra una specie ben distinta per le
sue grandi foglie rigide, argentee di sotto, due terzi orbi-
colari con circa 40 segmenti, molto larghi, uniti oltre il
terzo inferiore nella parte centrale, col punto più largo a
6-12 cm. al di sopra dei seni e poi bruscamente ristretti
e terminati in lunga punta dritta rigida (strettamente
triangolare, acuminata), inegualmente striato-nervosi per il
lungo di sopra e molto fittamente e finamente striato-
nervosi e punteggiati di sotto, senza venule transverse.
Spadici assai grandi; infiorazioni parziali lunghe da 35 cm.;
ramoscelli lunghi 8-16 cm. Frutti molto distintintamente
pedicellati, quando non completamente maturi turbinato-
apiculati a superfìcie finamente e fittamente granulata ;
perianzio fruttifero con 5-6 piccoli denti acuti od acumi-
nati; stami 6-9 ineguali a filamenti uniti latamente per
una base larga e triangolare.
Sembra abbia una certa affinità con la C. Miraguatio,
ma le fronde hanno un maggiore numero di segmenti, que-
sti sono uniti per un più lungo tratto e non hanno il punto
dove si trova il seno, sporgente sul piano del lembo. Ha
affinità anche con le C. jucunda ed argentea.
Non sembra che sia stata sino a qui pubblicata una de-
scrizione di questa specie, che da Sargent è stata riferita
al suo genere Coccothrinax pure senza descriverla.
— 317 —
8. Coccothrinax argentea Sargent in Bot. Gaz. XXVII
(1899) 89. — Thrinax argentea Loddiges in Desfont.
Cat. ed. 3. 31; Roem et Schult. Syst. veg. VII, 1300;
Mart. Hist. nat. Palm. Ill, 256, t. 103. III. — Th.
multiflora Mart. Hist. nat. Palm. III. 255. t. 103 I. a.
— Th. excelsa Hort., Bot. Mag. t. 7088 ?
Descrizione. — Sembra una delle più grandi specie del
genere, raggiungendo, da quanto scrive Eggers, sino 12 m.
di altezza.
Fronde con lembo peltato-radiato, suborbicolare, verde
di sopra (opaco sul secco), coperto nella pagina inferiore
da un tenue indumento bianco, talvolta assai scarso, che
lo rende più o meno argenteo : nelle fronde di pianta
adulta e robusta diviso in sino 60 segmenti, i quali nella
parte centrale sono uniti sino poco al di sotto della metà
(nelle fronde di pianta giovane molto più profondamente).
Picciolo molto lungo e gracile, depresso-biconvesso, essendo
in sezione transversale in forma di losanga schiacciata, in
alto largo 8-10 mm. e spesso 6 mm,, con margini acutis-
simi, di dietro troncato orizzontalmente e con un orlo un
poco prominente all’apice, molto finamente striato per il
lungo; ligula glabra sublegnosa, latamente subcordata, pro-
lungata nel centro in una punta triangolare acuminata,
striata dal lato posteriore; i segmenti maggiori (delle fronde
di pianta adulta) misurano sino 1 m. di lunghezza, ed all’al-
tezza dei seni sono larghi 3-3.5 cm. e da questo punto grada-
tamente si ristringono in una lunga punta acuminatissima,
la quale è brevemente fessa all’apice ; i segmenti laterali sono
gradatamente più stretti, più lungamente acuminati e più
profondamente disgiunti, ma anche i più esterni uniti per
almeno il tratto di 5-6 cm.; tutti sono assai fittamente
e quasi uniformemente striati da numerosissimi nervi se-
condari acuti (più rilevati di sopra che di sotto, ma quivi
più fini e più fitti che di sopra) e, come è stato detto, più
o meno argentei e senza punteggiature, essendo queste in ogni
caso assai poco evidenti e coperte dall’indumento; venule
transverse ridotte a dei poco distinti rilievi brevissimi in-
terposti fra i nervi secondari ; margini distintamente in-
spessiti.
Spadici più corti delle fronde, con poche infiorazioni
parziali assai ravvicinate; spate primarie cartacee, bruno
rossastre o cinnamomee, essucche, finamente striate, fu-
gacemente e leggermente cotonose specialmente all’apice,
guainanti in basso, ampliate in alto in un lembo in forma
d’ orecchio d’asino, dt= acuminate, aperte sul lato ventrale
in alto, coi margini intieri od un poco sfilaccicato-fibrosi ;
infiorescenze parziali formanti delle pannocchie latamente
ovate, lunghe di solito 15-20 cm. con vari ramoscelli fio-
riferi inseriti molto irregolarmente intorno all’ asse prin-
cipale; i ramoscelli fioriferi sono filiformi, spessi circa
1 mm. : i maggiori, i più bassi, lunghi 8-10 cm. : i supe-
riori un poco più corti, portanti spiralmente assai nume-
rosi fiori sorretti da un pedicello lungo 1-4 mm.
Fiori con perianzio bassamente cupulare, diviso quasi
sino in basso in 6 denti stretti subulati ; stami usual-
mente 9 con filamenti raggianti, rigidi, un terzo od al più
il doppio più lunghi dei denti del perianzio, larghi alla base
quanto questi, poi subulati; antere lineari, lunghe 2 mm.,
contorte a spirale, a loggie disgiunte nel terzo inferiore, ot-
tuse all’apice ; ovario ovato-globoso, assai bruscamente ri-
stretto in un collo corto che si dilata in uno stigma infundi-
bulare assai largo. Perianzio fruttifero disciforme depresso.
Frutti maturi di 9-10 mm. di diam., sferici, nero vio-
lescenti, con pericarpio carnoso : quando non ben maturi
a superficie finamente corrugata ma senza granulazioni
distinte. Seme di 6-7 e di sino 8 mm. di diam., cerebri-
forme, a superfìcie biancastra, con 5-6 pieghe principali
longitudinali penetranti sino al centro; embrione esatta-
mente apicale.
Habitat. — San Domingo, di dove nell’ Erbario de Can-
dolle vi è un esemplare raccolto da Bertero e ricevuto da
Balbis in 1821, col nome volgare di « Guano ». Nell’ Er-
bario di Monaco vi sono vari esemplari, consistenti in
fronde di piante giovani ed in una porzione di spadice con
fiori, raccolti da Heneken pure in San Domingo. Questa
porzione di spadice (di cui un ramoscello è figurato nella
Tav. 103, I, della « Hist. nat. Palm. ») ha servito a Mar-
tius per stabilirvi la sua Thrinax multiflora , e della quale
si dice che dagli indigeni è chiamata « Palma Coyau ».
In tempi più recenti (1887) è stata ritrovata, pure in San
Domingo, da Eggers (Flora Indiae occ. exs n.° 2388 in
Herb. Berol., Monac. e de Cand.) nella foresta a 350 m. di
altezza presso Lopez nelle vicinanze di Santiago. Heggers
indica egualmente il nome volgare di « Guano » per questa
Palma.
Una fronda esistente nell’ Erb. di Berlino e proveniente
da quello di Pietroburgo, raccolta da Jaeger nel 1829 in
S. Domingo nel luogo detto « Le Fond des Nègres » a 400 m.
di altezza (n.° 353), mi sembra pure riferibile al C. ar-
gentea.
Osservazioxi. — Il nome specifico di argentea nei giar-
dini e nelle serre non solo, ma anche da molti autori, è stato
applicato a tutte quelle Thrinax e Coccothrinax che hanno
le foglie argentee di sotto.
Il primo ad adoperare il nome di Thrinax argentea è
stato Loddiges, ma la prima descrizione è comparsa in
Boemer et Schultes (1. c.); difficilmente però da tale de-
scrizione si potrebbe riconoscere questa fra le congeneri. In
seguito Martius (1. c.) ha più diffusamente descritto detta
specie, dando anche la figura del suo seme, che evidente-
mente è quella di una Coccothrinao e che può quindi essere
anche veramente quello della C. argentea di S. Domingo
come è da me intesa, ma che però potrebbe rappresentare
anche quello di un’altra specie.
É quindi più per verosimiglianza, che per averne la cer-
tezza, che considero la Coccothrinax spesso « vasto agmine
campos occupans » in San Domingo e che ivi è stata rac-
— 320 —
colta anche da antichi collettori, come la tipica Th. ar-
gentea Lodd.
Della Th. multiflora di Martius ho visto 1’ esemplare ti-
pico nell’ Erbario di Monaco e questo è indubbiamente
conspecifico con gli esemplari sopra citati di Bertero e con
quelli di Eggers. Dovendo quindi scegliere fra il nome
specifico di argentea e quello di multiflora ho scelto il primo.
Nei giardini e nelle serre la C. argentea è sovente col-
tivata con i nomi di Th. excelsa e di Th. radiata. Sembra
una delle specie più grandi del genere, ma spesso negli
erbari gli esemplari dei fiori e dei frutti sono accompagnati
da fronde di pianta giovane. Questo sembra sia il caso
anche per gli esemplari di Eggers n.° 2388, i quali hanno
delle fronde più piccole di quelle sopra descritte, misu-
ranti 50 cm. dalla ligula all’ estremità dei segmenti cen-
trali, divisi sino a circa 15 cm. dall’apice del picciolo e
larghi 2-2.5 cm. all’altezza dei seni.
Anche la consistenza del lembo sembra variare alquanto,
alcune fronde, che sembrano di piante che hanno vissuto
in luoghi aprici ed asciutti, essendo assai più consistenti e
rigide di altre che probabilmente sono di piante cresciute
all’ombra.
Nelle fronde di pianta giovane i segmenti sono molto
più profondamente divisi in basso che non in quelle di
pianta adulta.
Lo strato di peluria argentea che ricuopre la pagina
inferiore è alle volte ridotto ad una grande tenuità e tal-
volta quasi obliterato negli individui coltivati in serra.
Non ho creduto utile riportare la sinonimia completa di
questa specie, perchè come sopra ho enunciato, tutte le
Thrinax con foglie argentee di sotto sono state qualificate
per Th. argentea.
La Coccothriiiax argentea è caratterizzata dalle fronde con
numerosi segmenti tenuamente argentei di sotto, senza pun-
tolini in rilievo ; dalla ligula cordato-acuminata ; dai seg-
menti finamente ed uniformemente striati da nervi secondari
connessi da brevissime venule transverse, quasi puntiformi,
— 321 —
per lo più poco distiate ; dai fiori rfc pedicellati con perian-
zio profondamente diviso in 6 denti subulati, con 9 stami
a filamenti subulati radianti rigidi poco dissimili dai denti
del perianzio e lunghi al più il doppio di questi ; dai frutti
neri di 6-8 mm. di diametro fortemente plicato-cerebriformi
con 5-6 pieghe principali penetranti sino al centro.
9. Coccothrinax Eggersiana Beco. sp. n.
Descrizione. — Palma alta circa 5 m.
Fronde assai grandi, apparentemente con numerosi seg-
menti, molto spessamente cartacee, verdi ed opache di so-
pra, più pallide di sotto e con tenuissimo indumento grigio-
biancastro poco conspicuo. Picciolo assai lungo, spesso
6 mm. Ligula glabra prolungata ai lati per sorreggere i
segmenti più esterni. I segmenti che io ho visto, e che sem-
brano di quelli della parte centrale, sono lunghi 63-68 cm.
misurati dalla ligula e rimangono liberi a circa 25 cm. da
questa: sono larghi all’altezza dei seni 30-35 mm. e subito
da questo punto o da circa 10 cm. più in alto, dove spesso
si trova un superficiale incavo sopra ognuno dei margini,
gradatamente si ristringono in una lunghissima punta bre-
vemente bifida all’apice, con le due suddivisioni dritte ed
acuminatissime; le costole superiori non sono molto robu-
ste ma acute e poco più forti delle inferiori, le quali nella
pagina superiore rimangono al livello dei segmenti, che
sono perfettamente spianati e striati da numerosi nervi se-
condari uniformi, fini, molto nitidi specialmente sulla fac-
cia superiore; le venule traverse sono ben distinte sulle due
faccie, sono interposte solo fra i singoli nervi secondari e
quindi cortissime; i margini sono assai conspicuamente
inspessiti ed offrono una sinuosità ± accentuata al loro
terzo inferiore.
Spadici apparentemente di grandi dimensioni; spate
membranacee, essucche, bruno-giallastre, tubulose in basso,
aperte sul lato ventrale nella metà superiore e leggermente
21
— 322 —
ampliate in forma d'orecchio d’asino, coi margini intieri od
appena lacero-fibrosi, assai prolungate in punta angusta
ed acuminata, ma con l’estremo apice ottuso, glabre in
basso, leggermente forforaceo-rubiginose in alto, striate
per il lungo. Infiorazioni parziali glabre in ogni parte, for-
manti lasse pannocchie: quelle da me viste, in piena fiori-
tura, lunghe 15-16 cm. con 13-15 rami inseriti irregolar-
mente, portate da una parte pedunculare piuttosto breve
angoloso-compressa, intieramente inclusa nella respettiva
spata primaria ; spate secondarie (speciali ad ogni pannoc-
chia) jaline, membranose, del tutto incluse nella spata pri-
maria, troncate alla bocca e con due corte punte subulate;
i ramoscelli fioriferi nascono dall’ascella di una minutissima
brattea j alina, subulata, lunga 3-4 mm. : sono filiformi,
flessuosi, non giungenti allo spessore di 1 mm., lunghi 7-8
cm., con i fiori disposti spiralmente in giro, moderatamente
fitti e quasi orizzontali.
Fiori quasi sessili sopra un conspicuo tubercoletto che si al-
lunga spesso in un corto pedicello, il quale nasce all’ascella
di una piccola brattea jalina acuminata; durante 1’ antesi i
fiori non sembra debbano essere più lunghi di 2 mm. mi-
surati dalla base del perianzio all’apice dello stigma; il
perianzio è molto poco profondamente cupulare, con 6 denti
membranacei assai grandi triangolari-deltoidei, acuti od
acuminati ; stami 9 con filamenti subulati rigidi, il doppio
più lunghi dei denti del perianzio con le basi poco dila-
tate unite in un anello ipogino; antere corte, lunghe 1 mm.,
auriculato-sagittate alla base perchè a loggie ivi profon-
damente disgiunte ; ovario liscio, globoso-ovato, attenuato
bruscamente in corto collo che si dilata pure assai brusca-
mente in uno stigma molto largamente infundibulare.
Frutti mancano.
Habitat. — Le Antille: Isola di St. Jan. — Eggers :
Flora Ind. occ. exs. n.° 3117, King's hill, 1000 (St. Jan),
26, II, 1887. (Herb. Krug et Urban in Herb. Berol. ; il me-
desimo n.° nell’Erbario di Copenhagen).
323
Osservazioni. — È molto affine alla C. martinicaensis ,
dalla quale si distingue per gli stami con filamenti ra-
dianti gracili subulati assai più stretti dei denti del pe-
rianzio ed almeno il doppio più lunghi di questi. Non
essendo conosciuto il frutto delle G. Eggersiana non è
possibile un più esatto confronto con la C. martinicaensis.
Coccothrinax Eggersiana var. Sanctae-Crucis Beco.
Descrizione. - — L’ infiorazione forma una pannocchia
lunga 20 cm., arcuato -recurva nella parte che sporge dalla
spata dentro la quale è inclusa tutta la parte pedunculare;
i rami, patenti, sono 27, molto irregolarmente inseriti in-
torno all’asse e lunghi 7-11 cm.
Fiori un poco più lungamente pedicellati che nel n°. 3117
di Eggers, tipo della C. Eggersiana, il loro pedicello essendo
lungo da 1—1.5 min.; il perianzio è diviso in 6 pezzi trian-
golari allungati assai grandi acuminati ; gli stami sono 9,
coi filamenti rigidi poco più lunghi dei denti del perian-
zio; antere lunghe 1-1.3 mm.; l’ovario si ristringe alquanto
bruscamente in collo assai lungo e poi si dilata in ampio
stigma infundibulare.
Fronde mancano.
Habitat. — Mi sembra poter riferire a questa specie un
esemplare (consistente in una sola infiorazione parziale in
piena fioritura) che ho visto nell’Erb. di Copenhagen con
l’etichetta: « Alfred Benzon: Kjòbenhavn. E. E. 75-1759.
Chamaerops sp. ? — St. Croix, 0. E. Benzon ».
Osservazioni. — Si distingue dalla torma tipica (n°. 3117
di Eggers) per i pedicelli dei fiori più allungati, per il pe-
rianzio con i denti più grandi, più lungamente triangolari,
per i filamenti un poco più corti e per le antere un poco
più lunghe e per l’ovario con un collo più lungo ; sembra
quasi intermedia fra la C. martinicaensis e la C. Eggersiana.
10. Coccothrinax martinicaensis Becc. sp. n.
Descbizione. — Sembra una delle grandi specie del
genere, giudicando dalle fronde, le quali sono flabellato-or-
bicolari, con i segmenti più esterni che vengono a chiu-
dere il seno basilare ed anche si sovrappongono e misu-
ranti circa un metro dalla ligula all’ apice dei segmenti
centrali ; picciolo biconvesso, lenticolare in sezione tran-
sversa, largo 13 mm. spesso 8 mm. ; ligula forte, le-
gnosa, eretta, quasi ovata prolungatesi in punta ottusa
nella parte centrale, striata internamente. Lembo di
consistenza cartacea, non molto rigido, verde ed opaco di
sopra, coperto di sotto da un tenue indumento biancastro
o grigio-argenteo (che alle volte è assai diradato e quasi
obliterato), diviso in circa 70 segmenti: questi nella parte
centrale sono uniti sino a circa la metà dell’intiero lembo
e nei lati estremi sino ad 8-12 cm. dalla ligula: fittamente
striati sulle due faccie ma specialmente sulla superiore da
nervi secondari uniformi, i quali sono connessi sulle due
faccie da brevissime venule transverse, assai distinte ;
margini distintamente inspessiti ; i segmenti centrali al-
l’altezza dei seni misurano 3.5-4 cm. di larghezza e da
questo punto vanno molto gradatamente ristringendosi in
una punta acuminatissima piuttosto flaccida, suddivisa per
il tratto di 5-7 cm. in due punte secondarie tenuissime
acuminatissime; i segmenti laterali sono gradatamente più
angusti e più corti, ed i più esterni raggiungono solo i
30-40 cm. di lunghezza.
Spadici apparentemente non molto allungati, con 4-5 in-
fiorazioni parziali assai ravvicinate e fortemente recurve
durante l’antesi ; spate primarie spessamente cartacee, assai
lassamente tubulose, troncate obliquamente alla bocca, molto
nettamente striate, di color stramineo. Le infiorazioni par-
ziali formano delle assai grandi pannocchie recurve lunghe
20-25, cm. portate da una parte peduncolare molto com-
pressa, essa pure provvista di una spata propria membra-
— 825 —
nacea tubulosa assai distinta ; pannocchie ovato-allungate,
composte di numerosi ramoscelli eretto-patuli, nascenti
dall’ascella di una tenuissima brattea lunga al più 4-5 mm.;
i ramoscelli sono filiformi, di circa 1 mm. di spessore, con
assai numerosi fiori tutto in giro ; i ramoscelli più bassi,
che sono i maggiori, sono lunghi 8-10 cm.
Fiori portati da un pedicello patente o quasi orizzontale
lungo 1-3 mm., provvisto di un’angusta bratteola che tal-
volta si trova a circa la metà del pedicello. Fiori molto
piccoli, durante l’antesi lunghi 2 mm. o poco più ; perian-
zio depresso-cupulare con 5-6 relativamente grandi denti
triangolari, deltoideo-acuminati, raggianti, e con 8—9 stami,
di cui i filamenti sono eretti, brevi, quasi tanto larghi
quanto i denti del perianzio e poco più lunghi di questi
e giungenti sino a circa la metà dell’ovario ; le antere sono
molto piccole, lunghe 0.8 mm., biauriculato-sagittate alla
base, essendo 16 loggie quivi disgiunte ed alquanto diver-
genti ; ovario ovato-globoso, bruscamente ristretto in collo
che si dilata quasi subito in un largo stigma infundibu-
lare spesso bilabiato.
Frutti relativamente grandi, globoso-depressi, larghi
11-12 mm. ed alti 9 mm., a superfìcie minutamente gra-
nulosa e nera sul secco.
Semi globosi, leggermente depressi, 9-10 mm. di diame-
tro, con numerose e suddivise ripiegature che lo rendono
molto complicatamente lobato-cerebriforme, e molto minu-
tamente diviso internamente in piccole porzioni prismatiche
che giungono sino al centro del seme.
Habitat. — La Martinica. — Hahn, Plantes de la Mar-
tinique n.° 1531. Vallèe de St. Pierre , Sept. 1873. (Herb,
de Candolle e Berol.). Raccolta pure alla Martinica dal
Pére Duss (Herb, di Berlino, senza numero).
Osservazioni. — Mi sembra una specie molto ben di-
stinta specialmente per il frutto globoso-depresso e per i
suoi semi relativamente grossi con numerose e piccole cir-
— 326 -
convoluzioni che lo dividono in numerosi tasselli prisma-
tici. Si distingue poi anche per i suoi piccoli fiori (che nel
disseccare diventano neri) con perianzio diviso in 6 larghi
denti deltoideo-acuminati ; per gli stami con filamenti poco
più lunghi dei denti del perianzio e larghi quasi quanto que-
sti e nell’ insieme giungenti a circa la metà dell’ovario ;
per le antere piccolissime ; per l’ovario globoso-ovato con
collo bruscamente dilatato in largo stigma infundibulare.
Gli esemplari di Hahn consistono in sole infiorazioni par-
ziali con fiori ; quelli del Pere Duss sono assai più com-
pleti, e consistono in una fronda intiera, in uno spadice
in fiore ed in frutti maturi staccati.
11. Coccothrinax latifrons Becc. — Thringis latifrons
0. F. Cook in Torrey bot. Club, XXVIII (1901) 545;
Urban Symb. Ant. (FI. Portor.) IV (1903) 128.
Descrizione, — Palma, secondo nota del collettore, alta
15 m. con tronco colonnare, rimoso e con legname molle
internamente (Cook).
Fronde grandi con lembo apparentemente zjk orbicolare
flabellato-multifìdo, misurante dalla ligula all’estremità dei
segmenti centrali 80 cm. (1 m. e più, Cook), verde di sopra,
molto conspicuamente argenteo-satinato di sotto, portato da
un lungo e forte picciolo, che è largo in alto 2 cm., spesso 1
cm., piano di sopra, convesso con angolo ottusissimo di sotto,
a superficie finissimamente striata; ligula conspicua, coria -
ceo-legnosa eretta sub semilunare con una punta nella parte
centrale e molto estesa sui margini per sorreggere i seg-
menti più esterni, coperta da denso tomento cinerascente-
argenteo detergibile e fugace ; posteriormente il picciolo si
termina in un orlo poco rilevato perfettamente orizzontale.
I segmenti sono numerosi (circa 70) lanceolato-acuminati :
quelli centrali divengono liberi a 30-35 cm. dall’apice del
picciolo; da tal punto, dove sono larghi 4-5 cm. (gli
esterni alquanto meno) vanno gradatamente assottigliandosi
— 327 —
in punta acuminata fessa per il tratto di 7-8 cm.: nelle
fronde bene svolte rimangono piani con la costola di sotto
poco rilevata e di sopra rappresentata da un angusto solco
superficiale: di consistenza sono papiracei piuttosto spessi
ma non molto rigidi, finamente ed uniformemente striati da
numerosissimi nervi secondari: questi tutti presso a poco
della medesima forza e distinguibili anche nella pagina infe-
riore al di sotto dell’ indumento argenteo, fra mezzo al quale
non si vedono punteggiature di sorta; venule trasverse nu-
merose cortissime, visibili sulle due superficì, connettenti
un solo od al più due soli nervi secondari ; margini non
fortemente ma distintamente inspessiti.
Sjwdicii a giudicare dalle porzioni esistenti, assai grandi,
arcuato-patenti e composti di varie infiorazioni parziali ;
spate primarie spessamente cartacee, essucche, brune, forte-
mente striate, tubulose in basso, aperte e leggermente dila-
tate in alto, fibroso— reticolate e r±z lacere nell’estremità.
Infiorazioni parziali formanti delle pannocchie ovate ar-
cuato-recurve portate da una parte peduncolare spessa 5-6
cm., db ottusamente angolosa, ± inclusa nella respettiva
spata; la pannocchia è lunga 20-25 cm., composta di nu-
merosi ramoscelli semplici inseriti molto irregolarmente in-
torno all’asse centrale e come questa coperti da un estre-
mamente tenue ed aderente tomento papilleforme color
tabacco : quelli più bassi sono lunghi 15-18 cm. e spessi
alla base 1.5-2 mm. (allorché portanti i frutti semimaturi) :
i superiori alquanto più brevi e più sottili, spessi 1—1.5 mm.
Fiori mancano.
Frutti (non perfettamente maturi) portati da un pedi-
cello lungo circa 3 mm., inserito ad un angolo di 45° e
provvisto di una bratteola triangolare acuta, la quale tal-
volta si trova situata alla base, spesso alla metà del pe-
dicello stesso ed in qualche caso anche più in alto.
Dal perianzio fruttifero (che sembra immutato) si rileva
che esso forma una piccola e bassa cupula carnosa assai
profondamente divisa in 6 denti subulati, fra loro presso
a poco eguali. Grli stami sono 12 con filamenti alquanto
— B28 —
ineguali, uniti fra di loro alla base, subulati, lunghi quanto
i denti del perianzio o poco più, ma un poco più angusti
di questi ; ovari in via di sviluppo terminati dallo stilo
che bruscamente si dilata in uno stigma infundibuliforme.
Frutti (immaturi) sferici, apiculati, di 4 mm. di diam., cer-
tamente però alquanto più grossi allorché maturi. Seme
immaturo con superficie cerebriforme in nulla differente
da quello delle altre Coccothrinax.
Habitat — Puerto-Rico. — P. Sintenis : Plantae Por-
toricenses N.° 3278. « Palma de sombrero », 15 m. alta.
Prope Coamo in Monte Calabaza. 3, XII, 1885. (Herb.
Berol.).
Osservazione. — E una specie tipica di Coccothrinax ,
molto conspicua per le sue grandi fronde a larghi segmenti
finamente striati di sopra e bellamente argenteo-satinati
di sotto, con venule transverse brevissime. Perianzio con 6
denti subulati. Stami 12 con filamenti subulati poco più
lunghi dei denti del perianzio.
12. Coccothrinax barbadensis Becc. — Thrinax barba-
densis LodJiges ex Mart. Hist. nat. Palm. Ili, 257 ;
Kunth, En. plant. Ili, 254; Walp. Ann. V, 818; Gris.
Veg. Carib. n°. 1127 et FI. Brit. W. Ind. 515.
Descrizione. — E una grande specie con tronco drit-
tissimo che può raggiungere l’altezza di sino 15 m. ; il
diametro del tronco non è indicato.
Fronde a quanto sembra relativamente grandi, ma io ne
ho vista solo una di pianta giovane, che misura dalla
ligula all’apice dei segmenti centrali 35 cm. con 34 seg-
menti, con i seni nella parte centrale a 12-14 cm. dalla
ligula ed a 5-6 cm. dai lati ; la ligula è glabra e con una
punta piuttosto acuta nel mezzo e nell’insieme cordiforme;
il picciolo è lungo 45 cm. biconvesso con margini acuti,
— 329
largo 5 mm. ; il lembo non è molto rigido, cartaceo, gla-
berrimo e quasi egualmente verde sopra ambedue le fac-
cio, trovandosi solo qualche traccia di peluria argentea
nella pagina inferiore ; i segmenti sono inoltre finamente
striati da numerosi nervi secondari sottili ma nitidi, i
quali sono traversati da brevissime venule transverse : gli
uni e le altre egualmente distinti sopra ambedue le faccio;
i segmenti centrali all’altezza dei seni sono larghi 18-20 mm.
e rimangono di questa larghezza per il tratto di 8-9 cm.
dopo di che apparisce una assai profonda insenatura dal-
l’uno e dall’altro lato e quindi si terminano in una punta
gradatamente acuminata, angustamente triangolare, breve-
mente fessa all’ apice in due punte dritte subulate ; i
segmenti laterali sono più stretti, latamente lineari e tutti
con una insenatura sui margini, che tanto in questi come nei
centrali rimane a 22 cm. dalla ligula ; probabilmente però
tale conformazione non sarà precisamente quella che si ri-
scontrerà nelle fronde più adulte.
Spadici apparentemente non molto allungati (forse non
più di 50 cm.j, arcuato-nutanti con poche infiorazioni par-
ziali (3 in un esemplare). Le spate primarie sono membra-
nacee, essucche, color giallastro paglia, finamente striate,
glabre in basso, forforaeeo-lanuginose in alto, tubulose in
basso, dove sono di circa 2 cm. di diam., con quasi tutta
la metà superiore aperta sul lato ventrale ed in forma
d’ orecchio d’ asino, coi margini leggermente sfacelato-fila-
mentosi, e gradatamente attenuate in punta acuminata con
l’apice tomentoso : questo assai fortemente carenato sul
dorso. Le infiorazioni parziali formano assai ampie pannoc-
chie ovali, lunghe 20-40 cm., composte di numerosi ramo-
scelli gradatamente decrescenti ed inseriti con poca rego-
larità spiralmente intorno all’asse ; la parte pedunculare è
± compressa, inclusa quasi intieramente nella spata pri-
maria: come inclusa è pure la spata speciale, la quale è
molto sottilmente membranacea, strettamente guainante,
acutamente bicarinata e terminata in 1-2 punte acumi-
nato-subulato-fìlamentose. I ramoscelli nascono dall’ascella
— 3B0 —
di una minutissima brattea jalina subulata, lunga al più
B— 4 mm. : essi sono filiformi flessuosi glabri e spessi alla base
circa 1 mm., i più bassi, che sono i maggiori, lunghi sino
15— 1G cm., con assai numerosi fiori in giro a spirale, por-
tati questi da pedicelli inseriti ad un angolo di circa 45°.
I pedicelli hanno, talora alla base, talora più in alto od
anche verso il mezzo, una angusta bratteola subulata jalina,
e sono lunghi 1-3 mm.
Fiori al momento dell’antesi misuranti 2 mm. dalla base
del perigonio all’estremità dello stigma ; il perianzio è bassa-
mente cupulare con sei denti triangolari acuti od acumi-
nati; stami 12, con filamenti nella parte inclusa nel perianzio
uniti per le basi (che sono allungato-triangolari), fili-
formi nella parte eserta ed il doppio più lunghi dei denti
del perianzio; antere lineari brevi (lunghe 0.8-1 mm.), smar-
ginate all’apice, a loggie brevemente disgiunte in basso.
Ovario globoso, ristretto quasi ad un tratto nello stilo, il
quale poi si dilata in un ampio stigma infundibulare.
Frutti sferici, quando giunti allo stato nel quale comin-
cia a diventar polposo il mesocarpio sono di 9 mm. di diam.,
molto minutamente apiculati, con la superfìcie molto scura e
minutamente granulosa ; quando sono perfettamente ma-
turi divengono del tutto neri, di 10-11 mm. di diam.,
con mesocarpio relativamente assai abbondante ed a carne
nera e con l’endocarpio che sembra rammollirsi e fondersi
col mesocarpio. Il seme del frutto ben maturo è sferico, di
7.5 mm. di diametro, con superficie biancastra e cerebriforme
a pieghe profonde e con la superfìcie fra una piega e l’al-
tra fortemente impresso-venosa ; ilo puntiforme piccolo ;
embrione apicale.
Habitat. — Piccole Antille: Isola Guadalupa.
Gli esemplari che io ho descritto si trovano nell’Erbario
di Berlino con la seguente etichetta : « Pére Duss, herbier
de la Guadeloupe et dependences, n.° 3797. Thrinax : vulgo
« Latanier » ou « Palmier à baiai ». Elancé, très droit
haut de 5-8 m., parfois haut de 12-15 m. Fleurs ode-
— 381 —
rantes, à odeur assez desagréable et forte. Endroits calcaires
des Grand-Fonds de la Grande-Terre. Est très souvent
cultivé. A l’état de culture il fleurit 2 ou 3 fois dans l’an-
née, (1897 ?) ».
Osservazioni. — Sembra affine per i suoi piccoli fiori
alla C. martinicaensis ed alla C. Eggersiana; si distingue
da ambedue per i fiori con 12 stami e dalla martinicaensis
poi per i frutti più piccoli, non depressi e per il seme con
assai meno circonvoluzioni; in ogni caso sembra più affine
alla prima che alla seconda.
