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Full text of "Webbia"

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LIBRARY 
NEW  YORK 
BOTANICAL 
GARDEN 


RACCOLTA  Di  SCRITTI  BOTANICI 


EDITA  DA 

UGOLINO  MARTELLI 

Professore  nella  R.  Università  di  Pisa 


Volume  Secondo. 


FIRENZE 

TIPOGRAFIA  DI  M.  RICCI 
Via  San  Gallo,  N.  31 


1907 


WEBBIA 


RACCOLTA  DI  SCRITTI  ROTANICI 


WEBBIA 


RACCOLTA  DI  SCRITTI  BOTANICI 

EDITA  DA 

UGOLINO  MARTELLI 

Professore  nella  R.  Università  di  Pisa 


Volume  Secondo. 

librar 

NEW  YORK 

BOTANICAL 

oakdbn 


FIRENZE 


TIPOGRAFIA  DI  M.  RICCI 
via  San  Gallo,  N.  31 


1907 


PROPRIETÀ  LETTERARIA 


PREFAZIONE 


Quando  nell’ Aprile  dell’anno  1905,  per  onorare  la  me- 
moria di  un  illustre  botanico  inglese,  benemerito  della  no- 
stra scienza  in  Italia , io  pubblicai  una  piccola  raccolta  di 
scritti  botanici  sotto  il  titolo  Webbia,  non  ebbi  in  animo  di 
iniziare  una  pubblicazione  periodica;  ma  la  buona  acco- 
glienza fatta  a quel  volume  mi  ha  dato  coraggio  ad  invitare 
nuovamente  alcuni  chiarissimi  amici  e colleghi  a favorirmi 
dei  lavori  per  comporne  un  secondo  portante  lo  stesso  titolo. 
Con  ciò  non  intendo  fare  promesse  per  il  futuro , nè  dare 
un  carattere  di  regolare  periodicità  alla  "VVebbia;  se  però, 
come  spero,  l'esito  del  presente  volume  non  sarà  inferiore  a 
quello  del  primo,  mi  propongo  di  farne  seguire  altri  più  o 
meno  sollecitamente. 

Rivolgo  intanto  agli  amici  collaboratori  i miei  ringrazia- 
menti. 


Da  Firenze,  Dicembre  1907. 


Prof.  Ugolino  Martelli. 


N 2 0 1921 


Le  Palme  americane  della  Tribù  delle  Corypheae 

PER 


ODOARDO  BECCARI  UBT3*A  A 

NEW  YO< 
BOTANICA 

tìA 


Le  Corypheae  asiatiche  sono  relativamente  abbastanza 
bene  conosciute  in  grazia  dei  lavori  di  Martius,  Blume, 
Miquel,  Scheffer  e Griffith.  Io  stesso  ho  nella  « Malesia  » 
passato  in  rivista  alcuni  dei  generi  di  detta  Tribù  che  erano 
meno  studiati.  Non  altrettanto  può  dirsi  per  le  Corypheae 
americane,  di  cui  alcuni  generi  si  trovavano  nella  più  gran 
confusione  tassonomica,  sopra  tutto  perchè  molte  delle  Palme 
che  vi  appartengono,  prima  di  essere  state  scientificamente 
descritte,  erano  entrate  nel  dominio  della  Orticultura. 

Occupato  presentemente  nel  riunire  i materiali  per  una 
monografia  generale  delle  Corypheae , lavoro  che  dovrebbe 
vedere  la  luce  nell’opera  del  Prof.  A.  Engler  « Das  Pflan- 
zenreich  »,  ho  creduto  utile  pubblicare  intanto  gli  studi 
che  ho  condotto  a termine  sulle  Palme  che  di  detta  Tribù 
crescono  nel  nuovo  mondo,  inquantochè  le  diffuse  descri- 
zioni delle  specie  con  le  relative  osservazioni  e note  criti- 
che sulla  loro  sinonimia  non  avrebbero  potuto  trovar  posto 
in  detta  opera.  Ed  a tale  riguardo  mi  preme  avvertire  che 
il  presente  lavoro  non  è opera  di  compilazione,  ma  che 
tanto  le  diagnosi  di  tutti  i generi,  quanto  le  descrizioni 
delle  specie  (meno  quelle  di  pochissime  che  non  ho  potuto 
esaminare)  sono  state  redatte  interamente  sopra  materiali 
da  me  stesso  analizzati,  e che  quando  ho  dovuto  registrare 
qualche  particolarità  o carattere  che  non  ho  potuto  riscon- 
trare io  stesso,  ne  ho  citata  la  sorgente. 

Dal  presente  studio  si  vedrà  come  molte  delle  Palme 
americane  che  rientrano  nel  gruppo  delle  Corypheae  sono 


ì 


2 


ancora  imperfettamente  note,  e ciò,  se  non  altro,  servirà 
di  stimolo,  spero,  a portare  1’  attenzione  dei  botanici  su 
quelle  specie  che  richiedono  ancora  maggior  copia  di  notizie 
e di  campioni  da  erbario,  sia  per  completarne  la  conoscenza, 
sia  per  chiarire  dubbi  intorno  alla  loro  identificazione. 

Riguardo  al  materiale  di  studio  di  cui  ho  potuto  pre- 
sentemente valermi  debbo  ringraziare  il  Prof.  A.  Engler 
per  la  comunicazione  di  quello  facente  parte  dell’  Erbario 
di  Berlino  e che  comprende  inoltre  1’  Erbario  antillano 
Krug  ed  Urban.  Al  Prof.  I.  Urban  son  particolarmente 
debitore  per  il  prestito  delle  sue  note  sulle  Palme  antillane 
ed  al  Dott.  U.  Dammer  debbo  varie  indicazioni  bibliogra- 
fiche, venendo  così  a supplire  alla  deficienza  delle  nostre 
biblioteche  : deficienza  invero  alla  quale  in  molti  casi  non 
ho  trovato  modo  sino  a qui  di  supplire  completamente. 

Sento  inoltre  il  debito  di  ringraziare  il  Tenente  Colon- 
nello D.  Prain,  Direttore  dei  Reali  Giardini  botanici  di 
Kew,  il  Sig.  Casimir  de  Candolle  ed  i chiarissimi  botanici 
americani  Prof.  William  Trelease,  Direttore  del  « Missouri 
Botanical  Garden  » ed  il  Sig.  Charles  Sargent,  Direttore 
dell’  « Harvard  Arboretum  » per  la  generosità  con  la  quale 
hanno  messo  a mia  disposizione  esemplari  preziosi  dei  re- 
spettivi erbarii,  senza  dei  quali  questo  mio  lavoro  sarebbe 
riuscito  molto  incompleto. 


FALMAE. 


Tribù:  Corypheae  Benth.  et  Hook.  Gen.  PI.  Ili,  879.  — 
Fam.  Coryphinae,  Subfam.  Sabalinae  Mart.  Hist.  nat. 
Palm.  Ili,  221.  — Subordo  Coryphinae,  Tribù  Saha- 
leae  Drude  in  Mart.  FI.  Bras.,  Ili,  2,  279-280. 

Palme  mono-policarpiche,  arboree  o subacauli  o 
frutescenti,  mai  scandenti.  Fronde  orbicolari  o se- 
miorbicolari  o cuneate  alla  base,  plicato-llabellate, 


dentate  o più  o meno  fesse  sul  contorno  od  anche 
digitate  o radiato-partite.  Spadici  con  spate  nume- 
rose sovrapposte,  tubulose  in  basso,  pervie  all’apice 
o fesse  da  un  lato.  Fiori  ermafroditi  o più  rara- 
mente dioici  o poligami  ; calice  e corolla  distinti 
o riuniti  a formare  una  piccola  cupola  6-dentata; 
stami  6-12;  ovario  formato  da  8 carpelle  distinte 
o più  o meno  connate  in  un  ovario  3-loculare,  più 
raramente  unicarpellare  monovulato  ; stili  brevi 
divaricati  o conniventi  e fra  loro  + uniti  con  stigmi 
distinti  o formanti  un  solo  stigma  capitellato,  o 
quando  l’ovario  è unicarpellare  infundibuliforme  ; 
ovulo  basilare  eretto  o quasi.  Frutto  baccato  o sot- 
tilmente drupaceo,  globoso  od  ovoideo,  formato  da 
una  delle  8 carpelle  fra  loro  distinte,  occasional- 
mente, quando  l’ovario  è triloculare,  + profonda- 
mente 2-3-lobo;  epicarpio  tenue  membranaceo  o 
suberoso  e tessellato  ; mesocarpio  carnoso  od  es- 
succo;  endocarpio  membranaceo  o sottilmente  le- 
gnoso o sub  vitreo  e formante  un  guscio  al  seme 
che  vi  riman  dentro  libero  o + aderente.  Seme 
con  albume  omogeneo  o ruminato,  spesso  provvisto 
dal  lato  del  rate  di  una  intrusione  del  suo  inte- 
gumento esterno  più  o meno  spessa  e profonda. 
Embrione  basilare  o sulla  faccia  opposta  al  rafe. 


— 4 — 


PROSPETTO  DEI  GENERI  DELLA  TRIBÙ  DELLE  CORYPHEAE 


Sottotribù  I.  — EUCORYPHEAE. 

Calice  e corolla  distinti.  Ovario  formato  da  3 car- 
pelle  distinte  o più  o meno  approssimate  od  anche 
parzialmente  o completamente  unite  a formare  un 
ovario  3-loculare. 

* Garpelle  più  o meno  connate  fra  di  loro.  Stilo  o stigmi  nel 
frutto  basilari.  Seme  con  albume  mai  ruminato. 

1.  Palme  monocarpiche.  Ovario  superficialmente  3-lobo  ; 

stilo  breve  conico  subulato;  stigma  puntiforme.  Ra- 
moscelli fioriferi  portanti  i fiori  in  glomeruli  irrego- 
lari non  provvisti  di  spatella  comune  ben  distinta. 
Seme  globoso  con  rafe  longitudinale  e con  l’integu- 
mento sottile  e di  spessore  uniforme  tutto  in  giro, 
non  penetrante  da  nessuna  parte  nella  sostanza  del- 
1’  albume.  Fronde  con  piccioli  spinosi  al  margine  e 
provvisti  di  ligula  all’apice  davanti  ; rachide  molto 
sviluppato.  * Corypha  Linn. 

2.  Palme  policarpiche.  Ovario  profondamente  3-lobo;  stilo 

allungato;  stigma  3-dentato.  Ramoscelli  fioriferi  mu- 
niti di  spatelle  complete  annulari  ad  ogni  glomerulo 
di  fiori.  Seme  globoso  con  rafe  longitudinale  e con 
l’ integumento  sottile  e di  spessore  uniforme  tutto 
in  giro  (non  penetrante  da  un  lato  nella  sostanza 
dell’albume).  Fronde  con  piccioli  inermi  e rachide 
robusto  e mancanti  di  ligula  all’apice  davanti. 

* Nannorhops  Wendl. 

Nota.  — I generi  segnati  da  un  asterisco  (*)  non  hanno  rappresentanti 
in  America. 


3.  Palme  policarpiche.  Ovario  molto  superficialmente  3-lobo; 

stilo  allungato;  stigma  indiviso  capitellato.  Seme 
globoso-depresso  con  rafe  basilare  ; integumento  alla 
base,  presso  l’ombellico,  più  o meno  incrassato-sube- 
roso,  formante  un  superficialissimo  incavo  nella  so- 
stanza dell’  albume.  Fronde  con  piccioli  inermi. 

Sabal  Adans. 

* * Ovario  formato  da  3 cartelle  libere  o più  o meno  ap- 
prossimate fra  di  loro,  ma  non  connate.  Fiori  erma- 
froditi. 

♦F  Stili  da  principio  ± coerenti,  ma  in  seguito  liberi. 
Carpello  sterili  rimanenti  attaccate  al  perianzio  alla 
base  del  frutto.  Seme  con  albume  non  ruminato. 

# Integumento  del  seme  ± inspessito  dal  lato  del 
rafe  e quivi  solo  accostato  alfalbume  molto  su- 
perficialmente o penetrante  nel  suo  interno. 

4.  Calice  cupulare  brevemente  3-lobo.  Ovario  ovoideo  atte- 

nuato in  uno  stilo  allungato  ; carpello  non  scolpite 
in  alto.  Seme  libero  nel  nocciolo.  Fronde  con  pic- 
ciolo spinoso  terminato  di  dietro  da  un  margine 
liguliforme.  Rachide  0.  Serenoa  Hook.  f. 

5.  Sepali  3 suborbicolari.  Corolla  brevemente  od  anche  assai 

distintamente  tubulosa  in  basso.  Stami  coi  filamenti 
riuniti  in  basso  fra  di  loro  e formanti  una  cupula 
più  o meno  connessa  con  la  base  della  corolla.  Ova- 
rio turbinato,  attenuato  in  stilo  conico  breve;  stigma 
puntiforme.  Carpello  profondamente  scolpite  in  alto. 
Seme  ± libero  od  aderente  all’endocarpio.  Integu- 
mento del  seme  fortemente  inspessito  longitudinal- 
mente dal  lato  rafeale.  Fronde  con  rachide  brevis- 
simo, triangolare  ; picciolo  ± spinoso. 

Brahea  Mart. 

6.  Sepali  2 suborbicolari.  Corolla  quasi  intieramente  divisa 

in  3 filli  valvati.  Stami  formanti  con  le  basi  dila- 


— 6 — 


tate  dei  filamenti  una  bassa  cupola  molto  breve- 
mente connata  con  la  corolla.  Ovario  turbinato  at- 
tenuato in  stilo  conico  breve  ; carpello  leggermente 
scolpite  in  alto.  Seme  libero  nel  nocciolo.  Integu- 
mento del  seme  pochissimo  inspessito  dal  lato  del 
rafe.  Fronde  con  rachide  brevissimo  triangolare;  pic- 
ciolo spinoso.  Acoelobhaphe  Vendi. 

##  Integumento  del  seme  fortemente  inspessito  dal 
lato  del  rafe  e penetrante  in  una  profonda  con- 
cavità dell’albume.  Fronde  con  picciolo  ± spi- 
noso od  anche  inerme;  rachide  più  o meno  pro- 
lungato nel  lembo. 

7.  Seme  fortemente  connesso  al  nocciolo. 

Erythea  S.  Watson. 

8.  Seme  libero  dentro  il  nocciolo.  Epicarpio  membranaceo. 

esternamente  liscio.  * Livistona  R.  Brown. 

9.  Seme  libero  dentro  il  nòcciolo.  Epicarpio  suberoso,  tes- 

sellato. * Pholidocarpus  Bl. 

v-v-  Stili  quasi  connati  o lungamente  coerenti  fra  di 
loro.  Carpello  sterili  trasportate  all’apice  del  frutto. 
Fiori  ermafroditi. 

# Seme  con  albume  ruminato. 

10.  Fronde  con  picciolo  spinoso;  rachide  brevissimo  trian- 

golare. Copebnìcxa  Mart. 

ss#  Seme  con  albume  non  ruminato. 

-J-  Integumento  del  seme  db  inspessito  dal  lato 
del  rafe  e quivi  fasciante  l’albume  o solo  pe- 
netrante molto  superficialmente  nell’  interno 
di  questo.  Fronde  con  l’apice  del  picciolo  zb 
prolungato  in  un  rachide. 

11.  Foglie  con  picciolo  ± spinoso  ai  margini.  Calice  sub- 


— 7 — 


spataceo,  tubuloso-campanulato  con  3 lobi  imbricati. 
Corolla  dopo  l’ antesi  decidua  per  intiero. 

Washingtonia  Wendl. 

12.  Foglie  con  picciolo  inerme.  Calice  tuboloso,  superfi- 

cialmente 3-denticulato.  Segmenti  della  corolla  deci- 
dui durante  1’  antesi,  tubo  persistente. 

Pritchardia  Seem,  et  Wendl. 

( Colpothrinax  G-ris.  et  Wendl.). 
-| — j-  Integumento  del  seme  fortemente  inspessito 
dal  lato  del  rafe,  penetrante  profondamente 
dentro  1’  albume. 

13.  Frutto  piccolo  con  epicarpio  membranaceo  liscio  ai- 

fi  esterno.  Fronde  divise  in  varii  segmenti  fino  al 
picciolo  o se  intiere  flabellato-suborbicolari  a con- 
torno dentato.  * Licuala  Rumph. 

14.  Frutto  majuscolo  con  epicarpio  suberoso  conspicua- 

mente  tessellato.  Fronde  intiere  flabellato-oblunghe 
a contorno  dentato,  rachide  sviluppatissimo. 

* Teysmannia  Reich,  et  Zolfi 

<f*  «$*  ••£*■  Carpello  libere  alla  base  o leggermente  coe- 
renti, stili  sempre  liberi.  Fiori  dioici  od  ermafro- 
dito-poligami. 

# Fiori  dioici.  Calice  cupular  e 3-lobo.  Corolla  3-den- 
tata,  quella  del  fiore  maschio  tubulosa,  quella 
del  fiore  femineo  cupulare.  Stili  brevissimi. 
Stigmi  puntiformi.  Fronde  divise  sino  al  pic- 
ciolo in  pochi  segmenti,  rachide  0;  picciolo  sca- 
bridulo  ai  margini. 

15 * Rhapis  Linn.  f. 

##  Fiori  dioici.  Sepali  e petali  liberi.  Stili  brevi 
divergenti. 

16.  Seme  globoso  od  ellipsoideo  non  solcato  lungo  il  lato 
del  rafe;  albume  ruminato.  Filamenti  degli  stami 


— 8 — 


brevi  crassi;  antere  brevi  oblunghe  subcordate.  Fronde 
flabellato-orbicolari  multifide;  picciolo  fortemente  spi- 
noso terminato  di  dietro  da  un  breve  triangolo;  ra- 
chide 0.  * Chamaerops  Linn. 

17.  Seme  oblungo  o reniforme  solcato  o profondamente 

umbilicato  dal  lato  del  rafe  ed  ivi  con  un  forte  in- 
spessimento  suberiforme  del  tegumento  ± penetrante 
nell’  albume  ; questo  non  ruminato.  Filamenti  degli 
stami  lunghi  quanto  i petali  o poco  più;  antere 
ovate.  Fronde  con  picciolo  tubercoloso-denticolato  ai 
margini;  rachide  0.  * Trachycarpus  Wendl. 

18.  Seme  oblungo  pianeggiante  dal  lato  del  rafe  ed  ivi 

con  F integumento  molto  leggermente  inspessito  non 
penetrante  nell’albume;  questo  non  ruminato.  Stami 
tutti  ed  in  egual  modo  ben  conformati,  (almeno  in 
apparenza)  nei  fiori  dei  due  sessi  con  antere  versa- 
tili oblunghe  grandi;  nei  fiori  maschi  con  filamenti 
il  doppio  più  lunghi  della  corolla.  Fronde  con  pic- 
ciolo terminato  di  dietro  da  un  triangolo  equilatero 
non  prolungato  in  un  rachide;  picciolo  denticolato 
ai  margini.  Rhapidophyllum  Wendl  et  Dt. 

###  Fiori  ermafroditi  o poligami  ; carpello  libere 
con  stilo  ± allungato.  Frondi  con  piccioli  non 
spinosi  terminati  di  dietro  in  un  orlo  orizzon- 
tale ; rachide  0. 

19.  Stami  (6)  con  filamenti  filiformi  subulati  liberi  sin  dalla 

base,  seme  con  albume  omogeneo  solido  con  una 
intrusione  conica  dell’  integumento  del  seme. 

Trithrinax  Mart. 

20.  Stami  (6)  con  filamenti  connati  e formanti  un  tubo  che 

fascia  l’ovario,  liberi  soltanto  in  alto.  Seme  con  al- 
bume omogeneo  più  o meno  cavo  nel  centro  senza 
alcuna  intrusione  del  tegumento. 

Acanthorhiza  Wendl. 


' v-  "5* 7 rrir  - l ™ ' ■ 


— 9 — 


Sottotribù  II.  — THRINACEAE. 

Calice  e corolla  saldati  insieme  e formanti  una 
cupula  più  o meno  6-dentata.  Ovario  costituito  da 
una  sola  carpella  uniovulata  attenuata  in  uno  stilo 
che  si  dilata  in  uno  stigma  inlundibuliforme.  Fo- 
glie con  piccioli  inermi,  terminati  di  dietro  in  un 
orlo  orizzontale.  Rachide  0.  Nessun  filamento  inter- 
posto fra  i segmenti. 

21.  Stami  quasi  sessili  rovesciati  in  fuori  in  modo  che  le 

antere  deiscono  apparentemente  all’  esterno;  connet- 
tivo largo.  Seme  con  albume  non  ruminato,  scavato 
alla  base  e compenetrato  da  una  profonda  intromis- 
sione del  tegumento.  Hemithrinax  Hook.  f. 

22.  Stami  con  filamenti  subulati;  antere  introrse,  connet- 

tivo non  dilatato.  Seme  con  albume  non  ruminato, 
scavato  alla  base  e compenetrato  da  una  profonda 
intromissione  del  tegumento,  il  quale  talvolta  tra- 
versa tutto  il  seme  nel  senso  assile. 

Thrinax  Linn.  f. 

23.  Stami  con  filamenti  subulati;  antere  introrse  con  con- 

nettivo non  dilatato.  Seme  profondamente  solcato- 
lobato  longitudinalmente  o plicato-cerebriforme  e 
quindi  apparentemente  con  albume  subruminato. 

Coccothrinax  Sargent. 

Genere  non  ben  noto  e di  posizione  incerta. 

24  ? Crysophila  Bl. 

Hanno  foglie  con  piccioli  non  spinosi  ai  margini  le  Palme 
dei  seguenti  generi  : Sabal  — Nannorhops  — Pritchardia 

— Acanthorhiza  — Trithrinax  — Hemithrinax  — Thrinax 

— Coccothrinax. 


— 10  — 


Hanno  foglie  con  piccioli  decisamente  spinosi:  Corypha 
— Serenoa  — Brahea  * — Acoelorhaphe  — Erythea  * — Livi- 
stona  * — Pholidocarpus  — Copernicia  — Washingtonia  — 
Licitala  — Teysmannia. 

Hanno  foglie  con  piccioli  scabridi  o denticolati  ai  mar- 
gini, almeno  nelle  piante  giovani  : Rhapis  — Rhapido- 
phyllum  — Trachycarpus  (1). 


Gen.  1.  — Sabal,  Adans.  Fam.  nat.  II,  495;  Mart.  Hyst. 
nat.  Palm.  Ili,  245  et  319  (excl.  S.  serrulata ),  t.  103, 
130;  Benth.  et  Hook.  f.  Gen.  Plant.  Ili,  922;  Drude 
in  Engl.  et  Prantl,  Pflanzenf.  I,  37  ; Baili.  Hist,  des  pi., 
XIII,  313.  — Sabal  et  Inodes  0.  F.  Cook  in  Bull. 
Torrey  bot.  Club,  1901,  529. 

Fronde  plicato-flabellato-muJtifide,  con  ligula  e 
rachide  più  o meno  sviluppati  ; picciolo  inerme  ; 
segmenti  1-costati  + profondamente  bifidi  all’apice 
od  anche  2 volte  partiti  ed  allora  bicostati,  con 
un  filamento  fra  un  segmento  o 1’  altro  e spesso 
anche  fra  le  divisioni  dei  segmenti.  Spadici  dupli- 
cato- o 3-plicato  ramosi  con  varie  spate  tu  buiose 
sovrapposte.  Fiori  solitarii  inseriti  spiralmente  in- 
torno a ramoscelli  sottili,  provvisti  di  una  brattea 
e di  una  bratteola,  ermafroditi  ; calice  tubuloso- 
cupulare  3-dentato  ; corolla  brevemente  tubulosa  in 
basso,  divisa  in  3 segmenti  leggermente  imbricati; 


Nota.  — Kei  generi  segnati  con  asterisco  (*)  i piccioli  sono  talvolta  quasi 
del  tutto  inermi,  specialmente  nelle  fronde  di  piante  vecchie. 

(1)  Sui  caratteri  distintivi  delle  Corypheae  desunti  dalle  fronde  si  veda 
lo  scritto  che  porta  il  seguente  titolo  : « Die  habituellen  Merkmale  der 
Palmen  mit  facherformigen  Blatt,  der  sogenannten  Sabalartigen  Palmen. 
Von  Herm.  Vendi  and.  » (Bot.  Zeit.,  37  Jahr.,  1879,  p.  147). 


— 11 


stami  6 con  filamenti  subulati  brevemente  connati 
con  la  corolla  in  basso  non  inflessi  all’apice;  an- 
tere piccole  cordate  od  oblunghe  dorsi  fisse;  ovario 
ovato,  superficialmente  S-solcato  o 8-lobo,  3-locu- 
lare,  attenuato  in  uno  stilo  colonnare  terminato 
da  stigma  papilloso,  capitellato;  ovulo  attaccato 
nell’  angolo  interno  alla  base  della  sua  loggia. 
Frutto  globoso  portante  i resti  dello  stilo  alla  sua 
base  con  le  traccie  delle  carpelle  rimaste  sterili 
aderenti  od  anche  talvolta  sviluppate;  in  quest’ul- 
timo caso  il  frutto  diventa  didimo  ; mesocarpio 
parcamente  carnoso;  endocarpio  tenuissimo,  mem- 
branaceo. Seme  globoso,  + depresso,  con  la  base 
riposante  sul  fondo  del  pericarpio  ; ilo  piccolo  ba- 
silare più  o meno  eccentrico  ; micropilo  centrale 
segnato  da  un  piccolo  rilievo  mammilleforme;  rafie 
basilare  con  il  tegumento  del  seme  in  sua  corri- 
spondenza alquanto  inspessito;  albume  omogeneo 
corneo  leggermente  concavo  in  basso  ; embrione 
laterale  o subdorsale  penetrante  assai  profonda- 
mente nell’  albume. 

Il  genere  Sabal  è stato  fondato  per  la  piccola  palma 
acaule  universalmente  conosciuta  e da  pertutto  coltivata 
col  nome  di  S.  Adansoni. 

A detto  genere  Martius  ha  in  seguito  aggiunto  le  due 
specie  arborescenti:  Sabal  umbr acuii fera  e mexicana,  citando 
anche  il  Sabal  Palmetto , che  il  chiarissimo  autore  non  ha 
riconosciuto  eguale  al  suo  S.  umbraculifera.  Martius  inoltre 
rammenta  (v.  Ili,  p.  247  e 320)  vari  altri  Sabal , i quali  sono 
rimasti  un  continuo  ingombro  nella  sinonimia  di  questo  genere, 
non  essendo  mai  stato  possibile  di  identificarli  con  sicurezza, 
per  la  mancanza  sin  da  principio  di  una  descrizione  scien- 
tifica dei  medesimi.  Vari  Sabal  si  trovano  tutt’ora  con  tali 


12  — 


denominazioni  nelle  serre  e nei  giardini,  ma  nessuna  impor- 
tanza deve  darsi  a detti  nomi  specifici  essendo  quasi  sem- 
pre erronei.  Così  ho  trovato  il  Sabal  Adansoni  ed  il  S.  Pal- 
metto, le  due  specie  più  frequenti  nei  giardini,  coltivati 
sotto  quasi  tutti  i nomi  orticoli  conosciuti. 

Di  alcuni  dei  Sabal  indicati  da  Loddiges  per  la  prima 
volta  nel  suo  Catalogo  del  1849  e rammentati  pure  da  Mar- 
tius,  ma  dei  quali  non  è mai  comparsa  una  descrizione,  ho 
visto  nell’Erbario  di  Monaco  dei  saggi  di  fronde  di  pianta 
giovanissima,  inviati  a quanto  sembra  da  Loddiges  stesso; 
ma  dalle  sole  fronde  giovani,  e direi  quasi  anche  dalle 
adulte,  è impossibile  riconoscere  con  sicurezza  una  specie 
di  Sabal.  Per  togliere  quindi  la  confusione  nella  quale  si 
trova  l’attuale  nomenclatura  del  genere  Sabal  mi  sembra 
non  vi  sia  altro  mezzo  che  di  non  tener  conto  veruno  delle 
specie  orticole  non  scientificamente  descritte  e delle  quali 
non  sono  conosciuti  i fiori  od  i frutti,  sebbene  sia  certo  che 
varie  di  esse  corrispondono  a talune  delle  specie  valide  da 
me  riconosciute. 

La  presente  rassegna  del  genere  Sabal  non  è che  un  ten- 
tativo di  monografia,  poche  essendo  le  specie  di  questo  ge- 
nere completamente  note.  In  generale  negli  Erbari,  di  una 
data  specie  di  Sabal , ora  mancano  le  fronde,  ora  i fiori,  ora 
i frutti,  e delle  fronde  in  generale  non  si  hanno  per  lo  più 
che  dei  frammenti.  Con  tali  materiali  si  capisce  senza  dif- 
ficoltà come  sia  impossibile  uno  studio  monografico  di  un 
genere,  i di  cui  componenti  si  distinguono  fra  di  loro  per 
caratteri  pochissimo  salienti. 

Il  Sig.  0.  F.  Cook  (1.  c.)  ha  creduto  di  potere  scindere 
il  naturalissimo  genere  Sabal  in  due,  conservando  il  nome 
di  Sabal  alla  specie  acaule,  come  la  prima  descritta,  e 
creando  per  quelle  caulescenti  od  arboree  il  nuovo  nome 
generico  di  Inodes. 

Oltre  a possedere  un  tronco  epigeo  le  Inodes  si  distin- 
guerebbero dai  Sabal  per  il  rachide  della  fronda  molto  ro- 
busto prolungato  sin  oltre  il  centro  del  lembo  e con  una 
decisa  tendenza  ad  inarcarsi  ; un  rachide  distinto  sebbene 


non  molto  prolungato  nel  lembo  esiste  però  anche  nel  Sabal 
Adansoni  ed  uno  stadio  di  transizione  fra  un  rizoma  ipogeo 
ed  un  tronco  aereo  si  ha  nel  Sabal  Etonia,  nel  quale  il 
tronco  è strisciante  sopra  il  terreno  e radicante  di  sotto. 

Io  posso  anche  aggiungere  che  il  S.  Adansoni  si  distingue 
inoltre  dai  Sabal  riferiti  da  Cook  al  gen.  Inodes  per  lo  spadice 
che  porta  spate  tubulose  soltanto  sopra  l’asse  primaria,  man- 
cando tale  natura  di  spate  alle  sue  diramazioni.  A parte 
ciò  a me  non  è riuscito  rintracciare  negli  organi  riprodut- 
tivi il  benché  minimo  carattere  che  possa  servire  a distin- 
guere il  tipico  Sabal  dalle  Inodes  di  Cook. 

In  coltivazione  oltre  al  S.  Adansoni  alcune  delle  grandi 
e belle  specie  arboree  di  Sabal  prosperano  nei  giardini 
della  regione  mediterranea.  Grazie  alla  cortesia  del  Prof.  An- 
tonino Borzì  ho  avuto  saggi  completi  dei  Sabal  che  fiori- 
scono e fruttificano  nei  giardini  di  Palermo  ; inoltre  dal 
giardino  della  Casa  bianca  a Porto  Ercole  presso  il  Monte 
Argentaro  in  Toscana  mi  sono  stati  trasmessi  quelli  degli 
individui  che  circa  25  anni  or  sono  aveva  affidato  al  ter- 
reno il  mio  compianto  amico,  il  Generale  Barone  Vincenzo 
Ricasoli.  Dallo  studio  di  questi  saggi  ho  potuto  riconoscere 
che  i Sabal  arborei  più  di  frequente  coltivati  nei  giardini 
(sotto  i nomi  più  diversi)  debbono  quasi  sempre  riferirsi 
al  S.  Palmetto  od  a varietà  di  questo.  Nondimeno  di  alcune 
forme  coltivate  non  ho  potuto  ritrovare  campioni  selvatici 
esattamente  corrispondenti  negli  erbari. 

A Palermo  però  oltre  che  del  S.  Palmetto , sia  nel  Giar- 
dino botanico,  sia  nelle  Ville  dei  contorni,  si  ammirano 
anche  grandi  esemplari  di  Sabal  Blackburniana  e Sabal 
princeps. 


— 14  — 


CHIAVE  ANALITICA  DELLE  SPECIE  DEL  GENERE  SABAL 


A.  Palma  acaule.  Tronco  rizomatoso  intieramente  ipogeo. 

Rachide  delle  fronde  assai  breve.  Spadici  eretti  provvi- 
sti di  spate  guainanti  tubulose,  soltanto  nella  parte 

assile. 

1.  Adansoni  Guern.  — Stati  uniti 

meridionali. 

B.  Palme  con  tronco  epigeo.  Fronde  con  rachide  assai  pro- 

lungato, talvolta  sino  quasi  all’apice  del  lembo  e ± 
arcuato.  Spadici  3-plicato-ramosi  con  spate  tubolose 
sulla  parte  assile  ed  anche  sulle  diramazioni  primarie 
od  infiorazioni  parziali. 

1.  Frutti  piccoli , di  10-14  mm.  di  diametro , perfettamente 
sferici  rotondati  e simmetrici  alla  -base  (1). 

I.  Calice  costui ato-nervoso  (allo  stato  secco);  petali  lisci. 

■4-  Fronde  con  tutti  i segmenti  od  almeno  i centrali 
± profondamente  bipartiti  all’apice. 

A*  Ramoscelli  fioriferi  gracili  filiformi  sottili  ± an- 
golosi (subtereti  ma  gracili  nel  S.  parvijlora). 
a Ramoscelli  piuttosto  lassamente  coperti  da  fiori 
lunghi  4-4.5  mm. 

* Tronco  strisciante,  radicante  al  di  sotto,  non  sol- 

levantesi  al  di  sopra  del  terreno  ; spate  delle 
infiorazioni  parziali  aperte  dal  lato  ventrale 
con  lembo  in  forma  d’  orecchio  d’asino. 

2.  Etonia  Swingle  — Florida. 

* * Tronco  aereo  cilindrico.  Spate  delle  infiora- 

zioni parziali  tubuloso-infundibulari,  troncate 
obliquamente  alla  bocca. 


(1)  Nel  S.  domingensis  forse  un  poco  attenuati  verso  la  base. 


15  — 


a)  Seme  con  embrione  ± discendente  situato  a 

circa  la  metà  di  un  lato.  Spatelle  dei  rami 
secondari  sorpassanti  di  poco  le  respettive 
spate. 

% Tronco  subelato  rivestito  ± lungamente 
dalle  basi  delle  vecchie  fronde. 

3.  Palmetto  Lodd.  — Stati  Uniti 

S.  E.  — Florida. 

Palmetto  v.  bahamensis  Becc.  — 
Is.  Bahama. 

##  Pianta  non  sorpassante  i 5 metri  di  al- 
tezza con  tronco  nudo  non  ricoperto 
dalle  basi  delle  vecchie  fronde. 

4.  Schwarzii  (Cook)  Becc.  — 

Florida. 

b)  Seme  con  embrione  ascendente  situato  al  di- 

sotto della  metà  di  un  lato.  Spatelle  dei  rami 
secondari  notevolmente  eserte  dalle  respet- 
tive spate. 

5.  neglecta  Becc.  — S.  Domingo. 
(3  Ramoscelli  molto  densamente  coperti  di  piccoli 

fiori  lunghi  3-5  mm. 

6.  parviflora  Becc.  — Cuba. 
Ramoscelli  fioriferi  crassiusculi  tereti  uniforme- 

mente  spessi  circa  2 mm.  Fiori  relativamente 
grandi  (lunghi  5 mm.)  ; petali  sul  secco  angusti, 
acuminati. 

7.  florida  Becc.  — Cuba. 

-j — (-  Fronde  con  tutti  i segmenti  indivisi  all’  apice 
od  al  più  molto  brevemente  bifidi.  Seme  con 
embrione  orizzontale  situato  verso  la  metà  di  un 
lato.  Frutto  a quanto  sembra  leggermente  atte- 
nuato verso  la  base. 

8.  domingensis  Becc.  — S.  Do- 

mingo. 

II.  Calice  e corolla  fortemente  costulato-nervosi. 

9.  mexicana  Mart.  — Mexico 

meridionale. 


16  — 


2.  Frutti  majuscoli  óbpiri formi,  distintamente  attenuati  in 
una  base  piuttosto  acuta  simmetrica. 

■’&  Frutti  larghi  18-20  mm.  Seme  largo  11-12  mm.; 
embrione  subdorsale  discendente  quasi  vertical- 
mente. 

10.  Blackburniana  G-lazeb.  — 
Bermude. 

##  Frutti  larghi  15-16  mm.  Seme  largo  8 mm.  ; em- 
brione laterale  discendente  obliquamente. 

11.  princeps  Hort.  — Patria? 


3.  Frutti  piccoli  di  circa  1 cm.  di  diam.  a base  ± obliqua 
ed  asimetrica. 

■:&.  Fronde  con  segmenti,  almeno  in  parte,  3-costulati, 
due  volte  partito-fessi.  Perianzio  fruttifero  con  i 
petali  lungamente  persistenti  reflessi  ed  i resti  dei 
3 filamenti  opposti  a questi  pure  reflessi  e gli  altri 
3 eretti. 

-f-  Frutto  distintamente  asimmetrico  alla  base  o leg- 
germente resupinato.  Fiori  piccoli,  lunghi  3 mm. 
acutiusculi  ; calice  e corolla  sul  secco  non  striati. 

12.  mauritiaeformis  Gir.  et  W.  — 

Venezuela. 

-) — j-  Frutto  a base  obliqua  con  lo  stilo  conspicuo 
lungamente  permanente.  Fiori  majusculi,  in  boc- 
cio obovati,  larghi  2 mm.  e lunghi  4,  rotondati 
nel  vertice  ; calice  e corolla  striato-nervosi  sul 
secco. 

13.  Yapa  Wright.  — Cuba; 

Yucatan. 

#.<$  Fronde  con  segmenti  1-costati,  semplicemente  fessi. 
Perianzio  fruttifero  con  petali  decidui  o presto 
marcescenti.  (Nel  S.  guatemalensis  le  fronde  sono 
ignote). 


— 17  — 


«$*  Fronde....  Fiori  lunghi  4 mm.  o poco  più;  ca- 
lice urceolato  ristretto  alla  bocca  a base  e pa- 
reti molto  spesse,  non  nervoso-costulato;  pe- 
tali nervoso-costulati  sul  secco. 

14.  guatemalensis  Becc.  — Gua- 

temala. 

4*  fi*  Fronde  con  segmenti  profondamente  divisi 
in  due  punte  acuminatissime  filamentoso -cau- 
date. Frutto  leggermente  resupinato.  Fiori  in 
boccio  lunghi  4.2  mm.  con  calice  e corolla 
± costulato-striati  sul  secco;  calice  carncsetto 
in  basso. 

15.  causiarum  (Cook)  Becc.  — 
Porto  Rico. 

4.  Frutti  sferici  non  attenuati  in  basso,  grossi  all’  incirca 
come  ciliegie. 

# Ramoscelli  fruttiferi  notevolmente  inspessiti  nella 
parte  centrale. 

16.  uresana  Trelease.  — Mexico 
settentrionale. 

##  Ramoscelli  fruttiferi  uniformemente  sottili  non 
inspessiti  nella  parte  centrale, 
fi-  Embrione  subdorsale. 

17.  texana  (Cook)  Becc.  — Texas. 
-)-+  Embrione  laterale. 

18.  Rosei  (Cook)  Becc.  — Mexico 

centrale. 


Distribuzione  geografica  dei  Sabal. 

Stati  Uniti  merid.  e Florida.  — S.  Adansoni,  Palmetto , 
Etonia,  Scliwarzii. 

Bermude.  — S.  BlacJcburmana. 


2 


— 18 


Bahama.  — S.  Palmetto  bahamensis. 

Texas.  — S.  texana. 

Mexico  settentr.  — S.  uresana. 

— centr.  — S.  Rosei. 

— merid.  — S.  me.ricana. 

Guatemala.  — S.  guatemalensis. 
Venezuela.  — S.  mauritiaeformis. 
Yucatan.  — S.  Yapa. 

Cuba.  — S.  Yapa,  parviflora , florida. 

San  Domingo.  — S.  domingensis , neglecta. 
Porto  Rico.  — S.  causiarum. 


Specie  dubbie,  note  solo  di  nome  od  escluse. 

Sabal  acaulis  Revue  Hort.  1885,  414  et  1889,  5 = Sabal 
Adansoni  ? 

— adiantina  Rafin.  FI.  Ludov.  17.  — Quid?;  Am.  bor. 

(ex  In.  Kew.). 

— carolini  an  a Hort.  ex  Poir.  Encycl.  VI,  356  ; Kuntli 

Enum.  pi.  Ili,  246  = S.  Adansoni. 

— - coerulescens  Hort.;  Kew  Report  1882  (1884)  63. 

— columnaris  Lodd.  cat.  1849  ex  Mart.  Hist.  nat. 

Palm.  Ili,  320,  nomen.  — Hab.  ? 

— elata  Lodd.  Cat.  1849  ex  Mart.  1.  c.  320,  nomen. 

Hab.  ? 

— Giesbreghtii  Hort.  — Nel  Giardino  botanico  di  Pa- 

lermo sotto  questo  nome  si  coltiva  il  S.  Palmetto. 

— gigantea  Fulchir.  ex  Steud.  Nom.  ed.  II.  2.  489  — 

S.  mexicana  ? ex  Ind.  Kew. 

— glaucescens  Lodd.  ex  Mart.  1.  c.  247  = S.  mauri- 

tiaeformis ? fide  Gris. 

— graminifolia  Lodd.  ex  Mart.  1.  c.  247,  nomen. 

— havanensis  Lodd.  Cat.  1849  ex  Mart.  1.  c.  p.  320, 

nomen. 

— Hystrix  Nutt.  Gen.  1.  230  (ex  Mart.  1.  c.  250)  = 

Rhapidophyllum  Hystrix  Wend.  et  Dr. 


19  — 


Sabal  magdalenae  Linden  in  Illustr.  Hort.  XXVIII  (1831) 
32,  nomen.  — Nuova  Granata. 

— megacarpa  Hort.  — Nome  comparso  per  la  prima 

volta  nel  Rapporto  del  1905  p.  289  del  Giar- 
dino di  Buitenzorg  ed  assegnato  ad  una  Palma 
proveniente  dal  Giardino  botanico  di  Leida,  al 
quale,  da  quanto  mi  scrive  il  Prof.  Janse,  era 
stato  inviato  con  detto  nome  da  quello  di  New 
York. 

— minima  Nutt,  in  Am.  Journ.  Sc.  Ser.  I.  V (1822)  293 

= S.  Adansoni  ex  Ind.  Kew.  — Chapman  nella 
FI.  of  the  S.  Unit.  States  2'  edit.  438  riferisce 
dubitativamente  detta  specie  alla  Serenoa  ser- 
rulata. 

— minor  Pers.  syn.  I 399  = S.  Adansoni. 

— Mocini  Hort.  Riccobono  in  Boll.  soc.  ort.  di  Pa- 

lermo, 1904,  2 = S.  Blackbur ninna. 

— nitida  Hort.  ex  H.  Wendl.  in  Kerck.  Palm.  25  — 

Brahea ; minima  H.  Wendl.  1.  c.  — Sabal  Adan- 
soni? ex  Ind.  Kew. 

— oleracea  Lodd.  cat.  1849  ex  Mart.  Hist.  nat.  Palm. 

III.  320.  Quid? 

— pumila  Ell.  Sketck,  I,  430  = S.  Adansoni  fide  Chapm. 

FI.  S.  Unit.  States,  edit.  2.a  438. 

— Sanfordii  Lind.  = S.  Palmetto  ? Florida. 

— serrulata  R.  et  Sch.  = Serenoa  serrulata. 

— taurina  Lodd.  Cat.  1849  ex  Mart.  Hist.  nat.  Palm. 

v.  Ili,  320;  Gris.  FI.  Brit.  West.  Ind.  p.  514; 
O.  F.  Cook  in  Bull.  Torrey  bot.  Club,  1901,  p. 
530.  — Indicato  come  introdotto  dalla  Giam- 
maica  o da  Trinidad  = S.  Adansoni  ? 

— umbraculifera  Mart.  Hist.  nat.  Palm.  v.  Ili,  245, 

t.  130  = S.  Palmetto. 

— umbraculifera  (non  Mart.)  Gris.  FI.  Brit.  W.  Ind.  514 

et  Auct.  plurim.  Nome  applicato  a varie  specie 
ed  anche  al  S.  Blackburniana ; vedi  a tale  ri- 
guardo Hemsley  in  Chall.  voy.,  Bot.  I.  71. 


— 20  — 


Sabal  Woodfordii  Lodd.  ex  Mart.  Hist.  Nat.  Palm. 
Ill,  247. 

Specie  di  Sabal  pubblicate  sotto  il  nome  di  /nodes. 

Inodes  Blackburniana  0.  F.  Cook  in  Bull.  Torrey  bot.  Club 
1901,  p.  531  = Sabal  Blackburniana  Glazeb. 

— causi  arum  0.  F.  Cook.  1.  c.  = S.  causiarum  Beco. 

— glauca  U.  Damm.  in  Urban  Symb.  Ant.  (FI.  Port.) 

IV  (1903)  127  = Sabal  causiarum  Becc. 

— Palmetto  0.  F.  Cook.  1.  c.  532  = S.  Palmetto  Poem. 

et  Sch. 

— Rosei  0.  F.  Cook.  1.  c.  534  = Sabal  Rosei  Becc. 

— Schwarzii  0.  F.  Cook.  1.  c.  532  = Sabal  Schioar- 

zii  Becc. 

— texana  0.  F.  Cook.  1.  c.  534  = Sabal  texana  Becc. 

— uresana  0.  F.  Cook.  1.  c.  534  = Sabal  uresana 

Trelease. 

— vestita  0.  F.  Cook.  1.  c.  533.  — Descritta  dalle 

sole  parti  vegetative  dietro  un  individuo  colti- 
vato nelle  serre  del  Dipartimento  della  Agricol- 
tura a New  York. 


1.  Sabal  Adansoni  Guernsent  in  Bullet.  Soc.  philomat., 
Ili,  (1803)  206,  t.  25;  Bot.  Magaz.,  t.  1434;  Mart. 
Hist.  nat.  Palm.,  Ili,  246,  319,  t.  103  f.  2 et  tab. 
morf.  S.  f.  1,  t.  YT,  f.  4,  t.  Z II,  f.  2,  3,  4 ; Chapman 
Flora  of  the  south  Unit.  Stat.  2d  edit.,  438;  0.  F. 
Cook  in  Bull.  Torrey  bot.  Club,  1902,  530;  Hasskarl  in 
Retzia,  I,  5.  — Sabal  minor  Pers.  Enchir.  1,  399; 
Sprengel.  Syst.  veg.,  II,  137.  — Sabal  pumila  Ell. 
Sketch  1,  430  (ex  Ind.  Kew.).  — Sabal  minima  Nutt, 
in  Ann.  Journ.  Sc.  ser.  I,  V (1822),  293  (ex  Ind.  Kew.). 


— 21 


— Sabal  caroliniana  Hort.  Paris,  fide  Schult.  fil.  ex 
Kunth  En.,  Ill,  246.  — (?)  Sabal  taurina  Lodd.  ex 
Mart.  Hist.  nat.  Palm.,  Ill,  320,  348  ; Gris.  FI.  Brit. 
West  Ind.,  514.  — Sabal  glabra  Sargent,  Silva  of  N. 
Am.,  X,  38  (in  nota).  — Rhapis  acaulis  Willd.  sp.  pi., 
IV,  1903.  — Gorypha  minor  Jacq.  Hort.  Vindob.,  Ill, 
8,  t.  8.  — Corypha  pumila  Walt.  Flor.  Carol.,  119.  — 
Chamaerops  glabra  Mill.  Gard.  Diet.  ed.  VIII.  n.  2 (ex 
Ind.  Kew.).  — Chamaerops  acaulis  Mich.  Fior.  amer.  II, 
207  (ex  Ind.  Kew.). 

Descrizione.  — Palma  acaule  con  rizoma  intieramente 
sotterraneo,  producente  una  chioma  di  poche  fronde. 

Fronde  con  piccioli  lunghi  presso  a poco  quanto  il  lembo 
ed  anche  piu  corti,  convessi  di  sotto,  latamente  scavati  a 
doccia  di  sopra  presso  la  base,  leggermente  concavi  o pia- 
neggianti verso  l’alto  ; ligula  piana  subtriangolare  spesso 
inequilatera  ottusa  od  acutiuscula;  rachide  breve,  ordinaria- 
mente non  penetrante  che  4-7  cent,  dentro  la  lamina,  stret- 
tamente alato  ai  margini  alla  base,  dritto  (non  arcuato)  ; 
lembo  3/4  orbicolare  o poco  più  che  dimidiato-orbicolare 
(quando  appartenente  a pianta  adulta),  diviso  in  20-30  e 
talvolta  anche  35  segmenti  ; questi  sono  acuminati  in  punta, 
rigidi  intieri  o molto  brevemente  bifidi  con  un  filamento 
molto  gracile  e fugace  nella  terminazione  dei  semi  primari, 
i quali  nella  parte  centrale  rimangono  a circa  la  metà  od 
anche  ai  due  terzi  superiori  del  lembo  e dai  lati  molto  più 
vicini  alla  ligula;  i segmenti  centrali  misurano  d’ordinario 
da  45-65  cm.  di  lunghezza,  ma  talvolta  sino  90  cm.  ed 
all’altezza  dei  seni  sono  2-3.5  cm.  e nelle  fronde  robuste 
sino  4-5  cm.  di  larghezza;  essi  sono  assai  fortemente  striati 
da  numerosi  nervi  secondarii  molto  rilevati;  venule  tran- 
sverse molto  brevi  e d’ordinario  poco  distinte,  specialmente 
nella  pagina  superiore. 

Spadici  glabri  in  ogni  parte,  eretti,  angusti,  rigidi,  lun- 
ghi 0.60-1.20  m.  con  5-6  od  anche  10-12  rami  (infiorazioni 
parziali),  ognuno  uscente  dall’  interno  di  una  spata;  parte 


assile  dello  spadice  di  5-15  mm.  di  spessore  subterete  in 
alto  e più  o meno  compressa  in  basso,  vaginata  da  varie 
spate  lungamente  tubulose  non  portanti  rami,  di  cui  al- 
meno le  più  basse  ± ancipiti;  spate  superiori  tubulose  in 
basso,  terminate  in  punta  in  forma  d’orecchio  d’asino, 
acuta  od  acuminata;  rami  portati  da  una  parte  pedun- 
colare  inclusa  nella  respettiva  spata  e provvista  di  una 
spata  propria  bidentata;  le  infiorazioni  parziali  (rami)  mag- 
giori. che  sono  le  più  basse,  usualmente  sono  lunghe  (nella 
parte  eserta  dalla  spata)  10-15  cm.  con  parte  assile  dritta 
divisa  in  pochi  (8-15)  ramoscelli  semplici  ; questi  sono  ± an- 
golosi, filiformi,  spessi  0.7-1. 5 mm.  e lunghi  di  solito  5-8  cm.; 
talvolta  le  infiorazioni  parziali  sono  lunghe  sino  25  cm.  con 
25  ed  anche  più  ramoscelli  lunghi  sino  a 10  cm.  e questi 
in  taluni  casi  suddivisi  in  ramoscelli  più  corti,  in  modo  che 
si  hanno  infiorazioni  parziali  ora  semplicemente  ramose, 
ora  3-plicato-ramose,  formanti  delle  piccole  pannocchie  so- 
vrapposte, ora  molto  lasse,  ora  assai  dense  ed  ovate;  i ra- 
moscelli a maturità  del  frutto  sono  poco  più  spessi  che 
durante  l’antesi  (1.5—2  mm.)  ed  hanno  dei  pulvinuli  molto 
superficiali  sopra  i quali  riposano  i frutti. 

Fiori  inseriti  spiralmente  con  non  molta  regolarità  in- 
torno ai  ramoscelli,  provvisti  di  una  brattea  e di  una  brat- 
teola  ambedue  minutissime  ed  apiculate;  i fiori  in  boccio 
bene  sviluppato  sono  lunghi  3 mm.,  oblunghi,  più  o meno 
ottusamente  apiculati  nel  vertice,  allorché  bene  aperti  lun- 
ghi 3.7—4  mm.;  calice  ciatiforme-campanulato,  corrugato- 
venoso-striato  sul  secco,  diviso  sino  alla  metà  in  3 lobi 
latamente  triangolari  o deltoidei  acutiusculi  ; corolla  (du- 
rante 1’  antesi)  una  e mezzo  o due  volte  più  lunga  del 
calice  ; petali  riuniti  in  basso  in  tubo  breve  nella  parte 
libera,  ovato-ellittici,  concavo-cimbiformi,  acutiusculi,  non 
denticolati  ai  margini,  crassiusculi,  non  striato-venosi  sul 
secco;  stami  tutti  eguali,  subulati,  con  antere  piccole,  molto 
largamente  cordato-sagittate,  quasi  tanto  larghe  quanto 
lunghe,  facilmente  decidue,  di  guisa  che  subito  dopo  1"  an- 
tesi rimangono  i fiori  coi  filamenti  che  con  i loro  rigidi 


— 28  — 


ed  acutissimi  apici  sorpassano  di  poco  i petali.  Ovario  an- 
gustamente trigono-piramidato,  lungo  2. 5-2. 7 mm.,  3-sol- 
cato;  stigma  papilloso  troncato-capitellato. 

Frutti  portati  dal  perianzio  non  accresciuto,  ma  col  ca- 
lice indurito  formante  un  brevissimo  pedicello  di  2 mm.  in 
larghezza  ed  altezza,  perfettamente  sferici  con  lo  stilo  per- 
manente tozzo,  dritto  e poco  apparente  alla  base  : allorché 
ben  maturi  di  8.5-9  mm.  di  diam.,  nerissimi,  lucidi,  a epi- 
carpio sottile,  pellicola, re  ; mesocarpio  molto  scarsamente 
carnoso,  bruno-violescente,  amarognolo. 

Seme  globulare  leggermente  depresso,  a superficie  lucida 
color  caffè  tostato,  largo  5.5-6. 5 mm.,  spesso  5-5.5  mm.  con 
base  pianeggiante  e quivi  con  un  piccolo  rilievo  (mammilla 
micropilare)  quasi  centrale  e 1’  ilo  eccentrico;  embrione 
situato  verso  la  metà  di  un  lato  o poco  al  di  sotto,  pene- 
trante orizzontalmente  dentro  l’albume  per  circa  */4  o poco 
più  della  larghezza  totale  del  seme.  Talvolta  si  sviluppano 
2 ovuli  ed  allora  i frutti  sono  didimi;  talvolta  un  ovulo 
viene  a perfezione  ed  uno  si  sviluppa  incompletamente  ed 
allora  il  frutto  presenta  alla  base  una  gibbosità  più  o meno 
distinta. 

Habitat.  — In  tutta  la  parte  S-E  degli  Stati  uniti:  dalla 
Carolina  del  Nord  si  estende  sino  nella  Florida  e ad  occi- 
dente nell’Arkansas,  nella  Luisiana  e nel  Texas. 

Cresce  nelle  boscaglie  basse  ed  umide  e nei  luoghi  inon- 
dati, predilige  i terreni  arenosi;  s’incontra  anche  sulla 
spiaggia  del  mare. 

Il  S.  Adansoni  è stato  indicato  anche  dalle  Bermude 
(A  list  of  Plants  collected  in  Bermuda  in  1905  by  A.  Han- 
ford Moore,  Cambridge  Mass.,  1906),  ma  di  certo  sono  state 
credute  appartenenti  a questa  specie  le  giovani  piante  di 
Sabal  BlacJcburniana. 

Riporto  qui  appresso  le  località  principali  delle  quali  ho 
visto  esemplari  istruttivi  con  l’ indicazione  delle  più  salienti 
particolarità  che  i medesimi  mi  hanno  offerto. 

North  Carolina:  Carolina  Beach , in  terreni  bassi 


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presso  Wilmington  (Biltmore  n.  3410a  in  Herb.  Miss.  Bot. 
Gard.  e Sargent)  fortemente  striati  dai  nervi  secondarii, 
specialmente  nella  pagina  inferiore  dove  le  venule  trasverse 
sono  assai  distinte  e ne  rendono  la  superficie  minutamente 
tessellata.  Fronde  robuste  con  lembo  molto  spesso  e rigido  ; 
segmenti  centrali  restringentesi  ad  un  tratto  un  poco  al 
di  sopra  dei  seni  facendo  una  curva  sul  margine  come 
nelle  fronde  di  varie  Thrinax ; picciolo  in  alto  largo 
13—18  mm.  ; segmenti  30-32  ; i centrali  lunghi  50—55  cm.  ; 
larghi  ai  seni  28-35  mm.  ; forma  molto  speciale. 

South  Carolina:  Bluffton  (Herb.  Miss.  Bot.  Gard.) 
— Sea  Islands  presso  Charleston  (Cabanis  in  Herb.  Berol.). 

Eastern  Texas:  Elihu  Hall  n.  616  (in  Herb.  Miss. 

Bot.  Gard.).  Spadice  gracilissimo  con  spate  più  basse  ancipiti 
larghe  4-5  mm.  ; rami  primari  con  soli  5-6  ramoscelli  gra- 
cili indivisi  lunghi  6-7  cm.  Fronde  piccole  ; picciolo  in  alto 
largo  7 mm. 

Mississipi:  Biloxi,  (Tracy  n.  5145  in  Herb.  Miss.  Bot. 
Gard.).  Gracile;  rami  dello  spadice  con  13-14  ramoscelli 
fioriferi  indivisi  assai  robusti,  spessi  alla  base  1-1.5  mm., 
lunghi  5-8  cm. 

Georgia:  Boscaglie  presso  Flint  River , Samter  Co.; 
(R.  M.  Harper  n.  1055  in  Herb.  Miss.  Bot.  Gard.).  — Spadici 
gracilissimi,  infiorazioni  parziali  con  10-12  ramoscelli  gra- 
cilissimi filiformi  indivisi,  lunghi  5-6  cm.,  spessi  alla  base 
0.5-0.8  mm.;  fronde  misuranti  40  cm.  dalla  ligula  all’apice 
dei  segmenti  centrali  ; picciolo  in  alto  largo  8 mm. 

Florida:  Chattahooche  River,  comune  in  luoghi  palu- 
dosi (B.  F.  Bush  n.  282  in  Herb.  Miss.  Bot.  Gard.).  Spadice 
gracile  con  spate  basse  ancipiti  larghe  5-6  mm.;  rami  con 
poche  (3-7)  diramazioni  patenti  rigide  subulate  indivise, 
lunghe  4-5  cm.,  spesse  1 mm.  alla  base.  Fronda  con  lembo 
lungo  60  cm.  e picciolo  largo  9 mm. 

Florida:  Terreni  bassi  presso  Tocoi , Curtiss,  North. 
Amer.  plants  n.  2679  (in  Herb.  Sargent;  Miss.  Bot.  Gard.; 
Levier).  Sono  questi  gli  esemplari  che  Sargent  ha  conside- 
rati come  tipici  del  suo  Sabal  glabra.  Spadici  gracili  con 


— 25  — 


parte  assile  dritta  rigida  ; rami  maggiori  lunghi  10-12  cm. 
con  parte  assile  dritta  e rigida  con  pochi,  al  più  10-12,  ra- 
moscelli fioriferi  indivisi  lunghi  4-5  mm.  subulati,  spessi 
1 mm.  alla  base  ; fronde  con  segmenti  centrali  lunghi  45- 
65  cm.  ; picciolo  largo  in  alto  7-8  mm.  ; altri  spadici  pure 
di  Curtis  e di  Tocoi  hanno  la  parte  assile  più  robusta 
anguiosa  con  15-16  ramoscelli  fioriferi  lunghi  7-8  cm., 
spessi  1.5  mm.  alla  base;  un  esemplare  però  pure  di  Tocoi 
e di  Curtis  ha  i rami  più  bassi  lunghi  16-17  cm,  con  15-16 
rami  lunghi  8-10  cm.  e parte  assile  incurva  e sinuosa. 

Florida:  Orange  Bend , Lake  Co.  (Nash  n.  1871  in 
Herb.  Sargent).  Esemplare  simile  al  n.  2679  di  Curtiss,  ma 
con  fiori  un  poco  più  angusti  nel  boccio,  lunghi  nell’antesi 
4 mm. 

Florida:  Bassi  boschi  presso  Jacksonsville,  (Curtiss’  Se- 
cond distr.  n.  5784  in  Herb.  Miss.  Bot.  Gard.).  Pianta  robu- 
sta; spadice  con  parte  pedunculare  robusta,  spessa  8-9  mm., 
poco  compressa;  infiorazioni  parziali  rigide  con  parte  assile 
forte  angolosa,  ramoscelli  fioriferi  numerosi  tutti  semplici, 
rigidi  angolosi,  lunghi  4^8  cm.,  spessi  alla  base  1-1.5  mm. 
Fronda  rigida  con  26  segmenti  di  cui  i centrali  lunghi 
55  cm.;  picciolo  largo  in  alto  15  mm. 

Florida:  Milton  (Herb,  of  Florida  Agricultural  college, 
P.  H.  Rolfs  collector  n.  669  in  Herb.  Miss.  Bot.  Gard.).  Pianta 
molto  robusta;  uno  spadice  fruttifero  misura  1.10  m.  e 
porta  12-13  infiorazioni  parziali;  la  parte  peduncolare  è 
poco  compressa  e spessa  sino  15  mm.  ; i rami  più  bassi 
sono  duplicato-ramosi,  lunghi  sino  25  cm.  con  la  parte  as- 
sile curva  e flessuosa;  i superiori  semplicemente  ramosi;  i 
ramoscelli  fioriferi  sono  robusti  rigidi  angolosi  lunghi  5-8 
cm.  spessi  alla  base  1-2  mm.  Esemplare  simile  a quelli 
della  Luisiana  e dell’Arkansas. 

Arkansas:  Bassi  boschi  presso  Homan , Miller  County 
(Eggert,  Herb.  Amer.  in  Herb.  Miss.  bot.  Gard.).  Spadice 
robusto  come  nell’esemplare  di  Milton  (Rolfs  n.°  669);  rami 
lunghi  sino  25  cm.,  con  parte  assile  curvato-sinuosa  e con 
sino  26-27  rami  secondari,  di  cui  i più  bassi  nuovamente 


— 26 


ramosi;  ramoscelli  angolosi,  robusti,  spessi  sino  2 mm.  e 
lunghi  8-10  cm. 

Louisiana:  vicinanze  di  Alexandria  molto  abbondante 
nei  boschi  uliginosi,  (Carleton  E.  Ball,  Plants  of  Louisiana 
n.°  452,  in  Herb.  Miss.  bot.  Gard.).  Spadice  esattamente 
come  nell’esemplare  di  Milton  (Rolfs  n.°  669)  con  rami  bassi 
duplicato-ramosi.  Fronda  robusta  con  circa  30  segmenti  di 
cui  i centrali  lunghi  65  cm.;  picciolo  in  alto  largo  15  mm. 

Louisiana:  New  Orleans  (A.  Fendler  1846  in  Herb. 
Miss.  bot.  Garden).  Un  esemplare  consistente  in  un  solo  spa- 
dice robusto  con  fiori  giovanissimi  ma  nel  quale  i rami 
sono  marcatamente  duplicato-ramosi. 

Texas:  Di  questa  provenienza  nell’Erbario  del  Missouri 
bot.  Gard.  si  trova  un  esemplare  (di  antico  collettore,  col 
n.°  13),  il  quale  differisce  dagli  altri  per  i fiori  alquanto 
più  piccoli,  sorpassando  appena  i 3 mm.  in  lunghezza  (aperti) 
e per  essere  i fiori  stessi  assai  più  numerosi  e quindi  più 
densi  sui  ramoscelli;  i rami  portano  8-10  ramoscelli  indivisi 
lunghi  4-5  cm. 

Del  Texas  si  trovano  esemplari  di  S.  Adansoni  (che  però 
non  ho  visto  recentemente)  di  B.  Matthes  n.°  421  e di  Hall 
n.°  616,  nell’Erb.  Boissier. 

Osservazioni.  — Il  Sabal  Adansoni  nell’  America  del 
Ford  offre  il  grado  di  variabilità  che  presentano  le  specie 
di  Palme  occupanti  una  estesa  area  geografica  e che  sono 
quindi  dotate  di  una  grande  adattabilità  a climi  disparati 
ed  a condizioni  di  vegetazione  variabili,  come  sarebbero  il 
Chamaerops  humilis  nella  regione  mediterranea,  la  Phoenix 
spinosa  in  Africa,  la  Phoenix  humilis  in  India,  il  Cocos 
Romanzofjìana  nell’America  australe  ecc. 

Il  polimorfismo  del  S.  Adansoni  si  osserva  principalmente 
nelle  parti  vegetative  ed  in  una  maggiore  o minore  suddi- 
visione dei  rami  nelle  infiorazioni  parziali. 

Uno  studio  accurato  di  questa  Palma  nei  luoghi  dove 
cresce  è possibile  che  dimostri  che  alcune  forme  di  essa 
sono  localizzate  a determinate  regioni  e si  potranno  forse 


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distinguere  delle  « sotto-specie  » o « microspecie  » tutte  da 
accogliersi  sotto  la  « specie  collettiva  » o « Synspecies  » 
Sabctl  Adansoni. 

È possibile  del  S.  Adansoni  distinguere  le  seguenti  forme, 
fra  le  quali  però  si  incontrano  tutti  i passaggi  possibili. 

a.  Fronde  grandi  erette  con  piccioli  lunghi  quanto  il  lembo 
ed  anche  più.  Spadici  3-plicato-ramcsi,  ultime  dirama- 
zioni brevissime. 

(3.  Fronde  piccole  o mediocri  patenti  con  picciolo  assai  più 
corto  del  lembo.  Spadici  duplicato  o sub  B-plicato  ra- 
mosi, ultime  diramazioni  brevissime. 

*y.  Fronde  grandi  erette  con  lunghi  piccioli,  spadici  dupli- 
cato ramosi  o semplicemente  ramosi. 

8.  Fronde  piccole  con  spadici  semplicemente  ramosi  e ra- 
moscelli piuttosto  brevi  e rigidi, 
s.  Fronde  piccole  con  spadici  semplicemente  ramosi  e ra- 
moscelli gracili  filiformi  allungati  per  lo  più  poco  nu- 
merosi. 

Si.  Spadici  semplicemente  ramosi,  ramoscelli  con  fiori  più 
piccoli  e più  numerosi  dell’ordinario. 

Delle  forme  a e [5  non  ho  visto  che  piante  in  cultura. 
Esemplari  selvatici  con  spadici  3-plicato  ramosi  non  ne  ho 
trovati  negli  erbari.  E forse  una  tale  sovrabbondante  rami- 
ficazione un  effetto  della  cultura  ? 

Della  var.  ^ si  trovano  spesso  esemplari  in  coltivazione 
ed  a questi  corrisponde  l’esemplare  di  Fendler  della  Lui- 
siana. 

Le  forme  è e £ sono  quelle  prevalenti  nella  Florida. 

La  forma  Si  sarebbe  propria  del  Texas. 

Della  forma  a un  esemplare  che  da  vario  tempo  io  col- 
tivo in  pien’aria  presso  Firenze  e che  tutti  gli  anni  fiori- 
sce e fruttifica  ha  delle  fronde  erette  con  35  segmenti  dei 
quali  i centrali  misurano  90-95  cm.  dalla  ligula  all’apice  e 
che  all’altezza  dei  seni  sono  larghi  4-5  cm.;  il  rachide  si  pro- 
lunga dritto  per  circa  20  cm.  nel  lembo;  il  picciolo  è lungo 
quanto  il  lembo  e talvolta  anche  più,  sino  1.20  m.,  largo 


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2-2.5  cm.  in  alto  e 4r- 5 cm.  in  basso  ; gli  spadici  sono  lun- 
ghi sino  1.25  m.  con  8-9  infiorazioni  gradatamente  decre- 
scenti, assai  dense,  latamente  ovate,  3-plicato  ramose  ed  ul- 
time diramazioni  brevissime  ; le  spate  basilari  sono  larghe 
oltre  2 cm.  e fortemente  compresse.  I fiori  in  quest’  esem- 
plare non  si  aprono  tutti  in  una  volta,  ed  in  alcuni  lo  sti- 
gma sporge  dal  perianzio  prima  che  questo  sia  compieta- 
mente  sviluppato.  Dalla  base  dell’ovario  dei  fiori  bene  aperti 
sgorga  nettare  in  abbondanza.  T fiori  sono  frequentati  da 
api,  ditteri  e microlepidotteri. 

In  questo  esemplare  le  fronde  che  si  sollevano  erette  non 
rimangono  mai  intiere  durante  tutta  l’annata  perchè  inva- 
riabilmente i venti  ne  rompono  il  lembo  alla  base  al  punto 
d’unione  dei  segmenti  col  rachide,  non  essendo  questo  robu- 
sto abbastanza  per  sopportare  lo  sforzo.  Evidentemente 
questa  forma  ha  avuto  origine  nelle  boscaglie  al  di  fuori 
dell’influenze  delle  forti  correnti  d’aria. 

Un  altro  individuo  che  pure  coltivo  in  pien’aria  nelle 
medesime  condizioni  del  precedente,  ma  riferibile  alla  var.  (3 
produce  spadici  più  piccoli  dell’altro  con  infiorazioni  par- 
ziali fortemente  duplicato-ramose  ed  anzi  con  accenno  ad 
esser  3-plicato-ramose;  fronde  più  patenti  che  nell’esemplare 
precedentemente  descritto,  più  piccole  e meno  lacerabili  dai 
venti  e con  piccioli  assai  più  corti  del  lembo. 

Il  S.  Adansoni  è una  Palma  frequentemente  coltivata  in 
pien’aria  nei  giardini  della  regione  mediterranea,  ma  è te- 
nuta in  assai  poco  pregio,  perchè  vegeta  lentamente  e pro- 
duce poche  fronde,  le  quali  in  luoghi  aperti  e sottoposti 
all’azione  di  forti  venti  vengono  molto  strapazzate  e rotte 
all’apice  del  picciolo  per  la  poca  resistenza  offerta  dal  ra- 
chide; coltivata  però  come  pianta  di  sottobosco  in  luoghi 
freschi  e che  le  convengano  e specialmente  sulle  sponde  dei 
laghi  può  riuscire  assai  ornamentale.  E del  resto  una  Palma 
di  una  rusticità  ed  adattabilità  straordinaria,  vegetando 
egualmente  bene  sotto  il  clima  di  Calcutta  o di  Buitenzorg 
come  sotto  quello  di  Firenze. 

Oltre  alle  forme  a.  e ^ sopra  descritte  si  hanno  in  coltura 


29  — 


altre  che  corrispondono  perfettamente  agli  esemplari  selva- 
tici della  Florida  (var.  *y  e d)  con  infiorazioni  semplice- 
mente  ramose. 


2.  Sabal  Etonia  Swingle  in  Bull.  Torrey  bot.  Club, 
XXIII  (1896),  99;  G.  V.  Nash,  Notes  on  some  Florida 
Plants,  in  Bull.  Torr.  bot.  Club  1.  c. 

Descrizione.  — L’intiera  pianta  non  si  innalza  più  di  1.40  m. 
dal  suolo  ed  ha  un  tronco  rizomatoso  strisciante  tortuosa- 
mente sul  terreno,  lungo  60-90  cm.,  radicante  al  di  sotto 
per  tutta  la  sua  lunghezza  e producente  il  ciuffo  delle  fronde 
e gli  spadici  alla  sua  estremità. 

Fronde  quasi  orbicolari;  picciolo  largo  in  alto  10-15  min., 
in  sezione  transversa  depresso-sub-triangolare  essendo  piano 
di  sopra  e convesso  con  angolo  ottusissimo  di  sotto,  i suoi 
margini  sono  molto  acuti  ; la  ligula  è breve  ± asimmetrica; 
il  rachide  è assai  prolungato  e fortemente  arcuato  in  punta, 
piano  di  sotto  coi  margini  acuti  molto  strettamente  alati 
in  basso;  i segmenti  sono  circa  40,  rigidi,  finamente  striati 
da  numerosi  nervi  secondari,  concolori  e opachi  sulle  due 
faccie,  verdi  pallidi  sul  secco;  venule  transverse  indistinte; 
costole  superiori  ed  inferiori  quasi  egualmente  robuste,  nude 
(non  paleacee),  terminanti  ambedue  nel  respettivo  seno  con 
un  ben  distinto  e lungo  filamento;  tutti  i segmenti  sono 
gradatamente  acuminati  dal  seno  più  basso  in  su  ; i mag- 
giori, che  sono  quelli  della  metà  dei  lati,  misurano  dalla 
ligula  al  loro  apice  45  cm.  e sono  larghi  25-35  mm.  all’al- 
tezza dei  seni  inferiori,  i quali  nel  centro  della  fronda  si 
trovano  verso  il  terzo  inferiore;  i segmenti  apicali  sono  i 
più  stretti  e sono  più  piccoli  anche  dei  più  esterni;  le  se- 
conde divisioni  giungono  sino  circa  alla  metà  dell’intiero 
lembo  nei  segmenti  più  esterni,  sino  al  terzo  superiore  ne- 
gli intermedi  dei  lati,  ed  in  quelli  centrali  a soli  5-7  cm. 
dall’apice;  le  due  divisioni  dei  segmenti  sono  acuminatissime 
drittissime  e rigide;  i margini  sono  leggermente  inspessiti. 


30  — 


Spadici  di  poco  più  corti  delle  fronde,  3-plicato-ramosi  ; 
le  prime  diramazioni  formanti  come  nel  S.  Palmetto  delle 
infiorazioni  parziali  paniculeformi  oblunghe,  di  35-40  cm. 
di  lunghezza  e divise  in  10-12  rami  assai  ravvicinati,  pa- 
tenti, arcuati;  ogni  ramo  nasce  dall’ascella  di  una  spata 
tubulosa  in  basso,  finamente  striata,  sparsa  di  squamule 
ferruginose  (all’epoca  della  fioritura),  aperta  lungo  quasi 
tutto  il  lato  ventrale  con  lembo  lanceolato,  acuminato,  in 
forma  d’orecchio  d’asino,  essucco  bruno  rossastro;  i rami 
delle  infiorazioni  parziali  sono  piuttosto  brevi,  i maggiori, 
che  sono  i più  bassi,  lunghi  12-15  cm.,  con  la  porzione 
pedicellare  intieramente  inclusa  nella  respettiva  spata  e 
provvista  essa  pure  di  una  piccola  spata  propria  che  sporge 
appena  dall’altra  ed  è bifida  all’apice  ; la  parte  assile  delle 
infiorazioni  parziali  è assai  fortemente  angolosa  e porta 
spiralmente  assai  ravvicinati  fra  di  loro  12-18  ramoscelli 
fioriferi;  questi  sono  filiformi,  subtereti  o angolosi,  al 
momento  della  fioritura  spessi  alla  base  circa  1 mm.  ed 
all’epoca  della  maturità  del  frutto  presso  a poco  il  doppio. 

Fiori  inseriti  quasi  orizzontalmente  e non  molto  densa- 
mente a spirale  intorno  ai  ramoscelli,  muniti  di  una  brat- 
tea e di  una  bratteola,  ambedue  scariose  con  larga  base 
e ± apiculate  ; i fiori  in  boccio  bene  sviluppato  sono  lun- 
ghi ± 4 mm.  e larghi  1. 5-1.8  mm.,  oblunghi  un  poco  atte- 
nuati all’apice  col  vertice  ottuso  ; calice  campanulato  a base 
alquanto  carnosa  e troncata,  diviso  sino  al  terzo  inferiore 
o sin  circa  la  metà  in  3 lobi  deltoidei  acutiusculi  od  obtu- 
siusculi,  fortemente  macchiati  in  punta  e =t  corrogato-ve- 
nosi  sul  secco,  ma  non  nettamente  costato-nervosi  ; corolla 
due  volte  più  lunga  del  calice,  tubulosa  nel  terzo  inferiore 
con  divisioni  crassiuscule,  non  striate  sul  secco,  poco  distin- 
tamente venose  per  trasparenza  anche  allorché  rinvenuti 
nell’acqua  calda,  oblunghe,  conca vo-naviculari,  ottusiuscule 
a margini  molto  finamente  ciliolati  allorché  osservate  con 
forte  lente  ; ovario  con  stilo  colonnare-subtrigono,  legger- 
mente rigonfio  nella  parte  centrale,  bruscamente  assotti- 
gliato all’apice  ; stigma  capitellato. 


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Frutti  regolarmente  sferici,  di  11-12  mm.  di  diam.  con  i 
resti  dello  stilo  alla  base  piccoli  e poco  apparenti;  perian- 
zio fruttifero  formante  un  piccolo  pedicello  lungo  1.5  mm. 
e poco  più  largo. 

Seme  globulare  un  poco  più  largo  che  alto,  largo  7.5  mm., 
fortemente  convesso  od  emisferico  nella  parte  superiore, 
con  la  base  pianeggiante  anzi  un  poco  incavata  e la  mam- 
milla micropilare  centrale  e poco  rilevata;  ilo  eccentrico. 
Embrione  situato  verso  la  metà  di  un  lato,  discendente 
molto  obliquamente  e profondamente  nell’albume. 

Habitat.  — Nella  parte  centrale  della  Penisola  della 
Florida.  Di  questa  specie  ho  visto  esemplari  autentici  nel- 
l’Erbario di  Berlino,  e del  Missouri  bot.  Garden  con  l’eti- 
chetta : — Plants  of  central  peninsular  Florida,  collected  in 
vicinity  of  Eustis,  Lake  county.  By  Geog.  V.  Nash,  June 
16-30  1894,  n.°  999,  Sabal  Etonia  Nash,  n.  sp.  Dry  soil, 
exclusively  in  « Shrub  ». 

Osservazioni.  — È affine  al  S.  Palmetto , ma  si  distingue 
per  la  sua  maniera  di  crescere,  m quantochè  il  tronco  del 
S.  Etonia  è sempre  strisciante  e radicante  di  sotto.  Si  di- 
stingue poi  per  le  spate  delle  infiorazioni  parziali  non  tron- 
cate obliquamente  alla  bocca  ma  con  un  lembo  lanceolato 
in  forma  d'orecchio  d’asino.  Le  fronde  sono  più  piccole  che 
nel  S.  Palmetto  ed  a punte  più  rigide.  Il  calice  non  è di- 
stintamente striato  ma  semplicemente  corrugato  venoso  sul 
secco;  i petali  sono  assai  spessi  e non  appariscono  venosi 
per  trasparenza  altro  che  dopo  essere  stati  fatti  rinvenire 
con  l’ebulJizione.  Il  frutto  è un  poco  più  grosso  di  quello 
del  S.  Palmetto;  anche  il  seme  sembra  leggermente  più 
grosso  ; ma  i frutti  che  io  ho  potuto  studiare  non  erano 
perfettamente  maturi. 

Il  Sig.  G.  W.  Nash  (1.  c.)  scrive  che  « il  S.  Etonia  è 
« confinato  nello  scrub  (le  broussailles  o fruticeti  della  Flo- 
« rida)  nelle  vicinanze  di  Eustis,  Lake  Co.,  dove  è molto 
« comune.  Il  Sig.  W.  T.  Swingle  del  laboratorio  subtropi- 


— 32  — 


« cale  di  Eustis  fu  il  primo  a richiamare  l’attenzione  so- 
« pra  questa  nuova  Palma  all’  adunanza  del  Botanical 
« Club,  A.  A.  A.  S.,  in  Madison  Wis.  in  Agosto  1898 
« (Bull.  Torr.  Bot.  Club,  XX,  864,  1893;  Bot.  Gaz.  XVIII, 
« 348,  1893).  Il  tronco  del  S.  Etonia  differisce  essenzialmente 
« da  quello  del  Palmetto  perchè  non  s’innalza  dal  suolo 
« ma  striscia  sopra  questo  e diventa  col  tempo  assai  lungo 
« ripiegandosi  anche  una  o due  volte  sopra  se  stesso  e 
« formando  una  completa  S;  al  suolo  è poi  solidamente 
« fissato  col  mezzo  di  innumerevoli  radici  che  nascono 
« nella  sua  parte  inferiore,  mentre  l’estremità  vegetante 
« progredisce  strisciando  in  avanti  e mai  sollevandosi  al 
« di  sopra  del  terreno  ; il  tronco  o rizoma  acquista  la  lun- 
« ghezza  di  0.70-1  m.  e sembra  che  la  parte  posteriore 
■<  moia  e si  putrefaccia  mano  mano  che  la  parte  anteriore 
« germogliante  si  avanza.  Anche  il  Sabal  Palmetto  nella 
« sua  prima  età  ha  un  rizoma  che  si  sprofonda  nel  ter- 
« reno,  ma  poi  ad  un  tratto  il  giovane  tronco  si  raddrizza 
« per  innalzarsi  sino  a 50-70  piedi  ». 

« Nelle  piante  adulte  il  contrasto  fra  la  maniera  di  cre- 
« scere  del  S.  Etonia  e Palmetto  è marcatissima  perchè  nel 
« Palmetto  l’estremità  sotterranea  del  tronco  ha  la  forma  di 
« un  grosso  tubercolo  con  centinaia  di  radici  irradianti  in 
* ogni  direzione;  mentre  nel  S.  Etonia  l’intiero  tronco  è stri- 
« scianto  ed  emette  radici  dalla  parte  in  contatto  col  suolo  ». 

3.  Sabal  Palmetto  Lodd.  ex  Roem.  et  Sch.  Syst.  Veg. 
VII.  2.  1487,  n-°  5;  Chapman,  Flora  of  the  South  unit. 
States,  edit.  2a,  438.  — S.  umbr  acuii  fera  Mart.  Hist, 
nat.  Palm.  Ili,  245,  t.  130,  et  t.  morf.  T.  f.  5;  t.  Y, 
f.  5-6-7  ; t.  Z,  1 (excl.  syn.  Glazeb.  et  locai.).  — Inodes 
Palmetto  O.  F.  Cook  in  Bull.  Torrey  bot.  Club,  1901, 
532.  — Corypha  Palmetto  Walter  FI.  Carol.  119  (1788). 
— Chamaerops  Palmetto  Mich.  FI.  bor.  am.  1,  206. 

Descrizione.  — Palma  raggiungente  col  tempo  sino  20  m. 
di  altezza;  la  pianta  però  comincia  a fiorire  di  buon  ora  e 


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per  lungo  tempo  il  suo  tronco  rimane  rivestito  dalle  vec- 
chie fronde,  di  cui  la  larga  base  dei  piccioli  si  fende  lungo 
la  linea  mediana  e si  divide  in  due  parti  divaricate;  col 
tempo,  e probabilmente  molto  spesso  anche  per  effetto  del 
fuoco,  il  tronco  rimane  nudo,  colonnare,  cilindrico,  dritto, 

0 negli  individui  vecchissimi  leggermente  flessuoso,  di 
30-40  cm.  di  diam.  molto  fittamente  annulato-cicatricoso. 

Fronde  suborbicolari  con  numerosi  segmenti  (negli  indi- 
vidui coltivati  ne  ho  contati  circa  80)  misuranti  1.80-1.40  m. 
dall’apice  del  picciolo  all’estremità  dei  segmenti  centrali  ; 
picciolo  apparentemente  alquanto  più  lungo  del  lembo,  ro- 
busto, largo  all’apice  2. 5-3. 5 cm.  e quivi  piano  o legger- 
mente concavo  di  sopra  e convesso  di  sotto  ; ligula  lanceo- 
lata o laneeolato-acuminata  con  il  margine  laminare  sottil- 
mente coriaceo  ; rachide  robusto,  alato  in  basso  ai  lati, 
curvato  assai  e prolungato  quasi  sino  all’apice  della  fronda; 

1 segmenti  centrali-apicali  sono  molto  più  piccoli  di  quelli 
che  si  trovano  alla  metà  dei  lati,  i quali  sono  i maggiori  ; 
tutti  i segmenti,  compresi  i più  esterni,  sono  molto  profon- 
damente bipartiti,  finamente  striati  da  numerosi  nervi  se- 
condiarì  e terziari  molto  distinti,  concolori  ed  opachi  sulle 
faccie,  verdi  pallidi  sul  secco  ; venule  transverse  brevissime 
in  generale  poco  distinte  ; costole  superiori  ed  inferiori 
assai  robuste,  consperse  (nelle  fronde  da  poco  svolte)  di 
piccole  pagliette  ; seni  primari  e secondari  provvisti  di  un 
ben  distinto  filamento  ; i segmenti  maggiori  sono  quelli 
della  parte  intermedia  dei  lati  e dal  picciolo  all’apice  mi- 
surano 1-1.20  m.  di  lunghezza  ed  in  corrispondenza  dei 
seni  primari  sono  larghi  3.5-5  cm.  ; nella  parte  centrale  i 
seni  primari  si  trovano  a circa  il  terzo  superiore  dell’in- 
tiera lamina  ; alla  metà  dei  lati  a circa  il  terzo  inferiore  e 
nella  parte  più  esterna  a pochi  cm.  dalla  ligula;  le  divi- 
sioni dei  segmenti  sono  drittissime  e gradatamente  atte- 
nuate in  lunghissima  coda  flaccida  terminata  da  tenuissima 
punta  setacea. 

Spadici  formanti  grandi  e basse  pannocchie  composte, 
lunghe  quanto  le  fronde  o poco  più,  nutanti  durante  la 


3 


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fioritura,  curvato-reflesse  allorché  fruttifere;  infiorazioni  par- 
ziali formanti  delle  pannocchie  secondarie  assai  basse,  lun- 
ghe 30-70  cm.,  le  superiori  anche  più  brevi,  ognuna  divisa 
in  6-10  rami  alternato  distici  ; spate  delle  infiorazioni  par- 
ziali strettamente  guainanti,  tubuloso-infundibulari,  brune 
ed  essucche  nella  parte  terminale,  molto  finamente  striate, 
intiere  e troncate  obliquamente  alla  bocca,  prolungate  da 
un  lato  in  punta  acuminata  ; i rami  delle  infiorazioni  par- 
ziali (infiorazioni  di  3°  ordine)  sono  patenti  ed  arcuate  in 
basso,  lunghi  12-15  cm.,  inseriti  per  mezzo  di  una  sottile 
parte  pedicellare  al  di  dentro  della  rispettiva  spata,  muniti 
essi  stessi  di  una  piccola  spata  propria,  tubulosa  ; questa, 
essucca,  sporgente  alquanto  dalla  spata  principale,  bicari- 
nata dal  lato  assile,  brevemente  bidentata  o bicornuta  al- 
l’apice ; parte  assile  dei  rami  angolosa  e portante  spiral- 
mente 10-20  (i  rami  superiori  anche  qualcuno  meno)  ramo- 
scelli fioriferi  ; questi  sono  patenti  e leggermente  arcuati, 
semplici,  filiformi,  ± angolosi,  sottili,  spessi  1-1.5  mm.  alla 
base,  subulati,  lunghi  6-10  cm.,  nascenti  dall’ascella  di  una 
piccola  e larga  brattea  scariosa  acuta. 

Fiori  quasi  orizontali,  inseriti  assai  lassamente  e non 
molto  regolarmente  a spirale  in  numero  di  circa  30-40  so- 
pra ogni  ramoscello,  fasciati  alla  base  da  una  larga  brat- 
tea scariosa  acuta  ed  apiculata  e di  una  simile  ma  più 
piccola  bratteola  propria  ; i fiori  in  boccio  bene  sviluppato 
sono  lunghi  4-4.5  mm.  e larghi  1.8-2  mm.,  oblunghi,  ottusi; 
fiori  aperti  lunghi  5 mm.  o poco  più  ; calice  brevemente 
campanulato,  diviso  sin  quasi  alla  metà  in  3 larghi  lobi  del- 
toidei  strettamente  scariosi  e non  cibati  al  margine,  spesso 
macchiati  in  punta,  segnato  (sul  secco)  da  7-9  nervi  pro- 
minenti e quindi  costulato-nervoso  ; corolla  più  del  doppio 
o quasi  due  volte  più  lunga  del  calice,  tubulosa  nei  s/5  in_ 
feriori,  a segmenti  con  i margini  imbricati  e sotto  forte 
lente  minutissimamente  ciliolato-denticolati,  concavo-navi- 
culari,  venosi  per  trasparenza  ma  non  striati  sul  secco; 
stami  a filamenti  subulati,  nell’antesi  lunghi  quanto  i pe- 
tali; antere  versatili,  ovato-sagittate  acutiuscule,  a loggie 


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disgiunte  in  basso  sin  quasi  alla  metà;  ovario  lungo  (com- 
preso lo  stilo)  3-3.3  mm.  con  parte  basilare  ovulifera  poco 
inflata  e misurante  appena  */3  dell’intiero  ovario  ; stilo  al- 
lungato-colonnare-subtrigono,  solcato  per  il  lungo,  legger- 
mente più  grosso  in  basso  che  in  alto  ma  del  resto  quasi 
di  eguale  spessore  sino  sotto  lo  stigma,  un  poco  più  corto 
dei  filamenti;  stigma  capitellato 

Frutti  perfettamente  sferici,  di  10-11  mm.  di  diam.,  con 
i resti  dello  stilo  alla  base  patenti  e ben  visibili,  a super- 
ficie nera  lucida  unita  ; epicarpio  sottile  fragile  che  si 
stacca  facilmente  dal  mesocarpio;  questo  assai  parcamente 
carnoso;  perianzio  fruttifero  brevemente  pedicelliforme  lungo 
1.5  mm.  e di  poco  più  largo. 

Seme  globoso-depresso,  regolarmente  emisferico  nella  parte 
superiore,  largo  7 mm.,  alto  5.5  mm.,  a superficie  unita  e 
lucida  color  caffè  tostato,  con  la  base  pianeggiante  e cor- 
rugata intorno  all'ilo,  questo  non  molto  eccentrico  ; non 
esiste  una  mammilla  micropilare  ben  distinta;  embrione 
situato  a circa  la  metà  di  un  lato,  penetrante  nell’albume 
assai  obliquamente  e profondamente  con  la  punta  volta 
in  giù. 

Habitat.  — E una  Palma  assai  diffusa  negli  Stati  Uniti 
lungo  la  costa  della  Carolina  del  Nord  e nella  Florida  sino 
verso  il  26°  L.  N.,  dove  verrebbe  sostituita  dal  S.  Swartzii 
(Cook),  ed  ad  occidente  lungo  la  costa  del  golfo  sino  al 
fiume  Apalachicola  Preferisce  i luoghi  arenosi  acquitrinosi 
e spesso  salmastri.  Dove  non  le  è stato  contrastato  il  terreno 
diventa  una  Palma  gregaria,  come  si  può  vedere  nella  fi- 
gura 89  del  Gardener’s  Chronicle  voi.  Ili,  3a  Serie  (1888) 
p.  681,  riprodotta  da  una  fotografia  presa  a Jupiter  Inlet 
Fla.  In  un’altra  fotografia  che  mi  è stata  comunicata  dal 
Prof.  Trelease  si  vedono  le  sponde  del  lago  Monroe  presso 
Sanford  (località  più  al  nord  di  Jupiter  Inlet)  rivestite  da 
gran  quantità  di  « Palmetto  » di  cui  alcuni  individui  con  tron- 
chi altissimi  sorgono  direttamente  dall’acqua  sorretti  da  un 
grosso  fulcro  tubercoliforme,  formato  da  dense  radici.  E 


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conosciuto  col  nome  volgare  di  « Palmetto  » o « Cabbage 
Palmetto  ».  Ho  visto  esemplari  spontanei  delle  seguenti 
località  : 

North  Carolina:  Smith’s  Island  presso  Southport 
(Biltmore,  n.°  341  lb).  La  fronda  ha  numerosi  segmenti;  il  pic- 
ciolo in  alto  è largo  23  mm  ; segmenti  intermedii  (come 
descritti)  lunghi  1.33  m.,  larghi  all’altezza  dei  seni  primarii 
5 cm.  Le  porzioni  di  spadice  fiorifero  corrispondono  minu- 
tamente alle  parti  corrispondenti  di  un  ramoscello  appar- 
tenente all’esemplare  descritto  da  Martius  col  nome  di  Sa- 
bal  umbraculifera. 

South  Carolina:  Nell'  Erbario  de  Candolle  si  trova 
un  esemplare  raccolto  nel  1827  da  Elliot  ed  un  altro  di  Era- 
ser e nell’  Erb.  del  Missouri  bot.  Garden  dei  semi  raccolti 
a Bluffton. 

Georgia:  Tybee  Isl .,  raccolto  con  frutti  stramaturi  da 
Trelease,  6.  VI,  1901.  (Herb.  Miss.  bot.  Gard.).  — Frutti, 
come  i tipici  di  10-11  mm.  di  diam.;  seme  7-7.  2 mm.  largo, 
5,5  mm.  alto. 

Florida:  Lee , County  Myers,  in  luoghi  paludosi  salma- 
stri. (A.  S.  Hitchcock  n°  369  in  Herb.  Miss.  bot.  Gard.). 

Florida:  Lake  county  nelle  vicinanze  di  Eustis  in  ter- 
reno ondulato  argilloso.  (G.  V.  Nash  n°  1164  in  Herb. 
Berol).  In  terreno  arenoso  presso  Jaksonville  (Curtiss:  North 
American  Plants  n°  2677  in  Herb.  Berol.,  Levier,  Miss, 
bot.  Gard.). 

Il  Sabal  Palmetto  si  trova  frequentemente  coltivato  in 
Europa  nelle  serre  temperate  ed  in  piena  aria  nei  giardini 
delle  rive  del  Mediterraneo,  dove  oltre  che  con  il  suo  vero 
nome  è conosciuto  spesso  con  quello  di  S.  umbraculifera  e di 
S.  Giesbreghtii.  Prospera  meravigliosamente  in  Sicilia. 

E’  una  Palma  utile.  Il  suo  germoglio  centrale  è buono 
a mangiarsi,  ed  è probabilmente  di  questo,  e non  di  quello 
del  Sabal  Adansoni , come  scrive  Martius  (1.  c.  p.  246)  che 
i soldati  di  Panfilio  di  Narvaez  si  mantennero  in  vita  per 
14  giorni  in  una  esplorazione  della  Florida  nell’anno  1528 
(Herrera  Histor.  generai  de  Indias,  decad.  IV  L.  IV.  c.  4. 


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p.  64  — ex  Mart.  1.  c.).  Le  fronde  giovani  sono  usate  per 
farne  cappelli,  stoie,  cestini  ecc.,  e vengono  imbiancate 
spazzolandole  con  una  soluzione  di  acido  ossalico  ed  espo- 
nendole ai  vapori  di  zolfo.  Le  fronde  adulte  servono  per 
cuoprire  capanne.  Può  somministrare  una  specie  di  vino  di 
Palma,  ed  i frutti,  che  contengono  una  scarsa  polpa  dolce, 
sono  mangiati  dagli  indiani  e dai  cacciatori  e forse  anche 
più  dagli  uccelli,  ai  quali  probabilmente  si  deve  se  il  S. 
Palmetto  possiede  un’area  di  distribuzione  geografica  molto 
estesa. 

Di  questa  Palma,  che  cresce  e si  riproduce  così  facil- 
mente e che  non  è priva  di  qualità  economiche  pregevoli, 
converrebbe  forse  tentare  la  naturalizzazione  nei  terreni 
paludosi  ed  infruttiferi  dell’  Italia  meridionale  e della  Si- 
cilia. 

Osservazioni.  — Io  ho  riportato  al  S.  Palmetto  il  *S.  um- 
braculifera  di  Martius,  che  questo  autore  scrive  di  aver 
fondato  per  la  Corypha  umbraculifera  Jacq.  (non  Linn.). 
Martius  a proposito  di  questa  Palma  scrive  che  essa  venne 
riportata  da  Jacquin  padre  dal  suo  viaggio  in  America  e 
che  fiorì  nel  Giardino  di  Schònbrunn.  Jacquin  per  contro 
asserisce  che  la  sua  C.  umbraculifera  proveniva  d’Olanda. 
A parte  queste  contradizioni  è ben  certo  che  tanto  la  de- 
scrizione quanto  i disegni  del  S.  umbraculifera  pubblicati 
da  Martius  sodo  stati  eseguiti  sull’esemplare  che  ha  fiorito 
a Schònbrunn  ; di  questo  esemplare  io  ho  visto  una  por- 
zione dello  spadice  nell’  Erbario  di  Berlino,  corrispondente 
in  ogni  parte  e nei  più  minuti  particolari  del  fiore  agli 
esemplari  selvatici  di  S.  Palmetto.  Sebbene  quindi  Mar- 
tius scriva  che  il  suo  S.  umbraculifera  cresce  in  Cuba  ed 
in  Haiti,  questa  indicazione  deve  ritenersi  come  erronea 
essendo  fondata  probabilmente  sulla  supposizione  che  detta 
Palma  fosse  stata  riportata  da  Jacquin  da  quelle  regioni. 

Il  nome  specifico  di  Palmetto  Lodd.  come  riconosciuto  in 
Roem.  et  Schult.  è certamente  più  antico  di  quello  di 
umbraculifera , perchè  sebbene  rimanga  incerta  la  data  pre- 
cisa della  pubblicazione  della  parte  dell’  opera  di  Martius 


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nella  quale  è comparso  per  la  prima  volta  questo  nome, 
Martius  stesso  cita  ivi  a p.  247  il  S.  Palmetto  come  una 
di  quelle  specie  che  egli  non  può  precisare  in  che  cosa 
differiscono  dal  suo  S.  umbr acuii fera. 

In  seguito  per  tipo  del  S.  umbr  acuii  fera  da  vari  autori 
è stato  preso  il  S.  Blackburniano  ; specie  assai  ben  diversa 
e che  in  nessun  caso  può  confondersi  col  S.  Palmetto. 


Sabal  Palmetto  var.  Bahamensis  Beco. 

Il  S.  Palmetto  delle  Bahama,  sembrerebbe  differire  dalla 
forma  tipica  del  continente  per  il  tronco  che  non  si  eleva 
a più  di  5 m.  di  altezza,  per  i frutti  ed  i semi  legger- 
mente più  grandi  e forse  anche  per  le  fronde  con  i seg- 
menti meno  profondamente  divisi  all’apice.  Costituendo 
poi  le  Bahama  un  gruppo  d’ Isole  assai  esteso  è possibile 
che  il  Palmetto  vada  ivi  soggetto  a variazioni  locali  più 
o meno  accentuate  ed  è forse  da  quelle  isole  che  proven- 
gono alcune  delle  forme  in  coltivazione  delle  quali  non  ho 
trovato  esemplari  corrispondenti  negli  erbari. 

Del  S.  Palmetto  delle  Bahama  ho  visto  negli  Erbari  di 
Copenhaguen,  Berlino  e Monaco  vari  esemplari  raccolti  da 
Eggers  e che  portano  le  seguenti  etichette  : 

N.°  4360.  Bahama  Islands,  New  Providence,  along  north- 
side  to  Lake  Killarney.  Tree  16’  high,  3 III.  1888.  v.  « Pond 
top  tree  ». 

N.u  4114.  Bahama  Islands,  Hog  Island.  Common  gregar, 
v.  « Pond  bop  tree  ».  20.  II.  1888. 

N.°  4097.  Bahama  Islands,  Hog  Island , 12-14’  high,  FI. 
white. 

Quasi  tutti  gli  esemplari  hanno  l’estremità  dei  ramo- 
scelli bruciacchiati,  ciò  che  dimostra  che  i luoghi  dove  cre- 
sce questa  Palma  sono  delle  specie  di  Savanna  dove  di 
tanto  in  tanto  vien  dato  fuoco  alle  alte  erbe. 

I fiori  sono  eguali  in  tutti  gli  esemplari  e non  differi- 
scono da  quelli  del  S.  Palmetto. 


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I frutti  che  si  trovano  uniti  al  n.°  4114  nell’  Erb.  di 
Berlino  sono  leggermente  più  grossi  di  quelli  del  S.  Pal- 
metto tipico  ; sono  regolarmente  sferici,  di  12-13  mm.  di 
diam.  ; il  seme  è globoso-depresso,  largo  8 mm.,  alto  5.5 
mm.,  regolarmente  emisferico  nella  parte  superiore,  a su- 
perficie lucida,  color  caffè  tostato,  con  la  base  pianeggiante 
o leggermente  incavata  ; ilo  un  poco  eccentrico  ; mammilla 
micropilare  centrale  ottusa  poco  distinta  ; embrione  late- 
rale situato  a circa  metà  altezza,  leggermente  obliquo,  pe- 
netrante quasi  ‘/3  dell’albume. 

Le  fronde  del  n.°  4114  di  Hog  Island  non  sembrano  dif- 
ferire affatto  da  quelle  del  S.  Palmetto  continentale  ; in 
alcuni  esemplari  i segmenti  più  esterni  sono  profonda- 
mente bipartiti  e sono  filamentosi  tanto  nei  seni  prima- 
rii quanto  nei  secondarii  ; in  un  altro  (Herb,  di  Copenh.). 
la  fronda  ha  alcuni  segmenti  intieri  all’apice,  altri  bre- 
vemente bifidi  ; questa  fronda  appartiene  evidentemente 
ad  una  pianta  giovane. 

La  porzione  di  fronda  che  si  trova  col  n.°  4360  nel- 
l’Erb.  di  Berlino,  ha  tutti  i segmenti  (12)  molto  rigidi, 
stretti,  che  si  separano  fra  di  loro  a 7-8  cm.  dalla  li- 
gula e che  hanno  un  forte  filamento  nel  seno,  dal  qual 
punto  gradatamente  si  assottigliano  in  punta  acuminatis- 
sima rigida  indivisa;  in  tutti  mancano  quindi  i secondi  seni. 

Sulla  maggiore  o minore  fissione  dei  segmenti  sembra 
influiscano  cause  vegetative,  come  ho  potuto  osservare 
anche  in  altre  Palme  ; in  generale  mi  è sembrato  che  un 
accrescimento  rapido  e vigoroso  favorisca  una  maggiore  divi- 
sione dei  segmenti  e che  la  siccità  invece  la  diminuisca. 


4.  Sabal  Schwarzii  Becc.  — lnodes  Schwarzii  0.  F. 
Cook  in  Bull.  Torrey  bot.  Club.  1901,  532. 

Io  non  ho  visto  esemplavi  di  questa  specie,  la  quale 
forse  è da  considerarsi  come  una  forma  del  S.  Palmetto. 
Cook  (1.  c.)  scrive  di  essa  soltanto  che  differisce  dal  Sa- 


— 40  — 


bai  Palmetto  per  il  suo  tronco  nudo  e non  coperto  come 
in  questo  dalle  basi  delle  vecchie  foglie  e per  la  sua 
statura  minore,  non  sorpassando  mai  l'altezza  di  5 metri. 
Manca  1’  indicazione  di  qualunque  carattere  desunto  dal 
fiore  e dal  frutto  per  mezzo  del  quale  si  possa  distin- 
guere dalle  altre  specie. 

Cook  aggiunge  che  è localizzato  alla  formazione  coral- 
lina della  Florida  meridionale.  Come  una  delle  località 
più  accessibili,  dove  s’  incontra  questa  Palma,  si  cita  un 
punto  a circa  un  miglio  a sud  di  Cocoa  nut  Grove  sulla 
scogliera  madreporica  della  terra  ferma  a Biscay  ne  Bay. 
Nelle  vicinanze  di  Snapper  Creek , il  S.  Schioarzii  si  estende 
negli  « Everglades  »,  le  grandi  paludi  dell’estremità  me- 
ridionale della  Florida,  dove  viene  in  contatto  con  il 
a$.  Palmetto.  Non  sembra  che  si  trovi  nelle  vicinanze  di 
Miami,  ma  riapparisce  a Xew  River,  dove  ritrova  la  for- 
mazione madreporica,  per  essere  nuovamente  assente  al 
Lake  Worth.  Evidentemente  il  S.  Schioarzii  sostituisce  sul 
terreno  calcareo  madreporico  il  S.  Palmetto  dei  luoghi  uli- 
ginosi e sabbiosi,  ma  resta  ancor  dubbio  se  debba  consi- 
derarsi come  una  specie  distinta  o come  una  forma  di  que- 
sto, dipendente  dalle  condizioni  speciali  di  ambiente  nel 
quale  cresce. 


5.  Sabal  neglecta  Becc.  Sp.  n. 

Folia  ampia,  profonde  multipartita,  segmentis 
majoribus  usque  1.30  m.  longis,  basi  4 cm.  la- 
tis  in  lacinias  longissime  acuminato-caudatas  pro- 
fondissime bipartitis.  Spadix  ut  videtur  amplus, 
inflorescentiis  partialibus  elongatis  laxe  patule- 
que  paniculatis,  rarnis  alternato-distichis  circiciter 
20  cm.  longis  basi  spathella  propria,  e spatha 
secundaria  longe  exserta,  apice  acuta  (non  bicor- 


— 41  — 


nuta)  praeclitis  ; ramulis  10-12  cm.  longis,  filifor- 
mibus,  1.5-2  mm.  spissis  obscure  angulosis.  Fru- 
ctus  sphaerici,  12-13  mm.  diam.,  basi  non  attenuati 
ibique  stylo  3 mm.  longo  patulo  muniti,  semine 
8.5-9  mm.  lato,  6 mm.  alto,  mamilla  micropilari 
parva  obtusa  centrali  praedito,  albumine  basi  con- 
spicue  excavato  concavo  ; embrione  ascendenti  in- 
fra medium  lateris  locato. 


Descrizione.  — Dalla  porzione  di  fronda  esistente  si  giu- 
dica una  specie  di  grandi  dimensioni  ; i segmenti  misurati 
dalla  ligula  sono  lunghi  1.30  m.  ma  circa  25-30  cm.  ne 
misura  la  lunghissima  e tenuissima  coda  apicale,  la  quale 
nel  primo  tratto  è lineare  per  poi  diventare  filamentosa  ; i 
primi  seni  (in  detta  porzione)  rimangono  a 30-40  cm.  dalla 
ligula,  e i secondi  a soli  10-12  cm.  più  in  alto  dei  primi, 
in  ambedue  si  trova  un  lungo  filamento;  all’altezza  del 
primo  seno  i segmenti  sono  larghi  ± 4 cm.,  e siccome 
10-12  cm.  più  in  alto  si  dividono,  ognuna  delle  risultanti 
divisioni  è larga  in  basso  2 cm.  e poi  gradatamente  si  as- 
sottiglia in  lunghissima  punta  come  è slato  detto;  di  con- 
sistenza i segmenti  sono  molto  rigidamente  papiracei,  con- 
colori sulle  due  faccie,  finamente  striati  da  alcuni  nervi 
secondari  più  forti  di  vari  altri  minori  interposti  fra  que- 
sti; venule  transverse  indistinte. 

Spadici  con  infiorazioni  parziali  (in  un  esemplare)  formanti 
un’ampia  pannocchia  oblunga  con  7 rami  alternato-distici, 
lunghi  questi  circa  20  cm.,  uscenti  fuori  dalla  respetti  va 
spata  eretti  per  poi  divenir  allorché  fruttiferi  arcuato-recurvi, 
provvisti  alla  base  della  loro  spatella  speciale  la  quale  è spor- 
gente per  il  tratto  di  circa  3 cm.  al  di  fuori  della  spata 
secondaria,  molto  acutamente  carinata  sul  dorso  e coll’apice 
acuto  (non  bicornuto).  Spate  secondarie  al  solito  modo  tu- 
bulose,  strettamente  guainanti,  striate,  troncate  alla  bocca  e 
prolungate  da  un  lato  in  punta  triangolare  acuminata: 


— 42  — 


l’asse  dei  rami  è angolosa  e porta  12-15  ramoscelli  semplici 
alternato-spirali  nascenti  all’ascella  di  una  brattea  relativa- 
mente assai  conspicua,  lunga  circa  3 min.,  triangolare,  acu- 
minata. I ramoscelli  sono  filiformi,  assai  densamente  fiori- 
feri lunghi  10-12  cm.,  spessi  1.5  e poi,  quando  coi  frutti  ma- 
turi, sino  2 mm. 

Frutti  immaturi  sorretti  da  un  piccolo  tubercolo  sul  quale 
riposa  il  perianzio  indurito  pedicelliforme,  largo  alla  base 
2 mm.  con  i resti  dei  filli  arricciolati  e lineari,  il  doppio 
più  lunghi  del  calice;  i resti  dello  stilo  sono  molto  conspi- 
cui  alla  base  del  frutto  e sono  lunghi  quasi  3 mm.  I frutti 
maturi  dai  frammenti  si  giudicano  sferici,  non  attenuati  in 
basso,  di  12-13  mm.  di  diametro. 

Seme  globoso-depresso,  largo  8.5-9  mm.  ed  alto  6 mm.,  a 
superficie  lucida  color  caffè  tostato  ; la  base  ha  una  conca- 
vità assai  accentuata  ma  ristretta;  l’ilo  è molto  piccolo  si- 
tuato a circa  il  terzo  del  diametro  della  base  ; mammilla 
micropilare  piccola  ottusa  centrale;  albume  assai  distinta- 
niente  concavo  nella  parte  basilare;  embrione  situato  al  di 
sotto  della  metà  di  un  lato  leggermente  ascendente  pene- 
trante per  circa  la  quarta  parte  dell’albume. 

Habitat.  — San  Domingo. 

Osservazioni.  — Mi  sono  sembrati  appartenere  ad  una 
seconda  specie  di  Sabal  di  S.  Domingo  alcuni  esemplari 
conservati  da  lungo  tempo  nell’Erbario  di  Berlino,  prove- 
nienti dall’Erb.  Kunth  con  l’etichetta  : « Latanier,  S.  Do- 
mingo. Jacquemont  ded.  1827  ».  Gli  esemplari  consistono 
in  una  porzione  di  fronda  tolta  dalla  parte  media  di  un 
lato,  in  una  infiorazione  parziale  con  giovani  frutti  ed  in 
un  ramo  con  frutti  maturi  frantumati. 

Sebbene  conosciuta  solo  da  esemplari  molto  incompleti, 
si  distingue  dall’altra  specie  di  S.  Domingo  per  i segmenti 
profondissimamente  bipartiti  e lunghissimamente  caudati, 
per  i frutti  sferici  non  attenuati  alla  base  con  i resti  dello 
stilo  lunghi  e conspicui;  per  le  spatelle  dei  rami  lunga- 


mente  eserte  acute  e non  bicornute  all’apice  e per  il  seme 
con  l’embrione  ascendente. 


6.  Sabal  parviflora  Becc.  sp.  n.  — S.  mexicana  (non 
Mart.)  Sauvalle  FI.  Cub.  p.  152. 

Folia  ampia  prolunde  multipartita,  segmentis  ma- 
joribus  0.80-1.20  cm.  longis,  tractu  10-27  cm.  longo 
apio  efissis,  laciniis  acuminatis(non  caudato-fìliferis). 
Spadicis  inflorescentiae  partiales  40-45  cm.  longe 
densiuscule  paniculatae  in  ramos  5-8  alternato  di- 
stichos  divisae;  ramulis  brevibus  5-9  cm.  longis 
teretibus  dense  undique  floriferis.  Flores  parvi  in 
alabastro  bene  evoluto  ovato-oblongi  obtusi,  3 mm. 
longi  ; calyce  membranaceo  basi  vix  carnosulo  extus 
costulato-nervoso  ; corolla  calyce  duplo  longiori, 
phyllis  in  sicco  non  venoso-costulatis  ; staminum 
filamentis  majusculis  e basi  lata  sensim  subulatis. 
Fructus  sphaerici,  1 cm.  diam.,  stylo  minuto  in- 
conspicuo  basi  notati  ; semine  8-9  mm.  lato  ; 
5-5.5  mm.  alto  ; mamilla  micropilari  inconspicua  ; 
ilo  parum  excentrico  ; embrione  levissime  descen- 
denti tertiam  albuminis  partem  perforanti. 

Descrizione.  — A giudicare  dalle  fronde  sembra  una 
specie  assai  robusta;  picciolo  a sezione  semilunare,  più  o 
meno  concavo  di  sopra  od  anche  con  un  leggiero  rilievo 
longitudinale  lungo  il  mezzo,  convesso  di  sotto,  largo  in 
alto  2-4  cm.  ; ligula  triangolare  allungata;  rachide  robusto 
in  basso  ed  ivi  coi  margini  alati  prolungantesi  solo  per  circa 
20  cm.  oltre  l’apice  del  picciolo;  segmenti  della  parte  me- 
dia dei  lati  lunghi  80-85  cm.,  larghi  5 cm.  all’altezza  del 
1°  seno  che  rimane  a 25-30  cm.  dalla  ligula,  gradatamente 


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attenuati  in  punta  acuminata  non  molto  profondamente 
fessa  ed  assai  rigida  con  le  2 punte  che  ne  risultano  assot- 
tigliate in  punta  lineare;  i segmenti  più  esterni  sono  in- 
vece fessi  sino  quasi  alla  metà;  i filamenti  che  si  partono 
dai  seni  non  sono  molto  forti  e sembrano  facilmente  deci- 
dui; le  due  superficì  (sul  secco)  sono  concolori,  verdi  pallide, 
finamente  striate  da  numerosissimi  nervi  tenui  ma  rilevati, 
di  questi  alcuni  sono  più  forti  di  altri  che  rimangono  fra- 
mezzo a loro  ; la  consistenza  è spessamente  cartacea  o sottil- 
mente coriacea;  le  venule  trasverse  si  intravedono  appena 
o sono  affatto  obliterate. 

Sjjadici  con  infiorazioni  parziali  assai  compatte  ed  a 
quanto  sembra  relativamente  brevi;  di  40-45  cm.  di  lun- 
ghezza, con  5-8  rami  eretto-patuli  durante  l’antesi  ; spate  se- 
condarie tubulose  strettamente  guainanti,  finamente  striate, 
minutamente  e probabilmente  fugacemente  squamuloso- 
forforacee,  troncate  obliquamente  alla  bocca,  prolungate 
da  un  lato  in  una  punta  triangolare  acuminata.  Infiorazioni 
parziali  formanti  delle  pannocchie  oblunghe  di  40—45  cm.  di 
lunghezza  composte  di  5-8  rami  alternato  distici;  spate  se- 
condarie tubulose,  finamente  e nitidamente  striate,  sparse 
di  minutissime  squamule  ferruginose  appresso,  intiere  e 
nude  (od  al  più  fugacemente  forforacee)  alla  bocca,  prolun- 
gate da  un  lato  in  punta  strettamente  tnangole  assai  lun- 
gamente acuminata;  i rami  delle  infiorazioni  parziali  appena 
sono  usciti  al  di  fuori  delle  respettive  spate  divengono  ar- 
cuato-patenti ma  con  la  tendenza  a raddrizzarsi  e divenire 
ascendenti  nell’estremità  loro,  lunghi  circa  12  cm.,  i supe- 
riori un  poco  più  corti,  glabri  in  ogni  parte,  inseriti  per 
mezzo  di  una  sottile  parte  pedicellare  al  di  dentro  della 
respettiva  spata,  con  una  piccola  spata  loro  propria  spor- 
gente questa  appena  dalla  spata  maggiore,  essucca,  bicari- 
nata dal  lato  assile,  nei  rami  superiori  e nei  più  bassi  bre- 
vemente bicornuta  e paleaeeo-ramentacea;  i rami  hanno  la 
parte  assile  angolosa  e portano  spiralmente  12-15  ramoscelli 
(i  rami  superiori  qualcuno  meno)  fioriferi  semplici  ; i ramo- 
scelli nascono  dall’ascella  di  una  brattea  essucca  triangola- 


— 45  — 


re-allungata  acuminata,  sono  patenti,  filiformi,  tereti,  leg- 
germente corrugati  sul  secco,  di  1-1.5  mm.  di  diam.  alla 
base,  lunghi  5-9  cm.,  densamente  coperti  di  fiori  inseriti 
orizzontalmente  tutto  in  giro  sin  dalla  base. 

Fiori  in  boccio  bene  sviluppato  ovato-oblunghi,  ottusi,  lun- 
ghi 3 mm.  e larghi  1.8  mm.,  ognuno  provvisto  di  una  brat- 
tea e di  una  bratteola  fra  loro  ineguali,  ambedue  a larga 
base,  scariose,  assai  lungamente  apiculate  od  acuminate;  ca- 
lice membranaceo,  leggermente  carnoso  in  basso  con  base 
rotondata  e di  sotto  incavata  per  il  ricevimento  del  piccolo 
tubercolo  sul  quale  s’inserisce,  cupulare-campanulato,  diviso 
sino  al  mezzo  in  3 larghi  denti  deltoidei,  acuti usculi,  non 
ciliati,  è segnato  da  circa  7 nervi  prominenti  sul  secco  e 
quindi  assai  fortemente  striato-costulato;  corolla  il  doppio 
più  lunga  del  calice,  brevemente  tubulosa  in  basso;  petali 
a margini  imbricati  intieri  minutissimamente  ciliolati  sotto 
forte  lente,  oblunghi,  concavo-naviculari,  relativamente  as- 
sai spessi,  non  od  appena  mostranti  le  venature  per  traspa- 
renza, non  striato-venosi  sul  secco;  stami  a filamenti  tutti 
eguali  quasi  petaloidei,  da  una  base  larga  gradatamente  su- 
bulati,  lunghi  quanto  i petali  (nell’antesi)  ; antere  versatili 
inserite  per  il  mezzo,  ovato-sagittate,  acutiuscule,  a loggie  se- 
parate sino  quasi  al  mezzo;  ovario  lungo  2.5  mm.,  non  inflato 
alla  base,  trigono-piramidato,  gradatamente  ristringentesi 
sino  sotto  lo  stigma,  3— solcato;  stigma  capitellato,  papilloso. 

Frutto  sferico  a superficie  lucida  di  db  1 cm.  di  diam.  con 
i resti  dello  stilo  minuti,  pochissimo  apparenti,  portato  dal 
perianzio  indurito  formante  un  pedicello  largo  e lungo  2 mm. 

Seme  globoso-depresso,  largo  8-9  mm.,  alto  5.5-6  mm.  a 
superficie  lucida  color  caffè  tostato,  un  poco  pianeggiante 
alla  base  e corrugato  intorno  l’ilo;  questo  non  molto  eccen- 
trico; mammilla  micropilare  indistinta;  embrione  situato 
alla  metà  di  un  lato,  molto  leggermente  discendente,  pene- 
trante quasi  per  lj3  dell’intiera  larghezza  dell’albume. 

Habitat.  — Cuba  e la  prossima  Is  la  de  Pinos. 
L’ esemplare  tipico  di  questa  specie  considero  che  sia  il 


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n°  3970  Wright:  Plantae  Cubenses  in  herb.  Berol.  Indub- 
biamente riferibile  alla  medesima  specie  mi  sembra  un  altro 
esemplare  pure  dell’Erb.  di  Berlino  con  l’etichetta  : — Her- 
barium de  Cuba.  Estacion  centrai  agronomica  n.°  2308.  Bata- 
bano. Provincia  de  la  Habana.  Coll.  B.  Wilson,  3 Oct.  1904. 

Conspecifici  agli  esemplari  citati  ritengo  siano  pure  quelli 
che  portano  il  n°  484  di  Curtiss:  West  Indian  Plants,  presso 
Nueva  Gerona,  [sla  de  Pinos  W.  I.  El.  May  27,  fr.  Jan.  1904. 

Osservazioni.  — Si  distingue  per  i suoi  ramoscelli  fiori- 
feri tereti  che  sul  secco  sembrano  minutamente  verrucolosi 
e sono  molto  densamente  coperti  tutto  in  giro  di  fiori  molto 
piccoli,  orizzontali,  e per  il  frutto  ed  il  seme  piccolo  con 
l’embrione  quasi  orizzontale  penetrante  profondamente  nel- 
l’albume ; frutto  e seme  del  resto  molto  simili  a quelli  del 
S.  Palmetto.  Dal  S.  mexicana  subito  si  distingue  per  le 
divisioni  della  corolla  non  striato-costulate. 

Il  n.°  3970  di  Wright  ha  il  picciolo  della  fronda  largo  in 
alto  2 cm.,  concavo  di  sopra:  nel  n°  2308  dell’  Erbario  della 
Estacion  centrai  agronomica  di  Cuba  il  picciolo  è circa  il 
doppio  più  largo,  con  una  superficiale  carena  ottusa  nel 
centro  della  parte  superiore;  ma  queste  probabilmente  sono 
differenze  dipendenti  dal  maggior  rigoglio  di  vegetazione, 
o dall’età. 

L’esemplare  di  Nuova  Gerona  porta  dei  segmenti  che 
misurano  dall’apice  del  picciolo  0.70-1.20  m.  e sono  larghi 
all’altezza  del  primo  seno  2. 5-3. 5 cm.,  divisi  all'apice  per 
il  tratto  di  16-27  cm.  con  punte  dritte  od  anche  legger- 
mente curve  a coda  di  Forficula  ; il  seme  è largo  8 mm.  e 
leggermente  più  piccolo  che  negli  esemplari  di  Cuba,  nei 
quali  misura  9 mm. 


7.  Sabal  florida  Becc.  sp.  n. 

Frondium  segmenta  majora  1.10-1.80  m.  longa, 
basi  circiter  4 cm.  lata,  profondissime  bipartita, 


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apice  longissime  acuminato-caudata.  Spadicis  in- 
florescentiae  partiales  amplae,  laxe  paniculatae,  ra- 
mulis  floriferis  LO- 13  cm.  longis  rigidis  teretibus 
in  sicco  ruguloso-tuberculosis,  crassiusculis,  2 mm. 
spissis,  densiuscule  floriferis.  Flores  majusculi  in 
alabastro  bene  evoluto  5 mm.  longi,  2 mm.  crassi, 
calyce  cupulari-cyathiformi  in  sicco  costulato-ner- 
voso,  late  usque  ad  medium  3-dentato,  basi  rotun- 
data  tenuiter  carnosa;  corolla  calyce  triplo  longiori, 
phyllis  erectis  angustis  acutis  levibus;  staminum 
filamentis  angustis  subulatis;  ovario  apice  sensim 
attenuato. 

Descrizione.  — A giudicare  dalla  porzione  di  fronda 
esistente  sembra  una  Palma  di  ragguardevoli  dimensioni. 
I segmenti  sono  verdi  pallidi  sul  secco,  subconcolori  sulle 
due  faccie,  molto  rigidamente  cartacei,  molto  finamente, 
nitidamente  e fittamente  striati  da  nervi  2‘“  e 3r“  fra  loro 
poco  diversi  e con  vene  transverse  indistinte;  i segmenti 
presenti  sono  lunghi  1.10-1.30  m.,  relativamente  alla  lun- 
ghezza angusti,  larghi  all’altezza  dei  seni  primarii  circa 
4 cm.,  molto  profondamente  bipartiti,  con  un  distinto  fi- 
lamento anche  nel  secondo  seno  e le  suddivisioni  molto 
anguste,  lunghissimamente  acuminato-filamentose  all’apice. 

Spadici  con  infiorazioni  parziali  formanti  (in  un  esem- 
plare) un’  ampia  e diffusa  pannocchia  lunga  50  cm.  divisa 
in  6-7  rami.  Spate  secondarie  tubulose,  fittamente  striate,  dr 
finamente  squamuloso-forforacee  e puberule,  strettamente 
abbraccianti,  troncate  obliquamente  alla  bocca,  prolungate 
da  un  lato  in  punta  triangolare  acuminato-subulata.  Rami 
delle  infiorazioni  parziali  arcuato-patenti,  lunghi  circa 
20  cm.,  con  parte  assile  ottusamente  angolosa  non  molto  ro- 
busta (di  3 mm.  diam.),  portante  spiralmente  relativamente 
pochi  (±  12)  ramoscelli  fioriferi  nascenti  dalla  ascella  di  una 
piccola  brattea  bruna  essucca,  latamente  triangolare,  acu- 


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minata,  distintamente  venoso— striata  ; i ramoscelli  sono  ri- 
gidi, relativamente  assai  spessi  (±  2 mm.  di  diam.),  lun- 
ghi 10-13  cm.,  tereti  e di  eguale  spessore  quasi  sino  a poca 
distanza  dall’  estremità,  glabri  ma  sotto  la  lente  (sul  secco) 
minutamente  corrugato-tubercolosi,  straminei,  piuttosto  den- 
samente fioriferi. 

Fiori  inseriti  orizzontalmente  sopra  un  rilievo  pochissimo 
sporgente  all’ascella  di  una  brattea  e di  una  bratteola,  sca- 
riose,  a larghissima  base,  brevemente  apiculate,  intiere;  i 
fiori  in  boccio  sono  relativamente  lunghi  e stretti  misu- 
rando al  momento  di  espandersi  5 mm.  di  lunghezza  e 2 mm. 
di  larghezza;  calice  ciatiforme-cupulare,  allo  stato  secco 
assai  distintamente  costulato-striato,  diviso  sino  quasi  alla 
metà  in  3 lobi  largamente  triangolari  o deltoidei  acutiu- 
sculi,  la  base  del  calice  è rotondata  carnosula,  con  un  pic- 
colo incavo  circolare  dove  penetra  il  tubercoletto  fulcrante; 
corolla  2 volte  più  lunga  del  calice,  tubulosa  e connata 
con  gli  stami  nel  terzo  inferiore;  filli  concavo-naviculari, 
lanceolato-ellittici,  acutiusculi,  caruosuli,  lisci  sul  secco  ed 
allora  coi  margini  fortemente  involuti  in  modo  da  apparire 
lineari  e subulati,  durante  l’antesi  eretti;  stami  con  fila- 
menti piuttosto  sottili  subulati,  giungendo  durante  l’antesi 
precisamente  all’apice  dei  petali;  antere  ovate  acutiuscule, 
assai  profondamente  cordato— sagittate  in  basso  ; ovario 
quasi  regolarmente  sebbene  angustamente  piramidato-tri- 
gono,  gradatamente  attenuato  nello  stilo,  di  poco  più  corto 
dei  petali  durante  l’antesi;  stigma  capitellato. 

Frutto  manca. 

Habitat.  — Cuba.  Descrissi  un  esemplare  conservato  nel- 
1’  Erbario  di  Berlino  consistente  in  una  porzione  di  fronda 
non  ancora  svolta  ed  in  una  infiorazione  parziale  con  fiori 
aperti,  portante  l’etichetta:  « Flora  Cubana.  Province  of 
Santa  Clara,  district  of  Cienfuegos  n.°  292  (Sabal  umbra- 
culi  fera  Mart)  Cieìiegueta,  7,  V,  1895.  Coll.  Rob  Combs.  ». 
Un  esemplare  perfettamente  simile  e con  la  medesima  eti- 
chetta si  trova  nell’  Erb.  del  Missouri  bot.  G-arden. 


— 49  — 


Osservazioni.  — Si  distingue  facilmente  dalle  altre  2 
specie  cubane  per  i ramoscelli  assai  spessi  e tereti,  paglie- 
rini e sotto  la  lente  granulato-corrugati,  per  i fiori  lunghi 
e stretti  e per  l’ovario  regolarmente  attenuato  nello  stilo 
e nell’  insieme  trigono-piramidato-allungato. 


8.  Safoal  domingensis  Beco.  sp.  n. 

Subelata.  Frondium  segmenta  apice  indivisa.  Spa- 
dicis  inflorescentiae  partiales  densiusculae,  subcu- 
pressiformes;  raimilis  corrugato-subangulosis  1 mm. 
crassis  5-6  cm.  longis,  densi uscule  fiorite ris.  Flo- 
res 4 mm.  longi,  in  alabastro  oblongi  vertice  ro- 
tondato, 1.5-1. 7 mm.  crassis;  calyce  in  tertiam  su- 
periorem  partem  late  3-dentato,  basi  spisse  carnoso, 
in  sicco  costulato-nervoso  ; corolla  duplo  et  dimi- 
dium  calyce  lòngiori,  phyllis  venulosis  in  sicco  non 
costulatis;  ovario  e basi  ovata  in  stylum  anguste 
pyramidatum  sensim  attenuato.  Fructus  13-14  mm. 
diametro,  basi  parum  attenuatus,  semine  superne 
haemisphaerico  basi  concaviuscolo,  9-10  mm.  lato, 
6.5-7  mm.  alto,  mandila  micropilari  centrali  parva 
obtusa;  embrione  subhorizontaliter  tertiam  albu- 
mi nis  partem  perforanti. 

Descrizione.  - — Palma  alta  sino  12  m.  con  tronco  ci- 
lindrico e fronde  verdi  bluastre  (Eggers). 

Fronde  sul  secco  un  poco  più  pallide  di  sotto  che  di 
sopra  con  rachide  incurvato  e prolungato  sino  quasi  al- 
l’apice del  lembo  ; i segmenti  che  io  ho  visto  e che  appar- 
tengono alla  parte  centrale  ed  a quella  più  esterna  sono 
relativamente  assai  stretti,  larghi  all’altezza  dei  seni  25—28 
cm.;  quelli  centrali  lunghi  70  cm.;  tutti  sono  intieri  e non 


— 50  — 


fessi  all’apice,  finamente  striato-nervosi  sulle  due  faccie, 
con  venule  transverse  cortissime,  talvolta  poco  distinte, 
gradatamente  attenuati  in  punta  acuminatissima  più  corta 
nei  segmenti  centrali  che  nei  laterali;  le  costole  primarie 

0 commessurali  nella  parte  centrale  giungono  sino  ai  2/3 
dell’  intiero  lembo  e fra  i segmenti  laterali  più  osterai  sino 
a 10-12  cm.  dalla  ligula;  nei  seni  vi  è un  sottile  filamento 
a quanto  sembra  fugace;  mancando  i secondi  seni,  manca 
quindi  anche  il  secondo  filamento. 

Spadici  con  infiorazioni  parziali  formanti  durante  la  fio- 
ritura delle  pannocchie  piuttosto  dense,  cupressiformi,  lun- 
ghe 35-40  cm.,  divise  in  7-10  rami.  Spate  secondarie  tubu- 
lose,  striate,  intiere  e troncate  alla  bocca,  prolungate  da 
un  lato  in  punta  triangolare  bruscamente  acuminata;  i 
rami  sono  alternato-distici,  eretto-patuli,  formanti  piccole 
pannocchie  secondarie  ovate  non  molto  dense,  le  quali 
sono  composte  di  10-12  ramoscelli  alternato— spirali  e sono 
portate  da  una  parte  pedicellare  provvista  della  sua  spa- 
tella speciale;  questa  è brevemente  bicornuta  all’apice  e 
sporge  appena  dalla  spata  maggiore;  i ramoscelli  sono  fi- 
liformi, rigidi,  di  1 min.  di  spessore,  ± corrugato-angolosi 
sul  secco,  i maggiori,  i più  bassi,  lunghi  5-6  cm,  od  anche 
più,  assai  densamente  coperti  di  fiori. 

Fiori  in  boccio  bene  sviluppato  oblunghi,  rotondati  in 
alto,  larghi  1.5-1. 7 mm.,  durante  l’antesi  lunghi  4 mm., 
provvisti  di  brattea  e di  bratteola,  l’una  o l’altra  fra  loro 
simili,  scariose,  triangolari,  acute  ; calice  sul  secco  striato- 
nervoso,  ciatiforme,  campanulato,  diviso  nel  terzo  superiore 
in  3 larghi  lobi  deltoidei  ottusiusculi,  carnoso  in  tutta 
la  metà  inferiore;  corolla  una  volta  e mezzo  più  lunga 
del  calice,  molto  brevemente  tubulosa  in  basso  ; filli  cim- 
biformi,  ellittici,  non  costulati,  venosi  per  trasparenza,  acu- 
tiusculi;  stami  quasi  petaloidei  essendo  larghi  alla  base 
quasi  quanto  la  metà  dei  petali,  gradatamente  subulati, 
assai  spessi  e rigidi,  nell'antesi  lunghi  precisamente  quanto 

1 filli;  antere  ovate  acutiuscule  con  loggie  separate  sino 
al  mezzo;  ovario  angustamente  trigono— piramidato  essendo 


— 51  — 


da  una  base  ovata  gradatamente  attenuato  sin  sotto  lo 
stigma,  un  poco  più  corto  dei  filamenti,  lungo  3 mm.  ; 
stigma  capitellato.  Perianzio  fruttifero  pedicelliforme,  più 
largo  che  alto,  con  base  callosa  un  poco  dilatata,  larga 
2.5  mm.,  fortemente  scavata  di  sotto. 

Frutto  (visto  solo  ridotto  in  frantumi)  apparentemente 
di  13—14  mm.  di  diametro,  sferico  ma  un  poco  attenuato 
verso  la  base  ; questa  simmetrica,  piuttosto  acuta  con  i resti 
dello  stilo  molto  piccoli  e corti. 

Seme  globoso-depressiuscolo,  largo  9-10  mm.,  alto  6.5—7 
mm.,  regolarmente  emisferico  di  sopra,  un  poco  incavato 
di  sotto,  a superficie  lucida  color  caffè  tostato;  ilo  alquanto 
eccentrico;  mammilla  micropilare  ottusa  poco  distinta,  cen- 
trale; albume  assai  fortemente  concavo  in  basso;  embrione 
situato  a metà  altezza  di  un  lato  penetrante  quasi  orizzon- 
talmente per  poco  meno  di  un  terzo  dell’intiero  diametro 
del  seme;  il  punto  che  indica  la  sua  posizione  all’esterno 
non  visibile  guardando  il  seme  dall’alto. 

Habitat.  — S.  Domingo  a Gurabo  presso  Santiago  in 
terreno  calcareo  a circa  300  m.  di  altezza,  (Eggers:  Flora 
Indiae  occ.  exsic.  n.°  1678,  in  Herb.  Berol.,  de  Cand.,  Mo- 
nac.  etc.),  e nella  Savana  di  Guaina  Moca  n.°  1678b,  in  H. 
Berol..  Nome  volgare:  « Cana  ». 

Le  foglie  vengono  usate  per  cuoprire  capanne,  farne 
cappelli,  sacchi,  ecc. 


Osservazioni.  — Questa  specie  non  ha  una  fisonomia 
speciale  in  modo  da  poter  essere  riconosciuta  a prima 
vista,  fra  le  altre;  ha  però  un  assieme  di  caratteri  che 
valgono  facilmente  a distinguerla;  così  i fiori,  che  appa- 
rentemente sembrano  simili  a quelli  del  S.  Palmetto,  hanno 
il  calice  carnoso  nella  sua  metà  inferiore;  i filamenti  molto 
larghi  in  basso  e quasi  petaloidei;  l’ovario  gradatamente 
attenuato  in  stilo  piramidato;  il  frutto  leggermente  atte- 
nuato in  basso. 


— 52  — 


9.  Sabal  mexicana  Mart.  Hist.  nat.  Palm.  v.  Ill  p.  246. 

— 0.  F.  Cook  in  Bull.  Torrey  bot.  Club,  1901,  p.  533. 

Descrizione.  — Palma  a quanto  sembra  alta  10-12  m. 

Fronde.... 

Spadici  con  infiorazioni  parziali  lunghe  50-60  cm.  (e 
forse  anche  più)  formanti  delle  pannocchie  ovali-oblunghe 
composte  di  6-9  rami  alternato-distici;  spate  2rie  tubulose 
leggermente  dilatate  in  alto,  finamente  e nitidamente  striate, 
glabre  od  appena  forforaceo— squamulose,  troncate,  intiere  e 
nude  alla  base,  prolungate  da  un  lato  in  punta  largamente 
triangolare  acuta,  così  ravvicinate  fra  di  loro  da  non  la- 
sciare esposta  alcuna  porzione  della  parte  assile;  i rami 
escono  eretti  dalle  respetti  ve  spate  e divengono  arcuato- 
patenti,  spesso  con  la  tendenza  a raddrizzarsi  e divenire 
ascendenti  nell’  estremità  loro,  lunghi  15-20  cm.  (i  superiori 
più  corti),  glabri  in  ogni  parte  con  la  spata  propria  della 
loro  parte  pedicellare  acutamente  bicarinata,  profondamente 
bifida  e più  o meno  esorta  dalla  spata  secondaria;  i rami 
hanno  la  parte  assile  fortemente  angolosa  e finamente 
striata  e portano  spiralmente  15-17  ramoscelli  fioriferi  sem- 
plici; questi  nascono  dall’ascella  di  una  brattea  essucca 
latamente  triangolare  acuta,  sono  filiformi,  di  circa  1 mm. 
di  spessore  o poco  più  alla  base,  angolosi,  flessuosi,  subu- 
lati  verso  l’apice,  lunghi  8-12  cm.,  densiflori. 

Fiori  provvisti  di  brattea  e bratteola,  ambedue  scariose, 
molto  latamente  triangolari,  acute;  fiori  in  boccio  oblungo- 
obovati,  rotondati  sul  vertice,  nell’antesi  lunghi  4 mm.; 
calice  cupulare  subcampanulato,  usualmente  un  poco  ri- 
stretto alla  bocca,  carnosetto  nella  base,  diviso  sino  al 
mezzo  in  3 larghi  denti  acutiusculi,  deltoidei  a margine 
scarioso-j alino  non  cibato,  percorsi  da  circa  7 nervi,  assai 
prominenti  sul  secco.  Corolla  il  doppio  più  lunga  del  ca- 
lice, tubulosa  quasi  sino  alla  metà;  filli  sul  secco  forte- 
mente striato-nervosi  essendo  percorsi  da  circa  7 costole 
longitudinali,  ovato-ellittici,  concavo-naviculari,  acutiusculi, 


53  — 


relativamente  assai  spessi;  stami  a filamenti  tutti  eguali, 
nell’antesi  un  poco  più  lunghi  dei  petali;  antere  ovato-sa- 
gittate  acutiuscule;  ovario  lungo  3 mm.,  alquanto  più  corto 
dei  filamenti,  sin  dalla  base  trigono-allungato,  leggermente 
ristretto  verso  l’apice  ; stigma  capitellato. 

Habitat  — Grli  esemplari  tipici  sui  quali  Martius  ha 
fondato  la  specie  sono  stati  raccolti  da  Karwinski  nelle 
provincie  più  meridionali  del  Mexico.  Io  ho  studiato  nell’Erb. 
di  Monaco  questi  esemplari  che  consistono  in  varie  grandi 
porzioni  di  spadice  in  fiore,  quelle  stesse  rammentate  da 
Martius,  ma  disgraziatamente  mancano  i frutti  e le  fronde. 
L’etichetta  di  Karwinski  porta  la  sola  indicazione  di  loca- 
lità : Oaxaca.  Martius  scrive  del  S.  Mexicana  « Cresce  nelle 
regioni  marittime  calde  dell’  impero  messicano  a Chaca- 
hagua , presso  Jamiltepec,  della  provincia  di  Oaxaca , come 
pure  presso  Tehuantepec  » ed  aggiunge:  « Grli  esemplari  rac- 
colti a Chagahagua  erano  acauli,  ma  non  di  meno  fructi- 
feri  ; quelli  osservati  a Tehuantepec , in  tutto  simili  a que- 
sti per  le  fronde  ed  il  frutto,  avevano  un  tronco  alto  20 
piedi  ».  Non  deve  recar  meraviglia  questa  ultima  circo- 
stanza poiché  anche  il  Sabal  Palmetto  comincia  a fio- 
rire e fruttificare  quando  non  ha  ancora  un  tronco  ben 
distinto. 

Mi  sembra  che  appartenga  al  S.  mexicana  il  n.°  870  di 
Bernoulli  e Cario  di  Champerico  (Herb.  Berol.)  ed  un  esem- 
plare di  Liebman  di  S.  Jago  Estata , dep.  Oojaca  (Erb.  de 
Cand.  ex  herb.  Hafn.). 

Altro  esemplare  certamente  conspecifico  ai  precedenti  è 
il  n.°  826  Langlassé,  di  San  Luis:  altezza  50  m.,  sul  livello 
del  mare  (Herb,  de  Candolle),  accompagnato  dalla  nota  : 
Tronco  alto  10-12  m.  Infiorescenza  lunga  1 m.  50.  Fiori 
bianchi  odorosi.  — Nome  volg.  « Palma  redonda  ». 

Osserva zioni.  — Secondo  il  suo  scuopritore  (Karwinski) 
il  tronco  del  Sabal  mexicana  raggiunge  l’altezza  di  sino 
20  m.  e il  diam.  di  10  cm. 


— 54  — 


Martius  sembra  che  descriva  le  fronde  delle  piante  nate 
nell’Orto  bot.  di  Monaco  dai  semi  inviati  da  Karwinski  e 
di  esse  dice  che  hanno  il  lembo  nell’  insieme  ovato-orbico- 
lare,  palmato-multifido,  col  rachide  che  si  prolunga  sino  al 
terzo  della  fronda,  le  lacinie  lungamente  acuminate,  bi- 
fide, pendule,  le  più  interne  profondamente  disgiunte. 

I frutti  si  dicono  depresso-globosi  ; i semi  subdimidiato- 
globosi  alquanto  più  grossi  di  quelli  del  Sabal  Adansoni 
(ma  della  stessa  forma  e colore),  ma  più  piccoli  di  quelli 
del  S.  umbraculifera. 

Si  distingue  facilmente  sul  secco  per  i suoi  fiori  a co- 
rolla tubulosa  nella  metà  inferiore  con  filli  patenti  durante 
l’antesi  ; calice  e corolla  fortemente  nervoso-costulati  sul 
secco.  Il  Sabal  del  Messico  meridionale  è certamente  di- 
stinto dal  Sabal  Rosei,  che  sembra  frequente  nella  regione 
centrale  e sulla  costa  del  pacifico  verso  Mazatlan,  ma  di 
questo  non  si  conoscono  con  certezza  i fiori  e dell’  al- 
tro mancano  i frutti.  Però  questi  sono  stati  descritti  da 
Martius  come  simili  a quelli  del  S.  umbraculifera  ( Pal- 
metto),  quindi  considerevolmente  più  piccoli  di  quelli  del 
S.  Rosei. 


10.  Sabal  Blackburniana  Glazebrook  in  London’s  Gar- 
dener’s Magazine,  1829,  V.  54,  cum  ic.  xylogr.  ; Roe- 
iner  et  Schult.  Syst.  veget.  VII,  1488  ; Hemsley  in 
Vog.  Challenger,  Botany  I,  70,  tab.  YI-IX  (excl.  syn. 
nonnullis).  — Sabal  Palmetto  (non  Roem.  et  Schult.) 
Rein  in  Bericht  Senckenb.  Naturf.  Gesellsch.,  Frank, 
am  M.  1873,  150;  J.  Morris  in  Bull.  Torrey  bot.  Club 
N.  Y.  1885,  72.  — Sabal  Adansoni  (non  Guerns)  A. 
H.  Moore,  List  of  Plants  collected  in  Bermuda  1906 
et  exiccata  n.°  3142  ! — Sabal  Mocitii  Hort.,  Ricco- 
bono  in  Boll.  Soc.  ort.  Palermo,  1904,  p.  32.  — Cha- 
maerops  excelsa  et  Ch.  Palmetto  Lefroy’s  list.  Berm. 
PI.  (ex  Hemsl.  1.  c.).  — Ch.  glabra  Jones,  Natura- 
list in  Bermuda,  136  (ex  Hemsl.  1.  c.).  — Inodes  Bla- 


ckburniana  0.  F.  Cook  in  Bull.  Torrey  bot.  Club, 
1901,  531. 

Descrizione.  — Paltna  con  grosso  tronco  dritto  colon- 
nare cilindrico,  raggiungente  l’altezza  di  sino  13  m.  ed 
il  diana,  di  40  cm.,  allorché  crescente  nella  sua  patria  in 
buon  terreno  ; assai  meno  robusto  nei  terreni  magri  ed 
uliginosi  (Hemsley).  Il  tronco  è nudo  e fittamente  annu- 
lato-cicatricoso. 

Fronde  (di  pianta  adulta)  molto  grandi,  suborbicolari 
con  numerosi  segmenti  ed  un  picciolo  di  2.40  m.  di  lun- 
ghezza e largo  sino  6 cm.  in  alto,  convesso  di  sotto,  leg- 
germente concavo  e con  un  rilievo  o costola  ottusa  lon- 
gitudinale di  sopra  presso  l’apice  ; ligula  lunga  sino  15 
cm.,  lanceolata,  acuminata,  coi  margini  sottili  involuti  ; ra- 
chide prolungato  sino  presso  l’apice  del  lembo  e fortemente 
arcuato,  coi  lati  molto  acuti  ed  in  basso  alati  ; il  lembo 
dalla  ligula  all’apice  dei  segmenti  centrali  è lungo  circa 
quanto  il  picciolo  ; i segmenti  apicali  centrali  sono  molto 
più  corti  e più  stretti  dei  più  esterni,  e questi  sono  as- 
sai più  stretti  di  quelli  della  parte  mediana  dei  lati  ; tutti 
sono  lungamente  ensiformi  molto  profondamente  bipartiti; 
i segmenti  della  parte  intermedia  dei  lati  sono  lunghi 
1.20  m.  (esemplare  di  Moore  n.°  3142)  larghi  4 cm.  all’al- 
tezza dei  seni  ; i seni  primari  rimangono  a circa  il  3° 
inferiore,  e quelli  secondari  verso  la  metà,  con  un  assai 
forte  filamento  in  ognuno  ; detti  segmenti  sono  quindi 
fessi  sino  a circa  la  metà  dell’  intiera  lamina  ed  hanno  le 
due  divisioni  gradatamente  attenuate  in  lunghissima  punta 
sottile  ; sul  secco  i segmenti  sono  quasi  egualmente  verdi 
sulle  due  faccie,  papiracei,  rigiduli,  coi  margini  non  inspes- 
siti, molto  distintamente  e nettamente  striati  da  numerosi 
nervi  secondari  e terziari  ; di  nervi  secondari  ve  ne  sono 
10-14  per  parte  alla  costa  mediana  e fra  ognuno  di  que- 
sti scorrono  da  3-8  nervi  3‘  ; le  venule  trasverse  sono 
oblique,  più  distinte  nella  pagina  inferiore  che  nella  su- 
periore, ed  attraversano  tutti  i nervi  3*  che  si  trovano 
interposti  fra  due  secondari. 


— 56  — 


Spadici  assai  più  corti  delle  fronde  non  raggiungendo 
nemmeno  la  lunghezza  dei  piccioli  (1.70  in  un  esemplare 
secondo  Hemsley),  triplicato-ramosi  come  nelle  altre  specie, 
con  infiorazioni  parziali  assai  dense,  essendo  i rami  secon- 
dari assai  ravvicinati  fra  di  loro  ; spate  secondarie  tubu- 
lose,  strettamente  infundibulari,  papiraceo-membranacee 
essuccbe,  relativamente  brevi  (lunghe  6-8  cm.)  e molto  rav- 
vicinate fra  di  loro  in  modo  da  lasciar  solo  brevissime  por- 
zioni della  parte  assile  allo  scoperto,  troncate  obliquamente 
alla  bocca,  dove  sono  prolungate  da  un  lato  in  breve  e 
larga  punta  triangolare  acuta  od  acuminata,  finamente 
striate;  rami  piuttosto  brevi  con  parte  assile  angolosa,  di- 
visi in  vari  ramoscelli  fioriferi  semplici  ; la  parte  pedun- 
colare  è breve,  poco  più  lunga  della  respettiva  spata, 
provvista  della  sua  spatella  propria  tubulosa  acutamente 
bicarinata,  terminata  da  due  punte  sottili  acuminate,  spor- 
genti dalla  spata  maggiore  ; i ramoscelli  nascono  dall’a- 
scella di  una  breve  e larga  brattea  latamente  triangolare 
scaglieforme  acuta,  sono  flessuosi  lunghi  10-15  cm.,  angolosi 
sul  secco,  spessi  alla  base  2—3  mm.,  gradatamente  attenuato— 
subulati  verso  l’apice,  non  inspessiti  allo  stato  fruttifero 
ma  con  i pulvinuli  portanti  i frutti  un  poco  accresciuti  e 
tubercoliformi. 

