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ARCIDIACONO CAPITOLARE
CARLO FEDERICO Cav BIANCHI
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ZARA
Tipo?ra(ì:i di (i. Wodilzka
1880.
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ZARA CRISTIANA
DELL ARCIDIACONO CAPITOLARE
TROTONOTARIO APOSTOLICO
CARLO FEDERICO CAV. BIANCHI
OSTAVINA
don Ive Prodana
DEDICATA
A
SUA ECCELLENZA REVERENDISSIMA
NOKSIGKOR PIETRO DOIMO ALESSANDRO N4UPAS
ARCIVESCOVO DI ZARA
METROPOLITA DELLA DALMAZIA
Jf A. XiJB^^n A K"
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ZARA
Tipografia Woditzka
1879
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\ SEP 2 01984
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INTRODUZIONE.
OSTAVINA
don Ive Prodana
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'opo di aver narralo nel primo volume di quest^ opera
quanto si riferisce alla storia ecclesiastica della città di Zara,
rendesi ora necessario di parlare del territorio, su cui esten-
desi la spirituale giurisdizione dell'arcivescovo; fa duopo,
cioè, descrivere le altre chiese e parochie dell' arcidiocesi.
Il territorio della zaratina arcidiocesi fu da principio
assai esteso, come altrove si è detto. E non v^ha dubbio,
che tale esser dovea dal momento, che due od al più tre
dovettero essere le diocesi della Dalmazia nei primi secoli
del cristianesimo, Salona cioè, Zara e Nona. Questo terri-
torio però venne a restringersi non poco nel decimo secolo,
allorché il vescovo creatine di Nona s'intromise nella giu-
risdizione episcopale delle altre diocesi dalmate, e partico-
larmente in questa di Zara, che gli era vicina; ed ebbe
ancor più a scemarsi, lorquando il re Cresimiro staccò da
essa nel 1050 parecchie ville, affine di erigere il vescovato
di Belgrado (Zaravecchia)^ cui, avendo scella a regale sua
residenza, volea anche innalzare a maggior grado di dignità
e splendore. Ma dopo la distruzione di questa città, seguita
nel 1126 per opera dei Veneti, e dopo la regolazione dei
confini delle diocesi dalmate, avvenuta per ordine dell'apo-
stolica sede, il vescovato di Zara ricevette notevole incre-
mento mediante la restituzione dell'isola di Pasman, e di
alcune altre aggiacenti, nonché di quasi tutto il belgr adense
territorio.
Quante fossero le parochìe e Io chiese dell' arcidiocesi
jaderlina nei secoli anteriori al decimoquinlo non consta.
Si sa soltanto da una cronaca antica, che prima delle lur-
chesche invasioni, cioè prima del 1468, in cui esse ebhero
principio in queste contrade, 280 erano le ville, che ne
componevano il territorio, senza contar quelle del suo iso-
larlo. Di queste molte ne rimasero abbandonate, parecchie
ne furono incendiate, e non poche distrutte o devastate dalle
barbare orde musulmane. Abbiamo memorie scritte, che nel
decimosesto secolo di tante n'erano rimaste 96, delle quali
erano abitate 85, con sole 5 o 6 case per ciascuna, e che
intorno al 1700 le parochie del zaratino contado giungevano
appena al numero di 35. Non fu così delle parochie del-
l' isolario. Siccome in esso non vi penetrarono i Turchi, che
una sol volta, ed anche questa solamente in alcuni villaggi
senza farvi danni o guasti rilevanti, così narrano le nostre
cronache, che il numero delle insulari parochie si mantenne
costantemente da 30 a 33, le quali si conservarono in egual
numero anche fino ai giorni nostri. Le parochie dunque del-
l'arcidiocesi di Zara verso la fine del terzo decennio del
secolo presente ascendevano alla ciffra di 68 soltanto.
Succeduta nel 1828 la concentrazione delle diocesi
della Dalmazia mediante la Bolla : Locum B. Petri^ di Leone
XII, ed abbinalo il vescovato di Nona alT arcivescovato di
Zara, questo ricevette un grande aumento di territorio, poiché
vi si aggiunsero 65 villaggi, 17 de' quali abitati da soli
cattolici, 33 composti di cattolici e di greci, e 15 abitati
nella minor parte da cattolici, e nella maggiore da greci ;
tuU'i quali villaggi formavano 36 parochie latine, mentre
una parochia coraponevasi di due ed anche più villaggi.
Unite pertanto le mentovate 68 parochie dell' antica arcidio-
cesi alle 36 della soppressa ed incorporata diocesi nonese,
r arcidiocesi di Zara venne a comporsi di 104 tra parochie
e cappellanie, che si mantennero inalterate fino all'anno 1850.
In seguito al Ministeriale Dispaccio 26 gennaro 1849,
N.o 8440-4117, essendosi introdotta una stabile sistemazione
della cura d'anime nelle diocesi della Dalmazia, furono anche
determinate le condizioni delle stazioni del clero curato della
nostra arcidiocesi, per cui 50 dovrebbero essere le parochie,
32 le cappellanie esposte, e 26 le cooperature parochiali, in
tutto 108 curazie, le quali, avuto riguardo alla opportunità
della sorveglianza, alla comodità di communicazione, alla
— 5 —
facile corrispondenza col clero e colle autorità, nonché alle
speciali circostanze locali vennero ripartite in nove circon-
dari decanali, cioè Zara, Nona, Rasanze, Novegradi, Zara-
vecchia, Pago, Selve, Sale e S. Eufemia, ai quali se ne
aggiunse in seguito un allro, eh' è quello di Bencovaz ; con
ciò però che la carica di decano non dovesse essere stabile,
né annessa ad un beneficio, e che l' ufficio decanale dovesse
essere affidato ad un sacerdote del circondario, degno di
fiducia.
In dotazione del clero curato venne stabilita:
La congrua di fio. 300 pei parochi,
„ „ „ „ 200 pei cappellani,
„ „ „ „ 150 pei cooperatori.
Venne data esecuzione nel 1851 al Dispaccio Ministe-
riale con qualche modificazione, per cui contansi attualmente
55 parochie, 40 cappellanie esposte, 7 cooperature e 2
stazioni curate, in tutto 104 curazie, ripartite in 10 deca-
nati, i quali hanno un distretto più o meno esteso di circa
10 curazie, sopra le quali i decani esercitano una giurisdi-
zione, limitata dall'arcivescovo.
Di queste ne tesseremo la storia, seguendo T ordine
indicato negli atti delle antiche visite canoniche che ci ser-
virono di guida e di aiuto; ed incominciando dalle parochie
dell' isolarlo.^ continueremo con quelle del litorale per terminar
con quelle del continente, eccettuato però qualche caso spe-
ciale, in cui abbiamo dovuto discostarci dal nostro proposito.
Parleremo in particolare delT origine delle parochie, della
fondazione delie chiese parochiali, e delle chiese succursuali,
del loro stalo e condizione antica e moderna; daremo la serie,
per quanto fia possibile non inlerrotta, dei parochi e d'altri
sacerdoti, degni di ricordanza, faremo cenno delle confra-
ternite preesislite, ed oggidì esistenti, terremo insomma pa-
rola di tutto ciò che havvi di rimarchevole in ciascuna
località. Ci siamo occupati a preferenza delle preesistite dio-
cesi di Nona e Zaravecchia, nonché della insigne Collegiata
di Pago, le quali per la loro anlichilà e dignità sono degne
di onorevole menzione, e specialmente di Nona, la cui ori-
gine si fa risalire ai tempi apostolici.
Pria però d' entrare in materia non sarà disutile il pre-
mettere alcune notizie generali per lume e guida dei bene-
voli lettori.
— 6 —
Ed in primo luogo fa diiopo sapere, che il contado di
Zara e di Nona fu assai di spesso da fiere pestilenze e da
ostili incursioni travagliato. Per ben dodici volte lo infesta-
rono le orde de' Musulmani nel decimoquinto secolo con più
0 meno danno dei poveri cristiani. Nei successivi fecero
altrettanto, ed in particolar modo durante il deciniosettimo,
quando ne rimasero padroni assoluti. Dopo di aver atterrate
chiese e case in gran numero e dopo di aver desolata quasi
tutta la campagna, misero a ferro e fuoco tutte le ville del
continente, e poi anche quelle del litorale, una sola eccet-
tuata. È il nostro arcivescovo Caraman, che lo dice nella
sua relazione al Pontefice di sua visita diocesana del 1754:
Cuncta litoralia Cr etico hello Turcae consumpserani igne^
incolumi sola Archiepiscopali terra (S. Cassiani). Incolae
enim, superposito mensis^ pane^ sale et aqna^ ad Insula.s
ahierant. Barbari aiitem ingressi domos vaciias venerati
liospitalitatis signa^ innocentes recesserunt. AH' appressarsi del
fiero nemico gli abitatori sgombravano e fuggivano nelle
isole vicine, di modo che il territorio rimase spopolato, de-
serto, ed abbandonato da cristiani. Ritornati questi dopo la
pace, ai loro focolari, si fé' ammirabile la loro pietà col
condurre i terreni altrui coltivandoli coi loro sudori per
applicarne poi i frutti al ristauro e mantenimento delle chiese
rovinate e depauperate, e per provvedere i pastori del ne-
cessario sostentamento. Una buona parte delle chiese distrutte
furono da loro rifabbricate e provvedute dei sacri arredi.
E siccome quelli che ritornavano dall' esilio erano pochi, e
miserabili, così le chiese furono da essi fabbricate in brevi
dim.ensioni. Ecco il motivo per cui nella maggior parte sono
insufficienti, e malamente edificate. Taluna ve n'eresse il Go-
verno veneto, ma, poche eccettuate, le altre tutte sotto ogni
rapporto erano deficienti e mancanti d' ogni cosa, ed appena
capaci di contenere un terzo, ed alcune appena un quarto
della popolazione. Quegli che molto si prestò alla loro rie-
dificazione e miglioramento si tu l'austriaco provvido Governo,
il quale nel corso di pochi anni n' eresse un buon numero
dalle fondamenta, e ne va ogni anno rinnovando e ristau-
rando delle altre. Tal si fu pure la condizione delle case
canoniche, le quali tutte, con pochissime eccezioni, potevano
considerarsi piuttosto capanne e tuguri. Molte ne furono di pianta
ricoslrulte, e molte ristaurate. Non faremo a meno di rilevare
queste circostanze, quando parleremo delle singole parochie.
- 7 ~
È da sapere in secondo luogo, che le chiese rurali della
diocesi erano dapprima per la maggior parie intitolate ai
misteri della nostra santa religione, alla Vergine, ed ai più
illustri ed antichi campioni di nostra santa fede. Ma dopo
che la potenza ottomana ebbe depopolato e desolato il nostro
territorio, le chiese ristaurate, ovvero di pianta riedificate,
perdettero in buona parte, ad eccezione di quelle della Ver-
gine, il loro titolo antico, per assumere quello del principe
della milizia celeste S. Michele Arcangelo., oppure quello di
S. Giorgio m. o di S. Martino v., quasi avessero voluto i
suoi fondatori nominare per loro patrono e titolare chi col
fulmineo brando li avesse potuti difendere da nuove aggres-
sioni nemiche. Anche a S. Rocco ne innalzarono parecchie,
dopo le molte pestilenze, cui andarono soggetti i nostri du-
rante le suaccennate incursioni. Parecchie ne consacrarono
puranco allo Spirito Santo, dichiarando in tal modo di far
atto di solenne professione della loro ferma credenza dinanzi
a coloro ch'erano infetti di errori in materia di fede, e che
vivevano in mezzo ad essi. Ne troviamo quindi oggidì 50 e più
Ira chiese e cappelle dedicate alla Vergine, 12 in onor di
S. Michele are, 8 a S. Rocco, 6 a S. Martino v. e 4 allo
Spirito Santo.
In terzo luogo non sarà inutile il riconoscere la situa-
zione topografica dell' arcidiocesi pria di discorrere delle
località che la compongono. La primitiva diocesi di Zara ha
un circuito di 80 miglia, non compresa l'isola di Pago, né
le altre isole, che da Ulbo fino a Vergada formano il bel
canale di Zara. Estendesi poi da maistro a scilocco per una
linea di 60 miglia. I suoi confini sono a tramontana e borra
la preesistita diocesi di Nona, con cui termina mediante le
proprie ville di Peter^ane, Kosino, Grue, Murvica, Skabernje,
Polaca; a levante la diocesi di Scardona, con cui termina
mediante le proprie ville di Vrana, Radosinovac e Pristeg;
a scilocco la diocesi di Sebenico, con cui termina mediante
la propria villa di Pakoscane; ad ostro, libeccio e ponente
l'Adriatico, con cui termina mediante l'isolarlo.
La diocesi di Nona stendesi in longitudine da Nona
sino ad Ervenik, ed in latitudine da Suhovare, che dista 12
miglia da Zara, sino sopra il monte Velebic al confine della
Croazia. A levante per ultimi villaggi trovansi Ervenik, a
ponente Pontadura, ad ostro Lepuri, ed a tramontana Tri-
baujO; che confina colla Croazia, Ad eccezione di Pontadura,
— 8 —
eh' è un'isola, tutto il contado nonese trovasi fra terra sul
continente, con 4 villaggi di qucà dal canale della montagna
suddetta, ed altrettanti al di là, e 2 alle sponde del fiume
Zermanja. In generale il paese è montuoso, boschivo, e pei
molti torrenti in alcuni siti anche paludoso.
Il numero dei cattolici della diocesi di Zara pria della
incorporazione di quella di Nona ascendeva nel 1828 al
numero di 26,928: quelli della diocesi di Nona a 11,400,
che uniti ai primi formavano 38,328. Attualmente Tarcidio-
cesi di Zara componesi di 63,556 cattolici.
È necessario inoltre di sapere esservi stati un tempo
due riti nella diocesi cattolica di Zara, il latino cioè ed il
greco. Due erano parimenti, come lo sono anche oggidì, le
lingue liturgiche la latina, cioè, e la illirica letterale. Tanto
i parochi latini quanto i greci si servivano nella liturgia
della lingua illirica letterale. In Zara, nella città di Pago, e
nel Borgo Erizzo tutti adoperavano la sola lingua latina, e
nelle parochie rurali quelli che erano dichiarati abili dal-
l'Ordinariato. V'erano nella diocesi di Zara ai tempi dell' ar-
civescovo Cari) man due chiese foranee greche, che officia-
vano in lingua illirica letterale. I loro parochi facevano la
professione di fede cattolica nelle mani dell' arcivescovo nostro
giusta la formola di Urbano VIII, e protestavano, come ve-
dremo in seguito, di riconoscere T arcivescovo per loro Pa-
store; ma e parochi e popoli andavano a poco a poco infet-
tandosi di errori dogmatici mediante libri, che ricevevano
da fuori, e lìnirono col diventare scismatici.
Per ultimo gioverà sapere, che prima della sistemazione
deirarcidiocesi, cioè innanzi al 1851, era essa divisa in sei
circondari, de' quali ciascuno era presieduto da uno de' più
capaci e diligenti suoi parochi, il quale doveva aver cura
delle ville commessegli dal superiore ecclesiastico, di pro-
curare il buon ordine delle ufficiature^, delle sacre suppel-
lettili, dei costumi degli ecclesiastici, e di tener d'ogni cosa
informato l'arcivescovo.
PAROCHIE INSULARI
Isola di Pago.
V Isola di Pago, da Plinio Gissa e Sissa, dal Dandolo
Kessa e Quussa, da altri Insula Paganorum^ e dagli Slavi
Pag denominata, è posta a settentrione di Zara, nel seno
Flanatico, ossia Quarnaro, lungo il canale Japidico, oggi
della Morlacca^ vicino al continente, da cui è disgiunta
mediante un brevissimo stretto, che di Ljuha s' appella.
Lunga 30 miglia da maistro a scilocco, larga 6, da levante
confina con Nona, da ostro con V isola di Pontadura, e
cogli scogli di Maoni e Scarda, da ponente coir isola d' Arbe,
e da tramontana col canale della Morlacca. Dal Iato boreale
ha due fauci che danno adito ad una valle lunga 5 miglia.
Nella parte estrema della valle eravi T antica città di Ciaska,
il cui terreno forma il confine della diocesi di Zara, spet-
tando alla preesislila diocesi di Arbe, ed ora a quella di
Veglia tutto il territorio sii uato oltre quello di Ciaska. Un'al-
tra valle a scilocco è posta, e fra le due valli, siede la
città di Pago, che dà il nome a tutta T isola.
Dapprima i Colchi, poscia i Liburni furono gli abitatori
deir isola. Cadde dipoi con tutta la Liburnia in poter de'
Romani, ed in seguito soggiacque alla dominazione dei Fran-
chi, dei Croati, dei Veneti con tutto il resto della Dalmazia. —
Innanzi al decimo secolo fu per alcun tempo a Zaratini sog-
getta. Venne due volte soggiogata e devastata dai Croati,
ma da Cresimiro IV rimessa nel primiero suo slato (1028).
Fu Cresimiro V, che nel 1040 la divise in due parti, as-
— 10 —
segnando quella da settentrione col castello di Kissa al ve-
scovo di Arbe, e quella da mezzogiorno al vescovo di Nona.
In questa seconda parte, o per veneta concessione, o per
cessione dei Nonesi, tornarono i Zaratini ad esercitare nel
1170 la loro Signoria, in guisa da renderla pienamente sog-
getta alla loro Comunità. Divenuti poscia i re d'Ungheria
padroni di tutta l' isola, Lodovico confermò loro la libera
giurisdizione temporale e spirituale sulla medesima. Per tren-
tacinque anni la conservarono, con varia fortuna, ora a nome
proprio ed ora del re; ma sempre mal sofiPerti da quegli
abitanti, i quali finalmente nel 1393 pensarono di francarsi
da tal dipendenza, ed anche vi riuscirono; dappoiché una
dieta provinciale, composta dal vescovo di Zagabria e dal
Bano di Croazia, delegali del re Sigismondo, dai rappre-
sentanti di Zara e di Pago, da alcuni vescovi e nobili d'Un-
gheria e di Dalmazia, si raccolse in Nona, ed il 24 Giugno
1396 decise doversi considerare l' isola di Pago libera e
indipendente, al pari d'ogni altra citttà della Provincia. Ma
questa loro indipendenza durò poco, poiché i Zaralini, avendo
acclamato re d'Ungheria nel 1402 Ladislao di Napoli nella
occasione ch'egli venne in Dalmazia per contendere la corona
a Sigismondo, furono da lui premiati col riacquisto della
Signoria di Pago, e vi mandarono i propri rettori. Ma bre-
vemente vi durarono, poiché del 1409 Ladislao, insieme con
Zara vendette anche Pago alla Repubblica di Venezia, la
quale speditovi al suo governo un suo patrizio fece per sem-
pre cessare qualunque ingerenza della zaratina Comunità, né
vi rimase che la giurisdizione spirituale del nostro arcive-
scovo, da cui pure tentarono d' esimersi chiedendo un vescovo
proprio, ma senza poterlo mai conseguire.
La città di Pago.
L'origine dell'attuale città di Pago, e quella della sua
chiesa collegiata viene storicamente stabilita nelfanno 1443.
Cidà principale delf isola di Pago nei primi tempi fu Ciaska,
siluala in fondo del vallone di Pago, e tale si mantenne
sino air anno 3G1 d. C. quando un orribile cataclisma la
— 11 —
subissò. Sulle sue rovine surse Kissa^ che perdurò sino alla
fine del secolo decimo, in cui fu per forza di guerra eslèr-
minata. Non lungi da quegli avanzi venne allora fabbricala
Novaglia^ la quale sussislelte fino al 1190, in cui, distrutta
anche questa, si trasportarono quegli abitanti al sud dell'isola
nella valle delle saline, e lì si stabilirono erigendovi le pro-
prie abitazioni, che circondarono di mura e baloardi per
difesa. Questa città divenne allora col nome di Pa^o la prin-
cipale dell'isola. Non offrendo però neppur questa un asilo
sicuro ai suoi abitanti, i quali furono non una volta da in-
cendi, da slraggi e da devastazioni d'ogni genere molestali,
stabilirono col consiglio e favore della Repubblica veneta
di trapiantarsi altrove e convenientemente munirsi. Tra i
molti siti, che il veneto Senato si fece delineare per la
pianta della nuova città fu prescielto quello oltre l'istmo alla
Catena, che chiude la valle delle saline, sulla punta di
S. Giacomo, oggi Tutti /Sa?? ^z, un miglio circa distante dalla
vecchia città. L'anno 1443 si diede principio all'erezione
delle mura e delle torri, il cui circuito fu portato al suo
compimento in meno d'un decennio, coi mezzi della comunità
e coi sussidii avuti dal pubblico erario. La prima pietra fu posta
il giorno 18 Maggio di quell'anno, come vedremo. Di buon
disegno fu la pianta della città, dappoiché quattro porte,
simmetricamente disposte, aprono l'adito alle quattro vie prin-
cipali, opposte ai quattro venti cardinali, le quali si riuni-
scono nella piazza, che sta nel centro della città. Quella, a
levante, reca il nome di porta Terraferma^ quella, a maistro,
dicesi Uhlinaz^ la terza, a libeccio, si denomina della Catena^
la quarta, a scilocco, di S. Antonio s'appella per la vicina
chiesa a questo santo dedicata. Un'altra porta fu posterior-
mente aperta presso quella della Catena, e chiamasi porta
piccola. Da ciò dividesi la città in quattro quartieri, il primo
de' quali sì denomina di S. Giacomo, e comprende tutte le
abitazioni, che sono a mezzo della porta Catena sino a mezza
piazza, e di qua fino alla porta Uhlinaz sino a mezza piazza,
e di là va a finire presso la porta di Terraferma. Il terzo,
dello quartiere di S. Francesco, ha il suo principio da le-
vante della porta di Terraferma, va fino alla piazza, e per
via diritta sino a mezza porta di S. Antonio Abbate. Il
quarto domandasi di S. Antonio Abbate, e partesi dalla detta
mezza porta dal lato d'ostro, e venendo fino a mezza piazza
ritorna alla mezza porla della Catena.
— 12 —
Stabilita in tal modo la pianta della nascente città, fu
assegnato a ciascuna famiglia un fondo sufficiente per proprio
dorarcilìo nei rispettivi quartieri; nei quali si videro a poco
a poco erette le case coi materiali di quelle ch'erano in
Pago vecchio, dove non rimasero che i soli magazzini de'
sali, ora distrutti, e ridotti a coltura. La piazza fu poi ab-
bellita da pubblici edifizii, fra i quali il Palazzo Pretoreo,
la pubblica loggia, e la chiesa collegiata.
La Chiesa Collegiata.
Nel giorno istesso, che fu il Sabbato 18 Maggio 1443
in cui furono gettate le fondamenta della nuova città di
Pago, si diede pure principio alla fabbrica della sua magni-
fica chiesa collegiata. Benedetta colle prescritte cerimonie e
solennità la prima pietra dall'arcivescovo di Znra Lorenzo
Venier, alla presenza del clero e del pubblico magistrato la
pose ne' suoi fondamenti, ed altrettanto fecero contempora-
neamente i pubblici rappresentanti nei quattro punti princi-
pali della nascente città. Proseguitone il lavoro con alacrità,
venne dopo alcun tempo d'improvviso sospeso per mancanza
di mezzi. Fu di poi continuato coi soccorsi, impetrati dalla
pietà del veneto Senato, e coi fondi ch'esistevano in depo-
sito e che a que' tempi erano destinali per le Crociate con-
tro la turchesca barbarie. Nel 1459 venne condotta a buon
termine la fabbrica dopoché la Repubblica assegnò a beneficio
di essa la così delta Grazia dei Sali, la quale anche in se-
guito continuò ad essere una delle primarie risorse della
chiesa. Ma T ultimo compimento non le fu dato se non che
appena nel 1487, quando ottennero i Paghesani dalla Santa
Sede l'indulto di poter vendere alcuni terreni infruttuosi,
che alla chiesa vecchia appartenevano. Fatto così fronte alle
ultime spese ed agli ultimi lavori, ai 18 di Settembre del
1488 vi si trasferì da Pago vecchio (Terravecchia) il Ca-
pitolo, il quale anche cominciò ad officiarla debitamente. Non
havvi memoria che sia stata consacrata; non v'è lapide
commemorativa, né alcun altro indizio, che rammenti ai
— 13 —
posteri e comprovi un tale alto solenne della chiesa. È de-
dicala all'Assunzione di M. V., al pari dell'antica che in
Pago vecchio ancor si conserva. È situata, come sopra si
disse, nel centro della città, rivolta a S. 0. Di forma qua-
drangolare, è lunga m. 35.50, larga 15.40. La sua fac-
ciata, costruita tutta in pietra levigata, s' innalza maestosa
dinanzi la sottoposta piazza, ed è adorna di quattro statue
a mezzo rilievo, l' una delle quali rappresenta la Vergine
Annunziata, l'opposta l'arcangelo Gabriele, la terza S. Gior-
gio m. patrono principale dell'Isola, e la quarta S. Michele
arcangelo. Una quinta, a tutto rilievo, raffigurante un angelo
colle mani incrocicchiate, che guarda giù sulla piazza, è
collocala sopra la cima del frontone. La porta maggiore eh' è
l'unico ingresso nella facciata, s'eleva sopra tre gradini cir-
colari, ornata di sei colonne di pietra bianca con capitelli
d'ordine corintio, ') e col suo timpano fregiato d'un basso
rilievo, rappresentante la Vergine in atto di proteggere i
Pagesi. Sopra di essa è scolpito lo stemma della Repubblica
veneta, ed al lati esistono due iscrizioni lapidarie del 1649.
Quella a sinistra, sormontata dallo stemma della Comunità
(S. Giorgio m.) e da quello della famiglia Semitecolo,
ricorda le virtù e le gesta di questo cavaliere nel modo
seguente:
D . D . G . p . p .
SVMMàE . VIRTUTl . SVMMAE . PRUDENTIAE . ILLMI . D . JOANNIS .
SEMITECVLO . VINC . FILIl . SVMMA . LAVS . SVMMA . DEBETVR .
GLORIA . IS . N . IN . PROSPERIS . IVDICIO . CONSTANS . IN
. ADVERSIS . PRVDENS . PRAEFVLSIT . PRAETOR . FERVENTE .
BELLO . HOSTES . ADIACENTES . CONCILIAVIT . GRASSANTE
. AD . JANVAS . PESTE . VRBEM . ET . INSVLAM . AB . EA .
PRAESERVAVIT . IN . PVBLICA . INOPIA . AERE . PROPRIO
. VRBI . CONSVLVIT . VERE . COMES . VERE . PATER .
COMMVNITAS . PAGI . IN . SIGNVM . LAVDIS . ET . GLORIAE
. PONIT . ANNO . DNI . MDCXLIX .
Le capileltere significano : Deo^ Divo Georgia^ Pa-
trono Pagi.
^} Quattro di quelle colonne furono levate, perchè corrose dal tempo.
— 14 —
Quella a destra, ora illeggibile, era del tenore seguente:
D . o . M .
TVRCARVM . INGRVENTE . BELLO . RVPTO . PACiS . FOEDERE
. SVMMO . REIPVBLICAE . DISCRIMINE . AD . DEPRIMENDAM .
HOSTIVM . RABIEM . IN . PROVINCIIS . DALMATIAE . ET
. EPIRI . HOC . SEN . CONS . LEONARDO . FOSCOLO .
[PATRIAE . DECVS] . GENERALE . COMMITITVR . IMO . COE-
LITVS . SCEPTRVM . QVI . CLYPEO . ET . GALEA . TECTVS
. CRUCE . PROTECTVS . HOSTIVM . CVNEOS . PENETRAVIT .
SECVRVS . ARGIRVNTVM . PATRIAE . VINDICAVIT . EX . EO
. OPTIMATES . MANCIPIA . DVXIT . E . COMITATV . lADRAE .
. . . A . PROFVGAVIT . VRBES . OPPIDA . TERRAS . VILLAS
. SOL . . . V . . AB . HOSTIBVS . LIBERAVIT . CVNCTA .
PATRIAE . SVBIECIT . ET . RESTITVIT . CVIVS . GLORIAE
. MONVMENTVM . PAGI COMMVNITAS
DICAT . PONIT . ANNO . DNI . MDCXLIX .
Di pietra lavorata eguale alla fronte, è costrutta la fac-
ciala laterale a S. E. lungo la via larga, dove sonvi due
ingressi, uno di S. Sebastiano, patrono men principale della
città, l'altro di S. Grisogono, così appellali dai vicini altari,
dedicati a codesti Santi, il secondo de' quali or più non
esiste. Questo lato della chiesa fu l'istaurato nel 1776, perchè
minacciava crollo, come evincesi dalla seguente iscrizione
scolpita nel lato medesimo :
D . O . M .
OSTIA . ET . LATVS . LABE . CORRVENTIA . IN . PRISTINVM .
. DECOREM . RESTITVTA . A . S . MDCCLXXVI . AB . VRBE
. ET . ECCLESIA . CONDITA . CCCXXXIV .
L'interno della chiesa è a tre navate; la media è illu-
minata da un occhio di marmo a croce, con fregi di qualche
valore, situato nella parte superiore della facciata ; le laterali
da due finestre poste nella parte inferiore della medesima,
e da quattro fìnestroni, di forma semiovale, nelle pareli
principali. Le tre navate sono divise da quattordici monoliti
di pietra bianca, adorni di capitelli d'ordine composito. La
cappella maggiore, che risponde alla navata principale, e che
— 15 —
il presbiterio ed il santa ario comprende, a cui si giunge
mediante una gradinata di pietra, ha di fronte T aitar prin-
cipale, dedicato nlla B. V. assunta, costrutto di finissimi
marmi, acquistato l'a. 1807 dal e. r. Demanio di Zara per
625 zecchini d'oro. Apparteneva desso alla or soppressa
chiesa di S. Domenico di Zara, ed il suo celebre dipinto
di Jacopo Tintoretto, rappresentante S. Domenico e S. Ca-
tarina da Siena, coronati dai 15 misteri del Rosario, abba-
stanza bene conservato, è esposto in una delle navate minori.
L'antico aitar maggiore dì legno dorato, di forma gotica,
era una mole smisurata, che occupava tutta la prospettiva
del coro. Per quanto consta fu eretto nel secolo XVI ; e fu
distrutto nel 1807 per far luogo a quello di marmo. Le due
cappelle che fanno capo alle navate laterali hanno begli al-
tari di marmo di paragone, l'uno sotto il tìtolo di S. Giu-
seppe dedicalo alle anime purganti, l'altro sotto T invoca-
zione dei SS. mm. Fabiano e Sebastiano, a cui i Pagesi
molta divozione professano per essere stati a mezzo della
loro intercessione più d' una volta dalla pestilenza liberati, e
particolarmente nell'anno 1632, quando il rio morbo infe-
stava tutte le contrade dell'Europa. Oltre a questi ve n'e-
sistono nelle suddette navate altri duo, V uno del Ss. Sacra-
mento, e l'altro di S. Valentino, ambi di marmo carrarese,
intarsiato di rosso di Verona, ed un terzo intitolato alla
Presentazione, dello stesso marmo, sopra la cui mensa v' è
un'urna pure di marmo, con entro le ossa dì S. Valentino m.,
dirimpetto al quale v' è il fonte battesimale con la conca, e
relativi ornamenti della stessa breccia di Verona. Tutt'i quali
altari, assieme al tabernacolo e al battistero sono stati eretti
verso la metà del secolo passato, e così pure le due pile
dell' aqua benedetta, situate ai lati delle porte d'ingresso. I
capitelli delle due colonne aderenti alla cappella principale
del coro sono adorni degli stemmi del Capitolo e della Co-
munità. Quest'ultimo, che rappresenta S. Giorgio a cavallo
esiste tuttavia ; il primo, figurato da una colomba, fu del
tutto corroso dal tempo.
Il soffitto della navata di mezzo è lavoralo a stucco.
Tre medaglioni T adornano. Quello del centro rappresenta la
Vergine Assunta in cielo, gli altri due S. Giorgio a cavallo,
che uccide il drago, e S. Sebastiano martorizzato colle frec-
cie. Tanto questi stucchi, quanto quelli sopra il coro sono
apprezzati dagl'intelligenti.
— 16 —
La navata maggiore fu nel 1629 lastricala con pietre
quadrate di marmo rosso e bianco. Le minori, che erano
in parte coperte da lapidi sepolcrali, fra le quali una del
vescovo di Ossero Antonio Palcich, furono selciate nel 1868
con pietra bianca.
Sopra la porta principale è situato T organo, edificato
nel 1763, a spese della chiesa. ') dal celebre professore
Andrea Dacci allievo del rinomato artista D. Pietro Nachich,
egregio nostro patriota. L'organo antico, eretto T a. 1526
con lascilo di Francesco Fallidinich, era collocato nella na-
vata maggiore dal lato del vangelo.
Nella slessa navata, a dritta e a sinistra, sonvi due
tribune di legno di noce, guastale da malacconcia inverni-
ciatura, sopra le quali si ascende per leggere o cantare
certe parti dell' officio divino e per predicare al popolo.
A sinistra della chiesa, dal lato di libeccio, s'innalza,
poco al di sopra della sommità del frontone, il campanile,
costruito a foggia di torre quadrata, e tulio in pietra bat-
tuta. Porla un buon concerto di quallro campane, che furono
nel 1728 rifuse. La fabbrica della torre si attribuisce all' a.
1562, trovandovisi scolpiti, oltre lo stemma della Repubblica,
anche quello di Leone Bembo, ch'era Conte di Pago in
quell'anno.
Due sono le sacristie; la principale, eh' è sotto il cam-
panile, fabbricata a volto reale, serve ai canonici, e fu prov-
veduta di armadi di legno noce dall' arcivescovo Vincenzo
Zmajevich b. m. il cui stemma, esistente sopra la porta
d'ingresso, è fregiato della seguente epigrafe:
QVAE . CIRCVM . CERNIS . DEDIT . ANGVIS . MVNERA . PRAESVL .
QVAEQVE . DATVRVS . ERAT . GRANDIA . MORS . RAPVIT
Nell'altra sono custoditi gli archivi capitolare, e vica-
rile; e serve ad uso dei vicari-corali.
Questo tempio, nelle epoche andate, subì parecchi cam-
biamenti, particolarmente riguardo agli altari, di cui va fornito.
Se ci riportiamo, infatti, agli alti di visita canonica effet-
tuata dall' arcivescovo Garzadori nell' a. 1626, troviamo
in esso:
1. L'aitar maggiore, di marmo, dedicato all'Assunzione di
M. V., in cui celebravasi la [rescritta messa conventuale
') Costò 700 ducati di buona valuta.
— 17 —
quotidiana, ed oltre a questa, un'altrrt messa nelle do-
meniche, nei martedì, e nei sabbati di tutto l'anno pei
defonli, in adempimento di alcuni legati. A quest'altare,
sopra la cui mensa oravi il Tabernacolo, era annessa
una confraternita del Ss. Sacramento;
2. L'aitar di S. Lorenzo m., di pietra, coli' obbligo di tre
messe settimanali in soddisfazione del pio legato perpetuo,
lasciato dal vescovo di Ossero Antonio Palcich;
3. L^ aitar proprio della Madonna Assunta, di pietra, che
fu eretto e dotato da certo Bilolta Paladino, coli' onere
di tanti sacrificii, quante le rendite ;
4. L'aitar di S. Bonifacio, di pietra;
5. L'aitar di S. Giovanni Ev., dì pietra, di juspalronalo
della famiglia de' Cassich, coli' onere di due messe alla
settimana ;
6. L'aitar di S. Giacomo, di pietra, di juspatronalo della
famiglia Descovich, coli' obbligo di una messa ogni do-
menica ;
7. L' aitar di S. Nicolò, di pietra, di juspatronalo della
famiglia de' Garbinis, avente una rendita dì 50 ducati,
e coir onere di tre messe settimanali per legato de
Mircovich ;
8. L'aitar dì S. Vito, di pietra, di juspatronalo de Mirco-
vich, con obbligo di messa settimanale ;
9. L'aitar dì S. Antonio, di pietra, di juspatronalo della
famiglia Carletta, colf onere d'una messa settimanale;
10. L'aitar dì S. Giovanni Ballista, di pietra, di juspatro-
nalo della famiglia Mircovich, e coli' obbligo inerente al
Capitolo d'una messa settimanale;
11. L'aitar di S. Sebastiano, dì pietra, a cui era annessa
una Confraternita omonima, e dove il Capitolo celebra
ogni domenica una messa cantala ex voto Communilatis,
Negli alti invece della visita canonica celebrala dal-
l'arcivescovo Evangelista Perzago nel 1674 non troviamo
pili gli altari di S. Lorenzo, di S. Giovanni Ev., di S. Gia-
como, di S. Vito, di S. Antonio, e neppure dì S. Giovanni
Battista, ma in suo luogo sono annoverati quelli di S. Rocco,
di juspatronalo Cacaz, dì S Maria di Loreto, di S. Biagio
di juspalronalo Descovich, di S. Francesco, della Natività,
e della Purificazione dì M. V.
Quasi tutti i suddetti altari e titoli intorno alla metà
del secolo passato sparirono per far luogo ai soli sei altari
9
— 18 —
di marmo, che allualmente esistono, e che di sopra abbiamo
rammentali.
Al principio del presente secolo, e precisamente nel
1807 sonosi effeltuati parecchi rislaiiri in detta chiesa. Fu
allora distrutto il coro antico, perchè sdruscito ed inservibile.
Era questo lavorato ad intaglio, ed aveva un qualche pregio
artistico. Ne fu sostituito più tardi un' altro, di noce, assai
più semplice, eseguito in Venezia.
Nedi anni 1867 e 1868 si fece T ultimo ristauro della
Collegiata a spese della Fabbriceria, e con un sussidio di
fio. 500 graziosissimamente elargito dalle LL. MM. Ferdi-
nando I 0 Marianna, e con altro di fio. 800 dal fondo
ecclesiastico. Furono rinnovati gì' intonachi interni ed esterni ;
costruiti i portoni e le bussole, selciale le navale laterali,
riparali i cornicioni, 1 capitelli delle colonne. La spesa com-
plessiva ascese a circa fio. 3500.
La Collegiata di Pago ha un buon corredo di utensili
e di vasi sacri d' argento, ed e ben fornita pure di sacri
paramenti, e di tutto ciò che concerne il divin culto. Fra
questi non ve n'ha alcuno, che meriti particolare menzione
dal lato artistico.
Aveva essa nei tempi passati una rendita conveniente
e proporzionata ai suoi bisogni. Consisteva questa in 80
saline e in 18 moggia di sale per grazia della Repubblica,
che in complesso davano 300 ducati all'anno. Due procu-
ratori ecclesiastici ne amministravano le rendite, i quali per
le spese straordinarie erano obbligali di ricercare T autoriz-
zazione del Conte, del Vicario, e dei due Procuratori laici,
da tuli' i quali venivano revisti i resoconti. Al presente la
Fabbriceria è quella che amministra sotto la presidenza del-
l'arciprete-paroco, conforme al Regolamento, emanato per
le fabbricerie dell' arcidiocesi da S. E. Rev.ma l'arcivescovo
Pietro Maupas con suo Decreto 2 febbraio 1867. Ha og-
gidì una rendila annua di circa fio. 1100, i quali sono
appena sufficienti a coprire le spese. Dal fondo di religione
la Collegiata non percepisce alcun sovvegno.
Assai poche, e di poca entità sono le reliquie che si
conservano in questa chiesa, per cui non si ritiene neces-
sario di farne menzione.
Prima della legge gallica del 1808 esistevano a Pago
le seguenti confraternite:
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1. La confraternita dei SS. Giorgio e Marco,
della Purificazione di M. V..
della B. V. del Rosario,
del Ss. Sacramento,
del Suffragio,
dei SS. Fabiano e Sebastiano.
I beni di queste confraternite furono indemaniati, quindi
venduti in gran parte alla pubblica asta., e finalmente con
risoluzione Sovrana del 1852, quelli., cbe trovavansi in es-
sere, ed i rispettivi capitali furono restituiti al Comune col-
r obbligo di amministrarli e dividerne semestralmente la
rendita netta in tre porzioni eguali fra la Fabbriceria locale,
r Istituto di pubblica Beneficenza, ed il fondo scolastico
locale. La consegna materiale di detti beni al Comune seguì
nell'anno 1867.
Attualmente esistono a Pago due sole Confraternite;
una della B. V. di Terravecchia, l'altra del Suffragio. Nulla
esse posseggono: hanno perciò una esistenza precaria.
Capitolo collegiale di Pago.
Da principio non era che un semplice collegio paro-
chiale, di un paroco e di alquanti presbiteri e diaconi com-
posto, e, come tale, esisteva nell'antica Kissa, che dopo
l' esterminio di Ciaska, divenne la città primaria dell'isola, a
cui ne impose anche il nome. Distrutta Kissa verso la fine
del decimo secolo continuò a sussistere questo collegio in
Novagiia (Terranuova) fabbricata colle rovine di Kissa. Di-
strutta anche Novagiia (1190) si trasferì nella terra di Pago,
ora Terravecchia, che surse a città principale dell'isola. Dopo
questo tempo sembra che questo collegio parocliiale siasi a
poco a poco trasformalo in capitolo collegiale.
Di fatti, in scrittura del 1308 trovasi menzione di J5o^-
dano; in altra del 1334 di Gruhogna^ ed in altra del 1350
di Stipano Marcovich^ tutti tre col titolo di arcipreti della
chiesa di Pago. In testamento del 1348 v'è memoria di un
canonico della chiesa stessa, di nome Mauro^ il quale così
si firmò : Ego Maitrus Preshyter et Canonicus Ecclesiae
S. Mariae de Pago , Notarius^ his omnibus interfui^ ac
— 20 —
rogatus scripsi. In scritture poi del 1353, 1367 e 1384 è
menzionalo l'arciprete assieme al Capitolo. Dai quali docu-
menti apparisce, che nel XIV secolo, e forse anche prima,
esisteva a Pago vecchio un capitolo composto di un arci-
prete, e di alquanti canonici, presbiteri e diaconi, e ch'esso
si radunava capitolarmente per trattare i proprii affari. È
però dubbio se avesse avuto, o meno a quel tempo, una
formale canonica istituzione. Dappoiché il benemerito arci-
vescovo di Zara Pietro de Matafari dopo di aver rinnovato
e riorganizzato nel 1394 il capitolo metropolitano, ha fatto
pure la stessa cosa con quello di Pago riducendolo in miglior
forma e governo e dandogli un regolare statuto. Volle, che
fosse composto di un arciprete e di dodici canonici preben-
dati collegiali; che il diritto di nomina dei canonici e del-
l'arciprete fosse devoluto al Capitolo, e che la loro conferma
fosse all'arcivescovo ^j^ro tempore riservata. L'arcivescovo
Biagio Molin vi aggiunse nel 1424 il Primicerio, il quale
avesse a dirigere il coro, e presiedere il capitolo in assenza
dell'arciprete. Esso doveva essere il primo dopo l'arciprete,
cioè la seconda dignità, ed il primo fra i dodici canonici.
All' arciprete era in principalità affidata la cura d' anime oltre
la presidenza del Capitolo. Le costituzioni del Matafari fu-
rono puranco confermate dal Sommo Pontefice Martino V,
con sua Bolla: Ex supernae^ dei 18 Maggio 1427.
In virtù di tali costituzioni il Capitolo collegiale si
mantenne nel diritto di elezione dell'arciprete, del primicerio
e dei canonici per lutto il secolo XV. Vi furono però alcuni
casi in cui l'arcivescovo nominò e dignità e canonici. Ma
al principio del XVI fu il Capitolo impedito di esercitarlo da
Bolle d'aspettativa informa pauperum della Santa Sede,
ed anco dalla Collazione dei Nunzi apostolici di Venezia, ed
in seguito pure dalle riserve contenute nelle regole della
Cancelleria Apostolica; finché l'anno 1581 venne a perdere
totalmente questo privilegio di elezione ; né vel riacquistò
se non che in forza del Decreto 23 Settembre 1769 del
Veneto Senato negli otto mesi, occupati dalle romane riserve.
L'arcivescovo Giovanni Carsana con suo Decreto 12 Aprile
1775 confermò la decisione del Senato, restando nelT attuale
stato possessorio rispetto agli altri quattro mesi, e nel diritto
di conferma degli atti dal Capitolo. Caduta la Repubblica, e
venuti in possesso della Dalmazia gli Austriaci, continuò il
Capitolo a nominare i suoi membri; se non che sotto il
„ 21 —
Gallico governo fu nuovamente spogliato di tale prerogativa.
Venne poscia di nuovo ristabilito sotto la seconda domina-
zione austriaca, e tosto nel 1813, ma per poco la godette;
poiché andò a cessare per sempre nel 1815, in cui la no-
mina del nuovo arciprete seguì a tenore delle leggi generali
dell'Impero austriaco, vale a dire dietro avviso di concorso
e dopo regolare esame parochiale fatto nelle forme prescritte
dal Ss. Concilio di Trento presso la Curia Arcivescovile.
Oltre il diritto di elezione dei propri membri, il Capitolo
nominava i mansionari, il diacono, il suddiacono, gli acolili,
i sacristi, i procuratori, ecc. Si radunava regolarmente una
sol volta all'anno, il lunedì dopo Pasqua, e ciò dietro for-
male invito, al suono della campana.
Oltre le cariche summenzionate v'era quella del vicario
arcivescovile, ch'era sempre uno dei canonici. Veniva eletto
dall'arcivescovo, ed in sede vacante dal Capitolo di Zara,
ovvero dal vicario capitolare. Aveva T incarico di tutelare
i diritti dell'arcivescovo, e di propugnarli dinanzi al Capi-
tolo, di sorvegliare gli alti ed operati capitolari, d'invigilare
sopra il contegno dei parochi dell'isola, e di tener di tutto
informato l'arcivescovo. Era insomma l'occhio dell'arcive-
scovo, e governava spiritualmente la chiesa e l'isola. Aveva
pure il diritto di eleggere ogni anno i due nuovi puntatori.
Aveva il suo cancelliere e la sua cancelleria a parte del
Capitolo.
Dopo la nomina dell' arciprete Giovanni Buxa, seguita,
come si disse, nel 1815, non fu eletto piìi alcun canonico,
ed il Capitolo andò di mano in mano a scemarsi, e perfino
quasi ad estinguersi all'alto, dappoiché nel 1848 non esisteva,
che il solo arciprete, il quale in sé concentrava tutte le
antiche rendite capitolari. Fu allora che V arcivescovo Giu-
seppe Godeassi, volendo riparare a tanto inconveniente, e
vedendo d'altronde l'impossibilità di poter mantenere e con-
servare il Capitolo di Pago nelT antica sua forma e condi-
zione, colla ven. sua Patente del dì 11 Settembre 1853, e
colle sue ordinarie facoltà lo ha ridotto in altra forma, lo
ha rinnovato, e ristaurato, sicché dopo questa sua riforma
consta di un arciprete, eh' é la prima dignità ed unica del
Capitolo, ed insieme paroco della città e vicario foraneo
dell'arcivescovo, ed inoltre di quattro canonici prebendati
residenziali, distìnti fra loro collo stallo di priorità. Stabilì
che il Capitolo nuovo, com'era per lo passato, così pure
— 22 —
al presente fosse collegiale, ed avesse il suo lilolo dall' in-
signe Collegiata di Pago, coi dirilli e le prerogative proprie
delle Collegiate, giusta le costituzioni canoniche, e le proprie
speciali consuetudini. Furono allora aggiunti al Capitolo tre
vicari corali e cooperatori nella cura d'anime. La carica di
vicario, che per F addietro era annessa ad un canonico, la
volle unita all'arciprete prò temjDore^ ed a maggior lustro
e decoro della dignità arcipretale, e ad onor del Capitolo e
della città, stahilì, di concerto coir Eccelso Ministero del
Culto ed Istruzione, che in avvenire l'arciprete di Vixgo prò
tempore^ avesse il titolo di abbate di S. Pietro ap. e il di-
ritto della mitra, e che di tali prerogative se ne potesse
valere giusta le consuetudini canoniche.
Rendite del Capitolo.
La decima ecclesiastica, alcune saline, parecchi beni
campestri, alcuni censi di capitali, e non pochi canoni livel-
lari, erano i redditi principali del Capitolo, e formavano la
massa comune.
L'arciprete godeva due porzioni canonicali.
Ogni mansionario aveva tre parti d' un canonico.
Il diacono la metà d'una porzione canonicale.
Il suddiacono la quarta parte.
I quattro accoliti una porzione canonicale assieme,
I due sacristi 12 ducati all' anno.
L'organista 18 ducati.
II vicario godeva una porzione canonicale e mezza.
Oltre a ciò fruiva (a. 1824) il capitolo di Pago delle
rendite dei seguenti beneficii semplici :
Alla massa capitolare erano uniti ed incorporati:
a. Il beneficio di S. Catarina della rendita annua di f. 54
h. „ „ di S. Lucia „ ,, „ „ „ 8
e. „ j, di S. Mauro in Dignisca ') della rendita
annua di f. 6
d. Il beneficio di S. Croce in Vercich, incolto, ... —
e. 5^ „ dei SS. Cosmo o Damiano della rendita
annua di f. 8
0 II beneficio di S. Mauro di Dignisca fu ceduto al Capitolo di Pago
dall'arciprete di Zara (iio. de Grisogono intorno al 1720, Eradi suo juspatronto.
della rendita com-
plessiva di f. 36
Ai canonici capitolari compreso il primicerio era an-
nessa la Cappellania di S. Giacomo della rendita di f. 82. —
Al cerimonista era annesso il benefìcio di S.
Quirino dell'annua rendita di f. 12. —
Soppressa la decima sotto il Governo austriaco, e for-
mato il fondo di religione anche in Dalmazia, come nelle
altre provincie, il Capitolo fu indennizzalo con effettivo
danaro.
Sotto la veneta dominazione né i canonici, né i sacer-
doti ordinali ad titulum patrimonii^ e neppure quelli che
godevano beneficii semplici di qualsiasi sorte, non pagavano
allo Slato verun canone a titolo di decima sopra i respeltivi
palrimonii, come neppure sopra i fondi costituenti i beneficii
stessi, ma n'erano affatto esenti da qualunque imposizione.
Obblighi del Capitolo.
Tanto le dignilà, quanto i canonici, ed i mansionarii
avevan l'obbligo della residenza, dell'ufficiatura quotidiana
corale, della messa conventuale per turno, e di far da ebdo-
madari in coro, dal quale ufficio erano escluse le dignilà.
Colla massa comune, testé accennata, non era slato
abbastanza provveduto alla frequentazione del coro. Manca-
vano lo distribuzioni corali, ordinate dalla chiesa per l'as-
siduo servizio divino. Riconosciutane la necessità, l'arcive-
scovo Garzadori con suo Decreto 25 Settembre 1627 or-
dinò, che dalle prebende arcipretale e primiceriale, nonché
da ciascuna prebenda canonicale fosse diffalcata la quarta
parie, e convertita nelle distribuzioni corali quotidiane, af-
') Con Decreto deU'Ortl. Arciv. dì Zara dell' a. 1779, che fu confermato
dal Senato veneto, venne incorporato il beneficio semplice di S. Pietro all'arci-
prete "prò tempore coli' obbligo di mantenere un sacerdote cooperatore nella cura
d* anime nella città di Pago, salvi gli obblighi inerenti al beneficio.
— 23 —
All'arciprete capitolare erano uniti:
a. V abbazia di S. Pietro in Istmo ') della rendita di f, 368.15 -^
6. 11 beneficio di S. Michele di Corizza „ „ „ „ 122.45
e. ,y „ di S. Giovanni in Cangerich „ „ ,, 10. —
Al vicario arcivescovile andavano congiunti :
a. Il beneficio di S. Giovannni in Vlassich
h. „ „ di S. Nicolò
e. ,j „ di S. Gregorio ....
— 24 —
finché ogni prebendato dovesse acquistarsi il proprio sosten-
tamento colle proprie fatiche mediante l'assidua frequenta-
zione del coro, ed in tal modo ottenere un diligente servizio
divino nella chiesa.
L'arciprete oltre l'ufficiatura aveva l'obbligo di pre-
siedere il Capitolo, e la cura d' anime della città, pel
quale ultimo ufficio aveva ottenuto un cooperatore, che
doveva essere da lui pagato, come si è veduto di sopra.
Il primicerio aveva la direzione del coro.
I mansionari l'ufficiatura corale.
II diacono e suddiacono avevano il dovere dì assistere
il celebrante nelle messe cantate.
Ai sacristi era devoluta la custodia di tutte le suppel-
lettili ecc.
Oltre a ciò tutti i corali nelle domeniche avevano l'ob-
bligo d'intervenire e di assistere alla messa, che si canta
in aurora all'aitar di SS. Fabiano e Sebastiano ex voto
Communitatis nella Collegiata.
Ha inoltre il Capitolo parecchi obblighi fondazionali
antichi ed anche recenti da soddisfare annualmente non solo
nella Collegiata, ma puranco in altre chiese. Così pure ha
il dovere di tener in concio e colmo varie chiese benefi-
ciali di campagna.
Archivio capitolare e vicarile.
Tanto r archivio capitolare, quanto il vicarile sono
custoditi nella sacristia ; il primo sotto due chiavi, 1' una tenuta
dall'arciprete, e l'altra da un canonico eletto dal capitolo;
il secondo sotto una chiave tenuta dall'arciprete, dal quale
sono custoditi anche i due sigilli.
Serie degli arcipreti
prima dignità del Capitolo di Pago.
a. 1318 Bogdano
j, 1334 Grubogna
„ 1350 Supano Marcovich
„ 1382 Rastigna
55 1400 Giovanni
yy 1406 Bartolomeo Radossio
— 25 --
a. 1430 Vucossio Grubonich
1452 Marghito Marghilich
1476 Giovanni Palcich
1485 Giovanni D.r Carlella
1488 Zaccaria Trivisan
1489 Giovanni Carletta, iterum
1508 Protico Givcich
1509 Giovanni Celio da Traù
1513 Luca di Bogdano Giursich
1515 Francesco Brixio
1541 Vitale Brixio
1552 Giacomo Bisanich
1555 Giovanni Givcich
1556 Giorgio Caravanich
1590 Luca Deodato
1597 Vido Bonlurelich
1605 Giovanni Cassio
1610 Francesco Palladini
1641 Pietro Palladini
1673 Agostino Raccamarich
1684 Gio. Francesco Mircovich
1735 Antonio Mestrovich
1774 Antonio Fabianich
1776 Gio. Nicolò Giadruleo
1815 Giorgio Buxa, eletto dall' arcivescovo di Zara
1856 D.r Simeone Mestrovich, nominato dall'arci-
vescovo, fu professore di Storia e di Diritto
canonico nel Seminario Teologico di Zara
„ 1867 Vincenzo Segarich, attuale arciprete.
Serie dei primiceri
seconda dignità del Capitolo.
a. 1427 Marghito Marghitich, primo primicerio
„ 1452 Zoran de Mirco
„ 1477 Nicolò Bratcovich
59 1487 Ratico Grubonich
,j 1510 Giorgio Sprechnich Zorovich
„ 1523 Mirco Mircovich
„ 1531 Nicolò Ruich
„ 1536 Pietro Palladini
„ 1540 Martin Cassio
^ 1581 Giovanni Moro, eletto dall'arcivescovo
— 26 —
a. 1581 Pietro Mirovich, eletto dal Capitolo
^ 1612 Martin Slovigna
„ 1625 Martino Verbassio
„ 1634 Nicolò Burini
^ 1658 Giacinto Tosellì
„ 1671 Vitale Berziza
„ 1689 Gio. Nicolò Zorovich
„ 1697 Girolamo Mersio
1708 Antonio Mircovicli
1741 Giorgio Mirco vich
„ 1745 Antonio D.r Fabianich
„ 1774 Gio. Nicolò Giadruleo
„ 1776 Simeone Mestrovich
„ 1791 Luca D.r Sabalich
^^ 1806 Gio D.r Radulich, ultimo primicerio.
5?
Uomini illustri che appartennero al clero
di Pago.
1. a. 1449. Antonio Palcich, nativo d'una delle primarie
famiglie di Pago. Fu dapprima canonico del Capitolo cat-
tedrale di Sebenico e priore di S. Martino di Zara. Recatosi
a Roma, diede splendide prove delle egregie sue virtù., e
della sua dottrina, onde fu creato dal Sommo Pontefice
Nicolò V suo segretario delle Lettere Latine, e verso la
fine del 1449 innalzato alla dignità di Vescovo di Ossero.
Durante il suo episcopato eresse a proprie spese il pa-
lazzo vescovile dirimpetto la cattedrale, ora collegiata di
Ossero, ma non lo abitò per la malaria di quella città.
Dimorava a Pago, ed amministrava la diocesi mediante
un suo vicario, cb'era il primicerio capitolare Giacomo
Piceno; anzi edificò per suo uso in Pago un'abitazione
magnifica, cbe lasciò dopo morte ai parenti con condizione
che quello dovesse essere il palazzo del vescovo, qualora
fossero per ottenerlo. Sollo di lui vennero introdotti in
Ossero i padri del terz' Ordine di S. Francesco, ed asse-
gnata per loro uso la chiesa subnrbana di S. Maria di
Viaro, colle abitazioni e terreni annessi, loro concessi in
dono da Stefano Sbarra, cittadino nobile e ricco. Il Pai-
— 27 —
cich ne approvò la fatta donazione, ed incaricò il primi-
cerio del Capìtolo affine di mettere in possesso il padre
Matteo da Zara, destinato preside del nuovo cenobio. Quale
donazione fu per maggior cautela e garanzia confermata
a quei religiosi dal Pontefice Paolo II col Breve del 10
Aprile 1469, e per parte civile venne pria sancita dal conte
di Ossero Nicolò Arcimondo il dì 8 Gennaro 1468. Si prestò
inoltre moltissimo alla costruzione della bella cattedrale
di Ossero, e col consiglio e col proprio peculio sotto il
suo reggime giunse a compimento la fabbrica della mag-
gior cappella, come il dimostra il suo stemma gentilizio,
infisso sulla stessa, avente un giglio nello scudo. Rapito
dalla morte pria di condurre a termine l' edifizio, lasciò
una buona somma di danaro pel completamento del me-
desimo. Nel 1453 il Palcich si trova nominato nelle scrit-
ture di Pago qiial vicario dell'arcivescovo di Zara. Morì
a Roma il dì 5 Marzo 1471, e fu sepolto nella Basilica
di S. Maria Maggiore, abbenchè nella collegiata di sua
patria veggasi dinanzi l'ingresso della sagrestia il sepolcro,
che si era fatto costruire, mentre viveva, chiuso da una
lapide marmorea, su cui è scolpita la sua effigie, ornata
delle insegne vescovili.
2. a. 1450. Missoli Benedetto^ di famiglia nobile di Pago,
ora estinta. Visse nello scorcio del secolo decimoquinlo.
Appartenne all'ordine religioso di S. Francesco, e menò
gran rumore tra i canonisti di Roma.
3. a. 1533. Antonio de Cappo^ nativo di Pago, crealo da
Clemente VII pria suo prelato domestico, indi nel 1533
vescovo di t)ssero. Preso possesso dell' episcopato, stabilì
la sua dimora in Ossero, malgrado T insalubrità dell'aria,
disprezzando ogni pericolo per dar buon esempio al clero
ed al popolo. Due volte visitò canonicamente la città e
la diocesi, dopo di che convocò un Sinodo, al quale in-
tervennero non solo i canonici di Ossero e di Cherso,
ma benanco i parochi e curati di tutta la diocesi. Emanò
in seguito sapienti costituzioni per la riforma dei costumi,
e per la disciplina ecclesiastica; ed altre ancora più tardi
ne pubblicò allo scopo di assicurare l'amministrazione dei
beni della chiesa. Ebbe a vicario generale il canonico Ste-
fano Petricio per Ossero, e Giovanni Moscardino per Cherso.
Col suo consenso, e con approvazione della S. Sede, le
monache benedettine commutarono l'antico loro istituto
— 28 —
con quello di S. Francesco. Arrivato ad un'età avanzat?i,
sentendosi impotente a governare la sua ciiiesa, domandò
ed ottenne da Giulio III un vescovo coadiutore con di-
ritto di successione e questo perchè facesse le funzioni
vescovili. Fu questi Marco Fedele Gonzaga, sacerdote man-
tovano, dell'età d'anni 28. Visse ancora tre anni, e per
quanto ritiensi, in patria, dove morì nel 1553, e fu se-
polto nella collegiata. Ampliò l'atrio del palazzo vescovile
di Ossero, lo circondò di muro, e nel mezzo v' edificò
una ricca cisterna. Provvide la cattedrale di un nuovo
bellissimo battistero di marmo, ornandolo del suo stemma
gentilizio.
4. a. 1650. Bartolomeo Cassio. Nato nel 1567 da famiglia illu-
stre e nobile di Pago, si acquistò alta riputazione scrivendo
in illirico, e si rese assai benemerito della lingua. Entrato
ventenne nella Compagnia di Gesù, andò missionario in
Turchia, la quale scorse per tre volte tutta, e quindi si
fece amico a' Ragusei, che recnvansi nelf Ottomano per
esercitare traffichi d'ogni specie. Essi fecero slampare il
più delle sue opere, scritte con eleganza in slavo, e per-
ciò citate dal Dolabella. Alcune di esse furono ristampate,
come p. e. la versione del Kempis^ nel 1854 dai Battara
Ti -ij ^ t Hn Zara. La sua versione della Bibbia rimase inedita,
^ I poni' è tuttavia inedita la sua propria vita scritta in latino.
Morì nel 1650, dopo essere stato rettore de' Gesuiti in
Ragusa, e poscia penitenziere in Loreto, e a S. Pietro
in Roma.
5. a. 1796. Francesco Pietro Baccamarich^ nato a Pago.
Fatti i suoi studii primari in patria, ed educato anche nelle
ecclesiastiche discipline, si recò a Padova, ove assolti gli
studii filosofici e teologici fu laureato in ambi i diritti.
Ritornato in patria fu eletto canonico nel 1776. Da Pio
VI nel 1796 fu preposto alla chiesa vescovile di Catlaro:
indi da Pio VII all'episcopato d'Ossero trasferito, di cui
prese possesso il dì 9 Ottobre 1801.
— 29 -
Altre chiese urbane.
Chiesa di S. Giorgio m. patrono dell'Isola di Pago.
La cliieSii di S. Giorgio m. situala presso le porte di
Terraferma, si ritiene fondata contemporaneamente alla città,
cioè intorno al 1443; non esiste però alcun documento che
ne certifichi T epoca di sua fondazione. E dessa costrutta ad
una navata; è un quadrilatero, lungo m. 19.10, largo m
5.36, alto 5.80. Era un tempo mantenuta dalla illustre Con-
fraternita dei SS. Giorgio e Marco, che si calcolava la più
ricca in Provincia, ed era tenuta in molta considerazione
per essere intitolata al patrono di Pago S. Giorgio, ed a
S. Marco, gonfalone della Repubblica. Aveva tre altari, di
legno, il maggiore de' quali dedicato al patrono, il 'secondo
a S. Orsola, il terzo a S. Carlo. Negli atti di visita cano-
nica del 1626, se ne trova indicato un quarto, sotto l'in-
vocazione della Vergine, il quale però di presente non esiste.
Il campanile è fornito di due campane. Soppressa la Confra-
ternita sull'alba del secolo, in cui viviamo, fu abbandonata
anche la chiesa, e finalmente venne chiusa al culto nel 1857,
ed interdetta, perchè crollante. Nell'anno 1876 un comitato
di cittadini, animato dall'attuale arciprete-paroco, rev.mo don
Vincenzo Segarich, ed assecondato dai voti di tutti i Pa-
ghesi, attivò una colletta per la sua ricostruzione. Colla spesa
di circa fiorini 2000, dei quali furono erogati fio. 1500 dalla
pietà de' fedeli, e fio. 500 dalla munificenza dell'Augustis-
simo Imperatore Francesco Giuseppe I, essa fu del tutto rin-
novata, e nella solennità di S.Giorgio dell'anno 1877 rido-
nala al pubblico divin culto. Ha adesso un solo altare, di
legno, ed uno svelto campanile con due campane. In questa
chiesa concorreva il popolo con gran divozione a pregnre
per essere preservato dalle tempeste, e dal vento boreale
colla intercessione del santo patrono.
Chiesa di S. Francesco.
Consta dalle storie minoritiche, che i PP. Francescani
verso la fine del secolo decimolerzo avevano la propria chiesa
ed il proprio convento presso l'antico castello di Pago {Ter-
raveccldà)^ fondato da uno dei compagni di S. Francesco.
— 30 —
Cinque di loro vi yi stanziarono sino da bel principio. Di-
strutto che fu il castello, trasportatisi gli abitanti nella nuova
città di Pago, essi vi edificarono una bella chiesa in onor
del Serafino d'Assisi, e la consegnarono in custodia ai padri
conventuali, pei quali fabbricarono pure uno spazioso con-
vento. Ha la chiesa una sola navata, lunga m. 24.64, larga
m. 8.45, alta m. 7. Ha oggidì un solo altare, e questo di
legno, ed un campanile con due campane. Nel 1810 ne aveva
altri tre laterali, dedicati il primo a S. Antonio, ed era della
famiglia Mersio, il secondo a S. Catarina, il terzo alla B.
V. del Carmine. Vi si scorgevano in essa parecchie sepol-
ture assai antiche.^ Nel 1795, non si sa per qual ragione,
fu soppresso il convento con Decreto del Senato Veneto, e
le rendite devolute ai padri conventuali di Sebenico. La
chiesa venne data in custodia ai preti. Ma caduta col tempo
in rovina per mancanza di risorse, fu essa affidata alle ze-
lanti cure deir or defunto arciprete-paroco Giorgio Buxa, il
quale nel 1844 la ristaurò col denaro riscosso dal e. r.
Demanio a titolo d'indennizzo per l'atterrata chiesa abba-
/3 ziale di S. Pietro in Istmo, della quale era egli il benefi-
ciato. Fu allora che questa chiesa perdette affatto il suo
titolo originario; dappoiché volle quell'arciprete intitolarla a
À S. Pietro ap. in memoria della preesislita chiesa abbaziale
^'' di tal nome, che fu, come si disse, demolita dal e. r. De-
manio. Non consta, se ciò sia stato fatto nelle debite forme
canoniche, e cogli assensi della superiore ecclesiastica au-
torità, la quale, nel caso positivo, avrà certamente onerato
il beneficialo arciprete ^9?'o tempore dell' obbligo della sua
manutenzione.
Chiesa di S. Antonio Abbate.
Un'edicola, intitolata a S. Antonio Abbate, detto il
Magno, esisteva anticamente presso il castello di Terravec-
chia, e vicino ad essa un piccolo cenobio di eremiti. Intro-
dottisi i religiosi di S. Domenico in Zara verso la metà del
secolo decimoterzo, alcuni di loro si trasferirono a Terra-
vecchia, e presero dimora in quel sacro asilo, che per le
vicende guerresche era ormai rimasto affatto deserto. Lì
stettero per alcun tempo, finché, devastato i! paese, anda-
rono con esso in mina e chiesa e convento. Frattanto diedesi
principio alla costruzione della nuova città di Pago, e quei
— 31 —
religiosi coi sussidii, avuti dagli altri conventi della Provin-
cia, e specialmente da quello di Zara, e colle prestazioni
degli abitanti si fabbricarono nel 1446 una nuova chiesa
in onor dello stesso santo titolare, ed in memoria della pri-
mitiva; ed inoltre presso della medesima vi eressero il re-
lativo convento per loro abitazione. Dogli alti di visita ca-
nonica del 1810 rilevasi, che la chiesa a quel tempo aveva
tre altari, uno di marmo e due di legno. Nel maggiore vi
era il crocifisso prodigioso, tenuto in grande venerazione
dal popolo, trasferito dalla chiesa di S. Antonio di Terra-
vecchia, ove nel 1413 il dì 23 Luglio aveva sparso sangue
dal costalo. Soppressi e convento e chiesa nel 1807, questa
passò ad essere officiata dai preti.
I Domenicani di Pago erano addetti alla Congregazione
religiosa di Zara. Il padre inquisitore dì Zara eleggeva pel
convento di Pago un vicario e quattro consultori pei casi
occorrenti. 11 convento di Pago godeva ottima fama, per cui
vediamo parecchi illustri soggetti, che al medesimo appar-
tennero, fra i quali meritano special menzione i seguenti :
1. a. 1406. Pietro Discovich^ nato a Pago da famiglia pri-
maria dell'isola. Da giovinetto vestì l'abito dei PP. Do-
menicani. Tanto crebbe nella pietà e dottrina, che Gre-
gorio XJI lo stimò degno della dignità vescovile di Fa-
enza nel 1406. Fu presente al Concilio Pisano del 1409.
Nel 1412 Giovanni XXIII deslinavalo arcivescovo di Spa-
lato in luogo di Doimo, eletto dagli Spalatini ; ma abbenchè
avesse rinunziato alla sua sede di Faenza, non ebbe il
possesso dell'arcivescovato di Spalato, che nel 1420 ap-
pena, sondo stalo in questo frattempo confermalo Doimo
dallo stesso Pontefice su quella sede. Pietro menò vita
privata nel corso di questi otto anni. Nel 1420 Doimo,
deposto avendo il carico arcivescovile. Martino V gli die
a successore Pietro, già da prima eletto. Nei sei anni di
suo pontificato fé fabbricare l' altare di S. Doimo, e fornì
la chiesa di molta suppellettile. Gli Spalatini, caduti alcu-
ni anni addietro in scomunica pei maltrattamenti, e le
violenze, usale ai due arcivescovi, ottennero dalla Santa
Sede Romana mediante legati il perdono, e fu data la
podestà a Pietro di sciogliere la città dall' interdetto. Pietro
morì nel 1426.
2. a. 1529. P.^ Gasparo^ nativo di Pago. Abbracciò l'istituto
religioso dei PP. Domenicani, e tanto crebbe in dottrina e
— 32 —
sapienza, che meritò per le sue egregie doti ed esimie
virtù, e parlicolarmente per la sua eloquenza, di essere
innalzato da Clemente VII alla cattedra vescovile di Ca-
novia {candaviensis) in Albania.
3. a. 1660. P/ Giacinto Palladini^ nato nel 1604 da fa-
miglia nobile di Pago. Sortito avendo dalla natura un talento
non ordinario, fu istituito nei primi rudimenti dai PP. Do-
menicani, dai quali ricevette pure T abito religioso. Spedito
a studiare in Italia fece progressi grandiosi nelle scienze.
Queste gli apersero la via alle cariche della Religione, per
cui creato dapprima maestro in Teologia, fu poscia eletto
inquisitore di Zara, nel cui grave e delicato ufficio si
distinse per ben 7 anni, meritandosi Li stima universale.
Valente banditore del Vangelo, fu fiero martello dei mal-
vagi e dei libertini. Fu di vita integerrima, pieno di zelo
ardentissimo per la religione, onde avvenne che i reli-
giosi della Provincia Lombarda lo elessero a voci una-
nime suo provinciale, dopo di aver ammirata la sua dot-
trina, sapienza e prudenza in più d' uno di que' conventi,
dove funse l'ufficio di priore; per cui fu giudicato e pro-
clamalo unico nell'educazione della gioventù. Il Sommo
Pontefice Innocenzo VI lo ebbe in grande estimazione ed
in un colloquio, ch'ebbe col medesimo, non mancò di
esternargli il proprio aggradimento. Mori a Casale nel
1678 nel 75 anno dell'età sua, lasciando nome glorioso
tanto in patria, quanto al di fuori.
4. a. 1679. P.^ Antonio Radovisio^ nativo di Pago. Fu edu-
cato dai PP. Domenicani negli sludii primarii, dopo di che
fu vestilo dell'abito religioso. Si distinse nell'ecclesiasti-
che discipline. Fu reggente dello studio nel cenobio di
Zara, ed assistente alle tesi e alle conferenze teologiche.
Si rese infine benemerito alla religione e alla patria colla
sua dottrina, e coi suoi meriti cospicui.
Chiesa e convento di S. Margarita delle monache
Benedettine.
Una chiesa dedicata alla B. V. Annunziala esiste in
Pago al nord della città. Venne fondata nel 1483 da Giorgio
Slovigna, canonico della Collegiata, il quale poco dopo, ap-
presso la medesima, vi eresse pure un convento per le
monache Benedettine, che dopo la devastazione di Terra-
— 33 —
vecchia, dove avevano e chiesa e convento intitolalo a S.
Margarita, vi si trasrerirono, con tutto il loro corredo, con-
servando pure il diritto di proprietà su di tutti i loro beni,
per cui vollero che alla nuova chiesa e convento fosse man-
tenuto il titolo antico di S. Margarita, benché alla B. V.
Annunziata sieno dedicati, come da principio si è detto. La
chiesa ha la forma d'una croce latina. E lunga m. 15.90,
alta m. 6.65, larga m, 6.25. Delle due cappelle laterali quella
della B. V. Addolorata è lunga m. 7.20, larga in. 3.85;
quella di S. Benedetto lunga m. 3.70, larga m. 3.50. I tre
soli altari, che di presente adornano questa chiesa sono di
marmo, e furono eretti verso la fine del secolo passalo.
Nel 1626, oltre il maggiore, consecralo alla Ss. Annunr-
ziata ve n'erano altri sei, cioè quello della S. Spina^ quello
di S. Benedetto, della B. V. della Misericordia, eretto dalla
famiglia de i\]issolis; della Ss. Trinità, coli' onere al Capitolo
collegiale di tre messe settimanali; più l'aitar di S, Fran-
cesco, di pietra, e quello del S. Rosario, pure di pietra,
coir obbligo d'una messa capitolare settimanale. Nel 1674
trovavasi anche l'aitar della S. Croce della famiglia Palla-
dini. in un armadio presso l' aitar della S. Spina sono cu-
stoditi tre reliquieri, vale a dire, un' ostensorio di cristallo,
ornato d'argento dorato, con la S. Spina; un braccio d'ar-
gento con reliquia di S. Margarita ; ed un ostensorio cri-
stallino fregialo d'argento con entro parecchie reliquie di
Santi. Il campanile ha tre campane ed è situato nella fac-
ciata. L'organo è collocalo nel sacello della Ss. Trinità. La
chiesa dicesi consacrata, mancano però gl'indizii necessari.
Il convento e in istato assai cattivo. Le monache in origine
erano Terziarie; dovevano essere nobili; oggidì non si ri-
chiede questa condizioue. L'arcivescovo Francesco Pesaro
v' introdusse la vita comune nella visita canonica che fece
nell'isola di Pago l'anno 1514. Nel 1625 le monache pro-
fesse erano in numero di 20, come ce lo attesta Io storico
Simon Begna. Erano 15 nel 1754. Di presente sono 7, ed
una conversa. Si prestano con molto zelo per l'educazione
della gioventù. La scuola popolare femminile è a loro intie-
ramente affidata, u»
Chiesa di tutti Santi. '^'^
La chiesa di tuli' i Santi in città trovasi menzionala
negli alti di visita canonica del 1626 e del 1810. Aveva
3
— 34 —
un altare solo e questo di pietra. Aveva un'annua rendita
di 25 ducati da sei saline. Uno dei commissarii testamenlarii
della nobil famiglia Palcich la governava, ed aveva T ob-
bligo di tener in concio l'edificio e di farvi celebrare ogni
domenica. Nel 1810 trovavasi in istato buono.
Oltre le preacennate chiese, altre ve n'erano ancora
entro le mura della città, delle quali oggidì non esiste che
il nome. Tali furono quelle di S. Ambrogio, della Ss. Trinità,
di S. Lucia, di S. Giacomo, S. Domenica, S. Andrea, S.
Martino, SS. Cosmo e Damiano, e S. Croce; quest'ultima
esisteva nel 1333 II che dimostra lo spirito religioso degli
antichi Paghesi, i quali facevano ogni sorta di sacrificii per
erigere, fornire e mantenere templi e sacerdoti.
Chiese suburbane di Pago.
Chiesa della B. V. Assunta in Terravecchia.
Alla distanza di mille passi dalla città di Pago, su di
un colle ameno e solitario, nel recinto delF antico distrutto
castello, ora appellato Terravecchia, s'innalza la vetusta
chiesa parochiale della B. V. Assunta, la cui erezione si fa
ascendere al decimoquarto secolo, e la cui consacrazione si
celebra dal clero paghese ai 18 d'Ottobre. E un quadrilatero
della lunghezza di m. 27, e della larghezza di m. 14.60.
Ha tre navate, e tre altari, tutti di legno. Sul maggiore v' è
l'immagine miracolosa della Titolare, che ogni anno, dopo il
cholera morbus del 1855, viene con gran pompa e solen-
nità trasportata in città nella festa dell' Assunzione, ed espo-
sta nel mezzo della Collegiata alla pubblica venerazione, dove
rimane sino alla festa della Natività di M. V. in cui viene
con egual rito restituita a Terravecchia. La facciata della
chiesa è di pietra bianca^ battuta a martellina, ed ha scol-
pita sopra la porta principale un" iscrizione, che non può leg-
gersi se non in parte perchè corrosa dal tempo. Sembra
che si riferisca alf epoca della fondazione, poiché la prima
linea si potrebbe rilevare così:
ANO . A . NAT . DNI . M . Ili . L . XXXX . II .
cioè al 1392. È tradizione, che dell'antica Pago questo sia
— 35 -
il solo edifizio rimasto illeso. L'arcivescovo Caraman nella
sua relazione al Pontefice del 1754 così si esprime: Ja-
drenses irati, anno 1398^ Terram veterem solo aequaveve^
solius parochialis Ecclesiae miserti^ quam paulo ante Petrus
Archiepiscopus in Collegiatam erexerat. In scrittura del
1697 è menzionato l'aitar di S. Anna di questa chiesa. Alla
chiesa è annessa una Confraternita, che fu preservata dalla
soppressione.
A s. 0. della chiesa v'è il convento dei Minori Os-
servanti di S. Francesco, fondato Tanno 1589 dal nobile
cittadino Giorgio Discovich, e dotato di terre e saline. Sopra
la porta che mette al chiostro leggesi la seguente iscrizione
lapidaria, che ricorda il fatto:
ANNO . DOMINI . MDLXXXIX
MONASTERIVM . HOC . NOBILIS . VIR . DOMINVS
GEORGIVS . DISCOVICH . A . PAGO . SVMPTIBVS
SVIS . ERIGI . PROCVRAVIT . AD . VSVM . FRATRVM
MINORVM . DE . OBSERVANTIA . A. QVIBVS . DEO
OPTIMO . MAXIMO . AC . BEATISSIMAE . VIRGINI
MARIAE . IVGITER . GRATIAE . AGANTVR . ET . PRECES
OFFERANTVR . PRO . REMISSIONE . SVORVM
PECCATORVM . SVORVMQVE . DEFVNCTORVM
Per cento e più anni, dacché fu abbandonata dagli abitanti
la città antica (Terra vecchia), e condotta a termine la nuova,
la primitiva chiesa coirimagine della Vergine Assunta rimase
in custodia di un sacerdote, addetto al clero collegiale. Se
non che, rendendosi sempre più penosa la dimora di un solo
peli' accesso continuo de' divoti, alle cui esigenze spirituali
ei da sé non poteva bastare, ad istanza del prefato Giorgio
Discovich, si deliberò nel 1585 tra la Comune e il Capitolo
d'invitare i Minori Osservanti di S. Francesco ad officiare
e servire la chiesa, ed affinché vi fosse duratura e perma-
nente la presenza dei religiosi, per primo fu il lodato signore
ad erigere dalle fondamenta il relativo convento e dotarlo
con alcuni beni dei mezzi convenienti pella sostentazione dei
medesimi lasciando di sé imperitura memoria, scolpita nella
lapide summentovata per cura dei religiosi da lui con tanta
generosità beneficali, Il convento è ora abitato da un frate
e da un laico.
— 36 —
Chiesa abbaziale di S. Pietro Ap. in Istmo.
Appiè d'un colle, alla riva del mare, vicino all'antico
castello di Pago (Terravecchia) esisteva una chiesa dedicata
al Principe degli Apostoli S. Pietro, e alla medesima era
congiunto un antichissimo cenobio dei monaci Benedettini.
Dell'una e dell'altro havvi memoria in testamento, conser-
vato nel preesistito archivio di S. Grisogono di Zara. Eccone
le parole : Anno MCII . die IX Augusti : Libera Daniela
Deschich qm Pauli^ ad honorem S. Fetidi legavit unam
integram vineam in insula Viri (Pontadura) Monachis S.
Benedicti Castri Kessae,
Passato il monastero in commenda de' chierici secolari,
fu intieramente abbandonato dai monaci nel principio del
secolo decimoquinto, e venne poscia affatto distrutto assieme
alla chiesa nelle guerresche vicende. Sulle sue rovine fu
edificata nel 1514 dall'abbate commendatore Antonio Venier
un'edicola, la quale sdruscita dal tempo, fu ristaurata nel
1682 dal cardinal Pietro Ottobonì, abate eletto dalla S. Sede,
che fu poscia Papa Alessandro Vili. L'ultimo degli abbati
commendatori fu il canonico di Pago Antonio Vidulin, dopo
la cui morte l'abbazia di S. Pietro fu nel 1773 incorporata
alla prebenda arcipretale, coli' obbligo di mantener un coo-
peratore per la cura d'anime della città. Questo beneficio
nel 1810 rendeva all'arciprete 50 zecchini. Quando nel 1814
furono eretti a spese dell'erario i nuovi magazzini di de-
posito dei sali, fu demolita la chiesa di S. Pietro, dopoché
gliene fu ceduta la proprietà del fondo verso conveniente
indennizzo all'arciprete di allora, abbate beneficiato Giorgio
Buxa, il quale impiegò il danaro, ricavato dalla vendita, nei
ristauri della chiesa di- S. Francesco in città, come abbiamo
veduto discorrendo di quest'ultima. Della chiesa dunque di S.
Pietro e dell' annesso cenobio non rimangono al presente che
forse qualche vestigio.
Serie degli abbati di S. Pietro in Istmo.
a. 1408 Andrea da S. Severino
„ 1443 Gli Arcivescovi di Zara
„ 1459 Giovanni Vutnich
„ 1478 Cresciolo di Mirco
„ 1488 Giorgio de Baronelli
— 37 —
a. 1499 Pietro Morosini, veneto
„ „ Odorlco Robobello
„ 1514 Antonio Venier
„ 1548 Sallustio de Braccali
,, 1584 Francesco Mircovich, canonico di Pago
„ „ Pietro Troscomich
„ 1612 Giovanni Cape lo, venelo
„ „ Cornelio Podacattoro
„ 1650 Sperone Conii, canonico di Pagu '
5, 1680 Pietro cardinale Ottoboni, poi Papa Alessandro III
„ 1732 Marco Agazzi
„ 1739 Andrea Bacci
„ 1776 Antonio Vidolin, canonico di Pago
,y 1779 In quest'anno l'abbazia di S. Pietro fu unita
alla mensa arcipretale, ed è ancbe tuttora con-
giunta, come si è veduto a suo luogo.
Chiesa della Ss. Trinità.
Una chiesa, consacrata alla Ss. Trinità, bene costrutta
e bene conservata, esisteva fuori di Pago nel 1626, come
consta dagli atti della visita pastorale dell'arcivescovo Otta-
viano Garzadori. Aveva due altari, uno dedicato al Titolare,
r altro alla Vergine. Una confraternita sotto T invocazione
della Ss. Trinità manteneva il proprio altare, provvedendolo
di tutto il bisognevole corredo. Soppressa questa nel 1808,
la chiesa a poco a poco andò deperendo, finché nel 1810
fu interdetta.
Chiesa di S. Giacomo Ap.
A Terravecchia eravi un tempo una chiesa, dedicata a
S. Giacomo Ap. Annesso alla medesima eravi un beneficio
istituito da un nobile cittadino, consistente in dieci saline.
Lo godevano cinque canonici della collegiata coli' onere di
cantar messa e vesperi nella festa del santo titolare ed un' al-
tra nel giorno anniversario della morte del fondatore. Inter-
delta la chiesa nel decimosettimo secolo, perchè abbandonata
e sdruscita, T aitar di S. Giacomo fu trasportato nel santua-
rio della Madonna Assunta di Terravecchia, e gli obblighi
suppliti nella collegiata dal Capitolo. 11 beneficio nel 1824
rendeva fio. 82 all'anno. L'arcivescovo di Spalato Pietro
— 38 —
Discovich, di cui più sopra si fé parola, lasciò dopo la sua
morie (1426) a questa chiesa di S. Giacomo di Terravec-
chia tulle le sue suppelleltiii pontificali di lino, di seta, e di
argento, la Sua biblioteca, le sue saline, ed anche il suo
palazzo, che si era fabbricalo vicino di essa chiesa, e ciò
perchè di tulio se ne potesse servire il vescovo di Pago,
qualora vi fosse stalo istituito, coni' era desiderio dei Pa-
ghesi, desiderio che in loro si accrebbe maggiormente dopo
tale generoso legato. Fecero allora infatli molle pratiche per
conseguire il loro intento, e fra le altre quella di traspor-
tarsi in altro sito più adatto, e di fabbricare una nuova e
più bella città, ed un nuovo e magnifico tempio, che servir
potesse di cattedrale.
Chiesa di S- Nicolò.
Poco lungi dalla città, verso maislro, esistevano, po-
c'anni fanno, i muri d'una chiesa intitolata a S. Nicolò v.
Furono anche questi atterrati per erigere sopra le loro fon-
damenta una casa di privata abitazione. S'appellava S. Ni-
colò in Galliola.
Chiesa e convento di S. Margarita
preesistiti a Pago vecchio.
L'anno 1318, da Giovanni Pocanich, e da Miliza sua
moglie vennero fondali in Pagovecchio, ora Terravecchia,
una chiesa ed un convenlo per uso delle monache dell'Or-
dine di S. Benedetto, che a que' tempi si era propagato in
tutta la Dalmazia. La chiesa fu in quell'anno islesso consa-
crata dall' arcivescovo di Zara Fra Nicolò da Sezze in onor
di S. Margarita v. e m. Le prime religiose, che vi stabili-
rono la propria dimora, elessero per propria abbadessa certa
Maria, monaca del convenlo delle Benedettine di S. Maria
di Zara, e dall'arcivescovo fu incaricato ad accompagnarla
a Pago, e presentarla alle nuove religiose, l'arcidiacono ca-
pitolare Niceforo, il quale scrisse un apposilo regolamento
per la direzione ed amministrazione del monastero, e per la
celebrazione di alcune sacre funzioni da farsi annualmente
nella loro chiesa per parte del clero.
1 benemeriti fondatori, non contenti di aver lasciata im-
peritura memoria di sé colf erigere i prefati monumenti di
— 39 —
pietà e di religione, vollero puranco assicurare in perpetuo
la loro esistenza, ed il loro sostentamento. Infatti, tre anni
dopo, fecero atto solenne di donazione di non pochi beni,
con cui costituirono la dotazione perpetua della chiesa e dei
monastero, e il documento relativo, redatto il giorno 18
Agosto dell'anno 1321 fu anche approvato e sancito dal-
l'arcivescovo di Zara Giovanni de Butuane.
E l'uno e l'altro di tale monumenti, che dimostrano
la pietà e la religione degli antichi Paghesi, sussistettero e
si mantennero in fiore per 160 e piìi anui, dopo i quali
furono per forza di guerra distrutti, sicché non rimaseso che
leggiere traccie di lor passata esistenza. Surse frattanto la
nuova città di Pago, ed un canonico di quel Capitolo, per
nome Giorgio Slovigna, prese a cuore lo slato infelice delle
monache derelitte, e con generosità pari a quella dei primi
benemeriti fondatori fabbricò nel 1483 a proprie spese nella
nascente città una nuova chiesa, ed un nuovo convento per
queste religiose Benedettine, le quali vi si collocarono in
quell'anno stesso, benedicendo il Signore. Ed abbenchè la
chiesa fosse stata dedicata alla B. V. Annunziata, vollero
che tanto Tuno che l'altra fossero intitolali a S. Margarita,
in memoria dei preesistiti, come altrove si è narrato, con-
servando jl possesso dei beni antichi.
Parochie e cappellanie dell'isola di Pago.
Vlasic.
Ad una delle estremità meridionali dell'isola di Pago,
presso il mare, è situalo il paese di Vlasic^ distante 15
miglia dalla città di Pago. Anticamente diceasi Varsich^ ed
era parochia. Ora è cappellania esposta, dipendente da Pago.
La sua chiesa cappellaniale è formala da due chiese, l'una
air altra contigue; la prima intitolata al Dottor S. Girolamo,
che serve alle funzioni, e l'altra a S. Gio. Battista, dov'è
collocato il battistero. La prima, oltre l'aitar maggiore, eh' è
dedicato al titolare, e sulla cui mensa poggia il tabernacolo,
ve ne hanno altri tre, in onor di tutt'i Santi, di S. Caterina
con confraternita di simil titolo, ed un un altro sotto l'in-
— 40 —
vocazione della Ss. Verdine. Ha il campanile con una cam-
pana, ed il cimitero relativo. Annessa alla chiesa è la casa
parochiale. La seconda, eh' è la chiesuola di S. Gio. Battista,
esisteva in epoca assai antica, dappoiché in scrittura del 1292
è nominato un certo Cresta cappellano della chiesa di S.
Giovanni di Vlassich, ed in altra del 14 Ottobre 1401 tro-
vasi, che l'arcivescovo di Zara Luca Turriano ha dato l'istal-
lazione canonica a prete Mirco q.m Pietro Rochlich da Pago
in rettor e governator della chiesa di S. Gio. Battista di
Vlassich. Era dessa un beneficio semplice di juspatronato
della famiglia Cassio, il qual beneficio fu incorporato al-
l'arcipretura di Pago.
''^' Suoi parochi furono nel 1626 Antonio Bobovich, nel
1658 Giovanni Giuslonich, nel 1760 Agostino Telesmanich
da Ulbo, nel 1771 Bartolomeo Stupicich, nel 1777 Giovanni
Fisul da Dragove, nel 1810 Simeone Pessussich, nel 1824
Simeone Spanich da Melada, nel 1840 Simeone Mnletich,
nel 1863 Paolo de Zanchi, nel 1867 Nicolò Bozanich ; l'at-
tuale cappellano Biagio Caravanich.
Nel 1760 eranvi 76 anime, ora ne ha 148.
Il paese di Vlasic è rinomato per l'abbondanza del-
l' erba aromatica ortense, denominata Salvia.
Povljana.
Presso una valle, lontana 10 miglia da Pago, sorge il
villaggio di Povljana^ sulla strada che da Prutna conduce
a Pago. iVnlicamente detta Pezzana^ una volta parochia, ora
non è che cappellania esposta. La sua chiesa parochiale pri-
mitiva era S. Martino, edificata nel 1334 per cura ed a
spese di Disislavo Rodogossich Vuco. La presente è l'antica
chiesa di S. Nicolò de' Benedettini, ora intitolata a S. Gior-
gio. Oltre l'aitar del titolare ne aveva ancora un'altro de-
dicalo allo Spirito S. Ha il battistero, il campanile con una
campana, ed il relativo cimitero, nonché la casa parochiale.
Fra i suoi parochi si rinvennere i seguenti : pré Bulico
q.m Radoslavo nel 1432, pré Goslizza qm Radossio nel
1482, pré Stefano detto Stoislavo nel 1532, Giorgio Sus-
sinovich nel 1533, Antonio Volarich nel 1626, Matteo IVJicich
nel 1658, Giovanni Lovrovich da Ulbo nel 1742, Giovanni
Benzia nel 1760, Agostino Telesmanich nel 1771, Vincenzo
Segarich nel 1810, Antonio Paulovich nel 1815, Giacomo
— 41 —
Rumora nel 1820, Pietro Gojdanich nel 1824, Nicolò Va-
lentich nel 1840, Simeone Spanich nel 1842, Simeone Ma-
letich nel 1843, Gio. Giuslin nel 1851, Paolo Buxa nel
1852, F'rancesco Cosule nel 1853, Paolo de Zanchi nel
1863, Nicolò Bozanich dal 1867 in poi.
Questa villa chiamasi oggidì Povljana nuova per distin-
guerla da Povljana vecchia, che nel 1658 fu abbandonata.
Gli abitanti si trapiantarono nella valle opposta, che
allora prese il nome di Povljana nuova. Aveva 90 anime
nel 1750, ed ora ne ha 181.
Non molto discosto da Povljana scorgonsi ancora le
rovine dell' antica villa di Murovlana, la quale fu distrutta
nel 1327 dall'armata dei conti di Bribir, la cui chiesa era
dedicata a S. Michele Are.
Al disotto della presente villa trovasi un'edicola di S.
Nicolò, provveduta dalla parochiale di tutto il necessario.
Il suo porto serve al piccolo ancoraggio.
In documento del 1411 sono menzionate 18 saline con
terreni a Povljana.
Digniska.
La villa di Digniska è posta in una delle valli meri-
dionali dell'isola, lungi 12 miglia da Pago. Era prima pa-
rochia, adesso cappellania esposta, soggetta a Pago. La sua
chiesa primitiva parochiale era S. Croce; in seguito lo fu
S. Mauro ab. come lo è anche al presente; la quale oltre
l'aitar principale del titolare ne aveva altri due, di legno,
di cui uno dedicato alla B. V. del Rosario con confraternita
dello stesso titolo. All'aitar di S. Mauro è annesso un be-
neficio semplice coli' obbligo di 15 messe annue, il cui rettore
nel 1674 era il canonico di Pago Giovanni Cassio. Era di
juspatronato antico di casn Grisogono di Zara, ma fu ceduto
dall'arciprete Grisogono, ultimo superstite, ed incorporato
regolarmente al Capitolo di Pago.
Fuori di Digniska trovasi la piccola chiesa di S. Croce,
beneficio semplice coli' onere di una messa annuale. Era dessa,
come sopra si è detto, l'antica parochiale di Digniska. In
documento del 14 ottobre 1401 trovasi l'istallazione cano-
nica del sacerdote Domenico q.m Stefano da Pago, in rettore
e governatore della chiesa di S. Croce di Dignisca, celebrata
dall'arcivescovo di Zara Luca Turriano il dì 9 ottobre di
queir anno.
— 42 —
Un'altro beneficio semplice esisteva in Digniska, ed era
intitolato a S Bartolomeo ap. Il collatore n'era T arcivescovo;
gli obblighi annessi, tener in concio e colmo la chiesa, prov-
vederne r aitar del bisognevole, e celebrare la messa nella
festa titolare. La chiesa fu creila l'anno 1426 dalla famiglia
Ruich.
Parochi di Dignisca furono Giovanni Protcovich nel
1509, Giacinto Tomassevich nel 1651, Matteo Koduiich da
Ulbo nel 1742, Domenico Giadrossich da Premuda nel 1760,
Simeone Simich nel 1771. Bartolomeo Slupicich nel 1777,
iMichele Dunatov nel 1810, Simon Simarina nel 1815, Fi-
lippo Pessussich nel 1824, Paolo Buxa nel 1840, e Fran-
cesco Vidolin dal 1863 in poi.
Aveva questa parochia 103 anime nel 1671, 77 nel
1754. al presente ne ha 128.
Diffnisca era aulicamente castello de' Croati, le cui mine
si ravvisano ancora oggidì.
Corizza (Gorica).
Tra Digniska e Pago, alla distanza di 5 miglia da gue-
st'ultima è situata la villa di Gorizza. Una volta parochia,
anzi delle più antiche delf isola, trovandolasi menzionata in
documento del 1389: ora non è che una stazione il cui
curato è il cappellano di Digniska. La sua chiesa curaziale
è intitolata a S. Antonio di Padova. Ha un unico altare del
patrono, il battistero, il campanile con due campane, ed inol-
tre il cimitero regolare. Ve n' è un'altra dedicala a S. Mi-
chele are. alla quale è congiunto un beneficio semplice,
incorporato air arcipretura. Nel 1674 era rettore il canonico
Agostino Raccamarich. Aveva allora altri due altari, del
del S. Rosario e di S. Giovanni.
Suoi parochi furono Giorgio Bolecich nel 1626, Ste-
fano Ghiricich nel 1742. Giovanni 3Iestrovich nel 1771,
Giorgio Vidolin nel 1777. Marlino RfiCcamarich nel 1810,
Giorgio Cosule nel 1824. Giacomo 3Iarcich nel 1840, Matteo
Ghercovich nel 1842, Stefano Buglietla nel 1851. Francesco
Vidolin. curato dal 1863 in poi.
Quattro pezzi di terreno vignalo della estensione com-
plessiva di 13 gognali, formavano parie della parochiale
prebenda d"una volta, oltre il beneficio semplice di S. Vito
in Monte, delT annua rendila di fio. 6.
Aveva questa locatila 44 anime nel 1754, ora ne ha 52.
— 43 —
Collane (Kolane).
Al nord di Pago, e lontano da esso 7 miglia trovasi
il paese di Collane. È forse così appellato, com'è la tradi-
zione, per la buona qualità delle lane che somministrano i
suoi lanuti, molto ricercate ed apprezzate in commercio. Era
anticamente parodila. Ora essa è Tunica parochia nella cam-
pagna di Pago. La sua chiesa parochiale è dedicata all'evan-
gelista S. Luca. Ha tre altari, il maggiore col tabernacolo
del Ss.rao è consecrato in onor del titolare, gli altri due in
onor della B. V. del Carmine, e della Ss. Annunziata. Al-
l'aitar maggiore era unita la confraternita del Ss.mo, la
quale lo manteneva di lutto il necessario. Ha il suo campa-
nile con due campane, ed il cimitero regolare.
Tra i suoi parochi trovammo Giorgio Bobovich nel 1626,
Matteo Stipicevich nel 1658, Nicolò Denossich da Pago nel
1742, Andrea Marcevich nel 1737, Antonio Zar nel 1777,
Antonio Vidussin nel 1815, Matteo Milutin nel 1820, Giorgio
Paulovlch da Melada nel 1824, Tommaso Scorlich nel 1840,
Giacomo Marcich nel 1842, Matteo Ghercovich nel 1851,
Giorgio Jelicich nel 1863, Antonio Magnarin nel 1864,
Antonio Ostarich, attuale amministratore.
Oltre la parochiale sonvi in questo villaggio le cappelle
di S. Antonio abbate nel porto di Simonie, e di S. Girolamo
in Slatine^ paese un dì molto frequentato, con un porlo di
piccolo ancoraggio.
Con Breve pontificio, datalo a Roma il dì 4 dicembre
1789, e riconosciuto dalla Curia arcivescovile di Zara li 5
agosto 1790, venne concessa Indulgenza Plenaria in perpetuo
nella festa di S. Girolamo dai primi Vesperi al tramonto a
tult'i fedeli che in quel giorno confessati e communicali,
avessero visitato la chiesa parochiale di Collane di Pago, ed
avessero pregato nei modi soliti e prescritti.
Poco lontano dalla parochia esiste la chiesa di S. Vito
a cui è annesso un beneficio di simil titolo.
Un'altro beneficio intitolato a S. Maria trovasi nella
località Slntine, il quale è di juspatronato di casa Palladino
La chiesa parochiale nel 1824 possedeva 4 gognali di
terreno arativo e 5 '/.^ ^^ vignato, ed inoltre una mandra di
animali lanuti.
Aveva questa parochia 206 abitanti nel 1754, al pre-
sente ne conta 224.
~ 44 ^
Barbato.
Nel vallone dì Pago, dirimpetto a Collane, sulle opposte
rive, alla distanza di 12 miglia, giace il paese dì Barbato
nei fondo d'una valle, che serve di porto sicuro al grande
ancoraggio. È cappellania esposta, eretta appena nel 1853,
e soggetta a Collane. Ha 239 anime divise in due località,
cioè in Barbato propriamente detto, ed in S. Maria in Me-
tajna. La chiesa cappellaniale di Melajna è intitolata alla
B. V. Immacolata. Venne fondata nel 1487 per disposizione
testamentaria di certo Giovanni Slovigna, detto Mocrich, in
onor di S. Maria delle Grazie, del che ne fa testimonianza
la seguente iscrizione lapidaria, scolpita sotto la nicchia della
campana dalla parte esterna:
MCCCCLXXXVII
ME . FECIT . MR . NICOLAVS
SIBENICI . EPISC .
la quale dev'essere erroneamente riportata dal Ruìch, poiché
nel decimoquinto secolo non trovasi il nome di Nicolò nella
serie dei vescovi di Sebenico. Sono d^ avviso che dovreb-
besi leggere così : 1481 . Me fecit magister Nicolaus, Sibe-
nici lapicida^ 0 vùQgWo ancora Sihenicensis , S'appella questa
chiesa S. Maria in Metajna, perchè nella valle di Barbato,
detta di Metajna, venne eretta in esecuzione del precitato
testamento. Alla medesima va unito un beneficio semplice dì
juspatronato della suddetta famiglia Slovigna, consistente in
alcuni terreni e saline, che rendevano una volta 25 ducati,
coir obbligo di pregare per l' anima del fondatore.
La chiesa propriamente detta di Barbato era dedicala
a S. Mauro abbate. Suo cappellano fu Angelo Barbetta nel
1863, Paolo Rumora nel 1866, il P. Quirino Dvornìcic nel
1878, ed attualmente Giovanni Usmiani.
In scrittura del 1383 è fatta menzione di Guglielmo
abbate del monastero de' Benedettini di S. Giorgio in Barbato.
Oltre le mentovate chiese, parecchie altre ve n'erano
nei tempi andati nella campagna dì Pago, d'alcune delle quali
non n'è rimasto che il nome, e d'altre non si ravvisano che
le ruine, o le sole vestigia. Tali sono:
S. Maria Stomoriza in Slatina
S. Maurizia ai confini
— 45 —
S. Giorgio in Zaska
S. Cristoforo in Punta
S. Spirilo in Pusle
S. Maria in Cernika
S. Maria Maddalena in Bosco
S. Vilo in Monte
S. Nicola in Scalniza
S. Giorgio in Monte, cui è annesso un beneficio, unito
all' arcipretura
S. Quirino in Povejak
S. Catarina in Cotliza, cui è annesso un beneficio
S. Elena
S. Gregorio
S. Eufemia
S. Andrea in Roschie
S. Bartolomeo in Zamet
S. Gio. Evang. in Cangerich, a cui è unito un beneficio
S. Croce in Pechiane
S. Giorgio in Smokuizza
S. Tommaso in Coslion
S. Minialo m. nel suburbio
S. Antonio Patav. in Zaska
S. Ambrogio
Ss. Trinità
S. Matteo
S- Andrea
S. Lucia
S. Martino
Ss. Cosmo e Damiano.
maoni.
Ad occidente dell'isola dì Pago, lungi da Zara 30
miglia, sorge l'isola di Maoni, ferace di buoni pascoli. Nel
1069 il re Cresimiro ne fece dono al monastero dei PP.
Benedettini di S. Grisogono di Zara. Verso la metà del secolo
dodicesimo venne loro tolto dalla Communità di Zara per
far fronte alle spese della ricostruzione della città e delle
mura, rovinate dalle guerre. Nel 1190 venne loro restituita
cura omnibus pascuis come leggesi in documento di simil
data. E menzionata quest'isola nella Bolla di Celestino JII
dell'anno 1195, colla quale furono dal Pontefice confermati
— 46 —
ai monaci di S. Grisogono lult'i loro possedimenti, che ave-
vano neli* arcidiocesi di Zara. Colla Bolla 30 dicembre 1729
di Benedetto XIII passò assieme ai due vicini scoglielti pa-
scolivi, denominati Brasnjaci, in proprietà del seminario illi-
rico diocesano, il quale n'è tuttavia in possesso. Alcuni
pastori di Ulbo tengono adesso in affittanza quelle campagne,
che servono di pascolo ai loro animali. Sonosi fabbricate
alcune case per loro abitazione, e coltivano qualche porzione
di terreno vignato per loro uso.
In scrittura del 1768 v' è memoria di un'edicola di
Maoni dedicata a S. Grisogono, fondata senz'altro da que'
monaci; forse quella che al dì d'oggi porta il titolo di S.
Antonio.
In documento del 1377 è fatta menzione di certo Ivan
Marinich da Maoni.
I pastori di Maoni sono soggetti alla giurisdizione pa-
rochiale di Ulbo.
Ulbo
A settentrione di Zara, 40 miglia distante, sorge l'isola
d' Ulho^ dagli antichi Aloepium^ da Porfirogenito Aloep ed
anche Luibus^ in seguito Ljuho ed Alliiibo^ e dagli slavi
Oliò appellata. E la prima delle isole liburniche. denominale
da Plinio Crateae^ Lihurnicae, Celodussae. Ha una circon-
ferenza di 25 miglia ; è quasi tutta piana, pietrosa., ma ben
coltivata con pascoli e boschi eccellenti. La sua popolazione
è divisa in due stazioni. Si ha per tradizione, che i primi
suoi abitatori abbiano preso stanza in una valle, denominata
Banjve^ sita a libeccio della presente villa e lontana mezzo
miglio ver scilocco dalla punta di Tale. Questa valle, in cui
si vedono oggidì alcune muraglie antiche, per essere atta al
ricovero dei navigli più che il porto di S. Nicolò, venne
prescelta dai primi abitatori delT isola, i quali, essendo pochi
di numero, non fecero coni munita da sé, ma si posero sotto
la dipendenza della parochia di Bozava, dove anche seppel-
livano i loro defunti. Crebbero in seguito, e cominciarono a
formare a poco a poco comune separata. Nel 1340 princi-
piarono a contribuire la porzione dominicale agli affittuali
delle terre. Divenula la Repubblica veneta nel 1409 padrona
della Dalmazia, F isola d' Ulbo fu una di quelle che tenne
per sé; ed una prova ne sia, che nel 1430 ne dispose af-
fittandola per annue lire 1311 dì buona valuta, pari a fior.
— 47 —
251. Da annotazioni esistenti nei libri di quell'archivio pa-
rochiale apparisce, che nel 1476 una colonia di morlacchì,
fugg-endo dai contorni del fiume Cettina, e per quanto dicesi
da Verlika, alla testa del proprio paroco, di nome Giorgio,
siansi ricoverali in quest'isola, affine di sottrarsi dal furore
ottomano, ed ivi fermata loro dimora, siensi uniti coi primi
abitatori, costituendosi in regolare communità. Da quegli scritti
rilevasi puranco. che quei coloni abbiano seco portato un
grande crocifisso, fornito di sacre reliquie, e sul maggior
altare della chiesa di S. Anastasia Io abbiano collocato. La
tradizione, che sussiste tuttora, di questo avvenimento^ vi si
uniforma pienamente, e la lingua e il vestito eh' essi ado-
prano anche oggidì, servono a confermarlo. La chiesa di S.
Anastasia, che ritiensi eretta dai primi abitatori dell' isola,
divenne allora parochiale, e Giorgio ne fu il primo paroco,
it quale dopo aver governato il suo popolo per ben 43 anni,
passò a miglior vita carico di meriti nel 1619. Tal' è l'ori-
gine di questa parochia, che ora conta quattro secoli di e-
sislenza.
La chiesa parochiale è di pianta quadrilatera, ed ha la
dimensione di m. 18.6 per 7.66. E dedicata alla inclita mar-
tire e patrona dell' arcidiocesi S. Anastasia, e da una tavola
di pietra, su cui è scolpila una croce coli' anno 1632, sem-
bra sia stata consacrata. È situata fuori dell' abitato, è cir-
condata da cimitero, ed ha il suo campanile alla foggia ro-
mana con due campane. Fu visitata questa chiesa nel 1625
dall'arcivescovo Garzadori. Sino al 1865 v'erano in essa
sei altari di legno dorato colle rispettive lor pale, dipinte
parte su tela, e parte su tavola alla maniera bizantina, cioc-
che dimostra la loro antichità. Uno era dedicato a S. Maria
Maddalena; il secondo alla Risurrezione del Salvatore; il
terzo alla B. V. del Rosario; il quarto alla B. Y. del Car-
mine, che fu qui portato da quelli del castello di Novegradi,
che fuggirono in occasione della guerra coli' Ottomano : il
quinto senza titolo; il sesto, ch'era il maggiore, dedicato
alla S Martire titolare, aveva una dotazione di 16 gognali
di terra. Nel 1866 \enne distrutto il maggiore, e sostituitone
uno di pietra con quattro colonne. Nel 1868 la chiesa fu
intieramente ristaurata ed abbellita. Furono allora demoliti gli
altri cinque altari di legno, perchè logori e sdruscili, ed or-
nato il maggiore d' un nuovo quadro di S. Anastasia, dipinto
da Antonio Paoletti di Venezia.
— 48 —
Oltre la parochiale e matrice, un'altra chiesa esiste nel
mezzo del villaggio, intitolata alla Beata Vergine Assunta.
Era in origine una cappella, che poi nel 1586 fu ampliata,
e resa piìi comoda della s^tessa parochiale, poiché è lunga
m. 19.60, larga m. 8.22 È fornita di quattro altari di pie-
tra, il maggiore de' quali dedicato alla Vergine titolare, il se-
condo alle anime purganti, il terzo a S. Antonio dì Padova,
fondato dalla famiglia Stipichievich, ed il quarto a S. Giu-
seppe; questi due ultimi provvisti di quadri, dipinti nel 1865
e 1868 dal suddetto Antonio Paoletti. Oltre a questi v' è in
essa un altare di legno, intitolato alla Ss. Trinità, con pala
relativa, ma di nessun valore. Nel 1626 aveva un altare
consacrato all' apostolo S. Andrea, titolo eh' or più non vi
esiste. Nel 1874 colle obblazioni de' parochiani fu innalzato
dietro la sacristia un campanile a foggia di torre con tre
campane. Questa chiesa viene preferita alla parochiale per
alcune funzioni durante l' inverno.
Vi sono ancor due chiesuole entro la parochia, una cioè
sotto il titolo di S. Rocco^ eretta circa l'anno 1626, con un
solo altare; ed una nel porto di S. Nicolò^ \\ quale da essa
prende il nome. Non consta quando sia slata fondata.
La parochiale è ben fornita di utensìli e vasi sacri tra
i quali sono rimarchevoli un ostensorio ed una pìsside d'ar-
gento doralo, di stile bizantino.
Il paroco ha la sua casa canonica nel centro del paese
presso la chiesa filiale delP Assunta. Nel 1670 aveva pure
la sua casa con orto attiguo, che trovammo registrata negli
atti di visita pastorale dell' arcivescovo Parzago.
Quattro sono le confraternite laiche eh' esistono nella
parochia di Ulbo, cioè :
1. La confraternita dei SS. Apostoli Pietro e Paolo,
composta di sacerdoti e di laici. Fu approvata dall' arcive-
scovo Zmajevich nel 1719 assieme ai suoi statuti, che però
vennero modificati nel 1773 dall' arcivescovo Triali dietro
istanza dei confrati. Questi erano 25 neir anno 1808, ed og-
gidì non sono che soli sei. Non hanno né rendite, né pro-
prio altare. Avevano 1' obbligo di far celebrare alcune messe
in morte dei soci.
2. La confraternita del Pur^n orlo, della cui fondazione
non bassi alcuna notizia. Sussìsteva nel 1808, ed allora era
aggregato tutto il comune. Ora non ha che soli 13 confrati.
— 49 —
/>>
Non ha statuto^ ha però le sue rendite in natura, con le
quali fa fronle alle spese inerenti.
3. La confraternita di S. Giuseppe, la quale dev' essere
di recente istituzione, non constando eh' esistesse nel 1807.
E composta di 13 confrati.
4. La confraternita del Ss. Sacramento, alla quale era
un tempo agi^regato tutto il Comune. E di antica istituzione ,
ma fu riorganizzata ed approvata nel 1864 dall' arcivescovo
Pietro Maupas in data 3 ottobre. Conta oggidì 112 confra-
telli, ed ha alcuno rendite in natura.
Oltre a questo vo n'era nel 1681 una intitolata alia
B. V. Assunta; e nel 1807 sussistevano ancor quelle in onor
della S. Croce, della B. V. del Rosario, di S. Antonio e di
S. Rocco, alle quali erano aggregati tutt' i parochiani, i quali
le sostenevano assiemo ai rispettivi loro altari con elemosine
in natura.
V era in antico a Ulbo un convento di Eremiti di S.
Antonio Abbate con chiesa dedicata a S. Paolo. E convento
e chiesa rimasero estinti nel l*<iOO. S. Girolamo nella lettera
23. a parla di monasteri fondati nelle isole della Dalmazia da
Giuliano suo connazionale, ed accenna al gran numero dei
fedeli, che da esso erano sostentati: Extruis monasteria!^
son sue parole, et midtus niimerus sanciorum a te^ etiam
per insalas Dahnatiae sustentatur, E perchè dunque anche
questo convento di Eremiti non potrà appartenere a quel-
r epoca ? Ciò pure si può dire degli altri antichissimi con-
venti di monaci del nostro isolarlo.
Ulbo è parochia anche al presente. Appartiene al Deca-
nato di Selve. Il paroco aveva anticamente due cappellani,
che Io assistevano nelT esercizio del suo ministero. Ora ha
diritto a un cooperatore.
Gli abitanti di Ulbo nel 1750 erano 807, di presente
sono 1486.
Quest' isola era ili proprietà delle famiglie Califfi e Soppe
sino alla metà del secolo decimosettimo. Nel 1656 venne
acquistata da Giov. Battista Bonafiglia, che T anno stesso la
rivendette ai Califfi. Possiede una cava di buona pietra bian-
castra-scilicea.
Serie dei parochi di Ulbo.
Giovanni Vladetich
Lorenzo Lovrovich
paroco
nel
1536
??
9?
1583
4
50
Paolo Sikirich
Antonio Scompanich
Giovanni Pizzulich
Paolo Marassovich
Giovanni Stipichievich
Giovanni Scoropanich
Antonio Petrichievich
Stefano Pullissich
Antonio Rado
Matteo Silvestrich
paroco nel
n
9)
n
?9
95
»
1660
1670
1737
1742
1760
1771
1815
1821
1840
1863
Serie dei cappellani.
cappellano nel 1626
?5
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39
59
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J5
n
V
55
1668
1669
1670
1737
1742
1760
1771
1815
1821
Antonio Poljanich
Lorenzo Rasolich
Matteo Stipichievich
Matteo Lovretich
Filippo Boldunich
Matteo Poljanich
Andrea Canavellarich
Giovanni Stipichievich
Matteo Dianich
Simeone Rado
Giovanni Petrichievich
Lorenzo Petrichievich
Antonio Boldunich
Antonio Budessa
Nel 1626 oltre il paroco e i due cappellani v'erano
nella parochia altri dieci sacerdoti, fra i quali Simeone Zo-
rich, Antonio Grande, Giovanni Psincovich, Matteo Pesinich
e Marco Rancich.
In scritture del 1613 è menzionato Giorgio Pullissich;
del 1661 Simon Lovrovich; del 1686 Matteo Pagliarich; del
1*715 Lorenzo Uglessich; del 1726 Rocco Petrichievich ; del
1744 Andrea Canavellarich; del 1772 Stefano Telesmanich;
del 1773 Giovanni Dianich e Matteo Lovreta; e del 1774
Antonio Lovrovich, tutti da Ulbo.
Selve.
A ponente di Ulbo, e a poca distanza sorge T isola di
Selve^ dagli antichi denominata Salbon^ ('agli slavi Silba^
appartenente al gruppo delle Liburniche. Ha una circonfe-
renza di 12 miglia, e i suoi abitanti, sono per la maggior
— 51 —
parie dediti alla navigazione. L'anno 827 cadde quest'isola
in poter de' Zaratini, i quali nel 1073 la donarono al Mo-
nastero di S. Maria delle Monache benedettine di Zara nel
dì della solenne consacrazione della lor chiesa. Non consta
però se T abbiano esse in realtà posseduta, non essendovi
documenti, che ne facciano prova. È certo che al presente
non hanno alcun possedimento in quest' isola.
Nulla poi si sa delf origine della parochia di Selve. Da
alcuni indizi si arguisce, che le prime abitazioni sieno slato
erette nelf estremità delT isola dal lato di maistro^ esisten-
dovi colà frammezzo a ruderi di case antiche una chiesetta,
dedicata a s. Gio. Ballista, la quale rimonta ad epoca assai
rimota, e che dalle croci tuttavia esistenti pare sia stata an-
che consacrala Ha dessa una dimensione di m. 9.85 per 5.20,
un solo altare, e questo di legno, ed il campanile, foggiato
alla romana con una sola campana. Ciò pure farebbe rite-
nere che qui abbia avuto principio la parochia Sembra che
in seguilo la popolazione, molestata da corsari, abbandonasse
quel silo troppo esposto, abbenchè fosse ben munito, veden-
dosi tultoggi i resti dei fortilizzi, e delle torri che lo pro-
teggevano, e si ritirasse nel centro dell' isola, come luogo
più adulto e sicuro. Qui si fabbricò una chiesa più ampia in
onore della B, V. del Rosario, che lo servì di parochiale
sino all'anno 1637, in cui fu abbandonata per esserne stala
innalzala una nuova assai più comoda nel luogo, ove ora
trovasi il cimitero. A spese e per cura di certo Antonio
Ventura fu questa edificata, come rilevasi dalla seguente i-
scrizione, scolpita su d'una lapide, posta nella facciata:
Signor mio^ ho dimostrato il dono a Voi,
Et ho adempiuto il desiderio mio^
Io Antonio Ventura^ della presente fabbrica,
ANNO DOMINI MDCXXXVII DIE XXIII MENSIS JUNII.
Comprese egli nella fabbrica una chiesetta antica dì
stile bizantino, sulle cui fondamenta innalzò la sacristia ed
il campanile in forma di torre, che tuttavia sussiste con due
campane. La intitolò a S. Marco ev. E siccome era più am-
pia e quindi più comoda, così in essa cominciossi a cele-
brare le funzioni parochiali ed amministrare i santi sacra-
menti a pi)cfeTenza7^iir~mi^ dei ]^osariò| che in seguito fu
— 52 —
anche demolita. Gli altari di questa son tutti di legno al-
l' infuori della mensa eh' è di pietra in cemento. 11 maggio-
re, eh' era intitolato dapprima a s. Marco ev. ora è dedicato
alla deposizione della Croce, la cui tavola si conserva bene,
ed è di buon autore, cioè di Carlo Rodolfino, come risulta
dall' epigrafe seguente :
Qaroliis Rodulphinus pinxerat MDCXLL
Gli altri sono intitolati all' Assunzione di M. V., alla
Ss. Trinità, ed alla Crocifissione. L' edifizio è rivolto colla
faccia a mezzodì, ed ha una lunghezza di m. 18 ed una
larghezza di m. 10.
Ma neppur questa chiesa coli' andar del tempo corri-
spose ai bisogni ; imperocché, cresciuta la popolazione, si
dovette pensare ad un tempio più grande e più spazioso. A
spese del fondo ecclesiastico, e colla concorrenza dei villici
ne fu innalzato un nuovo dalle fondamenta nel 1844 in più
ampie dimensioni, il quale venne anche solennemente consa-
crato nel 1850 in onor della Natività di M. V. dall' arcive-
scovo Giuseppe Godeassi. E desso rivolto colla fronte ad
occidente ed ha una dimensione di m. 25.23 per 12.8. Il
presbiterio è lungo m* 5 largo 6.15. L'aitar maggiore è
isolato con tabernacolo in centro, il tutto di pietra, tassellata
in marmo, e dietro del medesimo un quadro, rappresentante
la nascita del Salvatore. Altri cinque altari 1' adornano nelle
pareti laterali, fregiati di marmi di vario colore, e questi
dedicati a S. Giovanni Battista, a S. Nicolò v,, alla B. V.
del Rosario, al Crocefisso e a S. Domenico. Quantunque que-
sto nuovo tempio consacrato in onor della Natività di M. V.
sia divenuto parochialc, con tutto ciò la parochia ritenne il
titolo antico di S. Marco ev. ed anche oggidì il conserva.
Oltre le preaccennale chiese ve ne sono delle altre, cioè
La chiesetta della B. V. Addolorata^ situala a poca
distanza dalla parochiale. È lunga m. 4.25, larga m. 2.58.
Ha un altare colla statua della Vergine in una nicchia. Nulla
consta della sua fondazione.
La cappella di S. Antonio di Padova nel porto dalla
parte australe, di proprietà della famiglia Bujacich.
La chiesetta di S. Gio. Battista con unico altare del
medesimo titolo, situata all' estremità dell' isola, e della quale
abbiamo di sopra parlato, e la cui fondazione da alcuni viene
attribuita a Giovanni Matcovich, da altri alla famiglia Moro.
— 53 —
La chiesa della B. V. del Carmine coli' annesso con-
vento. L'anno 1660 l'arcivescovo Teodoro Balbi eresse e
chiesa e convento pei religiosi del Terz' Ordine di S. Fran-
cesco, alla cui fondazione contribuirono con generose obbla-
zioni Matteo e Simeone fratelli Paolina di Selve. L' arcive-
scovo Caraman nel 1752 la consacrò, come rilevasi dall'i-
scrizione scolpita su d' una lapide posta in una parte interna
della chiesa :
HANC . ECCLESIAM . B . M , V . DE . MONTE . CARMELO
CONSECRAVIT . R . D . D . MATTHAEVS . CARAMAN
ARCHIEP . JADREN . D . XXVIII . MAJt . MDCCLII . E . G . L.
È rivolta a maistro, ed è lunga m. 14. 25^ larga m. 7.
Ha r aitar principale di legno, dedicato alla B. V. del Car-
mine, e quattro laterali, due dei quali di pietra, e due di
legno ; su di uno v' è un crocifìsso di molto pregio. Il
campanile di forma romana ha tre campane. Il convento, che
poco tenìipo dopo la sua fondazione fu abbandonato e rimase
deserto, con Breve pontifìcio del 21 Novembre 1665, e con
Ducale veneta 20 Marzo 1666 fu aggregato alla provincia
religiosa di S. Girolamo dei Minori. Venne ristaurato nel 1736.
Soppresso al principio di questo secolo, ne seguì la stessa
sorte anche la chiesa, che fu in seguito acquistata all' asta
dal vivente Antonio Paolina, discendente dei fondatori, il
quale la restituì al pubblico culto; ma perché in istato crol-
lante, e indecentemente tenuta, ne fu interdetto V uso dalla
autorità ecclesiastica.
Leggiamo nelle nostre cronache antiche che nei prischi
tempi esisteva a Selve un convento di Eremiti di S. Antonio
Abbate con chiesa intitolata a S. Maria^ e che nel 1412
rimase estinto. Non è improbabile, che sulle sue rovine sia
stato innalzato il premesso convento coli' annessa sua chiesa.
Non è questa che una nostra conghiettura, la quale non è
comprovata da alcun documento.
Da tempo antico esisteva in questa parochia una con-
fraternita del Ss, Sacramento^ che è stata civilmente appro-
vata col relativo statuto il 17 giugno 1683 dal Co. Boldù.
Avea allora 290 associati. Rimase estinta per la legge gal-
lica del 1808, ma fu ripristinata e riorganizzata dall' arcive-
scovo Pietro Maupas con decreto 1 maggio 1865, ed ora
conta 868 confratelli.
— 54 —
Sino al principio del secolo presente esisteva pure la
confraternita della B. V. del Rosario presso In or dislrulta
chiesa di tal titolo. La sua origine rimonta alf anno 1642.
Aveva 200 socii, i quali colle proprie rendile di beni di
campagna, di elemosine, di laminarie provvedevano al de-
coroso mantenimento del proprio altare.
La parodila di Selve è decanale, ed il paroco è capo
del Decanato, che abbraccia sotto la sua giurisdizione le
parochie di Ulbo, Premuda e Melada, ed inoltre le cappel-
lanie d' Isto, Berg-ulje e Zapuntello con anime 5119 in com-
plesso. Il paroco ha diritto ad un cooperatore. Ha la sua
canonica, che fu di recente acquistata, ristaurata e ridotta a
comoda abitazione.
La parochia di Selve contava 1057 anime nella metà
del secolo passato, ed ora ne ha 1723.
Serie dei parochi di Selve.
Matteo Lucevich paroco nel 1583
Antonio Lovrovich „ „ 1626
Nicolò Moro „ „ 1670
Donalo Ventura „ „ 1718
Luca Vecchiardo paroco e vicario foraneo 1778
Paolo Mavar „ „ ,, 1777
Domenico Supicich paroco nel 1815
Martino Moro „ „ 1826
Giovanni Bogdanich ,y „ 1843
Giovanni Scarpa „ „ 1848
Girolamo Caranton da Zara „ „ 1851
Vincenzo Segarich „ „ 1863
Simeone Rado „ „ 1866
Giovanni Valentich da Pago „ „ 1872
Serie dei cappellani.
Giorgio Barbich cappellano nel 1670
Bartolomeo Ivanussevich „ „ 1674
Giovanni Chioch „ „ 1742
Giorgio Lorenzin „ „ 1815
Giovanni Bogdanich „ „ „
Martino Moro ^ ,^ ,,
Giovanni Marinich ^ „ 1840
— 55 —
Nel 1670 oltre il paroco ed il cappellano v'erano in
parochia altri 8 sacerdoti; nel 1681 v'erano 12 sacerdoti
e 3 chierici; nel 1760, 8 sacerdoti.
In scritture del 1651 è menzionalo Giovanni Ventura;
del 1660 Rocco Baccota ; del 1668 Gregorio Paolina; del
1713 Andrea Bogdanovicli; del 1726 Antonio Vodopia ; del
1744 Simeone Marin; del 1753 Matteo Garoffolo ; del 1765
Domenico Gaspicli; del 1772 Giovanni Bogdanich^ tutti sa-
cerdoti di Selve.
La campagna di questMsola, eh' è quasi tutta piana, è
infeconda, poiché il terreno è arìdo e pietroso. Poco alligna
r olivo, molto la vite, ma dà poco frutto, benché mollo pre-
coce ; scarso assai n' è il grano. Per essere gli uomini tutti,
air infuori dei vecchi e dei fanciulli, occupati nella naviga-
zione, le donne sono costrette a lavorar la terra. Le loro
abitazioni sono mollo polite e ben regolate. Con terminazione
5 agosto 1660 venne concesso dal Governo Veneto alla
Comune dì Selve dì poter tenere animali bovini. L' isola è
fornita d' un bosco della circonferenza di quattro miglia. Era
feudo della nobile famiglia veneta Morosini, la quale dall' af-
fitto ritraeva annualmente 2000 lire venete di buona valuta,
pari a fior. 383.
Premuda.
Air ovest dì Selve è T isola di Premuda^ una delie
antiche liburniche, denominala Pirotima da Porfirogenito, e
Palmodon^ ed anche Pamodon nelle tavole Peutingerìane,
col cui nome è menzionata in pergamena delF anno 838. È
lunga 9 miglia, larga non più di due. Come si ha negli atti
della visita canonica dell' arcivescovo Parzago, era Premuda
nel 1670 una villa di poca importanza, poiché non contava
che sole 70 anime. Era semplice cappellania, e la sua chiesa,
fabbricata dai villici in onor di s. Cipriano, dipendeva dalla
parochia dì Selve. Colla coltura dei campi, e colla naviga-
zione andò di mano in mano crescendo in forze e in numero,
per cui nel 1750 aveva 284 anime ed ora ne conta 628.
In scrittura del 1700 la troviamo col titolo di parochia^ e
d' allora fu sempre tale. L' attuale chiesa parochìale é inti-
tolata a s. Giacomo ap. ed ha un' altare in onore di lui.
Negli atti di visita canonica del 1678 la troviamo dedicata
a s. Ciriaco; così pure in quelli del 1774. Fu edificata dai
~ 56 —
parochiani, non consta però, in qual' epoca. Ne ha ancor due
altre, una in onor di s. Anna nella campagna, ed un' altra
sotto il titolo della Natività di Maria Vergine.
V'erano due confraternite in questa parocliia al principio
del secolo presente, V una del ss. Sacramento, composta di
24 sacerdoti, e di 342 secolari d' ambo i sessi, i quali si
prestavano al decoro dell' altar'e, e delle sacre funzioni, e
provedevano a tutte le occorrenze colle rendite di beni cam-
pestri, e di elemosine; l'altra delle anime del Purgatorio
con 25 confrati, e con rendite di vino, olio ed elemosine
in danaro.
Serie dei cappellani e dei parocbi di Premuda.
Nicolò Sljaka,
Domenico Bnjacich
Nicolò Giadrossicb,
Nicolò Bnjacich
Luca Bogdanovich da Selve
Gio. Maria Giadrossicb
Giacomo Smircich
Antonio Ostarich
Lodovico Battìg
Domenico Giadrossicb
Nel 1760 oltre il paroco v* erano altri 3 sacerdoti e
4 chierici. In scrittura del 1760 ò menzionato Natale Gia-
drossicb, ed in altra del 1772 Nicolò Giadrossicb, ambi da
Premuda.
Neil' isola si trova una cava di pietra bianca di buona
qualità per far pile da olio.
Gruizza.
Poco lungi da Promuda al nord evvi uno scoglio detto
Gruizza su cui s' innalza una torre con lanterna a fuoco
rosso alla portata di 9 miglia marine, che serve di guida ai
naviganti. La famiglia del custode dipende dalla parochia di
Premuda.
Skarda.
A breve distanza di Premuda, al sud, sì trova l' isola
di Skarda, detta da Porfirogenito Scirdacissa, della circon-
ferenza di 3 miglia, celebre pei suoi porti, atti a sciogliere
cappellano
nel
1670
paroco
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1724
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1737
51
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55
1870
— 57 —
le vele di sotto e di sopra vento, e per essere stata un
tempo stazione dei pirati. Non ha ciie sole 1 1 case, e circa
20 abitanti. Nella sua punta detta Glavica eravi un tempo
una cappella dedicata a s. Andrea ap. In atti del 1754 la
troviamo col titolo di san Nicolò. E qiiest' isola abbondante
di pascoli; i Premudini vi tengono i loro animali, e lavorano
le terre. Il suo mare è fecondo di pesci, per cui havvi una
buona pescagione.
Isto.
Al sud-est di Skarda sta V isola d' Isto^ detta dagli
antichi Gistum^ e dagli Slavi Gist ed anche Ist^ ed è se-
parata da Melada mediante un brevissimo stretto di mare.
Ha una circonferenza di 9 miglia, ed appartiene al gruppo
delle liburniche. Il villaggio è collocato fra due valli, su di
un istmo, dal quale forse T isola prese il nome. Era anti-
camente cappellania, dipendente da Zapuntello; in seguito
cioè al principio del secolo decimottavo fu eretta in paro-
chia separata, e nel 1851 ritornò ad essere cappellania e-
sposta, soggetta alla parochia di Premuda nel decanato dì
Selve. La sua chiesa cappellaniale è dedicata a s. Nicolò v.
ed ha l'aitar maggiore in onor del medesimo, ed un'altro
ancora sotto il titolo della Concezione Immacolata Ha il suo
campanile con una campana. Di questa chiesa è memoria
nella visita canonica dell'arcivescovo Capello del 1640. Ve
inoltre un'altra chiesuola intitolala alla B. V. della Salute,
eretta dai villici nel 1865 sul monte Straza, Una confrater-
nita laica v'esisteva al principio del secolo presente sotto
il patrocinio di s. Nicolò con fratelli e sorelle 130, e con
rendite di terreni vignati. Un'altra n'esisteva nel 1724 sotto
il nome del s. Rosario. Il villaggio ha di presente 457 a-
nìme, mentre nel 1754 non ne contava che 205.
Serie dei parochi e dei cappellani d' Isto.
Giovanni Simunich
paroco
nel
1729
Giovanni Snioljan
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1742
Marco Babajcova
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95
1771
Matteo Gojdanich
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1815
Pietro Smoljan
57
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1821-1874
Pietro Vecchiardo,
cappellano
5?
1875.
In parochia nel 1760 oltre il paroco, v'erano 6 sa-
cerdoti e 2 chierici.
— 58 —
Melada.
Una delle principali isole liburniche è Melada^ delta
dagli antichi Meìta, Meleta^ dalT anonimo di Ravenna Ma-
lata^ da Porfirogenito Melita. e dagli Slavi Mulat. D'essa
è memoria in documento del 1073 col nome di Mellata.
Non è difficile che tal nome le sia derivato dal molto miele
(da Melle Mellata) ch'ivi soleva farsi nei tempi andati, dei
quale tenevasi a Zara grande commercio^ ricordato in scrit-
tura del 1381; del che sarebbe un indizio il suo vicino sco-
glietto Jbn, tutto coperto di piante di rosmarino, i cui fiori
sono avidamente ricercati dalla api. E posta quest'isola al
sud-est di Jslo, ed ha 8 miglia di lunghezza.
Con scrittura del 1151 Dessa, bano della Croazia, fece
donazione di quest' isola al Convento dei Benedettini di s.
Grisogono di Zara: ed in altra scrittura del 1195 è fatta
menzione del diritto dì pesca, che avevano in quest'isola i
monaci suddetti.
La parochia di Melada e assai antica, trovandosi me-
moria della chiesa del suo cimitero, e de' suoi ministri sacri
in testamento scritto nel 790 da Valdizza, Rettore di Zara.
Non crediamo dunque di andar errati se poniamo la sua fon-
dazione al principio del secolo ottavo. La sua chiesa paro-
chiale è da tempo antico intitolata alla Visitazione di M. V.
coir aitar maggiore in suo onore. Ha ancor due altari late-
rali l'uno sotto r invocazione dell'Arcangelo s. Michele, e l'al-
tro dello Spirito Santo. Fu eretta dai parochiani.
Oltre a questa chiesa ve n' è un' altra piccola sotto il
titolo della B. V. del Carmine con altare d' egual nome, e-
retto per cura ed a spese del sacerdote Matteo Marcovich
il quale lo ha anche dotato di tro gognali di terra. Bravi
un tempo ancora una chiesetta col titolo di s. Andrea ap.
di cui è fatta menzione negli alti della sacra visita dell'ar-
civescovo Capello del 1640. Riferisce il Begna nelle sue
memorie ch'esisteva ab antico in quest'isola una chiesa de-
dicata a s. Paolo ap. e vicino ad essa un convento pria di
Eremiti di s. Antonio Abbate e poscia di Monaci Benedettini,
il cui abbate l'anno 1247 vendette alcuni manoscritti al sud-
diacono Gervasio e a Dessa, ambidue procuratori della chiesa
di s. Lorenzo di Traù. Un'altra se ne trova egualmente de-
dicata a s. Paolo ap, sopra uno scoglio denominato Osljak,
situato ad occidente di Melada.
- 58^1-
Più confraternite esistevano una volta in questa paro-
chia. La piìi antica si è quella del Ss. Sacramento.^ a cui
era aggregato tutto il Comune, e mantenevasi coi redditi di
terreni vignati^ e con elemosine. L'altare di s. Michele a-
veva pure lo sua confraternita nel 1670, e quello dello Spi-
rito Santo aveva anche la sua sino dal 1626. Ambedue si
sostenevano colle questue e colle elemosine e provedevano
al corredo rispettivo. La cappella della B, V. del Carmine
era anch'essa sostentata dalla confraternita d' egual nome.
Quest' ultima aveva 250 associali.
Serie dei parochì di Melada.
Giovanni Mandevich paroco nel 1626
Nicolò Draghichievich „ „ 1651
Matteo Abelich, cappellano ,, 1670
Simon Jurichievich paroco „ „
Simeone Sibuda „ „ 1678
Pietro Mandich „ „ 1737
Giorgio Sibuda da Zman „ „ 1742
Nicolò Zentilicich paroco e vie. for. „ 1771
Simeone Abelich paroco „ 1815
Giovanni Spanich „ „ 1821
Simeone Mavar „ „ 1830
Fausto Smoljan „ „ 1867
Biagio Zvittanovich „ „ 1870
Beniamino Vecchiardo „ „ 1874
In scritture del 1688 è nominato Simeone Spanich; del
1715 Nicolò Abelich; del 1758 Giovanni Mandich, e del
1773 Nicolò Spanich, tutti sacerdoti di Melada.
Nel 1681 v'erano in parochia 5 sacerdoti e 7 chierici.
Deir antica famiglia Abelich di Melada, a cui apparten-
nero i tre sacerdoti suaccennati, è fatta menzione in parec-
chie antiche scritture. In documento del 1652 è nominato
Matteo, che possedeva una casa a Melada e molti altri beni
di campagna. In istrumento del 1700 sono menzionati Nicolò,
che forse è quel medesimo sacerdote di sopra nominato, ed
inoltre Paolo della stessa ditta. Questa famiglia è da qualche
tempo domiciliata in Zara, e rappresentata dall'onorevole
sig. Pietro, cavaliere dell' ordine Imp. Francesco Giuseppe,
Assessore municipale, Presidente della Camera di Commercio,
e dell'Istituto di mutuo soccorso, e vice-presidente del Co-
mizio Agrario.
— 60 —
Vi erano in parochia nel 1681 due case parochiali, la
prima coli* onere di due messe al mese, la seconda con una
messa settimanale.
Il villaggio di Melada nel 1754 avea 443 anime, ne
conta di presente 190. Oltre a questo villaggio ve ne sono
neir isola altri due Bergìdje e Zapuntello. dei quali parle-
remo quanto prima.
S. Paolo ap. a Melada.
Il celebre vescovo di Modrussa Simeone Begna e il
dotto religioso domenicano Fra Domenico Cristianopolo, dei
^ quali abbiamo tessuto T elogio nel 1 volume della presente
^^^'''^^' opera, con buone ragioni sostengono essere Melada quelF i-
sola. dove ["Apostolo san Paolo nel suo viaggio per Roma
fu costretto a fermarsi in causa dei venti contrari.
Se infatti, si riflette un po' alia favorevole situazione di
quest' isola, ed agli eccellenti suoi porti, i quali servono di
comodo e sicuro asilo alle navi, cbe dall'oriente fanno viaggio
per r occidente :
Se si riguarda alla pratica costante, invalsa dai secoli
i più rimoti, che le navi dirette per le coste d'Italia, ve-
nendo dall'oriente, fissano la loro prova verso quest'isola,
e vi si rifuggiano nei tempi burrascosi, per cui i sui porli
riboccano spesso di navigli d*ogni nazione;
Se si pon mente, che la spiaggia di quest'isola è a-
renosa. sassosa, ed esposta ai venti ;
Se si considera alla circostanza, che in delta isola si
trovano vipere affatto innocue, come ce lo attesta 1' Abbate
Forlis nel suo „Viaggio in Dalmazia*' il quale aggiunge che
né a Melada, né a Malta ve n'esistono:
Se inoltre si riflette che in onor dell" apostolo furono
innalzate da tempi rimotissimi in quest'isola non una chiesa,
ma due. come cel riferisce il prefato storico Begna nelle
sue memorie della chiesa di Zara;
Per tutte queste considerazioni non sarà temerità T as-
serire e il sostenere coi sullodati gravissimi scrittori, che l'A-
postolo s. Paolo quando veniva condotto a Roma, approdasse
a quest'isola di Melada. ed ivi si fermasse qualche giorno,
e colla predicazione convertisse alla vera fede quella gente
ancor idolatra.
— 61 —
Brgulje.
Sull'isola di Melada, al nord della or descrilla parodila
omonima, giace Bergulje^ situata sopra un colle, e menzionata
in documento del 1560. È cappellania esposta con 195 a-
nime. Ne aveva 146 nel 1754. È soggetta al paroco di Melada,
come lo fu sempre per T innanzi. La sua chiesa è dedicala
a s. Andrea ap. in cui onore è consacralo il suo unico al-
iare e sotto la cui invocazione esisteva una confraternita
laica, composta di 34 confrati, che mantenevano fallar e la
chiesa coli' entrale di alcuni terreni, e con elemosine.
Serie dei cappellani di Brgulje.
Giorgio Maltessich nel 1760
Simeone Bartulich „ 1771
Giovanni Spanich . „ 1815
Giovanni Sabljich „ 1821
Simeone Lovrelich „ 1826
Antonio Uglessich „ 18^9
Marco Bozaich ,, 1872
Biagio Zvittanovich „ 1873
Beniamino Vecchiardo „ 1874
Lodovico Battig „ 1879
Zapuntello.
Neir isola stessa di Melada, verso il nord di Bergulje,
è situala V altra cappellania esposta di Zapuntello^ dagli
** antichi denominala Spuntello^ dagli Slavi Zapuntel. Fu così
appellala questa località perchè posta dietro la punta del-
l'isola. Ha un porto molto sicuro, ed un'ottima cava di pietra
bianchissima, d' una durezza quasi marmorea. Molte macerie
d'antichi edifizii, si scorgono sparse qua eia, donde si de-
duce, che questo sito fosse un tempo assai popolato, mentre
adesso non conta più di 154 anime.
La sua chiesa, edificala dai villici, e che fu anche con-
sacrata, porta ah antico il titolo della Natività di M. V. Ha
l'aitar maggiore di pietra, tassellalo in marmo di vario co-
^'lore, con due colonne di marmo; ed un'altro aitar in onor
di s. Antonio Abbate. Sulla fronte ha il campanile élla ro^
mana con una campana.
ellano
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— 62 -
Due confraternite sussistevano in essa, l' una del Ss.
Sacramento con 51 fratelli, e con entrate di terre e livelli
per la sua manutenzione; f altra di s. Antonio Ab. con 42
fratelli, e con rendite di beni campestri e di elemosine.
Serie dei cappellani di Zapuatello.
Giovanni Mircovich, ca
Simeone Petrovich
Simeone Marcovich
Giovanni Tomicich
Giovanni Radulich
Antonio Maletich
Pietro Smoljan
Antonio Uglessich
Marco Bozaich
Pietro Silvestrich
Isola grossa.
Dopo le premesse isole, al sud di quella di Melada, si
presenta V Isola grossa detta anticamente Insula magna ed
anche longa^ perchè infatti è la più grande delle altre del-
r isolarlo zaratìno, avendo una circonferenza di circa 70
miglia. È pure denominata Sale^ e dagli Slavi Salì^ perchè
il sale era una volta uno dei più considerevoli suoi pro-
dotti. Dallo storico Lucio è appellata Plsuch. Dalle nostre
cronache si rileva, che nel 1715 fu danneggiata dai soldati
turchi, che vi si sbarcarono. Così vengono spiegate quelle
rovine di chiese, case e castelli, che si trovano sparse qua
e là alle rive del mare, che la circonda.
Undici villaggi sonvi di presente nelf isola: cioè Pun-
tebianche, Verona, Soline, Bozava, Dragove, Birbigno, Sauro,
Luka, Zman, Zaglava, e Sale.
Puntebianche.
Nell'ultima estremità dell'Isola grossa dal Iato di po-
nente è posto il villaggio di Puntebianche^ così denominato
da una punta di bianco macigno sopra cui è situato. Dagli
Slavi Veli rat^ ed anche Otok è appellato. Se ne ha me-
moria in documento del 1480. Era cappellania di Bozava.
— 63 —
Ora non è che semplice cooperatiira esposta, dipendente da
Bozava con anime 392. Si sa per tradizione essere non più
di due secoli, da che ha il proprio curato, imperocché era
fino al 1685 affigliata alla chiesa matrice di Bozava. La pri-
mitiva sua chiesa era intitolata a s. Giacomo ap. con T altare
consacrato in suo onore, e con campaaile in fronte alla me-
desima. Venne edificata dai villici. Nel 1678, essendo questa
logora e malconcia, ne fu eretta una nuova che fu anche
consacrata in onor della B. V. del Carmine coli' unico suo
altare. Ma divenuta anche questa inservibile, perchè sdruscita
dal tempo, ne fu edificata una nuova nel 1866, e dedicata
a s. Antonio di Padova in cui onore esisteva un'aulica cap-
pella. È lunga m. 20, larga 13. Ha la fronte rivolta a maistro,
sovra di cui s'innalza un campanile alla romana, fornito di
due campane. L' aitar maggiore è di pietra lavorata, ed è
intitolato a s. Antonio; il laterale a destra è fabbricato con
pietre in cemento, e con quadro antico della B. V. Addo-
lorata. Una laica confraternita vi esisteva al principio del
presente secolo sotto il patrocinio di s. Antonio la quale a-
veva 15 confratelli, che mantenevano I' altare con elemosine.
La canonica venne di pianta edificata in quest'anno a spese
del fondo ecclesiastico, colla concorrenza dei parochiani, i
quali sono dediti specialmente alla pesca, donde ritraggono
il proprio sostentamento.
La costante tradizione ed alcuni ruderi di antichj^em-
pietti fanno supporre che in questo villaggio siensi rifug-
giati alcuni popoli della Grecia.
Serie dei Cappellani e dei cooperatori di Puntebianche.
Nicolò Uglessich cappellano nel 1718
Antonio Mircovich „ „ 1810
Antonio Zorich ,^ ,, 1840
Marco Mircovich „ „ 1842
Pietro Viducich „ „ 1853
Marco Mircovich cooper. „ „ 1863
La Lanterna.
A poca distanza dal villaggio di Pun'ehianche esiste un
casale, detto la Lanterna^ con cappella dedicata a s. Nicolò,
eretta dall'i, r. Governo marittimo di Trieste, e benedetta
— 64 —
nel 1875. È appellalo Lanterna, dappoiché una torre s' in-
nalza in quel silo, la cui sommila è illuminata da un fuoco
bianco, che serve di segnale ai naviganti alla distanza di
17 miglia marine. Venne edificala nel 1848 assieme alle
contigue abitazioni del suo custode a spese del suddetto Go-
verno. Questo casale è soggetto al curato di Puntebianche.
Verona.
Sulla stessa Isola grossa, un miglio e mezzo dislante
da Puntebianche per mare, è situato il piccolo villaggio di
Verona, dove l'arcivescovo di Zara ha una porzione delia
sua mensa. Pochi sono i suoi abitanti, per la maggior parte
agricoltori. VMia una cbiesuola intitolata alla B. V. del Car-
mine, di cui s'ignora l'origine. Ha un^altarc ed il campanile
alla romana, con due campano. Il curato è il cooperatore di
Puntebianche. Nel 1718 Marco Mircovich n'era il cappellano.
Soline.
Altro villaggio delT Isola grossa è Soline posto alla fine
del Porto lungo. Ha il nome dalle molle saline, che v'e-
rano una volta, e che sono in parecchie scritture antiche
ricordate. Di questa villa havvi memoria in documento del
1114. Era per F addietro cappellania, ora è cooperatura e-
sposta, soggetta alla parochia di Bozava, con una chiesa,
fabbricata a volto reale nel 1547, e dedicata all'apostolo s.
Giacomo, Dicesi sia stata in origine una cappella privata
della famiglia dei Co. Begna, ci in seguito ingrandita, sia
stata rilasciata ad uso del villaggio. E lunga m. 10, larga
4, ed è rivolta colla fronte a maistro. Ha tre altari; il mag-
giore dedicato in onor del titolare e patrono s. Giacomo, e
dei due laterali l'uno è intitolato alla Croce, e T altro alla B.
V. del Rosario, E stata consacrata; T epoca non consta. Fu
ristaurata nel 1845 a spese del fondo ecclesiastico. Il cam-
panile è foggiato alla romana, ed ha due campane, acqui-
state dalla fabbriceria con sovvegno dal fondo suddetto, a
spese del quale fu parimenti eretta di pianta nel 1856 la
canonica. Il villaggio ha 263 anime; ha pure una confrater-
nita laica sotto il patrocinio dì s. Giacomo, con 19 aggregati,
i quali mantengono l'altare colle proprie rendite di vino, e
con elemosine. Fino al 1685 questa chiesa era affigliata a
quella di Bozava, che n'era la matrice.
— 65 —
Le rovine^dj antichLedifizii e la tradizione sussistente
presso questi villici fanno credere che alcuni emigrati dalla
Grecia abbiano una volta popolato queste terre.
Serie dei cappellani e dei cooperatori di Soline.
Domenico Bujacich,
cappellano
nel
1678
Francesco BeJlich
»
^?
1760
Antonio Abelich
n
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1-772
Giovanni Pessussich
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1814
Giovanni Skìftìch
9)
V
1821
Pietro Viducich
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V
1842
Antonio Zoricli
»
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1848
Marco Mircovich
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fy
1864
Marco Bozaich
9}
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1875
Francesco Ziz dei MM.
, 00. „
?^
1876
Antonio Viducich
cooperatore
nel
1878
Boiava.
La villa di Boèava è situala dalla parte orientale della
suddetta Isola grossa in una valle^ che porta il nome del-
l'istessa villa. E parochia d'istituzione assai antica. Si hanno
memorie, che le vicine cooperature di Soline e Puntebianche
le erano affigliale da tempi assai antichi, e che i sacerdoti
e tult' i fedeli di esse dovevano intervenire alle parochiali
funzioni di Bozava, alT infuori d'un sacerdote dei più an-
ziani, che era in ohbligo di celebrare od a Soline od a
Puntebianche per riguardo ai fanciulli, ai vecchi ed ai pa-
stori. Nel 16S5 weiìne dismembrata sotto il suo paroco Do-
nalo Sarunich.
La chiesa parochiale di Bozava è intitolata a s. Nicolò
v, ed è assai antica. S'ignora l'epoca di sua fondazione,
ma giusta la tradizione dovrebbe risalire .aLnono secolo. E
menzionata in scrittura del 1393. Fu ristaurata dai villici
nel 1496. Dagli atti di sacra visita del 1670 consta essere
stala consacrata, abbenchè non si celebri la commemorazione
della sua dedicazione. La sua dimensione è di m. 16 per 6
E fornita allnalmentc di tre altari, duo di marmo ed uno di
legno. Il maggiore è dedicato al titolare s. Nicolò uno dei
laterali ai Dottori ss. Agostino ed Ambrogio, T altro alla B.
V. del Bosario. Il suo campanile s'innalza con due campane
5
— 66 —
sul suo frontispizio, eh' è rivolto ad occidente. Aveva questa
chiesa due confraternite, Tuna del Ss. Sacramento^ col suo
regolare statuto, con 60 confrati, e con rendite di vino e
di elemosine; l'altra di s. Nicolò con 30 aggregati e ren-
dite di simil genere della prima. Nel 1670 era fornita di
quattro altari oltre il maggiore, cioè l'aitar di s. Carlo di
pietra, fondato intorno al 1620 dal suo paroco Giovanni Ar-
banassovich; l'aitar delia ss. Annunziata, anche di pietra;
l'aitar della B. V. del Rosario, e quello di s. Antonio Ab-
bate. Non furono conservati di tutti questi che il maggiore
e quello del Rosario.
Ha questa chiesa il suo regolare cimitero ed il suo
campanile alla romana con due campane.
Oltre la prefata chiesa ve n'era un'altra sotto il tìtolo
dello Spirito Santo^ con altare di pietra, e confraternità
d'egual titolo, la quale coi suoi redditi provvedeva al man-
tenimento della chiesa e dell'altare.
Nel 1674 ve n'esisteva un'altra ancora in onor della
Ss. Tinnita.^ delta volgarmente s. Domenica^ la quale, oltre
r aitar maggiore titolare, ne aveva due altri, uno dei quali
intitolato alla s. Croce, e l'altro a s. Bartolomeo, quest'ul-
timo eretto intorno al 1681. Questa chiesa sussiste anche
di presente.
Un'altra piccola chiesa è menzionata in scrittura del
1674, che dai villici fu eretta sull'apice di un monte, detto
Dumbovizza, in onor della Natività di M. V. con unico
altare. Quest'elegante edicola, fabbricata ab antico, è ar-
ricchita d'Indulgenza plenaria, concessa da Pio VJI nelle tre
principali feste della Vergine.
Il paroco aveva la sua canonica ancor nel 1640 fab-
bricala a spese del paroco Arbanassovich, e dotata anche
d'un terreno, con obbligo d'una messa settimanale in suf-
fragio del fondatore. Fu questa riedificata da circa 40 anni
a carico del fondo ecclesiastico.
In antico il paroco di Bozava, era anche vicario fo-
raneo, ora dipende dal Decano di Sale. Ha sotto di sé le
cooperature esposte di Puntebianche, e di Soline, e la cap-
pellania esposta di Dragove.
Ha questa parochia al presente 297 anime.
— 67 ->
Serie dei parochi di Botava-
Jursa Seracenicli paroco nel 1393
Lorenzo Crizich „ „ 1583
Giovanni Arbanassovich „ „ 1606
Girolamo Pessussich paroco e vie. for. 1651
Matteo Galussich paroco nel 1674
Donato Sarunich „ „ Ì681
Donalo Bacioka „ „ 1706
Giorj^io Viducich da Dragove ,, ,^ 1718
3Iarco Marcevich ,, ,, 1720
Giovanni Stocco „ „ 1737
Giovanni Uglessich ,, „ 1742
Antonio Boljetich da Selve „ „ 1760
Simeone Balcovich „ „ 1771
Gio. Maria Giadrossich „ „ 1815
Simeone Uglessich „ ,, 1821
Simeone Paretich „ ,, 1863
Biagio Zvitlanovich ,, „ 1869
Stefano Banov „ „ 1870
Antonio Callinich „ „ 1874
Marco Bozajich „ „ 1875
In scrittura del 1393 è nominato certo Cusma da
Bozava, che ricevette da Nicolò drappario di Zara due buoi
per lire 45. ed un giumento per l. 14, da pagarsi dopo tre
anni. In altra scrittura del 1381 è menzione di un lai Ra-
dovano Mihoviiich ; in altra del 1401 di Stojano Bratinich;
del 1438 di Gregorio^flexvatini ; del 1440 di Vitolo^amia-
nich; e del 1477 di Charichievich, tutti da Bozava,
Evvi tradizione fra i villici, che durante le incursioni
degli ottomani gli abitanti di Tjni si fossero trasportali a
Bozava. La famiglia Jurjevic che tuttavia esiste sarebbe da Tinj.
Zvirinac
In faccia a Bozava, dalla parte occidentale, a poca di-
stanza è r isola di Zvirinac^ della circonferenza di 7 mi-
glia. Dai ruderi di due chiese antiche una delle quali era
dedicata a s. Domenico, e dagli avanzi di alcune case
distrutte ritiensi sia stata quest'isola nei tempi andati abitata.
Si trova di essa memoria in scrittura del 1690, Rimase pò-
— 68 —
scia affatto deserta, Gnché dal governo veneto fu nel passato
secolo concessa in dono alla famiglia zaratina dei Conli
Fanfogna, per cura della quale venne da principio popolala
con sette famiglie forastiere, le quali vi piantarono le proprie
abitazioni, ne svegrarono il terreno, e lo ridusero a coltura.
I Fanfogna vi edificarono un bel palazzino ed una chiesa,
che dedicarono a s. Ignazio di Lojola. L'arciprete del nostro
capitolo Simeone Fanfogna ottenne dal Sommo Pontefice Pio
VI un Breve di data 22 agosto 1794, col quale fu accor-
data Indulgenza plenaria perpetua all'aliar privilegialo in tre
giorni d'ogni setlimana, ed altre indulgenze parziali peglì
altari di s. Ignazio e di s. Francesco Saverio. Gli abitanti
crebbero in seguito ed ora sono più che cento, e dipendono
dal paroco di Bozava.
Dragove.
Al sud di Bozava nella medesima hola grossa trovasi
la villa di Dragove che in antiche scritture viene denominata
Tersane. Di essa è menzione in documento del 1432. Anche
questa era una volta parochia ed ora è cappellania esposta
dipendente da Bozava, con 236 anime. La sua chiesa é de-
dicata a s. Leonardo C. con unico altare d'egual titolo, e
simile confraternita. Fu edificata sulla sommità d' un monte,
e fu anche consacrata, come risulla dagli alti delle sacre vi-
site pastorali. Ha il campanile sulla cima del frontispizio con
una campana. Ha inoltre questo villaggio una cappella alla
quale è annessa una confraternita sotto l'invocazione del Ss.
Rosario con 28 confrati, e rendile di elemosine. Possiede
un bel bosco della circonferenza di 5 miglia. Verso le sponde
del mare veggonsì gli avanzi di fabbriche antiche. Si hanno
memorie che Giovanni Salomoni, cittadino di Zara acqui-
stasse nel 1480 tulle le terre di Dragove per 100 ducati
d'oro, e che Domenico dell' istesso casato concedesse nel
1688 ai villici una muracca con orto, affinchè vi fabbricassero
la canonica parocbiale.
Aveva Dragove 184 anime nella metà del secolo passato
Serie dei parochi e dei cappellani di Dragove.
Antonio Milissich paroco nel 1715
Antonio Chuz „ „ 1717
— 69 —
Marco Marcevicli paroco nel 1718
Antonio Viducich „ „ 1742
Martino Vucoevich cappellano nel 1760
Nicolò Bozaich da Dragove „ „ 1772
Antonio Viducich paroco nel 1815
Giovanni Fisulich „ „ 1830
Stefano Banov cappellano nei 1872
Antonio Uglessich „ „ 1873
Birbigno.
Anche la villa di Birbigno è situata nelf Isola grossa,
al sud di Dragove. In documenti del 1195 e 1196 è ap-
pellala Birhinium e Berhinia\ dagli Slavi Berhinj. Appar-
teneva in antico alPahazia di s. Grisogono di Zara^ 4el che
se ne ha memoria in scritture del 1195,1196 e 1391. Passò
indi nel 1729 a formar parte della dotazione del Seminario
Illirico Diocesano Zmajevich, e dal 1821 è uno degli enti
che costituiscono la Fondazione Diocesana.
* Della sua antichissima chiesa parochiale, dedicata ai Ss.
Mm. Cosmo e Damiano si ha notizia nella Bolla del Sommo
Pontefice Celestino III dell'anno 1195, con cui venne con-
fermata ai Monaci henedettini di s. Grisogono di Zara la
proprietà dei heni e della chiesa suddetta in Birbigno . Et
ecclesiam s. Damiani Berhiniae cum periinentiis suis, E
questa chiesa situata nella parte boreale del villaggio ; è
lunga m. 19, larga 7. E fornita di cinque altari, tutti di
marmo rosso di Verona; il maggiore de' quali è dedicato
ai santi titolari, gli altri alla B. V. Maria, a s. Rocco, allo
Spirito Santo ed a s. Simeone Profeta, le cui pale non hanno
pregio artistico. La chiesa fu consacrala, come consta dagli
atti delle sacre visite. L'aitar maggiore è stato consacrato
il dì 6 giugno 1674 dall' arcivescovo Parzago. II campanile
di forma romana è posto sulla sommità del frontone, a guisa
delle altre chiese della diocesi, ed ha 2 campane.
Tre erano in antico le confraternite di questa chiesa.
La prima, intitolata al Ss, Sacramento^ era addetta all'aitar
maggiore, ove era il tabernacolo. La seconda dedicata allo
Spirito Santo aveva l'incarico di mantener in ordine l'aitar
litolare; e così pure la terza ch'era sotto il patrocinio della
B. F. Assunta,
• _ 70 —
Al principio di questo secolo ve n' esistevano soltanto
due, quella del Ss. Sacramento che fu bene conservala, ed
un'allra col titolo della B. V. Immacolata. La prima era
composta di 30 confratelli, i quali facevano fronte alle spese
inerenti con rendite di campagna e con elemosine in natura
e in danaro: la seconda aveva pure 30 confratelli, i quali
la sostenevano coi redditi dei terreni propri, con questue,
ed elemosine.
La casa canonica, eh' è distante dalla chiesa, fu eretta
nel 1839 a spese del fondo ecclesiastico, sopra le rovine di
un edifizio, che apparteneva all'antichissimo sodalizio della
s. Croce^ il quale più non sussiste.
Fra i sacri arredi la chiesa di Birbigno possiede un
calice antico d'argento con piedestallo di lavoro bizantino.
Oltre la menzionata chiesa esiste in questo villaggio
una cappella con altare intitolato a s. Biagio, e con cam-
panile al di sopra della fronte. Dicesi appartenesse in antico
tempo alla famiglia de Soppe.
È antica tradizione presso i vìllici di Birbigno, che il
villaggio fosse stato un tempo abitato da gente di origine
ellenica. Si racconta dai Birbignesi, che al tempo delf inva-
sione de' Turchi i villici di Polaca si fossero ricoverati in
questo villaggio.
Sovra un luogo eminente esistono gli avanzi di un ca-
stello circondato da edifizii diroccati. Da esso prese il nome
la famiglia Castellanich, che n' era proprietaria, e che fino
a quest'ultimi anni sussisteva ancora in Zara.
Una scrittura del 1196 ricorda le saline di Birbigno e
la bella sua valle olivata, posta, fra i due porti, denominati
Lucina e Jasine, che sì prestano assai bene all' ancoraggio.
Serie dei parochi di Birbigno.
Simeone Abelich
Giorgio Pomaglich
Giorgio Spagnol
Simeone Rancich
Antonio Galcinich
Matteo Brunaz
Antonio Rancich
Antonio Brunaz
Pietro Viducich
•oco
nel
1583
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1606
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1655
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1670
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»
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55
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»
»
1830
»
n
1864
— 71 —
Simeone Sullovich paroco nel 1865
Simeone Barani „ ,, 1869
Birbigno è stala sempre parochia ; come Io è anche at-
tualmente con 241 anime. Nel 1754 ne aveva 234. È sog-
getta al Decanato di Sale.
Sauro (Savar).
A sud di Birbigno trovasi alla distanza di '^j^ dì mrglro
la parochia di Sauro, dagl' illirici /?a?;ar, con 186 anime, con
la chiesa parochiale della B. V. del Carmelo. La sua chiesa
parochiale nei prischi tempi era s. Pellegrino in una isoletta,
prossima alla villa, con aliar del patrono e tabernacolo del
Ss. Sacramento; la qual chiesa menzionata in scrittura del
1393, ancora sussiste, ed ha altri due altari, funo dedicato
alla Ss. Annunziala, e T altro dapprima intitolato alla Trasfi-
gurazione del Signore poscia al Padre eterno, e finalmente
nel 1681 allo Spirito Santo. Nella visita canonica dell'ar-
civescovo Parzago del 1670, a causa della distanza della
chiesa dagli abitati venne ordinato di celebrare gli uffici
divini nella chiesa della B. V. del Carmine^ come quella
che trovasi in centro del villaggio, e così questa diventò
la parochiale, riservato il cimitero di s. Pellegrino. Questa
ha 41- stria' altare ddla patrona. Fu dessa edificata dalla fa-
miglia zaratina Franceschi. Sauro fu sempre ed è anche ora
parochia dipendenle dal decanaio di Sale, ed ha 192 anime.