La C. barbadensis è stata descritta molto brevemente,
col nome di autore di Loddiges, da Martius (Hist. nat.
Palm. Ili, p. 257) soltanto dalle foglie di pianta giovanis-
sima, le quali non possono servire nè a diagnosticare, nè a
riconoscere una specie di Thrinax o di Coccothrinax. La
Coccothrinax barbadensis in ogni caso perciò non potrebbe
essere riconosciuta che dietro il suo luogo di crescita; se io
ho quindi identificato la Coccothrinax raccolta dal Padre
Duss nell’isola di Guadalupa, e distribuita col n.° 3797, con
la C. barbadensis è stato per la supposizione che essa po-
tesse essere identica alla Palma congenere crescente nella
prossima Barbados: cosa in vero probabile, ma che rimane
ancora da dimostrarsi, e ciò tanto più, perchè sembra che
anche nelle Piccole Antille dette Palme offrano talvolta
forme locali assai ben caratterizzate. Infatti la Coccothrinax
che cresce alla Martinica è ben differente da quella della
Guadalupa. Per di più io non ho visto esemplari di Coc-
cothrinax raccolti precisamente in Barbados; ma speriamo
che non mi sia ingannato nella mia supposizione.
13. Coccothrinax alta Beco. — Thrincoma alta 0. P.
Cook in Bull. Torr. bot. Club, XXVIII (1901), 540,
t. 43, 44; Urban, symb. Ant. (FI. Portor.) IV (1903) 128.
Descrizione. — Tronco sottile flessibile, esternamente li-
scio, con internodi lunghi 3.5-5 cm., assottigliantesi verso
- 332 —
l’alto, lungo sino 11 m., di 9 cm. di diam. alla base e di soli
3-5 all’apice, coronato da una chioma di circa 12 fronde,
quelle vecchie cadendo mano mano che cessano di funzio-
nare ; legno estremamente duro e compatto.
Fronde flabellato-suborbicolari, profondamente divise in
circa 40 segmenti, i quali nella parte centrale rimangono
uniti nel terzo inferiore; essi sono piuttosto rigidi, non per-
fettamente spianati ma con le metà tendenti ad accostarsi
e quindi profondamente solcati nel mezzo, molto gradata-
mente e lungamente acuminati, col punto di maggior lar-
ghezza situato a 10 cm., ed anche più, al di sopra dei seni,
assai profondamente fessi all’apice in due punte (molto an-
guste subulate e rigide), di un verde scuro di sopra e rivestiti
di uno strato ceroso quando giovani, con numerosi nervi se-
condari molto approssimati, tutti di eguale forza ed assai
distinti, connessi questi da corte ed interrotte venule tra-
sverse pochissimo apparenti; di sotto, i segmenti, sono bian-
co-argentei in causa di uno strato di peli molto appressi
situati nella direzione dei nervi e rimovibili solo per grat-
tatura; i margini sono assai inspessiti ; i segmenti centrali
sono lunghi (misurati dal picciolo) 62 cm. e larghi 3.6 cm. ;
guaine assai allungate, lunghe quanto i 2/3 dei piccioli, col
tessuto diradato-fibroso dal lato ventrale, glabre esterna-
mente; picciolo fortemente appiattito al di sopra della base,
in alto assai spesso, con un angolo acuto di sopra e di sotto,
in sezione romboidale, lungo (senza la guaina) 75-80 cm.;
ligula grande e dura, espansa lateralmente per sorreggere i
segmenti più esterni, da prima eretta, poi nelle fronde vec-
chie facente un angolo retto col lembo.
Spadici interfrondali nutanti, quasi della metà più corti
dei piccioli, con poche (3-4) infiorazioni parziali arcuato-
recurve, composte di vari ramoscelli che sono orizzontali
allo stato fruttifero.
Frutti brevemente pedicellati.
Semi sferici, di 5.5-6 mm. di diam., con 4-5 profonde pie-
ghe longitudinali, a superficie grigia opaca; embrione suba-
picale. (Descrizione da quella di Cook e dalle tavole citate).
— 333 —
Habitat. — Preferisce le creste delle scogliere ed il ci-
glio dei precipizi che abbondano nella regione calcarea
della parte Nord di Puerto-Rico. Cook ha redatto la sua
descrizione sopra esemplari raccolti nella parte inferiore
della valle di Arecibo lungo la strada Utuado-Arecibo , dove
in prossimità cresceva pure la Thrinax praeceps.
Osservazioni. — Si distinguerebbe dalle altre Coccothri-
nax di Puerto-Rico per il tronco con legname solido inter-
namente, liscio e segnato dalle cicatrici delle fronde cadute
all’esterno, le foglie vecchie essendo caduche e non rima-
nendo lungamente pendenti dal tronco. Questi sarebbero
i caratteri generici della T hr inco ma, mentre nelle altre due
Coccothrinax, per le quali è stato istituito il genere Thringis,
la superficie esterna del tronco sarebbe rimosa, le fronde
vecchie persisterebbero lungamente ed il tronco sarebbe
molle e quasi midollare internamente.
Specie dubbie.
14. Coccothrinax? laxa Beco. — Thringis laxa 0. F.
Cook in Bull. Torr. boi. Club, XXVIII (1901) 545 ;
Urban, symb. Ant. (FI. Portor.) IV (1903) 128.
Descrizione. — E descritta da Cook con un tronco co-
lonnare o piuttosto un poco slargato superiormente, alto
3-6 m. e di 12 cm. di diametro, provvisto alla base di un
denso ammasso di radici volte in alto.
Fronde simili a quelle della Coccothrinax alta , ma con seg-
menti più sottili e di consistenza più molle e più flessibili,
lunghi 70 cm., larghi 33 mm. con i nervi secondari sottili
e non prominenti sulle due faccie, verdi di sopra, e di un
grigio argenteo di sotto. Picciolo largo 13 mm. Ligula
larga 10 mm.
Habitat. — Puerto-Rico. Cook n.° 1041, raccolta sterile
a Vega Baja in Decembre 1899. (Non vidi).
— 3B4 —
Osservazioni. — Palma di incerta collezione generica
non essendone conosciuti i fiori od i frutti.
Cook (1. c.) scrive che in causa della molle consistenza
delle sue fronde è adoprata dagli indigeni per farne cap-
pelli ed è chiamata « Yaray », nome col quale viene pure
conosciuto il Sabal causiarnm , che è adoprato per simile
scopo.
15. Coccothrinax ? crinita Becc. — Thrinax crinita
G-ris. et "Wendl. in "Wright, PI. Cub. n.° 3967 ; Sauvalle
FI. Cub. n.° 2380.
Descrizione. — Dalle fronde si giudica una Palma di
mediocre grandezza.
Fronde flabellato-multifide, quasi perfettamente orbicolari
ma forse col seno basilare non completamente chiuso, misu-
ranti dalla ligula all’apice dei segmenti mediani circa 1 m.;
picciolo a sezione transversa romboidale, largo circa 12 mm.,
spesso 7 mm. in alto, a margini acuti, nella parte più bassa
coperto da tomento appresso bianco sericeo, detergile,
e per ultimo glabro ; ligula molto breve, rigida, subsemi-
lunare con una punta nel centro, a margine intiero, glabra
(nelle fronde vecchie) ; il picciolo si termina di dietro in
un orlo assai rilevato perfettamente orizzontale. I segmenti
sono poco più di 40, quelli mediani (in una fronda) misu-
rano 3. 5-4.5 cm. nel punto più largo, vale a dire 10-15 cm.
al di sopra dei seni, da dove molto gradatamente si assot-
tigliano in una lunghissima punta rigida, essa stessa lun-
gamente subulata, drittissima con l’ estremo apice breve-
mente ed indistintamente bifido; i seni (nella parte centrale)
rimangono a ± 30 cm. dall’apice del picciolo ; i segmenti
più esterni sono assai più stretti dei centrali ed hanno as-
sai più che in questi il seno ravvicinato al picciolo ; la co-
stola mediana è angusta, ma assai prominente di sotto, ed
è rappresentata di sopra da un angusto ed assai distinto
solco ; di consistenza, i segmenti, sono rigidamente e spes-
— 335 —
samente papiracei, di un verde lurido sul secco, di sopra
piuttosto nitidi ma distintamente striati da numerosi nervi
secondari fra loro presso a poco eguali : di sotto sono opa-
chi. più fittamente e più nitidamente striati che di sopra
e di un verde più pallido e quivi apparentemente glabri :
sotto la lente si scorgono però quivi coperti di peluria
appressa non molto densa e quasi ferruginosa ; venule tra-
sverse indistinte ; margini molto distintamente inspessiti
con tendenza ad arricciolarsi. Il reticolo fibroso ai lati della
base del picciolo è abbondantissimo, formato da lunghissime
e rigide fibre glabre, sottili, criniformi, pallido-fulvescenti,
parallele e molto accostate fra di loro nella parte più bassa,
mentre sono libere, arruffate e ricascanti in alto.
Habitat. — Cuba. — « Plantae Cubenses Wrightianae »
n.° 3967 (Herb. Harvard Univ. e Berol.).
Osservazioni. — La posizione generica di questa Palma
è dubbia non essendone conosciuti nè i fiori nè i frutti.
Sembra avvicinarsi alla C. argentea. Fra le Palme di Cuba
a tipo di Thrinax si distingue per le fronde grandi, nelle
quali Tindumento biancastro della pagina inferiore è scar-
sissimo, non argenteo ma quasi ferruginoso, e che adulte
sembrano quasi egualmente verdi sulle due faccie.
16. Coccothrinax sp. 0. F. Cook in Mem. Torr. Club, XII
(1902) p. 21.
Habitat. — Isole Bahama : New Providence , Northrop
n.° 284. (Non vidi,).
Genere dubbio.
Gen. 15. — Crysophila Bl. Rumphia, II (1836) 53, in
nota — Coryphae sp. Humb. Bompl. et Kunth, nov.
— 336 —
Gen. et sp. pi. I, 299 — Coperniciae sp. Wend, in
Kerch. Palm. 242 ; Benth. et Hook. fil. gen. pi. Ill, 928.
Palma con tronco gracile alto 2-4 m., inerme.
Fronde digitato-multifide, biancastre di sotto; pic-
ciolo canaliculato, inerme. Spadice breve, ramoso,
lungo 3-4 pollici (10 cm. al più?! — Becc.), con 3-4
spate imbricate, obovate, inermi, esternamente to-
mentose. Fiori fittamente spicati, alcuni ermafroditi
intermisti ai feminei sul medesimo spadice (o ramo?
— Beco.). Fiori ermafroditi o pseudo-ermafro-
diti — Becc.) con calice tripartito, con segmenti
lanceolati eretti appressi ; corolla di poco più breve
del calice, trifìda con segmenti ovati ; stami 6 in-
clusi, con filamenti brevissimi ; antere ovate. Ova-
rio abortivo triquetro con stilo triquetro e 3 stigmi
più lunghi degli stami. Fiori feminei con calice e
corolla come nei maschi, ma privi di stami. Ova-
rio triquetro con stilo triquetro e 3 stigmi allun-
gati. Frutto globoso, avvolto dal perianzio, di circa
mezzo pollice di diametro, glabro, verde, unilocu-
lare. Seme subrotondo, esternamente venoso (se-
gnato dalle diramazioni del rafe ? — Becc.). De-
scrizione da Humb. e Bonpl. 1. c.).
Crysophila nana Bl. Rumphia, II (1863) 53. — Coryphaì
nana Humb. Bonpl. et Kuntk, 1. c. ; Kunth, Emiro,
pi. Ili, 237. — Copernicia ? nana Mart. Hist. nat.
Palm. Ili, 319.
Habitat. — Nelle regioni caldissime del Messico meridio-
nale, su Monte Onesta de los Pozuelos fra Acapulco e Masatlan
a circa 460 m. di altezza. Fioriva in aprile. (H. e B.).
— 337
Osservazioni. — Questa Palma rimane tuttora un enigma;
ed in verità non ne conosco alcuna altra della tribù delle
Corypheae che abbia sul medesimo spadice fiori o pseudo-
ermafroditi accompagnati da fiori esclusivamente feminei.
Forse anzi nella descrizione lasciata dai chiarissimi autori
per « Spadici » si debbono intendere i suoi rami ; perchè
si dice: « Spadices ramosi, tri-aut quadri-pollicares, sulcati,
hermaphroditi, floribus masculis intermistis et feminei in
eadem pianta. » Ora non mi so figurare una Palma con
tronco alto 2-4 metri (orgyalis vel biorgyalis), che ha lo
spadice avvolto da 3-4 spate e che poi questo al massimo
è lungo 3 pollici (= 10 cm.). È quindi probabile che siano
i rami dello spadice lunghi 3-4 pollici che portino su di essi
fiori (pseudo-ermafroditi) e fiori $ senza rudimenti di
stami. Tale struttura sino a qui non è stata riconosciuta
in alcuna Coryphea ed è propria delle Areceae e delle Co-
coineae. Nasce quindi il sospetto che la Coryphaì nana
H. B. et K. sia stata creata con le fronde di una Coryphea
e con gli spadici di una Arecea o Cocoinea. Per quel
che riguarda le fronde la C. ? nana potrebbe forse anche
riferirsi ad una Acanthorhiza per le « Frondes digitato-
mutifidae, supra virides, subtus albidae » ; però non è facile
capire quale sia la vera apparenza di un tronco « externe
daedaleo-venoso.... venis lignosis daedaleis, pungentibus
(ut in Poly podio arboreo) arcte obsitus ». Forse si ha un
tronco simile a quello delle Trithrinax con vagine sface-
lato-reticolate in fibre rozze, delle quali le apicali rigidis-
sime e spiniformi.
22
INDICE
(È distinta con numero in carattere grasso la pagina dove le Specie od i Generi
adottati sono dettagliatamente descritti).
Acanthorhiza Wendl., 8, 9, 230, 232,
242, 337.
— aculeata Wencll., 217, 232, 233,
235, 237, 240.
— arborea Hort., 243, 254.
— ? Chuco Drude , 217, 232, 241.
— Mocinni Benth. et Hook., 233, 237.
— stauracantha Wendl., 233.
— Walli sii Wendl., 232, 242.
— Warscewiczii Wendl , 232, 237,
240, 241.
Acoelorhaphe Wendl., 6, 10, 107, 108,
109, 121.
— arborescens Becc., 109, 113, 117.
— Wrightii Wendl., 109, 112,113,
117, 182.
— Wrightii var. novo-geronensis
Beco., 113.
Bactris, 260.
Brahea Mart., 5, 10, 92, 93, 106, 108,
120, 121.
— armata S. Wats., 106, 131, 137,
138, 140.
— calcarata Liebm. ex Linden , 106.
— calcarea Liebm. 94, 99, 102, 106.
— conduplicata Linden, 107.
— dulcis Liebm. ex Mart., 93, 94,
99, 102, 105, 107, 120.
— dulcis ( non Mart.) J. Cooper, 107.
— dulcis var. montereyensis Beco.,
99.
— edulis Wendl., 107.
— filamentosa Hort., 107, 1S8.
— filifera Hort., 107.
— frigida Hort., 94, 107.
— glauca Hort., 107, 132.
Brahea lucida Hurt., 107.
— minima Wendl., 19, 107.
— nitida André , 99, 102, 105.
— nobilis Hort., 107.
— Pimo Becc., 93, 94, 103.
— Roezlii Linden, 107, 132.
— salvadorensis Wendl., 93, 94,
105.
— serrulata Wendl., 88, 107.
Borassus, 122.
Chamaedorea pochutlensis Mart., 236.
Chamaerops Linn., 8.
— acaulis Mieli., 21.
— arundinacea Smith , 2J0.
— excelsa Lefroy, 54.
— glabra Jones, 54.
— glabra Mill., 21, 24.
— Histrix Desf., 209.
— humilis, 26.
— Hystrix Fras., 209.
— Mocinni Humb. et Bonpl., 233,
236, 237.
— Palmetto (non Roem. et Sch.)
Lefroy, 54.
— Palmetto Mich., 32.
— serrulata Mich., 88.
— stauracantha Hort., 233, 236.
Chamðrinax Hookeriana Wendl.,
224, 227.
Coccothrinax Sargent , 9, 250, 268, 288.
— acuminata Sarg., 254, 292, 313.
— alta Becc., 294, 331, 333.
— argentea Sarg., 254, 255, 293,
316, 317, 319, 320, 335.
— barbadensis Becc., 254, 294, 328.
— ? crinita Becc., 254, 294, 334.
— 340
Coccothrinax Eggersiana Becc ., 293,
321, 323, 331.
— Eggersiana var. Sanclae-Crucis
Beco., 293, 323.
— Garberi Sarg., 254, 291, 301.
— jucunda Sarg., 292, 308, 312, 316.
— jucunda var. macrosperma Beco.,
292, 312.
— jucunda var. marquesensis Becc.,
292, 313.
— latifrons Becc., 294, 326.
— ? laxa Becc., 294, 333.
— Martii Becc., 255, 292, 305, 308.
— martinicaensis Becc., 293, 323,
324, 331.
— Miraguano Becc., 182, 255, 291,
295, 316.
— rigida Becc., 255, 291, 299.
— Sancti-Thomae Becc., 291, 303.
— sp. O. F. Cook, 335.
Cocos Romanzoffiana, 26-
Colpothrinax Gris, et Wendl. ,1, 200, 201.
— Wrigbtii Gris, et Wendl., 203.
Copernicia Mart., 6, 10, 108, 140, 141,
142, 143, 200.
— alba Morong, 158, 166, 167, 168,
169.
— australis Becc., 77, 122, 142, 144,
148, 149, 158, 163, 164,
165, 166, 168, 169.
— barbadensis Hurt., 182.
— Berteroana Becc, 143, 150.
— campestris Burm., 182, 224.
— cerifera ( Arruda ) Mart., 77, 141,
142, 143, 145, 149, 150,
152, 158, 164, 165, 166, 167,
168, 169.
— Curtissii Becc., 144, 172, 176.
— glabrescens Wendl., 144, 170.
— hospita Mart., 144, 170, 172, 177.
— macroglossa Wendl., 144, 177,
181.
— maritima Mart., 182.
— Miraguama Mart., 182.
— ? nana Mart., 182, 336.
— nigra Morong, 158.
— ? Pumos Mart., 182.
— ? robusta H. Ilerrenh., 182.
Copernicia rubra Jlforon^, 166, 167, 168,
169.
— Sanctae-Martae Becc., 143, 154.
— tectorum Mart., 143, 152, 157,
158.
— Wrightii Gris, et Wendl., 108,
109, 182.
Corypha Linn., 4, 10, 141.
— cerifera Arruda, 141, 145.
— dulcis Humb. et Kunth, 94.
— frigida Mohl, 94.
— Hystrix Desf., 209.
— maritima Humb. et Bonpl., 64,
182.
— minor Jacq., 21.
— ? nana Kumb. Bonpl. et Runth,
142, 182, 336, 337.
— Palmetto Walter, 32.
— pumila Walter, 21.
— Pumos Humb. et Bonpl., 83, 84,
85, 182.
— repens Barthr., 209.
— tectorum Humb. et Bonpl., 152.
— umbraculifera Jacq., 37.
Corypbeae, 1, 2, 4, 10.
Coryphinae, 2.
Crysophila Bl., 9, 142, 335.
— nana Bl., 182, 336.
Diodosperma Wendl., 214, 215.
— Burity Wendl , 227.
Erythea S. Watson, 6, 10, 118, 119,
120, 121, 122, 139, 201.
— aculeata Garten FI., 131.
— aculeata T. S. Brand., 122, 128.
— armata S. Watson, 77, 106, 1U7,
119, 122, 131.
— armata var. microcarpa Becc.,
119, 122, 136.
— Brandegeei Purpus, 119, 129,
130, 131.
— edulis S. Watson, 107, 119, 120,
121, 122, 123, 127, 128, 130,
131, 137, 138.
— elegans Franc., 123, 138, 139.
Eucorypheae, 4.
Euthrinax, 251.
Ficus, 86.
Hemithrinax Hook, fil., 9, 224, 243.
341
Hemithrinax compacta Hook, fil., 217,
245.
Hyphaene, 122.
Inodes 0. F. Cook , 10, 12, 20, 74.
— Blackburniana 0. F. Cook, 20,
23, 54.
— causiarum 0. F. Cook, 20, 71, 73.
— glauca Dammer, 71, 73, 74.
— Palmetto 0. F. Cook, 20, 32.
— Rosei 0. F. Cook, 20, 83.
— Schwarzii 0. F. Cook , 20, 39.
— texana O. F. Cook, 20, 78, 80.
— uresana 0. F. Cook, 20, 74.
— vestita 0. F. Cook, 20, 88.
Juniperus bermudana, 58.
Licuala Thumb., 7, 10.
— grandis Wendl., 207.
Livistona 2?. Br., 6, 10, 119, 120, 121,
141, 201.
— chinensis, 120.
— occidentalis Hort., 94.
Nannorhops Wendl., 4, 9.
Nerium Oleander, 58.
Oreodoxa, 117.
Phoenix humilis, 26.
— spinosa, 26.
Pholidocarpus BL, 6, 10, 273.
Porothrinax Drude, 247, 249, 251, 262.
— Pumilio Drude, 265, 268, 308.
Pritchardia Seem, et Wendl., 184, 200,
201, 202, 206, 207.
— aurea Hort., 207.
— filamentosa Wendl., 187, 208.
— filifera Linden, 188, 207.
— Gaudichaudii Wendl., 203, 207.
— grandis Hurt., 207.
— Hillebrandii Dece., 203.
— lanifera Beco., 203.
— macrocarpa Linden, 207.
— Martii Wendl., 203.
— Moensi Rev. hort., 207.
— nobilis Hort., 207.
— pacifica Seem, et Wendl., 202, 207.
— pericularum Wendl., 202.
— remota Beco., 203.
— robusta Hort., 207.
— Thurstonii F. von Muell. et Dr.,
202.
Pritchardia Vuylstekeana Wendl., 202,
207.
— Wrightii Beco., 202, 203, 207.
— (subgen.) WashingtoniaZlr., 182.
Rhapidophyllum Wendl. et Dr., 8, 10,
” 208, 209, 211.
— Hj’strix Wendl. et Dr., 18, 209.
Rhapis Linn., 7.
— acaulis Willd., 21.
arundinacea Ait., 210.
Sabal Adans., 5, 9, 10, 11, 12, 13, 17‘
20, 61, 65, 74, 76, 77, 78,
81, 85, 86, 87, 250.
— acaulis Rev. hort., 18.
— Adansoni Guern., 11, 12, 13, 14,
17, 18, 19, 20, 23, 26, 27,
28, 36, 54, 107.
— Adansoni (non Guern.) H. Moore,
54.
— adiantina Raf., 18.
— Blackburniana Glazebr., 13, 16,
17, 19, 20, 38, 54, 57, 58,
60, 61, 77, 86.
— caroliniana Hort., 18, 21.
— causiarum Beco., 17, 18, 20, 71,
73, 76, 334.
— coerulescens Hort., 18.
— columnaris Lodd., 18.
— domingensis Beco., 15, 18, 49.
— elata Lodd., 18.
— Etonia Swingle, 13, 14, 17, 29,
31, 32.
— florida Beco., 15, 18, 46.
— Gitsbreghtii Hort., 18, 36.
— gigantea Fulch., 18.
— glabra Sarg., 21.
— glaucescens Lodd., 18.
— graminifolia Lodd., 18.
— guatemalensis Beco., 17, 18, 68,
70.
— havanensis Lodd., 18.
— Hystrix Nutt., 18, 210.
— magdalenae Linden, 19.
— mauritiaeformis Gris. et Wendl.,
15, 18, 61, 67, 217.
— megacarpa Hort., 19.
— mexicana Mart., 11, 15, 18, 43,
46, 52, 53, 64, 78, 85.
— 342 —
Sabal minima Xutt., 19, 20.
— minor Pers , 19. 20.
— Olocini Hort., 19, 51, 57.
— neglecta Becc., 15, IS, 40.
— nitida Hort., 107.
— oleracea Lodd., 19.
— Palmetto Lodd., 11, 13, 15, 17,
18, 19, 20, 31, 32, 36, 37,
38, 39, 40, 46, 51, 81, 86,
117.
— Palmetto ( non Lodd.) Rein., 54.
— Palmetto var. bahamensis Becc.,
15, 18, 38.
— parviflora Becc., 14, 15, 18. 43, 68.
— princeps Hort., 13, 16, 59, 61.
— pumila Ell., 19, 20.
— Rosei Becc., 17, 18, 20, 54, 83, 84,
S5, 182.
— Sanfordi Linden, 19.
— Schwarzii Becc., 15, 17, 20, 35,
39, 40.
— serrulata Roem.et Sch., 10, 19, 88.
— uresana Trelease, 17, 18, 20, 74,
77, 78, 79.
— taurina Lodd., 19, 21.
— texana Becc., 17, IS, 20, 78. 81.
— umbraculifera Mart., 11, 19, 32, i
36, 37, 38, 48, 54, 260.
— Woodfordii Lodd., 20.
— Yapa Wright, 15. 18. 64, 67, 68,
182.
Sabaleae, 2.
Sabalinae, 2.
Serenoa Hook, fil., 5, 10, 86, 117.
— arborescens Sarg., 113, 117.
— serrulata Hook, fil., 19, 87, 88.
Teysmannia Reich, et Zoll., 7, 10.
Thrinaceae, 9.
Thrinax (Linn, f.) Swartz, 9, 24, 243,
244, 247, 249, 250, 251, 254,
260, 262, 268, 286.
— aculeata Liebm., 233.
— acuminata Gris, et Wendl ., 254,
313.
— arborea Hort., 243, 254.
— argentea Lodd., 268, 308, 317, 319,
320.
— argentea (non Lodd.) Cliapm., 309.
Thrinax aurantia Fulch., 254.
— aurata Hort., 254.
— bahamensis O. F Cook, 288.
— barbadensis Lodd., 182, 254, 328,
331.
— brasiliensis Mart., 217.
— ? Chuco Mart., 211.
— compacta Gris, et Wendl., 217, 245.
— crinita Gris, et Wendl., 254, 334.
— Drudei Becc., 252, 269.
— elegans Hort., 254.
— elegantissima Hort., 254.
— excelsa Bot. Mag., 254.
— excelsa Gris., 256, 259.
— excelsa Hort., 317, 320.
— ferruginea Lodd., 254.
— floridana Sarg., 251, 262, 282.
— Garberi Chapm., 254.
— gracilis Hort., 254.
— graminifolia Hort., 254.
— Juraguana A. Rich., 255.
— keyensis Sarg., 252, 255, 274,
276, 279, 280, 282.
— maritima Lodd., 255.
— Martii Gris, et Wendl., 255, 265,
26S, 308.
— microcarpa Sarg., 253, 276, 277,
279, 280, 282.
— Miraguama Walp., 255.
— Miraguano Mart., 255.
— montana Lodd., 255.
— Morrisii Wendl., 253, 282, 285.
— multiflora Mart., 255.
— multiflora (non Mart.) PI. Cub.,
269, 270, 271,317, 319,320.
— parviflora Swartz, 249, 251, 255,
260, 261, 262, 265, 268, 308.
— parviflora (non Sw.) Sauv., 265.
— parviflora (non Sw.) Vasey, 262.
— ponceana O. F. Cook, 282.
— praeceps O. F. Cook, 254, 287,
333.
— pumila Fulch., 255.
— Pumilio Lodd., 255, 262.
— punctulata Becc., 253, 280.
— radiata Lodd., 254, 255, 288, 320.
— rigida Gris, et Wendl , 255.
— stellata Lodd., 255.
— 343 —
Thrinax texellata Becc ., 252, 27 1 .
— tunicata Hort., 94.
— Wendlandiana Becc ., 251, 265.
267, 268, 308.
— subgen. Hemithrlnax Dr., 243.
Thrincoma 0. F. Cook, 288.
— alta 0. F. Cook, 331.
Thringis 0. F. Cook, 288.
— laxa 0. F. Cook, 333.
Trachycarpus Wendl., 8, 10.
Trithrinax Mart., 8, 9, 209, 214, 215,
217, 232, 337.
— acanthocoma Drude, 216, 217,
221, 223.
— aculeata Liebm ., 217.
— biflabellata Barb.-Rodr., 217,
229, 242.
— brasiliensis Mart., 216, 217,221,
222, 223, 227, 228.
— campestris Dr. et Gris., 182, 215,
217, 224, 227, 228.
Trithrinax Chuco Walp., 217.
— mauritiaeformis Karst., 62, 217.
— schizophylla Drude, 216, 227,
230.
Typhlothrinax Becc., 244, 249, 252.
Washingtonia Wendl., 7, 10, 182, 184,
185, 187, 190, 191, 193, 200.
— filamentosa O. Kuntze, 187.
— filifera Wendl., 107, 185, 186,
187, 190, 195, 196, 207.
— filifera ( non Wendl.) S. Watson,
194.
— filifera var. microsperma Becc.,
186, 187, 190, 191, 193.
— robusta Wendl., 185, 186, 187,
190, 194. 196, 197, 198,
199, 207.
— robusta var. gracilis Parish , 187,
197, 198.
— sonorae Hort., 187, 198. 199.
A. Bottini
SULLA BRIOLOGIA DELLE ISOLE ITALIANE
L’appello che nel 1901 diressi ai botanici per la raccolta
dei Muschi nelle isole italiane (1), non ha mancato di pro-
durre i suoi frutti. Parecchi colleghi mi hanno successiva-
mente inviato il materiale che veniva a mano a mano ac-
cumulandosi, tanto per le erborazioni loro, quanto per opera
dei loro conoscenti. Lo studio non breve di quelle colle-
zioni, ora da me portato a compimento, ha messo in luce
dei risultati importanti, alcuni dei quali interessano gran-
demente la Briologia europea. Nel darne adesso pubblico
conto, giungano i miei vivi ringraziamenti a tutti coloro
che mi prestarono benevola cooperazione.
Quei Muschi i cui nomi sono stampati in carattere grosso,
sono nuovi per l’isola alla quale si riferiscono.
Dal Gabinetto botanico della R. Università di Pisa.
Luglio 1907.
I.
ISOLE PELAGrIE.
LAMPEDUSA.
Lampedusa giace a 35° 30' di lat. Nord ; 113 km. la se-
parano dal Capo Mehediah, punto il più vicino della costa
dell’Affrica, e 205 km. dalla Marina di Palma, sito il più
(1) Bottini A. Appello ai briologi , « Bull. Soc.bot. ital. » p.385. Firenze, 1901.
- 346 —
prossimo della Sicilia. Ha forma quasi triangolare, perime-
tro di 40 km., e superficie di circa 20 kmq., con una mas-
sima elevazione di 133 m. È costituita da calcari del
pliocene inferiore stratificati orizzontalmente. Il suolo si
presenta ondulato, privo di forti pendenze, tranne vicino
al mare e sui fianchi delle vallate. Mancano le acque cor-
renti e sorgive ; la macchia e gli alberi sono scomparsi ;
uno scheletro di bianche ed aride rocce imprime al pae-
saggio la più squallida fìsonomia. Circa il terzo dell’ isola
è coltivato a viti, cereali, legumi e fichi d’ India.
Nessuna Briofita si conosceva di Lampedusa. Il catalogo
presente, che comparisce pure nella nuova Flora delle isole
Pelagie del dott. Stefano Sommier (1), comprende le rac-
colte che questi vi fece dall’ 8 al 15 Marzo del 1906, più
5 specie che per incarico del conte prof. Ugolino Martelli
ne riportò il dott. Giuseppe Zodda nell’Aprile del 1905.
Acrocakpi.
1. Phascum rectum With. fr. — Vallone Pollicino, fra Cala
Galera e Cala Greca, e verso Cala Malucco.
2. Eucladium verticillatum (L.) Br. eur. ster. — Stillicidii
nella Grotta Tabaccara.
3. Fissidens incurvus Starke, fr. — Regione di Terranova.
4. F. tamarindifolius (Don, Turn.) Brid. fr. — Non lontano
dal Porto, nella regione detta Cavallo Bianco.
Più comune, nelle nostre isole meridionali, del F. in-
curvus, vi sostituisce quest’ultimo come sottospecie, ora
colla forma tipica, più spesso con delle forme di pas-
saggio.
5. F. pusillus Wils. fr. — Vallone Pollicino.
6. Pottia minutula (Schleich.) Br. eur. fr. — Verso Cala
Francese.