Fiori  relativamente  grandi,  lunghi  5 mm.  allorché  in 
boccio,  oblunghi,  rotondati  in  alto;  calice  cupolare  o breve- 
mente tubuloso,  leggermente  contratto  alla  fauce,  con  base 
larga  e carnosa,  diviso  nel  terzo  superiore  in  3 lobi  latamente 
triangolari,  acutiuscoli  e ± venoso-striati  sul  secco  ; co- 
rolla poco  più  del  doppio  più  lunga  del  calice,  con  filli 
crassiusculi,  ellittici,  striati  sul  secco  da  9 nervature;  stami 
inseriti  un  poco  al  di  sotto  della  metà  della  corolla,  rela- 
tivamente robusti  e spessi,  subulati,  acutissimi,  acutamente 
carinati  lungo  la  linea  mediana  verso  l’apice.  Nei  bocci 
giovani  i filamenti  portano  1’  impressione  delle  loggie  ed 
hanno  una  cresta  lungo  il  mezzo  del  filamento  ; antere 
sagittate,  ovate  acute  ; ovario  lungo  4 mm.,  leggermente 
attenuato-conico  verso  l’apice,  stigma  capitellato. 


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Frutti  fra  1 più  grossi  nel  genere,  larghi  16-20  e lunghi 
20-22  mm.  compreso  il  perianzio,  obpiriformi  col  vertice 
regolarmente  rotondato,  attenuati  verso  una  base  assai 
acuta  e simmetrica,  il  frutto  non  avendo  nessuna  tendenza 
ad  esser  resupinato  ; perianzio  fruttifero  piccolo,  ridotto 
quasi  al  solo  calice  indurito  e non  accresciuto  e formante 
un  breve  pedicello  largo  e lungo  2 mm.  ; i resti  dello 
stilo  sono  gracili  e dritti  ed  hanno  alla  base  una  piccola 
area  chiara  risultante  dalle  2 loggie  sterili  abortite  e dis- 
seccate ; la  superficie  è liscia  unita  nerissima  ; mesocarpio 
carnoso,  bruno-violescente,  spesso  3-4  mm.  ; endocarpio  ri 
dotto  ad  una  pellicola  tenuissima. 

Seme  a superficie  bruna  color  caffè  tostato,  unita,  quasi 
lucida,  globoso-depresso,  largo  11-12  mm.,  spesso  8 mm.  con 
base  pianeggiante  e leggermente  concava  ; ilo  quasi  cen- 
trale addossato  alla  mammilla  micropilare,  la  quale  è as- 
sai rilevata,  tuberculiforme  acuta  e quasi  pungente  ; em- 
brione subdorsale,  di  modo  che  il  punto  dove  questo  è 
situato  è visibile  guardando  il  seme  dall’alto,  discendente 
e penetrante  sino  al  di  là  della  metà  dell’albume.  Spesso  si 
sviluppano  due  ovuli  ed  allora  il  frutto  risulta  perfetta- 
mente didimo. 

Habitat.  — Cresce  esclusivamente  nelle  Isole  Bermude. 

Il  Sabal  Blackburniana  è una  delle  forme  più  distinte  e 
più  belle  del  genere  e riesce  grandemente  ornamentale  nei 
luoghi  dove  può  crescere  liberamente  in  pien’  aria  come 
nei  Giardini  di  Palermo.  (Vedi  Riccobono  : « La  Sabal  Mo- 
dini fiorita  nella  villa  del  Sig.  Cav.  G.  Whitaker  » nel 
Bollett.  della  Soc.  Ort.  di  Mutuo  Soccorso  in  Palermo. 
Anno  II,  1904). 

Osservazioni.  — Il  Sig.  W.  Botting  Hemsley  ha  fatto 
la  storia  di  questa  Palma  nella  parte  botanica,  voi.  I,  del 
« Report  » del  viaggio  del  Challenger,  accompagnando  lo 
scritto  con  4 tavole.  Egli  ha  poi  stabilito  che  in  dette 
isole  cresce  questa  sola  specie  di  Sabal,  ivi  endemica. 


— 58  — 


Il  S.  Blackburniana  è caratterizzato  dalle  sue  grandi 
dimensioni  ; dalle  fronde  con  segmenti  fessi  sino  quasi  al 
mezzo  dell’  intiero  lembo  ; dagli  spadici  più  corti  dei  pic- 
cioli delle  foglie  ; dai  fiori  oblunghi  rotondati  in  alto,  con 
calice  leggermente  ristretto  alla  fauce  e corolla  poco  più  del 
doppio  più  lunga  del  calice  ; dai  filamenti  robusti  subulati 
carinati  sul  lato  interno  ; dai  frutti  grossi  obpiriformi  atte- 
nuati in  basso  con  seme  globoso  depresso  11-12  mm.  largo,  a 
micropilo  tubercoliforme  pungente  ed  embrione  subdorsale. 
In  una  fronda  dell’esemplare  coltivato  a Palermo,  i segmenti 
sono  circa  80;  quelli  apicali  sono  lineari,  larghi  5-10  mm., 
lunghi  40-60  cm.,  profondamente  bipartiti;  i segmenti  più 
esterni  sono  larghi  2—2.5  cm.,  separati  fra  di  loro  a pochi 
cent,  dalla  ligula,  molto  profondamente  bipartiti,  il  2°  seno 
trovandosi  al  di  sotto  della  metà  ; i segmenti  della  metà 
dei  lati  sono  i maggiori  di  tutti  ; questi  misurano  dal  loro 
attacco  sul  rachide  all’apice,  1.35  m.  hanno  il  1°  seno  a 
45-50  cm.  dall’attacco  col  rachide  ed  il  2°  a 60-65,  ossia  il 
2°  seno  si  trova  verso  la  metà  dell’  intiero  lembo  ; sono 
larghi  4-4.5  cm.  all’altezza  del  1°  seno  e poco  sopra  tal  punto 
vanno  gradatamente  attenuandosi  nelle  due  lunghissime  e 
drittissime  punte. 

Nel  « Report  » v.  XV  (1901)  del  « Missouri  botanical 
Garden  » nello  scritto  del  Sig.  S.  Monds  Coulter  intito- 
lato « An  ecological  comparison  of  some  typical  swamp 
areas  » vien  citato  il  Sabal  Blackburniana  come  una  delle 
piante  particolari  dei  « Swamps  of  the  Bermudas  » e viene 
riprodotto  l’aspetto  della  pianta  da  una  fotografia  sulla 
tav.  21  associato  col  Neriurn  Oleander  e lo  Juniper us  ber- 
mudiana.  In  detta  tavola  il  S.  Blackburniana  ha  un  aspetto 
alquanto  differente  da  quello  offerto  dagli  esemplari  colti- 
vati in  Sicilia,  ha  un  tronco  piuttosto  gracile  ed  alquanto 
irregolare,  nudo,  annulato  cicatricoso  e quasi  nodoso  ed  un 
poco  flessuoso,  e porta  una  chioma  di  fronde  non  straordi- 
nariamente abbondante. 


— 59  - 


11.  Sabal  princeps  Hort. 

Descrizione.  — Grande  specie  con  grosso  tronco  rico- 
perto persistentemente  dalle  basi  delle  vecchie  fronde,  le 
quali  sono  connesse  fra  loro  da  fibre  grossolane. 

Fronde  molto  grandi,  misuranti  dall’apice  del  picciolo  al- 
l’estremità dei  segmenti  centrali  1.65  m.;  ligula  lanceolata 
acuminata  coi  margini  involuti,  prolungata  all’  apice  nel 
rachide  in  una  cresta  molto  acuta  ; rachide  molto  robusto 
prolungato  sino  a circa  la  metà  del  lembo,  molto  distinta- 
mente  alato-marginato;  picciolo  robustissimo,  lungo  quanto 
il  lembo  od  anche  un  poco  più,  largo  all’apice  3.5  cm., 
di  18  mm.  di  spessore  sulla  linea  mediana,  fortemente  con- 
vesso di  sotto,  leggermente  concavo  di  sopra,  con  una  ottusa 
costula  lungo  la  linea  mediana;  lembo  diviso  in  circa  100 
segmenti,  intiero  sino  a circa  la  metà  nella  parte  centrale, 
di  consistenza  sottile  e quasi  cartacea,  verde  e subconcolore 
sulle  due  faccie,  con  sottili  filamenti  nei  seni;  i segmenti  sono 
tutti  piuttosto  brevemente  fessi  all’apice,  con  8-10  nervi 
secondarii  molto  sottili  per  parte  alla  costola  mediana  e nu- 
merosissimi e tenuissimi  nervi  3“  fra  mezzo  a questi;  le 
venule  transverse  sono  sottilissime  fittissime  ed  oblique  ; 
i segmenti  più  grandi,  quelli  della  parte  media  dei  lati, 
sono  larghi  4.5-6  cm.  all’altezza  dei  seni  primarii  e da 
questo  punto  gradatamente  si  ristringono  in  punta  acu- 
minata, la  quale  nei  segmenti  centrali  è fessa  solo  per  il 
tratto  di  8-10  cm.  ed  in  quelli  più  esterni  per  30-35  cm.  ; 
le  due  lacinie  che  ne  risultano  vanno  insensibilmente  a 
terminare  in  una  punta  tenuissima  ma  non  caudiforme  ; i 
segmenti  più  esterni  sono  più  stretti  e più  corti  dei  cen- 
trali, ma  misurano  sempre  3-3.5  cm.  di  larghezza  e circa 
90  cm.  di  lunghezza. 

Spadici  fruttiferi  pendenti,  lunghi  circa  2 metri  ; infio- 
razioni parziali  formanti  delle  pannocchie  assai  dense  ; 
spate  secondarie  assai  ravvicinate  fra  loro,  lascianti  brevis- 
sime porzioni  della  parte  assile  allo  scoperto,  tubuloso-infun- 


— 60 


dibulari,  molto  distintamente  striate,  troncate  obliquamente 
alla  bocca  e prolungate  da  un  lato  in  punta  triangolare 
acutissima  ; rami  delle  infiorazioni  parziali  formanti  delle 
pannocchie  secondarie  ovate  assai  dense,  lunghe  10-12  cm. 
con  parte  pedicellare  piuttosto  breve  e provvista  della  pro- 
pria spatella  bicarenata  sul  dorso  e bicornuta  all’apice; 
parte  assile  robusta  e rigida,  ± angolosa,  portante  spiral- 
mente 10-14  ramoscelli  fioriferi  eretto-patenti,  rigidi,  ango- 
losi (sul  secco),  relativamente  assai  robusti  e corti,  spessi  1.5 
e lunghi  3-5  mm. 

Fiori  non  molto  densamente  disposti  a spirale  sui  ramo- 
scelli, provvisti  di  brattea  e di  bratteola,  1’ una  e l’altra 
latamente  triangolari,  acute,  assai  conspicue  ; fiori  in  boc- 
cio apparentemente  molto  simili  a quelli  del  G.  BlacJcbur- 
niana,  da  me  visti  troppo  giovani  per  indicarne  le  dimen- 
sioni precise.  Calice  e corolla  distintamente  costulato-ner- 
vosi  sul  secco;  calice  membranaceo,  ciatiforme-campanulato, 
a base  piana  molto  leggermente  inspessita,  diviso  sino  al 
terzo  superiore  in  3 larghi  denti  deltoidei  acuti  a margine 
jalino  ; perianzio  fruttifero  brevemente  pedicelliforme,  più 
largo  che  alto. 

Frutti  neri  e lucidi  esternamente,  scarsamente  carnosi, 
globosi,  obpiriformi,  distintamente  attenuati  verso  una  base 
piuttosto  acuta  simmetrica,  col  vertice  regolarmente  roton- 
dato, di  13-15  mm.  di  diam.,  lunghi  15-17  mm.  compreso 
il  perianzio. 

Seme  globoso-depresso,  largo  9-10  ed  alto  fi  mm.,  con 
base  leggermente  concava;  ilo  quasi  centrale  addossato 
alla  mammilla  micropilare,  la  quale  è assai  distinta,  tuber- 
colif'orme  ed  ottusa;  embrione  inserito  alla  metà  di  un 
lato,  discendente  ad  un  angolo  di  circa  45°  e traversante 
circa  la  terza  parte  dell'albume;  la  sua  posizione  è indicata 
all’esterno  da  un  piccolo  punto  impresso,  visibile  sul  con- 
torno del  seme  guardando  questo  dall’alto. 

Habitat.  — La  patria  di  questo  Sabal  non  è conosciuta. 
Per  la  sua  somiglianza  con  il  S.  BlacJcburniana  si  potrebbe 
supporre  esso  pure  indigeno  delle  Bermude. 


— 61  — 


Osservazioni.  — Ho  fatto  la  descrizione  di  questa  specie 
sopra  i saggi  speditimi  dall’amico  Prof.  Antonino  Borzì, 
tolti  da  un  individuo  crescente  nel  giardino  botanico  di 
Palermo  a proposito  del  quale  il  Prof.  E.  Mattei  mi  tra- 
smette le  seguenti  informazioni  : « Il  tronco  a metri  1.50 
dal  suolo  ha  una  circonferenza  di  metri  1.70;  la  sua  altezza 
sino  alla  base  delle  foglie  verdi  più  basse  è di  metri  3.50 
circa  ; a differenza  di  tutti  gli  altri  Sabal  coltivati  nel  giar- 
dino, le  basi  delle  vecchie  foglie  persistono  in  totalità  e n- 
cuoprono  intieramente  il  tronco  sin  dal  terreno  ; tali  basi 
sono  connesse  fra  di  loro  da  fibre  grossolane.  Negli  altri 
nostri  Sabal  invece  le  vecchie  fronde  si  reflettono  e rive- 
stono la  parte  alta  del  tronco  per  un  certo  tratto,  ma 
col  tempo  questo  alla'  base  rimane  nudo.  L’ esemplare 
venne  acquistato  nel  1870  dallo  stabilimento  Linden.  » 
E molto  caratteristica  in  questa  specie  una  zona  chiara, 
giallastra,  nella  parte  media  della  fronda  da  una  parte 
e dall’altra  del  rachide,  la  quale  da  quanto  mi  scrive  il 
Prof.  Mattei  non  si  riscontra  negli  altri  Sabal  coltivati  a 
Palermo. 

Il  S.  princeps  ha  i frutti  per  la  forma  similissimi  a quelli 
del  S.  Bl ackburniana,  ma  assai  più  piccoli  ; differisce  da 
questo  inoltre  per  i fiori  più  piccoli  e soprattutto  per  il 
seme  che  oltre  ad  essere  proporzionatamente  più  piccolo 
ha  la  mammilla  micropilare  tondeggiante  e non  pungente 
e l’embrione  situato  alla  metà  di  un  lato  e non  subdorsale 
penetrante  nell’albume  ad  un  angolo  di  circa  45°  e non  quasi 
verticalmente.  Il  seme  differirebbe  anche  da  quello  del 
S.  Bl  ackburniana,  come  da  quello  di  altre  specie,  per  essere 
di  un  bruno  più  chiaro,  a superficie  quasi  opaca  non  per- 
fettamente unita  ; ma  forse  queste  sono  differenze  dipen- 
denti dal  grado  di  maturazione  del  frutto. 


12.  Sabal  mauritiaeformis  Gr.  et  Wendl.  in  Griseb. 
FI.  Brit.  West  Ind.,  514;  Drude  in  Engl.  et  Prantl, 
Pfìanzenf.  I,  36,  f.  27.  — Trithrinax  mauritiaeformis 


62  — 


Karsten  in  Flora,  XXVIII  (1856),  244  et  FI.  Columb. 
Sp.  selecta,  II,  137,  t.  CLXXII. 

Descrizione.  — Tronco  cilindrico,  colonnare,  distinta- 
mente  annulato-cicatricoso  (gli  anelli  discosti  15  cm.  l’uno 
dall’altro)  alto  18-25  cm.  e di  30  cm.  di  diametro  (Karsten). 

Fronde  molto  grandi  ; picciolo  lungo  e relativamente  gra- 
cile, fugacemente  forforaceo— cinerascente  di  sotto,  apparen- 
temente largo  circa  3 cm.,  molto  depresso,  piano  di  sopra 
in  alto,  leggermente  convesso  di  sotto  con  i margini  molto 
acuti  ; ligula  molto  sviluppata  lunga  5 cm.  ; rachide  consi- 
derevolmente allungato  ed  arcuato.  Il  lembo  è glaberrimo 
in  ogni  parte  e dall’apice  del  picciolo  all’estremità  dei  seg- 
menti mediani  misura  quasi  due  metri,  è di  consistenza 
rigido-papiracea  ma  tenue,  verde  di  sopra,  distintamente 
più  pallido  e quasi  glaucescente  di  sotto,  con  le  costole 
primarie  superiori  robustissime  ed  in  basso  rilevate  di  3-4 
mm.;  le  costole  inferiori  sono  assai  più  sottili;  ambedue  le 
faccie  sono  molto  finamente  striate  da  numerosissimi  nervi 
secondari;  le  venule  trasverse  sono  numerosissime,  fittissime 
e continue,  finissime  ma  ben  distinte  ; l’intiera  lamina  è 
divisa  in  molte  larghe  lacinie  sino  quasi  al  quinto  inferiore 
in  corrispondenza  di  un  nervo  assai  acuto  superiore  che 
rimane  interposto  fra  le  costole  principali;  le  lacinie  che 
ne  risultano  sono  larghe  6-7  cen't.  e si  conservano  coi  lati 
paralleli  ad  anzi  un  poco  divergenti  sino  a circa  40  cent, 
dall’apice  ed  ivi  si  fendono  nuovamente  in  due  lacinie,  le 
quali  poi  sono  alla  lor  volta  nuovamente  divise  circa  20  cm. 
più  in  alto  in  due  acuminatissime  punte  flaccide;  nell’insieme 
quindi  il  lembo  è diviso  3 volte  e vi  sono  perciò  tre  seni; 
talvolta  due  segmenti  principali  sono  uniti  fra  loro  sino 
al  2°  seno.  Al  seno  più  profondo  termina  una  costola  se- 
condaria superiore;  al  2°  seno  terminano  le  costole  pri- 
marie superiori,  al  3°  seno  terminano  le  costole  primarie 
inferiori;  i segmenti  primari  in  conseguenza  sono  3 costati. 
Nei  seni  non  ho  visto  filamenti. 

Spadici  grandi  più  lunghi  delle  fronde  con  varie  infio- 


— 68  — 


razioni  parziali  lunghe  35-40  cm.  e formanti  delle  lasse 
pannocchie  ; spato  2ie  tubulose,  molto  nettamente  striato- 
nervoso,  prolungate  all’apice  in  punta  triangolare  acumi- 
nata, intiere  alla  bocca  od  appena  fesse  dal  lato  ventrale 
anche  a maturità  dei  frutti  ; ogni  infiorazione  parziale  si 
compone  di  7-8  rami  principali  dei  quali  i più  bassi  si 
dividono  in  6-7  ramoscelli  ed  i superiori  in  soli  3-4;  tutti 
i rami  hanno  la  parte  peduncolare  provvista  di  una  spata 
speciale  esert^  dalla  spata  maggiore  e profondamente  divisa 
in  due  punte  o corna  subulate  ; l’asse  ramifera  è tenue  ed 
angolosa  ; i ramoscelli  nascono  dall’ascella  di  una  molto 
piccola  brattea  scaglieforme  triangolare  acuminata,  essi 
sono  fortemente  angolosi,  filiformi,  spessi  1-1.5  mm.,  lun- 
ghi 6-7  cent,  con  assai  numerosi  fiori  tutto  in  giro. 

Fiori  in  boccio  lunghi  3 e larghi  1.3  mm.,  oblunghi,  un 
poco  ristretti  ed  acutati  verso  l’apice  ; il  calice  e la  corolla 
non  presentano  striature  sul  secco;  il  calice  è cupulare-cia- 
tiforme,  carnosulo  in  basso  e scavato  di  sotto,  diviso  sino 
oltre  il  mezzo  in  3 lobi  triangolari  acuminati  ; corolla  il 
doppio  più  lunga  del  calice;  molto  brevemente  tubulosa 
in  basso;  filli  ellittico-cimbiformi,  acutiuscoli;  ovario  conico- 
piramidato  allungato,  marcato  dalle  impressioni  irregolari 
degli  stami  ; stigma  capitellato.  Perianzio  fruttifero  con  il 
calice  perfettamente  troncato  in  basso,  i petali  il  doppio 
più  lunghi  del  calice  e deflessi  ; degli  stami  rimangono  i 
filamenti  subulati  di  cui  quelli  opposti  ai  petali  deflessi 
come  questi,  gli  altri  eretti. 

Frutto  globoso-obpiriforme,  subresupinato,  lungo  12  mm., 
perfettamente  sferico  in  alto  e quivi  largo  9—10  mm.,  at- 
tenuato in  una  base  alquanto  asimmetrica  od  incurvata 
dove  dal  lato  concavo  persiste  lo  stilo  lungo  quasi  2 mm. 
curvato  in  basso;  la  superficie  del  frutto  è nera,  lucida, 
indistintamente  e minutamente  granulosa  sotto  la  lente; 
pericarpio  sottilissimo  crostaceo  fragile  essucco;  mesocarpio 
ridotto  quasi  a nulla. 

Seme  semisferico,  ossia  con  la  parte  superiore  rotonda  e 
l’inferiore  pianeggiante-ondulata;  ilo  molto  eccentrico,  quasi 


laterale;  mammilla  micropilare  tondeggiante  bene  distinta, 
centrale;  la  superfìcie  del  seme  è bruno-nerastra  quasi  opaca, 
minutamente  e poco  distintamente  granulosa  sotto  la  lente; 
embrione  situato  a metà  altezza  dal  lato  dell’ilo,  discendente 
obliquamente  ed  assai  profondamente.  Tutte  le  parti  (spate, 
rami  e fiori)  sono  di  un  color  bruno-tabacco  allo  stato  secco. 

Habitat.  — Karsten  dice  che  questa  specie  cresce  nelle 
pingui,  umide  e calde  selve  dell’  antica  repubblica  della 
Columbia.  Grisebach  (1.  c.)  indica  anche  come  sua  patria 
l’Isola  di  Trinidad;  ma  quivi  stando  ad  alcuni  esemplari 
conservati  nell’Erb.  di  Berlino  sarebbe  coltivato  nell’Orto 
botanico.  Un  individuo  coltivato  a Buitenzorg  si  dice  pro- 
veniente dal  Venezuela. 

Ossee  vazioxi.  — Molto  caratteristico  per  le  fronde  di- 
vise 3 volte,  ossia  con  le  divisioni  principali  3— costate  ; per 
il  color  glaucescente  della  loro  pagina  inferiore;  per  il  pic- 
ciolo molto  depresso,  ed  i frutti  subresupinato-obpiriformi 
e molto  attenuati  alla  base;  per  il  seme  con  un  tubercolo 
centrale-rotondato  e l’ilo  molto  eccentrico  quasi  sul  con- 
torno, e per  il  perianzio  fruttifero  con  3 stami  eretti  e 3 
reflessi  come  i fìlli  della  corolla  ; anche  i fiori  si  distin- 
guono da  quelli  delle  altre  specie  per  i lobi  acuminati  e 
non  nervoso-costulati. 


13.  Sabal  Yapa  Wright  PI.  Cubenses  n.°  3971  (nomen 
nudum);  Sauvalle  PI.  Cubana  p.  152;  G.  Maza,  Nocio- 
nes  etc.  (1893)  51.  — S.  mexicana  (non  Mart.)  Gaum. 
PI.  Yucatanae  exic.  n.°  317.  — Corypha  maritiina 
Humb.  et  Bonpl.  Nov.  Gen.  et  sp.  pi.  I,  298  ? 

Descbizioxe.  — Sembra  una  grande  specie,  ma  mancano 
notizie  riguardo  alle  dimensioni  del  tronco. 

Fronde  molto  grandi;  picciolo  largo  in  alto  2.5  cm.,  leg- 
germente concavo  di  sopra,  convesso  di  sotto;  ligula  trian- 


65  — 


golare— allungata,  acuminata;  rachide  molto  prolungato  nel 
lembo  ma  a quanto  sembra  poco  arcuato,  a margini  molto 
acuti  ma  non  alati;  lembo  molto  inegualmente  multifido 
apparentemente  senza  filamenti  nei  seni;  divisioni  primarie 
molto  profonde  non  partentisi  tutte  da  eguale  altezza;  i 
segmenti  più  grandi,  che  sono  quelli  della  metà  dei  lati, 
sono  3-costati,  ossia  con  una  costola  primaria  superiore  e 
due  costole  inferiori,  perchè  le  divisioni  più  profonde  acca- 
dono lungo  i nervi  che  corrispondono  ai  margini  dei 
segmenti  primari  nella  maggioranza  dei  Sabal  (nervi  com- 
messurali),  assai  ineguali  in  quanto  alla  larghezza;  quelli 
intermedi  sono  lunghi  1.20-1.30  m.  (misurati  dalla  ligula) 
e nella  loro  parte  mediana,  dove  sono  più  larghi  che  al- 
l’altezza dei  seni,  arrivano  a 5-7  cm.  di  larghezza;  tutte  le 
divisioni  sono  gradatamente  acuminate;  la  terminazione 
delle  costole  primarie  inferiori  ha  luogo  a pochi  cm.  dal- 
l’estremo apice;  le  punte  delle  ultime  divisioni  sono  per  lo 
più  un  poco  ineguali  ed  acuminate.  I segmenti  centrali 
terminali  sono  formati  da  vari  segmenti  inegualmente  di- 
visi, uniti  insieme  con  un  numero  variabile  di  costole  e 
terminati  da  tante  punte  bifide  quante  sono  le  costole  pri- 
marie inferiori  da  cui  sono  percorsi.  I segmenti  più  esterni 
sono  pure  lunghissimi  (circa  1 m.)  e lunghissimamente  acu- 
minato-caudati,  indivisi  all’  apice,  larghi  2-2.5  cm.,  unico- 
stati.  Tutti  i segmenti  sono  di  consistenza  piuttosto  sottile 
ma  rigidi,  sul  secco  appariscono  più  pallidi  di  sotto  che 
di  sopra,  finamente  striati  da  numerosissimi  nervi  secon- 
dari ; di  questi  alcuni  sono  leggermente  più  forti  della 
grande  maggioranza  ; venule  transverse  pochissimo  distinte, 
molto  oblique. 

Spadici  con  infiorazioni  parziali  formanti  delle  lasse  pan- 
nocchie ovato-oblunghe  di  30-70  cm.  di  lunghezza,  composte 
di  6-7  rami  o pannocchie  secondarie  alternato-distiche  ; 
spate  secondarie  tubulose,  finamente  e nitidamente  striate, 
leggermente  ampliate  ed  essucche  nella  loro  pai  te  superiore, 
fesse  sul  lato  ventrale,  e terminate  in  punta  larga  triango- 
lare acuta.  I rami  o pannocchie  secondarie  hanno  una  parte 


5 


— 66  — 


pedicellare  provvista  della  sua  spata  speciale  eserta  e pro- 
fondamente bipartita  o bicorne,  sono  arcuato-orizzontali,  e 
divisi  in  numerosi  ramoscelli  fioriferi  inseriti  spiralmente 
e patenti,  con  Tasse  principale  angolosa;  i ramoscelli  na- 
scono dalTascella  di  una  piccola  brattea  triangolare,  acuta, 
scariosa,  sono  coperti  piuttosto  densamente  di  fiori  dritti 
o leggermente  sinuosi,  filiformi,  rigidi,  di  1-1.5  mm.  di 
spessore  alla  base,  ± angolosi,  i più  bassi  di  ogni  ramo 
lunghi  6-8  cm.,  gli  altri  gradatamente  più  corti. 

Fiori  inseriti  sopra  un  tubercoletto,  circondato  questo 
dalla  brattea  e dalla  bratteola,  ambedue  molto  minute, 
allorché  in  boccio  largamente  obovati  col  vertice  roton- 
dato, alquanto  più  rigonfi  che  nelle  altre  specie  (larghi 

2 mm.  ed  anche  più),  non  visti  aperti;  calice  e corolla  non 
striato-venosi,  sul  secco;  calice  breve  ciatiforme-campanu- 
lato,  carnosetto,  troncato  alla  base  dove  è un  poco  atte- 
nuato e leggermente  contratto  al  di  sopra  di  questa,  diviso 
sino  a circa  la  metà  in  3— lobi  latamente  triangolari  ottusi, 
od  acutiusculi  ; fìlli  larghi  ovati,  pure  carnosetti,  ciliolati 
al  margine;  ovario  giovane  con  parte  stilare  conica,  pro- 
fondamente solcato— impressa  per  il  lungo.  Perianzio  frut- 
tifero con  i filli  assai  lungamente  persistenti,  deflessi,  ovato- 
subtriangolari  (non  ridotti  lineari  in  causa  delParricciola- 
mento,  come  accade  nella  maggioranza  delle  specie)  ; dei  6 
stami,  i 3 opposti  ai  fìlli  si  reflettono  con  questi  e gli  altri 

3 rimangono  eretti. 

Frutto  globoso,  assai  poco  attenuato  in  basso  con  una 
certa  tendenza  ad  esser  resupinato,  di  9-10  mm.  di  diam. 
e con  i resti  delle  carpelle  sterili  tendenti  a distaccarsi  dalla 
carpella  fertile,  alla  base  della  quale  formano  una  piccola 
macchia  nerastra  in  continuazione  dei  resti  dello  stilo  al 
quale  rimangono  attaccate;  lo  stilo  nel  frutto  è assai  con- 
spicuo,  lungamente  permanente  e curvo  in  basso. 

Seme  globoso,  semisferico,  con  base  pianeggiante,  7 mm. 
largo  e 5 mm.  alto;  ilo  molto  eccentrico;  mammilla  micro- 
pilare  centrale  ottusa  non  pungente;  superficie  finamente 
corrugata  ed  opaca  (forse  perchè  i semi  da  me  studiati 


— 67  — 


non  sono  perfettamente  maturi),  del  solito  colore  caffè 
tostato.  Embrione  situato  alla  metà  di  un  lato,  discendente 
obliquamente  ad  un  angolo  di  45°  sino  quasi  al  centro  del- 
l’albume ; la  traccia  esterna  del  punto  dove  si  trova  l’em- 
brione è visibile  osservando  il  seme  dall’alto. 

Habitat.  — In  Cuba  e probabilmente  anche  nell’  Yuca- 
tan. — Ho  descritto  gli  esemplari  dell’Erbario  di  Berlino 
con  l’Etichetta:  Plantae  Cubenses  Wrightianae  n.°  3971. 
Sabal  Yapa  sp.  nova  ?.  Coll.  C.  Wright  in  Cuba.  (Herb. 
Krug  et  Urban).  Tali  esemplari  consistono  in  una  fronda, 
in  spadici  con  fiori  in  boccio  avanzato  e frutti  quasi 
maturi. 

Un  altro  esemplare  pure  con  fiori  in  boccio  bene  svilup- 
pato (dell’Erb.  di  Berlino)  è stato  raccolto  dal  Dott.  José 
Torralbas  a Batabanò  sulla  costa  meridionale  nella  parte 
occid.  di  Cuba  e porta  il  n.°  179  ed  ha  i nomi  volgari  di 
« Palma  de  Guano  » o « Cana  » ed  anche  « Miraguano  ». 
Mi  sembra  poter  riferire  al  S.  Yapa  il  n.°  317  delle  « Plan- 
tae Yucatanae  » di  G.  P.  Gaumer  (Herb.  Missouri  bot. 
Gard.),  di  cui  ho  visto  una  sola  piccola  porzione  di  spadice 
con  fiori  in  boccio,  corrispondenti  per  dimensione,  forma  e 
nei  più  minuti  particolari  con  i fiori  al  medesimo  stadio 
del  n.°  3971  di  Wright. 

Due  esemplari  dell’Erb.  de  Candolle  con  frutti  immaturi 
raccolti  a Cuba  nel  1829  da  Ramon  de  la  Sagra,  n.°  222 
e col  nome  volgare  di  « Cana  » mi  sembrano  egualmente 
riferibili  al  S.  Yapa.  Un  esemplare  identico  del  medesimo 
collettore  si  conserva  nell’Erbario  Webb  a Firenze. 

Osservazioni.  — E specie  ben  distinta  per  le  sue  fronde 
con  divisioni  primarie  3-costulate,  due  volte  divise,  giac- 
ché oltre  ai  seni  alla  terminazione  delle  costole  superiori 
ed  inferiori  ve  ne  sono  altri  molto  più  profondi  in  corri- 
spondenza dei  nervi  commessurali.  Sotto  questo  rapporto 
il  S.  Yapa  è affine  al  S.  mauritiae formis,  al  quale  anche 
si  avvicina  per  il  frutto  con  tendenza  ad  esser  resupinato. 


- 68  — 


Si  distingue  pure  per  i fiori  relativamente  assai  grandi 
ed  allorché  in  boccio  assai  più  globosi  che  nelle  altre  spe- 
cie, per  il  calice  contratto  subito  sopra  la  base  e poi  dila- 
tato nuovamente,  per  i larghi  petali  che  poi  si  reflettono 
insieme  ai  filamenti  degli  stami  che  ad  essi  sono  opposti, 
gli  uni  e gli  altri  persistendo  lungamente  nel  perianzio 
fruttifero. 

I frutti  molto  giovani  sono  obpiriformi  col  vertice  roton- 
dato, attenuati  in  basso  dove  portano  lo  stilo,  che  in  con- 
fronto alle  altre  specie  è eccezionalmente  lungo  (3-3.5  mm.); 
su  questi  frutti  immaturi  si  distinguono  bene  le  carpello 
che  rimangono  sterili  ed  atrofizzate  e che  disseccando  di- 
ventano di  colore  differente  dal  frutto  e tendono  a distac- 
carsi dalla  sua  base. 

È assai  probabile  che  al  Sabal  Yapa  o forse  piuttosto 
al  S.  parvi  flora  debba  riportarsi  la  Corypha  maritima  Humb. 
et  Bonpl.  Nov.  gen.  et  sp.  pi.  I,  298,  che  dagli  autori  si 
dice  crescere  presso  Batabanò  sulla  costa  meridionale  della 
Isola,  precisamente  sul  posto  dove  sono  stati  fatti  gli  esem- 
plari del  S.  Yapa  raccolti  da  Torralbas  e di  S.  parviflora 
da  "Wilson.  Indipendentemente  da  ciò  non  saprei  a qual  altro 
genere  riferire  una  Palma  di  Cuba  a foglie  palmato-multi- 
fide,  con  lacinie  bifide  con  filamento  interposto  e picciolo 
inerme. 


14.  Sabal  guatemalensis  Becc.  sp.  n. 

Spadix  robustus,  inflorescentiis  partialibus  am- 
plis  ad  80  cm.  longis,  ramulis  floriferis  angulosis, 
10-12  cm.  longis,  1.5  mm.  crassis,  subulatis.  Fio- 
rum  alabastra  oblonga,  in  vertice  rotundata,  maju- 
scula,  4-4.2  min.  longa,  1.8  mm.  crassa,  calyce 
urceolato  ad  faucem  nonnihil  constricto,  spisse  car- 
noso, in  sicco  non  vel  inconspicue  costulato-venoso, 
basi  rotondato;  corolla  calyce  duplo  longiori,  phyl- 


— 69  — 


lis  oblongis  sub  anthesi  una  cum  staminibus  paten- 
tibus  conspicue  costulato-nervosis,  filamentis  subu- 
latis  incurvo-ascendentibus;  ovario  anguste  pirami- 
dato,  B-gono,  8 mm.  longo. 

Descrizione.  — Mancano  le  fronde.  L’infiorazione  par- 
ziale sulla  quale  è fondata  la  specie,  sembra  debba  aver 
appartenuto  ad  uno  spadice  robusto  assai  grande  e forma 
una  densa  pannocchia  ovato-allungata  nell’  insieme  lunga 
quasi  80  cm.  e composta  di  12  rami  od  infiorazioni  3ne 
arcuato -recurve  e gradatamente  decrescenti;  la  parte  pedun- 
colare  della  pannocchia  è compresso-ancipite  e larga  12  mm.; 
le  spate  secondarie  sono  al  solito  tubulari,  finamente  striate, 
troncate  obliquamente  alla  bocca  e prolungate  da  un  lato 
in  punta  triangolare  acuta  ed  acuminata;  i rami  inferiori 
sono  lunghi  circa  20  cm.  con  13-15  ramoscelli  fioriferi;  la 
parte  assile  è acutissima  ed  angolosa  ed  ha  la  sua  spatella 
speciale  sporgente  dalla  spata  secondaria,  fortemente  bicari- 
nata dal  lato  assile  ed  assai  profondamente  divisa  all’apice  in 
2 corna  anguste  subulate;  i ramoscelli  sono  relativamente 
assai  spessi,  di  1.5  mm.  di  diam.,  assai  distintamente  ango- 
losi, lunghi  10-12  cm.,  assai  densamente  e regolarmente  co- 
perti di  fiori;  brattea  e bratteole  assai  conspicue  triangolari 
a larga  base  e punta  fine  subulata. 

Fiori  in  boccio  bene  evoluto  oblunghi  col  vertice  rotondato, 
leggermente  contratti  nel  mezzo,  lunghi  4-4.2  mm.,  larghi 
1.8  mm.;  calice  urceolato  leggermente  ristretto  alla  fauce, 
tutto  di  consistenza  assai  spessa  ma  specialmente  alla  base, 
apparentemente  carnoso  sul  fresco,  ruguloso  o corrugato  sul 
secco  ma  non  nettamente  costulato— venoso,  rotondato  in 
basso,  scavato  di  sotto,  diviso  sino  al  terzo  superiore  in  3 
lobi  deltoidei  acuto-apiculati,  scariosi  al  margine;  corolla 
il  doppio  più  lunga  del  calice,  tubulosa  nel  terzo  inferiore, 
con  i filli  fortemente  striato-costulati  sul  secco,  concavo- 
naviculari,  oblunghi  ottusi,  orizzontali  od  anche  reflessi 
durante  l’antesi,  poi  decidui  ; stami  con  filamenti  angusti 


— 70  — 


subulati  pure  patenti  ed  incurvo-ascendenti;  ovario  grada- 
tamente e molto  angustamente  piramidato-trigono,  lungo 
3 mm.,  stigma  capitellato. 


Habitat.  — L’esemplare  tipico  è stato  raccolto  da  Skin- 
ner in  Guatemala  ed  è stato  inviato  da  H.  "Wendland  in 
Xbre  1900  all’Erbario  di  Berlino. 


Osservazioni.  — Si  distingue  dalle  altre  specie  per  i suoi 
fiori  relativamente  assai  grandi,  allorché  in  boccio  oblun- 
ghi, rotondati  in  alto  e leggiermente  contratti  nel  centro, 
per  il  calice  urceolato  un  poco  ristretto  alla  fauce,  di  con- 
sistenza usualmente  spessa,  non  striato— costulato,  per  la 
corolla  solo  il  doppio  più  lunga  del  calice  ed  i filli  forte- 
mente striato-costulati  sul  secco  e patenti  nell’antesi  e per 
gli  stami  con  filamenti  subulati  flessuosi,  colla  punta 
ascendente. 

Se  il  frutto  qui  appresso  descritto  è quello  del  S.  gua- 
temaìensis  si  distinguerebbe  anche  per  esser  questo  atte- 
nuato in  basso  ma  senza  tendenza  ad  essere  resupinato. 

Mi  sembra  infatti  che  al  S.  guatemalensis  possono  ripor- 
tarsi alcuni  ramoscelli  con  frutti  immaturi  raccolti  nel 
Guatemala  da  Cario  ed  a me  donati  dal  Conte  di  Solms 
in  Agosto  1887. 

Detti  ramoscelli  sono  lunghi  13  cm.,  filiformi,  subulati 
verso  1’  apice,  del  rimanente  dello  spessore  uniforme  di 
1.5  mm.,  coperti  fittamente  a spirale  dai  tubercoletti  sui 
quali  erano  inseriti  i fiori.  I frutti  ancor  giovani  sono  lar- 
ghi 1 cm.  circa,  globoso-obpiriformi,  essendo  leggermente 
attenuati  in  una  base  piuttosto  acuta,  ma  del  resto  globosi 
col  vertice  rotondato;  lo  stilo  alla  base  del  frutto  è rigido 
dritto  leggermente  ascendente,  relativamente  robusto,  lungo 
circa  2 mm.  Perianzio  fruttifero  pedicelliforme  col  calice 
permanente  immutato,  calloso,  con  3 larghi  lobi  deltoidei 
acuti,  poco  distintamente  striato-venosi;  petali  e stami  de- 
cidui o marcescenti. 


— 71  — 


15.  Sab  al  causiarum  Becc.  — Inodes  causiarum  0. 
F.  Cook  in  Bull.  Torrey  bot.  Club,  XXVIII  (1901) 
531  ; Cook  et  Coll.  Econ.  pi.  Port.  p.  167  ; Urban, 
Symb.  Ant.  (FI.  Port.)  IV  (1903),  127;  — Inodes  glauca 
U.  Damm.  in  Urban,  Symb.  1.  c. 

Descrizione,  — Il  tronco  vien  descritto  da  Cook  come 
tozzo,  spesso  45—75  cm.  alla  base  ed  alto  5—16  m.,  colonnare 

0 leggermente  attenuato  verso  l’apice  con  la  superficie  con 
rughe  anguste  o quasi  liscio,  essendo  le  vecchie  foglie  de- 
cidue e non  lungamente  permanenti. 

Fronde  molto  grandi,  nell’  insieme  lunghe  4 in.,  di  cui  la 
metà  ne  misura  il  picciolo  ; questo  è largo  circa  4 cm.  presso 
l’estremità  e distintamente  carinato  di  sopra  lungo  il  mezzo  ; 
ligula  grande  triangolare  allungata,  acuminata  ; rachide 
molto  allungato  ed  assai  arcuato  ; segmenti  concolori  sulle 
due  faccie,  molto  finamente  e fittamente  striati  da  numerosi 
nervi  secondari;  i segmenti  della  parte  media  dei  lati,  che 
sono  i più  grandi,  sono  lunghi  oltre  1 m.  ed  all’altezza  del  1° 
seno  (che  rimane  a 30-35  cm.  dalla  ligula)  misurano  3.5-4  cm. 
di  larghezza  e si  allargano  sino  a 5-5.5  all’altezza  del  2° 
seno,  situato  questo  a 50-60  cm.  dalla  ligula,  da  dove  si 
dividono  in  due  lunghissime  ed  acuminatissime  punte  flac- 
cide che  si  terminano  in  una  lunga  coda  filamentosa  ; alla 
terminazione  di  ambedue  i seni  si  trova  un  lungo  filamento  ; 

1 segmenti  centrali  apicali  sono  pure  molto  profondamente 
bipartiti  (con  lungo  filamento  nel  seno)  ma  sono  molto  più 
stretti  e più  corti  degli  altri. 

Spadici  considerevolmente  più  lunghi  delle  fronde  (Cook). 
Spate  primarie  tubulose,  finamente  striate,  sparsamente 
squamulose,  intiere  e troncate  obliquamente  alla  bocca,  pro- 
lungate da  un  lato  in  lunghissima  ed  angusta  punta  subulata. 
Infiorazioni  parziali  lunghe  30-40  cm.  e divise  in  7-8  ra- 
mi ; questi  incurvo-nutanti,  gli  inferiori  lunghi  12-15  cm. 
con  15—18  ramoscelli  spesso  biforcati  sin  dalla  base,  la  parte 
pedunculare  dei  rami  è provvista  di  2-3  spatelle  proprie;  di 


% 


— 72  — 


queste  l’ inferiore  è acutamente  bicarinata  intiera  o bre- 
vemente bidentata  all’apice  ; le  spate  seconde,  sono  tubu- 
lose,  intiere,  troncate  obliquamente  alla  bocca  e prolungate 
da  un  lato  in  una  punta  acuminato-subulata  ; i ramoscelli 
nascono  dall’ascella  di  una  piccola  brattea  scariosa  triangu- 
lare  acuta  filiforme  ed  al  momento  dell’  antesi  sono  molto 
sottili  (circa  2/3  di  mm.),  patenti,  lunghi  6— 8 cm.,  angolosi; 
brattee  florali  molto  minute  triangolari  a larga  base 
acuta. 

Fiori  allorché  in  boccio  con  calice  e corolla  costulato- 
striati  sul  secco,  ovato-oblunghi,  al  momento  di  aprirsi 
lunghi  4 ,2  mm.  ; calice  leggermente  campanulato  con  3 
corti  e larghi  denti  ottusiusculi,  un  poco  carnoso  in  basso  ; 
corolla  durante  l’antesi  il  doppio  più  lunga  del  calice,  coi 
filli  ellittico-lanceolati  acutiusculi,  sul  secco  lineari  angu- 
stissimi, eretti  durante  la  fioritura,  uniti  in  una  parte  ta- 
bulare nel  quarto  inferiore  ; stami  coi  filamenti  lunghi  pre- 
cisamente quanto  i filli,  filiformi  subulati  dritti  e rigidi; 
antere  ovate  ottusiuscule  ; ovario  di  poco  più  corto  dei  pe- 
tali, la  parte  ovulifera  di  ben  poco  più  larga  della  parte 
stilare,  questa  acutamente  trigona,  più  o meno  conico-pira- 
midata,  ma  di  grossezza  eguale  dalla  base  sino  allo  stigma; 
questo  globoso-capitellato.  I ramoscelli  fruttiferi  sono  in 
modo  uniforme  il  doppio  più  spessi  dei  fioriferi,  resi  sca- 
bridi  dai  tubercoletti  sui  quali  riposavano  i fiori.  Perianzio 
fruttifero  brevemente  pedicelliforme  con  la  base  alquanto 
dilatata. 

Frutto  globoso,  di  9-10  mm.  di  diam.,  un  poco  attenuato 
verso  la  base,  e quivi  leggermente  resupinato  con  lo  stilo 
molto  apparente,  filiforme  ed  assai  lungo. 

Seme  semi-globoso  con  la  parte  superiore  esattamente 
emisferica  e la  base  leggermente  concava,  largo  7 ed  alto 
4.5  mm. ; ilo  assai  eccentrico;  mammilla  micropilare  molto 
leggermente  tumescente  ; embrione  subdorsale  o situato  al 
di  sopra  della  metà  di  un  lato,  di  modo  che  la  sua  posi- 
zione, che  è indicata  all’esterno  da  un  piccolo  punto  im- 
presso, è visibile  guardando  il  seme  dall’alto,  discendente 


obliquamente  attraverso  quasi  i */s  dell’albume.  I frutti  da 
me  studiati  non  sono  perfettamente  maturi  e la  superficie 
del  seme  probabilmente  per  tal  causa  è finamente  corrugata. 

Habitat.  — Cresce  sulla  sabbia  corallina  lungo  le  coste 
di  Puerto-Rico.  Ho  studiato  nell’Erbario  di  Berlino  (Herb. 
Krug  e Urban)  gli  esemplari  di  P.  Sintenis  : Pantae  Por- 
toricenses  n.°  4844.  Prope  Pehuelas  ad  Tallaboa  poniente, 
16,  VII,  1886  (esemplari  con  fiori  e frutti  immaturi);  idem 
Sintenis  n.°  3900,  prope  Guanica  in  sylvis  circa  bazienda 
Ventura  Anihones , 28,  II,  86,  (spadici  con  fiori  in  boccio); 
idem  Sintenis  n.°  5286,  prope  Yabucoa  in  litoralibus,  29, 
Vili,  86,  (esemplari  con  frutti  quasi  maturi)  — Nome  vol- 
gare « Palma  de  Sombrero  ». 

Gli  esemplari  tipici  di  Cook,  (n.°  154),  che  io  non  ho 
visto,  sono  stati  raccolti  a Joyuda  fra  Cabo  Rojo  e Maya- 
gilez,  nella  medesima  regione  dalla  quale  proviene  il  n.°  3900 
di  Sintenis. 

Il  sig.  0.  F.  Cook  scrive  che  le  foglie  del  S.  causiarum 
sono  usate  in  gran  quantità  per  farne  cappelli,  di  cui  il 
centro  dell’  industria  è Joyuda,  dove  lungo  il  mare  sulla 
sabbia  crescono  molte  centinaia  d’ individui  di  quella  Pal- 
ma. Cook  le  assegna  il  nome  volgare  di  « Yaray  ». 

» 

Osservazioni.  — E una  specie  ben  caratterizzata  per  le 
sue  fronde  con  i segmenti  profondamente  bipartiti  in  due 
lacinie  acuminatissime  terminate  in  una  lunga  e flaccida 
punta  filamentosa.  Si  distingue  poi  per  i fiori  con  stilo  non 
piramidato-conico,  ma  spessamente  filiforme  di  spessore 
uniforme  dalla  base  sino  sotto  lo  stigma,  acutamente  tri- 
gono, e per  i frutti  piccoli  di  circa  1 cm.  di  diam.  legger- 
mente attenuati  alla  base  con  accenno  ad  esser  quivi  resu- 
pinati  e dove  si  trovano  i resti  dello  stilo  sottili  patenti 
filiformi  e conspicui;  per  il  seme  con  l’embrione  subdorsale 
penetrante  i s/3  dell’albume. 

A me  sembra  che  1 'Inodes  glauca  Dammer  corrisponda 
esattamente  &\VInodes  causiarum  Cook. 


— 74  — 


Nelle  « Symbolae  antillanae  : FI.  Portone.  » (IV,  1903, 
127),  oltre  all’ Inodes  glauca,  che  a me  è sembrato  dover  ri- 
ferire al  S.  causiarum,  è rammentata  anche  una  altra  Inodes 
senza  nome  specifico.  Gli  esemplari  ai  quali  tale  indicazio- 
ne si  riferisce  sono  stati  raccolti  pure  da  Sintenis  in  Puerto- 
Rico,  portano  nell’Erbario  di  Berlino  il  n.°  3765  con  la 
nota  : « Palma  de  escoba  »,  prope  Yaulco  ad  pedem  montis 
Duey,  5,  II.  1886.  10  m.  ; frute.  nigr.  brunn.  » consistono 
in  sole  porzioni  di  spadici  stravecchi  con  semi  maturi  a 
parte  in  cartoline.  Le  porzioni  di  spadice  non  hanno  ca- 
ratteri tali  da  poterle  distinguere  dalle  parti  corrispondenti 
di  Sabal  causiarum  ; i semi  però  sono  un  poco  più  grandi 
di  quelli  del  n.°  5286,  forse  perchè  questi  sono  immaturi  e 
quelli  del  n.  3765  sono  perfetti,  tanto  che  da  essi  ne  sono 
state  ottenute  delle  pianticine.  Tali  semi  n.  3765  sono  lar- 
ghi 8 e spessi  6 mm.,  ma  del  resto  per  forma  simili  a quelli 
del  n.  5286,  a superficie  quasi  nera  lucida,  minutamente, 
ma  poco  distintamente  granulosa  sotto  la  lente  e con  l’em- 
brione meno  inclinato. 

In  mancanza  di  esemplari  più  completi  è impossibile  de- 
cidere se  la  « Palma  de  escoba  » costituisca  una  seconda 
specie  di  Sabal  endemica  in  Puerto-Rico. 


16.  Sabal  uresana  Trelease  in  Report  Miss.  bot.  Gard. 
XII,  79,  t.  35, , 36,  37.  — Inodes  Uresana  0.  F.  Cook 
in  Bull.  Torrey  bot.  Club,  1901,  534. 

Desckizioxe.  — Tronco  alto  5-10  metri,  ed  oltre  30  cm. 
di  diametro  (Trelease),  fittamente  annulato-cicatricoso. 

Fronde  molto  glauche,  plicato-flabellate,  3/*  orbicolari  col 
rachide  robusto  e fortemente  arcuato  ; picciolo  lungo  circa 
quanto  il  lembo  (±  un  metro),  apparentemente  sul  fresco 
pianeggiante  di  sopra,  fortemente  convesso  di  sotto,  spesso 
10-11  mm.  lungo  la  parte  centrale,  molto  assottigliato  ai 
margini  che  sono  acutissimi  ; sul  secco  in  una  fronda  del 
grumolo  centrale  e non  ancora  bene  svolta  apparisce  al- 


— 75  — 


quanto  scavato  a doccia  di  sopra  e largo  2 cm.,  glabro, 
glauco  e coperto  da  una  tenue  secrezione  cerosa  che  si 
stacca  in  sottili  lamelle  bianche,  la  secrezione  estendendosi 
anche  alla  base  del  lembo  ; ligula  lanceolata,  acuminata, 
solcata  nel  mezzo,  con  i margini  molto  acuti,  molto  asim- 
metrica alla  base.  Segmenti  numerosi,  tutti  molto  profon- 
damente bipartiti,  quelli  apicali  centrali  considerevolmente 
più  corti  e più  stretti  di  tutti  gli  altri  ; i mediani  dei 
lati  sono  i maggiori  e misurati  dalla  ligula  sono  lunghi 
circa  1 metro,  larghi  all’altezza  dei  seni  circa  4 cm.,  essi 
rimangono  liberi  fra  di  loro  un  poco  al  di  sotto  della  metà 
dell’intiero  lembo;  i seni  secondari  si  trovano  a soli  pochi 
centimetri  al  di  sopra  dei  primari,  in  modo  che  tutti  i 
segmenti  sin  quasi  dalla  metà  del  lembo  sono  divisi  in 
due  parti,  le  quali  sono  gradatamente  e lungamente  atte- 
nuate in  punta  molto  acuminata  ma  rigida  ; in  ambedue 
i seni  si  trova  un  assai  forte  filamento  pallido;  di  consi- 
stenza i segmenti  sono  rigidi,  sottilmente  coriacei,  egual- 
mente pallidi  e glaucescenti  sulle  due  faccie  e pure  egual- 
mente nitidamente  striati  da  numerosissimi  nervi  assai  fini, 
rilevati  e tutti  quasi  uniformi,  i nervi  3ri  non  distinguen- 
dosi da  quelli  2ri  ; non  si  vedono  venule  transverse;  i mar- 
gini sono  alquanto  inspessiti  ; le  coste  primarie  superiori 
ed  inferiori  non  sono  squamulose  e sono  a dorso  piano  sca- 
bridolo. 

Spadici  lunghi  circa  quanto  i piccioli,  apparentemente 
duplicato-ramosi  come  nelle  altre  specie  ; così  almeno  ap- 
pariscono da  una  fotografia  ; ramoscelli  fruttiferi  (visto 
uno  solo)  color  paglia  chiaro,  lunghi  7 cm.,  notevolmente 
inspessiti  nella  parte  intermedia  (3  mm.  di  diam.)  od  an- 
gustamente fusiformi,  privi  di  fiori  per  un  brevissimo  tratto 
(5  mm.)  alla  base  e quivi  di  due  mm.  di  diametro,  molto 
fittamente  toruloso-tubercolosi  con  i pulvinuli  dei  fiori 
leggermente  inspessiti,  tuberculiformi,  l’uno  quasi  accosto 
all’altro  e disposti  su  più  serie  a spirale;  ogni  pulvinulo 
è provvisto  di  una  piccola  bratteola  chiara  permanente 
molto  latamente  triangolare  acuta  od  apiculata. 


— 76  — 


Fiori  non  visti.  Perianzio  fruttifero  ridotto  al  solo  calice 
calloso  indurito,  formante  un  brevissimo  pedicello  al  frutto, 
largo  2 mm.  ed  alto  1,  assai  profondamente  scavato  nella 
base  ed  in  alto,  con  i resti  dei  3 lobi  triangolari;  divisioni 
della  corolla  poco  più  grandi  dei  lobi  del  calice  appressi  alla 
base  del  frutto  e non  reflessi. 

Frutto  globoso,  relativamente  grosso,  di  16-18  mm.  di 
diam.,  con  lo  stilo  permanente  alla  base  del  frutto  piccolo 
corto  e tozzo  ; epicarpio  crostaceo  fragile,  facilmente  stac- 
cantesi  dal  mesocarpio  ; questo,  allo  stato  secco  ed  imma- 
turo, chiaro  color  paglia,  spongioso  come  midolla  di  sam- 
buco (a  maturità  probabilmente  carnoso);  endocarpio  jalino 
tenuissimo  nitido-sericeo  internamente. 

Seme  orbicolare  assai  depresso,  di  12.5-13.5  mm.  di 
larghezza,  spesso  7-8  mm.,  quando  ben  maturo  a superficie 
quasi  liscia  o minutissimamente  ruguloso-granulata,  color 
castagno  scuro;  la  sua  base  è alquanto  concava  e contornata 
da  un  orlo  assai  rilevato  ; mammilla  micropilare  poco  di- 
stinta ottusa  centrale  ; ilo  situato  al  di  dentro  dell’  orlo  ; 
embrione  laterale  in  alto,  in  modo  che  la  piccola  aureola 
puntiforme  che  ne  indica  la  sua  posizione  all’  esterno  ri- 
mane visibile  sul  contorno  della  superficie  superiore  guar- 
dando il  seme  dall’alto,  discendente  assai  obliquamente  sino 
oltre  la  metà  dell’albume. 

Habitat.  — Questa  bella  e distinta  specie  di  Scibal  ven- 
ne scoperta  dal  prof.  William  Trelease  nelle  vicinanze  di 
Ures , l’antica  capitale  dello  stato  messicano  di  Sonora,  nel- 
l’agosto 1900,  nella  quale  epoca  portava  frutti  quasi  maturi. 

Osservazioni.  — I frutti  vien  detto  che  sono  eduli  e che 
freschi  son  verdi,  divenendo  bruni  allorché  secchi  in  er- 
bario. È probabile  però  che  quando  sono  maturi  diventino 
neri  come  quelli  di  tutte  le  altre  specie  di  Sabal  e che  il 
mesocarpio  il  quale  allo  stato  secco  nei  frutti  non  comple- 
tamente maturi  si  presenta  spugnoso  come  il  tessuto  della 
midolla  di  sambuco  diventi  succolento. 


Vien  descritta-  come  una  palma  graziosa  da  un  bel  fo- 
gliame glaucescente  che  rammenta  quella  della  Erythea 
armata.  Dalle  fotografie  si  riconosce  che  cresce  ad  individui 
sparpagliati  in  una  regione  disseminata  di  frutici  e di 
bassi  alberi. 

Il  tronco  apparisce  cilindrico,  talvolta  non  perfetta- 
mente dritto,  segnato  assai  fittamente  dalle  cicatrici  annu- 
lari  delle  foglie  di  cui  una  parte  di  quelle  morte  si  vedono 
pendenti  sotto  la  chioma,  ma  che  o non  persistono  lunga- 
mente o vengono  bruciate  di  tanto  in  tanto  dagli  incendi, 
di  guisa  da  lasciare  in  un  modo  o in  un  altro  il  tronco  nudo. 

È una  palma  dai  caratteri  essenzialmente  xerofili  per  le 
sue  foglie  spesse  glaucescenti  e rivestite  da  uno  strato  ce- 
roso, esattamente  come  nelle  Copernicia  cerifera  ed  au- 
stralis. 

Nell’esemplare  tipico,  che  il  prof.  Trelease  mi  ha  gentil- 
mente comunicato  insieme  ad  altri  Sabal  del  suo  Erbario, 
il  picciolo,  come  la  base  del  lembo,  è coperto  da  un  tenue 
strato  di  cera  che  si  sfalda  in  piccole  lamelle,  le  quali  po- 
ste sopra  una  lastrolina  di  cristallo  e scaldate  con  un  lume 
a spirito  si  liquefanno  non  lasciando  alcun  dubbio  sulla 
natura  della  secrezione. 

Nel  n.u  10,  voi.  Y (1905)  del  Giornale  di  Botanica  « Zoe  », 
che  si  pubblica  a San  Diego  in  California  e per  il  quale 
debbo  ringraziare  il  Sig.  T.  S.  Brandegee,  è rammentato 
da  questo  signore  un  Sabal , bellissima  Palma  crescente 
presso  Cofradia,  località  che  si  trova  a circa  30  miglia  ad 
Est  di  Culiacan  in  vicinanza  del  confine  con  lo  Stato  di 
Durango  e che  forse  non  è altro  che  il  Sabal  uresana. 

Il  Sabal  uresana  è una  specie  distintissima  oltre  che 
per  il  suo  fogliame  glauco  e molto  consistente,  per  i ramo- 
scelli fruttiferi  considerevolmente  ispessiti  e densiflori  e 
per  i frutti  relativamente  grossi  sferici,  (non  attenuati 
in  basso  come  quelli  del  S.  Blackburniana  di  cui  hanno 
la  dimensione)  e contenenti  un  seme  molto  depresso  con- 
cavo di  sotto,  con  mammellone  micropilare  ottusissimo  o 
quasi  obliterato. 


Il  seme  del  S.  uresana  vien  descritto  dal  suo  chiarissimo 
autore  come  labirintiforme  rugoso,  ed  in  questo  stato  si 
presenta  nei  frutti  non  completamente  maturi  ; ma  nei  semi 
a maturazione  più  avanzata  è appena  ruguloso— granulato. 
In  tutti  i Sabal  i semi  secchi  dei  frutti  non  completamente 
maturi  hanno  la  superficie  rugulosa  che  poi  diventa  unita 
e liscia  quando  il  seme  è giunto  a completa  maturazione. 

La  fronda  del  « very  glaucous  » Sabal,  della  quale  parla 
il  Prof.  Trelease  nella  sua  nota  (p.  80)  come  ricevuta  dal 
D.  Franceschi,  e che  a me  pure  sembra  indubbiamente  do- 
versi riferire  al  S.  uresana,  ha  un  picciolo  largo  25  min,, 
spesso,  lungo  la  parte  centrale  11  mm.  e la  superficie  su- 
periore molto  leggermente  concava  presso  i margini  e leg- 
germente convessa  lungo  la  parte  mediana;  la  ligula  è 
moltissimo  inequilatera  (del  resto  come  nell’esemplare  ti- 
pico) ; i segmenti  sono  45.  in  tutto  e per  tutto  come  sopra 
descritti. 

Da  una  lettera  del  « Departement  of  Agricolture  » di 
Washington  al  Prof.  Trelease,  si  rileva  che  un  Oriolo  fab- 
brica un  nido  coi  filamenti  intercommessurali  delle  foglie 
di  questa  Palma  esattamente  come  con  quelli  delle  Wa- 
shingtonia. 


17.  Sabal  texana  Becc.  — Inodes  texana  0.  F.  Cook,  in 
Bull.  Torrey  bot.  Club,  1901,  534.  — Sabal  mexicana 
(non  ùlart.)  Sargent  (pro  parte),  Silva  of  N.  America, 
XI,  43. 

Descrizione.  — Le  fronde  mi  sono  sconosciute. 

Spadici  con  infiorazioni  parziali  assai  grandi  ; uno  che 
io  ho  studiato  è lungo  75  cm.  con  8 rami  vólti  tutti  da 
un  sol  lato  e che  col  loro  assieme  formano  una  pannocchia 
allungata  attenuata  verso  l'apice,  essendo  i rami  superiori 
gradatamente  più  piccoli  e meno  provvisti  di  ramoscelli 
degli  inferiori  ; le  spate  secondarie  sono  tubulose,  essucche 
ed  a quanto  sembra  marcescenti  alla  epoca  della  matura- 


— 79  — 


zione  dei  frutti,  molto  parcamente  sparse  di  squamule  fer- 
ruginose o glabrescenti,  finamente  striate,  ± fesse  in  alto 
dalla  parte  ventrale,  prolungate  all’apice  in  punta  latamente 
triangolare  acuta  ; i rami  escono  ascendenti  dalle  respettive 
spate  e poi  s’incurvano  fortemente  all’ingiù  ; i maggiori,  i 
più  bassi,  sono  lunghi  20-25  cm.,  hanno  la  parte  basilare 
pianeggiante  dal  lato  assile,  convessa  all’esterno,  con  mar- 
gini ottusi,  e guainata  da  una  spata  propria  sporgente  que- 
sta alquanto  dalla  spata  secondaria,  bicarinata  e bifida  al- 
l’apice ; l’asse  dei  rami  è assai  acutamente  angolosa,  e porta 
alternativamente  a spirale  vari  ramoscelli  (15-20  nei  rami 
più  bassi  e maggiori)  che  nascono  dall’ascella  di  una  pic- 
cola brattea  triangolare  acuminata  ; i ramoscelli  sono  ar- 
cuato-flessuosi,  filiformi,  di  1.5  mm.  alla  base,  molto  leg- 
germente più  spessi  nella  parte  intermedia  che  nelle  due 
estremità,  subtereti  e corrugato-rugosi  sul  secco,  lunghi 
10-15  cm.,  densiflori. 

Fiori....  ; al  posto  dei  fiori  caduti  anche  dove  non  si  tro- 
vano frutti  rimane  un  ben  distinto  tubercoletto  calloso  al- 
l’ascella della  brattea  e della  bratteola,  ambedue  basse, 
latamente  triangolari,  nervoso-costulate  a punta  acuta  od 
acuminata. 

Frutti  non  visti  intieri  e maturi  ; fra  quelli  presenti  e 
tutt’ora  giovani  ve  ne  sono  vari  didimi  e non  di  rado  con 
un  accenno  di  sviluppo  anche  di  una  terza  carpella.  A giu- 
dicare dai  semi,  i frutti  maturi  debbono  essere  relativa- 
mente grossi  e della  dimensione  di  quelli  del  S.  uresana , 
ossia  di  circa  2 cm.  di  diam.;  il  mesocarpio  che  tuttora  ade- 
risce ad  alcuni  dei  semi  è totalmente  polposo  nero  e dolce. 

Seme  globoso-de presso  in  forma  di  pagnotta,  orbicolare, 
assai  variabile  di  dimensione,  largo  10-13.5  mm.,  spesso 
7.5  mm.,  regolarmente  convesso  o dimidiato-sferico  di  sopra, 
pianeggiante  o concaviusculo  di  sotto,  con  l’ilo  piccolo  non 
prominente,  poco  eccentrico  ; mammillone  micropilare  poco 
distinto  ottusissimo  non  pungente;  la  superficie  del  seme  è 
piuttosto  opaca,  molto  minutamente  e non  molto  netta- 
mente granulosa  sotto  la  lente,  di  color  caffè  tostato;  em- 


brione  situato  a circa  metà  altezza  di  un  lato,  di  modo  che 
la  piccola  areola  che  indica  la  sua  posizione  all’esterno 
non  è visibile  guardando  il  seme  dall’alto,  leggermente 
ascendente  e penetrante  per  circa  */4  del  diametro  dell’  in- 
tero albume. 

Habitat.  — Nel  Texas  sulle  sponde  del  Rio  grande  al 
di  sotto  di  Brownsville  (F.  E.  Stark  in  Herb.  Sargent). 

Osservazioni.  — Il  Sig.  0.  F.  Cook  (1.  c.)  ha  fatto  giu- 
stamente notare  che  il  Sabal  mexicana  del  Texas  meridio- 
nale descritto  e figurato  dal  Sig.  Sargent  è molto  differente 
da  quello  tipico  delle  provincie  più  meridionali  del  Messico 
ed  ha  quindi  proposto  il  nome  di  Inodes  texana  per  il  Sa- 
bal mexicana  Sargent.  Però  sotto  il  nome  di  Sabal  mexi- 
cana nell’  Erbario  Sargent  si  trovano  alcuni  esemplari  a 
proposito  dei  quali  rimango  incerto  se  debbano  conside- 
rarsi conspecifici. 

Apparentemente  la  differenza  fra  detti  esemplari  è as- 
sai grande  ; perchè  in  uno  i rami  delle  infiorazioni  parziali 
sono  semplicemente  ramosi,  in  un  altro  sono  duplicato-ra- 
mosi. Il  diverso  grado  di  sviluppo  dei  due  esemplari  non 
permette  un  confronto  per  quel  che  riguarda  i fiori.  Stando 
alle  etichette  ambedue  proverrebbero  dalle  vicinanze  di 
Brownsville.  Se  quindi  essi  non  fossero  conspecifici  si 
avrebbero  due  specie  distinte  di  Sabal  crescenti  nella  me- 
desima località. 

A scanso  di  equivoci  ho  preso  per  tipo  del  S.  texana 
l’esemplare  con  i rami  delle  infiorazioni  parziali  semplice- 
mente  ramosi  raccolto  dal  Sig.  F.  E.  Stark  e del  quale 
con  certezza  sono  noti  i frutti. 

L’altro  esemplare,  che  nell’  Erbario  di  Sargent  porta  pure 
il  nome  di  Sabal  mexicana,  consiste  in  una  porzione  di 
spadice  fiorifero  e porta  l’etichetta:  « Sabal  mexicana  Mart.- 
— Brulé  Plantation,  banks  of  Rio  Grande  below  Brownsville , 
Texas  Apr.  9.  Coll.  C.  S.  Sargent  ».  — Questo  esemplare 
corrisponde  esattamente  ad  un  altro  pure  consistente  in 


— 81  — 


una  sola  porzione  di  spadici  in  fiore  e che  si  conserva  nel- 
1’  Erb.  di  Candolle  con  l’etichetta  : n.°  2307.  « Matamoros  » 
M.  Berlandier  1832.  Questo  esemplare  è rammentato  da 
Hemsley  in  Biol.  Centr.  Am.  Botany  p.  410  ed  è attribuito 
al  S.  Palmetto.  Nell’  Erbario  di  Sargent  con  l’esemplare  in 
fiore  di  Brulé  Plantation  in  una  borsetta  si  trovano  dei 
semi  simili  a quelli  del  S.  texana,  tipico,  e che  portano 
l’etichetta  : « 877  Berlandier,  Matamoros  ». 

Gli  spadici  dell’esemplare  di  Sargent  in  fiore  di  Brulé 
Plantation,  come  quelli  del  n.°  2307  di  Berlandier  sembra 
debbano  esser  grandi  e diffusi,  sono  4— plicato  ramosi,  essendo 
che  le  infiorazioni  parziali  di  l.°  ordine  portano  dei  rami 
od  infiorazioni  parziali  di  2.°  ordine  duplicato-ramose.  Le 
spate  primarie  sono  tubulari,  cilindriche,  finamente  e niti- 
damente striate  ± cosparse  di  squamule  ferruginee  appresse, 
intiere  e nude  alla  bocca,  essucche  nella  parte  terminale, 
prolungate  da  un  lato  in  larga  punta  triangolare  acuta  ; 
le  spate  2.ie  sono  pure  sparse  di  squamule  ferruginee,  fesse 
e più  o meno  sfacelato-filamentose  sul  lato  ventrale,  pro- 
lungate dall’altro  in  punta  triangolare  alquanto  allungata 
ed  acuminata.  I rami  od  infiorazioni  parziali  di  3°  ordine 
formano  delle  pannocchie  irregolarmente  ovali  assai  grandi, 
duplicato— ramose,  lunghe  20-25  cm.,  glabre  in  ogni  parte, 
arcuato-patenti,  con  la  porzione  peduncolare  assai  allun- 
gata, ascendente,  pianeggiante  dal  lato  assile,  convessa  da 
quello  esterno,  rivestite  in  basso  dalla  spata  sua  propria 
che  è acutamente  carenata  dal  lato  assile  e brevemente 
bidentata  all’apice  ; la  parte  assile  dei  rami  primari  è assai 
acutamente  angolosa  e porta  inseriti  irregolarmente  a spi- 
rale circa  15  ramoscelli  arcuato-patenti  molto  ineguali,  na- 
scenti dall’ascella  di  una  brattea  assai  conspicua  acuminata; 
i ramoscelli  inferiori  sono  lunghi  10-12  cm.  e portano  nella 
loro  parte  più  bassa  8-10  ramoscelli  secondari,  lunghi  que- 
sti 3-5  cm.,  e poi  si  terminano  in  una  punta  fiorifera  lunga 
7-8  cm.;  i ramoscelli  primari  superiori  sono  gradatamente 
più  corti  e con  minor  numero  di  ramoscelli  secondari  ; 
tutti  i ramoscelli  primari  nella  parte  basilare  sono  spessi 


6 


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1-1.5  mm.  ed  ivi  privi  di  fiori  per  il  tratto  di  2—1  cm., 
ma  provvisti  tutto  in  giro  di  molte  minute  brattee  quasi 
imbricate,  triangolari,  acuminato-subulate;  i ramoscelli  pri- 
mari e secondari  del  resto  sono  filiformi,  di  grossezza  uni- 
forme, subtereti,  finamente  corrugati  sul  secco  e sono  co- 
perti piuttosto  densamente  di  fiori  che  nascono  all’ascella 
di  due  bratteole  relativamente  assai  grandi,  di  cui  l’esterna 
(che  è la  maggiore)  latamente  triangolare  acuminata  striato- 
costulata,  giungente  talvolta  sin  quasi  alla  metà  del  calice 
del  fiore  che  subtende. 

Fiori  in  boccio  ovati,  un  poco  attenuati  ed  acutiusculi 
all’apice,  sul  secco  col  calice  e la  corolla  fortemente  striato- 
costulati,  nell’  antesi  lunghi  4.5  mm.  ; calice  ciatiforme- 
campanulato,  diviso  sino  alla  metà  in  3 lobi  semiovati  acu- 
tiusculi a margine  scarioso  intiero  fortemente  5-costulati  ; 
corolla  il  doppio  più  lunga  del  calice,  tubulosa  per  circa  2/s 
coi  margini  dei  petali  decorrenti  esternamente  lungo  la 
parte  tubulosa  ; i filli  sono  orizzontali  nell’antesi,  ellit- 
tici, concavo-naviculari,  acutiusculi,  con  5 assai  forti  ner- 
vature prominenti  sul  secco  ; stami  tra  loro  eguali,  uniti 
in  tubo  per  circa  la  metà  della  lunghezza  della  corolla, 
irradianti  alla  fauce  della  corolla  , filamenti  ricurvo-ascen- 
denti  subulati  ; antere  ovato-sagittate  acutiuscule;  ovario 
lungo  3 mm.,  alquanto  più  corto  degli  stami,  trigono- 
allungato,  leggermente  angustato  verso  l’apice  ; stigma  ca- 
pitellato,  talvolta  brevemente  3-lobo. 

Nell’  Erbario  di  Sargent  esistono  alcuni  semi  compieta- 
mente  maturi  rinchiusi  in  una  borsetta  con  l’indicazione: 
Berlandier  n.°  877,  ciò  che  farebbe  credere  che  dovessero 
appartenere  alla  specie  stessa  di  cui  Berlandier  ha  rac- 
colto l’esemplare  in  fiore  n.°  2307  (in  H.  de  Cand.). 

Tali  semi  sono  similissimi  a quelli  precedentemente  de- 
scritti e debbono  appartenere  ad  un  frutto  assai  grosso, 
delle  dimensioni  di  quello  del  S.  uresana,  ossia  di  circa 
2 cm.  di  diametro  ; essi  sono  molto  depressi,  in  forma  di 
pagnotta  orbicolare,  larghi  12—13.5  mm.,  spessi  7-7.5  mm., 
convessi  di  sopra,  pianeggianti  anzi  leggermente  concavi 


— 83  — 


di  sotto,  con  1’  ilo  piccolo  quasi  centrale,  mammillone  mi- 
cropilare  minuto  ma  talora  quasi  pungente  ; la  superficie 
è color  caffè  tostato  molto  scura,  unita,  quasi  lucente  ; 
l’embrione  è leggermente  prominulo  all’esterno,  situato  la- 
teralmente, visibile  sul  contorno  del  seme  guardando  questo 
dall’alto  e nel  seme  che  fio  esaminato  alquanto  discendente; 
sotto  tale  riguardo  questo  seme  differirebbe  un  poco,  da 
quello  descritto  precedentemente  sul  quale  l’embrione  è piut- 
tosto ascendente  ed  il  mammillone  micropilare  meno  di- 
stinto e più  ottuso.  Caratteri  però  sui  quali  non  vi  è forse 
da  fare  grande  assegnamento  e forse  assai  variabili. 

Tanto  1’  esemplare  di  Brulé  Plantation,  quanto  quello 
di  Berlandier  n.°  2307  sono  notevoli  per  la  straordinaria 
ramificazione  dello  spadice,  le  infiorazioni  parziali  essendo 
triplicato-ramose,  e per  i ramoscelli  primari  che  hanno  la 
parte  basilare  mancante  di  fiori  per  il  tratto  di  3-4  cm.  e 
ricoperta  da  numerose  piccole  brattee  acuminate,  appros- 
simate e subi  rubricate.  Se  questi  caratteri  fossero  costanti 
detti  esemplari  apparterrebbero  ad  una  specie  distinta  dal 
S.  texana. 


18.  Sabal  Rosei  Becc.  — Inodes  Rosei  0.  F.  Cook  in 
Bull.  Torrey  bot.  Club,  1901,  p.  534.  — Corypha  Pu- 
mos  Humb.  et  Bonpl.  Nov.  G-en.  et  Sp.  pi.  I,  p.  298? 

Descrizione.  — Io  non  ho  visto  esemplari  autentici  di 
questa  Palma  che  dal  signor  Cook  vien  descritta  con  un 
tronco  gracile  e nudo  di  15-20  cm.  di  diam.  ed  alto 
6-12-18  m.  coronato  da  una  gran  chioma  di  foglie;  piccioli 
lunghi  60  cm.  ed  anche  più,  piani  nella  faccia  superiore, 
da  principio  pubescenti  poi  glabri  ; lembo  verde  pallido, 
largo  80  cm.  ; costole  primarie  inferiori  più  o meno  rive- 
stite di  squamule  brune  ; segmenti  bipartiti  sin  oltre  la 
metà  del  lembo,  larghi  25  mm.  ed  anche  meno  (forse  questa 
è larghezza  non  dei  segmenti  primari  ma  delle  loro  divi- 


84  — 


sioni,  Beco.)  ; infiorescenza  formata  da  grandi  pannocchie 
ramose  lunghe  60  cm.  od  anche  più. 

Frutto  sferico  di  18  mm.  di  diam.,  nerastro  o blu  scuro 
allorché  maturo. 

Semi  della  medesima  forma  e dimensione  di  quelli  del 
Sabal  uresana  ma  con  la  superficie  molto  più  finamente 
rugosa  o quasi  liscia  (probabilmente  anche  nel  S.  uresana 
la  superficie  è quasi  liscia  nei  frutti  ben  maturi,  Beco.)  e 
con  l’embrione  esattamente  laterale  non  subdorsale.  I ra- 
moscelli fruttiferi  sono  sottili  e poco  più  di  1 mm.  di  spes- 
sore e non  fusiformi  od  inspessiti  nel  mezzo. 

Habitat.  — Mexico.  Raccolta  dal  dott.  J.  W.  Rose 
(n.°  1528)  ad  Acaponeta , Stato  di  Tepic. 

Secondo  il  sig.  Cook  è una  Palma  molto  comune  nella 
regione  ad  oriente  di  Rosario  verso  Mazatlan  (presso  la 
costa  del  pacifico  nel  Messico  centrale)  e che  si  estende  fra 
Rosario  ed  Acaponeta  ; è particolarmente  comune  sulle  basse 
colline  ad  oriente  di  Rosario  nella  direzione  delle  mon- 
tagne. 

E una  Palma  che  ha  una  importanza  economica  consi- 
derevole, essendo  i suoi  tronchi  usati  nella  costruzione  di 
capanne,  steccati  e recinti,  mentre  le  foglie  sono  impiegate 
a coprire  la  maggioranza  delle  capanne  della  regione  dove 
cresce. 

Il  Sabal  Rosei  sembrerebbe  che  dovesse  essere  la  specie 
predominante  della  parte  elevata  del  Messico  centrale. 

È però  possibile  che  in  questa  regione  cresca  più  di  una 
specie  di  Sabal. 

Osservazioni.  — Mi  sembra  assai  probabile  che  la  Cory- 
pha  Pumos  Humb.  et  Bonpl.  Nov.  Gen.  et  sp.  pi.  I,  p.  298; 
(Coper  nicia?  Pumos  Mart.)  possa  essere  una  specie  di  Sabal, 
riferibile  forse  al  S.  Rosei.  Di  essa  si  dice  che  ha  : « fronde 
« palmato-multi-partite,  provviste  di  filamenti  nei  seni  e 
« con  lacinie  bifide  e picciolo  canaliculato  inerme  ; un  fu- 
« sto  alto  4-8  m.  (bi-aut  quadriorgialis)  ; spadici  3-4  pe- 


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« dali  ; frutto  sferico  di  mezzo  pollice  di  diametro  breve- 
« mente  pedicellato,  nero  con  polpa  carnosa  di  sapore  dolce 
« grato,  con  un  seme  globoso-depresso,  durissimo  avente 
« un  ilo  prominulo  ».  Mi  sembra  che  la  descrizione  non 
potrebbe  essere  più  esatta  per  quel  che  riguarda  i carat- 
teri generici  di  un  Sabal,  d'  altra  parte  le  dimensioni  del 
frutto  e la  forma  del  seme  sono  quelle  del  S.  Rosei.  Si 
dice  che  i frutti  maturano  nel  mese  di  agosto  e di  settem- 
bre e che  sono  appetiti  dai  cani  e dalle  volpi  non  meno 
che  dagli  indigeni. 

La  Corypha  Pumos  sarebbe  stata  raccolta  alla  base  del 
vulcano  Jorullo  e nell’altipiano  presso  la  città  di  Acqua 
sarco. 

Potrebbe  rimanere  il  dubbio  che  invece  che  col  S.  Rosei 
la  Corypha  Pumos  dovesse  identificarsi  col  S.  mexicana  ; 
ma  questa  specie  è proprio  delle  regioni  marittime  della 
parte  più  calda  e meridionale  del  Messico,  mentre  la  Co- 
rypha Pumos  sembra  che  cresca  ad  una  considerevole  al- 
tezza ; per  di  più  i frutti  del  S.  mexicana  sono  descritti 
come  molto  piccoli,  non  certamente  del  diametro  di  mezzo 
pollice.  Potrebbe  infine  verificarsi  che  la  Palma  di  Jorullo 
fosse  bensì  un  Sabal , ma  appartenente  ad  una  specie  difle- 
rente  dal  Rosei , di  cui  gli  esemplari  tipici  sono  indicati 
come  raccolti  oltre  200  miglia  più  al  Nord. 

E possibile  pure  che  al  S.  Rosei  debba  riportarsi  un  esem- 
plare solo  con  fiori,  raccolto  da  Langlassé  al  Messico  nelle 
vicinanze  di  San  Pedro  alt.  500  m.  (n.°  60  in  Herb,  de 
Cand.). 

Del  Sabal  Rosei  sono  forse  le  fotografie  prese  dal  prof. 
Trelease  nelle  vicinanze  di  Rascon  nello  stato  di  San  Luis 
Potosi  (Mexico)  e riprodotte  riel  Rept.  Mo.  Bot.  Gard.  XVI, 
pi.  39-44,  per  illustrare  il  modo  come  una  specie  di  fico  si 
impadronisce  di  detta  Palma. 

Altre  fotografìe  di  ciò  che  sembra  la  stessa  Palma  e che 
a me  sono  state  trasmesse  dal  prof.  Trelease  sono  state 
prese  sul  Tamesi , a Las  Palmes  ed  a Sierra  Bianca.  In  que- 
ste fotografie  le  foglie  morte  appariscono  lungamente  per- 


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manenti  sotto  la  chioma  ed  in  alcune  le  basi  dei  piccioli 
si  vedono  rivestire  il  lungo  tronco  sino  in  basso  come  nel 
Sabal  Palmetto,  mentre  in  alto,  nei  detriti  accumulati  fra 
le  basi  dei  piccioli  hanno  potuto  stabilirsi  varie  epifite, 
come  del  resto  è stato  il  caso  del  Ficus  precedentemente 
citato;  in  altre  il  tronco  apparisce  del  tutto  nudo,  forse  per 
effetto  del  fuoco  quando  vengono  incendiati  i luoghi  incolti 
per  il  rinnovamento  dei  pascoli. 


Specie  non  bene  nota.. 

19.  Inodes  vestita  0.  F.  Cook  in  Bull.  Torrey  bot. 
Club,  1901,  533. 

Tronco  spesso  circa  45  cm.  alla  base,  colonnare  od  atte- 
nuato in  alto,  ricoperto  dalle  basi  delle  fronde  che  sono 
disgregate  in  numerosissime  fibre  ; fronde  con  picciolo  ro- 
busto lungo  3 m.,  concavo  di  sopra,  largo  4.5  cm.  all’apice; 
lembo  nell’  insieme  lungo  2.13  e largo  2.50  in.,  composto  di 
circa  60  segmenti  ; i segmenti  apicali  uniti  per  più  di  due 
terzi  della  loro  lunghezza,  i basali  per  meno  di  un  terzo; 
segmenti  apicali  larghi  4.5  cm.  profondamente  divisi  in 
alto  ; un  lungo  filamento  termina  tanto  le  costole  superiori 
quanto  le  inferiori. 

Questa  Palma  è stata  descritta  dal  sig.  0.  F.  Cook  dietro 
un  individuo  ancora  sterile  vivente  nel  « Conservatory  » 
del  « Departement  of  Agricolture  » a New-York.  E da 
confrontarsi  col  S.  Blakburniana , ma  i Babai,  che  sono  così 
difficili  a diagnosticarsi  anche  quando  se  ne  possiedono  esem- 
plari completi,  è quasi  impossibile  di  poterli  identificare 
con  sicui'ezza  dalle  sole  parti  vegetative. 

Gfen.  2.  — Serenoa  Hook.  f.  in  Benth.  et  Hook.  f.  Gen. 
pi.  Ili,  926,  1228  (1883). 

Fronde  plicato-flabellate  multifide  mancanti  di 
rachide,  con  il  picciolo  terminante  anche  di  dietro 


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in  una  specie  di  ligula.  Spadici  allungati  vaginati 
da  varie  spate  tubulose  e con  vari  rami  sovrapop- 
sti.  Fiori  solitari  o gemini;  calice  tuboloso,  3-den- 
tato.  Corolla  profondamente  divisa  in  8 segmenti 
vai  vati,  brevemente  tubulosa  in  basso  ; stami  6 
con  filamenti  uniti  in  basso  a formare  intorno  al- 
l’ovario una  cupula  saldata  con  la  parte  tubulosa 
della  corolla,  subulati  nella  parte  libera;  antere 
oblunghe  dorsifisse;  ovario  ovoideo-allungato,  gra- 
datamente attenuato  nello  stilo  e formato  da  3 car- 
pelle  non  scolpite  in  alto,  sublibere  in  basso  ed  unite 
per  gli  stili,  i quali  ne  formano  uno  solo  allungato 
e terminato  in  un  unico  stigma  puntiforme  ; ovulo 
basilare  eretto.  Frutto  oblungo  od  ovoideo,  risultan- 
te dallo  sviluppo  di  una  sola  carpella  con  i resti  del- 
lo stilo  apicali  puntiformi;  se  più  carpelle  si  svilup- 
pano i 2-3  frutti  che  ne  risultano  sono  liberi  sin 
dalla  base;  se  1-2  carpelle  rimangono  sterili  queste 
si  trovano  libere  alla  base  della  carpella  fertile; 
mesocarpio  carnoso;  endocarpio  sottile  sublegnoso, 
formante  un  nocciolo  facilmente  separabile  dal 
mesocarpio.  Seme  ovoideo  eretto  libero,  ossia  non 
aderente  al  nocciolo  che  per  V ilo  ; non  solcato  dal 
lato  del  rate  ; ilo  basilare  ; rafe  esteso  lungo  tutto 
un  lato  senza  diramazioni  molto  apparenti;  in- 
spessimento  rateale  dell’  integumento  del  seme  non 
penetrante  nella  sostanza  dell’  albume  ; albume 
omogeneo  solido;  embrione  situato  lateralmente 
presso  la  base. 

Ben  a ragione  Sir  J.  Hooker  ha  creato  un  genere  di- 
stinto per  questa  Palma  impropriamente  riferita  ai  Sabal, 


— 88  — 


coi  quali  non  ha  veramente  caratteri  a comune;  nè  male 
inspirato  era  stato  Wendland  che  l’aveva  riportata  alle 
Brahea. 

Serenoa  serrulata  Hook.  f.  in  Benth.  et  Hook.  f.  G-en. 

pi.  III.  926.  — Chamaerops  serrulata  Mich.  FI.  Bor. 

Am.  I,  239  — Sabal  serrulata  Roem.  et  Schult.  Syst. 

VII,  1846;  Kunth,  Enum.  pi.  Ili,  246  ; Chapman  FI. 

South  Un.  St.  edit.  2a,  438.  — Brahea  serrulata  H. 

Wendl.  in  Kerch.  Palm.  235. 

Descrizione.  — Palma  umile  con  tronco  brevissimo  pro- 
strato, nell’  insieme  alta  al  più  m.  3.50 

Fronde  */',  orbicolari,  sottilmente  coriacee,  molto  rigide, 
quelle  di  pianta  adulta  divise  sino  oltre  il  terzo  inferiore 
in  24-30  segmenti  e misuranti  30-50  cm.  dall’apice  del 
picciolo  alla  estremità  dei  segmenti  centrali  ; picciolo  rigido 
spinuloso-denticolato  ai  margini,  pianeggiante  o legger- 
mente convesso  di  sopra  con  un  angolo  ottusissimo  ma 
assai  rilevato  di  sotto,  lungo  50-60  cm.,  largo  allapice 
6-7  mm.  ed  alla  base  1 cm.;  ligula  quasi  troncata  tran- 
sversalmente  con  un  piccolo  lembo  marcescente  e poi  de- 
ciduo; del  rachide  non  vi  è traccia  perchè  di  dietro  il 
picciolo  si  termina  quasi  come  davanti  in  una  membrana 
trasversale  essucca  come  quella  della  ligula  ; le  costole 
superiori  sono  assai  acute  e si  terminano  nei  seni  pri- 
marii senza  alcun  filamento  ; le  costole  inferiori  sono  più 
robuste  delle  superiori  ma  meno  acute  ; i segmenti  sono 
spianati,  ossia  la  parte  che  si  trova  da  un  lato  della  costa 
mediana  non  ha  la  tendenza  di  accostarsi  all’altra  metà 
una  volta  che  la  fronda  è bene  svolta:  sono  lanceolati, 
attenuati  (spesso  non  rettissimamente)  in  una  assai  lunga 
punta  acuminata,  rigida,  la  quale  è fessa  all’apice  usual- 
mente per  il  tratto  di  3—4  cm.,  ma  talvolta  di  sino  8—10; 
le  2 punte  che  ne  risultano  sono  acuminate  e rigide;  le  due 
superfici  sono  liscio  ma  opache,  concolori,  pallide  od  anche 


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decisamente  glauche,  con  i nervi  secondari  e le  venule 
transverse  pochissimo  apparenti;  i margini  sono  alquanto 
inspessiti  ; tutti  i nervi  primari  o costole  irradiano  dal- 
l’apice del  picciolo  non  esistendo  accenno  di  rachide;  i seg- 
menti maggiori  sono  i centrali,  i quali  misurano  20-28  mm. 
all’altezza  dei  seni  dove  si  separano;  i segmenti  laterali 
sono  più  stretti  e meno  profondamente  bifidi  all’apice  dei 
centrali.  Le  fronde  delle  piante  giovani  hanno  un  pic- 
ciolo più  corto  e sono  divise  molto  profondamente  in  un 
assai  minor  numero  di  segmenti,  che  non  quelle  delle 
piante  adulte  ed  hanno  il  picciolo  fittamente  ornato  da 
cima  a fondo  di  piccole  spine  sottili  reverse;  i segmenti 
di  tali  fronde  sono  lineari,  larghi  solo  10-15  mm.,  lunghi 
25-27  cm.,  bruscamente  ristretti  all’  apice  in  punta  biden- 
tata  con  i nervi  secondarii  e le  venule  transverse  assai 
distinti. 

Spadice  eretto-nutante  con  brevissima  parte  pedicellare, 
lungo  30-45  cm.,  parzialmente  duplicato-ramoso,  formante 
una  pannocchia  oblunga  assai  densa  composta  di  5-6  in- 
fiorazioni parziali  assai  ravvicinate  ed  alternato-spirali. 
Spate  cartacee,  bruno-rossastre,  essucche  nella  parte  api- 
cale,  glabre,  finamente  striate  per  il  lungo,  tubulose,  leg- 
germente ampliate  in  alto,  troncate  molto  obbliquamente, 
intiere  (non  lacero-fibrose)  alla  bocca  e bidentate  all’apice; 
i rami  (od  infiorazioni  parziali)  sono  finamente  e densa- 
mente pubescenti  in  ogni  parte,  hanno  una  assai  lunga 
parte  pedicellare  che  rimane  intieramente  nascosta  nella  loro 
rispettiva  spata,  sono  irregolarmente  duplicato-ramosi,  bi- 
tri-forcandosi  alla  base  presso  la  bocca  della  spata  e di- 
videndosi poi  in  vari  ramoscelli  fioriferi  semplici  patenti 
filiformi,  ± di  1 mm.  di  spessore,  lunghi  6-12  cm.,  na- 
scenti dall’ascella  di  una  piccola  brattea  membranacea  su- 
bulata  e portanti  tutto  in  giro  spiralmente  i fiori  che  sono 
assai  numerosi  inseriti  orizzontalmente  o quasi,  sessili  sopra 
un  piccolissimo  tubercoletto  che  penetra  nella  base  del  calice. 

Fiori  in  boccio  lineari— cilindracei  o strettamente  oblunghi 
ottusiusculi  od  acutiusculi,  lunghi  4-5  mm.  e larghi  1.5-2  mm. 


— 90  — 


per  lo  più  solitarii  ma  negli  spadici  robusti  spesso  gemini 
all’ascella  di  una  brattea,  la  quale  è accompagnata  da  1 
bratteola  o da  2 se  i fiori  sono  due;  brattee  e bratteole 
sottilmente  membranacee,  essuccbe,  bruno-rossastre,  lata- 
mente triangolari,  acute,  ciliato-laciniate  all’  apice  e sui 
margini;  calice  ciatiforme— campanulato,  ottusamente  trigono, 
corrugato  sul  secco,  ma  apparentemente  liscio  sul  fresco,  leg- 
germente inspessito  in  basso  e scavato  di  sotto,  ± profon- 
damente diviso  in  3 lobi  latamente  3-angolari  o subdeltoidei, 
acutiusculi  od  ottusi,  poco  distintamente  ciliolati  o dentico- 
lati al  margine  ; corolla  una  volta  e mezzo  o 2 volte  più  lunga 
del  calice,  tubolosa  nel  suo  terzo  o quarto  inferiore,  con 
le  divisioni  lineari-oblunghe,  inspessite  ed  acutiuscule  al- 
l’apice, assai  spesse,  liscio  esternamente,  bicristate  e 3-sol- 
cato-alveolate  internamente  per  la  pressione  esercitata 
su  di  esse  dagli  stami  durante  il  bocciamento,  coi  margini 
leggermente  imbricati  in  basso,  valvate  in  alto  ; stami  6 
eguali,  nell’antesi  di  poco  più  corti  della  corolla  con  fila- 
menti carnosuli  subulati  eretti  non  inflessi  all’apice,  uniti 
fra  di  loro  per  le  basi  ed  alla  corolla  per  il  dorso  nella 
parte  tubulosa  di  questa  e formanti  nell’  insieme  una  cu- 
pola intorno  all’  ovario  ; antere  versatili  inserite  sul  dorso 
poco  al  di  sotto  della  metà,  ovate,  ottusiuscule,  con  logge 
deiscenti  internamente  e brevemente  disgiunte  alla  base; 
ovario  formato  da  3 carpello  allungate,  rotondate  all’  esterno 
con  faccio  interne  pianeggianti,  a sezione  trasversa  ± trian- 
golare, libere  alla  base,  unite  per  gli  stili,  nell’  insieme 
formanti  un  corpo  ovoideo  ottusamente  trigono  e senza 
depressioni  apicali,  il  quale  si  ristringe  gradatamente  in 
un  assai  lungo  stilo;  questo  è composto  dei  3,  è trigono  e 
si  assottiglia  in  punta  subulata  terminante  con  uno  stigma 
puntiforme  giungente  sino  al  livello  delle  antere. . 

Frutto  ovoideo-oblungo,  rotondato  alle  due  estremità, 
lungo  22-24  mm.  e largo  15  mm.,  con  i resti  dello  stilo 
in  forma  di  una  incospicua  cicatrice  puntiforme  apicale 
leggermente  eccentrica  ; quando  una  sola  carpella  si  svi- 
luppa il  frutto  è perfettamente  regolare;  se  sono  due  le 


— 91  — 


carpello  fertili,  il  frutto  è alquanto  asimmetrico  e più  con- 
vesso dal  lato  esterno  che  dall’  interno  ; esso  è nero  a su- 
perficie liscia  e lucente,  con  epicarpio  tenue  aderente  al 
mesocarpio;  questo  è polposo  e zuccherino  e nella  parte 
più  esterna  nero— violaceo,  intieramente  parenchimatoso,  nella 
parte  più  interna  è giallastro  e quivi  è percorso  da  flac- 
cide fibre;  endocarpio  sottilmente  legnoso,  fragile,  formante 
un  guscio  facilmente  separabile  dal  mesocarpio  ; il  nocciolo 
allora  ha  l’apparenza  di  un  grosso  pinolo  (seme  di  Pinus 
Pinea ) lungo  18-19  mm.  ovato-ellittico,  acutiusculo  alle 
due  estremità. 

Seme  di  forma  alquanto  variabile,  ovoideo-ellittico,  od 
anche  subgloboso,  rotondato  alle  due  estremità,  facilmente 
staccabile  dall’endocarpio,  a superficie  opaca,  di  color  bruno 
castagno. 

Abita.  — Nella  parte  S-E  degli  Stati  Uniti  dalla  Caro- 
lina del  Sud  sin  nella  Florida.  Preferisce  i terreni  sabbiosi. 
Io  ho  visto  gli  esemplari  seguenti  : — Curtiss:  North  Ame- 
rican Plants  n.°.  2678  (in  Herb.  Sargent,  Berol.)  — No- 
name  Key,  Florida,  Sargent.  — Roland  M.  Harper  : Georgia 
Plants  n.°  1817  : rather  dry  pine-barrens  between  Midden- 
dorf  and  Bloomingdale,  Chatam  Co.  alt.  45  feet.  — Flo- 
rida presso  Enterprise : Fitzgerald  (H.  Levier).  — Loui- 
siana, dove  si  dice  molto  abbondante  (Asa  Gray,  1839  in 
Herb,  de  Cand).  — St.  Augustine,  Florida:  Trelease  1901. 
— Florida,  vicinanze  di  Eustis , Lake  County,  Nash  n°.  644, 
con  l’ indicazione  « Dry  sandy  soil.  4-12  ft.  high.  Stems 
prostate  ». 

Osservazioni.  — E assai  variabile  per  la  forma  e dimen- 
sione dei  frutti  e dei  semi  e per  i fiori  più  o meno  angusti 
con  calice  più  o meno  profondamente  3-dentato.  Le  fronde 
delle  piante  giovani  differiscono  poi  notevolmente  da  quelle 
della  pianta  adulta. 

Di  questa  Palma  monotipica  di  fatto  possono  distinguersi 
due  forme,  una  coi  fiori  angusti,  allorché  in  boccio  ben  svi- 


luppato  lunghi  4 mm.  e larghi  1.5  mm.  con  calice  diviso 
quasi  sino  alla  metà  in  3-lobi  triangolari  ciliolati;  l’altra 
con  fiori  un  poco  più  grandi  lunghi  sino  5 mm.,  spessi 
quasi  2 mm.,  con  calice  poco  profondamente  3-lobo;  però 
tali  differenze  non  sono  costanti.  Alla  prima  forma  appar- 
tiene l’esemplare  di  Harper  della  Georgia  n.°  1817;  alla 
seconda  il  n.°  2678  di  Curtiss  ed  il  n.°  644  di  Nash  della 
Florida.  Però  si  trovano  numerosi  passaggi  fra  le  due  for- 
me estreme. 


Gen.  3.  — Brahea  Mart.  Hist.  Nat.  Palm.  Ili,  243,  319, 
t.  137,  162  (1830?);  Benth.  et  Hook.  f.  Gen.  pi.  Ili,  926. 

Fronde  plicato-flabellato-multifide,  suborbicolari, 
con  segmenti  più  o meno  profondamente  bipartiti; 
picciolo  + spinoso  ai  margini,  terminato  all’apice 
davanti  in  una  ligula  e di  dietro  + prolungato  nel 
rachide;  questo  breve;  guaina  fortemente  costulata 
nella  parte  centrale,  pannosa  o sfacelata  nel  ri- 
manente. Spadici  allungato-paniculati  duplicato-  o 
triplicato-ramosi  con  varie  spate  tu  buiose  e varie 
infiorazioni  parziali  sovrapposte,  queste  divise  in 
numerosi  ramoscelli  fioriferi  allungati.  Fiori  sessili 
solitari  o glomerulato-2-3-ni  sui  ramoscelli,  brat- 
teati e bratteolati.  Calice  di  3 sepali  suborbico- 
lari leggermente  imbricati.  Corolla  con  una  breve 
parte  tubulare  o cupulare  in  basso  e più  o meno 
profondamente  divisa  in  3 filli  valvati;  stami  6 
eguali  con  filamenti  dilatati  in  basso  e quivi  più 
o meno  uniti  fra  di  loro  a formare  una  cupula 
connata  con  la  parte  tubulosa  della  corolla,  bru- 
scamente ristretti  e subulati  nella  parte  superiore  ; 
antere  ovate  od  oblunghe  dorsifisse;  ovario  for- 


mato  di  3 carpelle  formanti  nell’  insieme  un  corpo 
ovato  o turbinato,  bruscamente  ristretto  in  una 
parte  stilare  conica,  + profondamente  scolpito-im- 
presso  ed  attenuato  in  uno  stigma  puntiforme. 
Frutto  piccolo,  ovoideo,  formato  da  una  sola  car- 
pella,  con  i resti  del  suo  stilo  apicali  puntiformi 
ed  i resti  delle  carpelle  sterili  alla  base;  epicarpio 
sottile  pellicolare;  mesocarpio  scarsamente  carnoso; 
endocarpio  sottilmente  legnoso,  + facilmente  distac- 
cabile dal  mesocarpio.  Seme  libero,  o più  o meno 
aderente  all’endocarpio  ; integumento  del  seme 
assai  inspessito  longitudinalmente  dal  lato  del 
rafe;  albume  non  ruminato  e solido;  embrione  si- 
tuato al  disotto  della  metà  dal  lato  opposto 
al  rafe. 

La  specie  tipica  del  genere  è la  Br allea  dulcis,  palma 
di  una  fìsonomia  tutta  sua  propria,  specialmente  per 
gli  spadici  densamente  velutino-tomentosi  ed  i ramoscelli 
fioriferi  che  in  causa  di  tale  tomento  sono  assai  più  spessi 
che  non  nelle  altre  palme  che  io  ho  considerato  come  con- 
veneri. Della  Br ahea  Pimo  e della  B.  salvadorensis  mi  sono 

O 

sconosciuti  i frutti,  ma  la  struttura  dei  loro  fiori  è esat- 
tamente quella  della  Brahea  tipica. 


Prospetto  delle  specie  di  Brahea. 

A.  Fiori  solitari  sui  ramoscelli  ( non  glomerulati). 

1.  Ramoscelli  fioriferi  tereti  assai  spessi  densamente 
tomentoso-vellutini.  Seme  libero  dall’ endocarpio. 
Intrusione  rateale  del  tegumento  del  seme  longi- 
tudinale ed  assai  profonda. 

B.  dulcis  Liebm.  — Messico. 


— 94  — 


2.  Ramoscelli  fioriferi  filiformi  puberuli.  Seme  ade- 

rente all’  endocarpio.  Inspessimento  rafeale  del  te- 
gumento del  seme  assai  forte  ma  non  penetrante 
nell’  interno  dell’albume. 

B.  calcarea  Liebm.  — Messico. 

B.  Fiori  piu  o meno  gìomerulato-terni. 

3.  Ramoscelli  fioriferi  filiformi  tomentelli.  Calice  e co- 

rolla tomentelli,  ovario  peloso  in  alto. 

B.  Pimo  Becc.  — Messico. 

4.  Ramoscelli  fioriferi  filiformi  tomentelli.  Sepali  to- 

mentelli sai  dorso  con  una  fascia  glabra  in  giro. 
Corolla  ed  ovario  glabri. 

P.  salvadorensis  Wend.  — San  Salvador. 


1.  Brahea  dulcis  Mart.  Hist.  nat.  Palm.  Ili,  244,  t.  137. 
162;  Kunth,  Enum.  Plant.  Ill,  245;  Lem.  Illustr.  hort. 
1863,  t.  379;  Revue  hort.  1875,  p.  52;  Hemsley  in 
Biol.  Centr.  Am.,  Botany,  411.  — Brahea  frigida  Hort., 
Rev.  hort.  1.  c.  — Corypha  dulcis  Humb.  et  Kunth. 
Nov.  G-en.  1.300;  ej.  Sjmops.  302;  Roem.  et  Schult. 
Svst.  7.1311.  — C.  frigida  Mohl  ex  Mart.  1.  c.  244. 
— Thrinax  tunicata  et  Livistona  occidentaìis  Hort., 
ex  Kew  Report  1882  (1884J,  64. 

Descrizione.  — Palma  crescente  molto  lentamente  e che 
raggiunge  al  massimo  l’altezza  di  5-6  m.,  ma  che  di  solito 
rimane  assai  più  bassa  ed  ha  un  tronco  cilindrico  a legno 
durissimo,  molto  fittamente  annulato— cicatricoso,  spesso  al- 
quanto flessuoso,  in  basso  nudo,  in  alto  ricoperto  dalle 
vecchie  fronde. 

Fronde  plicato-flabellato-multifide  quasi  orbicolari  va- 
riabili assai  secondo  l’età;  nelle  piante  adulte  divise  in 
circa  60  segmenti  e misuranti  circa  70  cm.  dalla  ligula 
all’apice  dei  segmenti  centrali;  vagina  breve,  nella  parte 


ventrale  pannosa,  cinnamomea,  con  la  parte  dorsale  ligne- 
scente  e gradatamente  passante  nel  picciolo;  questo  lungo 
circa  quanto  il  lembo,  depresso  quasi  sin  dalla  base,  piano 
di  sopra  e convesso  di  sotto  con  angolo  ottusissimo,  fu- 
gacemente filamentoso-lanoso  di  sopra  nella  parte  più  bassa; 
margini  acutissimi,  dalla  base  sino  all’apice  denticolato-se- 
ghettati  più  o meno  fittamente  da  piccoli  denti  (o  spine) 
pallidi,  lunghi  1-2  od  al  più  3 mm.,  irregolari  e vólti  in 
vari  sensi  ; nelle  fronde  di  piante  giovanissime  il  picciolo 
è inerme  o quasi,  in  quelle  di  mezza  età  è più  spinoso 
che  nelle  adulte;  in  queste  all’apice  è solo  leggermente 
tubercoloso-denticolato  e largo  sino  25  cm.  e di  1 cm.  di 
spessore  nella  parte  centrale;  ligula  breve  troncata  o con 
un  piccolo  prolungamento  nel  mezzo,  lanosa  presso  i margini, 
i quali  sono  contornati  da  un  lembo  membranaceo  largo 
sino  1 cm.  essucco  e caduco;  il  rachide  è brevissimo  e da 
una  base  larga  deltoidea  diventa  bruscamente  sottile  ed 
acuminato  e si  prolunga  solo  per  il  tratto  di  4-5  cm.  ; i 
segmenti  sono  rigidamente  cartacei  o sottilmente  coriacei, 
glabri  e glaucescenti  o bianco  cerosi  nelle  piante  adulte 
(verdi  e con  ciuffi  di  peli  sericei  sulle  costole  nelle  pian- 
tine di  seme)  molto  fittamente  e nitidamente  striati  sulle 
due  faccie  da  numerosi  nervi  secondari  uniformi,  fra  l’uno  e 
l’altro  dei  quali  con  l’aiuto  di  una  lente  si  possono  scor- 
gere alcuni  tenuissimi  nervi  terziari;  venule  transverse 
brevissime  connettenti  i nervi  secondari;  i margini  sono 
molto  leggermente  inspessiti;  i segmenti  della  parte  cen- 
trale sono  uniti  fra  di  loro  per  circa  il  terzo  inferiore, 
all’altezza  dei  seni  sono  larghi  circa  25  mm.  e da  questo 
punto  vanno  gradatamente  attenuandosi  in  una  punta  pro- 
fondamente bipartita;  le  due  lacinie  che  ne  risultano  sono 
diritte,  acuminate  e rigide;  i segmenti  dei  lati  sono  gra- 
datamente più  angusti,  maggiormente  disgiunti  fra  loro, 
più  profondamente  bipartiti  dei  centrali  e terminanti  in 
una  punta  più  lunga,  più  sottile  e più  flaccida;  gli  estremi 
dei  lati  sono  angustissimi  ed  hanno  l’apice  diviso  in  4—5 
filamenti  setacei;  le  costole  primarie  superiori  ed  inferiori 


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sono  fra  loro  quasi  eguali  ed  a dorso  pianeggiante;  nei 
seni  si  trova  un  tenue  filamento  biondo. 

Sparitici  allungati  e non  molto  diffusi,  più  lunghi  delle 
fronde  (circa  2 m.)  con  varie  infiorazioni  parziali  sovrap- 
poste e fra  loro  assai  approssimate  ; spate  primarie  sottil- 
mente coriacee  o cartacee,  bruno— rossastre,  essucche,  fina- 
mente striate,  glabre,  assai  lungamente  e strettamente 
guainanti,  molto  leggermente  ampliate  in  alto,  dove  sono 
brevemente  aperte  da  un  lato  e prolungate  dall’altro  in 
punta  triangolare  acuta  carenata  sul  dorso.  Infiorazioni 
parziali  formanti  delle  pannocchie  piramidate  lunghe  30-50 
cm.,  duplicato-ramose  nella  parte  più  bassa,  e con  ramo- 
scelli semplici  nella  parte  apicale  dei  rami  secondari  e 
dell’  estremità  dell’  intiera  pannocchia  ; tanto  la  parte  as- 
sile  delle  infiorazioni,  quanto  tutte  le  diramazioni  sono 
molto  finamente  e densamente  coperte  in  ogni  parte  da  un 
fittissimo  e corto  tomento  vellutino  molto  aderente,  molto 
chiaro  e quasi  solfureo  nelle  primissime  età  dello  spadice; 
parte  peduncolare  della  pannocchia  breve,  alquanto  com- 
pressa ; parte  assile  ramifera  oscuramente  angolosa  ; ramo- 
scelli vermiformi,  lunghi  8-10  od  anche  12-15  cm.  ed  in 
causa  del  denso  e spesso  tomento  che  li  riveste  di  2.5-3 
mm.  di  spessore,  mentre  la  parte  assile  legnosa  non  mi- 
sura che  il  terzo  del  loro  intiero  diametro  ; quando  i ra- 
moscelli non  hanno  ancora  i fiori  emersi  dal  tomento  sono 
perfettamente  tereti  e segnati  dalle  numerose  piccole  brat- 
tee florali,  le  quali  sono  triangolari,  mezzo  nascoste  dal 
tomento  e sono  disposte  con  grandissima  regolarità  secondo 
varie  spirali  e per  il  loro  colore  scuro  staccano  nettamente 
sul  fondo  biondo  giallastro  della  peluria. 

Fiori  col  calice  mezzo  immerso  nella  peluria,  solitari 
all'ascella  della  brattea,  e per  di  più  provvisti  di  una  brat- 
teola  loro  propria  di  poco  più  piccola  della  brattea  e come 
questa  densamente  lanosa  e quasi  del  tutto  nascosta  nel 
tomento.  I fiori  in  boccio  bene  sviluppati  sono  ovati,  un 
poco  attenuati  nella  punta  od  ovato— oblunghi,  lunghi  2.5-3 
mm.  ; calice  di  3 sepali  coriaceo-scariosi  imbricati,  molto 


97  — 


concavi,  orbicolari,  rotondati  sul  dorso  e lisci,  peloso-seri- 
cei  verso  l’apice  ; corolla  circa  due  volte  più  lunga  del 
calice,  tubulosa  nel  terzo  inferiore  con  petali  valvati,  pa- 
tenti durante  l’ antesi,  ovato-triangolari,  ± peloso  sericei 
o quasi  glabri,  ± distintamente  venoso-striati  o quasi 
lisci  anche  sul  secco  all’esterno,  leggermente  solcato— crestu- 
lati  all’  interno,  un  poco  inspessiti  all’apice.  Stami  lunghi 
circa  quanto  i petali  coi  filamenti  saldati  al  tubo  della  co- 
rolla e formanti  per  di  più  con  le  loro  basi  riunite  una 
specie  di  corona  6-dentata  sporgente  alla  fauce  della  co- 
rolla, i denti  di  detta  corona  (basi  dei  filamenti)  sono  la- 
tamente triangolari  e bruscamente  ristretti  in  una  punta 
subulata  tenuissima  ; antere  latamente  ovate,  rotondate  al- 
l’apice, inserite  sul  dorso  assai  al  di  sopra  della  metà,  con 
loggie  parallele  deiscenti  internamente,  brevemente  di- 
sgiunte alla  base.  Ovario  in  alto  minutamente  papilloso— 
puberulo  al  momento  dell’antesi,  formato  da  3 carpello  de- 
bolmente unite  fra  di  loro  e formanti  nell’  insieme  un  corpo 
turbinato  trigono,  lungo  (compreso  lo  stilo)  1.5  mm.,  for- 
temente scolpito  in  alto  e bruscamente  ristretto  in  uno 
stilo  comune  pira  midato— trigono  trisoleato  acuto,  giungente 
sino  alla  metà  dei  petali  ; stigmi  puntiformi  non  inspessiti; 
ovulo  basilare  eretto.  Perianzio  fruttifero  immutato,  con 
calice  e corolla  ben  conservati. 

Frutto  lungo  10-11  e largo  7-8  mm.,  oblungo-ellittico, 
leggermente  asimmetrico,  essendo  leggermente  più  convesso 
dal  lato  esterno  che  dall’  interno,  rotondato  in  alto  con  i 
resti  dello  stilo  ridotti  ad  un  piccolo  punto  apicale  ma  ec- 
centrico, portanti  i resti  delle  2 carpello  sterili  alla  base, 
allorché  maturo  bruno  giallastro  quasi  nitido  a superficie 
corrugata  sul  secco,  puberulo  in  basso  con  l’accenno  di 
due  carene  superficiali  ai  lati,  le  quali  partendosi  dall’apice 
si  continuano  sino  alla  base  e corrispondono  ai  punti  per 
ì quali  le  faccio  delle  carpello  nella  prima  gioventù  riman- 
gono a contatto  fra  di  loro.  Non  di  rado  si  sviluppano 
due  carpello,  fra  loro  del  tutto  distinte,  dando  origine  a 
due  frutti  come  quelli  descritti.  Pericarpio  nell’  insieme 


7 


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spesso  circa  0.8  mm.  ; epicarpio  sottilmente  pergamenaceo 
resistente;  mesocarpio  grumoso-carnosulo;  endocarpio  molto 
sottile  ma  crostaceo— legnoso  fragile. 

Seme  ± libero  nell'endocarpio,  eretto,  con  ilo  affatto  ba- 
silare, ovoideo,  rotondato  alle  due  estremità,  lungo  7-8  e 
largo  6 mm.  ; rafe  longitudinale  angusto,  un  poco  depresso, 
con  l’intrusione  dell’  integumento  occupante  i s/3  della  lun- 
ghezza del  seme  ed  assai  profonda  e stretta;  albume  omo- 
geneo ; embrione  situato  al  di  sotto  della  metà  sul  lato 
opposto  al  rafe. 

Habitat.  — Palma  assai  diffusa  nella  parte  centrale  ed 
elevata  del  Messico.  Presso  la  Maxonera  ed  Alto  de  las 
Caxas  frammista  alle  Querci  ed  ai  Pini  e presso  Chilpan- 
tzingo  e Masatlan  all’altezza  di  1000-1300  m.  (Humboldt 
e Bonpland  ex  Mart.)  ; nella  prov.  di  Mitzeca  a Los  Capo- 
lines  (Karwinski),  dove  secondo  quanto  scrive  Martius  cre- 
sceva all’altezza  di  2370  m.  A Tehuacan  e Pian  de  Amil- 
pas,  alt.  1200-1500  m.  (Liebmann  ex  Mart.).  Hemsley  cita 
le  località  di  Cerro  de  la  Siila , Prov.  di  Xuevo  Leon , North 
Mexico  (Berlandier  3216).  Io  ho  visto  esemplari  di  Chapulco 
(Liebman  in  Herb,  de  Cand.);  di  località  non  precisata 
(Ehrenberg  n.°  800  in  Herb.  Boiss.)  ; di  Chilpanango  alla 
altezza  di  1200-1800  m.  (Langlassé  n.°  1027  in  Herb, 
de  Candolle)  ed  infine  di  Cuernavaca,  prov.  di  Morelos , 
sulle  colline  calcaree  a 1600  m.  di  altezza,  raccolti  dal 
D.  H.  Ross  (n.°  322)  con  frutti  maturi  in  novembre  1906. 
Sul  versante  meridionale  del  Monte  Mitre  presso  Monterey, 
stato  di  Nuevo  Leon  venne  raccolta  in  fiore  da  C.  S.  Sar- 
gent, 8 Apr.  1887  (Herb.  Harvard  Arbor.),  e nella  mede- 
sima località  sulle  creste  delle  colline  calcaree  aride,  con 
spadici  nei  quali  i fiori  cominciano  appena  a sporgere  dal 
tomento,  da  C.  G.  Pringle  il  5 Giugno  1889. 

Langlassé  indica  il  nome  indigeno  di  « Cocaiste  ». 

La  B.  edulis  vive  bene  in  pien  aria  nella  Regione  me- 
diterranea e fiorisce  anche  in  alcuni  giardini  della  Ri- 


viera. 


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Osservazioni.  — È alquanto  variabile  specialmente  per 
la  maggiore  o minore  compattezza  degli  spadici  e la  lun- 
ghezza dei  ramoscelli  fioriferi  ed  un  poco  per  la  dimensione 
dei  fiori.  A tale  riguardo  gli  esemplari  di  Monterey  rac- 
colti da  Sargent  differiscono  un  poco  da  quelli  di  Lan- 
glassé,  di  Erenberg  e di  Ross  per  le  infiorazioni  parziali 
assai  più  dense,  con  i rami  ed  i ramoscelli  più  corti,  per  i 
fiori  un  poco  più  grandi,  allorché  in  boccio  lunghi  3 invece 
di  2.5  mm.,  ovato-oblunghi  e rotondati  sul  vertice  (non 
ovati  ed  attenuati  all’apice)  con  i petali  molto  fittamente 
e nettamente  striato  venosi  e glabri  all’esterno  (non  quasi 
lisci  e sericeo-pelosi)  e per  l’ovario  meno  acutamente  3-gono 
e più  lungo. 

Della  Brahea  edulis  di  Monterey  può  farsene  una  va- 
rietà : montereynsis. 


2.  Brahea  calcarea.  Liebm.  in  Mart.  Hist.  nat.  Palm. 
Ili,  319  ; Walp.  Ann.  Ili,  470  ; Hemsley  in  Biol.  cent, 
am.,  Botany,  411.  — B.  nitida  André  in  Revue  hort. 
1887,  344  cum  ic.  xyl.;  Bull.  Soc.  tose.  ort.  1887,  304, 
t.  XII  (ic.  iterata). 

Descrizione.  — Si  dice  che  la  pianta  acquista  l’altezza 
di  parecchi  metri  con  tronco  robusto  dritto  coperto  dalle 
vecchie  fronde;  le  piante  giovani  ma  già  fertili  hanno  una 
densa  chioma  di  fronde  verdi  glaucescenti  glaberrime  ni- 
tenti  sul  fresco,  framezzo  alle  quali  si  fanno  strada  dei 
grandi  e ramosissimi  spadici. 

Fronde  di  pianta  adulta  e fertile  con  picciolo  largo  al- 
l’apice 2 cm.,  pianeggiante  di  sopra  sin  dalla  base  con 
margini  acutissimi  inermi,  convesso  di  sotto,  dove  verso  la 
base  diventa  un  poco  più  largo,  di  maggiore  spessore  e 
presenta  un  angolo  molto  ottuso  sulla  linea  mediana,  men- 
tre sui  lati  rimangono  i resti  della  guaina  membranacea 
bruna  essucca  e più  o meno  ridotta  in  fibre  grossolane  ; 
ligula  breve,  troncata  trasversalmente,  contornata  da  uno 


— 100  — 


stretto  margine  irregulare  marcescente  ; rachide  triangolare 
in  basso,  gradatamente  ristretto  e prolungato  per  circa 
12  cm.  oltre  l’apice  del  picciolo;  lembo  misurante  85  cm. 
dalla  ligula  all’estremità  dei  segmenti  centrali,  flabellato- 
orbicolare,  diviso  in  circa  80  angusti  segmenti,  nella  parte 
centrale  intiero  sino  a circa  la  metà  e gradatamente  più 
profondamente  diviso  nelle  parti  laterali  ; nei  seni  si  trova 
un  sottile  filamento  ; i segmenti  hanno  la  lamina  piana, 
sul  secco  sono  molto  fittamente  e nitidamente  striati  da 
numerosissimi  nervi  fini  e prominenti,  dei  quali  se  ne  con- 
tano 3-4  al  mm.  ; non  vi  è una  marcata  differenza  fra  i 
nervi  secondari  ed  i terziari  ; venule  transverse  estrema- 
mente  brevi,  quasi  puntiformi;  i segmenti  centrali  sono 
larghi  all’altezza  dei  seni  2.5-3  cm.  e vanno  molto  grada- 
tamente assottigliandosi  in  una  punta  che  si  divide  ad 
8-10  cm.  dall’apice  in  due  lacinie  acuminatissime;  i seg- 
menti dei  lati  sono  gradatamente  più  angusti  ed  un  poco 
meno  profondamente  fessi  all’apice;  le  costole  sono  piutto- 
sto sottili  e glabre. 

Spadici  molto  grandi,  prima  nutanti,  poi  penduli,  for- 
manti una  gran  pannocchia  densa  ramosissima  sporgente 
assai  al  di  fuori  delle  fronde;  ultime  diramazioni  o ramo- 
scelli fioriferi  gracili,  flessuosi,  filiformi,  lunghi  15-25  cm., 
di  1.5  mm.  di  diam.,  molto  finamente  puberuli  ; spate  pri- 
marie lunghe  35-40  cm.,  essucche  spessamente  cartacee,  al 
momento  della  fioritura  aperte  e piane,  latamente  lineari, 
larghe  3-4  cm.,  decidue. 

Fiori  inseriti  orizzontalmente  tutto  in  giro  ai  ramoscelli 
(superficiali  e non  in  scrobicoli),  solitari,  facilmente  deci- 
dui, portati  da  una  incospicua  brattea  scagliforme  e da 
una  bratteola  ancora  più  piccola,  ovato-conici  da  una  base 
pianeggiante,  ottusiusculi,  quando  bene  sviluppati  lunghi 
3 mm.,  larghi  alla  base  1.8  mm.  ; calice  nell’insieme  cupu- 
lare,  subtroncato  o pianeggiante  in  basso,  formato  da  3 
sepali  suborbicolari,  subcarnoso-cerei,  glabri,  alquanto  in- 
spessiti alla  base,  a contorno  rotondato  intiero  od  appena 
fesso  ; corolla  il  doppio  più  lunga  del  calice,  con  parte 


tubulare  brevissima  essendo  i filli  liberi  quasi  sin  dalla 
base,  sul  fresco  carnosuli  e piuttosto  spessi,  molto  finamente 
puberoli  all’esterno,  oblunghi,  ottusi,  nell’  antesi  patenti 
nella  parte  sporgente  dal  calice.  Stami  6 tutti  eguali,  con 
filamenti  molto  dilatati  alla  base,  dove  sono  quasi  del  tutto 
liberi  dalla  corolla,  brevissimamente  saldati  insieme  e poi 
molto  bruscamente  attenuati  in  un  apice  subulato  tenuis- 
simo, glabri,  nell’antesi  lunghi  circa  quanto  i petali  ; antere 
ovato-oblunghe,  egualmente  rotondate  alle  due  estremità, 
inserite  dal  dorso  al  di  sopra  della  metà,  a loggie  alquanto 
disgiunte  alla  base  e deiscenti  quasi  lateralmente.  Ovario 
formato  da  3 carpelle,  nell’  insieme  depresso-turbinato  ed 
ottusamente  trigono,  bruscamente  contratto  in  3 stili  che 
nell’  insieme  formano  un  corpo  conico  allungato,  assotti- 
gliato all’apice  e terminante  negli  stigmi  puntiformi.  Le 
singole  carpelle  hanno  la  base  glabra  e sono  lanoso-barbate 
esternamente  all’altezza  della  base  delle  antere,  sono  poi 
solcate  per  il  lungo  nel  punto  dalle  impressioni  delle  log- 
gie delle  antere  (ogni  carpella  ha  l’impressione  delle  loggie 
di  2 antere).  Ovulo  basilare  eretto  ascendente  anatropo  a 
micropilo  vólto  esternamente.  Perianzio  fruttifero  immu- 
tato. Resti  delle  carpelle  sterili  basilari  poco  apparenti. 

Frutto  ovoideo  egualmente  rotondato  alle  due  estremità, 
leggermente  più  convesso  dal  lato  esterno  che  da  quello 
assile,  risultante  dallo  sviluppo  di  una  sola  carpella,  con  i 
resti  dello  stigma  terminali,  formanti  un  inconspicuo  apicolo 
puberolo;  il  frutto  maturo  ha  la  superficie  unita  lucente, 
corrugata  sul  secco,  nero  violescente  : è lungo  11-12  e 
largo  8-9  mm.;  pericarpio  carnosulo  sottile  membranaceo; 
mesocarpio  carnosulo  non  fibroso  ; endocarpio  crostaceo  sot- 
tile, ± intimamente  connesso  alla  testa  del  seme,  dal  quale 
non  si  può  separare  ; il  seme  e l’endocarpio  formano  quindi 
un  nocciolo  ovoideo  rotondato  alle  due  estremità,  lungo  9 
e largo  7 mm.,  a superficie  opaca,  unita  ; intrusione  del 
tegumento  assai  distinta  e piuttosto  spessa,  fasciante  l’al- 
bume dal  lato  del  rafe  ma  non  penetrante  nel  suo  interno; 
albume  omogeneo,  corneo,  leggermente  concavo  dal  lato 


— 102 


dell’intrusione  del  tegumento  ; embrione  situato  dal  lato 
opposto  al  rafe  poco  al  di  sopra  della  base. 

Habitat.  — Nel  Messico,  sui  monti  calcarei  a Xalco - 
mu/co  all’altezza  di  circa  600  m.  (Liebmann  ex  Mart.). 
Nell’Erbario  di  Monaco  si  trova  un  frammento  di  spadice 
con  frutti  immaturi  raccolto  da  Karwinski,  senza  indica- 
zione di  località  precisa. 

Sereno  Watson  (Proceed.  Amer.  Acad.  XXI,  1886,  442) 
riporta  dubitativamente  alla  Brahea  calcarea  Liebm.  una 
Palma  alta  12-14  piedi  e di  circa  un  piede  di  diam.  incon- 
trata in  appartati  ca  ions  presso  Batopillas,  nel  S.  0.  della 
Provincia  di  Chihuahua. 

Osservazioni.  — La  Brahea  calcarea  non  ha  molta  ras- 
somiglianza con  la  Brahea  dulcis  e ne  differisce  per  la 
quasi  mancanza  di  tubo  della  corolla,  ed  il  seme  con  su- 
perficiale inspessimento  dell’  integumento  e che  non  pene- 
tra profondamente  nell’albume  ; ne  differisce  inoltre  per  i 
sottili  ramoscelli  fioriferi. 

Senza  alcun  dubbio  la  Brahea  nitida  degli  orticoltori 
è identica  alla  Brahea  calcarea , come  ho  potuto  verificare 
dagli  esemplari  della  pianta  olassicea  della  Villa  Valletta 
che  gentilmente  mi  ha  procurato  il  signor  Dupont,  orti- 
cultore  al  Grolfe-Juan. 

La  Brahea  calcarea  è coltivata  anche  nel  giardino  bota- 
nico di  Palermo,  dove  fiorisce  e fruttifera  abbondantemente. 
A tale  riguardo  il  Prof.  Antonino  Borzì,  che  mi  ha  tra- 
smesso gli  esemplari  sui  quali  in  gran  parte  si  basa  la 
precedente  descrizione,  mi  scrive  che  a Palermo  la  fiori- 
tura e fruttificazione  di  questa  Palma  è lentissima  e che 
dal  primo  comparire  dei  bocci  alla  completa  fioritura  ci 
corre  un  anno  ; ed  aggiunge  che  per  la  perfetta  matura- 
zione dei  semi  dalla  prima  comparsa  delle  infiorazioni  oc- 
corrono 3 anni. 

I fiori  erano  bene  aperti  ai  primi  di  Luglio. 

Le  giovanissime  piantine  di  B.  calcarea  che  ho  visto  in 


— 103  — 


coltura  a Firenze  avevano  i piccioli  con  minutissime  spine 
presso  la  base,  le  fronde  di  pianta  adulta  che  ho  studiato 
hanno  i piccioli  con  margini  inermi. 


3.  Brahea  Pimo  Beco.  sp.  n. 

Palma  8-4  m.  alta.  Frondes....  Spadices  3-pli- 
cato-ramosi,  infìorescentiis  partialibus  duplicato- 
ramosis  ramnlis  gracilibus  filiformibus  1 mm.  crassis, 
10-15  cm.  longis,  tomentellis.  Flores  glomerulato- 
fcerni,  in  alabastro  bene  evoluto  8.5  mm.  longi, 
sepalis  orbicularis  carnosis  tenuiter  tomentosis  ; 
corolla  calyce  longiori,  in  dimidiam  inferiorem  par- 
tem tubuloso-campanulata,  phyllis  crassiusculis, 
extus  sericeis,  sub  anthesi  patentibus  vel  refiexis  ; 
staminum  filamentis  basi  cum  corolla  connatis  et 
ad  faucem  in  coronam  sexlobam  unitis,  breviter  su- 
bulatis  ; antheris  oblongis  utrinque  rotundatis  ; ova- 
rio turbinato,  carpellis  apice  sculptis  ibique  pu- 
berulis,  stylo  conico  acuto,  stigmate  punctiformi. 

Descrizione.  — Palma  alta  3-4  m.  Fronde  mancano. 
Spadici  con  infiorazioni  parziali  (in  un  esemplare)  lunghe 
circa  40  cm.,  duplicato-ramose,  molto  finamente  e molle- 
mente  tomentose  in  ogni  parte  — con  la  parte  assile  sottile 
spessa  al  più  3-4  mm.,  molto  ottusamente  angolosa  e si- 
nuosa — verso  la  punta  composte  di  soli  ramoscelli  semplici 
e nei  due  terzi  inferiori  di  rami  secondari  pochissimo  di- 
visi, ossia  con  soli  2-3  od  al  più  4 ramoscelli  fioriferi  ; 
questi  sono  filiformi,  sottili,  piuttosto  rigidi  e dritti,  spessi 
poco  più  di  1 mm.  e molto  lunghi  (10-15  e sino  18  cm.) 
con  fiori  glomerulato-3-ni  nascenti  dall’  ascella  di  una 
piccola  brattea  tomentosa  triangolare,  disposti  assai  rego- 
larmente a spirale  tutto  in  giro  ; i ramoscelli  sono  muniti 


— 104  — 


alla  base  di  una  piccola  brattea  tomentosa  incospicua  trian- 
golare a punta  subulata. 

Fiori  sessili  sopra  un  minuto  tubercoletto,  ognuno  prov- 
visto di  una  bratteola  simile  alla  brattea;  allorché  in  boc- 
cio bene  sviluppato  oblunghi,  rotondati  in  alto,  lunghi 
3.5  mm.,  durante  la  fioritura  coi  3 pezzi  della  corolla  oriz- 
zontali e radianti,  formanti  un  triangolo  coi  lati  di  5 mm.; 
calice  nell’  insieme  cupulare  formato  da  3 sepali  spessi, 
carnoso-coriacei,  orbicolari,  finamente  tomentosi,  coi  mar- 
gini leggermente  imbricati  non  ciliati;  corolla  il  doppio 
più  lunga  del  calice,  brevemente  tubulosa-campanulata 
nella  parte  inclusa  nel  calice,  a divisioni  valvate,  triango- 
lari, ottusiuscule,  spesse,  carnoso-coriacee,  appressatamente 
argenteo-pelose  esternamente,  glabre  internamente,  dove 
sono  solcate  dalle  impressioni  delle  antere.  Stami  formanti 
un  anello  6-lobo  sporgente  alla  fauce  della  corolla,  coi 
lobi  o basi  dei  filamenti  bruscamente  ristretti  in  punta 
subulata  rigida;  antere  regolarmente  oblunghe,  rotondate 
all’apice  ed  apparentemente  anche  alla  base,  ma  quivi  con 
loggie  (parallele)  disgiunte  sino  all’inserzione  del  filamento, 
ossia  sino  al  di  sopra  della  metà.  Ovario  formato  da  3 car- 
pello formanti  un  corpo  turbinato  troncato,  lungo  quanto 
il  tubo  della  corolla,  scolpito  ed  assai  densamente  peloso 
in  alto,  bruscamente  ristretto  in  uno  stigma  a base  conica 
assottigliato  in  punta  sottile  terminata  dallo  stigma  punti- 
forme, il  quale  durante  l’antesi  di  già  sporge  dalla  fauce 
della  corolla. 

Frutti  mancano. 

Habitat.  — Messico,  sul  Monte  de  la  Ventana,  FI  sirian 
alt.  14-1600  m.  (E.  Langlassé,  herborisation  au  Mexique  : 
États  de  Michoacan  et  de  Guerrero,  n.°  82  in  Herb,  de  Can- 
dolle). L’esemplare  è stato  raccolto  in  fiore  il  29  Marzo  1898 
e l’ etichetta  porta  le  seguenti  indicazioni  : Palma  alta 
3—4  m.  Le  fibre  della  base  delle  foglie  formano  delle  pic- 
cole placche  che  gli  indigeni  cuciono  insieme  per  formarne 
delle  coperte  alle  bestie  da  soma.  Nome  indigeno:  « Pimo  ». 


— 105  - 


Osservazioni.  — È ben  distinta  dalle  B.  dulcis  per  i suoi 
ramoscelli  fioriferi  sottili  sebbene  tomentosi;  i fiori  glome  - 
rulato-terni,  la  distinguono  anche  dalla  B.  nitida  e la  co- 
rolla pelosa  dalla  B.  salvadorensis. 

A giudicare  dalla  guaina  il  tronco  può  ritenersi  di 
7-8  cm.  di  diam.  Il  picciolo  al  principio  della  guaina  è 
largo  26  mm.  piano  di  sopra,  spesso  7 mm.  nella  parte  cen- 
trale dove  di  sotto  è convesso  ed  assottigliato  ai  margini 
che  nella  brevissima  porzione  esistente  non  sono  spinosi  ; 
la  guaina  forma  un  panno  sottile  glabro  e lucido  da  ambe- 
due i lati,  rosso  cuojo,  molto  finamente  e fittamente  fìbroso- 
reticolato  verso  i margini. 

4.  Brahea  salvadorensis  Wendl.  nomen  in  H.  Berol. 

Spadicis  ramuli  florigeni  tomentelli  graciles  fili- 
formes  8-11  cm.  longi,  1-5  mm.  crassi.  Flores  glo- 
merulato-terni,  3 mm.  longi,  sepalis  orbicularibus, 
tomentosis,  prope  margines  glabris;  corollae  phyllis 
sub  antbesi  erecto-patulis,  extus  glabris,  acutis,  basi 
breviter  connatis  ; staminum  filamentis  in  cupulam 
brevem  6-lobam  cnm  parte  indivisa  corollae  basi 
adnatam  unitis,  lobis  longe  subulatis;  ovario  ovato 
glabro  in  stylum  conicum  acuminatum  sulcato-im- 
pressum  attenuato. 

Descrizione.  — Fronde....  Spadici  con  rami  molto  fina- 
mente tomentelli  in  ogni  parte,  formanti  nell’insieme  una 
piccola  pannocchia  molto  lassa,  ovata,  con  parte  assile  ri- 
gida, compressiuscola,  molto  ottusamente  angolosa,  divisa 
in  basso  in  rami  secondari  e nella  punta  in  semplici  ramo- 
scelli fioriferi  ; i rami  secondari  più  bassi  si  suddividono 
in  5—6  ramoscelli,  gli  altri  sono  gradatamente  meno  divisi; 
i ramoscelli  fioriferi  sono  filiformi  dritti,  subtereti,  i più 
bassi  lunghi  10-11  cm.,  i superiori  un  poco  più  corti,  spessi 


— 106 


1.5  mm.  alla  base,  portanti  spiralmente  in  giro  i glomeruli 
dei  fiori,  riposanti  questi  sopra  piccoli  tubercoletti;  brattea 
comune  dei  fiori  piccola,  triangolare,  acuta  poco  conspicua. 

Fiori  glomerulato-terni,  lunghi  3 mm.  ; sepali  orbicolari, 
peloso-tomentosi  su  tutta  la  superficie  esterna  meno  che  in 
una  angusta  fascia  tutto  in  giro,  il  margine  pure  è gla- 
bro; la  corolla  è quasi  due  volte  più  lunga  del  calice,  tu- 
bulosa  nel  quarto  inferiore,  coi  filli  molto  spessi,  lisci  e 
glabri  di  fuori,  cimbiformi,  ovati,  acutiusculi,  internamente 
segnati  da  vari  solchi  angusti  e rilievi,  corrispondenti  alle 
impressioni  delle  antere.  Stami  coi  filamenti  brevemente  uniti 
in  basso  al  tubo  della  corolla,  con  larga  base,  la  quale  nella 
parte  libera  è bruscamente  ristretta  in  punta  tenuissima  lun- 
gamente subulata.  Ovario  glabro,  ovoideo  in  basso,  conico 
in  alto,  essendo  gradatamente  attenuato  in  uno  stilo  comune 
subulato  e longitudinalmente  solcato-impresso  ; stigma  pun- 
tiforme. 

Habitat.  — Repubblica  di  San  Salvador  a Contshagna. 

Osservazioni.  — Specie  conosciuta  soltanto  da  un  fram- 
mento di  spadice  consistente  in  una  infiorazione  parziale, 
conservato  nell’Erbario  di  Berlino  e ricevuto  da  H.  Wend- 
land  nel  1900. 

E caratterizzata  per  i ramoscelli  sottili  tomentelli;  per  i 
fiori  glomerulato-terni,  con  sepali  acuti,  intieramente  tomen- 
tosi meno  che  sopra  una  stretta  fascia  presso  il  margine  ; 
per  la  corolla  glabra  esternamente,  molto  brevemente  tubu- 
losa  in  basso  e gli  stami  formanti  una  cupula  intorno  al- 
l’ovario unita  nella  metà  inferiore  alla  parte  indivisa  della 
corolla  e per  l’ovario  totalmente  glabro. 

Specie  escluse  dal  Gen.  Brahea  o note  solo  di  nome. 

Brahea  armata  S.  Wats,  in  Proc.  Am.  Acad.  XI  (1876) 
146  = Erythea  armata  S.  Wats. 

— calcarata  Liebm.  ex  Linden  Cat.  n.  87  (1871)  = 
B.  calcarea  ex  Ind.  Kew. 


— 107  - 


Brahea  conduplicata  Linden.  Illustr.  hort.  XXVIII  (1841) 
16  — Messico.  Quid  ? 

— dulcis  J.  Cooper  in  Smiths  Rep.  1860,  442  = Wa- 

shingtonia  fili f era  H.  Wend,  ex  Ind.  Kew. 

— edulis  H.  Wendl.  ex  S.  Wats,  in  Proc.  Am.  Acad. 

XI  (1876)  120,  146  = Erythea  edulis  S.  Watson. 

— filamentosa  Hort.  ex  S.  Wats.  1.  c.  147  = Washin- 

gtonia  fili f era  H.  Wendl. 

— pilifera  Hort.  ex  W.  Wats,  in  Kew  Bull.  (1889) 

296  = Washingtonia  filifera  H.  Wendl. 

— frigida  Hort.  = Brahea  dulcis  Mart,  ex  Revue  hort. 

1875,  32. 

— glauca  Hort.  = Erythea  armata  S.  Watson  ex  Or- 

cutt  in  Bot.  Gaz.  IX,  262. 

— lucida  Hort.  ex  Kew  Report,  1882  (1884)  64  — 

Mexico.  Quid  ? 

— minima  H.  Wendl.  in  Kerch.  Palm.  235  = Sabal 

Adansom  Guern.  ex  Ind.  Kew.  = Sabal  nitida 
Hort.  fide  Wendl.  1.  c. 

— nobilis  Hort.  Rollins;  Kew  Report,  1882  (1884)  64; 

G.  Roster  in  Bull.  Soc.  tose.  Ort.  XXVIII  (1903) 
8 — Quid  ? 

— Roezlii  Linden,  Illustr.  hort.  XXVIII  (1881)  38  = 

Erythea  armata  S.  Watson. 

— serrulata  H.  Wendl.  in  Kerch.  Palm.  235  = Sere- 

noa  serrulata  Hook.  f. 


Gen.  4.  — Acoelorhaphe  H.  Wendl.  in  Bot.  Zeit.  1879, 
148;  Benth.  et  Hook.  f.  Gen.  pi.  Ill,  882  (nomen 
tantum). 

Fronde  plicato-fiabellato-multifide,  suborbicu- 
lari;  picciolo  spinoso  ai  margini;  rachide  brevissimo. 
Spadici  molto  allungati,  vaginati  da  varie  spate  tu- 
bulose  e con  varie  infiorazioni  parziali  sovrapposte. 


— 108  — 


Fiori  glomerulato-terni  intorno  a sottili  ramoscelli 
fioriferi  od  anche  solitari  o gemini,  minutamente 
bratteati  e bratteolati,  molto  piccoli.  Calice  di  3 
sepali  orbicolari,  corolla  divisa  sino  quasi  alla  base 
in  3 filli  spessi,  assai  più  lunghi  del  calice,  valvati 
molto  brevemente.  Stami  6 eguali  con  filamenti 
dilatati  in  basso  ed  uniti  fra  di  loro  a formare 
una  bassa  cupula  intorno  all’ovario  quasi  del  tutto 
libera  dalla  corolla,  bruscamente  subulati  in  punta 
breve  ; antere  ovate  dorsifisse.  Ovario  turbinato 
di  3 carpelle,  ognuna  con  2 incavi  in  alto,  unite 
in  uno  stilo  comune  breve  conico  subulato  con  sti- 
gma puntiforme.  Frutto  piccolo  sferico  con  resti 
dello  stilo  apicali  minutissimi;  epicarpio  sottile 
pellicolare  ; mesocarpio  molto  scarsamente  carnoso; 
endocarpio  sottilmente  legnoso,  fragile,  facilmente 
separabile  dal  mesocarpio  e formante  un  guscio  al 
seme.  Seme  globoso  non  aderente  all’  endocarpio 
che  per  l’ilo  basilare  ; rate  oblungo,  leggermente 
prominente  e senza  diramazioni  distinte  ; integu- 
mento del  seme  inspessito  molto  leggermente  e fa- 
sciante  il  seme  dal  lato  del  rate  senza  penetrare 
affatto  nell’albume  ; albume  omogeneo  solido  ; em- 
brione situato  da  un  lato  al  di  sotto  della  metà. 

Sino  a qui  il  genere  Acoelorhaphe  era  solo  stato  indicato 
di  nome  ed  applicato  negli  erbari  da  H.  Wendland  alla 
Copernicia  Wrightii  Gris.  et  Wendl.  (Wright,  PI.  Cub. 
n.°  3217). 

Effettivamente  però  il  genere  Acoelorhaphe  più  che  alle 
Copernicia  (le  quali  hanno  il  seme  ruminato)  è grande- 
mente affine  alle  Brahea , dalle  quali  si  distingue  solo  per 
il  seme  mancante  quasi  completamente  di  inspessimento  e 


— 109  — 


di  intromissione  del  suo  tegumento  esterno  nell’interno  del- 
l’albume dal  lato  del  rafe. 

Le  due  sole  specie  note  di  Acoelorhaphe  si  distinguono 
come  appresso. 

1.  Fronde  con  picciolo  assai  fortemente  spinoso  ai  margini 

dalla  base  sino  all’apice  ; seni  primari  situati  circa  alla 
metà  del  lembo  nella  parte  centrale  ; secondi  seni 
8-10  cm.  più  in  alto.  Fiori  lunghi  2.5  mm.  Frutto 
8-9  mm.  di  diam. 

A.  Wrightii  (Wendl.)  - — Cuba.  Honduras? 

2.  Fronde  con  picciolo  debolmente  spinoso  in  basso,  tuber- 

coloso-denticolato in  alto  ai  margini  ; lembo  più  pro- 
fondamente diviso  che  nella  specie  precedente  ; seni 
primari  nella  parte  centrale  a 16-18  cm.  dall’apice  del 
picciolo;  i secondi  seni  pochi  cm.  più  in  alto,  di  modo 
che  i segmenti  risultano  bipartiti  sin  da  circa  la  metà 
dell’intiero  lembo.  Fiori  e frutti  un  poco  più  piccoli 
che  nella  specie  precedente. 

A.  arborescens  (Sargent.)  Becc.  — Florida. 


1.  Acoelorhaphe  Wrightii  Wendl.  (nomen  inH.  Berol.). 

— Copernicia  Wrightii  Gris.  et  Wendl.  in  Gris.  PI. 

Cub.  220;  Sauv.  FI.  Cub.  n.°  2367. 

Descrizione.  — Palma  apparentemente  piuttosto  gracile. 

Fronde  3jk  orbicolari,  multifide,  misuranti  55-60  cm.  dal- 
l’apice del  picciolo  all’estremità  dei  segmenti  centrali;  pic- 
ciolo gracile,  a quanto  sembra  più  lungo  del  lembo,  largo  in 
alto  10-15  mm.,  piano  di  sopra  o molto  leggermente  concavo 
(sul  secco),  convesso  con  angolo  ottusissimo  di  sotto,  assai 
distintamente  striato  per  il  lungo,  armato  da  cima  in  fondo 
piuttosto  fittamente,  ma  senza  molta  regolarità,  con  assai 
robusti  aculei  (lunghi  3—5  mm.)  a punta  bruna  leggermente 
curvato— uncinati,  spesso  vólti  in  senso  contrario;  la  ligula 


— 110  — 


breve  marginata  da  un  piccolo  lembo  essucco  irregolare 
bruno  glabro  deciduo  ; di  sotto  il  rachide  è quasi  mancante 
ed  è rappresentato  da  un  breve  triangolo  molto  aperto  con 
la  punta  leggermente  prolungata  verso  il  lembo.  I segmenti 
sono  circa  50,  spessamente  cartacei  o subcoriacei  rigiduli, 
verdi  pallidi  o glaucescenti  sul  secco,  leggermente  più  pal- 
lidi di  sotto,  percorsi  da  vari  nervi  secondari  non  molto 
prominenti,  di  cui  alcuni  pochi  leggermente  più  forti  della 
grande  maggioranza;  venule  transverse  pochissimo  distinte; 
nei  seni  non  ho  osservato  filamenti  ; i seni  primari  riman- 
gono nella  parte  centrale  a circa  la  metà  del  lembo,  ed  i 
secondi  seni  8-10  cent,  più  in  alto,  di  modo  che  il  lembo 
è doppiamente  profondamente  diviso  ; i segmenti  mediani, 
all’altezza  dei  seni  più  profondi  sono  larghi  20-25  mm.,  e 
le  loro  due  divisioni  sono  molto  gradatamente  attenuate  in 
due  punte  acuminatissime  subulate  piuttosto  rigide;  i seg- 
menti più  esterni  sono  assai  più  stretti  dei  centrali  ed 
anche  con  le  divisioni  più  profonde  ; la  costola  del  segmento 
più  esterno  di  ognuno  dei  lati  è minutamente  tubercoloso- 
scabridula,  le  altre  costole,  superiori  ed  inferiori,  sono  piut- 
tosto gracili  e liscie. 