Ne aveva 186 nel 1754.
Tre confraternite esistevano nella parochia, cioè una sotto
il titolo del Ss. Sacramento con poche rendite, un'altra
dello Spirito Santo con 30 confratelli e rendite di vigne
ed olivari, una terza della Ss, Annunziata^ addetta al suo
altare, ed un' altra per ultimo intitolata alla B. V. del Carmine.
(Una casa per abitazione del paroco venne lasciata senza
obblighi di sorta dal paroco Simeone Vladich.
Un monastero di Eremiti di s. Antonio Abbate coli' an-
nessa chiesa di s. Andrea ap. trovavasi in questo villaggio fino
all'anno 1504, in cui fu abbandonato.
L'ulivo vi prospera assai bene in questa località, ed
anche la vite. Una cava di pietra v'esiste la quale era una
volta molto ricercala, ed ora è lasciata in abbandono.
,i!
C3f
— 72 —
Serie dei parochi di Sauro.
Ui^Jj
/
i,\\^t.f
Luca Bissici!
Simeone Yladich
Giovanni Fallovich
Matteo Vladich
Luca Gelinicli
Simeone Odvitovich
Antonio Skifficli
Giovanni Sarunich
Martino Skifficli
Marco Rode del III ord.
Simeone Barant- ^ \
Marco Bozaic ^/
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1879
-ff^
Luka.
Luka^ denominata Valle di s. Stefano in antiche scrit-
ture, è posta in una valle dell'Isola grossa con un magnifico
porlo, atto al grande ancoraggio. Fu parocliia nei tempi
andati, ora è cappellania esposla, dipendente dalla parocliia
decanale di Sale, con 195 abitanti, soli 23 di più di quelli
che aveva nel 1750. La sua chiesa fabbricala dai parochiani,
è intitolata ali' Invenziome di s. Stefano Protomartire., da cui
prese il nome la villa e la valle. Ha cinque altari, tutti di
pietra ; il maggiore, dedicato al santo patrono, ha il taberna-
colo del Ss. Sacramento; T aitar laterale di s. Matteo ev.
uno sotto il titolo dello Spirito Santo, un' altro delia Conce-
zione Immacolata di M. V. e 1' ultimo di s. Rocco. Ciascuno
dei detti altari aveva annessa una confraternita col nome
del titolare; il maggiore aveva la confraternita del Ss Sa-
cramentò con 65 confratelli, e con rendite di vino, olio ed
elemosine. Quello della B. V. aveva un legato di messe,
lasciale da Pietro Nigrichievich.
Fu questa villa, visitala dai Turchi verso la metà del
secolo decimosettimo, che la desolarono, e ne spogliarono
la chiesa de' suoi sacri arredi.
Nel 1642 venne popolala da alcune famiglie del no-
socomio di Zara.
Luka fu patria dell' arciprete di Zara Simeone Perco-
vich, menzionato in documento del 1459.
paroco
nel
1583
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1587
«
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cappellano
nel
^1
1875
1878
73
Serie dei parochi e dei cappellani di Luka.
Paolo Cibich
Paolo Radinich
Nicolò Fallovich
Gregorio Zolman da Eso
Michele Raspovich
Nicolò Kuncich
Giovanni Civella
Antonio Bachiza
Marco Marcina
Michele Buhicin
Simeone Zelcov
Giovanni Nimcevic
Giuseppe Lovrovich
Parecchi sacerdoti sortirono i natali In questo villaggio^
tra i quali sono Luca Zvitcovich, di cui trovasi memoria
nel 1739, Lorenzo Zuvich, nel 1745, Matteo Garhin nel 1748;
Matteo Barbich, Lorenzo Marìn, e Luca Zuvin nel 1772.
Bava.
A maislro del porlo di Luka trovasi in poca distanza
risola di Eava^ appellala nelle antiche scrillure sempre con
tal nome. Ha una circonferenza di 8 miglia. 11 villaggio o-
monino è diviso in due sezioni, T una puasJLajJbi»ape nel mezzo
delFisdla, e denominata Rava grande, T altra verso la punla
di maislro, e dicesi Rava piccola. Era parochia, ed una delle
più antiche della diocesi, trovandosi memòria di lei, come
tale, \w scrittura del 1391. È menzionala col titolo di cap~
pellania dipendente da LuL ^ in documento del 1626. Fu
anche parochia decanale nel 1840, ma per poco tempo cioè
fino al 1851, nel qual anno fu dichiarala cappellania esposta,
soggetta alla parochia decanale di Sale, e taf è pure al pre-
sente con anime 245, mentre nel 1754 ne contava 132. La
sua chiesa cappellaniale, è posta in luogo eminente, ed è
dedicata alia B. V. Assunta. E ricordata in scriltura del 1391.
Fu visitata nel 1625 dall'arcivescovo Garzadori. Sdruscita
dal tempo, fu da poco rislaurata, innalzata, selciata, e sof-
fittala, ed inollre provveduta di cantoria soprala porla mag-
giore. Ha una dimensione di m. 10. QQ per 5. Ha tre altari
Cu
— 74 — ^^AJ^:^
dì pietra con due colonne e mensa di marmo. Il maggiore
e dedicalo alla titolare, la cui tavola è assai antica. Uno
dei laterali ha la Vergine col divin figliolo, s. Giacomo e
s. Anna; l'altro ha S.Anastasia, s. Simeone P. s. Rocco e
s. Sebastiano. Aveva nel 1626 l'aitar della Ss. Annunziata
"^i patronato della famiglia de Dominis.
^ Oltre alla prefata chiesa ha questa villa una cappella
intitolata a s. Pietro ap. con altare del medesimo nome;
fabbricata a volto reale, viene ufficiala nella festività del li-
tolare.
Due confraternite eranvi nel 1808, la prima sotto il
patrocinio della B. V. Assunla con 12 confrali, la seconda
sotto r invocazione di s. Rocco con 25 aggregali. Al pre-
sente invece v'è quella del Ss. Sacramento con pochi con-
fratelli.
La casa canonica venne eretta nel 1866 a spese del
fondo ecclesiastico, ed è una delle più comode delle diocesi.
Serie dei parochi, dei decani e dei cappellani di Rava.
paroco di Rava
cappellano
paroco
nel
nel
??
n
nel
99
Pre Cvilko
Nicolò Mezzin
Pietro Marellich
Matteo Strika
Giovanni Satalich
Luca Gelinich
Luca Lelinich
Nicolò Fisulich
Giovanni Satalich
Simeone Mihovillov paroco decano „
Giovanni Marinovich cappellano nel
Fausto Smoljanji}
Girolamo Maroévic
Marco Rode
Antonio Grasso
Simeone Sorich
Gregorio Locika
Natale Pelessic
Pietro Silvestric
Antonio Paulovich
In scritture del 1692 e 1766 sono menzionati i sa-
cerdoti Giorgio e Girolamo Dominis da Rava, dei quali havvi
n
99
99
1)
y>
»
?)
1391
1587
1626
1662
1718
1742
1760
1771
1815
1830
1864
1865
1866
1867
1872
1873
1875
1876
1877
1878
^fi^^
— 75 —
nella parochiale il sepolcro con relativa iscrizione. Trovasi
pur memoria del sacerdote Giovanni Bobich da Rava in scrit-
tura del 1772.
2man.
Anche Zman è un villaggio dell'Isola grossa, non molto
lontano da Luka, con 313 abitanti, lutti dediti alia coltura
delle viti e degli ulivi. Dal Ponte è appellata Azmanum. Se
ne fa menzione in documento del 1340. Era parochia fino
al 1851, nel qual anno venne annoverata tra le cappellanie
esposte, apparlenenli alla parochia di Sale. La sua chiesa è
dedicata alla Decollazione di s. Giovanni Battista. È fabbricala
8f^ volU)^4^(»k, ti a tre navate, delle quali la principale è se-
parata delle laterali mediante pilaslri/di pietra. Nel 1626x^ ^^^^
contava sette altari, la maggior parte di pietra. Il maggiore ^^Sg
dedicato al santo patrono aveva il tabernacolo col Ss. Sa-
cramenlo. I laterali erano dello Spirilo Santo, della Immacolata
Concezione dì M. V. della B. V. del Carmine, della s. Croce,
di s. Domenica, e di s. Rocco coi ssmm. Fabiano e Sebastiano.
Sull'apice della fronte v'è il campanile alla romana con tre
campane. In quell'epoca stessa aveva cinque confraternite;
la prima delle quali sotto il titolo del Ss. Sacramento^ ar-
richita d'Indulgenze, e che faceva la processione ogni prima
domenica del mese; la seconda dello Spirito Santo.^ arricchita
pure d'Indulgenze perpetue; la terza àé[\?( Santa Croce \ tutte
con rendile di beni, e di elemosine, che servivano alla ma-
nutenzione dei rispettivi altari. Ne aveva ancor un'altra negli
ultimi tempi, sotto il titolo di s. Domenica con 50 confra-
telli, mentre quella del Ss. Sacramento ne aveva 95. La
chiesa fu consacrata, come lo confermano gli atti di sacra
visita deir arcivescovo Parzigo del 1674. V'era allora anche
la casa parochiale.
Questa parochia aveva 295 anime, ora ne conta 313.
Serie dei parochi e dei cappellani di 2man.
Matteo Cugnacovich paroco nel 1622
Gregorio Raccar „ ,y 1656
Stefano Fattovich „ „ 1658
Nicolò Fattovich ,, „ 1681
Francesco Calcinich „ ,; 1715
)) ?5
1760
)' Ì7
1771
5» ??
1815
?? ??
1840
iminislra-
1852-1879
-^ 76 —
Grisogono 3IalluI da Sale paroco nel 1742
Tommaso Pausich
Anlonio Antonina
Pietro Zahrulich
Matteo Di (lo vidi
Mnrlino Millìn col titolo di amministra-
tore parocbiale, decorato delia croce d'oro del
merito con corona.
Fra i sacerdoti ch'ebbero i natali in questa villa si
noverano i seguenti Antonio Segota nei 1695, Giovanni Se-
gota nel 1717, e Donato Vidov nel 1737.
Si conserva viva presso il popolo di Zman la tradizione
che quando i Turchi invasero il territorio zaratino, gli abi-
tanti di Malpaga-Cerno fuggili dalie mani dei barbari si l'ossero
in questo villaggio ricoverali come luogo il più sicuro.
Zaglava.
V
A mezzogiorno di Zman è situata nella stessa Isola
grossa la villa di Zaglava^ località aggregata da' tempi ri-
moti alla pnrochia di Sale, con anime 120. Questa villa è
menzionata in scrilture del 1429, 1458 e 1611. Gli alti
delle sacre visite pastorali non si occupano di essa, perchè
la chiesa appartiene alla religiosa famiglia di s. Francesco.
Esiste infatti, in questa villa sino dalla prima metà del
secolo decimoquinlo una chiesa dedicata al principe della mi-
lizia celeste .9. M'^chele Arcangelo^ ed \\\\ Ospizio di Fran-
cescani del Terz' Ordine. D'essi ne parla T egregio storico
zaratino Giuseppe Cupilli-Ferrari nel I volume della Storia
dei Frati Minori del dotto Francescano P. Denoto Fabianich
a pag. 309. Così egli si esprime: „ll Nobile Lombardino
„de Seppe lasciato aveva dei terreni e denaro perchè alcuni
.^Eremiti francescani si stabilissero sull'isola di Sant'Eufemia,
,. verso l'adempimento di certi pii obblighi; ma col tempo
^trovarono essi di non poter ai medesimi sottostare, né campar
„convenientemente la vita. Vennero perciò dalT arcivescovo
^Matteo Valaresso trasportati a Zaglavj, dove furono prov-
^, veduti di chiesa, d'asilo, e di più comodi mezzi di sus-
5,sistenza da Gregorio Merganich, il quale poi con suo te-
„stamenlo del 1460 fece di tutto ad essi dono definitivo;
5,restando in possesso dei beni Seppe i Frati di Galevaz, che
;9r incarico si prendevano di soddisfare agli obblighi annes-
— 77 —
„sivi... Il cliioslro di Zaglnva fu decorato dtìlla pietà d'un
,,?. Marino d'Arbe, che nel 1498 vi inori in odore di san -
,5lità, e dai ineriti del P. Giovanni Sesseglia, che fatti gli
„studi nei conventi di Vellelri e di Roma, esercitò frnttuo-
„samenle l' evanofelica predicazione, coprì nel 1688 il Fro-
„vinciaIato della Dalmaza, e da ultimo si ritirò e decesse in
„quella solitudine^ cui rimase il suo quaresimale illirico, e
^qualche altro scritto".
L' ospizio di Zaglava è ora chiuso, ed i beni anuiiini-
slrati ne sono provvisoriamente da quello di Galevaz.
In antiche scritture troviamo memoria d' un P. Matteo
Sesseglia, che nel 1713 era guardiano dell' ospiz'O suddetto
di Zaglava.
Esiste memoria fra i villici di Zaglava, che durante le
turchesche scorrerie nel territorio di Zara gli abitanti di
Gruhe siensi rifuggiati in questo villaggio per porsi al sicu- t—
ro e liberarsi dai barbari, che dovunque facevano ?lragg^ Vy
dei cristiani.
Baie (Salì).
Sale, dagli slavi denominato Salì^ è quel paese che
trovasi nell'Isola grossa dopo Zaglava. Lontana da Zara 18
miglia, questa borgata è posta alle sponde del mare, quasi
air estremità meridionale dell' isola, a cui ne prestò anche il
nome per essere stata nei tempi andati il luogo primario ;
onde non solo la si trova denominala nelle antiche scritture
col titolo d' Isola grande, d' Isola hmfja,^ ed Isola rjrossa
ma benanco con quello di Sale. E Sale venne assai propria-
mente appellata, dappoiché iì sale n' era una volta il princi-
pale prodotto, per cui si trovavano saline in tutta la sua
estensione principiando da Punlebinnche, e terminando con
questa borgata.
Di questa borgata è cenno in diploma del Rè Colomano f
del 1105, con cui egli la donò al Monastero di s. Maria di \
Zara in suffragio dell' anima sua.
La sua popolazione la quale nel 1754 ascendeva a 565
anime, e che ora ne conta 710, è divisa in due sezioni, la
prima delle quali formata dagli antichi suoi abitatori, che
hanno dimora nelT interno del paese; la seconda costituita
da più famiglie d' origine italiana, che hanno le loro case al
porto, donde detti Portoloti^ quali sono i Petricioli, i Ria-
— 78 —
sioli, i Piasevoli, i Lorini. gli Armaninì ecc, lutti cittadini
di Zara. I villici coltivano le terre, che in alcuni luoghi sono
fertili di vino e d'olio; hanno molla greggia con eccellenti
pascoli, per cui le loro cacinole sono rinomale pello squisito
sapore. Sono anche dediti alla pesca, particolarmente delle
sardine, la quale fu regolata nel 1524 da Simeone de Ce-
dolini, patrizio zaratino, che vi ebbe dal Governo veneto la
privativa per 10 anni coli' obbligo di contribuirne alla Comune
di Zara 200 bariglioni all'anno. Nel 1628 v'erano nel vil-
laggio fino a 60 reti peschereccie.
Sale è una delle più antiche parochie della diocesi di
Zara, trovandosi memoria del suo paroco in scrillura del
1462. Della sua chiesa parochiale è fatta menzione in do-
cumento del 1635, dal quale si eruisce essere stala allora
intitolata a s. Maria. Quella infatti, che oggidì esiste, porta
il nome delf Assunta, ma nel suo edifizio si riscontrano due
epoche diverse; quella cioè della fabbrica della più antica
porzione, eh' è l' anteriore, e eh' è edificala a volto, e quella
delia più recente, eh' è la posteriore, con cui si andò a for-
mare una croce. Una iscrizione glagolitica esistente sopra uno
degl' ingressi laterali ne ricorda l' ingrandimenlo, efrellualo nel
1584, in causa dell' aumento della popolazione. La fondazione
quindi della chiesa primitiva puossi, senza tema di errare,
attribuire almeno al decimoquinto secolo. Che sia stata con-
sacrala lo dicono gli alti di sacra visita pastorale del 1670.
Di belli e preziosi marmi è fabbricato 1' aitar principale col-
l'elegante suo tabernacolo; ma ciò che attira l'ammirazione
è la parte superiore, antico e forbito lavoro di legno dorato
d' egregio artista, molto però sdruscito dal tempo. Anche la
sua pala è un dipinto antico di squisito lavoro, la quale rap-
presenta la Vergine assunta dagli angeli e venerata dai santi
Apostoli Pietro e Paolo e Giovanni e dal Dottor Massimo
s Girolamo in grandezza naUirale. Nel 1670 v' era pure
suir altare un' effigie della Madonna, tutta coperta d' argento
cesellato. Cinque altari laterali di pietra ne adornano presen-
temente le pareti, tre dei quali in onor della beatissima Ver-
gine Maria, il che dimostra la particolar divozione di quei
villici alla Madre di Dio, sotto il titolo dell' Immacolato suo
concepimento, del Ss. Rosario e del Carmine; il quarto de-
dicato allo Spirito Santo, ed il q ùnto a s. Carlo Borromeo ;
le cui pale non hanno pregio artistico. Altri due altari esi-
stevano nel 1626, ed erano dedicati a tutt' i santi, e a s.
— 79 —
Antonio Abbate, ambidue di pietra. V è il campanile alla
romana con due campane, ed il regolare cimitero.
Otto confraternite laiche sostenevano le spese inerenti
ai premessi altari: e queste sono
1. La confraternita del Ss, Sacraìnenfo^ annessei all'ai-
tar maggiore, istituita prima del 1620, la quale aveva al
principio di questo secolo 60 aggregati ;
2. La confraternita dello Spirito Santo, addetta pure al
proprio altare, ed anche questa anteriore al 1636;
3. Quella della B. V. del Rosario,^ la cui origine risale
al 1600, e che nel 1808 aveva 90 confrati; era da prima
destinata solamente pel sesso femminile ;
4. Quella di tuti i Santi,, annessa al suo aitar titolare,
e di antica origine ;
5. Quella di s, Antonio Abbate^ fondala prima del 1626,
la quale aveva il suo altare omonimo 5
6. Quella dell' Immacolata Concezione di M. V. con 40
contrali, e con redditi di beni e di elemosine;
7. Quella di s. Antonio Abbate,, di cui trovasi memoria
in scrittura del 1698;
8. Quella della B. V. del Carmine,, di non antica istitu-
zione.
Di queste otto confraternite, oggidì ne sussistono quat-
tro, cioè quelle del Ss. Rosario, dello Spirito Santo, delf Im-
macolata e del Carmine.
Di più risulta dagli scritti della parochia che nel 1640
venne fondato un sodalizio sotto il patrocinio di s. Carlo e
ch'ebbe il proprio statuto, di 16 capitoli composto, ed ap-
provato dagli arcivescovi Vittorio Friuli e Vincenzo Zmaje-
vich. Lo scopo del medesimo era il soccorso reciproco
spirituale e temporale degli aggregali. Il secondo capitolo
recava una pena di 1. 5 a chi dei confrati avesse in qua-
lunque modo ingiuriato con parole improprie i suoi confra-
telli. Fu questa pia confraternita nel 1808, come tutte le
altre, soppressa.
Oltre la parochiale, due cappelle esistono in parochia
vale a dire la cappella di s. Nicolò v. e quella di s. Rocco.
La cappella di s. Nicolò venne fondata da Quirino de
Quirini, con unico aliare, e relativo campanile. La si trova
ricordala in documento del 1626, ed aveva il suo proprio
cappellano, eh' era allora certo Simeone Marincich, mante-
nuto dal jus patrono di casa Quirini.
— 80 —
La cappella di s Rocco è menzionala in scrittura del
1644. È questa forse quella piccola chiesuola che nel 1855
fu ingrandita dai villici sotto il titulo della B. V. della neve,
di s. Hocco e di s. Sebastiano. Una grazia speciale ottenuta
coir intercessione di codesti santi diede occasione al suo in-
grandimento. Un villico, venuto da luogo infetto di ClioUra
morbus^ appena arrivato, vi morì dal rio malore. I suoi con-
villici., intimiditi, esorlati dal paroco, che allora era il rev.
sacerdote Giovanni Cervarich, cominciarono a far pubbliche
preghiere nella delta cappella, ed anche digiuni^ ond' esserne
preservali. Così lo fu per vero. La borgala restò illesa. So-
lenni grazie resero a Dio, alla Vergine, ed ai santi litolari,
per la grazia ottenuta, e fecero volo di festeggiare in per-
petuo solennemente ogni anno nella medesima chiesuola s.
Rocco, s. Sebastiano e la 3Iadonna della Neve, e d'ingran-
dirne la cappella. Colle elemosine, tosto raccolte, giunsero
in breve a soddisfare e adempire la falla promessa; ingran-
dirono, ristaurarono ed abbellirono quel tempietto con sup-
pellettili nuove, e con rinnovazione de] dipinto, ch'era lo-
gorato dal tempo. A questa edicola era annessa una volta
una pia confraternita sotto il nome del litolare s. Rocco.
In documento del 1481 è falla njcnzione d' altra chiesetta
nella borgalla di Sale, e questa dedicata a s. Marco.
In scrittura del 1657 n' è ricordala u!i' altra in onore
della B. V. del Carmine.
Negli ulti di visila del J670 dell'arcivescovo Parzago
v'ò memoria d'una terza cappella in onor di s. Antonio ab-
bate. Nulla si sa al presente di queste Ire cappelle.
Soggette alla parochia di Sale sono altre due chiesuole
luna della Natività di M. V. neirisoletla delta Jadra, l'altra
della Visitazione di s. Elisabetta nelf Isola Incoronala.
Quest'ultima isola, che gira 18 miglia, prese il nome
(ì' Incoronata da una serie di più che 60 scoglielti, che le
fanno dinlorno deliziosa corona, e che sono abbondanti di
pascoli eccellenti, di agnelli., capretti, e formaggi squisiti, anco
nel più crudo inverno.
La parochia di Sale ha la prerogativa di essere decanale.
Comprende le parochie di Bozava. Birbigno, Sauro ed Eso
maggiore., nonché le cappellanie e. ^)0sle di Zman. Luka^ Bava,
Eso minore e Dragove, oltre le cooperalure esposte di Pon-
lebianche e Soline. Il decanato di Sale ha in complesso 4627
- 81 ^
anime. Il paroco fu talvolta anche vicario foraneo nei tempi
andati, ed ebbe un cappellano.
Serie dei parochi di Sale.
Giorgio Tochich o Tarchanich paroco nel 1463
Simeone Zoranìa ,, „ 1481
Martino Murgassich 5^ ,, 1506
Matteo Battaglieli „ „ 1583
Marino Marassevich „ „ 1626
Simeone Milliii „ „ 1680
Antonio Juranich ,, ,, 1681
Filippo Ghersola ,, „ 1693
Antonio Vodopia ,^ „ 1706
Giovanni Uglessich „ 5^ 1737
Giovanni Stoco, paroco e vicario for. 1742
Grisogono Mattugl paroco nel 1760
Pietro Vodopia ,, 5^ 1771
Giovanni Bobich „ „ 1815
Giovanni Micliich „ „ 1821
Matteo Milutin „ „ 1830
Matteo Lonich „ ,, 1840
Giovanni Cervarich „ „ 1863
Angelo Piasevoli „ „ 1873-1879
Serie dei cappellani di Sale.
Filippo Garscovich cappellano -uel 1674
Antonio Sforzo „ „ 1711
Grisogono Mattugl ,, „ 1737
Gregorio Sforzo „ „ 1742
Pietro Vodopia „ „ 1760
Antonio Ussalj „ ^ 1815
Antonio Rancich „ ,, 1861
Questa località è rinomata pei suoi porti, i quali sono
notissimi., assai comodi e frequentati dai naviganti. Il princi-
pale è denominato Tagliero , dagli antichi Tilagus^ molto
acconcio al grande e piccolo ancoraggio. Di esso è menzione
in scritture del 1059, 1067, 1073 e 1075, in cui è parola
di un' isola dello stesso nome (Tilagi insula^oggX^i Telascizza)
nella quale esisteva a quei tempi una chiesa dedicata a s.
Giovanni ed un convento di Monaci benedettini, soggetto a
6
-- 82 —
questo dì s. Grisogono di Zara : Cella in honorem s. Jo-
hanis fundata^ ac j^osita in insula^ quae dicitur Tilagus^
quam Grohina ohtulit Ecclesiae s. Chrysofjoni Jadrae. Le
stesse scritture ricordano una valle, denominala Valle di s.
Vittore in Telago della anche Malora^ della cui pescagione
era proprietario il convento di s. Grisogono.
Nelle tenute di Sale il Seminario Diocesano ha alcuni
terreni, pascoli e boschi, ed una mandra di animali lanuti,
il tutto proveniente dalla soppressa Abbazia di s, Grisogono.
In documenlo del 1505 sono menzionali gli scogli, de-
nominali Lahdara e Ahdara grande e piccola, appartenenti
a Sale. Sonvi nei medesimi ricchissime cave di buona pietra
scilicea da costruzione. Tutte le vie di Zara, e tulle le sue
case sono fabbricale con pietre di queste cave, ciocché reca
grandi vantaggi ai contadini.
Eso. (12).
L'isola qV EsG^ da Plinio Esv.m appellala, e dagli Slavi
Izj giace nel canale di mezzo, tra l'Isola grossa e quella
di Pasman, ed è lunga 7 miglia. Ha due villaggi, l'uno grande,
posto a ponente, e perciò dello Eso ponentale^ l'altro, pic-
colo, situalo a scilocco, per cui Eso sciloccale fu denominato.
La qual distinzione deve aver avuto principio sull'alba def
secolo decimosesto, trovandolasi appena in documento del 1507
e non prima.
Eso ponentale^ detto dagli slavi Iz veliki^ conta 1096
abitanti, dediti alla coltura dei campi, alla pesca., ed alla fab-
bricazione di stoviglie. Nel 1754 non aveva che 397 anime.
È parochia assai antica trovandosene notizia sin dal principio
del secolo decimoquinlo. Assai antica è parimenti la sua chiesa
intitolala a s. Pietro ap. essendo menzionata in scritture del
1391 e WOb (^o\\\{o\o ^\ Ecclesia s. Petri de Eso. In docu-
mento del 1400 è parola d'un cerio Nicolò, canonico di
Zara, rettore e pievano della chiesa di s. Pietro d'Eso. Oltre
l'altare maggiore, col tabernacolo del Ss. Sacramento ha questa
chiesa altri quattro altari laterali, cioè del Ss Rosario, dello
Spirito Santo, della Concezione di M. V. e di s. Michele are.
Quattro confraternite laiche esistevano nella parochia nel
1808; la prima delle quali sotto il titolo della B. V. del
Rosario aveva 82 confratelli che supplivano alle occorrenze
del cullo con rendite di campagna, la seconda sotto l'invo-
— 83 —
cazione della B, V. della Salute con 109 confratelli men-
zionala in scrillura del 1705^ con pingue rendila di vignali;
la lerza sotto il patrocinio dello Spirito Santo menzionata
in scritture del 1644 e 1691, con 24 confrati e con rendita
di olio per le occorrenze dell' altare padronale ; la quarta
sotto la protezione di s. ,Rocco con 70 confratelli senza pos-
sessioni, ma ben provveduta di elemosine per far fronte alle
spese di manutenzione del suo altare. Oltre a queste ve n'e-
rano nei tempi andati altre tre, una delle quali sotto il titolo
della Concezione^ ricordala in scrittura del 1626; un'altra di s.
Pietro ap. di cui è memoria in documento del 1644; eduna
terza del Ss. Sacramento, menzionata in istrumento del 1724.
Il paroco aveva la casa canonica nel 1674. Ha questa
chiesa il campanile con due campane ed il regolare suo ci-
mitero.
V è ancor nella parodila una piccola chiesa, eretta nel
1789 dai villici in onor di s. Rocco.
Serie dei parochi di Eso poneutale.
paroco nel
Paolo Voivodich
Pietro Radi ni eh
Giacomo Bartulovich
Nicolò Bonigonich
Matteo Pribich
Pietro Marelich
31atteo Barbich
Matteo Sforinich
Matteo Voivodich
Giovanni Stocco
Francesco Relich „
Tommaso Scorlich „
Antonio Sullo vi eh „
Simeone Paretich „
Fausto Smoljan „
Marco Zvittanovich, decano di Sa
insignito della croce del merito
corona paroco
Lodovico Battig, „
Rocco Pocina „
Eso sciloccale, dello dagli Slavi Iz
posta nella parte meridionale dell' Isola di
5?
»
99
95
99
59
59
59
55
le
con
nel
55
1455
1546
1583
1587
1657
1662
1669
1706
1737
1762
1771
1815
1821
1840
1863
1864
1872
1879
mali; questa villa
tal nome, era, sino
— 84 —
al principio del secolo decimottavo, cappellania esposta unita
ad Eso ponentale. Nel 1737 fu da quest'ultima separala, ed
elevata al grado di parochia indipendente. Negli alti, infalli,
delle sacre visite pastorali trovansi menzionati i suoi parochi
soltanto sull'alba del secolo suaccennato. Nel 1851, colla
nuova sistemazione della Diocesi tornò ad essere cappellania
esposta dipendente da Eso ponentale. La sua chiesa principale
è assai antica. E intitolata alla B. V. Assunta, e col nome
di chiesa di s. 3Iaria d'Eso è ricordata in scrillure del 1355
e 1391. Nel 1626 oltre l'aliar maggiore della Titolare, ne
aveva altri due, consacrali all'apostolo s. Andrea, e a s. Rocco.
Due confraternite v'erano nel 1808, T una sotto il patrocinio
di 5. Rocco con 76 aggregati, e con rendite di vino e di
olio per la manutenzione del suo altare; l'altra sotto l'in-
vocazione di s. Andrea con 50 fratelli, e rendite in natura.
Una terza ve n'era nel 1626 intitolala ?i\\^ Assunzione di M,
F., la quale colle sue entrale provvedeva al mantenimento
dell'aitar maggiore. Ha questa chiesa il suo campanile ed il
suo regolare cimitero. Vi ha inoltre in questa villa un'edi-
cola dedicata alla Natività di M. V. la quale è di jus pa-
tronato della famiglia nobile de Begna. Nella parochia so-
novi 596 anime, mentre nel 1754 non ne aveva che 189.
Serie dei parochi e dei cappellani di Eso piccolo.
Giorgio Misicich
Michele Gacina
Tommaso Sutrin
Giacomo Missul
Fausto Smoljan
Girolamo Maroevich
Antonio Oslarich
Matteo Drazich
Antonio Viducich
Rocco Pocina
Beniamino Vecchiardo
Sestrunj.
Tra Eso e Melada, nel canale di mezzo, sorge l'isola
di Sestrunj, dai latini appellala Estrum,. e da Lucio Estilt-
navaz^ ed anche Estiunez. È lunga 9 miglia, e quasi nel
centro le sta il villaggio delio stesso nome. Ha 241 abi-
paroco
nel
1737
5?
^^
1815
cappellano
nel
1851
5?
»
1852
)J
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1863
n
»
1863
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V)
1869
»
»
1873
»
»
1874
J7
1877
1879
— 85 ^
tanti; ma dalle rovine che si veggono sparse qua e là sembra
sia siala un tempo assai popolata. Era parochia quando fu
visitala dall'arcivescovo Capello nel 1640, e lo fu fino al-
l'anno 185Kin cui colla sistemazione dell' arcidiocese venne
slabilita Cappellania esposta dipendente dalla parodila diUljan
nel Decanato di s. Eufemia. La sua chiesa cnppellaniale e-
relta dai villici intorno al 1600, resa malconcia e sdruscita
dal tempo fu riedificata a carico del fondo ecclesiastico, e
consacrata nel 1843 in onor di s. Pietro ap. Ha l'aitar
maggiore del titolare, ed un'altro intitolato pria all'Immaco-
lata, poscia all' Annunziazione della B. V. Aveva gino al
1808 due confraternite, l'una sotto il titolo dì s. Pietro ap.
con 30 fratelli, e rendite in natura ed elemosine; l'altra
sotlo il titolo della B. V. deU ApiDarizione con 60 fratelli,
e con rendite di campagna ed elemosine.
V'è in questa villa una chiesetta dedicata alla Presen-
tazione dì M. V, coir aitar titolare, e campanile con due
campane.
Alla Cappellania di Sestrunj è abbinata l' isoletta di Rivanj.
Rivanj.
Ad oriente di Sestrunj sorge l' isoletta di Rivanj^ di
cui è menzione in documento del 1355. Ha nel suo mezzo
una chiesuola, denominala s. Elena. Un'altra ve n'esisteva
anticamente in onor di s. Barbara. É unila questa piccola
villa alla cappellania di Sestrunj.
Parochi e cappellani di Sestrunj e Rivanj.
Simeone Bozichievich
Matteo Faltovich
Nicolò Fisulich
Pietro Sforinich
Giovanni Bozichievich
Domenico Lovrinich
Pietro Sforinich
Giovanni Radulich
Marco Bozichievich
Francesco Ziz minore osser.
Simeone Sokota
Pietro Jadrossich
Matteo Zoric
paroco
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1671
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— 86 —
Isola di Uljan.
Lasciando il canale di mezzo, e volgendo al sud di
Rivanj nel canale di Zara, giugnesi tosto all'isola di Uljan^
che dalla sua punta settentrionale, denominala s. Pietro sino
allo stretto di Kukljica si estende per 30 miglia incirca. Questa
è la Lissa o Lisa di Plinio, e la Cantatreheno di Porfi-
rogenito. Sta dirimpetto a Zara, per cui lo storico Lucio
scrisse: Cont.ra Jaderam est Lissa, L'olio, che in molta
quantità produce in tulta la sua estensione, le impose il nome
slavo di Uijnn (da nlija,, olio} come puro lo attcsta il
Begna, Oltre che di olio, l'abbate Forlis la dice molto fertile
di vino, di fichi, e di marmo oslreifero, intrattabile allo scal-
pello. 1 suoi abitatori, che giungono di presente al numero
di 5845, sono assai laboriosi, ed instancahili nel dissodare
i terreni non solo dell' isola ma benanco del contado di Zara.
Comprende quest'isola cinque parochie. quali sono: U-
Ijan^ Lukoran^ s. Eufemìa^ Oltre, Kale e Kukljica.
Parochia di Uljan.
Lungi 5 miglia da Zara verso ponente al nord delT isola
di Uljan, è posto il villaggio omonimo. Lo troviamo men-
zionato sempre con questo nome in parecchie scrii ture dal
1349 in poi.
Antica è F origine di questa parochia. In documento del
1401 trovasi registrato, che Gregorio Juressich da Uljan
lasciò al cappellano (sic) della chiesa di s. Maria d' Uljan
l'usufrutto d'alcuni terreni siti in questo villaggio; ed in i-
strumento del 1423 è falla menzione di Prè Rusco paroco
di s. Maria d' Uljan. Dalle quali memorie si apprende, che
a quell'epoca, al principio cioè del secolo decimoquinto, e-
sisteva la chiesa parochiale di Uljan, ch'era intitolata alla
Vergine, che vi era il paroco assistito da un cappellano, e
che per conseguenza la parochia d' Uljan doveva essere stata
qualche tempo prima istituita. E opinione d'alcuni che la
primiliva chiesa parochiale fosse quella di s. Pietro m. at-
tigua all'antico ospizio dei Frati minori, e che quando nel
1430 fu dessa ampliala da Simon Begna assieme al suddetto
ospizio perchè servisse esclusivamente per la religiosa Co-
munilà, fosse slata già eretta qualche anno prima dai villici
in altro sito piìi adotto la chiesa parochiale in onore della
B. V. Assunla. La fondazione quindi della pnrochiale di s.
— 87 —
Maria d'Uljan sarebbe avvenuta nell'entrare del secolo de-
cimoquinto, e perciò sarebbe contemporanea alla istituzione
della parochia, ovvero di poco posteriore. Fu questa chiesa
consacrata nel 1684 dalF arcivescovo Parzago. Resa mal-
concia dijl tempo, fu ristaurata dai villici ed ingrandita al
principio del secolo decimottavo. È situata in luogo eminente
colla faccia rivolta a ponente- maislro. Ha la dimensione dì
metri 22 per 7, ed una sola nave ; è costrutta di muro ce-
mentato, e coperta di tegole; ha due ingressi., quattro fi-
nestre a mezzaluna nelle pareti principali, ed una nella fac-
ciata con occhio sopra la porta maggiore. E tutta lastricata
con quadrelli di pietra. Cinque sono i suoi altari; di cui il
primario è di pietra tesselalo di marmo, con quattro colonne
di rosso veronese, edificato nel 1714, ed è dedicalo alla B.
V. Assunta, antica titolare e patrona, la cui pala è di buon
pennello A quest'altare è congiunto un benefizio semplice,
appellato di s. Maria di Uljan, consistente in tre pezzi di
terra, e 170 olivari, fondato nel 1439, il cui collatore è
l'arcivescovo, che dal 1702 lo conferiva al vicario generale.
Gli altri quattro, simili al primo, ma con due soie colonne
sono dedicati allo Spirito Santo, il cui dipinto è buono, alla
B. V. del Carmine, a s. Antonio di Padova, e a s. Giorgio
m. ; i primi due a destra, gli altri a sinistra del maggiore.
Due di essi furono eretti per cura delT attuale zelante paroco
Giuseppe Millin, pertinente ad antica famiglia uljanese. I ti-
toli degli altari sono quegli stessi ch'esistevano nel 1670.
Questa, al pari delle altre chiese campestri, ha sopra l' in-
gresso una cantoria con ringhiera. La sacrestia è posta dietro
l'aitar maggiore, ed il campanile, fornito di due campane,
s' innalza sopra la fronte della chiesa. E ben fornita di sacri
arredi, fra i quali distinguesi una pianeta assai antica, di
stoffa di seta rossa, Irapuntanta in oro.
La casa canonica è una comoda abitazione, fabbricata
nel secolo presente a spese del fondo ecclesiastico.
Quattro pie confraternite esistono attualmente nella pa-
rochia e sono :
a. La confraternita della B, V, del Carmine^ regolar-
mente eretta nella metà del secolo decimosetlimo, con 36 socii ;
ò. La confraternita di s. Antonio di Padova^ fonàixla
intorno al 1680, con 41 confratelli;
e. La confraternita dei Ss. mm. Cosmo e Damiano con
36 confrati ; non meno antica delle altre ;
_ 88 —
d. Quella dì Tutti Santi con 51 confratelli.
Lo scopo dì questi sodalizii è specialmente di suffragare le
anime dei defunti confratelli con 30 messe per ciascuno e
per una volta tanto, nonché di provvedere le rispettive
cappelle e gli altari del necessario corredo. Si sostengono
con annui contributi in natura e in danaro. Oltre alle suac-
cennate ve n'erano altre quattro, e queste sotto il titolo del
Ss. Sacramento, dello Spirito Santo, dell'Assunta, e di s.
Ippolito, delle quali è cenno negli atti delle sacre visite.
Oltre la chiesa parochiale testé descritta, n' esistevano
delle altre, cioè:
1. ;S'. Pietro m. volgarmente dagli slavi denominata Su-
petar. posta al lido del mare, alT estremità del villaggio dalla
parte di maistro, nel bosco di Zdrelaz. I^]sisteva prima del
1430. Non vi sono ora che i soli muri periuielrali. Già
nel 1714 era ridotta a muracca. Era chiesa beneficiale con
obbligo di 12 messe annue piane, ed una cantata ad un al-
tare di s. Pietro in qualunque chiesa.
2. S. Giovanni Battista, in slavo Stivan cioè Sveti
Ivan, situata vicino al mare verso ponente. Di essa è cenno
negli atti di sacra visita del 1681. Era di juspatronato della
famiglia zaralina de Bortolazzi. Della medesima e di parec-
chi altri edifizii si riscontrano tuttavia le traccio. E tradizione,
che una colonia elennica vi avesse avuto sede. Le anfore,
i vasi lagrimali, e cinerarii, e i ruderi di suntuoso fabbri-
cato, rinvenuti in questo sito, fanno ritenere che dai Romani
fosse slato abitato.
3. / Ss, mm. Ippolito e Cassiano. che dicesi fondata
prima del 1374 in onor della Ss. Trinità. Di questa trovasi
memoria in scritture del 1401, del 1411 e del 1474. Sussiste
tuttora, ed ha un solo altare, eh* è di marmo, eretto nel 1813,
come rilevasi dall' inscrizione, esistente nel suo davanzale.
Questa chiesa possedeva alcuni terreni che furono affittati
in data 6 Marzo 1621 dal Capitolo di Zara, nella cui massa
sono stati incorporali dal Vicario Britannico con Decreto 21
Ottobre 1604. Consta poi da antiche scritture, che un bene-
fìzio col titolo di s. Ippolito d'Uljan esisteva alla fine del
secolo prossimo decorso.
4. La chiesa di Tati i Santi., di cui è cenno in docu-
mento del 1454, la quale si conserva tuttoggi con un' aitar
dei titolari, e con un'altro di s. Rocco, e con campanile for-
nito d'una campana.
— S9 —
5. La chiesa dei Ss. mm. Cosmo e Damiano.^ fabbricata
a vollo reale in prossimità al mare, a mezzogiorno del vil-
laggio. Ha un ailare di legno dedicato ai titolari. Dicesi
fosse slata eretta per voto da un marinajo, soprafalto da
impetuosa tempesta. A quest'altare è annesso un benefizio
semplice di 16 gognali di terra siti nel villaggio, con ob-
bligo di messa cantata nella festa padronale; il quale be-
nefìzio venne istituito il 6 agosto 1512 da Francesco Tor-
ricella da Bergamo con testamento di tal data.
6. La cappella della B, V. del Carmine,
7. La cappella di s. Antonio di Padova'
8. La chiesa del Dottor s. Girolamo
La chiesa matrice ha il suo cimitero regolare. La pa-
rochia conta di presente 973 anime. Ne aveva 665 nelf anno
1754. Il loro paroco era assistito da un cooperatore. Al-
cuni religiosi francescani vi esercitarono in origine la cura
d'anime, fino a tanto che nel 1684 l'arcivescovo Parzago
spogliò i Regolari delle parochie che avevano nella zaratina
arcidiocesi. Uno dei prefati religiosi fu Frate Andrea d'Arbe,
destinatovi paroco dall'arcivescovo Cornelio Pesaro nel 1540.
Serie dei parochi e cappellani di Uljan.
N. N.
Prè Rusco
„ Nicolò Risach
„ Giacomo Tomassevìch
Frate Andrea d'Arbe
Prè Giovanni Mattulich
Matteo Faltovich
Simeone Sussich
Francesco Sljacca
Francesco Bellich
Francesco Siraarina
Giorgio Sebenzanich
Simeone Mestrovich
Matteo Brisich
Giorgio Sforzina
Giorgio Sforzina
Giorgio Sibeniza
Michele Vucoevich
Giorgio Ciobàn
Simeone Millin
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— 90 —
Prè Giuseppe Millin cappellano nel 1842
„ Giuseppe Millin juniore „ „ 1863
,, Giuseppe Millin paroco „ 1867
Una chiesa ed un convento di religiosi Francescani e-
sislono, come sopra si è detto, in questo villaggio di Uljan.
Dei medesimi ne scrisse l'egregio P. Fabianich nel volume
II della Storia dei Minori, dalla quale togliamo quanto segue :
^A cinque miglia da Zara, in fondo di un seno della ri-
viera, che prospetta questa capitale, venn' eretto nel 1430
il tuttora esistente convento con chiesa dal nobile cittadino
Simeone de Begna. eccitato alT opera pia da singolare alTello
verso l'Ordine francescano. Martino V concedeva ai Frati
Minori di accettare il possesso di que' luoghi con sua lettera
air abate zaratino di s. Grisogono. Molto prima però di questi
anni abitavano su quest' isola i Frati Minori un ospizio at-
tiguo ad una cappella, dedicata a s. Pietro m., e tanto fune,
come r altro dei delti sacri edifizii furono allora ampliati dalle
fondamenta, e condotti a compimento con bell'architettura,
che ricorda il buon gusto dei tempi andati. La chiesa a una
nave, fu tosto decorata di aitar maggiore, collocato a pie
del coro, e poco stante, come si legoe sopra una lapide
interna, fu consacrata al Patrono della Provincia:
ANNO . SALVTIS
MCCCCXLVII . DIE . XXI . MAH
CONSECRATIO . HYIVS . ECCLESIAE
DIVI . HIERONYMI . UCLEANI
„L' esempio dell'illustre fondatore eccitò la generosità di
Caterina Cedolini, la quale e in vita e in morte volle essere
benefattrice del luogo pio, lasciando questo ricordo dì suo
affetto: ^L'anno 1453, la nobil donna Canarina moglie del
nobile uomo Doimo de Cedolini nobile di Zara, ha ordinato
che il suo corpo sia sepolto nella chiesa di san Girolamo
dì Uljano. Ilem ha voluto et ordinato, che dopo Ja sua morte,
l'affitto della casa nella quale al presente abita Gregoriza
da Segna, di quel primo debba dispensarsi per li suoi com-
missarj nella riparatione del monastero di san Girolamo di
Uljan come lor parerà, e T affitto del secondo anno di delta
casa dopo la sua morte debba dispensarsi per millà in re-
paratione di santa Caltarina sotto Castro Novo (\ovegradi)
e r altra miltà in riparatione del monastero di s. Doimo di
Pasmano per l'anima sua e de suoi".
— 91 —
Nel secolo appresso un'altro Begria, egualmente Simeone
denominato, si rese benemerito dì questo pio luogo, col ri-
slaurare ed accrescere il monastero, e provvedere di suppel-
lettili sacre la chiesa (1531). Fu esso queir illustre vescovo
di Modrussa, della cui saggezza e dottrina rendono testi-
mone le storie del quinto Concilio Lateranense, in cui figurò
molto onorevolmente, come lo rendono pure le erudite ed
eloquenti sue parole fino a noi pervenute, e ricordate nella
copiosa biografia che il Ferrari-Cupilli ne scrisse. Tanta
fu anzi la predilezione dei Begna per tale monastico asilo
che come avea voluto il primo Simeone, suo fondatore., cosi
nuche il vescovo Simeone, ed altri distinti soggetti della fa-
miglia stessa, vollero che ivi riposassero dopo morie le ce-
neri loro. ') Sopra il sepolcro del prelato, il fratello Donato,
canonico della metropolitana di Zara fece foggiare una bel-
lissima lapide di freggi allusivi al nobile casato colla seguente
epigrafe:
SIMONI . BEGNIO . EPISCOPO . MODRVSSIEN .
DIVINAR . HVMANARVMQVE . LITTERAR . SCIENTIA . CLARISS .
FRATRI . BENEMERITO
ALVISIOQVE . AC . OREAE . PARENTIBVS . PIENTISS .
NEC . NON . PETRO . EQVITI . FRATRI . DVLCISS .
JOANNES . DONATVS . BEGNIVS . CAN . JADRENSIS
FIERI . CVRAVIT
A . D . MDXXXVII . X . KAL . JVNII
H . M . H . S . '^)
Sin qui il Padre Fabianich circa il convento e la chiesa
di s. Girolamo dei Frati minori d'Uljano.
Ora ripigliando la descrizione del villaggio diremo che
nulla consta della su.i origine. Si sa solamente per tradizione,
che nelle guerre colf ottomana potenza parecchie famiglie cat-
toliche emigrarono dal contado zaralino, che n'era grave-
mente molestato, e da Krusevo e da Karin si trasferirono
') Fra I qiali soni da annoverarsi Francesco colonneUo di cavaUerla morto
li 15 novembre 1713, e Co, Antonio avvocato fiscale dcUa curia arcivescovile
morto nel 1772. Le ceneri del vescovo di Modrussa furono nel 1536 trasportate con
solennissima pompa ecclesiastica da Zara nel gentilizio sepolcro di Uglian.
') Queste iniziali significano — Hoc monumenttim haeredes sequitur
"i^
— 92 —
a tlljan. Tra queste sono da annoverarsi gli Allavanìa, i
Vukoevich^ ora Martinov, e Millin, ed i Simarina, dalla cui
ullima famiglia nacque il P. Francesco dei Minori Osservanti,
che mori nel 1836. dopo aver per olire mezzo secolo edificati
gli abitanti di sua patria con vila intemerata.
Alcune famiglie anticlie d'Uljan,
Dragoslavich Pribaz anno 1381
Cimelich Matolo „ 1382
Ghercavaz Jvan ^ 1887
Mladinich Martino „ 1390
Lipoglavich Jursa „ 1391
Crivossich Radoy „ 1392
Drusinich N. „ 1393
Banich Bogdano ^, 1394
Jursich Radovano „ 1400
Pomeranich Giovanni „ 1414
Utcovich Moysa „ 1432
Bellacich Juraicli „ 1433
Nepravdich Marin „ 1434
Vellich Civitano „ 1439
Vidulich Matteo „ 1450
Vissich N. ^ 1451
Pilussich Giacomo „ 1458
Zubina Pietro „ 1478
Maltulich Michele „ 1480
Rusanich 3Iatteo „ 1489
Jurinovich Antonio ,, 1490
Bellich Giovanni - 1630
Sacerdoti nativi d' Uljan.
Prè Tommaso Mattessich anno 1477
„ Marco Bellich „ 1637
„ Marco Ivancevich „ 1749
„ Girolamo Vissich „ 1750
,, Gregorio Sforzina „ 1751
„ Matteo Stohera „ 1752
;, Marco Rogomentich „ 1761
„ Giorgio Sforzina „ 1772
„ Simeone Millin „ 1821
„ Giuseppe Millin ,, 1840
— 93 —
Questo villaggio servì a parecchie famiglie zaratine di
asilo in tempo di guerra e di pestilenza. I Califfi, i Ponte,
i Delrico-Vergada, e gli Stocco vi avevano i loro casini
campestri. Quello della or' estinta famiglia Califfi è passato
nella famiglia Bercich.
Congregazione religiosa degli scogli di Zara,
intitolata „Coena Dominio
Esisteva nei tempi passati negli Scogli di Zara una Con-
gregazione di sacerdoti illirici, sotto il titolo di Coena Domini,
Fu istituita nella villa di Uljan, nella chiesa di s. Maria, il dì 27
nov. 1617. Era composta di 12 sacerdoli in memoria del collegio
apostolico, che in seguito furono portati al numero di 33 in
memoria degli anni di vita mortale del Salvatore Gesìi Cristo.
11 suo scopo principale si era di onorare in partìcolar modo
il Ss. Sacramento dell'Eucarestia, di suffragare con sacrifizii
e preghiere i confrati defunti, e di fare altre opere pie per
acquistare le indulgenze concesse da Urbano Vili a siffatti
sodalizii. Aveva il suo Statuto, che sin da principio fu san-
cito dair arcivescovo Garzadori, e poscia dall'arcivescovo
Zmajevich nel 1743, nonché dal Provveditore generale Fran-
cesco Falier nel 1784. Tra i capitoli del medesimo ve n'ha
uno, che ingiunge l'obbligo ai confratelli di recarsi ogni anno
a Zara nella chiesa metropolitana, e di cantar messa solenne
fra l'ottava del Corpus Domini SiW aliar del Ss. Sacramento,
per la prosperità della Serenissima Repubblica, e per la sa-
lute del Principe. Ve n' ha un' altro, che ordina ai confrati
di celebrare ogni anno una messa per la conversione dei
peccatori, per l' esaltazione della chiesa ecc. Questa pia con-
gregazione faceva una volta all'anno le sue radunanze in
quel villaggio, ov'era paroco il suo capo, che portava il ti-
tolo di Vicario. Sì radunava nel terzo mercoledì dopo Pa-
squa, e per ben due giorni si esercitava in opere pie, e
particolarmente nel suffragare i fratelli defunti. Sussistette
questa divola confraternita sino al 1817, dopo il qual tempo
andò poco a poco a disciogliersi.
Lukoran.
Al sud di Uljan, e lungi da esso due miglia, è posto
il villaggio di Lukoran,, meglio Lukaran da Liika,, valle,
perchè situato in una valle amena e ricca di pescagione.
— 94 —
In scrillura del 1106 è appellalo Lako. In istrumento del-
l'anno stesso troviamo scritto: Vinea^ quae est in loco^qui
dicitur Litkarano.
Questo antichissimo villaggio era mollo esteso^ e com-
prendeva in origine le locnlila di s. Eufemia e di Oltre con
un solo capo comunale. Accresciuta sotto il governo ve-
neto la popolazione, ne seguì la separazione dei comuni, e
reiezione dei rispettivi capi comunali. Tale separazione è
avvenuta verso la metà del secolo dccìmoquinlo. ed allora
il villaggio di Lucoran rimase circoscritto da que'conflni che
oggidì lo determinano.
Antichissima pure è la sua chiesa parochiale, trovan-
dosene memoria col titolo di s. Lorenzo m. in scrittura del
1068. È parimente menzionata nella Bolla di Celestino III
del 1195, più volte citata, nella quale si legge così: Ec-
clesiam santi Laurentii Lucarani cum omnibus pertinentiis
suis, ov' è da notare che allora la chiesa di s. Lorenzo con
lutto il comune di Lucaran. s. Eufemia, Oltre e Poljana ap-
partenevano air abate dei monaci benedettini di san Grisogono
di Zara. Consta dagli alti delle sacre visite che questa chiesa
è stala consacrata. L'aitar principale era intitolato a s. Lo-
renzo, ed aveva il tabernacolo e confraternita del Ss. Sa-
cramento, che provvedeva al manlenimenlo dell' altare, e della
chiesa. Tre poi erano gli altari laterali, dell'Immacolata, del
Corpus Domini e del s. Rosario. Resa malconcia e sdruscila
dal tempo, fu nel 1860 interdetta^ ed abbandonata. Molte
pratiche furano fatte per la sua riedificazione ; la quale ebbe
anche il suo effetto. Una nuova più bella e più ampia ne fu
innalzata nel 1877 ed in un sito più opportuno, non lungi
j^^b dall' antica, e poco distante dalla casa canonica. La spesa fu
nella maggior parte sostenuta dal fondo ecclesiuslico^ nel-
l'importo cioè dì fior. 10200, ed in parte dai villici colle
loro prestazioni per la somma di fior. 4000. La prima pietra,
benedetta solennemente dal Decano di s. Eufemia, canonico
onorario della Metropolitana Don Simeone Pulissich, venne po-
sta il dì 26 ap. 1877 nel luogo, ove dovea sorgere fallar mag-
giore. Fu poi solennemente consacrata il dì 8 seti. 1878 dairarcì-
vescovo nostro Pietro Maupas. E questa chiesa una delle più
eleganti che abbia l'arcidiocesi. S'innalza maestosamente sopra
un piano quasi orizzontale ed ha la forma d'una croce Ialina.
E tutta fabbricala con sasso scavalo nell'orlo parochiale. E
lunga m. 32 sull'asse maggiore, larga m. 9. sull' asse minore,
■^ 95 -
e m. 15. 57 sull'asse maggiore, alta m. tO. Il suo frontale,
egualmente che lo zoccolo, è tulio lavoralo, in pietra battuta,
adorno di pilastri, cornici e piramidi, ed è rivolto a ponente;
porta suir apice un campanile per due campane, alto 8 metri;
ha una magnifica porla d' ingresso a cui si ascende con quattro
gradini. L'abside, che fa termine all'edifizio, è di forma
pentagona, sul cui diametro sorge T aitar maggiore di marmo,
ch'esisteva nell' antica chiesa. Gli altri due altari laterali, pure
dì marmo, trovarono posto nelle cappelle, che formano il
braccio traversale. La sagrestia è un corpo separalo contiguo
alla chiesa, con due uscii, uno dal lato della via, l'altro
diilla parte del prebisterio. Sei finestre laterali, una nel pro-
spetto, ed una binata nella fronte di ciascheduno dei due
bracci somministrano la luce a tutto l' edifizio. Una iscrizione
lapidaria, collocata nelf interno, ricorda la sua fondazione:
TEMPLVM . HOC
REGNANTE . FRANCISCO . JOSEPHO . I .
AERE . ECCLESIASTICO
COOP . INCOLIS
ANNO . MDCCCLXXVII
ERECTVM
A completamento dell' edifizio, e pel necessario suo cor-
redo provvide 1' attuale zelantissimo paroco Luca Krassic
con alcune somme ottenute graziosissimamente da S. M. L
R. A. il nostro augustissimo Imperatore Francesco Giuseppe
1, e da alcune famiglie zaratine, che hanno in questo vil-
laggio le loro terre e casini. Vi concorse anche l' immor-
tale Pontefice Pio IX di s. m. col dono di un bellissimo ca-
lice d'argento cesellalo.
Oltre la parochiale un'edicola esiste a Lukoran, dedicata
alla Natività di M. V. ed alla Ss. Trinità. È lunga m. 7.
larga 6. Ha congiunta una cappelletta, nella quale v'è l'al-
tare della Ss. Trinità. Appartiene al capitolo Metropolitano
di Zara, il quale gode anche una possessione in questo vil-
laggio, menzionala in scrittura del 1404, con l'onere di 1.12
e libbre 3 di cera all'anno per le sacre funzioni. È attual-
mente in cattivo stalo ed indecenle all'esercizio del culto.
Sul muro esterno della cappelletta leggesi la seguente i-
scrizione:
— 96 —
AD . LAVDEM . DEI
ET . B . MAR . VIRO . PBR
JOSEPH . BARBE . CIVIS . JADRAE . INCIPIT
MDLXI .
L'aitar maggiore non ha che la mensa, sopra la quale
è collocalo un quadro di s. Giuseppe. Appiedi di quesf altare
scorgesi un sepolcro su cui è scolpito quanto seguir
D . o . M .
GEORGIVS . CORTINOVl
JADRAE . CIVIS . ATQVE . CANCVS
CVJVS . OSSA . HIC . CONDVNT .
QVIQ . DOCVIT
DEVM . NON . MORTEM . TIMENDAM
OBIIT
ANO . AETATIS . SUAE . LXXXI .
DIE . XXV . MARTII . MDCCXXXIV .
Negli atti della sacra visita quest' edicola trovasi de-
dicata air Annunziazione di M. V.
Un'altra chiesuola trovasi a borra nel porto del vil-
laggio. E intitolata a s. Antonio Patavino. Era un tempo
beneficio del canonico Corradini. con un'altare e tenui pro-
venti. Ora è proprietà della famiglia zaratina Salghetti-Drioli.
Ha questa una dimensione di m. 6 per 4., ed un solo altare
con pala, nel cui centro è dipinta la Vergine col putto, ed
ai lati s. Antonio e s. Giov. Battista. Sopra la porta d'in-
gresso che mette alla via pubblica, è scolpita la seguente
epigrafe :
D . O . M
VIRG . DEIP .
D . D .
SER . P . ANT . PATAV .
AB . FRANC . MAZARACHI
CAN . J.^D .
D . D . D .
MDCCXVI .
— 97 —
Donde rilevasi, che il fondatore di questo beneficio è slato
quello stesso al}ale e canonico della Metropolitana di Zara
Francesco Mazarachi che donò alla cattedrale una lampada
d'argento. Vedi voi. I a pag. 251
Esistono inoltre in questo villaggio gli avanzi d'un^ an-
tichissima cappella, e dappresso alla medesima quelli pure
d'un edifizio, altrettanto antico con una finestra di forma go-
tica. E tradizione, che Tuna e l'altro appartenessero ai mo-
naci egiziani.
In documento del 1677 evvi memoria della Madonna
della cappella di Lukoran.
Sei erano nei tempi andati le pie confraternite eh' esi-
stevano in questo luogo, cioè :
a. La confraternita del Ss. Sacramento nella parochiale,
la quale colle sue rendite ed elemosine manteneva la chiesa ;
h. La confraternita del titolare s, Lorenzo m. con 95
confratelli, e rendite in natura, che servivano alla manuten-
zione del suo altare, menzionala in scrittura del 1645;
e. Quella del Corpus Domini con 30 fratelli, e rendile
in natura per la manutenzione del suo altare, mentovata in
docuuìento del 1705;
d. Quella delia Ss. Trinità con 67 fratelli, e rendile in
natura, ricordata in scrittura del 1739:
e. Quella della B. V. della Cappelizza^ di cui è cenno
in istrumento del 1692; e finalmente
/. Quella delia B. V. del Rosario^ senza statuto, con
24 fratelli e rendite in natura, la quale sola attualmente esiste.
La parochia conta oggidì 690 abitanti, divisi in due
sezioni, denominate Lukoran grande e Lukoran piccolo. Nel
1754 ne contava 426. Il paese è montuoso, grebanoso, e
poco produttivo. L'aria però vi è salubre.
La casa canonica esisteva nel 1671, ma resa inservibile
per deperimento, fu riedificata nel 1840 a carico del fondo
ecclesiastico. E una delle più comode canoniche della Diocesi.
Serie dei parochi e cappellani di Lukoran.
Giovanni Matlessich
paroco
nel
1532
Giovanni Sforinich
55
;?
1670
Filippo Demicich
JJ
55
1684
Simeone Squarlich
55
55
1718
Simeone Fisulich
5?
ìy
1738
7
— 98 —
Martino Dunicich pa
Michele Dunicich
Antonio Longin
Pietro Bologna
Giuseppe Millin
Lorenzo Pestich
Simeone Massar
Simeone Sikirich
Simeone Marceliich
Paolo Rumora
Giuseppe Millin
Pietro Spanich
Antonio Maracich Minor. Os.
Luca Krassich
•oco
nel
1739
9)
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1762
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n
1869
9?
57
1872
Sacerdoti nativi di Lukoran.
Giovanni Hancich
Michele Fustich
Stefano Melada
Francesco Ghirich
Simeone Vuscovich
Michele Slachich
nel
99
1570
1708
1717
1726
1746
1759
In scrittura del 1665 v'è notizia d'alcuni terreni ap-
partenenti al collegio di s. Simeone, posti nella località Be-
dricischine di questo villaggio.
Sant'Eufemia (Sutomiscica).
Sani' Eufemia^ hr pfifi^tpftli» delle Vtlte nell'isola d* Uljan.,
dagli Slavi appellata Sutomiscica^ e più comunemente Su-
misnica^ è situata nel mezzo dell' isola, a sud di Lukoran,
dirimpetto a Zara, nel fondo d'una valle amena, che serve
di porto ai naviganti. Fin dalla sua origine apparteneva a
Lukoran nel temporale e nello spirituale; era cioè una lo-
calità ed una frazione di esso. Cresciuto in seguito il nu-
mero de' suoi ahitanti, fu eretta in Comune separata, di modo
che mentre in scrittura del 1349 la si trova menzionala quale
località soltanto, in scrittura invece del 1405 è appellata col
titolo di villa di s. Eufemia, ed in altra di sìmil data è me-
moria dì Prè Pietro suo cappellano. Dal che sembra che
allora fosse stata dichiarata cappellania. Quando sia stala e-
— 99 —
levata a parochia non consta; trovasi però cenno del suo
paroco in documento del 1662, il quale nel 1700 era di-
stinto col grado di Vicario foraneo.
La chiesa di s. Eufemia è assai antica. E infalli no-
minala in più scritture del 1349, 1355, 1356 e del 1402.
È questa che diede il nome, dapprima alla valle, poi anche
alla villa. Diroccata dal tempo fu riedificata dai villici nel
1679, come lo farebbe conoscere l'iscrizione, scolpita sul-
r architrave della porta maggiore:
MDCLXXIX
FV FATTA QVESTA CHIESA SOTTO IL PAROCO DON TOME (Micich)
Fu consacrata dalT arcivescovo Friuli nel 1710; il che
si rileva dalla lapide infìssa sul muro laterale interno dal
lato deir epistola dell'aitar maggiore, la quale suona così:
BI KARSTENA CRIKVA SVETE EVFEMIE POD PRISVITLIM
ARKIBISKVPOM VIKTORIO PRIVLI NA 26 NOVEMBRA 1710
E situata fuori del villaggio col frontispizio rivolto a
occidente; è costrutta di pietra lavorata; ha la dimensione
di 18:50 m. per 9:50, una nave sola, due uscii, e sei fi-
nestre ad arco. La sacrestia, posta dietro l'aitar maggiore è
lunga metri 6, larga 8 : 50, e ha due ingressi ai lati elei
medesimo. Cinque altari di marmo a quattro colonne ador-
nano questa chiesa, «h ■ ò u itfr"-'tlt41^-ptè--4#ll^^4l^^
Il principale, sulla cui mensa poggia un bel Ipbern acolo di
marmo, è intitolato Siìì' Assunzione di M. V. il cui dipìnto è
di buon autore. Quello a destra del maggiore è dedicato al
Dottore s, Girolamo^ la cui pala, rappresentante il santo pe-
nitente, rivolto in atto supplichevole alla V^ergine, ritiensi
condotta da pennello maestro. Segue a questo l'aitar delle
anime purganti. Il primo poi dal lato dell'epistola è il t^
tolare di s, Eufemia, la cui statua, scolpita in legno, ornata
d'argentea corona, di manto trapuntato in oro, e di molti
preziosi voti, è racchiusa in una nicchia di marmo con cristallo.
Negli alti di sacra visita del 1681 se ne trovano in-
dicati altri due, cioè della Ss. Trinità e della B. V. del
Carmine, Negli alti del 1671 trovasi l'aitar maggiore de-
dicato alla B, V, del Rosario.
— 100 ~~
Un'elegante torre quadrata, con castelletto in cima, fu
dalle fondamenta innalzata nel 1836 colle obblazìoni dei vil-
lici di s. Eufemia e di Poljana. E distante 10 m. dalia chiesa,
porta due sonore campane nel piano superiore, una alla pa-
trona, e r altra a s. Girolamo intitolate, ed anche queste fab-
bricate a spese dei villici nel 1861. In quest'anno poi visi
aggiunse un orologio.
La chiesa non ha beni di sorla, ma si mantiene dSce^
rosamente colle generose elemosine dei fedeli, i qììStSwio
contenti di vedere impiegati gitidiziosamenle i frutti di lor
fatiche a maggior lustro della medesima.
Fra i sacri arredi, di cui è ben fornita sono rimarchevoli
due paramenti per la loro antichità e singolarità di lavoro.
La parochia di s. Eufemia, alla quale ò aggregata T at-
tigua località di Poljana^ conta di presente 1189 anime.
Nel 1754 s. Eufemia assieme con Oltre faceva 1036 anime.
/ 11 paroco, che una volta era vicario foraneo, è oggidì
Decano di tutta l'isola d'Uljaiiii
La casa parochiale antica e malconcia fu riedificata nel
1837 a spese del fondo ecclesiastico colia concorrenza dei
villici e da poco tempo ampliata.
Quattro pie confratcrne esistevano in questa parochia
nel 1808, cioè (a di s. Eufemia con 100 fratelli, e rendite
in denaro della quale è menzione in scrittura del 1614 e
negli atti della visita canonica del 1671 ; (h del Corpus Do-
mini con 50 fratelli e rendite di beni campestri, la quale
fu eretta formalmente verso la metà del secolo decimoset-
timo, e di cui è cenno negli atti della visita pastorale del
1671, e che fu approvata dall'arcivescovo Balbi intorno al
1660; (e delle anime del Purgatorio con 40 fratelli, ed e-
limosine ; e ("^ di s. Giuseppe con 36 fratelli ed elemosine.
Oltre alle suddette ve n'erano anticamente altre due intitolate
alla B. V. Assunta^ e alla B. V. del Rosario,
Oltre alla prefata chiesa parochiale vi sono:
1. La cappella di san Gregorio Magno^ situata alle
sponde del mare sopra la punta ponenlale della valle di s.
Eufemia per cui anche adesso porta il nome di Punta dis.
Gregorio. Per essere malconcia ed abbandonata, venne in-
terdetta, ma fu non ha guari restituita al culto, dopo che è
stata anche ristaurata a spese dei fedeli. Vicino ad essa scor-
gonsi sdruscite muraglie, avanzo d'antico asilo di Eremiti
Francescani, ivi stabilitisi al principio del secolo decimo-
\
— 101 -
quinto, e poscia trasportatisi nello scoglietto dì s. Paolo.
Leggesi, infatti, in documento del 20 dicembre 1460, che
bombardino de Soppe lasciò 100 ducati d' oro per la ripa-
razione della chiesa di san Gregorio, posta sulla punta della
valle di s. Eufemia, e pei ristauri della casa attigua, ad uso
di quattro Eremiti Francescani, verso V adempimento di certi
obblighi; ma che col tempo trovando essi di non poter ai
medesimi di sottostare, né campar ivi convenientemente la
vita vennero dall' arcivescovo Matteo Valiaresso trasferiti a
Zaglava, mentre i Frati di Galevaz restarono in possesso dei
beni Soppe, prendendosi l'incarico di soddisfare agli obblighi
annessivi. E così restarono abbandonati e il chiostro e la
chiesa di s. Gregorio, la quale aveva il suo altare.
2. La chiesa di s. Michele in monte. Sulla sommità di
un monte, che alto s' erge neir isola d' Uljan dirimpetto a Zara,
sorge nel centro d'un castello una chiesa antichissima, acuì,,
I
era congiunto un chiostro di religiosi, col titolo di badia.
Narrano le nostre cronache che e chiesa e convento sien(^
slati eretti Tanno 988 dal vescovo di Zara Prestanzio as--"^
sieme a suo fratello Madie, rettore della città: che la chiesi^ '"^
sia stata dedicata ali arcangelo s. Michele, da cui prese nomo . |® w
il castello non meno che il monte; e che ambidue questi^ ^®*
sacri edifizii furono da loro donati ai monaci benedettini, ì^"^^ m
quali già in allora avevano qui in Zara un cenobio ed ui*^ u^^
tempio a s. Grisogono consacralo, ed oltre a ciò una easi^^-j*^
ed una edicola^ la quale servì dippoi di sagrestia alla chies i^ «^^
di s. Silvestro. Dalle stesse cronache rilevasi, che allorquand
i Veneti nel 1202 smantellarono Zara, edificarono in que^
sito una rocca ben munita accerchiandone di forti muraglie
e d'alte torri il convento e la chiesa, e munendola di pre-
sidio onde tener in freno i vinti, e poter scoprire da lon-
tano i navigli nemici, che a loro danno scorrevano il mare.
Tale si è l'origine del castello, del chiostro, e della chiesa
di s. Michele in monte d' Uljan. Da una carta del 1203 si
ha che il castello aveva un circuito di 280 metri, e che la
chiesa, lunga 20 e larga 8 metri, era fabbricata a volto
reale, e con buon stile di architettura. Questa chiesa, cosi
antica, tuttavia si conserva; non così il chiostro che andò
in rovina, non iscorgendosi di esso che le fondamenta ed i
suoi frantummi. Dai ruderi si scorge che ciascun monaco a-
veva la sua abitazione separata con orticello dappresso. Sus-
siste oggidì anche il castello, ma sdruscito, ed una puranco delle
— 102 —
Ire torri eh' I fiancheggia vono, heiichè dimezzala da un ful-
mine, che la colpi nel 1162. Questo sacro asilo, che da prin-
cipio era ahilalo da monaci j3iù giovani, venne in seguilo
nel 1166 eroUo in abbazia. Fra i suoi abbali si noverano
i seguenti :
Abbati benedettini di s. Michele in monte d'Uljan.
Giovanni nel 1166 Matteo nel 1316
Madio „ 1190 Pietro „ 1340
Giovanni „ 1194 Gregorio ,, 1387
Donato „ 1198 Nicola „ 1395
Pietro „ 1200 Luca „ 1400
Nicola „ 1282 Nicola „ 1421
Gregorio „ 1292 Pietro „ 1432
Jacopo j, 1307 Luca „ 1450
Paolo „ 1309
Nel secolo decimoquinto l'abbazia di s. Michele fu con-
vertita in Commenda, e consegnata a persone del clero se-
colare. D'allora il chiostro non fu più custodito dai monaci
Benedettini, ma da due Eremili, come ci fanno teslimonianza
le antiche memorie dì Zara: Anno 1681 morabantur duo
Jierernitae in monte apud Ecclesiamet Castrum s.Michaeìis:
e perchè all'abbaio Commendatario riusciva disagevole la
celebrazione dello messe fondazionali su quel monte allo e
scosceso, venne eretta nel piano al lido del mare nella punta
di Poljana una casa con una chiesuola in onor di s. Pietro
ap. la quale ancora sussiste, come tra poco vedremo.
Abbati Commendatori di §> Michele in Monte.
Giovanni de Barbo nel 1483
Stefano de Cortese areno di Zara. ., 1502
Giovanni Celio, Prolon. apost. „ 1521
Francesco Superanzio „ 1540
Matteo de Marchetti canonico del
capitolo di Zara „ 1555
Muzio Gallino arcivescovo di Zara,
ullimo abbate ^ 1565
L' abbate Commendatario di s. Michele in Monte aveva
il terzo posto nei Sinodi Diocesani.
— loa —
Succeduti i Padri Domenicani dì Zara nel possesso di
questa abbazia in forza d'una Bolla di Pio V del 1571, si
fabbricarono essi presso il mare un'ospizio, cbe tuttora sus-
siste, ed in esso una chiesuolelta, che fu nel 1794 benedetta
in onore di Tuli' i Santi dell' ordine, sotto il patrocinio di s. Pio V.
L'abbazia di s. Michele avea nei suoi dintorni pingue
possedimento, che quei religiosi di s. Domenico godettero
fino alla sopressione del loro convento di Zara, cioè fino al
1807, nella qual epoca passò a far parte dei fondi per la
pubblica istruzione, y augustissimo nostro Imperatore Fran-
cesco Giuseppe L secondando il desiderio esternalo alla Maestà
Sua dall' arcivescovo Giuseppe Godeassi di buona memoria,
la devolse nel 1858 a benefizio del Seminario Diocesano
Zmajevich, ed a tal fine venne anche canonicamente incor-
porala alla fondazione Diocesana.
La elevata posizione del Castello di s. Michele lo rese
nei tempi di guerra assai importante. Era punto adattatissimo
a sorvegliare i movimenti marittimi del canale di Zara, e
del golfo Adriatico; e quindi anche ai nostri giorni ebbe a
servire perbene ad uso di telegrafo, che corrispondeva con
quello della torre di Zara. L'anno 1344 era presidiato da
60 militi, e nel 1395 da 13 con un contestabile.
La chiesa di s. Michele in monte, come abbiam detto
di sopra si conserva ancora in piedi, abbenchè sia abbando-
nata, e priva di altare. Ha due stemmi abbaziali scolpiti sul-
r architrave delia sua porta d' ingresso, i quali appalesano le
passate sue glorie.
3. La chiesa di s, Pietro apostolo. Questa, di cui si
è parlato più sopra, è situala sulla punta orientale della
località di Poljana, e si mantiene tuttora in buono stato. Ha
un'altare, su cui si celebra nella festività del titolare. La
Fondazione Diocesana n'è in possesso, e provvede alla sua
conservazione, facendo parte la medesima dell'Abbazia sop-
pressa di s. Michele in Monte.
4. La chiesetta di s. Pio F, annessa all' ospizio di cam-
pagna, posto alle rive del mare di Poljana, ora di proprietà
della fondazione Diocesana. È fuor d' uso, ed in essa come
nella precedente i Padri domenicani adempivano gli obblighi
fondazionali di messe, pertinenti all'abbazia di s. Michele,
come sopra si disse.
5. La cappella privala della B. V, Annunziata^ eretta
Tanno 1686 entro una palazzina della nobil famiglia zara-
— 104 —
lina de Lantana. Questa pure sussiste^ ed è tenuta in ordine.
La seguente epigrafe scolpita sul fronlale fa conoscere ctie
fu eretta da Marcantonio de Lantana, e consacrata dall'ar-
civescovo Bernardo Florio:
SACRARIVM
AB . ANTISTITE . FLORIO . B . M . V . CONSECRATUM
QVOD . PIETAS . M . ANT . LANTANAE . EXTRVXIT
QVICVMQVE . ES . VENERARE
HIC . SERAPHICI . REFORMATOR . ORDINIS . EJVS . FRATER
PRIMVS . LITAVIT . ALTISSIMO
CVJVS . NOMINIS . ET . PATERNAE . PIETATIS . HAERES
HORATIVS
AVCTIS . CIRCVMQVAQVE . DELITIIS
VT . TANTI . PATRIS . AC . OPERIS . DVRARET . MEMORIA
MARMORI . COMENDAVIT
ANNO . DOMINI . MDCLXXXVII
Si hanno memorie scritte, che Marcantonio de Lantana, di
cui è parola nell'epigrafe., conducesse nel 1(3(J3 una colonia
d'italiani agricoltori, per ridurre a buona coltura la sua pos-
sessione di s. Eufemia.
Era costume dei Provveditori Generali, lorquando ter-
minavano la loro carica in Zara, di portarsi con solennità.,
e con molti navigli pubblici in cotesto villaggio, ed ivi nella
suddetta palazzina atlendere e ricevere il loro successore
per consegnargli l'ufficio. Questo costume, ch'era accom^
pagnato da lieti festeggiamenti e da pubbliche dimostrazioni
di riverenza ossequiosa e di affetto, perdurò sino al 1759,
in cui partì da Zara il Provveditore Carlo Contarini.
6. Cappella del Dottor s. Girolamo, Negli atti di sacra
visita del 1674 si trova accennata questa chiesa nella pa-
rochia di s. Eufemia. Non si conosce di essa ne la posi-
zione né il suo fine. Era dessa di juspatronato dell'antica
famiglia zaratina Desiderati, la quale provvedeva al suo man-
lenimento. Aveva un solo altare, ed un campanile sulla
sommità della facciata con una campana.
7. La chiesa antica di s. Andrea ap. In scrittura del
1387 è cenno di questa chiesa, di cui oggidì non se ne
conoscono neppur le traccie.
— 105 —
8. La chiesa di s. Martino v. E ricordala in carta del
1479, ma neppur di questa si sa il destino.
Serie dei parochi e dei cappellani di s. Eufemia.
Prò Pietro cappellano nel
Luca Spai* paroco
Gre^. Salalich detto Profazza
Tommaso Mici eh
Giorgio Drazevich cappellano
Girolamo Spar paroco 56 anni
Antonio Cusmicli
Antonio Dorchicli
Tommaso Micich
Girolamo Caslellanich
Simeone Simich
Paolo Gherdovich
Matteo Brisich
Giovanni VI a hi eh
Giovanni Levacich
Giorgio Cioban
Sim. Perioh can. titol. di Nona
Giovanni Levacich
Marco Pellizzarich
Giorgio Livich
Marco Zvittanovich paroco e decano,
insignito della croce d'oro del merito
con corona nel
Simeone Pullissich paroco e decano,
canonico onor. del Capit. Melrop. nel
cappelhino
n
??
paroco
cappellano
paroco
cappellano
paroco
?5
??
5?
??
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1405
1662
1664
1670
1681
1714
1737
1738
1742
1762
1763
1771
1815
1821
1825
1826
1840
1843
1844
1864
Antiche famiglie di s. Eufemia.
Bacchich
in
documento
del
1395
Crisanich
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1400
Filippovich
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1405
Budacovich
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1406
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1703
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1720
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1740
— 106 —
L'amena valle di s. Eufemia, tanto lodata dall' or de-
funto illustre letterato Nicolò Giaxich^ è ricordata nelle auliche
nostre scritture. Fassi d'essa menzione in documento del
1349; d'un certo Giovanni q.m Juray suo abitatore in caria
del 1355; e d'una sua casa campestre in istrumento del
1383. In scrittura poi del 1423 è memoria di 14 ^saline di /
proprietà della chiesa di s. Grisogono di Zara, esistite sulla
punta della valle.^'^^^^ ,_,.^^«,^«^-^^
Oltre (Preko).
Di fronte alla città di Zara, alla distanza di circa 3
miglia., giace sull'isola di Uljan, vicino a s. Eufemia il bel
villaggio di Oltre. Nelle auliche scritture è denominato sejii-
jpre col titolo di Otocli^ e di Ultra harcaneum, cioè Oltre
il barcagno di s. Michele; più' tardi e per brevità col solo
nome di Oltre in italiano, e di Preko in slavo. Fu appel-
lato Oltre it. barcagno pel continuo tragitto marittimo, che
facevasi ne' tempi andati, e fassi pur oggidì dai cittadini
di Zara e dai villici di Oltre, gli uni per aver ivi i lor
casini dì delizie, gli altri per esser in continua relazione
colla città. In documento del 1392 è menzionalo il Tra-
ghetto di s. Michele. ^
Una iscrizione lapidaria, esìstente sopra la porla d'in-
gresso al casino campestre ora di proprietà dei signori
Salghetti-Drioli., e pria dei signori Cernizza, farebbe sup-
porre che a Olire sussistesse nel secolo decimosesto una
popolazione, abbenchè per nazione d'oltremare debbasi in-
tendere la popolazione di tutti gli scogli posti dirimpetto
a Zara.
L'iscrizione è la seguente:
Vvco Cernizza p.(er) la ser. rep. di ven. coLL.(onello)
DELLA NATIONE OLTRAMARE P.(er) LVI E SVCESSORI
CON DISPENDIO ET INCOMODO d' INCVLTO E DESERTO
FABRICÒ QVESTO EVOCO DELICIOSO
M . D . L . X . V . I .
E questo villaggio molto benestante., poiché tanto gli
uomini che le donne sono amanti della fatica, e del lavoro,
da cui ritraggono grandi vantaggi. Assieme con s. Eufemia
dipendeva per lo innanzi dal paroco di Luk^ran. Quando sia
— 107 —
stato eretto in parochia, non consta, non trovandosi anno-
verata, come tale, negli alti delle visite pastorali, neppur
del 1700. Il primo paroco, che abbiamo trovato negli atti
antichi, è nominalo in documento del 1756; dal che puossi
dedurre con molla probabiliU\ che questa villa sia slata di-
chiarata parochia, indipendente da Lukoran, nella seconda
metà del secolo decimottavo.
L'antica sua chiesa, dedicata alla B. V. del Rosario, fu
nel 1765 riedificata dai villici per cura del paroco Matteo
Brisich, ingrandita e lastricata nel 1773 dalf arcivescovo
Michele Triali. Ha la forma di un quadrilatero, lungo m. 17,
largo m. 8, alto m. 6. È incapace a contenere T odierna
popolazione di Olire, che supera il numero di 1300 anime.
Air esterno offre un aspollo poco elegante, nelF interno non
ha nulla di rimarchevole. Ha tre altari di marmo de' quali
il maggiore, dedicalo alla Vergine del s. Rosario, è di un
ben condotto lavoro. Uno dei laterali è intitolato al Suffra-
gio, la cui pala fu dipìnla da Francesco Salghetli, egregio
pilturf^ zaratino. L'allro è dedicalo al Ss. Crocifisso. Ve ne
ha un quarto, di legno invernicialo, nel cui nicchio è col-
locala una statua della B. V. della Salute.
Il campanile è a torre quadrata, e dev' essere poste-
riore air ingrandimento della chiesa. Non consta però del-
l'epoca di sua erezione. E alto 32 metri. Ha quattro cam-
pane, la quarta delle quali, eh' è la minore, dee aver ap-
partenuto all'antica chiesa, di cui femmo menzione di sopra,
dappoiché porta impresso l'anno 1633, come si vede nella
epigrafe :
OPVS ANTONII depoli . FECIT VENETIIS ANNO DOMINI
MDCXXXIII
Le due mezzane vennero fuse in Zara nel 1836 nella officina
di Giovanni Colbacchini dì Bassano a spese dei villici e per
cura del paroco Vito Dunatov; il che risulta dalla iscrizione :
JOANNES COLBACCHINI BASSANEN . JADERAE FECIT ANNO
MDCCCXXXVI .
La maggiore, eh' è del peso di mille funtì, è opera dì Pietro
Colbacchini del 1860, come leggesi sopra la medesima:
OPyS PETRI COLBACCHINI BASSANEN . MDCCCLX .
— 108 —
Canonica non esiste aUiialmente in questa parochia. Una
casella comunale serve dì abitazione al paroco. E in per-
traltazione F erezione di un nuovo corrispondente edifizio.
Tre erano una volta le confraternite in Oltre: una del
Purgatorio con 70 confratelli e rendite di beni campestri
ed elemosine; era dedicata alla B. V. del Carmine, e munita
di statuto relativo: T altra del Rosario con 75 confratelli e
rendile di beni ed elemosine: la terza di s. Croce con 44
fratelli e rendite simili alle precedenti. Tulle tre furono
soppresse nel 1808.
Serie dei parochi di Oltre.
Michele Dunicih
Matteo Brisicli
Michele Nisich
Sime Barbarossa
Jure Nisich
Sime Massina
Francesco Franich
Giovanni Kosta da Oltre
Giuseppe Marcellich
Vito Dunatov
P. Bonaventura Depiera
P. Romano Gherscovich del
3 0 Ordine
P. Celestino Buich
Simeone Sorich
Michele Ciurkovic
Simeone Slanìc
paroco
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1878
Bcoglietto Galevaz, ovvero s. Paolo.
Presso la villa di Oltre, rimpelto a Zara, sorge uno
scoglio, dello Galevaz^ che anche scoglietlo di s. Paolo
viene appellalo, per essere sialo abitalo una volta dai seguaci
di quel primo santo Eremila, dal nome del quale fu pure
intitolala F antichissima sua chiesa. Essi poi, a quanto nar-
rasi, l'abbandonarono passando in Ungheria, ed in luogo loro
vi si stabilirono i Terziarii Francescani, a merito del nobile
zaralino Borlolomeo de Milano, dai cui commissarii si trova
memoria che nel 1443 fossero corrisposti a que' padri ol-
^ 109 —
tantacinque ducali d' oro per la fabbrica del chiostro, come
pure da posteriori memorie, T ultima delle quali del 1448,
rassegnamento ad essi rilevasi, e la consegna dello scoglio,-
chiesa ed altri beni assegnali per la loro sussistenza; lo
che veniva indi sancito nel 1454 dall'arcivescovo Maffeo
Valaresso, a ciò dal Pontefice delegato. Nel 1516 ristaurati
furono dalla pietà dei fedeli e chiesa ed ospizio, e fu lo
scoglio ridotto a buona coltura dalla diligenza dei Padri,
presso i quali esistevano anche parecchi manoscritti illirici
di cose dalmate. Così il P. Fabianich nel I volume della
sua Istoria dei Frati minori.
La chiesa, da prima a s. Paolo I Eremita, venne poscia
dedicata in onore del Precursor di Cristo s. Gio. Battista.
Vi sono in essa sepolture del dodicesimo secolo, e d'intorno
alla medesima scorgonsi ruderi di fabbriche antiche. Havvi
in essa un bel dipinto di Francesco Salghelti, rappresentante
s. Rocco. Sul pilastro superiore della porla principale leg-
gasi la seguente iscrizione:
HORATIVS BELLOTVS VENET . EPS NONEN . TEMPLVM HOC
IN HONOREM DIVI PAVLI PRIMI EREMITAE
ET ALTARIA CONSECRAVIT V . KAL . JAN . MDXCVI
SVB GVARD . F . MICH . NISICH
Donde si eruisce, che la consacrazione della chiesa dello
Scoglietto venne fatta nel 1596 dal vescovo di Nona Orazio
Belloti sotto il guardianato di frate Michele Nisich.
Un'antica confraterna esisteva in questa chiesa nel 1695
sotto il titolo di Scuola di s. Paolo. Fu soppressa nel 1808.
Questo scoglietto, destinalo sino da' tempi lontani al-
l' espurgo dei bastimenti infetti di mal contaggioso, fu nel
1791 reso deserto, e perfino privato dei suoi olivari e vigneti.
Scoglietto Osliak.
Un altro scoglietto, a scilocco del precedente, sorge
presso il villaggio di Oltre. Il suo nome antico è Osliak,
Venne poscia denominalo Kalugerà^ ed anche Lazzaretto.
Apparteneva un tempo alla mensa arcivescovile di Zara,
come leggesi in scritture del 1320, e poscia da essa affiliato
~ 110 —
per pastura, indi nel 1555 livellalo in pcrpeluo ai nobili di
Zara Cedolini, dai quali Io ebbero in seguilo i Cortese, i
Pozza ed i Soppe, da cui lo acquistò il Calogerà. donde
passò in Licini per compravendita, dal quale fu livellato ai
Carrara. Ultima posseditrice ne fu la famiglia Giurich. Nel
1641, minacciando il morbo pestilenziale d'invadere queste
contrade, venne stabilito in questo scoglielto un'ospitale, col
titolo di Lazzaretto^ con tutto il necessario corredo, per
accogliere tutti quelli che si fossero dimostrati sospetti di
questo rio malore. Un' altro simile ne fu istituito nel preac-
cennato scoglietlo di Galevaz per la cura degli appestali.
D'ambidue questi asili ne fan menzione i nostri cronachisti
nel modo che segue : Huic insulae s. Michaelis adjacent in
freto Jadertino duo scopidi^ ubi 7iaves ex Oriente^ ac prae-
sertim ex regionibus pestilentia afflìctis dispersae. certo
dierum spatio jubentnr subsistere. et vectores ac merces
purgarla ne si quid contaglonis secum afferant^ incolis adhae-
reat^ lateque p)ropagetur^ et ibidem ad curandos lue affé-
ctos duo erant Nosocomia, Questa misura però non valse
a rimuovere il fiero morbo, che anzi spopolò Zara di nobili,
ecclesiastici, cittadini e borghigiani, le cui ossa riposano
tuttora raccolte in una profonda voraggine.
Andato col tempo in mina il Lazzaretto di Osliak. coi
ruderi del medesimo fu edificala intorno al 1723 dal cav.
Giacomo Calogerà una comoda abitazione, fu messo a coltura
il terreno, e collocalo nel 1725 un molino a vento per la
macinatura dei cereali, il quale or più non esiste. Ivi tro-
vasi una cappella, dapprima intitolata al dottor s. Girolamo,
ed ora alla B. V. Assunta, la quale venne di recente ristau-
rata e provveduta di tutte le necessarie suppellettili dalla
zaratina famiglia Nachich, che n'è oggidì proprietaria, e che
ridusse tutto lo scoglio a luogo di delizie. Nella suddetta
cappella esiste una iscrizione lapidaria del seguente tenore :
HAC . SACRA . IN . AEDICVLA
DIE • XXIV . SEPTEMBRIS , MDCCCLXII .
PRIMVM . SVVM . SACRVM
SACERD^S
^ILLIPVS . NACHICH
FECIT .
Ili
Cale (Kalì).
A scilocco di Oltre e da essa disiatile non più d'un
miglio, sulla stessa isola d' Uljan, presso il mare è situata
la villa di Cale^ dagli slavi delta Kal\ col qual nome la
si trova menzionata in scritture del 1349.
Al levita ed inclito martire san Lorenzo è dedicata la
sua chiesa, che, come si rileva da antichi documenti, di già
esisteva nel 1404, ma in hrevi dimensioni, per cui piuttosto
cappella anziché chiesa doveasi appellare. Fu dalle fonda-
menta ricostruita nel 1698 a spese del Comune, per cura
del paroco Matteo Longin, in più ampie dimensioni, e più
tardi, cioè nel 1777 consacrata il 13 luglio dall'arcivescovo
Carsana, come leggesi nella seguente lapide esistente sopra
il suo principale ingresso:
NA . 13 . LVGIA . 1777 , BI . KRSCHIENl . OVA . ZRIQVA .
S . LOVRINCA . OD . PRGA . GOSPNA . JOANNA . CARSANA
. ARCIBISKVPA . ZADARSKOGA
Si riscontrano ancor oggidì sulle pareti le croci della con-
sacrazione, la cui commemorazione si celebra ogni anno con
festa solenne. Giace la medesima all' ingresso del villaggio
su di una collina dal lato di maislro. È lunga 24 metri,
larga 12; ha una sola nave con sei altari, quattro dei quali
di marmo, due di legno. 11 maggiore che appartenne alla
soppressa chiesa di s. Catarina di Zara, è dedicato al titolare
s. Lorenzo m., il secondo alla B. V. del Rosario, il terzo
e il quinto alla Santa Croce, il quarto alla B. V. Addolo-
rata, ed il sesto alla Ss. Trinità. L'umile suo campanile con
due sonore campane è posto sopra la sacristia.
In s. Laurentio de Cale^ dice l'arcivescovo Caraman,
pretioso ex marmore aitarla^ decori Calices^ Candelahra
argentea^ argenteae Cruces^ et Lampades^ cera copiosa^
nova amplioris Ecclesiae constructio^ omnisque sacra su-
pellex ad usum^ et ornatmn.
Air aitar di s. Lorenzo è unito un beneficio semplice,
fondato nel 1530 dalla preesistita famiglia zaratina de Delrico,
consistente in beni campestri, colf obbligo di Messa e Ve-
spero al suddetto altare nella festività del santo patrono. Il
suo beneficiato avea il titolo di rettore della chiesa di
— 112 —
s. Lorenzo di Cale. Tali furono un Simeone Begna nel 1582,
Girolamo Caslelnuovo nel 1678. un Antonio Andriani nel
1686, Antonio Bolognese nel 1710, Giovanni Grisogono
nel 1728, ecc.
La canonica venne eretta dalle fondamenta per cura del
suo paroco benemerito Natale Drazich nel 1860.
Cinque pie confraternite sussistono al presente in questa
parochia. e sono :
1. La confraternita del Ss, Sacramento^ aìh ([naie erano
associati nel 1808 duecento confratelli: e dal 9 dicembre
1821 vi partecipa tutto il comune.
2. Quella della B V, del Rosario legalmente istituita
ed approvata, la quale, soppressa nel 1808, venne ripristi-
nala e riorganizzata l'anno 1875 con apposito statuto. Questa
sì compone oggidì di 53 consorelle.
3. Quella della Ss, Trinità, fondata il 6 luglio 1863
con proprio statuto, non però ancora approvalo. Ha questa
34 associali.
4. Quella della s. Ciucce, che sussiste dal dì 8 maggio
1714 con regolamento non approvato, e con 44 confrati.
5. Quella finalmente della B. V. Addolorata^ eh' ebbe
principio il giorno 21 gennaro 1729. Ha il proprio statuto,
non ancor approvato, e 33 aggregati.
Tutte queste confraterne avevano una volta le proprie
rendite in natura, od in elemosine, colle quali facevano fronte
alle spese del culto pegli altari rispettivi.
Beneficio di s. Pellegrino di Cale.
Sul pendio d' un monte, e distante dal paese un miglio
incirca, è situata un' edicola intitolala a s. Pellegrino m.^ da
cui prese nome lo stesso monte. A questa chieselta, eh' è
consacrala, e sul cui altare v'è la pala colla B. V. del
Carmelo, ed il santo titolare con illeggibile scritto, è an-
nesso un beneficio semplice., che cappellania di s Pellegrino
di Cale s'appella. Fu istituito dal nobile zaratino Simeone
q.m Bartolomeo de Ciprianis con suo testamento 12 marzo
1407. La sostanza da lui lasciata consiste in 200 gognali
di terra, situati nel villaggio, ed in livelli delle antiche case
di Zara. Pozza e Zappich, la cui rendila era una volta in
complesso di circa 200 ducati veneti. L' obbligo del bene-
ficiato è di tener in concio la chiesa beneficiale, provve-
— 113 —
derla di olio, cera, e delle sacre suppellcUili,, ed Inollro di
celebrarvi due messe al mese pregando per T anima del
fondatore. Gli elettori sono due commissarii, i più propinqui
del Ciprianis^ e questi i Bortolazzi ed i Franceschi^ quali
discendenti della l'amiglia Grisogono, imparentata coli' estinta
de Ciprianìs. Tra i suoi beneficiati annovcransi i seguenti :
Prò Simeone Utcovich nel 1580; Prè Simeone de Cedolini
nel 1638, che fu canonico di Zara nel 1044; mons. Anto-
nio Belglava che nel 1778 ristaurò la chiesa; Prò Tommaso
Franceschi nel 1830; il paroco di Cale Natale Drazich ; ed
attualmente il suo nipote Matteo Drazich, curato di Medvìdje.
Entro la chiesa esiste la seguente epigrafe :
SISTE . ADVENA . HABETVR . PER . SENIORES . QVOD .
MARTYR . PELLEGRINVS . OLIM . EX . PRINCIPIBVS , GRANGE .
EPISCOPVS . ATTERN . NVNC . EX . CIVIBVS . PARADISI .
CVJVS . CORPVS . IN . FINITIMO . VENERATVR . DELVBRO .
FORTVITA . MARIS . SORTE . AD . HAEC . LITORA : TRANSLATVM .
PETRVS . OSLICH . ANNO . MDCV . EX . VOTO . FIERI . FECIT .
PER . BERDVLIVM . DE . VENETIIS . DIE . Ili . AVGVSTI .
P . A . S .
Anche in Zara si onorava una volla col debito culto
s. Pellegrino e in di lui nome dedicato nella chiesa di s.
Maria Maggiore (s. Simeone) era nel decimoquinlo secolo
un' altare, a cui andavano congiunti due beneficii, l' uno fon-
dato il 6 giugno 1429 da Damiano de Ciprianis, consistente
in un terreno a Boccagnazzo con obbligo di sei annue messe
al prefato altare, i cui elettori erano i co. Fanfogna; l'altro
istituito da N. Budinich il 5 maggio 1434, consistente in
cinque gognali di terra, e 120 ulivi coli' onere d'una messa
ogni mercordì al suddetto altare, il cui beneficiato veniva
eletto dalla famiglia Bortolazzi.
La parochia di Cale conta di presente 759 abitanti, i
quali sono dediti alla pesca e alla coltura dei campi. Nel
1754 non ne contava che 334.
Serie dei parochi di Cale.
Andrea Vitulich paroco nel 1674
Stefano Vitulich ,^ ,, 1681
— 114 —
Matteo Longin paroco nel 1698
Michele Gotich „ „ 1703
Matteo Blasiil „ „ 1757
Matteo Blasulovich „ „ 1770
Giovanni Sulich „ „ 1771
Giovanni Drazich „ „ 1815
Natale Drazich „ ,5 1840
Giovanni Vidov ora can. cap. „ „ 1872
Vincenzo Seleni ^ „ 1874
Fra i sacerdoti nativi di Cale trovasi Giovanni Drazich
in scrittura del 1670, Pietro Brisich del 1711, altro Gio-
vanni Drazich del 1727, Matteo Franich del 1740, Giorgio
Zelenzich dell 742. Lorenzo 31issul del 1772 e Natale Blasul
del 1777.
Fra U antiche famiglie di questo villaggio sì annoverano
i Chrestolich ed i Salala nel 1386, gli Sconcich e Sutlovich
nel 1405, i Miroslavich nel 1433, ed i Franulich nel 1477.
Kukljica.
Contermine al villaggio di Cale è quello di Kukljica^
l'ultimo della Isola di Uljan dalia parte meridionale. Da
tempi rimoti fu abitato, trovandosene notizia in scrittura del
1349 e del 1380, nella qual epoca la nobil famiglia zaratina
de Cedolini possedeva alcune terre in questa località. Anche
l'istituzione della parochia dee essere assai antica, dappoiché
in documento del 1405 è menzionato Prè Novacho q.m Gru-
biza dalla Lika, paroco di F{ukljica. La sua chiesa parochiale
è situata nel centro del villaggio. La si trova nominata negli
alti di sacra visita dell' arcivescovo Capello del 1640. Diroc-
cata dal tempo fu riedificata dai villici dalle fondamenta nel
1666, costruita di pietra liscia ; fu consacrala dall'arcivescovo
Evangelista Parzago nel 1673 il dì 11 gennaro, come lo
prova la seguente iscrizione scolpila su d'una tavola di marmo
affissa alla parete interna dal lato del vangelo:
1673 . AHSEZA . JENARA . NA . 11 . KARSCENA . ZARKVA .
NA . POSCTENJE . SVETOGA . PAVLA . KERSTIJV . EVANGELISTA .
ARCIBISKVP .
Ha questa chiesa la dimensione di m. 16 per 9. E in-
titolata alla Conversione di s. Paolo ap., ed ha cinque al-
-- 115 —
tari, quattro dei quali sono di marmo, ed uno di legno colla
mensa di pielra : il maggiore di essi è consacralo alla B.
V. del Carmine; il secondo al litolare e patrono s. Paolo;
il terzo al suffragio ; il quarto a s. Andrea ap. il quinto allo
Spirito Santo. I dipinti sono buoni. Il campanile a foggia di
torre, costrutto con pietra liscia, sembra contemporaneo alla
fabbrica della chiesa.
Ha questa chiesa tre confraternite, l' una della B, V,
del Carmine^ l'altra dello Spirito Scinto^ la terza del Pur-
gatorio] ed ognuna è composta di 60 confratelli con rendite
di beni campestri e di elemosine ; nessuna però ha il proprio
regolamento. Le prime due esistevano nel 1674 con altre
tre ancora, cioè del Ss.mo superiormente approvata, di s.
Paolo ap, col suo statuto approvato ; e di s. Andrea ap.
Non v'è casa parochiale, abbenchè esistesse nel 1681
dotala di 6 gognali di terra.
La sua popolazione che nel 1754 era di 653 anime,
ascende ora a 840.
Serie dei parochi di Kukljica.
Prè Novacho q.m Grubiza paroco nel 1405
Matteo Chissanich ,^ „ 1587
Bartolomeo Stoysich ,, „ 1632
Giorgio Rancich „ „ 1666
Michele Mericich ,, „ 1714
Simeone Metrich „ „ 1737
Simeone Butlirich ^, „ 1762
Girolamo Simich ,, „ 1771
Lorenzo Pestich „ „ 1815
Andrea Karlich ,, ,, 1840
Giovanni Baicich „ „ 1863
Simeone Marceiich „ „ 1864
Giovanni Bevilacqua 5^ „ 1866
Martino Skiffich ,, ,, 1870
Ferdinando Vicario ,, „ 1872
Simeone Gulam ,5 ,; 1873
Giovanni Pavissich „ ,, 1876
Fra i sacerdoti, nativi di Kukljica, noveransi Simeone
Blagdan e Luca Kunich in documenti del 1726, Paolo Be-
nich, Matteo Millich, Stefano Coschìzza, e Michele Russìn in
scritture del 1740.
— 116 -
De' suoi antichi abitatori trovasi Dragoslavo Banich in
scritto dei 139L Bogdolo Bogdossich del 1392, e Marino
Vodich del 1406.
Oltre alla chiesa parochiale v'è un edicola sulla punta
dell'isola nello stretto di Kuklica, ed è dedicata alla È. V.
della Nece^ la cui festività che cade ai 5 d' agosto, si ce-
lebra fino dal 1514 con grande concorso di villici, anche
d'altre parochie. Venne fabbricata da alcuni divoti. Ha 1' aitar
Maggiore della titolare, e quattro laterali, cioè della Natività
di M. V., dell'Assunta, di s. Andrea e di s. Nicolò. Aveva
pure una conlVaterna sotto il patrocinio della titolare.
Anche ni dottor s. Girolamo oravi consacrata una cap-
pella, di cui non esistono adesso che i soli muri ed il cam-
panile.
Consta da antiche scritture esservi slate per Io passato
molte saline in questa località.
Fra Kale e Kukljica si vedono gii avanzi di due chie-
suole dedicate a s. Simeone P. ed a s. Giorgio m.
Isola di Pasman.
L'isola di Pasman è situata nel canal di Zara, al sud
dell'isola di Uljan, da cui è divisa mediante un stretto di
mare, che comunemente stretto di Kukljica s'appella. Sta di-
rimpetto a Zaravecchia, da cui ove 2 ed ove 3 miglia è
distante. Chiamavasi anticamente Flavica^ ed anche Flaveica^
poscia Pistiìnanum^ e finalmente Pasmanum e Pasman, Se
dobbiamo prestar fede alla tradizione che vige nel popolo,
questo luogo avrebbe ricevuto il nome da una famiglia un-
gherese detta Pazmamj^ eh' erasi ivi domiciliata nei tempi
della dominazione ungarica in Dalmazia, cioè nel medio evo.
Noi invece abbiamo buone ragioni per ritenere il contrario;
poiché assai prima del dominio ungarico in questi paesi, e
precisamente in documento dell'anno 409 troviamo quest'i-
sola appellata col nome di Pasmano. Qualche cosa di vero
però si troverebbe nella surriferita tradizione, se invece ri-
tener si volesse, che cotesta famiglia, stabilitasi a Pasman,
ne trasse il predicato di sua nobiltà, e l'appellativo di Pa-
smany^ forse pei meriti acquistatisi verso il governo d' allora,
per le sue gesta, e pel possesso dell'isola. Ch'esistesse nei
secoli passati in Ungheria una famiglia così denominata,
non v'ha dubbio, anzi consta di certo che un suo discen-
— 117 —
dente ctie fu arcivescovo di Gran, sui principio del secolo
scorso abbia fondalo a Vienna un Seminario pei chierici del
regno ungherese, e che quest' istituto abbia perciò ricevuto
il titolo di Seminario Pazmaneo. Fu quesl' isola sempre
popolata, e ferace di olio, di vino e di conibusiibile. Ha
2597 abitanti, dediti alla coltura dei campi, e alla pe-
scagione. Che fosse dagli antichi Romani abitata lo dimostrano
i ruderi di vetustissimi fabbricati, anche sottomarini, che
scorgonsi qua e là dispersi, nonché le iscrizioni lapidarie, e
le molte antiche monete che si rinvennero fra le quali parec-
chie d'argento in un gruppo, non ha guari, ritrovale da un
villico nello smuover la terra, e queste tutte dell' epoca im-
periale, e benissimo conservate. Quest'isola che gira in cir-
conferenza più di 50 miglia, ed è lunga 24, ha sei villaggi
cioè Zdrelac^ Bagno^ Dohropoljana^ Nevidjane^ Pasman^
e Tkorij i tre primi dei quali sono cappellani^', e gli altri
parochie. Apparteneva in aulico alla Diocesi di Zara ma
quando fu nel 1050 istituita la diocesi di Belgiiido (Zara-
vecchia) fu slaccata da quella ed abbinala a quest' ultima.
Estinta Belgrado nel 1126, tornò a far parte della zaralina
arcidiocesi, e da queir anno sino aldi d'oggi vi restò sempre
soggetta.
Zdrelac
Il primo villaggio dal lato di maistro delf ìsola di Pa-
sman è Zdrelac. Di esso non trovasi menzione negli atti
antichi prima del 1416. Era dapprima soltanto una località,
aggregala al vicino villaggio di Bagno; per cui in documento
del 1555 è scritto Zdrelac, ovi^ero Baqiio^ ed in altro del
1668 Zdrelac di Bagno-, e da istrumenti del 1644 e del
1653 apparisce, che la sola chiesa di s. Luca ev. serviva
ad uso d'ambi i luoghi, onde è promiscuamente nominala
chiesa di s. Luca di Bagno e di Zdrelac. Ignorasi quando
questa curazia di Zdrelac sia slata segregala da quella di
Bagno, non trovandosene memoria neppure negli atti delle
sacre visite del principio del secolo decimollavo. Sembra
però che la sua separazione sia avvenuta nel 1737 allorché
la suddetta chiesa fu li 27 giugno dall'arcivescovo Zmaje-
vich consacrala. Tanto ì fanciulli di Zdrelac che quelli di
Bagno veniano battezzali nella chiesa di s. Luca nel 1714.
La troviamo col titolo di parochia nel 1815, e poscia con
quello di Cappellania dal 1864 in poi.
— 118 —
La chiesa di s. Luca, fabbricata dai villici, è posta al
mare, quasi nel centro del villaggio. Ha la forma dì un qua-
drilatero. Tre sono i suoi altari, il maggiore de' quali de-
dicato al titolare, gli altri due all'Immacolata e a s. Simeone.
Sono di marmo tutti tre, ma le pale non hanno alcun valore.
Il campanile ha Ire campane. Assai antica è questa chiesa,
essendovi memoria di essa in documenti del 1395 e del 1464.
Oltre questa chiesa v'è pure una cappella dedicata a
s. Antonio di Padova. Apparteneva all' or defunto raons. An-
tonio Pinelli vescovo di Traù, nella quale fu anche sepolto.
Nella punta, denominata Zdrelac inferiore eravi peri' ad-
dietro una cappella intitolata alla B, V. della Neve. Un tìUra
pure si trova accennala negli atti di sacra visita del 1814,
sotto il titolo di s. Giovanni nei terreni Civalelli, con bel-
l'altare di marmo; ed un' altra ancora, citata negli atti di vi-
sita del 1762 sotlo il nome della Natività di M. V.
Tre erano sino al 1808 le pie confraternite pertinenti
a questa curazia, di s. Luca cioè, di s. Simeone profeta^
e della s. Croce. Tulio il Comune era ad esse aggregalo.
Soltanto la prima nvea rendite proprie, le altre due soste-
nevansi di elemosine. V'era un tempo anche quella del Ss.
Sacramento,
Serie dei parochi e cappellani di Zdrelac.
Antonio Braicovich paroco nel 1815
Luca Soccota „ „ 1842
Giuseppe Thot cappellano nel 1864
Simeone Ziz del III ordine „ „ 1870
Giovanni Piasevoli „ „ 1872
Vincenzo Seleni „ „ 1873
Giovanni Ferri „ „ 1874
Vincenzo Tantaz „ „ 1876
Pietro Maupas j^ y, 1878
Venceslao Bercich „ „ 1879
Fra i sacerdoti, eh' ebbero i natali in questa parochia
sono da annoverarsi Girolamo Braicovich nel 1723, Simeone
Robbicin nel 1732, Girolamo Rubizza nel 1735, e Giovanni
Scarra nel 1772.
Bagno (Banj).
A sud di Zdrelac sulla stessa isola di Pasman alla di-
stanza d' un miglio è collocata la villa di Bagno, dagli slavi
— 119 —
Banj^ cosi denominata in scritlura del 1290, ed in altre
successive del 1349, 1397,1404 ecc. Era anticamente luogo
di delizie dei zaralini nella stagione autunnale. Dai prischi
suoi abitatori appellavasi Balneum (Bagno) poiché in questa
località gli antichi Romani avevano le loro torme.
Non si sa qujindo questa villa sia slritn islituila parochia.
Si eruisce bensì da antiche scritlnre, che la località di Zdrelac
era nel 1555 a Bagno aggregatale che nel 1681 il paroco
di Bagno serviva anche Zdrelac, onde si denomina paroco
di Bagno e Zdrelac. Sussistete come parochia sino al 1851,
nel qual anno inseguito alla sistemazione dell' arcidiocesi di-
venne con Zdpek^c cappellania esposta dipeitdenlo dalla pa-Av^'
j:achia di Nevidjane, nel Decanato di s Eufemia. -^^^
La chiesa di Bagno è dedicata a Ss. Mm. Cosmo e
Damiano. Si ha notizia della medesima in documenti del 1381,
1404 e 1426. Fu poscia dai villici riedificala, ed intorno
alla metà del secolo decimosettimo fu anche consacrata. Il
suo aliar maggiore di marmo, con buonii pala, è intitolato
ai santi patroni, e T aitar laterale alla B. V. del Carmine.
Due confraternite sussistevano ancor nel 1808. L'una
era sotto il titolo del Ss. Sacramento., aveva 30 confratelli,
che mantenevano l'altare colle elemosine. L'altra era sotto
l'invocazione della s. Croce con 34 fratelli, che con elemo-
sine faceano fronte alle spese inerenti.
Negli atti di visita canonica del 1681 è fatto cenno
della sua casa parochiale.
Serie dei parochi di Bagno e Zdrelac.
Giacomo Chillafcich paroco di Bagno e Zdrelac nel 1587
Pietro Radinich „ „ „ „ 1681
Giovanni Sulich „ ,, ,, „ 1718
Matteo Brisich ,, ,, „ „ 1737
Antonio Dorchich „ „ „ „ 1742
Paolo Marassovic „ „ ,, „ 1754
Luca Soccota „ „ ?? n 1*771
Matteo Dunatov paroco di Bagno „ 1815
Giovanni Pedissich „ ,, „ n ^^^l
Francesco Franin „ „ „ „ 1840
Simeone Pullisich „ „ ,, „ 1848
Giuseppe Thot -^^^^^^^U-^s 55 '^ " \SQ^
Sim.Ziz del III ord. Frano.,, „ „ „ 1870
Giovanni Piasevoli parodO di Bagno e Zdrelac nel 1872
Vincenzo Selem „ „ „ „ 1873
Giovanni Ferri „ „ » » 1874
Vincenzo Tantaz „ „ ^ „ 1876
Simeone Sokota cappellano „ „ „ 1878
Ve in questa villa una cappella intitolata alla B. V.
Addolorata.
In scrittura del 1401 è menzionato Prè Pietro q.m
Marco arciprete di Zara, rettore e pievano della chiesa dei
Ss. Cosmo e Damiano nell'isola di Pasman.
Trovansi registrati in documento del 1732 i sacerdoti
di Bagno, Michele Soccola^ Andrea Pessussich e Gregorio
Pucevich, ed in documento del 1777, Luca Sokota e Si-
meone Mihoev.
Questa località conta 264 ahitanti.
Il capitolo di Zara possedeva a Bagno alcune terre, af-
filiale nel 1444 per L. 6 all'anno.
Dobropoljana.
NelTislessa isola di Pasman, a scilocco di Bagno, presso
il mare, giace la \ Illa Dohropoljana^ cosi nello slavo idioma
appellata per la sua pinna ed ubertosa campagna. Con tal
nome trovasi menzionata in parecchi scrini dal 1297 in poi.
Fu dapprima cappellania indi parochia., istituita intorno al 1740,
essendovi di essa notizia, come tale negli atti delle sacre
visite di quegli anni. Or è cappellania esposta con 178 a-
bitanli. Ne aveva 160 nel 1754.
La sua chiesa dedicata a s. Tommaso ap. fu edificata
intorno al 1404 dietro pia disposizione del patrizio zaralino
Simon Cucilla Con suo testamento del 10 Marzo 1403 or-
dinò ai suoi commissarii Simeone de Detrico Nicolò de' Ma-
tafari, e Giovanni de Ferra., che sopra i fondi di sua proprietà
sili in Dohropoljana fosse eretta una chiesa in onor di s.
Tommaso ap. simile a quella dei Ss. Cosmo e Damiano di
Bagno, ed inslituito un beneficio perpetuo coi suoi terreni,
perchè sia conferito ad un sacerdote, il quale pregar dovesse
per r anima sua. Sopra que' beni inseguito venne eretta una
casa, la quale fa ora anche parte del beneficio. Uno degli
antichi beneficiati fu nel 1693 Vito Pleticossich. La chiesa
in seguito venne nel 1741 ampliata per comodo dei paro-
chiani col consenso dei commissarii testamentarii Conti Fan-
fogna, essendo stata poco prima elevata al grado di chiesa
~ 121 —
parochiale. Aveva dapprima un unico altare^ dedicato ai santa
patrono, il quale era mantenuto dalla confraternita come ve-
dremo.
A beneficio della chiesa Prè Tommaso Marinovich la-
sciò una casa e cinque gognali di terreno con obbligo di due
messe settimanali.
Oltre la suddetta chiesa ve n'era una piccola, attigua
ad un castello, della quale non consta T origine. Se ne trova
memoria in documento del 1677. Forse è quella cappella di
s. Antonio Abbate, che tuttora sussiste, con un solo altare,
e che doveva essere provveduta di lutto il necessario cor-
redo dalla presistlla confraterna di san Antonio Abbate di
Zara.
Quattro erano le pie confraternite di questa parochia nel
1808 cioè:
a. La confraternita di s. Tommaso ap. a cui tutto il
comune era aggregato, ed aveva le sue rendite, consistenti
in olio, vino ed elemosine colP obbligo della manutenzione
dell'altare;
ò. Quella della B, V. del Rosario con 30 fratelli e con
rendite di elemosine;
e. Quella della s. Croce con 30 fratelli, e rendite come
sopra ;
d. Quella di s. Antonio con 30 fratelli, e con rendile
di elemosine per le occorrenze del culto. Quesl' ultima è ri-
cordata in documento del 1693.
Serie dei parochi e cappellani di Dobropoljana.
Vito Plelicossich paroco nel 1730
Elia Planincich detto Chiossich „ „ 1 737-1771
Giuseppe Planincich „ „ 1815
Antonio Kulogna ,, „ 1821
Giovanni Mihovillovich „ „ 1840
Simeone Pullissich „ „ 1842
Giovanni Baicich » ^ 1864
Simeone Lovrich ^ ^ 1869
Simeone Soccola cappellano „ 1878
Tra i sacerdoti che ebbero i natali in questo villaggio
s'annoverano Tommaso Marinovich in documento del 1658,
Marco Bassich in documento del 1717, Giorgio Kulogna e
Giovanni Rubizza del 1732.
122
Nevidjane.
A Dobropoljana viene dieiro dopo un miglio di strada,
Nevidjane^ così appellala iielT idioma slavo, perchè non es-
sendo al lido del mare, ma in mezzo alla campagna, rimane
occulta air occhio dei naviganti. È parochia ; da quando non
si sa di cerio. Sembra sia slata istiluila verso la fine del
secolo decimosesto. Aveva nel 1729 anime 195, ora ne
conta 459.
La primitiva chiesa curaziale di cui non si riscontrano
che le traccie, era intitolata a s. ciarlino. Distrutta assieme
al villaggio per forza di guerra e di peste '). Tanno 1649,
que' villici superstiti si trasferirono in sito, poco distante,
ove trovansi oggidì, ed ivi a poco a poco fabbricaronsi le
proprie abitazioni ed una cappella in onor della B. V. della
Salute, ed ottennero di poter far uso della chiesa abbaziale
di s. Michele dei Benedettini presso la quale vi stabilirono
anche il proprio cimitero. In quel tempo la chiesa di s. Mi-
chele diventò la parochiale di Nevidjane.
La chiesa di s. Michele are. fu edificala l'anno 1018
dal vescovo di Zara Prestanzio assieme col suo fratello Majo
Priore della città e Proconsole della Dalmazia, e poi donala
all'abbate di s. Grisogono di Zara. Di essa è fatta menzione
in documento del 1067, con cui il vescovo di Zara Stefano 1.
confermò all'abbate suddetto il possesso della chiesa mede-
sima, e dei beni di Nevidjane. Estinta che fu l'abbazia di s.
Grisogono, tutto questo villaggio colla chiesa passò in pro-
prietà del Seminario Diocesano in virtù della Bolla di Be-
nedetto XIII del 30 dicembre 1729. Fu questa chiesa am-
pliata, quando servir dovette di parochiale. È posta fuori dei
presente villaggio. E rivolta colla fronte a mezzodì ed ha una
dimensione di m. 13:50 per 5:50 senza la sagrestia. Vi
sono in essa due altari, ambidue di legno, sdrusciti; il mag-
giore intitolato al patrono, il laterale dedicato alla B. V.
Maria, pria a s. Antonio di Padova. Il campanile, anche
questo sdruscito, situato sopra il frontale, porta due cara-
pane, una delie quali coli' iscrizione : Opus Josephi de Polis,
Anno Domini MDCXCII: colle imagini del titolare, di
Maria Ss., di s. Giuseppe e del Crocifisso ; l' altra colla e-
') La peste, la fame e la guerra, tutti questi flagelli travagliarono gran-
demente queste contrade nel 1649-1650.
— 123 —
pigrafe: Opus Bar tholomaei de Polis. Fecit anno MDCCV:
e colle figure del litolare, di s. Antonio di Padova, di s.
Simeone Profeta, e del Crocifisso. La consacrazione di questa
chiesa avvenuta, per quanto dicesi, nel 1029, si celebrava
agli 8 di maggio, abbenchò non vi esistessero le solite croci
rituali.
Resa inservibile per la sua vetustà e decadenza, la
chiesa di s. Michele fu interdetta ed abbandonala ; ed in sua
vece s'incominciò a celebrare le funzioni parocliiali in quella
della B. V. della Salute. È questa situata nel centro del vil-
laggio colla faccia rivolta a maistro, sopra la quale s' innalza
un campanile di stile romano, con una campana, fusa nel
1818, sulla quale sonvi impresse le imagini della B. V. del
Rosario e di s. Lorenzo. È lunga m. 13:50 larga 5 : 50 É
stata consacrata per quanto leggesi negli atti di sacra visita
del 1670. Ha due altari, il maggiore di marmo, il minore
di legno, ambidue intitolati alla Presentazione di M. V.
Due confraternite vi esistevano nel 1808, T una del Ss,
Sacramento^ e l' altra di s. Antonio di Padova^ ambedue e-
retle formalmente. In scrittura del 1670 è cenno d' una terza
in onor della Beata Vergine regolarmente fondata nella chiesa
della B. V. della Salute.
La sua casa canonica fu eretta dalle fondamenta nel
1874 a spese del fondo ecclesiastico, colla concorrenza dei
parochiani.
Nella località di Merljane^ aggregata a Nevidjane, lon-
tana da questa un miglio, evvi una chiesuola in onor di s.
Antonio di Padova colla faccia rivolta a ponente, sormon-
tata da un campanile alla romana, con due piccole campane,
l'una colla iscrizione; Anno MDCCLXII : e colle figure di
Gesìi Cristo, di Maria Ss., di s. Giuseppe e di Nicolò v. ;
r altra collo scritto : Opus Haeredum de Polis : colle ima-
gini del Crocifisso, di M. V.; di s. Nicolò e d'altro santo
vescovo. Questa chiesa è lunga m. 12:50, larga 7:50; ha
un altare di legno la cui pala di buon pennello rappresenta
un miracolo del santo patrono.
Altra edicola trovasi menzionata negli atti della visita
pastorale del 1670, e questa sotto il titolo di s. Antonio
abbate.
Si hanno memorie scritte, che nel 1116 esìstesse in
questo villaggio presso la prementovata chiesa di s. Michele
un castello, e che tutt'i beni pertinenti all'abbale di s. Gri-
— 124 —
sogono in Nevidjane fossero affiltali nel 1349 per 80 annui
ducati d'oro.
Vige ancora presso i villici di Nevidjane la tradizione
che un convento di monaci vi esistesse nei tempi andati, e
che del medesimo si ravvisino ancora gli avanzi.
Serie dei parochi di Nevidjane.
Filippo Tersich paroco nel 1587
Gregorio Burmelich „ „ 1670
Gregorio Banovelich „ „ 1681
Girolamo Banovich „ „ 1695
Antonio Burmetich „ „ 1736
Giovanni Cucin „ „ 1771
Natale Kucina „ „ 1815
Antonio Blagdan „ „ 1843
Giovanni Baicich „ „ 1864
Simeone Lovrovich „ „ 1869
Paini an.
Il villaggio di Pasman è il principale dell' isola, a cui
perciò diede anche il nome. E antichissimo non meno della
sua chiesa trovandosene memoria d'ambidue nel testamento
di Fosco Rettore di Zara, di data 3 aprile 429, con cui egli
lasciò in Pasmano una possessione alla chiesa.
La primitiva chiesa, infatti, di questo villaggio è d'epoca
assai rimota. S'ignora Tanno di sua fondazione, ma dame-
morie scritte si rileva essere stala consacrata dal santo ve-
scovo Donato di Zara il dì 7 agosto dell' 806. Sembra che
in origine non abbia esistito che la sola attuale cappella mag-
gioro, la quale costituisce il presente presbiterio e che la nave
vi sia stata posteriormente aggiunta dai villici, al principio
del secolo decimottavo. La lunghezza di tutto l'edifizio, com-
preso il prebisterio è di m. 19, la larghezza di m. 6. E si-
tuata a qualche distanza dagli abitati colla fronte rivolta a
ponente, ed è cinta tutta dintorno dal parochiale cimitero. Ha
cinque altari, tutti di marmo, di cui il maggiore ornato di
quattro colonne, è dedicalo alla Natività di M. V. eh' è la
titolare della chiesa, i laterali alla B. V. del Rosario, a s.
Rocco, a s. Antonio, e a s. Simeone profeta, mentre nel 1670
erano intitolati all'Assunzione di M. V. alla B. V, del Car-
mine, ed alla Presentazione di M. V. Il campanile a torre,
— 125 —
tutto di pietra levigala, è di epoca posteriore, essendo stalo
compiuto nei 1750 a spese dei villici. Ha questo due cam-
pane fuse a Venezia nel 1802 in onore dei Ss. Apostoli
Pietro e Paolo, le quali sono molto sonore per esservi stati
impiegali nella fusione molli voti d'argento, portali colà dal
sacerdote Bartolomeo Collanovich, e dal villico Ghergo Magic,
che assistettero all'opera.
La casa canonica, ch'esisteva nel 1760, sdruscila e ca-
dente, fu riedificala sui fondamenti della vecchia nell'anno 184?.
Oltre la prefala chiesa parochiale esistono nel villaggio
le seguenti cappelle:
a. La cappella di s. Eocco, eretta forse, per volo dai
villici durante la peste l'el 1631, che dal 30 aprile al 12
settembre distrusse quasi tulio il villaggio, essendo morte in
questo periodo di tempo 466 persone, e rimaste superstiti
4 sole famiglie. Vi è un solo aliare, dedicalo a s. Rocco.
b. La cappella di s. Marco e?;, di cui ignorasi la fon-
dazione. Ha un altare intitolato al patrone».
e. La cappella di s. Antonio abbate in deserto, in luogo
detto Otus al lido del mare; con tre altari, uno de' quali
al litolare consacrato, ed un altro a Maria Vergine.
Narrano le nostre cronache che nei prischi tempi esi-
stesse in questo villaggio un convento di Eremiti di s. Paolo,
e che nel 1270 fosse stalo distrutto.
D' altra chiesa di Pasman trovasi memoria in scrittura
del 1403, e questa dedicala a s Pietro ap. Di essa non
esistono, per quanto sappiasi, neppur le traccio.
Un'altra cappella dovrebbe avervi esistito in epoca lon-
tana facendosene menzione in testamento del 1392, con cui
Michelina de Matafaris ne ordinava l'erezione in onor di. s,
Nicolò, colla spesa di 100 ducali d'oro.
Una terza ancora dovrebbe esistere nella punta di Pas-
man intitolata a s, Maria^ perchè così ricordala in scritti del
1448, a meno che questa non siala suaccennata parochiale
della Natività di M. V.
Otto pie Confraternite eranvi nella parochia di Pasman
alla fine del 1808; cioè:
1. La confralerna del Ss. Sacramento con 72 fratelli,
e rendile di vino, olio ed elemosine;
2. Quella di s. Marco, addetta alla cappella omonima,
ricordata in documento del 1739, con 28 fratelli, e rendite,
come sopra.
— 126 —
3. Quella di s. Rocco^ annessa alla sua cappella, con
35 aggregati, isliUiila forse nel tempo della peste del 1631,
con rendite corae sopra, accennata in scrittura del 1670.
4. Quella di 5. Antonio abbate^ unita alla cappella del
suo patrono, ricordata in documento del 1714, con 86 con-
frati, e rendite in danaro.
5. Quella della B, V, della Misericordia con 128 as-
sociati e rendite in natura.
6. Quella di s. Maina, cioè dell' Assunta con fratelli 45
e rendite d'olio e di biade.
7. Quella della B. V. del Carmine^ con 58 confrati e
rendite in natura; ricordata in atti del 1670.
8. Quella di s. Simeone profeta^ con 34 socii e ren-
dite di vino e di olio, accennata in documento del 1670.
La parodila di Pasman che nel 1754 aveva 485 ahi-,
tanti, adesso ne conta 776.
Serie dei parochi di Pasman.
Prè Andrea paroco nel 1400
Prè Giorgio „ „ 1478
Marco Miloevich „ „ 1587
Giovanni Gliubanovich „ ^ 1678
Pietro Pedissich „ „ 1688
Giorgio Gliubanovich „ ,, 1737
Marco Gliubanovich „ „ 1740
Gregorio Burich „ „ 1815
Giorgio Bacchinich „ „ 1821
Giovanni Bevilacqua „ ^ 1869
Colla scorta dei registri parochiali, che hanno principio
dal 1613, e dalla serie suddetta si viene a conoscere, cosa
non troppo comune, che pel periodo di 204 anni, dal 1664
cioè sino al 1868, ebbero a succedersi nella parochia di Pa-
sman soltanto sei parochi, T ultimo de' quali, che 1' ha ammini^
strata per 48 anni fu il canonico onorario della Basilica me-
tropolitana di Zara Giorgio Bacchinich, testé defunto, cui nel
1868 succedette T attuale Giovanni Bevilaqua, zaratino.
Fra i sacerdoti, eh' ebbero i natali a Pasman sono men-
zionati, Prè Andrea q.m Ribisin in documento del 1404,
Natale Stalicich del 1663, Simeoao Didov del 1713, Pietro
Pedissich del 1724, Michele Majerich del 1772. Giacomo
Pedissich del 1745.
— 127 —
Fra le antiche famiglie di Pasman sono da noverarsi
Slojano del 1356, Marsich e Marlenich del 1393, Bachia,
Quarlich, Rancovich, Vilchanicli, Simonich, Gmazich, Rad-
manich, Gosdigna, Spingarolicli, e Franich, tulli del 1400,
Zernotich, Siiradich, Pribinicli, Vidulich, e Boxichievich del
1433, e finalmente Bacchinich del 1748.
Convento di Pasman; e chiesa di s. Boimo.
11 villaggio di Pasman è celebre pel convento e chiesa
di s. Doìmo dei minori osservanti ; intorno a che riporteremo
fedelmente quanto scrisse lo storico minorila P. Donalo Fa~
bianich nel suo li volume a pa^ 53.
„Mentre il Serafino d'Assisi inaugurava un'abitazione a
Zara, chiesto di là (Pasman) a recarvisi in persona, spedì
il Frale Florio, compagno di suo viaggio, il quale accolto
con grande giubilo, e donato di casa e di chiesa dalla pietà
dell' illustre famiglia Clococea, vi fissa la dimora, forma la
prima famiglia, e vi muore in concetto di santa vita, la-
sciando ai successori e posteri l'eredità di sue virtù mo-
nacali. Circa un secolo più lardi, quando le vessazioni dei
nemici della cattolica fede costringevano gli evangelizzatori
della Vicaria bossinese a cercare rifugio su queste sponde,
la pia donna Pelegrina figlia di casa Saladìni, mossa dalle
loro indigenze, e dalla stima che possedeva ai minoriti di
Pasmano, vi sostituì (nel 1392) all'antica abitazione un nuovo
cenobio, che giunse sino a noi conservato nella primitiva sua
forma.
jjQueslo cenobio e per la sua antichità e per la felice
sua postura ottenne rinomanza nella storia delle famiglie fran-
cescane. Ivi perenne memoria delle virtù di Florio, il cui
nome n'è perpetuato nelle famiglie del villaggio, e de' suoi
contorni ; ivi i padri delle provincie continentali convennero,
sotto la presidenza di Marco da Bologna vicario generale, e
di s. Bernardino da Fossa, a dare nuova forma di vita alle
famiglie esistenti nelle terre oltre l'Adriatico; ivi ebbe breve
dimora san Giacomo dalle Marche; ivi per ordinario da quel-
l'età in poi si tennero i comizìi provinciali; le leggi quivi
dettate dai rammentati soggetti ebbero tanto valore, che Pio
II volle fossero appuntino eseguite, e Paolo II, suo suces-
sore, rispose risolutamente alle deliberazioni del Capitolo
generale di Mantova, che ne lo informava: ,^Quod (Pasmani)
T
^ 128 —
mature et laudabiliter factum est^ apostolica quoque aneto-
ritate firmatum^ rescindi uut immutari eadem auctoritate
expressa non accedente^ et evidenti necessitate non impel-
lente^ non convenit^^
^Le seguenti parole furono poste nell'anno decorso (1863)
sopra una lapide entro il chiostro, inlesa a perpetuare il nome
dei pii benefattori.
D . O . M .
AVSTRIADVM
FERDINANDI . I . IMPERATORIS . ET
MARIAE . ANNAE . IMPERATRICIS
PIA . MUNIFICENTIA
RESTAVRATUM .
MDCCCLXI .
La chiesa dì elegante e religiosa struttura deve insieme
al convento il suo splendore alle cure del p. Lodovico Ben-
cich, morto del 1848, la cui memoria vive benedetta fra i
circonvicini abitanti. Dei cinque suoi altari, tre di bella forma
e di fini marmi : vari buoni quadri, de' quali s. Sebastiano,
san Girolamo, s. Francesco, la Vergine col bambino della
cappella interna, appaiono con finitezza lavorali. Di nessun
valore i vecchi sepolcrali : uno di marmo squisito, incavato
nel lastrico a perenne ricordo di uomo, che a Zara, sua pa-
tria, lasciò monumento nobilissimo delTarte sua:
JOSEPHO . SALGHETTO . DRIOLIO
DOMO . JADERA
INDVSTRIO . FRVGI . RELIGIOSO
GB . POLITIOREM . MORVM . ELEGANTIAM
OMNIBVS . CARO
QVl
DIVTVRNI . MORBI . ACERBITATE
PATIENTISSIME . TOLLERATA
IMMATVRVS . OBIIT
AN . MDCCCXXII . AET . XLVIII . M . II . D . V .
JOSEPHINA . BASSANIA
CONJVGI . BENEVOLENTISSIMO
DE . SE . DE . DVOBVS . FILIOLIS
OPTIME . MERITO
AETERNVM . AMORIS . GRATIQVi: . ANIMI . MONVMENTVM
INSOLABILITER . DOLENS
PONI . CVRAVIT
— 129 —
,^11 cenobio di Pasman ebbe a vantare in questi ultimi
anni un valente suo figlio, a cui i presenti alunni della pro-
vincia di san Girolamo devono la loro educazione, e quella
coltura, che qua e là non isterilita si vede. Era questi il
p. Costantino Boxich^ nato di Pasmano". Studiò egli a Zara,
a Perugia, a Roma; insegnò nel convento di Zara; fu Ire
volle Provinciale; scrisse opere di svariata erudizione; fu
banditore della divina parola negli idioma italiano e slavo;
quest' uomo chiaro per sapere e per meriti morì qui in Zara
al 9 d'aprile 1861, assistilo da bella corona de' suoi con-
fratelli, da lui educali, ed ammessi all'abito."
Tkon.
Verso l'estremità orientale dell'isola dì Pasman, nel
pittoresco e delizioso canale di Zara, dirimpetto a Zaravec-
chia, l'antica Belgrado, si trova il villaggio di Tkon^ chea
guisa di anfiteatro distendasi su di un colle ameno dalla parte
del mare. In scrittura del 1391 è denominalo Tconitm^ ed
in altra del 1433 Ticonum. E parochia, da quando, non
consta; uaajii^le più popolate delle diocesi, avendo 607 a-
bitanti. Negli atti della sacra visita del 1517 trovasi cenno
de' suoi parochi.
La sua chiesa parochiale, della cui fondazione non havvi
memoria, ma che per la struttura e pel suo stile deesi at-
tribuire alla prima metà del secolo decimottavo, è stata con-
sacrata dall'arcivescovo Zmajevich il di 8 luglio 1742, come
si legge nella lapide marmorea, esistente nella parete della
cappella maggiore dal lato dell'epistola:
PRISLl . I . PRIPOSNI , GN
VISKO . ZMAJEVICH
ARKIB . ZADARSKI
POSVETI . OVU . CRIKVU
NA . Vili . LVJA
MDCCXLII .
BI . PAROCHIAN
D . PETAR . PLETICOSSICH
— 130 ~
Questa chiesa èia più bella di tutte le altre chiese cam-
pestri dell' arcidiocesi di Zara. E lunga m. 26, larga 11. È
costrutta a tre navate, divise da dieci colonne di pietra.
Cinque altari l'adornano. Il maggiore dedicalo alla B. V. vi-
sitata, si distingue per finitezza di marmi, e di lavoro, ed ha
quattro statue di marmo carrarese, rappresentanti il patrono
s. Tommaso ap., s. Simeone profeta, la Fede e la Speranza.
Bellissimo pure è l'aitar laterale del dottor s. Girolamo ; belli
gli altri tre, dedicati all'ap. s. Tommaso, alla Vergine del
s. Rosario, ed alla Santa Croce, ossia al Suffragio. Presso la
chiesa torreggia un alto campanile con sei armoniose campane.
Dell' antica preesislita chiesa di s. Tommaso, edificata
dai villici in epoca rimota, leggesi negli atti di sacra visita
del 1714 dell'arcivescovo Zmajevich ch'era crollante in
quell'anno, che la sua consacrazione celebravasi ai 19 di
novembre, e che aveva tre soli altari, intitolati a s. Tom-
maso, alla Natività di M. V. e a s. Girolamo, ed oltre a
ciò che aveva il suo campanile alla romana con due campane.
Oltre la chiesa parochiale sopra descritta vi sono nella
parochia :
a. La cappella di s. Antonio abbate fatta erigere dietro
disposizione testamentaria da don Antonio Plaskovich nel
1672, il cui primo rettore don Girolamo Pleticossich fu e-
letto il di 22 novembre dell'anno stesso dal paroco locale,
e dal vicario del convento dei Ss. Cosmo e Damiano. Ha
questa chiesa un solo altare, di marmo, che fu acquistato
dalla fabbriceria della chiesa collegiata di s. Simeone di
Zara per fior. 150. Era T antico altare della B. V. del Ro-
sario, portato in s. Simeone nel 1808 colla statua della Ver-
gine dalla chiesa di s. Domenico.
6. La cappella del Calvario^ situala su d' una collina, e
dedicata alla B. V. Addolorata, con un altare di marmo. Fu
eretta alla fine del secolo passato.
Quattro erano le pie confraternite di questa parochia
nel 1808, cioè:
1. La confraternita di s, Tommaso ap. con 120 fra-
telli e rendile di campagna, colle quali facevano fronte alle
occorrenze della chiesa. Della medesima è cenno in atti del
1670.
2. La confraternita del Ss, Sacramento^ con 151 con-
fratelli senza rendite, ma sostenuta dalle elemosine. E ricor-
data in documenti del 1670.
— 131 —
3. La confralenia della B. V. Addolorata con 40 con-
frali e rendile in danaro.
4. La confralernila dì s. Antonio abbate con 24 con-
frati e con rendite di terreni, da essi coltivali.
Di queste no sussistono tre, ma senza approvazione.
Esistevano inoltre in questa parochia una rispettabile
Congregazione religiosa intitolata dello Spìrito Santo^ alla
quale erano aggregali tult' i Presbiteri delT isolarlo zaratino.
Di essa è cenno in scrittura del 1738. Aveva per iscopo
speciale di suffragare le anime dei confratelli sacerdoti de-
funti con preghiere speciali e sacrifizii. Si riuniva una volta
all'anno in quella parochia. dove aveva domicilio il Decano,
il quale a proprie spese dava loro una frugale refezione, e
celebrava le prescrìtte determinate sacre funzioni. Questa u-
tile pia e commendevole associazione finì di esistere nel 1808.
La parochia di Tkon, che aveva 375 anime nel 1754,
al presente ne ha 607.
Serie dei parochi di Tkon.
Giorgio Pribilich paroco nel 1517
Giorgio Bogdanovich ,5 ,^ 1587
Martin Budacovich „ ,, 1655
Girolamo Pleticossich „ „ 1681
Pietro Pleticossich „ „ 1714
Nicolò Collanovich „ „ 1760
Bartolomeo Majerich ,, „ 1815
Simeone Czalovich ,, „ 1821
Marco Zvillanovich „ „ 1840
Matteo Ostoich „ „ 1844
Luigi Klobuczar „ „ 1848
Domenico Smirich ,, ,j 1863
Felice Bakija y, „ 1869
Stefano Banov ,9 „ 1873
Fra i sacerdoti^ nativi di Tkon, si annoverano Antonio
Plaskovich del 1670, Bartolomeo Poropatich del 1715, Giorgio
Pedercich del 1717, Simeone Czalovic del 1738, Tommaso
Lucacich del 1748, Antonio Pribilovich, e Michele Falasco-
vich del 1764.
Delle antiche famiglie Irovansi i Ligalich in scrittura
del 1390, gli Ussanich del 1405, i Juranich, Prodanich, e
Postolorovich del 1445.
— 132 —
Il villaggio di Tkon ebbe rinomanza ne' tempi andati pel
suo chiostro illustre ed antico e per la sua chiesa dei Padri
Benedettini, edifizii, che tuttora sussistono benché vuolf di
abitatori. Gioverà pertanto il tesserne la storia.
Convento e chiesa dei Ss. Cosma e Damiano
dei P.P. Benedettini di Tkon.
Su di un alto colle, che sovrasta alla villa di Tkon,
sorge un antico convento, vuoto d'abitatori. Questo monu-
mento claustrale, che trae la sua origine dai primi anni del
monachismo occidentale, e che dicesi fondato Tanno 918,
apparteneva all' illustre ordine benedettino. De' suoi fasti an-
tichi nulla si sa, non avendoci lasciata memoria gli avi no-
stri sino al principio del secolo dodecimo. Allorché dalla
flotta veneta, capitanata dal Doge Domenico Micheli fu 1' anno
1126 distrutta Belgrado (Zaravecchia). l'abbate ed i monaci
benedettini del celebre chiostro di s. Giovanni ev., il quale
aveva subita f istessa sorte di quella città, si rifuggìarono
nelle rive opposte, in quest'isola cioè di Pasman, in un castello,
presso cui eravi una chiesa, dedicata ai Ss. mm. Cosmo e
Damiano, loro donata nel 1076 con tutte le sue pertinenze
dal vescovo di Belgrado Prestanzio, che allora aveva su
quelF isola giurisdizione. Collocatisi colà come meglio potettero,
incominciarono anche ad officiar quella chiesa, e perchè ne
veniva contrastato il possesso, implorarono ed ottennero nel
1129 la conferma di Micha vescovo di Zara, alla cui spi-
rituale giurisdizione era stata assoggettata la estinta diocesi
belgradense. Entrati così i Monaci benedettini di s. Giovanni
di Belgrado nel reale possesso della detta chiesa di Ss. Co-
smo e Damiano di Tkon, e delle sue pertinenze e adjacenze,
si fabbricarono ivi il proprio convento, e vi posero domi-
cilio, conservando nel tempo stesso la proprietà e il pos-
sesso di tutli i beni, diritti e privilegi eh' erano inerenti al pre-
fatto cenobio di s. Giovanni. Allora fu che, abbandonata an-
che l'antica denominazione, assunsero quella di Padri Bene-
dettini del monastero di Ss. Cosma e Damiano di Tkon. Fu
in quel tempo che questo cenobio e dai Romani Pontefici e
dai Re d'Ungheria di amplissimi privilegi, e d'immunità venne
arricchito, tra i quali tiene il primo posto il privilegio di Stefano
111 re d'Ungheria del 1160, col quale non solo vennero confer-
mati i precedenti, ma fu loro benanco concessa facoltà di prò-
— 133 -
nuncìar sentenza contro quelli che avessero in seguilo preso
domicilio nei villaggi a loro soggetti. In secondo luogo sono
d'annoverarsi i diplomi di Bela III del 1188, d'Emerico
del 1200, e di Andrea duca di Dalmazia; e finalmente le
bolle d'Innocenzo III e d'Innocenzo VI, colle quali furono
meglio confermati i premessi privilegi regali, ed assicurata
la proprietà dei loro beni. Per tutto ciò divenne in breve
questo convento celeberrimo ed opulento, talché il nostro
arcidiacono Ponte nei suoi fasti della chiesa jadertina non
dubitò di asserire, che a' quei tempi 36 villaggi erano sog-
getti alla giurisdizione dell'abbate benedettino di Tkon, il
quale n'era pure il giudice civile ordinario.
Nella prima metà del secolo decimoquarto tanto la chiesa,
che il convento ed il castello furono intieramente distrutti,
non si sa per quale disastro. Sembra ciò sia avvenuto nel
1346 per forza di guerra. Il tempio ed il chiostro furono
però riedificati nel 1369 dai monaci per cura di Fra Pietro
da Zara, cappellano del pontefice Urbano V, e poscia abbate
di questo convento. Ne fa testimonianza l'iscrizione scolpila
in caratteri regolari semigotici su d'una lapide di marmo
orientale., infissa nel muro, tuttavia esistente sopra la porta
laterale della chiesa ; la quale è del seguente tenore :
>I< HOC . OPUS . NOVE . CONSTRVCTIONIS . AD , FVTVRORVM .
REI . MEMORIAM . POST . DESTRVCTIONEM . INFRASCRIPTORVM .
LOCI . ET . ECCLESIAE . SANCTORVM . COSME . ET . DAMIANI .
ARTEMII . ET . EVPREPII . MAKTIRVM . ET . FRATRVM .
REHEDIFICATVR . ET . A . FVNDAMENTO . CONSTRVITVR .
AD . LAVDEM . DEI . ET . BEATISSIME . VIRGINIS . EJVS .
MATRIS . MARTE . DICTORVMQVE . SANCTORVM . PER •
FRATREM . PETRVM . DE . JADRA . DEI . ET . APOSTOLICA .
GRATIA . HVMILEM . ABBATEM . DICTI . LOCI . CAPELLANVM-
QVE . DOMINI . PAPE . INFRASCRIPTI . INSTANTI . ANNO . A •
0
NATIVITATE . SALVATORIS . MILLESIMO , CCC . SEXAGESIMO .
NONO . INDICTIONE . SEPTIMA . DIE . QVARTO . JVNII .
PRESIDENTE . PAPATVI . DOMINO . URBANO . DIVINA .
PROVIDENTIA . PAPA . QVINTO . ANNO . PontificatUS
0
EJVSDEM . VII .
— 134 —
Nel 1418 fu intieramente compiuto T edifizio della chiesa
come apparisce dalla seguente iscrizione esistente nella sua
fronte :
^ HAEC . ECCLESIA . FVIT . COMPLETA . MCCCCXVIII . TEMPORE .
REVEREND . PRIORIS . D . FRANCISCI . MARIPETRO . IN .
HONOREM . BEATISSIMORVM . COSMAE . ET . DAMIANI .
D . M .
Così pure nell'anno stesso 1418 fu compiuto il chiostro,
il quale a que' tempi era abitato da dodici monaci. Ma com-
mendata che fu quest'abbazia ai Vescovi, ai prelati, o a
chierici secolari secondo l'uso di quell'epoca, gli abitatori
si ridussero a sei. e negli ultimi anni a soli Ire, i quali of-
ficiavano la chiesa in lingua letterale illirica, appartenendo
essi alla Congregazione illirica, ch'era alTatlo indipendente. Ed
una prova ne sia. che sopra l'uscio del refettorio è scritto in
carattere glagolitico, quanto segue :
MDXVII . APRILA . NA . DAN . XXVIII . PRIVR . D . ANTON .
BOGDANIC . SKOLVDRI . VCINI . TO .
Ecco la descrizione che l'arcivescovo Caraman ne fece
di questa chiesa e convento al Pontefice nella sua relazione
del 1754: Agris inter tot tantaque bella ammissis^ Mona-
chorum mensa pauper\ Commendatarius nequidem in triente.
Divina officia rite peragunt^ Choro intersunt^ Missam Con-
ventualem prò henefactoribus applicant. Sacra supellex non
deest. Refectorium commune et friigi; saluhris aer : sex in-
ter duo tantum juvenes.
Negli ultimi tempi il convento era quasi intieramente
distrutto, la sola chiesa in piedi. Mancava l'aitar maggiore;
mentre esistevano i due laterali. Il bel campanile a torre
quadrala era scoperto, ed atterrato il piano superiore perchè
minacciava crollo. Questi ed altri simili guasti manifestaronsi
dopoché i beni e gli stabili passarono nel e. r. Demanio, il
che fu dopo la morte dell'ultimo abate commendatario An-
tonio Caraman, avvenuta nel 1808. E il convento e la chiesa
sarebbero totalmente crollati, se non vi fosse stata la tenera
pietà del vecchio sacerdote don Pietro Plelicossich, unico
3uperstile monaco benedettino, pensionato, morto nel 1849,
— 135 —
il quale acquistò dai e. r. Demanio e l'uno e l'altra, li
rislaurò per quanto le sue forze glielo permettevano, li te-
neva in concio e colmo, e vi andava a celebrare la messa
ogni festa. Ma dopo la di lui morte ritornò il convento nel
massimo disordine, l'appartamento abbaziale rimase scoperto,
il restante malconcio, e guasta la cisterna. Per le solerti
cure deir attuale paroco Stefano Banov furono di nuovo ri-
staurati ambidue questi sacri edifìzii l'anno 1877. Supplicò egli
ed ottenne graziosamente dalla munificenza dell' augustissimo
Imperatore Francesco Giuseppe I, e della Imperatrice Maria
Anna l'importo necessario, e dalla carità dell'immortale Pio
IX gli arredi sacri corrispondenti, dimodoché il chiostro po-
trebbe adesso essere abitato ed officiata la chiesa. Una i-
scrizione latina ricorda il fatto.
Tutti due questi edifizii sono circondati dal muro del-
l'antico castello, edificato in origine per tutela e difesa. Vi
si entra dalla parte di ostro per una porta, fornita d'alcuni
gradini, sopra la quale v' è scolpito uno stemma, il quale ha
nello scudo tre fascio verticali con una croce frammezzo, e
cappello vescovile di sopra. Dal lato destro se ne scorge
un'altro, egualmente guarnito, avente nello scudo un leone
in piedi, attraversato da una fascia obliqua ; e a dritta di
questo v'e n'è un terzo con un leone in piedi nello scudo,
colle iniziali i . n . a . m . e con un infula al di sopra.
Frammezzo alle due finestre arcuate a sesto acuto, le quali
prospettano una terrazza a levante, è scolpito un pastorale,
contornato da un serpe. Fuori della porta minore della chiesa,
da ostro, v'è una corticella, fabbricata a modo di chiostro,
sopra l'uscio della quale si legge scolpito sul marmo quanto
segue:
MONASTERIVM . HOC . REPARATVM . FVIT . MATHEO . CARAMAN .
ABBATE . DICTI . MONASTERII . NVNC . ETIAM . ARCHIEPISCOPO .
JAD . ANNO . SALVTIS . MDCCXVI .
Sul timpano della porta sotto codesta iscrizione è inciso
lo stemma dell'arcivescovo Caramon, avente nello scudo una
mano che impugna un ramo di fiori, sormontato da una stella.
Sopra la porta maggiore della chiesa è scolpito un pa-
storale, insegna dell'abbazia.
Tra gli arredi sacri conservavasi sino alla fine del se-
colo passato un pastorale d'avorio, di lavoro ammirevole.
— 136 —
Aveva inoltre questo convento un celebre archivio, con
molte pergamene di ulta antichità ed importanza, dalle quali
gli storici nostrani e forestieri raccolsero copiose notizie.
Non mancava di biblioteca, ed il defunto paroco Bacchinich
possedeva un bel messale glagolitico in pergamena, mano-
scritto, ornato di variopinte figure, ed altri documenti antichi,
scritti in gotico, i quali appartenevano al convento.
Riporteremo ora per notizia gli abbati che presiedettero
questo Cenobio dall' epoca, che fecero passaggio da quello di
s. Giovanni di Belgrado.
Serie degli abbati di Ss. Cosma e Damiano
detti anche di Rogovo.
Giovanni
abbate
di Ss.
Cosma e
Damiano
nel
1129
Niceforo
TI
>5
7?
77
99
77
1146
Ottone
V)
57
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75
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1217
Roberto
V)
n
ff
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77
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1222
Jacopo Conajo
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1282
Giovanni
II
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Paolo
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Giovanni
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Luca
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Martino
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77
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77
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Gregorio
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59
1358
Pietro II
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Luverso
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1374
Federico
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Zorz
i, nobil
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77
1392
Michele
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77
77
59
77
77
1397
Vito Subich
»
75
77
77
75
?7
1398
Intorno alla qual epoca l'abbazia di Ss. Cosmo e Da-
miano fu convertila in Commenda, e consegnala a chierici
secolari, a cui i monaci si assoggettarono.
Serie degli abbati commendatari di TkoU;
detti anche di Rogovo.
Prè Federico de Georgiis, nobile di Zara,
abbate di Rogovo nel 1400
Francesco Malipiero, eletto abbate dalla s.
Sede, il quale fu poscia nel 1431 arci-
vescovo di Spalalo a. 1418
— 137 —
Pietro Foscari primicerio di s. Marco di Ven. a. 1467
Antonio Diedo ,^ 1502
Jacopo Vordio ^^ 1525
Montemerlo de Monteriaco ,, 1558
Secondo Montemerlo ,5 1586
Nicolò Brenlì di Parma ,^ 1601
Brancio, vescovo di Sarsina „ 1625
Stefano Gral^di „ 1653
Girolamo Sorini „ 1696
Giorgio Gìorgiceo di Spalato „ 1730
Matteo Caraman, arcivescovo di Zara ,, 1740
Antonio Caraman, nipote dei precedente „ 1766
Morto il quale nel dì 26 dicembre 1808, passò questa
pìngue abbazia in seno del e. r. Demanio, che ne prese pos-
sesso l'anno successivo 1809. La chiesa e il chiostro fu-
rono in seguito venduti al sacerdote don Pietro Pleticossich,
fu monaco benedettino, che, come sopra si disse, li ristaurò
in parte.
L'anno 1657 i beni dell'abbazìa furono affittati dal-
l'abbate commendatario per 300 ducati annui.
Tanto il Lucio che il Ponte ci lasciarono scritto, che
nel castello di Tkon si rifuggiarono cinque canonici della
metropolitana, ed altri cospicui personaggi di Zara, allorché
nel 1202 fu questa dai fondamenti atterrata.
Vergada.
L'ultima isola dell' arcidiocesi dalla parte di scìlocco è
Vergada^ distante da Zara miglia 25. Appellavasi antica-
mente Lumhricata^ da un verme {lumhricus\ che in copiosa
quantità si trova nelle sue campagne. In seguito ebbe il nome
di Vergada^ e tale trovasi denominata in scrittura del 1430.
Ha in circonferenza circa dieci miglia, e i suoi prodotti sono
vino, olio e poco grano. Nell'acquisto che fece della Dal-^
mazia nel 1409 la Repubblica Veneta, questa fu una di quelle
isole su cui estese assoluto dominio la Serenissima, che poi
nel 1430 la diede in affittanza al patrizio zaralino Nicolò de
Sloradis. Più tardi, cioè nel 1479 l'accordò in feudo a Gia-
como Farina, e poscia alla nobile e benemerita famiglia Clo-
cocea di Zara, che la tenne sino al 26 Maggio 1673; dopo
di che fu dalla stessa Repubblica donata in feudo ereditario
ai nobiluomini Nicolò e Francesco Damiani nel 1682 per
— 138 —
ricompensa degli utili servigi prestati al Governo. Questa
famiglia, che sussiste tuttavia in Zara, assunse col tempo il
titolo del feudo, e cominciò appellarsi Damiani de Vergada.
La villa di Vergada trovasi menzionata col titolo di
parodila in atti delle sacre visite dal 1587 in poi. Ora è
cappellania esposta, dipendente da Pakoscane sotto il Deca-
nato di Zaravecchia.
La sua chiesa principale è posta sopra un colle, che
domina tutto il villaggio. Per quanto dicesi, dovrebbe es-
sere stata eretta nel decimosesto secolo. Ha la forma d'un
quadrilatero, lungo m 21. largo m. 7:50. La cappella mag-
giore è rotonda, ed accenna ad un'età, a noi più vicina.
La sua fronte è rivolta a maistro; è intitolata alla Ss. Tri-
nità, a cui è consacrato l'aitar principale, la cui mensa e
tabernacolo sono di fini marmi e di squisito lavoro. Le co-
lonne di cotesto altare, che poc'anzi erano di legno dorato,
e sdruscite. ora sono anche di marmo, a merito dell' attuale
suo cappellano, ed a spese, in parte dei villici, ed in parte
del fondo ecclesiastico. Vi sono altri due altari, il primo de-
dicato alla B. V. del Rosario, il secondo al Suffragio : ambi
di marmo con pale di non comune pennello. 11 campanile ha
la solita forma con due campane.
Oltre la chiesa prefata ve ne sono altre due. Una sotto
il titolo di s. Andrea ap. eh' è assai antica, avendo servito
di chiesa parochiale prima che fosse stata eretta quella della
Ss. Trinità: ha questa l'aliar maggiore di s. Andrea, ed altro
intitolato alla B. V. Immacolata ; il campanile in fronte con
due campane, ed il cimitero antico comunale che serve og-
gidì come per l' addietro. L'altra è una cappella delia Pre-
sentazione di M. F. di privata ragione.
La presente casa canonica ch'esisteva ancor nel 1670,
è oggidì inservibile; ò imminente la costruzione d'una nuova
a spese del fondo ecclesiastico.
Quattro erano, al principio di questo secolo, le con-
fraternite di Vergada, cioè:
1. Quella della Ss. Irinità con 31 confratelli e poche
rendite.
2. Quella della B. V, del Rosario con 24 fratelli e con
rendite in elemosine.
3. Quella del Suffragio con 48 aggregati, che con e-
lemosine contribuivano al suo mantenimento.
— 139 —
4. Quella di s, Andrea ap, con 23 aggregali, senza
rendite di sorla.
Tutte quattro sono state soppresse nel 1808. Quella
però del Ss. Rosario venne ristabilita nel 1872 dall' attuale
cappellano. Nella chiesa di s. Andrea esisteva nel 1670 la
confraternita del Ss.rno Sacramento, formalmente eretta.
Questa villa conta al presente 390 anime, menlre nel
1754 ne aveva 228.
Serie dei parochi e dei cappellani di Vergada.
Giovanni Bogdanich paroco nel 1587
Filippo Dunicich „ „ 1670
Giacomo Torich „ „ 1674
Michele Billich „ ,, 1714
Michele Torich „ „ 1727
Nicolò CoUanovich „ „ 1737
Giovanni Torich ,^ „ 1762
Martino Michich „ „ 1815
Giuseppe Torich „ ,y 1821
Martino Michich „ „ 1822
Antonio Torich „ „ 1830
Martino Michich „ „ 1840
Giovanni Sablich „ „ 1844
Simeone Maletich „ 5, 1848
Giovanni Kerpelich „ ,^ 1851
Matteo Ostoich cappellano „ 1852
Simeone Barani ,, ,5 1863
Antonio Grasso ,, ,, 1864
Simeone Torich „ „ 1872
Fra i sacerdoti ch'ebbero origine a Vergada sono an-
noverati i seguenti: Nicolò Carpetich in scrittura del 1678,
Giacomo, Simeone ed altro Simeone Torich in scritture del
1768, 1740 e 1773, Matteo Draskovich del 1756.
Esisteva in questa parochia nei prischi tempi un con-
vento di Eremiti di s. Paolo con chiesa dedicata a s. Giorgio
m. i quali furono soppressi nel 1411.
PAROCEIE LITORALI.
Pakoàcane
11 villaggio di Pahoscane è posto ira il lago di Vrflna
ed il mare nel canal di Zara, al confine della Diocesi di
Sebenico. Sotto la dominazione ungarica Fakosene s'ap-
pellava. Sotto i Veneti era feudo della nobile famiglia za-
ratina Carnaruti, che da essi T ottenne pei meriti acquistatisi
verso la Repubblica. Era parochia nel 1579, trovandosi il
suo paroco annoveralo tra i presenti nel sinodo diocesano
celebralo dall' arcivescovo Natale Venier. E pure oggidì pa-
rochia sotto il Decano di Zaravecchìa con 641 abitanti. Ne
aveva 400 nel 1754.
La chiesa parochiale di Pakoscane, resa inservibile per
la sua vetustà, fu riedificata nel 1654 dal paroco Giovanni
Scilich, e consacrata li 12 Maggio 1715 dall'arcivescovo
Zmajevich. È intitolata all' arcangelo s. Michele. L' aitar mag-
giore dedicato al patrono ha il tabernacolo del Ss. Sacra-
mento. Gli altri tre altari laterali portano il titolo di s. Rocco,
della B. V. del Rosario e di s. Maria Maddalena.
Ha oltracciò una cappella in onor di s. Rocco con l'al-
iar del titolare, eretta nel secolo decimollavo dai villici, forse
per voto in tempo di pestilenza.
Dirimpetto alla villa a piccola distanza sorge un' isoletla,
appellata 5. Giustina da una edicola intitolata alla santa con
rottami di case, ove si rifuggiarono i vìllici di Pakoscane
durante le turchesche escursioni. L^ edicola fu eretta nel 1670.
Ha un solo altare intitolalo all'inclita martire e patrona, il
quale era di juspatronato della famiglia Punossevich. Ha din-
— 141 --
torno il cimitero comunale, che fu benedetto nel 1671 dal-
l'arcivescovo Parzago. II campanile al solilo con una campana.
Sei confraternite aveva questa parochia al principio del
secolo, ed erano:
1. La confraternita del litolare s. Michele are. con 40
confratelli, i quali coli' elemosine facevano fronle alle spese
del cullo.
2. La confraternita del Ss. Rosario con 36 associati,
che sostenevano con questue le spese per T esequie dei con-
fratelli defunti.
3. Quella di s. Antonio con 28 socii, e con elemosine
come sopra.
4. Quella della B. V. del Carmine con 24 confrati ed
elemosine pei bisogni della pia compagnia.
5. Quella di s. Rocco con 32 confratelli ecc. come sopra.
6. Quella di s. Giustina nella sua cappella in isola con
22 fratelli senza rendite.
Serie dei paro chi di Pakosóane.
N. N. paroco nel 1579
Simeone Draganich „ „ 1640
Matteo Stojanovich „ ,^ 1670
Nicolò Kerpetich ,^ „ 1681
Giovanni Scilich „ „ 1694
Nicolò Gljubanovich par. evie. for. „ 1727
Pietro Cazija „ „ 1762
Giovanni Vulin „ „ 1815
Simeone Rado „ „ 1840
Grisogono Sokota, insignito
della croce d'oro con co-
rona, canonico onorario,
ora Pievano paroco di s.
Simeone.
Alessandro Servadei
Felice Bakija
Zaravecchia.