(1) Sommier S. Flora delle isole Pelagie. Bull. Orto bot. di Palermo »,
p. 159-161. Palermo, 1907.
347 —
7. P. Starkeana (Hedw.) C. Mull. fr. — Comunissima nei
terreni più aridi ; raccolta anche nell’ isola dei Conigli.
8. P. mutica Vent. fr. — Da Cala Francese a Capo Gre-
cale, e fra Cala Greca e Cala Galera.
Specie sporadica, raccolta in Vestfalia, Trento, Lu-
gano, Toscana, Pianosa, Sardegna, Sicilia e Malta.
9. Trichostomum crispulum Bruch, var. brevifolium Br. eur.
ster. — Vallone Imbriacola.
var. viridulum (Bruch) Braithw. fr. — Lampedusa
(Zodda).
10. T. mutabile Bruch, fr. — Aria Rossa e vicino al Porto;
Lampedusa (Zodda).
var. densum Br. eur. fr. — Fra Cala Francese e Capo
Grecale.
IL. T. nitidum (Lindb.) Schimp. a obtusum Boulay, ster. —
Isola dei Conigli ; Lampedusa (Zodda).
12. T. viridiflavum De Not. ster. — Verso Aria Rossa.
È una semplice forma, piuttosto rara, del T. fiavo-
virens Bruch,
13. Timmiella Barbuta (Schwaegr.) Limpr. fr. — Vallone Pol-
licino.
14. Barbula unguiculata (Huds.) Hedw, var. apiculata (Hedw.)
Br. eur. ster. — Sotto i fichi d’ India.
15. Aioina aloides (Koch) Kindb. fr. — Non lontano dal
Porto.
16. A. ambigua (Br. eur.) Limpr. fr. — Verso Cala Greca
e verso Cala Francese.
17. Tortula muralis (L.) Hedw. fr. — Molto comune sulle
rocce ; Lampedusa (Zodda).
var. incana Br. eur. fr. — Vallone Pollicino e Val-
lone della Madonna ; Lampedusa (Zodda).
18. T. marginata (Br. eur.) Spruce, fr. — Comune sulle rocce.
19. Entosthodon curvisetus (Schwaegr.) C. Muli. fr. — Molto
frequente quasi in tutta 1’ isola.
20. E. pallescens Jur. in Unger et Kotschy, die Insel Cy-
pern (1865) p. 170. fr. — Vallone Pollicino e Vallone
della Madonna.
— 348 —
Bella specie mediterranea trovata in Cipro, Creta,
Zante, Linosa, Gozzo, Sicilia, Capri, Sorrento e Roma.
21. Funaria mediterranea Lindb. a, fr. — Vallone Pollicino.
22. F. convexa Spruce, fr. — Operculum planum, sed in-
terdum plano-mamillatum. — Regione detta di Cavallo
Bianco, e fra Cala Francese e Capo Grecale.
23. Bryum torquescens Br. eur. fr. — Fra Cala Greca e Cala
Galera.
24. B. capillare L. ster. — Vallone Pollicino.
25. B. Durioei Schimp. ms. in Herb. Dur. ; Bescher. Cat.
d. Mousses d’Algérie (1882) p. 24, n. 6, fr. — Vallone
Pollicino e regione di Terranova sul terreno.
Il B. Durioei , che in verità dovrebbe considerarsi
come una forma robusta di B. murale vegetante sulla
terra , è nuovo per 1’ Europa.
26. B. murale Wils. ster. — Non lontano dal Porto.
27. B. atropurpureum (baud "Wahl.) Br. eur. fr. — Frequente.
var. dolioloides Solms-Laub. fr. — Fra Cala Galera
e Cala Greca.
28. B. argenteum L. var. lanatum (P. B.) Br. eur. fr. —
Sotto i fichi d’ India.
Pleurocakpi.
29. Eurynchium circinatum (Brid.) Br. eur. ster. — Frequente,
raccolto nel Vallone Pollicino ed in regione di Terranova.
forma attenuata Boulay, Muscin. (1884) p. 115. ster.
— Regione detta dell’ Imbriacola.
30. Rhynchostegium tenellum (Dicks.) Br. eur. fr. — Vallone
della Madonna.
&
»
LINOSA.
Trovasi Linosa sul 35° 52' di lat. Nord, a 122 km. da
Pantelleria, ed a 120 km. da Gozzo. Di una forma presso
— 349 —
a poco circolare che abbraccia 11 km. in giro, possiede
una superficie di 5.43 kmq. Fra i monti che la ricoprono
tutta, la maggiore altezza è di 195 m. Il suolo, interamente
vulcanico e di colore scuro, consta di basalti, lave, scorie,
tufi, pomici e sabbie. Al presente l’attività eruttiva è in-
teramente cessata ; nè vi si trovano sorgenti termali, nè
fumarole. La macchia riveste tuttora la massima parte del-
1’ isola ; mancano però le acque superficiali. Le parti un
po’ pianeggianti per lo più sono coltivate a viti, legumi,
fichi d’ India e qualche altro prodotto.
Nell’elenco che do figurano tutti i Muschi trovati in Li-
nosa. Fra questi, 5 specie raccolte dal prof. Ruggero Solla
nell’Aprile del 1884, furono recentemente studiate e pub-
blicate dal dott. Giuseppe Zodda insieme a poche altre
scoperte da lui stesso (1); le rimanenti, determinate da me,
consistono nella collezione che il dott. Stefano Sommier
accumulò nell’isola durante la sua gita dell’ 1-8 marzo 1906;
e nelle 7 specie che nell’Aprile del 1905 riportò lo Zodda
per incarico del prof. Martelli. Anche nella Flora delle isole
Pelagie (2) si legge quanto segue.
Acrocarpi.
1. Phascum rectum With. fr. — Monte Vulcano sulle rupi
(Zodda).
2. Gymnostomum calcareum Br. germ. var. muticum Boulay,
ster. — Grotta dei Colombi sulle rupi.
3. Weisia viridula (L.) Hedw. a, fr. — Bassure presso il mare.
var. arenicola Limpr ! fr. — Peristomii dentes ma-
gni, in linea divisurali conspicua saepe pertusi, vel
apice fìssi, aut bipartiti. — Colla precedente.
Varietà finora sfuggita ai briologi italiani.
4. Fissidens tamarindifolius (Don, Turn.) Brid. fr. — Co-
fi) Zodda G. Briofite sicule. Contribuzione prima. Malpighia, p. 90-94. Ge-
nova, 1906.
(2) Sommier S. 1. c. p. 254-258. Palermo, 1907.
— 350 —
mune nell’ isola dalla zona marina fino in alto, rara-
mente nella forma tipica, spesso in forme di passaggio
al F. incurvus. Raccolto anche dallo Zodda.
5. F. pusillus Wils. fr. — Monte Vulcano e Grotta dei
Colombi, sulle rupi.
6. Pterygoneurum lamellatum (Lindb.) Jur. fr. — Monte di
Ponente.
Sporadico nell’ Europa nordica e media. Rarissimo
in Italia (Trento, Cuneo, Modena).
7. Pottia intermedia (Turn.) Fiirn. fr. — Monte Rosso,
Monte di Ponente, e nelle bassure arenose prossime
al mare ove è comunissima.
8. P. Wilsoni (Hook.) Br. eur. fr. — Monte Vulcano e
Grotta dei Colombi, sulle rupi.
Raccolta in Italia a Nizza, e nelle isole Elba, Giglio,
Corsica e Sardegna.
9. P. Starkeana (Hedw.) C. Miill. fr. — Monte Rosso su-
gli scogli a nord.
10. Didymodon tophaceus (Brid.) Jur. forma acutifolius Bou-
lay, fr. — Alla Grotta dei Colombi, sulle rupi.
11. Trichostomum mutabile Bruch, var. densum Br. eur. fr.
— Alla Pozzolana, ed a Capo Ponente.
12. T. nitidum (Lindb.) Schimp. var. obtusum Boulay, ster.
— Monte Vulcano.
var. medium Boulay, ster. — Monte di Ponente
(Zodda).
13. T. flavovirens Bruch, fr. — Alla Pozzolana, Monte di
Ponente, Monte Rosso sugli scogli a nord, abbondante
nelle bassure sabbiose.
var. nitidocostatum Bott. in Bull. Soc. bot. it. (1903)
p. 296, ster. — Nell’ isola sulle rupi vulcaniche (se-
condo lo Zodda).
14. Leptoburbula berica (De Not.) Schimp. fr. — Sul Monte
Vulcano.
Specie sporadica, rara in Italia e fuori.
15. Tortella tortuosa (L.) Limpr. var. fragilifolia Jur. ster.
— Bassure prossime al mare.
351
16. Barbula revoluta (Schrad.) Brid. ster. — Grotta dei Co-
lombi sulle rupi.
17. B. convoluta Hedw. ster. — Bassure prossime al mare.
18. Tortula atrovirens (Smith) Lindb. fr. — Monte di Po-
nente, e bassure prossime al mare. Trovata anche dallo
Zodda.
19. T. muralis (L.) Hedw. fr. — Comune nell’ isola, e rac-
colta da tutti e tre gli esploratori.
20. T. aestiva (Brid.) Pai. Beauv. fr. — Monte Bandiera
sul tufo vulcanico (Solla).
21. T. marginata (Br. eur.) Spruce, fr. — Grotta dei Co-
lombi, Monte Vulcano ; alla bocca di una cisterna
(Solla).
22. T. Solmsii (Schimp.) Vent, et Bott. fr. — Abbondante
alla Pozzolana di Ponente. Bellissima e rara specie, /
raccolta in Italia soltanto nelle isole di Sardegna, Sa-
lina, Sicilia, Malta e Pantelleria, e fuori d’ Italia nella
Algarvia ed a Madera.
23. Grimmia pdlvinata (L.) Smith, fr. — Sulle rupi vul-
caniche (Zodda).
24. G. Lisae De Not. fr. — Grotta dei Colombi sulle rupi.
Trovata anche dallo Zodda.
25. Entosthodon curvisetus (Schwaegr.) C. Muli. fr. — Grotta
dei Colombi sulle rupi, Monte di Ponente, Monte Rosso
sugli scogli a nord.
26. E. pallescens Jur. fr. — Sulle rupi alla Grotta dei Co-
lombi.
27. Funaria hygrometrica (L.) Sibth. fr. — Bassure presso
il mare ; alla bocca di una cisterna (Solla).
var. calvescens (Schwaegr.) Br. eur. fr. — Nell’isola;
alla bocca di una cisterna (Solla).
28. F. dentata Crome, fr. — Alla Pozzolana, sul Monte Vul-
cano, sul Monte Rosso.
29. F. mediterranea Lindb. var. patula Br. eur. fr. — Grotta
dei Colombi sulle rupi.
30. F. convexa Spruce, fr. — Sul Monte Bandiera (Zodda).
31. Bryum torquescens Br. eur. fr. — Monte Vulcano.
— 352 —
forma orthophyllum Bott. in Bull. Soc. bot. it. (1902)
p. 184, fr. — Sulla Costa Nord.
32. B. capillare L. fr. — Monte Vulcano.
var. flaccidum Br. eur. ster. — Sulla costa Nord.
33. B. canariense Brid. c. fr. et fl. $ — Monte Vulcano e
bassure prossime al mare ; Monte Carcarella (Zodda).
Il B. canariense delle isole meridionali, noto pure
di Bari, di Corsica, di Toscana e di Liguria, è la forma
dioica e meno sviluppata di un tipo che comprende
un’altra forma robusta, sovente poligama, la var. pro-
vinciale (B. provinciale Philib.). Nell’ Italia media e
nella superiore littoranea domina la varietà.
34. B. Donianum G-rev. ster. — Alla Pozzolana di Ponente.
35. B. murale Wils. pi. . — Alla bocca di una cisterna
(Solla).
36. B. atropurpureum (haud. Wahl.) Br. eur. fr. — Monte
Vulcano, e bassure prossime al mare.
var. dolioloides Solms-Laub. fr. — Grotta dei Co-
lombi sulle rupi.
37. B. Kunzei Hornsch. pi. cT* — Rupi vulcaniche dell’isola
(secondo lo Zodda).
Pleurocaepi.
38. Eurhynchium circinatum (Brid.) Br. eur. fr. — Comune
nell’ isola. Raccolto anche dallo Zodda.
var. myosuroideum Bott., caespites . — Tenellum ;
formis minoribus Eurhynchii myosuroidis facie persi-
mile. Surculi erecti, dendroideo ramosi, ramis et ra-
mulis in unum sensum curvatis, apice attenuatis, baud
circinatis. Folia ramulina minus dense imbricata, lon-
gius acuminata, parte superiore patentia vel subpatula.
— Punta di Levante.
È probabile che la forma descritta dallo Zodda
— 353 —
(1. c. p. 91), debba riferirsi a questa varietà tanto sin-
golare.
forma atteri uatum Boulay, ster. — Monte Vulcano.
39. Rhynchostegium tenellum (Dicks.) Br. eur. — Alla Poz-
zolana.
IL
PANTELLERIA.
L’isola di Pantelleria, situata a 36° 51' 15" di lat. Nord,
dista dalla Sicilia circa 100 km. e circa 70 km. dalla costa
di Tunisia. Ha forma ovale, costa frastagliata, ed estende
la sua superfìcie per 82 kmq. La ossatura interamente
montuosa si rannoda al nucleo della Montagna Grande che
si eleva a 836 m. Della origine puramente vulcanica fanno
fede le rocce eruttive, lave, bombe, lapilli e ceneri che la
compongono, nonché i crateri estinti che vi si riscontrano,
mentre molti fenomeni secondarii, come le fumarole, le
grotte calde, le sorgenti termali, provano che il focolare
non è del tutto spento. Dalla costituzione geologica e pe-
trografia si può dedurre che la formazione dell’isola, inco-
minciata durante il terziario, ebbe il massimo e pieno svi-
luppo nell’epoca quaternaria. Vi scarseggia l’acqua corrente,
ma il suolo è ferace ; la vite ed i capperi costituiscono le
culture principali. Una grande estensione è tuttora rico-
perta dalla macchia ; del bosco, ormai non rimangono che
poche e rade pinete.
Le ricerche fatte nell’ isola dal dott. Stefano Sommier,
dal 17 al 31 Marzo del 1906, mi permettono di presentare
le primizie briologiche di Pantelleria.
Acrocarpi.
1. Archidium phascoides Brid. a, fr. — Vicino a Rakhale.
var. compactum Bott. c. fr. et fi. $ . — Caespites
compacti, 15 mm. alti, faciem Bryaceam simulantes.
23
— 354 —
Innovationes ramique erecti, fastigiati. Folia densa ac
magna. — Alle Favare.
2. Pleuridium subulatum (Huds.) Rabenh. fr. — Alle Favare,
mescolato al Trematodon longicollis ed al Campylopus
polytrichoides var. Daldinianus.
3. Weisia viridula (L.) Hedw. a, fr. — Montagna Grande.
var. subglobosa Schimp. fr. — Da Balate a Scauri.
4. Dicranella varia (Hedw.) Schimp. ster. — Alle Favare.
5. Campylopus polytrichoides De Not. var. vaporarius De Not.
Epil. p. 646! ster. — Forma communi validior, centime-
tra quinque altitudine attingens, ad ramorum apicem
pulchre argenteo-pennicillatus! — Alle Favare e vicino
a Rakhale, alla bocca di varie fumarole caldo umide.
var. Daldinianus De Not. Epil, p. 646! ster. — Alle
Favare.
Per ambedue le varietà, questa di Pantelleria è la
seconda stazione che si conosce. Anche nell’ isola d’ I-
schia, la bellissima var. vaporarius vive nell’ambiente
caldo umido delle stufe e delle fumarole.
6. Trematodon iongicollis Michx. pi. cf, et pi. fr. — Alle
Favare e vicino a Rakhale in splendidi cespi, gremiti
di cassule.
In Europa trovato soltanto nell’ isola d’Ischia.
7. Fissidens incurvus Starke, fr. — Lungo il percorso tra
Balate, Brignone e la strada di Madonna della Grazia.
8. F. tamarindifolius (Don, Turn.) Brid. fr. — Ove il pre-
cedente, e fra le Balate ed il Paese.
9. F. pusillus "Wils. a, fr. — Montagna Grande, e tra il
Paese e le Balate.
10. Pottia venusta Jur. fr. — Cudje Rosse, Lago del Bagno.
Rara e bella specie, raccolta nelle isole di Cipro,
Malta e Sardegna.
11. P. Starkeana (Hedw.) C. Muli. fr. — Presso il Paese,
alle Balate di Cudje Rosse, e fra le Balate e Scauri.
12. Trichostomum mutabile Bruch, fr. — Tra il Paese e le
Balate di Cudje Rosse, tra il Semaforo e Gielkhamer,
sul Monte Gibele.
— 355 —
var. densum Br. eur. ster. — Tra il Paese e le Ba-
late di Cudie Rosse.
13. T. nitidium (Lindb.) Schimp. var. obtusum Boulay, ster.
— Tra il Semaforo e Grielkhamer.
14. T. litorale Mitt. ster. — Montagna G-rande.
Musco sporadico, in Italia trovato soltanto a Cuasso
sul Lago di Lugano, a Carrara in Toscana, a Calvi in
Corsica, ed a Ficuzza in Sicilia.
15. T. flavo vi rens Bruch, fr. — Montagna Grande, Lago del
Bagno, Cudje Rosse e tra il Paese e le Balate.
16. Timmiella Barbuta (Schwaegr.) Limpr. fr. — • Monte Gi-
bele, e tra Montagna Bruciata e Monte Ferie.
17. Tortella inclinata (Hedw. fil.) Limpr. a, ster. — Nel
luogo detto il Bagno Romano, alla bocca di una grotta
riscaldata dai vapori di una fumarola, e frammista al
Caìymperes Sommieri; raccolta da un isolano nel lu-
glio 1906, per incarico del dott. Sommier.
IS. T. squarrosa (Brid.) Limpr. ster. — Alle Favare.
19. Barbula vinealis Brid. ster. — Tra il Semaforo e Gielk-
hamer, ed alla Vigna del Sindaco Valenzo.
20. Aioina ambigua (Br. eur.) Limpr. fr. — Vigna del Sin-
daco Valenzo.
21. Tortula atrovirens (Smith) Lindb. fr. — Monte Gelfisèr,
Cudje Rosse, e tra le Balate e Scauri.
22. T. muralis (L.) Hedw. fr. — Comune nell’isola.
23. T. marginata (Br. eur.) Spruce, fr. — Fra le Balate e
Scauri, tra il Semaforo e Gielkhamer, Vigna del Sin-
daco Valenzo.
24. T. Solmsii (Schimp.) Vent, et Bott. fr. — Alle Cudje
Rosse e lungo il tratto fra le Balate, il Brignone e la
strada di Madonna della Grazia.
25. T. Miilleri (Bruch) Wils. fr. — Al soffione alto di Mon-
tagna Grande.
26 Caìymperes Sommieri Bott. nov. spec. ster.
Caespites laxi, ob folias inferne hyalinas albo-variegati.
Caulis simplex vel furcatus, 2 cm. altus. Folia madida
erecto patentia, sicca arcuato crispata, 3.5 mm. longa, e
— 356 —
basi vaginante elongata, alba, tertiam partem folii longi-
tudinis superante, in laminam viridem elongato lanceoia-
tam, acuminatam, siecitate involutam vel tubulosam exeun-
tia, e medio ad apicem serrulata; nervo valido, basi de-
presso, deinde semitereti, dorso valde papilloso, in medio
folii magis incrassato ac 75 p. metiente, superne parum
diminuto et, sub extremitate laminae acuminato apicu-
latae, abrupte truncato dentato. Cancelline, idest pars liya-
lina vaginae, 1. 5 mm. alta, elongata, superne sat breviter
et late arcuato scalariformis, cellulis kyalinis nervo utrin-
que 10-12 seriatis, rectangulis, mediis majoribus. Taeniola ,
seu nervus secundarius lateralis, sat longe sub apice eva-
nida, e strato cellularum pluriseriatarum rectangularum,
pachydermium lutescentium formata : basalt's (in ima basi)
cellulis 3-4 seriatis minus incrassatis ; ventralis (in extre-
mitate superiore vaginae) cellulis 3-4 seriatis. Margo: ha-
salis , cellulis 1-2 seriatis, rectangulis; ventralis, cellulis 3-5
seriatis, brevioribus, externis dentiformibus ; superior (usque
ad summam taeniolam) cellulis 1-2 seriatis. Cellulae cklo-
rophyllaceae quadratae et breviter rectangulae, parvae,
4-9 p., in series longitudinales dispositae, utraque facie pa-
pillosae. Flores et fructus ignoti. Exstant fólia anomala,
nervo incrassato exserto, cujus apex truncato dentatus
propagula gerit fusoidea pluriseptata, vel fìlamenta fer-
ruginea, long a, septata, e quibus quandoque propagula
oriuntur.
In insula italica Pantelleria (olim Cossyra) loco dicto
Bagno Romano , in terra calido humida ad oras antri vapo-
rarii naturalis, legit doct. S. Sommier, die 25 Martii 1906.
Pianta pulchella, inter Muscos europaeos aliena, ad genus
pertinens omnino intertropicale (1), quod 200 species, per
(1) Bescherelle E. Essai sur le Genre Calymperes. « Ann. des. Se. Nat.
Botanique » p. 247-308. Paris, 1895. — Buotherus V. F. Genus Calymperes.
Engler und Prantl : Die natiirlichen Pfl amen fami/ ien Lief. 212. p. 373-380.
Liepzig, 1901.
— 357 —
regionem torridam totius orbis diffusas, complectit (1), e
quibus tantum quae sequntur, cum specie nostra similitu-
dinem aliquam praebent (2).
C. Sommieri Bott. — Europa in insula Pantelleria.
Caulis 2 cm. altus. — Folia 3.5 mm. longa, sat longe
et acute acuminata. — Vagina elongata. — Cancellina
1.5 mm. alta, sat breviter et late arcuato scalariformis,
cellulis hyalinis utrinque 10-12 seriatis. — Taeniola basa-
lis 3—4 cellulata; T. ventralis 3-4 cellulata. — Margo ba-
salis cellulis 1-2 seriatis; M. ventralis cellulis 3-5 seriatis;
M. superior cellulis 1—2 seriatis, serrulatus.
C. megamitrium C. Mull, in Exsicc. Dusen. — Africa in
Camerunia.
Caulis 4—5 cm. altus. — Folia 5 mm. longa, breviter
acuminata. — Vagina longe obovata. — Cancellina 2 mm.
alta, sat breviter et late arcuato scalariformis (3), cellulis
hyalinis utrinque 13-15 seriatis. — Taeniola basalis 5 cel-
lulata ; T. ventralis 3 cellulata. — Margo basalis cellulis
2 seriatis ; M. ventralis cellulis 6-8 seriatis (4) ; M. superior
cellulis 3 seriatis, serrulatus.
C. crassilimbatum Ben. et Card, in Bull. Soc. R. Bot.
Belg. 1893, p. 89. — Africa in insuiis Madagascar, Bourbon,
Rodriguez.
Caulis 1.5-2 cm. altus. — Folia 3-5 mm. longa, brevis-
sime rotundato acuminata. — Vagina longe obovata. —
Cancellina 1.5 raro 2 mm. alta, longe arcuato scalarifor-
mis (5), cellulis haud exacte hyalinis, utrinque 8-12 seria-
tis. — Taeniola basalis 3 cellulata ; T. ventralis 1-3 cel-
lulata. — Margo basalis cellulis 2-3 seriatis, rhombeis ;
(1) Paris E. G. Index Bryologicu s. Supplementum primum, p. 76. Ge-
nève. 1900.
(2) Le diagnosi seguenti sono state fatte sopra esemplari autentici, favo-
ritimi dal dott. Emilio Levier. Ho indicato in nota alcune discrepanze colle
descrizioni anteriori, dovute evidentemente alla variabilità di certi carat-
teri dà pianta a pianta.
(3 Cancellinae longe ad costarli sca’ari/ormes : Beseher. 1. c. p. 268.
(4) Cellulis 5-6 seriatis : Beseher. 1. c. p. 268.
(5) Cancellinae breviter et late sealariformes : Beseher. 1. c. p. 266.
— 358 —
M. ventralis cellulis 7-10 seriatis ; M. superior cito cum
taeniola confusus et usque fere ad apicem continuus, in-
crassatus, obscurus, superne acute et dense denticulatus.
C. leucocoleos C. Mull, in Exsicc. Dusen. — Africa in
Camerunia.
Caulis 1.5-2 cm. altus. — Folia 4.5-5 mm. longa, late
et brevissime acuminato vel rotundato apiculata. — Va-
gina longe obovata. — Oancellina 1.5-2 mm. alta, apice ro-
tonduto emarginata, cellulis hyalinis utrinque 13-15 seria-
tis, seriebus nervo proximis caeteris minus altis. — Tae-
niola basalis 5—6 cellulata; T. ventralis 3-5 cellulata. —
Margo basalis cellulis 2 seriatis ; M. ventralis cellulis 6-9
seriatis (1); M. superior cellulis 5-3 seriatis, serrulatus.
Nessuna specie del genere era stata trovata fino ad ora
più a nord del tropico del cancro. Nell’Affrica, il limite
veniva segnato dall’ isola di Loss presso la costa della Se-
negambia, a circa 9 gradi di latitudine boreale (2). La pre-
senza bene accertata di un Calymperes in Pantelleria, prova
che delle specie tropicali hanno potuto introdursi nelle
isole del Mediterraneo, sia per opera di quelli uccelli mi-
gratori, specialmente Trampolieri e Palmipedi, che noto-
riamente giungono ogni anno fra noi dalle parti più calde
del globo, sia per effetto dei traffici marittimi, quando,
come è il caso presente, le isole si trovino precisamente sulla
rotta di numerose navi provenienti dalle coste dell’Affrica,
dall’Oceano Indiano e dall’Oceania. Malgrado le difficoltà,
alcune spore possono germogliare qua e là in condizioni
speciali, e dare sviluppo a delle piante che in un ambiente
perennemente riscaldato ed umido, vera serra calda natu-
rale, riescono ad acclimatarsi ed a mantenersi per un tempo
non definito. Chi non volesse ammettere i modi d’immigra-
grazione sostenuti da me, è libero di ricorrere a quello della
disseminazione delle spore mediante le correnti atmosfe-
riche, la prodigiosa efficacia di trasporto delle quali fu con-
(1) Cellulis 0-7 seriatis : Bescher. 1. c. p. 270.
(2) Bescher. 1. c. p. 254.
— 359 —
fermata anche anni or sono dalla comparsa fra noi delle ce-
neri del Krakatoa e, più recentemente, da una miriade di
semi non piccoli arrivati nell’Italia media dal centro del-
l’Affrica. Dell’ ipotesi che il Calymperes Sommieri sia sem-
plicemente il residuo di una Flora tropicale esistente in
Pantelleria in epoche geologiche anteriori, non è possibile
parlarne, giacche il sollevamento dell’ isola ha avuto luogo
nel quaternario.
27. Grimmia leucophaea Grev. fr. — Lago del Bagno.
28. G. pulvinata (L.) Smith, fr. — Lago del Bagno.
29. G. Lisae De Not. fr. — Comune in tutta l’ isola, an-
che in forme robuste.
30. G. Sardoa De Not. fr. — Montagna Grande.
31. Entosthodon ericetorum (Bals. et De Not.) Br. eur. fr. —
Montagna Grande e presso Rakhale.
32. E. Templetoni (Sm.) Schwaegr. fr. — Fra Montagna
Bruciata e Monte Ferie, e tra il Semaforo e Giel-
khamer.
33. Funaria mediterranea Lindb. fr. — Lago del Bagno.
34. F. convexa Spruce, fr. — Alle Favare, ed al soffione
alto di Montagna Grande.
35. F. hygrometrica (L.) Sibtk. fr. — Lago del Bagno, Mon-
tagna grande, Vigna del Sindaco Valenzo.
var. calvescens (Schwaegr.) Br. eur. fr. — Vicino a
Rakhale.
36. Bryum torquescens Br. eur. fr. — Lago del Bagno.
37. B. capillare L. fr. — Soffione alto di Montagna Grande.
var. meridionale Schimp. fr. — Monte Gelfisèr.
var. platyloma Schimp. Syn. (1876) p. 450, forma
planifolium Bott. fr. — Margo foliorum omnino planus.
— Fra le Balate e Scauri.
Sono poche le località d’ Italia nelle quali è stata
accertata la presenza di questa bella varietà.
38. B. canariense Brid. c. fr. pi. $ et pi. . — Lago del
Bagno, e tra le Balate e la strada di Madonna della
Grazia.
39. B. Donianum Grev. fr. — Alle Favare, e vicino a Rakhale.
— 360 —
40. B. caespiticium L. pi. $ . — Lago del Bagno, ed alle
Favare.
41. B. atropurpureum (hand 'Wahl.) Br. eur. fr. — Lago del
Bagno, e vicino a Rakhale.
42 Bartramia strida Brid. fr. — Monte Gelfisèr, tra Mon-
tagna Bruciata e Monte Ferie, e fra le Balate e la
strada di Madonna della Grazia.
43. Polytrichum gracile Dicks ! ster. — Piata sterilis distin-
guiti a P. formoso, caule graciliore, foliis brevio-
ribus, madore minus patulis, lamellis paucioribus (40
non 70), reti partis kyalinae multo breviore ac latiore ,
cellulis chlorophyllaceis ad marginem folii majoribus,
limbum latum formantibus. — Alle Favare.
E strana la presenza in Pantelleria di questa specie,
che in Italia non era stata trovata più a sud dell" Ap-
pennino Ligure.
Pleurocaepi.
44. Leptodon Smithii (Dicks.) Mohr. ster. — Montagna
Grande.
45. Pterogonium gracile (Dill.) Swartz, ster. — Montagna
Grande, e Monte Gibele.
46. Homalothecium sericeum (L.) Br. eur. fr. — Comune nel-
l’ isola.
47. Brachythecium rutabulum (L.) Br. eur. fr. — Alle Favare.
48 Scleropodium illecebrum (Vaili., Schwaegr.) Br. eur. a,
ster. — Lago del Bagno, e Monte Gibele.
var. decipiens Bott. in Bull. Soc. bot. ital. 1903.
p. 8. ster. — Presso Rakhale, e fra il Semaforo e
Gielkhamer.
49. Eurhynchium circinatum (Brid.) Br. eur. fr. — Vicino a
Rakhale, fra le Balate e la strada di Madonna della
Grazia, fra le Balate e Scauri, fra il Semaforo e Giel-
khamer.
50. Rhynchostegium confertum (Dicks.) Br. eur. fr. — Lungo
— 361 —
il percorso fra le Balate e la strada di Madonna della
Grazia.
51. R. teneHum (Dicks.) Br. eur. fr. — Comune nell’ isola.
var. meridionale Boulay, Muscin. de l’Est (1872)
p. 205. ster. — Tra il Paese e le Balate di Cudje
Rosse.
52. R. curvisetum (Brid.) Lindb. var. fastigiatum Bott. ster.
— Caespituli compacti, smaragdino et lutescenti vi-
rides. Rami ramulique erecti, dense conforti, fastigiati.
Folia dense conforta, exacte normalia. — Plantam
sane memorabilem, probabiliter speciem propri am ef-
ficientem, sterilitatis causa, precario ad R. curvisetum
refero. — Fra il Semaforo e Gielkhamer.
53. Thamnium cossyrense Bott. nov. spec. pi. <$ .
Dioicum, tenellum. Caulis primarius repens, squa-
moso foliosus, secundarius erectus, 1-3 cm. altus, gra-
cilis, inferno subscarioso foliosus ac parco rhiziniferus,
superne foliosus ac sat regulariter pinnato ramosus,
ramis complanatis, patulis, triangulum efficientibus,
imis 5 mm. longis, superioribus decrescentibus, raris-
sime ramulosis, extremitatibus omnibus attenuatis.
Folia caulis secundarii erecto imbricata, interdum di-
midio superiore erecto patentia, 1.25 mm. longa, 0.5
mm. lata, e basi non constricta, ovato lanceolata sat
abrupte acuminata, marginibus basi leniter reflexis,
integris, cito planis ac serrulatis, deinde usque in
apicem argute serratis; nervo valido, tereti, sub extre-
mitate soluto, dorso superne spinuloso dentato; cellulis
levibus, basalibus quadratis, rectangulis, ellipticis, mo-
dico incrassatis, mediis late breviterque linearibus,
subsinuosis, superioribus laxioribus, rhomboideis. Fo-
lia ramorum arctius imbricata, extrema minora, me-
dia 0.75-1 mm. longa 0.25 mm. lata, ovato lanceolato
acuta, vel leniter constricto acuminata, marginibus ac
nervo ut in foliis caulinis; cellulis levibus, basalibus
breviter rectangulis, ovalibus ac transverse ellipticis,
subcollenchymaticis, mediis anguste rhomboideis vel
— 362 —
sublinearibus, apicalibus laxe et breviter rhombeis.