Scadici  molto  allungati,  eretti  od  eretto-nutanti,  appa- 
rentemente lunghi  oltre  1 m.,  con  la  parte  assile  rigida  e 
dritta,  allorché  guainata  dalle  spate  di  7—10  mm.  di  diam., 
terete  e con  6-7  infiorazioni  parziali  sovrapposte,  discoste 
fra  di  loro  10—15  cm.  e formanti  nell’insieme  una  assai 
grande  pannocchia  allungata  e stretta.  Spate  primarie  molto 
lungamente  tubulose,  sottilmente  coriacee,  cilindriche,  tron- 
cate obliquamente  alla  bocca,  dove  sono  intiere  od  appena 
fesse  e leggermente  fibrose  dal  lato  ventrale,  superficial- 
mente carinate  sul  dorso  in  alto,  brevemente  prolungate  da 
un  lato  in  punta  biloba,  glabre,  finamente  e nettamente 
striate  per  il  lungo.  Le  infiorazioni  parziali,  all’epoca  della 
fioritura,  sono  finamente  pelose  e ± cinerascenti  tanto  nella 
parte  assile  quanto  sui  ramoscelli  fioriferi;  le  inferiori  sono 
lunghe  25—30  cm.,  e formano  delle  larghe  e basse  pannoc- 
chie secondarie  composte  di  pochi  rami  principali,  ognuno 


— Ill  — 


dei  quali  si  divide  in  5-6  ramoscelli  fioriferi  nella  parte 
più  bassa,  in  2—3  in  quella  intermedia  e porta  ramoscelli 
semplici  nella  parte  apicale.  I ramoscelli  fioriferi  nascono 
dall’ascella  di  una  piccola  brattea  membranacea  triangolare 
con  punta  subulata  e sono  filiformi,  flessuosi,  molto  allun- 
gati e sottili;  i più  bassi  sono  lunghi  10-15  cm.,  sono 
spessi  1 mm.,  e portano  spiralmente  assai  numerosi  glo- 
meruli di  fiori. 

Fiori  glabri  minutissimi,  allorché  in  boccio  bene  svilup- 
pato sono  ovati,  ottusi  e non  molto  acutamente  3-goni, 
lunghi  2.5  mm.,  nella  parte  bassa  dei  ramoscelli  per  lo  più 
gemini  o terni,  solitari  nella  parte  apicale  ; ogni  fiore  è 
provvisto  della  sua  bratteola  e riposa  sopra  un  tubercoletto 
suo  proprio;  brattea  esterna  del  fiore,  o dei  glomeruli  di 
fiori,  piccola  membranacea  essucca.  Calice  formato  da  3 se- 
pali suborbicolari  concavi,  molto  brevemente  uniti  in  basso 
dove  sono  carnoso— callosi  e quasi  ottusamente  calcarati,  coi 
margini  cibato  frangiati  e dal  mezzo  in  su  scarioso-j alini. 
Corolla  una  volta  e mezzo  o quasi  due  più  lunga  del  calice, 
formata  da  3 fìlli  assai  spessi,  valvati,  uniti  molto  breve- 
mente per  la  base,  ovati,  acutiusculi,  glabri  e lisci  all’esterno 
(allorché  freschi  o rinvenuti),  superficialmente  carenati  lungo 
il  dorso,  profondamente  impresso-alveolati  e con  creste  ir- 
regolari nell’interno,  molto  inspessiti  all’  apice.  Stami  6 
eguali,  glabri,  bruscamente  subulati  da  una  base  larga  trian- 
golare con  l’apice  eretto  non  inflesso  e le  basi  brevemente 
connate  fra  di  loro  e formanti  una  bassa  cupola  6-loba 
intorno  all’ovario,  quasi  del  tutto  libera  dalla  corolla  ; 
antere  molto  largamente  ovate,  ottuse,  erette,  inserite  per 
il  dorso  verso  la  metà,  a loggie  deiscenti  internamente,  molto 
brevemente  disgiunte  alla  base.  Ovario  glabro,  composto  di 
3 carpelle  nell’insieme  formanti  un  corpo  latamente  obpi- 
riforme  o turbinato,  molto  bruscamente  contratto  in  uno 
stilo  comune  trigono,  subulato  e terminato  da  uno  stigma 
puntiforme  che  sorpassa  un  poco  gli  stami  nel  boccio  ; ogni 
carpella  porta  sul  suo  dorso  rotondato  2 distinte  impres- 
sioni ed  ha  un  ovulo  eretto  situato  nell’  angolo  interno 


— 112  — 


presso  la  base  della  carpella.  Perianzio  fruttifero  piccolis- 
simo, molto  brevemente  pedicelliforme,  portante  i resti  mi- 
nutissimi delle  2 carpello  sterili. 

Frutto  sferico,  leggermente  meno  convesso  dal  lato  assile, 
di  8-9  mm.  di  diam.,  nero  a superficie  leggermente  cor- 
rugata sul  secco,  quasi  lucente  con  la  traccia  longitudinale 
(talvolta  affatto  obliterata)  dell’angolo  interno  della  car- 
pella e che  si  termina  in  un  indistinto  rimasuglio  apicale 
dello  stilo  ; epicarpio  sottile  pellicolare  ; mesocarpio  molto 
scarso,  apparentemente  carnoso  sul  fresco,  violescente,  con 
pochissime  fibre  nella  parte  interna  ; endocarpio  facilmente 
separabile  dal  mesocarpio,  sottilmente  legnoso,  fragile  for- 
mante intorno  al  seme  un  guscio  sferico  ottusamente  cau- 
diculato  in  basso. 

Seme  globoso  un  poco  deficiente  dal  lato  del  rafe,  libero 
nel  nocciolo,  di  7 mm.  di  diam.,  a superficie  unita  opaca 
bruno-castagno  sulla  quale  non  si  distinguono  diramazioni 
del  rafe;  ilo  non  molto  esteso  basilare  circolare;  rafe  oblun- 
go laterale  leggermente  prominente;  integumento  molto 
leggermente  inspessito  e fasciante  dal  lato  del  rafe  l’al- 
bume senza  menomamente  compenetrarlo;  albume  omoge- 
neo solido  ; embrione  situato  da  un  lato  al  di  sotto  della 
metà. 

Habitat.  — Cuba  e forse  anche  lo  Honduras.  Gli  esem- 
plari tipici,  sono  quelli  delle  « Plantae  Cubenses  Wrigbt- 
iane  n.°  3207  ».  Altri  esemplari  identici  a questi  si  tro- 
vano nell’ Erb.  di  Berlino  con  l’etichetta:  « Erbarium  de 
Cuba.  Estacion  centrai  agronomica  »,  n.°  4208.  Herr adura. 
Prov.  de  Pinar  del  Rio. 

Osservazioni.  — Della  Acoelorhaphe  Wrightii  possiedo 
esemplari  provenienti  da  individui  coltivati  nei  giardini  bo- 
tanici di  Buitenzorg  e di  Calcutta.  L’esemplare  di  Buiten- 
zorg  ha  una  fronda  intiera  che  misura  dall’apice  del  picciolo 
all’estremità  dei  segmenti  centrali  70  cm.;  i segmenti  sono 
50,  il  picciolo  è armato  di  ugnioli  quasi  eguali  da  cima  a 


— 118  — 


fondo  a distanze  di  2-8  cm.;  lo  spadice  è lungo  1.10  m. 
Nell’erbario  di  Berlino  si  trova  un  frammento  di  spadice 
raccolto  nello  Honduras  da  Warscewicz  e che  mi  sembra 
debba  appartenere  alla  A.  Wrightii , ha  però  le  infiorazioni 
parziali  un  poco  più  grandi,  maggiormente  divise,  e più 
densamente  pelose  che  in  questa.  I fiori,  che  solo  ho  po- 
tuto studiare  ridotti  in  cattivo  stato,  non  mi  hanno  pre- 
sentato differenze  da  poterli  distinguere  da  quelli  della 
A.  Wrightii. 


Acoelorhaphe  Wrightii  var.  novo-geronensis  Becc. 

Un  esemplare  di  « Curtiss,  West  Indian  Plants  n.°  449  » 
raccolto  presso  Nueva  Gerona,  Isla  de  Pinos  (Aprii  17.  1904), 
differisce  leggermente  dalla  forma  tipica  di  Cuba.  La  fronda 
misura  57  cm.  dal  picciolo  all’estremità  dei  segmenti  centrali; 
questi  sono  larghi  25-27  mm.  ed  hanno  il  seno  più  pro- 
fondo a 20-25  cm.  dal  picciolo,  ed  il  2°  a 8-10  cm.  più  in 
alto.  L’  infiorazione  parziale  che  accompagna  tale  fronda  è 
lunga  30  cm.  e forma  un’  ampia  e larga  pannocchia  3-pli- 
cato  ramosa  e quindi  un  poco  più  divisa  che  negli  esem- 
plari di  Cuba.  I fiori  sono  leggermente  più  gracili  con  i 
sepali  meno  ciliati  al  margine  ed  i petali  un  poco  più 
stretti  che  nella  forma  tipica. 


2.  Acoelorhaphe  arborescens  Becc.  — Serenoa  arbore- 
scens  Sargent  in  Coult.  Bot.  Gaz  XXVII,  90. 

Descrizione.  — Palma  gracile  cespitosa  con  i tronchi 
lunghi  10-12  m.  e di  7-10  cm.  di  diam.,  ascendenti,  fles- 
suosi e spesso  tanto  inclinati  da  toccare  quasi  il  terreno  ; 
essi  rimangono  lungamente  coperti  dalle  basi  dalle  vagine 
delle  vecchie  fronde,  e soltanto  quando  sono  molto  vecchi 
diventano  nudi  in  basso. 

Fronde  orbicolari,  flabellato-multifide,  misuranti  dall’a- 


8 


— 114  — 


pice  del  picciolo  all’estremità  dei  segmenti  centrali  circa 
50  cm.  Il  picciolo  è gracile,  in  una  fronda  è lungo  40 
cm.,  e della  larghezza  di  9-10  mm.,  ± distintamente  striato 
per  il  lungo,  pianeggiante  di  sopra,  convesso  e con  un  an- 
golo ottusissimo  di  sotto  ; i suoi  margini  sono  acuti  prov- 
visti in  basso  di  rade  e piccole  spinule  curvate  in  su,  le 
quali  verso  l’apice  si  trasformano  in  piccolissimi  tuberco- 
letti  che  lo  rendono  scabro;  la  ligula  è molto  breve,  ro- 
tondata con  un  piccolo  lembo  crestiforme  semilunare  es- 
succo  e deciduo  ; di  sotto  il  rachide  è rappresentato  da  un 
piccolo  triangolo  equilatero  acuto  nettamente  definito  da  uno 
strettissimo  margine;  la  parte  del  picciolo  che  è guainante 
è coriacea,  bruno-rossastra,  lunga  circa  25  cm.,  non  sfilac- 
cicata,  percorsa  lungo  il  mezzo  da  una  robusta  costola  ot- 
tusa, continuazione  del  picciolo,  la  quale  sui  margini  presso 
all’attacco  col  tronco  è provvista  di  alcune  relativamente 
robuste  spine  curvate  in  giù  e che  rimangono  libere  e so- 
vrapposte alla  parte  guainante.  I segmenti  sono  circa  40, 
spessamente  cartacei  o subcoriacei,  piuttosto  flaccidi,  verdi 
pallidi  di  sopra  (sul  secco),  molto  glaucescenti  di  sotto, 
glaberrimi,  con  le  costole  superiori  ed  inferiori  piuttosto 
gracili,  e con  vari  nervi  secondari  assai  tenui  e non  molto 
rilevati;  venule  tras verse  brevi  molto  interrotte  e poco  di- 
stinte; nell’esemplare  da  me  studiato  non  vi  sono  filamenti 
interposti  ai  segmenti;  i seni  primari  e centrali  rimangono 
a 16-18  cm.  al  disopra  dell’apice  del  picciolo  ed  i secon- 
dari pochi  cent,  più  in  alto,  ossia  a circa  la  metà  del 
lembo,  di  modo  che  la  parte  centrale  indivisa  del  lembo 
è ben  piccola;  nei  segmenti  laterali  i seni  principali  ri- 
mangono gradatamente  sempre  più  vicini  alla  ligula  sino 
a giungere  quasi  a solo  1 cent,  da  questa;  nei  segmenti 
più  esterni  i seni  secondari  arrivano  sino  oltre  il  terzo  in- 
feriore del  lembo;  i segmenti  centrali  all’altezza  del  primo 
seno  sono  larghi  circa  2 cm.  con  le  due  metà  aventi  forte 
tendenza  a combaciarsi,  e con  le  2 divisioni  secondarie 
molto  gradatamente  attenuate  in  una  acuminatissima  punta 
piuttosto  flaccida. 


115  — 


Spadice  allungato,  nutante  (in  un  esemplare  lungo  oltre 
1 m.),  formante  una  lassa  pannocchia  subunilaterale,  com- 
posta di  6 rami  od  infiorazioni  parziali  e portata  da  una 
parte  peduncolare  assai  allungata,  rigida,  dritta,  sottile 
(spessa  8-9  mm.),  guainata  strettamente  da  una  spata  (che 
non  porta  ramo),  sottilmente  coriacea,  leggermente  com- 
pressa ed  ottusamente  subancipite,  di  eguale  larghezza  tanto 
in  basso  quanto  in  alto,  bilobo-bilabiata  all’apice  con  i 2 
lobi  ottusi,  glabra  e finamente  striata  per  il  lungo;  le  al- 
tre spate  portano  tutte  una  infiorazione  parziale,  sono  pure 
molto  lungamente  tubolose,  troncate  obliquamente  alla 
bocca,  leggermente  carinate  sul  dorso  in  alto,  bidentate 
all’apice.  Le  infiorazioni  parziali  sono  finamente  e molle- 
mente  pelose  e cinerascenti,  le  inferiori  più  grandi  delle 
superiori  e lunghe  25-30  cm.,  composte  di  pochi  rami  prin- 
cipali, i quali  nella  parte  più  bassa  si  suddividono  più  o 
meno,  e di  ramoscelli  fioriferi  indivisi  nel  rimanente;  i ra- 
moscelli nascono  dall’ascella  di  una  tenuissima  bratteola 
pelosa  subulata  e sono  gracili,  sottili,  filiformi,  flessuosi, 
corrugato-angolosi  sul  secco,  lunghi  12-15  cm.,  spessi  al 
più  1 mm.,  coi  fiori  assai  numerosi  inseriti  spiralmente. 

Fiori  glabri  minutissimi,  allorché  in  boccio  bene  svilup- 
pato ovato-oblunghi,  ottusi,  giungenti  a mala  pena  a 2 
mm.  di  lunghezza,  solitari  o gemini,  sessili  sopra  un  pic- 
colissimo tubercoletto  all’ascella  di  una  piccola  brattea 
membranacea  essucca  e di  1-2  bratteole  (secondo  il  nu- 
mero dei  fiori)  simili  alla  brattea  ma  più  piccole.  Calice 
di  3 sepali  glabri  suborbicolari,  concavi,  coi  margini  im- 
bricati,  callosi  e subcalcarati  in  basso,  cospicuamente  ci- 
liato-frangiati  e quasi  laciniati  tutto  in  giro.  Corolla  una 
volta  e mezzo  o quasi  due  più  lunga  del  calice,  formata 
da  3 filli  valvati  riuniti  brevemente  per  la  base,  ovato- 
oblunghi,  ottusi,  glabri,  carnosi,  impresso-alveolati  ed  ir- 
regolarmente crestati  internamente,  molto  inspessiti  al- 
l’apice, stami  con  filamenti  bruscamente  subulati  da  una 
base  larga  triangolare  molto  brevemente  connati  fra  di 
loro  in  basso  e formanti  intorno  all’ovario,  una  bassa  cu- 


— 116 


pola  6-loba  quasi  del  tutto  libera  dalla  corolla;  antere  ot- 
tuse erette,  inserite  per  il  dorso  al  di  sotto  della  metà,  a 
loggie  deiscienti  internamente  e molto  brevemente  sepa- 
rate alla  base;  ovario  glabro  composto  di  3 carpello  nel- 
1’  insieme  formanti  un  corpo  latamente  obpiriforme  o tur- 
binato ottusamente  3-gono,  molto  bruscamente  contratto  in 
uno  stilo  trigono,  subulato  e terminato  da  uno  stigma 
puntiforme  che  sorpassa  un  poco  gli  stami  nel  boccio  ; 
ogni  carpella  porta  in  alto  sul  dorso  2 distinte  impressioni 
ed  lia  un  ovulo  eretto  situato  nell’angolo  interno  presso 
la  base  della  carpella.  Perianzio  fruttifero  piccolissimo 
molto  brevemente  pedicelliforme,  non  accresciuto.  Carpello 
sterili  inconspicue  alla  base  del  frutto. 

Frutto  sferico  di  8 mm.  di  diam.,  nero  a superficie  leg- 
germente corrugata  sul  secco,  quasi  lucente,  somigliantis- 
simo per  dimensione  ed  aspetto  ad  una  grossa  coccola  di 
Juniperus  communis , con  la  traccia  longitudinale,  talvolta 
affatto  obliterata,  dell’angolo  interno  della  carpella  e che 
si  termina  in  un  indistinto  rimasuglio  apicale  puntiforme 
dello  stilo  ; epicarpio  sottile  pellicolare  ; mesocarpio  molto 
scarso,  giallo,  parenchimatoso,  oleoso,  con  poche  fibre  nella 
parte  più  interna;  endocarpio  sottilmente  legnoso  fragile, 
formante  un  guscio  o nocciolo  facilmente  separabile  dal 
mesocarpio;  il  nocciolo  è sferico  con  un  corto  caudicolo 
acuto  in  basso. 

Seme  libero  nell’  interno  del  nocciolo,  sferico,  di  6 mm. 
di  diam.,  a superfìcie  unita  subnitida  bruno-castagno;  ilo 
non  molto  esteso  basilare  ; rafe  oblungo  appena  prominente 
senza  diramazioni  ben  distinte;  integumento  molto  legger- 
mente inspessito  dal  lato  del  rafe  e fasciante  da  un  lato 
l’albume  senza  compenetrarlo;  albume  omogeneo  solido  ; 
embrione  situato  da  un  lato  al  di  sotto  della  metà. 

Habitat.  — Nella  Florida  meridionale  presso  le  sorgenti 
del  Chokoliskee  River  a circa  30  miglia  a S.  E.  del  lago 
Trafford,  raccolta  in  fiore  da  R.  G.  Corbitt  in  maggio  1898, 
ed  a Royal  Palm  Hummoch  presso  la  città  di  Everglade 


— 117  — 


in  frutto  da  R.  B.  Shorter,  in  Decembre  1898  (Herb.  Sar- 
gent). 

Cresce  nelle  paludi  invaso  dai  cipressi  frammista  alla 
« Royal  Palm  » (Oreodoxa)  in  luoghi  dove  nell’  inverno 
l’acqua  è alta  da  2-3  a 40  cm.  La  Palma  è conosciuta  sul 
luogo  col  nome  di  « Silvery  Palm  ».  Le  fronde  vecchie  non 
cadono  ma  ripiegandosi  in  basso  ricuoprono  il  tronco;  di 
solito  però  vengono  bruciate  quando  vien  dato  fuoco  al- 
l’erbe  nella  stagione  asciutta  ed  allora  il  tronco  apparisce 
a superficie  ineguale  e rozzamente  scabrosa  e vien  detto 
« booty  » o « scraggly  »,  fino  a che,  quando  la  pianta  di- 
viene molto  vecchia,  i « boots  » (che  così  vengono  chia- 
mate le  basi  tutt’ora  aderenti  delle  fronde  nel  comune 
S.  Palmetto)  cadono  ed  allora  il  tronco  rimane  liscio. 

Osservazioni.  — Questa  Palma  non  può  certamente 
mantenersi  nel  genere  Serenoa  essendo  affinissima  alla  A. 
Wrightii , dalla  quale  si  distingue  per  il  picciolo  che  è ar- 
mato sui  margini  di  aculei  solo  in  basso  ed  è denticolato- 
tubercoloso  in  alto  ; per  i fiori  eòi  sepali  più  orbicolari, 
subcalcarati,  in  basso,  a contorno  più  frangiato  e per  il 
frutto  leggermente  più  piccolo,  con  mesocarpio  oleoso,  men- 
tre nella  A.  Wrightii  il  mesocarpio  sembra  carnoso. 

Una  mezza  fronda  di  una  Palma  della  Florida  che  Sar- 
gent nel  suo  Erbario  ha  riferito  alla  Serenoa  arborescens 
mi  sembra  che  possa  appartenere  ad  una  specie  differente 
da  questa,  se  pure  non  è della  Acoelorhaphe  Wrightii.  L’esem- 
plare porta  la  seguente  etichetta:  « Ex  Herb.  Oakes  Ames. 
n.°  1375.  Head  of  East  River , Whitewater  Bay , Monroe  Co., 
Florida.  Mar.  22,  1905,  Collected  by  A.  A.  Eaton.  ». 

Tale  fronda  differisce  da  quella  della  A.  arborescens  per 
il  picciolo  più  lungo  del  lembo,  spinuloso  sino  all’apice  e 
per  le  divisioni  molto  meno  profonde,  le  primarie  del  cen- 
tro giungenti  sin  oltre  la  metà  del  lembo  e le  secondarie 
a soli  11-16  cm.  dall’estremità. 

Conviene  avvertire  che  le  indicate  differenze  potrebbero 
anche  dipendere  dalla  differente  età  delle  piante  dalle  quali 


118  — 


sono  state  colte  ; poiché  è ben  noto  che  le  fronde  delle 
Palme  negli  individui  molto  giovani  differiscono  bene  spesso 
notevolmente  da  quelle  degli  adulti,  specialmente  nella 
maggiore  o minore  spinescenza  e lunghezza  dei  piccioli  e 
nella  maggiore  o minore  divisione  della  lamina. 


Cren.  5.  — Erythea  S.  Watson,  Bot.  of.  Calif.  II,  211,  485; 

Benth.  et  Hook.  f.  Gfen.  PI.  Ili,  927. 

Palme  elate  o subelate.  Fronde  flabellato-mnlti- 
fìde  suborbicolari  con  segmenti  più  o meno  pro- 
fondamente bipartiti  ; picciolo  ± spinoso  ai  margini 
od  anche  inerme,  ligulifero  all’apice  davanti,  pro- 
lungato di  dietro  nel  rachide;  questo  più  o meno 
evoluto  dritto  od  arcuato.  Spadici  allungato-pani- 
culati,  duplicato-  o triplicato-ramosi,  con  varie  spate 
tubulose  e varie  infiorazioni  parziali  sovrapposte  ; 
queste  divise  in  numerosi  ramoscelli  fioriferi  al- 
lungati. Fiori  sessili,  glomerulato-3-ni,  bratteati  e 
bratteolati.  Calice  di  3 sepali  suborbicolari  legger- 
mente imbricati.  Corolla  con  una  breve  parte  tu- 
bulare  o cu  pillare  in  basso  e più  o meno  profon- 
damente divisa  in  3 filli  valvati  nel  rimanente  ; 
stami  6 coi  filamenti  uniti  in  basso  fra  di  loro, 
connati  con  la  parte  indivisa  della  corolla,  e con 
una  base  molto  larga  bruscamente  ristretta  nella 
parte  libera  ; antere  ovate  od  oblunghe,  dorsifisse. 
Ovario  composto  di  3 carpelle  leggermente  coerenti 
e formanti  nell’ insieme  un  corpo  ovato  o turbinato, 
± scolpito  in  alto  ed  attenuato  in  uno  stile  comune 
conico  breve  subulato  ; stigma  puntiforme.  Frutto 
globoso  od  ovoideo  formato  da  una  sola  carpella 


119  — 


con  i resti  del  suo  stilo  apicali  puntiformi  ed  i 
resti  delle  carpelle  sterili  alla  base  ; epicarpio  sot- 
tile ; mesocarpio  più  o meno  carnoso  ; endocarpio 
sottile  ma  legnoso,  distaccantesi  più  o meno  facil- 
mente dal  mesocarpio.  Seme  aderente  all’endo- 
carpio ; albume  omogeneo  solido  con  una  concavità 
profonda  nella  quale  penetra  un  forte  inspessimento 
del  tegumento  del  seme  dal  lato  del  rafe;  embrione 
situato  sulla  faccia  opposta  al  rafe. 

Il  genere  Erythea  è stato  fondato  da  Sereno  Watson 
per  due  Palme  di  California  ( E . edulis  ed  E.  armata)  am- 
bedue adesso  grandemente  diffuse  nei  Giardini  d’Europa, 
specialmente  nella  regione  mediterranea,  dove  hanno  comin- 
ciato a fiorire  e fruttificare  abbondantemente.  Grazie  alla 
cortesia  del  sig.  B.  Chabaud  di  Tolone  sin  dal  Decem- 
bre  1905  ho  potuto  studiare  i fiori  ed  i frutti  freschi  della 
Erythea  edulis  provenienti  da  un  indivuo  coltivato  ad  Hyè- 
res.  Nello  stesso  tempo  detta  Palma  ha  portato  fiori  e 
frutti  anche  nel  giardino  del  mio  compianto  amico  il  ba- 
rone generale  Vincenzo  Ricasoli  alla  Casa  bianca  presso 
Orbetello  e dietro  quest’esemplare  ho  descritto  la  fronda. 
Ho  poi  studiato  anche  i fiori  della  Erythea  armata  che 
ha  cominciato  a fiorire  nel  Giardino  della  Società  toscana 
d’orticoltura  a Firenze  sin  dall’Agosto  1903,  rimanendo 
però  sino  al  giorno  d’oggi  infeconda. 

I frutti  di  una  forma  della  Erythea  armata  cresciuta  ad 
Hyères  e che  io  ho  distinto  come  varietà  microcarpa  mi 
sono  pure  stati  gentilmente  trasmessi  dal  sig.  Chabaud. 
Dallo  studio  accurato  che  per  conseguenza  ho  potuto  fare 
di  queste  Palme  son  venuto  alla  conclusione  che  nei  fiori 
non  esiste  il  più  piccolo  carattere  per  il  quale  il  gen.  Ery- 
thea sia  possibile  distinguerlo  dalle  Limstona.  I fiori  della 
Erythea  edulis  infatti  sono  tanto  simili  per  forma  e dimen- 
sione ed  anche  per  la  struttura  di  ogni  loro  parte,  a quelli 


— 120  — 


della  Livistona  chinensis  clie  tanto  gli  uni  quanto  gli  altri 
quasi  si  possono  descrivere  con  le  medesime  parole  ; solo 
nella  L.  chinensis  i sepali  non  sono  acuminati  e l’ovario 
è del  tutto  glabro  ed  è più  distintamente  segnato  in  alto 
dalle  impressioni  delle  antere  nel  bocciamento.  Nel  frutto 
l’unica  differenza  che  io  ho  potuto  riscontrare  fra  le  Livi- 
stona e la  Erythea  l’ ho  trovata  nell’aderenza  del  seme 
con  l’endocarpio.  Tanto  nella  Erythea  edulis  quanto  nella 
Livistona  chinensis  l’endocarpio  è debolmente  connesso  col 
mesocarpio  (carnoso)  ed  a maturità  del  frutto  facilmente 
si  distacca  da  questo  lasciando  libero  un  nocciolo  conte- 
nente il  seme;  ma  nella  LJvistona  chinensis , a completa 
maturità,  il  seme  rimane  libero  dentro  il  guscio  del  noc- 
ciolo, mentre  nella  Erythea  edulis  (sebbene  l’endocarpio 
abbia  la  medesima  struttura  ed  il  medesimo  spessore  di 
quello  della  L.  chinensis)  esso  aderisce  fortemente  alla  testa 
del  seme  colla  quale  forma  quasi  un  solo  tessuto.  E sol- 
tanto quando  i frutti  sono  prossimi  alla  maturità  che  nella 
Erythea  edulis  ha  luogo  l’adesione  del  seme  all’endocarpio, 
poiché  nei  frutti  di  un  anno,  di  detta  palma,  leggermente 
appassiti,  il  seme  si  distacca  da  sé  dalla  sua  cavità,  pre- 
cisamente come  normalmente  accade  nella  L.  chinensis. 
L’embrione  nelle  Erythea  rimane  nella  posizione  medesima 
che  nelle  Livistona. 

La  ragione  per  la  quale  l’endocarpio  nelle  Erythea  e 
nelle  Livistona  si  stacca  così  facilmente  dal  mesocarpio  si 
trova  nel  fatto  che  le  cellule  del  mesocarpio  immediata- 
mente a contatto  dell’endocarpio  fanno  parte  di  un  tessuto 
parenchimatoso  molle  costituito  da  piccoli  elementi  a pa- 
reti sottili  lassamente  uniti  fra  di  loro  e quindi  facilmente 
separabili.  Nell’insieme  tutto  il  pericarpio  della  Erythea 
edulis  ha  la  medesima  struttura  anatomica  di  quello  della 
Livistona  chinensis.  Ad  eccezione  quindi  di  una  maggiore 
aderenza  del  seme  all’endocarpio  nelle  Erythea , fra  queste 
e le  Livistona  non  esiste  alcuna  differenza  generica. 

Le  Erythea  sono  pure  molto  affini  alle  Brahea  e spe- 
cialmente alla  B.  dulcis.  Nei  fiori  non  esistono  differenze 


— 121 


apprezzabili,  ed  il  seme  della  B.  dulcis  non  differisce  da 
quello  delle  Erythea  che  per  essere  libero  dall’endocarpio, 
essendoché  anche  in  queste  l’ integumento  del  seme  dal 
lato  del  rafe  penetra  assai  profondamente  nella  sostanza 
dell’albume. 

In  conclusione  quindi  i generi  americani  Erythea  e Bra- 
hea  sono  dei  prossimi  parenti  dello  asiatico  Livistona.  Se 
poi  non  si  dovesse  tener  conto  della  maggiore  o minore 
aderenza  del  seme  all’endocarpio,  del  maggiore  o minore 
inspessimento  rateale  dell’  integumento  del  seme  e della 
maggiore  o minore  penetrazione  di  questo  nell’interno  del- 
l’albume non  sarebbe  possibile  separare  le  Erythea,  le  Acoe- 
lorhaphe  e le  Brahea  dalle  Livistona. 

Presentemente  le  specie  di  Erythea  riconosciute  sono  5, 
ma  di  queste  la  E.  aculeata  e la  E.  Brandegeei  sono  poco 
ben  note. 

Sulla  superfìcie  dei  frutti  freschi  della  Erythea  edulis 
si  scorgono  bene  anche  ad  occhio  nudo  numerosi  puntolini 
assai  più  chiari  del  tessuto  circostante,  i quali  non  sono 
altro  che  piccole  aperture  od  ostioli  facenti  capo  ad  una 
cavità  assai  ampia  nel  tessuto  del  pericarpio.  Io  ho  fatto 
cenno  di  questi  organi  nella  mia  monografia  delle  Palme 
del  Madagascar  (Engler’s  Bot.  Jahrb.  XXXVIII,  1906). 

Nei  frutti  mezzo  maturi  e secchi  di  E.  edulis  i rammen- 
tati organi  si  presentano  come  papille  rilevate  chiare  per- 
forate all’apice,  visibili  anche  con  una  semplice  lente  e che 
nel  loro  assieme  hanno  l’apparenza  di  piccoli  coni  vulca- 
nici. Le  cavità  sottostanti  all’ostiolo  sono  irregolari  e sem- 
brerebbero prodotte  da  disorganizzazione  di  un  tessuto 
parenchimatoso,  se  non  che  sono  tappezzate  da  cellule  ir- 
regolari a pareti  fortemente  cuticularizzate,  framezzo  alle 
quali  sembra  che  si  facciano  strada  altre  cavità  molto  più 
anguste  e sinuose. 

Nulla  saprei  indicare  sulla  funzione  di  tali  organi,  i 
quali  si  ritrovano  sulla  superficie  di  molti  altri  frutti  di 
Palme. 

Io  ho  di  già  fatto  conoscere  la  loro  presenza  anche  nelle 


122  


Hyphaene  (1.  c.),  dove  è presumibile  che  siano  dovuti  ad 
una  trasformazione  morfologica  dei  punti  squamuliferi  così 
abbondanti  sulle  fronde  di  queste  Palme.  Della  medesima 
natura  è presumibile  che  siano  pure  le  punteggiature  che 
si  osservano  tanto  sulle  fronde  quanto  sopra  i frutti  dei 
Borassus. 

Detti  puntolini  si  riscontrano  anche  sulle  fronde  e sui 
frutti  della  Copernicia  australis,  ed  in  generale  mi  è sembrato 
di  osservare  che  essi  si  trovano  a preferenza  sopra  Palme 
a foglie  glaucescenti  e che  sono  di  natura  ± xerofila. 

Prospetto  delle  specie  di  Erythea. 

A.  Frutti  più  o meno  globosi  rotondati  alle  due  estremità. 

1.  Fronde  verdi,  lembo  lungo  70-85  cm.,  picciolo  ro- 

busto molto  debolmente  armato.  Fiori  lunghi  3-5 
mm.  Frutto  di  25-27  tnm.  di  diam. 

E.  edulis  S.  Wats.  — Is.  Guadalupa  (Calif.) 

2.  Fronde  (colore  ?)  con  lembo  lungo  40-60  cm.,  pic- 

ciolo gracile  (largo  1 cm.)  armato  di  spine  lunghe 
1 mm.  Frutti  globosi  di  25  mm.  di  diam. 

E.  aculeata  T.  S.  Brandegee  — Nord  Mexico. 

3.  Fronde  verdi,  segmenti  uniformemente  striati;  pic- 

cioli armati  con  spine  lunghe  circa  5 mm.  Fiori 
lunghi  2.5  mm.  Frutti  lunghi  18-19  e spessi 
15-16  mm. 

E.  Brandegeei  Purpus  — Sud  Lower  California. 

4.  Fronde  fortemente  glauche  ; segmenti  fortemente 

striati  dai  nervi  secondari  e più  finamente  dai 
terziari;  piccioli  robusti,  fortemente  spinosi.  Fiori 
di  circa  2 mm.  di  lunghezza.  Frutti  20-24  mm. 
lunghi,  20-22  mm.  larghi,  16-17  mm.  spessi. 

E.  armata  S.  Wats.  — Nord  Lower  California. 
Frutti  sferici  di  14-16  mm.  di  diametro. 

E.  armata,  v.  microcarpa  Beco. 


123  — 


B.  Frutti  obpiriformi  distintamente  attenuati  in  basso. 

5.  Fronde  con  piccioli  inermi,  segmenti  finamente  e uni- 
formemente striati.  Fiori  lunghi  3.5  mm.  Frutti 
lunghi  18-20  e larghi  15-17  mm. 

E.  elegans  Franceschi.  — Sonora  (N.  Messico). 


1.  Erythea  edulis  S.  Watson,  Bot.  of  Calif,  v.  II,  212.  — 

Brahea  edulis  H.  Wendl.  ex  S.  Wats,  in  Proceed. 

Am.  Acad.  XI  (1876)  120,  146;  Orcutt.  in  Bot  Gaz.  IX, 

p.  262. 

Descrizione.  — Bella  Palma  ma  crescente  assai  lenta- 
mente, con  tronco  robusto  annidato  cicatricoso  in  basso, 
ricoperto  in  alto  dalle  vecchie  fronde,  alto  sino  10-12  m., 
coronato  da  una  chioma  emisferica  di  fronde  di  un  verde 
gaio  di  sopra,  leggermente  glaucescente  di  sotto  (allo  stato 
fresco).  La  pianta  comincia  a fiorire  e fruttificare  quando 
ancora  manca  di  un  tronco  ben  distinto,  perchè  questo 
anche  in  piante  che  hanno  oltre  20  anni  di  vita  rimane 
coperto  dalle  fronde  più  basse  più  o meno  deperite. 

Fronde  orbicolari,  plicato-fiabellate,  multifide  ; picciolo 
robusto,  lungo  circa  m.  1.50,  in  sezione  transversa  de- 
presso-triangolare, leggermente  concavo  di  sopra,  roton- 
dato di  sotto,  con  margini  acutissimi,  i quali  sono  legger- 
mente e remotamente  spinulosi  in  basso  nelle  piante  adulte, 
più  distintamente  spinosi  nelle  fronde  giovani,  nudi  almeno 
nella  metà  superiore;  alla  base,  il  picciolo  è dilatato  e porta 
i resti  del  reticolo  filamentoso  nel  quale  si  dissolve  la  breve 
parte  abbracciante,  in  alto  sotto  la  ligula  è largo  3.5  cm. 
e spesso  13-14  mm.,  intieramente  liscio  e verde  come  il 
lembo  ; ligula  oblunga,  irregolare  a lembo  essucco  marce- 
scente ed  in  gran  parte  deciduo  ; il  rachide  da  una  base 
triangolare  allungata  si  prolunga  sino  a circa  il  terzo 
inferiore  della  lamina  ed  è leggermente  arcuato  ; lamina 
più  corta  del  picciolo,  misurante  dall’estremità  del  pie- 


— 124 


ciolo  all’apice  dei  segmenti  centrali  circa  90  cm.  ; i seg- 
menti sono  molto  numerosi,  oltre  100,  tutti  profondamente 
bipartiti  (nelle  foglie  di  pianta  giovane  assai  meno  che 
nelle  adulte);  i segmenti  esterni  sono  molto  piccoli  ed 
angusti,  larghi  solo  5-6  mm.,  lunghi  circa  30  cm.,  separati 
fra  di  loro  a soli  2-4  cm.  dalla  ligula  e profondissimamente 
bipartiti,  i venienti  sono  gradatamente  più  larghi  e più 
lunghi  con  i seni  gradatamente  più  discosti  dalla  ligula  ; 
i segmenti  maggiori  sono  quelli  della  metà  dei  lati  ed  in 
questi  i seni  primarii  rimangano  a circa  la  metà  del  lembo, 
quivi  sono  larghi  3.5  cm.  e da  tal  punto  in  su  vanno  gra- 
datamente restringendosi,  dividendosi  presto,  a circa  il  terzo 
superiore  dell’intiero  lembo,  in  due  punte  lungamente  acu- 
minate; in  ogni  seno  si  trova  un  filamento  sottile  e fugace; 
i segmenti  sono  di  consistenza  cartacea  non  molto  rigida; 
sul  secco  appariscono  molto  finamente  striati  da  numerosi 
nervi  assai  rilevati  nella  pagina  inferiore,  dove  se  ne  pos- 
sono contare  circa  3 al  mm.;  sulla  pagina  superiore  la 
striatura  è meno  regolare  che  nella  inferiore,  perchè  alcuni 
dei  nervi  sono  leggermente  più  forti  di  altri;  venule  tran- 
sverse indistinte  anche  sul  secco;  margini  non  inspessiti. 

Spedici  alquanto  più  corti  delle  foglie,  assai  robusti, 
lunghi  circa  quanto  i piccioli,  vaginati  in  basso  da  varie 
spate  tubulari  rivestite  da  abbondante  tomento  facilmente 
removibile,  paniculato-ramosi,  composti  da  varie  infiore- 
scenze parziali  sovraposte  duplicato-ramose  ; le  spate  su- 
periori delle  infiorazioni  parziali  sono  tubulari  e stretta- 
mente  guainanti  in  basso,  dilatate  in  alto  in  un  lembo  mem- 
branaceo essucco,  cinnamomeo  internamente,  lanceolato- 
acuminato  in  forma  d’orecchio  d’asino,  distintamente  striate, 
diventanti  glabre  con  l’ invecchiare  ; tutte  le  diramazioni, 
come  la  parte  assile,  sono  mollemente  tomentose;  nelle  in- 
fiorazioni parziali  i rami  più  bassi  sono  più  o meno  divisi 
o semplicemente  2-3-forcati  ; le  ultime  diramazioni,  i ra- 
moscelli fioriferi,  nascono  dall’ascella  di  una  piccola  brattea 
bruna,  membranacea,  essucca,  triangolare,  lungamente  su- 
bulata;  alla  base  di  ogni  diramazione  principale  non  si 


— 125 


trova  brattea  perchè  questa  vien  trasportata  più  in  alto; 
tutte  le  brattee  sono  strette,  acuminatissime,  sottili,  membra- 
naceo-essucche,  bruno-cinnamomee  ; i ramoscelli  fioriferi 
sono  usualmente  lunghi  6-8  cm.,  i maggiori,  i più  bassi, 
sino  10-14  cm.,  tereti,  ± sinuosi,  attenuato-subulati  al- 
l’apice, spessi  alla  base  3—4  mm.  sul  fresco,  1.5-2  mm.  sul 
secco,  portanti  spiralmente  ed  assai  densamente  i fiori  riu- 
niti in  glomeruli  di  2-3;  più  raramente  i fiori  sono  solitari, 
mentre  non  di  rado  nella  parte  più  bassa  dei  rami  sono 
anche  in  numero  di  4;  ogni  glomerulo  riposa  sopra  un  tu- 
bercoletto  poco  prominente,  provvisto  di  una  piccola  brattea 
comune  triangolare,  accompagnata  da  tante  bratteole  più 
piccole  e più  strette  quanto  sono  i fiori;  brattee  e bratteole 
essucche,  ciliate  ai  margini,  molto  sottilmente  membrana  - 
ceo-jaline  e rossastre  nella  punta,  che  è lungamente  acu- 
minato-subulata. 

Fiori  giallo  verdicci,  aprentisi  successivamente,  rimanendo 
il  mediano  il  più  tardivo;  fiori  in  boccio  bene  sviluppato 
lungo  3.5  cm.,  ovato-piramidato-trigoni,  acuti;  calice  car- 
nosulo  e trigibbosulo  in  basso,  subcampanulato  nell’insieme, 
ma  formato  da  3 sepali  latamente  ovato-triangolari  acu- 
minati, brevemente  uniti  in  basso  ed  ivi  coi  margini  leg- 
germente imbricati,  vai  vati  nel  rimanente,  verdi  in  basso 
sul  fresco,  jalini  dal  mezzo  in  su  con  una  linea  rossastra 
sulla  carena,  la  quale  si  termina  nella  punta,  peloso-araneosi 
sul  dorso,  fortemente  ciliati  ai  margini  specialmente  in 
basso;  corolla  circa  il  doppio  più  lunga  del  calice,  profon- 
damente tripartita,  latamente  campanulata,  ossia  con  le 
lacinie  o petali  eretto-patenti  ed  appena  divaricati  durante 
l’antesi,  ovato-triangolari  accuminati,  molto  brevemente 
uniti  fra  loro  alla  base,  ed  ivi  coi  margini  a mala  pena 
sovrapposti,  del  resto  valvati,  un  poco  inspessiti  all’apice 
e di  dentro  con  3-4  nicchiette  più  o meno  ben  conformate, 
dove  nel  boccio  rimangono  accolte  le  antere.  Androceo 
composto  di  6 stami  più  corti  della  corolla  ; filamenti 
largamente  triangolari  carnosetti,  molto  bruscamente  con- 
tratti in  punta  breve  subulata  tenuissima,  nella  metà  in- 


— 126 


feriore  connessi  con  i petali  dal  lato  dorsale  ed  uniti  fra 
di  loro  per  i margini;  essi  formano  col  loro  insieme  una 
specie  di  coppa  emisferica  ipogina  coronata  da  6 denti, 
nella  quale  è accolto  ed  immerso  l'ovario;  antere  piccole 
ovato-oblunghe.  biancastre,  a loggie  parallele  disgiunte  in 
basso  sino  al  mezzo,  dove  dal  lato  dorsale  sono  inserite 
sul  filamento.  Ovario  un  poco  più  corto  della  corolla,  com- 
posto di  3 carpello  semi-unite  o subcoerenti  e nell’  insieme 
formanti  un  corpo  turbinato  subtrilobo,  conico  nella  metà 
superiore,  essendo  gradatamente  attenuato  in  uno  stilo  co- 
mune subulato,  trisoleato,  con  stigma  puntiforme  ; le  sin- 
gole carpello  sono  gibbose  sul  dorso  un  poco  al  di  sopra 
della  metà  e quivi  sono  non  molto  marcatamente  segnate 
dalle  impressioni  delle  antere;  ovulo  basilare  eretto  ana- 
tropo  con  micropilo  vólto  all’esterno.  T giovanissimi  ovari 
sono  quasi  glabri,  ma  nello  svilupparsi  diventano  del  tutto 
tomentosi. 

Frutti  globosi  di  25-27  mm.  di  diametro,  ma  non  per- 
fettamente sferici,  umbilicati  in  basso,  un  poco  meno  con- 
vessi dal  lato  interno  e da  questo  lato,  specialmente  verso 
l’apice,  segnati  da  un  rafe  a mala  pena  avvertibile  e che  fa 
capo  ad  una  inconspicua  traccia  dello  stigma;  questo  punti- 
forme e non  perfettamente  apicale  ; da  prima  i frutti  sono  ver- 
di e lucidi  con  la  superficie  segnata  da  piccoli  punti  più  chiari 
non  molto  fitti,  poi  di  un  giallo  sporco  ed  a maturità  per- 
fetta nerissimi  e lucidi  con  i punti  di  cui  sopra  è parola 
leggermente  impressi;  l’epicarpio  è sottile,  pellicolare  non 
staccantesi  facilmente  dal  mesocarpio;  questo  è polposo, 
ma  piuttosto  asciutto,  nero-violescente,  molto  zuccherino, 
dolce  e grato,  di  5 mm.  di  spessore,  con  fasci  fibro-vasco- 
lari  tenuissimi  e quindi  senza  fibre  apparenti  ; l’endocarpio 
si  stacca  dal  mesocarpio  e rimane  aderente  al  seme  ed  è 
molto  sottile;  il  seme  fa  quindi  corpo  con  l’endocarpio;  ne  ri- 
sulta perciò  un  nocciolo  della  stessa  forma  esterna  del  frutto, 
globoso  ma  alquanto  pianeggiante  dal  lato  del  rafe  e ven- 
tri coso  dal  lato  opposto,  rotondato  in  alto,  ottusamente  ed 
eccentricamente  caudicolato  in  basso,  alto  17  millimetri, 


— 127  — 


largo  17-18  mm.,  spesso  14-15  mm.  e quindi  leggermente 
compresso  da  petto  a rene;  la  sua  superficie  è opaca,  bruno- 
terrea e come  se  fosse  molto  finamente  smerigliata. 

Seme  eretto,  nell’  endocarpio  attaccato  alla  base  un 
poco  da  una  parte;  albume  omogeneo  molto  compatto, 
corneo,  del  tutto  pieno,  grigio-verdognolo,  con  una  larga 
e profonda  intrusione  rafeale  del  tegumento,  in  modo  che 
l’albume  si  presenta  in  forma  di  ferro  da  cavallo,  molto  ac- 
centuata, in  sezione  transversa  e meno  in  sezione  longitu- 
dinale; embrione  situato  al  di  sotto  della  metà,  dal  lato 
più  convesso,  ossia  da  quello  opposto  al  rafe  ; all’esterno 
del  nocciolo  la  posizione  dell’embrione  è indicata  da  un 
piccolo  punto  orbicolare  leggermente  impresso. 

Habitat.  — L ' Erythea  edulis  è endemica  sopra  V Isola 
Guadalupa , che  rimane  nell’Oceano  Pacifico  a circa  170  mi- 
glia a ponente  della  costa  di  Baja  California  (Penisola  della 
California)  poco  al  di  là  del  29°  di  L.  N.  Il  Sig.  T.  S.  Bran- 
degee scrive  (Zoe  v.  V.,  1905,  p.  188)  che  sul  versante 
orientale  dell’isola  è confinata  nei  canons , ma  che  dal  lato 
occidentale  cuopre  grandi  aree. 

Nell’  Erbario  del  « Missouri  Bot.  Garden  » vi  è un  fram- 
mento dell’  esemplare  originale  raccolto  nel  1875  dal  Dr. 
Edward  Palmer  in  Guadalupa  Island  (n.°  8024)  ed  inviato 
da  Sereno  Watson  al  Prof.  Trelease.  Esso  consiste  in  una 
porzione  di  spadice  in  fiore  e corrisponde  perfettamente 
a gli  esemplari  coltivati  che  io  ho  ricevuto  da  Hyères. 

Gli  spadici  dell'  individuo  di  Hyères  erano  in  fiore  ai 
primi  di  Decembre;  nello  stesso  tempo  la  medesima  pianta 
portava  frutti  verdi  ma  che  di  già  avevano  raggiunto  la 
forma  e dimensione  definitiva,  provenienti  dalla  fioritura 
dell’anno  precedente,  e frutti  di  due  anni,  di  cui  i più  ma- 
turi erano  neri  ed  altri  tutt’ora  gialli. 


— 128  — 


2.  Erythea  aculeata  T.  S.  Brandegee  in  Zoe,  Y.  (1905) 

p.  196. 

Descrizione.  — Questa  Palma  non  sembra  che  acquisti 
le  dimensioni  delle  sue  congeneri  (Brandegee).  Il  suo 
tronco  si  dice  che  non  s’  innalza  più  di  6-7  m. 

Fronde  con  lembo  lungo  40-60  cm.  diviso  sino  al  di 
sotto  del  mezzo  in  circa  40  segmenti  bifidi  all’  apice  con 
sottili  filamenti  interposti.  Piccioli  gracili,  50  e più  cm.  in 
lunghezza  (uno  è largo  1 cm.),  triangolare  in  sezione  tran- 
sversa, coi  margini  armati  di  piccole  spine  uncinate  lun- 
ghe 1 mm. 

Frutto  globoso,  alquanto  pianeggiante  da  un  lato,  di 
25  mm.  di  diam.,  embrione  situato  presso  la  base  del  lato 
esterno  che  è il  più  convesso  ; albume  profondamente  sca- 
vato presso  la  base  del  lato  ventrale  formante  una  cavità 
lunga  7 mm.  e larga  la  metà.  Si  dice  che  il  frutto  per 
l’aspetto  è molto  simile  a quello  dell’H.  edulis , ma  che  l’in- 
cavo nell’albume  è più  grande.  Non  sono  conosciuti  i fiori. 

Habitat.  — Questa  Palma  venne  scoperta  in  novem- 
bre 1904  dal  Sig.  T.  S.  Brandegee  in  una  escursione  in 
Sinaloa , Mexico,  nelle  vicinanze  di  Co  fradia;  vien  detto 
che  è abbondante  a circa  30  miglia  ad  Est  di  Culiacan 
presso  il  confine  dello  stato  di  Durango. 

Osservazioni.  — Il  sig.  F.  S.  Brandegee  descrivendo 
questa  specie  ha  trascurato  di  farci  sapere  se  la  fronda  con 
il  picciolo  di  1 cm.  di  larghezza  è di  pianta  giovane  od 
adulta,  cosa  importante  a conoscersi,  specialmente  per  il 
carattere  assegnato  delle  spine  lunghe  1 mm.  ; nemmeno  si 
fa  parola  del  colore  delle  fronde  stesse. 

Il  nome  di  E.  aculeata  è stato  precedentemente  adoprato 
da  Hegel  (Gartenfl.  1887,  279),  ma  per  errore  in  luogo  di 
E.  armata  (vedi  Bull.  mise.  inf.  Kew,  n.°  16  p.  103).  Non 
è una  specie  che  possa  accettarsi  con  piena  confidenza. 


— 129  — 


3.  Erythea  Brandegeei  C.  A.  Purpus  in  Garten  Flora 
et  in  Zoe,  Y.  (1905)  p.  199. 

Descrizione.  — Il  tronco  si  dice  che  si  eleva  sino  ad 
oltre  30  m.  di  altezza  con  un  diam.  di  30-40  cm.  e che  è 
liscio  sino  quasi  sotto  la  corona,  la  quale  è composta  di 
10-12  fronde  flabelliformi  leggermente  filifere,  pallidamente 
glaucescenti  di  sotto,  verdi  scure  di  sopra  con  lamina  lunga 
circa  1 m.  e divisa  sino  oltre  la  metà  in  segmenti  larghi 
1-3  cm.  e fessi  all’apice  solo  per  il  tratto  di  2-10  cm.;  pic- 
ciolo glabro,  lungo  1-1.50  m.,  armato  fittamente  ai  mar- 
gini di  spine  lunghe  circa  5 mm. 

Spadice  con  infiorazioni  parziali  a quanto  sembra  poco 
ramose. 

Fiori  piccoli,  lunghi  2-5  mm.,  sessili  subsolitarii;  calice 
3-partito,  lobi  deltoidei  subciliati  ; corolla  coi  lobi  il  dop- 
pio più  lunghi  di  quelli  del  calice  ; filamenti  deltoidei-acu- 
minati  ; ovario  oblungo,  stili  brevi. 

Frutto  di  10-15  mm.  di  diam.,  pianeggiante  dal  lato  ven- 
trale ; embrione  situato  verso  la  metà  del  lato  dorsale,  la 
sua  posizione  non  è però  indicata  all’esterno  da  alcun  se- 
gno sulla  superfìcie  del  nocciolo. 

Habitat.  — Il  sig.  T.  S.  Brandegee  scrive  che  questa 
Palma  cresce  abbondantemente  nelle  montagne  del  « Cape 
Region  of  Lower  California  »,  nei  canons  od  anche  cuo- 
prendo  spesso  i fianchi  delle  montagne  nelle  posizioni  espo- 
ste al  Nord.  Generalmente  le  foglie  vecchie  e morte  ca- 
dono lasciando  un  tronco  nudo  e liscio  di  meno  di  2 piedi 
in  diametro  (nella  diagnosi  latina  si  dice  30  cm.)  sebbene 
possa  raggiungere  un’  altezza  di  125  piedi  (38  m.).  Quando 
la  pianta  raggiunge  una  grande  altezza,  il  tronco  perde  la 
rigidità  delle  altre  specie  del  genere  ed  ondeggia  al  muo- 
ver del  vento.  Dagli  abitanti  del  Cape  Region  è cono- 
sciuta col  nome  di  « La  Palmia  » ed  una  forma  di  essa, 
poco  ben  distinta  però,  è chiamata  « Palma  negra  ».  Al- 


9 


— 180  — 


cuni  individui  coltivati  a Sati  Jose  del  Capo  (nell’estrema 
punta  meridionale  della  Penisola  di  California)  vengono 
distinti  col  nome  di  « Palma  de  Tlaco  ».  I giovani  ger- 
mogli  (young  buds),  lunghi  due  piedi  (forse  s’ intende  par- 
lare dei  giovani  spadici)  sono  eduli;  essi  sono  teneri  e ras- 
somigliano molto  per  sapore  alle  rape  crude  ; si  dice  che 
egualmente  i giovani  germogli  della  E.  edulis  sono  man- 
giati dai  messicani  ; forse  però  anche  in  questo  caso  s’  in- 
tende parlare  dei  giovani  spadici. 

Osservazioni.  — La  descrizione  precedente  è la  tradu- 
zione quasi  letterale  di  quella  del  Sig.  Purpus  riprodotta 
nel  Giornale  « Zoe  »,  1.  c. 

Di  questa  specie  io  non  ho  potuto  avere  esemplari  adulti, 
da  permettermi  di  produrre  notizie  più  esatte  e complete 
intorno  ad  essa.  Il  sig.  Brandegee  in  una  lettera  cortese 
mi  scrive  di  non  possedere  di  essa  che  piccole  piante  vive 
nel  suo  giardino,  ed  aggiunge  che  nel  1903  una  grande 
quantità  di  semi  di  questa  Palma  venne  importata  da  Baja 
California,  di  modo  che  adesso  i pepinieristi  di  San  Diego, 
Santa  Barbara  e Riverside  ne  hanno  un  buon  numero  di 
piante  tanto  che  in  pochi  anni  essa  diventerà  assai  diffusa 
in  coltivazione. 

Per  la  gentilezza  del  Dott.  F.  Franceschi  di  Santa  Bar- 
bara (California)  io  possiedo  alcuni  semi  originali  della 
Erythea  Brandegeei  provenienti  da  Capo  S.  Lucas,  i quali 
però,  benché  perfettamente  formati,  sono  stati  tutti  vuo- 
tati da  un  coleottero.  Dal  medesimo  dott.  Franceschi  ho 
ricevuto  anche  una  fronda  di  detta  specie,  tolta  ad  un  in- 
dividuo ancor  giovane,  e che  quindi  solo  adesso  comincia 
a caratterizzare.  I frutti  sono  alquanto  asimmetricamente 
globosi,  essendo  un  poco  pianeggianti  dal  lato  ventrale, 
rotondati  alle  due  estremità,  lunghi  18-19  mm.,  quasi  egual- 
mente larghi  e spessi  15-16  mm.  ; la  superficie  loro  è lu- 
cida, quasi  vernicosa  e giallo  ocracea  con  macchiette  o 
linee  longitudinali  nere,  talvolta  più  estese  del  fondo  ; il 
nocciolo  è pure  globoso,  pianeggiante  dal  lato  interno, 


— 131  — 


molto  ventricoso  da  quello  esterno,  acutamente  caudiculato 
in  basso,  rotondato  e senza  traccia  di  mucrone  all’  apice  alto 

14  mm.  e spesso  11  mm.  ; la  posizione  dell’  embrione  non 
è marcata  all’  esterno  del  nocciolo  da  alcun  segno. 

Il  sig.  Purpus  descrive  il  frutto  della  E.  Brandegeei  10- 

15  mm.  di  diam.,  mentre  poi  in  nota  dice  che  è della  gran- 
dezza di  quello  dell’  E.  edulis  ; ciò  che  è in  contradizione 
con  le  misure  ora  indicate.  Forse  nella  diagnosi  del  signor 
Purpus  in  luogo  di  frutto  si  deve  leggere  seme. 

La  fronda  di  pianta  giovane  della  quale  sopra  è fatta 
menzione  ha  un  picciolo  a sezione  triangolare,  piano  di 
sopra,  rotondato  di  sotto,  coi  margini  molto  fittamente  e 
minutamente  dentato-spinosi  ; la  lamina  è quasi  egual- 
mente verde  sopra  ambedue  le  faccio,  non  glaucescente  e 
senza  strato  ceroso  ; il  rachide  si  prolunga  pochissimo  nel 
lembo  ; questo  è diviso  nella  parte  centrale  sino  a poco 
più  del  terzo  inferiore  ; i filamenti  nei  seni  sono  tenuis- 
simi ; i segmenti  sono  gradatamente  acuminati  in  punta 
fessa  solo  nell’estremo  apice  per  il  tratto  di  circa  1 cm., 
essi  sono  finamente  uniformemente  e nettamente  striati  da 
nervi  secondarii. 

I frutti  sono  molto  più  piccoli  di  quelli  della  E.  edulis, 
e presso  a poco  della  dimensione  di  quelli  della  E.  armata  ; 
da  questa  subito  si  distingue  per  la  mancanza  dello  strato 
cereo  che  rende  così  biancheggianti  le  fronde  di  detta 
Palma  e per  i segmenti  uniformemente  striati,  i nervi  se- 
condari e terziari  essendo  fra  loro  eguali. 

La  Ergthea  Brandegeei  non  si  può  però  ancora  dire  una 
Palma  ben  conosciuta  e si  richiedono  esemplari  più  com- 
pleti con  fronde  completamente  sviluppate  per  una  esatta 
descrizione. 


4.  Erythea  armata  S.  Watson,  Bot.  of  Calif.  II,  212; 
Orcutt  in  Bot.  G-azette,  IX,  262  ; Garten  Flora  1887, 
279,  fig.  74  (psalm.  E.  aculeata:  vide  Bull.  mise.  inf. 
Kew  n.°  16,  103).  — - Brahea  armata  S.  Watson  in 


— 132  — 


Proc.  Am.  Acad.  XI  (1876),  146.  — B.  glauca  Hort. 

— Brahea  Roezlii  Lind.  Illustr.  hort.  XXVIII  (1881), 

38  ; André  in  Revue  hort.  1883,  102. 

Descrizione.  — Palma  con  una  densa  chioma  emisferica 
di  circa  4 m.  di  diam.,  formata  da  fronde  rigide  molto  in- 
tensamente glauche  e portata  da  un  tronco  rivestito  in 
alto  dalle  basi  delle  vecchie  fronde  molto  approssimate  e 
che  formano  un  grosso  corpo  globoso-ovato  (2.25  m.  di 
circonferenza  in  un  esemplare).  Il  tronco  può  giudicarsi 
che  abbia  in  basso  il  diametro  di  circa  60  cm.  nella  parte 
nuda,  ma  questa  nelle  piante  da  me  viste  e che  hanno 
20-25  anni  di  età  comincia  a mala  pena  adesso  a rima- 
nere allo  scoperto. 

Fronde  flabellato -plicato-multifide,  suborbiculari,  con 
lembo  misurante  70-85  cm.  dall’apice  del  picciolo  all’estre- 
mità dei  segmenti  centrali  ; lembo  e picciolo  intieramente 
ed  egualmente  coperti  sulle  due  faccio  da  un  tenue  strato 
di  sostanza  cerosa  bianca,  alla  quale  si  deve  principal- 
mente la  tinta  glauco-bluastra  dell’  intiera  chioma  ; il  pic- 
ciolo è lungo  0,80-1.10  m.,  largo  all’apice  2. 5-3. 5 cm.;-  in 
sezione  trasversa  è depresso-subtriangolare  piano  di  sopra 
rotondato  di  sotto,  da  principio  coperto,  specialmente  di 
sopra  presso  la  base,  da  squame  di  apparenza  forforacea 
laciniate  o ramentaceo-filamentose  brune,  le  quali  poi  la- 
sciano un’  impronta  puntiforme  o lineare  sulla  sua  super- 
fìcie ; la  base  del  picciolo  è assai  dilatata  ed  inspessita 
lungo  la  parte  mediana,  ed  ai  lati  è grossolanamente  pan- 
noso-fibrosa  ; i margini  sono  assai  fortemente  e fittamente 
armati  sino  all’apice  da  spine  pallide  dentiformi  a base 
larga,  compresse,  molto  ineguali,  spesso  geminate  od  unite 
per  la  base  e con  le  punte  più  o meno  curve  vòlte  in 
senso  contrario  od  anche  solitarie  e più  o meno  curvate 
ad  ugniolo  od  anche  recurvo-uncinate  od  ascendenti,  quelle 
della  parte  più  bassa  più  forti  delle  superiori  e lunghe  al 
più  8-10  mm.  con  spazi  ineguali  fra  di  loro  varianti  da 
5-15  mm.  di  lunghezza  ; la  ligula  ha  un  margine  ineguale 


— 13B  — 


marcescente  ed  una  base  legnosa  semilunare  perma- 
nente ; il  rachide  da  una  base  triangolare  bruscamente  si 
ristringe  e si  prolunga  nella  lamina  per  il  tratto  di  15—20 
cm.,  incurvandosi  anche  alquanto. 

I segmenti,  molto  rigidi,  sono  circa  50,  sottilmente  co- 
riacei ; tutti  molto  profondamente  bipartiti,  i secondi  seni 
trovandosi  solo  2-5  centimetri  al  di  sopra  dei  seni  primari; 
questi  nella  parte  centrale  rimangono  a circa  la  metà  del 
lembo  ed  ai  lati  estremi  a pochi  centimetri  dalla  ligula  ; 
i segmenti  esterni  ed  alcuni  pochi  del  centro  sono  molto 
stretti  con  le  divisioni  lineari  larghe  solo  6-10  mm.  ed 
acuminatissimi  ; i segmenti  più  grandi  sono  quelli  della 
metà  dei  lati,  sono  larghi  3.5-4  cm.  all’altezza  dei  secondi 
seni  e da  questo  punto  le  divisioni  secondarie  sono  leg- 
germente divaricate,  gradatamente  ristrette  verso  la  punta 
che  è lungamente  acuminata  rigida  (non  ricascante)  ; i mar- 
gini sono  leggermente  inspessiti  e non  di  rado  un  poco  si- 
nuosi ; le  costole  (superiori  ed  inferiori)  sono  assai  robuste, 
fra  loro  quasi  eguali  ed  hanno  il  dorso  piano  e liscio  ; 
i nervi  secondari  sono  poco  apparenti  sul  fresco  ma  lo 
sono  molto  sul  secco,  egualmente  rilevati  sulle  due  super- 
ficì,  che  per  tal  motivo  sono  molto  distintamente  e non 
molto  fittamente  striate  essendo  i nervi  secondari  discosti  fra 
di  loro  0.8-1  mm.  ; coll’aiuto  della  lente  fra  un  nervo  se- 
condario e l’altro  si  scorgono  altri  3-4  nervi  terziari  ; le 
venule  transverse  sono  indistinte  ; nei  seni  si  trova  un  te- 
nue filamento  fugace. 

Spadici  un  poco  più  luughi  delle  fronde,  eretto-nutanti, 
lunghi  1.80-2  m.  compresa  una  parte  peduncolare  lunga 
50-60  cm.,  nel  rimanente  portano  5-6  infiorazioni  par- 
ziali ; la  parte  peduncolare  è fortemente  compresso-anci- 
pite,  molto  strettamente  inguainata  da  2-3  spate  larghe 
2.5-3  cm.,  sottilmente  coriacee,  glabre,  fesse  solo  in  alto  e 
troncate  obliquamente  alla  bocca,  con  l’estremo  apice  bre- 
vemente ed  ottusamente  bidentato  ; le  spate  superiori  sono 
simili  alle  più  basse  ma  gradatamente  più  piccole,  e sono 
pure  lungamente  tubulose  ; le  infiorazioni  parziali  formano 


- 134  — 


delle  pannocchie  assai  dense  provviste  di  una  parte  pe- 
duncolare  intieramente  inclusa  nella  respettiva  spata  dalla 
quale  escono  arcuato-patenti  e vòlte  tutte  dal  lato  esterno, 
3-plicato  ramose  con  le  ultime  diramazioni  o ramoscelli 
fioriferi  spessi  circa  1 mm.,  finamente  tomentelli  come 
tutte  le  parti  assili. 

Fiori  riuniti  in  numero  di  2-3  a formare  dei  glomeruli  as- 
sai ravvicinati  provvisti  di  una  brattea  comune  minutissima 
subulata  lunga  quasi  quanto  i fiori,  ma  poi  decidua.  Fiori 
in  boccio  bene  evoluto  globoso-ovati,  lunghi  1.8-2  mm.  ; 
calice  formato  di  3 sepali  quasi  del  tutto  liberi  fra  di  loro, 
molto  latamente  ovati  o suborbicolari  ottusi  od  acutiu- 
sculi,  puberuli  specialmente  in  basso  ed  ai  margini  (che 
sono  ialini),  un  poco  inspessiti  alla  base  e sul  dorso:  quivi 
ottusamente  carenati  ; corolla  il  doppio  più  lunga  del  ca- 
lice, profondamente  3-partita,  con  le  divisioni  o fìlli  molto 
latamente  ovato-triangolari  carnosetti  ottusiusculi,  imbri- 
cati  in  basso  per  i margini,  nel  rimanente  vai  vati,  in 
spessiti  all’apice  ed  ivi  di  dentro  marcati  da  3-4  nicchiette 
più  o meno  ben  conformate;  androceo  formato  da  6 stami 
più  corti  della  corolla  con  i filamenti  carnosetti,  che  da 
una  larga  base  triangolare  bruscamente  si  ristringono  in 
una  punta  breve  subulata  tenuissima,  connessi  fra  di  loro 
e coi  petali  nella  loro  metà  inferiore  e formanti  col  loro  in- 
sieme una  specie  di  coppa  emisferica  ipogina,  dove  è ac- 
colto ed  immerso  l’ovario  ; antere  piccole,  ovato-oblunghe, 
a loggie  parallele  disgiunte  in  basso  sino  al  mezzo,  punto 
dove  dal  lato  dorsale  sono  inserite  sul  filamento,  deiscenti 
lungo  i lati  ; ovario  lungo  quanto  gli  stami,  puberulo 
verso  la  metà,  ossia  con  una  specie  di  corona  pelosa  tutto 
in  giro  in  corrispondenza  della  fauce  della  corolla,  lata- 
mente turbinato,  subtrilobo,  conico  nella  metà  superiore  ed 
ivi  appena  impresso,  attenuato  in  stilo  breve  subulato, 
3-sulcato,  3-denticulato  all’apice  con  stigmi  puntiformi  ; 
carpelle  con  ovulo  basilare  eretto  anatropo.  Perianzio  frut- 
tifero piccolissimo,  poco  appariscente,  quasi  immutato. 

Frutti  portati  da  ramoscelli  sottili  puberuli  color  paglia 


di  1-1.5  mm.  di  spessore,  riposanti  sopra  un  piccolo  tu- 
bercoletto,  globoso-assimmetrici  essendo  alquanto  più  con- 
vessi dal  lato  esterno  che  non  dall’  interno  (sul  quale  ri- 
mane un  accenno  di  rafe  longitudinale)  ed  un  poco  più 
lunghi  che  larghi  ; essi  sono  rotondati  alle  due  estremità, 
con  pericarpio  carnoso  che  facilmente  si  stacca  dal  noc- 
ciolo ; sul  secco  sono  di  colore  bruno-giallastro-sporco 
spruzzato  di  macchie  allungate  quasi  nere,  variano  assai 
di  dimensione  (20-24  mm.  di  lunghezza,  20-22  mm.  di 
larghezza  e 16-17  mm.  di  spessore).  Vi  sono  alcuni  frutti 
che  hanno  dimensioni  anche  minori  di  quelle  indicate,  ma 
che  pure  hanno  il  seme  abbonito.  Il  nocciolo  è subdimi- 
diato-globoso,  essendo  quasi  pianeggiante  dal  lato  interno, 
lungo  e largo  13-15  mm.,  spesso  10-12  mm.,  brevemente 
caudiculato  in  basso,  rotondato  in  alto  o con  un  accenno 
di  apicolo  pungente,  a superficie  opaca,  con  l’ intrusione 
rafeale  dell’  integumento  del  seme  penetrante  profonda- 
mente nell’albume  ; questo  è scavato  in  forma  di  ferro  di 
cavallo  tanto  in  sezione  longitudinale,  quanto  in  quella 
trasversa  ; embrione  laterale  mai  assai  spesso,  situato  molto 
in  basso  e fuori  della  linea  mediana  ; la  sua  posizione  si 
riconosce  anche  all’esterno  dalla  piccola  areola  circolare 
impressa  sul  guscio.  In  altri  frutti  (di  provenienza  diffe- 
rente da  quelli  ora  descritti)  il  nocciolo  è leggermente  più 
grosso  giungendo  sino  a 17  mm.  di  lunghezza,  16  mm.  di 
larghezza  e 12.5  mm.  di  spessore  con  l’apicolo  minutissimo 
ma  quasi  pungente. 

Habitat.  — Questa  bellissima  Palma,  tanto  ornamentale 
e così  caratteristica  per  il  suo  fogliame  glauco  bluastro 
che  le  ha  valso  il  nome  di  « Blue  Palm  » dagli  ame- 
ricani, è indigena  della  parte  settentrionale  della  peni- 
sola di  California  o Baja  California , e cresce  nei  caaons 
lungo  il  letto  arenoso  dei  fiumi  poveri  d’  acqua,  dopo  che 
questi  hanno  abbandonato  le  montagne,  tanto  sul  versante 
orientale  quanto  su  quello  occidentale.  (T.  S.  Brandegee: 
« Palms  of  Baja  California  » in  « Zoe  » V,  1905,  p.  188). 


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È possibile  però  che  il  suo  «habitat»  non  sia  tanto  ristret- 
to, e che  in  conseguenza  di  ciò  esista  più  di  una  forma  di 
questa  specie.  Ciò  risulterebbe  anche  dagli  esemplari  che 
si  hanno  in  cultura  nella  regione  mediterranea,  fra  i quali 
si  nota  una  certa  differenza  nel  portamento  e specialmente 
nelle  dimensioni  dei  frutti. 

Sino  dall’ottobre  1886  io  ho  ricevuto  dal  signor  Orcutt 
i frutti  che  ho  ragione  di  ritenere  come  tipici  e che  ho 
sopra  descritto  ; essi  vennero  raccolti  in  agosto  1885  nel 
Cantiles  Canon  del  Nord  Lower  California  ; dalle  piante 
nate  da  questi  semi  ho  scritto  la  descrizione  per  quel  che 
riguarda  la  parte  vegetativa  mentre  è dall’  esemplare  che 
ha  fiorito  nel  giardino  della  R.  Società  Toscana  di  Orticol- 
tura che  ho  descritto  gli  spadici  ed  i fiori. 


Erythea  armata  var.  microcarpa  Becc. 

Frutti  considerevolmente  più  piccoli  che  nella  forma  ti- 
pica, subsferici,  di  14-16  mm.  di  diametro;  nocciolo  lungo 
12-13  mm.  e spesso  9-10  mm. 

Osservazioni.  — Di  questa  varietà  mi  sono  stati  inviati, 
in  dicembre  1905,  dal  sig.  B.  Chabaud  di  Tolone,  i frutti 
maturi  ed  alcune  infiorazioni  parziali  dello  spadice  con 
ovari  da  poco  abboniti  ; tali  parti  provenivano  da  un  in- 
dividuo coltivato  ad  Hyères,  del  quale  mi  dispiace  di  non 
aver  potuto  studiare  le  fronde,  sebbene  sia  assai  probabile 
che  se  esiste  una  differenza  fra  queste  e quelle  della  forma 
tipica,  tale  differenza  debba  esser  ben  piccola. 

Le  infiorazioni  parziali  formano  delle  assai  grandi  pannoc- 
chie nutanti,  ovate,  lunghe  30-40  cm.,  densamente  3— plicato- 
ramose,  con  parte  assile  gracile,  spessa  in  basso  5-6  cm., 
finamente  tomentella  ; ramoscelli  fioriferi  molto  gracili,  fili- 
formi, flessuosi,  di  circa  1 mm.  di  spessore  alla  base  ; i 
maggiori,  i più  bassi,  lunghi  10-12  cm.,  essi  pure  fina- 
mente tomentelli,  quelli  della  parte  apicale  dei  rami  più 


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corti.  Fiori  per  lo  più  gemini  o terni  od  anche  solitari, 
formanti  al  solito  modo  dei  piccoli  glomeruli  alternato- 
spirali  situati  all’  ascella  di  una  piccolissima  brattea.  Di 
fiori  ne  ho  visti  solo  alcuni  rimasti  disseccati  framezzo  ai 
rami  della  porzione  di  spadice  che  portava  i giovanissimi 
frutti  ; questi  sono  finamente  e poco  distintamente  pube- 
scenti. I fiori  sono  un  poco  più  grandi  di  quelli  descritti 
per  la  forma  tipica,  il  boccio  misurando  2.5  mm.  di  lun- 
ghezza ; l’ovario  nel  boccio  giovane  è del  tutto  glabro,  poi 
diventa  distintamente  coperto  da  peli  dal  mezzo  in  giù  ; 
in  questo  periodo  di  sviluppo  i peli  sono  vólti  in  sii  ma 
diventano  rivolti  in  giù  nelle  carpello  in  via  di  sviluppo. 

I frutti  maturi  sono  subsferici,  di  14-16  mm.  di  diam., 
un  poco  meno  convessi  da  un  lato,  quello  interno,  lungo 
il  quale  si  trova  un  accenno  di  rafe  facente  capo  all’apice 
nei  resti  leggermente  eccentrici  dello  stigma.  La  superficie 
del  frutto  è liscia,  da  prima  giallo  sporco  e poi,  a completa 
maturità,  bruno-spadicea  con  macchiette  longitudinali  più 
scure  e quasi  violescenti  ; il  mesocarpio  è finamente  gru- 
moso e piuttosto  asciutto,  bruno  giallastro,  zuccherino, 
staccantesi  molto  facilmente  dall’  endocarpio,  con  poche 
fibre  molli  nello  strato  più  interno  ; 1’  epicarpio  è sottile 
pellicolare  e resistente  ; 1’  endocarpio  rimane  aderente  al 
seme  esattamente  come  nella  E.  edulis , ma  più  facilmente 
che  in  questa  si  stacca  dal  mesocarpio. 

Non  è,  come  vien  detto  nel  « Genera  Plantarum  »,  che 
nella  E.  armata  il  seme  rimanga  libero  dal  pericarpio  e 
nella  E.  edulis  vi  aderisca  ; in  tutte  e due  l’ endocarpio 
aderisce  al  seme,  ma  nella  E.  edulis  il  seme  (avvolto  però  dal- 
l’endocarpio) si  stacca  con  una  certa  difficoltà  dal  meso- 
carpio, mentre  ciò  avviene  più  facilmente  nella  E.  armata. 
Il  seme  avvolto  strettamente  dall’endocarpio,  ossia  il  noc- 
ciolo, è simile  a quello  della  E.  edulis  ma  è più  piccolo 
che  in  questa,  globoso,  un  poco  meno  convesso  dal  lato 
del  rafe  che  dall’altro,  rotondato  alle  due  estremità,  ma  con 
un  minutissimo  apicolo  pungente  all’apice  ed  un  brevissi- 
mo ed  ottuso  caudiculo  alla  base  : è lungo  e largo  12-13 


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mm.  e spesso  9-10  mm.  : è quindi  leggermente  compresso 
da  petto  a rene  : la  sua  superficie  è opaca  e come  fina- 
mente smerigliata,  di  colore  bruno-terreo  uniforme. 


5.  Erythea  eleg'ans  Franceschi  n.  sp. 

Descrizione.  — Fronde  (di  pianta  giovane)  con  picciolo 
gracile  finamente  striato  (sul  secco)  a sezione  transversa 
latamente  triangolare,  piano  di  sopra  e con  spigolo  molto 
ottuso  di  sotto,  e margini  acuti  inermi  ; ligula  alquanto 
irregolare  con  un  margine  bruno  tabacco,  tomentoso-ramen- 
taceo  essucco  deciduo  ; il  rachide  si  prolunga  poco  distin- 
tamente per  qualche  cm.  oltre  l’apice  del  picciolo  ; il  lembo 
è glaucescente  in  modo  eguale  sulle  due  faccie;  i segmenti 
sono  di  consistenza  cartacea,  piuttosto  sottili  ma  rigiduli  ; 
nella  parte  centrale  sono  uniti  sino  a circa  la  metà,  e vanno 
poi  gradatamente  restringendosi  in  punta  acuminata  molto 
brevemente  fessa  all’apice;  sono  molto  finamente  ed  uni- 
formemente striati  dai  nervi  secondari  ; venule  transverse 
indistinte. 

Frutti  piriformi  o latamente  obovati,  un  poco  pianeg- 
gianti dal  lato  assile,  lungo  il  quale  si  trova  un  superfi- 
ciale solco  o rafe,  alquanto  attenuati  in  una  base  piuttosto 
acuta  e per  di  più  brevemente  pedicellati  dal  perianzio 
fruttifero,  rotondati  in  alto  dove  appena  si  scorge  la  cica- 
tricula dello  stigma  ; la  superficie  loro  è fortemente  corru- 
gata sul  secco,  glabra,  con  traccia  di  pubescenza  presso  la 
base;  sono  lunghi  18-20  mm.  (non  compreso  il  perianzio) 
e larghi  15-17  mm.  Il  perianzio  fruttifero  è portato  da  un 
brevissimo  callo  discoideo  lungo  e largo  circa  quanto  il 
calice,  il  quale  è indurito  e pure  calloso  ; nell’insieme  ca- 
lice e callo  formano  un  pedicello  al  frutto  lungo  circa  3 
mm.;  dai  resti  del  perianzio  si  giudica  che  i fiori  debbono 
essere  di  poco  più  piccoli  di  quelli  dell’i?.  edulis , ma  più 
grandi  di  quelli  della  E.  armata.  Il  pericarpio  si  stacca 
molto  facilmente  dal  nocciolo  ; questo  è globoso,  leggermente 


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pianeggiante  dal  lato  assile,  rotondato  in  alto  o con  ivi  un 
accenno  di  minutissimo  apiculo  pungente,  non  acutamente 
caudiculato  in  basso,  lungo  e largo  14-15  mm.,  spesso  circa  12; 
embrione  situato  al  di  sotto  della  metà;  la  posizione  di  questo 
è segnata  all’esterno  del  nocciolo  da  una  piccola  depressione 
circolare  ; intrusione  rateale  dell’  integumento  molto  pro- 
fonda ; l’albume  in  sezione  longitudinale  ha  una  forma  se- 
milunare ed  ha  lo  spessore  di  3.5  mm. 

Habitat.  — Stato  di  Sonora  nel  Nord  Messico. 

Osservazioni.  — È specie  ben  distinta  oltre  che  per  le 
fronde  verdi-glauche  a segmenti  brevi  bifidi  e picciolo 
inerme  per  il  frutto  piriforme  atteuuato  in  basso  e portato 
da  un  perianzio  distintamente  pedicelliforme. 

Il  dott.  Franceschi,  Presidente  della  « Southern  Califor- 
nia acclimatizing  Association  » di  Santa  Barbara,  Califor- 
nia, colla  sua  solita  cortesia  e liberalità  mi  ha  inviato  di 
questa  distintissima  specie  di  Erythea  una  fronda  di  pianta 
giovane  ed  alcuni  frutti  maturi,  scrivendomi  al  tempo  stes- 
so, in  data  dell’8  giugno  1906,  che  il  nome  di  E.  elegans 
era  stato  da  lui  applicato  a questa  palma  nel  suo  catalogo, 
ma  che  una  volta  o l’altra  si  proponeva  di  pubblicarne  una 
descrizione,  la  quale  però  io  credo  non  sia  ancora  compar- 
sa. Di  questa  medesima  palma  ho  trovato  pure  alcuni  frutti 
nell’Erbario  del  « Missouri  botanical  Garden  »,  inviati  al 
prof.  Trelease  dallo  stesso  dott.  Franceschi  ed  accompagnati 
da  una  sua  lettera  in  data  del  28  aprile  1901.  Da  tali  lettere 
tolgo  le  seguenti  informazioni  : Nulla  si  conosce  intorno  al 
luogo  d’origine  della  E.  elegans,  eccettochè  i semi  furono 
portati  circa  25  anni  fa  da  un  minatore  dalle  vicinanze  di 
Hermosillo,  nello  Stato  di  Sonora  nel  nord  Messico,  a John 
Rook,  che  aveva  a quel  tempo  un  piantonaio  a San  Josè; 
da  questi  semi  è stato  rallevato  un  certo  numero  di  piante, 
che  hanno  impiegato  molto  tempo  a crescere.  Da  allora  in 
poi  la  pianta  non  è più  stata  ritrovata  e non  ne  sono  stati 
più  importati  semi.  A conoscenza  del  dott.  Franceschi  solo 


— 140  — 


un  individuo  sin  da  verso  il  1894  o 95  ha  cominciato  a 
portare  fiori  e frutti  a Los  Angeles.  Diversi  esemplari  han- 
no preso  la  via  dell’Europa  ma  non  è conosciuto  sotto  qual 
nome  vi  figurino  ; fra  gli  altri  due  furono  inviati  qualche 
anno  fa  a Kew  ; adesso  pochissimi  ne  rimangono  in  Cali- 
fornia ed  uno  è coltivato  dal  sig.  Franceschi  stesso  ; a 
questo  individuo  appartiene  la  fronda  che  io  ho  ricevuta. 
La  pianta  cresce  lentissimamente  e produce  un  tronco  bre- 
ve e non  molto  robusto.  Il  frutto  maturo  prende  un  colore 
giallastro  ed  è coperto  da  un  sottile  strato  di  una  sostanza 
di  aspetto  ceroso.  Le  foglie  sono  perfettamente  glabre  e 
glaucescenti;  l’infiorescenza  è simile  a quella  della  E.  ar- 
mata, ma  è più  piccola. 


Gen.  6.  — Copernicia  Mart.  Hist.  nat.  Palm.,  Ili,  242, 
t.  49,  50  — excl.  t.  50  A,  I-IV  — (1837?)  et  Palm. 
Orbign.,  41,  t.  1,  f.  3 et  tab.  24;  Benth.  et  Hook.  f. 
Gen.  plant.,  Ili,  927  (excl.  Crysophila). 

Palme  elate  o subelate  con  fronde  flabellato- 
multifide  ; picciolo  spinoso  ai  lati,  terminato  al- 
l’apice davanti  da  una  ligula  e di  dietro  quasi 
orizzontalmente  o con  un  accenno  di  brevissimo 
rachide  non  prolungato  nel  lembo.  Spadici  allun- 
gato-paniculati,  molto  ramosi,  con  varie  spate  tu- 
bulose  e varie  infiorazioni  parziali  sovrapposte  ; 
queste  divise  in  vari  ramoscelli  fioriferi,  ognuno 
guai  nato  esso  pure  da  una  spata  più  o meno  tubu- 
losa  in  basso  od  anche  semplicemente  bratteato  al 
suo  punto  d’origine.  Fiori  solitari  o ± glomerulati, 
bratteati  e bratteolati.  Calice  tubuloso,  =fc  profonda- 
mente 3-dentato.  Corolla  ± distintamente  tubulosa 
in  basso,  divisa  in  3 filli  valvati,  assai  spessi,  for- 
temente scolpito-alveolati  internamente.  Stami  coi 


— 141  — 


filamenti  connati  in  basso  al  tubo  della  corolla  e 
formanti  alla  fauce  di  questa  una  corona  6-loba 
o 6-dentata,  bruscamente  ristretti  e subulati  nella 
parte  superiore  ; antere  ovate  od  oblunghe,  dorsi- 
fisse. Ovario  composto  di  3 carpelle  libere  in  basso 
ed  unite  per  gli  stili  formanti  esse  un  corpo  ovato  o 
turbinato,  non  o più  o meno  scolpito  in  alto,  bru- 
scamente contratto  nello  stilo  comune,  con  stigma 
3-denticulato.  Frutto  essucco  o quasi,  globoso  od 
ovoideo,  formato  da  una  sola  carpella,  con  i resti 
delle  carpelle  sterili  portati  all’apice  di  quella  fer- 
tile ; mesocarpio  scarso  ; endocarpio  crostaceo-le- 
gnoso  sottile  staccantesi  db  dal  mesocarpio  e for- 
mante un  nocciolo.  Seme  libero  nell’endocarpio, 
con  ilo  basilare;  rafe  sopra  un  lato  del  seme  con 
poche  diramazioni;  albume  profondamente  rumi- 
nato ; embrione  basilare  presso  l’ilo. 

Il  genere  Copernicia  è stato  fondato  da  Martius  (Hist, 
nat.  Palm.  voi.  Ili,  p.  242)  per  la  Corypha  cerifera  di  Ar- 
ruda  da  Camara,  come  l’illustre  autore  dichiara  : « Cory- 
« pha  cerifera , Arruda  da  Camara  in  operis  nostri  p.  56-57 
« iterato  examini  subjecta  a Coryphae  charactere  ita  ab- 
« horrere  visa  est,  ut  pro  typo  distincti  generis,  Livistonae 
« prae  aliis  affinis,  rectius  haberetur  ». 

È però  bene  da  osservarsi  che  Martius  nelle  pagine  ci- 
tate della  sua  opera  (56,  57)  e nelle  tavole  49  e 50  de- 
scrive e figura  soltanto  la  Palma  che  egli  stesso  aveva 
incontrato  nel  Brasile  nella  provincia  di  Piahuy  ; però  a 
pag.  242  della  stessa  opera,  la  sua  descrizione  non  si  ri- 
ferisce alla  sola  Palma  di  Arruda,  ma  comprende  due 
Palme  ben  distinte,  vale  a dire  : la  vera  Copernicia  cerifera 
del  Brasile  (che  vien  descritta  diffusamente  a pag.  56,  57 
e figurata  nella  tav.  49-50)  ed  un’altra  Palma  del  Para- 


— 142  — 


guay  molto  differente  dalla  precedente  ed  essa  pure  molto 
bene  figurata  nella  tav.  50  A,  f.  1— IV  della  medesima  opera. 

Anzi,  avendo  Martius  riconosciuto  che  i frutti  figurati 
nella  tav.  50  A differivano  notevolmente  da  quelli  figurati 
nella  tav.  50,  credendo  che  la  differenza  dipendesse  da 
imperfetta  rappresentazione  scrive  : « Bacca,  cuius  iconem 
« in  ipso  itinere  secundum  exemplar  nondum  maturum  fe- 
« stinante  calamo  delineatam  in  tabulae  50,  figura  10  red- 
« didi,  exactius  depingitur  in  tabula  50  A ». 

Infatti  detto  frutto  della  fìg.  10  tav.  50  non  sembra  cor- 
rispondere a quello  della  vera  C.  cerifera.  Comunque  ciò 
sia  rimane  bene  stabilito  che  la  specie  tipica  del  genere 
Copernicia  è quella  di  Arruda,  del  Brasile,  alla  quale  deve 
rimanere  il  nome  di  C.  cerifera;  mentre  la  creduta  Coper- 
nicia cerifera  dell’Argentina  e del  Paraguay  appartiene 
ad  un’altra  specie,  alla  quale  può  assegnarsi  il  nome  di 
C.  australis. 

Ciò  che  poi  è più  singolare  si  è che  queste  due  specie 
non  appartengono  alla  medesima  divisione  o gruppo  nel 
quale  possono  repartirsi  le  Copernicia.  Ed  invero  nel  gruppo 
al  quale  appartiene  la  specie  tipica  ( C . cerifera ) non  esi- 
stono spate  tubulose  che  sulle  diramazioni  primarie  dello 
spadice;  mentre  nell’altro  gruppo  che  ha  per  tipo  la  C.  au- 
stralis. anche  le  ultime  diramazioni  o ramoscelli  fioriferi  sono 
guainati  da  una  spata  più  o meno  lungamente  tubulosa. 

Il  genere  Crysophila , fondato  da  Blume  per  la  Cory- 
pha  nana  Humb.  et  Bonpl.,  venne  riportato  da  Bentham 
ed  Hooker  nel  « Genera  Plantarum  » sulla  autorità  di 
H.  Wendland,  alle  Copernicia,  fra  le  quali  però  a me  sem- 
bra che  non  possa  essere  incluso  perchè  queste  hanno 
tutte  fiori  ermafroditi,  mentre  quelli  della  Crysophila  ven- 
gono descritti  di  due  qualità,  ossia  alcuni,  così  detti  erma- 
froditi, con  un  ovario  abortivo,  ed  altri  feminei  mancanti 
di  stami.  Di  più  nella  Corypha  nana  gli  stili  del  fiore  fe- 
mineo  sembrerebbe  che  dovessero  essere  liberi,  e quindi  di 
tutt’altra  natura  di  quelli  delle  Copernicia. 


— 143  — 


Prospetto  delle  specie  di  Copernicia. 

A.  Eucopernicia.  — Spallici  con  spate  fabulose  soltanto 
sopra  l'asse  principale  e sopra  l'asse  delle  infiorazioni 
parziali;  diramazioni  secondarie  nascenti  tutte  dal- 
l’ascella di  brattee  non  fabulose. 

I.  Fiori  glomerulato-terni  sopra  i ramoscelli  fioriferi. 

a)  Filamenti  staminali  connati  alla  fauce  della  corolla 

in  un  anello  carnoso  coronato  da  6 minutissimi 
dentini  subulati;  tubo  della  corolla  6-costulato  in- 
ternamente; ovario  puberulo  in  alto. 

1.  C.  cerifera  (Arruda)  Mart.  — 

Brasile. 

b)  Filamenti  staminali  formanti  alla  fauce  della  corolla 

una  corona  distintamente  6-loba,  con  lobi  lata- 
mente triangolari  e repentinamente  subulati  ; tubo 
della  corolla  internamente  liscio;  ovario  glabro. 

2.  C.  Berteroana  Beco.  — S.  Do- 

mingo. 

II.  Fiori  solitari  e sessili  sui  ramoscelli  fioriferi. 

a)  Fiori  in  boccio  rotondati  in  alto;  filli  della  corolla 

triangolari  equilateri  ; antere  quasi  sessili  ; tubo 
della  corolla  liscio  internamente. 

3.  C.  tectorum  (H.  et  B.)  Mart. 

— Venezuela. 

b)  Fiori  in  boccio  conico-acuti  ; filli  più  lunghi  che 

larghi;  antere  portate  da  un  filamento  subulato 
lungo  circa  quanto  le  loggie  ; tubo  della  corolla 
6-costulato  internamente. 

4.  C.  Sanctae-Martae  Beco.  — 

Nuova  Grenada. 


— 144  — 


B.  Coperxiciopsis.  — Tutte  le  diramazioni  dello  spadice , 
comprese  le  ultime,  vaginate  alla  base  da  spatelle  tu - 

buiose. 

I.  Ramoscelli  fioriferi,  dritti,  filiformi,  lunghi  3-5  cm.,  por- 

tanti i fiori  in  piccoli  glomeruli  di  2-3,  ogni  glomerulo 
minutamente  bratteato. 

5.  C.  australis  Beco.  — Paraguay, 

Argentina. 

II.  Ramoscelli  fioriferi  molto  abbreviati,  formanti  corte  spi- 

ghette ± scorpiodee  con  fiori  molto  ravvicinati 
all’ascella  di  brattee  relativamente  grandi. 

S?  Ramoscelli  fioriferi,  fiori  e brattee  glabri. 

6.  C.  glabrescens  Wendl.  — Cuba. 

Ramoscelli  fioriferi  e brattee  pelosi. 

— Corona  staminale  superficialmente  6— dentata 
con  gli  stami  tutti  ad  una  medesima  altezza. 

a)  Fiori  in  boccio  ovati  acutiusculi  ; segmenti  della 

corolla  triangolari  equilateri  appressatamente 
sericei  all’esterno. 

7.  C.  hospita  Mart.  — Cuba. 

b)  Fiori  in  boccio  ovati  acuminati,  coperti  all’ester- 

no da  peli  patenti. 

8.  C.  Curtissii  Beco.  — Isla  de 

Pinos. 

— (-  Corona  staminale  3— loba,  con  3 stami  assai 
più  corti  degli  altri  3 e situati  nei  seni  fra 
i lobi  che  portano  i 3 stami  più  lunghi;  ul- 
time diramazioni  crasse  densiflore  pelosissime. 

9.  C.  macroglossa  "Wendl.  — 
Cuba. 


— 145  — 


1.  Copernicia  cerifera  Mart.  Hist.  nat.  Palm.  Ill,  56, 
t.  49  et  50  (excl.  f.  10)  et  p.  242  (ex  parte).  — Corypha 
cerifera  Man.  Arruda  da  Camara  in  Koster  Travels  in 
Brazil.  London  1816.  App.  (ex  Mart.  1.  c.  56). 

Descrizione.  — Tronco  alto  10-12  m.,  cilindrico,  dritto, 
per  lo  più  un  poco  incrassato  alla  base,  del  diametro  di 
15-20  cm.,  talvolta  nudo  in  basso  e segnato  dagli  anelli 
assai  approssimati  delle  foglie  cadute,  coperto  nella  parte 
superiore  dalla  base  dei  piccioli  persistenti  che  lo  rendono 
singolarmente  capitato  o più  raramente  rivestito  di  tali  re- 
sti sino  alla  base  ed  allora  del  diametro  di  30-45  cm.  (Mart.). 

Fronde  lunghe  1-2  m.,  formanti  un’  ampia  chioma  glo- 
bosa ; quelle  vecchie  lungamente  permanenti  ricascanti  e 
rivestenti  la  parte  alta  del  tronco.  Picciolo  lungo  60—90  cm. 
con  base  dilatata,  esternamente  convessa  e nel  mezzo  gib- 
bosa, depresso,  un  poco  concavo  di  sopra  e convesso  di 
sotto,  armato  sul  margine  di  spine  crasse  compresse  adun- 
che retrorse,  connesse  da  una  stria  nera  marginante  (Mart.). 
In  un  esemplare  (Glaziou  n.°  9016)  il  picciolo  in  alto  è largo 
3 cm.,  spesso  8 mm.;  ligula  glabra  semirotondato-oblunga, 
sottilmente  coriacea  a contorno  rotondato-crenato;  di  sotto 
all'apice,  il  picciolo  si  estende  in  un’area  semi-ovato-sub- 
triangolare  delimitata  da  un  indistinto  orlo;  rachide  0;  il 
lembo  è apparentemente  3/4  orbicolare,  indiviso  nella  parte 
centrale  sino  a 30-40  cm.  dall’apice  del  picciolo  ed  ai  lati 
sino  a soli  2-3  cm.,  rigido,  sottilmente  coriaceo,  cereo-pul- 
verulento  o biancheggiante  sulle  due  superficie,  anzi  quasi  più 
di  sopra  che  di  sotto,  diviso  in  circa  60  segmenti,  i quali 
facilmente  si  fendono  lungo  la  costa  mediana  e con  le  due 
parti  che  tendono  a combaciarsi  ; le  coste  mediane  supe- 
riori sono  nude,  non  molto  robuste,  piuttosto  ottuse  e si 
terminano  nel  seno  senza  alcun  filamento  ; le  mediane  in- 
feriori sono  pure  nude,  quasi  più  forti  delle  superiori  e a 
dorso  piano,  si  assottigliano  molto  in  alto,  di  sopra  sono 
tenui  e punto  prominenti,  e si  terminano  quasi  all’  apice 


io 


del  segmento  pure  senza  filamento;  i nervi  secondari  sono 
assai  conspicui  e ve  ne  sono  5-6  per  parte  alla  costa  me- 
diana, non  equidistanti,  egualmente  visibili  sulle  due  su- 
perimi, traversati  non  molto  fittamente  da  venule  transverse 
sinuose  ed  irregolari  e per  lo  più  oblique  ; margini  legger- 
mente inspessiti,  talvolta  non  rottissimi  ; i segmenti  cen- 
trali misurano  85  cm.  di  lunghezza  dall’apice  del  picciolo, 
e 34-85  mm.  nel  punto  più  largo,  che  rimane  a 7-8  cm.  al 
disopra  dei  seni  e da  dove  vanno  gradatamente  attenuan- 
dosi sino  all’apice,  che  in  quelli  proprio  del  centro  non  è 
molto  acuminato,  brevemente  bifido  e talora  anzi  diviso 
solo  in  due  denti  acuti;  i segmenti  laterali  sono  più  stretti 
dei  centrali,  con  punta  molto  più  acuminata  e divisa  per 
il  tratto  di  5—7  cm.  in  2 punte  molto  sottili  e subulate. 

Spadici  molto  allungati,  eretto-patenti  e lunghi  5-6 
piedi  (Martius),  triplicato-ramosi,  composti  di  varie  infiora- 
zioni parziali  alternato-sovrapposte.  Spate  primarie  allun- 
gate, tubulose,  cilindriche  almeno  in  alto  (dove  hanno 
12-14  mm.  di  diam.)  strettamente  guainanti,  finamente 
striate  per  lungo,  glabre,  troncate  obliquamente  alla  bocca, 
dove  il  margine  è intiero  od  appena  reticolato-fibroso,  pro- 
lungate da  un  lato  in  punta  triangolare  acuta  carinata  sul 
dorso.  Infiorazioni  parziali  lassamente  paniculato-allungate; 
una  di  queste  è lunga  circa  60  cm.,  con  una  parte  pedun- 
culare  piano-convessa  a margini  acutissimi  ed  intieramente 
inclusa  nella  sua  spata;  la  pannocchia  è divisa  in  6-7  rami, 
ognuno  nascente  dal  di  dentro  di  una  spata  tubulosa  si- 
mile alle  spate  primarie  ma  più  piccola  e più  attenuata 
nella  parte  inferiore;  i rami  sono  densamente  peloso-velu- 
tini  in  ogni  parte,  con  parte  peduncolare  inclusa  nella 
respettiva  spata  e con  vari  ramoscelli  fioriferi  alternato- 
distici,  i quali  al  momento  dell’antesi  sono  arcuato-patenti 
flessuosi,  con  la  parte  assile  subterete,  spessa  alla  base 
2-3  mm.  e sinuosa  fra  un  ramo  e l’altro.  I rami  più  bassi, 
che  sono  assai  più  grandi  degli  altri  ed  alle  volte  anche 
duplicato-ramosi,  portano  10-12  ed  anche  più  ramoscelli 
fioriferi  ; i seguenti  sono  gradatamente  più  piccoli  e con 


— 147  — 


minor  numero  di  rami,  gli  estremi  sono  semplicemente  3-2- 
forcati  od  anche  semplici.  I ramoscelli  fioriferi  sono  fili- 
formi, 1—15  mm.  di  spessore  e nella  parte  bassa  dello  spa- 
dice  di  sino  8-10  cm.  di  lunghezza;  i superiori  sono  assai 
più  brevi,  tutti  nascono  dall’ascella  di  una  sottile  brattea 
membranosa  strettamente  lanceolata-acuminata,  nei  ramo- 
scelli più  bassi  talvolta  assai  allungata,  nei  superiori  lunga 
solo  pochi  mm. 

Fiori  in  piccoli  glomeruli  alternato-spirali  ; questi  di  2-4 
fiori,  provvisti  ognuno  di  una  minuta  bratteola  compieta- 
mente  nascosta  dalla  peluria,  aprentisi  successivamente, 
densamente  e completamente  coperti  di  corti  peli  all’esterno; 
in  boccio  i fiori  sono  ottusamente  3-goni,  nell’antesi  lunghi 
3.5  mm.  Calice  brevemente  tubuloso,  di  2 mm.  di  diam., 
poco  più  lungo  che  largo,  poco  distintamente  3-lobo,  i lobi 
rimanendo  nascosti  dalla  peluria.  Corolla  tubolosa  per  oltre 
tutta  la  metà  inferiore;  nella  parte  eserta  dal  calice  divisa 
in  3 larghi  denti  deltoidei,  patenti,  che  comunicano  all’in- 
tiera corolla  aperta  una  figura  3-angolare  pure  equilatera; 
i denti  sono  relativamente  assai  spessi,  distintamente  mar- 
ginati, inspessiti  all’apice,  dove  sono  terminati  da  un  ciuffo 
di  peli,  segnati  nell’interno  da  4 solchi  stretti  e profondi 
e da  corrispondenti  creste  pilosule  ; il  tubo  internamente 
ha  5 creste  leggermente  rilevate  nei  punti  sottostanti  alle 
antere  ; stami  coi  filamenti  connati  al  tubo  della  corolla  e 
formanti  alla  fauce  di  questa  un  anello  carnoso  sporgente 
sulla  fauce  e coronato  da  6 dentini  lineari,  brevissimi  che 
repentinamente  si  innalzano  dal  suo  orlo  ; antere  dorsifisse, 
erette,  piccole,  brevemente  ovate,  rotondate  alle  due  estre- 
mità e con  loggie  parallele  introrse.  Carpelle  formanti  un 
corpo  turbinato,  carnoso  in  basso,  cartilaginoso  nella  parte 
superiore  e quivi  rotondato,  non  scolpito  e pilosulo  lungo 
alcuni  punti,  bruscamente  contratto  in  un  sottile  stilo  che 
durante  l’antesi  giunge  all’altezza  degli  stami;  stigma  bre- 
vissimamente 3-lobo.  Delle  3 carpelle,  che  sono  accostate  ma 
non  connesse  fra  di  loro,  d’ordinario  se  ne  sviluppa  una  sola, 
questa  trasportando  al  suo  apice  le  carpelle  rimaste  abortive. 


Frutti  ovoidei,  talvolta  globoso-ovoidei  ; mesocarpio  scar- 
sissimo, grumoso,  con  poche  fibre  anastomosato-reticolate, 
tenui  e molli  nella  parte  più  interna  ; endocarpio  molto 
sottilmente  subpergamenaceo-legnoso,  fragile,  formante  un 
nocciolo  che  si  stacca  assai  facilmente  dal  mesocarpio  ed 
è della  medesima  forma  del  frutto,  ma  alquanto  variabile, 
di  18-24  mm.  di  lunghezza  e 16-18  mm.  di  larghezza,  più 
o meno  caudiculato  in  basso  e con  un  accenno  di  apicolo 
pungente  nella  sommità. 

Seme  libero  nell’endocarpio,  ovoideo,  lungo  16—20  mm., 
largo  13-17  mm.,  rotondato  alle  due  estremità,  spesso  più 
in  basso  che  in  alto  ; ilo  situato  alla  base  di  un  lato  ed 
assai  esteso  ; rafe  piuttosto  angusto  occupante  tutto  un  lato 
del  seme  con  7-8  diramazioni  che  si  distaccano  verso  l’alto, 
per  lo  più  non  anastomosate  e delle  quali  alcune  scavalcano 
il  vertice  del  seme  per  andar  poi  tutte  a riunirsi  dal  lato 
opposto  dove  si  trova  l’embrione;  albume  distintamente  ru- 
minato; l’embrione  è basilare  leggermente  eccentrico. 

Habitat.  — Questa  Palma  secondo  Martius  cresce  al 
Brasile  nei  campi  ombrosi  lungo  i fiumi  S.  Francesco  nel- 
l’interno della  provincia  di  Bahia  e di  Pernambuco,  come 
pure  nei  campi  della  provincia  di  Piauhy,  ora  solitaria, 
ora  formante  boschi  abbastanza  folti.  Nella  provincia  di 
Bahia,  a S.  Antonio,  è stata  raccolta  anche  da  Blanchet 
(n.°  3152  in  Herb,  de  Candolle).  Io  ne  ho  ricevuti  i frutti 
dal  Cearà  inviatimi  dal  Dott.  Joaquim  da  Costa  Sena. 
Dagli  indigeni  è chiamata  « Carnaiba  » o « Carnahuba  », 
più  raramente  « Caranahìba  ».  Gli  usi  sono  i medesimi  di 
quelli  indicati  per  la  Copernicia  australis.  A questo  pro- 
posito Martius  cita  come  utile  a consultarsi  : Brando  in 
Phil  Trans.  Lond.  1811.  Barbosa  Rodrigues  (Palmae  Mat- 
togross.  p.  1)  cita  M.  A.  de  Macedo  « Memoria  sobre  a 
Carnauba  » pubblicata  a pag.  281,  voi.  4°  nuova  serie  1856 
dello  « Ausiliador  da  Industria  Nacional  » : cita  pure  una 
« Notice  sur  le  Palmier  Carnauba  » pubblicata  nel  1867 
dallo  stesso  M.  A.  de  Macedo.  È possibile  però  che  in  questi 


— 149  — 


scritti  si  confondano  la  Copernicia  cerifera  e la  C.  australis. 
Degli  autori  antichi  che  hanno  trattato  della  Copernicia 
cerifera  Martius  rammenta  : Marcg.  Bras.  ed.  1648,  p.  130 
cum  Fig.  1 (sotto  il  titolo  di  Caranaiba).  — Piso  p.  62  cum 
eadem  icone  ; ed.  1658,  p.  126,  Fig.  1 (excl.  Fig.  2)  — Rai. 
Hist.  II,  p.  1368  — Caranaiive , Laet.  Ind.  occ.  descr.  p.  612 
— Jons.  Dendrol.  edit.  1768,  p.  150. 

La  Copernicia  cerifera  si  dice  che  è coltivata  anche  da 
noi  in  Riviera,  ma  è probabile  che  sotto  questo  nome  si 
nasconda  la  C.  australis  o forse  tutt’altra  Palma. 

Osservazioni.  — Ho  di  già  precedentemente  rammentate 
alcune  delle  differenze  esistenti  fra  la  C.  cerifera  e la  C.  au- 
stralis, ma  queste  verranno  più  precisamente  stabilite  par- 
lando di  quest’ultima  in  seguito. 

L’esemplare  di  Blanchet  (n.°  3152  in  herb  de  Candolle) 
consiste  in  porzioni  di  spadice  in  fiore  (esattamente  corri- 
spondenti a quelle  degli  esemplari  tipici  di  Martius)  ed  in 
una  mezza  fronda  ; l’esemplare  è accompagnato  dalla  se- 
guente nota  : « Ce  Palmier  se  nomme  « Carnaiba  » dans 
« le  pays.  Les  fleurs  sont  jaunes,  le  centre  vermilion  (pro- 
« bablement  les  pistils  ou  les  étamines),  il  est  haut  de  4-5 
« brasses  et  croit  dans  les  gravi'eres  des  marais  de  St.  An- 
« toine,  Sertao  de  la  province  de  Bahie  ». 

La  fronda  di  questo  esemplare  (mancante  di  picciolo)  ha 
il  lembo  che  misura  dalla  ligula  all’estremità  dei  segmenti 
centrali  65  cm.;  i seni  sono  a 25-27  cm.  dal  picciolo  nella 
parte  centrale  ; tutto  il  lembo  è coperto  da  ambedue  le 
faccio  da  una  pellicola  cerosa  che  si  stacca  in  piccole  la- 
melle ; i segmenti  centrali  sono  larghi  solo  20-25  mm.  molte 
acuminati  e fessi  all’apice  per  il  tratto  di  4-5  cm.  in  due 
punte  subulate  acutissime  e quasi  pungenti.  Evidentemente 
la  fronda  di  questo  esemplare  ha  appartenuto  ad  una  pianta 
più  giovane  di  quella  descritta  precedentemente,  dalla  quale 
per  tutte  le  altre,  anche  più  piccole,  particolarità  non  dif- 
ferisce, solo  il  margine  esteriore  del  segmento  più  esterno 
è tubercoloso-denticolato. 


Gli  esemplari  di  Copernicia  cerifera  distribuiti  da  Gla- 
ziou  col  n.°  9016  e che  provengono  da  individui  coltivati 
a Rio  de  Janeiro,  corrispondono  esattamente  agli  esem- 
plari tipici  di  Martius,  ma  tanto  nell’  Erbario  di  Berlino 
quanto  nel  mio  sono  accompagnati  da  una  fronda  di  pianta 
giovane  che  offre  talune  particolarità  dietro  le  quali  si  po- 
trebbe sospettare  che  questa  appartenesse  ad  una  Palma 
differente  dalla  C.  cerifera. 

Ho  descritto  i frutti  che  mi  sono  stati  inviati  dal  Dot- 
tor Joaquim  da  Costa  Sena  di  Ouro  Preto  e provenienti 
dal  Cearà,  non  che  quelli  che  Glaziou  aveva  inviati  a Kew 
nel  1881.  Questi  secondi  sono  leggermente  più  piccoli  dei 
precedenti.  Occorre  avvertire  che  non  deve  tenersi  conto 
della  descrizione  del  frutto  della  C.  cerifera,  quale  è data 
da  Martius,  e nemmeno  della  figura  dal  medesimo  autore 
pubblicata  nella  Hist.  nat.  Palm.  Ili,  t.  50,  f.  10. 


2.  Copernicia  Berteroana  Beco.  Sp.  n. 

Flores  in  ramulis  filiformibus  angulosis  minute 
puberulis  glomer alato-terni,  in  alabastro  3.5  mm. 
longi,  1.5  mm.  lati,  ovati,  apice  parum  attenuati 
ibique  obtusi,  carnoso-subcoriacei,  calyce  tomen- 
tello,  cupulari-campanulato  late  breviter  obtuseque 

3- dentato  ; corolla  extus  piloso-sericea  calyce  du- 
plo longior,  phyllis  apice  crassissimis  intus  conspi- 
cue  alveolatis,  corona  staminali  6-loba,  lobis  late 
triangularibus  brevissime  subulatis,  antheris  sub- 
globosis,  ovario  turbinato  glaberrimo,  stylo  e basi 
late  conica  subulato  staminibus  paullo  breviori. 

Descbizione.  — Tronco....  Fronde....  Scadici  assai  diffusi 

4- plicato  ramosi  con  varie  infiorazioni  parziali  ; una  è lunga 
45  cm.  con  5 rami  provvisti  di  una  parte  pedunculare  gra- 


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cile  piano-convessa,  emergente  di  2-3  cm.  dalla  sua  spata; 
la  parte  assile  dell’infiorazione  è molto  gracile  : dove  non 
è guainata  dalle  spate  è di  soli  2-3  mm.  di  spessore,  gla- 
bra compressa  ed  ottusamente  angolosa,  finamente  striata; 
i rami  maggiori,  i più  bassi,  sono  lunghi  12-15  cm.  con  parte 
assile  breve  acutamente  angolosa,  sinuosa,  con  pochi  rami 
secondari  patenti,  di  cui  soltanto  1-2  dei  più  bassi,  2-3— 
forcati  ; i rami  superiori  portano  solo  pochi  ramoscelli  fio- 
riferi indivisi;  detti  ramoscelli  sono  molto  finamente  pelosi, 
filiformi,  distintamente  angolosi,  di  1 mm.  di  spessore  al  mas- 
simo ed  assottigliati  verso  l’apice  ; i maggiori,  i più  bassi 
sono  lunghi  7-8  cm.,  nascono  dall’ascella  di  una  piccolis- 
sima e poco  apparente  brattea  scagliforme  a base  larga 
e punta  finissima  setiforme.  Spate  lungamente  tubulose, 
strettamente  guainanti,  molto  leggermente  infundibulari, 
glabre,  finamente  striate,  troncate  molto  obliquamente,  in- 
tiere e nude  alla  bocca,  prolungate  da  un  lato  in  lunga 
punta  acuminata. 

Fiori  sessili,  terni  in  glomeruli  inseriti  spiralmente,  con 
brattea  comune  piccolissima  a punta  setiforme.  Fiori  in 
boccio  ovati,  attenuati  un  poco  in  punta  ottusa,  lunghi  3.5 
mm.,  larghi  1.5  mm.,  di  consistenza  piuttosto  spessa  e car- 
noso-coriacea;  calice  cilindraceo-cupulare  un  poco  più  lungo 
che  largo,  rotondato  in  basso  ed  ivi  incavato  sul  fondo, 
superficialmente  3-lobo,  minutamente  tomentoso;  corolla  il 
doppio  più  lunga  del  calice,  tubuloso-campanulata  nella 
parte  inclusa  in  questo,  divisa  in  3 filli  3-angolari  un  poco 
più  lunghi  che  larghi,  acutiusculi,  finamente  sericeo-pelosi 
all’esterno,  con  l’apice  molto  inspessito,  alveolati  dal  lato 
interno  ; stami  formanti  un  anello  carnoso  molto  netta- 
mente 6-lobo  alla  foce  della  corolla  ; i lobi  o basi  dei  fila- 
menti sono  latamente  triangolari,  bruscamente  contratti  in 
una  minuta  punta  subulata,  tutti  eguali  e ad  un  medesimo 
livello  ; il  tubo  è molto  spesso  e liscio  internamente  ; an- 
tere corte,  rotondate  alle  due  estremità,  a loggie  parallele. 
Ovario  turbinato,  subtroncato  e profondamente  scolpito  in 
alto,  glaberrimo,  con  stilo  a base  conica,  subulato,  terminato 


in  stigma  puntiforme,  non  sorpassante  la  fauce  durante 
l’antesi. 

Habitat.  — San  Domingo. 

Osservazioni.  — La  specie  è fondata  sopra  una  porzione 
di  spadice  consistente  in  una  infiorazione  parziale  in  fiore 
conservata  nell’Erb.  de  Candolle  con  l’etichetta  : « Flores 
palmae  Cana  ab  hispanis  dictae  a Thrynace  diversa.  St. 
Dom.,  Bertero  — M.  Balbis  1821  ». 

Si  distingue  dalla  C.  cerifera  per  i suoi  pochi  e gracili 
ramoscelli  fioriferi  angolosi  con  fiori  glomerulato-terni, 
questi  ovati  attenuati  in  punta  ottusa  ; per  1’  anello  sta- 
minale nettamente  fi-lobo  e per  l’ovario  del  tutto  glabro. 


3.  Copernicia  tectorum  Mart.  Hist.  nat.  Palm.  Ili, 
243.  — Corypha  tectorum  Humb.  et  Bonpl.  Nova  Gen. 
et  Sp.  pi.  1.299. 

Descrizione.  — Tronco  alto  circa  8 m.  inerme  dilatato 
alla  base  in  gioventù,  ricoperto  dalle  basi  delle  vecchie 
fronde  ; legname  durissimo. 

Fronde  plicato-flabellate  suborbicolari  ; picciolo  canalicu- 
late di  sopra,  seghettato-spinoso  al  margine. 

Sbiaditi  lunghi  circa  1 m.,  4-plicato-ramosi,  assai  diffusi 
e con  varie  infiorazioni  parziali  ; una  di  queste  è lunga 
circa  40  cm.  e porta  5 rami  nascenti  dal  di  dentro  ma 
presso  la  bocca  delle  respettive  spate  (secondarie)  non 
avendo  che  una  brevissima  parte  pedicellare  ; le  spate  se- 
condarie sono  tubulose-infuiidibulari,  allungate,  sottilmente 
membranacee,  piuttosto  strettamente  guainanti,  troncate 
obliquamente,  intere  e nude  alla  bocca,  prolungate  da  un 
lato  in  punta  triangulare  acuminata,  glabre,  finamente  ed 
acutamente  striate  e reticolato-venose;  tutte  le  parti  assili 
sono  molto  finamente  e mollemente  tomentose;  i rami  sono 
gradatamente  decrescenti,  duplicato-ramosi,  il  più  grande, 


— 15B  — 


il  più  basso,  è lungo  25  cm.,  porta  in  basso  3-4  rami  se- 
condari divisi  in  4-7  ramoscelli  fioriferi,  e nella  parte  api- 
cale  solo  ramoscelli  da  prima  2-3-forcati  e poi  semplici  ; la 
parte  pedicellare  delle  infiorazioni  parziali  è lunga  al  più  1-3 
cm.  ed  è provvista  di  solito  di  una  brattea  semi-abbrac- 
ciante,  acuminata,  rossastra,  membranaceo-jalina;  alcune 
altre  brattee  simili  ma  più  piccole  si  vedono  lungo  l’asse 
della  pannocchia  in  vicinanza  delle  ramificazioni  ed  anche 
dei  ramoscelli,  dove  però  sono  ridotte  minutissime  od  anche 
mancano  ; i ramoscelli  fioriferi  sono  filiformi  della  gros- 
sezza di  uno  spago,  (1,5  mm.)  dritti,  rigidi,  tereti,  fina- 
mente tomentosi,  attenuati  gradatamente  nell’ apice,  lunghi 
9-10  cm.  con  fiori  non  molto  fitti,  solitari,  disposti  in  giro 
regolarmente  a spirale,  orizzontali,  sessili  sopra  pulvini  su- 
perficialissimi orbicolari  e mancanti  di  brattea  e brat- 
teola. 

Fiori  in  boccio  largamente  ovati,  ottusi,  lunghi  3-5  mm. 
e larghi  2-5  mm.,  di  consistenza  assai  spessa,  carnoso-co- 
riacei  ; calice  cilindraceo-cupulare  quasi  più  largo  che  alto 
con  la  base  rotondata  e leggermente  incavata  sul  fondo, 
quasi  troncato  alla  bocca  dove  si  trovano  solo  gli  accenni 
di  3 superficialissimi  denti,  minutamente  tomentoso  ; co- 
rolla il  doppio  più  lunga  del  calice,  tubuloso-campanulata 
nella  parte  inclusa  in  questo,  divisa  in  3 larghi  lobi  trian- 
golari equilateri  molto  spessi,  ottusiuscuh,  appressatamente 
e finamente  sericeo-pelosi  all’  esterno,  inspessiti  all’apice, 
con  4 solchi  angusti  e corrispondenti  a 3 creste  papil- 
loso-pelose;  stami  formanti  uno  anello  carnoso  molto  spesso 
sporgente  alla  fauce  della  corolla,  coronato  da  6 minutis- 
simi e cortissimi  dentini  subulati  tutti  ad  un  livello  ed 
eguali  ; il  tubo  è molto  spesso  e carnoso  ed  internamente 
è liscio  e senza  rilievi  ; le  antere  sono  piccolissime,  appa- 
rentemente sessili  sull’orlo  dell’anello,  più  larghe  che  lunghe 
e subdidime.  L’ovario  si  compone  di  3 carpelle  strettamente 
unite  e formanti  un  corpo  turbinato,  subtroncato  e profon- 
damente scolpito  in  alto,  dove  è papilloso-pilosulo  sui  mar- 
gini delle  depressioni  ed  è molto  bruscamente  da  una  base 


— 154  — 


conica  attenuato  in  uno  stilo  comune  subulato,  il  quale  si 
termina  in  uno  stigma  puntiforme  non  sorpassante  la  fauce 
al  momento  dell’antesi. 

Frutti  mancano. 

Habitat.  — Venezuela.  Da  Humboldt  e Bonpland  di 
questa  Palma  si  dice  che  cresce  nella  estesa  pianura  Cara- 
casano-Cumanense,  rivestita  di  graminacee,  in  luoghi  aprici 
e caldissimi  fra  FI  Caiman,  Tisnao,  Calabozo , Uritucu, 
Guajaval,  Villa  del  Pao,  Cari  e fra  i fiumi  Apures  ed  Ore- 
noco  (Llanos  de  Cumana , Nuova  Barcellona  e Caracas). 
Fiorisce  in  marzo,  nomi  volgari  : « Palma  de  Covija  », 
« Palma  redonda  » e « Palma  de  Sombrero  ». 

Osservazioni  — Di  questa  specie  ho  visto  nell’Erbario  di 
Berlino  un  solo  esemplare  autentico  di  Humboldt  consi- 
stente in  alcune  porzioni  di  spadice  in  fiore.  I caratteri  del 
tronco  e delle  fronde  sono  quindi  tratti  dalla  descrizione 
di  Humboldt  e Bonpland. 

In  questa,  come  nella  Copernicia  cerifera , le  carpello  sono 
assai  fortemente  unite  per  la  parte  superiore  che  è dura  e 
collosa,  e facilmente  separabili  per  le  basi,  di  modo  che 
dopo  la  fecondazione  di  solito  una  sola  carpella  si  sviluppa 
ed  i resti  delle  altre  due  si  staccano  per  la  base  e riman- 
gono aderenti  all’  apice  di  quella  fertile,  all’  opposto  di 
quanto  accade  nelle  Brahea,  dove  le  carpello  sterili  si  se- 
parano completamente  da  quella  fertile  ed  i loro  resti  ri- 
mangono alla  base  di  questa. 


4.  Copernicia  Sanctae-Martae  Beco.  sp.  n. 

Frondium  segmenta  spisse  cartacea  utrinque  gla- 
berrima  subconcoloria  subtus  minute  punctulata, 
centralia  3 cm.  lata,  apice  bidentata  vel  breviter 
fissa.  Flores  in  ramulis  filiformìbus  teretibus  mi- 


— 155  — 


nute  tomentosis  solitarii  spiraliter  ordinati,  in 
alabastro  late  ovati,  acutiusculi,  8.5  min.  longi, 
2.5  mm.  lati,  carnoso-subcoriacei,  calyce  minute 
tomentello  in  ore  subtruncato  minute  et  superfi- 
cialiter  3-denticulato;  corolla  extus  minute  sericeo- 
pilosa  calyce  subduplo  longiori  ; corona  staminali 
annulari  crassa  fìlamentis  brevissime  subulatis  ter- 
minata, antheris  sabglobosis;  ovario  turbinato  apice 
profonde  sculpto  ibique  minute  papilloso-peloso, 
stylo  e basi  late  conica  subulato  staminibus  breviori. 

Descrizione.  — Fronde  flabellato-multifide,  quella  che  io 
ho  visto  misura  55  cm.  dall’apice  del  picciolo  all’estremità 
dei  segmenti  centrali  ; il  picciolo  nell’estrema  parte  apicale 
è largo  16  mm.,  leggermente  concavo  di  sopra  e convesso  di 
sotto,  coi  margini  molto  acuti,  provvisto  proprio  all’apice  ai 
lati  della  ligula  di  una  grossa  spina  uncinata  volta  all’ingiù 
quasi  laminare  a punta  nerastra,  ciò  che  fa  supporre  che  i 
margini  siano  da  cima  a fondo  fortemente  spinosi  ; la  li- 
gula è laminare,  eretta,  quasi  semicircolare,  glabra,  a con- 
torno acuto  rotondato  ed  undulato  ; il  lembo  è piuttosto 
spessamente  cartaceo  rigidulo  e glaberrimo,  sul  secco  è 
verde  pallido  e concolore  sulle  due  faccie,  sparso,  special- 
mente  di  sotto,  di  minutissimi  puntolini  bruni  ellittici  ; le 
coste  superiori  ed  inferiori  sono  fra  loro  quasi  eguali,  non 
molto  forti,  a dorso  piano  indistintamente  scabridulo,  non 
spinoso  ad  eccezione  che  nel  segmento  più  esterno  dove  si 
osserva  una  spina  uncinata  ; i seni  nella  parte  centrale 
rimangono  a 18  cm.  dall’apice  del  picciolo  e nei  lati  estremi 
a 8-4.  I segmenti  sono  circa  40,  con  le  due  metà  aventi 
tendenza  a combaciarsi,  con  5-8  nervi  secondari  assai  di- 
stinti per  parte  della  costa  mediana  e con  numerosi  nervi 
terziari  interposti  fittissimi  e tenuissimi  ; venule  trasverse 
molto  fìtte,  sinuose,  un  poco  ramose,  assai  più  nette  e ri- 
levate dei  nervi  secondari  sopra  ambedue  le  faccie  e che 


dalla  costa  mediana  arrivano  sino  ai  margini  traversando 
tutti  i nervi;  i segmenti  centrali  all’altezza  dei  seni  sono 
larghi  circa  3 cm.  e pochi  mm.  di  più  in  alto,  rimangono 
quindi  per  un  certo  tratto  coi  margini  quasi  paralleli  ma 
un  poco  sinuosi  e poi  si  attenuano  gradatamente  in  una 
punta  che  nell’estremo  apice  è quasi  ottusa  e si  termina 
in  due  brevi  denti  divaricati  ; i segmenti  laterali  sono  più 
stretti  e più  acuminati  degli  altri  e sono  terminati  da  due 
denti  molto  acuti;  i margini  sono  alquanto  inspessiti,  e, 
come  è stato  detto,  non  rottissimi  ma  leggermente  sinuosi 
(così  almeno  nell'  unica  fronda  studiata). 

Sjìadiei  apparentemente  assai  diffusi,  4-plicato-ramosi, 
con  varie  infiorazioni  parziali  ; quella  da  me  vista  è lunga 
50  cm.  (compresa  una  parte  peduncolare  lunga  15  cm.  con- 
cavo-convessa e larga  8 mm.)  con  5 rami  gradatamente  de- 
crescenti, ognuno  nascente  dal  di  dentro  di  una  spata,  e prov- 
visto di  una  parte  peduncolare  del  tutto  inclusa,  piano- 
convessa lunga  vari  cm.  ; le  spate  secondarie  sono  tubulose 
allungate,  molto  leggermente  infundibulari,  membranacee, 
strettamente  guainanti,  troncate  molto  obliquamente,  intiere 
e nude  alla  bocca,  prolungate  da  un  lato  in  punta  trian- 
golare acuminata,  glabre,  finamente  ed  acutamente  striate; 
i rami  sono  molto  finamente  e mollemente  tomentosi  in 
ogni  parte,  duplicato-ramosi  ; i più  bassi  sono  lunghi  circa 
20  cm.  e portano  in  basso  2-3  rami  secondari  2-3-forcati 
e nel  rimanente  soli  ramoscelli  fioriferi  indivisi  ; la  parte 
pedicellare  è provvista  di  una  brattea  semi-abbracciante 
ed  i ramoscelli  hanno  alla  lor  base  una  bratteola  poco  ap- 
parente a larga  base  e con  punta  subulata  ; i ramoscelli 
fioriferi  sono  filiformi,  della  grossezza  di  un  sottile  spago 
(1.2— 1.5  mm.),  dritti,  rigidi,  tereti,  finamente  tomentosi,  at- 
tenuati gradatamente  all’apice  ; i maggiori,  i più  bassi, 
lunghi  10-12  cm.,  i superiori  più  brevi,  con  fiori  non 
molto  fitti,  solitari,  disposti  in  giro  regolarmente  a spirale, 
inseriti  ad  un  angolo  di  circa  45°,  inseriti  sopra  pulvinuli 
superficialissimi  orbicolari.  con  appena  un  accenno  di  brat- 
teola semilunare  in  basso. 


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Fiori  in  boccio  bene  sviluppato  largamente  ovati,  con 
base  pianeggiante  e punta  conica  piuttosto  acuta,  larghi 
2.5  mm.  e lunghi  3.5  mm.,  di  consistenza  assai  spessa 
carnoso-coriacea  ; calice  cilindraceo-cupulare,  circa  tanto 
largo  quanto  alto,  con  la  base  pianeggiante  e leggermente 
ristretto  subito  sopra  la  base,  leggermente  incavato  sul 
fondo,  quasi  troncato  alla  bocca  dove  si  trovano  solo  gli 
accenni  di  3 superficialissimi  denti,  minutamente  tomen- 
toso ; corolla  il  doppio  più  lunga  del  calice,  tubuloso-cam- 
panulata  nella  parte  inclusa  in  questo,  divisa  in  3 lobi 
triangolari  allungati  acutiusculi  più  lunghi  che  larghi, 
molto  spessi,  finamente  sericeo-pelosi  all’esterno,  inspessiti 
all’apice  all’  interno  e quivi  con  4 solchi  angusti  glabri  e 
corrispondenti  creste  ; queste  papilloso-pelose.  Stami  for- 
manti un  anello  carnoso  molto  spesso,  sporgente  alla  fauce 
della  corolla  e coronato  da  6 filamenti  brevi  subulati  (senza 
una  larga  base)  tutti  ad  un  livello  ed  eguali  ; il  tubo  della 
corolla  è molto  spesso  e carnoso  ed  è internamente  segnato  da 
un  leggerissimo  rilievo  longitudinale  in  corrispondenza  ad 
ogni  stame  ; antere  piccole,  molto  latamente  ovali,  roton- 
date alle  due  estremità.  Ovario  turbinato,  subtroncato  e pro- 
fondamente scolpito  in  alto  e quivi  minutamente  papilloso- 
peloso  sui  margini  delle  depressioni,  molto  bruscamente 
attenuato  da  una  base  conica  in  uno  stilo  breve  subulato 
che  si  termina  in  uno  stigma  puntiforme  non  sorpassante 
la  fauce  al  momento  dell’antesi.  Il  resto  manca. 

Habitat.  — Nuova  Granata  nella  Provincia  di  Santa 
Marta  (L.  Schlim  n.°  954  in  Herb,  de  Candolle  : esemplari 
distribuiti  dall’  « Établissement  botanique  et  d’ Horticol- 
ture  » di  J.  Linden  a Bruxelles). 

Osservazioni.  — L’esemplare  che  io  ho  studiato  consi- 
ste in  una  porzione  dello  spadice  in  fiore  ed  in  una  mezza 
fronda.  A prima  vista  lo  spadice  di  questa  specie  può  con- 
fondersi con  quello  della  Copernicia  tectorum , ma  un  ac- 
curato esame  disvela  della  differenze  assai  notevoli  quasi 


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in  ogni  organo.  Si  distingue  facilmente  dalla  C.  tectorum 
sopratutto  per  i suoi  bocci  terminati  in  punta  conico-acuta 
e non  rotondata;  per  i lobi  della  corolla  triangolari  allun- 
gati più  lunghi  che  larghi,  e non  equilateri  ; per  il  calice 
più  pianeggiante  alla  base,  per  i filamenti  più  allungati, 
di  modo  che  le  antere  non  appariscono  sessili  sull’orlo  del- 
l’anello staminale,  ed  infine  anche  per  il  tubo  internamente 
segnato  da  superficiali  rilievi  in  corrispondenza  dei  fila- 
menti. Con  queste  differenze  sul  fiore  è probabile  che  altre 
importanti  se  ne  riscontreranno  negli  altri  organi. 


5.  Copernicia  australis  Becc.  — C.  cerifera  Mart.  Hist, 
nat.  Palm.  Ili,  242  (ex  parte)  tab.  50  A,  f.  1-IV  (excl. 
t.  49,  50  !)  et  Palm.  Orbign.  41  (excl.  syn.)  t.  1.  f.  3 
et  t.  24  excl.  f.  3-8  ; Drude  in  Engl.  et  Pr.  Nat. 
Planzenf.  I,  f.  7,  et  in  Mart.  PI.  Bras.  III.  2 (1882) 
548  (ex  parte)  t.  128  (excl.  analys.  fior.);  Barb.-Rodr. 
Palmae  Mattogr.  (1898)  1 (ex  parte)  ; Griseb.  Symb. 
ad  Fior.  Arg.  283;  Wendl.  in  Kerch.  Palm.  241; 
Kunth,  Enum.  Plant.  Ili,  243  (ex  parte)  ; Graham 
Kerr  in  Trans.  Bot.  Soc.  Edinb.  XX  (1896)  75  (non 
vidi)  ; Lindmann,  Palmeuf.  Sudani,  in  Svenska  Vet.- 
Akad.  handl.  XXVI,  24,  f.  9,  10.  — C.  cerifera , alba 
et  nigra  Morong  et  Britton  in  Ann.  New  York  Acad. 
Se.  VII  (1893),  245. 

Desckizione.  — Palma  con  tronco  dritto  sottile  raggiun- 
gente l’altezza  di  sino  20  m.,  usualmente  più  basso  e di 
12-15  cm.  di  diam.,  da  prima  coperto  dalle  basi  delle  vec- 
chie fronde  poi  col  tempo  nudo. 

Fronde  flabellato -multifide  orbicolari,  i segmenti  più 
esterni  venendo  a ritoccarsi  lungo  i margini  del  picciolo  ; 
i segmenti  centrali  misurano  65  cm.  dalla  ligula;  il  picciolo 
è molto  più  lungo  del  lembo,  è dilatato,  legnoso,  molto 
inspessito  e gibboso  sul  dorso  nella  parte  più  bassa  dove 
è fibroso  ai  margini,  poi  diventa  regolarmente  rotondato 


— 159  — 


di  sotto,  profondamente  e latamente  scavato  a doccia  di 
sopra,  coi  margini  armati  di  robuste  ma  rade  spine  di  color 
castagno  scuro  lucide  acuminate  sub-orizzontali  dritte  o sub- 
uncinate od  arcuate  verso  il  centro,  lunghe  10-12  mm.,  con- 
nesse l'una  con  l’altra  da  una  sottile  linea  marginante  stret- 
tissima dello  stesso  colore  ; da  circa  il  mezzo  in  su  il  pic- 
ciolo rimane  sempre  tondeggiante  di  sotto,  ma  diventa 
pianeggiante  di  sopra  e quivi  fa  mostra  di  un  superficiale  ed 
angusto  rilievo  lungo  la  linea  mediana  : è largo  15-17  mm. 
e spesso  6-7  mm.,  ha  la  intiera  superficie,  meno  l’estremo 
margine,  stramineo  pallida,  coperta  da  un  tenue  tomento 
biancastro  ± fugace  e detergibile,  finamente  lineolata  ed  im- 
pressa da  punti  allungati  ; la  ligula  è glabra  semilunare  a 
lembo  coriaceo,  eretto,  a contorno  rotondato,  crenulato  di 
dietro  ; non  esiste  prolungazione  del  rachide  ed  il  picciolo 
si  termina  con  una  linea  quasi  orizzontale  indistinta  senza 
orlo  o margine  molto  sporgente  ; il  lembo  è spessamente 
cartaceo  piuttosto  rigido,  glaucescente  e specialmente  nella 
pagina  inferiore  biancastro,  egualmente  consparso  sulle 
due  faccie  di  numerosissimi  puntolini  rubiginosi  ellittici  ; 
nella  fronda  da  me  esaminata  vi  sono  48  segmenti,  i quali 
nella  parte  centrale  sono  liberi  dal  terzo  inferiore  in  su 
ed  ai  lati  estremi  a solo  1-2  cm.  dalla  ligula  ; nei  seni 
esiste  un  tenuissimo  e breve  filamento  pochissimo  visibile 
e deciduo  ; i segmenti  centrali  nel  loro  punto  più  largo 
(un  poco  al  di  sopra  dei  seni)  misurano  3.5-4  cm.  e da 
questo  punto  vanno  gradatamente  ristringendosi  in  una 
punta  acuminata  bifida  ; i segmenti  laterali  sono  gradata- 
mente  più  stretti  dei  centrali;  gli  estremi  hanno  solo  7-15 
mm.  di  larghezza  ; le  costole  primarie  superiori  sono  sottili, 
scabridule  ; le  inferiori  sono  di  poco  più  robuste  delle  supe- 
riori, di  sotto  hanno  il  dorso  stretto  pianeggiante  puntu- 
lato-scabridulo,  di  sopra  sono  rappresentate  da  un  angusto 
solco  ; i margini  sono  lisci  non  inspessiti  ; i nervi  secon- 
dari sono  6-7  per  parte  alla  costa  mediana  poco  visibili  ; 
le  venule  trasverse  sono  pure  poco  apparenti,  ma  più  nella 
pagina  inferiore  che  nella  superiore. 


160  — 


Spadici  allungati  (in  un  esemplare  di  1.80  m.  di  lunghezza) 
4-plicato-ramosi,  con  10-12  infiorazioni  parziali,  oltre  alcune 
altre  minori  e poco  ramose  nella  parte  apicale,  nascenti 
tutte  dall’ascella  di  una  spata  primaria;  le  spate  primarie 
sono  sottilmente  coriacee,  glabre,  tubuloso-allungate,  stret- 
tamente guainanti,  leggermente  più  larghe  in  alto  che  in 
basso,  dove  si  confondono  con  la  parte  assile  dello  spadice 
ed  in  questa  parte  pianeggiano  dal  lato  interno,  mentre 
sono  convesse  e liscie  sul  dorso,  nel  rimanente  sono  fina- 
mente striate,  troncate  molto  obliquamente  alla  bocca, 
dove,  specialmente  dal  lato  ventrale,  sono  finamente  reti- 
colato-fibrose ma  col  margine  intiero  ; sono  poi  prolungate 
da  un  lato  in  punta  triangolare  lungamente  acuminata  e 
carinata  sul  dorso.  Il  punto  dove  la  spata  si  innesta  con 
la  parte  assile  è segnato  da  un  leggiero  ringrosso  più  scuro, 
il  quale  si  riproduce  anche  in  tutte  le  spate  secondarie  e 
terziare.  Le  infiorazioni  parziali  sono  alternato-sovrap- 
poste  e formano  delle  lasse  pannocchie  allungate  subcu- 
pressiformi  lunghe  30-40  cm.  portanti  8-10  rami  alternato- 
distici,  i quali  nascono  tutti  da  una  spata  tubulare  ; questa 
è leggermente  ampliato-infundibulare  in  alto,  lunga  3-4  cm., 
similissima  del  resto  alle  spate  primarie;  i rami  delle  in- 
fiorazioni parziali  hanno  una  parte  peduncolare  accostata 
all’asse  dello  spadice,  piano-convessa  con  margini  acuti, 
intieramente  nascosta  dentro  la  respettiva  spata  e quivi 
± consparsa  di  peluria  argenteo  ramentacea;  i rami  inferiori 
(che  sono  i maggiori)  sono  lunghi  10—20  cm.  e si  dividono 
in  pochissimi  (4-5)  rami  secondarii;  ognuno  di  questi  nasce 
dal  di  dentro  di  una  spata  tubulosa,  allungato-infundibu- 
lare,  come  le  spate  secondarie;  i rami  secondarii  o sono 
semplici  o si  dividono  in  due  soli  ramoscelli  fioriferi  i 
quali  sono  anch’  essi  inguainati  in  basso  da  una  spata 
infundibuliforme,  di  guisa  che  anche  le  ultime  diramazioni 
invece  che  di  semplici  brattee  sono  provviste  di  tal  natura 
di  spate.  I ramoscelli  fioriferi  sono  corti  e con  pochi  glo- 
meruli di  fiori  alternato-spirali  con  poca  regolarità,  lunghi 
al  più  3-5  cm.,  spessi  1.5  mm.,  finamente  e densamente 


— 161  — 


pelosi,  — torulosi  in  causa  dei  pulvinuli  lasciati  dai  fiori 
caduti  o dagli  attacchi  dei  frutti. 

Fiori  riuniti  sui  ramoscelli  in  piccoli  glomeruli  alternato- 
spirali  composti  di  2-3  fiori;  ogni  glomerulo  nasce  dal- 
l’ascella di  una  brattea  pelosa  assai  distinta  con  base  trian- 
golare e punta  acuminato-subulata  decidua;  ogni  fiore  ri- 
posa sopra  un  tubercoletto  peloso,  del  resto  è sessile  ed 
è provvisto  di  1 o 2 bratteole  sue  proprie  pelose  triango- 
lari acute  od  acuminate.  I fiori  sono  densamente  tomentoso- 
pelosi,  sericei,  in  ogni  parte;  allorché  in  boccio  bene  evo- 
luto sono  angusti,  lanceolati,  ottusamente  3-goni,  attenuati 
un  poco  verso  la  punta  ma  ottusiusculi  nell’apice,  lunghi 
5.5-6.5mm.  e di  1.5  mm.  di  spessore;  allorché  aperti  hanno 
i petali  orizzontali  formanti  un  triangolo  equilatero  di  8 mm. 
per  lato,  con  gli  stami  eretti  sulla  fauce;  calice  ciatiforme- 
campanulato  con  la  base  piana  ed  il  margine  intaccato  da 
3 denti  poco  profondi  triaugolari  acutiusculi;  corolla  nel 
boccio  una  volta  e mezzo  o quasi  due  volte  più  lunga  del 
calice,  divisa  sino  oltre  alla  metà  in  3 segmenti  triangolari- 
allungati,  acuti,  densamente  pelosi  anche  internamente,  con 
le  impressioni  lasciate  dalle  antere  nel  bocciamento  assai 
distinte  e profonde;  tubo  della  corolla  internamente  glabro 
e non  costato;  stami  con  filamento  a larga  base  triango- 
lare, brevemente  connessi  fra  di  loro  e formanti  una  corona 
eretta  di  6 larghi  denti  alla  fauce  della  corolla,  brusca- 
mente contratti  in  una  punta  sottile  subulata  eretta;  antere 
oblunghe  a loggie  parallele,  egualmente  rotondate  alle  due 
estremità,  separate  in  basso  sino  alla  metà,  dove  si  inseri- 
sce il  filamento  dal  lato  dorsale.  Ovario  formato  da  3 car- 
pello non  scolpite  in  alto  ed  unite  per  gli  stili,  formanti  un 
corpo  obpiriforme-turbinato  densamente  peloso  nella  metà 
superiore,  glabro  e 3-solcato  in  basso  (nella  parte  ovuli- 
fera), molto  repentinamente  contratto  in  uno  stilo  comune 
filiforme  terete  con  stigma  puntiforme  minutamente  e molto 
poco  distintamente  3-lobo;  ovulo  basilare  eretto.  Perianzio 
fruttifero  indurito,  pedicelliforme,  terete,  largo  2.5  mm.  ed 
egualmente  lungo,  inserito  sopra  un  depresso  pulvinulo 
discoideo-circolare.  n 


Frutti  ovoideo-oliveformi,  assai  variabili  però,  talvolta 
essendo  ovoideo-subglobosi  egualmente  rotondati  alle  due 
estremità,  ovvero  un  poco  più  attenuati  in  basso  che  in  alto, 
lunghi  15-20  mm.  (senza  il  perianzio),  larghi  13-15  mm., 
con  i resti  dello  stilo  puntiformi  apicali  o quasi,  sul  secco 
di  colore  bruno-giallastro  sporco  a superficie  nitida,  cospersa 
di  radi  puntolini  in  rilievo  spesso  poco  distinti  ; pericarpio 
nell’  insieme  spesso  1.5  mm.  con  epicarpio  sottile  fragile  ; 
mesocarpio  parenchimatoso  mancante  quasi  affatto  di  fibre 
(subcarnoso  sul  fresco  ?);  endocarpio  sottilmente  crostaceo- 
legnoso,  fragile,  formante  un  nocciolo  che  si  stacca  assai 
facilmente  dal  mesocarpio  ; seme  libero  dentro  il  guscio, 
globoso-ovoideo,  rotondato  alle  due  estremità  con  l’ ilo  alla 
base  di  un  lato  ed  assai  esteso;  rafe  angusto,  occupante 
quasi  tutto  un  lato  del  seme,  con  soli  5—6  rami  quasi  in- 
divisi che  si  partono  di  verso  l’alto  e che  scavalcando  il 
vertice  vanno  poi  a convergere  alla  base  del  lato  opposto 
nel  punto  dove  si  trova  1’  embrione  ; questo  è basilare  leg- 
germente eccentrico.  L’albume  è distintamente  ruminato. 
I resti  delle  carpelle  sterili  sono  minutissimi  e pochissimo 
visibili  all’apice  del  frutto. 

Habitat.  — Cresce  nel  Paraguay  e nell’Argentina  fra  il 
20°  ed  il  28°  lat.  S.  ed  il  59°-63°  long.  0.  Gr.  È abbon- 
dante in  quasi  tutta  la  regione  del  Chaco  e si  estende  fino 
alla  parte  meridionale  della  prov.  di  Matto  Grosso  nel  Bra- 
sile. Predilige  i luoghi  acquitrinosi,  spesso  salmastri,  e le 
pianure  che  rimangono  più  o meno  inondate  in  una  sta- 
gione dell’anno.  E in  generale  gregaria  e forma  quasi  da 
se  sola  estese  boscaglie  chiamate  « Palmar  ». 

Io  ho  visto  esemplari:  — di  Laguna  del  Palmar  presso 
S.  Jose,  Oran  Eude  (Loren tz  et  Hyeronymus  FI.  Arg.  n.°  562 
in  Herb.  Berol.  — esemplari  che  hanno  servito  a Drude 
per  la  t.  128  della  « Flora  Brasiliensis  »):  — delle  sponde 
del  Rio  Pilcomayo  nel  Paraguay  (Morong  n.11  1073  e J.  Gra- 
haam  Kerr  in  Herb.  Kew.);  — del  Chaco , Colonia  Resi- 
stendo e vicinanze  di  Formosa  (Spegazzini  in  Herb.  Becc.). 


— 163  — 


Del  Chaco  ho  visto  pure  esemplari  raccolti  da  Lindman. 
Non  ho  visto  esemplari  sicuri  della  Provincia  di  Matto 
Grosso  nel  Brasile,  dove  Lindman  dice  trovarsi  sino  a 
Nova  Coimbra  a circa  il  19°  S.  nelle  vicinanze  di  Albu- 
querque. D’Orbigny  porta  il  limite  più  alto  raggiunto  da 
questa  Palma  al  12°  S.,  ma  può  darsi  che  quivi  si  abbia 
che  fare  con  una  specie  differente  dalla  C.  australis.  Sempre 
secondo  Lindman  adesso  è rara  fra  Asuncion  e Paraguari, 
perchè  quivi  probabilmente  è stata  distrutta  dagli  abitanti. 
Si  trova  anche  nelle  vicinanze  di  Villa  Concepcion,  e nei 
boschi  della  formazione  calcare  di  Itapucu-guazu  presso 
Rio  Apa. 

Grli  esemplari  di  Spegazzini,  sui  quali  ho  principalmente 
redatta  la  precedente  descrizione,  furono  raccolti  in  piena 
fioritura  il  18  Decembre  1900  nelle  vicinanze  di  Formosa; 
ivi  questa  Palma  formava  delle  boscaglie  poco  dense  nei 
prati  uliginosi  e raggiungeva  l’altezza  di  15  metri;  i fiori 
che  erano  aperti  il  18  Dicembre  (1900)  erano  bianchi  ed 
odorosi. 

La  Copernicia  australis  è adesso  generalmeVite  conosciuta 
col  nome  volgare  di  « Caranda-hy  » in  lingua  dei  Grua- 
rany,  ma  al  tempo  di  d’Orbigny  ogni  tribù  la  designava 
in  modo  speciale  e ben  22  sono  i nomi  differenti  che  di 
essa  riporta  il  chiarissimo  autore. 