Lungi diciotto miglia da Zara a levante, sulle rive
del mare è situata Zaravecchia .^ l' antica Blandona de' Ro-
mani. Era in anlico tempo città non piccola, d'ogni intorno
ricinta di mura, e da alte e ben guernite torri proletta e di-
5^
??
1851
?5
?^
1874
5^
V
1875
— 142 —
fesa. Venne distrutta dai barbari nel VII secolo. Successo
nel 641 l'eccidio di Salona, molli de' suoi profughi scelsero
per loro sede le rovine di Blandona, e ristauratala alla meglio
vi si stanziarono imponendole il nome di Jadria (volg. Zara)
in memoria del fiumicello Jadro, che scorreva intorno alla
distrutta lor patria. Occupata nelTVIII secolo dagli Slavi-
Croati perdette il nome latino di Blandona. ed anche quello
di Jadra, ed assunse quello di Bielograd, Biograd, latino Bel-
gradum. Tolta poi agli Slavi dai Veneti (1115), Ordelaffo
Falier la spogliò di sue mura dalla parte di mare. Presa
dagli Ungari assunse il nomed'^/òa. e poscia i'Alhamaris
ed anche Alba maritima^ per distinguersi da altre città un-
gheresi di tale denominazione. Fu dessa la residenza reale
di Colomanno e di Stefano suo figlio, i quali la ristaurarono
e rabbellirono, ed in essa s' incoronarono ambidue col titolo
di re d'Ungheria e di Dalmazia. Debellata infine e smantel-
lata dal Doge Veneto Michieli, cessò d'essere città, non ri-
sorse pili, e divenne un villaggio di pochi abitanti, e di poca
importanza. Ripigliò allora il nome primiero di Jadra (Zara)
impostole dai Salonitani, ed aggiuntovi l'epiteto di vecchia
per dimostrare lo stato rovinoso in cui era ridotta questa
una volta florida città incominciò a denominarsi Zaravecchia,
ed in slavo Starigrad^ eh' è quanto dire città vecchia, ed
anche Biograd^ che vuol dire città d una volta. / *
Quando avesse dato il nome a Cristo non consta. Non
è dubbio però ch'essendo slata una città ragguardevole al
tempo dell'impero, né troppo distante da Zara, quegli stessi
apostoli, che predicarono la fede ai Zaratini T abbiano fatto
pure a quei di Blandona. Fu nei primi tempi soggetta alla
giurisdizione ecclesiastica di Zara sino all'ottavo secolo, in
cui venuta in potere dei Croati fu sottoposta al vescovo
croatino di Nona. Inseguito divenne sede vescovile, e si ri-
tiene che il fondatore del suo vescovato sia stato Cresimiro
IV, re di Dalmazia e Croazia, il quale ivi erasi ritiralo per
fuggire i rigori dell' inverno. Volendo egli dar lustro e splen-
dore alla nuova sua residenza pensò che non potea farlo
meglio che coli' innalzarla a sede vescovile. E se gliene of-
ferse anche propizia l'occasione per mandare ad effetto il
suo divisamenlo. Prese motivo, infatti, dalla soverchia esten-
sione delia diocesi croatina di Nuna, che comprendeva tulli
gli slavi della Dalmazia, per islaccarne una porzione, colla
quale e colf isola di Pasman, che tolse al vescovato di Zara,
— 143 ~
formò il nuovo vescovato di Belgrado;, donde ne venne che
il vescovato jadrense fin d'allora venne diminuito nel suo ter-
ritorio, come ce lo conferma l'arcidiacono Tommaso, ove
dice : Episcopatiis Jadreìisis non magnani habuit parocldam
propter vicinitatem Nonensis et Belgradensis Episcopatus.
In tal guisa il Vescovato di Belgrado \g\\\\q fondato intorno
ull'anno 1050, e costituito dall'isola di Pasman posta di-
rimpetto alla città, di varii scogli a lei vicini, e di parecchi
altri villaggi posti a borea della medesima. Che la santa Sede
avesse colla sua autorità confermato e corroborato l' atto
della istituzione del nuovo vescovato non consta da docu-
menti, ma ben lo si deduce dall'atto di presenza diMainardo
Legalo Pontificio, speditovi dal Papa Nicolò II nel 1059, e
dal contemporaneo intervento del metropolita di Spalato e di
tutt'i vescovi provinciali Fondato sotto così splendidi auspici
il Vescovato di Belgrado pareva avesse a perdurare a lungo,
ma invece neppur un secolo stette in piedi, che per le vi-
cende politiche s' eslinse ben presto, come vedremo. In questo
periodo di sua esistenza ebbe otto vescovi, dei quali nar-
reremo ora le virtù e le gesta.
Vescovi di Belgrado.
1. a. 1059. Teodosio /, primo vescovo di Belgrado. Nulla
si sa di sua origine, e degl'inizii del suo vescovato. Lo
si trova menzionalo, ed anche sottoscritto qual testimonio
col tilolo di vescovo belgradense in parecchi monumenti
di quest'epoca. Coli' ardente suo zelo, colle egregie sue
virtù, e colle preclare sue gesta iniziò la nuova sede. Fu
egli che per accrescere lustro e splendore alla sua chiesa,
persuase il re Cresimiro a fondare il famoso monastero e
la magnifica chiesa di s. Giovanni ev. pei monaci bene-
dettini slavi. Cresimiro infatti, a cui stava grandemente a
cuore l'esaltamento della nuova diocesi belgradense, da
lui fondata, si prestò di buon animo per soddisfare ai de-
sideri di Teodosio. Prima però di accingersi all'opra, chiamò
dal convento dei benedettini di Zuri frate Andrea^ uomo
fornito di singolare virtù e prudenza, e destinato il sito
e r area del convento e della chiesa da erigersi, gli com-
mise l'incarico di edificarli a tutte sue vSpose, non senza
raccomandargli di fare in modo che gli edifizii riuscire
dovessero pienamente adatti allo scopo, a cui erano de-
— 144 —
slinali. Verso la fine deJl' opera fece a sé venire non solo
i vescovi provinciali con alla lesta il nielropolila di Spa-
lalo Lorenzo, ma ancora alcuni magnali, e Mainardo ab-
bate benedettino, che in quell'anno 1059 fungeva in Dal-
mazia per ordine di Nicolò II l'incarico di legato apo-
stolico. Dinanzi a codesta augusta assemblea fece dono
solenne ai monaci del monastero e del tempio, cui volle
fossero dedicati all'apostolo ed evangelista s. Giovanni, e
presieduti e governati dal prenominato frate Andrea, che
fu istituito primo abbate. Assegnò inoltre alla chiesa e al
convento suddetto T intera isola di Zuri, nonché la villa
di Rogovo, situata dietro le colline di Belgrado a borea,
con tutte le località ad essa pertinenti quali erano Dolani,
Blatta, Servizza, Barcagno, Sydraga, Sefova, Nebrete,
Murazulum, ed Elzani. Stabilì inoltre che il convento fosse
immune da qualunque regia imposizione. L^atto solenne,
eretto in tale occasione, portala data del 1059, ed è cor-
roboralo dalle firme di tulli i prefali magistrati ecclesia-
stici e civili. Con altro diploma di quelT anno stesso,
dopo di aver confermato solennemente quanto aveva or-
dinato e disposto nel primo, impose Cresimiro ai monaci
un annuo tributo da darsi al vescovo, cui però tolse ogni
diritto sopra il monastero, costituendolo così immune da
alcuna soggezione al vescovo, e sottoposto invece im-
mediatamente al Papa. In ambidue i suddetti diplomi tro-
viamo sottoscritto Teodosio vescovo belgradense. Gover-
nalo con sapienza dall' abbate Andrea, salì in fama ed o-
nore questo convento, che fu beneficato con parecchi doni
e lasciti, fra i quali merita d'esser annoveralo quello di
certo Kerniz, che con scrittura del 1077 lasciò al mede-
simo alcuni terreni e la chiesa di s. Michele in Mirane.
Nell'eccidio di Belgrado del 1126, anche la chiesa ed il
convento di s. Giovanni furono distrutti, come vedremo.
Di Teodosio nulla altro sappiamo. Troviamo la sua sede
occupata nel 1066 dal suo successore Dabro.
2. a. 1066. Dahro^ del quale nessun' altra memoria ci ven-
ne lasciata, tranne la sua sottoscrizione nel diploma
di Cresimiro del 25 dicembre dell'anno 1066, con cui il
re assieme all' arcivescovo di Spalalo Lorenzo, e agli altri
vescovi della Dalmazia, riuniU in amplissima assemblea
nella città di Sebenico approvò e sancì il regio decreto
col quale veniva esonerato da qualsiasi contributo, ed i-
— 145 —
noltre dichiarato immune da ogni e qualunque soggezione
l' illustre cenobio benedettino jadrense di s. Maria, fondato
da Cicca sorella di lui. Dopo tre anni Dabro non era più
in vita.
3. a. 1069. Teodosio 11^ sotto il cui regime venne fondata
a Belgrado una chiesa in onor di s. Tommaso ap. ed i-
iioltre presso la medesima un convento di monache, cbo
sotto la direzione di Dohinza abbadessa osservavano la re-
gola di s. Benedetto. Leggesi nel Parlato T. IV pag. 4 il
diploma di ottobre del 1069, con cui Cresimiro accordò
al convento il diritto della regia libertà, e l' immunità
da qualsiasi contribuzione e dipendenza, ed inoltre gli
donò, alcune terre in Sydraga, ed una pingue possessione
nella località denominata, Rasochatiza^ incipiente ab ipsa
Rasochatiza uhi sunt duae fontanae^ et usqiie ad pu-
teum^ qui manet usque ad terrara Mogorovici^ longitu-
dine^ et in latitudine a monte Tini usque ad rivum^ et
ibidem Smurdulani incipiente a termino vallis usqite ad
pedem montis Tini, Il diploma venne sottoscritto dal ve-
scovo Teodosio qual testimonio. Nuli' altro ci consta di lui.
4. a. 1072. B Questo vescovo trovasi segnalo nei docu-
cumenti colla sola iniziale B.^ che dal Parlato è ritenuta
per abbreviazione di Basilio^ Bertrando^ o Bono. Inter-
venne cogli altri vescovi della Dalmazia al concilio pro-
vinciale, convocato in Zara nel 1072, dall'arcivescovo é\
Spalato Lorenzo, nonché alla solenne consacrazione della
chiesa di s. Maria delle Monache benedettine di Zara, ed
inoltre all'atto di donazione dell'isola di Selve fatto alle
medesime dal vescovo di Zara Andrea, e da Dragone
priore (pretore) della città stessa ; il quale atto solenne fu
da lui colla sua iìrma B, Belgraden. Episcopus ratifi-
cato. Questo è ciò che ci è nolo del vescovo B , , ,, nò
altro ci consta di lui.
5. a. 1073. Prestanzio, Durante il regno di Cresimiro IV
prese egli possesso di questa sede di Belgrado, ciocché
si deduce da quanto ora diremo. Aveva Prestanzio di sua
propria autorità donato al monastero di s. Giovanni ev.
la chiesa dei Ss. Cosmo e Damiano nell'isola di Pasman,
assieme ai beni a quella spettanti. Volendo T abbate i*^eZ^C(3
prenderne possesso, questo gli venne contestato, col pre-
lesto che il vescovo non avesse avuto diritto di alienare
la chiesa ed i suoi beni, che per juspatronalo alla città
IO
— 146 —
di Belg^rado pertenevaiTO. Chiamati in giudizio gli avver-
sarii dall'abbate dinanzi al re Cresimiro. questi atììdò la
trattazione dell' aifare a Vito Dragone, uomo prudente, e
nelle cose l'orensi versatissimo. il quale pronunziò sentenza
favorevole alT abbate, come rilevasi dal documento di quel
monastero, che trovasi per esleso nel P. Parlato T. IV
p. 4. Il vescovo Prestanzio, non contento del giudizio
emmesso in suo favore, affine di meglio guarantire la
donazione, stimò necessario di farla rinnovare, e confer-
mare nelle forme più solenni. Non mancò pertanto di of-
frirsegli opportuna occasione. Essendo morto nel 1076
Cresimiro, Gregorio VII aveva spedili in Dalmazia i suoi
legati Gebizone e Folconio, perchè in nome suo approvar
dovessero la elezione dì Svonìmiro (Demetrio) in re di
Dalmazia e Croazia, e imporgli solennemente il reale dia-
dema. Adempiuto eh' ebbero il proprio incarico, pregati
da Preslanzio i legati assieme col metropolita di Spalato
si recarono a Belgrado, ed alla presenza del clero, del
pubblico magistrato, della nobiltà e del popolo, convocalo
in generale assemblea, fu letto 1' atto della prefata dona-
zione e solennemente confermato. Colse Prestanzio questa
bella circostanza per far celebrare dal metropolita la con-
sacrazione della chiesa di s. Giovanni ev. a cui la com-
munità si obbligo di contribuire annualmente la decima
dell' olio, di cui era molto ferace il belgradense territorio.
Di Prestanzio si trova benanco memoria in parecchi do-
cumenti di quest' epoca, come pure dopo la sua morte in
scrittura del 1116, ') colla quale il doge Ordelalfo Falier
riconfermò i privilegi del summentovalo convento di s.
Giovanni, i quali privilegi assieme alla suddetta donazione
vennero riconosciuti e sanciti da Papa Gregorio. E ancor
ricordato il vescovo Preslanzio nei diplomi di Stefano II
del 1166, e di Bela III del 1188, coi quali furono ancor
una volta ratificati i privilegi di quell'illustre cenobio.
Cessò di vivere Preslanzio nell'anno 1076, in cui gli suc-
cesse nella cattedra vescovile Teodosio.
6. a. 1076. Teodosio III. Succedette a Prestanzio; ma di
lui nulla si trova nelle antiche memorie all' infuori della
sua testimonianza scritta in un diploma di Svonimiro (De-
metrio) del 1076. È pure menzionato in un documento
^) Vedi U documento dell' a. 1116 in fine dell'opera.
— 147 —
del 1077. Non consta quanto tempo tenesse la cattedra
di Belgrado.
7. a. 1097. Bono. Sedeva su questa cattedra sullo scorcio
del secolo undecimo. Fu egli che accolse Tanno 1097 la
figlia di Ruggero conio dì Sicilia, la quale approdò a
Belgrado, diretta in Ungheria per farsi sposa a Colomanno,
che dopo l'estinzione dei principi slavi, era divenuto pa-
drone di tutta la Croazia, ed anche della città di Belgrado.
Fece pure solenne accoglienza a Colomanno, che si è recato
nel 1102 a Belgrado, per farsi incoronare re di Dalmazia e
Croazia; nella qual circostanza diede alla città il titolo di re-
^afe, come rilevasi da un diploma rilasciato in quell' anno
al convento Benedettino di s. Maria di Zara, che così comin-
cia: Ugo Colomannus etc postquam coronatus fui Bel-
gradi sujpra mare in urbe regia. Con molta pietà e pru-
denza il vescovo Bono governò \a sua chiesa. Se non
che semhra aver egli mancato ai doveri di giustizia col-
r aver tolto ai monaci benedettini di s. Giovanni la chiesa
dei santi martiri Cosmo e Damiano coi terreni rispettivi,
esistenti nell'isola di Pasman, sotto il pretesto essere stali
staccati dalla sua mensa arcivescovile con grave suo pre-
giudizio, mentre invece l'antecessore di Prestanzio ave-
vali, come abbiam narrato, con atto solenne e pubblico e
col consenso del clero e del popolo concessi ai monaci
in proprietà perpetua ed assoluta. Fu perciò anche obbli-
gato a restituirli ai monaci dietro sentenza del legato
Pontificio, Cardinale Agostino, mandato da Pasquale II in
Dalmazia ed Ungheria per oggetti di ecclesiastica disci-
plina. Dopo di questo fatto si ritiene che Bono passasse
agli eterni riposi, poiché niente più trovasi di lui nelle
memorie di quei tempi.
8. a. 1116. N. N, E il nome di questo vescovo e le sue
gesta andarono perdute per le vicende dei tempi. Sotto
di lui, oppure del suo successore avvenne l'eccidio della
città di Belgrado. I Veneti, a cui Colomanno aveva rapito i
la Dalmazia, condotti dal doge Ordelafo Falier nel 1116^
ridussero colla forza alla loro ubbidienza e soggezione le
città croate della provincia, compresa Belgrado ; nella qual
occasione Fosco, abbate del monastero di s. Giovanni ev.
si fece confermare dal doge con pubblico e solenne do-
cumento il possesso della chiesa; dei Ss. Cosmo e Damiano
e dei beni ad essa inerenti, di cui sopra abbiamo par-
— 148 —
Iato. ') Stefano re d'Ungheria, approffittando dell'assenza della
flotta veneta, che s'era coi crociati recata in Soria, nel
1124 assoggettò a se tulle le città della Dalmazia. Ma
Domenico Michielì. ritornato dalla spedizione di Soria. le
riprese agli Ungheria parie colla forza, parte colla resa.
Belgrado però colKajato degli ungheri osò opporsegli, ma
finalmente dopo una lunga ed accanita resistenza dovette
cedere. Espugnala ch'ebbe il doge la città, T atterrò e la
distrusse tutta quanta in pena della sua defezione e della
pirateria con cui infestava l'adriatico, né mai più potè ri-
sorgere a vita. Il territorio di Belgrado e le isole an-
nesse furono assegnate dal doge ai zaratini. ed una porzione
della diocesi al vescovo di Zara. Una buona parte degli
abitanti si ricovrarono nella città di Scnrdona. ove fu anche
trasferita la sede vescovile. Le monache benedettine di s.
Tommaso si rifuggiarono in Zara, che diede loro ad abi-
tare il convento di s. Demetrio. 1 padri benedettini di s.
Giovanni, la cui chiesa e convento furono pure distrutti,
si trasferirono nell' isola di Pasman e presso la chiesa dei
Ss. Cosmo e Damiano si collocarono in un convento, che
fu da loro appositamente edificato, e dimesso il tìtolo di
s. Giovanni, presero quello dei santi martiri, conservando
il possesso dei beni, dei diritti e dei privilegi che gode-
vano in quello di Belgrado. Così cessò per sempre la sede
vescovile di Belgrado.
Cattedrale di Belgrado, (Zaravecchia).
Non havvi veruna memoria della cattedrale di Belgrado
(Zaravecchia). E indubitato che debba aver esistilo, poiché
dove vi ha il vescovo dee necessariamente esservi puranco
la chiesa colla cattedra vescovile. È da ritenersi che Teo-
dosio, primo nella serie dei vescovi belgradensi, l'abbia fon-
data contemporaneamente alla istituzione di questo vescovato ;
e tanto più lo si dee credere, giacché troviamo scritto eh' egli
persuadesse il re Cresimiro a fondare il monastero e la chiesa
di s. Giovanni ev. pei monaci benedettini. Se allora non vi
fosse stata la cattedrale, noi sianìo d' opinione, che quel ve-
scovo non si sarebbe con tanto zelo prestato presso il re
affine di ottenere da esso l' erezione di un tempio e di un
') Vedi il documento in fine dell'opera dell' a, 1116.
— 149 —
cenobio, ambidue esentì dalla ordinaria sua giurisdizione, ma
si sarebbe invece adoperalo con preferente impegno per la
fondazione della cattedrale, indispensabile all' esercizio del
suo ministero. Oltre di ciò, il vescovo, come tosto dimo-
streremo, aveva presso di sé un capitolo, composto di di-
gnitari e di canonici; ma capitolo non si dà senza cattedrale;
questa perciò esistere doveva. Non consta qual titolo por-
tasse, né qual forma o struttura avesse. Nella distruzione della
città, avvenuta nel 1126, dee aver subita la sorte delle altre
chiese.
Capitolo cattedrale.
Che il vescovo di Belgrado abbia avuto il suo capitolo,
composto di dignitari e di canonici non v'ha dubbio. Un in-
dizio lo abbiamo nelle auliche pergamene. In una di esse
dell'anno 1066 troviamo memoria di Giovanni arcidiacono
belgradense. In altra del 1072 havvi menzione dell'arcidiacono
Nicolò'^ ed in una terza del 1076 è nominato un'altro (t20-
vanni arcidiacono di Belgrado. Similmente in scritture del
1066 e del 1076 trovasi menzionato Dragone arciprete di
Belgrado. Se esistevano l' arcidiacono e l' arciprete dovevano
esservi pure i canonici ; ma di essi tacciono le storie nostre.
Conventi di Belgrado.
1, Il primo, il più illustre ed il più ricco convento della
diocesi belgradense era quello dei monaci benedettini slavi,
situato vicino la città di Belgrado, in luogo eminente presso
una torre per cui fu anche appellato convento del Castello.
Venne fondato dal re Cresimiro assieme alla chiesa di s,
Giovanni ev, come abbiamo di sopra narrato, e da lui ricca-
mente dotati entrambi di beni e di privilegi. Giusta quanto
ci lasciò scritto l' arcidiacono Ponte, la loro facoltà era assai
pingue, imperciocché i loro beni, avuti parte per via di do-
nazione di principi e d'altri pii benefattori, e parte in forza
di acquisti, si estendevano in 36 villaggi, tra i quali é da
annoverarsi quello di Rogavo^ situato dietro le colline di Bel-
grado, a ponente del lago di Vrana in una bellissima cam-
pagna, detta Opatia^ onde quest' abbazia venne appellata aò-
hazia di Rogavo, Quei monaci si mantennero quindi sempre
in floridissimo stato sino a tanto che ed il convento e la
~ 150 —
chiesa nel 1126 furono distrutti. I religiosi si trasferirono
allora colle loro robe nell'opposta isola di Pasraan, dove €-
dificaiosi un modesto cenobio sopra un colle, presso la chiesa
de' Ss. Cosma e Damiano. la quale era stata loro donata dal
vescovo Prestanzio, ivi si collocarono, e dimesso il titolo di
s. Giovanni ev. assunsero quello dei Ss. maicirì, consewrndo
però il possesso dei beni, e dei privileggi. che godevano in
quello di s. Giovanni di Belgrado. L' abbate e l'abbazia con-
tinuarono a nominarsi col titolo di Rogavo. Riportiamo qu^.
sotto i nomi degli abbati che governarono il convento di s.
Giovanni ev. da'!a fondazione sino alla sua distruzione.
1. Andrea abbate di s. Giovanni,
ovvero di Rogovo .... a. 1059
2. Lupo „ 1064
3. M. Lupo ...,...„ 1066
4. Felice „ 1072
5. Pietro „ 1075
6. Dabro „ 1103
7. Fosco „ 1116
2. Un' altro convento di padri Benedettini esisteva nelle
vicinanze di Belgrado, ed era intitolato a s. Bartolomeo ap.
Si trova memoria di esso in documento del 1069, nel qual
tempo era abbate certo Adaono. In scritture del 1075, 1078,
e 1087 è sottoscritto Giovanni abbate di s. Bartolomeo di
Belgrado : Joannes ahhas coenobii s. Bartholomaei. Anche
questo convento colf annessavi chiesa fu smantellato nel 1126.
S. Ai tempi di Cresimiro oravi in Belgrado un convento
di monache benedettine, cui era annessa una chiesa in onore
di s. Tommaso ap. Sembra, che l'uno e l'altra sieno stati
fondati da luì medesimo, ma non esiste scrittura, che ne
faccia prova. Trovasi di essi memoria in due documenti del
1069, con cui quel re li arricchì di privilegi speciali, li re-
galò di molti beni in Sydraga. e li pose sotto la sua tutela e
particolare protezione. Era allora Dohrizza abbadessa, e molte
monache vi avevano stanza sotto la regola di s. Benedetto.
Anche in scrittura del 1073 viene di essa fatta menzione.
In nessun altro documento si parla di questo chiostro e di
questa chiesa, per cui non è dubbio, che tutti e due abbiano
subito la sorte funesta ch'ebbe la città nel 1126.
4, Nella località Buhgnayie^ non lungi da Belgrado, e-
sìsteva un convento di monache benedettine, a cui era an-
nessa una chiesa in onor di s. Pietro ap, Ambidue vennero
— 151 ■—
fondati per cura ed a spese di Siovinio e Grubissa figli di
Boricio, di Radoslavo e Drugoslavo figli di Stefano, di Yrace
e Biniboll di Talisso, di Giorgio figlio di Radosto, e di Nicolò
e Prodanizo di Domenico, come rilevasi da antica scrittura
del 21 marzo 1207. li re Cresimiru li dotò di molti beni e
privilegi. In documento del 1072 trovasi nominata Dabragna
abbadessa di questo convento. Nella desolazione di Zara del
1202 si ricoverarono in esso le monache di s. Demetrio,
Dragosa, Csirda, Premilia e Dabrosa con alcune altre, e si
posero sotto la tutela e la protezione del monastero dei santi
Cosma e Damiano di Tkon, al cui abbate fecero donazione
della chiesa di s. Pietro di Bubgnane, e dei beni annessi,
mentre V abbate dal canto suo obbligossi di provvederle di
tutto il necessario sostentamento. Dopo tal' epoca non trovasi
menzione nelle antiche scritture del convento ; bensì evvi
memoria dei parochi, e della chiesa di s. Pietro, come vedremo.
L'antica Belgrado (Zaravecchia); ora Parochia.
Devastata Belgrado nel 1126, come vedemmo, quel-
l'antica ed illustre città rimase affatto deserta, e desolata, e
cosi pure buona parte del suo territorio nonché dell' isola
di Pasman, che le apparteneva. Appena alcuni anni dopo co-
minciò a risorgere sulle proprie mine e a popolarsi, ma non
si ristabilì nella primiera floridezza, a cui elevata Tavea il
re Cresimiro durante la sua dimora. Alcuni dei primi suoi
abitatori vi fecero ritorno, e coi ruderi della desolata lor
patria vi fabbricarono le proprie abitazioni ed una chiesa,
che dedicarono a s. Anastasia, patrona della diocesi jadertina,
alla cui spirituale giurisdizione si trovarono subordinati ; con
con che si venne a formare una parochia di circa 100 case.
Continuò a nominarsi nelle scritture col titolo di Belgrado
0 Bielograd. Prevalse in seguilo quello di Biograd, Starigrad
e Zaravecchia, che tuttavia conserva, specialmente dopo che
i Veneti presero assoluto possesso della Dalmazia. Nel 1571
furono ristaurate le antiche sue mura dal Provveditor generale
Luigi Grimani onde proteggerla dagli Ottomani, i quali però
alla testa di Ibrahim Pascià la danneggiarono non poco nel
1646. Alla ristaurazione delle mura fattavi dal Grimani
riferir si potrebbe il frammento di lapide, immurata sopra la
porta del paese, eh' è del seguente tenore :
m
**- m^ ■
I
• •
— 152
ALOYSIVS . . .
DALMAT . ET
ANTIQVA
RESTA
Negli atti della sacra visita canonica fatta nel 1595
dall'arcivescovo Molin si trova memoria della chiesa paro-
chiale di Zaravecchia. e del paroco di allora don Simeone
Bercich da Sale, a cui quel Prelato fa molti encomi per T e-
semplare sua condotta e per la savia sua direzione negli af-
fari del sacro suo ministero. Anche T arcivescovo Capello fa
menzione di cotesta chiesa nella visita canonica del 1639.
Nel 1671 aveva la medesima quattro altari, il maggiore in
onor di s. Michele are. gli altri in onor di s. Rocco, del Carmine
e dello Spirito Santo. Nel 1681 eranvi quelli di s. Pietro ap. e di
s. Giov. Battista. Questa chiesa era però umile ed angusta, e
per essere slata ben due volte dai Turchi incendiata, divenne
inservibile, per cui ne fu eretta una più bella e più ampia
nel 1761 a spese dei parochiani, per cura del paroco An-
tonio Jurassovich, come lo dimostra la seguente lapidaria
iscrizione^ scolpita sulla fronte della medesima.
D . o . M .
TEMPLVM . HOC
BEATAE . ANASTASIAE . MARTYRl . DICATVM
OLIM . ANGVSTIVS
INCOLARVM . JADRAETERIS . ALIAS
ALBAEMARIS
PIETAS
SVB . PAROCHO . RDO . PRAE . ANTO . JVRASSOVICH
ARCHIEPISCOPATVS . MATHEI
CARAMAN . DECIMOQVINTO
REGIMINIS . PROCOSOLATVS . FRANCISCI . DIEDO
ANNO . INCARNATIONIS . DOMINICAE . MDCCLXI .
Questa chiesa, situata nel centro della borgata poggia
su di un piano retto ed elevato, ed è circondata in ogni
parte dalia via pubblica. La sua struttura è abbastanza ele-
gante. È un quadrilatero lungo m. 33, largo m. 12:50, alto
— 153 —
m. 10. Ha la fronte rivolta a ponente, tutta costruita in pietra
lavorata, come pur lo sono gli angoli esteriori delle sue can-
tonate, i cornicioni, eia bella torre alta ni. 30 larga m. 10,
che serve ad uso di campanile, Due occhi, V un sopra T altro,
l'uno d'un metro, e l'altro di cent. 45 di diametro, spandono
neir interno la luce, accresciuta da sei finestre ovali e da
due mezzalune distribuite nelle pareti laterali. La porta prin-
cipale nella facciata, sormontata dalla lapide suaccennata, e
due altre più piccole nei lati servono d'ingresso. Un arco alto
m. 9 largo m. 6, con balaustrata di pietra lavorata divide il
prebisterio dalla nave. Dietro il maggior altare eh' è di marmo,
è posta la sagrestia, alla quale si accede mediante due porte
situate ai fianchi. Quattro altri altari adornano le pareti la-
terali, due dei quali sono dì marmo, uno di legno dorato,
ed uno di legno inverniciato, le cui pale non sono d' alcun
pregio. Abbenchè la preesistiia chiesa parochiale, del pari
che la presente, come appare dalla lapidaria iscrizione sopra
mentovata, e dagli atti di visita canonica degli arcivescovi
iìlolin (1595) e Capello (1639,) sia stata sempre dedicata
alla patrona dell' arcidiocesi s. martire Anastasia, con tuttociò
la troviamo nel 1853 intitolata alF assunzione di M. V. ed
ora alla Ss. Immacolata, la cui effigie serve di pala all'aitar
maggiore. Il battistero non ha nulla di rimarchevole, non e-
sendo altro che una vasca di pietra coperta da una cupola
di legno inverniciato. La chiesa è una delle poche di cam-
pagna che abbia l'organo, il quale fu di recente acquistato,
ed è posto nella cantoria dirimpetto all' aitar maggiore sopra
la porta principale.
Risulta dagli atti della visita canonica dell'arcivescovo
Capello del 1639 chea quel tempo due confraternite vi sus-
sistevano, fondate non si sa sotto qual titolo prima del 1400.
Sette poi ve n'erano nel 1^07, la prima delle quali intito-
lata a s. Anastasia^ avea 70 confrati, ed era provveduta di
beni e di elemosine, con cui facevano fronte alle spese i-
nerenti all' altare. La seconda sotto T invocazione di s, Rocco^
i cui 28 confrati con questue in natura e con obblazioni
sostenevano le spese del culto. La terza era sotto il patro-
cinio della B. V. Assunta^ ed aveva 40 fratelli, senza ren-
dite e senza carichi. La quarta dedicata a san Giovanili, ev,
con fratelli 29, si sosteneva di questue nel tempo dei rac-
colti, ed aveva un annuo reddito di fior. 64 con cui sì prov-
vedeva la cera occorrente alle funzioni. La quinta aveva iì
— 154 —
titolo di S.Pietro ap.\ era formata da 18 confrati, che colle
questue pagavano le cere e le altre occorrenze. La sesta in
onor di s. Michele are. con 16 fratelli, che provvedevano
a tutti i bisogni inerenti al sodalizio. La settima finalmente
sotto la protezione di s. Aiitonio di Padova^ componevasi
di 62 confratelli, i quali ricavavano dalle questue annui fior.
150 circa, e la mantenevano con decoro. Tutti questi soda-
lizii furono sonoressi nell'anno 1808. Sembra che alcuno
i. ^
di essi siasi ristabilito, e che sussista senza superiore ap-
provazione. Nel 1678 ve n'era ancor uno sotto il titolo del
Ss. Sacì^amento: non consta come e quando andò a finire.
Oltre la chiesa parochiale di s. Anastasia ve ne sono
altre due situate. Funapoco discosta dalfaUra, lunghesso la
strada, all'uscire della borgata. La prima denominata s Rocco
è lunga m. 7:85. larga m. 4:24: ha la forma d'un qua-
drilatero con campanile alla romana sopra la facciata. È tutta
circondata da muro. Ha un solo altare, e questo di legno
dorato. La seconda intitolala a s. Antonio di Padova venne
eretta nel 1850, ed è lunga m. 5, larga m. 4. Ha il cam-
panile sopra il frontale, ed un solo altare di pietra, colla
statua del santo patrono. Negli atti dì sacra visita del 1714
ne troviamo una terza dedicata a s. Pietro ap. extra muros.
La canonica è un edifizio, eretto dalle fondamenta nei
1869 per cura dell'attuale zelantissimo paroco a spese del
fondo ecclesiastico e dei villici. Ha la dimensione di m. 1 1 : 50
per 9:50.
Non consta quando Zaravecchia sia stata eretta in pa-
rochia mancando scritti che ce lo rivelino prima del 1587,
nel qual anno aveva il suo paroco, come vedremo. Dopo il
1823 fu innalzata a parochia decanale, titolo e grado, che
tuttavia conserva. Come tale ha sotto di sé le parochie di
Ss. Filip2:)o e Giacomo.^ di Torrette^ di Pakoscane^ Vrana^
e Polazza^ ed inoltre le cappellanie esposte di Vergada, Pri-
steg^ Badossinovaz^ e Tinj con anime 4196 in complesso.
Il numero degli abitanti di Zaravecchia ammonta oggidì
a 736, dei quali sono 709 cattolici romani, e 27 greci n.
u. Nel 1754 ne aveva .572. Erano una volta famosi per la loro
fierezza. Si hanno memorie che nel 1648 avessero barba-
ramente trucidato Grisogono Bortolazzi, colonnello del con-
tado, e che in pena del loro delitto fossero stati decimati,
e tramandato ai posteri il fatto col mezzo d'una lapide di
scorno. Colui che contribuì moltissimo a render migliori i
— 155 —
costumi di questo popolo si fu il paroco Antonio Jeschina,
zaratino, il quale colla predicazione e colla contìnua istruzione
giunse a togliere affatto i delilli di sangue, e purgare la bor-
gata di Zaravecchia ed i suoi contorni dai ladri e dai be-
stemmiatori, per i cui meriti venne anche molto encomialo
negli atti di sacra visi'^a del 1762.
Dagli alti di visita pastorale dell' arcivescovo Minuccio
de' Minucci dell'anno 1597 si venne a conoscere che a que-
st'epoca Zaravecchia era padroneggiala dai cavalieri Tem-
plari, abbenchè il loro ordine fosse stato molto tempo prima
soppresso.
Serie dei parochi di Zaravecchia.
Andrea Cepich
paroco
nel
1587
Simeone Bercich
yy
jj
1595
Gregorio Ruzinovich
ìj
57
1656
Simeone Smoljanovich
??
}}
1694
Pietro Billich
;?
77
1721
Pietro Toìlich
?9
77
1737
Antonio Jurassovich
J;
}}
1761
Antonio Jeschina
7?
77
1762
Giovanni Sulich par. e vie.
for.
9y
1771
Grisogono Lucacich
A'
77
1815
Simeone Buljevaz
55
»
1820
Giov. Battista Pellizzarich ,,
}y
1848
Nicolò Kerpelich
n
?7
1863
Ss. Filippo e Giacomo.
Il villaggio dei Ss, ap. Filippo e Giacomo è posto alle
rive del mare, nel canal di Zara, al nord di Zaravecchia,
nella distanza di 3 miglia, dirimpetto all' isoletta Babaz, dietro
la cui sponda opposta è Pasman. La sua postura è assai
amena, e perciò questa era la villa prediletta dai zaratini,
che vi avevano i loro casini di ricreazione. I suoi terreni
sono assai produttivi, e l'olivo vi alligna a meraviglia.
La primitiva sua chiesa fondata dall'abbate di s. Gio-
vanni ev. di Belgrado, era intitolata ai Ss. apostoli Filippo
e Giacomo, i quali diedero sino ab antico il nome al villaggio,
— 156 —
essendo sino dai prischi tempi così nominato. Tal chiesa deve
essere stata distrutta in occasione della rovina di Belgrado ed
in seguito sostituita dalla presente, dedicata a s. Michele ar-
cangelo, eh' è pure antica, e che per quanto consta, è stala
anche consacrata. Ha essa l'aitar maggiore, intitolato al santo
patrono, ed un'altro altare dedicato a s. Rocco. Sulla porta
minore, che guarda a libeccio, v'è scolpito uno stemma ab-
baziale, il quale comprova maggiormente, che appartenesse
all'abbazia di Rogovo. dappoiché trovasi tuttora T istesso
stemma in più siti di quella località, e perchè la casa del-
l' antica famiglia Pellizzarich, attigua a detta chiesa, apparte-
neva alla prefata medesima abbazia, e tuttora quel sito viene
appellato Opatia, vocabolo slavo, che in italiano vale ab-
bazia. Oltraciò in documento del 1491 trovasi questo villaggio
accennato così : Ss, Filippo e Giacomo di Rogovo^ il che
vuol dire, che il villaggio, di cui si parla, apparteneva come
tant' altri, alla giurisdizione dell'abbate di Rogovo. Ha questa
chiesa un bello e solido campanile.
La villa dei Ss. Filippo e Giacomo era parochia nel
1661 trovandosi cenno del suo paroco in documento di tal' e-
poca. Come parochia trovasi indicata pure negli atti di vi-
sita canonica degli arcivescovi. Anche oggidì è parochia di-
pendente dal Decanato di Zaravecchia, con 453 abitanti,
mentre nel 1754 ne aveva soltanto 105.
Aveva questa villa nel 1808 tre pie confraternite, vale
a dire:
a. La confraternita del Ss. Sacramento^ con molti con-
fratelli e rendite in elemosine.
6. La confraternita di s. Rocco^ con 50 confratelli ed
elemosine in danaro pei bisogni delf altare.
e Quella di s. Michele con 40 confratelli, e con ren-
dile di beni campestri, colle quali si provvedeva al manteni-
mento della chiesa. Questa confraternita esisteva da tempi
rimoti.
Questa villa fu più volte devastata ed incendiata dai
Turchi.
Molti nobili avanzi di antiche fabbriche Irovansi sparsi
in questo villaggio. Furono trasportati a Zara ed altrove ed
impiegali nell'erezione di nuovi fabbricati.
•oco
nel
1661
93
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1843
— 157 —
Serie dei parochi di Ss. Filippo e Giacomo.
Giorgio Mìrcovich
Giacomo Torich
Nicolò Cucinovich
Simeone Jurissich
Giacomo Saricli
Simeone Barbarossa
Matteo Rad idi
Marco Pellizzarich
decano e canonico onorario
Qui cade in acconcio di parlare un po' distesamente
della estìnta abbazia dei P.P. Benedettini di Roìtovo.
Abbazia di Rogovo.
Dietro le colline dell'antica Belgrado, lungi tre miglia
da Ss. Filippo e Giacomo, oltre il monte, sta la vetusta,
famosa, ora estinta abbazìa di Rogovo.
Ebbe essa la sua origine colla fondazione della chiesa
abbaziale e del monastero dei PP. Benedettini di s. Giovanni
evangelista di Belgrado, nell'anno cioè 1059. Il re Cresi-
miro ne fu il loro fondatore, istitutore, e benefattore. Distrutta
nel 1126 colla città di Belgrado anche la detta chiesa ed il
monastero di s. Giovanni, assunse quello di abbazia di Rogovo
da una delle principali e pingui sue possessioni donategli
nell'atto di sua fondazione dal re Cresimiro. Tale titolo con-
servò essa sempre sino ai nostri tempi ed anche dopo che
restò soppressa per morte del suo ultimo abbate commen-
datario Antonio Caraman, e sua concentrazione nel fondo
ecclesiastico. Di quest'abbazia è menzione in scritture dal-
l'anno 1350 sino al 1808,
Frammezzo alla suddetta possessione estesa e fruttifera,
tutta lavorata a vigna^ a oliveto ed a semina, posta tra i vil-
laggi di Ss. Filippo e Giacomo e Torrette, sorge sulla sommità
d'un colle un tempio che apparteneva all'abbate benedettino
di s. Giovanni di Belgrado. Non consta della sua fondazione,
ma si presume sia stato eretto dopo la rovina di Belgrado,
trovandosi nella seguente iscrizione lapidaria notizia della sua
riedificazione, avvenuta nel 1374 :
— 158 —
^ NARAT HEC SCRIPTVRA QVALITER FRATER PETRVS DE
JADRA DEI ET APOSTOLICA GRATIA HVMIUS ABBAS
SANCTORVM COSME ET DAMIANI JADRENSIS DIOECESIS
CAPELLANVS DOMINI PAPE HANC CVRIAM A FVND AMENTO
EREXIT ET ECCLESIAM RENOVAVIT AD LAVDEM ET GLORIAM
DEI OMNIPOTENTIS ET DVLCISSIME AC BEATISSIME MATRIS
ET VIRGIN IS MARIE ET IN HONOREM SANCTI MICHAELIS
0
ARCH ANGELI IN ANNIS DOMINI MCCCLXXQVARTO DIE XVII II
MENSIS AVGVSTI PONTIFICATVS SANCTISSLMI IN CHRISTO
PATRIS ET DOMINI GREGORII PAPE VNDECIMI.
Prima di arrivare al tempio, alla distanza di circa mezzo
miglio da esso^ veggonsi a sinistra i rimasugli d'un fabbri-
cato quadrilatero, con una cisterna nel mezzo, e con torri-
cella air angolo di levante. Il muro di cinta ba un' altezza
di circa quattro piedi. Vuoisi da alcuni che quello sia stato
un locale per l' accesso delle carovane turche; altri Io dicono
l'antico monastero de' Benedettini.
Questo tempio, che ancora porta il nome di Rogavo^
era pria dedicato a s. Michele are. come leggesi nella pre-
fata epigrafe, e che fu in seguilo, forse dopo la peste, sostituito
da s. Rocco, è di buon disegno ed è tutto fabbricato in pietra
lavorata a martellina. La cappella principale, eh* è divisa dal
restante delF edifizio, mediante un arco, ha nel mezzo un' al-
tare isolato di pietra, dedicato a s. Rocco. Sulle pareli la-
terali interne a destra e a sinistra vedesi lo stemma abbà-
zìale che ha uno scudo, diviso orizzontalmente da due fa-
scie, e verticalmente da un pastorale. Ve n'è un simile nella
parete sinistra della cappella, e sotto del medesimo havvi
una nicchia della forma d' un lavandino con un foro pel pas-
saggio dell' acqua. Sulla parete a destra di detta cappella
scorgesi la iscrizione lapidaria surriferita, dalla quale chiaro
risulta, che quel medesimo illustre e benemerito abbate dei
Ss. Cosmo e Damiano di Tkon, il quale nel 1369 rinnovò
dalle fondamenta il convento e la chiesa abbaziale di Tkon.
che poco tempo prima erano slati barbaramente distrutti,
quello stesso abbate poco tempo dopo, cioè nel 1372. rie-
dificò la diroccata chiesa di s. 3;ichele are. nella villa di
Rogovo. e vicino ad essa vi eresse di pianta un' abitazione
pei monaci. Nel tempo della guerra di Cipro furono ambe-
— 159 —
due dai Turchi incendiale. La chiesa venne hensì ristaurata
verso il 1750 dai villici di Ss. Filippo e Giacomo, dei che
ne fa leslimoninnza 1' arcivescovo Cararnan nella sua relazione
al Pontefice : P/eòs- Ss. Philippi et Jacobi sodalitatem orsa
sub invocatione B. M. V. nuper restaaravit^ veneratitr et
ornai. Sarebbe desiderabile che quei villici si prestassero
anche attualmente collo zelo di prima alla conservazione di
questo monumento, e che il loro zelante paroco li eccitasse
a seguire f esempio dei loro avi.
Fino tanto che questa abbazia fu dai monaci benedettini
governala, andò sempre più prosperando, come chiaramente
risulla dai miglioramenti che essi vi praticarono, ma quando
fu convertita in Commendagli che avvenne sull'alba del se-
colo decimoquinìo, essa andò sempre di male in peggio. Da
quel tempo la cura spiriuiale di Rogovo venne affidata ad
un sacerdote secolare, che ora col titolo di cappellano ora
col tilolo di curato e talvolta con quello di rettore T am-
ministrava; ciocché fa vedere che la sua chiesa di s. Michele
era allora considerata qual succursuale delia parochia dei
Ss. Filippo e Già co 0)0.
l'I documento del 1394 è menzione di una confraternita,
esistente in Rogovo soUo il titolo dello Spirito Santo.
In documento del 1562 è scritto, che questa abbazia
aveva a quel tempo i propri beni nei villaggi di Ss. Filippo
e Giacomo, di Bubgnane, e di Gorizza, e godeva il quarto
di luti" i prodotti. Godeva pure il quarto dei prodotti delle
terre tutte di Tkon, e di alcuni terreni alla punta di Pasman.
Serie dei cappellani di Rogovo.
N. N. curato di Rogovo
Bartolomeo Slaglich cappellano curato
Prè Radmillich rettore della villa di Rogovo
Prè Pietro Radilich cappellano di Rogovo
Prè Marco da Pasman rettore della parochia di
s. Michele di Rogovo „ 1587
Al presente Rogovo non è più villaggio, ma località
appartenente alla parochia di Ss. Filippo e Giacomo.
nel
1438
V
1462
?;
1504
«
1518
//, ^y^ Torrette (Turanj).
Lontano defejiiiiglia da Ss. Filippo e Giacomo, al lido
del mare, nel canal di Zara, è situata la villa di Torrette,
Questa iu una di quelle ville, che tenne per sé la Repub-
— 160 -
blica veneta dopo l^ acquisto della Dalmazia. La diede in af-
fìtto nel 1430 per annue lire mille a Nicolò Vudussich ed
a Pietro Venturini. Fu nel \ 631 iì^^eìhin Torretta di Mcuxo^
il che dinota., che una sola torre a quell' epoca vi esisteva,
e forse eretta da Marco. Più tardi fu questa villa denominala
Torretta de Marchi della famiglia patrizia zaralina di tal
casato, che la possedeva, avutala forse in feudo per meriti
acquistatisi verso la Serenissima. In documenti di data più
recente si trova indicata col nome di Torrette^ ciocche fa
ritenere che più tardi vi fossero stale ag^t»iunte delle altre
torri. Questa villa., infatti, cinta di muro., alto quattro piedi.,
presenta un quadrilatero, da tre torri proletto. la prima delle
quali, ancora ben alta nel lato meridionale, la seconda dì
minor altezza nell'angolo di settentrione, la terza nelF an-
golo d'oriente, eretta nel 1645. Dagli slavi è appellata Tu-
ranj. Era villaggio regolare nel 1686, in cui suo capitano
era Simeone Russich.
Ibrahim pascià dopo 1' espugnazione di Novegradi nel-
r anno 1646. si portò con tutto V esercito sopra Tor-
rette, e la travagliò noti poco colla sua artiglieria Venne
però valorosamente difesa dal Provveditor generale che da
Zara accorse con truppa ed apparati guerreschi, ma non po-
tendosi più a lungo sostenere, le diede fuoco, e la arse to-
talmente affinchè il nemico non vi rimanesse in possesso. Nel
1648 quando i Turchi occupavano il territorio zaratino, e i
morlacchi coi loro animali s' erano rifuggiati alle marine, av-
visati di ciò. corsero in numero di 700 con alla testa il
Pascià di Bosnia, vi fecero un ricco bottino di 400 buoi, e
2000 pecore, e seco condussero 60 schiavi.
Come parochia si trova Torrette ricordata negli atti
delle visite diocesane prima del 1700. La sua chiesa, m»
-tuata alle sponde del iftare è menzionata in scrittura del 1430
col titolo di s. Maria delle Torrette. Era dedicala alla Na-
tività di M. V.. ora alla B. V. del Carmine. Oltre il maggior
altare, ve ne sono due altri nelle pareti laterali. Il cimitero,
eh' è separato dalla parochiale. ha la propria cappella dell' as-
sunzione di M. V. Ha questa parochia 471 anime, ed appar-
tiene al Decanato di Zaravecchia. Ne aveva 288 nelf an-
no 1754.
Tre erano le confraternite in ^.i^esta parochia nel 1808, cioè:
1. La confraternita di s. Bocco., con 22 fratelli, che me-
diante elemosine sopperivano alle spese occorrenti all'altare.
— itrt —
2. La confraternita di s. Antonio con 20 fratelli ed e-
lemosine.
3. La confraternita della B. V. Assunta con 23 fra-
telli e con elemosine per T altare.
Aggregata a questa parochia è la località Kremcina
con poche case, ricordata in scrittura del 1607. Vi esiste
una cappella dedicata all'apostolo s. Pietro, con unico aitar
del titolare, e battistero. Cadente, fu rislaurala nei 1681,
nella qual' epoca questa località era parochia, e suo paroco
era Pietro Pedissich.
È pure unita alla parochia di Torrette T isoletta, che
le sta dirimpetto, denominata Babaz. In essa veggonsi i ri-
masugli d' antiche case, fabbricale dai terrieri di Torrette nelle
quali si rifuggiarono nelle incursioni dei barbari. Vi esiste
tuttora in mezzo a poche case una chiesetta, dedicata pria,
alla Natività di M^j., poscia-^a R. V — assunta, ed ora a,
s. Andrea ap.
Selle dui yarochltLi Torrette.
Gregorio Simiunizza paroco nel 1587
Marco Milinovich „ „ 1681
^)
Giovanni Milinovich ^, ,, 1714 =
Nicolò Cucinovich „ ,^ 1721
Simeone Cuglierich „ „ 1737
Pietro Pleticossìch „ „ 1760
Simeone Bollich „ „ 1815
Grisogono Turba rina „ „ 1843
Simeone Sullo vich „ „ 1848
Giovanni Bevilaqua 5^ „ 1851
Viiìcenza Ti^massìc^h „ „ 1867
Antonio Solilro „ „ 1876
Negli scavi fadi a Torrette dai villici per ridurre a coltura.,
i terreni, e per fabbricare le proprie abitazioni, si rinvenneroi;^
molle monete antiche.
Fra i sacerdoti ch'ebbero i natali in questo villaggio
4^ trovasi Simeone Draganich in documento del 1662, Giovanni
Millinovich del 1720, Vincenzo Manzini del 1724, e Marco
Cadìa del 1770. .in.
11
162
Sancassiano (Sukoian).
Sette miglia distante da Torrette a raaistro trovasi nel
piudetto canal di Zara il villaggio di Sancassiano^ appellato
dagli slavi Sukosan. È posto entro una valle, formata da
due punte, e che serve di porto ai naviganti, da cui per
la sicurezza è appellato porto doro. Sussiste questa parochia
ab antico, trovandosi cenno de' suoi paroci fino dal 1523.
Prese il nome dal suo patrono e titolare s. Cassiano m. come
apparisce dagli atti della visita diocesana dell'arcivescovo
Garzadori del 1625.
La preesistita sua chiesa era anche intitolata a s. Cas-
siano. Era assai antica, trovandosene menzione di lei, as-
sieme con l'aitar maggiore del litolare e con due altri di
s. Antonio e della B. V. del Carmine, in documento del
1399. La chiesa parochiale ch'esiste attualmente, è stata
fabbricata l'anno 1640, come leggesi nella lapide, infissa
sopra la porta laterale della medesima;
QVESTA . CESIA . FV . FABBRICATA . NEL . TEMPO . SOTTO .
REVDO . SIMON . BANOVICH . MDCXXXX .
Fu essa consacrata dall* arcivescovo Parzago il dì 15
maggio 1673 come rilevasi dall' iscrizione glagolitica esistente
sopra la porla della sagrestia. È situata in mezzo al villaggio
colla facciata rivolta a ponente. E coslrutla a quadrilatero
in rozzo muro cementato senza intonaco esteriore. Ha una
dimensione di metri 24 per 9 : 50 Tre uscii servono d' in-
gresso e sei finestre le somministrano l' aria e la luce. È
lastricata a quadrelli di pietra ordinaria. 11 prebisterio e la
sagrestia sono stati rinnovati nel 1870. Sonvi in essa cinque
altari. Il maggiore è tutto di marmo, i gradini e la mensa
d'antica costruzione, le colonne eie due statue che l'ador-
nano, e che rappresentano s. Cassiano e s. Girolamo, furono
scolpite nel 1870 dallo scultore triestino Leone Bottinelli;
gli altri quattro altari hanno gradini e mensa di marmo, le
colonne di legno, e sono dedicati a s. Michele are. a s. An-
tonio Patavino, a s. Croce ed al Suffragio. La pala del
maggiore rappresentante il martirio di s. Cassiano, e così
pure quelle degli altri altari, non sono di buon pennello. Ha
— 163 —
questa chiesa il consueto campanile di stile romano per due
campane. Le campane furono gettate a Venezia nel 1872.
Canonica non esiste.
Oltre alla prefata chiesa parochiale havvi nel villaggio
una chiesetta dedicata alla B, V. delle Grazie^ ovvero alla
Immacolata., detta anche della Misericordia, i cui contorni
servono presentemente di cimitero. È dessa un quadrilatero,
rivolto a ponente, con un ingresso, e due finestre, ma senza
intonaco esteriore. E lunga m. 10:50, larga 6: Internamente
è lastricata con quadrelli di pietra ordinaria ; intonacate sono le
pareli. Ha tre altari ; uno di marmo, con pala, che rappresenta
la visitazione di s. Elisabetta; un'altro, di pietra, e rappresenta
una grazia ottenuta per voto ; il terzo ha mensa di pietra
ordinaria e colonne di legno, ed è intitolato alla B. V. di
Caravazza. È ancor viva la tradizione che siffatta edicola
sia stata eretta dai villici per voto fatto in tempo di grave
pestilenza ; il che è confermato dalla iscrizione scolpita sopra
la porta, eh' è del seguente tenore:
ADÌ . V . APRILE . PRINCIPIATO . QVESTO . COMVN . DI .
S . CASSIAN . LA . FABBRICA .... A . NOME . DELLE .
GRAZIE . CHE . NE . GVARDI . DA . QVESTO . MALE . CAPELLAN .
DON . ZVANE . SGVILIN . DE . 1650 .
La quale iscrizione fa conoscere che questa chiesetta è
stala fabbricata dai villici nel 1650 per voto fatto in tempo
di contagio alla B. V. delle Grazie per cura del cappellano
Giovanni Sguilin.
Alla distanza di circa due miglia dal villaggio, in di-
rezione Nord-est, sopranna collina denomìmì^ Kasteline v'è
una cappella, dedicata a 5 Martino, dintorno alla quale gira
un antico cimitero. Non consta quando sia stata edificata. E
costrutta in forma di quadrilatero, rivolto a maistro. Ha un
uscio, due finestre, un campanile della solita forma, con una
campana, ed un altarino di legno, consacrato al titolare.
Otto erano le pie confraternite di questa parochia al
principio del secolo, cioè:
1. La confraternita dì s. Cassiano^ con 25 fratelli, e
con rendite di olio, e dì grano.
2. La confraternita della B. V, della Misericordia con
75 fratelli e rendite di granaglie.
— 104 —
3. La confraternita di s. Croce^ con 19 fratelli e ren-
dite in granaglie.
4. La confraternita della B. V. del Carmine^ con 25
fratelli ed elemosine in danaro.
5. La confraternita di 5. Antonio, con 34 fratelli e ren-
dile di elemosine.
6. La confraternita dei Purgatorio^ con 30 fratelli e
rendite in denaro.
7. La confraternita di s. Martino.^ con 30 fratelli ed
elemosine in granaglie.
8. Finalmente quella del Ss. Sacramento,
Serie dei parochi di Sancassiano.
Matteo Tholich paroco nel 1523
Simeone Banovich „ „ 1638
Giovanni Sguilin ,^ „ 1650
Simeone Velislavich ,, „ 1685
Paolo Gherdovich „ „ 1758
Simeone Spar „ „ 1771
Natale Striicich „ ,, 1815
Bartolomeo Drazich „ ,, 1820
Simeone Zaiovich „ „ 1840
Grisogono Tiirbarina „ „ 1848
Marco Turbarina „ „ 1876
Negli atti della visita diocesana dal 1700 in poi i parochi
di Sancassiano sono menzionati col titolo di vicari foranei.
Tra i sacerdoti che sortirono i natoli in questo villaggio
troviamo i seguenti: Nicolò Bonaurich in scrittura del 1668,
Simeone Velislavich del 1600. Mile Baspovich del 1721,
Michele Smolich del 1726, Marco Perich del 1727, Matteo
Merletich del 1740. Michele iMarinovich del 1768, Antonio
Labus del 1772, Giorgio Sichich del 1774.
Fra le antiche famiglie di Sancassiano noveransi Giorgio
e Matteo Krekich in documento del 1670.
La parochia è una delle più popolate della diocesi, con-
tando di presente 1267 anime.
Anche questa villa servì più volte di rifugio ai cristiani
cattolici delle parochle continentali delia diocesi durante la
persecuzione turchesca, abbenchè fosse stata talvolta anche
essa travagliata dai barbari.
— 165 —
La mensa arcivescovile di Zara ha una porzione delle
sue rendite nella villa di vSancassìano, e con quelle anche
un'antica casa di campagna per riporre e custodire le der-
rate. Ma perchè questa non era abbastanza comoda per vil-
leggiare, r arcivescovo Maffeo Vallaresso, vedendosi avversata
dai suoi congiunti la continuazione del campanile della Me-
tropolitana, cui voleva emulo di quel di s. Marco di Venezia,
pensò di fabbricare in mezzo al porto di s. Cassiano un
palazzo che servir dovesse di ricreazione agli arcivescovi.
Fece perciò fondare alcune navi sdruscite per formare i fon-
damenti, e lo innalzò infatti nel 1470, spendendovi sopra
quanto divisato aveva per la torre suddetta. Dagli stemmi,
che dentro ancora vi si trovano, apparisce che nei secoli
successivi è stato ristauralo dagli arcivescovi Friuli, Zmaje-
vich e Caraman. Nel 1646 servì questo edifìcio di ricovero
e di rifugio agli abitanti contro i Turchi. Da 50 e più anni
si trova abbandonato, e perciò nella massima rovina.
Aveva questa villa, come la maggior parie delle località
della diocesi, le sue saline, le quali sono ricordale in scrit-
ture del 1396 e del 1410.
Un miglio circa distante da Sancassinno si protende nel
mare una punta, da' paesani Brihiricina appellata, eh' ebbe
il nome dal castello, ivi una volta esistito, fabbricato dai
famosi e polenti conti di Rribir. Non veggonsi ora che i rot-
tami delle antiche sue muraglie.
Bibigne (Bìbinje).
A due miglia di distanza da Sancassiano, e cinque da
Zara, giace presso 11 mare, sopra una punta di sasso vivoZ
la villa di Bibigne aiiticamente denominala Bihanum^ d»^H^
«ktvi Bibinje^ e menzionala con le sue saline e casini di
ricreazione in documenti del 1349. Vogliono alcuni che nel
nono secolo si appellasse col nome di Soria^ e che s. Do-
nato III, vescovo di Zara, con la sua benedizione avesse
convertito in aqna salutare l'aqua velenosa di una fonte di
questo villaggio.
Intorno all' origine di questo villaggio nulla si sa di
preciso e di certo, mancando affatto documenli in proposito.
Però dai ruderi, dai sepolcrali, e dalle ruine della chiesa di
5. Pietro si può con probabilità asserire, stando anche alla tra-
dizione popolare, che in origine il villaggio sia slato nell'at-
— 166 —
tuale polje di Bibigne, e precisaraenle a cavallo del colle su
cui giacciono i terreni della soppressa abbazia di s. Grisogono,
ora di proprietà della Fondazione Diocesana, presso il bosco.
In questo sito scorgonsi anche oggidì gli avanzi della chie-
setta di s. Pietro coir ingresso a volto, sostenente il campa-
nile alla foggia romana, e con una piccola abside per l'al-
tare del patrono. La circonda tutta d'intorno un cimitero con
lapidi sepolcrali senza veruna iscrizione. Dal lato di levante
e di borea sonovi terreni vignati, messi di recente a coltura,
nei cui svegri trovaronsi iscrizioni lapidarie, delle quali i-
gnorasi il destino, ed inoltre parecchie colonne, che vuoisi
appartenessero ad una chiesa, intitolata a s. Giorgio, o piut-
tosto a s. Stefano, la quale, come consta di certo, esisteva
in quei siti nel 1476.
Quando il villaggio sia sorto nell'odierna sua posizione
al lido del mare sulla punta occidentale di Bibigne, non ci
fu dato di rinvenire; però è costante tradizione popolare che
quella gente sia stata mietuta dalla peste, e che i super-
stiti parochiani col loro pastore siensi trasportati sulla
detta punta occidentale, ed abbiano poste le fondamenta d'una
nuova chiesa sotto la protezione di s. Rocco. Troviamo questa
pratica usata dalla maggior parte dei villici degli scogli e
della terraferma nei tempi di contagio. Li trovammo abban-
donar le lor sedi, dopo la cessazione del malore, e collocarsi,
per maggior precauzione in siti piìi aprici e salubri. Sembra
però che in quel luogo vi dovessero ancor prima esistere
delle case ed una cappella dedicata a s Gio. Battista, la quale
anche oggidì sussiste con un altare adornato di tre statue,
Tuna della B. V. col bambino, l'altra di s. Gio. Battista, e
la terza di s. Pietro. Tal gruppo di case sino alla suddetta
cappella denominasi tuttavia Staro-selo (villaggio antico).
Quello eh' è certo si è che la prefata chiesa parochiale
di s. Rocco fu eretta nel sestodecimo secolo, quando la peste
faceva strage in queste parti. Sdruscita dal tempo fu riedi-
ficata nel 1673, e consacrala nel 1674 dall'arcivescovo
Parzago. Il suo anniversario si celebra l'il ottobre, le cui
croci, e lapide commemorativa sparirono allora probabilmente
quando nel 1854 fu prolungata la chiesa di circa 3 metri,
^2, e decorata d'una facciata in pietra battuta. L' attuale sua lun-
ghezza è di m. 21 compresa la sagrestia, e la sua larghezza
\*)M di m. 8. Ha tre altari; il maggiore dedicato al titolare e pa-
trono s. Rocco, tutto- di -laarrao i con doppie colonne: gli al-
^. 167 —
tri due dedicali all' Immacolata e a s. Pietro ap., il primo
dei quali ha la mensa e i gradini di marmo, il restante di
legno dipinto e indorato; il secondo^ che porta l'anno 1680,
ha la mensa e la pradella di pietra^ Il campanile alla romana ,
con due campane sovrasta la facciata.
Trovasi Bibigne accennata qual parochia in scritture del
decimosellimo secolo, ed anche negli alti delle visite cano-
niche dal 1700 in poi. Dopo la sistemazione della diocesi ^
è divenuta cappellanìa esposta seHtr-ht-p^FodHa di Saneas- ^^-^^
%itmo nel Decanaio di Zara. Aveva 351 anime nel 1754,
ora ne conta 563.
Prima della soppressione v' erano quattro pie confrater-
nite cioè:
1. La confraternila di s. Rocco^ eretta l'anno 1630, e
superiormente approvala, con 50 fratelli e rendite in olio.
2. La confraternila della B. V. Immacolata^ con 16
confratelli e rendite in vino ed olio.
3. La confraternita di s, Giovanni Battista^ fondata
l'anno 1442, come rilevasi dagli atti della visita Capello del
1640. Aveva allora nel 1808, dodici fratelli, e rendite di
beni campestri.
4. La confraternita di 5. Pietro ap, con 17 confratelli,
e rendite di beni di campagna.
Oltre la surriferita chiesa primaria di s. Rocco eravene
in questa villa un' altra intitolata al Precursore s. Giovanni
con un solo altare del sajilo, con battistero, e campanile. Servi
dessa di parochiale nel 1718 durante i ristauri fatti in que-
st'epoca a quella di s. Rocco. ^
Veggonsi inoltre gli avanzi d' altra chiesetta di s, Gio-
vanni fuori del villaggio nella punta orientale che forma il
braccio occidentale del porto d' oro di s. Cassiano, coi ru-
deri di qualche edifizio.
Poco lungi dalla chiesa distrutla di s. Elena in Ga-
senizze^ della quale abbiamo parlato nel I volume a p. 479,
esìste un piccolo porto detto Jelenica^ dalla suddetta chiesa
di s. Elena che gli è vicina, nella cui uscita vedesi una
sporgenza, che appellasi la punta del palazzo dei Bani, ove
scorgonsi muraglie di edifizii protraenlisi fino in mare.
— 168 —
Serie dei parochi e cappellani di Bibigne.
Simeone Berlo vidi paroco nel 1674
Lorenzo Barzovich „ „ 1681
Simeone Mestrich „ „ 1714
Jacopo Smoljanovich „ „ 1760
Giuseppe Vuizza „ „ 1771
L^W- Marco Lovrich da Ulbo „ „ 18lk^ L^
^ " Antonio Fuzul „ „ 182(Ju- t^f
__Criorgio Bosulich paroco decano „ 1830 , - /l|^
Michele Levacich cappellano esp. „ 1863 it^e^
w^- Francesco ZI^Mrrr. „ „ 1878'::,^;'*^
^/ Fra le antiche famiglie di Bibigne Irovansi i Pribcicti, '•l|ifc
indicati in scritture del 1381, e gli Stipanovich del 1406. itf
I principali proprietari di questa villa sono il Convento ff
delle Rll. MM. di s. Maria, ed il Seminario Diocesano, pria
abbazia di s. Grisogono.
II villaggio di Bibigne era circondato da mura in ce-
mento con tre porte, in guisa da potersi affatto chiudere
dalla parte di terra; e all'ingresso del villaggio a borea-
levante v'era un castello, che fu demolito 40 anni sono.
Deggionsi esser così premuniti quegli abitanti al tempo delle
turchesche incursioni.
In questo villaggio secondo alcuni sortì i suoi natali Don
Stefano Sorich^ altrimenti Suriclu di cui tuttora sussiste la fami-
glia, la quale fino a 20 anni addietro possedeva il braccio destro
del valoroso sacerdote, ed inoltre le Ducali di Venezia, che
in ricognizione dei segnalati servigi avevagli accordata una
possessione nel villaggio ùxPerkos. Questa sì preziosa memoria^
che tenacemente conservava la famiglia, rimase preda delle
fiamme in occasione d' un incendio sviluppatosi nella casa di
abitazione. Di lui faremo parlicolar menzione quando parle-
remo del villaggio di Gorizza, ove secondo altri avrebbe
avuto i natali questo eroe.
Borgo Erizzo.
Di Borgo Erizzo abbiamo scritto nel I volume a pag.
468. Qui aggiungeremo alcune notizie, che potranno inte-
ressare i nostri lettori.
Aderente all' antica, ed ora estinta villa di Gasenizze,
succede Borgo Erizzo^ detto anche Albanesi^ perchè è for-
— 169 —
malo da una colonia, venula nel 1726 dall'Albania ad abi-
tarlo, chiamatavi dall'antico suo pastore Vincenzo Zmajevich
poscia arcivescovo di Zara. 11 territorio da essi abitato, è
prossimo alla città di Zara dal lato di scilocco, anzi ne forma
parte, ora che non è più fortezza. Questo territorio venne
loro ceduto dall'arciprete del nostro capitolo Giovanni de
Grisogono, appartenente ad antica e nobile famiglia zaratina,
così indotto dalle istanze e dalle promesse del veneto go-
verno, cui stava grandemente a cuore la colonia, che in
caso di bisogno avrebbe potuto assicurare la città da qua-
lunque assalto nemico specialmente nelle turchesche incursioni.
Constava questo territorio di 169 campi padovani^ che e-
quivalgono a 315 % gognali della misura zaratina. Tutta
la parte meridionale di questa borgata è formata da un al-
tipiano, il cui fianco s'innalza molto sopra il livello del mare
e mostra al nudo gli strati di terra, di cui si compone. Questa
porzione che distendesi in tutta la lunghezza da maistro a
scilocco appellasi Kolovare^ così denominata in documenti
del 1391 e del 1400. Sopra quest'altipiano, e precisamente
nella località, intitolata V arco antico romano^ ov** esisteva
sino al cadere della Veneta Repubblica un Lazzaretto per
l'espurgo delle carovane turche, e presso del medesimo una
cappella dedicata a s. Marco, sorge Tedifizio dell'i, r. Scuola
magistrale maschile per tutta la Dalmazia, instituita nel 1866.
Poco distante dalla località, detta Racanzon^ vicino al
mare trovasi la così detta Fontana dell' Imperatore, ricordata
in scritture del 1411 e del 1487.
Due confraternite v' erano nel 1808 in questa parochia,
la prima del Ss, Sacramento,^ con 24 fratelli, che contri-
buivano elemosine in danaro annualmente per sutfragi in
morte; l'altra della B. V. di Loreto,, eh' è la litolare della
chiesa, con 27 fratelli e contributi, come sopra.
Serie dei parochi di Borgo Erìzzo.
Michele Tonsi da
Sapa
paroco
nel
1743
Giorgio Jovich
?5
?7
1771
Francesco Franich
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ÌJ
1815
Simeone Rakar
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?5
1820
Spiridione Duka
yy
5;
1821
Giovanni Sarin
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77
1830
Spiridione Duka iterum
« .
J7
1840
— 170 --
Giorgio Verixsalz paroco nel 1860
Giov. Ballista Pellizzarich ,, „ 1863
Giuseppe Kerslich „ „ 1872
Biagio Blasul „ „ 1874
Giov. Battista Pellizzarich „ „ 1878
Nella parochia si coniano oggidì anime 1603. Nel 1754
ve n' erano soltanto 320.
Non sarà disutile il riportare qui appresso l'elenco delle
prime famiglie albanesi cattoliche che si trasferirono a Borgo
Erizzo nel 1726.
1. Nicolò di Andrea Gasparovich
2. Nicolò di Luca Marghicevicli
3. Pere di Marco „
4. Nicolò di Luca ^
5. Jovo di Andrea Gesgenovich
6. Luca di Andrea „
7. Prem Vucca Marghicevich
8. Paolo Gliiech „
9. Ghiech Prend ^
10. Marco Discialo
11. Pelar Vucca Janova
12. Nicolò di Andrea Marghicevich
13. Ghieh Pepa ,,
14. Luca Prend ,,
15. Prena Pema „
16. Micho Mattessich
Somma delle anime 125.
Puntamica.
Ad un miglio di distanza da Zara verso maistro, s'in-
contra una punta che apre il seno al porlo di questa città,
e che appellavasi anticamente coi nomi di Piintamichahona^
Pontamica^ Versenovaz^ Ostrirat ed anche Promontorium
Micltuli. Questo promontorio è rammentato in documenti del-
l'887 del 1355, del 1381, ed in parecchi altri.
In questo luogo, non lungi dal mare, trovansi i ruderi
di una chiesa, intitolata s. Anastasia. Qual ne sia l'origine
ce lo riferisce il Tanzlinger nelle sue memorie di Zara, il
quale narra, che s. Donalo III di questo nome, vescovo no-
stro, trasportando da Costantinopoli le ceneri della inclita
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57
— 171 —
martire Anastasia, siasi fermato colla nave in questa punta
ed abbia riposto il sacro deposito in una cappella denomi-
nata s. Clemente, la quale poscia fu ristaurata nel 931, e
dall' avvenimento prese il nome della santa martire. Divenne
in seguito cappellania, e si hanno memorie scritte, che nel
dì 24 dicembre 1349 il conte veneto Michele Faliei\ ed i
consiglieri Pietro Caramuelli e Nicolò Alberti elessero il^
sacerdote Agostino Malipiero^ nobil veneto^ a cappellano
della chiesa di s. Anastasia di Punta^ e lo presentarono
ali arcivescovo per essere confermato nel beneficio semplice.
Questa chiesa, di cui si conservano i muri laterali, ed una
porzione del tetto, fabbricato a volto, è lunga m. 12:50
larga 4 : 75, alla 5 : 68. È rivolta a maistro, ed ha il pavimento
coperto d'antichi rottami, fra i quali un tocco di colonna
scanellata.
Questa località di Puntamica ch'era di ragione dei Religiosi
di s. Paolo dello scoglietlo Galevaz, fu da essi livellata
alla famiglia Giusti, che la pose quasi tutta in coltura, e vi
fece costruire nel 1725 verso il mare un molino a vento^
del quale ora veggonsi le ruine. Vi fu anche fabbricato un
Lazzaretto (Bazzana) ossia luogo d'espurgo per le mercanzie
provenienti dall'ottomano, ma fu distrutto l'anno 1666 in
vista di guerra.
Un'altra punta vicina alla preaccennata esiste oltre il
porto di Zara, la quale fu detta Punta s. Giorgio da una
cappella, colà esistita in onore di questo martire, e della
quale si fa menzione in antiche scritture del 1355, 1381 e
1661. In documento del 1534 si parla di un molino da ma-
cinare a vento con la sua torre posto in questa località di
s. Giorgio presso il mare oltre la valle di Maistro sopra
fondi dei frati dello Scoglietto.
Antichi abitatori di questa villetta furono Radoslavo
Sepurich. rammentato in documento del 1405, e Ivan Tver-
kovich del 1438.
E famoso questo promontorio di Puntamica nell istoria
zaratina per una battaglia navale ivi succeduta nell' 887, tra
Veneziani e Narentani, ove vi lasciò la vita nel conflitto il
Doge veneto Pietro Candiano.
Fra Puntamica e Punta s. Giorgio trovasi una valle,
detta oggidì volgarmente di Maistro^ perchè posta a maistro
di Zara, ma che anticamente nomavasi Val dei maestri^
Vallis magistrorum^ a causa, per quanto sembra, di qualche
— 172 —
classe di arlieri, che faceva colà dimora, occupandosi pro-
babilmente in lavori marinereschi. Questa valle serve di ottimo
porto ai naviganti, anzi forma un tutto col porto di Zara.
Lì si veggono vestigia d'antiche case fra le quali pure scor-
gonsi le traccio di chiesa dedicata a s. Pietro ap. presso la
quale v'era in antico un chiostro di Eremiti, il quale fu di-
strutto nel 1315. Tanto questa che le case furono atterrate
nel 1645, affinchè i Turchi, che minacciavano queste con-
trade, non se ne impadronissero.
Diklo.
Dietro Pontamìca il primo villaggio che si affaccia dalla
parte di maistro è Diklo. E posto dentro di una valle che dal
paese prende il nome. Anticamente Yc?dus ed anche Mi-
clmlns era appellato. In pergauìena del 968 è menzionato
col nome dì Munto ^ ed in scritture del 1067, 1195 e 1243
trovasi memoria del medesimo col nome di Diculum^ donde
Dihlo.
Questo villaggio cogli annessivi terreni fu donalo nel
1067 dal re Cresimiro ai Monaci Benedettini del convento
di s. Grisogono., e tal donazione venne confermata nel 1240
dal re Bela IV. Essi vi fabbricarono allora un ospizio, ed
una chiesa in onor di s. Martino^ la quale nel 1636 fu ce-
duta prò tempore ai villici, affinchè se ne servissero per le
loro sacre funzioni. L'aitar maggiore era dedicato al santo
titolare; ed essi vi eressero inoltre l'aitar di s. Hocco, il
battistero ed il relativo cimitero. Urbano Vili vi concesse
nel 1643 una indulgenza plenaria nella festa di s. Martino.
In seguito, sia che non avessero piena libertà d' uso della
prefata chiesa, ovverosia che fosse questa insufficiente, con
licenza del beneficiato don Gregorio Zappich ristaurarono ed
ingrandirono nel 1645 la chiesa beneficiale di s, Pietro ap.
eh' esisteva sin dal 1496, addossandosi il canone livellario
di lire sei annue a favore del convento di s. Grisogono.
Questa chiesa cominciò allora servire ad uso di parochiale.
Ambedue queste chiese di s. Martino, e di s. Pietro sus-
stono anche al presente, ma un'altra ne fu in seguito dai
villici edificata di pianta nel 1710 per cura dello zelante
lor paroco Marco Zabrulich, che le diede il titolo della B.
V, dei Rosario.
— 173 —
L'istituzione di questa parochia. per quanto sembra, si
riferisce «iranno 1645. in cui quei villici ingrandirono Ih
suddetta chiesa di s. Pietro. Rimase da quel tempo sempre
parochia. anche dopo la sistemazione deirarcidiocesi. ed ap-
partiene al Decanato di Zara.
Un beneficio semplice, col titolo di s. Pietro, esisteva
sin dall'anno 1496 a Diclo, fondalo da Giulia Franceschi,
cortSisteiiie in alcuni terreni, che rendevano 30 ducali al-
l'anno. Nel passalo secolo fu dall'arcivescovo incorporalo
alla massa capitolare.
Serie dei parochi di Diklo
Matteo Bacchizza ]
Giovanni Mattessich
Marco Zabrulich
Nicolò Smolich
Simeone Barich
Antonio Pestich
Antonio Gherdovich
Martino Millin
Antonio Garcovich
Simeone Paulovich
Marco Mircovich
Giuseppe Kerstich
Simeone Stanich
Michele Ciurkovic
Fra i suoi antichi abitatori trovansi Marco Bugarin nel
1390. Nicola Dasbudich nel 1405. Crisano Suptinich nel
1392, Balco Pnllich nel 1446. e Prò Giorgio Granzarich
nel 1557.
Il comune di Diklo conta adesso 600 anime, mentre,
nel 1754 non ne aveva che solo 129.
E questa località ferace di vino, ed ha una buona sor-
gente d' aqua potabile, che ad un tempo serviva per la ma-
rineresca sotto il veneto governo. Dalle aixgiacenti colline
ne scaturisce un'altra, che ha il nome di Fokrovnich.
Koàino.
li
A maistro di Diklo sopra una collina non lontana dal
mare trovasi il villaggio di Kosino^ denominalo Kosiìwsello^
ed anche Casion e Cosinìw scritture del 1387. Eassaifer-»
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1662
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1681
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1710
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1740
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1877
1878
— 174 —
file ; ha buoni pascoli e buone raandre di pecore e capre (si.
kose\ le quali diedero il nome al villaggio. Verso set-
tentrione ha un bosco di tre miglia di lunghezza, ripieno di
sabina frulticosa, appellata in slavo Gluchi SmricK cioè
ginepro sordo, e di lentischi, abeti ed elici e di paliuri detti
in slavo Draca.
Era parochia fin dal 1575, ed ora è cappellania esposta
con 230 anime nel Decanato di Zara. Nel 1574 aveva 103
abitanti. La sua chiesa è intitolala all'arcangelo s. Michele.
Fu edificala dai villici l'anno 1522, e consacrata dall' arci-
vescovo Parzago nel 1683 adì 14 febbraro. È lunga m.
10:60 larga 5:70 senza la sagrestia, eh' è proporzionala.
Il suo aitar maggiore, di marmo a quattro colonne ha la pala
della B. V. Immacolata di s. Michele e di s. Girolamo, Fu
eretto nel 1793 per cura del paroco Tommaso Medich, della
cui famiglia esistono i discendenti, ed un sepolcro con re-
lativa iscrizione. Gli allri altari sono di legno dorato, uno
con la Madonna, s. Michele e s. Girolamo e l'altro colla
Purificazione di Maria Vergine.
Sussisteva in questa parochia nel 1674 una confrater-
nita sotto l'invocazione del titolare.
La canonica, che nel 1674 era coperta di paglia, ora è
una di quelle fabbricate nel secolo presente a spese del
fondo ecclesiastico.
Questo villaggio fu incendiato dai Turchi nel 1636,
ma dopo due anni venne ristaurato, e riedificate le case di-
roccate, quando i suoi abitatori vi ritornarono. Nel 1640
vi fece la sacra visita T arcivescovo Capello.
Quando i Turchi s'impossessarono del contado zaralìno
i nostri cristiani discesero nei villaggi del litorale. Molti si
erano domiciliati a Diclo, dintorno a s. Giovanni e a s.
Marco fuori di Zara, come pure in Sancassiano, ed anche
in altre località; e quando fu fatta la pace col Turco, ri-
tornarono ai propri focolari.
Nel 1706 la parochia di Kosino aveva soggette le cap-
pellanie di Diklo e Peterzane.
Si trovano annotazioni in documento del 1698 che i
villici di Diklo e di Kosino erano obbligati di corrispon-
dere alla diocesi di Nona la decima ecclesiastica dei ter-
reni situati oltre la Croce ed olirò la chiesa di s. Tommaso,
i quali punti segnavano il confine delle diocesi di Zara e
di Nona.
175 ^
Serie dei parochi di Kodino.
paroco nel
Michele Dunecich
Donato Matulich
Giovanni Decincich
Pietro Sichirìch
Michele Jurissich
Giovanni Sfoiinich
Giovanni Bellich
Matteo Millosevich
Giuseppe Ghersovich
Matteo Simuncin
Antonio Simuncin
Natale Ghergurev
Antonio Segota
Tommaso Medich
Matteo Pavich
Marco Marinovich
Simeone Rado cappellano esposto
Simeone Marcellich paroco
11
11
11
11
w
11
11
n
11
n
11
»
11
1574
1591
1624
1626
1658
1670
1681
1730
1737
1753
1760
1771
1777
1793
1810
1840
1863
1866
Petercane.
Tre miglia distante da Kosino trovasi al mare la villa
di Petercane di cui è cenno in scritture dal 1349 in poi.
In alcuni documenti del 1387 è ricordata col nome di Pe-
tricanum quasi Petrifanum^ perchè forse in antico oravi un
tempio dedicato a s. Pietro. In scrittura del 1395 è appel-
lata Starva. Ha questa villa un buon porto, ove soglionsi
ricoverare le navi in tempo di burrasca. Ha questo il nome
di Porto Schiavina in memorie del 1651, e così pure
oggidì si appella comunemente per corruzione invece di Porto
s, Slavina^ così detto come narra lo storico nostro Dr. Si-
meone Gliubavaz dalF antichissima chiesa, esistita in questo
luogo in onor di questa santa, e ricordata in scrittura del
1404 con simil titolo.
Questa villa era nei prischi tempi cappellania, indi pa-
rochia dal 1700 in poi, e finì col ritornare ad essere cappel-
lania esposta nel 1851, dopo la sistemazione della Diocesi.
Ha al presente 366 anime, ed è dipendente dal decanato di
Zara. Nel 1754 non aveva che 128 abitanti.
— 1^ —
La sua chiesa cappellaniale, fabbricata dai villici, è de-
dicata ai Ss. mm. Giovanni e Paolo. L'aitar maggiore inti-
tolato ai patroni, e T aliar laterale a s. Rocco. Il campanile
alla foggia romana ha una sola campana. Aveva un tempo
due cappelle Tuna sotto il titolo di 5. Andrea ap, rammen-
tata in scritto del 1443, Tallra col nome di s. Martino^
della quale è cenno in documento del 1405.
A nord dì Petercane in distanza d' un miglio è posta
sopra una collina una villetta, denominata Petercane piccole
ed anche Glupovaz o Glupauci^ di poche case, in mezzo
ai ruderi della premenzionata chiesa di s. Slavina.
Tre confraternite laiche v'erano in Petercane nel 1714,
r una dedicata a s. Rocco, T altra al Ss. Sacramento, e la
terza allo Spirito Santo. Furono soppresse nel 1807 colle
altre della diocesi.
Buoni pascoli sonvi in questa villa, un ameno boschetto,
e non infecondo terreno di olivari verso il mare.
Serie dei parocbi e dei cappellani di Petercane.
Filippo Dunicich
Giovanni Mattessich
Simeone Stanich
Giovanni Viducich
Giorgio Masich
Antonio Dorbin
Simeone Antissich
Simeone Cioban
Simeone Skiffich
Biagio Martinovich
Martino Millin
Marco Marinovìch
Simeone Rado cappi
Simeone Marcellich
Fra gli antichi abitanti di questo villaggio noveransi
Bogdano e Mladino del 1391, Giorgio Pomenich del 1405, e
Micha Ylasich del 1477.
Zaton.
Dietro Porto-Schiavina a non mollo distanza è il vil-
laggio di Zaton.
L'antico Zaton era situalo verso la punta settentrionale
del territorio di Nona dalla pailc di mare verso il golfo.
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nel
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paroco
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paroco
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— 177 —
Dopo r incendio di Nonn dei 1646, fu dato alle fiamme an-
che questo villaggio, indi dislrutlo per intero, affinchè non a-
vessero a trovarvi ricovero i Turchi, che travagliavano queste
contrade. Di esso perciò non si ravvisano oggidì che avanzi
di vetuste abitazioni, in mezzo alle quali furono rinvenute
nel 1740 due pile da olio. Un solo edifizio rimase in piedi,
ed è una torre fabbricata nel dodicesimo secolo dalla famiglia
Crissava, patrizia di Zara, collo scopo di riunire un giorno
intorno alla sua abitazione, in quel sito delizioso, tutte le
case dei conladini, ma prevenuto dalla morte, non la con-
dusse a termine. Fu acquistala da Simon Bortolazzi con i-
strumento 15 novembre 1627. Era appellata torre di s. Ste-
fano, non so perchè : forse aveva egli Y idea di erìgervi
dappresso una cappella in onor di questo santo. Da questa
torre il Cassio, con altri ^'onesi recitando carmi lugubri guar-
dava l'incendio di sua patria da lui a malincuore, ma
con ottimo line procurato, come vedremo in appresso. Do-
po la pace del 1670, ritornarono i villici di Zaton ai
loro focolari, e fabbricarono le loro case in altro sito,
poco lontano dal primo, discosto un po' dal mare, per essere
immuni dalle aggressioni dei corsari, dai quali furono di
spesso per T addietro molestati, ed inoltre per esser più a
portata della coltivazione delle campagne. Lì vi eressero dalle
fondamenta una nuova chiesa, che dedicarono alla Natività
di M, V. al cui aitar maggiore in seguito ve ne aggiunsero
degli altri, di marmo.
Questa villa era parochia della preesistita diocesi di
Nona; ora, dopo cioè la sistemazione dell' arcidiocesi di Zara,
divenne cooperatura della parochia decanale di Nona con 299
anime.
Serie dei parochi e dei cooperatori di Zaton.
Nicolò Peros
Simeone Barissich
Simeone Sebenzanich
Domenico Radovich
Giovanni Cervarich
Antonio Zorich
/j^<AÌe^\ Giovanni Giustin
^^ ' N^ntonio Paulovich
^'Ur^^ fl^uigi Bujas
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1876
— 178
Brevilaqua (Privlaka).
Ouindici miglia a setlenlrìone di Zara, e tre allVvest
di Nono, giace il villaggio di Brevilaqua^ lat. Brevisav "
così denominalo da un guado ovvero slrello. che gli
davvicino. e che separa il lerrilorio di Zara dall'isola
Ponladura. Dagli slavi è appellalo questo villaggio Privlaka
e più correllamenle Frevlaka^ che significa istmo, forse
perchè quello che ora è guado, fu anticamente una lingua
di terra, che congiungeva la terraferma colf isola premen-
zionata. Poggia su di un" alta ripa, tagliala a piombo, donde
si lasciano osservare i diversi strali di terra, da cui è for-
mata. Non è dubbio, che sia antico e per la vicinanza della
città di Nona, e pei diversi oggetti d'antichità, ritrovati in
quei contorni, come p. e. lumi eterne, monete romane, cor-
niole e vasi di vetustissima forma, <* finalmente perchè a
piccola distanza veggonsi traccio di antichi edifici, ove
giusta la vigente tradizione ritiensi esistesse una volta
quel villaggio. Distrutto nelle invasioni dei popoli bar-
bari, ne sorse un nuovo ne' tempi degli Slavi, lì dove ora
poggia la chiesa di s. Vito ; e perchè i suoi abitanti pro-
fessavano l'arte di fabbricatori di coppi e tegole, la località
acquistò il nome slavo di Kupari^ che oggidì pure lo ritiene.
Distrutto quasi per intero anche questo dal ferro ottomano
nel 1570, gli abitanti, rilornalivi dopo la pace, rialzarono
le sdruscite lor case. Ma una terribile pestilenza, che infierì
grandemente, e che li distrusse in gran parte, costrinse i
pochi superstiti ad abbandonare affatto quelle posizioni, ed a
piantarsi nel sito, ov'è di presente il villaggio, che più tardi
senwQ puranco da forestieri abitato. In documento, infatti,
del 1605 troviamo Brevilaqua annoverala fra le ville abitate
della diocesi di Nona, mentre in scrittura del 1600 fra le
ville disabitale noverasi pur quella di Kupari, di cui ancora
oggidì se ne ravvisano gli avanzi, fra i quali una cisterna
d'aqua potabile e T antico cimitero con la chiesetta di s.
Vito, la quale però nel 1860 mediante spontanee obblazioni
dei villici venne rifabbricata, e al pubblico culto restituita.
Quando questo villaggio di Brevilaqua sia stato eretto
in parochia, non ci fu dato di rilevare. Troviamo pertanto,
che ai tempi del vescovo di Nona, Demetrio de' Matafari,
cioè nel 1357, sussisteva la chiesetta di s. Vito, che fu ri-
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laurata nel 1588^ e colle sue rendite formalo un beneficio
oomplice, il quale poscia nel 1778 fu incorporalo alla mensa
capitolare nonese. L'erezione dunque della parochia di Bre-
vijaqua attribuir si dovrebbe almeno al secolo decimoquarto.
apparteneva alla giurisdizione spirituale del vescovo di Nona,
'che in essa possedeva un casino di campagna, donalogli da
Giulio Quirini, zaratino. con istrumento 1 gennaro 1604,
coir onere perpetuo di 20 messe annue. Dai villici era de-
nominato col titolo di Biskupija. Ivi i vescovi di Nona fa-
cevano dimora specialmente in tempo d' estate, quando le
febbri maremmane infierivano in quella città. Da poco tempo
fu dal e. r. Demanio venduto alla pubblica asta. Da quanto
abbiamo detto si deduce che la parochia di Brevilaqua era
senza dubbio in origine quella di s. Vito, dintorno alla quale
trovasi anche al presento il cimitero. Trasferitisi gli abitanti
nel sito, ove ora esiste il villaggio, come sopra si è detto,
v'eressero la propria chiesa parochiale, e la dedicarono alla
B. V. Assunta, come no fan fede il suggello parochiale, e
l'odierna tradizione. Bifabbricata nel 1715, come si rileva
da annotazioni parochiali esistenti in quell'archivio, fu inti-
tolata alla Natività di Maria. Non prestandosi questa alle
esigenze della popolazione, ne venne costrutta una nuova
nel 1836 a spese del fondo ecclesiastico col concorso della
popolazione. Fu dessa consacrata a dì 28 giugno 1841 da
mons. Giovanni Bercich. vescovo di Cassia i. p. i. ausiliare
in Pontificalibus e vicario generale in spiritical'ìbus dell' ar-
civescovo Novak. La sua forma è ottangolare con sporgenza
dal lato dell'aitar maggiore, e della porta d'ingresso. È co-
strutta a volto reale, ed il suo diametro maggiore è di m.
30:25, il minore di m. 15. Tre altari l'adornano: il mag-
giore intitolato alla patrona, costrutto di pietra tassellata in
marmo, con un' elegante tabernacolo di eguale materia ; il
laterale a dritta, di legno, dedicato al Crocifisso, eh' è pu-
ranco di legno ; ed il laterale a manca, di pietra tassellata
in marmo, sotto l'invocazione del patrocinio di s. Giuseppe
con tabernacolo lavorato in pietra e marmo. Un campanile
con due campane s* innalza sopra il muro a cui è appog-
giato l'aitar maggiore.
Altre chiese abbandonate e distrutte esistono in questa
parochia. Tali sono:
1. La chiesa di 5. Pietro^ Sitpetar,
— 180 —
2. La chiesa di s. Barbara^ i cui beni furono incor-
porali alla prebenda arcidiaconale di Nona.
3. La chiesa di s, Catarina^ menzionata in documento
del 1658.
La canonica parochiale fu eretta da nuovo nel 1854 a
spese del fondo ecclesiastico. I parochiani vi cedettero un
pezzo di terra di kl. q. 777 ad uso di orlo a beneficio del
paroco.
La parochia conta oggidì 726 anime.
Serie dei parochi di Brevilaqua.
Fra i suoi parochi merita special menzione don Natale
Malak, che amministrò la parochia per oltre 40 anni^ dal
1758 cioè sino al 1801. Egli per la sua condotta esempla-
rissima, per le sue virtù, e per l' ardente suo zelo per le
anime si meritò l'amore di luti' i suoi parochiani, e la sua
memoria è ancora in benedizione fra quegli abitanti. Pei suoi
meriti fu insignito dai vescovi di Nona del titolo di vicario
foraneo. Morì ai 22 d'aprile del 1801, compianto da tutti.
Marco Kersclovich paroco nel 1819
Antonio Sucich „ „ 1844
ora canonico di Pago
Paolo Zanchi „ „ 1870
Allettati dall'amena posizione di questo villaggio i za-
ratinì, fra i quali i Coltelli, i Collanovich, i Quirini, i Ferra,
vi stabilirono i propri casini di ricreazione. Anche la fami-
glia de Zanchi, nobile di Nona, vi fabbricò nel 1746 un
palazzo campestre per villeggiare.
Questa località aveva una volta le sue saline, trovan-
dolesi accennale in documento del 1652.
Poutadura.
A maistro di Zara, e distante 18 miglia giace Pisola
di Puntadura^ cosi detta per la sassosa sua punta che si
estende in mare verso ponente. Fu detta da Plinio Portu-
nata^ perchè molto atta a porleggiare. A' suoi tempi era
molto frequentata, ed aveva una torre, cui egli dà il nome
di Ura, In documento del 1069 è appellata Veru. Dagli
antichi slavi e dai moderni dicesi Vir ^ nome impostole
dallo stretto canale che dalla terraferma la separa. Insula
— 181 —
Viri è detta in scrittura del 1102. In documenti del 1347
è menzionata col nome di Pwncta Urae. Ha una circonfe-
renza di circa 10 miglia, e possiede nel mezzo una bella e
ferace campagna, se non fosse molestata di spesso dal vento
borea. Ha molti e buoni pascoli, e un bosco detto Viridi a
ponente, distante dal villaggio tre miglia, ove eranvi una volta
molte vipere velenosissime, di cui i villici facevano oggetto di
commercio coi farmacisti. Apparteneva nelT ecclesiastico alla
giurisdizione vescovile di Nona sino a tanto che questo ve-
scovato fu nel 1828 alTarcidiocesi di Zara incorporato. Nel
civile apparteneva al conte vèneto di Nona dopo l'anno 1409,
in cui questo solo comune della nonese giurisdizione tenne
per sé il veneto erario, lasciato avendo tutti gli altri ter-
renni del continente di Nona a disposizione di quel magni-
fico consiglio in premio della costante sua fedeltà alla Re-
pubblica.
Il villaggio, che porta lo stesso nome dell'isola, è si-
tuato nel mezzo, ed ha 42 case, 14 delle quali sono alzale
ad un piano. A qualche distanza sonvi tre altre località con
40 case. La complessiva popolazione del villaggio ascende
a 497 anime. Gli abitanti sono intenti alla pastorizia, e
alla agricoltura, onde le loro greggio sono ben governate, ed
i prodotti eccellenti. Ciò si deve attribuire alle premure e
allo zelo dei loro padroni, che molto si occuparono sopra
luogo pel benessere dei loro coloni. Tali furono i signori
Cernizza, ai quali la repubblica veneta con ducale del 14
ottobre 1634 aveva concessa T isola di Pontadura per loro
abitazione coli' obbligo di pagare annualmente 200 ducati.
La comprò definitivamente dopo qualche anno Vuco Cernizza
a cui la Serenissima conferi il titolo di conte ed anche di
Governatore, pei meriti aquistatisi dalla famiglia nel liberare
questi paraggi dalle escursioni dei pirati.
Questo villaggio lo troviamo indicato col titolo di pa-
rochia negli atti delle visite pastorali dal 1700 in poi. Don
Simon Paretich vi era paroco nel 1827, don Doimo Rado-
vich nel 1835, don Antonio Paulovich nel 1840, don Giu-
seppe Millin nel 1851. Ora è cappellania, ed il suo cappel-
lano è don Francesco Marin.
La chiesa cappellaniale è dedicata a s. Giorgio m.,
benché la pala del maggior altare abbia la B. V. del Car-
mine, s. Andrea ap. s. Giorgio ra. e s. Rocco. È slata e-
dificata da nuovo a spese del fondo ecclesiastico nel 1845.
— 182 -
È lunga m. 15:4, larga m. 7:55, ristringendosi nella cap-
pella maggiore sino a m. 4:66. L'aitar principale ed il
tabernacolo sono di marmo, i duo laterali di legno con
nicchie, ove sono collocate le statue della B. V. Addolorala,
e di s. Antonio dì Padova. Sopra il frontone esterno liavvi
il campanile alla romana con due campane.
Una chiesa succursale esiste in questo villaggio, ed è
quella di s. Giovanni Decollato nel cimitero. Ha ww solo al-
tare colla mensa di pietra cementala, ed è dedicato alla
Beata Vergine, mentre del titolare non ha che un piccolo
quadro. Ha questa chiesetta la dimensione di 8 m. per 5.
Suir architrave della porta d'ingresso vi sono scolpile le i-
niziali V. C. cioè Vuco Cernizza, dal che apparisce che sia
stata edificata da esso, essendovi puranco lì presso il suo
slemma gentilizio.
Vicino alia palazzina Cernizza hnvvi un' altra chiesetta,
e questa dedicata alla B. V. Assunta^ che il prefalo Conte
Vuco, con suo testamento del 17 novembre 1670 volle fosse
assiduamente officiata : ma questa è oggi distrutta, non esì-
stendo di essa che i soli muri con i ruderi dell'altare e
nuir altro.
Una sola confraternita dedicala a s. Giorgio m. esisteva
in questa villa, ed aveva 36 confratelli, i quali provedevano
al mantenimento della chiesa con elemosine in natura. Or
più non esiste, perchè rimase estinta nel 1808 assieme alle
altre della diocesi di Nona.
Sulla punta australe dell' ìsola, detta Casiac. entro il
vallone scorgonsi i fondamenti d'un castello con due torri,
che servir dovevano di ricovero agli abitanti in caso d'ag-
gressione. Dev'essere stato eretto da' Veneziani al principio
del XVH secolo contro le incursioni degli Uscocchì, ed anche
dei Turchi, avendo su d'una delle due torri un leone alalo,
e sopra le porte d'ingresso tre slemmi, uno dei quali della
famiglia Molin, di cui nel 1623 era Francesco Provveditor
generale della Dalmazia, ed un' altro stemma con un leone
rampante coronato nello scudo, della famiglia Pisani, di cui
Antonio era Provveditore generale nel 1626.
L'anno 1242 Bela IV re d'Ungheria, fuggendo il fu-
rore dei Tartari, si ricoverò prima a Traù e poi a Zara,
ove vedendosi mal sicuro, fuggì alla volta di V^eglìa, ma
durante il viaggio venne sorpreso da una mano di quei bar-
bari feroci presso quest' isola di Pontadura. Era li per esser
— 183 —
preso, (filando la gente de' luoghi vicini e specialmente di
Pago, corse in suo ajuto, e dopo una terribile zulTa, Io li-
berarono, e a Pago il condussero, donde poi recossi a Veglia,
ove nella casa dei Frangipani si ricoverò.
Nona (Nin).
A settentrione di Zara, lungi da essa dodici miglia in-
circa, sul canale Japidico, entro una vaile spaziosa giace
Nona sovra un' isoletta, che mediante due ponti di pietra,
l'uno da libeccio l'altro da levante, congiungesi col conti-
nente. Da Plinio e da Tolomeo Aenona ed Aenonium e da
Porfirogenito Ninia appellata, esisteva molti secoli prima.
I più antichi suoi abilalori, di cui bassi notizia, furono i
Liburni, e tra le liburnichc città occupò un posto distinto.
Fu soggetta lungo tempo ai Re e Principi della nazione sub-
ordinata alla città di Zara, capitale della Liburnia. Caduta
poi con quest' ultima in poter dei Romani divenne opulenta
e magnifica, come dimostrano i ruderi delle fabbriche ed i
monumenli, che nei tempi a noi vicini furono discoperti.
Venne nel settimo secolo devastata dai barbari, indi occu-
pata, e ristaurata in parte dagli slavi, diventò la residenza
di alcuni principi e re slavo-croati, che la fecero capoluogo
di una delle lor zupanìe. Estinto il dominio di questi, con
vicendevole successione appartenne ai re d' Ungheria, edalla
Repubblica di Venezia, che la signoreggiò dal 1409 sino
alla sua caduta. Nelle guerre tra gli Ungheri ed i Veneziani
sostenne un formidabile assedio (1357) in cui per mantenersi
fedele ai secondi, si ridusse a cibarsi perfin di cavalli. Provò
più fiale l'ira ed il furore del barbaro Scita. Impotente
a resistere, evacuata, fu due volte da' suoi incenerita, nel
1571 e nel 1646, perchè non servisse di rifugio al fiero
nemico. Tentò di risorgere, ma non tornò mai più nel pri-
miero suo stalo. Questa città, celebre un tempo pelle sue
ricchezze e pei suoi monumenti, fu ridotta una miserabile
borgata, ed appena ritiene qualche indizio di sua primiera
grandezza. Amena però sempre ed interessante n'è la sua
posizione per l'ampiezza delle campagne, che le si stendono
d'intorno. Ma tutte le buone disposizioni del suo suolo sono
avversate dall'aria delle paludi, che la circondano, e che
rendono il suo porto, già di grossi navigli capace, una sen-
tina di micidiali effluvii, i quali furono la causa principale
— 184 —
della sua spopolnzione. e dello slato miserissinio, in cui ora
si trova. Nuir altro, di fatto, ella oggidì presenta, che un'am-
masso di rovine, fra cui sorgono poche case, con circa cin-
quecento abitanti.
Le Antichità di Nona.
Da una antichissima pergamena, ritrovata nell'archivio
dello storico e nobile di Nona dottor Giovanni Cassio, si
desume che V anno 726 avanti Cristo la città di Nona tro-
vavasi in uno stato lloridissimo. ed era tenuta in grande
considerazione, per cui ì re vi avevano in essa la propria
sede, e gl'imperatori la tenevano qnnl luogo di loro delizie.
Civitas Nonensù. così in quel prezioso monumento, ante
Chrishnn natum DCCXXVI ita flondt^ ut in ea reges re-
sidehant.) et aliquando Imperatores divitiahantitr.
Se a quel tempo trovavasi Nona in tanta floridezza, forza
è conchiudere, che molti anni prima abbia esistito, e che la
sua fondazione debba salire ad un alta antichità. Di questo
fioritissimo suo slato ne discorre Plinio in appendice della
sua storia naturale, dove così si esprime: In lllijrico Ae-
nona florida civitas P. Asinii. donde si deduce che ai tempi
dello storico citato, e quindi d' Augusto, continuava questa
città a mantenersi in uno slato di opulenza e di grandezza,
e ad essere celeberrima per la sua felice posizione, per le
sue ricchezze, e pegli agi che le somministravano i suoi de-
liziosi contorni. E detta poi dal prefato storico romano : Ci-
vitas Asinii PoUionìs, perché questo illustre personaggio ro-
mano, inviato d'Augusto in Dalmazia in qualità di Console,
dopo aver assoggettata buona parte di questa provincia, venne
probabilmente destinalo a governarla, e a tenervi la sua re-
sidenza in Nona. Non è poi difficile che in seguito fosse
stata stabilita Colonia Romana dallo stesso Imperatore : il che
non siamo in grado di comprovare per difetto di monumenti.
Questa illustre città, posta in un seno di mare, che co-
stituisce il suo i^orto^ formato a semicerchio, alle cui rive
v' erano i suoi ricchi e deliziosi sobborghi, disposti a foggia
d'anfiteatro, aveva una circonferenza d'incirca tre miglia, ed
era circondata in tutte le sue parti da forti mura di cui
scorgonsi al presente le rovine e le traccie, le quali mura
erano intersecate da sette torri^ di cui tre. benché cadenti,
vedeansi ancora nel secolo passato. Quattro j^orte servivano
— 185 ~
d'ingresso alla città, due delle quali dalla parte di mare e
due dalla parte dì terraferma, con cui era posta in commu-
nicazione mediante due ponli egregiamente costrutti Gli a-
vanzi di quest'ultime e d'una delle altre due, rivolte al mare,
veggonsi ancora al presente. Due vie principali la rende-
vano accessibile da Zara, capitale della Liburnia, l'una ma-
gnifica e bene lastricata, dalla parte dì maistro, le cui vestigia
erano visibili fino al principio del secolo presente, l' altra
dal lato opposto, meno comoda, e frequentata soltanto dai
pedoni; ambedue sparse qua e là da rimasugli d'antichi aqui-
dotti, e da rovine di vetusti edifìzii. Quest' ultima venne resa
carrozzabile nel 1743 dal Pro veditor generale Querini, enei
1776 ornata di roveri e dì ippocastani dal generale Grade-
nigo. Le vie interne ed i vicini sobborghi, erano lastricate
dapprima con mattoni romani^ e poscia con piccole pie-
tre di marmo^ materiale questo, che calcolavasi di lunga du-
rata. Ce ne fa testimonianza la succitata pergamena, ov' è
detto : Tota civitas^ non exclusis vicinis suhurhiis^ lastricata
fuit primitm de coctis romanis^ deindeque de lapidiculis
marmoreis quae materia nuncupàbatur aeterna. Tra i suoi
templi antichi pagani ve n' era uno dedicato alla Dea Diana^
il quale s'innalzava maestoso nel silo, dove giacciono i ruderi
della chiesa di s. Ambrogio. Qui furono fatti dagli archeo-
logi in varie epoche degli scavi, ma non si rinvennero che
murature profonde e grandiose, le quali però accennano alla
passata esistenza di tale sontuoso edifizio. Non lungi da questo
sito aprivasi una delle suaccennate magnifiche porte della
città. A poca distanza nella vicina campagna si trovarono
sepolti alcuni avanzi d' antichi fabbricati romani, rollami dì
robuste marmoree colonne, ed altre lapidi fitte nel suolo,
che estratto, furono adoperate nella costruzione dì case, e
dì casalinghi arnesi. Molte poi furono anche le lapidarie an-
tiche iscrizioni ritrovate sotterra, le quali avrebbero servito
dì lume all'antica storia di Nona, se non fossero siale tutte
altrove asportate dai Provveditori Generali per adornare ed
arricchire le Gallerie di Venezia, dì Verona ecc. Contiguo
alla surriferita porla, dalla parte boreale, sorgeva la Fortezza
della città, i cui resti veggonsi tuttavia esistenti, Ira i quali
si mostra oggidì la soglia del portone d' ingresso, su dì cui
è scolpito il segno della croce, ed una iscrizione illeggìbile,
perchè logorata dal tempo. In questa fortezza esisteva in
sito eminente una cappella, che servire dovea ai soldati di
— 186 —
presidio per l'esercizio delle sacre funzioni. Nel centro v'era
la Zecca pel conio delie monete; perciò questo sito al dì
d'oggi con tallitolo puranco s'opppella. Presso la Zecca v'era
l' Arsenale^ che aveva communicazìone col mare. Indizio
n'era un'uscio, che scorgeasi ancora tempo fa. ma che ora
è interralo. Nel mezzo delia città eravi il Foro pubblico, di
cui era fornita ogni città dell' Impero, e su di esso sorgeva
il gran palazzo della communità. In questo sito furono dis-
sotterrate quelle statue colossali d'imperatorie d' illustri per-
sonaggi romani, che assieme ad altre preziose antichità ivi
ritrovale vennero a formare la famosa, ora fatalmente scom-
parsa, galleria dei conti Pellegrini di Zara. In questo medesimo
sito venne scavato un pregevolissimo monumento^ su di cui
era scolpito un re con una regina accanto. Ignorasi di questo
marmo il destino. Questo luogo della città si appella oggidì
col nome di Knegldna^ che in slavo significa htogo dei conti.
Lì v'era pure la gran sala, ove radunavansi i notabili di No-
na, e portava il titolo di Cenacolo^ come troviamo scritto in
parecchi pubblici istrumenli. Serviva pure di aula regia per
le adunanze pubbliche reali, onde troviamo in diploma del
re Cresimiro dell'anno 1059: In nostro Nonensi Coena-
culo residens cura nostris Zupanis^ Comitibiis atque Banis^
Capellanis etiam nostrae Eegalis Aulae. Al medesimo era
sottoposta una piazza maestosa, lastricala a mosaico, rap-
presentante avvenimenti istorici, vasi antichi, serpi, uccelli
etc. Vuoisi che tale prezioso lastricato sussista pure al dì
d'oggi, per cui sarebbe assai opportuno di praticar un di-
ligente scavo in quel sito. In un angolo del Foro pubblico
era situata l'antica Loggia comunale^ innalzata per cinque
gradini sopra il piano della città. Di queste pietre servironsi
i Nonesi per costruire le nuove case dopo la desolazione.
Tra i pubblici edifizii, che adornavano anticamente la città
di Nona, uno dei più rimarchevoli era V Anfiteatro. Era
questo situato, dove attualmente s'innalzano i muri della di-
roccata chiesa di s. Michele are. Negli scavi fatti più d'una
volta in questo sito trovaronsi i fondamenti dei muri del-
l'antico manufatto, nonché tredici ordini di gradini circolari
di pietra, che, come in simili edifizii, servivano ad uso di se-
dili agli spettatori. Furono ivi trovati parecchi frammenti di
colonne scanellate, capitelli con iscrizioni e stemmi, rottami
d'archi grandiosi, e qualche moneta romana dell'epoca im-
periale, e specialmente d'Augusto. Molti di cotesti gradini
— 187 —
furono estratti, e adoperati per la costruzione di nuovi e-
difizii. In questo medesimo sito fu discoperto un piedestallo
di marmo traguriense, con stemmi scancellali, e con un in-
cavo nel mezzo, ove sembra fosse piantato uno stendardo.
La passata esistenza dell' anfiteatro di Nona non solo è con-
fermata dalla tradizione volgare, e dagli avanzi surricordati,
ma è puranco constatata da un istrumento pubblico, stipulato
il dì 6 d'ottobre dell'anno 880 d. C. ai tempi del re Bra-
nìmiro, con cui vennero appianate le differènze insorte tra
nobili e plebei nonesi: Datum Romae prope Rhenam. Ro-
gatum ibidem tempore domini Branimiri die VIoctoh. an.
DCCCLXXX etc: dove questo monumento è appellato Rhena
dal vocabolo latino-italiano arena^ con cui denominavansi in
antico, come anche oggidì, tali edifizii, perchè negli antichi
spettacoli il circo era coperto d'arena, onde arenari erano
delti i combattenti. Attigui alla torre boreale, che è una delle
sette suaccennate, eranvi i Quartieri militari. Questa torre
appellavasi torre di Candia^ dal generale dell'armala un-
gherese Baussetto Candiano che discacciò da essa l'anno
1324 le soldatesche Bribiriane. Aveva la medesima una cir-
conferenza di 42 braccia; sussistette sino al 1747, in cui
cadde per vetustà, e le sue rovine servirono alla fabbrica
ed alla ristaurazione delle case nonesi.
Da tale succinta descrizione dell' antica Nona ognuno
può farsi un' idea della passata sua magnificenza e grandezza.
Quante altre cose potremmo narrare di questa antica ed un
tempo illustre città, dei suoi sfasciati monumenti, de' suoi pub-
blici magistrati, e della sua costituzione civile e militare, se
avessimo dinanzi agli occhi tutte quelle lapidarie iscrizioni,
ed altri moltissimi documenti, che perirono nelle sue ben
undici JleaQlazionij eh' ebbe a provare nel corso dei secoli.
Cà~ pi-ima sua distruzione nccadde l'anno 509 dopo Cristo.
Fu allora rovinata dai barbari; ma i suoi abitanti, dopo
d'averli scacciali, e sbaragliati s'accinsero alla sua riedifi-
cazione, per cui in breve tempo risorse a nuova vita, taU
mente che dopo pochi anni, cioè nel 535 la si vide abitata
da 26917 persone esclusi i fanciulli; del quale avvenimento
ne fa testimonianza quella stessa antica pergamena, di sopra
accennata, in cui sta scritto quanto segue ; Anno Domini
DV IV ferme destructa et desolata fitit haec civitas Aenona
a harharis^ sicut olim fuit Hierusalem sancta^ sed sicut
illam homines recedificare non potueruntj sic ista recedifica^
— 188 —
hitur a Duce nostro dilecto Miresio et a suis civihus^ PrcBside
Ravonasio cum Curialihus ac Judicibus suis. ad hoc de-
putatis. Anno Christi Salvatoris DXXXV in civitate nostra
Aenonensi ex secutis actihus dicitur^ quod reperiehatur me-
merus animarim utriusque sexus^ parvulis exceptis, vigin-
ti sex millia nongentarura septemdecim^ computatis locis
externorum suhurhium. Tutto ciò dimostra lo stato di ricchezza
in cui si trovava questa illustre città a quei tempi. Ma tanti
poi furono i disastrosi avvenimenti, cui andò soggetta nei
corso dei secoli posteriori, clie si ridusse mano a mano
ad un ammasso di rovine, in mezzo alle quali sorgono og-
gidì poche case.
Nona incendiata nel 1646.
Da memorie scritte si rileva, essere stala T illustre ed
antica città di Nona a molle e funestissime vicende sog-
getta, che la ridussero finalmente ad una povera e meschina
horgata, malsana e triste. Fu dessa bersagliata dai Greci at-
terrata dai Goti, saccheggiala dagli Slavi, arsa dai Bulgari,
maltrattata dai Narentani. spogliata dagli Almissani, sovvertita
dai Bribirensi. assediata dagli Ungheri. spopolata dalla peste,
occupala e rovinata pressoché totalmente dai Turchi nel 1570.
Ma l'ultima e fatale sua desolazione nel 1646 avvenne.
Quando nel 1643 aveva principio la sanguinosa guerra di
Candia, la Dalmazia veniva inondata da una forte armata
Musulmana, la quale per ogni dove spargendosi, aveva spe-
cialmente invaso il territorio di Nona, che con la sua città
fino dall'anno 1525 era stato sempre da quelle barbare genti
orribilmente maltrattato. Il Provvedilor generale della provincia
Leonardo Foscolo, visto T imminente pericolo, radunato in
Spalato il consiglio militare di guerra, decretava, che non
essendovi tempo sufficiente per fortificare la già abbattuta
città di Nona, né gente pronta per presidiarla, si dovesse
totalmente distruggerla, acciò almeno non dovesse servire
di alloggio e di difesa all' inimico ] il che venne anche ap-
provato dair autorità del Senato nel 1645. Nobili, cittadini
e plebei, onde dare chiara e leale prova della loro fedeltà
alla Repubblica, e del loro odio verso l' oppressore, che
tante sciagure per sì lungo tempo aveva apportato alla de-
relitta patria, spontanei s'off'ersero al sacrificio, che da per
loro stessi volevano compiuto col fuoco.
— 189 —
Slabiiito il tempo delf incendio, lidi 16 aprile del 1646
poste furono sopra un carro le reliquie della Cattedrale con
le argenterie della medesima, e delle chiese della città, e dei
villaggi circonvicini, e sopra altri cinque carri vennero collo-
cate le suppellettili sacre, i libri ecclesiastici e curiali, e tutti
gli altri atti spettanti alla chiesa, e al comune; il tutto per essere
trasportato a Zara. Giunti che furono in Zara, le reliquie e
le altre cose più preziose del primo carro furono messe
privatamente in deposito nella sagrestia della metropolitana,
e le altre suppellettili degli altri carri furono trasferite nella
casa dei vescovi di Nona situata vicino al castello, ed in
altre case dei nobili nonesi, accasatisi da alcuni anni in Zara.
Tutte le famiglie nobili e popolari trasportarono., chi per
mare chi per terra, quanto di lor sostanze potettero riunire,
riponendole in salvo a Zara o Pago od in Arbe ed anche
nei villaggi dell'isolarlo zaralino. Quelli poi, cui mancarono
agio e tempo di farne trasporlo, le interrarono o dentro o
fuori delle mura, colla speranza di poterle un dì ricuperare,
tutti disposti e pronti di dare alle fiamme la propria patria
anziché lasciarla in preda ai barbari.
Allontanatisi dalla ciltà il vescovo Simeone Difnico,
ed il conte Matteo Dona, disperso il capitolo, col clero, colla
maggior parte delle donne e dei vecchi, la mattina del 28 aprile,
celebrata la messa dall'arciprete nella cappella della cat-
tedrale per essere la chiesa ingombra di legname, come lo
furono pure li altri principali edifizii, il cittadino dott, Gio-
vanni Cassio accese per il primo il fuoco nella propria
casa, e dal suo esempio animati e cittadini e popolani in-
trepidamente per ogni dove diffusero le fiamme distruggitrici,
assistiti da una compagnia di cavalleria, destinata ad appic-
care l'incendio anche alle chiese.
L'intrepido dott. Cassio unitamente ad alcuni amici e
patrioti, portatosi sulla cima della torre detta di s. Stefano,
posta verso il mare nella vicina Zaton, contemplava con la
pili profonda amarezza del cuore e con gli occhi velati dal
pianto la distruzione della sua terra natale, e sul fatto com-
pose una illirica canzone, nella quale paragonava all'allegrezza
di Nerone nelf osservare da una torre l'incendio di Roma.^
il dolore eh' egli ed i suoi compagni esperimentavano ve-
dendo ardere la propria patria.
Continuarono le fiamme divoratrici tutto quel giorno a
distruggere ogni cosa, e a rendere luminosa quella notte. Due
— 190 —
galere e quattro galeole. spedite dal veneto senato giunsero
al primo di maggio nel porto di Nona, le quali fulminando coi
loro canoni e colle palle infuocale per tre giorni continui
le superstiti muraglie, e le torri e le mura della città, com-
pirono f opera di distruzione, siche allo sguardo dello spet-
tatore più non si presentava, che un campo di macerie. A
ciò s'aggiunse una compagnia di guastatori che percorrendo
la distrutta città, la resero affatto inabitabile, e il dì 16 dello
stesso mese appiccarono il fuoco al bosco vicino ed ai campi
vignati, e seminati del nonese territorio, affinchè i barbari
non trovassero modo di muitenersi, e neppur di difendersi,
essendo stati alcun tempo prima tradotti tutti i bellici stro-
menti in Zara ed in altre fortezze della provincia.
Quante memorie, quante glorie scomparvero in un sol
dì! E chi mai "l crederebbe? L'amor di patria giunse ad e-
stinguere. ad incenerire questa illustre e memoranda città.
Non v'ha esempio di sì caldo affetto patriotico. Ma se l'a-
mor di patria la distrusse, desso fu quello pure che la fece
comunque risorgere sopra le sue stesse rovine.
Scacciati nel 1667 dalle venete armi i Turchi dalle vi-
cinanze di Nona, e stabilita la pace fra le due potenze bel-
ligeranti, i cittadini dispersi, che sempre nutrivano la spe-
ranza di vedere un giorno rinascere e rifiorire la miseranda
città, e che avevano sempre continuato nei loro gradi ed im-
pieghi ecclesiastici e civili, diedero ben presto mano all'opera.
E come il cittadino Cassio fu il primo ad accendere la
fiamma che il tutto aveva arso e consunto, così France-
sco Grassi, allora vescovo di Nona, unito a molti nobili
della dispersa comunità e a molti popolani ramminghi.
fu il primo che tutte le sue forze impiegò per veder sor-
gere a nuova vita la spenta città. Chiese l'ottimo Prelato ed
ottenne grande assistenza dalla veneta repubblica, e potè
così riedificare la cattedrale, per la quale, onde animare gli
artisti, egli stesso trasportava le pietre sopra le proprie
spalle. Raccoltosi buon numero del disperso popolo, animati
anche dal veneto governo, che confermava tutti i privilegi
anteriormente goduti dalla magnifica Comunità, ed ogni ajuto
materiale gli prestava, cominciarono a fabbricarsi case ad
erigersi chiesette, a risorgere in fine sulle ceneri del passato.
Furono rifatti i ponti e le porle della città, e fabbricale a
poco a poco circa 50 abitazioni di pietra, le quali benché
non fossero bene ordinale, e disposte, pure formavano una
— 191 —
via abbastanza grande. Riordinate così alla meglio le cose,
il vescovo richiamò i dispersi canonici, e gli altri sacerdoti
beneficiati, che in buon numero Irovavansi oziosi a Venezia,
ne impose loro V iilTicialiira della cattedrale, e destinò in pa-
roco il canonico Antonio Morovich, che con lui assieme
avea presa dimora in Zara. Fu iti seguilo provveduto al
riordinamento del territorio nonese rimasto confuso e scon-
volto pei paliti disastri. Perduti i disegni e le mappe catastali,
e spostato lo meli delle possessioni, per ordine del prov-
vedilor generale Pietro Civran si procedette nel 1675 ad
una nuova misurazione dei terreni, la quale diede un risul-
talo complessivo di 89474 gognali, la metà dei quali atti
alla coltivazione I terreni di pubblica ragione senza posses-
sore furono distribuiti a quelli, che avevano stabilito il pro-
prio domicilio in città, colf obbligo di pagare due annue lire
alla camera fiscale di Zara per ogni sorte di terreno. Collo
scopo di accrescere la popolazione, e migliorare lo stato eco-
nomico della città, vi s' introdussero alcune arti e mestieri, ma
con poco buona riuscita. Fu eretta infatti una fabbrica di mattoni
e di coppi, che non corrispose alT aspettazione. Se ne inviò
un'altra di pelli di varie sorta, la quale andò ben presto a
cessare. Si diede mano ad una fabbrica di teleria, ch'ebbe
fine colla morte di un centinaio d'operai, fotti venire dal
Friuli. Sì è pensato ad una regolare pescagione nel porlo,
senza risultato. Si cercò con ogni diligenza e premura di
migliorare l' agricoltura con introdurre i melodi usali in Italia,
ma ebbe poca sorte, poiché i morlacchi, amanti come sono
dell'ozio e della miseria, e tenaci delle paterne loro tradi-
zioni, hanno in odio qualunque innovazione, e godono di
tener lontano ogni miglioramento coli' inquietarne gli autori
ed i promotori con ogni sorta di danneggiamenti e di ruberìe.
Dopo tutto ciò, ad onta della più ferma e buona vo-
lontà de' cittadini, ad onta d' ogni più gagliardo loro sforzo,
non giunse giammai Nona ad essere nemmeno l'ombra della
cillà che fu regia di Monarchi, e capitale del regno croalino.
Origine della chiesa di Nona.
L'origine della chiesa di Nona risale ai tempi degli
apostoli, ed abbenchè non ci sia dato di ciò dimostrare con
isteriche testimonianze, ciò non pertanto tali e tanti sono
gl'indizii, gli argomenti e le prove che n'abbiamo da non
— 192 —
lasciar alcun dubbio della sua apostolicilà. Esiste un'antichis-
sima tradizione, che Aselo od altrimenti Anselmo, uno dei
seltantadue discepoli del Salvatore, per ordine di s. Paolo,
od almeno lui consenziente, siasi recato in Dalmazia, e pre-
cisamente a Nona per propagar la fede di Cristo, e eh' esso
abbia colla sua predicazione convertiti alla fede quei popoli,
abbattuto il culto degli idoli e piantato il vessillo di Cristo,
e che abbia tenuto sino alla morte il governo di questa
chiesa, colle sue fatiche apostoliche fondata. Dicesi pure che
ad Anselmo siasi associato il diacono Ambrogio, il quale
cooperò efficacemente alla conversione dei Nonesì, unitamente
a Marcella, fantesca di Marta, che da 3Iarsiglia recatasi in
Nona, sua patria, colle sue esortazioni e colla verginale e
santa sua vita contribuì grandemente al loro ravvedimento.
Questa isterica tradizione la vediamo passare tutt'i secoli,
e discendere di eia in età sino a noi, senza che alcuno
osato avesse disconoscerla, contraddirla, o contestarla, ma
anzi la vediamo conservata viva, inalterata e costante sino
a' nostri tempi. Infatti in una pergamena dell'anno 1230,
esistita nel celebre archivio cenobito di s. Grisogono di Zara,
leggesi quanto segue: Primus Episcopus Nonensis fuit s.
Aselus^ confessor, unus ex septuagintaduohus discipulis Do-
mini, qui Dalmatiam veniens^ Nonensem Ecclesìam rexit
cum s. Ambrosio suo diacono, quo tempore tandem pervenit
pedissequa s. Marthae, dieta Marcella, quae inter turbam
dixisse perhibetur : Beatus venter qui te portavit, et ubera
quae suxistì .• uti consanguinea Aselli in lllyricum veniens
post ipsum et diaconum suum Ambrosium. Donde si deduce
che la tradizione surriferita del nonese apostolato di questi
tre santi conservossi costantemente dai primi tempi sino al
principio del decimoterzo secolo, in cui fu registrata. Omnes^
continua la stessa pergamena, pieni meritis ac diebus in
pace quieverunt^ ac sancti et Patroni Provinciarum dietim
vocati ac venerati fuerunt. Gesta eorumdem confìrmant^
testanturque cultum ipsorum miracida quamplurima] ac
eorum lipsana in sanctuariis Ecclesiarum venerata a fi-
delibus popidis^ et ad eorum- honorem Ecclesiae constructae.
Qui si parla della loro beata morte, del culto che veniva
fino allora prestato, e come quali santi Titolari, Patroni, e
Protettori di Nona erano sugli altari venerati; si discorre
delle loro gesta ammirabili, dei miracoli innumerevoli che
operarono, degli altari e dei templi in loro onore innalzati,
— 193 —
e delle sacre loro reliquie in essi custodite. Tulle le quali
cose concorrono a raffermare ed avvalorare la surriferita
tradizione, e a renderla maggiormente degna di fede.
Non solo fino al principio del secolo XIII si è sempre
conservala viva, ferma ed incontaminata f antica tradizione
deir apostolato nonese di questi tre santi, ma tale rimase
eziandio nei secoli successivi fino a noi. Vediamo infatti i
vescovi di Nona nelle loro periodiche relazioni alla s. Sede
sullo stato della loro chiesa asserire francamente essere
stato Anselmo, uno dei settantadue discepoli del Redentore,
il fondatore della chiesa di Nona. Quante volte venne la
sua cattedrale dal tempo o da altre vicende distrutta, altret-
tante volte la troviamo ristaurata o riedificata, e sempre in
onore di s. Anselmo, e perfino nei tempi a noi vicinissimi ;
per cui sopra la sua porta principale si legge : Divi An-
selmi e septuaginta duohus Christi Domini discipidis ac
primi Aenon. Episcopi nomine dicati. Troviamo pure negli
antichi e ne' più recenti calendari della diocesi nonese an-
noveralo Anselmo, quale apostolo e primo vescovo di Nona,
e la sua festa celebrala ai 26 di maggio con rito doppio
di prima classe con ottava; lo stesso dicasi di Ambrogio e
Marcella, e lutti tre venerati sempre quali patroni di Nona.
Troviamo inoltre le benedette reliquie di questi tre santi
anche dopo il secolo decimoterzo gelosamente, e religiosa-
mente custodite e venerate nel santuario sino a' di nostri
come ce ne fan fede le relazioni delle visite canoniche fatte
dai vescovi alla Sede apostolica, in una delle quali è scritto:
S, Anselmi discipuli Salvatoris ossa reperta fuerunt in arca
lapidea prope altare majus^ insimul ci(,m ossibus s, Ambrosii
Diaconi^ quae modo sunt laminis argenteis membratim re-
condita^ et in ipsa arca custodita. Da tutto ciò si scorge
che anche dopo il secolo decimoterzo la riferita tradizione
si mantenne inlatta e fedele sino a noi. Ma una tradizione
che, come sopra si è detto, passa luti' i secoli, e di età in
età discende fino a' nostri tempi senza che giammai fosse
contestata, non può essere assolutamente che vera, storica,
e degna di fede. E non solo non fu giammai messa in dubbio
ovvero conlradetta, ma invece accordasi pienamente colle
testimonianze di gravissimi autori; fra i quali il chiarissimo
Gio. Antonio Bomman nel T. I 1. 2 p. 81 così ne parla:
S, Anselmo uno dei settantadue discepoli del Signore diede
principio alla chiesa di Nona. Questi fu assistito nella sua
13
— 194 —
missione da s. Ambrogio diacono^ e da s. Marcella fantesca
di s. Marta sino alla morte; ella scrisse la di lei vita^ e
si trasferì neW lllirio sua patria^ e coadjuvò molti al ri-
cevimento della grazia battesimale. Lo storico di Nona
dottor Giovanni Cassio dice; Prima Christianorum Nonen-
sium Ecclesia^ constructa a suo primo pastore s. Aselo
(Anselmo), dieta fuit Ss. Trinitatis. Di Marcella poi Pietro
Equilino ne fa il seguente elogio al lib. 6 cap. 155: Mar-
cella Martkae pedissequa fuit :, haec mulier illa fuisse per-
hibetur quae^ Lucae cap. XI^ extollens vocem de turba^
ventrem qui Christum portavit^ et ubera.^ quae illum lacta-
verunt^ beatificare meruit, Haec cum ipsa domina sua a
Judaeorum finibus expulsa^ et cum aliis discipulis^ ut su-
perius actum est^ Massiliam pervenit; ipsam usque ad
ejus obitum non dimisit; ipsiusque vitam et gesta conscrip-
sit. Quae post ejus vitae finem in Sclavoniam pergens^ et
ibidem Christi Evangelium praedicans^ post decimum annum
a dormitione Marthae in pace quievit. Nella stessa guisa
discorre Jacopo da Voragine, arcivescovo di Genova, nelle
sue leggende. Coi quali scrittori s' accordano s. Antonino
lib. Chron. cap. 20: Beata Marcella vere Marthae pedis-
sequa^ dicitur conscripsisse vitam ejus^ quae posiea in Scla-
voniam (Dalmatiam) pergens^ et ibi praedicans^ plurimos
ad fidem convertii: Primo, vescovo Cahelionense nella sua
opera Topogr, Martyr : Marcella Marthae pedissequa^ quae
dixit domino : Beatus venler etc. perhibetur in Illyrico prae-
dicasse, et decem annos Marthae supervixisse : e Francesco
Maurolyco nel suo martirologio: Marcella vero Marthae
pedissequa decem annos supervixit^ et in Illyria praedicavit.
Altrettanto dicono il Baronio, il Barandio, il Bellovacense,
ed Alfonso Villegas nella sua Vita Sanctor. Lo stesso af-
ferma il vescovo di Modrussa Simeone Begna nella sua
Miscellanea^ ed aggiunge essere Nona la città dell' Illirico
ove Marcella predicò e morì. Le cose medesime vengono
riferite dall'arcidiacono Ponte nel suo commentario della
chiesa Jadrense; Lorenzo Fondra nella storia della reliquia
di s. Simeone, e il vicario Tanzlinger nella sua Dama chro-
nologica jadertina. Abbiamo quindi una serie di scrittori
gravissimi dei tempi posteriori al decimoterzo secolo, i quali
tutti convengono nell' asserire, che Anselmo uno dei settan-
tadue discepoli di Cristo portò la luce del Vangelo ai Nonesi,
e che fu assistito nella sua missione dal diacono s. Ambrogio
— 195 —
e dalla vergine Marcella. L^enunzìata tradizione adunque si
eleva al dissopra della congettura ed ha T impronta d'un
autorevole slorica antichità ed autenticità ; onde si può con
certezza affermare che s. Anselmo uno, dei settantadue di-
scepoli del Salvatore, abbia convertito alla vera fede i Nonesi
colla sua predicazione e coi miracoli da lui operali, e che
quindi la chiesa di Nona sia di origine apostolica.
A vieppiù convalidare la verità di quanto abbiamo di-
mostralo gioverà aggiungere, che il capitolo cattedrale di
Nona constava di settantaduo canonici, i quali rappresenta-
vano i setlanladue discepoli del Salvatore. Né è da credere,
che tale pratica vetustissima di codesta chiesa sia stata ar-
bitrariamente introdolla, poiché in tal caso essa non avrebbe
sussistito per una così lunga serie di secoli, senza che la
s. Sede, o il metropolita, ovvero il vescovo l'avessero con-
testata. Il che anzi proverebbe che dessa non sia una mera
pratica consuetudine oppure un abuso, ma bensì una pre-
rogativa ed uno speciale privilegio, dalla s. Sede a quel ca-
pitolo benignamente accordato, affine di dare un'attestato so-
lenne ed autorevole della sua credenza nel nonese 'aposto-
lato di s. Anselmo, e conservarne in tal modo perpetua me-
moria. Che se vi fu un tempo in cui il capitolo non fece
uso di questo suo diritto, si tu allora soltanto quando le
turchesche incursioni desolarono e la città ed il territorio di
Nona, dopo le quali ritornò in vigore e perdurò sino ai
tempi a noi più vicini, onde il vescovo Giurileo nel suo de-
creto 11 marzo 1780 nel ripristinarlo così si esprime: In-
novamus et confirmamus illorum privilegium^ quod con-
stai antiquitus habuisse.
A toglier poi ogni dubbio circa la prefata isterica tra-
dizione è necessario d'avvertire che Aselo è il vero nome
antico ed originario dell' apostolo nonese, e che appena nel
secolo decimoquinto a poco a poco venne alterato e modi-
ficalo colla parola Anselmo. Infatti nella mentovata perga-
mena è detto : Primus Episcopus Nonensis fuit s, Aselus :
e Jacopo da Voragine nella sua leggenda de' Santi dopo di
aver nominati gli apostoli, fa menzione di alcuni discepoli,
e fra questi novera s. Aselo: Item discipidi septuagintaduo
praedicabant Christum et hunc Crucifixum^ inter quos Cleo-
phas^ Matthas^ Martialis^ Lazarus^ Marcus^ Aselus etc, Tom-
maso arcidiacono lo denomina anch' egli Aselo, In un'antica
croce d' argento, esìstente nella chiesa nonese si trova in un
— 196 —
lalo r effigie d'un vescovo pontificalmente vestilo, il quale
ha la seguente epigrafe sopra il capo : s. Aselus. In un ca-
lice antico v' era pure scritto: s. Aselus. Così sopra una
cassetta di reliquie del santo: D. D. Asello E, P. M. e sulla
maggior campana della chiesa : s. Aselus Ep. MCCC. Appena
nel decimoquinto secolo fu modificato, come di sopra si è
detto, e non è da farne meraviglia, dappoiché tali modifi-
cazioni erano allora in uso, e lo sono ancora di presente.
Dopo di tutto l'arcidiocesi di Zara può andar lieta e
superba di aver nel suo seno due chiese apostoliche, vale
a dire la chiesa arcivescovile di Zara, fondata, come abbiam
dimostralo nel primo volume, dagli stessi apostoli, e questa
venerabile di Nona, fondata dai discepoli del Salvatore. Non
essendovi in Dalmazia alcun altra chiesa all' infuori di quella
di Zara che vantar possa una tale eminente prerogativa, a
buon diritto venne dalla santa Sede alla chiesa medesima at-
tribuita la preminenza sopra tutte le altre chiese del Regno.
E Nona infatti e Zara erano la sede di vescovi illustri al-
cuni secoli prima che Spalato ne avesse uno, mentre è fuor
d'ogni dubbio, che certo Giovanni Ravennate, spedito da
Papa Martino in qualità di Legato apostolico in Dalmazia,
soltanto nell'anno 650 creò l'Episcopato in quella città, ed
approffittando delle circostanze, in cui Irovavasi per la po-
c'anzi distrutta vicina Metropoli di Salona, e dell'influenza
del potere, di cui era investito, ne occupò egli stesso primo
la sede, e si fé donar da Roma il titolo di vescovo Salo-
nitano, titolo aggiuntivo e non originario.
Se, come abbiamo narralo, illustre é la chiesa di Nona
per la prerogativa della sua apostolicità. non meno celebre
ella é per le subite persecuzioni, onde fu innaffiata del sangue
dei martiri nei primi secoli dell'era cristiana. Non è certo,
se nei tempi apostolici alcuni fedeli di questa chiesa abbiano
dato il sangue per la fede di Cristo, mentre invece non é
dubbio che nel sesto secolo molli ve ne furono i quali ven-
nero perseguitati, e a barbara morie condannali. Impadroni-
tosi l'anno 535 l'idolatra Ostroilo della parte mediterranea
del regno di Dalmazia, mentre Tolila suo fratello dirigevasi
verso r Italia in ajuto dei Goti, postegli per breve tempo in
Nona la sua residenza, città allora considerevole e floridis-
sima, e lì si mise a perseguitare gli adoratori del vero Dio, e
parecchi ne condannò a crudeli tormenti ; e siccome per la
maggior parte stavano fermi e costanti nella fede dei loro
— 197 —
avi, e ricusavano di sacrificare agi' idoli, così andarono in-
contro alla morte la più dolorosa, od almeno ad una igno-
miniosa schiavitù. Come rilevasi dalle memorie lasciateci dal
dr. Giovanni Cassio, unico scrittore delle cose nonesi, fra
quelli che diedero la vita per la fede sono da annoverarsi:
Alessino, Bruscandolichio, Niniano, Cassianico, Miocyo, To-
nino, Petrlcevio, Florio, P^renzio, Vanio, Torio, Varissio,
Radulio, Bortulino, Zunichio, Tommaso arcidiacono, Didio
diacono, Tommaso diacono, Asello chierico, Marcelliano chie-
rico, Flavia Marcellina, Onoria, Rasanzia, tutte tre nobili
fanciulle. Tutti questi cristiani nonesi furono martorizzati nel-
r anfiteatro ed i loro nomi, assieme a quelli d'altri santi
confessori, riportati dai notari nel martirologio (iella chiesa
di Nona scritto in carta pergamena, eh' era con diligenza
custodito nell'archivio, ma che poi andò a perdersi nelle
molle vicende, cui ondò incontro la città durante le turchesche
incursioni. Molti altri ancora ne avrebbe fatto morire [quel
re crudele, se non vi si fosse interposto il vescovo Gio-
vanni, che colla sua autorità lo indusse a ritirare il ferale
decreto, e promulgarne un'altro con cui ordinava di lasciar
in pace i cristiani.
Le reliquie di questi santi si conservarono religiosa-
mente nella chiesa di Nona fino all' irruzione degli Slavi
in Dalmazia, cioè fino al 640, nella qual circostanza il
Papa Giovanni IV, zaralino, mandò legato apostolico a queste
parti con molto oro l'abbate Martino, allo scopo di sottrarle,
assieme agli schiavi cristiani dal furore degli idolatri. Egli
infatti trasportò via da Nona tre casse, ripiene di sante re-
liquie. Leggevasi in quel prezioso martirologio di cui sopra
abbiamo fatto cenno, quanto segue: „Li 25 aprile dell'anno
„641 dall'abbate Martino legato di Giovanni IV, zaralino,
„in tre casse da Nona .trasportate furono le reliquie dei
„sanli per sottrarle dal furore dei barbari, dopoché i giudici
„della città sotterrarono preventivamente le urne con li sacri
^depositi dei tre santi protettori Anselmo, Ambrogio e Mar-
„cella, che fidar non vollero al legato apostolico, il quale
„con molte pergamene antiche, e quantità di schiavi, le tra-
nsfer! a Roma a spese dell'erario apostolico".
Serie dei Vescovi di Nona.
S, Aselo, detto poscia Anselmo^ che essendo uno dei
sellantadue discepoli del Salvatore, assieme con Ambrogio
— 198 --
diacono recatosi a Nona, convertì colla sua predicazione
magistrali e popolo, e dopo di aver fondala e bene istituita
questa ciiiesa, l'uno e l'altro, carichi d'anni e di meriti
passarono alla beata patria, meritandosi l' onor degli altari.
Non si ha notizia dei vescovi, che ad Anselmo suc-
cedettero nella cattedra di Nona, avendone l'antichità e l'ob-
blivione cancellata la memoria. Appena sullo scorcio del
quarto secolo troviamo il seguente:
a. 380. Massimo^ che con Felice, vescovo di Zara,
fu presente ai concilii d'Aquileja e di Milano, e condannò
gli eretici Palladio e Gioviniano. 11 Parlato lo vorrebbe ve-
scovo di Cittanova (Aemoniensis)^ ma tanto il Baronie, che
il Fleury e l'abbate Orsi lo appellano vescovo di Nona.
La somiglianza dei vocaboli Aemoniensis et Aenoniensis
deve aver indotto in errore lo storico dell' Jllirio. Di esso
nuli' altro ci fu possibile di rilevare.
Dopo Massimo havvi un interruzione di 150 anni. Ciò
però non vuol dire che i Nonesi non abbiano avuto du-
rante questo periodo di tempo il suo vescovo, ma piuttosto
è da credere che sieno periti i monumenti, che ne indicavano
il nome e le gesta, e che ne andasse spenta la memoria
pelle vicende dei tempi.
a. 530. Giovaìini, che nel sinodo Salonitano, adunato
dal vescovo Onorio Ili, sedette dopo il vescovo di Zara,
di nome Andrea.
a. 539. Costantino^ il quale fu presente nel sinodo di
Aquileja, ove si sottoscrisse così: Constantinus Episcopus
elecius Nonensis,
È qui succede un' altra interruzione di pressoché 150
anni, la quale devesi attribuire non solo alle preaccennate
circostanze, poco favorevoli alla religione, ma benanco alla
barbarica irruzione del secolo settimo.
a. 686. Teodorico^ consacrato qual vescovo croatino
da Giovanni di Ravenna, arcivescovo di Spalato. 11 Maroli
nella sua storia l' appella Teodorico, mentre T arcidiacono
Tommaso ne tace il nome.
a. 699. Patrizio^ di cui è memoria in documento, re-
lativo al sinodo di Grado, ove fu appianata una controver-
sia insorta tra i Patriarchi di Grado e di Aquileja. Vedi
Hist, Aqicilejen,
a. 714. Mauro^ che intervenne al sinodo d'Aquileja. Vedi
la storia della chiesa d^ Aquileja^ edita a Venezia nel 1714,
— 199 —
^ a. 756. Anastasio^ rammentato negli atti della chiesa
# Aquilejense. Vedi la Storia precitata.
t^ a. 787. Paolo^ slavo di nascita, indicato negli atti suddetti.
^^ a. 812. Marino^ di cui si fa menzione negli atti me-
desimi.
a. 879. Teodosio^ che essendo diacono fu elevato alla
dignità di vescovo di Nona l'anno 879 dal clero e dal po-
polo per r esimia sua santità e dottrina. Appena eletto, fu
primo suo pensiero di ricondurre i Croati della Dalmazia
air unità della chiesa cattolica, da cui per istigazione del-
l'imperatore Basilio, e di Fozio, Patriarca constantinopolitano,
s'erano separati. Assistito Teodosio da Branimiro, loro duce,
riuscì nell'impresa, onde scrisse tosto una ossequiosa lettera
al pontefice Giovanni Vili, colla quale, dopo di aver pro-
fessata la religiosa sua riverenza ed obbedienza alla chiesa
di Roma, gli annunziava il ritorno dei Croati della Dalmazia
alla fede antica, e chiedeva la venerata sua benedizione.
Questa notizia, recala per lettera, ed anche a viva voce per
mezzo del venerabile Giovanni dotto e sapiente prete di
Nona, apportò grande consolazione al Papa, che non mancò
di rispondere e all'eletto vescovo Teodosio, e a Branimiro,
che aveva tanto cooperato all' effetto, ed inoltre al clero e
al popolo croato. In quella diretta all' eletto, datata 4 giugno
879, dopo di averlo encomiato pel fedele suo attaccamento
alla cattedra di Pietro, lo assicura del paterno suo affetto,
e lo eccita a condursi a Roma per ricevere dalle sue mani
la consacrazione episcopale, seguendo l' esempio de' suoi
antecessori, affinchè munito dell'autorità e protezione apo-
stolica governar potesse con tutta sicurezza il gregge a lui
affidato. A Branimiro poi con lettera del 7 giugno rende
grazie dell'essersi adoperato pel ritorno di sua gente al cal-
tolicismo, fa voti per la prosperità di lui e del suo popolo,
e lo accoglie con dilezione paterna nel gremio della catto-
lica chiesa e con effusione di cuore il benedice. In quella
poi scritta al clero ed al popolo nella stessa data della pre-
cedente l'egregio pontefice fa loro conoscere il suo giubilo
per la lor conversione, e nel mentre li munisce dell' aposto-
lica benedizione, raccomanda loro di essere costanti e fe-
deli alle fatte promesse. Appena eh' ebbe Teodosio nelle
mani la lettera del Papa, si recò a Roma, ove da lui stesso
ricevette la consecrazione episcopale; e così mentre faceva
allo d' obbedienza al pontefice, sottraevasi al pericolo di es-
— 200 —
sere da mani scismatiche consagralo. Dopo di che ritornò
in patria portando seco un'altra lettera del Papa, diretta al
principe Branimiro, al clero, ed al popolo tutto, con la quale
rinnovando le sue congratulazioni per la sincera loro con-
versione, raccomanda a tutti una costante perseveranza
nella cattolica fede, ordina di spedire legali a Roma per
ricever risposta su di quanto lo aveano consultato, e per
riferire le decisioni da emanarsi suli' argomento, promettendo
infine di spedire un legato apostolico con incarico di ac-
cogliere il solenne giuramento delia loro fede promessa. A
Teodosio quindi in principalità è d' allribuirsi il ritorno dei
Croati in Dalmazia alla vera fede. Questo grande avvenimento
basta solo ad illustrare il suo pontificoto, ed a perpetuarne
la di lui memoria, consideralo pure, che l'esempio dei Croati
fu imitato dai Dalmati ed anche dai Serhiani, i quali, de-
testato lo scisma Foziano. si ricondussero in seno alla chiesa
cattolica. Continuò Teodosio per varii anni ancora ad am-
ministrare la chiesa di Nona con somma sapienza, finché nel-
. r890 andò a ricevere il premio delle sue molte e cospicue
virtù.
j^} a. 890. Jacopo^ di cui è memoria nella storia di Ca-
simiro Frescot.
a. 890. Alfreda^ di cui si ha memoria in una contro-
versia agitata tra lui e l'arcivescovo di Spalato in punto di
possesso di certa chiesa e beni annessi di s. Giorgio di Pu-
tallo, situati nell'agro salonitano, e da Turpimiro a Pietro
III arcivescovo spalatense donata. Sosteneva Alfreda, che la
donazione era soltanto temporanea, e dopo la morte di quel-
r arcivescovo passar dovesse in proprietà della chiesa di
Nona, dappoiché e la chiesa ed i beni di san Giorgio erano
posti entro i confini croati, e la giurisdizione della diocesi
nonense comprendeva tutti i luoghi che i duci croati pos-
sedevano nel continente, benché sparsi entro i confini delle
diocesi dalmate, uno essendo il vescovo dei croati della Dal-
mazia, e questo il vescovo di Nona. La questione fn por-
lata dinanzi al principe Murcimiro, il quale dietro accurato
esame delle relative scritture, fatte dal suo genitore, decise
in favore dell'arcivescovo di Spalato, a cui rilasciò un di-
ploma di conferma in data 27 settembre 892.
Ai tempi di Alfreda viveva un sanlo uomo di nome
Ivan^ nato a Nona da stirpe reggia croata, come il suo
nome stesso lo dimostra. Di lui parleremo in appresso.
— 201 ~~
Il vescovo Alfreda visse sino al principio del secolo X.
/<7 a. 900. Gregorio, V'è chi lo dice della nobile famiglia
zaralina de Dohre. Egli, rilenendo estesa la sua giurisdi-
zione spirituale dappertutto ov' erano croati, con lesione dei
diritti degli altri vescovi, si fece chiamare metropolita della
Croazia, negando di riconoscere T arcivescovo di Spalato
col quale perciò ebbe gravi questioni. Dopo la calata degli
Slavi in Dalmazia, il governo spirituale dei medesimi sin da
principio veniva di necessità assunto dal vescovo di Nona,
come quegli che aveva avuto gran parte nella lor conver-
sione al cattolicismo, e ne conosceva T indole, i costumi e
la lingua. Imposto che fu dappoi il nome di Croazia alla parte
occidentale della Dalmazia da essi occupata, il vescovo di
Nona prese il titolo di vescovo Croatino. Propagatisi in se-
guito qiie' popoli, e presa stanza in quasi tutta la parte me-
diterranea della provincia, il vescovo di Nona non dubitò
dì estendere la spirituale giurisdizione su di essi in tutt' i
paesi da loro occupati. Dilatatasi, in siffatto modo, fuor d'ogni
misura la sua autorità fino a penetrare in seno alle altre
diocesi provinciali, il metropolita coi vescovi suffraganei,
che per necessità lolerarono da principio tale intromissione,
alzarono la voce contro il vescovo croatino Gregorio, la-
gnandosi del suo illegittimo ed ingiusto procedere, ed inti-
mandogli di ritirarsi ne' suoi confini antichi, e di non in-
frammettersi ned immischiarsi nelle loro diocesi. Gregorio,
per tanta autorità insuperbito, e sostenuto anche dai re croati,
non diede ascolto ai loro reclami, ma allargando sempre più
i confini della sua episcopale giurisdizione; tentava di farsi
metropolita degli Slavi-Croati in Dalmazia, e così dalla sog-
gezione del legittimo suo metropolita sottrarsi del tutto.
Un altro male s'era pure nelle chiese della Dalmazia
e Croazia introdotto duraiìlo il governo di Gregorio, l'uso
cioè della lingua slava nella liturgia senza permesso della
Sede apostolica, il che fu pure cagione di molte controver-
sie. Quello che il Pontefice Giovanni Vili aveva concesso ai
Moravi esclusivamente, credevano i Croati a lor pure con-
ceduto, e facevano uso indebito della propria lingua nelle
sacre funzioni. A tale abuso, che veniva tenacissimamente
sostenuto e difeso da Gregorio, si opposero di concerto
tutti i vescovi provinciali con a capo il metropolita, ed a
toglierlo energicamente s'adoprarono, stimando non essere
lecito di fare ciocché in cose di disciplina faceasi di proprio
— 202 —
arbitrio, ed inconsulta la s. Sede, e tanto meno in quanto
che, al parer di taluno, non era scevra di errori la nuova
liturgia in materia di fede. Facendosi ognor più grave e
seria tanto questa che la prima questione, il metropolita
Giovanni, a scanso di sua responsabilità, pensò di consultare
la santa Sede apostolica. In nome pertanto dei vescovi pro-
vinciali, egli assieme con Tamislao principe dei Serviani e
Michele de' Croati, inviarono lettere al Pontefice Giovanni X,
esponendogli i fatti, e pregandolo a spedire legati a queste
parti, perchè decidessero sopra luogo le suddette questioni,
ed agli Slavi una formola di fede sincera ed ortodossa im-
ponessero. Il Papa, senza frappor indugio, vi spedì i vescovi
Giovanni di Ancona, e Leone di Preneste con lettere, dirette
al metropolita, ai vescovi ed ai principi, con cui proibiva
assolutamente la lingua slava nella sacra liturgia : Ut secitn-
dum mores Ecclesiae Romaiiae (disse loro) Sclavinorum
terrae ministerium Sacrifica peragant in lingua latina^ non
autem extranea^ quia nullus filius aliquid loqui debet^ vel
sapere^ nisi ut mater ei insinuaverit, I Legati arrivati in
Dalmazia Tanno 925 radunarono tosto a Spalato un concilio
generale, cui la maggior parie dei vescovi intervennero,
nonché i prìncipi Tamislao e Michele, ed i signori d'en-
trambi i regni. In questa solenne assemblea furono dettali
quindici decreti, cinque de' quali alle questioni suddette si ri-
ferivano. In primo luogo fu stabilito che l'arcivescovo di
Spalato dovesse essere riconosciuto qual metropolita della
Provincia tutta, e che tutt'i vescovi provinciali, e segnata-
mente quello di Nona, avessero a riconoscerlo, ed a lui as-
soggettarsi. In secondo luogo, che i vescovi della provincia
nelle loro rispettive diocesi avessero da esercitare la cu-
ra pastorale egualmente ai Croati, come agli altri fedeli,
e fungere il loro ufficio episcopale con tutta libertà e si-
curezza; che quindi la diocesi di Nona ristringer si dovesse
entro i suoi antichi confini, poiché non era più necessario,
come da princìpio, che il vescovo di Nona avesse la cura
spirituale del popolo Croatico, mentre tutt'i vescovi erano
già in possesso delia lingua slava, e gli stessi Croati ave-
vano appresa la latina, e Dalmati e Croati vivevano in lega
tra di loro, col commercio della lingua e colle istituzioni
comuni. Pretendevano i Croati, che tutta la gente loro,
ovunque si trovasse, non avesse a riconoscere altro ve-
scovo, air infuori del vescovo di Nona, a lui solo prestar
— 203 —
dovesse ubbidienza, da lui solo ricevere gli ordini, le leggi,
i sacramenti, i sacerdoti, e dipendere unicamente dalla sua
autorità in tutte quelle cose, che alla religione fossero at-
tenenti. Dal che ne sarebbe avvenuto per necessaria conse-
guenza, che gli altri vescovi provinciali rimasti sarebbero
senza cura e senza amministrazione, e che la loro giurisdi-
zione sarebbesi a minimi termini ristretta, se fossero stati
obbligati ad esercitare la episcopale giurisdizione in quelle
località soltanto, che non erano occupate dai Croati, e quindi
ai soli Dalmati latini, che erano in numero ad essi inferiore.
Col canone X fu interdetto l'uso della lingua slava
nella liturgia; il qual canone suona così: Ut nullus Epi-
scopus nostrae provincme audeat in quolihet gradu slavo-
nica lingua^ quemlihet promovere ; tamen is in clericatu et
monachatu Deo deservire poterit; nec in sua ecclesia mis-
sas facere sinat ; praeter si necessitatem sacerdotum kaberet
per supplicationem a Romano Pontifìce licentiam ei sacer-
dotalis ministerii slavonice peragendi tribuat. Tutti gli Slavi
infatti tenacissimi erano della loro liturgia, ned intendevano
di essere privati dell' uso invalso nei loro ufficii; e di tutt' i ve-
scovi il solo Gregorio prese a difenderlo e propugnarlo contro
il comune e concorde loro sentimento. Ma dopoché furono
lette in quella sacra e rispettabile adunanza le lettere di Papa
Giovanni che proibiva decisamente la slava liturgia, valse
appo lutti, come dovea, l'autorità e la sentenza del Romano
Pontefice, né fuvvi alcuno che al formolato decreto osasse
opporsi, e contraddire.
Coi canoni poi XI e XII veniva limitata e circoscritta
nei debiti confini la giurisdizione del vescovo nonense. A
ciò fece ostinatissima opposizione Gregorio coi signori Croati ;
ma vedendo che i suoi reclami erano inutili appellò alla
santa Sede. Fu quindi deliboralo di rimettere la causa per
intero al sommo Pontefice, e tanto il concilio, quanto Gre-
gorio spedirono messi a Roma per informare adequafamente
Papa Giovanni di tutta la questione. In conseguenza di che
il Papa ordinò al metropolita di recarsi in persona, ovvero
non potendo di mandare uno dei vescovi suffraganei a Roma
assieme con Gregorio, affine di discutere la causa, eh' era
per la chiesa di somma importanza. Né l'uno né l'altro,
non si sa per qual motivo, comparve, e frattanto rimasta in
sospeso per ben tre anni la questione, Gregorio senz' al-
cun riguardo andava sempre più estendendo dovunque la sua
— 204 —
autorità e giurisdizione episcopale, non ostante gli sforzi
che faceva a tutta possa il metropolita, affine d'impedi-
re la ingiusta usurpazione. Riclamarono più volte e Gio-
vanni ed i vescovi al Pontefice, onde veder finito questo
stato di cose, e ristabilito l'ordine e la tranquillità nella pro-
vincia. Il Papa adunque ordinò a Madalberto, cui spedito
avea nel 927, in qualità di legato a Simeone re dei Bulgari,
che, terminata quella legazione, recarsi dovesse in Dalmazia
per decidere sulla prefata controversia. L' anno infatti 928,
Madalberto si portò in Dalmazia, e radunò tosto a Spalato
un concilio, a cui intervennero i vescovi ed il principe coi
signori della Croazia, ed ivi stabilì e fissò i confini delle
varie diocesi, giusta l'antica norma della chiesa: proibì no-
minatamente al vescovo Gregorio d'ingerirsi nell' amministra-
zione altrui, e di estendere oltre gli assegnati confini la epi-
scopale sua giurisdizione, e ordinò che alle chiese di Scar-
dona, di Delminio e di Scissia (Sissek) le quali da alcun
tempo erano sprovviste di pastore, venissero nuovi vescovi
preposti. Dopo di che ritornato a Roma, ed avendo ritrovato
già morto il Pontefice, si prestò con ogni premura, affinchè
dal successore Leone VI venissero le sue disposizioni con-
fermate. Il Papa da parte sua scrisse ai vescovi, ed intimò
loro di prestar obbedienza al loro metropolita, e di conte-
nersi entro i limiti prescritti di lor giurisdizione ; permise
poi a Gregorio di Nona di amministrare la vicina diocesi
di Scardona fino a tanto che venisse provveduta del suo
pastore quella chiesa, con proibizione di usurparne in seguito
la giurisdizione ed amministrazione a scanso della scomu-
nica, da cui in tal caso sarebbe stato colpito.
Non consta se Gregorio abbia ottemperato o meno alle
pontificie ingiunzioni. Si sa soltanto che un interregno suc-
ceddette di più che ceni anni nella chiesa di Nona, il che
farebbe supporre, che e Gregorio ed i suoi successori, il-
legittimi forse ed intrusi, sieno stati renitenti dall' assogget-
tarsi alle decisioni della santa Sede, lllyr, Sacr, Tom» IV.
a. 956. Pietro, vescovo croalino, a cui succedettero
altri due, di nome ignoto, e non riconosciuti dal metropolita
di Spalato.
a. 1008. Marco^ vescovo croatino, che sottoscrisse la
donazione di Stefano.
a. 1050. Andrea^ Sotto di lui venne diminuita d'assai
la diocesi di Nona in seguito all'erezione dei vescovati di
— 205 —
Belgrado (Zaravecchia) e di Knin; imperciocché una buona
parte di essa alla nuova di Zaravecchia fu assegnala. An-
drea dovette quindi deporre ogni e qualunque idea di su-
premazia metropolitica, far atto di ossequio e di obbedienza
al suo metropolita Giovanni da cui fu anche consacrato, e
contenersi nei limiti di sua giurisdizione episcopale. Inter-
venne al concilio provinciale, convocato nel 1058 in Spalato
da Mainardo, legalo di Nicola IL nel quale fu per la se-
conda volta, con voto unanime di tutti i vescovi, proscritto
Tuso della lingua slava, che di nuovo s'era introdotto nelle
chiese non tanto colla permissione dei principi e dei vescovi
croati, quanto polla inconsideratezza dei preti, sollecili di
assecondare le voglie del popolo. Andrea fu egualmente som-
messo, e obbediente al metropolita Lorenzo, come lo fu al
di lui predecessore, né prese parte alcuna in queir orribile
scisma, eccitato dai Croati ed in principalità dal prete Ul-
fone allo scopo di ripigliare e ritenere la liturgia slavonica.
Se coir erezione del vescovato di Belgrado fu ristretta la
giurisdizione dì Andrea, egli però venne dallo stesso re Cre-
simiro nel 1071 ricompensato colla restituzione di quella
metà dell'isola di Pago, che è rivolta alia diocesi nonense.
Nel 1072 assistette al concilio provinciale, convocato a Zara
dal metropolita Lorenzo, come pure alla consacrazione della
chiesa delle Monache Benedettine di s. Maria, nei quali atti
si sottoscrisse così: Andreas Nonensis. Di lui nuli' altro si
venne a rilevare dai monumenti patrii. Illyr. sacr, T. IV,
a. 1073. Stefaìio^ che dicesi, della nobile famiglia za-
ratina de Penazzo, Si trova nelle nostre cronache esser egli
stato vescovo di Nona nel 1073, ed essersi adoperato per
sopire le vertenze col metropolita di Spalato. Il Parlati noi
nomina punto, e se pure ha esistito, deve per breve aver
governato questa chiesa di Nona ed essere collocato tra An-
drea di cui non trovasi memoria oltre il 1072, e Formino
di cui la prima notizia che trovasi é il di lui intervento al
concilio provinciale dì Spalato nel 1075.
a. 1074 Formino^ succedette ad Andrea. Neil' anno
1075 intervenne con Lorenzo metropolita, e cogli altri ve-
scovi suffraganei al concilio provinciale, convocato a Spalata
da Gerardo arcivescovo dell'antica Siponto, legato di Papa
Gregorio VII, nel qual concilio fu ristabilito solennemente il
vescovato di Nona, confermati i suoi antichi pr.vilegi, e rin-
novati i vincoli di fedeltà e di obbedienza al legittimo suo
— 206 —
metropolita. Formino fu quegli, che nel 1076 confermò la
donazione del tempio di s. Giorgio in Putalio e dei beni
annessivi, fatta da Turpimiro alla mensa arcivescovile di Spa-
lalo, e nel solenne istrumento v' appose la propria firma :
Forminus Episcopus Nonensis ; donde si deduce, che il ve-
scovo di Nona avea deposto i! titolo di vescovo croatino.
A suoi tempi la città e la chiesa di Nona salirono in fama
ed onore, poiché un concilio provinciale venne ivi celebrato.