Flores (f gemmaceo subglobosi in axilla foliorum
partis inferioris caulis secundarii, crassi, foliis, peri-
gonialibus circiter 15, fere 1 mm. longis, externis
ovato acutis, internis late vel latissime ovatis, abrupte
vel truncato acuminatis, albidis, enerviis, integris, re-
ticulo sat laxo, rectangulo ac sinuoso lineari ; anthe-
ridiis circa 20, breviter pedicellatis, incurvis, 0.4 mm.
alti, parapkysibus numerosis, hyalinis, illis subduplo
longioribus. Caetera desunt.
In insula italica Pantelleria (olim Cossyra) inter
Semapkorum et Gielkhamer, die 18 Martii 1906, legit
doct. S. Sommier.
Species memorabilis, a congeneribus valde distincta,
cum subdivisionibus generis usque adhuc institutis,
minime congruens (1).
54. Hypnum cupressiforme L. fr. — Monte Gibele, e Monte
Gelfisèr.
III.
ISOLE MALTESI
MALTA (2).
L’ isola di Malta, al sud della Sicilia, lunga circa 28 km.,
e larga al massimo 13 km., ha una superficie di 275 kmq.
Consta interamente di terreni calcari, in alcuni punti mar-
1 Beothercs V. F. in Engler und Prantl: Die natiirlichen Planzenfami-
lien, Lief. 226, p. 859-863. Leipzig. 1906.
(2 Xvmax C. F. Observationes in Fiorarli siciliani. Linnaea. Voi. 18, Halle.
1814. A p. 662-663 vi sono citati i seguenti muschi di Malta: Hy paura te-
ne Unni, Trichostomum mutabile. Tortala muralis, T. chloronotos. — Brizi U.
.Vote di Briologia italiana. Malta: p. 265-266, 273-274, 277-279. Malpighia. Ge-
nova. 1890. — Baur IV. Beitrdge zar Laubmoosrlora der In sei Ma'ta. Hed-
wigia. p. 217-219. Dresden, 1891.
— 363 —
nosi, riferibili al miocene; la superficie è ondulata, e le
altezze maggiori sorpassano di poco i 300 m. Dall’arido ma
fertile terreno, la industria assidua degli abitanti sa trarre
quasi ovunque svariati ed importanti prodotti. Soltanto
alla periferia rocciosa dell’ isola, una piccola zona incolta
serba al botanico quel poco di Flora indigena che l’ uomo
ha rispettato. Nè bosco nè vera macchia ormai non esistono
più. Nel profondo di alcune valli e nelle parti loro meno
accessibili, una ubertosa vegetazione mostra quali dove-
vano essere le naturali condizioni di un tempo. Nel mese
di febbraio splende in Malta la beltà della primavera ; la
stagione è propizia anche al Briologo; ma tosto soprag-
giunge il calore, e verso la fine dell’Aprile i Muschi sono
quasi tutti scomparsi.
Espongo ora l’ enumerazione completa dei Muschi di
Malta. Le poche specie che non vidi, sono seguite dal co-
gnome di chi le studiò; quelle che determinai io stesso, ven-
gono accompagnate dall’ iniziale del cognome di chi le
raccolse, e cioè il conte avv. Alfredo Caruana Gatto che
erborizzò tra l’ inverno e la primavera degli anni 1904-1907,
ed il dott. Stefano Sommier che visitò l’ isola nell’Aprile
1906 e nell’ Aprile-Maggio 1907.
Acrocarpi.
1. Acaulon huticum (Schreb.) C. Muli. fr. — Valletta
(Baur).
2. A. triquetrum (SpruceJ C. Muli. fr. — Valletta (Baur).
8. Phascum cuspidatum Schreb. fr. — Vailetta (Baur).
4. Ph. curvicollum Ehrh. fr. — Casal Curmi (Baur).
5. Ph. rectum With. — Gueina (C.).
6. Hymenostomum tortile (Schwaegr.) Br. eur. fr. — Wied
Kerda, Scygieni, Chircop (Baur).
7. Gymnostomum calcareum Br. germ. fr. — Città vec-
chia, Ta Baldu e vicinato, Uied Kuda (S.); comune
in luoghi umidi (C.).
— 364 —
8. Gyroweisia reflexa (Brid.) Schimp. fr. — Uied el Klia
presso un rigagnolo (C.).
Rarissima e raccolta fra noi soltanto in Corsica.
9. Weisia viridula (L.) Hedw. fr. — Città vecchia, Ta
Baìdu e vicinato, Uied Encita (S.).
10. W. Wimeriana (Sendt.) Br. eur. var. murale (Spruce)
Breid. fr. — Alla Minsia presso S. Giuliano sui muri(C.).
11. Eucladium verticillatuh (L.) Br. eur. ster. — Verso
Ghirghenti (S.); Gueina, Ta Baidu (C.).
var. crispatulum Roll in Hedwigia (1897) p. 37, ster.
— Ghirghenti (S.); nella gran serra ad Argotti in
Floriana (C.).
Prima d’ora raccolta fra noi soltanto a Riva nel
Trentino.
12. Dicranella varia (Hedw.) Schimp. fr. — Comune nel-
l’ isola (S., C.).
13. Fissidens incurvus Starke, fr. — Gueina (C.).
14. F. tamarindifolius (Don, Turn.) Brid. fr. — Comune nel-
P isola (S., C.).
15. F. Cyprius Jur. fr. — Vallone Misida, Wied Balluta
(Baur).
16. F. pusillus Wils. a, fr. — Ghirghenti, Giardino di S.
Antonio (C.).
17. Pottia minutula (Schleich.) Br. eur. fr. — Casal Curmi,
Corradino, Sliema, Asciac, Marsa Skala, Wied Bal-
luta (Baur).
var. conica (Schleich.) Br. eur. fr. — Valletta (Baur).
18. P. truncatula (L.) Lindb. fr. — Corradino (Baur).
19. P. intermedia (Turn.) Fiirnr. fr. — Marsascirocco, Im-
ghieret (C.).
20. P. venusta Jur. fr. — Valletta fuori Porta Bombe (C.).
21. P. Starkeana (Hedw.) C. Muli. fr. — Molto comune
nell’ isola (S., C.).
22. P. mutica Vent. fr. — Comune nell’ isola (C.).
23. P. commutata Limpr. fr. — Fuori Porta Bombe, Ta
Baldu, Ghirghenti (C.).
Musco sporadico e raro, trovato in Dalmazia (Ra-
— 865 —
gusa), Sicilia (Messina), Sardegna (isola S. Pietro),
Toscana (isola Pianosa) e Liguria (La Mortola). I saggi
Maltesi corrispondono esattamente alla diagnosi di Lim-
pricht, salvo nelle dimensioni delle spore, le quali an-
ziché misurare 24 p., oscillano fra i 30 ed i 40 p, come
nella P. mìnutuìa. Vien fatto di pensare che la P. com-
mutata non sia che un ibrido (a spore variabili) fra
P. Starkeana e P. minutula, viventi non di rado as-
sociate, e comuni anche in Malta.
24. Didymodon luridus Hornsch. ster. — Ballut, Ta Baldu,
Ghirghenti (C.).
25. D. tophaceus (Brid.) Jur. pi. $ — Imtahleb, Fiddien (C.).
forma elatus Boulay, ster. — Verso Ghirghenti asso-
ciato all’ Eucladium verticillatum (S.).
26. D. rigidulus Hedw. var. densus Br. eur. ster. — Uied
Encita (0.).
27. Trichostomum crispulum Bruch, fr. — Alla Stazione (S.);
Ballut, Ta Baldu, Minsia (C.).
var. elatum Schimp. ster. — Ballut, Ta Baldu, alla
Minsia presso S. Giuliano (C.ì.
28. T. mutabile Bruch, fr. — Marsa Hadjar Kim Uied
Babu (S.) ; Marsascirocco, Uied Encita (C.).
29. T. nitidum (Lindb.) Schimp. var. obtusum Boulay, ster.
— Ta Baldu e vicinato (S.) ; Marsascirocco, alla Minsia
presso S. Giuliano (C.).
80. T. inflexum Bruch, fr. — Marsa Hadjar Kim Uied
Babu (S.) ; Marsascirocco sulle pietre, Ta Baldu, Gu-
eina, a Zurrico assai comune (C.).
Buona e rara specie.
31. T. Ehrenbergii Lorentz, ster. — Ad Imtahleb nel
fosso (S.).
Bellissima specie mediterranea sporadica e rara, rac-
colta in Asia Minore, Creta, Algeria, Sicilia, Toscana,
Liguria, e Marsilia.
82. Timmiella Barbula (Schwaegr.) Limpr. fr. — Marsa
Hadjar Him Uied Babu (S.) ; comune in valli e luoghi
umidi (C.).
— 366 -
33. Leptobarbula berica (De Not.) Schimp. fr. — Uied En-
cita, Casal Attard, Giardino di S. Antonio (C.).
Sporadica e rara.
34. Tortella squarrosa (Brid.) Limpr. ster. — Presso Val-
letta (Brizi).
35. Barbula unguiculata (Huds.) Hedw. var. apiculata (Hedw.)
Br. eur. ster. — Ta Baidu (C.).
36. B. vinealis Brid. fr. — Alla Minsia presso S. Giuliano,
Giardino S. Antonio (C.).
37. B. revoluta (Schrad.) Brid. fr. — Al Camposanto del-
l’Addolorata (C.), altrove nella metà orientale del-
l’ isola (C.).
38. B. Hornschuchiana Schultz, fr. — Imtahleb, Fiddien,
altrove nella metà orientale dell’ isola (C.).
39. B, gracilis (Schleich.) Schwaegr. fr. — Comune nel-
l’ isola (C.).
var. viridis Br. eur. fr. — Uied el Klia (C.).
40. Aloina ambigua (Br. eur.) Limpr. fr. — S. Paolo, Marsa
Hadjar Kim Uied Babu (S.); comune da per tutto (C.).
41. A. aloides (Koch) Kindb. fr. — Vailetta (Baur).
42. Crossidium chloronotos (Bid. ex p., Bruch) Limpr. fr. —
Valletta, e sui terrapieni di Floriana (Baur).
43. Tortula muralis (L.) Hedw. fr. — Comune nell’isola (C.).
var. incana Br. eur. fr. — Uied Encita (S.) ; Marsa-
scirocco, Valletta, Ghirghenti (C.).
44. T. aestiva (Brid.) Pai. Beauv. fr. — Presso Vailetta
(Brizi).
45. T. marginata (Br. eur.) Spruce, fr. — Molto comune
nell’ isola (S., C.).
46. T. Solmsii (Schimp.) Vent, et Bott. fr. — Presso la
Stazione (S.).
47. Orthotrichum diaphanum (Gmel.) Schrad. fr. — Giardino
di S. Antonio sugli aranci (C.).
48. Extosthodon fascicularis (Dicks.) C. Muli. fr. — Bischir-
cara (Baur).
49. E. curvisetus (Schwaegr.) C. Muli. fr. — Uied Encita,
Imtahleb (C.).
50. Funaria hygrometrica (L.) Sibth. fr. — Presso la Sta-
zione, spalti di Floriana, Hamrun Attard (S.) ; fre-
quente nell’ isola (0.).
var. calvescens (Schwaegr.) Br. eur. fr. — Casal
Zurrico a Bubahra (C.).
51. F. mediterranea Lindb. fr. — Ghirghenti, Gueina, S.
Martino (C.).
var. patula Br. eur. fr. — S. Martino (C.).
52. F. convexa Spruce, fr. — Marsascirocco, UiedEncita (C.).
53. Webera carnea (L.) Schimp. fr. — Imtahleb, Fiddien,
Gueina (C.).
54. Bryuh bimtim Schreb. fr. — Wied Balluta (Baur).
55 B. torquescens Br. eur. fr. — Presso la Stazione (S.) ;
Ta Baidu, Uied el Klia (C.).
56. B. intermedium (Ludw.) Brid. var. subcylindricum Limpr.
fr. — Uied el Klia (C.).
Varietà non ancora segnalata d’ Italia.
57. B. capillare L. fr. — Comune nell’ isola (C.).
var. meridionale Schimp. fr. — Gueina, Berzelebu-
gia (C.).
var. flaccidum Br. eur. ster. — Zurrico nei giar-
dini (C.).
Non mi è noto che questa varietà fosse stata ancora
registrata d’ Italia.
58. B. Donianum Grew. fr. — Marsa Cave di Casal Luca,
Hadjar Kim Uied Babu (S.); Ta Baidu, Uied Encita (C.).
59. B. obconicum Hornsch. fr. — Alla Gueina (C.).
Indicato per l’ Italia geografica di Idria, di Lugano,
' della Val d’Aosta, dell’ isola d’ Elba, e nel presente
lavoro anche della Sicilia.
60. B. caespiticium L. fr. — Uied Encita (S.) ; comune nel-
l’ isola (C.).
61. B. Mildeanum Jur. ster. — Uied Ghamer su terreno roc-
cioso (C.).
Specie assai rara, non raccolta prima d’ora più a
sud della Corsica.
62. B. erythrocarpum Schwaegr. fr. — Zeitun Marsa (Baur).
— 368 —
63. B. murale Wils. fr. — Gkirghenti (C.).
64. B. atropcjrpureum (baud Wahl.) Br. eur. fr. — Molto
comune nell’ isola (C.).
var. djlioloides Solms-Laub. fr. — Minsia (C.).
65. B. argenteum L. var. hirtellum De Not. ster. — Presso
Valletta (Brizi).
Pleurocarpi.
66. Scleropodiuu illecebrum (Vaili., Schwaegr.) Br. eur.
ster. — Uied Encita (S.) ; Ghirghenti, frequente in
valli umide (C.).
67. Ecrhynchium circinatum (Brid.) Br. eur. fr. — Piut-
tosto comune nell’ isola (S., C.).
forma attenuatum Boulay, ster. - Uied Encita (S.).
63. E. striatulum (Spruce) Br. eur. — Casal Curmi, Wied
Kerda, Wied Balluta (Baur).
69. E. Swartzii (Turn.) Cura. ster. — Floriana nella grande
serra ad Argotti (C-).
70. E. Schleicheri (Hedw. fil.J Lorentz, ster. — Alla Gueina
presso i fili d’acqua (C.).
71. Rhynchostegium curvisetum (Brid.) Lindb. fr. — Alla
Gueina, raro (C.).
72. B,. tenellum. (Dicks.) Br. eur. fr. — Comune nell’ i-
sola (S., C.).
73. R. megapolitanum (Bland.) Br. eur. var. meridionale Schimp.
fr. — Marsascirocco, S. Bias, raro (C.).
74. Thamnium cossyrense Bott. var. melitense Bott. ster. —
Caulis secundarius brevis, imperfecte pinnato ramosus,
foliis omnibus paulo majoribus. — Città Vecchia, Ta
Baldu e vicinato (S., 11 aprile 1906.)
& «
GOZZO.
A nord— ovest di Malta, dalla quale resta separato da un
braccio di mare di 4 o 5 km., trovasi Gozzo, la cui lun-
— 369 —
ghezza è di circa 15 km., la larghezza di 7 ad 8 km., con
una superficie di 95 kmq. I cenni descrittivi dati per Malta
si applicano pure a quest’ isola.
Ne dobbiamo i primi Muschi al dott. Stefano Sommier,
recatosi colà nel 1906 e nel 1907, ambedue le volte in
Aprile.
Acro carpi.
1. Gymnostomum calcareum Br. germ. ster. — Taciene.
2. Weisia viridllla (L.) Hedw. fr. — Rupi marine ad Uied
Harrot.
3. Eucladium verticillatum (L.) Br. eur. ster. — Ta General.
4. Dicranella varia (Hedw.) Schimp. pi. $ . — Taciene.
5. Fissidens tamarindifolius (Don, Turn.) Brid. fr. — Khlendi.
6. F. pusillus Wils. a, fr. — Khlendi.
7. Trichostomum crispulum Bruch, fr. — Khlendi.
Forma ambigua, non determinabile con piena cer-
tezza.
8. T. nitidum (Lindb.) Schimp. var. obtusum Boulay, ster.
— Khlendi, insieme all” Entosthodon curoisetus.
9. T. flavovirens Bruch, ster. — Mosciar Khlendi, Marsal-
forno Zebbug.
10. Barbula Hornschuchiana Schultz, ster. — Khlendi.
11. Tortula muralis (L.) Hedw. fr. — Khlendi, Uied Harrot.
var incana Br. eur. fr. — Khlendi, Monsciar Khlendi.
12. T. marginata (Br. eur.) Spruce, fr. — Molto comune in
tutta 1’ isola.
13. Entosthodon curvisetus (Schwaegr.) C. Miill. fr. —
Khlendi.
14. E. pallescens Jur. fr. — Khlendi.
15. Funaria hygrametrica (L.) Sibth. fr. — Migiarro.
16. Webera carnea (L.) Schimp. ster. — Uied Minqemba,
Uied Er Arkhan, Taciene insieme alla Dicranella varia.
17. Bryum caespiticium L. fr. — Rupi marine ad Uied
Harrot.
24
— 370 —
18. B. murale Wils. fr. — Uied Lunziata.
19. B. atropurpureum (hand Wahl.) Br. eur. fr. — Khlendi.
Pleueocaxipi.
‘20. Brachythecium rutabulum (L.) Br. eur. ster. — Khlendi.
21. Eurhynchium circinatum (Brid.) Br. eur. ster. — Comune
nell’isola.
22. Rhynchostegium tenellum (Dicks.) Br. eur. fr. — Comune
nell’isola.
28. Hypnum cuspidatum L. ster. — Marsalforno Zebbug.
*
* »
C OMINO.
Cornino è una piccola isoletta, minore di 3 km. in lun-
ghezza, situata nel canale che divide Malta da Gozzo, colle
quali ha in comune la natura e l’origine.
L’unico Musco che se ne conosce, fu raccolto dal dottor
Stefano Sommier il di 8 Maggio 1907.
Acrocarpi.
Barbula unguiculata (Huds.) Hedw. var. apiculata (Hedw.)
Br. eur. fr.
IV.
SICILIA. (1).
Non ostante la sua straordinaria importanza, la Sicilia
non è mai stata oggetto di profonde e generali esplora-
(1) Bottini A.. Bibliografia briologica italiana: p. 291-292. Pisa. 1892. —
Zodda Gr., Briofite Sicilie (contribuzione seconda). Malpighia, Anno 21, p. 25-37-
(Genova, 1907.
— 371
zioni da parte dei raccoglitori di Muschi. Il materiale per-
venuto nelle mie mani, fa fare un passo innanzi alla Brio-
logia di quella grande isola.
Elenco dei raccoglitori : (A.) Albo dott. Giacomo, 1902. —
(C.) Cavara prof. Fridiano, 1902, 1903, 1905. — (Ca.) Ca-
ruso dott. Salvatore, 1903. — (Ce.) Celestri dott. France-
sco, 1902. — (M.) Martelli conte prof. Ugolino, 1900-1902.
— (Ma.) Marcucci dott. Emilio, 1869. — (Mi.) Micheletti
colonn. Luigi, 1893-1895. — (M. B.) Martelli prof. Ugolino
e Barsali dott. Egidio, 1906. — (N.) Nicotra prof. Leo-
poldo 1882. — (S ) Sommier dott. Stefano, 1906. — (Sp.)
Spencer signora M., 1904. — (T.) Terracciano dott. Achille,
1904. — (Z.) Zodda dott. Giuseppe, 1899-1904.
Nota delle principali altezze esplorate:
Etna: Casa del Bosco 1400 m. — Regione più elevata
1500-1800 m.
Monti Peloritani: Altezze varie 700-1250 m.
Nebrodi (suolo calcare): Monte Sambughetti 1558 m. —
Bosco della Giumenta 1400 m. — Monte Campanito 1500 m.
Madonie (suolo calcare): Castelbuono 425 m. — Monti-
celli 500 m. — Monte Salvatore 1910 m. — Serra del Ca-
vallo 1700 m. — Passo della Botte 1500 m. — Monte Qua-
cella 1865 m. — Piano della Valle Cerasa 1250 m. —
Madonna dell’Alto 1819 m. — Pizzo del Cervo 1800 m. —
Pizzo del Daino 1750 m. — Sotto al Pizzo del Daino
1200 m.
Acrocarpi.
1. Acaulon triquetrum (Spruce) C. Mull. fr. — Prov. di Gir-
genti a Canicattì (M.). Raccolto in Italia soltanto a
Nizza, in Sardegna ed a Malta.
2. Phascum piliferum Schreb. fr. — Prov. di Girgenti sul
Monte di Cammarata (M.).
3. Ph. rectum With. fr. — Messina (Z.)
- 372
4. Astomum Levieri Limpr. fr. — Madonie presso Petralia
a 1200 m. (A.).
Noto dell’Istria e della Toscana.
5. Pleuridium subulatum (Huds.) Rabenh. fr. — Prov. di
Messina sul Monte Landò (Z.).
6. Gymnostomum rupestre Schleich. ster. — Madonie salendo
al Pizzo del Cervo (M. B.).
7. G. calcakeum Br. germ. — Hymenostomum microstomum
Zodda, Muschi del Peloritano (1900) p. 4. fr. — Pro-
vincia di Messina a Meri e sul Monte Landò (Z.).
var. viridulum (Brid.) Br. eur. ster. — Messina (Z.).
8. Hymenostylium curvirostre (Ehrh.) Lindb. ster. — Madonie
in vetta al Monte Salvatore sotto i cespugli di faggi
(M. B.).
var. cataractarum Schimp. ster. — Madonie al Passo
della Botte (M. B.).
Questa varietà non era stata raccolta fra noi più al
sud della Liguria.
9. Weisia crispata (Br. germ.) Jur. fr. — Prov. di Girgenti
a Canicattì (M.).
10. W. viridula (L.) Hedw. fr. — Catania (C.) ; Prov. di
Messina sul Monte S. Giorgio e sul Monte Landò (Z.).
11. Eucladium verticillatum (L.) Br. eur. fr. — Messina
(Mi.) (Z.); Palermo (Mi.).
var. angustifolium Jur. ster. — Madonie al Passo della
Botte (M. B..)
12. Oreoweisia Bruntoni (Smith) Milde, fr. — Nebrodi sul
Monte Sambughetti (M. B.).
13. Dicranella varia (Hedw.) Schimp. fr. — Prov. di Gir-
genti a Canicattì (M.) ; Catania (C.) ; Messina, adia-
cenze e Monti Peloritani (Z.).
var. tenuifolia (Bruch) Br. eur. fr. — Messina (Z.).
14. Dicranum scoparium (L.) Hedw. fr. — Prov. di Mes-
sina a S. Pier Niceto, al Monte Poverello e sul Pizzo
della Croce a 1200 m. (Z.).
forma robusta ster. — Caespites 10 cm. alti. — Ne-
brodi sul Monte Campanito (M. B.).
— 373 —
Fissedens bryoides (L.) Hedw. a, fr. — Calabria a
Serra S. Bruno (N.) (1).
15. F. incurvus Starke, fr. — Girgenti (M.).
L6. F. tamarindifolius (Don, Turn.) Brid. fr. — Prov. di
Messina sulle rupi ombrose del Monte Landò (7a.).
17. F. pusillus Wils a, fr. — Girgenti (S.) ; Prov. di Gir-
genti a Canicattì (M.); Messina a Meri (Z.).
18. F. decipiens De Not. fr. — Prov. di Messina a S. Pier
Niceto (7a.).
19. F. taxifolius (L.) Hedw. var. tenuis Bott. in Bull. Soc.
bot. ital. (1902) p. 178. — F. taxifolius var. parvulus
Ruthe, ms. (ined.); Levier, Bull. Soc. bot. ital. (1905)
p. 208. fr. — Messina sulla terra (Z.).
Varietà conosciuta di Toscana, dell’isola d’Ischia e
dell’isole^ Eolie.
20. Ceratodon purpureus (L.) Brid. fr. — Prov. di Palermo
nel Bosco di Ficuzza (T.).
var. brevifolius Milde, ster. — Madonie alla Serra
del Cavallo (M. B.).
21. C. corsicus Schimp. fr. — Prov. di Palermo nel Bosco
di Fiquzza al Neviere ove abbonda (T.); raccolto in
copia anche in Calabria salendo a Monte Alto di Aspro-
monte (M. B.).
Bella specie, nota delle isole Elba, Corsica, Sarde-
gna, del Vesuvio e di Calabria.
22. Ditrichum subulatum (Bruch) Hampe, fr. — Prov. di
Messina (N.).
23. D. tlexicaule (Schleich.) Hampe, a, ster. — Madonie in
vetta al Pizzo del Cervo (M. B.).
var. densum Br. eur. ster. — Madonie in vetta alla
Madonna dell’Alto (M. B.).
24. Pottia Starkeana (Hedw.) C. Muli. fr. — Messina (Z.).
25. P. mutica Vent. fr. — Prov. di Girgenti a Canicattì e
sul Monte Cammarata (M.).
(1) Questa ed altre poche specie sprovviste di numero progressivo sono
state raccolte nella vicina Calabria.
— 374 —
26. P. commutata Limpr. fr. — Messina nei luoghi calcarei
erbosi (Z.).
27. Didymodox tophaceus (Brid.) Jur. forma acutifolius et
forma brevicaulis Boulay, fr. — Messina (N. Z.).
28. Teichostomum ceispulum Bruch, a, fr. — Messina. (Z.).
29. T. nitidum (Lindb.) Schimp. ster. — Prov. di Girgenti
a Canicattì (M.).
var. obtusum Boulay, fr. — Catania (C.); Palermo
sulle rocce nella villa Tasca (Mi.).
var. subtortuosum Boulay, ster. — Madonie in vetta
alla Madonna dell’Alto (M. B.).
30. T. litorale Mitt. ster. — Prov. di Palermo nel Bosco di
Ficuzza al piede del Monte Busambra (T.).
31. Timmiella Baebula (Schwaegr.) Limpr. fr. — Prov. di
Siracusa a Scicli (Ce.) ; Catania (C.) ; Messina e adia-
cenze (Z.) ; Taormina (Sp.).
32. T. flexiseta (Bruch) Limpr. fr. — Poche pianticine di
questa rarissima specie furono ritrovate dal signor
W. Krieger di Lipsia entro un cespuglio di Bryum
murale raccolto dal sig. M. Fleischer a Siracusa il 13
Aprile 1897.
Si conosceva soltanto di Sardegna e del Portogallo.
33. Leptobarbula berica (De Not.) Schimp. fr. — Messina
sui vecchi muri (Z.).
34. Tobtella toetuosa (L.) Limpr. var. fragil ifolia Jur. ster.
— Madonie al vertice della Madonna dell’Alto (M. B.).
35. T. squabeosa (Brid.) Limpr. ster. — Prov. di Messina
sul Monte Landò (Z.).
36. Baebula unguiculata (Huds.) Hedw. var. cuspidata
(Schultz) Br. eur. fr. — Messina (Z.); Taormina (Sp.).
var. apiculata (Hedw.) Br. eur. fr. — Prov. di Gir-
genti a Canicattì (M.); Messina (Z.).
37. B. eevoluta (Schrad.) Brid. fr. — Palermo (Mi.).
38. B. Hoenschuchiana Schultz, fr. — Messina su terreno
arenoso (Z.).
39. B. gb acilis (Schleich.) Schwaegr. fr. — Messina e Meri
(Z.); Taormina (Sp.).
— 875 —
40. B. viNEALis Brid. a, fr. — Catania (C.); Palermo (Mi.).
Messina e dintorni (N. Z.).
var. cylindrica (Tayl.) Boulay, fr. — Prov. di Pa-
lermo nel Bosco di Ficuzza al Neviere (T.) ; Madonie
al Passo della Botte (M. B.).
41. Aloina ambigua (Br. eur.) Limpr. fr. — Girgenti (M.);
Catania (G.) ; Messina, Meri, Monti Peloritani (Z.).
42. A. aloides (Koch) Kindb. fr. — Prov. di Girgenti a Ca-
rnea ttì e sul Monte Cammarata (M.) ; Prov. di Sira-
cusa a Scicli (Ce.).
43. Crossidium squamiferum (Viv.) Jur. fr. — Madonie a
Monticelli (M. B ).
44. Tortola cuneifolia (Dicks.) Roth, var. spathulaefolia
De Not. fr. — Messina (Z.).
45. T. muralis (L.) Hedw. fr. — Taormina (Sp.J; Nebrodi
al Monte Sambughetti (M. B.); Prov. di Palermo nel
Bosco di Ficuzza (T.).
var. incana Br. eur. fr. — Messina, Monte Landò,
Monti Peloritani, comune (Z.).
46. T. marginata (Br. eur.) Spruce, fr. — Catania (C.).
47. T. subulata (L.) Hedw. var. integrifolia Boulay, fr.
— Catania, Etna (C.) ; Prov. di Messina sul Monte
Rossi (Sp.); Nebrodi sul Monte Sambughetti (M. B.);
Madonie alla Serra del Cavallo, alla Madonna del-
l’Alto (M. B.), al Piano della Valle Cerasa (C.); Boschi
di Ficuzza al Neviere (T.); Calabria a Serra San
Bruno (N.).
48. T. inermis (Brid.) Mont. fr. — Sulle Madonie (A.).
49. T. laevipila (Brid.) De Not. fr. — Prov. di Girgenti
a Canicattì sugli alberi (M.).
var. meridionalis Schip. fr. — Prov. di Messina al
Monte Landò sulle querci (Z.).
50. T. montana (N. v. E.) Lindb. fr. — Prov. di Girgenti
a Canicattì (M.); Madonie (A.); Prov. di Messina sul
Monte Landò (Z.).
51. T. ruralis (L.) Ehrh. fr. — Etna alla Casa del Bosco
(Ca.); Nebrodi al Monte Sambughetti (M. B) ; Mado-
— 376
nie (A.), alla Serra del Cavallo, al Monte Salvatore,
al Pizzo del Cervo (M. B.).
52. T. Mììlleri (Bruch) Wils. fr. — Madonie (A.); Prov. di
Palermo nei boschi di Ficuzza (T.).
53. Schistidium apocabpum (L.) Br. eur. fr. — Monti Pelo-
ritani (Z.) ; Madonie (A.), alla Sei’ra del Cavallo (M. B.).
54. J. confertum (Funck) Br. eur. fr. — Madonie al vertice
del Monte Salvatore sotto i cespugli dei faggi (M. B.).
55. Coscinodox cribbosus (Hedw.) Spruce, fr. — Etna sulla
lava a 1500-1800 m. (C.).
56. Grimmia leucophaea Grrev. f. — Prov. di Messina sul
Monte Cicci (Mi.), e sul Monte Landò (Z.).
57. G. commutata Hiiben. fr. — Etna alla Casa del Bo-
sco (Ca.).
58. G. orbicularis Bruch, fr. — Prov. di Messina, Monforte
S. Giorgio lungo il torrente Femmina morta (Z.).
59. G. pul virata (L.) Smith, fr. — Etna alla Casa del
Bosco (Ca.); Messina e Monti Peloritani (Z.); Taor-
mina (Sp.) ; Madonie (A.); Prov. di Palermo nel Bosco
di Ficuzza (T.).
var. obtusa (Brid.) Br. eur. fr. — Madonie (A.), sotto
il Pizzo del Daino (M. B.).
60. G. Lisae De Not. fr. — Regione Etnea a Biancavilla
(Ca.) ; Catania (C. ); Messina al Monte Landò (Z.).
61. G. Sardoa De Not. ster. — Madonie (A.).
62. G. elatior Bruch, pi. <$ et fr. — Nebrodi nelle fessure
delle rupi presso il vertice del Monte Sambughetti
(M. B).
63. G. Hartmani Schimp. var. epilosa Milde, ster. — Mado-
nie sul Monte Salvatore sotto i cespugli dei faggi
a 1700 m. (M. B.).
Secondo il dott. Zodda (1. c. p. 32) nel 1906 il tipo
della specie sarebbe stato raccolto in frutto da lui sulle
Nebrodi.