La  Copernicia  australis  è una  Palma  di  lento  accresci- 
mento, la  quale  secondo  l’Orbigny  può  vivere  varie  centi- 
naia di  anni.  Le  palme  vecchissime  (Palma  negra)  raggiun- 
gono secondo  Lindman  anche  l’altezza  di  20  metri  ed  il 
loro  tronco  somministra  un  legname  durissimo  quasi  nero, 
molto  pregiato  in  tutto  il  Paraguay  dove  è usato  per  travi 
e stipiti  nella  costruzione  delle  case,  mentre  gli  intieri 
tronchi  divisi  nel  mezzo,  vuotati  della  parte  interna  e ta- 
gliati della  lunghezza  di  1-2  metri  servono  come  tegoli 
per  ricuoprire  i tetti  e fessi  per  il  lungo  in  varie  parti  ven- 
gono adoprati  per  farne  steccati.  Le  fronde  giovani  sono 
coperte  da  una  sostanza  bianca  che  raccolta  somministra 
la  cera  detta  « Carnauba  ».  I frutti  si  dice  che  sono  man- 


L64  — 


giati  dagli  indiani  (magro  cibo  !),  ma  più  dei  frutti  è buono 
a mangiarsi  il  grumolo  o germoglio  centrale,  il  cavolo  della 
Palma.  Le  fronde  sono  impiegate  per  vari  usi,  come  per 
cuoprire  capanne,  farne  ventagli,  cappelli,  cordami  o perfino 
per  trarne  filamenti  per  lenze  da  pesca. 

Altri  usi  che  vengono  rammentati  come  proprii  della 
Copernicia  cerifera  sono  forse  divisi  con  la  C.  australis , o 
forse  anche  spettano  soltanto  a lei  ; così  trovo  notato  che 
dalla  parte  superiore  e più  tenera  del  tronco  si  può  estrarre 
una  fecola  analoga  al  sagù;  che  le  radici  sono  un  succedaneo 
della  Salsapariglia  e che  il  legno  è ricercato  dai  fabbricanti 
di  strumenti  musicali. 

I frutti  maturi  che  una  volta  io  ho  ricevuto  dall’  Inge- 
gnere Spegazzini  erano  quasi  senza  eccezione  invasi  da  un 
coleottero,  di  cui  la  larva  aveva  completamente  roso  il 
seme,  lasciando  intatto  il  pericarpio,  da  dove  l’insetto  per- 
fetto era  uscito  praticando  un  foro  circolare  di  4—5  mm. 
di  diametro. 

Quando  la  pianta  è ancora  giovane  il  tronco  è coperto 
dalle  basi  delle  vecchie  fronde,  ma  queste  poi  col  tempo  e 
col  crescere  della  pianta  cadono,  o più  spesso  rimangono 
bruciate  quando  vien  dato  fuoco  all’erbe,  rimanendo  allora  il 
tronco  nudo  e liscio  ; sembra  anche  che  con  l’ invecchiare 
il  legname,  che  nella  prima  età  è molle  e biancastro,  di- 
venti poi  rossastro  ed  in  fine  scurissimo  e molto  duro. 

Osservazioni.  — L'errore  di  Martius  di  considerare  la 
Copernicia  somministrante  cera  nel  Paraguay  e nell’  Ar- 
gentina eguale  a quella  del  Brasile  è stata  la  causa  per 
la  quale  tutti  gli  autori  che  in  seguito  hanno  parlato  di 
questa  Palma  non  si  sono  accorti  che  da  due  specie  del 
medesimo  genere,  ma  distintissime,  si  ottiene  tale  sostanza. 
E ciò  è tanto  più  singolare  inquantochè  le  due  specie  sono 
state  ottimamente  figurate  da  Martius  stesso.  Infatti  Mar- 
tius, tanto  nelle  tav.  49  e 50  della  sua  grande  opera,  quanto 
nel  « Palmetum  Orbignyanum  » t.  20  fig.  3-8,  ci  dà  una 
buona  rappresentazione  dello  spadice  e delle  analisi  del 


— 165  — 


fiore  della  Copernicia  cerifera  del  Brasile  ; mentre  che  nella 
tav.  50  A,  f.  I— IV  della  opera  prima  rammentata  e nella 
tav.  1 f.  3 e tav.  24  f.  1-2  della  seconda,  ci  dà  quella 
della  C.  australis. 

Anche  la  Copernicia  cerifera,  come  vien  descritta  da 
Drude  nella  « Flora  Brasiliensis  » v.  Ili,  2,  p.  547,  include 
tanto  la  pianta  dell’Argentina  e Paraguay  ( C . australis  Beco.) 
quanto  quella  del  Brasile  ( C . cerifera)',  di  più,  la  tav.  128  di 
detto  volume  rappresenta  la  C.  australis  per  quel  che  ri- 
guarda lo  spadice  ed  i frutti,  mentre  le  analisi  del  fiore  sono 
quelle  della  C.  cerifera  del  Brasile.  La  Copernicia  cerifera 
del  Brasile  non  ha  nemmeno  una  grande  affinità  con  la  C. 
australis , che  appartiene  ad  un  gruppo  di  specie  assai  dif- 
ferente da  quello  del  quale  fa  parte  l’altra.  Le  principali 
differenze  specifiche  fra  le  due  palme  sono  le  seguenti  : 

1°  Le  fronde  di  pianta  adulta  hanno  ambedue  le  su- 
perficì  coperte  di  numerosi  e minuti  puntolini  rubiginosi 
nella  C.  australis  : i puntolini  mancano  o sono  molto 
radi  o pochissimo  visibili  nelle  fronde  adulte  della  C.  ce- 
rifera. 

2°  Nella  C.  australis  le  diramazioni  di  3°  e 4°  ordine 
nascono  dal  di  dentro  di  una  spata  tubuloso-infundibulare; 
nella  C.  cerifera , non  vi  sono  che  spate  tubulose  di  2°  or- 
dine e solo  da  queste  nascono  i rami  che  si  suddividono 
poi  in  ramoscelli  fioriferi. 

3°  I fiori  in  boccio  della  C.  australis  sono  circa  il  dop- 
pio più  lunghi  di  quelli  della  C.  cerifera ; in  questa  poi 
l’ovario  è appena  peloso  in  alto  ed  è densamente  peloso1 
nell  'australis  ; lo  stilo  in  questa  è sottile  e lo  stigma  è pun- 
tiforme ; invece  lo  stilo  è relativamente  assai  grosso  e lo 
stigma  distintamente  3-lobo  nella  cerifera  ; gli  stami  nella 
cerifera  formano  un  anello  carnoso  con  6 piccolissimi  denti 
rappresentanti  i filamenti;  ne\V australis  invece  i filamenti 
hanno  una  larga  base  3-angolare  che  bruscamente  si  con- 
trae in  un  assai  lungo  filamento  subulato;  il  tubo  della 
corolla  ha  6 creste  rilevate  nella  C.  cerifera  ed  è liscio 
nella  C.  australis. 


4°  Il  frutto  della  C.  australis  è più  piccolo  di  quello 
della  C.  cerifera. 

I signori  Morong  e Britton  («  Ann.  New  York  Acad. 
Sci.  » VII,  1893,  245)  hanno  frazionato  la  Copernicia  cre- 
scente nel  Paraguay  e nell’Argentina  in  3 specie,  conser- 
vando ad  una  il  nome  di  C.  cerifera  (la  « Palma  negra  » 
degli  indigeni)  e distinguendo  col  nome  di  C.  alba  e C. 
rubra  le  altre  due.  Io  ho  molto  meticolosamente  esaminato 
gli  esemplari  inviatimi  da  Kew  delle  3 supposte  specie  di 
Moroug  e Britton,  ma  non  ho  potuto  trovare  alcun  carat- 
tere che  mi  dia  il  mezzo  di  poter  far  riconoscere  le  3 for- 
me a chi  non  ha  sott’occhio  le  piante  viventi,  nelle  quali 
non  può  dubitarsi  che  non  esistano  le  differenze  nel  colore 
e nella  struttura  del  legno  e nelle  dimensioni  indicate  dai 
chiarissimi  autori. 

Mi  parrebbe  quindi  per  questo  che  la  C.  alba  e la  C.  rubra 
non  dovessero  esser  tenute  come  differenti  dalla  C.  au- 
stralis, almeno  secondo  il  criterio  generalmente  adottato  di 
distinguere  le  specie.  Le  3 presunte  specie  potrebbero  forse 
rappresentare  delle  semplici  razze  vegetative  nelle  quali  la 
differenziazione,  invece  di  manifestarsi  sugli  organi  ripro- 
duttivi e nella  forma  degli  organi  vegetativi,  si  fosse  portata 
nella  struttura  anatomica  del  tronco  e delle  radici  ; però  il 
fatto  che  le  3 così  dette  specie  crescono  promiscuamente 
fa  dubitare  assai  della  loro  delimitazione  specifica  rigorosa 
anche  perchè,  considerata  la  grandissima  rassomiglianza  esi- 
stente nei  loro  organi  riproduttivi  — rassomiglianza  am- 
messa anche  dai  chiarissimi  autori  — mi  sembra  poco  proba- 
bile che  3 forme  così  affini,  crescenti  insieme  nel  medesimo 
terreno,  non  debbano  mutualmente  fecondarsi  e produrre 
ancora  altre  forme  più  difficilmente  distinguibili  delle  ori- 
ginarie. 

Secondo  Barbosa-Rodrigues  (Palmae  Matto-grossenses  p.  2) 
le  3 specie,  Copernicia  cerifera,  rubra  ed  alba,  ossia  « Palma 
negra,  colorada  e bianca  »,  non  rappresenterebbero  che  3 
stadi  vegetativi  della  medesima  Palma,  di  cui  la  « negra  » 
sarebbe  il  più  adulto,  la  « bianca  » il  più  giovane  e la 


— 167  — 


« colorada  » l’intermedio  ; ed  io  sono  molto  inclinato  a di- 
videre questa  opinione.  Ad  analoghe  conclusioni  è giunto 
anche  Lindman  nelle  sue  interessanti  notizie  (1.  c.)  sopra 
queste  Palme. 

Forse  le  differenze  sono  dovute  anche  in  parte  alle  dif- 
ferenti condizioni  di  fertilità  e grado  di  umidità  del  suolo 
dove  dette  piante  crescono,  nonché  all’effetto  prodotto  su 
di  loro  dai  grandi  incendi,  che  in  quelle  regioni  si  svilup- 
pano quando  vien  dato  fuoco  alle  erbe.  Deve  considerarsi 
anche  che  in  taluni  punti  gli  individui  più  vecchi  e quindi 
con  migliore  legname  ed  appartenenti  perciò  alla  varietà 
« negra  »,  debbono  essere  stati  abbattuti  e che  si  debbono 
trovare  gruppi  d’individui  formati  esclusivamente  di  gio- 
vani piante,  ossia  di  « Palma  bianca  »,  quindi  più  vegete, 
con  chioma  più  abbondante  e col  tronco  sempre  rivestito 
dalle  vecchie  fronde,  almeno  fino  a che  un  incendio  non 
lo  rende  nudo. 

Degli  esemplari  distribuiti  da  Morong  col  n.°  1073  (con- 
siderati come  appartenenti  alla  C.  cerifera  tipica)  ne  ho  visto 
nell’Erb.  di  Kew  uno  consistente  in  una  intiera  infiorazione 
parziale  con  fiori  ed  in  alcuni  frutti  staccati. 

I fiori  di  tale  esemplare  in  nulla  differiscono  da  quelli 
che  io  ho  ricevuto  da  Spegazzini.  I frutti  sono  leggermente 
più  piccoli  di  quelli  della  C.  rubra  Morong  distribuiti  col 
n.°  1078,  alcuni  hanno  la  base  acutiuscula,  altri  ± roton- 
data, come  del  resto  sono  nella  C.  rubra  ed  alba.  Qui  ap- 
presso aggiungo  lo  studio  che  io  ho  fatto  di  queste  due 
presunte  specie. 

Copernicia  alba  Morong  in  Ann.  N.  York  Acad.  Se. 
VII,  (1893)  246. 

Tronco  basso,  d’ordinario  alto  non  più  di  3 metri  e ra- 
ramente giungente  sino  a 10  e del  diametro  di  15-18  cm. 
coperto  quasi  sino  alla  sommità  con  le  basi  dei  piccioli 
delle  vecchie  foglie.  Frutto  rotondato  non  attenuato  in 
basso. 


— 168  — 


Si  dice  che  la  chioma  è più  grande  e composta  di  un 
maggior  numero  di  fronde  e che  i ramoscelli  ed  i fiori  sono 
più  densamente  tomentosi  che  nella  C.  cerifera  ( australis 
Becc.)  e che  mentre  la  C.  cerifera  produce  un  buon  legname 
compatto,  che  prima  è bruno  e poi  diventa  nero  ed  è 
per  questo  chiamata  « Palma  negra  »,  il  legno  della  C.  alba 
è molle  e spugnoso,  non  utilizzabile  come  legname  ed  è 
bianco,  e per  questo  motivo  è chiamata  « Palma  bianca  ». 
Anche  nella  struttura  delle  radici  si  trovano,  secondo  l’au- 
tore, notevoli  differenze  anatomiche  fra  la  « Palma  negra  » 
e la  « Palma  bianca  ».  Della  C.  alba  Morong  ho  visto  solo 
alcuni  frutti  distribuiti  col  n.°  1079. 

I frutti  sono  ovato-oliveformi,  egualmente  rotondati  alle 
2 estremità  con  un  minutissimo  apicolo  puntiforme  sul  ver- 
tice (resti  dello  stigma),  a superficie  brunastra  o lurida- 
straminea,  quasi  lucida,  ma  sempre  in  parte,  specialmente 
alla  base,  coperta  da  molle  tomento  ; il  perianzio  fruttifero 
forma  un  cortissimo  pedicello  al  frutto  in  causa  del  calice 
indurito  che  è terete  di  2.5  mm.  di  diam.  ed  egualmente 
alto,  con  base  piana  scavata  nel  centro  ; i resti  dei  segmenti 
della  corolla  sono  triangolari  allungati  .tomentosi. 

Morong  1.  c.  scrive  che  questa  Palma  è comune  sulle 
sponde  del  Rio  Pilcomayo , crescente  insieme  alla  Coperni- 
cia  cerifera  (n.°  1078).  Fiorisce  in  Gennaio.  Fruttifica  in 
Aprile-Maggio. 

Co  pernici  a rubra  Morong  1.  c.,  247. 

Secondo  Morong  questa  specie  è intermediaria  fra  la  C. 
cerifera  e la  C.  alba , ma  è nettamente  (decidely)  distinta 
da  ambedue.  Il  tronco  è alto  10-18  m.  e di  18  cm.  od  an- 
che più  di  diam.,  rivestito  quasi  sino  alla  sommità  con  le 
basi  dei  piccioli  delle  vecchie  fronde,  giammai  nudo  come 
nella  C.  cerifera  (un  incendio  riduce  il  tronco  nudo.-Becc.) 
e sempre  molto  più  grosso  che  in  questa.  La  chioma  è 
grande  e rotonda  come  nella  C.  alba.  L’ infiorescenza  è 
molto  simile  a quella  delle  altre  due  specie,  ma  il  tomento 


— 169  — 


è più  rubiginoso.  I frutti  sono  più  grandi  e globosi  e 
leggermente  ovoidi,  rotondati  alle  due  estremità  invece  di 
essere  ellissoidali  come  nelle  altre  due  specie.  Il  legname 
è rossastro  ed  è per  questo  motivo  chiamata  « Palma  co- 
lorata »,  è più  compatto  di  quello  della  C.  alba,  ma  meno 
di  quello  della  C.  cerifera  ed  è raramente  usato. 

Il  chiarissimo  autore  aggiunge  che  questa  specie  si 
trova  mescolata  con  le  altre  due  sulle  sponde  del  Rio  Pii- 
comayo  nel  Paraguay,  ma  che  è più  rara  di  questa.  La 
« Palma  negra  » ( Copernicia  cerifera)  è la  più  comune. 
Fiorisce  di  gennaio,  fruttifica  da  aprile-maggio. 

Io  ho  visto  un  ramo  fruttifero  del  n.°  1078  di  Morong  : 
Plants  of  South  America  (Erb.  di  Kew),  il  quale  è in  tutto 
e per  tutto  simile  alle  parti  corrispondenti  degli  esemplari 
di  Spegazzini  e di  Lorentz,  ritenuti  come  tipici  della  C. 
australis,  sia  per  le  spate  2ie,  3ie  e 4ie,  sia  per  i ramoscelli, 
i quali  essendo  fruttiferi  sono  al  solito  modo  nodulosi  per 
gli  attacchi  dei  fiori  ai  quali,  come  sempre  accade,  è caduta 
la  brattea.  I frutti  del  n.°  1078  di  Morong,  che  non  sono 
perfettamente  maturi,  sono  latamente  ovoideo-oliveformi, 
talvolta  quasi  sferici,  egualmente  rotondati  alle  due  estre- 
mità, ma  talvolta  leggermente  più  attenuati  in  basso,  sono 
più  bruni  di  quelli  di  Spegazzini,  hanno  ancora  un  resto 
di  tomento  specialmente  alla  base,  sono  lunghi  12-17  mm. 
e larghi  12-13.  Il  perianzio  fruttifero  con  calice  indurito 
e pedicelliforme  è esattamente  come  l’ho  descritto  per  la 
C.  rubra. 

In  conclusione  mi  è impossibile  trovare  caratteri  diffe- 
renziali nei  frutti  delle  3 specie  di  Morong  ; essi  tutti  of- 
frono una  eguale  variabilità  dalla  forma  quasi  sferica  alla 
ovoidea-oliveforme.  Forse  nella  forma  descritta  da  Morong 
(n.°  1073)  come  tipica  della  C.  cerifera  i frutti  sono  più 
piccoli  e meno  rotondati  alla  base  che  all’apice;  ma  anche 
nell’  altre  due  forme  spesso  alcuni  dei  frutti  sono  pure  acuti 
in  basso. 

La  C.  rubra  potrebbe  essere  rappresentata  dagli  indivi- 
dui crescenti  in  terreno  pingue,  di  lussureggiante  vegeta- 


170  — 


zione  e che  non  hanno  risentito  ancora  l’azione  del  fuoco, 
di  guisa  che  il  tronco  è rimasto  lungamente  coperto  dalle 

vecchie  fronde. 


6.  Copernicia  glabrescens  Wendl.,  nomen  in  Wright 
PI.  Cub.  n.°  3968  ; Sauv.  FI.  Cub.  n.°  2366  (nomen). 

Descbizione.  — Fronde  similissime  a quelle  della  Coper- 
nicia hospita,  al  solito  modo  flabellato-multifide,  misuranti 
70-80  cm.  dalla  ligula  all’estremità  dei  segmenti  centrali  ; 
picciolo  assai  robusto,  apparentemente  lungo  almeno  quanto 
il  lembo,  largo  2 cm.  e forse  anche  più,  piano  di  sopra,  ar- 
mato molto  fittamente  di  spine  assai  robuste  lunghe  5-7 
mm.,  compresse,  a larga  base  e punta  nerastra  acuta  e leg- 
germente arcuata  ; ligula  semilunare  a contorno  rotondato 
intiero,  glabra  ; di  sotto  il  picciolo  si  termina  in  un  su- 
perficialissimo rilievo  quasi  orizzontale  : manca  quindi  ogni 
accenno  di  un  rachide.  Il  lembo  è molto  rigido,  sottil- 
mente coriaceo,  verde  molto  pallido  e frequentemente 
cereo-pulverulento  in  modo  eguale  sulle  due  faccie  ; i nervi 
secondari  (8-10  per  parte  alla  costa  mediana)  non  sono 
molto  distinti,  e nemmeno  distinte  son  le  venule  tran- 
sverse le  quali  però  sono  assai  fitte  ed  assai  ramose  ; le 
costole  superiori  ed  inferiori  sono  relativamente  assai  tenui 
con  dorso  piano  angusto  e liscio;  i seni  primari  nella  parte 
centrale  giungono  sino  a 25-35  cm.  dal  picciolo  e nella 
parte  più  esterna  a soli  2-3.  I segmenti  sono  circa  55,  ed 
hanno  molto  la  tendenza  a combaciarsi  sulle  loro  due  metà; 
quelli  centrali  sono  larghi  rb  4 cm.  all’altezza  dei  seni,  ri- 
stringendosi da  questo  punto  gradatamente  verso  1’  estre- 
mità che  è fessa  per  il  tratto  di  5-7  cm.  in  due  parti  non 
molto  assottigliate,  anzi  talvolta  assai  brevi  ed  ottuse  ; i 
segmenti  laterali  sono  più  stretti  dei  centrali,  molto  più 
lungamente  acuminati  di  questi  ed  anche  un  poco  più  pro- 
fondamente divisi  all’apice  ; i margini  sono  ottusi  e più  o 
meno  inspessiti  e non  di  rado  alquanto  sinuosi. 


171  — 


Spadici  glabri  in  ogni  parte  (spate,  parte  assiti  e brattee) 
apparentemente  piuttosto  grandi  e con  varie  infiorazioni  par- 
ziali, molto  decomposti  essendo  che  le  ultime  diramazioni 
o spighette  forifere  sono  divisioni  di  5°  o 6°  grado.  La 
parte  assile  principale  è terete,  di  7 mm.  di  diametro  in 
alto  dove  è strettamente  guainata  da  spate  lungamente  tu- 
bulose  e prolungate  in  lunga  punta  subulata  ; le  infiorazioni 
parziali  sono  lunghe  35  cm.  e formano  delle  pannocchie  al- 
lungate dove  tutte  le  diramazioni,  comprese  le  spighette, 
sono  arcuate  e con  una  marcata  tendenza  scorpioidea  ; le 
spate  di  ogni  diramazione  e persino  quelle  delle  spighette 
sono  ± allungato-infundibulari,  brune,  glabre,  striato-ve- 
nose,  prolungate  in  punta  subulata  più  o meno  setosa  al- 
l’apice; le  spighette  sono  glomeruliformi  e brevissime,  lunghe 
6-8  mm.,  composte  di  soli  6-10  fiori  molto  addensati,  il  più 
spesso  solitari,  ma  talvolta  gemini  ad  ogni  brattea  o spa- 
tella ; tali  spighette  o glomeruli  sono  disposti  quasi  unila- 
teralmente sopra  il  lato  convesso  dei  rami  terziari  e tal- 
volta quarternarì  ; le  brattee  florali  e le  bratteole  (spatelle  e 
spatellule)  abbracciano  i fiori,  sono  relativamente  grandi, 
triangolari,  acute,  con  larga  base,  glabre,  brune,  membra- 
nacee, essucche,  formanti  quasi  un  caliculo  al  fiore. 

Fiori  molto  piccoli,  allorché  in  boccio  ben  conformato 
lunghi  3 mm.,  ovati,  acuti;  calice  glabro  od  appena  pa- 
pilloso, cupulare-subcampanulato,  diviso  sino  alla  metà  in 
3 larghi  lobi  ovati  acuti,  rotondato  in  basso  ed  un  poco 
scavato  sul  fondo  ; corolla  il  doppio  più  lunga  del  calice, 
tubuloso-campanulata  nella  parte  inclusa  : il  suo  tubo 
è formato  dalla  concrescenza  della  corolla  stessa  colle  basi 
degli  stami,  è carnoso,  molto  spesso  e superficialmente 
costolato  di  dentro  in  corrispondenza  dei  filamenti  ; le  di- 
visioni della  corolla  sono  triangolari  acutiuscule  equilatere, 
patenti  nell’antesi  e nell’insieme  formanti  un  triangolo 
equilatero  di  4 mm.  per  lato,  appena  papilloso-pelose  al- 
l’esterno, molto  inspessite  in  punta,  con  4 profondi  e netti 
incavi  (prodotti  dalla  pressione  delle  antere)  sulla  faccia 
interna;  stami  formanti  un  anello  carnoso  6-lobato,  promi- 


nente  alla  fauce  della  corolla  ; i lobi  sono  corti  e larghi, 
bruscamente  contratti  in  una  piccola  punta  subulata  ; an- 
tere molto  larghe,  subdidime  a loggie  parallele  rotondate 
alle  due  estremità.  Ovario  turbinato  troncato  e profonda- 
mente scolpito  in  alto,  totalmente  glabro,  bruscamente  con- 
tratto in  uno  stilo  a base  conica  ed  attenuato  in  sottile  punta 
terminata  da  uno  stigma  puntiforme. 

Frutti  mancano. 

Habitat.  — Cuba.  — Wright:  Plantse  Cubenses  n.°  3968. 
Ad  Herr adura,  provincia  del  Pinar  del  Rio  (Yan  Hermann 
n.°  904  in  Herb.  Berol.). 

Osservazioni.  — E assai  affine  alle  C.  hospita  e Curtis- 
sii,  ma  da  ambedue  facilmente  distinguibile  per  i fiori  assai 
più  piccoli,  glabri  in  ogni  parte,  come  glabre  sono  tutte 
le  parti  dello  spadice. 

Nell’esemplare  di  Van  Hermann  n.°  904  le  due  superficì 
delle  fronde  sono  molto  distintamente  ed  egualmente  bianco- 
cereo-pulverulente,  mentre  sono  solo  verdi  pallide  senza 
strato  cereo  nell’esemplare  n.°  3968  di  Wright. 

7.  Copernicia  hospita  Mart.  Hist.  nat.  Palm.  II,  243,  t. 
50  A,  f.  5.  et  III,  319;  Kunth,  En.  pi.  ITI,  243;  Walp. 
Ann.  Y,  817;  Gris.  PI.  Cub.  p.  220;  Sauv.  FI.  Cub. 
N.  2365;  R.  Combs  in  Trans.  Ac.  St.  Louis,  YIII,  17 
(1897)  471. 

Descrizione.  — Fronde  al  solito  modo  flabellato-multifide, 
quelle  di  pianta  adulta  misuranti  70-85  cm.  dalla  ligula 
all’estremità  dei  segmenti  centrali.  Il  picciolo  è assai  ro- 
busto e sembra  debba  essere  almeno  lungo  quanto  il  lembo 
se  non  più,  largo  in  alto  circa  25  mm.,  pianeggiante  o 
leggermente  concavo  e con  un  superficiale  rilievo  nella 
parte  centrale  di  sopra,  convesso  di  sotto  lungo  la  linea 
mediana,  dove  è di  7-8  mm.  di  spessore,  assottigliantesi 
nei  margini  che  sono  assai  fortemente  ed  inegualmente 


— 173  — 


armati  di  spine  assai  forti  compresse  a punta  nera,  lun- 
ghe 5-7  mm.,  alcune  curvate  all’  insù,  altre  all’  ingiù  ed 
altre  quasi  dritte,  inequidistanti,  verso  1’  alto  del  picciolo 
piuttosto  rade,  più  fitte  in  basso  ; il  picciolo  del  resto  è 
glabro,  cereo-pulverulento,  molto  finamente  e non  netta- 
mente striato  (visto  con  la  lente)  di  sotto  e più  distinta- 
mente  e grossolanamente  di  sopra  ; la  ligula  è laminare, 
rigida,  sottilmente  coriacea,  semiorbicolare  a contorno  ro- 
tondato, ondulato,  intiero,  glabro;  di  dietro  il  picciolo  si 
termina  in  una  specie  di  cortissimo  rachide  triangolare 
equilatero,  senza  orlo  sporgente  in  giro.  Il  lembo  è sot- 
tilmente coriaceo,  rigido,  glaucescente  sulle  due  faccie  in 
causa  di  un  sottilissimo  strato  di  sostanza  cerea  bianca 
che  si  stacca  in  tenuissimi  frammenti  o lamelle  lasciando 
allora  ambedue  le  superficì  di  un  verde  pallidissimo,  quasi 
levigate,  sulle  quali  appariscono  non  molto  distintamente 
vari  nervi  secondari  e venule  transverse  assai  fitte,  al- 
quanto arcuate  e che  traversano  tutti  i nervi  sulle  due 
faccie  : si  notano  pure  numerosi  puntolini  minutissimi  ru- 
biginosi  quasi  tondi  ; le  costole  superiori  ed  inferiori  sono 
relativamente  assai  tenui  con  dorso  piano  molto  angusto  e 
liscio  ; i seni  primari  nella  parte  centrale  giungono  sino  a 
30-40  cm.  dal  picciolo  e nella  parte  più  esterna  a 4-5  cm. 
I segmenti  sono  circa  50  ed  hanno  molto  la  tendenza  a 
combaciarsi  con  le  loro  due  metà  ; quelli  centrali  sono 
larghi  35-40  mm.  all’  altezza  dei  seni,  ristringendosi  da 
questo  punto  gradatamente  verso  l’apice  in  una  punta  che 
nelle  fronde  più  vecchie  è molto  ottusa  e brevemente  di- 
visa in  due  denti  pure  ottusi  ; in  fronde  però  che  sembra- 
no avere  appartenuto  a piante  più  giovani,  detti  segmenti 
centrali  sono  acuminati  e fessi  all’apice  in  due  punte  ± 
lungamente  acuminate;  i segmenti  laterali  sono  più  stretti 
dei  centrali  e sempre  molto  lungamente  acuminati  ed  assai 
profondamente  (sino  per  8-10  cm.)  divisi  in  due  punte  acu- 
minatissime, rigide  ; i margini  sono  ottusi  e più  o meno 
inspessiti  e non  di  rado  alquanto  sinuosi  ; il  lembo  delle 
guaine  è sottilmente  coriaceo,  glaberrimo,  rosso  cuoio  e 


— 174  — 


lucido  internamente,  opaco,  finamente  striato  all’esterno  e 
dissolventesi  sui  margini  in  fibre  fragili. 

Sjpadici  a quanto  sembra  assai  grandi  e molto  decompo- 
sti, con  varie  infiorazioni  parziali,  le  ultime  diramazioni  o 
spighette  essendo  divisioni  di  5°  o 6°  grado  ; la  parte  as- 
sile  principale  è strettamente  guainata  da  spate  lungamente 
tubulose  sottilmente  coriacee,  glabre  e nitide  in  basso,  fi- 
namente striate,  brunastre  in  alto,  troncate  obliquamente 
alla  bocca  e prolungate  da  un  lato  in  punta  lungamente 
acuminata* e carinata  sul  dorso;  nella  parte  al  di  sotto 
della  spata  l'asse  principale  dello  spadice  è piano,  convesso 
e di  8 mm.  di  spessore.  Una  infiorazione  parziale  completa 
è lunga  oltre  50  cm.  ed  è molto  ramosa,  con  le  ultime  di- 
ramazioni ridotte  a cortissime  spighette  subscorpioidee  lun- 
ghe al  più  1 cm.  dove  i fiori  sono  tutti  addensati  in  giro 
framezzo  a relativamente  larghe  brattee  ; nell’insieme  l’in- 
fiorazione parziale  forma  una  assai  ampia  pannocchia  con 
5—6  gradatamente  decrescenti  diramazioni  principali,  ognuna 
delle  quali  è divisa  alla  sua  volta  in  5-6  rami  secondari  ; 
di  questi  i maggiori  portano  ancora  delle  suddivisioni 
prima  di  essere  carichi  delle  spighette  ; tutte  le  dirama- 
zioni. dalle  primarie  a quelle  di  xdtimo  grado,  nascono  dal 
di  dentro  di  una  spata  tubulosa  strettamente  infundibulare 
simile  del  resto  alle  spate  primarie,  ma  naturalmente  gra- 
datamente più  piccola  quanto  più  piccole  sono  le  dirama- 
zioni che  escono  fuori  dal  loro  interno.  Sulle  spighette  i 
fiori  sono  sessili  solitari  od  anche  gemini  all’ascella  di  una 
brattea  relativamente  assai  grande  subtriangolare  a base 
larga  coll’apice  acuto,  glabra  internamente  e peloso— sericea 
esternamente  ; ogni  fiore  per  di  più  ha  la  sua  brattea  spe- 
ciale della  medesima  forma  e di  poco  più  piccola  di  quella 
comune. 

Fiori  assai  spessi  e subcoriaceo— carnosi,  allorché  in  boccio 
bene  sviluppato  lunghi  4.5— 4.8  mm.  e larghi  2 mm.,  ovati 
con  punta  conica  piuttosto  acuta  ; il  calice  è a pareti  as- 
sai spesse,  brevemente  tubuloso— subcampanulato,  diviso  sino 
al  terzo  superiore  in  tre  larghi  denti  triangolari  acuti  non 


— 175 


barbati  all’  apice,  rotondato  in  basso  e scavato  sul  fondo, 
peloso  esternamente;  corolla  il  doppio  più  lunga  del  calice, 
tubuloso-campanulata  nella  parte  inclusa  nel  calice,  con  le 
divisioni  in  forma  di  triangolo  equilatero,  acutiuscule  as- 
sai spesse,  finamente  ed  appressatamente  peloso-sericee  al- 
l’esterno, alveolate  e glabre  internamente,  con  la  punta  assai 
spessa;  stami  con  i filamenti  riuniti  per  le  basi  e formanti 
alla  fauce  della  corolla  un  assai  conspicuo  anello  carnoso 
a contorno  superficialmente  undulato  3-lobo  e con  6 mi- 
nutissimi dentini  portanti  le  antere  ; di  questi,  3 sono  si- 
tuati sui  lobi  e 3 nella  leggiera  depressione  fra  un  seno  e 
l’altro  ; le  antere  sono  molto  piccole,  molto  latamente  ellit- 
tiche, a loggie  parallele,  rotondate  alle  due  estremità  ; il 
tubo,  che  è molto  spesso  e carnoso,  ha  internamente  6 su- 
perficialissimi rilievi  in  corrispondenza  dei  filamenti.  Ovario 
del  tutto  glabro,  turbinato,  troncato  e scolpito  in  alto, 
bruscamente  contratto  nello  stilo  comune  che  è a base  co- 
nica e bruscamente  subulato,  terminato  da  uno  stigma  pun- 
tiforme indiviso. 

Frutto  essucco,  sferico,  di  13-15  mm.  di  diam.  con  traccie 
apicali  dello  stilo  poco  distinte  e non  prominenti,  di  color 
bruno  lurido  giallastro,  sul  secco  a superficie  non  levigata; 
pericarpio  essucco  ; mesocarpio  staccantesi  per  macerazione 
naturale  dall’endocarpio;  questo  è sottile,  legnoso-crostaceo, 
fragile,  formante  un  nocciolo  sferico  molto  ottusamente  cau- 
diculato  in  basso  e che  misura  due  mm.  in  diametro  meno 
dell’intiero  frutto.  Seme  sferico  non  aderente  all’endocarpio, 
di  9.5-10  mm.  di  diam.  a superficie  bruna  opaca,  con  l’ilo 
basilare  assai  esteso  e rafe  che  si  prolunga  per  una  buona 
parte  di  un  lato  ; diramazioni  del  rafe  4-5  per  lato  quasi 
orizzontali  e pochissimo  ramose;  albume  ruminato;  em- 
brione basilare. 

Habitat.  — Cuba.  — Wright,  Plantae  Cubenses  n.°  3216 
(Herb,  di  Beri.,  de  Cand.  etc.:  esemplari  con  fronde  e por- 
zioni di  spadice  in  fiore).  Altro  esemplare  dell’Erb.  di  Ber- 
lino, simile  a quelli  di  Wright,  con  porzioni  di  spadice  in 


— 176  — 


fiore,  fronde  e frutti  maturi,  ha  l’etichetta  : « Flora  Cubana, 
Province  of  Santa  Giara,  district  of  Cienfuegos  n.°  334, 
Calicita.  Coll.  Rob  Combs  ». 


S.  Copernicia  Curtissìi  Becc.  sp.  n. 

Descrizione.  — Similissima  alla  Copernicia  hospita. 

Fronde  come  descritte  per  questa  specie,  ma  forse  un 
poco  più  piccole  ; picciolo  largo  18-20  mm.,  armato  quasi 
uniformemente  da  cima  a fondo  a distanze  di  12-15  mm., 
con  spine  curvo-uncinate  a punta  nera  ; ligula  come  nella 
C.  hospita.  Lembo  misurante  65  cm.  dal  picciolo  all’apice 
dei  segmenti  centrali  che  sono  assai  meno  acuminati  e 
molto  più  ottusi  all'apice  che  nella  C.  hospita , anzi  alle 
volte  ivi  assolutamente  rotondati  e molto  brevemente  bifidi; 
i segmenti  laterali  sono  acuminati  come  di  solito  ; ambedue 
le  superfìcì  sul  secco  sono  di  un  verde  pallido  uniforme 
(senza  secrezione  cerosa). 

Spadici  come  descritti  per  la  C.  hospita,  però  le  intiere 
infiorazioni  parziali  e tutte  le  loro  diramazioni  sino  alle 
spighette  sono  molto  arcuate  e con  una  ben  marcata  ten- 
denza scorpioidea  ; ogni  diramazione,  comprese  le  spighette, 
ha  una  spata  infundibulare  allungata  membranacea,  bruna 
e pilosula  in  alto  specialmente  sulla  carena  della  punta  ; 
la  parte  assile  dei  rami  e le  loro  suddivisioni  sono  glabre 
nella  parte  che  resta  al  di  sotto  dell’  inserzione  della  re- 
spettiva  spata.  Spighette  brevissime,  lunghe  6-7  mm.,  glo- 
m errili  formi,  composte  di  soli  8-10  fiori  molto  approssimati 
disposti  quasi  unilateralmente  sopra  il  lato  convesso  dei 
rami  3-ri  e talvolta  4-ri,  che,  come  ho  detto,  sono  arcuato- 
subscorpioidei.  Le  brattee  florali  sono  lunghe  quasi  quanto 
i fiori  essendo  relativamente  grandi,  brune  ed  essucche  con 
larga  base  concava,  lanceolate,  fortemente  pelose  all’esterno, 
glabre  internamente  e prolungate  in  punta  sottile  acumi- 
nata molto  setosa  all’apice. 

Fiori  solitari  gemini  o terni  all’  ascella  di  una  brattea 


177  — 


con  tante  bratteole  simili  a questa  quanti  sono  i fiori  ; 
fiori,  in  boccio  ben  conformato,  lunghi  5 mm.  con  calice 
molto  peloso,  tubuloso-campanulato,  diviso  circa  sino  al 
mezzo  in  tre  lobi  ovati  acuti  od  acuminati  setosi  all’apice, 
rotondato  in  basso  ; corolla  il  doppio  più  lunga  del  calice, 
tubuloso-campanulata  nella  parte  inclusa  nel  calice,  con  le 
divisioni  triangolari,  attenuate  in  punta  acuminata,  densa- 
mente rivestite  all’esterno  e specialmente  all’  apice  di  ap- 
pressi peli  sericei  ; stami  formanti  un  anello  carnoso  alla 
fauce  con  6 superficiali  e brevi  denti  eguali  terminati  da 
cortissimi  filamenti  subulati  ; antere  piccole  molto  lata- 
mente ellittiche,  rotondate  alle  due  estremità;  ovario  gla- 
bro esattamente  come  descritto  per  la  C.  hospita;  anche  il 
frutto  è,  come  in  questa,  della  medesima  forma  sferica  ma 
un  poco  più  grosso  (di  17  mm.  di  diam.)  ; seme  pure  un 
poco  più  grosso  (12  mm.  di  diam.). 

Ossee vazioni.  — E certamente  affinissima  alla  C.  hospita 
di  Cuba  ed  è la  specie  sostituente  questa  nell’isbà  de  Pinos. 
Si  distingue  però  subito  per  i suoi  fiori  con  divisioni  acu- 
minate fortemente  pelose  all’esterno  ; per  il  calice  ed  anche 
per  le  brattee  molto  acuminate  ; per  le  spighette  con  mi- 
nor numero  di  fiori  quasi  unilaterali  sul  dorso  dei  rami 
subscorpioidi. 

Habitat.  — Nell’/sZa  de  Pinos , in  vicinanza  della  costa 
Sud  Ovest  di  Cuba,  presso  Nueva  Gerona  (Curtiss,  West 
Indian  Plants  n.°  435,  5 apr.  1904). 


9.  Copernicia  macroglossa  Wendl.  in  Kerch.  Palm.  241 
(nomen)  ; Sauv.  FI.  Cub.  n.°  2368. 

Desckizione.  — Da  quanto  sembra  è una  palma  assai 
robusta  con  grandi  fronde  flabellate  divise  in  circa  60  seg- 
menti, misuranti  1.20  m.  dal  picciolo  all’estremità  dei  seg- 
menti centrali  (in  un  esemplare);  picciolo  corto  e robusto, 


12 


— 178  — 


spesso  circa  18  mm.,  largo  in  alto  5 cm.,  ed  in  basso  6 cm., 
piano  di  sopra,  a superficie  unita  biancastra  sparsa  di  pic- 
colissimi punti  squamuliferi,  fittamente  armato  ai  margini 
da  cima  a fondo  di  forti  spine  dentiformi  nere  molto  com- 
presse curvato-uncinate  con  la  punta  acutissima  vòlta  in 
su,  lunghe  quasi  1 cm.,  in  modo  da  rendere  detti  margini 
fittamente  e grossolanamente  seghettati  ; la  parte  armata  di 
spine  è lunga  solo  28  cm.  ; ma  vi  è una  parte  basilare 
lunga  7-8  cm.  che  si  dilata  nella  guaina,  i margini  della 
quale  non  sono  spinosi  ma  abbondantemente  provvisti  di 
fibre  derivanti  dalla  guaina  stessa.  La  ligula  è grande,  la- 
minare sottilmente  coriacea,  rigida,  veramente  lingueforme, 
glabra,  lunga  circa  6 cm.  e larga  alla  base  altrettanto, 
dentato-spinosa  ai  margini  in  basso  ; di  dietro  il  picciolo 
si  termina  quasi  orizzontalmente  senza  alcun  orlo  o mar- 
gine ; non  esiste  rachide.  Il  lembo  è coriaceo,  rigido,  di  un 
verde  pallidissimo  sul  secco,  più  pallido  e glaucescente  di 
sotto,  quasi  levigato  sulle  due  faccie  sulle  quali  appari- 
scono poco  nettamente  i nervi  secondari  e più  di  questi  le 
venule  trasverse,  molto  sinuose  queste  e attraversanti,  ra- 
mificandosi un  poco,  tutta  la  lamina  dei  segmenti  da  un 
margine  all’altro.  Le  costole  superiori  non  sono  relativa- 
mente molto  robuste  ed  hanno  il  dorso  piano  e,  special- 
mente  nei  segmenti  più  esterni,  =b  denticolato-spinoso;  le 
costole  inferiori  sono  più  forti  delle  superiori,  svaniscono 
presso  l’apice  dei  segmenti,  hanno  il  dorso  piano  e liscio 
nella  pagina  inferiore,  e non  sono  prominenti  nella  supe- 
riore, dove  sono  rappresentate  da  un  angusto  solco  rima- 
nendo le  due  metà  dei  singoli  segmenti  leggermente  incli- 
nate fra  di  loro;  le  due  faccie  sono  cosperse  di  minutissimi 
puntolini  squamuliferi  rotondi  color  ruggine;  i seni  nella 
parte  centrale  rimangono  a 60-65  cm.  dall’  apice  del  pic- 
ciolo e nella  parte  più  esterna  a 25  cm.,  non  esiste  fila- 
mento interposto.  I segmenti  centrali  hanno  il  loi'o  punto 
più  largo  ad  8-10  cm.  al  di  sopra  dei  seni  ed  ivi  misurano 
sino  6 cm.  di  larghezza,  ristringendosi  da  questo  punto 
gradatamente  in  acutissimo  apice,  il  quale  è fesso  per  il 


tratto  di  10-12  cm.  in  due  punte  rigide  subulate  ; i seg- 
menti più.  esterni  sono  larghi  solo  2 cm.  e l’apice  è fesso 
soltanto  per  il  tratto  di  4-5  cm.;  i margini  sono  ottusi  ma 
non  notevolmente  inspessiti.  Guaine  provviste  di  grandi 
orecchie  sottilmente  coriacee  rosso  cuoio  poi  sfacelato-co- 
riacee. 

Spadice  apparentemente  assai  grande  con  varie  infiora- 
zioni parziali  alternato-distiche  e gradatamente  decrescenti; 
spate  primarie  tubulose,  angustamente  infundibulari,  mol- 
lemente e finamente  pelose  in  gioventù  ma  negli  spadici 
vecchi  subglabrescenti,  sottilmente  coriacee,  strettamente 
guainanti,  troncate  molto  obliquamente  alla  bocca  ed  ivi 
intiere  od  appena  lacero-fibrose,  prolungate  da  un  lato  in 
punta  acuminata  e carinata  sul  dorso.  Le  infiorazioni  par- 
ziali formano  delle  pannocchie  duplicato-ramose  lunghe 
20-35  cm.  arcuate  con  tendenza  scorpioidea,  portanti  po- 
chi rami  secondari  aventi  la  medesima  tendenza  scorpioidea; 
di  questi  i 2-3  più  bassi  lunghi  10-15  cm.  e con  6-8  ra- 
moscelli o spighe  fiorifere  e gli  altri  molto  rapidamente 
decrescenti  in  lunghezza  e meno  divisi  e poi  semplici.  Ogni 
ramo  secondario  ed  anche  ogni  ultima  suddivisione  è prov- 
vista di  una  spata  infundibuliforme  simile  a quelle  primarie, 
ma  gradatamente  più  breve,  transversalmente  grinzosa  in 
alto  ed  abbracciante  la  base  del  ramo  o della  spighetta 
dei  fiori  ; i rami  primari  e secondari  hanno  una  breve 
parte  peduncolare  lanuginosa,  piana  dal  lato  assile,  con- 
vessa esternamente,  intieramente  inclusa  nella  respettiva 
spata;  le  ultime  diramazioni  formano  dei  corti  e densi  a- 
menti  decisamente  scorpioidei  della  grossezza  di  un  dito 
mignolo  finamente  e mollemente  pelosi  in  ogni  parte,  dove 
i fiori  sono  densamente  aggruppati  in  cortissimi  ramoscelli 
fioriferi  (ognuno  provvisto  della  sua  spata  come  sopra  è 
stato  detto)  e dove  ogni  fiore  nasce  dall’ascella  di  una  brat- 
tea lanceolata  lunga  quanto  il  fiore  stesso,  molto  pelosa 
esternamente,  accompagnata  da  una  bratteola  più  piccola 
e più  stretta  di  questa. 

Fiori  lunghi  6.  5-7  mm.,  nascosti  framezzo  alle  brattee 


— 180  — 


in  causa  della  densa  peluria  da  cui  queste  ed  i fiori  stessi 
sono  esternamente  coperti  : internamente  però,  i fiori,  sono 
glaberrimi  in  ogni  parte  ; il  calice  è tubuloso-campanu- 
lato,  rotondato  in  basso  e scavato  di  sotto,  diviso  rfc  pro- 
fondamente in  3 larghi  lobi  acuti  terminati  da  un  ciuffo 
di  peli  ; la  corolla  è il  doppio  più  lunga  del  calice,  tubu- 
loso-campanulata  nella  metà  inferiore  con  le  divisioni  trian- 
golari allungate  acute,  pelose  esternamente,  glabre  e dr  al- 
veolate internamente  e con  la  punta  inspessita  ; stami  for- 
manti coi  filamenti  riuniti  per  le  basi  un  breve  anello  non 
molto  carnoso  alla  fauce  della  corolla  con  3 incavature  pro- 
fonde e tre  lobi  prominenti,  dimodoché  gli  stami  appari- 
scono nettamente  biseriati:  ossia  3 filamenti  sono  più  lun- 
ghi, hanno  una  larga  base  e poi  sono  bruscamente  subulati 
ed  altri  3 sono  più  corti  e ridotti  ad  un  minutissimo 
dentino  subulato  alternante  con  le  basi  dei  più  lunghi  ; 
questi  sporgono  con  le  antere  fra  mezzo  alle  divisioni  della 
corolla  durante  la  fioritura,  gli  altri  tre  rimangono  inclusi; 
le  antere  sono  latamente  ellittiche,  molto  piccole,  rotondate 
alle  due  estremità,  erette,  basifisse,  a loggie  parallele  dei- 
scenti internamente  ; ovario  glabro  formato  da  3 carpello 
assai  fortemente  scolpite  in  alto,  con  ovulo  basilare  eretto, 
assai  intimamente  unite  fra  di  loro  e nell’  insieme  for- 
manti un  corpo  turbinato,  bruscamente  contratto  in  breve 
e sottile  stilo  comune,  terminato  questo  da  un  minuto 
stigma  trilobo. 

Frutto  essucco,  non  molto  regolarmente  sferico  e per  lo 
più  un  poco  attenuato  alla  base,  piuttosto  ottusamente  e 
zh  eccentricamente  mucronulato,  di  16-18  mm.  di  diam., 
giallastro  lurido  sul  secco,  a superfìcie  non  perfettamente 
levigata  e sotto  la  lente  molto  minutamente  ma  non  netta- 
mente granulosa;  pericarpio  nell’insieme  spesso  1.5-2. 5 mm. 
con  mesocarpio  essucco  grumoso  ed  endocarpio  crostaceo- 
sublegnoso,  internamente  color  giallo  paglia  e liscio.  Seme 
non  connesso  coll’endocarpio,  a superficie  opaca  bruna  color 
cioccolata,  globoso  o subreniforme  essendo  un  poco  più 
largo  che  alto,  12.5  mm.  largo  e 10.5  mm.  alto,  con  l’ilo 


— 181  — 


molto  esteso  ed  il  rafe  che  si  prolunga  per  una  buona 
parte  di  un  lato;  le  diramazioni  del  rafe  sono  4-5  per  lato, 
pochissimo  ramose,  distintamente  impresse,  traversanti  oriz- 
zontalmente il  seme  e riunentisi  in  giro  al  punto  dove  si 
trova  l’ embrione  ; questo  basilare  accanto  all’ilo  ; albume 
fortemente  ruminato. 

Habitat.  — Cuba. 

Nell’Erbario  di  Berlino  si  trovano  assai  completi  esem- 
plari con  fiori  e frutti  giovani  delle  « Plantae  Cubenses 
Wrightianse  » n.°  3969,  ed  altri  con  frutti  maturi  « di  Bob 
Combs:  Flora  Cubana,  Province  of  Santa  Clara,  district  of 
Cienfuegos  n.°  335,  Calicita , 1895  ». 

Ho  visto  inoltre  nell’Erbario  de  Candolle  un  esemplare 
raccolto  nel  1829  da  Bamon  de  la  Sagra,  col  nome  volgare 
di  « Jata  » e la  nota  « feuilles  en  spirale  ». 

Osservazioni.  — E una  palma  distintissima  e curiosis- 
sima per  molti  rapporti,  specialmente  per  le  sue  rigide 
fronde  con  grande  lembo  e picciolo  corto  e largo  e forte- 
mente spinoso  seghettato,  ma  è poi  ancor  più  caratteristica 
per  i suoi  rami  fioriferi  in  forma  di  amenti  densamente  pe- 
losi, grossi  come  il  dito  mignolo,  scorpioidei,  coi  fiori  molto 
addensati  che  si  confondono  con  le  brattee,  fra  mezzo  ai 
quali  rimangono  nascosti. 

Con  il  n.°  3969  di  Wright  si  trova  una  spata  che  si  do- 
vrebbe supporre  appartenente  alla  C.  macroglossa.  Essa  ha 
la  forma  di  una  lingua,  lunga  30  e larga  5 cm.  tanto  in  basso 
quanto  presso  l’estremità,  coriaceo-legnosa,  molto  spessa  (10- 
12  mm.),  fortemente  depressa,  piano-convessa,  ancipite-sub- 
bialata,  coi  margini  acutissimi,  terminata  in  punta  quasi  ro- 
tondata, aperta  solo  all’apice  essendo  sul  lato  ventrale  solo 
dilacerato  fibrosa;  la  superficie  è levigata  ed  è segnata  in 
qua  e là  da  puntolini  squamiferi,  è ross"o-cuoio  interna- 
mente e giallastro-paglia  esternamente. 


Specie  note  solo  di  nome  od  escluse  dal  genere  Copernicia. 

Copernicia  barbadensis  Hort.  Herrenh.,  Wendl.  In.  Palm. 

19.  = Thrinax  barbadensis  Lodd.  ex  Revue  lior- 
ticole, 1875,  34. 

— campestris  Burmeist.,  Reise  La  Plata  Staaten,  II, 

48  = Trithrinax  campestris  Dr.  et  Gris. 

— maritima  Mart.  Hist.  nat.  Palm.  Ili,  819,  = Co- 

rypha  maritima  Humb.  et  Bonpl.  Nova  Gen.  et 
Sp.  pi.  I.  298  = Sabal  Japa  Wright  ? (Vedi  os- 
servazioni a questa  specie). 

— Mihaguama  Kunth  ex  Mart.  Hist.  nat.  Palm.  Ili, 

243  = Coccothrinax  Miraguano  Beco. 

— ? nana  Mart.  Hist  nat.  Palm.  Ili,  226  ( Corypha  nana 

Humb.  et  Bonpl.)  = Crysophiìa  nana  Blume. 

— '?  Pumos  Mart.  Hist.  nat.  Palm.  Ili,  243  ==  Corypha 

Pumos  Humb.  et  Bonpl.  Nov.  Gen.  et  sp.  pi. 
I,  298  = Sabal  Rosei  (Cook)  Becc.  (Vedi  osser- 
vazioni a questa  specie). 

— ? robusta  Hort.  Herrenh.,  Wendl.  Ind.  Palm.  19. 

Cuba.  Quid  ? 

— Wrightii  Gris.  et  Wendl.  PI.  Cub.  220  = Acoelorha- 

phe  Wrightii  Wendl. 


Gen.  7.  — Washingtonia  H.  Wendl.  in  Bot.  Zeit.  1879, 
68;  S.  Wats,  in  Bot.  Calif.  II,  211,  485;  Benth.  et 
Hook.  f.  Gen.  Plant.  Ili,  923.  — Pritchardia  subg.  Wa- 
shingtonia  Drude  in  Engl.  et  Prantl,  II,  3,  38. 

Grandi  palme  con  grosso  ed  alto  tronco  lunga- 
mente rivestito  dalle  vecchie  fronde  reflesse  e molto 
tardivamente  decidue.  Fronde  plicato-fiabellato- 
multifìde,  suborbicolari.  indivise  nella  parte  centrale, 
più  o meno  fìlifere  nei  seni  ed  ai  margini  dei  seg- 


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menti  ; picciolo  molto  allungato,  spinoso  lungo  i 
margini,  piano  convesso,  con  la  base  dilatata  e le- 
gnosa fessa  in  due  parti  abbraccianti  il  tronco  e 
portante  ai  lati  i resti  sf acelato -fibrosi  di  una 
guaina  pannosa.  Ligula  distinta.  Rachide  triango- 
lare breve.  Segmenti  bifidi  Spadici  grandissimi, 
4-plicato-ramosi,  con  le  ultime  diramazioni  fiori- 
fere filiformi,  formanti  nell’  insieme  una  immensa 
pannocchia  composta  di  varie  pannocchie  seconda- 
rie e terziarie,  da  prima  nutante  e più  lunga  delle 
fronde,  poi,  quando  fruttifera,  recurva  e portata  da 
una  parte  peduncolare;  questa  guainata  da  varie 
spate  primarie  tubulose.  Spate  delle  pannocchie  ter- 
ziarie da  prima  tubulose  poi  nell’  antesi  aperte, 
piane,  allungate  e latamente  lineari.  Fiori  di  consi- 
stenza scarioso-pergamenacea  solitari  ed  inseriti  ir- 
regolarmente intorno  ai  ramoscelli,  sessili  sopra  un 
disco  tuberculiforme  all’ascella  di  una  brattea  jalina, 
angusti  e più  o meno  angolosi  allorché  in  boccio. 
Calice  tubuloso,  ± profondamente  3-lobo  a lobi  coi 
margini  imbricati.  Corolla  assai  più  lunga  del  ca- 
lice, brevemente  tubulosa  in  basso,  divisa  in  3 filli 
patenti  nell’antesi,  coi  margini  imbricati  nel  boccio, 
callosi  e nettariflui  alla  fauce.  Stami  6 più  o meno 
distintamente  biseriati,  con  filamenti  incrassato- 
fusiformi  in  basso,  dritti  subulati  e non  inflessi 
all’apice,  quelli  opposti  ai  filli  di  solito  più  crassi 
di  quelli  alternanti  e più  o meno  saldati  ai  fìlli 
della  corolla,  gli  altri  3 liberi  quasi  sino  in  basso; 
antere,  lanceolate,  dorsifisse,  deiscenti  internamente. 
Ovario  composto  di  3 carpelle  approssimate,  molto 
repentinamente  contratte  in  alto  ed  unite  in  uno 


9 


— 184 


sfilo  comune,  callose  e non  scolpite  in  alto  ; quelle 
che  rimangono  infeconde  aderenti  all’  apice  di 
quella  fertile  nel  frutto  ; stilo  filiforme  gracilis- 
simo allungato,  lungamente  permanente  all’apice 
del  frutto;  stigma  piccolo  puntiforme  o brevemente 
trilobo;  ovulo  basii  are,  eretto.  Frutto  piccolo,  ovoi- 
deo,  drupaceo;  epicarpio  nitido  pellicolare;  meso- 
carpio scarsamente  carnoso  ; endocarpio  sottilissimo 
pergamenaceo-vetrino  fragile.  Seme  eretto,  libero 
dall’endocarpio,  a superficie  più  o meno  unita  e 
nitida,  con  leggiero  inspessimento  dell’ integumento 
del  seme  dal  lato  del  rate;  rafe  longitudinale,  su- 
perficiale o leggermente  impresso  o subumbilicato- 
sulciforme  con  poche  e semplici  diramazioni  po- 
chissimo distinte  ; ilo  basilare  ristretto  ; albume 
omogeneo,  solido,  oleoso;  embrione  basilare  situato 
leggermente  fuori  dell’asse. 

Il  genere  Washingtonia  è uno  de’  meglio  caratterizzati 
fra  quelli  della  Tribù  delle  Coryphece  per  le  sue  grandi 
pannocchie  di  fiori  bianchi  quasi  essucchi,  scarioso-perga- 
menacei,  con  gli  stami  biseriati  e con  le  divisioni  della  co- 
rolla inspessite  alla  base  nel  punto  dove  s’inseriscono  i 3 
stami  oppositipetali  ed  apparentemente  ivi  nettariflue. 

Sebbene  le  specie  di  Washingtonia  siano  state  riferite 
ora  alle  Brahea , ora  alle  Pritchardia  esse  costituiscono  un 
gruppo  di  palme  nettamente  definito  ed  uno  dei  più  carat- 
teristici della  Flora  Nord  americana. 

Le  Washingtonia  hanno  tutte  un  aspetto  loro  particolare 
a tutti  noto  per  il  grande  favore  che  tali  palme  hanno  in- 
contrato nell’ornamentazione  dei  giardini,  sopratutto  per  la 
loro  rusticità,  il  rapidissimo  accrescimento  ed  il  bel  foglia- 
me. Le  Washingtonia  hanno  un  tronco  immenso  che  alla 
base  acquista  anche  1 m.  di  diametro  e che  leggermente 


— 185  — 


assottigliandosi  verso  l’alto  può  raggiungere  e forse  sorpas- 
sare l’altezza  di  20  metri.  Allo  stato  naturale  il  tronco  ri- 
mane completamente  coperto  dalle  fronde  vecchie  che  si 
reflettono  sotto  la  chioma  ad  ogni  nuova  vegetazione  e 
formano  intorno  ad  esso  un  gran  manicotto.  In  generale 
da  noi  si  ama  di  vedere  il  tronco  nudo,  e le  vecchie  fronde 
vengono  tolte  mano  mano  che  disseccano,  distaccandosi  facil- 
mente dal  tronco  con  debole  sforzo  ; però  anche  nel  Deserto 
del  Colorado  della  « South  California  » nel  « Palm  Canon  » 
s’ incontrano  gruppi  della  Washingtonia  che  vi  è indigena 
con  grandi  ed  alti  tronchi  colonnari  resi  completamente 
nudi  dal  fuoco  che  vi  hanno  espressamente  attaccato  gli  In- 
diani : giacché  bruciare  le  foglie  secche  alle  Washingtonia , 
come  mi  è stato  assicurato  dal  Dr.  Jepson  dell’Università 
di  California,  era  un  rito  della  loro  religione  prima  che 
tale  pratica  venisse  proibita  dal  governo  per  i pericoli  ai 
quali  dava  luogo  alle  proprietà  vicine. 

Sino  ad  ora  non  si  era  ben  sicuri  se  il  genere  Washing- 
tonia si  componeva  di  2 o 3 specie  distinte  o di  una  sola 
assai  variabile,  ed  a tale  riguardo  le  opinioni  dei  botanici 
erano  assai  disparate.  Dallo  studio  accurato  che  io  ho  fatto 
di  dette  palme  mi  sembra  che  si  possano  distinguere  due 
specie  ben  caratterizzate,  ognuna  delle  quali  assai  variabile, 
ma  non  connesse  da  forme  intermedie.  Infatti  ho  riscon- 
trato che  fra  le  due  specie  di  Washingtonia  che  io  ricono- 
sco — filifera  e robusta  — si  riscontrano  differenze  note- 
voli non  solo  nelle  fronde,  ma  anche  nei  fiori  come  meglio 
verrà  fatto  conoscere  qui  appresso. 

E un  fatto  assai  curioso  che  le  Washingtonia  siano  in 
questo  momento  meglio  conosciute  in  Europa  che  nel  loro 
paese  nativo  e che  non  sia  stato  ancora  possibile  rintrac- 
ciare il  punto  preciso  d’origine  della  prima  specie  intro- 
dotta da  noi,  la  W.  fili  fera.  A questo  riguardo  il  Sig.  S. 
B.  Parish  di  San  Bernardino  in  California,  che  si  è molto 
occupato  delle  Washingtonia , e col  quale  ho  avuto  una 
lunga  corrispondenza  relativamente  alla  loro  distinzione 
specifica  ed  al  preciso  luogo  d’  origine  d’  ognuna  di  esse, 


mi  scrive  che  la  Washing  fonia  che  in  California  è cono- 
sciuta col  nome  di  filifera  è quella  che  noi  coltiviamo  col 
nome  di  robusta  e che  la  vera  W.  filifera  è da  loro  scono- 
sciuta non  solo  allo  stato  selvatico  ma  anche  in  coltiva- 
zione. 


Prospetto  delle  specie  di  Washin^tonia. 

1.  Fronde  (di  pianta  adulta)  con  piccioli  armati  ai  margini 

solo  nella  parte  più  bassa  con  spine  deltoidee  piuttosto 
piccole,  inermi  nella  parte  anteriore.  Rachide  o termi- 
nazione  posteriore  del  picciolo  in  forma  di  triangolo 
molto  più  lungo  che  largo.  Fiori  con  corolla  il  doppio 
più  lunga  del  calice.  Stami  oppositipetali  fusiformi. 
Ovario  con  3 gobbe  in  alto.  Stigma  puntiforme  indi- 
viso (sempre  ?). 

a)  Rachide  1-2  volte  più  lungo  che  largo.  Seme 

5.8- 6  mm.  lungo,  -F-4. 5 mm.  largo. 

W.  fili  fera  Wendl.  (forma  tipica). 

bj  Rachide  3-4  volte  più  lungo  che  largo.  Semi 

4.8- 5. 2 mm.  lunghi,  3.5-4  mm.  larghi. 

W.  filifera  v.  mierosperma  Becc. 

2.  Fronde  con  piccioli  armati  sino  sotto  i segmenti  con 

spine  più  o meno  robuste  e più  o meno  uncinate.  Ra- 
chide triangolare  poco  più  lungo  che  largo.  Fiori  con 
corolla  circa  2 volte  più  lunga  del  calice.  Stami  oppo- 
sitipetali inspessiti  e bulbiformi  in  basso  alla  fauce. 
Ovario  rotondato  (non  con  3 gobbe)  in  alto.  Stigma 
3-partito. 

a)  Piccioli  fortemente  spinosi,  segmenti  con  nume- 
rosi filamenti  ai  margini. 

TP.  robusta  Wendl.  (forma  tipica). 


— 187  — 


b)  Piccioli  più  debolmente  armati,  segmenti  quasi 
privi  di  filamenti  ai  margini. 

W.  robusta  var.  gracilis  Parish. 

3.  Specie  dubbia  da  compararsi  con  la  W.  robusta. 

W.  sonorie  Hort. 

Indubbiamente  le  prime  Washingtonia  introdotte  in  Eu- 
ropa sono  state  la  W.  fili  [‘era  e la  sua  varietà  microsperma  ; 
ma  non  credo  possibile  stabilire  quale  delle  due  avrebbe 
il  diritto  di  priorità  per  essere  considerata  come  forma 
tipica.  Io  però  ho  creduto  poter  ritener  come  W.  fìlifera 
tipo  la  più  grande  e maestosa  delle  due  e che  ha  fiorito 
sin  dal  1892  nel  Giardino  Garibaldi  a Palermo  da  semi 
pervenuti  nel  1874  all’orto  botanico  di  quella  città.  (Bull. 
Soc.  tose.  Ortic.  XVIII,  1893,  153).  È dietro  campioni  di 
fronde  fiori  e frutti  provenienti  da  questo  esemplare,  a me 
cortesemente  comunicati  daH’amico  prof.  Antonino  Borzì 
che  ho  quindi  basato  la  descrizione  della  forma  tipica  di 
W.  fili  fera. 

Della  Washingtonia  che  ha  figurato  nei  cataloghi  di  Lin- 
den col  nome  di  Pritchardia  filifera  ne  vennero  da  Linden 
stesso  portate  5 o 6 piante  viventi  alla  Esposizione  inter- 
nazionale tenuta  in  Firenze  nel  maggio  1874,  e di  queste 
io  ne  conosco  presentemente  quattro,  tutte  grandi  e produ- 
centi fiori  e frutti  e che  appartengono  alla  varietà  da  me 
distinta  col  nome  di  microsperma. 


1.  Washingtonia  filifera  H.  Wendl.  in  Bot.  Zeit.  1879, 
68;  Sargent,  Forest  Trees  N.  Am.  10th  Census  U.  S. 
IX,  217  (pro  parte?);  Sprenger  in  Bull.  Soc.  Tose.  Ort. 
XIV,  319,  f.  37.  — W.  filamentosa  0.  Kuntze,  Rev. 
Gen.  PI.  II,  737  (1891);  Sargent,  Silva  N.  Am.  X, 
47.  t.  DIX  (pro  parte  ?)  — Pritchardia  filamentosa  H. 
Wendl.  in  Bot.  Zeit.  XXXIV,  807  (1876);  Fenzi  in 
Bull.  Soc.  Tose.  Ort.  I,  (1876)  116,  cum.  ic.  xyl.  — 


— 188  — 


Pritchardia  filifera  Linden,  111.  hort.  XXIX,  32,  105 
(1877)  cum  ic.  xyl.  — Brahea  filamentosa  Hort. 

Descrizione.  — Tronco  alto  sino  20  m.,  un  poco  rigonfiato 
in  basso  dove  misura  0.80-1  m.  di  diam.,  poi  colonnare  e 
leggermente  ristretto  verso  l’apice,  nel  suo  stato  naturale 
ricoperto  dalle  vecchie  fronde  reflesse. 

Fronde  grandi,  misuranti  1.70  dall’  apice  del  picciolo 
all’  estremità  dei  segmenti  centrali.  Picciolo  lungo  circa 
quanto  il  lembo,  dilatato  in  basso  in  una  guaina  coriacea, 
la  quale  nel  germoglio  centrale  dal  suo  attacco  sul  tronco 
al  punto  dove  cominciano  le  spine  misura  circa  90  cm.  di 
lunghezza,  presto  però  aperta  sul  lato  ventrale  ed  in  parte 
da  questo  lato  risoluta  in  un  reticolo  fibroso,  fessa  inoltre 
lungo  il  mezzo  sul  dorso  e divaricata  in  due  parti  che  ab- 
bracciano quasi  tutto  l’intiero  tronco;  all’apice  il  picciolo  è 
largo  3=  4 cm.  e spesso  13-14  mmv  assai  più  largo  versola 
base,  piano  di  sopra,  convesso  di  sotto,  nelle  fronde  di 
piante  vecchie  armato  ai  margini  nella  metà  inferiore  con 
piccole  spine  deltoidee  poco  o punto  uncinate  lunghe  5-7 
mm.,  nel  rimanente  nudo  od  al  più  con  qualche  piccolissima 
spina  in  qua  e là  ; ligula  triangolare  della  forma  e lun- 
ghezza del  rachide  con  margini  membranacei  essucchi  ; ra- 
chide triangolare-allungato,  una  volta  od  una  volta  e mezzo 
più  lungo  che  largo,  non  considerando  il  prolungamento 
apicale  che  penetra  nel  lembo.  Lembo  diviso  sino  a circa 
la  metà  in  circa  80  segmenti,  con  lunghi  filamenti  biondi 
nei  seni  e sui  margini,  egualmente  verde  e glabro  sulle 
due  superfici  ; i segmenti  sono  piani,  molto  profondamente 
fessi  in  due  lunghe  code  acuminatissime  lacero-filamentose 
nell’estremo  apice  ; le  costole  sono  relativamente  non  molto 
robuste:  le  inferiori  forforacee  nelle  fronde  da  poco  svolte, 
a dorso  piano  in  basso  e liscio  (non  spinuloso)  anche  nei 
segmenti  più  esterni,  non  prominenti,  anzi  leggermente  de- 
presse nella  pagina  superiore  ; le  superiori  (terminanti  nei 
seni  più  bassi)  molto  rilevate  nella  pagina  superiore  ; i 
nervi  secondari  sono  numerosi,  discosti  fra  di  loro  circa  1 


— 189  — 


mm.  e rendenti  molto  acutamente  striate  (sul  secco)  le  due 
superficie  ; le  venule  transverse  sono  cortissime  essendo  in- 
terposte solo  fra  i nervi  secondari,  più  distinte  di  sotto  che 
di  sopra  ; i segmenti  centrali  all’altezza  dei  seni  più  bassi 
sono  larghi  4-4.5  cm.  ; gli  esterni  vanno  gradatamente  di- 
minuendo di  larghezza  e di  lunghezza  e sono  anche  più 
profondamente  divisi  ; i più  esterni  di  tutti  sono  larghi 
solo  10—15  mm.  e molto  più  corti  degli  altri. 

Scadici  grandissimi,  arcuato-nutanti,  più  lunghi  delle 
fronde,  con  varie  infiorazioni  parziali  pure  molto  grandi  e 
nascenti  dal  di  dentro  di  spate  primarie  tubulose  stretta- 
mente  guainanti;  queste  infiorazioni  secondarie  sono  alla  lor 
volta  composte  di  vari  rami  sovrapposti  ognuno  dei  quali 
forma  da  se  solo  una  pannocchia  parziale  cupressiforme 
lunga  40-50  cm.  assai  densa,  nascente  dall’ascella  di  una 
spata;  questa  da  prima  è tubulosa  ma  poi  fessa  per  il  lungo 
e piana,  laminare,  spessamente  cartacea,  di  vari  centimetri 
più  lunga  della  respettiva  pannocchia,  larga  2-2.5  cm.,  od 
anche  più,  troncata,  brevemente  bidentata  e ciliato-barbata 
all’apice.  Le  pannocchie  parziali  sono  duplicato-ramose  e 
si  dividono  in  numerosi  ramoscelli  fioriferi  filiformi  color 
paglia  lunghi  6-8  cm.,  sottili,  spessi  circa  1 mm.  all’epoca 
della  fioritura,  ed  1.5  mm.  quando  fruttiferi,  sinuosi,  gla- 
bri, angolosi,  portanti  i fiori  solitari,  inseriti  molto  irrego- 
larmente all’ingiro,  sessili  sopra  un  piccolo  cuscinetto  tu- 
berculiforme  che  penetra  nella  base  del  calice  e che  nasce 
dall’ascella  di  una  spatella  o brattea  jalina-argentea  laci- 
niata. 

Fiori  in  boccio  lanceolato-acuminati,  lunghi  8.5  mm.  e 
larghi  2 mm.,  oscuramente  angolosi  ; calice  tubuloso-campa- 
nulato,  troncato  alla  base,  diviso  sino  a circa  la  metà  in  3 
lobi  latamente  ovati,  denticulato-crenulati  sul  contorno,  con 
un  distinto  apicolo  leggermente  forforaceo-rubiginoso  ; co- 
rolla il  doppio  più  lunga  del  calice,  tubulosa  nel  quinto 
inferiore  con  segmenti  lanceolato-acuminati  subaristati,  cal- 
loso-papillosi  (nettariflui  ?)  al  punto  d’inserzione  del  rispet- 
tivo stame,  patenti  durante  l’antesi  nella  porzione  che  rimane 


— 190  — 


al  di  fuori  del  calice.  Stami  opposti  ai  segmenti  crassamente 
fusiformi,  saldati  alla  corolla  nel  loro  terzo  inferiore  ; gli 
stami  alternanti  coi  segmenti  sono  tereti  e subulati,  molto 
più  sottili  degli  altri  3,  liberi  sino  quasi  al  fondo  della 
corolla,  partendosi  dai  seni  fra  petalo  e petalo  ; antere 
lanceolato— sagittate  lunghe  3 mm.,  acute  e brevemente 
bifide  alfapice.  Ovario  piccolo  turbinato,  fortemente  gib- 
boso in  alto,  molto  bruscamente  contratto  in  uno  stilo  fili- 
forme giungente  durante  l’antesi  sino  a circa  la  metà  del- 
l’antere.  Stigma  puntiforme  non  lobato. 

Frutti  ovoidei,  neri,  lucidi,  con  mesocarpio  sottilmente 
carnoso,  lunghi  ordinariamente  9 mm.  e larghi  6,  terminati 
dallo  stilo  permanente  setiforme  lungo  5-6  mm.  ; il  seme 
è ovato-ellissoidale,  egualmente  rotondato  alle  due  estre- 
mità, lungo  5.8-6  mm.,  largo  4-4.5  mm.,  pianeggiante  e 
non  incavato  dal  lato  del  rafie,  con  l’inspessimento  rafeale 
del  tegumento  pochissimo  accentuato,  poco  distintamente 
segnato  da  5 diramazioni  del  rafe  sottili  non  anastomosate 
di  cui  la  centrale  scavalcante  il  seme.  Talvolta  si  svilup- 
pano due  carpelle  ed  in  tal  caso  i frutti  sono  un  poco  asim- 
metrici e pianeggianti  dal  lato  assile. 

Habitat.  — Il  preciso  luogo  d'origine  di  questa  specie 
rimane  ancora  dubbio  ; perchè  non  vi  è da  tener  troppo 
conto  di  quanto  è stato  scritto  in  proposito,  essendo  le 
Washingtonia  tutte  così  simili  per  il  loro  aspetto  esterno 
che  è facile  scambiare  Tuna  per  l’altra  senza  avere  sotto 
mano  gli  esemplari  da  esaminare  (Si  veda  in  proposito  : 
Gardener  ’s  Chr.  Jan.  14,  1888,  p.  50;  Sargent,  Silva,  X,  47  ; 
Fenzi  in  Bull.  Soc.  Tose.  Ort.  1.  c.).  Da  quanto  mi  comu- 
nica il  Sig.  Parish  « nè  la  vera  W.  filifera,  nè  la  varietà 
« microsperma  sono  conosciute  in  coltivazione  in  California, 
« e quella  che  colà  è coltivata  col  nome  di  W.  filifera  sa- 
« rebbe  quella  che  in  Europa  si  coltiva  col  nome  di  W. 
« robusta  ».  Sembra  però  certo  che  i primi  semi  della  no- 
stra W.  filifera  siano  stati  inviati  in  Europa  da  Roezl,  il 
quale,  secondo  il  Sig.  Parish,  li  dovrebbe  aver  raccolti  presso 


— 191 


Prescott  in  Arizona  « a region  of  pines  rather  than  of 
Palms  ».  Io  però  lascio  al  Sig.  Parish  il  compito  di  stabi- 
lire il  vero  « habitat  » di  ognuna  delle  specie  e varietà  di 
Washingtonia. 

In  Italia  fiorisce  verso  la  metà  d’agosto  e fruttifica  in 
novembre. 


Washingtonia  fìlifera  var.  microsperma  Becc. 

Descrizione.  — Tronco  come  nella  forma  tipica. 

Fronde  (di  pianta  adulta  e fruttifera)  misuranti  1.50  m. 
dall’apice  del  picciolo  all’estremità  dei  segmenti  centrali. 
Il  picciolo  è lungo  circa  quanto  il  lembo,  armato  solo  presso 
la  base  di  piccole  spine  dentiformi  deltoidee  orizzontali, 
inerme  nel  rimanente,  largo  in  alto  4—5  cm.  ; rachide  assai 
più  prolungato  nel  lembo  che  nella  forma  tipica,  essendo 
3-4  volte  più  lungo  che  largo  ; nei  seni  vi  sono  i soliti 
filamenti,  ma  questi  sono  piuttosto  scarsi  sui  margini  dei 
segmenti  ; questi  sono  fortemente  striati  sul  secco  dai  nervi 
secondari  assai  robusti,  fra  mezzo  ai  quali  si  scorgono  an- 
che dei  sottili  nervi  terziari  ; venule  trasverse  indistinte. 

Spadice  lungo  3.50  m.  : in  un  esemplare  con  4 infiorazioni 
parziali,  ognuna  delle  quali  lunga  circa  2 m.  ; queste  alla 
lor  volta  sono  composte  di  6-7  pannocchie  cupressiformi,  di 
cui  le  più  basse,  che  sono  le  maggiori,  lunghe  40-45  cm.  ed 
in  nulla  differenti  da  quelle  della  forma  tipica  ; ogni  pannoc- 
chia è similmente  provvista  della  sua  spata  latamente  li- 
neare, larga  sino  4-5  cm.  ed  un  poco  più  lunga  della  re- 
spet.tiva  pannocchia. 

Fiori  lattei,  di  consistenza  scarioso-pergamenacea,  di  odore 
forte  non  grato,  in  boccio  oblanceolati  acuminati  lunghi 
8 mm.,  un  poco  attenuati  in  basso,  nel  punto  più  largo, 
verso  il  terzo  superiore,  di  2-5  mm.  di  spessore,  non  di 
rado  leggermente  asimmetrici,  talvolta  =*=  ottusamente  tri- 
goni. Calice  tubuloso-campanulato,  troncato  alla  base  e 
quivi  all’esterno  punteggiato,  incavato  di  sotto,  jalino,  ar- 


— 192  — 


genteo-scarioso,  diviso  sino  a circa  la  metà  od  oltre  il  terzo 
superiore  in  3 lobi  latamente  ovati  o suborbicolari,  coi 
margini  leggermente  imbricati  in  basso  rotondati  o poco 
distintamente  apiculati  a contorno  irregolare  crenulato-lo- 
bulato.  Corolla  precisamente  il  doppio  più  lunga  del  calice, 
indivisa  e tubulosa  nel  quarto  inferiore;  petali  lanceolati, 
acuminato-aristati,  leggermente  concavi  o quasi  piani  con 
i soli  margini  sovrapposti  od  imbricati  allorché  in  boccio, 
finamente  striati  all’esterno,  nell’antesi  orizzontali,  assai  for- 
temente calloso— glandulosi  alla  base  dietro  il  respettivo 
stame,  ossia  nel  punto  che  potrebbe  chiamarsi  la  fauce. 
Stami  biseriati  ma  tutti  di  lunghezza  eguale;  quelli  opposti 
ai  petali  uniti  a questi  nel  terzo  inferiore  con  filamenti 
crassi,  fusiformi,  subulati  all’apice  ; quelli  alternanti  coi 
petali  liberi  per  tutto  il  tratto  che  la  corolla  è divisa,  più 
sottili,  tereti,  subulati  e non  inflessi  all’  apice,  del  resto 
come  gli  altri;  antere  lunghe  circa  3 mm.,  angustamente  lan- 
ceolate, acuminate  all’apice  ma  spesso  quivi  molto  breve- 
mente bifide  (quelle  degli  stami  oppositipetali  più  delle 
altre)  inserite  a circa  il  terzo  inferiore  del  dorso,  a loggie 
disgiunte  assai  profondamente  in  basso,  deiscenti  quasi  dai 
lati  ed  acute  alla  base.  Ovario  formato  da  3 carpello  molto 
piccole,  strettamente  accostate  fra  di  loro  ma  libere  in 
basso,  formanti  un  corpo  di  poco  più  di  1 mm.  di  lun- 
ghezza, turbinato,  ottusamente  trigono,  trilobo  e fortemente 
gibboso  in  alto  ; tutte  e 3 le  carpelle  sono  molto  brusca- 
mente contratte  in  un  unico  stilo  filiforme  trisulcato,  giun- 
gente nell’antesi  alla  metà  delle  antere  con  un  solo  stigma 
puntiforme  indiviso  e non  ingrossato  ; così  almeno  io  l’ho 
visto  nei  vari  fiori  che  ho  esaminato,  ma  non  posso  accer- 
tare che  ad  un  dato  momento  della  fioritura  lo  stigma  non 
si  apra  in  tre  lobi  e si  presenti  come  l’ho  osservato  nella 
TF.  robusta. 

Frutti  ovoidei,  del  tutto  simili  a quelli  della  forma 
tipica  ma  più  piccoli,  lunghi  8 mm.  e larghi  5;  semi  lun- 
ghi 4. 8-5.2  e larghi  3.5-4  mm. 


193  — 


Habitat.  — Come  della  forma  tipica  non  è conosciuto 
il  preciso  luogo  d’origine  di  questa  varietà. 

Io  ho  descritto  gli  individui,  che,  portati  giovanissimi 
nel  1874  da  Linden  a Firenze,  adesso  da  qualche  anno  fio- 
riscono e fruttificano  nel  Giardino  Corsi  a Sesto  presso  Fi- 
renze, nel  Giardino  Ricasoli  alla  Casa  bianca  a Port’Ercole 
ed  in  quello  del  Conte  Gustavo  Parravicino  a Campo  Ro- 
mano presso  Viareggio. 

Osservazioni.  — Differisce  dalla  forma  tipica  per  le  fronde 
un  poco  più  piccole  ; per  i piccioli  quasi  del  tutto  inermi 
meno  che  alla  base;  per  il  rachide  foliare  diverse  volte  più 
lungo  che  largo  ; per  i fiori  un  poco  più  piccoli  con  i fila- 
menti opposti  ai  petali  più  corti  e relativamente  più  crassi, 
ma  sempre  fusiformi,  ed  infine  per  i frutti  e semi  più  piccoli. 

Le  fronde  degli  esemplari  ch’io  ho  conservato  tanto  della 
forma  tipica  quanto  delle  varietà  differirebbero  pure  un 
poco  fra  di  loro  perchè  in  quelle  della  forma  tipica  sono 
visibili  delle  venule  transverse  nella  pagina  inferiore,  che 
mancano  nelle  fronde  della  v.  microsperma  ; inoltre  in 
questa  fra  i nervi  secondari  sono  più  distintamente  che 
nell’altra  visibili  dei  nervi  terziari  ; ma  tale  carattere,  come 
la  maggiore  o minore  spiniscenza  dei  piccioli,  il  maggiore 
o minore  prolungamento  del  rachide  nel  lembo,  la  maggiore 
o minore  abbondanza  di  filamenti  fra  i segmenti  e le  di- 
mensioni dei  frutti  e dei  semi  sembrano  caratteri  molto 
variabili  nelle  Washingtonia , riguardo  ai  quali  bisogna 
andar  cauti  per  non  attribuire  ad  essi  un  troppo  grande 
valore  diagnostico. 

E possibile  che  le  Washingtonia  occupino  una  zona  al- 
quanto estesa,  e che  esistano  varie  forme  locali  non  però 
specificamente  definibili.  Essendo  stati  quindi  i semi  di 
queste  palme  spediti  in  Europa  da  vari  collettori  e prove- 
nendo da  disparate  località,  è naturale  che  gli  individui 
che  adesso  cominciano  a fruttificare  nei  nostri  giardini  non 
risultino  tutti  perfettamente  identici  fra  di  loro. 

Per  regola  generale  la  spinescenza  dei  piccioli  tende  sem- 


13 


— 194  - 


pre  a diminuire  quanto  più  la  pianta  diventa  vecchia  ; essa 
sembra  al  suo  massimo  nelle  fronde  delle  piante  di  me- 
dia età,  quando  cioè,  si  potrebbe  dire,  hanno  passato  lo 
stato  infantile. 


2.  Washingtonia  robusta  H.  Wendl.  in  Beri.  Garten 
Zeit.  II  (1883),  198  ; Rev.  bort,  1883,  206  et  1885,  401, 
f.  73;  Bull.  Soc.  Tose.  Ort.  1883,  117  et  1886,  301; 
Orcutt  in  Bot.  Gazette,  IX  (1885)  262.  — W.  filifera 
(non  "Wendl.)  S.  Watson  in  Bot.  Cal.  II,  211,  485. 

Descbizione.  — A quanto  sembra  il  tronco  è più  gracile 
di  quello  della  W.  filifera , ma  non  meno  alto,  e porta  una 
chioma  di  fronde  un  poco  più  piccole  e con  le  punte  più 
flaccide  e ricascanti.  Le  fronde  della  pianta  adulta  e fer- 
tile misurano  1.40  dalla  ligula  all’estremità  dei  segmenti 
centrali  e sono  divise  in  circa  70  segmenti.  Il  picciolo  è 
largo  in  alto  4 cm.  o poco  più,  piano  di  sopra  e convesso 
di  sotto,  lungo  circa  quanto  il  lembo,  fortemente  armato  sino 
proprio  sotto  ai  segmenti  di  robuste  spine  ineguali  a larga 
base,  più  o meno  uncinate,  lunghe  sino  10-15  mm.,  spesse 
volte  in  senso  contrario,  di  color  spadiceo  come  i margini;  il 
rachide  è triangolare,  quasi  equilàtero  od  a mala  pena  un 
poco  più  lungo  che  largo  (nelle  fronde  di  piante  vecchie)  ; 
la  ligula  è pure  triangolare,  della  medesima  forma  e gran- 
dezza del  rachide  e contornata  da  lembo  marcescente  ; le  co- 
stole  inferiori  dei  segmenti  più  esterni  sono  denticolato-spi- 
nulose  presso  la  base  ed  è pure  spinuloso  assai  il  margine 
esterno  del  segmento  estremo;  tutte  le  costole  inferiori  sono 
assai  densamente  coperte  sul  dorso  in  basso  da  un  indumento 
molle  cotonoso  che  forma  un’aureola  biancastra  di  dietro  alla 
base  del  lembo  intorno  al  rachide  ; più  in  alto,  sulle  costole, 
di  dietro,  si  notano  di  tanto  in  tanto  delle  impressioni  spe- 
cialmente nei  segmenti  centrali  e che  dipendono  dalla  pres- 
sione esercitata  dalle  spine  del  picciolo  nella  prefoliazione. 
I segmenti  sono  assai  abbondantemente  filiferi  ai  margini, 


— 195  — 


striati  da  nervi  secondari  discosti  fra  di  loro  1-1.5  min. 
con  vari  sottilissimi  nervi  terziari  framezzo  ad  essi;  venule 
transverse  connettenti  i nervi  secondari  più  distinte  di  sotto 
che  di  sopra  ; nella  parte  centrale  il  lembo  è indiviso  sino 
un  poco  al  di  sopra  della  metà  ; all’altezza  dei  seni  i seg- 
menti maggiori  misurano  5-5.5  cm.  di  larghezza,  e sono  di- 
visi profondamente  in  due  lacinie  acuminatissime  flaccide 
e ricascanti. 

Spadici  grandissimi,  più  lunghi  delle  fronde,  nutanti  con 
5-6  grandi  infiorazioni  parziali  pendenti,  ognuna  delle  quali 
è composta  di  varie  pannocchie  sovrapposte  cupressiformi, 
lunghe  40-50  cm.,  assai  dense,  nascenti  dall’ascella  di  una 
spata  terziaria  latamente  lineare,  larga  sino  4 cm.  del  resto 
come  quelle  di  già  descritte  per  la  W.  fìlifera;  ramoscelli 
fioriferi  lunghi  di  solito  8-10  cm.,  spessi  circa  1 mm.,  si- 
nuosi, glabri,  angolosi,  con  i fiori  solitari  inseriti  non  molto 
regolarmente  a spirale  all’ingiro. 

Fiori  in  boccio  lunghi  11  mm.,  larghi  2.5  mm.  Calice 
campanulalo,  troncato  alla  base,  diviso  sino  alla  metà  in  3 
lobi  ± ovati  molto  irregolarmente  ciliato-laciniati  al  mar- 
gine. Corolla  due  volte  più  lunga  del  calice,  divisa  sino  al 
quarto  inferiore  in  3 petali  lanceolati  acuminato-subulati 
assai  fortemente  calloso- glandolosi  alla  base.  Stami  biseriati, 
ma  di  lunghezza  eguale,  lunghi  quanto  i petali  ; i 3 oppo- 
sti ai  petali  con  filamenti  molto  crassi  subulati  all’apice  con 
un  forte  ringrosso  tubercoliforme  alla  fauce  e poi  brusca- 
mente ristretti  al  di  sotto  di  questa  ; gli  altri  3 tereti  non 
inspessiti  subulati  ; antere  grandi  lunghe  5 mm.,  angusta- 
mente lineari-sagittate,  apparentemente  acute  od  apiculate 
ma  di  fatto  disgiunte  o bifide  all’  apice  per  quasi  un  terzo 
della  loro  lunghezza  totale,  inserite  per  il  mezzo  del  dorso 
a loggie  disgiunte  alla  base  per  più  di  un  terzo.  Ovario 
turbinato,  troncato-rotondato  non  scolpito  e non  gibboso 
in  alto  ; stilo  giungente  sino  ai  2/3  delle  antere  con  stigma 
brevemente  3-lobo  e lobi  patenti-bilobi. 

Frutti  ovoidei,  neri,  lucidi,  con  scarsissimo  mesocarpio 
carnoso,  lunghi  circa  10  mm.,  larghi  circa  8 mm..  termi- 


nati  dallo  stilo  permanente  setiforme.  Seme  ovato  lungo 
6-7  mm.  e largo  circa  5 mm.,  pianeggiante  o molto  leg- 
germente incavato-umbilicato  dal  lato  del  rafe. 

Habitat.  — Il  luogo  dove  cresce  questa  Palma  è adesso 
bene  accertato  ed  è quello  da  dove  in  origine  si  credeva 
provenissero  i semi  della  TP.  filifera.  È il  Palm  Canon , sul 
limitare  N.  0.  del  Colorado  Desert  in  Caliiornia.  Dalle 
fotografie  che  io  ho  ricevuto  dal  Sig.  Parish  si  vede  che 
questa  palma  preferisce  il  fondo  delle  vallate  vegetando  fra 
le  roccie,  ma  dove  le  radici  possono  arrivare  a procurarsi 
abbondante  umidità  dall’  acqua  che  scorre  nei  torrenti. 

Osservazioni.  — Differisce  dalla  W.  filifera  oltre  che  per 
i piccioli  armati  di  forti  spine  dalla  base  all’apice,  per  i 
fiori  nei  quali  la  corolla  è due  volte  più  lunga  del  calice  ; 
per  i 3 stami  opposti  ai  petali  con  un  rigonfiamento  bulbi- 
forme in  basso  e subulati  nel  rimanente  ; per  1’  ovario  ro- 
tondato e non  gibboso  in  alto  e sembrerebbe  anche  per 
lo  stigma  3-partito  a lobi  bilobi.  Sembra  specie  alquanto 
variabile  per  quel  che  riguarda  il  grado  di  spinescenza  dei 
piccioli,  sempre  però  molto  più  spinosi  che  nella  W.  fili  fera] 
per  la  quantità  dei  fili  sul  margine  dei  segmenti  ed  a quanto 
sembra  anche  per  le  dimensioni  dei  semi. 

Io  ho  descritto  i campioni  provenienti  da  un  esemplare 
che  fiorisce  e fruttifica  nel  giardino  botanico  di  Palermo. 

I frutti  di  questo  individuo  sono,  come  sopra  ho  detto, 
lunghi  18  mm.  e_  larghi  8;  i semi  variano  da  6-7  mm.  di 
lunghezza  e da  4.8-5.3  di  larghezza,  sono  pianeggianti  dal 
lato  del  rafe  ed  hanno  quivi  appena  un  accenno  di  de- 
pressione od  ombellico.  Un  individuo  invece  che  si  coltiva 
al  Golfe-Juan  e di  cui  una  fronda  ed  i semi  mi  sono  stati 
comunicati  dal  Sig.  Dupont  (orticultore  alle  Pépinières  de 
l’Aube)  e che  è riconosciuto  pure  come  W.  robusta , ha  semi 
lunghi  7-8  mm.  e larghi  5.5-6  mm.  ed  assai  distintamente 
umbilicati  dal  lato  del  rafe. 


197  — 


Washing-tonia  robusta  var.  gracilis  Parish  in  lit. 

Descrizione.  — Tronco  più  gracile  e fronde  più  piccole 
che  nella  forma  tipica  con  segmenti  quasi  mancanti  di  fila- 
menti sui  margini.  Picciolo  delle  fronde  della  pianta  adulta 
armato  sino  all’apice  ma  più  debolmente  che  nella  forma 
tipica;  nervi  secondari  discosti  1-2  mm.  l’uno  dall’altro. 

Habitat.  — Gli  esemplari  che  di  questa  varietà  mi  ha 
inviato  il  sig.  Parish  provengono  da  individui  coltivati  nella 
vallata  di  San  Bernardino  (California)  e portano  il  n.°  5789; 
alla  medesima  varietà  appartengono  quelli  che  portano  il 
n.°  5336  e che  vennero  distribuiti  col  nome  di  W.  robusta. 

Osservazioni.  — A questa  varietà  mi  sembra  debba  ri- 
portarsi un  esemplare  che  io  coltivo,  proveniente  da  semi 
affidati  al  terreno  28  anni  fa  e che  adesso  da  due  anni  fio- 
risce. Il  suo  tronco  misura  8 metri  dal  terreno  alla  base 
della  chioma  delle  fronde  verdi  ed  è tuttora  intieramente 
rivestito  da  quelle  vecchie  reflesse.  Le  fronde  misurano 
1.40  m.  dall’apice  del  picciolo  all’estremità  dei  segmenti 
centrali,  il  picciolo  è egualmente  lungo,  largo  all’  apice 
4 cm.,  armato  di  piccole  spine  sino  sotto  i segmenti;  questi 
sono  70;  il  margine  del  segmento  estremo  non  è denticolato 
spinuloso  ; il  rachide  è presso  a poco  in  forma  di  triangolo 
un  poco  più  alto  che  largo.  Le  fronde  di  questo  medesimo 
individuo,  ma  solo  di  8-10  anni  di  età,  hanno  circa  60 
segmenti  ; in  esse  il  picciolo  anche  in  alto  è armato  di 
spine  lunghe  sino  1 cm.;  il  margine  del  segmento  estremo 
è spinuloso  ed  il  rachide  è più  largo  che  alto;  i segmenti 
sono  sempre  pochissimo  filiferi  ai  margini,  ed  i nervi  se- 
condari sono  discosti  1.5—2  mm.  fra  di  loro. 

Fiori  lunghi  9-9.5  mm.  Calice  strettamente  campanulato, 
diviso  sino  al  terzo  superiore  in  3 larghi  lobi  rotondati 
finamente  e irregolarmente  ma  non  profondamente  cibato— 
laciniati.  Corolla  2 volte  più  lunga  del  calice,  tubulosa  ed 


— 198  — 


indivisa  nel  quarto  inferiore;  petali  lanceolati,  acuminati, 
con  circa  9 venature  longitudinali,  assai  distintamente  in- 
spessiti e calloso-glandolosi  alla  base;  stami  inseriti  tutti 
alla  medesima  altezza  a circa  il  terzo  inferiore  della  co- 
rolla, i 3 opposti  ai  petali  fortemente  inspessiti  e bulbosi 
alla  base;  quelli  alternanti  inspessiti  pure  ma  in  minor 
grado,  del  resto  tutti  subulati  nella  parte  superiore  ; antere 
lunghe  4-5  mm.,  lineari-sagittate  alla  base,  assai  profonda- 
mente bifide  all’apice,  ma  con  le  loggie  molto  approssi- 
mate di  modo  che  a prima  vista  l’antera  intiera  sembra 
acuta  ; esse  sono  inserite  un  poco  al  di  sotto  della  metà 
del  dorso,  e le  loggie  sono  separate  in  basso  quasi  quanto 
all’apice.  Ovario  turbinato,  troncato,  rotondato,  liscio  e non 
gibboso  in  alto  ; stilo  raggiungente  esattamente  la  sommità 
delle  antere,  diviso  brevemente  all’apice  in  3 corti  stigmi 
patenti,  ognuno  dei  quali  è brevemente  bilobo. 

I fiori  sono  molto  simili  a quelli  della  W.  robusta  tipica, 
ma  si  distinguono  un  poco  anche  da  quelli  di  questa  per  il  ca- 
lice a lobi  meno  profondi  e meno  distintamente  laciniato-ci- 
liati;  per  gli  stami  con  filamenti  tutti  provvisti  di  un  ispessi- 
mento bulbiforme  alla  fauce,  sebbene  negli  alternipetali 
l’inspessimento  sia  minore  che  negli  oppositipetali  ; per  le 
antere  fesse  all’apice  di  tanto  quanto  sono  disgiunte  alla 
base  e sopra  tutto  per  lo  stilo  che  eguaglia  in  lunghezza 
l’apice  dell’antere. 

Non  so  qual  grado  di  valore  possa  assegnarsi  a questi 
caratteri.  Nemmeno  posso  assicurare  che  essi  si  riscontrino 
negli  esemplari  di  vera  W.  robusta  gracilis , essendoché  i 
fiori  che  di  questa  ho  ricevuto  sono  un  poco  trapassati,  seb- 
bene del  resto  indistinguibili  da  quelli  ora  descritti. 


3.  Washingtonia  sonorae  Hort. 

Io  non  ho  visto  esemplari  spontanei  di  questa  Palma 
e nemmeno  ne  ho  visti  di  coltivati  in  fiore  od  in  frutto  ; 
rimango  molto  incerto  perciò  riguardo  alla  sua  entità  speci- 


— 199  — 


fica.  Dubito  molto  che  essa  non  sia  che  una  delle  forme 
della  W.  robusta.  Una  fronda  di  pianta  assai  adulta  che 
io  ho  ricevuto  dal  giardino  botanico  di  Palermo  col  nome 
di  W.  sonorae  differisce  da  quelle  di  W.  robusta  principal- 
mente per  l’apice  del  picciolo  che  di  dietro  si  termina  in 
un  cortissimo  rachide  in  forma  di  triangolo  (±  asimmetrico) 
del  quale  la  base  (larga  3.5  cm.)  è circa  il  doppio  dell’al- 
tezza; i margini  del  picciolo  sono  armati  proprio  sino  sotto 
ai  segmenti  con  robustissime  spine  a larga  base  più  o meno 
uncinate,  lunghe  sino  10-15  mm.,  di  color  spadiceo  come 
i margini  dei  piccioli,  del  tutto  simili  a quelle  della  W.  ro- 
busta; la  ligula  è pure  breve  e della  medesima  forma  del 
rachide,  contornata  da  un  assai  largo  lembo  marcescente  ; le 
costole  inferiori  dei  segmenti  più  esterni  sono  denticolato- 
spinulose  presso  la  base  ed  è spinuloso  assai  il  margine  ester- 
no del  segmento  estremo.  I segmenti  sono  circa  70,  i centrali 
lunghi  circa  90  cm.  misurati  dall’apice  del  picciolo,  larghi 
4 cm.  all’altezza  dei  seni,  moderatamente  fìliferi,  striati  da 
nervi  secondari  discosti  1-1.5  mm.  fra  di  loro  con  vari  sot- 
tilissimi nervi  terziari  fra  mezzo  ad  essi;  venule  trasverse 
molto  distinte  nella  pagina  inferiore  e connettenti  i nervi 
secondari,  molto  poco  distinte  nella  pagina  superiore. 

Meno  che  nell’apice  del  picciolo  che  nella  W.  sonorae  si 
prolunga  in  rachide  più  breve  che  nelle  fronde  usuali  della 
W.  robusta  (carattere  che  io  non  ho  potuto  constatare  che 
in  una  sola  fronda  di  pianta  adulta)  non  trovo  differenze 
fra  le  due  specie,  almeno  in  quanto  agli  esemplari  che  da 
noi  si  coltivano. 

Mr.  T.  S.  Brandegee  scrive  (Zoe,  V,  1905,  188)  che  la 
W.  sonorae  venne  descritta  dietro  esemplari  raccolti  dal 
Dott.  Palmer  presso  Guayamas,  città  dello  stato  di  Sonora 
situata  sulle  rive  del  Golfo  di  California  a circa  il  28° 
L.  N.  Non  vien  però  detto  se  tali  esemplari  provenivano 
da  individui  spontanei  o selvatici.  Si  dice  inoltre  che 
a San  Josè  del  Cabo  vengono  riconosciute  due  forme 
di  W.  sonorae , le  quali  vengono  distinte  col  nome  di 
« Palma  bianca  » e di  « Palma  rubra  » ma  che  non  vi  è 


— 200  — 


mezzo  di  riconoscerle  altro  che  dal  colore  del  legno  più 
chiaro  o più  scuro  tagliando  il  tronco,  esattamente,  aggiungo 
io,  come  per  le  varietà  di  Copernicia  dell’Argentina  descritte 
da  Morong. 

Senza  dubbio  però  le  Washing  ionia  di  San  Josè  del  Cabo, 
nell’estrema  punta  meridionale  della  California,  non  vi  si 
trovano  allo  stato  selvatico. 


Gen.  8.  — Fritchardia  Seem,  et  H.  Wendl.  in  Bonpland. 
IX,  260:  X,  197,  310,  t.  15;  Benth.  et  Hook.  f.  Gen. 
plant.  Ili,  928;  Beco.,  Malesia,  III,  286  — Colpothri- 
nax  Gris.  et  Wendl.  in  Bot.  Zeit.  1897,  147  ; Benth. 
et  Hook.  f.  Gen.  pi.  Ili,  927  ; Drude  in  Engl.  et  Pr. 
Pflanzenf.  II,  3,  (1889)  33. 

Grandi  Palme  inermi  con  tronco  solitario  annu- 
lato-cicatricoso.  Fronde  terminali,  flabellate,  orbi- 
colari  o w cuneate  alla  base,  indivise  nella  parte 
centrale,  + profondamente  multifide  sul  contorno 
con  divisioni  più  o meno  profondamente  bifide  con 
o senza  filamenti  fra  una  divisione  e l’altra;  ligula 
breve  ; rachide  più  o meno  allungato  ; spadice 
consistente  in  una  pannocchia  duplicato-ramosa, 
portata  da  una  parte  pedunculare  più  o meno  al- 
lungata, vaginato  da  due  o più  spate  complete; 
queste  imbricate,  fra  loro  simili,  assai  grandi,  coria- 
cee, tubulose  in  basso,  aperte  da  un  lato  in  alto  ed 
in  forma  d’orecchio  d’asino.  Fiori  ermafroditi,  sparsi 
o spiralmente  inseriti  sui  ramoscelli,  solitari,  ses- 
sili  sopra  pulvinuli  bratteati;  bratteole  0.  Calice 
tubuloso-campanulato,  3-denticolato.  Corolla  assai 
più  lunga  del  calice  con  tubo  breve  permanente  e 
con  3 divisioni  crasse  valvate,  staccantesi  dalla  parte 


— 201 


tubulosa  al  momento  dell’antesi.  Stami  6 con  fila- 
menti subulati  uniti  fra  di  loro  per  le  basi,  dila- 
tati e formanti  una  corona  eretta  alla  fauce  della 
corolla  ; antere  lineari  oblunghe  versatili.  Ovario 
obovato  o turbinato,  formato  da  3 carpelle  se- 
milibere in  basso  scolpite  in  alto,  unite  in  uno 
stilo  allungato  con  stigma  comune  puntiforme  ; 
carpelle  con  un  ovulo  basilare  eretto.  Perianzio 
immutato  dopo  la  fioritura.  Frutto  globoso  od  ovi- 
deo,  piccolo  o majuscolo,  con  i resti  degli  stili  e 
delle  carpelle  sterili  più  o meno  apicali  ; pericar- 
pio tenue,  grumoso  o crassi usculo-fibroso  ; endo- 
carpio + sottilmente  legnoso,  spesso  staccantesi  fa- 
cilmente dall’endocarpio  e formante  un  nocciolo 
racchiudente  il  seme.  Seme  globoso,  libero  ed  eretto 
nell’endocarpio,  con  ilo  piccolo  basilare  ; rafe  leg- 
germente impresso  occupante  tutto  un  lato  del 
seme  senza  diramazioni  apparenti;  inspessimento 
rateale  dell’ integumento  del  seme  spongioso,  fa- 
sciante  questo  da  un  lato  e non  penetrante  nel- 
l’interno dell’albume  ; albume  omogeneo  solido  ; 
embrione  situato  dal  lato  opposto  al  rafe  al  di 
sopra  della  base  o verso  la  metà. 

Ho  riunito  alle  Pritchardia  il  genere  Colpothrinax  Wendl., 
che  non  presenta  alcun  carattere  per  il  quale  possa  diffe- 
renziarsi. È singolare  questa  Palma  americana  che  fa  parte 
di  un  gruppo  nel  quale  tutte  le  congeneri  sono  polinesiane. 
È vero  però  che  una  connessione  fra  le  Palme  asiatiche  e 
quelle  Nord  Americane  si  riscontra  anche  fra  le  Erythea 
e le  Livistona,  due  generi  che  solo  artificiosamente  possono 
mantenersi  distinti. 

Nella  « Malesia  » (voi.  Ili,  1889,  p.  281)  io  ho  passato  in 


— 202  — 


rivista  le  specie  di  Pritchardia  ; d’allora  in  poi  a me  non 
è giunto  alcun  nuovo  materiale  che  mi  permetta  di  com- 
pletare le  mie  cognizioni,  sino  ad  ora  assai  incomplete,  in- 
torno a queste  interessantissime  Palme  ; riporto  quindi  qui 
appresso  il  prospetto  delle  specie  tale  quale  venne  da  me 
pubblicato  nella  « Malesia  » con  l’aggiunta  della  sola  P. 
Wrtghtii. 


Prospetto  delle  specie  del  genere  Pritchardia. 

A.  Fiori  di  consistenza  essucca,  immutati  allo  stato  secco. 
I Ramificazioni  dello  spadice  glabre. 

•te  Frutti  piccoli  globosi  di  7-12  mm.  di  diametro. 

1.  Fronde  divise  sino  al  terzo  superiore  in  circa  90 

segmenti.  Fiori  lunghi  7-7.5  mm.  Frutti  di  12 
mm.  di  diam.  Spadici  più  corti  delle  fronde. 

P.  pacifica  Seem,  et  H.  W.  — Isole 
Fidgi. 

2.  Fronde  divise  sino  circa  alla  metà  in  50-60  seg- 

menti. Fiori  lunghi  5-5.5  mm.  Frutti  di  7 mm. 
di  diam.  Spadici  più  lunghi  delle  fronde. 

P.  Thurstonii  F.  v.  Muell.  et  Dr.  — 
Isole  Fidgi. 

.te  te  Frutti  mediocri. 


3.  Frutti  oblunghi,  24X20  mm.  Seme  15X14  mm., 

resti  dello  stilo  e delle  carpelle  sterili  eccentri- 
camente apicali. 

P.  Vuylstekeana  H.  "Wendl.  — Isole 
Pomotù. 

4.  Frutti  subsferici  20x18  mm. ; seme  14X13  mm. 

P.  pericularum  H.  Wend.  — Isole  Pomotù. 


5.  Frutti  subglobosi  di  circa  2 cm.  di  diam.  ; rami 

bassi  dello  spadice  alterni,  ramoscelli  spesso 
2-3-forcati. 

P.  Hillebrandi  Becc.  — Isole  Hawaii 
in  Molokai. 

6.  Frutti  subglobosi  (di  circa  2 cm.  di  diam.  ?);  rami 

bassi  dello  spadice  molto  divisi,  ramoscelli  nu- 
merosi disposti  a spirale,  semplici. 

P.  remota  Becc.  — Isole  Hawaii  in 
Modu  Manu  o Bird  Hand. 


.<r  6 .o:  Frutti  majusculi. 

7.  Frutti  sferici  di  4-4.5  cm.  di  diam. 

P.  Gaudichaudii  H.  Wendl.  — Isole 
Hawaii  (in  Oaku?). 

8.  Frutti  ovati  lunghi  4-4.5  cm.  e larghi  28  mm. 

P.  Martii  H.  Wendl.  — Isole  Hawaii 
(in  Oahu,  Cape  Nifi). 

II.  Ramificazione  dello  spadice  densamente  peloso-lanose. 

9.  Frutti  ovati  (majusculi?). 

P.  lanigera  Becc.  — Isole  Hawaii  in 
Hawaii  sul  Koala  ridge. 

B.  Fiori  di  consistenza  apparentemente  carnosa , deformati- 
tesi  alquanto  e cangianti  colore  col  disseccamento. 

10 P.  Wrightii  Becc.  — Cuba  e Isla  de 

Pinos. 


Fritchardia  Wrightii  Becc.  — Colpothrinax  Wrightii 
G-riseb.  et  Wendl.  in  PI.  Cub.  Wright  n.°  3964;  H. 
Wendl.  in  Kerch.  Palm.  241  ; Sauv.  FI.  Cub.  n.°  2382. 

Descrizione.  — Sembra  una  palma  assai  grande  e robu- 
sta. Le  guaine  delle  fronde  formano  un  panno  spesso  2-4 


— 204  — 


mm.,  nitidissimo,  quasi  vetrino  e di  color  cinnamomeo  in- 
ternamente, fittamente  squamuloso-forforaceo  e rubiginoso 
esternamente,  formato  da  rozzissime  e grosse  fibre  forte- 
mente appiattite  incrociantesi  fra  di  loro,  fra  le  quali  poi 
col  tempo  scomparisce  il  tessuto  parenchimatoso  che  le 
unisce. 

Fronde  grandi  suborbicolari,  flabellato-radiate,  divise  re- 
golarmente in  circa  80  segmenti  : in  un  esemplare  misu- 
ranti 1.50  m.  dall’apice  del  picciolo  all’estremità  dei  seg- 
menti mediani,  nella  parte  centrale  indivise  sino  verso  la 
metà  o poco  al  di  là,  allorché  bene  svolte  con  lembo  piano  ; 
picciolo  robusto,  coi  margini  apparentemente  inermi,  largo 
all’apice  oltre  3 cm.  ; ligula  sottilmente  coriacea,  nitida, 
crenata,  fragile  ; rachide  angusto  prolungatesi  alquanto 
nel  lembo,  piano  e coperto  di  squamule  ferruginose  di  sotto; 
segmenti  rigidi,  sottilmente  coriacei,  con  le  costole  inferiori 
robuste  rilevate  e piane  sul  dorso,  le  costole  superiori  assai 

meno  forti  delle  inferiori  terminanti  nei  seni  senza  alcun 

% 

filamento;  di  sopra,  i segmenti,  sono  verdi  pallidi,  glaberrimi 
e nitidi,  percorsi  da  un  lato  e dall’altro  della  costa  mediana 
(che  è pianeggiante)  da  6-10  nervi  secondari  assai  distinti  ma 
non  molto  acuti,  fra  ognuno  dei  quali  si  trovano  alcuni 
nervi  3m  più  sottili  e meno  distinti  ; la  pagina  inferiore  è 
opaca  coperta  da  tenue  indumento  cinerascente  e per  di 
più  cospersa  di  minutissime  squamule  puntiformi  brune  ± 
apparenti;  i segmenti  centrali  all’altezza  dei  seni  sono  lar- 
ghi 30-35  mm.  e da  questo  punto  vanno  gradatamente  as- 
sottigliandosi in  una  punta  fessa  per  il  tratto  di  3-5  cm. 
in  due  punte  sottili  subulate;  i segmenti  laterali  sono  gra- 
datamente più  stretti,  più  corti  e più  profondamente  divisi 
dei  centrali;  i margini  sono  acuti. 

Spadici  semplicemente  duplicato-ramosi,  lunghi  40-50 
cm.,  di  cui  20-25  cm.  ne  misura  la  parte  pedunculare  ; 
questa  è guainata  da  2 spate  complete,  subterete,  spessa 
7-8  mm.,  finamente  pubescente-rubiginosa.  Spate  primarie 
due  sole,  lanceolate,  sottilmente  coriacee,  essucche,  rosso 
brune,  mollemente  forforaceo-rubiginose  all’esterno  ; la  pri- 


— 205  — 


ma  ossia  la  più  bassa  compressa,  acutamente  bicarinata, 
più  o meno  fessa  ed  aperta  dal  lato  ventrale,  prolungata  in 
punta  triangolare  allungata  : l’interna  sorpassa  di  alquanto 
l’esterna  e si  dilata  in  alto  in  un  lembo  in  forma  di  orec- 
chio d’asino  terminato  in  punta  piuttosto  ottusa.  La  parte 
ramosa  dello  spadice  è glabra  e forma  una  lassa  pannoc- 
chia ovata  rigida  ; i rami  sono  patenti,  crassiusculi  ; di  essi 
solo  i più  bassi  sono  divisi  in  pochissimi  (2-4)  ramoscelli 
fioriferi  patenti  ; gli  altri  sono  semplici  e tutti  variano  in 
lunghezza  da  12-16  cm.,  spessi  alla  base  2-8  mm.,  subu- 
lati  all’apice,  ottusamente  angolosi  e dritti  (non  od  appena 
sinuosi  fra  un  fiore  e l’altro). 

Fiori  sessili,  inseriti  non  molto  densamente  a spirale 
sopra  pulvinuli  piani  non  prominenti,  orizzontali  o quasi, 
provvisti  di  una  sola  minutissima  brattea  subulata  (al  po- 
sto della  bratteola  speciale  del  fiore  si  trova  un  piccolo 
cercine  carnoso),  del  tutto  glabri  internamente  ed  ester- 
namente, in  boccio  bene  sviluppato  oblunghi  attenuati  in 
un  apice  piuttosto  acuto,  lunghi  circa  7 mm.  e larghi 
2.5  mm.  Calice  subtrigono  ciatiforme-campanulato  tron- 
cato e carnoso  in  basso,  liscio  (non  striato-carnoso)  al- 
l’esterno, con  3 superficialissimi  denti  acuti  e del  resto  col 
margine  troncato  integerrimo.  Corolla  nel  boccio  il  doppio 
più  lunga  del  calice  con  una  parte  tubulare  cilindracea  per- 
sistente terminata  da  una  corona  a 6 raggi  formata  dai 
filamenti  degli  stami,  ed  intorno  alla  quale  sono  articolati  i 
tre  segmenti  in  cui  è divisa  ; questi  sono  patenti  al  momento 
dell’antesi  e poi  decidui,  relativamente  spessi  e coriacei  sul 
secco  (apparentemente  carnosi  sul  fresco)  ovato-triangolari 
allungati,  lunghi  3.5  mm.,  con  base  piana  non  auriculata 
ai  lati,  valvati,  attenuati  un  poco  all’apice  che  è inspessito 
e non  molto  acuto.  Stami  6 con  filamenti  triangolari  su- 
bulati  formanti  una  corona  a 6 raggi  riposante  sul  margine 
del  tubo  della  corolla  ; antere  versatili,  latamente  lineari, 
lunghe  4 mm.  inserite  poco  sotto  la  metà  sul  dorso,  a loggie 
parallele,  brevemente  bilobe  all’apice  e disgiunte  in  basso 
sino  al  punto  d’inserzione,  deiscenti  sui  lati.  Ovario  incluso 


— 206 


nel  tubo  della  corolla,  glabro,  composto  di  3 carpelle  che 
nell’insieme  formano  un  corpo  turbinato  od  obpiriforme, 
molto  bruscamente  contratto  in  uno  stilo  che  è conico  in 
basso  e nel  resto  filiforme,  formato  dall’  unione  degli  stili 
delle  singole  carpelle  e terminato  in  stigma  puntiforme  in- 
diviso ottuso;  carpelle  libere  fra  di  loro  in  basso,  a sezione 
trasversa  triangolare,  convesse  sul  dorso,  impresso-incavate 
in  alto  ; ovulo  basilare  eretto. 

Frutto  globoso  uniloculare,  apparentemente  di  15- 18  mm. 
di  diam.,  con  i resti  minutissimi  dello  stilo  apicali  poco 
distinti,  con  le  carpelle  sterili  trasportate  all’apice  ma  facil- 
mente decidue  ; mesocarpio  carnosulo,  parcamente  fibroso, 
facilmente  separabile  dall’endocarpio  ; questo  molto  sottil- 
mente legnoso  formante  un  nocciolo  fragile  dentro  il  quale 
il  seme  rimane  libero.  I noccioli  sono  globosi,  spesso  un 
poco  irregolari,  di  11-14,  mm.  di  diam.  ; brevemente  ed 
ottusamente  apiculati  in  basso.  Seme  globoso  eretto  di 
8-10  mm.  di  diam.  con  l’ilo  basilare  circolare  ristretto,  ed 
il  rafe  che  si  estende  dalla  base  sino  all’apice  del  seme,  senza 
diramazioni  apparenti  ; inspessimento  rafeale  del  tegumento 
spongioso  e molto  spesso,  fasciante  da  un  lato  l’albume  ma 
non  penetrante  nel  suo  interno  ; albume  omogeneo  subcor- 
neo ; embrione  situato  a metà  della  sua  altezza  su  di  un 
lato. 

Habitat.  — Nell’Isola  di  Cuba  e nell’Isla  de  Pinos  presso 
la  costa  S.  Ovest  di  questa.  — In  Cuba,  Plantse  Cub.  Wright- 
ianse  n.°  3964  (Herb.  Berol.)  ; ad  Herradura  in  Prov.  di 
Pinar  del  Rio,  Van  Hermann  n.°  5392,  Herb,  de  Cuba, 
Estacion  centrai  Agronomica  (Herb.  Berol.).  Nella  Isla  de 
Pinos  a Xuevo  Gerona.  W.  I.  Curtiss,  West  Ind.  PI.  n.°  364 
(Herb,  de  Cand.  e Berol.). 

Osservazioni.  — Io  ho  potuto  studiare  assai  compieta- 
mente  questa  Palma  che  non  mi  ha  presentato  alcun  ca- 
rattere, per  quanto  lievissimo,  per  il  quale  mi  sia  stato 
possibile  mantenerla  in  un  genere  distinto  dalle  Pritchardia. 


— 207  — 


Dalle  altre  specie  del  genere  la  P.  Wrightii  si  distingue 
principalmente  per  la  consistenza  più  carnosa  dei  suoi 
fiori. 

Gli  esemplari  della  Isla  de  Pinos  non  differiscono  da 
quelli  di  Cuba  ; solo  le  fibre  della  guaina  degli  esemplari 
di  Curtiss  sono  di  colore  più  scuro  di  quelle  degli  esem- 
plari di  Wright  ; i segmenti  delle  fronde  che  ho  vist  o sono 
lunghi  circa  1 m. 

Specie  dubbie,  orticole,  note  solo  di  nome  od  escluse 
dal  genere  Pritchardia. 

Pbjtchardia  aurea  Hort.  Lind.  — Rep.  R.  Gard.  Kew,  1882 
(1884),  65.  — Beco.,  Malesia,  III,  300.  — Ho 
visto  solo  delle  fronde  nell’Erb.  di  Berlino  pro- 
venienti dal  Giardino  di  Herrenhausen.  Non 
sono  conosciuti  i fiori  ed  i frutti.  Da  confron- 
tarsi con  la  P.  pacifica  Seem,  et  H.  W. 

— filamentosa  H.  Wendl.  = Washingtonia  filifera  H. 

Wendl. 

— filifera  Linden  = Washingtonia  filifera  H.  Wendl. 

— grandis  Hort.  = Licuala  grandis  H.  Wendl.  (Bot. 

Mag.  t.  6704)  della  Nuova  Brettagna. 

— macrocarpa  Lind.  ; Revue  hort.  1876,  375  et  1879, 

105,  t.  352;  Rep.  R.  Gard.  Kew,  1882  (1884),  65; 
Becc.,  Malesia,  III,  300.  — Isole  Hawaii.  Ho  vi- 
sto, nell’Erb.  di  Berlino,  solo  delle  fronde  di  un 
esemplare  coltivato  nel  Giardino  di  Herrenhau- 
sen. Da  confrontarsi  con  la  P.  Gaudichaudii  H. 
Wendl. 

— Moensi  Revue  hort.  1883,  206  (solo  nome);  Becc., 

Malesia,  III,  300.  Indicata  come  proveniente  da 
Pomotù.  Da  riferirsi  forse  alla  P.  Vuylstekeana 
od  alla  P.  pericularum. 

— nobilis  Hort.  ; Revue  hort.  1881,  384  ; Revue  de 

V Hort.  Belg.,  1882,  12.  — Quid  ? 

— robusta  Hort.  = Washingtonia  robusta  Hort. 


208 


Gen.  9.  — Rhapidophyllum  H.  Wendl.  et  Drude  in  Bot. 

Zeit.  1876,  148-149;  Benth.  et  Hook.  f.  Gen.  Plant.  Ill, 

925;  Drude  in  Engl,  et  Pr.  Pflanzenf.  II,  3 (1889),  83. 

Tronco  breve  e crasso  rivestito  dalle  guaine  delle 
vecchie  fronde  sfacelate  in  filamenti  criniformi  ed 
in  lunghe  e robuste  fibre  legnose  spiniformi.  Fronde 
digitato-flabellate,  irregolarmente  multifide,  senza 
filamenti  interposti  fra  i segmenti  ; picciolo  legger- 
mente tubercoloso-denticolato  ai  margini;  ligula 
distinta  ; rachide  ridotto  ad  un  piccolo  triangolo 
all’apice  del  picciolo  e non  prolungato  nel  lembo; 
segmenti  dentati  all’apice,  con  costole  eccentriche, 
quelle  superiori  non  terminate  nei  seni  ma  scorrenti 
in  vicinanza  del  margine  esterno.  Spadici  poligamo- 
dioici, intrafrondali,  brevi,  parzialmente  duplicato- 
ramosi con  parte  pedunculare  rivestita  da  varie 
spate;  queste  cartacee,  imbricate,  tubulose  in  basso, 
aperte  in  alto;  asse  fiorifera  crassa  con  vari  ramo- 
scelli fioriferi  crassi  e brevi.  Fiori  maschi  irregolar- 
mente glomerulati  ed  addensati  sui  ramoscelli,  ses- 
sili,  spesso  irregolari  ; calice  di  2-4  sepali  liberi  ; 
corolla  di  2-4  petali  carnosi  vai  vati  o con  margini 
+ imbricati;  stami  5-7  eserti  anche  prima  dell’an- 
tesi  ; carpellidii  2-4.  Fiori  feminei  subglobosi,  in- 
seriti irregolarmente  sui  ramoscelli,  solitali  e sessili; 
sepali  3,  quasi  del  tutto  liberi  alla  base;  petali  3, 
crassi  imbricati;  stami  6 con  filamenti  filiformi  ed 
antere  ben  conformate  ; carpelle  3 intieramente  li- 
bere, non  scolpite  in  alto,  attenuate  in  stilo  breve 
arcuato  in  fuori,  stigmatifero  presso  l’apice  dal  lato 


— 209 


interno  ; ovulo  basilare  eretto.  Frutto  globoso-ovato 
con  i resti  dello  stilo  apicali  ; mesocarpio  grumoso  ; 
endocarpio  sottilmente  legnoso  formante  un  noc- 
ciolo facilmente  staccantesi  dal  mesocarpio.  Seme 
conforme  al  frutto,  libero  nell’  endocarpio  ; ilo 
basilare  ; rafe  occupante  tutto  un  lato  del  seme, 
pianeggiante  o leggermente  depresso  e senza  dira- 
mazioni apparenti  ; inspessimento  rateale  dell’  inte- 
gumento del  seme  fasciante  questo  da  un  lato  e non 
penetrante  nell’  interno  dell’albume  ; albume  omo- 
geneo, solido  ; embrione  situato  sul  lato  opposto 
al  rafe. 

Il  genere  Rhapidophyllum  non  contiene  che  una  sola  spe- 
cie, molto  ben  caratterizzata  specialmente  per  le  lunghe 
spine  che  ricuoprono  il  tronco  e che  risultano  dallo  sface- 
lamento  della  guaina  delle  fronde.  Le  fronde  anche  sono 
caratteristiche  per  le  costole  superiori  che  non  si  terminano, 
come  in  tutte-  le  altre  Corypheae,  nei  seni  fra  un  segmento 
e l’altro,  ma  si  continuano  sino  all’apice  dei  singoli  segmenti 
scorrendo  in  prossimità  del  loro  margine  esterno.  Per  quel 
che  riguarda  la  struttura  dei  fiori  il  Rhapidophyllum  si 
avvicina  molto  alle  Trithrinax , dalle  quali  principalmente 
differisce  per  il  seme,  che  non  presenta  alcuna  intromis- 
sione del  suo  tegumento  esterno  nell’  interno  dell’albume. 


Rhapidophyllum  Hystrix  H.  Wendl.  et  Drude  in  Bot. 
Zeit.  XXIV  (1876),  148-149.  — Chamaerops  Hystrix 
Fras.  ex  Pursh,  FI.  Am.  sept.  1.  240;  Mart.  Hist.  nat. 
Palm.  Ili,  250  et  320,  t.  125,  f.  4;  Illustr.  hort.  XXX 
(1883),  75,  t.  486;  Chapm.  FI.  S.  Un.  St.  edit.  2,  439; 
— Ch.  Histrix  Desf.  ex  Steud.  Nom.  ed  1,  183.  — 
CorypJia  Hystrix  Desf.  Tab.  ed.  1.  19,  ex  Ind.  Kew.  — 
Corypha  repens  Barthram  Trav.  61,  ex  Mart.  1.  c.  — 


14 


— 210  — 


Sabal  Hystrix  Nutt.  Gen.  1.  230.  — Rhapis  arundinacea 
Ait.  Hort.  Kew.  edit.  2,  V,  474.  — Chamaerops  arun- 
dinacea Smith  in  Rees  Cyclop.  n.°  3 ? ex  Mart.  1.  c. 

Descrizione.  — Palma  umile,  stolonifera  e cespitosa. 
Tronco  breve,  relativamente  grosso,  raggiungente  solo  l’al- 
tezza di  qualche  piede  e di  una  spanna  di  diam.  (Mart.), 
molto  densamente  coperto  dalle  basi  delle  fronde,  le  quali 
basi  si  sfacelano  in  numerosi  filamenti  criniformi  color  casta- 
gno intermisti  con  grossi  fasci  fibrosi  trasformati  in  robuste 
spine  legnose  nigrescenti  pungentissime,  lunghe  15-40  cm., 
subtereti,  della  grossezza  di  uno  spago. 

Fronde  (adulte)  con  lembo  flabellato,  dimidiato-orbicolare, 
rigidamente  cartaceo,  profondamente  e non  molto  regolar- 
mente diviso  in  15-20  segmenti,  lunghi  circa  50  cm.  mi- 
surati dalla  ligula  ; picciolo  lungo  circa  quanto  il  lembo, 
gracile,  largo  8-10  min.,  triangolare  in  sezione  transversa, 
piano  di  sopra,  con  un  angolo  ottuso  di  sotto,  finamente 
striolato  e cosperso  di  piccolissimi  puntolini  bruni,  con  i 
margini  acuti,  molto  minutamente  e spesso  indistintamente 
tubercoloso-denticolati;  ligula  breve,  quasi  semilunare,  acuta 
nel  centro  ; di  dietro  il  picciolo  si  termina  in  una  piccola 
area  triangolare  e non  si  prolunga  in  modo  da  formare  un 
rachide;  i segmenti  sono  spianati,  quasi  tutti  eguali  in  lun- 
ghezza ed  assai  ineguali  in  larghezza,  1-3-costulati  e per 
questo  motivo  varianti  da  15-45  mm.  di  larghezza,  risul- 
tando talvolta  composti,  specialmente  nella  parte  centrale, 
dalla  concrescenza  di  2-3  segmenti  ; il  punto  più  largo  dei 
segmenti  rimane  un  poco  al  di  sopra  della  metà  loro  da 
dove  si  attenuano  un  poco  verso  l’apice  ed  assai  più  verso 
i seni  ; questi  rimangono  inegualmente  discosti  dalla  ligula 
(da  2-15  cm.);  nei  seni  non  vi  è alcun  filamento;  all’apice 
i segmenti  sono  subtroncati  e si  terminano  in  2-6  denti 
angusti  ottusi  secondo  il  numero  delle  costole  ; le  costole 
superiori,  che  sono  assai  rilevate  ed  acute,  non  si  terminano 
precisamente  nei  seni  ma  scorrono  sino  all’  apice  del  seg- 
mento in  vicinanza  del  suo  margine  esterno  ; le  costole 


— 211  — 


inferiori  pure  non  percorrono  il  segmento  nella  parte  me- 
diana, ma  sono  alquanto  spostate  verso  il  margine  interno: 
in  tal  modo  fra  tutte  le  Palme  a fronde  flabellate  quelle  del 
Rhapidophyllum  si  distinguono  per  non  avere  la  costola 
simmetrica,  ossia  nel  centro  del  segmento  ; i nervi  secon- 
dari sono  assai  numerosi,  sottili,  più  prominenti  di  sotto  che 
di  sopra  con  alcuni  nervi  3U  ancora  più  tenui  fra  mezzo  a 
loro  ; venule  trasverse  indistinte  ; la  faccia  inferiore  è più 
pallida  della  superiore  ed  è segnata  da  innumerevoli  pun- 
tolini bruni  minutissimi. 

Spadici  interfrondali,  mezzo  nascosti  fra  il  reticolo  e le 
spine  della  base  delle  fronde,  lunghi  nell’  insieme  20-25  cm. 
I maschi  ed  i feminei  fra  loro  simili  per  dimensioni  ma  pro- 
dotti da  individui  distinti.  Gli  spadici  <$  hanno  fiori  con 
rudimenti  di  carpello  ; quelli  $ hanno  fiori  apparentemente 
ermafroditi;  ambedue  hanno  la  parte  peduncolare  lunga  circa 
quanto  la  parte  fiorifera  e vaginata  da  4-5  spate  : queste  sono 
in  forma  di  cartoccio,  molto  ravvicinate  fra  di  loro  ed  im- 
bricate, cartaceo-pergamenacee,  biancastro-rosee  sul  fresco, 
cinnamomee  sul  secco,  sparse  di  poca  lanugine  detergibile, 
del  resto  glabre,  brevemente  acutate  all’apice,  tubulose  in 
basso,  tutte  fesse  nel  rimanente  sul  lato  ventrale  e le  più 
esterne  anche  dal  lato  dorsale  in  alto  ; alcune  altre  spate 
incomplete  si  trovano  alla  origine  dei  rami  più  bassi  : que- 
ste sono  più  acute  delle  altre  od  anche  acuminate  ; la  parte 
assile  degli  spadici  è della  grossezza  di  un  dito  in  basso, 
di  color  roseo  vinato  sul  fresco. 

Spadici  maschi  divisi  in  pochi  rami  corti  di  cui  i più 
bassi  si  suddividono  in  5-10  ramoscelli  fioriferi  ed  i supe- 
riori sono  semplici;  tutti  i ramoscelli  sono  molto  densamente 
fioriferi  dalla  base  alla  cima  ed  in  tale  momento  sono  amen- 
tiformi,  cilindracei  ed  ottusi,  lunghi  3-5  cm.  e spessi  8-10 
mm.  Fiori  (maschi)  assolutamente  sessili,  ravvicinati  in  grup- 
petti o glomeruli  di  3—5  senza  ordine  sui  ramoscelli,  i glo- 
meruli essendo  ora  contigui  ora  interrotti;  i fiori  sono  tutti 
muniti  di  minutissime  bratteole.  Calice,  corolla  e bratteole  di 
color  vinoso  scuro  sul  fresco.  Nei  fiori  maschi  si  riscontra 


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sempre  una  certa  irregolarità  in  quanto  si  riferisce  al  numero 
delle  parti  componenti  i vari  verticilli  : d’ordinario  vi  sono 
3 petali,  3 sepali,  6 stami  e 3 carpellidii,  ma  si  trovano  an- 
che 2-4  sepali,  2-4  petali,  5-7  stami,  2-4  carpellidii  ; nem- 
meno la  forma  generale  dei  fiori  è molto  regolare  in  causa 
della  grande  compattezza  delle  spighe  e della  mutua  pres- 
sione. Anche  prima  dell’antesi,  quando  i ramoscelli  sono  an- 
cora inclusi  nelle  spate,  le  antere  sporgono  completamente 
fuori  del  perianzio.  Il  calice  nei  fiori  regolari  risulta  di  3 se- 
pali completamente  liberi,  oblungo-lanceolati,  acutiusculi, 
valvati  ; petali  carnosi  larghissimi  suborbicolari  acuti  od 
apiculati,  valvati  o talvolta  coi  margini  (assottigliati  ed 
acuti)  soprapposti  od  imbricati  (forse  in  causa  della  mutua 
pressione)  ; manca  qualunque  indizio  di  nettario  ; stami 
5-7,  eguali  fra  di  loro  e disposti  in  un  solo  verticillo; 
filamenti  filiformi,  tereti,  subulati,  nell’antesi  lunghi  quanto 
la  corolla,  vinoso-pallidi  ; antere  eserte  dal  perianzio,  gial- 
lo-pallide come  il  polline,  latamente  lineari  rotondate  al- 
1’  apice,  a loggie  parallele  disgiunte  nel  quarto  inferiore, 
dove  nell’  incavo  s’ inserisce  il  filamento  dal  lato  dorsale, 
deiscenti  lungo  i lati;  carpellidi  2-4,  di  solito  3,  della 
metà  più  corti  dei  filamenti,  conico-allungati,  jalini,  glabri 
con  stigma  puntiforme. 

Spadice  femineo  (od  androgino)  formante  una  corta  e densa 
pannocchia  ovata  con  parte  assile  crassa  quasi  semplice- 
mente  ramosa,  ossia  con  pochi  e brevissimi  rami  primari 
in  basso,  diviso  nel  rimanente  in  numerosi  ramoscelli  fioriferi; 
questi  semplici  crassi,  inseriti  senza  regolarità  e molto  adden- 
sati, lunghi  3-5  cm.  Fiori  disposti  molto  irregolarmente  sui 
ramoscelli,  solitari  o subglomerulati,  molto  approssimati, 
sessili  all’ascella  di  una  piccola  brattea  triangolare  acumi- 
nata, subglobosi,  di  circa  3 mm.  di  diam.  ; calice  di  3 pezzi, 
crassi,  latamente  ovati,  uniti  brevemente  per  la  base  ; co- 
rolla di  3 petali,  crassi,  di  un  terzo  più  lunghi  del  calice, 
molto  latamente  ovati  o suborbicolari  imbricati  ; stami  6 
con  filamenti  liberi  o quasi,  filiformi,  nell’antesi  un  poco 
più  lunghi  della  corolla  ; antere  lanceolate  con  una  piccola 


— 213  — 


papilla  all’apice  ma  del  resto  ottuse,  subsagittate  alla  base, 
inserite  presso  la  base  sul  dorso  e subversatili  ; carpello  3 
libere,  ovate,  attenuate  in  breve  stilo  arcuato,  stigmatoso 
all’apice  dal  lato  interno  ; ovulo  basilare  eretto  ; da  prima 
le  carpello  sono  glabre  ma  presto  si  sviluppa  intorno  ad 
esse  una  abbondantissima,  tenue  e lunga  peluria  bionda 
crespivi o-ramentacea  che  ricuopre  completamente  tutto  il 
frutto  sino  a maturità.  Perianzio  fruttifero  non  accresciuto. 

Frutti  irregolarmente  globosi  o globoso-ovati  con  i resti 
dello  stilo  apicali,  spesso  gemini,  lunghi  18-20  mm.  ; 
mesocarpio  grumoso  ; endocarpio  sottile  legnoso  fragile  stac- 
cantesi  facilmente  dal  mesocarpio  e formante  un  nocciolo 
ovoide  o subgloboso  od  oblungo  spesso  irregolare,  lungo 
14-18  mm.  e largo  12-14.  Seme  libero  nell’endocarpio,  con- 
forme al  nocciolo,  per  lo  più  oblungo,  a superfice  opaca, 
pianeggiante  dal  lato  del  rafe,  il  quale  occupa  tutto  un 
lato  del  seme  stesso  ed  è latamente  lineare,  leggermente 
impresso,  senza  diramazioni  apparenti  ; integumento  del 
seme  leggermente  inspessito  lungo  tutto  il  lato  del  rafe 
e fasciante  l’albume  da  questa  parte  ma  non  penetrante  nel 
suo  interno;  albume  omogeneo  solido;  embrione  situato  dal 
lato  opposto  al  rafe  al  di  sopra  della  metà. 


Habitat.  — Nella  parte  S.  E.  e temperata  degli  Stati  Uniti 
d’America.  Nella  Georgia,  nella  Florida  orientale  e nella 
Carolina  meridionale. 

Preferisce  i luoghi  ombrosi  e bassi.  E una  Palma  che 
sopporta  assai  basse  temperature  e che  vive  all’aria  aperta 
anche  sotto  il  clima  di  Firenze,  ma  di  un  accrescimento 
lentissimo. 


Osservazioni.  — Io  ho  descritto  gli  spadici  maschi  dietro 
un  esemplare  che  ha  fiorito  in  Firenze,  ed  i fiori  5 da 
spadici  di  un  esemplare,  coltivato,  dell’  Erb.  di  Berlino. 

I frutti  mi  vennero  inviati  dal  • mio  compianto  amico 
il  Prof.  A sa  Gray. 


1 


— 214  — 


Gen.  10.  — Trithrinax  Mart.  Hist.  nat.  Palm.  II,  149  et 
III,  247,  et  Palm.  Orbign.,  43  ; Benth.  et  Hook.  f.  Gen. 
pi,  III,  925  ; Drude  in  Mart.  PI.  Bras.  Ill,  2,  549.  — 
Diodosperma  H.  Wendl.  in  Bot.  Zeit.  XXXYI  (1878), 
117  ; Benth.  et  Hook.  f.  1.  c.  882. 

Palme  non  raggiungenti  grandi  dimensioni,  ce- 
spitose e spesso  gregarie  con  tronco  relativamente 
corto  e grosso,  rivestito  dalle  vecchie  fronde  di  cui 
le  vagine  sono  sfacelato-fìbrose-reti colate  con  le 
fibre  apicali  trasformate  in  rigidissime  e lunghis- 
sime spine  che  rendono  il  tronco  orrendamente  ar- 
mato. Fronde  palmato-flabellate  o suborbiculari, 
multifide,  senza  filamenti  nei  seni;  ligula  distinta 
laminare  ; rachide  0,  il  picciolo  di  dietro,  termi- 
nandosi in  un  margine  brevemente  laminare  simile 
ad  una  ligula  posteriore;  picciolo  inerme.  Spadici  in- 
terfrondali,  duplicato-ramosi,  con  una  parte  pedun- 
colare  vaginata  da  varie  spate  essucche,  tubulose  in 
basso,  con  vari  rami  nascenti  all’ascella  di  larghe 
spate  cimbiformi  ed  abbraccianti  ; rami  divisi  in 
numerosi  ramoscelli  portanti  i fiori  inseriti  spiral- 
mente, solitari  e sessili  sopra  pulvinuli  superficiali, 
questi  minutamente  bratteati  ; bratteole  florali  0. 
Fiori  ermafroditi  (o  poligamo-monoici  secondo  Dru- 
de) ; calice  brevemente  tubuloso  o cupulare,  trilobo 
o 8-partito,  carnosulo;  corolla  di  3 petali  latamente 
convolutivo-imbricati;  stami  6 ipogini  eguali  con 
filamenti  liberi  subulati  non  inflessi  all’apice,  nel- 
l’antesi  più  lunghi  della  corolla  ; antere  versatili, 
latamente  lineari  od  oblunghe,  profondamente 


— 215  — 


smarginate  alle  due  estremità.  Carpelle  8,  total- 
mente distinte  attenuate  in  uno  stilo  stigmatifero 
all’apice  dal  lato  interno;  ovulo  solitario  eretto  nella 
respetti  va  carpella.  Frutto  globoso  con  i resti  dello 
stilo  apicali;  pericarpio  scarsissimo;  endocarpio  sot- 
tile crostaceo  fragile.  Seme  globoso,  libero,  eretto  ; 
rate  quasi  basilare,  circolare,  esteso  intorno  all’ilo; 
questo  piccolo,  basilare  ; diramazioni  del  rafe  nu- 
merose, impresse,  ascendenti,  le  centrali  scavalcanti 
l’apice  del  seme,  lassamente  anastomosate  ; inspes- 
simento  rateale  dell’  integumento  del  seme  assai 
esteso  da  un  lato  presso  la  base  e penetrante  in 
una  cavità  conica  della  sostanza  dell’albume;  al- 
bume corneo  solido;  embrione  situato  verso  la  metà 
del  lato  opposto  al  rate.  Perianzio  fruttifero  al- 
quanto accresciuto. 

I frutti  delle  Trithrinax  non  erano  ancora  ben  conosciuti 
e quindi  nemmeno  esattamente  descritti;  io  ho  potuto  stu- 
diare quelli  della  Trithrinax  campestris  che  mi  sono  stati 
favoriti  dall’  Ing.  Spegazzini  da  Buenos  Aires.  Ho  potuto 
così  accertare  la  identità  del  Gen.  Diodosperma  colle  Tri- 
thrinax, cosa  che  di  già  aveva  sospettato  il  Prof.  Drude, 
1.  c.  p.  551. 

II  Genere  non  contiene  che  4-5  specie  non  tutte  ancora 
perfettamente  conosciute. 

Prospetto  delle  specie  di  Trithrinax 

A.  Carpelle  con  stilo  breve , lungo  al  piu  quanto  la  parte 
ovuli  fera. 

1.  Stili  sottili  dritti  lunghi  quanto  la  parte  ovulifera. 

Fronde  divise  in  circa  30  segmenti  misuranti 


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45-60  cm.  dalla  ligula  all’estremità  dei  segmenti 
centrali  ; seni  primarii  discosti  10-15  cm.  dalla 
ligula  ; segmenti  profondamente  bifidi  (per  il 
tratto  di  15-20  cm.) 

T.  brasiliensis  Mart.  — Brasile 
merid.  e Paraguay. 

2.  Stili  crassi,  più  corti  della  parte  ovulifera,  forte- 

mente arcuati.  Fronde  divise  in  circa  40  se- 
gmenti misuranti  0.70-1  m.  dalla  ligula  al- 
l’estremità dei  segmenti  centrali;  seni  primari 
discosti  25-30  cm.  dalla  ligula  ; segmenti  molto 
brevemente  divisi  all’apice  in  due  punte  trian- 
golari. 

T.  acanthocoma  Drude.  — Brasile 
merid.  (Rio  Grande  do  Sul). 

B.  Cartelle  con  stilo  sottile  3-4  volte  più  lungo  della  parte 
ovulifera. 

I.  Corolla  di  un  terzo  o del  doppio  più  lunga  del  calice. 

3.  Fronde  misuranti  40-50  cm.  dalla  ligula  all’estre- 

mità dei  segmenti  centrali,  divise  molto  profon- 
damente in  circa  25  segmenti  ; seni  primari 
discosti  pochi  cm.  dalla  ligula  ; segmenti  divisi 
in  due  lacinie  per  circa  la  terza  parte  superiore 
dell’  intiero  lembo.  Stili  4 volte  più  lunghi  della 
parte  ovulifera. 

T.  schizophylla  Drude.  — Boli- 
via orientale. 

4.  Fronde  divise  in  circa  23  segmenti  misuranti  circa 

50  cm.  dalla  ligula  all’estremità  dei  segmenti  cen- 
trali, separati  in  due  metà  eguali  da  un  seno 
che  giunge  quasi  sino  alla  ligula  ; gli  altri  primi 
seni  situati  a 3-6  cm.  dalla  ligula  ; segmenti  di- 
visi in  due  lacinie  per  oltre  la  metà  o per  quasi 


— 217  — 


i due  terzi  dell’  intiero  lembo  ; stili  3 volte  più 
lunghi  della  parte  ovulifera. 

T.  biflabellata  Barb. -Rod.  — 
Paraguay. 

II.  Corolla  lunga  quanto  il  calice. 

5.  Fronde  rigidissime,  divise  in  circa  25  segmenti, 
misuranti  65-75  cm.  dall’apice  del  picciolo  alla 
estremità  dei  segmenti  centrali  ; seni  primari 
nella  parte  centrale  a 16-18  cm.  dalla  ligula  ; 
segmenti  fessi  all’apice  per  il  tratto  di  10-15  cm. 
in  due  punte  acuminate  pungenti. 

T.  camjpestris  Dr.  et  G-ris.  — 
Argentina^ 

Specie  escluse  dal  genere  Trithrinax. 

Trithrinax  aculeata  Liebm.  ex  Mart.  Hist.  nat.  Palm.  Ili, 
320  = Acanthorhiza  aculeata  H.  Wendl. 

— Chuco  Walp.  Ann.  1,  1005  = Acantborhiza  Chuco 

Drude. 

— compacta  Gris.,  Cat.  PI.  Cub.  221  = Hemithrinax 

compacta  Hook.  f. 

— mauritiaeformis  Karst.  in  Linnaea,  28  (1856),  244  = 

Sabal  mauritiaeformis  Gris.  et  Wendl. 


1.  Trithrinax  brasiliensis  Mart.  Hist.  nat.  Palm.  II, 
150  et  III,  320,  t.  104  ( Thrinax  brasiliensis)  et  t.  Z 
XIX,  f.  VII,  et  Palm.  Orbign.  44,  t.  XXV,  f.  A;  Gri- 
seb.  Symb.  FI.  arg.  (1879)  283;  Drude  in  Mart.  FI.  Bras. 
v.  Ili,  2.  550,  t.  CXXIX;  Lindman,  Palm.  Sùdam.  37 
(ex  Swenha  Vet.-Akad.  handlig.  XXVI,  1900). 

Descrizione.  — Tronco  alto  4 metri  (Gris.). 

Fronde  palmato-flabelliformi,  ovato-orbicolari,  glabre, 
verdi  di  sopra,  glaucescenti  di  sotto,  rigide,  misuranti 


— 218  — 


45-60  cm.  dall’apice  del  picciolo  all’estremità  dei  segmenti 
centrali.  Vagine  formate  da  fibre  obliquamente  incrociate, 
con  le  fibre  apicali  crasse  complanate  trasformate  in  lun- 
ghe spine  erette  o reflesse;  picciolo  sesquipedale  ed  anche 
più,  leggermente  convesso  di  sotto,  piano  di  sopra  alla 
base,  bifaciale-convesso  in  alto,  striato  per  il  lungo  ; ligula 
dura  cordata  acuminata  lunga  circa  4.5  cm.;  rachide  non 
esistente,  il  picciolo  terminandosi  di  dietro  in  una  cresta 
semiorbiculare  alta  circa  5 mm.  ; lembo  diviso  in  oltre  30 
segmenti  primari;  questi  alla  lor  volta  profondamente  bifidi, 
uniti  fra  di  loro  nella  parte  centrale  per  il  tratto  di 
10-15  cm.  e verso  i lati  sino  a soli  1-2  cm.  dall'apice  del 
picciolo;  i segmenti  sono  tutti  angusti,  i maggiori  (i  cen- 
trali) sono  larghi  15-18  mm.  all’altezza  dei  secondi  seni  e 
sono  fessi  per  il  tratto  di  15-20  cm.  (ossia  dal  terzo  supe- 
riore del  lembo  in  su)  in  due  lacinie  strette  acuminatis- 
sime; costole  superiori  ed  inferiori  terminate  in  un  callo 
senza  filamento  ; nervi  secondari  numerosi  approssimati  cras- 
siusculi. 