Fu convocato da Giovanni, cardinale di santa chiesa, legato
apostolico, e v'intervennero T arcivescovo Lorenzo, il re Svo-
nìmiro, molti vescovi e signori. In esso fu decretata la re-
stituzione alla chiesa di s. Doimo delle chiese di s. Stefano
e di s. Maria, di Salona, le quali erano state dai predeces-
sori vescovi croalini usurpate.
a. 1094. A , . . di cui la sola iniziale trovasi nelle pa-
trie scritture.
a. 1100. Gregorio^ il quale ricevette la episcopale con-
sacrazione da Crescenzio, arcivescovo di Spalato, come lo
dimostra il giuramento, da lui in tale occasione prestato,
eh' è del seguento tenore : Ego Gregorius Episcopus Nonen-
sis ab hac hora in antea proraitto fidelitatem atque ohe^
dientiam^ secundum ordinerà meiim^ Ecclesiae Spalatinae^
et Ubi Crescentio archiepiscopo nostro^ tuisque successoribus
canonie e intrantibus. Sic me Deus adjuvet, et liaec sancta
Dei Evangelia, Nulla delle sue gesta sappiamo, nulla del
periodo di sua amministrazione, non trovandosi il di lui nome
negli alti conciliarli provinciali degli unni 1107 e 1111.
Non havvi negli archivii memoria neppur di sua morte, né
del suo successore prima del 1163, ond'è da ritenersi, che
sieno gli antichi alti periti, ovvero che vi sia stato un interregno
di alcuni anni da lui sino al suo successore Rodano.
a. 1166. Rodano^ di cui non si ha memoria, se non
che in un diploma, che Stefano re d'Ungheria rilasciò a
Pietro arcivescovo di Spalato, con il quale confermò i di
lui diritti e privilegi.
a. 1170. Matteo^ sotto di cui fu ingrandita la diocesi
di Nona coli' annessione della parochia di Licca. Intervenne
Matteo con Rainerio arcivescovo di Spalato e con altri due
vescovi provinciali nel 1179 al concilio Lateranense III, indi
nel 1185 al concilio provinciale ui Spalato, nel quale furono
alla diocesi di Nona assegnali oltre il territorio propriamente
detto di Nona, anche tutto quello di Luca, che non lungi a
— 207 —
sellenlrione di Garin era situalo, ed inollre la metà del ter-
ritorio di Licca, ch'era una delle tre zupanìe, site nell'antica
Japidia, presso Segna. La Licca, come si è detto di sopra
era stala assegnata tutta per intero alla diocesi di Nona
dall'arcivescovo Rainerio;nel concilio però tale disposizione
fu modificala colla divisione del suo territorio in due parli
eguali, dando la parte orientale a Nona, e la occidentale
alla diocesi di Corbavia, ovvero di Segna. Fu egli che nel
1184 assegnò ai padri Crociferi l'ospitale di s. Pietro,
eh' esisteva in un villaggio della diocesi nonense, cui il sommo
pontefice Urbano III con sua Bolla del 1186 li arricchì di
grazie e privilegii non pochi. Quanto foss' egli tenuto in slima
e considerazione lo dimostra l'incarico demandatogli nel 1194
dal re d' Ungheria Bela III di comporre assieme con Pietro
arcivescovo di Spalato, e con Damiano conte di Zara e
Grubessa di Spalato, la lite insorta fra i Templari di Vrana
e i monaci benedettini dei Ss. Cosmo e Damiano circa i
rispettivi confini ed intorno al corso delle acque. Matteo
passò a miglior vita nell'anno stesso 1194, ovvero un anno
dopo.
a. 1196. Frodano^ che si trova menzionato in un ve-
tusto codice spalalense, nel quale è riportato il giuramento
da lui emesso nelle mani dell' arcivescovo Pietro VIII dopo
di aver ricevuto la episcopale consacrazione. Visse fino al
principio del secolo XIII
a. 1205. Sansone /, di cui si trova memoria in per-
gamena di s. Maria di Zara: Sanson Episcopus Nonae sub-
scripsit die 4 aprilis 1205. Si hanno memorie che a' suoi
tempi i Nonesi cantavano le Laudi ai loro re.
a. 1206. Giovanni^ zaralino di nascila, che da diacono
della patria chiesa fu elevalo alla sede vescovile di Nona,
e consacrato assieme con Bartolomeo, altro diacono zaralino
nominalo vescovo di Scardona, dall'arcivescovo Bernardo di
Spalato. Si trova memoria di lui in documento del 1214 nel
quale si sottoscrisse qual testimonio: Ioannes Episcopus
Nonae. Morì in Zara, e fu sepolto nella chiesa di s. Maria
Maggiore.
a. 1214. Grubcio. Mentre era arciprete della chiesa
spalalense fu eletto vescovo di Nona dall'arcivescovo Ber-
nardo, contro il volere del capitolo di Nona, che a voli
unanimi eletto aveva Nicolò, canonico del capitolo di Spa-
lato. Vedendo Bernardo avversala dai canonici di Nona Te-
— 208 -^
lezione da sé fatta, si recò Senz' indugio a Vrana, e nella
chiesa dei Templari consacrò il neolello, operando così in
opposizione al costume universale e alla disciplina antica
della chiesa. Ciò diede motivo ad una lite lunga ed accanita,
che terminò in favore di Grubcio. il quale assunse iìnalmenle
r amministrazione della diocesi. Nel 1220 si trovava ia
Ungheria; non consta però per qual ragione là si fosse ri-
dotto assieme con Guncello arcivescovo di Spalato. NulP altro
si sa di lui se non che finì di vivere innanzi al 1229 nel
qual anno trovasi il suo successore.
a. 1229. jB . . . Colla sola iniziale, in scrittura del 1229
del cenobio benedettino dei vSs. Cosmo e Damiano, è indi-
cato il successore di Grubcio : Ego B . . Episcopus Nonae
suhscriho: ed in altra del 1228, che contempla una dona-
zione fatta ai padri dominicani di s. Giovanni Battista di
Nona. Insorta una controversia tra i Templari di Vrana, ed
i monaci del prefato cenobi) circa alcune possessioni, esi-
stenti nel territorio di Rogovo, furono sciolti dalle parti con-
tendenti in qualità di arbitri T arcivescovo di Spalato Guncello,
ed il vescovo di Nona B. i quali pronunziarono in favore
dei monaci. Sotto di lui furono ricevuti in Nona i padri do-
menicani, e data loro chiesa e convento. Il Boman nella
sua storia della Dalmazia 1. VI p. 201 ha: Blasen Episcopus
Nonae a. 1229 suhscripsit contra Templarios secitnda vice.
Perlustrò tutta la diocesi nel 1236, ed un anno dopo, carico
di meriti, affranto dalle fatiche pastorali, cessò di vivere, e
fu sepolto nella chiesa di s. Giovanni Battista dei padri do-
menicani.
a. 1241. Sansone //, oppure secondo alcuni Jansone^
il quale secondo V arcidiacono Tommaso, ed il catalogo del-
l'Acutheis era unghero di nazione, e fu consacrato vescovo di
Nona dall'arcivescovo Guncello. Tra le opere che lo resero
illustre s'annovera quella di aver sovvenuto con paterna ca-
rità i profughi zaratini, che dopo la distruzione della loro
città, operata dai veneti nel 1241, si ricoverarono a Nona.
Molto si prestò presso Bela IV re d'Ungheria per ottenere
da lui la reale conferma delle immunità e dei privilegi, dai
passati re ai Nonesi concessi, e le sue prestazioni sortirono un
buon effetto. Nel giorno infatti 26 agosto 1244, sacro al
patrono di Nona s. Anselmo il i .; confermò cotesti privilegi.
Non consta quanto tempo sedesse su questa cattedra nò quando
finisse di vivere. Da antiche scritture si ha che Rolando
— a09 —
rettore di Bribir, e Bano di tutta la Schiavonia, sulle istanze
di Sansone, per ordine del re Bela, ha dovuto cedere alla
chiesa di Nona il castello di Chetiglavac nel contado di Lika.
a. 1253. Giovanni IL Una questione d'interesso si agitò
tra lui, il capitolo, il magistrato^ ed il Comune di Nona, e
di comune accordo venne risoluto, che i proventi ecclesia-
stici, i quali delle decime componevansi, fossero in quattro
parti divisi, una delle quali assegnar si dovesse al vescovo,
una al capitolo e al clero, e le altre due alla chiesa e ai
poveri s'avessero a distribuire. Fu inoltre stabilito che del
suo il vescovo rista urare dovesse il suo palazzo, e tenerlo
in concio e colmo, e che dei luoghi pii e dei monasteri
nulla si avesse a decidere, senza prima consultare il capi-
tolo, il consiglio comunale, ed il popolo. Siffatte risoluzioni
furono in pubblica scrittura del 1253 trascritte, nella quale
oltre ai nomi di Giovanni e del suo precessore Sansone, sono
menzionati l'arcidiacono l'arciprete ed il primicerio con sette
canonici, il conte Frangipani dì Veglia, ed il podestà di
Nona, la chiesa cattedrale intitolata a s. Anselmo, ed un
convento di monache colla sua abbadessa. Ai tempi di Gio-
vanni viveva \i^\ capitolo di Nona un arcidiacono molto
dotto e sapiente, cui Innocenzo IV nel 1254 diede l'incarico
di decidere assieme all'arcivescovo di Zara Lorenzo Pe-
riandro, ed al vescovo di Scardona, su di una controversia,
insorta fra il vescovo di Traù e il clero ed il popolo di
Sebenico. Fu egli Giovanni che accrebbe le rendite della
chiesa e della mensa vescovile col persuadere il re Bela IV
a cedere alcune terre incolte nelle regioni della Licca, fra
le quali il castello Chetilevacio colla chiesa di s. Giorgio,
e con alcune possessioni ad essa vicine.
a. 1272. Stefano^ del quale non consta l'origine. Si
sa però che era prima Primicerio del capitolo e che del
1272 teneva la sede di Nona, poiché in due documenti di
simil data vi è nominato qual vescovo di questa città. Con
uno dei quali documenti, esteso in data 13 giugno 1272
dall'arcivescovo Giovanni in concorso del suo capitolo, fu
convalidato e confermato al vescovo di Nona il possesso
del territorio dellii Licca e del Banatico, la qual sentenza
fu munita della sua approvazione da Stefano re d'Ungheria
con diploma della data istessa. Intorno a questo tempo il
vescovo Stefano ottenne pure la regia conferma del castello
Chetilevacio, ceduto dal bano di Slavonia Rolando al ve-
li
— 210 —
scovo Giovanni II dietro ingiunzione del re Bela IV, come
si è detto di sopra. L'anno poi 1280 assistette con Martino
vescovo di Segna alla consacrazione della chiesa dei Dome-
nicani di Zara, celebrata da Guidone, patriarca di Grado.
a. 1281. Agostino^ di cui non si ha che il nome in
documenti del 1281.
a. 1284. Marcello^ della nobile famiglia zaralina de
Candis^ che da pievano della collegiata di s. Maria Mag-
giore (san Simeone) di Zara fu esaltato alla cattedra ve-
scovile di Nona nel 1284. A lui Nicolò IV in data 26 set-
tembre 1288 scrisse una lettera, con la quale veniva egli
destinato assieme con Giovanni, abbate di s. Grisogono di
Zara e con Giacomo, arcidiacono di Spalato, ad intimare ai
vescovi di Traù e di Sebenico di recarsi a Roma e di pre-
sentarsi a lui onde definire una questione sollevatasi tra di
loro. È ancor menzionato Marcello in altra scrittura del 1289,
versante sullo stesso argomento. Di lui nuir altro si sa, se
non che del 1290 fu trasferito alla sede di Durazzo, e che
fu Legato Pontificio in Dalmazia, Croazia e Bosnia.
a. 1291. Marco^ di cui si ha certa memoria in do-
cumento del convento dei domenicani di Zara del 1291 del
seguente tenore: Anno 1291^ Mens. Octob. Ind. F. Nonae
temporibus D, Andreae magnifici Regis Hungariae^ et Marci
Ven, Episcopi Nonensis. Fu egli che nel 1302 conferì a
Radoslavo di Scardona il titolo e la prerogativa di Zupano
di Nona in ricognizione degl'insigni suoi meriti verso la
chiesa. Era questo un diritto esercitato ab-anlico dai ve-
scovi di Nona, ed oltreché un titolo onorifico, ed una ca-
rica, era questo pure un vero beneficio, di redditi e pro-
venti fornito, il quale veniva da essi conferito ai laici il-
lustri, e della religione e della chiesa benemeriti. Il Zupano
nominato da Marco, è quel Radoslao Utusano, cancelliere
del Bano Paolo, che nel 1309 fece donazione alla cattedrale
di Nona di due reliquieri d'argento, come sì dirà in ap-
presso nella descrizione del Santuario della Cattedrale.
a. 1318. Giovanni III^ di cui trovasi memoria in una
sola scrittura del 18 novembre 1327, con la quale i No-
nesi si posero sotto la tutela e protezione dei Veneti. L' ar-
cidiacono Valerio de Ponte pone nel 1318 gl'inizii del suo
vescovato. A' suoi tempi Nona, al pari delle altre città della
Dalmazia, travagliata dalla tirannide dei potenti conti di Bribir,
s*era messa sotto il protettorato dei Veneti e degli Ungari,
— 211 —
e perciò in lull'i pubblici documenli e il re d'Ungheria e
la Repubblica Venela dovevano essere nominati. Intollerabile
era divenuta a que' tempi la prepotenza dei conti di Bribir,
e specialmente della casa Subìch. Era questa composta di
cinque fratelli i quali colla violenza si facevano eleggere
Rettori dei comuni, onde ingrandirsi colle estorsioni, e altrui
sostanze.
a. 1328. Natale^ della venela famiglia patrizia Zorzi^
di cui si ha notizia in un documento, esistito nell'archivio
dei padri domenicani di Zara. Era egli dottor in sacra teo-
logia, e contemporaneo al Doge Francesco Dandolo che tenne
il Dogado dai 1328 sino al 1339.
a. 1330. Nicolò^ della nobilissima famiglia zaratina de
Matafari, Pare non abbia assunto il governo della chiesa di
Nona, ovvero l'abbia per poco governata, essendo stato trasfe-
rito del 1333 alla sede metropolitana di Zara. L'arcidiacono
Ponte non lo annovera fra ì vescovi di Nona. Mentre era
arcivescovo di Zara scrisse un opera col titolo: Thesaurus
pontificalis, seu manuale personarum ecclesiasticarum : la
quale fu stampata a Parigi verso la fine del secolo decimo-
quinto. Da questo suo eruditissimo lavoro viensi a conoscere
aver lui studiato il diritto canonico a Bologna nel principio
del secolo decimoquarto • e di aver avuto per precettore
Giovanni d'Andrea, il più celebre jureconsulto di quel tempo,
il quale teneva cattedra in quella città, ove anche morì nel
1348. Il Matafari dedicò questo suo opuscolo a Bertrando
vescovo di Ostia e Velletri, e lo assoggettò alla sua revi-
sione. Eccone la dedica: Reverendissimo in Christo Patri
et Domino sito prcecipuo Domino Bertrando Dei gratta
Hostiensi et Velletrensi Episcopo Nicolaus miseratione di-
vina Archiepiscopus Jadrensis in Slavonia cum recommen-
datione sui et correctione praesentis opuscoli . Vedi la serie
degli arcivescovi di Zara nel voi. L
a. 1336. Ferdinando^ il cui nome trovasi replicata-
mente registrato in pergamena dell'archivio cenobitico be-
nedettino di s. Grisogono ed in altra dell'archivio domini-
cano di Zara di data 24 agosto 1339.
a. 1342. Giovanni /F, nominato in documento del 12
ottobre 1342. Era anch'esso della nobile famiglia zaratina
de' Matafari^ come apparisce da tre istrumenti dell' archivio
di s. Domenico di Zara. Affine di assicurare alla chiesa di
Nona la proprietà del territorio Liccano fece egli tradurre
— 212 —
in atti notarili i relativi documenti di possesso, e munirli
della firma di Marco Memo, conte di Nona. Del 1344, tro-
vandosi assente dalla diocesi, fu rappresentato dall' arciprete
Stanzio nel concilio provinciale di Spalato, convocato dal-
l'arcivescovo Domenico Luccari
a. 1353 Demetrio^ della summentovata famiglia de
Matafari di Zara. Fu prima pievano di s. Matteo in patria,
poscia arcidiacono capitolare^ indi promosso nel 1348 al ve-
scovato di Pedena nelf Istria, e dippoi nel 1353 trasferito
alla sede di Nona. Sotto di lui nel 1357 la città di Nona
stretta d'assedio, consunta dalla fame, si diede al re d'Un-
gheria Lodovico, seguendo V esempio delle altre città ma-
rittime della Dalmazia. Nel 1371 egli accolse il re Lodovico,
che per alcuni giorni vi dimorò, conio lo dimostrano due
sue lettere, datate da Nona, l'una del dì 16 aprile, e T altra
del 23 dello stesso mese. Nel 1351 era egli Vicario dell' arci-
vescovo di Zara Nicolò Matafari, come rilevasi dal se-
guente istrumento menzionato nell' inventario dei beni e carte
di Grisogono de Civalelli del 1384: Item unum instrumentum
scriptum manu Coradi notarli 1851^ indictione V die IO
Marta, qualiter Dominus Demetrius Episcopus Petensis^
tanquam Vicarius Domini Archiepiscopi Jadrensis^ fecit
Jinem D, Grisogono de Civalellis de administratione Fab-
bricae s. Anastasiae, Di lui si trova memoria in un testa-
mento del 1359, e nei regii diplomi di Lodovico degli anni
1360, 1367, e 1373
a. 1373. Lodovico^ dell' ìstessa famiglia Ae' Matafari
di Zara, e nipote del predecessore Demetrio. Da canonico
della patria sua chiesa fu eletto vescovo di Nona, e come
tale fu spedito dal re Lodovico ambasciatore al re de' Fran-
chi. Morì a Buda nel 1377.
a. 1377. Demetrio de Matafari^ pronipote di Lodovico.
Da arciprete del capitolo di Zara fu eletto vescovo di Nona
nel 1377. In un diploma dell'anno 1384 tra gli altri ve-
scovi dell'Ungheria e della Dalmazia evvi Demetrius No-
nensis. Accolse egli colle dovute onorificenze nel 1387 la
regina Maria, che dal castello di Novegradi, ov'era tenuta
prigione dai ribelli suoi sudditi, era slata per opera dei ve-
neti liberata. Dieci giorni stette essa a Nona, durante i quali
ricevette ambascierie da quasi tulle le città della Dalmazia
spedite a congratularsi della sua liberazione, e per chiedere
grazie e favori. Poco dopo finì di vivere Demetrio, dap-
poiché troviamo il suo successore nell'anno 1388. Tra le
molle cose degne della sua dottrina scrisse un libro inlilo-
làio: Della vera Sapienza dei Cristiani^ che fu stampato a
Venezia nel 1502. Col suo testamento 19 Giugno 1387
lasciò eredi i suoi nipoti figli di Vulcino de Malafaris suo
fratello.
a. 1388. Giovanni F, zaratino di nascila. Trovasi me-
moria di lui in documento del 1388 assieme ad altri ve-
scovi deir Ungheria e della Dalmazia. Fu egli destinalo da*
zaratini nel 1393 a trattar di pace tra il Bano Giovanni
conte di Segna, e la communità jadrense, tocche ci attesta
Paolo de' Paoli nella sua cronaca di Zara, ove lasciò scritto:
Eodem anno (1393) die mercurii 12 novembris applicuerunt
Jadram DD, Nicolaus Episcopus Corhaviensis^ et Joan-
nes Episcopus Nonensis prò tractanda pace et concordia
inter D, B, Joannem C. Segniae et Communitatem nostrani.
Egli è puranco nominato in un diploma del re Sigismondo
dell'anno 1397: Joannes Episcopus Nonensis.
Sul principio del secolo quintodecìmo Bonifacio IX con-
cedette ai padri francescani la facoltà di fabbricarsi un con-
vento nella città di Nona, e di stabilirvisi, allo scopo di
assistere spiritualmente le monache del loro ordine, che al-
lora si distinguevano presso i Nonesi per santità ed auste-
rità di vita. Il Vadingo così ne parla nel Tomo V de' suoi
annali : Invenio anno 1402 mentionem monasterii Claris--
sarum s, Mariae Nonen. in uno atque altero Pontificis
diplomate concedentis facidtatem Minoritis, a quihus Sa^
cramenta percip)ere possente domum conventualem etc, Sa-
crae Religionis etc. Ritiene il Parlato, che questo asilo di
vergini nonesi Clarisse sia quel desso di cui è fatta men-
zione in scrittura del 1253, accennata dissopra in Giovanni
Il vescovo di Nona. Furono in origine benedettine, ma in
seguito abbracciarono T istituto di s. Chiara, e prova ne sia,
che trasferitesi in Zara nel 1502, seguirono ivi sempre co-
testa regola monastica.
Dopo la morte di Giovanni, la chiesa di Nona rimase
per ben dieci anni senza pastore, e frattanto venne concessa
in commenda all'arcivescovo di Napoli. Durante questo in-
terregno^ e precisamente nel 1409, Nona con Zara e con
le altre città della Liburnia, cadde in potere della Repubblica
Veneta, che ne fece acquisto da Ladislao re di Napoli per
un'ingente somma. L'anno istesso Alessandro V diede per
— 214 —
abbate al convento de' Benedettini di s. Ambrogio certo frate
Alfonso de Vale, e l'anno successivo 1410 agli 11 d'agosto
Giovanni XXIII tolse la città di Nona al vescovo commendatario,
e di un proprio vescovo la provvide, come risulta dagli atti
concistoriali di quell'epoca: 1410 11 augusti revocavit com-
mendam de Ecclesia Nonensi^ factam D, Joanni Archie^
piscopo Neapolitano,
a. 1410. Nicolò della famiglia veneta patrizia Trevisan^
dottore in s. Teologia, ed arcivescovo di Tebe, creato nel
1410 vescovo di Nona dal sommo pontefice Giovanni XXIII.
Esiste il decreto del Conte di Nona, col quale gli venne
confermato il diritto di percepire la decima dalla villa di
Kernizza. Dopo di aver governato per quattordici anni la
sua chiesa con molto sapienza e prudenza, ne depose le re-
dini, desiderando di darsi tutto agli studi, di cui era molto
amico. Passò il resto di sua vita parte a Venezia, e parte
a Padova, dove morì nel 1451. Fu sepolto nella chiesa di
s. Antonio, ove sopra marmorea lapide si vede scolpita la
sua effigie e la seguente iscrizione:
NICOLAVS . TRIVISANVS .
HIC . TVMVLATVR . VENERANDVM . CORPVS
REVERENDISSIMI . DOMINI . NICOLAI . TRIVISANI
OLIM . EPISCOPI . NONENSIS . ARTIVM . ET . SACRAE . THEOLOGIAE
DOCTORIS . EXIMII . QVI . OBIIT
ANNO . DOMINI . MCCCCLI
MENSIS . SEPTEMBRIS . DIE SEPTIMO
a. 1424. Lodovico, di cui negli alti concistoriali si legge:
Anno 1424 terfio idus octohris. Provisum est Ecclesiae No-
nensi in provincia Jadren. (Spalatensi), vacanti per libe-
ram renunciationem per D. Nicolaum in manihus Domini
nostri Papae (Joannis XXIII) factam^ de persona Fr, Lu-
dovici Prioris s. Marice de Venetiis: dove quella parola
Fr. sarebbe un indizio ch'egli a qualche religiosa famiglia
avesse appartenuto, e probabilmente alla domenicana, usan-
dosi presso di quella il titolo e la carica di priore. Sedette
sulla cattedra nonese fino al 1440, ma nulla ci consta di
sua amministrazione.
a. 1440. Natale IL di cui la patria e la famiglia sono
ignote. Era dell' ordine dei Carmelitani. Appena eh' ebbe
— 215 —
preso possesso della diocesi, prima sua cura fu quella di
redigere un'esatto catalogo delle ville, dei castelli, e dei
luoghi tulli, alla sua diocesi appartenenti, e così pure un
elenco di tuli' i beni ecclesiastici e di tutt' i proventi della
chiesa e della mensa, e ciò affinchè ne rimanesse inalterato
il patrimonio. Rivendicò il castello ed i beni di Chetilevacio,
che la chiesa di Nona aveva ricevuto in dono dal re Bela
IV; e si adoperò con molta premura per ricuperare i per-
duti beni del monastero dei benedettini di s. Ambrogio. Sotto
di lui Paolo Schornich, uomo pio ed opulento lasciò in te-
stamento tutl'i suoi averi ai luoghi pii, una parte, cioè, al
convento dei padri benedettini di s. Ambrogio, un'altra al
capitolo cattedrale, la terza alle monache di s. Maria, la
quarta al convento dei padri dominicani, e volle che la quinta
fosse devoluta al compimento dell' ospitale di s. Lazzaro, del
quale eransi da poco tempo gettate le fondamenta vicino le
porte della citlà. Dispose inoltre che il vescovo Natale ne
fosse l'esecutore teslamenlario, e che l'arciprete del capitolo
fosse preposto alla direzione temporale e spirituale di quel
pio istituto. Nel 1455 Natale allogò le decime ed i proventi
tutti della mensa a certo Antonio Ostoich, cittadino di Zara
e commerciante, per l'annuo canone di lire 500, e pel pe-
riodo d' anni cinque. Da Callisto 111 fu nel 1459 destinato
giudice delegato «all' ammissibilità della scomunica scagliata
contro Pasquale Gradenigo, rettore di Ragusa, dal vicario
arcivescovile; ma con superiore licenza, sostituì in luogo
suo altri soggetti, avendo dovuto recarsi in quel tempo a
Roma per accompagnare, dietro il desiderio del re di Bosnia
Stefano, alcuni signori Bosnesi, infetti dell'eresia de' Pala-
reni, e presentarli al sommo Pontefice per essere o conver-
titi 0 puniti. Ritornalo da Roma, ebbe assieme agli altri
vescovi provinciali l'incarico speciale dall' arcivescovo di
Spalato Lorenzo Zane di ammonire severamente in nome
del Pontefice frate Alessandro dell'ordine francescano, che
aveva invaso la sede di Scardona, e d'intimargli di tosto
ritirarsi, e lasciarla libera all' eletto legittimo vescovo Jacopo
Bragadino, sotto pena di scomunica in caso di disobbedienza.
La lettera portava la data 28 Gennaio 1461. Dopo due anni
Natale passò a miglior vita.
a. 1463. Jacopo /, della patrizia famiglia veneta Bra-
gadin. Dottore in ambe le leggi, e consacrato sacerdote,
recossi a Roma, ove diede saggi non comuni del suo inge-
— 216 —
gno e della sua erudizione, per cui il Pontefice Pio II lo
volle suo Prelato domestico, indi nel 1460 creollo vescovo
di Scardona. Tre anni soltanto tenne quella sede, poiché del
1463 dallo stesso Sommo Pontefice venne a questa di Nona
trasferito. Dispiacque al re Mattia la nomina del Papa ve-
dendosi in tal modo privato di un diritto, che ai re d'Un-
gheria credea appartenere, ahbenchè a quel tempo la città
di Nona ai Veneti fosse soggetta. Ma per non alienarsi l'a-
nimo del Papa, del cui ajuto avea bisogno per sostenere la
guerra coli' Ottomano, approvò la nomina, e gli rilasciò an-
che il relativo diploma. D'allora in poi la s. Sede continuò
a nominare i vescovi di Nona, col consenso della repubblica,
e senz'ostacolo da parte dei re ungheresi. Ristaurò egli ed
ingrandì la casa sita in Zara vicino al castello, che serviva
ad uso dei vescovi di Nona, e che poi fu livellata alla fa-
miglia Ruste. Ebbe Jacopo gravi e lunghe questioni coi no-
bili di Zara circa la contribuzione della decima dei molli e
grandi possessi, che godevano nel nonese territorio, que-
stioni che terminarono in di lui favore. L" anello pontificale,
esistente nel Santuario di Nona, pare fosse un dono fattogli
da Pio II, mentre egli Irovavasi in Roma in qualità di suo
Prelato domestico. (Vedi il Santuario delle Reliquie). Dopo
di aver governata con molta sapienza la diocesi per quasi
undici anni, finì di vivere a Nona nel 1474, e fu sepolto
nella cattedrale dinanzi l'aitar maggiore. Non esiste più la
lapide, che copriva il suo sepolcro, sopra la quale oravi
scolpita la sua effigie, di abiti sacri rivestita, e la seguente
iscrizione:
me JACET JACOBVS BRAGADENVS PATRICIVS VENETVS
EPISCOPVS NONENSIS.
a. 1475. Giorgio^ dell'antichissima e nobilissima fami-
glia Difnico di Sebenico. di amplissimi privilegi decorata,
dalia quale parecchi uomini sortirono, civili, militari ed ec-
clesiastici per virtù e gesta preclarissimi. Fu Giorgio fra-
tello a Simeone, che per l'egregia sua opera, prestata nelle
guerre turchesche, fu da Innocenzo Vili donato del titolo
di Cavaliere aureato, e per mani dello stesso pontefice delle
insegne dell'ordine condecorato Prese Giorgio possesso del-
la sua diocesi intorno al 1475, e la tenne per anni 55,
governandola con somma sapienza ed esemplarissima vita.
— 217 —
Per I* inclemenza dell'aria, che da mollo tempo rendeva in-
salubre la dimora di Nona, ottenne da Papa Innocenzo Vili
la facoltà di abitare a Zara nel palazzo, che i suoi prede-
cessori air uopo si fabbricarono ; ed ebbe inoltre la potestà
di pertrattare gli affari della diocesi, di consacrare gli olii,
e di conferire gii ordini sacri solennemente e pontificalmente,
senza che potesse esserne giammai impedito dall' ordinario
di Zara. Una lettera gli scrisse nel 1494 il Papa Alessan-
dro VI, con cui gì' ingiunse di reprimere l'audacia di alcuni
nobili, ed ecclesiastici di Nona, ch'erano infesti ai padri
francescani di Zara.
Non aveva egli però fissato in Zara il suo domicilio
in modo da non visitare di tratto in tratto il suo gregge,
specialmente se qualche urgente bisogno reclamata ne avesse
la sua presenza. L'anno 1499, avendo Bajazete intimala
guerra alla Repubblico, e versando la città di Nona in gran
pericolo, dappoiché gli Ottomani facevano scorrerie nell'agro
jadrense e nonese, e metteano tutto a ruba, a ferro e a
sacco, v'accorse tosto FoUimo Pastore, non curando il pe-
ricolo, a cui metteva la sua vita e la sua salute^ per as-
sistere il suo popolo coir opera e col consiglio. Prima e
precipua sua cura fu quella anzitutto di mettere in salvo
dalle ingiurie e dai sacrilegii le vergini monache. Affidandole
dunque alla custodia di nobili uomini e di scelta milizia, le
spedì a Zara, città ben difesa, e munita di mura e propu-
gnacoli, e le fece consegnare alla carità del suo arcivescovo,
il quale non mancò di provvederle di conveniente abitazione.
Elleno poi nel dipartirsi da Nona raccomandarono al vescovo
il corpo di s. Marcella, che perciò fu trasportato nella cat-
tedrale, e deposto in luogo sicuro, a ciò appositamente ap-
parecchiato. Due anni dopo facendosi maggiore il pericolo
di una turchesca irruzione, ed avendo la Repubblica ordinato
di trasferire a Zara quel sanlo corpo, assieme con quelli degli
altri protettori s. Anselmo e s. Ambrogio, tale e tanta fu
la costernazione da che furono colpiti i Nonesi da cotesto
annunzio, che fu costretto il Pretore a sospenderne la tras-
ferta. Né vana, infatti, fu la loro fiducia nei santi patroni,
giacché avendo i Turchi stretta fortemente d'assedio la città,
il corpo di s. Marcella portato in processione per le vie,
ed ove maggiore n'era il pericolo, presentalo ai barbari,
che già ne scalavano le mura, un tal coraggio infuse nel-
l'animo dei difensori, ed un tal terrore incusse negli asse-
— 318 —
dianti, che quelli riuscirono fortissimi nella pugna, e questi
battuti diedero indietro e dall'empia impresa desìstettero.
Liberata così la città da tanto formidabile assedio, rese gra-
zie a Dio e ai santi per la vittoria ottenuta, e la tregua
conchiusa col nemico apportò a Nona e a tutta la Dalmazia
la desiderata tranquillità.
Liberatosi da queste cure e pericoli, Giorgio sostenne
varie questioni molestissime coi nonesi e coi Zaratini per
Taffar delle decime. Vedendo che venivano prolungate ol-
Iremodo, ottenne dal Senato che fossero decise col mezzo
di arbitri, e così pacificamente composte. Impedito dagli af-
fari della sua chiesa, e da altre gravi occupazioni non potè
esser presente al Concilio Lateranense. Mentre dimorava in
Zara, aveva per suo vicario l'arciprete di Nona Marcantonio
Raimondo, Prolonotario apostolico, zaralino di nascita, uomo
fornito di scienza e probità, il quale con somma fedeltà ed
integrità disimpegnava il delicato incarico. Pervenuto ad un
estrema vecchiaja, avendo chiesto al Papa Adriano VI il
permesso di rinunziare al vescovato, il Papa per addimostrargli
la sua piena soddisfazione ed anche la sua benevolenza gli
concesse più assai di quanto desiderava, imperciocché gli
destinò il di lui nipote Jacopo, ecclesiastico per dottrina e
virtìi cospicuo , in coadjutore con diritto di successione,
con ciò pure che ritenendo il titolo di vescovo di Nona, egli
fosse da qualsiasi cura ed obbligo pastorale disciolto. Con-
fortato in tal modo dal Pontefice, visse ancora sette anni,
durante i quali ristaurò col proprio la cadente cattedrale,
come lo appalesa lo stemma gentilizio sovrapposto alla porta
laterale, scolpito frammezzo alle iniziali G e D e l'anno
MDXXVUI. Fece pure alcune riparazioni alla sacristia, e la
provvide di sacri arredi ed utensili , del che ne fanno
prova le arme sue, dovunque dipinte. Morì agli 8 d'agosto
del 1530, e fu tumulato in un sepolcro, che essendo ancor
vivente, s'era preparalo nella cattedrale. Nei rammoderna-
menti in essa praticati, fu levata la lapide sepolcrale dal sito
ov' esisteva, e collocata nel muro laterale della cappella della
B. V. di Leporine, a sinistra della porta d' ingresso. In co-
desta lapide è scolpita in basso rilievo l'effigie del beneme-
rito Prelato d'abiti pontificali vestito colla seguente iscri-
zione :
— 219 —
HIC JACET AENONIVS PRAESVL
SED DIPHNICA PROLES
SIT SVA SORS
INTER REGIA CELSA PRECOR
OBIIT Vili AVGVSTI ANNO MDXXX
a. 1530. Jacopo 11^ nipote del predecessore Giorgio
Difnico. Come abbiamo dissopra accennalo, fu dato per coa-
djulore e successore allo zio nel 1523, quantunque non
avesse ancora F età canonica ; e perciò fu diferita la epi-
scopale sua consacrazione, che per ponlificio indulto rice-
vette l'anno ventesimosettimo della sua età; e frattanto am-
ministrò la diocesi, ed adempì a tutt'i doveri di un vescovo,
air infuori di quelli, che il carattere vescovile richiedono.
Perdette nel 1530 lo zio, da cui aveva appreso ogni sorta
di virtìi, e cui cercò d'imitare, e seguirne le vestigia. Era
egli d' indole eccellente, di belF ingegno, affabile, benigno
con tutti, e nelle scienze divine ed umane istrutto, e già
sotto la direzione dello zio aveva dato saggi non esigui di
pastorale prudenza, di industria e di probità. Prima della
morte di Giorgio la diocesi aveva perduto il paese della
Lica, che fu nel 1501 soggiogato dai Turchi, e dal quale
una vistosa porzione della decima percepiva. Egli tenne per
suo vicario il prefato Marcantonio Raimondo arciprete del
capitolo cattedrale, che spesse volte, vivente Giorgio, visitò
la diocesi, e ne fece dettagliata descrizione. Benché foss'egli
acerrimo difensore dei propri diritti, ciò nulla ostante, cercò
di comporre le liti con modi pacifici; ed una prova ne sìa,
che avendogli i cittadini di Zara promossa una questione
circa le decime del villagj^io di Chernizza, situato nel ja-
drense territorio, voile comporla a mezzo di arbitri, anziché
nelle vie forensi. L'atto relativo fu stipulato in Zara nei
suo palazzo di abitazione, sito nella via s. Demetrio, il quale
istrumento volle fosse approvato dalla s. Sede. Nella guerra
della Repubblica coli' Ottomano, scoppiata nel 1537, perdette
il villaggio di Nadin, che fu soggiogato dai Turchi. Della
ecclesiastica disciplina acerrimo propugnatore, pose ogni
studio e premura, affinché il suo clero fosse bene istituito,
e d*ogni virtù ornato, e coi vincoli della carità alla sua
persona congiunto. Volle pure fosse conformato un'esatto
— 220 -
inventario di tutte le preziose suppellettili, utensili e vasi
sacri delia cattedrale, acciochè nulhi andasse distrutto o per
incuria o per fraude. Negli ultimi anni di sua vita, cioè nel
1555 e 1556, affine di assicurare le rendile della chiesa,
contro coloro che si abusavano della sua bontà e pazienza,
ottenne alcune ducali che ne guaranlivano la corrisponsione.
Questi ed altri provvedimenti salutari avendo egli lasciati
alla sua chiesa, morì Tanno 1556, e fu sepolto come si ri-
tiene, nel sepolcro stesso dello zio.
a. 1557. Marco, della nobile famiglia veneta Loredan^
il quale prima di dedicarsi allo stato ecclesiastico, dopo di
aver sostenute in patria varie e cospicue cariche ed ufficii,
resesi degno di essere ascritto all' ordine senatorio. Versato
nelle umane e divine discipline, era pur fornito di esimia
pietà e religione , per cui il Ponte lo appella uomo di
non volgare erudizione e pietà : virum non vulgaris erudì-
tionis et pietatis: ciocché viene pure raifermato dal suo li-
bro de vera felicitate dato alla luce in Venezia, il quale
di rara dottrina e di gravissime sentenze è ripieno. Fu egli
Prelato Domestico del Papa ; fu Pievano principale della
Collegiata di s. Simeone ed arcidiacono del capitolo di Zara
(eletto il 3 settembre 1556). Prese possesso di sua diocesi
nel 1557, e tenendo sua dimora dietro indulto pontificio in
Zara, fu dall'arcivescovo nostro Muzio Gallino prescelto a
Vicario Generale e Luogotenente dell' Arcidiocesi finch'egli
si trovò presente al Tridentino Concilio, carica che con-
tinuò a coprire anche sotto l'arcivescovo Andrea Minucci,
successore del Callino, dopo la cui morte fu da Gregorio XIII
con Bolla del 19 Novembre 1573 creato amministratore del-
l' arcidiocesi di Zara, con assegnamento della metà degli
annessivi proventi, ritenuto però sempre il vescovato di Nona.
E l'una e l'altra diocesi ìrovernò con somma vigilanza, ema-
nando sapientissimi decreti tendenti a sostenere l' ecclesia-
stica disciplina, ed accrescere lo splendore del divin culto.
Nel 1570, in cui arse la guerra di Cipro, che da Solimano
re dei Turchi inlimata venne alla Repubblica, la città di
Nona andò perduta. Ruinate nella massima parte per vetustà
le sue mura, e mancando degli altri mezzi di difesa, ve-
dendo di non poter resistere.^ e di sostenere un'assedio, fu
dai cittadini abbandonata, indi incendiata, venne occupata
dall'oste nemica. Prima però di allontanarsi, trasportarono i
nonesi a Zara le reliquie dei santi patroni, e tutto ciò che.
— 221 —
di prezioso Irovavasì nelle chiese. Tale fu il dolore che
questa sciagura arrecò airollimo Pastore^ che la repubblica
dietro le ripelule ed urgentissime sue istanze, raccolte le sue
forze, corse a cacciare gT infedeli dalla città e dal territorio.
Ciò avvenne nel 1573. Dopo di che ritornarono i cittadini
a poco a poco alla città, ove si diedero a rialzare le sdru-
scite loro abitazioni, e crebbero in breve sino al numero
di 800. Fatta la pace, fu sua cura di redimere dalle mani
dei Turchi le reliquie, le suppellettili ed i sacri arredi, ch'essi
avevano asportato dalle chiese d'ambe le diocesi; cose tutte
che tenne presso di sé in custodia finché visse, e che or-
dinò fossero dopo sua morte consegnate in parte al ca-
pitolo di Zara, e in parte al proprio successore nel no-
nense episcopato. Accrebb' egli le rendite del suo capitolo
coir incorporazione del beneficio semplice, non ispregevole,
della B. V. di Leporine, di patronato vescovile. Rislaurò e
adornò il battistero della cattedrale, come il dimostra lo
stemma di famiglia infissovi dissopra. Oltre ad altri preziosi
oggetti, lasciò alla sua chiesa in legato una pace d'oro pu-
rissimo. Così questo prestantissimo Presule tanto benemerito
delle chiese di Nona e di Zara, passò all'altra vita nel 1577
ai 25 di Giugno.
a, 1577. Pietro^ della nobile, antica famiglia zaratina,
già estinta, de CedolinL Chiarissimo per ingegno, dottrina e
sapienza, da canonico del nostro capitolo venne da Gregorio
XIII addì 30 di Luglio 1577 innalzato alla cattedra vesco-
vile di Nona. Dopo due anni rinunziò per giusti motivi al
canonicato jadrense. Tenne la sede di Nona per quattro anni,
dopo i quali fu dallo stesso Pontefice trasferito a quella di
Lesina ai 20 febbraio 1581, ove pervenuto ad un'estrema
vecchiezza, carico di meriti morì nel 1634 dopo cinquantotto
anni di operoso e memorabile vescovato. Si mostra ancora
nel palazzo vescovile di quella città la camera da lui pre-
diletta, e che ancor oggi stanza Cedolini s'appella. Per le
sue gesta vedi la serie degli ecclesiastici illustri di Zara,
voi. I della presente opera, pag. 208.
a. 1581. Girolamo Mazzarello^ cittadino di Zara, che
da diacono e canonico del capitolo nostro e Protonotario
Apostolico fu da Gregorio XIII ai 10 luglio del 1581 pro-
mosso alla chiesa vescovile di Nona, che ixovernò per selle
anni con grande sapienza. Morì del 1588. Vedi la serie degli
illustri ecclesiastici zaratini al voi. I, p. 207.
— 222 —
a. 1588. Angelo Gradii dei padri conventuali di s.
Francesco., veneto d'origine, maestro in s. Teologia, e pub-
blico concionatore, da Sisto V addì 18 ottobre 1588 fu
olla chiesa di Nona preposto, che dopo averla governata circa
quattro anni con saggezza e prudenza, vi rinunziò, prefe-
rendo di servire a Dio con una vita più sicura e tranquilla.
Morì in Zara, e fu sepolto in s. Francesco.
a. 1592. Orazio Bellotti^ dell'ordine dei minori con-
ventuali, veneto d'origine, dottore in s. Teologia, creato da
Clemente Vili vescovo di Nona agli 8 d'aprile del 1592.
Tenea dimora in Zara nel convento dei padri francescani, e
lì trattava gli affari della diocesi, e conferiva gli ordini sa-
cri. A Nona teneva il suo vicario generale, e questi era il
P. Vincenzo Moroso dominicano, a cui, sendo grave l' inca-
rico devoluto, conferì il beneficio urbano di s. Spirito, cogli
annessivi proventi. Fu primo suo pensiero quello dell'istru-
zione dei fanciulli e degli adulti nella dottrina cristiana ed
a tal fine dispose che tanto in città quanto in campagna
fossero istituite e ben frequentate scuole di tal fatta. Stabilì
nella cattedrale la predicazione nella quaresima, e nell'av-
vento. Ingiunse a lutt' i beneficiati di rassegnare un' esatta
descrizione dei beni, costituenti il rispettivo benefìcio, e ciò
affinchè o per incuria o per frode non andassero distratti.
Ne compose dipoi egli stesso un catalogo, nel quale die-
ciolto ne sono annoverati, i quali in seguito, essendo di poca
entità, furono incorporati alla mensa capitolare. Radunò nel
1598 un Sinodo diocesano, in cui dettò leggi e costituzioni
sapientissime, relativamente al divin culto, ai buoni costumi,
e alla ecclesiastica disciplina. L'anno successivo visitò la
diocesi in quella parte, che non era occupata dai Turchi,
la cura della quale aveva commessa al suo vicario. Cessò
di vivere in Zara nel 1602. Lasciò alla sua chiesa tulli i
suoi arredi sacri, e le argenterie. Fu sepolto nella chiesa
dei padri francescani, in un sepolcro, preparatosi dinanzi
l'aitar dell'Immacolata, su di cui fu incisa la seguente iscri-
zione :
— 223 —
HORATIVS BELLOTVS VENETVS
ORDINIS S. FRANCISCI CONVENTVALIVM
ARTIVM ET SACRAE THEOLOGIAE DOCTOR
EPISCOPVS NONENSIS
HOC SEPVLCRVM VIVENS
SIBI FIERI FECIT
ANNO AETATIS SVAE LII
MDXCVII
a. 1602. Biagio Mandevio^ nato a Novegradi, da onesta
e ricca famiglia, cittadino di Zara, dottore in ambe le leggi,
e peritissimo nella lingua illirica. Nell'età dì 32 anni da
mansionario della cattedrale di Zara, fu promosso al vesco-
vato di Nona da Clemente Vili ai 26 d'agosto del 1602,
e dopo di aver governata la diocesi per ben 22 anni finì
di vivere in Zara nel 1624. Fu tumulato nella chiesa dì s.
Grisogono in un sepolcro, che si era apparecchiato mentre
viveva. Vedi la serie degli ecclesiastici illustri di Zara nel
voi. I. p. 211.
a. 1624. Ippolito degV Ippoliti^ dalmata d'origine, da
Urbano Vili il dì 7 ottobre 1624 promosso alla cattedra dì Nona.
Appartenne all' illustre ordine domenicano della provincia dal-
mata. Fu maestro in s. Teologia, e di molte ed egregie
virtù fornito. Governò la sua chiesa con molta laude sino
all'anno 1646.
a. 1646. Simeone Difnico^ il terzo Prelato della chia-
rissima famiglia sibenicense di questo nome, che illustrò colle
sue virtù e colle sue gesta la chiesa di Nona. Studiò belle
lettere e filosofìa in patria, e le scienze a Padova, ove fu
anche proclamalo dottore in ambe le leggi. Neil' età d' anni
33, appena consacrato sacerdote, fu eletto vescovo di Nona
da Innocenzo X il dì 25 Giugno 1646, nel tempo in cui
ferveva in Dalmazia la guerra coli' Ottomano. Preso Nove-
gradi dai Turchi, e ripreso dai Veneziani, e distrutto, ve-
dendo Leonardo Foscolo, Provveditore Generale di non po-
ter colle poche forze che aveva, difendere la città di Nona,
da ogni banda minacciala, ned essendo in tempo di fortifi-
carla, pensò di abbandonarla a discrezione del nemico. Ma
prima ordinò di distruggere quanto fino allora era stato rie-
dificato dopo la guerra di Cipro, per cui non furono rispar-
— 224 —
liliale neppur le chiese, affinchè nulla restasse al nemico,
se non che le sole rovine. La citta perciò rimase gran parie
deserta, poiché quasi tutti gli abitanti sen fuggirono via. Una
tale desolazione arrecò grande dolore ali' egregio ed amoroso
Pastore. Coloro che in Zara si rifugiarono, trovarono asilo,
ed affettuosa accoglienza ; quelli invece che rimasero in città,
privi essendo d'ajuto e di assistenza, si disperselo andando
in cerca di ricovero. Vedendosi egli in tal modo senza
chiesa, senza clero, senza gregge, chiese al Pontefice di
essere trasferito ad altra diocesi. 11 Pontefice annuì alla
sua domanda e alla chiesa di Feltro Io trasferì il 10 Maggio
1649, ove stette 23 anni, e cessò di vivere nel 1662.
a. 1649. Giorgio Glorgiceo^ nato a castel Sucuraz nella
diocesi di Spalato, promosso alla sede di Nona da Innocenzo
X ai 21 di Giugno del 1649. Non era neppur consegrato,
che fu dallo stesso Pontefice trasferito alla chiesa di Veglia
il 22 settembre 1653, ove cessò anche di vivere dopo un
anno.
a. 1653. Francesco Andronico^ dell' illustre famiglia cZe
Andreis di Traiì, da arcidiacono del patrio capitolo, e vi-
cario generale in sede vacante, esaltato da Innocenzo X il
24 novembre 1653 alla cattedra vescovile di Nona. Quando
assunse le redini della diocesi, incominciava la Dalmazia a
respirare, per essersi allontanata l' oste ottomana da essa, ri-
volgendosi air assedio di Candia. Posto suo domicilio in Zara,
cercò di sollevare il suo gregge dalle patite sofferenze con
ogni maniera di sussidii ed ajuti. Visto, che le reliquie dei
santi patroni sen giacevano derelitte e neglette nel santuario
della metropolitana sino dal 1570, come abbiamo di sopra ac-
cennato, pensò egli di trasferirle nella chiesa di s. Maria
nuova delle monache nonesi, dove potessero esser esposte
alla pubblica venerazione. Destinato l'anno 1656 a celebrarne
la traslazione, invitò il capitolo ed il clero, i nobili ed i
plebei di Zara e di Nona, dopo di aver ottenuto i dovuti
assensi del Provveditor generale e delle altre pubbliche ca-
riche, nonché quelli del Vicario generale e capitolare Nicolò
Ventura, sondo vacante la chiesa zaratina per morie del-
l'arcivescovo Florio. Ai 3 d'agosto, giorno di Domenica
ebbe luogo la solenne funzione, che con gran pompa fu ce-
lebrata. Aprivano la processioiu. le pie confraternite colle
proprie insegne e stendardi d'oro ed argento splendenti, cui
seguivano le corporazioni religiose, il clero e il capitolo
- 225 -^
d'ambe le chiese, indi il vescovo in abili pontificali, assistito
da due canonici in loniceila ; veniva in fine il feretro colle
sacre reliquie, di magnifico e prezioso strato coperto, por-
lato sugli omeri da quattro canonici di Nona, di dalmatica
vestiti. Il baldachino, sovrastante al feretro, tutto d'oro e
d' argento, era sostenuto dalle quattro cariche provinciali,
ornate di toga e di porpora. La solennità venne resa più
lieta dal suono delle campane, e delle trombe, dai cantici e
dagl'inni di gioja e di esultanza religiosa. Le reliquie furono
portate in giro per le vie principali della città, e deposte
sul maggior altare della chiesa delle monache, fu celebrato
solenne pontificale dal vescovo fra l'armonioso concerto di
musicali slromenti. Tutto quel dì rimasero le sacre reliquie
esposte alla venerazione de' fedeli, e soltanto dopo i vesperi
cantati in musica, furono riposte entro la mensa dell'altare
in un urna marmorea, che fu chiusa a tre chiavi, una delle
quali fu consegnata in custodia al Prelato, una al conte di
Nona, e la terza ai procuratori, l'uno de' quali doveva es-
sere canonico capitolare, e laico l'altro. D'allora la chiesa,
che aveva pria il titolo di s. Pietro vecchio, e poi di s.
Maria nuova, e anche della Ss. Annunziata, assunse a poco
a poco quello di s. Marcella, che tenne anche dopo la sop-
pressione sino al giorno d'oggi. Rimase però sotto la giu-
risdizione dell'arcivescovo di Zara, all' infuori dell'arca, di
cui il possesso, la cura e la custodia stettero presso il ca-
pitolo, il comune ed il vescovo di Nona, il quale quando
visitava il Santuario, deposta la mantelletta, usava la mez-
zetta in segno di giurisdizione. L' ottimo pastore, costretto
dalla necessità di far sua dimora in Zara, col cuore e collo
spirito era però sempre presente alla sua chiesa, e quantun-
que tutta la diocesi andasse alle turchesche incursioni sog-
getta, pure non lasciò di visitarne ogni mese o l'una o T altra
porzione, spargendovi il seme della divina parola, e versando
in seno ai poveri infelici le sue beneficenze colla diretta
volontà di adempire a' suoi sacri doveri, nulla curando la
sua salute, né i pericoli., a cui si esponeva per la presenza
degli ottomani, nemici acerrimi del nome cristiano. La sua
mensa era ridotta agli ultimi estrerai, e perciò viveva assai
parcamente in Zara, contento d'un' abitazione assai modesta,
avendo affittato il proprio palazzo, onde poter coi risparmi
sollevare i poveri. Due volte recossi a Venezia per affari
della diocesi, e due altre in patria per rivedere i suoi; aste-
15
~ 226 —
nendosi {jerfino di portarsi troppo lontano dalla sua diocesi.
Durante la tregua colf Ottomano essendosi stanziali nella
diocesi molti greci scismatici, fu sua premura d'istruirli e di
convertirli alla verità della fede. Affranto dalle fatiche, e sof-
ferente di salute, recossi a Traù, onde respirare l'aria patria,
e coll'ajuto dei medici ristabilirsi. Ma invece un mal grave
ivi lo colse, eh' il condusse in pochi dì al sepolcro. Per
cura di Girolamo, vescovo di Curzoia, e di Giovanni, suoi
fratelli, furongli fatti solenni funerali, e fu sepolto decorosa-
mente nella cattedrale dinanzi ai gradini del presbiterio colla
seguente inscrizione :
Francisco Andronico Episcopo nonensi Francisci
Leonardi archiepiscopi Antibareìisis, viri pietate ac scientia
clarissimi consohrino ; qiiod germanae laudis haeres^ omni^
bus in kac cathedrali dignitatihus famae suae dotihits et
vita eluxit^ ac tandem egregiae virttitis ac probitatis me-
rito^ episcopali dignitate fiierit insignitus^ Hieronymus Epi-
scopus Curzolensis^ et Joannes Nicolaus J. U. D, Fratri di-
lectissimo P. P. Anno Domini MDCLXVfL
a. 1667. Francesco de Grassi, d'illustre e ricca fami-
glia di Chioggia. Dottor in ambe le leggi, da arciprete della
chiesa patria fu creato vescovo di Nona da Clemente IX
addì 3 ottobre del 1667. Appena prese possesso della dio-
cesi, primo suo pensiero fu quello di visitarla, abbenchò in-
festata ancora dai Turchi. E qui fu dove spiccò il suo zelo
pastorale, perchè, oltre all'aver adempiuto in mezzo a gra-
vissime fatiche il suo dovere, andò incontro a continui ri-
schi e pericoli. Dopo la pace colT ottomano, che fu del 1669
conchiusa, pensò alla sua cattedrale, eh' era andata in ultima
ruina. Con fervide ed iterate istanze ottenne dal Senato, che
a pubbliche spese fosse rifatta. La seguente iscrizione lapi-
daria, posta allora sulla fronte, ne ricordava l'avvenimento:
TEMPLVM HOC LONGA ACERBITATE BELLORVM CORRVPTVM
DEO REIPVBLICAE CIVIBVS
PETRVS CIVRANO
REGNORVM DALMATIAE ET EPIRI SVMMVS TETRARCHA
RESTAVRAVIT
ANNO A PARTV VIRGINIS MDCLXXIII
SEDENTE FRANCISCO DE GRASSIS .
Né celebrò la solenne consacrazione dopo di averla di
— 227 —
altari e del necessario corredo munila. Riunì poscia il di-
sperso capitolo, e ristabilì il divin cullo, cui ogni giorno as-
sisteva personalmente per T altrui esempio ed edificazione.
Teneva per sua abitazione una povera casupola fìnolantochè
giunse ad edificare col proprio il palazzo vescovile, non solo
per suo uso, ma puranco pei sacerdoti poveri, che non ave-
vano mezzi di fabbricarsi una casa, ovvero pagare una pi-
gione. Cominciò intanto questa città, una volta ricca e
popolala, a risorgere, a riedificarsi, prendendo nuova forma
e costruzione, assai più umile però della prima. Abbenchè
tenui fossero le sue rendite, contuttociò una parte ne de-
stinò al restauramento di due chiese, di Novegradi e di Ra-
sanze, dall'empietà ottomana minate. Le sacre suppellettili,
distrutte qua e là duranle la guerra, furon da lui raccolte,
e alle rispettive chiese ed altari restituite. Resa malferma
la sua salute dall'aria malsana di Nona, fu obbligato a re-
carsi varie volte in patria, e finalmente a fermare sua di-
moro in Zara, ad esempio de' suoi predecessori, e perciò
chiese ed ottenne dalla s. Congregazione del concilio in data
2 aprile 1672 le necessarie facoltà. Trovandosi in Zara, ove
al tempo della guerra erano stati trasportati gli archivi, é
i documenti di sua chiesa, egli li riunì tutti in un vòTtime,
acciocché non andassero dispersi o perduti, ed a questa rac- i
colta diede il titolo di liher rubeus^ il quale sembra siasi 7
poscia smarrito. Era questo corredalo di tavole topografiche^!
coi confini antichi e moderni della diocesi, e colla ubicazione ?
della città, dei castelli, villaggi e chiese rurali. Lasciò un'al-
tro opuscolo, scritto di sua mano col titolo: Notizia dei
proventi e delle decime della chiesa di Nona, metodo di
divisione delle medesime ecc. ed inoltre un esattissimo in-
ventario di lutti i beni e delle suppellettili della cattedrale.
Per le sue grandi ed egregie virtù, ond'era adorno, era
egli in somma venerazione presso tutti i vescovi, magistrati,
e patrizii del veneto dominio. Visitava spesso la sua chiesa
ed il suo gregge, e lì un funesto morbo lo colse, che al
sepolcro il condusse, l'anno 1676, fra l'universale compianto.
Fu tumulato nella cattedrale in una tomba senza titolo, senza
nome, e senz' alcun' insegna, com'egli per somma modestia
avea ordinato. Rimase però scolpila la sua memoria nel
cuore di tulli i Nonesi, che in lui un secondo fondatore
della chiesa e della città, od almeno il suo ristauratore ri-
guardarono'
— 228 —
1677. Giovanni VI Borgoforte^ nato da onesta fami-
glia di Traù; studiò belle lettere, filosofia, e teologia nel
collegio illirico Lauretano. Fu condiscepolo del Biancovich,
e nel collegio di Macerata fu crealo dottore in arabe le
leggi. Ritornato in patria, aperse una scuola pei chierici, cui
rivolse tutte le sue cure ed educò nelle scienze, nella pietà,
e nella disciplina. Conosciute le sue virtù ed i suoi meriti,
da Innocenzo VI il 22 novembre 1677 fu creato vescovo
dì Nona. Appena prese le redini della chiesa, che si diede
tulio a provvedere di sacri arredi quelle chiese campestri
che dal suo antecessore furono ristaurate o riedificate, e ai
cullo ridonate. Ogni anno faceva la sacra visita di quella
parie di sua diocesi, rimasta in possesso dei veneti^ e do-
vunque lasciava documenti della sua carità, della sua libe-
ralità e delle altre sue virtù. L'altra porzione, air ottomano
soggetta, facevala visitare dal suo vicario, non soffrendo
que' capitani, che un vescovo si mostrasse in pubblico in
quelle contrade. Affine di avere cooperatori zelanti nella pre-
dicazione e neir assistenza alle confessioni si prestò con pre-
mura, ma non riuscì d'introdurre in città i religiosi agosti-
niani, che cacciati dalla Bosnia, ricoverati si erano per la
maggior parte in Dalmazia. Scoppiata nel 1684 la guerra
nel Peloponneso nella quale i Veneti, congiunti in alleanza
coir imperatore Leopoldo, e col re di Polonia, riuscirono vit-
toriosi, cacciati i Turcbi dal territorio nonense e jaderlino,
liberalo Obbrovazzo, e ritornati gli altri paesi della sua dio-
cesi in poter della repubblica, perlustrò la diocesi apportando
conforto e consolazione a que' popoli coli' istruirli, e con ri-
stabilire le cose nel pristino suo slato. Nella slessa guerra
dalie armi imperiali venne ricuperato il territorio della Licca,
una porzion della quale, rivolta ad oriente, era sita entro i
confini della diocesi di Nona. Sopra di questa, finché fu do-
minata dai Turchi, il vescovo di Nona esercitò sempre il
suo diritto e potere, vi destinò i curatori d'anime, vi spedì
missionarii, ed abbenchè gli venisse intercluso il passo a
quelle parti, pure, quando visitava le contermini parochie, faceva
venire a se i parochi per informarsi sullo slato di quelle
chiese, e per dar loro ammonizioni e consigli. Ma tutta quella
regione, dopoché ritornò in potere del re d'Ungheria, fu
lolla ai vescovo di Nona, e a quella di Segna abbinala. Dopo
di aver governala con sapienza e prudenza la sua chiesa,
cessò di vivere nel 1687 nella villa di Rasanze neir abita-
— 229 —
zìone di quel paroco. Portato in città, e fattegli solenni ese-
quie nella cattedrale fu ivi sepolto nella tomba comune dei
vescovi.
a. 1688. Giovanni VII^ della nobile e ricca famiglia Vusio^
di Boi nell'isola Brazza. Consacralo sacerdote, si diede tutto
ad una vita austera e penitente. Il digiuno, il cilicio, Tora^
zione e la meditazione erano i suoi giornalieri esercizi. Tanta
fu la sua carità verso i poveri, che in breve distribuì loro
un' ingente somma di danaro, dalla paterna eredità deriva-
togli. Fu canonico teologale del capitolo di Lesina, e con
le egregie sue virtù preparavasi nesciente la strada al su-
premo apice del sacerdozio. Venuto, infatti, Innocenzo XI
in cognizione delle belle doti dell'ingegno e dell'animo di
Giovanni, lo innalzò alla cattedra vescovile di Nona il dì
14 giugno 1688. Appena n'ebbe notizia, si recò tosto a Roma
ove anche fu consacralo. Arrivato di ritorno a Venezia, ed
oltenuto il placet delle bolle pontificie, senza frappor indu-
gio si trasferì a Nona, e ricevuto nella cattedrale con grande
letizia, prese possesso della diocesi. Ma non appena si fu
mostrato ai nonesi questo santo loro pastore, che s' involò
quasi in un tratto e dìsparve. Poiché, otto giorni dopo, es-
sendosi recato a Spalato a visitar suo fratello, che da molto
tempo non avea veduto, infermò egli ed anche il carissimo
suo fratello, colpiti ambidue da morbo violento. Lasciò ine-
dito un opuscolo di divote e fervide orazioni.
a. 1690. Giorgio III^ della famiglia Parcich di Sebe-
nico, fratello a Francesco, uomo per dottrina e virtù pre-
stantissimo, che fu priore del convento di s. Domenico in
Zara, indi inquisitore generale, e finalmente vescovo di Cat-
taro. Studiò Giorgio le umane lettere, filosofia e teologia nel
collegio illirico laurelano, e poscia fu creato dottore in s.
teologìa. Ritornato in palria, fu destinalo paroco di Vodizze,
ufficio ch'egli sostenne per alcuni anni con vigilanza e pru-
denza. Fu poscia eletto canonico, indi arciprete del capitolo
di Sebenico. Divulgatasi la fama di sua virtù e dottrina, il
Papa Alessandro Vili lo promosse alla sede vescovile di
Nona il giorno 8 maggio 1690. Assunte le redini della dio-
cesi, rivolse le sue cure all'istituzione della gioventù nella
cristiana dottrina, a cui dava somma importanza. Ne visitava
spesso le scuole, e non risparmiava né spese né sollecitu-
dini, onde avere idonei istitutori, e discepoli molli. Usava
di spargere spesso il seme della divina parola e nella cat-
— 230 —
ledrale, e neJle altre chiese, ora in slavo ora neir idioma
italiano, e colla mira di essere a tulli proficuo. Grand' era
la sua carità verso i poveri, onde appellato veniva il padre
dei poveri. Era sommamente ospitale, quale dev' essere un
vescovo, e la sua abitazione era sempre ai pellegrini, ai sa-
cerdoti ed ai religiosi dischiusa, pei quali era solito appre-
stare una lauta mensa, benché la sua fosse molto frugale.
Amò di un singolare amore il suo capitolo ed il suo clero,
non mancando giammai di assisterlo e sussidiarlo nelf indi-
genza. Quando traltavasi della salute delle anime, nessuna
difficoltà lo tratteneva, ma prontissimo accorreva dove vi
fosse stato bisogno. Nessun motivo lo distolse dall' abitare a
Nona, malgrado l'aria insalubre e maligna, che vi domi-
nava e quando veniva stimolato a recarsi a Zara, o in pa-
tria rispondeva : Diligentibus Deum omnia eooperantur in
honum. Perlustrò di spesso la diocesi, non curando la sta-
gione frigida d'inverno, onde n'ebbe a soffrire assai pel
vento boreale, che lo colpì gravemente dopo di aver predi-
cato, e faticato moltissimo, sicché fu collo da pernicioso ma-
lore, che al sepolcro il condusse. Morì egli in tanta povertà
da non lasciar neppure con che tumularlo, per cui i citta-
dini e il clero ne fecero gratuitamente le esequie, che fu-
rono solennissime, e delle esimie virtù dell'ottimo Prelato
condegne. Fu sepolto ai piedi della cattedra, ma ogni segno
scomparve del suo sepolcro dopo che fu rinnovato il lastrico
della chiesa. Morì del 1703, dopo di aver per tredici anni
colle rare sue virtù illustrato la sede di Nona.
a. 1703. Martino Dragolio^ da Spalato. Studiò filoso-
fia e teologia a Roma nel collegio dei padri gesuiti, e lì
fu crealo dotlore in ambe le leggi. Mentre colà dimorava.,
fu aggregato al collegio dei canonici di s. Girolamo della
nazione illirica, donde fu chiamato in patria, ed eletto nel
1686 arcidiacono capitolare. L'arcivescovo Cosmi, cono-
sciuto in Martino un sacerdote fatto secondo il cuor suo., se
ne valse di lui in molti affari. Lo destinò a dare gli eser-
cizii al clero, ed in ispecie agli ordinandi ; gli affidò il du-
plicato, grave, e laborioso ufficio di vicario generale, e di
canonico penitenziere; lo delegò spesso a visitare i luoghi,
occupati dagli ottomani, affine di consolare, istruire e sol-
levare quelle afflitte ed oppresse popolazioni, e col mezzo
suo ristaurò ovvero anche riedificò le chiese, dal furore ne-
mico distrutte. Ebbe perciò dalla s. Congregazione di Pro-
— 231 —
paganda il titolo di Missionario apostolico^ con ordine di
associarsi il sacerdote Nicolò Biancovich nelle sue pere-
grinazioni. Per tanti meriti, acquistatisi nel sacro ministero,
fu dichiarato degno da Clemente XI di essere elevato alla
sede vescovile di Nona il dì 17 Luglio del 1703. Sei anni
la governò in modo da non risparmiarsi a nulla pel suo bene,
né a disagi, né a incomodi, e neppur alla sua salute. In
città e in diocesi faceva da catechista, da predicatore, da
paroco, da vescovo con una alacrità, ed assiduità instancabile.
Da tante fatiche però, e da tante cure logorata estremamente
la sua vita, per consiglio dei medici dovette recarsi in pa-
tria, ove il malore incrudelì a tale da condurlo in breve
alla fine. Ciò avvenne Tanno 1709. L'arcivescovo ed il ca-
pitolo, per onorare debitamente un uomo tanto beneme-
rito della sua chiesa, presero cura de' suoi funerali, che
riuscirono splendidissimi. Fu sepolto nella cattedrale spala-
tense.
a. 1709 Giovanni Vili Manola^ nato a Spalalo da
famiglia onesta e ricca, da cui sortirono Francesco vescovo di
Curzola, e Diego di Traù. Fregiato della laurea dottorale in
sacra teologia, prestò opera molto utile nella religione e nella
cura d'anime sotto gli arcivescovi Cosmi e Cupilli. Pei suoi
meriti e per le sue virtù venne da Clemente XI esaltalo alla
sede vescovile di Nona il 19 giugno 1709. Fu acerrimo
difensore della ecclesiastica disciplina, L' inlemerata sua vita
dissipò tutte le calunnie, che i malevoli inventarono e sca-
gliarono contro di lui. Fu appellalo uomo veramente apo-
stolico^ ed emulo delle virtù dei vescovi dei primi tempi.
Resse Ire soli anni la chiesa di Nona, i quali impiegò nel
visitare la diocesi, e nell' ammaestrare clero e popolo con
adattati discorsi e lettere pastorali. Ebbe cura speciale dei
chierici, cui impartiva istruzioni nelle belle lettere, e nel-
l'ecclesiastiche discipline. Spese non poco danaro per abbel-
lire la sua c;)ltedrale, e per accrescere lo splendore del di-
vin culto. Fece costruire un nuovo battistero di marmo, forni
di damaschi di seta le pareli, e l'arricchì di suppellettili, di
biancherie e di sacri arredi. Mentre altri miglioramenti pen-
sava di farvi, la morie lo colse l'anno 1712 nel villaggio
di Rasanze, do v' erasi recato per oggetti del suo ministero.
Il 25 settembre dopo di aver celebrato il divin sacrifizio, fu
colpito da morbo violento, che il giorno addietro, lo tolse
al suo gregge, assistito spiritualmente dal paroco. Fu anche
— 2S2 -
sepolto in quella chiesa, ma il capitolo ed il clero gli fe-
cero solenni funerali nella cattedrale.
a. 1713. Antonio Rosignolù nativo dì Traù. Sendo ca-
nonico in patria, fu promosso da Innocenzo XII alla dignità
di vescovo di Arbe il dì 30 Marzo 1700. Governò quella
diocesi per ben tredici anni con molta sapienza. Varie volte
la visitò non risparmiando fatica di sorla. Zelantissimo egli
era, e prova ne sieno i dieci sinodi da lui celebrati., T ot-
tavo de' quali nel 1709 ha decreti e costituzioni di dottrina
ripiene. Ebbe alcune differenze col suo capitolo, alle quali
diedero ansa le monache benedettine di s. Giustina. Ma egli
amante, com'era, della pace e nimico dei litigii, e non vo-
lendo d'altronde cedere de' suoi diritti, procurò ed ottenne
un trasloco. Fu trasferito da Clemente XI il dì 27 novembre
1713 alla cattedra di Nona, sulla quale sedette per tre anni.
Finì di vivere in palrin nel 1716.
a. 1716. Nicolò Drasich^ nativo di Spalato, il quale
dopo aver governato con somma prudenza e vigilanza la
diocesi di Nona, alla quale fu preposto dal Papa Clemente
XI, venne trasferito dallo stesso Pontefice a quella di Ossero
l'anno 1720, ove morì nel 1726 e fu sepolto nel coro in
un sepolcro, che si fece preparare mentre viveva. Si distinse
per la sua grande carità verso i poveri.
a. 1722. Bernardo Domenico Leonia da Cattaro. Studiò
a Roma filosofia e teologia nel collegio di Propaganda. Ri-
tornalo in patria, ebbe f incarico di Vicario apostolico di
Budua. Nel 1709 fu dalla santa sede nominato abbate com-
mendatario di s. Ambrogio, e poscia promosso al vescovato
di Nona. Teneva sua dimora, secondo il costume de' suoi
predecessori in Zara; aveva presso di sé un suo nipote, di
nome Stefano, che fu da lui istruito ed educato, indi ascritto
al clero zaratino. e poscia pe* suoi meriti elevato al seggio
vescovile di Ciltanuova. Bernardo governò saggiamente la
sua diocesi per cinque anni, e morì a Nona. '*'
a. 1727. Andrea 11^ della veneta famiglia patrizia Balbi^
il quale, dopo aver amministralo la diocesi di Nona con
molta prudenza, fu trasferito nel 1732 al vescovato di Pola.
Lasciò in morte alla chiesa di Nona il suo faldistorio, e varii
sacri paramenti.
a. 1732. Girolamo Fonda^ d'illustre e ricca famiglia
di Pirano. Fu vicario generale della cattedrale di Pola, e
per ben tre volte vicario capitolare, nelle cui mansioni si
— 233 —
distinse per probità e sapienza. Eletto vescovo di Nona si
adoperò moltissimo per conservare intatto il patrimonio della
chiesa. Durante la visita canonica poco mancò ch'egli as-
sieme co' suoi convisitalori, non rimanessero vittime delle
insidie, tesegli da un paroco greco. Poco dopo cioè nel 1738
fu trasferito alla chiesa di Traù, ove si segnalò per la somma
sua abilità nel governare. Morì nel 1754.
a. 1738. Giovanni Federico Rosa^ d'origine veneta.
Nel 1730 fu eletto vescovo di Veglia, dove incontrò molle
difficoltà nell'esercizio del suo ministero, per cui dovette
recarsi a Venezia presso il Senato, e lì starsene per ben
quattro anni, dopo di che fu trasferito alla chiesa di Nona
nel 1738. La governò fino verso la fine del 1742 con sag-
gezza e prudenza. Fu prelato domestico ed assistente al so-
glio Pontificio. Morì in Zara nel palazzo prefettizio, donde
trasportato a Nonn, fu sepolto nella cappella della B. V. di
Leporine, alla cui venerabile imagine lasciò la sua croce
pettorale. La seguente iscrizione, che ora più non si ravvisa,
era scolpita sulla lapide sepolcrale:
HIC JACENT OSSA JOANNIS FRIDERICI
VRSINI ROSA VENETI EPISCOPI AENONENSIS
OBIIT SEPTIMO IDVS SEPTEMBRIS ANNO DOM. MDCCXXXXII.
a 1743. Tommaso Nechich^ nato a Jessenizze, villaggio
«Iella or soppressa diocesi di Nona, li 17 gennaro 1690.
Studiò a Fermo nel Piceno, belle lettere, filosofia e teologia,
Fu convisitatore., ed anche vicario del vescovo Balbi. Da
arcidiacono del capitolo e vicario capitolare in sede vacante
fu creato vescovo di Nona da Benedetto XIV ai 28 di gen-
naio del 1743. Quasi undici anni resse la diocesi con laude
e saggezza. Nella sua vecchiaja, perduta avendo la vista,
abitava in Zara dirimpetto la chiesa di s. Maria delle Mo-
nache. Morì del 1754, e fu sepolto nella tomba comune dei
vescovi di Nona da lui ristaurata, come ce lo attesta la se-
guente iscrizione lapidaria, che or più non esiste:
THOMAS NECHICH
SIBI ET SVCCESSORIBVS RESTAVRAVIT
ANNO DOMINI MDCCXLVIII
OBIIT VERO ANNO... MENSE... ET DIE..»
ET HIC EXPECTAT AETERNITATEM.
1
— 234 —
a. 1754. Antonio II Tripcovich^ nativo di Dobrola nella
diocesi di Cattaro. Falli i primi sludii in palria si recò a
Roma, e nel collegio di s. Maria sopra Minerva attese alle
filosofiche e teologiche discipline. Terminato felicemente il
suo corso, si portò a Spalalo, nel cui seminario insegnò teo-
logia, fungendo in pari tempo l'ufficio di rettore di queir isti-
tuto. Venne poscia spedilo dalla s. Sede in qualità di visi-
latore nella diocesi di Veglia, ove per cinque anni si trat-
tenne; esercitando tale incarico egregiamente. Fu egli ac-
cademico della Sapienza di Roma, canonico di s. Girolamo
degl' Illirici, lettore di teologia, e professore di lingua let-
terale slava nel collegio di Propaganda, prescielto dall'arci-
vescovo Zmajevich. Per questi ed altri meriti, per la sua
dottrina e T esimie sue doli di menle e di cuore, si rese
degno di essere eletto da Benedetto XIV a vescovo di Nona
nei 1754. Prese le redini della diocesi l'anno slesso nella
festa di s. Luca, e fece il solenne suo ingresso in quella
dei Ss. app. Simon e Giuda. Si adoperò con mollo zelo e
premura pel bene della sua chiesa, della città, e del popolo
di Nona. Ravvivò la disciplina nel clero, e la magni-
ficenza e lo splendore nel divin culto. Ristaurò il palazzo
vescovile, e lo abbellì di modo, che non solo abbastanza
comodo, ma sì pure degna abitazione episcopale divenne.
Dimorò in Nona, quasi sempre finché visse. Risarcì la casa
e la villa vescovile di Brevilaqua per sé e successori, nella
quale si recava per villeggiare. Coltivò gli sludii sacri con
calore. Lasciò uu corso di teologia inedito ; tre disertazioni
in favore di mons. Bonacich, due altre^ una delie quali sui
misteri j^f'i'^cipali della fede ^ e l'altra contro l'opinione di
mons. Drago suW immunità di peccato nelle giovani del ter-
ritorio, che non ascoltavano la messa nei dì festivi, stante
i ralli, che per parte dei Greci succedevano.
a. 1771. Giov. Battista Ginrileo^ nato a Traù nel 1711
da onesla e doviziosa famiglia. Da giovinetto indossò Tabilo
clericale. Studiò belle lellere e le teologiche discipline a
Roma nel collegio di Propaganda, ove fu anche creato dot-
tore in filosofia e teologia. Appena consacralo sacerdote di-
venne canonico del patrio capitolo, dignità cedutagli dallo zio,
eh' era canonico ed arciprete. Per treni' anni sostenne questa
carica con somma laude, adoprandosi con assidua diligenza
nella cura d'anime a quella inerente. Pei molti suoi meriti,
pella sua dottrina, prudenza e carità fu promosso da Cle-
— 235 —
mente XIII al vescovato di Arbe il di 22 aprile 1765. Go-
vernò con rara sapienza quella diocesi per sei anni, cioè
fino al 1771, in cui venne trasferito da Benedetto XIV alla
chiesa di Nona. Appena fu su questa cattedra insediato, tosto
pensò a trasportare nella cattedrale le sante Reliquie, che
fino dall'anno 1573 venivano in Zara custodite nella chiesa
metropolitana, poscia in quella di s. Marcella. Ne celebrò
la traslazione nel 1782 con solennissimo apparato e magni-
fica pompa ; ed in pari tempo ridonò ai suoi canonici capi-
tolari r uso della croce pettorale, del rocchetto e cappama-
gna, che da antichissimo tempo fu loro concesso dalla santa
Sede. Aumentò le rendile del capitolo colla incorporazione
di varii beneficii semplici. Morì in Zara li 18 novembre 1788, e
fu sepolto nella cattedrale nel sepolcro degli arcivescovi Venier.
p a. 1789. Giuseppe- Gregorio Scotti., nato a Caslelvec-
chio di Traù il giorno 19 marzo 1732. Percorsi tutt' i gradi
deir ecclesiastica gerarchia, da arcidiacono del capitolo cat-
tedrale di Scardona venne promosso al vescovato di Nona
da Pio VI il dì 14 dicembre 1789; e ne prese possesso
il 24 ottobre 1790. Resse con vigilanza la sua diocesi. Te-
neva suo ordinario domicilio in Zara, servendosi nelle cause
gravi, e negli affari d'importanza dell'opera e del consiglio
dell'arcidiacono di Zara mons. Giovanni Giurovich, cui si
teneva con grande stima e venerazione obbligato. Sondo va-
cante la chiesa di Zara, faceva egli le sacre ordinazioni so-
lenni non solo dei suoi chierici ma benanco di quelli della
diocesi jaderlina. Del 1807 fu da Napoleone I eletto arci-
vescovo nostro, dopo di che la chiesa di Nona rimase va-
cante fino a tanto che la cattedrale, il capitolo, e la diocesi
vennero soppresse, e rimasero perpetuamente estinte colla
Bolla Locum B, Petri di Leone XII del 30 giugno 1828.
Durante la vedovanza, la chiesa di Nona era governata dal-
l'arcidiacono D.r Giuseppe Giurinovich.^ vicario generale
capitolare, uomo di molto sapere e di egregie virtù fornito,
il quale dopo alcuni anni cessò di vivere qui in Zara.
Elezione e consacrazione dei vescovi di Nona, loro
giurisdizione^ prerogative^ privilegi; e rendite-
Giusta la pratica comune de' primi secoli, i vescovi di
Nona venivano eletti dal clero e dal popolo. In seguito que-
sto diritto fu devoluto al capitolo, che a maggioranza di
— 236 —
voli li nominava. Venivano consacrati dal metropolita di
Spalato, nelle cui mani deponevano il giuramento di fedeltà.
Dopoché la Signoria Veneta prese possesso nel 1409 della
Dalmazia, i vescovi di Nona li troviamo eletti dal Papa, dietro
presentazione del Doge; e tal pratica fu osservala fino agli
ultimi tempi.
Dopo la calata degli Slavi in Dalmazia, vale a dire nel
settimo secolo, al vescovo di Nona fu attribuita la cura spi-
rituale di tutti coloro che della lor nazione si convertirono
alla fede. Allorquando poi neir832 anche gli altri slavi ab-
bracciarono il caltolicismo, tutta la Croazia cisalpina e tran-
salpina alla giurisdizione spirituale del vescovo di Nona fu
assoggettala. Laonde la sua amministrazione ben molto esten-
devasi, e non solo i popoli croati e i serbi, ma benanco gli
slavi tutti della Dalmazia superiore comprendeva. Il che viene
aifermato dal Lucio I. 2. e. 2, ove dice: Episcopum No-
nensem totius Croatiae tunc fuisse Episcopum ex privilegio
Murcimiri constahit. Nel secolo XI poi vieppiìi s' accrebbe,
coir assegnamento della metà dell'isola di Pago, fattogli dal
re Cresimiro. Perciò a' quei tempi il vescovo di Nona era
tenuto in gran considerazione; era egli il gran cancelliere
dei conti, duchi, e re Croati; aveva molli e distinti privilegi,
fra i quali quello di eleggere i c.^pi delle zupanìe, ossia delle
prefetture provinciali, ed in assenza del re di presiedere
temporariamente ai comizii, e alle diete, promulgjir leggi ed
amministrar giustizia ai sudditi croati. Vasta dunque e di molta
importanza era allora quella giurisdizione episcopale. Ma dopo
r istituzione delle sedi vescovili croate di Belgrado (Zara-
vecchia) e specialmente di Knin, e dopo T innalzamento della
chiesa di Zara al grado di metropolitana, seguito nel 1154,
per cui tutta T isola di Pago venne ad essa assoggettata, si
ristrinsero d' assai i confini del vescovato nonese. Aveva nel
1530 per confine ad oriente la diocesi di Scardona, a set-
tentrione quella di Segna, a mezzogiorno quella di Zara. Ma
anche dopo quest'epoca perdette in estensione, poiché i con-
siderevoli territori di Lika, e Banadego, ritolti ai Turchi
dalle armi imperiali austriache furono al vescovato di Segna
incorporati ; dimodoché negli ultimi tempi non contava che
sole trentasei parochie latine.
Finché la diocesi di Nona era così eslesa, come ab-
biam detto dissopra, anche le rendite della mensa vescovile
erano vistose; anzi si sa di positivo, che nel 1463 ascen-
- 237 —
devano alla rilevanle somma di 80 mila ducali d'oro. Ri-
slrelti che furono i confini, povere divennero anche le ren-
dile, ed assai più dopo le Uirchesche Invasioni : laonde dopo
la mela del secolo XVI non ascendevano a più di annui
cento zecchini, e sollanlo dopo la rivendicazione delle de-
cime di Novegradi e Pridraga giunsero alla somma di 250
zecchini.
Episcopio^
Dirimpello iilla cattedrale è situato T antico Episcopio,
sovra la cui porla principale vedesi scolpito uno stemma ve-
scovile. Sarà forse cfuello del vescovo Pietro Cedolini, che
riedificò il palazzo per intiero nel 1580, ovvero del vescovo
Antonio Tripcovich, che lo ristaurò ed abbellì.
Un'altro palazzino avevano i vescovi di Nona. Era si-
tuato a Brevilaqua, e lo abitavano quando andavano colà a
villeggiare.
Il capitolo cattedrale.
Da documenti della curia vescovile di Nona si eruisce
che il capitolo cattedrale nonense componevasi da tempo im-
memorabile di sellantadue canonici, fra i quali erano comprese
le Ire dignità, l'arcidiacono cioè, l'arciprete ed il primicerio.
Non si conosce la sua origine, ed appena in scritture del-
l'undecime secolo trovasi memoria di alcuna delle sue di-
gnità; quindi la sua istituzione esser dovrebbe anteriore, e
risalire almeno sino all' ottavo secolo, dopoché fu riedificata
la cattedrale. Significativo è il numero dei settantadue ca-
nonici; perchè con ciò si volle dare alia chiesa di Nona
una solenne testimonianza dell'apostolato di s. Anselmo, uno
dei 72 discepoli del Salvatore, e conservarne in perpetuo la
gloriosa memoria. Si volle inoltre confermare con ciò so-
lennemente la origine apostolica di questa chiesa, e mantener
sempre viva la credenza della sua apostolicità. Non parrà
poi soverchio il prefato numero di canonici se si rifletta
alla nobiltà, alla floridezza, e alle vistose rendite che godeva
questa chiesa, specialmente al tempo dei re Croati, i qualt
estesero il loro dominio in tutta la parlo mediterranea delhv
Dalmazia. Avevano codesti canonici il titolo di consiglieri
aulici, e di signori croalini: godevano del diritto di ppece-
— 238 -
denza in tulle le Zupanie, ed un posto distinto d'onore in
tutte le pubbliche adunanze con facoltà di dare il proprio
voto. Avevano inoltre il diritto di elezione de' propri ve-
scovi, riservata però al metropolita la conferma. Avevano
pure la potestà di eleggere i canonici, salva T approvazione
del vescovo. E Tuno e l'altro di tali diritti lo perdettero
per le frequenti discrepanze nelle elezioni, ed il primo lo
avocò a sé il Pontefice, il secondo dovette seguire le regole
dell'apostolica cancelleria, per cui otto mesi dell'anno erano
devoluti al Papa, e gli altri quattro al vescovo pel confe-
rimento dei canonicati. Erano essi denominati coi titoli delle
chiese urbane e suburbane, delle quali erano presidi o rettori.
Si distinguevano dai presbiteri pel loro vestito corale, che
consisteva nel rocchetto, cappamagna, e croce pettorale. Ave-
vano per abitazione una magnifica canonica presso la cat-
tedrale, ed inoltre l'aula capitolare per le loro radunanze.
Oltre la terza porzione delle decime fruivano le rendite di
molli beni di proprietà speciale del capitolo. Ma questo slato
di floridezza del nonese capitolo non durò molto tempo, poiché,
ristretti i confini della diocesi, e succedute dipoi le incur-
sioni degli ottomani, e le replicate devastazioni del territorio,
scomparvero anche i beni e le rendite della chiesa e dei
canonici. Questi perciò a poco a poco si ridussero a soli
dodici, comprese le dignità, che in seguito, della sola quarta
parte, assai meschina, delle decime contentar si dovettero per
vivere assai miseramente ; per cui i vescovi Bellolli, Trip-
covich e Giurileo furono obbligati ad incorporare alla massa
capitolare varii semplici beneficii affinchè potessero vivere
onestamente. Miglioratesi alquanto, dopo la pace col Turco,
le condizioni del territorio nonese. e quindi anche quelle del
capitolo, al quale fu pure nel 1779 unita la soppressa ab-
bazia commendatizia di s. Ambrogio, il vescovo Giurileo
trovò necessario ed opportuno di rialzare l'antico lustro del
capitolo, ed oltre ad altre disposizioni emesse in suo favore,
rinnovò e confermò loro l'antico, e già smesso privilegio delle
insegne corali col seguente decreto : Joannes Baptista Ju-
rileus Ep. Nonen. Cathedralis . . . Dignitates et Canonicos
praecipids honoris insignihiis decoremits^ et exteriori etiam
habitu a reliquo clero secerni eorumdem votis annuentes^
atque aliarum cathedrallum exempla secuti^ innovamiis et
confirmamus illorum privilegiiim^ quod constai antiquilus
habuisse ut tam coram Nobis^ qiiam in choro et capitido^
— 239 —
caeterisque functionibus sacrls intra twl extra cathedralem
cappa ma<^na el rochelo, etiam fiUuris temporibus inditi
possint^ ac vòiciimque coram nohis pariter et superìoribus
omnibus Pileum gerant violaceo lordilo insignitum^ atque
Collare et calceamenla simililer violacea, Crucemque geslent
in pectore funiculo serico violaceo suspensam, quae Jesu
Chrisli ex una parie, et ab alia s. Anselmi Titularis Ecclesiae
refera t, quod pignus dilectionis nostrae erga capitulum . . .
Serenissimi quoque Principis judicio probatum. Confidimus
etc. Datum Nonae 11 martii 1780. Joan. Bapt Ep.us
Nonen. Abbenchè pei motivi suesposti fossero a soli dodici
ridotti i prebendarii canonici nonesi, pure si trovò il modo
di contemplare il numero commemorativo dei discepoli del
Salvatore col nominare tanti canonici onorari, quanti fossero
necessarii al suo completamento, ond'è che ne vedemmo non
pochi, a' nostri tempi, dispersi in varie città della Dalmazia
e dell' Ilalia.
Serie degli arcipreti di Nona.
1. Pietro di Prestanzio^ nativo di Zara, arcidia-
cono di Nona, indi arcivescovo di Spalato
menzionato in documento del 1114.
2. Vladimiro^ di cai è memoria in documento „ 1115.
3. N, N, arcidiacono molto dotto „ 1254.
4. Bogdano^ nominato in scrittura „ 1325.
5. Quirino, ,, „ „ „ 1333.
6. Giacomo Scornich, „ „ „ „ 1430.
7. Pietro Morosini^ „ „ „ „ 1488.
8. Leonico de Thomeis^ „ ^, ,j „ 1508.
9. Giovanni de Dominis^ „ „ ,^ „ 1517.
10. Giovanni Parenzi^ ,, „ „ „ 1592.
11. Matteo Uticense^ „ „ „ „ 1619-
12. Michele Pagianeo^ „ „ „ ,,1626.
13. Giorgio Grubonich, „ „ ,^ ,,1633.
14. Giorgio Gricbissick, „ „ „ ,,1641.
15. Giovanni Fercassich^ „ „ „ „ 1670.
16. Michele Dabetich detto StanicK ,, ,, „ 1676.
17. Pietro-Paolo Pacassino^ norn. dnlln s. vSedo „ 1678.
18. Matteo Boghetich^ nominato in documento „ 1701.
19. Marco dr. Mersio^ ,, „ ., ,,1710.
20. Tommaso Nechich^ „ „ „ „ 1734.
poscia vesc. di Nona. Vedi la ser. dei vescovi
in
documenlo
del
1735.
>?
V
J5
1743.
V
>5
55
1758.
?5
5J
«
1770.
— 240 —
21. Giovanni Tripcovich^
22. Giovanili Vulatcovich^
23. Giovanni Tripcoviclu
24. Giuseppe dr. Giiiinnovich^
ultimo arcidiacono, ed in scrittura del 1827
vicario capitolare in sede vacante.
Serie degli arcipreti di Nona.
1. Stanzio^ arciprete menzionato in documento dèi
2. Tolimerio Tolimerich,
3. Martino MladossicJu
4. Marcantonio Rimondi. ^ „ „
5. Francesco de Glutonovich detto Oblosenovich
6. Girolamo de Albis^
7. Giorgio Mattassoviclu
8e Luca Luchetich^
9. Luca Luchinovich^
10. Simon Utcovich^
1 1 . Giovanni Giacomei^
12. Biagio Mandemo^
13. Francesco Paladin^
14. Giorgio Stiich^
15. Pietro Gavalà.
16. Ca7'fo c/e Rossi^ Protonotario apostolico, e
vicario capitolare, menzionato in scritture
del 1689, 1690 e
17. Andrea Millich. arciprete e vicario capitolare,
menzionato in scritture del 1702 e
18. Girolamo Dundovich^ in documenti del 1736 e
19. N. Marislavich. „ „ „
20. Giovanni Capolin. „ „ „ 1755 e
21. Pietro Colleoni^ arciprete e vicario, menzionato
in documenti del 1774, 1779 e
22. Simeone Bacchi^ „ „ ,, 1793 e
23. Antonio Festi^ ultimo arciprete, in documenti
del 1798. 1819 e
»
59
59
5?
55
55
55
1825.
1335.
1465.
1516.
1541.
1569.
1578.
1590.
1597.
1600.
1620.
1623.
1638.
1656.
1679.
1692.
1712.
1744.
1745.
1767.
1785.
1794.
1827.
Serie dei primiceri di Nona.
1. Stefano^ primicerio menzionalo in documento del 1260.
2. Vulcano^ „ n » n n 1^25.
— 241 —
3. Francesco Obblosenooiclu menzion, in ducum. del 1535
4. Doìuenico Armano^ ,, „ 5^ „ 15()3
5. Simon Utcovich^ „ „ „ „ 1580
6. Antonio Cortese^ „ „ „ „ 1600
7. N, Rodeticlu ,^ „ „ „ 1602
8. N, Chiossiclu „ 5^ „ 5, 1613
9. Martino Duhravio^ „ 5^ ^ „ 1620
10. Giovanni Parenzi^ „ „ ,, „ 1623
11. Agostino Mircovich. primicerio e vicario
in documenti del 1640 e 1646
12. Giovanni Vrancovicli^ primicerio „ 1668 e 1679
13. Michele Staniclu in documenti „ 1679
14. Alessandì'o Zanini, „ „ „ 1690 e 1694
15. Vincenzo Mersio, „ „ „ 1696 e 1710
1^. Pietro Colleom\ eletto dalia s. Sede, in
documenti del 1746, 1759 e 1771
17. N, Franich, in documenti del 1776 e 1785
18. Giuseppe Suvich. ultimo primicerio „ 1792 e 1807.
Rendite del capitolo di Nona.
Le rendite principali del capitolo di Nona consistevano
in una porzione delle decime, la quale formava la sua do-
tazione. Anticamente le riscuoteva da molli villaggi, per cui
era pingue la sua dotazione, ma negli ultimi tempi dal solo
distretto di Nona, poiché dopo la fuga dei Turchi non fruiva
più quelle del nuovo acquisto, le quali invece dal regio Fisco
venivano riscosse. Allora fu che, divenuti meschini i suoi
proventi, vi si aggiunsero alcuni terreni, ed alcuni beneficii,
ed inoltre un annuo sussidio di 30 zecchini dal governo ve-
neto, concesso con Ducale 26 luglio 1757, il quale gli venne
conservato anche dall'i, r. governo austriaco. Questa rendita,
che ascendeva in complesso ad annui fior. 600 circa, for-
mava una sola massa comune, e veniva considerata, come
un solo beneficio. h\ tal modo conservossi l'antica economia
nella chiesa di Nona, come quella, eh' è di origine apostolica.
Le decime riscuolevansi dal decimaro e dai procuratori, e
si dividevano in egual porzione fra i soli canonici abitanti
a Nona. Quando un canonico cessava di tenere la sua resi-
denza in Nona, ovvero rendevasi vacante un canonicato, le
sue porzioni non venivano piìi computate., e spariva il suo nome,
tanto dal libro degli obblighi quanto da quello delle rendltie.
16
— 242 —
A tutto ed in tutto sottentravano i canonici residenti. Se ri-
tornava alla sua residenza, oppure se n' eleggeva un nuovo,
questi cominciava a portare i suoi oneri e gli utili relativi
dal giorno della presa di possesso e residenza. Abbenchè le
tre dignità avessero avuto rendite separate, ciò non ostante
in tempo di vacanza, o di negativa residenza, si dividevano
anche queste tra i canonici residenti. Era questa una consue-
tudine inveterala, ch'ebbe origine fino dal 1470, e che fu
sancita da decisioni capitolari e da decreti dei vescovi, per
cui i canonici non residenziali, e che effettiva mente non ser-
vivano la chiesa, non percepivano veruna porzione della massa
capitolare ; e così pure quelli che non cantavano la messa con-
ventuale non fruivano della così detta Capitalschina^ la quale
consisteva nelle altre rendite fuori della decima ; per cui il
tutto, é massa cioè e capitalschina era diviso fra quelli che
risiedevano, e prestavano servizio.
L'arcidiacono godeva i beneficii dei Ss. Cosmo e Da-
miano di Novoselci, di s. Michele di Verchè, e di s. Barbara
di Brevilaqua.
L'arciprete godeva i beneficii di s. Giacomo di Verchè,
di s. Lorenzo di Verchè, e la metà della terza parte delle
decime di Poljica, Dracevac, e Miljasic.
Il Primicerio godeva il beneficio di s. Nicolò di Zaton,
di s. Giovanni ev. di Nona, ed inoltre la metà delia terza
parte delle decime di Poljica, Dracevac e Miljasic.
Il capitolo godeva quindici beneficii semplici, i quali fu-
rono ad esso incorporati in più epoche, ed in causa dell'i-
nopia in cui versava dopo la fuga dei Turchi. Questi sono
i beneficii di s. Ambrogio, di s. Stefano, di s. Marco, di s.
Michele di Nona, di s. Anselmo, di s. Gregorio, di s. Gio-
vanni decollato, di s. Margarita, della B. V. di Leporine,
dei Ss. Sergio e Bacco ossia di s. Giorgio, di s. Maria, di
s. Cristoforo, di s. Tommaso, di s. Catarina di Brevilaqua,
e di s. Vito.
In complesso la rendita di ciascun canonico veniva cal-
colata nel 1805 a fiorini 100, e quella di ciascuna dignità
a fior. 120 annui.
Obblighi del capitolo di Nona.
Il capitolo di Nona aveva l'obbligo di applicare la messa
ogni domenica e festa di precetto pei benefattori in genere^
— 243 —
ed alcune altre messe pei benefaltori in specie. L'obbligo di
applicare la messa conventuale pei benefattori in genere
nelle domeniche e nelle foste apparteneva all'arcidiacono, il
quale aveva ancor F obbligo di applicarne tre ogni settimana
pei benefattori particolari, ed inoltre una per ciascun beneficio
che godeva. L'arciprete doveva applicarne due all' anno pei
beneficii al medesimo annessi, ed il primicerio altre due
per lo slesso titolo. I canonici applicavano sempre da tempo
immemorabile ad libitum le messe conventuali, la qual con-
suetudine fu anche riconosciuta dal vescovo Martino Dra-
golio con decreto 18 aprile 1704.
Un'altro obbligo aveva il capitolo nonese, ed era quello
della parochialilà nella città e nei sobborghi. Questa veniva
esercitata da uno o più capitolari, eletti ad hoc dal vescovo.
Mansionari non esistevano da molto tempo. Esistevano nei
passati tempi; cessarono probabilmente colla cessazione dei
proventi.
Privilegi del capitolo.
Aveva il capitolo di Nona il privilegio della liberazione
di un bandito., e di un detenuto nelle carceri, e ciò nelle
solennità di s. Anselmo, di s. Ambrogio e di s. Marcella. Il
capitolo faceva istanza al governo, ed il conte di Nona dava
esaudimento alla domanda del capitolo. Questo privilegio gli
fu concesso dalla Serenissima di Venezia nel 1632.
Un'altro privilegio ebbe il capitolo dalla Repubblica con
Ducale 24 ottobre 1635. Venne con questa esonerato dal
pagamento delle decime, a cui era obbligato sino allora.
Ma il principale privilegio, che godeva in antico il ca-
pitolo di Nona era quello dell'elezione del proprio vescovo,
delle dignità e dei canonici. Lo perdette sull'alba del secolo
decimoquinto, in cui il Pontetìce Giovanni XXIll riservò alla
santa Sede tale diritto di elezione. Negli ultimi tempi però
il vescovo nominava le dignità ed i canonici.
Avevano inoltre i canonici di Nona il privilegio della
cappamagna, della croce pettorale, e del rocchettc», di cui ab-
biamo parlato poc' anzi.
Canonica.
Pochi passi distante dall'Episcopio era situata l'antica
canonica. Colla soppressione della diocesi passò in seno del
- 244 —
e. r. Demanio, il quale la cedelle all'arciprete Feslì. dopo
la cui morte rimase abitazione dell' arciprele-paroco prò
tempore.
L'antica chiesa cattedrale di Nona ora
arcipretale parochiale.
Come narra T egrecrjo storico di Nona dottor Giovanni
Cassio, esisteva fra i nonesi un' antichissima tradizione, che
s. Anselmo, primo loro pastore, dopo T apostolica sua pre- ■
dicazione, avesse eretto nel mezzo della città una chiesa in
onore della Ss. Trinità per uso dei neo- convertiti alla re-
ligione di Cristo. Eccone le sue parole: Prima Christian
norura Ecclesia^ constructa a suo primo Pastore s. Asello ^
dieta fuit Ss. Jrinitatis. Sembra a primo aspetto incredi-
bile che s. Anselmo abbia innalzato un pubblico tempio cri-
stiano nel centro d'una città pagana, e in un epoca di per-
secuzione, mentr' è certo che né in Roma, ned in alcun' al-
tra città del Romano impero si avrebbe osato di erigere
templi al vero Dio de' Cristiani, i quali invece, per timore
dei tiranni, esercitavano occultamente le loro pratiche reli-
giose nei primi quattro secoli, sino cioè all'editto di Co-
stantino. Ma se si considera, che Anselmo non fu martire,
ma solamente confessore della fede, ciò vuol dire, che la
sua predicazione non incontrò opposizione di sorta, e che
tanto quel popolo, quanto quel pubblico magistrato si con-
verti alla vera religione per le sue esortazioni, pelle sue
virtù, e pei miracoli da lui operati. Posto ciò per indubi-
tato, ne segue, che anche un pubblico tempio poteva essere
stato eretto da s. Anselmo in mezzo ad un popolo a Dio
convertito ed in centro d'una città che smesso avea il culto
degli idoli per la efficace predicazione di lui.
Seguendo la surriferita tradizione, riportata dal Cassio,
questa primitiva chiesa di Nona sarebbe sussistita per quasi
cinque secoli, dopo di che sarebbe stala distrutta in un colla
città nelle barbariche invasioni nel declinare del Romano im-,^
pero; ed appena verso la fine del VII secolo, dopo la oc-^;
cupazione e ristaurazione di Nona per parte degli Slavi,
sarebbe stato edificato nel mezzo della città un altro magnifico
tempio in onor di s. Anselmo, nel cui precipuo altare sa-
rebbero state collocate le reliquie dell'apostolo, e nella mensa
dei due altari laterali quelle del diacono s. Ambrogio, e della
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santa loro compagna Marcella. Sussistette questo fino all' unde-
cimo secolo, in cui minacciando mina, venne nel 1079 riedifi-
cato da Demetrio Svinimiro, re croatino. Fu allora che negli
escavi praticali furono ritrovate le ossa di Anselmo, rin-
chiuse in un'urna di marmo, nascosta sotto il maggiore al-
tare ad un'alta profondità, circondata da grosse murature,
occultata così per timore venisse dai barbari profanata. E«
stratte quelle sante reliquie furono collocate in reliquieri,
ornati di lamine argentee. Dopo quasi cinque secoli di sua
esistenza logorato dal tempo, fu rislaurato nel 1528 dal ve-
scovo Giorgio Difnico, com'il dimostra lo stemma di lui, in-
fisso nel muro esterno laterale sopra la porta piccola della
medesima dal lato di borra. Verso poi la metà del secolo
XVII e precisamente nel 1646, quando la città fu incen-
diata dagli stessi proprii abitanti per non lasciar né alloggio
uè difesa alla forte armata .monsulmana, che inondava la
Dalmazia tutta, ed invaso aveva già tutlo il nonese terri-
torio, anche la chiesa cattedrale seguì la stessa sorte della
città, per cui non rimasero che le sole mura perimetrali
deiredifizio. Fu in seguilo nel 1673 ristaurata dalle fonda-
menta a pubbliche spese, per cura del Provveditor gene-
rale Pietro Civrani sotto il vescovo de Grassi, che col pro-
prio l'adornò dì altari, e la consacrò solennemente, e fecevi
porre sopra la porta principale le imagìni ed emblemi de'
suoi santi Protettori scolpiti in pietra, e sotto le rovine ri-
trovati. Di ciò ne fa testimonianza l'iscrizione lapidaria, po-
sta allora sulla fronte del tempio, la quale or più non esi-
ste, e eh' era del seguente tenore :
TEMPLVM . HOC . LONGA . ACERBITATE . BELLORVM
CORRVPTVM
DEO , REIPVBLICAE . CIVIBVS
PETRVS . CIVRANO . REGNORVM . DALMATIAE . ET . EPIRT
SVMMVS . TETRARCHA
RESTAVRAVIT
ANNO . A . PARTY . VIRGINIS . MDCLXXIII
SEDENTE . FRANCISCO . DE GRASSIS
Il SUO prospetto, dopo quasi due secoli, minacciando
crollo, venne a spese della chiesa rinnovato in pietra bai-
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tuta nel 1795. come si legge nella marmorea iscrizione,
scolpita sopra la porta maggiore d'ingresso:
D . o . M .
TEMPLI . HVJVSCE . CATHEDRALIS
DIVI . ANSELMI
E . SEPTVAG . CHRISTI . DOMINI . DISCIPVLIS
AC . PRIMI . AENON . EPISCOPI
NOMINE . DICATI
VETERE . COLLABENTE . PROSPECTY
NOVVS . HIC
DEO . REIPVBLICAE . CIVIBVS
TEMPLI . EJVSDEM . AERE
A . FVNDAMENTIS . RESTITVITVR
MDCCXC V.
Questa chiesa è intitolata a s. Anselmo, primo vescovo
di Nona. È dessa un quadrilatero, lungo m. 18, largo 8: 80
nella nave, e lungo m. 10, largo 8:80 nel presbiterio, al
quale si ascende mediante due gradini. Dietro il presbiterio
v' è la sagrestia lunga m. 7 : 50, larga 6 : 45.
Dal lato sinistro dell' aitar maggiore v' è un uscio che
conduce alla contigua cappella della B. Vergine di Leporine,
una volta antica cappella di s. Anselmo, lunga m. 15, larga
m. 5. sul cui prospetto, di pietra fina lavorato, trovasi la
seguente marmorea iscrizione:
D . o . M .
EX . DEVOTA . CVRA . VIGILANTIS
PROTECTORIS . ALEXANDRI . BONI
ET . SVMMO . LABORE . JOSEPHI . JVROVICH . PROCVRATORIS
AMPLIATA . ET RESTAVRATA . FVIT
A . D . MDCCLXXX
Donde rilevasi essere slata la suddetta cappella am-
pliata e rislaurata nel 1780 a spese della fabbriceria, per
cura e vjojlanza di Alessandro Boni e di Giuseppe Jurovich.
L'aliar maggiore venne eretto nel 1735 a spese del
nostro arcivescovo Zmajevich. È tutto di marmo, ed è in-
— 247 —
titolato a s. Anselmo, il cui dipinto non è dei migliori. So-
pra la mensa di quest'altare poggia un'arca di marmo, en-
tro cui sono custodite le reliquie dei santi Patroni. A dritta
v'è la cattedra, che ricorda l'antica sede vescovile, indi il
coro da ambe le parti con dieci seggi per le dignità e ca-
nonici, eh' esistevano negli ultimi tempi. Dal coro mediante una
gradinata si ascende dall'una e dall'altra parte agli amboni,
che servono per la predicazione, e pel canto dell' epìstola e
del vangelo.
Il laslricalo sì della chiesa, che del presbiterio fu costruito
nel 1844 a spese della fabbriceria e per cura dell'attuale be-
nemerito arciprete-paroco Jacopo Bellan. Oltre il maggior
aitar ve ne sono altri quattro laterali, l'aitar cioè del Ss.
Sacramento, ch'esisteva una volta nella chiesa delle Monache
di s. Maria in Zara, e ch'era a s. Pietro ap. dedicato, il
quale è tutto di pietra, di buono stile, cinto da una balaustrata
di ferro; indi l'aitar di legno dedicato a s. Antonio di Pa-
dova, la cui pala è un dipinto non ispregevole di Pietro di
Biasio del 1671; gli altri due pure di legno, l'uno dei
quali intitolato ai santi Nicolò, Giuseppe e Girolamo, e V altro
al Crocifisso Salvatore. Nella cappella laterale della B. V.
di Leporine, esiste un'altare tutto di marmo con una nic-
chia, ov'è collocata la statua della Vergine, venerala sotto
il titolo della Purità, ed appellata di Leporine dal luogo,
ov^ esisteva nei secoli passati. Questa cappella, nella parte
che sovrasta T altare, è fabbricata a volto reale, nel restante
è coperta da un tetto di tegole, sul cui soffitto esiste un
dipinto ad olio, rappresentante l'apparizione della B. V. di
Leporine. Un altro altare esisteva nel 1536, intitolato a s.
Stefano situato dinanzi alla porta della sacrestia. Un'altro
ancora eravene nel 1597, dedicato a s. Tommaso ap. al
quale stava annesso un beneficio semplice. Una confrater-
nita laica fu istituita nel 1694 in onor della B. V. sotto il
titolo di Leporine, la quale fu soppressa nel 1808. Adja-
cenle alla cattedrale dal lato di borra esisteva 1* antichissimo
Battistero di forma rotonda il quale era l'unico in tutta la
città. Quattro cappelletto lo adornavano internamente; nel cen-
tro aveva una vasca marmorea ornata di religiosi emblemi
in bassorilievo, nella quale discendevasi mediante cinque gra-
dini, indizio questo non dubbio della sua alta antichità, che
risalir doveva alP epoca del battesimo per immersione, in-
nanzi cioè al decimo secolo. Questo prezioso edifizio fu lo-
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talmente e barbaramente distrutto nel 1746, e fu sostituito
da una vasca di pietra, sorretta da un piedestallo pure di
pietra, situata nell'angolo sinistro interno della chiesa Fu-
rono egualmente atterrati i due monumenti sepolcrali di Gio-
vanni Corner, conte di Nona, e di Lucrezia sua figlia, che
si riferiscono all'anno 1472. Nel piazzale, lastricato nel 1778,
s'innalza dal lato sinistro della cattedrale, per 32 metri il
bel campanile a torre, che fu eretto nel 1681, ed in cui venne
posta l'antica campana ritrovata fra i ruderi nel 1771, con
l'iscrizione: s. Asellus Ep,
La fabbriceria si componeva da tempi rimoli di due
procuratori^ ecclesiastico l'uno, e laico l'altro, i quali am-
ministravano i beni della chiesa, e la porzione che ai po-
veri spettava dalle decime. L'ecclesiastico veniva eletto dal
vescovo, il laico, che per Io più era un nobile, dal consiglio
della città. Avevano l'obbligo di render conto del loro ope-
rato al vescovo ed ai procuratori della citta.
L' archivio della cattedrale nonese era uno dei più ricchi
e più preziosi, poiché molti antichi documenti, molti libri
corali mauoscritli di epoca assai lontana erano gelosamente
custoditi, fra i quali un messale dei più belli e più vetusti,
ch'esistessero in Provincia. Nulla consta come e dove anda-
rono a finire tanti pregevoli effetti.
Una confraternita laica sotto il titolo del Ss. Crocifisso
esisteva nella cattedrale di Nona con 30 confratelli con ren-
dite di beni campestri, luminarie e questue, colle quali face-
vano fronte alle spese occorrenti alla chiesa. Fu soppressa
colle altre nel 1808.
Parecchie Indulgenze erano annesse alla chiesa di s.
Anselmo. Martino V con breve del 12 agosto 1432 concesse
Indulgenza plenaria nella festività di s. Anselmo che cade
ai. 26 d'agosto. Una simile ne impartì Pio III con Breve
del 12 ottobre 1503. Benedetto XIII con Breve dei 26 marzo
1726 concesse Indulgenze plenarie per l'aitar del Crocifisso
in lull'i mercoledì e venerdì dell'anno, ed inoltro durante
l'ottava dei morti, e nelle festività dell'Invenzione, ed Esal-
tazione della s. Croce.
Ln cattedrale di s. Anselmo era anche peri' addietro la
parocbiale, anzi l'unica e sola nella città di Nona.
Dopo la soppressione della diocesi Nonese, e &Ma in-
corporazione nell'arcidiocesi di Zara, avvenuta colla Bolla
pontificia 30 giugno 1828, la chiesa di Nona da cattedrale
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diventò chiesa semplicemente parochiale, senza veruna di-
stinzione dalie altre parochie; e tale fu anche considerala
e ritenuta nella sistemazione dell' arcidiocosi, decretata nel
1849, ed effettuata nel 1851. L'arcivescovo Pietro Maupas,
desiderando di riparare in qualsiasi modo a siffatto degra-
damento, avuto riguardo alla veneranda sua antichità, al pas-
sato suo lustro, ed al posto luminoso, che occupava nella
ecclesiastica Gerarchia, trovò nella sua saggezza di ricercare
per grazia a Pio IX, che questa chiesa venisse decorata
del titolo Arcipretale^ grazia, che in vista dei motivi esposti
dal nostro venerato Pastore, venne benignamente concessa
dall'immortale Pontefice col suo Breve apostolico del 16
marzo 1869.
Santuario delle Reliquie nella cattedrale di Nona.
Un'arca marmorea, di forma quadrilunga, della lunghezza
di metri due, dell'altezza di 81 cen. e della fondezza di 61
cen. appoggiata sulla mensa dell'aitar maggiore racchiude
le sante relìquie della chiesa di Nona. La parie anteriore
dell' arca è protetta da una invetriata, ed è chiusa da una
porla di metallo dorato, su di cui sono effigiati nel mezzo
s. Anselmo in paramenti pontificali, a dritta di lui s. Am-
brogio, vestito in dalmatica, e a sinistra s. Marcella v. e la
città di Nona, ritenuta sua patria.
Entro di quest' arca sono collocali i seguenti reliquieri :
1. Reliquiere del capo di n. Anselmo.
Una cassetta, tutta, coperta di lamina d* argento, lunga
24 cent, larga 19, alta 23, lavoro del XIII secolo, contiene
i| capo di s. Anselmo. Adornano la facciata anteriore le figure
del Salvatore, della Vergine, e di s. Giovanni ev. lavorate
a cesello, con riporti, fregi, e putti dorati. Nella facciala
posteriore vi è la figura di s. Anselmo in centro, a dritta
s. Ambrogio, a manca s. Marcella, tutte in cesello. Dal lato
destro i Ss. Pietro e Paolo app. e nel sinistro un re ed una
regina. Nella parte superiore vi sono i quattro Vangelisti.
Nella sommità v'è un foro con coperchio d'argento.
2. e 3. Due altri Reliquieri di s. Anselmo.
Due quadri dell'altezza di 34 cent, e della larghezza
di 20 cent, coperti in tult'i lati di lamine d'argento con
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fregi e simboli dorali racchiudono le scapule di s Anselmo.
Nella facciata anteriore veggonsi in tutta figura cesellati i
tre Protettori di Nona. II lavoro dell' uno differisce dall'altro;
sono perciò d' epoca diversa, ambidue però anteriori al se-
colo XVI.
4. Reliquiere del braccio dì s. Anselmo
Un reliquiere tutto d' argento dorato in forma di braccio
contiene le ossa del braccio destro di s. Anselmo. Figure
mitologiche cesellate adornano tutto il reliquiere, eh' è alto
55 cent, e 16 pietre di vario colore ne circondano il carpo
della mano. Vicino al piedestallo ha la seguente inscrizione;
HANC MANVM FECIT FIERI DOMINVS PAVLVS BANVS
PRO ANIMA FRATRIS SVI GEORGII COMITIS
PER MANVS SIMEONIS AVRIFICIS
Dalla quale iscrizione si viene a conoscere, che il bano Paolo
fu il donatore del reliquiere, e che certo Simeone ne fu
l'artefice. Paolo qui nominato, era bano della Croazia e della
Dalmazia e signor della Bosnia sullo scorcio del decimo-
terzo ed al principio del decimoquarlo secolo. Era egli della
potente famiglia Subich, fratello di Giorgio, conte di Bribir,
il quale diede molto da fare alla repubblica veneta nel 1294.
Il reliquiere dunque attribuir si dee in circa al 1300.
5. e 6. Reliquieri dei piedi di s. Anselmo.
Due reliquieri d'argento, piediformi con riporti dorati,
della lunghezza di 26 cent, e dell'altezza di 13 cent, con-
tengon le ossa dei piedi di s. Anselmo. Sul primo leggesi
la seguente iscrizione a bullino:
RADOSLAVS VTVSANVS DE SCARDONA CANCELLARIVS DOMINI
PAVLI BANI ET ZVPANVS ECCLESIAE NONENSIS FECIT FIERI
la quale iscrizione continua nel secondo piede così:
HOS PEDES AD HONOREM DEI ET SANCTI ASELLI PRO SALVTE
SVA ET SVORVM. ANNO DOMINI MCCCVIIII.
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Il reliquiere è adunque del 1309. Il donatore è Radoslao
Utusano, cancelliere del bano Paolo, e Zupano della chiesa
di Nona. Le reliquie sono di s. Anselmo, essendo il voca-
bolo Asello una contrazione di Anselmo.
7. Reliquie di s. Marcella v.
In una cassetta di forma, lavoro, e dimensione, eguali
a quella descritta al n. 1. si conserva il capo di s. Marcella
V. È dessa della stessa epoca, e del medesimo artefice, es-
sendovi le stesse figure, fregi, ornati.
8. Altre Reliquie di Marcella v.
Entro un tubo di cristallo è rinchiuso un articolo d' un
dito di s. Marcella v.
9 e 10. Due reliquieri anonimi.
Due scatole d' argento, di figura ovale, della lunghezza
di 13 cent, con piedestallo pure d'argento contengono al-
cune reliquie di santi ignoti. Non hanno né effigie né iscri-
zione di sorta.
11. Reliquieri di s. Giacomo e di s. Oronzio.
Una cassetta, in forma d'urna, della lunghezza di cent.
40, e della larghezza di 8 cent, coperta di lastra d'argento,
con fregi dorati, e pietre colorate, contiene alcune reliquie
di s. Giacomo e di s. Oronzio. Nella facciata anteriore ha
tre medaglioni con effigi cesellate di santi. In quello di
mezzo vi sono le iniziali s. g. in quello a destra v' é scritto
s. JACOBVS. ed in quello a manca s. arvncivs.
12. Reliquiere anonimo.
Un'altra cassetta, eguale alla precedente, ed ornata di
medaglioni con emblemi degli evangelisti, racchiude alcune
reliquie di santi ignoti ; non ha alcuna iscrizione, né dentro,
né fuori. Essendo questo reliquiere perfettamente uguale al
precedente, deesi ritenere che l'uno e l'altro sieno di una
stessa mano, che un solo sia il donatore, e quindi sieno
ambidue della stessa epoca, cioè del XIII secolo.
— 252 ~
13. Altra cassetta con reliquie.
Un' altra cassetta, coperta d' argento, ed ornala di fregi
dorati, lunga 24 cent, larga 12 cent, contiene alcune sacre
reliquie. Nessuna iscrizione ne interna, ne esterna. Il lavoro
è pure del secolo XIII, dissimile da quello delle descritte
ai numeri 11 e 12.
14. Cassetta con reliquie di s. Ambrogio e s. Marcella.
Varie reliquie di s. Ambrogio, e di s. Marcella, e
d' altri santi ancora sono rinchiuse in una cassetta di legno
inverniciato, lunga m. 1 e 15 cent, larga ed alla 26 coni.
La facciata è divisa in undici scompartimenti, entro dei quali
vi sono figure di legno in pieno rilievo. Nel 1. scomparti-
mento a sinistra delf osservatore è scritto s. Barbara. Nel
II. v'è un santo re, portante una croce a doppia traversale.
Nel III. v' è il simbolo di s. Luca ev. Nel IV. la figura di
s. Marcella v. a tutto rilievo. Nel V. il simbolo di s. Matteo
ev. Nel centro la Vergine col figlio. Nel VII. il simbolo di
s. Marco ev. Neil' VIII. la figura di s. Ambrogio in allo
rilievo. Nel IX. il simbolo di s. Giovanni ev. Nel X. una
regina col giglio nella destra. NelF XI. lo scritto è illeggibile,
15. Reliquiere di s. Croce.
Un reliquiere, tutto d'argento, con fregi dorati, rac-
chiude una reliquia della s. Croce. Ha la forma di un pic-
colo ostensorio, elegantemente lavoralo a Milano nel 1858.
Fu acquistato a spese della chiesa dalT attuale arciprete pa-
roco Jacopo Bellan.
16. Reliquiere con una delie trenta monete di Giuda.
Entro un cilindro di cristallo, avente il piedestallo, ed
il coperchio d'argento, sormontato da un piccolo crocifisso
dorato, è collocata sopra un braccio argenteo una moneta,
che dalla tradizione è ritenuta per uno dei trenta danari del
tradimento di Giuda. Ha un diametro di 13 millimetri, ed è
di puro argento. Ha da un lato una testa umana colle chiome
sparse, e dall'altro un vaso. È simile a quella che si mostra in
Roma nella chiesa di s. Croce di Gerusalemme. D'essa si
trova menzione nell'inventario del 1412 della chiesa di Nona.
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17. Un anello papale.
Nel santuario medesimo trovasi un magnifico anello
pontificale, che dicesi, mandato da un Pontefice in regalo
ad un vescovo di Nona. Esso è lutto d'oro massiccio, alto
4 '4 cent, largo 3 cent, e grosso 1 '/^ cent. Ha nella parte
superiore una pietra bianca. Nel cerchio ha inciso esterna-
mente un angelo, il triregno, V epìgrafe Papa Pio^ quindi lo
stemma pontificio, consistente in uno scudo sormontato dalle
chiavi, entro di cui v' è una croce formata da cinque mez-
zelune. Dalle indagini fatte si venne a conoscere che T a-
nello è di Pio II, sendo tale, quale fu descritto, lo slemma
suo, che trovasi a Roma affisso alT architrave della porta,
eh' è appiedi della scala interna del Vaticano, che conduce alla
sala Ducale e sopra di cui è scolpito Pius Papa 11^ il quale
pontificò dal 19 agosto 1458 al 16 agosto 1464.
Arredi ed utensili sacri.
Sull'altare di s. Antonio v' è una bella croce, tutta
d'argento, ed in parie dorata, alta 45 cent, avente da un
lato la figura di s. Anselmo in alto rilievo, vestito di pa-
ramenti pontificali, e dall' altro il crocifisso. È un lavoro as-
sai forbito e pregevole d' orificeria zaratina della fine del
secolo XVI. Ai piedi di s. Anselmo v'è inciso a bullino il
nome dell'artefice = stefanvs fecit = eh' è quel medesimo
Stefano Vencon, che nel 1588 esegui il bel medaglione di s.
Stefano protomartire, che copre la faccia della madreregola
della Congregazione del buon gaudio in s. Simeone, e nel
1597 eseguì a cesello la veste d'argento della B. V. An-
nunziata del Duomo di Zara, ambidue lavori che si distin-
guono per esaltezza e bellezza dì tipo e disegno.
Un calice d'argento con stemma vescovile inciso nel
piedestallo.
Un altro coli' anno 1533 e colla iscrizione Calix de s.
Maria de Leporine,
Due altri calici di forma assai antica.
Alcune mitre, fra le quali una dì seta bianca, tutta ri-«'
carnata in oro fino.
II. Chiesa dì s. Ambrogio col Cenobio
de' Benedettini di Nona.
Verso la fine del VII secolo, sulle rovine dell' antico
— 254 —
tempio di Diana fu edificala la seconda chiesa cristiana di
Nona; e fu dedicala ad onor di s. Ambrogio^ diacono del-
l'apostolo s. Anselmo, la cui festa si celebra nella chiesa
nonese da tempo immemorabile il dì 4 gennaro d'ogni anno
con rito doppio di prima classe con ottava. In seguilo venne
ivi trasportato dalla cattedrale il corpo di questo santo dia-
cono e patrono, e collocato nella mensa dell' aitar principale.
Frattanto, divenuto celebre dovunque l'ordine di s. Benedetto,
furono que' monaci chiamati anche a Nona, e donata loro in
perpetuo la nuova chiesa di s. Ambrogio con tutte le sue
rendite, azioni e pertinenze, perchè fosse da loro bene of-
ficiala ed amministrala. Essi, infatti, vi si stabilirono col suo
abbate, e non andò molto che un commodo asilo v'eressero
presso la chiesa per loro abitazione e dimora. Da documenti
dell'archivio benedettino di Zara rilevasi, che Madio monaco
di s. Grisogono di Zara fu eletto nel 941 abbate di s. Am-
brogio dopo la morie dell' abbate Ciriaco, Si viene pur a co-
noscere che a Madio succedette Damiano ; a questo venne
dietro Paolo^ indi Tersato^ poi Giulio^ nel 1233 Detor-
rente. nel 1251 Vitale, nel 1253 Pietro, ed altro Pietro nel
1338. Non si sa per qual ragione quest' abbazia venisse poi
dalla s. Sede convertila in Commenda. Sappiamo positiva-
mente che nel 1440 fu nominalo il primo abbate Commendatario,
e che questo fu certo Michele da Venezia. Tale conversione
fu veramente funesta, dappoiché i monaci mal sofferendo la
sottomissione ad un abbate secolare, abbandonarono total-
mente il convento. A ciò si aggiunse la distruzione del mo-
nastero e della chiesa abbaziale nella catastrofe del 1500.
Quantunque però in quella desolazione la maggior parte dei
beni e delle rendite dell'abbate e dei monaci si fosse per-
duta, continuò ciò non ostante la s. Sede a nominare gli ab-
bati Commendatari, fra i quali trovasi nel 1495 Giovanni
Francesco Difnico, canonico arciprete di Sebenico, nel 1603
Giovanni Comileo^ poi Francesco Dresio^ indi Ottavio Fe-
nier. nel 1623 Giorgio Cedolini, da Zara, che fu presente
a Roma nel Conclave, in cui fu eletto Urbano Vili; nel
1642 N, Mutti^ e più lardi nel 1709 Bernardo Leoni^ da
Cattaro, che fu in seguito vescovo di Nona, nel 1709 Ste-
fano Leoni nipote del precedente, che fu poscia eletto ve-
scovo di Cittanova, e nel 1754 Cristoforo Leonia nipote di
Stefano. Morto che fu quest' ultimo in Zara nel 1779, le
rendile abbaziali, rimaste dopo la devastazione del 1500,
— 255 -
furono incorporate al capìtolo cattedrale in seguilo alle leggi
venete, che dichiaravano soppresse tutte le abbazie com-
mendate. Così andarono a finire l'abbazia ed il Cenobio de'
Benedettini di s. Ambrogio di Nona. Si dee però avvertire,
che dopo la desolazione di Nona del 1500, ristabilita la pace,
furono riedificati e convento e chiesa, la quale, perchè co-
strutta a volto reale, nell'incendio fu meno delle altre dan-
neggiata. Di questa non esiste attualmente se non i muri
perimetrali del corpo principale, ed inoltre tutto il presbite-
rio, col suo coperto di tuffo. E un bel vaso quadrilatero
lungo m. 16, largo 8 nella nave, lungo m. 5. 55^100, largo
6. 15;100 nella cappella del presbiterio. Attaccati ai muri sus-
sistono ancora internamente quattro pilastri di pietra, due da
un lato, e due dall'altro, nell'altezza dei muri stessi, i quali
esternamente sono tutti lavorati a pietra battuta, ed hanno
quattro finestre che danno luce al vaso principale, ed anche
alla cappella. L'area del tempio non è che un ammasso di
rovine, formalo dagli avanzi del tetto, che andò a poco a
poco crollando a terra. Nell'esame da noi fatto sopraluogo,
non ci fu dato di rinvenire alcun monumento, che ricordi o
l'erezione, o la consacrazione, ovvero altro qualsiasi avve-
nimento relativo a questo tempio. Dicesi che certuni, colla
bramosìa di ritrovar alcun che di prezioso, v'abbiano alla
fine dello scorso secolo praticali degli scavi, ed abbiano
infatti ritrovalo un reliquiere d'argento, ornato di gemme,
entro cui erano custodite alcune ossa del santo prolettore
Ambrogio, come lo indicava la iscrizione gotica, incisa so-
pra il medesimo. Non consta però qual fine abbia fatto quest' og-
getto prezioso.
ni. Chiesa di s. Marcella v.
Oltre alla summentovata chiesa di s. Ambrogio ne fu
edificala dai Nonesi un'altra nel VII secolo sotto il titolo e
l'invocazione di s. Marcella v. in cui fu trasportato il corpo
della santa patrona, e collocato sotto la mensa dell'aitar
principale. Leggesi, infatti in un'antica pergamena, riportala
dal D. Cassio nelle sue memorie di Nona: Edita etiam fuit
Ecclesia ad honorem s. Marcellae v, ; ubi in parva capella
sub ara maxima ejus sacrimi corpus venerabatur a remo-
tioribus saecidis .... in latere civitatis. Dì tal chiesa non
restarono nemmen le vestigia, poiché fu atterrata dai barbari
— 256 —
nel nono secolo. Fu allora trasportato il sacro corpo nella
cattedrale, e di là nella collegiata di s. Maria, ove tenuto in
religiosa custodia dalle monache, e venerato sino al principio
del secolo XVI, fu indi riportato nella cattedrale, e collocato
assieme alle reliquie degli altri santi protettori, finché nella
guerra del 1646 furono tutte assieme in Zara trasferite per
maggior sicurezza; donde finalmente nel 1782 furono alla
chiesa nonese religiosamente restituite. Fino da' secoli i più
rimoti venne questa santa vergine venerata qual protettrice
di Nona, e celebrata la sua festa il 25 d'agosto d'ogni
anno con rito doppio di prima classe con ottava in Nona,
ed il 23 d'agosto neirarcidiocesi di Zara con rito doppio.
IV. Chiesa collegiata di s. Maria ed annesso
convento di Monache.
Narra il Cassio nelle sue memorie sloriche dì Notib,
che i nonesi fabbricarono nell'ottavo secolo un tempio ad
onore di Maria Ss. Assunta in cielo : Ad portum a furt"
damentis erectum fidi magni-ficiLm templum^ piorum aere^
dicatum mairi Jesu Christi: Era, infatti, sontuoso e ma-
gnìfico, e tutto di marmo lavorato. Sedici grosse colonne
marmoree, con capitelli egregiamente tagliati ne sostenevano
la volta, costrutta di tuffo, e dividevano il tempio in tre na-
vate. 11 tetto era coperto di lamine di piombo, ed il pavi-
mento lastricato parte a mosaico, e parte con lapidi sepol-
crali. Una bella ed alta torre con tre campane sovrastava il
cimitero, che era d'urne e mausolei adorno. Era questa la
chiesa più vasta e più cospicua di Nona, e la più frequen-
tata, perchè situata dalla parte del porto. Fu elevata alla di-
gnità di Collegiata nel sinodo diocesano, celebrato nel de-
cimo secolo, dopo che furono in essa trasportate le reliquie
della santa vergine e protettrice Marcella.
Animate alcune nobili donzelle dagli esempi dì cristiana
perfezione, lasciati dalla santa vergine Marcella, si ritirarono
dal mondo, ed unitesi in stretta alleanza, chiesero all'abbate
di s. Ambrogio il velo della benedettina religione. L'abbate,
dopo averne sperimentalo lo spirito, le accolse di buon animo,
le vestì dell' abito sacro, ed asses^nò loro un fondo presso
la chiesa di s. Maria, ove coi i >ro propri beni, che seco
addussero dalle proprie famiglie, si fabbricarono im comodo
asilo. Ciò avvenne nella prima mela del decimo secolo giusta
— 257 —
quanto scrive lo storico Cassio, di cui eccone le parole: Anno
Chrisii DCCCCXLVIII^ soror Maristella^ soror Johanna^
Deodata, Cresimira^ Helena^ Marchina et Alba sumpserunt
habitum s, Benedicti in monasterio nonensi s. Mai^iae prope
Ecclesioin majorem ad portum urbis die 14 augusti^ ab-
bate Ambrosiano sacra ministrante, 11 Signore benedisse
r opera bene incominciala, per cui, in brevissimo, crebbero
quelle religiose a tanto da numerarne pochi anni dopo fino
a otlantasei, ed il monastero salì in tanta fama e riputazione
che molti e molli legati vennero a formarne il suo ricco
patrimonio. Fra i quali lasciti merita d'esserne riportato uno
del 1106 dove così si \egge: Petrina q,m Michaelis , , , 23er
legatitm assignat imam libram argenti monachis s. Cliry-
sogoni Jaderae et duas mensuras vini pauperibus Civita-
tis . ,, ac mediam suam^ domiim in confinio s. Thomae (se,
s. Silvestri) monialibus ordinis s. Benedicti s. Mariae de
Nona,^ et teriiam partem vineae in loco Mocro,, et ter-
ram aratoriam in villa s. Bartholomaei,^ quam habuit Pe-
trus de Solardis (rectius Sloradis), et vineam positam Bonae^
unam partem monachis s. Chrysogoni de Jadra,, alteram
moìiachis s. Ambrosii de Nona^ tertiam monialibus s, Be-
nedicti de Nona eie. : Minacciata la città di Nona nel do-
dicesimo secolo dalle armi nemiche, le povere monache in-
timorite pensarono di trasferirsi altrove^ affine di vìvere e
servire in pace il Signore. Abbandonarono quindi il sacro e
caro loro asilo, ed associate dall'abbate di s. Ambrogio, si
recarono in Ungheria, e lì fissarono il loro domicilio senza
più pensare a Nona, onde avvenne che il convento rimase
affatto deserto. Dispose però il Signore altrimenti, poiché
avendo i Tartari falla incursione in quelle parti nel 1241
mettendo tutto a sacco e a ruba, ed essendosi molti di
quegli abitanti rifugiati in Dalmazia, fra ì quali Io slesso re
Bela IV, per isfuggire l'ira dei barbari, cinque monache do-
minicane del convento di Vesprim, di nome suor Egìzia, suor
Cristina, suor Elena, suor Margarita, e suor Maristella, sen
fuggirono anch'esse di là, e a Nona si ridussero per fis-
sarvi la propria dimora. Furono di buon grado accolte dai
nonesi, fu loro concesso dal vescovo il monastero di s. Maria
per asilo, ed assegnati per loro dotazione tult'i beni e le
rendite antiche delle monache benedettine. Rimasero soggette
al provinciale domenicano dell'Ungheria, come venne con-
fermato da Bonifacio IX colla sua bolla del 14 Aprile 1392
17
— 258 —
ma in seguilo, quando la Veneta Signoria prese della Dal-
mazia il possesso, allora furono assoggettale alla Provincia
domenicana di Dalmazia. Alcun tempo dopo abbandonarono
la regola di s. Domenico, abbracciarono la religione france-
scana, e si Sottomisero alla giurisdizione del vescovo di Nona.
Accesasi nel 1489 la guerra fra i'ollomano e la repubblica
veneta, temendo esse d'una inimica invasione chiesero al
Senato, e con Ducale dell' 11 ottobre 1501 il passaggio ot-
tennero da Nona in Zara. Il giorno 11 marzo, infatti, del-
l'anno successivo 1502. accompagnate dal proprio vescovo
Giorgio Difnico si trasferirono a Zara, seco traendo quanto
loro perteneva. all' infuori del sacro corpo di s. Marcella,
che dal Comune venne loro negato, ed anzi per maggior
sicurezza nella cattedrale trasferito. Giunte in Zara, furono
in via provvisoria alloggiate in una casa dell'or estinta no-
bile famiglia zaratina Ferra, situala tra il prefettizio palazzo
e la torre, che d'allora prese il nome di torre di s. Marcella.
Non passò molto tempo che un'altro asilo più comodo e
più adatto venne loro accordato dall'arcivescovo. Questa fu
la collegiata di s. Pietro vecchio, ovvero della Ss Annun-
ziata colle case del rispettivo pievano. Là colla propria in-
dustria e colle obblazioni dei fedeli si edificarono un agiato
e decente chiostro, e pel loro sostentamento fu lor concesso
dalla s. Sede, e dal Senato veneto di poter conservar il pos-
sesso dei pochi beni di Nona, rimasti dopo la devastazione,
a condizione però di dover accogliere «lire le donzelle no-
stre, le nonesi eziandio, come allora che il monastero sus-
sisteva. Frattanto nuove sciagure sovrastavano a quella mi-
sera città, la quale perchè i Turchi non vi si annidassero,
era due volle dai veneti incendiala. Nella seconda di tali
devastazioni, che avvenne del 1646, furono trasferite in
Zara le reliquie dei santi Patroni, e nella nostra cattedrale
riposte, donde nel 1656 trasportate furono solennemente a
s. Marcella. Da ultimo ne! 1782 furono come lo abbiam
detto altrove, a Nona restituite. Furono portate in proces-
sione per mare fino a Peterzane, e di qua per terra al suo
antico santuario: nella quale occasione fu eslratta una ver-
tebra della santa vergine, e regalata alla chiesa di s. Mar-
cella di Zara per memoria di loro dimora.
Ritornando ora alla prefata collegiata chiesa di s. Maria
di Nona, osserveremo, che allorquando fu decretalo dal Se-
nato veneto l'incendio del 1646, vennero dapprima gettate a
— 259 —
terra coi bellici slromentì tanto la chiesa che il chiostro
riducendoli un ammasso di rovine, i cui avanzi si conser-
varono sino negli ultimi tempi in un orto della famiglia
Piazza. Fra questi si annoveravano sedici grandi capitelli di
squisito lavoro, probabilmente quelli che tuttavia esistono
alle porte delhi città, ed inollre alcuni pilastri, pezzi di cor-
nici e di colonne ecc. Così andò a finire la più bella, la più
sontuosa delle chiese di Nona, di cui non se ne scorge a-
desso neppur le traccie.
V. Chiesa di santa Croce.
La quinta chiesa di Nona, indicata nella pergamena del
Cassio, è la cappella, delta Costantiniana, perchè dedicala all' In-
venzione della santa Croce: Sacellum Constantlnianum^ sub
titillo s, Crucis. Essa è perfettamente uguale nella forma, e nella
struttura, e perfino nelle dimensioni, alla chiesa di s. Vito di
Zara, sicché pare che un solo fosse stalo d'ambedue T architetto
e r esecutore. La sua forma è, infatti, una croce greca, poiché
due navale egualmente lunghe metri 9 e larghe melri 3,
s'incrociano nel mezzo. Sopra l' incrociamento s'innalza su
quattro pilastri una cupola a volto reale. Quando fosse stata
edificala non consta. Fattone accurato esame, sopra d'una
lapide fu ritrovata scolpila la seguente iscrizione s. ^^ p.
V. Mocciv. E. ►^ s. I. dalla quale dedur si potrebbe che
nel 1304 fu edificata, ovvero rislaurata, e dedicata ad onore
della santa Croce. Se il san Vito secondo l'attestazione del
can. Tanzlinger, fu eretto nel 604, perchè non potrebbe
dirsi altrettanto di questa chiesa? Ed allora la suddetta iscri-
zione ne ricorderebbe la rislaurazione. Dall' anno 1697 in pò
questo tempietto serviva di Oratorio al conte di Nona perchè
allora più vicino, ed in seguito pressoché al suo palazzo
congiunto. La sua campana serviva per le pubbliche udienze
e radunanze. Per consuetudine inveterata il conte eleggeva
il cappellano, il quale percepiva le rendite annesse a questo
semplice beneficio. In seguito uno de' sacerdoti della catte-
drale celebrava per turno, e si dividevano fra loro le ren-
dite beneficiali. L'anno 1767 ritornossi alla pratica antica, e
s'incominciò di nuovo ad eleggere il beneficiato, dal quale
posti a coltura i beni abbandonati, e migliorate le rendite,
fu rislaurata la chiesa, ed il beneficio elevato alla rendita
annua di 40 zecchini. Il Visitatore apostolico Garzadorì nella
~ 260 —
sua visita di Nona del 1625 fa memoria di questo beneficio
col dire: = Il beneficio di s. Croce, eh' è il più pingue, rende
100 Ducati, ed è di juspalronato del magistrato veneto di
Nona. = Questa chiesa è T unica che dopo la cattedrale conser-
vasi in passabile stato. Pel suo pregio artistico, e per la sua
antichità meriterebbe di essere rislaurala, ciocché farsi po-
trebbe con modica spesa.
VI. Chiesa di s. Giovanni Battista ed annesso
Convento di Domenicani.
Una bella chiesa, intitolata a s. Giovanni Battista^ esi-
sisteva ab-antico nel lato boreale della città di Nona. Quando
fosse edificata non consta. Si sa di certo che fu ristaurala
nel 1228; onde dedur si può che molto tempo prima esi-
stesse, per cui la sua fondazione attribuire si dovrebbe al-
meno al decimo secolo. Nei ristauri che vi si fecero, fu ri-
trovato un mosaico, rappresentante la decollazione di s. Gio-
vanni Battista.
Salito in fama dovunque V ordine religioso, istituito da
s. Domenico, ed approvato nel 1216 e confermato da Onorio
III, il vescovo ed il rettore di Nona, il capitolo e il clero,
i giudici e il popolo, bramosi di aver anche fra loro alcuni
di questi zelanti predicatori del vangelo, ne chiamarono al-
cuni da Bologna nel 1228. Accolsero essi di buon grado
l'invito, e quattro di loro vi si recarono tosto, fra i quali
Fr. Jacopo, uomo di santa vita, ed uno dei socii del santo
fondatore. Fu per loro uso concessa questa chiesa di s.
Giovanni Battista colle abitazioni adjacenti, che furono colle
elemosine de' fedeli in agiato convento ridotte. Stabilitisi i
buoni padri in cotesto sacro asilo, si diedero ad esercitare
con molto zelo la predicazione, le funzioni sacre, e le pra-
tiche religiose, con che si attrassero molti seguaci, parecchi
de^ quali vestirono l'abito di s. Domenico. Ecco in qual modo
il vescovo di Nona Demetrio de Matafari nella sua relazione
del 1357 diretta al Pontefice, narra un tale avvenimento;
Ecclesia s, Joannis Baptistae ciim suo conventu a parte
boreali civitatis a fnndamentis creda fiat circa annum
MCCXXVIII^ in quo fratres praedicatores cum sito primo
priore F» Jacoho iisque ad mcmerum trigesinmm morahantur :
dove con quelle parole creda fuit si deve intendere la sua
riedificazione, e non solamente la sua fondazione, trovan-
— 261 —
dosi la conferma di ciò nella pergamena più volle citala, e
riportala dal Cassio nelle memorie di Nona : Anno Christi
MCCXXX VI Episcopus Nonae B ,. . visitationem incoepit
die VII marta hujus anni^ et cura monachis, et canonicis
per exit in Chorhaviam^ Likam^ Carniolam , . . . usque ad
idtimun mare, et in Vespriano a medicis desperato^ du^
rante invalitudine infirmi^ deductus fuit Pagum^ uhi raansit
per integrum annum^ et redux Nonae^ licei debilis viribus^
visitationem explevit^ et numerum Clericorum auxit^ et
tandem plenus meritis ac laboribus ohdormivit in Domino^
ac sepultus fait ante Januam Ecclesiae Praecursoris Christi^
ad cujus honorem reaedificata fuit insignis Basilica, conse-
crata ritii solemni a L. Patriarcha Gradensi^ assistentibus
archiepiscopo salonitano^ episcopo nonensi, et aliis vicinis
episcopis^ ipso rege (Bela IV) sic disponente^ a quo denuo
aucta fuit auctoritas Episcopi Samsonis Hungari^ sui sue-
cessoris^ ac familiaris ij^sius piissimi regis. Dalla quale scrit-
tura s'apprende non solo, che codesta chiesa fosse stata
riedificata nel 1228, come di sopra accennamo, ma che pur-
anco fosse stata solennemente consacrata da Lorenzo Pa-
triarca di Grado, e probabilmente Tanno 1280, quando fu
da esso pure consacrata la chiesa di s. Domenico di Zara.
Salì ben presto il convento di s. Gio. Battista in cele-
brità e rinomanza per la dottrina, sapienza, e zelo di quei
religiosi, onde il celebre annalista Clodio ne fa onorata men-
zione, non meno che s. Antonino arcivescovo di Firenze, il
quale nelle sue cronache dominicane così si espresse: Con^
ventus nonensis famosus in Provincia Hungariae, Nel-
l'archivio domenicano di Nona si conservavano antiche per-
gamene e manoscritti che d'esso fanno il meritato elogio ; da
uno de' quali si rileva che cinque di codesti padri nel 1320
furon fatti perire di fame in carcere dai conti di Bribir per
timore non avessero a rivelare un tradimento ch'essi conti
ordito avevano contro la città di Nona. Malgrado l'insalubrità
dell'aria, e non ostante il continuo avvincendare dèlie in-
cursioni barbariche colle devastazioni nemiche, questi reli-
giosi si mantennero costantemente nel loro convento uniti
e disciplinati, e molti anche divennero celebri in sapienza
e dottrina, ed illustrarono il loro ordine ed il proprio con-
vento colle virtuose loro azioni, fra i quali sono d'annove-
rarsi un Fr, Giovanni^ dalmata di nascita, soggetto di squi-
sito ingegno, e di rare doti di spirito e di cuore adorno,
— 262 —
dalla cui fama mosso il Pontefice Urbano V lo creò arci-
vescovo d' Antivari, donde lo trasferì il 12 luglio 1363 al-
l' arcivescovato di Ragusa : un Fr, Gaspai^o di Nona, mae-
Irò in s. Teologia, religioso di singolare perfezione, e di
mirabile attitudine, omnibus omnia factus^ che da Clemente
VII meritò di essere preposto il dì 25 maggio 1529 alla
chiesa Canoniense. suff'raganea dell' arcivescovato di Durazzo :
un Fr, Vincenzo Moroso dn Zara, licenziato in teologia,
priore nel 1596, e vicario generale del vescovo Bellotti ;
un Fr. Vincenzo Vanacca, priore nei 1766, lettor biblico
nel convento di Zara, e vicario generale del vescovo di Nona
Giurileo ; senza dire di tanti altri illustri, che ommettiamo
per brevità. Ma tempo venne in cui questi ottimi religiosi
abbandonar dovettero e la chiesa e il sacro loro asilo. Al-
l'avvicinarsi della ottomana potenza fu decretato dal veneto
governo l'incendio di Nona. I frati nell'aprile del 1645,
dopo aver sotterrato nella sacrestia quel poco di buono che
possedevano, sen partirono desolati, e si stabilirono nella
villa di Bartolaz o s. Bartolomeo, vicino a Peterzane, oc-
cupandosi negli esercizìi di pietà e di religione. Frattanto
l'anno successivo 1646 con tutta la città, e chiesa e con-
vento di s. Giovanni Battista furono totalmente avvolti nella
comune catastrofe, di modo che neppur vestigio rimase di
questi edifizii. Svanito dopo alcuni anni il timore delle in-
cursioni turchcsche, per le esortazioni del vescovo Grassi i
domenicani di Zara, cui era soggetto il convento di Nona
si indussero a ristabilirvisi, onde Tanno 1676 innalzala una
nuova chiesa e convento, vi spedirono due religiosi ed un
converso per ufficiarla, ai quali restituirono gli antichi loro
beni, che nel frattempo tennero in propria amministrazione;
ma non andò molto che furono costretti di abbandonarli di
nuovo, poiché l'anno 1714 un uragano rovesciò il tetto
della chiesa e convento riducendoli inabitabili. Coli' elemosine
però de' fedeli furono nel 1740 rislaurati, e nell' ospizielto
vi fu spedilo un solo religioso per farne la debita ufficiatura.
Colla soppressione delle religiose corporazioni possidenti, av-
venuta l'anno 1807, anche il conventino di Nona andò a
finire, e la chiesa andò a poco a poco a perire, non es-
sendo rimasta della medesima se non che la sola principale
cappella che del Rosario attualmente si denomina, e che serve
attualmente di cappella cimiteriale comunale, ed il rimanente
convertilo in campo santo. Tre confraternite laiche esistevano
— 263 —
in quesla chiesa, la prima sotto il titolo di s. Giovanni
Battista-^ la seconda sotto quello della Carità al T aitar di s.
Catarina; la terza del Ss. Rosario^ in onor del quale venne
nel 1614 innalzato altare.
Vj[I. Chiesa di s. Michele Arcangelo.
Sin da' tempi rimoli esisteva nella città di Nona una
chiesa, dedicata al Principe della uiilizia celeste s. Michele
arcangelo. Se ne trova memoria in un istrumento di vendi-
zione d'una casa, stipulato li 6 aprile 1413, ove leggesi:
Petrits q.m Joannis Persesgna^ stabilito praetio ducatorum
triginta . . . vendit Antonio Sensich integram domiiìn . . . prope
Ecclesiam s. Michaelis, et contra muros civitatis a parte
australi^ e transverso eia piiblica^ quae ducit ad portam
majorem. Nelle vicende della città segui la sorte delle altre,
per cui non si scorgono neppure i ruderi delia medesima.
Dopo l'incendio del 1646, i Nonesi, memori della protezione
di questo santo arcangelo, ne fabhricarono un'altra nel mezzo
della città sulle rovine dell'anfiteatro romano. Essa è quella,
che ancor oggi si vede posta in un sito elevato, e che
per l'orma e grandezza s' avvicina a quella di s. Ambrogio,
sopra descritta. Il vaso principale, del quale non rimasero,
che i muri perimetrali, è lungo metri 15:21, largo 7:53.
La cappella maggiore, fabbricata a volto reale, ha una lun-
gezza di m. 4:85, ed una larghezza di m. 5:65. Quattro
finestre somministrano la luce al vaso principale.
In questa chiesa aveva sede una confraternita laica
molto proficua, poiché aveva lo scopo di tener lontani dal
territorio nonese i malviventi, che dopo le lurchesche in-
cursioni si erano annidati nei luoghi circonvicini, ed infe-
stavano di frequente il paese. Portava dessa il titolo di Lega\
aveva il suo statuto, di leggi salutari provveduto, e con-
fermato dal Provveditor Generale Girolamo Corner con sua
terminazione 25 maggio 1681. Due nobili col titolo di Pre-
sidi avevano la direzione della società, ed erano incaricali
d'invigilare sull'osservanza dello statuto, e di decidere le
questioni. Teneva essa le proprie radunanze nella chiesa.
Cessato col tempo il bisogno di una tale istituzione; la con-
fraternita continuò a sussistere non più col titolo di Lega^
ma con quello di pia associazione. Essa fu, che nel 1740
fece a sue spese rislaurare l'edificio, il quale trovavasi in
— 264 —
cattivo stalo a motivo dei molti scavi che vi si fecero
dentro e fuori per iscoprire antichità. Le rendile di questa
chiesa costituivano un heneficio semplice, che al principio
del secolo XVII venne conferito dal vescovo Biagio Man-
devio a suo nipote, che fu prima Primicerio, indi Arciprete
del capitolo di Nona.
Vili. Chiesa di s. Spirito.
Poco distanti dalla cattedrale esistono i ruderi d'un an-
tico monastero., cui era annessa una chiesa, consacrata allo
Spirito Santo^ della quale non esistono ora che i muri. Si
hanno memorie che ancor nel XIV secolo andasse in rovina,
e che le sue rendite fossero in semplice heneficio convertite.
Onde leggesi quanto segue in antiche scritture : Anno
MDXCVII Dominus Episcopus nonensis Horatius Belloùis
die 22 decembris disposuit Beneficium s. Spiritus et assi-
gnavit in Chlarizze Gognalia XIII,,. et.,. Vicario (re-
nerali nonensi -,, et mene est possessor R. P, F. Vincentius
Morosus Theologus,^ et Vicarius Generalis R.mi D, Epi-
scopi nonensis,
IX. Chiesa di s. Marco Ev.
Verso la porta della città, dalla parte di libeccio, scor-
gonsi ancor le mura dell' antica chiesa di s. Marco Ev, Non
si ha di essa però memoria nelle antiche scritture, se non
che i terreni ad essa appartenenti, furono compresi, marcati
e confermati nel catasto generale di Nona del 1625 del
Provveditor Generale Pietro Civran, sotto il titolo di terreni
della chiesa di s. Marco. L'abbate commendatario di s. Am-
brogio n'era il beneficiato, fino tanto che questo beneficio
semplice fu al capitolo incorporalo per sovvenire alla sua
indigenza.
X. Chiesa di s. Antonio abbate.
Una chiesa, dedicata a 5. Antonio abbate,^ fino da pri-
schi tempi esisteva nella città di Nona. Che fosse assai an-
tica ne fa prova ciò che sta scritto nel patto del 1327, con
cui i nonesi si diedero alla Signoria veneta allo scopo di
essere protetti e diffesi da' nemici: Ego Zvitano canonicus
— 265 —
s. Aseli^ et Plebanus Ecclesiae s. Antonii Magni, Sulle
sdruscite fondamenta dì questa chiesa ne fu fabbricata una
più piccola nel 1502^ la quale fu poscia nel 1676 ristau-
rata. Il beneficio semplice, annesso alla medesima, fu incor-
porato alla massa capitolare dopo la morte del veneto sa-
cerdote Gio. Battista Scarsini, canonico onorario di Nona.
Sembra che questa chiesa, sia quella medesima che, poco
distante dalla cattedrale, è nominata oggidì col titolo di s.
Antonio di Padova, della quale ora non esistono che i muri
perimetrali, della lunghezza di metri 8 e della larghezza di
m. 4 non compresa T abside, che serviva di sagrestia.
XI. Chiesa dì s. Caterina v. e m.
Anche ad onor di s. Caterina v. e m. era consacrata
una chiesa in Nona, di forma quadrilatera, di cui non si
conservano oggidì se non i soli muri esterni, lunghi m. 10: 24,
larghi m. 7. Esisteva al principio del XIV secolo, come ri-
levasi da un testamento di quel tempi, ove si legge: An-
dreas Pauli graviter decumbens^per modum legati assignat,, .
Ecclesiae s. Catharinae extra urhem lihras quinque par-
vorum. Datum et rogatum Nonae die VII angusti MCCCIX^
praesentihus Ciriaco Joannis Canonico s. Aseli^ et Marco
Diacono, Si ritiene sia stata distrutta nel 1646. Fu ristau-
rala nel 1712. I terreni, che le appartenevano, costituivano
un beneficio semplice che nel 1778 fu unito alla massa ca-
pitolare.
XII. Chiesa di s. Giovanni Decollato.
Una edìcola, innalzata dai nonesi ad onore di s, Gio-
vanni Decollato^ era contigua alla cattedrale, e si mante-
neva colle rendite di alcune terre, lasciate da benefattori.
Neir ultimo incendio del 1646 rimase sfasciata. Fu ristaurala
nel 1682, dopo di che serviva ad uso di aula capitolare
per le radunanze, indi per deposito delle decime ecclesia-
stiche. A motivo della sempre crescente divozione verso la
Beata Vergine di Leporine, trovato necessario d' ingrandire
la sua cappella, fu perciò nel 1780 atterrata la chiesetta di
s. Giovanni, che le stava dappresso. Le sue rendite vennero
incorporate alla massa capitolare. Questa chiesa col suo be-
neficio era di juspatronato della famiglia Parenzi.
— 266 —
XIII. Chiesa di s. Giovanni Ev.
Poco discosta dalla Collegiata di s. Maria v' era un
tempo una chiesa dedicata all' evangelisla san Giovanni,
D' essa non esistono oggidì neppur le vestigia. Si sa sol-
tanto, che alcuni beni di campagna formavano il suo modesto
patrimonio, il quale però dopo la sua distruzione fu unito
alla prebenda del Primicerio capitolare.
XIV. Chiesa di s. Cristoforo martire.
Ad onor del glorioso martire s, Cristoforo fu eretta a
Nona in tempi assai rimoti una bella chiesa, della quale si
legge quanto segue in una pergamena dell' archivio cenobi-
tico di s. Grisogono di Zara: Item Samson Episcopits cum
quatiior Ahbatihus Monasteriorum s. Benedicti Comitatns
nonensis consecravit Ecclesiam anno MCCXLII,^ et deinde
Synodo Nonae indicto subscripseriint . . . cìim aliis . . . in
consecrata Ecclesia s. Chrystophori Martyris ah ipso . . .
Episcopo . . . reaedificata . . . Nonae. Donde si rileva, che
dal Vescovo di Nona Sansone fu nel 1242 riedificata e con-
sacrata la chiesa di s. Cristoforo, e che quindi doveva aver
esistilo molto tempo prima. Distrutto, forse nel primo incendio,
le sue rendite devolute furono agli Abbati Commendatari di
s Ambrogio, e finalmente incorporate alla massa capitolare.
XV. Chiesa di s. Stefano Protomartire.
Anche al Protomartire s. Stefano era stata in antichis-
simo tempo fabbricata una chiesa nella città di Nonn. Nul-
r altro dì questa chiesa si sa, se non che crollò nel 1400,
e rimase dalle sue rovine nascosa. Allora nella cattedrale
venne il suo altare trasferito per l' adempimento degli ob-
blighi al beneficio inerenti. Ma quesl' altare non esiste più,
come pure nulla consta della fine del beneficio. Sembra sia
stato incorporato alla massa capitolare.
XVI. Chiesa di s. Maria nuova.
Fra le distrutte chiese di Nona se ne annovera una
col titolo di s. Maria ìmova^ della quale nuli' allro consta
se non che il beneficio semplice, annesso alla medesima, è
— 267 —
stalo trasferito nella cappella della B. V. dì Leporine, e ad
essa incorporato.
XVII. Chiesa di s. Nicolò.
Fuori delle mura di Nona dalla parte di libeccio sopra
un sito eminente s' innalza una chiesa intitolata s. Nicolò
con tre cappelletto, le quali sostengono un' alta torre. Dagli
archeologi venne dichiarato monumento de! secolo nono. Era
uftìciata dal clero di città, specialmente nelle Rogazioni. Ora
è sdruscita e cadente. Jl suo beneficio semplice fìi annesso
alla prebenda del primicerio. Nelle vicinanze dì questa chiesa
scorgonsi alcune muraglie che sembrano avessero fatto parte
di antico acquidotto.
XVIII. Chiesa di s. Lazzaro.
Vicino le porle della città esisteva un tempo una chiesa
sotto il titolo di s. Lazzaro^ e ad essa eravi unito un' ospi-
tale pei poveri e pei pellegrini non ancora terminato nel
1448, al quale certo Paolo Schornich, cittadino di Nona
lasciò in suo testamento la quinta parte della sua facoltà :
Quinta parsj eccone il testo, impendi voluit in absolvendam
ac dotandam domum hospitalem s. Lazari, quae prope
januam civitatis jamdudum coepta erat aedificari. Neil' in-
cendio del 1646 furono totalmente distrutti e chiesa ed
ospitale, per cui non se ne conoscono ora che le sole traccio.
Secondo il testamento V amministratore dovea esserne 1' ar-
ciprete, e commissario il vescovo di Nona.
Chiese ^uburbane.
1. Chiesa di s. Vito martire-
Fra Nona e Brevilacqua nel mezzo della campagna
esìsteva una chiesa intitolata a s. Vito martire, di cui si
trova memoria nel catalogo dei benefici nonesi, redatto dal
vescovo Demetrio de^ Matafari l'anno 1357, ed in altro
del vescovo Bellotti 1' a. 1597. Era un tempo chiesa paroc*
chiale d' un villaggio che fu intieramente distrutto dai Turchi
nel 1570, in cui ruderi si scorgono ancora al dì d' oggi.
La chiesa fu ristaiirata nel 1598^ e dalle sue rendite for-
— 268 —
malo un beneficio semplice, che fu alla mensa capitolare
unito nel 1778.
2. S. Giorgio martire.
Una chiesetta, dedicata al martire s. Giorgio^ esisteva
una volta in poca distanza dalla città nel sobborgo, detto
Clarizze. Fu rovinata l'anno 1646, e ristaurata l'anno 1768
dal maestro muratore Girolamo Babin, borghigiano di Zara,
il quale morì prima di condurla a termine. I beni di cotesta
chiesetta, convertiti poscia in beneficio semplice, furono nel
1778 incorporati alla mensa capitolare.
3. Chiesa di s. Barbara V. M.
Nella via, che conduce a Hrevllacqua, sussistono ancora
le muraglie di una chiesa, consecrata in onore di s. Bar-
bara vergine e martire. I terreni di sua proprietà furono
compresi nel pubblico catasto sotto questo titolo, ed in se-
guito assegnati in aumento dell' arcidiaconale prebenda. Di
essa nuir altro si è potuto sapere.
4. Chiesa di s. Margarita V. M.
In onor di s. Margarita F. M, esisteva anticamente
una chiesa sulla strada di Verchè. Oggidì non se ne vedono
che le fondamenta, presso le quali trovavasi collocala una
gran pietra, sopra cui si poggia la statua della Beata Ver-
gine di Leporine nella processione, che si fa sino al romi-
taggio di Zezevaz, il primo giorno delle Rogazioni per be-
nedire le campagne. Fu ridotta anche questa chiesa a be-
nefìcio semplice, che pria venne annesso alf abbate commen-
datario di s. Ambrogio, e poscia incorporato alla massa
capitolare nel 1778 dal vescovo Giurileo.
5. Chiesa di s. Lorenzo martire.
Posla su dì un colle nella via di Verchè eravi una
chiesetta, al gloriosissimo martire s. Lorenzo dedicata. Non
rimasero di essa che le sole sdruscite muraglie. I suoi ter-
reni vennero attribuiti all' arcipresbiterale prebenda.
— 269 —
6. Chiesa dei Santi martiri Cosmo e Damiano.
Nella campagna di Novoselci, ov' era un tempo una
bella villa, la quale fu dalla peste intieramente distrutta,
esisteva una chiesetta, dedicata ai Santi martiri Cosmo e
Damiano. Si vedono oggidì le sole muraglie, e dentro e
fuori alcune lapidi sepolcrali. I beni, alla medesima annessi,
furono convertiti in beneficio semplice, il quale venne dippoi
incorporato alla prebenda dell' arcidiacono capitolare.
7. Chiesa di s. Matteo apostolo.
In antichi documenti si trovano memorie di una chiesa
di s, Matteo apostolo situala sulla punta di Clarizze vicino
al porto. Oggidì non se ne scorgono neppur le traccio. Però
i suoi beni nel 1587 costituivano un beneficio semplice,
8. Chiesa di s. Maria della neve.
Esìste memoria in antiche scritture di una chiesa de-
dicala alla B. V. della neve. Non consta dove fosse situala.
Si sa che era di juspatronato della nobil famìglia nonese
Parenzi.