64 Rhacomitrium aciculare (L.) Brid. fr. — Prov. di Mes-
sina lungo i torrenti a S. Pier Niceto, a Monte Pove-
rello, a Monforte S. Giorgio (Z.).
R. sudeticum (Funck) Br. eur. fr. — Calabria nei
boschi di Monte Alto di Aspromonte (M. B.).
65. R. lanuginosum (Ehrh ; Hedw.) Brid. ster. — Falde del
l’Etna a Nicolosi (Ma.).
66. Hedwigia albicans (Web.) Lindb. fr. — Prov. di Mes
sina sul Monte Landò (Z.); Nebrodi sul Monte Sambu-
ghetti (M. B.).
67. Zygodon viridissimus (Dicks.) Brown, fr. — Prov. di
Gì-irgenti a Canicattì sugli alberi (M.); Prov. di Mes-
sina al Monte Landò sulle ceppaie (Z.).
68. Orthotrichum saxatile Schimp. fr. — Prov. di Messina
sulle rupi del Monte Landò (Z.).
69. 0. cupulatum Hoffm. fr. — Prov. di Palermo nei bo-
schi di Ficuzza al Neviere (T.).
70. 0. diaphanum (Gmel.) Schrad. fr. — Prov. di Girgenti
a Canicattì sugli alberi (M.).
71. 0. fastigiatum Bruch in Brid. oc, fr. — Madonie sugli
alberi in contrada Furchi e a Monte Corvo a 1200 m. (A.).
72. 0. rupestre Schleich. a, f. — Nebrodi in vetta al Monte
Sambughetti (M. B.).
73. 0. lejocarpum Br. eur. fr. — Col precedente (M. B.).
74. Encalypta vulgaris (Hedw.) Hoffm. fr. — Etna a 1500-
1800 m. (C.) ; Prov. di Messina sul Monte Rossi (Sp.),
e sul Monte Landò (Z.).
75. E. rhabdocarpa Schwaegr. fr. — Madonie alla sommità
della Madonna dell’Alto (M. B.).
var. leptodon (Bruch) Lindb. fr. — Madonie al vertice
del Pizzo del Cervo (M. B.).
La varietà era stata raccolta prima d’ora sull’Etna
da M. Fleischer.
76. Entosthodon Templetoni (Sm.) Schwaegr. fr. — Mes-
sina, e S. Lucia del Mela (Z.).
77. E. curvi setus (Schwaegr.) C. Muli. fr. — Messina (Mi.);
Taormina (Sp.).
78. E. pallescens Jur. fr. — Presso Messina sui colli aprici (Z.).
79. Funaria mediterranea Lindb. var. patula Br. eur. fr. —
Girgenti (S.) ; Prov. di Messina sul Monte Landò (Z.) ;
— 378 —
80. F. convexa Spruce, fr. — Prov. di Siracusa a Scicli
(Ce.); Catania (C.) ; Prov. di Messina sul Monte Landò
(Z.) ; Madonie al Piano di Val Cerasa (C.).
81. F. hygrometbica (L.) Sibth. fr. — Girgenti (M.) ; Ca-
tania (C.); Etna a Biancavilla ed alla Casa del Bosco
(Ca.); Messina (Z.); Taormina (Sp.) ; Nebrodi sul Monte
Sambughetti (M. B.).
82. F. microstoma Br. eur. fr. — Presso Catania sulle lave
di Picanello (C.).
Le spore misurano 24 p. di diametro. Sporadica e rara.
83. Anomobryum juliforme Solms-Laub. fr. — Prov. di
Messina sulle rupi guazzose irrorate al Monte Landò,
a S. Pier Niceto, al torrente Seggia (Z.); Calabria a
Serra S. Bruno (N.).
84. Webera cruda (L.) Bruch, fr. — Etna sulle lave a 1500-
1800 m. (C.); Nebrodi sulle rupi ombrose del Monte
Sambughetti (M. B.).
85. W. nutans fSchreb.) Hdw. var. sphagnetorum Schimp. ster.
— - Nebrodi sulle rupi ombrose del Monte Sambughetti
a 1500 m. (M. B.).
La varietà è nuova per la nostra Flora.
86. Bryum pendulum (Hornsch.) Schimp. c. fr. et fi. $. —
Madonie nella regione elevata del monte Quacedda (C.).
Specie nota fra noi dell’Alta Italia.
B. inclinatum (Sw.) Br. eur. var. tortifolium Bott. c.
fr. et fi. 5 . — Caespites sat laxi et elati. Folia re-
motiuscula, flexuoso subtortilia. — Calabria sulla terra
fresca dei boschi sotto Monte Alto d’ Aspromonte (M. B.).
La pianta tipica non è stata raccolta più a sud
dell’ Appennino di Modena.
87. B. torquescens Br. eur. fr. — Catania (C.); Regione
Etnea a Biancavilla (Ca.); Messina (Z.); Palermo (Mi.);
88. B. provinciale Phiiib. c. fr. et fl. £. — Prov. di G-irgenti
a Canicattì sulle rupi calcaree di Passo Stretto (M.)
Catania (C.).
Negli esemplari di Catania ho rinvenuto soltanto
fiori § .
— B79 —
89. B. pallescens Schleich. fr. — Messina sul Monte Cicci (Mi.).
90. B. capillare L. fr. — Prov. di Girgenti a Canicattì (M.);
Catania (C.) ; Madonie (A.).
var. platyloma Schimp. Syn. 1876 fr. — Prov. di Pa-
lermo nel Bosco di Ficuzza (T.).
var. macrocarpum Hiiben. fr. — Etna alla Casa del
Bosco (Ca.).
var. flaccidum Br. eur. fr. — Messina e Monte
Landò (Z.).
91. B. Donianum Grev. fr. — Girgenti (M.); Catania (C.);
Messina e Monti Peloritani (Z.); Taormina (Sp.).
92. B. obconicum Hornsch. fr. — Nebrodi al Monte Sambu-
ghetti sopra 1000 m. (M. B.).
93. B. casspiticium L. fr. — Catania (C.); Etna alla Casa
del Bosco (Ca.); Messina (N.); Madonie, alle Favare (C.),
alla Serra del Cavallo (M. B.).
94. B. alpinum Huds. a, ster. — Madonie alla Serra del
Cavallo (M. B.).
var. meridionale Schimp. str. — Madonie alle Favare
(C.); Prov. di Palermo nel Bosco di Ficuzza (T.).
var. aureonitens Bott. ster. — Caespites extensi, raol-
les, pulcre aureonitentes. Foliorum forma ut in pianta
typica, areolatio laxior. — Nebrodi sulle rupi del
Monte Sambughetti (M. B.).
95. B. murale Wils. fr. — Messina (Z.) ; Taormina (Sp.).
96. B. atropurpureum (haud Wahl.) Br. eur. fr. — Catania
(C.); Messina (Z.).
var. dolioloides Solms-Laub. fr. — Regione Etnea
a Biancavilla (Ca.).
97. B. argenteum L. fr. — Girgenti (M.); Messina (Z.).
var. lanatum (P. B.) Br. eur. ster. — Girgenti (M.);
Messina (Z.).
98. Mnium undulatum (L.) Weis, ster. — Messina a S. Lu-
cia del Mela, Monti Peloritani (Z.); Madonie tra Ca-
stelbuono e Monticelli (M. B.).
99. M. punctatum (L., Schreb.) Hedw. fr. — Prov-. di Messina
alla cascata Femmina Morta del monte S. Giorgio (Z.).
— 380 —
100. Bartramia pomiformis (L. exp.) Hedw. a, fr. — Mes-
sina a Meri e sul Monte Antennamare (Z.); Madonie,
alia Madonna dell’Alto (M. B.), ed al Piano di Valle
Cerasa (C.).
101. B. stricta Brid. fr. — Catania (C.); Regione Etnea a
Biancavilla (Ca.); Prov. di Messina sul Monte Landò
Z.); Taormina (Sp. ); Madonie presso Castelbuono
(M. BO.
102. Philonotis rigida Brid. fr. — Messina (Z.) ; Madonie
nella valle tra CasteJbuono e Monticelli a 450 m. in
bellissimi cespi (M. B.).
103. Ph. marchica (Willd.) Brid. fr. — Prov. di Messina
a Monforte S. Giorgio lungo il torrente Femmina
Morta (Z.).
104. Ph. Arnelli Husnot, vel Ph. capil'aris Lindb. ster. — Mes-
sina (Z.).
Incerta per mancanza di fiori
105. Ph. calcarea (Br. eur.) Schimp. pi. fr. et pi. <£ . —
Messina a S. Maria del Mela in luoghi montani sei-
vati ed umidi (Z.).
Raccolta pure sulle Nebrodi nel 1906 (Zodda 1. c.).
106. Timmia bavarica Hessel, fr. — Madonie alle Favare
(C.), ed al Passo della Botte (M. B.).
107. Catharixea undulata (L.) Web. et Mohr, fr. — Mes-
sina nelle selve montane di S. Lucia del Mela (Z. ).
108. Pogonatum nanum (Schreb.) Pai. Beauw. fr. — Prov.
di Messina a S. Pier Niceto e nei pascoli del Monte
Landò (Z.).
109. P. aloides iHedw.) Pai. Beauv. fr. — Prov. di Mes-
sina a S. Pier Niceto (Z.) ; Nebrodi sul monte Sam-
bughetti (M. B).
110. PoLYTRICHFM PILIFERUÌI Schreb. pi. fr. et pi. . —
Etna alla Casa del Bosco (Ca.), e sotto la Cantoniera
(C.) ; Prov. di Messina, a Portella di Castanea (N.)
ed a Monte Rossi (Sp.) ; Nebrodi sul Monte Sambu-
ghetti (M. B.).
111. P. juxiperix'VM Wild. pi. fr. et pi. — In Prov. di
— 381 —
Messina frequente (Z.) ; Prov. di Palermo nei boschi
di Ficuzza (T.).
var. alpinum Schimp. ster. — Madonie al vertice del
Monte Salvatore sotto i cespugli di faggi (M. B.).
112. P. commune L. ster. — Madonie, in valle Pomeri (C.),
e presso Castelbuono (M. B.).
113. Diphyscium sessile (Schmid.) Lindb. var. rostromitratum
Bott. fr. — Calyptra acute conica in rostrum rectum,
longum, styliforme, producta. — Presso Messina, pri-
mavera del 1905 (Z.).
Pleubocarpi.
114. Leucodon sciuroides (L.) Schwaegr. «, ster. — Ma-
donie (A.).
var. morensis (Schwaegr.) De Not. fr. — Prov. di
Messina a Meri e sul Monte Landò (Z.) ; Nebrodi sul
Monte Sambughetti e sul Monte Campanito (M. B.);
Madonie (A.), al Pizzo del Cervo ed al Passo della
Botte (M. B.); Prov. di Palermo a Cefalù (M.).
115. Antitrichia curtipendula (Hedw.) Brid. ster. — Ne-
brodi sul Monte Sambughetti e sul Monte Campa-
nito (M. B.),
116. Leptodon Smithii (Dicks.) Mohr, ster. — Prov. di
Girgenti a Canicattì sugli alberi (M.).
117. Neckera turgida Jur. ster. — Madonie agli stillicidi
salendo al Pizzo del Cervo a 1500 m. (M. B.).
Sporadica e rara.
Habrodon perpusillus (De Not.) Lindb. var. subener-
vium (Spruce) fr. — Folia ramulina costa brevi in-
structa. — Calabria fra S. Eufemia ed i Piani d’Aspro-
monte sui tronchi (M. B.).
118. Pterogonium gracile (Dill.) Swartz, fr. — Prov. di Mes-
sima a Meri ed al Monte Landò sugli alberi (Z.).
119. Pterigynandrum filiforme (Timm) Hedw. a, ster. —
Madonie, nel boschetto Petrusa a 1200 m. (A.), e sotto
il Pizzo del Daino (M. B.).
— 382 —
var. decipiens (W. et M.) Limpr. ster. — Madonie
sotto il Pizzo del Daino sui faggi (M. B.).
Raccolto pure sulle Nebrodi nel 1906 (Zodda, 1. c.).
var. f ilescens Boulay, str. — Madonie al Passo della
Botte e sotto il Pizzo del Daino sui faggi (M. B.).
Alla presente varietà, che è nuova per l’Italia, si
deve forse riferire la var. subtile Roth in Zodda (1. c.
p. 34), raccolta da quest’ultimo sulle Nebrodi nel 1906.
120. Pseudoleskea atrovirens (Dicks.) Br. eur. a, ster. — Ca-
labria nei boschi sotto Monte Alto di Aspromonte
(M B.).
var. decipiens Bott. ster. — Habitus ac tenuitas
omnium partium ut in var. tenella Limpr.; foliorum
forma ac areolatio (brevis et papillosa) ut in pianta
typica. — Madonie sotto il Pizzo del Daino sui
faggi (M. B.).
121. Isothecioi myurum (Pollich) Brid. a, fr. — Nebrodi
sul Monte Sambughetti (M. B.).
var. scabridum Limpr. fr. — Col precedente (M. B.).
Raccolto pure sulle Nebrodi nel 1906 (Zodda, 1. c.).
Varietà segnalata per l’ Italia solo delle isole Elba
e Salina.
122. Hohalothecium sericeum (L.) Br. eur. fr. — Prov. di
Girgenti a Canicattì (M.); Prov. di Messina sul Monte
Landò (Z.) ; Taormina (Sp.); Nebrodi in vetta al monte
Sambughetti (M. B.); Madonie (A.), al vertice del
Pizzo del Cervo (M. B.).
123. H. Philippeanum (Spruce) Br. eur. fr. — Madonie alla
base dei faggi salendo al Pizzo del Cervo (M. B.).
124. Brachythecium rutabulum (L.) Br. eur. var. flavescens
Br. eur. ster. — Prov. di Palermo nel Bosco di Fi-
cuzza in una forma robusta (T.).
Raccolto pure sulle Nebrodi nel 1906 (Zodda, 1. c.).
var. apuanum Bott. ster. — Calabria a Serra San
Bruno (N.).
125. B. RivuLARE Br. eur. ster. — Nebrodi sulle rupi om-
brose del Monte Sambughetti a 1000 m. (M. B.).
— 383 —
126. Sclero podium illecebrum (Vaili., Schwaegr.) Br. eur,
fr. — Prov. di Girgenti a Canicattì (M.) ; Messina a
Meri (N. Z.).
var. decipiens Bott. in Bull. Soc. bot. ital. (1903)
p. 8, fr. — Messina a Meri sui sassi umidi (Z.).
127. Eurhynchium myosuroides (Dill., L.) Schimp. ster. —
Nebrodi sulle rupi del Monte Sambughetti (M. B.).
128. E. diversifolium (Schleich.) Br. eur. ster. — Madonie
ai vertici del Mente Salvatore e della Madonna del-
l’Alto fra i sassi sotto i cespugli dei faggi (M. B.).
Specie alpina rara per l’Italia, raccolta pure sulle
più alte vette dell’Appennino romano ed abruzzese.
129. E. circinatum (Brid.) Br. eur. ster. — Prov. di Gir-
genti a Canicattì (M.); Prov. di Siracusa a Scicli (Ce.);
Messina a Meri (Z.); Taormina (Sp.) ; Palermo (Mi.).
130. E. cirresum (Schwaegr.) Molendo, 1865, pi. §. — Ma-
donie sulle rupi della Serra del Cavallo a 1700 m.
(M. B.).
Specie delle alte montagne, nuova per la parte
d’Italia che sta a sud dell’Appennino emiliano.
131. E. Stokesii (Turn.) Br. eur. ster. — Messina a Meri
(Z.) ; Calabria a Serra S. Bruno (N.).
132. E. hians (Hedw.) Jàger et Sauerb. ster. — Messina a
Meri sulla terra ombrosa ed umida (Z.).
133. E. Swartzii (Turn.) Curn. — Messina a Meri ed a S. Pier
Niceto (Z .); Palermo (Mi.).
134. E. pumilum (Wils.) Schimp. pi. . — Messina a Meri
sui muri umidi (Z.).
135. Rhynchostegium curvisetum (Brid.) Schimp. fr. —
Prov. di Girgenti a Canicattì (M.); Messina (Z.).
136. R. tenellum (Dicks.) Br. eur. fr. — Messina (Z.).
137. R. megapolitanum (Bland.) Br. eur. var. meridionale
Schimp. fr. — Prov. di Girgenti a Canicattì (M.).
138. R. confertum (Dicks.) Br. eur. fr. — Messina (Z.).
139. R. rusciforme (Neck.) Br. eur. fr. — Prov. di Messina
a S. Pier Niceto ed al Monte Landò lungo le acque
(Z.); Calabria in prov. di Reggio a Bagnara (M. B.).
— 384 —
var. inundatum Br. eur. ster. — Madome al Passo
della Botte (M. B.).
var. prolixum (Dicks.) Br. eur. ster. — Madonie
fra Castelbuono e Monticelli (M. B.).
140. Thamnium alopecurum (L.) Br. eur. ster. — Messina
a S. Pier Niceto ( Z.) ; Nebrodi sui tronchi nel Bosco
della Giumenta (M. B.).
141. Plagiothecium sylvaticum (Huds.) Br. eur. var. minus
Bott. ster. — Dense caespitosum, caule et ramis humi-
lioribus. foliis minoribus. — A formis tenellis P. den-
tic.ulati , foliis brevius ac laxius areolatis, minus com-
planatis, nitore destitutis, distinguitur. — Nebrodi
presso la vetta del Monte Sambughetti sulla terra ed
alla base dei faggi (M. B.).
142. P. denticulatuh (L.) Br. eur. ster. — Ove il prece-
dente (M. B.).
143. Amblysteoiuh filicinum (L.) De Not. fr. — Madonie
al Passo della Botte, e salendo al Pizzo del Cervo
(M. B.).
var. crassinervium Ben. in Husn. Muscol. gali. (1894)
p. 362 et tav. 103, abunde fr. — Madonie al Passo
della Botte (C. e M. B.).
Limpricht (Laubm. 1897, p. 307) e in errore collo-
cando questa varietà fra i sinonimi dell’A. fallax
(Brid.) Milde. Le foglie cauline hanno bensì una ner-
vatura robustissima e lungamente scorrente come in
questo ; però la forma loro è cordata triangolare, il
tessuto basale è parenchimatico cortissimo e le cellule
alari sono grandi, gonfie, ialine o gialle come nel-
V A. filicinum tipico. Varietà nuova per l’Italia.
144. A. irriguum (Wils.) Br. eur. var. tenellum Schimp. ster.
— Palermo sulle rocce presso una fonte nella villa
Tasca (Mi.).
145. A. serpens (L.) Br. eur. c, fi. g et $ . — Prov. di
Girgenti a Canicatti sugli alberi (M.).
Forma con foglie a cellule brevi e nervatura lunga.
146. Hypnum commutatum Hedw. fr. — Prov. di Messina
- B85 —
a S. Pier Niceto ed a S. Lucia del Mela lungo le
acque (Z.); Madonie, a Castelbuono ed al Passo della
Botte (M. B.j; alle Favare ed al Monte Quacella (C.).
147. H. cupressiforme L. fr. — Prov. di G-irgenti, a Ca-
nicattì (M.) ; Etna sulla lava a 1500-1800 m. (C.) ;
Provincia di Messina comune (Z.) ; Madonie (A.), a
Castelbuono ed alla Madonna dell’Alto (M. B.) ; Prov.
di Palermo nel Bosco di Ficuzza (T.).
var. elatum Br. eur. ster. — Nebrodi sulle rupi om-
brose del Monte Sambughetti (M. B.).
Raccolto pure sulle Nebrodi a Barrilà nel 1906
(Zodda, 1. c.).
var. subjulaceum Molendo, ster. — Madonie in vetta
al Monte Salvatore setto i cespugli dei faggi (M. B.).
Raccolto pure sulle Nebrodi nel 1906 (Zodda, 1. c.).
Che io sappia, in Italia questa varietà era stata rin-
venuta soltanto in pi’ov. di Milano.
148. H. molluscum Hedw. ster. — Prov. di Messina a San
Pier Niceto (Z.).
149. H. purum L. ster. — Ove il precedente (Z.).
150. Hylocomium triquetrum (L.)' Br. eur. ster. — Nebrodi
sulle rupi del monte Campanito (M. B.).
151. Sphagnum contortum (haud Schultz) Limpr. Laubm.
1885. = Sph. subsecundum contortum Schimp. 1858.
= Sph. rufescens (Br. germ.) Limpr. in litt. 1888, et
Laubm. 1901. = Sph. cornutum Roth, Europ. Laubm.
1906, ster. — Madonie tra Castelbuono e Monticelli
nella valle a 450 m. (M. B. >.
25
— 386 —
V.
ISOLE EOLIE (1).
SALINA.
Seconda in grandezza fra le isole di quell’arcipelago vul-
canico, Salina misura 58 km. di periferia. La costituiscono
in gran parte due monti fra i quali si stende una fertile
vallata. Manca di piante boschive e scarseggia di acque.
Nota caratteristica è l’aridità.
Agro carpi.
Oreoweisia Bruntoni (Shmith) Milde, fr. — Sul Monte Rivi,
raccolta il 28 marzo 1902 dal dott. Giuseppe Zodda.
&
$ &
STROMBOLI.
L’isola ha appena 6 km. di circonferenza, ed è larga non
più di 4 km. Vista da Strombolicchio, un masso roccioso
disabitato a qualche chilometro di distanza, essa si delinea
nel cielo in forma di un cono quasi perfetto, coi fianchi
guarniti di verde vegetazione. Il monte vulcanico è alto
926 m. Non alla vetta, ma a due terzi dalla costa, cioè a
circa 600 m. si apre il cratere presentemente attivo, che a
brevi periodi rischiara di lampi e di strisce di fuoco lo
spazio. Grotte calde e fumarole s’incontrano in varii luoghi.
La vite inghirlanda dei suoi pampini le pendici; ma anche
qui difettano le piante da bosco, e le sorgenti sono appena
rappresentate.
Acrocarpi.
1. Webera annotina (Hedw.) Bruch, ster. — Raccolta nel-
l’isola il 3 aprile 1902 dal dott. Giuseppe Zodda.
Si conosceva fra noi solo dell’Alta Italia e della Corsica.
(1} Bottini A. I priva Muschi delle isole Eolie. « Bull. Soc. bot. ital. »
p. 294-299. Firenze, 1903.
— 387 —
Pleurocarpi.
2. Barbella strongylensis Bott. nov. spec. ster.
Caespites laxe intricati, pallide lutescenti virides, tenelli.
Caulis repens. Rami graciles, inaequales, flexuosi, usque
ad 7 cm. longi, quandoque rhizina gerentes, apice inter-
dum attenuati, parce, remote et breviter ramulosi. Folia
ramorum et ramulorum approximata vel subconferta, fle-
xuoso patentia, subcomplanata, nitida, decurrentia, parva, e
basi ovata non constricta, lanceolato acuminata, plus minus
longe subulata, 1-1.3 mm. longa, 0.3 mm. lata, margi-
ni bus planis tota longitudine remote et obsolete serrula-
tis, in medio interdum biplicatula; nervo tenui ad */2 vel 7 4
folii producto et in denticulum desinente ; cellulis longe et
anguste linearibus, subflexuosis, sublevibus (in angulo supe-
riore dorsali vix papilloso prominulis), basalibus, laxis, multo
majoribus , subrectangulis et subexagonis, omnibus leptoder-
micis , membranis minime incrassatis. Caetera desunt.
In insula italica Stromboli (olim Strongylus) ubi altitud.
m. 700 per regionem montanam Versante Maestro crateris
vulcanici, ad rupes in antris e vaporariis naturalibus calidi
madefactis, Februario 1899 legit Attilius Ferrari, Sema-
phorista secundas agens apud militiam navalem Italiae.
Genus exoticum, omnino tropicale, ad diem alias 22 spe-
cies arboricolas complectens, quae Asiam, Oceaniam ac Ame-
ricana incolunt.
Species valde peculiaris, propter reticulum basalem fo-
liorum laxum, sectioni A generis a cl. Brothero institutae
adscribenda (1); de qua hactenus tantum B. Stevensii (Ren. et
Card.) (2), Fleisch., e Sikkim-Himalaya, et B. ru fi folia
(Thwait. et Mitt.) (3), Broth., e Ceylon notae erant. Ut
(1) Brothekus V. F. In Engler nnd Prantl : Die natiirlichen Pftanzefami-
lien, Lief. 226, p. 824. Leipzig, 1906.
(2) Renauld F. et Cardot J. Musei exotici novi vel minus cogniti. Bull.
Soc. Boyale de Bot. de Belgique, tome 34, p. 72. Bruxelles, 1895.
(3) Mitten, in Journ. of the Linn. Soc. p. 316. London, 1872.
— 388 —
monet cl. Cardot, accedit aliquantuium pianta nostra ad
B. Levieri (Ren. et Card.) (1), Fleisch., in Himalaya, For-
mosa ac Japonia provenientem ; sed foliis mollioribus, bre-
vioribus, obsolete serrulatis, bast laxius areolatis, cellulis
sublevibus ac omnibus leptodermicis, ab ilia optime di-
stinguitur.
Devo il possesso di questa interessantissima specie alla
benevolenza del colonn. Luigi Micheletti, per commissione
del quale il nipote Ferrari esplorò la località. Il dott. Emilio
Levier pose amichevolmente a mia disposizione i suoi co-
piosi saggi autentici degli altri rappresentanti del genere.
A spiegare poi la fenomenale presenza di una Barbella in
Europa, e precisamente nell’isola di Stromboli, valgono con-
siderazioni identiche a quelle fatte sul conto del Calymperes
Sommieri di Pantelleria.
3. Brachythecium rutabulum (L.) Br. eur. ster. — Versante
Maestro a 700 in., race, nel Febbraio del 1899 dal
sig. A. Ferrari.
VI.
ISOLE PARTENOPEE.
CAPRI (2).
La pittoresca e vaghissima isoletta, posta all’ingresso del
golfo di Napoli, consta di una massa dirupata di rocce
calcaree, la cui cima più elevata, il Monte Solaro, raggiunge
i 585 m. In qualche punto, come nella depressione fra Monte
(1 Rexaitld F. et Cardot J., in Bull. Soc. Royale de Bot. de Belgique,
tome 41, p. 328. Bruxelles, 1903.
2) Pasquale G. A. Flora vesuviana ecc. Musoni di Capri: p. 114, 135.
Atti R. Accad. Se. fis. e matem , Napoli, 1869. — Bottini A. Bibliografia
briologica italiana: p. 290, 292. Pisa, 1892. — Negri G. Sulla Flora briologica
della penisola sorrentina (Capri compresa). Atti R. Accad. Se. di Torino,
p. 1-22 (delle cop. sep.) Torino, 1906.
— 389 -
Solaro e il colle di Castiglione, ai calcari dell’epoca seconda-
ria si sovrappongono marne, arenarie ed argille eoceniche ;
e negli avvallamenti anche depositi tufacei di trasporto,
pomici, lapilli e ceneri. Benché piccola, arida e quasi sprov-
vista di vegetazione arborea, il suolo feracissimo produce
vini rinomati, olio, limoni, aranci e fichi.
I Muschi che prima d’ora erano stati osservati in Capri
sommano circa a una quarantina. Io do soltanto la nota di
quelli che recentemente giunsero nelle mie mani.
Elenco dei raccoglitori : (B) Basile tenente Roberto (per
incarico del colonn. L. Micheletti) Giugno 1902 — (C.)
dott. Cerio (per incarico del colonn. L. Micheletti) Giu-
gno 1902. — (G.) Guadagno sig. Michele, Febbraio, Aprile
1903. — (R.) Roll dott. Giulio, Aprile 1903.
Acrocarpi.
1. Gymnostomum calcareum Br. germ, «, fr. — Nel-
l’isola (G.).
var. muticum Boulay, fr. — Nell’isola (G.).
2. Dicranella varia (Hedw.) Schimp. fr. — Nell’isola (G.).
3. Ceb 4.todon chloropus (Bi’id.) Brid. ster. — Vertice del
Monte Solaro (G.).
4. Didymodon lurid us Hornsch. fr. — Nell’isola (G.).
5. D. tophaceus (Brid.) Jur. forma lingulatus Boulay, ster. —
Nell’isola (G ).
6. Trichostomum crispulum Bruch, fr. — Sulle rocce nelle
selve (C.).
7. T. mutabile Bruch, fr. — Nell’isola (G.).
8. I. nitidum (Lindb.) Schimp. var. obtusum Boulay, ster.
— Sulla terra umida ombrosa nella selva di Gasto (C.).
9. T. inflexum Bruch, fr. — Sui muriccioli (B. G.).
10. Timmiella Barbula (Schwaegr.) Limpr. c. ped. — Nel-
l’isola (G.).
11. Barbula unguiculata (Huds.) Hedw. var. apiculata
(Hedw.) Br. eur. fr. — Sulla terra (B.).
- 390 —
12. B. fallax Hedw. fr. — Nell’isola (G.).
13. B. gracilis (Schleich.) Schwaegr. fr. — Nell’isola (G.).
14. B. vinealis Brid. fr. — Sulla terra (B.).
15. B. convoluta Hedw. fr. — Nell’isola (Gr.).
16. Aioina ambigua (Br. eur.) Limpr. fr. — Nell’isola (G.).
17. Tortola marginata (Br. eur.) Spruce, fr. — Anacapri (R. ).
18. Funaria mediterranea Lindb. fr. — Nell’isola (G.).
19. F. convexa Spruce, fr. — Nell’isola (G.).
20. F. hygrometrica (L.) Sibth. fr. — Nell’isola (G.) ; Ana-
capri (R).
21. Bryum capillare L. pi. fr. et pi. . — Nell’isola (G.).
22. B. Donianum Grev. fr. — Nell’isola (G.).
23. B. murale Wils. fr. — Nell’isola (G.).
24. B. atropurpureum (haud Wahl.) Br. eur. var. dolioloides
Solms-Laub, fr. — Sui lastrici, sul terriccio e sulle
mura (C.).
25. B. argenteum L. a, ster. — Sul terriccio nella selva (C.).
Pleurocarpi.
26. Homalothecium sericeum (L.) Br. eur. fr. — Sulle rocce
al nord (C. G.).
27. Brachythecium rutabulum (L.) Br. eur. ster. — Nel-
l’isola (G.).
var. plumulosum Br. eur. ster. — Rocce e radici de-
gli alberi nella selva di Gasto (C.).
Varietà poco nota in Italia.
28. Scleropodii’m illecebrum (Vaili., Schwaegr.) Br. eur.
ster. — Vertice del Monte Solaro (G.); Anacapri (R.).
29. Eurhynchium circinatum (Brid.) Br. eur. ster. — Nel-
l’isola (G.); nella selva (C.).
30. E. pumilum (Wils.) Schimp. ster. — Nell’isola (B.).
31. Rhynchostegium tenellum (Dicks). Br. eur. fr. — Sui
muriccioli (B.).
32. R. megapolitanum (Bland.) Br. eur. var meridionale Schimp.
ster. — Nell’isola (G.).
— 391 —
33. Hypnum cupressiforme L. ster. — Vertice del monte
Solaro (Gr.).
»
S »
ISCHIA (1).
Situata fra il golfo di Napoli e quello di G-aeta l’isola
d’Ischia si estende per una superficie di 80 kmq., misu-
rando alla base 39 km. di perimetro. E montuosa e vul-
canica ; il punto culminante, il gruppo dell’Epomeo, rag-
giunge i 792 m. di altezza. Dei suoi molti crateri non ve
ne ha nessuno che si mantenga attivo nell’attualità; restano
per altro le sorgenti termali, le stufe e le fumarole quali
attestati dei fenomeni di altri tempi. Il terreno che è ol-
tremodo produttivo, dà vini e frutta squisite.
Secondo le mie cognizioni, la Fiorala briologica d’Ischia
era rappresentata fino ad ora da 43 specie. Ricevei dal
colonn. Luigi Micheletti una collezione di Muschi dell’isola,
raccolta, parte da lui stesso nel Luglio 1899, e parte, a
sua preghiera, dal capit. Aurelio Dettore nel marzo 1902.
Passo ora a renderne conto.
Acrocarpi.
1. Gymnostomum calcareum Br. germ. ster. — Sulla
terra. (D.).
var. muticum Boulay, ster. — Sulla terra (D.).
2. Campylopus polytrichoides De Not. var. vaporarius De
Not. — Casamicciola all’esterno del Monte Rotaro alla
bocca delle fumarole (M.).