Spadici  duplicato-ramosi,  allorché  in  fiore  lunghi  circa 
40  cm.  e nell’insieme  formanti  una  assai  densa  pannocchia 
composta  di  6-7  rami  od  infiorazioni  parziali,  abbracciate 
queste  quasi  completamente  da  larghe  spate;  subito  dopo 
l’antesi  lo  spadice  si  accresce  alquanto  e la  pannocchia  di- 
venta più  diffusa  con  brevissima  parte  peduncolare,  la  quale 
apparentemente  rimane  nascosta  tra  le  guaine  delle  fronde, 
la  parte  assile  al  di  sotto  della  spata  più  bassa  è legnosa, 
grossa  come  un  dito,  e si  assottiglia  gradatamente  verso 
l’estremità:  è sinuosa  fra  un  ramo  e l’altro,  subterete  e leg- 
germente compressa,  glaberrima  come  del  resto  sono  tutte  le 
sue  diramazioni.  Le  spate  primarie  sono  larghissime  e corte, 
inflato-ovate,  aperte  sul  lato  ventrale,  solo  le  basilari  sono 
molto  brevemente  tubulose  in  basso,  i margini  loro  sono 
intieri  od  appena  fìlamentoso-fibrosi,  le  più  basse  negli 
esemplari  da  me  studiati  sono  lunghe  16-17  cm.  e molto 
bruscamente  contratte  in  breve  punta  triangolare  acuta 
rigida  : tutte  sono  membranaceo-cartacee,  rossastre  ed  es- 


— 219  — 


sucche,  non  molto  fortemente  nè  rittamente  venoso-striate, 
da  principio,  a quanto  sembra,  coperte  da  denso  e molle 
tomento  facilmente  removibile,  del  quale  al  momento  del- 
l’antesi  ne  rimangono  delle  traccio  solo  negli  apici.  Le  in- 
fiorazioni parziali  da  principio  (al  momento  dell’  antesi) 
sporgono  appena  dalla  rispettiva  spata,  dopo  l’antesi  sono 
patenti,  gradatamente  decrescenti  e formano  delle  brevi 
pannocchie  latamente  ovate,  delle  quali  le  inferiori  lunghe 
15-20  cm.  con  numerosi  ramoscelli  fioriferi  ; questi  sono 
gradatamente  decrescenti,  orizzontali  e patentissimi,  inseriti 
spiralmente  ma  senza  molta  regolarità  tutto  in  giro  alla 
parte  assile  che  è assai  spessa  (sino  8-10  mm.)  ; i ramoscelli 
fioriferi  sono  filiformi,  tereti,  rugulosi  sul  secco,  glabri, 
spessi  1 mm.  alla  base  ed  assottigliati  verso  l’apice,  i più 
bassi  lunghi  8-12  cm.,  i superiori  solo  4-5,  dritti  o verso 
l’estremità  leggermente  sinuosi  fra  fiore  e fiore;  all’epoca 
delle  fruttificazioni  i ramoscelli  sono  spessi  alla  base 
2-2.5  mm. 

Fiori  mediocremente  fitti,  inseriti  lassamente  ed  irrego- 
larmente a spirale,  solitari  all’ascella  di  una  minutissima 
brattea  subulata,  riposanti  sopra  un  piccolo  rilievo  tuber- 
culiforme  molto  superficiale  che  penetra  nella  base  del  ca- 
lice: non  si  distingue  bratteola  speciale  ad  ogni  fiore.  I fiori 
al  momento  dell’antesi  nell’insieme  sono  lunghi  ± 6 mm., 
poiché  gli  stami  sporgono  moltissimo  dal  perianzio  che  da 
se  solo,  in  tale  momento,  è lungo  solo  2 mm.  : sono  glaber- 
rimi  in  ogni  parte,  con  calice  brevemente  cupulare,  cras- 
siuscolo,  molto  profondamente  diviso  in  3 lobi  spesso  ine- 
guali a larga  base  acuti  ed  acuminati  separati  da  seni 
ottusi;  la  corolla  è circa  di  un  terzo  più  lunga  del  calice, 
a petali  carnosuli  specialmente  in  basso,  latamente  ovati 
brevemente  e piuttosto  bruscamente  apiculati,  convolutivo- 
imbricati  e non  vai  vati  nemmeno  nell’  apice,  con  margini 
tenui  (non  inspessiti).  Stami  6,  nell’antesi  circa  3 volte  più 
lunghi  del  perianzio,  ipogini  a filamenti  completamente  li- 
beri, membranosi  (sul  secco)  con  la  base  molto  strettamente 
lanceolata  gradatamente  assottigliantesi  nella  parte  esorta 


— 220  — 


dal  perianzio,  dove  sono  filamentosi,  subulati  e non  inflessi 
all’apice;  antere  latamente  lineari  o lineari  oblunghe  spesso 
alquanto  irregolari,  lunghe  da  2 a quasi  3 mm.,  a loggie 
molto  profondamente  e quasi  egualmente  disgiunte  alle  due 
estremità  e con  piuttosto  largo  connettivo,  inserite  per  il 
dorso  poco  al  di  sotto  della  metà.  Carpello  3 ovate  liscio 
glabre  non  scolpite  all’apice,  del  tutto  libere,  piuttosto  bru- 
scamente contratte  in  uno  stilo  dritto  sottile  un  poco  più 
lungo  di  loro  e che  leggermente  si  dilata  verso  l’estremità 
in  una  superficie  stigmatica  papillosa  lungo  il  lato  interno; 
ovulo  basilare  eretto.  D’ordinario  sembra  si  sviluppi  una 
sola  carpella.  Subito  dopo  la  fioritura  il  perianzio  si  accre- 
sce alquanto  : nello  stadio  da  me  esaminato  era  di  già  lungo 
3 mm.  con  la  corolla  il  doppio  più  lunga  del  calice  e con  i 
resti  dei  filamenti  sporgenti  dall’apice  della  corolla. 

Frutti 

Habitat.  — Cresce  nel  Paraguay  e nel  Brasile  meridio- 
nale. Gli  esemplari  tipici  sono  stati  raccolti  da  Sellow  nella 
Provincia  di  Rio  Grande  de  S.  Pedro  fra  i fiumi  Uruguay 
e Paraguay  (Mart.),  Ho  visto  esemplari  anche  del  Chaco  a 
Puerto  Casado  sul  Paraguay  (Regnell  n.°  2227  in  Herb. 
Stock.,  leg.  Lindman  1893)  ; Lindman  riporta  anche  la 
località  di  Tres  Barras  nella  parte  meridionale  della  prov. 
di  Matto  Grosso  nel  Brasile  meridionale.  Drude  cita  le  Isole 
del  fiume  Uruguay  (Lorentz)  e le  vicinanze  del  fiume  Pa- 
rana verso  il  31°  L.  S.  (d’Orbigny). 

Osservazioni.  — Ho  studiato  gli  esemplari  tipici  di  Sel- 
low nell’Erb.  di  Berlino,  che  mancano  di  fronde.  La  mia 
descrizione  delle  fronde  è tratta  da  quella  di  Martius  e 
dalla  sua  tavola  104. 

Gli  esemplari  raccolti  da  Lindman  consistono  in  fronde 
di  pianta  giovane  ed  in  infiorazioni  parziali  con  frutti  im- 
maturi. Le  fronde  sono  palmate  con  soli  10-12  segmenti, 
disgiunti  sin  quasi  alla  base,  ì segmenti  laterali  avendo  il 
seno  a circa  1 cm.  ed  i mediani  a 3-3.5  cm.  dalla  ligula; 


221  — 


le  spine  dell’apice  della  guaina  sono  nere,  opache,  lunghe 
sino  8-10  cm.  e larghe  3-4  mm.  ; il  picciolo  è più  lungo 
del  lembo,  misurando  60  cm.  di  lunghezza:  è largo  5-6  mm. 
piano-convesso  sin  dalla  base,  finamente  striato,  con  margini 
acuti  finamente  scabridulo-subserrulati;  all’apice  di  dietro 
è troncato  senza  prolungamento  di  rachide  ; ligula  breve  ; 
segmenti  molto  rigidi  pallidi  concolori  sulle  due  faccie  sul 
secco,  lineari,  lunghi  circa  40  cm.,  larghi  5-10  mm.,  breve- 
mente fessi  all’apice  per  il  tratto  di  1-3  cm.  in  due  punte 
rigide  quasi  pungenti,  unicostulati,  con  costa  tenuissima, 
finamente  striati  da  nervi  secondari  molto  approssimati  e 
ben  rilevati;  margini  molto  finamente  tubercolosi  sotto  la 
lente  e scabriduli  al  tatto. 


2.  Trithrinax  acanthocoma  Drude  in  Regel’s  G-arten- 
flora,  XXVII,  361,  t.  959  et  in  Mart.  FI.  Bras.  Ili,  2, 
552  ; G-ard.  Ghr.  1878,  1,  661  cum  ic.  sine  fior.  — T. 
brasiliensis  (non  Mart.)  Kerch.  Palm.  t.  XXVI. 

Descrizione.  — ■ Fronde  flabellato-multifide,  misuranti 
circa  70  cm.  dall’apice  del  picciolo  all’estremità  dei  segmenti 
centrali;  picciolo  circa  della  metà  più  corto  del  lembo,  largo 
in  alto  12  mm.,  dilatantesi  alquanto  verso  la  base  dove  al 
principio  del  reticolo  misura  20-22  mm.,  pianeggiante  di 
sopra,  convesso  di  sotto,  spesso  nel  centro  5 mm.,  molto 
assottigliato  sui  margini  che  sono  molto  acuti,  quasi  ta- 
glienti ed  inermi,  glabro,  sotto  la  lente  finissimamente 
striato  ; la  ligula  è sottilmente  coriacea,  glabra,  semilunare 
con  una  assai  lunga  punta  nel  centro  ; di  dietro  il  picciolo 
si  termina  in  un  lembo  liguliforme  troncato,  alto  4-5  mm.; 
il  reticolo  della  guaina  alla  base  del  picciolo  è formato  da 
forti  fibre  che  formano  larghe  maglie  e dove  le  fibre  tra- 
sversali si  uniscono  con  quelle  longitudinali  a formare  delle 
spine  pungentissime  dritte  lunghe  5-6  cm.,  larghe  2-2.5  mm., 
compresse,  a sezione  trasversa  rettangolare.  Il  lembo  è molto 
rigido,  spessamente  cartaceo,  verde  pallido  in  modo  eguale 


— 222  — 


sulle  due  faccie,  diviso  in  circa  40  segmenti  percorsi  da  nu- 
merosi nervi  secondari  ; questi  molto  fitti,  rilevati  e che 
rendono  molto  nettamente  striate  le  due  superfìcii  ; le  due 
metà  di  ogni  segmento  hanno  molta  tendenza  a combaciarsi  ; 
i seni  (che  non  portano  filamento)  nella  parte  centrale 
si  trovano  a 25-30  cm.  ed  ai  lati  estremi  a 2-4  cent,  dal- 
l’apice del  picciolo  ; le  costole  superiori  ed  inferiori  sono 
fra  loro  eguali,  non  molto  robuste,  a dorso  nudo  pianeg- 
giante ; i segmenti  centrali  all’altezza  dei  seni  sono  larghi 
24-25  mm.  e si  conservano  presso  a poco  coi  margini  pa- 
ralleli ma  alquanto  sinuosi  per  lungo  tratto,  ristringendosi 
poi  gradatamente  verso  l’apice;  questo  è molto  brevemente 
diviso  in  due  punte  rigide  triangolari  allungate  acutissime, 
pungenti,  per  lo  più  ineguali  ; i segmenti  laterali  sono  un 
poco  più  profondamente  (per  16-20  mm.)  divisi  nell’apice 
e quindi  con  le  punte  più  lunghe  ed  anche  più  strette  e 
più  ineguali. 

Spadici  (giudicando  dai  frammenti  che  io  ho  visto)  molto 
simili  a quelli  della  T.  brasiliensis.  Spate  sottilmente  co- 
riacee, latamente  ovate,  inspessite  alquanto  verso-  l’apice 
(questo  terminato  in  un  apicolo  duro  lungo  circa  1 cm.  e 
tomentoso),  opache  e rosso  cuoio  sulle  due  faccie  ma  più 
scure  internamente,  reticolato-fibrose  o sfacelato-filamentose 
in  basso  coi  margini  intieri  in  alto.  L’unica  infiorazione 
parziale  che  ho  visto  e che  sembra  una  di  quelle  prossime 
all’apice  dello  spadice,  forma  una  pannocchia  lunga  15  cm. 
con  vari  ramoscelli  provvisti  alla  base  di  una  minutissima 
brattea  membranosa  triangolare  acuta;  al  momento  dell’an- 
tesi,  i ramoscelli,  sono  eretto-patenti  (sul  fresco  apparente- 
mente carnosi)  di  appena  1 mm.  di  spessore,  glabri,  i più 
bassi  lunghi  6-7  cm.,  i superiori  più  corti,  tutti  portanti  i 
fiori  spiralmente  in  giro  senza  molta  regolarità. 

Fiori  solitari  all’ascella  di  una  minutissima  brattea  su- 
bulata  deflessa,  riposanti  sopra  un  piccolo  rilievo  tubercu- 
liforme,  carnosuli,  glaberrimi  in  ogni  parte,  al  momento 
dell’antesi  lunghi  4-5  mm.  compresi  gli  stami  che  sorpas- 
sano di  assai  il  perianzio,  il  quale  da  sè  solo  misura  soltanto 


— 223  — 


2 mm.  di  altezza;  calice  brevemente  cupulare,  crassiuscolo, 
molto  profondamente  diviso  in  3 lobi  spesso  ineguali  ed  a 
larga  base,  acuti  od  acuminati  con  i seni  interposti  ottusi  ; 
la  corolla  è circa  il  doppio  più  lunga  del  calice,  a petali 
carnosuli,  specialmente  in  basso,  molto  latamente  ovati, 
o suborbiculari,  ottusi  od  ottusamente  apiculati,  convolutivo- 
imbricati,  non  valvati  nemmeno  nello  estremo  apice,  con 
margini  tenui  acuti  glabri.  Stami  6 eguali,  nell’antesi  poco 
più  del  doppio  più  lunghi  della  corolla,  a filamenti  stret- 
tamente lanceolati  in  basso,  gradatamente  attenuati  in  punta 
subulata;  antere  latamente  lineari  o lineari  oblunghe  (lun- 
ghe 2-2.5  mm.)  a loggie  parallele,  quasi  sempre  spiralmente 
contorte,  molto  profondamente  e quasi  egualmente  disgiunte 
alle  due  estremità,  con  connettivo  piuttosto  largo  scuro,  in- 
serito per  il  dorso  al  di  sotto  della  metà.  Carpello  3,  ovate 
bruscamente  contratte  in  uno  stilo  che  è più  corto  di  loro  ; 
fortemente  arcuato  all’  infuori,  leggermente  inspessito  in 
alto  con  superficie  stigmatica  papillosa  lungo  il  lato  in- 
terno dell’apice. 

Frutto.... 

Habitat.  — Brasile.  Frequente  sul  limitare  delle  foreste 
nelle  regioni  elevate  della  Provincia  di  Rio  Grande  do  Sul, 
specialmente  presso  Cruz  Alta  nel  Brasile  meridionale  (Gla- 
ziou  n.°  9014  e 17343  in  Herb.  Beco,  e Berol).  — Si  coltiva 
anche  nelle  serre  d’Europa. 

Osservazioni.  — Sembra  molto  affine  alla  T.  brasiliensis 
dalla  quale  differisce  per  le  fronde  con  i segmenti  breve- 
mente bifidi  all’apice  ; per  le  spate  più  coriacee,  con  le 
punte  inspessite  ; per  i fiori  più  piccoli,  con  filamenti  solo 
poco  più  del  doppio  più  lunghi  della  corolla;  per  le  antere 
più  corte,  e per  le  carpello  con  gli  stili  molto  corti  e forte- 
mente arcuati  in  fuori. 

Alla  Trithrinax  acanthocoma  ho  riferito  anche  il  n.°  17343 
di  Glaziou  nell’Erb.  di  Berlino,  che  sembra  differire  dal 
n.°  9014  solo  per  essere  più  robusto  in  ogni  parte. 


— 224 


La  fronda  di  questo  esemplare  misura  1.16  m.  dalla 
ligula  all’  apice  dei  segmenti  centrali  ; i segmenti  sono 
circa  40,  quelli  centrali  seno  larghi  35-36  mm.,  del  resto 
come  quelli  di  già  descritti,  fortemente  e finamente  striati, 
terminati  dalle  2 punte  pungenti  ineguali  con  una  specie 
di  piccolo  callo  dove  termina  la  costa  mediana  inferiore, 
a 2-3  cm.  dall’apice.  Il  picciolo  è largo  in  alto  2 cm.,  piano 
di  sopra,  spesso  8 mm.,  terminato  da  un  ben  sviluppato 
margine  liguliforme  coriaceo  anche  nella  parte  posteriore. 
La  sola  infiorazione  parziale  presente  è lunga  30  cm.,  i 
ramoscelli  fioriferi  sono  spessi  2 mm.  ed  i più  bassi  lun- 
ghi sino  15  cm.  I fiori  sono  esattamente  come  quelli  già 
descritti  per  il  n.°  9014,  solo  le  carpello  hanno  forse  gli 
stili  un  poco  più  allungati. 


3.  Trithrinax  campestris  Dr.  et  Gris.  Symb.  FI.  Arg. 
in  Goettinger  Abh.  XXIY  (1879),  283;  Drude  in  Mart. 
FI.  Bras.  Ili,  2,  550  ; Barb.-B.odr.  Palmae  Parag.  4.  — 
Copernicia  campestris  Burm.  Reis  durch  die  La  Piata 
Staaten  II,  48,  49,  98.  — Chamaethrinax  Hoókeviana 
H.  Wendl.  e R.  Pfìster,  Beitr.  vergi.  Anat.  Saba- 
leen.  46,  50. 

Descrizione.  — Palma  alta  circa  4 m.  (Lorentz). 

Fronde  flabellato-multifide,  subdimidiato-  o 3/4  -orbicolari, 
misuranti  65-75  cm.  dalla  ligula  all’estremità  dei  segmenti 
centrali.  Picciolo  lungo  circa  quanto  il  lembo  o poco  più, 
glabro  e liscio,  largo  in  alto  20-25  mm.  ed  in  basso  poco 
meno  del  doppio,  di  6-7  mm-  di  spessore,  leggermente  con- 
cavo di  sopra,  convesso  di  sotto,  con  margini  inermi  acu- 
tissimi e quasi  strettamente  alati,  portanti  nella  parte  più 
bassa  alcune  delle  fibre  nelle  quali  sembrano  sfacelarsi  i 
margini  della  guaina,  che  però  non  ho  visto;  ligula  bre- 
vissima glabra  formante  un  semicerchio  a contorno  ondu- 
lato con  una  punta  centrale  ; di  dietro  il  picciolo  si  termina 
in  un  semicerchio  rilevato  liguliforme  ; manca  affatto  un 


— 225  — 


rachide.  Il  lembo  è coriaceo  rigidissimo,  nelle  fronde  gio- 
vani egualmente  biancastro  e cereo  pulverulento  sulle  due 
faccie,  poi  glabro  e verde  pallido,  diviso  in  25  segmenti;  i 
seni  nella  parte  centrale  rimangono  a 16-18  cm.  dalla 
ligula  ed  ai  lati  solo  1.5—2  cm.  e non  portano  filamenti  ; 
le  costole  superiori  non  sono  molto  robuste  nè  molto  spor- 
genti e sono  liscio  : le  inferiori  non  sono  più  forti  delle 
superiori,  sono  scabridule,  specialmente  in  basso,  e sebbene 
piuttosto  sottili  sono  assai  prominenti  nella  pagina  infe- 
riore e si  terminano  in  un  piccolo  callo  formando  un  2° 
seno  a 10-15  cm.  dall’apice  del  segmento;  nella  pagina 
superiore  le  costole  inferiori  non  sono  prominenti  ma  ad 
esse  corrisponde  un  distinto  solco,  poiché  i segmenti  non 
sono  perfettamente  piani  ma  con  le  due  metà  fra  loro  più 
o meno  inclinate;  i nervi  secondari  sono  numerosissimi, 
non  molto  rilevati  e rendono  finamente  striate  le  due  su- 
perficì  ; di  venule  transverse  non  si  vede  traccia;  i segmenti 
rimangono  quasi  di  larghezza  eguale  nello  spazio  interposto 
fra  il  seno  più  basso  e quello  superiore  : in  tale  porzione  i 
centrali  sono  larghi  20-24  mm.  ed  i più  esterni  10-12  mm.  ; 
le  due  punte  che  vanno  al  di  là  dei  secondi  seni  gradata- 
mente  si  ristringono  in  un  apice  acuminatissimo  molto  ri- 
gido e pungente  ; i margini  dei  segmenti  sono  ottusi  e 
leggermente  ispessiti. 

Spadice  formante  durante  l’antesi  una  pannocchia  oblunga, 
che  in  un  esemplare  (dove  sembra  quasi  completa)  all’epoca 
della  fioritura  misura  35  cm.  ed  è divisa  in  4 dense  infiora- 
zioni parziali;  queste  sono  lunghe  10-12  cm.  con  spessa 
parte  assile,  molto  approssimate,  mezzo  avvolte  da  larghe 
spate  e composte  di  vari  ramoscelli  carnosi  spessi  1.5-2  mm.  ; 
allo  stato  fruttifero  però  lo  spadice  si  accresce  moltissimo 
e l’asse  delle  infiorazioni  parziali  ispessisce  e diventa  lungo 
circa  30  cm.,  oscuramente  angoloso-subterete,  liscio  e di 
circa  1 cm.  di  diametro  alla  base  con  i ramoscelli  inseriti 
spiralmente;  questi  sono  eretto-patuli,  rigidi,  lisci,  glabri, 
tereti,  spessi  3 mm.  alla  base,  subulati,  lunghi  10-12  cm. 
con  una  bratteola  inconspicua  e decidua  alla  loro  origine. 


15 


— 226 


Le  spate  sono  molto  brevemente  tubulose  in  basso,  aperte 
in  alto  e largamente  ovali,  inflato-auriculeformi,  abbrac- 
ciaci le  pannocchie  dei  fiori,  terminate  da  un  breve  apice 
lanuginoso,  del  resto  glabre  di  color  giallo  paglia,  sottil- 
mente coriacee  sul  dorso,  membranacee,  fittamente  e fina- 
mente fibroso -reticolate  dal  lato  ventrale. 

Fiori  sessili,  apparentemente  carnosi,  glabri  in  ogni  parte, 
nell’antesi  lunghi  4.5-5  mm.  compresi  gli  stami;  il  solo  pe- 
rianzio è lungo  circa  2 mm.  ; calice  molto  brevemente  cupu- 
lare,  rotondato  in  basso  e col  fondo  incavato,  profondamente 
diviso  in  3 grandi  lobi  ovato-triangolari  per  lo  più  ine- 
guali, acuti  od  acuminati,  coi  seni  fra  un  lobo  e l’altro 
ottusi  ; corolla  di  3 petali  convolutivo-imbricati,  suborbico- 
lari,  di  poco  più  lunghi  dei  denti  del  calice,  a contorno  roton- 
dato. Stami  6 con  i filamenti  più  del  doppio  più  lunghi 
della  corolla,  del  tutto  liberi,  leggermente  dilatati  ed  a con- 
tatto l'uno  con  l’altro  nella  parte  inferiore,  attenuati  in  alto, 
non  inflessi  all’apice;  antere  latamente  lineari  od  oblunghe, 
a loggie  profondamente  e quasi  egualmente  disgiunte  ad 
ambedue  le  estremità;  carpelle  3,  totalmente  libere  con  parte 
ovulifera  rigonfia  breve  ed  ovulo  basilare;  stilo  allungato 
filiforme  curvato  in  fuori  solo  presso  l’apice,  giungente  sino 
a circa  la  metà  degli  stami,  almeno  3 volte  più  lungo 
della  parte  ovulifera;  stigma  angusto  in  continuazione  dello 
stilo  e papilloso  dal  lato  interno.  Perianzio  fruttifero  con- 
siderevolmente accresciuto,  spianato  sotto  il  frutto,  largo 
8-9  mm. 

Frutti  sferici  di  circa  18  mm.  di  diana.;  endocarpio  sot- 
tilmente legnoso— crostaceo,  fragile,  opaco  internamente. 
Seme  sferico  di  12-14  mm.  di  diam.  a superficie  opaca 
bruno  nocciola,  con  8-10  diramazioni  principali  del  rafe 
impresse  che  si  partono  tutte  dalla  base  del  seme  e rag- 
giungono l’apice  anastomosandosi  alquanto  fra  di  loro  ; il 
rafe  è rappresentato  da  un’  area  circolare  subbasilare  in 
corrispondenza  di  un’  intrusione  suberiforme  dell’  integu- 
mento del  seme,  che  penetra  per  un  processo  piuttosto  an- 
gusto e conico  sino  a circa  la  metà  dell’albume  e per  di 


227 


più  ne  fascia  una  parte  di  un  lato;  l’albume  è corneo,  du- 
rissimo, grigiastro,  del  tutto  pieno;  l’embrione  è situato  un 
poco  al  di  sotto  della  metà  dal  lato  opposto  al  rafe  ; la  sua 
posizione  non  si  rivela  all’esterno  da  alcun  segno  speciale. 
Nei  frutti  da  me  studiati,  l’epicarpio  manca  (quantunque 
persista  il  perianzio  fruttifero)  ma  apparentemente  è sottile 
molle  e si  separa  facilmente  dallo  endocarpio.  Spesso  sem- 
bra che  si  sviluppino  2 carpelle  ed  allora  i frutti  appari- 
scono didimi,  sebbene  fra  loro  siano  perfettamente  separati. 

Habitat.  — Nella  Repubblica  Argentina  : nella  parte  set- 
tentrionale della  Prov.  di  Cordoba  (Lorentz,  Plora  Argentina 
n.°  1261,  in  Herb.  Berol.,  esemplare  in  fiore)  ed  alla  Con- 
cepcion nell’Uruguay,  Campo  de  Galassia , dove  forma  densi 
cespugli  alti  sino  4 m.  (Lorentz,  Plora  Uruguensis  n.°  879  in 
Herb.  Berol.).  Un  altro  esemplare,  pure  di  Lorentz  (n.°  28) 
è stato  raccolto  con  frutti  immaturi  in  Giugno  1871  presso 
S.  Pedro , dove  formava  intiere  boscaglie  (Herb,  di  Beri.). 

I frutti  maturi  mi  sono  stati  inviati  da  Buenos  Aires 
dall’amico  Ing.  Spegazzini. 

Osservazioni.  — Io  ho  riferito  la  Chamaethrinax  Hooke- 
riana  H.  Wendl.  alla  Trithrinax  campestris,  dietro  una  indi- 
cazione del  Dott.  Udo  Dammer  che  ho  trovato  unita  agli 
esemplari  di  questa  specie  nell’Erbario  di  Berlino,  e non  ad 
una  Thrinax  come  ha  fatto  Baillon  (Hist,  des  Plantes, 
XIII,  318). 


4.  Trithrinax  schizophylla  Drude  in  Mart.  FI.  Bras. 
Ili,  2,551.  — Trithrinax  brasiliensis  Mart.  Palm.  Orbi- 
gnyan.  44,  pro  parte,  t.  X,  f.  1 ; Orbigny,  Voyage  de 
l’Amér.  II,  584.  — Diodosperma  Burity  H.  "Wendl.  in 
Bot.  Zeit.  XXXVI  (1878)  p.  118. 

Descrizione.  — Tronco  alto  3-5  m.  di  5-10  cm.  di  diam. 
Fronde  rigide,  ma  meno  che  nella  T.  brasiliensis  ; vagine 


— 228  — 


armate  alla  bocca  di  spine  lunghe  sino  12  cm.  ; picciolo 
lungo  30-50  cm.;  lembo  subdimidiato  orbicolare,  diviso  an- 
che nella  parte  centrale  sino  a pochi  cent,  dall’  apice  del 
picciolo  in  circa  25  segmenti  ; i segmenti  centrali  sono  lun- 
ghi 40-50  cm.  (misurati  dalla  ligula)  e larghi  15  mm.  al- 
l’altezza dei  secondi  seni  : gli  esterni  più  angusti  : tutti 
molto  profondamente  divisi  per  il  terzo  superiore  dell’  in- 
tiero lembo  in  due  lacinie  strette  acuminate. 

0 

Spadice  duplicato-ramoso,  similissimo  a quello  della  T. 
brasiliensis  ma  più  gracile,  con  rami  divergenti  spesso  re- 
flessi ; parte  pedunculare  lunga  circa  10  cm.,  vaginata  da 
varie  spate  tubulose  imbricate,  di  cui  le  più  esterne  sface- 
lato-fibrose  sino  a circa  la  metà;  spate  superiori  inflato-cim- 
biformi  abbraccianti  la  base  dei  rami  primari;  questi  formanti 
delle  lasse  infiorazioni  parziali  ovate,  lunghe  18-20  cm., 
composte  di  numerosi  ramoscelli  fioriferi  inseriti  spiralmente 
intorno  ad  una  parte  assile  dritta  rigida  ed  assai  crassa; 
ramoscelli  fioriferi  lunghi  8-10  cm.,  filiformi,  subulati. 

Fiori  allungati,  attenuati  un  poco  verso  l’apice , calice 
cupulare  alto  1.5  mm.,  brevemente  3-lobo;  petali  il  doppio 
più  lunghi  del  calice  ; stami  con  filamenti  sottili  subulati 
di  un  terzo  più  lunghi  della  corolla;  carpelle  con  stili  fili- 
formi 4 volte  più  lunghi  della  parte  ovulifera,  lunghi  quasi 
quanto  la  corolla. 

Frutto  ignoto. 

Habitat.  — Nella  parte  tropicale  del  Brasile  occidentale 
e più  frequentemente  nella  Bolivia.  Presso  Santa  Cruz  de 
la  Sierra  nella  Bolivia  orientale  (Orbigny)  e sui  confini 
fra  le  Provincie  di  Matto  Grosso  e Chiquitos  (Weddell 
n.°  3498,  ex  Dr.).  Nome  volgare  degli  spagnoli  della  Boli- 
via « Saro  » o « Saho  ». 

Osservazioni.  — Non  ho  visto  esemplari  di  questa  spe- 
cie che  sembra  ben  distinta  dalla  T.  brasiliensis  per  la 
maggior  divisione  delle  fronde  e per  le  carpelle  con  gli  stili 
molto  più  lunghi  della  parte  ovulifera.  Dalla  T.  campestris 


— 229  — 


differisce  per  la  corolla  assai  più  lunga  del  calice,  e non 
lunga  quanto  questo. 


5.  Trithrinax  biflatoellata  Barb.-Rodr.  Palmae  Novae 
Paraguay.  (1889),  2,  t.  1. 

Descrizione.  — Tronco  alto  2-5  m.  di  5-7  cm.  di  diana. 

Fronde  rigide;  vagine  armate  alla  bocca  di  spine  lunghe 
sino  15  cm.;  picciolo  lungo  60-80  cm.,  largo  all’apice  circa 

1 cm.  ; lembo  subdimidiato-orbicolare  molto  profondamente 
diviso  in  pochi  segmenti  (2-3  nella  figura)  con  il  seno  cor- 
rispondente alla  parte  centrale  della  lamina  giungente  sino 
quasi  all’apice  del  picciolo  in  modo  da  separare  il  lembo 
in  due  metà  eguali  mentre  gli  altri  seni  primari,  nella 
parte  centrale,  rimangono  a 2-3  cm.  dall’apice  del  picciolo 
stesso  ; i segmenti  centrali  sono  lunghi  circa  50  cm.  (misu- 
rati dalla  ligula)  e larghi  circa  18-20  mm.  all’  altezza  dei 
seeondi  seni,  che  si  trovano  al  di  sotto  delle  metà  od  anche 
quasi  verso  il  terzo  inferiore  dell’intiero  lembo  ; le  due  la- 
cinie nelle  quali  rimangono  divisi  i segmenti  sono  molto 
gradatamente  e lungamente  attenuate  in  una  acuminatis- 
sima punta  rigida  pungente;  i segmenti  laterali  sono  un 
poco  più  angusti  e più  brevi  dei  centrali. 

Spadici  duplicato-ramosi,  simili  a quelli  della  T.  brasi- 
liensis , con  6-7  rami  od  infiorazioni  parziali  arcuato-patenti, 
lunghi  nell’insieme  50-60  cm.,  di  cui  25-30  cm.  ne  misura 
una  parte  peduncolare  che  è compressa  e guainata  da  6 spate 
tubulose  imbricate,  di  queste  la  più  esterna  si  termina  in 
un  apice  acuminato  bipartito  : le  altre  sono  sfacelato-fibrose 
nella  parte  superiore  : quelle  dei  rami  sono  abbraccianti 
ed  inflato-cimbiformi  ; i rami  od  infiorazioni  parziali  for- 
mano delle  lasse  pannocchie,  di  queste  le  più  basse  lunghe 
20-28  cm.,  le  superiori  un  poco  più  corte,  tutte  composte 
di  numerosi  ramoscelli  fioriferi  filiformi. 

Fiori  ovati,  attenuati  un  poco  verso  l’apice  ; calice  alto 

2 mm.,  diviso  sino  circa  alla  metà  in  3 larghi  lobi  acuti  ; 


— 230  — 


petali  circa  il  doppio  più  lunghi  del  calice,  obovati;  stami 
con  filamenti  sottili  subulati  sporgenti  alquanto  dalla  co- 
rolla, lunghi  5 mm.;  carpello  attenuate  in  stilo  filiforme 
3 volte  più  lunghe  della  parte  ovulifera. 

Frutti  ignoti. 

Habitat.  — Nel  Paraguay,  Dipartimento  di  S.  Salvador 
ad  Arroyo  Porongo  presso  Togatiyd  e nel  Chaco  fra  i fiumi 
Pilcomayo  e Negro.  Fiorisce  in  Febbr.  Nome  indigeno 
« Carandav  ».  (Barbosa). 

Osservazioni.  — Non  ho  visto  esemplari  di  questa  spe- 
cie di  cui  ho  redatto  la  descrizione  su  quella  di  Barbosa- 
B-odrigues  e dietro  la  tavola  citata. 

Si  distingue  dalle  altre  specie  per  le  fronde  che  sono 
divise  in  due  parti  eguali  da  un  seno  che  giunge  sino  quasi 
all’apice  del  picciolo,  mentre  anche  i seni  laterali  sono  pro- 
fondissimi ma  meno  del  centrale;  i segmenti  sono  pure  di- 
visi sino  al  disotto  della  metà  dell’intiero  lembo.  Sembra 
avvicinarsi  moltissimo  alla  T.  schizophylìa,  nella  quale  però 
sembra  mancare  la  spartizione  mediana  profondissima,  e che 
ha  i segmenti  fessi  solo  nel  terzo  superiore  dell’  intiero 
lembo. 


Gen.  11.  — Acanthorhiza  Wendl.  in  Bot.  Zeit.  1879, 
147  ; Benth.  et  Hook.  f.  G-en.  plant.  Ili,  925  ; Drude 
in  Mart.  FI.  Bras.  Ili,  2,  553;  Baili.  Hist,  des  PI. 
Nili,  311. 

Palme  con  tronco  cilindrico,  annulato-cicatricoso 
e coperto  da  radici  avventizie  spiniformi  nella  parte 
più  bassa.  Fronde  palmato-flabelliformi  molto  ine- 
gualmente multifide,  con  2-4  divisioni  principali 
giungenti  sino  al  picciolo  e queste  divise  in  vari 
segmenti  acuminati  brevemente  bifidi  separati  da 


— 231  — 


seni  di  profondità  variabile  e senza  filamenti  inter- 
posti; picciolo  inerme  con  ligula  distinta,  troncato 
di  dietro  ed  ivi  terminato  con  un  orlo;  rachide  0. 
Spadici  interfrondali,  assai  più  corti  delle  fronde, 
formati  da  una  pannocchia  duplicato-  o 3-plicato- 
ramosa  con  ramoscelli  fioriferi  allungati  e con 
parte  assile  assai  crassa,  ed  una  parte  peduncolare 
breve  vaginata  da  varie  spate,  conspicue,  imbricate, 
molto  brevemente  tubolari  in  basso,  aperte  sul  lato 
ventrale  ed  auriculeformi.  Fiori  ermafroditi,  carnosi, 
globosi,  chiusi  e con  le  sole  antere  eserte  durante 
l’antesi,  sessili  ed  insidenti  sopra  pulvinuli  super- 
ficiali dei  ramoscelli,  muniti  di  una  sola  e minu- 
tissima bratteola  subulata;  calice  di  3 sepali  che 
non  si  toccano  per  i margini  ; corolla  di  3 petali 
suborbicolari  lunghi  circa  quanto  i sepali,  convo- 
lutivo-imbricati  ; stami  6 coi  filamenti  formanti  un 
tubo  membranoso  intorno  le  carpelle,  liberi  solo 
all’apice  ; antere  ovato-oblunghe  affisse  sul  dorso 
presso  la  base,  rovesciate  all’ esterno  durante  fan- 
tesi;  carpelle  3 completamente  libere,  attenuate  in 
stilo  filiforme,  solcato  dal  lato  interno,  stigmatifero 
ma  non  ingrossato  all’apice  ; ovulo  basilare  eretto. 
Perianzio  fruttifero  leggermente  accresciuto.  Frutti 
mediocri  globoso-oblunghi  ; pericarpio  scarso,  spon- 
gioso-fibroso  sul  secco;  endocarpio  sottilissimo  mem- 
branaceo. Seme  conforme  al  frutto,  a superficie 
opaca  con  testa  sottilissima  jalina  ; ilo  piccolo 
basilare  ; rate  breve  ed  angusto  poco  distinto,  sue 
diramazioni  leggermente  impresse,  poco  apparenti, 
ascendenti  dalla  base,  anastomosate  ; albume  osseo 
omogeneo,  radiante  da  un  accenno  di  cavità  cen- 


— 232 


trale,  senza  alcuno  accenno  di  inspessimento  o di 
intromissione  del  tegumento  del  seme;  embrione 
eccentrico  sul  lato  opposto  al  rafe. 

I numerosi  fiori  che  io  ho  dissecato  mi  hanno  sempre 
offerto  stami  e carpello  ben  conformate  da  farmi  credere 
che  fossero  tutti  ermafroditi.  Tutti  avevano  i filamenti  con- 
nati in  basso  e formanti  un  tubo  intorno  alle  carpello  e 
nessuno  ne  ho  trovato  coi  filamenti  del  tutto  liberi,  come 
quelli  che  figura  Drude  nella  tav.  132,  II. 

II  genere,  sebbene  abbia  una  non  dubbia  affinità  con  le 
Trithrinax,  è ben  distinto  per  gli  stami  coi  filamenti  sal- 
dati in  un  tubo  in  basso  e per  il  seme  con  albume  omo- 
geneo e privo  affatto  di  inspessimento  e di  intromissione 
del  tegumento. 

Prospetto  delle  specie  di  Acanthorhiza. 

1.  Stami  coi  filamenti  liberi  soltanto  nella  breve  parte  che 

sporge  dalla  corolla,  connati  e formanti  un  tubo  in  tutta 
la  parte  inclusa  ; tubo  staminale  quindi  lungo  quanto 
la  corolla  e racchiudente  completamente  le  carpelle. 

A.  aculeata  Wend.  — Messico  meridionale. 

2.  Stami  coi  filamenti  lunghi  precisamente  quanto  la  co- 

rolla, connati  soltanto  in  circa  la  loro  metà  inferiore. 
Carpelle  circa  il  doppio  più  lunghe  del  tubo  formato 
dai  filamenti. 

A.  Warscewiczii  Wendl.  — Panama,  Costa 
Rica,  Nicaragua. 

Specie  non  ben  note. 

3.  Acanthorhiza  ? Chuco  Drude.  — Brasile  occid.  subequa- 

toriale. 

4.  » » Wallisii  H.  Wendl.  — Brasile  occid.  o 

Columbia  sabandina? 


— 233  — 


1.  Acanthorhiza  aculeata  H.  Wendl.  in  Kerch.  Les 
Palmiers,  230;  Illustr.  Hort.  XXVI  (1879)  t.  367;  Drude 
in  Mart.  FI.  Brasil.  III.  2,  t.  132,  II;  Hemsley  in  Biol, 
centr.  Amer.  Bot.,  411.  — A.  stauracantha  H.  Wendl. 
ex  Leiden  Cat.  n.°  87  (1871);  Illustr.  hort.  XXVIII 
(1881),  15.  — Acanthorhiza  Mocinni  Benth.  et  Hook, 
f.  Gen.  pi.  Ill,  925  ; Hemsley  in  Biol,  centr.  Am. 
Bot.,  411.  — Trithrinax  aculeata  Liebm.  ex  Mart. 
Hist.  nat.  Balm.  Ill,  320.  — Chamaerops  stauracantha 
Hort.  Belg.  ex  Heynh.  Nom.  II,  136.  — Ch.  Mocinni 
Humb.  Bonpl.  et  Kunth,  Nov.  Gen.  1.  300  ; Kunth, 
Syn.  I,  303  ; Roem.  et  Schult.  Syst.  Veget.  VII,  2. 
1489  ; Spreng.  Syst.  Veg.  II,  137;  Mart.  Hist.  nat. 
Palm.  Ill,  252,  320  ; Kunth,  Enum.  pi.  Ill,  250;  Illu- 
str. hort.  XXVI,  t.  367  (sine  fl.  et  fruct.). 

Descrizione.  — Palma  con  tronco  raggiungente  l’altezza 
di  3 metri  (Langlassé)  armato  da  radici  avventizie  spine- 
scenti. 

Fronde  con  picciolo  lungo  e gracile,  depresso-subtrian- 
golare  in  sezione  transversa,  ossia  piano  di  sopra  e convesso 
con  angolo  ottusissimo  di  sotto,  margini  acutissimi,  largo 
verso  l’alto  15-16  mm.,  ed  un  poco  più  nell'estremo  apice 
dove  si  dilata  alquanto  in  una  ligula  molto  breve,  spessa- 
mente coriacea,  a contorno  quasi  troncato  ma  prolungato 
in  una  piccola  punta  nella  parte  centrale  ; posteriormente 
il  picciolo  si  termina  in  un  superficialissimo  orlo  quasi  oriz- 
zontale, mancando  affatto  ogni  accenno  di  rachide  ; lembo 
palmato-flabellato  o subdimidiato-orbicolare,  alquanto  ir- 
regolarmente duplicato-multifido  inquantochè  vi  sono  3-4 
divisioni  primarie  disgiunte  sino  proprio  alla  ligula,  poi 
ognuna  di  queste  divisioni  ha  dei  seni  profondi,  a soli  10-15 
cm.  dall’apice  del  picciolo,  ed  altri  più  in  alto  a 30-40  cm.: 
le  divisioni  secondarie  (quelle  interposte  fra  i seni  profondi 
10-15  cm.)  sono  in  generale  3-fide,  ossia  risultano  dalla 
concrescenza  di  3 segmenti,  hanno  2 costole  superiori  e 3 


— 234  — 


inferiori,  queste  più  forti  delle  altre  ; i segmenti  sono  fra 
tutto  circa  60  : quelli  della  parte  centrale  misurano  dalla 
ligula  all’apice  oltre  un  metro,  sono  larghi  al  livello  del 
secondo  seno  25-30  mm.  e da  tal  punto  vanno  gradata- 
mente  attenuandosi  in  una  punta  acuminata,  ma  non  subu- 
lata,  e molto  brevemente  bifida  ; essi  sono  di  consistenza 
cartacea,  verdi  e quasi  nitidi  di  sopra,  biancastri  o subar- 
gentei di  sotto,  finamente  e fittamente  striati  sopra  ambedue 
le  faccie  da  numerosi  nervi  secondari  : sono  per  di  più 
piani  perchè  le  parti  che  rimangono  a destra  e sinistra  della 
costa  mediana  (che  di  sopra  è superficialissima  ed  indistinta) 
non  hanno  tendenza  a combaciarsi  ; i margini  sul  secco 
tendono  ad  arricciolarsi  ma  non  sono  inspessiti;  non  si  di- 
stinguono venule  trasverse;  i segmenti  estremi  laterali  sono 
lunghi  circa  60  cm.  e della  metà  più  stretti  dei  cen- 
trali. 

Spadice  (non  visto  intiero)  glaberrimo  in  ogni  parte,  for- 
mante una  assai  ampia  e piuttosto  densa  pannocchia  dupli- 
cato-ramosa, allungato-conica,  composta  di  numerosi  rami 
orizzontali  inseriti  spiralmente  tutto  in  giro  ad  una  parte 
assile  robusta;  questa  grossa  come  il  dito  mignolo  in  basso 
e gradatamente  assottigliata  verso  1’  apice.  Spate,...  Rami 
con  parte  assile  robusta  compressiuscula,  spessa  in  basso 
6 mm.,  e striata,  apparentemente  privi  di  brattea  basilare 
perchè  le  traccio  di  questa  si  trovano  (nei  rami  maggiori 
che  sono  i più  bassi)  a 10-20  mm.  al  di  sotto  del  distacco 
del  ramo  sotto  forma  di  uno  strettissimo  semicerchio  sca- 
rioso  con  brevissima  punta  centrale  : nei  rami  estremi  sol- 
tanto la  brattea  è più  distinta  e ravvicinata  al  suo  ramo; 
i rami  inferiori  sono  lunghi  13-15  cm.  con  18-20  ramo- 
scelli fioriferi,  che  nascono  dall’  ascella  di  una  minutissima 
brattea  subulata  scariosa  e sono  inseriti  a spirale  intorno 
Tasse  ; essi  sono  tereti,  crassiusculi,  spessi  2 mm.,  lunghi 
5-7  cm.,  assai  densamente  coperti  di  fiori  ; i rami  supe- 
riori sono  gradatamente  più  corti  e con  minor  numero  di 
ramoscelli  fioriferi. 

Fiori  sessili  ed  inseriti  orizzontalmente  all’  ingiro  o spi- 


— 235 


raiment.*'  sopra  un  superficialissimo  cuscinetto  tubercoli- 
forme  (che  diventa  più  conspicuo  ne’  ramoscelli  fruttiferi) 
all’ascella  di  una  minutissima  brattea  triangolare  j alina: 
sono  privi  di  bratteola  propria,  globosi,  di  3 mm.  di  diam., 
carnosi,  glabri  in  ogni  parte,  con  le  antere  eserte  dal 
perianzio  durante  l’ antesi  ; calice  rotondato  in  basso,  al- 
quanto incavato  sul  fondo,  diviso  quasi  completamente  in 
3 sepali  carnosuli  ovato-oblunghi,  rotondati  all’apice  ; co- 
rolla appena  più  lunga  del  calice,  formata  da  3 petali  con- 
voluto-imbricati,  orbicolari,  carnosuli,  coi  margini  sottili  e 
subjalini  ; stami  6,  durante  l’antesi  un  poco  più  lunghi  della 
corolla  e degli  stili,  che  sono  liberi  nella  parte  che  sporge  al 
di  fuori  di  quella,  nel  rimanente  riuniti  in  un  tubo  in  forma 
di  fiasco  (il  quale  per  conseguenza  è lungo  quanto  la  co- 
rolla), ristretto  alla  bocca,  molto  sottilmente  membranoso 
od  jalino  ; antere  largamente  ovate,  leggermente  smarginate 
all’apice,  inserite  sul  filamento  per  la  base  dal  lato  del 
dorso,  a loggie  parallele  brevemente  disgiunte  alla  base, 
deiscenti  internamente  : durante  l’antesi  però  l’antera  rove- 
sciandosi in  fuori,  la  deiscenza  è apparentemente  esterna; 
carpello  3 libere,  angustamente  lageneformi,  leggermente 
scolpite  in  alto,  attenuate  nel  respettivo  stilo,  che  durante 
l’antesi  è lungo  circa  quanto  la  parte  ovulifera,  solcato 
lungo  il  lato  interno  e terminato  in  stigma  puntiforme 
papilloso  non  ingrossato  all’apice;  gli  stigmi  arrivano  a 
sporgere  appena  dal  tubo  staminale  ; ovulo  basilare  eretto. 
Perianzio  fruttifero  alquanto  accresciuto  ed  inspessito,  for- 
mante una  cupula  di  8 mm.  di  diam.  col  calice  fortemente 
incavato  di  sotto  e coi  sepali  e petali  induriti  a superficie 
unita  (non  striati). 

Frutti  ovato-oblunghi  (della  apparenza  di  piccole  giug- 
giole), rotondati  alle  due  estremità,  specialmente  al  vertice, 
dove  non  si  scorgono  i resti  dello  stilo;  questi  sono  lunghi 
2 cm.,  larghi  15  mm.,  a superficie  giall astro-sporca  sul 
secco,  opaca  e finamente  granulosa  sotto  la  lente  ; pericar- 
pio nell’insieme  spesso  circa  1 mm.,  quasi  essucco  anche 
sul  fresco,  crostaceo  e fragile  sul  secco;  mesocarpio  scarso, 


— 236  — 


spongioso  nella  parte  esterna,  finamente  e non  molto  ab- 
bondantemente fibroso  internamente  ; endocarpio  rappre- 
sentato da  una  pellicola  sottilissima  j alina. 

Seme  ovato,  rotondato  alle  due  estremità,  lungo  14—16  m., 
largo  10-11.5  mm.  ; ilo  piccolissimo  ; rafe  corto  e stretto 
poco  distinto  e con  diramazioni  poco  apparenti  leggermente 
impresse  ; testa  pellicolare  subargentea;  albume  duro,  leg- 
germente radiato  da  un  accenno  di  cavità  centrale  ; em- 
brione situato  fuori  dell’asse  del  seme  dal  lato  opposto  al 
rafe  al  di  sopra  della  metà. 

Habitat.  — Messico  occidentale  meridionale.  Gli  esem- 
plari tipici  sono  stati  raccolti  da  Liebmann,  secondo  Mar- 
tius,  sopra  suolo  calcareo  fra  la  Galera  e Pochutla  (Provin- 
cia di  Oaxaca)  nei  bambuseti,  e nelle  selve  presso  S.  Mi- 
quel  del  Puerto  insieme  alla  Chamaedorea  pochutlensis.  Il 
Chamaerops  Mocinni , che  io  ho  creduto  potere  identificare 
con  V Acanthorizha  aculeata  venne  raccolto  da  Humboldt  e 
Bonpland  pure  nel  Messico  ad  Acapulco  (Provincia  di 
Guerrero). 

Nell’Erbario  de  Candolle  si  trova  un  esemplare  di  una 
Acanthorliiza,  consistente  in  una  porzione  di  spadice  con 
fiori,  che  io  ritengo  riferibile  alla  tipica  A.  aculeata  e che 
porta  la  seguente  etichetta  : E.  Langlassé,  Herborisation  au 
Mexique,  Etats  de  Michoacan  et  de  Guerrero  n.°  820 bis. 
Eives  du  Rio  Tecpan  alt.  350  m.  29  I 1899.  Trono  épi- 
neux,  haut  de  3 m.  Feuilles  palmées.  Sol  granitique.  Nom 
indigène  « Soyamiche  ». 

Osservazioni.  — Io  ho  descritto  i fiori  dell’esemplare  di 
Langlassé  n.°  820 bis,  che  essendo  stato  raccolto  nella  me- 
desima regione  dalla  quale  provengono  gli  esemplari  tipici 
è presumibile  che  non  debba  differire  specificamente  da 
questi.  Le  fronde  ed  i frutti  sono  stati  descritti  dietro  un 
esemplare  che  io  ho  còlto  nel  giardino  botanico  di  Bui- 
tenzorg  nel  1878  e che  ivi  si  coltivava  col  nome  di  Cha- 
maerops  stauracantha.  Non  ho  però  visto  i fiori  di  questo 


— 237  — 


esemplare,  manca  quindi  l’assoluta  certezza  della  sua  rigo- 
rosa identificazione  specifica,  sebbene  a me  rimangan  ben 
pochi  dubbi  in  proposito. 

Mi  sembra  poter  riferire  con  abbastanza  sicurezza  alla 
Acanthorhiza  aculeata  il  Chamaerops  Morirmi  Humb.  Bonpl. 
et  Kunth  ; questo  quindi  sarebbe  il  nome  più  antico  di 
detta  Palma,  la  quale  secondo  quelli  che  ritengono,  non 
saprei  con  quanta  ragione,  che  il  primo  nome  specifico  as- 
segnato ad  una  specie  debba  esser  sempre  conservato,  do- 
vrebbe di  preferenza  chiamarsi  Acanthorhiza  Mocinni. 


2.  Acanthorhiza  Warscewiczii  H.  Wendl.  in  Kerch. 
Palm.  230  ; Drude  in  Mart.  FI.  Brasil.  Ili,  2,  554,  t. 
132,  f.  1 et  t.  133  ; Revue  hort.  1885,  19  ; Hemsley 
in  Biol.  centr.  am.  Bot.  411  ; Regel,  G-artenfl.  1876, 
68,  t.  860,  3.  — A.  aculeata  (non  Wendl.  ex  Liebm.) 
Bot.  Magaz.  t.  7302.  — Chamaerops  Warscewiczii  Hort. 
ex  H.  "VVendl.  1.  c. 

Descrizione.  — Palma  raggiungente  l’altezza  di  5 m 
(Glaziou)  con  tronco  cilindrico  piuttosto  gracile,  annulato- 
cicatricoso  nella  parte  inferiore  e quivi  assai  fortemente 
armato  tutto  in  giro  da  radici  avventizie  spiniformi;  queste 
sono  lunghe  sino  30—35  cm.,  di  circa  3 mm.  di  diam.,  più 
o meno  sinuose:  esse  stesse  emettenti  radici  secondarie  oriz- 
zontali, pure  spiniformi,  variabili  queste  in  lunghezza  da 
pochi  mm.  a 2-3  cm. 

Fronde  con  picciolo  lungo  e gracile,  inerme,  convesso  di 
sotto,  assai  canaliculato  di  sopra  in  basso,  pianeggiante  verso 
l’alto,  con  la  parte  basilare  molto  dilatata,  legnosa,  legger- 
mente filamentosa  sui  margini,  abbracciante  il  tronco,  fessa 
lungamente  sul  dorso  e separata  in  due  parti  diver- 
genti ; lembo  radiato-flabellato  sub-orbicolare,  nella  pianta 
adulta  irregolarmente  duplicato-multifido,  con  alcune  divi- 
sioni giungenti  sino  alla  ligula  e dividenti  completamente 
la  fronda  in  3-4  parti  principali  : queste  alla  lor  volta 


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hanno  dei  seni  a varie  altezze,  alcuni  dei  quali  profondis- 
simi che  le  suddividono  2 od  anche  3 volte,  con  gli  ul- 
timi segmenti  unicostati  od  al  più  bicostati,  larghi  4—5  cm., 
lunghi  (misurati  dalla  ligula)  75  cm.,  gradatamente  attenuati 
in  punta  acuminata  molto  brevemente  bifida  o bidentati 
all’apice  e con  denti  acuti;  i segmenti  nelle  fronde  di  pianta 
adulta  sono  circa  60,  sono  piani,  di  consistenza  cartacea  e 
non  molto  rigidi,  verdi  di  sopra,  biancastri  o subargentei 
di  sotto,  specialmente  nella  prima  gioventù,  molto  fina- 
mente e fittamente  e quasi  egualmente  striati  sopra  ambe- 
due le  faccie  da  numerosi  nervi  secondari  ; venule  tran- 
sverse brevissime,  visibili  nella  pagina  superiore  ; margini 
acuti  non  inspessiti.  Le  fronde  di  pianta  giovane  sono  da 
prima  divise  completamente  in  2 parti  e col  crescere  della 
pianta  in  5-6,  od  anche  più,  segmenti  lanceolato-ellittici 
acuminati,  2-5-costati.  La  ligula  è distintamente  prolun- 
gata nel  centro  in  una  punta  lanceolata  rigida. 

Spadice  duplicato-  e talvolta  in  parte  3-plicato-ramoso, 
consistente  in  una  assai  densa  pannocchia  lunga  circa  50 
cm.  (portata  da  una  parte  peduncolare  lunga  18-20  cm.), 
larga  molto  alla  base  e ristrinta  gradatamente  verso  la 
punta,  composta  di  vari  rami  piuttosto  ravvicinati,  grada- 
tamente decrescenti,  inseriti  spiralmente  in  giro  alla  parte 
assile  e nascenti  dall’ascella  di  cospicue  spate  ; al  momento 
dell'antesi  la  parte  assile  sembra  debba  esser  carnosa  ed 
assai  spessa,  un  poco  sinuosa  e gradatamente  assottiglian- 
tesi  verso  1’  estremità,  glaberrima  come  tutte  le  sue  dira- 
mazioni ; la  parte  peduncolare  è lunga  18-20  cm.  grossa 
come  un  dito,  rivestita  da  4-5  assai  grandi  spate  lunghe 
circa  25  cm.,  larghe  6-7  cm.,  concave,  allungato-ellittiche 
in  forma  d’orecchio  d’asino,  acuminate  all’apice,  attenuate 
in  basso  in  una  base  assai  angusta  non  più  larga  del  ramo 
che  abbracciano  : esse  sul  fresco  sembra  debbano  essere  ± 
carnose,  sul  secco  sono  sottilmente  coriacee  e rigido-carta- 
cee  sui  margini,  coperte  intieramente  all’esterno  di  un  fìtto 
e morbidissimo  tomento  candido,  glabre,  pallidamente  cin- 
namomee  e finamente  reticolato— venose  sulla  faccia  interna; 


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le  spate  superiori  sono  più  piccole  e più  anguste  di  quelle 
descritte  : nella  metà  superiore  della  pannocchia  mancano 
e quivi  alla  base  di  ogni  ramo  si  trova  solo  una  strettis- 
sima e lunga  brattea  lineare  ; i rami  più  bassi  formano 
delle  pannocchie  secondarie  lunghe  20-25  cm.  con  una  as- 
sai spessa  parte  peduncolare,  ossia  con  la  parte  assile  in- 
divisa nel  terzo  o quarto  inferiore,  compressa,  larga  6-10 
mm.  e con  vari  ramoscelli  fioriferi;  questi  semplici  o tal- 
volta anche  =fc  ramosi  alla  base,  lunghi  8-10  cm.  crassiu- 
sculi,  di  2 mm.  di  diam.,  intieramente  coperti  dai  fiori  e 
provvisti  alla  base  di  una  sottilissima  brattea  jalina  lineare 

0 filiforme  lunga  talvolta  sino  2-3  cm. 

Fiori  carnosi,  ± orizzontali,  sessili  sopra  un  superficia- 
lissimo cuscinetto  tuberculiforme  al  quale  sottosta  una  sola 
bratteola  jalina  strettissima  deflessa  lunga  sino  quasi  2 mm.: 
essi  sono  globosi,  larghi  3.5  mm.  e lunghi  un  poco  più, 
glabri  in  ogni  parte  ; calice  rotondato  in  basso  ed  inca- 
vato sul  fondo,  diviso  completamente  in  3 sepali  carnosi 
ovato-oblunghi  rotondati  all’apice,  ricuoprenti  solo  parzial- 
mente la  corolla;  questa  leggermente  più  lunga  del  calice 
a petali  convolutivo-imbricati,  suborbicolari,  concavi,  car- 
nosuli,  coi  margini  sottili  ; stami  6 coi  filamenti  lunghi 
esattamente  quanto  la  corolla  dalla  quale  sporgono  solo, 
orizzontalmente  ed  irradianti,  le  antere  : nella  metà  infe- 
riore i filamenti  sono  uniti  fra  di  loro  e formano  un  tubo 
in  giro  alle  carpelle  ; le  antere  sono  ovate,  brevemente  in- 
cavato-subcordate  in  basso,  bidenticolate  all’apice,  a loggie 
leggermente  divaricate,  deiscenti  all’esterno  perchè  l’antera 
durante  l’antesi  si  rovescia  sul  suo  filamento  all’  infuori  ; 
carpelle  molto  anguste,  filiformi,  leggermente  rigonfie  in 
basso  nella  parte  ovulifera,  con  lungo  stilo  subterete  solcato 
lungo  il  lato  interno  e che  si  termina  senza  ingrossarsi  in 
stigma  ottuso  ; i 3 stili  sono  lunghi  precisamente  quanto 

1 filamenti,  di  guisa  che  gli  stigmi  fanno  capolino  all’a- 
pice della  corolla  framezzo  agli  stami. 

Frutti 


— 240  — 


Habitat.  — Wendland  ha  fondato  questa  specie  sopra 
esemplari  che  hanno  fiorito  nel  Giardino  di  Herrenhausen,  e 
dei  quali  ho  visto  campioni  nell’Erb.  di  Berlino;  di  essa  inol- 
tre Glaziou  ha  distribuiti  gli  spadici  in  fiore  col  n.°  20019. 
facendo  gli  esemplari  sopra  individui  coltivati  a Rio  de 
Janeiro,  ma  che  egli  dice  provenienti  dall’Alto  Amazones. 
Ho  visto  esemplari  sterili  che  riferisco  a questa  specie  per- 
chè raccolti  da  Schramm  nel  Nicaragua  a Ramati  Cay 
(n.  257  nell’  Erb.  di  Berlino),  essendoché  per  patria  della 
A.  Warscewiczii  è indicata  la  costa  orientale  della  Repu- 
blica  di  Costa  Rica  e Chiriqui  in  Panama  (Drude). 

Osservazioni.  — I fiori  degli  esemplari  tipici,  come  quelli 
di  Glaziou  n.°  20019,  differiscono  da  quelli  della  A.  den- 
teata (Langlassé  n.°  820  bis)  per  gli  stami  coi  filamenti 
lunghi  precisamente  quanto  la  corolla,  e per  i pistilli  che, 
pure  all’epoca  della  fioritura,  sono  lunghi  quanto  i filamenti; 
anche  il  tubo  stamineo  è circa  della  metà  più  corto  della 
corolla  e non  lungo  quanto  questa,  per  tal  motivo  le  car- 
pello nel  loro  insieme  sono  il  doppio  più  lunghe  del  tubo 
staminale  e non  lunghe  quanto  questo,  come  è il  caso  nella 
A.  aculeata.  Forse  esistono  delle  differenze  fra  le  due  spe- 
cie anche  nelle  fronde,  che  però  mi  riesce  difficile  di  ben 
precisare  vista  la  variabilità  di  queste  a seconda  dell’età 
delle  piante  ed  anche  per  l’ imperfezione  del  materiale  di 
studio  di  cui  ho  potuto  disporre. 

La  rassomiglianza  però  fra  le  due  specie  è grandissima 
ed  all’esterno  i fiori  sono  talmente  simili  che  riesce  diffi- 
cile distinguere  quelli  di  una  specie  da  quelli  dell’altra 
senza  l’aiuto  della  dissecazione.  Rimane  a verificarsi  se  gli 
accennati  caratteri  sono  costanti.  L’unica  fronda  di  pianta 
adulta  appartenente  all’esemplare  fruttifero  di  Buitenzorg, 
che  io  ho  riferito  alla  tipica  A.  aculeata,  ha  il  lembo  dimi- 
diato— orbicolare,  i segmenti  più  esterni  di  un  lato  for- 
mando quasi  una  linea  orizzontale  con  quelli  del  lato  op- 
posto ; le  sue  divisioni  secondarie  in  generale  sono  8— par- 
tite ed  i segmenti  non  hanno  venule  transverse  distinte. 


— 241  — 


Le  fronde  invece  della  A.  Warscewiczii,  tanto  degli  esem- 
plari di  Herrenhausen  quanto  quelle  che  si  trovano  col 
n.°  20019  di  Glaziou  e che  sono  del  resto  fra  loro  iden- 
tiche, hanno  il  lembo  che  forma  quasi  un  oerchio  com- 
pleto perchè  i segmenti  dei  due  lati  vengono  a collocarsi 
quasi  parallelamente  al  picciolo,  ed  hanno  le  divisioni 
multipartite  con  i seni  giungenti  ad  altezze  molto  varia- 
bili, spesso  molto  profonde  ; su  di  essi  poi  si  scorgono  delle 
cortissime  venule  transverse  nella  pagina  superiore  : sem- 
brano anche  di  consistenza  più  erbacea  di  quelli  della 
fronda  dell’esemplare  di  Buitenzorg.  Non  attribuisco  però 
grande  importanza  a tali  differenze,  che  forse  dipendono 
dall’età  e da  condizioni  speciali  di  vegetazione.  Le  fronde 
giovani  della  A.  Warscewiczii  hanno  sempre  il  lembo  com- 
pletamente diviso  nel  mezzo  sino  alla  ligula  in  due  parti 
eguali,  ma  nel  suo  insieme,  il  lembo,  è digitato-flabellato 
o dimidiato-orbicolare  ed  è coperto  nella  pagina  inferiore 
da  un  indumento  bianco,  tenuissimo  e molto  aderente.  Io 
ho  riportato  la  Tav.  7302  del  « Bot.  Mag.  » alla  A.  War- 
scewiczii perchè  dalla  figura  3 risulta  che  i fiori  hanno  gli 
stami  coi  filamenti  uniti  soltanto  nella  metà  inferiore  e 
sono  lunghi  precisamente  quanto  la  corolla. 


Specie  dubbie  od  imperfettamente  note. 

3.  Acanthorhiza  ? Chuco  Drude  in  Mart.  FI.  Brasil.  Ili, 
2,  554.  — Tkrinax  ? Chuco  Mart.  Palm.  Orbign.  45, 
t.  Vili,  f.  1 et  t.  XXV,  f.  B ; Walp.  Ann.  I,  1005. 

Descrizione.  — Palma  elegante,  elata,  con  tronco  gracile, 
alto  circa  10  m.,  non  raggiungente  che  un  decimetro  di 
diam.  e che  spesso  in  causa  della  sua  sottigliezza  diventa 
flessuoso  : è nudo  (essendo  le  vecchie  fronde  decidue)  e liscio 
(non  spinoso  ! ?). 

Fronde  formanti  una  chioma  globosa,  con  picciolo  gra- 
cile lungo  1-2  m.,  liscio,  inerme;  ligula  triangolare;  lembo 


16 


— 242  — 


sottilmente  papiraceo,  verde  cupo  di  sopra,  più  pallido  di 
sotto  ed  ivi  coperto  di  numerosissimi  puntolini  gianduii- 
formi,  diviso  sino  alla  ligula  in  due  parti  o mezzi  flabelli 
eguali  ; non  tenendo  conto  di  questa  incisione  centrale  nel- 
1’  insieme  perfettamente  orbicolare  e di  *2  metri  di  diame- 
tro ; i mezzi  flabelli  sono  divisi  sino  od  oltre  la  metà  in 
15-20  lacinie,  larghe  2.5-5  cm.,  lanceolate,  acute. 

Spadici  interfrondali,  in  numero  di  3-4  in  ogni  chioma, 
lunghi  circa  30  cm.  Spate  e fiori  ignoti. 

Frutti  depresso-globosi  del  diametro  di  circa  28  mm. 
(pollicari)  baccati,  molli,  flavescenti  ; semi  della  dimensione 
di  una  grossa  palla  da  fucile  con  albume  duro  cartilagineo 
non  oleoso.  (Descrizione  da  Martius  1.  c.). 

Habitat.  — D’  Orbigny  ha  incontrato  questa  Palma  lungo 
il  Rio  Guaporé  in  vicinanza  di  Forte  do  Principe  da  Beira 
nel  Brasile  occidentale  sui  confini  orientali  della  Bolivia. 
Osservata  in  flore  in  Gennaio  ed  in  frutto  in  Aprile.  Da- 
gli indigeni  Moxos  è conosciuta  col  nome  di  « Chuco  ». 

Osservazioni.  — Drude  ha  riportato  dubitativamente 
questa  Palma,  che  io  non  ho  visto,  al  gen.  Acanthorhiza 
sebbene  egli  pure  non  ne  abbia  visti  esemplari  ed  i fiori 
siano  sconosciuti.  Si  allontanerebbe  dalle  Acanthorhiza  ti- 
piche per  il  tronco  non  spinoso  e se  ne  avvicinerebbe  per 
le  fronde  divise  in  due  parti  eguali,  carattere  che  però  si 
riscontra  anche  nella  Trithrinax  biflabellata  Barb.-Rodr. 

3.  Acanthorhiza  Wallisii  H.  Wendl  (n.  sp.  sine  de- 
script.); Regel  in  Gartenflora  XXYIII  (1872),  163, 
t.  977,  f.  2 (sine  descript.);  Drude  in  Mart.  FI.  Bra- 
sil. Ili,  3,  554. 

Drude  1.  c.  scrive  di  non  aver  visto  esemplari  di  questa 
Palma  che  venne  raccolta  da  Wallis  o nel  Brasile  occiden- 
tale o nella  Columbia  Subandina.  Rimane  una  specie  molto 
incerta  per  la  mancanza  di  fiori  e di  frutti. 


— 248  — 


Specie  esclusa. 

Acanthorhiza  arborea  Hort.;  Kew  Report  1882  (1884), 
64  = Thrinax  arborea  Hort.  — Quid  ? 


G-en.  12.  — Hemithrinax  Hook.  f.  in  Benth.  et  Hook.  f. 
Gen.  Plant.  Ill,  980.  — Thrinax  subg.  Hemithrinax 
Drude  in  Engl,  et  Pr.  II,  3 (1889),  84.  — Thrinacis 
sp.  Baili.  Hist,  des  PI.  XIII,  317. 

Fronde  apparentemente  simili  a quelle  delle 
Thrinax , flabellato-orbicolari,  multifide  con  pic- 
ciolo non  prolungato  in  rachide  ma  troncato  oriz- 
zontalmente di  dietro  all’apice.  Segmenti  piani, 
acuminati,  brevemente  bifidi.  Spadici  paniculato- 
allungati  con  varie  piccole  e dense  infiorazioni  par- 
ziali sovrapposte,  semplicemente  ramose,  ognuna 
nascente  dal  di  dentro  di  una  spata  tubulosa  in 
basso  aperta  in  alto  ; ramoscelli  fioriferi  filiformi, 
assai  densamente  coperti  di  fiori  solitari,  minuta- 
mente 1-bracteati.  Fiori  molto  piccoli  con  calice 
e corolla  connati  in  un  perianzio  molto  breve- 
mente cupulare,  6-dentato;  stami  6 con  filamenti 
brevissimi  quasi  obliterati  ; antere  reflesse  già 
prima  dell’antesi  ed  apparentemente  sessili,  rela- 
tivamente grandi,  formanti  un  anello  intorno  al- 
l’ovario, più  larghe  che  lunghe,  deiscenti  all’esterno 
perchè  rovesciate  in  basso,  con  loggie  parallele, 
ellittiche,  unite  da  un  largo  connettivo.  Ovario 
ovoideo  monocarpellare  uniovulato,  sporgente  assai 
dal  perianzio,  più  lungo  degli  stami,  attenuato  in 


244  — 


stilo  crasso  conico  e bruscamente  dilatato  in  uno 
stigma  infundibulare  ; ovulo  basilare  eretto.  Frutto 
pisitorme  con  stilo  apicale  molto  brevemente  pedi- 
celiato  dal  perianzio  fruttifero  indurito,  ma  non 
sensibilmente  accresciuto,  con  epicarpio  scarsissimo 
ed  endocarpio  molto  sottile  formante  un  fragilis- 
simo e sottilissimo  guscio  al  seme.  Seme  libero, 
globoso,  con  integumento  esterno  generale  sottil- 
mente crostaceo  sul  secco  (carnoso  sul  tresco  ?), 
eretto;  ilo  basilare;  rafe  subbasilare  poco  distinto, 
con  diramazicni  ascendenti;  albume  corneo  omo- 
geneo con  una  profonda  cavità  semisferica  basilare 
nella  quale  penetra  Tinspessimento  rateale  dell’ in- 
tegumento del  seme;  embrione  subapicale. 

Il  G-enere  Hemithrinax  differisce  ben  poco  dalle  Thrinax 
sect.  Typhlothrinax  per  le  antere  con  filamenti  brevissimi 
rovesciati  all’  ingiù  e trasportanti  seco  le  antere,  le  quali 
per  tal  fatto  presentano  all’  esterno  la  faccia  che  normal- 
mente è volta  verso  l’ interno  ; le  antere  quindi  appariscono 
deiscenti  all’esterno,  esse  hanno  per  di  più  le  loggie  unite 
da  un  largo  connettivo. 

Il  frutto  non  sembra  differire  da  quello  delle  Thrinax  ed 
a maturità  completa  ha  forse  un  mesocarpio  carnosulo;  il 
seme  è ricoperto  da  un  integumento  assai  più  spesso  che 
nelle  Thrinax , probabilmente  carnoso  sul  fresco,  ma  che 
allo  stato  secco  si  presenta  come  una  crosta  sottile  fragile 
nera  che  si  stacca  facilmente  dall’albume  e sul  quale  si 
scorgono  delle  diramazioni  del  rafe  leggermente  impresse. 

Le  fronde  sembrano  molto  simili  a quelle  del  Thrinax , 
regolarmente  fiabellato-multifide  orbicolari,  senza  rachide, 
il  picciolo  essendo  troncato  di  dietro  all’apice  e terminato 
da  un  piccolo  orlo  rilevato.  Ma  di  questa  Palma  io  non  ho 
visto  che  piccole  porzioni  della  fronda  alle  quali  mancava 
tutto  il  picciolo. 


— 245  — 


Hemithrinax  compacta  Hook.  f.  in  Benth.  et  Hook.  f. 
G-en.  Plant.  Ill,  p.  931.  — Trithrinax  compacta  Gris, 
et  Wendl.  ex  Gris.  Cat.  Cub.  p.  221;  Saur.  II.  Cub. 
n.°  2381. 

Descrizione.  — Fronde  grandi  orbicolari  plicato-multifide 
(da  rue  non  viste  intiere);  picciolo  a quanto  sembra  terminato 
orizzontalmente  di  dietro  con  un  orlo  rilevato;  rachide  0. 
I segmenti  da  me  studiati  e che  sembrano  appartenere  alla 
parte  intermedia  dei  lati  misurano  dal  rachide  all’  apice 
poco  più  di  un  metro  e sono  uniti  fra  loro  per  lo  spazio 
di  circa  45  cm.;  essi  sono  lucidi  e quasi  vernicosi  di  sopra, 
glabri,  opachi  e glauco- cinerescenti  di  sotto  (la  glaucescenza 
essendo  dovuta  non  a peluria  ma  ad  un  tenuissimo  strato 
molto  aderente  di  una  materia  speciale,)  e cosparsi  di  paleole 
minutissime  pallide  poco  distinte  ; essi  sono  larghi  6 cm. 
all’altezza  dei  seni  (dove  si  trova  un  rudimento  di  filamento) 
e da  quel  punto  si  assottigliano  molto  gradatamente  e re- 
golarmente in  una  sottilissima  punta  che  è bifida  per  lo 
spazio  di  soli  3-4  cm.,  le  punte  essendo  acuminatissime  e 
rigide  ; le  coste  mediane  sono  assai  rilevate  a spigoli  ottu- 
setti,  le  inferiori  un  poco  più  forti  delle  superiori;  nella 
parte  libera  i segmenti  sono  piani  (ossia  le  2 parti  sepa- 
rate dalla  costa  mediana  non  hanno  tendenza  a combaciarsi), 
rigidi,  sottilmente  coriacei:  nella  pagina  superiore  la  costa 
mediana  è appena  distinta  e da  un  lato  e dall’altro  di 
questa  scorrono  7-8  nervi  tenui  ma  assai  distinti,  quasi 
egualmente  visibili  sulle  due  faccie;  le  venule  transverse 
sono  molto  numerose  ma  pochissimo  distinte,  però  più  ap- 
parenti nella  pagina  inferiore  che  nella  superiore  ; i mar- 
gini sono  considerevolmente  inspessiti,  uno  però  in  generale 
più  assai  dell’altro. 

Spadici  duplicato-ramosi  (non  visti  intieri)  composti  (a 
quanto  sembra)  da  varie  infiorazioni  parziali  assai  ravvici- 
nate, ognuna  delle  quali  forma  una  assai  densa  e corta 
pannocchia  ovata  lunga  9-10  cm.,  glabra  in  ogni  parte,  non 


— 246  — 


molto  lungamente  pedicellata,  con  la  parte  assile  spessa 
5-6  mm.  alla  base,  assottigliandosi  gradatamente  verso 
1’  estremità,  con  numerosi  ramoscelli  all’  ingiro.  Le  spate 
sono  coriaceo-cartacee,  essucche,  bruno— rossastre,  breve- 
mente tubulose  in  basso,  aperte  e dilatate  in  alto  in  forma 
di  orecchio  d’asino,  subconcolori  e striate  sulle  due  faccie, 
terminate  in  punta  sfìlaccicato-fibrosa.  I ramoscelli  fioriferi 
sono  patenti  durante  la  fioritura,  sottili  e rigidi,  spessi 
1—1.5  mm.  alla  base,  subulati  all’apice  ; i più  bassi  lunghi 
4-5  cm.,  gli  altri  gradatamente  più  corti,  gli  estremi  lunghi 
soli  15  mm.  ; all’epoca  della  fruttificazione  i ramoscelli  rad- 
doppiano circa  di  spessore. 

Fiori  glaberrimi  minutissimi  e molto  numerosi,  globosi  in 
basso  ed  ivi  larghi  1-3  mm.,  con  l’ovario  sporgente  dal 
centro;  essi  sono  inseriti  irregolarmente  a spirale,  solitari 
all'ascella  di  una  minutissima  brattea  subulata:  talvolta 
però  2-3  fiori  si  trovano  molto  ravvicinati  fra  di  loro:  sono 
sempre  sessili  sopra  un  minutissimo  tubercoletto  che  pe- 
netra nella  base  del  calice  e che  nello  spadice  fruttifero  è 
assai  accresciuto  e conspicuo,  incallito  e biancastro;  brat- 
teole  0.  Calice  e corolla  uniti  insieme  e formanti  una  pic- 
cola cupula  poco  profonda  a base  pianeggiante  ed  incavata 
di  sotto,  coronata  da  6 minutissimi  denti  subulati;  gli  stami 
mancano  quasi  di  filamento:  questo  è brevissimo  e troncato; 
antere  basifisse  formanti  un  anello  intorno  all’ovario,  quasi 
più  larghe  che  lunghe,  ottusissime  e smarginate  all’apice, 
subcordate  alla  base,  basifisse,  con  loggie  ellitiche  e dei- 
scenti esternamente  per  il  lungo,  separate  da  un  largo  e 
spesso  connettivo  quasi  quadrato.  Ovario  ovoideo-lagene- 
forme  uniovulato  attenuato  in  breve  ed  assai  spesso  stilo; 
stigma  discoideo-infundibuliforme  a contorno  ineguale  sub- 
trilobo  ; ovulo  basilare  eretto.  Perianzio  fruttifero  legger- 
mente accresciuto  ed  inspessito. 

Frutto  brevemente  pedicellato  in  causa  del  breve  pe- 
rianzio fruttifero  e del  piccolo  callo  sul  quale  questo  ri- 
posa, sferico,  pisiforme,  di  6-6.5  mm.  di  diam.,  poco  distin- 
tamente apiculato  dai  resti  dello  stilo;  sul  secco  pallido 


— 247  — 


ed  a superficie  granulosa  sotto  la  lente;  pericarpio  nell’in- 
sieme essucco-crostaceo,  molto  sottile  e formante  un  sotti- 
lissimo e fragilissimo  guscio  al  seme. 

Seme  avvolto  da  un  sottile  integumento  suo  proprio  che 
sul  fresco  ha  l’apparenza  di  essere  stato  carnoso,  e che 
forma  sul  secco  una  camicia  di  materia  nera  fragile  facil- 
mente staccabile:  un  poco  irregolarmente  globoso,  di  4 min. 
di  diam.,  libero  dentro  il  pericarpio,  eretto  ; ilo  basilare 
ristretto;  rate  basilare  poco  distinto  dal  quale  ascendono 
tutto  in  giro  poche  diramazioni  leggermente  impresse  (sul 
secco);  integumento  esterno  del  seme  penetrante  sino  quasi 
alla  metà  del  seme  formando  neH’albume,  omogeneo,  una 
profonda  intrusione  globosa;  l’embrione  è quasi  apicale, 
leggermente  spostato  da  un  lato. 

Habitat.  — Cuba.  — C.  "Wright:  Plantae  Cubenses 
Wrightianae  n.°  3222  (Herb,  de  Cand.  Berol.  ecc.). 


Gen.  13.  — Th.rin.ax  Swartz,  Prod.  57  et  FI.  Ind.  Occid.  I, 
614,  t.  13;  Sargent  in  Bot.  Gaz.,  XXYII  (1899),  83; 
Mart.  Hist.  nat.  Palm.  Ili,  255  (excl.  spec.);  Thrinax 
subg.  Porothrinax  Drude  in  Engl.  et  Pr.  Pflanzenf. 
II,  3,  34;  Sargent,  Silva  X,  49. 

Palme  inermi  con  tronchi  gracili  allungati  od 
anche  brevi  e sinuosi,  rivestiti  in  alto  dalle  vecchie 
fronde  ed  in  basso  nudi,  più  o meno  annulato-ci- 
catricosi.  Fronde  flabellato-orbicolari  o quasi,  mul- 
tifide  con  segmenti  piani,  spesso  albicanti  od  ar- 
gentee di  sotto,  con  le  costole  superiori  terminanti 
senza  prolungamento  filiforme  nei  seni,  questi  di- 
sposti regolarmente  in  semicerchio  intorno  alla  li- 
gula; costole  inferiori  percorrenti  tutto  il  respettivo 
segmento  ed  evanescenti  nel  suo  apice  acuminato 


— 248  — 


e bifido;  picciolo  inerme  biconvesso  o piano-con- 
vesso, dilatato  fortemente  in  basso  in  una  parte 
legnosa,  coriacea  e con  margini  sfacciati  e reti- 
colato-fibrosi, troncato  all’apice  di  dietro  e quivi 
terminato  da  un  orlo  rilevato  più  o meno  ben  di- 
stinto ; ligula  conspicua  ; rachide  del  tutto  man- 
cante. Spadici  interfoliari,  paniculato-allungati, 
nutanti,  con  una  parte  pedunculare  vaginata  da 
varie  spate  tubulose  e con  varie  infiorazioni  parziali 
sovrapposte,  paniculeformi,  semplicemente  ramose, 
nascenti  dal  di  dentro  di  una  spata  tu  buiosa  simile 
a quelle  della  parte  pedunculare  ; ramoscelli  fioriferi 
filiformi.  Fiori  piccoli  numerosi  solitari,  inseriti  spi- 
ralmente, spesso  senza  molta  regolarità,  sui  ramo- 
scelli, sessili  o pedicellati, tutti  muniti  di  una  piccola 
brattea;  calice  e corolla  connati  in  un  perianzio 
cupulare,  o più  o meno  campanulato,  più  o meno 
profondamente  6-dentato;  stami  6 di  già  eserti 
dal  perianzio  molto  prima  dell'  antesi,  con  fila- 
menti ipogini  dilatati  in  basso  ed  ivi  più  o meno 
uniti  fra  di  loro,  allungati,  filiformi  o subulati  nel 
resto,  non  inflessi  all’apice  ; antere  oblunghe  o li- 
neari, spesso  spiralmente  contorte  sul  secco,  a loggie 
parallele  unite  da  connettivo  angusto,  deiscenti  in- 
ternamente, inserite  per  la  base  nel  seno  fra  le 
due  loggie.  Ovario  ovoideo  o globoso,  monocar 
pellare,  uniovulato,  attenuato  in  un  collo  o stilo 
che  si  dilata  ± repentinamente  in  un  ampio  stigma 
± infundibulare  ; ovulo  basilare  eretto.  Frutto  sfe- 
rico, piccolo,  con  i resti  dello  stilo  apicali,  prov- 
visto o no  di  un  pedicello,  ma  sempre  portato  dal 
perianzio  fruttifero  brevemente  pedicell  i form  e ed 


— 249  — 


indurito  ma  non  sensibilmente  accresciuto;  pericar- 
pio sottile,  da  prima  essucco,  indi  parcamente  car- 
noso; endocarpio  molto  sottile,  crostaceo-legnoso, 
fragile,  formante  un  tenue  guscio  al  seme.  Seme 
libero,  eretto,  globoso,  a testa  sottile  non  separa- 
bile dall’albume  ed  a superficie  unita  levigata;  ilo 
basilare;  rafe  subbasilare  poco  distinto  e senza  ra- 
mificazioni apparenti;  albume  corneo  omogeneo 
profondamente  incavato  in  basso  od  anche  perfo- 
rato da  parte  a parte  nel  senso  assile  per  ricevere 
l’ inspessimento  rateale  dell’  integumento  del  seme; 
embrione  laterale. 

Il  genere  Thrinax  venne  fondato  nel  1788  da  0.  Swartz 
nel  suo  « Prodromus  »,  dove  si  rammenta  per  la  prima 
volta  la  T.  parviflora,  che  viene  poi  descritta  e figurata 
nella  « Flora  Indiae  occidentalis  » (1797). 

Sino  a qui  la  T.  parviflora  tipica  non  era  molto  ben 
conosciuta  e si  era  rimasti  incerti  sulla  precisa  struttura 
del  seme  di  questa  Palma  : mancava  quindi  uno  dei  dati 
più  necessari  per  ben  stabilire  i caratteri  del  genere  Thri- 
nax. Io  però  fortunamente  ho  potuto  studiare  i tipi  della 
T.  parviflora  di  Swartz  conservati  nell’Erbario  di  Stock- 
holm e che  mi  sono  stati  cortesemente  comunicati  dal 
prof.  Lindman  ; ho  quindi  potuto  eliminare  ogni  dubbio  a 
tale  riguardo. 

Le  Thrinax  tipiche  sono  caratterizzate  dai  fiori  con  6 
stami  e dal  seme  a superfìcie  unita  e liscia  senza  solchi  o 
pieghe  che  lo  rendano  cerebriforme,  con  albume  ora  com- 
penetrato in  basso  da  una  profonda  intrusione  dell’integu- 
mento esterno  del  seme  ( Typhlothrinax ),  ora  con  1’  intru- 
sione tanto  estesa  da  traversare  il  seme  da  parte  a parte 
nel  senso  assile  (Porothrinax  Wendl.).  La  Thrinax  tipica 
(parviflora)  ha  il  seme  precisamente  conformato  in  questa 
seconda  maniera. 


— 250  — 


Le  antiche  specie  di  Thrinax  che  hanno  un  seme  se- 
gnato da  pieghe  profonde  più  o meno  sinuose  e che  comu- 
nicano a questo  un  aspetto  rb  cerebriforme  sono  state  da 
Sargent  separate  dalle  Thrinax  tipiche  per  formare  il  suo 
genere  Coccothrinax. 

Sargent  (1.  c.,  p.  82)  fa  giustamente  osservare  che  il  frutto 
delle  Thrinax  e delle  Coccothrinax  « ha  un  pericarpio  sottile 
« e crostaceo  fino  a che  il  seme  non  è completamente  svi- 
« luppato,  ma  giunto  a questo  stadio  il  pericarpio  si  ac- 
« cresce  rapidamente  e diventa  carnoso  e molto  succolento, 
« un  carattere  che  non  è spesso  apparente  negli  esemplari 
« d’  erbario  essendo  i frutti  generalmente  raccolti  prima 
« che  il  pericarpio  cominci  ad  inspessire.  Anche  quando  il 
« frutto  è raccolto  perfettamente  maturo,  la  parte  carnosa 
« diventa  sottile  e coriacea  col  disseccarsi  e dà  una  idea 
« molto  imperfetta  del  frutto  fresco  ». 

Le  Thrinax  hanno  quasi  sempre  un  « habitat  » molto 
limitato,  di  modo  chè  non  si  dà  il  caso  che  una  specie  p.  e. 
della  Griamaica  sia  indigena  anche  di  Cuba  o delle  Ber- 
mude.  Ciò  facilita  alquanto  la  determinazione  delle  specie 
di  questo  gruppo  di  Palme,  quando  gli  esemplari  sono  ri- 
gorosamente etichettati,  cosa  che  si  verifica  di  rado  per 
quelli  riportati  dagli  antichi  collettori. 

La  letteratura  delle  Thrinax  è molto  estesa,  ma  una  re- 
visione critica  della  medesima  sarebbe  un  lavoro  improbo 
e quasi  impossibile  ; io  mi  limiterò  quindi  alle  sole  citazioni 
riguardo  alle  quali  non  cadono  dubbi. 

Per  di  più,  numerose  sono  le  specie  orticole  conosciute 
solo  di  nome  o descritte  solo  da  fronde  giovani  e che  non 
è possibile  di  riconoscere.  Come  per  i Sabal  sono  stato  co- 
stretto quindi  ad  eliminare  tali  specie,  rilegandole  fra  le 
dubbie  non  identificabili. 


— 251 


Prospetto  delle  specie  del  genere  Thrinax. 

A.  Euthrinax  ( Porothrinax  Wendl.). 

Seme  con  albume  attraversato  dalla  base  al- 
l’apice da  una  conspicua  intrusione  del  tegumento. 

I.  Fiori  e frutti  lungamente  pedicellati. 

1.  Perianzio  cou  denti  brevi  a larga  base  acuti  od  api- 

culati.  Antere  lineari  angustissime  lunghe  2 mm. 
(6-7  volte  più  lunghe  che  larghe)  auriculate  e sa- 
gittate alla  base;  ovario  con  lungo  collo  gradata- 
mente  dilatato  nello  stigma.  Fronde  verdi  subcon- 
colori od  appena  glaucescenti  di  sotto.  Frutti  secchi 
fortemente  granulati,  nocciolo  di  7-7.5  mm.  di 
diam.  Seme  di  6 mm.  di  diam. 

Th.  parviftora  Swartz. — Giamaica. 

2.  Perianzio  con  denti  brevi  triangolari.  Ovario  con 

collo  breve  bruscamente  dilatato  in  un  largo  sti- 
gma infundibulare.  Antere  a loggie  parallele  lun- 
ghe 1—1.25  mm.  e larghe  0.5  mm.  (il  doppio,  o poco 
più,  lunghe  che  larghe).  Frutto  con  nocciolo  di 
6 mm.  di  diam.  Seme  di  4 mm.  di  diam.  Fronde 
più  pallide  di  sotto  che  di  sopra,  ma  non  ar- 
gentee. 

Th.  floridana  Sargent.  — Florida. 

3.  Perianzio  con  denti  angusti  ed  acuminati.  Ovario  con 

collo  allungato  in  stigma  strettamente  infundibu- 
lare. Antere  lineari  angustissime  e molto  lunghe, 
2.5  mm.  lunghe,  0.25  mm.  larghe  (10  volte  più 
lunghe  che  larghe)  a loggie  parallele.  Frutto  con 
nocciolo  di  5 mm.  di  diam.  Fronde  verdi  sopra 
ambedue  le  faccie. 

Th.  Wendlandiana  Becc.  — Cuba,  Honduras. 


— 252  — 


IL  Fiori  e frutti  sessili  sopra  un  piccolo  disco  tuberculi- 
forme. 

4.  Ramoscelli  fioriferi  sottilissimi  subulati  lisci  non 

giungenti  ad  1 mm.  di  spessore.  Frutti  di  4 mm. 
di  diam.  a superficie  unita.  Fronde  leggermente 
glaucescenti  o subargentee  di  sotto. 

Th.  Drudei  Becc.  — Cuba. 

5.  Ramoscelli  fioriferi  spessi  1.5  mm.  a superficie  cor- 

rugata e di  apparenza  suberosa.  Frutto  di  7 mm. 
di  diam.  a superficie  nettamente  tessellata.  Seme 
di  5 mm.  di  diam.  Fronde  verdi  sopra  ambedue 
le  faccie. 

Th.  tessellata  Becc.  — Cuba. 

B.  (Subgenus)  Typhlothhixax  Becc. 

Semi  con  un’ intrusione  del  tegumento  che  dalla 
base  penetra  profondamente  neiralbume  ma  non 
lo  attraversa  da  parte  a parte.  Fiori  sempre  ses- 
sili sopra  un  piccolo  disco  tubercoliforme. 

as  Specie  con  tronco  alto  qualche  metro. 

6.  Perianzio  con  6 denti  deltoidei  acuti.  Antere  lineari 

a loggie  parallele.  Frutti  di  5.5-6  mm.  di  diam. 
Seme  di  4 mm.  di  diam.  leggermente  incavato  di 
sotto  ; ilo  lineare  molto  eccentrico  ; intrusione  del 
tegumento  subconica  penetrante  i due  terzi  del- 
l’albume. Fronde  =*=  glaucescenti  di  sotto  e quivi 
con  poche  punteggiature  brune. 

Th.  keyensis  Sargent.  — Florida,  Bahamas. 

7.  Perianzio  superficialmente  ed  ottusamente  6-lobato. 

Antere  a loggie  parallele  il  doppio  più  lunghe 
che  larghe.  Frutto  di  5-6  mm.  di  diam.  Seme  di 
4 mm.  di  diam.  con  intrusione  del  tegumento  ci- 
lindrica, rotondata  aH’apice  e giungente  sino  alla 


— 253  — 


metà  dell’albume;  ilo  lineare  eccentrico.  Fronde  ± 
argentee  di  sotto  e quivi  con  poche  punteggia- 
ture brune. 

Th.  microcarpa  Sargent.  — Florida. 

8.  Perianzio  con  6 denti  triangolari  brevi  acuti.  Frutti 

molto  piccoli,  di  appena  4 mm.  di  diam.  Seme  di 
2-5  mm.  di  diam.  ; ilo  piccolo  puntiforme-ellittico 
eccentrico;  intrusione  del  tegumento  latamente 
conica  penetrante  sino  a circa  la  metà  dell’albu- 
me. Fronde  molto  fittamente  punteggiate  di  sotto 
da  squamule  ellittiche  ferruginee  appresso. 

Th.  punctul afa  Beco.  — Cuba. 

9.  Perianzio  con  6 denti  deltoidei  acuti  ; antere  a log- 

gie  divaricato-sagittate  alla  base.  Frutto  di  5 mm. 
di  diam.  Seme  di  3.8-4  mm.  di  diam.;  intrusione 
del  tegumento  conico-acuta  oltrepassante  di  poco 
il  centro  dell’albume.  Fronde  con  fugace  peluria 
argentea  di  sotto  e cosparse  quivi  di  puntolini 
glanduliformi  giallastri  in  rilievo  ; segmenti  cen- 
trali lunghi  75  cm.  larghi  3.5  cm. 

Th.  ponceana  0.  F.  Cook.  — Puerto-Bico. 

Specie  gracilissima  con  tronco  non  raggiungente 
1 m.  di  altezza. 

10.  Perianzio  con  6 larghi  denti  apiculati  ; filamenti 
staminali  con  base  molto  larga  ovata  lunga  quanto 
i denti  del  perianzio,  bruscamente  ristretti  all’apice. 
Frutto  di  5 mm.  di  diam.  Seme  di  4 mm.  di  diam., 
leggermente  concavo  nella  base  ; intrusione  dei- 
fi  integumento  larga  alla  base  poi  cilindracea  con 
l’apice  ottuso,  penetrante  poco  oltre  la  metà  del- 
l’albume ; ilo  piccolo  molto  eccentrico  lineare. 
Fronde  con  circa  30  segmenti. 

Th.  Mor risii  Wendl.  — Isola  Anguilla. 


#$5#  Specie  dubbie. 


— 254  — 


11  ? Fiori....  Frutti....  Fronde  con  segmenti  centrali 

lunghi  55  cm.,  larghi  4.8  cm. 

Th.  praeceps  0.  F.  Cook  — Puerto-Rico. 

12  ? . . . . Th.  radiata  Lodd.  — Trinidad? 

13  ? . . . . Th.  bahamensis  0.  F.  Cook.  — Bahamas. 

Specie  note  solo  di  nome  ed  escluse  dal  Gen.  Thrinax. 

Thrinax  acuminata  Gris.  et  Wend.  — Coccothrinax  acu- 
minata Sargent. 

— arborea  Hort.  = Acanthorhiza  arborea  Hort.  — 

Quid  ? 

— argentea  Lodd.  = Coccothrinax  argentea  Sargent. 

— aurantia  Fulchiron  ex  Roem.  et  Schult.  Syst.  veg.  VII, 

1301.  — Quid? 

— aurata  Hort.  ; Kew.  Report  1882  (1884)  66.  — Quid? 

— barbadensis  Lodd.  = Coccothrinax  barbadensis  Becc. 

— crinita  Gris.  et  Wendl.  = Coccothrinax ? crinita 

Becc. 

— elegans  Hort.  = Thrinax  radiata  Lodd.  ex  Roem. 

et  Schult.  1.  c. 

— elegantissima  Hort.;  Kew  Report  1882  (1884),  66  — 

Quid  ? 

— excelsa  Bot.  Mag.  t.  7088  = Coccothrinax  argentea 

Sargent  ? 

— excelsa  Lodd.  ; Wendl.  in  Kerch.  Palm.  258,  solo 

nome.  — Quid  ? Si  dice  originaria  della  Gujana 
francese. 

— ferruginea  Lodd.  Cat.  1849  ; Mart.  Hist.  nat.  Palm. 

IV,  320  ; H.  Wendl.  in  Kerch.  Palm.  258,  solo 
nome.  — Jamaica. 

— Garberi  Chapm.  = Coccothrinax  Garberi  Sargent. 

— gracilis  Hort.  = Th.  radiata  Lodd.  ex  Roem.  et 

Schult.  1.  c. 

— graminifolia  Hort.  ; Kerch,  in  Illustr.  hort.  XXXI 

(1884)  t.  DXLII,  sola  figura  d’assieme  di  pianta 


— 255  — 


giovane:  supposta  affine  se  non  identica  alla  Th. 
multiflora  Mart. 

Thrinax  Juraguana  A.  Rich.  FI.  Cub.  Fan.  II,  278  = Coc- 
cothrinax Miraguano  Becc. 

— marittima  Lodd.  Cat.  ; Mart.  Hist.  nat.  Palm.  Ili,  320, 

solo  nome.  — Cuba. 

— Martii  G-ris.  et  Wendl.  (pro  parte)  = Coccothrinax 

Martii  Becc. 

— Miraguama  Walp.  ann.  Y.  818  = Coccothrinax  Mi- 

raguano Becc. 

— Miraguano  Mart.  Hist.  nat.  Palm.  IV,  320  ='  Coc- 

cotrinax  Miraguano  Becc. 

— montana  Lodd.  Cat.  ; Mart.  Hist.  nat.  Palm.  Ili,  320, 

solo  nome.  — Cuba. 

— multiflora  Mart.  = Coccothrinax  argentea  Sar- 

gent. 

— pumila  Fulchiron  ; Roem.  et  Sch.  Syst.  veg.  VII,  2, 

1301  = Thrinax  parviflora  Swartz. 

— Pumilio  Lodd.  ; Roem.  et  Schult.  Syst.  reg.  VII,  2, 

1301  ; Mart.  Hist.  nat.  Palm.  Ili,  256  = Th. 
parviflora  Swartz. 

— radiata  Lodd.  ; Roem.  et  Schult  Syst.  veg.  VII,  2, 

1301.  — Quid?  Spesso  in  coltura  con  questo 
nome  si  trova  la  Coccothrinax  argentea  Sarg. 

— rigida  G-ris.  et  Wendl.  = Coccothrinax  rigida 

Becc. 

— stellata  Lodd.  Cat.  ; Mart.  Hist.  nat.  Palm.  Ili,  320 

— Coccothrinax  Miraguano  Becc. 


1.  Thrinax  parviflora  Swartz,  Prodr.  p.  57  et  Flora 
Ind.  occid.  (1797)  I,  613,  13.  — Willd.  Sp.  pi.  II,  202  ; 
Lam.  Encycl.  VII,  635  ; Roem.  et  Sch.  Syst.  Veget. 
Vili,  2,  1300;  Mart.  Hist.  nat.  Palm.  Ili,  255,  t.  103, 
fìg.  ad  sinistram;  0.  F.  Cook  in  Bull.  Torrey  bot.  Club, 
1901,  535.  — Thrinax  Pumilio  Lodd.  ex  Roem.  et  Sch. 
Syst.  veget.  VII,  2,  1301;  Mart.  Hist.  nat.  Palm.  Ili, 


256,  t.  103,  f.  IV,  1—4.  — Thrinax  excelsa  (Lodd.  ?) 
G-risebach,  FI.  Brit.  W.  Ind.  515. 


Descrizione.  — Tronco  alto  circa  4 m.  Fronde  flabel- 
lato-multifide,  quasi  completamente  orbicolari,  divise  in 
circa  60  segmenti,  quelli  centrali  misuranti  0.90-1  m. 
dalla  ligula  all’apice  ; picciolo  relativamente  gracile,  lungo 
almeno  quanto  il  lembo,  subito  poco  sopra  la  base  de- 
presso e regolarmente  biconvesso,  a sezione  trasversa  lenti- 
colare  con  margini  acutissimi  inermi,  largo  in  alto  1.5-2. 5 cm. 
e spesso  7-12  min.,  ± distintamente  striato  per  il  lungo:  alla 
base  molto  leggermente  scavato  a doccia  di  sopra,  convesso 
di  sotto  e dilatato  nella  guaina,  la  quale  è densamente  co- 
tonosa sul  dorso  e si  continua  in  alto  (ai  lati  della  base  del 
picciolo)  in  un  grossolano  reticolo  a maglie  assai  fitte  e 
più  o meno  sfacelato-sfibroso.  Ligula  breve,  legnosa,  lata- 
mente cordata,  estesa  alquanto  ai  lati  per  sorreggere  i 
segmenti  più  esterni,  prolungata  nel  centro  in  punta  trian- 
golare acuta,  glaberrima  a contorno  intiero.  Rachide  total- 
mente mancante,  il  picciolo  terminandosi  di  dietro  in  un 
orlo  trasversale  assai  rilevato  a margine  acuto  ondulato. 
Il  lembo  è cartaceo,  ± rigido  secondo  l’età,  assai  fragile 
e fendibile  per  il  lungo  allo  stato  secco,  verde  di  sopra, 
glabro  ed  appena  più  pallido  di  sotto  nelle  fronde  adulte, 
quasi  glaucescente  in  quelle  giovani  e cosperso  di  minuti 
puntolini  glandoliformi  giallastri  ; costole  superiori  assai 
forti  ma  non  molto  rilevate  nè  molto  taglienti,  facenti 
capo  a seni,  i quali  nella  parte  centrale  rimangono  a circa 
la  metà  dell’intiero  lembo  ; le  costole  primarie  inferiori 
sono  nella  pagina  inferiore  più  rilevate  e più  acute  delle 
superiori,  e non  sono  affatto  prominenti  nella  pagina  su- 
periore; i nervi  secondari  sono  8-10  per  parte  della  costa 
mediana  e come  le  venule  trasverse  sono  poco  distinti  nelle 
fronde  molto  vecchie:  nelle  fronde  non  molto  indurite  però 
i nervi  secondari  sono  assai  distinti  e le  venule,  trasverse 
appariscono  assai  nette,  molto  fitte,  irregolari  e molto  in- 
terrotte sulle  due  superfìcì  ; i margini  sono  alquanto  in- 


— 257  — 


spessiti  ; i segmenti  nelle  fronde  bene  aperte  sono  piani, 
ma  sul  secco  si  arricciolano  facilmente  sui  margini  ; i seg- 
menti mediani,  che  sono  i maggiori,  all’altezza  dei  seni 
sono  larghi  4-6  cm.  e da  questo  punto  molto  gradata- 
mente  vanno  ristringendosi  in  una  punta  acuminatissima 
fessa  per  il  tratto  di  4—10  cm.,  con  le  due  risultanti  punte 
acuminatissime  e dritte  od  anche  un  poco  curve  e divari- 
cate come  due  corna  ; i segmenti  più  esterni  sono  alquanto 
più  stretti  dei  centrali. 

Spadici  eretto— nutanti,  assai  grandi,  lunghi  circa  1.50  m., 
con  parte  assile,  allorché  vaginata  dalle  spate,  cilindracea 
e grossa  alla  base  quanto  un  dito,  assottigliantesi  a poco 
alla  volta  in  una  estremità  caudiforme,  divisi  in  8-9  gra- 
datamente decrescenti  infiorazioni  parziali  recurve.  Le  spate 
primarie  sono  lungamente  tubulose,  strettamente  guainanti, 
puberulo-forforacee  specialmente  nella  punta,  molto  fina- 
mente striate  per  il  lungo,  brevemente  aperte  sul  lato  ven- 
trale in  alto  e prolungate  in  una  punta  in  forma  d’orec- 
chio d’asino  con  l’apice  triangolare  acuto,  carinato  sul 
dorso  e coi  margini  intieri.  Infiorazioni  parziali  formanti 
delle  lasse  pannocchie  recurve,  lunghe  15—80  ed  anche  40 
cm.  con  numerosi  ramoscelli  fioriferi  inseriti  molto  irre- 
golarmente a spirale  e dei  quali  spesso  2-8  si  trovano  ac- 
cidentalmente approssimati  per  le  basi  ; la  parte  pedunco- 
lare  dell’infiorazione  parziale  è molto  compressa,  quasi  la- 
minare e quasi  del  tutto  inclusa  nella  sua  spata  propria, 
la  quale  è alla  sua  volta  quasi  intieramente  inclusa  nella 
spata  primaria  ed  è acutamente  bicarinata  sul  dorso  e 
molto  profondamente  divisa  in  due  punte  o corna  anguste 
assai  densamente  ma  fugacemente  pelose  all’apice  e sui 
margini  ; anche  il  rachide  della  parte  ramosa  dell’infiore- 
scenza è molto  compresso.  I ramoscelli  fioriferi  nascono* 
dall’ascella  di  una  piccola  brattea  lanceolata-subulata,  mem- 
branacea, sottile  lunga  al  più,  nei  rami  bassi,  3-5  mm.  : 
essi  sono  filiformi,  molto  sottili,  spessi  al  più  1 mm.  alla 
base  ed  allorché  fruttiferi  sino  3 mm.,  patenti-arcuati  o 
recurvi  e flessuosi  : i più  bassi  sono  lunghi  10-16  cm.  e 


17 


— 258  — 


portano  spiralmente  40-60  fiori:  i superiori  sono  più  corti 
e con  minor  numero  di  fiori,  gli  estremi  lunghi  7-8  cm. 
al  più  e con  20-25  fiori. 

Fiori  portati  da  un  pedicello  patente  o recurvo  lungo 
1-4  mm.,  provvisto  alla  base  di  una  sottile  brattea  subulata 
che  giunge  sino  alla  sua  metà.  Il  perianzio  è cupulare-cam- 
panulato  con  6 denti  triangolari  brevemente  subulati  ; gli 
stami  sono  6 (per  eccezione  ne  ho  trovati  anche  7),  con 
filamenti  lanceolati  in  basso  e terminati  in  punta  lineare 
sottile  che  sorpassa  un  poco  i denti  del  perianzio  ; antere 
molto  anguste,  lineari,  lunghe  1.8—2  mm.,  a loggie  parallele 
ma  assai  distintamente  2-auriculate  alla  base,  bilobe  al- 
l’apice ; ovario  globoso-ovoideo,  ± coperto  da  papille  sferi- 
che glanduliformi  ; stilo  breve,  dilatato  assai  bruscamente 
in  stigma  latamente  infundibulare  a contorno  crenulato 
spesso  bilabiato.  Perianzio  fruttifero  depresso,  incavato  di 
sotto,  bruscamente  dilatato  in  un  piccolo  lembo  con  6 lobi 
superficiali  : allorché  è staccato  dal  frutto  mostra  interna- 
mente i filamenti  dei  6 stami. 

Frutti  perfettamente  sferici,  allorché  secchi  di  7.5  mm. 
di  diam.,  minutamente  apiculati,  portati  da  un  cospicuo 
pedicello  gracile  filiforme  inserito  ad  un  angolo  di  45°:  esso 
varia  da  2-4  a 10-12  mm.  di  lunghezza,  di  0.5  mm.  di 
diam.,  provvisto  alla  base  di  una  minuta  bratteola:  quando 
non  sono  perfettamente  maturi  i frutti  hanno  la  superfìcie 
resa  fittamente  e minutamente  granulosa  da  piccoli  sclero- 
somi  rotondi  : a maturità  probabilmente  sono  bianchi  sul 
fresco,  allo  stato  secco  sono  prima  nerastri  poi  bruno- 
ocracei allorché  maturi;  il  pericarpio  del  frutto  maturo 
neU’insieme  ha  lo  spessore  di  circa  0.5  mm.  (sul  secco) 
con  scarso  mesocarpio,  che  sembra  sia  stato  carnoso,  ed 
endocarpio  sottile  crostaceo-legnoso  fragile. 

Seme  sferico  di  6 mm.  di  diam.,  a superficie  bruno-casta- 
gno unita  opaca,  con  una  leggiera  eristretta  depressione  alla 
base  nel  centro  della  quale  si  trova  l’ilo,  che  è puntiforme 
piccolo  e circolare  ; proprio  sul  vertice  del  seme  si  nota  un 
puntolino  sin  presso  dove  fa  capo  una  assai  ampia  cavità, 


— 259  — 


che  dalla  base  traversa  tutto  l’albume  del  seme  in  forma 
di  bottiglia,  col  collo  assottigliato  verso  il  puntolino  e che 
è ripiena  di  sostanza  bruno-rossastra  d’apparenza  resinosa; 
l’embrione  è situato  verso  l’ alto,  un  poco  al  di  là  del 
terzo  della  volta  superiore  del  seme. 

Habitat.  — Soltanto  la  Giamaica. 

Nell’erbario  di  Berlino  si  trovano  numerosi  esemplari  di 
questa  specie  che  d’ordinario  è conosciuta  col  nome  di 
Thrinax  excelsa;  essi  portano  le  seguenti  etichette: 

1.  Herb.  Krug  et  Urban.  Thrinax  excelsa.  Jamaica  in 
Hope  Garden  — Herb,  botan.  departm.  leg.  "W.  Harris 
(esemplare  con  frutti  quasi  maturi). 

2.  Esemplare  come  il  n.°  1 e con  una  etichetta  simile 
portante  il  n.°  7 e la  loc.  Ocho  Rios , coll.  Y.  E.  Silvera 
(W.  Harris). 

3.  Esemplare  come  il  n.°  2,  con  etichetta  simile  por- 
tante il  n.°  7 e la  località  Port  Maria  31,  1904,  coll. 
"\V.  Fawcett. 

4.  Herb.  Krug  et  Urban.  Flora,  Jamaicensis  ex  herb.  bot. 
dep.  Jamaica  n.°  4 Thrinax  sp.  — Loc.:  Ferry  River.  Coll. 
W.  Harris.  24,  V.  1904.  Growing  on  honey  combed  lime- 
stone on  bank  of  river.  Altitude  100  feet.  Trunk  of  tree 
12'  high.  Known  as  « Thatch  Palm  » or  « Fan  thatch  ». 

Questo  esemplare  probabilmente  è stato  tolto  ad  un  in- 
dividuo crescente  in  luoghi  più  asciutti  che  non  gli  altri 
e per  questo  ha  la  fronda  un  poco  più  spessa  (o  forse 
anche  perchè  è una  di  quelle  vecchie),  mostra  meno  i 
nervi  secondari  e le  venule  transverse,  ha  il  picciolo  più 
gracile  ed  assai  poco  distintamente  striato  in  alto.  E que- 
sto esemplare  che  porta  giovanissimi  frutti  molto  distinta- 
mente  coperti  da  papille  come  nelle  figure  di  Swartz.  La 
parte  assile  delle  infiorazioni  parziali  ed  i ramoscelli  fiori, 
feri  sono  molto  finamente  puberulo-tomentosi  sotto  la  lente, 
mentre  sono  glabri  negli  altri  esemplari. 

5.  Un  esemplare  dell’  Erbario  Sargent  con  1’  etichetta  : 
« Thrinax  excelsa  — Jamaica,  coll.  W.  Fawcett.  Recd. 


— 260  — 


Apr.  7,  1899  » ha  una  fronda,  evidentemente  appartenente 
a pianta  adulta,  ma  da  poco  svolta,  e per  questo  più  di- 
scolore nella  pagina  inferiore  e con  venule  transverse  più 
distinte  che  non  negli  altri  esemplari,  nelle  quali  le  fronde 
sono  più  indurite.  Questo  esemplare  ha  dei  frutti  maturi, 
come  sopra  descritti,  di  color  ocraceo  chiaro  sul  secco  ed 
apparentemente  bianchi  e cou  pericarpio  carnoso  allorché 
freschi. 

Osservazioni.  — Io  debbo  alla  cortesia  del  Prof.  D.r  C. 
A.  M.  Lindman  di  aver  potuto  consultare  gli  esemplari 
tipici  della  Th.  parvifiora  di  Swartz  conservati  nell’  Er- 
bario di  Stockholm  e di  aver  potuto  con  tutta  sicurezza 
identificare  questa  specie  e stabilire  su  di  essa  i caratteri 
precisi  del  gen.  Thrinax. 

Detti  esemplari  sono  distribuiti  sopra  3 fogli.  In  uno  si 
trova  incollata  con  linguette  di  carta  una  fronda  intiera 
di  pianta  giovane,  ed  in  una  cartolina  è rinchiusa  una 
piccolissima  porzione  di  spadice  coi  fiori  precisamente  al 
momento  precedente  l’antesi,  come  sono  figurati  nella  tav. 
citata  (fig.  a.  b.  c.  d.  e.  f.)  Sul  foglio  sta  scritto  « Thrinax 
parvi  fior  a Sw.,  Jamaica  : Swartz  ». 

Un  altro  foglio  porta  una  porzione  apicale  di  uno  spa- 
dice con  varie  infiorazioni  parziali,  le  quali  dovevano  es- 
sere cariche  di  frutti  (immaturi),  quelli  rappresentati  nella 
fig.  g.  h.  i.  k.  I.,  ma  dei  quali  non  n’ è rimasto  nemmeno  uno! 
Questo  esemplare  porta  l’etichetta  : n.°  4 « Sabal  umbraculi- 
fera  Mart.- Jamaica,  Swartz.  Herb.  Swartii  ». 

Nel  terzo  foglio,  sul  quale  è pure  scritto  il  nome  di 
Sabal  umbraculifera  Mart.,  si  trova  incollata  una  porzione 
di  spadice  di  Thrinax  parvifiora  con  fiori  nei  quali  gli 
ovari  cominciano  a svilupparsi  ed  intorno  ai  quali  si  vede 
ancora  qualche  antera  lineare  aderente  al  filamento  reflesso; 
accompagna  questo  esemplare  sullo  stesso  foglio  uno  spa- 
dice di  una  Bactris , al  quale  non  è rimasto  attaccato  più 
alcun  fiore.  La  porzione  di  spadice  di  Thrinax  corrisponde 
esattamente  alla  figura  a sinistra  della  tav.  103  di  Martius, 


— 261 


la  qual  figura  sembra  eseguita  sopra  una  porzione  del  me- 
desimo spadice  conservato  a Stockholm. 

La  fronda  è evidentemente  tolta  da  una  pianta  giovane 
e misura  circa  30  cm.  dalla  ligula  all’estremità  dei  segmenti 
centrali  ; il  picciolo  è biconvesso  e largo  3 mm.  finamente 
striato  di  sopra  ; i segmenti  centrali  sono  divisi  sino  al 
3°  inferiore,  verdi  e concolori  sulle  due  faccie.  In  detta 
fronda  non  vi  è nulla  che  possa  far  credere  che  essa  possa 
appartenere  ad  una  specie  diversa  da  quelle  completamente 
sviluppate  raccolte  recentemente  in  Giamaica  e che  io  ho 
riferito  alla  T.  parvijlora. 

I fiori  dell’esemplare  di  Swartz  sono  pedicellati,  il  pe- 
rianzo  è campanulato  con  6 brevi  denti  subulati,  i filamenti 
sono  brevi,  le  antere  lineari,  lunghe  1.8-2  mm.,  con  loggie 
parallele  disgiunte  all’apice  ed  alla  base,  poco  o punto  con- 
torte a spirale  ; l’ovario  ha  uno  stilo  relativamente  breve, 
dilatato  in  uno  stigma  strettamente  infundibulare  asimme- 
trico e subbilabiato  ed  allorché  i labbri  non  sono  ancora  di- 
scostati l’uno  dall’altro  nell’  insieme  di  forma  oblunga  come 
si  vede  rappresentato  nella  fig.  f di  Swartz.  Nell’insieme  i 
fiori  al  momento  precedente  l’antesi  hanno  la  sommità  delle 
antere  che  sorpassano  di  assai  la  punta  dello  stigma. 

II  frammento  di  spadice,  al  quale  sono  caduti  i frutti,  ha 
delle  infiorazioni  parziali  formanti  delle  pannocchie  nutanti 
o recurve  con  numerosi  ramoscelli  fruttiferi  ai  quali  però 
non  sono  rimasti  che  i pedicelli,  lunghi  questi  2-4  mm. 
Sebbene  a detto  esemplare  manchino  i frutti,  dalle  figure 
pubblicate  da  Swartz  si  riconosce  che  i giovani  frutti  degli 
esemplari  di  Trinax  parvi  fior  a di  Swartz  dovevano  essere 
molto  minutamente  tubercolati,  come  precisamente  sono  i 
giovani  frutti  dell’esemplare,  ad  egual  grado  di  sviluppo  di 
quelli  figurati  da  Swartz,  raccolto  in  Giamaica  da  Harris  a 
Ferry  River. 

A dire  il  vero  negli  ovari  giovanissimi  degli  esemplari 
di  Swartz  si  vedono  solo  gli  accenni  delle  papille  che  si 
svilupperanno  più  tardi  e che  diventano  poi  evidentissime 
sul  frutto  giunto  a maturità. 


— 262  — 


Nè  dalla  descrizione  di  Swartz,  nè  dalle  figure  si  rile- 
verebbe la  precisa  natura  interna  del  seme  ; ma  identi- 
ficati gli  esemplari  di  Th.  parviflora  di  Swartz  con  quelli 
che  passano  sotto  il  nome  di  Th.  excelsa,  non  rimane  più 
dubbio  che  il  seme  della  Th.  parviflora  non  sia  come  quello 
delle  specie  di  Thrinax  per  le  quali  Wendland  aveva  isti- 
tuito il  genere  Porothrinax. 

Io  ho  riferito  alla  Th.  parviflora  anche  la  Th.  Pumilio 
(Lodd.)  Roem.  et  Schult.  Syst.  veg.  VII.  2.  p.  1301  e di  Mar- 
tius,  perchè  la  specie  venne  fondata  sopra  foglie  di  piante 
giovanissime,  delle  quali  non  v’  è quindi  da  tener  gran 
conto,  e sopra  i semi  figurati  da  Martius  nella  Tav.  103. 
f.  IV,  1-4,  i quali  corrispondono  a capello  con  quelli  della 
Th.  parviflora , quali  si  vedono  negli  esemplari  della  Gia- 
maica  distribuiti  da  Fawcett  e da  Harris  col  nome  di  Th. 
excelsa. 

La  Th.  Pumilio  per  di  più,  da  Martius,  è indicata  come 
propria  della  Giamaica,  dove  è poco  probabile  che  si  tro- 
vino due  specie  distinte  di  Thrinax  col  seme  affatto  identico. 


2.  Trinax  floridana  Sargent  in  Bot.  Gazette,  XXVII 
(1899),  84.  — Th.  parviflora  (non  Swartz)  Vasey,  Rep. 
U.  S.  Dept.  Agric.  1875  ; 186  (Cat.  Forest  Trees  U. 
S.  1876)  ; Chapman,  Bot.  Gazette,  III,  12  et  FI.  S. 
States,  suppl.  (ed.  2)  651  (ed.  3)  462  ; Sargent,  Silva 
X,  51  (exparte)  t.  570,  quoad  fol.  (Omnia  syn.  e Sar- 
gent. 1.  c.). 

Descrizione.  — Tronco  gracile,  leggermente  assottigliato 
verso  l’apice,  alto  6—10  m.  e da  10—15  cm.  di  diam.,  di 
solito  coperto  sino  al  mezzo  ad  anche  sino  alla  base  dai 
resti  delle  vecchie  fronde.  (Sargent). 

Fronde  più  o meno  incompletamente  orbicolari,  appa- 
rentemente misuranti  circa  80  cm.  dalla  ligula  all’estremità 
dei  segmenti  centrali  (vista  una  sola  fronda  assai  mutilata). 
Picciolo  assai  più  lungo  del  lembo  (da  1.20-1.35  m.  — 


— 263  — 


Sargent)  largo  in  alto  14  mm.  e spesso  6 mm.  (in  un 
esemplare),  biconvesso  o meglio  a sezione  transversa  de- 
presso-romboidale,  le  due  faccie  essendo  perfettamente 
eguali,  con  un  ottuso  angolo  rilevato  lungo  il  mezzo,  di 
sopra  più  distintamente  striato  che  di  sotto,  coi  margini 
acuti,  dilatato  alla  base  in  una  parte  abbracciante,  che  è 
legnosa  e cotonosa  sul  dorso  e provvista  ai  lati  di  lunghe 
fibre  filamentose.  Ligula  breve,  estesa  ai  lati  per  sorreggere 
i segmenti  più  esterni,  bruscamente  contratta  nel  centro  in 
una  assai  lunga  punta  triangolare  acuminata,  fortemente 
striata  dal  lato  interno.  I segmenti  seno  circa  50,  papira- 
ceo- firmuli,  glabri  sopra  ambedue  le  faccie,  verdi  giallastri, 
pallidi  sul  secco  di  sopra,  più  pallidi  di  sotto  (bianco-ar- 
gentei — Sargent),  dove  con  la  lente  si  scorgono  numerosi 
puntolini  ellittici  giallastri  ; le  costole  sono  assai  promi- 
nenti in  basso  ed  evanescenti  verso  l’alto,  quelle  inferiori 
leggermente  prominule  anche  di  sopra  quasi  sino  all’apice  ; 
di  nervi  25  ve  ne  sono  7-8  da  una  parte  e dall’altra  della 
costa  mediana,  connessi  da  numerose  venule  trasverse  brevi 
interrotte;  queste  e quelli  molto  distinti,  specialmente  nella 
pagina  superiore;  margini  assai  inspessiti;  i segmenti  della 
parte  media  dei  lati  sono  larghi  3 cm.  un  poco  al  di  sopra 
dei  seni  : gli  esterni  dall’altezza  dei  seni  in  su  vanno  gra- 
datamente ristringendosi  in  una  lunga  punta  : i più  esterni 
di  tutti  sono  strettissimi  (larghi  8-12  mm.),  brevemente 
bifidi  all’apice. 

Spadici  stretti  e lunghi,  untanti,  lunghi  circa  1 m.,  con 
varie  (8-9)  piuttosto  piccole  infiorazioni  parziali  gradata- 
mente  decrescenti  e vòlte  tutte  da  un  lato  ; parte  assile 
dello  spadice,  allorché  vaginata  dalle  spate,  larga  in  basso 
12  mm.,  assottigliata  all’apice  in  punta  caudiforme;  spate 
primarie  rigidamente  cartacee,  lungamente  tubulose,  cilin- 
dracee,  brevemente  prolungate  all’  apice  in  punta  auri- 
culeforme,  intiere  ossia  non  sfacelato-fibrose  nemmeno  a 
maturità  dei  frutti,  finamente  striate,  leggermente  lanu- 
ginoso-biancastre  all’epoca  della  fioritura,  poi  glabrescenti. 
Le  infiorazioni  parziali  formano  delle  pannocchie  ovate 


■n 


— 264  — 


da  prima  nutanti  poi  recurve,  le  maggiori,  le  più  basse, 
sono  lunghe  15—18  cm.,  con  parte  pedicellare  molto  com- 
pressa fortemente  arcuato-recurva,  larga  3-4  mm.  : sono 
composte  di  vari  ramoscelli  gradatamente  decrescenti  e na- 
scenti dall’ascella  di  una  minutissima  bratteola  ; i ramo- 
scelli sono  filiformi,  di  appena  1 mm.  di  spessore  : allorché 
portano  i frutti  patenti  o patentissimi,  glabri,  subtereti, 
corrugato— angolosi  : i maggiori,  i più  bassi,  lunghi  5—6  cm. 
con  25-30  fiori  disposti  all’  ingiro. 

Fiori  portati  da  un  pedicello  lungo  2-3  mm.,  che  si  al- 
lunga poi  nel  frutto  sino  a 4-5  ed  è provvisto  alla  base  di 
una  breve  bratteola:  durante  l’antesi  dalla  base  del  calice 
all’apice  * dello  stigma  i fiori  misurano  3 mm.  Perianzio 
brevemente  campanulato,  diviso  sino  circa  al  terzo  supe- 
riore in  3 denti  triangolari  acuti  ; stami  6 coi  filamenti 
filiformi  flaccidi,  alquante  più  lunghi  dei  denti  del  perianzio, 
leggermente  dilatati  in  basso  ed  appena  uniti  fra  di  loro 
per  le  basi  ; antere  latamente  lineari,  lunghe  1-1.25  mm. 
larghe  0.5  mmv  leggermente  smarginate  all’apice,  a loggie 
parallele  brevemente  disgiunte  in  basso.  Ovario  globoso, 
molto  bruscamente  ristretto  in  brevissimo  collo  e subito 
dilatato  in  largo  stigma  infundibulare  ± asimmetrico. 

Frutti  sferici,  apparentemente  bianchi  allo  stato  fresco, 
allorché  completamente  maturi  di  7 mm.  di  diam.  sul  secco, 
giallastri  e corrugati  per  il  ringrinzimento  del  mesocarpio: 
quando  sono  prossimi  a maturità  ed  il  mesocarpio  non  è 
ancora  diventato  carnoso  sono  di  6 mm.  di  diametro  (ciò 
che  corrisponde  al  diametro  del  nocciolo)  con  epicarpio  ade- 
rente all’endocarpio  e superficie  finamente  granulosa;  endo- 
carpio sottile  crostaceo-legnoso  fragile,  bianco  e lucido  in- 
ternamente. 

Seme  sferico,  liscio  a superficie  unita  e bruno-rossastra, 
traversato  nel  centro  da  un  canale  in  forma  di  bottiglia 
ripieno  di  sostanza  bruna;  ilo  perfettamente  basilare  pic- 
colo, puntiforme  ; embrione  situato  a circa  un  terzo  della 
altezza  del  seme. 


— 265  — 


Habitat.  — Sulle  scogliere  madreporiche  e lungo  le 
spiaggie  arenose  della  Florida  da  Capo  Romano  a Capo 
Sable  sulla  terra  ferma,  e nelle  isole  da  Torch  Key  a Long 
Key  (Sargent).  A Capo  Romano  venne  scoperta  dal  dott. 
A.  W.  Chapman  in  autunno  1875  ed  al  Capo  Sable  dal 
dott.  A.  P.  Garber  in  ottobre  1879. 

Osservazioni.  — Io  ho  studiato  un  esemplare  dell’  Er- 
bario Sargent  con  l’etichetta  : « n.°  2,  Journey  to  Florida 
1898.  Cultivated  at  Miami  from  Long  Key.  Nov.  14.  Coll. 
C.  S.  Sargent  ».  La  fronda  che  si  trova  unita  agli  spa- 
dici  in  questo  esemplare  è soltanto  subglaucescente  nella 
pagina  inferiore,  mentre  Sargent  (1.  c.  p.  85)  descrive 
questa  « silvery  white  ». 


3.  Thrinax  Wendlandiana  Beco.  — Th.  Martii  Gris, 
et  Wendl.  PI.  Cub.  221  (nomen  ex  Sauv.  FI.  Cub. 
n.°  2373  pro  parte?);  — Th.  parvi  flora  (non  Sw.)  Sauv. 
FI.  Cub.  1.  c.  ? — Porothrinax  Pumilio  Wendl.  ex  Sauv. 
FI.  Cub.  1.  c.  ? 

Descrizione.  — Fronde  con  lembo  flabellato-orbicolare, 
essendo  il  seno  basilare  completamente  chiuso  dai  segmenti 
più  esterni  che  si  ritoccano,  cartaceo  non  molto  rigido, 
glabro  e verde  sopra  ambedue  le  facce,  ma  più  pallido  di 
sotto  dove  è disseminato  di  piccolissimi  puntolini  chiari 
lineari-oblunghi,  composto  di  circa  55  segmenti,  nella  sola 
fronda  che  ho  visto,  nella  quale  misura  83  cm.  dalla  li- 
gula all’estremità  dei  segmenti  centrali  ; i segmenti  cen- 
trali all’altezza  dei  seni,  che  quivi  rimangono  a 30-35  cm. 
dalla  ligula,  sono  larghi  4 cm.  e da  questo  punto  grada- 
tamente si  assottigliano  in  una  punta  lungamente  acumi- 
nata, drittissima  piuttosto  flaccida  con  l’estremo  apice  bre- 
vissimamente  fesso  ; essi  rimangono  perfettamente  piani 
nelle  fronde  bene  svolte  con  la  costa  mediana  sottile  ma 
acuta  di  sotto,  piana  ossia  non  prominente  nè  incavata 


— 266  — 


di  sopra  ; nervi  secondari  molto  sottili  ma  rilevati,  8-10 
per  parte  alla  costa  mediana,  più  apparenti  di  sopra  che 
di  sotto  : fra  mezzo  ai  nervi  secondari  vi  sono  altri  nervi 
sottilissimi  che  rendono  le  due  superfìcì  finissimamente 
striate  sotto  la  lente  ; le  venule  trasverse  sono  numerosis- 
sime molto  sinuose  ondulate  e ben  nette  sulle  due  faccie  ; 
i margini  sono  notevolmente  inspessiti  da  un  bordo  bian- 
castro. La  ligula  è rigida,  glaberrima  a superficie  nitida, 
apparentemente  cordiforme  e prolungata  nel  centro  in  una 
punta  assai  lunga  ; il  rachide  manca  completamente  ed  il 
picciolo  si  termina  in  un  orlo  trasversale  glabro  ondulato. 
Il  picciolo  nella  parte  apicale  parrebbe  biconvesso,  largo 
18  e spesso  8 mm.  : nella  parte  più  bassa,  in  prossimità 
della  guaina,  è coperto  da  un  mollissimo  denso  e candido 
tomento,  nel  rimanente  è glabro  ; il  tomento  si  estende 
anche  sulla  abbondante  rete  fibrosa  che  si  trova  ai  lati 
della  base  del  picciolo  e che  è composta  di  fibre  molto  sot- 
tili parallele  con  pochissime  fibre  trasverse,  di  modo  che  il 
reticolo  è a maglie  larghe  e lassissimo. 

Spadici  certamente  allungati,  ma  non  visti  intieri.  Le  in- 
fiorazioni parziali  formano  delle  pannocchie  arcuato-pen- 
dule,  lunghe  15—20  cm.,  composte  di  vari  ramoscelli  fiori- 
feri nascenti  all’ascella  di  una  brattea  angustissima  lineare 
o filiforme  subulata,  la  quale  nei  ramoscelli  più  bassi  rag- 
giunge la  lunghezza  di  sino  2-8  cm.  e che  anche  nei  ra- 
moscelli estremi  ha  sempre  vari  millimetri  di  lunghezza. 
Le  spate  sono  cartacee,  ± fugacemente  lanuginoso— coto- 
nose, intiere,  lungamente  e strettamente  tubulose  in  basso, 
alquanto  ampliate  e fesse  dal  lato  ventrale,  nella  parte  su- 
periore terminate  in  punta  acuminata  in  forma  d’orecchio 
d’asino.  I ramoscelli  fioriferi  sono  gracilissimi,  filiformi,  di 
0.5  mm.  di  diam.,  giungenti  sino  a 1 mm.  allorché  frutti- 
feri : i maggiori,  i più  bassi,  lunghi  8-10  cm.,  assai  lassa- 
mente fioriferi. 

Fiori  portati  da  un  gracile  pedicello  più  lungo  del  fiore 
(lungo  3 mm.)  inserito  ad  un  angolo  di  45°,  provvisto  alla 
base  di  una  brattea  subulata  che  giunge  al  terzo  inferiore 


— 267  — 


od  alla  metà  del  pedicello  stesso  : il  solo  fiore  misura 
2 mm.  dalla  base  del  perianzio  all’apice  dello  stigma.  Pe- 
rianzio ciatiforme-campanulato,  articolato  sul  pedicello, 
coronato  da  6 denti  subulati  giungenti  sino  alla  metà  dei 
filamenti  ; stami  6,  con  filamenti  allungati  gracilissimi,  sot- 
tilissimi e di  poco  più  corti  dell’  intiero  ovario  ; antere  li- 
neari angustissime,  lunghe  circa  2.5  mm.  (larghe  0.25  mm.) 
con  loggie  parallele  brevemente  disgiunte  alla  base,  dove 
nel  seno  che  ne  risulta  è inserito  il  filamento.  Ovario  sub- 
globoso-ovato,  bruscamente  contratto  in  un  relativamente 
lungo  stilo  o collo,  lungo  questo  quanto  l’ovario  stesso  e 
che  leggermente  si  dilata  in  uno  stigma  angustamente  in- 
fundibular e. 

Frutto  (immaturo)  sferico  di  5 mm.  di  diam.,  molto  di- 
stintamente apiculato,  con  superficie  sparsa  di  radi  ma  di- 
stinti sclerosomi  che  ne  rendono  scabra  la  superficie  ; 
l’endocarpio  è sottile  crostaceo-legnoso  fragile.  Perianzio 
fruttifero  alquanto  depresso  con  lembo  6-lobo. 

Seme  globoso  : sebbene  immaturo  mostra  molto  distin- 
tamente un  albume  omogeneo  traversato  per  tutta  l’altezza 
del  seme  da  un  ampio  canale;  embrione  situato  da  un  lato 
al  di  sopra  della  metà. 

Habitat.  — Cuba  ed  Honduras.  Di  Cuba  ho  visto  i se- 
guenti esemplari  : l.°  Wright  PI.  Cub.  n.°  3219  nell’Erbario 
de  Candolle  e col  n.°  2329  in  quello  di  Berlino,  probabil- 
mente per  sbaglio  di  trascrizione,  l’esemplare  essendo  del 
tutto  identico  a quello  che  nell’  Erb.  de  Candolle  porta  il 
n.°  3219.  — 2.°  Presso  la  Habana,  van  Hermann  n.°  3928 
(Herb.  Krug  et  Urban  in  Herb.  Berol.).  — 3.°  Santa  Cata- 
lina, Prov.  Pinar  del  Rio,  Van  Hermann  n.°  3464  (Herb. 
Krug  et  Urban  in  Herb.  Berol.).  Nell’  Erbario  di  Berlino 
si  trovano  anche  esemplari  di  questa  specie  raccolti  da 
Ramon  de  la  Sagra. 

Riferisco  inoltre  alla  Th.  Wendlandiana  alcuni  rami  di 
spadice  con  fiori,  conservati  nell’Erbario  di  Berlino  e por- 
tanti la  etichetta  : « Mugueres  Island,  Bay  of  Honduras. 


— 268  - 


Coll  F.  G.  Gaumer.  Com.  F.  D.  Godman  T.  R.  S.,  Aug. 
1886  »;  simile  a questo  è un  altro  esemplare  di  Gozumel 
Island , presso  la  costa  dell’  Honduras  (Herb.  Berol.  prove- 
niente da  Kew). 

Osservazioni.  — E una  specie  assai  caratteristica  per  i 
fiori  con  lungo  pedicello  ed  antere  strettissime  e lunghe 
portate  da  sottile  e lungo  filamento  e poi  ricascanti,  non 
che  per  lo  stilo  allungato  non  bruscamente  dilatato  nello 
stigma. 

Gli  esemplari  tipici  della  specie  devono  considerarsi 
quelli  portanti  il  n.°  3219  di  Wright  nell’Erb.  de  Candolle, 
ed  il  n.  2329  nell’  Erb.  di  Berlino.  Gli  esemplari  di  Hon- 
duras, per  quel  che  riguarda  i fiori  almeno,  che  le  altre 
parti  non  le  ho  viste,  corrispondono  esattamente  al  n.°  3219 
dell’  Erb.  de  Candolle. 

Col  n.°  3219  delle  Piante  Wrightiane  sono  stati  pubbli- 
cati vari  esemplari  distinti  con  le  lettere  a,  b , c,  d , e.  In 
Sauvalle  « Flora  Cubana  » i n.1  3219  a,  d,  e,  sono  riferiti 
alla  Th.  parvifìora  Sw.  ( Th . Martii  Gris.  et.  Wend.  ed  alla 
Porothrinax  Pumilio  Wendl.)  ed  i n.13219  c e b (insieme  al 
n.°  3218)  alla  Th.  argentea.  Però  tanto  nell’  Erbario  de 
Candolle  quanto  in  quello  di  Stockholm  il  n.°  3219  non  è 
accompagnato  da  alcuna  lettera  ; di  più  nell’  Erb.  de  Can- 
dolle il  n.°  3219  rappresenta  una  vera  Thrinax  (quello  che 
io  ho  distinto  col  nome  di  Wendlandiana ) mentre  nell’Er- 
bario di  Stockholm  sotto  il  medesimo  numero  e pure  col 
nome  di  Thrinax  Martii  Gr.  et  Wend.  si  trovano  esem- 
plari di  una  Coccothrinax,  alla  quale  io  ho  conservato  il 
nome  specifico  di  Martii.  Sauvalle  assegna  i nomi  volgari 
di  « Miraguano  de  lana,  Guano  de  lana,  Guano  de  costa  » 
alla  Th.  Wendlandiana. 


269 


4.  Thrinax  Drudei  Becc.  sp.  n.  — Th.  multiflora  (non 

Mart.)  PI.  Cub.  Wright.  n.°  3965  ; Sargent  in  Bot. 
Gaz.  XXVII  (1899),  84. 

Descrizione.  — Sembra  una  Palma  di  moderate  dimen- 
sioni. 

Fronde  al  solito  modo  con  lembo  flabellato-multifido,  con 
45-50  segmenti  nelle  2 fronde  da  me  studiate,  indiviso  nella 
parte  mediana  sino  circa  alla  metà,  quasi  perfettamente  or- 
bicolare,  i segmenti  laterali  venendo  quasi  a ritoccarsi  paral- 
lelamente al  picciolo,  misurante  65-70  cm.,  dalla  ligula  alla 
estremità  dei  segmenti  mediani,  non  molto  spessamente  car- 
taceo, verde  ed  opaco  di  sopra,  distintamente  glaucescen- 
te-argenteo  di  sotto  ; picciolo  molto  depresso,  esattamente 
biconvesso  e con  le  due  faccie  eguali,  largo  9-11  mm.  e 
spesso  4-5,  con  margini  acutissimi,  glabro,  fìnissimamente 
striato.  Ligula  legnosa,  breve,  semilunare-subcordata,  gla- 
bra, prolungata  nel  centro  in  punta  triangolare.  Rachide 
mancante.  Segmenti  piani  nelle  fronde  bene  svolte,  quelli 
della  parte  centrale  all’altezza  dei  seni  (che  rimangono  a 
30-32  cm.  dall’apice  del  picciolo)  sono  larghi  3-3.5  cm.  e 
da  questo  punto  vanno  molto  gradatamente  ristringendosi 
in  una  punta  drittissima  ed  acuminatissima,  fessa  all’apice 
per  il  tratto  di  3-4  cm.  ; coste  superiori  (quelle  che  si  ter- 
minano nei  seni)  molto  acute  e rilevate  : quelle  inferiori  e 
che  percorrono  tutta  la  lunghezza  del  segmento  assai  rile- 
vate di  sotto,  piane  e non  sporgenti  di  sopra  ; i segmenti 
sono  finamente  striati  da  numerosi  nervi  secondari  sottili 
ma  nitidamente  rilevati,  di  sotto  più  finamente  striati  che 
di  sopra,  i nervi  apparendo  quivi  distinti  nonostante  l’indu- 
mento subargenteo  (invero  tenuissimo)  che  li  ricuopre  ; le 
venule  trasverse  sono  numerose,  molto  interrotte,  interpo- 
ste fra  ogni  nervo  secondario  e quindi  estremamente  corte 
e rendenti  minutamente  tessellate  le  due  superficì  ; mar- 
gini assai  distintamente  inspessiti. 

Spadici  relativamente  gracili,  allungati,  nutanti:  quello 


— 270  — 


da  me  studiato  misura  1.50  m.  e porta  varie  infiorazioni 
parziali  arcuato-nutanti  ; le  spate  sono  sottilmente  coriacee 
tubulose,  allungate,  prolungate  all’apice  in  corta  ed  ottusa 
punta  brevemente  bidentata,  forforaceo— tomentose  nella 
parte  superiore,  bruno  rossastre  essucche,  finamente  striate, 
non  lacerantesi  in  fibre  o filamenti.  Infiorazioni  parziali  for- 
manti delle  pannocchie  ovato-allungate  (lunghe  20-25  cm.) 
piuttosto  lasse  ma  con  numerosi  ramoscelli,  portate  da  una 
parte  peduncolare  gracile  molto  compressa,  larga  3—4  mm., 
glaberrima  e come  i ramoscelli  diventante  nera  nel  seccare  ; 
i ramoscelli  fioriferi  sono  filiformi,  tenuissimi,  non  giungenti 
ad  1 mm.  di  spessore  alla  base,  arcuato-ascendenti  ; i mag- 
giori, i più  bassi,  lunghi  8-9  cm.,  i superiori  gradatamente 
più  corti,  tutti  nascenti  dall’ascella  di  una  minutissima 
bratteola  subulata. 

Fiori  inseriti  lassamente  a spirale,  sessili  e portati  da  un 
piccolo  tubercoletto  all’ascella  di  una  piccola  brattea  : non 
ho  visto  fiori  bene  sviluppati  ma  dai  resti  che  rimangono 
alla  base  del  frutto  si  riconosce  che  il  perianzio  è de- 
presso-cupulare  col  margine  superficialmente  6-lobo:  nel  suo 
interno  (staccato  il  frutto)  si  trovano  i resti  di  6 filamenti 
larghissimi  uniti  per  la  base  e più  lunghi  del  perianzio. 

Fratto  piccolo,  sferico,  di  4 mm.  di  diam.,  a superficie 
sparsamente  granulosa. 

Seme  globoso  con  ilo  rotondo  piccolo  molto  eccentrico  ; 
albume  omogeneo  con  profonda  e larga  intrusione  del  rafie 
che  attraversa  tutto  il  seme  ristringendosi  però  in  uno 
stretto  collo  in  alto  dove  si  termina  in  una  piccola  depres- 
sione nel  mezzo  del  vertice.  I frutti  da  me  esaminati  non 
erano  perfettamente  maturi. 

Habitat.  — Cuba.  Plantae  Cubenses  Wrightianae  n.°  3965 
col  nome  di  Thrinax  multiflora  nell’  Erbario  di  Berlino  ed 
in  quello  della  Harvard  University. 

Osservazioni.  — È una  specie  di  un  aspetto  tutto  suo 
speciale  per  le  infiorazioni  parziali  composte  di  ramoscelli 


— 271  — 


molto  sottili  rigidi  dritti  e lunghi.  Drude  nell’  Erbario  di 
Berlino  aveva  riconosciuto  che  il  rammentato  n.°  delle 
« PI.  Cub.  Wrightianae  » nulla  aveva  che  vedere  con  la 
vera  Th.  multiflora  e che  esso  rappresentava  una  specie 
non  ancora  descritta. 


5.  Thrinax  tessellata  Beco.  sp.  n. 

Gracilis,  subelata,  frondibus  flabellato-suborbi- 
cularibus  in  circiter  35  segmenta  partitis,  vagina 
ad  margines  marcescenti  non  fibrosa,  petiolo  bi- 
convesso marginibus  obtusis  ; segmentis  utrinque 
viridibus  et  minute  striatis,  venulis  transversis 
conspicuis.  Spadix  elongatus  inflorescentiis  partia- 
libus  erectis,  ramulis  in  sicco  subsuberose  corra* 
gato-angulosis  ; floribus  sessilibus.  Fructus  sphae- 
ricus,  obtuse  mucronulatus,  7 min.  diam.,  epicarpio 
distincte  suberoso-tessellato,  semine  5 mm.  diam., 
albumine  late  perforato. 

Descrizione.  — Il  tronco  si  dice  alto  40  piedi  e del  dia- 
metro uniforme  da  cima  in  fondo  di  8 pollici. 

Fronde  (vista  una  sola)  flabellato— suborbicolari,  piuttosto 
profondamente  multifide,  con  lungo  picciolo  largo  in  alto 
11-12  mm.,  biconvesso,  spesso  6 mm.,  con  margini  ottusi, 
in  basso  pianeggiante  e nella  parte  che  si  dilata  nella  va- 
gina leggermente  scavato  a doccia  di  sopra;  vagina  sottil- 
mente coriacea  e color  cuojo  (alutaceo),  coperta  di  abbon- 
dante e mollissimo  indumento  cotonoso  biondo-fulvescente  : 
la  parte  della  guaina  che  si  prolunga  ai  lati  del  picciolo  è 
marcescente,  si  stacca  a brandelli  e non  è risoluta  in  fibre  ; 
la  ligula  è glabra,  legnosa,  breve,  semilunare;  il  lembo  è 
rigidamente  cartaceo,  glaberrimo,  facilmente  fendibile,  coi 
segmenti  piani  ma  che  facilmente  si  arricciolano  per  i mar- 


— 272  — 


gini,  egualmente  verdi  sopra  ambedue  le  faccio;  dalla 
mezza  fronda  che  ho  studiato  i segmenti  sembrano  che  fra 
tutto  debbano  essere  35:  i centrali  misurano  65  cm.  dalla 
ligula  all’apice  e sono  larghi  45  mm.  nel  punto  più  largo 
che  si  trova  a 10-12  cm.  al  di  sopra  dei  seni,  dal  qual 
punto  vanno  gradatamente  ristringendosi  nell’apice  molto 
acuminato  e brevemente  diviso  in  2 punte  rigide  subulate  ; 
i seni  nella  parte  centrale  rimangono  a 18—20  cm.  al  diso- 
pra della  ligula  ed  anche  nei  segmenti  più  esterni  sono  di 
poco  più  profondi  (12-15  cm.  dalla  ligula);  le  costole  supe- 
riori sono  assai  acute  : le  inferiori  alla  base  sono  quasi  più 
forti  delle  superiori,  di  sotto  con  dorso  ottuso,  di  sopra  non 
prominenti;  i nervi  secondari  sono  8-10  per  parte  della  co- 
sta mediana  con  numerosi  e tenuissimi  nervi  3 — rii  fra  mezzo 
a loro,  i quali  rendono  finamente  striate  le  due  faccio  ; ve- 
nule trasverse  sinuose  molto  nitide  e rilevate,  specialmente 
nella  pagina  superiore,  attraversanti  i nervi  terziari  e con- 
nettenti fra  loro  i nervi  2— rii . 

Sjjadice  lungo  85  cm.  con  parte  assile,  allorché  guainata 
dalle  spate,  grossa  alla  base  come  un  dito,  un  poco  atte- 
nuata nell’estremità,  con  6 rami  od  infiorazioni  parziali 
nella  metà  superiore:  la  metà  inferiore  guainata  da  varie 
spate  simili  alle  superiori  ma  che  non  portano  rami  ; le 
spate  sono  tu  buiose,  aperte  brevemente  sul  lato  ventrale  in 
alto,  membranacee  essucche  ed  alla  maturità  dei  frutti 
alquanto  lacero-fibrose,  prolungate  in  punta  triangolare 
acuta,  striate  e finamente  forforaceo-rubiginose  special- 
mente  in  alto.  Infiorazioni  parziali  formanti  delle  corte  e 
larghe  pannocchie  (lunghe  10-15  cm.)  con  breve  parte  pe- 
duncolare;  questa  rigida,  fortemente  compressa,  eretto-pa- 
tente (non  arcuato-recurva)  intieramente  inclusa  nella  sua 
spata,  provvista  di  una  spata  propria  profondamente  bipar- 
tita con  punte  acuminate  e largamente  bicarinato-alata  ; 
ramoscelli  fioriferi  assai  numerosi,  brevemente  distanziati 
e relativamente  assai  grossi  (spessi  1.5  mm.),  coperti  da 
escrescenze  irregolari  di  apparenza  suberosa  che  li  rendono 
corrugato-angolosi,  lunghi  al  più  7-8  cm.,  con  fiori  mode- 


— 273  — 


ratamente  fìtti,  sessili  e disposti  tutto  in  giro  a spirale  e 
portati  da  un  distinto  tubercoletto  ; della  brattea  e brat- 
teola  alla  maturità  dei  frutti  non  si  vede  più  traccia.  Il 
perianzio  fruttifero  è subtubercoliforme  con  lembo  oscura- 
mente 6-dentato. 