9. Chiesa di s. Paolo e convento di Domenicani.
Verso la torre di Zaton vecchio al mare, in luogo
detto Sacgoniato, o come altri vogliono Podgraje, esisteva
nei prischi tempi una chiesa, intitolata a s, Paolo^ alla quale
era annesso un convento di Domenicani, di cui ora non
veggonsi che poche vestigia, quantunque se ne conservi
memoria in una antica pergamena., ove leggesi: Ecclesia
Fratrum^ s, Pauli Ordinis s. Dominici extra civitatem Nonae
in Podgraje habet Monasterium satis amplum.
10^ Chiesa di s. Giorgio di Copriva, ed Abbazia
di Benedettini.
Presso Obbrovazzo sulle rive del fiume Zermagna s'in-
nalza la chiesa abbaziale di s. Giorgio martire a cui era
annesso un monastero di monaci benedellini assai celebre
ed antico, dì cui si fa menzione in vaiì documenti, e spe-
— 270 —
cialnienle nella convenzione stipulala V anno 1253 Ira il
clero ed i nobili di Nona. Troviamo l'abbazia nel XVI se-
colo dalla sanla Sede a chierici secolari commendala. Fra i
quali è da annoverarsi il canonico di Zara Giovanni Rati-
cicli nel 1596, Pietro Ricci, arciprete di s. Girolamo do-
gi'Illirici di Roma nel 16 1 9, nel 1623 il canonico di Zara
Matteo Giuradini^ nominato da Urbano Vili e nel 1661
altro Matteo Giuradini^ suo nipote, il quale fu eletto da
Alessandro VII, e prestò il suo giuramento qui in Zara nella
chiesa delle monache benedettine di s. Marcella. Troviamo
ancora Pietro Dragolio^ col titolo di Abate di s. Giorgio di
Copriva nel 1735, e per ultimo Giovanni Fini^ nominato
nel 1738, e morto nel 1778; dopo di che l'abbazia fu dal
vescovo Giurileo alla mensa del capitolo incorporata.
11. Chiesa di s. Croce.
Una chiesetta, posta vicino alla porta boreale della città,
era intitolata alla s. Croce. Serviva di cappella alla Fortezza
che difendeva da quella parte la città di Nona, come consta
da antiche scritture.
12. Chiesa di s. Elena.
Sulle sponde del mare dalla parte sinistra della città
esisteva la chiesa di 5. Elena. Si veggono ancora le antiche
sue rovine, coperte dalle acque. S'appellava pure s. Luca.
13. Chiesa di s. Gregorio Papa e monastero
di Templari.
Non lungi dalle mura di Nona, dal lato di borea, esi-
steva nei tempi andati un magnifico tempio dedicato a s.
Gregorio Papa, con annesso monastero, edificati l'uno e l'altro
nel decimo secolo dall'ordine dei Templari, come ci avvisa
10 storico Cresimiro Frescot nella sua opera de regno Dalm.
et Croat. P. II, p. 91. Né delTuno, né dell'altro si scor-
gono attualmente i vestigli. 1 beni, convertiti in beneficio
semplice, vennero uniti alla mensa capitolare,
11 venerando anacoreta Ivan cioè Giovanni il Santo.
In sul principio del secolo nono il re croatino Gosli-
mulo, detto Linderaulo il giovine, mentre trovavasi a Nona
— 271 -
in qualità di Zupano, ebbe da Elisabella sua moglie un fi-
glio, cui nel battesimo impose il nome slavo di Ivan^ che
in lingua italiana significa Giovanni. Allevato ed educalo
santamente dalla buona madre nella cristiana religione, sin
da giovinetto si diede tutto alla cristiaaa pietà, esercitandosi
specialmente nella orazione, e negli atti di penitenza e di
mortificazione. Grande era la divozione che professava verso
il Precursore s. Giovanni Battista, di cui portava il nome,
talché volendo anche imitarlo nell'eroiche sue virtù, assi-
stito dalla grazia divina, diede un addio di cuore ai suoi
parenti, ed abbandonata con animo risoluto la casa paterna
ed il mondo, andò vagando pei monti, finotantochè arrivò
in Boemia, ove tre leghe distante da Praga fissò la sua
dimora in un'orrida spelonca. Li si consacrò intieramente a
Dio, e menando una vita di rigorosa penitenza, esercita-
vasi nelle più austere pratiche di pietà e di divozione. Di
nuir altro cibavasi se non che del latte d'una cerva, che
per divina disposizione gli si era addimesticata. Il demonio
pertanto, che vedeva di mal' occhio la santità del servo di
Dio, si pose a molestarlo con molte tentazioni, ch'egli sof-
ferse per ben due anni continui con somma pazienza. Stanco
però da tanta e sì fiera persecuzione, pensò di cangiar di-
mora ; ma mentre dirigeva altrove i suoi passi, ecco venirgli
incontro il suo protettore s. Giovanni Battista, chiedendogli
dove e perchè se ne andasse. Avendogli risposto il servo
di Dio qual n'era la cagione, il santo Precursore, avuta
compassione delle ancor imperfette virtù di lui, il persuase
a ritornarsene al primiero suo domicilio, e a disprezzare le
suggestioni del nemico, e Io confortò, col porgli in mano
una croce, ad aver fiducia in Dio, assicurandolo, che con
quella l'avrebbe messo in fuga disperata. Ascoltò egli i sug-
gerimenti del santo suo protettore ed avvocato, e sen tornò
nella prediletta sua spelonca munito del segno della reden-
zione: e lì continuò a condur vita penitente per quarantadue
anni, quattordici dei quali, affatto ignoto al mondo, senza
mai veder faccia d'uomo. Con quella croce divenne trion-
fatore del demonio, ed in santità fece grandi progressi. Vo-
lendo però il Signore render manifesta al mondo la santità
del suo servo, permise che il Duca di Boemia Borivoio,
trovandosi a caccia, ferisse la suddetta cerva, la quale ge-
mendo corse alla spelonca dell'eremita. Su'le traccio san-
guinose del benefico animale andò dietro il Duca, ed ar-
~ 272 -
rivai» al wàm hMméé^ bramo asci faori. e rìnproyeroUo
ài arer ferìla la saa nairice AH* orrevole aspetto e alle ^ravi
parole dell' aoacoreta cootorbossi Borìvoio tolto coafuso e
ritrasse il piede da qaeli* orrido abitaro. Se non che soprag-
giaali i saoi coaipa^ di caccia, prese coraggio, e si fece
ad interrogare eoo soouno rispetto il sanlo^ e scongiurarlo
a fKi^ ia BOBK di Dio chi egli fosse, e qiial si fosse
il boIìto cke T iodasse a Tìrere io quella solilodiiie così
spaTenlevole. Il santo, adito il nome di Dio. gli anmi-
féalò ii sao casato, la patria, i parenti, ed aggionse che
y aolo éeùimo di servire Iddio V aveva indotto a pren-
der qaeUa rìsolaxiooe. Pieno di ammirazione ritornò il
Duca colla sna comitiva alla soa regia, e raccontò alia sua
moglie Ladmilla V avvenuto. Udite le meraviglio del saato.
la religiosissima donna mostrò grande braaia di vederlo, onde
Borivoio spedì colà on prete di nome Paolo, eoa sei servi,
coli' ordine di condarlo alla saa regia. Si arrese il saalo,
beackè di maliacoore. all'invito, e recossi con loro alla città
di Tetina. Con sooima riverenza e spiritoale allogreijui lo
accolsero i doe SovranL professandogli la più religiosa vo^
■eranone. Passalo colà qualche tempo in santa coBversazioae,
r eremita pregò di essere ricoadotto al suo romitaggio da
coloro slessi ^e l'avevano accompagnato a Tetina. inslaado
afiackè dopo Irò giorni gii spedissero ea sacerdote eoa la
Ss. Eucaristia, esseadogli slata nvebta da Dio la prossima
saa parteaia da questo moada. Cosi infatti aweaae. Rice-
▼alafai con soanna divoxioae, illaslrato da*ragfi cdofli, ae
ne volò ia seno a Dio. ia età decrepita, il dì 25 di gia^ao
deUanao 904, dopo qaaraatadae anai di vita eremitica o
penitenle. Prima di esalare lo spirito consegaò al sacerdote
Paolo la croce, che ricevuta aveva in vita da s. Giovaaai
Battista.
Avaia Bolìxia defla prenosa aMMie di lai. Borivoio a^-
coa f ■dariili, sopra la spelonca, ove voile il santo
sepolto, iaaalaarono nn convento ed aaa chiesa ia
di 8. Giovanai Baltisla. li dotaroao di ricchi proveaU,
e i coMegnaroao ad alesai sacodoli perdile lo aUiaasoro e
la aficiaasera. la segnto^ caoè ari 1020, fnoM dati ia
maao ai Padri BeBcdettOB. Avndo poscia Udio af|rovala la
saoUtà del sao servo eoa aMAi anmeirii, f hipuatore Carlo
IV, re di Boeaua, tatà veaire àsM Dalamia alcaai religioai
decadila ordiae di s* Bcfdctia^ i qaali possedevaao la
— 2T3 -
lingaa slava, loro donò e la dÙBsa ed il cenobio, dopo di
averlo forDitó di un'amplissima biblioteca di opere slave. Il
corpo dei saolo anacoreta Ivano cooservasi iacorroUo in
uq' urna posta nella spelonca, ove mori, la quale fu con-
vertita in noa magnifica cappella. Fu visitato questo sastuario
Bel liso da alcuaì pellegrini, i «pmli veneraroBO il sacro
deposito sopra di cui lessero la segueotc iscrizioDe :
SAXCTVS IVAN CROATVS HIC JACET.
Vedi gli Annali Boemi di Nic-olò Salio, gli Aimali del Sufia,
9 («ìovaoai Tonico Marna vizio nella sna opera = Ecclcsiae
llbfricanae /oecundàas =)
Lepurine.
Lungi da Xona 5 mioflia. dalla parte di settentrione,
trovasi una penisola, de^iouiinata Lepuriiie^ sulla cui punta
di meiiodì. appellata dagli slavi Zec. Zecevo. ed anche Ze-
cevac. giace una piccola antichissima chiesa, dedicata a
Maria Vergine, con un attigua torriciuola di forma quadrata
ma sdruscila. egualmente ajitica. sovrapposta alla volta del
nicchio, sotto del quale, ne* tempi andati, stava collocata una
divotissima statua di Maria Ss. Lì dappresso vi sono inoltre
alcuni avanzi di edifizii. rovinati dal tempo. Questo sito ha
il nome slavo di Zec^ che in italiano significa lepre^ donde
L^punne fu denominata la penisola, forse dall'abbondanza
di lepri, che vi hanno dimora. Si appellava un tempo Eo-
vìilorio di Lepurine. poiché un conventino di Eremiti venne
ab antico eretto presso la suddetta edicola, il quale perciò
appella vasi Eremo di s. Maria di Lepurine. Esisteva que-
st'eremo nel 1335. nel qnal anno vVera un monaco, di nome
fra Matteo. Fu soppresso nel 1763. Era diretto da un priore,
come si rileva da scrittura del 1474. ove si legge: = T^e-
nerabili viro D: Frai. Fttro Prioj*i Ecclesiae Sanctcìe
^fariae de Leporine =. Nel 157S era intitolalo col nome
di beneficio semplice della Madonna di Lepurine. del quale
fu investito nel 1596 il capitolo di Nona dalla Repubblica
veneta. Aveva questo beneficio buona quantità di terreni nel
territorio stes>o. ma il tempo, le guerre. gPincendii ne fe-
cero perire f autenticità del possesso. Di presente la chie-
suola viene mantenuta colle elemosine dei fedeli delle cir-
convicine isole, e dei villaggi di terraferma.
18
— 274 -
L'epoca, in cui fu scolpita la statua suaccennata, è
ignota. Certo è, che nel secolo decimoquarlo esisteva, come
si desume da varii monumenti autentici. Nella irruzione de'
Turchi del decimoquinto secolo fu asportata da quei barbari,
indi da essi restituita^ ovvero dalla pietà dei fedeli riscattata.
In occasione dell'incendio di Nona del 1646, descritto a
pag. 188, fra gli altri sacri pegni fu trasferita anche questa
miracolosa effigie in Zara, e riposta nella cattedrale, ove ri-
mase, finché mitigate le cose della guerra turchesca in Dal-
mazia, fu restituita a Nona, e collocata nella cappella attigua
alla sua chiesa, allora cattedrale, ove oggidì ancora si trova.
La somma venerazione, che professano a questa sacra-
lissima immagine le genti del contado e dell' isolano è pro-
vata dal concorso straordinario di fedeli, che vi accorrono
ogni anno nel lunedì delle Rogazioni. In questo giorno viene
portala da quattro religiosi alla spiaggia, fino al molo detto
della Madonna, da dove in una navicella, decentemente ad-
dobbata, si trasporta allo scoglio di Lepurine. Colà giunti,
cantata la messa, e recitato un breve sermone in slavo in
lode della Vergine, indi cantato il vespero e le litanie lau-
retane, si ritorna colla stessa barca al molo di Nona, da
dove levata l'imagine con solenne processione si ripone
suir aitar maggiore della chiesa arcipretale-parochiale per
poi ricollocarla solennemente nella sua cappella nella festa
dell'Ascensione del Signore dopo le sacre funzioni.
Miracolosa apparizione della Beata Vergine
a Leporine.
Era il 21 aprile dell'anno 1516 quando una pia e dì-
vola vedova di nome Elena Grubissich. trovandosi verso
sera in una sua vigna, posta vicino ad un monte detto Greda^
da bora della valle di Jassenovo, le apparve Maria Santis-
sima vestita di bianco, sopra un tronco di vite, e le disse,
che lasciò nella sua chiesa di Lepurine l'Indulgenza plenaria
ogni lunedì, ma che volendola alcuno conseguire, dovea digiu-
nare quel giorno in pane ed acqua, e far celebrare una messa
nella chiesa di s. Giacomo '), ove gradiva di essere onorata,
come fosse nella propria sua chiesa, e ciò detto disparve. Ritor-
') Questa chiesa è situata vicino al mare, e non lungi dalla strada, che
da Nona conduce a Verchè.
— 275 —
nata Eiena piena di stupore, s' inviò frettolosa verso la detta
chiesa di Lepurine, e nell' avvicinarsele, la campana cominciò
da sé sola a suonare, ed entrata vide la Beata Vergine,
come se l' era fatta vedere nella vigna, ed in un subito sparì.
Un altro giorno, che fu ai 4 di maggio dell'anno stesso,
mentre se ne stava questa pia donna ad ora di vespero in
orazione innanzi l'immagine della suddetta Beata Vergine di
Lepurine, e con fervore la supplicava di darle un qualche
contrassegno in conferma della sua miracolosa apparizione
e dell'ordine commessole, osservò che dall'occhio destro
della sacra immagine e poi dal sinistro scendevano succes-
sivamente le lagrime. Elena a tal vista sbalzò in piedi, e
corse a chiamare il primicerio, che si trovava nello scoglio
unitamente al vicario del vescovo di Nona, ed altri sacer-
doti e persone secolari e raccontò loro il fatto. Accorsero
tutti in chiesa, e riconobbero la verità dell'esposto. Nel giorno
stesso avendo approdato a Lepurine varii passeggieri colle
loro barche per far acqua nella cisterna di quella chiesa, ed
essendo partili, ed inoltrati ben nel mare, udirono che la
detta Elena Grubissich gridava ad alta voce dalla riva: Mi-
racolo^ miracolo^ miracolo. Intesa tal voce ritornarono in-
dietro, e scesi a terra corsero a vedere, e trovarono che
dall'occhio destro della benedetta effigie grondavano vere
lagrime.
Mosso da queste e da altre evidenti prove, colle quali
Maria Ss. fece conoscere che aveva scello quello scoglio
per essere particolarmente onorata, il vescovo di Nona mons.
Giorgio Difnico di f. m. ne assegnò l'annua rimembranza di
tali prodigi ai 5 di maggio, ciocché si osserva anche al
giorno d'oggi. Le continue grazie che Iddio Signore si degnò
d' impartire per mezzo di questa gloriosa immagine accrebbero
in seguito sempre più la divozione verso la gran madre del-
l'eterno Verbo. E veramente un magnifico spettacolo nel lu-
nedì delle Rogazioni, quando si fa la solenne processione
colla venerabile statua, il vedere numeroso popolo gettarsi
a terra ginocchioni, e colle palme unite pregare fervorosa-
mente la Vergine ; bello é il vedere i voti continui che ven-
gono presentati ed appesi in testimonianza delle grazie ri-
cevute; commove l'animo l'osservare parecchi a fare a piedi
scalzi lungo tratto dì strada, ed in umile atteggiamento ed in
dirotte lagrime entrare nel tempio. Tultociò chiarisce in questo
popolo una gran fede, ed una gran divozione a Maria.
— 276 —
Stabilimento.
Lo Stabilimento^ situalo ad un miglio di disianza da
Nona, ebbe origine nel 1786. Venne fondalo da Girolamo
Manfrin, il quale indigeno italiano, erasi accasalo qui in Zara col-
la illustre famiglia zaratina dei Molaiche rimase estinta nel 1852
colla morie di Elisabetta consorte al farmacista Girolamo
Bianchi. Lo eresse per la coltivazione del tabacco, dispendian-
dovi nei soli primi quattro anni l'ingente somma di 213,000
ducati d' argento. Conta 95 anime, quasi tutte di famiglie
italiane, condottevi da esso lui, ad uso delle quali vi edi-
ficò pure le necessarie abitazioni. Nel grandioso edifizio vi
innalzò anche una cappella, e la dedicò al dottor s. Girolamo.
È tuttora degno d' uno sguardo, benché decaduto dalla ori-
ginaria sua istituzione, dopo l'estinzione della Repubblica ve-
neta, e da un incendio, pochi anni fa quasi distrutto.
E lo Stabilimento una cooperatura della parochia de-
canale di Nona.
Ritornando ora alle parochie litorali, parleremo di Ljuba.
Ljuba.
Ad una delle estremità di settentrione della diocesi di
Zara, alle sponde del canale di Povljana, sopra d'un alla ripa,
siede la villa di Ljuba o Ljuhalj. parte da muro, e parte
da macerie precinta. È distante da Gruhe 7 miglia e 5 da
Poijizza. Ha da ogni lato spaziosissime cjimpagne, traversate
da profondi torrenti, e non lungi un'antio. famoso, ed ora
distrutto castello, che portava pure il nome di castello di
Ljuba, Castrum Jubae^ denominato in pergamena del 1205.
Fu questa villa in antico parochia. e come tale sus-
sistette fin al 1851. in cui divenne cappellania esposta del
decanato di Rasanze. Aveva 267 abitanti nel 1754. ed at-
tualmente non ne ha che 216. Appartenne sempre alla dio-
cesi di Zara, quantunque vicinissima a Nona.
La sua chiesa principale, rifabbricata dai villici nel 1812
in forma di quadrilatero, ad una sola nave, ha una dimen-
sione di m. 20 per 9. È rivolta ad occidente; riceve la luce
da quattro finestre laterali arcuale, e sopra la fronte ha il
campanile di stile romano con due campane. A manca del-
l' ingresso ha il fonte battesimale, con vasca di pietra ; e la
— 277 —
SHcreslia dietro T aitar maggiore. E dedicata a s. Martino
vescovo, la cui statua è custodita nella nicchia dell'aitar
principale, che ha la mensa costrutta di pietre in cemento,
il tabernacolo, e due colonne di legno, nonché due statue
di legno, rappresentanti s. Michele are. e s. Pellegrino. I due
altari laterali sono della stessa materia e forma; quello a destra
dedicato a s. Giuseppe sposo di M. V. con pala della Na-
tività di Maria, con s. Giuseppe e s. Antonio di Padova ai
lati; quello a sinistra, intitolato alla B. V. Addolorata, con
statua nel mezzo^ fatta scolpire qui in Zara dall'incisore
Lovrich, e con altre due statue laterali di s. Lorenzo m. e
di s. Rocco.
De' suoi parochi si è potuto formare la seguente serie,
benché interrotta per difetto di documenti:
paroco nel 1673
1742
1762
1771
Michele Vagila
Giovanni Gherdovich
Simeone Miocevich
Giovanni Furian
Martino Milich
Antonio Paulovich
Matteo Dunalov
Giacomo Dundovich
Matteo Dunat
Matteo Drasovich
Michele Sesselja
Giorgio Giovich
Marco Mirco vidi
Antonio Zarich
Giovanni Cervarich
Giovanni Baicich
Paolo Buxa
Simeone Rakuin
Lodovico Peterle
Giovanni Oslrich
Simeone Rakuin
Giorgio Jelicich
Simeone Karolnik
Cristoforo Stipcevich
Antonio Benzia
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99
1796
1802
1804
1807
1812
1820
1830
1833
1833
1841
1843
1854
1860
1861
1862
1863
1863
1869
1874
1876
1876
Tra i sacri vasi che possiede questa* chiesa è
di menzione una pisside antica d' argento dorato, di
degna
forma
~ 278 —
sferoidale con ornali di siile bizanlino. È alla 34 cenlime-
tri; il piedestallo è adorno di foglie di vile, e di dieci me-
daglie smallate raffiguranti il Salvatore, la Vergine, s. Giu-
seppe, s. Giovanni ed altri santi. Il castelletto è sormontalo
da un doppio crocifisso dorato. L' insieme è di eccellente
effetto.
Due miglia lontano dalla villa sopra una collina, della
Ljubljna veggonsi i ruderi del prenominato antico e famoso
Castello di Ljiiba. Esso fu, per quanto apparisce, un qua-
drilatero, cinto da forti muraglie, posto in un sito mollo vi-
stoso ed importante, poiché il colle, su di cui ergevasi, sporge
nel mare; scosceso, molto erto, e di difficilissima salita, da
tre lati è circondato dal mare, e nel quarto da un fosso
profondo. Ebbe questo castello nei secoli andati vari padroni.
Fu abitato dai Cavalieri Templari, indi dominato dai Conti
di Croazia, e poscia dalla potente famiglia patrizia zaratina
de' Matafari, col titolo di Feudo : estinta la quale passò con
lutti i terreni aggiacenli in proprietà dello Stato. Sotto la
Repubblica veneta fu atterrato, affinchè non cadesse nelle
mani dei Turchi.
Poco lungi dal castello sonvi i restì d'antica città, ch'è
ricordata nelle cronache antiche col nome di Gradina. Veg-
gonsi colà alcune stanze diroccate, che servir doveano, per
quanto dicesi, ad uso di prigioni. Si dice, che quella fosse
r antica Ljnha o Lljuhina^ la quale venne dai Musulmani
intieramente distrutta. Lì, infatti, trovansi oggidì le ruine di
due chiese. L' una di esse, delia lunghezza di 8 metri, e
della quale tre soli muri sono rimasti in piedi, era intitolata
alla vergine s. Marcella, con tre altari, per quanto si può
ora vedere ; V altra era la chiesa delle Monache, della quale
non si scorgono che le fondamenta. Sembra che quest'ultima
sia stala la chiesa di s. Maria, la quale fu beneficata da
Lodovico de Matafari, che con suo testamento dei 3 ottobre
1421 lasciò tutta la sua greggia, affinchè col ricavalo della
vendita di essa fosse compiuta la fabbrica della prefata chiesa.
Lasciò pure alla medesima una pianeta di velluto nero, tes-
suta con stelle d' oro, e ordinò inoltre che tutte le rendite,
derivanti dalle sue possessioni di Vissocane, dal dì della sua
morte per anni venti continui fossero devolute pei ristauri
che alla chiesa stessa si fossero manifestati necessari.
E rimarchevole Ljuba pei suoi conventi che in essa
anticamente esistellero. Narrano infatti le nostre cronache,
— 279 —
che in questa villa presso il mare vi fosse slato un Con-
vento di Eremiti di s. Paolo con chiesa dedicata a s. Mi-
chele are. e che ambidue questi edifizì fossero stali distrutti
nel 1320. Dicesi pure che un'altro ve ne fosse stato di
Eremiti di s. Antonio Abbate sopra il monte, a cui era an-
nessa pure una chiesa col titolo di s. Clemente, e che sì
l'uno che l'altro fossero estinti nel 1380. Trovasi scritto
inoltre, che puranco esistesse, presso il mare, un chiostro
di Cruciferi di s. Elena con chiesa di s. Nicolò, e che nel
1316 cessato avesse di esistere. E finalmente di un quarto
pure se ne parla in antichi manoscritti patri e questo di
Cavalieri Templari con chiesa dedicata a s. Paolo sulla pun-
ta, e che tanto il chiostro che la chiesa avessero terminato
nel 1314. Quest'ultimo è appellato Hospitalis s. Johannis
in loco^ qui dicitur Juhae^ in documento del 1205.
Il castello di Ljuba non è da confondersi coW^ fortezza
di Ljuha^ la quale tuttavia sussiste, benché sdruscita, mal-
concia e abbandonata, e situata sullo stretto di mare, che
congiunge il canale di Pago con quello della montagna di-
rimpetto a Tribanje. Questa fortezza venne eretta nel 1600
dal Provveditor Generale Nicolò Dona, e munita d'artiglieria
e di forte presidio contro gli Uscocchì, ch'erano soliti di
passare frequentemente dal canale della Morlaca nel canal
di Zara per corseggiare e saccheggiare.
Basanze (Raìanac).
A levante di Ljuba, in distanza di sette miglia, sulle
sponde del mare, nel canale della Montagna, trovasi collo-
cata la villa di Basanze^ delta dagli slavi Razanac^ di pro-
prietà una volta della nobil famiglia Girardini di Zara. È
fabbricata sopra una piccola ed aspra lingua di viva roccia,
che sporge nel mare. Tre torri, una delle quali edificata nel
1507 dai villici, la difendevano anticamente dai corsari,
dagli Uscocchi, e dai Turchi. Gli Uscocchi nel 1606, resi
più audaci pei deboli mezzi usati contro le loro scorrerie,
dopo di essersi impadroniti con molto ardire del monte di
s. Michele dirimpetto a Zara, e dopo di averlo munito, e
provveduto di guardia per ben iscoprire il mare, e non solo
insidiare la navigazione, dando segno ai compagni delle barche
di viaggio, ma ancora per avvisarli di schivar 1' armata, che
transitava per sicurezza delle riviere ; essi dopo ciò con in-
— 280 —
credibile audacia si misero insieme in forma di guerra, ed
in numero di quattrocento con sei insegne sbarcarono o
Rasanze, e depredarono tutto quanto in essa trovarono di
buono. I robustissimi suoi abitanti, assaliti nel 1646 dal
Pascià di Bosnia, si difesero valorosamente, finché poi per
ordine del Provveditor Generale Veneto dovettero abbando-
nare il luogo, che, prima di partire, diedero alle fiamme,
affinchè i nemici non vi fermassero sua dimora, i quali però
v'entrarono, ed atterrarono con furore tutt' i muri delle case,
ed appiccarono il fuoco alle torri. Ritornati i Rasanzani, dopo
firmala la pace, ai loro tetti natii, riedificarono le diroccate
loro abitazioni, ed il villaggio tornò a poco poco di bel
nuovo a formarsi, qual si era prima delle incursioni.
Rasanze fu per T addietro ed è anche al presente pa-
rochia decanale. Era soggetta alla giurisdizione vescovile di
Nona, e dopo l'incorporazione, appartiene alP arcivescovo di
Zara. Si dirama questa parochia sopra un'estensione di 15
miglia. Il suo decanato comprende 7 parochie, cioè: Rasanze,
Tribanje, Starigrad, Soline, Castel Venier, Slivnizza, e Pos-
sedaria, ed inoltre due cappellanie esposte, quali sono Ljuba,
ed Islam-latino, ed una cooperatura in Kerneza. 11 villaggio
di Rasanze ha 891 anime, il decanato ne conta 4873.
La chiesa parochiale di Rasanze, intitolata alla B. V.
del Rosario, rovinata dai Turchi nel 1646, fu ristaurala dal
vescovo di Nona Francesco de Grassi nel 1670, e riedificala
dalle fondamenta nel 1682. Caduta in seguito per vetustà
nel massimo deperimenlo fu riedificala nel 1856 a spese del
fondo ecclesiastico, e dei villici. E posta su di un piano oriz-
zontale nella direzione da borea a libeccio. Nella parie este-
riore è tutta lavorata di pietra battuta a martellina, e sopra
il suo frontone ergesi un campanile di stile romano. L'in-
terno è adorno di cinque altari, tulli di legno intagliato e
dorato. 11 primario fra parecchie statue ha nel mezzo quella
della B. V. del Ss. Rosario, in grandezza naturale, ricca-
mente vestila, e di molti voti d' argento abbellita. Viene por-
tata in processione nel giorno della sua festività. Gli altri
quallro sono dedicali in onore di s. Simeone Giusto, della
santa Croce, di s. Antonio di Padova, e della B. V. Ad-
dolorala. 1 due primi hanno posto dal lato del vangelo, gli
altri due dal lato dell'epistola. Evvi in essa il sepolcro del
vescovo di Nona Giovanni Manola, che trovandosi in questa
parochia per oggetto del sacro suo ministero finì di vivere
— 281 —
li 26 settembre 1712 assistito dal paroco, ed ivi fu anche
sepolto. In questo villaggio finì di vivere nel 1687 T altro
vescovo di Nona Giovanni Bogoforte, il quale fu però por-
tato in città e sepolto nella cattedrale.
Nella prefata chiesa parochiale esisteva una pia con-
fraternita., istituita canonicamente Tanno 1753 sotto il titolo
del Ss. Rosario. Aveva 60 socii ed una buona rendila in
natura colla quale si provedeva al mantenimento dell'altare.
Fu soppressa nel 1808.
Oltre la chiesa parochiale ve ne ha un altra, distante più
di un miglio, ed intitolata a s. Andrea ap. Questa fu l' antica
parochiale, il cui rettore nel 1460 era Pre Stefano, come
leggesi in scrittura del 16 aprile di quell'anno. Nel giorno
di sua festività vi si celebra con grande concorso di popolo.
Presso la medesima v' è T antico cimitero, appellato Campo
Eliso^ ove furono sepolti diversi re di Croazia, e tra questi
Stefano I, padre di Cresimiro. Leggesi infatti in un Diploma
dì Cresimiro dell'anno 1069 = Patrisque mei Regis Ste-
phani in Elisio campo feliciter quiescentis.
Un'altra chiesuoletta v'è nella località Kerneza^ e questa
sotto il patrocinio della B. V. della Neve^ distante quattro
miglia dal villaggio. Si celebra nel giorno della sua festa
con affluenza di popolo E cooperatura con anime 95.
Esisteva in tempo antico nella villa di Rasanze un con-
vento di Eremiti di s. Paolo con chiesa dedicata a s. An-
drea ap. E chiesa e convento furono distrutti nel 1416.
Serie dei parochi di Rasanze.
Prè Stefano paroco nel 1460
Vito Sciulich „ „ 1751
Jerko Jovich „ „ 1810
Simeone Rakuin „ „ 1831
Martino Vlatkovich ^ ,, 1840
ora canonico della Metropolitana
Marco Boxichievich „ ,, 1848
Giovanni Vidov „ „ 1853
ora canonico della Metropolitana
Antonio Maracich „ ,5 1872
Ferdinando Vicario „ „ 1873
Simeone Soric „ ^ 1876
— 282 —
Tribanje.
Nel canale della montagna, sul dorso del monte, dirim-
petto allo stretto di Ljuba, giace il villaggio di Trihanje^
appartenente una volta alla or soppressa diocesi di Nona. In
scrittura del 1205 è appellalo Trihanj, Assai disperse son
le sue case, situate fra rupi e balze, ed anche alle rive,
con 585 anime. E parochia del Decanato di Rasanze.
La sua parochiale, intitolata a s. Antonio di Padova,
posta nella località Ljubotic, trovavasi ancor nel 1820 nel
massimo disordine. Ridotta in muracca, ne fu eretta una nuova
dalle fondamenta in onore del santo medesimo, nella località
Kruscica presso il mare, e ciò nel 1868 a spese del fondo
ecclesiastico colla cooperazione dei villici. Presso la mede-
sima esiste la casa canonica.
Oltre la chiesa parochiale vi sono in questo villaggio
quattro cappelle, T una intitolata a s. Martino in Terstenica,
l'altra a 5. Giov. Battista in Javorie, la terza a s. Maria
Maddalena nel confin della Croazia, d' antica struttura, col-
r iscrizione a. 1181^ la quarta finalmente alla Ss, Trinità
in Troicza.
Serie dei parochi di Tribanje.
Matteo Gasich
paroco
nel
1827
Giovanni Rakuin
n
99
1840
Michele Levacich
9)
??
1852
Giovanni Baicich
n
)?
1853
Tito Schufflay
n
99
1863
Giovanni Budich
Vi
9')
1864
Giovanni Valenlich
99
75
1865
Giuseppe Mattiazza
r>
99
1876
Giuseppe Alfirevich
99
99
1877
Giuseppe Bazdaric
99
99
1879
Località di
Tribanje.
Ljubotic.
Vinistina
Reglinovac.
Javorie
»
Lukovac.
Lisarica
al
mare.
Bristovac.
Terstenica.
Croce.
— 283 —
Starigrad.
Nel distretto e comune di Obbrovazzo, quasi dirimpetto
a Rasanze, sulla opposta riva del canale della Morlacca, a
pie della montagna giace la villa di Starigrad^ vocabolo slavo,
che vale Città vecchia, È questo il sito delF antica Ortopola
ovvero Ortopla dei Romani, di cui Tolomeo, e Plinio il vecchio
ne fan menzione, ed è tracciata nell'itinerario d' Antonino e
dal Ravennate coli' appellativo di Orpela, Da alcuni indizii
apparisce essere stata quest'antichissima città circondata da
mura. Nelle vicinanze trovansi lastricati di mosaico, bianco
in alcuni punti, ed in allri di vario colore, ornato di fiori
e stemmi. Verso il mare veggonsi parecchi tratti di pavi-
mento, selciato con tegole romane, collocate in schiena, e
nel mare fondamenti di solide muraglie, lavorate con pietre
d'enorme grandezza, come pure gli avanzi di una torre tri-
angolare appellata Vezza,, ed anche Torre del i?e, dappresso
alla quale v'è un sotterraneo eh' estendesi per oltre un mi-
glio. Di recente fu scoperta una bellissima lapide con iscri-
zione romana del tempo d'Augusto; è dedicata a Livia moglie
di Augusto, e a Lucio Volusio Saturnino, governatore della
Dalmazia, da Caio Giulio Sulla, eletto decurione. Fu, per
quanto dicesi, di là asportata per arricchire un altro museo.
Rinvengonsi di spesso monete romane del tempo della repub-
blica e dell'impero, nonché sepolcri romani, costrutti con
pietre quadrate in cemento con entro lumi eterni, e vasi
lacrimali. Presso l'abitazione di Rocco Catalinich vedesi un
enorme capitello d'ordine corintio, ed un architrave lungo
m. 2, alto m. 1 : 50, i quali dovevano appartenere ad un
grandioso edifizio, sia palazzo, o tempio. Negli escavi fatti
per r erezione della canonicn si rinvenne un pezzo di braccio
col pugno, tutto di bronzo, che dee riferirsi ad una statua
colossale di qualche eroe, o di qualche divinità. Nel bosco
di Pakljenizza, seminato di quercie, pini ed abeti, il quale
appartiene al pubblico erario, furono trovate sotterra diverse
freccie di ferro di forma antica. Sopra il monte Dusanove
njive fu trovata una lapide della dimensione di m. 1 : 50,
sopra di cui è scolpito un cervo. Nella località di Rujno, che
sovrasta la villa di Starigrad, lontana da essa quattro ore
di cammino si scoperse una piccola moneta, con una croce
in centro, forse di Costantino e con iscrizione corrosa dal
— 284 —
lempo. 11 che tutto dimostra che Ortopola sia siala come si
è detto dissopra una città antichissima, ed importante, spe-
cialmente al tempo de' Romani, e che da Consoli e Prelori
fosse presidiata. Sulla sommità di due alti monti, che sovra-
stano il sito deir antica città scorgonsi tuttavia gli avanzi di
due forti, che la difendevano dalle aggressioni nemiche, e
che servivano puranco di vedetti} per iscoprire le ostili in-
cursioni. Fra i due monti v'è una gola, appellata Pakijenizza,
la quale non è che una grande spaccatura delle laide me-
ridionali delle montagne del Velebich, per mezzo della quale
r oste nemica passar dovea prima di arrivare alla città. Dal
che si deduce essere stata questa città un punto assai im-
portante pegli approdi delle navi romane, e per discendere
dal continente al mare, e perciò fu dagli antichi romani bene
fortificato. Sarebbe assai utile per io studio dell'archeologia
il praticare degli scavi regolari in questo sito considerevole ;
scavi che senza dubbio darebbero degli ottimi risultati, dap-
poiché gli oggetti, ivi finora trovati, sono indizio di due
epoche storiche, della pagana cioè, e della cristiana. Leg-
giamo nella storia, che dopoché Genz'o, ultimo re dell' lllirio,
fu debellato dai Romani l'anno 125 avanti Cristo, e con-
dotto a Roma in trionfo dal Pretore Anicio, i popoli della
Japidia ricusarono di ubbidire alle leggi romane. Fu allora
spedito il Console C. Sempronio da Roma a queste parli, il
quale sostenne con quelli fìerissime pugne, finché, ajutalo da
Giunio Bruto, gli riuscì di sbaragliarli, e di soggiogarli as-
sieme alle genti della montagna del Vellebich, e Capella, da
Segna sino al Fiume Tedanio ora Zermanja, e renderli tri-
butari. È assai probabile, che la nostra Ortopla sia slato il
punto principale delle operazioni militari. Occupata nella prima
metà del secolo settimo dagli Avari, é tradizione che i suoi
abitanti si rifuggiassero per la via di mare a Roma seco
traendo i tesori, e tutti i preziosi monumenti che la deco-
ravano.
La chiesa parochiale di Starigrad è intitolata a s. Giorgio
m. È una delle più belle dell' arcidiocesi. Venne edificata dalle
fondamenta nel 1858 a spese del fondo ecclesiastico colla
cooperazione villica. Ha il suo bel campanile di stile romano,
con due armoniose campane, fuse nello stabilimento Colba-
chini di Bassano. Tre sono gli altari che l'adornano: il mag-
giore di pietra con pala nuova, lavoro di ottimo veneto au-
tore; gli altri due intagliati in legno. L'uno dedicato alla
— 285 —
Vergine, ed creilo or sori cent' anni dalla famiglia Agiìch
in adempimenlo di alcuni suoi obblighi, per cui fa cele-
brare nelle solennilà della Madonna. La pala di quest'altare
è di molto pregio; rappresenta la fuga della sacra famiglia
in Egitto, a cui sovrasta un angelo che colla mano stesa,
quale ambasciatore, indica loro il cammino che deggiono per-
correre. Anche il fondatore è rappresentato in un paesano,
in costume nazionale, in atto di meditazione. L'altro altare
è del 1791 ; è tutto dorato ad oro di zecchino con eccel-
lenti lavori d'intaglio.
Era questa parochia soggetta alla giurisdizione del ve-
scovo di Nona; ora è parochia del decanato di Rasanze di-
pendente dair arcivescovo di Zara.
Ha questo villaggio tre chiese succursali, quali sono:
1. La chiesa presso il torrente Pakljenizza, la quale
una volta serviva di parochiale. E antichissima, di stile bi-
zantino, lunga braccia 10, larga 6, accanto alla quale si os-
servano ancora le rovine dell' antica canonica.
2. La cappella di s. Pietro in Kuline, . nel cui cimitero
vi sono sepolcrali grandi, ma informi.
3. La chiesuoletta di s. Giorgio in Rujno.
Kidina si denomina pure una torre eh' è alle sponde
del mare. Pare opera dei Turchi, ma da alcuni indizii ap-
parisce più antica. La sua forma è circolare ed è circon-
data da un cortile quadrato sporgente in mare.
All'imboccatura della Paldenica v'è una fortezza rim-
pelto le case Marasovic. Le mura esistenti sono a scarpa,
con cemento. Nell'interno v^è una lapide sepolcrale con sopra
una croce in rilievo.
Esisteva fino al 1808 una pia confraternita col titolo
di s. Giorgio m. composta di 30 confrati, che colle elemo-
sine sostenevano le spese di manutenzione della chiesa.
La parochia conta 562 abilanti^ dispersi sulla scoscesa
montagna, ed in diverso località, quali sono:
Kruskovaz Dosenove njive
Slobodna Grabove klanaz
Romov.ìz Bristovaz
Ledenik mali Zidine
Dobroselo Kuline
Jaltere Rujno.
«
95
1840
w
JJ
1848
11
??
1863
yy
V
1866
>'
»
1867
yy
»
1869
n
»
1876
— 286 —
Serie dei parochi di Starigrad.
Andrea Carlich paroco nel 1827
Vincenzo Zuaunovich
Simeone Sforinìch
Giovanni Budich
Giovanni Valentich
Giovanni Nekich
Biagio Caravanich
Giovanni Ilinich
Seline.
Appiè del monte, verso le sponde del canale della mor-
lacca, di fronte a Castel -Venier. trovasi^ la villa di Seline^
nel distretto e comune di Obbrovazzo. E assai dispersa, le
vie alpestri, le case fra i gioghi, lontane dalla chiesa. I pae-
sani, per la maggior parte pastori, hanno le loro abitazioni,
dove lor meglio conviene per la pastura e per le loro raandre.
Sono d'ottima indole, i più buoni e divoti della soppressa
diocesi di Nona.
La chiesa parochiale è dedicata alla Natività di M. V.
Fu eretta nel 1853 a spese del tondo ecclesiastico. E ab-
bastanza capace, e di buona costruzione con campanile alla
romana. L'aitar principale di pietra in cemento, è isolato ed
ha sulla mensa un magnifico tabernacolo di legno dorato. E
dedicato alla titolare. Havvi pure un' aitar laterale di pietra
d'Istria, tassellato di marmo con colonne di breccia di Ve-
rona, ed è intitolato a s. Antonio di Padova, la cui statua
è collocata in una nicchia, scavata nel muro.
Oltre a questa chiesa se ne trova un'altra, posta a mez-
zogiorno, alla distanza di 250 passi da quella. Il suo tito-
lare è s. Marco ev. in cui onore v'ha un'altare di pietra.
Intorno ad essa v' è il cimitero comunale.
Esiste inoltre una terza chiesa al confine, tra Starigrad
e Seline, intitolala ai Ss. Pietro e Paolo, la quale, giusta la
tradizione, doveva servire un tempo da parochiale d'entrambi
i villaggi. Ha questa un'altare vecchio, di legno, ed un cam-
panile a torre con una sola campana. In essa trovansi pa-
recchie tombe di cristiani ed anche dì turchi.
Questa villa è stata parochia pel passato, e la è pure
al presente con 504 anime, sotto il decanato di Rasanze.
— 287 —
Eravi in essa fino al 1808 una pia confraternita sotto
il patrocinio di s, Marco^ con parecchi confratelli, i quali
provedevano colf elemosine al mantenimento della chiesa pa-
rochiale.
Serie dei parochi di Seline.
Antonio Marchetich paroco nel 1827
Giovanni Budich ,^ „ 1863
Martino Skiffich „ „ 1864
Giorgio Jelicich „ „ 1865
Giovanni Nekich „ „ 1866
Natale Panovic ,, „ 1876
Località aggregate alla parochia.
Knesevich Juchich
Cicavica Samarcich Dolaz
Pod-Gragom Rimanich
Na-Rosi Jabukuvac
Provalia Juvlinovich
Reijane Dadich
Pod-gradinom Sklopine
Bucìch Zevica
Castel- Venier (Vinjerac).
Sulle rive del canal della morlacca, alla distanza di 7
miglia da Rasanze per la vie di terra, dirimpetto a Seline,
è posto il villaggio di Castel- Venier, nel distretto di Zara,
e comune di Novegradi. Su di una punta veggonsi le mu-
raglie antiche d'un castello, gli avanzi di una torre ben la-
vorata in pietra, ed inoltre le vestigia d'altri due forti. E il
castello da Ire lati bagnato dai flutti del mare, formando una
valle che gli serve di porto. Tultociò apparteneva alla nobil
veneta famiglia Venier, ivi accasatasi colla famiglia patrizia
zaralina de Soppe fin da' prischi tempi, quando questo luogo
le fu dato in feudo dalla Serenissima Repubblica pei cospicui
meriti acquistatisi verso la medesima; per il che al villaggio
che dintorno al castello si andò mano mano formando col
tempo, fu imposto il nome di Castel-Venier, che dagli Slavi
è denominalo Vinjerac, Se ne impossessarono i Turchi e Io
— 288 —
tennero fino al 1571, in cui fu da essi abbandonato. Venne
in seguilo atterrato per ordine del Senato Veneto, ed anche
scacciata la famiglia dei Venier. Rifabbricalo dai Veneti, fu
nel 1657 inlieramenle dislrullo dal Pascià di Bosnia.
Apparteneva questo villaggio nei tempi andati alla pro-
vincia del Banadego Ungaro Croato, poscia sotto i Veneti fu
soggetto al Provveditor di Novegradi nel civile, ed al ve-
scovo di Nona nello spirituale.
La chiesa parochiale è dedicata a s. Antonio di Padova.
Sdruscita dal tempo, fu riedificata di pianta nel 1847 a spese
del fondo ecclesiastico, colla concorrenza dei paesani.
La parochia appartiene al Decanato di Rasanze, ed è
ora soggetta air arcivescovo di Zara. Conta di presente 501
anime.
La casa canonica è di nuova costruzione, eretta a spese
del fondo ecclesiastico.
Eravi una pia confraternita in questa parochia sotto il
patrocinio di s. Antonio di Padova, la quale colle elemosine
manteneva la chiesa. Fu soppressa nel 1808.
Esisteva una volta in questa villa un convento di Ere-
miti di s. Paolo, con chiesa dedicata a s. Marco, sulla punta
al mare. Il chiostro fu distrutto nel 1416, la chiesa ancor
sussiste.
Serie dei parochi di Castel- Venier
Matteo Versich paroco nel 1827
Simeone Nasso da Zara „ „ 1848
Martino Skiffich „ „ 1863
Antonio Scandali ^ ^ 1870
Natale Panovich ,^ „ 1876
Simeone Mestrovich „ „ 1878
Località aggregate a Castel- Venier.
Vucìali, Zdrilo e Podastrane.
Possedavia (Posidarije).
Al lido del mare di Novegr.ìdi è posta la villa di Fos-
sedarla^ detta in slavo Posidarje, Appartiene al dislrello di
Zara ed al comune politico di Novegradi. Ebbe il nome dal-
— 289 —
r antica e nobil famiglia dei conti Possedarìa, originaria ger-
manica, la quale la ricevelle a titolo di feudo in ricogni-
zione dei meriti acquistatisi colle loro virtù e nobili gesta
dai re di Croazia ed Ungheria, dai quali era tenuta in grande
conto ed estimazione, come apparisce dai diplomi di Bela III
del 1194, ed anche dalla Repubblica Veneta, che con ap-
posite Ducali l'annoverò fra le famiglie nobili zaratine. Di-
scende essa dair antichissima famiglia Chiurjacovich, o Gu-
scich, una delle dodici primarie, sotto la cui direzione e co-
mando le genti slave calarono in queste contrade, e tenne
lungo tempo il dominio delle piccole provincie di Corbavia
e di Lika.
Era questa villa precìnta da mura, e guarnita dì un
forte castello, che le serviva di guardia e di difesa contro
le incursioni nemiche. Fu questo castello rovinato dai Turchi
nel 1570. Ristaurato, fu di nuovo assalito da que' barbari
il 17 giugno 1646, e con tutta la villa incendiato. Nel 1662
fu per la terza volta attaccato, ma dopo una valorosa difesa
venne sconfitto il nemico dal Sardaro Jacopo Mitrovich Dede
assistito da 250 morlacchi. Nel 1665 però cadde nuovamente
nelle loro mani e lo ridussero un mucchio di rovine, ne atter-
rarono lutt'i monumenti antichi, e ne dispersero gli abitanti,
i quali andarono per vario tempo vagando pei circonvicini
paesi, finché, mossi dallo zelo e dall' inllu<^nza dei suddetti conti
Possedaria, che ne hanno tuttora il possesso, tornarono in
seguito a riunirsi a poco a poco, e a formare di nuovo la
propria Comunità.
Ha questa villa dintorno a se belle pianure e fertili
colline. Sotto il governo veneto dipendeva nel civile dal
Provveditore di Novegradi, e nelf ecclesiastico dal vescovo
di Nona. Era sempre parochia, e lai si è anco al presente
con 729 anime, dipendente dal decanato di Rasanze nel-
l'arcidiocesi di Zara.
La sua chiesa parochiale, cadente per la sua vetustà,
fu nel 1700 rifabbricata di pianta, ed intitolata alla B. V.
del Rosario. Fu ristaurata nel 1821.
Un' altra chiesa, dedicata alla B. F. Assunta^ esìste
alle rive del mare, presso la quale v'è il cimitero comunale.
Questa chiesa con un solo altare, trovandosi nel 1827 in
istato rovinoso, fu interdetta.
V è pure una cappella sotto il titolo dello Spirito Santo,
19
— 290 ^
vSino all'anno 1808 esistettero in questa parochia due
confraternite, V una intitolata alla B. V. del Bonario, alla
quale era associato tutto il comune, e colle elemosine pro-
vedeva al sostentamento della chiesa parochiale: l'altra sotto
il patrocinio di s. Antonio di Padova con 24 confratelli,
che colle rendite in natura e danaro mantenevano V aliare.
Serie dei parochi di Possedaria.
Antonio Versich paroco nel 1827
Giovanni Vidov „ „ 1848
Simeone Usalj ^ „ 1864
Dirimpetto al villaggio sulla sommità d' uno scoglielto
poco distante, trovansi in mezzo a denso boschetto i vestigi
d'antico castello, denominato Biidin. il quale ha dato il nome
anche allo scoglieiìo. Fra le rovine vedesi una chiesuola,
nella quale trovasi in apposito sepolcro le ossa di Janko
Co. Mitrovich Dede. che furono colà deposte dietro sua di-
sposizione testamentaria.
Località aggregate a Possedaria sono :
1. Podgradina 2. Brisniza
Il summentovato paroco Antonio Versich si rese mollo
benemerito della chiesa colf aver lasciato al Seminario Dio-
cesano, ancor vivente, ia vistosa somma di fiorini 8000 m.
e. affinchè colle rendite di questo capitale fosse provveduto
all'educazione di chierici di sua fami^rlia, di sua patria, ov-
vero della Diocesi. La fondazione Diocesana annessa al pre-
fato istituto lo ha collocato a frutto, e ne amministra i redditi.
Novegradi.
Lungi da Zara 24 miglia verso borea, presso il mare
giace la borgata di Novegradi, Le sovrasta un monte aspro,
e scosceso, che a guisa di promontorio sp'ngesi nel mare,
e stilla cui sommità ergevasi ai tempi de' Romani un forte
e ben guarnito castello. Fa questo ristauralo l'anno 1220
ed appellato in latino Castrtm novum. e dngji slavi Novi-
grad. vale a dire Città nuova. Intorno al 1282 fu riedifi-
cato dalle fondamenta da Giorgio Chii^rjacovich dei Conti di
Corbavia, collo scopo di impossessarsi in seguito, con questo
— 291 —
mezzo, di parecchie terre e località del territorio di Zara.
Aveva desso una forma quadrilatera, ma la Repubblica lo
ridusse a forma di galera, e le milizie dei bastimenti di que-
sto nome, le quali ivi tenevano stazione, diedero il nome di
Corsìa al viale o stradone, che sussiste nel mezzo.
Salì questo luogo in grande fama dopo la prigionia di
Maria regina d' Ungheria, seguita per opera di Janco Palisna,
che s'era usurpato la contea d' Ostrovizza, il priorato di Vrana,
e il banato di Croazia e Dalmazia. Ciò succedette nel 1386.
Egli fu, che mentr'essa colla sua madre Elisabetta discen-
deva alle marine, le assalì nei passi stretti delle Alpi Bebbie,
e tagliata a pezzi la guardia col Palatino Lodovico, le con-
dusse prigioni nel castello suddetto, dove Elisabetta trovò la
morte il 14 dicembre dell' anno suddetto, checché ne dicano i
moderni scrittori ; mentre Maria dopo esservi stata rinchiusa
per ben dieci mesi, ne fu liberata nel martedì 4 giugno 1387
dai Veneziani, che accorsero in suo ajuto. 11 cadavere di
Elisabetta fu a Zara trasportalo, e sepolto onorevolmente nella
chiesa di s. Grisogono, donde, come ci narra Paolo de' Paoli
nel suo memoriale di Zara, fu trasferito con una certa so-
lennità il dì 16 gennaio 1389 in Ungheria per la via di
Obbrovazzo. Fu allora che il re Sigismondo mandò all' ab-
bate di s. Grisogono duecento fiorini d' oro pei funerali e
per la fondazione di annue messe e di un anniversario da
celebrarsi nel giorno 14 dicembre nella chiesa suddetta.
Con l'acquisto di Zara del 1409 la Repubblica veneta
ebbe anche questa rocca in sua proprietà. Nel 1433 ne prese
anche possesso, e rese questo luogo una piazza d'armi con-
siderevole, avendola munita con altri fortalizzi d'ogni in-
torno, e destinato al suo governo un nobil veneto col titolo
di Provveditore, e poi di Conte, la cui giurisdizione esten-
devasi sopra 14 villaggi, sotto la dipendenza di Zara.
Ebbe molti privilegi Novegradi sotto la veneta domi-
nazione, e godette sotto le ali del veneto Leone una pace
dolcissima per molti anni, finché le orde dei feroci musul-
mani penetrando violentemente nel contado zaratino incomin-
ciarono a turbare il suo riposo. Nel giugno, infatti, del 1571
con artiglieria, e con esercito numeroso, vi si pose sotto
Ferhat Sangiaco di Bosnia, e ne diede fiorissimo assalto;
ma la costanza dei valorosi suoi difensori, fra i quali in
particolar modo si distinse Luca Halaburich, preservò la for-
tezza dalla sua caduta ed obbligò il fiero nemico a ritirarsi
— 292 —
vergognosamente. Però Ibrahim Bascià della Bosnia II 30
giugno 1646 vi venne sopra con 20 mila comballenli» e
con molta artiglieria. Combatterono, come leoni, i militi nostri,
veneti e paesani, sotto il comando di Francesco Soardi, go-
vernator delle armi, e del Provveditore Bernardo Taglia-
pietra : ma finalmente furono costretti a fuggire pel terrore
loro incusso dall'oste nemica, assai superiore in forze e in
numero Colui che nelF ostinato combattimento si distinse per
valore fu Martino Ostrich. il quale venne proclamato difen-
sore della patria^ quando veniva dai Turchi crudelmente
trafitto, e finalmente trucidato. Ma breve fu quel loro trionfo,
dappoiché T anno successivo 1647 ne venne fatta aspra
e fiera vendetta da Leonardo Foscolo. Provveditor generale
di Zara, il quale dopo essersi gloriosamente impadronito di
Zemonico, in aprile di cotesto anno si portò sotto Novegradi,
ne diede T assalto, e dopo ostinato e sanguinoso combat-
timento, s' impossessò del castello, che poi dietro ordine del
Senato, venne nella parte superiore demolito, e con esso at-
terrate le case vicine. In tal modo terminò di esistere il ce-
lebre castello di Novegradi, il quale non risorgette più dalle
rovine, non riscontrandosene adesso, che i soli muri di
cinta. Eravi nel castello una chiesa dedicala alla Beata
Vergine, officiata da un cappellano.s salariato dal pubblico
erario. Di essa non esistono che miseri avanzi.
La rimasta borgata dopo tale disastro continuò ad es-
sere dai Veneti governata mediante un Provveditore^ nel
quale ufficio trovandosi nel 1745 N. Zorzi, vi nacque Pier-
Antonio, che fu poscia Cardinale di s. Chiesa, ed illustre arci-
vescovo di Udine.
Quivi ebbe luogo nel 1776-1777 un convegno di Com-
missari Veneti ed Austriaci per la regolazione dei confini, e
fu conchiuso un accordo, tra il provveditore Giacomo Gra-
denigo ed il conte d'Aspremont, comandante imperiale di Lika,
il quale accordo comunemente s'appella =^ Il Trattato di
Novegradi. -=
La borgata di Novegradi. eh' è situata appiè del colle
verso limare, è popolata oggidì da 1150 anime. Appartiene
al distretto di Zara. Ha la sua chiesa parochiale dedicata
alla Natività di M. V. Fu eretta dai villici Tanno 1500; fu
rovinata dai Turchi nel 1646. e ristaurata dal vescovo di
Nona Francesco de' Grassi nel 1670. Ha la dimensione di
20 ra. per 8 m. Era fornita di cinque altari, il principale in onor
— 293 —
della litolare e patrona ; gli altri dedicali al Ss. Rosario, alla
B. V. Addolorata, a s. Giuseppe, ed a s. Antonio di Padova.
Allualmenle non sono che soli tre, essendone stali i due
ultimi di recente demoliti, li maggiore di marmo con buona
pala della Natività di M. V. provveduta nel 1837 colle ob-
blazioni di alcuni pii benefattori. È ben fornita di ar-
redi sacri e di utensili, fra i quali noveransi 14 candelieri,
8 lampade, 5 croci, e 4 vasi da palme, molti calici, osten-
sori!, pissidi e reliquari, il tutto d'argento squisitamente la-
vorato. Di ammirevole lavoro è puranco una pianeta di seta
bianca, di grande preziosità ed antichità, dono, come porla
la tradizione, della regina d'Ungheria Elisabetta.
Aveva cinque pie confraternite, cioè:
1. La confraternita del Ss. Sacramento con 150 con-
fratelli e buona rendita in natura, che serviva al decoroso
mantenimento delhi chiesa parochiale.
2. La confraternita della B, V. della Misericordia^ con
53 aggregati e rendite vistose, impiegate nella manutenzione
de! suo altare.
3. La confraternita di s. Antonio di Padova con fra-
telli 82, e rendite vistose, impiegate per il mantenimento
del suo altare.
4. La confraternita della B, V. del Rosario.^ che fu ar-
richita nel 1701 di molte indulgenze, con 56 confratelli e
buone rendite destinate a benefìzio del rispettivo suo altare.
5. La confraternita di s, Giuseppe con fratelli 38 e con
redditi in natura e in danaro per la conservazione delT altare.
Tutte le quali pie confraternite furono nel 1808 sop-
presse dalla legge generale del governo gallico.
Ha questa chiesa il campanile alla romana con quattro
campane.
Oltre la parochiale, v' è la chiesa di s. Catarina v. m.
eretta nel 1393 dal Co, Bultico di Corba via, e riedificata
nel 1700, con cimitero dappresso, e campanile di stile romano
con due campane. Questa chiesa fu per ben tre volte ingrandita.
Ha una lunghezza di 24 metri, ed una svariata larghezza di
10, 6 e 4 metri. Ha tre altari e tutti di legno, de' quali
il maggiore con l'effigie in tela di s. Catarina, l'altro con
s. Giuseppe, e colla Vergine, il terzo coi Ire Re Magi.
Un'altra chiesolina vi esiste all' imboccatura del porto in
onor di s. Nicolò, edificala dai villici nel 1800, coperta dì
— 294 —
tuffo, con nn solo altare del suo patrono, e campanile con
una campana.
Un convento di religiosi benedettini con una chiesa de-
dicata a s. Paolo esistevano sul monte nei prischi tempi
Ambidue furono distrutti, per quanto riferiscono le nostre
cronache, nel 976, ed ora non se ne conoscono neppur le
traccie, a menochè non sia esistila, dove oggidì sorge quella
di s. Catarina.
Serie dei parochi di Novegradi.
1. Vincenzo Vlatkovich paroco
2. Vincenzo Jvcich „
3. Giovanni Korgacina „
4. Nicolò Korgacevich „
5. Luca Vlatkovich „
6. Michele Vlatkovich „
7. Nicolò Ostrich „
8. Simeone Vlatkovich ,,
9. Simeone Ciorich „
10. Carlo Juranovich „
11. Giorgio Salino vie „
12. Antonio Castella „
13. Bernardo Fachinelli „
14. Tommaso Salinovich „
15. Matteo Missich „
16. Giovanni Vlatkovich „
17. Lorenzo Vlatkovich „
18. Francesco Salinovich ,^
19. Giovanni Ostrich: canonico
20. Simeone Vlatkovich paroco
21. Giorgio Vardislo „
22. Giorgio Mavrich „
23. Francesco Vlatkovich „
24. Nicolò Ostrich ^
25. Antonio Pastrovich „
26. Giuseppe Juranovich ^
27. Paolo Vlatkovich „
28. Vincenzo Suppich „
29. Martino Vlatkovich
30. Matteo Nekich
31. Giulio Smircich
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1650
1675
1693
1695
1700
1715
1717
1719
1735
1740
1742
1750
1755
1757
1765
1766
1766
1774
1781
1783
1785
1786
1800
1810
1815
1827
1828
1844
1848
1868
1870
— 295 —
È cosa veramente slraordinaria, che nel giro di due
secoli dieci individui d'una slessa famiglia sieno stali pa-
rocbi, ne'ia stessa pr'^ochia.^ nella propria patria. Eppure è
così: la famiglia Vlatkovich HJ Novegradi, come risulta dal
suddetto prospetto, conta dieci sacerdoti, i quali furono pa-
rochi é'\ quella borgata das 1650 al 1850. Ciò è prova evi-
dente, che questa famiglia fu sempre degna, rispettabile e
religiosa^ che colle cospicue sue virtù seppe guadag'narsi
r affetto e la s'uma ^e\ popolo, ed esercitare perciò rna po-
tente influenza morale nella sua patria. Merita speciale men-
zione tra essi Paolo^ che durante la sua lunga amminislra-
zione si distinse per zelo, premura e decoro della chiesa,
e delle sacre funzioni, nonché per la diligente cura spiriiuale
de' suoi parochìani, per cui merilossi nel 1839 uh canoni-
cato nel capitolo metropolitano di Zara, ove anche morì
nel 1843. Era dapprima canonico onorario di Nona, vicario
foraneo, decano, e convisitatoro di quella diocesi. Il di lui
nipote Martino dopo poco tempo Io sostituì nella carica
di paroco decano, e dopo quasi vent'anni di assidua ed o-
perosa amministrazione gli succedette nel seggio canonicale
della nostra Basilica.
La casa canonica è sita fuori della borgata, dalla parte
di scilocco. Fu eretta nel 1874 a spese del fondo ecclesia-
stico colla concorrenza dei villici.
Località appartenenti a Novegradi.
Grabarie Paliù Podgradina
Prelati illustri, ch'ebbero i natali a Novegradi.
1. // Cardinale Pietro Antonio Zorzi^ di nobilissima ed
antica famiglia veneta, nacque il 20 novembre 1745 nel castello
di Novegradi. dove il padre teneva l'onorevole uffizio di Conte
e Provveditore della Serenissima Repubblica. Ancor giovinetto
fu collocato da' suoi genitori nell'accademia dei nobili alla
Giudecca in Venezia. D'ingegno vivace, e di aperta intel-
ligenza, nelle letterarie discipline si distinse, e nella poesia
italiana e latina fece brillanti avanzamenti, riscuotendo la
universale ammirazione. Entrò neW anno diciottesimo nella
benemerita Congregazione Somasca, ove fece rapidi pro-
gressi nella perfezione cristiana. Cultore assiduo delle filo-
— 296 —
sofiche dottrine e della Sacra Teologia, in breve s' avanzò
egli in queste istituzioni, che ì suoi Superiori non esitarono
a destinarlo professore di filosofia e direttore del Collegio
di Brescia, e poscia di sacra eloquenza in quello di Padova ;
in mezzo alle quali importanti occupazioni non tralasciò di
dispensare la divina parola e nei templi e nei chiostri, pro-
cacciandosi la estimazione dei v( scovi, dei magistrati e delle
più illustri famiglie. Le cospicue sue virtù, e le esimie sue
doli lo innalzarono ben presto alle cariche della Congrega-
zione. Di fatti lo troviamo elevato alla precipua Prepositura
della Congregazione in s. i^Jaria della Salute in Venezia, e
poco stante nominato Definitore. D'un tratto, e contro ogni
sua aspettazione si vide egli nel 1785 preconizzato vescovo
di Ceneda da Pio VI. Appena entrato in quella diocesi, si
pose a governarla con solerte cura e premura indefessa. E
colla parola e coli' opera si prestò a tult'uomo alla riforma
dei costumi del clero e del popolo, ed all'organizzazione
delle scuole pie laicali della città. Rimasta frattanto vacante
nel 1792 la sede metropolitana di Udine, dietro proposta del
Veneto Senato fu dalla santa memoria di Pio VI innalzalo
su quella cattedra illustre. Appena n'ebbe l'amministrazione
si consacrò intieramente alla santificazione del suo clero e
del suo popolo. In questo novello campo di esercitazione
fece egli spiccare tutte le sue virtù. Grave nel tratto, nel
portamento modesto, aff"abile nelle maniere, nel suo parlare
misurato, di moderazione ripieno in mezzo alla dignità, ser-
viva a tutti di fiaccola accesa per battere il sentiero della
virtù. Divideva egli tutto il suo tempo fra la preghiera, lo
studio, ed il governo gravissimo della Diocesi. Eletto che
fu nel 1800 Pio VII, si recò a venerarlo in persona a Ve-
nezia, ed ottenne da lui a viva voce la concessione di rista-
bilire il terzo giorno festivo di Pasqua e le feste di s. Giu-
seppe e di s. Giovanni Battista. Fece dippoi la sua visita
pastorale in tutta la vasta sua Diocesi, dietro la quale in-
trodusse un nuovo metodo d'insegnamento nella dottrina
cristiana, la quale veniva fino allora impartita con molta va-
rietà e dissonanza. Adottò cioè la dottrina del dotto vescovo
di Mondovì M. Michele Casati, la quale tuttavia si adopera
colle aggiunte fatte dal sac. Luigi Fabris udinese. Acerrimo
propugnatore dell'ecclesiastica disciplina, insistette special-
mente sul vestito del clero, visitava frequentemente le scuole
del Seminario, faceva di per sé gli esami ai chierici che
— 297 —
aspiravano agii Ordini, e dispensava premi per accendere
nei giovani petti l'amor allo studio e alla pietà. Ebbe cura
speciale, che nei monasteri non si rallentasse il fervore, e
non si avesse a turbare l'ordine usato. Non mancava di
porger ajuli opportuni quando questi sacri asili si trova-
vano in qualche distretta. La sua carità verso il prossimo
era ardentissima ed inesauribile. Nessuno degli sventurati
sfuggiva al suo amoroso cuore, e per soddisfare alle esi-
genze dei poveri si restrinse nei famigliari bisogni per guisa,
che il suo poteva dirsi nulla più che decente sostentamento.
E questo suo spirito di carità ebbe a spiccare in modo stra-
ordinario quando l'anno 1801 una desolante carestia colpiva
la sua Diocesi. Il governo Austriaco aveva sommamente caro
questo insigne Prelato, e non poteva dimenticare con quale
assennatezza, con quale prudenza erasi egli condotto, quando
il Friuli, con tutto il dominio Veneto, passò sotto l'impero,
per cui l'Imperatore Francesco 1 non tnrdò di riconoscere
i cospicui suoi meriti, e con diploma del 2 agosto 1802 lo
nominò Consigliere Intimo attuale di Stato, colla dispensa del
pagamento delle lasse relative, avuto riguardo ali" uso che
faceva dei redditi della sua mensa. Ma non era questa la
sola onorificenza a lui riservata, poiché con viglietto 4 di-
cembre dello stesso anno il celebre segretario di Stato Car-
dinal Consalvi fecegli sapere che S. S. Pio VII, seguendo
il costume della s. Sede di onorare colla porpora un figliuolo
di s. Marco, nella occasione così detta delle Corone, aveva
fallo cadere la scella sopra di lui. Così fu; e nel Concistoro
segreto del 17 gennaio 1803 fu nominalo Cardinale di s.
Chiesa. Ma poco ancora di vita reslava alT arcivescovo.
Mentre egli ravvolgeva in mente nuove disposizioni a van-
taggio dell' arcidiocesi, una stranissima malattia di nervi lo
attaccò verso la scorcio di Maggio. Fu questa lunga, dolo-
rosa e indomila ad ogni rimedio. In mezzo ai dolori, che
Io andavano lentamente consumando, di nulla lamentavasi,
ma da un solo pensiero era angustiato, dal pensiero dei po-
veri. Onde pochi giorni innanzi alla sua morte, stringendo
la mano dell'addolorato fratello: Vi raccomando i miei po-
veri^ flebilmente diceva, vi stieno a cuore i miei pove-
relli. Si facevano preghiere per la vita di lui, ma era già
maturo pel Cielo, e il sabato 17 dicembre 1803 verso le
ore 3 pom. confortato dei Ss. Sacramenti esalava l'anima
sua neir età di 58 anni, dopo aver governato T arcidiocesi
— 298 -
udinese per 11 anni. 1 solenni funerali ebbero iuog-o il di
2! dicembre, dopo i quali fu iella una funebre orazione ia-
lina, nella quale furono encomiate le esimie virtù del de-
funto Cardinale. Nessun monumento ne ricorda la memoria.
A Ceneda nell'aula del palazzo comunale esiste dipinto il
suo stemma; a Udine nella sala superiore dell' arcivescovato
la sua effigie in affresco con brevissimi accenni al suo go-
verno nella diocesi udinese: un ritratto ad olio nell'archivio
capitolare di Zara.
2. Biagio Mandevio. nato a Novegradi. da onesta e
ricca famiglia, dottore in ambe le leggi, da mansionario
della metropolitana di Zara, eletto vescovo di Nona nel 1602
nell'età di 32 anni. Vedi la serie degli ecclesiastici illustri
di Zara nel voi. I p. 211. e la sene dei vescovi di Nona
nel V. li. p. 144.
Obbrovazzo.
Alla distanza di 26 '/, miglia a nord est da Zara, nella
vallo bagnata dal fiume Zermagna. T antico Tedanio di Plinio,
giace sulle sue rive la borgata di Obbrovazzo, \^ Arcjyrun-
tum dei Romani, ovvero anche RiporiLin secondo Tolomeo,
e nel tempo medioevale Bravizo, Obbrovizo^ ed Obrovaz ap-
pellata, e finalmente Obroatknn. E formato questo paese da
un gruppo di alte case, che diletta, non tanto per la sua
ripartizione, quanto per il sito, chiuso in due lati da sco-
scesi dirupi. La contrada, che lo dimezza, divide la parte
situata sulla riva dello Zermagna da quella sulle falde della
collina, in cima della quale trovansi le rovine d'un antico
forte e celebre castello, probabilmente quello stesso, che fu
eretto nel 1282 da Giorgio Ghiurjacovich Co. di Corbavia,
e ristaurato dai Veneti nel 1409.
Era Obbrovazzo la sede dei conti Corbaviensi preno-
minati, il cui ultimo possessore fu Giovanni, di sopranome
Torquato, figlio di Carlo Tiranno, detto volgarmente Carlo-
vich. e di Dorolea Frangipani, il quale fuggì in Schiavonia
dopo che in gennaro del 1527 fu espugnalo dai Turchi quel
castello, che sotto la direzione e il comando del suo castel-
lano Juro Co. di Possedaria. d'immortale memoria, vi oppose
accanita, e valorosa resistenza. Venne dopo qualche tempo
in poter de' Veneziani, quando cioè nel 1647 sotto la con-
dotta del Provveditor generale Foscolo, e con la coopera-
— 299 —
zione della milìzia nazionale lo presero ai Turchi, i quali
però lo ripresero nel 1683 per perderlo di nuovo nel 1684,
nel qual anno venne ricuperato dai Veneti, guidali da Elia
Jankovich Dede e dal patrizio zaratino Simeone do Borto-
lazzi; dopo di che fu assoggettalo al veneto Provveditore
di Novegradi. Nel 1694 presero fuoco accidentalmente tre
botti di polvere, che ivi erano custodite pei bisogni di
guerra, ed il castello crollò da capo a fondo, salvo rimanendo
il suo governatore Demetrio Vlastò, che in queir istante
fuori di esso trovavasi.
Quando sia stato eretto in parochia questo pat^se non
consta. Se non che da documenti rilevasi, che varie chiese
ivi ab antico esistevano, fra le quali ne primeggia una de-
dicata a s. Pietro ap. edificata nel 1029, ed un' allra assai
pili antica intitolata a s. Michele are. come vedremo in ap-
presso. Dal che si deduce che una curazia doveva aver e-
sistito già a que' tempi in quel sito. A molte vicende andò
soggetta questa terra sino alla pace col Turco ; vicende che
sarebbe troppo lungo il riportare.
Conchiusa la pace dalia Repubblica colla ottomana po-
tenza, si pensò a fabbricare in Obbrovazzo la chiesa pa-
rochiale. La edificarono i villici sotto il castello quasi a metà
della collina, in onor di s Giuseppe; ma corrosa e sdruscila
dal tempo, venne nel 1794 riedificata, come risulta dalla la-
pide commemorativa, esistente sopra la sua porta d'ingresso:
D . o . M .
INCOLARVM . SVFFRAGIIS
SEDVLITATE . ZELO . AC . OPERA
PROCVRAT . NOB . D . ANTONII . BOLIS
ET
R. P. PAR . PASCALIS . NECHICH
TEMPLVM . FEAEDIFICATVM
A . MDCCXCIV .
L'interno della chiesa è bello. È ornato di tre altari,
l'uno dedicato al patrono e titolare, l'altro a s. Antonio di
Padova, ed il terzo al suffragio. Non offre argomento a spe-
ciali osservazioni, se si eccettua l'antico dipinto rappresentante
la Vergine, collocato sopra l' altare a sinistra. Dinanzi la
chiesa scorgonsi varie sepolture, con iscrizioni, che accen-
— 300 —
nano agli anni ITI 7, 1739 e 1785. Dietro la slessa si veg-
gono immurale sei lapidi romane, ivi trasporlale dal castello
Garin; due delle quali sono riportate nel manuale di Dal-
mazia del 1873, e le altre sono illeggibili. Venne ristaurata
nel 1827. Era di juspalronato dei minori Osservanti del Ss.
Redentore di Garin per veneto privilegio, dal cui governo,
ed anche dai successivi fino al 1810 riceveva un annuo
assegnamento.
Vicino alla chiesa oravi T ospizio dei Frati, che servì
di casa parochiaie per vario tempo.
Unti pia confraternita esisteva nei tempi andati in questa
parochia, sotto il titolo del Ss. Sacramento. Aveva 112
confratelli, buone rendile in luminarie, ed elemosine che ve-
nivano impiegate pel mantenimento dell' altare. Fu soppressa
nel 1808 pel decreto imperiale francese di quest'anno.
La parochia di Obbrovazzo apparteneva alla giurisdi-
zione spirituale del vescovo di Nona. Ora è pure parochia
con 561 anime, e dipende dal Decanaio di Novegradi.
Serie dei parochi di Obbrovazzo.
Tommaso Taifra p?
Matteo Vidolin
Vincenzo Segarich
ora arciprete di Pago.
Stefano Buzzolich
Paolo de Zanchi
Bernardino Allujevich m. o.
Antonio Rasso
Un miglio circa lontano dal celebre castello di Obbro-
vazzo, alla riva del fiume, esisteva nei passati secoli un con-
vento di Religiosi Benedettini, dello di s. Giorgio di Gopriva,
fondalo dal Bano Stefano l'anno 1052, e di juspalronato
dei premenzionati Gonli di Corbavia. Passato in commenda
in virtù dì Bolle Pontificie fu eletto abbate commendatario
nel 1530 il chierico Jacopo di Possedaria. A questo mo-
nastero fu allora affidata la cura d'anime, e n'erano di-
pendenti alcuni casali, che furono visitati nel 1572 dal
vescovo di Nona, che vi esercitava la sua giurisdizione.
E chiesa e convento furono distrutti dai Turchi, per cui non
ne rimasero che le sole rovine, ed il cimitero parochiaie.
roco
nel
1827
>?
11
1831
>?
u
1840
>?
yy
1863
?7
95
1867
yy
??
1870
n
?5
1876
— 301 —
Abbiamo memorie scritte, che in Obbrovazzo esistesse
un chiostro ed un tempio dei Cavalieri Templari. Il (empio
aveva per patrono e titolare s. Martino. Questi due edifizii
erano situali presso il mare. Ambedue restarono estinti nel
1320. Ma pili tardi ristaurali l' uno e l'altro furono occupali
dai PP. Conventuali, e lìnalmente nel 1500 distrutti dalla
musulmana ferocia.
Esisteva inoltre presso M mare un Ospizio di Terziarie
Francescane, il quale fu distrutto nel 1409.
V'era in tempi rimoti in Obbrovazzo una chiesa, dedi-
cata a s i\]ichele arcr*)tyelo, la quale è menzionata in Bolla di
Celestino III del 1195, con cui ne venne coniermato il pos-
sesso ai monaci Benedettini dì s. Grisogono di Zara.
Un'altra chiesa ancora, intitolata a s Pietro ap. trova-
vasi in questa borgata, ed è ricordata in scritture del 1020
e del 1068.
In documento del 1029 è menzione d'una chiesa di s.
Grisogono, fabbricita a Obbrovazzo da Elena sorella del
Bano Godemiro e donata assieme ad alcuni terreni al mo-
nastero d' s. Grisogono di Zara.
Come apparisce da scritture del 1070, 1072 e 1073
il convento di s. Grisogono di Zara possedeva a Obbrovazzo
molti beni donatigli da Pietro Zupano di Sidraga, e da altri
benefattori.
In carte del 1175, 1236, e 1277 questo villaggio è
appellato col nome di Ohhrovaz.
S. M. r Imperatore d'Austria Ferdinando I. con suo di-
ploma del giorno 2 Marzo 1842 ha accordato alla borgata
di Obbrovazzo il privilegio speciale di tenere ogni anno
una fiera di tre giorni, cioè ai 4, 5 e 6 ottobre.
S. M. l'Imperatore Francesco Giuseppe il giorno 14
Aprile 1873 onorò d'una breve visita questa borgata.
Località aggregate a Obbrovazzo.
1. Tre miglia distante dall'odierna parochia di Obbro-
vazzo è la villetta di Zafon^ denominala anche Obbrovazzo
inferiore per distinguerla dalla prima, che Obbrovazzo su-
periore suolsi appellare.
2. Un' altra località non lontana da questa parochia è
Krusevo con alcune case, ed incirca 50 anime.
- 302 —
3. Ospizio di Podprag
Da Obhrovnzzo un ponte di legno atlraversa il fiume
Zerniagna, e da quello comincia ascendere una strada ro-
tabile, per i primi poggi del monte. Dopo una gita di otto
miglia in continua ascesa si affaccia la grande catena del
Yelebit ed in mezzo a gioghi una rocca, cinta d'ispidi dumi,
denominala Podprag^ all'altezza di piedi 2501 ossia 834
metri sopra il livello del mare Lì si vede un' elegante tem-
pietto, dedicato a s. Francesco d'Assisi, il cui esterno pre-
senta due opposti prospetti, rivolti inverso di chi entra o
sorte dalla provincia. Li pronai ornati d'intercolonii di stile
dorico con frontispizio, si estendono a tutta la larghezza
esterna di metri otto, e si prolungano innanzi due metri.
Sopra base quadrata di otto metri per ogni lato s'innalza
il tempio, coronato da attica sopra cui poggia il coperto
formato da volta sferica rivestita con lamina di rame. L' edifizio
è ottangolare nelf interno, con quattro nicchioni, corrispon-
denti agli angoli: due lati occupano le porte, e due gli al-
tari. Il pavimento è di lastre bianche e nere levigate, di-
sposte a gradevole disegno, in forma di stella. I muri esterni,
costruì i di pietra diligentemente lavorata, presentano quasi
un' intera massa di color cinericio, ornata di bianche cornici
e colonne d'un sol pezzo, il tutto estratto dalle cave della
provincia. La vaghezza del tempietto, che splende in tutte
le sue parti proporzionata, viene nobilitata da un magnifico
dipinto dell'esperio pennello del defunto Francesco Salghetti-
Drioli. 11 quadro rappresenta il taumaturgo d'Assisi, che ri-
ceve le sacre stimmate. Lampade, bracciali, candelabri in
bronzo doralo di squisito lavoro, adornano le pareti e gli
altari. Rimpetto l'altare, su cui si celebrala messa, trovasi
una lapide che rammenta la consacrazione, fatta da monsi-
gnor Giovanni Bercich, Vescovo di Cassia, e vicario-generale
dell'Arcivescovo di Zara Vi si legge quanto segue:
MDCCCIXL
DIE . XX . MAJI
HAEC . ECCLESIA
CONSECRATA . FVIT
IN . HONOREM
S . FRANCISCI .
— 303 -
Al servigio del tempietto è destinato un cappellano del-
l'ordine dei MM. 00. e iti sua assistenza è assegnato un
laico, per cui fu costrutto un comodissimo alloggio per en-
trambi. L'ospizio, che accoglie gratuitamente luU'i viandanti
e carrellieri, ha un apposito custode salariato dall'i, r. Luo-
gotenenza, come lo è pure il cappellano con 400 annui fio-
rini, che dalla cassetta privala di S. M gli vengono elargiti
a titolo di stipendio, ed altri 30 per la manutenzione del
tempietto. Un'altra casa serve di abitazione al maestro stra-
dale, ed allo stradino.
11 cappellano fu nel 1841 il P. Bernardino Allujevich,
ed attualmente il P Costantino Banjes, ambidue dei minori
osservanti.
Questo tempietto venne ivi eretto a monumento di ri-
conoscente memoria verso l'Augusto Monarca Francesco I,
che ordinò la costruzione della strada del Velebich, la quale
può annoverarsi tra le più celebri, e per convenienza di traccia,
e per accuratezza di lavoro, e per arditezza di opera.
Nel pronao vi è scolpita da un lato una iscrizione la-
tina, allusiva all' impresa. Essa è del seguente tenore:
PARENTI . OPTIMO
FRANCISCO . t . P . F . A .
QVOD . OMNIMODIS . DALMATIAE . PROSPICIENS
PER . ALPES . BAEBIAS . VIAM . ROMANIS . AEMVLAM
IMMORTALI . AVSV . AFERVERIT . STRAVERIT . MVNIVERIT
DALMATAE . VNIVERSI
AD . ALIAS . IMPERII . PROVINCIAS . DITIONE . CONJVNCTAS
PATEFACTVM . ITER . SIBI . GRATVLANTES
AD . MEMORIAM . TANTI . BENEFICII
AVSPICI . FELICITATIS . SVAE
DEDICAVERVNT
ANNO . M . D . CCC . XXXII .
Carin (Karin)
Giace il v'Maggio di Carin in fondo del mare di No-
vegradi allo sbocco d'un fiumicino, che puranco Carin si
appello. Era qui l'antica Corinium di Plinio e di Tolomeo,
così denominala, dall'antico castello edificatovi da Carino,
— 304 —
figlio di M. Aurelio Caro 1' anno dell' era volgare 283, spe-
dilo in Dalmazia per opporsi, secondo il Frescot. alT irru-
zione dei barbari, e per contrastare l'impero a Diocleziano.
In seguito divenne Castello dei Conti Croati, sotto de' quali
ebbe anche il titolo di città. Era essa, infalli, cinta di mura,
i cui avanzi scorgonsi di presente, sul colle Gradina Mio-
(jrad. Quadrilatera n'era la sua forma, con tre torrioni nei
lati più esposti.
Verso il mare, ed in vicinanza del suddetto castello
esisteva un chiostro di Benedettini, fondato al principio del
nono secolo, menzionato nelle cronache di quell'ordine be-
nemerito, ed in testamento dell'anno 1114, conservalo nel
preesistito archivio di s. Grisogono in Zara. Tale chiostro
sull'alba del secolo decimoquinto fu convertito in Commenda
a guisa degli altri conventi deif Ordine, ed in seguilo ridotti
alcuni beni del medesimo a beneficio semplice, fu ceduto e
rinunziato nel 1668 con solenne scrittura al vescovo de
Grassi di Nona, che l'unì alla Fabbriceria della Cattedrale
in tempi di somma urgenza e misera della chiesa, dopo cioè
le lurchesche invasioni, che la ridussero all'estrema indi-
genza.
Sulle rovine di questo antichissimo cenobio benedettino,
venne edificata l'anno 1429 un'altra monastica abitazione
pei minori osservanti, i quali ivi si collocarono e visse-
ro pacificamente operando gran bene in mezzo di lanla po-
polazione. La chiesa annessa vi fu eretta dai fondamenti
da Elisabetta, consorte a Nicolò Bano di Carin, e vi leorò
beni stabili in vigne e oliveli a sostentamento della religiosa
famiglia, che lo abitava. E chiesa e convento soffrirono molli
danni nelle incursioni fatte dai Turchi sui terrilorii di Zara
e di Nona, le quali dal 1468 al 1500 furono ripetute per
ben undici volte con più o meno danno delle vile e degli
averi.
Nel 1645 il convento restò arso, e poi anche atterrato;
non così la chiesa, che fu meno danneggiala ed anzi con-
servò la sua forma. E l'una e l'altro dopo stabilita la pace,
furono rifabbricati al principio del secolo decimottavo. Quei
religiosi nel 1736 condussero a compimento ambidue gli e
difizii. al che contribuirono molto Giorgio Grimani. Prov-
veditore Generale della Dalraazi;'. colf arcivescovo di Zara
Vincenzo Zmajevich, decorandola quest' ultimo di una pala
e dell'organo. Questo convento provvedeva co' suoi religiosi
— 305 —
alle curazie di Obbrovazzo, Krusevo, Jesenice, Rodaljice,
Ervenìk, e Perusié. Presentava, in caso di vacanza, al ve-
scovo di Nona tre sacerdoti, ed egli fra questi ne sceglieva
uno di sua persuasione.
La chiesa è intitolata all' Immacolata Concezione di M.
V. È ben provveduta di sacri arredi, e per relegante sua
struttura è degna di ammirazione.
Il convento ha rendite di praterie, boschi, oliveti, ed
anco di animali lanuti.
Nel 1827 v'erano dodici sacerdoti, 7 dei quali impie-
gati in cura d'anime nelle parochie. Si occupavano allora
nello istruire i fanciulli delle ville circonvicine.
V'era a Garin una confraternita, intitolata a s. Ciriaco
senza corporazione, con poche elemosine pel mantenimento
dell' altare.
Oltre la chiesa primaria v'è una pubblica cappella de-
dicata alla Natività di M. V. fatta costruire dalla pia fa-
miglia Bellan nel 1748, la quale serve pei fedeli cattolici,
che dal 1682 si stanziarono in quei dintorni.
Trovansi ancora le rovine di una chiesa dedicata a s.
Marco, ed appellata anche s. Nicolò. In essa esiste una co-
lonna grande che finisce in forma di pigna, con iscrizione
romana.
Ov'era il castello e le case circonvicine surse un vil-
laggio di Morlacchi di rito serviano, con una chiesa inti-
tolata a s. Cirillo.
Nelle memorie storiche di Gregorio Stratico trovasi
scritto, che col diploma di Lodovico, re d'Ungheria, di data
4 dicembre ì36I, il castello e la torre di Carin furono dati
in dote da Elisabetta madre di Lodovico alla figlia Winicha.
Esiste in questo villaggio oggidì un torrione turco di-
roccato. Carin diffeso da Giovanni Hranovich nel 1514 cadde
in mano dei Turchi Fu ripreso nel 1647 dal conte Pos-
sedaria. Tentarono i Turchi di riaverlo nel 1649 ma furono
battuti dal famoso Elia Smiglianich.
In scritture del 1301, 1390 e 1407 vi è cenno di aU
cune famiglie nobili di Carin, quali sono i Slavotinich, i Mo-
gorovich. Dorino e Mardessich.
Carin appartiene al distretto giudiziario ed al comune
politico di Obbrovazzo.
20
— 306
PAROCHIE COITTIITEITTALI.
Jasenizze (Jesenice).
In distanza di tre miglia dal mar di Novegradi trovasi
il villaggio di Jasenizze^ così denominato dagli ottomani, che
se ne impadronirono sotto la direzione del loro comandante
Jasen. Giace questa estesa parodila in un vasto e sterile
promontorio, unito dal lato di borra alla montagna, mediante
monti alti e scoscesi, e circondato dal canal della morlacca,
dallo stretto e canal di Novegradi e dal fiume Zermagna. I
suoi abitanti, dediti esclusivamente alla pastorizia, hanno le
case assai disperse, perchè fabbricate dove meglio lor con-
veniva per i pascoli del bestiame. La loro ricchezza è ri-
posta negli animali.
Questa parochia era per l' addietro di juspatronalo dei
minori osservanti della religiosa provincia del Ss. Redentore
a Garin. \\ paroco aveva un assegno dalla Repubblica ve-
neta e fiorini 50 in natura dalla popolazione. Ora è nel de-
canato di Novegradi, ed appartiene esclusivamente alla giu-
risdizione dell'arcivescovo di Zara, mentre dapprima era
soggetta al vescovo di Nona.
La sua chiesa parochiale fu edificata di pianta nel 1877
a spese del fondo ecclesiastico. È un quadrilalero oblungo,
la cui facciata è di pietra battuta, ed i muri laterali di pie-
tra in cemento; sopra la facciata sorge il campanile con due
campane. L'aitar principale è dedicato al dottor s. Girolamo.
L'antica chieda parochiale era dedicata alla Ss. Trinità,
ed aveva, oltre il maggiore altare dedicato alla titolare, un
altro in onor di s. Antonio.
Aveva questa parochia una confraternita sotto l'invo-
cazione della Ss. Trinità, composta di 20 confratelli, che
colle rendite in natura e colle elemosine sostenevano le spese
necessarie al cullo.
— 307 —
Havvì un' altra chiesa dedicala a s. Giorgio m. ed una
terza presso il mare, posta alla fine del canal della Morlacca
nella località, denominata Eavanjska, ove sono parecchie
case, ed il cimitero comunale.
La casa parochiale è di recente costruzione, fabbricata
a spese del fondo ecclesiastico.
La parochia consta di 831 anime.
M
Serie dei parochi di Jasenizze
nel
* §4 Pf Giovanni Camber m. o. paroco
Pi Giovanni Simich m. o.
iacomo Missul
Domenico Buiacich
I -^ Tf e ? Bernardino Allujevich
• 1 .%^ *' JVIatteo Nekich
J / Località della villa di Jasenizze
(Giovanni Nekich
?5
?5
1826
1827
1840
1842
1863
1870
1876
ovac
Sibenik
Bravar
Podograde
Podbobie
Mekidoci
Stupica
Dolac
Kitnasta-glavica
Zelena-glavìcH
Cicevice.
Luzine
Pod-Zelenikova
Barstanusa
Bunari
Vucipolje
Ravanjska
Sotto la Repubblica veneta la villa era presidiala da
soldatesca per guardia e sicurezza de' confini.
Due miglia distante dalle abitazioni vedesi il castello
di Dracevac^ una volta ragguardevole per la sua importanza.
Jasenizze ha dato i natali a Tommaso Nekich, che fu
vescovo di Nona, pel quale vedi a pag. 233.
KruSevo.
Cinque miglia al sud di Obbrovazzo è situata la grossa
villa di Krusevo^ rammentata in documento del 4 ottobre
1224 del preesislito archivio di s. Grisogono. Ha 1182
abitanti, le cui case sono assai disperse ; sono situate In
luoghi adattali alla pastorìzia, e persino 6 miglia distanti
dal centro della villa. Appartiene al distretto e comune di
Obbrovazzo.
— 308 —
La primitiva sua chiesa, eh' era posta alle rive del mare
di Novegradì, era un tempo rimarchevole pel suo sotterraneo.
Venne rifabbricata nel 1681 sotto il titolo dei Ss. mm. Co-
smo e Damiano. Attualmente è dedicata a s Giorgio m , la
quale oltre T aitar principale ne ha un' altro in onor di s.
Antonio, Attiguo ad essa è il cimitero parochiale ed anche
la canonica.
Il paroco veniva per T addietro presentato dal Guardiano
di Garin, e confermato dal vescovo di Nona: ed ora dal-
l' arcivescovo di Zara.
Scorgonsi in questa villa nella località Gradina parec-
chi avanzi di antichi fabbricati^ ed una sorgente d' acqua
minerale nella località Osovnica^ eguale pei suoi effetti al-
l'aqua di Siila. Dalla prima vennero dissotterate delle lapidi
antiche con iscrizioni, le quali furono trasportate a Obbro-
vazzo ed immurate nel muro di cinta della chiesa parochiale
cattolica, e dell'antica di s. Giorgio.
Serie dei parochi di Kruèevo.
P. Michele Sunara m. o.
„ Marco Vidossevich m. o.
Matteo Kulisich „
Serafino Lubin „
Ladislavo Radnich „
Antonio Demarchi
55
n
nel
1827
??
V
1848
55
n
1864
J?
J3
1867
44
»5
44
1869
1876
Fridraga.
A sud di Novegradi, a piccola disianza, trovasi il vil-
laggio di Pridraga. cappellania esposta, soggetta al paroco
di Novegradi con 562 abitanti, le cui case sono molto di-
sperse, essendo essi per la maggior parte dediti alla pa-
storizia.
La situazione di questa villa è una delle più belle e
più deliziose, che perciò le impose il nome di Pridraga^ o
Predraga^ che in italiano significa carissima. Anticamente
era Dolac denominata, perchè posta in luogo basso. Ap-
partiene al distretto giudiziario di Zara, ed al comune po-
litico di Novegradi.
~ 309 —
Sua chiesa antica era s. Martino, presso cui i minori
osservanti avevano un chiostro, come risulta dal testamento
23 agosto 1472 di Cipriano de Giorgi, nobile di Zara, che
lasciò ai Francescani dì Pridraga lire 50. Distrutto il chiostro
nel 1590, rimase in piedi la chiesa isolata, nel mezzo della
campagna, con l'attiguo cimitero, lontana mezzo miglio dalle
prime case dei paesani. Veggonsi ancora i ruderi del
chiostro.
Cappellano di Pridraga fu una volta il paroco di Nove-
gradi, ma nel 1825 le fu dato un apposito curato, che ri-
siedeva a Novegradi, e serviva anche di cooperatore al
paroco.
Una pia confraternita sotto il patrocinio di s. Martino
esìsteva da tempo antico, ma fu soppressa nel 1808. Di
essa v' è memoria in documento del 1535. Aveva 40 socii e
rendite in natura ed elemosine, che venivano spese pel man-
tenimento dell'altare.
11 Sommo Pontefice Paolo III con suo Breve del 12
gennaro 1535 ha concesso un indulgenza perpetua di 100
giorni ai fedeli, che avessero pregato in questa chiesa se-
condo la sua intenzione nel giovedì, venerdi e sabbato santo,
nella festa del Corpits Domini^ e del titolare.
Serie dei cappellani di Pridraga.
Luca Zernich
Matteo Ljubanovich
Giov. Nepomuc. Barbalich
Giovanni Baicich
Giovanni Ljubanovich
Giovanni Oslrich
Matteo Nekich
P. Serafino Lubin m. o.
„ Carlo Sarich
,5 Onorato Milos
„ Vlad. Radnich
Nelle vicinanze di questo villaggio scorgonsi gli avanzi
d'un gran ponte di pietra, ed inoltre le vestigia delle ville
una volta esistite : Sudin^ Pozomoni^ Chotcina^ Bocuin^ Vezza^
Dexovac^ Cuchagn^ Bagdagn^ e castello Jancovich
cappellano
nel
1535
11
n
1826
balich „
??
1851
11
11
1852
h
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1853
»
i}
1863
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11
1865
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1869
?,' n
?9
1876
n n
?5
1878
— 310 —
Islam-latino.
11 paese à"^ Islam è situato tra Novegradi ePolesnik. in linea
retta orizzontale. In questo luogo esisteva uno degli antichi
castelli del Banalico croato, innalzato sopra le rovine d'altro
castello assai antico, denominato Vespeljevac. Fu rovinato
dalle falangi turche nelF irruzione del secolo decimoquinto.
Venne poscia weì 1577 da quelle riedificato col nome di
Sedislam che significa antemurale della fede. Dal che si
deduce, che dai Turchi fu imposto il nome a questo paese.
Quivi si stabilì allora un forte presidio di militi, comandati
da un capitano turco. Lo visitarono nel 1606 gli Uscocchi,
i quali ne presero gli animali, le donne, e i fanciulli. Lo
possedettero i turchi fino al 1647, nei qual anno, per timore
che venisse espugnato dai Veneti, fu da essi, a guisa d'altri
villaggi abbandonato. Venuto in cognizione di ciò il governo
spedì il capitano Giorgio Possedaria a verificare il fatto col-
r ordine di mandare in fiamme e poi anche atterrare il ca-
stello e il borgo. 11 che anche infatti avvenne: ed ora non
restano a vedersi che le macerie. Si ritrovò in esso gran
quantità di viveri, e specialmente di frumenti e farine, che
altrove furono trasportate. Islam è rimarchevole nella storia,
essendo questo il luogo, dove nel 1671, Mahmud pascià,
kaimakan di Costantinopoli, e Giovanni Battista Nani cav. e
Procuratore di s. Marco, ambidue commissari eletti, stabili-
rono i confini della Dalmazia, i quali furono anche approvati
dal Senato veneto, e dal Sultano.
Era Islam per l' addietro un solo villaggio, composto
di latini e di greci. E gli uni e gli altri avevano il proprio
paroco. Il paroco greco veniva eletto dal popolo, e confer-
mato dal vescovo latino, il quale vi esercitava piena giu-
risdizione, visitava la chiesa di rito greco, e vi emanava
decreti e risoluzioni pel bene spirituale del popolo. Il pa-
roco di rito greco prima della conferma faceva la sua pro-
fessione di fede cattolica dinanzi al vescovo latino giusta
la formola di Urbano VIIL e riceveva la patente d' istitu-
zione dal vescovo latino. Nel 1755, essendo stata tolta
dalla Repubblica Veneta ai vescovi latini ogni ingerenza
sopra i fedeli di rito greco, la villa d'Islam fu in due parti
divisa, e 1' una fu appellata Islam-latino pei cattolici, l'altra
Islam-greco pei greci. Così ebbe origine la parochia di' Islam *
— 311 ~
latino^ la quale adesso non è più parodila, ma cappellania
esposta nel decanato di Rasanze dell' arcidiocesi di Znra,
con 327 anime, alcune delle quali hanno le loro case in
Islam greco, altre nelle località di Riipalj, Era questa pa-
rochia sino al 1851 soggetta al vescovato di Nona.
Questo villaggio appartiene al distretto giudiziario di
Zara, e al comune politico di Novegradi.
La chiesa parochiale d' Islam-latino ha per patrono e ti-
tolare s. Nicolò. Presso di essa havvi il cimitero comunale
e la casa canonica.
Aveva una confraternita sotto il patrocinio di s. Nicolò,
con 19 confratelli, i quali colle elemosine e colle rendite di
beni campestri mantenevano in concio e colmo la chiesa, e
la provedevano del necessario corredo.
Serie dei parecchi e cappellani di Islam-latino.
Matteo Petrich paroco nel 1820
Giorgio Stipanovich „ „ 1840
Giovanni Justin cappellano ,^ 1852
Giorgio Verixsatz „ „ 1863
Giovanni Budich „ „ 1866
Giovanni Simich „ „ 1876
n
Popovic.
Sei miglia distante da Garin verso levante, ed altret-
tanti da Bencovaz verso tramontana, è situata la villa di
Popovic^ \\e\ distretto giudiziario e nel comune politico di
Benkovaz. E menzionata in istrumento 20 agosto 1514 del
preesistito archivio di s Grisogono di Zara. Ha le case assai
disperse, ed il suolo molto sterile. Era parochia un tempo;
ora è cappellania esposta della parochia di Medvidje nel
decanato di Benkovaz Apparteneva dapprima al vescovato
di Nona.
La sua chiesa parochiale era intitolata a s. Michele
arcangelo, ed aveva una lapide colT iscrizione = mdcix =
per cui sembra sia stata eretta nel 1609. Divenuta questa
incapace a contenere i parochiani, perchè ristretta, ne fu
fabbricala un'altra a s. Antonio di Padova. In allora quella
di s. Michele divenne succursiiale. Trovasi immurata in
quest'ultima una lapide romana, che ricorda una questione
— 312 —
di confini insorta tra la comunità di Nadin e quella di Carin.
Non si sa dove, né quando sia stala trasportala.
Oltre a queste ve n' è un'altra intitolala all'Assunzione
di M. V. con lapidi sepolcrali del decimoquarlo secolo : dal
che si deduce essere molto antica.
Il cimitero è attiguo alla chiesa di s. Michele.
Havvi pure la casa canonica.
Una pia confraternita sotto il patrocinio di s. Antonio
di Padova manteneva la chiesa colle rendite degli annessi
terreni. Fu soppressa nel 1808.
Serie dei parochi e dei cappellani di Popovié.
Jacopo Bosicevich paroco nel 1811
Simeone Sebenzanich „ „ 1840
Domenico Bujacich cappellano nel lé64
Giovanni Budich „ „ 1876
V* è in questa villa un torrione turco, detto Otavac.
Medvidje.
Alla distanza di dieci miglia da Popovié verso nord
trovasi il villaggio di Medvidje. che con Dobropoljci, Ze-
lengrad, e Bruska forma una circonferenza di 40 miglia,
con 1177 anime, assai disperse. E opinione d'alcuni che
'questo villaggio abbia preso il nome da certo Medo^ che
qui venuto da Castel- Venier, vi si slabìlì, e vi si pose a
coltivar la terra. Olire le rovine d'antichi edifizii, ch'esistono
presso il villaggio nel luogo, denominato Gradina^ vi sono
pure indizi! d' un' oppidum diroccalo. Colà si trovarono
poc'anzi monete romane di Valeriano, d' Aureliano^ e di
Claudio, come pure una di Costantino. Tutto ciò fa credere
che lì vi fosse un'antica città, ora distrutta. I nostri ar-
cheologi trovnno qui le vestigia delf antica Hadra di To-
lomeo, una delle 14 liburniche, distante 12 miglia ù?( Asseria
(Podgradje).
Questa parochìa, di nuova istituzione, fu eretta nel 1855,
ed è di libera collazione dell' arcivescovo di Zara. Appar-
teneva per r innanzi al vescovato di Nona, ed era di jus-
palronalo del convento dei minori osservanti di Carin. La
sua chiesa parochiale è dedicata alla Presentazione di M. V.
La primitiva sua chiesa era la odierna cappella di s. Gio-
— 313 —
vanni Battista, fabbricala dai paesani nel 1694, presso la
quale v'è anche il cimitero comunale. V è inoltre un'edi-
colelta in onor di s. Elia.
Serie dei parochi di Medvidje.
Stefano Li ni ti
paroco
nel
1812
Giovanni Kerpetich
??
V
1840
Ottavio Jovanovich m.
0. „
?^
1852
Matteo Vukic,
»
>?
1863
Matteo Drasic
»
>>
1876
Località annesse a Medvidje
Dobropoljici.
Il villaggio di Dohropoljici giace a sud di Medvidje,
lontano 6 miglia, sul colle Smerdeljica, con poche case ed
anime circa 40. Ha questo villaggio la sua denominazione
dalla sottoposta campagna, eh' è assai fertile. Si rinvenne
pochi anni fa in Dohropoljici un' iscrizione lapidaria molto
importante, che fu anche pubblicata, colla quale venne alla
luce una nuova città non ricordata da alcuno scrittore an-
tico, cioè Alveria, V iscrizione, infatti rammemora una lite
insorta per confini, tra gli Asseriates, e gli Alveritae e com-
posta da cinque giudici delegati a questo scopo dal Legato
prò Praetore della Dalmazia Marcus Pompejus Silvanus.
Colla sentenza da lui pronunziata furono segnati i confini
tra i contendenti. I nostri archeologi pongono perciò il sito
dell'antica Alveria in Dohropoljici,
Antichissima, e popolatissima fu ne' tempi passati la
villa di Dohropoljici. Per ordine del governo fu nel 1717
quasi tutta data alle fiamme per essersi sviluppala la peste,
e propagata nei circonvicini villaggi.
Zelengrad.
Zelengrad^ casale appartenente alla parochia di Medvidje
con 120 anime. Veggonsi in esso rimasugli d'antichi edifìzii,
fra i quali un Torrione turco di forma elìttica all' esterno,
e ettagona nell'interno, fabbricato, per quanto dicesi, da un
Beg di nome Zele il quale diede il nome alla terra.
— 314 ~
Bruska.
Brusha è anche casale appartenente alla parodila di
IVIedvidje con 220 anime.
Rodaljice.
Alla distanza di cinque miglia da Medvidje verso sci-
locco giace il villaggio di Rodaljice. mentovato in scrittura
del 1405. Era parochia di juspalronato del convento dei
mm. 00. di Garin, e dipendeva dalla giurisdizione vescovile
dì Nona. Ora è cappellania esposta della parochia di Med-
vidje, con 547 anime.
La sua chiesa cappellaniale è dedicata all'Assunzione
di M. V.
Serie dei parochi e dei cappellani di Rodaljice.
Stefano Lìruti m. o. paroco nel 1812
Giovanni Kerpetich „ „ 1840
Ottavio Ivanovic m. o. „ ,, 1851
Matteo Vukich „ „ 1863
Matteo Drasich cappellano ,^ 1876
Le località annesse a questa parochia sono:
Kolajiska draga,
Drusichia draga, menzionata in carta dei 1341
Ervenik<
Da Medvidje passando per Pelrovacerkva dopo un viaggio
di 15 miglia si arriva a Ervenik^ villaggio posto sulle
sponde del fiume Zermanja, nel mezzo della Bukovizza.
Ervenik è un'amena vallata, cinta tutto all'intorno da
poggi, colline e montagne, ove scorgonsi le maestose gio-
gaje del Velebit, il monte Gostusa, il Seraiz, il Kom. il
Promina, ed il Prosik, nonché il fiume Zermanja, che attra-
versa la p anura fra pioppi giganteschi, e divide il villaggio
in superiore ed inferiore. Nel centro havvi un gruppo di
case con qualche negozio, appalto, scuola, appostamento di
gendarmeria ed ufficio postale. Gli altri casali trovansi di-
spersi in altri sedici siti tra balze, boschi e burroni, alla
— 315 —
disianza perfino di 13 miglia, e più oltre ancora, se si ri-
flette che una famiglia di Zegar appartiene n questa parochia.
Varie sono le opinioni della derivazione della parola
Ervenik ; non essendone però alcuna simile al vero, non
meritano di essere qui riportate.
L'origine della parochia è incerta. Si ritiene da alcuni che
avesse avuto principio dopo che il valoroso Jankovich-Dede
cacciò i Turchi da queste contrade. Non è probabile; dap-
poiché, se si considera, che dai villaggi del contado zaratino
e nonese, occupati dai Turchi, sen fuggirono i fedeli cri-
stiani, ma dopo la loro cacciata ritornarono ai loro focolari
antichi, è forza il credere che ciò pure sia avvenuto ad
Ervenik. E quindi siamo di parere che la parochia abbia avuto
origine innanzi alle turchesche incursioni, e sia contemporanea
a quella degli altri villaggi del contado.
Ritornati che furono gli antichi abitatori ai loro letti
natii, dopo la pace, e dopo di aver regolate le proprie cose,
fu prima lor cura di risarcire la rovinata chiesa di s. Mi-
chele, fondata nel 1402, e menzionata in istrumento di si-
mil epoca. Divenuta in seguilo malconcia, ed insufficiente
all'accresciutasi popolazione, fu questa dalle fondamenta de-
molita, ed un' altra piìi decente e più ampia ne venne edi-
flcata nel 1839 a spese del fondo ecclesiastico colla coo-
perazione dei villici. Fu anche benedetta, per quanto sembra,
nel 1844. Sopra le sue porte d'ingresso trovasi inserta una
lapide colla seguente iscrizione, che accenna all'epoca della
sua erezione = Imperatore Ferdinando /, sotto il paroco
Fra Simeone Maì^kovich = il quale è morto appunto nel
1839. Siede questa su d'un piano orizzontale all'estremità
del villaggio, presso i molini, ed è tutta circondata dal cimitero,
sopra le cui lapidi sepolcrali veggonsi qua e là scolpiti il lepre,
la mezzaluna, la croce ecc. E lunga m 9:85, larga m. 6:90;
la sagrestia m. 2:75 per m. 5:79. Un solo altare v' è in
essa, di legno a due colonne. È dedicata all' antico patrono
e titolare, al principe della milizia celeste s. Michele arcan-
gelo, come lo sono la maggior parte delle chiese del con-
tado zaratino, segno questo della grande fiducia che ripo-
nevano le genti in questo campione del cielo contro la mu-
sulmana potenza. La pala è di buon autore; eccelso dono
della Casa Imperiale Austriaca, il campanile è di stile ro-
mano, di recente costruzione in pietra, con due campane
della fonderìa Colbacchini di Bassano.
_ 316 —
Fra gli arredi sacri meritano menzione un bel calice
d'argento, donato dal Pontefice Pio IX dì gloriosa memoria,
ed una bella pianeta di stoffa di stile antico, regalata dalle
dame del Ss. Sacramento di Vienna. Una bandiera di seta
rossa coir effigie del patrono s. Michele reca la seguente
iscrizione, che ricorda un benemerito suo paroco : = Vexil-
lum hocce providit M. R. Simeon Markomc^ Parochus
Eccl, s, Michaelis villae Ervenik in Liburnia. =
La casa canonica è una fabbrica recente. Fu eretta nel
1849 a spese del fondo ecclesiastico.
La parochia di Ervenik apparteneva in passato alla giu-
risdizione vescovile di Nona: ed ora all'arcivescovile di Zara
dopo la concentrazione delle diocesi in Dalmazia seguita nel
1830. Fino al 1824 era di juspatronato del convento dei
minori osservanti di Vissovac, poscia lo fu di quello di
Garin: e di presente è di libera collazione dell'arcivescovo
di Zara. Ha attualmente 555 anime.
Serie dei parochi di Ervenik.
n
7)
Girolamo Marasovic m. o.
Giuseppe Fercin
Giovanni Marie
Simeone Ivancovic
Giovanni Piljic
Don Nicolò Villicich
Simeone 3Iarkovic
Simeone Sutlovich
Don Giovanni Matulich
„ Giovanni Kerpetic
Matteo Milutin
Francesco Cvetic
Costantino Banjes
Francesco Mance
Giuseppe Kerstic
Matteo Jvankovic
?5
»
paroco
39
9y
n
nel
1816
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1832
»
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»
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»
»
1842
V
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1848
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?;
1851
»
5^
1863
n
il
1864
»
»
1870
I sacerdoti nativi d' Ervenik sono: Simeone Jvankovic
Matteo e Francesco Ivanovic, e frate Andrea Ivankovic
che qual guardiano del convento di Visovac^ lasciò bene-
detta memoria di sé.
— 317 —
Nel circondario di Ervenik sono ancor visibili in varii
sili le traccie di tre diversi rami d'antica strada, solcata nei
prischi tempi da ruotabiii, che lasciarono vestigia profonde
nel sasso, come si riscontra nelle vie di Pompei.
Sulla collina Gradina^ scorgonsi tuttora delle muraglie
in cemento, ruderi dì case, rottami d' arnesi, ed una strada
antica a chiocciola che attraversando lajocalità di DraÒevica,
conduceva all'antica Burno presso Supliacerkva. ovvero
Trajanshicjrad vicino a Kistanje, così detta, come da alcuni
si vuole, dagli avanzi d'un arco trionfale eretto dalle le-
gioni romane in onore dell' imperatore Trajano pel suo fe-
lice ritorno dalla Dacia.
Località annesse a Ervenik.
Mali Dolac Kostica Veliki Dolac
Otlic Gredina Bila Vlaka
Il Paroco di Ervenik Giuseppe Kerstic.
Fra i parochi di Ervenik merita special menzione Giu-
seppe Kerstic^ rapito alla diocesi nell'età di 37 anni. Nato
a Borgo Erizzo nel 1840, percorse tutt'i suoi studii ele-
mentari, ginnasiali e teologici in Zara, durante i quali di-
mostrò un prepolente amore al sapere, che lo formò dipoi
un ecclesiastico distinto nelle dottrine divine e letterarie.
Consacrato sacerdote, fu destinato paroco a Erven'k, ove
stette dal 1864 al 1868, donde passò a Pristeg e Rados-
sinovaz, indi a Borgo Erizzo, e finalmente a Diklo, ove
morì. Dovunque sostenne le parti di buon pastore nell' am-
ministrazione de' sacramenti nell'insegnamento della dottrina
cristiana, nella cura della chiesa, nell' istruzione de' fanciulli
ed in particolar modo nella predicazione. E qui appunto si
fu dov'egli fece spiccare il suo bell'ingegno, la sua dot-
trina, la sua erudizione. Valente banditore del Vangelo tanto
nell'idioma slavo, che nell'italiano, sparse egli il seme della
divina parola non solo alle preaccennate popolazioni, ma he-
nanco a varie altre di questa diocesi e di quella di Sebenico,
ammaestrando, illuminando, commovendo ed entusiastando
l'uditorio colla forza particolare de' suoi sermoni, e coli' e-
nergia del suo argomentare. Destinato nel 1877 a tessere
le lodi di s. Anastasia M. titolare della Basilica Metropoli-
— 318 —
tana, e patrona dell' arcidiocesi, vi predicò egregiamente,
ed il suo panegirico elaboralissimo riscosse la universale
approvazione, e fu stimato degno della stampa. In entrambe
le lingue terso e forbito scrittore dimostrò nelle sue produ-
zioni soda dottrina, ed estesa coltura letteraria. Diede alla
luce nei patrii giornali molti scritti di occasione in versi e
in prosa. Fu costante collaboratore del periodico = La Dal-
mazia cattolica = ed i suol lavori furono sempre da tutti
encomiali ed ammirati. Meritevole d' una posizione cospicua
pei suoi talenti, e per l'ardente zelo cristiano, spiegalo in
modo singolare negli ultimi anni di sua vita, nei quali, con-
tento di servire la diocesi nella cura d'anime respinse ogni
offerta di impieghi secolari, 1' avrebbe anche raggiunta una
tal posizione, se il Signore non l'avesse a sé chiamato nel
miglior tempo di sua vita mortale Morì a Diclo il giorno
1 1 marzo 1877. Compianto da lutti, gli furono celebrali fu-
nerali a Borgo Erizzo, a Diclo, in varie parochie della Bu-
kovìza, ov'era ben conosciuto, ed in alcune delle diocesi di
Sebenico, indi in Arbe, in s. Michele di Zara, ove fu tenuta
orazione funebre in sua lode, e finalmente in Duomo per
cura della redazione della = Dalmazia cattolica. =
Il paroco Nicolò Villicich.
Un'altro paroco di Ervenik degno di onorevole ricor-
danza fu don Nicolò Villicich, nativo di Cittavecchia, nipote
dell'egregio professore di teologia nel preesistito seminario
illirico di Zara, don Domenico Budrovic, ex-domenicano. Lo
zio, avendo conosciute le belle doti d'ingegno del giovinetto,
lo prese con sé, e Io istituì assai bene nella pietà, nella re-
ligione, e nei primi rudimenti grammaticali. Percorse quindi
sotto la direzione di lui qui in Zara lutti gli studii ginnasiali
e filosofici d'allora, con eccellente risultato. Dopo di che, ve-
stito l'abito ecclesiastico, fu ricevuto nel seminario teologico
latino, ove si distinse per intelligenza, ed esattezza e pru-
denza, onde si procacciò l'affetto, ed il rispetto di tulli gli
alunni. Terminati gli studii teologici con lode, anziché darsi
al pubblico magistero, nel quale avrebbe potuto far risplen-
dere assai bene le doti del suo non comune ingegno, pre-
scielse di dedicarsi intieramente al sacro ministero pastorale
della campagna, persuaso che da questo avrebbe potuto
trarre grande profitto spirituale per sé e pel popolo suo. As-
— 319 —
secondando i suoi desideri, fu allora norainnlo paroco di
Ervenik, la più difficile, e malagevole curazia della nostra
Bukovìza, per essere situala in luoghi alpestri e scoscesi, e
per essere i suoi abituri sparsi in una considerevole esten-
sione. Lì egli si prestò a tuli' uomo, e con vera abnegazione
di sé medesimo si pose a condurre quelle rozzìssime genti
alla buona via, ad estirpare i loro vizi, a togliere i loro pre-
giudizi!, ammaestrandoli con indefessa predicazione delln di-
vina parola, istruendo e fanciulli e adulti nei rudimenti della
cristiana dottrina, e in chiesa e nella campagna, non ba-
dando a rischi a pericoli, a disagi di sorta. Sua abitazione
era una casa, a tal segno sdruscita, da dover scuotere da
sé la neve, che penetrando pel diruto tetto andava a co-
prirlo mentre pigliava riposo nelle slanche sue membra. Una
stanzaccia angusta e indecente, un leltaccio disordinato e
sudicio, ecco quanto egli aveva nella sua canonica. A tal
punto era giunto il suo zelo per le anime, che correva tutto
il giorno qua e là, andando in traccia del suo dispersissimo
gregge, onde spezzargli il pane della divina parola, e do-
vunque il trovava, nelle capanne e negli abituri, nei prati,
0 nelle selve, alla pioggia o alla neve con somma carila
Io ammaestrava, lo evangelizzava. Si prendeva gran cura
de' fanciulli, come quelli che, al suo dire, sarebbero stati
un dì il suo sostegno, il suo conforto. Li istruiva nel servir
messa, nel canto di chiesa, nel leggere e nella scrittura. Al
vederlo l'avresti detto un vero missionario, che non curava
punto la sua vita, né la sua salute, la quale per tante la-
boriose ed incessanti fatiche andava di giorno in giorno
scemando, sino tanto che si spiegò in lui una grave ma-
lattia, che lo rese inabile al sacro ministero. Fu quindi por-
tato infermo a Zara, ed accollo nel Seminario, ove dopo
una lunga cura medico, durante la quale e superiori ed
alunni gli prodigarono la piìi cordiale ed affettuosa assistenza,
dovette soccombere il dì 25 maggio 1832. Gli si celebra-
rono solenni funerali nella metropolitana, compianto da tutti,
ma in specie dai giovani leviti, che furono suoi allievi.
Nunic.
Otto miglia distante da Ervenik verso ostro giace il
villaggio di Nunic,
S'ignora l'epoca della fondazione di questa curazia la
— 320 -
quale apparteneva alia giurisdizione vescovile di Nona, ed
era di juspalronalo del concento di Garin. Fu in passato
aggregata ad Ervenik, abbenchè per alcun tempo il curato
di Nunic f(»sse amministratore di Ervenik. Ora è cappellania
esposta di nuova istituzione, dipendente dalla parochia di
Ervenik nel decanato di Benkovaz, con 360 anime.
La chiesa di Nunic è assai antica, trovandosi in essa
qualche lapide sepolcrale dell'anno 1203. Non consta quando
sia stata rinnovata ed ampliata. Venne da poco tempo ri-
staurata. E costrutta ad una navata con un altare di legno
a due colonne. E lunga m. 5, larga 3. 11 campanile è di
forma romana, fabbricato da nuovo in pietra delle cave della
vicina Hiline. Ha due campane nuove della fonderia Colbac-
chini di Bassano. S. Antonio di Padova è il titolare, e Ja
pala di buon artista fu acquistata nel 1856.
La canonica fu eretta di pianta nel 1876 a spese del
fondo ecclesiastico.
Località aggregata a Nunic è la vicina Biline con 13
case cattoliche.
Biline.
Biline era nei tempi passati castello dei conti Drasko-
vic^ antica, potente e nobilissima famiglia, celebre per le
sue ricchezze e per le sue nobili imprese. In questo castello
nacque il Conte Giorgio Draskovic ai 5 di febbraio del 1515.
Ebbe egli a padre Bartolomeo, il quale perduto avendo per
le sempre maggiori conquiste de' Turchi quanto in Dalmazia
vi possedeva, passò in Croazia, e presevi stanza a Svarsa.
Giorgio ancor giovinetto si ridusse dal suo zio materno
Giorgio Martinusio arcivescovo di Strigonia e cardinale, il
quale lo fece passare a Cracovia, a Bologna, ed a Roma,
affinchè vi apprendesse le scienze e le lingue. Reduce dal-
l'Italia, indossò l'abito clericale, e dopo l'iniqua uccisione
di Giorgio suo zio si recò presso Nicolò Olah di lui suc-
cessore, il quale stimando di molto l'esimia dottrina e la
feconda erudizione del novello ministro, a se Io volle e nelle
cose diffìcili l'occupò. Fu di poi canonico di Varasdino, indi
preposito di Presburgo e nel 1559 vescovo di Cinquechiese.
Ferdinando imperatore non solu fregiollo del titolo e della
carica di regio cancelliere e di moderatore della sua coscienza,
ma eziandìo Io spedì suo legato e rappresentante del regno al
Tridentino concilio, ove die indubbie prove della sapienza,
religione e prudenza sua da meritarsi l' ammirazione di quei
padri. Ivi lesse l'orazione — De morihus improhis ab Ec-
clesia removendis ~ degna di quel nobilissimo consesso. Dopo
la fine del concilio ridottosi in patria., Ferdinando per ricam-
biare i servigi da lui con tanto zelo prestati alla religione
ed allo stato, lo nominò vescovo di Zagabria, ove datosi
a modellare il clero a seconda dei precelti del Ss. Tridentino
concilio, ristorò l'ecclesiastica disciplina, ovunque fosse ne-
gletta, e svolgendo egli stesso l'incorotta dottrina vangelica
in frequenti visite della sua diocesi, e promulgando sapienti
ordinamenti, ridusse la sua a modello delle altre diocesi
d'allora. In specialità poi si distinse per la grande sua li-
beralità inverso i poveri, in modo che nel 1570, manife-
statesi nelle più terribili forme la fame e la peste, non solo
schiuse le porte a' granai, alle cantine e al tesoro ma li
esaurì affatto, onde gli yenne quel dolce ed illustre titolo
di Padre della patria e de poveri. Eresse un seminario di
chierici, conservò inlatta la sua chiesa da ogni eretica labe,
celebrò tre sinodi nel 70, 73 e 74, e tale si fu propugnatore
della cattolica chiesa, che Pio V. ai 9 aprile del 1569 gli
diresse una lettera piena di affetto, e di stima, eterno mo-
numento alle grandi sue virtù. Nel 1583 fu da Rodolfo no-
minato alla sede episcopale Taurinense, a cancelliere del regno,
ed infine anche a luogotenente regio. Nel 1585 WGtine fre-
giato della dignità di Cardinale di s. Chiesa col titolo pre-
sbiterale di s. Stefano in monte Celio. Carico d'anni ed af-
franto dalle fatiche ai 31 gennaro 1587 pose fine alla sua
vita mortale a Vienna. Recata la spoglia a Taurino, ebbe
onorata sepoltura ed iscrizione nella chiesa cattedrale. Lasciò
non pochi monumenti del suo forte ingegno, annotali dal P.
Kercelich.
Veggonsi nel villaggio di Biline le rovine di un tor-
rione turco e di altri edifizii appresso la chiesa di s. Pelka.
Kistanje.
A dieci miglia di distanza da Ervenik verso levante
è situata Kistanje, Ebbe rinomanza neV tempi antichi perla
speciale sua posizione. Sotto i Liburni era una stazione com-
merciale, conosciuta sotto il nome di Liburna da Strabone,
ed ancora di civitas Burnistarum^ ed anche Burnum de-
si
— 322 —
nominata, e fu celebre per le battaglie date dai Romani
La città di Burnum fu il centro di tutte le communicazioni
stradali della Dalmazia mediterranea. Mediante strade, di cui
veggonsi tuttora gli avanzi nei solchi prodotti dai ruolabili,
era unita direttamente con Scardona^ con Aquileja per la
Japidia, con Zara per Asseria (Podgradje) ecc. Le molte la-
pidi di legionarii romani e d'altri personaggi militari di di-
stinzione provano la città slessa essere stata un centro mili-
tare di qualche importanza. Fu distrutta nel 640 dopo Cristo
dagli Avari uniti cogli Slavi. Veggonsi tuttavia gli avanzi
di questa vetustissima città, e del castello sulla destra e si-
nistra sponda del Kerka. L'attuale Gradina è il luogo, dove
esisteva il castello, entro il quale sonvi ruderi di un edifizio
con abside semicircolare. Il sito chiamato erroneamente
Siipliacevkva^ e Trajanski-grad^ era il Pretorio romano dei
Liburni. A destra della strada regia da Knin a Kistanje veg-
gonsi i rimasugli d'un anfiteatro, e poco lungi le rovine
d'un acquidotlo. Negli spazii tra il castello e la città furono
trovate moltissime monete d'oro, d'argento, di bronzo e di
rame, con epigrafi greche romane ecc., anelli d'oro, d'argento,
di ferro, ecc. e pietre preziose d'ogni specie. Il sig. Giorgio
Sundecic, benemerito cultore di archeologia patria^ possiede a
Kistanje una bellissima raccolta di antichità romane, trovate
in quelle vicinanze.
L'antichissima e celebre Buino è adesso una borgata.
Sotto ì veneziani chiamavasi Quartir, perchè era colà aq-
quartierato un presidio militare, che aveva lo speciale in-
carico di scortare le provenienze ottomane, particolarmente
di animali da macello, destinali pel Lazzaretto di Zara. Nel
1854 venne ivi stabilita una Prelura-politica-giudiziaria. In
giugno del 1876 Kistanje fu aggregata alla cappeilania di
Nunic, mentre dapprima era unita a Ruppe sotto la diocesi
di Sebenico. È stazione curata con 35 anime. Ha una cap-
pella nei locali dell'i, r. Giudizio, ed è dedicata a s. Lazzaro.
Sembra sia stata edificata nel 1854, quando cioè fu istituita
la Comune politica propria. La pala dell'altare è opera del
celebre artista Francesco Salghetti-Drioli di Zara. Il cappel-
lano di Nunic serve questa stazione.
Slivnizza (Slivnica).
Equidistante due miglia da Castel-Venier e da Posse-
dada giace il villaggio di Slivnizza,
-- 323 —
Quando abbia avuto origine questo villaggio non consla.
Trovasi però menzionato con tal nome in documenti del 1389.
Dai rimasugli di case, esistenti^ sui lembi delle due
vicine colline Oraska Gradina e Cukovic Greda^ e da
indubbia tradizione si desume essere slato questo il sito del-
l'antico villaggio, e che il castello, ch'esisteva sulla som-
mità del detto colle Oraska Gradina, sia slato edificato
per difesa degli abitanti del villaggio istesso, e forse anche
di tutto il lerrilorio, poiché esso domina tutto il canale della
Morlacca, ed i villaggi d'ambe le sponde, nonché tutto il
circondario fino alla Vrana. Le cronache non dicono nulla
da chi 0 quando sia slato edificato, ma è probabile che ri-
salga air epoca romana, della quale riconosconsi le traccio
in que' massi smisurali, in bell'ordine disposli ne' suoi fon-
damenti ch'estendonsi nella periferia di circa un miglio.
Neppure si sa quando né da chi sia stalo distrutto, non esi-
stendovi memorie scritte. Non è a dirsi che dai Turchi fosse
stalo atterrato, dappoiché si sa di certo, ch'essi giammai
occuparono questo luogo ; fu bensì da essi infestalo in modo,
che non osavano i suoi abitanti di stabilirsi in posizioni
vantaggiose all' agricoltura presso le ubertose ed amene sue
campagne, ma si tennero sempre sulla parte montuosa, dove
riusciva più facile la difesa specialmente del bestiame, og-
getto principale della rapacità musulmana. Questa lasciò tut-
tavia una tale miseria e prostrazione d'animo, che gli abi-
tanti non solo di cotesto villaggio, ma benanco di lult'i
luoghi contermini durarono gran fatica a riaversi. E prova
ne sia, che appena 50 anni addietro il e. r. Demanio ven-
dette un'estesissima ubertosa possessione, appartenente un dì
al monastero di s. Nicolò di Zara; possessione, che per la
sua estension e bontà potrebbe con una solerte ed intelli-
gente coltura alimentare più migliaia di persone, fu venduta
all'asta per poco più di 2000 fiorini; e chi l'acquistò, onde
allettare coloni anche di altri villaggi, cedette la coltivazione
dei campi alla condizione colonica deW ottavo. Questa misura
in ispecial modo attrasse coloni dalla vicina campagna di
Castel- Venier e dalla montagna, per cui crebbe notevolmente
Ja beneslanza di questo villaggio, che in breve tempo rad-
doppiò la sua popolazione.
Quando alle primitive famiglie sia stalo dato un proprio
pastore non fu possibile di rinvenire. Consla però dalla tra-
dizione, che pei loro bisogni spirituali ricorrevano al paroco
— 824 ~
di Caslel-Venier. Che fossero poche quelle famiglie Io di-
^ìnostra il registro de' battezzali^ dal quale si rileva che
^non più di 12 nati numeravansi alf anno in termine medio.
'''Cessati i timori che l'Islamismo incuteva, la popolazione
'crebbe coli' aumento indigeno, e parte coll'epicratico domi-
ciliarsi delle famiglie straniere, come sopra si è detto, e
collo scopo di avvicinarsi al piano delle proprie campagne
'^Iquando una, quando l'altra, costruironsi nuove abitazioni in
''/prossimità a quelle della parte montuosa, donde poi ne nacque
la divisione della parochia in Slivnizza superiore, ed in-
feriore. Nell'anno 1855, quando a Castel-Venier infieriva il
Chol&ra,^ un' intiera frazione di alquanti casali, slaccossi da
essa, e venne a piantarsi a Slivnizza. la quale conta di
"presente 84 focolari con 450 anime, Nel 1847 non ne aveva
che 280.
Una sorgente d'acqua viva, appellata Slivnizza^ diede
"il nome al villaggio. Scaturisce nella profondità di otto metri
''a breve distanza dalla frazione superiore, ove sino da epoca
^rimota fu scavato un pozzo per comodo degli abitanti.
Presso questo pozzo sorge la chiesa parochiale. circon-
dala da ogni parte dal cimitero. Essa giace in posizione al-
quanto elevata, e sotto un esteso orizzonte, che appaga
l'occhio dell'osservatore. Quando sia stata eretta, con quali
"'ttiezzì, e se giammai fu consacrata, non consta, non essen-
.Vdovi memorie né scolpite in marmo, né scritte. Se non che,
* dall' edacità del tempo essendo divenula indecente, ed inser-
^"vibile, l'anno 1844 col soldo del fondo ecclesiastico, e colla
''cooperazione dei villici fu ristaurata, stuccata con tavole,
ed alzata due metri, affine di potervi aggiungere interna-
mente un coretto per comodità degli uomini, come solevasi
'"'nelle chiese di campagna. Nel resto conserva le sue antiche
^'! dimensioni di 13 metri in lunghezza, e 7 in larghezza. Due
^ porle le servono d'ingresso, la maggior rivolta a tramontana,
^' la minore ad ostro. Non ha che due altari, e questi di legno,
da discreta mano lavorati; il maggiore dedicato in origine
'^ ai Ss. Mm. Cosma e Damiano,^ eretto più tardi in onor
^/ della 5. Croce. Dietro il maggior altare evvi la sacrestia.
Sopra la sommità del frontale trovasi il campanile di forma
romana, in cui fino pochi anni addietro eranvi due piccole
^^' campane. Siccome il loro suono non giungeva ai molti ca-
"' sali dispersi ed alcuni fino quattro miglia distanti, così nel
PO jg77^ pgj. ^jypg jjgjj» Qp defunto suo curato Pasquale Bakotic,
— 32S —
ne furono provvedute due nuove e più grandi collo scambio
delle vecchie e coli" aggiunta di fiorini 850, dalla rinomala
fonderia di Pietro ('olbacchini di Bassano. Per tale pio scopo
la munificenza Sovrana di S. M. I. R. A. Francesco Giu-
seppe I. aveva elargito dalia propria cassetta fiorini 60, ed
altrettanti il fondo ecclesiastico provinciale: il rimanente si
è ricavato dolle spontanee obblazioni dei poveri fedeli della
parochia, per cui le campane portano l'iscrizione = Impensis
fidelium de Slivnizza — 1811 . Per difetto dei mezzi neces-
sari alla costruzione d'un nuovo campanile, che potesse reg-
gere alla gravità del peso delle nuove, fu duopo appenderle
nel cimitero a poca altezza, per cui il loro suono armonioso.,
non può spandersi in lontananza, come occorrerebbe.
Distante un quarto di miglia dalla chiesa, nella dire-
zione nord-ovest, e precisamente appiè del colle Oraska
Gradina è situata la Canonica. Era in origine un' angusta
casa comunale, che perciò nel 1845 a spese del fondo ec-
clesiastico e colla manualità della popolazione fu ristaurala
ed ampliata. Rimase isolata sin dal tempo in cui tulle le
circostanti famiglie, come sopra disse, fabbricaronsi altrove
le loro abitazioni.
Una pia confraternita esisteva per T addietro in questo
villaggio sotto il titolo e patrocinio dei santi martiri patroni,
della parochia Cosma e Damiano^ g con eXemosmQ e rendita
di beni campestri sosteneva le spese del culto.
Colla scorta dei parochiali registri si è potuto formare;
la seguente serie dei parochi di questa località.
Serie dei parochi di Slivnizza.
Pietro Dadic paroco nel 1769
Vito Suric „ „ 1781
Giorgio Miletic „ „ 1792
Luca Magas „ „ 1794
Antonio Jovic „ „ 1797
Girolamo Juric ,5 ,, 1799
Giorgio Suric „ „ 1806
Marco Scorlic ,, „ 1822
Antonio Vukic escursore „ 1871
Vincenzo Miossevic amministratore „ 1874
Pasquale Bakotic „ „ 1876
Girolamo Mircelta m. o. „ „ 1879
— 326 —
Località aggregate a Slivnizza.
Selo Kolaz Mihovilovic Podaslrana.
Il villaggio di Slivnizza appartenne col titolo di Parochia
alla soppressa diocesi di Nona ; ora dipende in qualità egual-
mente di Parochia dal decanato di Rasanze dell' arcidiocesi
di Zara.
Di questo villaggio n'ebbe il possesso nel sestodecimo
secolo la famiglia patrizia zaratina de Soppe, una gentildonna
della cui casa portello in dote ad un Venier.
Radovin.
Lungi due miglia da Slivnizza. giace la villa di Radovin
sopra una collina molto erta, e di difficile salita d' ogni
parte, tranne da scilocco.
Ne' tempi andati, e particolarmente durante le incur-
sioni turchesche era questo luogo considerato come la sen-
tinella di tutto il circostante estesissimo territorio zaralino
e nonese, dappoiché né da Islam, né da Polesnik, né da
Nadin, né da Zemonico, poteva alcuno dipartirsi senza essere
discoperto da quel punto culminante. Quando i menzionati
villaggi erano in potere dell'ottomano, qualunque movimento
ostile da parte dei Turchi, veniva contrassegnato da Radovin
con apposito avviso. Nella sommità della collina scorgonsi
parecchi avanzi di edifizii, di torri e mura molto grosse; il
che dimostra l'antica sua importanza. Che fosse stata opera
romana non v'é dubbio e lo dimostrano le costruzioni di
quell'epoca, che scorgonsi in varii punti. È questo un ma-
gnifico punto di vista e molto interessante, distendendosi di
là all'occhio dell'osservatore un panorama d'una meravi-
gliosa bellezza Da tre lati veggonsi fertili e spaziose cam-
pagne, irrigate da parecchie sorgenti, una delle quali, assai
copiosa, scaturisce dalle radici della stessa collina verso po-
nente. Ne sorge un' altra non meno ricca a levante, la quale
facendosi strada attraverso la campagna, scorre verso maistro,
e s'immerge nel mare, nella valle di Perlinich, dietro la
collina di Ljubljna. Questa villa deliziosa era una volta pro-
prietà della or estinta nobil famiglia zaratina Gliubavaz.
— 327 —
Da antiche scritture si rileva che questa villa sìa slata
parochia nel decimosetlimo secolo, unita però a Ljuba. Ai
principio del decimottavo si trova sola da sé, indicata negli
atti delle visite diocesane. Ora è cappellania esposta con a-
nime 293, dipendente dal Decanato di Nona.
La chiesa di Radovin, intitolata alla B. V. del Rosario
fu eretta a spese del governo Veneto intorno al 1600. Aveva
nel 1808 una confraternita in onor della litolare con 30
confratelli, e con rendite di beni campestri, ch'erano impie-
gale nella manutenzione del suo altare.
Serie dei parochi di Radovin.
Antonio Chiuz paroco nel 1701
Natale Suhnovich „ „ 1737
Giovanni Gherdovich ,, „ 1742
Simeone Jukich „ „ 1760
Matteo Matlulich „ „ 1771
Matteo Vukasovich „ „ 1777
Martino Pestich „ „ 1815
Simeone Rakuin „ „ 1840
Verchè (Vrsi e Vrhì).
In mezzo ad una estesissima ed amena campagna, alla
distanza d' incirca 4 miglia da Nona, a borra, è situato il
villaggio di Verchè. Dagli slavi è appellato Vrsi.^ ed anche
Vrhij perchè posto sulla sommità d'una collina ai cui piedi
dalla parte di libeccio si estende una grande e fertilissima
pianura, che porla il nome di Stabilimento, nella quale, al
finire della dominazione veneta, per cura del marchese
Girolamo Manfrin, coltivavasi il tabacco, mentre adesso per
quattro quinti di estensione coltivansi i cereali dagli abitanti
di Verchè. A maislro del villaggio giace un' altra non meno
fertile ed estesa pianura, ricca di prati, e di terreni arativi
e vignati, denominala Jasenovo^ celebre nella storia di Nona,
essendoché in essa, e precisamente nel sito pod Gredom il
giorno 21 aprile del 1516, apparve la B. Vergine, che si
venera sotto il titolo di Madonna di Leporine.
Verchè è menzionato col titolo di villaggio in docu-
mento del 1387, ciocché fa ritenere, che fosse in quel tempo
abitalo, ed avesse il proprio paroco. Reso deserto all'epoca
— 328 —
dell' Invasione ottomana, dopo seguila la pace fu ripopolato
dalle genti del vicino Podgorje. E tradizione popolare, che
ivi ponessero il proprio accampamento i Turchi quando as-
sediarono la città di Nona, ed è assai probabile, che il sito,
dove si fermarono, fosse la località sunnominata Jassenovo,
essendole questo nome derivato da Jassen comandante del-
l'armata ottomana.
La chiesa parochiale di Verchè è posta nel centro del
villaggio. Quando sia stala fondata non consta. È da rite-
nersi sia stata eretta nella seconda mela del secolo deci-
moseltimo, dopo l'evasione lurchesca, sulle rovine dell'antica,
coeva alla fondazione del villaggio, e senza dubbio, da quelle
orde empie e selvaggie distrulla. Da una iscrizione lapidaria,
che trovasi presso la famiglia Gusterà, si deduce eh' esi-
stesse innanzi al 1775, mentre in quest'anno fu lastricata
per cura del suo paroco, appartenente a codesta famiglia.
Dopo il 1831 fu riedificata ed ampliata a spese del fondo
ecclesiastico, indi nel 1865 ristaurata. Questa chiesa, che
ora trovasi nel massimo deperimento, è di forma oblunga,
e ad una sola navata. Ha una dimensiono di m. 17:77 per
7 : 23, ristringendosi a m. 5 : 90 nel presbiterio, e piìi as-
sai nella sacristia, posta dietro di essa. E dedicata a s. Mi-
chele Arcangelo, Principe della milizia celeste, come quasi
tutte quelle che furono fabbricate o rislaurate dopo la di-
partita dei Turchi. Sonovi in essa tre altari, tutti di legno
intagliali ed inverniciati, ed in parte dorati, dei quali il
maggiore è dedicato al titolare e patrono, la cui pala, di
mediocre pennello, e ben conservata, rappresenta la Vergine
col divin figlio, l'arcangelo e s. Rocco. L'altare laterale a
destra di chi entra, dedicato alla B. V. del Rosario, ha una
pala men buona con la Vergine, s. Giuseppe s. Sebastiano,^*
9. Anselmo, vescovo di Nona, e s. Marcella. È slato eretto
nel 1857 per cura del paroco don Filippo Pessussich. Il
terzo altare, situalo dirimpetto al precedente ed intitolato a
s. Antonio di Padova, è del tulio guastato dalle acque che
cadono dal fracido tetto, e perciò non merita menzione. Il
suo campanile, di forma quadrangolare, addossalo alla porta
d'ingresso della chiesa, fu eretto nel 1872 a spese del vil-
laggio ; così pure le campane, per le quali l' or defunto Im-
peratore Ferdinando I elargì la somma di fior. 150. Furono
queste benedette da S. E. 1' arcivescovo Pietro Maupas in
occasione della sua visita pastorale dell'anno slesso. Questa
— 329 —
chiesa ha beni fondi, e colle rendite fa fronte alle spese di
manutenzione. La or soppressa sua confraternita, dedicata
al titolare s Michele, composta di 35 socii, provvedeva coi
suoi contributi in natura al proprio necessario corredo, e
sostentamento.
Un'altra chiesa in onore dello stesso arcangelo s. Mi-
chele esiste in questo villaggio, nella località Jassenovo.
N'era beneficiato l'arcidiacono Giuseppe Giurinovich. Anche
questa è un quadrilatero, di brevi dimensioni, spoglia di
tutto, air infuori delF aitar titolare. Il campanile alla romana,
sovrasta la fronte. Dintorno v'è il comunale cimitero.
Una terza edicola, sotto il titolo di s. Giacopo ap. è
situala nella campagna verso il mare.
L'attuale canonica, di piccole dimensioni, era dapprima
una casa, fabbricata a spese del paroco don Simeone Gu-
sterà e per suo uso. Divenne in seguito V abitazione de' suoi
successori in carica. Sdruscita dal tempo., sulle sue rovine
ne fu eretta una nuova dalle fondamenta nel 1822 a spese
del fondo ecclesiastico, eh' è appunto la presente.
Verchè era in principio parochia della diocesi di Nona.
Ora dopo la concentrazione di questa nell' arcidiocesi za-
ralina, e dopo la sistemazione delle parochie, seguita nel
1851, è diventala cappellania esposta, dipendente dal de-
canato di Nona. Ha 566 abitanti, assai pochi in confronto
all'estensione e fertilità del suo territorio. Sono dediti al-
l' ubriachezza e ai danneggiamenti, e poco amanti della fatica
e del lavoro.
Serie dei parochi e dei cappellani di Verchè.
Simeone Gusterà da Oltre
Stefano Gusterà „
Natale Gusterà „
Andrea Babich da Poijiza
Filippo Pessussich da Zvirinaz
Giovanni Marinovich da Premuda, cap.
Giuseppe Jerak da s. Gassiano
Francesco Marin da Zara
Poglizza (Poljica).
La villa di Poglizza (Poljica) del comune di Nona nel
distretto di Zara si presenta all'occhio di chi, partendo in
direzione boreale, va ad acquistare l'altura di Boccagnazzo.
paroco
nel
1783
^j
n
1800
?7
yy
1810
n
99
1821
??
99
1830
1, cap.
?9
1861
)?
»
1876
n
JJ
1879
— 330 —
Confina da borra col villaggio di Gliiiba, da cui dista 3 miglia,
da ponente con quello di Verchè e colla borgata di Nona,
da mezzogiorno con Grue e col lago di Boccagnazzo, da
levante con Dracevaz e Vissocane. Trasse il suo nome di
Poglizza (in slavo Poljica^ che in italiano vale pianura)
dalla fertilissima campagna che gli si stende d'intorno, se-
minata di cereali, e piantata di vigne dai laboriosi suoi col-
tivatori. Non è nemmeno improbabile l'opinione d'alcuni,
che cotesto nome gli fosse slato imposto da alcune famiglie,
che nel decimoquinto secolo emigrarono dalla provincia della
Poljica, allorquando questo paese venne da intestine discordie
sconvolto, e si recarono negli scogli di Zara, e nel ter-
ritorio di Nona, ove sulle rovine d' una villa, che fu dai
Turchi incendiata, vi si fossero stabilite, ed avessero edi-
ficate le loro abitazioni, imponendo al luogo il nome di Po-
ljica, in memoria della patria da loro abbandonata.
La primitiva sua chiesa parochiale ve^WQ fabbricata dai
villici in onor di s. Michele arcangelo. Andata dal tempo in
rovina, n'eressero una nuova in onor della B. V. Assunta.
Resasi anche questa inservibile, ristaurarono la prima, di
cui per poco tempo si servirono, finché nel 1857 ne fu e-
dificata una nuova di pianta a spese del fondo ecclesiastico
colla loro cooperazione. Essa misura in lunghezza metri 15
e 10 in larghezza. Ha due altari; il maggiore di marmo, e
dedicato al patrono s. Michele, l'altro di muro in calce. Non
fu però ancora consacrata, ma fu soltanto benedetta.
Oltre la chiesa parochiale esistono in questo villaggio
due cappelle. La prima tra Poglizza e Zerava, diroccata
dai Turchi nel 1516, che per antica tradizione si sa essere
stata dedicata ai ss. app. Pietro e Paolo. La seconda, in
buono stato, posta nel cimitero, intitolata a s, Giorgio^ ma
senz'altare.
La canonica, eh' è poco distante dalla chiesa, è una di
quelle fabbricate sotto il presente governo.
Conta questa parochia al presente 406 abitanti di re-
ligione cattolica. Sono abbastanza laboriosi, e si distinguono
nella coltivazione della vite, che da qualche tempo piantano
di continuo, e lavorano con buon metodo e risultato. Hanno
le stesse abitudini, e costumanze degli abitanti degli altri
villaggi della morlacchia, sebbene sieno un po' più sobrii.
Vanno soggetti alle febbri terzane a causa della malaria che
~ 331 —
sviluppasi dal lago di Boccagnazzo e dalia palude di Nona,
nel cui mezzo è situata la villa di Poglizza.
Poglizza era in antico parochia, e lo è anche al pre-
sente.
Apparteneva alla soppressa diocesi di Nona, e dopo il
1830 a questa di Zara, sotto il decanato di Nona. Ad essa
è unita la cappellania di Dracevac^ che dapprima alla pa-
rochia di Vissocane era congiunta.
Quattro località vanno aggregate a Poglizza, e sono :
Berdarich^ un miglio distante da Poglizza.
Zerava^ tre miglia verso il lago di Boccagnazzo.
Gradski hrig^ un miglio distante.
Drazic, un miglio distante.
Abbonda il villaggio di legna, e di boschi di quercia.
Fra Poglizza e Zerava c'è un torrente, che in tutta la sua
lunghezza è coperto da bosco, abbondante di selvaggiunie.
Serie dei parochi di Poglizza.
Simeone Zvitulich
Antonio Jovich
Martino Beram
Bartolomeo Drazich
Antonio Blagdan
Michele Sesselja
Simeone Scarich
Giorgio Jelicich
Giovanni Ferri
Alessandro Servadei
Unita oggidì alla cura parochiale di Poglizza è la villa
di Dracevac^ anticamente Drakuvazze^ così appellata in slavo
dalle piante spinose, di cui essa abbonda. Confina da borra
con Visocane^ da scilocco con Polesnik, da mezzogiorno
con Grue, e da ponente colle case Knesevich di Poglizza.
Apparteneva alla soppressa diocesi di Nona. È cappellania
esposta con 242 abitanti di religione cattolica. Fu nel 1862
unita a Poglizza, da cui venne nel 1874 disgiunta ed unita
a Viàocane, ma fu di nuovo abbinata a Poglizza in settembre
dell'anno cor. 1879 per commodo della popolazione.
1
paroco
nel
1752
^?
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1780
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?7
1791
eh
n
95
1830
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1833
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1838
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1863
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1867
«
ÌJ
1870
dei
Draò<
3vac.
n
1874
~ 332 —
La sua chiesa, posta su d'un' altura, vicina ad un pozzo,
dello Morovaz, è assai antica, trovandosene memoria in do-
cumento del 1550. I suoi muri sono assai grossi, ed il suo
coperto a volto reale. Dapprima non riceveva la luce che
da una ferritoja, situala a mezzogiorno., ora è illuminata
da due finestre a mezzaluna. Ha un solo altare, dedicato a
s. Martino vescovo. E pia credenza dei villici, che i Turchi
per ben tre volle l' abbiano occupata e saccheggiata, ma che
sempre ne fu liberata per intercessione del santo suo patrono.
Ha il campanile alla romana nella sua fronte, e la sagrestia
dietro l'altare. La circonda tutta d'intorno il cimitero, che
pure antico quanto la chiesa. Aveva in passato una pia con-
fraternita, sotto il patrocinio del suo titolare s. Martino, com-
posta di 28 confrali, i quali colle loro elemosine supplivano
a quanto era necessario pel mantenimento della chiesa.
Anche la villa è assai antica, essendo menzionala in
islrumento 21 agosto 1327 dell' archìvio del preesistito mo-
nastero dei Benedettini di s, Grisogono.
Dracevac non ha propria canonica, ma soltanto una
casa a pian terreno malconcia ed umida, che serviva per
1' addietro all'uopo.
Serie dei cappellani di Dracevac
Doimo Radovieh
cappellano
nel
1789
Luca Kevrich
n
??
1796
Giorgio Miletich
r>
«
1802
Gregorio Berkich
V
99
1810
Simeone Tressin
n
9?
1844
Da levante del villaggio s' innalzano le così dette Rìdine
che è una palazzina, fabbricata forse da qualche heg turco
durante l'occupazione musulmana. E costrutta di grosse mura
ed ha il coperto a volto.
Visocane.
Tre miglia distante da Poijica trovasi verso il sud-est
la villa di Visocane, Parochia assai antica, trovandosi cenno
di essa in scritture del secolo decimoquinlo. Dipendeva dai
vescovo di Nona; ora appartiene all'arcivescovato di Zara,
ed è soggetta al decanato nonese.
—.333 —
Sua chiesa parochialc con cimitero era in antico s. Mi-
chele arcangelo, lontana un miglio e mezzo dalla villa. Ora
invece lo è s. Antonio di Padova, una volta succursuale, e
vicina alle case.
Era vi in questa parochìa fino al 1808 una laica con-
fraternita sotto gli auspicii di s. Michele are. con 26 fra-
telli che colle loro elemosine e colle rendite di campagna
provedevano al mantenimento della vecchia parochiale di s.
Michele.
Vi esisteva pure una congregazione religiosa, detta Bra -
schina^ nella chiesa di s. Antonio. Era questa intitolata allo
Spirito Santo \ ed il suo scopo era di celebrar messe e fare
altre opere pie in suffragio dei defunti confratelli. Compo-
nevasi di 25 sacerdoti, i quali d' ordinario erano parochi
campestri, e di 8 laici. La direzione era appoggiata ad uno
dei sacerdoti. Aveva il titolo di Vicario, ed era assistito da
un cancelliere. Fu istituita nel 1702, ed aveva il suo sta-
tuto superiormente approvato. Facevano una volta all'anno
le loro congregazioni, le quali duravano tre giorni, durante i
quali si celebravano solenni messe ed uffici! pei morti.
Questa parochia conta di presente 251 anime.
Serie dei parochi dì Visocane.
Prè Matteo q.m Strico
paroco
nel
1146
Natale Berkich
5.»
??
1787
Giuseppe Voivodich
95
j)
1830
Simeone Tressin
59
j^
1840
Giuseppe Tolh
jy
J7
1876
Polesnik.
Il villaggio di Polesnik è situato verso greco-levante,
lungi 10 miglia da Suovare verso maistro e 4 miglia da
Zemonico verso tramontana.
Era questo in origine uno di que' castelli, eretti dagli
antichi romani in queste contrade, affine di premunirsi contro
le irruzioni de' popoli barbari, che pur troppo fecero man
bassa di tutto anche in Dalmazia. E indizii di quell'epoca
ne sono i ruderi, tuttora qua e là nei suoi dintorni esistenti,
i quali accennano allo maniera di costruzione di que' tempi,
ed inoltre le monete ivi in copia trovate coir impronta dei
— 334 —
romani imperatori, fra le quali sono da annoverarsi una bene
conservata, di Antonino Pio, rinvenuta propriamente fra le
rovine del castello, coli' iscrizione — Antoninus Aug Pius
P. P. Pr. P. XIIIL Cos, III Laetitia = ed una di
Massimino Erculeo collo scritto = Maximianus P, Pius
Herculi Victoria ~
Innalzavasi questo castello sopra una piacevole emi-
nenza. Era di forma quadrilatera, precinto da forti mura,
lunghe 50 passi per facciata, ed era munito di due torri
circolari, una delle quali situata all' angolo di levante, che
fu in seguilo ridotta dai Turchi in serbato] o d'acqua, l'altra
posta air angolo di ponente, che serviva di rocca e di ul-
tima ritirata, ed inoltre sopraintendeva alla difesa della porta
d'ingresso: ciascuna delle quali torri era fiancheggiata da
due cortine a sé corrispondenti.
Aveva questo castello communicazione con quelli di
Slivnizza, di Ljuba e di Radovin mediante una strada mi-
litare, eh' è tuttora visibile, e formava con quelli di Slivnizza
e di Ljuba {Gradina) gli angoli di un ben fortificato tri-
latero, che rendevasi inespugnabile per aver avuto nel centro
il castello di Radovin, oggidì Glavica Berettinova: il quale
apparalo guerresco, a que' tempi formidabile, serviva di an-
temurale alle città di Zara e di Nona. Per cura di chi fossero
stali eretti cotesti castelli non consta, ma è molto probabile
che Augusto, il quale cinse di torri e di mura la città di
Zara, affine di renderla inespugnabile, specialmente dal lato
di mare, abbia pure voluto renderla invincibile dalla parte
di terra coli' erigervi cosifatte opere fortificatorie.
Anche il nome stesso di Policnik sarebbe, a parere
degl'intelligenti, un'indizio non dubbio della romana origine
di questo castello, dappoiché di slavo non ha che la termi-
nazione, mentre le prime due sillabe sono di derivazione
prelamente greca, che poi ebbe la cittadinanza latina. 11 nostro
Gliubavaz chiama Polisano questo castello, forse dall'origi-
nario Polyxenum\ e la posizione topografica di Policnik giu-
stificherebbe appieno il significato della parola.
Dopo i Romani, se ne resero padroni i Re ed i Prin-
cipi Croati, che lo padroneggiarono per un breve tempo, lo
ristaurarono, e lo governarono, al pari delle città, a mezzo
di Zupani, o Conti, i quali trovunsi di spesso menzionati
negli antichi istrumenti di donazioni fatte da quei principi
al monastero di s, Grisogono di Zara.
— 335 —
Cessala la dominazione slava, e succeduto il governo
veneto^ questo castello colle sue adjacenze divenne patri-
monio della nobile famiglia zaralina de Pecchiari, anticamente
de Martinussi, la quale lo risarcì, perchè malconcio e sdru-
scito, e lo possedette fino al 1571 ; nella qual epoca, caduta
Zemonìco, cadde anch'esso in potere dei Turchi, per cui fu-
rono obbligati i suoi abitanti a fuggirsene, e stabilirsi altrove.
Scacciati i Turchi dal territorio zaratino, occuparono
questo castello i veneti che lo mandarono in fiamme assieme
al sottoposto villaggio, onde quei barbari non venissero tentali
ad impadronirsene un altra volta. Succeduta la pace, vi ri-
tornarono quelle antiche famiglie cristiane, e si collocarono
presso il diroccato castello, abbandonando il primiero lor
sito, eh' era nelle aggiacenze della tuttora esistente cappella
di s. Luca, che sin da principio serviva loro da chiesa pa-
rochiale. Ritenuto l'antico nome di Polisano e Polesnik ed
anche Policki, quivi si fabbricarono le proprie abitazioni, ed
una nuova chiesa di forma quadrangolare, della dimensione
di 18 metri per 8, cui intitolarono a s. Nicolò. Dopo duo
secoli di esistenza, logorata dal tempo, e quasi cadente, si
trovò necessario d'innalzarne una nuova, più ampia e più
solida di quella. A spese del fondo ecclesiastico venne in-
fatti eretta dalle fondamenta, e compiuta nel 1877, fu anche
consacrala il dì 28 luglio 1878 dall'arcivescovo nostro
Pietro Maupas in onor dell'antico patrono s. Nicolò. L'edi-
fizio è di stile perfettamente romano, della lunghezza com-
plessiva di m. 28, col campanile egualmente alla romana.
E ad una navata coli' abside e sagrestia di forma ottango-
lare. La fronte, la base, e le lesene agli angoli, sono di
pietra battuta, il rimanenle ad intonaco. Nell'interno è bene
decorata da lavori architettonici, ma spoglia d'altri ornali.
V'è la cantoria sopra la porta maggiore, sostenuta da due
colonne, lavoro di buon gusto, e di stile corretto. V'è inoltre
un'altare di marmo, che unitamente ad una pianeta preziosa, un
turribolo, una navicella ed una croce, il lutto d'argento ce-
sellato e smallato fu venduto ai villici V anno 1769 dalle
monache del convento di s. Nicolò di Zara per far fronte
alle spese incontrate per la riedificazione del loro tempio.
Tanto l'altare che la pala subirono guasti gravissimi, finché
erano nella chiesa primiera, ma riuscì di fare un conveniente
rislauro delT altare, non però della vecchia pala, cui ne fu
anzi, non ha guari, sostituita una nuova, dipinta dal valente
— 336 —
artista P. Giuseppe Rossi m. o. lavoro diligente, esatto, e
lodalo dagli intelligenti.
Oltre alle prefale due chiese di s. Nicolò vi sono in
questa parochia tre cappelle, cioè la prima di s. Luca, eh' era
l'fintica matrice, come si è detto; la seconda di s. Giovanni
un miglio distante, coli' annessovi cimitero: la terza di s.
Pietro.
Una confraternita vi esisteva fino al 1808, in cui fu
soppressa. Aveva per patrono s. Nicolò, 45 confratelli, e ren-
dite in natura e in danaro, con cui faceasi fronte alle spese
del culto.
Questa parochia sin dalla sua origine appartenne alla
or soppressa diocesi di Nona, al cui decanato e comune
politico è ora soggetta. Ha di presente 643 anime.
Serie dei parochi di Polesnik.
Giorgio Kevrich da Visocane paroco
Martino Kevrich „
Andrea Babich da Polesnik
Gasparo Matak da Rasanze
Luca Dumich da Eso sciroccale
Giuseppe Voivodich, supplente
Simeone Spanich da Melada
Giacomo Missul da Kale
Giovanni Barhalich ,;,
sino al 1864 in cui fu nomi-
nato pievano della colleggiata
di s. Simeone
Giovanni Oslrich „ ^ „ 1865
Felice Bakia „ ^ „ 1871
Antonio Vukic da Borgo Erizzo „ „ 1875
Località aggregate a Polesnik sono :
Istocnja Kosa, Zapadnja Kosa, Lovrinac,
Krupalj, villetta sul pendio d' una collina con belle
pianure d'intorno.
Sovare.
Due miglia al sud-est di Polesnik ed a tramontana di
Zemonico s'incontrala villa di /S'c>2;are, appellata anticamente
Suhovare^ piccola terra, situata in luogo eminente, e divisa
in due parti poco distanti fra loro. Con scrittura del 1070
oco
dal
1752
V
lì
1800
J?
n
1811
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1812
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1827
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1832
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^
1834
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>5
1844
J)
n
1851
— 337 —
venne questa terra donala assieme ad una torre da certo
Jadovano al monastero di s. Grisogono di Zara ; la qua!
donazione fu dipoi confermata e sancita dal sommo ponteiìce
Celestino III colla più volte menzionala sua bolla del 1195,
dov'è detta terra di Suhovare. In altre antiche scritture v' è
memoria di essa, quando col nome di Suhovare, e quando
con quello abbreviato di StthL II Lucio fa cenno della pre-
fata torre, le cui vestigia in alcune parti tuttavìa appari-
scono. Fu presa nel 1571 col ferro e col fuoco dai Turchi,'*
i quali però, dopo l'assedio di Zemonico, cioè nel 1647, e
dopo una terribile lotta, ed assai sanguinosa resistenza, V ab-
bandonarono a libera disposizione de' Veneziani, che la die-
dero in preda al fuoco, e ne smantellarono le deboli mura.
Rimasta deserta ed abbandonata per qualche tempo, vi
ritornarono in seguito i suoi primi abitatori, e ristaurate le
loro antiche abitazioni, ed eretta una piccola chiosa, si for-
marono in parochia al principio del secolo scorso, essendovi
dati certi dell' esistenza de' suoi parochi nel 1720; il che si
desume dai registri parochiali, eh' essendo mancanti de' primi
fogli, autorizzano a credere che ancor prima di quell'epoca
vi sia stala e chiesa e parochialità.
È tradizione che nelle turchesche invasioni parecchi a-
bitanti di Suovare si fossero rifugiati nell' isola grossa, presso
Birbinjo, ed avessero fondata la villa di Sauro. Un indizio
sarebbe la somiglianza del nome Sauro con quello di Sovare.
Era Sovare parochia soggetta alla diocesi di Nona ;
colla nuova organizzazione, pubblicala nel 1850, venne ab-
binala a Polesnik, ed in seguito per Decreto Ministeriale del
1858 dichiarata cappellania esposta sotto il decanato di Nona
dipendente dalla parochia di Polesnik. Ha 203 anime.
La sua chiesa ò intitolata a S. Antonio di Padova ; ha
attiguo il cimitero e la casa canonica.
Aveva in passato una pia confraternita sotto il patro-
cinio di S. Antonio di Padova, ma fu estinta nel 1808. Era
composta di 30 confratelli, i quali facevano fronte alle spese
dell' aitare padronale colle rendite di alcuni beni campestri,
e coi contributi fraternali.
Serie dei parochi e dei cappellani di Sovare.
Tommaso Kevrich paroco decano dal 1827
Giovanni Barbalich supplente „ 1864
22
— 338 —
Giorgio Verixalz supplente dal 1865
Giovanni Oslrich „ „ 1866
Felice Bachia „ „ 1873
Antonio Vuchich cappellano „ 1876
Il suddetto poroco Tommaso Kevrich merita special men-
zione per aver lasciato in morte buona parte dei suoi beni alle
chiese di S. Anastasia, di S. Simeone e S. Francesco in
Zara.