(l! (tussone. Gr. Enumeratio p'antarum vasculariam inarimensium. Musei,
p. Vili, et XII. Neapoli, 1854. — Bottini A. Bibliografia briologica italiana:
p. 290. Pisa, 1892. — Terracciano A. La Florida briologica dell’isola d’Ischia.
Nota preliminare. Bull. Soc. bot. ital. p. 162-172. Firenze, 1894.
— 392 —
3. Fissidens taxifolius (L.) Hedw. var. tenuis Bott in Bull.
Soc. bot. ital. (1902) p. 178 ; F. taxifolius var. parvu-
lus Ruthe, ms. ined. ; Levier, Bull. Soc. bot. ital. (1905)
p. 208. ster. — Casamicciola sulle rocce e sui muri
della strada di Pendio Lacco (M.).
Questa varietà prima d’ora era stata soltanto raccolta
in Toscana al promontorio Argentario e attorno a Fi-
renze, e nell’Arcipelago delle Eolie nelle isole Salina
e Panaria.
4. Trichostomum crispulum Bruch, fr. — Casamicciola ove
il precedente (M.).
5. Tiiimiella Baebula (Schwaegr.) Limpr. fr. — Casamic-
ciola ove il precedente (M.).
6. Leptobarbula berica De Not. ) Schimp. fr. — Nell’isola (D.).
7. Barbula Hornschuchiana Schulz, ster. — Sulla terra fra
i cespuglietti di Gymnostomurn calcareum (D.).
8. B. graci'is (Schleich.) Schwaegr. fr. — Rocce e muri di
Pendio Lacco (M.).
9. Tortula marginata (Br. eur.) Spruce, fr. — Ove la pre-
cedente (M.).
10. Grimmia pulvinata (L.j Smith, fr. — Casamicciola sui
massi del Monte Rotaro e sui muri intorno al vallone
dell’Acqua Fredda (M ).
11. G. Lisae De Not. fr. — Casamicciola sui massi del
Monte Rotaro (M.).
12. Fuxaria hygrometrica (L.) Sibth. fr. — Sulla terra (D.).
13. Bryum capillare L. fr. — Sui massi dei boschi e sui
muri verso Lacco Ameno (M.).
14. B Donianum G-rev. fr. — Rocce e muri a secco lungo
la strada di Pendio Lacco iM.).
15. Mnium undulatum (L.) Weis, fr. — ^ allone Bubù o
dell’Acqua Fredda (M.).
16. Bartramia stricta Brid. fr. — Rocce e muri della
strada di Pendio Lacco (M.).
17. Philonotis marchica (Willd.) Brid. ster. — Crepacci di
rocce con fumarole sulla via Pendio Lacco e Puz-
zillo (M.).
— 398 —
Pleurocarpi.
18. Brachythecium rutabulvm iL.) Br. eur. var. Klinggraefi
(Klinggr.) Limpr. ster. — Nell’isola (D.).
19. Scleropodium illecebrum (Vaili., Schwaegr.) Br. eur. fr.
— Strada Pendio Lacco ed altrove, sulla terra, i muri
e le rupi (M. D.).
20. Eurhynchium circinatum (Brid.) Br. eur. fr. — Col
precedente (M. D.).
21. Rhynchostegium tenellum (Dicks.) Br. eur. fr. — Casa-
micciola sui muri a secco della via campestre sopra ì
Fanghi della Rita (M.).
22. R. megapolitanum (Bland.) Br. eur. forma ludens inter a
Boulay et Schimp. ster. — Alla base degli alberi (D.).
23 Thammium alopecurum (L.) Br. eur. pi. </ . — Luoghi
dirupati del vallone Bubù o dell’Acqua Fresca (M.).
24. Hypnum cupressiforme L. fr. — Castagneti del vallone
Bubù, Casamicciola ed altrove (M. D.).
&
£
PROCIDA.
Procida è collocata tra Ischia ed il Capo Miseno, e diffe-
risce dalle isole predenti per una superficie poco elevata,
quasi pianeggiante. Tagliato in prevalenza a picco sul mare
il suo perimetro gira sinuoso e frastagliato per 16 km. Il
suolo è vulcanico, formato di tufi, sparso di pomici e rotto
in più luoghi da colate di lava; abbondano le acque ter-
mali. Vigneti, ortaggi e frutti rinomati ricoprono la mas-
sima parte di quella fertile isola.
Durante il Gennaio ed il Febbraio del 1902, il tenente
Roberto Basile vi raccolse per il primo alcuni Muschi,
pregato dal colonn. Luigi Micheletti. Sono grato a que-
st’ultimo di avermeli comunicati.
— 394 —
ACROCARPI.
1. Dicranella varia (Hedw.) Schimp. fr. — Sulla terra.
2. D. heteromalla (Dill., L.) Schimp. a, pi. $. — Sul ter-
reno nei fossati.
3. Fissidens pusilius Wils. fr. — Sul terreno.
4. Trichostomum mutabile Bruch, c. ped. — Sul terreno nei
fossati.
5. Aioina ambigua (Br. eur.) Limpr. fr. — Sulla terra.
6. Tortula cuneifolia (Dicks.) Both, fr. — Sul terreno umido.
7. T. marginata (Br. eur.) Spruce, fr. — Sul terreno.
8. Funaria mediterranea Lindb. var. flaccida Br. eur. fr. —
Sul terreno.
var. patula Br. eur. fr. — Sul terreno.
9. F. hygrometrica (L.) Sibth. fr. — Sulla terra.
10. Webera Tozeri (Web.) Schimp. fr. — Comune sulla terra.
11. Bryum capillare L. ster. — Sul terreno nei fossati.
12. B. atropurpureum (baud Wahl.) Br. eur. fr. — Sulla
terra.
13. Pogonatum aloides (Hedw.) Pai. Beauv. ster. — Sulla
terra.
Pleurocarpi.
14. Brachythecium rutabulum (L.) Br. eur. ster. — Sul terreno.
15. Scleropodium illecebrum (Vaili., Schwaegr.) Br. eur. fr. —
Sul terreno.
16. Eurhynchium circinatum (Brid.) Br. eur. ster. — Sul
terreno.
» a
NISIDA.
Questa piccola isoletta, distante 5 km. da Pozzuoli, è di
figura circolare e misura 3 km. di circonferenza. La ric-
chezza dei suoi prodotti agrarii è ben conosciuta.
— 395 —
Il sig. Luigi Cufìno, visitando Nisida nel Gennaio 1903
e nel Febbraio 1904, riportò dalla località di Porto Pavone
le primizie briologiche seguenti.
Acrocarpi.
1. Gymnostomum calcareum Br. germ. ster. — Sulla terra.
2. Didymodon luridus Hornsch. ster. — Sulla terra.
3. D. tophaceus (Brid.) Jur. var. brevifolius Br. eur. ster. —
Sulla terra.
4. Trichostomum mutabile Bruch, c. ped. — Sulla terra.
Forma robusta con foglie lunghe fino a 4 mm., e
nervatura larga alla base 0,12 mm.
5. Barbula vinealis Brid. a, ster. — Sulla terra.
6. B. revoluta (Schrad.) Brid. fr. — Sulla terra.
7. Aioina ambigua (Br. eur.) Limpr. fr. — Sulla terra.
8. Tortula atrovirens (Smith) Lindb. fr. — Sulla terra.
9. T. muralis (L.) Hedw. fr. — Sui sassi.
10. T. àestiva (Brid.) Pai. Beauv. fr. — Sui sassi.
11. Bryum capillare L. fr. — Sulla terra.
12. B. atropurpureum (haud Wahl.) Br. eur. ster. — Sulla
terra.
Pleurocarpi.
13. Rhynchostegium megapolitanum (Bland.) Br. eur. var. me-
ridionale Schimp. c. ped. — Sulla terra.
VII.
SA-RDEG-ISTA. (1).
Le esplorazioni fatte in Sardegna dal 1887 in poi, hanno
arricchito la Briologia dell’isola di un buon numero di
(1) Bottini A. Bibliografia briologica italiana: p. 291. Pisa, 1892. — Flei-
scher M. Contribuzione alla Briologia < Iella Sardegna. Malpighia, p. 313-344.
Genova. 1893. — Massari M. Contribuzione alla Briologia pugliese e sarda.
Sardegna: p. 357-385. Nuovo giorn. bofc. ital. Firenze, 1897. — Herzog Th.
— 396 —
specie, alcune delle quali nuove per la scienza o rare, ele-
vando il numero dei Muschi conosciuti da 177 (1) a circa 270.
Auguriamoci che questo progresso serva di sprone a compire
il gran lavoro che rimane tuttora da fare. Se le raccolte deter-
minate da me fossero da valutare soltanto per le scarsissime
novità che contengono, avrei dovuto astenermi dal farne
menzione. Mi sono indotto a pubblicarle, non ignorando
che la distribuzione delle forme accertate è tuttora mal co-
nosciuta.
Ricevetti il materiale dal prof. Ugolino Martelli (1894-
1903), e dal prof. Giuseppe Falqui (primavera 1903).
Acrocarpi.
1. Pleuridium subulatlm (Huds.) Rabenh. fr. — Cagliari
(F.); Pula (M.).
2. Eucladium verticillatum (L.) Br. eur. ster. — Sa-
dàli (M.).
3. Dicranella varia (Hedw.) Schimp. fr. — Donori, Beivi,
Pula, monte Marganai (M.).
4. Dicranum scoparium (L.) Hedw. fr. — Tempio (M.).
5. Fissidens decipiens De Not. fr. — Monte Sette Fra-
telli (M.).
6. Ceratodon purpureus (L.) Brid. fr. — Vetta del Lim-
bara (M.).
7. C. corsicus Br. eur. fr. — Donori (M.).
8. P otti a intermedia (Turn.) Fiirn. fr. — Capo Sparti-
vento, Isola Rossa (M.).
9. P. mutica Vent. fr. — Cagliari a S. Andrea, e nell’isola
S. Simone (M.).
Ein Beitrag zur Kenntnis der Laub und Lebermoosflora von Sardinien
Ber. Ziirich. bot. Ges. 9, p. 41-67, und Anh. Ber. schweiz. bot. Ges. 15
Ziirich, 1905.
(1) Bottini A. Qua'i siano le condizioni attuali della geografia crittoga-
mica in Italia e quali i mezzi che potrebtiero migliorarle. Parte prima: 1 Mu-
schi, p. 5-12. Varese, 1887.
- 397 —
10. Didymodon luridus Hornsch. fr. — Nuzza (M.).
11. Trichostomum crispulum Bruch, fr. — Monte Marganai,
Oliena (M.).
var. aigarvicum Schimp. ster. — Regione Pelau (F.).
Non mi consta che questa varietà fosse stata regi-
strata prima d’ora d’Italia.
12. Timmiella Barbula (Schwaegr.) Limpr. fr. — Monte
Marganai, Narra (M.).
13. Barbula Hornschuchiana Schultz, fr. — Cagliari sul
littorale (F.).
14. B. vinealis Brid. fr. — Donori, Tempio (M.).
var. cylindrica (Tayl.) Boulay, fr. — Baunei a Serra
Bizzicun (M.).
15. Aloina aloides (Koch) Kindb. fr. — Pula, Monte Mar-
ganai (M.).
16. A. ambigua (Br. eur.) Limpr. fr. — Cagliari (F.).
17. Crossidium squamiferum (Viv.) Jur. fr. — Beivi (M.).
18. Tortula muralis (L.) Hedw. fr. — Monte Marganai (M.).
19. T. aestiva (Brid.) Pai. Beauv fr. — Monte Marganai (M.).
20. T. subulata (L.) Hedw. var. integrifolia Boulay, fr. —
Monte Genargentu, Limbara, Oliena, Tempio (M.).
21. T. montana (N. v. E.) Lindb. ster. — Baunei a Serra
Bizzicuri (M.).
22. T. ruralis (L.) Ehrh. ster. — Monte Genargentu, Beivi (M.).
23. T. Mìilleri (Bruch) Wils. fr. — Monte Marganai e Monte
Sette Fratelli (M.).
24. Cinclidotus aquaticus (Jacq.) Br. eur. ster. — Monti di
Oliena (M.).
25. Grimmia leucophaea Grev. fr. — Osilo, Nurra (M.).
26. G. pulvinata (L.) Smith, fr. — Sassari, Orune, Nurra,
Tempio (M.).
27. G. Lisae De Not. ster. — Capoterra (F.); Isili (M).
28. G. Sardoa De Not. fr. — Cagliari (F.); Sassari a
S. Anatolio (M.).
29. Rhacomitrium lanuginosum (Ehrh., Hedw.) Brid. ster. —
Monte S. Vittoria, Nurra, Tempio (M.).
30. Hedwigia albicans (Web.) Lindb. fr. — Orune (M.).
B98
31. Oethotrichum salatile Schimp. fr. — Baunei a Serra
Bizzieuri (M.).
32. 0. diaphanum (Gml.) Schrad. ster. — Domusdemaria (M.).
33. 0. pumilum Swartz, fr. — Presso Gonnesa(M.).
34. Encalypta vulgaris (Hedw.) Hoffm. fr. — Oliena (M.).
35. Extosthodon Templetoni (Sm.) Schwaegr. fr. — Yetta
del Limbara. Monte Forte, Nurra (M.).
36. Fun aria hygrometrica (L. i Sibth. fr. — Sadàli; Monte
Marganai, Pula, Ala dei Sardi (M.).
37. Bryum torquescexs Br. eur. fr. — Cagliari, Sassari (M.).
3S. B. provinciale Philib. fr. — Monte Marganai, Beivi (M.).
Negli esemplari della prima località ho trovato cas-
side, fiori cf e fiori $ riuniti sopra una stessa pianta ;
negli esemplari della seconda, ho constatato soltanto
fiori 5 .
39. B. capillare L. fr. — Monte Marganai iM.).
40. B. Doxiaxum Grev. fr. — Capoterra (F.), Monte Mar-
ganai, Nurra (M.).
41. B. alpinum Huds. a, fr. — Vetta granitica del Lim-
bara, Orune (M.).
42. B. atropurpureum (haud Walil.) Br. eur. fr. — Ca-
gliari (F.).
43. B. murale Wils. fr. — Capoterra (F.).
44. B. argexteum L. var. lanatum (P. B.) Br. eur. ster. —
Braunei a Serra Bizzieuri (M.).
45. B. pseudotriquetrum (Hedw. ex p.) Schwaegr. a. pi. $
— Capoterra sulle rocce (F.).
46. Philoxotis fontana Brid. ster. — Sadàli (M.).
47. Bartramia stricta Brid. fr. — Monte Sette Fratelli,
Orune (M.).
48. B. pomiformis (L. ex p.) Hedw. fr. — Monte Genar-
gentu, Monte Sette Fratelli, Orune, Tempio (M.).
49. Pogonatum nanum (Schreb.) Pai. Beauv.fr. — Nurra (M.).
50. Polytrichum JL'NiPERixuM Willd. fr. — Monte Genar-
gentu, Orune (M.).
— 399
Pleurocarei.
51. Fontinalis Duriaei Schimp. ster. — Tempio (M.).
52. Leucodon sciuroides (L.) Schwaegr. ster. — Seùli, Sadàli.
53. Pterogonicm gracile (Dill.) Swartz, fr. — Cagiiari,
Orune (M).
54. Homalotitecium sericeum (L.) Br. eur. fr. — Monte
Genargentu, Monte Margani, Orune (M.).
55. Cametothecium aureum (Lag.) Br. eur. fr. — Sorgono
in regione Masoni (F.) ; Alà dei Sardi (M.).
56. Brachythecium rutabulum (L.) B. eur. var. robustum
Br. eur. ster. — Regione Funtanedda a Terzu (F.).
57. B. albicans (Neck.) Br. eur. ster. — Sorgono in regione
Pranu (F.).
58. Scleropodium illecebrum (Vaili., Schwaegr.) Br. eur.
ster. — Donori (M.)
59. Eurhynchium circinatum (Brid.) Br. eur. ster. — Presso
Oristano (M.).
60. E. meridionale (Schimp.) De Not. ster. — Capoterra (F.).
61. E. Stokesii (Turn.) Br. eur. ster. — Monte Genar-
gentu (M.).
62. E. pumilum (Wils.) Schimp. ster. — Sadàli (M.).
63. Rhynchostegium tenellum (Dicks.) Br. eur. ster. — Sa-
dàli (M). ; Cagliari (prof. S. Belli).
64. R. megapolitanum (Bland) Br. eur. var. meridionale
Schimp. fr. — Cagliari sul monte Misci (M.).
65. R. rusciforme (Neck.) Br. eur. ster. — Capoterra (F.);
Val Sebena (M.).
66. Hypnuji cojimutatum Hedw. ster. — Sadàli (M.).
67. H. falcatum Brid. ster. — Terzu in regione Sterap-
sai. (F.).
68. H. cupressiforme L. ster. — Vertice del Limbara, Sa-
dàli, Orune (M.).
— 400 —
Vili.
ISOLE LI TREMITI.
Sono cinque piccole isolette di origine vulcanica situate
nell’Adriatico a nord del Monte Gargano, distanti da 25 a 30
km. dal continente. La maggiore è S. Domino, con 7. km.
di periferia, ed in parte boschiva. Seconda per grandezza
è S. Nicola.
Al dott. Emilio Levier devo il possesso dei primi Muschi
delle Tremiti, che furono raccolti dal dott. Achille Gurgo
in Gennaio e Marzo del 1886.
Acrocabei.
1. Weisia viridula (L.) Hedw. var. amblyodon (Brid.) Br.
eur. fr. — S. Domino.
2. Didymodon lcridus Hornsch. fr. — S. Domino (U. Mar-
telli, maggio 1893).
E questa 1’ unica specie già conosciuta e pubblicata
delle isole di Tremiti (1).
3. Trichostomum mutabile Bruch, ster. — S. Domino.
4. T- flavovirens Bruch, pi. cf et pi. $ — S. Domino e
San Nicola.
5. Bryum capillare L. fr. — S. Domino.
6. B. atropurpureum (haud. Wahl.) Br. eur. ster. — S. Do-
mino e S. Nicola.
Pleurocarpi.
7. Homalothecium sericeum (L.) Br. eur. ster. — S. Nicola.
8. Scleropodium illecebrum (Vaili., Schwaegr.) Br. eur. ster.
— S. Domino.
9. Eurhynchium circinatum (Brid.) Br. eur. ster. — S. Domino.
(1 Bottini A. A Tote di Briologia italiana. Nuovo Giorn. bot. ital. p. 256.
Firenze, 1894.
— 401 —
IX.
ARCIPELAGO TOSCANO (1)
GIGLIO.
Tralascio i cenni descrittivi dell’isola, avendoli già dati
in un’altra pubblicazione (2).
Pleurocabpi.
Thamnium mediterraneum Bott. nov. subspec. ster.; T. alo-
pecurum (L.) Br. eur. var. gracillimum Bott. in Bull. Soc.
bot. ital. 1903, p. 10.
Gracile. Caulis secundarius erectus, 4 cm. altus, inferne
parce scarioso foliosus, deinde voge, laxe , ac inaequaliter
complanato ramosus ac ramulosus, ramis 2 cm., ramulis
7 mm. attingentibus. Folia parva, delicata, patula, exacte
complanata, pallide luteo viridia, quoad reticulum et ner-
vino illis T. alopecuri similia, attamen breviora, angustiora,
in parte superiore longius lanceolata vel subcultriformia.
Reliqua ignota.
In insula italica Giglio (olim Aegilium) ad Hetruriam
pertinente, ubi loco dicto Valle della Buzzena , die 26 De-
cembris 1897, legit doct. Augustus Beguinot.
Pianta tenella, deìicatula, habitu peculiari distinctissima,
a T. alopecuro rite sejungenda. Inter subspecies a T. alo-
pecuro manifesto enatas, forma extrema, T. mediterraneo
opposita repraesentatur a T. Libani Ren. ined. (8), quod,
(1) Bottini A. Bibliografia briologica italiana: p. 288-289. Pisa, 1892. —
Bottini A. Sulla Flora briologica dell' Arcipelago toscano. Bull. Soc. bot. ital.,
p. 175-186 (1902) e p. 6-10 (1903). Firenze.
(2) Bottini A. Muscinee dell'isola del Giglio. Nuovo G-iorn. bot. ital.,
p. 265-275. Firenze, 1887.
(3) Renauld F., in Herb, proprio. — Specimen et adnotationes cl. Auctor
amice communicavit.
26
402 —
caespitulis densis, caule confertim ramoso, ramis brevibus
baud incurvis, foliis adpressis, minime complanatis, valide
striatis, a pianta typica recedit.
&
&
»
ELBA.
Delineai l’aspetto ed i caratteri dell'isola in una memo-
ria anteriore (1). I Muschi seguenti, raccolti dal dott. Ste-
fano Sommier in Marzo ed Aprile del 1904, sono tutti nuovi
per l’Arcipelago toscano.
Acrocarpi.
1. Gymnostomum calcarum Br. germ. fr. — Fra Rio Ortano
e Portolongone.
2 Weisia viredula (L.) Hedw. var. arenicola Limpr. fr. —
Presso Portoferraio.
3. Orthotrichum anomalum Hedw. fr. — Fra Rio Marina e
Rio Alto sugli alberi.
4. Bryum provinciale Philib. fr. — Rio Marina e tra Rio
Alto ed il Cavo.
(1) Bottini A. Ricerche briologiche nell’isola d’ Elba . Atti Soc. toscana
Se. nat. p. 159-204. Pisa, 1886.
SUI GENERI DELLE (MAREE ITALIANE
Considerazioni di Leopoldo Nicotra
Le considerazioni qui esposte fanno seguito naturale a
quanto ho detto intorno alla famiglia delle composte nel vo-
lume Webbia già pubblicatosi (1). Là ho trattato questo
gruppo vastissimo nelle sue relazioni con gli affini, e nella
sua più generale divisione, cioè nelle tribù sue; ora vengo
ad esporre quanto credo necessario alla più conveniente
divisione in generi della tribù delle cinaree.
La invalidità di parecchi generi cotali, la interpretazione
differente che gli autori spesso ne han dato, la difficoltà
che s’incontra nel definirli sono effetto, ed indizio quindi,
della gioventù di questi gruppi tassonomici, dell’età recente
in cui essi hanno incontrato il loro massimo sviluppo. Se
giovane è la famiglia delle composte, giovanissima però ne
è la tribù predetta ; è così che in essa trovansi gran numero
di lievi caratteri, associati in quella maniera inestricabile,
onde il lavoro del tassonomista risulta penoso, e povero
di felice successo.
Intanto questa posizione parmi diventi più angustiante
ancora, a causa dell’uniformità, onde soglionsi costruire
i sistemi tassonomici, a causa cioè dell’uso irrazionale di
applicare ad ogni parte del regno vegetabile l’istesso or-
dine gerarchico di categorie tassonomiche. Più volte in ve-
rità si è detto, che un genere di conifere o di cupulifere
valga meglio di un genere di gramigne o di composte;
nondimeno ostinatamente si è seguitata la prassi di attri-
buire istessa dignità tassonomica a gruppi riconosciuti in-
(1J Studii sui rapporti yenerali sistematici delle Sinanteree.
— 404
coordinatili, di sanzionare con un nome stesso due cateto -
rie d’inegual valore. Si è detto parimenti, che una fami-
glia veramente naturale sia sostanzialmente un genere (e il
detto è giustissimo, o almeno assai prossimo a verità, se
tal famiglia è una recente creazione della natura) ; ma non
si è fatto un passo per esprimere tassonomicamente questo
che si dice, perseverandosi nell’impiegare sempre il nome
famiglia , per gruppi di genio cotanto diverso, provando
ripugnanza a chiamar tribù (e molto più, genere ) un gruppo
vastissimo, ricco assai di forme subordinate ; mentre tal
vastità e tale ricchezza non dovrebbe menomamente farci
recedere dal razionale obbligo di imporre, ad un gruppo
già definito, il nome della categoria tassonomica, il cui
grado gerarchico risponda all’ importanza intrinseca dei
caratteri assunti nella definizione.
Ricchezza e vastità sono desse, che muovono spessissimo,
se non sempre, dall’esistere nel gruppo, in cui si mostrano,
riduzioni esimie già avvenute in un dato senso solamente,
dall’essere esso incapace a subir di quelle larghe differen-
ziazioni, che contengono il perchè dell’esistenza di categorie
digniori. Ricco e vasto è il gruppo qui considerato, ma
compatto, unito, continuo, variante per inezie talora, va-
riante più per difformità di abito, che per difformità di
maniera, onde è attuato il piano d’organizzazione.
Ben altro sono la ricchezza e la vastità, che si collegano
all’esistenza di svariate e profonde differenziazioni, presen-
tate da un gruppo pieno di lacune e di salti; il quale è
capace di andar diviso in categorie d’alto momento, es-
sendo composto dai rami terminali assai divergenti di una
ramificazione filogenetica.
I sistemi proposti dagli autori riescono dunque necessa-
riamente imperfetti per questo verso, negligendo essi la
difformità, che naturalmente s’ incontra nell’ ordine reale
degli organismi, che è conseguenza e prova del processo
evolutivo di essi.
Tal difformità occorre, perchè ora trattasi di esseri molto
evoluti, ora di esseri entrati soltanto nelle prime fasi del-
— 405 —
l’evoluzione. Dovendo le differenziazioni avverantisi in que-
sti essere di più grande portata, che non le differenzia-
zioni avverantisi in quelli ; ne deriva, che le unità tasso-
nomiche, in cui gli uni si classificano fondamentalmente,
riescano logicamente di valore diverso, da quello delle unità,
in cui si classificano fondamentalmente gli altri ; ed è, in
vista di ciò, cosa lodevolissima la novità, che comparisce
in Engler, in Wettstein, sistematici, che enumerano ancor
più tipi per le crittogame inferiori, di quanto i botanici
precedenti non ne avessero enumerati.
Inoltrandosi l’evoluzione, i caratteri devono moltiplicarsi,
e da un tempo scemar di valore ; perchè intrecciandosi fra
loro, dàn luogo a una quantità sempre crescente di combi-
nazioni. Da qui la necessità di moltiplicare le unità tasso-
nomiche intermedie, sistemando organismi assai elaborati :
pur mantenendosi ferma la simetria tipica, fermo il piano
morfologico fondamentale, varia la maniera di attuare il
disegno dello stesso, e naturalmente tanto più varia, quanto
più complessa è quella simetria (1).
Le piante superiori, essendo state soggette a lunga ela-
borazione differenziante, non presentano perciò che unico
piano cotale : le differenziazioni massime ne sono escluse.
Ora siffatto principio tassonomico, reggendo sempre, mena
ad escludere dalle famiglie più elaborate la possibilità di
numerose categorie subalterne molto importanti, e insieme
a riconoscervi l’esistenza di numerose categorie subalterne
poco importanti.
Il polimorfismo di queste ultime categorie trova così ra-
gion d’esistere ; e l’esistenza di generi polimorfi importa
quella di specie polimorfe, essendo l’un fatto e l’altro legati
al fatto dinamico della recente comparsa delle forme, che
vi si riferiscono, sicché la sistematica diventa prova del
trasformismo.
(1) La mancanza e la presenza di un organo induce spesso una dualità
tassinomica; ma allora deve avvertirsi, che, mentre il gruppo insignito di
mancanza resta indiviso, l'altro è suscettibile di divisioni, rese possibili dal
variare di esso organo.
— 406 -
Vedasi ora quanto sia innaturale quell’uniformità, che si
cerca esprimere nei sistemi, pur vantantisi di naturalezza;
quanto debbano essere cattivi generi quelli, che sono stati
creati senza un esame sufficiente dei caratteri, sui quali
questa creazione si fa, senza curarsi, che si dia equivalenza
fra essi e i gruppi bene stabiliti come generi, meritamente
ritenuti come unità tassinomiche cotali.
Analizzo qui un momento la caratteristica dei generi
di carduacee, sui quali ho potuto esercitare il mio studio;
e cerco così di dimostrare l’estrema esiguità dei caratteri
assunti a definirli, il difetto di titolo che in parecchi di
tali generi c’è a considerarsi come veri generi. Segregate
le echinopsidee, restaci una massa di piante, che non me-
rita d’esser divisa in gruppi coordinabili a queste, che è
anzi insuscettibile ad esser divisa in sottotribù; poiché vi
si scorgono tre grappi principali, ben formulati da Ben-
tham ed Hooker, rappresentati dai Carduus , dalle Centaurea ,
dalle Carlina ; dai quali emanano rami secondari di paren-
tela, mercè cui si arriva a termini più differenziati è vero,
ma intralciati siffattamente, tanto malagevolmente defini-
bili, insigniti di tal povera caratteristica, da consigliare
come partito più prudente la rinuncia del vano tentativo
di creare sottotribù, o da indurre a proporne di molte, di
inani, di effettivamente non superiori ai generi.
E concedendo magari la possibilità e la bontà di tali
categorie, qual ragione può addursi della loro equivalenza a
sottotribù? — L’esser inferiori a tribù, e superiori a ge-
nere. — Ora questa è l’illusione, onde i tassonomisti dovreb-
bero liberarsi ad ogni costo poiché può star bene che
gruppi intermedii fra tribù e genere si diano, come se ne
posson dare fra famiglia e genere, fra genere e specie ;
ma ciò non vuol dire, che abbiansi così sottotribù nel
primo caso, come non vuol dire che abbiansi tribù nel se-
condo, e sezioni o sottogeneri nel terzo. L’essenza del
grado gerarchico non è quantitativa solamente, nè deter-
minabile per semplice intermediarietà fra i due gradi, in
cui trovasi. La famiglia consta di una sola tribù, se i gradi
— 407 —
gerarchici istituiti fra essa e i suoi generi non abbian va-
lore di tribù ; la tribù non conta più sottotribù, se i gradi
gerarchici istituiti fra essa e i suoi generi non abbian
valore di sottotribù; parimenti un genere non è scindibile
in sezioni , se i gradi gerarchici istituiti fra esso e le specie
sue non han valore di sezione. Ora, stante la modernità
d’un gruppo, moltissimi di questi gradi gerarchicamente
disuguali si trovano ; e può darsi benissimo, che, se trat-
tasi di famiglia, niun di essi sia una tribù ; se trattasi di
genere, niun di essi una sezione. Sono nuovi gradi ge-
rarchici, di cui difettano i gruppi profondamente differen-
ziati, gradi cui non è necessario assegnare un nome di di-
gnità tassinomica (a buon dritto esistente spesso nei gruppi
differenziatissimi), da cui trae vantaggio il diagnosticatore,
più presto arrivando egli e più agevolmente al suo scopo,
e il tilogenista, venendo egli edotto dei brevi e continui e
numerosi passi, mossi dalla natura per creare le forme, che
fanno vasto e ricco il gruppo da lui studiato.
I termini che segnano l’evoluzione o meno negli organi
riproduttori delle ci/narocepha/ae sono : l’omogamia delle ca-
latidi e Tisomorfismo dei fiori, l’elaborazione dell’ involucro,
la vestitura del ricettacolo, la divisione della corolla, le
formazioni ulteriori delle antere e dello stilo, gli ornamenti
e la scultura degli achenii, la costituzione del pappo e
l’eterocarpia.
Regola generale è l’isomorfismo, accompagnato quasi co-
stantemente da omogamia (1) ; e, quest’ordine di cose, do-
vendo riguardarsi come primigenio, è uopo tenere come più
elaborato per questo riguardo, poiché più frequentemente
modificato dall’eterogamia, il gruppo procedente dalle Cen-
taurea, e come meno quello procedente dai Carduus. Tale
elaborazione consiste quasi unicamente nell’unisessualità o
(1) Si dà qualche caso d’isomorfismo eterogamo, e lo si osserva nelle
Carbenia , le cui calatidi han fiori sterili alla periferia.
— 408
neutralità dei fiori periferici delle calatidi; unisessualità, che
forse una volta sola è staminifera ( Notobcisis ), e che può
spingersi ad apparire, in seguito ad aborto, in tutti i fiori
d’una calatide (ora cogliendosi d’aborto gli stami, ora i
pistilli), e finire col produrre perciò la dioicità d’infiorescenza.
L'elaborazione dell’involucro è cospicua laddove i filli
di esso diventino coloriti, radianti, provvisti d’appendice
fimbriata, di punta uncinata.
Il ricettacolo è talora scavato d’alveoli, i cui margini
possono presentar dei denti; o è carnoso, o con le setole
barbellate. connate fra loro o saldate alle brattee interne.
La corolla è qualche volta bilabiata nei fiori marginali,
o più tenue, che in quelli del disco, o radiante, amplifi-
cata, o con le divisioni più altamente connate.