Fiori  non  visti. 

Frutti  sferici,  ottusamente  mucronulati  sul  vertice,  di 
7 mm.  di  diam.,  con  superficie  opaca  molto  distintamente 
tessellata,  riproducente  1’  aspetto  di  un  frutto  di  Pholido- 
carpus;  l’epicarpio  sembra  leggermente  suberoso;  il  meso- 
carpio è scarso  ; l’endocarpio  è sottile  crostaceo  sublegnoso; 
la  cavità  interna  è biancastra  e fittamente  venosa— reticolata. 

Seme  sferico,  di  5 mm.  di  diam.,  a superficie  bruno- 
mobogano  opaca,  superficialmente  solcato  da  alcune  vena- 
ture poco  distinte  radianti  dalla  base;  ilo  basilare  punti- 
forme piccolo;  rafe  esteso,  subcircolare,  radiante  intorno  al- 
l’ ilo  ; albume  omogeneo  intieramente  perforato  da  parte 
a parte  da  un  largo  canale  in  forma  di  fiasco,  ripieno  que- 
sto di  sostanza  tannica  molto  scura  ; embrione  da  un  lato 
presso  l’apice. 

Habitat.  — La  Giamaica.  L’esemplare  tipico  nell’Erba- 
rio di  Berlino  porta  la  seguente  etichetta:  « Flora  Jamaicen- 
sis.  Ex  herbario  botanical  departement,  Jamaica  — Thrinax 
sp.  — Locality:  Holly  Mount,  2,600  feet  alt.  Collectors  : 
W.  R.  Maxon  and  G.  N.  Collins,  n.°  5.  Date  26.  5.  1904. 
Growing  on  honey-comb  limestone  rocks.  Trunk  of  tree 
40  ft.  high  and  abont  3 inches  in  diameter  throughout  its 
length  ». 

Osservazioni.  — E una  specie  molto  ben  caratterizzata 
per  le  fronde  verdi,  glabre  sopra  ambedue  le  faccio  con  pic- 
cioli biconvessi  ma  a margini  ottusi  ; per  le  infiorazioni 
parziali  con  la  parte  pedicellare  non  recurva  ma  eretto-pa- 
tente e sopratutto  per  il  frutto  a superficie  tessellata  come 
quella  di  un  Pholidocarpus.  Ho  visto  di  questa  distintis- 
sima specie  un  solo  esemplare  nell’Erbario  di  Berlino  con- 


18 


— 274  — 


sistente  in  una  mezza  fronda  ed  in  uno  spadice  intiero  con 
frutti  maturi. 


6.  Thrinax  keyensis  Sargent  in  Bot.  Gazette,  XXVII 

(1899),  87. 

Descrizione.  — Tronco  alto  spesso  sino  7 m.  e di  30-42  cm. 
di  diametro,  sollevato  sopra  una  base  formata  da  fìtte  ed 
intrecciate  radici,  alta  0.60-1  m.  e di  50-60  cm.  di  diam. 
(Sargent). 

Fronde  con  lembo  flabellato  orbicolare  e diviso  in  circa 
60  segmenti,  ma  col  seno  basilare  (a  quanto  sembra)  non 
completamente  chiuso,  misurante  dalla  ligula  all’apice  dei 
segmenti  mediani  circa  80  cm.  (nella  sola  fronda  che  ho 
visto).  Le  guaine  hanno  un  abbondante  reticolo  fibroso  a 
larghe  maglie  coperto  da  un  denso  strato  di  sostanza  coto- 
nosa bianchissima  ; picciolo  assai  robusto,  fortemente  de- 
presso, quasi  biconvesso,  ma  di  sopra  un  poco  più  pianeg- 
giante che  di  sotto,  finissimamente  striato  per  il  lungo, 
largo  circa  2 cm.  e spesso  6 mm.;  ligula  rigida,  legnosa, 
breve,  latamente  cordata  a margine  integerrimo  con  una 
breve  punta  nel  centro,  cotonosa  da  ambo  i lati  (almeno 
nelle  fronde  recentemente  svolte);  posteriormente  il  pic- 
ciolo si  termina  in  un  orlo  orizzontale  sinuoso;  i segmenti 
mediani  misurano  4—45  cm.  nel  punto  più  largo,  vale  a 
dire  10-12  cm.  al  di  sopra  dei  seni  ; questi  nella  parte  cen- 
trale rimangono  a circa  35  cm.  dall’apice  del  picciolo;  essi, 
segmenti,  molto  rigidi,  sottilmente  coriacei,  piani  quando 
la  fronda  è svolta,  verdi  pallidi  di  sopra  sul  secco,  resi 
glaucescenti  di  sotto  da  tenue  e dr  fugace  peluria  argentea 
ed  in  seguito,  a quanto  sembra,  glabri  e per  di  più  cospersi 
non  molto  fittamente  di  piccolissime  squamule  puntiformi 
brune,  fessi  all’apice  per  il  tratto  di  6-7  cent,  e con  le  2 
punte  acuminate,  subulate,  sinuose  e ± curve,  da  prima 
divergenti  e poi  convergenti  in  forma  di  corna  ; la  costa 
mediana  è assai  forte  e rilevata  di  sotto,  non  prominente 


— 275  — 


di  sopra;  i nervi  secondari  sono  circa  20  per  parte  della 
costa  mediana,  fini  ma  rilevati  specialmente  di  sopra  ; le 
venule  trasverse  sono  brevi  molto  interrotte  fini  ma  molto 
distinte  sulle  due  faccie,  le  quali  sono  rese  dalle  medesime 
nettamente  e minutamente  tessellate;  margini  assai  distin- 
tamente inspessiti. 

Spadici  allungati  (nutanti  ?)  con  varie  infiorazioni  par- 
ziali, arcuate  e pendute  allorché  cariche  di  frutti.  Spate 
primarie  rigidamente  cartacee,  assai  lungamente  tubulose, 
coll’apice  prolungato  in  lembo  lanceolato  acuto  in  forma 
d’orecchio  d’asino,  finamente  e mollemente  tomentoso-argen- 
tee  e col  margine  intiero  durante  l’antesi,  poi  quasi  glabre 
e talvolta  ± filamentose  sui  margini.  Infiorazioni  parziali 
provviste  di  una  parte  peduncolare  compressa  piano-con- 
vessa, larga  5 mm.,  portante  delle  assai  dense  pannocchie 
ovali,  composte  di  numerosi  ramoscelli  fastigiati  durante 
l’antesi,  penduti  e patenti  allorché  fruttiferi,  inseriti  spiral- 
mente ma  senza  regolarità  intorno  alla  parte  assile;  i ramo- 
scelli nascono  dall’ascella  di  una  piccola  brattea  triangolare 
acuminata,  sono  filiformi,  molto  sottili,  leggermente  sinuosi 
fra  un  fiore  e l’altro,  i maggiori  i più  bassi,  lunghi  8-10 
cm.  e spessi  alla  base  circa  1 mm.  anche  allorché  fruttiferi  : 
i superiori  gradatamente  decrescenti  alquanto  in  lunghezza. 

Fiori  del  tutto  sessili  sopra  un  tubercoletto  nascente  al- 
l’ascella di  una  inconspicua  e tenuissima  bratteola  scariosa, 
molto  piccoli,  misuranti  2 mm.  dalla  base  del  calice  all’apice 
dello  stigma  (durante  la  fioritura).  Perianzio  cupulare-cam- 
panulato,  membranaceo,  carnosulo  in  basso  dove  assai  pro- 
fondamente scavato  di  sotto,  col  margine  diviso  in  6 denti 
eguali  latamente  triangolari  o deltoidei  acuti;  stami  6 coi 
filamenti  uniti  per  le  basi  e formanti  intorno  all’ovario 
una  specie  di  cupula  molto  sottilmente  membranosa,  nella 
parte  libera  subulati,  patenti  o ± recurvi  durante  l’antesi  ; 
antere  lineari-oblunghe,  ottuse  alle  due  estremità,  punteg- 
giate, a loggie  parallele  e disgiunte  sin  quasi  alla  metà 
dove  s’inserisce  il  filamento,  deiscenti  dal  lato  interno,  ma 
rovesciandosi  il  filamento  all’infuori,  nell’antesi  apparente- 


— 276  — 


mente  estrorse.  Ovario  lageneforme,  attenuato  in  corto  e 
tozzo  collo  che  si  dilata  assai  bruscamente  in  uno  stigma 
infundibulare  assai  largo  e ± compresso-cresteforme. 

Frutti  perfettamente  sferici,  apiculati  nel  centro  del  ver- 
tice dai  resti  dello  stigma,  di  5-5.5  mm.  di  diam.:  quando 
non  perfettamente  maturi  assai  distintamente  granulosi 
sulla  superficie,  apparentemente  bianchi,  allo  stato  secco 
giallastri  alquanto  corrugati;  mesocarpio  carnoso-grumoso, 
scarso;  endocarpio  crostaceo— legnoso,  fragile. 

Seme  sferico  di  4 mm.  di  diam.  un  poco  pianeggiante  od 
anche  leggermente  incavato  alla  base,  a superficie  nitida 
color  castagno,  con  l’ilo  basilare  lineare-oblungo  molto  ec- 
centrico; albume  omogeneo  scavato  sin  oltre  alla  metà  da 
una  profonda  e larga  intrusione  dell’integumento  del  seme  ; 
embrione  situato  verso  l’alto  a circa  il  terzo  della  periferia 
della  parte  superiore.  Perianzio  fruttifero  non  o leggermente 
accresciuto,  formante  un  disco  circolare  depresso,  scavato 
nella  base  e con  orlo  ± distintamente  6— lobo. 

Osservazioni.  — Molto  affine  alla  Th.  microcarpa  ma 
assai  più  robusta. 

Habitat.  — Isole  a mezzogiorno  della  Florida  ( Florida 
Reefs ) ed  anche  nelle  Bahamas.  Venne  scoperta  dal  sig.  Sar- 
gent, in  novembre  1886,  sulle  spiaggie  settentrionali  delle 
più  grandi  delle  isole  che  formano  il  gruppo  delle  Mar- 
quesas a circa  15  miglia  ad  occidente  di  Key  West.  Cresce 
pure  secondo  Sargent  a Crab  Key , una  piccola  isola  del 
gruppo  di  Bahia  Honda  ad  occidente  di  Torch  Key.  Io  ho 
studiato  gli  esemplari  raccolti  da  Sargent  nelle  Marquesas 
Key  in  marzo  1898. 

Alla  Th.  keyensis , Sargent  riporta,  nel  suo  Erbario  e mi 
sembra  giustamente,  un  esemplare  consistente  in  uno  spa- 
dice  in  frutto  con  l’etichetta:  « Curtiss,  West  Indian  Plants, 
n.°  101  — Near  Nassau , W.  B.,  Bahamas.  March  3.  1903  ». 

Alla  medesima  specie  mi  sembra  pure  poter  riferire  un 
esemplare  dell’Erbario  di  Berlino  consistente  in  due  infio- 


— 277  — 


razioni  parziali,  delle  quali  una  porta  fiori  al  momento  del- 
l'antesi  ed  una  un  poco  trapassati,  con  la  seguente  etichetta: 
« Bahama  plants,  collected  and  distributed  by  John  I.  and 
Alice  R.  Northrop.  n.°  668.  Andros  Island , Big  Cabbage 
creefc,  1890,  June  19  ».  Differisce  dagli  esemplari  tipici  di 
Sargent  solo  per  i ramoscelli  più  allungati  e che  misurano 
sino  10-12  cm.  di  lunghezza. 


7.  Thrinax  microcarpa  Sargent  in  Garden  et  Forest, 

IX,  162  : Silva,  X,  53,  tab.  511  (excl.  ic.  fruct.)  et  Bot. 

Gazette,  XXVII  (1899),  87. 

Descrizione.  — Pianta  apparentemente  di  non  grandi 
dimensioni.  Fronde  con  lembo  flabellato-multifido  quasi  per- 
fettamente orbicolare  (col  seno  basilare  non  completamente 
chiuso)  misurante  dalla  ligula  all’apice  dei  segmenti  mediani 
52  cm.  (nella  sola  fronda  che  ho  visto)  ; picciolo  gracile, 
fortemente  depresso,  biconvesso  a margini  acutissimi,  largo 
8-9  mm.,  spesso  4 mm.  ; ligula  breve  semilunare  sublegnosa, 
a margine  intiero  rotondato  densamente  barbata  dal  lato 
inferiore  ; posteriormente  il  picciolo  si  termina  in  un  orlo 
rilevato  perfettamente  orizzontale.  I segmenti  non  sono 
molto  numerosi  (ne  ho  contati  36),  quelli  mediani  misurano 
20-25  mm.  nel  punto  più  largo,  vale  a dire  all’  altezza 
dei  seni  o poco  al  di  sopra:  i seni  nella  parte  centrale  ri- 
mangono a 12-15  cm.  dall’apice  del  picciolo  ; i segmenti 
più  esterni  sono  assai  più  stretti  e coi  seni  assai  più  pros- 
simi al  picciolo  degli  intermedi:  tutti  sono  gradatamente 
acuminati  con  l'apice  fesso  per  il  tratto  di  2—4  cm.  in  2 
punte  subulate  (diritte  e non  divergenti),  papiraceo-firmuli, 
verdi  glabri  ed  opachi  di  sopra,  resi  argentei  di  sotto  da 
finissimi  filamenti  sericei  filiformi  e per  di  più  cospersi  di 
rade  e piccolissime  squamule  brune  puntiformi:  piani  allor- 
ché la  fronda  è bene  svolta,  con  la  costa  mediana  sottile 
ed  acuta  di  sotto,  rappresentata  da  un  tenue  e superficiale 
solco  di  sopra,  con  13-15  nervi  secondari  per  parte  alla 


— 278 


costa  mediana  e con  numerose  venule  trasverse  : gli  uni  e 
le  altre  assai  distinti  e prominenti  nella  pagina  superiore, 
che  così  è resa  molto  nettamente  e minutamente  tessellata; 
la  superficie  inferiore  è più  fittamente  striata  della  supe- 
riore e le  venule  trasverse  sono  molto  meno  apparenti  ; 
margini  alquanto  inspessiti. 

Spadici  lunghi  80  cm.,  nell’  antesi  cupressiformi,  con  6—7 
infiorazioni  parziali  gradatamente  decrescenti  ; spate  prima- 
rie rigidamente  cartacee,  lungamente  tubulose,  coll’  apice 
prolungato  in  lembo  lanceolato  acuto  in  forma  d’  orecchio 
d’asino,  intiere  anche  a maturità  dei  frutti  : al  momento 
dell’antesi  mollemente  sericeo-tomentose  nella  parte  apicale; 
infiorazioni  parziali  formanti  delle  pannocchie  latamente 
ovate,  assai  dense  : le  maggiori,  le  più  basse,  lunghe  15- 
20  cm.,  nell’antesi  eretto-patenti,  allorché  in  frutto  recurve 
e portate  da  una  parte  pedunculare  recurva  assai  lunga, 
compressa,  larga  5-8  mm.  ; la  parte  assile  della  pannocchia 
è pure  compressa  e porta  tutto  in  giro  numerosi  ramoscelli 
fioriferi  semplici,  nascenti  dall’ascella  di  una  piccola  brattea 
triangolare  acuminata  scariosa:  essi  sono  filiformi,  spessi 
circa  1 mm.  durante  la  fioritura,  e poco  più  quando  frut- 
tiferi, resi  scabridi  allora  dai  piccoli  fulcri  tubercoliformi 
dei  fiori  e frutti  caduti:  i maggiori,  vale  a dire  i più 
bassi  delle  infiorazioni  più  basse,  lunghi  8-10  cm.,  i supe- 
riori 5-6  cm. 

Fiori  perfettamente  sessili  sopra  un  piccolo  disco  tuber- 
coliforme  all’ascella  di  una  incospicua  bratteola  scariosa, 
molto  piccoli,  misuranti  2 mm.  dalla  base  del  calice  all’apice 
dello  stigma  (durante  la  fioritura).  Perianzio  cupulare-cam- 
panulato,  membranaceo,  carnosulo  in  basso  dove  è assai  pro- 
fondamente incavato  di  sotto,  superficialmente  diviso  in  6 
larghi  lobi  alquanto  irregolari  ; stami  6 con  i filamenti 
uniti  per  le  basi  e formanti  una  specie  di  cupula  sottile 
membranosa  intorno  all’ovario,  poi  subulati,  patenti  od  oriz- 
zontali o ± recurvi  durante  l’antesi  ; antere  oblunghe,  ot- 
tuse alle  due  estremità,  punteggiate,  a loggie  parallele  di- 
sgiunte sin  quasi  alla  metà,  dove  s’ inserisce  il  filamento, 


— 279  — 


deiscenti  dal  lato  interno,  ma  rovesciandosi  il  filamento 
all’  infuori,  nell’antesi  apparentemente  estrorse.  Ovario  la- 
geneforme,  ossia  ovoideó  attenuato  in  corto  collo  che  si  di- 
lata assai  bruscamente  in  uno  stigma  compresso-crestiforme 
e solcato  nel  mezzo;  ovulo  solitario  basilare  eretto. 

Frutti  perfettamente  sferici,  minutamente  apiculati  sul 
vertice,  di  5 mm.  di  diam.  a superfìcie  bruno-giallastra  e 
corrugata  sul  secco  ; mesocarpio  carnosulo-grumoso  ; endo- 
carpio relativamente  assai  spesso,  crostaceo-legnoso,  fragile. 

Seme  sferico,  di  circa  4 mm.  di  diam.,  a superficie  nitida 
bruno  castagno,  leggermente  incavato  alla  base  ; ilo  li- 
neare eccentrico  ; albume  omogeneo,  scavato  sino  alla  metà 
da  un  foro  circolare  (intromissione  del  rafe)  situato  perfet- 
tamente nel  centro  della  base  e ripieno  di  una  sostanza 
bruna  ; embrione  situato  verso  l’alto  a circa  il  terzo  della 
periferia  della  parte  superiore. 

Perianzio  fruttifero  non  o leggermente  accresciuto,  for- 
mante un  disco  depresso  circolare,  scavato  nella  base  e con 
un  orlo  crenulato  in  giro. 

Habitat.  — E la  specie  di  Thrinax  più  comune  e più 
generalmente  diffusa  nelle  Florida  Key , le  isole  che  formano 
la  scogliera  madreporica  a mezzogiorno  della  Penisola  della 
Florida.  — Curtiss  : North  Am.  PI.  n.°  2679***,  coral  soil, 
No-name  Key , (Herb.  Harvard  Univ.)  ; pure  di  No-Name 
Keyi  Simpson  n.°  268  (United  States  national  Herbarium 
in  Herb.  Harvard  Univ.).  Sono  questi  gli  esemplari  tipici 
di  Sargent  e che  io  ho  descritto. 

Forse  appartengono  alla  Th.  microcarpa  alcuni  esemplari 
raccolti  da  Eggers  nelle  Bahama,  conservati  nell’  Erbario 
di  Copenhaguen  e che  portano  l’etichetta  : « Eggers  : Flora 
Ind.  occ.  exicc.  n.°  4141,  10’  alt.  v.  « Brittle  Top  » — Ins. 
Baham.  Hog  Island  and  Nassau.  21.  II.  1888  ». 

Osservazioni.  — Forse  la  Th.  microcarpa  non  è che  una 
varietà  della  Th.  heyensis , dalla  quale  negli  erbari  mi  sem- 
bra assai  difficile  poterla  distinguere,  ed  alla  quale  corri- 


— 280  - 


sponde  per  la  forma  e dimensione  dei  frutti.  Nella  T. 
Tceyensis  i denti  del  perianzio  li  ho  trovati  deltoidei  acuti 
e nella  TTi.  microcarpa  ottusi  e crenulati;  di  più  in  questa 
il  processo  del  rafe  sarebbe  conico,  e nella  Tceyensis  cilin- 
draceo  e rotondato  in  alto.  Mantengo  la  specie  principal- 
mente sull’ autorità  di  Sargent. 


8.  Thrinax  punctulata  Becc.  sp.  n. 

Gracilis,  frondibus  flabellato-orbicularibus  multi- 
fidis,  segmentis  subtus  ceroso-glaucescentibus  (nec 
appresse  piloso-argenteis)  crebrerrime  squamulis 
minimis  ferrugineis  punctulatis.  Spadices  elongati 
infìorescentiis  partialibus  parvis  densiusculis  ovatis 
recur  vis,  ramulis  Alito  rmibus  tenui  bus,  fructibus 
sessilibus  parvis  sphaericis,  3-8  mm.  diam.,  semine 
2.5  mm.  diam.,  albumine,  intromissione  seminis 
integumento  late  conica,  usque  ad  medium  exca- 
vato. 

Descrizione.  — Palma  apparentemente  gracile. 

Fronde  flabellato-multifide,  quasi  perfettamente  orbico- 
lari,  misuranti  65  cm.  dalla  ligula  all’apice  dei  segmenti 
mediani  (nella  sola  fronda  che  ho  visto);  guaine  sfacelato- 
fibrose  più  o meno  unite  da  tomento  pannoso,  argenteo  ; 
picciolo  gracile  fortemente  depresso,  biconvesso  e con  mar- 
gini acutissimi,  largo  1 cm.,  spesso  5 mm.  ; ligula  breve 
semilunare  glaberrima  ; posteriormente  il  picciolo  si  ter- 
mina in  un  orlo  orizzontale  ; lembo  nella  parte  centrale  di- 
viso sino  a circa  la  metà,  ed  ai  lati  estremi  sino  a pochi 
centimetri  dalla  ligula,  in  circa  45  segmenti  : di  questi  i 
centrali  all’  altezza  dei  seni  sono  larghi  circa  3 cm.,  i se- 
guenti diventano  gradatamente  più  angusti,  gli  estremi  ri- 
dotti a soli  10-12  mm.  di  larghezza  : questi  sono  lineari, 


— 281  — 


gli  altri  tutti  dai  seni  in  su  vanno  molto  gradatamente 
attenuandosi  verso  l’estremità,  che  è fessa  per  il  tratto  di 
5—6  cm.  e divisa  in  due  punte  molto  acuminate  dritte;  essi, 
i segmenti,  sono  inoltre  papiracei,  verdi,  glabri  e subnitenti 
di  sopra,  di  sotto  ceroso-glaucescenti  senza  peluria  argentea 
ma  coperti  da  innumerevoli  minutissimi  puntolini  prodotti 
da  squamule  ellittiche  ferruginose,  piani  allorché  la  fronda 
è bene  svolta,  con  la  costa  mediana  sottile  ma  rilevata  di 
sotto  e superficiale  di  sopra,  con  10-12  nervi  secondari 
molto  sottili  per  parte  alla  costa  mediana  ; venule  tran- 
sverse assai  numerose  fini  ed  irregolari  ; margini  assai  di- 
stintamente inspessiti. 

Spadici  apparentemente  allungati  e con  varie  infiorazioni 
parziali  sovrapposte  ; spate  primarie  rigidamente  cartacee, 
lungamente  tubulose,  prolungate  all’apice  in  lembo  in  forma 
d’orecchio  d’asino,  intiere  e più  o meno  coperte  da  un  te- 
nue tomento  anche  a maturità  dei  frutti.  Infiorazioni  par- 
ziali formanti  delle  piccole  pannocchie  ovate  assai  dense, 
lunghe  15-16  cm.,  portate  da  una  parte  peduncolare  re- 
curva allorché  in  frutto,  assai  lunga  e compressa,  larga 
5-8  mm.  ; la  parte  assile  della  pannocchia  è pure  compressa, 
più  o meno  angolosa  e porta  tutto  in  giro  numerosi  ramo- 
scelli fioriferi  ; questi  sono  semplici,  filiformi,  giungenti 
appena  allo  spessore  di  1 mm.  alla  base,  allorché  fruttiferi 
resi  scabridi  dai  piccoli  fulcri  tubercoliformi  sui  quali  ri- 
posano i fiori  od  i frutti  : i maggiori,  vale  a dire  i più 
bassi,  lunghi  7-8  cm. 

Fiori.... 

Frutti  del  tutto  sessili  sopra  un  minutissimo  tubercoletto 
perfettamente  sferico,  molto  piccoli,  di  3-8  mm.  di  diam., 
terminati  dal  piccolo  resto  dello  stigma  infundibulare. 

Seme  sferico  di  2.5  mm.  di  diam.,  a superficie  bruno  ca- 
stagno, con  ilo  puntiforme  ; intrusione  del  tegumento  del 
seme  latamente  conica  giungente  sino  alla  metà  del  seme; 
embrione  situato  alla  metà  di  un  lato.  Perianzio  fruttifero 
indurito  alla  base  e molto  brevemente  pedicelliforme,  con 
lembo  diviso  in  6 lobi  o denti  triangolari  corti,  larghi  ed  acuti. 


— 282  — 


Habitat.  — Cuba  : Provincia  Pinar  del  Eio  sul  Monte 
Guanajay  (van  Hermann  n.°  4245,  Herbarium  de  Cuba.  In 
frutto  dicembre  10,  1904  (Erb.  Krug  ed  Urban  nell’Erb.  di 
Berlino). 

Osservazioni.  — Fra  tutte  le  specie  di  Thrinax  sino  a 
qui  • descritte  è quella  che  produce  i frutti  più  piccoli  non 
raggiungendo  questi  nemmeno  i 4 mm.  di  diam.  E benis- 
simo caratterizzata  per  di  più  dalle  sue  foglie  glauce- 
scenti  ma  senza  il  tenue  indumento  formato  dai  tenuissimi 
filamenti  argentei  che  si  osservano  nelle  Th.  keyensis  e 
fìoridana , e cosperse  molto  più  fittamente  che  nelle  altre 
specie  dalle  particolari  minutissime  squamule  brune.  E 
certamente  affine  alle  Th.  microcarpa  e keyensis  e sembra 
anche  alla  Th.  Mor risii;  ma  la  punteggiatura  delle  foglie  la 
distingue  facilmente  da  tutte  e tre. 


9.  Thrinax  ponceana  0.  F.  Cook  in  Bull.  Torr.  Bot. 
Club,  XXVIII  (1901)  536,  45;  Urban,  Symb.  Antill. 
(FI.  Portor.)  IV  (1903),  128. 


Descrizione.  — Tronco  di  sino  4 metri  di  altezza  colon- 
nare o leggermente  assottigliato  od  anche  dilatato  in  alto, 
con  la  superficie  esterna  grossolanamente  ed  irregolarmente 
rimosa  per  il  lungo  (Cook). 

Fronde  di  pianta  adulta  assai  grandi  con  segmenti  di 
65  cm.  di  lunghezza  e di  3—3.5  cm.  di  larghezza,  con  la 
base  dilatata  dei  piccioli  che  si  sfacela  in  numerose  fibre  bru- 
nastre  o grigiastre  ed  i piccioli  lunghi  65  cm.  e larghi  15- 
20  mm.  (Cook).  Le  fronde  di  piante  giovanissime  sono  di- 
midiato-orbicolari  con  soli  10-12  segmenti  quasi  del  tutto 
disgiunti,  lunghi  12-16  cm.,  lineari,  larghi  6-8  mm.  tanto 
alla  base  quanto  a 2-3  cm.  al  di  sotto  dell’apice,  il  quale 
è triangolare-allungato  e molto  brevemente  2-fido  o 2-den- 
tato;  la  ligula  è breve  seminulare  e non  barbata;  le  fronde 


— 288  — 


di  piante  di  media  età  misurano  28-80  cm.  dalla  ligula  alla 
estremità  dei  segmenti  centrali,  in  queste  la  ligula  è semi- 
lunare a contorno  rotondato  barbato  da  lunghi  peli  argen- 
tei ; il  picciolo  è biconvesso  ; i segmenti  sono  circa  80,  non 
molto  rigidi,  per  un  certo  tratto  a margini  paralleli  : i cen- 
trali larghi  18-20  mm.,  poi  ristretti  in  punta  triangolare- 
allungata  brevemente  bifida  all’apice  ; i margini  sono  assai 
inspessiti  ; le  venule  transverse  sono  un  poco  più  distinte 
nella  pagina  inferiore  che  nella  superiore  ; la  pagina  infe- 
riore nelle  fronde  giovanissime  è cospersa  da  poca  peluria 
argentea,  che  manca  del  tutto  nelle  fronde  più  adulte,  nelle 
quali  è glabra  ma  cospersa  di  puntolini  giallastri  glandu- 
liformi. 

Spadici  eretto— nutanti,  che  dalle  dimensioni  delle  porzioni 
esistenti  si  possono  giudicare  di  circa  1 m.  di  lunghezza, 
con  parte  assile,  allorché  vaginata  dalle  spate,  cilindracea  e 
grossa  alla  base  quanto  un  dito,  assottigliantesi  a poco  alla 
volta  in  una  estremità  caudiforme,  con  varie  e gradata- 
mente  decrescenti  infiorazioni  parziali  arcuato-recurve,  di- 
scoste fra  di  loro  8-10  cm.  Le  spate  primarie  sono  tubu- 
lose,  strettamente  guainanti,  furfuraceo-puberule,  finamente 
e nettamente  striate,  brevemente  aperte  sul  lato  ventrale 
in  alto  e prolungate  in  punta  in  forma  d’orecchio  d’asino, 
con  l’apice  triangolare  molto  acuto  od  acuminato  e cari- 
nato sul  dorso  e con  i margini  intieri.  Le  pannocchie  mag- 
giori, le  più  basse,  sono  lunghe  15-25  cm.,  fortemente  ar- 
cuato-pendule  con  assai  numerosi  ramoscelli  fioriferi  e con 
la  parte  pedicellare  fortemente  compressa  : questa  per  lo  più 
intieramente  inclusa  nella  spata  primaria  e provvista  di  una 
spata  propria,  essa  pure  per  lo  più  inclusa  e molto  profonda- 
mente divisa  in  due  punte  o corna  pubescenti  all’apice;  i 
ramoscelli  fioriferi  hanno  alla  loro  base  una  brattea  angu- 
stissima subulata,  che  in  quelli  inferiori  raggiunge  la  lun- 
ghezza di  1-4  cm.  ed  in  esemplari  robustissimi  sino  6-7  ; 
i ramoscelli  sono  filiformi,  molto  sottili,  al  più  spessi  1 mm. 
alla  base  ed  assai  meno  in  alto,  glabri,  talvolta,  special- 
mente nell’estremità,  molto  leggermente  sinuosi  fra  un  fiore 


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e l’altro  : i maggiori,  i più  bassi,  lunghi  6-8  cm.  con  assai 
numerosi  fiori  disposti  spiralmente  in  giro. 

Fiori  sessili  sopra  un  tubercoletto  (che  nel  frutto  diventa 
calloso-discoideo)  all’ascella  di  una  piccola  e breve  brattea 
triangolare  acuta  : molto  piccoli  ; perianzio  cupulare  poco 
profondo  con  6 denti  brevi  deltoidei  acuti  od  apiculati; 
stami  6 con  filamenti  triangolari  ed  uniti  per  le  basi 
nella  parte  inclusa  nel  perianzio,  ìineari-filiformi  in  quella 
che  sporge  e che  è alquanto  più  lunga  dei  denti  del  pe- 
rianzio stesso  ; antere  lineari-oblunghe,  lunghe  1-3  mm., 
punteggiate,  smarginate  all’apice  e sagittato-biauriculate 
alla  base,  essendo  ivi  le  loggie  disgiunte  sino  a circa  la 
metà  ; ovario  globoso,  bruscamente  ristretto  in  brevissimo 
e corto  collo  che  ad  un  tratto  si  dilata  in  largo  stigma 
obliquo,  compresso-infundibulare,  bilabiato  a contorno  cre- 
nulato. 

Frutto  sferico  di  5 mm.  di  diam.  a superficie  minuta- 
mente e fittamente  granulosa  sul  secco,  endocarpio  sottilis- 
simo, legnoso-crostaceo,  fragile. 

Seme  globoso,  di  3.8-4  mm.  di  diam.,  a superficie  nitida 
rosso  mohogano,  leggermente  incavato  nella  base  ; intru- 
sione del  tegumento  conica  ed  acuta  sorpassante  la  metà 
dell’albume;  ilo  lineare  eccentrico;  embrione  situato  al  di 
sopra  della  metà  di  un  lato,  discendente. 

Habitat.  — Puerto-Rico.  Cresce  sulle  colline  calcaree 
lungo  la  costa  meridionale  ad  occidente  di  Ponce:  Cook, 
n.°  1005,  esemplare  tipico  che  io  non  ho  visto.  A questa 
specie  però  sono  riferiti  da  Cook  stesso  gli  esemplari  di 
Sintenis  (che  io  ho  studiato)  delle  « Plantae  Portoricences  » 
n.°  3500  (Herb.  Krug  et  Urban)  raccolti  a Guanica  in  Sa- 
linas, nei  fruticeti  del  litorale,  accompagnati  dalla  nota 
che  la  pianta  è alta  sino  4 metri,  con  i frutti  maturi  bian- 
chi, e che  è chiamata  volgarmente  « Palma  de  Cohojo  » ; 
questi  esemplari,  che  hanno  fiori  e frutti  bene  sviluppati, 
sono  accompagnati  solo  dalle  fronde  di  pianta  giovane  che 
sopra  ho  descritto.  Non  differenti  dagli  esemplari  di  Sin- 


285  — 


tenis  n.°  3500  sono  altri,  pure  dell’  Erbario  di  Krug  ed 
Urban,  raccolti  da  A.  Stahl  (n.°  966)  fra  Ponce  e Peimelas. 
Questi  sono  accompagnati  da  fronde  più  grandi  dei  prece- 
denti, con  picciolo  lungo  90  cm.,  largo  8 mm.,  spesso  4 mm. 
I segmenti  centrali  misurano  55  cm.  dalla  ligula  all’apice 
e sono  larghi  sino  3 cm.  : sono  glabri  e subconcolori  sulle 
due  faccio  ed  al  solito  modo  cospersi  di  puntolini  glandu- 
liformi  in  rilievo  nella  pagina  inferiore  ; la  ligula  è glabra, 
forse  perchè  i peli  sul  suo  margine  si  trovano  solo  sulle 
fronde  svolte  di  recente  e sono  decidui. 

Osservazioni.  — Cook,  1.  c.  scrive  che  questa  è la  spe- 
cie di  Thrinax  più  comune  in  Puerto-Rico  e che  abbonda 
sulle  colline  calcaree  lungo  la  costa  meridionale  ad  occi- 
dente di  Ponce  ; aggiunge  inoltre  che  le  fronde  di  recente 
svolte  sono  rivestite  nella  pagina  inferiore  di  una  peluria 
delicata  ed  appressa,  ma  che  le  fronde  vecchie  sono  glau- 
cescenti  nella  pagina  inferiore,  e che  la  glaucescenza  è do- 
vuta a puntolini  creduti  stomi,  ma  che  inoltre  vi  sono  dei 
punti  brunastri  più  grandi  di  cui  gli  è ignota  la  natura. 


10.  Thrinax  Morrisii  Wendl.  in  Card.  Chron.  XI  (1892), 
104,  fig.  20,  21  ; 0.  P.  Cook  in  Bull.  Torr.  bot.  Club., 
XXVIII  (1901),  537. 

Descrizione.  — Piccola  specie  con  tronco  nudo,  alto  al 
più  un  metro  e di  circa  6 cm.  di  diam. 

Fronde  ^-orbicolari,  divise  in  circa  30  segmenti,  glauce- 
scenti  nella  pagina  inferiore;  picciolo  in  alto  compresso  e 
biconvesso  con  margini  molto  acuti;  ligula  ovata  ottusa; 
segmenti  centrali  connati  nei  2 quinti  inferiori,  larghi  al- 
l’altezza dei  seni  23  mm.;  gradatamente  acuminati,  breve- 
mente bifidi  all’apice,  con  3-4  nervi  secondari  per  parte  alla 
costola  mediana  ; venule  transverse  molto  conspicue  nella 
pagina  superiore  ; margini  giallastri. 

Spadici  lunghi  60  cm.,  nutanti,  con  9-12  infiorazioni  par- 


— 286 


ziali  sovrapposte  molto  ravvicinate  fra  di  loro,  incurvato- 
nutanti  ed  unilaterali  allo  stato  fruttifero,  con  parte  pedun- 
culare  intieramente  nascosta  nella  rispettiva  spata;  spate 
tubulose,  imbricate,  glauco-pubescenti  ; ramoscelli  fioriferi 
gracili  filiformi. 

Fiori  sessili  con  perianzio  brevemente  diviso  in  6 lobi 
latamente  triangolari  apiculati,  stami  6 con  filamenti  lata- 
mente triangolari  alla  base  e poi  brevemente  acuminati, 
lunghi  quanto  i lobi  del  perianzio.  Perianzio  fruttifero 
quasi  immutato  con  parte  tubulare  molto  depressa  e quindi 
poco  o niente  pedicelliforme. 

Frutti  sferici  minutamente  ed  acutamente  apiculati,  di 
5 mm.  di  diam.,  a quanto  sembra  bianchi  a completa  ma- 
turità; sul  secco  la  loro  superficie  è giallastro— sudicio,  poco 
distintamente  granulata;  il  pericarpio  nell’insieme  è molto 
sottile  (3-4  decimi  di  mm.)  per  la  maggior  parte  costituito 
dall’endocarpio  che  è crostaceo-legnoso  e fragile. 

Seme  globoso,  di  4 mm.  di  diam.,  a superficie  unita  bruno- 
castagno, con  leggiera  depressione  nella  base  ; ilo  piccolo 
lineare  molto  eccentrico  ; intrusione  rafeale  dell’integumento 
in  forma  di  canale  conico  allungato  ottuso  all’apice  e con 
assai  larga  base,  penetrante  circa  i due  terzi  dell’albume  ; 
embrione  laterale  situato  a circa  un  quarto  dell’  intiero 
contorno  superiore  del  seme,  discendente  e penetrante  assai 
profondamente  nell’albume. 

Habitat.  — Endemica  sulle  roccie  calcaree  nell’  Isola 
Anguilla , la  più  settentrionale  delle  Piccole  Antille,  dove 
venne  scoperta  dal  sig.  D.  Morris  in  decembre  1890.  Venne 
raccolta  in  seguito  in  frutto  dal  dott.  H.  A.  Alford  Ni- 
cholls  e sul  materiale  da  questi  inviato  a Kew  il  sig.  H. 
"Wendland  ne  redasse  la  descrizione  della  quale  io  mi  sono 
valso  in  parte,  non  avendo  di  questa  specie  visto  che  dei 
frutti  staccati  ed  una  fronda  di  pianta  giovane. 

Osservazioni.  — È la  più  piccola  delle  specie  di  Thrinax 
conosciute,  distinta,  oltre  che  per  le  sue  piccole  dimensioni 


— 287  — 


ed  il  piccolo  frutto,  per  i suoi  fiori  sessili,  per  il  perianzio 
fruttifero  depresso  non  pedicelliforme  e con  6 brevi  e larghi 
denti,  e per  i 6 stami  con  i filamenti  a base  larga  deltoidea 
e lunghi  poco  più  dei  denti  del  perianzio. 

La  fronda  che  io  ho  visto  è di  pianta  giovane,  è verde 
non  glaucescente  e senza  puntolini  o squamule  nella  pa- 
gina inferiore. 

Specie  dubbie  od  imperfettamente  conosciute. 

11.  Thrinax  praeceps  0.  F.  Cook  in  Bull.  Torr.  Bot. 

Club,  XXVIII  (1901),  536;  Urban,  Symb.  antill.  (FI. 

Portor.)  IV  (1903),  128. 

Descrizione.  — Tronco  colonnare  o leggermente  più 
largo  in  alto  che  in  basso,  raggiungente  talvolta  l’altezza 
di  3 o 4 metri  e di  8—12  cm.  di  diametro  alla  base,  co- 
perto per  lungo  tempo  dalle  vecchie  fronde  di  cui  le  basi 
si  fendono  nel  mezzo  per  il  lungo  : quando  alla  fine  nelle 
piante  vecchie,  anche  tali  resti  delle  fronde  cadono,  rimane 
il  tronco  nudo  con  la  superficie  grigiastra,  rozzamente  scre- 
polato-rimosa  ; i piccioli  delle  fronde  più  grandi  misurano 
75-80  cm.  in  lunghezza  ed  1.2-1. 5 cm.  in  larghezza;  la  li- 
gula è fugacemente  pubescente;  il  lembo  nelle  fronde  gio- 
vani è coperto  nella  pagina  inferiore  da  una  pubescenza 
bianca  che  presto  scomparisce  nelle  fronde  adulte  lasciando 
detta  superficie  glaucescente  o leggermente  pruinosa;  i 
segmenti  centrali  sono  al  più  lunghi  55  cm.  e larghi 
48  mm.  e sono  uniti  fra  di  loro  sin  oltre  la  metà.  (De- 
scrizione da  Cook). 

Habitat.  — Puerto-Rico.  Nelle  montagne,  sui  precipizi 
sovrastanti  la  strada  fra  Utnado  ed  Arecibo.  Cook  n.°  850 
(non  vidi). 

Osservazioni.  — Non  ho  visto  esemplari  che  con  sicu- 
rezza si  possano  riferire  a questa  specie,  che  rimane  assai 


— 288  — 


dubbia  perchè  di  essa  non  sono  conosciuti  i fiori  ed  i frutti. 
Non  è nemmeno  bene  specificato  in  che  cosa  differisca  dalla 
Th.  ponceana  Cook. 


12.  Thrinax  radiata  Lodd.  ex  Roem.  et  Schult.  syst. 
veget.  VII,  2.  1301;  Desf.  Cat.  h.  Paris.,  ed.  3.  31; 
Mart.  Hist.  nat.  Palm.  Ili , 257. 

Descritta  da  sole  fronde  di  pianta  giovane  ed  irricono- 
scibile. Si  dice  indigena  dell’Isola  Trinidad,  forse  deve 
dirsi  Trinidad  in  Cuba  ; poiché  non  mi  è noto  che  nell’Isola 
di  Trinidad  sia  stata  trovata  alcuna  specie  di  Thrinax. 

Nell’Erbario  di  Monaco  si  trova  con  nome  di  Th.  radiata 
una  fronda  che  sembra  avere  appartenuto  alle  piante  ori- 
ginali distribuite  da  Loddiges  col  nome  indicato  e prove- 
niente dall’Orto  bot.  di  Parigi.  E di  pianta  molto  giovane, 
è verde  sopra  ambedue  le  faccio  e nella  pagina  inferiore  è 
cospersa  di  puntolini  giallastri  come  si  osserva  in  varie 
Thrinax  tipiche. 

In  ogni  caso  la  Th.  radiata  non  mi  sembra  identifica- 
bile, sebbene  spesso  si  trovino  nei  giardini  Palme  che  por- 
tano questo  nome. 

13.  Thrinax  bahamensis  0.  F.  Cook  in  Mem.  Torr. 
Bot.  Club.  XII  (1902),  20  — Bahamas.  Andros:  Nor- 
throp, n.°  257,  ed  Hog  Island.  (Non  vidi). 

Gen.  14.  — Coccothrinax  Sargent  in  Bot.  Gaz.,  XXVII 
(1899),  87.  — Thrinax  sect.  Euthrinax  Drude  in  Engl. 
et  Pr.  Pflanzenf.  II,  3.  34;  Sargent,  Silva,  X,  49.  — 
Thrinax  (pro  parte)  Auct.  plurim.  — Thrincoma  0. 
F.  Cook  in  Bull.  Torrey  bot.  Club,  1901,  p.  539.  — 
Thringis  0.  F.  Cook  1.  c.  544. 

Palme  inermi  con  tronchi  gracili  allungati  o 
brevi  rivestiti  in  alto  dalle  vecchie  fronde  ed  in 


289 


basso  nudi  ed  annulato-cicatricosi,  raramente  suba- 
cauli.  Fronde  plicato-flabellato-multitìde,  oraco- 
lari o digitato-radiate,  spesso  albicanti  od  argen- 
tee di  sotto,  con  le  costole  superiori  terminanti 
senza  prolungamento  filiforme  in  seni,  spesso  molto 
profondi,  disposti  regolarmente  in  semicerchio  in- 
torno alla  ligula;  costole  inferiori  percorrenti  tutto 
il  rispettivo  segmento  ed  evanescenti  nel  suo  apice 
più  o meno  profondamente  bifido  ; picciolo  inerme, 
compresso  biconvesso  o romboidale  in  sezione  tran- 
sversa, dilatato  fortemente  in  basso  in  una  guaina 
allungata  o sfacelata  e fibroso-reticolata  dal  lato 
ventrale,  troncato  all’ api  ce  di  dietro  e quivi  ter- 
minato da  un  orlo  rilevato  più  o meno  ben  distinto. 
Ligula  conspicua.  Rachide  del  tutto  mancante. 
Spadici  interfoliacei,  paniculato- allungati,  nutanti, 
con  una  parte  peduncolare  vaginata  da  varie  spate 
tubulose  e con  varie  infiorazioni  parziali  panicu- 
leformi  semplicemente  ramose,  sovrapposte,  na- 
scenti dal  di  dentro  di  una  spata  tubulosa  in  basso, 
aperta  ed  auriculeforme  in  alto;  ramoscelli  fioriferi 
filiformi.  Fiori  piccoli  numerosi  solitari  inseriti 
spiralmente,  spesso  senza  molta  regolarità,  sui  ra- 
moscelli, sessili  o pedicellati,  tutti  muniti  di  una 
piccola  brattea;  calice  e corolla  connati  in  un 
perianzio  cupulare  ± profondamente  6-dentato  ; 
stami  9-12,  di  già  eserti  dal  perianzio  molto  prima 
dell’antesi,  con  filamenti  ipogini  dilatati  in  basso 
ed  ivi  più  o meno  uniti  fra  di  loro,  allungati  fili- 
formi o subulati  nel  rimanente,  non  inflessi  all’a- 
pice; antere  oblunghe,  lineari  o subsagittate,  spesso 
più  o meno  spiralmente  contorte  sul  secco,  a loggie 


19 


290  — 


unite  da  connettivo  angusto,  parallele,  deiscenti 
internamente,  inserite  per  la  base  nel  seno  fra  le 
due  loggie.  Ovario  ovoideo  o globoso,  monocarpel- 
lare, uniovulato,  attenuato  in  un  collo  o stilo  che 
si  dilata  più  o meno  repentinamente  in  un  ampio 
stigma  infundibulare  ; ovulo  basilare  eretto.  Frutto 
sferico,  piccolo,  con  i resti  dello  stilo  apicali  : an- 
che quando  mancante  di  un  vero  pedicello  portato 
dal  perianzio  fruttifero  brevemente  pedicelliforme 
indurito  ma  non  sensibilmente  accresciuto  ; pe- 
ricarpio sottile  da  prima  essucco,  poi  carnoso  ; en- 
docarpio membranaceo  tenuissimo.  Seme  libero, 
eretto,  globoso,  a testa  sottilissima  argentea,  pro- 
fondamente solcato  e plicato-cerebriforme  ; ilo  ba- 
silare ; rafie  penetrante  dal  basso  fra  le  ripiegature, 
con  intromissione  del  tegumento  più  o meno  svi- 
luppata e rendente  leggermente  ruminato  1’  al- 
bume; embrione  laterale. 

Il  genere  Coccothrinax  stabilito  da  Sargent  mi  sembra 
costituisca  un  gruppo  di  Palme  simili  alle  Thrinax  ma 
nettamente  separate  da  queste  per  i fiori  con  9-12  stami  e 
specialmente  per  i semi  plicato-cerebriformi. 


Prospetto  delle  specie  del  genere  Coccothrinax. 

A.  Fronde  con  pochi  segmenti  (al  massimo  circa  25)  di- 
sgiunti nella  parte  centrale  sino  a pochi  (1-6)  cm.  dalla 
ligula. 

1.  Segmenti  stellato-radianti,  rigidissimi,  cospicuamente 
argentei  di  sotto,  larghi,  relativamente  brevi  e con 


291  — 


margini  per  lungo  tratto  paralleli,  lunghi  35-40  cm. 
e larghi  35-37  mm.  Fiori  pedicellati. 

C.  Miraguano  (Mart.)  Beco.  — 
Cuba  ed  Isla  de  Pinos. 

2.  Segmenti  digitato-radiati,  circa  20,  glabri  e verdi  di 

sotto,  latamente  lineari,  lunghi  30-33  cm.,  larghi 
20-22  mm.  Fiori  sessili. 

C.  rigida  (Gris.  et  "Wendl.)  Becc. 
— Cuba. 

3.  Gracilissima,  subacaule.  Segmenti  digitato-radiati  usual- 

mente 15-16  più  raramente  sino  a 20,  argentei  di 
sotto,  lineari,  larghi  12-16  mm.  Fiori  brevemente 
pedicellati. 

C.  Garberi  (Chapm.)  Sargent.  — 
Florida. 

B.  Fronde  con  segmenti  più  o meno  numerosi,  uniti  nella 
parte  centrale  sino  verso  la  metà  od  almeno  in  tutto  il 
terzo  inferiore. 

I.  Fiori  e frutti  non  pedicellati,  insidenti  sopra  un  cusci- 

netto o disco  tubercoliforme.  Perianzio  con  6 denti 
larghi  deltoidei.  Segmenti  circa  40,  nitidi  e non  striati 
di  sopra,  venule  transverse  indistinte. 

4 C.  Sancti-Thomae  Becc.  — An- 

tille  : St.  Thomas. 

II.  Fiori  e frutti  più  o meno  distintamente  pedicellati. 

# Fronde  con  segmenti  molto  rigidi  e lisci  di  sopra, 
quivi  non,  o poco,  nettamente  striati  da  nervi  se- 
condari, venule  trans  verse  indistinte. 

5.  Fronde  divise  assai  profondamente  in  circa  30  se- 
gmenti. Fiori  e frutti  pedicellati  nella  parte  bassa 
dei  ramoscelli,  quasi  sessili  in  alto.  Perianzio  con  6 
larghi  denti  triangolari  deltoidei.  Stami  12  con  fi- 


lamenti  subulati  assai  più  stretti  dei  denti  del  pe- 
rianzio ed  il  doppio  più  lunghi  di  questi. 

C.  Martii  Beec.  — Cuba. 

6.  Fronde  divise  assai  profondamente  in  40-45  segmenti 

rigidi  molto  distintamente  argentei  di  sotto,  nitidi, 
non  od  a mala  pena  nervosi  di  sopra  e senza  ve- 
nule transverse,  ligula  semilunare  rotondata.  Perian- 
zio con  6 minuti  e corti  denti  subulati.  Stami  9 con 
filamenti  rigiduli  subulati,  2-3  volte  più  lunghi  dei 
denti  del  perianzio.  Frutti  di  8-10  mm.  di  diame- 
tro. Semi  di  5.5-6. 5 mm.  di  diam. 

C.  jucunda  Sargent.  — Florida 
meridionale. 

* Stami  9.  Frutti  più  grossi  che  nella  forma  ti- 
pica, semi  di  8 mm.  di  diam. 

C.  jucunda  var.  macrosperma 
Becc.  — Isole  Bahama. 

**  Stami  12.  Frutto  di  11-12  mm.  di  diam.  Seme 
di  7 mm.  di  diam. 

C.  jucunda  var.  marquesensis 
Becc.  — Marquesas  Keys. 

7.  Fronde  con  circa  40  segmenti,  larghi  sino  4-4.5  cm., 

assai  spessi,  argentei,  con  numerosi  puntolini  in  ri- 
lievo di  sotto;  venule  transverse  obliterate.  Frutti 
lungamente  pedicellati.  Perianzio  con  6 piccoli  e 
corti  denti  acuti.  Stami  6-9  con  filamenti  uniti  in 
basso  e quivi  latamente  triangolari,  il  doppio  più 
lunghi  del  perianzio. 

C.  acuminata  Sargent.  — Cuba. 

àsàfe  Fronde  con  segmenti  molto  meno  rigidi  che  nelle 
specie  del  gruppo  precedente,  distintamente  striati 
da  fitti  nervi  secondari  uniformi  sopra  ambedue 
le  faccie,  ma  specialmente  nella  superiore. 

«I*  Fiori  con  7—9  stami. 


— 293  — 


8.  Segmenti  griseo-argentei  di  sotto  (talvolta  assai  tenua 

mente)  e senza  punteggiature;  venule  transverse  bre- 
vissime, puntiformi,  per  lo  più  poco  distinte.  Perian- 
zio con  6 denti  angusti  subulati.  Stami  con  filamenti 
rigidi  subulati,  lunghi  circa  il  doppio  dei  denti  del 
perianzio  e larghi  quanto  questi. 

C.  argentea  (Lodd.)  Sargent.  — 
San  Domingo. 

9.  Segmenti  molto  poco  distintamente  biancastri  di  sotto, 

fittamente  ed  acutamente  striati  ; venule  transverse 
cortissime  ben  distinte  sulle  due  faccie.  Perianzio 
con  denti  triangolari  subulati,  filamenti  radianti  su- 
bulati, più  stretti  dei  denti  del  perianzio  e il  dop- 
pio più  lunghi. 

C.  Eggersiana  Beco.  — Antille 
danesi:  Isola  St.  Jan. 

Stami  con  filamenti  un  poco  più  corti  che  nella  forma 
tipica.  Fiori  più  lungamente  pedicellati. 

C.  Eggersiana  var.  Sanctae-Cru- 
cis  Becc.  — Antille  danesi: 
Isola  St.  Croix. 

10.  Segmenti  fortemente  striati  e connessi  da  venule  tran- 
sverse brevissime  molto  distinte  sulle  due  faccie,  di 
sotto  coperti  da  indumento  biancastro-argento  tal- 
volta quasi  obliterato.  Fiori  di  2 mm.  di  lunghezza. 
Perianzio  con  6 denti  deltoidei,  filamenti  rigidi  di 
poco  più  lunghi  del  perianzio.  Frutto  leggermente 
depresso.  Semi  di  9-10  mm.  di  diam. 

C.  martinicaensis  Becc.  — Pic- 
cole Antille:  La  Martinica. 

*£*•*£*•  Fiori  con  12  stami. 

11.  Segmenti  molto  distintamente  sericeo-argentei  di 
sotto,  finamente  striati  e con  venule  transverse  bre- 


— 294  — 


vissime.  Perianzio  con  6 denti  subulati,  filamenti  su- 
bulati  di  poco  più  lunghi  dei  denti  del  perianzio. 

C.  latifrons  (Cook)  Beco.-  Puerto- 
Rico. 

12.  Segmenti  verdi  sopra  ambedue  le  faccio  o con  ap- 
pena qualche  traccia  di  peluria  argentea  di  sotto. 
Perianzio  con  6 denti  subulati,  filamenti  subulati  il 
doppio  più  lunghi  dei  denti  del  perianzio.  Frutti  sfe- 
rici. Semi  di  7.5  mm.  di  diam. 

C.  barbadensis  (Lodd.)  Beco.  — 
Piccole  Antille:  Barbados  e 
Guadalupa. 

Numero  degli  stami  non  conosciuto. 

13.  Fronde  grandi  con  circa  40  segmenti  distintamente 
sericeo-argentei  di  sotto,  finamente  striati  da  nume- 
rosi nervi  secondari.  Frutti  brevemente  pedicellati. 
Semi  sferici  di  5.5-6  mm.  di  diam.  con  4-5  profonde 
pieghe  longitudinali. 

C.  alta  (Cook)  Beco.  — Puerto- 
Rico. 


Specie  dubbie. 


14.  Fronde  simili  a quelli  della  C.  alta  ma  di  struttura 
più  sottile  e flessibile,  argentee  di  sotto. 

C.  ? laxa  (Cook)  Becc.  — Puerto- 
Rico. 


15.  Fronde  grandi  con  circa  40  segmenti  assai  rigidi, 
fortemente  striati  sulle  due  faccie,  non  argentei,  anzi 
quasi  ferruginosi  di  sotto,  venule  transverse  quasi  o 
del  tutto  obliterate. 

C crinita  (G-ris.  et  Wendl.)  Becc. 

— Cuba. 


— 295  — 


1.  Coccothrinax  Miraguano  Beco.  — Thrinax  ? Mira- 
guano  Mart.  Hist.  nat.  Palm.  Ill,  320  ; Sauv.  PI.  Cub. 
n.°  2378.  — Copernicia  Miraguama  Kunth,  Enum. 
pi.  Ill,  244  ex  Mart.  1.  c.  243.  — Corypha  Miraguama 
Humb.  et  Kunth,  nova  gen.  1,  298.  — Thrinax  stellata 
Lodd.  ex  H.  Wendl.  in  Kerch.  Palm.  258.  — Th. 
Yuraguana  A.  Rich.  FI.  Cub.  Faner.  II,  278  (ex  Ind. 
Kew.);  Gris.  Cat.  PI.  Cub.  278.  — Th.?  Miraguama 
Walp.  Ann.  V.,  818. 

Descrizione.  — Palma  apparentemente  di  mediocri  di- 
mensioni ; subelata  e che  dalle  guaine  delle  fronde  adulte 
che  ho  visto  può  giudicarsi  col  tronco  di  circa  10  cm.  di 
diametro. 

Fronde  di  pianta  adulta  e bene  svolte  con  lembo  stel- 
lato—orbicolare,  nell’insieme  di  40-80  cm.  di  diam.,  diviso 
profondissimamente  in  20-25  od  al  più  30  segmenti,  di 
cui  i più  esterni  vengono  a ritoccarsi  chiudendo  comple- 
tamente il  seno  basilare  : nelle  fronde  non  ancora  comple- 
tamente espanse,  come  spesso  se  ne  trovano  negli  erbari, 
il  lembo  può  apparire  solo  dimidiato-orbicolare,  ed  è di- 
fatto tale  nelle  fronde  di  pianta  giovane,  dove  i segmenti 
sono  pochi  e quelli  più  esterni  rimangono  su  di  una  linea 
orizzontale.  Picciolo  apparentemente  più  lungo  del  lembo, 
largo  in  basso  20-25  mm.,  fortemente  compresso,  piano  di 
sopra,  convesso  di  sotto,  leggermente  dilatato  ed  inspessito 
sul  dorso  della  guaina  ; questa  è sottilmente  legnosa,  fina- 
mente sericea  e bionda  nella  parte  centrale,  ma  pannosa 
nel  rimanente  e costituita  quivi  da  un  reticolato  di  fibre 
grossolane,  assai  dirate  e legnose  in  alto  ma  non  pungenti; 
in  alto  il  picciolo  è un  poco  più  stretto  che  in  basso,  è 
biconvesso  con  margini  acuti  : all’apice  è dilatato  nella 
ligula  e terminato  di  dietro  orizzontalmente  in  un  orlo  un 
poco  rilevato.  La  ligula  è legnosa,  glabra,  suborbicolare,  ro- 
vesciata in  giù,  concava  di  sotto,  fortemente  striata  dalla 
parte  convessa,  che  sarebbe  quella  a contatto  col  lembo 


— 296 


nella  prefoliazione.  Il  lembo  è di  consistenza  molto  rigida, 
sottilmente  coriaceo,  verde  pallido  e più  o meno  nitido  di 
sopra,  molto  conspicuamente  sericeo-argenteo  di  sotto  (in 
causa  di  un  tenue  ma  abbondante  tomento  formato  da  pic- 
colissimi ed  esigui  peli  molto  appressi)  e per  di  più  fitta- 
mente punteggiato  da  minutissimi  corpiciattoli  gianduii- 
formi  : ha  le  costole  primarie  superiori  che  dal  centro  si 
curvano  in  fuori  terminandosi  nel  respettivo  seno,  dove  a 
soli  4-6  cm.  nella  parte  centrale  ed  a 2-3  nei  lati  formano 
un  elegante  e regolarissimo  semicerchio  di  angoli  spor- 
genti tutto  in  giro  alla  ligula  ; i segmenti  giungono  quindi 
sino  a pochi  centimetri  dalla  ligula  : sono  molto  largamente 
lineari  essendo  di  eguale  larghezza  all’altezza  del  seno 
come  presso  l’estremità  : essi  infatti  solo  a 4-5  cm.  dal- 
l’apice, talvolta  però  sino  ad  8-10  cm.,  si  ristringono  bra- 
scamente  in  una  punta  triangolare  fessa  all’apice  per  il 
tratto  di  10-15  mm.  in  due  punte  brevi  acute  e pungenti; 
per  lo  più  nel  punto  del  ristringimento  apicale  il  margine 
da  un  lato  e dall’altro  forma  un  piccolo  incavo  od  una  si- 
nuosità ; la  costola  dei  segmenti  è assai  rilevata  di  sotto 
ed  è rappresentata  da  un  piccolo  solco  di  sopra  ; i nervi 
secondari  sono  numerosissimi,  e sono  questi  che  rendono 
molto  finamente  e regolarmente  striata  la  faccia  superiore; 
non  vi  è traccia  di  venule  transverse  ; margini  distinta- 
mente  inspessiti.  I segmenti  centrali  delle  fronde  di  pianta 
adulta  sono  lunghi  25-40  cm.  e sono  larghi  sino  3—4  cm., 
mentre  i più  esterni  sono  alquanto  più  corti  e della  metà 
più  stretti. 

Spadici  apparentemente  brevi  ed  a quanto  sembra  con 
poche  (sole  2-3  ?)  infiorazioni  parziali.  Spate  cartaceo-mem- 
branacee,  piuttosto  sottili,  pallide  o straminee  sul  secco, 
finamente  striate,  glabre,  intiere  (non  sfacelato-filamentose), 
tubulose  in  basso,  ampliate  un  poco  in  alto  in  lembo  acu- 
minato in  forma  di  orecchio  d’asino.  Infiorazioni  parziali 
formanti  delle  pannocchie  ovate  lunghe  circa  15-25  cm., 
con  parte  peduncolare  recurva  (del  tutto  inclusa  nella  re- 
spettiva  spata),  con  non  molti  ramoscelli  fioriferi  patenti 


— 297  — 


nascenti  dall’ascella  di  una  angusta  bratteola  subulata  lunga 
3-5  rum.  ; ramoscelli  fioriferi  sottili,  filiformi,  i maggiori, 
i più  bassi,  lunghi  al  più  6-8  cm.  con  15—35  (raramente 
più)  fiori;  questi  irregolarmente  alternato-spirali,  orizzon- 
tali o quasi. 

Fiori  ora  quasi  sessili  ora  portati  da  un  pedicello  breve, 
lungo  di  solito  1-1.5  od  al  più  2.4  mm.,  munito  di  una 
bratteola  subulata,  spesso  inserita  verso  la  metà  del  pedi- 
cello stesso.  I fiori  dalla  base  del  perianzio  all’estremità 
dello  stigma  misurano  2.5  mm.;  il  perianzio  è brevemente 
cupulare  con  6 denti  subulati,  raggianti  e giungenti  sino 
alla  metà  dei  filamenti.  Stami  8-9  con  filamenti  subulati, 
rigidi,  giungenti  quasi  sino  al  collo  dell’ovario;  antere 
fortemente  contorte  a spirale  sul  secco,  lunghe  1.5-2  mm. 
conspicuamente  sagittate  in  basso,  ossia  con  loggie  lineari 
anguste  profondamente  disgiunte  in  basso  e con  le  orec- 
chiette fortemente  divaricate;  ovario  lageneforme,  attenuato 
in  assai  lungo  collo;  stigma  strettamente  infundibulare. 

Frutti  immaturi  globoso-turbinati,  allorché  bene  svilup- 
pati e secchi,  sferici,  distintamente  apiculati,  di  8-9  mm. 
di  diametro  ; endocarpio  crostaceo-grumoso  fragile. 

Seme  globoso  molto  leggermente  depresso,  di  6.5-7  mm. 
di  diametro,  con  4-5  pieghe  penetranti  internamente  e ren- 
denti l’albume  ruminato  ; embrione  situato  in  alto  fuori 
del  centro. 

Habitat.  — Cuba,  specialmente  sulle  coste,  e l’ Isla  de 
Pinos.  Gli  esemplari  della  tipica  Corypha  Miraquama  Humb. 
et  Bonpl.,  vennero  raccolti  alle  foci  del  fiume  Guaurabo  fra 
Puerto  Gasilda  e la  città  di  Trinidad.  Io  ho  visti  esemplari 
delle  seguenti  località:  — Trinidad  (E.  Otto  in  Herb.  Berol.) 
Havana , Ramon  de  la  Sagra  (1831)  n.°  543  (Herb,  de  Cand.)  ; 
— Herradura,  Prov.  Pinar  del  Rio,  Herbarium  de  Cuba,  van 
Hermann,  n.°  714  et  839;  — La  Magdalena , Cayamas  nella 
Prov.  di  Santa  Clara,  Herb,  de  Cuba  n.°  4910,  leg.  Baker 
(Herb.  Krug  et  Urban  in  Herb.  Berol.);  — Cinequita,  Flora 
Cubana,  Combs  n.°  300,  S.  W.  (in  Herb.  Berol.)  ; — Costa  di 


— 298  — 


Guantanamo , Guudlach  (Herb.  Berol.)  ; — Wright,  Plantae 
Cub.  n.°  3221  (Herb.  Boissier  e de  Cand.)  ; — Presso  Nuova 
Gerona  nelFIsla  de  Pinos,  W.  S.  Curtiss,  West  Indian 
Plants,  n.°  423  (Herb,  de  Candolle  e Monac.). 

Questa  Palma  è conosciuta  in  Cuba  col  nome  volgare 
di  « Miraguano  »,  « Yuraguano  » ed  anche  di  « Guaniche  » 
(Sauvalle  FI.  Cubane  n.°  2378).  Per  questo  motivo  ho  adot- 
tato il  nome  specifico  di  Miraguano  e non  di  Miraguama, 
come  probabilmente  per  errore  hanno  scritto  Humboldt  e 
Bonpland. 

Osservazioni.  — Specie  molto  ben  distinta  per  le  sue 
rigidissime  fronde,  che  quando  sono  bene  espanse  e di 
pianta  adulta  formano  una  bella  stella  con  molti  raggi  con 
tanti  angoli  sporgenti  dal  piano  del  lembo  in  corrispon- 
denza dei  seni,  ossia  a 5-8  cent,  tutto  in  giro  alla  ligula, 
quanti  sono  i segmenti,  i quali  sono  molto  distintamente 
argentei  di  sotto. 

Sembra  specie  assai  variabile  per  le  dimensioni  e per  ì 
fiori  più  o meno  lungamente  pedicellati.  Gli  esemplari  della 
Isla  de  Pinos  hanno  i fiori  quasi  sessili,  ma  del  resto  non 
differiscono  da  quelli  di  Cuba. 

Gli  esemplari  di  Ramon  de  la  Sagra  nell’  Erbario  de 
Candolle  consistono  in  fronde  di  pianta  giovane  alcune 
delle  quali  non  misurano  che  12-14  cm.  dal  picciolo  al- 
l’ estremità  dei  segmenti  centrali  : i segmenti  non  sono 
che  9-10,  digitato-radianti,  larghi  1 cm.:  il  picciolo  non  ha 
che  2.5-3  mm.  di  larghezza;  altre  hanno  12-17  segmenti 
lunghi  18-20  cm.  e larghi  15-20  mm.,  con  il  picciolo  distin- 
tamente biconvesso  e largo  5 mm.  ; la  ligula  è troncata  ed 
anzi  leggermente  scavata  a mezza  luna  sul  margine  ante- 
riore e prolungata  alquanto  nei  lati. 


— 299  — 


2.  Coccothrinax  rigida  Beco.  — Thrinax  rigida  Gri- 
seb.  et  Wendl.  Cat.  cub.  p.  221;  Sauv.  Flora  Cubana, 
n.°  2377. 

Descrizione.  — E una  specie  più  gracile  della  C.  Mi- 
raquano  alla  quale  molto  rassomiglia.  Dalla  guaina  di  una 
fronda  il  tronco  si  giudica  di  circa  2 cm.  di  diam.  (se  la 
fronda  è di  pianta  adulta)  ; la  guaina  è glaberrima,  for- 
mata da  fibre  legnose  rigidissime  complanate  larghe  circa 
1 mm.  formanti  un  reticolo  a maglie  assai  larghe,  il  suo 
contorno  o margine  superiore  e prolungato  dal  lato  opposto 
al  picciolo,  è rotondato  e non  sfilaccicato.  Il  picciolo  è lungo 
circa  50  cm.  glaberrimo,  nitido,  non  fibroso  ai  lati,  fina- 
mente striato:  in  basso  è piano  di  sopra,  con  angolo  ottu- 
sissimo di  sotto  e largo  7 mm.,  presto  però  diventa  bicon- 
vesso, largo  4.5-5  mm.  e spesso  3 mm.;  ligula  glabra.  Il 
lembo  è molto  profondamente  multifido,  le  divisioni  cen- 
trali giungendo  sino  a soli  3 cm.  dalla  ligula  ; le  coste 
primarie  superiori  sono  rette  e non  s’incurvano  per  formare 
uno  spigolo  sporgente  alla  terminazione  nei  seni  : del  resto 
il  lembo  è verde  e glaberrimo  sopra  ambedue  le  faccie,  ma 
di  sopra  quasi  lucido  e di  sotto  opaco  ed  un  poco  più  pal- 
lido : misura  dal  picciolo  all’apice  dei  segmenti  centrali 
33  cm.,  e sembra  diviso  in  circa  20  segmenti;  questi  sono 
rigidi,  spessamente  cartacei  o subcoriacei,  latamente  lineari, 
egualmente  larghi  alla  base  come  presso  l’estremità,  dove 
dopo  un  incavo  sinuoso  sopra  ambedue  i margini,  quelli 
centrali  a 8-10  ed  i laterali  a 5-6  cm.  vanno  ad  un  tratto 
ristringendosi  in  una  punta  lungamente  triangolare,  profon- 
damente fessa  in  due  punte  rigide  acuminatissime  e dritte  ; 
i segmenti  centrali  sono  larghi  20-22  mm.,  quelli  laterali 
10-12  mm.,  essi  sono  tutti  percorsi  da  numerosi  nervi  se- 
condari che  li  rendono  striati  finamente  e distintamente  di 
sotto  ed  in  modo  poco  apparente  di  sopra  ; mancano  affatto 
le  venule  transverse  ; la  costola  mediana  di  sotto  è assai 
prominente,  di  sopra  è rappresentata  da  un  angusto  ed 


— 300  — 


assai  profondo  solco  ; i margini,  non  sono  molto  inspessiti 
ma  leggermente  revoluti. 

Scadici  brevi  assai  più  corti  delle  fronde  ; uno  è lungo 
25  cm.  e porta  due  sole  piccole  infiorazioni  parziali  ; spate 
membranacee  essucche,  brevemente  e lassamente  tubulose 
in  basso,  leggermente  ampliate  in  alto  dove  sono  aperte  sul 
lato  ventrale  e prolungate  in  punta  acuminata  in  forma 
d’orecchio  d’asino,  molto  finamente  e poco  distintamente 
striate,  glabre  od  appena  e fugacemente  lanuginose  ai  mar- 
gini ed  all’apice.  Infiorazioni  parziali  formanti  piccole  pan- 
nocchie eretto-nutanti,  ovato-allungate  composte  di  pochi 
ramoscelli  inseriti  spiralmente  e nascenti  all’ascella  di  una 
piccola  brattea  stretta  subulata  sottilissima  jalina  ; i ramo- 
scelli maggiori,  i più  bassi,  sono  lunghi  solo  15—20  mm.  con 
15-20  fiori  alternato-spirali:  i superiori  gradatamente  un 
poco  più  corti  e con  minor  numero  di  fiori. 

Fiori  sessili  sopra  un  tubercoletto  nascente  all'ascella  di 
una  brattea  relativamente  conspicua,  bianca,  jalina,  sottilis- 
sima, deflessa,  a base  triangolare  e punta  subulata:  essi  mi- 
surano 2—5  mm.  dalla  base  del  perianzio  all’apice  dello 
stigma  ; perianzio  depresso— cupulare  con  6 denti  raggianti 
triangolari  subulati  giungenti  quasi  alla  metà  dei  filamenti; 
stami  8-9,  talvolta  anche  solo  6,  ma  allora  con  alcuni  fila- 
menti rudimentarì  ; i filamenti  da  una  base  assai  larga  sono 
subulati,  rigidi  e giungono  sino  al  principio  del  collo  del- 
l’ovario ; antere  sagittate,  lunghe  1.5  mm.,  con  orecchiette 
basilari  assai  conspicue  e divaricate;  ovario  globoso-ovato, 
bruscamente  contratto  in  un  collo  di  poco  più  corto  della 
parte  ovulifera;  il  collo  leggermente  si  dilata  in  uno  stigma 
infundibulare. 

Frutti  mancano. 

Habitat.  — Cuba.  Plantae  Cubenses  Wrightianae  n°.  3220 
(Herb,  de  Candolle). 

Osservazioni.  — È evidentemente  molto  affine  alla  C. 
Miraguano , dalla  quale  differisce  per  le  dimensioni  mi- 


— 301  — 


nori;  per  la  guaina  formata  da  fibre  più  sottili  e formanti 
un  reticolo  più  lasso  ; per  le  fronde  con  segmenti  più  stretti 
meno  rigidi,  più  acuminati  e soprattutto  verdi  di  sotto  e 
non  argentei,  e mancanti  alla  base  di  quell’areola  formata 
dagli  angoli  sporgenti  alla  terminazione  delle  coste  supe- 
riori che  è tanto  caratteristica  nella  C.  Miragua/io.  Di 
più  i fiori  sono  sessili,  mentre  sono  pedicellati  nella  C. 
Miraguano. 

Ho  visto  un  solo  esemplare  delle  « PI.  Wrightianae  » 
n.°  3220  nell’Erbario  de  Candolle,  consistente  in  una  mezza 
fronda  con  la  sua  guaina  ed  in  uno  spadice  in  fiore. 

3.  Coccothrinax  Garberi  Sargent  in  Bot.  Gaz.,  XXYII 
(1889),  90.  — Thrinax  Garberi  Chapm.  in  Bot.  Gaz. 
Ili  (1878)  12  et  FI.  S.  States,  Suppl.,  ed.  2,  651  ; 
Sargent,  Silva,  X,  50.  — Th.  argentea  var.  Garberi 
Chapm.  FI.  S.  States,  ed.  3,  (1897)  462. 

Descbizione.  — E una  Palma  elegante  gracile  e subacaule 
(Sargent). 

Fronde  dimidiato-flabellato-digitate  ; vagine  tenuamente 
tomentose  nelle  parti  coperte,  membranose,  rfc  lacere  e re- 
ticolato-fibrose nella  parte  ventrale  ; picciolo  gracile,  piut- 
tosto breve  (più  corto  del  lembo)  molto  compresso,  bicon- 
vesso, coi  margini  acuti,  largo  4-5  mm.,  spesso  2 mm., 
terminato  di  sotto  all’apice  in  un  orlo  orizzontale  ; ligula 
breve  semilunare,  densamente  ciliato-barbata  sul  margine 
nelle  fronde  di  recente  svolte,  poi  glabra;  lembo  molto  pro- 
fondamente partito  in  soli  15-20  segmenti,  che  nella  parte 
centrale  sono  uniti  alla  base  soltanto  per  il  tratto  di  2.3  cm., 
formanti  nell’  insieme  un  mezzo  cerchio  poiché  i segmenti 
più  esterni  rimangono  presso  a poco  sopra  un  piano  oriz- 
zontale ; i segmenti  centrali  sono  lunghi  25-40  cm.  e larghi 
12-16  mm.  e si  conservano  di  larghezza  quasi  eguale  dalla 
base  sin  verso  l’apice  dove,  ora  più  in  alto  ora  più  in  basso, 
si  ristringono,  spesso  alquanto  bruscamente,  in  una  punta 
triangolare  ==  allungata,  acuta,  acuminata  od  anche  acumi- 


— 302  — 


natissima,  con  l’estremo  apice  molto  brevemente  fesso  : al 
punto  dove  i segmenti  cominciano  a ristringersi  spesso  si 
trova  da  un  lato  e dall’altro  una  sinuosità  in  incavo  più  o 
meno  distinta  ; i segmenti  esterni  sono  assai  più  stretti  e 
più  lungamente  acuminati,  ma  non  molto  più  corti,  degli 
altri  : tutti  sono  piani,  assai  rigidamente  cartacei,  verdi, 
lucidi  e molto  finamente  e fittamente  striati  di  sopra, 
argentei  di  sotto  e quivi  pure  assai  distintamente  striati 
e cospersi  di  numerosi  e minutissimi  puntolini  scuri;  ve- 
nule trasverse  indistinte  ; margini  leggermente  inspessiti  ; 
costola  mediana  assai  robusta  di  sotto,  rappresentata  da  un 
solco  di  sopra. 

Spadici  gracili,  arcuato-nutanti,  più  corti  delle  fronde, 
(nell’insieme  lunghi  15—40  cm.)  formanti  una  piccola  e poco 
fornita  pannocchia  lunga  8-20  cm.  composta  di  2-5  piccole 
infiorazioni  parziali  e portata  da  una  parte  peduncolare 
altrettanto  lunga  ed  intieramente  vaginata  dalle  spate  ; 
queste,  non  che  quelle  esistenti  ad  ogni  infiorazione  par- 
ziale, sono  membranaceo-papiracee,  tubulose  in  basso,  leg- 
germente ampliate  ed  aperte  sul  lato  ventrale  in  alto 
e prolungate  in  lembo  acuminato  in  forma  d’ orecchio 
d’asino,  intiere  od  appena  lacero-fibrose  presso  la  bocca, 
cinnamomee,  essucche,  finamente  striate,  molto  fugacemente 
coperte  da  tenue  lanugine  biancastra  simile  a quella  che 
cuopre  la  base  del  picciolo  e le  giovani  guaine.  Infiorazioni 
parziali  composte  di  pochi,  al  più  di  10-12,  talvolta  di  solo 
1-5  ramoscelli  fioriferi  orizzontali  gracili  filiformi,  dei  quali 
i più  bassi,  che  sono  i maggiori,  lunghi  3-6  cm.,  con  po- 
chi fiori  (12-20)  assai  radi. 

Fiori  portati  da  un  pedicello  orizzontale  lungo  0.5— 1.5  mm. 
che  nasce  dall’ascella  di  una  piccola  brattea  scariosa,  trian- 
golare, acuminata:  essi  misurano  3 mm.  dalla  base  del  pe- 
rianzio all’apice  dello  stigma.  Perianzio  in  forma  di  una 
bassa  cupula  coronata  da  6 denti  triangolari  assai  larghi, 
acuti  ; stami  9,  filamenti  uniti  per  la  base,  del  resto  molto 
sottili,  filiformi,  subulati,  molto  più  angusti  dei  lobi  del 
perianzio,  patenti  od  eretto-patuli  (mai  reflessi),  3-4  volte 


— 303  — 


più  lunghi  dei  lobi  del  perianzio  ; antere  anguste  lineari 
rotondate  alle  due  estremità  a loggie  parallele  disgiunte 
alla  base  sino  a quasi  la  metà,  dove  s’inserisce  il  filamento; 
ovario  lageneforme  attenuato  in  un  ben  distinto  collo  che 
gradatamente  si  espande  in  uno  stigma  irregolarmente  in- 
fundibuliforme. 

Frutti  maturi  globosi,  di  7-8  mm.  di  diam.,  molto  brusca- 
mente e brevemente  apicolati,  molto  leggermente  attenuati 
verso  la  base  quando  ancora  immaturi  ; perianzio  fruttifero 
immutato,  discoideo-depresso. 

Seme  globoso  di  circa  6 mm.  di  diametro,  cerebriforme 
con  6-6  lobi.  La  superficie  del  frutto  immaturo  è molto 
finamente  granulosa. 

Habitat.  — S.  e S.  E.  Florida.  Nei  boschi  di  pini  sulle 
scogliere  madreporiche  presso  il  mare  a Biscayne  Bay,  Cur- 
tiss, North  American  Plants  n.°  2679*  (Herb.  Sargent,  Mo- 
nac.,  Berol.).  A Bahia  Honda  Key,  Florida  merid.  in  ter- 
reno corallino,  Curtiss,  n.°  2679**  (Herb.  Monac.). 

Osservazioni.  — Distinta  per  le  sue  piccole  dimensioni 
essendo  quasi  acaule,  e per  le  sue  fronde  con  pochi 
segmenti  digitati,  rigidi,  lineari,  divisi  sino  a soli  2-3  cm. 
dal  picciolo  ed  argentei  di  sotto  e per  i suoi  gracilissimi 
spadici  con  poche  e poco  ramose  infiorazioni  parziali. 

Il  n.°  2679*  di  Curtiss  nell’Erbario  di  Monaco  è rappre- 
sentato da  un  esemplare  più  robusto  di  quelli  distribuiti 
col  n.°  2679  (senza  asterisco)  ; è in  detto  esemplare  che  i 
segmenti  sono  in  numero  di  20,  lunghi  40  cm.,  e che  lo 
spadice  ha  5 infiorazioni  parziali,  mentre  d’ordinario  i seg- 
menti sono  15-16  e più  corti,  e le  infiorazioni  parziali  sono 
2-3  con  pochissimi  ramoscelli  fioriferi. 

Coccothrinax  Sancti-Thomae  Beco.  sp.  n. 

Frondibus  flabellato-suborbicularibus,  in  parte 
centrali  usque  ad  tertiam  inferiorem  partem  in 


— 304  — 


circiter  40  segmenta  divisis  ; petiolo  prope  apicem 
superne  planiusculo  subtus  valde  convesso  ; ligula 
nitida  semilunari  coriacea;  segmentis  angustis  ckar- 
taceo-rigidis,  in  sicco  fragilibus,  supra  nitidis,  sub- 
tus argenteis,  apice  profunde  bifidis,  majoribus 
60  cm.  longis,  25  mm.  latis  ; inflorescentiis  partia- 
libus  parce  ramosis;  ramulis  fructiferis  subulatis 
7-8  cm.  longis  ; fructibus  brevissime  pedicellatis, 
sphaericis  8 mm.  diam.  ; seminibus  6 mm.  diam., 
levibus  cerebriformibus,  lobis  subsimplicibus. 

Desceizione.  — Palma  apparentemente  di  dimensioni 
medie  fra  le  specie  affini. 

Fronde  flabellato-suborbicolari,  divise  in  circa  40  seg- 
menti. Il  picciolo  all’apice  sembra  debba  essere  assai  spesso, 
pianeggiante  di  sotto,  molto  convesso  o forse  con  un  angolo 
molto  ottuso  di  sopra  (circa  9 mm.  largo,  6 mm.  di  spes- 
sore) con  margini  molto  acuti  ; la  ligula  è semilunare,  co- 
riacea, assottigliata  in  un  margine  acuto  integerrimo,  ni- 
tida glaberrima.  I segmenti  sono  molto  angusti,  a quanto 
sembra  facilmente  fendibili  per  il  lungo  nelle  fronde  vec- 
chie, cartaceo-rigiduli  e fragili,  molto  gradatamente  acu- 
minati in  sottile  e lunga  punta  profondamente  bifida,  nitidi 
nella  pagina  superiore,  argentei  nell’inferiore  ; costole  supe- 
riori tenui  ed  acute,  (terminanti  al  solito  nei  seni  che  non 
formano  angolo  sporgente)  ; costole  inferiori  molto  tenui  di 
sotto,  quasi  indistinte  e superficiali  di  sopra  ; nervi  secon- 
dari fittissimi  e tenuissimi,  quasi  indistinti  di  sopra  ; ve- 
nule transverse  affatto  indistinte  ; i margini  sono  piuttosto 
distintamente  inspessiti;  i segmenti  centrali  misurano  60  cm. 
dalla  ligula  all’apice  e rimangono  uniti  fra  di  loro  alla 
base  per  il  tratto  di  circa  25  cm.  : all’altezza  dei  seni  sono 
larghi  circa  25  mm.:  gli  esterni  sono  meno  altamente  uniti 
nella  parte  basilare  e sono  assai  più  stretti  dei  mediani. 

Spadice  apparentemente  assai  robusto  ; la  sola  infiora- 


— B05 


zione  parziale  da  me  vista  forma  una  piccola  e bassa  pan- 
nocchia lunga  circa  12  cm.,  composta  di  una  sola  diecina 
di  ramoscelli  e portata  da  una  parte  peduncolare  egual- 
mente lunga  e spessa  4 mm.  ; i ramoscelli  fruttiferi  sono 
eretto -patenti,  arcuati,  filiformi,  subulati  all’apice,  lunghi 
7-8  cm.,  spessi  1-1.5  mm.  alla  base,  con  i frutti  spiral- 
mente in  giro. 

Frutti  quasi  sessili,  essendo  portati  da  un  tubercoletto 
che  giunge  appena  alla  lunghezza  di  un  mm.,  sferici,  di 
8 mm.  di  diam.,  a superficie  con  poche,  rade,  minute  e poco 
rilevate  tubercolosità. 

Seme  cerebriforme  di  6 mm.  di  diam.  con  5-6  pieghe  pri- 
marie e quasi  senza  pieghe  secondarie,  i lobi  essendo  po- 
chissimo suddivisi.  Il  perianzio  fruttifero  ha  6 denti  trian- 
golari subequilateri  e mostra  i resti  di  9 filamenti,  i quali 
sono  subulati  e circa  il  doppio  più  lunghi  dei  denti  del 
perianzio. 

Habitat.  — Nell’/soZa  di  San  Tommaso , una  delle  Antille 
danesi,  raccolta  da  Boergsen,  1905-1906  (Herb.  Hauniense). 

Osservazioni.  — Si  distingue  per  le  sue  fronde  con  circa 
40  segmenti,  uniti  nella  parte  centrale  per  più  di  *|3  della 
loro  lunghezza  totale,  argentei  di  sotto,  lucidi  di  sopra  e 
quivi  non  striati  da  nervi  secondari,  senza  venule  transverse 
distinte.  Ligula  glabra.  Frutti  quasi  sessili  ossia  con  un  bre- 
vissimo pedicello  tuberculiforme  lungo  appena  1 mm.;  stami 
9.  Seme  cerebriforme  con  lobi  lisci  quasi  senza  ripiegature 
secondarie.  Perianzio  con  6 denti  larghi  deltoidei. 


5.  Coccothrinax  Martii  Becc.  — Thrinax  Martii  G-ris. 
et  Wendl.  in  Gris.  Cat.  PI.  Cub.  221  (pro  parte  ?)  ; 
Sauv.  FI.  Cub.  n.°  2373  (pro  parte?). 

Descrizione.  — Palma  apparentemente  di  dimensioni  me- 
die fra  le  specie  affini. 

Fronde  con  lembo  flabellato-suborbicolare,  assai  profonda- 


20 


— 306  — 


mente  diviso  (a  quanto  sembra)  in  circa  38  segmenti,  rigida- 
mente papiraceo  ; picciolo  a sezione  trasversa  romboidale, 
spesso  5 mm.,  largo  9-10  mm.  ; segmenti  sin  dal  punto  dove 
rimangon  liberi,  che  nella  parte  centrale  si  trova  a soli  8—10 
cm.  dall’apice  del  picciolo,  molto  gradatamente  ristretti  in 
una  punta  acuminata  diritta  — o talvolta  con  una  leggera 
sporgenza  e relativa  insenatura  da  una  parte  e dall’altra  in 
alto  — molto  brevemente  (per  un  tratto  di  1-2  cm.)  bifidi 
nello  estremo  apice  che  è assai  rigido;  i segmenti  più  esterni 
sono  larghi  solo  8-12  mm.  e lunghi  45-50  cm.;  i centrali 
sono  lunghi  75  cm.  e larghi  22-27  mm.  all’ altezza  dei 
seni  ; le  coste  primarie  superiori  (nervi  commessurali)  sono 
assai  rilevati  e molto  acuti  ; le  coste  primarie  inferiori 
(quelle  che  percorrono  tutto  il  segmento)  sono  assai  rilevate 
di  sotto,  a dorso  piano,  largo  circa  1 mm.  in  basso,  con 
margini  acuti  e scabridulo-paleacei  ; di  sopra  le  coste  pri- 
marie inferiori  sono  rappresentate  da  un  distinto  solco  e 
la  lamina  del  segmento  ha  la  tendenza  a rovesciare  i mar- 
gini (che  sono  notevolmente  ispessiti)  verso  la  pagina  in- 
feriore ; ambedue  le  pagine  sono  distintamente  nervoso- 
striate, la  superiore  è verde  pallida  e quasi  glaucescente 
sul  secco  e su  di  essa  con  una  buona  lente  si  scorgono  te- 
nuissime ed  angustissime  lamelle  jaline,  probabilmente  di 
sostanza  cerosa:  quivi  si  possono  inoltre  distinguere  4-5 
nervi  secondari  che  sono  appena  più  forti  di  altri,  i quali 
in  numero  di  3-7  si  interpongono  fra  di  essi  ; la  superficie 
inferiore  è grigio-argentea,  essendo  coperta  da  un  tenue 
strato  di  finissima  peluria  disposta  nel  senso  della  lun- 
ghezza del  segmento,  e sotto  la  quale  si  trovano  numero- 
sissimi e piccolissimi  puntolini  giallastri  rilevati  gianduii- 
formi;  venule  transverse  assolutamente  mancanti  sopra  am- 
bedue le  faccie. 

Spadici  con  poche  infiorazioni  parziali.  Spate  inferiori 
lunghe  sino  30  cm.;  le  superiori  15-20,  sottili  membra- 
nacee, molto  finamente  striate,  cinnamomeo-chiare,  appena 
più  scure  di  dentro  che  di  fuori,  tubulose  brevemente 
in  basso,  fesse  per  la  più  gran  parte  del  lato  ventrale,  col 


— 307  — 


lembo  in  forma  di  cartoccio  lanceolato  acuminato  o d'orec- 
chi d’asino,  largo  2-3  cm.  nel  punto  più  dilatato,  glabre 
od  appena  tomentose  sui  margini:  questi  sottilmente  sfilac- 
cicato-filamentosi.  Infiorazioni  parziali  formanti  delle  pan- 
nocchie nutanti  lunghe  20-25  cm.  con  numerosi  ramoscelli, 
poi  nel  frutto  recurve,  ed  inoltre  provviste  di  una  assai 
lunga  parte  peduncolare,  inclusa  per  la  più  gran  parte 
nella  respettiva  spata  ; ramoscelli  fioriferi  glabri,  spessi 
1 mm.  alla  base:  quelli  fruttiferi  spessi  1.5-2  mm.:  i mag- 
giori lunghi  8-10  cm.,  subtereti  od  oscuramente  angolosi. 

Fiori  portati  da  un  brevissimo  pedicello  lungo  al  più 

1 mm.  e munito  di  una  minutissima  brattea  scariosa  lunga 
quanto  il  pedicello  od  anche  un  poco  più.  Perianzio  bre- 
vemente cupulare,  profondamente  diviso  in  6 denti  larghi 
deltoidei  acuti  membranacei,  spesso  irregolari,  ed  anche 
con  qualche  dente  soprannumerario.  Stami  normalmente  12, 
qualcuno  spesso  abortivo  o con  filamento  molto  ridotto  ; 
filamenti  strettamente  lanceolati,  subulati,  alquanto  ine- 
guali ma  di  solito  circa  il  doppio  più  lunghi  dei  denti  del 
perianzio;  antere  nell’antesi  versatili,  lunghe  1.5  mm.,  lineari 
subsagittate,  acutiuscule,  a loggie  parallele  non  disgiunte 
all'apice,  ma  quasi  sino  al  mezzo  alla  base,  leggermente 
arricciolate  a spirale  sul  secco  ; l’ovario  durante  l’antesi 
è globoso,  molto  bruscamente  contratto  in  uno  stilo  piut- 
tosto sottile  e che  poi  si  dilata  piuttosto  gradatamente  in 
uno  stigma  intundibulare  non  straordinariamente  grande 
e per  lo  più  ben  poco  asimmetrico  ; nell’insieme  l’ovario 
durante  l’antesi  è lungo  2 mm.,  di  cui  la  metà  sola  è 
presa  dal  corpo  basiliare  rigonfio. 

Frutti  portati  da  un  brevissimo  pedicello  lungo  al  più 

2 mm.,  nella  parte  più  bassa  dei  ramoscelli,  sessili  sopra 
un  piccolo  tubercoletto  verso  l’alto,  sferici,  di  7-8  mm.  di 
diam.  (ma  non  perfettamente  maturi),  con  i resti  dello  stilo 
apicale  puntiforme  ; perianzio  fruttifero  discoideo.  La  su- 
perficie del  frutto,  sotto  la  lente,  è molto  finamente  pun- 
tulato-scabridula. 

Seme  lobato-cerebriforme. 


— 308  — 


Habitat.  — Cuba.  L’esemplare  tipico  di  questa  specie  è 
il  n.°  3219  (senza  lettera)  delle  « Plantae  Cubenses  Wright- 
ianae  » dell’Erb.  di  Stockholm. 

Osservazioni.  — Da  quanto  risulta  da  Sauvalle  « Flora 
Cubana  » sotto  il  medesimo  numero  3219  sono  stati  distri- 
buiti 5 diversi  esemplari  distinti  con  le  lettere  a,  b,  c,  d,  e. 
In  detta  « Flora  Cubana  » i n.1  3219a,  3219d,  3219e  ven- 
gono riferiti  alla  Th.  parviflora  Swartz,  e vi  si  riportano 
come  sinonimi  la  Th.  Martii  G-ris.  et  Wendl.  e la  Poro- 
thrinax  Pumiìio  Wendl.  ; mentre  che  i n.1  3219c  e 3219b  ven- 
gono riferiti  alla  Th.  argentea.  Però  tanto  nell’  Erbario 
de  Candolle  quanto  in  quello  di  Stockholm  il  n.°  3219 
non  è accompagnato  da  alcuna  lettera  e mentre  nell’Er- 
bario de  Candolle  detto  numero  è rappresentato  da  una 
Thrinax  tipica  — quella  che  io  ho  distinto  col  nome  di 
Th.  Wendlandiana  — nell’Erbario  di  Stockholm  sotto  il 
medesimo  numero  esiste  una  Coccothrinax,  quella  presen- 
temente descritta.  Altri  esemplari  di  Wright  portanti  il 
n.°  3219,  oltre  i due  citati,  io  non  ho  avuto  l’occasione  di 
esaminare. 

L’esemplare  di  Coccothrinax  Martii  da  me  studiato  consi- 
ste in  una  sola  mezza  fronda,  ed  in  due  porzioni  di  spadice, 
delle  quali  una  in  fiore  ed  una  con  frutti  quasi  maturi. 
Si  distingue  dalle  congeneri  per  le  sue  fronde  assai  pro- 
fondamente divise  in  circa  30  segmenti,  nitidi  e lisci  di 
sopra,  distintamente  argentei  di  sotto  ; per  i fiori  con  pe- 
rianzio profondamente  diviso  in  6 larghi  denti  triangolari 

0 deltoidei  ; per  gli  stami  in  numero  di  12  e con  filamenti 
il  doppio  più  lunghi  dei  denti  del  perianzio  ; ed  infine  per 

1 frutti,  i quali  nella  parte  bassa  dei  ramoscelli  fioriferi  sono 
portati  da  un  pedicello  lungo  circa  2 mm.  e sono  quasi 
sessili  nel  rimanente. 

6.  Coccothrinax  jucunda  Sargent  in  Bot.  Gaz.  XXVII 
(1899),  89.  — Thrinax  parviflora  (non  Swartz)  Sai-- 
gent,  Forest  Trees  N.  Am.,  Tenth  Census  U.  S.  IX 


(1884),  “217,  et  Silva  X,  51  t.  510  (excl.  ic.  fol.).  — 
Th.  argentea  (non  Roem.  et  Sch.)  Champman,  FI.  S. 
S.  edit.  3 (1897),  462.  (Omnia  Syn.  ex  Sargent  in  Bot. 
Gaz.  1.  c.). 

Descrizione.  — Tronco  alto  sino  6-7  m.,  leggermente 
ingrossato  verso  l’alto,  di  10-15  cm.  di  diam.  (Sargent). 

Fronde  con  lembo  fìabellato-orbicolare  assai  profonda- 
mente diviso  in  40-45  segmenti.  Guaina  formante  un  re- 
ticolo assai  rado  di  fibre  sottili;  picciolo  depresso,  ordina- 
riamente più  convesso  di  sopra  che  di  sotto  dove  è quasi 
pianeggiante  e con  un  accenno  di  superficiale  ed  ottusa 
costola  lungo  il  mezzo,  largo  12-13  mm.,  spesso  4 mm., 
con  margini  acuti,  troncato  orizzontalmente  e con  un  orlo 
all’apice  di  dietro  ; ligula  semilunare  a contorno  rotondato 
formante  una  cresta  rilevata  legnosa  intiera.  Segmenti  ri- 
gidi, sottilmente  coriacei,  di  sopra  verdi  pallidi,  nitidi  e 
poco  distintamente  stridati  sul  secco,  coperti  di  sotto  da  un 
fìtto  ed  appresso  indumento  argenteo,  cospersi  quivi  di  pun- 
tolini minutissimi  allungati  bruni  ed  inoltre  finissimamente 
e regolarmente,  ma  non  molto  nettamente,  striati  dai  nervi 
secondari  ; margini  molto  distintamente  inspessiti  ; venule 
trasverse  totalmente  obliterate  ; dai  seni  in  su,  per  un  tratto 
più  o meno  lungo,  i segmenti,  specialmente  quelli  mediani, 
si  conservano  coi  lati  paralleli,  e solo  verso  l’alto,  da  un 
punto  spesso  segnato  da  una  superficiale  sinuosità  in  incavo 
sull’uno  e l’altro  margine,  si  assottigliano  in  una  punta 
acuminata,  fessa  a 3-8  cm.  sotto  l’apice  in  due  punte  se- 
condarie acuminato-subulate  rigide,  spesso  curve  e diva- 
ricate come  due  corna. 

Spadici  allungati  con  varie  infiorazioni  parziali  sovrap- 
poste, assai  ravvicinate  fra  di  loro  ; spate  primarie  cartacee, 
essucche,  bruno-rossastre,  striate  : le  più  basse  tubulose  e 
fortemente  compresse  : le  superiori  guainanti  la  base  delle 
respettive  infiorazioni  parziali,  tubulose  in  basso,  aperte  in 
alto  sul  lato  ventrale  ed  ampliate  in  forma  d’orecchio 
d’asino  coi  margini  intieri  e più  o meno  reticolato-sface- 


— 310  — 


lati,  bifide  o bidentate  all’apice,  zfc  coperte  di  indumento 
furfuraceo  biancastro-argenteo  detergibile  e =tr  fugace.  Le 
infiorazioni  parziali  sono  lunghe  10-20  cm.  con  vari  ramo- 
scelli fioriferi,  glabre  in  ogni  parte,  per  lo  più  arcuato-nu- 
tanti  con  una  assai  lunga  parte  peduncolare  intieramente  in- 
clusa nella  respettiva  spata:  sono  provviste  esse  pure  presso 
la  bocca  di  questa  di  una  spata  loro  propria,  membranacea- 
jalina,  lungamente  tubulosa  in  basso,  ampliata  infundibu- 
lai'e  in  alto,  prolungata  in  una  o talvolta  due  punte  subulate 
pelose  all’apice.  I ramoscelli  fioriferi  sono  inseriti  irrego- 
larmente a spirale  intorno  alla  parte  assile  (più  o meno 
angolosa)  : essi  sono  patenti  od  orizzontali  : gli  inferiori 
lunghi  6-7  cm.  : i superiori  gradatamente  più  corti,  fili- 
formi, sottili,  gracili,  a mala  pena  di  1 mm.  di  spessore  al 
momento  dell’antesi,  poi  induriti  ed  il  doppio  più  spessi. 

Fiori  piuttosto  radi,  inseriti  ± irregolarmente,  alternato- 
spirali  o sparsi,  quasi  articolati  all’estremità  di  un  pedicello 
gracile  filiforme  lungo  di  solito  1-2  mm.,  talvolta  sino  3-4, 
il  quale  nasce  all’ascella  di  una  minutissima  brattea  subu- 
lata.  Perianzio  formante  una  piccola  e bassa  cupula  carnosa 
con  6 minuti  denti  subulati  ineguali  sul  margine  ; stami 
di  solito  a contatto  fra  di  loro  per  le  respettive  basi,  ri- 
giduli,  subulati,  2-3  volte  più  lunghi  dei  denti  del  pe- 
rianzio ; antere  anguste,  lunghe  1.3-1. 5 mm.,  torte  forte- 
mente a spirale  sul  secco,  sagittate  alla  base  e quivi  a loggie 
profondamente  disgiunte  ; ovario  riposante  sul  perianzio  ed 
intieramente  eserto  da  questo,  lageneforme,  bruscamente 
contratto  in  un  collo  o stilo  che  subito  gradatamente  si 
dilata  in  uno  stigma  infundibuliforme  ; nell’insieme  durante 
l’antesi  l’ovario  è lungo  2.8-3  mm.  ed  il  corpo  eguaglia 
circa  la  parte  attenuata  con  lo  stigma.  Perianzio  fruttifero 
immutato,  formante  un  piccolo  ringrosso  o cercine  tuber- 
culiforme  depresso,  articolato  al  di  sopra  del  pedicello. 

Frutto  sferico,  allorché  quasi  maturo  con  un  distinto 
apicolo  terminale  (resto  dello  stilo)  e con  pericarpio  nel- 
l’insieme crostaceo  sul  secco,  ma  che  diventa  completamente 
carnoso,  dolciastro  e di  quasi  2 mm.  di  spessore  a matu- 


— 811  — 


rità.  Il  frutto  maturo  ha  9-10  mm.  di  diametro,  è a super- 
fìcie lucida  con  epicarpio  tenuissimo  aderente  al  mesocarpio 
ed  endocarpio  ridotto  ad  una  tenuissima  membrana. 

Seme  plicato-cerebriforme,  sferico,  di  solito  di  5.5-6  mm, 
di  diametro,  a superfìcie  chiara  opaca,  diviso  in  basso  in  8-4 
lobi  principali  ed  in  alcuni  secondari  strettamente  comba- 
cianti  fra  di  loro  e quindi  formanti  altrettante  pliche  o solchi 
stretti  e profondi  sulla  superficie  del  seme;  ilo  penetrante 
circa  un  terzo  del  seme;  rafe  intromesso  in  una  delle  ripie- 
gature ; l’albume  può  dirsi  omogeneo,  non  potendosi  con- 
siderare come  ruminazione  una  piccola  estensione  del  tegu- 
mento del  seme  di  color  scuro  addossata  all’albume  ; em- 
brione apicale. 

Habitat.  — Sulle  scogliere  madreporiche  della  Florida 
meridionale,  da  Bay  Biscayne , dove  è rara  (Sargent),  ed  in 
varie  delle  Keys  sino  alle  Isole  Marchesi.  Apparentemente 
cresce  anche  in  alcune  delle  Isole  Bahama,  però  forse  è rap- 
presentata quivi  da  forme  speciali.  Io  ho  visto  esemplari 
delle  seguenti  località  : — Bahia  Honda  Key , coral  soil  : 
Curtiss  n.°  2679**  (Nell’Erb.  di  Berlino  i soli  fiori  di  detto 
esemplare  sono  della  C.jucunda,  la  fronda  è della  Thrinax 
floridana  Sargent)  ; del  medesimo  collettore,  Apr.  23,  1896 
(Herb.  Sargent).  — No-name  Key,  Apr.  22,  1886,  Sargent. 
— Inch  Keys,  25  Marzo  1898,  Sargent  (H.  Harvard  Univ. 
e Berol.).  — Presso  Nassau,  N.  P.  nelle  Bahama  : Curtiss 
in  West  Indian  Plants,  n.°  102  (Herb.  Sargent,  de  Cand.  e 
Monac.).  — Hog  Island  (Bahama)  : Eggers,  n.°  4134.  (Herb. 
Krug  et  Urban  in  Herb.  Berol.). 

Osservazioni.  — Sembra  specie  assai  variabile.  Gli  esem- 
plari di  Bahia  Honda  Key,  Inch  Keys  e No-name  Key  sem- 
brano fra  loro  identici  e possono  considerarsi  come  rappre- 
sentanti la  forma  tipica.  In  una  fronda  di  Inch  Keys  i 
segmenti  sono  45,  di  questi  i centrali  sono  uniti  fra  di 
loro  nella  parte  centrale  sino  a circa  15  cm.  dalla  ligula, 
misurano  da  questo  punto  all’apice  55  cm.  e sono  larghi 


— 312 


all’altezza  dei  seni  23-27  mm.  ; i più  esterni  sono  più  corti, 
più  angusti  e più  gradatamente  ristretti  sin  dal  seno  che 
rimane  molto  vicino  alla  ligula.  I fiori  negli  esemplari  di 
Bahia  Honda  Key  sono  portati  da  un  pedicello  lungo  1-2 
mm.  e hanno  9 stami  ; i frutti  sono  di  9 mm.  di  diam.  ed 
il  seme  è di  5.5  mm.  di  diam. 

L’esemplare  n.°  102  di  Curtiss  delle  Bahama  ha  dei  fram- 
menti di  fronda  dai  quali  si  giudica  che  appartiene  ad  una 
pianta  più  robusta  di  quelle  precedenti,  i segmenti  cen- 
trali misurano  in  lunghezza  80  cm.  ed  all’altezza  dei  seni, 
che  rimangono  a 35-40  cm.  dall’apice  del  picciolo,  sono 
larghi  4 cm.  Dal  perianzio  fruttifero  si  riconosce  che  gli 
stami  sono  9.  I semi  hanno  6 mm.  di  diam. 

Nell’  Erb.  di  Berlino  (provenienti  dall’  Erb.  Krug  e Ur- 
ban) si  trovano  due  numeri  (4134  e 3872)  di  Eggers  : 
« Flora  Indiae  occid.  exs.  »,  che  possono  riferirsi  alla  Coc- 
cothrinax  jucunda  Sargent,  ma  che  sembrano  appartenere  a 
due  forme  distinte.  Il  n.°  4134  ha  le  indicazioni  seguenti: 
« Palma  10'  alt.,  v.  Silver  top.  Gregarie  cum  4141.  Ins. 
Bahamenses  ; Hog.  Island.  21.  II.  1888  » (esemplare  con 
frutti);  i segmenti  maggiori  sono  lunghi  circa  40  cm.,  nella 
parte  centrale  sono  uniti  per  il  tratto  di  10-12  cm.,  sono 
larghi  in  basso  3 cm.  e dai  seni  si  ristringono  verso  l’apice 
ma  con  i margini  un  poco  sinuosi.  I frutti  sono  di  8 mm. 
di  diam.  ed  i semi  di  6-6.5  mm.  di  diam.  Nel  perianzio 
fruttifero  si  trovano  i resti  di  9 stami. 


Coccothrinax  jucunda  v.  macrosperma  Becc.  — 
Frutti  e semi  alquanto  più  grossi  che  nella  forma 
tipica. 

Habitat.  — Fortune  Island , Bahama.  Eggers  n.°  3872 
in  Herb.  Berol. 

Osservazioni.  — Il  n.°  3872  di  Eggers  porta  l'etichetta  : 
« 10—16'  alt.,  v.  Silver  top.  Ins.  Bahamenses:  Fortune 


— 313  — 


Island  5.  II,  1888  ».  In  questo  esemplare  la  fronda  è simile 
a quella  del  n.°  4134,  ma  i segmenti  cominciano  a ristrin- 
gersi gradatamente  subito  dal  punto  di  separazione  e sono 
assai  distintamente  striati  ; i frutti  sono  considerevolmente 
più  grandi  che  nel  n.°  4134  ed  i semi  sono  di  8 mm.  di 
diam.  Nel  perianzio  fruttifero  si  riconoscono  9 stami. 


Coccothrinax  jucunda  var.  marquesensis  Becc. 

Descrizione.  — Fronde  esattamente  come  descritte  per 
la  forma  tipica,  fortemente  argentee  di  sotto  e con  nume- 
rosi puntolini  bruni  ; picciolo  piano  di  sotto,  convesso  di 
sopra. 

Spadice  lungo  80  cm.  con  5-6  infiorazioni  parziali. 

Fiori  portati  da  pedicelli  lunghissimi  (4-5  mm.),  in  alcuni 
spadici  fruttiferi  però  anche  solo  1-2  mm.  Infiorazioni  par- 
ziali lunghe  20-25  cm.  ; ramoscelli  fioriferi  lunghi  sino 
10-12  cm.;  stami  12  con  antere  lunghe  1.8-2  mm. 

Frutto  di  11-12  mm.  di  diam.  Seme  di  7 mm.  di  diam. 

Habitat.  — Florida  : Marquesas  Keys , Sargent  Nov.  1887 
con  frutti  maturissimi,  e L6  Nov.  1898  con  frutti  meno 
maturi  (Herb.  Harvard  Univ.  e Berol.).  In  fiore  venne  rac- 
colto da  John  Currie  pure  nelle  Marquesas  Keys  in  Giu- 
gno 1898  (H.  Harvard  Univ.). 

Osservazioni.  — Sembra  una  forma  lussureggiante  della 
C.  jucunda  Sargent.  Anche  nell’esemplare  con  frutti  si  ri- 
conoscono molto  bene  i resti  di  12  stami  nel  perianzio. 


7.  Coccothrinax  acuminata  Sargent  in  Bot.  Gaz. 
XXVII  (1899)  p.  89  (nomen).  — Tlirinax  acuminata 
Gris.  et  Wendl.  in  Plantae  Cubenses  Wrightianae  (1871?) 
n.°  3966  (nomen)  in  H.  Kew.  — Sauvalle:  Flora  Cu- 


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bana  (1873)  p.  153,  n.°  2379.  — Gr.  Maza:  Nociones  ecc. 

(1893)  p.  51. 

Descrizione.  — Non.  vi  sono  notizie  riguardo  alle  dimen- 
sioni di  questa  Palma,  ma  a giudicare  dalle  fronde  assai 
grandi  sembrerebbe  una  specie  piuttosto  robusta. 

Picciolo  all’apice  spesso  9 mm.,  piano  di  sopra,  forte- 
mente convesso  di  sotto,  terminato  di  dietro  da  un  piccolo 
orlo  orizzontale  ; ligula  legnosa  durissima  semilunare  bru- 
scamente prolungata  in  una  corta  punta  nel  centro,  gla- 
bra, assai  espansa  ai  lati  dove  sorregge  i segmenti  più 
esterni.  Lembo  2/3  orbicolare,  radiato-flabellato,  composto 
di  circa  40  segmenti,  rigido,  spessamente  cartaceo  o sottil- 
mente coriaceo,  verde  glabro  e subnitente  di  sopra,  cine- 
reo-subargenteo  di  sotto  in  causa  di  un  tenue  tomento  (que- 
sto in  parte  deciduo  e formato  da  tenuissimi  peli  appressi)  e 
per  di  più  cosperso  ivi  di  minuti  e numerosissimi  pun- 
tolini pallidi  in  rilievo  che  rendono  leggermente  scabrida 
al  tatto  detta  superficie  ; i segmenti  sono  percorsi  da 
numerosi  nervi  2‘  e 3‘  fra  loro  poco  distinti  ineguali  e non 
molto  prominenti  di  sopra  e fittamente  striato-nervosi  di 
sotto  ; venule  transverse  indistinte  ; i segmenti  centrali  mi- 
surano 75  cm.  di  lunghezza  con  il  seno  o punto  di  sepa- 
razione a 30-32  cm.  dalla  ligula:  quivi  sono  larghi  4-4.5  cm.: 
il  punto  loro  più  largo  però  è a 6-12  cm.  al  di  sopra  dei 
seni,  dove  giungono  sino  a 6 cm.  di  larghezza,  per  poi  bru- 
scamente ristringersi  alquanto  in  una  punta  triangolare  an- 
gustissima: questa  è gradatamente  e regolarmente  attenuato- 
acuminata,  dritta,  rigida  e molto  brevemente  fessa  all’apice; 
i segmenti  laterali  sono  gradatamente  più  stretti  e più  brevi 
e col  seno  più  profondo;  i più  esterni  sono  lunghi  40-50  cm. 
e larghi  15-25  mm.  con  i seni  a soli  4-5  cm.  dalla  ligula  ; 
le  costole  primarie  superiori  sono  molte  acute  e rilevate  ; i 
seni  non  sono  sporgenti  od  arcuati  in  fuori;  le  costole  pri- 
marie inferiori  hanno  il  dorso  piano,  largo  0.5  mm.,  scabri- 
dulo  e forforaceo  specialmente  presso  la  base  ; i segmenti 
nelle  fronde  bene  svolte  rimangono  piani  e la  costola  infe- 


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riore  è rappresentata  di  sopra  da  un  angusto  solco  ; i mar- 
gini sono  molto  distintamente  inspessiti  da  un  nervo  che 
sopra  vi  scorre. 

Spadice  a quanto  sembra  assai  grande  con  varie  infiora- 
zioni parziali  ; di  queste  quella  che  ho  studiato  e che  porta 
giovani  frutti,  forma  una  pannocchia  pendula  lunga  35  cm. 
assai  lassa,  a contorno  strettamente  ovato  con  vari  rami 
inseriti  molto  irregolarmente,  portata  da  una  parte  pedun- 
culare  fortemente  arcuato-recurva,  lunga  questa  circa  20  cm., 
subtrigona  scavata  a doccia  dal  lato  interno,  di  4-5  mm. 
di  spessore,  provvista  in  alto  di  una  spata  sua  propria:  que- 
sta è essucca,  sottilmente  membranacea,  tubulosa  in  basso, 
terminata  in  punta  molto  acuminata,  ciliolata  sulla  carena 
dorsale  all’apice,  del  resto  glabra  ; spate  primarie  anguste, 
sottilmente  coriacee,  tubulose  in  basso,  leggermente  dila- 
tate ed  aperte  in  alto  dal  lato  ventrale,  finamente  striate, 
brevemente  ed  ottusamente  bidentate  all’apice,  dove  sono  ± 
forforacee  ma  del  resto  glabre  ; asse  principale  dell’infio- 
razione parziale  ± angolosa,  glabra  ; ramoscelli  fioriferi 
glabri,  indistintamente  papillosi  sul  secco,  arcuato-patenti, 
flessuosi,  allo  stato  fruttifero  rigidi,  spessi  in  basso  al 
più  2 mm.,  leggermente  attenuati  verso  l’estremità,  ottusa- 
mente angolosi,  i più  bassi  lunghi  14-16  cm.,  i superiori 
8-12  cm.  ed  un  poco  più  sottili  ; ogni  ramoscello  nasce 
dall’ascella  di  una  piccolissima  brattea  scariosa  triangolare 
acuta  od  acuminata. 

Fiori.... 

Frutti  portati  da  un  pedicello  orizzontale  lungo  3-5  mm. 
(provvisto  questo  alla  base  di  una  bratteola  tenuissima  su- 
bulata  lunga  circa  quanto  la  metà  del  pedicello),  globoso- 
turbinati,  di  6-7  mm.  di  diam.  (allorché  non  perfettamente 
maturi)  a superficie  finamente  e fittamente  granulosa,  distin- 
tamente mucronulati  nel  vertice,  che  è pianeggiante  o leg- 
germente depresso  sul  secco.  Seme  non  visto  maturo,  ma 
abbastanza  sviluppato  per  riconoscere  con  tutta  certezza  le 
particolari  intrusioni  della  testa  proprie  delle  Coccothrinax. 
Il  perianzio  fruttifero  forma  una  piccola  base  callosa  di- 


scoide  di  0.5  mm.  di  altezza,  incavata  di  sotto,  con  5-6 
piccoli  denti  triangolari  acuti  od  acuminati  rappresentanti 
il  perianzio  ; nel  perianzio  rimangono  i resti  dei  filamenti 
degli  stami,  dei  quali  ne  ho  potuti  riconoscere  da  6-9,  la- 
tamente triangolari,  molto  ineguali,  uniti  per  le  basi  ed  il 
doppio  più  lunghi  dei  denti  del  perianzio. 

Habitat.  — Cuba.  Raccolta  da  C.  Wright  e distribuita 
col  n.°  3966  nelle  * Plantae  Cubenses  Wrightianae  ». 

Osservazioni.  — Sembra  una  specie  ben  distinta  per  le 
sue  grandi  foglie  rigide,  argentee  di  sotto,  due  terzi  orbi- 
colari  con  circa  40  segmenti,  molto  larghi,  uniti  oltre  il 
terzo  inferiore  nella  parte  centrale,  col  punto  più  largo  a 
6-12  cm.  al  di  sopra  dei  seni  e poi  bruscamente  ristretti 
e terminati  in  lunga  punta  dritta  rigida  (strettamente 
triangolare,  acuminata),  inegualmente  striato-nervosi  per  il 
lungo  di  sopra  e molto  fittamente  e finamente  striato- 
nervosi  e punteggiati  di  sotto,  senza  venule  transverse. 
Spadici  assai  grandi;  infiorazioni  parziali  lunghe  da  35  cm.; 
ramoscelli  lunghi  8-16  cm.  Frutti  molto  distintintamente 
pedicellati,  quando  non  completamente  maturi  turbinato- 
apiculati  a superfìcie  finamente  e fittamente  granulata  ; 
perianzio  fruttifero  con  5-6  piccoli  denti  acuti  od  acumi- 
nati; stami  6-9  ineguali  a filamenti  uniti  latamente  per 
una  base  larga  e triangolare. 

Sembra  abbia  una  certa  affinità  con  la  C.  Miraguatio, 
ma  le  fronde  hanno  un  maggiore  numero  di  segmenti,  que- 
sti sono  uniti  per  un  più  lungo  tratto  e non  hanno  il  punto 
dove  si  trova  il  seno,  sporgente  sul  piano  del  lembo.  Ha 
affinità  anche  con  le  C.  jucunda  ed  argentea. 

Non  sembra  che  sia  stata  sino  a qui  pubblicata  una  de- 
scrizione di  questa  specie,  che  da  Sargent  è stata  riferita 
al  suo  genere  Coccothrinax  pure  senza  descriverla. 


— 317  — 


8.  Coccothrinax  argentea  Sargent  in  Bot.  Gaz.  XXVII 
(1899)  89.  — Thrinax  argentea  Loddiges  in  Desfont. 
Cat.  ed.  3.  31;  Roem  et  Schult.  Syst.  veg.  VII,  1300; 
Mart.  Hist.  nat.  Palm.  Ill,  256,  t.  103.  III.  — Th. 
multiflora  Mart.  Hist.  nat.  Palm.  III.  255.  t.  103  I.  a. 
— Th.  excelsa  Hort.,  Bot.  Mag.  t.  7088  ? 

Descrizione.  — Sembra  una  delle  più  grandi  specie  del 
genere,  raggiungendo,  da  quanto  scrive  Eggers,  sino  12  m. 
di  altezza. 

Fronde  con  lembo  peltato-radiato,  suborbicolare,  verde 
di  sopra  (opaco  sul  secco),  coperto  nella  pagina  inferiore 
da  un  tenue  indumento  bianco,  talvolta  assai  scarso,  che 
lo  rende  più  o meno  argenteo  : nelle  fronde  di  pianta 
adulta  e robusta  diviso  in  sino  60  segmenti,  i quali  nella 
parte  centrale  sono  uniti  sino  poco  al  di  sotto  della  metà 
(nelle  fronde  di  pianta  giovane  molto  più  profondamente). 
Picciolo  molto  lungo  e gracile,  depresso-biconvesso,  essendo 
in  sezione  transversale  in  forma  di  losanga  schiacciata,  in 
alto  largo  8-10  mm.  e spesso  6 mm,,  con  margini  acutis- 
simi, di  dietro  troncato  orizzontalmente  e con  un  orlo  un 
poco  prominente  all’apice,  molto  finamente  striato  per  il 
lungo;  ligula  glabra  sublegnosa,  latamente  subcordata,  pro- 
lungata nel  centro  in  una  punta  triangolare  acuminata, 
striata  dal  lato  posteriore;  i segmenti  maggiori  (delle  fronde 
di  pianta  adulta)  misurano  sino  1 m.  di  lunghezza,  ed  all’al- 
tezza dei  seni  sono  larghi  3-3.5  cm.  e da  questo  punto  grada- 
tamente si  ristringono  in  una  lunga  punta  acuminatissima, 
la  quale  è brevemente  fessa  all’apice  ; i segmenti  laterali  sono 
gradatamente  più  stretti,  più  lungamente  acuminati  e più 
profondamente  disgiunti,  ma  anche  i più  esterni  uniti  per 
almeno  il  tratto  di  5-6  cm.;  tutti  sono  assai  fittamente 
e quasi  uniformemente  striati  da  numerosissimi  nervi  se- 
condari acuti  (più  rilevati  di  sopra  che  di  sotto,  ma  quivi 
più  fini  e più  fitti  che  di  sopra)  e,  come  è stato  detto,  più 
o meno  argentei  e senza  punteggiature,  essendo  queste  in  ogni 


caso  assai  poco  evidenti  e coperte  dall’indumento;  venule 
transverse  ridotte  a dei  poco  distinti  rilievi  brevissimi  in- 
terposti fra  i nervi  secondari  ; margini  distintamente  in- 
spessiti. 

Spadici  più  corti  delle  fronde,  con  poche  infiorazioni 
parziali  assai  ravvicinate;  spate  primarie  cartacee,  bruno 
rossastre  o cinnamomee,  essucche,  finamente  striate,  fu- 
gacemente e leggermente  cotonose  specialmente  all’apice, 
guainanti  in  basso,  ampliate  in  alto  in  un  lembo  in  forma 
d’  orecchio  d’asino,  dt=  acuminate,  aperte  sul  lato  ventrale 
in  alto,  coi  margini  intieri  od  un  poco  sfilaccicato-fibrosi  ; 
infiorescenze  parziali  formanti  delle  pannocchie  latamente 
ovate,  lunghe  di  solito  15-20  cm.  con  vari  ramoscelli  fio- 
riferi inseriti  molto  irregolarmente  intorno  all’  asse  prin- 
cipale; i ramoscelli  fioriferi  sono  filiformi,  spessi  circa 
1 mm.  : i maggiori,  i più  bassi,  lunghi  8-10  cm.  : i supe- 
riori un  poco  più  corti,  portanti  spiralmente  assai  nume- 
rosi fiori  sorretti  da  un  pedicello  lungo  1-4  mm. 

Fiori  con  perianzio  bassamente  cupulare,  diviso  quasi 
sino  in  basso  in  6 denti  stretti  subulati  ; stami  usual- 
mente 9 con  filamenti  raggianti,  rigidi,  un  terzo  od  al  più 
il  doppio  più  lunghi  dei  denti  del  perianzio,  larghi  alla  base 
quanto  questi,  poi  subulati;  antere  lineari,  lunghe  2 mm., 
contorte  a spirale,  a loggie  disgiunte  nel  terzo  inferiore,  ot- 
tuse all’apice  ; ovario  ovato-globoso,  assai  bruscamente  ri- 
stretto in  un  collo  corto  che  si  dilata  in  uno  stigma  infundi- 
bulare  assai  largo.  Perianzio  fruttifero  disciforme  depresso. 

Frutti  maturi  di  9-10  mm.  di  diam.,  sferici,  nero  vio- 
lescenti,  con  pericarpio  carnoso  : quando  non  ben  maturi 
a superficie  finamente  corrugata  ma  senza  granulazioni 
distinte.  Seme  di  6-7  e di  sino  8 mm.  di  diam.,  cerebri- 
forme,  a superfìcie  biancastra,  con  5-6  pieghe  principali 
longitudinali  penetranti  sino  al  centro;  embrione  esatta- 
mente apicale. 

Habitat.  — San  Domingo,  di  dove  nell’  Erbario  de  Can- 
dolle vi  è un  esemplare  raccolto  da  Bertero  e ricevuto  da 


Balbis  in  1821,  col  nome  volgare  di  « Guano  ».  Nell’  Er- 
bario di  Monaco  vi  sono  vari  esemplari,  consistenti  in 
fronde  di  piante  giovani  ed  in  una  porzione  di  spadice  con 
fiori,  raccolti  da  Heneken  pure  in  San  Domingo.  Questa 
porzione  di  spadice  (di  cui  un  ramoscello  è figurato  nella 
Tav.  103,  I,  della  « Hist.  nat.  Palm.  »)  ha  servito  a Mar- 
tius  per  stabilirvi  la  sua  Thrinax  multiflora , e della  quale 
si  dice  che  dagli  indigeni  è chiamata  « Palma  Coyau  ». 
In  tempi  più  recenti  (1887)  è stata  ritrovata,  pure  in  San 
Domingo,  da  Eggers  (Flora  Indiae  occ.  exs  n.°  2388  in 
Herb.  Berol.,  Monac.  e de  Cand.)  nella  foresta  a 350  m.  di 
altezza  presso  Lopez  nelle  vicinanze  di  Santiago.  Heggers 
indica  egualmente  il  nome  volgare  di  « Guano  » per  questa 
Palma. 

Una  fronda  esistente  nell’  Erb.  di  Berlino  e proveniente 
da  quello  di  Pietroburgo,  raccolta  da  Jaeger  nel  1829  in 
S.  Domingo  nel  luogo  detto  « Le  Fond  des  Nègres  » a 400  m. 
di  altezza  (n.°  353),  mi  sembra  pure  riferibile  al  C.  ar- 
gentea. 

Osservazioxi.  — Il  nome  specifico  di  argentea  nei  giar- 
dini e nelle  serre  non  solo,  ma  anche  da  molti  autori,  è stato 
applicato  a tutte  quelle  Thrinax  e Coccothrinax  che  hanno 
le  foglie  argentee  di  sotto. 

Il  primo  ad  adoperare  il  nome  di  Thrinax  argentea  è 
stato  Loddiges,  ma  la  prima  descrizione  è comparsa  in 
Boemer  et  Schultes  (1.  c.);  difficilmente  però  da  tale  de- 
scrizione si  potrebbe  riconoscere  questa  fra  le  congeneri.  In 
seguito  Martius  (1.  c.)  ha  più  diffusamente  descritto  detta 
specie,  dando  anche  la  figura  del  suo  seme,  che  evidente- 
mente è quella  di  una  Coccothrinao e che  può  quindi  essere 
anche  veramente  quello  della  C.  argentea  di  S.  Domingo 
come  è da  me  intesa,  ma  che  però  potrebbe  rappresentare 
anche  quello  di  un’altra  specie. 

É quindi  più  per  verosimiglianza,  che  per  averne  la  cer- 
tezza, che  considero  la  Coccothrinax  spesso  « vasto  agmine 
campos  occupans  » in  San  Domingo  e che  ivi  è stata  rac- 


— 320  — 


colta  anche  da  antichi  collettori,  come  la  tipica  Th.  ar- 
gentea Lodd. 

Della  Th.  multiflora  di  Martius  ho  visto  1’  esemplare  ti- 
pico nell’  Erbario  di  Monaco  e questo  è indubbiamente 
conspecifico  con  gli  esemplari  sopra  citati  di  Bertero  e con 
quelli  di  Eggers.  Dovendo  quindi  scegliere  fra  il  nome 
specifico  di  argentea  e quello  di  multiflora  ho  scelto  il  primo. 
Nei  giardini  e nelle  serre  la  C.  argentea  è sovente  col- 
tivata con  i nomi  di  Th.  excelsa  e di  Th.  radiata.  Sembra 
una  delle  specie  più  grandi  del  genere,  ma  spesso  negli 
erbari  gli  esemplari  dei  fiori  e dei  frutti  sono  accompagnati 
da  fronde  di  pianta  giovane.  Questo  sembra  sia  il  caso 
anche  per  gli  esemplari  di  Eggers  n.°  2388,  i quali  hanno 
delle  fronde  più  piccole  di  quelle  sopra  descritte,  misu- 
ranti 50  cm.  dalla  ligula  all’  estremità  dei  segmenti  cen- 
trali, divisi  sino  a circa  15  cm.  dall’apice  del  picciolo  e 
larghi  2-2.5  cm.  all’altezza  dei  seni. 

Anche  la  consistenza  del  lembo  sembra  variare  alquanto, 
alcune  fronde,  che  sembrano  di  piante  che  hanno  vissuto 
in  luoghi  aprici  ed  asciutti,  essendo  assai  più  consistenti  e 
rigide  di  altre  che  probabilmente  sono  di  piante  cresciute 
all’ombra. 

Nelle  fronde  di  pianta  giovane  i segmenti  sono  molto 
più  profondamente  divisi  in  basso  che  non  in  quelle  di 
pianta  adulta. 

Lo  strato  di  peluria  argentea  che  ricuopre  la  pagina 
inferiore  è alle  volte  ridotto  ad  una  grande  tenuità  e tal- 
volta quasi  obliterato  negli  individui  coltivati  in  serra. 

Non  ho  creduto  utile  riportare  la  sinonimia  completa  di 
questa  specie,  perchè  come  sopra  ho  enunciato,  tutte  le 
Thrinax  con  foglie  argentee  di  sotto  sono  state  qualificate 
per  Th.  argentea. 

La  Coccothriiiax  argentea  è caratterizzata  dalle  fronde  con 
numerosi  segmenti  tenuamente  argentei  di  sotto,  senza  pun- 
tolini in  rilievo  ; dalla  ligula  cordato-acuminata  ; dai  seg- 
menti finamente  ed  uniformemente  striati  da  nervi  secondari 
connessi  da  brevissime  venule  transverse,  quasi  puntiformi, 


— 321  — 


per  lo  più  poco  distiate  ; dai  fiori  rfc  pedicellati  con  perian- 
zio profondamente  diviso  in  6 denti  subulati,  con  9 stami 
a filamenti  subulati  radianti  rigidi  poco  dissimili  dai  denti 
del  perianzio  e lunghi  al  più  il  doppio  di  questi  ; dai  frutti 
neri  di  6-8  mm.  di  diametro  fortemente  plicato-cerebriformi 
con  5-6  pieghe  principali  penetranti  sino  al  centro. 


9.  Coccothrinax  Eggersiana  Beco.  sp.  n. 

Descrizione.  — Palma  alta  circa  5 m. 

Fronde  assai  grandi,  apparentemente  con  numerosi  seg- 
menti, molto  spessamente  cartacee,  verdi  ed  opache  di  so- 
pra, più  pallide  di  sotto  e con  tenuissimo  indumento  grigio- 
biancastro poco  conspicuo.  Picciolo  assai  lungo,  spesso 
6 mm.  Ligula  glabra  prolungata  ai  lati  per  sorreggere  i 
segmenti  più  esterni.  I segmenti  che  io  ho  visto,  e che  sem- 
brano di  quelli  della  parte  centrale,  sono  lunghi  63-68  cm. 
misurati  dalla  ligula  e rimangono  liberi  a circa  25  cm.  da 
questa:  sono  larghi  all’altezza  dei  seni  30-35  mm.  e subito 
da  questo  punto  o da  circa  10  cm.  più  in  alto,  dove  spesso 
si  trova  un  superficiale  incavo  sopra  ognuno  dei  margini, 
gradatamente  si  ristringono  in  una  lunghissima  punta  bre- 
vemente bifida  all’apice,  con  le  due  suddivisioni  dritte  ed 
acuminatissime;  le  costole  superiori  non  sono  molto  robu- 
ste ma  acute  e poco  più  forti  delle  inferiori,  le  quali  nella 
pagina  superiore  rimangono  al  livello  dei  segmenti,  che 
sono  perfettamente  spianati  e striati  da  numerosi  nervi  se- 
condari uniformi,  fini,  molto  nitidi  specialmente  sulla  fac- 
cia superiore;  le  venule  traverse  sono  ben  distinte  sulle  due 
faccie,  sono  interposte  solo  fra  i singoli  nervi  secondari  e 
quindi  cortissime;  i margini  sono  assai  conspicuamente 
inspessiti  ed  offrono  una  sinuosità  ± accentuata  al  loro 
terzo  inferiore. 

Spadici  apparentemente  di  grandi  dimensioni;  spate 
membranacee,  essucche,  bruno-giallastre,  tubulose  in  basso, 
aperte  sul  lato  ventrale  nella  metà  superiore  e leggermente 


21 


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ampliate  in  forma  d'orecchio  d’asino,  coi  margini  intieri  od 
appena  lacero-fibrosi,  assai  prolungate  in  punta  angusta 
ed  acuminata,  ma  con  l’estremo  apice  ottuso,  glabre  in 
basso,  leggermente  forforaceo-rubiginose  in  alto,  striate 
per  il  lungo.  Infiorazioni  parziali  glabre  in  ogni  parte,  for- 
manti lasse  pannocchie:  quelle  da  me  viste,  in  piena  fiori- 
tura, lunghe  15-16  cm.  con  13-15  rami  inseriti  irregolar- 
mente, portate  da  una  parte  pedunculare  piuttosto  breve 
angoloso-compressa,  intieramente  inclusa  nella  respettiva 
spata  primaria  ; spate  secondarie  (speciali  ad  ogni  pannoc- 
chia) jaline,  membranose,  del  tutto  incluse  nella  spata  pri- 
maria, troncate  alla  bocca  e con  due  corte  punte  subulate; 
i ramoscelli  fioriferi  nascono  dall’ascella  di  una  minutissima 
brattea  j alina,  subulata,  lunga  3-4  mm.  : sono  filiformi, 
flessuosi,  non  giungenti  allo  spessore  di  1 mm.,  lunghi  7-8 
cm.,  con  i fiori  disposti  spiralmente  in  giro,  moderatamente 
fitti  e quasi  orizzontali. 

Fiori  quasi  sessili  sopra  un  conspicuo  tubercoletto  che  si  al- 
lunga spesso  in  un  corto  pedicello,  il  quale  nasce  all’ascella 
di  una  piccola  brattea  jalina  acuminata;  durante  1’ antesi  i 
fiori  non  sembra  debbano  essere  più  lunghi  di  2 mm.  mi- 
surati dalla  base  del  perianzio  all’apice  dello  stigma;  il 
perianzio  è molto  poco  profondamente  cupulare,  con  6 denti 
membranacei  assai  grandi  triangolari-deltoidei,  acuti  od 
acuminati  ; stami  9 con  filamenti  subulati  rigidi,  il  doppio 
più  lunghi  dei  denti  del  perianzio  con  le  basi  poco  dila- 
tate unite  in  un  anello  ipogino;  antere  corte,  lunghe  1 mm., 
auriculato-sagittate  alla  base  perchè  a loggie  ivi  profon- 
damente disgiunte  ; ovario  liscio,  globoso-ovato,  attenuato 
bruscamente  in  corto  collo  che  si  dilata  pure  assai  brusca- 
mente in  uno  stigma  molto  largamente  infundibulare. 

Frutti  mancano. 

Habitat.  — Le  Antille:  Isola  di  St.  Jan.  — Eggers  : 
Flora  Ind.  occ.  exs.  n.°  3117,  King's  hill,  1000  (St.  Jan), 
26,  II,  1887.  (Herb.  Krug  et  Urban  in  Herb.  Berol.  ; il  me- 
desimo n.°  nell’Erbario  di  Copenhagen). 


323 


Osservazioni.  — È molto  affine  alla  C.  martinicaensis , 
dalla  quale  si  distingue  per  gli  stami  con  filamenti  ra- 
dianti gracili  subulati  assai  più  stretti  dei  denti  del  pe- 
rianzio ed  almeno  il  doppio  più  lunghi  di  questi.  Non 
essendo  conosciuto  il  frutto  delle  G.  Eggersiana  non  è 
possibile  un  più  esatto  confronto  con  la  C.  martinicaensis. 


Coccothrinax  Eggersiana  var.  Sanctae-Crucis  Beco. 

Descrizione.  - — L’ infiorazione  forma  una  pannocchia 
lunga  20  cm.,  arcuato -recurva  nella  parte  che  sporge  dalla 
spata  dentro  la  quale  è inclusa  tutta  la  parte  pedunculare; 
i rami,  patenti,  sono  27,  molto  irregolarmente  inseriti  in- 
torno all’asse  e lunghi  7-11  cm. 

Fiori  un  poco  più  lungamente  pedicellati  che  nel  n°.  3117 
di  Eggers,  tipo  della  C.  Eggersiana,  il  loro  pedicello  essendo 
lungo  da  1—1.5  min.;  il  perianzio  è diviso  in  6 pezzi  trian- 
golari allungati  assai  grandi  acuminati  ; gli  stami  sono  9, 
coi  filamenti  rigidi  poco  più  lunghi  dei  denti  del  perian- 
zio; antere  lunghe  1-1.3  mm.;  l’ovario  si  ristringe  alquanto 
bruscamente  in  collo  assai  lungo  e poi  si  dilata  in  ampio 
stigma  infundibulare. 

Fronde  mancano. 

Habitat.  — Mi  sembra  poter  riferire  a questa  specie  un 
esemplare  (consistente  in  una  sola  infiorazione  parziale  in 
piena  fioritura)  che  ho  visto  nell’Erb.  di  Copenhagen  con 
l’etichetta:  « Alfred  Benzon:  Kjòbenhavn.  E.  E.  75-1759. 
Chamaerops  sp.  ? — St.  Croix,  0.  E.  Benzon  ». 

Osservazioni.  — Si  distingue  dalla  torma  tipica  (n°.  3117 
di  Eggers)  per  i pedicelli  dei  fiori  più  allungati,  per  il  pe- 
rianzio con  i denti  più  grandi,  più  lungamente  triangolari, 
per  i filamenti  un  poco  più  corti  e per  le  antere  un  poco 
più  lunghe  e per  l’ovario  con  un  collo  più  lungo  ; sembra 
quasi  intermedia  fra  la  C.  martinicaensis  e la  C.  Eggersiana. 


10.  Coccothrinax  martinicaensis  Becc.  sp.  n. 

Descbizione.  — Sembra  una  delle  grandi  specie  del 
genere,  giudicando  dalle  fronde,  le  quali  sono  flabellato-or- 
bicolari,  con  i segmenti  più  esterni  che  vengono  a chiu- 
dere il  seno  basilare  ed  anche  si  sovrappongono  e misu- 
ranti circa  un  metro  dalla  ligula  all’  apice  dei  segmenti 
centrali  ; picciolo  biconvesso,  lenticolare  in  sezione  tran- 
sversa, largo  13  mm.  spesso  8 mm.  ; ligula  forte,  le- 
gnosa, eretta,  quasi  ovata  prolungatesi  in  punta  ottusa 
nella  parte  centrale,  striata  internamente.  Lembo  di 
consistenza  cartacea,  non  molto  rigido,  verde  ed  opaco  di 
sopra,  coperto  di  sotto  da  un  tenue  indumento  biancastro 
o grigio-argenteo  (che  alle  volte  è assai  diradato  e quasi 
obliterato),  diviso  in  circa  70  segmenti:  questi  nella  parte 
centrale  sono  uniti  sino  a circa  la  metà  dell’intiero  lembo 
e nei  lati  estremi  sino  ad  8-12  cm.  dalla  ligula:  fittamente 
striati  sulle  due  faccie  ma  specialmente  sulla  superiore  da 
nervi  secondari  uniformi,  i quali  sono  connessi  sulle  due 
faccie  da  brevissime  venule  transverse,  assai  distinte  ; 
margini  distintamente  inspessiti  ; i segmenti  centrali  al- 
l’altezza dei  seni  misurano  3.5-4  cm.  di  larghezza  e da 
questo  punto  vanno  molto  gradatamente  ristringendosi  in 
una  punta  acuminatissima  piuttosto  flaccida,  suddivisa  per 
il  tratto  di  5-7  cm.  in  due  punte  secondarie  tenuissime 
acuminatissime;  i segmenti  laterali  sono  gradatamente  più 
angusti  e più  corti,  ed  i più  esterni  raggiungono  solo  i 
30-40  cm.  di  lunghezza. 

Spadici  apparentemente  non  molto  allungati,  con  4-5  in- 
fiorazioni parziali  assai  ravvicinate  e fortemente  recurve 
durante  l’antesi  ; spate  primarie  spessamente  cartacee,  assai 
lassamente  tubulose,  troncate  obliquamente  alla  bocca,  molto 
nettamente  striate,  di  color  stramineo.  Le  infiorazioni  par- 
ziali formano  delle  assai  grandi  pannocchie  recurve  lunghe 
20-25,  cm.  portate  da  una  parte  peduncolare  molto  com- 
pressa, essa  pure  provvista  di  una  spata  propria  membra- 


— 825  — 


nacea  tubulosa  assai  distinta  ; pannocchie  ovato-allungate, 
composte  di  numerosi  ramoscelli  eretto-patuli,  nascenti 
dall’ascella  di  una  tenuissima  brattea  lunga  al  più  4-5  mm.; 
i ramoscelli  sono  filiformi,  di  circa  1 mm.  di  spessore,  con 
assai  numerosi  fiori  tutto  in  giro  ; i ramoscelli  più  bassi, 
che  sono  i maggiori,  sono  lunghi  8-10  cm. 

Fiori  portati  da  un  pedicello  patente  o quasi  orizzontale 
lungo  1-3  mm.,  provvisto  di  un’angusta  bratteola  che  tal- 
volta si  trova  a circa  la  metà  del  pedicello.  Fiori  molto 
piccoli,  durante  l’antesi  lunghi  2 mm.  o poco  più  ; perian- 
zio depresso-cupulare  con  5-6  relativamente  grandi  denti 
triangolari,  deltoideo-acuminati,  raggianti,  e con  8—9  stami, 
di  cui  i filamenti  sono  eretti,  brevi,  quasi  tanto  larghi 
quanto  i denti  del  perianzio  e poco  più  lunghi  di  questi 
e giungenti  sino  a circa  la  metà  dell’ovario  ; le  antere  sono 
molto  piccole,  lunghe  0.8  mm.,  biauriculato-sagittate  alla 
base,  essendo  16  loggie  quivi  disgiunte  ed  alquanto  diver- 
genti ; ovario  ovato-globoso,  bruscamente  ristretto  in  collo 
che  si  dilata  quasi  subito  in  un  largo  stigma  infundibu- 
lare  spesso  bilabiato. 

Frutti  relativamente  grandi,  globoso-depressi,  larghi 
11-12  mm.  ed  alti  9 mm.,  a superfìcie  minutamente  gra- 
nulosa e nera  sul  secco. 

Semi  globosi,  leggermente  depressi,  9-10  mm.  di  diame- 
tro, con  numerose  e suddivise  ripiegature  che  lo  rendono 
molto  complicatamente  lobato-cerebriforme,  e molto  minu- 
tamente diviso  internamente  in  piccole  porzioni  prismatiche 
che  giungono  sino  al  centro  del  seme. 

Habitat.  — La  Martinica.  — Hahn,  Plantes  de  la  Mar- 
tinique n.°  1531.  Vallèe  de  St.  Pierre , Sept.  1873.  (Herb, 
de  Candolle  e Berol.).  Raccolta  pure  alla  Martinica  dal 
Pére  Duss  (Herb,  di  Berlino,  senza  numero). 

Osservazioni.  — Mi  sembra  una  specie  molto  ben  di- 
stinta specialmente  per  il  frutto  globoso-depresso  e per  i 
suoi  semi  relativamente  grossi  con  numerose  e piccole  cir- 


— 326  - 


convoluzioni  che  lo  dividono  in  numerosi  tasselli  prisma- 
tici. Si  distingue  poi  anche  per  i suoi  piccoli  fiori  (che  nel 
disseccare  diventano  neri)  con  perianzio  diviso  in  6 larghi 
denti  deltoideo-acuminati  ; per  gli  stami  con  filamenti  poco 
più  lunghi  dei  denti  del  perianzio  e larghi  quasi  quanto  que- 
sti e nell’  insieme  giungenti  a circa  la  metà  dell’ovario  ; 
per  le  antere  piccolissime  ; per  l’ovario  globoso-ovato  con 
collo  bruscamente  dilatato  in  largo  stigma  infundibulare. 

Gli  esemplari  di  Hahn  consistono  in  sole  infiorazioni  par- 
ziali con  fiori  ; quelli  del  Pere  Duss  sono  assai  più  com- 
pleti, e consistono  in  una  fronda  intiera,  in  uno  spadice 
in  fiore  ed  in  frutti  maturi  staccati. 


11.  Coccothrinax  latifrons  Becc. — Thringis  latifrons 
0.  F.  Cook  in  Torrey  bot.  Club,  XXVIII  (1901)  545; 
Urban  Symb.  Ant.  (FI.  Portor.)  IV  (1903)  128. 

Descrizione,  — Palma,  secondo  nota  del  collettore,  alta 
15  m.  con  tronco  colonnare,  rimoso  e con  legname  molle 
internamente  (Cook). 

Fronde  grandi  con  lembo  apparentemente  zjk  orbicolare 
flabellato-multifìdo,  misurante  dalla  ligula  all’estremità  dei 
segmenti  centrali  80  cm.  (1  m.  e più,  Cook),  verde  di  sopra, 
molto  conspicuamente  argenteo-satinato  di  sotto,  portato  da 
un  lungo  e forte  picciolo,  che  è largo  in  alto  2 cm.,  spesso  1 
cm.,  piano  di  sopra,  convesso  con  angolo  ottusissimo  di  sotto, 
a superficie  finissimamente  striata;  ligula  conspicua,  coria - 
ceo-legnosa  eretta  sub  semilunare  con  una  punta  nella  parte 
centrale  e molto  estesa  sui  margini  per  sorreggere  i seg- 
menti più  esterni,  coperta  da  denso  tomento  cinerascente- 
argenteo  detergibile  e fugace  ; posteriormente  il  picciolo  si 
termina  in  un  orlo  poco  rilevato  perfettamente  orizzontale. 
I segmenti  sono  numerosi  (circa  70)  lanceolato-acuminati  : 
quelli  centrali  divengono  liberi  a 30-35  cm.  dall’apice  del 
picciolo;  da  tal  punto,  dove  sono  larghi  4-5  cm.  (gli 
esterni  alquanto  meno)  vanno  gradatamente  assottigliandosi 


— 327  — 


in  punta  acuminata  fessa  per  il  tratto  di  7-8  cm.:  nelle 
fronde  bene  svolte  rimangono  piani  con  la  costola  di  sotto 
poco  rilevata  e di  sopra  rappresentata  da  un  angusto  solco 
superficiale:  di  consistenza  sono  papiracei  piuttosto  spessi 
ma  non  molto  rigidi,  finamente  ed  uniformemente  striati  da 
numerosissimi  nervi  secondari:  questi  tutti  presso  a poco 
della  medesima  forza  e distinguibili  anche  nella  pagina  infe- 
riore al  di  sotto  dell’  indumento  argenteo,  fra  mezzo  al  quale 
non  si  vedono  punteggiature  di  sorta;  venule  trasverse  nu- 
merose cortissime,  visibili  sulle  due  superficì,  connettenti 
un  solo  od  al  più  due  soli  nervi  secondari  ; margini  non 
fortemente  ma  distintamente  inspessiti. 

Sjwdicii  a giudicare  dalle  porzioni  esistenti,  assai  grandi, 
arcuato-patenti  e composti  di  varie  infiorazioni  parziali  ; 
spate  primarie  spessamente  cartacee,  essucche,  brune,  forte- 
mente striate,  tubulose  in  basso,  aperte  e leggermente  dila- 
tate in  alto,  fibroso— reticolate  e r±z  lacere  nell’estremità. 
Infiorazioni  parziali  formanti  delle  pannocchie  ovate  ar- 
cuato-recurve  portate  da  una  parte  peduncolare  spessa  5-6 
cm.,  db  ottusamente  angolosa,  ± inclusa  nella  respettiva 
spata;  la  pannocchia  è lunga  20-25  cm.,  composta  di  nu- 
merosi ramoscelli  semplici  inseriti  molto  irregolarmente  in- 
torno all’asse  centrale  e come  questa  coperti  da  un  estre- 
mamente tenue  ed  aderente  tomento  papilleforme  color 
tabacco  : quelli  più  bassi  sono  lunghi  15-18  cm.  e spessi 
alla  base  1.5-2  mm.  (allorché  portanti  i frutti  semimaturi)  : 
i superiori  alquanto  più  brevi  e più  sottili,  spessi  1—1.5  mm. 