Smilòió.
Alla distanza di tre miglia da Sovare verso borea, sulla
strada che conduce a Karin, trovasi il villaggio di Smilcic^
posto in mezzo ad una deliziosa ed ubertosissima pianura.
Era parochia della diocesi di Nona ; ora cooperatura esposta
di Nadin nel Decanato di Benkovac delP arcidiocesi di Zara.
Aveva dapprima la sua chiesa parochiale, di cui era patrono
e titolare S. Michele Arcangelo, Diroccata dal tempo, sicché
non ne rimasero che sdruscite muraglie, servì per lunga
epoca ad uso delle sacre funzioni la cappella privata, fab-
bricata dalla famiglia zaratina Tebaldi nel 1740 in onore di
S. Giuseppe, finché ne fu nel 1870 eretta una nuova dalle fon-
damenta sotto il titolo delia Presentazione di M. V. per cura
ed a spese della benemerita famiglia Vlatkovich di Novegradi,
un ramo della quale si è trapiantato in questo villaggio di
Smilcic in mezzo ai suoi beni.
Nei 1827 era paroco Natale Petessich, ed al presente
n' è cooperatore esposto P. Carlo Saric dei Minori Osservanti.
Non ha questa villa che 75 anime.
Skabernje.
La parochia, che porta il nome di Skabernje^ è ora
formata da sei gruppi o sezioni di case, quali sono Haiììbar,
Skabernje^ Skara, Kutrovo^ Plavanka^ e Perkos, I primi
cinque son posti lungo la strada, che, deviando dalla strada
regia Zara-Benkovaz al kil. 3-19, si estende quasi dritta
in scilocco per sei kilometri fino al confine di Nadin. L' ul-
timo gruppo, cioè Perkos, giace su di un'altra strada che
da Skabernje va in ponente. Il primo gruppo denominato
Hamhar eh' è prossimo alla strada regia si compone di 6
— 339 —
famiglie; alla metà della strada sta la sezione maggiore
delta Skabernje con So famiglie; segue la sezione dìSkara;
indi Kittrovo^ e finalmente quella detta Plavanka ciascuna
con 8 famiglie. L'ultimo gruppo, cioè Perkos^ che dista da
Skabernje 3 kil. si compone di 23 famiglie. Assieme 88
famiglie con 604 anime, tutte cattoliche, le quali formano,
come sopra si disse, una indivisa ed unica villa, chiamata
Skabernje^ con un solo capo villa ed un solo curato. A me-
moria di uomo Skabernje non arrivò alla cifra di 604 anime
se non che nel 1878. In tutte le sezioni le case sono pros-
sime le une alle altre, meno in Hambar e Kutrovo, ove sono
alquanto disperse. Le due strade suaccennate sono carroz-
zabili, cosicché si può accostarsi in carrozza alle porte di
ciascuna famiglia, e a quelle delle rispettive lor chiese. Tutto
il terreno che dalla strada principale guarda settentrione è
sassoso ed improduttivo, mentre la parte meridionale è una
bella e vasta pianura di campagne coltivate a semina, e
piantate a vigna.
Dai registri parochiali si deduce, che Perkos in antico
fosse slato il luogo più importante di tulf i sunnominati, e
che da esso tutta la villa si appellasse Perkos, poiché nei
medesimi non è falla menzione di Skabernje, neppur negli
atti delle visite canoniche, ma unicamente di Perkos. Tro-
viamo nelle patrie memorie che Perkos era nel secolo deci-
mosettimo una fiorente parochia, che nel 1646 ebbe a pastore
il famoso prete Sorich, ma che nel 1681 gemeva sotto il
ferreo giogo ottomano, come diremo a suo luogo. Durante
la musulmana occupazione, gli abitanti di Perkos emigra-
rono in buona parte e si stabilirono a Skabernje; onde, ri-
masta quella terra quasi deserta di cristiani, surse in princi-
palità la sezione di Skabernje, e s'avanzò fino a tanto che
nel 1686 divenne parochia. Da quest'epoca quindi comincia
a datare l' istituzione della parochia di Skabernje, che prima
non era che una località di Perkos Fissata in tal modo con
certezza l'epoca della fondazione della parochia, di cui é
parola, ora diremo qualche cosa della sua chiesa.
A metà di strada da Skabernje a Perkos sul dorso di
una dolce collina è situata la chiesa cappellaniale dì Ska-
bernje, fabbricata in epoca remotissima, senza che da mo-
numenti lapidari o scritti ne consti l' anno di sua erezione
0 consacrazione. E di forma quadrilunga con coperto reale
arcuato, sostenuto da tre archi e rispettive colonne in mu-
— 340 —
ratura. Ha nell' interno m. 12 di lunghezza, e 4.90 in lar-
ghezza, che nel preshiterio è alquanto minore. Sulla sommità
del frontispizio, eh' è rivolto a ponente, s'innalza il campa-
nile, alla romana, con due campane. Ha due porte d'ingresso,
sei finestre a mezzaluna, ed il selciato di pietra regolare.
Nella parte posteriore v' è la sagristia con due finestre e
selciato simile a quello della chiesa. Due altari l'adornano;
il maggiore dedicato a s. Luca ev. la cui pala vecchia e
sdruscita, di mediocre pennello, rappresenta la Vergine Im-
macolata con s. Luca e s Giovanni ev. e sulla cui mensa
poggia il tabernacolo, pure di marmo ; il minore, anche di
marmo, situato in faccia la porta laterale, con pala vecchia
e sdruscita, rappresentante la Vergine del Carmelo e s. Gio-
vanni Battista. Abbenchè questa chiesa sia la parochiale e
s. Luca ne sia il titolare, pure viene ritenuta qual patrona
della parochia la Madonna Assunta, nella cui festività si
tiene la solenne funzione con segni di gioja e di esultanza
nella cappella dell'Assunzione in Hambar.
La cappella dell'Assunzione in Hambar, la quale dista
m. 100 dalla stradn regia, è rivolta a ponente, e misura
m. 9.10 per 3.70. Ha un solo uscio, e sopra di esso un
finestrino nella facciata, ed inoltre due finestrelle nelle pareli
laterali. Sulla sommità della fronte v' è il campanile con una
campana. L' unico altare, che vi esiste, non ha che la mensa
di pietra, e la pala vecchia e logora, su cui è dipinta la
B. V. Assunta con s. Rocco e s. Domenico.
Tanto a Skabernje, quanto in Hambar v'è il cimitero
comunale. L'uno e l'altro, circondati da muro in calce, rac-
chiudono la chiesa, che sta nel centro. In quello di Ska-
bernje vi sono parecchi olmi di grandezza gigantesca, i
quali stendendo la loro ombra sopra il pozzo, che è sulla
strada fuori del recinto, rendono assai gradila la sosta, e
quasi glaciale la freschezza dell' aqua. Essi attorniano la
chiesa da tre lati. Si hanno prove, che in questo cimitero
venivano in antico sepolti i morti di tutte le ville limitrofe,
quando queste mancavano di chiese e cimiteri, fra le quali
anche le ville di Ceranje e 3Iiranje, ora di rito greco n. u.
Nel cimitero di Hambar. eh' è di forma quadrilatera, ma
meno grande del primo, alcuni pochi di Hambar furono
sepolti, ma dal 1822 nessuno.
Aveva Skabernje nel 1808 una laica confraternita sotto
il patrocinio del suo titolare s. Luca, con 40 associati e con
— 341 —
rendite di vino, biade, ed elemosine in danaro, a beneficio
della chiesa curaziale
Tra i suoi sacri arredi e rimarchevole una pianola di
seta rossa, avente lo stemma dell' arcivescovo Capello ; segno
questo che fu donata da lui a questa chiesa intorno al 1640,
quando siedeva sulla cattedra arcivescovile di Zara. Lo
stemma è un'aquila a due teste, con un cappejlo nel petto.
Skabernje è stala parochia fino al 1851, nel qual anno
in seguito alla nuova organizzazione della Diocesi divenne
Cappellania esposta, soggetta al Decanato di Zara.
Serie dei parochi e cappellani di Skabernje
dedotta dai registri 2^ctrochiali.
paroco nel
95
95
95
1. Mile Raspovich
2. Simeone Drazina
3. Giovanni Pizerich
4. Matteo Marinovich
5. Michele Rusin
6. Rocco Milatovich
7. Giacomo Smolich
8. Matteo Gherdovich
9. Girolamo Castellanich
10. Tommaso Sikirich cappellano
11. Michele Majerich paroco
12. Matteo Maghich da Pasman par.
13. Stefano Torich da Vergada „
14. Giuseppe Marcellich da Oltre „
15. Simeone Sarich da Pasman, paroco
di Zemonico, supplente nel
16. Bartolomeo Drazich amministr. „
17. Simeone Svorinich da Sestrunj
amministr. nel
18. Tito Shufflay „ „
19. Simeone Sutlovich da Eso grande,
cappellano nel
20. Simeone Sarich, ilerum supplente „
21. Matteo Nekic da Jasenice, cap-
pellano nel
22. Biagio Blasul da Cale cappellano „
95
T)
n
57
99
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99
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99
99
1686
1719
1722
1727
1729
1730
1731
1751
1756
1758
1779
1780
1810
1822
1846
1846
1846
1849
1854
1854
1859
1865
— 342 —
23. Simeone Ziz del III Ordine, da
Veglia, supplente nel 1874
24. Biagio Cvìlanovic da Eso grande,
cappellano nel 1874
I parochi dal N/ 1 al N.^ 13 scrivevano unicamente
in caratteri glagolitici corsivi; dal N.^ 14 in poi con ca-
ratteri latini, dal tempo cioè in cui i registri parochiali di-
ventarono anche registri civili.
In vicinanza della chiesa di s. Luca, dalla parte di
settentrione, 30 metri circa lungi dal muro del cimitero, vi
erano due anni fa gli avanzi d'antico fabbricalo, forse un
chiostro, ovvero un palazzo di qualche signore. Ammirevole
a vedersi n'era il selciato, poiché composto di cinque strati
diversi. Il primo, formante la superficie esterna era un ce-
mento marmorideo ; il secondo sottoposto al primo, era di
calce mista con ghiaja grossa : il terzo di piccoli mattoni
della misura di cm. 11 per 7, posti in taglio, uniti con
calce, e in belF ordine disposti; il quarto simile al secondo;
ed il quinto, lastricato con piccole pietre oblunghe messe
insieme con calce, e collocate fra loro obbliquamente.
Nella stessa direzione, 150 metri incirca dal cimitero
si rinvennero parecchi sepolcri in cemento, lapidi sepolcrali,
e rottami di urne mortuarie di terra cotta.
A mezzogiorno in ponente di Skabernje v' è un punto
detto Cerkuina^ che divide il confine di questa dalla villa
di Galovci, ed un'altro a mezzogiorno in levante, detto
Bojana^ che divide i confini di Skabernje, Galovci e Gorica.
Da alcune tradizioni popolari, tuttora esistenti, si deduce,
che questi luoghi furono un tempo travagliati orribilmente
dalla peste e dalla guerra ; il che si conferma dalla storia
nostra, che del primo malore ne fa una orribile dipintura
quando invase il zaratino territorio, e del secondo narra il
sangue sparso, le ville devastate e distrutte. I nomi suddetti
di Cerkuina e Bojana ne sono una indubbia testimonianza.
La villa di Skabernje è provvista d'acqua potabile a
preferenza di tutte le altre del zaratino contado. Ha essa
undici pozzi d' acqua viva, e lutti vicini ai singoli gruppi
di case. Hambar ne ha due, Popovac e Donjevac appellati:
Skabernje ne ha uno, delio Lokvenjak : Skara uno pure denomi-
nato Bvmarié ; Kulrovo uno col nome di Stankovac ; Plavanka
uno detto Jukovac: Perkos ne ha quattro, cioè Novah^
— 343 —
Zlousac^ Zagerliah\ e Papirna : e finalmente presso la chiesa
di s. Luca ancor uno, appellalo Cerkvenjak. Sonovi inoltre
due sorgenti perenni, una cioè delta Rosulje presso Hambar,
ed un'altra della Pletenica appresso Perkos.
La principale rendita dei villici sono i grani di tutte
le specie, il vino e la pastorizia. Di ulivi non ce ne sono
che pochi, così che il più ricco non può far più di due
barili d'olio.
Passiamo ora all'indole e costumi dei villici. Sudi che
è necessario a sapersi, che fino a venti anni addietro gli
abitanti di Skabernje erano d'indole feroce e vendicativa
all' eccesso, e dediti alla gozzoviglia e all' inerzia. Il furio
era per essi cosa comune, l'omicidio proditorio spessissimo,
ed erano riguardate prodezze l'incendio, il taglio, la deva-
stazione dei frulli della campagna. Un solo prete, Matteo
Nekic^ nel breve sessennale corso di sua cura pastorale,
giunse a togliere ed estirpare, come per incanto, tulli questi
vizii nel popolo Skabernjese. Con zelo veramente apostolico,
accompagnato dalla costanza e dal coraggio, e con instan-
cabile fatica ridusse quella popolazione a costumi più miti,
ed a sentimenti più morali e religiosi. Ora questa popola-
zione è fra le più tranquille del zaratino territorio, dedicossi
all'economia e al lavoro, frequenta la chiesa e le pratiche
di pietà e di religione.
Dopo di ciò gioverà far parola degli usi e delle costu-
manze del paese. Ed in primo luogo non sarà inutile il sa-
pere come si solenneggi da essi la festa del Natale. Tulle
le famiglie si provvedono di abbondante quantità di legna e
dalla sera della grande vigilia sino a tutta la festa tengono
acceso e ben alimentato il fuoco. Il paroco benedice tutte
le case, ed in ogni casa anche l' incenso, col quale essi stessi
incensano dippoi le stalle, gli animali e le adiacenze. Non vi
ha famiglia che non solennizzi il s. Natale alla propria mensa,
e per quanto miserabile sia, vi sgozza almeno un agnello
per darne al curalo lo stinco ed un pane d' orzo o spella
pella incensazione e benedizione della casa.
E uso di molle famiglie di festeggiare il Krstnoime
(la sagra di famiglia) la maggior parte nelle solennità di
s. Stefano e di s. Giovanni. Fanno esse inviti e banchetto.
Il curato benedice all' uopo l' incenso le candelette, ed una
candela maggiore. Se egli non interviene al pranzo è tenuto
di venire almeno a recitare il vespero pei defunti della fa-
— 344 —
miglia. Durante la recita del vespero, tutti i parenti tengono
accese le piccole candele, ed in mezzo della tavola arde la
maggiore, piantata in un pane. Il capofamiglia colla testa
scoperta, pregando pei propri defunti, accende riverentemente
la candela maggiore nell' atto del desinare, cui, se non fu
ancora recitato il vespero dal curato, smorza verso sera,
versandovi sopra del vino. Compiuta una volta la recita del
vespero, questa candela arde senza interruzione fino al totjaJ,e
consumo.
Il popolo ha molta divozione pei propri defunti, e non
li dimentica di messe in loro suffragio.
Il giorno della Purificazione di M. V. non si benedicono
che le sole candelette comperate dalla Fabbriceria. Queste si
dividono per tutti gf individui delle famiglie, compresivi i
bambini appena nati.
Ogni anno tutte le famiglie pel giorno dei Santi si prov-
vedono di nuove candele. Queste vengono benedette prima
della messa di delta festività, e si tengono alla solenne messa
di Tutt' i Santi, alla funzione e messa dei morti, alle messe
dei morti, alle messe di Natale e Pasqua, alle esposizioni del
SS. Sacramento, ed alle messe ed ufficiature dei sepolcri
pei propri defunti.
Nel caso di morte di un adulto, i più benestanti fanno
invilo ai parenti ed agli amici, anche lontani. V intervengono
altri pure, quanti ne vogliono, sebbene non invitati. Zeppa
la tavola del convito, s' affollano gli altri in tutto il resto
della casa, ed occorrendo anche fuori Silenzioso e triste si
è il contegno di tutti, il mangiare abbondante, il bere mo-
derato. Alla fine del trattamento, eh' è assai breve relativa-
mente agli usi in altre circostanze, il curato^ distribuite le
candele ai parenti, canta il vespero dei defunti, e finito que-
sto, ognuno si allontana, meno quelli che dal padrone sono
pregati di fargli compagnia fino al giorno seguente, come
parenti ed amici venuti da lontano. L'incensazione si usa al
Magnificat^ la quale dal paroco si manda successivamente a
tutti i parenti. Gli scogliani piangono i morti in versi deca-
sillabi, quelli del continente in ottonari.
V è pur r uso di far benedire il pane e P olio nel giorno
di S. Biagio. Il pane si dà in cibo agli ammalati e coli' olio
si unge la gola in caso d'infermità, ed inoltre le piaghe degli
uomini e degli animali.
Alla Pasqua, oltre la benedizione dei cibi d' uso, fanno
— 345 —
benedire una piccola quantità di grano di ogni specie, e Io
mescolano con quello destinato alla semina.
L'acqua benedetta nella vigilia dell'Epifania ha presso
di loro una speciale importanza. Con essa aspergono da sé
tutte la stanze delle loro case, le stalle, le aje, tutti gli ani-
mali e le campagne.
Questo popolo teme terribilmente la maledizione del pro-
prio curato di qualunque condotta o tama esso sia, e pella
paura di una tale maledizione si astiene da molti mali verso
il suo prossimo, quali sono il furto, il taglio, T incendio, e
la devastazione delle campagne. Con questo mezzo, benché
illecito, i curati, prendono le difese del perseguitato, lo li-
berano dalla prepotenza di nemici feroci e sanguinari.
Il curato se é di buona condotta è amato e venerato,
altrimenti o non é curato, ovvero deriso ad anche sprezzato ;
ma in ogni caso anche il più feroce e indurato nel delitto
teme, come si disse, la sua maledizione.
Nadin.
Lungi un miglio e mezzo al sud-est di Skabernje, do-
dici miglia da Zara, in mezzo ad una spaziosa campagna si
presenta il villaggio di Nadin, l'antica Nadinium dei Ro-
mani, ed anche Nedinum^ della quale si conservano ancor
le traccio. Dalle iscrizioni lapidarie risulta che era colonia
romana, della trihus Claicdia^ eretta dai Duumviri, Fu an-
noverata da Tolomeo tra le città marittime della Liburnia.
Parecchie iscrizioni lapidarie furono scoperte nello scorso
secolo, le quali furono trasportate nella preesistita Galleria
Pellegrini. Anche di recente se ne rinvennero alcune nella
pianura dove oggidì giace il villaggio, ed anche frammenti
d' ornato, colonne, e moneto, e fra quest' ultime un Domiziano
di bronzo. Fu questa città, al dire de' nostri storici, dai Goti
distrutta. Nel 1096, sopra il colle, che ad oriente dell'attuai
villaggio si eleva 134 m. sopra il livello del mare, venne
innalzato un castello dai Conti Croati, sulle antiche rovine
del Castrum romano, e da forti muraglie circondato. Ma in
seguito fu anche questo dn forze nemiche atterrato. Giunti i
Veneti in possesso di queste terre, sopra quelle rovine n'e-
ressero un nuovo di pianta, e come narrano le nostre cro-
nache, il dì 6 Marzo 1496 fu gettata la prima pietra dal
Vicario di Zara, assistito dai patrizi zaralini Co. Tommaso
— 346 —
Leon, e Damiano de Ciprianis, dopo che fu cantata solenne
messa d' inaugurazione del nuovo castello. Paolo Jovio nel
1. 36 della sua Istoria narra, che Amurat per tradimento del-
l'avaro suo custode s'impadronì (1539) di questo castello,
che, per essere posto su di un' alto colle, come si disse, era
di grande importanza, poiché serviva di vedetta agli abitanti
del villaggio, i quali all' avvicinarsi del nemico, con fuochi,
con bandiere e a colpi di mortaretto davano avviso ai ter-
rieri, ed anche ai lontani del prossimo pericolo, onde aves-
sero tempo e modo di salvarsi. 1 Turchi non contenti di es-
sersene cosi resi padroni lo smantellarono in parte dopo di
avervi incendiate le sottoposte abitazioni. Lo tennero per molto
tempo, come deposito, e nel 1646 vi ediflcarono dei ma-
gazzini per custodire gli attrezzi di guerra, e per conser-
vare le munizioni e le provigioni, onde continuare a com-
battere in Dalmazia, per impossessarsi un giorno di tutta la
provincia. Nel 1647 il Provveditore Generale Leonardo Fo-
scolo, trovati senza presidio codesti edifizì, fatte trasportare
le munizioni da guerra in luogo sicuro, li diede alle fiamme.
Li riedificarono però ancora una volta i Turchi. Ma final-
mente nel 1684 vi ritornarono i Veneti, che trovarono e
castello e villaggio disabitato, e quasi distrutto.
Su di quel colle veggonsi infatti colossali rovine di co-
struzione medioevale. La cima del colle viene anche al pre-
sente appellala Staro selo. Essa è circondala da mura assai
antiche, ancora visibili e dalla parte del sud ancora bene con-
servate, ed in alcuni punti nell'altezza di 2 m. Le altre ro-
vine visibili entro il circuito delle mura sono di costruzione
posteriore, veneta e turca.
Sulle rovine sorse allora un nuovo villaggio di 80 case,
ed appena ebbero quegli abitanti un po' di pace, edificarono
la propria chiesa parochiale e la dedicarono a S. Antonio di
Padova. V eressero pure una casa per abitazione del paroco,
che per essere sdruscila dal tempo, fu sostituita da una nuova,
fabbricata nel 1878 a spese del fondo ecclesiastico.
Due pie confraternite, coi loro contributi in natura e in
danaro, provvedevano al mantenimento della chiesa. Tali e-
rano quella della B. V. del Rosario con 34 fratelli, e quella
di S. Antonio di Padova con 32 fratelli.
Fu un tempo questa villa parochia decanale della dio-
cesi di Nona, ora è semplice parochia dell' Arcidiocesi di
Zara con 224 anime nel Decanato di Benkovaz.
— 347 —
Eravi in questa villa un chiostro di P.P. Conventuali, il
quale fu nel 1500 distrutto.
Serie dei parochi di Nadin.
Luca Sikirich paroco nel 1805
Vincenzo Supicich „ „ 1840
Michele Levacich „ „ 1843
Biagio Blasul „ „ 1863
Giovanni Illinich „ „ 1870
Nicolò Mekinic „ „ 1876
In antiche scritture trovansi le seguenti famiglie sta-
bilite a Nadin: cioè Sossich nel 1356, Pribislavich nel! 391,
Cacich nel 1399, Divac nel 1450 e Zmelich nel 1465.
In scrittura del 1541 trovasi menzionato Pietro Giusti-
niani qual castellano di Nadin.
Rastevic.
Due miglia lontano a sud-est di Nadin giace la villa di
Rastevic, Apparteneva anche questa alla diocesi di Nona, ed
era parochìa. Ora è cappellania esposta dipendente dal De-
canato di Benkovac.
L'antica sua chiesa parochiale, intitolala a S. Giorgio m.
è stata eretta in epoca rimota trovandosi nell' aliar laterale
dalla parte dell'epistola una iscrizione del 1164 con uno
stemma d'antica scultura, rappresentante una mano, che stringe
una spada di forma vetusta. Venne rifabbricata dalle fonda-
menta nel 1845 a spese del fondo ecclesiastico col concorso
dei villici, e fu consacrata del 1846. E grande abbastanza.
Ha il campanile alla romana con due campane. Ha due altari ;
il maggiore di marmo dedicato al titolare, il minore a s. Gio.
Battista, ed ai Re Magi.
Aveva questa chiesa una pia confraternita sotto T invo-
cazione del suo titolare S. Giorgio con 38 confrali, i quali
con redditi in natura e in denaro sostenevano le spese ne-
cessarie al suo mantenimento.
Ha il suo cimitero, la casa canonica, e 278 anime. Ri-
guardo alla casa, questa apparteneva alla nobile famiglia de
Felicinovich di Zara, fu comperala dal governo, e ristaurata
ed ampliata a spese della popolazione. Ora è nel massimo
— 348 —
disordine al pari della chiesa. E T una e l'altra, che sono
attigue, furono precinte da un muro in calce a spese del-
l' attuale curato. Furono suoi parochi Gregorio Ugarcovich
nel 1810; Simeone Michich dal 1827 fino al 1874, il quale
si ehbe la croce d' oro del merito con corona pei lunghi e
meritati servigi in cura d' anime : poi per breve tempo Fran-
cesco Bellenghi, indi Nicolò Mekinich nel 1875.
Benkovac.
Benkovac, capoluogo dell' omonimo distretto politico,
giace 18 miglia all' est di Zara nell'intersecazione della strada
provinciale Pakoscane-Karin colla regia Zara-Skardona, Zara-
Kistanje. Siede sopra un bassopiano alluviale, cui fan corona
due altipiani, Kukalj cioè a nord-est, e Podlug a sud-ovest, ed
inoltre quattro colli. Deve il suo nome a Benkovic, a cui il
circostante territorio fu dato in signoria all'epoca della oc-
cupazione turchesca, e che vuoisi abbia eretto 1' attuale ca-
stello sul colle S. Antonio, benché sia da ritenersi l' abbia
piuttosto ristaurato, mentre le nostre cronache ne attribuiscono
la primitiva sua fondazione ai Conti Croati nel medio evo.
Come tutto quanto il territorio zaratino-nonese fino a Babin-
dub, cosi anche Benkovac dovette subire il giogo ottomano,
da cui verso la metà del secolo decimosesto s' affrancò de-
finitivamente colla cacciata dei barbari, avvenuta per opera
dei serdari, guidati dall'eroico Mocivunja, sotto la direzione
del provveditor generale Corner, che governava la Dalmazia
in nome della Repubblica veneta. Questi, sbaragliati i Turchi,
pubblicò un bando, con cui assicurava la vita e le sostanze
a quelli che fossero rimasti in Dalmazia, a condizione però
che dovessero abbracciare la religione cristiana. Del qual
bando approfittava a Benkovac la sola famiglia turca Atlic^
che tosto si fece battezzare: ed il provveditore, che zelava
la propagazione del cristianesimo volle egli slesso assistere
da padrino ai neofiti, ed imponeva ad essi il diminutivo del
proprio cognome '^ Coìmei^etto „ che i loro discendenti con-
servano a tutl' oggi, sebbene dai contadini si continui a chia-
marli Atlici. Questa è la pivi antica famiglia della borgata
dopo la dominazione ottomana, a cui in seguito sì aggiun-
sero le famiglie Borin e Basic, e più tardi altre ancora come
vedremo. Da queir epoca Benkovac rimase stazionaria sino
alla metà del secolo presente, essendovi memorie scritte che
- 3'4W -
in tutto questo lasso di tempo non contava più di 30 od al
più 35 aijitanti
Benkovac cominciò a risorgere dopo fanno 1846, in
cui vi fu stabilita una i. r. Pretura politico-giudiziaria col-
r assegnamento di parecchi villaggi, tolti ai distretti di Scar-
dona e di Zara. Sorsero allora nuovi edifizì, vi si aprirono
negozi di vario genere, ed in breve tempo diventò Benkovac
il centro principale del commercio di tutto il territorio cen-
trale. Ciò non basta, dappoiché slaccato nel 1868 il potere
politico dal giudiziario, questo luogo divenne anche la sede
del Capitanato distrettuale, da nuovo istituito ; donde nacque
il bisogno di nuove fabbriche, ed un rilevante incremento
di popolazione, in guisa tale, che dall'anno 1846 in cui e-
sistevano 10 case con 35 individui, come sopra si è detto,
al presente si contano invece oltre a 40 case, ed una po-
polazione di circa 400 abitanti, dei quali parte impiegati,
parte possidenti, negozianti, artisti. GÌ' i. r. Uffici che hanno
residenza sono : il Capitanato distrettuale, il Giudizio distret-
tuale, l'Ufficio d' iiijposta, la Commissione d'estimo, un ap-
postamento di gendarmeria, ed una colonna mobile. Avvi
inoltre l'Ufficio comunale, ed una farmacia ecc.
Il commercio d' esportazione consiste principalmente in
vino, granaglie, pelli e sevo. La coltura della vite viene di
continuo propagata e riesce a meraviglia. La borgata farà in
niedia 6000 ettolitri di vino all' anno.
La popolazione che è composta di famiglie giunte dal
Friuli, da Verlika. Dernis, Knin. Kistanje, Scardona, Zara e
Traù, ed anche dalla Croazia, è cattolica in gran maggio-
ranza. L' indole varia a seconda dell' origine. La tendenza
d' arricchire è comune a tutti.
La massima parte delle case, le quali sono costruite con
sufficiente gusto estetico, giace lungo la strada regia, dal-
l'una all'altra parte della stessa, in direzione est-ovest con
preferente tendenza verso 1' est, seguendo il declivio del ter-
reno, per cui molte rimangono inondate col cadere delle
pioggie, come non una volta è avvenuto ; mentre se la bor-
gata si estendesse in senso inverso cioè all'ovest, questo
grave inconveniente non si avrebbe a deplorare.
Non è dubbio che, allorquando i Principi Croati signo-
reggiavano questo castello, da loro fondato, il circostante
paese fosse cattolico, ed un paroco avesse avuto, ed una
chiesa; poiché è certo che dov'essi ponevano lor sede, dopo
— 350 —
di essersi ben muniti e fortificali, erigevano chiese, e pro-
teggevano la religione. Nulla però ci dicono le patrie istorie
di tutto questo Non v' ha dubbio del pari, che, impadronitisi
i Turchi del castello e del paese, avranno fatto man bassa
d'ogni cosa, di persone, di case e della stessa chiesa: ma
cacciati che furono i barbari nel 1646 dal territorio zara-
tino e nonese, furono puranco espulsi da Benkovac, come
abbiamo di sopra narrato^ e la sola famiglia neoconvertita
Corneretto-Atlic cominciò a formare una nuova comunità
cristiana, cui si associarono successivamente le altre due
Borin e Basic. Non essendovi però né chiesa né paroco, furon
questi da principio assistiti spiritualmente dai frati di Perusic,
parochia che dista pochissimo da Benkovac, coi quali ebbero
comuni per qualche tempo la chiesa e il cimitero, fino a tanto
che la famiglia Borin eresse nel 1743 una cappella in onor
di S. Antonio sul colle di tal nome, a ridosso della cinta
del castello, ed a fianco della propria abitazione. E questa
cappella un quadrilatero della dimensione di m. 7.30 per 4.80.
Ha un campanile alla romana con due campane, una delle
quali appartiene alla diroccata chiesa di Kulatlagic. E illu-
minata di fronte da una finestra circolare, e da due oblunghe.
e dal lato destro da una semicircolare. E coperta di tegole,
ed è soffittata di tavole dipinte ad olio. Nell'interno ha un
altare di pietra, tutto inverniciato, con pala, di meschino pen-
nello, e guasta dall' umidità, rappresentante la Vergine col
divin figlio, e con S. Antonio di Padova, e S. Gio. Nepo-
muceno ai lati. Nella base dell'altare v'è la seguente iscri-
zione, che ricorda il suo fondatore Giovanni Borin:
Altare in honorem Dei ac D. Antonii Pai. j^ietas erexit ;
Viventihus Ill.mo E jdo Nechich. Pietro Lisica capellano
ac Johanne Borino^ fundatore. Anno 1143.
Questa cappella aveva comunicazione una volta coli' attigua
casa Borin mediante un uscio praticato dal lato destro della
cantoria, il quale ora è murato. Servì dessa da chiesa cu-
raziale sino a quest' ultimi tempi, cioè fino al 1865, in cui
venne aperta la chiesa nuova, di cui parleremo in appresso.
Al presente vi si celebra qualche messa fra l'anno e nella
festività del titolare. Nel 1860 le venne aggiunta una pic-
cola sagrestia.
Mentre si slava erìgendo questa chiesetta, il suo fon-
datore Borin ottenne dal Vescovo di Nona Tommaso Nechich
— 351 ~
un cappellano nella persona di Pietro Lisica, e lo dotava di
beni fondi, sufficienti al sostentamento di lui e dei suoi suc-
cessori. Per tal guisa venne fondato il benefìcio curaziale, il
quale scomparve però in seguito, poiché in assenza del cu-
rato venne in parie usurpato, ed in parte annesso alla chiesa.
Se al cappellano Lisica, venuto nelfanno 1743, suc-
cedessero immediatamente altri cappellani, oppure ritornas-
sero i Benkovcani sotto la cura dei frati di Perusic non
consta positivamente; ma è però molto probabile quest'ul-
tima supposizione, poiché la tradizione non porta fra il Lisica
ed il Gerskovic altri cappellani. Circa Tanno 1820 venne
destinato a cappellano il Gerskovic, e vi rimase fino al 1840.
Succeduta la riorganizzazione delle parocchie in Dalmazia,
Benkovac veniva innalzata a parochia, per cui le furono
unite sei famiglie cattoliche di Kulatlagic, che per lo innanzi
erano sotto la cura di Korlat, ed inoltre il villaggio di Sopot,
ambidue poco distanti da Benkovac. In seguito alla quale
unione i Parochi di Benkovac erano incaricati di celebrare
una seconda messa nei dì festivo-dominicali nella cappella
di S. Pietro a Kulatlagic; obbligo da cui vennero sciolti da
circa 30 anni, pel crollo del tetto e d' una parte dei muri
della medesima.
Seguono in ordine cronologico i cappellani e gli ammi-
nistratori parochiali, che si succedeUero dal 1743 al 1862.
Pietro Lisica, cappellano dal 1743-
Giovanni Gerskovic da Sale „ 1820-1840
Simeone Michich parroco di Bastevic suppl. „ 1840-1842
Simeone Profazza da S. Eufemia amm. par. „ 1842-1844
Simeone Michich da Sale come sopra . . „ 1844-1847
Vincenzo Merchizza da Scardona amm. par. „ 1847-1848
Simeone Michich, come sopra supplente . „ 1848-
Giovanni Bevilaqua da Zara amm. par. . . „ 1848-1849
Simeone Michich, come sopra supplente . „ 1849-1850
Francesco Zvetich da Segna, amm. par. . „ 1850-1854
Simeone Michich, come sopra supplente . „ 1854-1858
P. Carlo Saric, amm. par. di Perusic, suppl. „ 1858-1859
Biagio Blasul da Cale, amministr. par. . . „ 1859-1862
Se non che trovandosi i curati di Benkovnc, come la
maggior parte dei curati della provincia, mal provveduti col
tenue supplemento di congrua, che percepiscono dal fondo
~ ai52 —
ecclesiastico, la Comune conoscendo essere questa la cuusa
principale dell' assenza del curalo, venne nella determinazione
d' istituire una scuola comunale, e di affidare V istruzione e
r educazione dei fanciulli al curato da nominarsi, onde così
porlo in condizione di poter sopperire ai bisogni della vita,
fissando a tal fine T importo di fior. 250 e parte dell'inden-
nità d'alloggio; importo che unito ai fior. 210, quale sup-
plemento di congrua formava una somma di fior. 500. Sotto
questa condizione vi \enne destinato ad amministratore pa-
rochiale e maestro il rev. don Biagio Blasul nelf anno 1859,
a cui in settembre del 1862 e sotto le medesime condizioni
succedeva l'attuale paroco don Giovanni Mottussich.
L'anno 1863 si dava mano all'erezione della canonica
e della nuova chiesa parochiale, la cui spesa complessiva di
fior. 17.000 fu dal fondo ecclesiastico sostenuta. La chiesa
ultimata nell' anno successivo 1864, fu benedetta solenne-
mente V8 settembre 1865 dall'Arcivescovo Pietro Maupas,
in onor della Natività di Maria Vergine. E posta in centro
della borgata, in capo della sottoposta piazza, eh' è di pro-
prietà della chiesa stessa per la cessione regolare fattale dal
e. r. Demanio con pubblico istrumento dei 23 febbraio 1871.
La sua forma è a croce, nel cui centro s' innalza una cu-
pola ottangolare di 13 m d'altezza con otto fori circolari,
e munita nella sommità d' una croce di ferro. La dimensione
complessiva della chiesa è di m. 18.10 per 5.35, non com-
prese le due braccia. L'interno è fabbricato a volto reale,
coperto dì tegole, ed è selciata con pietra regolare. Non vi
sono altari laterali, ma nel lato destro v' è un crocefisso, nel
sinistro un quadro della Vergine, avuto in dono dal Ponte-
fice Pio IX a mezzo di S. E. 1' Arcivescovo nostro. Due di-
pinti, l'uno di stile bizantino, rappresentante la Madonna, e
r altro la natività del Signore, ed inoltre una Via-Crucis,
adornano le pareti laterali. Dalla navata, a mezzo di due
gradini, si ascende nel presbitero, separato da essa mediante
una balaustrata di legno inverniciato. In mezzo ad esso, sotto
un arco che il divide dalla sagrestia, s' innalza sopra due
gradini il maggior altare, costrutto di pietra levigata, tes-
selata in marmo, con eguale custodia peli' eucaristia, e colla
pala della titolare, di nessnn valore artistico. Dietro l'altare
v'è la sagrestia, di forma circo! re, e col suo corredo ne-
cessario. Questo altare è stato edificato a spese dei due fab-
bricieri e benefattori Antonio Corneretto e Nicolò Dapar, il
— 353 —
che è dimostralo dalla seguente iscrizione scolpila in marmo
dietro il medesimo:
D. O. M. D. V. M.
ANTONII . CORNERETTO
ET . NICOLAI . DAPAR
PIETAS
ALTARE . HOC . DICAVIT
A. D. MDCCCLXIX.
La chiesa è hene illuminata, e forse anche troppo illu-
minata per la sua limitata dimensione, entrandovi la luce per
15 fori di varia grandezza.
Il campanile la cui hase fu edificata assieme al corpo
della chiesa, venne condotto a termine nel 1869 col gene-
roso sussidio avuto da S. M. 1. R. A. il munificentissimo im-
peratore nostro Francesco Giuseppe L Fabbricato a guisa di
torre, s' erge alP altezza di 20 metri avendone 2 nella base ;
è in due ordini diviso, il secondo dei quali, ove son collo-
cale tre armoniose campane, è lavorato in pietra battuta, e
finisce in un castelletto ottangolare, a cui sovrasta una pi-
ramide con croce e parafulmine. Sulla facciata occidentale
del medesimo si legge scolpita in marmo la seguente iscri-
zione, che ricorda il benefattore:
FRANCISCO . JOSEPHO . I
AVSTRIAE . IMPERATORI . AVG.
CVIVS . DIVITE . LARGITIONE
HAEC . TURRIS . A. MDCCCLXIX . AEDIFICATA
MVNICIPES . CATHOLICI
GRATI . ANIMI . MONVM.
P.
Elegante è la forma della chiesa, ma è dessa ormai di-
venuta angusta ed insufficiente alla sempre crescente popo-
lazione della borgata. È provveduta a sufficienza di sacri
arredi, fra i quali sono degni di menzione un velo umerale
ed una pianeta di raso bianco con ornamenti di seta e d' oro,
un messale, un calice con patena e due candelieri d'argento^
donali a mezzo dell' arcivescovo nostro dal Pontefice Pio IX ;
33
— 354 —
un' elegante ostensorio, un leggio ed un piviale di color vio-
leto, donato da S. M. l'Imperatore, una reliquia della S. Croce
con ostensorio, lavorato a filigrana, donato da S. E. l'Arci-
vescovo nostro, ecc.
A sud-est dalla parte sinistra della chiesa è situata la
Canonica alla distanza di 10 m. dalla medesima. La sua di-
mensione è di m. 13 per 10. E abbastanza comoda e bene
conservata. Attiguo alla canonica è un orto, cinto di muro,
svegrato e piantato d' alberi fruttiferi per cura ed a spese
dell' attuale paroco Mottussich.
La parochia di Benkovac fino al 1869 faceva parte
del decanato di Novegradi, e con Decreto 18 ottobre di quel-
r anno venne dal Rev.mo Ordinariato Arcivescovile innalzata
a parochia decanale, con un distretto in lunghezza da Smilcic
a Ervenik, e in larghezza, da Medvidje a Vrana con 5 parochie,
che sono Nadin, Vrana, Perusic, Medvidje ed Ervenik e 9
curazie, Smilcic cioè, Korlat. Rastevic, Podgradje, Lepuri,
Popovic, Rodaljice, Nunic e Kistanje, alle quali si aggiunsero
col principio delT anno corrente Pristeg e Radosinovac.
La borgata ha una scuola popolare regolare maschile,
istituita neir anno 1860, frequentata in media da 80 fanciulli,
che v'intervengono dai villaggi di Benkovac, Bukovic, Sopot,
e Podlug formanti questo raggio scolastico. L' attuale paroco
Mottussich ne fu maestro dirigente dall'anno 1862 fino al 1872,
in cui andò egli a cessare, in seguito al nuovo piano d' i-
struzione.
Korlat e Kulataglió.
A maistro di Benkovac, due miglia distante trovasi la
località di Korlat.
Era questo un antico castello dei conti Croati Korlato-
vich, secondo il Frescot, e perciò anche Korlatovich in ori-
gine si denominava. Fu questo uno dei primi luoghi, che fu
preso ed atterrato dai Turchi nelle prime loro incursioni.
Nel 1651 lo Smiglianich coi suoi morlacchi avendo circui-
to presso questo luogo 5000 Turchi quasi intieramente li
distrusse. Ridotto a villaggio s'ebbe il nome abbreviato di
Korlat.
Era un tempo parochia della fu diocesi di Nona ; ora
è cooperatura esposta di Nadin, ed appartiene al decanato
di Benkovac.
- 355 ^
La chiesa principale è dedicata alla B. V. Assunta. E
posta sulla sommità d' un colle, un miglio lontana dalle case
del villaggio, il quale conta 227 anime.
Eravi in questo villaggio un torrione turco, che or più
non esiste.
Sulla cima d"* una collina, poco distante da Korlat si
ravvisano diverse antiche muraglie, delle quali alcune lavo-
rale diligentemente in pietra, ciocché fa conoscere essere
stata quella una ricca abitazione d' un signore turco di nome
Ataglic, per cui a quella località è rimasto il titolo di Kula
Ataglic^ cioè abitazione di Ataglic.
In quest'ultima località v'è una chiesa dedicata a s.
Pietro ap. eh' è cadente, ed una cappella intitolala al dottor
s. Girolamo.
Fra i suoi curati sono da annoverarsi Gregorio Matak
nel 1827, Michele Levacich nel 1848, Simeone Michich nel
1865, Lodovico Peterle nel 1866, Ferdinando Vicario nel
1870, Gregorio Locica nel 1876, e Giuseppe Mattiazza nel
1878.
Feruàic.
Poco lungi da Benkovac giace verso il sud la villa dì
Peritsic. Prese il nome da un castello, di cui si riconoscono
ancor le Iraccie, fabbricato su d' una collina che domina
una bella campagna. Apparteneva alla provincia dell' ungarico
banato, ed aveva il proprio conte.
Oltre a questo castello ve n'erano altri cinque, vicini
al medesimo, cioè quello del voivoda Cosutis^ e quelli di
Podlug^ Ottaqac^ Ceranje e Miranje e lutti avevano il suo
castellano ovverosia conte. Tutti esistevano l'anno 1514,
come consta dagli alti di sacra visita, fatta in codest'anno
dall' arciprete Marcantonio Raimondo, zaratino, vicario ge-
nerale del vescovo di Nona Giorgio Difnico : Castellani de
Perussich (eccone le parole) olim super monticellum dic-^
tum Birhir^ inter confines Diocesis Nonensis et Scardonensisj
congregabantur^ et unionem ac jiidicium vocahant Stol il-
lius regionis^ et hoc anno Christi MDXIV dictos castel-
lanos cognovi. Non si sa di certo quando il castello di Pe-
russich cogli altri cinque sunnominati, e colle rispettive lor
ville sieno slati distrutti; credesi però che ciò sia avvenuto
nella incursione turchesca del 1546. Si sa poi di certo che
— 356 —
nel 1684 furono cacciati i Turchi da Perussich, e che, con-
chiusa poco dopo la pace tra il Veneto e l' Ottomano, gli abi-
tatori di que' luoghi si ricondussero ai lor antichi focolari,
con a capo i frati francescani bosnesi, che dall'arcivescovo
nostro e dal Senato furono approvali in qualità di loro pa-
stori spirituali. Essi sulle antiche rovine rialzarono i loro
abituri, ristabilirono il villaggio di Perusic, e vi edificarono
una chiesa alla B. V. Assunta : resero pure abitabile l' an-
tico Podliig\ formarono una nuova villa, che intitolarono
Lislcicj ed inoltre quella di Podgradje^ ove fabbricarono
un' edicola allo Spirito Santo, ed ancora quella di Lepuri^
in cui edificarono una chiesuoletta a s. Martino. Tutti questi
villaggi rimasero soggetti a quello di Perusic, e dipendenti
dalla giurisdizione del vescovo di Nona. In tal modo la
parochia di Perusic abbracciava a quel tempo le ville di
Podlug, Lisicic, Podgradje e Lepuri.
Divenuta in seguito padrona di Perusic la famiglia dei
Conti Possedaria, intorno al 1690 vi fabbricarono in quel
sito una palazzina con torre^ chiesa e castello murato per
loro uso e per propria difesa ; tutt' i quali edifizì esistono
anche al presente assieme alla casa parochiale pei religiosi
che vi esercitano la cura d' anime.
Tutte le tre summentovate chiese sussistono presente-
mente, e tutte e tre con battistero.
La parochia con Lepuri e Podgradje consta di 857 anime.
11 diritto di presentazione del paroco spelta al convento
di Garin, che per V addietro lo presentava al vescovo di
Nona, ora all'Arcivescovo di Zara, che ha il diritto di ap-
provarlo, 0 respingerlo, se non è idoneo.
Serie dei parochi di PeruSic.
P. Giovanni Camber M. 0. paroco nel 1827
Michele Surcalo „ „ cappell. „ id.
Carlo Sarich „ „ paroco „ 1842
5^ Giacomo Zizich „ „ ,, „ 1864
Antonio Seguich „ „ ^ „ 1867
Matteo Ljubic ^ „ ,, „ 1869
Le località aggregate a Perusic, sono, come si disse,
le seguenti : Lepuri, Lisicic e Podgradje, delle quali ora
parleremo.
— 357 -~
Podgradje.
Il casìile di Podgradje è distante un miglio da Perusió,
tre da Benkovaz., dodici da Nadin^ e ventisette da Zara.
Fii così denominato perchè posto appresso di una città, quasi
però del tutto scomparsa. Esisteva qui infatti anticamente
una città romana, sottoposta al colle, su di cui s^ innalza la
chiesa curaziale di s. Spirito. Dalle iscrizioni, sotterra rin-
venute dai paesani, si rileva essere stata questa città T -45-
seria di Plinio, e T Assesta di Tolomeo. Di essa nulF altro
esiste di presente se non che gli avanzi della sua rocca
(Castruirì) le cui mura, che cingono un immenso deposito
di antichità sepolte dalle rovine, sono senza dubbio, a detta
dei nostri archeologi, le meglio conservate di quante ve ne
hanno in Dalmazia, e praticandovi degli scavi, offrirebbono
ricchissimo materiale per lo studio delle nostre antichità. La
forma di cotesta rocca è un poligono oblungo, di cui il
circuito è di 3600 piedi romani. I muri, in alcuni punti, alti
fino a 10 piedi, sono edificati con pietre di grande dimen-
sione, diligentemente lavorate a bugno. Lo spessore dei me-
desimi arriva fino ad otto piedi. Vi sono indizi d' una porla
arcuata^ coperta però dalle rovine, e d' un' altra ancora, la cui
esistenza si arguisce da una cavità, alquanto profonda. Dentro
vi si scorge fra le macerie un bastione, che accenna benissimo
all'architettura militare. V è anche un sotterraneo della lunghezza
di passi 250 circa, lastricato con embrici romani, che forse
avrà servito di conduttore d' acqua. Molte monete antiche
d' oro, d' argento, e di bronzo si rinvennero negli scavi, pra-
ticati in diversi siti, in varie epoche. Nel 1777 se ne raccolsero
più di tremila dal Provveditore generale Giacomo Gradenigo.
Anche di recente se ne scopersero alcune del romano e del
greco impero. Nei terreni sottostanti alla rocca furono scavate
nel 1760 tre lapidi romane colle seguenti iscrizioni:
I
FLAV . GRATIANUS . PIVS . FELIX . VICTOR . TRIVMPHATOR
SEM . AVGVSTVS . PONT . MAXIM .
II
PONT . FELICIS . NOM . GRATIANI . IN VSVM . SENATVS
AC . POPVLI . ROM . CONSTRVI . DEDIC . JUSSERVNT
DNI . NRI . IMP . CAESAR .
III
COLON . ROM . DIL . ASS •
— 358 —
La prima delle quali è onoraria, e dedicata all' impera-
tore Graziano. Doveva servir di base a qualche statua e-
retta in dì lui onore. La seconda si riferisce ad un edifizio
monumentale, fabbricato ad uso pubblico; forse un ponte,
una basilica. La terza ci fa conoscere che Asseria era Co-
lonia Romana.
Oltre a ciò fu di recente trovata in Asseria un' ara
votiva, e trasportata a Lisicic, ed immurata in casa di Su-
dan Jadre q m Doimo. I suoi caratteri sono dell' epoca mi-
gliore.
Plinio fa menzione degli Asseriati e li appella col ti-
tolo di Immimes Asseriates^ donde si deduce che dovevano
aver goduto grandi privilegi, e fra questi quello dell' ammi-
nistrazione interna autonoma.
Il casale, che attualmente trovasi a Podgradje, è ag-
gregato a Perusic. Ha 100 anime incirca, ed una chiesa sul
colle, dedicata allo Spirito Santo.
Un chiostro di cavalieri Templari vi esisteva in pas-
sato, il quale si trova estinto nel 1204. Un'altro ve n'era,
abitato dai padri Predicatori con chiesa in onor di s. Paolo.
Questo fu distrutto nel 1352 dai Conti di Bribir.
Abbiamo sotto gli occhi un documento datato a Pod-
gradije il giorno 14 Settembre 1428 con cui i conti e i giu-
dici della Luka misero in possesso di alcuni terreni esistenti
nella villa di Braschievich il P. Guardiano di S. Francesco
di Zara.
Lepuri.
Il villaggio di Lepuri è annesso, come Podgradje, alla
parochia di Perusic. Ha 200 anime con chiesa dedicala a
s. Martino, nel cui cimitero sonovi lapidi sepolcrali con
emblemi.
Vi sì trovano muraglie da fortezza sopra 1' acqua No-
vak^ ed un torrione mezzo diroccato. Si rinvennero, nel
dissodar la terra, monetine d' argento di Colomanno, delle
quali il solo Pere Paulovic ne possiede duemille.
Lisicic.
È pure aggregala a Perusic la località di Lisicic. Ha 230
anime, con chiesa relativa.
359
Pristeg.
Tre miglia distante da Podgradje verso scilocco tro-
vasi il villaggio di Pristeg, E menzionato in scrittura del
1405, da cui rilevasi, che una torre triangolare anticamente
vi esisteva, della quale non si riscontrano oggidì che le
sole vestigia.
Fu un tempo parochia, trovandosene memoria negli atti
delle sacre visite dal 1700 in poi. Dopo la sistemazione
dell' arcidiocesi divenne cappellania esposta della parochia
di Vrana nel Decanato di Zaravecchia, ed ha 288 anime.,
mentre assieme con Ceranje nel 1754 ne avea 215.
La sua chiesa, fabbricata nel 1670 dai parochiani, è
intitolata a S. Francesco d' Assisi. V è inoltre una cappella
eretta dai villici intorno al 1750 in onor di San Nicolò.
Aveva questa parochia una confraternita sotto il patro-
cinio di S Francesco, composta di 40 soci, con rendite di
terreni, le quali servivano alle occorrenze della chiesa. Fu
soppressa nel 1808.
Serie dei parochi e dei cappellani di Pristeg.
Natale Cimerà paroco nel 1730
Simeone Stampalia „ „ 1762
Matteo Telesmanich „ „ 1771
Giorgio Torich „ ,,1815
Tommaso Bozin „ „ 1820
P. Costantino Banjes M. 0. „ 1848
Nicolò Fabianich „ „ 1851
Stefano Marcovich cappellano „ 1865
Giuseppe Kerstich „ „ 1869
Domenico Bujacich ,, „ 1878
Radosinovao.
Alla distanza di tre miglia al sud di Pristeg è posta
la villa di Radosinovac, È questa villa il confine dell' arci-
diocesi di Zara dalla parte di scilocco.
Questo antico villaggio aveva il suo paroco nello scorso
secolo, essendovi di esso menzione nelle visite diocesane
dal 1700 in poi. Nel 1851 fu ridotto a cappellania di Vrana
dipendente dal Decano di Zaravecchia.
— 360 —
La sua chiesa primaria, ha per patrono e titolare s.
Antonio di Padova^ e fu edificala dai villici. V è pure un
edicola in onor di s. Catarina nella località di Budak, che
segna il confine delle due diocesi.
(?•' era nel 1808 una confraternita sotto gli auspici di
s. Antonio Patavino, formata da 40 confrali con rendite,
che servivano al soslentamento della chiesa.
Casnli annessi a questo villaggio, sono Z)o6rat;o^a (Ac-
quabuona) così appellata per una ricca sorgente d' acqua,
che scaturisce dai luoghi vicini, ed irriga i suoi fecondi
terreni ; ed inoltre Skorobic^ una volta villaggio, rammentato
in scritture del 1456.
Radosinovac aveva nel 1754 abitanti 224, mentre al
presente non ne conta che 217.
Serie dei parochi e cappellani di Radosinovac
Giacomo Levacich paroco nel 1718
Giovanni Pedissich ,, „ 1737
Giuseppe Tollich „ „ 1760
Vito Bacchinich „ ,, 1771
Pietro Torich da Vergada „ 1815
Matteo Pestich „ „ 1830
Giovanni Rakuin cappellano « 1852
Simeone Gulam „ „ 1876
Vrana.
Lungi due miglia da Radosinovac a ponente, ed a mezza
strada fra Zara e Sebenico, giace Vra7ia^ presso la sponda
settentrionale del lago omonimo. Appellata dagli antichi Au-
rana^ Aurania. Laurana^ ed anche Arausona^ e dagli slavi
Lovrana^ Brana e Vrana^ fu un tempo borgata di non lieve
importanza, ed anche famoso castello. Era ivi dapprima un
convento di religiosi benedettini con chiesa, dedicata a san
Gregorio, *) che da Zvonimiro., re di Croazia^ furono donati
nel 1076 a Papa Gregorio VII. affinchè ne facessero uso i
suoi Legati nel loro passaggio per queste parti. Narrano le
patrie cronache, che furono donati al prefato pontefice as-
sieme al loro ricco tesoro : cum capsa argentea reliquias
'} Non a S. Giorgio, come alcuni erroneamente hanno scritto.
— 361 —
corporis ejusdem B. Gregorii continente^ *) cum duabus cru-
cihiis^ cum calice et patena^ cum duabus coronis aureis^
gemmis ornatis^ cum evangeliorum textu ex argento^ cum-
que omnibus suis mobilibus bonis^ ut S. Petri legatis sit
semper ad hospitium^ et omnino in potestate eorum: e col-
r assegno inoltre di duecento bisanti d'oro da pagarsi an-
nualmente alla S. Sede. Nel 1138 Bela II donò il convento
colle terre sottoposte ai Cavalieri templari, ed Alessandro III
ne confermò la regale donazione con Bolla spedita T anno
1168 a Gerardo arcivescovo di Spalato. Sdruscito dal tempo,
essi lo ristaurarono nel 1190^ e dappresso vi eressero un
ben munito castello per propria difesa contro qualsiasi ne-
mica incursione. Salirono col tempo ad alto grado di potere
e dovizia, e signori divennero di più altre castella in Dal-
mazia e Croazia. E prova ne sia, che Bernardo, arcivescovo
di Spalato, col tesoro che essi possedevano a Vrana, pat-
tuiva coi Gaetani (di Gaeta) un soccorso di dieci galere a
favore dei Zaratini contro i Veneziani. Ebbero essi posse-
dimenti non solo a Vrana, ma benanco a Nona, a Ljuba, a
Obbrovazzo, a Podgradje, a Sebenico, e perfino nella cam-
pagna di Zara, con un magnifico tempio^ dedicato a S. Elia,
di cui si ravvisano tuttavia le traccie. Avevano in provincia i
loro vassalli; non servivano ad alcun signore, ma si mettevano
sotto r apparente protezione soltanto di chi governava il resto
della Dalmazia. Avevano per loro capo un Priore, il quale risie-
deva a Vrana e dipendeva dal Maestro Generale d' Ungheria : il
che è provato da un' istrumento di convenzione stipulato nel
1217 tra esso e i monaci benedettini di Tkon, in cui si legge
quanto segue: Anno Christi MCCXVII ego Frater Pontius de
Cruce humilis Magistei' Militiae Templi per Hungariam et
Sclavoniam^ et Locibmtenens regiusin Croatia et Dalmatia,
Serie dei Priori Templari di Vrana.
Gualterio di cui è memoria in documento del 1194
Vitalino ,^ „
Dessa Spingaroli, zaratino
Cernolo de Botono „
Madio Paleologo „
Mirco de Grubogna „
95
n
1206
W
n
1240
5^
»
1254
9?
V
1272
»
?)
1290
♦} Forse queUa cassetta d' argento, che ora si venera nel Santuario della
chiesa delle nìonache benedettine di S. Maria, la qaal cassetta racchiude una
reliquia di S. Gregorio Papa, che vi e effigiato frammezzo un re ed una regina.
— 362 —
Aboliti in tutta la cristianità i Templari Y anno 1311
nel Concilio ecumenico di Vienna in Francia, perchè ave-
vano totalmente devialo dalla primitiva loro istituzione, il
decreto relativo di soppressione venne puranco intimato agli
arcivescovi di Zara e di Spalalo con ordine di far sollen-
trare i cavalieri di Rodi, detti anche Gioanniti, ossia di san
Giovanni di Gerusalemme. Qual ne fosse T esecuzione data
alle Lettere Apostoliche, non v'ha dubbio. Sembra però, che
alcuni di loro sieno stati tolerati in qualche parte della Dal-
mazia e Schiavonia, e specialmente a Vrana, abbenchè un
gran numero di loro, in altre regioni, entrasse nell'Ordine
di S. Giovanni, e colle dignità istesse, che avevano in quello
del Tempio, siccome ce lo attesta il Rohrbacher nel l. 77
della sua istoria. Dopo la soppressione troviamo nelle nostre
cronache la seguente serie de' Priori:
Ivan de Sestio, priore nel 1316
Felice
Matteo Bobali, raguseo
Stefano Croato . .
Raimondo ....
Gianco de Palisna
Nicolò de Palisna
Michele Bebek . .
Ladislavo Lascovich .
Alberto Lascovich
„ 1319
„ 1328
„ 1336
„ 1340
„ 1370
„ 1392
„ 1396
„ 1398
. 1399
Il Priore dì Vrana continuò a portare il titolo di Magnus
Prior, e ad esercitare la stessa influenza e potere di prima,
talché il summentovato Gianco (Giovanni) de Palisna, il quale
s' era usurpata la contea di Ostrovizza, il priorato di Vrana,
e il banato di Croazia e Dalmazia, giunse a cospirare con-
tro le regine ungariche Elisabetta e Maria, ed imprigionarle
nel castello di Novegradi, ove la prima trovò anche la morte,
come abbiamo detto altrove. Liberata T altra dai Veneziani,
e ritornata in Ungheria, essa inviò genti onde ridurre al-
l' obbedienza il facinoroso priore, ma questi favorito da Tvarco,
re di Bosnia, respinse gli Ungari dall'assedio di Vrana, ne
sconfisse l'esercito capitanato da due generali di Sigismondo,
e gì' insegui fin sotto le mura di Zara (1389). Morlo Tvarco,
il bano di Bosnia Vuco Vuchi, partigiano di Maria, fatto
prigione il priore, impadronissi nel 1392 dei beni dell'Ordine.
— 363 —
Da lui passò Vrana al re di Napoli e d' Ungheria Ladislao
nel 1402^ che vi pose Filipello da Gaeta col titolo di ca-
stellano, e poscia nel 1409 la vendette insieme con Zara,
Novegradi, Pago e rispettive pertinenze, e co' suoi supposti
diritti sul resto della Dalmazia a' Veneziani. Durante il loro
dominio continuossi ad eleggere il Priore dei Cavalieri Gioan-
niti di Vrana, uno de' quali fu Pietro Bembo, Cardinale di
S. Chiesa, che sebbene nominato con Bolla Pontificia da
Leone X nel 1520, pure non godette che il titolo e le in-
segne di Priore, né giammai le rendite del priorato, che a-
scendevano in quel tempo a parecchie migliaja di fiorini,
com' egli stesso lo dice in una sua lettera, scritta nel 1533
a M. Pietro Paolo Vergerlo, Nunzio di S. S. presso il re
d' Ungheria.
Ai Veneziani fu presa Vrana dai Turchi, sotto Solimano
nel 1537, i quali la popolarono, e 1' abbellirono d' orli, pieni
di giuochi d' acqua, e di nuovi magnifici fabbricati, fra i
quali il Han o Caravanserai^ edifizio grandioso, che tutta-
via sussiste, costrutto di grandi e ben connesse pietre, la-
vorale a martellina. Centodieci anni la dominarono i Turchi,
e durante questo tempo vi crebbero le case a centinaja, e
tanto s' ingrandì, che nei documenti di quel tempo la tro-
viamo menzionala col titolo di città di Vrana. La riacqui-
starono però i Veneziani nel 1647 colla forza. Sotto la di-
rezione del generale Pisani, dell' altro generale Barone di
Degenfeld, e del colonnello Briclon diedero essi V assalto
alla fortezza, fecero saltare in aria le due torri di difesa, e
la maggior parte del recinto delle mura, che dal Iato di borra
erano terrapienate, e tulle dintorno d'ampia fossa precinte.
Nel sanguinoso conflitto diedero luminose prove di valore il
noto soldato Elia Smiljanich, e Ferdinando figlio del gene-
rale Degenfeld, che avvanzìtosì di troppo alla controscarpa
del fosso, colpito d' archibuggiata nella faccia, rimase privo
della luce degli occhi.
Ritornata in tal modo nel possesso di Vrana la Veneta
Repubblica, la diede in feudo nel 1752, dopo un secolo di
totale abbandono, alla nobile famiglia Borelli, assieme ai ter-
ritori di Tinj, Radosinovaz, e Banjevaz, ed il primo, che
r ebbe, fu Francesco, che con tutte le formalità d' uso fu
decorato del titolo di Conte Feudatario di Vrana. Egli fu
avolo al vivente Conte Francesco. Ma assai prima dell'oc-
cupazione turchesca del 1537 erano slati costituiti in feudo
— 364 —
dai Veneziani i beni dì Vrana^ trovandosi memorie scritte
che nel 1440 n'era in possesso una famiglia di nome Osilla,
nel 1446 la famiglia patrizia Carnaruli; nel 1479 n' era feu-
datario certo Paolo Ferencich, indi suo figlio Giovanni. Si
rileva pure dalle cronache nostre, che la Repubblica con sua
Ducale 7 Settembre 1535 confermò a Federico Loredan il
possesso del Feudo di Vrana e Pacoscane.
Otto erano i villaggi soggetti alla Contea di Vrana, cioè:
Kakman^ Canilja velim^ Banjevac^ Votnic^ Krusevopolje^
Baljano, Panjano e Saljano^ i quali tutti furono distrutti
dai Turchi.
L'antico castello, situato ai pie d'una collina, appellata
Nero, non è oggi che un cumulo di sassi. Questo fabbricato
che nella storia porta il nome di Castello dei Templari di
Vrana, aveva per sua difesa quattro torri ai quattro venti.
Nel mezzo dell' edifìzio eravi una sala adorna d' armi, di scudi
e di corazze. Quattro finestre, aperte ad arco di sesto ncuto,
le davano luce. Le invetriate a vario colore, e a vario di-
segno ricordavano alcune imprese dell'Ordine. In questa sala
ebbe luogo il famoso convegno, o piuttosto la congiura di
Carlo duca di Durazzo, Paolo Vescovo di Zagabria, Gianco
Palisna priore di Vrana, Ivan Horvath bano di Croazia, e del
Voivoda principe di Transilvania, contro la regina Elisabetta,
vedova di Lodovico re d' Ungheria, e contro la sua figlia
regina Maria, erede del trono di S. Stefano ; la quale con-
giura aveva per iscopo di intronizzare Carlo di Durazzo in
re d' Ungheria.
Vrana oggidì non è che un povero villaggio situato
un miglio distante dal sito del menzionato castello. Fu cap-
pellania dopo che i Veneti ne rimasero padroni la prima
volta, onde troviamo nel 1448 Prè Andì^ea cappellano di
Vrana. Con Breve di Alessandro VI del 13 Luglio 1493
fu elevata al grado di parochia. '^) In documento del 1494
troviamo la sua chiesa parochiale intitolata allo Spirilo
Santo. Fra Daniele da Zara, Priore dell'Ordine dì S. Do-
menico venne dalla S. Sede deputato alla reggenza spi-
rituale del costello, ov' era l'antica cappella di S. Gregorio
Papa. Un' altra cappella, intitolata alla Vergine, esisteva a
Vrana nell' epoca suddetta, e alla medesima eravi unita una
confraternita dello stesso titolo, la quale provedeva alle oc-
*3 Vedi la Bolla pontificia in fine di questo volume.
— 365 —
correnze del cullo. Negli alti delle visite canoniche dal 1700
in poi si trova indicala questa villa col titolo di parochia,
come la è puranco oggidì, con anime cattoliche 323.
La chiesa parochiale di Vrana ha attualmente per suo
patrono e titolare S. Michele. Fu rifabbricata sulle fonda-
menta della vecchia al principio del secolo decimotlavo.
Havvi inoltre una cappella sotto il titolo della B. V. del
Carmelo, eretta nel 1750.
Eravi in questa parochia una confraternita di S. Michele
con 40 confratelli, e con rendite in natura e in danaro per
la manutenzione della chiesa parochiale. Fu soppressa nel 1808.
Troviamo memorie scritte, che mentre i Turchi erano
in possesso di Vrana, Dobravoda, Pristeg, Ceranje, e Rado-
sinovaz, il paroco di Vrana con loro permesso amministrava
i sanli sacramenti ai parochiani delle suddette ville, celebrava
i divini misteri nelle case dei villici ovvero anche nelle di-
rute chiese, coprendo colla patena 1' osila consecrala. Nar-
rasi pure che i cristiani, per timore degf infedeli, trebbiavano
e raccoglievano di notte tempo le biade, che avevano fal-
ciate di giorno.
Dopoché i Turchi sgombrarono il territorio di Zara, i
villici di Pristeg, Radosinovaz, Perkos ed allri ancora si
recavano a Vrana per accostarsi ai SS. Sacramenti ; e per-
ciò l'arcivescovo in certi tempi dell'anno spediva colà pa-
recchi sacerdoti per assistere il paroco.
Negli alti delle visite canoniche trovasi scritto, che nel
1760 l'arcivescovo Caraman, visitando la chiesa parochiale
di Vrana, fu costretto di predicare all'aperto, fuori di chiesa
air ombra d' un albero, a motivo del grande concorso di popolo,
che vi affluiva dai circonvicini villaggi, desideroso di udire
la voce del sacro pastore. E Vrana non aveva allora che
206 abitanti.
Serie dei parochi e cappellani di Vrana.
P. Andrea cappellano di Vrana . . .nel 1440
Fra Daniele da Zara, Domenicano cappell.
di Vrana stabilito dalla S. Sede . „ 1494
Simeone Crolich, vice-cappel. del castello „ 1501
Marco Lovrinovich, paroco di Vrana . „ 1517
Matteo Magarich „ ,^ . ,, 1533
— 366 —
Fra Giuseppe, de' Minori Osservanti „ 1 688
Fra Michele ^ ^ . „ 1692
Tommaso Mataglich, paroco . . . . ^ 1718
Giovanni Torich da Vergada . . . . „ 1742
Girolamo Simich ^ 1760
Simeone Tomassevich „ 1771
Matteo Stazich „ 1815
Antonio Buiich „ 1840
Nicolò Bozanich „ 1863
Natale Petessich „ 1870
Simeone Gulam ,, 1876
Dopo tuttociò che si è detto di sopra, il nome di Vrana
è rimasto famoso nella storia, e presso i Turchi conservasi
tuttavia il titolo di Beg di Vrana, e nel regno ungarico quello
di Priore di Vrana. Ultimo possessore del titolo di Priore di
Vrana ne fu mons. Francesco Kralj, preposito del capitolo
di Zagabria, il quale lasciò in morte alla chiesa di Vrana
un legato di 200 fiorini.
Vrana si vanta di aver dato i natali nel 1420 a Lu-
ciano di Martino^ architetto tanto rinomato, che il re di
Napoli gli affidò la costruzione del magnifico Poggio reale,
e il Duca Federico d'Urbino lo creò con apposita patente
architetto del suo nuovo palazzo ducale. Morì a Pesaro nel 1482.
Da questo villaggio prende il nome un lago, che gli
sta dappresso, e nel quale si esercita la pesca delle sangui-
sughe e delle anguille. E in parte formalo dai torrenti Pecina,
Skorobic e Biba, e pare che abbia communicazione col mare,
eh' è assai poco distante, essendo salse le sue acque, nelle
quali si scorge il flusso e riflusso. D' inverno le sue acque
si estendono dodici miglia in lunghezza da ponente a levante,
e sei miglia di estale.
Polazza. (Polaca),
A sud dì Rastevic, e a maestro di Vrana, nella distanza
di circa 4 miglia, trovasi il villaggio di Polazza. Era anti-
camente castello dei nobili Croati, e giusta il Frescot, de-
nominavasi castello di Mariano dal nome del Conte, che lo
presiedette. Nelle barbare incursioni se ne impadronirono i
Turchi, e sulle rovine vi costrussero una moschea, alla quale
insieme alla campagna e prati sottoposti fu dato il nome di
— 367 —
Bicina. Vi fabbricarono pure tre edifizt a due piani e a volto
reale per abitazione del Begh, come pure granaj, ed un tor-
rione circolare a tre piani, che servir dovea di vedetta, di
telegrafo e di caserma alla milizia turca. A quei tre edifizì
i paesani diedero in seguito il nome di Polaz^ eh' è quanto
dire Palazzo, Àon^e poscia al villaggio venne la denomina-
zione di Polazza. Sembra però che ancor prima avesse tal
nome, quando i Signori Croati, come si disse, avevano il
proprio palazzo, poiché col nome di Polazza lo troviamo
menzionato in scritture del 1390. La sua posizione è assai
vaga ed amena. La sua bella campagna estendesi da Jagodnje
fino a Lissane dì Tinj in una lunghezza di circa 5 kilometri,
e nella sua larghezza, eh' è pure di 5 kilometri è divisa da
una continuazione di poggi e colline, al dissotlo delle quali
sono costruite le case contadinesche, e distribuite in sei gruppi
diversi. Dalla parte di maestro nella prateria sottoposta sorge
una fonte di acqua perenne, a cui i villici di Nadin, Rastevic,
Lissane, Jagodnje superiore ed inferiore conducono gli ani-
mali ad abbeverarsi.
Polazza era parochia nel 1673, e lo è pure al presente.
Aveva in quel tempo 180 anime, ora ne conta 488, com-
prese le 10 famiglie cattoliche di Jagodnje inferiore, le quali
distano dalla chiesa un kilomelro e mezzo. Appartiene al di--
stretto, e comune politico di Benkovaz, e al decanato di
Zaravecchia.
L'antica sua chiesa parochiale è stata fabbricata tra i
due villaggi di Polazza e di Jagodnje inferiore dai villici
dell'uno e dell'altro per la comodità di poter intervenire alle
sacre funzioni. Era intitolata ai SS. Martiri Cosma e Damiano,
ed aveva l'aitar maggiore dedicato ai patroni, un' aliar late-
rale, ed il battistero. Che fosse di brevi dimensioni lo si
viene a conoscere dalla circostanza, che l'arcivescovo Ca-
raman nella sua visita canonica del 1760 fu obbligato a fare
il sermone al popolo sotto un albero nel piazzale dinanzi la
slessa. Non v' è memoria quando sia stala edificata. Diroccala
dal tempo, fu di pianta rinovala nel 1836 a spese del fondo
ecclesiaslico colla concorrenza dei villici, conservando l' an-
tico suo titolo. Fu eretta sui fondamenti della vecchia, e mi-
sura in lunghezza m. 24 ed in larghezza m. 6. Sopra la sua
fronte s' innalza il campanile alla foggia romana con due ar-
moniose campane È una delle più belle chiese del contado
di Benkovaz. Ha tre altari. 11 maggiore de' quali, dedicato ai
— 368 -
Patroni^ ha quattro colonne di marmo rosso di Verona, ed
lina pala antichissima, bene conservata, che a giudizio degli
intelligenti è di grande valore artistico. Il tabernacolo, che
poggia su questo altare è d' un sol pezzo di marmo di Pro-
mina, rappresenta il presepio, ed è lavoro d' egregio scul-
tore. 1 due altari laterali, dedicati 1' uno a S. Giorgio m. e
r altro a S. Martino v. ambidue di pietra, sono mantenuti
dalle famiglie Peraic e Perlinjazza, segno questo di devozione
e pietà di coleste famiglie, le quali formano un terzo della
popolazione di Polazza. Oltre ai detti altari ve n' ha ancora
uno piccolo ed amovibile con quadro oleografico, rappresen-
tante la B. V. della Salute, voto di Pava Zillic. Mentre re-
cavasi costui il dì 21 Novembre 1868 alla caccia prima di
udire la santa messa, nelP uscire dì casa cadde a terra col -
r arma da fuoco in mano, la quale, esplodendo, fecegli mor-
tali ferite in una coscia Fece allora promessa alla Vergine
d' innalzarle in suo onore un' altare, se risanasse ; ed anche
fu esaudito, poiché dopo 30 giorni ottenne compiuta guari-
gione. Dopo questo fatto, che scosse tutto il villaggio, dal-
l' intiera popolazione festeggiasi questo di con particolare
devozione, A lato di questi tre ultimi altari fu scolpita a
perpetua memoria la seguente iscrizione : Ooi Ottaì\ pokloni
S. Giurgiu, S. Martinu^ i Gospi od Zdravlja Obitelj Peraica^
Prtinjaca, i Pava Zillic.
Esisteva nel 1808 in questa chiesa una Confraternita
in onor dei SS. Patroni e titolari. Aveva 30 confrati, i quali
con elemosine mantenevano 1' altare. Ora n' esistono due, l'una
sotto il titolo del SS. Sacramento., e l'altra del Purgatorio^
ambedue con 25 associati.
La canonica è stata edificata del 1845 sulle fondamenta
d' una casa vecchia comunale a spese del fondo ecclesiastico,
ed è abbastanza comoda, ed in buon stato.
Dal 1867 v'esiste una scuola popolare regolare, da cui
sortono ogni anno dei ragazzi bene istruiti e sviluppati, ed
ormai tutta la gioventù di Polazza, si può dire, moralmente
e religiosamente educata.
Gli abitanti di Polazza sono d' indole tranquilla, d' ottimi
costumi e frequentano le pratiche religiose. Sono ollremodo
laboriosi, coltivando indefessamente l' ulivo, la vite ed ogni
specie di granaglie. Per influeii/, ì e dietro 1' esempio dei loro
parochi benemeriti, in quest'ultimi anni., sì dedicarono alTor-
ticultura per modo che sotto Io case non e' è luogo che non
— 369 —
sìa piantalo ad alberi fruttìferi ; anzi puosst dire, che lutto
il villaggio sia imboscato, sia piacevole a vedersi, e siane
dilettevole la sua dimora. Da tre anni si diedero ali» colti-
vazione della palata, col cui reddito si riprometlona di ria"^
versi dai danni patiti in causa delT innondazione. I delitti ed
i furti presso di loro sono rarissimi, di modo cbe le auto-
rità di Bencovac ne fecero sempre elogi, ed appellano Polazza
villaggio modello.
A nord, questo villaggio viene lambito dai duf5 torrenti
Klicevica e Mirasnica^ che d'inverno, rigogliosi d'acque,
dovendo scorrere su di un letto basso e tortuost» apportano
gravissimi danni alla fertile campagna, come avvenne in que-
st' anno. Converrebbe dar loro un corso più regolare e pro-
fondo, e scaricarne le aque nel paludo di Nadin. La spesa
non sarebbe vistosa tanto più che dieci anni fa erasi inco-
minciato il lavoro nella campagna di Corlat. Fu però quello
un errore, poiché secondo i principi dell'arte idraulica do-
vevasi principiare il fosso dal Iago di Nadin.
Serie dei parochi di Polazza.
Giorgio Padercich paroco nel 1673
Antonio Mattassovich
Girolamo Radinich
Michele Nisich
Michele Castellanich
Giovanni Staijicich
Antonio Castellanich
Giovanni Riczov da Cale „ „ 1-863
JagodDje.
Poco lontane da Polaca sono le due ville, denominale
Jagodnje superiore e Jagodìije inferiore^ ricordate ia carte
del 1390 e 1400. Formavano assieme una sola parochia,
come rilevasi dagli atti delle visite diocesane dal 1700 in
poi. Venne in seguilo soppressa, ed aggregata a quella di
Polaca.
La chiesa parochiale era consacrata a s. Michele ar^
cangelo. j;
In Jagodnje superiore venne eretta nel passate secolo
una cappella pubblica iu onor di s* Nicolò dalla famiglia aa»-
34
>?
?)
1687
J?
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1727
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J?
1760
«
»
1771
1815
1840
— 370 —
ratina Draghicevich, eh' ebbe dal governo veneto una in-
vestitura di molti terreni in questo villaggio.
Due confraternite esistevano per T addietro in queste
ville e sono:
1. La confraternita di s. Stefano Protomartire con 24
fratelli e rendite in danaro pel mantenimento del suo altare.
2. La confraternita di s. Michele arcangelo con 27
fratelli e con rendite di beni campestri e di elemosine pelle
occorrenze dell' altare.
Era assai popolato questo villaggio, poiché nel 1760
aveva 700 anime da comunione.
1 parochiani di Jagodnje erano Greci uniti e venivano
chiamati col titolo di Slavo-greci. I loro parochi erano pa-
rimenti greci-uniti, e professavano la religione cattolica. Ve-
nivano eletti dal popolo e presentati all' arcivescovo che li
confermava, se erano dichiarati idonei. Dimettevano la pro-
fessione dì fede cattolica nelle mani delT arcivescovo, dal
quale venivano poscia canonicamente istituiti ed istallati. Tali
furono Lazaro Bracovicli nel 1706, e Stefano Salato vich
nel 1760.
Ecco quanto si trova scritto negli atti della visita pa-
storale fatta dall'arcivescovo Caraman nel 1760 a Jagodnje:
^Trovandosi l'arcivescovo lontano 150 passi dalla chiesa,
gli venne incontro un villico portando la croce colla ban-
diera inalberata, ed alla distanza di 50 passi gliene incontrò
un'altro, il quale accompagnato da due procuratori della
chiesa ne teneva inalzata una seconda guarnita parimenti di
bandiera. Giunto che fu il Prelato alle porte della chiesa,
il paroco slavo -greco don Stefano Salato vie gli diede da
baciar la croce, e poscia lo incensò. Dopo di che il Pre-
Iato entrò in chiesa, ove dall'altare diede al popolo la pre-
scritta solenne benedizione in idioma slavo. Indi, vestito di
piviale violaceo fece l'assoluzione ai defunti nella chiesa e
nel cimitero, cantando coi sacerdoti in slavo il Deprofundis
ed il Misererà^ aspergendo i tumuli, e terminando colle ora-
zioni di uso. Prese dipoi il piviale bianco, ed aperto il ta-
bernacolo, visitò il Ss. Sacramento, col quale diede anche
la benedizione al popolo, che in gran folla vi era accorso.
Esaminò i sacri paramenti, i libri rituali, e gli arredi. Fece
al popolo un grave sermone in idioma slavo, e ciò fuori
della chiesa per essere meglio udito da tutti. Ricevette due
istanze; indi s'inviò verso l'abitazione del signor Nicolò
— 371 —
Draghicevich, ove fu trattata tutta la comitiva con colazione
apparecchiata dal paroco. Invitato poscia dal capitano della
villa di Ceranje a benedirgli la casa, vi si recò con tutto
il seguito, abbenchè essa fosse due miglia lontana. Ritornati
che furono, il paroco presentossi, senza essere chiamato,
dinanzi al Prelato, dichiarando di fare la dottrina ed i ser-
moni al popolo, e di amministrarvi i Ss. Sacramenti, come
prescrive la chiesa ed inoltre di applicare la sua liturgia per
il popolo suo tutte le domeniche e le feste principali. Dopo
tutto questo mostrò la sua patente di istituzione canonica,
avuta dair arcivescovo Zmajevich. Nel protocollo verbale di
visita si firmò coi caratteri cirillìani, qual paroco di Jagodnje
e Miranje. Nel congedarsi poi dall' arcivescovo dichiarò aper-
tamente e pubblicamente di non riconoscere, air infuori del-
l' arcivescovo di Zara, nessun altro pastore e padre, e protestò
di voler essere per sempre a lui riverente ed obbediente."
Da ciò si viene a conoscere, quali erano i popoli ed i
parochi slavo-greci del nostro contado nel secolo passato.
TiDJ.
Un miglio lungi da Polaca è situata a libeccio la villa
di TmJ. Sta essa alle falde d'un colle, sulla cui sommità siede
un castello d'egual nome, di pianta quadrilatera, sdruscito
dal tempo ed abbandonato, con una torre pure quadrata
nell'angolo settentrionale, la quale gli serviva di difesa e
di estremo ricovero nei fatti guerreschi, ed inoltre con altre
due torrette, poste negli angoli d' ostro e ponente. In antico
questo castello appellavasi Tynum, e nella vetustissima sua
chiesa di s. Giovanni, da alcuni giudici delegali da Bela re
d'Ungheria furono composte nel 1194 le differenze insorte
sopra c-ìlcuni possessi tra i Cavalieri templari, ed i monaci
Benedettini di Belgrado. Aveva a que' tempi il suo preside
col titolo di Conte, che nel 1343 fu un certo Neliplo, nel
1357 Dobrino, e nel 1379 Mauro.
Dopo la guerra coi Turchi soleva in questo castello
risiedere un'incaricato col titolo dì Subassà, il quale aveva
l'obbligo di riscuotere le imposte dai villici di Tinj, Goriòa,
Bastane, Perkos, Bubnjane, e Lisane, a nome e per conto
degli eredi di Ferhat, Pascià di Bosnia, il conquistatore di
Zemonico, che nella divisione dei confini dopo la guerra
colla repubblica si era appropriato quei villaggi, e convertiti
— 372 —
in feudo di sua famiglia, i cui proventi devolse con testa-
mentaria disposizione al mantenimento d' un Han, ossia ospizio,
che volle venisse eretto nel serraglio di Bosna per albergo
dei viandanti ; ciocché fu anche puntualmente da' suoi eredi
eseguito.
Questo villaggio trovasi menzionato in scritture dal 1390
in poi. Era parochia tino ab antico, e del suo paroco trovasi
memoria in documenti del 1486, e nel sinodo diocesano del
1566. Nell'organizzazione dell' arcidiocesi, seguita nel 1851
divenne cappellania esposta di Polaca nel decanato di Za-
ravecchia.
La chiesa antica cappellaniale era incapace a contenere
Fa sua popolazione, ond'è che l'arcivescovo Caraman nella
sua visita pastorale, che vi fece nel 1760, fu costretto di
fare il sermone e la dottrina fuori di essa all'aperto. Sdru-
scila dal tempo ne fu eretta una nuova nel 1852 a spese
del fondo ecclesiastico, ed intitolata al primiero suo patrono
s. Giovanni Battista. Ha due altari, il maggiore cioè del
patrono col tabernacolo del Ss. Sacramento, ed un' altro
nella parete laterale, dedicato a s. Giorgio m.
Oltre alla prefata chiesa, v'è una cappella fabbricata
dai villici, ed intitolata ai santi apostoli Pietro e Paolo.
Prima del 1808 esisteva presso la chiesa parochiale una
pia confraternita col titolo di s. Giovanni Battista, ed aveva
24 associati e rendile di beni campestri e di elemosine a
vantaggio dell'altare. Or più non esiste.
Allorquando i paesi del contado zaralino erano sotto
il giogo dei Musulmani, gli arcivescovi nostri non facevano
a meno di spedire sacerdoti nelle diverse ville, da quelle
bande feroci infestale, ed bassi l'esimpio del Parzago, che
nel 1673 destinò Giorgio Padercich in paroco di Tinj e
Polaca.
La cappellania di Tinj conta al dì d'oggi 244 anime,
laddove nel 1754 ne contava 101. /
Serie dei parochi e cappellani di Tinj.
Prè Giovanni
rettore
nel
1488
Prè Matteo Capitanich,
paroco
«
1516
Prè Matteo Morovich
n
»
1565
Giorgio Padercich
V
n
1673
Antonio Mattulj
»
n
1721
— 373 —
Michele Bellich paroco nel 1737
Martin Mattulj „ ,, 1771
Marco Kraslich da Verg-ada ,, „ 1815
Michele Casteilanich „ „ 1820
Giorgio Mattulich „ „ 1830
Tommaso Radovich ^ „ 1840
Giovanni Mihovillovich „ ^ 1843
Giovanni Riczov cappellano „ 1863
Tra i suoi paesani trovansi menzionali Vilko e Pelar
Razich in carte del 1403, e 1478.
Un casale, ora distrutto, esisteva per T addietro in
questo villaggio, col nome di Bunjovac,
Parochie serviane.
Ai tempi dell' arcivescovo Caraman, e precisamente
nell'anno 1754 due erano le parochie di rito serviano nel
r arcidiocesi di Zara, cioè Miranje e Smokovic.
La chiesa parochiale di Miranje era intitolata a s. Mi-
chele arcangelo, e quella di Smokovic a s. Giorgio m. E
Tuna e l'altra erano di rito latino. Ognuna aveva il proprio
paroco, il quale officiava col rito greco in lingua slava.
Erano ambidue soggetti all'arcivescovo nostro, nelle cui
mani deponevano la professione di fede cattolica all'atto della
istituzione canonica, giusta la formola impressa l'anno 1648
per ordine di Urbano Vili in lingua latina e slava coi tipi
ed a spese della s. Congregazione di Propaganda. Si ser-
vivano però di libri liturgici stampati a Mosca, i quali ve-
nivano spediti gratuitamente dallo Czar della Russia a tutti
quelli che seguivano il rito greco in Dalmazia. E dicevansi
Serviani, perchè prima che s'immischiassero nelle diocesi di
rito latino, erano soggetti al vescovo di Pech nella Servia,
il quale s'appellava Patriarca della Servia, della Bulgaria,
e di tutto l'Illirico, e godeva del protettorato del Sultano,
il quale anche lo confermava nella carica verso un generoso
contributo in danaro. Questo Pseudo-Patriarca, vassallo del
Sultano, aveva preposto alla Dalmazia e all'Epiro un me-
tropolitano del suo rito, cui la Repubblica Veneta volle
dimorasse fuori de' suoi confini, onde non avesse colla sua
influenza a molestare ed infestare di suoi errori in materia
di fede i cattolici di rito greco che allora esistevano in
queste provincie.
~~ 374 --
La parochia di Miranje contava in quelf epoca in
Jagodnje sup. anime dei suo rito n.r 120
Lisane
Polaca
Pristeg
Ceranje
Vrana
Radosinovac
Kolarine
Raslevic
?5 >5
La parochia di Smokovic aveva in
Sinokovic anime di rito serviano n.r 240
Zemuniko
99 n
J?
38
Vf
41
99
27
J9
53
'9
73
V
13
»
13
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58
99
80
ir
240
99
114
99
14
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7
99
2
«
14
*<
32
99 99
Grue e Brisevo
Perkos
Gorica „ ^
Cerno „ ^
Policnik „ „
Gorizza (Gorica).
A ponente di Tinj, a due miglia di distanza 'giace la villa
di Gorizza^ così denominata perchè posta sul pendio d'una
collina, che nell'idioma slavo dicesi appunto Gorica. La sua
posizione non è la più amena, essendone limitatissimo l'o-
rizzonte a motivo del monte Vercevo, che la fronteggia. Di
essa trovasi memoria con tal nome in documenti del 1345
e del 1389. Apparteneva anticamente al monastero dei be-
nedettini dei Ss. Mm. Cosma e Damiano di Tkon, che ne
avevano il possesso. Fu sempre parochia, forse anche prima
del 1462, trovandosi menzione del suo pastore in documenti
di tal epoca. E mentovata pure in tal guisa nel sinodo dio-
cesano del 1566 dell'arcivescovo Gallino. La è anche oggidì
parochia, ma unita con Rastane, come vedremojn appresso,
sotto il decanato di Zara, nel distretto di Zara, e comune
politico di Zaravecchia. Ha una popolazione di 597 anime,
mentre nel 1754 ne contava 308, per quanto rilevasi dagli
atti di visita canonica dell'arcivescovo Caraman.
La sua antica chiesa parochiale fu eretta dai paesani
intorno al 1600 fra Gorizza e Rastane. Ridotta malconcia dal
tempo, nello stesso luogo ne fu innalzata una nuova nel
— 375 —
1848 a spese del fondo ecclesiastico colla concorrenza dei
suoi villici ed anche di quelli di Rastane, che avevano con
essi comune pure la vecchia. Fabbricata sopra un piano
orizzontale misura in lunghezza m. 23, in larghezza 9^ ed
in altezza 7. L di forma quadrangolare^ ed è costrutta in
pietra cementata tanto nell'interno che neir esterno. Ha la
fronte rivolta a ponente, sulla cui sommità ergesi il consueto
campanile alla romana con due campane. Ha due ingressi,
l'uno nella facciata, e l'altro dal lato scioccale. Sette fine-
stre semicircolari le somministrano la luce dai lati e dalla
fronte. Il pavimento è lastricato con pietre regolari tanto
nel vaso, quanto nel presbiterio, il quale è disgiunto me-
diante un' alzalo, ed^ittm-bntat:fstrata"di pietfa. Il soffitto è in-
tonacato a calce e sabbia. L'aitar maggiore con due gradini
e quattro colonne, tutto di pietra, venne eretto nel 1858 a
spese dei villici. E dedicato a s. Gio. Battista, con pala di-
pinta ad olio da mediocre pennello veneziano. Dietro quest'al-
tare v'è la sagrestia, bene selciata, ed illuminata. Esiste
inoltre un' aitar laterale, di legno, dedicato alla Visitazione
di M. V. con pala assai vecchia e sdruscita.
Una confraternita vi esisteva in passato sotto il titolo
patronale. Aveva 30 confratelli e rendite di beni campestri
e di questue a beneficio della chiesa. Fu soppressa nel 1808.
Il paroco ha la sua canonica. Apparteneva alla famiglia
Smirich, una volta possidenti di Gorizza, dalla quale fu ven-
duta al sovrano erario, che la ristaurò a spese del fondo
ecclesiastico. Oltre il piano terreno ha il piano superiore
con tre stanze, ed inoltre un orticello ed una cisterna.
Il cimitero, che circonda d'ogni intorno la chiesa, è
precinto da mura in pietre e ceme»to. f 4^-*^^T
L'indole, i costumi e gli usi dei villici di Corizza sono
comuni a quelli degli altri villaggi del zaratino contado.
Serie dei paro chi di Gorizza.
paroco menzionato in scrittura del 1462
,, 1484
?? ?? ?? 1517
5? V }} 1521
» 1658
„ 1675
» » n 1686
1.
N. N. paro(
2.
Prè Sefano „
3.
N. N.
4.
N. N.
5.
Giovanni Balobanich
6.
Pietro Pedissich „
7.
Antonio Krisich ,y
376
Bi Giovanni Marcarunich
paroco
menzionalo
in
scrittnra
del
1462
9.
Giorgio Kulogna „
5>
W
»
1717
10.
Giorgio Prolich „
V
r>
99
1725
11.
Antonio Passich ,,
»
n
n
1741
12.
Nicolò Smolich „
n
fi
n
1742
13.
Giovanni Cucinovich
V
V
y)
1749
14.
Giuseppe Viiizza „
T)
>i
1")
1764
15.
Filippo Boricicii da Ss
Fili
ppo e
Giacomo
r>
1764
16.
Michele Brisich paroco
menzionato
in
scrittura
J5
1768
17.
Giorgio Garzanovich
r>
r
r>
1771
18.
Bartolomeo Vitanovich
5J
n
r>
1772
19.
Vido Bachinich „
y)
n
y)
1775
20.
Matteo Bachinich „
»
r
n
1809
21.
Simeone Tressin „
»
n
n
1826
22.
Bartolomeo Drazina
w
?^
j?
1827
23.
Giuseppe Voivodich
ri
59
n
1839
24.
Giovanni Sugar „
ìi
n
n
1860
25.
Andrea Malscheg, supplente
y)
»
?9
1860
26.
Francesco Cosule ^
ri
n
r)
1862
27.
Biagio Blasul „
V
»
K
1873
28.
Matteo Vukic, paroco
V
n
W
1873
La suddetta serie sino al num. 5 fu desunta da docu-
menti antichi manoscritti. Dal numero 6 in poi fu ricavata
dai registri parochiali, i quali fino all'anno 1825 si trova-
vano scritti con caratteri glagolitici, mentre da quest' anno
sono in lingua slava volgare.
Si avverte, che i sacerdoti dal numero 6 al 10 si sot-
toscrissero nei registri di nascila col titolo di parochi di s.
Pietro in Krencina, e quelli dal num. 11 in poi col nome
di parochi di s. Giovanni in Gorizza. Dai suddetti registri
risulta pure che i loro morti venivano sepolti a Gorizza, a
Kremcina, a Pasman, e a Tukleciane. Questa varietà trova
la sua spiegazione nelle circostanze, in cui versavano a quei
tempi gli abitanti di Gorizza. Durante le scorrerie turchesche
i villici di Gorizza in buona parte sen fuggirono a ricove-
rarsi col rispettivo paroco a Kremcina, ed in altri villaggi
posti al mare, abbandonando le loro case e le loro terre,
e preferendo di vivere al sicuro da poveri, anziché starsene
sotto il ferreo giogo musulmano. Altrettanto fecero altri pa-
rochi del zaratino territorio coi propri parochiani rifugian-
— 377 —
dosi alle marine per essere pronti di ricoverarsi nelle isole,
se fossero stali inseguili dalle orde selvaggie, come più
d'una volta accadde. Ed ecco la ragione per cui i parochi
di Gorizza, residenti a Kremcina fino dal 1675, e forse anche
prima, amministravano i sacramenti ai propri parochiani, che
si trovavano in Kremcina ed a quelli rimasti a Gorizza in
qualità dì coloni dei Turchi, e dopo V evasione di questi ri-
tornarono coi loro popoli a Gorizza, rimanendo amministra-
tori di Kremcina. Finché erano a Kremcina appèllavansi an-
che parochi di Kremcina.
Risulta puranco dai premessi registri, che gli arcive-
scovi spedivano ogni qual tratto in quelle parti, occupate
dagli infedeli, dei sacerdoti in qualità di missionari, ed in
assistenza dei parochi, onde si vedevano accorrer di so-
vente qua e là ad amministrare i sacramenti ai fedeli, re-
gistrare i nati e i morti, e firmarsi nei registri parochiali
col titolo d'incaricati dell'arcivescovo, ovvero del paroco
stesso.
Tra gli antichi abitanti di Gorizza noveransi Simeone
Milgostovich nel 1453, Carino e Matteo Zadrislich nel
1459.
Secondo alcuni ebbe i natali in questo villaggio nel
secolo decimosellimo il famoso prete Sorteli, che fu paroco
di Perkos, le cui gloriose imprese contro i Turchi troviamo
opportuno di narrare qui appresso.
Esistono sulla vetta del monte Vercevo gli avanzi d'un
torrione circolare, segno questo della dominazione lurchesca.
Al di sotto dello slesso monte dalla parte di mezzodì scor-
gonsi le traccio d'una strada antica, come dicesi, romana,
la quale attraversa Rastane, lambendo il monte.
Alla distanza di circa due chilometri dalla chiesa, in
un terreno coltivalo a viti si rinvennero dei sepolcri con
entro scheletri e monili di poco valore. In altra località, de-
nominata Corap si rinvengono di trailo in tratto anelli di
rame del diametro di 6 fino a 18 cent., nonché altri og--
getti, pure di rame, di varia figura.
Sotto il monte Vercevo esistono le mura d'una cap-
pella dedicala a s. Marco. Nella località Duhrava se ne
scorge un'altra, intitolata a s. Elena. Per tradizione si sà^
che ambedue furono atterrate dai Turchi.
~ 378 —
Il prete Sorich.
Volendo parlare di tfueslo nostro eroe, crediamo cosa
più acconcia di ripetere quanto scrisse di lui l'egregio Cu-^^
pilli nel rammentatore zaratino del 1857 :
jjStefano Sorich (o secondo altri Suricli) fu nativo di
Corizza 0 secondo alcuni di Bibigne, e paroco di Perkos, vil-
laggi poco l'un dall'altro distanti^ nel territorio di Zara. De-*
siderosi questi di togliersi all' ottomano guinzaglio^ che da
molto innanzi oppressavali, e di ricovrarsi all'ombra delle
venete insegne, prese don Stefano sopra sé T incarico di
guidare l' impresa difficile a buon riuscimento. Si portò a
quest'effetto in Zara, ed esposto il disegno al Foscolo Prov-
veditor generale, convalidò con giuramento solenne prestato
nel duomo la sincerità delle sue intenzioni. Non andò guari,
di fatto, ch'egli fece ritorno condottiero d'intere popolazioni,
che, attraverso dei piìi gravi pericoli, ad offerire venivano
il sangue loro a san Marco ed al suo vangelo. Da lui ca-
pitanati, segnalaron que' nuovi sudditi la bellicosa e fiera
sua indole nell'acquisto e difesa di città e castella, ed in
ogni altra più rilevante fazione della campagna dal 1646 al
48, distinguendosi ovunque colie sue personali prodezze il
Sorich, che in una canzone venne gloriosamente celebrato.
Non è quindi meraviglia se ai credenti nell'Islamismo il
nome del prete morlacco divenuto fosse già formidabile.
S'industriarono perciò dapprima con lusinghierìe d'adescarlo,
richezze proferendogli e onori ; ma scornati dalle magnanime
sue ripulse, una taglia bandirono di sultanini trecento pel di
lui capo. Nel mentre però che da una parte gP inimici lo
preseguivano a morte, lui carreggiavan dalP altra il Foscolo e
il Senato, che delle insegne puranco di cavalier di san
Marco lo decorava. Ma quel sorriso di fortuna, come al so-
lito non durò molto. Deliberata una diversione a danno degli
Ottomani in Licca, fu il Sorich uno dei duci che mossero
alia volta di Ribnik con un corpo di quasi duemilla. Disgra-
ziatissima impresa, poiché all'impensata i nemici tanto grossi
e con tanta furia gli rovinarono sopra fra quelle gole mon-
tane, che i nostri mandali vennero pienamente a sbaraglio.
Avvezzo il Sorich a non indietreggiare, ne la faccia vol-
tare ad una morte gloriosa, volle solo far testa e resistere
all'impeto; fatalmente però, dopo lunga tenzone, dopo mira-
— 379 —
coli di valore, soperchialo dal numero e ferito, dovette alla
fin soggiacere. Caduto vivo in mano dei Turchi, fecero del
corpo suo atroce scempio, ma lo spirto non ne domarono,
che saldo nella fede al suo Dio ed al suo Principe fino al-
l'ultimo si mantenne.
La morte di lui (che i fratelli e i congiunti, com'è so-
lito de' Morlacchi, non lasciarono invendicata) spiacque gran-
demente al Senato ed al Foscolo. Solenni esequie gli si
fecero in Zara, ed il canonico Giulio Zaccaria gli recitò un
elogio latino, che fino a noi è pervenuto. Anche Simeone
Gliubavaz, illustre zaratino di quel tempo, ne fece onorevol
memoria in una sua manoscritta relazione, in cui del villag-
gio di Gorizza così favella. = Tra i suoi abitanti a ragione
maggiormente si pregia del valoroso prete Stefano Sorich,
che con tanto applauso di tutta la Cristianità ha dato saggi
così gloriosi del suo invitto coraggio, dello zelo suo per u-
niversale beneficio della religione, e della speciale sua de-
vozione verso la Repubblica, rimarcata finalmente con la pro-
fusione del proprio sangue nell' impresa di Licca. Persona
veramente, che siccome ha con le sue generose azioni im-
mortalato il proprio nome, accreditato quello della famiglia,
e dato splendore al natio suolo ; così ha fatto conoscere al
mondo conservate ancora ne' petti dell' illirico-slava posterità
non isprezzabili scintille dell' avito lor marziale fervore, e
bellicoso genio."
Particolarità ben curiosa, riferita da più d' uno, il con-
servamento si è del braccio di questo prode, scevro da cor-
ruzione. L' afferma il Cacich nelle sue pisme ; l' afferma in
una relazione della visita diocesana l'arcivescovo Caraman
(1754), facendo del villaggio di Perkos la seguente men-
zione: yPerkos, dov'era pnroco quel sacerdote illirico Ste-
fano Sorich, di cui si conserva incorrotto il braccio, valo-
rosamente impiegato per la religione cristiana contro i Turchi,
neir avvampar della guerra di Candia.^^ Qualche altro pure
lasciò memoria d'aver avuto quel braccio nelle proprie mani,
e d'averlo rìsconlrato di non ordinaria grandezza. Sembra
eh' esistesse nel villaggio di Bibigne, o di Sancassiano presso
Zara. Se e dove oggidì si trovi e' è ignoto. Secondo alcuni
un ramo del casato di questo generoso tuttora vivrebbe nella
famiglia Surich, di civil condizione, dimorante a Sinj.„Vedi
quanto su di ciò abbiamo scritto a pag. 168.
— 380 —
Rastane. (Hrascane).
A scilocco di Gorica, un po' verso levante, sul piano
è posta la villa di Bastane^ nnlicamente Hrascane^ così
appellata in scritture del 1349, 1385 e 1513. Il suo nome
più proprio è quello di Hrastane da Hrast (ital. Quercia)
perchè era posta questa villa in mezzo ad un bosco di querele,
ora quasi distrutto. Fino da' tempi rimoti apparteneva al Mo-
nastero di s. Demetrio. Era formata da 40 case, ed aveva
il suo giudice, che nel 1387 era cevìo Michele qmVladoy,
Era anticamente parochia, trovandosi cenno de' suoi parochi
nel 1532. Negli atti delle visite diocesane dal principio del
secolo decimosetlimo in poi non viene indicata come paro-
chia perchè fin d' allora fu, come lo è pure attualmente con-
giunta con Gorizza, il cui curato assiste spiritualmente quella
popolazione, la quale ascende ora a circa 250 anime.
La chiesa parochiale di Rastane era dedicata a s. Gior-
gio M. ed esisteva nel 1446. Di presente non si scorgono
che le traccie; fu probabilmente anche questa distrutta dai
Turchi. Suoi parochi erano Stefano Jusich nel 1532, e Giorgio
Milinovich nel 1548.
Dopo la cacciata dei Turchi dal nostro territorio ven-
nero a domiciliarsi a Rastane varie famiglie da diversi luoghi.
La prima fu quella dei Vustiza da Jezerà di Sebenico, indi
Erceg piìi tardi dall' Erzegovina ; alcune poi dalla Croazia, e
dalla Bukovizza, specialmente da Krusevo, da Zelengrad, da
Medvidje, e dal vicino Cerno di Zara. Da codesti luoghi
anche ai nostri tempi si trasportano a Gorizza, perchè sic-
come quella gente vive solamente di pastorizia, cosi cercano
un luogo di clima più mite per salvare gli animali dalla morte,
che il freddo delle montane regioni di sovente travaglia.
Galovao.
A maistro di Gorizza, lungi due miglia, è la villa di
Galovaz^ e più propriamente Galovcl. E viva la tradizione
presso i paesani, eh' esistesse un tempo in questo villaggio
un chiostro di monaci in mezzo alla vallata^ che è situata al
sud del paese, del qual chiostro veggonsi oggigiorno le fon-
damenta. Questo sito chiamasi dai villici col nome di Galovaz,
come pure denominasi Galovaz il pozzo, attiguo a quelle
rovine. E probabile, come taluni opinano, che cotal vocabolo
gli fosse stalo imposto dai terrazzani, a causa delle vesti
nere dei frali benedettini, che lo abitavano, mentre ludo ciò
che è nero, gala in slavo s' appella. Dal convento adunque,
e dal pozzo eh' è l'unico d' acqua potabile nel villaggio, sem-
bra derivalo ad esso il nome di Galovaz, col quale nome
lo troviamo menzionato in scritture del 1518.
Quanto v' ha di certo sulT origine di questa parochia si è,
che Galovaz con Sancassiano, lontano da essa 5 miglia, for-
mavano tuli' una parochia fino alla metà dello scorso secolo.
Dapprima ancora staccaronsi da Sancassiano alcune famiglie
coi propri animali in cerca di migliori pascoli, e stabilironsi
in quel (ratto di terra, che occupa attualmente il villaggio di
Galovaz. Coli' andar del tempo moltiplicaronsi queste poche
famiglie in modo da formare un villaggio a parte, ed in causa
della grande distanza, che li separava dalla chiesa matrice,
ottennero d'erigere a spese proprie una chiesa con adiacente
cimitero, ed ebbero dippoi anche il proprio curato.
La chiesa, di forma quadrangolare, è posta sulla cima
d' un colle, sovrastante al villaggio. Non consta quando sia
stata fabbricala dai villici. 11 vaso misura in lunghezza m. 14.10,
in larghezza 4.50, ed in altezza 3.50. Ha due altari, de' quali
il maggiore, di pietra levigala, con colonne di marmo rosso,
è dedicato all' arcangelo s. Michele, il minore, di legno, alla
B. V. del Carmelo. Il campanile, eh' era alia foggia romana,
or più non t^siste, poiché fu rovescialo da un fulmine il dì
21 settembre 1878, per cui le nuove campane Irovansi col-
locate su d'una armatura di legno. La chiesa è in stalo rovi-
noso, oltre all' essere insufficiente alla popolazione, che ora
ascende a 540 anime, quando nel 1754 non ne aveva che
220. V'era una confraternita nel 1808 sotto il patrocinio
del titolare s. Michele, ed aveva allora 23 aggregati con
rendite di vino, grano ed elemosine a beneficio dell'aitar
padronale.
V è pure la casa canonica. Questa fu in principio una
casa di proprietà di certo Maltez, curato di Galovac, sua
patria, il quale dopo morto lasciolla per uso de' successori
in carica. Fu ristaurala nel 1840 a spese del fondo eccle-
siastico, come lo sarà fra breve anche la chiesa, il cui pro-
getto è slato anche approvato.
Gli abitanti di Galovac tutti cattolici, sono laboriosi, ed
in tale riguardo servono d' esempio ai villaggi circostanti
— 382 —
Lontane due miglia da Gaiovac veggonsi le vestigia di
una strada ben lavorala, che dai villici è denominata Cav-
lenikj e che continua a N. E. fino a Nadin.
La villa di Gaiovac è cappellania esposta, dipendente
dal Decanato di Zara.
Serie dei cappellani di Gaiovac.
Giuseppe Vuizza, cappellano nel 1760
Giuseppe Vucassich „ „ 1771
N. Maltez „ „ 1772
Matteo Petrich da S. Eufemia „ 1815
Marco Surach cappellano „ 1820
Simeone Spanich „ „ 1825
Luca Bobich ^ „ 1830
Simeone Tresin „ ,, 1832
Bartolomeo Drasich „ „ 1833
Tito Sufflay ^ „ 1849
Marco Boxicevich „ ^ 1850
Simeone Sarich, supplente „ 1853
Giuseppe Voivodich „ „ 1854
Andrea Matsegg ,, „ 1858
Cristoforo Slipcevic da Borgo
Erizzo, cappellano „ 1877
Località aggregale a Gaiovac:
Josane con sei case.
Debeljak con cinque case.
Zemonico.
Lontano due miglia da Gaiovac verso maistro, e sette
verso levante da Zara giace il villaggio di Zemonico, Ze-
munik^ nel mezzo di un' estesa amena e fertile campagna,
irrigata da più sorgenti d' acqua. Denominavasi. secondo il
Frescol, anticamente Zunen (probabilmente dai Turchi). In
scrittura del 1346 è appellata /Seme/meo, ed in altra del 1397
Sehnonico, e finalmente in documento del 1473 Zenwnicum,
Villaggio importante una volta pel suo commercio, era po-
polato nel 1215 da più di 2000 abitanti, dediti al traffico.
Era già in antico un luogo fortifioato, e diteso da una rocca
ben munita, e da quattro baluardi. Giusta il Lucio, qui s'ac-
— 383 —
campò l'esercito di Lodovico re d'Ungheria, allorquando venne
con centomilla soldati in aiuto di Zara, assediata dai Vene-
ziani. In seguito fu ricostrutto a modo di castello quadrato,
ricinto d' ogni intorno da grosse mura, e da fosso profondo,
nel cui angolo a levante ergevasi un' alta fortissima torre,
e due altre di minor altezza ad ostro e ponente. Non consta
da chi sia stata costrutta quest' opera, che deve aver costalo
molta spesa e fatica.
Fu Zemonico considerato sempre nei tempi andati qual
antemurale di Zara, e specialmente qual guardia e custodia
del territorio zaratino contro le ostili incursioni ; per cui ve-
niva mantenuto in esso un considerevole corpo di cavalleria
armata^ che accorrer dovea ad ogni bisogno di difesa dei
villaggi circonvicini sino al confine. Per la stessa ragione
era questo castello presieduto da un nobile zaratino col titolo
di Capitano, dal comune consiglio di Zara a ciò destinato.
Sotto Bajazette II fu nel Ì500 incendiato da Skender pascià.
Nel 1538 fu assediato dai Turchi, ma resistette. Divenuto
proprietà d' una delle patrizie famiglie zaratine di nome Seppe,
passò col tempo per ragion dotale nella casa dei gentiluomini
veneti Venier, che lo ristaurarono, e ne tennero il possesso
e la giurisdizione fino all'anno 1571^ in cui per tradimento
d* un loro domestico cadde in mano dei Turchi, i quali lo
guarnirono di buon presidio, e vi fabbricarono una moschea
dal lato di tramontana, affinchè servisse di difesa al castello
medesimo. La caduta di Zemonico in mano ai Turchi, portò
la conseguenza che la maggior parte dei fedeli cristiani sen
fuggirono dai villaggi del territorio zaratino, e si rifuggia-
rono alle marine. Fu dai Turchi munito di ben più forte ar-
tiglieria, ed anche di buon numero di soldati, e di capitani.
Vi risiedeva un Dasdaro, ed un Cadi, ossia giudice, con un
Agà per riscuoter le gabelle. Crebbe in brevissimo a tanto
da diventare una borgata ottomana considerevole, e forte di
più che 400 case; la quale assunse il nomo di Zemonico
nuovo. Veniva tenuto dai Turchi in grande considerazione,
per essere stato il centro delle loro operazioni militari, e
luogo adatto a resistere a qualunque tentativo, che fatto si
fosse da Zara contro il territorio, di cui si erano impadro-
niti, ed un posto strategico, opporlunissimo ad arrecar mo-
lestie alla città, al cui acquisto erano costantemente rivolte
lt3 loro mire, ma che però non giunsero a conseguire giammai.
Nel 1637, i morlacchi dei paesi circonvicini stanchi
— 384 —
delle angherie eh' esercitavano i Turchi sopra di loro, si sol-
levarono in massa, ed uccisero Musaibeg, comandante del
castello di Zemonico, Duracbecovich suo primo ufficiale e
160 soldati. Rimasero contuttocìò i Turchi in possesso del
castello, finché nel 1647^ visto il pericolo cui era esposta
la città di Zara per la vicinanza di un così polente e feroce
nemico, il quale di continuo vi faceva scorrerie sino alle sue
porte, minacciando e provocando^ vi fu mandalo dal Com-
mandante in capo Provveditor Generale Leonardo Foscolo il
Provveditor generale della Cavalleria Marcantonio Pisani, con
6000 soldati ben agguerriti e con parecchi bellici strumenti.
Vi pose egli V assedio, ne diede 1' assalto, e dopo ripetute
lotte sanguinose, seguite dalla morte di Dtiracbegh, entrò
trionfante in Zemonico il 19 Marzo, dopo aver fatti prigio-
nieri Halilbegk, Sangiacco della Licca, padre di Duracbegh,
e molti altri capi militari, eh' erano accorsi alla difesa. Nel
conflitto si distinse fra gli altri il soldato Ilia Smiljanich, la
cui famiglia ivi stabilitasi ebbe in premio del suo valoroso
coraggio alcune terre della borgata, e venne in seguito te-
nuta in grand' estimazione dalle genti del zaratino contado. *)
Impossessatosi così di Zemonico il veneto generale ne ordinò
la demolizione, che fu anche eseguita colf atterramento fino
al suolo di tutti i fertilizzi i quali erano stati già in buona
parte assieme alle case dall'artiglieria rovinati.
Dopo una tale catastrofe rimase Zemonico per qualche
tempo malconcia e disabitata, finché cominciossi a ristaurarla,
e a poco a poco anche ripopolarla colle genti del territorio,
che rassicurate della fuga dell' oste nemica, vi fece ritorno.
Il governo veneto pertanto, nel timore che i Turchi o prima
0 dopo si sarebbero vendicati del palilo disastro, vi tenne
sempre un forte presidio di cavalleria, che non una volta
però sostener dovette, coli' ajuto delle terriere milizie, fie-
rissimi scontri, in uno dei quali rimase prigioniero il pascià
comandante, che inviato a Zara, venne poi spedilo a Brescia,
é rinchiuso in quel castello ove anche vi lasciò la vita. A tal
fine furono eretti nel 1719 due quartieri, che poscia nel 1776
vennero in miglior forma riedificati dal Provveditor generale
Jacopo Gradenigo, e dal suo successore Foscari compiuti.
Di essi non esistono al dì d' n?o^i che le sole rovine.
*") Di questo assedio trovasi dettag:lìata descrizione nell'opera di V.Solitro
^Boeumenti sulFtslria e la DtUmaKta^ st&inpatft a Veiezia* wt\ 1844i
— 385 —
Se, come si è detto dissopra, questo villaggio, impor-
tante per la sua felice postura, era così popolato nel 1215
da avere perfino due milla abitanti, non è dubbio, che avrà
avuto, ancor prima di quesl' epoca, il suo paroco, di cui però
non ci è rimasta memoria. Venuto in potere del barbaro ot-
tomano, dei fedeli pochi assai vi restarono o nessuno, e per-
ciò cessar dovette di esistere una parochia cristiana. Una
chiesa doveva pur esservi stala, ma neppur di essa trovasi
menzione nelle antiche scritture La mano dislruggitrice del
feroce osmanide T avrà certamente sino dalla sua radice
schiantata.
E opinione degli scrittori delle cose nostre, che dopo i
fatti del 1647, i cristiani, che si andarono pian piano stan-
ziando in Zemonico, vi avessero edificala la chiesa, tuttora
esistente, in onore di s. Caterina v. m.
La chiesa di s. Caterina giace fuori degli abitali sul
pendio del più elevato poggio di Zemonico, con direzione
da scilocco a maistro, ed a sinistra del tronco stradale, che
conduce in Croazia. Costrutta a quadrilatero con metri di luce
5 in larghezza e 14.50 in lunghezza, è coperta di tegole, a
due entrale, la maggiore a scilocco, l'altra ad ostro. Ha tre
altari, il principale di pietra tassellata in marmo, e dedicalo
alla titolare, con pala della santa, lavoro di recente scuola
romana, eretto nel 1869 per cura del paroco d'allora P. Vin-
cenzo Basile d. C. d. G. e per munificenza delle LL. MM.
Ferdinando e Francesco Giuseppe Imperatori d'Austria. I due
altari laterali sono dì legno; quello a mano destra intitolato
alla Purificazione di M. V. quello a mano manca alle anime
purganti.
Zemonico, che nel 1714 contava 260 anime e nel 1754
solo 287 anime cattoliche, ora ne conta 823. È parochia del
Decanato di Zara.
Due confraternite v' erano in essa, la prima sotto la
protezione della B. V. della Misericordia con 14 fratelli, i
quali contribuivano alcune elemosine in natura a beneficio
della chiesa; l'altra del Suffragio con 21 associati che an-
nualmente facevano un' elemosina di frumento a vantaggio
della chiesa. Ambedue furono nel 1808 soppresse.
La canonica è una delle prime, che furono erette dal-
l' i. r. Governo austrìaco a spese del fondo ecclesiastico. E
in cattivo stato.
25
— 386 —
Da un'atto esìstente nell'archìvio parochiale si rileva che
il paroco dì Zeinonico ai tempi del Provveditore Generale
Francesco Grimanì^ T anno 1753 veniva prò tempore inve-
stito del beneficio di 30 campi di terra, e di un terreno bo-
schivo nella località Velike Njive, e così pure il capovilla
riceveva a titolo dì onorario per le sue prestazioni un ter-
reno di otto giornate di lavoro^ il quale perciò Kapitania
viene denominato, e tuttavia usufruttuato.
Trovasi questa parochia rappresentata nel Sinodo del
Cellino del 1566 dal suo paroco.
Serie dei parochì di Zemonico.
Prè Cosmo paroco, istituito dall' arciv.
Vallareso nel 1461
Prè Marco Capitanovich paroco ^ 1537
Prè Gregorio Paulovich „ ,. 1548
Prè Belletto Boyco „ „ 1557
Giacomo Jadriich „ „ 1702
Nicolò Carlovich „ ,, 1714
Giovanni Zarevich „ „ 1745
Gregorio Rapar „ ,, 1771
Bartolomeo Spadich „ „ 1815
Michele Sarich „ « 1824
Matteo Marcellich „ „ 1826
Tommaso Radovich „ „ 1827
Simeone Sarich „ „ 1840
Paolo Rumora ^ „ 1861
Simeone Baranì „ „ 1864
Vincenzo Basile d. C. di G. „ „ 1869
Simeone Ziz del IH Ord. Frane. ,, 1872
Ferdinando Vicario da Zara „ 1876
Fra i suoi antichi abitatori trovasi Tommaso Carisanich
rammentato in scrittura del 1478, e Paolo Mircich del 1488.
Una lapide, innestata nel timpano della porla laterale
della chiesa parochiale di Zemonico porla scolpita in lettere
latine di forma non buona una iscrizione, che ha una isto-
rica importanza. Essa è del seguente tenore :
— 387 —
ANNO . DOMINI . M.C.LXXXXIIII
REGNANTE . DOMINO . NOSTRO
BELA . TERCIO . REGE . VNGARIE
ET . DAMIANO . lADERE . PRINCIPI
EGO . KACIA . FILIA . PETCO
PRO . REMEDIO . ANIME . MEE
ET . VIRI . MEI . RADOVANI
MEORVMQVE . PROGENITORVM
FECI . CONSTRVere . HANC . BASILICAM
AD . ONOREM . DI . SI . lACOBI
E abbastanza bene conservala, ed è rimarchevole per
la sua antichità, recando l'anno 1194. Ricorda il tempo, in
cui la Dalmazia si trovava sotto la prolezione di Bela III^
Re d' Ungheria^ che in più documenti di simil dato è nomi-
nato col titolo aggiuntivo di Re di Dalmazia, Croazia, e
Ramia, sotto il quale andò a cessare ogni influenza degli
Imperatori greci in Dalmazia. Fa essa pure menzione di
Damiano^ che in qualità di Principe e di Conte governava
la città di Zara in nome di Bela. Dicesi in qualità di Conte,
poiché con simil titolo lo si trova indicalo in più documenti
di quest'epoca. Questa lapide che non ha alcuna relazione
colla chiesa parochiale di s. Caterina di Zemonico, ove si
trova ora collocata, deve aver appartenuto ad una chiesa,
dedicata a s. Giacomo, fondata da Kacia, figlia di Petco, e
moglie di certo Radovano, per soddisfare, come sembra, ad
un voto fatto da essa in onor del santo. E assai probabile
che questa fosse la chiesa di s. Giacomo, che esisteva una
volta oltre il porto di Zara, presso il barcagno, della quale
trovasi menzione in documenti del 1248 e 1284, e presso
cui i Re Ungheresi tenevano la propria residenza. Di essa
abbiamo parlato nel I Voi. a pag. 477. Potrebbe anche darsi
che colesta lapide si riferisca ad una delle chiese cristiane,
preesistite alla turchesca invasione in questo villaggio di Ze-
monico e distrutte da questa potenza.
In Zemonico Irovansi due fonti perenni, l'una dall'altra
poco discoste, e tutte e due conosciute sotto il nome di Tocak,
locak Veliki appellasi quella eh' è situata sul ciglio sinistro
del tronco stradale, sotto la chiesa, un vero beneficio pegli
abitanti di Zemonico e pei forestieri. Sul frontale di questa
fonte leggevasi due anni addietro unicamente la data ^ 1791. =
In occasione dei recenti rìslauri vi venne sostituito l'anno
— 388 —
1878. Tocak mali si denomina quella situata sul ciglio si-
nistro della via, che conduce a Suovare. La sua acqua è
mollo nota qui ed altrove^ ed è più ricercata per la sua fre-
schezza e leggerezza di quella del primo.
Sul frontale di questa leggesi la seguente iscrizione,
scolpila nel 1775, al tempo del Provveditor Generale Gia-
como Gradenigo, il quale la fece rislaurare ed abbellire.
QVAE . SVPERSTITIOSAE . RELIGIONIS
VSV . TVRCARVM . RVDI . CVRA . COLLECTA
E . TEMPORIS . EDACITATE . DIRVTA
NAIS . lACOBI . GRADONICI . DALMATIAE
PRAEFECTI . SEDVLITATE
PVLCHRIOR . ET . AVCTIOR . RENOVATA
DEFLVXIT
SVI . PROCONSVLATVS . ANNO , PRIMO . SALVT . MDCCLXXV.
Pia Fondazione della B. V. Immacolata di Zemonioo.
Fino dal 1864 una pia fondazione sotto il titolo e pa-
trocinio della B. V. Immacolata fu instituita in Zemonìco dal
Commendatore Carlo Fontanella de' Battisti, cittadino di Zara,
Conte Romano e Cameriere di cappa o spada di S. S., allo
scopo di dare educazione ed istruzione religiosa, morale,
agricola, ed elementare letteraria ai fanciulli della città e del
contado di Zara, a condizione, che siffatta educazione ed
istruzione sieno affidate ad un Ordine regolare, la cui isti-
tuzione e scopo sieno conformi a quelli della istituita fon-
dazione, la cui religiosa famiglia dovesse avere convento ed
istituto in Zemonico, e conseguire il suo sostentamento dalla
fondazione stessa e dall' opera propria e dei fanciulli educandi.
L'atto Fondnzioni'Io venne solcniitìnìctilc ertilo il di 1() Feb-
braio 1864, ed approvalo dal!" Ordinariato Arcivescovile li
25 del n)ese ed anno stesso, e dalla Luogotenenza Dalmata
\\ giorno 21 Marzo dello slesso anno. La sostanza di questa
fondazione si compone di beni stabili di campagna in Ze-
monico, Smokovic e Cerno. Venne affidata sin da principio
ai Religiosi della Congregazione di s. Croce di Mans, i quali
ne presero possesso, e T amministrarono per qualche tempo;
ma nel 1868 la dovettero abbandonare, perchè richiamati in
Francia dal loro superiore. D' allora questa sostanza vrene
— 389 —
amministrala dal Comitato rappresentante i Comproprietarii,
quali sono il Comune di Zara, T Arcivescovo, ed il fonda-
tore benemerito, e i redditi sono convertili in capìtoli, fino
a tanto che col censo di quesli si potrà far fronte alle spese
occorrenti a questa utilissima fondazione.
1 beni di Zemonico appartenevano in antico alla pre-
menzionata famiglia Smiljanich; passarono poi in Pelrovich,
che li vendette al fondatore Fontanella de Battisti. Quelli di
Cerno erano della nobil famiglia de' Pellegrini che li vendette
a Hòberth, da cui li acquistò il fondatore. Quelli infine di
Smokovic erano proprietà della famiglia zaratina Papafava.
Una scuola popolare regolare fu nel 1873 istituita in
Zemonico dall'i, r. Consiglio scolastico provinciale. L'edifizio
è di sua proprietà.
Mur vizza. (Murvica).
A ponente di Zemonico, nella distanza di circa 5 miglia
è posta la villa di Murvizza (Murvica), così appellata in
scritture dal 1375 in poi. In documenti del 1439 e 1440
porta il nome di Murvizza grande^ forse per essere slata
divisa in due sezioni, T una maggiore dell'altra, che sarà
stata chiamala Murvizza j^iccola. Da gran tempo è parochia,
trovandosi memoria de' suoi parochi in carte del 1450. Lo
è anche oggidì, ed appartiene al Decanaio di Zara, da cui
è 7 miglia lontana. Ha 280 abitanti, tutti cattolici, mentre
nel 1754 non ne aveva che 117. Sono dediti alla pastorizia
più che air agricoltura.
La sua chiesa parochiale, era in antico una cappella
assai piccola. Verso la fine del secolo passato venne alquanto
ingrandita a cura e spese dei villici, e nel 1868 fu ristau-
rata malamente a carico del fondo ecclesiastico. 11 fabbricalo
è rozzo, senza simelria^ ed oscuro, non ricevendo la luce
che da un solo fenestrino. Non può capire più di 130 per-
sone, e perciò non adatto all'uopo. Vi sono due altari, dei
quali il maggiore, di legno, è dedicato alla Visitazione di
M. V. che n' è la titolare e la patrona, 1' altro pure di legno
intitolato al dottor s. Girolamo. Le pale, T una in tavola, l'altra
in tela, non hanno alcun valore artistico. L' antica cappella
suaccennata prima del suo ingrandimento era intitolala alla
B. V. del Rosario; nel 1754 però la si trova dedicala alla
B. V. della Neve, donde si scorge che il titolo attuale le fu
— 390 —
dato in un' epoca a noi vicina. Aveva una confratornila in
onor della Visitazione^ composta di 30 soci, i quali con ren-
dite di vino, biade, ed elemosine provvedevano alle occor-
renze del culto. È slata però soppressa nel 1808.
La canonica è di nuova costruzione. È stata fabbricata
Tanno 1841 a spese del fondo ecclesiastico.
Serie dei parochi di Murvizza.
Prè Giovanni Bezech paroco nel 1450
Simeone Pericich da Luka „ „ 1714
Paolo Glavinich „ „ 1728
Giacomo Lukacich „ „ 1771
Giuseppe Marcellich da Oltre „ „ 1815
Giuseppe Lettinich „ ,, 1825
Giacomo Mezich „ ,^ 1827
Luca Ghergech „ „ 1830
Marco Surac ^ „ 1832
Spìridione Duka da B. Erizzo ,, ,, 1836
Matteo Marcellich da Oltre „ „ 1840
Giovanni Barbalich ora canonico „ ^ 1856
Antonio Bossi da Zara ,, „ 1856
Simeone Marcellich da Oltre ,, „ 1860
Stefano Marcovich „ ^^ 1863
Giovanni Oslrich da Novegradi „ „ 1865
Ottavio Ivanovich M. 0. r> r> 1^^^
Celestino Buich del III Ordine
di s. Francesco „ ,, 1867
Simeone Gulam ^ „ 1869
Martino Skiffic „ „ 1879
Tra i suoi antichi abitatori Irovansi Drasojo Filippovich
in scrittura del 1375^ Dragoslavo q.m Damiano dei 1381, e
Doirao del 1432.
Grue-BriSevo. (Gruhe, Grusi).
A poca distanza da Murvizza, giace la villa di Grue-
Brisevo^ con 368 abitanti, nel distretto di Zara, nel comune
politico di Nona. Ha essa per confini, da bora Polesnik e
Miljasic, da maestro Poljizza, da mezzodì Boccagnazzo e gli
3tani di Zara^ e da scilocco Murvizza. La circondano d'ogni
— 391 —
intorno pianure bellissime e praterie, irrigale da un torrente,
dai paesani denomin.ilo jaruga. È posta presso le rovine di
un castello, e prese il nome di Grue da cotesto rovine, che
neir idioma slavo diconsi Grnhe e GrnsL TI noslro storico
Gliubavaz fa derivare tal denominazione dalla pietra molare
e fragile, detta Gruh dagli slavi, di cui è formala la collina
su di cui giace la villa. Di essa esiste memoria col nome
di Grusi in scrilture del 1070, 1405 e 1426.
Grue-Brisevo dall'anno 1851 è capptilania esposta, sotto
il decanaio di Zara. Prima, e sino da' prischi tt^npi, era pa-
rochia sotto il solo ed unico nome di Grue, perchè questo
luogo era il centro della sua popolazione, mentre Brisevo
non era che una località con poche case. Troviamo memoria
di Grue quale parodila in documenti del 1433.
La chiesa di Grue, d'antica e meschina costruzione, fu
edificata dai parocliiani. Se legger si potesse la iscrizione
lapidaria glagolitica situata sopra la sua porta d' ingresso,
forse si verrebbe a rilevare T epoca di sua erezione, ma è
corrosa dal tempo. E intitolata alla B. V. del Rosario, con
aitar della titolare, e tabernacolo. Aveva annessa fino al 1808
una confraternita sotto l' invocazione della Vergine con 30
confratelli, e con rendite in vino, biade ed elemosine in da-
naro, che servivano al mantenimento dell* altare.
Grue, un dì molto piìi popolata, come sopra si disse,
oggi si riduce a sole 9 case, e va continuamente decrescendo
la sua popolazione per l' insalubrità dell' aria, mentre Brisevo
in posizione più vantaggiosa ed elevala su di un terreno roc-
cioso ad ostro di Grue, va aumentando, talmente che oggidì
conta 52 famiglie Appunto per questo riguardo fu di re-
cente costruita nel suo centro ed in posizione molto comoda
e adattata la nuova chiesa. Fu questa eretta di pianta a spese
del fondo ecclesiastico nell'anno 1866. E un vasto e bell'e-
difizio, della lunghezza di m. 21 e della larghezza dì 6. Ha
quattro finestre nei muri laterali, ed una circolare sopra la
porta d' ingresso. Un campanile alla romana sovrasta la sua
fronte. È dedicata alla B. V. del Rosario, ed ha un' altare,
di legno, con pala di moderno pennello, rappresentante la
titolare. Dietro l'altare havvi una bella sagrestia, rischiarata
da due finestre. 1 due altari laterali pure di legno, ma sdru-
sclli, furono trasportati dalla vecchia chiesa di Grue. È la-
stricala con pietre regolari. Non fu peranco consacrala.
— 392 —
Canonica non esiste, se non che una casupola comunale
nella località di Grue^ ove abitavano una volta i curati.
II nome di Brisevo deriva probabilmente dalla sua po-
sizione in luogo elevato, su d' una umile collina, che in slavo
dicesi Brig. E distante da Grue un miglio, e da essa n' è
separata mediante il torrente Jaruga^ che d' inverno tanto
si gonfia da non permettere il passaggio neppure a cavallo.
Il villaggio di Brisevo presenta un corso di case che quasi
in linea reità s' estendono da maestro a scilocco per unirsi
in quest' ultimo termine con Murvizza inferiore, da cui non
dista che mezzo miglio mentre dalla chiesa parochiale di
Murvizza a quella di Brisevo la distanza non è maggiore di
un miglio e mezzo.
Nelle vicinanze di Brisevo, kod Teljevca^ veggonsi le
traccie d' una cappella, dedicata a s. Paolo. Trovansi pure
gli avanzi di un edicola, intitolata a s. Giovanni.
Del castello suaccennato di Grne non sono ora visibili
che alcuni pochi avanzi i quali potrebbero a stento demar-
carne la struttura e T estensione. E situato su d'una colli-
netta, poco più in giù della vecchia chiesa parochiale. Nei
tempi addietro era questo un silo molto importante. In tempo
di pace, onde rendere più sicura e difesa la campagna dalla
insolenza turchesca, soleva la repubblica veneta tener in
questo castello un drappello di cavalleria leggiera, che ve-
niva aumentato all'approssimarsi del nemico. Questo silo era
molto adatto per resistere a qualunque scorreria, che avesse
inteso di fare il Turco da quella parte nei territori di Zara
e di Nona ; perciò eranvi appostate qua e là delle sentinelle
e delle scolte di paesani, stipendiati dal pubblico erario, i
quali all'apparire dell'inimico facevano rimbombare i loro
bellici stromenti, a cui rispondevano quei di Malpaga, al quale
avviso correvano in ajuto da Zara le milizie a cavallo e a
piedi, capitanale il più delle volle dal Provveditor Generale.
Quando e da chi sia stalo edificalo questo castello e quando
e da chi distrutto, s' ignora. È certo che il Turco non posevi
piede giammai. Ce lo attesta l'arcivescovo Caraman in una
delle sue relazioni al Pontefice del 1754, ove dice : Grue
Castrum nunquam Turcis subjectum. Anzi sappiamo dalle
venete istorie, che i morlacchi di Grue nel 1645 misero
in fuga e trucidarono i Turchi, che tentavano d'impos-
sessarsene.
^ 393
Serie dei parochi e dei cappellani di Grue.
Antonio Cvìlkovich
Antonio Missicich
Antonio Chiuzzo
Giovanni Antonina da Zman
Antonio Perich
Gasparo Sarich
Matteo Longin
Bartolomeo Pavich
Luca Gherghez
Nicolò Peros
Marco Surac
Antonio Blagdan
Pietro Viducich
Michele Panovich
Natale Soccota
Matteo Marcellich da Oltre
Simeone Zuppanovich
Antonio Grasso cappellano
Giacomo Missul
Simeone Marcellich da Oltre
Simeone Sarich
Giorgio Jelicich
Simeone Gulam
Stefano Marcovich
Martino Skific
paroco
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nel 1433
„ 1515
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„ 1853
„ 1855
„ 1856
y, 1863
„ 1867
„ 1869
n 1870
„ 1872
Boccagnazzo.
A tramontana di Zara, lontano 3 miglia incirca, è si-
tuato il villaggio di Boccagnazzo^ dagli slavi detto Bokanjac
ed anche Vrljica. E appellato pure Bokanj Studenac in carte
del 1349, 1351 e 1355^ Bokanjac in scrittura del 1352, e
Bokanj Studenac al pozzo in documento del 1355. In te-
stamento del 906 è fatta menzione di questo villaggio.
Atterrato da capo a fondo nella guerra del 1646 col-
r ottomano, affinchè questo non se ne impossessasse a danno
di Zara, rimase affatto deserto per qualche tempo, finché
risorse poi dopo, a poco a poco, e famiglie degli scogli, e
del borgo interno di Zara lo abitarono, a cui se ne unirono
— 394 —
parecchie del contado per accudire alla coltivazione delPa-
mena campagna, che gli sta alle spalle, e che da scilocco
confina con quella di Cerno, da ponente con quella di Dikio,
e da settentrione col bosco di Gromnizza.
Sopra le rovine delia vetusta chiesa, che una volta e-
sisteva sul monte, eretta dal governo veneto in onor di san
Simeone Giusto, e menzionata in scrittura del 1409, quei
villici n' eressero una nuova sotto il nome dei ss. Apostoli
Simon e Giuda.
E posta nel centro del cimitero comunale: ha a nord
la canonica ad ovest la via pubblica. E di pianta quadrila-
tera, e riceve la luce da due finestre poste a mezzogiorno.
La sua dimensione è di m. 12.33 per 5.59. La sagrestia ne
ha 2.89 in lunghezza e 4.36 in larghezza. Tre sono gli altari;
il maggiore di marmo a stile moderno con un tabernacolo
pure di marmo, colonne e gradini di breccia di Verona, gli
altri due laterali di legno. La fronte della chiesa è sormon-
tata dal campanile, di stile romano, con due campane di re-
cente costruzione.
Sopra la porta maggiore v' ha lo stemma veneto, un
leone, trasportalo dalla chiesa antica, la quale, come si disse,
venne eretta a spese dei governo veneto
Consta da autentici documenti che nella prima metà del
secolo decimoquinto era parochia, che cessò d' esserlo dopo
la distruzione del villaggio, e che al principio del secolo
decimottavo fu ripristinata. Ora è cappellania esposta, nel
decanato di Zara, ed ha 326 anime, mentre nel 1754 non
ne contava che 113.
Oltre alla chiesa parochiale ve n' è una in onor della
B. V. in campis ; ed una edicola sotto il titolo di 5. G^m56pj[?e
sul monte.
L' anno 1458 Dobrizza q.m Nicolò Glavoc con testa-
mento del 30 Gennajo v' istituì un beneficio semplice, che
perciò porta il nome di beneficio Glavoc di Boccagnazzo,
consistente in 106 gognali di terra, coli' onere di una messa
per ogni domenica da celebrarsi in qualunque chiesa.
Una confraternita esisteva in questa parochia fino al
1808 in cui fu soppressa. Aveva il titolo del ss. Sacramento
con 32 aggregati, e con rendite di vino e cereali, dal cui
ricavato facevano le spese occorrenti per l'altare.
Un* altra pure ve n' era sino dai tempi rimoti, intitolata
a s. Cipriano, della quale si trova memoria in parecchie an-
— 395 ^
tiche scritture, e tuttora esiste. Da questa prese il nonie nei
prischi tempi la parochia, per cui denominasi col titolo
Parochia s. Cypriani in documento del 1387.
Serie dei parochi e dei cappellani di Boccagnazzo.
Prè Jurizza paroco nel 1448
Prè Civitano Velislavich ,, „ 1533
Simeone Deljich „ ^^ 1702
Michele Slachich ,^ ^ 1714
Giovanni Rudin da Sale „ „ 1720
Paolo Scarìch „ „ „ 1727
Giovanni Drasich da Cale „ „ 1742
Antonio Segota „ ^ „ 1771
Antonio Peovich ,, „ „ 1815
Martino Pestich „ ,^ „ 1820
Michele Panovic „ „ „ 1840
Marco Mircovich „ „ „ 1863
Antonio Maracich m. o. „ „ 1873
Vincenzo Miossevich da Zara „ 1878
Fra i suoi antichi abitatori, trovansi registrati Bogdano
Radmanich in carta del 1404, Matteo Parvoslavich del 1414,
Giorgio Rataich del 1433^ e Prè Giorgio Carinich nel 1478.
11 villaggio di Boccagnazzo era anticamente proprietà
delle monache di s. Demetrio. Dopo la soppressione passò
in amministrazione del e. r. Demanio.
A settentrione di questo villaggio trovasi il lago di
Boccagnazzo, detto dagli Slavi = Unjakovo Blatto = cioè
derivante da una bocca sotterranea. La sua circonferenza
è di circa 7 miglia, la qunle d'estate si ristringe^ e lascia
coltivare i terreni circostanti, molto produttivi, e fecondi di
rettili d'ogni specie, ammirevoli per la rara bellezza del
loro colore, e ricercati dai professori e dilettanti dì zoologia.
Cerno.
A levante di Zara, e lungi da essa 3 miglia incirca,
trovasi Cerno^ lat. Cermim^ villaggio assai antico, ricco
una volta e popolato, rammentato in scritture del 1296. e
1387, nelle quali è cenno del suo zupano, che vendette 300
agnelli a Ninza d'Ancona. Fu soggetto ne' tempi andati a
— 396 —
molle vicende. Non ona volta fu distrutto per coi in scrit-
tura del 22 Marzo 1560 è menzionalo col titolo di = Villa
nuova di Cerno. =
Era parochia ffià nel decimoquinto secolo, trovandosene
memoria in documento del 1446 Dopo del 1700 venne unito
a IVlalpaga, e lo è pure oggidì congiunto a quella cappel-
lania.
La sua chiesa, eretta dai vili ci nel 1715 con un unico
altare, è dedicata a s. Nicolò, ed è ricordata in documento
del 1751. Non ha nulla di rimarchevole.
V'era inoltre una cappella, intitolata a s. Martino, di
cui parleremo in seguito
Serie dei parochi di Cerno.
Prè Pietro Petrovìch paroco nel 1447
Prè Antonio Masniza „ „ 1464
Vincenzo Raspovic ^ „ 1714
Fra i snoi antichi paesani trovasi un certo Marlin da
Cerno nel 1390, Giorgio Milcovich nel 1400, Jurizza Ma-
haldich nel 1439, Giorgio Sudarolich nel 1448, Simeone
Valentich nel 1480 e Martin Paulovich nel 1491.
Una porzione della bella campagna di Cerno colla chiesa
di s. Nicolò, che apparteneva una volta alla famiglia de Pel-
legrini, fa ora parte della pia fondazione della B. V. Im-
macolata di Zemonico, di cui abbiamo di sopra parlato.
Malpaga.
Lungi da Zara 3 miglia incirca, verso scilocco, è si-
tuala in luogo elevato Malpaga^ della anche Dracevac^ villa
assai antica, rammentata in documento 2 ottobre 1402 del-
l'archivio del preesislilo monastero benedellino di s. Griso-
gono. Si vuole da taluni che il nome di Malpaga le fosse
derivalo dal nome d'un Generale Veneto, che vi eresse un
fortalizio contro le scorrerie de' Turchi ,• ma ciò non è pos-
sibile, dappoiché un tal nome lo aveva prima della domina-
zione veneta in Dalmazia, cioè innanzi al 1409. Questa
villa trovasi in mezzo ad una campagna molto amena e
— 397 —
fruttifera, la quale si stende in larghezza a levante per buone
due miglia, ed in lunghezza da scilocco a maistro per sei
miglia. i
Una torre di forma circolare, ora sdruscita, posta al-
l'ingresso del paese, serviva di sentinella a tutto il contado»
zaralino sin dal tempo delle scorrerie turchesche. Li stavano |
in continua vedetta e notte e giorno parecchi terrazzani, 1
salariati dal veneto erario per iscoprir le genti nemiche, che |
si fossero introdotte nella campagna. Verificato il caso, da- !
vano tosto avviso al contado ed alla città con colpi di mor-
taretto, a cui dovevano risponder le torri degli altri villaggi.
In tempo di pace la villa era presidiata da 15 soldati di
cavalleria ; raddoppiavasi il numero in tempo di guerra onde \
oppor al nemico una resistenza fino all'arrivo del Provve-
ditor Generale, che al tuonar dei bellici stromenti, accor- '
reva frettoloso con fanti e cavalieri.
Fu questo villaggio nel 1570 preso dai Turchi ed in-
cendiato. Vi si fermarono due giorni, indi dopo di aver ro- !
vinata anche la torre, si ritirarono. Gli abitanti, che all'av-
vicinarsi del nemico, s'eran fuggiti al mare, dopo qualche
tempo ritornarono ad abitarlo. La torre fu poi nuovamente J
occupala e munita dai veneti riguardandola come una sen- \
lineila avanzata, che vegliava alla sicurezza della città di Zara.
Nel 1646 fu da Ibrahim Pascià di Bosnia di nuovo maltrat- j
tato questo villaggio, ma accorso prontamente in sua difesa ^
il generale Marcantonio Pisani colla cavalleria, e coifinfan- I
teria Croata, capitanata dal Baron di Degenfeld, fu posto in .
fuga, dopo un'ostinato conflitto, nel quale acquistarono molta i
lode i governatori Carlo Begna e IVlichele Cruta.
Malpaga fu anticamente parochia, menzionata in scrit-
tura del 1594. Fu unita a Cerno dopo il 1700. Fu ridotta
a cappellania esposta nel 1851 congiunta con Cerno, dipen-
dente (ini Decimato di Zara. Ha 244 animo assieme con
Cerilo. i\on n'ebbe che 5^ nel 1758. ;
La primiera sua chiesa, fabbricata dai parochiani in- i
torno al 1515 sulla sommità del colle, è dedicata all' As-
sunzione di M. V. Vu visitata dall'arcivescovo Garzadori nel
1625, e dair arcivescovo Capello nel 1640, dopo la sua i
riedificazione. Fu ristaurata ed alzaia nel 1854. Misura as- -^^
sieme alla sagrestia m. 16 in lunghezza, o m. 9 in larghezza. '^ fo
Oltre r alljìr maggiore, consacrato alla antica titolare, con
buon dipinto ne ha due altri, uno cioè in onore di s. Antouia
— 398 —
di Padova l'altro dei Ss. apostoli Pietro e Paolo, ai quali
furono sostituiti s. Giuseppe ed il Cuor di Gesù.
La sua canonica, eh' è una delle più belle e più comode
fu eretta dalle fondamenta l'anno 1847 a spese del fondo
ecclesiastico colla cooperazione dei fedeli. È lunga m. 13.,
larga 7. Ha tre stanze, cucina, tinello, cantina e cisterna.
Serie dei parochi e dei capellani di Malpaga.
Simeone Bercich paroco nel 1594
Donato Micich „ „ 1680
Giacomo Jadriich „ „ 1714
Michele Smoljan „ „ 1718
Simeone Spar „ „ 1760
Giorgio Nisich ^ „ 1771
Michele Sarin „ „ 1815
Tommaso Scorlìch ,, „ 1820
Marco Bacchich „ „ 1826
Giuseppe Letinich ^ „ 1840
Giorgio Verixasz „ „ 1848
Giuseppe^ Thoét cappell. „ 1863
^>^ S.^^.fV^P^o^o Bu\a ^ „ 1866
,.^ r ^Antonio Solitro ,, „ 1872
Francesco Bellenghi „ „ 1876
t-'PSK>'*«<^N3S.^=^-
— 399
Villaggi dell' arcidiocesi di Zara
una volta esistiti.
Durante le lurchesche incursioni avvenute nel territorio
zaralino dall'anno 1468 sino al 1649, buona parte de' no-
stri morlacchi emigrarono in altre contrade, molti si rico-
verarono negli scogli di Zara, parecchi se ne andarono
a popolare le terre dell'Istria, e non pochi furono condotti
in schiavitìi dai Turchi. Dei primi abbìam fatto cenno sopra
parlando del nostro isolarlo, dei secondi cioè di quelli che
scapparono via^ se ne ha notizia nelle cronache istriane.
Troviamo, infatti, che nel 1558 una colonia di Morlacchi,
fuggiti dai loro villaggi, si ricoverarono a Zaravecchia : ma
vedendosi inseguiti dai Turchi, passarono per mare a Torre
nell'Istria.
Pili tardi furono pure coi nostri morlacchi popolate le
ville di Abrega e Fratta nel territorio di Parenzo
Rileviamo inoltre che certo Giorgio Filippini da Zemo-
nico nell'anno 1570 condusse 40 famiglie morlacche sul
territorio di Parenzo, nel luogo oggidì chiamato Villa di
Sbandati, e che in data 28 ottobre 1595 \enne egli inve-
stito da Giacomo Renier, capitano di Raspo^ di 600 campi
nello stesso territorio, ove condusse altre 5 famiglie, com'egli
asseriva^ d'antichi suoi coloni, fra i quali divise quo' terreni,
e costruì loro delle case, dando alla nuova villa il nome di
Varvari.
Narra il suddetto Renier, che nel 1581 emigrarono
dal territorio di Zara 8 famiglie di morlacchi, ed 80 anime
circa presero stanza sulle Promontore Provennero esse da
Zvonifjrad, villa del contado di Zara.
Prima però ancora del 1581, morlacchi zaratinì, emi-
grati dai propri villaggi per sottrarsi alle angarie dei mu-
sulmani, passarono a stabilirsi in Marzana, Pomer e Mon-
tecchio nell'Istria, dedicandosi con fervore all' agricoltura.
— 400 —
La famiglia Barbarigo di Venezia ne condusse parecchi dal-
l'agro jadertino nel 1579, e li collocò nei suoi poderi di
Castagna e Fratta nell'Istria.
Nel 1588 nel territorio di Fola trovavansi 27 famiglie
di morlacchi, sudditi lurcheschi, fuggili dal territorio di Zara
per scansare Tira e la ferocia dei barbari.
Nel 1612 e nel 1624 molte famiglie morlacche emi-
grarono dal contado zaratino, e scappati dalle mani dei
Turchi si rifugiarono in Istria.
Nel 1647 provennero dal territorio zaralino 430 mor-
lacchi sotto la condotta di Filippo Zupanovich, e si traspor-
tarono a Castagnovizza nell' agro di Fola, recando seco 4500
animali.
Dalle cronache istriane si raccoglie finalmente, che nel
1648-9 nella decorrenza di 18 mesi 279 famiglie di morlacchi
con 2200 animali passarono a stabilirsi nei paesi dell'Istria
Da tuttociò si può dedurre in quale sialo si trovasse
il territorio di Zara dopo l'invasione dei Turchi, e le con-
seguenti emigrazioni dei morlacchi. Molti villaggi scompar-
vero affatto, alcuni perchè dal ferro e dal fuoco distruUì,
altri perchè totalmente abbandonali dai suoi coloni a motivo
delle guerre, delle pestilenze, e delle jingarie ed oppressioni
musulmane. Alcuni conservarono il nome e le Iraccie di lor
passala esistenza, pochi rimasero in piedi, ma intieramente
trasformali. Al dì d' oggi sarebbe difficile^ se non impos-
sibile stabilire i luoghi di tulli quei villaggi, ch'esistettero
prima della ottomana dominazione. Le cronache ci recano i
nomi di alcuni^ ma non la descrizione topografica di molti
villaggi, che or più non esistono. E provalo, che durante
la occupazione lurchesca, e specialmente dopo la cacciata di
que' barbari, formaronsi nei territori di Zara e di Nona nuovi
centri e nuovi gruppi di cristiani abitatori, i quali, ritornali
su queste terre, amarono di abbandonare la loro sede pri-
miera, ed eziandio i nomi dei primitivi villaggi; e ciò per
due motivi, in primo luogo perchè avevano in orrore i
luoghi, dagF infedeli abitati, e perfino i loro nomi, ed in se-
condo luogo^ perchè temevano di contrarre il malore, che
quelli seco portavano, dovunque si collocavano, e dove il
più delle volle ne lasciavano il germe.
Ciò non pertanto, rovistando le antiche scritture, giunsi
a discoprire molti nomi, e parecc hi siti degli antichi villaggi^
ed anche altre notizie interessanti che li riguardano.
— 401 —
Tutto quello dunque che trovai in quelle antiche scrit-
ture riporterò fedelmente qui sotto, affinchè non vada spenta
la memoria di tali cose, le quali per essere sparse qua e là
in documenti che col tempo potrebbero andar distrutti, ar-
rischiano di andare per sempre perdute.
Fra Torrette e Sancassiano esistevano una volta :
L'antica villa di Tustizza sotto il bosco d'egualnome,
della qual villa veggonsi ancora i ruderi in riva al mare.
L'antica villa di Mocro presso il monte tustizza, ri-
cordata in scritture del 1385, 1459, 1658 e 1759. Oggidì
non è che una località di Sancassiano, e le sue vestigia,
nonché quelle dei suoi molini scorgonsi oggidì alla riva del
mare. Apparteneva assieme al vicino bosco di Tuslizza al
convento di s. Domenico, a cui li aveva lasciati Andrea de
Sloradis.
L'antichissima villa di Tuklecane^ menzionala' W scrit-
ture del 1349, 1356 e 1387, nelle quali si fa cenno di vigne
ed olivi, nonché dei suoi villici Drago Ljubic, Gostizza Vi-
dulinic e Cvitan Vidulinic. Aveva questa villa la propria
chiesa, intitolata alla Natività di M. V. e più tardi all' Im-
macolata Concezione, coli' aitar maggiore della titolare, e due
altri ancora. Nella visita canonica fatta dall' arcivescovo Zma-
jevich fu trovata in piedi, ma in istnto rovinoso. Esiste tut-
tavia questa chiesa, che da quattro anni è stata dai villici
di Torrette rislaurata. Ha al presente un solo altare.
Le ville di Leskovica^ KarnaceraU Fercane e Vercevo,
oggidì località appartenenti alcune al villaggio di Torrette
altre a Sancassiano.
■ ' La villi! di Podverstije^ la quale si trova mentovata in
carte del 1473. Il suo paroco fece atto di presenza nel si-
nodo diocesano del 1566.
La villa di Sikovo^ di cui è memoria in scritture del
1350, 1414 e 1450. Suoi parochi furono Prò Simeone Prin-
pincevich nel 1542, Prè Giovanni nel 1582, e Prè Simeone
Drancich nel 1548.
La villa di Slovsane^ ricordala in documenti del 1426
e 1436. Veggonsene i ruderi a maistro di Sancassiano.
A maistro di Bibinje v' erano un tempo le seguenti
ville, cioè:
La villa di S. Elena^ così denominata dalla sua chiesa
le cui muraglie sdruscite ancor oggidì si ravvisano.
96
— 402 —
La villa di Gasenizze presso il raare, ov' erano le pe-
schiere e le saline dei zaralini, rammentate in parecchie
scritture dal 1391 in poi. A Gasenizze il cittadino di Zara
Manzin fece acquisto nel 1447 d' un podere che poi ridusse
a luogo di ricreazione.
Le villette di Klupi e Gusterna^ le quali sono oggidì
località di Gasenizze.
^ Un miglio distante da Petercane verso scilocco trovasi
una villetta presso il mare, denominata Bartulaz. o s. Bar-
tolomeo in documenti del 1320 e 1387, la quale è formata
da un recinto quadrato con poche case. Prese il nome dalla
chiesa che una volta le stava in mezzo. I terreni erano di
proprietà di Vincenzo Bruscandolo, cittadino di Zara, che con
testamento del 1578 li lasciò in legato ai conventi di S. Do-
menico, di s. Catarina e di s. Marcella,
y Altra villetta esisteva nelle vicinanze di Petercane col
/ nome di Novoselci^ di cui non si ha che la memoria, scritta
' in documento del 1416 del soppresso convento di s. Dome-
nico di Zara. Pochi avanzi di case sono indizio di sua an-
tica esistenza, fra le quali scorgonsi le rovine d' una chie-
setta, dedicata a s. Maria.
Nel territorio di Nona esisteva anticamente appresso
r aqua di Drasnich una villa col nome di Zaton^ le cui ve-
stigia veggonsi ancora di presente. Non è questa da con-
fondersi con altra d'egual nome, descritta a pag. 176.
Alla distanza di circa 3 miglia da Islam-latino, verso
ostro^ esisteva nei prischi tempi una villa appellata Stosia.
^ Era situata sopra una collina con 30 famiglie, e con hella
campagna d'intorno. Fu distrutta dai Turchi, e non n' è ri-
masto che il nome nelle antiche scritture. Trovasi in antico
manoscritto, che appartenesse alla Basilica Metropolitana di
s. Anastasia; ed è assai probabile, giacché il nome di iS^o^ia
è slavo, e vale Anastasia. Prè Matteo Cviddomerich era suo
paroco nel 1551.
Tra Verchè e Nona veggonsi gli avanzi della distrulla
.TÌlla di Slovsane verso scilocco, indicata in antichi istrumenti
di data 16 Agosto 1302 e 20 Dicembre 1324 del preesi-
stito convento di s. Domenico. Ora non è che una località
con una cappella e poche case.
Presso Skabernje havvi al presente una località, appel-
lata Amhar^ ch'era in passalo un villaggio, il quale fu a-
bilalo dai Turchi, ed in seguito da loro distrutto ed abban-
— 403 —
donalo. La sua chiesa che ancora esiste è intitolala a s. Maria.
Questo luogo fu incorporato alla parochia di Skabernje,
"'^come abbiam veduto di sopra.
Nelle vicinanze di Perusic trovasi la localilà di Sopot
abitala ora da greci. Nello svegro dei suoi terreni trovossi
grande quantità di monele di rame, d'argento e d'oro del
tempo di Costantino, dette comunemente Santelene.
'^- Fra Galovac e Skabernje, due miglia lontane, verso le-
vante di Zemonico è situata la localilà di Perkos o Prikos,
Era piirochia nel 1646, fino al 1721 per quanto consta da
memorie. Una chiesa v'era in questa parochia, nella località
di Striz^ ed era intitolata a s. Paolo. Fra i suoi parochi
trovansi Michele Raspovich in documento del 1681, Pietro
Claricich del 1706, e Giacomo Smolich del 1721. Fu visi-
tata dall'arcivescovo Zmajevich nel 1714, ed allora aveva
160 anime. La famiglia zaratina Giusti era feudataria di
Perkos nel secolo passalo, e l'aveva ottenuto dalla repub-
blica veneta in compenso dei suoi segnalati servigi rosi alla
medesima.
Nel 1681 gemeva il villaggio di Perkos sotto il ferreo
giogo ottomano ; e perciò nessun allo di religione poteasi
esercitare in pubblico dai crisliani. L'eucaristia, il battistero
e gli olii santi custodivansi coi debiti riguardi nelle case
[>rivate. I sacri vasi, gli utensili e le suppellellili tenevansi
nella casa del gastaldo. L'eucaristia si consecrava soltanto
quando occorreva. I parochiani conservavansi fedeli cristiani
assistiti, per quanto era possibile, dal proprio paroco il quale
abitava nelle ville vicine. Di questo villaggio fu paroco nel
1646 il famoso Prete Sorich, di cui abbiamo parlalo a
pag. 378.
Podberijane.
Due miglia distante da Perkos era situata la villa di
Podberijarie sopra una collinetta. Ebbe il suo nome dalla
sua posizione. Era parochia anticamente, e del suo paroco
Prè Ratko evvi memoria in scrittura del 1432. Questa villa,
di cui è cenno in documento del 1391, componevasi di
circa 30 famiglie verso la metà del secolo deciraoseslo. Di
essa non esiste al presente neppur il nome, essendo stata
completamente distrutta dai Turchi nella guerra del 1646.
~ 404 —
MameDjaue.
Posta sul piano vicino a Zemonico, lontana da Podbe-
rijane due miglia, era la villa antichissima di Kamenjane
con incirca 50 case. Si ha di essa memoria in scrittura
dal 1191 in poi. Era parochia nel 1440, e nell'anno istesso
aveva per paroco Prè Matteo Paulich, sotto del quale
venne anche eretta la chiesa parochiale, che fu dedicata a
s. Luca ev. La si vede questa chiesa sporcrere dalla som-
mità d'un colle, denso e vago boschetto d'alberi silvestri,
che le fanno d'intorno corona. Ha un altare con una inia-
gine prodigiosa di Maria Santissima^ tenuta tino ab antico in
grande venerazione, perfino dai Turchi, dopo che s' impos-
sessarono del villaggio, di cui non esiste oggidì che il nome,
perchè da essi barbaramente distrutto. Nello stesso anno
preaccennato vi fu eretta una confraternita, forse dal paroco
medesimo Matteo Paulich in onor del titolare.
Questa villa di Kamenjane, lat. Camenanum^ coli' anti-
chissima sua edicola di s. Giorgio m. della quale non si
riscontrano oggidì neppur le traccie, fu donata, come rilevasi
da pergamena del 1195, da Crescenzio Braia al monastero
dei Benedettini di s. Grisogono di Zara. Ne fa di essa menzione
il Pontefice Celestino III nella sua bolla del 1195. con cui ne
confermò a quel chiostro il possesso con varii privilegii.
Fra i suoi antichi abitatori noverasi Ivan Petcovich
Zabranich in scrittura del 1433, Matteo Lopatich, e Giorgio
Livaza del 1439.
Taroscane.
A ponente di Kamenjane, circa due miglia distante ve-
deasi prima della ottomana invasione una villetta, denomi-
nala Taroscane^ che assunse il nome di Radoscichsa Cria
dalla famiglia turca, che n'era divenuta padrona. Componevasi
di dieci case circondate da bella e fertile pianura. E men-
zionato questo luogo in scritture dal 1391 al 1488, né mai
più apparisce nelli antichi documenti: il che vuol dire es-
sere stata distrutta nella guerra contro il Turco. Era parochia,
trovandosi cenno del suo paroco Prè Giacomo Gugnich in
scrittura del 1488.
f^ Fra i suoi antichi terrazzani trovasi Paolo Boglich e
Giovanni Mlatich in carta del 1393,
— 40S —
Smokovic.
Poco distante da Zemonìco a ponente maistro trovasi
il villaggio di Smokovic^ nelle cui vicinanze sonvi cinque
pozzi sotterranei, ed alcuni avanzi di antichi edifizii, di marmi
squisiti^ ed anche alcune lapidi antiche che furono traspor-
tate nella preesistita Galleria de Pellegrini. Questo villaggio
una volta era cattolico, ora è greco n. u. ,,it
Oabìndub.
Un miglio distante da Malpaga, e quattro incirca da
Zara, verso levante, sulla strada postale, vedesi Bahindub
denominata con questo nome slavo, che significa rovere
della vecchia^ in antiche scritture dal 1349 in poi. È questa
una delle molte ville distrutte nelle guerre. Di essa le traccio
ancor si riscontrano nei ruderi della sua chiesa conosciuta
un tempo col nome di Madonna della rovere^ e ricordata
negli atti della visita canonica delParciv. Capello del 1640.
Dalla distrutta villa di Bahindub sino a Zara, tutto
questo tratto di territorio, che vi sta frammezzo, era co-
sperso di villette e casali, che nella guerra del 1646 fu-
rono arsi e distrutti, affinchè non se ne rendesse padrone
il Turco a danno di Zara. Questi luoghi trovansi indicati
nella carta geografica, impressa a Venezia nel 1596, e ri-
portali dal celebre geografo veneziano P. Mario Coronelli
nel I volume della sua geografia stampata in Venezia
l'anno 1697.
Tali luoghi sono i seguenti:
.^^Cerodolo^ villa presso la strada, che conduce a Nona,
menzionata in scritture del 1382, 1387, 1515 e 1570.
Blataz^ al mare presso Gasenizze, ov' erano le antiche
saline de' zaratini.
■y^ Monteferreo^ colla chiesa di s. Cipriano, Zuhrian^ di.
cui veggonsi le rovine, ricordata in documenti del 1349,
1381 e 1659.