I filamenti sono talora saldati in tubo più o meno, o sal-
dansi con la corolla ( Carlina , Centaurea ); ora portano peli
o papille ; le antere hanno appendici caudali più o meno
lunghe, cibate magari, barbate, lanuginose o lacere; gli
stili possono essere pelosi (ed i peli possono esser dispo-
sti ad anello), con i rami talora lunghi assai, tal’altra con-
nati pressoché interamente, o affatto indivisi sia in fiori
sterili sia in fiori fertili.
Gli achenii sono or vestiti di velluto sericeo, or glabri,
ora corrugati, costulati e magari alati, coronati talora da
reste, atteggiate a pappo, o dal margine prominente della
superficie laterale, calvi eccezionalmente, ma di regola ac-
compagnati da pappo pluriseriato per lo più, i cui ele-
menti sono talora saldati ad anello, tal’altra per altro
verso differenziati ( Crupina , Zoegea ). La differenziazione,
se manifestasi nei diversi achenii della stessa calatide, dà
luogo all’eterocarpia, purché essi achenii abbiano tutti la
facoltà riproduttrice, altrimenti non ottenendosi che diffe-
renze concomitanti alla regressione atrofica, onde si giunge
alla vacuità del frutto (1).
(li Cfr. il mio lavoro: Studi sulle Sinanteree (Sassari 1899). In esso, ana-
lizzando l'eterocarpia, frequente nella famiglia presa ad esame, dissi ojj-
— 409 —
Questi sono numerose varianti, che s’intrecciano in cento
guise, e rivelano un progresso o un regresso avvenuto in
diverse direzioni, e che intralciano quindi il lavoro del
tassonomo e del filogenista.
Non può dirsi, che questa rivelazione sia più evidente
nell’uno o l’altro dei gruppi naturali suaccennati; ma certo
è intanto, che l’eterocarpia si affaccia ove più frequente è
l’eterogamia, cioè nella serie delle Carlineae e in quella
delle Carthameae , e che solo in quest’ ultima si elabori una
differenziazione indovata nel pappo d’uno stesso achenio.
E in esse due serie altresì, che accade una differenziazione
della corolla ; è in una di esse (nell’ultima), che accade
una differenziazione dei filli involucrali. Dunque pare che
qui debba vedersi il massimo dell’evoluzione ; e che quindi
fra le Carduineae sia da cercarsi la forma primitiva delle
Cynareae.
A ^
La incostanza delle direzioni prese nello sviluppo delle
Cynareae non permette adunque la definizione di caratteri-
stiche buone a contrassegnare sottotribù ; nondimeno la
multiplicità dei rami filogenetici consigliò a certi botanici
la costituzione di numerose categorie cotali. La moltipli-
cazione di esse rivela intanto l’invalidità di tutte, e ci con-
duce di nuovo all’unicità suddetta. Dalle Carlina muovono
i Cardopatium e gli Xeranthemum ; e Lessing propone per
via d’essi la scissione delle Carlineae di Cassini. Dalle Cen-
taurea muovono le Carbenia e le Serratula; ed Endlicher
ed altri propongono la distinzione delle Serratuleae e delle
Carthameae. Anche nel gruppo delle Carduineae una spiegata
parentemente antiteleologico il ricco pappo degli achenii inani. Tale ricchezza
infatti accenna allo stato primigenio, ed alla direzione che prende l'evo-
luzione carpica in certe composte, cioè all’utile, che la disseminazione trae
dalla calvizie. La quale è assunta anche, in certi casi, da una delle forme
costituenti l’eterocarpia ( Cliardinia , Sìebera? Kentropìiyllum) ; mentre ordi-
naria contingenza è nei frutti sterili.
— 410 —
differenziazione panni presentino gli Arctium , ma non tale
da dar dritto alla creazione di una sottotribù. Importante
sarebbe stata la differenziazione supposta nelle Silybeae ;
ma è chiarita come falsa la saldatura dei filamenti nei
Silybum, nei Tyrimnus , nelle Galactites.
Nè credasi, che i tre gruppi di Cynareae suammessi pos-
sano dar luogo alla costituzione di tre sottotribù. Non può
parlarsi che di tre centri, di tre nuclei ; ma le loro dira-
mazioni si anastomizzano in più congiunture. Stàhelina e
Saussurea conducono dai Carduus alle Carlina , e son Car-
dueae per Bentham ed Hooker, Carlineae per Endlicher. Ju-
rinea e Berardia stanno intermedie fra Carduus e Centau-
rea, e compongono un gruppo a parte per alcuni, i quali
arrivano ad ascrivervi generi, le cui specie eran già delle
Centaurea , cioè i Rhaponticum e le Leuzea (1).
Persuaso della difficoltà di costruire un albero genealo-
gico, non azzardo qui niuna espressione di rapporti filoge-
netici ; ma, fermo nell’idea dell’esistenza di multeplici di-
ramazioni filogenetiche, rinuncio magari all’illogica pretesa
di stabilire una non interrotta serie lineare delle Cardua-
ceae. Credo probabilissimo intanto che i Cardopatium se-
gnino il più alto grado di esse, il termine più vicino alle
Echinopsideae ; le quali sono evidentemente assai più evolute
di qualunque altra carduacea. Probabile inoltre credo ne
sia il grado inferiore segnato dal gruppo dei Carduus, cioè
dal gruppo, che perciò meritevolmente ha dato, essendo ca-
postipite, nome a tutta la progenie, di cui qui mi occupo.
(1 1 Notisi che i detti gruppi non sono esclusivamente caratterizzati dalla
direzione deH’areola acheniale, nè dal numero delle serie del pappo, nè
dalla saldatura dei componenti di esso. Ora è appunto per questo manco
di costante caratteristica, che le sottotribù si sono concepite diversamente,
si sono contate diversamente, diversamente si è fatta la riduzione di pa-
recchi generi alla loro sottotribù : Saussurea, Arctium , Stàhelina, Charnaepeuce
son carlinee o carduinee ? Carduncellus è centauriea o carduinea ? Leuzea
è carlinea o centauriea ? Troverete autori, che tengono per l’uno o per
l’altro modo di vedere. E non conto le suddivisioni ; poiché allora i dis-
sensi aumenterebbero. Non dico nulla del modo di disporre esse sotto-
tribù ; perchè qui quasi tutto è devoluto all'arbitrio, tutto parla dell'as-
senza di buone ragioni.
— 411 —
Ma poi, se fossi obbligato a decidermi sul rappresentante
più vetusto delle Gynareae, non esiterei ad indicarlo nel
genere Jurinea ; che presenta i più numerosi caratteri pa-
leomorfici, e che, per la sua affinità col gruppo delle Cen-
taurea, segnerà il punto ove questo ramo filogenetico siasi
originato, e perciò la relativa antichità di esso. Nelle Juri-
nea infatti c’è omogamia, involucro poco o niente variato,
ricettacolo piano e setoso, corolle regolari, stami liberi,
pappo piumoso e multiseriato, privo di anello (1).
Ma, senza pretendere che le suddisioni immediate dei
gruppi predetti rappresentino tribù o sottotribù, possono
esse proporsi come serie, facendo sì che rispondano possi-
bilmente a tanti tratti di ramificazione filogenetica, quan-
tunque non ci vedo mezzo di stabilire in che connessione
essi stiano nell’albero genealogico loro.
Così è che nel gruppo delle Carlineae , il genere Cardo-
patium forma una serie a sè, riconosciuta da Lessing ; i ge-
neri Xeranthemum , Siebera , Anphoricarpus, un’altra serie
riconosciuta dallo stesso autore ; un’altra serie perciò viene
formata dai generi restanti. Nel gruppo delle Carduineae
una serie è fornita dai generi vicini al primo gruppo, cioè
dalle Saussurea e dalle Staehelina ; un’altra ne formano i
generi Arctium e Cousinia; un’altra ancora i generi più re-
cisamente affini ai Carduus. Fra le Centaurieae, da quella,
che rappresenta meglio esso gruppo, si distingue la serie
dei generi assunti a formare la categoria delle Carthameae.
In tutto si avrebbero otto serie adunque ; delle quali una è
più che mai mal definita e mal definibile; cioè quella media
fra Carduineae e Carlineae , nella quale Godron conta magari
(1) Si sa quanto scarsi sian i documenti paleontologici in fatto di com-
poste, e come ben abbia Scbimper per sommamente difficile accertare resi-
stenza d’un pappo piumoso fossile. Pure, io credo questa sorta di pappo
qual forma vetustiore di esso organo ; non parendomi verisimile la tra-
sformazione del pappo da setoso a piumoso, ed avendo pappo piumoso gli
Eupatorium , genere che verosimilmente è capostipite delle composte, poiché
gode fra le corimbifere (donde ho accennato nello scritto precedente, le
composte abbian preso abbrivo) del maggior numero di caratteri paleo-
morfici.
— 412
qualche genere evidentemente spettante alle Centaurieae (Leu-
zea ). Nè io mi meraviglio punto di questa più multipolare
affinità di tal serie; essendo essa, secondo parmi probabile,
l’antenata delle cinarocefale, avendo essa per nucleo cen-
trale le Jurinea.
Quel che intanto cerco qui è affermare l’esistenza di tali
serie, non già sostenere questo o quel modo di ripartire
in esse i generi ; perciò è, che non mi curo poi tanto se
Cassini, ad esempio, tenga per carlinee le Saussurea e le
Staehelina, se altri vi ponga le Chamaepeuce e le Lappa ma-
gari. Il disaccordo, che osti di più al mio intento, è quello
che riguarda l’unità o meno delle Carduineae , esagerata da
De Candolle col riferirvi 16 Lappa (ossia gli Arctium dei
botanici posteriori), e negata in parte col distinguere da
esse le Siìybeae di Lessing. Io non so, se ci sarà dato di
riuscir sempre nello appianare le divergenze sorte a tale
riguardo ; mi spetto che potessimo riuscirvi più convenien-
temente, discutendo l’entità stessa di alcuni generi ; cioè la
loro autonomia ; il che passo a fare qui appresso.
❖
* *
E comincio dalla più sbalorditola proposta, che è quella
del Baillon (1); cui è riuscita in gran parte felice la con-
cezione della parentela stretta, che corre fra i generi di
Carduineae. Egli propone nientemeno che la fusione dei Si-
lybum, dei Tyrimnus , delle Cynara, delle Gaiactites , dei Cni-
cus (Cirsium), degli Onopordon , e fondandosi su buone ra-
gioni : è solo un’esagerata ubbidienza alla tradizione, che
ci vieta qui di seguirlo anche in parte. Certamente in tutto
non può essere seguito, anche volendo ostare alla tradi-
zione ; perchè l’annessione del genere Serratula osta alla
logica tassinomica, avendo questo una disposizione delle
areole acheniali ed una struttura del pappo, che impon-
gono di distrarlo dal tipo dei Carduus, accostandolo a
(1) Histoire des ] dante s, T. Vili.
— 413
quello delle Centaurea. Forse non potrà esser seguito an-
che in qualche altra associazione, che egli s’è permesso di
fare ; ma certamente vedesi che nessuna difficoltà presen-
tano all’associazione predetta i generi riuniti a costituire
la sottotribù delle Silybeae , stante 1’ insussistenza dell’adel-
fia : non avrebbero quindi diritto a non associarsi, non
vantando che la glabrizie dei filamenti come distintivo.
La piumosità del pappo è carattere insufficiente a far
creare un genere : negli stessi Onopordon c’ è l’una e l’altra
specie di pappo. Sicché tanto i Carduus, che gli Onopordon
ed i Silybum presenterebbero esse due specie, e le Galacti-
tes starebbero ai Silybun , come ai Carduus stanno i Gir-
sium.
L’abito peculiare concorre potentemente con l’uso inve-
terato a ri trarci dall’ associare ai Carduus , ad esempio, le
Cynara, : la carnosità del ricettacolo (1), la larghezza dei
filli involucrali, la grossezza degli achenii, le scissure pro-
fondissime delle foglie ampie, non sono certamente carat-
teri buoni a fare stabilire un genere ; e le stesse Cynara
ci avvertono del quanto poco dobbiamo per questo racco-
mandarci alla forma degli achenii (che parrebbe del resto
un carattere più profondo), giacche in esse ora è compresso
l’achenio, ora tetragono, ora fìnanco alato.
*
Non sarà forse confusibile il genere Berardia col genere
Jurinea ; ad ogni modo, l’un gruppo rappresenta un grado
ulteriore d’evoluzione dell’altro, non solo per la carnosità
del ricettacolo, ma ben anche per la torsione che subiscono
le sete del pappo, e per lo scemamento di lor numero ; il
che conferma l’anzianità delle Jurinea , e propriamente di
quelle caratterizzate da pappo decisamente piumoso (Der-
beria, Jurinella). Ed è da queste, che dovettero prendere
(1) La carnosità del ricettacolo è incostante magari in altri gruppi (Atra-
ctylis , Centaurea ).
— 414 —
nascimento le forme genitrici dei generi di Eucarduineae (1),
dandosi prima luogo ai sottogeneri forniti di pappo piu-
moso. Sicché le Saussurea sono il principio d’una serie di-
vergente da esse Eucarduineae , portando un pappo piumoso
ma monoseriato, ed essendo filogeneticamente seguite dalle
Staehelina , ove le sete si saldano, succedendo del resto
quanto succede nelle Eucarduineae , ma andando oltre per
la riduzione del pappo, a parte della riduzione delle cala-
tidi, e quindi non potendo essere antecessori di queste ulti-
me. Piuttosto esse rivelano una direzione verso le Carlineae ,
ed appunto fra queste vedonsi ascritti da Cassini e da al-
tri i generi Saussurea e Staehelina.
L’altra direzione filogenetica del gruppo centrale Jurinea
è rivolta verso le Centaurea per via del genere Serratula.
Lessing riunì nelle sue Serratuleae i Rhaponticum , che sono
Serratula più spinte verso le Centaurea. Da questa riu-
nione, in cui trovansi le Jurinea , non deve desumersi che
una prova dell’esistenza del gruppo centrale suddetto, seb-
bene diversamente costituito. Le divergenze si accorgono
in seno alle stesse Jurinea ; le quali or sì or no presen-
tano aderenza delle sete nel pappo, e quindi or sì or no
si manifestano affini alle Carduineae. S’ intende bene che
le forme munite di anello costituito da tale saldatura sian
quelle che si legano alle Carduineae, e quindi si debbano
considerare come loro genitrici; mentre le forme con pappo
costituito da sete libere avran potuto menare alle Serra-
tula ; nelle quali appaiono evidenti segni di elaborazione
ulteriore con la eterogamia spinta sino alla dioicità, con la
perdita della partizione nelle fìmbrille del ricettacolo, con
l’anello di peli stilari, con la riduzione delle code sta-
minali, con la obliquità più marcata dell’areola acheniale.
L’affinità fra i due generi è anche confessata da Bentham
ed Hooker, quantunque da loro riportati in due diversi dei
loro gruppi fondamentali.
(1) È il nome adoperato da Boissier.
— 415 —
£ ^
Sarebbe da abolire il genere Atractylis. Non so com-
prendere come Baillon, propugnatore di un’ associazione
(insopportabile a certo punto) di varii generi di Carduineae ,
abbia poi mantenuto le Atractylis , fondate come genere
proprio solo sopra apparenze, sopra peculiarità di abito.
Fatta astrazione di questo, che cosa è un’ Atractylis , se
non una Carlina i cui fiori sono or sì or no dimorfi, mercè
il divenir neutri o meno dei periferici? (1) Ora, volendo
dar peso all’ eterogamia, dovrebbe scindersi il genere
Atractylis , limitarlo (conforme è stato concepito da Will-
denow) alle specie dimorfe, ascrivere al genere Carlina le
altre (2). Adunque è lo stesso genere Atractylis , che parla
contro la sua malintesa bontà, e che segna soltanto un
progresso biologico di secondario momento sistematico nel
genere Carlina.
Boissier ha trovato pure invalido il genere Thevena-
tia (3) ; il quale, per essere nient’altro che Atractylis, si
rivela come Carlina ; cui più anche di certe Atractylis
istesse si avvicina, stante la sua omogamia, quantunque
una differenziazione presenti nell’ elongazione dei rami
stilari.
Le Carlineae così offrono un campo per forme generiche
niente variato, fino a che non si considerano le progenie
più perfette ; le quali dànno luogo alla formazione di altre
serie generiche, ove il pappo subisce elaborazione propria
delle cinarocefale superiori, l’eterogamia si stabilisce, la
corolla diventa irregolare, i filamenti si saldano, le infio-
rescenze finalmente s’ impoveriscono e insieme si agglome-
(1) Chi si è fatto sedurre dallo speciale involucro, si è poi trovato in
imbarazzo, esistendo esso involucro anche presso alcune Carlina (Chame-
leon), e condotto a seguire un concetto misto del genere in parola.
(2) Le Atractylis così limitate dànno il genere Spadactis Cass.
(3) Diagnoses pi. or. VI, 551.
rano, dimostrando un progresso ulteriore in quel procedi-
mento, che mena dall’ euanto al pseudanto.
Ricchissima di generi è invece la serie delle Centaurea ;
anzi è davvero lo stesso genere Centaurea, che ne abbrac-
cia parecchie, non comunemente accettati.
E curioso il notare come la stessa ragione, che altrove
ha consigliato irrazionalmente lo smembramento di antichi
generi, qui abbia condotto alla fusione di varii generi na-
turali in un solo. La ragione invalida dei due fatti siste-
matici opposti sta nella preponderante considerazione del-
l’abito, nel suo sostituirsi alla considerazione analitica degli
organi riproduttori : un abito diverso, rivestito da una
istessa fabbrica fiorale o carpologica, produce la falsa cre-
denza in una multiplicità di generi, e spinge alla creazione
di generi nuovi; un abito uniforme, coesistente a diverse
fabbriche fiorali o carpologiche, tende a dissimulare 1’ esi-
stenza di più generi, ed a fare ritener fondata quella con-
fusione (1).
Pare che la considerazione sintetica degli organi abbia
davvero fatto un gran giuoco nella determinazione dei ge-
neri delle Cynareae; e segnatamente, che le Centaurieae sian
perciò più che mai bisognose di maggiori studii, affinchè
si riconosca da ognuno, come in esse coesistano differenze,
riputate come generiche, fuori di esse, più volte.
Che la costituzione del genere Centaurea debbasi alla
considerazione intuitiva di note comuni, postume, dipen-
denti dalla plastica esercitatasi sopra forme originalmente
diverse, cioè sopra diversi tipi, ed alla contemporanea ne-
gligenza delle note distintive di questi, lo fa sospettare la
1 La conformità dell'abito è risultato di convergenza dei caratteri: fatto
rilevantissimo pel sistematico, e la cui distinzione dall' uniformità derivata
da discendenza è della più alta importanza in tassonomia. Brongniart ha
illustrato mirabilmente questo principio: su cui oggi torna il Gaudry, forte
delle nuove idee trasformistiche.
— 417 —
sede inopinata, che qualche autore (Endlicher p. e.) ha dato
alle Leuzea ed ai Rhaponticum , distraendo tali generi per-
fino dalle Centaurieae. Ma, a parte questo, è ragionevole
domandarsi, come mai nel genere Centaurea troviamo, non
solamente specie eterogame accanto ad omogame, ma am-
massate insieme specie con pappo diversissimo e per la ve-
stitura delle sue sete e per la saldatura delle stesse, con
stili liberi o connati, dotati o no d’anello di peli, con fila-
menti irti o glabri, con achenio variamente costulato, or sì
or no provvisto di lacune. Queste riflessioni mi valsero a
perdere ogni fede nell'unità delle Centaurea (1), e mi ob-
bligarono a più attento esame, che prima purtroppo io
avea trascurato, e che mi ha convinto del valore reale di
talune creazioni generiche prelinneane relative al gruppo
qui contemplato.
È memorabile infatti, che varii generi di Centaurieae si
sien distinti da Vaillant, da Tournefort, da Adanson, varii
se ne siano riconosciuti da Jussieu (2) ; quantunque in tal
distinzione non si siano considerati sempre i caratteri effet-
tivamente generici. Linneo trascurò ciò che d’ importante
v’ ha in questi dati, ed impose una classificazione sconve-
nientemente riduttoria, non ammettendo di Centaurieae che
tre generi soltanto.
A Cassini principalmente devesi il bene d’un avviamento
più razionale del lavoro, condotto anche a miglior punto
poi da De Candolle e da Boissier (3).
Non è intanto da far buono ogni smembramento del ge-
nere Centaurea; poiché, più volte, o si è concessa una esa-
gerata importanza a certi caratteri, o si è fatto a fidanza
con un’indeterminata definizione, cioè imbattendo in una
contraddizione in terminis , che è frequentissima nella siste-
matica delle composte.
(1) Mi fu occasione lo studio da me cominciato a Firenze, nel settembre
del 1905, sulle centauree italiane.
(2) Si ricordino Carbeni, Amberboì, Crocodilium , Calcitrarci, Jacea, Seridia,
Cyanus, Rhacoma , Rhaponticum.
(3) Parecchi dei generi boissieriani sono affatto orientali; ed è a deplo-
rare per essi il manco di notizie sulle note carpologiche.
27
— 418 —
È da scartare qui, come si è fatto per altre Cynareae, la
variazione relativa alla distribuzione dei sessi, alla piumo-
sità del pappo, allo sviluppo delle appendici anterali, dei
rami stilari, alla vestitura degli achenii, al grado d’obli-
quità della loro areola. Sono caratteri incostanti da specie
a specie, e che condurrebbero, se mai volessero utilizzarsi,
ad uno smembramento esagerato, intralciando mostruosa-
mente la classificazione, e distraendoci dal buon metodo
naturale.
Le Centaurieae palesano una differenziazione della infio-
rescenza, che si va facendo sempre più netta, e che si può
incontrare anche dentro uno stesso genere. È chiaro che
debbano aversi per generi più vetusti quelli in cui forno-
gamia o predomina, o vi è perfino esclusiva ; quindi le
Serratula e i generi affini son da tenersi come i più pros-
simi al punto di partenza di questa serie : così è pei Rha-
ponticum forse, per gli Acroptilon , per la Leuzea , per le Tri-
cholepis certamente. I tre ultimi di questi generi si mani-
festano agevolmente più vetusti, per la piumosità del loro
pappo; ma i due ultimi sono attinti già dalla elaborazione in-
dovatasi nel pappo, poiché a tal carattere congiungono quello
della presenza di un anello, proveniente dalla saldatura
degli elementi di esso organo; per ciò questo si stacca dal-
l’achenio in una volta, ricordando quanto avviene nella
serie dei Carduus.
Fin qui però non avremmo diritto a sostenere differenze
generiche ; e neanche le Serratula, a questi patti, potreb-
bero vantarne per sé : cadrebbe dunque quel sistema di
generi, che è tenuto dalla maggior parte degli autori, e
tenuto, più che per altro, in omaggio alla tradizione.
La costituzione del genere Leuzea è da rispettarsi ; è una
prova della bontà di alcune distinzioni generiche prelin-
neane, a torto neglette del celeberrimo riformatore della
botanica ; una prova fornita da De Candolle, e messa in
non cale da botanici posteriori ; i quali, sedotti dall’appa-
renza di notabilissime appendici involucrali, hanno ri-
guardato le Leuzea come semplice sezione delle Centaurea;
— 419 —
mentre realmente esse non godono che d’un carattere di
convergenza comune a queste ultime, e se ne distinguono
sufficientemente per la ristrettezza ed uguaglianza delle co-
rolle, e per la grande brevità dei rami stilari non solo, ma
per gli achenii obovati e multicostati, squamulosorugosi,
contratti bruscamente all’apice, oltre che per la saldatura
predetta (1).
Le Leuzea , come le Tricholepis, mi sembra possan dimo-
strare anche una divergenza maggiore dalle Centaurea:
alcune forme di questo genere l’abbian potuto generare (e
propriamente quelle fornite di pappo piumoso); ed esse poi
si saranno elaborate, acquistando la saldatura del pappo.
Il genere Carbenia si chiarisce come più divergente nella
serie predetta, perchè insignito d’eterogamia, e alquanto del
carattere di convergenza, che è comune con le Centaurea ;
ma l’anello di peli alla base dei rami stilari e la costola-
tura degli achenii lo distingue forse abbastanza.
Non vedrei intanto ragione di ammettere il genere Zoe-
gea , pel quale apparisce di più l’invalidità dei criteri ado-
perati qui da Linneo nelle distinzioni generiche ; nè per
ammettere il genere Microlonchus vedrei altra ragione, se
mai, che esigua, e solo per la differenziazione esistente nel
margine dell’ilo. Non dovrebbe imporre per niente l’assenza
del caratteristico involucro comune nelle Centaurea; anzi,
quanto occorre nei Microlonchus dovrebbe edurci intorno
alla natura e all’importanza di questo carattere, il quale
vien meno talora, restando intatti o quasi i caratteri car-
pologici.
Non è lo stesso pel genere Crupina; il quale ha, insieme
a quell’ assenza assai meglio significata, qualche carattere
carpologico proprio, e capace di stare a base di generica
distinzione, oltre alla grande riduzione delle calatidi e del
pappo. Cassini pare abbia avuto ben ragione di proporlo.
Perplesso resto pel genere Amberboa. Non mi è stato
(1) Varrebbe la stessa ragione per le Tricholejiis, distinte pure da De Can-
dolle, e gli Acroptilon, che hanno solo in parte piumosità di pappo. I
Rhaponticum si distinguono per la forma del frutto.
— 420
dato, che studiare appena qualche rappresentante di que-
sto gruppo non tanto ristretto. È da lamentare per esso la
troppa indeterminatezza di sua definizione ; pel che vi si
sono ascritte specie svariate, e, per lo più, forse indebita-
mente. Senza dubbio però esso genere, dovuto anche al
Cassini, rappresenta un grado avanzato della differenzia-
zione determinante la serie delle Centaurieae, come quello
che palesa un’eterogamia perfetta, e una saldatura estesa
nei rami stilari, oltre dei caratteri carpologici propri, e ta-
lora anche un depauperamento nel pappo (1). Ma è proba-
bile che più d’ogni altro abbia fatto senso il divario, da
esso genere presentato rispetto alle Centaureae per via del-
l’involucro.
Questa maggiore importanza indebitamente concessa al-
l'involucro è ovvia nella sistematica delle sezioni del ge-
nere Centaurea ; mentre per proporne di naturali avrebbe
dovuto attendersi meglio alla trasformazione della corolla,
alla natura del ricettacolo, alla riduzione delle calatidi, alla
presenza o meno d’anello di peli negli stili, alla vestitura
dei frutti, alla natura del pappo ed al suo depauperamento
più o meno marcato. Così parmi che le Haplolepideae van-
tino nella duplicità del pappo un carattere ben più saliente
di quello rilevatosi nell’involucro ; che le Jaceineae possano
meglio essere contraddistinte dalla tendenza più o meno
spiccata ad esso depauperamento ; che le altre sezioni siano
ancor più artificiali.
*
£ £
Quanto alle Carthameae, certo da mettersi vicine alle
Centaurieae , la definizione dei generi non è meno impac-
ciante, comecché molto meno esse presentino forme da con-
siderare per questo riguardo.
(1) Sarebbe da studiarsi meglio il pappo di questo genere: io presumo
che la sua conformità sia un derivato di perdita degli elementi, che rive-
stono una delle due forme esistenti presso le C^ntaurea a pappo duplice.
Sarebbe omogeneità da semplicizzazione.
421 —
Forse tra esse sarà un genere autonomo il Carduncellus ;
il quale mostra la saldatura delle sete del pappo (come qua
e là avviene d’osservare presso le Centaurieae ), ma intanto
possiede calatidi equaliflore, omogame, corolle più o men
profondamente divise. Le Lamottea ne rappresentano le
forme vetustiori, come sprovvedute di tal saldatura. Però
più probabilmente è qui da farsi buona l’associazione pro-
posta da Baillon ; il quale non riconosce nelle Garthameae
che un solo genere : quindi non si tratterà che di aggrup-
pamenti in sezioni.
È da distinguersi nell’omocarpia dei Carthamus intanto
quella che è originaria, da quella che è isterotipa. Fra le
due sta l’eterocarpia rappresentata da certi Kentrophyllum.
Sicché, partendo dai Carduncellus caratterizzati da pappo
piumoso, si ha una riduzione, senza uscire da questo gruppo;
la quale vedesi costituita dalla presenza di achenii calvi ;
e, prima di comparire tale riduzione, si hanno le specie con
tutti gli achenii pappiferi nati da fiori ermafroditi indi-
stintamente e fertili : cioè si ha il gruppo dei Carthamus
primitivi ( Protocarthamus ); poi comincia la differenziazione,
e si hanno i Carthamus eterogami ( Kentrophyllum Neck.,
ed Onobroma DC.), nei quali il pappo degli achenii mar-
ginali s’impoverisce ed arriva ad annullarsi del tutto (1) ;
finalmente viene il gruppo delle specie a pappo sempre
nullo, che son quelle, sulle quali Linneo ha fondato il suo
genere, le quali perciò formano la sezione dei Carthamus
veri ( Eucarthamus ).
*
* *
Con queste e con altre simiglianti riduzioni del numero
dei generi di carduacee, credo si sarà sempre lontani dal-
l’avere un sistema di generi paragonabile a quello d’ogni
altra famiglia di piante ; ma senza dubbio s’avrà una cor-
(1) Occorrerebbe distinguere i casi in cui essi fiori marginali sono fem-
mine, da quelli in cui sono neutri.
— 422 —
rezione della enorme facilità, onde si è fatta, in questa e
in altre tribù di sinanteree, la proposta di nuove creazioni
generiche. E spiacevole intanto il pensare che nelle reda-
zioni floristiche non ci sia dato di seguire il salutare ab-
brivo di tali riforme nella misura desiderabile, e che quindi
si manterrà forse sempre discrepanza fra esse e la pura
tassonomia.
Ed invero una fiora conviene per più ragioni sia redatta
ottemperando alle esigenze tradizionali ; altrimenti vi s’ in-
trodurrebbero delle variazioni, onde si renderebbe intral-
ciato il lavoro di comparazione statistico e geografico. Pure
non sarebbe da trascurare affatto il risultato tassonomico
corretto, che ci avvicinerebbe più allo stato naturale delle
cose; e così ci aiuterebbe assaissimo ad integrare la nostra
scienza, ad eliminare tante difficoltà, che non sorgono se
non per la ignoranza di certi fatti caratteristici, e per l’ ido-
latria di tante idee irrazionali.
PANDANUS
NUOVE SPECIE DESCRITTE
DA
UGOLINO MARTELLI
Manipolo II.
Sectio KEURA.
Fandanus maximus n. sp.
Hab. Isola Grande del gruppo delle Comore nel Canale di
Mozambico. — Race, dal Sig. A. Legros, 1905 (Herb. Mar-
telli).
Folia coriacea 2 i/i m. et ultra longa, 13 cm. lata, basi
vix dilatata et amplectantia, apicem versus sensim longe-
que attenuata, summo apice angustato-acuminato, pagina
superiori nitida, inferiori glauca et longitudinaliter dense
venulosa, in ima basi tantum levia et nitida ; costa media
tenui, apicem versus acuta et prominula, basin versus
inermi, subrotundata et evanescenti, deinsuper dense acu-
leis armata, aculeis inferioribus robustis, retroflexis e basi
lata uncinatis et subulatis, superioribus minoribus, ascen-
dentibus ; marginibus basi inermibus, deinsuper dentibus
approximatis, robustis, acutis vel subulatis, erecto-paten-
tibus armatis, dentibus superioribus brevibus, subadpressis.
Spathae inferiores foliis similes sed breviores, mediae plus-
minusve in apicem trigonum, subulatum acuminatae et
— 424 —
plus minusve elongato-attenuatae, in parte basilari navicula-
riformes, e medio ad apicem acute et conspicue costato— ca-
rinatae, carina et marginibus dense ciliato-dentatis: spatkae
superiores cartilagineae, decrescentes, lanceolatae, acumi-
natae, naviculariformes, utrinque dense striato-venosae,
apice tantum acute carinatae, marginibus et carina ciliato-
denticulatis. Stamina in columnis racemose fasciculatis ut
in Pandano tectorio. Antberae breviter pedunculatae, 4
mill, longae, longiuscule apiculatae. Syncarpium magnum,
oblongum, 30 cm. longum, 25 cm. latum, utrinque rotunda-
turn; phalanges numerosae (45), magnae, 9 cm. longae, tan-
tum in earum tertiam superiorem partem liberae, ibique vix
divari catae et irregulariter pentagono-pyramidatae, parte
apicali 6-8 cm. lata, sub-convexa; loculis numerosis (11-13),
exterioribus magnis, rotundato-pentagonis, interioribus mi-
noribus, pentagonis, elevato-pyramidatis; sulcis interlocula-
ribus latis ; stigmate parvo, vix prominulo, obliquo, hyppo-
crepiformi. Endocarpium osseum, centrale, pro rata parvum,
in sectione longitudinali ambitu orbiculare, 3 */s cm. diam.,
superne utrinque lateraliter abrupte processu cornuformi pe-
riferiam attingenti, ornatum; mesocarpii superi cavernae
magnae, spongioso-flocculoso-fibrosae.