Fiori  mancano. 

Frutti  (non  perfettamente  maturi)  portati  da  un  pedi- 
cello lungo  circa  3 mm.,  inserito  ad  un  angolo  di  45°  e 
provvisto  di  una  bratteola  triangolare  acuta,  la  quale  tal- 
volta si  trova  situata  alla  base,  spesso  alla  metà  del  pe- 
dicello stesso  ed  in  qualche  caso  anche  più  in  alto. 

Dal  perianzio  fruttifero  (che  sembra  immutato)  si  rileva 
che  esso  forma  una  piccola  e bassa  cupula  carnosa  assai 
profondamente  divisa  in  6 denti  subulati,  fra  loro  presso 
a poco  eguali.  Grli  stami  sono  12  con  filamenti  alquanto 


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ineguali,  uniti  fra  di  loro  alla  base,  subulati,  lunghi  quanto 
i denti  del  perianzio  o poco  più,  ma  un  poco  più  angusti 
di  questi  ; ovari  in  via  di  sviluppo  terminati  dallo  stilo 
che  bruscamente  si  dilata  in  uno  stigma  infundibuliforme. 

Frutti  (immaturi)  sferici,  apiculati,  di  4 mm.  di  diam.,  cer- 
tamente però  alquanto  più  grossi  allorché  maturi.  Seme 
immaturo  con  superficie  cerebriforme  in  nulla  differente 
da  quello  delle  altre  Coccothrinax. 

Habitat  — Puerto-Rico.  — P.  Sintenis  : Plantae  Por- 
toricenses  N.°  3278.  « Palma  de  sombrero  »,  15  m.  alta. 
Prope  Coamo  in  Monte  Calabaza.  3,  XII,  1885.  (Herb. 
Berol.). 

Osservazione.  — E una  specie  tipica  di  Coccothrinax , 
molto  conspicua  per  le  sue  grandi  fronde  a larghi  segmenti 
finamente  striati  di  sopra  e bellamente  argenteo-satinati 
di  sotto,  con  venule  transverse  brevissime.  Perianzio  con  6 
denti  subulati.  Stami  12  con  filamenti  subulati  poco  più 
lunghi  dei  denti  del  perianzio. 


12.  Coccothrinax  barbadensis  Becc.  — Thrinax  barba- 
densis  LodJiges  ex  Mart.  Hist.  nat.  Palm.  Ili,  257  ; 
Kunth,  En.  plant.  Ili,  254;  Walp.  Ann.  V,  818;  Gris. 
Veg.  Carib.  n°.  1127  et  FI.  Brit.  W.  Ind.  515. 

Descrizione.  — E una  grande  specie  con  tronco  drit- 
tissimo che  può  raggiungere  l’altezza  di  sino  15  m.  ; il 
diametro  del  tronco  non  è indicato. 

Fronde  a quanto  sembra  relativamente  grandi,  ma  io  ne 
ho  vista  solo  una  di  pianta  giovane,  che  misura  dalla 
ligula  all’apice  dei  segmenti  centrali  35  cm.  con  34  seg- 
menti, con  i seni  nella  parte  centrale  a 12-14  cm.  dalla 
ligula  ed  a 5-6  cm.  dai  lati  ; la  ligula  è glabra  e con  una 
punta  piuttosto  acuta  nel  mezzo  e nell’insieme  cordiforme; 
il  picciolo  è lungo  45  cm.  biconvesso  con  margini  acuti, 


— 329 


largo  5 mm.  ; il  lembo  non  è molto  rigido,  cartaceo,  gla- 
berrimo  e quasi  egualmente  verde  sopra  ambedue  le  fac- 
cio, trovandosi  solo  qualche  traccia  di  peluria  argentea 
nella  pagina  inferiore  ; i segmenti  sono  inoltre  finamente 
striati  da  numerosi  nervi  secondari  sottili  ma  nitidi,  i 
quali  sono  traversati  da  brevissime  venule  transverse  : gli 
uni  e le  altre  egualmente  distinti  sopra  ambedue  le  faccio; 
i segmenti  centrali  all’altezza  dei  seni  sono  larghi  18-20  mm. 
e rimangono  di  questa  larghezza  per  il  tratto  di  8-9  cm. 
dopo  di  che  apparisce  una  assai  profonda  insenatura  dal- 
l’uno e dall’altro  lato  e quindi  si  terminano  in  una  punta 
gradatamente  acuminata,  angustamente  triangolare,  breve- 
mente fessa  all’  apice  in  due  punte  dritte  subulate  ; i 
segmenti  laterali  sono  più  stretti,  latamente  lineari  e tutti 
con  una  insenatura  sui  margini,  che  tanto  in  questi  come  nei 
centrali  rimane  a 22  cm.  dalla  ligula  ; probabilmente  però 
tale  conformazione  non  sarà  precisamente  quella  che  si  ri- 
scontrerà nelle  fronde  più  adulte. 

Spadici  apparentemente  non  molto  allungati  (forse  non 
più  di  50  cm.j,  arcuato-nutanti  con  poche  infiorazioni  par- 
ziali (3  in  un  esemplare).  Le  spate  primarie  sono  membra- 
nacee, essucche,  color  giallastro  paglia,  finamente  striate, 
glabre  in  basso,  forforaeeo-lanuginose  in  alto,  tubulose  in 
basso,  dove  sono  di  circa  2 cm.  di  diam.,  con  quasi  tutta 
la  metà  superiore  aperta  sul  lato  ventrale  ed  in  forma 
d’ orecchio  d’ asino,  coi  margini  leggermente  sfacelato-fila- 
mentosi,  e gradatamente  attenuate  in  punta  acuminata  con 
l’apice  tomentoso  : questo  assai  fortemente  carenato  sul 
dorso.  Le  infiorazioni  parziali  formano  assai  ampie  pannoc- 
chie ovali,  lunghe  20-40  cm.,  composte  di  numerosi  ramo- 
scelli gradatamente  decrescenti  ed  inseriti  con  poca  rego- 
larità spiralmente  intorno  all’asse  ; la  parte  pedunculare  è 
± compressa,  inclusa  quasi  intieramente  nella  spata  pri- 
maria: come  inclusa  è pure  la  spata  speciale,  la  quale  è 
molto  sottilmente  membranacea,  strettamente  guainante, 
acutamente  bicarinata  e terminata  in  1-2  punte  acumi- 
nato-subulato-fìlamentose.  I ramoscelli  nascono  dall’ascella 


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di  una  minutissima  brattea  jalina  subulata,  lunga  al  più 
B— 4 mm.  : essi  sono  filiformi  flessuosi  glabri  e spessi  alla  base 
circa  1 mm.,  i più  bassi,  che  sono  i maggiori,  lunghi  sino 
15— 1G  cm.,  con  assai  numerosi  fiori  in  giro  a spirale,  por- 
tati questi  da  pedicelli  inseriti  ad  un  angolo  di  circa  45°. 
I pedicelli  hanno,  talora  alla  base,  talora  più  in  alto  od 
anche  verso  il  mezzo,  una  angusta  bratteola  subulata  jalina, 
e sono  lunghi  1-3  mm. 

Fiori  al  momento  dell’antesi  misuranti  2 mm.  dalla  base 
del  perigonio  all’estremità  dello  stigma  ; il  perianzio  è bassa- 
mente cupulare  con  sei  denti  triangolari  acuti  od  acumi- 
nati; stami  12,  con  filamenti  nella  parte  inclusa  nel  perianzio 
uniti  per  le  basi  (che  sono  allungato-triangolari),  fili- 
formi nella  parte  eserta  ed  il  doppio  più  lunghi  dei  denti 
del  perianzio;  antere  lineari  brevi  (lunghe  0.8-1  mm.),  smar- 
ginate all’apice,  a loggie  brevemente  disgiunte  in  basso. 
Ovario  globoso,  ristretto  quasi  ad  un  tratto  nello  stilo,  il 
quale  poi  si  dilata  in  un  ampio  stigma  infundibulare. 

Frutti  sferici,  quando  giunti  allo  stato  nel  quale  comin- 
cia a diventar  polposo  il  mesocarpio  sono  di  9 mm.  di  diam., 
molto  minutamente  apiculati,  con  la  superfìcie  molto  scura  e 
minutamente  granulosa  ; quando  sono  perfettamente  ma- 
turi divengono  del  tutto  neri,  di  10-11  mm.  di  diam., 
con  mesocarpio  relativamente  assai  abbondante  ed  a carne 
nera  e con  l’endocarpio  che  sembra  rammollirsi  e fondersi 
col  mesocarpio.  Il  seme  del  frutto  ben  maturo  è sferico,  di 
7.5  mm.  di  diametro,  con  superficie  biancastra  e cerebriforme 
a pieghe  profonde  e con  la  superfìcie  fra  una  piega  e l’al- 
tra fortemente  impresso-venosa  ; ilo  puntiforme  piccolo  ; 
embrione  apicale. 

Habitat.  — Piccole  Antille:  Isola  Guadalupa. 

Gli  esemplari  che  io  ho  descritto  si  trovano  nell’Erbario 
di  Berlino  con  la  seguente  etichetta  : « Pére  Duss,  herbier 
de  la  Guadeloupe  et  dependences,  n.°  3797.  Thrinax : vulgo 
« Latanier  » ou  « Palmier  à baiai  ».  Elancé,  très  droit 
haut  de  5-8  m.,  parfois  haut  de  12-15  m.  Fleurs  ode- 


— 381  — 


rantes,  à odeur  assez  desagréable  et  forte.  Endroits  calcaires 
des  Grand-Fonds  de  la  Grande-Terre.  Est  très  souvent 
cultivé.  A l’état  de  culture  il  fleurit  2 ou  3 fois  dans  l’an- 
née,  (1897  ?)  ». 

Osservazioni.  — Sembra  affine  per  i suoi  piccoli  fiori 
alla  C.  martinicaensis  ed  alla  C.  Eggersiana;  si  distingue 
da  ambedue  per  i fiori  con  12  stami  e dalla  martinicaensis 
poi  per  i frutti  più  piccoli,  non  depressi  e per  il  seme  con 
assai  meno  circonvoluzioni;  in  ogni  caso  sembra  più  affine 
alla  prima  che  alla  seconda. 

La  C.  barbadensis  è stata  descritta  molto  brevemente, 
col  nome  di  autore  di  Loddiges,  da  Martius  (Hist.  nat. 
Palm.  Ili,  p.  257)  soltanto  dalle  foglie  di  pianta  giovanis- 
sima, le  quali  non  possono  servire  nè  a diagnosticare,  nè  a 
riconoscere  una  specie  di  Thrinax  o di  Coccothrinax.  La 
Coccothrinax  barbadensis  in  ogni  caso  perciò  non  potrebbe 
essere  riconosciuta  che  dietro  il  suo  luogo  di  crescita;  se  io 
ho  quindi  identificato  la  Coccothrinax  raccolta  dal  Padre 
Duss  nell’isola  di  Guadalupa,  e distribuita  col  n.°  3797,  con 
la  C.  barbadensis  è stato  per  la  supposizione  che  essa  po- 
tesse essere  identica  alla  Palma  congenere  crescente  nella 
prossima  Barbados:  cosa  in  vero  probabile,  ma  che  rimane 
ancora  da  dimostrarsi,  e ciò  tanto  più,  perchè  sembra  che 
anche  nelle  Piccole  Antille  dette  Palme  offrano  talvolta 
forme  locali  assai  ben  caratterizzate.  Infatti  la  Coccothrinax 
che  cresce  alla  Martinica  è ben  differente  da  quella  della 
Guadalupa.  Per  di  più  io  non  ho  visto  esemplari  di  Coc- 
cothrinax raccolti  precisamente  in  Barbados;  ma  speriamo 
che  non  mi  sia  ingannato  nella  mia  supposizione. 

13.  Coccothrinax  alta  Beco.  — Thrincoma  alta  0.  P. 
Cook  in  Bull.  Torr.  bot.  Club,  XXVIII  (1901),  540, 
t.  43,  44;  Urban,  symb.  Ant.  (FI.  Portor.)  IV  (1903)  128. 

Descrizione.  — Tronco  sottile  flessibile,  esternamente  li- 
scio, con  internodi  lunghi  3.5-5  cm.,  assottigliantesi  verso 


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l’alto,  lungo  sino  11  m.,  di  9 cm.  di  diam.  alla  base  e di  soli 
3-5  all’apice,  coronato  da  una  chioma  di  circa  12  fronde, 
quelle  vecchie  cadendo  mano  mano  che  cessano  di  funzio- 
nare ; legno  estremamente  duro  e compatto. 

Fronde  flabellato-suborbicolari,  profondamente  divise  in 
circa  40  segmenti,  i quali  nella  parte  centrale  rimangono 
uniti  nel  terzo  inferiore;  essi  sono  piuttosto  rigidi,  non  per- 
fettamente spianati  ma  con  le  metà  tendenti  ad  accostarsi 
e quindi  profondamente  solcati  nel  mezzo,  molto  gradata- 
mente  e lungamente  acuminati,  col  punto  di  maggior  lar- 
ghezza situato  a 10  cm.,  ed  anche  più,  al  di  sopra  dei  seni, 
assai  profondamente  fessi  all’apice  in  due  punte  (molto  an- 
guste subulate  e rigide),  di  un  verde  scuro  di  sopra  e rivestiti 
di  uno  strato  ceroso  quando  giovani,  con  numerosi  nervi  se- 
condari molto  approssimati,  tutti  di  eguale  forza  ed  assai 
distinti,  connessi  questi  da  corte  ed  interrotte  venule  tra- 
sverse pochissimo  apparenti;  di  sotto,  i segmenti,  sono  bian- 
co-argentei in  causa  di  uno  strato  di  peli  molto  appressi 
situati  nella  direzione  dei  nervi  e rimovibili  solo  per  grat- 
tatura; i margini  sono  assai  inspessiti  ; i segmenti  centrali 
sono  lunghi  (misurati  dal  picciolo)  62  cm.  e larghi  3.6  cm.  ; 
guaine  assai  allungate,  lunghe  quanto  i 2/3  dei  piccioli,  col 
tessuto  diradato-fibroso  dal  lato  ventrale,  glabre  esterna- 
mente; picciolo  fortemente  appiattito  al  di  sopra  della  base, 
in  alto  assai  spesso,  con  un  angolo  acuto  di  sopra  e di  sotto, 
in  sezione  romboidale,  lungo  (senza  la  guaina)  75-80  cm.; 
ligula  grande  e dura,  espansa  lateralmente  per  sorreggere  i 
segmenti  più  esterni,  da  prima  eretta,  poi  nelle  fronde  vec- 
chie facente  un  angolo  retto  col  lembo. 

Spadici  interfrondali  nutanti,  quasi  della  metà  più  corti 
dei  piccioli,  con  poche  (3-4)  infiorazioni  parziali  arcuato- 
recurve,  composte  di  vari  ramoscelli  che  sono  orizzontali 
allo  stato  fruttifero. 

Frutti  brevemente  pedicellati. 

Semi  sferici,  di  5.5-6  mm.  di  diam.,  con  4-5  profonde  pie- 
ghe longitudinali,  a superficie  grigia  opaca;  embrione  suba- 
picale.  (Descrizione  da  quella  di  Cook  e dalle  tavole  citate). 


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Habitat.  — Preferisce  le  creste  delle  scogliere  ed  il  ci- 
glio dei  precipizi  che  abbondano  nella  regione  calcarea 
della  parte  Nord  di  Puerto-Rico.  Cook  ha  redatto  la  sua 
descrizione  sopra  esemplari  raccolti  nella  parte  inferiore 
della  valle  di  Arecibo  lungo  la  strada  Utuado-Arecibo , dove 
in  prossimità  cresceva  pure  la  Thrinax  praeceps. 

Osservazioni.  — Si  distinguerebbe  dalle  altre  Coccothri- 
nax  di  Puerto-Rico  per  il  tronco  con  legname  solido  inter- 
namente, liscio  e segnato  dalle  cicatrici  delle  fronde  cadute 
all’esterno,  le  foglie  vecchie  essendo  caduche  e non  rima- 
nendo lungamente  pendenti  dal  tronco.  Questi  sarebbero 
i caratteri  generici  della  T hr  inco  ma,  mentre  nelle  altre  due 
Coccothrinax,  per  le  quali  è stato  istituito  il  genere  Thringis, 
la  superficie  esterna  del  tronco  sarebbe  rimosa,  le  fronde 
vecchie  persisterebbero  lungamente  ed  il  tronco  sarebbe 
molle  e quasi  midollare  internamente. 

Specie  dubbie. 

14.  Coccothrinax?  laxa  Beco.  — Thringis  laxa  0.  F. 

Cook  in  Bull.  Torr.  boi.  Club,  XXVIII  (1901)  545  ; 

Urban,  symb.  Ant.  (FI.  Portor.)  IV  (1903)  128. 

Descrizione.  — E descritta  da  Cook  con  un  tronco  co- 
lonnare o piuttosto  un  poco  slargato  superiormente,  alto 
3-6  m.  e di  12  cm.  di  diametro,  provvisto  alla  base  di  un 
denso  ammasso  di  radici  volte  in  alto. 

Fronde  simili  a quelle  della  Coccothrinax  alta , ma  con  seg- 
menti più  sottili  e di  consistenza  più  molle  e più  flessibili, 
lunghi  70  cm.,  larghi  33  mm.  con  i nervi  secondari  sottili 
e non  prominenti  sulle  due  faccie,  verdi  di  sopra,  e di  un 
grigio  argenteo  di  sotto.  Picciolo  largo  13  mm.  Ligula 
larga  10  mm. 

Habitat.  — Puerto-Rico.  Cook  n.°  1041,  raccolta  sterile 
a Vega  Baja  in  Decembre  1899.  (Non  vidi). 


— 3B4  — 


Osservazioni.  — Palma  di  incerta  collezione  generica 
non  essendone  conosciuti  i fiori  od  i frutti. 

Cook  (1.  c.)  scrive  che  in  causa  della  molle  consistenza 
delle  sue  fronde  è adoprata  dagli  indigeni  per  farne  cap- 
pelli ed  è chiamata  « Yaray  »,  nome  col  quale  viene  pure 
conosciuto  il  Sabal  causiarnm , che  è adoprato  per  simile 
scopo. 


15.  Coccothrinax  ? crinita  Becc.  — Thrinax  crinita 
G-ris.  et  "Wendl.  in  "Wright,  PI.  Cub.  n.°  3967  ; Sauvalle 
FI.  Cub.  n.°  2380. 

Descrizione.  — Dalle  fronde  si  giudica  una  Palma  di 
mediocre  grandezza. 

Fronde  flabellato-multifide,  quasi  perfettamente  orbicolari 
ma  forse  col  seno  basilare  non  completamente  chiuso,  misu- 
ranti dalla  ligula  all’apice  dei  segmenti  mediani  circa  1 m.; 
picciolo  a sezione  transversa  romboidale,  largo  circa  12  mm., 
spesso  7 mm.  in  alto,  a margini  acuti,  nella  parte  più  bassa 
coperto  da  tomento  appresso  bianco  sericeo,  detergile, 
e per  ultimo  glabro  ; ligula  molto  breve,  rigida,  subsemi- 
lunare  con  una  punta  nel  centro,  a margine  intiero,  glabra 
(nelle  fronde  vecchie)  ; il  picciolo  si  termina  di  dietro  in 
un  orlo  assai  rilevato  perfettamente  orizzontale.  I segmenti 
sono  poco  più  di  40,  quelli  mediani  (in  una  fronda)  misu- 
rano 3. 5-4.5  cm.  nel  punto  più  largo,  vale  a dire  10-15  cm. 
al  di  sopra  dei  seni,  da  dove  molto  gradatamente  si  assot- 
tigliano in  una  lunghissima  punta  rigida,  essa  stessa  lun- 
gamente subulata,  drittissima  con  l’ estremo  apice  breve- 
mente ed  indistintamente  bifido;  i seni  (nella  parte  centrale) 
rimangono  a ± 30  cm.  dall’apice  del  picciolo  ; i segmenti 
più  esterni  sono  assai  più  stretti  dei  centrali  ed  hanno  as- 
sai più  che  in  questi  il  seno  ravvicinato  al  picciolo  ; la  co- 
stola mediana  è angusta,  ma  assai  prominente  di  sotto,  ed 
è rappresentata  di  sopra  da  un  angusto  ed  assai  distinto 
solco  ; di  consistenza,  i segmenti,  sono  rigidamente  e spes- 


— 335  — 


samente  papiracei,  di  un  verde  lurido  sul  secco,  di  sopra 
piuttosto  nitidi  ma  distintamente  striati  da  numerosi  nervi 
secondari  fra  loro  presso  a poco  eguali  : di  sotto  sono  opa- 
chi. più  fittamente  e più  nitidamente  striati  che  di  sopra 
e di  un  verde  più  pallido  e quivi  apparentemente  glabri  : 
sotto  la  lente  si  scorgono  però  quivi  coperti  di  peluria 
appressa  non  molto  densa  e quasi  ferruginosa  ; venule  tra- 
sverse indistinte  ; margini  molto  distintamente  inspessiti 
con  tendenza  ad  arricciolarsi.  Il  reticolo  fibroso  ai  lati  della 
base  del  picciolo  è abbondantissimo,  formato  da  lunghissime 
e rigide  fibre  glabre,  sottili,  criniformi,  pallido-fulvescenti, 
parallele  e molto  accostate  fra  di  loro  nella  parte  più  bassa, 
mentre  sono  libere,  arruffate  e ricascanti  in  alto. 

Habitat.  — Cuba.  — « Plantae  Cubenses  Wrightianae  » 
n.°  3967  (Herb.  Harvard  Univ.  e Berol.). 

Osservazioni.  — La  posizione  generica  di  questa  Palma 
è dubbia  non  essendone  conosciuti  nè  i fiori  nè  i frutti. 
Sembra  avvicinarsi  alla  C.  argentea.  Fra  le  Palme  di  Cuba 
a tipo  di  Thrinax  si  distingue  per  le  fronde  grandi,  nelle 
quali  Tindumento  biancastro  della  pagina  inferiore  è scar- 
sissimo, non  argenteo  ma  quasi  ferruginoso,  e che  adulte 
sembrano  quasi  egualmente  verdi  sulle  due  faccie. 


16.  Coccothrinax  sp.  0.  F.  Cook  in  Mem.  Torr.  Club,  XII 
(1902)  p.  21. 

Habitat.  — Isole  Bahama  : New  Providence , Northrop 
n.°  284.  (Non  vidi,). 


Genere  dubbio. 


Gen.  15.  — Crysophila  Bl.  Rumphia,  II  (1836)  53,  in 
nota  — Coryphae  sp.  Humb.  Bompl.  et  Kunth,  nov. 


— 336  — 


Gen.  et  sp.  pi.  I,  299  — Coperniciae  sp.  Wend,  in 
Kerch.  Palm.  242  ; Benth.  et  Hook.  fil.  gen.  pi.  Ill,  928. 

Palma  con  tronco  gracile  alto  2-4  m.,  inerme. 
Fronde  digitato-multifide,  biancastre  di  sotto;  pic- 
ciolo canaliculato,  inerme.  Spadice  breve,  ramoso, 
lungo  3-4  pollici  (10  cm.  al  più?!  — Becc.),  con  3-4 
spate  imbricate,  obovate,  inermi,  esternamente  to- 
mentose. Fiori  fittamente  spicati,  alcuni  ermafroditi 
intermisti  ai  feminei  sul  medesimo  spadice  (o  ramo? 
— Beco.).  Fiori  ermafroditi  o pseudo-ermafro- 
diti — Becc.)  con  calice  tripartito,  con  segmenti 
lanceolati  eretti  appressi  ; corolla  di  poco  più  breve 
del  calice,  trifìda  con  segmenti  ovati  ; stami  6 in- 
clusi, con  filamenti  brevissimi  ; antere  ovate.  Ova- 
rio abortivo  triquetro  con  stilo  triquetro  e 3 stigmi 
più  lunghi  degli  stami.  Fiori  feminei  con  calice  e 
corolla  come  nei  maschi,  ma  privi  di  stami.  Ova- 
rio triquetro  con  stilo  triquetro  e 3 stigmi  allun- 
gati. Frutto  globoso,  avvolto  dal  perianzio,  di  circa 
mezzo  pollice  di  diametro,  glabro,  verde,  unilocu- 
lare. Seme  subrotondo,  esternamente  venoso  (se- 
gnato dalle  diramazioni  del  rafe  ? — Becc.).  De- 
scrizione da  Humb.  e Bonpl.  1.  c.). 

Crysophila  nana  Bl.  Rumphia,  II  (1863)  53.  — Coryphaì 
nana  Humb.  Bonpl.  et  Kuntk,  1.  c.  ; Kunth,  Emiro, 
pi.  Ili,  237.  — Copernicia  ? nana  Mart.  Hist.  nat. 
Palm.  Ili,  319. 

Habitat.  — Nelle  regioni  caldissime  del  Messico  meridio- 
nale, su  Monte  Onesta  de  los  Pozuelos  fra  Acapulco  e Masatlan 
a circa  460  m.  di  altezza.  Fioriva  in  aprile.  (H.  e B.). 


— 337 


Osservazioni.  — Questa  Palma  rimane  tuttora  un  enigma; 
ed  in  verità  non  ne  conosco  alcuna  altra  della  tribù  delle 
Corypheae  che  abbia  sul  medesimo  spadice  fiori  o pseudo- 
ermafroditi accompagnati  da  fiori  esclusivamente  feminei. 
Forse  anzi  nella  descrizione  lasciata  dai  chiarissimi  autori 
per  « Spadici  » si  debbono  intendere  i suoi  rami  ; perchè 
si  dice:  « Spadices  ramosi,  tri-aut  quadri-pollicares,  sulcati, 
hermaphroditi,  floribus  masculis  intermistis  et  feminei  in 
eadem  pianta.  » Ora  non  mi  so  figurare  una  Palma  con 
tronco  alto  2-4  metri  (orgyalis  vel  biorgyalis),  che  ha  lo 
spadice  avvolto  da  3-4  spate  e che  poi  questo  al  massimo 
è lungo  3 pollici  (=  10  cm.).  È quindi  probabile  che  siano 
i rami  dello  spadice  lunghi  3-4  pollici  che  portino  su  di  essi 
fiori  (pseudo-ermafroditi)  e fiori  $ senza  rudimenti  di 
stami.  Tale  struttura  sino  a qui  non  è stata  riconosciuta 
in  alcuna  Coryphea  ed  è propria  delle  Areceae  e delle  Co- 
coineae.  Nasce  quindi  il  sospetto  che  la  Coryphaì  nana 
H.  B.  et  K.  sia  stata  creata  con  le  fronde  di  una  Coryphea 
e con  gli  spadici  di  una  Arecea  o Cocoinea.  Per  quel 
che  riguarda  le  fronde  la  C.  ? nana  potrebbe  forse  anche 
riferirsi  ad  una  Acanthorhiza  per  le  « Frondes  digitato- 
mutifidae,  supra  virides,  subtus  albidae  » ; però  non  è facile 
capire  quale  sia  la  vera  apparenza  di  un  tronco  « externe 
daedaleo-venoso....  venis  lignosis  daedaleis,  pungentibus 
(ut  in  Poly podio  arboreo)  arcte  obsitus  ».  Forse  si  ha  un 
tronco  simile  a quello  delle  Trithrinax  con  vagine  sface- 
lato-reticolate  in  fibre  rozze,  delle  quali  le  apicali  rigidis- 
sime e spiniformi. 


22 


INDICE 


(È  distinta  con  numero  in  carattere  grasso  la  pagina  dove  le  Specie  od  i Generi 
adottati  sono  dettagliatamente  descritti). 


Acanthorhiza  Wendl.,  8,  9,  230,  232, 
242,  337. 

— aculeata  Wencll.,  217,  232,  233, 

235,  237,  240. 

— arborea  Hort.,  243,  254. 

— ? Chuco  Drude , 217,  232,  241. 
— Mocinni  Benth.  et  Hook.,  233,  237. 

— stauracantha  Wendl.,  233. 

— Walli sii  Wendl.,  232,  242. 

— Warscewiczii  Wendl , 232,  237, 
240,  241. 

Acoelorhaphe  Wendl.,  6,  10,  107,  108, 
109,  121. 

— arborescens  Becc.,  109,  113,  117. 
— Wrightii  Wendl.,  109,  112,113, 

117,  182. 

— Wrightii  var.  novo-geronensis 
Beco.,  113. 

Bactris,  260. 

Brahea  Mart.,  5,  10,  92,  93,  106,  108, 

120,  121. 

— armata  S.  Wats.,  106,  131,  137, 

138,  140. 

— calcarata  Liebm.  ex  Linden , 106. 

— calcarea  Liebm.  94,  99,  102,  106. 

— conduplicata  Linden,  107. 

— dulcis  Liebm.  ex  Mart.,  93,  94, 

99,  102,  105,  107,  120. 

— dulcis  ( non  Mart.)  J.  Cooper,  107. 

— dulcis  var.  montereyensis  Beco., 

99. 

— edulis  Wendl.,  107. 

— filamentosa  Hort.,  107,  1S8. 

— filifera  Hort.,  107. 

— frigida  Hort.,  94,  107. 

— glauca  Hort.,  107,  132. 


Brahea  lucida  Hurt.,  107. 

— minima  Wendl.,  19,  107. 

— nitida  André , 99,  102,  105. 

— nobilis  Hort.,  107. 

— Pimo  Becc.,  93,  94,  103. 

— Roezlii  Linden,  107,  132. 

— salvadorensis  Wendl.,  93,  94, 

105. 

— serrulata  Wendl.,  88,  107. 
Borassus,  122. 

Chamaedorea  pochutlensis  Mart.,  236. 
Chamaerops  Linn.,  8. 

— acaulis  Mieli.,  21. 

— arundinacea  Smith , 2J0. 

— excelsa  Lefroy,  54. 

— glabra  Jones,  54. 

— glabra  Mill.,  21,  24. 

— Histrix  Desf.,  209. 

— humilis,  26. 

— Hystrix  Fras.,  209. 

— Mocinni  Humb.  et  Bonpl.,  233, 
236,  237. 

— Palmetto  (non  Roem.  et  Sch.) 
Lefroy,  54. 

— Palmetto  Mich.,  32. 

— serrulata  Mich.,  88. 

— stauracantha  Hort.,  233,  236. 
Cham&ethrinax  Hookeriana  Wendl., 

224,  227. 

Coccothrinax  Sargent , 9,  250,  268,  288. 

— acuminata  Sarg.,  254,  292,  313. 

— alta  Becc.,  294,  331,  333. 

— argentea  Sarg.,  254,  255,  293, 

316,  317,  319,  320,  335. 

— barbadensis  Becc.,  254,  294,  328. 

— ? crinita  Becc.,  254,  294,  334. 


— 340 


Coccothrinax  Eggersiana  Becc .,  293, 
321,  323,  331. 

— Eggersiana  var.  Sanclae-Crucis 
Beco.,  293,  323. 

— Garberi  Sarg.,  254,  291,  301. 

— jucunda  Sarg.,  292,  308,  312,  316. 

— jucunda  var.  macrosperma  Beco., 

292,  312. 

— jucunda  var.  marquesensis  Becc., 

292,  313. 

— latifrons  Becc.,  294,  326. 

— ? laxa  Becc.,  294,  333. 

— Martii  Becc.,  255,  292,  305,  308. 

— martinicaensis  Becc.,  293,  323, 

324,  331. 

— Miraguano  Becc.,  182,  255,  291, 
295,  316. 

— rigida  Becc.,  255,  291,  299. 

— Sancti-Thomae  Becc.,  291,  303. 

— sp.  O.  F.  Cook,  335. 

Cocos  Romanzoffiana,  26- 
Colpothrinax  Gris,  et  Wendl. ,1, 200, 201. 

— Wrigbtii  Gris,  et  Wendl.,  203. 
Copernicia  Mart.,  6,  10,  108,  140,  141, 
142,  143,  200. 

— alba  Morong,  158,  166,  167,  168, 

169. 

— australis  Becc.,  77,  122,  142,  144, 

148,  149,  158,  163,  164, 
165,  166,  168,  169. 

— barbadensis  Hurt.,  182. 

— Berteroana  Becc,  143,  150. 

— campestris  Burm.,  182,  224. 

— cerifera  ( Arruda ) Mart.,  77,  141, 

142,  143,  145,  149,  150, 
152, 158,  164, 165,  166,  167, 
168,  169. 

— Curtissii  Becc.,  144,  172,  176. 

— glabrescens  Wendl.,  144,  170. 

— hospita  Mart.,  144,  170,  172,  177. 

— macroglossa  Wendl.,  144,  177, 

181. 

— maritima  Mart.,  182. 

— Miraguama  Mart.,  182. 

— ? nana  Mart.,  182,  336. 

— nigra  Morong,  158. 

— ? Pumos  Mart.,  182. 

— ? robusta  H.  Ilerrenh.,  182. 


Copernicia  rubra  Jlforon^,  166,  167,  168, 
169. 

— Sanctae-Martae  Becc.,  143,  154. 

— tectorum  Mart.,  143,  152,  157, 

158. 

— Wrightii  Gris,  et  Wendl.,  108, 
109,  182. 

Corypha  Linn.,  4,  10,  141. 

— cerifera  Arruda,  141,  145. 

— dulcis  Humb.  et  Kunth,  94. 

— frigida  Mohl,  94. 

— Hystrix  Desf.,  209. 

— maritima  Humb.  et  Bonpl.,  64, 

182. 

— minor  Jacq.,  21. 

— ? nana  Kumb.  Bonpl.  et  Runth, 

142,  182,  336,  337. 

— Palmetto  Walter,  32. 

— pumila  Walter,  21. 

— Pumos  Humb.  et  Bonpl.,  83,  84, 
85,  182. 

— repens  Barthr.,  209. 

— tectorum  Humb.  et  Bonpl.,  152. 

— umbraculifera  Jacq.,  37. 
Corypbeae,  1,  2,  4,  10. 

Coryphinae,  2. 

Crysophila  Bl.,  9,  142,  335. 

— nana  Bl.,  182,  336. 

Diodosperma  Wendl.,  214,  215. 

— Burity  Wendl , 227. 

Erythea  S.  Watson,  6,  10,  118,  119, 
120,  121,  122,  139,  201. 

— aculeata  Garten  FI.,  131. 

— aculeata  T.  S.  Brand.,  122,  128. 

— armata  S.  Watson,  77,  106,  1U7, 

119,  122,  131. 

— armata  var.  microcarpa  Becc., 

119,  122,  136. 

— Brandegeei  Purpus,  119,  129, 

130,  131. 

— edulis  S.  Watson,  107,  119,  120, 

121, 122,  123, 127,  128,  130, 

131,  137,  138. 

— elegans  Franc.,  123,  138,  139. 
Eucorypheae,  4. 

Euthrinax,  251. 

Ficus,  86. 

Hemithrinax  Hook,  fil.,  9,  224,  243. 


341 


Hemithrinax  compacta  Hook,  fil.,  217, 

245. 

Hyphaene,  122. 

Inodes  0.  F.  Cook , 10,  12,  20,  74. 

— Blackburniana  0.  F.  Cook,  20, 
23,  54. 

— causiarum  0.  F.  Cook,  20,  71,  73. 

— glauca  Dammer,  71,  73,  74. 

— Palmetto  0.  F.  Cook,  20,  32. 

— Rosei  0.  F.  Cook,  20,  83. 

— Schwarzii  0.  F.  Cook , 20,  39. 

— texana  O.  F.  Cook,  20,  78,  80. 

— uresana  0.  F.  Cook,  20,  74. 

— vestita  0.  F.  Cook,  20,  88. 
Juniperus  bermudana,  58. 

Licuala  Thumb.,  7,  10. 

— grandis  Wendl.,  207. 

Livistona  2?.  Br.,  6,  10,  119,  120,  121, 

141,  201. 

— chinensis,  120. 

— occidentalis  Hort.,  94. 
Nannorhops  Wendl.,  4,  9. 

Nerium  Oleander,  58. 

Oreodoxa,  117. 

Phoenix  humilis,  26. 

— spinosa,  26. 

Pholidocarpus  BL,  6,  10,  273. 
Porothrinax  Drude,  247,  249,  251,  262. 

— Pumilio  Drude,  265,  268,  308. 
Pritchardia  Seem,  et  Wendl.,  184,  200, 

201,  202,  206,  207. 

— aurea  Hort.,  207. 

— filamentosa  Wendl.,  187,  208. 

— filifera  Linden,  188,  207. 

— Gaudichaudii  Wendl.,  203,  207. 

— grandis  Hurt.,  207. 

— Hillebrandii  Dece.,  203. 

— lanifera  Beco.,  203. 

— macrocarpa  Linden,  207. 

— Martii  Wendl.,  203. 

— Moensi  Rev.  hort.,  207. 

— nobilis  Hort.,  207. 

— pacifica  Seem,  et  Wendl.,  202,  207. 

— pericularum  Wendl.,  202. 

— remota  Beco.,  203. 

— robusta  Hort.,  207. 

— Thurstonii  F.  von  Muell.  et  Dr., 

202. 


Pritchardia  Vuylstekeana  Wendl.,  202, 
207. 

— Wrightii  Beco.,  202,  203,  207. 

— (subgen.)  WashingtoniaZlr.,  182. 
Rhapidophyllum  Wendl.  et  Dr.,  8,  10, 

” 208,  209,  211. 

— Hj’strix  Wendl.  et  Dr.,  18,  209. 
Rhapis  Linn.,  7. 

— acaulis  Willd.,  21. 
arundinacea  Ait.,  210. 

Sabal  Adans.,  5,  9,  10,  11,  12,  13,  17‘ 
20,  61,  65,  74,  76,  77,  78, 
81,  85,  86,  87,  250. 

— acaulis  Rev.  hort.,  18. 

— Adansoni  Guern.,  11,  12,  13,  14, 
17,  18,  19,  20,  23,  26,  27, 
28,  36,  54,  107. 

— Adansoni  (non  Guern.)  H.  Moore, 
54. 

— adiantina  Raf.,  18. 

— Blackburniana  Glazebr.,  13,  16, 
17,  19,  20,  38,  54,  57,  58, 
60,  61,  77,  86. 

— caroliniana  Hort.,  18,  21. 

— causiarum  Beco.,  17,  18,  20,  71, 

73,  76,  334. 

— coerulescens  Hort.,  18. 

— columnaris  Lodd.,  18. 

— domingensis  Beco.,  15,  18,  49. 

— elata  Lodd.,  18. 

— Etonia  Swingle,  13,  14,  17,  29, 
31,  32. 

— florida  Beco.,  15,  18,  46. 

— Gitsbreghtii  Hort.,  18,  36. 

— gigantea  Fulch.,  18. 

— glabra  Sarg.,  21. 

— glaucescens  Lodd.,  18. 

— graminifolia  Lodd.,  18. 

— guatemalensis  Beco.,  17,  18,  68, 

70. 

— havanensis  Lodd.,  18. 

— Hystrix  Nutt.,  18,  210. 

— magdalenae  Linden,  19. 

— mauritiaeformis  Gris.  et  Wendl., 

15,  18,  61,  67,  217. 

— megacarpa  Hort.,  19. 

— mexicana  Mart.,  11,  15,  18,  43, 

46,  52,  53,  64,  78,  85. 


— 342  — 


Sabal  minima  Xutt.,  19,  20. 

— minor  Pers  , 19.  20. 

— Olocini  Hort.,  19,  51,  57. 

— neglecta  Becc.,  15,  IS,  40. 

— nitida  Hort.,  107. 

— oleracea  Lodd.,  19. 

— Palmetto  Lodd.,  11,  13,  15,  17, 

18,  19,  20,  31,  32,  36,  37, 

38,  39,  40,  46,  51,  81,  86, 

117. 

— Palmetto  ( non  Lodd.)  Rein.,  54. 
— Palmetto  var.  bahamensis  Becc., 
15,  18,  38. 

— parviflora  Becc.,  14, 15, 18.  43,  68. 

— princeps  Hort.,  13,  16,  59,  61. 

— pumila  Ell.,  19,  20. 

— Rosei  Becc.,  17,  18,  20,  54,  83,  84, 
S5,  182. 

— Sanfordi  Linden,  19. 

— Schwarzii  Becc.,  15,  17,  20,  35, 

39,  40. 

— serrulata  Roem.et  Sch.,  10, 19,  88. 

— uresana  Trelease,  17,  18,  20,  74, 

77,  78,  79. 

— taurina  Lodd.,  19,  21. 

— texana  Becc.,  17,  IS,  20,  78.  81. 

— umbraculifera  Mart.,  11,  19,  32,  i 

36,  37,  38,  48,  54,  260. 

— Woodfordii  Lodd.,  20. 

— Yapa  Wright,  15.  18.  64,  67,  68, 
182. 

Sabaleae,  2. 

Sabalinae,  2. 

Serenoa  Hook,  fil.,  5,  10,  86,  117. 

— arborescens  Sarg.,  113,  117. 

— serrulata  Hook,  fil.,  19,  87,  88. 
Teysmannia  Reich,  et  Zoll.,  7,  10. 
Thrinaceae,  9. 

Thrinax  (Linn,  f.)  Swartz,  9,  24,  243, 
244,  247,  249,  250,  251, 254, 
260,  262,  268,  286. 

— aculeata  Liebm.,  233. 

— acuminata  Gris,  et  Wendl .,  254, 

313. 

— arborea  Hort.,  243,  254. 

— argentea  Lodd.,  268,  308, 317,  319, 

320. 

— argentea  (non  Lodd.)  Cliapm., 309. 


Thrinax  aurantia  Fulch.,  254. 

— aurata  Hort.,  254. 

— bahamensis  O.  F Cook,  288. 

— barbadensis  Lodd.,  182,  254,  328, 
331. 

— brasiliensis  Mart.,  217. 

— ? Chuco  Mart.,  211. 

— compacta  Gris,  et  Wendl.,  217, 245. 

— crinita  Gris,  et  Wendl.,  254,  334. 

— Drudei  Becc.,  252,  269. 

— elegans  Hort.,  254. 

— elegantissima  Hort.,  254. 

— excelsa  Bot.  Mag.,  254. 

— excelsa  Gris.,  256,  259. 

— excelsa  Hort.,  317,  320. 

— ferruginea  Lodd.,  254. 

— floridana  Sarg.,  251,  262,  282. 

— Garberi  Chapm.,  254. 

— gracilis  Hort.,  254. 

— graminifolia  Hort.,  254. 

— Juraguana  A.  Rich.,  255. 

— keyensis  Sarg.,  252,  255,  274, 
276,  279,  280,  282. 

— maritima  Lodd.,  255. 

— Martii  Gris,  et  Wendl.,  255,  265, 
26S,  308. 

— microcarpa  Sarg.,  253,  276,  277, 
279,  280,  282. 

— Miraguama  Walp.,  255. 

— Miraguano  Mart.,  255. 

— montana  Lodd.,  255. 

— Morrisii  Wendl.,  253,  282,  285. 

— multiflora  Mart.,  255. 

— multiflora  (non  Mart.)  PI.  Cub., 
269,  270,  271,317,  319,320. 

— parviflora  Swartz,  249,  251,  255, 
260,  261,  262,  265,  268,  308. 

— parviflora  (non  Sw.)  Sauv.,  265. 

— parviflora  (non  Sw.)  Vasey,  262. 

— ponceana  O.  F.  Cook,  282. 

— praeceps  O.  F.  Cook,  254,  287, 
333. 

— pumila  Fulch.,  255. 

— Pumilio  Lodd.,  255,  262. 

— punctulata  Becc.,  253,  280. 

— radiata  Lodd.,  254,  255,  288,  320. 

— rigida  Gris,  et  Wendl , 255. 

— stellata  Lodd.,  255. 


— 343  — 


Thrinax  texellata  Becc .,  252,  27 1 . 

— tunicata  Hort.,  94. 

— Wendlandiana  Becc .,  251,  265. 
267,  268,  308. 

— subgen.  Hemithrlnax  Dr.,  243. 
Thrincoma  0.  F.  Cook,  288. 

— alta  0.  F.  Cook,  331. 

Thringis  0.  F.  Cook,  288. 

— laxa  0.  F.  Cook,  333. 
Trachycarpus  Wendl.,  8,  10. 
Trithrinax  Mart.,  8,  9,  209,  214,  215, 

217,  232,  337. 

— acanthocoma  Drude,  216,  217, 

221,  223. 

— aculeata  Liebm .,  217. 

— biflabellata  Barb.-Rodr.,  217, 

229,  242. 

— brasiliensis  Mart.,  216,  217,221, 

222,  223,  227,  228. 

— campestris  Dr.  et  Gris.,  182,  215, 

217,  224,  227,  228. 


Trithrinax  Chuco  Walp.,  217. 

— mauritiaeformis  Karst.,  62,  217. 

— schizophylla  Drude,  216,  227, 

230. 

Typhlothrinax  Becc.,  244,  249,  252. 
Washingtonia  Wendl.,  7,  10,  182,  184, 

185,  187,  190,  191, 193,  200. 

— filamentosa  O.  Kuntze,  187. 

— filifera  Wendl.,  107,  185,  186, 

187,  190,  195,  196,  207. 

— filifera  ( non  Wendl.)  S.  Watson, 

194. 

— filifera  var.  microsperma  Becc., 

186,  187,  190,  191,  193. 

— robusta  Wendl.,  185,  186,  187, 

190,  194.  196,  197,  198, 
199,  207. 

— robusta  var.  gracilis  Parish , 187, 

197,  198. 

— sonorae  Hort.,  187,  198.  199. 


A.  Bottini 


SULLA  BRIOLOGIA  DELLE  ISOLE  ITALIANE 


L’appello  che  nel  1901  diressi  ai  botanici  per  la  raccolta 
dei  Muschi  nelle  isole  italiane  (1),  non  ha  mancato  di  pro- 
durre i suoi  frutti.  Parecchi  colleghi  mi  hanno  successiva- 
mente inviato  il  materiale  che  veniva  a mano  a mano  ac- 
cumulandosi, tanto  per  le  erborazioni  loro,  quanto  per  opera 
dei  loro  conoscenti.  Lo  studio  non  breve  di  quelle  colle- 
zioni, ora  da  me  portato  a compimento,  ha  messo  in  luce 
dei  risultati  importanti,  alcuni  dei  quali  interessano  gran- 
demente la  Briologia  europea.  Nel  darne  adesso  pubblico 
conto,  giungano  i miei  vivi  ringraziamenti  a tutti  coloro 
che  mi  prestarono  benevola  cooperazione. 

Quei  Muschi  i cui  nomi  sono  stampati  in  carattere  grosso, 
sono  nuovi  per  l’isola  alla  quale  si  riferiscono. 

Dal  Gabinetto  botanico  della  R.  Università  di  Pisa. 

Luglio  1907. 


I. 

ISOLE  PELAGrIE. 

LAMPEDUSA. 

Lampedusa  giace  a 35°  30'  di  lat.  Nord  ; 113  km.  la  se- 
parano dal  Capo  Mehediah,  punto  il  più  vicino  della  costa 
dell’Affrica,  e 205  km.  dalla  Marina  di  Palma,  sito  il  più 


(1)  Bottini  A.  Appello  ai  briologi , « Bull.  Soc.bot.  ital.  » p.385.  Firenze,  1901. 


- 346  — 


prossimo  della  Sicilia.  Ha  forma  quasi  triangolare,  perime- 
tro di  40  km.,  e superficie  di  circa  20  kmq.,  con  una  mas- 
sima elevazione  di  133  m.  È costituita  da  calcari  del 
pliocene  inferiore  stratificati  orizzontalmente.  Il  suolo  si 
presenta  ondulato,  privo  di  forti  pendenze,  tranne  vicino 
al  mare  e sui  fianchi  delle  vallate.  Mancano  le  acque  cor- 
renti e sorgive  ; la  macchia  e gli  alberi  sono  scomparsi  ; 
uno  scheletro  di  bianche  ed  aride  rocce  imprime  al  pae- 
saggio la  più  squallida  fìsonomia.  Circa  il  terzo  dell’  isola 
è coltivato  a viti,  cereali,  legumi  e fichi  d’  India. 

Nessuna  Briofita  si  conosceva  di  Lampedusa.  Il  catalogo 
presente,  che  comparisce  pure  nella  nuova  Flora  delle  isole 
Pelagie  del  dott.  Stefano  Sommier  (1),  comprende  le  rac- 
colte che  questi  vi  fece  dall’  8 al  15  Marzo  del  1906,  più 
5 specie  che  per  incarico  del  conte  prof.  Ugolino  Martelli 
ne  riportò  il  dott.  Giuseppe  Zodda  nell’Aprile  del  1905. 


Acrocakpi. 

1.  Phascum  rectum  With.  fr.  — Vallone  Pollicino,  fra  Cala 
Galera  e Cala  Greca,  e verso  Cala  Malucco. 

2.  Eucladium  verticillatum  (L.)  Br.  eur.  ster.  — Stillicidii 
nella  Grotta  Tabaccara. 

3.  Fissidens  incurvus  Starke,  fr.  — Regione  di  Terranova. 

4.  F.  tamarindifolius  (Don,  Turn.)  Brid.  fr.  — Non  lontano 
dal  Porto,  nella  regione  detta  Cavallo  Bianco. 

Più  comune,  nelle  nostre  isole  meridionali,  del  F.  in- 
curvus, vi  sostituisce  quest’ultimo  come  sottospecie,  ora 
colla  forma  tipica,  più  spesso  con  delle  forme  di  pas- 
saggio. 

5.  F.  pusillus  Wils.  fr.  — Vallone  Pollicino. 

6.  Pottia  minutula  (Schleich.)  Br.  eur.  fr.  — Verso  Cala 
Francese. 


(1)  Sommier  S.  Flora  delle  isole  Pelagie.  Bull.  Orto  bot.  di  Palermo  », 
p.  159-161.  Palermo,  1907. 


347  — 


7.  P.  Starkeana  (Hedw.)  C.  Mull.  fr.  — Comunissima  nei 
terreni  più  aridi  ; raccolta  anche  nell’  isola  dei  Conigli. 

8.  P.  mutica  Vent.  fr.  — Da  Cala  Francese  a Capo  Gre- 
cale, e fra  Cala  Greca  e Cala  Galera. 

Specie  sporadica,  raccolta  in  Vestfalia,  Trento,  Lu- 
gano, Toscana,  Pianosa,  Sardegna,  Sicilia  e Malta. 

9.  Trichostomum  crispulum  Bruch,  var.  brevifolium  Br.  eur. 
ster.  — Vallone  Imbriacola. 

var.  viridulum  (Bruch)  Braithw.  fr.  — Lampedusa 
(Zodda). 

10.  T.  mutabile  Bruch,  fr.  — Aria  Rossa  e vicino  al  Porto; 
Lampedusa  (Zodda). 

var.  densum  Br.  eur.  fr.  — Fra  Cala  Francese  e Capo 
Grecale. 

IL.  T.  nitidum  (Lindb.)  Schimp.  a obtusum  Boulay,  ster.  — 
Isola  dei  Conigli  ; Lampedusa  (Zodda). 

12.  T.  viridiflavum  De  Not.  ster.  — Verso  Aria  Rossa. 

È una  semplice  forma,  piuttosto  rara,  del  T.  fiavo- 
virens  Bruch, 

13.  Timmiella  Barbuta  (Schwaegr.)  Limpr.  fr.  — Vallone  Pol- 
licino. 

14.  Barbula  unguiculata  (Huds.)  Hedw,  var.  apiculata  (Hedw.) 
Br.  eur.  ster.  — Sotto  i fichi  d’  India. 

15.  Aioina  aloides  (Koch)  Kindb.  fr.  — Non  lontano  dal 
Porto. 

16.  A.  ambigua  (Br.  eur.)  Limpr.  fr.  — Verso  Cala  Greca 
e verso  Cala  Francese. 

17.  Tortula  muralis  (L.)  Hedw.  fr.  — Molto  comune  sulle 
rocce  ; Lampedusa  (Zodda). 

var.  incana  Br.  eur.  fr.  — Vallone  Pollicino  e Val- 
lone della  Madonna  ; Lampedusa  (Zodda). 

18.  T.  marginata  (Br.  eur.)  Spruce,  fr.  — Comune  sulle  rocce. 

19.  Entosthodon  curvisetus  (Schwaegr.)  C.  Muli.  fr.  — Molto 
frequente  quasi  in  tutta  1’  isola. 

20.  E.  pallescens  Jur.  in  Unger  et  Kotschy,  die  Insel  Cy- 
pern  (1865)  p.  170.  fr.  — Vallone  Pollicino  e Vallone 
della  Madonna. 


— 348  — 


Bella  specie  mediterranea  trovata  in  Cipro,  Creta, 
Zante,  Linosa,  Gozzo,  Sicilia,  Capri,  Sorrento  e Roma. 

21.  Funaria  mediterranea  Lindb.  a,  fr.  — Vallone  Pollicino. 

22.  F.  convexa  Spruce,  fr.  — Operculum  planum,  sed  in- 
terdum  plano-mamillatum.  — Regione  detta  di  Cavallo 
Bianco,  e fra  Cala  Francese  e Capo  Grecale. 

23.  Bryum  torquescens  Br.  eur.  fr.  — Fra  Cala  Greca  e Cala 
Galera. 

24.  B.  capillare  L.  ster.  — Vallone  Pollicino. 

25.  B.  Durioei  Schimp.  ms.  in  Herb.  Dur.  ; Bescher.  Cat. 
d.  Mousses  d’Algérie  (1882)  p.  24,  n.  6,  fr.  — Vallone 
Pollicino  e regione  di  Terranova  sul  terreno. 

Il  B.  Durioei , che  in  verità  dovrebbe  considerarsi 
come  una  forma  robusta  di  B.  murale  vegetante  sulla 
terra , è nuovo  per  1’  Europa. 

26.  B.  murale  Wils.  ster.  — Non  lontano  dal  Porto. 

27.  B.  atropurpureum  (baud  "Wahl.)  Br.  eur.  fr.  — Frequente. 

var.  dolioloides  Solms-Laub.  fr.  — Fra  Cala  Galera 
e Cala  Greca. 

28.  B.  argenteum  L.  var.  lanatum  (P.  B.)  Br.  eur.  fr.  — 
Sotto  i fichi  d’ India. 

Pleurocakpi. 

29.  Eurynchium  circinatum  (Brid.)  Br.  eur.  ster.  — Frequente, 
raccolto  nel  Vallone  Pollicino  ed  in  regione  di  Terranova. 

forma  attenuata  Boulay,  Muscin.  (1884)  p.  115.  ster. 
— Regione  detta  dell’  Imbriacola. 

30.  Rhynchostegium  tenellum  (Dicks.)  Br.  eur.  fr.  — Vallone 
della  Madonna. 


& 


» 


LINOSA. 


Trovasi  Linosa  sul  35°  52'  di  lat.  Nord,  a 122  km.  da 
Pantelleria,  ed  a 120  km.  da  Gozzo.  Di  una  forma  presso 


— 349  — 


a poco  circolare  che  abbraccia  11  km.  in  giro,  possiede 
una  superficie  di  5.43  kmq.  Fra  i monti  che  la  ricoprono 
tutta,  la  maggiore  altezza  è di  195  m.  Il  suolo,  interamente 
vulcanico  e di  colore  scuro,  consta  di  basalti,  lave,  scorie, 
tufi,  pomici  e sabbie.  Al  presente  l’attività  eruttiva  è in- 
teramente cessata  ; nè  vi  si  trovano  sorgenti  termali,  nè 
fumarole.  La  macchia  riveste  tuttora  la  massima  parte  del- 
1’  isola  ; mancano  però  le  acque  superficiali.  Le  parti  un 
po’  pianeggianti  per  lo  più  sono  coltivate  a viti,  legumi, 
fichi  d’ India  e qualche  altro  prodotto. 

Nell’elenco  che  do  figurano  tutti  i Muschi  trovati  in  Li- 
nosa. Fra  questi,  5 specie  raccolte  dal  prof.  Ruggero  Solla 
nell’Aprile  del  1884,  furono  recentemente  studiate  e pub- 
blicate dal  dott.  Giuseppe  Zodda  insieme  a poche  altre 
scoperte  da  lui  stesso  (1);  le  rimanenti,  determinate  da  me, 
consistono  nella  collezione  che  il  dott.  Stefano  Sommier 
accumulò  nell’isola  durante  la  sua  gita  dell’  1-8  marzo  1906; 
e nelle  7 specie  che  nell’Aprile  del  1905  riportò  lo  Zodda 
per  incarico  del  prof.  Martelli.  Anche  nella  Flora  delle  isole 
Pelagie  (2)  si  legge  quanto  segue. 


Acrocarpi. 

1.  Phascum  rectum  With.  fr.  — Monte  Vulcano  sulle  rupi 
(Zodda). 

2.  Gymnostomum  calcareum  Br.  germ.  var.  muticum  Boulay, 
ster.  — Grotta  dei  Colombi  sulle  rupi. 

3.  Weisia  viridula  (L.)  Hedw.  a,  fr.  — Bassure  presso  il  mare. 

var.  arenicola  Limpr  ! fr.  — Peristomii  dentes  ma- 
gni, in  linea  divisurali  conspicua  saepe  pertusi,  vel 
apice  fìssi,  aut  bipartiti.  — Colla  precedente. 

Varietà  finora  sfuggita  ai  briologi  italiani. 

4.  Fissidens  tamarindifolius  (Don,  Turn.)  Brid.  fr.  — Co- 

fi)  Zodda  G.  Briofite  sicule.  Contribuzione  prima.  Malpighia,  p.  90-94.  Ge- 
nova, 1906. 

(2)  Sommier  S.  1.  c.  p.  254-258.  Palermo,  1907. 


— 350  — 


mune  nell’  isola  dalla  zona  marina  fino  in  alto,  rara- 
mente nella  forma  tipica,  spesso  in  forme  di  passaggio 
al  F.  incurvus.  Raccolto  anche  dallo  Zodda. 

5.  F.  pusillus  Wils.  fr.  — Monte  Vulcano  e Grotta  dei 
Colombi,  sulle  rupi. 

6.  Pterygoneurum  lamellatum  (Lindb.)  Jur.  fr.  — Monte  di 

Ponente. 

Sporadico  nell’  Europa  nordica  e media.  Rarissimo 
in  Italia  (Trento,  Cuneo,  Modena). 

7.  Pottia  intermedia  (Turn.)  Fiirn.  fr.  — Monte  Rosso, 
Monte  di  Ponente,  e nelle  bassure  arenose  prossime 
al  mare  ove  è comunissima. 

8.  P.  Wilsoni  (Hook.)  Br.  eur.  fr.  — Monte  Vulcano  e 
Grotta  dei  Colombi,  sulle  rupi. 

Raccolta  in  Italia  a Nizza,  e nelle  isole  Elba,  Giglio, 
Corsica  e Sardegna. 

9.  P.  Starkeana  (Hedw.)  C.  Miill.  fr.  — Monte  Rosso  su- 
gli scogli  a nord. 

10.  Didymodon  tophaceus  (Brid.)  Jur.  forma  acutifolius  Bou- 
lay, fr.  — Alla  Grotta  dei  Colombi,  sulle  rupi. 

11.  Trichostomum  mutabile  Bruch,  var.  densum  Br.  eur.  fr. 
— Alla  Pozzolana,  ed  a Capo  Ponente. 

12.  T.  nitidum  (Lindb.)  Schimp.  var.  obtusum  Boulay,  ster. 
— Monte  Vulcano. 

var.  medium  Boulay,  ster.  — Monte  di  Ponente 
(Zodda). 

13.  T.  flavovirens  Bruch,  fr.  — Alla  Pozzolana,  Monte  di 
Ponente,  Monte  Rosso  sugli  scogli  a nord,  abbondante 
nelle  bassure  sabbiose. 

var.  nitidocostatum  Bott.  in  Bull.  Soc.  bot.  it.  (1903) 
p.  296,  ster.  — Nell’  isola  sulle  rupi  vulcaniche  (se- 
condo lo  Zodda). 

14.  Leptoburbula  berica  (De  Not.)  Schimp.  fr.  — Sul  Monte 
Vulcano. 

Specie  sporadica,  rara  in  Italia  e fuori. 

15.  Tortella  tortuosa  (L.)  Limpr.  var.  fragilifolia  Jur.  ster. 

— Bassure  prossime  al  mare. 


351 


16.  Barbula  revoluta  (Schrad.)  Brid.  ster.  — Grotta  dei  Co- 
lombi sulle  rupi. 

17.  B.  convoluta  Hedw.  ster.  — Bassure  prossime  al  mare. 

18.  Tortula  atrovirens  (Smith)  Lindb.  fr.  — Monte  di  Po- 
nente, e bassure  prossime  al  mare.  Trovata  anche  dallo 
Zodda. 

19.  T.  muralis  (L.)  Hedw.  fr.  — Comune  nell’  isola,  e rac- 
colta da  tutti  e tre  gli  esploratori. 

20.  T.  aestiva  (Brid.)  Pai.  Beauv.  fr.  — Monte  Bandiera 
sul  tufo  vulcanico  (Solla). 

21.  T.  marginata  (Br.  eur.)  Spruce,  fr.  — Grotta  dei  Co- 
lombi, Monte  Vulcano  ; alla  bocca  di  una  cisterna 
(Solla). 

22.  T.  Solmsii  (Schimp.)  Vent,  et  Bott.  fr.  — Abbondante 

alla  Pozzolana  di  Ponente.  Bellissima  e rara  specie,  / 

raccolta  in  Italia  soltanto  nelle  isole  di  Sardegna,  Sa- 
lina, Sicilia,  Malta  e Pantelleria,  e fuori  d’ Italia  nella 
Algarvia  ed  a Madera. 

23.  Grimmia  pdlvinata  (L.)  Smith,  fr.  — Sulle  rupi  vul- 
caniche (Zodda). 

24.  G.  Lisae  De  Not.  fr.  — Grotta  dei  Colombi  sulle  rupi. 
Trovata  anche  dallo  Zodda. 

25.  Entosthodon  curvisetus  (Schwaegr.)  C.  Muli.  fr.  — Grotta 
dei  Colombi  sulle  rupi,  Monte  di  Ponente,  Monte  Rosso 
sugli  scogli  a nord. 

26.  E.  pallescens  Jur.  fr.  — Sulle  rupi  alla  Grotta  dei  Co- 
lombi. 

27.  Funaria  hygrometrica  (L.)  Sibth.  fr.  — Bassure  presso 
il  mare  ; alla  bocca  di  una  cisterna  (Solla). 

var.  calvescens  (Schwaegr.)  Br.  eur.  fr.  — Nell’isola; 
alla  bocca  di  una  cisterna  (Solla). 

28.  F.  dentata  Crome,  fr.  — Alla  Pozzolana,  sul  Monte  Vul- 
cano, sul  Monte  Rosso. 

29.  F.  mediterranea  Lindb.  var.  patula  Br.  eur.  fr.  — Grotta 
dei  Colombi  sulle  rupi. 

30.  F.  convexa  Spruce,  fr.  — Sul  Monte  Bandiera  (Zodda). 

31.  Bryum  torquescens  Br.  eur.  fr.  — Monte  Vulcano. 


— 352  — 


forma  orthophyllum  Bott.  in  Bull.  Soc.  bot.  it.  (1902) 
p.  184,  fr.  — Sulla  Costa  Nord. 

32.  B.  capillare  L.  fr.  — Monte  Vulcano. 

var.  flaccidum  Br.  eur.  ster.  — Sulla  costa  Nord. 

33.  B.  canariense  Brid.  c.  fr.  et  fl.  $ — Monte  Vulcano  e 
bassure  prossime  al  mare  ; Monte  Carcarella  (Zodda). 

Il  B.  canariense  delle  isole  meridionali,  noto  pure 
di  Bari,  di  Corsica,  di  Toscana  e di  Liguria,  è la  forma 
dioica  e meno  sviluppata  di  un  tipo  che  comprende 
un’altra  forma  robusta,  sovente  poligama,  la  var.  pro- 
vinciale (B.  provinciale  Philib.).  Nell’  Italia  media  e 
nella  superiore  littoranea  domina  la  varietà. 

34.  B.  Donianum  G-rev.  ster.  — Alla  Pozzolana  di  Ponente. 

35.  B.  murale  Wils.  pi.  . — Alla  bocca  di  una  cisterna 
(Solla). 

36.  B.  atropurpureum  (haud.  Wahl.)  Br.  eur.  fr.  — Monte 
Vulcano,  e bassure  prossime  al  mare. 

var.  dolioloides  Solms-Laub.  fr.  — Grotta  dei  Co- 
lombi sulle  rupi. 

37.  B.  Kunzei  Hornsch.  pi.  cT*  — Rupi  vulcaniche  dell’isola 
(secondo  lo  Zodda). 


Pleurocaepi. 


38.  Eurhynchium  circinatum  (Brid.)  Br.  eur.  fr.  — Comune 
nell’  isola.  Raccolto  anche  dallo  Zodda. 

var.  myosuroideum  Bott.,  caespites  . — Tenellum  ; 
formis  minoribus  Eurhynchii  myosuroidis  facie  persi- 
mile.  Surculi  erecti,  dendroideo  ramosi,  ramis  et  ra- 
mulis  in  unum  sensum  curvatis,  apice  attenuatis,  baud 
circinatis.  Folia  ramulina  minus  dense  imbricata,  lon- 
gius  acuminata,  parte  superiore  patentia  vel  subpatula. 
— Punta  di  Levante. 

È probabile  che  la  forma  descritta  dallo  Zodda 


— 353  — 


(1.  c.  p.  91),  debba  riferirsi  a questa  varietà  tanto  sin- 
golare. 

forma  atteri uatum  Boulay,  ster.  — Monte  Vulcano. 
39.  Rhynchostegium  tenellum  (Dicks.)  Br.  eur.  — Alla  Poz- 
zolana. 


IL 

PANTELLERIA. 

L’isola  di  Pantelleria,  situata  a 36°  51'  15"  di  lat.  Nord, 
dista  dalla  Sicilia  circa  100  km.  e circa  70  km.  dalla  costa 
di  Tunisia.  Ha  forma  ovale,  costa  frastagliata,  ed  estende 
la  sua  superfìcie  per  82  kmq.  La  ossatura  interamente 
montuosa  si  rannoda  al  nucleo  della  Montagna  Grande  che 
si  eleva  a 836  m.  Della  origine  puramente  vulcanica  fanno 
fede  le  rocce  eruttive,  lave,  bombe,  lapilli  e ceneri  che  la 
compongono,  nonché  i crateri  estinti  che  vi  si  riscontrano, 
mentre  molti  fenomeni  secondarii,  come  le  fumarole,  le 
grotte  calde,  le  sorgenti  termali,  provano  che  il  focolare 
non  è del  tutto  spento.  Dalla  costituzione  geologica  e pe- 
trografia si  può  dedurre  che  la  formazione  dell’isola,  inco- 
minciata durante  il  terziario,  ebbe  il  massimo  e pieno  svi- 
luppo nell’epoca  quaternaria.  Vi  scarseggia  l’acqua  corrente, 
ma  il  suolo  è ferace  ; la  vite  ed  i capperi  costituiscono  le 
culture  principali.  Una  grande  estensione  è tuttora  rico- 
perta dalla  macchia  ; del  bosco,  ormai  non  rimangono  che 
poche  e rade  pinete. 

Le  ricerche  fatte  nell’  isola  dal  dott.  Stefano  Sommier, 
dal  17  al  31  Marzo  del  1906,  mi  permettono  di  presentare 
le  primizie  briologiche  di  Pantelleria. 

Acrocarpi. 

1.  Archidium  phascoides  Brid.  a,  fr.  — Vicino  a Rakhale. 
var.  compactum  Bott.  c.  fr.  et  fi.  $ . — Caespites 
compacti,  15  mm.  alti,  faciem  Bryaceam  simulantes. 


23 


— 354  — 


Innovationes  ramique  erecti,  fastigiati.  Folia  densa  ac 
magna.  — Alle  Favare. 

2.  Pleuridium  subulatum  (Huds.)  Rabenh.  fr.  — Alle  Favare, 
mescolato  al  Trematodon  longicollis  ed  al  Campylopus 
polytrichoides  var.  Daldinianus. 

3.  Weisia  viridula  (L.)  Hedw.  a,  fr.  — Montagna  Grande. 

var.  subglobosa  Schimp.  fr.  — Da  Balate  a Scauri. 

4.  Dicranella  varia  (Hedw.)  Schimp.  ster.  — Alle  Favare. 

5.  Campylopus  polytrichoides  De  Not.  var.  vaporarius  De  Not. 
Epil.  p.  646!  ster.  — Forma  communi  validior,  centime- 
tra  quinque  altitudine  attingens,  ad  ramorum  apicem 
pulchre  argenteo-pennicillatus!  — Alle  Favare  e vicino 
a Rakhale,  alla  bocca  di  varie  fumarole  caldo  umide. 

var.  Daldinianus  De  Not.  Epil,  p.  646!  ster.  — Alle 
Favare. 

Per  ambedue  le  varietà,  questa  di  Pantelleria  è la 
seconda  stazione  che  si  conosce.  Anche  nell’  isola  d’  I- 
schia,  la  bellissima  var.  vaporarius  vive  nell’ambiente 
caldo  umido  delle  stufe  e delle  fumarole. 

6.  Trematodon  iongicollis  Michx.  pi.  cf,  et  pi.  fr.  — Alle 
Favare  e vicino  a Rakhale  in  splendidi  cespi,  gremiti 
di  cassule. 

In  Europa  trovato  soltanto  nell’  isola  d’Ischia. 

7.  Fissidens  incurvus  Starke,  fr.  — Lungo  il  percorso  tra 
Balate,  Brignone  e la  strada  di  Madonna  della  Grazia. 

8.  F.  tamarindifolius  (Don,  Turn.)  Brid.  fr.  — Ove  il  pre- 
cedente, e fra  le  Balate  ed  il  Paese. 

9.  F.  pusillus  "Wils.  a,  fr.  — Montagna  Grande,  e tra  il 
Paese  e le  Balate. 

10.  Pottia  venusta  Jur.  fr.  — Cudje  Rosse,  Lago  del  Bagno. 

Rara  e bella  specie,  raccolta  nelle  isole  di  Cipro, 
Malta  e Sardegna. 

11.  P.  Starkeana  (Hedw.)  C.  Muli.  fr.  — Presso  il  Paese, 
alle  Balate  di  Cudje  Rosse,  e fra  le  Balate  e Scauri. 

12.  Trichostomum  mutabile  Bruch,  fr.  — Tra  il  Paese  e le 
Balate  di  Cudje  Rosse,  tra  il  Semaforo  e Gielkhamer, 
sul  Monte  Gibele. 


— 355  — 


var.  densum  Br.  eur.  ster.  — Tra  il  Paese  e le  Ba- 
late di  Cudie  Rosse. 

13.  T.  nitidium  (Lindb.)  Schimp.  var.  obtusum  Boulay,  ster. 
— Tra  il  Semaforo  e Grielkhamer. 

14.  T.  litorale  Mitt.  ster.  — Montagna  G-rande. 

Musco  sporadico,  in  Italia  trovato  soltanto  a Cuasso 
sul  Lago  di  Lugano,  a Carrara  in  Toscana,  a Calvi  in 
Corsica,  ed  a Ficuzza  in  Sicilia. 

15.  T.  flavo  vi  rens  Bruch,  fr.  — Montagna  Grande,  Lago  del 
Bagno,  Cudje  Rosse  e tra  il  Paese  e le  Balate. 

16.  Timmiella  Barbuta  (Schwaegr.)  Limpr.  fr.  — • Monte  Gi- 
bele,  e tra  Montagna  Bruciata  e Monte  Ferie. 

17.  Tortella  inclinata  (Hedw.  fil.)  Limpr.  a,  ster.  — Nel 
luogo  detto  il  Bagno  Romano,  alla  bocca  di  una  grotta 
riscaldata  dai  vapori  di  una  fumarola,  e frammista  al 
Caìymperes  Sommieri;  raccolta  da  un  isolano  nel  lu- 
glio 1906,  per  incarico  del  dott.  Sommier. 

IS.  T.  squarrosa  (Brid.)  Limpr.  ster.  — Alle  Favare. 

19.  Barbula  vinealis  Brid.  ster.  — Tra  il  Semaforo  e Gielk- 
hamer,  ed  alla  Vigna  del  Sindaco  Valenzo. 

20.  Aioina  ambigua  (Br.  eur.)  Limpr.  fr.  — Vigna  del  Sin- 
daco Valenzo. 

21.  Tortula  atrovirens  (Smith)  Lindb.  fr.  — Monte  Gelfisèr, 
Cudje  Rosse,  e tra  le  Balate  e Scauri. 

22.  T.  muralis  (L.)  Hedw.  fr.  — Comune  nell’isola. 

23.  T.  marginata  (Br.  eur.)  Spruce,  fr.  — Fra  le  Balate  e 
Scauri,  tra  il  Semaforo  e Gielkhamer,  Vigna  del  Sin- 
daco Valenzo. 

24.  T.  Solmsii  (Schimp.)  Vent,  et  Bott.  fr.  — Alle  Cudje 
Rosse  e lungo  il  tratto  fra  le  Balate,  il  Brignone  e la 
strada  di  Madonna  della  Grazia. 

25.  T.  Miilleri  (Bruch)  Wils.  fr.  — Al  soffione  alto  di  Mon- 
tagna Grande. 

26  Caìymperes  Sommieri  Bott.  nov.  spec.  ster. 

Caespites  laxi,  ob  folias  inferne  hyalinas  albo-variegati. 

Caulis  simplex  vel  furcatus,  2 cm.  altus.  Folia  madida 

erecto  patentia,  sicca  arcuato  crispata,  3.5  mm.  longa,  e 


— 356  — 


basi  vaginante  elongata,  alba,  tertiam  partem  folii  longi- 
tudinis  superante,  in  laminam  viridem  elongato  lanceoia- 
tam,  acuminatam,  siecitate  involutam  vel  tubulosam  exeun- 
tia,  e medio  ad  apicem  serrulata;  nervo  valido,  basi  de- 
presso, deinde  semitereti,  dorso  valde  papilloso,  in  medio 
folii  magis  incrassato  ac  75  p.  metiente,  superne  parum 
diminuto  et,  sub  extremitate  laminae  acuminato  apicu- 
latae,  abrupte  truncato  dentato.  Cancelline,  idest  pars  liya- 
lina  vaginae,  1.  5 mm.  alta,  elongata,  superne  sat  breviter 
et  late  arcuato  scalariformis,  cellulis  kyalinis  nervo  utrin- 
que  10-12  seriatis,  rectangulis,  mediis  majoribus.  Taeniola , 
seu  nervus  secundarius  lateralis,  sat  longe  sub  apice  eva- 
nida,  e strato  cellularum  pluriseriatarum  rectangularum, 
pachydermium  lutescentium  formata  : basalt's  (in  ima  basi) 
cellulis  3-4  seriatis  minus  incrassatis  ; ventralis  (in  extre- 
mitate superiore  vaginae)  cellulis  3-4  seriatis.  Margo:  ha- 
salis , cellulis  1-2  seriatis,  rectangulis;  ventralis,  cellulis  3-5 
seriatis,  brevioribus,  externis  dentiformibus  ; superior  (usque 
ad  summam  taeniolam)  cellulis  1-2  seriatis.  Cellulae  cklo- 
rophyllaceae  quadratae  et  breviter  rectangulae,  parvae, 
4-9  p.,  in  series  longitudinales  dispositae,  utraque  facie  pa- 
pillosae.  Flores  et  fructus  ignoti.  Exstant  fólia  anomala, 
nervo  incrassato  exserto,  cujus  apex  truncato  dentatus 
propagula  gerit  fusoidea  pluriseptata,  vel  fìlamenta  fer- 
ruginea, long  a,  septata,  e quibus  quandoque  propagula 
oriuntur. 

In  insula  italica  Pantelleria  (olim  Cossyra)  loco  dicto 
Bagno  Romano , in  terra  calido  humida  ad  oras  antri  vapo- 
rarii  naturalis,  legit  doct.  S.  Sommier,  die  25  Martii  1906. 

Pianta  pulchella,  inter  Muscos  europaeos  aliena,  ad  genus 
pertinens  omnino  intertropicale  (1),  quod  200  species,  per 


(1)  Bescherelle  E.  Essai  sur  le  Genre  Calymperes.  « Ann.  des.  Se.  Nat. 
Botanique  » p.  247-308.  Paris,  1895.  — Buotherus  V.  F.  Genus  Calymperes. 
Engler  und  Prantl  : Die  natiirlichen  Pfl  amen  fami/ ien  Lief.  212.  p.  373-380. 
Liepzig,  1901. 


— 357  — 


regionem  torridam  totius  orbis  diffusas,  complectit  (1),  e 
quibus  tantum  quae  sequntur,  cum  specie  nostra  similitu- 
dinem  aliquam  praebent  (2). 

C.  Sommieri  Bott.  — Europa  in  insula  Pantelleria. 

Caulis  2 cm.  altus.  — Folia  3.5  mm.  longa,  sat  longe 
et  acute  acuminata.  — Vagina  elongata.  — Cancellina 
1.5  mm.  alta,  sat  breviter  et  late  arcuato  scalariformis, 
cellulis  hyalinis  utrinque  10-12  seriatis.  — Taeniola  basa- 
lis  3—4  cellulata;  T.  ventralis  3-4  cellulata.  — Margo  ba- 
salis  cellulis  1-2  seriatis;  M.  ventralis  cellulis  3-5  seriatis; 
M.  superior  cellulis  1—2  seriatis,  serrulatus. 

C.  megamitrium  C.  Mull,  in  Exsicc.  Dusen.  — Africa  in 
Camerunia. 

Caulis  4—5  cm.  altus.  — Folia  5 mm.  longa,  breviter 
acuminata.  — Vagina  longe  obovata.  — Cancellina  2 mm. 
alta,  sat  breviter  et  late  arcuato  scalariformis  (3),  cellulis 
hyalinis  utrinque  13-15  seriatis.  — Taeniola  basalis  5 cel- 
lulata ; T.  ventralis  3 cellulata.  — Margo  basalis  cellulis 
2 seriatis  ; M.  ventralis  cellulis  6-8  seriatis  (4)  ; M.  superior 
cellulis  3 seriatis,  serrulatus. 

C.  crassilimbatum  Ben.  et  Card,  in  Bull.  Soc.  R.  Bot. 
Belg.  1893,  p.  89.  — Africa  in  insuiis  Madagascar,  Bourbon, 
Rodriguez. 

Caulis  1.5-2  cm.  altus.  — Folia  3-5  mm.  longa,  brevis- 
sime rotundato  acuminata.  — Vagina  longe  obovata.  — 
Cancellina  1.5  raro  2 mm.  alta,  longe  arcuato  scalarifor- 
mis (5),  cellulis  haud  exacte  hyalinis,  utrinque  8-12  seria- 
tis. — Taeniola  basalis  3 cellulata  ; T.  ventralis  1-3  cel- 
lulata. — Margo  basalis  cellulis  2-3  seriatis,  rhombeis  ; 


(1)  Paris  E.  G.  Index  Bryologicu s.  Supplementum  primum,  p.  76.  Ge- 
nève. 1900. 

(2)  Le  diagnosi  seguenti  sono  state  fatte  sopra  esemplari  autentici,  favo- 
ritimi dal  dott.  Emilio  Levier.  Ho  indicato  in  nota  alcune  discrepanze  colle 
descrizioni  anteriori,  dovute  evidentemente  alla  variabilità  di  certi  carat- 
teri dà  pianta  a pianta. 

(3  Cancellinae  longe  ad  costarli  sca’ari/ormes  : Beseher.  1.  c.  p.  268. 

(4)  Cellulis  5-6  seriatis  : Beseher.  1.  c.  p.  268. 

(5)  Cancellinae  breviter  et  late  sealariformes  : Beseher.  1.  c.  p.  266. 


— 358  — 


M.  ventralis  cellulis  7-10  seriatis  ; M.  superior  cito  cum 
taeniola  confusus  et  usque  fere  ad  apicem  continuus,  in- 
crassatus,  obscurus,  superne  acute  et  dense  denticulatus. 

C.  leucocoleos  C.  Mull,  in  Exsicc.  Dusen.  — Africa  in 
Camerunia. 

Caulis  1.5-2  cm.  altus.  — Folia  4.5-5  mm.  longa,  late 
et  brevissime  acuminato  vel  rotundato  apiculata.  — Va- 
gina longe  obovata.  — Oancellina  1.5-2  mm.  alta,  apice  ro- 
tonduto  emarginata,  cellulis  hyalinis  utrinque  13-15  seria- 
tis, seriebus  nervo  proximis  caeteris  minus  altis.  — Tae- 
niola basalis  5—6  cellulata;  T.  ventralis  3-5  cellulata.  — 
Margo  basalis  cellulis  2 seriatis  ; M.  ventralis  cellulis  6-9 
seriatis  (1);  M.  superior  cellulis  5-3  seriatis,  serrulatus. 

Nessuna  specie  del  genere  era  stata  trovata  fino  ad  ora 
più  a nord  del  tropico  del  cancro.  Nell’Affrica,  il  limite 
veniva  segnato  dall’  isola  di  Loss  presso  la  costa  della  Se- 
negambia,  a circa  9 gradi  di  latitudine  boreale  (2).  La  pre- 
senza bene  accertata  di  un  Calymperes  in  Pantelleria,  prova 
che  delle  specie  tropicali  hanno  potuto  introdursi  nelle 
isole  del  Mediterraneo,  sia  per  opera  di  quelli  uccelli  mi- 
gratori, specialmente  Trampolieri  e Palmipedi,  che  noto- 
riamente giungono  ogni  anno  fra  noi  dalle  parti  più  calde 
del  globo,  sia  per  effetto  dei  traffici  marittimi,  quando, 
come  è il  caso  presente,  le  isole  si  trovino  precisamente  sulla 
rotta  di  numerose  navi  provenienti  dalle  coste  dell’Affrica, 
dall’Oceano  Indiano  e dall’Oceania.  Malgrado  le  difficoltà, 
alcune  spore  possono  germogliare  qua  e là  in  condizioni 
speciali,  e dare  sviluppo  a delle  piante  che  in  un  ambiente 
perennemente  riscaldato  ed  umido,  vera  serra  calda  natu- 
rale, riescono  ad  acclimatarsi  ed  a mantenersi  per  un  tempo 
non  definito.  Chi  non  volesse  ammettere  i modi  d’immigra- 
grazione  sostenuti  da  me,  è libero  di  ricorrere  a quello  della 
disseminazione  delle  spore  mediante  le  correnti  atmosfe- 
riche, la  prodigiosa  efficacia  di  trasporto  delle  quali  fu  con- 


(1)  Cellulis  0-7  seriatis  : Bescher.  1.  c.  p.  270. 

(2)  Bescher.  1.  c.  p.  254. 


— 359  — 


fermata  anche  anni  or  sono  dalla  comparsa  fra  noi  delle  ce- 
neri del  Krakatoa  e,  più  recentemente,  da  una  miriade  di 
semi  non  piccoli  arrivati  nell’Italia  media  dal  centro  del- 
l’Affrica. Dell’  ipotesi  che  il  Calymperes  Sommieri  sia  sem- 
plicemente il  residuo  di  una  Flora  tropicale  esistente  in 
Pantelleria  in  epoche  geologiche  anteriori,  non  è possibile 
parlarne,  giacche  il  sollevamento  dell’  isola  ha  avuto  luogo 
nel  quaternario. 

27.  Grimmia  leucophaea  Grev.  fr.  — Lago  del  Bagno. 

28.  G.  pulvinata  (L.)  Smith,  fr.  — Lago  del  Bagno. 

29.  G.  Lisae  De  Not.  fr.  — Comune  in  tutta  l’ isola,  an- 
che in  forme  robuste. 

30.  G.  Sardoa  De  Not.  fr.  — Montagna  Grande. 

31.  Entosthodon  ericetorum  (Bals.  et  De  Not.)  Br.  eur.  fr.  — 
Montagna  Grande  e presso  Rakhale. 

32.  E.  Templetoni  (Sm.)  Schwaegr.  fr.  — Fra  Montagna 
Bruciata  e Monte  Ferie,  e tra  il  Semaforo  e Giel- 
khamer. 

33.  Funaria  mediterranea  Lindb.  fr.  — Lago  del  Bagno. 

34.  F.  convexa  Spruce,  fr.  — Alle  Favare,  ed  al  soffione 
alto  di  Montagna  Grande. 

35.  F.  hygrometrica  (L.)  Sibtk.  fr.  — Lago  del  Bagno,  Mon- 
tagna grande,  Vigna  del  Sindaco  Valenzo. 

var.  calvescens  (Schwaegr.)  Br.  eur.  fr.  — Vicino  a 
Rakhale. 

36.  Bryum  torquescens  Br.  eur.  fr.  — Lago  del  Bagno. 

37.  B.  capillare  L.  fr.  — Soffione  alto  di  Montagna  Grande. 

var.  meridionale  Schimp.  fr.  — Monte  Gelfisèr. 

var.  platyloma  Schimp.  Syn.  (1876)  p.  450,  forma 
planifolium  Bott.  fr.  — Margo  foliorum  omnino  planus. 
— Fra  le  Balate  e Scauri. 

Sono  poche  le  località  d’ Italia  nelle  quali  è stata 
accertata  la  presenza  di  questa  bella  varietà. 

38.  B.  canariense  Brid.  c.  fr.  pi.  $ et  pi.  . — Lago  del 
Bagno,  e tra  le  Balate  e la  strada  di  Madonna  della 
Grazia. 

39.  B.  Donianum  Grev.  fr.  — Alle  Favare,  e vicino  a Rakhale. 


— 360  — 


40.  B.  caespiticium  L.  pi.  $ . — Lago  del  Bagno,  ed  alle 

Favare. 

41.  B.  atropurpureum  (hand  'Wahl.)  Br.  eur.  fr.  — Lago  del 
Bagno,  e vicino  a Rakhale. 

42  Bartramia  strida  Brid.  fr.  — Monte  Gelfisèr,  tra  Mon- 
tagna Bruciata  e Monte  Ferie,  e fra  le  Balate  e la 
strada  di  Madonna  della  Grazia. 

43.  Polytrichum  gracile  Dicks  ! ster.  — Piata  sterilis  distin- 
guiti a P.  formoso,  caule  graciliore,  foliis  brevio- 
ribus,  madore  minus  patulis,  lamellis  paucioribus  (40 
non  70),  reti  partis  kyalinae  multo  breviore  ac  latiore , 
cellulis  chlorophyllaceis  ad  marginem  folii  majoribus, 
limbum  latum  formantibus.  — Alle  Favare. 

E strana  la  presenza  in  Pantelleria  di  questa  specie, 
che  in  Italia  non  era  stata  trovata  più  a sud  dell" Ap- 
pennino Ligure. 


Pleurocaepi. 

44.  Leptodon  Smithii  (Dicks.)  Mohr.  ster.  — Montagna 

Grande. 

45.  Pterogonium  gracile  (Dill.)  Swartz,  ster.  — Montagna 
Grande,  e Monte  Gibele. 

46.  Homalothecium  sericeum  (L.)  Br.  eur.  fr.  — Comune  nel- 
l’ isola. 

47.  Brachythecium  rutabulum  (L.)  Br.  eur.  fr.  — Alle  Favare. 
48  Scleropodium  illecebrum  (Vaili.,  Schwaegr.)  Br.  eur.  a, 

ster.  — Lago  del  Bagno,  e Monte  Gibele. 

var.  decipiens  Bott.  in  Bull.  Soc.  bot.  ital.  1903. 
p.  8.  ster.  — Presso  Rakhale,  e fra  il  Semaforo  e 
Gielkhamer. 

49.  Eurhynchium  circinatum  (Brid.)  Br.  eur.  fr.  — Vicino  a 
Rakhale,  fra  le  Balate  e la  strada  di  Madonna  della 
Grazia,  fra  le  Balate  e Scauri,  fra  il  Semaforo  e Giel- 
khamer. 

50.  Rhynchostegium  confertum  (Dicks.)  Br.  eur.  fr.  — Lungo 


— 361  — 


il  percorso  fra  le  Balate  e la  strada  di  Madonna  della 
Grazia. 

51.  R.  teneHum  (Dicks.)  Br.  eur.  fr.  — Comune  nell’  isola. 

var.  meridionale  Boulay,  Muscin.  de  l’Est  (1872) 
p.  205.  ster.  — Tra  il  Paese  e le  Balate  di  Cudje 
Rosse. 

52.  R.  curvisetum  (Brid.)  Lindb.  var.  fastigiatum  Bott.  ster. 
— Caespituli  compacti,  smaragdino  et  lutescenti  vi- 
rides.  Rami  ramulique  erecti,  dense  conforti,  fastigiati. 
Folia  dense  conforta,  exacte  normalia.  — Plantam 
sane  memorabilem,  probabiliter  speciem  propri  am  ef- 
ficientem,  sterilitatis  causa,  precario  ad  R.  curvisetum 
refero.  — Fra  il  Semaforo  e Gielkhamer. 

53.  Thamnium  cossyrense  Bott.  nov.  spec.  pi.  <$ . 

Dioicum,  tenellum.  Caulis  primarius  repens,  squa- 
moso foliosus,  secundarius  erectus,  1-3  cm.  altus,  gra- 
cilis, inferno  subscarioso  foliosus  ac  parco  rhiziniferus, 
superne  foliosus  ac  sat  regulariter  pinnato  ramosus, 
ramis  complanatis,  patulis,  triangulum  efficientibus, 
imis  5 mm.  longis,  superioribus  decrescentibus,  raris- 
sime ramulosis,  extremitatibus  omnibus  attenuatis. 
Folia  caulis  secundarii  erecto  imbricata,  interdum  di- 
midio  superiore  erecto  patentia,  1.25  mm.  longa,  0.5 
mm.  lata,  e basi  non  constricta,  ovato  lanceolata  sat 
abrupte  acuminata,  marginibus  basi  leniter  reflexis, 
integris,  cito  planis  ac  serrulatis,  deinde  usque  in 
apicem  argute  serratis;  nervo  valido,  tereti,  sub  extre- 
mitate  soluto,  dorso  superne  spinuloso  dentato;  cellulis 
levibus,  basalibus  quadratis,  rectangulis,  ellipticis,  mo- 
dico incrassatis,  mediis  late  breviterque  linearibus, 
subsinuosis,  superioribus  laxioribus,  rhomboideis.  Fo- 
lia ramorum  arctius  imbricata,  extrema  minora,  me- 
dia 0.75-1  mm.  longa  0.25  mm.  lata,  ovato  lanceolato 
acuta,  vel  leniter  constricto  acuminata,  marginibus  ac 
nervo  ut  in  foliis  caulinis;  cellulis  levibus,  basalibus 
breviter  rectangulis,  ovalibus  ac  transverse  ellipticis, 
subcollenchymaticis,  mediis  anguste  rhomboideis  vel 


— 362  — 


sublinearibus,  apicalibus  laxe  et  breviter  rhombeis. 
Flores  (f  gemmaceo  subglobosi  in  axilla  foliorum 
partis  inferioris  caulis  secundarii,  crassi,  foliis,  peri- 
gonialibus  circiter  15,  fere  1 mm.  longis,  externis 
ovato  acutis,  internis  late  vel  latissime  ovatis,  abrupte 
vel  truncato  acuminatis,  albidis,  enerviis,  integris,  re- 
ticulo  sat  laxo,  rectangulo  ac  sinuoso  lineari  ; anthe- 
ridiis  circa  20,  breviter  pedicellatis,  incurvis,  0.4  mm. 
alti,  parapkysibus  numerosis,  hyalinis,  illis  subduplo 
longioribus.  Caetera  desunt. 

In  insula  italica  Pantelleria  (olim  Cossyra)  inter 
Semapkorum  et  Gielkhamer,  die  18  Martii  1906,  legit 
doct.  S.  Sommier. 

Species  memorabilis,  a congeneribus  valde  distincta, 
cum  subdivisionibus  generis  usque  adhuc  institutis, 
minime  congruens  (1). 

54.  Hypnum  cupressiforme  L.  fr.  — Monte  Gibele,  e Monte 
Gelfisèr. 


III. 

ISOLE  MALTESI 

MALTA  (2). 

L’ isola  di  Malta,  al  sud  della  Sicilia,  lunga  circa  28  km., 
e larga  al  massimo  13  km.,  ha  una  superficie  di  275  kmq. 
Consta  interamente  di  terreni  calcari,  in  alcuni  punti  mar- 


1 Beothercs  V.  F.  in  Engler  und  Prantl:  Die  natiirlichen  Planzenfami- 
lien,  Lief.  226,  p.  859-863.  Leipzig.  1906. 

(2  Xvmax  C.  F.  Observationes  in  Fiorarli  siciliani.  Linnaea.  Voi.  18,  Halle. 
1814.  A p.  662-663  vi  sono  citati  i seguenti  muschi  di  Malta:  Hy paura  te- 
ne Unni,  Trichostomum  mutabile.  Tortala  muralis,  T.  chloronotos.  — Brizi  U. 
.Vote  di  Briologia  italiana.  Malta:  p.  265-266,  273-274,  277-279.  Malpighia.  Ge- 
nova. 1890.  — Baur  IV.  Beitrdge  zar  Laubmoosrlora  der  In  sei  Ma'ta.  Hed- 
wigia.  p.  217-219.  Dresden,  1891. 


— 363  — 


nosi,  riferibili  al  miocene;  la  superficie  è ondulata,  e le 
altezze  maggiori  sorpassano  di  poco  i 300  m.  Dall’arido  ma 
fertile  terreno,  la  industria  assidua  degli  abitanti  sa  trarre 
quasi  ovunque  svariati  ed  importanti  prodotti.  Soltanto 
alla  periferia  rocciosa  dell’  isola,  una  piccola  zona  incolta 
serba  al  botanico  quel  poco  di  Flora  indigena  che  l’ uomo 
ha  rispettato.  Nè  bosco  nè  vera  macchia  ormai  non  esistono 
più.  Nel  profondo  di  alcune  valli  e nelle  parti  loro  meno 
accessibili,  una  ubertosa  vegetazione  mostra  quali  dove- 
vano essere  le  naturali  condizioni  di  un  tempo.  Nel  mese 
di  febbraio  splende  in  Malta  la  beltà  della  primavera  ; la 
stagione  è propizia  anche  al  Briologo;  ma  tosto  soprag- 
giunge il  calore,  e verso  la  fine  dell’Aprile  i Muschi  sono 
quasi  tutti  scomparsi. 

Espongo  ora  l’ enumerazione  completa  dei  Muschi  di 
Malta.  Le  poche  specie  che  non  vidi,  sono  seguite  dal  co- 
gnome di  chi  le  studiò;  quelle  che  determinai  io  stesso,  ven- 
gono accompagnate  dall’  iniziale  del  cognome  di  chi  le 
raccolse,  e cioè  il  conte  avv.  Alfredo  Caruana  Gatto  che 
erborizzò  tra  l’ inverno  e la  primavera  degli  anni  1904-1907, 
ed  il  dott.  Stefano  Sommier  che  visitò  l’ isola  nell’Aprile 
1906  e nell’ Aprile-Maggio  1907. 


Acrocarpi. 

1.  Acaulon  huticum  (Schreb.)  C.  Muli.  fr.  — Valletta 
(Baur). 

2.  A.  triquetrum  (SpruceJ  C.  Muli.  fr.  — Valletta  (Baur). 

8.  Phascum  cuspidatum  Schreb.  fr.  — Vailetta  (Baur). 

4.  Ph.  curvicollum  Ehrh.  fr.  — Casal  Curmi  (Baur). 

5.  Ph.  rectum  With.  — Gueina  (C.). 

6.  Hymenostomum  tortile  (Schwaegr.)  Br.  eur.  fr.  — Wied 
Kerda,  Scygieni,  Chircop  (Baur). 

7.  Gymnostomum  calcareum  Br.  germ.  fr.  — Città  vec- 
chia, Ta  Baldu  e vicinato,  Uied  Kuda  (S.);  comune 
in  luoghi  umidi  (C.). 


— 364  — 


8.  Gyroweisia  reflexa  (Brid.)  Schimp.  fr.  — Uied  el  Klia 
presso  un  rigagnolo  (C.). 

Rarissima  e raccolta  fra  noi  soltanto  in  Corsica. 

9.  Weisia  viridula  (L.)  Hedw.  fr.  — Città  vecchia,  Ta 
Baìdu  e vicinato,  Uied  Encita  (S.). 

10.  W.  Wimeriana  (Sendt.)  Br.  eur.  var.  murale  (Spruce) 
Breid.  fr.  — Alla  Minsia  presso  S.  Giuliano  sui  muri(C.). 

11.  Eucladium  verticillatuh  (L.)  Br.  eur.  ster.  — Verso 
Ghirghenti  (S.);  Gueina,  Ta  Baidu  (C.). 

var.  crispatulum  Roll  in  Hedwigia  (1897)  p.  37,  ster. 
— Ghirghenti  (S.);  nella  gran  serra  ad  Argotti  in 
Floriana  (C.). 

Prima  d’ora  raccolta  fra  noi  soltanto  a Riva  nel 
Trentino. 

12.  Dicranella  varia  (Hedw.)  Schimp.  fr.  — Comune  nel- 
l’ isola  (S.,  C.). 

13.  Fissidens  incurvus  Starke,  fr.  — Gueina  (C.). 

14.  F.  tamarindifolius  (Don,  Turn.)  Brid.  fr.  — Comune  nel- 
P isola  (S.,  C.). 

15.  F.  Cyprius  Jur.  fr.  — Vallone  Misida,  Wied  Balluta 
(Baur). 

16.  F.  pusillus  Wils.  a,  fr.  — Ghirghenti,  Giardino  di  S. 
Antonio  (C.). 

17.  Pottia  minutula  (Schleich.)  Br.  eur.  fr.  — Casal  Curmi, 
Corradino,  Sliema,  Asciac,  Marsa  Skala,  Wied  Bal- 
luta (Baur). 

var.  conica  (Schleich.)  Br.  eur.  fr.  — Valletta  (Baur). 

18.  P.  truncatula  (L.)  Lindb.  fr.  — Corradino  (Baur). 

19.  P.  intermedia  (Turn.)  Fiirnr.  fr.  — Marsascirocco,  Im- 
ghieret  (C.). 

20.  P.  venusta  Jur.  fr.  — Valletta  fuori  Porta  Bombe  (C.). 

21.  P.  Starkeana  (Hedw.)  C.  Muli.  fr.  — Molto  comune 
nell’  isola  (S.,  C.). 

22.  P.  mutica  Vent.  fr.  — Comune  nell’  isola  (C.). 

23.  P.  commutata  Limpr.  fr.  — Fuori  Porta  Bombe,  Ta 
Baldu,  Ghirghenti  (C.). 

Musco  sporadico  e raro,  trovato  in  Dalmazia  (Ra- 


— 865  — 


gusa),  Sicilia  (Messina),  Sardegna  (isola  S.  Pietro), 
Toscana  (isola  Pianosa)  e Liguria  (La  Mortola).  I saggi 
Maltesi  corrispondono  esattamente  alla  diagnosi  di  Lim- 
pricht,  salvo  nelle  dimensioni  delle  spore,  le  quali  an- 
ziché misurare  24  p.,  oscillano  fra  i 30  ed  i 40  p,  come 
nella  P.  mìnutuìa.  Vien  fatto  di  pensare  che  la  P.  com- 
mutata non  sia  che  un  ibrido  (a  spore  variabili)  fra 
P.  Starkeana  e P.  minutula,  viventi  non  di  rado  as- 
sociate, e comuni  anche  in  Malta. 

24.  Didymodon  luridus  Hornsch.  ster.  — Ballut,  Ta  Baldu, 
Ghirghenti  (C.). 

25.  D.  tophaceus  (Brid.)  Jur.  pi.  $ — Imtahleb,  Fiddien  (C.). 

forma  elatus  Boulay,  ster.  — Verso  Ghirghenti  asso- 
ciato all’  Eucladium  verticillatum  (S.). 

26.  D.  rigidulus  Hedw.  var.  densus  Br.  eur.  ster.  — Uied 
Encita  (0.). 

27.  Trichostomum  crispulum  Bruch,  fr.  — Alla  Stazione  (S.); 
Ballut,  Ta  Baldu,  Minsia  (C.). 

var.  elatum  Schimp.  ster.  — Ballut,  Ta  Baldu,  alla 
Minsia  presso  S.  Giuliano  (C.ì. 

28.  T.  mutabile  Bruch,  fr.  — Marsa  Hadjar  Kim  Uied 
Babu  (S.)  ; Marsascirocco,  Uied  Encita  (C.). 

29.  T.  nitidum  (Lindb.)  Schimp.  var.  obtusum  Boulay,  ster. 
— Ta  Baldu  e vicinato  (S.)  ; Marsascirocco,  alla  Minsia 
presso  S.  Giuliano  (C.). 

80.  T.  inflexum  Bruch,  fr.  — Marsa  Hadjar  Kim  Uied 
Babu  (S.)  ; Marsascirocco  sulle  pietre,  Ta  Baldu,  Gu- 
eina,  a Zurrico  assai  comune  (C.). 

Buona  e rara  specie. 

31.  T.  Ehrenbergii  Lorentz,  ster.  — Ad  Imtahleb  nel 
fosso  (S.). 

Bellissima  specie  mediterranea  sporadica  e rara,  rac- 
colta in  Asia  Minore,  Creta,  Algeria,  Sicilia,  Toscana, 
Liguria,  e Marsilia. 

82.  Timmiella  Barbula  (Schwaegr.)  Limpr.  fr.  — Marsa 
Hadjar  Him  Uied  Babu  (S.)  ; comune  in  valli  e luoghi 
umidi  (C.). 


— 366  - 


33.  Leptobarbula  berica  (De  Not.)  Schimp.  fr.  — Uied  En- 
cita,  Casal  Attard,  Giardino  di  S.  Antonio  (C.). 

Sporadica  e rara. 

34.  Tortella  squarrosa  (Brid.)  Limpr.  ster.  — Presso  Val- 
letta (Brizi). 

35.  Barbula  unguiculata  (Huds.)  Hedw.  var.  apiculata  (Hedw.) 
Br.  eur.  ster.  — Ta  Baidu  (C.). 

36.  B.  vinealis  Brid.  fr.  — Alla  Minsia  presso  S.  Giuliano, 
Giardino  S.  Antonio  (C.). 

37.  B.  revoluta  (Schrad.)  Brid.  fr.  — Al  Camposanto  del- 
l’Addolorata (C.),  altrove  nella  metà  orientale  del- 
l’ isola  (C.). 

38.  B.  Hornschuchiana  Schultz,  fr.  — Imtahleb,  Fiddien, 
altrove  nella  metà  orientale  dell’  isola  (C.). 

39.  B,  gracilis  (Schleich.)  Schwaegr.  fr.  — Comune  nel- 
l’ isola  (C.). 

var.  viridis  Br.  eur.  fr.  — Uied  el  Klia  (C.). 

40.  Aloina  ambigua  (Br.  eur.)  Limpr.  fr.  — S.  Paolo,  Marsa 
Hadjar  Kim  Uied  Babu  (S.);  comune  da  per  tutto  (C.). 

41.  A.  aloides  (Koch)  Kindb.  fr.  — Vailetta  (Baur). 

42.  Crossidium  chloronotos  (Bid.  ex  p.,  Bruch)  Limpr.  fr.  — 
Valletta,  e sui  terrapieni  di  Floriana  (Baur). 

43.  Tortula  muralis  (L.)  Hedw.  fr.  — Comune  nell’isola  (C.). 

var.  incana  Br.  eur.  fr.  — Uied  Encita  (S.)  ; Marsa- 
scirocco,  Valletta,  Ghirghenti  (C.). 

44.  T.  aestiva  (Brid.)  Pai.  Beauv.  fr.  — Presso  Vailetta 
(Brizi). 

45.  T.  marginata  (Br.  eur.)  Spruce,  fr.  — Molto  comune 
nell’  isola  (S.,  C.). 

46.  T.  Solmsii  (Schimp.)  Vent,  et  Bott.  fr.  — Presso  la 
Stazione  (S.). 

47.  Orthotrichum  diaphanum  (Gmel.)  Schrad.  fr.  — Giardino 
di  S.  Antonio  sugli  aranci  (C.). 

48.  Extosthodon  fascicularis  (Dicks.)  C.  Muli.  fr.  — Bischir- 
cara  (Baur). 

49.  E.  curvisetus  (Schwaegr.)  C.  Muli.  fr.  — Uied  Encita, 
Imtahleb  (C.). 


50.  Funaria  hygrometrica  (L.)  Sibth.  fr.  — Presso  la  Sta- 
zione, spalti  di  Floriana,  Hamrun  Attard  (S.)  ; fre- 
quente nell’  isola  (0.). 

var.  calvescens  (Schwaegr.)  Br.  eur.  fr.  — Casal 
Zurrico  a Bubahra  (C.). 

51.  F.  mediterranea  Lindb.  fr.  — Ghirghenti,  Gueina,  S. 
Martino  (C.). 

var.  patula  Br.  eur.  fr.  — S.  Martino  (C.). 

52.  F.  convexa  Spruce,  fr.  — Marsascirocco,  UiedEncita  (C.). 

53.  Webera  carnea  (L.)  Schimp.  fr.  — Imtahleb,  Fiddien, 
Gueina  (C.). 

54.  Bryuh  bimtim  Schreb.  fr.  — Wied  Balluta  (Baur). 

55  B.  torquescens  Br.  eur.  fr.  — Presso  la  Stazione  (S.)  ; 
Ta  Baidu,  Uied  el  Klia  (C.). 

56.  B.  intermedium  (Ludw.)  Brid.  var.  subcylindricum  Limpr. 
fr.  — Uied  el  Klia  (C.). 

Varietà  non  ancora  segnalata  d’ Italia. 

57.  B.  capillare  L.  fr.  — Comune  nell’  isola  (C.). 

var.  meridionale  Schimp.  fr.  — Gueina,  Berzelebu- 
gia  (C.). 

var.  flaccidum  Br.  eur.  ster.  — Zurrico  nei  giar- 
dini (C.). 

Non  mi  è noto  che  questa  varietà  fosse  stata  ancora 
registrata  d’ Italia. 

58.  B.  Donianum  Grew.  fr.  — Marsa  Cave  di  Casal  Luca, 
Hadjar  Kim  Uied  Babu  (S.);  Ta  Baidu,  Uied  Encita  (C.). 

59.  B.  obconicum  Hornsch.  fr.  — Alla  Gueina  (C.). 

Indicato  per  l’ Italia  geografica  di  Idria,  di  Lugano, 
' della  Val  d’Aosta,  dell’  isola  d’  Elba,  e nel  presente 
lavoro  anche  della  Sicilia. 

60.  B.  caespiticium  L.  fr.  — Uied  Encita  (S.)  ; comune  nel- 
l’ isola  (C.). 

61.  B.  Mildeanum  Jur.  ster.  — Uied  Ghamer  su  terreno  roc- 
cioso (C.). 

Specie  assai  rara,  non  raccolta  prima  d’ora  più  a 
sud  della  Corsica. 

62.  B.  erythrocarpum  Schwaegr.  fr.  — Zeitun  Marsa  (Baur). 


— 368  — 


63.  B.  murale  Wils.  fr.  — Gkirghenti  (C.). 

64.  B.  atropcjrpureum  (baud  Wahl.)  Br.  eur.  fr.  — Molto 
comune  nell’  isola  (C.). 

var.  djlioloides  Solms-Laub.  fr.  — Minsia  (C.). 

65.  B.  argenteum  L.  var.  hirtellum  De  Not.  ster.  — Presso 
Valletta  (Brizi). 


Pleurocarpi. 

66.  Scleropodiuu  illecebrum  (Vaili.,  Schwaegr.)  Br.  eur. 
ster.  — Uied  Encita  (S.)  ; Ghirghenti,  frequente  in 
valli  umide  (C.). 

67.  Ecrhynchium  circinatum  (Brid.)  Br.  eur.  fr.  — Piut- 
tosto comune  nell’  isola  (S.,  C.). 

forma  attenuatum  Boulay,  ster.  - Uied  Encita  (S.). 
63.  E.  striatulum  (Spruce)  Br.  eur.  — Casal  Curmi,  Wied 
Kerda,  Wied  Balluta  (Baur). 

69.  E.  Swartzii  (Turn.)  Cura.  ster.  — Floriana  nella  grande 
serra  ad  Argotti  (C-). 

70.  E.  Schleicheri  (Hedw.  fil.J  Lorentz,  ster.  — Alla  Gueina 
presso  i fili  d’acqua  (C.). 

71.  Rhynchostegium  curvisetum  (Brid.)  Lindb.  fr.  — Alla 

Gueina,  raro  (C.). 

72.  B,.  tenellum.  (Dicks.)  Br.  eur.  fr.  — Comune  nell’  i- 
sola  (S.,  C.). 

73.  R.  megapolitanum  (Bland.)  Br.  eur.  var.  meridionale  Schimp. 

fr.  — Marsascirocco,  S.  Bias,  raro  (C.). 

74.  Thamnium  cossyrense  Bott.  var.  melitense  Bott.  ster.  — 
Caulis  secundarius  brevis,  imperfecte  pinnato  ramosus, 
foliis  omnibus  paulo  majoribus.  — Città  Vecchia,  Ta 
Baldu  e vicinato  (S.,  11  aprile  1906.) 

& « 

GOZZO. 

A nord— ovest  di  Malta,  dalla  quale  resta  separato  da  un 
braccio  di  mare  di  4 o 5 km.,  trovasi  Gozzo,  la  cui  lun- 


— 369  — 


ghezza  è di  circa  15  km.,  la  larghezza  di  7 ad  8 km.,  con 
una  superficie  di  95  kmq.  I cenni  descrittivi  dati  per  Malta 
si  applicano  pure  a quest’  isola. 

Ne  dobbiamo  i primi  Muschi  al  dott.  Stefano  Sommier, 
recatosi  colà  nel  1906  e nel  1907,  ambedue  le  volte  in 
Aprile. 


Acro  carpi. 

1.  Gymnostomum  calcareum  Br.  germ.  ster.  — Taciene. 

2.  Weisia  viridllla  (L.)  Hedw.  fr.  — Rupi  marine  ad  Uied 
Harrot. 

3.  Eucladium  verticillatum  (L.)  Br.  eur.  ster.  — Ta  General. 

4.  Dicranella  varia  (Hedw.)  Schimp.  pi.  $ . — Taciene. 

5.  Fissidens  tamarindifolius  (Don,  Turn.)  Brid.  fr.  — Khlendi. 

6.  F.  pusillus  Wils.  a,  fr.  — Khlendi. 

7.  Trichostomum  crispulum  Bruch,  fr.  — Khlendi. 

Forma  ambigua,  non  determinabile  con  piena  cer- 
tezza. 

8.  T.  nitidum  (Lindb.)  Schimp.  var.  obtusum  Boulay,  ster. 
— Khlendi,  insieme  all”  Entosthodon  curoisetus. 

9.  T.  flavovirens  Bruch,  ster.  — Mosciar  Khlendi,  Marsal- 
forno  Zebbug. 

10.  Barbula  Hornschuchiana  Schultz,  ster.  — Khlendi. 

11.  Tortula  muralis  (L.)  Hedw.  fr.  — Khlendi,  Uied  Harrot. 

var  incana  Br.  eur.  fr.  — Khlendi,  Monsciar  Khlendi. 

12.  T.  marginata  (Br.  eur.)  Spruce,  fr.  — Molto  comune  in 
tutta  1’  isola. 

13.  Entosthodon  curvisetus  (Schwaegr.)  C.  Miill.  fr.  — 
Khlendi. 

14.  E.  pallescens  Jur.  fr.  — Khlendi. 

15.  Funaria  hygrametrica  (L.)  Sibth.  fr.  — Migiarro. 

16.  Webera  carnea  (L.)  Schimp.  ster.  — Uied  Minqemba, 
Uied  Er  Arkhan,  Taciene  insieme  alla  Dicranella  varia. 

17.  Bryum  caespiticium  L.  fr.  — Rupi  marine  ad  Uied 
Harrot. 


24 


— 370  — 


18.  B.  murale  Wils.  fr.  — Uied  Lunziata. 

19.  B.  atropurpureum  (hand  Wahl.)  Br.  eur.  fr.  — Khlendi. 

Pleueocaxipi. 

‘20.  Brachythecium  rutabulum  (L.)  Br.  eur.  ster.  — Khlendi. 

21.  Eurhynchium  circinatum  (Brid.)  Br.  eur.  ster.  — Comune 
nell’isola. 

22.  Rhynchostegium  tenellum  (Dicks.)  Br.  eur.  fr.  — Comune 
nell’isola. 

28.  Hypnum  cuspidatum  L.  ster.  — Marsalforno  Zebbug. 

* 

* » 

C OMINO. 

Cornino  è una  piccola  isoletta,  minore  di  3 km.  in  lun- 
ghezza, situata  nel  canale  che  divide  Malta  da  Gozzo,  colle 
quali  ha  in  comune  la  natura  e l’origine. 

L’unico  Musco  che  se  ne  conosce,  fu  raccolto  dal  dottor 
Stefano  Sommier  il  di  8 Maggio  1907. 


Acrocarpi. 

Barbula  unguiculata  (Huds.)  Hedw.  var.  apiculata  (Hedw.) 
Br.  eur.  fr. 


IV. 

SICILIA.  (1). 

Non  ostante  la  sua  straordinaria  importanza,  la  Sicilia 
non  è mai  stata  oggetto  di  profonde  e generali  esplora- 


(1)  Bottini  A..  Bibliografia  briologica  italiana:  p.  291-292.  Pisa.  1892.  — 
Zodda  Gr.,  Briofite  Sicilie  (contribuzione  seconda).  Malpighia,  Anno  21,  p.  25-37- 
(Genova,  1907. 


— 371 


zioni  da  parte  dei  raccoglitori  di  Muschi.  Il  materiale  per- 
venuto nelle  mie  mani,  fa  fare  un  passo  innanzi  alla  Brio- 
logia di  quella  grande  isola. 

Elenco  dei  raccoglitori  : (A.)  Albo  dott.  Giacomo,  1902.  — 
(C.)  Cavara  prof.  Fridiano,  1902,  1903,  1905.  — (Ca.)  Ca- 
ruso dott.  Salvatore,  1903.  — (Ce.)  Celestri  dott.  France- 
sco, 1902.  — (M.)  Martelli  conte  prof.  Ugolino,  1900-1902. 
— (Ma.)  Marcucci  dott.  Emilio,  1869.  — (Mi.)  Micheletti 
colonn.  Luigi,  1893-1895.  — (M.  B.)  Martelli  prof.  Ugolino 
e Barsali  dott.  Egidio,  1906.  — (N.)  Nicotra  prof.  Leo- 
poldo 1882.  — (S  ) Sommier  dott.  Stefano,  1906.  — (Sp.) 
Spencer  signora  M.,  1904.  — (T.)  Terracciano  dott.  Achille, 
1904.  — (Z.)  Zodda  dott.  Giuseppe,  1899-1904. 

Nota  delle  principali  altezze  esplorate: 

Etna:  Casa  del  Bosco  1400  m.  — Regione  più  elevata 
1500-1800  m. 

Monti  Peloritani:  Altezze  varie  700-1250  m. 

Nebrodi  (suolo  calcare):  Monte  Sambughetti  1558  m.  — 
Bosco  della  Giumenta  1400  m.  — Monte  Campanito  1500  m. 

Madonie  (suolo  calcare):  Castelbuono  425  m.  — Monti- 
celli  500  m.  — Monte  Salvatore  1910  m.  — Serra  del  Ca- 
vallo 1700  m.  — Passo  della  Botte  1500  m.  — Monte  Qua- 
cella  1865  m.  — Piano  della  Valle  Cerasa  1250  m.  — 
Madonna  dell’Alto  1819  m.  — Pizzo  del  Cervo  1800  m.  — 
Pizzo  del  Daino  1750  m.  — Sotto  al  Pizzo  del  Daino 
1200  m. 


Acrocarpi. 

1.  Acaulon  triquetrum  (Spruce)  C.  Mull.  fr.  — Prov.  di  Gir- 
genti  a Canicattì  (M.).  Raccolto  in  Italia  soltanto  a 
Nizza,  in  Sardegna  ed  a Malta. 

2.  Phascum  piliferum  Schreb.  fr.  — Prov.  di  Girgenti  sul 
Monte  di  Cammarata  (M.). 

3.  Ph.  rectum  With.  fr.  — Messina  (Z.) 


- 372 


4.  Astomum  Levieri  Limpr.  fr.  — Madonie  presso  Petralia 
a 1200  m.  (A.). 

Noto  dell’Istria  e della  Toscana. 

5.  Pleuridium  subulatum  (Huds.)  Rabenh.  fr.  — Prov.  di 
Messina  sul  Monte  Landò  (Z.). 

6.  Gymnostomum  rupestre  Schleich.  ster.  — Madonie  salendo 
al  Pizzo  del  Cervo  (M.  B.). 

7.  G.  calcakeum  Br.  germ.  — Hymenostomum  microstomum 
Zodda,  Muschi  del  Peloritano  (1900)  p.  4.  fr.  — Pro- 
vincia di  Messina  a Meri  e sul  Monte  Landò  (Z.). 

var.  viridulum  (Brid.)  Br.  eur.  ster.  — Messina  (Z.). 

8.  Hymenostylium  curvirostre  (Ehrh.)  Lindb.  ster.  — Madonie 
in  vetta  al  Monte  Salvatore  sotto  i cespugli  di  faggi 
(M.  B.). 

var.  cataractarum  Schimp.  ster.  — Madonie  al  Passo 
della  Botte  (M.  B.). 

Questa  varietà  non  era  stata  raccolta  fra  noi  più  al 
sud  della  Liguria. 

9.  Weisia  crispata  (Br.  germ.)  Jur.  fr.  — Prov.  di  Girgenti 
a Canicattì  (M.). 

10.  W.  viridula  (L.)  Hedw.  fr.  — Catania  (C.)  ; Prov.  di 
Messina  sul  Monte  S.  Giorgio  e sul  Monte  Landò  (Z.). 

11.  Eucladium  verticillatum  (L.)  Br.  eur.  fr.  — Messina 
(Mi.)  (Z.);  Palermo  (Mi.). 

var.  angustifolium  Jur.  ster.  — Madonie  al  Passo  della 
Botte  (M.  B..) 

12.  Oreoweisia  Bruntoni  (Smith)  Milde,  fr.  — Nebrodi  sul 
Monte  Sambughetti  (M.  B.). 

13.  Dicranella  varia  (Hedw.)  Schimp.  fr.  — Prov.  di  Gir- 
genti a Canicattì  (M.)  ; Catania  (C.)  ; Messina,  adia- 
cenze e Monti  Peloritani  (Z.). 

var.  tenuifolia  (Bruch)  Br.  eur.  fr.  — Messina  (Z.). 

14.  Dicranum  scoparium  (L.)  Hedw.  fr.  — Prov.  di  Mes- 
sina a S.  Pier  Niceto,  al  Monte  Poverello  e sul  Pizzo 
della  Croce  a 1200  m.  (Z.). 

forma  robusta  ster.  — Caespites  10  cm.  alti.  — Ne- 
brodi sul  Monte  Campanito  (M.  B.). 


— 373  — 


Fissedens  bryoides  (L.)  Hedw.  a,  fr.  — Calabria  a 
Serra  S.  Bruno  (N.)  (1). 

15.  F.  incurvus  Starke,  fr.  — Girgenti  (M.). 

L6.  F.  tamarindifolius  (Don,  Turn.)  Brid.  fr.  — Prov.  di 
Messina  sulle  rupi  ombrose  del  Monte  Landò  (7a.). 

17.  F.  pusillus  Wils  a,  fr.  — Girgenti  (S.)  ; Prov.  di  Gir- 
genti a Canicattì  (M.);  Messina  a Meri  (Z.). 

18.  F.  decipiens  De  Not.  fr.  — Prov.  di  Messina  a S.  Pier 
Niceto  (7a.). 

19.  F.  taxifolius  (L.)  Hedw.  var.  tenuis  Bott.  in  Bull.  Soc. 
bot.  ital.  (1902)  p.  178.  — F.  taxifolius  var.  parvulus 
Ruthe,  ms.  (ined.);  Levier,  Bull.  Soc.  bot.  ital.  (1905) 
p.  208.  fr.  — Messina  sulla  terra  (Z.). 

Varietà  conosciuta  di  Toscana,  dell’isola  d’Ischia  e 
dell’isole^  Eolie. 

20.  Ceratodon  purpureus  (L.)  Brid.  fr.  — Prov.  di  Palermo 
nel  Bosco  di  Ficuzza  (T.). 

var.  brevifolius  Milde,  ster.  — Madonie  alla  Serra 
del  Cavallo  (M.  B.). 

21.  C.  corsicus  Schimp.  fr.  — Prov.  di  Palermo  nel  Bosco 
di  Fiquzza  al  Neviere  ove  abbonda  (T.);  raccolto  in 
copia  anche  in  Calabria  salendo  a Monte  Alto  di  Aspro- 
monte (M.  B.). 

Bella  specie,  nota  delle  isole  Elba,  Corsica,  Sarde- 
gna, del  Vesuvio  e di  Calabria. 

22.  Ditrichum  subulatum  (Bruch)  Hampe,  fr.  — Prov.  di 
Messina  (N.). 

23.  D.  tlexicaule  (Schleich.)  Hampe,  a,  ster.  — Madonie  in 
vetta  al  Pizzo  del  Cervo  (M.  B.). 

var.  densum  Br.  eur.  ster.  — Madonie  in  vetta  alla 
Madonna  dell’Alto  (M.  B.). 

24.  Pottia  Starkeana  (Hedw.)  C.  Muli.  fr.  — Messina  (Z.). 

25.  P.  mutica  Vent.  fr.  — Prov.  di  Girgenti  a Canicattì  e 
sul  Monte  Cammarata  (M.). 


(1)  Questa  ed  altre  poche  specie  sprovviste  di  numero  progressivo  sono 
state  raccolte  nella  vicina  Calabria. 


— 374  — 


26.  P.  commutata  Limpr.  fr.  — Messina  nei  luoghi  calcarei 

erbosi  (Z.). 

27.  Didymodox  tophaceus  (Brid.)  Jur.  forma  acutifolius  et 
forma  brevicaulis  Boulay,  fr.  — Messina  (N.  Z.). 

28.  Teichostomum  ceispulum  Bruch,  a,  fr.  — Messina.  (Z.). 

29.  T.  nitidum  (Lindb.)  Schimp.  ster.  — Prov.  di  Girgenti 
a Canicattì  (M.). 

var.  obtusum  Boulay,  fr.  — Catania  (C.);  Palermo 
sulle  rocce  nella  villa  Tasca  (Mi.). 

var.  subtortuosum  Boulay,  ster.  — Madonie  in  vetta 
alla  Madonna  dell’Alto  (M.  B.). 

30.  T.  litorale  Mitt.  ster.  — Prov.  di  Palermo  nel  Bosco  di 
Ficuzza  al  piede  del  Monte  Busambra  (T.). 

31.  Timmiella  Baebula  (Schwaegr.)  Limpr.  fr.  — Prov.  di 
Siracusa  a Scicli  (Ce.)  ; Catania  (C.)  ; Messina  e adia- 
cenze (Z.)  ; Taormina  (Sp.). 

32.  T.  flexiseta  (Bruch)  Limpr.  fr.  — Poche  pianticine  di 
questa  rarissima  specie  furono  ritrovate  dal  signor 
W.  Krieger  di  Lipsia  entro  un  cespuglio  di  Bryum 
murale  raccolto  dal  sig.  M.  Fleischer  a Siracusa  il  13 
Aprile  1897. 

Si  conosceva  soltanto  di  Sardegna  e del  Portogallo. 

33.  Leptobarbula  berica  (De  Not.)  Schimp.  fr.  — Messina 
sui  vecchi  muri  (Z.). 

34.  Tobtella  toetuosa  (L.)  Limpr.  var.  fragil ifolia  Jur.  ster. 
— Madonie  al  vertice  della  Madonna  dell’Alto  (M.  B.). 

35.  T.  squabeosa  (Brid.)  Limpr.  ster.  — Prov.  di  Messina 
sul  Monte  Landò  (Z.). 

36.  Baebula  unguiculata  (Huds.)  Hedw.  var.  cuspidata 
(Schultz)  Br.  eur.  fr.  — Messina  (Z.);  Taormina  (Sp.). 

var.  apiculata  (Hedw.)  Br.  eur.  fr.  — Prov.  di  Gir- 
genti  a Canicattì  (M.);  Messina  (Z.). 

37.  B.  eevoluta  (Schrad.)  Brid.  fr.  — Palermo  (Mi.). 

38.  B.  Hoenschuchiana  Schultz,  fr.  — Messina  su  terreno 
arenoso  (Z.). 

39.  B.  gb acilis  (Schleich.)  Schwaegr.  fr.  — Messina  e Meri 
(Z.);  Taormina  (Sp.). 


— 875  — 


40.  B.  viNEALis  Brid.  a,  fr.  — Catania  (C.);  Palermo  (Mi.). 
Messina  e dintorni  (N.  Z.). 

var.  cylindrica  (Tayl.)  Boulay,  fr.  — Prov.  di  Pa- 
lermo nel  Bosco  di  Ficuzza  al  Neviere  (T.)  ; Madonie 
al  Passo  della  Botte  (M.  B.). 

41.  Aloina  ambigua  (Br.  eur.)  Limpr.  fr.  — Girgenti  (M.); 
Catania  (G.)  ; Messina,  Meri,  Monti  Peloritani  (Z.). 

42.  A.  aloides  (Koch)  Kindb.  fr.  — Prov.  di  Girgenti  a Ca- 
rnea ttì  e sul  Monte  Cammarata  (M.)  ; Prov.  di  Sira- 
cusa a Scicli  (Ce.). 

43.  Crossidium  squamiferum  (Viv.)  Jur.  fr.  — Madonie  a 
Monticelli  (M.  B ). 

44.  Tortola  cuneifolia  (Dicks.)  Roth,  var.  spathulaefolia 
De  Not.  fr.  — Messina  (Z.). 

45.  T.  muralis  (L.)  Hedw.  fr.  — Taormina  (Sp.J;  Nebrodi 
al  Monte  Sambughetti  (M.  B.);  Prov.  di  Palermo  nel 
Bosco  di  Ficuzza  (T.). 

var.  incana  Br.  eur.  fr.  — Messina,  Monte  Landò, 
Monti  Peloritani,  comune  (Z.). 

46.  T.  marginata  (Br.  eur.)  Spruce,  fr.  — Catania  (C.). 

47.  T.  subulata  (L.)  Hedw.  var.  integrifolia  Boulay,  fr. 
— Catania,  Etna  (C.)  ; Prov.  di  Messina  sul  Monte 
Rossi  (Sp.);  Nebrodi  sul  Monte  Sambughetti  (M.  B.); 
Madonie  alla  Serra  del  Cavallo,  alla  Madonna  del- 
l’Alto (M.  B.),  al  Piano  della  Valle  Cerasa  (C.);  Boschi 
di  Ficuzza  al  Neviere  (T.);  Calabria  a Serra  San 
Bruno  (N.). 

48.  T.  inermis  (Brid.)  Mont.  fr.  — Sulle  Madonie  (A.). 

49.  T.  laevipila  (Brid.)  De  Not.  fr.  — Prov.  di  Girgenti 
a Canicattì  sugli  alberi  (M.). 

var.  meridionalis  Schip.  fr.  — Prov.  di  Messina  al 
Monte  Landò  sulle  querci  (Z.). 

50.  T.  montana  (N.  v.  E.)  Lindb.  fr.  — Prov.  di  Girgenti 
a Canicattì  (M.);  Madonie  (A.);  Prov.  di  Messina  sul 
Monte  Landò  (Z.). 

51.  T.  ruralis  (L.)  Ehrh.  fr.  — Etna  alla  Casa  del  Bosco 
(Ca.);  Nebrodi  al  Monte  Sambughetti  (M.  B)  ; Mado- 


— 376 


nie  (A.),  alla  Serra  del  Cavallo,  al  Monte  Salvatore, 
al  Pizzo  del  Cervo  (M.  B.). 

52.  T.  Mììlleri  (Bruch)  Wils.  fr.  — Madonie  (A.);  Prov.  di 
Palermo  nei  boschi  di  Ficuzza  (T.). 

53.  Schistidium  apocabpum  (L.)  Br.  eur.  fr.  — Monti  Pelo- 
ritani  (Z.)  ; Madonie  (A.),  alla  Sei’ra  del  Cavallo  (M.  B.). 

54.  J.  confertum  (Funck)  Br.  eur.  fr.  — Madonie  al  vertice 
del  Monte  Salvatore  sotto  i cespugli  dei  faggi  (M.  B.). 

55.  Coscinodox  cribbosus  (Hedw.)  Spruce,  fr.  — Etna  sulla 
lava  a 1500-1800  m.  (C.). 

56.  Grimmia  leucophaea  Grrev.  f.  — Prov.  di  Messina  sul 
Monte  Cicci  (Mi.),  e sul  Monte  Landò  (Z.). 

57.  G.  commutata  Hiiben.  fr.  — Etna  alla  Casa  del  Bo- 
sco (Ca.). 

58.  G.  orbicularis  Bruch,  fr.  — Prov.  di  Messina,  Monforte 

S.  Giorgio  lungo  il  torrente  Femmina  morta  (Z.). 

59.  G.  pul virata  (L.)  Smith,  fr.  — Etna  alla  Casa  del 
Bosco  (Ca.);  Messina  e Monti  Peloritani  (Z.);  Taor- 
mina (Sp.)  ; Madonie  (A.);  Prov.  di  Palermo  nel  Bosco 
di  Ficuzza  (T.). 

var.  obtusa  (Brid.)  Br.  eur.  fr.  — Madonie  (A.),  sotto 
il  Pizzo  del  Daino  (M.  B.). 

60.  G.  Lisae  De  Not.  fr.  — Regione  Etnea  a Biancavilla 
(Ca.)  ; Catania  (C.  );  Messina  al  Monte  Landò  (Z.). 

61.  G.  Sardoa  De  Not.  ster.  — Madonie  (A.). 

62.  G.  elatior  Bruch,  pi.  <$  et  fr.  — Nebrodi  nelle  fessure 
delle  rupi  presso  il  vertice  del  Monte  Sambughetti 
(M.  B). 

63.  G.  Hartmani  Schimp.  var.  epilosa  Milde,  ster.  — Mado- 
nie sul  Monte  Salvatore  sotto  i cespugli  dei  faggi 
a 1700  m.  (M.  B.). 

Secondo  il  dott.  Zodda  (1.  c.  p.  32)  nel  1906  il  tipo 
della  specie  sarebbe  stato  raccolto  in  frutto  da  lui  sulle 
Nebrodi. 

64  Rhacomitrium  aciculare  (L.)  Brid.  fr.  — Prov.  di  Mes- 
sina lungo  i torrenti  a S.  Pier  Niceto,  a Monte  Pove- 
rello, a Monforte  S.  Giorgio  (Z.). 


R.  sudeticum  (Funck)  Br.  eur.  fr.  — Calabria  nei 
boschi  di  Monte  Alto  di  Aspromonte  (M.  B.). 

65.  R.  lanuginosum  (Ehrh ; Hedw.)  Brid.  ster.  — Falde  del 
l’Etna  a Nicolosi  (Ma.). 

66.  Hedwigia  albicans  (Web.)  Lindb.  fr.  — Prov.  di  Mes 
sina  sul  Monte  Landò  (Z.);  Nebrodi  sul  Monte  Sambu- 
ghetti  (M.  B.). 

67.  Zygodon  viridissimus  (Dicks.)  Brown,  fr.  — Prov.  di 
Gì-irgenti  a Canicattì  sugli  alberi  (M.);  Prov.  di  Mes- 
sina al  Monte  Landò  sulle  ceppaie  (Z.). 

68.  Orthotrichum  saxatile  Schimp.  fr.  — Prov.  di  Messina 
sulle  rupi  del  Monte  Landò  (Z.). 

69.  0.  cupulatum  Hoffm.  fr.  — Prov.  di  Palermo  nei  bo- 
schi di  Ficuzza  al  Neviere  (T.). 

70.  0.  diaphanum  (Gmel.)  Schrad.  fr.  — Prov.  di  Girgenti 
a Canicattì  sugli  alberi  (M.). 

71.  0.  fastigiatum  Bruch  in  Brid.  oc,  fr.  — Madonie  sugli 
alberi  in  contrada  Furchi  e a Monte  Corvo  a 1200 m.  (A.). 

72.  0.  rupestre  Schleich.  a,  f.  — Nebrodi  in  vetta  al  Monte 
Sambughetti  (M.  B.). 

73.  0.  lejocarpum  Br.  eur.  fr.  — Col  precedente  (M.  B.). 

74.  Encalypta  vulgaris  (Hedw.)  Hoffm.  fr.  — Etna  a 1500- 
1800  m.  (C.)  ; Prov.  di  Messina  sul  Monte  Rossi  (Sp.), 
e sul  Monte  Landò  (Z.). 

75.  E.  rhabdocarpa  Schwaegr.  fr.  — Madonie  alla  sommità 
della  Madonna  dell’Alto  (M.  B.). 

var.  leptodon  (Bruch)  Lindb.  fr.  — Madonie  al  vertice 
del  Pizzo  del  Cervo  (M.  B.). 

La  varietà  era  stata  raccolta  prima  d’ora  sull’Etna 
da  M.  Fleischer. 

76.  Entosthodon  Templetoni  (Sm.)  Schwaegr.  fr.  — Mes- 
sina, e S.  Lucia  del  Mela  (Z.). 

77.  E.  curvi setus  (Schwaegr.)  C.  Muli.  fr.  — Messina  (Mi.); 
Taormina  (Sp.). 

78.  E.  pallescens  Jur.  fr.  — Presso  Messina  sui  colli  aprici  (Z.). 

79.  Funaria  mediterranea  Lindb.  var.  patula  Br.  eur.  fr.  — 
Girgenti  (S.) ; Prov.  di  Messina  sul  Monte  Landò  (Z.)  ; 


— 378  — 


80.  F.  convexa  Spruce,  fr.  — Prov.  di  Siracusa  a Scicli 
(Ce.);  Catania  (C.)  ; Prov.  di  Messina  sul  Monte  Landò 
(Z.)  ; Madonie  al  Piano  di  Val  Cerasa  (C.). 

81.  F.  hygrometbica  (L.)  Sibth.  fr.  — Girgenti  (M.)  ; Ca- 
tania (C.);  Etna  a Biancavilla  ed  alla  Casa  del  Bosco 
(Ca.);  Messina  (Z.);  Taormina  (Sp.)  ; Nebrodi  sul  Monte 
Sambughetti  (M.  B.). 

82.  F.  microstoma  Br.  eur.  fr.  — Presso  Catania  sulle  lave 
di  Picanello  (C.). 

Le  spore  misurano  24  p.  di  diametro.  Sporadica  e rara. 

83.  Anomobryum  juliforme  Solms-Laub.  fr.  — Prov.  di 
Messina  sulle  rupi  guazzose  irrorate  al  Monte  Landò, 
a S.  Pier  Niceto,  al  torrente  Seggia  (Z.);  Calabria  a 
Serra  S.  Bruno  (N.). 

84.  Webera  cruda  (L.)  Bruch,  fr.  — Etna  sulle  lave  a 1500- 

1800  m.  (C.);  Nebrodi  sulle  rupi  ombrose  del  Monte 
Sambughetti  (M.  B.). 

85.  W.  nutans  fSchreb.)  Hdw.  var.  sphagnetorum  Schimp.  ster. 
— - Nebrodi  sulle  rupi  ombrose  del  Monte  Sambughetti 
a 1500  m.  (M.  B.). 

La  varietà  è nuova  per  la  nostra  Flora. 

86.  Bryum  pendulum  (Hornsch.)  Schimp.  c.  fr.  et  fi.  $.  — 
Madonie  nella  regione  elevata  del  monte  Quacedda  (C.). 

Specie  nota  fra  noi  dell’Alta  Italia. 

B.  inclinatum  (Sw.)  Br.  eur.  var.  tortifolium  Bott.  c. 
fr.  et  fi.  5 . — Caespites  sat  laxi  et  elati.  Folia  re- 
motiuscula,  flexuoso  subtortilia.  — Calabria  sulla  terra 
fresca  dei  boschi  sotto  Monte  Alto  d’ Aspromonte  (M.  B.). 

La  pianta  tipica  non  è stata  raccolta  più  a sud 
dell’ Appennino  di  Modena. 

87.  B.  torquescens  Br.  eur.  fr.  — Catania  (C.);  Regione 
Etnea  a Biancavilla  (Ca.);  Messina  (Z.);  Palermo  (Mi.); 

88.  B.  provinciale  Phiiib.  c.  fr.  et  fl.  £.  — Prov.  di  G-irgenti 
a Canicattì  sulle  rupi  calcaree  di  Passo  Stretto  (M.) 
Catania  (C.). 

Negli  esemplari  di  Catania  ho  rinvenuto  soltanto 
fiori  § . 


— B79  — 


89.  B.  pallescens  Schleich.  fr.  — Messina  sul  Monte  Cicci  (Mi.). 

90.  B.  capillare  L.  fr.  — Prov.  di  Girgenti  a Canicattì  (M.); 
Catania  (C.)  ; Madonie  (A.). 

var.  platyloma  Schimp.  Syn.  1876  fr.  — Prov.  di  Pa- 
lermo nel  Bosco  di  Ficuzza  (T.). 

var.  macrocarpum  Hiiben.  fr.  — Etna  alla  Casa  del 
Bosco  (Ca.). 

var.  flaccidum  Br.  eur.  fr.  — Messina  e Monte 
Landò  (Z.). 

91.  B.  Donianum  Grev.  fr.  — Girgenti  (M.);  Catania  (C.); 
Messina  e Monti  Peloritani  (Z.);  Taormina  (Sp.). 

92.  B.  obconicum  Hornsch.  fr.  — Nebrodi  al  Monte  Sambu- 
ghetti  sopra  1000  m.  (M.  B.). 

93.  B.  casspiticium  L.  fr.  — Catania  (C.);  Etna  alla  Casa 
del  Bosco  (Ca.);  Messina  (N.);  Madonie,  alle  Favare  (C.), 
alla  Serra  del  Cavallo  (M.  B.). 

94.  B.  alpinum  Huds.  a,  ster.  — Madonie  alla  Serra  del 
Cavallo  (M.  B.). 

var.  meridionale  Schimp.  str.  — Madonie  alle  Favare 
(C.);  Prov.  di  Palermo  nel  Bosco  di  Ficuzza  (T.). 

var.  aureonitens  Bott.  ster.  — Caespites  extensi,  raol- 
les,  pulcre  aureonitentes.  Foliorum  forma  ut  in  pianta 
typica,  areolatio  laxior.  — Nebrodi  sulle  rupi  del 
Monte  Sambughetti  (M.  B.). 

95.  B.  murale  Wils.  fr.  — Messina  (Z.)  ; Taormina  (Sp.). 

96.  B.  atropurpureum  (haud  Wahl.)  Br.  eur.  fr.  — Catania 
(C.);  Messina  (Z.). 

var.  dolioloides  Solms-Laub.  fr.  — Regione  Etnea 
a Biancavilla  (Ca.). 

97.  B.  argenteum  L.  fr.  — Girgenti  (M.);  Messina  (Z.). 

var.  lanatum  (P.  B.)  Br.  eur.  ster.  — Girgenti  (M.); 
Messina  (Z.). 

98.  Mnium  undulatum  (L.)  Weis,  ster.  — Messina  a S.  Lu- 
cia del  Mela,  Monti  Peloritani  (Z.);  Madonie  tra  Ca- 
stelbuono  e Monticelli  (M.  B.). 

99.  M.  punctatum  (L.,  Schreb.)  Hedw.  fr.  — Prov-.  di  Messina 
alla  cascata  Femmina  Morta  del  monte  S.  Giorgio  (Z.). 


— 380  — 


100.  Bartramia  pomiformis  (L.  exp.)  Hedw.  a,  fr.  — Mes- 
sina a Meri  e sul  Monte  Antennamare  (Z.);  Madonie, 
alia  Madonna  dell’Alto  (M.  B.),  ed  al  Piano  di  Valle 

Cerasa  (C.). 

101.  B.  stricta  Brid.  fr.  — Catania  (C.);  Regione  Etnea  a 
Biancavilla  (Ca.);  Prov.  di  Messina  sul  Monte  Landò 
Z.);  Taormina  (Sp. );  Madonie  presso  Castelbuono 
(M.  BO. 

102.  Philonotis  rigida  Brid.  fr.  — Messina  (Z.)  ; Madonie 
nella  valle  tra  CasteJbuono  e Monticelli  a 450  m.  in 
bellissimi  cespi  (M.  B.). 

103.  Ph.  marchica  (Willd.)  Brid.  fr.  — Prov.  di  Messina 
a Monforte  S.  Giorgio  lungo  il  torrente  Femmina 
Morta  (Z.). 

104.  Ph.  Arnelli  Husnot,  vel  Ph.  capil'aris  Lindb.  ster.  — Mes- 
sina (Z.). 

Incerta  per  mancanza  di  fiori 

105.  Ph.  calcarea  (Br.  eur.)  Schimp.  pi.  fr.  et  pi.  <£ . — 
Messina  a S.  Maria  del  Mela  in  luoghi  montani  sei- 
vati  ed  umidi  (Z.). 

Raccolta  pure  sulle  Nebrodi  nel  1906  (Zodda  1.  c.). 

106.  Timmia  bavarica  Hessel,  fr.  — Madonie  alle  Favare 
(C.),  ed  al  Passo  della  Botte  (M.  B.). 

107.  Catharixea  undulata  (L.)  Web.  et  Mohr,  fr.  — Mes- 
sina nelle  selve  montane  di  S.  Lucia  del  Mela  (Z.  ). 

108.  Pogonatum  nanum  (Schreb.)  Pai.  Beauw.  fr.  — Prov. 
di  Messina  a S.  Pier  Niceto  e nei  pascoli  del  Monte 
Landò  (Z.). 

109.  P.  aloides  iHedw.)  Pai.  Beauv.  fr.  — Prov.  di  Mes- 
sina a S.  Pier  Niceto  (Z.)  ; Nebrodi  sul  monte  Sam- 
bughetti  (M.  B). 

110.  PoLYTRICHFM  PILIFERUÌI  Schreb.  pi.  fr.  et  pi.  . — 
Etna  alla  Casa  del  Bosco  (Ca.),  e sotto  la  Cantoniera 
(C.)  ; Prov.  di  Messina,  a Portella  di  Castanea  (N.) 
ed  a Monte  Rossi  (Sp.)  ; Nebrodi  sul  Monte  Sambu- 
ghetti  (M.  B.). 

111.  P.  juxiperix'VM  Wild.  pi.  fr.  et  pi.  — In  Prov.  di 


— 381  — 


Messina  frequente  (Z.)  ; Prov.  di  Palermo  nei  boschi 
di  Ficuzza  (T.). 

var.  alpinum  Schimp.  ster.  — Madonie  al  vertice  del 
Monte  Salvatore  sotto  i cespugli  di  faggi  (M.  B.). 

112.  P.  commune  L.  ster.  — Madonie,  in  valle  Pomeri  (C.), 

e presso  Castelbuono  (M.  B.). 

113.  Diphyscium  sessile  (Schmid.)  Lindb.  var.  rostromitratum 
Bott.  fr.  — Calyptra  acute  conica  in  rostrum  rectum, 
longum,  styliforme,  producta.  — Presso  Messina,  pri- 
mavera del  1905  (Z.). 

Pleubocarpi. 

114.  Leucodon  sciuroides  (L.)  Schwaegr.  «,  ster.  — Ma- 
donie (A.). 

var.  morensis  (Schwaegr.)  De  Not.  fr.  — Prov.  di 
Messina  a Meri  e sul  Monte  Landò  (Z.)  ; Nebrodi  sul 
Monte  Sambughetti  e sul  Monte  Campanito  (M.  B.); 
Madonie  (A.),  al  Pizzo  del  Cervo  ed  al  Passo  della 
Botte  (M.  B.);  Prov.  di  Palermo  a Cefalù  (M.). 

115.  Antitrichia  curtipendula  (Hedw.)  Brid.  ster.  — Ne- 
brodi sul  Monte  Sambughetti  e sul  Monte  Campa- 
nito (M.  B.), 

116.  Leptodon  Smithii  (Dicks.)  Mohr,  ster.  — Prov.  di 
Girgenti  a Canicattì  sugli  alberi  (M.). 

117.  Neckera  turgida  Jur.  ster.  — Madonie  agli  stillicidi 
salendo  al  Pizzo  del  Cervo  a 1500  m.  (M.  B.). 

Sporadica  e rara. 

Habrodon  perpusillus  (De  Not.)  Lindb.  var.  subener- 
vium  (Spruce)  fr.  — Folia  ramulina  costa  brevi  in- 
structa.  — Calabria  fra  S.  Eufemia  ed  i Piani  d’Aspro- 
monte  sui  tronchi  (M.  B.). 

118.  Pterogonium  gracile  (Dill.)  Swartz,  fr.  — Prov.  di  Mes- 
sima  a Meri  ed  al  Monte  Landò  sugli  alberi  (Z.). 

119.  Pterigynandrum  filiforme  (Timm)  Hedw.  a,  ster.  — 
Madonie,  nel  boschetto  Petrusa  a 1200  m.  (A.),  e sotto 
il  Pizzo  del  Daino  (M.  B.). 


— 382  — 


var.  decipiens  (W.  et  M.)  Limpr.  ster.  — Madonie 
sotto  il  Pizzo  del  Daino  sui  faggi  (M.  B.). 

Raccolto  pure  sulle  Nebrodi  nel  1906  (Zodda,  1.  c.). 
var.  f ilescens  Boulay,  str.  — Madonie  al  Passo  della 
Botte  e sotto  il  Pizzo  del  Daino  sui  faggi  (M.  B.). 

Alla  presente  varietà,  che  è nuova  per  l’Italia,  si 
deve  forse  riferire  la  var.  subtile  Roth  in  Zodda  (1.  c. 
p.  34),  raccolta  da  quest’ultimo  sulle  Nebrodi  nel  1906. 

120.  Pseudoleskea  atrovirens  (Dicks.)  Br.  eur.  a,  ster.  — Ca- 
labria nei  boschi  sotto  Monte  Alto  di  Aspromonte 
(M  B.). 

var.  decipiens  Bott.  ster.  — Habitus  ac  tenuitas 
omnium  partium  ut  in  var.  tenella  Limpr.;  foliorum 
forma  ac  areolatio  (brevis  et  papillosa)  ut  in  pianta 
typica.  — Madonie  sotto  il  Pizzo  del  Daino  sui 
faggi  (M.  B.). 

121.  Isothecioi  myurum  (Pollich)  Brid.  a,  fr.  — Nebrodi 
sul  Monte  Sambughetti  (M.  B.). 

var.  scabridum  Limpr.  fr.  — Col  precedente  (M.  B.). 
Raccolto  pure  sulle  Nebrodi  nel  1906  (Zodda,  1.  c.). 
Varietà  segnalata  per  l’ Italia  solo  delle  isole  Elba 
e Salina. 

122.  Hohalothecium  sericeum  (L.)  Br.  eur.  fr.  — Prov.  di 
Girgenti  a Canicattì  (M.);  Prov.  di  Messina  sul  Monte 
Landò  (Z.)  ; Taormina  (Sp.);  Nebrodi  in  vetta  al  monte 
Sambughetti  (M.  B.);  Madonie  (A.),  al  vertice  del 
Pizzo  del  Cervo  (M.  B.). 