Plovanadraga^ località a bora dei fortini e della strada
di Nona, così denominata in slavo, perchè il Pievano dì s.
Simeone vi ha una bella possessione.
^Celopecli^ villa e monte presso Cerno, menzionati in
scrittura del 1356, e 1406.
— 406 —
y S. Martino, villetta due miglia distante da Babindub
verso scilocco. la quale ebbe il nome dalla sua chiesa, le
, crfi rovine veggonsi tuttodì sopra una collina. ' »^' '-^ #XO^
\e^ ^ '' Kamenjak. e Cnkal Regiani, luoghi ignoti.
Komorane villa rammentata in documenti del 1 394 e 1482.
Papracane, villa, di cui è cenno in istrumento del 1461.
Kosopascina^ villa, di cui è menzione in carta del 1560.
^"j^Kori/pIje grande e piccolo presso Babindub, menzio-
nate in scritture del 1400 e 1488.
Hovirljzza^ villa e monte presso la Madonna del-
l'Oliveto, ricordata in carte del 1447 e del 1643.
Lustiza^ mentovata in documento del 1570.
Sevorgnane „ „ „ ,,
Vetericich „ „ ,^ ^
Podverstje, quattro miglia verso scilocco di Babindub.
Hrascane^ villa di cui è cenno in scritture del 1349
e 1513.
Paprat^ villa menzionata in scritture del 1387 e 1435,
dove è indicato certo Radichio Goulich da Paprat.
S» Elena e Gasenizze al mare, di cui abbiam parlato
di sopra.
Filippiscina^ villetta^ vicina a Babindub^ rammentata
in documento del 1438.
Canali, villa presso la fiumera^ vicino a Cerno, nomi-
nata in documenti dal 1381 al 1624.
Papavice^ villa vicina a Malpaga. ricordata in carta
del 1661.
Regiane^ ricordata in documento del 1570.
Trupnicli.
Un miglio distante da Zemonico verso greco«levanle
^Wf-= giace la località di Trupnich superiore con 50 case, e verso
libeccio la località di Trupnich inferiore ovvero Brace
con 50 case; ambidue erano villette o borghi una volta di
Zemonico.
Smerdéle.
A maislro di Zemonico, mezzo miglio distante, giace
la località di Smerdèle, villetta nn tempo da sé con 180
anime, così denominata in slavo da un arbusto, che vi al-
ligna, d'ingrato odore.
— 407 —
ifiosfar.
A scilocco di Zemonico, un miglio lontana è Mostar,
villa anche questa nei tempi andati con 150 anime, domi-
nala dai Turchi, e poi distrutta.
Blatta 0 Slatto.
In vicinanza dei lago di Boccagnazzo veggonsi i resti
degli antichi edifizii, che costituivano l'antica villa di Blatta
0 Riatto^ d'anime 170, menzionala in documenti del 1355,
1402, fino al 1518, la quale fu distrutta dai Turchi nel 1644,
né mai più risorse a vita. Vi si riscontrano tra le rovine i
vestigli di tre edicole d'antica struttura, l'una intitolata ai
Ss. mm. Cornelio e Cipriano, che fu visitala nel 1640 dal-
l'arcivescovo Capello, l'altra di s. Tommaso ap. ch'era la
parochiale, e eh' è ricordata in carta del 1405; la terza di
titolo ignoto. In istrumento del 1405 si fa cenno di Prè
Giovanni, paroco, e di Prè Paolo cappellano di s. Toma di
Blatta villa di Zara. In altro documento del 1447 si fa
menzione di Prè Paulo Stiich paroco della villa di Blatto,
in altro del 1455 di Prè Nicolò paroco di Blatto, ed in
altro ancora di Prè Matteo Capitanich paroco nel 1535, ed
in scrittura del 1537 è nominato il paroco di Blatto Gia-
como Linacevich.
Questo villaggio apparteneva in proprietà al monastero
di s. Nicolò, sino alla sua soppressione, indi passò in quello
di s. Maria. Tra i suoi antichi abitatori trovasi certo Bog-
dano Cacich in carta del 1387.
Belvedere.
Ad ostro-scilocco di Boccagnazzo sopra il dorso d'una
collina, dirimpetto alla città di Zara si scorgono gli avanzi
d'antico castello di pianta quadrilatera, denominalo tuttavia
il Belvedere^ pel suo bellissimo prospetto di terra e di mare,
che di là s'affaccia all'osservatore. Fu dal governo veneto
atterrato l'anno 1646 nella guerra coli' ottomano, affinchè
non ne restasse padrone il nemico a danno della città.
— 408 —
§anarcangrclo.
Due miglia circa distante da Kistanje verso scilocco
sorge sul Kerka il convento dei monaci Basiliani di s Mi-
chele Arcangelo* Nella sua chiesa conservavasi sino alla
fine dello scorso secolo un antichissimo dipinto, rappresen-
tante l'apostolo delle genti s. Paolo in atto di annunziare il
vangelo ai Dalmati. Vi si leggevano analoghe inscrizioni, e si
vedevano i popoli della Dalmazia in costume. Non si sa,
se tuttavia esista, o meno. '^ «•
Hmpa.
A settentrione di Ervenik trovasi il convento dei mo-
naci Basiliani di Krupa^ ove conservansi parecchi codici
antichi manoscritti de' padri Greci, ed una Bibbia dell' un-,
decimo secolo.
**> «^ CitluU
i^ A bora di Sanarcangelo a sinistra del Kerka esiste il
villaggio di Cifkck\ di cui impossessatosi nel 1694 il Prov-^*
veditore generale Dolfin. vi trovò un cannone da cinquanta^"
con bellissimi arabeschi, sopra cui leggevasi la seguente
iscrizione = Carolits Dei gratta^ Archidux Austriae^ Dux
Burgundiae^ Stgriae^ Carinthiae^ Carnoliae^ Comes Tyroli^
et Goritiae. F. F. a. 1580 = Si mea vox in aere resonat
quilibet murus in terra se kumiliat = Fu trasportato a
Venezia.
Sidrona.
A libeccio di Ervenik, tra Zegar e Bogalnic, si scor-
gono le fondamenta d'una torre quadrala, e nella campagna
a destra del fiume Zermanja esistono le vestigia dell' antica
città di Sidrona,
Skrile.
Tra Visocane, Miljasic, e Grue esisteva nel 1395 e
nel 1525 una villa denominala Skrile. Era anche questa nel
territorio di Zara. Sembra che corrisponda all'odierna lo-
calità Sdrilic,
— 409 —
fierda.
A libeccio di Skrile a due miglio di disianza da Gruo<,
esisteva ab antico il villaggio denominato Berda o Berdo.
È di esso menzione in scrittura del 1070. È appellala Berda
ovvero Omogoscina nel 1391. Apparteneva ai monaci di s.
Grisogono di Zara, ai quali ne fu confermalo il possesso
colla più volle menzionala Bolla di Celestino HI del 1195.
Sembra che sia stata anche parochia, trovandosi memoria
della sua chiesa di s. Maria in documento del 1536 e di
Prè Matteo q.m Stefano del 1405. Nel 1537 era questo
luogo in mano dei Turchi, e quindi abbandonato dai cri-
stiani. Adesso non se ne conosce neppur il nome, se non
fosse quella località^ s. Maria appellala, presso Murvica.
noinorce.
Nelle vicinanze di Grue eravi una villa denominata
Komorce^ di cui ora se n' è perduto anche il nome. E men-
zionata in documenti del 1435 e del 1550. Era nel ter-
ritorio di Zara, ma apparteneva alla diocesi di Nona.
Hatopascina.
Fra Gruee Miljasic Irovavasi per T innanzi una villa col
nome di Katopascina^ rammentata in carta del 1525. Era
anche questa nel territorio di Zara.
Cernog:o§tina.
Non molto distante dn Zemonico, doveva esservi la pa-
rochia di Cernogostina, il cui paroco Prè Matteo Vittarich
trovasi rammentato in documento del 1587. Di questo vil-
laggio evvi memoria in documento del 1389^ e nel Sinodo
dell'Arcivescovo Callino, celebralo nel 1566. In scrittura del
1521 è menzionato Prè Zitano paroco di Cernogostina.
l*odl.
Non sì sa dov' esìstesse la villa di Podi. Sembra che
appartenesse al suburbio di Zara verso la via di Nona. E
menzionala in documenti dal 1391 fino al 1566. Trovansi i
— 410 —
seguenti suoi parochi : Prè Simon in documenti del 1487 e
1488, Prè Giacomo Ratvich in documento del 1527, il quale
morì del 1538. Prè Matteo Slrinicovich in documento del
1542, e don Giovanni Mestrovich in documento del 1548.
Il paroco di questo villaggio trovossi presente al Sinodo
Diocesano dell'Arcivescovo Gallino, l'anno 1566.
Racice.
La villa di Racice^ di cui oggidì non consta che il nome,
era situata non lungi da Gorica e Rastane, poiché da scrit-
ture del 1462 si giunge a conoscere che il paroco di Gorica
amministrava contemporaneamente in quelT epoca tutt' e tre
queste parochie. Racice ebbe a parochi Prè Matteo Cvitkovich
nel 1454, Prè Luca nel 1460, Prè Andrea Giovassich, men-
zionato in documenti del 1518 e 1520, e Prè Giovanni Brus-
kovich in documento del 1542. La chiesa era intitolata alla
Beata Vergine. 11 paroco di Racice intervenne con gli altri
parochi della Diocesi di Zara nel Sinodo diocesano del 1566.
Rubjane.
Si hanno dati, che Buhjane od altrimenti Bubgnane^
esistesse non lungi da Zaravecchia tra Lisane e Perkos. Era
parochia. e suoi parochi furono Prè Luca Rodiconich nel
1420, Prè Gregorio nel 1488, Prè Giorgio nel 1491, Prè
Giacomo e Prè Paolo nel 1515, Prè Marco Pavich nel 1536,
e Prè Nicolò Obsenovich nel 1577. La sua chiesa era de-
dicata a s. Pietro ap. ed aveva una confraternita del me-
desimo titolo. Esiste ancora questa chiesa, ma in uno stato
deplorabile. Un' altra ve n' era sotto il titolo dei ss. Giov. e
Paolo. V esisteva pure nei tempi antichi un convento dì mo-
nache del quale è fatto cenno a pag. 150. Questa villa ap-
parteneva all'Abbazia di Rogovo.
^' Opaticeselo detta anche S. Sofia.
Non lontana da Vrana era la villa di Opaticeselo, Di
essa trovasi menzione in scritture del 1383 e del 1491. Vi
è memoria dei suoi paroci Prè Giovanni Besech in scrittura
del 1483, Prè Michele in scrittura del 1495, e Prè Giovanni
Gallich in documenti del 1517 e 1519. Nel Sinodo Minucci
del 1569 è cenno del paroco di Opaticeselo, il quale v'in-r.
— 411 —
tervenne assieme cogli altri parochi della Diocesi dì Zara.
La sua chiesa matrice era dedicata a s. Sofia, e per questo
anche la villa con tal nome ò in diverse scritture appellata.
Giorgio Susnich n'era giudice nel 1491 In carta del 1549
v' è menzione di Vito Zvitich, sacerdote da Opaliceselo.
Stumorinoselo.
Ignorasi il sito preciso della villa Stomorinoselo. Il nome
suo è slavo e significa villaggio di s. Maria. Sembra da al-
cuni dati che esistesse non lungi da Zemonico. Furono suoi
parochi Prè Giovanni Rosich nel 1476 e Prò Andrea Go-
russich nel 1554. Il suo paroco fece alto di presenza nel
Sinodo diocesano dell' Arcivescovo Minucci nel 1569. Di
questa villa è menzione in carta del 1387.
Kalilacf'a.
È ignoto parimenti il sito preciso del villaggio Zahlaca.
Sembra fosse posta alla riva meridionale del lago di Vrana,
come apparisce dal suo nome. Consta da documenti che e-
sìstevano nel 1450 e il villaggio ed il suo paroco; come
pure che nel 1450 era suo paroco Prè Nicolò, e nel 1517
Prè Pietro Padercich, e nel 1521 Prè Tommaso Costrovich.
La chiesa del villaggio era intitolala a s. Maria, le cui mura
tuttora esistono, come pure quelle di un contiguo monastero,
ora distrutto, i.. *.
Blacane.
Non si conosce dove sia stata la villa di Blacane. Da
uno scritto del 1390 sembra che esistesse al confine di Po-
lazza. Nel 1446 era parochia della Diocesi di Zara, e fassi
cenno del suo paroco in documenti del 1446 e 1483. La
sua chiesa matrice era dedicata a s. Elia.
Perl Jane.
Non possiamo additare il sito, ov' era posta la villa di
Perljane. Era però nel distretto di Zara sui fondi dell' Ar-
civescovo. Di essa si fa menzione in documenti dal 1430
fino al 1487. Anche questa era parochia, e suo paroco era
nel 1548 Prè Matteo Boncich.
p
— 412
Oelsane.
A sud-est di Galovac sembra fosse situala la villa di
Gelsane. Di essa è cenno in documenti dal 1391 fino al 1565.
liisf&ne.
A tramontana di Tìnj esisteva la villa di Lisane^ della
quale trovasi memoria in documenti dal 1403 fino al 1758.
TieineSane.
Ignorasi il sito, dov' esistesse la villa di Lemesane.
Sembra da scrittura del 1391 che si denominasse in quel-
l'epoca col titolo dì Lemessevo Hraschie^ che confinava con Ka-
menjane presso Zemonico. Se ne fa menzione in carta del 1461.
Uljane.
Non si sa di certo ove fosse posta la villa di Uljane,
Sembra eh' esistesse presso ss. Filippo e Giacomo. E ram-
mentala in* carta del 1488.
Salsane g^rande e piccola.
Nulla consta della villa di Salsane^ se non che esìsteva
nella diocesi di Zara nel 1457.
Skorobic.
11 villaggio di Skorohic^ esiste tuttora vicino a Rado-
sinovac. Se ne fa menzione in documento del 1485.
Poskaljina.
La villa di Poshaljina esisteva una volta nella Diocesi
di Zara. Si trova menzionata in documento del 1456, in cui
è cenno di Luca Matoli, canonico del capitolo di Zara, na-
tivo di Poskaljina.
^Millaska e CNradussa.
Millaska e Gradiissa erano due ville del capitolo di
Zara. Esistevano nel 1579 nella Diocesi di Zara, facendo-
sene menzione in istrumento di tal' epoca.
— 413
flenic.
La villa di Plenic^ eh' esisteva una volta nella Diocesi
di Zara^ ora è allatlo scomparsa. Se ne trova memoria in
scrittura del 1569. Ignoto n' è il silo, ove sorgeva.
lilieevac.
Klicevac era castello dei Signori Croati; veggonsi an-
cora i ruderi Ira Benkovac e Rastevic. Fu preso alla Re-
pubblica e mandato alle fiamme dai Turchi nel 1527. 11 Veri
nella sua cronaca veneta così ne paila: KUcevaz^ oppidum
olhn a Selymo ereptum Reipuhlicae^ voracissimis fiammis
a militibus consumptum,
Sidrag-a.
Non fu dato di rilevare in qua! sito precisamente esi-
stesse il villaggio di Sidraga Ritiensi che fosse vicino a
Zaravecchia. E menzionato in documenti del 1069 e 1072.
Era una delle Zupanie croate^ il cui Zupano, di nome Pietro
con suo fratello Slavizo donò al convento di s. Grisogono
nel 1072 tulli i suoi beni esistenti in Obbrova7>zo. Altro
Zupano di Sidraga per nome Juraissa trovasi menzionato in
documento del 1059.
/^'^ I^apcane.
La villa di Lapcane era situata non lungi da Zemonico,
presso Kamenjane. È menzione di essa in documento del 1398.
Tercic.
Confinante con Kamenjane era una volta la villa di Tercic
vicino a Zcmonico. Anche questa è ricordala in documenti
del 1387, 1391, 1398 e 1400. Apparteneva alla fu Diocesi
di Nona, ed ebbe per suo paroco nel 1400 Giorgio Cicich.
Sussisteva nel 1560. /
Due miglia distante da Smilcic era a maistro situata la
parochìa di Kasic. È menzionato il suo paroco Pie Slanislaq
in documento del 1392.
— 414 —
Stuiiiorioovac
Non consta dove fosse situala la villa denominala Sto-
morinovac. Era parochia nel 1387, nel qual anno trovasi
nominato il suo paroco Prè Stefano.
X
OsdrinJ.
La villa di Osdrinj era situala nel contado di Zara oltre
la fiumera. Aveva una chiesa intitolata Blanceniza ed «n
porto col titolo di s. Nicolò. Si trova questa villa menzionata
in vari documenti dal 1349-1498.
Uragltinic
Una villa di nome Draghinic trovavasi nel territorio dì
Zara nel 1403. Aveva una chiesa dedicata a s. Giorgio m.
Ignorasi il sito, ove sorgeva.
nra§anjca.
Oltre il Borgo Erizzo verso scilocco, al mare, era posta
questa villa nel 1390 col nome di Drasanjca^ vicina alla
chiesa di s. Ljevica (s. Elena). Esisteva questa località an-
cora nel 1679. Ora non se ne conosce neppur il nome.
Dobrivice.
Nel 1400 trovavasi nel territorio di Zara la villa di
Dobrivice. senza che di essa ci sia rimasto alcuna traccia.
/^ Hiakavci.
In documenti dal 1466 fino al 1505 è fatta menzione
della villa di Kiakavci nei contado zaratino, senza altra in-
dicazione. Nulla ci fu dato di scoprire di questa villa, e per-
fino la sua antica posizione scomparve dopo la lurchesca
desolazione.
Hatono.
In scritture dal 1394 'sino al 1399 si parla del villaggio
di Katono nel territorio di Zara Suoi abitatori furono a quel-
l'epoca Milosio Kostadic, Bogai; z Posnanovich e Rade Mi-
cholich. Pel resto siamo al bujo.
115
Starosane.
Della villa Starosane è parola in carie del 1356 e 1400
come pure di Giorgio Sarac conladino. Era posta nel terri-
torio di Zara fra confinì da oriente le ville Rorsanne e Kas-
sich, da occidente la villa di Similnik^ forse Zemonico, da'
borra Possetehis, da ostro Subich e Radobuchi. In documento
del 1285 leggevasi la donazione di questa villa, falla dal
re d' Ungheria Ladislao alle monache di s. Demelrio di Zaraj
Verpljane.
Neppur della villa Verpljane si sa il sito preciso, ec-
cello che esisteva nel contado dì Zara nel 1402. "' ^^^ ^^^^^
Bicina.
In confin di Polazza esisteva nel 1390 la villa Bicina
Al presente non se ne conosce che l'antico suo nome.
f Mresevic.
Nelle vicinanze di Polazza si trovava la villa denomi-
nata Kresevic in scritture dal 1390 fino al 1479. Anche
questa è scomparsa dopo le turchesche incursioni.
l'ersane.
V'era nel 1391 nel territorio nostro la villa di Per^a^e.
Anche questa è affatto scomparsa.
Briàiane.
In scrittura del 1391 è menzionata la villa Brisiane
raa ora non si sa nulla di essa.
Jaraue.
La villa di Jaraìie esisteva nel 1394, ed in documento
di simil data se ne trova memoria. Or piìi non v' è, essendo
scomparsa al tempo delle guerre coi Turchi.
Ilobricane.
La villa di Dobricane è rammentata in caria dei 1406.
Nulla più consta della medesima.
— 416
SBelJane.
Nel 1436 eravi nel territorio zaratino una villa deno-
minata Zeijane in scrittura della data suddetta. Scomparve
anche questa colle altre premenzionate, al tempo della guerra
coir ottomano.
Kaklucane.
Una villa col nome di Zaklucane^ è riportata in docu-
mento del 1594. Era allora situata nel territorio di Zara.
E scomparsa anche questa, e quindi oggidì non se ne co-
nosce che il nome.
Teàicane.
Da istrumento del 1479 si apprende, che nel distretto
di Zara esisteva in quest' anno la villa di Tescane^ della
quale nuli* altro si sa. se non che oggidì essa più non esiste
che di nome. i/
Rekane.
In carta del 1559 trovasi menzionata una villa col nome
di Rekane. situata nel territorio di Zara, ma neppur questa
sussiste, perchè distrutta nella guerra col Turco.
Terkicaoe.
In documento del 1563 è fatta menzione di Terkicane
villa allora esistente in questo territorio. D'allora non se ne
parla in altre scritture, il che vuol dire che anche questa
come le preaccennate è affatto scomparsa.
Varikaàane.
Presso Boccagnazzo esisteva una volta la villa Vari-
kasane. È nominata in documenti del 1676 e 1730. E pro-
hahile che sia f istessa di VarikasicevaSy menzionata in scrii-
tura del 1387. : ^ ^ ^^- ...; • ^ ^^^..r^.^ .^
1/4. .{^4. Mi liiljevaz
Tra Lisane e Tinj esisteva nel 1403 la villa di Usiljeiaz^
della quale vi sono tuttora gli .ivanzi di poche case nella
località Uselaz. .
417 ^
In documenlo del 1391 è fa ti menzione di una villa
per nome Gjusic. Poclie case di questa villa sono rimaBte
vicino a Perasic, e la località, in cui sono siluate, porla
tuttavia il nome di Ginsic.
Hlirno. f
• ilOllITit
Nelle vicinanze di Tinj era una volta la villa di Klifno^
rammentala in documento del 1481.
Werbixa.
Nel territorio di Zara Irò va vasi nel 1461 la villa di
Verbiza, Oggidì non v' è traccia di essa.
Wictoriifciiia.
Presso Nadin esisteva la villa denominala Victoriscina
in scritlura del 1406. Neppur di questa v' è oggidì notizia.
Stiìbul.
Eravi un tempo nel conlado zaratino una villa denomi-
nata Stubal in scritture dal 1389 al 1446
OHrbe.
In islrumenlo del 1446 è menzionata la villa Garbe.
Era nel distretto di Zara, e nel 1624 ancor sussisteva.
¥iikovic.
Nel territorio zaratino esisteva nel 1435 una villa de-
nominata Vukovic. Dì essa v'è memoria in documento del-
l'anno suddetto, come pure de' suoi abitatori Draskovic in
altro scritto del 145l>.
/.Orenovac.
L^ antica villa di Drenovac^ è rammentata in carta del
1381. In parte esiste tuttora, ed è posta un miglio distaqte
da Rodaljìce verso ostro.
97
— 418 —
Dolos.
«^'» Poco lungi da Drenovac versò ostro trovasi ancor og-
gidì la villetta di Dolaz^ ricordala in scrittura del 1450.
TreWe. i .•;> jf, «jjnn^ 'i ni /nUtif
Una villa esisteva un tempo col nome di Tretce nel
territorio di Zara. Si trova menzionata in documento del 1433.
^oaU^À II' H^a? r.i eiUi'/ t;uu >.m \\uì \ò e^tw-kn^i^ ^^
/^ *ntiiiiiie. in'iffiiooh ni ulRJii^ainim
Nel distretto di Zara Irovavasi nei tempi andati una
villa, denominata Dumno. Evvi di essa memoria in carta del
1434 e nulla pili. rt/ij/onj !;ihX ib oiioJmof ia/
.tic- Itralovcl 'I
In scrittura del 1433 trovasi menzionata una villa detta
Kralovzi, ed in altra del 1434 v' è memoria di Vladislao
e Milanko fratelli, suoi abitatori. Era anche questa nel con-
tado zaratino, ma del suo sito nulla si sa. ^^b inulinie ni
Stipanjeselo.
'*''' Vicino a Grue eravi in passato la villa Stipanjeselo.
È rammentata in documento del 1105. È scomparsa del tutto,
ed il suo nome non esiste che in carta.
-If » -»^ V "
,^ /^ Krikovizza.
Krikovizza era pure in antico una villa del territorio
di Zara. È nominata in scrittura del 1405. Nulla più si sa di
essa al presente.
''^ La Villa Kokocina del territorio di Zara è ricordata in
documento del 1408. Oggidì non si sa nulla più di essa,
e neppure dei suo sito. .^. v-i^^tp^. s^^a^à
liobroajevaz.
'Anche la villa Dohronjevaz era nei tempi ahdali nel
territorio di Zara. Si ha memoria della medesima in scritti
dal 1390 fino al 1411, e nulla più.
419 —
ÌMaipllne.^l
Tra Radovin e Rasance esisteva in passalo la villa di
Magline^ menzionala in documenli dal 1403 fino al 1491.
Jarboljeselo.
Esisteva in passalo la villa di Jarholjeselo^ eA èvìcoV"
dala in scritture del 1403 e 1436. Ora non se ne conosce
neppur il nome. Era nel territorio di Nona.
Tuzzappi.
Nel 1387 oravi la villa Tuzzappi^ della quale oggidì
nulla si sa, all' infuori della passala sua esistenza. ììììi v;i.
-HjgUO'i
niasoscina.
In documento del 1485 si fa menzione d'una villa de-
nominato Blasoscina^ della quale ora non esiste alcuna traccia.
Oregorizza.
Nel territorio di Nona esisteva una volta la villa Gre-
gorizza, di cui evvi memoria in carta del 1487. Era situala
due miglia distante da Possedaria verso ostro. Si conservano
di essa ancor oggidì parecchie case. .' *^ »J-^, i^t^^fT-^
Esisteva nel 1480 la villa delta Karanèevaz, nel no-
stro territorio^ ed è menzionala in documento dì simil dala.
È certamente scomparsa dal momento che non se ne fa pa-
rola in posteriori scritture.
Holiiianjeselo.
In scrittura del 1487 fassi menzione della villa Kol-
manjeselo^ situata nel contado zaratino. Ora più non esiste
sotto questo nome. ^^-^
Kainize.
In scrittura del 1535 trovasi menzionata una villa di
nome Zainize nel territorio di Zara. Ora nulla si sa di essa,
essendo scomparsa. vAhb
— 420 —
14 riposi e fa.
/
• Altra villa Irovavasi ne! territorio nostro Tanno 1552.
Aveva il nome di Krivosicja, Scomparve del tutto.
Sdakova.
Havvi memoria in scrittura del 1432 d'una vlla deno-
minata Sdakova^ situala nel territorio di Zara. Anche questa
è scomparsa.
Spiljaniaa.
i\ In documento dei 1392 è menzionala una villa di que-
sto territorio sotto il nome di Spiljaniza. Di essa altro non
consta.
Raka.
In documento del 1319 si fa menzione d'una villa di
nome Raka. Era del Monastero di s. Demetrio di Zara. Matteo
ed Ivko Siambrigolic erano suoi abitatori nel 1488.
Rudonoro.
Un miglio lontana da Islam tra belle e fertili campagne
era situata la villa di Rudonoro. Se ne fa di essa menzione
in documenti dal 1394 in poi.
Cerencì.
Nel territorio di Nona era posta la villa Cerencì. E
parola di es?sa in carta del 1491. Era parochia, e suo paroco
era nel 1686 Matteo Baicinovich.
Skanize.
Nel contado di Nona esisteva una volta la villa delta
Skanize^ della quale è menzione in documento del 1318.
(«arplo.
Nel territorio di Nona Irovavasi la villa così delta Garplo.^
della quale è menzione in scrittura del 1466.
421 —
Harnisa.
In scritture del 1450 e 1436 è rammentala la villa
Karniza nel territorio di Nona. Forse la stessa che Cernesa.
La villa OpaticG del territorio nonese è menzionata in
documento del 1487.
/ milg-oste.
In scrittura del 1389 fassi parola di i/%05/e, posta nel
territorio nonese.
S. Andrea.
Anche la villa di 5. Andrea era situata nel territorio
nonese, e ne fa testimonianza un istrumento del 1428.
Mirze.
In istrumento del 1432 è nominata la villa MV^e. Anche
essa ^ra posta nel circondario di Nona.
Teraovo.
Una villa esisteva nel 1403 di nome Ternovo nel di-
stretto di Novegradi. Era parochia, e fu suo paroco Prè evi-
tano nel 1491.
Orabrosane.
Vicino a Novegradi eravi un tempo una villa col nome
di Grabrosane^ la quale è menzionata in documenti dal 1400
al 1494.
Radukovoielo.
Una villa esisteva nel distretto di Novegradi, rammen-
tata col nome di Radukovoselo in scritture dal 1439 al 1505.
Prasqnenic.
Nel contado di Novegradi v'era nel 1403 il villaggio
di Pì^asquenic detto anche Frasquic^ rammentato in scritture
del 1418 e 1465. In documento del 1428 è appellato col
nome di Braschievich. Da questo documento risulta, che al-
cuni terreni di questo villaggio furono dati in possesso al
guardiano di s. Francesco in Zara.
— 422 -^
llilotiujak.
^ Presso Breviliiqua era la villa Bilotinjak^ menzionata
in documento del 1524. Ora è una località di Brevilaqua.
Harsiava.
ili BìiitiOics^d wiit .
Presso Obbrovazzo esìsteva la villa Karsiava, rammen-
tata in scrittura del 1388. / * /v^ic.*---^
. i^ •>! ZakoD.
Nelle vicinanze di Possedaria esisteva una volta la villa
di Zakon^ menzionata in scrittura del 1479.
Potloviae.
Anche la villa Podovize era situala nelle vicinanze di
Poasedaria, ed è rammentata in scrittura dei 1479.
Bakica.
Nei contorni di Possedaria era situata la villa, detta
Bakica. Era dei Conti di Corbavia.^ ed è menzionata in do-
cumenti del 1405 e 1479.
Porisane.
Uno villa nei dintorni di Radovin esisteva un tempo col
nome di Foriéane. Era anche questa dei Conti di Corbavia.
È menzionata in documenti dal 1393 fino al 1477. Milleno
q.m Vladiko e Juray Palotilich erano suoi abitatori nei 1393.
' " A pie della collina di Radovin v'era un tempo la villa
denominata Karhovaz Lug. Si fa di essa menzione in scrit-
tura del 1403.
]|fla1iurzi.
A tramontana di Grue poco distante esisteva la villa
antica di Mahnrzi^ di cui sì ha memoria in documenti del
1525 e 1533. Qui fu, dove il Provveditore della cavallerìa
Bernardo Malipiero trovò la morte nel 1570 in uno scontro
che ebbe coi Turchi.
— 423 —
lofio et ib iìnùlùV IWIlJaca. 114 5^-^ UìUitil fO'J MJ»
H- ■ ■■ ' ^ * ^ • ■ 'i9
ai ^ ^^^ contado zaralino era situato il villaggio di MiljaéoK
Evvi irieinoria di esso in documenti dal 1381 fino al 1488.
Furono suoi abitatori nel 1391 i Cvitkovic, i Ternovìch, ed
i Borovich. È probabile cbe questa.villa sia la odierna Miljasic^
posta a tramontana di Grue.
• jc .^pj-^j^^^^g^^ 2iaratino nel 1392 era situato il villaggio
W Zupanjeselo^ rammentato in documento di simil data.
.y' Cerane.
A maistro di Prisleg era situata la villa di Cerane^ men-
zionala in scrittura del 1514. Esiste tuttora. Era vi in essa
un Castello dei Conti di Corba via, denominato Racich-Oerane,
Smiljevaz. .}- ; *. .ti'.« ic
Deir antica villa di SmiljevaZy situala nel suburbio di
Zara, e menzionata in scriltura del 1602, ora non esisle che
il solo nome della località, così detta da una pianta, detta
Smil^ che vi alligna assai bene. ^'^^
r. Babinog'overlica. . .■>ub ni
In scrittura del 1402 si fa cenno d' una villa, esistita
nel territorio di Zara col nome di Babinogoverlica, Al pre-
sente nulla si sa della medesima, e quindi deve annoverarsi
nel numero di quelle che sono scomparse.
A
Parlane. .*^>
Nella suddetta scriltura del 1402 è accennala la villa
di Parlune allora esistente nel territorio di Zara. Anche que-
sta è del tutto scomparsa, non trovandosene alcuna traccia,
*^*^' '*^ ' Kvonigrad.
I ^VA In documento del 1480 si fa cenno d' una villa per nome
Zvonigrad^ la quale esisteva in quél tempo nel territorio di
— 424 —
Zara. Si trova memoria pure di essa in scrittura del 1585^
da cui risulta che in quell'anno emigrarono di là otto fami-
glie morlacche, composte di 80 persone, e si trasferirono in
Istria. Sembra che sia pure scomparsa, giacché non esiste
di essa veruna traccia al presente.
Hriiiac.
In scritto del 1383 è cenno di una villa del zaratino
contado, denominala Krisac. Nulla di più consta della sua
esistenza ulteriore. Potrebbe essere la stessa che Krisic^ ac-
cennata in documento del 1400; ovvero anche Kriz colla
chiesa di s. Sofia, menzionala in pergamena del 1387.
•4obilo;i;la>'if'.
Una villa, appellala Kohiloglavic esisteva nel 1450 nel
nostro territorio^ e suo abitatore in quel tempo era Ivan
Bolkovich. Altro non si sa di essa^ e quindi dev'essere
scomparsa.
Su li era ve e.
In scrittura del 1439 si fa cenno d' una villa, detta
Suheravce, in allora esistente nel territorio nostro, la quale
dev' essere scomparsa.
Parecchie ville del territorio di Nona sono menzionate
in documento del 1600, nel qual tempo erano affatto disa-
bitate. Tali sono:
Klaiìice
Greppano
Dracevac
Komorca
Briscane
Voykovci
Posica
Miagoscina
Amhroscina
Jasenovo
Sutmia
Barblrice
Suksineaci
Bardavic
Carnise
Zuhistina
Pors,
Di molte allre villette, una volta esistile presso la città
di Zara, si fa menzione in antche scritture. Tali sono :
Perlinagrada^ presso Zara, menzionata in scrittura del 1421
Verceno r> i, « » ^ 1421
Novoceso „ „ ^ „ „ 13S1
Ovslarovscìna^ presso S. Marco in Borgo Erizzo „ 1446
— 425 —
presso S. Giovannino in scrittura
1}
w
Orisac
Polacisée
Hulinskazemlje
Podkrivenik . . .
Rovinje presso la città
Rovere verso Babìndub
Slatice
Slavkajama presso la figu retta
Boduliscina presso la città
La valletta nel suburbio
Gladusse dinanzi la città
Zelenaglava fuori di città
Battalje presso la città .
Rakanzon alle Kolovare
Popovica in spianata
Ad mensas nelle vicinanze della città
Rivo de Molini „ „ ^
SegatiscÌ7ia con 700 olivi al Monleferreo
Cucaglial in documento
99
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n
99
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»
1540
1438
1439
1610
1456
1486
1677
1652
1675
1648
1459
1437
1448
1452
1349
1350
1395
1409
1570
( k
Ancora sulle antichità di Nona.
A pag. 186 di questo volume, discorrendo di Nona
antica ho detto, che nel sito, dov'era il pubblico Foro, fu-
rono dissotterrate, alla fine dello scorso secolo, quelle statue
colossali d' imperatori e di personaggi illustri di Roma, che
assieme ad altre antichità ivi ritrovate, andarono a formare
la ricca e preziosa gallerìa dei conti Pellegrini, la quale era
il principale ed il migliore ornamento della nostra città fino
al 1840, in cui passò ad arricchire la collezione di statue
e quadri dei conti Cernazai di Udine, che l'acquistarono per
4200 fior. Siccome per riparare in qualche modo a tanta
perdita, e rimediare se fia possibile, alP errore commesso da
~ 426 —
chi doveva stornarlo in ogni guisa, sarebbe stato utile nah
solò, ma anche gradito V avere almeno una dettagliata de-
scrizione degli oggetti preziosi, di cui era formata, così non
dubitni di ricercarla al Comune che if aveva interesse, e alla
nobile famiglia, che n' ebbe il possesso. Ma tutto indarno.
Mi rivolsi allora al Rev.nio Mons. Francesco Maria Cernazai,
canonico della cattedrale di Udine, fratello dell' or defunto
compratore, ed ottenni dalla sua gentilezza il seguente elenco,
eh' egli trascrisse fedelmente da uno stampato qui in Zara
nel 1839 nella tipografia Demarchi, col quale il sìg. dottor
Casimiro de Pellegrini invitava gli amatori delle scienze e
delle arti a far acquisto del prefato Museo.
Nel presentare pertanto ai lettori il detto elenco, devo
farli avvertiti, che fra gli oggetti in esso contenuti sonovi
alcuni, che furono trovati in Zara e nel suo territorio.
\y(;i:] „ ^ niif>b '^\iHint:i \
Elenco
degli oggetti principali contenuti nel Museo
del sig. Dottor Casimiro de Pellegrini Danieli in Zara.
Questo Museo consta di oltre 300 pezzi, (non com-
presi alcuni frammenti), tra Statue colossali, Busti colossali,
Statue di minor grandezza. Busti, Iscrizioni e Lapidi in ca-
ratteri latini, greci ed ebraici, nella massima parte di genere
antico. ^. .• . .. ^ . . rr è,
I. Sono rimarchevoli tra le Statue colossali in marmo greco
salino, e di greco scalpello le seguenti:
Hno/ Un Giulio Cesare dell'altezza di piedi otto circa.
«ir Un Augusto • d bi^ ^ i^n
Un Tiberio Ùlaudio „
Una Sabina ^ -.
Un M. Tullio Cicerone „
Una Faustina la giovine
Un' Agripinna^ madre di Nerone
Un' altra incognita „
'i^IL Statue di minor grandezza:
EsciilapìOf Cupido^ due Sibille , due Mori^ l Avarizia
e la Liberalità,
V
sei e mezzo.
?5
sette.
^•
cinque e mezzo.
^
sei ed onc. tre
V
sei.
ì)
cinque e mezzo.
^y
tre.
— 427 --
III. Biisli colossali:
Bacco^ Didone^ le due Faustine, Giunio Bruto^ Omero,
Platone^ quattro Filosofi greci, un Gladiatore, Marco
Aurelio ed altri incogniti.
IV. Tra cento e più Busti di minor grandezza si distinguono :
TitOy Adriano^ Agrippina la giovine, Laocoonte, Marte,
Platone^ Alessandro nioriente, Cerere^ Eraclito^ Seneca^
due Filosofi greci di straordinario lavoro, e molti altri
tuttora incogniti, Diana ed Andromeda di figura com-
pleta.
V. Un gruppo in marmo di Carrara rappresentante Enea^
che fugge dall' incendio di Troja, portando sulle spaile
il padre Anchise, che tiene in una mano gli Dei Penali,
e seguito dal piccolo Gildo.
VI. Due busti di lavoro moderno con antipendi figurati ; il
^■''' primo rappresenta 5. Girolamo, il secondo s. Maria
Maddalena,
VII. Cinque piccole statue di bronzo, quattro delle quali rap-
presentanti gli elementi.
Vili Alquanti vasi etruschi^ altri cinerari, armi, stromenti e
idoli antichi.
IX. Moltissimi oggetti, appartenenti alla storia naturale, cioè
coralli neri e rossi, piante marine, petrificazioni e simili.
X Una collezione di libri italiani, latini e francesi, e tra
questi un discreto numero di antiche edizioni di celebri
autori in diverse materie.
XI. Una collezione di medaglie romane^ per la massima
parte di rame, ascendenti al numero di mille circa.
XII. Una collezione di quadri, in gran parte di rinomati pittori.
-«=sC=35g'=ìJ=ai*^ "
— 428
Serie dei Beneflcii ecclesiastici
fondati nella città e Arcidiocesi di Zara dall'anno 418 in poi
desunti da un libro manoscritto di antiche memorie.
1. a. 418. Ursinio^ Gonfaloniere di Zara^ lascia aila chiesa
di s. Pietro tre sorte di terreno, posto oltre il porto con
casa e cisterna sotto il monticello argentario^ all' ingiìi
del monte ferreo, acciò sia da quei preti e diaconi offi-
ciata con assiduità la suddetta chiesa, e si preghi Iddio
per l'anima sua e de' suoi maggiori. Questo beneficio
andò estinto, non conoscendosene piìi neppure il titolo.
La chiesa di s. Pietro, qui nominata, non può essere
che la cattedrale di Zara, eh' esisteva in quel tempo
sotto il titolo di s. Pietro ap. mentre le altre due chiese
di s. Pietro vecchio., poi s. iMarcella, e di s. Pietro nuovo,
furono erette assai più tardi, come abbiamo dimostrato
parlando di esse nel I volume.
ji2. a. 429. Fosco^ Priore di Zara^ con suo testamento del
^ mese di aprile iinno suddetto, lascia una possessione in
Pistimano (Pasmano) alla chiesa, e ciò ad onor di Dio.
Questo lascito si riferisce con molta probabilità alla
chiesa di Pasmano ; il che proverebbe T antichità di quella
parochia
3. a. 559. Basilio^ Rettore di Zara^ lascia la sua casa,
posta al portone dell'antico castello di Zara, dalla parte
di quirina, acciò sia da essa formato un recettacolo pei
poveri infermi, e nominatamente pegli esteri.
Quest' ospitale è menzionato in parecchie antiche
scritture.
4. a. 790. Valdizza, Rettore di Zara^ concede in dono
perpetuo la sua isola Malata (Melada) agli officiatori
della chiesa, acciò ogni selle giorni, uniti assieme nel
cimitero preghino per l'anima di Bona sua moglie
5. a. 806. Paolo. Priore di Zara^ fra una quantità dì
legati pii, con suo testamento lascia varie suppellettili
preziose e molti terreni ai monaci di s. Grisogono in
3ufrragio dell'anima sua.
— 429 —
6. a. 838. Nebio^ Rettore di Zara^ lascia l'isola di Pa-
modon (^Premuda) alla chiesa di s. Pietro.
Anche in questo testamento, sotto il nome di s. Pietro,
si dee intender la nostra cattedrale, che nell' 838 non
poteva aver ancor assunto il titolo di s. Anastasia.
7. a. 906. Foscolo, Priore di Zara lascia un leg-ato di
200 libre d'oro, ed alcune preziose suppellettili di selH,
e di panni di lana e di canape alla chiesa di s. Gri-
so^ono; alT Abate poi una sua possessione posta a Boc-
cagnazzo, acciò da lui assieme coi monaci venga suf-
fragata ogni dì l'anima sua, e quelle di Mario suo padre,
e di Armisia sua madre.
8. a. 968. Madio^ Priore di Zara^ benefica i monaci di
s. Grisogono con ristauri fatti al monastero, e con do-
nazione di terreni, posti nell' isola di Pastimano, e di
Munio (Diclo) e con obbligo di pregar Iddio per 1' a-
nima sua e per quelle dei suoi parenti defonti.
9. a. 1018. S.r Dorsto Bano che fece edificare la chiesa
di s. Nicolò, e parecchie altre in città e ne' suburbi,
con suo testamento delT anno suddetto lascia a ciasche-
duna legati d'oro e d'argento, suppellettili di seta, di
linOj e di lano, ed inoltre alcune possessioni, acciò in
remissione de' peccati sia implorata la misericordia di-
vina sovra di lui, e dagli ufficiatori delle chiese venga
sulfragata l'anima sua e di sua moglie.
10. a 1044. Andrea^ Priore di Zara, lascia una posses-
sione ai monaci di s, Grisogono, perchè lo facciano
presente a Dio nei sacrificii e nelle loro orazioni.
11. a. 1066. Cresimiro re di Dalmazia^ che ri s tauro il
monastero di s. Maria delle Monache, gli assegnò rendite
di terreni posti negli scogli e nel continente di Zara,
affinchè fosse suffragala l'anima sua e de' suoi defunti.
12. a. 1072. Andrea, vescovo di Zara^ lascia la sua ere-
dità paterna ed anche la propria alla chiesa delle mo-
nache di s. Maria, con ordine di esser ivi sepolto, e sia
suffragato l' anima sua dopo la morte.
13. a. 1105. Colomano^ re di Dalmazia, fece ristaurare
la chiesa delle monache di s. Maria, eresse il campanile,
e donò loro l'isola di Sale, ed altre terre in suffragio
dell'anima sua e della regina sua moglie, onde fin d' aU
lora venne in detta chiesa fondata una mansioneria di
messe annue 208. che tuttavia sussiste.
— 430 —
14. a. 1244. Bela 7F, re di Dalmazia^ donò alcune pos-
sessioni alle cattedrali di Zara e di Nona, ed anche ai
monaci benedettini, acciocché i sacri ministri suffragas-
sero l'anima sua e del suo padre re Andrea.
15. a. 1302, 7 novembre. Con pubblico istrumento di tal
data le famiglie Soppe e Bortolazzi istituirono un be-
neficio semplice (senza cura) nell'antica chiesa di s, Gio-
vanni di Pusterla^ detta poscia s. Domenica, la quale
era assai frequentata dalle famiglie nobili zaratine. 11
beneficiato godeva tre sorte di terra presso il castello
di Zemonico, ed alcuni terreni arativi presso Vrana :
beni questi, che, dopo la guerra lurchesca, dovette la-
sciare, poiché vennero in possesso del governo veneto.
Godeva alla fine del secolo XVIII 1' usufrutto di due
casette vicine alla suddetta chiesa, ed un terreno nella
località, appellata -Befoerfere nel territorio zaratino. L'ob-
bligo annesso al beneficio era quello dei vesperi e messa
cantata nella festa di s. Giovanni Battista. Gli elettori
erano i due anziani delle famiglie Soppe e Bortolazzi.
16. a. 1302. Beneficio di 5. Pietro al Barcagìio, oltre il
porto. Ha verso scilocco gognali cinque, e verso borra
gognali tre di terra. L' obbligo del beneficiato é di pregar
Iddio pel benefattore. L' arcivescovo lo conferiva. Ora
è estinto.
17. a. 1302. Antichissimo òe/ze^cio fondato nella or distrutta
chiesa snburbana di s, Giorgio^ ed in seguito traspor-
tato nella chiesa urbana di tal nome, che fu atterrata
nel 1847. Ha gognali quattro di terreno alla Sumera,
ed altri duo gognali a Gasenizze. L' obbligo del bene-
ficiato è d'una messa cantala nella festa di s. Giorgio.
,,, Elettore é l'arcivescovo, che lo conferisce al ceremonisla.
18. a. 1302. Antonio Gruhogna lasciò alla chiesa della
Beata Vergine degli ulivi oltre il barcagno una circo-
stante considerevole possessione, istituendovi nell' anno
suaccennato con suo testamento un semplice beneficio
coir onere di 60 messe annue all'aitar del SS. Sacra-
mento in Duomo, e di mantenere la chiesa in concio e
colmo, e provvederla del corredo necessario, ed inoltre
di solennizzare la festa titolare dell' Assunzione di M. V.
11 Provveditore generale Girolamo Querìni, che teneva
questo podere come luogo di sua villeggiatura, v' ag-
giunse alcuni altri terreni, e vi edificò presso la chiesa
— 431 —
\>v^ iina comoda abitazione, che lasciò ad uso dei beneficiali.
ogilfiNel 1725 l'onere fu ridotto a sole 12 messe, ma nel
io- 1848 si riprese l'antico ed originario numero. Collalore
del benefìcio è l' arcivescovo. Altre notizie di questo
o\iv>%eneficio trovansi nel 1 volume della, presente opera a
»*'*njpag. 462. 1 f?' ni ln^m^ì» ♦?»!•
19. a. 1305. Due beneficii furono istituiti anticamente sotto
.<Mn»il titolo di 5. Martino presso i due ospitali di tal nome
^' esìstiti in città e nel suburbio di Zara. Questi beneficii
fi» consistevano in alcuni terreni posti nel suburbio 11 cap-
- 1 pellano dei due ospitali era anche il beneficiato, ed a-
fii!.. vea l'obbligo di assistere spiritualmente i poveri infer-
i*>'^ imi ivi raccolti, ed inoltre doveva pregare pei benefat-
tori. Gli elettori erano i confrati della Congregazione
9ii del SS. Sacramento in Duomo. i') .ono^^
2Q^*a. 1305, 20 marzo. Beneficii della Madonna del Buon-
gaudio e della Madonna della Cappellizza^ la prima
iV> in città verso le porte di terraferma, la seconda nel
Bniiisuburbio, ambedue smurate e distraile. Hanno alcuni
8bni?beni in terraferma, i quali furono nel 1690 incorporati
i'^^T nella massa capitolare per le distribuzioni quotidiane.
L' obbligo è di messe corrispondenti alla rendita. Col-
B latore era l'arcivescovo. Hfconm In
21. a. 1340. Benefìcio dei Santi Cosmo e Damiano^ chie-
riiJiii setta ora distrutta, sotto la cittadella dalla parte di li-
' beccio, indi cappella eretta nella callicella della Carriera,
il cui altare, dopo la sua distruzione fu trasportato in
f" S. Stefano. La rendita di tal benefìcio consiste in livelli
< di tre casuccie, e di quattro gognali di terra oltre la
spianata. L' onere è d* una messa cantala e relativi ve
^' speri nella festa dei titolari. Nel 1646 l'arcivescovo
incorporò il beneficio nella massa capitolare per le di-
^»^t stribuzionì, ed il capitolo si obbligò. di supplire all' o-
-♦•iM nere relativo.
28y^ a. 1370, 2 luglio. Gitdia di Francesco, nipote di Vido
«»i prete di Pago, lasciò un terreno a Pago di prete in
fino prete coli' obbligo di dodici messe all' anno. Questo be-
T^^ neficio è denominato Beneficio di s. Quirino. L' onere
^*» è obbligato all'aliar di s. Margherita in Duomo, e a
quello dì s. Elena nella chiesa dei Domenicani.
23. a. 1376, 24 agosto. Beneficio di s. Maria ad Salinas,
fondato da Dionisio q.m Gerardo con suo testamento di
— 432 —
sìmii data. Ha 15 gognali di terra in iuogo detto ad
salinas Jaderae.*) dalla parie di libeccio. L' obbligo
annesso è di 12 messe annue in s. Maria Maggiore, poi
in s. Rocco. Collalore n' è V arcivescovo.
24. a. 1380. 6 agosto. Beneficio di s. Mauro m, a Pago
con alquanti terreni in Dignisca. L'obbligo del benefi-
ciato è dì messe corrispondenti alia rendita. V eiettore
è il più anziano della nobit famiglia zaratina Grisogono.
25. a. 1389. Sigismondo re di Dalmazia mandei all'abbate
di s. Grisogono cento fiorini d' oro pei funerali della
regina Elisabetta, trasportata a Zara, ed ivi onorevol-
mente sepolta; ed altri cento, perchè venisse istituita
una fondazione di messe annue e di un anniversario per
la stessa nel dì 14 dicembre nella chiesa di s. Griso-
gono. Ciò avvenne in occasione del trasferimento delle
ossa della Regina da Zara in Ungheria, cioè in gen-
naro del 1389.
26. a. 1400. S. Tommaso de Slatto e S, AnarStasia di
Pontamicca cappelle diroccate, beneficii uniti. La prima
ha tre gognali di terreno vignato ed arativo, la seconda
parecchi terreni coltivati. L* obbliga» è di pregare pei
benefattori. Collatore n' è T arcivescovo, che lo conferisce
al maestro di cappella. Ora è unito alla Fabbriceria della
Chiesa Metropolitana, la quale paga il maestro.
27. a. 1402. Beneficio della cappella di s. Orsola^ tutta
rovinata dalle fondamenta: era situata dalla parte della
marina verso scilocco, ove i fabbri dell'antico arsenale
avevano le loro officine. La rendila era il livello di sei
casette attigue all'arsenale vicino s. Rocco. L'obbligo
era di pregare pei benefattori. Collatore era 1' arcive-
scovo. Il beneficio andò estinto colla demolizione delle
casette.
28. a. 1402, 2 agosto. In seguito a disposizione testamen-
taria di Stanizza q.m Turco^ e col consenso delle mo-
nache di s. Maria regolarmente congregale, venne fon-
dato un beneficio a vantaggio del chierico anziano in-
serviente nella suddetta chiesa, con assegnazione d'una
casa in piazza S. Luca, ora dell' erbe, e di alcuni ter-
reni in spianata, come rilevasi da antica tabella del-
l'anno 1300. La casa fu livellata nel 1702 alla fami-
*} Le Beline dei SSaratini erano a GaBeoiEze.
— 433 —
glia Orlandini per 20 ducali all' anno. L' obbligo del be-
neficiato è d'una messa settimanale all'aitar di s. Be-
nedetto in s. Maria. Il beneficio viene conferito dalle
monache di s. Maria in pieno capitolo.
29. a. 1403, 6 marzo. Con testamento di tal data il nob.
Simeon Cucilla istituisce un beneficio semplice nella
villa di Dobropoljana. Lascia una casetta, un ograda
posta nella località Veliki Dolaz dell' estesa di otto
giornate di lavoro con olivari, ed un pezzo di terreno
arativo dell'estesa di una giornata di lavoro. L'obbligo
è di tener in concio e colmo la casa beneficiale, e di
ricordare quotidianamente nella recita del divino ufficio
l'anima del testatore. Elettori sono i nobili de Fan-
fogna.
30. a. 1404, 29 gennaio. Maria de Grisogono lascia 200
ducali d'oro al monastero di s. Grisogono, con obbligo
di messa quotidiana all'aitar di s. Anna.
31. a. 1407, 16 marzo. Simon de Ciprianis con suo te-
stamento di tal data istituì il semplice beneficio della
cappella di s. Pellegrino a Cale. Gode 200 go-
gnali di terra a Cale, e livelli sopra le case Pozza e
Zapich in città. La rendita si fa ascendere a 200 du-
cati annui. V obbligo del beneficiato è di tenere in concio
e colmo la chiesa, provvederla di olio, di cera, delle
necessarie suppellettili, e di celebrare due messe al
mese, e pregare pel benefattore. Gli elettori sono tre
commissarii i più propinqui di sangue, cioè Bortolazzi
e Franceschi, quali discendenti dalla famiglia Grisogono,
congiunta in parentela colla estinta famiglia de Ciprianis.
32. a. 1408, 2 ottobre. L'arcidiacono di Zara Luca Sta^
nissich con scrittura privata odierna ha stabilito un be-
neficio che vada da prete in prete. I beni, che lo com-
pongono, sono tre ograde vignate ed alcune olivate, la
prima oltre il barcagno nella località Vruglie in un pezzo
di sei gognali di terra ; la seconda oltre il porto^ presso
il mare nella località Carsinol in un pezzo di cinque
gognali di terra ; e la terza a Gasenizze presso il mare
in un pezzo di cinque gognali di terra. L' obbligo del
beneficiato è d' una messa ogni festa di precetto in au-
rora nella Collegiata di s. Maria maggiore all' aitar
della Beata Vergine. Gli elettori sono il Piovano ed il
mansionario anziano di delta chiesa.
28
— 434 —
33. a. 1409. Antico beneficio Ciprianis^ il quale consiste
in alcuni terreni vignali ed arativi con olivari, posti
nella località Paprat, L'obbligo del beneficiato è di ce-
lebrare tante messe quante crede in coscienza, ed in
qualunque chiesa a sua sciolta. L'elettore è il più an-
ziano della famiglia Bortolazzi.
34. a. 1414. L arcidiacono Luca Stanissich^ lascia otto
gognali di terra nel suburbio^ nella località Curaglie^
ed altri quattro gognali a Gasenìzze^ ed altri quattro
ancora oltre la spianata, coi quali terreni istituì un be-
neficio semplice coli' obbligo di 25 messe annue all'aitar
di s. Anastasia. Gli elettori le tre dignità capitolari.
L'arcivescovo lo conferì nel 1790 al vicario Arraani.
35. a. 1420, 16 agosto. Don Jacopo de Anastasiis istituì
un beneficio semplice nella chiesa di s. Vito, e lasciò
per esso una possessione in terraferma, in luogo detto
Blataz. L'obbligo è di una messa cantala e vesperi nella
festività di s. Vito. Collatore del beneficio è 1' arcive-
scovo, che dal 1600 lo conferì sempre al ceremonista
della cattedrale.
36. a. 1420. La cappellania dell' antico ospitale di s. Marco
fu ridotta nel 1529 in beneficio semplice. Il beneficiato
gode una casa dirimpetto il campanile di s. Elia, con
obbligo di una messa ogni sabbato nella cappella di
s. Marco vicina al Duomo, e di tener in concio e colmo
la casa, ed anche la cappella, e provvederla delle ne-
cessarie suppellettili. La chiesa fu venduta dal e. r.
Demanio a N. Tommasini, che la convertì in abitazione
1 privata. La casa beneficiale fu trasformata in casa ca-
nonica ad uso del paroco della metropolitana, a cui fu-
rono addossali gli oneri al beneficio inerenti.
37. a. 1420. Beneficio semplice, ^enoimwiììo delle monache
di s. Maria^ consistente in una casa, livellata dalle delle
monache ad Antonio Lantana, nonché in cinque gognali
di terra, con l'aggravio di 13 messe annue. L'elettrice
è r abbadessa di s. Maria.
38. a. 1420. Beneficio di s. Anastasia^ a Pontamica con
terreni posti nelle vicinanze della or sdruscita chiesa
dì s. Anastasia in quella punta. L' obbligo è di messe
corrispondenti alla rendita. Collatore è l'arcivescovo.
Sembra che sia quello stesso descritto al N.r 26.
— 435 —
39. a. 1421, 3 ottobre. Lodovico de Matafari lascia una
possessione al monie ferreo di circa lOOgognali, per-
chè sia istituita una mansioneria di messe al suo se-
polcro. L'obbligo è d'una messa quotidiana all' altare del
SS. Sacramento in Duomo. Neri725 dopo la riduzione,
fatta dall'arcivescovo Zmajevich, il numero delle messe
deve corrispondere alla rendila. Questo beneficio ve-
niva conferito dalle abbadesse di s. Maria e di s. Nicolò.
40. a. 1426. Beneficio d! una casetta a scilocco del mo-
nastero di s. Maria^ che nel 1639 rendeva al bene-
ficiato Francesco Rado sette ducati, come risulta dagli
atti di visita dell' arcivescovo Capello. Fu livellata alla
famiglia Pasquali, come vicina alla casa di sua abita-
zione, dal beneficialo Paolo Santini nel 1780. L'obbligo
fondazionale era di una messa al mese in s. Maria.
Elettrice l'abbadessa.
41. 0. 1429, 6 giugno. Damiano de Ciprianis lascia in
testamento un pezzo di terreno a Boccagnazzo a due
sacerdoti, perchè ciascheduno di loro celebri tre messe
ogni anno all'aitar di s. Pellegrino nella chiesa di s. Maria
maggiore. Il beneficialo eletto dalla famìglia Fanfogna.
42. a. 1436. Beneficio della cappella di s. Marco^ posta
dalla parte di scilocco del territorio di Zara nel Borgo
Erizzo con gognali cinque di terreno. L' obbligo fu ri-
dotto a 5 messe annue all' aitar dei poveri dì s. Marco.
Collatore l'arcivescovo.
43. a. 1444, 30 gennaio. Don Biagio de Blasiis istituisce
un beneficio d'una casa situata nel confine dell'arsenale
vecchio presso le mura, e d' un ograda vignata ed o-
livata sotto il monte ferreo. L' obbligo è di 12 messe
annue, e d' una cantata ai 9 di ottobre in s. Maria mag-
giore, donde fu trasportato in s. Simeone, L' elettore è
il più anziano della famiglia Fanfogna.
44. a. 1444, 2 marzo. Don Giorgio de Biasio con suo
testamento di tal data lasciò alcuni terreni nelP isola e
villa di Pasman, e nel suburbio di Zara, ed inoltre una
casa, vicina al bastione detto Moro, che quantunque ri-
dotta in muracca, paga un livello di 12 ducati annui,
ed ancora un'altra casuccia vicino a s. Andrea, la quale
pure venne livellata. L'obbligo del beneficiato è di otto
messe annue all'arca di s. Simeone. L'elettore è il più
anziano della famiglia Fanfogna.
— 436 —
45. a. 1449, 5 maggio. Rodolfo Budinich lascia cinque
gognali di terra e 120 ulivari per dote all'aliar di san
Pellegrino in s. Maria maggiore. L' obbligo del benefi-
ciato è di una messa ogni mercordì all' aitar di s. Pel-
legrino. L'elettrice del beneficiato è la famiglia Bortolazzi.
46. a. 1454, 27 settembre. Don Martino Budislavich^ sa-
cerdote zaratino, trovandosi in islato d' infermità nella
diocesi di Cinquechiese, con suo testamento di data o-
dierna, lasciò una casa con orto e pozzo, posta nella
viuzza verso il confine dell'antico castello e della chiesa
di s. Anastasia dal iato di borra, ed un' altra casetta
ad essa vicina. L'obbligo del beneficiato è di due messe
settimanali in cappella di s. Anastasia. Gli elettori sono
le tre dignità capitolari. La casa fu nel 1841 livellala
a Melchiore Vago, che paga fiorini 63 all' anno. Le messe
furono ridotte al numero di 48 all'anno.
47. a. 1456, 10 giugno. Tommaso /S/òzcicA chierico di Zara,
con suo testamento di simil data lascia una casa posta
in calle del paradiso dalla parte di borra. Confina la
detta casa da scilocco Draganich, da maislro Smirich,
da borra le mura della città mediante ortaglia, da li-
beccio via pubblica. Fu livellata alla famiglia Bocca -
bianca, che nel 1780 la vendette per 100 zecchini di
oro a Pasquale Marinovich. L'obbligo era d'una messa
all' aitar di s. Simeone, ed un'altra all'aitar di s. Pietro m.
in s. Domenico. Collatori del beneficio sono il Piovano
e l'anziano mansionario di S. Simeone. Stefano Mari-
novich lasciò in morte la detta casa alla chiesa di san
s. Simeone, affinchè colle rendite della medesima sia
eretta una fondazione di messe in suffragio dell' anima
sua. L'obbligo fondazionale stabilito nel 1841 è d' una
messa ogni martedì all'aitar del Sacramento.
48. a. 1458, 31 gennaro. Dobrizza moglie del q,m Nicolò
Glavaz^ pescatore, con suo testamento di data odierna
lascia una possessione di 106 gognali di terra a Boc-
cagnazzo a piedi del colle, sotto la villa, verso borra,
nel mezzo della quale passa la via comunale, e trovasi
il pozzo. Colla qual possessione fonda un beneficio, che
passa di prete in prete. L'obbligo annessovi è una messa
ogni domenica; l'altare e la chiesa ad libitum. Gli e-
lettori erano il Priore di s. Grisogono, il priore di s. Do-
menico, e l'abbadessa di s. Nicolò. Ora è 1' arcivescovo.
~ 437 —
49. a, 1460. Gregorio Morgane^ con suo testamento 16
maggio 1460 lasciò eredi delie sue ricchezze e delle
molte sue possessioni le chiese di Zara, e fondò l'os-
pitale di s. Giacomo pei poveri in suffragio dell'anima sua.
50. a. 1465, 20 aprile. Chiara vedova Gliuhco Calafà ha
istituito un benetlcio di uno casa in calle Brini presso
la B. V. del Castello. L'obbligo era di una messa ogni
venerdì all' aitar di s. Margarita in Duomo. L' arcive-
scovo Zmajevich con Decreto dell' 11 febbraro 1723 e
con facoltà apostolica ridusse T onere a 25 messe. L'e-
lettrice era l'abbadessa di s. Nicolò. L'arcivescovo Go-
deassi con suo decreto 30 luglio 1854 incorporò que-
sto beneficio alla Fondazione Zmajevich addetta al se-
minario Diocesano, che ne fa adempire gli obblighi.
51. a. 1465, 22 genn. Don Ostoj a Allegretti lascia 3 casette,
che poi furono ridotte in una sola, con orticello^ poste nella
calle vicina a s. Elia da libeccio, una stanza della quale
formava un volto sopra la via, che conduce a s. Francesco.
Obbligo del beneficiato è di due messe settimanali nella
cattedrale di s. Anastasia. Elettori le tre dignità capitolari.
52. a. 1469, 9 giugno. Don Nicolò Lupovich da Zara lascia
la sua casa d' abitazione, posta dirimpetto a s. Elia, ed
un ograda vignata oltre la fiumara nella località detta
Ozrin. L^ obbligo è una messa settimanale ed un anni-
versario nella Metropolitana all' aitar della Beata Vergine
oppure di s. Nicolò in suffragio dell'anima sua. L'elet-
tore è lo stesso beneficiato, ch'elegge il suo successore.
53. a. 1470; 2 agosto. Giovanni Remondini lasciò una
casetta a Nona presso la chiesa di s. Anselmo, e nove
gognali di terra in Brevilaqua, acciò fosse stabilito un
beneficio che servir dovesse di patrimonio a qualche
povero chierico o di Zara o di Nona dopo la morte di
Pietro Remondini suo nipote, che n' ebbe il possesso
vivente lo zio. L'obbligo del beneficiato è di 12 messe
all'anno o nella cattedrale di Nona, ovvero in s. Simeone
di Zara. Elettore è il canonico decano capitolare di Zara.
54. a. 1470, 24 agosto. Giulia Cassidi vedova di Ladi-
slao Parenzi, nobile di Nona, lasciò quattro campi di
terra a Nona affinchè venisse suffragata l' anima sua con
sacrifizii dal sacerdote beneficiato. L'obbligo è di dodici
messe annuali a qualunque altare, dedicato alla Beata
— 438 —
Vergine. Gli elettori sono i due anziani delle famiglie
nobili zaratine Delrico e Pellegrini.
55. a. 1472^ 2 giugno. Don Michele de Blasiis^ Primicerio
del capitolo di Zara, con suo testamento di simil data,
lascia una casa con forno, dirimpetto alla porta mag-
giore ed al campanile della chiesa di s. Silvestro, ed
una vigna dell'estensione di 35 gognali sotto il monte
ferreo verso la Beata Vergine dell' Olivetto, con obbligo
di stabilire un beneficio per V anima sua. La casa fu
livellata a Giovanni Zanchi, che paga 30 ducati al be-
neficiato, ed il terreno fu pure livellato ad Andrea Tebaldi.
Gli elettori sono le tre dignità capitolari. L'obbligo del
beneficiato era di due messe alla settimana all'aitar di
s. Anastasia.
56. a. 1473, 15 agosto. Radoslava q,m Priario, lascia
due casette di tavola, vicine al campanile di s. Griso-
gono, i cui confini sono da scilocco piazzetta della ma-
rina. Furono rifabbricate da Carlo Quintavale, e poi fu-
rono degli eredi Carsana, L'onere inerente una messa
alla settimana all'Arca di s. Simeone; elettore il ga-
slaldo della confraternita di s. Silvestro.
57. a. 1480. Beneficio di s, Ippolito d Ugliano con una
casetta ed un orto, e 18 gognali di terra, fra i seguenti
confini, da scilocco e borra eredi del q.m Zoilo Ferra,
e le monache di s. Maria, da provenza gli eredi di
Simeone Ventura, da libeccio eredi Cedolini: più un
terreno boschivo di 8 gognali, ed altri tre gognali di
terreno vignato ed olivato in luogo detto Caraschino
fra i seguenti confini, da scilocco e provenza eredi
Bon, da libeccio beni dell' ogpital dei poveri di s. Gia-
como di Zara, da borra credi Crissava. Nulla consta
circa gli obblighi annessi a questo beneficio. Collatore
n'era l'arcivescovo, che lo incorporò alla massa delle
distribuzioni capitolari.
58. a. 1481, 26 aprile. Giovanni i?a6o72«c/i lascia una casa
posta nel campo di s. Luca (ora piazza dell' erbe) la
quale circa l'anno 1700 fu livellata dal beneficiato alla
famiglia Scarpi. Era posta questa casa dalla parte di
maistro, ed aveva due pergoli di ferro. L' obbligo è di
12 messe annue in s. Francesco. Gli elettori erano i
gastaldi delle confraternite di s. Silvestro, e della ss. An-
nunziata.
— 439 —
59. a. 1491, 5 giugno. Elisabetta di q.m Mistro Marco
Giovanozzo sarte Inscia una casa nella via boreale che
conduce al Castello, e ciò affinchè sia istituito un be-
neficio a suffragio dell' anima sua, ed un altra casetta
ancora, che fu presa a livello dal sacerdote Gregorio
Billovich, ed anibidue le ridusse in una sola^ situata
nel cantone dirimpetto il giardino della famiglia dei
conti Begna-Possedaria. L'obbligo del beneficiato con-
siste in dodici messe annue all'aitar di s Margarita
in Duomo. Gli elettori erano tre signori eletti dal conte
di Zara.
60. a. 1496. Beneficio di s. Pietro Ap. di Diclo^ fondato
da Giulia Franceschi sopra terreni esistenti a Diclo, che
conte apparisce dagli atti di visita dell' arcivescovo
Cappello dell'anno 1 639, rendevano al beneficiato trenta
ducati annui. L'obbligo di pregare Iddio per la bene-
fattrice. Collatore n' era T arcivescovo, che da parecchi
anni lo unì alla massa capitolare.
61. a. 1496, 13 marzo. Don Vito Paulovich^ mansionario
della metropolitana, lascia una casetta in calle dei fab-
bri, presso la chiesa di s. Domenica, fra i seguenti con-
fini, da maistro via pubblica, da borra la confraternita
del Duomo, da libeccio s. Silvestro, coli' obbligo che il
beneficio passi da prete in prete, e gli serva di patri-
monio, e che la scelta cada sopra un chierico povero \
e studioso. L' onere inerente è una messa annua nella ì
cappella di s. Rocco. Elettori i quattro mansionari di
s. Simeone.
62. a. 1500, 20 agosto. Matteo Mezlomoto lasciò in bene-
ficio una casetta, presso s. Elia, contigua a quella del-
l'' ospitai di s. Marco, posta al canton da borra. L' ob-
bligo è di cinque messe annue all'aitar di s. Giorgio
nella chiesa di s. Elia. Collatore del beneficio è l'ar-
civescovo.
63. a. 1500. Beneficio di s. Girolamo di Cuclizza^ insti-
tuito dalla nobil famiglia zaratina Rosa con parecchi
terreni. L'obbligo è di tante messe corrispondenti alla
rendita. Collatore è l'arcivescovo.
64. a. 1500, 2 maggio. Beneficio di s. Pietro d' Eso^ con
quattro gognali di terreno. Obbligo sei messe annue.
Collatore l'arcivescovo, che circa l'anno 1700 lo in-
corporò nella massa capitolare.
— 440 —
65. a. 1500. Beneficio di s. Pietro d Ugliano^ cappella si-
tuala nello stretto, ridotta nel 1714 in muracca. Ha per
dote questo benefìcio un terreno di dodici gognali di
estensione, posto in quelle vicinanze, il quale fu usur-
pato dalle famiglie Califfi, Soppe e Lantana, come as-
serisce il canonico Tanzlinger nelle sue memorie della
chiesa di Zara. L' obbligo era di 12 messe annue in
qualunque chiesa, e nel dì della festa di s. Pietro ap.
una messa cantata ad un altare qualunque intitolato a
s. Pietro. Collatore del beneficio è 1' arcivescovo.
6^. a. 1504, 2 maggio. Don Pietro Giordani con suo te-
slamento lascia una casa a due piani, affinchè sia isti-
tuito un beneficio. E posta delta casa nella via, che pas-
sando dall'ospitale militare (ora civile) verso libeccio
al canton della piazza, conduce alla chiesa di s. Stefano
(ora s. Simeone) quasi dirimpetto alla casa dominicale
Zappich. L'obbligo del beneficiato è una messa setti-
manale in s. Maria delle Monache all'aliar di s. Bene-
detto^ ed inoltre di contribuire ogni anno un ducato al
convento di s. Domenico. Elettrice del beneficiato era
Tabbadessa di s. Maria, ch'era solila conferirlo al Dia-
cono della sua chiesa. La casa fu appropriata dalla fa-
miglia Duplancich per incuria della commissaria, e così
andò perduto tal beneficio.
67. a. 1506. 10 giugno. Tommaso Sibicich^ chierico di
-^ Zara, lascia per l'istituzione di un beneficio 17 gognali
di terreno in terraferma nella località Paprat fra i se-
guenti confini, da maistro Budinich e Detrico. da sci-
locco Begna, da borra un fosso lungo pertiche 40, largo
I7O5 da libeccio il capitolo cattedrale. L'obbligo è una
messa settimanale alf arca di s. Simeone. Gli elettori
sono il Piovano, il mansionario anziano di s. Simeone,
ed il seniore della famiglia Detrico. Questo beneficio
andava unito con quello descritto al N.r 46.
68. a. 1510. Beneficio semplice dei ss. Cosmo e Damiano
a Bagno. Ha cinque gognali di terra coltivata. L'ob-
bligo è di una messa all' anno. Lo conferisce l' arcivescovo.
69. a. 1512. Beneficio di due casette nella corte Mar covaz
posta alle mura presso le beccarle, vicino all' ospitale
Lantana. Passa da prete in prete. L' onere è di pregare
pel benefattore. Lo conferisce l'arcivescovo, dietro pre-
sentazione della famiglia Civalelli.
— 441 —
70. a. 1512, 6 agosto. Francesco Torricella da Bergamo
lasciò con suo lestamenlo selle gognali di terreno nella
villa di UglianO; ed altri nove gognali di terra accioc-
ché venisse stabilita una mansioneria a suffragio di
Catarina sua moglie. L' obbligo del beneficiato è di una
messa cantata nella parodila d'Ugliano nella festa dei
ss. Cosmo e Damiano, e dì pregare pei benefattori.
Collatore del beneficio è l'arcivescovo.
71. a. 1516. Beneficio ci! una casetta a s. Domenica^ isti-
tuito da Dionisio Varicassich. La casella è posta quasi
in faccia alle scale della chiesa di s. Domenica, al can-
tone dalla parte di maistro della vicina callicella da borra.
Questa con altre casette del borgo interno, in tempo di
peste nel 1649 fu abbracciata. Fu poscia nel 1693 ri-
staurata, indi nel 1791 livellata, e finalmente smurata.
L' obbligo del beneficiato era di due messe all' anno.
Coilatore l' arcivescovo, che lo conferisce al cerimonista.
72. a. 1516, 24 agosto. Giovanni Bundich con suo testa-
mento istituisce un beneficio d' una casa, situata nella
via del paradiso, la seconda cioè a libeccio, fra i se-
guenti confini, da borra via pubblica, da libeccio casa
Longìni, da scilocco Califfi, da maistro Chiucchia. La-
scia inoltre un terreno in Bagno, dell'estensione di go-
gnali sette e mezzo. La casa fu livellala coi debiti as-
sensi ad Alessandro Vanacca per lire 40 all' anno. L'ob-
bligo è di 20 messe annue in s. Simeone. Il beneficiato
viene eletto dalle tre dignità capitolari.
73. a. 1520. Il Canonico Matteo di Marchi lasciò una sua
casa posta al canton della piazza dell' erbe, vicino alla
colonna detta della Berlina, verso la strada che conduce
a s. Francesco, fra confini da scilocco e da borra via
pubblica, da libeccio callicella. Fu questa casa livellata
al capitan Tommaso Lissicich. che la riedificò dalle fon-
damenta nel 1797. L' obbligo fondazionale è di dodici
messe annuali all' aitar del ss. Sacramento in Duomo.
Gli elettori sono il cappellano maggiore di s. Silvestro^
ed il gastaldo della scuola della ss. Annunziata.
74. a. 1 520. Beneficio d una casetta nel confine di s. Maria
dalla parte di libeccio, la quale nel 1639 rendeva cin-
que ducati annui, come leggesi negli atti di visita del-
l'arcivescovo Capello. L'onere inerente al beneficiato è
di pregare pel fondatore. Lo conferisce l'arcivescovo.
— 442 —
75. a. 1520. Lnca Braycinovich lasciò la sua casa nel
confine del castello, acciò fosse stabilita una cappellania
festiva all'aitar del ss. Sacramento in Duomo. L'obbligo
del beneficiato è d'una messa ogni festa al detto altare
dopo la messa maggiore. Elettori i due canonici seniori
del capitolo cattedrale.
76. a. 1520. Beneficio semplice di s. Maria fondato 1' anno
1439 nella chiesa parochiale di Ugliano, il quale con-
siste in tre pezzi di terreno vignato ed olivato in delta
villa. L'obbligo è di pregare pel fondatore, e di prov-
vedere le corde per le campane. Collatore è V arcive-
scovo, che dal 1702 lo conferisce al vicario generale.
77. a. 1526. 13 dicembre. Beneficio di s. Maria di Rava^
che possiede tre gognali di terreno nella detta parochia.
11 beneficiato ha l'obbligo d'una messa cantata e ve-
spero nella festività dell assunzione di Maria Vergine.
Collatore n' è l'arcivescovo. I beni furono usurpati dai
gastaldi della famiglia Soppe di Sebenico : il beneficio
quindi è perduto.
78. a. 1530, 14 agosto. Beneficio di s. Lorenzo nella pa-
rochia di Cale. Le rendite ne sono costituite da livelli,
da alcuni terreni presso la detta chiesa^ e da un molino
da olio. Il beneficiato, che viene presentato dalla fa-
miglia Detrico all'arcivescovo, ha il dovere di cantar
i vesperi e la messa nella festa di s. Lorenzo nella
sua chiesa.
79. a. 1530. Beneficio d' una casa ove una volta era la spe-
cieria Bianchi, situata dirimpetto la chiesa di s. Grisogono
ed inoltre di alcuni terreni a Lucoran, ed in terraferma.
Fu livellata alla famiglia Lantana che paga di livello
al beneficiato ducati 35 all'anno. L'obbligo consiste in
messe, corrispondenti alla rendita, nella chiesa di s. Maria.
Le elettrici sono le monache di s. Maria congregate in
pieno capitolo.
80. a. 1530. Beneficio semplice di s. Elia profeta, fon-
dalo nella chiesa di tal titolo, concessa dagli arcive-
scovi ad uso e comodo della nazione greca. Le rendite
sono lire venti annue derivanti da livello di tre casette
vicine, ed un gognale di terra in Ugliano. Il beneficiato
aveva 1' obbligo di cantar i primi vesperi e la messa
c/ / nella festività di s. Giorgio all'altare latino. Collatore
^ ^ del beneficio era l'arcivescovo.
%*-
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81. a. 1530. Cappellania beneficiale di s. Luca a Bagno.
Ha r antico possesso di dieci gognali di terra, vicino
alia chiesetta di tal nome. L'obbligo è di far cantare
una messa il dì di s. Luca. Lo conferisce l'arci-
vescovo.
82. a. 1530. Da Francesco N. fu lasciata una casetta posta
dietro la chiesa dì s. Domenica, dal lato di libeccio
verso le mura. L'obbligo del beneficiato è di procurar
alloggio ai poveri forastieri, e pregar p^l fondatore.
Elettori sono le tre dignità capitolari.
83. a. 1562, 12 settembre. Cecilia figlia- del q,m Stancich
detto Fasini lasciò un terreno di sette gognali in Ga-
senizze al chierico Matteo Bassano per suo beneficio,
che dopo la sua morte passi da prete in prete. L'ob-
bligo è d'una messa al mese in sabbato al ss. Sacra-
mento in Duomo. Gli elettori sono l' arcidiacono, ed il
primicerio.
84. a. 1569. Dagli eredi della famiglia Ciprianis venne
destinato in patrimonio di qualche povero chierico un
terreno di sette gognali nella villa di Boccagnazzo.
Elettore il più anziano della famiglia Nassi.
85. a. 1570, 18 settembre. Anastasia Valamichia lascia
una casetta, posta nella callicella dietro la chiesa di
s. Marcella dirimpetto alla porta minore della stessa. Il
beneficiato che viene eletto dal conte, ha l'obbligo di
pregare per la fondatrice.
86. a. 1574. Beneficio detto di Gasenizze di sei gognali di
terreno vignato e arativo, lasciato da Antonia Vidali
con condizione che passi da prete in prete. L' obbligo
è di trenta messe all' anno in qualunque chiesa. Colla-
tore è r arcivescovo, che lo assegnò al suo cere-
monista.
87. a. 1579, 19 luglio. Catarina figlia del q.m Nicolò da
Vicenza, e relitta di Giovanni Baldi calzolajo, lascia
una casa in piazza dell'erbe, vicina al corpo di guardia
verso le beccarie con suo orticello, e fonda un bene-
ficio che passi da prete in prete. Più un' altra casa in
piazza dell'erbe appresso il Boara. L'obbligo è di messe
corrispondenti alle rendite della prima e di due messe
alPanno in s. Silvestro all'altare del miracoloso cro-
cefisso polla seconda. I gastaldi di s. Rocco e di s. Sil-
vestro eleggono il beneficiato.
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88. a. 1579, 19 giugno. Giovanni Vincenzo Bruscandolo
lasciò alle chiese di s. Domenico, di s. Catarina, e di
s. Marcella la sua grande possessione, posta in Peter-
zane^ con obbligo di messe.
89. a. 1579. Gregorio Scarahella della nobil famiglia Nassi
lasciò i suoi terreni d' Oltre e di Cerno ai monasteri
di s. Domenico e di s. Maria con obbligo di mansio-
nerie perpetue.
90. a. 1580, 14 agosto. Beneficio di s. Eufemia nella villa
di Oltre, con gognali cinque di terreno, livellati alla
famiglia Remondini, che paga lire quindici all' anno.
L' obbligo è di pregare pel fondatore. Lo conferisce
l'arcivescovo.
91. a. 1584, 14 agosto. Giovanni Anetta mansionario del
Duomo con suo testamento istituisce un beneficio di una
casa nelle pertinenze di s. Grisogono, tra i seguenti
confini, da borra via pubblica, da libeccio ragioni di
s. Silvestro, da scilocco muracca di s. Maria, da maistro
Simon Anchicich, con aggravio di dodici messe annue
all'aitar di s. Benedetto in s. Grisogono. Elettore del
beneficiato era il priore del monastero di s. Grisogono.
Questo beneficio andò estinto nel 1748.
92. a. 1587, 27 marzo. Don Michel Tragurita, mansio-
nario di s. Simeone con suo testamento lascia una casa
in piazza dell'erbe, vicino a s. Donato, la qual casa
fu livellata nel 1680 alla famiglia Stocco. Paga lire 70
annualmente. Il possessore elegge il successore, ed in
caso negativo la confraternita del Buongaudio nella
Metropolitana.
93. a. 1590, 4 marzo. Dagli eredi dF Matteo Dellavada
venne fondato un beneficio d' un gognale e mezzo di
terreno vignato, situato vicino s. Giovanni Battista ex-
^ i t, tra muros oltre la spianata in luogo detto Jadarce^
^' **^' presso il pozzo. L'obbligo è di tener pulito il Croce-
fisso, esistente sopra il ciborio della Metropolitana, il
qual crocefisso nei ristauri della chiesa venne traspor-
tato in s. Donalo nel 1782, e di là riportato in Duomo
e collocato nella cappella dell'Immacolata. Questo be~
neficio fu appellato di s. Croce^ ed il beneficiato fa
ardere attualmente due torcie all'aitar maggiore nella
festa dell' Invenzion della s. Croce. Lo conferisce l'ar-
civescovo.
— 445 -
94. a. 1594, 30 agosto. Agnese Boccarich lascia una ca-
setta air estremità della via del paradiso, la qual casa
fu nel 1620 livellata a Giovanni Stiozza. L'obbligo del
beneficiato è di pregare per la fondatrice all'altare della
ss. Annunciata. Elettori erano gli scrivani di s. Giaco-
mo e di s. Silvestro.
95. a. 1598, 8 decembre. Simeone Drasmileo, arciprete
del capitolo di Zara, con suo testamento lascia la sua
casa paterna presso la chiesa di s. Michele, acciocché
fosse stabilito un beneficio semplice, che passi da prete
in prete. La suddetta è posta tra i seguenti confini, da
libeccio via pubblica^ da scilocco Filarol, e Salomon, da
maistro palazzo Fozza, ora quartiere militare, da borra
appartamenti di detto quartiere. Nel 1720 fu ristaurata ed
edificata la sottoposta bottega. L'obbligo del beneficiato
è d'una messa al mese in s. Michele. Sembra che nella
riduzione generale T obbligo sia stato ristretto a sole
dodici messe annue. Elettori sono le tre dignità capitolari.
96. a. 1600. Casa a quattro piani, posta nella corte Fer-
rari lasciata da D. Cappelletti in beneficio, che passi
da sacerdote in sacerdote. L' obbligo è di sedici messe
air anno in suffragio della testatrice. L' elettore è la fa-
miglia Ferrari. Lo conferisce V arcivescovo.
97. a. 1600. Chiesa distrutta^ sotto il titolo di s. Vigilio^
posta dirimpetto la porta piccola della chiesa di s. Maria
delle monache benedettine. Le sue rendite furono ridotte
in beneficio semplice, e livellale alla fnmlglia Bortoletti
per lire 24 all'anno. L'obbligo è d'una messa annua
all'altare di s Agnese nella Metropolitana nella festa
di s. Vigilio. Lo conferisce l'arcivescovo.
98. a. 1600. Da Simeone Mansionario furono lasciali dieci
gognali di terreno a vantaggio del maestro dei chierici in
aumento del suo onorario. Questi erano situali a Zdrelaz^
e furono livellati per 8 ducati all'anno. L' obbligo è d' una
messa nella commemorazione dei defunti^, e di istruire an-
che qualche povero fanciullo, che bramasse farsi chierico.
99. a. 1602. Pietro Capello con suo testamento 22 ottobre
1600 e col codicillo 13 luglio 1602 lascia una casa
con due orti, e cinque gognali di terra in Bagno, per-
chè sia fondato un beneficio che passi da prete in prete,
V obbligo è di 6 messe annue. Elettori due commissari
scelti dall' ufficio pretorio.
— 446 —
100. a. 1603, 8 giugno. Elena Bachina fu moglie di Fe-
derico Cappelletti lascia una sua casa, sita verso le
porle di terraferma tra i seguenti confini, da maistro e
da libeccio palazzo del Provveditore, da borra strada
pubblica Si affittava dal beneficiato nel 1639 per annui
ducati dieci. Fu livellata in seguilo alla famiglia Savio,
il qual livello passò dippoi nella famiglia Pasini, e più
lardi fu incorporato nella massa capitolare in mancanza
di beneficialo, ed il capitolo adempie T obbligo ingiunto
dalla testatrice, che consiste in trenta messe annuali.
101. a. 1614. Minuccio de Mimicci^ arcivescovo di Zara,
con suo testamento lasciò una mansioneria quotidiana
di messe da celebrarsi nel ballistero del Duomo, ove
aveva fallo erigere due altari di marmo, al dottor
s. Girolamo e a s. Giacinto Confessore. Lasciò all' uopo
alcuni capitali fruttiferi.
102. a. 1627. Lucrezia Becpia, nobile di Zara, con suo te-
slamento lascia 400 ducali con obbligo di messa quo-
tidiana perpetua nella chiesa di s Domenico.
103. a. 1630, 31 marzo. Martin Olmo con suo testamento
di simil data lascia una casa in confin di s. Demetrio
affinchè sia isliluilo un beneficio a favore d'un chierico
povero ed a tìtolo di patrimonio pegli ordini sacri.
L'ultimo beneficiato fu nel 1763 Don Boxe Pellizzarich;
e dopo la sua morte gli Scarpi nella loro qualità di
commissari Olmo, rislaurala eh' ebbero la casa benefi-
ciale, se ne impadronirono, e così andò estinto il bene-
ficio. L' obbligo annesso al beneficiato era di quaranta
messe annue in s. Demetrio.
104 a. 1641, 5 ottobre. Il canonico Giuseppe Cappelletti
con suo testamento lascia una casa nel confin di s. Maria
nella callicella che conduce alle mura verso le beccarie,
tra i seguenti confini da borra casetta Bonicelli, da
maistro e libeccio via pubblica ed un pozzo di aqua
salsa, da scilocco fondi dell' ospitai di s. Martino. Fu
livellata agli eredi Stocco, che pagano un corrispon-
dente livello. Dopo la livellazione 1' obbligo fu ridotto
a dodici messe annue, da celebrarsi nella seconda do-
menica d' ogni mese in s. Donato. Collatore del bene-
ficio è r arcivescovo.
105. a. 1650. Giovanni detto Sctrpolin con suo testamento
lascia incirca 600 zecchini, acciochè sieno investiti e
~ 447 —
fondala una mansioneria di messe. Il beneficialo perce-
pisce lire 124 all' anno dalla casa Mazzocco posla di-
rimpello al cantone del coro di s. Domenico, alcuni
supporli di capitali della famiglia Brini ed il frutto di
alcuni terreni in Lucoran. L'obbligo era di messe cor-
rispondenti alla rendita. Elettori erano i commissari e-
lelti dal conte di Zara Al presente la fabbriceria della
cattedrale percepisce il livello della casa fu Mazzocco
ora Kiswarday, e fa celebrare quaranta messe annue in
Duomo.
106. a. 1655, 8 maggio. Dal canonico Giovanni Milla fu
istituito un beneficio di una casa, posla nel confin di
s. Silvestro, ora s. Giovanni Ballista nel borgo interno,
tra i seguenti confini, da borra, scilocco e maislro via
pubblica in faccia all' orto di s. Platone, poscia s. Do-
menico, e da libeccio casette dei borghigiani, e ciò in
esecuzione del testamento 6 luglio 1621 fatto da mistro
Girolamo Stileo. 11 beneficio giusta la testamentaria di-
sposizione doveva passare da prete in prete con pre-
feicnza a quelli della famiglia Milla. L'obbligo inerente
è di 30 messe gregoriane annuali in s. Michele, ov' è
sepolto lo Stileo. Elettore del beneficiato è il più vec-
chio della famiglia Milla.
107. a. 1656. L'arcivescovo Bernardo Florio con suo te-
stamento lasciò una quolidiana mansioneria di messe da
celebrarsi da uno dei canonici per turno all' aitar di
s. Bernardo nel baltislero del Duomo. Gli elettori sono
i commissari delegati dal capitolo che percepisce alcuni
livelli.
108. a, 1663, Il gennaio. Fu istituito im beneficio semi^lìce
in suffragio dei defunti in genere sopra un livello della
casa Fozza, ora quartier militare, a favore del rettore
0 cappellano di s. Orsola in Duomo. Elettore è l' arci-
prete del capitolo metropolitano.
109. a. 1671, 2 ottobre. Matteo Hyscinovich hscìò ua?i cas?i
in calle dei fabbri verso l' orto di s. Domenico ad Elena
q.m Michele da Selve, perchè dopo la morte di lei fosse
istituito un beneficio, che passi da prete in prete con
obbligo di dodici messe all' anno nel primo venerdì di
ciascun mese all'aliar di ss. Cosmo e Damiano, poscia
aitar delle reliquie nella cattedrale. Lo dispensa questo
beneficio le tre dignità capitolari.
— 448 —
Ito. a. 1697. Il capilano Giorgio Antivari lasciò mille du-
cati di Dalmazia da 1. 6.4 con obbligo perpetuo d' una
mansioneria quotidiana di messe in s. Domenico.
IH. a. 1712. L'arcivescovo Vittorio Friuli con suo testa-
mento lasciò alcuni capitali fruttiferi, perchè col frutto
dei medesimi fosse istituita una mansioneria quotidiana
di messe all' aliar maggiore di s. Donalo, ove fu se-
polto dinanzi a quell' altare edificalo a sue spese. Gli
elettori sono i commissari dal testamento stabiliti.
112. a. 1716. II capilano Antonio Raicevich lasciò cento
zecchini in oro alla chiesa di s. Domenico con obbligo
d' una messa piana al mese, e d' una cantala nel giorno
del suo anniversario all'aitar di s. Vincenzo.
113. a. 1760. Santa Bianchi con suo testamento lasciò la sua
casa colla rispettiva sottoposta bottega nella via che con-
duce alla piazza dell'erbe dal lato di borra, perchè sia
istituito un beneficio, che passi da prete in prete. Lasciò
inoltre un'altra casetta vicina alla chiesa di s. Giorgio (ora
distrutta) nella stradella che conduce a s. Francesco, la
quale ha 1' aggravio di lire cento annue. L'obbligo annesso
è di messe corrispondenti alla rendita netta. Elettore è il
beneficialo, che sceglie e nomina il suo successore, e in
mancanza di lui lo elegge il canonico decano del duomo.
114. a. 1782. Vincenzo^ unico figlio del tenente marasciallo
Vanacca^ dietro disposizione testamentaria di suo padre
del 19 giugno 1770, lasciò due case in calle del pa-
radiso, ed ottanta gognali di terra coltivata nella località
Gasenizze, ed inoltre due capitali di 100 zecchini l'uno
e tutto ciò a vantaggio delle povere dell' ospitai di
s. Giacomo acciocché si ricordino dell' anima sua, e degli
altri defunti della estinta sua famiglia. L'obbligo an-
nesso è di far celebrare in s. Domenico tre messe can-
tate all' anno, e 45 messe piane.
115. a. 1789, 18 gennaro. Lucia Sommo^ fu moglie di
Domenico Facchinelli, tintore di Zara, lascia una casetta
fu Billovich posta vicino a s. Antonio nella callelta lunga
Ira i seguenti confini, da borra strada pubblica, da li-
beccio orto Giusti, al sacerdote Antonio Bianchi vita
sua durante, e poi che passi da prete in prete. L'ob-
bligo è di tenere in concio e colmo lo stabile, e di rac-
comandare nei sacrificii 1' unima sua. Elettori sono i due
commissari testamentarii da eleggersi dall'ufficio pretorio.
- 449 —
116. a. 1789. La sunnominata Lucia Sommo lascia con suo
codicillo un' altra casella, posta sodo il volto in faccia
la porla minore di s. Marcella, a beneficio del povero
chierico Angelo Toralo e dopo la di lui morte passi da
chierico in chierico povero da eleggersi dai commissari
suaccennati. La suddetta casa ha T aggravio di I. 24 di
livello alla confraternita di s. Silvestro.
117. a. 1799. Elisabetta Zanchi, relitta Danieli, erede Tom-
masoni, con suo testamento 30 marzo 1799 istituì una
perpetua mansioneria quotidiana di I. 4 dalmate al giorno
nella chiesa della B. V. del Castello, ed in mancanza
di detta chiesa, in quella della metropolitana all'aitar di
s. Giuseppe. L'obbligo è una messa giornaliera. Dopo
la riduzione le messe sono 244 all'anno. Elettori sono
i procuratori della chiesa del castello ed il suo com-
missario nob. Giuseppe de Pellegrini ed i suoi discendenti.
118. a. 1816, 3 aprile. Angelo Carsana con sua disposi-
zione testamentaria di tal data istituisce una mansioneria
quotidiana perpetua di messe da celebrarsi all'aitar del
ss. Sacramento in Duomo, e da applicarsi secondo la
sua intenzione. A primo celebrante ha egli nominato il
Primicerio D.r Francesco Segnanovich, e dopo la morte
di questo la successiva nomina ha lasciato ai suoi eredi
ed ai loro successori, con ciò però, che il celebrante
prò tempore dovesse essere sempre uno del corpo ca-
pitolare e che per T esecuzione dovesse invigilare il
capo capitolare prò tempore. L'elemosina é di venete
lire tre per ogni messa. A garanzia dell* esalto adem-
pimento di quest' obbligo gli eredi dottor Pietro Addob-
bali e Giovanni Giuseppe F'ilippi con convenzione sti-
pulata col procuratore capitolare lì 15 aprile 1823 presso
l'i. r. Procura camerale, assoggettarono cadauno rispet-
tivamente per la sua mela in ipoteca speciale tre case,
spellanti all' eredità del defunto testatore, vale a dire,
a) la casa posta in Zara in calle di s. Silvestro al ci-
vico N.r 185 conducente alla marina, fra confini da
scilocco via pubblica, da libeccio casa Pelrovich, da
maistro casa Fontana, e da borra casa Agazzi : b) la
casa posta in Zara in calle del Teatro al civ. N.r 343
fra confini da borra via pubblica, da scilocco casa
Fabris, da libeccio chiesa soppressa di s. Lorenzo, da
maistro casa Pellegrini : e) la casa posta egualmente in
39
— 450 —
Zara in calle s. Demetrio al civ. N.r 141, fra confini
da borra mura della città, da maistro e libeccio Bian-
chini, e da scilocco via pubblica. La nomina del cap-
pellano pegli eredi è alternativa. Della convenzione suac-
cennata, che fu approvata dall' Eccelso i. r. Governo in
data 22 aprile 1823 N.r 5962, fu presa iscrizione ipo-
tecaria in data 2 settembre 1825 dal Procuratore ca-
pitolare canonico Angelo Torato.
119. a. 1841 15 gennaro. Nicolò Giaxich i. r. consigliere
di Governo lasciò in morte una casetta posta presso la
colonna della piazza dell' erbe, acciocché coi suoi red-
diti venisse celebrata una messa piana ogni venerdì
all'aitar della croce in s. Simeone.
120. a. 1857. Tommasina Biocina con sua donazione inter^
vivos lascia la sua casa a s. Rocco coli' obbligo delle
quarani ore in s. Simeone, ritenendosi T usufrutto vita
sua durante.
121. a. 1858, 15 marzo. Elena Dihn lascia al pievano di
s. Simeone prò tempore la casa in calle s. Demetrio
al civ. N.r 163 coir obbligo di 76 messe annue.
122. a. 1858, 24 dicembre. Il nobile D.r Ottavio de Pel-
legrini lascia morendo all'arca di s. Simeone la sua
casa in campo della colonna al civ. N.ro 1 colf obbligo
di 12 messe annue.
«<?=!C-2SE=S=t^
I. Notizie ecclesiastiche
desunte da una cronaca di Zara, relativa al cambiamento di Governo
avvenuto nel 1797 dopo la caduta della Repubblica veneta.
a. 1797 12 Maggio, giorno di venerdì. Cadde la Repubblica
Veneta, rimandando a questa parte undici mila schia-
voni, pronti a spargere per sostenerla tutto il loro sangue.
I Schiavoni i xe el conforto dei boni^ come no ipol esser
che el spavento dei cattivi, disse in tal circostanza una
voce in Senato 5 ma il destino di Venezia era già sta-
tuilo^ e quel sovrano corpo deponeva da sé medesimo
— 451 —
il suo potere, per dar luogo ad una Municipalità demo-
cratica, che dovea stendere la sua vigilanza anche sulla
Dalmazia. Avversa però essa ad una tal forma di go-
verno, il malcontento e la concitazione contro i fautori
del nuov' ordine di cose produssero in varie parli della
provincia scene funeste. A Zara la tranquillità non venne
punto alterala, e fermi lenendosi questi abitanti nella
primiera obbedienza al veneto Provveditore Generale
Andrea Querini, con F attiva di lui cooperazione, tutte
volser le loro cure ad allontanare i minaccianti disor-
dini, e adottare una provvidenza, che tendesse alla ga-
ranzia del comune benessere. A tal effetto i più opportuni
concerti furono presi dal ceto ecclesiastico, dal nobile,
e dal civico, e quantunque i capi di quest' ultimo lo fossero
anche del popolo, cionuUameno, credendo essi di non
agire in tale straordinario emergente con la semplice
loro facoltà rappresentativa, determinarono di radunare
il popolo stesso, onde renderlo ingenuamente informato
degli avvenimenti, e secolui prendere una salutare mi-
sura. Così fu fatto, e tulli concordi nel non aderire a
qualunque democratico sistema, giacché le umane vicende
avevano sciolte le relazioni della nostra città con quel
Principe, a cui obbediva da quattro secoli, fu preso a
pieni voti il felice partilo dì dedicarsi alia confinante
amica Potenza Austriaca, da cui tutti a ragione spera-
vano quel benefico e saggio governo, che sapeano essere
proprio della medesima.
n Giugno^ Sabhato. Giunsero in Zara i commissarii spediti
da Venezia per stabilire il governo democratico, ma
informali delle disposizioni del popolo, sì contrarie ai
loro disegni, rinunziarono all'impresa, e si allontanarono
da queste rive.
24 detto, Sabbato. Parti da Zara la deputazione, incaricata
di portare, occorrendo, sino al trono dell'imperatore
Francesco gli omaggi e la dedizione della città, e sol-
lecitare r arrivo delle sue gloriose armi. La deputazione
era composta dall'arciprete Giovanni Giurovich, dal no-
bile Francesco Nassi, dal cittadino Antonio Medici e
dal popolare Candido Morovich, i quali adempiuto l' in-
carico presso il comandante austriaco di Segna, ritor-
narono a questa parte. Frattanto il popolo zaralino con
alla lesta il clero, non cessava di porger preghiera a
— 452 —
Dio, alla Vergine, e al protettore s. Simeone Giusto^
implorando soccorso ed aita nel pericoloso frangente.
30 detto, Veneì'dì. Le imperiali armi austriache, le quali già
in seguito alle trattative con altre potenze, ed ai voti
di queste popolazioni, s'avviavano per garantire la tran-
quillità della nostra provincia, arrivarono in questa città
per la via di mare.
1 Luglio^ Sahhato. S' inalberarono nella piazza e sulle mura
dì Zara gli augusti vessilli austriaci, fra il suono a festa
di tutte le campane della città e il rimbombo di tutta
r artiglieria di terra e di mare. Contemporaneamente
levate le bandiere della Repubblica, vennero con mesto
accompagnamento portate alla cattedrale, e deposte sul-
r aitar maggiore, dove prima dal sergente Generale
co. Antonio Stratico, poi da tutti gli ufficiali nazionali
ed italiani, in numero di 160, e da quantità di popolo
baciate furono e talmente asperse di lagrime, che ne
restarono tutte inumidite. Commovente spettacolo di fe-
deltà e di amore !
2 detto^ Domenica. Da tutti gli ordini della città fu prestato
sotto la loggia comunale il giuramento di devozione
alla Sacra 3Iaestà dell'Imperatore Francesco. Alle ore
11 a. m. l'arcidiacono e vicario generale dottor Gio-
vanni Armani, seguito dal capitolo e dal clero, dai con-
siglieri e dai procuratori del corpo de' nobili e di quello
de' cittadini^ salirono la loggia, ove dalP i. r. comandante
austriaco furono invitati a prestar il solenne giuramento.
Tutti, tenendo le destre innalzate con i tre primi diti
distesi, accompagnarono ad alta voce la formola che
veniva letta ad alta voce da mons. Vicario; finita la
quale toccarono colla destra il crocefisso e il libro dei
vangeli, che sopra apposito tavolino guarnito di drappo
rosso, erano preparati frammezzo a due lumi accesi ;
dopo di che entusiastici evviva all' Imperatore furono
emessi dal popolo, radunato nella piazza, e che già
presentiva di quanti beni foriero doveva essere alla patria
sua quelP istante faustissimo.
6 detto. Arrivo della milizia austriaca, destinata a presidiar
le piazze di Zara e del resto della provincia. Settanta-
quattro navigli carichi di soldati, munizioni e vettova-
glie approdarono a queste rive. Sbarcaronsi piìi di sei
mila soldati con a capo il generale baron Rukavina, il
— 453 —
e
quale dalla marina si recò dritto a s. Simeone, ove dopo
aver ascoltata, finocchione a terra, la santa messa, fece
atto di special divozione alP insigne reliquia del santo
protettore. Dopo di che fece egli pubblicare il Programma
del 24 giugno, con cui prometteva ai Dalmati la pro-
tezione Sovrana, e la conservazione di tutti i loro pos-
sedimenti, diritti e privilegi, concludendo colle parole
dell'augusto Monarca: Unicuique suum. Indi ricevette
r omaggio del clero secolare e regolare e d«i capi della
città. 1 soldati di linea furono alloggiati nei conventi dei
regolari, in case private, ed in altri stabilimenti pub-
blici ; la cavalleria poi composta di più di 400 soldati
fu collocata sotto padiglioni militari nel Forte, nel campo
Castello e nella spianala.
6 detto. Il barone Rukavina partì per la provincia, lasciando
al governo della città il generale Lusignan.
9 eletto,^ Domenica. Il generale Lusignan, collo stato mag-
giore e colla soldatep^ca, si recò a s. Simeone, ove ascol-
tarono la s. Messa, celebrata dal cappuccino P. Ezechia
Albrecht, cappellano del reggimento Hohenloe, che im-
partì anche la benedizione colla sacra pisside frammezzo
al suono e al canto alemanno della soldatesca. Questo
cappellano era stato munito di tutte le facoltà necessarie
dal vicario apostolico castrense. Verso la mezzanotte
partì per Segna da stretto incognito il cessato Provve-
ditor generale veneto Andrea Quirini, diretto per Vienna.
12 Agosto, Il capitolo metropolitano, ad istanza del generale
Rukavina nomina Don Giovanni Addobbati in canonico
della cattedrale.
14 detto. Arrivo in Zara delli. r. commissario aulico per
r organizzazione della Dalmazia, Raimondo co. di Thurn.
Gli andarono incontro il capitolo cattedrale, l' ufficialità
austriaca, ed ex veneta, Tex conte, capitano, camer-
lengo, molti nobili e cittadini, e lo accompagnarono fino
alla sua residenza, stabilita nel palazzo generalizio.
15 detto. Fu complimentato dall'arcivescovo di Zara, e dai
vescovi di Scardona e dì Nona, ai quali promise il va-
lido suo appoggio in tutto ciò che concerne la cattolica
religione, raccomandando loro vivamente in nome del
Sovrano la tanto necessaria istruzione religiosa del popolo.
I nobili ed i cittadini fecero altrettanto^ ed a questi rac-
— 454 -
comandò di continuare nella costante loro fedeltà al-
l'augusto Monarca.
1 Settembre, Una pastorale fu oggi pubblicata dalT arci-
vescovo di Zara, colla quale dopo aver inculcato ai
fedeli r osservanza dei divini precetti, e il rispetto alla
chiesa, e alla cattolica religione, li esorta ad essere
fedeli sudditi del nuovo loro Sovrano. Altrettanto fecero
gli altri vescovi della provincia.
2 detto. La mattina di buonora dal clero della metropolitana
fu trasportata processionalmente la veneranda immagine
della B. V. del Castello in Duomo, e deposta sulP aitar
maggiore. La sera si cantò un solenne Te Deum in
rendimento di grazie per essere stata preservata la città
di Zara dall'anarchia^ e per essersi dedicata tranquil-
lamente e di sua spontanea volontà all' Imperatore
Francesco.
4 detto. Oggi fu restituita la sacra immagine al suo Santuario.
Alle ore sei vespertine, il prefato i. r. aulico commis-
sario, co, di Thurn, preceduto dalla banda militare, e
seguilo dalla sola ufficialità, in vestito di gala, si portò
alla cattedrale, ed incontrato alle porte d' ingresso dal-
l'arcivescovo, s'unì a lui, e fatto da ambidue fatto di
adorazione dinanzi all'altare del ss. Sacramento, salirono
il presbiterio, e collocatosi l'arcivescovo in cappamagna
sotto il suo trono, ed il commissario sotto il trono ge-
neralizio con sgabello coperto di veluto cremise, e gli
ufficiali di rango in panca coperta di damasco rosso, fu
dall'arciprete intuonato solenne Te Deum. che prose-
guito dai musici fu chiuso colle orazioni prescritte
aggiuntavi la colletta prò Iraperatore. Indi alzata la
sacra immagine da quattro sacerdoti vestiti di abiti
diaconali^ fu portata in giro per tutta la città. Presero
parte alla processione tutte le confraternite, e tutte le
corporazioni religiose ; al clero si unirono i cittadini ; i
nobili ed i militari seguivano l' immagine, che, terminata
la processione, fu riposta nel suo santuario : e fu data
la benedizione col ss. Sacramento.
6 detto. Con decreto 31 agosto a. e. dell'i, r. commissione
aulica i Fatebenefratelli vennero confermati in via prov-
visoria nella direzione ed amministrazione del civico-
militar ospitale, ed assegnato a ciascuno T onorario di
cinque zecchini mensuali.
— 455 —
9 detto. Dalla suddetta i. r. aulica commissione venne con-
fermalo neir ufficio di cappellano del Forte il P. maestro
Vincenzo Vanacca dei domenicani, e munito delle ne-
cessarie facoltà dal vescovo castrense, e vicario apo-
stolico mons. Sigismondo Hohenvs^art.
10 detto. Essendosi resi insufficienti i tre cimiteri di s. Fran-
cesco della Grotta ad accogliere i molti soldati^ morti
dal 3 luglio sino al giorno d' oggi^ venne stabilito un
nuovo cimitero pei militari nella spianata presso gli orli
dei borghegiani, e questo fu in oggi dall' i. r. cappellano
benedetto.
4 Ottobre, Por essere oggi il giorno onomastico deir au-
gusto Sovrano, tutta la milizia alle ore 10 a. m, si portò
nella chiesa metropolitana, ove si celebrò solenne messa
in musica per la conservazione del Monarca, durante
la quale si fece udire il rimbombo dei cannoni delle
mura, del forte e della marina, e quello della moschel-
teria nella piazza del Duomo, nel campo del castello,
ed anche alle mura.
6 detto. Sgombrarono dai conventi di s. Domenico, di s. Fran-
cesco, e di s. Giovanni i soldati, rimanendovi soltanto
alcuni ufficiali.
7 detto. Fu ommessa la processione generale, solita a farsi
la mattina in commemorazione della vittoria riportata
sopra i Turchi nella battaglia di Lepanto. Ebbe luogo
però la consueta processione generale nel dopopranzo
dalla cattedrale a s. Simeone. All' ora di vespero fu
innalzato nelF ufficio doganale alle porte della marina
r antico stendardo di s. Simeone per annunziare T aper-
tura della fiera.
8 detto. Processione generale dal Duomo a s. Simeone.
Durante la funzione della mattina un vescovo di rito
greco-unito dalf Ungheria, vestito di abiti orientali di
velluto color cremiso, con seguito di alcuni preti e mo-
naci dello stesso rito, visitò il santuario di s. Simeone,
ascoltò messa, fece atto di venerazione all'arca, e di-
stribuì elemosine alla chiesa e ai poveri.
10 detto. Venne oggi chiuso il seminario latino Florio, es-
sendo venuti meno i capitali di sua proprietà, assicurali
nella veneta zecca.
13 Ottobre. Lodovico Gabrielli, che un tempo faceva qui in
Zara il mestiere del rivendigliuolo, e da 14 anni in qua
— 456 —
esercitava l'ufficio di console imperiale austriaco, nel-
l'alto di sua partenza da Zara per Vienna fece dono
alla chiesa di s. Simeone di tre magnifici seggioloni di
velluto rosso broccato d' oro con poggi intarsiali di
madreperla.
30 detto. Dal cappellano militare fu esposta nella sagrestia
di s. Simeone la seguente tabella delle messe che da
lui doveansi celebrare per la milizia in delta chiesa :
Anno MDCCXCVII. Ordo missarum celebrandarum prò
militihus in Ecclesia s. Simeonis Jaderae. Dominicae LII
in fra anmnn. Secunda dies festiva Pentecostes. Aseensio
D. N. J, C Festiim Coiyoris Christi. 1 Januarii^ Cir-
cuìncisio D. N. J. C. 6 Jaìiuarii, Epiphania Domini.
2 Fehruarii^ Piirificatio B. ÀI V. 25 Martii, Annuntiatio
B M. V. 29 Jìtniì^ ss. App. Petri et Paidi. lo Angusti^
Assumptio B. M. V. 8 Septembris, Nativitas B. M V.
I Novembri s^ Festività s Omnium Sanctorum. 8 Decembris
Conceptio B. M. V. 26 Decembris, Nativitas D. N. J. C.
26 Decembris^ s. Stephani P, M. Sunt 66.
7 Novembre. Il co. Thurn, convocati li quattro consiglieri
de' nobili, fece lor conoscere essere necessario il mo-
nastero di s. Nicolò per collocarvi T artiglieria, e che
intanto si sarebbe inleso col Papa pel passaggio delle
quattro monache nel monastero di s. Maria.
21 detto. Giorno della Madonna della salute, che liberò la
città di Zara poc'anzi dalf anarchia, dalla tirannia, ed
anco dalla democrazia. Sospesi i pubblici lavori, fu di-
chiaralo festivo questo giorno, e la milizia andò ad a-
scollar messa in s. Simeone.
29 detto. Il nuovo canonico teologale Don Francesco Segna-
novich, fece la prima lezione teologale nella chiesa
metropolitana.
4 Decembre. In risposta al vescovo di Curzola l' i. r. com-
missario co. Thurn dichiarò che tulla la milizia terrestre
e marittima appartiene alla giurisdizione del vescovo
Castrense e vicario apostolico.
II detto. Dai torchi della libera tipografia zaratina sorti in
luce r ordinario per T ecclesiastica ufficiatura della diocesi
di Zara per Panno nuovo.
~ 457 —
14 detto, È slnlo ordinalo dalla i. r. commissione aulica, che
i capi dei monasteri delT uno e delf allro sesso debbano
presentare la tabella delle loro rendite, argenterie, spese
ecc. come si fece dalle confraternite e scuole laiche.
19 detto. Con decreto della stessa i. r. commissione fn in-
limalo ai due monaci benedettini di s. Grisogono di
sloggiare dal loro convento, dovendosi in esso collo-
care il civico militar ospitale. Vi si oppose però il
P. Priore Fra Pio Fusoni, e fu sospesa F esecuzione,
né più se ne parlò.
25 detto. Il rimbombo dei cannoni annunziò in Ire diversi
tempi la nascita del divin Redentore. Nella Metropolitana
dopo l'evangelio furono cantate le antiche acclamazioni,
nelle quali dopo il Romano Pontefice fu per la prima
volta acclamato il nostro adorato Sovrano l'Imperatore
Francesco II e l' i. r. aulico commissario co. di Thurn.
a. 1798, 1 Gennaro. Un decreto della commissione aulica
dispone che le cause ecclesiastiche, discusse dai rispet-
tivi vescovi della Dalmazia passino in appellazione agli
arcivescovi di Zara e di Spalato, ed in caso di appel-
lazione di questi ultimi, il giudizio passi da un arcive-
scovo air altro, escluso però il Nunzio apostolico resi-
dente in Venezia, Promette inoltre di provvedere no-
bilmente agl'infanti esposti. L'i. r. commissario co. di
Thurn, in vestito di gala, assistette alla messa maggiore
nella Metropolitana, accompagnato dai generali Rukavina
e Knezevich, e da molti altri ufficiali.
5 detto. La sacra congregazione dei vescovi e regolari con
suo rescritto del 9 decembre p. p. 1797 giunto all' i. r.
commissario aulico co. di Thurn, ha notificato, che il
Sommo Pontefice Pio VI, ad istanza dell' Imperatore
d'Austria, ha impartila la facoltà apostolica all'arci-
vescovo di Zara di sopprimere, avuto riguardo alle
eccezionali condizioni politiche della Dalmazia, i mona-
steri de' regolari dell'uno e dell'altro sesso, quando ne t'
fosse falla ricerca, e dimostralo l'assoluto bisogno per
ricovero delle milizie, ovvero per oggetto di fortifica-
zione, con avviso che, in quanto fosse possibile, gli
individui d' un ordine abbiano a concentrarsi in altro
monastero dello stesso ordine seco recando anche le
rispettive rendite, e che que' monasteri, nei quali vi fos-
sero olio religiose velate, dovessero rimanere intatti.
— 458 —
10 detto. Il consigliere baron Stefani, qual delegalo dalla
prefala commissione pegli affari ecclesiastici, consegnò
air arcivescovo di Zara il rescritto Pontificio circa la
soppressione de' monasteri.
11 detto, Dair arcivescovo di Zara, qual delegato della S Sede,
fu spedito un esemplare del rescritto Pontificio sulla
soppressione de' conventi all' arcivescovo di Spalalo, ed
agli altri undici vescovi della provincia.
14 detto. Da pubblici periti fu preso il tipo dei quattro con-
venti de'iRegolari.
16 detto. Oggi festa di s. Anastasia, il consiglio de' nobili,
in numero di quarantadue, convocatosi, per acclamazione
aggregarono alla nobiltà di Zara il co. di Thurn e tutta
la famiglia, indi con essa si recarono nella Metropolitana
alla messa solenne.
n detto. Il vicario generale Armani con il consigliere baron
Stefani, ed altri ufficiali, si recarono sopra luogo nei
monasteri delle monache di s. Maria, di s. Catarina, di
s. Nicolò e di s. Marcella, e nei conventi di s. Grisogono
di s. Domenico, di s. Francesco e di s. Giovanni, per
ispezionare i locali.
21 detto. L'arcivescovo nominò in cancelliere della curia
il canonico Francesco D.r Segnanovicb, e in auditore
l'arciprete Giovanni Giurovich.
27 detto. Furono inviati decreti circolari per rilevare lo stalo
delle rendite ecclesiasticbe.
9 Febhraro. Partirono da Zara per Trieste i due canonici,
0 Giovanni Vlatcovich di Zagabria, ed il paroco Don Fran-
cesco Fustinioni, i quali col titolo di superiori eccle-
siastici campestri, destinali dal consiglio di guerra, per-
corsero la Dalmazia e l'Albania.
io detto. Giunse in Zara, fuggito da Corfù, 1' arcivescovo
Francesco Fonzie donde partì alla volta di Vienna per
mettersi sotto la protezione dell' Imperatore d' Austria.
22 detto. Primo giorno di quaresima. Per non esser giunto
il predicatore italiano cappuccino, predicò nella catte-
drale quello dell'anno prossimo passato, che ancor si
trovava qui in Zara.
8 Marzo. Nella chiesa dei PP. Terziarii di s. Giovanni si
incominciò ad insegnare in lingua illirica la dottrina
cristiana alla gioventù d' ambo i sessi in tutte le do-
meniche dell'anno.
~ 459 —
4 detto. Arrivalo da Venezia il P. Serafino da Bovolenla
cappuccino cominciò oggi le sue prediche quadragesi-
mali. II commissario co. di Thurn, seguilo da molli
ufficiali, si recò nella melropolitana, ove fu ricevulo dal
capitolo e dal clero, con aspersorio, alle porle di chiesa,
e falla l'adorazione all'aitar del ss. Sacramento ascese
il presbiterio, e passò a sedere nel fu Irono generalizio
coperto di strato e cuscini rossi, e rimase sino alla fine
della predica.
8 detto. Sortì un' ordine del comandante generale, con cui
fu stabilito che quattro fucilieri con due caporali deb-
bano accompagnare il ss. Sacramento, ogni volta che
viene portato agi' infermi da qualunque chiesa.
li detto. Il Sommo Pontefice Pio VI partì da Roma, e si
ritirò nella città di Siena, donde passò a Firenze, onde
poter esercitare liberamente la sua giurisdizione papale.
Ad esempio delle altre città del mondo cattolico s'in-
cominciò a recitare la colletta jpro Papa in tulle le
esposizioni del ss. Sacramento, nelle messe e nelle altre
pubbliche preci, tanto in Zara, quanto nel resto della
Dalmazia.
13 detto. In virtù del mentovato rescritto Pontificio il cons.
B. Stefani ordinò alle monache di s. Nicolò di evacuare
il loro monastero, lasciandole in libertà di passare ove
volessero La curia arcivescovile propendeva pel mona-
stero di s. Marcella, ove vi sono 7 monache, che vi-
vono in comune, e sono dello slesso Ordine di s. Chiara,
ma esse scelsero il monastero di s. Maria, ove si trova
una sola religiosa, e là vi si condussero colle loro robe.
ib detto II baron Stefani per commissione del co. di Thurn,
si portò con due inorgneri ed ufficiali a visitare la chiesa,
sala ed orto di s. Rocco, la chiesa e sala di s. Michele,
la chiesa e sala di s. Antonio, la chiesa e sala di s. Donato,
la chiesa e sala di s. Domenico, e la chiesetta di s. Lorenzo.
i6 detto. Due ingegneri, V uno tedesco e V altro italiano, fe-
cero la pianta e disegno della chiesa, monastero ed orto
di s. Nicolò, con li tre vicini cimiteri, e la chiesa della
Grolla, inoltre il convento e l'orto di s. Francesco, la
pianta e disegno del convento ed orto di s. Domenico,
ed il tutto rassegnarono al governo.
i9 detto. A mezzora di notte, in tre carrozze, accompagnale
dal vicario dell' arcivescovo, e da due nobili matrone^
— 460 —
si portarono in s. Maria le Ire monache Clarisse di
s. Nicolò, una conversa, quallro educande e Ire serventi
con tutte le loro sacre suppellettili, archivio, rohe, e
documenti di possesso dei loro beni, e persino le cam-
pane che indi vendettero per pagare i debiti del convento.
20 detto. Il monastero di s. Nicolò è oggi ridotto in quar-
tiere militare, non esclusa la chiesa.
25 detto. Nella Metropolitana nelle quattro sere delle Qua-
rantore fu per la prima volta introdotto il sermone eu-
caristico.
31 detto. 11 consigliere di governo baron Stefani, quale de-
legato pegli affari ecclesiastici, ordinò che dalla Dome-
nica delle Palme sino al Mercordì Santo, la ciurma delle
due galere e tutti i marinari dei legni pubblici, che si
trovano in porto, sieno esenti dai pubblici lavori perchè
possano disporsi alla santa Pasqua ; ed a tale effetto
inviò loro il cappellano del Forte.
5 Aprile, Giovedì santo di sera la consueta processione delle
Quarantore in s. Giovannino, accompagnata dalla milizia.
6 detto. Ebbe luogo questa sera di Venerdì santo le solile
processioni del Duomo e di s. Simeone.
7 detto. Sabbato santo. 11 Gloria della cattedrale fu salutato
secondo il consueto, col rimbombo dei cannoni.
8 detto. Pasqua. Fu celebrata colla solennità d' uso.
13 detto. Un avviso a stampa fu affisso sui cantoni della
città, con cui il P. Maestro ex Provinciale Ostoja, Priore
di s. Domenico annunzia che il giorno 16 aprile si a-
priranno nel convento le pubbliche scuole di teologia e
filosofia.
16 detto. Furono deliberate al pubblico incanto le decime
ecclesiastiche di Zara per anni tre e per quarantasette
mila lire venete, di buona valuta. '^')
16 detto. 11 Provveditore generale veneto Andrea Quirini,
che fu assai benemerito per aver saputo preservare la
nostra città dall' anarchia nella caduta della repubblica,
ed ora dalT Imperatore nominato presidente delT i. r.
arsenale marittimo di Venezia e direttore generale di
tutta r ufficialità e delle truppe marineresche venete, fece
pervenire in mano de' procuratori di questo corpo civico
una lettera, piena di sentimenti, di affetti e di gratitudine
*) Pari a fiorini 9083.
— 461 ~
verso (lei zaralini, i quali in pegno di riconoscenza fe-
cero oggi celebrare nella Metropolitana solenne messa
in musica, e la benedizione serotina del venerabile, pre-
gando tulli per la conservazione e saluto della sua per-
sona e di tutta la sua famiglia.
17 detto. In questi giorni pasquali la truppa tedesca assistita
dal suo proprio cappellano adempie al precello pasquale
nella chiesa di s. Francesco, ed in quella del Forte,
mentre la truppa illirica con la marinaresca fa altrettanto
nella Metropolitana.
25 detto. Ebbe luogo la processione delle Rogazloni presso
la Metropolitana. Nella chiesa di s. Simeone il popolo
di Zara fece celebrare solenne messa in musica per la
conservazione e salute dell' ex Provveditore generale
veneto Andrea Querini.
2 Maggio. Giunsero qui dalle Romagne alcuni sacerdoti
secolari e regolari, due Penitenzieri di s. Pietro, tre di
Loreto, e parecchi chierici dell' istituto di Propaganda,
di s. Girolamo, di Loreto ecc. scacciati come forastieri.
12 detto, i soldati nazionali in numero di 92 furono aqquar-
tierati nel salone ed officine di s. Grisogono.
20 detto. Ad istanza dell' i. r. commissario aulico co. di Thurn,
e con assenso dell'arcivescovo fu destinata la chiesa
di s. Donato per magazzino di munizioni. Pria di con-
segnar le chiavi del tempio furono fatte estrarre dagli
altari le sei pietre sacre, furono levali i sacri arredi,
e chiusa la scala santa.
23 detto, 1 due monaci di s. Grisogono P. Alessandro Balbi,
amministratore, e P. Veremondo Albani, vennero con de-
creto della commissione aulica interpellali, se il mona-
stero era aggregato ai Benedettini di Venezia, ed essi
risposero ch'erano dipendenti soltanto dall'abbate generale.
29 detto. Dal tribunale di prima istanza fu ingiunto, consen-
ziente la curia arcivescovile, che in tutte le chiese ogni
dì ed in tutte le messe si faccia una cerca con apposita
cassetta, per T ospitale della pietà.
2 Giugno. L' arcivescovo di Corfù Francesco Fenzi si è qui
in patria ritirato.
7 detto. La processione del Corpus Domini ebbe luogo
secondo il consueto. Si fecero per la prima volta le
salve dalla milizia nella piazza d'armi, mentre l'arci-
prete funzionante impartiva la benedizione col SanlissiniQ
— 462 —
sugli altari di s. Maria, di s. Michele, di s. Domenico,
di s. Catarina e di s. Barbara.
10 Giugno, Venne fatta la processione del Santissimo nella
chiesa di s. Simeone.
10 detto. Venne requirita e ceduta al generale liukavina
per deposito di polvere la chiesetta della Madonnina
presso la spianata, spettante ai Terziarii del convento
di s. Giovanni di Zara, e perciò venne levata V imagine
di M. V. (dipinta alla greca) e trasportata in città. Pa-
recchie iscrizioni si trovano in essa chiesa, le quali in-
dicano non oscuramente essere stato portato dalla Giudea
e collocato nell'attiguo romitorio il corpo di s. Simeone
giusto profeta.
13 detto. Per festeggiare la solennità di s. Antonio venne
cantata una messa in musica in s. Francesco, con as-
sistenza della banda militare, che assieme al cappellano
militare, e ad altri ufficiali dell'i, r. Reggimento Riera
hanno alloggio nel convento. Intervenne alla funzione
il co. di Thurn.
28 detto. Dal comandante di piazza furono proibiti i fuochi
artificiali, soliti a farsi nella vigilia di s. Giovanni Bat-
tista^ di s. Eligio e di s. Pietro ap. ecc.
4 Luglio. La milizia ex veneta nazionale ed italiana, qui
residente, in commemorazione del giuramento da essa
prestato Tanno decorso in questo giorno alF Imperatore
Francesco II fece a proprie spese addobbare e sfarzo-
samente illuminare la cattedrale^ e cantare solenne messa,
e celebrare T esposizione serotina del venerabile col-
Tinno ambrosiano. Intervennero alla funzione invitati i
tre generali e T ù r. milizia austriaca. Si fece sentire
il rimbombo dei cannoni, e le salve di moschetteria nella
piazza del Duomo.
16 detto. Arrivo in Zara di cinque cavalieri di Malta assieme
al gran mastro, e qui si fermarono due giorni, indi
fecero vela col proprio vascello verso Trieste.
12 Agosto. La truppa austriaca dalla chiesa di s. Simeone,
passò ad ascoltar messa ne' giorni festivi in s. Francesco
indi in Duomo.
22 Novembre. Fu oggi innalzato l' angiolo sulla cima del
campanile di s. Simeone.
22 Decembre. Dopo ventidue anni si vide di nuovo una
ordinazione di sacri ministri. Ordinante fu il vescovo
— 463 —
di Nona Giuseppe Gregorio Scotti, delegato dell' arci-
vescovo: gli ordinandi furono ollantadue, i quali assieme
coi vescovo e cogli assistenti vestiti di abiti sacri si
recarono in processione alla chiesa di s. Catarina can-
tando il Veni creator e terminata la funzione, col canto
dolfinno ambrosiano accompagnarono il vescovo alla
residenza dirimpetto il convento di s. Demetrio.
a, 1799 17 Febhraro. Predicatore quadragesimale della cat-
tedrale è il P. Idelfonso da Verona, cappuccino.
28 Marzo. Proveniente da Lesina approdò verso sera a questi
lidi un naviglio recante a bordo 1' E.mo Cardinale de-
cano Giov. Francesco Albani con la sua corte, composta
di quindici persone. Profugo dall' Italia pei trambusti
politici, ricoverato s'era sull'isola di Lesina. Ivi fu lau-
temente albergato da Mons. Stratico ; e poscia colla
scorta di alcuni pubblici legni spediti da Zara, venne
in questa città, dove fu ricevuto con tutte le distinzioni
convenienti ad un principe della chiesa. Il successivo
giorno di Pasqua pontificò nella cattedrale con grande
solennità e concorso, facendo le truppe austriache i solili
onori sulla piazza del tempio. La sera stessa si recò
in carrozza a visitare il Santuario di s. Simeone^ e pieno
d'ammirazione per l'insigne reliquia, e per la sua ma-
ravigliosa conservazione, se ne congratulò con li zara-
tini, che possedono un tanto tesoro. Dopo la permanenza
d'alcuni giorni, ripartì il 15 aprile alla volta di Venezia.
21 Maggio. Fu oggi cantato un solenne Te Deum colf es-
posizione del Sacramento nella Metropolitana, in rendi-
mento di grazie per le vittorie riportate dalle armi au-
striache in Italia.
28 Giugno. Oggi fu celebrata a spese di devoti la festa di
s. Luigi Gonzaga nella Metropolitana con grande solen-
nità, nuova musica e sfarzosa luminaria.
26 detto. Giunsero in Zara i vescovi di Segna e di Veglia,
ed inoltre quattro canonici mitrati, assieme colla loro
corte per visitare il Santuario di s. Simeone. I due ve-
scovi celebrarono dinanzi l'arca aperta con straordinario
concorso di popolo, e fecero atto di venerazione di-
nanzi l'insigne reliquia.
1 Agosto. Continuando le vittorie delle armi austriache, fu
cantata solenne messa in musica nella Metropolitana col
canto dell'inno ambrosiano in fine, alla quale interven-
— 464 —
nero i tre generali, che si trovarono qui presenti, tutta
l'i. r. ufficialità austriaca^ e l'ex veneta, con grande
concorso di popolo. La sera vi fu poi la solenne bene-
dizione col Venerabile. La spesa fu sostenuta dai cittadini.
8 detto. Oggi poi fu cantata messa solenne di Requiem, e
furono dette molte altre messe piane in suffragio dei
militi, che sacrificarono la loro vita in difesa della re-
ligione e dei diritti del Sovrano Nel mezzo della chiesa
ergevasi un magnifico catafalco, adorno d' insegne mi-
litari, e di sfarzosa luminaria.
10 detto. Oggi son sei anni che non si apre la chiesetta di
s. Lorenzo martire, solita officiarsi in questo giorno e forse
più non si aprirà, essendo rimasta ascosa dalla casa
fabbricatavi dinanzi ad essa da Ignazio Cerone, che prese
a livello il relativo fondo dalla famiglia Dinarisich, e-
rede Sorini.
1 Settembre Per ordine sovrano nella chiesa Metropolitana
fu cantata solenne messa coli' inno ambrosiano per rin-
graziare Iddio delle vittorie riportale dalle armi austriache
al Reno ed in Italia. Intervennero i tre generali e tutta
l'ufficialità austriaca ed ex veneta, facendo le i. r. truppe
sulla piazza del Duomo i consueti onori. La chiesa fu
addobbata ed illuminata a festa a spese del governo.
Vi fecero pure atto di presenza i cinque consiglieri di
governo, ed i tre giudici del tribunale.
8 detto. Ad istanza dei RR Padri di s. Giovanni il gene-
rale comandante Rukavina fece evacuare la chiesetta
della Madonnina eh' era stata empiuta di fieno per la
cavalleria, di modo che i religiosi ne riebbero il pos-
sesso, ne celebrarono la sacra odierna consueta funzione
della titolare, a cui intervenne molto popolo, e lo stesso
generale colla sua famiglia.
8 Decemhre. Giunse a mezzo del Patriarca di Venezia a
questa curia arcivescovile la notizia della morte del
Sommo Pontefice Pio VI seguita nella città di Valenza
in Francia il di 29 agosto p. p. e partecipata la notizia
al governo, furono celebrati solenni funerali nella Me-
tropolitana, e nelle chiese de' Regolari, in tre giorni
consecutivi per un' ora continua^ tre volte al giorno,
tutte le campane delle chiese suonarono a lutto. In questa
solenne circostanza i gir- i da sé stessi si dichiararono
disuniti dalla chiesa cattolica, poiché ai ripetuti ordini
— 465 —
dell' i. r. tribunale di suonare le campane cume fecero
sempre peli' addietro in simili occasioni, si rifiutarono
decisamente, dicendo, che essi non riconoscevano il
Romano Pontefice.
21 detto. La solenne sacra ordinazione venne oggi celebrata
dal vescovo di Nona Giuseppe Gregorio Scolti dietro
delegazione dell' arcivescovo Carsana, divenuto impotente.
Sellanlasei furono gli ordinandi, e la funzione si tenne
nella chiesa di s. Marcella.
a. 1800^ 1 Gennaro, La benedizione della sera fu celebrata
dall'arciprete nella Metropolitana secondo il consueto.
Alle solite orazioni fu aggiunta anche la colletta prò
eligendo Summo Ponti fice.
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II. Notizie ecclesiastiche
desunte da una cronaca patria del secolo presente.
a, 1800^ 1 Giugno. Festa delle Pentecoste. Invitato dal ca-
pitolo, fece solenni pontificali nella Metropolitana il ve-
scovo di Traù mons. Antonio Pinelli^ zaratino.
7^ 8 e 9 Luglio si fecero feste in Zara per celebrare l'e-
saltamento di Pio VII al supremo pontificato.
12 Decembre. Passò all'eterna vita l'arcivescovo nostro mons.
Giovanni Carsana.
14 detto. Grandiosi funerali pel medesimo.
16 detto. Tumulazione dello stesso nella tomba dinanzi P altare
di s. Anastasia.
17 detto. Convocazione del capitolo, da cui fu eletto per ac-
clamazione in vicario generale capitolare mons. arci-
diacono Giovanni Giurovich.
a. 1801^ 20 Luglio. 1 militari occupano l'Episcopio.
a, 1802., 26 Decembre. Invitato dal capitolo mons. Gregorina,
vescovo di Cattaro, fece solenne pontificale con omilia,
30
— 466 —
a, i803y 1 Gennaro. Il governatore co. Gòess coi consiglieri
governiali, le autorità giudiziarie e militari, intervennero
alla messa solenne in Duomo.
1 Luglio. Si diede principio alla predicazione domenicale in
Duomo.
4 Ottobre. Onomastico delF Imperatore Francesco. Fu can-
tala messa solenne in Duomo con intervento di tutte le
autorità. Dietro convegno col capitolo le civili si col-
locarono nella platea della chiesa dal lato del vangelo^
vicino all'altare della ss. Annunziata; le militari dalla
parte opposta. Dopo la messa l'inno di ringraziamento.
a. 1804, 1 Gennaro. Intervento di tutte le autorità alla messa
come Fanno decorso.
4 Ottobre, Pregato dal capitolo il vescovo di Nona mons.
Giuseppe Scotti pontificò in Duomo per l'onomastico di
S. M l'Imperatore d'Austria Francesco.
a, i805^ 13 Giugno. La processione del Corpus Domini fu
celebrata dall' arcivescovo di Gorfiì Francesco Fenzi,
zaratino.
a, 1806, 11 Febbraro. Le truppe francesi con alla lesta il
generale Molitor occuparono Zara. L' episcopio è occu-
pato dai militari francesi e così pure la chiesa di s. Barbara.
«. 1801^ 24 Agosto. Dietro la nomina del vescovo di Nona
Giuseppe Scolli in arcivescovo di Zara, seguita da parte
dell'Imperatore de' francesi Napoleone I il 10 luglio
1806, fu egli preconizzato dal Papa Pio VII.
a. 1808, 7 Febbraro. L' arcivescovo prese possesso della sua
diocesi.
a. 1818^ 9 Dicembre. Dopo l'assedio d'un mese le vittoriose
armi austriache nel giorno d' oggi, giovedì, fecero in
Zara il fausto loro ingresso, guidate dall' in allora ge-
nerale, poi tenente maresciallo e governatore della Dal-
^ mazia, Francesco de Tomassich.
a, 1817^ 1 (remz. Passò agli eterni riposi Tarcivescovo Scotti
4 detto. Grandiosi funerali furono celebrati nella Metropo-
litana, ove fu sepolto pel primo nella nuova tomba degli
arcivescovi sotto il trono arcivescovile.
a, 1818 2 Maggio, giorno di sabbato, alle ore 5 p. m. fra
le acclamazioni e gli omaggi del suddito amore e della
generale esultanza, le Sacre Maestà di Francesco I
Imperatore e Re, e di Carolina Augusta Imperatrice
Regina^ fecero il loro solenne ingresso nella città di Zara.
— 467 —
3 detto. Domenica, dopo aver le MM. LL. percorsa la miglior
parte della città, si recarono alle 10 a. m. alla Metro-
politana, festosamente arredata, ed ivi accolte nei modi
prescritti dal capitolo e clero, aventi alla testa, in sede
vacante, mons. arcidiacono Giov. Giurovich, assistellero
alla messa ed al canto solenne delf inno di grazie.
a. 182 i., 4 Marzo. Da S. i\I. l'Imperatore venne nominato
ad arcivescovo di Zara Giuseppe Francesco di Paola
Now^ak, nativo di Semil in Boemia.
a. 1822., 12 Settembre, Il suddetto venne preconizzato nel
Concistoro odierno dal Papa Pio VII.
a. 1823., 12 Gennaro. Fu consacrato e ricevette il sacro
pallio nella cattedrale di Budweis da quel vescovo Er-
nesto Ruzicka.
13 Maggio Giunse a Zara accompagnato dai deputati del
nostro capitolo, i canonici Ercegovich e Torato, ed il
mansionario don Simeone Livacovich, i quali gli an-
darono incontro sino a Fiume.
25 detto. Domenica della ss. Trinità, fece il solenne ingresso
processionalraente dalla Collegiata di s. Simeone nella
Metropolitana, e prese possesso. Mons. vicario Giurovich
lesse un discorso latino d'inaugurazione.
Trovandosi nel massimo disordine il palazzo arcive-
scovile, fu presa a pigione dal governo la casa Bor-
tolazzi, dove ora ha sede Ti. r, tribunale provinciale, e
questa dovette servire d'interinale abitazione dell'arci-
vescovo.
a, 1827 .^ 26 Novembre. In duomo solenne consacrazione del
vescovo di Sebenico, Mons. Filippo Bordini, arcidiacono
e vicario dì Scardona. Consacrante fu l'arcivescovo,
assistenti i canonici seniori del nostro capitolo Bianchi
e Mischialo.
a, 1828., n Gennaro. Cessò di vivere in età di anni 76 il
dottor Giovanni Giurovich arcidiacono e vicario arci-
vescovile, dopo di aver consumato 50 e più anni di vita
laboriosissima all' educazione della gioventù, al servigio
della chiesa, ed alle opere di carità.
a 1829j 24 Novembre. Giunse da Vienna la notizia ufficiale
della nomina sovrana del professore di pastorale Paolo
Miossich in vescovo di Spalato-Macarsca, e dell' i. r.
consigliere di governo e canonico titolare di Gorizia
Antonio Giuriceo in vescovo di Uagusa.
— 468 —
a. 1830, 27 Marzo. Sabbaio sitieìites. In congregazione ca-
pitolare, ove furono presenti i canonici Antonio Bianchi,
Giovanni Mischialo, Angelo Torato e Giovanni Bercich
venne letta la Bolla 30 giugno 1828 di Leone XII con-
tenente la concentrazione ed organizzazione delle dio-
cesi della Dalmazia, in forza della quale il nostro ar-
civescovo acquistò il titolo e la giurisdizione di ine(ro-
polita di tutta la Dalmazia, e la chiesa nostra divenne
Metropolitana di tutta la provincia.
29 detto, 1 suddetti canonici, formanti il capitolo metropo-
litano si recarono al palazzo arcivescovile, e fecero atto
di congratulazione col prelato per la nuova ed alla di-
gnità conseguila.
i3 Luglio. Mons. Paolo Miossich, neoelelto vescovo di Spa-
lato emise la prescritta professione di fede nelle mani
deir arcivescovo-metropolita nel sacello del suo palazzo.
i6 detto. Il prelodato Monsignore fece il giuramento civile
nelle mani di S. E. il Governatore nella sala del governo.
Arrivò a Zara una deputazione del capitolo di Spalato.,
composta del vicario Dudan, del canonico Drasich, e di
altro sacerdote, per complimentare il proprio vescovo,
ed assistere alla sua consacrazione.
Ì8 detto. Domenica. Solenne consacrazione del vescovo di
Spalato Paolo Miossich, eseguita da mons. arcivescovo
metropolita. Il consacrando fu assistito dai canonici se-
niori Bianchi e Mischiato. La Metropolitana fu parala
a festa.
30 Novembre ore 9 p. m. passò a miglior vita il Sommo
Pontefice Pio Vili Francesco Saverio Casliglioni.
14 Dicembre. Venne chiuso il conclave.
a. 1831^ 7, 8 e 9 Gennaro. Solenni funerali nella Metro-
politana per l'anima del defunto Pontefice Nei primi
due giorni celebrò messa cantala un canonico ; nel lerzo
r arcivescovo ponlificò e si fecero le cinque assoluzioni di
metodo con intervento di tutte le autorità civili e mi-
litari. Grandioso catafalco, guarnito delle insegne pon-
tificali, e di molta luminaria.
10 detto. Messa sohnne con assistenza pontificale, e canto
del Veni creator per T elezione del nuovo Papa.
iÒ detto. Venne festeggiata con gran pompa ed apparato la
solennità di s. Anastasia, patrona delf arcidiocesi, e li-
lolare della Metropolitana. Il professore dell'i, r. gin-
^ 469 —
nasio di Spalalo don Giuseppe Ivacich fece il panegirico
della santa.
10 Aprile. Solenne pontificale in Duomo per festeggiare
r esaltamento di Gregorio XVI Mauro Cappellari al su-
premo pontificalo. Intervennero alla funzione tutle le
autorità civili e militari in stretta galla. L'elezione del
Papa ebbe luogo il 2 febbraio p. p. Tre sere continue
fu illuminala tutta la città, specialmente le chiese ed il
seminario.
12 Agosto. Passò fra gli estinti il governatore della Dalmazia
barone de Tomassich in età d' anni 70. Fu esposta nella
cappella del palazzo governiale la sua salma, riccamente
vestila di tulle le insegne e decorazioni militari.
13 detto. Furono Ielle molle messe nella cappella ardente in
suffragio deir illustre defunto.
14 detto. Solenni funerali, li funebre convoglio, a cui pre-
sero parte tulle If congregazioni laiche e religiose, gli
istituti di educazione., un battaglione del reggimento
barone Gepperl, T artiglieria, il capitolo^ il clero, e l'ar-
civescovo vestilo d' abiti pontificali, passando per la
piazza d'armi s'avviò alla metropolitana, ove stava
eretto nel mezzo un grandioso catafalco, fornito di busti
guerreschi e d'armi d'ogni specie, nonché di molta e
splendida luminaria. Vi si ascendeva per 14 gradini sopra
cui eravi una mensa guarnita d'iscrizioni, conlenenti le
gesta del defunto Su di questa fu innalzata la bara guar-
nita delle insegne e decorazioni militari. L'arcivescovo
pontificò solennemente, e fece anche le assoluzioni pre-
scritte dal rituale. Fu sepolto nel cimitero comunale in
una tomba appositamente costruita.
a. 1831^ 12 Ottobre. Arrivo a Zara del nuovo governatore
civile e militare conte Lilienberg. Il capitolo ed il clero
preceduto dall' arcivescovo si recarono a palazzo per
complimentarlo.
a. 1835^ 16 Gennaro. Fu celebrata con grande apparato e
luminaria la lesta di s. Anastasia. ]l panegirista fu il
paroco di Comisa don Giuseppe Guglielmi.
4^ 6 e 6 Marzo. Triduo nella metropolitana per T Impera-
tore nostro Francesco 1, gravemente infermo. Esposi-
zione serotina del ss. Sacramento con preci relative,
recitate dall' arcivescovo, e con intervento di tutte le
autorità e folla di popolo.
— 470 —
6 detto. «Ile ore 3 p m. giunse un corriere da Vienna,
recando F infausta notizia della morie dell' Imperatore,
seguita il dì 1 corr. giorno in cui egli prese le redini
dell'Impero, ed in cui le lasciò l'augusto suo genitore
l'Imperatore Leopoldo. La funesta notizia pose in lutto
tutta la città, e furono sospesi lutti gli affari.
7 eletto^ alle ore 10 l'arcivescovo discese nella cattedrale,
e lesse messa piana per l'augusto defunto, alla quale
fecero atto di presenza le autorità civili e militari, ve-
stite a lutto.
7^ S e 9 detto. In tutte le chiese urbane si celebrarono
messe per l'anima dell'estinto Imperatore.
S detto. Vennero affissi ai cantoni della città i chirografi
del nuovo Imperatore Ferdinando I, figlio del defunto,
coi quali emanò le sue prime sovrane disposizioni pel
governo dell'Impero.
10 detto. Primi funerali nella metropolitana pel defunto Im-
peratore. La chiesa addobbata a lutto. Un magnifico mo -
numento fu eretto nel mezzo della navata principale per
cura ed a spese del governo. I religiosi di s. Michele,
indi quelli di s. Francesco, poi il collegio di s. Simeone,
e finalmente il capitolo cantarono V intero ufficio dei
defunti ; dopo di che pontificale solenne colle prescritte
cinque assoluzioni eseguite dai canonici e dall'arcive-
scovo. Intervento di tutte le autorità. Musica islrumen-
tale. Splendida luminaria nella chiesa ed intorno al tumulo.
11 detto. Secondi funerali. Tutto come jeri.
12 detto. Terzi funerali. Il tutto come sopra. Venne però
accresciuta la pompa funebre da splendidissima luminaria.
Prima della messa pontificale un elogio funebre dell'au-
gusto defunto venne letto dal professore di filosofia don
Pietro Bottura. Un battaglione dMnfanteria, ed una com-
pagnia di cannonieri stavano schierale intorno al tempio.
Le salve di uso
13 detto. Esequie pel medesimo nella chiesa di s. iVlichele.
14 detto. Esequie in quella di s. Francesco.
16 detto. Funerali nella collegiata di s. Simeone. Venne an-
che qui innalzato dal militare un sontuoso monumento,
consistente in una piramide tronca sopra quattro gradini
sormontata da un urna^ ornata delle insegne imperiali,
con ai lati quattro busti di guerrieri, armali di archi-
bugi, spade ed altre artiglierie. La chiesa addobbala
— 471 —
a lutto. La funzione fu esejjuita dal consì<j;Iiere di g^o-
verno, canonico titolare di Gorizia Giuseppe Godeassi.
Die(ro volere dell'arcivescovo vennero fatte anche le
cinque assoluzioni. Musica con organo.
16 detto. Funerali pel medesimo in s. Maria.
20 Aprile. Seconda festa di Pasqua. L'arcivescovo pontificò
in Duomo alle ore 11 per solennizzare l'anniversario
natalizio di S. M. T Imperatore, che cade ai 19 del corr.
Intervennero tutte le autorità in lutto di stretta galla.
12 Agosto. Oggi partirono alla volta di Vienna i deputali
dalmati, destinati al duplice incarico, di condolersi cioè
della perdila dell'augusto Sovrano e padre nostro Fran-
cesco 1 e per rallegrarsi dell'esaltamento al trono di
suo figlio Ferdinando I. I deputati furono Antonio Cer-
nizza ff. di podestà di Zara, Leonardo Dudan podestà
di Spalato, Biagio de Ghetaldi, i. r. consigliere di go-
verno per la città di Ragusa, ed il co. Ivanovìch per
Cattaro. La commissione avrà alla testa il vescovo di
Sebenico mons. Filippo Bordini il quale partì da Zara,
via di terra, il dì 8 corr.
a. 1836, 19 Aprile. Natalizio di S. M. l'Imperatore Ferdi-
nando L Tutte le autorità ecclesiastiche^ civili e militari
si recarono al palazzo governiate, ed umiliarono gli
omaggi di fedeltà all'Imperatore, rappresentato dal go-
vernatore co. Lilìenberg; indi alle ore 11 intervennero
al solenne pontificale, ch'ebbe fine coli' inno di grazie.
16 Agosto. Festa di devozione. Chiusi tutt' i negozii e le
officine, accorsero gli abitanti alle chiese a pregare per-
chè il Signore allontani dalla città nostra il fiero morbo
cholera che dal giorno 19 luglio invase la città di Se-
benico, Spalato e Traù mietendo una quantità di vittime
umane.
26 Agosto. Primo caso di cholera, portalo da Bencovaz a
Zara nella casa al N.r 149.
12 Settembre. Tredici casi di cholera in Zara.
13 Dicembre. Solenne istallazione delle tre nuove dignità e
di quattro canonici della Metropolitana, nominati da S. M.
r Imperatore in data 24 novembre p. p. nelle persone
di Angelo Torato qual proposito dt^l nuovo capitolo, di
Giovanni Bercich qual arcidiacono, di Luigi Pini paroco
di Rogosniza qual decano, di Matteo Santich, Matteo
Scarich, Marco Malelich e Francesco Giuriceo, quali
— 472 -
canonici. La funzione fu esegnita dall' arcivescovo, che
assistette alla messa cantala delf arcidiacono, trovandosi
infermo il preposito, che fu istallalo per procura.
«. i857, 11 Maggio. L'arcivescovo celebrò messa di Re-
quiem per l'anima del vescovo di Lesina Mons. Giovanni
Scacoz, passalo giorni addietro agli eterni riposi.
8 Giugno, L'arcivescovo nostro Giuseppe Francesco Novvak,
venne assalilo da nevralgìa universale, ed il rev.mo
arcidiacono Bercich fu nominato pro-vicario generale.
24 detto. Battesimo solenne d' un ebreo, eseguito in Duomo
dall' arcidiacono e vicario Bercich.
4 Agosto. Gran parata militare e messa letta sello il padi-
glione eretto nel Forte per la felice partenza di S. M.
Ferdinando da Vienna alla volta di Milano per ricevere
la corona d'Italia. Per lo stesso scopo la Comune con
lutte le autorità si portò in s. Simeone per assistere ad
una messa cantata.
5 detto. Oggi poi nella Metropolitana^ recitato T itinerario
prescritto dal rituale, fu cantata solenne messa dal pre-
posilo per lo stesso oggetto.
31 detto. In me^zo ad una commozione universale, accompa-
gnato da S. E. il governatore co. Lilienberg, dal capitolo
dal clero e da gran quantità di popolo, mons. arcive-
scovo nostro, in istalo d' infermità, partì per Trieste
col piroscafo Baron Sliirmer, per rivedere la patria e
respirare quell'aria che forse potrebbe ridonargli la pri-
miera salute.
2 Novembre. Trovandosi in rislauro la chiesa Metropolitana,
le funzioni festive si celebrano in s. Maria, e le feriali
nella sagrestia del Duomo.
a. 1889^ 15 Gennaio. Fu celebrata colla solila pompa la
solennità di s. Anastasia dal rev mo preposito Bercich.
11 panegirico fu recitalo dal P. Zoilo Monti zaralino.
24 detto. Giunse da Vienna la nomina del decano capitolare
Luigi Pini a vescovo di Sebenico. Alle ore 11 il capi-
tolo ed il clero si recarono in seminario a complimen-
larlo, essendo egli rettore di quell'istituto.
21 Marzo. Questa sera di giovedì si diede principio in Duomo
agli esercizi spirituali. L' oratore quaresimale P. Paolo
cappuccino. Mattina e sera vi fu discorso ogni giorno
fino al mercordì santo di mattina, in cui furono chiuse
le funzioni coli' inno di grazie.
— 473 —
30 Giugno. Processione jrenerale a s. Simeone per ottenere
la pioggia.
7 Luglio, Processione di ringraziamento a s. Simeone per
la pioggia ottenuta.
9 detto. Un fulmine colpì il campanile di s. Francesco ed
arrecò gravi danni al coperto della chiesa.
4 Novembre. Oggi fu aperto il nuovo seminario diocesano
Zmajevich Con decreto 24 ottobre a. e. del rev.mo
ordinariato arcivescovile, rappresentato dal vicario Ber-
cich, furono sciolti tutti gli stipendi, che venivano con-
feriti sin dair anno 1827 ai chierici diocesani dalla
fondazione Zmajevich, perchè poco corrispondenti allo
scopo del fondatore, ed invece furono concentrati 18 o
più chierici, tratti preferibilmente dalla campagna, sotto
la direzione di un sacerdote, in un edifizio preso a pi-
gione, acciocché venissero educati nello spirito eccle-
siastico, e sorvegliati ed assistiti negli studi, pei quali
avessero a frequentare il pubblico ginnasio ed il liceo.
I/edifizio fu la casa a s. Demetrio al N.r 149. L'isti-
tuto assunse il titolo di seminario piccolo diocesano
Zmajevich. A rettore fu destinato il sacerdote Carlo-
Federico Bianchi. La spesa stabilit.i dal prefato decreto
non deve oltrepassare l'importo di fior. 3000 all'anno,
che devono essere esborsati dall' amministratore della
fondazione Zmajevich.
a. 1840, 22 Novembre. In Duomo solenne consacrazione del
preposito e vicario mons. Giovanni Bercich in vescovo
di Cassia in partibus infidelium., destinalo ausiliare
dell'arcivescovo Nowak assente per infermità. Consa-
crante fu il vescovo di Sebenico Mons. Luigi Pini.
a. 1841., 6 Febbraio. Pasi^ò da questa vita il governatore
conte Lilienberg, compianto da tutta la città.
7 detto. Fu esposto nella sala del palazzo vestito da gene-
rale con tutte le decorazioni ed insegne militari.
8 detto. Grandiosi funerali in Duomo. Il convoglio formalo
da tutte le corporazioni religiose e laiche, da tutti gli
istituti d' educazione, da tutta la milizia, passando per la
piazza d'armi prese la via della Metropolitana, ove fu col-
locata la bara sopra ricco e magnifico catafalco. Intervenne
il vescovo Bercich vestito d'abiti pontificali, e celebrò so-
lenne messa, facendo pure le assoluzioni di metodo. Fu
sepolto con tutti gii onori nel pubblico cimitero in una
~ 474 —
tomba eretta apposilanienle nel mezzo, la quale venne
chiusa da una lapide marmorea con iscrizione.
// Novembre. Solenne traslazione dì una reliquia di s. Tilo
primo apostolo della Dalmazia. Jeri. accompagnato da
un canonico del nostro capitolo approdò a queste rive
il naviglio, che da Venezia portava la sacra reliquia.
Oggi fu indetta generale processione. Tutte le corpo-
razioni vi presero parte con popolo immenso, e partendo
dalla riva si avviarono alla cattedrale passando per la
piazzetta marina, per la via di s. Grisogono, via di
s. Antonio, via larga, via del Duomo, cantando salmi
ed inni al Signore. 11 vescovo ausiliare mons. Bercich
portava il reliquario. vestito d'abiti pontificali. Arrivalo
il corteo alla cattedrale, fu celebrata solenne messa,
durante la quale il vescovo lesse un omilia in onore
del santo, dopo di che il reliquario fu collocalo rive-
rentemente nel santuario. Vedi I voi. a pag. 164.
a. i848, 1 Maggio. Solenne pontificale in Duomo con le
Deiim per festeggiare la solenne pubblicazione dello
Statuto costituzionale, dalf augustissimo Imperatore no-
stro Ferdinando I concesso ai propri stati. Intervento
di tutti i pubblici funzionari.
a. 1849^ 11 Giugno, Processione generale a s. Simeone per
ottenere la pioggia.
21 detto. Levata l'imagine della B. V. Annunziala e collo-
cata suir aitar maggiore. Dopo pranzo preci per la pioggia.
24 detto. Domenica. Processione generale colla imagine per
lo slesso scopo.
2 Settembre. Solenne ringraziamento in Duomo per la resa
di Venezia. L' arcivescovo celebrò messa pontificale, dopo
la quale intuonò l'inno di grazie.
2 detto, Cholera in Zara. Due persone affette del rio ma-
lore, giunte da Venezia con barca privata, furono tras-
portate nell'ospitale.
12 Ottobre. Alcuni casi di cholera si manifestarono nella no-
stra città.
14 detto. Fu levata l'imagine della B. V. del Castello e tras-
portata direttamente con solennità al Duomo, ove fu
collocata all' aitar maggiore. Si diede principio alle pub-
bliche preci dinanzi la benedetta immagine, mattina e
sera. Si cominciarono collette per la confezione d' una
nicchia di legno dorato pel trasporto dell' immagine, e
— 475 —
d'una gran corona d'argento. II volo emesso dai za-
ralini fu anche adenipiulo.
21 Novembre. Messa pontificale dinanzi la sacra immagine.
1 Decemhre, Essendo cessato il morbo che afflisse nei pas-
sati giorni la nostra città, oggi alle ore 9 e mezza con
messa e Veni Creator in Duomo segui l'apertura di
lutti gì' istituti d* educazione.
8 detto. Solenne rendimento di grazie per la cessazione
del cholera. Alle ore 1 1 pontificale con omilia e Te Deum
e coir intervento di tutte le autorità, e la guardia na-
zionale. Alle ore 4 p. m. solenne processione generale
per tutta la città coli' immagine prodigiosa, e riposizione
della medesima nel suo santuario. L' arcivescovo in abili
pontificali con due canonici in tonicella precedeva l'im-
magine.
a. 1860^ 26 Agosto. Domenica. Oggi ebbe luogo la solenne
istallazione del nuovo paroco-piovano di s. Simeone
Carlo-Federico Bianchi.
a. 1861^ io Gennaro. Cessò di vivere il benemerito citta-
dino Gian Giuseppe Filippi, avvocato e presidente della
fabbriceria della Metropolitana, divotissimo di s. Anastasia.
8 Luglio. Processione generale a s. Simeone per ottenere
la grazia della pioggia.
a. i8Ò2^ 29 Gennaro. Questa mattina alle ore 9 passò agli
eterni riposi mons. Luigi Guglielmi, neoeletto vescovo
di Verona.
31 detto. Funerali in Duomo pel suddetto prelato.
1/ Marzo. I padri gesuiti Ayala e Basile diedero principio
in Duomo ad un corso di esercizi spirituali.
19 detto. Chiusura dei medesimi con comunione generale.
20 detto. I medesimi religiosi diedero gli esercizi spirituali
in s. Simeone in lingua slava, nei giorni 20, 21, 22
e 23 in cui furono chiusi con comunione generale.
/4, 16 e 16 Giugno. Preghiere in Duomo per la serenità.
/7, 18 e 19 detto. Ilem in s. Simeone.
20, 2/ e 22 detto. Item in s Francesco.
25, 24 e 26 detto. Item in s. Michele.
29 detto. Ringraziamento in Duomo per la ottenuta grazia
della serenità.
4 Ottobre. Pontificale in Duomo, ricorrendo l'onomastico
di S. M. l'Imperatore Francesco Giuseppe I.
— 476 —
16 detto. Domenica alle ore 8 dinanzi Parca aperta di san
Simeone assistette ad una messa letla dal pievano, S. A.
il Serenissimo Arciduca Massimiliano, Fratello del nostro
Jmperalore Francesco Giuseppe, testé arrivalo da Trieste
con seguito.
a. 1863^ 25 Febbraio, Solenne Te Deum in Duomo e nelhi
Collegiata in rendimento di grazie a Dio, che ha sal-
vata la vita al nostro Imperatore, aggredito a Vienna
da un assassino.
ò Settembre. Solenne ricognizione della veneranda reliquia
di s. Simeone Giusto, e coittemporaneo adattamento di
uu bellissimo cristallo, in sostituzione delle quattro lastre
di vetro, che formavano T invetriata della santa Arca
La ricognizione venne falla dalf arcivescovo Giuseppe
Godeassi, assistilo da una commissione a ciò da luì isli-
luila con decreto 2 settembre corr. Della solenne rico-
gnizione fu esteso il relativo atto in doppio originale,
di cui un' esemplare venne poslo dal pievano sotto il
cuscino, sul quale poggia il capo del santo. Per le for-
malità osservale nella ricognizione vedi Fondra : Storia
di s. Simeone p. 379.
a. 1854, 24 Aprile. Solenne pontificale in Duomo con Te
Deum pel matrimonio dell Imperatore Francesco Giu-
seppe celebrato a Vienna con Elisabetta principessa di
Baviera.
a. 1855., 11 Febbraio. Domenica di sessagesima. In Duomo
solenne promulgazione della Bolla dogmatica dell'Imma-
colato foncepimento di M. V^ergine Ss. Pontificale con
omilia recitata dall'arcivescovo. La chiesa sfarzosamente
addobbata ed illuminata. L' immagine sulf aitar maggiore.
Musica istrumentata.
2^ Gittgno. Solenni funerali in s. Simeone per mons. Gio-
vanni Bercich., vescovo di Sebenico, morto durante la
visita canonica della diocesi il giorno 30 maggio p. p.
6 Luglio. Il capitolo si recò oggi in processione alla chiesa
della B. V. del Castello^ onde impetrare coIT interces-
sione di Maria Ss. la preservazione della città nostra
dal cholera.
13 detto. L'arcivescovo, il capitolo, il clero secolare e re-
golare, le confraternite, le arti, ed immenso popolo, si
portarono tutti in processione, cantando le litanie dei
^anti, alla Collegiata di s. Simeone onde implorare da
— 477 —
Dio coll'ajuto del sanlo nostro {iroletlore la grazia di
essere preservali diil chólera. che minacciava d' invadere
la nostra cillà. Fu cantala messa votiva solenne dal
pievano con intervento di tutte le autorità, dopo la quale
tulli prestarono allo di venerazione alla sacra reliquia,
indi ritornarono in Duomo collo stesso canto delle litanie.
Tulla la cillà prese parte a questa devotissima e com-
movenlissima supplicazione. Da oggi incominciarono le
corporazioni, le arti, le famiglie a far cantar messa
dinanzi Tarca aperta, per cui durante questo mese si
coniarono tino a 114 aperture d'arca.
8 Ottobre. Il cholera, che grazie al Cielo fu assai benigno,
oggi si considera del tulio cessato. Solenne ponlificale
in s. Simeone per celebrare la festività del santo. Im-
menso numero di foraslìeri.