È a questa specie che credo dovere riferire gli esemplari,
consistenti in sole falangi, che si trovano nelle collezioni
del Museo di Parigi e raccolte da Hahn, provenienti dalla
Martinica, ove certo la pianta sarebbe coltivata; non che
alcune altre della collezione del Museo di Caen (avute da
Parigi) con indicazione di provenienza dall’isola Péunion.
Pandanus Fischerianus n. sp.
Hab. Patria ignota. — Pace. Fischer. Di questa specie
soltanto alcune falangi si conservano nelle collezioni del
Museo Botanico di Pietroburgo e mi furono comunicate per
lo studio dal gentilissimo Direttore di quello Stabilimento.
— 425 —
Phalanges per tertiam earum superiorem partem in syn-
carpio liberae, magnae, 10 cm. longae, 6 cm. latae, acute
pentagonae, in earum fere dimidiam superiorem partem
prismaticae, faciebus latis, planis et a sulcis superficialibus
angustis (a sulcis interlocularis prodeuntibus) longitudina-
liter usque ad medium exaratae, subito infra circum tu-
mescentes et longitudinaliter suberoso-lineatae, in dimi-
diam inferiorem partem acute penta— exagonae et basin
versus fere abrupte caudato- attenuatae, superne planae,
truncatae; loculis 10, magnis. penta-exagonis, in vertice
subplanis vix anguloso-pyramidatis; sulcis interlocularibus
angustis et brevibus; stigmate parvo vix prominenti, sub-
oblique hyppocrepiformi.
Fandanus rhopalocarpus n. sp.
Hab. Patria ignota. Alcune falangi senza indicazione di
località nè nome del collettore si trovano nelle collezioni
dell’Orto Petropolitano e mi furono gentilmente comunicate
dai suo Direttore.
Phalanges tantum notae, in earum dimidiam inferiorem
partem in syncarpio connatae, majusculae, 9 cm. longae,
4 cm. latae, late clavatae, pentagonae, fi\ciebus conspicue
2-3-costatis et inter costas profunde longitudinaliter sul-
catis, inferne a medio sensim angustato— caudatae longeque
cuneatae, basi acuta, vertice subplano; loculis 8, latiusculis,
pyramidatis, pentagonis, in vertice subrotundato-acutis ; sul-
cis interlocularibus profundis, angustis; stigmate apicali
parvo subobliquo, oblongo, hyppocrepiformi.
Forma molto distinta, senza affinità ben palesi con le
specie sin’ora conosciute, se si eccettua la precedente, della
quale perciò potrebbe avere prossima la patria.
— 426 —
Fandanus Macfarlanei n. sp.
Hab. Presso Papeete nell’ Isola Tahiti, Arcipelago della
Società. — Rac. dal Sig. A. Mac Farlane 1904 (n.° XI in
herb. Martelli).
Folia subcoriacea, 1.30 m. longa, 5 cm. lata, in ima basi
breviter abrupte dilatata, apicem versus sensim longeque at-
tenuato-acuminata, subtus crebre longitudinaliter conspicue
venulosa; costa media acuta, prominenti, fere usque ad
imam basin producta, remotiuscule usque ad tertiam inferio-
rem partem aculeis parvis, tenuibus, reverso-uncinatis prae-
dita; marginibus, in parte basilari nudis, deinsuper dentibus
tenuibus, subdistantibus, acutis, subulatis, erecto-patulis ar-
matis. Syncarpium solitarium, globosum, 19 cm. diam.; pha-
langes numerosissimae, dense congestae et tantum in earum
quartam superiorem partem liberao et parum divaricatae,
elongatae, pyriformes, 6 cm. longae, 3-3 *s cm. latae, per-
saepe compressae, 2 cm. crassae, pentagonae, superne subro-
tundatae, in vertice planae; loculis, 4—6, parvulis, breviusculis,
pyramidatis, angulosis; sulcis interlocularibus mediocribus;
stigmatibus parvis, obliquis vel erectis. Endocarpium os-
seum, in sectione longitudinali suborbiculare ; mesocarpii
superi cavernae parvae, intus spongiosae et fibroso-floc-
culosae.
Pandanus Drolletianus n. sp.
Hab. Isola Tahiti nell’Arcipelago della Società. — Race.
Drollet, 1907 (n.° X in herb. Martelli).
Folia pergamenacea ultra metralia, 5 cm. lata, basi sensim
parum dilatata, ibique amplectantia, apicem versus atte-
nuata et sensim in flagellum longum subulatum protracta,
utrinque levia, in pagina inferiori submconspicue longitu-
— 427 —
dinaliter obsolete venulosa; costa media tenui, basin versus
evanescenti, usque ad medium inermi, deinsuper usque ad
extremum apicem aculeis raris, parvis, tenuibus, acutis mu-
nita; marginibus in parte basilari inermibus, deinsuper cre-
briuscule tenuiter acutis et subpatule dentato— serratis. Syn-
carpium globosum, 15 cm. diam. ; phalanges numerosae,
fere in earum tertiam superiorem partem liberae et divari-
catae, elongato-pyriformes, obscure pentagonae, 2 7,-B1/, cm.
latae, faciebus subconvexo-planis, levibus, vertice subplano ;
loculis 5—6, superimi alibus, vix convexis et obsolete angu-
losis; sulcis interlocularibus, tenuibus, superficialibus ; stig-
mate parvo, erecto vel obliquo. Endocarpium osseum, in
sectione longitudinali ambitu orbiculare; mesocarpii superi
cavernae mediocres, fibroso-iiocculosae.
Al Sig. Alessandro Drollet francese dimorante a Tahiti, che
gentilmente raccolse per me nel circondario di Papeete al-
cuni Pandanus, dedico questa specie esternandogli la mia
gratitudine.
Pandanus politus n. sp.
Hab. Isola Tubuai nell’Arcipelago Tubuai, nei terreni
bassi. — Race. A. Mac Farlane 1906 (n.° 3 in herb. Martelli).
Folia nitida, coriacea, ultra metralia, 6 cm. lata, basi
vix amplectantia, ibique vix dilatata, sensim in acumen
tenuem trigonum elongatum attenuata, supra levia, subtus
crebre et minutissime superficialiter longitudinaliter venu-
losa; costa media subtus tenui, acuta, inermi; marginibus
fere omnino inermibus et tantum in earum tertiam supe-
riorem partem dentibus sparsis, raris, minutissimis, patulis
munitis; acumino saepius omnino inermi. Syncarpium pen-
dulum, globosum, fere 16 cm. diam.; phalanges numerosae,
in earum dimidiam superiorem partem liberae et valde di-
varicatae, pyriformes, 6 cm. longae, 4 cm. latae, 2 ‘/a cm.
crassae, subcompressae, obscure pentagonae, faciebus super-
- 428 —
ficial iter undulato-costulatis in vertice subconvexse; locu-
lis 6-8, raro 11, parvulis, convexo-subpyramidatis, penta-
goni, sulcis interlocularibus superficialibus; stigmate vali-
diusculo, prominenti, erecto, hyppocrepiformi. Endocarpium
osseum subcentrale, spkaericum, 2 cm. diam. ; mesocarpium
superum, lacunis spongioso-fibroso-flocculosis.
Panel anus calo stigma n. sp.
Hab. Isola Tubuai dell’Arcipelago di Tubuai, Polinesia.
— Race. A. Mac Farlane 1905 (n. 6 in herb. Martelli).
Folia coriacea circiter 1.50 m. longa, 7 cm. lata, e basi
vix ampliata sursum in acumen sensim attenuata, summo
apice acuminato-subulato, utrinque dense minuteque longitu-
dinaliter venulosa ; costa media basin versus evanescenti et
inermi, deinsuper acuta, prominenti, in parte basilari re-
mote, apicem versus crebriuscule aculeata, aculeis parvis et
tenuibus, subulatis, sursum vergentibus ; marginibus basi
inermibus, deinsuper spinis approximatis, tenuibus, minutis,
subulatis, praeditis: spinis inferioribus validiusculis elongatis
et patule adscendentibus, superioribus subadpressis. Syncar-
pium solitarium, globoso-oblongum, 22 cm. longum, 18 cm.
diam. ; phalanges numerosae, fere in tertiam superiorem
partem liberae et divaricatae, pyriformes, basi longiuscule
attenuatae, 6 i/ì cm. longae, 3 ‘/2-5 cm. latae, saepe sub-
compressae, 2 ll9—S cm. crassae, tetra-pentagonae, faciebus
obsolete et late costulatis, supra plus minusve rotundatae,
in vertice truncatae, loculis 5-6, pj'ramidatis, brevibus, an-
gulosis; stigmate obliquo vel erecto, magno, valido, lato,
totum loculorum verticem occupanti.
Pandanus tahitensis n. sp.
Hab. Isola Tahiti nell’Arcipelago della Società. — Race.
A, Mac Farlane 1905 (n. 2 in herb. Martelli).
— 429 —
Folia coriacea, circiter 1.50 m. longa, 8 cm. lata, e basi
vix dilatata ibique amplectantia per totam earum longitu-
dinem superne sensim attenuata, apice acuminato, utrin-
que minute longitudinaliter venulosa ; costa media acuta,
prominula, basi evanescenti, usque ad medium inermi, dein-
super aculeis rarissimis, minutis, apicem versus densioribus
praedita ; marginibus in parte basilari inermibus, caeterum
spinis tenuibus, subulatis erecto-patentibus armatis. Syn-
carpium globoso-oblongum, ‘21 cm. longum, 19 cm. diam.;
phalanges numerosae, in tertiam superi orem partem liberae
et divergentes, pyriformes, 7 */2 cm. longae, 4-5 cm. latae,
rotundato-compressae, 3-3 ‘/2 cm. crassae, irregulatiter pen-
tagonae, faciebus planis, levibus, in vertice convexae ; lo-
culis, 6-8, vix conspicuis, subangulosis ; sulcis interlocula-
ribus superficialibus, saepe obliteratis; stigmate validiusculo
ad verticem loculorum sito. Endocarpium osseum, in sectione
longitudinali subsemilunare et in parte centrali, inter cornua,
elevatum.
Fandanus tubuaiensis n. sp.
Hab. Isola Tubuai: Arcipelago Tubuai, Polinesia; in luo-
ghi montuosi a circa 250 m. — Pace. A. Mac Farlane 1905
(n.° 4 in herb. Martelli).
Folia juvenilia subcoriacea, circiter 70 cm. longa, ad
basin non dilatata, 4-5 cm. lata, sensim in apicem acu-
minatum, subulatum attenuata, utrinque longitudinaliter
minutissime venulosa; costa media subtus acuta, tenui,
basin versus evanescenti et inermi, ultra medium spinis
paucis sparsis. brevissimis, superne usque ad verticem den-
sis, parvis, erecto adpressis, munita ; marginibus, ima basi
excepta, acute et dense dentato-serratis, dentibus longiuscu-
lis, tenuibus, subulatis, patulo-ascendentibus. Syncarpium
rotundato-ellipticum, 17 cm. longum, 14 cm. diam.; phalan-
ges plurimae, fere usque ad verticem confertae, pyrifor-
— 430 —
mes, obscure pentagonae, plus minusve compressae, superne
subplano-truncatae, 4 4/a cm. longae, fere 3 cm. latae,
2 cm. crassae ; loculis 5-7, pyramidato-convexis, pentagonis,
nonnihil manifestis; sulcis interlocularibus modice profun-
dis, latiusculis ; stygmate ad verticem loculorum promi-
nenti, robusto, suberecto, elougato, byppocrepiformi; endo-
carpium osseum parvum, in sectione longitudinali ambitu
irregulariter triangulari; mesocarpium superum medulloso-
fibrosum, ejus cavernae exteriores quam interiores majores
et usque ad medium phalangium protractae.
/ Pandanus raivavaensis n. sp.
Hab. Isola Raivavae nell’Arcipelago di Tubuai (Polinesia).
— Race. A. Mac Farlane, 1905 (n.° 04 in berb. Martelli).
Folia coriacea, 1 lji m. longa, 7 ‘/2 cm. lata, regulariter et
longissime sensim acuminata, abrupte ad basin dilatata,
ibique 20 cm. lata et ampleetantia, utrinque, parte basilari
excepta, minutissime longitudinaliter venulosa; costa media
acute prominenti, ad basin inermi, caeterum spinis parvis
subdistantibus, erecto-adpressis armata, spinis nonnullis
inferioribus retroflexis, superioribus sursum versis; margi-
nibus, basi excepta, dense et acute dentatis, dentibus vali-
diusculis, inferioribus patentibus, incurvato-ascendentibus,
superioribus erecto-adpressis. Syncarpium pendulum, subo-
blongum, 17 cm. longum, 15 cm. diam. ; phalanges nume-
rosae, pyriformes, pentagonae, superne rotundatae, interdum
subcompressae, 6 cm. longae, 3 7,-4 cm. latae, 2 l/—. 3 cm.
crassae, in vertice convexiusculse ; loculis, 5—7, vix convexis,
obsolete pentagonis, sulcis interlocularibus superfìcialibus,
linearibus ; stigmate validiusculo, suberecto. Endocarpium
osseum, circiter 2 cm. diam., in sectione longitudinali
acute triangulari.
— 43 1 —
/ Pandanus brachycarpus n. sp.
Hab. Isola Tubuai dell’Arcipelago Tubuai (Polinesia); nei
luoghi montuosi a circa 240 m. di altezza. — Race. A. Mac
Farlane 1905 (n. 5 in herb. Martelli).
Folia coriacea, circiter 1 m. longa, 4 */2 cm. lata, basi
amplectanctia, ibique non dilatata, a medio usque ad api-
cem sensim attenuato-acuminata, utrinque minutissime ve-
nulosa ; costa media tenui, acuta, in ima basi inermi, dein
aculeis raris, tenuibus, subulatis, quarum inferioribus perplu-
rimis retroflexis, armata ; marginibus in parte basilari iner-
mibus, caeterum dentibus subulatis armatis, dentibus infe-
ribus patentibus, superioribus erectis, brevissimis, crassis et
acutis. Syncarpium parvum, sphaericum, 13 cm. diam.. pha-
langibus perpaucis (tantum 18) compositum. Phalanges maju-
sculae, fere omnino inter se connatae, latissime pyriformes,
breves, 5 cm. longae, basi acutae, irregulariter et obscure
pentagonae, in vertice latissimo et convexo 4 ‘/3-5 J/s cm.
latae; loculis 6-8, latis vel latissimis, subirregulariter obscure
pentagonis, breviter subconvexo-pyramidatis; sulcis interlo-
cularibus superficialibus vel subnullis vel latis et brevibus;
stigmate dilatato, 5-6 mill, lato, subrotundato-oblongo,
subhyppocrepiformi, plano vel subplano, sessili, in vertice
loculorum applicato. Endocarpium osseurn, in parte inter-
media locatum et totam latitudinem phalangium occupans,
fasciae transversalis, 2 cm. latae, supra convexae subtus
concavae figura; mesocarpii superi cavernae fibroso-spon-
giosae, fere 1 cm. latae et compressae, omnes subaequales.
Le specie della Polinesia qui sopra descritte sono affini fra
loro e vennero raccolte dietro mia richiesta nell’ isola di
Tahiti e nelle Tubuai da dove mi furono inviate cortese-
mente dal Sig. A. Mac Farlane di nazionalità americana.
I frutti inviatimi sono benissimo preparati ed arricchiscono
la mia collezione di esemplari di località assolutamente
— 432 —
nuove. Al cortese signore rivolgo anche adesso i miei rin
graziamenti.
Sectio HOMBRONIA.
Fandanus Balenìi n. sp.
Hab. Sulle spiagge del mare presso Windesi, Nuova
Guinea olandese. — Race, in Luglio 1905 e 1906, dal mis-
sionario Rev. J. A. von Balen (n. 3 in herb. Martelli).
Nome indigeno: « Andiomòsii ». .
Folia subcoriacea, 1 m. longa, 5-6 cent, lata, basi longiu-
scule dilatato-auriculata, amplectantia, canaliculata, prope
extremitatem tantum attenuata, summo apice triangulari
et subabrupte breviterque subulata, utrinque levia sed in
pagina inferiori, basi excepta, longitudinaliter venulosa ;
costa media in parte basilari evanescenti, trigona, parva,
in parte apicali tantum spinis subdistantibus, brevissi-
mis et minutis praedita ; marginibus in parte basilari iner-
mibus, deinsuper subserratis; dentibus inferioribus densis
latiusculis sed brevibus, late patentibus: superioribus sub-
distantibus, minoribus, acutis erecto-patentibus. Syncarpium
solitarium, pendulum, pedunculo 60 cm. longo, trigono
suffultum, oblongum, obscure trigonum, 28 cent, longum,
13 cm. latum, apicem versus aliquantum attenuatum, obtu-
siusculum, basi rotundatum; phalanges numerosae, inter
se connatae, cuneato-complanatae, 7-9 mill, crassae, 4 cent,
longae, 2-3 raro 4 cent, latae, quaeque e 2-3 vel 4, rarius
6-7, drupis inter se in unica serie transversali coalitis
compositae ; phalangium pileus communis brevis, e pileis
partialibus druparum compositus, quisque pileus par-
tialis tetra-pentagonus, margine rotundatus, supra planus
et abrupte in pyramidem centralem crassam acute pen-
tagonam truncatam. 3 mill, longam elevatus; stigmate ver-
ticali ad latus partis pyramidalis sito, latiusculo, oblongo.
— 433
Endocarpium spissum, osseum, totam partem mediata tra-
sverse repletens; mesoearpium superum, carnoso-fibrosum.
Dedico questa bellissima specie all’egregio Missionario
olandese J. A. von Balen, che la scoprì e che gentilmente,
fece per me ricerche di Pandanus nel territorio di Win-
desi inviando bellissimi esemplari che adesso figurano nella
mia collezione. Vadano al buono ed intelligente Missionario
i miei ringraziamenti e le mie congratulazioni per il risul-
tato delle sue ricerche.
A Pandanus Jiulianetti n. sp.
Hab. Vanapa: Nuova Guinea Britannica. — Race. Amedeo
Giulianetti (in herb. Kew.).
Drupae 12 cm. longae, clavatae, basi acutatae, pentagonae;
endocarpium osseum, 5 4/s cm. longum, in vertice rotunda-
tum, ibique 1 */2 cm. latum, loculo seminifero fere 4 cm.
longo, mesocarpio supero fibroso 8 cm. longo et ultra.
Di questa singolarissima specie ho visto nelle collezioni
di Kew, soltanto alcune drupe, dalle quali, sebbene incom-
plete, si rileva che il sincarpio deve essere di grandi di-
mensioni, almeno di 30 cm. di diametro ; ma nulla posso
dire riguardo alla sua forma generale. Veramente, in causa
della imperfezione del materiale di studio, sarebbe forse stato
bene di astenersi dal descrivere questa specie, se i carat-
teri indicati non fossero tanto salienti, di maniera che fra
tutti i Pandanus da me studiati non ho trovato che il
Pandanus utilissimus Elmer, delle Filippine, che gli si av-
vicini alquanto.
%
28
— 434 —
Sectio YINSONIA.
Pandanus bipyramidatus n. sp.
Nome indigeno: « Konkona ».
Hab. Madagascar: Provincia di Imerina. — Race, dal
Sig. Rollot (n.° 7 in kerb. Martelli).
Folia valde coriacea, 1 1/ì m. longa, basi 9 cm. lata, api-
cem versus sensim attenuata et acumino trigono robusto
terminata, subtus, basi excepta, minute longitudinaliter
dense venulosa et superficialiter transverse tessellata, supra
levia sed minute et crebrerrime punctulata et a plurimis
lineis impressis e praefoliatione enatis longitudinaliter per-
cursa; costa media in ima basi obsoleta, subito supra ba-
sin validiuscula et rotundata, deinsuper subtilis, in tertiam
inferiorem partem inermi, caeterum dense spinis brevissi-
mi crassiusculis acute serrata; marginibus basi inermibus,
caeterum dentibus brevibus subappressis acute serratis. Syn-
carpium solitarium, pendulum, trigono-cylindraceum, 18 cm.
longum, 8 cm. latum; phalanges numerosae, fere 3 cm. lon-
gae, 1 1/2 cm. latae, in dimidiam inferiorem partem inter se
arete confertae, in parte libera divaricatae, utrinque a medio
pyramidatae et acute penta— exagonae ; stylis plurimis (7-9),
inaequalibus, dentiformibus, angulosis, in coronam minu-
sculam ad vertice pkalangium confertis, superficie stigma-
tica brevi laterali, elongata. Endocarpium osseum, fere to-
tani interiorem falangium partem occupans ; mesocarpium
supera m subnullum.
Sectio BRYANTIA.
Pandanus Unwinii n. sp.
Hab. Presso Benin, South Nigeria. — Race, dal Signor
A. H. Unwin, Assist. Conser. of Forests. Sept. 1907. (Herb.
Martelli).
— 435
Folia ... ? Eacemus una cum parte pedicellari circiter
30 cm. longus, flexuosus, spathis 1-2 distanti bus basi prae-
ditus; spatha inferiori 27 cm. longa, 4 cm. lata, superiori
brevior utraque lanceolato-acuminatae, basi attenuatae, api-
cem versus carinatae, marginibus et carina apicem versus
tantum dense ciliato denticulatis. Syncarpia 6 ad apicem
partis pedicellaris zig-zag remotiuscule inserta, quidque in
axilla spathae partialis solitarium. Spathae partiales decre-
scente^ subcartaceae naviculares, lanceolato-acuminatae, ba-
sin versus attenuatae, in dorso carinatae, carina et margini-
bus e medio ad apicem dense ciliato-denticulatis. Syncarpia
sessilia, parva, 4 cm. diam., globosa vel sub-ovata. Dru-
pae (fere maturae) obconicae, 2 cm. longae, 1 cm. latae,
superne convexae sed in parte centrali et apicali pinnae;
stygmate subexcentrico, latiusculo, sessili, subplano, bilobo.
Sectio EYKIA.
& Pandanus sumatranus n. sp.
Hab. Medan: Sumatra occidentale; nelle foreste delle
Montagne dei Bataks fra Bandar Bahroe e la sommità del
Monte Sebajak, a 150-600 m. di altezza. — Race, dal sig.
Yriens, Maggio-Giugno 1904 (Herb. Martelli).
Folia coriacea, 1 m. circiter longa, 6 cm. lata e basi sen-
sim attenuato-acuminata, basin versus late canaliculataet am-
plectantia, levia, utrinque, parte basilari excepta, longitu-
dinaliter crebre minute venulosa; costa media subtili, basi
evanescenti et interdum longu tractu inermi, deinsuper spinis
nigricantibus, brevibus, robustiuscuiis, acutis, retroflexis ar-
mata, ultra medium inermi vel spinis raris parvis sursum-
versis praedita, spinis in parte apicali crebrioribus minutis et
acutis; marginibus in parte basilari inermibus, deinsuper den-
tibus nigrescentibus, robustiuscuiis, subulatis, plus minusve
erectis et adpressis, sensim decrescentibus, in parte apicali
— 436 —
minutissime et creberrime, dentato-serratis. Racemus elon-
gatus, una cum parte pedunculari 70 cm. longus, deflexus.
Spathae partiales deorescentes, inferiores 20 cm. longae, na-
viculares, lanceolatae, acutae. Syncarpia numerosa (12-13 et
ultra) supra medium partis peduncularis subconferta, ad-
pressa, sessilia, in axilla spatharum partialium, marcescen-
tium, solitaria, cylindraceo-oblonga, subtrigona , 7 cm.
longa, 4 cm. lata, basi inferno protracta subcalcarata.
Drupae numerosae, parvae, 14 mill, longae, 5 mill, latae,
prismatico-pentagonae, confertae ; pileo libero pyramidato,
5 mill, longo, levi, penta-exagono, vertice subtruncato et
in stylum excentricum circiter 3 mill, longum, 1 mill, la-
tum, corneum, lucidum, irregulariter persaepe furcatum,
sursum e basi abrupte curvatura, producto; superficie sti-
gmatica sursum vergenti. Endocarpium osseum, spissum,
7-8 mill, longum, superne truncatum ; mesocarpii caverna
supera, partem pyramidatam tantum occupans.
Pandanus imerinensis n. sp.
Nome indigeno: « Bobaka ».
Hab. Madagascar: Provincia di Imerina, pressi di Tama-
tava — Race. Rollot 1906 (n.° 10 in herb. Martelli).
Eolia probabiliter bimetralia (integra non vidi), 7 cm.
lata, superne sensim longe attenuata et in summo apice
triangulari-acuminata, utrinque, sed supra obscure, longitu-
dinaliter minute et crebre venulosa ; costa media subtus cir-
citer a medio usque ad apicem acuta, tenui, dense et bre-
vissime serrata, marginibus dense acute, serratis. Racemus
pedunculatus, incurvato-deflexus, elongatus, 40-50 cm. lon-
gus, rachide trigona l lft cm. crassa, hispido-furpuracea.
Sjmcarpia plurima (11) subconferta, subsessilia, ovato-tri-
gona, 4 1 2— 6 cm. longa, 3 cm. lata ; drupae parvae an-
gustie, 11 mill, longae, 3 mill, latae, cuneatae, obscure
— 437
pentagonae, basi acutae ; pileo 5 mill, longo, pyramidato-
pentagono in stylum elogantum mucroniforme, acutum,
erectum vel sursum curvatura protraete), superficie stigma-
tica, lineari fere totam longitudinem styli percurrenti, sur-
sum vergenti. Endocarpium osseum, supra truncatum, septo
transverso osseo, 1 mill, spisso; caverna mesocarpica rotun-
data, spongioso-medullosa.
Panel anus macrophyllus n. sp.
Nome indigeno : « Vakoan-drano ».
Hab. Madagascar: Provincia d’Imerina. — Race. Rollot
1906 (n.° 11 in herb. Martelli).
Folia spisse coriacea, latissima, verisimiliter bimetralia
(eorum pars basilaris non vidi), infra medium 16 cm. lata
superne sensim attenuata et in acumen trigonum desinentia,
supra lete viridia, subtus glauca, utrinque in sicco con-
spicue longitudinaliter deuseque striato venosa, costa media
subtus acute trigona, angusta, in parte intermedia inermi,
deinsuper spinis brevibus, acutis, densis, crassiusculis,
erecto-patentibus armata; marginibus dentibus latiusculis
inaequalibus, minutis serratis. Racemus erectus, peduncu-
latus, circiter 20 cm. longus, pedunculo gracili trigono
8-9 mill, crasso. Syncarpia plurima (7-8), parva ad api-
cem pedunculi conferta, quidque spatha propria partiali
praeditum. Spathae partiales decrescentes, naviculares, lan-
ceolatae, apice cucullatae, acutiusculae, fere 3 cm. latae,
5 cm. longae, in dorso tantum prope apicem acute et pro-
minule carinatae, marginibus, basi excepta, dense tenuiter
denticulato-serratis. Syncarpia ovato-rotundata, 3-4 cm.
longa, 2 */2-3 '|2 cm. lata, sessilia. Drupae parvae, usque ad
apicem connatae, obovato-cuneatae, circiter 9 mill, longae,
4^5 mill, latae, pentagonae; pileis crassiusculis inter se con-
natis, vertice in medio concavo e circum anulo pentagono
438 —
prominulo crassiusculo cinctis. Stylum centrale, 5 mill. Ion-
gum, erectum vel sursum cun atum, e basi crassiuscula py-
ramidali subuliforme, superficie stigmatifera lineari, elongata,
sursum vergenti. Endocarpium osseum, spissum, 2/3 superiores
phalangium occupans, superne rotundatum, basi cuneatum;
mesocarpi pars supera parva, carnosa, ejus caverna obsoleta.
Pandanus Rollotii n. sp.
Nome indigeno: « Fandranety ».
Hab. Madagascar: Provincia di Imerina, pressi di Tama-
tava - Race. Baron n.° 6044 (in herb. Kew) et Rollot 1907
(n.° 5 in herb. Martelli).
Con riconoscenza dedico questa bellissima specie al Sig.
Rollot, agente delle- culture a Tamatava, che tanto gentil-
mente si è prestato alle mie richieste nel raccogliere ed in-
viarmi molti e bellissimi campioni di varie specie di Pan-
danus della Provincia di Imerina.
Folia 70 cm. longa basi amplectantia, ibique non dila-
tata, regulariter 5-7 cm. lata, prope apicem tantum atte-
nuata, acuta, in sicco utrinque longitudinaliter dense acute
venosa; costa media basin versus evanescenti, deinsuper robu-
sta et prominenti, usque ad medium, et interdum ultra, inermi
apicem versus dentibus brevibus latiusculis subdistantibus
armata; marginibus prope basin inermibus, caeterum remo-
tiuscule dentibus brevibus parvis curvatis acutis patentibus,
illis costalibus simillimis, armatis. Syncarpium solitarium,
oblongo-rotundatum, 6-9 cm. latum, 11-16 cm. longum, dru-
pis numerosissimis parvis confertis. Drupae angustae, 32 mill,
longae, 4 mill, latae, pentagonae, utrinque sensim attenuato-
acuminatae sive fusiformes; pileo carnoso, globoso, 4-5 mill,
longo, basi coarctato, 5-6 raro 9 mill, lato, pentagono, acute
longitudinaliter costulato, in summo vertice levi et subplano
— 439
vel convexiuscolo; stigmate abrupte excentrico, solitario vel
interdum e basi duplici brevi, 3 mill, longo, anguste lanceo-
lato-acuminato, plus-minusve recto, sursum vergenti, parte
stigmatifera-lanceolata per fere totam longitudinem styli
producta. Caverna mesocarpica supera, elongata et atte-
nuato-acuminata. Endocarpium osseum, parvum, 6-7 mill,
longum, in medio drupae positum.
Fandanus platyphyllus n. sp.
Nome indigeno: « Hofaradry ».
Hab. Madagascar: Prov. di Imerina. — Race. Rollot 1906,
(n.° 6 in berb. Martelli).
Folia ultra metralia, latissima (16-19 cent, lata) subco-
riacea, apice breviter attenuato-acuminata, subtus glauca,
longitudinaliter (in sicco) utrinque acute venulosa ; costa
media valida, prominenti, lata, trigona, acuta, prope basin
obsoleta et inermi, deinsuper brevi tractu interrupte et ir-
regulariter dentibus parvis et tenuibus praedita, in parte
media inermi, apicem versus dense et acute serrata ; mar-
ginibus, parte basilari excepta, crebre acuteque serratis,
pagina superiori levi, plicis lateralibus inermibus. Syncar-
pium pendulum, elongatum, 23-30 cm. longum, obsolete
trigonum, apice nonnibil attenuatimi, basi 10 cm., apice
6—7 cm. diametro. Drupae numerosissimae, usque ad apicem
inter se connatae, subprismatico-pentagonae, 14-15 mill,
longae, 3-4 mill, latae, pileo brevi convexo, pentagono ;
stygmate centrali libero, deorsum vergenti, lanceolato, acuto
vel linguaeformi, basi fere 3 mill, lato ibique utrinque tu-
berculis 2 praedito; caverna mesocarpica supera, brevissima,
fere, 2 mill, longa; endocarpium osseum, 6 mill, longum,
loculo seminifero mediano oblongo, utrinque rotundato, fere
totam latitudinem drupae occupante.
INDICE DEI LAVORI
Prefazione Pa9 • v
Beccari O. — Le Palme americane della Tribù delle Co-
ryplieae » 1
Indice relativo » 339
Bottini A. — Sulla Briologia delle Isole italiane .... » 346
Nicotra L. — Sui generi delle Cinaree italiane » 403
Martelli U. — Pandanus Nuove specie. Manipolo II . . .
423
Finito di stampare
il giorno 31 Dicembre dell’ anno 190 7
coi tipi
della Tipografia di M. Ricci
di Firenze.
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