123.  H.  Philippeanum  (Spruce)  Br.  eur.  fr.  — Madonie  alla 
base  dei  faggi  salendo  al  Pizzo  del  Cervo  (M.  B.). 

124.  Brachythecium  rutabulum  (L.)  Br.  eur.  var.  flavescens 
Br.  eur.  ster.  — Prov.  di  Palermo  nel  Bosco  di  Fi- 
cuzza  in  una  forma  robusta  (T.). 

Raccolto  pure  sulle  Nebrodi  nel  1906  (Zodda,  1.  c.). 
var.  apuanum  Bott.  ster.  — Calabria  a Serra  San 
Bruno  (N.). 

125.  B.  RivuLARE  Br.  eur.  ster.  — Nebrodi  sulle  rupi  om- 
brose del  Monte  Sambughetti  a 1000  m.  (M.  B.). 


— 383  — 


126.  Sclero  podium  illecebrum  (Vaili.,  Schwaegr.)  Br.  eur, 
fr.  — Prov.  di  Girgenti  a Canicattì  (M.)  ; Messina  a 
Meri  (N.  Z.). 

var.  decipiens  Bott.  in  Bull.  Soc.  bot.  ital.  (1903) 
p.  8,  fr.  — Messina  a Meri  sui  sassi  umidi  (Z.). 

127.  Eurhynchium  myosuroides  (Dill.,  L.)  Schimp.  ster.  — 
Nebrodi  sulle  rupi  del  Monte  Sambughetti  (M.  B.). 

128.  E.  diversifolium  (Schleich.)  Br.  eur.  ster.  — Madonie 
ai  vertici  del  Mente  Salvatore  e della  Madonna  del- 
l’Alto fra  i sassi  sotto  i cespugli  dei  faggi  (M.  B.). 

Specie  alpina  rara  per  l’Italia,  raccolta  pure  sulle 
più  alte  vette  dell’Appennino  romano  ed  abruzzese. 

129.  E.  circinatum  (Brid.)  Br.  eur.  ster.  — Prov.  di  Gir- 
genti a Canicattì  (M.);  Prov.  di  Siracusa  a Scicli  (Ce.); 
Messina  a Meri  (Z.);  Taormina  (Sp.)  ; Palermo  (Mi.). 

130.  E.  cirresum  (Schwaegr.)  Molendo,  1865,  pi.  §.  — Ma- 
donie sulle  rupi  della  Serra  del  Cavallo  a 1700  m. 
(M.  B.). 

Specie  delle  alte  montagne,  nuova  per  la  parte 
d’Italia  che  sta  a sud  dell’Appennino  emiliano. 

131.  E.  Stokesii  (Turn.)  Br.  eur.  ster.  — Messina  a Meri 
(Z.)  ; Calabria  a Serra  S.  Bruno  (N.). 

132.  E.  hians  (Hedw.)  Jàger  et  Sauerb.  ster.  — Messina  a 
Meri  sulla  terra  ombrosa  ed  umida  (Z.). 

133.  E.  Swartzii  (Turn.)  Curn.  — Messina  a Meri  ed  a S.  Pier 
Niceto  (Z .);  Palermo  (Mi.). 

134.  E.  pumilum  (Wils.)  Schimp.  pi.  . — Messina  a Meri 
sui  muri  umidi  (Z.). 

135.  Rhynchostegium  curvisetum  (Brid.)  Schimp.  fr.  — 
Prov.  di  Girgenti  a Canicattì  (M.);  Messina  (Z.). 

136.  R.  tenellum  (Dicks.)  Br.  eur.  fr.  — Messina  (Z.). 

137.  R.  megapolitanum  (Bland.)  Br.  eur.  var.  meridionale 
Schimp.  fr.  — Prov.  di  Girgenti  a Canicattì  (M.). 

138.  R.  confertum  (Dicks.)  Br.  eur.  fr.  — Messina  (Z.). 

139.  R.  rusciforme  (Neck.)  Br.  eur.  fr.  — Prov.  di  Messina 
a S.  Pier  Niceto  ed  al  Monte  Landò  lungo  le  acque 
(Z.);  Calabria  in  prov.  di  Reggio  a Bagnara  (M.  B.). 


— 384  — 


var.  inundatum  Br.  eur.  ster.  — Madome  al  Passo 
della  Botte  (M.  B.). 

var.  prolixum  (Dicks.)  Br.  eur.  ster.  — Madonie 
fra  Castelbuono  e Monticelli  (M.  B.). 

140.  Thamnium  alopecurum  (L.)  Br.  eur.  ster.  — Messina 
a S.  Pier  Niceto  ( Z.)  ; Nebrodi  sui  tronchi  nel  Bosco 
della  Giumenta  (M.  B.). 

141.  Plagiothecium  sylvaticum  (Huds.)  Br.  eur.  var.  minus 
Bott.  ster.  — Dense  caespitosum,  caule  et  ramis  humi- 
lioribus.  foliis  minoribus.  — A formis  tenellis  P.  den- 
tic.ulati , foliis  brevius  ac  laxius  areolatis,  minus  com- 
planatis,  nitore  destitutis,  distinguitur.  — Nebrodi 
presso  la  vetta  del  Monte  Sambughetti  sulla  terra  ed 
alla  base  dei  faggi  (M.  B.). 

142.  P.  denticulatuh  (L.)  Br.  eur.  ster.  — Ove  il  prece- 
dente (M.  B.). 

143.  Amblysteoiuh  filicinum  (L.)  De  Not.  fr.  — Madonie 
al  Passo  della  Botte,  e salendo  al  Pizzo  del  Cervo 
(M.  B.). 

var.  crassinervium  Ben.  in  Husn.  Muscol.  gali.  (1894) 
p.  362  et  tav.  103,  abunde  fr.  — Madonie  al  Passo 
della  Botte  (C.  e M.  B.). 

Limpricht  (Laubm.  1897,  p.  307)  e in  errore  collo- 
cando questa  varietà  fra  i sinonimi  dell’A.  fallax 
(Brid.)  Milde.  Le  foglie  cauline  hanno  bensì  una  ner- 
vatura robustissima  e lungamente  scorrente  come  in 
questo  ; però  la  forma  loro  è cordata  triangolare,  il 
tessuto  basale  è parenchimatico  cortissimo  e le  cellule 
alari  sono  grandi,  gonfie,  ialine  o gialle  come  nel- 
V A.  filicinum  tipico.  Varietà  nuova  per  l’Italia. 

144.  A.  irriguum  (Wils.)  Br.  eur.  var.  tenellum  Schimp.  ster. 
— Palermo  sulle  rocce  presso  una  fonte  nella  villa 
Tasca  (Mi.). 

145.  A.  serpens  (L.)  Br.  eur.  c,  fi.  g et  $ . — Prov.  di 
Girgenti  a Canicatti  sugli  alberi  (M.). 

Forma  con  foglie  a cellule  brevi  e nervatura  lunga. 

146.  Hypnum  commutatum  Hedw.  fr.  — Prov.  di  Messina 


- B85  — 


a S.  Pier  Niceto  ed  a S.  Lucia  del  Mela  lungo  le 
acque  (Z.);  Madonie,  a Castelbuono  ed  al  Passo  della 
Botte  (M.  B.j;  alle  Favare  ed  al  Monte  Quacella  (C.). 

147.  H.  cupressiforme  L.  fr.  — Prov.  di  G-irgenti,  a Ca- 
nicattì  (M.)  ; Etna  sulla  lava  a 1500-1800  m.  (C.)  ; 
Provincia  di  Messina  comune  (Z.)  ; Madonie  (A.),  a 
Castelbuono  ed  alla  Madonna  dell’Alto  (M.  B.)  ; Prov. 
di  Palermo  nel  Bosco  di  Ficuzza  (T.). 

var.  elatum  Br.  eur.  ster.  — Nebrodi  sulle  rupi  om- 
brose del  Monte  Sambughetti  (M.  B.). 

Raccolto  pure  sulle  Nebrodi  a Barrilà  nel  1906 
(Zodda,  1.  c.). 

var.  subjulaceum  Molendo,  ster.  — Madonie  in  vetta 
al  Monte  Salvatore  setto  i cespugli  dei  faggi  (M.  B.). 

Raccolto  pure  sulle  Nebrodi  nel  1906  (Zodda,  1.  c.). 

Che  io  sappia,  in  Italia  questa  varietà  era  stata  rin- 
venuta soltanto  in  pi’ov.  di  Milano. 

148.  H.  molluscum  Hedw.  ster.  — Prov.  di  Messina  a San 
Pier  Niceto  (Z.). 

149.  H.  purum  L.  ster.  — Ove  il  precedente  (Z.). 

150.  Hylocomium  triquetrum  (L.)'  Br.  eur.  ster.  — Nebrodi 
sulle  rupi  del  monte  Campanito  (M.  B.). 

151.  Sphagnum  contortum  (haud  Schultz)  Limpr.  Laubm. 
1885.  = Sph.  subsecundum  contortum  Schimp.  1858. 
= Sph.  rufescens  (Br.  germ.)  Limpr.  in  litt.  1888,  et 
Laubm.  1901.  = Sph.  cornutum  Roth,  Europ.  Laubm. 
1906,  ster.  — Madonie  tra  Castelbuono  e Monticelli 
nella  valle  a 450  m.  (M.  B.  >. 


25 


— 386  — 


V. 

ISOLE  EOLIE  (1). 

SALINA. 

Seconda  in  grandezza  fra  le  isole  di  quell’arcipelago  vul- 
canico, Salina  misura  58  km.  di  periferia.  La  costituiscono 
in  gran  parte  due  monti  fra  i quali  si  stende  una  fertile 
vallata.  Manca  di  piante  boschive  e scarseggia  di  acque. 
Nota  caratteristica  è l’aridità. 

Agro  carpi. 

Oreoweisia  Bruntoni  (Shmith)  Milde,  fr.  — Sul  Monte  Rivi, 
raccolta  il  28  marzo  1902  dal  dott.  Giuseppe  Zodda. 

& 

$ & 

STROMBOLI. 

L’isola  ha  appena  6 km.  di  circonferenza,  ed  è larga  non 
più  di  4 km.  Vista  da  Strombolicchio,  un  masso  roccioso 
disabitato  a qualche  chilometro  di  distanza,  essa  si  delinea 
nel  cielo  in  forma  di  un  cono  quasi  perfetto,  coi  fianchi 
guarniti  di  verde  vegetazione.  Il  monte  vulcanico  è alto 
926  m.  Non  alla  vetta,  ma  a due  terzi  dalla  costa,  cioè  a 
circa  600  m.  si  apre  il  cratere  presentemente  attivo,  che  a 
brevi  periodi  rischiara  di  lampi  e di  strisce  di  fuoco  lo 
spazio.  Grotte  calde  e fumarole  s’incontrano  in  varii  luoghi. 
La  vite  inghirlanda  dei  suoi  pampini  le  pendici;  ma  anche 
qui  difettano  le  piante  da  bosco,  e le  sorgenti  sono  appena 
rappresentate. 

Acrocarpi. 

1.  Webera  annotina  (Hedw.)  Bruch,  ster.  — Raccolta  nel- 
l’isola il  3 aprile  1902  dal  dott.  Giuseppe  Zodda. 

Si  conosceva  fra  noi  solo  dell’Alta  Italia  e della  Corsica. 

(1}  Bottini  A.  I priva  Muschi  delle  isole  Eolie.  « Bull.  Soc.  bot.  ital.  » 
p.  294-299.  Firenze,  1903. 


— 387  — 


Pleurocarpi. 

2.  Barbella  strongylensis  Bott.  nov.  spec.  ster. 

Caespites  laxe  intricati,  pallide  lutescenti  virides,  tenelli. 
Caulis  repens.  Rami  graciles,  inaequales,  flexuosi,  usque 
ad  7 cm.  longi,  quandoque  rhizina  gerentes,  apice  inter- 
dum  attenuati,  parce,  remote  et  breviter  ramulosi.  Folia 
ramorum  et  ramulorum  approximata  vel  subconferta,  fle- 
xuoso  patentia,  subcomplanata,  nitida,  decurrentia,  parva,  e 
basi  ovata  non  constricta,  lanceolato  acuminata,  plus  minus 
longe  subulata,  1-1.3  mm.  longa,  0.3  mm.  lata,  margi- 
ni bus  planis  tota  longitudine  remote  et  obsolete  serrula- 
tis,  in  medio  interdum  biplicatula;  nervo  tenui  ad  */2  vel  7 4 
folii  producto  et  in  denticulum  desinente  ; cellulis  longe  et 
anguste  linearibus,  subflexuosis,  sublevibus  (in  angulo  supe- 
riore dorsali  vix  papilloso  prominulis),  basalibus,  laxis,  multo 
majoribus , subrectangulis  et  subexagonis,  omnibus  leptoder- 
micis , membranis  minime  incrassatis.  Caetera  desunt. 

In  insula  italica  Stromboli  (olim  Strongylus)  ubi  altitud. 
m.  700  per  regionem  montanam  Versante  Maestro  crateris 
vulcanici,  ad  rupes  in  antris  e vaporariis  naturalibus  calidi 
madefactis,  Februario  1899  legit  Attilius  Ferrari,  Sema- 
phorista  secundas  agens  apud  militiam  navalem  Italiae. 

Genus  exoticum,  omnino  tropicale,  ad  diem  alias  22  spe- 
cies arboricolas  complectens,  quae  Asiam,  Oceaniam  ac  Ame- 
ricana incolunt. 

Species  valde  peculiaris,  propter  reticulum  basalem  fo- 
liorum  laxum,  sectioni  A generis  a cl.  Brothero  institutae 
adscribenda  (1);  de  qua  hactenus  tantum  B.  Stevensii  (Ren.  et 
Card.)  (2),  Fleisch.,  e Sikkim-Himalaya,  et  B.  ru fi folia 
(Thwait.  et  Mitt.)  (3),  Broth.,  e Ceylon  notae  erant.  Ut 


(1)  Brothekus  V.  F.  In  Engler  nnd  Prantl  : Die  natiirlichen  Pftanzefami- 
lien,  Lief.  226,  p.  824.  Leipzig,  1906. 

(2)  Renauld  F.  et  Cardot  J.  Musei  exotici  novi  vel  minus  cogniti.  Bull. 
Soc.  Boyale  de  Bot.  de  Belgique,  tome  34,  p.  72.  Bruxelles,  1895. 

(3)  Mitten,  in  Journ.  of  the  Linn.  Soc.  p.  316.  London,  1872. 


— 388  — 


monet  cl.  Cardot,  accedit  aliquantuium  pianta  nostra  ad 
B.  Levieri  (Ren.  et  Card.)  (1),  Fleisch.,  in  Himalaya,  For- 
mosa ac  Japonia  provenientem  ; sed  foliis  mollioribus,  bre- 
vioribus,  obsolete  serrulatis,  bast  laxius  areolatis,  cellulis 
sublevibus  ac  omnibus  leptodermicis,  ab  ilia  optime  di- 
stinguitur. 

Devo  il  possesso  di  questa  interessantissima  specie  alla 
benevolenza  del  colonn.  Luigi  Micheletti,  per  commissione 
del  quale  il  nipote  Ferrari  esplorò  la  località.  Il  dott.  Emilio 
Levier  pose  amichevolmente  a mia  disposizione  i suoi  co- 
piosi saggi  autentici  degli  altri  rappresentanti  del  genere. 

A spiegare  poi  la  fenomenale  presenza  di  una  Barbella  in 
Europa,  e precisamente  nell’isola  di  Stromboli,  valgono  con- 
siderazioni identiche  a quelle  fatte  sul  conto  del  Calymperes 
Sommieri  di  Pantelleria. 

3.  Brachythecium  rutabulum  (L.)  Br.  eur.  ster.  — Versante 
Maestro  a 700  in.,  race,  nel  Febbraio  del  1899  dal 
sig.  A.  Ferrari. 


VI. 

ISOLE  PARTENOPEE. 

CAPRI  (2). 

La  pittoresca  e vaghissima  isoletta,  posta  all’ingresso  del 
golfo  di  Napoli,  consta  di  una  massa  dirupata  di  rocce 
calcaree,  la  cui  cima  più  elevata,  il  Monte  Solaro,  raggiunge 
i 585  m.  In  qualche  punto,  come  nella  depressione  fra  Monte 


(1  Rexaitld  F.  et  Cardot  J.,  in  Bull.  Soc.  Royale  de  Bot.  de  Belgique, 
tome  41,  p.  328.  Bruxelles,  1903. 

2)  Pasquale  G.  A.  Flora  vesuviana  ecc.  Musoni  di  Capri:  p.  114,  135. 
Atti  R.  Accad.  Se.  fis.  e matem  , Napoli,  1869.  — Bottini  A.  Bibliografia 
briologica  italiana:  p.  290,  292.  Pisa,  1892.  — Negri  G.  Sulla  Flora  briologica 
della  penisola  sorrentina  (Capri  compresa).  Atti  R.  Accad.  Se.  di  Torino, 
p.  1-22  (delle  cop.  sep.)  Torino,  1906. 


— 389  - 


Solaro  e il  colle  di  Castiglione,  ai  calcari  dell’epoca  seconda- 
ria si  sovrappongono  marne,  arenarie  ed  argille  eoceniche  ; 
e negli  avvallamenti  anche  depositi  tufacei  di  trasporto, 
pomici,  lapilli  e ceneri.  Benché  piccola,  arida  e quasi  sprov- 
vista di  vegetazione  arborea,  il  suolo  feracissimo  produce 
vini  rinomati,  olio,  limoni,  aranci  e fichi. 

I Muschi  che  prima  d’ora  erano  stati  osservati  in  Capri 
sommano  circa  a una  quarantina.  Io  do  soltanto  la  nota  di 
quelli  che  recentemente  giunsero  nelle  mie  mani. 

Elenco  dei  raccoglitori  : (B)  Basile  tenente  Roberto  (per 
incarico  del  colonn.  L.  Micheletti)  Giugno  1902  — (C.) 
dott.  Cerio  (per  incarico  del  colonn.  L.  Micheletti)  Giu- 
gno 1902.  — (G.)  Guadagno  sig.  Michele,  Febbraio,  Aprile 
1903.  — (R.)  Roll  dott.  Giulio,  Aprile  1903. 


Acrocarpi. 

1.  Gymnostomum  calcareum  Br.  germ,  «,  fr.  — Nel- 
l’isola (G.). 

var.  muticum  Boulay,  fr.  — Nell’isola  (G.). 

2.  Dicranella  varia  (Hedw.)  Schimp.  fr.  — Nell’isola  (G.). 

3.  Ceb 4.todon  chloropus  (Bi’id.)  Brid.  ster.  — Vertice  del 
Monte  Solaro  (G.). 

4.  Didymodon  lurid us  Hornsch.  fr.  — Nell’isola  (G.). 

5.  D.  tophaceus  (Brid.)  Jur.  forma  lingulatus  Boulay,  ster.  — 
Nell’isola  (G  ). 

6.  Trichostomum  crispulum  Bruch,  fr.  — Sulle  rocce  nelle 
selve  (C.). 

7.  T.  mutabile  Bruch,  fr.  — Nell’isola  (G.). 

8.  I.  nitidum  (Lindb.)  Schimp.  var.  obtusum  Boulay,  ster. 
— Sulla  terra  umida  ombrosa  nella  selva  di  Gasto  (C.). 

9.  T.  inflexum  Bruch,  fr.  — Sui  muriccioli  (B.  G.). 

10.  Timmiella  Barbula  (Schwaegr.)  Limpr.  c.  ped.  — Nel- 
l’isola (G.). 

11.  Barbula  unguiculata  (Huds.)  Hedw.  var.  apiculata 
(Hedw.)  Br.  eur.  fr.  — Sulla  terra  (B.). 


- 390  — 


12.  B.  fallax  Hedw.  fr.  — Nell’isola  (G.). 

13.  B.  gracilis  (Schleich.)  Schwaegr.  fr.  — Nell’isola  (G.). 

14.  B.  vinealis  Brid.  fr.  — Sulla  terra  (B.). 

15.  B.  convoluta  Hedw.  fr.  — Nell’isola  (Gr.). 

16.  Aioina  ambigua  (Br.  eur.)  Limpr.  fr.  — Nell’isola  (G.). 

17.  Tortola  marginata  (Br.  eur.)  Spruce,  fr.  — Anacapri  (R.  ). 

18.  Funaria  mediterranea  Lindb.  fr.  — Nell’isola  (G.). 

19.  F.  convexa  Spruce,  fr.  — Nell’isola  (G.). 

20.  F.  hygrometrica  (L.)  Sibth.  fr.  — Nell’isola  (G.)  ; Ana- 
capri (R). 

21.  Bryum  capillare  L.  pi.  fr.  et  pi.  . — Nell’isola  (G.). 

22.  B.  Donianum  Grev.  fr.  — Nell’isola  (G.). 

23.  B.  murale  Wils.  fr.  — Nell’isola  (G.). 

24.  B.  atropurpureum  (haud  Wahl.)  Br.  eur.  var.  dolioloides 
Solms-Laub,  fr.  — Sui  lastrici,  sul  terriccio  e sulle 
mura  (C.). 

25.  B.  argenteum  L.  a,  ster.  — Sul  terriccio  nella  selva  (C.). 


Pleurocarpi. 

26.  Homalothecium  sericeum  (L.)  Br.  eur.  fr.  — Sulle  rocce 
al  nord  (C.  G.). 

27.  Brachythecium  rutabulum  (L.)  Br.  eur.  ster.  — Nel- 
l’isola (G.). 

var.  plumulosum  Br.  eur.  ster.  — Rocce  e radici  de- 
gli alberi  nella  selva  di  Gasto  (C.). 

Varietà  poco  nota  in  Italia. 

28.  Scleropodii’m  illecebrum  (Vaili.,  Schwaegr.)  Br.  eur. 
ster.  — Vertice  del  Monte  Solaro  (G.);  Anacapri  (R.). 

29.  Eurhynchium  circinatum  (Brid.)  Br.  eur.  ster.  — Nel- 
l’isola (G.);  nella  selva  (C.). 

30.  E.  pumilum  (Wils.)  Schimp.  ster.  — Nell’isola  (B.). 

31.  Rhynchostegium  tenellum  (Dicks).  Br.  eur.  fr.  — Sui 
muriccioli  (B.). 

32.  R.  megapolitanum  (Bland.)  Br.  eur.  var  meridionale  Schimp. 

ster.  — Nell’isola  (G.). 


— 391  — 


33.  Hypnum  cupressiforme  L.  ster.  — Vertice  del  monte 
Solaro  (Gr.). 

» 

S » 

ISCHIA  (1). 

Situata  fra  il  golfo  di  Napoli  e quello  di  G-aeta  l’isola 
d’Ischia  si  estende  per  una  superficie  di  80  kmq.,  misu- 
rando alla  base  39  km.  di  perimetro.  E montuosa  e vul- 
canica ; il  punto  culminante,  il  gruppo  dell’Epomeo,  rag- 
giunge i 792  m.  di  altezza.  Dei  suoi  molti  crateri  non  ve 
ne  ha  nessuno  che  si  mantenga  attivo  nell’attualità;  restano 
per  altro  le  sorgenti  termali,  le  stufe  e le  fumarole  quali 
attestati  dei  fenomeni  di  altri  tempi.  Il  terreno  che  è ol- 
tremodo produttivo,  dà  vini  e frutta  squisite. 

Secondo  le  mie  cognizioni,  la  Fiorala  briologica  d’Ischia 
era  rappresentata  fino  ad  ora  da  43  specie.  Ricevei  dal 
colonn.  Luigi  Micheletti  una  collezione  di  Muschi  dell’isola, 
raccolta,  parte  da  lui  stesso  nel  Luglio  1899,  e parte,  a 
sua  preghiera,  dal  capit.  Aurelio  Dettore  nel  marzo  1902. 
Passo  ora  a renderne  conto. 

Acrocarpi. 

1.  Gymnostomum  calcareum  Br.  germ.  ster.  — Sulla 
terra.  (D.). 

var.  muticum  Boulay,  ster.  — Sulla  terra  (D.). 

2.  Campylopus  polytrichoides  De  Not.  var.  vaporarius  De 
Not.  — Casamicciola  all’esterno  del  Monte  Rotaro  alla 
bocca  delle  fumarole  (M.). 


(l!  (tussone.  Gr.  Enumeratio  p'antarum  vasculariam  inarimensium.  Musei, 
p.  Vili,  et  XII.  Neapoli,  1854.  — Bottini  A.  Bibliografia  briologica  italiana: 
p.  290.  Pisa,  1892.  — Terracciano  A.  La  Florida  briologica  dell’isola  d’Ischia. 
Nota  preliminare.  Bull.  Soc.  bot.  ital.  p.  162-172.  Firenze,  1894. 


— 392  — 


3.  Fissidens  taxifolius  (L.)  Hedw.  var.  tenuis  Bott  in  Bull. 
Soc.  bot.  ital.  (1902)  p.  178  ; F.  taxifolius  var.  parvu- 
lus  Ruthe,  ms.  ined.  ; Levier,  Bull.  Soc.  bot.  ital.  (1905) 
p.  208.  ster.  — Casamicciola  sulle  rocce  e sui  muri 
della  strada  di  Pendio  Lacco  (M.). 

Questa  varietà  prima  d’ora  era  stata  soltanto  raccolta 
in  Toscana  al  promontorio  Argentario  e attorno  a Fi- 
renze, e nell’Arcipelago  delle  Eolie  nelle  isole  Salina 
e Panaria. 

4.  Trichostomum  crispulum  Bruch,  fr.  — Casamicciola  ove 
il  precedente  (M.). 

5.  Tiiimiella  Baebula  (Schwaegr.)  Limpr.  fr.  — Casamic- 
ciola ove  il  precedente  (M.). 

6.  Leptobarbula  berica  De  Not.  ) Schimp.  fr.  — Nell’isola  (D.). 

7.  Barbula  Hornschuchiana  Schulz,  ster.  — Sulla  terra  fra 
i cespuglietti  di  Gymnostomurn  calcareum  (D.). 

8.  B.  graci'is  (Schleich.)  Schwaegr.  fr.  — Rocce  e muri  di 
Pendio  Lacco  (M.). 

9.  Tortula  marginata  (Br.  eur.)  Spruce,  fr.  — Ove  la  pre- 
cedente (M.). 

10.  Grimmia  pulvinata  (L.j  Smith,  fr.  — Casamicciola  sui 
massi  del  Monte  Rotaro  e sui  muri  intorno  al  vallone 
dell’Acqua  Fredda  (M  ). 

11.  G.  Lisae  De  Not.  fr.  — Casamicciola  sui  massi  del 
Monte  Rotaro  (M.). 

12.  Fuxaria  hygrometrica  (L.)  Sibth.  fr.  — Sulla  terra  (D.). 

13.  Bryum  capillare  L.  fr.  — Sui  massi  dei  boschi  e sui 
muri  verso  Lacco  Ameno  (M.). 

14.  B Donianum  G-rev.  fr.  — Rocce  e muri  a secco  lungo 
la  strada  di  Pendio  Lacco  iM.). 

15.  Mnium  undulatum  (L.)  Weis,  fr.  — ^ allone  Bubù  o 
dell’Acqua  Fredda  (M.). 

16.  Bartramia  stricta  Brid.  fr.  — Rocce  e muri  della 
strada  di  Pendio  Lacco  (M.). 

17.  Philonotis  marchica  (Willd.)  Brid.  ster.  — Crepacci  di 
rocce  con  fumarole  sulla  via  Pendio  Lacco  e Puz- 
zillo  (M.). 


— 398  — 


Pleurocarpi. 

18.  Brachythecium  rutabulvm  iL.)  Br.  eur.  var.  Klinggraefi 
(Klinggr.)  Limpr.  ster.  — Nell’isola  (D.). 

19.  Scleropodium  illecebrum  (Vaili.,  Schwaegr.)  Br.  eur.  fr. 
— Strada  Pendio  Lacco  ed  altrove,  sulla  terra,  i muri 
e le  rupi  (M.  D.). 

20.  Eurhynchium  circinatum  (Brid.)  Br.  eur.  fr.  — Col 
precedente  (M.  D.). 

21.  Rhynchostegium  tenellum  (Dicks.)  Br.  eur.  fr.  — Casa- 
micciola  sui  muri  a secco  della  via  campestre  sopra  ì 
Fanghi  della  Rita  (M.). 

22.  R.  megapolitanum  (Bland.)  Br.  eur.  forma  ludens  inter  a 
Boulay  et  Schimp.  ster.  — Alla  base  degli  alberi  (D.). 

23  Thammium  alopecurum  (L.)  Br.  eur.  pi.  </ . — Luoghi 
dirupati  del  vallone  Bubù  o dell’Acqua  Fresca  (M.). 
24.  Hypnum  cupressiforme  L.  fr.  — Castagneti  del  vallone 
Bubù,  Casamicciola  ed  altrove  (M.  D.). 

& 

£ 

PROCIDA. 

Procida  è collocata  tra  Ischia  ed  il  Capo  Miseno,  e diffe- 
risce dalle  isole  predenti  per  una  superficie  poco  elevata, 
quasi  pianeggiante.  Tagliato  in  prevalenza  a picco  sul  mare 
il  suo  perimetro  gira  sinuoso  e frastagliato  per  16  km.  Il 
suolo  è vulcanico,  formato  di  tufi,  sparso  di  pomici  e rotto 
in  più  luoghi  da  colate  di  lava;  abbondano  le  acque  ter- 
mali. Vigneti,  ortaggi  e frutti  rinomati  ricoprono  la  mas- 
sima parte  di  quella  fertile  isola. 

Durante  il  Gennaio  ed  il  Febbraio  del  1902,  il  tenente 
Roberto  Basile  vi  raccolse  per  il  primo  alcuni  Muschi, 
pregato  dal  colonn.  Luigi  Micheletti.  Sono  grato  a que- 
st’ultimo di  avermeli  comunicati. 


— 394  — 


ACROCARPI. 

1.  Dicranella  varia  (Hedw.)  Schimp.  fr.  — Sulla  terra. 

2.  D.  heteromalla  (Dill.,  L.)  Schimp.  a,  pi.  $.  — Sul  ter- 
reno nei  fossati. 

3.  Fissidens  pusilius  Wils.  fr.  — Sul  terreno. 

4.  Trichostomum  mutabile  Bruch,  c.  ped.  — Sul  terreno  nei 

fossati. 

5.  Aioina  ambigua  (Br.  eur.)  Limpr.  fr.  — Sulla  terra. 

6.  Tortula  cuneifolia  (Dicks.)  Both,  fr.  — Sul  terreno  umido. 

7.  T.  marginata  (Br.  eur.)  Spruce,  fr.  — Sul  terreno. 

8.  Funaria  mediterranea  Lindb.  var.  flaccida  Br.  eur.  fr.  — 
Sul  terreno. 

var.  patula  Br.  eur.  fr.  — Sul  terreno. 

9.  F.  hygrometrica  (L.)  Sibth.  fr.  — Sulla  terra. 

10.  Webera  Tozeri  (Web.)  Schimp.  fr.  — Comune  sulla  terra. 

11.  Bryum  capillare  L.  ster.  — Sul  terreno  nei  fossati. 

12.  B.  atropurpureum  (baud  Wahl.)  Br.  eur.  fr.  — Sulla 
terra. 

13.  Pogonatum  aloides  (Hedw.)  Pai.  Beauv.  ster.  — Sulla 
terra. 


Pleurocarpi. 

14.  Brachythecium  rutabulum  (L.)  Br.  eur.  ster.  — Sul  terreno. 

15.  Scleropodium  illecebrum  (Vaili.,  Schwaegr.)  Br.  eur.  fr.  — 
Sul  terreno. 

16.  Eurhynchium  circinatum  (Brid.)  Br.  eur.  ster.  — Sul 
terreno. 

» a 

NISIDA. 

Questa  piccola  isoletta,  distante  5 km.  da  Pozzuoli,  è di 
figura  circolare  e misura  3 km.  di  circonferenza.  La  ric- 
chezza dei  suoi  prodotti  agrarii  è ben  conosciuta. 


— 395  — 


Il  sig.  Luigi  Cufìno,  visitando  Nisida  nel  Gennaio  1903 
e nel  Febbraio  1904,  riportò  dalla  località  di  Porto  Pavone 
le  primizie  briologiche  seguenti. 


Acrocarpi. 

1.  Gymnostomum  calcareum  Br.  germ.  ster.  — Sulla  terra. 

2.  Didymodon  luridus  Hornsch.  ster.  — Sulla  terra. 

3.  D.  tophaceus  (Brid.)  Jur.  var.  brevifolius  Br.  eur.  ster.  — 
Sulla  terra. 

4.  Trichostomum  mutabile  Bruch,  c.  ped.  — Sulla  terra. 

Forma  robusta  con  foglie  lunghe  fino  a 4 mm.,  e 
nervatura  larga  alla  base  0,12  mm. 

5.  Barbula  vinealis  Brid.  a,  ster.  — Sulla  terra. 

6.  B.  revoluta  (Schrad.)  Brid.  fr.  — Sulla  terra. 

7.  Aioina  ambigua  (Br.  eur.)  Limpr.  fr.  — Sulla  terra. 

8.  Tortula  atrovirens  (Smith)  Lindb.  fr.  — Sulla  terra. 

9.  T.  muralis  (L.)  Hedw.  fr.  — Sui  sassi. 

10.  T.  àestiva  (Brid.)  Pai.  Beauv.  fr.  — Sui  sassi. 

11.  Bryum  capillare  L.  fr.  — Sulla  terra. 

12.  B.  atropurpureum  (haud  Wahl.)  Br.  eur.  ster.  — Sulla 
terra. 

Pleurocarpi. 

13.  Rhynchostegium  megapolitanum  (Bland.)  Br.  eur.  var.  me- 
ridionale Schimp.  c.  ped.  — Sulla  terra. 

VII. 

SA-RDEG-ISTA.  (1). 

Le  esplorazioni  fatte  in  Sardegna  dal  1887  in  poi,  hanno 
arricchito  la  Briologia  dell’isola  di  un  buon  numero  di 

(1)  Bottini  A.  Bibliografia  briologica  italiana:  p.  291.  Pisa,  1892.  — Flei- 
scher M.  Contribuzione  alla  Briologia  < Iella  Sardegna.  Malpighia,  p.  313-344. 
Genova.  1893.  — Massari  M.  Contribuzione  alla  Briologia  pugliese  e sarda. 
Sardegna:  p.  357-385.  Nuovo  giorn.  bofc.  ital.  Firenze,  1897.  — Herzog  Th. 


— 396  — 


specie,  alcune  delle  quali  nuove  per  la  scienza  o rare,  ele- 
vando il  numero  dei  Muschi  conosciuti  da  177  (1)  a circa  270. 
Auguriamoci  che  questo  progresso  serva  di  sprone  a compire 
il  gran  lavoro  che  rimane  tuttora  da  fare.  Se  le  raccolte  deter- 
minate da  me  fossero  da  valutare  soltanto  per  le  scarsissime 
novità  che  contengono,  avrei  dovuto  astenermi  dal  farne 
menzione.  Mi  sono  indotto  a pubblicarle,  non  ignorando 
che  la  distribuzione  delle  forme  accertate  è tuttora  mal  co- 
nosciuta. 

Ricevetti  il  materiale  dal  prof.  Ugolino  Martelli  (1894- 
1903),  e dal  prof.  Giuseppe  Falqui  (primavera  1903). 


Acrocarpi. 

1.  Pleuridium  subulatlm  (Huds.)  Rabenh.  fr.  — Cagliari 
(F.);  Pula  (M.). 

2.  Eucladium  verticillatum  (L.)  Br.  eur.  ster.  — Sa- 
dàli  (M.). 

3.  Dicranella  varia  (Hedw.)  Schimp.  fr.  — Donori,  Beivi, 
Pula,  monte  Marganai  (M.). 

4.  Dicranum  scoparium  (L.)  Hedw.  fr.  — Tempio  (M.). 

5.  Fissidens  decipiens  De  Not.  fr.  — Monte  Sette  Fra- 
telli (M.). 

6.  Ceratodon  purpureus  (L.)  Brid.  fr.  — Vetta  del  Lim- 
bara  (M.). 

7.  C.  corsicus  Br.  eur.  fr.  — Donori  (M.). 

8.  P otti  a intermedia  (Turn.)  Fiirn.  fr.  — Capo  Sparti- 
vento,  Isola  Rossa  (M.). 

9.  P.  mutica  Vent.  fr.  — Cagliari  a S.  Andrea,  e nell’isola 
S.  Simone  (M.). 


Ein  Beitrag  zur  Kenntnis  der  Laub  und  Lebermoosflora  von  Sardinien 
Ber.  Ziirich.  bot.  Ges.  9,  p.  41-67,  und  Anh.  Ber.  schweiz.  bot.  Ges.  15 
Ziirich,  1905. 

(1)  Bottini  A.  Qua'i  siano  le  condizioni  attuali  della  geografia  crittoga- 
mica in  Italia  e quali  i mezzi  che  potrebtiero  migliorarle.  Parte  prima:  1 Mu- 
schi, p.  5-12.  Varese,  1887. 


- 397  — 


10.  Didymodon  luridus  Hornsch.  fr.  — Nuzza  (M.). 

11.  Trichostomum  crispulum  Bruch,  fr.  — Monte  Marganai, 
Oliena  (M.). 

var.  aigarvicum  Schimp.  ster.  — Regione  Pelau  (F.). 

Non  mi  consta  che  questa  varietà  fosse  stata  regi- 
strata prima  d’ora  d’Italia. 

12.  Timmiella  Barbula  (Schwaegr.)  Limpr.  fr.  — Monte 
Marganai,  Narra  (M.). 

13.  Barbula  Hornschuchiana  Schultz,  fr.  — Cagliari  sul 
littorale  (F.). 

14.  B.  vinealis  Brid.  fr.  — Donori,  Tempio  (M.). 

var.  cylindrica  (Tayl.)  Boulay,  fr.  — Baunei  a Serra 
Bizzicun  (M.). 

15.  Aloina  aloides  (Koch)  Kindb.  fr.  — Pula,  Monte  Mar- 
ganai (M.). 

16.  A.  ambigua  (Br.  eur.)  Limpr.  fr.  — Cagliari  (F.). 

17.  Crossidium  squamiferum  (Viv.)  Jur.  fr.  — Beivi  (M.). 

18.  Tortula  muralis  (L.)  Hedw.  fr.  — Monte  Marganai  (M.). 

19.  T.  aestiva  (Brid.)  Pai.  Beauv  fr.  — Monte  Marganai  (M.). 

20.  T.  subulata  (L.)  Hedw.  var.  integrifolia  Boulay,  fr.  — 
Monte  Genargentu,  Limbara,  Oliena,  Tempio  (M.). 

21.  T.  montana  (N.  v.  E.)  Lindb.  ster.  — Baunei  a Serra 
Bizzicuri  (M.). 

22.  T.  ruralis  (L.)  Ehrh.  ster.  — Monte  Genargentu,  Beivi  (M.). 

23.  T.  Mìilleri  (Bruch)  Wils.  fr.  — Monte  Marganai  e Monte 
Sette  Fratelli  (M.). 

24.  Cinclidotus  aquaticus  (Jacq.)  Br.  eur.  ster.  — Monti  di 

Oliena  (M.). 

25.  Grimmia  leucophaea  Grev.  fr.  — Osilo,  Nurra  (M.). 

26.  G.  pulvinata  (L.)  Smith,  fr.  — Sassari,  Orune,  Nurra, 
Tempio  (M.). 

27.  G.  Lisae  De  Not.  ster.  — Capoterra  (F.);  Isili  (M). 

28.  G.  Sardoa  De  Not.  fr.  — Cagliari  (F.);  Sassari  a 
S.  Anatolio  (M.). 

29.  Rhacomitrium  lanuginosum  (Ehrh.,  Hedw.)  Brid.  ster.  — 
Monte  S.  Vittoria,  Nurra,  Tempio  (M.). 

30.  Hedwigia  albicans  (Web.)  Lindb.  fr.  — Orune  (M.). 


B98 


31.  Oethotrichum  salatile  Schimp.  fr.  — Baunei  a Serra 
Bizzieuri  (M.). 

32.  0.  diaphanum  (Gml.)  Schrad.  ster.  — Domusdemaria  (M.). 

33.  0.  pumilum  Swartz,  fr.  — Presso  Gonnesa(M.). 

34.  Encalypta  vulgaris  (Hedw.)  Hoffm.  fr.  — Oliena  (M.). 

35.  Extosthodon  Templetoni  (Sm.)  Schwaegr.  fr.  — Yetta 
del  Limbara.  Monte  Forte,  Nurra  (M.). 

36.  Fun  aria  hygrometrica  (L.  i Sibth.  fr.  — Sadàli;  Monte 
Marganai,  Pula,  Ala  dei  Sardi  (M.). 

37.  Bryum  torquescexs  Br.  eur.  fr.  — Cagliari,  Sassari  (M.). 

3S.  B.  provinciale  Philib.  fr.  — Monte  Marganai,  Beivi  (M.). 

Negli  esemplari  della  prima  località  ho  trovato  cas- 
side, fiori  cf  e fiori  $ riuniti  sopra  una  stessa  pianta  ; 
negli  esemplari  della  seconda,  ho  constatato  soltanto 
fiori  5 . 

39.  B.  capillare  L.  fr.  — Monte  Marganai  iM.). 

40.  B.  Doxiaxum  Grev.  fr.  — Capoterra  (F.),  Monte  Mar- 
ganai, Nurra  (M.). 

41.  B.  alpinum  Huds.  a,  fr.  — Vetta  granitica  del  Lim- 
bara,  Orune  (M.). 

42.  B.  atropurpureum  (haud  Walil.)  Br.  eur.  fr.  — Ca- 
gliari (F.). 

43.  B.  murale  Wils.  fr.  — Capoterra  (F.). 

44.  B.  argexteum  L.  var.  lanatum  (P.  B.)  Br.  eur.  ster.  — 
Braunei  a Serra  Bizzieuri  (M.). 

45.  B.  pseudotriquetrum  (Hedw.  ex  p.)  Schwaegr.  a.  pi.  $ 
— Capoterra  sulle  rocce  (F.). 

46.  Philoxotis  fontana  Brid.  ster.  — Sadàli  (M.). 

47.  Bartramia  stricta  Brid.  fr.  — Monte  Sette  Fratelli, 

Orune  (M.). 

48.  B.  pomiformis  (L.  ex  p.)  Hedw.  fr.  — Monte  Genar- 
gentu,  Monte  Sette  Fratelli,  Orune,  Tempio  (M.). 

49.  Pogonatum  nanum  (Schreb.)  Pai.  Beauv.fr.  — Nurra (M.). 

50.  Polytrichum  JL'NiPERixuM  Willd.  fr.  — Monte  Genar- 
gentu,  Orune  (M.). 


— 399 


Pleurocarei. 

51.  Fontinalis  Duriaei  Schimp.  ster.  — Tempio  (M.). 

52.  Leucodon  sciuroides  (L.)  Schwaegr.  ster.  — Seùli,  Sadàli. 

53.  Pterogonicm  gracile  (Dill.)  Swartz,  fr.  — Cagiiari, 
Orune  (M). 

54.  Homalotitecium  sericeum  (L.)  Br.  eur.  fr.  — Monte 
Genargentu,  Monte  Margani,  Orune  (M.). 

55.  Cametothecium  aureum  (Lag.)  Br.  eur.  fr.  — Sorgono 
in  regione  Masoni  (F.)  ; Alà  dei  Sardi  (M.). 

56.  Brachythecium  rutabulum  (L.)  B.  eur.  var.  robustum 
Br.  eur.  ster.  — Regione  Funtanedda  a Terzu  (F.). 

57.  B.  albicans  (Neck.)  Br.  eur.  ster.  — Sorgono  in  regione 
Pranu  (F.). 

58.  Scleropodium  illecebrum  (Vaili.,  Schwaegr.)  Br.  eur. 
ster.  — Donori  (M.) 

59.  Eurhynchium  circinatum  (Brid.)  Br.  eur.  ster.  — Presso 
Oristano  (M.). 

60.  E.  meridionale  (Schimp.)  De  Not.  ster.  — Capoterra  (F.). 

61.  E.  Stokesii  (Turn.)  Br.  eur.  ster.  — Monte  Genar- 
gentu  (M.). 

62.  E.  pumilum  (Wils.)  Schimp.  ster.  — Sadàli  (M.). 

63.  Rhynchostegium  tenellum  (Dicks.)  Br.  eur.  ster.  — Sa- 
dàli (M).  ; Cagliari  (prof.  S.  Belli). 

64.  R.  megapolitanum  (Bland)  Br.  eur.  var.  meridionale 
Schimp.  fr.  — Cagliari  sul  monte  Misci  (M.). 

65.  R.  rusciforme  (Neck.)  Br.  eur.  ster.  — Capoterra  (F.); 
Val  Sebena  (M.). 

66.  Hypnuji  cojimutatum  Hedw.  ster.  — Sadàli  (M.). 

67.  H.  falcatum  Brid.  ster.  — Terzu  in  regione  Sterap- 
sai.  (F.). 

68.  H.  cupressiforme  L.  ster.  — Vertice  del  Limbara,  Sa- 
dàli, Orune  (M.). 


— 400  — 


Vili. 

ISOLE  LI  TREMITI. 

Sono  cinque  piccole  isolette  di  origine  vulcanica  situate 
nell’Adriatico  a nord  del  Monte  Gargano,  distanti  da  25  a 30 
km.  dal  continente.  La  maggiore  è S.  Domino,  con  7.  km. 
di  periferia,  ed  in  parte  boschiva.  Seconda  per  grandezza 
è S.  Nicola. 

Al  dott.  Emilio  Levier  devo  il  possesso  dei  primi  Muschi 
delle  Tremiti,  che  furono  raccolti  dal  dott.  Achille  Gurgo 
in  Gennaio  e Marzo  del  1886. 

Acrocabei. 

1.  Weisia  viridula  (L.)  Hedw.  var.  amblyodon  (Brid.)  Br. 
eur.  fr.  — S.  Domino. 

2.  Didymodon  lcridus  Hornsch.  fr.  — S.  Domino  (U.  Mar- 
telli, maggio  1893). 

E questa  1’  unica  specie  già  conosciuta  e pubblicata 
delle  isole  di  Tremiti  (1). 

3.  Trichostomum  mutabile  Bruch,  ster.  — S.  Domino. 

4.  T-  flavovirens  Bruch,  pi.  cf  et  pi.  $ — S.  Domino  e 
San  Nicola. 

5.  Bryum  capillare  L.  fr.  — S.  Domino. 

6.  B.  atropurpureum  (haud.  Wahl.)  Br.  eur.  ster.  — S.  Do- 
mino e S.  Nicola. 


Pleurocarpi. 

7.  Homalothecium  sericeum  (L.)  Br.  eur.  ster.  — S.  Nicola. 

8.  Scleropodium  illecebrum  (Vaili.,  Schwaegr.)  Br.  eur.  ster. 
— S.  Domino. 

9.  Eurhynchium  circinatum  (Brid.)  Br.  eur.  ster.  — S.  Domino. 

(1  Bottini  A.  A Tote  di  Briologia  italiana.  Nuovo  Giorn.  bot.  ital.  p.  256. 
Firenze,  1894. 


— 401  — 


IX. 

ARCIPELAGO  TOSCANO  (1) 

GIGLIO. 

Tralascio  i cenni  descrittivi  dell’isola,  avendoli  già  dati 
in  un’altra  pubblicazione  (2). 

Pleurocabpi. 

Thamnium  mediterraneum  Bott.  nov.  subspec.  ster.;  T.  alo- 
pecurum  (L.)  Br.  eur.  var.  gracillimum  Bott.  in  Bull.  Soc. 
bot.  ital.  1903,  p.  10. 

Gracile.  Caulis  secundarius  erectus,  4 cm.  altus,  inferne 
parce  scarioso  foliosus,  deinde  voge,  laxe , ac  inaequaliter 
complanato  ramosus  ac  ramulosus,  ramis  2 cm.,  ramulis 
7 mm.  attingentibus.  Folia  parva,  delicata,  patula,  exacte 
complanata,  pallide  luteo  viridia,  quoad  reticulum  et  ner- 
vino illis  T.  alopecuri  similia,  attamen  breviora,  angustiora, 
in  parte  superiore  longius  lanceolata  vel  subcultriformia. 
Reliqua  ignota. 

In  insula  italica  Giglio  (olim  Aegilium)  ad  Hetruriam 
pertinente,  ubi  loco  dicto  Valle  della  Buzzena , die  26  De- 
cembris  1897,  legit  doct.  Augustus  Beguinot. 

Pianta  tenella,  deìicatula,  habitu  peculiari  distinctissima, 
a T.  alopecuro  rite  sejungenda.  Inter  subspecies  a T.  alo- 
pecuro  manifesto  enatas,  forma  extrema,  T.  mediterraneo 
opposita  repraesentatur  a T.  Libani  Ren.  ined.  (8),  quod, 


(1)  Bottini  A.  Bibliografia  briologica  italiana:  p.  288-289.  Pisa,  1892.  — 
Bottini  A.  Sulla  Flora  briologica  dell' Arcipelago  toscano.  Bull.  Soc.  bot.  ital., 
p.  175-186  (1902)  e p.  6-10  (1903).  Firenze. 

(2)  Bottini  A.  Muscinee  dell'isola  del  Giglio.  Nuovo  G-iorn.  bot.  ital., 
p.  265-275.  Firenze,  1887. 

(3)  Renauld  F.,  in  Herb,  proprio.  — Specimen  et  adnotationes  cl.  Auctor 
amice  communicavit. 


26 


402  — 


caespitulis  densis,  caule  confertim  ramoso,  ramis  brevibus 
baud  incurvis,  foliis  adpressis,  minime  complanatis,  valide 
striatis,  a pianta  typica  recedit. 


& 


& 


» 


ELBA. 

Delineai  l’aspetto  ed  i caratteri  dell'isola  in  una  memo- 
ria anteriore  (1).  I Muschi  seguenti,  raccolti  dal  dott.  Ste- 
fano Sommier  in  Marzo  ed  Aprile  del  1904,  sono  tutti  nuovi 
per  l’Arcipelago  toscano. 

Acrocarpi. 

1.  Gymnostomum  calcarum  Br.  germ.  fr.  — Fra  Rio  Ortano 
e Portolongone. 

2 Weisia  viredula  (L.)  Hedw.  var.  arenicola  Limpr.  fr.  — 
Presso  Portoferraio. 

3.  Orthotrichum  anomalum  Hedw.  fr.  — Fra  Rio  Marina  e 

Rio  Alto  sugli  alberi. 

4.  Bryum  provinciale  Philib.  fr.  — Rio  Marina  e tra  Rio 
Alto  ed  il  Cavo. 


(1)  Bottini  A.  Ricerche  briologiche  nell’isola  d’ Elba  . Atti  Soc.  toscana 
Se.  nat.  p.  159-204.  Pisa,  1886. 


SUI  GENERI  DELLE  (MAREE  ITALIANE 


Considerazioni  di  Leopoldo  Nicotra 

Le  considerazioni  qui  esposte  fanno  seguito  naturale  a 
quanto  ho  detto  intorno  alla  famiglia  delle  composte  nel  vo- 
lume Webbia  già  pubblicatosi  (1).  Là  ho  trattato  questo 
gruppo  vastissimo  nelle  sue  relazioni  con  gli  affini,  e nella 
sua  più  generale  divisione,  cioè  nelle  tribù  sue;  ora  vengo 
ad  esporre  quanto  credo  necessario  alla  più  conveniente 
divisione  in  generi  della  tribù  delle  cinaree. 

La  invalidità  di  parecchi  generi  cotali,  la  interpretazione 
differente  che  gli  autori  spesso  ne  han  dato,  la  difficoltà 
che  s’incontra  nel  definirli  sono  effetto,  ed  indizio  quindi, 
della  gioventù  di  questi  gruppi  tassonomici,  dell’età  recente 
in  cui  essi  hanno  incontrato  il  loro  massimo  sviluppo.  Se 
giovane  è la  famiglia  delle  composte,  giovanissima  però  ne 
è la  tribù  predetta  ; è così  che  in  essa  trovansi  gran  numero 
di  lievi  caratteri,  associati  in  quella  maniera  inestricabile, 
onde  il  lavoro  del  tassonomista  risulta  penoso,  e povero 
di  felice  successo. 

Intanto  questa  posizione  parmi  diventi  più  angustiante 
ancora,  a causa  dell’uniformità,  onde  soglionsi  costruire 
i sistemi  tassonomici,  a causa  cioè  dell’uso  irrazionale  di 
applicare  ad  ogni  parte  del  regno  vegetabile  l’istesso  or- 
dine gerarchico  di  categorie  tassonomiche.  Più  volte  in  ve- 
rità si  è detto,  che  un  genere  di  conifere  o di  cupulifere 
valga  meglio  di  un  genere  di  gramigne  o di  composte; 
nondimeno  ostinatamente  si  è seguitata  la  prassi  di  attri- 
buire istessa  dignità  tassonomica  a gruppi  riconosciuti  in- 


(1J  Studii  sui  rapporti  yenerali  sistematici  delle  Sinanteree. 


— 404 


coordinatili,  di  sanzionare  con  un  nome  stesso  due  cateto  - 
rie  d’inegual  valore.  Si  è detto  parimenti,  che  una  fami- 
glia veramente  naturale  sia  sostanzialmente  un  genere  (e  il 
detto  è giustissimo,  o almeno  assai  prossimo  a verità,  se 
tal  famiglia  è una  recente  creazione  della  natura)  ; ma  non 
si  è fatto  un  passo  per  esprimere  tassonomicamente  questo 
che  si  dice,  perseverandosi  nell’impiegare  sempre  il  nome 
famiglia , per  gruppi  di  genio  cotanto  diverso,  provando 
ripugnanza  a chiamar  tribù  (e  molto  più,  genere ) un  gruppo 
vastissimo,  ricco  assai  di  forme  subordinate  ; mentre  tal 
vastità  e tale  ricchezza  non  dovrebbe  menomamente  farci 
recedere  dal  razionale  obbligo  di  imporre,  ad  un  gruppo 
già  definito,  il  nome  della  categoria  tassonomica,  il  cui 
grado  gerarchico  risponda  all’  importanza  intrinseca  dei 
caratteri  assunti  nella  definizione. 

Ricchezza  e vastità  sono  desse,  che  muovono  spessissimo, 
se  non  sempre,  dall’esistere  nel  gruppo,  in  cui  si  mostrano, 
riduzioni  esimie  già  avvenute  in  un  dato  senso  solamente, 
dall’essere  esso  incapace  a subir  di  quelle  larghe  differen- 
ziazioni, che  contengono  il  perchè  dell’esistenza  di  categorie 
digniori.  Ricco  e vasto  è il  gruppo  qui  considerato,  ma 
compatto,  unito,  continuo,  variante  per  inezie  talora,  va- 
riante più  per  difformità  di  abito,  che  per  difformità  di 
maniera,  onde  è attuato  il  piano  d’organizzazione. 

Ben  altro  sono  la  ricchezza  e la  vastità,  che  si  collegano 
all’esistenza  di  svariate  e profonde  differenziazioni,  presen- 
tate da  un  gruppo  pieno  di  lacune  e di  salti;  il  quale  è 
capace  di  andar  diviso  in  categorie  d’alto  momento,  es- 
sendo composto  dai  rami  terminali  assai  divergenti  di  una 
ramificazione  filogenetica. 

I sistemi  proposti  dagli  autori  riescono  dunque  necessa- 
riamente imperfetti  per  questo  verso,  negligendo  essi  la 
difformità,  che  naturalmente  s’ incontra  nell’  ordine  reale 
degli  organismi,  che  è conseguenza  e prova  del  processo 
evolutivo  di  essi. 

Tal  difformità  occorre,  perchè  ora  trattasi  di  esseri  molto 
evoluti,  ora  di  esseri  entrati  soltanto  nelle  prime  fasi  del- 


— 405  — 


l’evoluzione.  Dovendo  le  differenziazioni  avverantisi  in  que- 
sti essere  di  più  grande  portata,  che  non  le  differenzia- 
zioni avverantisi  in  quelli  ; ne  deriva,  che  le  unità  tasso- 
nomiche, in  cui  gli  uni  si  classificano  fondamentalmente, 
riescano  logicamente  di  valore  diverso,  da  quello  delle  unità, 
in  cui  si  classificano  fondamentalmente  gli  altri  ; ed  è,  in 
vista  di  ciò,  cosa  lodevolissima  la  novità,  che  comparisce 
in  Engler,  in  Wettstein,  sistematici,  che  enumerano  ancor 
più  tipi  per  le  crittogame  inferiori,  di  quanto  i botanici 
precedenti  non  ne  avessero  enumerati. 

Inoltrandosi  l’evoluzione,  i caratteri  devono  moltiplicarsi, 
e da  un  tempo  scemar  di  valore  ; perchè  intrecciandosi  fra 
loro,  dàn  luogo  a una  quantità  sempre  crescente  di  combi- 
nazioni. Da  qui  la  necessità  di  moltiplicare  le  unità  tasso- 
nomiche intermedie,  sistemando  organismi  assai  elaborati  : 
pur  mantenendosi  ferma  la  simetria  tipica,  fermo  il  piano 
morfologico  fondamentale,  varia  la  maniera  di  attuare  il 
disegno  dello  stesso,  e naturalmente  tanto  più  varia,  quanto 
più  complessa  è quella  simetria  (1). 

Le  piante  superiori,  essendo  state  soggette  a lunga  ela- 
borazione differenziante,  non  presentano  perciò  che  unico 
piano  cotale  : le  differenziazioni  massime  ne  sono  escluse. 
Ora  siffatto  principio  tassonomico,  reggendo  sempre,  mena 
ad  escludere  dalle  famiglie  più  elaborate  la  possibilità  di 
numerose  categorie  subalterne  molto  importanti,  e insieme 
a riconoscervi  l’esistenza  di  numerose  categorie  subalterne 
poco  importanti. 

Il  polimorfismo  di  queste  ultime  categorie  trova  così  ra- 
gion d’esistere  ; e l’esistenza  di  generi  polimorfi  importa 
quella  di  specie  polimorfe,  essendo  l’un  fatto  e l’altro  legati 
al  fatto  dinamico  della  recente  comparsa  delle  forme,  che 
vi  si  riferiscono,  sicché  la  sistematica  diventa  prova  del 
trasformismo. 


(1)  La  mancanza  e la  presenza  di  un  organo  induce  spesso  una  dualità 
tassinomica;  ma  allora  deve  avvertirsi,  che,  mentre  il  gruppo  insignito  di 
mancanza  resta  indiviso,  l'altro  è suscettibile  di  divisioni,  rese  possibili  dal 
variare  di  esso  organo. 


— 406  - 


Vedasi  ora  quanto  sia  innaturale  quell’uniformità,  che  si 
cerca  esprimere  nei  sistemi,  pur  vantantisi  di  naturalezza; 
quanto  debbano  essere  cattivi  generi  quelli,  che  sono  stati 
creati  senza  un  esame  sufficiente  dei  caratteri,  sui  quali 
questa  creazione  si  fa,  senza  curarsi,  che  si  dia  equivalenza 
fra  essi  e i gruppi  bene  stabiliti  come  generi,  meritamente 
ritenuti  come  unità  tassinomiche  cotali. 

Analizzo  qui  un  momento  la  caratteristica  dei  generi 
di  carduacee,  sui  quali  ho  potuto  esercitare  il  mio  studio; 
e cerco  così  di  dimostrare  l’estrema  esiguità  dei  caratteri 
assunti  a definirli,  il  difetto  di  titolo  che  in  parecchi  di 
tali  generi  c’è  a considerarsi  come  veri  generi.  Segregate 
le  echinopsidee,  restaci  una  massa  di  piante,  che  non  me- 
rita d’esser  divisa  in  gruppi  coordinabili  a queste,  che  è 
anzi  insuscettibile  ad  esser  divisa  in  sottotribù;  poiché  vi 
si  scorgono  tre  grappi  principali,  ben  formulati  da  Ben- 
tham ed  Hooker,  rappresentati  dai  Carduus , dalle  Centaurea , 
dalle  Carlina  ; dai  quali  emanano  rami  secondari  di  paren- 
tela, mercè  cui  si  arriva  a termini  più  differenziati  è vero, 
ma  intralciati  siffattamente,  tanto  malagevolmente  defini- 
bili, insigniti  di  tal  povera  caratteristica,  da  consigliare 
come  partito  più  prudente  la  rinuncia  del  vano  tentativo 
di  creare  sottotribù,  o da  indurre  a proporne  di  molte,  di 
inani,  di  effettivamente  non  superiori  ai  generi. 

E concedendo  magari  la  possibilità  e la  bontà  di  tali 
categorie,  qual  ragione  può  addursi  della  loro  equivalenza  a 
sottotribù?  — L’esser  inferiori  a tribù,  e superiori  a ge- 
nere. — Ora  questa  è l’illusione,  onde  i tassonomisti  dovreb- 
bero liberarsi  ad  ogni  costo  poiché  può  star  bene  che 
gruppi  intermedii  fra  tribù  e genere  si  diano,  come  se  ne 
posson  dare  fra  famiglia  e genere,  fra  genere  e specie  ; 
ma  ciò  non  vuol  dire,  che  abbiansi  così  sottotribù  nel 
primo  caso,  come  non  vuol  dire  che  abbiansi  tribù  nel  se- 
condo, e sezioni  o sottogeneri  nel  terzo.  L’essenza  del 
grado  gerarchico  non  è quantitativa  solamente,  nè  deter- 
minabile per  semplice  intermediarietà  fra  i due  gradi,  in 
cui  trovasi.  La  famiglia  consta  di  una  sola  tribù,  se  i gradi 


— 407  — 


gerarchici  istituiti  fra  essa  e i suoi  generi  non  abbian  va- 
lore di  tribù  ; la  tribù  non  conta  più  sottotribù,  se  i gradi 
gerarchici  istituiti  fra  essa  e i suoi  generi  non  abbian 
valore  di  sottotribù;  parimenti  un  genere  non  è scindibile 
in  sezioni , se  i gradi  gerarchici  istituiti  fra  esso  e le  specie 
sue  non  han  valore  di  sezione.  Ora,  stante  la  modernità 
d’un  gruppo,  moltissimi  di  questi  gradi  gerarchicamente 
disuguali  si  trovano  ; e può  darsi  benissimo,  che,  se  trat- 
tasi di  famiglia,  niun  di  essi  sia  una  tribù  ; se  trattasi  di 
genere,  niun  di  essi  una  sezione.  Sono  nuovi  gradi  ge- 
rarchici, di  cui  difettano  i gruppi  profondamente  differen- 
ziati, gradi  cui  non  è necessario  assegnare  un  nome  di  di- 
gnità tassinomica  (a  buon  dritto  esistente  spesso  nei  gruppi 
differenziatissimi),  da  cui  trae  vantaggio  il  diagnosticatore, 
più  presto  arrivando  egli  e più  agevolmente  al  suo  scopo, 
e il  tilogenista,  venendo  egli  edotto  dei  brevi  e continui  e 
numerosi  passi,  mossi  dalla  natura  per  creare  le  forme,  che 
fanno  vasto  e ricco  il  gruppo  da  lui  studiato. 

I termini  che  segnano  l’evoluzione  o meno  negli  organi 
riproduttori  delle  ci/narocepha/ae  sono  : l’omogamia  delle  ca- 
latidi e Tisomorfismo  dei  fiori,  l’elaborazione  dell’  involucro, 
la  vestitura  del  ricettacolo,  la  divisione  della  corolla,  le 
formazioni  ulteriori  delle  antere  e dello  stilo,  gli  ornamenti 
e la  scultura  degli  achenii,  la  costituzione  del  pappo  e 
l’eterocarpia. 

Regola  generale  è l’isomorfismo,  accompagnato  quasi  co- 
stantemente da  omogamia  (1)  ; e,  quest’ordine  di  cose,  do- 
vendo riguardarsi  come  primigenio,  è uopo  tenere  come  più 
elaborato  per  questo  riguardo,  poiché  più  frequentemente 
modificato  dall’eterogamia,  il  gruppo  procedente  dalle  Cen- 
taurea, e come  meno  quello  procedente  dai  Carduus.  Tale 
elaborazione  consiste  quasi  unicamente  nell’unisessualità  o 


(1)  Si  dà  qualche  caso  d’isomorfismo  eterogamo,  e lo  si  osserva  nelle 
Carbenia , le  cui  calatidi  han  fiori  sterili  alla  periferia. 


— 408 


neutralità  dei  fiori  periferici  delle  calatidi;  unisessualità,  che 
forse  una  volta  sola  è staminifera  ( Notobcisis ),  e che  può 
spingersi  ad  apparire,  in  seguito  ad  aborto,  in  tutti  i fiori 
d’una  calatide  (ora  cogliendosi  d’aborto  gli  stami,  ora  i 
pistilli),  e finire  col  produrre  perciò  la  dioicità  d’infiorescenza. 

L'elaborazione  dell’involucro  è cospicua  laddove  i filli 
di  esso  diventino  coloriti,  radianti,  provvisti  d’appendice 
fimbriata,  di  punta  uncinata. 

Il  ricettacolo  è talora  scavato  d’alveoli,  i cui  margini 
possono  presentar  dei  denti;  o è carnoso,  o con  le  setole 
barbellate.  connate  fra  loro  o saldate  alle  brattee  interne. 

La  corolla  è qualche  volta  bilabiata  nei  fiori  marginali, 
o più  tenue,  che  in  quelli  del  disco,  o radiante,  amplifi- 
cata, o con  le  divisioni  più  altamente  connate. 

I filamenti  sono  talora  saldati  in  tubo  più  o meno,  o sal- 
dansi  con  la  corolla  ( Carlina , Centaurea );  ora  portano  peli 
o papille  ; le  antere  hanno  appendici  caudali  più  o meno 
lunghe,  cibate  magari,  barbate,  lanuginose  o lacere;  gli 
stili  possono  essere  pelosi  (ed  i peli  possono  esser  dispo- 
sti ad  anello),  con  i rami  talora  lunghi  assai,  tal’altra  con- 
nati pressoché  interamente,  o affatto  indivisi  sia  in  fiori 
sterili  sia  in  fiori  fertili. 

Gli  achenii  sono  or  vestiti  di  velluto  sericeo,  or  glabri, 
ora  corrugati,  costulati  e magari  alati,  coronati  talora  da 
reste,  atteggiate  a pappo,  o dal  margine  prominente  della 
superficie  laterale,  calvi  eccezionalmente,  ma  di  regola  ac- 
compagnati da  pappo  pluriseriato  per  lo  più,  i cui  ele- 
menti sono  talora  saldati  ad  anello,  tal’altra  per  altro 
verso  differenziati  ( Crupina , Zoegea ).  La  differenziazione, 
se  manifestasi  nei  diversi  achenii  della  stessa  calatide,  dà 
luogo  all’eterocarpia,  purché  essi  achenii  abbiano  tutti  la 
facoltà  riproduttrice,  altrimenti  non  ottenendosi  che  diffe- 
renze concomitanti  alla  regressione  atrofica,  onde  si  giunge 
alla  vacuità  del  frutto  (1). 


(li  Cfr.  il  mio  lavoro:  Studi  sulle  Sinanteree  (Sassari  1899).  In  esso,  ana- 
lizzando l'eterocarpia,  frequente  nella  famiglia  presa  ad  esame,  dissi  ojj- 


— 409  — 


Questi  sono  numerose  varianti,  che  s’intrecciano  in  cento 
guise,  e rivelano  un  progresso  o un  regresso  avvenuto  in 
diverse  direzioni,  e che  intralciano  quindi  il  lavoro  del 
tassonomo  e del  filogenista. 

Non  può  dirsi,  che  questa  rivelazione  sia  più  evidente 
nell’uno  o l’altro  dei  gruppi  naturali  suaccennati;  ma  certo 
è intanto,  che  l’eterocarpia  si  affaccia  ove  più  frequente  è 
l’eterogamia,  cioè  nella  serie  delle  Carlineae  e in  quella 
delle  Carthameae , e che  solo  in  quest’ ultima  si  elabori  una 
differenziazione  indovata  nel  pappo  d’uno  stesso  achenio. 
E in  esse  due  serie  altresì,  che  accade  una  differenziazione 
della  corolla  ; è in  una  di  esse  (nell’ultima),  che  accade 
una  differenziazione  dei  filli  involucrali.  Dunque  pare  che 
qui  debba  vedersi  il  massimo  dell’evoluzione  ; e che  quindi 
fra  le  Carduineae  sia  da  cercarsi  la  forma  primitiva  delle 
Cynareae. 


A ^ 


La  incostanza  delle  direzioni  prese  nello  sviluppo  delle 
Cynareae  non  permette  adunque  la  definizione  di  caratteri- 
stiche buone  a contrassegnare  sottotribù  ; nondimeno  la 
multiplicità  dei  rami  filogenetici  consigliò  a certi  botanici 
la  costituzione  di  numerose  categorie  cotali.  La  moltipli- 
cazione di  esse  rivela  intanto  l’invalidità  di  tutte,  e ci  con- 
duce di  nuovo  all’unicità  suddetta.  Dalle  Carlina  muovono 
i Cardopatium  e gli  Xeranthemum  ; e Lessing  propone  per 
via  d’essi  la  scissione  delle  Carlineae  di  Cassini.  Dalle  Cen- 
taurea muovono  le  Carbenia  e le  Serratula;  ed  Endlicher 
ed  altri  propongono  la  distinzione  delle  Serratuleae  e delle 
Carthameae.  Anche  nel  gruppo  delle  Carduineae  una  spiegata 


parentemente  antiteleologico  il  ricco  pappo  degli  achenii  inani.  Tale  ricchezza 
infatti  accenna  allo  stato  primigenio,  ed  alla  direzione  che  prende  l'evo- 
luzione carpica  in  certe  composte,  cioè  all’utile,  che  la  disseminazione  trae 
dalla  calvizie.  La  quale  è assunta  anche,  in  certi  casi,  da  una  delle  forme 
costituenti  l’eterocarpia  ( Cliardinia , Sìebera?  Kentropìiyllum)  ; mentre  ordi- 
naria contingenza  è nei  frutti  sterili. 


— 410  — 


differenziazione  panni  presentino  gli  Arctium , ma  non  tale 
da  dar  dritto  alla  creazione  di  una  sottotribù.  Importante 
sarebbe  stata  la  differenziazione  supposta  nelle  Silybeae  ; 
ma  è chiarita  come  falsa  la  saldatura  dei  filamenti  nei 
Silybum,  nei  Tyrimnus , nelle  Galactites. 

Nè  credasi,  che  i tre  gruppi  di  Cynareae  suammessi  pos- 
sano dar  luogo  alla  costituzione  di  tre  sottotribù.  Non  può 
parlarsi  che  di  tre  centri,  di  tre  nuclei  ; ma  le  loro  dira- 
mazioni si  anastomizzano  in  più  congiunture.  Stàhelina  e 
Saussurea  conducono  dai  Carduus  alle  Carlina , e son  Car- 
dueae  per  Bentham  ed  Hooker,  Carlineae  per  Endlicher.  Ju- 
rinea  e Berardia  stanno  intermedie  fra  Carduus  e Centau- 
rea, e compongono  un  gruppo  a parte  per  alcuni,  i quali 
arrivano  ad  ascrivervi  generi,  le  cui  specie  eran  già  delle 
Centaurea , cioè  i Rhaponticum  e le  Leuzea  (1). 

Persuaso  della  difficoltà  di  costruire  un  albero  genealo- 
gico, non  azzardo  qui  niuna  espressione  di  rapporti  filoge- 
netici ; ma,  fermo  nell’idea  dell’esistenza  di  multeplici  di- 
ramazioni filogenetiche,  rinuncio  magari  all’illogica  pretesa 
di  stabilire  una  non  interrotta  serie  lineare  delle  Cardua- 
ceae.  Credo  probabilissimo  intanto  che  i Cardopatium  se- 
gnino il  più  alto  grado  di  esse,  il  termine  più  vicino  alle 
Echinopsideae  ; le  quali  sono  evidentemente  assai  più  evolute 
di  qualunque  altra  carduacea.  Probabile  inoltre  credo  ne 
sia  il  grado  inferiore  segnato  dal  gruppo  dei  Carduus,  cioè 
dal  gruppo,  che  perciò  meritevolmente  ha  dato,  essendo  ca- 
postipite, nome  a tutta  la  progenie,  di  cui  qui  mi  occupo. 

(1 1 Notisi  che  i detti  gruppi  non  sono  esclusivamente  caratterizzati  dalla 
direzione  deH’areola  acheniale,  nè  dal  numero  delle  serie  del  pappo,  nè 
dalla  saldatura  dei  componenti  di  esso.  Ora  è appunto  per  questo  manco 
di  costante  caratteristica,  che  le  sottotribù  si  sono  concepite  diversamente, 
si  sono  contate  diversamente,  diversamente  si  è fatta  la  riduzione  di  pa- 
recchi generi  alla  loro  sottotribù  : Saussurea,  Arctium , Stàhelina,  Charnaepeuce 
son  carlinee  o carduinee  ? Carduncellus  è centauriea  o carduinea  ? Leuzea 
è carlinea  o centauriea  ? Troverete  autori,  che  tengono  per  l’uno  o per 
l’altro  modo  di  vedere.  E non  conto  le  suddivisioni  ; poiché  allora  i dis- 
sensi aumenterebbero.  Non  dico  nulla  del  modo  di  disporre  esse  sotto- 
tribù ; perchè  qui  quasi  tutto  è devoluto  all'arbitrio,  tutto  parla  dell'as- 
senza di  buone  ragioni. 


— 411  — 


Ma  poi,  se  fossi  obbligato  a decidermi  sul  rappresentante 
più  vetusto  delle  Gynareae,  non  esiterei  ad  indicarlo  nel 
genere  Jurinea  ; che  presenta  i più  numerosi  caratteri  pa- 
leomorfici,  e che,  per  la  sua  affinità  col  gruppo  delle  Cen- 
taurea, segnerà  il  punto  ove  questo  ramo  filogenetico  siasi 
originato,  e perciò  la  relativa  antichità  di  esso.  Nelle  Juri- 
nea infatti  c’è  omogamia,  involucro  poco  o niente  variato, 
ricettacolo  piano  e setoso,  corolle  regolari,  stami  liberi, 
pappo  piumoso  e multiseriato,  privo  di  anello  (1). 

Ma,  senza  pretendere  che  le  suddisioni  immediate  dei 
gruppi  predetti  rappresentino  tribù  o sottotribù,  possono 
esse  proporsi  come  serie,  facendo  sì  che  rispondano  possi- 
bilmente a tanti  tratti  di  ramificazione  filogenetica,  quan- 
tunque non  ci  vedo  mezzo  di  stabilire  in  che  connessione 
essi  stiano  nell’albero  genealogico  loro. 

Così  è che  nel  gruppo  delle  Carlineae , il  genere  Cardo- 
patium  forma  una  serie  a sè,  riconosciuta  da  Lessing  ; i ge- 
neri Xeranthemum , Siebera , Anphoricarpus,  un’altra  serie 
riconosciuta  dallo  stesso  autore  ; un’altra  serie  perciò  viene 
formata  dai  generi  restanti.  Nel  gruppo  delle  Carduineae 
una  serie  è fornita  dai  generi  vicini  al  primo  gruppo,  cioè 
dalle  Saussurea  e dalle  Staehelina ; un’altra  ne  formano  i 
generi  Arctium  e Cousinia;  un’altra  ancora  i generi  più  re- 
cisamente affini  ai  Carduus.  Fra  le  Centaurieae,  da  quella, 
che  rappresenta  meglio  esso  gruppo,  si  distingue  la  serie 
dei  generi  assunti  a formare  la  categoria  delle  Carthameae. 
In  tutto  si  avrebbero  otto  serie  adunque  ; delle  quali  una  è 
più  che  mai  mal  definita  e mal  definibile;  cioè  quella  media 
fra  Carduineae  e Carlineae , nella  quale  Godron  conta  magari 


(1)  Si  sa  quanto  scarsi  sian  i documenti  paleontologici  in  fatto  di  com- 
poste, e come  ben  abbia  Scbimper  per  sommamente  difficile  accertare  resi- 
stenza d’un  pappo  piumoso  fossile.  Pure,  io  credo  questa  sorta  di  pappo 
qual  forma  vetustiore  di  esso  organo  ; non  parendomi  verisimile  la  tra- 
sformazione del  pappo  da  setoso  a piumoso,  ed  avendo  pappo  piumoso  gli 
Eupatorium , genere  che  verosimilmente  è capostipite  delle  composte,  poiché 
gode  fra  le  corimbifere  (donde  ho  accennato  nello  scritto  precedente,  le 
composte  abbian  preso  abbrivo)  del  maggior  numero  di  caratteri  paleo- 
morfici. 


— 412 


qualche  genere  evidentemente  spettante  alle  Centaurieae  (Leu- 
zea ).  Nè  io  mi  meraviglio  punto  di  questa  più  multipolare 
affinità  di  tal  serie;  essendo  essa,  secondo  parmi  probabile, 
l’antenata  delle  cinarocefale,  avendo  essa  per  nucleo  cen- 
trale le  Jurinea. 

Quel  che  intanto  cerco  qui  è affermare  l’esistenza  di  tali 
serie,  non  già  sostenere  questo  o quel  modo  di  ripartire 
in  esse  i generi  ; perciò  è,  che  non  mi  curo  poi  tanto  se 
Cassini,  ad  esempio,  tenga  per  carlinee  le  Saussurea  e le 
Staehelina,  se  altri  vi  ponga  le  Chamaepeuce  e le  Lappa  ma- 
gari. Il  disaccordo,  che  osti  di  più  al  mio  intento,  è quello 
che  riguarda  l’unità  o meno  delle  Carduineae , esagerata  da 
De  Candolle  col  riferirvi  16  Lappa  (ossia  gli  Arctium  dei 
botanici  posteriori),  e negata  in  parte  col  distinguere  da 
esse  le  Siìybeae  di  Lessing.  Io  non  so,  se  ci  sarà  dato  di 
riuscir  sempre  nello  appianare  le  divergenze  sorte  a tale 
riguardo  ; mi  spetto  che  potessimo  riuscirvi  più  convenien- 
temente, discutendo  l’entità  stessa  di  alcuni  generi  ; cioè  la 
loro  autonomia  ; il  che  passo  a fare  qui  appresso. 

❖ 

* * 

E comincio  dalla  più  sbalorditola  proposta,  che  è quella 
del  Baillon  (1);  cui  è riuscita  in  gran  parte  felice  la  con- 
cezione della  parentela  stretta,  che  corre  fra  i generi  di 
Carduineae.  Egli  propone  nientemeno  che  la  fusione  dei  Si- 
lybum,  dei  Tyrimnus , delle  Cynara,  delle  Gaiactites , dei  Cni- 
cus  (Cirsium),  degli  Onopordon , e fondandosi  su  buone  ra- 
gioni : è solo  un’esagerata  ubbidienza  alla  tradizione,  che 
ci  vieta  qui  di  seguirlo  anche  in  parte.  Certamente  in  tutto 
non  può  essere  seguito,  anche  volendo  ostare  alla  tradi- 
zione ; perchè  l’annessione  del  genere  Serratula  osta  alla 
logica  tassinomica,  avendo  questo  una  disposizione  delle 
areole  acheniali  ed  una  struttura  del  pappo,  che  impon- 
gono di  distrarlo  dal  tipo  dei  Carduus,  accostandolo  a 


(1)  Histoire  des  ] dante  s,  T.  Vili. 


— 413 


quello  delle  Centaurea.  Forse  non  potrà  esser  seguito  an- 
che in  qualche  altra  associazione,  che  egli  s’è  permesso  di 
fare  ; ma  certamente  vedesi  che  nessuna  difficoltà  presen- 
tano all’associazione  predetta  i generi  riuniti  a costituire 
la  sottotribù  delle  Silybeae , stante  1’  insussistenza  dell’adel- 
fia  : non  avrebbero  quindi  diritto  a non  associarsi,  non 
vantando  che  la  glabrizie  dei  filamenti  come  distintivo. 

La  piumosità  del  pappo  è carattere  insufficiente  a far 
creare  un  genere  : negli  stessi  Onopordon  c’  è l’una  e l’altra 
specie  di  pappo.  Sicché  tanto  i Carduus,  che  gli  Onopordon 
ed  i Silybum  presenterebbero  esse  due  specie,  e le  Galacti- 
tes  starebbero  ai  Silybun , come  ai  Carduus  stanno  i Gir- 
sium. 

L’abito  peculiare  concorre  potentemente  con  l’uso  inve- 
terato a ri  trarci  dall’ associare  ai  Carduus , ad  esempio,  le 
Cynara,  : la  carnosità  del  ricettacolo  (1),  la  larghezza  dei 
filli  involucrali,  la  grossezza  degli  achenii,  le  scissure  pro- 
fondissime delle  foglie  ampie,  non  sono  certamente  carat- 
teri buoni  a fare  stabilire  un  genere  ; e le  stesse  Cynara 
ci  avvertono  del  quanto  poco  dobbiamo  per  questo  racco- 
mandarci alla  forma  degli  achenii  (che  parrebbe  del  resto 
un  carattere  più  profondo),  giacche  in  esse  ora  è compresso 
l’achenio,  ora  tetragono,  ora  fìnanco  alato. 

* 

Non  sarà  forse  confusibile  il  genere  Berardia  col  genere 
Jurinea  ; ad  ogni  modo,  l’un  gruppo  rappresenta  un  grado 
ulteriore  d’evoluzione  dell’altro,  non  solo  per  la  carnosità 
del  ricettacolo,  ma  ben  anche  per  la  torsione  che  subiscono 
le  sete  del  pappo,  e per  lo  scemamento  di  lor  numero  ; il 
che  conferma  l’anzianità  delle  Jurinea , e propriamente  di 
quelle  caratterizzate  da  pappo  decisamente  piumoso  (Der- 
beria,  Jurinella).  Ed  è da  queste,  che  dovettero  prendere 


(1)  La  carnosità  del  ricettacolo  è incostante  magari  in  altri  gruppi  (Atra- 
ctylis , Centaurea ). 


— 414  — 


nascimento  le  forme  genitrici  dei  generi  di  Eucarduineae  (1), 
dandosi  prima  luogo  ai  sottogeneri  forniti  di  pappo  piu- 
moso. Sicché  le  Saussurea  sono  il  principio  d’una  serie  di- 
vergente da  esse  Eucarduineae , portando  un  pappo  piumoso 
ma  monoseriato,  ed  essendo  filogeneticamente  seguite  dalle 
Staehelina , ove  le  sete  si  saldano,  succedendo  del  resto 
quanto  succede  nelle  Eucarduineae , ma  andando  oltre  per 
la  riduzione  del  pappo,  a parte  della  riduzione  delle  cala- 
tidi, e quindi  non  potendo  essere  antecessori  di  queste  ulti- 
me. Piuttosto  esse  rivelano  una  direzione  verso  le  Carlineae , 
ed  appunto  fra  queste  vedonsi  ascritti  da  Cassini  e da  al- 
tri i generi  Saussurea  e Staehelina. 

L’altra  direzione  filogenetica  del  gruppo  centrale  Jurinea 
è rivolta  verso  le  Centaurea  per  via  del  genere  Serratula. 
Lessing  riunì  nelle  sue  Serratuleae  i Rhaponticum , che  sono 
Serratula  più  spinte  verso  le  Centaurea.  Da  questa  riu- 
nione, in  cui  trovansi  le  Jurinea , non  deve  desumersi  che 
una  prova  dell’esistenza  del  gruppo  centrale  suddetto,  seb- 
bene diversamente  costituito.  Le  divergenze  si  accorgono 
in  seno  alle  stesse  Jurinea  ; le  quali  or  sì  or  no  presen- 
tano aderenza  delle  sete  nel  pappo,  e quindi  or  sì  or  no 
si  manifestano  affini  alle  Carduineae.  S’ intende  bene  che 
le  forme  munite  di  anello  costituito  da  tale  saldatura  sian 
quelle  che  si  legano  alle  Carduineae,  e quindi  si  debbano 
considerare  come  loro  genitrici;  mentre  le  forme  con  pappo 
costituito  da  sete  libere  avran  potuto  menare  alle  Serra- 
tula ; nelle  quali  appaiono  evidenti  segni  di  elaborazione 
ulteriore  con  la  eterogamia  spinta  sino  alla  dioicità,  con  la 
perdita  della  partizione  nelle  fìmbrille  del  ricettacolo,  con 
l’anello  di  peli  stilari,  con  la  riduzione  delle  code  sta- 
minali, con  la  obliquità  più  marcata  dell’areola  acheniale. 
L’affinità  fra  i due  generi  è anche  confessata  da  Bentham 
ed  Hooker,  quantunque  da  loro  riportati  in  due  diversi  dei 
loro  gruppi  fondamentali. 


(1)  È il  nome  adoperato  da  Boissier. 


— 415  — 


£ ^ 

Sarebbe  da  abolire  il  genere  Atractylis.  Non  so  com- 
prendere come  Baillon,  propugnatore  di  un’  associazione 
(insopportabile  a certo  punto)  di  varii  generi  di  Carduineae , 
abbia  poi  mantenuto  le  Atractylis , fondate  come  genere 
proprio  solo  sopra  apparenze,  sopra  peculiarità  di  abito. 
Fatta  astrazione  di  questo,  che  cosa  è un’  Atractylis , se 
non  una  Carlina  i cui  fiori  sono  or  sì  or  no  dimorfi,  mercè 
il  divenir  neutri  o meno  dei  periferici?  (1)  Ora,  volendo 
dar  peso  all’  eterogamia,  dovrebbe  scindersi  il  genere 
Atractylis , limitarlo  (conforme  è stato  concepito  da  Will- 
denow)  alle  specie  dimorfe,  ascrivere  al  genere  Carlina  le 
altre  (2).  Adunque  è lo  stesso  genere  Atractylis , che  parla 
contro  la  sua  malintesa  bontà,  e che  segna  soltanto  un 
progresso  biologico  di  secondario  momento  sistematico  nel 
genere  Carlina. 

Boissier  ha  trovato  pure  invalido  il  genere  Thevena- 
tia  (3)  ; il  quale,  per  essere  nient’altro  che  Atractylis,  si 
rivela  come  Carlina ; cui  più  anche  di  certe  Atractylis 
istesse  si  avvicina,  stante  la  sua  omogamia,  quantunque 
una  differenziazione  presenti  nell’  elongazione  dei  rami 
stilari. 

Le  Carlineae  così  offrono  un  campo  per  forme  generiche 
niente  variato,  fino  a che  non  si  considerano  le  progenie 
più  perfette  ; le  quali  dànno  luogo  alla  formazione  di  altre 
serie  generiche,  ove  il  pappo  subisce  elaborazione  propria 
delle  cinarocefale  superiori,  l’eterogamia  si  stabilisce,  la 
corolla  diventa  irregolare,  i filamenti  si  saldano,  le  infio- 
rescenze finalmente  s’ impoveriscono  e insieme  si  agglome- 


(1)  Chi  si  è fatto  sedurre  dallo  speciale  involucro,  si  è poi  trovato  in 
imbarazzo,  esistendo  esso  involucro  anche  presso  alcune  Carlina  (Chame- 
leon), e condotto  a seguire  un  concetto  misto  del  genere  in  parola. 

(2)  Le  Atractylis  così  limitate  dànno  il  genere  Spadactis  Cass. 

(3)  Diagnoses  pi.  or.  VI,  551. 


rano,  dimostrando  un  progresso  ulteriore  in  quel  procedi- 
mento, che  mena  dall’  euanto  al  pseudanto. 


Ricchissima  di  generi  è invece  la  serie  delle  Centaurea  ; 
anzi  è davvero  lo  stesso  genere  Centaurea,  che  ne  abbrac- 
cia parecchie,  non  comunemente  accettati. 

E curioso  il  notare  come  la  stessa  ragione,  che  altrove 
ha  consigliato  irrazionalmente  lo  smembramento  di  antichi 
generi,  qui  abbia  condotto  alla  fusione  di  varii  generi  na- 
turali in  un  solo.  La  ragione  invalida  dei  due  fatti  siste- 
matici opposti  sta  nella  preponderante  considerazione  del- 
l’abito, nel  suo  sostituirsi  alla  considerazione  analitica  degli 
organi  riproduttori  : un  abito  diverso,  rivestito  da  una 
istessa  fabbrica  fiorale  o carpologica,  produce  la  falsa  cre- 
denza in  una  multiplicità  di  generi,  e spinge  alla  creazione 
di  generi  nuovi;  un  abito  uniforme,  coesistente  a diverse 
fabbriche  fiorali  o carpologiche,  tende  a dissimulare  1’  esi- 
stenza di  più  generi,  ed  a fare  ritener  fondata  quella  con- 
fusione (1). 

Pare  che  la  considerazione  sintetica  degli  organi  abbia 
davvero  fatto  un  gran  giuoco  nella  determinazione  dei  ge- 
neri delle  Cynareae;  e segnatamente,  che  le  Centaurieae  sian 
perciò  più  che  mai  bisognose  di  maggiori  studii,  affinchè 
si  riconosca  da  ognuno,  come  in  esse  coesistano  differenze, 
riputate  come  generiche,  fuori  di  esse,  più  volte. 

Che  la  costituzione  del  genere  Centaurea  debbasi  alla 
considerazione  intuitiva  di  note  comuni,  postume,  dipen- 
denti dalla  plastica  esercitatasi  sopra  forme  originalmente 
diverse,  cioè  sopra  diversi  tipi,  ed  alla  contemporanea  ne- 
gligenza delle  note  distintive  di  questi,  lo  fa  sospettare  la 


1 La  conformità  dell'abito  è risultato  di  convergenza  dei  caratteri:  fatto 
rilevantissimo  pel  sistematico,  e la  cui  distinzione  dall'  uniformità  derivata 
da  discendenza  è della  più  alta  importanza  in  tassonomia.  Brongniart  ha 
illustrato  mirabilmente  questo  principio:  su  cui  oggi  torna  il  Gaudry,  forte 
delle  nuove  idee  trasformistiche. 


— 417  — 


sede  inopinata,  che  qualche  autore  (Endlicher  p.  e.)  ha  dato 
alle  Leuzea  ed  ai  Rhaponticum , distraendo  tali  generi  per- 
fino dalle  Centaurieae.  Ma,  a parte  questo,  è ragionevole 
domandarsi,  come  mai  nel  genere  Centaurea  troviamo,  non 
solamente  specie  eterogame  accanto  ad  omogame,  ma  am- 
massate insieme  specie  con  pappo  diversissimo  e per  la  ve- 
stitura delle  sue  sete  e per  la  saldatura  delle  stesse,  con 
stili  liberi  o connati,  dotati  o no  d’anello  di  peli,  con  fila- 
menti irti  o glabri,  con  achenio  variamente  costulato,  or  sì 
or  no  provvisto  di  lacune.  Queste  riflessioni  mi  valsero  a 
perdere  ogni  fede  nell'unità  delle  Centaurea  (1),  e mi  ob- 
bligarono a più  attento  esame,  che  prima  purtroppo  io 
avea  trascurato,  e che  mi  ha  convinto  del  valore  reale  di 
talune  creazioni  generiche  prelinneane  relative  al  gruppo 
qui  contemplato. 

È memorabile  infatti,  che  varii  generi  di  Centaurieae  si 
sien  distinti  da  Vaillant,  da  Tournefort,  da  Adanson,  varii 
se  ne  siano  riconosciuti  da  Jussieu  (2)  ; quantunque  in  tal 
distinzione  non  si  siano  considerati  sempre  i caratteri  effet- 
tivamente generici.  Linneo  trascurò  ciò  che  d’ importante 
v’  ha  in  questi  dati,  ed  impose  una  classificazione  sconve- 
nientemente riduttoria,  non  ammettendo  di  Centaurieae  che 
tre  generi  soltanto. 

A Cassini  principalmente  devesi  il  bene  d’un  avviamento 
più  razionale  del  lavoro,  condotto  anche  a miglior  punto 
poi  da  De  Candolle  e da  Boissier  (3). 

Non  è intanto  da  far  buono  ogni  smembramento  del  ge- 
nere Centaurea;  poiché,  più  volte,  o si  è concessa  una  esa- 
gerata importanza  a certi  caratteri,  o si  è fatto  a fidanza 
con  un’indeterminata  definizione,  cioè  imbattendo  in  una 
contraddizione  in  terminis , che  è frequentissima  nella  siste- 
matica delle  composte. 

(1)  Mi  fu  occasione  lo  studio  da  me  cominciato  a Firenze,  nel  settembre 
del  1905,  sulle  centauree  italiane. 

(2)  Si  ricordino  Carbeni,  Amberboì,  Crocodilium , Calcitrarci,  Jacea,  Seridia, 
Cyanus,  Rhacoma , Rhaponticum. 

(3)  Parecchi  dei  generi  boissieriani  sono  affatto  orientali;  ed  è a deplo- 
rare per  essi  il  manco  di  notizie  sulle  note  carpologiche. 


27 


— 418  — 


È da  scartare  qui,  come  si  è fatto  per  altre  Cynareae,  la 
variazione  relativa  alla  distribuzione  dei  sessi,  alla  piumo- 
sità del  pappo,  allo  sviluppo  delle  appendici  anterali,  dei 
rami  stilari,  alla  vestitura  degli  achenii,  al  grado  d’obli- 
quità della  loro  areola.  Sono  caratteri  incostanti  da  specie 
a specie,  e che  condurrebbero,  se  mai  volessero  utilizzarsi, 
ad  uno  smembramento  esagerato,  intralciando  mostruosa- 
mente la  classificazione,  e distraendoci  dal  buon  metodo 
naturale. 

Le  Centaurieae  palesano  una  differenziazione  della  infio- 
rescenza, che  si  va  facendo  sempre  più  netta,  e che  si  può 
incontrare  anche  dentro  uno  stesso  genere.  È chiaro  che 
debbano  aversi  per  generi  più  vetusti  quelli  in  cui  forno- 
gamia  o predomina,  o vi  è perfino  esclusiva  ; quindi  le 
Serratula  e i generi  affini  son  da  tenersi  come  i più  pros- 
simi al  punto  di  partenza  di  questa  serie  : così  è pei  Rha- 
ponticum  forse,  per  gli  Acroptilon , per  la  Leuzea , per  le  Tri- 
cholepis  certamente.  I tre  ultimi  di  questi  generi  si  mani- 
festano agevolmente  più  vetusti,  per  la  piumosità  del  loro 
pappo;  ma  i due  ultimi  sono  attinti  già  dalla  elaborazione  in- 
dovatasi  nel  pappo,  poiché  a tal  carattere  congiungono  quello 
della  presenza  di  un  anello,  proveniente  dalla  saldatura 
degli  elementi  di  esso  organo;  per  ciò  questo  si  stacca  dal- 
l’achenio  in  una  volta,  ricordando  quanto  avviene  nella 
serie  dei  Carduus. 

Fin  qui  però  non  avremmo  diritto  a sostenere  differenze 
generiche  ; e neanche  le  Serratula,  a questi  patti,  potreb- 
bero vantarne  per  sé  : cadrebbe  dunque  quel  sistema  di 
generi,  che  è tenuto  dalla  maggior  parte  degli  autori,  e 
tenuto,  più  che  per  altro,  in  omaggio  alla  tradizione. 

La  costituzione  del  genere  Leuzea  è da  rispettarsi  ; è una 
prova  della  bontà  di  alcune  distinzioni  generiche  prelin- 
neane,  a torto  neglette  del  celeberrimo  riformatore  della 
botanica  ; una  prova  fornita  da  De  Candolle,  e messa  in 
non  cale  da  botanici  posteriori  ; i quali,  sedotti  dall’appa- 
renza di  notabilissime  appendici  involucrali,  hanno  ri- 
guardato le  Leuzea  come  semplice  sezione  delle  Centaurea; 


— 419  — 


mentre  realmente  esse  non  godono  che  d’un  carattere  di 
convergenza  comune  a queste  ultime,  e se  ne  distinguono 
sufficientemente  per  la  ristrettezza  ed  uguaglianza  delle  co- 
rolle, e per  la  grande  brevità  dei  rami  stilari  non  solo,  ma 
per  gli  achenii  obovati  e multicostati,  squamulosorugosi, 
contratti  bruscamente  all’apice,  oltre  che  per  la  saldatura 
predetta  (1). 

Le  Leuzea , come  le  Tricholepis,  mi  sembra  possan  dimo- 
strare anche  una  divergenza  maggiore  dalle  Centaurea: 
alcune  forme  di  questo  genere  l’abbian  potuto  generare  (e 
propriamente  quelle  fornite  di  pappo  piumoso);  ed  esse  poi 
si  saranno  elaborate,  acquistando  la  saldatura  del  pappo. 

Il  genere  Carbenia  si  chiarisce  come  più  divergente  nella 
serie  predetta,  perchè  insignito  d’eterogamia,  e alquanto  del 
carattere  di  convergenza,  che  è comune  con  le  Centaurea  ; 
ma  l’anello  di  peli  alla  base  dei  rami  stilari  e la  costola- 
tura degli  achenii  lo  distingue  forse  abbastanza. 

Non  vedrei  intanto  ragione  di  ammettere  il  genere  Zoe- 
gea , pel  quale  apparisce  di  più  l’invalidità  dei  criteri  ado- 
perati qui  da  Linneo  nelle  distinzioni  generiche  ; nè  per 
ammettere  il  genere  Microlonchus  vedrei  altra  ragione,  se 
mai,  che  esigua,  e solo  per  la  differenziazione  esistente  nel 
margine  dell’ilo.  Non  dovrebbe  imporre  per  niente  l’assenza 
del  caratteristico  involucro  comune  nelle  Centaurea;  anzi, 
quanto  occorre  nei  Microlonchus  dovrebbe  edurci  intorno 
alla  natura  e all’importanza  di  questo  carattere,  il  quale 
vien  meno  talora,  restando  intatti  o quasi  i caratteri  car- 
pologici. 

Non  è lo  stesso  pel  genere  Crupina;  il  quale  ha,  insieme 
a quell’  assenza  assai  meglio  significata,  qualche  carattere 
carpologico  proprio,  e capace  di  stare  a base  di  generica 
distinzione,  oltre  alla  grande  riduzione  delle  calatidi  e del 
pappo.  Cassini  pare  abbia  avuto  ben  ragione  di  proporlo. 

Perplesso  resto  pel  genere  Amberboa.  Non  mi  è stato 


(1)  Varrebbe  la  stessa  ragione  per  le  Tricholejiis,  distinte  pure  da  De  Can- 
dolle, e gli  Acroptilon,  che  hanno  solo  in  parte  piumosità  di  pappo.  I 
Rhaponticum  si  distinguono  per  la  forma  del  frutto. 


— 420 


dato,  che  studiare  appena  qualche  rappresentante  di  que- 
sto gruppo  non  tanto  ristretto.  È da  lamentare  per  esso  la 
troppa  indeterminatezza  di  sua  definizione  ; pel  che  vi  si 
sono  ascritte  specie  svariate,  e,  per  lo  più,  forse  indebita- 
mente. Senza  dubbio  però  esso  genere,  dovuto  anche  al 
Cassini,  rappresenta  un  grado  avanzato  della  differenzia- 
zione determinante  la  serie  delle  Centaurieae,  come  quello 
che  palesa  un’eterogamia  perfetta,  e una  saldatura  estesa 
nei  rami  stilari,  oltre  dei  caratteri  carpologici  propri,  e ta- 
lora anche  un  depauperamento  nel  pappo  (1).  Ma  è proba- 
bile che  più  d’ogni  altro  abbia  fatto  senso  il  divario,  da 
esso  genere  presentato  rispetto  alle  Centaureae  per  via  del- 
l’involucro. 

Questa  maggiore  importanza  indebitamente  concessa  al- 
l'involucro è ovvia  nella  sistematica  delle  sezioni  del  ge- 
nere Centaurea  ; mentre  per  proporne  di  naturali  avrebbe 
dovuto  attendersi  meglio  alla  trasformazione  della  corolla, 
alla  natura  del  ricettacolo,  alla  riduzione  delle  calatidi,  alla 
presenza  o meno  d’anello  di  peli  negli  stili,  alla  vestitura 
dei  frutti,  alla  natura  del  pappo  ed  al  suo  depauperamento 
più  o meno  marcato.  Così  parmi  che  le  Haplolepideae  van- 
tino nella  duplicità  del  pappo  un  carattere  ben  più  saliente 
di  quello  rilevatosi  nell’involucro  ; che  le  Jaceineae  possano 
meglio  essere  contraddistinte  dalla  tendenza  più  o meno 
spiccata  ad  esso  depauperamento  ; che  le  altre  sezioni  siano 
ancor  più  artificiali. 


* 

£ £ 

Quanto  alle  Carthameae,  certo  da  mettersi  vicine  alle 
Centaurieae , la  definizione  dei  generi  non  è meno  impac- 
ciante,  comecché  molto  meno  esse  presentino  forme  da  con- 
siderare per  questo  riguardo. 


(1)  Sarebbe  da  studiarsi  meglio  il  pappo  di  questo  genere:  io  presumo 
che  la  sua  conformità  sia  un  derivato  di  perdita  degli  elementi,  che  rive- 
stono una  delle  due  forme  esistenti  presso  le  C^ntaurea  a pappo  duplice. 
Sarebbe  omogeneità  da  semplicizzazione. 


421  — 


Forse  tra  esse  sarà  un  genere  autonomo  il  Carduncellus  ; 
il  quale  mostra  la  saldatura  delle  sete  del  pappo  (come  qua 
e là  avviene  d’osservare  presso  le  Centaurieae ),  ma  intanto 
possiede  calatidi  equaliflore,  omogame,  corolle  più  o men 
profondamente  divise.  Le  Lamottea  ne  rappresentano  le 
forme  vetustiori,  come  sprovvedute  di  tal  saldatura.  Però 
più  probabilmente  è qui  da  farsi  buona  l’associazione  pro- 
posta da  Baillon  ; il  quale  non  riconosce  nelle  Garthameae 
che  un  solo  genere  : quindi  non  si  tratterà  che  di  aggrup- 
pamenti in  sezioni. 

È da  distinguersi  nell’omocarpia  dei  Carthamus  intanto 
quella  che  è originaria,  da  quella  che  è isterotipa.  Fra  le 
due  sta  l’eterocarpia  rappresentata  da  certi  Kentrophyllum. 
Sicché,  partendo  dai  Carduncellus  caratterizzati  da  pappo 
piumoso,  si  ha  una  riduzione,  senza  uscire  da  questo  gruppo; 
la  quale  vedesi  costituita  dalla  presenza  di  achenii  calvi  ; 
e,  prima  di  comparire  tale  riduzione,  si  hanno  le  specie  con 
tutti  gli  achenii  pappiferi  nati  da  fiori  ermafroditi  indi- 
stintamente e fertili  : cioè  si  ha  il  gruppo  dei  Carthamus 
primitivi  ( Protocarthamus );  poi  comincia  la  differenziazione, 
e si  hanno  i Carthamus  eterogami  ( Kentrophyllum  Neck., 
ed  Onobroma  DC.),  nei  quali  il  pappo  degli  achenii  mar- 
ginali s’impoverisce  ed  arriva  ad  annullarsi  del  tutto  (1)  ; 
finalmente  viene  il  gruppo  delle  specie  a pappo  sempre 
nullo,  che  son  quelle,  sulle  quali  Linneo  ha  fondato  il  suo 
genere,  le  quali  perciò  formano  la  sezione  dei  Carthamus 
veri  ( Eucarthamus ). 


* 

* * 

Con  queste  e con  altre  simiglianti  riduzioni  del  numero 
dei  generi  di  carduacee,  credo  si  sarà  sempre  lontani  dal- 
l’avere un  sistema  di  generi  paragonabile  a quello  d’ogni 
altra  famiglia  di  piante  ; ma  senza  dubbio  s’avrà  una  cor- 


(1)  Occorrerebbe  distinguere  i casi  in  cui  essi  fiori  marginali  sono  fem- 
mine, da  quelli  in  cui  sono  neutri. 


— 422  — 


rezione  della  enorme  facilità,  onde  si  è fatta,  in  questa  e 
in  altre  tribù  di  sinanteree,  la  proposta  di  nuove  creazioni 
generiche.  E spiacevole  intanto  il  pensare  che  nelle  reda- 
zioni floristiche  non  ci  sia  dato  di  seguire  il  salutare  ab- 
brivo di  tali  riforme  nella  misura  desiderabile,  e che  quindi 
si  manterrà  forse  sempre  discrepanza  fra  esse  e la  pura 
tassonomia. 

Ed  invero  una  fiora  conviene  per  più  ragioni  sia  redatta 
ottemperando  alle  esigenze  tradizionali  ; altrimenti  vi  s’  in- 
trodurrebbero delle  variazioni,  onde  si  renderebbe  intral- 
ciato il  lavoro  di  comparazione  statistico  e geografico.  Pure 
non  sarebbe  da  trascurare  affatto  il  risultato  tassonomico 
corretto,  che  ci  avvicinerebbe  più  allo  stato  naturale  delle 
cose;  e così  ci  aiuterebbe  assaissimo  ad  integrare  la  nostra 
scienza,  ad  eliminare  tante  difficoltà,  che  non  sorgono  se 
non  per  la  ignoranza  di  certi  fatti  caratteristici,  e per  l’ ido- 
latria di  tante  idee  irrazionali. 


PANDANUS 


NUOVE  SPECIE  DESCRITTE 

DA 

UGOLINO  MARTELLI 


Manipolo  II. 


Sectio  KEURA. 

Fandanus  maximus  n.  sp. 

Hab.  Isola  Grande  del  gruppo  delle  Comore  nel  Canale  di 
Mozambico.  — Race,  dal  Sig.  A.  Legros,  1905  (Herb.  Mar- 
telli). 

Folia  coriacea  2 i/i  m.  et  ultra  longa,  13  cm.  lata,  basi 
vix  dilatata  et  amplectantia,  apicem  versus  sensim  longe- 
que  attenuata,  summo  apice  angustato-acuminato,  pagina 
superiori  nitida,  inferiori  glauca  et  longitudinaliter  dense 
venulosa,  in  ima  basi  tantum  levia  et  nitida  ; costa  media 
tenui,  apicem  versus  acuta  et  prominula,  basin  versus 
inermi,  subrotundata  et  evanescenti,  deinsuper  dense  acu- 
leis  armata,  aculeis  inferioribus  robustis,  retroflexis  e basi 
lata  uncinatis  et  subulatis,  superioribus  minoribus,  ascen- 
dentibus  ; marginibus  basi  inermibus,  deinsuper  dentibus 
approximatis,  robustis,  acutis  vel  subulatis,  erecto-paten- 
tibus  armatis,  dentibus  superioribus  brevibus,  subadpressis. 
Spathae  inferiores  foliis  similes  sed  breviores,  mediae  plus- 
minusve  in  apicem  trigonum,  subulatum  acuminatae  et 


— 424  — 


plus  minusve  elongato-attenuatae,  in  parte  basilari  navicula- 
riformes,  e medio  ad  apicem  acute  et  conspicue  costato— ca- 
rinatae,  carina  et  marginibus  dense  ciliato-dentatis:  spatkae 
superiores  cartilagineae,  decrescentes,  lanceolatae,  acumi- 
natae,  naviculariformes,  utrinque  dense  striato-venosae, 
apice  tantum  acute  carinatae,  marginibus  et  carina  ciliato- 
denticulatis.  Stamina  in  columnis  racemose  fasciculatis  ut 
in  Pandano  tectorio.  Antberae  breviter  pedunculatae,  4 
mill,  longae,  longiuscule  apiculatae.  Syncarpium  magnum, 
oblongum,  30  cm.  longum,  25  cm.  latum,  utrinque  rotunda- 
turn;  phalanges  numerosae  (45),  magnae,  9 cm.  longae,  tan- 
tum in  earum  tertiam  superiorem  partem  liberae,  ibique  vix 
divari catae  et  irregulariter  pentagono-pyramidatae,  parte 
apicali  6-8  cm.  lata,  sub-convexa;  loculis  numerosis  (11-13), 
exterioribus  magnis,  rotundato-pentagonis,  interioribus  mi- 
noribus,  pentagonis,  elevato-pyramidatis;  sulcis  interlocula- 
ribus  latis  ; stigmate  parvo,  vix  prominulo,  obliquo,  hyppo- 
crepiformi.  Endocarpium  osseum,  centrale,  pro  rata  parvum, 
in  sectione  longitudinali  ambitu  orbiculare,  3 */s  cm.  diam., 
superne  utrinque  lateraliter  abrupte  processu  cornuformi  pe- 
riferiam  attingenti,  ornatum;  mesocarpii  superi  cavernae 
magnae,  spongioso-flocculoso-fibrosae. 

È a questa  specie  che  credo  dovere  riferire  gli  esemplari, 
consistenti  in  sole  falangi,  che  si  trovano  nelle  collezioni 
del  Museo  di  Parigi  e raccolte  da  Hahn,  provenienti  dalla 
Martinica,  ove  certo  la  pianta  sarebbe  coltivata;  non  che 
alcune  altre  della  collezione  del  Museo  di  Caen  (avute  da 
Parigi)  con  indicazione  di  provenienza  dall’isola  Péunion. 


Pandanus  Fischerianus  n.  sp. 

Hab.  Patria  ignota.  — Pace.  Fischer.  Di  questa  specie 
soltanto  alcune  falangi  si  conservano  nelle  collezioni  del 
Museo  Botanico  di  Pietroburgo  e mi  furono  comunicate  per 
lo  studio  dal  gentilissimo  Direttore  di  quello  Stabilimento. 


— 425  — 


Phalanges  per  tertiam  earum  superiorem  partem  in  syn- 
carpio  liberae,  magnae,  10  cm.  longae,  6 cm.  latae,  acute 
pentagonae,  in  earum  fere  dimidiam  superiorem  partem 
prismaticae,  faciebus  latis,  planis  et  a sulcis  superficialibus 
angustis  (a  sulcis  interlocularis  prodeuntibus)  longitudina- 
liter  usque  ad  medium  exaratae,  subito  infra  circum  tu- 
mescentes  et  longitudinaliter  suberoso-lineatae,  in  dimi- 
diam inferiorem  partem  acute  penta— exagonae  et  basin 
versus  fere  abrupte  caudato- attenuatae,  superne  planae, 
truncatae;  loculis  10,  magnis.  penta-exagonis,  in  vertice 
subplanis  vix  anguloso-pyramidatis;  sulcis  interlocularibus 
angustis  et  brevibus;  stigmate  parvo  vix  prominenti,  sub- 
oblique hyppocrepiformi. 


Fandanus  rhopalocarpus  n.  sp. 

Hab.  Patria  ignota.  Alcune  falangi  senza  indicazione  di 
località  nè  nome  del  collettore  si  trovano  nelle  collezioni 
dell’Orto  Petropolitano  e mi  furono  gentilmente  comunicate 
dai  suo  Direttore. 

Phalanges  tantum  notae,  in  earum  dimidiam  inferiorem 
partem  in  syncarpio  connatae,  majusculae,  9 cm.  longae, 
4 cm.  latae,  late  clavatae,  pentagonae,  fi\ciebus  conspicue 
2-3-costatis  et  inter  costas  profunde  longitudinaliter  sul- 
catis,  inferne  a medio  sensim  angustato— caudatae  longeque 
cuneatae,  basi  acuta,  vertice  subplano;  loculis  8,  latiusculis, 
pyramidatis,  pentagonis,  in  vertice  subrotundato-acutis  ; sul- 
cis interlocularibus  profundis,  angustis;  stigmate  apicali 
parvo  subobliquo,  oblongo,  hyppocrepiformi. 

Forma  molto  distinta,  senza  affinità  ben  palesi  con  le 
specie  sin’ora  conosciute,  se  si  eccettua  la  precedente,  della 
quale  perciò  potrebbe  avere  prossima  la  patria. 


— 426  — 


Fandanus  Macfarlanei  n.  sp. 

Hab.  Presso  Papeete  nell’  Isola  Tahiti,  Arcipelago  della 
Società.  — Rac.  dal  Sig.  A.  Mac  Farlane  1904  (n.°  XI  in 
herb.  Martelli). 

Folia  subcoriacea,  1.30  m.  longa,  5 cm.  lata,  in  ima  basi 
breviter  abrupte  dilatata,  apicem  versus  sensim  longeque  at- 
tenuato-acuminata,  subtus  crebre  longitudinaliter  conspicue 
venulosa;  costa  media  acuta,  prominenti,  fere  usque  ad 
imam  basin  producta,  remotiuscule  usque  ad  tertiam  inferio- 
rem  partem  aculeis  parvis,  tenuibus,  reverso-uncinatis  prae- 
dita;  marginibus,  in  parte  basilari  nudis,  deinsuper  dentibus 
tenuibus,  subdistantibus,  acutis,  subulatis,  erecto-patulis  ar- 
matis.  Syncarpium  solitarium,  globosum,  19  cm.  diam.;  pha- 
langes numerosissimae,  dense  congestae  et  tantum  in  earum 
quartam  superiorem  partem  liberao  et  parum  divaricatae, 
elongatae,  pyriformes,  6 cm.  longae,  3-3  *s  cm.  latae,  per- 
saepe  compressae,  2 cm.  crassae,  pentagonae,  superne  subro- 
tundatae,  in  vertice  planae;  loculis,  4—6,  parvulis,  breviusculis, 
pyramidatis,  angulosis;  sulcis  interlocularibus  mediocribus; 
stigmatibus  parvis,  obliquis  vel  erectis.  Endocarpium  os- 
seum,  in  sectione  longitudinali  suborbiculare  ; mesocarpii 
superi  cavernae  parvae,  intus  spongiosae  et  fibroso-floc- 
culosae. 


Pandanus  Drolletianus  n.  sp. 

Hab.  Isola  Tahiti  nell’Arcipelago  della  Società.  — Race. 
Drollet,  1907  (n.°  X in  herb.  Martelli). 

Folia  pergamenacea  ultra  metralia,  5 cm.  lata,  basi  sensim 
parum  dilatata,  ibique  amplectantia,  apicem  versus  atte- 
nuata et  sensim  in  flagellum  longum  subulatum  protracta, 
utrinque  levia,  in  pagina  inferiori  submconspicue  longitu- 


— 427  — 


dinaliter  obsolete  venulosa;  costa  media  tenui,  basin  versus 
evanescenti,  usque  ad  medium  inermi,  deinsuper  usque  ad 
extremum  apicem  aculeis  raris,  parvis,  tenuibus,  acutis  mu- 
nita; marginibus  in  parte  basilari  inermibus,  deinsuper  cre- 
briuscule  tenuiter  acutis  et  subpatule  dentato— serratis.  Syn- 
carpium  globosum,  15  cm.  diam.  ; phalanges  numerosae, 
fere  in  earum  tertiam  superiorem  partem  liberae  et  divari- 
catae,  elongato-pyriformes,  obscure  pentagonae,  2 7,-B1/,  cm. 
latae,  faciebus  subconvexo-planis,  levibus,  vertice  subplano  ; 
loculis  5—6,  superimi alibus,  vix  convexis  et  obsolete  angu- 
losis;  sulcis  interlocularibus,  tenuibus,  superficialibus  ; stig- 
mate parvo,  erecto  vel  obliquo.  Endocarpium  osseum,  in 
sectione  longitudinali  ambitu  orbiculare;  mesocarpii  superi 
cavernae  mediocres,  fibroso-iiocculosae. 

Al  Sig.  Alessandro  Drollet  francese  dimorante  a Tahiti,  che 
gentilmente  raccolse  per  me  nel  circondario  di  Papeete  al- 
cuni Pandanus,  dedico  questa  specie  esternandogli  la  mia 
gratitudine. 


Pandanus  politus  n.  sp. 

Hab.  Isola  Tubuai  nell’Arcipelago  Tubuai,  nei  terreni 
bassi.  — Race.  A.  Mac  Farlane  1906  (n.°  3 in  herb.  Martelli). 

Folia  nitida,  coriacea,  ultra  metralia,  6 cm.  lata,  basi 
vix  amplectantia,  ibique  vix  dilatata,  sensim  in  acumen 
tenuem  trigonum  elongatum  attenuata,  supra  levia,  subtus 
crebre  et  minutissime  superficialiter  longitudinaliter  venu- 
losa; costa  media  subtus  tenui,  acuta,  inermi;  marginibus 
fere  omnino  inermibus  et  tantum  in  earum  tertiam  supe- 
riorem partem  dentibus  sparsis,  raris,  minutissimis,  patulis 
munitis;  acumino  saepius  omnino  inermi.  Syncarpium  pen- 
dulum, globosum,  fere  16  cm.  diam.;  phalanges  numerosae, 
in  earum  dimidiam  superiorem  partem  liberae  et  valde  di- 
varicatae,  pyriformes,  6 cm.  longae,  4 cm.  latae,  2 ‘/a  cm. 
crassae,  subcompressae,  obscure  pentagonae,  faciebus  super- 


- 428  — 


ficial  iter  undulato-costulatis  in  vertice  subconvexse;  locu- 
lis  6-8,  raro  11,  parvulis,  convexo-subpyramidatis,  penta- 
goni, sulcis  interlocularibus  superficialibus;  stigmate  vali- 
diusculo,  prominenti,  erecto,  hyppocrepiformi.  Endocarpium 
osseum  subcentrale,  spkaericum,  2 cm.  diam.  ; mesocarpium 
superum,  lacunis  spongioso-fibroso-flocculosis. 

Panel  anus  calo  stigma  n.  sp. 

Hab.  Isola  Tubuai  dell’Arcipelago  di  Tubuai,  Polinesia. 
— Race.  A.  Mac  Farlane  1905  (n.  6 in  herb.  Martelli). 

Folia  coriacea  circiter  1.50  m.  longa,  7 cm.  lata,  e basi 
vix  ampliata  sursum  in  acumen  sensim  attenuata,  summo 
apice  acuminato-subulato,  utrinque  dense  minuteque  longitu- 
dinaliter  venulosa  ; costa  media  basin  versus  evanescenti  et 
inermi,  deinsuper  acuta,  prominenti,  in  parte  basilari  re- 
mote, apicem  versus  crebriuscule  aculeata,  aculeis  parvis  et 
tenuibus,  subulatis,  sursum  vergentibus  ; marginibus  basi 
inermibus,  deinsuper  spinis  approximatis,  tenuibus,  minutis, 
subulatis,  praeditis:  spinis  inferioribus  validiusculis  elongatis 
et  patule  adscendentibus,  superioribus  subadpressis.  Syncar- 
pium  solitarium,  globoso-oblongum,  22  cm.  longum,  18  cm. 
diam.  ; phalanges  numerosae,  fere  in  tertiam  superiorem 
partem  liberae  et  divaricatae,  pyriformes,  basi  longiuscule 
attenuatae,  6 i/ì  cm.  longae,  3 ‘/2-5  cm.  latae,  saepe  sub- 
compressae,  2 ll9—S  cm.  crassae,  tetra-pentagonae,  faciebus 
obsolete  et  late  costulatis,  supra  plus  minusve  rotundatae, 
in  vertice  truncatae,  loculis  5-6,  pj'ramidatis,  brevibus,  an- 
gulosis;  stigmate  obliquo  vel  erecto,  magno,  valido,  lato, 
totum  loculorum  verticem  occupanti. 


Pandanus  tahitensis  n.  sp. 

Hab.  Isola  Tahiti  nell’Arcipelago  della  Società.  — Race. 
A,  Mac  Farlane  1905  (n.  2 in  herb.  Martelli). 


— 429  — 


Folia  coriacea,  circiter  1.50  m.  longa,  8 cm.  lata,  e basi 
vix  dilatata  ibique  amplectantia  per  totam  earum  longitu- 
dinem  superne  sensim  attenuata,  apice  acuminato,  utrin- 
que  minute  longitudinaliter  venulosa  ; costa  media  acuta, 
prominula,  basi  evanescenti,  usque  ad  medium  inermi,  dein- 
super  aculeis  rarissimis,  minutis,  apicem  versus  densioribus 
praedita  ; marginibus  in  parte  basilari  inermibus,  caeterum 
spinis  tenuibus,  subulatis  erecto-patentibus  armatis.  Syn- 
carpium  globoso-oblongum,  ‘21  cm.  longum,  19  cm.  diam.; 
phalanges  numerosae,  in  tertiam  superi orem  partem  liberae 
et  divergentes,  pyriformes,  7 */2  cm.  longae,  4-5  cm.  latae, 
rotundato-compressae,  3-3  ‘/2  cm.  crassae,  irregulatiter  pen- 
tagonae,  faciebus  planis,  levibus,  in  vertice  convexae  ; lo- 
culis,  6-8,  vix  conspicuis,  subangulosis  ; sulcis  interlocula- 
ribus  superficialibus,  saepe  obliteratis;  stigmate  validiusculo 
ad  verticem  loculorum  sito.  Endocarpium  osseum,  in  sectione 
longitudinali  subsemilunare  et  in  parte  centrali,  inter  cornua, 
elevatum. 


Fandanus  tubuaiensis  n.  sp. 

Hab.  Isola  Tubuai:  Arcipelago  Tubuai,  Polinesia;  in  luo- 
ghi montuosi  a circa  250  m.  — Pace.  A.  Mac  Farlane  1905 
(n.°  4 in  herb.  Martelli). 

Folia  juvenilia  subcoriacea,  circiter  70  cm.  longa,  ad 
basin  non  dilatata,  4-5  cm.  lata,  sensim  in  apicem  acu- 
minatum, subulatum  attenuata,  utrinque  longitudinaliter 
minutissime  venulosa;  costa  media  subtus  acuta,  tenui, 
basin  versus  evanescenti  et  inermi,  ultra  medium  spinis 
paucis  sparsis.  brevissimis,  superne  usque  ad  verticem  den- 
sis,  parvis,  erecto  adpressis,  munita  ; marginibus,  ima  basi 
excepta,  acute  et  dense  dentato-serratis,  dentibus  longiuscu- 
lis,  tenuibus,  subulatis,  patulo-ascendentibus.  Syncarpium 
rotundato-ellipticum,  17  cm.  longum,  14  cm.  diam.;  phalan- 
ges plurimae,  fere  usque  ad  verticem  confertae,  pyrifor- 


— 430  — 


mes,  obscure  pentagonae,  plus  minusve  compressae,  superne 
subplano-truncatae,  4 4/a  cm.  longae,  fere  3 cm.  latae, 
2 cm.  crassae  ; loculis  5-7,  pyramidato-convexis,  pentagonis, 
nonnihil  manifestis;  sulcis  interlocularibus  modice  profun- 
dis, latiusculis  ; stygmate  ad  verticem  loculorum  promi- 
nenti, robusto,  suberecto,  elougato,  byppocrepiformi;  endo- 
carpium  osseum  parvum,  in  sectione  longitudinali  ambitu 
irregulariter  triangulari;  mesocarpium  superum  medulloso- 
fibrosum,  ejus  cavernae  exteriores  quam  interiores  majores 
et  usque  ad  medium  phalangium  protractae. 


/ Pandanus  raivavaensis  n.  sp. 

Hab.  Isola  Raivavae  nell’Arcipelago  di  Tubuai  (Polinesia). 
— Race.  A.  Mac  Farlane,  1905  (n.°  04  in  berb.  Martelli). 

Folia  coriacea,  1 lji  m.  longa,  7 ‘/2  cm.  lata,  regulariter  et 
longissime  sensim  acuminata,  abrupte  ad  basin  dilatata, 
ibique  20  cm.  lata  et  ampleetantia,  utrinque,  parte  basilari 
excepta,  minutissime  longitudinaliter  venulosa;  costa  media 
acute  prominenti,  ad  basin  inermi,  caeterum  spinis  parvis 
subdistantibus,  erecto-adpressis  armata,  spinis  nonnullis 
inferioribus  retroflexis,  superioribus  sursum  versis;  margi- 
nibus,  basi  excepta,  dense  et  acute  dentatis,  dentibus  vali- 
diusculis,  inferioribus  patentibus,  incurvato-ascendentibus, 
superioribus  erecto-adpressis.  Syncarpium  pendulum,  subo- 
blongum,  17  cm.  longum,  15  cm.  diam.  ; phalanges  nume- 
rosae,  pyriformes,  pentagonae,  superne  rotundatae,  interdum 
subcompressae,  6 cm.  longae,  3 7,-4  cm.  latae,  2 l/—. 3 cm. 
crassae,  in  vertice  convexiusculse  ; loculis,  5—7,  vix  convexis, 
obsolete  pentagonis,  sulcis  interlocularibus  superfìcialibus, 
linearibus  ; stigmate  validiusculo,  suberecto.  Endocarpium 
osseum,  circiter  2 cm.  diam.,  in  sectione  longitudinali 
acute  triangulari. 


— 43 1 — 


/ Pandanus  brachycarpus  n.  sp. 

Hab.  Isola  Tubuai  dell’Arcipelago  Tubuai  (Polinesia);  nei 
luoghi  montuosi  a circa  240  m.  di  altezza.  — Race.  A.  Mac 
Farlane  1905  (n.  5 in  herb.  Martelli). 

Folia  coriacea,  circiter  1 m.  longa,  4 */2  cm.  lata,  basi 
amplectanctia,  ibique  non  dilatata,  a medio  usque  ad  api- 
cem  sensim  attenuato-acuminata,  utrinque  minutissime  ve- 
nulosa  ; costa  media  tenui,  acuta,  in  ima  basi  inermi,  dein 
aculeis  raris,  tenuibus,  subulatis,  quarum  inferioribus  perplu- 
rimis  retroflexis,  armata  ; marginibus  in  parte  basilari  iner- 
mibus,  caeterum  dentibus  subulatis  armatis,  dentibus  infe- 
ribus  patentibus,  superioribus  erectis,  brevissimis,  crassis  et 
acutis.  Syncarpium  parvum,  sphaericum,  13  cm.  diam..  pha- 
langibus  perpaucis  (tantum  18)  compositum.  Phalanges  maju- 
sculae,  fere  omnino  inter  se  connatae,  latissime  pyriformes, 
breves,  5 cm.  longae,  basi  acutae,  irregulariter  et  obscure 
pentagonae,  in  vertice  latissimo  et  convexo  4 ‘/3-5  J/s  cm. 
latae;  loculis  6-8,  latis  vel  latissimis,  subirregulariter  obscure 
pentagonis,  breviter  subconvexo-pyramidatis;  sulcis  interlo- 
cularibus  superficialibus  vel  subnullis  vel  latis  et  brevibus; 
stigmate  dilatato,  5-6  mill,  lato,  subrotundato-oblongo, 
subhyppocrepiformi,  plano  vel  subplano,  sessili,  in  vertice 
loculorum  applicato.  Endocarpium  osseurn,  in  parte  inter- 
media locatum  et  totam  latitudinem  phalangium  occupans, 
fasciae  transversalis,  2 cm.  latae,  supra  convexae  subtus 
concavae  figura;  mesocarpii  superi  cavernae  fibroso-spon- 
giosae,  fere  1 cm.  latae  et  compressae,  omnes  subaequales. 

Le  specie  della  Polinesia  qui  sopra  descritte  sono  affini  fra 
loro  e vennero  raccolte  dietro  mia  richiesta  nell’  isola  di 
Tahiti  e nelle  Tubuai  da  dove  mi  furono  inviate  cortese- 
mente dal  Sig.  A.  Mac  Farlane  di  nazionalità  americana. 
I frutti  inviatimi  sono  benissimo  preparati  ed  arricchiscono 
la  mia  collezione  di  esemplari  di  località  assolutamente 


— 432  — 


nuove.  Al  cortese  signore  rivolgo  anche  adesso  i miei  rin 
graziamenti. 


Sectio  HOMBRONIA. 

Fandanus  Balenìi  n.  sp. 

Hab.  Sulle  spiagge  del  mare  presso  Windesi,  Nuova 
Guinea  olandese.  — Race,  in  Luglio  1905  e 1906,  dal  mis- 
sionario Rev.  J.  A.  von  Balen  (n.  3 in  herb.  Martelli). 

Nome  indigeno:  « Andiomòsii  ».  . 

Folia  subcoriacea,  1 m.  longa,  5-6  cent,  lata,  basi  longiu- 
scule  dilatato-auriculata,  amplectantia,  canaliculata,  prope 
extremitatem  tantum  attenuata,  summo  apice  triangulari 
et  subabrupte  breviterque  subulata,  utrinque  levia  sed  in 
pagina  inferiori,  basi  excepta,  longitudinaliter  venulosa  ; 
costa  media  in  parte  basilari  evanescenti,  trigona,  parva, 
in  parte  apicali  tantum  spinis  subdistantibus,  brevissi- 
mis  et  minutis  praedita  ; marginibus  in  parte  basilari  iner- 
mibus,  deinsuper  subserratis;  dentibus  inferioribus  densis 
latiusculis  sed  brevibus,  late  patentibus:  superioribus  sub- 
distantibus, minoribus,  acutis  erecto-patentibus.  Syncarpium 
solitarium,  pendulum,  pedunculo  60  cm.  longo,  trigono 
suffultum,  oblongum,  obscure  trigonum,  28  cent,  longum, 
13  cm.  latum,  apicem  versus  aliquantum  attenuatum,  obtu- 
siusculum,  basi  rotundatum;  phalanges  numerosae,  inter 
se  connatae,  cuneato-complanatae,  7-9  mill,  crassae,  4 cent, 
longae,  2-3  raro  4 cent,  latae,  quaeque  e 2-3  vel  4,  rarius 
6-7,  drupis  inter  se  in  unica  serie  transversali  coalitis 
compositae  ; phalangium  pileus  communis  brevis,  e pileis 
partialibus  druparum  compositus,  quisque  pileus  par- 
tialis tetra-pentagonus,  margine  rotundatus,  supra  planus 
et  abrupte  in  pyramidem  centralem  crassam  acute  pen- 
tagonam  truncatam.  3 mill,  longam  elevatus;  stigmate  ver- 
ticali ad  latus  partis  pyramidalis  sito,  latiusculo,  oblongo. 


— 433 


Endocarpium  spissum,  osseum,  totam  partem  mediata  tra- 
sverse repletens;  mesoearpium  superum,  carnoso-fibrosum. 

Dedico  questa  bellissima  specie  all’egregio  Missionario 
olandese  J.  A.  von  Balen,  che  la  scoprì  e che  gentilmente, 
fece  per  me  ricerche  di  Pandanus  nel  territorio  di  Win- 
desi  inviando  bellissimi  esemplari  che  adesso  figurano  nella 
mia  collezione.  Vadano  al  buono  ed  intelligente  Missionario 
i miei  ringraziamenti  e le  mie  congratulazioni  per  il  risul- 
tato delle  sue  ricerche. 


A Pandanus  Jiulianetti  n.  sp. 

Hab.  Vanapa:  Nuova  Guinea  Britannica.  — Race.  Amedeo 
Giulianetti  (in  herb.  Kew.). 

Drupae  12  cm.  longae,  clavatae,  basi  acutatae,  pentagonae; 
endocarpium  osseum,  5 4/s  cm.  longum,  in  vertice  rotunda- 
tum,  ibique  1 */2  cm.  latum,  loculo  seminifero  fere  4 cm. 
longo,  mesocarpio  supero  fibroso  8 cm.  longo  et  ultra. 

Di  questa  singolarissima  specie  ho  visto  nelle  collezioni 
di  Kew,  soltanto  alcune  drupe,  dalle  quali,  sebbene  incom- 
plete, si  rileva  che  il  sincarpio  deve  essere  di  grandi  di- 
mensioni, almeno  di  30  cm.  di  diametro  ; ma  nulla  posso 
dire  riguardo  alla  sua  forma  generale.  Veramente,  in  causa 
della  imperfezione  del  materiale  di  studio,  sarebbe  forse  stato 
bene  di  astenersi  dal  descrivere  questa  specie,  se  i carat- 
teri indicati  non  fossero  tanto  salienti,  di  maniera  che  fra 
tutti  i Pandanus  da  me  studiati  non  ho  trovato  che  il 
Pandanus  utilissimus  Elmer,  delle  Filippine,  che  gli  si  av- 
vicini alquanto. 


% 


28 


— 434  — 


Sectio  YINSONIA. 

Pandanus  bipyramidatus  n.  sp. 

Nome  indigeno:  « Konkona  ». 

Hab.  Madagascar:  Provincia  di  Imerina.  — Race,  dal 
Sig.  Rollot  (n.°  7 in  kerb.  Martelli). 

Folia  valde  coriacea,  1 1/ì  m.  longa,  basi  9 cm.  lata,  api- 
cem  versus  sensim  attenuata  et  acumino  trigono  robusto 
terminata,  subtus,  basi  excepta,  minute  longitudinaliter 
dense  venulosa  et  superficialiter  transverse  tessellata,  supra 
levia  sed  minute  et  crebrerrime  punctulata  et  a plurimis 
lineis  impressis  e praefoliatione  enatis  longitudinaliter  per- 
cursa;  costa  media  in  ima  basi  obsoleta,  subito  supra  ba- 
sin validiuscula  et  rotundata,  deinsuper  subtilis,  in  tertiam 
inferiorem  partem  inermi,  caeterum  dense  spinis  brevissi- 
mi crassiusculis  acute  serrata;  marginibus  basi  inermibus, 
caeterum  dentibus  brevibus  subappressis  acute  serratis.  Syn- 
carpium  solitarium,  pendulum,  trigono-cylindraceum,  18  cm. 
longum,  8 cm.  latum;  phalanges  numerosae,  fere  3 cm.  lon- 
gae,  1 1/2  cm.  latae,  in  dimidiam  inferiorem  partem  inter  se 
arete  confertae,  in  parte  libera  divaricatae,  utrinque  a medio 
pyramidatae  et  acute  penta— exagonae  ; stylis  plurimis  (7-9), 
inaequalibus,  dentiformibus,  angulosis,  in  coronam  minu- 
sculam  ad  vertice  pkalangium  confertis,  superficie  stigma- 
tica brevi  laterali,  elongata.  Endocarpium  osseum,  fere  to- 
tani interiorem  falangium  partem  occupans  ; mesocarpium 
supera m subnullum. 

Sectio  BRYANTIA. 

Pandanus  Unwinii  n.  sp. 

Hab.  Presso  Benin,  South  Nigeria.  — Race,  dal  Signor 
A.  H.  Unwin,  Assist.  Conser.  of  Forests.  Sept.  1907.  (Herb. 
Martelli). 


— 435 


Folia  ...  ? Eacemus  una  cum  parte  pedicellari  circiter 
30  cm.  longus,  flexuosus,  spathis  1-2  distanti  bus  basi  prae- 
ditus;  spatha  inferiori  27  cm.  longa,  4 cm.  lata,  superiori 
brevior  utraque  lanceolato-acuminatae,  basi  attenuatae,  api- 
cem  versus  carinatae,  marginibus  et  carina  apicem  versus 
tantum  dense  ciliato  denticulatis.  Syncarpia  6 ad  apicem 
partis  pedicellaris  zig-zag  remotiuscule  inserta,  quidque  in 
axilla  spathae  partialis  solitarium.  Spathae  partiales  decre- 
scente^ subcartaceae  naviculares,  lanceolato-acuminatae,  ba- 
sin versus  attenuatae,  in  dorso  carinatae,  carina  et  margini- 
bus e medio  ad  apicem  dense  ciliato-denticulatis.  Syncarpia 
sessilia,  parva,  4 cm.  diam.,  globosa  vel  sub-ovata.  Dru- 
pae  (fere  maturae)  obconicae,  2 cm.  longae,  1 cm.  latae, 
superne  convexae  sed  in  parte  centrali  et  apicali  pinnae; 
stygmate  subexcentrico,  latiusculo,  sessili,  subplano,  bilobo. 


Sectio  EYKIA. 

& Pandanus  sumatranus  n.  sp. 

Hab.  Medan:  Sumatra  occidentale;  nelle  foreste  delle 
Montagne  dei  Bataks  fra  Bandar  Bahroe  e la  sommità  del 
Monte  Sebajak,  a 150-600  m.  di  altezza.  — Race,  dal  sig. 
Yriens,  Maggio-Giugno  1904  (Herb.  Martelli). 

Folia  coriacea,  1 m.  circiter  longa,  6 cm.  lata  e basi  sen- 
sim  attenuato-acuminata,  basin  versus  late  canaliculataet  am- 
plectantia,  levia,  utrinque,  parte  basilari  excepta,  longitu- 
dinaliter  crebre  minute  venulosa;  costa  media  subtili,  basi 
evanescenti  et  interdum  longu  tractu  inermi,  deinsuper  spinis 
nigricantibus,  brevibus,  robustiuscuiis,  acutis,  retroflexis  ar- 
mata, ultra  medium  inermi  vel  spinis  raris  parvis  sursum- 
versis  praedita,  spinis  in  parte  apicali  crebrioribus  minutis  et 
acutis;  marginibus  in  parte  basilari  inermibus,  deinsuper  den- 
tibus  nigrescentibus,  robustiuscuiis,  subulatis,  plus  minusve 
erectis  et  adpressis,  sensim  decrescentibus,  in  parte  apicali 


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minutissime  et  creberrime,  dentato-serratis.  Racemus  elon- 
gatus,  una  cum  parte  pedunculari  70  cm.  longus,  deflexus. 
Spathae  partiales  deorescentes,  inferiores  20  cm.  longae,  na- 
viculares,  lanceolatae,  acutae.  Syncarpia  numerosa  (12-13  et 
ultra)  supra  medium  partis  peduncularis  subconferta,  ad- 
pressa,  sessilia,  in  axilla  spatharum  partialium,  marcescen- 
tium,  solitaria,  cylindraceo-oblonga,  subtrigona , 7 cm. 

longa,  4 cm.  lata,  basi  inferno  protracta  subcalcarata. 
Drupae  numerosae,  parvae,  14  mill,  longae,  5 mill,  latae, 
prismatico-pentagonae,  confertae  ; pileo  libero  pyramidato, 
5 mill,  longo,  levi,  penta-exagono,  vertice  subtruncato  et 
in  stylum  excentricum  circiter  3 mill,  longum,  1 mill,  la- 
tum, corneum,  lucidum,  irregulariter  persaepe  furcatum, 
sursum  e basi  abrupte  curvatura,  producto;  superficie  sti- 
gmatica sursum  vergenti.  Endocarpium  osseum,  spissum, 
7-8  mill,  longum,  superne  truncatum  ; mesocarpii  caverna 
supera,  partem  pyramidatam  tantum  occupans. 


Pandanus  imerinensis  n.  sp. 

Nome  indigeno:  « Bobaka  ». 

Hab.  Madagascar:  Provincia  di  Imerina,  pressi  di  Tama- 
tava  — Race.  Rollot  1906  (n.°  10  in  herb.  Martelli). 

Eolia  probabiliter  bimetralia  (integra  non  vidi),  7 cm. 
lata,  superne  sensim  longe  attenuata  et  in  summo  apice 
triangulari-acuminata,  utrinque,  sed  supra  obscure,  longitu- 
dinaliter  minute  et  crebre  venulosa  ; costa  media  subtus  cir- 
citer a medio  usque  ad  apicem  acuta,  tenui,  dense  et  bre- 
vissime serrata,  marginibus  dense  acute,  serratis.  Racemus 
pedunculatus,  incurvato-deflexus,  elongatus,  40-50  cm.  lon- 
gus, rachide  trigona  l lft  cm.  crassa,  hispido-furpuracea. 
Sjmcarpia  plurima  (11)  subconferta,  subsessilia,  ovato-tri- 
gona,  4 1 2— 6 cm.  longa,  3 cm.  lata  ; drupae  parvae  an- 
gustie, 11  mill,  longae,  3 mill,  latae,  cuneatae,  obscure 


— 437 


pentagonae,  basi  acutae  ; pileo  5 mill,  longo,  pyramidato- 
pentagono  in  stylum  elogantum  mucroniforme,  acutum, 
erectum  vel  sursum  curvatura  protraete),  superficie  stigma- 
tica, lineari  fere  totam  longitudinem  styli  percurrenti,  sur- 
sum vergenti.  Endocarpium  osseum,  supra  truncatum,  septo 
transverso  osseo,  1 mill,  spisso;  caverna  mesocarpica  rotun- 
data,  spongioso-medullosa. 


Panel  anus  macrophyllus  n.  sp. 

Nome  indigeno  : « Vakoan-drano  ». 

Hab.  Madagascar:  Provincia  d’Imerina.  — Race.  Rollot 
1906  (n.°  11  in  herb.  Martelli). 

Folia  spisse  coriacea,  latissima,  verisimiliter  bimetralia 
(eorum  pars  basilaris  non  vidi),  infra  medium  16  cm.  lata 
superne  sensim  attenuata  et  in  acumen  trigonum  desinentia, 
supra  lete  viridia,  subtus  glauca,  utrinque  in  sicco  con- 
spicue  longitudinaliter  deuseque  striato  venosa,  costa  media 
subtus  acute  trigona,  angusta,  in  parte  intermedia  inermi, 
deinsuper  spinis  brevibus,  acutis,  densis,  crassiusculis, 
erecto-patentibus  armata;  marginibus  dentibus  latiusculis 
inaequalibus,  minutis  serratis.  Racemus  erectus,  peduncu- 
latus,  circiter  20  cm.  longus,  pedunculo  gracili  trigono 
8-9  mill,  crasso.  Syncarpia  plurima  (7-8),  parva  ad  api- 
cem  pedunculi  conferta,  quidque  spatha  propria  partiali 
praeditum.  Spathae  partiales  decrescentes,  naviculares,  lan- 
ceolatae,  apice  cucullatae,  acutiusculae,  fere  3 cm.  latae, 
5 cm.  longae,  in  dorso  tantum  prope  apicem  acute  et  pro- 
minule  carinatae,  marginibus,  basi  excepta,  dense  tenuiter 
denticulato-serratis.  Syncarpia  ovato-rotundata,  3-4  cm. 
longa,  2 */2-3 '|2  cm.  lata,  sessilia.  Drupae  parvae,  usque  ad 
apicem  connatae,  obovato-cuneatae,  circiter  9 mill,  longae, 
4^5  mill,  latae,  pentagonae;  pileis  crassiusculis  inter  se  con- 
natis,  vertice  in  medio  concavo  e circum  anulo  pentagono 


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prominulo  crassiusculo  cinctis.  Stylum  centrale,  5 mill.  Ion- 
gum,  erectum  vel  sursum  cun  atum,  e basi  crassiuscula  py- 
ramidali  subuliforme,  superficie  stigmatifera  lineari,  elongata, 
sursum  vergenti.  Endocarpium  osseum,  spissum,  2/3  superiores 
phalangium  occupans,  superne  rotundatum,  basi  cuneatum; 
mesocarpi  pars  supera  parva,  carnosa,  ejus  caverna  obsoleta. 


Pandanus  Rollotii  n.  sp. 

Nome  indigeno:  « Fandranety  ». 

Hab.  Madagascar:  Provincia  di  Imerina,  pressi  di  Tama- 
tava  - Race.  Baron  n.°  6044  (in  herb.  Kew)  et  Rollot  1907 
(n.°  5 in  herb.  Martelli). 

Con  riconoscenza  dedico  questa  bellissima  specie  al  Sig. 
Rollot,  agente  delle- culture  a Tamatava,  che  tanto  gentil- 
mente si  è prestato  alle  mie  richieste  nel  raccogliere  ed  in- 
viarmi molti  e bellissimi  campioni  di  varie  specie  di  Pan- 
danus della  Provincia  di  Imerina. 

Folia  70  cm.  longa  basi  amplectantia,  ibique  non  dila- 
tata, regulariter  5-7  cm.  lata,  prope  apicem  tantum  atte- 
nuata, acuta,  in  sicco  utrinque  longitudinaliter  dense  acute 
venosa;  costa  media  basin  versus  evanescenti,  deinsuper  robu- 
sta et  prominenti,  usque  ad  medium,  et  interdum  ultra,  inermi 
apicem  versus  dentibus  brevibus  latiusculis  subdistantibus 
armata;  marginibus  prope  basin  inermibus,  caeterum  remo- 
tiuscule  dentibus  brevibus  parvis  curvatis  acutis  patentibus, 
illis  costalibus  simillimis,  armatis.  Syncarpium  solitarium, 
oblongo-rotundatum,  6-9  cm.  latum,  11-16  cm.  longum,  dru- 
pis  numerosissimis  parvis  confertis.  Drupae  angustae,  32  mill, 
longae,  4 mill,  latae,  pentagonae,  utrinque  sensim  attenuato- 
acuminatae  sive  fusiformes;  pileo  carnoso,  globoso,  4-5  mill, 
longo,  basi  coarctato,  5-6  raro  9 mill,  lato,  pentagono,  acute 
longitudinaliter  costulato,  in  summo  vertice  levi  et  subplano 


— 439 


vel  convexiuscolo;  stigmate  abrupte  excentrico,  solitario  vel 
interdum  e basi  duplici  brevi,  3 mill,  longo,  anguste  lanceo- 
lato-acuminato,  plus-minusve  recto,  sursum  vergenti,  parte 
stigmatifera-lanceolata  per  fere  totam  longitudinem  styli 
producta.  Caverna  mesocarpica  supera,  elongata  et  atte- 
nuato-acuminata.  Endocarpium  osseum,  parvum,  6-7  mill, 
longum,  in  medio  drupae  positum. 


Fandanus  platyphyllus  n.  sp. 

Nome  indigeno:  « Hofaradry  ». 

Hab.  Madagascar:  Prov.  di  Imerina.  — Race.  Rollot  1906, 
(n.°  6 in  berb.  Martelli). 

Folia  ultra  metralia,  latissima  (16-19  cent,  lata)  subco- 
riacea, apice  breviter  attenuato-acuminata,  subtus  glauca, 
longitudinaliter  (in  sicco)  utrinque  acute  venulosa  ; costa 
media  valida,  prominenti,  lata,  trigona,  acuta,  prope  basin 
obsoleta  et  inermi,  deinsuper  brevi  tractu  interrupte  et  ir- 
regulariter  dentibus  parvis  et  tenuibus  praedita,  in  parte 
media  inermi,  apicem  versus  dense  et  acute  serrata  ; mar- 
ginibus,  parte  basilari  excepta,  crebre  acuteque  serratis, 
pagina  superiori  levi,  plicis  lateralibus  inermibus.  Syncar- 
pium  pendulum,  elongatum,  23-30  cm.  longum,  obsolete 
trigonum,  apice  nonnibil  attenuatimi,  basi  10  cm.,  apice 
6—7  cm.  diametro.  Drupae  numerosissimae,  usque  ad  apicem 
inter  se  connatae,  subprismatico-pentagonae,  14-15  mill, 
longae,  3-4  mill,  latae,  pileo  brevi  convexo,  pentagono  ; 
stygmate  centrali  libero,  deorsum  vergenti,  lanceolato,  acuto 
vel  linguaeformi,  basi  fere  3 mill,  lato  ibique  utrinque  tu- 
berculis  2 praedito;  caverna  mesocarpica  supera,  brevissima, 
fere,  2 mill,  longa;  endocarpium  osseum,  6 mill,  longum, 
loculo  seminifero  mediano  oblongo,  utrinque  rotundato,  fere 
totam  latitudinem  drupae  occupante. 


INDICE  DEI  LAVORI 


Prefazione Pa9 • v 

Beccari  O.  — Le  Palme  americane  della  Tribù  delle  Co- 

ryplieae » 1 

Indice  relativo » 339 

Bottini  A.  — Sulla  Briologia  delle  Isole  italiane  ....  » 346 

Nicotra  L.  — Sui  generi  delle  Cinaree  italiane » 403 


Martelli  U.  — Pandanus  Nuove  specie.  Manipolo  II . . . 


423 


Finito  di  stampare 

il  giorno  31  Dicembre  dell’  anno  190 7 
coi  tipi 

della  Tipografia  di  M.  Ricci 
di  Firenze. 


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