28 detto Messa solenne di ringraziamento in s Simeone, con
intervento di tutte le autorità e popolo immenso per la
cessazione del cholera
30 Novembre, In questo mese furono celebrale molle messe
coir arca aperta in ringraziamento per la cessazione del
morbo.
a, 1866, 11 Febbraio. Viene partecipala al clero la notizia
essere stalo conchiuso un concordalo tra il Papa e l'Im-
peratore d'Austria.
26 Marzo Terza festa di Pasqua. Solenne consacrazione di
mons. Pietro Maupas, eletto vescovo di Sebenico. Pon-
tificante r arcivescovo coli' assistenza di due dignitari
capitolari.
4 Maggio, Solenne pontificale in Duomo con Te Deum pel
ristabilimento della pace in Europa.
/ Agosto. Giunse a Zara S. E. Alessandro barone de Bach,
ministro austriaco dell'Interno. Visitò il santuario di
s. Simeone, pel quale esternò la sua ammirazione. La
domenica seguente ascollò messa davanti la santa arca.
26 detto. Arrivo a Zara di S. E. barone Hiibner, ambascia-
tore austriaco presso la corte di Parigi, reduce da Vienna,
nel suo viaggio da Trieste a Mapoli. Visitò il santuario
di s. Simeone, ed esternò la sua ammirazione pel bel-
lissimo gruppo dell'arca sostentila dagli angeli.
7 Settembre. Domenica. Solenne consacrazione in Duomo
dì mons. Calogerà vescovo di Callaro. Pontificante Tar-
civescovo coir assistenza del capitolo,
— 478 —
4 Ottobì^e, Solenne pontificale in Duomo peli' onomastico di
S. M. r Imperatore, con intervento di tutte le autorità.
8 detto. Solenne pontificale in s. Simeone.
10 Decemhre. Ore 2 p. m. Arrivo a Zara di S. A. il Prin-
cipe Carlo di Baviera, fratello di S. M. la nostra Im-
peratrice Elisabetta. Visitò il santuario di s. Simeone,
accompagnato dal governatore barone de Mamula.
a. 1867^ 5 Marzo, Si diede principio in s. Simeone ad un
corso di prediche quaresimali in lingua italiana.
9 detto. Si diede principio nella chiesa suddetta ad un corso
di prediche quaresimali in lingua tedesca.
16 detto. Domenica III di quaresima. Si cominciò a celebrare
per la prima volta in s. Simeone l'orazione delle qua-
rantore con sermone relativo. L'oratore don Stefano
Buzzolich.
16 Maggio. Festa della Traslazione di s. Simeone. S' inco-
minciò a benedire per la prima volta le rose, che si
offrono al capitolo, al clero, al magistrato e all' arci-
vescovo, i quali intervengono in processione alla funzione.
24 Luglio. Un lord inglese visitò oggi il santuario di san
Simeone, e dopo di aver ammirato il venerando monu-
mento della santa arca dichiarò essere questo, dopo quello
dei Re Magi della cattedrale di Colonia, il primo in
Europa per ricchezza e magnificenza.
8 Ottobre. Festa di s. Simeone. Fu per la prima volta can-
tala la vita del santo in lingua slava durante la prima
messa solenne. Alle ore 8 celebrò mons. Calogerà ve-
scovo di Cattaro ; alle ore 9 fece altrettanto mons.
Maiipas vescovo di Sebenico. E l'uno e l'altro prelato
fecero atto di presenza, vestili di abiti pontificali durante
la solenne messa che fu alle 11 ore celebrata dall'ar-
civescovo assistito dai capitolari.
24 Dicembre. La prima messa solenne in s. Simeone al botto
della mezzanotte dopo il canto del matutino. Grande
concorso di popolo. Tutta la chiesa illuminata. Q^^sta
funzione della mezzanotte, che sullo scorcio del passato
secolo venne smessa, fu oggi ripristinata con decreto
deir ordinariato.
a. 1858^ 15 Gennaro. Solennissìma, secondo il consueto fu
la festa di s. Anastasia in Duomo.
16 detto. Sontuosi funerali in s. Simeone pel maresciallo
austriaco Radetzky, morto a Monza il giorno 5 corr.
— 479 —
Grandioso catafalco in mezzo delia chiesa, ornalo di
armi, di trofei e di emhlemi militari. L' arcivescovo
pontificò coir assistenza del capitolo e del collegio, pre-
senti tulle le autorità civili e militari in gran parata.
La milizia schierata in campo fece le salve di onore
durante la funzione.
16 Marzo. Elena Dibri, morendo lascia al pievano di s. Si-
meone una casa al civ. N.r 163 colT onere di 76 messe
annue.
27 Agosto. Il maestro generale dell' Ordine dei Predicatori
P. Alessandro Vincenzo Jandel, con altri due domeni-
cani^ trovandosi in visita dei conventi dell'Ordine, visitò
anche il nostro santuario di s. Simeone, ne venerò la
reliquia ed esternò la sua ammirazione.
28 Novembre Domenica I d'Av. I religiosi della compagnia
di Gesù Padre Ayala e Padre Basile diedero in s. Si-
meone un corso d' esercizi spirituali con grande frutto.
8 Decembre. Chiusura dei detti esercizi con benedizione
papale, indulgenza plenaria, ed universale commozione.
26 detto. Solenni funerali in s. Simeone per la morte di
Ollavio de Pellegrini, il quale lasciò in testamento alla
chiesa stessa la sua casa sita presso la colonna di san
Simeone coli' onere di 12 messe annue.
a, 1869^ i Marzo. Nomina sovrana del generale co. Mar-
ziani in luogotenente interinale del governatore civile e
militare barone Mamula, assente per fisica indisposizione.
io detto. Arrivo del medesimo a Zara.
30 Aprile. Questa sera si diede principio in s. Simeone al
mese Mariano. Il P. maestro Giantommaso de Haro da
Siracusa, domenicano, tenne eloquente discorso ogni
sera per mezzora.
SO Maggio. Preghiere pubbliche in s. Simeone pel nostro
Imperatore, che parte per l'Italia alla lesta dell'armata
contro il Piemonte e l'Italia. L'arcivescovo, il capitolo
ed il clero si portarono in processione alle ore 5 e mezza
nella collegiata, e dinanzi Tarca aperta cantarono T iti-
nerario, indi le litanie dei santi, poscia le preci dall' ar-
civescovo in vestiti pontificali. Chiuse dippoi le coltrine
dell' arca ed esposto il Ss. Sacramento fu data la so-
lenne benedizione, indi riaperte le coltrine si fece alto
di venerazione della reliquia da tutti, anche dalle pub-
bliche autorità.
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7 Luglio. Ore 8 a. m sino le 9. Bombardamento di Zara
per parie della pirofres:^ala francese Impetuose della por-
tala di 64 cannon-, arrivala quesla mattina da Lussin-
piccolo, dove è stazionala la flotta francese. Domandala
la restituzione del bark francese Raoul Nantes predato
dal vapore austriaco Principe Eugenio, ed esistente nel
nostro porto da circa un mese, ed avendo ricevuto ri-
sposta negativa, la fregata ritiratasi dietro Pontamica
cominciò a cannoneggiare la città con qualche danno,
indi alle ore 9 se ne partì. Grandissima confusione recò
il fallo, che pose in grande scompiglio le autorità tulle
e la popolazione, nel supposto che la fl<4la francese avesse
a comparire. Ma alle ore 6 p. m. venne partecipata da
Verona la notizia di un armistizio conchiuso tra l'Im-
peratore d'Austria e l'Imperatore de' francesi Napoleo-
ne ni, il quale era accorso colla sua armata in ajulo
deir Italia. Dopo di ciò rientrò la calma nelle autorità
ed in tutti gli abitanti, che a poco a poco si ridussero
in città, donde per la maggior parte avevano evaso.
5 Agosto. Ritorno a Zara del barone Mamula luogotenente
in permesso.
6 detto. Giunse a Zara S. A. I. R. l'arciduca Leopoldo, gene-
rale del genio. Visitò la fortezza, indi parti per Trieste.
8 Ottobre. Solenne pontificale celebralo dall'arcivescovo in
s. Simeone. Grande concorso di forestieri dalla provincia.
a. 1860, 4 Marzo. Preghiere pel Sommo Pontefice Pio IX,
minaccialo nel suo dominio temporale dal Re di Pie-
monte e dair Imperatore dei francesi, Napoleone III.
30 Aprile. Solenne apertura del mese Mariano in s. Simeone.
Predicatore il P. Giangiuseppe Decostes d. C. d. G. Fu
esposta la statua del Rosario, col bel cuore d' oro, do-
natole dai devoti Tanno scorso.
20 Maggio. Domenica. Solennità della Traslazione di s. Si-
meone. Presenza dell' arcivescovo, clero e pubblico
magistrato. Il panegirico recitato dal professore di teo-
logia Giorgio Avoscani.
8 Giugno, Domenica. Chiusura del mese Mariano in san
Simeone. L' arcivescovo lesse alle ore 8 la messa e fece
la comunione generale dopo la quale furono distribuite
alcune imagini di Maria Ss. La sera discorso con TeDeum.
e distribuzione dei ricordi, (uande concorso e commo-
zione generale.
— 481 —
9 Settembre, Consacrazione solenne delle nuove cinque cam-
pane in s. Simeone, celebrata dall'arci vescovo Godeassi.
A spese della chiesa, e colle elemosine dei fedeli furono
fuse nella fonderia Colbacchini di Bassano. I cinque
patrini, scelli fra i notabili della parochia, furono i si-
gnori Giovanni Serniitz, ed Edoardo Bergner i. r. con-
siglieri del tribunale provinciale, Domenico Vilezich i. r.
consigliere di finanza, Giuseppe Ferrari-Cupilli, consi-
gliere di contabilità e Pietro Abelich, consigliere mu-
nicipale. I nomi dati alle campane sono: s. Simeone,
Maria Vergine Immacolata, s. Stefano, s. Girolamo e
s. Zoilo. Ciascuno dei patrini regalò alla chiesa fior. 20.
24 detto. Solenne benedizione delle nuove cinque campane
del Duomo, celebrata dall'arcivescovo. I loro nomi sono:
s. Anastasia, s. Donato, s. Grisogono, s. Simeone e
s. Girolamo.
28 Ottobre Solenne pontificale in Duomo con Te Deum per
le riforme politiche costituzionali, accordate a tutto l'im-
pero da S. M. r Imperatore con diploma 20 ottobre corr.
a. 1861, SO Aprile. Solenne apertura del mese mariano in
s. Simeone, predicatore il P. Sagrini d, C. d. G. da Imola.
16 Maggio. Traslazione di s. Simeone. Il panegirico venne
detto dal P. Sagrini. Il testo : Et Spiritus Sanctus erat
in eo.
2 Giugno, Chiusura del mese mariano con Z(3 Dez^w e di-
stribuzione d' imagini e ricordi.
6 Agosto. Processione generale a s. Simeone per ottenere
la grazia della pioggia.
7 detto. Cominciarono i tridui nelle chiese per la pioggia.
25 detto. Ordinata la colletta per l'arcivescovo che si trova
infermo a Vienna.
27 detto. Messa cantata in Duomo per T arcivescovo.
80 e SI detto. Preci in s. Simeone coli' arca aperta per Io
stesso.
1 Settembre. Item la sera benedizione e preci pel medesimo.
2.^ S e 4 detto. Preci in s. Maria per Io stesso.
5 detto. Arrivato la mattina da Vienna l'arcivescovo nostro
gi*avemente infermo, e trasportalo con poltrona dai nostri
artieri al palazzo, la sera alle ore 7 e mezza placida-
mente rese l'anima a Dio. La sua morte, che tosto fu
annunziata colla campana maggiore da tutte le chiese,
pose in lutto tutta la città,
31
— 482 —
7 detto. Il suo corpo, dopo che fu imbalsamato, venne es-
posto nella sala arcivescovile pontificalmente vestilo.
Furono celebrate molte messe nella cappella contigua.
9 detto. Lunedì. Solenni funerali in Duomo per l'illustre
defunto. Cantalo T ufficio dei morti, secondo il praticato,
levala alle ore 10 la bara, si fece il giro di tutta la città ; il
vescovo di Sebenico Mons. Pietro Maupas invitato dal ca-
pitolo celebrò la messa e fece le prescritte assoluzioni.
Splendidissimi furono i funerali. Il feretro portato da otto
parochi, e circondato da guardie militari d'onore. Il
catafalco sontuoso nel presbiterio fu illuminato da 48
doppieri e da 36 faci. Tutta la città a lutto, chiuse le
botteghe, le finestre addobbate a bruno. Alle 4 p. m.
fu deposto nella tomba degli arcivescovi sotlo il trono,
al suono delle campane.
10 detto. Ordinata la colletta per l'elezione del nuovo ar-
civescovo.
li detto. Fu eletto in vicario generale capitolare il canonico
Tommaso Martincich.
8 Ottobre. Pontificale in s. Simeone, celebrato da mons.
Sebastiano Francovich, vescovo di Sion, vicario apo-
stolico della Bosnia, invitato dal pievano. Fu assistito
da tre canonici e da due mansionari.
25 detto. S. M. l'Imperatrice Elisabetta, consorte del nostro
Imperatore Francesco Giuseppe I, reduce dal suo sog-
giorno di Corfù per oggetto di salute, oggidì alle ore
12 arrivò a Zara al rimbonibo del cannone ed al suono
di tulle le campane. Col seguilo si portò alla metropo-
litana, e di là dritto a s. Simeone, ove inginocchiatasi
dinanzi la santa arca, che in queif istante venne aperta,
fece orazione. Dalla chiesa si diresse in carrozza per
le mura alla marina, e montalo il vapore, se ne partì
per Venezia.
a. 1862^ 7 Gennaro. Tommasina ved. fiiocina lasciò in morte
la sua casa, via s. Marcella N r 206, alla chiesa di san
Simeone per la spesa delle Quarantore.
6 Febhraro. Arrivo in Zara di S. A. l'arciduca d'Austria
Ranieri, cugino di S. M. il nostro Imperatore, presi-
dente del consiglio dei ministri, lenente maresciallo.
Visitò tosto il santuario di s. Simeone accompagnalo
dal governatore.
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4 Aprile. Grandi funerali in s. Simeone pel maresciallo au*
siriaco principe di Vindischgràtz^ celebrali dal cappel-
lano di guarnigione. Sonluoso calafalco con Irofei in
mezzo la chiesa. Inlervenlo di lutto le superiorità mi-
litari. La truppa schierata in campo e T artiglieria fecero
le solile salve d' onore.
SO detto. Solenne apertura del mese mariano. Predicatore
il P. Gio. Zerboni d. C. dì G.
16 Maggio. Fu celebrata in s. Simeone la solila festa della
Traslazione del santo con panegirico dello da Gio. Devich.
20 detto. Giunse a Zara mons. Pietro Maupas, vescovo di
Sebenico nominato da S. M. ad arcivescovo nostro in
data 24 febbraio p. p. Visitò il santuario di s. Simeone
ove fu ricevuto dal pievano colle dovute onorificenze.
Il giorno seguente partì alla volta di Roma per assi-
stere ad una radunanza di vescovi.
21 detto. Preconizzazione del medesimo, seguita oggi a Roma.
16 Giugno. Ricevette a Roma il pallio arcivescovile.
6 Luglio. Arrivò a Zara da Roma l'arcivescovo di Durazzo
mons. d'Ambrosio. Celebrò messa all'arca di s. Simeone,
e fece atto di venerazione dinanzi la sacra reliquia.
9 detto Ritornò oggi da Roma 1' arcivescovo nostro mon-
signor Pietro Maupas. Ricevuto dal capitolo e dal
clero, si recò alla metropolitana, donde, dopo breve
orazione, si portò a s. Simeone, e ricevuto debitamente
dal pievano, e falla preghiera al santo, consegnò allo
stesso un breve di Pio IX con cui venne concessa in-
dulgenza plenaria perpetua nelle feste di s. Simeone, 4
febbraio ed 8 otlobre. Questo giorno islesso partì alla
volta di Sebenico per congedarsi dalla primiera sua
diocesi.
24 Agosto. Domenica. Solenne ingresso di mons. arcivescovo
P. Maupas. Fu praticalo lo slesso cerimoniale, che si è
usalo nell'ingresso fallo dal suo predecessore.
5 Settembre. Solenni funerali celebrali in s. Simeone dal
cappellano della guarnigione pel defunto maresciallo au-
striaco conte Nugend, con maestoso calafalco, ornato
di militari trofei. La truppa d' infanteria schierata nel
campo, e l'arliglleria fecero le salve d'onore alle as-
soluzioni.
a. 1863., 30 Aprile. Apertura del mese mariano in s. Si-
meone. Predicatore il P. Banchich d. C. d. G.
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16 Maggio. Fu celebrata con solennità, e colla benedizione
delle rose la traslazione di s. Simeone. II panegirista
professore di teologia Gregorio Raicevich.
24 detto. Istituzione in s. Simeone della Pia Opera della
propagazione della fede.
31 detto. Chiusura solenne del mese mariano in s. Simeone.
La communione generale fu falla dall' arcivescovo. La
sera Te Deum,, distribuzione d'immagini e ricordi.
9 Luglio, Processione generale a s. Simeone per la pioggia.
io detto. In Duomo fu levata l'immagine delT Annunziata e
trasportata all' aitar maggiore. Preghiere per la pioggia.
a. iH64^ 30 aprile. Solenne apertura del mese mariano.
Predicatori a vicenda P. Anselmo e P. Giustino dei MM. 00.
addetti al convento di s. Francesco.
5 Giugno. Solenne chiusura dello stesso con comunione
generale, e distribuzione d' immagini di Maria Ss. La
sera discorso, benedizione con Te Deum e distribuzione
di ricordi.
8 Ottobre. Solenne pontificale dell'arcivescovo in s. Simeone.
Il vescovo di Sebenico mons. Zafl'ron vi assistette in
cappella del santo.
13 detto. La solita apertura d' arca con messa solenne pei
ce. rr. pubblici impiegati.
a, 1866,^ 16 Gennaio. Venne celebrata colla solita pompa e
solenne apparato la festività di s, Anastasia. Il man-
sionario della collegiata di s. Simeone don Girolamo
Caranton da Zara intesseva l'elogio della santa patrona.
25 Marzo. Oggi ebbe luogo nella Melr(»politana la solenne
consacrazione di mons. Angelo Krnijevic dei mm. oo.
eletto vescovo di Metellopoli, e vicario apostolico del-
l'Ercegovina.
13 Aprile, liistaurata la cripta del Duomo, oggi fu aperta per la
prima volta alla pubblica divozione. Ricorrendo il giovedì
santo, dopo la messa pontificale, la processione si avviò
per la navata laterale destra indi per la navata principale,
e discese nella cripta, ove fu deposto il Ss. Sacramento
nel tabernacolo.
14 detto. Venerdì s. Altrettanto si fece anch' oggi, riportando
all'aitar maggiore la santa Ostia.
15 Maggio. Si è dato principio alla demolizione dei locaP
del Seminario Florio e di alcune casette contigue, e ciò
per l'erezione del Seminario Teologico Provinciale.
— 485 —
18 Agosto, Giorno natalizio di S. M. Tlmperalore. Oggi si
diede principio alla fabbrica del Seminario colla solenne
benedizione della prima pietra.
4 Novembre. Arrivo del nuovo governatore civile e militare
Barone Francesco Filippovich, Tenente Maresciallo. Alle
ore 10, appena posto piede a terra, s'inviò, assieme a
tutte le autorità civili e militari, che lo ricevettero alla
riva, alla Metropolitana, ove assistette al solenne Te
Deum cantato dinanzi al Ss. Sacramento esposto, ed
alla Benedizione. Finita la funzione, l'arcivescovo rac-
colto il capitolo ed il clero, si recò al palazzo, ove
prestò il debito omaggio al nuovo governatore.
19 detto. Apertura del Giubileo di 30 giorni concesso dal
Pontefice Pio IX. Solenne Pontificale col Veni Creator,
23 detto. La direzione del Seminario diocesano Zmajevich
fu affidata ai Padri della Compagnia di Gesù, ed in
oggi venne aperto l'istituto. Anche l'istruzione gin-
nasiale degli alunni venne loro affidata. li locale conti-
nua ad essere quello delle Scuole Normali, finché sarà
terminata la fabbrica del Seminario Teologico.
23 detto. Solenne apertura della Dieta Dalmata. Pontificò
r arcivescovo in Duomo messa solenne col Veni Creator,
Intervennero tutl' i deputati preceduti dal governatore,
a cui furono prestate le onorificenze solite a farsi nella
nostra Chiesa.
24 detto. Processione a s. Grisogono, ove venne cantata
messa solenne da un capitolare con assistenza pontifi-
cale, e con intervento del Municipio e della scolaresca.
a. 1866^ 16 Gennaio, Solennità di s. Anastasia. 11 panegirico
fu recitalo dal Direttore del Preparandio di Borgo Erizzo
don Stefano Buzzolich.
24 Giugno, Solenne Pontificale in Duomo con esposizione del
Ss. Sacramento e preghiere pel felice successo della guerra
contro la Prussia e l'Italia. Intervennero tutte le autorità.
12 Agosto, Domenica. Solenne consacrazione del vescovo di
Lesina mons. Giorgio Dubocovich, fatta da S. E. l'ar-
civescovo nostro Pietro Maupas coll'assistensa dei ve-
scovi Giovanni Zaffron di Sebenico, e di Vincenzo Cima
Vicario e proposito di Macarsca.
8 Novembre. Benedizione della nuova cappella del cimitero
comunale, fatta dall'arcivescovo con assistenza di due
canonici, con intervento del municipio e di molto popolo.
— 486 —
li detto. Rendimento di grazie alla B. V. della Salute per
essere cessato ogni pericolo d' introduzione del Cholèra.
Trasportata l'imagine in Duomo fu celebrata messa pon-
tificale alle ore 10. La sera solenne processione colla
stessa per tutta la città.
18 detto. Rendimento di grazie a s. Simeone per essere
stata la nostra città preservata dal Cholèra.
a. 1861^ i2 Giugno. Partì per Trieste l'arcivescovo nostro
per recarsi a Roma^ onde assistere alla Centenaria fe-
stività dei Ss. Apostoli Pietro e Paolo. Portò seco un
indirizzo del capitolo, clero e fedeli al Sommo Pon-
tefice ed una ofi'erta al medesimo di 1200 franchi in oro.
28 Luglio. Con Breve pontificio di questa data la nostra
chiesa metropolitana venne innalzata da Pio IX alla dignità
di Basilica di secondo ordine cogli annessivi privilegi.
26 detto. Ritorno dell' arcivescovo da Roma a Zara.
SO detto. Con Breve Pontificio di simil data venne accordala
dallo stesso Sommo Pontefice ai Dignitari e Canonici
della Basilica la Cappamagna violacea, In Mozzetla vio-
lacea, e la Croce ottangolare, Puso del rocchetto, delle
calze paonacee, e colare relativo. Con altro Breve della
stessa data venne accordato ai Vicari Corali l'uso della
Mozzetta nera e d'una decorazione ovale coli' imagine
di s. Anastasia.
i8 Agosto. Condotto a termine Tedifizio del Seminario Teo-
logico^ oggi, giorno natalizio di S. M. l'Imperatore, fu
solennemente inaugurato ed aperto.
19 Settembre. Partenza delT arcivescovo alla volta di Vienna,
invitato ad assistere ad una conferenza dell'episcopato
austriaco sopra V argomento del Concordato. Ebbe il
vescovo di Sebenico por compagno di viaggio.
i7 Ottobre. Ritorno dell'arcivescovo assieme al vescovo di
Lesina 11 Podestà e il Capitano Distrettuale lo compli-
mentarono sul piroscafo.
i iSavembre. I Padri Gesuiti cogli alunni del Seminario dio-
cesano fecero passaggio dai locali delle Scuole normali
ai locali del Seminario Zmaievich vicino al Duomo, ove
avevano sede gli alunni del Seminario Teologico cen-
trale, i quali oggi presero alloggio nel nuovo Seminario.
a. 1868, 24 Febbraro. Solenne istallazione dei Padri Cap-
puccini nel loro antico ospizio e nella chiesa della B.
V. del Castello.
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22 Aprile. Solenne Te Deum in duomo per la nascila a
Pesi di una principessa austriaca.
29 Giugno Fu oggi in Roma pubblicata la bolla di Pio IX
con cui pel giorno 8 dicembre 1869 vengono invitali
tulli i vescovi della Cristianità ad un Concilio Ecume-
nico da celebrarsi nella Basilica Vaticana.
SO Luglio. Rista urato il locale presso il campanile del Duomo
oggi alle ore 10 am. si fece solenne apertura di un
Gabinetto di lettura pel clero. Alla presenza dell' arci-
vescovo mons. Maupas, di tuli' i soci e del Preside
della Fabbriceria Dr. Natale Filippi, il preside della di-
rezione del Gabinetto, canonico Carlofederico Bianchi
lesse un discorso inaugurale, a cui rispose l'arcivescovo
analogamente.
8 Agosto. L'arcivescovo, il capitolo ed il clero fecero vi-
sita di congedo al Luogotenente Baron Filippovich, sol-
levato dall'incarico di governatore.
19 detto. Oggi alle ore 12, giunto col piroscafo ordinario
da Trieste il nuovo governatore e comandante militare
della Dalmazia Giovanni cav. Vagner, fu ricevuto alla
marina dal Comune e da tutte le autorità civili e mi-
litari, e fu accompagnalo alla Basilica Metropolitana, ove
fu accolto all'ingresso coi dovuti onori, e preso posto
nel luogo consueto, assislette al solenne inno di grazie,
intonato dall'arcivescovo dinanzi il Ss. esposto.
20 detto. Oggi alle ore 9 1' arcivescovo col capitolo e clero
si recò a palazzo a prestar T omaggio al nuovo go-
vernatore.
22 detto. Pontificale in Duomo per l'apertura della Dieta
provinciale con T intervento del governatore e dei deputali.
a. 1869^ 12 Marzo. L'arcivescovo nostro partì per Fiume
col piroscafo di guerra^ a capo della deputazione pro-
vinciale, destinala a complimentare l'Imperatore Fran-
cesco Giuseppe; e li 17 ritornò a Zara assieme agli
altri deputati, cioè il Luogotenente Wagner, il Presidente
della giunta cav. Pelrovicb, ed il Podestà co. Cosmo
de Begna coi due assessori municipali Pietro Battara,
e co. Giovanni Fanfogna.
30 detto. Oggi venne dalfi. r. Genio Militare riconsegnata
al consiglio di fabbrica della Metropolitana la chiesa di
s. Donato, ch'era da molti anni tenuta in affitto dal
medesimo per scopi militari.
— 488 —
11 Aprile. Il capitolo col clero alle ore 10 a. m. si recò al
palazzo arcivescovile per prestare il debito omaggio
nella persona dell' arcivescovo al Sommo Pontefice Pio
IX, che in questo dì compie il suo Giubileo Sacerdotale;
dopo di che vi fu solenne pontificale in Duomo colCinno
di grazie, e benedizione del Ss.mo la sera con splendida
luminaria interna ed esterna. Tutte le campane della
città suonarono a festa dalle ore 8 alle 10 am. nel cui
frattempo il Papa celebrava a Roma la sua seconda
messa novella. Alle ore 8 pm. grande accademia nella
sala del seminario Provinciale, ove furono declamale
parecchie composizioni poetiche latine, italiane, slave,
tedesche, inglesi e francesi in onor di Pio.
4 Maggio, Giunse in Zara col proprio piroscafo s. Altezza
il principe Napoleone del fu Girolamo, ed il giorno se-
guente visitò la Basilica metropolitana, chiedendo conto
della sua fondazione e dei varii oggetti d'arte, che
r adornano.
/ Novembre. Apertura in Duomo del giubileo universale
in preparazione del concilio Ecumenico Vaticano.
16 detto. Arrivo del vescovo di Sebenico Giovanni Zaffron^
e di quello dell' Ercegovina mons. Kraljevich diretti a
Roma pel concilio.
i9 detto. Arrivo di mons. Pooten.^ arcivescovo d'Antìvari,
di mons. Raffaele i" Ambrosio di Durazzo, mons. Dod-
massei di Alessio, mons. Calogerà di Spalato, e mons.
Dubocovich di Lesina, e dopo breve fermata prose-
guirono oggi per Trieste diretti a Roma pel Concilio.
24 detto. L'arcivescovo discese nella Basilica alle ore 7
a. m. e recitato dal capitolo e clero T itinerario prescritto,
diede la benedizione al popolo, indi fatta orazione alla
B. V. a s. Anastasia e al Ss.mo, accompagnalo dalla
Comune, dal capitolo, dal clero, preceduti dalle bandiere
dei vicini villaggi, al suono festivo delle campane s'avviò
alla chiesa di s. Grisogono, e fatta orazione al Ss.mo
ed al Santo, si diresse alla marina, donde alle ore 8
partì per Trieste diretto a Roma pel concilio, accom-
pagnalo dal professore dì teologia don Casimiro Forlani.
^6 Novembre. Arrivarono i mons. ri Vincenzo Zubranich,
*^ vescovo di Ragusa, e Giorgio Markich vescovo di Cat-
taro, e proseguirono per Trieste alla volta di Roma
pel concilio.
— 489 —
8 Dicembre. Solenne apertura del concilio Ecumenico Va-
licano sotto la presidenza del glorioso pontefice Pio IX
ed alla presenza di 900 Padri, convenuti da tutte le
parli del mondo, ^^ella nostra Basilica dopo la messa
solenne fu cantato il Veni Creator dinanzi all'imagine
della B. V. Immacolata, collocata sul maggior altare.
Questa sera si cominciò una novena apposita pel pro-
spero successo del concilio con discorso e litanie.
a. 1870^ 16 Gennaro. Fu celebrala colla solita pompa la
festività di s. Anastasia. Il cattechisla dell' i. r gin-
nasio don Giacomo Boglich intesseva le lodi della santa
titolare e patrona.
5 Giugno. Uscì in luce a Zara un giornale ecclesiastico col
titolo = La Dalmazia Cattolica— La redazione fu ap-
poggiata ad un comitato di persone ecclesiastiche. La
cauzione di metodo venne prestata nell' importo di fio-
rini mille dall'arcivescovo e dai vescovi comprovinciali.
i9 Luglio. Giunse da Roma un telegramma dell' arcivescovo,
con cui annunzia la proclamazione del dogma dell' in-
fallibilità del Pontefice, avvenuta jeri nel Concilio Vaticano.
27 detto. Ritorno dell'arcivescovo, e dei vescovi Calogerà
e Dubocovich da Roma. Splendide feste per la città.
Solenne Te Deum. La sera concerto musicale nella piazza
dell'erbe, luminaria e fuochi d'artificio.
Alle ore 2 p. m. giunse con piroscafo da guerra S E.
barone Rodich, destinalo a governatore civile e militare
della Dalmazia, e fu accompagnato al palazzo da tutte
le autorità civili e militari. Dopo di che egli si recò
a far atto di visita a S. E. T Arcivescovo.
28 detto. Tutto il clero preceduto dall'Arcivescovo alle ore 9 si
recò al palazzo governiaie per far omaggio al governatore.
SO Settembre. Oggi s' incominciò in tutta la diocesi a fare
speciali preghiere pel Sommo Pontefice Pio IX, tenuto
quasi prigioniero nel Vaticano dal governo italiano.
28 Novembre. Messa pontificale di Requiem in Duomo in
sufiPragio del vescovo di Ragusa mons. Zubranich, morto
a Trieste il dì 15 del corr. dopo lunga malattia.
a. 1871., 77, 18 e 19 Marzo. Solenne triduo in Duomo in
onor di s. Giuseppe, dichiarato Patrono della Chiesa
universale da Pio IX con suo decreto degli 8 dicembre
1870. Solenne pontificale il giorno 19 con analogo di*
scorso e indulgenza con benedizione papale.
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a. 187 ly 16 Giugno. Oggi T immortale Pontefice Pio IX com-
pie il vigesimo quinto anno di suo Pontificato. Feste
grandiose, e sontuose funzioni in tulle le chiese della
città e della diocesi. I giorni 14^ 15 e 16 in s. Gri-
sogono, il 16 in s. Michele, il 17 in s. Simeone^ e
finalmente il 18 nella metropolitana furono solennizzati
con istraordinaria pompa e apparato, musica e luminaria.
Tutti i reliquari del santuario delia Basilica furono oggi
esposti sopra gradinate suU' aitar maggiore. Solenne pon-
tificale, musica istrumentale, discorso, indulgenza ple-
naria colla henedizione papale, acclamazioni al Pontefice.
La sera benedizione solenne del Ss.mo con Te Deum^
indi musica luminaria e fuochi artificiali.
19^ 20 e 21 detto» Trìduo in s. Maria per lo stesso oggetto.
22, 23 e 24 detto. Triduo alla B. V. del Castello per lo
slesso oggetto. L'arcivescovo spedì in questi ultimi giorni
un telegramma al Pontefice deponendo ai suoi piedi i
voti suoi e quei del capitolo, del clero e di tutta la
città, eti il s. Padre a mezzo del cardinale Anlonelli
suo segretario corrispose con afìettuoso ringraziamento
per telegramma.
14 Settembre. Apertura della dieta provinciale con messa
pontificata da S. E. l'arcivescovo.
24 Ottoh^e. V arcivescovo ricevette dal Sommo Pontefice
molti arredi sacri, cioè apparati, calici d'argento, pissidi
e biancherie per uso delle chiese povere, i quali oggelli
furono anche distribuiti.
a. i872, 16 Gennaro. Fu oggi festeggiala con gran pompa
la solennità della martire nostra patrona s. Anastasia.
Panegirista il professore ginnasiale don Agostino Gru-
bissich. Musica dei primi autori. Gran calca di popolo.
Ammirazione universale per l'estetica dell'addobbamento,
per la sfarzosa luminaria, e per la ricchezza degli ap-
parali, arredi sacri ed utensili.
22 Marzo. Venerdì. Mentre il predicatore quaresimale tes-
seva la passione di Maria Ss. in Duomo, si fece sen-
tire una forte scossa di terremoto, che incusse spavento
a lutto l'uditorio e a tutta la città.
28 Aprile. Partenza da Zara per Vienna di S. E. il nostro
arcivescovo, invitatovi dall' arcivescovo cardinale Rau-
scher, onde prendere parte ad una conferenza di ve-
scovi per affari ecclesiastici.
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26 detto. Arrivo a Zara e partenza per Vienna dei vescovi
ZafFron e Dubocovich per Io slesso scopo.
29 detto. Mons. Markich, vescovo di Callaro oggi parli allo
stesso scopo.
16 Maggio. I suddetti fecero ritorno a Zara.
8 e 9 Ottobre. Zara è visitala dall'arciduca d'Austria Alberto.
La Basilica, s. Donato, le chiese della B. V. del Ca-
stello, di s. Maria e di s. Simeone furono l' oggetto di
sua ammirazione.
16 detto. Zara è visitata dal duca di Modena Francesco V,
arciduca d' Austria con seguito. Attirò la sua attenzione
la Basilica, indi s. Donato, poscia s. Simeone ecc.
6 Novembre. Solenne apertura della dieta provinciale con
messa pontificale e Veni Creator.
a, 1818^ 12 Gennaro. Lutto generale per la morte del dottor
Natale Filippi, benemerito presidente della fabbriceria
della Basilica Metropolitana, Preside della Camera degli
avvocali, membro della Dieta Provinciale ecc. ecc.
14 detto. Solenni funerali in Duomo peli' illustre defunto.
22 detto. Solenne benedizione della seconda grande campana
della Basilica, rifusa a Bassano nella fonderia di Pietro
Colbacchini.
i7 Febbraro. Funerali in Duomo pelia defunta Imperatrice
Carolina Augusta, vedova dell' Imperatore Francesco I.
Grande catafalco eretto nel mezzo, e solenne Pontificale.
12 Marzo. Alle ore 9 p, m. Lunga e forte scossa di ler-
remuoto.
2 Dicembre. Venne solennizzato nella Basilica il Giubileo
di S. M. r Imperatore Francesco Giuseppe I, il quale
compie in questo giorno il XXV anno del suo impero.
Pontificale con Te De/nn. Dopo di che tulle le autorità
prestarono il debito omaggio al governatore bar. Rodich.
a. 1874^ 16 Gennaro. Fu oggi solennizzata colla solita
pompa ed apparato la festa di s. Anastasia II canonico
capitolare Gregorio Raicevich tesseva le lodi della mar-
lire patrona. La musica della grandiosa messa del maestro
Felice Rossi.
9 Marzo. L'arcivescovo parli per Fiume diretto alla volta
di Vienna, invitato alla conferenza dei vescovi austriaci
intorno alle nuove leggi confessionali.
29 detto. Ritorno dell' arcivescovo a Zara, assieme al ve-
scovo di Ragusa mons. Zafi'ron.
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13 Aprile, Solenne messa di Requiem pontificata dall' arci-
vescovo in suffragio del vescovo di Lesina Giorgio
Dubocovich, morto li 21 marzo p. p.
7 Maggio. Solenni funerali per la morie delT insigne Ielle-
rato e patriota Nicolò Tommaseo, morto a Firenze il
dì 1 maggio corr.
i7 detto. Morì in Arbe il sacerdote diocesano di Zara
Giovanni Gurato, una volta cancelliere di questa curia
arcivescovile. Lasciò la sua preziosa biblioteca al ca-
pitolo metropolitano, che in pegno di gratitudine stabilì
un' anniversario perpetuo in Duomo per l' anima sua.
8 Giugno. Partenza di S. E. il nostro arcivescovo per Roma
ad limina. Fu accompagnato da tutto il clero sino al
vapore alle ore 8 a. m.
25 Luglio. Ritorno dell' arcivescovo da Roma.
7 Settembre. Da parte dell' L r. commissione centrale per la
conservazione dei monumenti antichi arrivò qui in Zara
spedito da Vienna l'ingegnere architetto D.r Hauser, il
quale tosto si è recato in Duomo e coli' assistenza dello
scrivente e di due membri della fabbriceria ha esami-
nato la Basilica e s. Donato in tutte le sue parti. Si
espresse ripetutamente essere di grande importanza la
loro conservazione, ed essere in ispecie molto interes-
sante il tempio di s. Donato per la sua particolare strut-
tura ed antichità. Promise di far tutto il possibile per-
chè la commissione si adoperi efficacemente pei pro-
gettati ristauri della Basilica, ed in quanto a s. Donato
rassegnerà le sue vedute alla commissione.
16 Dicembre. Il P. Roberto Menini, cappuccino, diede oggi
principio in Duomo ad una solenne missione, la quale
arrecò gran frutto spirituale, e terminò col giorno 27.
Ebbe per socii delle sue fatiche il cappuccino P. Raimondo,
e mons. Bartolini canonico onorario della cattedrale di
Trento.
a. i87ò^ 15 Gennaro. La festa di s. Anastasia fu celebrata
con la solita pompa. II P. Lombardini della compagnia
di Gesù ha tessuto 1' elogio della santa patrona. Nella
seconda parte con grande maestria e con rara destrezza
illustrò le principali memorie della nostra patria, e la
soda divozione dei nostri padri verso la nostra eroina.
10 Aprile, Questo giorno di sabbaio l' Imperatore Francesco
Giuseppe I giunse a Zara. Alle ore Ila. m. un colpo
— 493 —
di cannone annunziò il prossimo arrivo di S. M. l'Im-
peratore nostro, che venendo da Fola incominciava il
divisato suo viaggio in Dalmazia. Già tutte le autorità
e le corporazioni avevano preso posto nella Basilica
Metropolitana, sfarzosamente addobbala e splendidamente
illuminati! ; già l'arcivescovo in abili pontificali alla testa
del capitolo appressavasi alla porta principale del tempio,
ed il popolo stipato occupava le navate e. le gallerie;
già una spalliera militare erasi schierata lungo la riva
nuova, la piazza e la via dei seminari sino dentro il
tempio, donde continuava sino al palazzo della residenza
imperiale. Quando Sua Maestà pose piede a lerra^ tuo-
narono le artiglierie della cittadella, e delf i. r. squadra,
ancorata lungo il canale, e tulle le campane nonché la
banda cittadina suonarono a festa. Presentategli dal go-
vernatore, indi dal podestà le debite felicitazioni, Sua
Maestà si avviò preceduto dal podestà, fra le acclama-
zioni del popolo, verso la Basilica, ed arrivato alla
soglia, l'arcivescovo gii porse V acqua benedetta, indi
gli rivolse analogo discorso, a cui col cuore commosso
rispose leggendo. Dopo di che^ preceduto dal capitolo
e dall'arcivescovo assistito da quattro canonici in abiti
sacri entrò nel tempio al suono festivo dell' organo, e
si assise sul trono imperiale, innalzato sulla cattedra
arcivescovile addobbata con baldacchino di voluto di
seta, trinato d' oro, sormontalo da due gran ciuffi, for-
mati ciascuno da cinque piume bianche, distintivo del
trono imperiale. Il seguito prese posto in presbiterio sul
piano a Iato del vangelo in panche adornale di tappeti
di lana di color rosso oscuro, mentre il capitolo, ve-
stito di cappamagna si collocava dalla parte dell' epi-
stola, e r arcivescovo cogli assistenti fermavasi dinanzi
l'aliare. Poscia due sacerdoti, vestili di lonicella appo-
statisi sul pianerottolo dinanzi la gradinala del presbi-
terio cantarono le seguenti acclamazioni al Sovrano:
Exaudi Christe^ Christe,
Augustissimo Domino^ Domino^ FRANCISCO JOSEPHOy
Austriae Imperatori, Dalmatiae Regi^ ac Jaderae
Serenissimo Duci, salus, honor, vita^ et Victoria.
Exaudi Christe^ Christe.
— 494 —
Indi esposto il venerabile, l'arcivescovo inluonò il Te
Deum^ che fu proseguilo dai musici della cappella istru-
mentale ; recitale dippoi le preci e 1' orazione relativa^
assieme a quelle del pontificale ad recipiendum Impe-
ratorem^ impartì la benedizione col Ss.mo. Finito ciò
Sua Maestà preceduto egualmente dal clero, dal capitolo
e dall' arcivescovo mosse dal tempio, congedandosi dal-
l' arcivescovo. Le autorità presero la via di s. Donato
per recarsi al palazzo, mentre Sua Maestà col seguito
si condusse per la via larga fra gli evviva del popolo
alla imperiale residenza.
Poco dopo l'arcivescovo col capitolo e coi clero in
tenuta di galla si portò al palazzo residenziale per pre-
stare a Sua Maestà il dovuto omaggio.
A ricordare ai posteri questo alto religioso dell'ama-
tissimo nostro Sovrano, con cui egli apriva la sua vi-
sita della Dalmazia, una lapide marmorea con relativa
iscrizione fu innalzata nella cappella della B. V. Im-
macolata.
ii detto. Domenica alle ore 7 a. m. Sua Maestà assisteva
nella collegiata di s. Simeone ad una messa piana, ce-
lebrata da S. E. r arcivescovo, dopo la quale fece allo
di venerazione alla sacra reliquia. La divozione del
Sovrano edificò altamente i fedeli che affollavano il
tempio.
12 detto. Oggetto della visita imperiale fu il Tempio di
s. Donato. S. M. ammirò questa imponente e veneranda
reliquia della prim' arte cristiana, ed arrivato sotto la
cupola esclamò: s. Sofia^ volendo accennare alla somi-
glianza di questo tempio con quello di Costantinopoli.
i4 detto. Giorno destinato alla partenza di S. M. polla provincia,
di buon mattino tulle le autorità e corporazioni, 1' arcive-
scovo, il capitolo ed ii clero in tenuta di galla, si rac-
colsero alla riva nuova, ove giunto l'Imperatore accom-
pagnato dal governatore, si accomiatò prima dall'arci-
vescovo rivolgendogli benigne parole, indi da tutti gli
altri capi, poscia al suono della banda cittadina al tuonar
dei cannoni fra gli evviva del popolo si partì alla volta
di Sebenico, lasciando di sé imperitura memoria
In ricordanza del solenne suo ingresso in questa città
Sua Maestà largì la sommn di fiorini mille da distribuirsi
ai pii istituti, e piìi tardi mandò in dono alla Basilica
— 495 —
Metropolitana un magnifico ostensorio, sul cui piedestallo
la fabbriceria fece incidervi analoga iscrizione latina,
che fu anche riportata nel I volume di quesl' opera a
pag. 254.
a, 1876^ 16 Giugno. Anniversario trigesimoprimo del glo-
rioso pontificato di Pio IX. L'arcivescovo spedi al Pon-
tefice un telegramma di felicitazioni in nome proprio,
del capitolo e del clero di tutta la diocesi.
a. 1877^ 3 Giugno. Il cìnquanlesimo anniversario della con-
sacrazione episcopale di Pio IX. Tutte le chiese e buona
parte delle abitazioni ornate con bandiere, arazzi, ritratti,
ed iscrizione. Alle ore 1 1 messa solenne cantata dal
preposito, trovandosi T arcivescovo a Roma. Musica
istrumentale. Acclamazioni. Intervento della Comune e
dei decorati pontificii, nonché della Società cattolica.
Dopo la funzione vi fu dato pranzo a cento poveri nel
cortile deir arcivescovato. Elemosine ai poveri. La sera
solenne benedizione del Ss.mo nella Basilica con Te
Deuìn, musica istrumentale e splendida luminaria. Illu-
minazione deiresterno di tutte le chiese, conventi, se-
minarli ed anche molle case dei privati, non escluso il
palazzo comunale e la loggia. La banda cittadina di buon
mattino, e di sera percorse tutta la città.
10 Luglio. Lavori in s. Donalo. L'i. r. commissione centrale
di Vienna pel rintracciamento e conservazione dei mo-
numenti artistici antichi assunse a se la conservazione
del tempio di s. Donalo. Ed anzitutto ordinò la demo-
lizione dei tre primi piani, costrutti dal genio militare
durante il tempo della sua occupazione, cioè dal 1798
in poi. Quinci assegnò l' imporlo di fior. 200 pegli scavi
del pavimento, che dicevasi sovraposto alT antico, ri-
servandosi di disporre quanto occorrer potesse in av-
venire onde ritornare l'edifizio nel suo stato primiero.
Oggi si diede principio alla demolizione delle tre im-
palcature e delle scale, che conducevano ai piani su-
periori, i quali servivano a deposito di proviande, e
mobiglio militare. Dopo di che si principiarono gli escavi
del pavimento. Levato il selciato superiore, ch'era for-
mato di quadrelli di marmo, a tre piedi di profondità
si giunse a scoprire un lastricato di pietre regolari di
grandi dimensioni, poste in direzione da tramontana ad
ostro, le quali vanno a congiungersi ad altre simili trovate
— 496 —
nei contermini edifizii. Procedendo nelle investigazioni
si venne a rilevare che non solo i pilastri e le colonne
ma benanco il muro del tempio, in tutto il suo giro,
in specie dal lato di libeccio^ poggiano sopra grandiosi
frammenti architettonici dell' arte classica, appartenenti
ai tempi ed agli edifizì romani, che decoravano una volta
la città. Basamenti e cippi, fusti di colonne scandiate,
simili a quelle della colonna di s. Simeone, architravi,
fregi, are e cornici di varie dimensioni, e di bellissimo
lavoro della miglior epoca romana, spezzati, capovolti
giacenti senz'ordine alcuno, formano le fondamenta del
fabbricato sul piano originario dell'antico foro di Zara,
e sui gradini, per cui da questo ascendevasi ai templi
preaccennati. Oltre alle due lapidi votive, da me spie-
gate nelle mie Memorie di Zara ne venne allora in
luce una terza, ma più piccola e collocata sotto il se-
condo pilastro a destra di chi entra, della quale darò
in seguito la spiegazione.
Fin d'allora ogni forastiero fa ricerca del tempio dì
s. Donato ed ammira la grandiosità del concetto, ed i
preziosi avanzi degli edilìzi romani. L'architetto pari-
gino Carlo Erard^ intelligentissimo in fatto di opere an-
tiche, vi fece sopra questo monumento uno studio lungo
e diligente, e ne ritrasse in disegno l'intero e le sin-
gole sue parti, alcune delle quali le combinò assieme
perfettamente per formare due are votive magnifiche,
alle quali non mancherebbero che le sole statue relative.
4 Settembre. Proveniente da Coriii^ e dopo di aver toccato
i punti principali della Dalmazia^ giunse oggi a Zara
alle ore 8 a. m. col piroscafo Miramar^ S. A. il prin-
cipe ereditario d'Austria l'arciduca Rodolfo, preceduto
dal nostro governatore baron Rodich col piroscafo HofFer.
Sbarcossi alla riva nuova fra i colpi de' mortaretti, fra
il suono de' sacri bronzi, e della banda cittadina, e fra
i clamorosi evviva di numeroso popolo. Lo accolsero
tutte le autorità ecclesiastiche^ civili e militari., ad al-
cune delle quali rivolse la parola cortesemente. Recossi
col seguito al Duomo, al Battistero, a s. Donato, indi
a s. Maria e a s. Simeone, ove visitò T arca aperta del
santo. Si recò poscia al palazzo governiale, donde dopo
due ore partì alla volta di Fiume per adempiere ad una
missione ufficiale.
— 497 —
10 detto. Diedesi mano ai ristauri della Basilica Melropolilana,
pei quali furono assegnali dallo Sialo 6000 fior. L'im-
presa fu assunta da Luigi Pasquotli, il quale dovrà stare
sotto la direzione d' un i. r. ingegnere, e di un comitato
elelto nel seno della fabbriceria.
a, 1878, li Gennaro. Nella sala arcivescovile, presenti il
preside della fabbriceria co. Cosimo de Degna, l'arci-
diacono Bianchi, il canonico Vlalcovich^ il ceremoniere
Bianchi, il cancelliere arcivescovile Nachictì, e 1' attuario
Ragazzini, l' arcivescovo fece il solenne trasferimento
della reliquia di s. Tito, apostolo della Dalmazia, dal
suo reliquiario di legno dorato, in un busto tutto d'ar-
gento, donato dal suddetto arcidiacono. Del che venne
eretto pubblico islrumento a perpetua memoria. Per la
reliquia vedi il I voi. a pag. 164.
15 detto. La festa della patrona e litolare s, Anastasia fu
celebrala con grande solennità. Il rev. don Ercolano
Giampieri» zaratino, vicario corale della Basilica tesseva
le lodi della santa martire. Sull' aitar maggiore col busto
della santa furono esposti altri quattro nuovi di metallo
bianco con le reliquie di s Agostino^ s. Ambrogio, s. Carlo
e s. Magno, ed inoltre quello di s. Tito sopra descritto.
7 Fehhraro. Annunzio privato telegrafico della morte del
Pontefice Pio L\. La funesta notizia conturbò la città
tutta.
9 detto. La morte del Pontefice, seguita il giorno 7 alle
ore 5.40 p. m. venne oggi partecipata a mezzo del te-
leorafo alle ore 10 a. m. all'arcivescovo nostro dal
Nunzio Apostolico di Vienna. Fu perciò suonata per un
ora in tutte le chiese la campana maggiore in segno
di lutto.
10 detto. V arcivescovo comunicò a tutti i vescovi compro-
vinciali r infausla e dolorosa notizia della morte del
Papa. Venne affisso alle porte della Basilica un avviso
dell'ordinariato, col quale furono ordinate le funzioni
funebri da farsi nella città e nella diocesi, ed inoltre la
colletta per l'elezione del nuovo Pontefice.
11 detto. Venne innalzato un magnifico catafalco nel presbi-
terio^ della Metropolitana per cura ed a spese della fab-
briceria.
12 detto. Primo funerale nella Basilica. Alle ore 8 incomin-
ciarono i notturni, che furono cantati successivamente
32
— 498 —
dai frati di s. Michele e dì s. Francesco, e dal collegio
dì s. Simeone; le laudi alle ore 10 dal capitolo, alle
quali seguì la messa solenne cantala da una dignità con
assistenza pontificale.
13 detto. Secondo funerale nella Basilica. Tutto come jeri.
14 detto. Giovedì. Terzo funerale. Dopo le laudi, solenne
pontificale con orazione funebre, detta dal professore
di teologia Antonio Tacconi. Le quattro assoluzioni di
metodo eseguite dai quattro capitolari seniori ; la quinta
dair arcivescovo. La chiesa addobbata sfarzosamente a
bruno e splendidamente illuminata. Intervento di tutte le
autorità e folla di popolo.
15 detto. Funerale in s. Simeone e s. Francesco.
16 detto. Funerale a s. Michele e al Castello.
17 detto. Domenica di settuag. Preghiere in Duomo per re-
iezione del Sommo Pontefice. Dopo la messa solenne
r arcivescovo intuonò il Veni Creator.
18 detto. Funerali in s. Maria pel defunto Pontefice.
21 detto. Alle ore 1 p. m. il suono festivo di tutte le cam-
pane della citta annunziava T esaltamento del cardinale
Gioacchino Pecci al supremo pontificato, avvenuto jeri
dopo il terzo scrutinio. Assunse il nome di Leone XIIL
3 Marzo. Domenica di quinq. Solenni pontificali con Te
Deum per l' esaltamento del Papa Leone XIII. Musica
istrumentale. Intervento di tutte le aul<trità. Acclamazioni
al nuovo Pontefice. Addobbamento festivo della chiesa
e splendida luminaria.
21 detto. Solenni funerali in Duomo per V arciduca Francesco
Carlo, padre dell' Imperatore Francesco Giuseppe, morto
a Vienna il giorno 8 corr. Catafalco in mezzo della
chiesa ornalo d' armi e di emblemi militari e bene il-
luminato. La chiesa a bruno. Intervento di tutte le autorità.
a. 1879., 15 Gennaro. La festa di s Anastasia fu celebrata
colla solila solenuissinia pompa. Il professore di teologia
Francesco Uccellini recitò il panegirico. Oltre ai quattro
busti di metallo bianco, acquistati a Milano T anno pas-
sato^ altri due simili, rappresentanti s. Donato e s. Anselmo
vescovo di Nona vennero collocati sulT aitar maggiore.
16 detto. Funerali in Duomo pel vescovo di Cattaro mons
Markich, morto li 3 gennaio corr. In presbiterio fu e-
relto un bel tumulo con iscrizioni e con le insegne di
sua dignità.
— 499 —
7 Fehhraro. Pontificale di Requiem per l' anniversario di
Pio JX, con intervento del capitolo, del clero, e dei se-
minari. Musica. Addobbala la chiesa a lullo. Grande ca-
tafalco, bene illuminato.
20 detto. Anniversario dell'esaltamento di Leone XIII. Messa
solenne con assistenza pontificale e Te Deimi con in-
tervento degli ordini religiosi.
Si diede mano alla demolizione del fabbricato esistente
fra l'abside del Duomo, ed il campanile. Il fabbricalo,
che serviva ad uso d' ufficio della fabbriceria aveva una
stanza, sulle cui pareti erano dipinti i busti dei prin-
cipali nostri arcivescovi, e dei personaggi benemeriti
della nostra basilica con iscrizioni relative onorarie.
/ Marzo, Si diede principio alle fondamenta di una cancellata
in luogo del suddetto fabbricato.
25 detto. Si giunse col lavoro sino alla cornice, sopra la
quale poggeranno le statue dei protettori di Zara. Tra
la cornice ed il basamento a destra dell' ingresso fu
collocata in una nicchia una scaltola di metallo bianco,
con una medaglia del Papa Pio IX ed una moneta di
argento dell' Imperatore Francesco Giuseppe, coniata nel
1878, ed inoltre un'involto colla seguente scrittura:
Die XXV Marta MDCCCLXXVIIII
Ubi olim gymnasium prò clericis fuit^ ac dudum erat of-
ficiam Fabricae Basilicae Metropolitanae^ mine ah ejusdem
Procuratoribus ecclesiasticis et laicis,, magnis aedis impensis,,
cancelli hujusmodi erecti fuerunt ad Ss, Patronorum civi-
tatis honorem, et ad ornamentum ac praesidium Ecclesiae,,
sedente in cathedra Jadrensi Petro Domnio Maupas,
Cosma de Begna, Praeses. — Carolus Bianchi, Archidia-
con US. — Paschalis Pandi, Decanus. — Joannes Smirich,^
inventor operis — Donafus Filippi,, consiliarius. —
Simeon de Sfermich, consiliarius. — Philippus Franceschi^
consiliarius. — Jacobus Desimon,, lapicida.
17 Aprile, Oggi alle ore 7 a. m. partì per Fiume alla volta
di Vienna l'arcivescovo nostro per assistere alla con-
sacrazione della chiesa votiva monumentale. All' arci-
vescovo si associarono il vescovo di Sebenico mons.
— 500 —
Antonio Fosco, il podestà di Zara Nicolò Trigari, il
presidente della camera di commercio Pietro Abelich,
ed il co Cosmo Begna, i quali ultimi Ire costituiscono
la deputazione di Zara, capitale della Dalmazia, desti-
nata a rappresentare la città di Zara nel giorno 24 a-
prile corr. in cui festeggiasi a Vienna ed in tutto l'im-
pero il XXV anniversario del matrimonio delle LL. M1V1.
Francesco Giuseppe ed Elisabetta.
20 detto. Partì oggi il vescovo di Spalato per unirsi all' ar-
civescovo nostro, e così pure la giunta provinciale per
presentare a S. M. gli omaggi della provincia.
24 detto. Solenne messa in Duomo per festeggiare il sud-
detto anniversario. Fu cantata dall'arcidiacono con in-
tervento di tutte le autorità civili e militari e di tutte
le altre corporazioni. Dopo il vangelo acclamazioni al-
l'Imperatore. Musica istrumentale alla messa e al TeDeum.
La Basilica addobbata ed illuminata solennemente. La
truppa schierata intorno la chiesa. Il clero preceduto
dall' arcidiacono capitolare si portò al palazzo dopo la
funzione e rese l'omaggio al governatore perchè sia
presentato all'Imperatore. La sera grande luminaria in
tutta la città.
6 Maggio, Ritorno a Zara dell'arcivescovo nostro e del
vescovo di Spalato.
il detto. L'arcivescovo partì per Benkovac per dar principio
alla visita canonica, che è la quinta da quando prese
le redini della diocesi.
21 detto. Oggi venne compiuto il nuovo lastricato della cap-
pella della B. V. Immacolata per cura ed a spese di un
benefattore. Oltre la lapide commemorativa della visita
deir Imperatore Francesco Giuseppe, di cui si è fatta
parola più sopra, un'altra dedicata al dogma dell'Im-
macolata Concezione, ne fu innalzata nella stessa cap-
pella. Vedi il voi. I pag. 108.
1 Giugno. Domenica di Pentecoste. Trovandosi qui il ve-
scovo di Cattaro mons. Forlani, fece solenne pontificale,
invitato dal capitolo, in assenza dell'arcivescovo.
10 detto. Oggi ebbe com.pimento la cancellata fra la Basilica
ed il campanile. Costò alla chiesa fior. 3400.
8 Dicembre. Il XXV anniversario della proclamazione del
dogma dell'Immacolata Concezione. Solenne Pontificale
dinanzi la divota immagine, coUocala fra ricca luminaria
— 501 —
suir aitar iiiagiriore. Musica islrumenlale, pane<^irico, in-
dulgenza plenaria. La sera benedizione pontificale con
Te Deum.
a, 1880^ 4, 6 e 6 Aprile, Solennissimo triduo in s. Maria
pel XIV centenario della nascita dì s. Benedetto abaie ;
con messa solenne, discorso e benedizione serotina col
Ss.mo. Il giorno 6 solenne pontificale coli' assistenza del ^
capitolo e del clero della Basilica. La sera benedizione i
con Te Deitm.
DOCUMENTI,
Bolla di Anastasio IV, del (7 ottobre HM, con cui la Chiesa
di Zara venne elevata al grado di Metropolitana della Dalmazia
occidentale.
ANASTASIUS Episcopus, servus servoruni Dei, vene-
rabili fralri Lampredio Jaderlino archiepiscopo^ ejusque suc-
cessoribus regulariler subsliluendis in perpcluum. Licei uni-
versalìs eccIesiaB pastor ac ponlifex dominus nosler Jesus
Chrislus exislat, siciil per primum aposlolum dicitur: Con-
versi estis ad pastorem et episcopum animarwn vestrariim^
ascensiirus tamen ad coelum, hanc aposlolis commendavit, el
per eos successoribus eoruni, nobis scilicel, quos episcopos
super eani pasloresque conslituit, tanquam haereditario jure
omnes ipsius providenliae curas indulsit. Quatenus ex divini
dispensatone consilii nati prò patribus filii, et prò eis super
omnem lerram principes constiluti^ imilalores eorum simus,
sicul et ipsi Chrisli. Ccelerum, el inler beatos apostolos, juxla
sancii Leonis sentenliain, in similitudine honoris quaedam ha-
bila est discrelio polestatis, et quamvis omnium par essel
electio, uni tamen dalum est ul coeteris praeemineret. De qua
ulique forma episcoporum eliam est orla dislinctio, et solii-
cila discrelione provisum est ne omnes sibi omnia vindica-
rent, sed essent in singulis, quorum prima inler fralres sen-
lentia haberetur^ el versus quidam in majoribus urbibus con-
stituti^ sollicitudinem eorum caperent ampliorem, per quos ad
unam beali Pelri sedem universalis ecclesiae cura confluerel,
et nihil usquam a suo capite dissideret. Ad hanc siquidem
constilutionem regularum paternarum el generalis formam
ecclesiae, poslquam Dalmatia, imbre supernae graliae irrigala,
praedicanlibus aposlolicis viris, semen verbi Dei suscepit, et
juxla evangelicum verbum, fruclum coepìt reddere Iricesimum,
— 503 —
sexagosimiim, et centesimum, ne ponlificalìs ei pleniliido
deesset officii, uniis ibi osi qui aliis pra'sidercl ordinalus
anlisles^ «l Saionilana civitas, qua) ad hoc convonienlior vi-
debalur, est meiropolis insliluta^ qua? nimirum liiijus excel-
lenliam dij^nitalis per annos multos oblinuil, et lamquam pri-
ma sedes. caput est hobitn regionis illius, exibenlibus scilicet
aliarum civitalum episcopis Salonitano antistili, sicut metro-
politano suo, plenam obedientiam, et in majoribus causis,
juxta formam canonicam, recurrenlibus ad ejus .examen. Ab
aliquanlis vero temporibus Salona redacta in solitudinem, et
in alium locum sedem translata, et tam super illam, quam
super quasdam alias provincia) civitates Ungaris dominium
usurpantibus, et Jadera cum quibusdam aliis civitalibus in
priori remanentibus liberiate, graves inter ipsas civitates est
orla dissensio, ut nec episcopis et hominibus quarundam ip-
sarum ad metropolìm suam licuerit prò imminentibus causis
accedere, nec illi qui metropolitani officio fungebatur fratres
et coepiscopos suos ausus fuerit visitare. Quo circa nos, qui
universalis ecclesiae curam, Doo prout ipsi placuit disponente,
suricepimus, et prò necessitate locorum et temporum novos
episcopos, novos etiam debemus archiepiscopos constituere,
ne illis urbibus. quae a subjeclione ac dominio Ungarorum
liberse remanserunt, melropoìilanam curam deesset, et metro-
politani judicium, dum non possent in sua, in alienis quae-
rere provinciis cogerentur, evidenti necessitale illarum civi-
tatum inspecta, de omni fratrum noslrorum Consilio, le ve-
nerabilis in Christo frater Lampredi honore palici statuimus
decorandum, et super quatuor subscriptos episcopos archie-
piscopum ordinandum, decreto quidem valiluro in perpeluum
staluentes, ut commissa tuo pontificatui civitas Jadertina per-
petuis temporibus Metropolis habeatur. Cui nimirum Absaren-
sis, Veglensis, Arbensis et Farensis episcopatus lamquam
su« metropoli subjacebunt, et eornm episcopi libi, tuisque
successoribus, sicut melropolitanis suis, plenaui obedientiam
semper impendant. Palleo itaque, plenitudine videlicel ponlifi-
calis officii insignilus, erga subjeclos luos lalem le satage
exibere, ut plus pensare onus regiminis quam dignitotis ex-
cellenliam videaris. Quo tamen palleo bis diebus tantum u-
leris qui inferius legunlur inscripli : Nativitale Domini; in
celebratione feslivitatis beatae Anastasio; Epipbania ; Coena
Domini; Resurreclione ; Ascensione; Pentecostes; in solem-
nitalibus beala) Dei genitricis semper virginis Maria) ; in na-
— 504 —
talitio bealorum apostoloruin Peiri et Pcnulì ; in nativilale
beati Joannis baptistae ; in festo beati Johannis evangelistfe ;
in commenioratione omnium Sanctorum ; in consecrationibus
ecclesiarum et episcoporum, benedictionibus abbatum^ or-
dinationibus presbiteroriim ; in dedicatione ecclesiaB luae; in
festivitate beati Grisogoni, et in anniversario consecrationis
tuaB die. Studeat ergo tua fraternitas^ plenitudine tantse di-
gnitatis suscepta , ita strenue cuncta peragere , quatenus
morura tuorum ornamenta eidera valeant convenire. Sit vita
tua subdilis exemplum, ut per eam agnoscant quid appetere
debeant, ed quid coganlur vitare. Esto discretione praeci-
puus, cogitatione mundus^ actione purus ; discretus in si-
lentio, utilis in verbo. Cura tibi sit magis hominibus pro-
desse, quam preesse. Non in te polestatem ordiniS; sed
aequalitatem oportet pensare conditionis. Stude ne vita doc-
trinam destituat, ne rursum vitse doctrina contradicat. Me-
mento quia ars est artium regimem animarum. Super om-
nia, studium tibi sit apostoliche sedis decreta firmiter ob-
servare, eique tamquam matri et dominae tuae humililer obe-
dire. Ecce, frater in Christo carissime^ inter multa alia, ha^c
sunt pallei, ista sunt sacerdoti!. Quae omnia facile, Christo
adjuvante, adimplere poteris, si virlutum omnium magistram
charitatem et humilitalem habueris, et quod foris habere os-
tenderis, inlus habebis. Nulli ergo omnino hominum liceat
hanc nostrani constitulionem infringere, vel ei ausu temerario
contraire. Si qua igitur in futurum ecclesiastica secularisve
persona hanc noslrae conslitutionis paginam sciens, centra eam
temere venire tentaverit, secundo terliove commonita si non
satisfactione congrua emendaverit, poteslalis honorisque sui
dignitate careat, reamque se divino judicio existere de per-
petrata iniquitate cognoscat^ et a sacralissimo corpore ac
sanguine Dei et Domini Redemptoris nostri Jesu Christi aliena
fiat, atque in extremo examine dislricte ultioni subjaceat.
Conservantibus autem sit pax Domini nostri Jesu Christi,
quatenus et hic fructum bonre actionis percipiant, et apud
districtum judicem proemia eternae pacis inveniant. Amen. Amen.
EGO ANASTASIUS Catliolicse Ecclesise Episcopus sub-
scripsi. Bene valete.
Ego Cencius Portuensis et Sanct^ Rufino Episcopus
subscripsi.
Ego Gregorius Sabinensis Episcopus subscripsi.
— 505 —
Ego Guido presbitcr Gardinalis titilli sancti Grisogoni
subscripsi.
Ego Manfredus presbiter Gardinalis titilli sanct^e Savina;
subscripsi.
Ego Julius presbiter Gardinalis titilli sancti Marcelli
subscripsi.
Ego Ubaldus presbiter Gardinalis titilli sanct^e Grucis in
Hierusalem subscripsi.
Ego Octavianus presbiter Gardinalis tituli sanctse Geciliaì
subscripsi.
Ego Astaldus presbiter Gardinalis tituli sanctae Priscse
subscripsi.
Ego Johannes presbiter Gardinalis sanctorum Johannis
et Pauli tituli Pamachii subscripsi.
Ego Johannes presbiter Gardinalis tituli sanctorum Sil-
vestri et Martini subscripsi.
Ego Guido diaconus Gardinalis sanctse Marise in porticu
subscripsi.
Ego Johannes diaconus cardinalis sanctorum Sergi et
Bachi subscripsi.
Datum Lalerani per manum Rolandi sanctae romanae
ecclesiae presbiteri cardinalis et cancellarii, XVI Kalendas
Novembris^ Indictione III, IncarnationisDominicae anno MCLIIII,
pontificatus vero domini Anastasii IIII papae anno lì.
(L. SO Ego Petrus Sterminus presbiter et nolarius hoc
exemplum, ut in authenticis litteris dicti domini papa?
Anastasii bonae memoriae suo sigillo bulatis reperi,
scripsi, nihil adens vel minuens, compievi et roboravi.
Bolla di Adriano IV dei 22 febbraro HSS, con cui il Palriarca
di Grado venne elevalo alla dignilA di Primate della Dalmazia
occidentale.
ADRIANUS Episcopus servus servorum Dei venerabili
fratri Henrico Graden. PatriarchaB, ejusque successoribus ca-
nonico subslituendis, in perpeluum.
— 506 —
Ne passim et indiscrete sibi omnes EcclesiaR omnia vin~
(iicarent, consulta satis, uliliquo sanclornm Palruni delibera-
tione sanxit aucloritas, ut aliae alLis praBrogaliva diffnilalis
excellerenl, et eis lam judicandi auctorilale quam poleslate
corrigendi prapessent. Super omnes autem ex superni dispo-
sitione consilii sacrosancta est Romana Ecclesia constitula,
ad cujus examen universarum Ecclesiarum negotia referrentur,
et cujus statula universa mullitudo fidelium sequeretur. Haec
nimirum ex indulto a prima fundatione Ecclesiae in B. Petro
apostolorum principe privilegio statum omnium Ecclesiarum
provida consideratione disposuit : et quolies expedire cognovit,
alias nliis ad ampliorem curam earum habendarum statuit prae-
minere. Inde est, quod nos honestatem ac prudeiitiam tuam^
et devotionis sinceritatem quam erga sacrosanctam Romanam
Ecclesiam semper habuisse dignosceris, attendenles; et ne
commissa regimini et disposilioni tuae Gradensis Ecclesia,
quae de benignilate apostolicae sedis praerogativa gaudelbo
noris, ex brevilale patriarchatunm inferius et abjectius valeat
simpliciores haberi. ad ampliandam dignilatem ipsius, prima-
lum ei super Jaderlinum arcbiepiscopatum et episcopalus ipsìus
apostolica aucloritate concedimus, et tam te quam successores
tuos Jaderlino archiepiscopo et episcopis ejus, qui prò tem-
pore fuerint, dignitate primatus prsBsidere slaluimus, et con-
secralionis munus cidem archiepiscopo imperliri: Romano
quidem Pontifici Iradifione palii reserva?a. Ut igitur haec nostra
conslitutio firma in perpetuum et inconcussa permaneat, eam
scripli nostri paginam communimus, et auctoritale apostolica
confìrmamus. Decernimus ergo, ut nulli unquam hominum
liceal hanc paginam nosltìe conslilulionis et confirmalionis
infringero, ve! eì modis quibuslibet contraire: salva in om-
nibus apostol. Sedis auctorilale Si quis aulem id allentare
prsBsumpserit, secundo terliove commonilus, nibi realum suum
congrua salisfaclione correxeril, potestalis honorisque sui
dignilalc careal, reunique so divino judicio exislere de per-
petrata iniquitale cognoscat, atque in extremo examine dis-
Irictae ultioni subjaceal.
EGO ADRTANUS Catholicse Ecclesise Episcopus ss.
Ego Gregorius Sabinen. Episc. ss.
Ego Guido presbiter cardinalis tituli s. Chrysogoni ss.
Ego Ubaldus presb. cardinalis tituli s. Praxedis ss.
Ego Manfredus presb. cardinalis tituli s. Sabina3 ss.
— 507 -
Ego Aribertus presb. cardinnlis titilli s. Anastaaìa3 ss.
Ego Julius presi), cardinalis titilli s. Marcelli ss.
Ego Guido presb. cardinalis titilli Pastoris ss.
Ego Astaldus presb. cardinalis titilli s. Prisca^ ss.
P]go Gerardus presb. cardinalis titilli s. Stepli/mi in
Coelio-Monte ss.
Ego Henricus presb. card. tit. ss. Nerei et Achillei ss.
Ego Joannes presb. cardinalis tituli sanctorum Sylvestri
et Martini ss.
Ego Guido diac. card. s. Mariaì in Porticu ss.
Ego Joannes diac. card. ss. Sergii et Bacchi ss.
Ego Gerardus diac. card. s. Marife in Vialata ss.
Otto diac. card. s. Nicolai in Carcere Tulliano ss.
(L. S.) Datum Romae apud s. Pelrum per manum Rolandi
S. R. E. presb. card, et cancellarii, Vili knl. Martii,
indicMone IH, incanì, doni. ann. MCLV, pontifiratus
vero domini Adriani Papa? IV anno I.
Boli;) di Adriano IV del ìi aprile KSS, colla quale Tu sottoposto
l'arcivescovo di Zara al Patriarca di firado.
ADRIANUS.) Episcopus servus servornm Dei venerabili
fratrì Lampridlo Jaderlino Archiepiscopo, ejusque siiffraganeis
Episcopis sahilem et apostolicam benediclionem.
Quoniam sacrosancta Romana Ecclesia universarum ec-
clesiarum caput et mater esl, vel remolione obsislente ter-
rarum^ vel mulliplicilate impediente negoliornra, cpiarunidam
ecclesiarum necessitalibus non tam facile poteste ut oportet,
aliquando consulere; ideo aliarum ecclesiarum, quae amplio-
rem curam illis impenderenl, super eas inslilutos, et discrelos
tam providos vìros in parlom siiae solliciludinis consuevil
evocare. Hujus itaque rei nos consideratione inducli, tum
quia dignitatem Gradensis Ecclesiae dignum diiximus am-
pliare; tum quia ulile vobis et lemporaliter et spirilualiler
esse prospeximus, habere prope vos a quo et in dubiis ma-
gislerium, et in necessilatibus solalium recipere valealis;
— 508 —
Venerahilem Frairem Noslrum Henricum Gradensem Patri-
archam, Primalem veslrnin duximus slaluendum, el Gradensis
Ecclesiae dignitatcm primalus, ecclesiis veslris declaravimus
de caelero praesidere. Eapropler per praesentia vobis scripla
mandaoius, quatenus eumdem Palriarcham amodo Primalem
vestrum humiliter habeatis ; et siculi Primali vestro, exhi-
bealis ei obedientiam, el honorem : ad magnum quidem pro-
fectum veslrum, annuente Domino, perlinebil^ si doclrinam
ejus devolo animo receperitis; et quod salubriler ipse prae-
ceperil, prosecutione operis studueritis adimplere.
Dalum Romae apud s. Pelrum Vili kalendas Maji, pon-
tìficalus nostri anno primo.
Privilegio Pontificio con cui Papa Celestino III con Bolla del 17
maggio Ìi9^ conlerma il possesso de'suoi beni al Monastero
di s. drìsogono.
COELESTINUS, Episcopus servus servorum Dei, dilectis
fiiiìs Vincentio Abbati Monasterii Sancii Chrysogoni de Jadera,
ejusque Fratribus., tam praesentibus, quam fuluris, regularem
vilam professis in perpeluum.
Quoties a nobis pelilur, quod religioni et honeslati con-
venire dignoscitur, animo nos decet libenli concedere, et pe-
lentium desideriis congruum suffragium impertiri. Eapropler,
dilecli in Domino filii, veslris juslis postuialionibus clemenler
annuimus, el praefatum Monaslerium s. Chrysogoni, in quo
Divino mancipali estis obsequio sub Beati Petri, et nostra
prolectione suscipimus et praesenli scripli Privilegio commu-
nimus, slaluentes ut ordo Monasterii, qui secundum Domini
et Beali Benedicli regulam in eodem Monasterio institutus
esse dignoscilur, perpetuis ibidem temporibus inviolabililer
observelur. Praeterea quascumque possessiones, quaecumque
bona idem Monaslerium in praesentiarum jusle, el canonice pos-
sidet, aut in fulurum concessione Ponlificum, largilione Re-
gum, vel Principum, oblatione fidelium^ seu aliis juslis modis,
praeslanle Domino, polerit adipisci^ firma vobis, vestrisque
successoribus;, el illibala permaneant. In quibus propriis haec
— 509 —
duximus exprimenda vocabulis. Lociim ipsum, in quo prae-
fatum Monaslerium est, ciim omnibus pertinenliis suis; Ec-
clesiam s. Martini Yctdi ') cum pertinentiis suis ; Ecclesiani
s. Georgii cum omnibus pertinenliis suis in Camcnani; ')
Ecclesiam s. Michaelis Bravizi ^) cum pertinenliis suis ;
Ecclesia m s. Martini ^) ante portam Civitatis cum perii -
nenliis suis ; Ecclesiam s Jacohi ^) cum perlinenllis suis ;
Ecclesiam s. Michaelis Fiscimani ^) cum pertinenliis suis;
Ecclesiam s. Laurenlii Lucarani^) cum pertinenliis suis;
Ecclesiam s. Joannis et Yicloris Tilacji ^) cum pertinenliis
suis, el Ecclesiam sancii Damiani Berhiniae ^) cum perti-
nenliis suis,- Terram Ceprilani; '") Terram Berdae; ")
Terram Suchovare; '^) Ecclesiam s. Chrysogoni cum insula
Mauni; *"^) et piscationes omnes perlinenles ad vos sane
novalium vestrorum, qui propriis manibus, aul sumplibus,
alitis, sive de nutrimentis animalium vestrorum, nulliis a vo-
bis decimas exigere, vel exlorquere praesumal. Liceat quoque
vobis Clericos vel Laicos liberos et absolulos, e saeclo fu-
gienles ad conversionem recipere, et eos absque contradi-
elione aliqua relinere. Prohibemus insuper, ut nulli Fratrum
veslrorum, post factam in eodem Monaslerio professionem,
fas sii de eodem loco, nisi arclioris Religionis oplalu, di-
scedere ,* discedenles vero absque communium lillerarum
caulione nullus audeat relinere. Cum autem generale inler-
diclum Terrae fuerit, liceat vobis, clausis januis, exclusis
excommunicHtis, et inlerdiclis, non pulsalis campanis, sup-
pressa voce divina officia celebrare. Crisma vero, et oleum
sanctum, consecrationes Allarium, seu Basilicarum, ordina-
liones Monachorum, seu Clericorum veslrorum, qui ad sacros
ordines fuerint promovendi, a Dioecesano suscipietis Episcopo,
si quidem Calholicus fuerit, et graliam, alque communionem
Aposlolicae sedis habueril, et ea vobis gratis, et sine pra-
vilate aliqua voluerit exhibere; alioquin liceat vobis quem-
ciimque malueritis adire Antistilcm, graliam el communionem
Aposlolicae Sedis habenlem, qui nostra frelus aulhoritale
vobis quod postulalis indulgeal. Sepulluram praelerea illius
1) Diclo. ■'3 Camegnane distante cinque miglia da Zcmonico. 3) Obbrovazzo.
'') Sobborgo di Zara, ov' è ora il Foile ^) Al Barcagno oltre il porto, ") Pasman.
0 Lucoran. **) Telaschiza nell^ villa di Sale. ") Birbigno. ^") S. Cipriano nel
Polje di Zara. '^) Villa due miglia distante di Grue. ^2) Suovare. '^) Isola Maoi\
presso Pago con chiesa di s. Grisogano.
— 510 —
loci liberani esse decernimus, ut eorum devolioni, et exlre-
mae volunlati, qui se illic sepeliri deliberaveriul, nisi forte
excommunicati. vel interdicti sint, nullus obsistat. Salva tamen
juslitla illarum Ecclesiarum, a quibus morluorum corpora
assumuntur. Obeunte vero Te, nec non ejusdem loci Abbate,
vel tuorum quolibet successorum, nullus ibi qualibet subre-
ptionis astulia, seu violentia praeponalur, nisi quem Fralres
communi consensu vel pars Consilii sanioris, secundum Dei
timorem et Beati Benedicti Regulam providerit eligendum.
Dicimus ergo, ut nulli hominum omnino liceat praefatum
Monasterium temere pertrahere. aut ejus possessiones auferre,
vel de ablatis retinere, minuere, seu quibuslibet vexalionibus
faticare, sed omnia integra et illibata serventur^ eorum^ prò
quorum gubernatione ac sustenlatione concessa sunt, usibus
omnimodis profutura: salva Sedis Apostolicae Authorilate,
et Dioecesani Episcopi canonica justitia.
Si qua igitur in futurum ecclesiastica, saecularisve per-
sona hanc nostrae conslitutionis paginam sciens, contra eam
temere venire attentaveriU secundo tertiove commonita^ nisi
reatum suum congrua salisfactione correxerit^ potestatis, ho-
norisque sui dignitate careaU reamque se Divino Judicio
existere de perpetrata iniquitale cognoscat, et a sacratissimo
Corpore et Sanguine Dei et Domini Redemptoris nostri Jesu
Christi aliena fiat, atque in extremo examine districlae ul-
tioni subjaceat: cunctis auteni eidem loco sua jura servan-
tibus sit pax Domini nostri Jesu Chrisli, quatenus et suae
fructum bonae operalionis percipial. et apud districlum Ju-
dicem gratiam aeternae pacis inveniat. Amen.
t EGO COELESTINUS Catholicae Ecclesiae Episc. sub
t Ego Albinus Albanensis Episcopus subscripsi.
t Ego Joannes Ecclesiae sancti Clementis Cardinalis
Urbiensis et Ttiscanae Episcopus.
t Ego Octavianus Hostiensis, et Velletrenus Episcopus.
t Ego Pandulphus Basilicae XII Apostolorum Cardinalis
Presbyter subscripsi.
t Ego Jordanus s. Prudentiae Pastoris Presb. Cardinalis.
t Ego Hung. Presbiter Cardinalis s. Martini.
t Ego Joannes Ecclesiae sancti Stepbani in Coelio-Monte
Presbiter Cardinalis.
t Ego Ceatius Ecclesiae sai:cti Laurentii in Lucina,
Presbiter Cardinalis.
~ 511 —
t Ego Bernaldus sancti Petri ad Viiicula, Presbiter
Cardinalis Ecclesiae Eudoxiae.
t Ego Fidancius Ecclesiae sancti Marcelli Presb. (3ard.
t Ego Vratt. sanctorum Cosmae et Damiani Diaconiis
Cardinalis subscripsi.
t Ego Gerardus sancti Adriani Diaconus Cardinalis subs.
t Ego Gregorius sanctae Mariae in Portici! Diaconus
Cardinalis subscripsi.
t Ego Nicola sanctae Mariae in Cosmedin Diaconus
Cardinalis.
t Ego Gregorius sancti Angeli Diaconus Card, subscr.
t Ego Bobo sancti Theodori Diaconus Cardinalis.
(L. S.) Daliim in Laterano per manum Lenzi Sanctae Luciae
in Orarea Diaconi Cardinalis, Domini Papae Came-
rarii, terlìo nonas Martii, Indiclione terlia decima,
Incarnationis Dominicae Milles.^ Centesimo Nonages.'^
Quinto, Ponlificalus vero Domini Coelestini Papae
Tertii anno quinto.
Bolla (li Celestiiio ììl dd 17 iiiii!>gi(i ll9Ii coiuenientc il privilegio
concesso all'abbate di s. (irisogoiio di Zara, di pollare l'anello,
la milra, il bacolo paslorale e i sandali.
COELESTINUS^ Episcopus, servus servorum Dei dilecto
Filio Vincentio Abbati sancii Chrysogoni Jaderlini sajutem
et apostolicam benedictionem. Cum Te devolum, et fìdeiem
Ecclesiae fiiium esse credamus, honori tuo libenter inlendi-
mus, et personam tuam aliquo speciali Privilej^io duxìmus
honorandum, ut et fervenlius in nostra et Ecclesiae Romanae
devotione persistas, quo te cognoveris per Nos honore ac
dignitate ecclesiastica decoralum. Eapropter, dilecte in Do-
mino, fili, devotionem tuam et prndentiam allendentes, usum
mitrae, anuli, baculi, ac sandalium, sicut Praedecessores lui
hactenus habuisse nosciintur, de benignilate Sedis Aposlolicae
libi duximus concedendum, ut ipsis ecclesiasticis insignibus
in solemnibus processionibus, et praecipuis festivilatibus
— 512 —
Ecclesiae luae de Authoritale Sedis Aposlolicae tam infra
Monaslerium Uium, quam saeculares perlirientes ad ipsum
libere poliaris. Nulli ergo omnino hominum liceat hanc pa-
ginam noslrae concessionis infringere, vel ei ausu temerario
conlraire. Si quis aulem hoc allentare praesumpserit, indì-
gnationem Omnipotenlis Dei, et Beatorum Petri et Pauli
Apostolornni ejus se noverit incursurum.
Dalum Laterani XV kalendas Junii, Pontificatus nostri
anno quinto.
Bolla (li Leone \ll del 50 giugno 1828, con cui la chiesa di Zara
Tu solennemente dichiarata unica Metropolitana di tutta la Dalmazia
in perpetuo.
LEO EPISC0PV8 SERVVS SERVORVM DEI
AD PERPETUM REI MEMORIAM.
Locuni Beati Petri Apostolorum Principis cuni Vicaria
ipsius Jesu Christi poteslaie uierilis licei imparibus tenentes,
Ecclesiarum omnium spirituali regimini ita debemus assidue
incumbere, ut vel novas per orbem Dioeceses erigere, vel
erectas dividere, unire aut etiam abolere non abnuamus.
quando commissi Nobis Dominici Gregis, prò temporum,
locorum et circumstanliarum ratìone, utilitas postulai, et ad
magnum aliquod bonum assequendum, vel ad malum aliquando
ab Ecclesia Dei propulsandum necessitas exigat, prout in
Domino magis expedire judicemus. Ilac sane mente ad Epi-
scopales Sedes tam in Dalmatia quam in Istria ad Adriatici
maris oras sub Carissimi in Cbristo Filli Nostri Francisci
Austriae Imperatoris ac Bohemiae et Hungariae Regis Apo-
stolici nec non Regni Longobardi Veneti temporali Dominatu
aclu existentes cogitationes Nostras intendimus, ut sublatis
superiorum temporum calamitatibus rem sacram aptiori utili-
que forma ibidem componere atque ordinare conniteremur
Novimus equidem, eum esse Episcopatuum, et Cathedralium
Capitulorum, et Seminariorura in illis partibus miserrimum
— 513 —
stalum, ut manifesto appareat, ad illoruin numerum reli-
nendum necessaria media nnllo paclo suppelere; ex quo in-
feliciler successit diuturna multarum Sedium Episcopalium
viduitas non sine maxima Dioecesium calamitalo. Gnivissimis
bisce ex causis fel. Record. Pius PP. Septimus Praedecessor
noster curas cogilationesque suas jam pridem converteral ad
necessaria in tantam malorum congeriem remedia consciscenda,
probe noscens, bujusmodi mala auferri non posse si praesens
eorum Ecciesiarum statum servaretur, cum in summa rerum om-
nium inopia iisdem prò necessitale consuli omnino ncquiret. Ex-
tant enim in praesentiarum sub Austriaca ditione in Dalmatia se-
des Archiepiscopaies Jadrensis, Ragusina etSpalalensis, ilemque
Episcopales Sedes Sebenicensis^ Pharensis, Catlarensis, No-
nensis^ Macbarskensis, Scardonensis, Traguriensis, Stagnensis,
et Cursolensis; in provincia vero Istriae ad Litus Adriaticum
mumerantur Sedes Episcopales Goritiensis seu Gradiscana,
Tergestina, Parentina, Veglensis, Arbensis, Justinopolitana,
Polensis, Auxerensis et Aemoniensis. Canonica idcirco in eam
causam inquisitione suscepta idem Pius Septimus Ponlifex de
Sedibus ìmminuendis prudentissime cogitarat, ut prò minori
ipsarum numero facilius in Rei sacrae luilionem prospici
posset, spe frelus, fore ut saluti illorum Populorum exlremo
hoc remedio ex temporum, locorum ac Personarum rationi-
bus opportune succurrerelur. Nos quoque laudati Praedeces-
soris nostri vestigiis insistentes, uti primum traditam Nobis
divinilus Dominici Gregis custodiam suscepimus, parem in
id curarum conlenlionem impendimus, et dolenti quidem, sed
benevolo animo preces de iis sedibus imminuendis Imperialis
Uegiae Majestatis nomine Nobis porreclas excipientes attente
curavimus^ ut majora, quae possent, commoda leviori cum
jactura in Rei sacrae ulilitates conferentur, in quem fmem
plura ad examen deducenda fuere, cuncta singillalim accu-
rateque inspicienda, impensa denique Majestatis suae prò
Catholica Religione voluntas assidue compellando, omnibus
demum rebus, proni necessitalis ratio efflagitavit, conciliatis
gravissimis de causis Animum Nostrum moventibus et ex
certa scientia ac matura deliberatione Noslris deque Apo-
stolicae Potestalis plenitudine titulum, denominationem, natu-
ram, essentiam, tolumqne praesentem statum Episcopalium
Ecciesiarum, et Cathedralium Capitulorum, Cursolensis, No-
nensis, Scardonensis, Stagnensis, Traguriensis in Dalmatia,
parilerque Auxerensis, Arbensis, Aemoniensis in Littore Adria-
33
— 514 —
co perpetuo suppriraimus et extinguimus, easque et illarum
Dìoeceses a quorumlibet jurisdiclione, jure ac praerogativa
exemptas ac separatas edicimus, ut eaedem Ecclesiis ac Dioe-
cesibus infrascripta nova circutnscriplione constabiliendis ad-
jungi possint, suspense taraen efFectu suppressionis Ecclesiae
Aemoniensis, usque dum Ecclesiam ipsam ex persona moderni
Episcopi quovis modo vacari contigerit. Suppressis item, de-
letis ac perpetuo extinctis Metropoliti s juribus ac titulis
Archiepiscopalium Ecclesiarum Spalatensis et Ragusinae ,
easdem in mere Episcopales Ecclesias perpetuo referendas
mandamus, ipsasque Melropolitanae Ecclesiae Jadrensi sufFra-
ganeas assignamus ea lege, ut ipsarura Antistites primum
locum inler caeteros sufFraganeos habere semper debeant, prae-
cedenliam inter se adepturi a respectivae possessionis ante-
rioritate, ut hoc modo aliqua pristini eorum gradus memoria
servetur. Episcopales vero sedes Justinopolitanam^ Polensem,
et Macharskensem, conservatas denuntiantes aliis Episcopa-
libus Ecclesiis, uti Concalhedrales ab uno eodemque Antistite
in posterum gubernandas perpetuo unimus et adjungimus,
scilicet Justinopolitanam Concathedralem esse volumus Ter-
geslinae, Polensem Parentinae, et Macharskensem Spalatensi,
ac proinde Episcopus Tergestinus Nomen quoque suscipiet
Episcopi Justinopolitani, et Parentinus Polensis, ac Spalatensis
Macharskeiisis, adhibita tamen semper et in quolibet actu ac
loco praenominatione Episcopi Tergestini, Parentini, et Spa-
latensis. Extincto insuper qualìbet Metropolitico jure Antiba-
rensis Archiepiscopi in Cattarensem Ecclesiam tam ipsam,
quam Spalatensem^ Ragusinam, Pharensem et Sebenicensem
Ecclesias jure Metropolitico Archiepiscopi Jadrensis perpetuo
subjicimus, eidemque sufFraganeas assignamus. In memorala
itaque Provincia Dalmatiae numerahuntur in posterum Archie-
piscopalis Jadrensis, et ejus SufFraganeae Episcopales Eccle-
siae Spalatensis cum sua Concathedrali Macharskensi, Ragu-
sina, Sebenicensis, Cattarensis et Pharensis. In provincia
Islriae extabunl Episcopales Sedes Goritiensis seu Gradiscana,
Tergeslina cum sua Concathedrali Justinopolitana, Parentina
cum Concathedrali Polensi ac Veglensi. Ex enunciatis interea
Ecclesiis in Provincia Istriae perstabunt Apostolicae Sedi,
prout sunt in praesens immediate subjectae Goritiensis et
Tergestina, Parentina vero Ecclesiae Patriarchali Venetiarum,
et Veglensìs Metropolitanae Jadrensi, Suffraganealus jure
suberunt, donec aliter ab Apostolica Sede sancitum non fue-
— 515 —
rit. Ecclesiae aulem Justinopolitana et Polensis eodeni ac
respectivae Concathedralis jure quoad sufl'raganealiim cense-
bunlur, deleta qualibet erga diversum Metropolilanum earum-
dem praeseiUi subjectione. Porro de Capitulorum Calhedralium
ordinatione sequentia decernimus: Metropolitanae Ecclesiae
Jadrensis Capitulum ex Iribus constabit Dignitalibus, Prae-
posito scilicet prima post Ponlifìcalem, secunda Archidiaco-
nalu, ac Decanalu tertia, simulque ex quinque Canonicatibus;
Capitola vero Episcopalium Ecclesianim Goritiehsis ac Ter-
gestinae Tres pariter numerabunt Dignitates, nempe Prae-
posituram, Archidiaconatum et Decanalum, nec non quatuor
Canonicatus. Demum Capilula Ecclesiarum Ragusinae, Spa-
latensis^ Sebenicensis, Cattarensis, Pharensis, Parentinae^ et
Veglensis constituentur ex duabus Dignitatibus, nimirum Prae-
positura^ ac Decanatu, et ex quatuor Canonicatibus. Erunt
pariter in meraoralis Capilulis Jadrensi, Goritiensi, ac Ter-
gestino sex, in reliquis vero quatuor Vicarii seu Praebendarii,
qui praesto sint servitio Chori et Sacrorura Procurationi.
Quod si in aliqua ex praedictis Ecclesiis aliqui Dignilariì,
Canonici et Vicarii seu Praebendarii legitime instiluti adhuc
in praesens reperiantur, qui numerum prò respectivo ipsorum
ordine praesentibus praefinitum excedant, in hoc casu ii, qui
omnium postremi Beneficii possessionem adepti fuerint, suis
quidem sede, loco, suffragio, aliisque luribus et praerogativis
frui, reditibusque in ea quantitate, quam nunc percipiunt,
gaudere pergent, donec vixerint, sed eorum Beneficia, quan-
documque vacaverint, nulli alteri poterunt conferri, ut ita
praestitutus numerus in quolibet Capitulo tandem habeatur.
Quodsi ipsorum aliquis maluerit loco cedere, soque a Bene-
ficio abdicare, congrua Pensio prò actuali ipsius Beneficii
Censu eidem persolvetur. Hujusmodi autem vel actualem Be-
neficii reddilum vel Pensionem amittent omnes illi, qui intra
praefinitum numerum obtinebunt Beneficium, cujus statutum
censum percipient. Binos aulem ex Canonicis cujusque Cathe-
dralis Capiluli adsciscent Episcopi, qui Poenitentìarii ac Theo-
logì muneribus juxta Sedis Apostolicae Constitutiones fun-
gantur. Utque Sacrorum splendidus apparatus augeri valeat^
facultatem Episcopis impertimur Ecclesiasticos viros in sacris
Ordinibus conslitutos ex Majestatis suae consensu adsciscendi
in Canonicos Honorarios, qui statutum Canonicorum Capitu-
larium numerum non excedant, quique licet residentiae legi-
bus non adstricti, Chorali tamen habitu et stallo fruanlur^
— 516 —
absque ullo emolumento, niillumque habeanl suffragii jus, ne-
que facultalem Capilularibus Convenlibiis Comiliìsque adstandi.
Capilula demum Justinopolitanae, Polensis ac Macharskensis
Ecclesiarum, quae uli Concalhedrales conservabunlur, eodem
numero Capitularium constabunl, qui praefinitus est prò Ec-
clesia Calhedrali, cui ipsae erunt unitae. Ad consulendum
vero post enuntiatas immutaliones felici Capilulorum slatui
ac regimini curabit quilibet Antistes peculiaria a singulis
Canonicorum CoUegiis ordinari statala, quibus ex Sacrorum
Canonum et Synodalium dispositionum perscripto salubriter de
recto divini Cultus servitio, ac de propriis muneribus rite obeun-
dis caulum sit, eademque postea ab unoquoque Antistile san-
cienda ac probanda erunt, ac demum autbentica horum exem-
pla ad Aposlolicam Sedem Iransmittenda. Ex fidelium aulem
religione confidimus, utilia pietatis inslilula et numerum eliam
Beneficiorum Choralium «uclura iri accedente in ipsorum
tuitìonem pientissimì Principis consensu. Capitula suppressa-
rum Cathedralium Traguriensis, Auxerensis, et Aemoniensis
(cum haec locum ut supra habuerinl) redigentur ad Gapitula
Ecclesiarum Coliegialarum et in earum singulis Archipresbyler
curam animarum Parochianorum exercens, et quique Canonici
numerabuntur; statuta prò iisdem ab Episcopis conficienlur
auditis Interesse habentibus. Ne autem ex imminuto Pastorum
numero difficullas oriatur in Dioecesium procuratione ob ma-
jorem Episcopalis Curiae longinquitatem, caulum erit^ ut ne-
dum in Concalhedralibus retineantur Vicarii generales, sed
insuper in Civitatibus Cursolarum, Tragurii, Arbe, Aemoniae
et Auxeri Pro -Vicarii generales constituantur, qui ampliori-
bus, quam Vicari Foranei facuUatibus praedili necessitatibus
Populorum praesto esse possint, quin oporteat eos longis
itineribus ad Curiam generalem accedere, ac licentias proinde
de nubendo post rite probatam libertalem status concedere,
facultales subdelegare prò absolutione a casibus reservatis,
aliaque id genus agere valeant. quae longiorem moram band
patiantur, delata iisdem Pro-Vicariis auctoritate ab Episcopis,
proul satius expedire censuerìnt, ad quos id eliam speclabit,
Loca et Paroecias definire, in quibus dicti Pro-Vicarii hac
sibi communicata auctoritate uti poterunt. Pari insuper ex
ratione , inspecta Dioecesis Spalatensis ob Macharskensis
accessionem amplitudine, ad sacramentorum adminislrationem,
quae sunt ordinis episcopalis, fidelibus ibidem degentibus
facilius procurandam Vicarius generalis in Civitate Machar-
— 517 —
skae staluelur, qui aliquo lilulo Episcopali in partibus Infi-
delium modo et forma consuelis ab apostolica Sede exor-
nalus Episcopi auxiliaris miinus geret, gaudebitque prima
Cathedralis Capitali Dignilate alque ullerius Pensione in Sup-
plementum Congruae ad Dignilalem Episcopalem luendam
eidem assignanda edito in quovis peculiari casu per Nostram
Congregationem Consistorialem decreto. Volentes nunc ad no-
vam Dioecesium circumscriptionem procedere, ut singularum
distinctis fìnibus quaestiones omnes auferantur, circa spiri-
lualis jurisdictionis exercitium, earum dislributionem ac di-
visionem de Apostolìcae potestatis plenitudine decernimus,
praescribimus et consiituimus juxta eum, qui sequitur, modum:
videlicel Dioecesis Metropolitanae Ecclesiae Jadrensis con-
stabit ex universa, qua in praesens gaudel, Dioecesi, nec non
ex integro Territorio suppressae Episcopalis Ecclesiae ac
Dioecesis Nonnensis. Dioecesis Episcopalis Ecclesiae Spala-
lensis praeter Paroecias ipsius Givitatis Spalati efFormabitur
ex locis in eadem Dioecesi actu comprehensis, dempta tamen
Kievensi Paroecia alteri Dioecesi attribuenda, nec non ex
novem Paroeciis suppressae Dioecesis Traguriensis, nimirum
ipsius Givitatis Tragurii, ac Locorum, Seghetti, Okrugh, Hedno,
Castri Stiphilei, Castri novi, Castri veleris, Castri Vitturi, et
Zirona; ac demum ex paroeciis Dioecesis Macharskensis Eccle-
siae eidem uli Concalhedralis per praesentes unilae. Dioecesis
Episcopalis Ecclesiae Sebenicensis actualem suam Dioecesini
complectelur unacum Scardonensis Dioecesis Territorio alque
Undecim Paroeciis suppressae Dioecesis Traguriensis nimirum :
Bossiglino, Pargomet, Liechievizza, Berstranova. Ogoye, Zoor-
glievo, Visoka, SuhidoI, Gliubitorizza, Bistirizze, et Blisna^
illisque accedat Parecia Kievensis ex Dioecesi Spalatensi
sejuncta. Dioecesis Ecclesine Episcopalis Ragusinae consli-
tuelur ex praesenli sua Dioecesi unacum suppressae Curso-
lensis Dioecesis Territorio. Dioecesi Episcopalis Ecclesiae
Pharensis eodem ac in praesenti stalu integra remanebit.
Dioecesis Ecclesiae Episcopalis Catlarensis praeter Paroecias,
quibus nunc constat, complectelur etiam Paroeciam Budue.,
quam idcirco ex Dioecesi Antibarensi sejunctam declaramus.
Dioecesis Episcopalis Ecclesiae Goritiensis seu Gradiscanae
efformabilur ex praesenti ejusdem Dioecesano Territorio, e
quo demetur Paroecia loci Prosecco, alteri dioecesi accensenda,
nec non ex Pareciis jam antea ipsi adjectis juxta disposi-
liones Litterarum Apostolicarum ree. Memoriae Pii PP. Sep-
— 518 —
timi Praedecessoris Nostri, quarum initium : De salute Do-
minici Gregis : super nova Veneliarum Dioecesium ordinatione
editarura. Dioecesis Episcopalis Ecclesiae Tergestinae praeter
eam, qua nunc gaudet^ complecletur universam Justinopoli-
tanae Ecclesiae Dioecesim, quae eidem Concathedrali est
attribuita, nec non Dioecesis Aemoniensis Territorium (nunc
prò tunc, quando haec Ecclesia vacaveril) nec non Pareciara
Prosecco, a Dioecesi Goritiensi segregatara., atque Undecim
Parecias a Dioecesi Parentina disjunclas, nimirum: Sanctae
Mariae Majoris Pinguenti, S.ti Bartholomei Retii, Sorignaii,
Lanische, Bragusch, Culmi, Razzize, Vuch, Grinaldae, Zu-
mesci et Stridoniae. Dioecesis Ecclesiae Episcopalis Paren-
tinae constiluetur ex civitate ipsa, et ex praesenti ipsius
Dioecesi, demptis enunciatis Pareciis in Dioecesim Terges-
tinam collatis, nec non ex Dioecesi Episcopalis Ecclesiae
Polensis, quae Concalhedralis eidem Parentinae Ecclesiae est
renunciata. Dioecesis demum Episcopalis Ecclesiae Veglensis
constabit ex sua praesenti Dioecesi, nec non ex adjeclo sup-
pressarum Dioecesium Arbensis et Auxerensis Territorio.
Hisce nunc constabilitis praevia disjunctione ac exemptione
Ecclesiarum^ Monasteriorum, Pareciarura, Personarumque om-
nium ordinum (non tamen exemptarum) a respectiva ordi-
naria jurisdictione, potestate ac superioritate priorum Antisti-
tum juxta sancitas hucusque Dioecesium immutationes Nos
Habitatores et Incolas nec non Parecias et Monasterìa aliaque
omnia in constitutione novarura Dioecesium superius memo-
rata (salvis exemptionibus cuillbet dejure legitime pertinen-
lìbus) Archiepiscopo Jadrensi, ac Episcopis Spalatensi, Ra-
gusino, Sebenicensi, Pharensi, Cattarensi, Goritiensi seu
Gradiscano, Tergestino, Parentino et Veglensi prò suis res-
pective Civitate^ Territorio^ Dioecesi, Clero ac Populo per-
petuo assignamus supponìmus atque subjicimus, seminarla
Puerorum ecclesiastica idoneo Censu ex eo, quem in Rei
sacrae ìmpensas Imperialis ac Regia Majestas sua tribuium
voluit, opportune dilanda in Metropolitana Jadrensi, et in
Episcopali Spalatensi Ecclesiis constituentur, ut ibidem juxta
Concilii Tridentini perscriptiones sacris disciplinis ad Eccle-
siastica Ministeria rile erudianlur, nedum Dioecesanì Alumni,
sed etiam aliarum Dioecesium Adolescentes, quae Seminario
careni, iisdem, quoad vires suppetant, favoribus ac Dioece-
sani prò impensarum imminulione protegendi. Goritiensis au-
lem seu Gradiscana, Tergestina, Parentina et Veglensis Ec-
— 519 —
clesìae propria relìnebunl Seraìnaria, quorum reddilus ex
nniendis adjeclarum Ecclesiarum Seminariìs augebunlur. In
hujusmodi Seminariorum regimine lum quoad rectam alum-
norum instructionem ac discipiinam, lum quoad utilem Census
procuralionem jura Episcoporum ad formam Concilii Triden-
tini et Aposlolicarum constilutionum sarta tecta manebunt.
lllarum insuper Ecclesiarum Episcopi^ quae Seminariis careni,
polerunl eadem erigere, si vires suppelanl, haud abnuenle
prò suo pietalis studio Serenissimo Imperatore, ac Religione
in id connilenle Fidelium, quibus liberum eril, quo lubeat
aclu Seminariis vel erigendis vel Censu augendis consulere.
Ex Episcopatuum, Capitulorum et Cathedralium Ecclesiarum
patrimoniis aclu existentibus, nec non ex reddilibus, quos ad
Archiepiscopatus et Episcopatuum Ecclesiarumque Cathedra-
lium et Capitulorum tuitionem in supplemenlum necessari!
Census Imperialis Regia Majestas suo in Relìgionem studio
liberaliter est pollicita, Congruae respeclive doles assigna-
buntur, eaedemque ut in fundis stabilibus tradanlur, cum pri-
mis curabitur. Census prò Archiepiscopo Jadrensi duodecim
mille florenis, prò Raguslno et Spalatensi Episcopis octo
mille florenis, prò Sebenicensi florenis sex mille, et quin-
que mille florenis prò Cattarensi respeclive constabil; eoe-
leris Episcopis Pharensi, Goritiensi seu Gradiscano, Terge-
slino, Parentino ac Veglensi iidem, quibus nunc fruunlur,
Census absque ulla immutatione relinquuntur, qui si suslen-
landis Episcopalus oneribus impares sint, congruis supple-
menlis augebuntur. De Capitulorum vero Censu haec cauta
sunt: prò Jadrensis Capituli Praepositura prima Dignilale
floreni mille et quingenti, prò secunda Archidìaconalus mille
et quatuor centum; ac prò lertia Decanalus Dignilale mille
et biscenlum floreni, prò singulis vero quinque Canonicalibus
floreni mille annuum redditum conslituunt. Capitulorum Ra-
gusini et Spalatensis Praeposilurae mille biscenlum floreni,
Decanalui floreni milk, et cuilibet ex quatuor canonicalibus
octingenli floreni annuatim respeclive assignanlur ; prò Se-
benicensi Praepositura prima Dignilale floreni mille, prò se-
cunda noningenti floreni, et prò singulis ex quatuor Canoni-
calibus annui floreni sexcenlum decernuntur; Cattarensi Ca-
pitulo prò Praepositura octingenli, prò Decanalu seplingenli,
et prò quolibet ex quatuor Canonicalibus soxcentum floreni
annuatium constiluuntur. Pro celeris vero Capìlulis Pharensi,
Goritiensi seu Gradiscano, Tergestino, Parentino, et Veglensi,
— 520 —
inspecto actuali ìpsorum Patrimonio, infradicendus Exequutor
eongruam juxta superius praefinituni Capitularium numerum
dislribulionem rediluuni prò respeclivis Praebendis decernei,
quae dislribulio sensim prò rata exequulioni deraandabitur,
prout ex legilimo jure illorum beneficia vacare conligeril;
qui ultra statulum Capitularium numerum ex veteribus per-
censebuntur^ suam pristinam Praebendam retinebunt. Ex me-
morato enim Censu actuales Prebendae desumendae erunt
juxta ea, quae superius fuerunt adnotata. Capitula vero, quae
uti Goncathedralia perstabunt, et ea, quae in Collegiatas Ec-
clesias redigenlur, pristino gaudebunt Patrimonio, quod ab
harum Litterarum Exequulore collatis cum respeclivo Ordi-
nario consiliis in congruas Praebendas prò statuto Capitularium
numero distribuetur. Pro Vicariorum autem seu Praebenda-
torum decenti Congrua, prò aedium Calhedralium lum per-
stantium tum suppressarum tuitione, prò impensis in divinum
Cultum, Sacrorumque curalionem, itemque prò Episcopalium
Curiarum sumptibus, dotes diligenter sancientur. Pro Ecclesiis
Istriae in Adriatici Littore patrimonia, quibus actu potiuntur,
in eas causas addicentur, quae Patrimonia, ubi temporum
ratio palialur et Pienlissimi Principis liberalitate auclum iri con-
fidimus. FeJiciori insuper Parochorum condilioni, ubi neces-
sitas poslulet, opportune prospiciendum judicantes pietatem
Imperialis Regiae Majeslatis suae in tantum opus appeila-
mus, minime dubitanles, qui in id etiam apprime consultum
exoplet; prò apliori etenim, ubi opus sit, Pareciarum divi-
sione facullates infradicendo Exequutori imperlimur, ut re
cum Ordinariis conciliata, quod in populorum commoditatem
verlat, opporlune possit decernere. Quando Sedes vacabunt,
Vicarius Capilularis Ecclesiarum, quibus aliae Concalhedrales
sunt unitae, regimen tenebit etiam Concathedralis; cujus
proinde Capitulum non poterit Vicarium Capilularem sibi eli-
gere, attamen novi Episcopi possessionem delati sibi muneris
in iis quoque Ecclesiis suscipient, curabuntque per aliquod
anni tempus, ac praesertim in Sanctorum Titularium solemni-
tatibus ibidem residere. Designatio titularis in partibus Infì-
delium Episcopi, qui uti auxiliaris in civitate Macharskae de-
beat residere, iis legibus conficietur quibus coeleri in Sere-
nissimae Austriacae Domus ditionibus auxiìiares Episcopi ad
Pontificalia peragenda adsciscuntur. Ad consulendum prae-
terea utilitati Populorum, sicut supra respectivis Antislilibus
subjectorum^ praecipimus ut omnia et singula documenta res-
— 521 —
picienliaEcclesìas^ Parecias el Loca, ut supra, dismeoibrata ac de
novo applicala a Velerihus Cancellariis exlrahì et Cancellariis
Dioecesium, quibus illa conjuncla erunt, opportuna forma Iradi,
alque in bis perpetuo debeant assorvari.Mandamus pariter, ut ha-
bita ratione novi status ac reddituum Mensarum Arcbiepiscopalis
et Episcopalium eaedem congruenter sint taxatae, earumque
taxa in Libris Camerae Apostolicae debeat de more describi.
Ut autem cuncla a Nobis ut supra disposila rite, feliciterac
celeriter ad optalum exilum perducantur Venerabilibus Fra-
tribus Josepho Wallnnd Episcopo Goritiensi seù Gradiscano
atque Antonio Aloysio Wolf Episcopo Labacensi quos in
praesentium Lilterarum Exequutores eligimus ac deputamus,
omnes et singulas necessarias et opportunas concedimus fa-
cultates, ut etiam ubi opus fuerit, per alios Viros ecclesia-
stica Dignitate praefulgentes ab iis speciaiiter sul)delegandos
cuncta superius ordinata peragere, statuere, disponere, de-
cernere, ac super quacumque oppositione adversus praemissa
in aclu executionis quomodolibet forsan oritura agnoscere,
ac definitive pronunciare libere ac licite possint et valeant.
Eisdem quoque Josepho et Antonio Aloysio Episcopis ex-
presse injungimus, ac mandamus, ut exempla singulorum
Actorum tam per se, quam per ab iis subdelegatos in prae-
sentium Lilterarum Exequutionem conficiendorum intra Qua-
drimestre ab expleta ipsarum executione ad hanc Apostolicam
Sedem in authentica forma transmittant, in Archivio Gongre-
galionis rebus Consistorialibus praepositae de more asser-
vanda. Praesentes antem Litteras, el in iis contenta et staluta
quaecumque, etiam ex eo, quod quilibet interesse habentes
vel habere praetendcntes auditi non fuerint, ac praemissis
non consenserint^ elìamsi expressa specifica et individua men-
tione digni sint, nullo unquam tempore de subreptionis vel
obreptionis aut nullitalis villo seu intentionis Nostrae vel
quolibet alio licei substantiali et inexcogitato defectu nolari,
impugnari vel in coiitroversiam vocari posse, sed eas tan-
quam ex certa scienlia ac Potestatis plenitudine Nostris factas
et emanatas perpetuo validas et efficaces existere et fore,
suosque plenarios et inlegros effectus sorliri et obtinere,
atque ab omnibus, ad quos special, inviolabiliter observari
debere, et si secus super his a quoquam quavis auctoritate
scienter vel ignoranler contigerit attentari, irritum prorsus
el innane esse ac fore volumus e^tque decernimu? non ob-
gtantibus de jure quaesìto non tollendo de suppressionibus
— 522 —
commiltendìs ad parles vocatis, quorum interest, alìisque
Noslris et Cancellariae Apostolicae regulis, nec non supra-
diclarum Ecclesiarum etiani juramento, Confirmatione Apos-
tolica, vel quavis alia firaiitate roboratis stalutis, et consue-
ludinibus etiam immeaiorabilibus, privilegiis quoque, indultis
et concessionìbus quanivis individua menlione dignis oinni-
busque et singulis Apostolicis, ac in Synodalibus, Provincia-
libus, universalibusque Conciliis editis specialibus vel gene-
ralibus Constilulionibus et Ordinalionibus. Quibus omnibus et
singulis eorumque tolis tenoribus ac formis etiamsi specialis
mentio seu quaevis expressio habenda aut aliqua alia exqui-
sita forma servanda foret, ipsorum tenores praesentibus prò
expressis habentes ad praemissorum omnium et singulorum
efFectum latissime et pienissime ac speciaiiter et expresse de-
rogamus, coeterisque contrariis quibuscumque. Praetereavo-
lumus, ut harum Litterarura Nostrarum transumptis etiam im-
pressis manu tamen alicujus Nolani publici subscriplis et
sigillo personae in Ecclesiastica Dignitate conslitutae munitis
eadem prorsus fides ubique adhibeatur, quae ipsis praesen-
tibus adhiberetur, si forent exibìtae et oslengae. Nulli ergo
omnino homini liceat hanc Paginam Nostrae Suppressionis,
Extinctionis^ Annulationis , Dismembralionis, Disjunctionis,
Separalionis^ Aggregationis^ Unionis, Erectionis, Appiicatìo-
nis, Circumscriptionis, Concessionis, Assignationis, Subjec-
tionis, Altribulionis^ Statuti, Indulti, Declarationis, Deputationis,
Commissionis, Mandati, Decreti, Derogationis. ac Voluntalis
infringere, vel ei ausu temerario contraire. Si quis autem hoc
attentare praesumpserit, indignationem omnipotentisDei ac Bea-
lorum Petri et Pauli Apostolorum Ejus se noverit incursurum.
Dalum Romae apud Sanclum Petrum Anno Incarnationis
Dominicae Millesimo Octingentesimo Yigesimo Gelavo Pridie
kalendas Julii Pontificatus Nostri Anno Quinto : Loco -J- Plumbi :
Super quibus quidam Litteris ego Nolarius publicus pracsens
Transumptum confeci H signavi praesentibus D. D. Germano
et Damaso Testa Testibus eie.
Concord, cum Orig. Alex. Macioli m. p. Offlc. Dep.
(L. S.) B. Cardinalis Pacca m. p. Prodat.
Ita est Joseph Battaglia m. p. Not. Apost. (L. S.)
Concordai cum Originali.
VIENNAE, 11 Octobris 1829.
ViNCENTius Eyssen m. p Caes. Reg. Cancellariae
Aulicae Unilae, Regislraturae Director.
— 523 —
Hìs Lilterìs Aposlolìcis, in quanlum lenor enrum juribus
Summi Principis ac Legibiis ol Ordinalionìhus caesareo-regiis
non adversalur, placelum regiuin conccdilur. I*er Sacram Gaes.
Reg. Majest. Dalum Vindohonae die 11 Oclohrìs 1829.
Antonius Bonifacius di Cavallar m. p.
Concordat cum Originali.
TERGESTI, H Novembris 1829.
Nic. Calligarich m. p. Expedilurae Gubernialis Director.
Lettera scritta dal Bano Paolo il di 16 giugno 1311 al Sommo
PonleDce Clemente V in favor dei Zaralini
Sanclissimo in Chrìsto patri et domino domino CLEMENTI
divina providenlia sacrosancle Romane ecclesie summo ac
universali pontifici, domino suo plurimum reverendo, Paulus
bonus Chroatorum et dominus Bosne pedum oscula beatorum
cum prontitudine serviendo. Quia non qui inceperit sed quod
perseveraverit, recipit bravium, ac illud presertim pium est
laudandum, quod fine clauditur meliori, idcirco in devotione
debita permanere, et cum prompta ac fidali continuatìone
servitiis servitia accumulare, vestreque sanclitatis mandatis
et preceptis, non parcendo periculis et expensis, per omnia
cupiens obedire, considerans veslre dominalionis centra Ve-
netos latas sentenlias, ac eorum visa protervia et duritia,
et honorem et gloriam sancte malris ecclesie in medium
Jadratinorum noslrorum devolorum et fidelium, qui vestre
sanctitatìs speciali ducti fiducia a Venetorum violento domìnio
recedentes ad libertalem debitam pervenerunt: requisitus per
eosdem, meum primogenitum banum Mladinum, banum Bos-
nensium misi cum potentia ad defendendum et manulenendum
et protegendum predictos Jadralinos, tanquam obedienlie filios
et devotos, centra Venetos supradiclos. Sane quia dicti Veneti
continuo tenent galeas armatas ante Jadram in insulas ipso-
rum devastando, nec habeam ad presens galeas ad obvian-
dum eisdem hostiliter, sicut decet rebellibus ecclesie, san-
— 524 —
ditali veslre placcai de benignitale consueta talKer soper
hec providere, quod dici! Jadralini, fideies vestri et devoti^
non possint nec valeant per diclos Venetos vel per aliquos
amicos et faulores eorum, prece et precio infectos, modo
aiiquo agravari vel aliqualiler molestar!, cum aliqui oblili sue
salutis proprie et mandati vicarii Jesu Christi, tam apud Fer-
rarium ausu temerario se opposuerunt loto posse manifeste,
quam hic opponere centra nos videanlur; sed quod liberici
securi prefati Jadratini veslre sanctitalis mediante auxilio,
Consilio, prolectioni speciali et favore sicque protegantur,
quod alii exinde speculum et exemplum habcant, similia sino
esilationc aliqua securius faciendi, ac vostre sanctitalis be-
neplacilis et mandatis per omnia cum obedientia debita com-
placenda, et quod Veneti autedicti de sua protervia non pos-
sint amplius gloriarla sed eorum pena et correctio sii metus
mullorum, et deinceps non attentel aliquis ac presumal similias
contra Romanum Ponlificem et universale dominium perpe-
trare domino concedente.
Dalum Scardone die XVI Junii.
Lettera di Carlo re d' Ungheria, diretta il IO ottobre ISli al
PoDterice Clemente Y in Tavor dei Zaratini.
Santissimo patri et domino domino CLEMENTI divina
providentia sancte Romane ac universalis ecclesie summo
pontifici. Carolus per camdem Hungarie, Dalmatie, Chroalie,
Ramie, Servio, Gallitie, Lodomerie, Comanie. Bulgarieque rex,
princeps Salernitanus, et honoris mentis sancii Angeli domi-
nus, cum summa reverentia et obedientia devota pedum os-
cula bealorum. Apud veslre sanctitalis excellentiam presen-
libus desidero palefieri, quod civitas Jadriensis, que est de
regno Ungarie, quam Veneti a multis temporibus jam elepsis
potentialiter occupatam tenuerunt, nunc de dicto nostro regno
exislens et se esse recognoscens ad nostrum dominium cum
omni fidelitate est reversa, propler quod ipsam Veneti su-
pradicli inquietant et molestant obsidendo, et jura ipsius,
possessiones et insulas in ipsornm prejudicium occupando.
Quare veslre sanctitalis reverentiam devotis et humilimis
— 525 -^
precum inslanliis requiro cordis inlimo cum cffectu, qualenns
dignelur veslra snnclilas ipsis Venelis injnngerc ci precipere
firmiter et dislricle, ut de celerò ipsi Veneti prediclos Ja-
drienses in nullo presumant molestare, nec eadem civitalem
ohsidere, et ut omnia per ipsos Venetos indebite occupala
in insulis et in aliis eorum possessionibus^ Jadriensibus re-
stituant et resignent Jadriensibus anledictis. Celerà veslre
sanctilali refferenda commisimns Jacobo latori, presenlium,
cujus verbis dignetur veslra sanclilas fidem credulam adhibere.
Data prope Velgralum (Vdijailz) sexto idus mensis oc-
lubrls.
lettera di Innocenzo VI di data 30 luglio 13S7, diretta al Legato
Apostolico Androino, con la quale gli ordina di obbligare i Veneti
a risarcire i danni da loro cagionati alla chiesa e al convento
dei ss. Cosmo e Damiano di Tkon.
INNOCENTIUS Episcopus servus servorum Dei Dilecto
(ìlio Androyno abbati monasterii Cluniacensis, Malisconensis
dyocesis, apostolìcae sedis legato, salulem et apostolicam
benedictionem.
Peticio prò parie dilecti fìlli Gregorii abbatis monasterii
sanctorum Cosme et Damiani ordinis sancii Benedicli, Ja-
drensis dyocesis, nobis exhibita continebat, quod ipse propter
culpam nonnullorum malorum officialium dilectorum fìliorum
communilatis Venecie caslellanensis dyocesis, que in parlibus
illis dominari consueverat, adminislrationem et regimen dicti
monasterii, cui lune vacanh* dudum de persona cujusdam
Gregorii per felicis recordalionis Clementem papam VI pre-
decessorem nostrum provisum fueral, ac bonorum et jurium
ipsius monasterii numquam pacifice habere poluit, quinymo
ab ipsis officialibus conlra justiciam omni humanilalis debito
relegalo pessime tractalus, et de ipsorum expresso mandalo
ecclesia ipsius monasterii cum omnibus domibus et hedificiis
suis funditus subversa, ac ejus jura et privilegia sublata a
nonnullis officialium predictorum ex eisdem prìvilegiis bulle
apostolice sedis abstracte fuerinl^ et quod licei nos olim super
premissis per nostras litteras duci Veneciarum, qui tunc eral,
preces direximus et mandata, tamen nonnulli officiales dicti
— 526 —
ducis^ presentalis eis per dicium abbalem eisdem lillerìs, el
per eum penilus obauditis, peiora malis addentes, dicium
abbalem capere el carceribus mancipare et aliquandiu eisdem
carceribus mancipalum delinere, et quasdam domos, quas idem
abbas prò sua et monachorum dicti monasterii habilatione
rehedifìcari fecerat, dirrui in divinam ofFensara el diete sedis
conlemplum ausu sacrilego presumserunt adeo^ quod ipsi
abbati locus seu habitatio non remansit^ ubi capud suum va-
leat reclinare. Super quibus omnibus idem abbas aposlolice
sedis reraedium humiliter imploravit. Nos itaque ejusdem
abbatìs in hac parte supplicationibus inclinati discretioni lue
per apostolica scripta mandamus, quatenus per te vel aliura
seu alios, vocatis qui fuerint evocandi^ et auditis simpliciter
et de plano ac sine strepitu et figura judicis hincinde pro-
positi, quod canonicum fuerit, appellatione remota^ decernas,
faciens, quod decreveris, per censuram ecclesiasticam firmiter
observari, invocalo ad hoc, si opus fuerit, auxilio brachii
secularis. Testes autem, qui fuerint nominati, si se gralia,
odio vel timore subtraxerint, per censuram ecclesiasticam
appellatione cessante compellas veritali testimonium perhibere,
non obstante si aliquibus comiler vel divisim a dieta sede
sii indultum, quod interdici^ suspendi vel excomunicari non
possinl per lilleras apostolicas non facientes plenam et ex-
pressam ac de verbo ad verbum de indulto hujusmodi men-
tionem.
Datum apud Villam novam Avinionensis dyocesis II ka-
lendas Augusti, pontificatus nostri anno sexto.
Da questo documento rilevasi, che intorno al 1350 la chiesa
ed il convento dei ss. Cosma e Damiano di Tkon furono distrutti
dai Veneti, che subito dopo furono dall' abbate ristaurati, e che
circa il 1357 furono di nuovo da essi smantellati, e finalmente che
il Papa ordinò fosse fatta giustizia ai Religiosi col risarcimento
dei danni loro cagionati.
Privilegio concesso alla città di Nona nel 1200 da Andrea Re
d' angaria e Croazia, e descrizione del territorio nonese.
In nomine Christi. Amen. ANDREAS Dei Gratia^ Un-
gariae, Dalmatiae, Croatiae^ Raraae^ Serviae Rex. Accedenles
~ 527 —
ad noslram praesenliam dilecli fideles Nostri Cives Nonenses,
humililer Nobis supplicarunt, quod Civilalem ipsorum, quae
semper Praecessoribus Nostris, Ducibus, Regibus et Rrgno
fidelis inGomutabiiiter exlitit, Nostris speeialibus insignìmus
graliìs, et conservaremiis in suis Liberlatibus et Consuetudi-
nibus anliquis; quod Comitalum^ eorumdem civilali perlinen-
tem, metis designaremus debilis, ne in progressu cujusque
temporis possit per aliquos vicinos ipsins occqpari contra
voluntatem et juslitiam Civitalis ejusdem. Nos itaque ipsorum
nobilium Civium fidelitate conspecla, quam eos per plures
Barones regni Nostri, exislenles in parlibus maritiniis^ ad
Nos et Regnum Nostrum semper gessisse cognovimus, pe-
liliones ipsorum admisimus graliose: Volentes et Nostra auc-
loritate Regia decernentes, quod a modo in perpetuum ipsi
Cives ad suas voluntates possint omni tempore eligere Co-
mitem sibi undecumque voluerinl, qui comes secundum con-
suetudines civitatis ipsius, earadem quoad suam civitatem et
territorium, et non aliter, debeat judicare; et quod nullus
Dux, Banus vel Vice-Banus noster ipsos Cives Nonenses ad
suum possit judicium vocare vel cogere, quacumque de causa,
nisi coram praedicto ipsorum Comite in civitale Nonae^ et
non alibi existente. Volumus eliam quod nullus Dux, Banus
vel Vice-Banus Noster aut Baro quicumque regni Nostri, qui
noster esset Vicarius in partibus maritimis prò tempore con-
stitutus, possit a civitale et civibus Nonae aliquod servilium,
vel exationes quascumque petere, nisi tantum semel in anno,
si lum pervenisse contigerit in civitatem Nonao prò regressu
aut regni negotiis, expensis prò triginta personis unius prandii,
sive coenae; nec ipse Dux, Banus vel Vice-Banus aut Vi-
carius, quocumque cum majori hominum numero, quam prae-
dictis triginta, possit ipsam civitatem introire contra volun-
tatem civium eorumdem. Volumus eliam, quod si aliquis de
regno Nostro diclos cives in aliquo offenderit, ofFensor in sua
civitale miltatur, ipsius Comilis judicio, sicut cives Nonae
alii subjacent. Volumus etiam, quod nullus Dux, Banus, etc.
possit in civitale Nonae regio vel suo nomine munitionem
ad suam tenere voluntatem. Volumus etiam, et hoc de Gratia
Regia facimus speciali, quod cives Nonenses de dandis Nobis
seu Regno Nostro obsidibus perpetuo sint exempli, suisque
juribus et consuetudinibus antiquis uli libere valeant, et eas,
sicut eìs visum fuerit, in suum melius commutare. Ipsi vero
cives Nonae erunt Nobis, et Nostris successoribus fideles de-
~ 528 —
voti, nec ullo alio Nobis et Uegiio tenebuntur servitio, nisi
quod profiteantur se esse devotos Regno Nostro, et Laudes
Regio Nostro Nomini, siculi est consuetudo fidelium Nostro-
rum de Maritimis prò Honorificentia Regia, consuetis dicbus
solemnibus, per suum Cierum et populum deprecabuntur Et
quod nulli infideli, vel re!)elli regio, qui in publicae nota in-
fidelilatis per nos denunciatus fuerit, dare quodcumque auxi-
lium, vel adjulorium^ seu defensionem praesumant. Nos autem,
si quocumque tempore, vel Nosler quisque Successor, ad
partes maritimas veniemus, et vellemus intrare ipsara civi-
tatem Nonae, iidem cives Nos prò posse suo, honore regio
in portas Civitatis excipient, et decentius quo fuerit hospi-
tium Nobis assignabunt; caeteri vero, qui in nostro fuerint
comitatu, occupare vel recipere inlra muros civitatis^ nullum
possint hospitium praetendere nisi suis propriis expensis, et
cura civium voluntate.
Pro metis dictae civitatis designari fecimus per Comitem
Obesicum, filium nostrum in hunc modum :
In primis incipit a capile cujusdam insulae vocatae Vir
(Pontadura) ; et deinde per litus maris ad s. Andream prope
dictam civitatem, et deinde in quemdam locum protensum in
mare quod dicitur Drugolay^ et deinde Diclo^ et deinde ad
locum qui dicitur Crux parva^ et deinde ad quamdam pa-
ludem, quae dicitur Cugnacovo Blato (Boccagnazzo), et deinde
per medium ipsius paludis tendit ad partem auslralem ad
metas cujusdem possessionis vocatae Bristiane^ et deinde
directe tendit in quemdam rivinum^ qui dicitur Potoc, et
deinde per ipsum rivinum versus parlem australem secundum
cursus ipsius rivini in quoddam nemus, dictum Jablan^ et
deinde directe per quamdam vallem versus austrum, quae
dicitur Vallis Budisgna^ et tendit usque ad Chirnizzam^ et
deinde versus boream usque in cabina Gomita^ et deinde
ad quamdam Quetilisnilain, et deinde versus boream ad
quamdam Quercum, quae dicitur Quercus Luxi^ et deinde
in austrum ad locum vocatum Quinque Vias^ et deinde ver-
sus boream ad vallem Romogiala^ et deinde ad locum, qui
dicitur Badan^ et deinde ad quamdam vallem quae dicitur
Veprina^ et deinde ad lapidem, qui est apud mare, super
quem est una Crux descripta^ et ibi terminatur: excepta
lamen Possessione Castri Jubae (Ljuba), quae est Hospilalis
^. Johannis
Inter pascua dictae civitati pertinentia in magno monte
— 529 —
sicut qui est supra mare incipiendo a loco, qui dicilnr Tri-
hanjs versus occidenlem, usque ad locum qui dicitur Equus
et usque ad cacumen dicti monlis, quae omnia praedicta
Comes Desivoy cum testimonio plurimorum Praeiatorum, fore
rationabiliter dislincta nostris auribus attestavi!.
Ut igitur praedicta civitas et cives Nonae immunes et
securi perpetuo permaneant, nec ullo processu temporis va-
leant praedicta retractari, praesens Privilegium Nostris Sigillis,
et Carachtere communitum ipsis duximus conccdendum.
Datum per m^ìnus Goffredi Orodien. Ecclesiae Prae-
positi, Aulae Regine Cancellarli, anno ab Incarnalione Domini
Millesimo Ducentesimo, Quinto kal. Augusti. Praesentibus etc.
Bpve di Alessandro VI del 13 luglio 1493 con cui viene concessa
Tacoltà ai Signori di Yrana di eleggere un proprio cappellano da
qualunque ordine religioso.
ALEXANDER PAPA VI.
Dilecte fili Salutem et Apostolicam Benedictionem.
Pro parte vestra fuit Nobis nuper exposilum, quod alias
vos cupienles Dalnialiae Provinciam incursionibus Christian i
nominis boslium perfidorum Turchorum reddere muniliorem,
quandam arcem instrumenlis bellicis munitam in loco Lau-
ranae Jadrensis Dioecesis construxistis, el ad illius custo-
diam quemdam Coniestabilem cum mililum cohorte depulastis
in magnam Chrisiinnorum defensionem et ipsorum Turcorum
propugnacuhim : quodque ut corpora Chrislianorum, tam ab
ipsis Turcis interfeotorum, quam alias ibidem morientium in
loco sacro sepeliri possinl, et milites ibidem prò tempore
existentes ad expugnationem ipsorum Turcorum, quotidie in-
sultantium, magis iti dies accenderentur, quandam Ecclesiam,
sive Capellam in honorem Sancii Gregorii Papae erexistis,
ibique Prcsbyterum. qui eis Missas, et alia divina officia ce-
lebraret, eorumque confessiones audiret, ecclesiastica quoque
Sacramenta ministraret, hactenus tenuistis. Verum quia, sicut
34
— 530 —
eadem expelitio subjungebat, non est ibi magna copia Pres-
byterorum saecularium, aut regularium, qui in praedicalioni-
bus, et audiendis confessionibus, ac sacris monitis, aliisque
bonis operibus uberiores fructus afferant; prò parte veslra
fuit Nobis supplicatum humililer, ut saluti animaruni Christi-
fideiium iilius loci consulere, aliterque eis in praemissis op-
portune provvidere^ de benignitate apo&tolica dignaremur.
Nos, qui prò fide orlhodoxa pugnanlibus favores omnes de-
bemus impendere, praemissa Paterno considerantes affeclu,
hujusmodi suppiicationibus inclinati, Universis Christifidelibus,
ut per quinquennium a data praesentium compulandum, est
duralurum, quemcumque idoneum Presbyterum saecularem^
seu cujusvis Ordinis et Mendicantium Reguiarem, qui petita
licenlia sui superioris, licet non obtenta, ad dictum locum
se conferret^ ibique honesle vivendo absque conscientiae
scrupulo remanere libere valeat, in suum possit eligere Ca-
pellanum, qui confessionibus ipsorum Christifidelium, ibidem
prò tempore commorantium, diligenter auditis, eos ab omni-
bus excessibus et casibus etiam Apostolicae Sedi generaliter
reservatis, contentis in Bulla, quae in Coena Domini legitur,
dumtaxat exceptis, tolies quoties opus fuerit absolvere, injuncta
eis et cuilibet eorum prò modo culpae poenitentia salutari^ et
aliis quae de jure fuerint injungenda, nec non eis in morlis
articulo plenariam omnium peccatorum suorum remissionem
elargir!, ac omnia ecclesiastica Sacramenta ministrare, et
Christifidelium corpora ecclesiasticae sepullurae tradere possit
et valeat, Apostolica Auctoritate tenore praesentium, de
specialis dono gratiae concedimus pnriter et indulgemus. Non
obstantibus Apostolicis, Synodalibus, et in Provincialibus Con-
ciliis edilis Generalibus vel specialibus conslilutionibus^ et
ordinationibus, coeterisque contrariis quibuscumque.
Datum Romae apud Sanctum Petrum sub annulo pisca-
loris die XIII mensis Julii MCCCCLXXXXIII, Ponlificahis
Nostri anno primo.
531 —
Lellcra pastorale dclF iircivescovo (jliuseppe Nowak di data 8 otto-
bre 1843, con cui si congeda dalla Diocesi di Zara.
JOSEPHUS FUANCISCUS de PAULA NOWAK
DEI ET SANCTAE APOSTOLICAE SEDIS GRATIA
ARCHIEPISCOPUS LARISSENSIS
NUPER
JADREN. DALMATIAEQUE METROPOLITA .
AD ILLUSTRISSIMUM
VENERABILE ET EXIMIUM S. ECCLESIAE METROPOLITANAE JADRENSIS CAPITULUM
UNIVERSUMQUE HONORABILEM CLERUM
ET POPULUM ARCHIDIOECESEOS JADRENSIS FIDELEM.
Dum prima Seplembris anni 1838 illucesceret, et Jove
pluvio ad portum Jadrensem navim conscensuri adveniremus,
oculis Nostris sincerissimis lacrymis abundanlibus ultima vice,
voce in faucibus haerenle, populo copioso fìdeli Nos, cum
Excellenlissimo — nunc pie in Domino dormiente — Domino
GuBERNATORE coucomitanti^ benedictionem palernam imper-
tiebamur, non rati, nec suspicali, vires Noslras jam lune
fraclas debilitate eo usque processuras, ut modo lectislernio
adslricti, irrefragabili fato constituerc cogeremur, de sede
Archiepiscopali spotitanee descendere, et clavum regiminis,
quem ab anno IS23 lenebamus, annuendbus Beatissimo
Patre et Augustissimo Imperatore rep onere. A die 22.*^*
Junii a. e. Nos Beatissimus Pater nlia Archiepiscopali sede
in parlibus inf. Larissae — ne e numero Archiepiscoporum
in hierarchia elideremur — in conlestationem aliqualium rae-
ritorum Nostroruu) condecorare, et successorem Nostrum in
persona Rev.mi ac Illustrissimi Domini Josephi Godeassi
Episcopi Spalatensij^, Viri insignis et meritorum pieni prae-
conizare dignatus est. Haec dum opido serius rescivissemus,
retardabamur Vobis notificare.
Quae cum ita sint, jurisdictionem Nostram ordinariara
in raanus Vestras ad paucos hos dies, donec Successor Noster
suum solium consceiiderit, reponimus ; non dubitantes, perinde
vel miniman ansam alicui disordini datum irì ; sed in Domino
sperantes, fore, ut persista! in robore suo illud tritura : ^^Nil
innovetur, quod antiquum et introductum est, servetur.^
— 532 —
Quum itaque Vobis Venerabiles Fratres nolum perspec-
lumqiie sit, quae molimina prò incremento Ecclesiae Jadrensis
susceperimus, quibus profuerimus, quomodo araantes redama-
verimus, et adjuvantc Deo conamina Nostra ad possibilem gra-
dimi perfectionis altolerimus, mine pacata conscientia Vobis
dicimus : Valete! iinice optanles, ut semper sitis soliciti ser-
vare unitatem spiritus in vincalo pacis, et ut ullerioribus
verbis Apostoli gentium inhaeream, (ad Philipp.) ut '^idem
"sapialis, eandem charitatem habentes, unanimes id ipsum
"senlientes, nihil per contentionem neque per inaneni gloriam,
"sed in humilitate superìores sibi invicem arbitrantes, non
"quae sua sunt, singuii considerantes, sed ea, quae aIiorum;„
concludentes bocce desiderium cum aureo dicto S. Auguslini :
^^Nihil vincit, nisi veritas^ nihil salvat, nisi charitas.„ —
Honorabilem Clerum et in civitate et ruri degentem, quocuin
portavimus onus diei et aestus, de sorte Nostra benevole
certiorera reddere cupimus, hortantes eum, ut salagat colla-
borare in Evangelio Dei, et de incremento S. Romanae
Ecclesiae secundum virtulem Dei, qui nos liberavit et sane-
tificavit vocatione sua sancta : (II. Tim. 1) servent omnes
Sacerdotes Dei vivi populum fidelem, teste S. Paulo^ pri-
mordia catholicae religionis edoctum a S. Tito, qui contra
omnes polestates lenebrarum harum, contra letiferas hetero-
doxias^ galeam salutis portans intrepidus, imperterritus con-
stilerat ; qui sinui materno Ecclesiae Romanae addictissimus
martyria subierat; His heroìbus, huic populo inclyto dico:
Vale!
Vos denique viros conspicuos et Moderalores, quibus
eruditio clericalis juventulis a piissimo Imperante concredita
est, et inter quos versari Nobis praecipue in diliciis fuit.,
tristissimo quoque relinquimus corde, exoplantes, ut eodem
zelo infucatO;, solatio immarcessibili et profectu desideratis-
simo imbuatis sincera praecordia Successoris Nostri.
Hisce paucis votis et precibus de paterno pectore de-
sumptis, Vos, per quos transivimus, praedicantes verbum Dei
et confirmantes Vos in fide Christi, commendamus Deo, scien-
tes^ ut amplius in vivis faciem Nostrani, qua jam Sacerdotis
jubilati videro non possitis : et bine elevantes omni intimo
religioso sensu manus Nostras ad Dominum Deum nostrum,
fixisque oculis ad thronum pietatis. clementiae et misericor-
diae Omnipotenlis, impertìmur Vobis omnibus et singulis ul-
timam Nostram paternam benedictionem in Nomine Patris et
— 533 —
Filli el Spirilus Sancii, et emorimur oiiirii, qun possmniiS;
dedilione.
Illustrissimi, Venerahilis et Eximii Cnpiluli, totiusquo
calliolici Cleri, et mei quondam piissimi populi fìdclis.
Dahamus Novaedomi in IJohemia die 8 Octobris 1843.
Sinccrissimus et addictissimus confratcr
Archiepiscopus Larissensis in Par(.
Noverint omnes, quod Illust. ac Rev. D.D. Josephus Godeassi
nuper Episcopus Spalateli, electus antera Archiepiscopus Jadren.,
in exercit. propriae jurisdictionis, Illust. ac Rev. D. Episcopum
Cassieri, ac Praepositum hujus Metropolitani Capituli Joannem
Bercich in suum Pro-Vicarium Generalem in spiritualibus consti-
tuerit et deputaverit cum facultatibus necessariis et opportunis.
Breve di Pio IX del 25 luglio 1867, con cui la Chiesa Nelro-
politana di Zara fu elevata al grado di Basilica.
Plus PP. IX.
Ad perpetuam rei memoriam.
Nobilissimis Ecclesiis, et vetuslatis memoria maxime
illustribus adnumerandum esse Cathedrah Templum Jadrense
nemo sane negaverit. Elenim salis constai, ab anliquis Ec-
clesiae temporibus originem ejus esse repelendam, cumque
semper Antislitum virtule, et Cleri frequentia Jadrensis Sedes
maxime florueril, jam inde ab Anastasio IV Praedecessore
Nostro Metropolitico honore ac jure auclam, proximis etiam
temporibus a Leone XII Praedecessore Nostro in universam
Dalmaliam jus illud obtinuisse. Haec animo repulantes Nostro
benigne excipiendas existimavimus Jadrensis Archiepiscopi,
et Curalorum illius Templi preces, quibus Nos rogarunt, ut
Calhedralem illam Ecclesiam Basilicae minoris tilulo alque
honore illustraremus. Quae cum ita sint, illorum votis quan-
tum cum Domino possumus, obsecundare volentes, Cathedra-
lem Ecclesiam Jadrensem bisce litleris in Basilicam secundi
ordinis, seu minorem, erigimus el conslituimuS;, eique privi-
— 534 —
legia omnia, prnerogativas, praeniinentiasque Apostolica Nostra
Auctoritate perpetuo impertimus, quae ex jure vel consue-
tudine Ecclesiarum, quae hoc litulo gaudent, propria sunt.
Decernenles praesentes Nostras Litteras firmas, validas et
efficaces esse et fore. suosque plenarios et integros effectus
sortiri et obtinere, dictaeque EccJesiae pienissime sufFragari,
sicque per quoscumque Judices Ordinarios. et Delegatos,
etiam Causarum Palatii Apostolici Auditores, ac S. R. E.
Cardinales judicari. ac definiri debere^ ac irritum et inane
quidquid secus super bis a quoquam quavis Auctoritate scien-
ter vel ignoranter contigerit attentare Non obstantibus, qua-
tenus opus sit, Nostra et Cancelleriae Apostolicae regula de
jure quaesito non tollendo. Benedicti XIV Praedecessoris No-
stri super Div. Matr. aliisque Constitutionibus et Ordinatio-
nibus Aposlolicis. nec non dictae Ecclesiae juramento, con-
firmalione Apostolica, vel alia quavis firmilate legibus, con-
sueludinibus, ceterisque conlrariis quibuscumque.
Datum Romae apud vS. Petrum sub Annulo Piscalorìs
die XXIII Julii Anno MDCCCLXVII, Pontifìcatus Nostri Anno
Vigesirao secundo.
(L. S.) N. Card.'s Paracciani Clarelli.
Ad N. 1669.
Visae et recognitae, publicatcìe fuerunt die 27 Octobris anni
curr. Dominica XX post Pentecost. in festo Dedicationis Ecclesiae
Metropolitanae et omn. Ecclesiar. totius Archidioecesis.
Ah Ordinariatu Archi. Eppli, Jaderae die 8 Novembris 1867.
(L. S.) Petrus Domnius Maupas Archìepiscopus.
G. Raicetichf Canonicus Cauc.
Breve di Pio !\ del 30 luglio I8()7 con cui furono concesse ai
Canonici della iiasilica Meiropolilana di Zara le sacre insegne corali.
Plus P.P. IX.
Ad perpetuam rei memoriam.
Consenlaneum apprime est ralioni, rectoque ordini^ ut
Ecclesiastici viri, qui cultui divino vacant iu templis, vetus-
— 535 -
lalis memoria, monumentonim celebritale, fideliumque reli-
gione maxime conspicuis, prao celeris splendennl sacrorum
insignium ornalu ; proplerea qiiod in majorem sacrorum ri-
luum majeslntem cedil accessio illa dignitalis, plurimum eliam
valet apud Chrislianum populum ad aucloritalem honoremque
illis conciliandum. Quao cum ita sinl ullro Nobis esse ob-
sequendum censuimus Canonicorum volìs Calhedralis Eccle-
siae Jadrensis, qui anliquilatem nobililatemque demonslranles
Ecclesiae suae peculiaria quaedam insignia a Nobis efflagi-
tarunt, ut quemadniodum templum iliud insigne est anliqui-
tale, structuraeque praestantia, ita ipsi etiam praecellant sa-
crarum vestium ornamentorumque majestate. Itaque peculiari
Oratores beneficentia prosequi volentes, eosque et ceteros,
quibus Noslrae bae Litterae favent, ab quibusvis excommu-
nicationis et interdicli, aliisque ecclesiasticis censuris sententiis
et poenis quovis modo vel quavis de causa latis si quas forte
incurrerint hujus tantum rei gratia absolventes, et absolutos
fora censenles, bisce Litteris Auctoritate Nostra Apostolica
concedimus atque indulgemus, ut Dignitales et Canonici Cat-
hedralis Ecclesiae Jadrensis Tihialia^ et Collare violacei
coloris gerere possint, nec non Pallioli^ seu uti vocant,
Mozzetae violacei coloris, supra Rocchettum seu lineum ami-
culum, diebus vero solemnioribus Cappae Magnae violacei
coloris usu fruantur; praeterea super Chorales vestes CW^ce?)2
gerani Octagonam parvo numismate insignem, quod ex ad-
versa parte Imaginem referat Sanctae Anastasiae Virg. et
Mart. Ecclesiae Titularis, ex aversa inscriptum sit in haec
verba : Plus IX Pont. Max, atque cordula rubri coloris collo
dependeat. Haec concedimus et indulgemus, decernentes prae-
sentes Litteras firmas validas et efficaces existere et fore
siiosque plenarios et integros eflectus sortiri et obtinere,
memoratisque Dignitatibus et Canonicis boc futurisque tem-
poribus pienissime sufFragari,- sicque in praemissis per quos-
cumque judices ordinarios et delegatos etiam Causarum Palatii
Apostolici Auditores judicari et definire debere irritumque et
inane sit secus superbis a quoquam quavis auctoritate scienter
vel ignoranter contigerit attentar!. Non obstantibus Benedicti
XIV Praed. Nostri ree. mem. super Divisione Maler. aliisque
Apostolicis ac in Universalibus provincialibusque et synoda-
libus Conciliis editis generalibus vel specialibus Constitutio-
nibus et Ordinationibus, nec non diclae Ecclesiae etiam ju-
ramento confirmatione Apostolica vel quavis firmitale alia
— 536 —
roboralis slaliitis et consuehidinihus celerisquc conlrariis qui-
buscumquc.
Daluiii Roniae npnd S. Pelrnm sul) Annulo Piscaloris
die XXX Julli MDCCCLXVII Ponlificalus Nostri Anno Vi^e-
simosecundo.
(L. S.) N. Card> Parraciani Clarelli.
Ad N. 1701.
Visae et recognitae expediuntur.
Ab Ordinariatu Archiepiscopali, Jaderae die 14 Novemhris 1867.
(L. S.) Petrus Domnius Maupas Archiepiscopus.
G. Raicevicli^ Canonicus Cane.
Breve di Pio IX del 30 luglio 1867 eon cui furono accordale ai
Vicariirorali della Basilica Neiropolìtana di Zara
le sacre iiisepe corali.
PIVS PP. IX.
Ad perpetuali! rei memoriam.
Quae ad augendum splendoreni majestalemque sacrorum
Rituum, nec non anìplitudineni et dignitatem Clero concilian-
dam facere possunt ornamenta, ea prò re ac tempore con-
cedere Romanorum Pontificum nuinificentia solet, si raliones
in pretio habendae id suadere videantur. Jam vero cum dilecli
fllii Vicarii Chorales Calhedralis Ecclesiae Jadrensis expo-
nendum Nobis curaverint, sese qui veterum IVlansionariorum
locum lenent, et ad Capitulum pertinent templi illius, nullo
peculiari ornamento ab reliquo Dioecesis Clero distingui, hoc
minime convenire visum Nobis est, praesertim cum aliis
Lilleris hoc ipso die datìs Dignilatibusque Canonicisque Ja-
drensis Capituli praecipua quaedam insignia decreverimus.
Quare enixis precibus, quas Nobis memorati Vicarii Chorales
humiliter adhibuerunt, libenti animo obsecundare volentes^
eosque et ceteros quibus Nostrae hae Lìtterae favent, ab
quibusvis excommunicationis et interdicti, aliisque ecclesia-
sticis censuris, sentenliis et poenis quovis modo vel quavis
de causa latis, si quas forte incurrerint hujus tantum rei gratia
- 537 -■
nbsolvenles, el absoliilos fore censonlcs, haec, quae infra -
scripta siint stalliere non dubilavimus. Ilaque bisce Litteris,
Auctorilate Nostra Apostolica concedirnus atque indulgemus,
ut Vicarii Cborales Metropolilanae Ecclesiae Jadrensis usu
polleant Pallioli^ seu uli vocant Mozzetae nigrl coloris, parva
taenia violacea ad exlremas oras, et globulìs itein violaceis
distinctae, praeterea super Cborales vestes Numisma gerant
quod adversa quidem parte Imaginem referat Sanclae Ana-
stasiae Virg. et Mart. Ecclesiae illius titularis, aversa vero
Epigrapbeni hujusmodi: Plus PP. /Z, quodque per cbordu-
lam rubri coloris collo dependcal. Haec concedirnus ac in-
dulgemus decernentes praesenles Nostras Litteras firmas va-
lidas et efficaces existere et fore suosque plenarios et in-
tegros effectus sortiri et obtinere et dictis Vicariis Choralibus
eorumque successoribus hoc futurisque temporibus pienissime
suffragari; sicque in praemissis per quoscumque judices or-
dinarios el delegatos etiam Causarum Palatii Apostolici Au-
ditores judicari et definiri debere irritumqiie et inane si secus
super his a quoquam quavis auctorilate scienler vel igno-
ranler contigerit attentari. Non obstantibus Benedicli XIV
Praedecessoris Nostri ree. mem. super Divisione Mater. aliisque
Aposlolicis ac in Universallbus provincialibusque et synoda-
libus Conciliis editis generalibus vel specialibus Constitutio-
nibus, et Ordinationibus, nec non dictae Ecclesiae etiam ju-
ramento confìrmatione Apostolica vel quavis firmitate alia
roboratis slatutis et consuetudinibus ceterisque contrariis qui-
buscumque.
Dalum Romae apud S. Petrum sub Annulo Piscatoris
die XXX Julii MDCCCLXVII Ponlificatus Nostri Anno Vige-
simosecundo.
(L. S.) N. CardJ^ Paracciani Clarelli.
Ad N. 1701.
Visae, et recognitae, expediuntur.
Ab Ordinariatu Archiepiscopali. Jader ae die 14 Novembris 1867.
(L. S.) Petrus Domnius Maupas Archiepiscopus.
G. Raicevich Canonicus Cane.
538 —
Prospetto de' Beneficii semplici
ossìa non curati, dell' Arcidiocesi dì Zara, riferibilmente
air anno 1798.
liocalità
Titolo
Reneficiato
.
Arcidiacono
Don Giovanni D.r Armani
Arciprete
„ Giovanni D.r Giurovich
Primicerio
„ Michele D.r Cettina
Canonico
„ Giovanni Galeno
m
„ Giuseppe Calvi
n
„ Domenico Chiuchia
>f
„ Giovanni Vlastò
J7
„ Francesco Smiglianich
fy
„ Alessandro De Zorzi
n
„ Giorgio Milassinovich
„ Teologale
„ Francesco Segnanovich
w
„ Andrea Colanovich
Ti
„ Antonio Bianchi
Chiesa
„ Penitenziere
„ Vincenzo Smith
Cattedrale
w
„ Giovanni Addobbati
di
Mansionario
Don Giovanni Bassich
Zara
•ì'i
„ Antonio Triali
»
„ Giuseppe Bianchi
«
„ Francesco Soprano
V)
„ Pietro Marelich
ft
„ Vincenzo Battara
Settimanario
Don Girolamo Rota
Y>
„ Antonio Teso
■fl
„ Giuseppe Saucevich
•)•)
„ Giacomo Sola
ì^
„ Tommaso Franceschi
V)
„ Trifone D.r Roncevich
;•)
Il Sacrista
•n
Il Vicario generale
Quattro vacanti
Collegiata
di S. Simeone
Pievano
Don Vincenzo Pasini
Collegiata
Primicerio e Canonico
Don Antonio Sabalich
Canonico
„ Antonio D.r Mestrovich
di Pago \
t")
„ Simon Palcich
q.m Gio. Battista
V)
„ Giovanni Chiepolo
— 539 —
TjocalilA
Titc»l<ft
Hc'^iieficiHto
Collegiata
di Pago
Zara
Onie
Diocesi d'Ossero
Oltre
Tcon
Cale
Pago
Ponta-Mika
Diclo
Vari luoghi di
Terraferma e Scogli
Fra Cerno e
Boccagnazzo
Ugliano
Sopra il porto
dì Zara
Zara
Calle
Belvedere
Suburbio di Zara
Zara
Borgo Erizzo
e Zara
Zara
Bagno
Canonico
Abbazia Coniendata
di S. Grisogono
Abbazia Coine^data
di S. Pietro d' Ossero
Abbazia Coniendata
di S. Michel in Monte
Abbazia Comendata detta
di Rogovo de' Ss. Cos-
mo e Damiano
Beneficio di S. Pellegrino
Benefìcio di S. Pietro
Beneficio di S. Anastasia
Beneficio di S. Pietro
Beneficii delle Cappelle
Beneficio di Monte ferreo
Beneficio di S. Ippolito
Beneficio della B. V. degli
Ulivi
Cappellania Ostoja
Cappellania Budislavich
Cappellania Traurita
Servitù alla Chiesa
di S. Lorcrizo
Capellania Sibicich
Servitù ad un crocifisso^
nella Cattedrale i
Servitù ad un altare la- J
tino nella chiesa greca I
di S. Elia )
Servitù senza titolo
Servitù alla chiesa di \
S. Lorenzo 1
Cappellania Lucovich j
Servitù di SS. Cosma ej
Damiano )
Don Simon Palcich q.m Stef.
„ Giorgio Vidolin
„ Matteo Sabalich
„ Stefano Buglietta
„ Giorgio Buxa
„ Francesco Palcich
„ Giuseppe Pernar
Seminario Illirico
Seminario Illirico
Padri di S. Domenico
Abbate Don Ant. Caraman
Don Tommaso Franceschi
Arcipretura di Pago
Maestro di Cappella della
Metropolitana
Clero di Zara
Clero di Zara
Clero di Zara
Clero di Zara
Arciprete Giov. D.r Giurovich
Canonico Alessandro de Zorzi
Canonico Giovanni Vlastò
Canonico Antonio Bianchi
Canonico Antonio Ercegovich
Canonico Domenico Chiuchia
Canonico Andrea Collanovich
Il Ceremonista prò tempore
Primicerio Michele D.r Cettina
546 —
IiOCi%li4à
Titolo
Deneficiato
Pasinan
^appellania di S. Giov.
Evangelista
Don Simeon Pacifico
Zara
Capellania Bianchi
»
Capellania Ivanov
Don Tommaso Franceschi
r>
Capellania Trasmileo
>»
Servitù S. Giovanni in
Pusterla
Don Antonio Triali
V)
Capellania di s. Marco
Canonico Simon Fattovich
Zara
Terraferma e Scog;li
Mansionaria Marchis
Don Bartolomeo Ferrari
Suburbio di Zara
Capellania Matafari j ì
Capellania Gliubco j
Zara
Canonico Guerino Ferrante
11
Capellania senza titolo
Don Tom. D.r Millassinovich
Zara e Suburbio
Capellania de Biasj
Don Giuseppe Bianchi
Boccagnazzo
Capellania e Comissaria
Glavoz
Arcidiacono Gio. D.r Armani
1 .^ i 1
Imprimatur.
JADEHAE, die 14 Maji 1879. .
PETRUS DOMN[US Archiepiscopus.
— 541 —
Errata- Corrige.
Pag. ti 1. 35 dopo la parola Uhlinaz si aggiunga : dal lato di ponente.
Il secondo che chiamasi di S. Maria
Maggiore, incomincia dalia porla Uh-
linaz
„ 60 1. 29 Melada Meleda
„ 100 1. 2 1836 1863
„ 157 1. 22 dopo la parola S. Giovanni si aggiunga: e trasferitisi i
Monaci assieme all'abbate nella oppo-
sta villa di Tkon, come abbiamo al-
trove narrato, quesf Abbazia, abban-
donato il suo titolo primiero di san
Giovanni, assunse
„ 177 1. 7 dopo la parola, secolo si aggiunga : da un gentiluomo della
„ 187 1. 10 Romae JSonae
„ 239 1. 18 Arcipreti Arcidiaconi
„ 287 1. 23 vie via
„ 345 1. 5 la le
- 355 1. 27 Cosutis Cosulis
-<ì=(r'aKzr'5j*=^*-
548 —
INDICE.
Introduzione ....
Parochie insulari
Isola di Pago . . .
Chiesa Collegiata . .
Capitolo Collegiale .
Rendite del Capitolo
Obblighi „ „
Archivio „ „
Serie degli Arcipreti
Serie dei Primiceri .
Uomini illustri
Altre chiese urbane d
Pago
Chiesa di S. Giorgio
„ S. Francesco
„ S. Antonio Ab
„ S. Margarita
., Tutt' i Santi
Chiese suhuì'hane di Pago
Chiesa della B. V. Assunta
„ di S. Pietro Ap.
„ della S. Trinità
„ di S. Giacomo Ap
„ di S. Nicolò
„ di S. Margarita
Parochie e Cappellanie
deir Isola di P*
Vlasic
Povljana . .
Digniska
Gorizza .
Collane . .
Barbato . .
Maoni . . .
90
^g-
3
lì
9
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10
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12
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19
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37
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77
«
38
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39
?7
77
ff
40
n
41
ff
42
»
43
il
44
n
45
Altre parochie insulari
della Diocesi
Ulbo .
Selve .
Premuda
Gruizza
Skarda
Isto
Melada
Bergulje
Zapuntello
Isola grossa
Puntebianche
La lanterna
Verona
Soline
Bozava
Zvirinac
Dra^ovo
Birbinjo
Sauro .
Luka .
Rava .
Zmau .
Zaglava
Sale .
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Congregazione religiosa
Coena Domini
Tukoran .
v3. Eufemia .
Oltre ....
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Galevac o S. Paolo
Osliak . .
Cale . . .
Kukljica
Pasman Isola
Zdrelac
Bagno .
Dobropoljana
Nevìdjane .
Pasman parodila
Pasman convento e
chiesa . . .
Tkon ....
Convento e chiesa dei
benedettini di Tkon
Vergada ....
Parochie litorali
Pakoscane
v-Zaravecchia o Belgrado
Vescovi di .,
Cattedrale „
Capitolo „
Conventi „
Zaravecchia parochia
SS. Filippo e Giacomo
Abbazia di Rogovo
Torrette
Sancassiano
Bibigne
\ Borgo Erizzo
Puntamica .
Diclo . .
Kosino . .
Peterzane .
Zaton
Brevi laqua
Pontadura .
Nona
del
di
Antichità di Nona .
Incendio di Nona
1646
Origine della chiesa
Nona
Serie biografica dei ve
scovi di Nona
Elezione, consacrazione
loro ....
Episcopio . . .
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Capitolo cattedrale dì
Nona ...... Pag.
Serie degli arcidiaconi „
„ degli arcipreti . „
„ dei primiceri . . ^>
Rendite del capitolo . „
Obblighi „ , . „
Privilegi ,, ' ■ y,
Canonica „ . . „
Chiesa cattedrale . . ,,
Santuario delle reliquie „
Arredi ed utensili sacri „
Chiesa di S. Ambrogio „
di S. Marcella . „
Collegiata di S.
Maria .... „
di S. Croce . . „
di S. Giov. Batt. „
di S. Michele . „
di S. Spirito . „
di S. Marco ev. „
di S.Antonio ab. „
di S. Catarina
v. m. . . . . „
di S. Giovanni
Decollato . . „
di S. Giovanni
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di S. Cristoforo
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„ di s. Stefano prot.
„ di S. Maria nuov.
„ di S. Nicolò
„ di S. Lazzaro .
Chiese suhurh. di Nona
Chiesa di S. Vito . .
„ di S. Giorgio m.
„ di S. Barbara
V. m
„ di S. Margarita
v. m
„ di S. Lorenzo m.
„ dei SS. Cosmo
e Damiano .
„ di S. Matteo ap.
„ di S. Maria della
Neve . . . .
„ di S. Paolo ap.
„ di S. Giorgio di
Copriva . . .
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Chiesa di S. Croce. .
„ di S. Elena
„ di S. Gregorio P.
Giovanni di Nona il S.to
Lepurine
Apparizione di M. V. a
Lepurine ....
Stabilimento ....
Ljuba
Rasanze
Tribanje
Starigrad
Soline
Gastel-Venier . . .
Possedaria ....
Novegradi .....
Obbrovazzo . . .
Podprag, chiesa monu-
mentale
Garin
Parochie continentali
Jasenizze ....
Krusevo ....
Pri draga ....
Islam-Latino .
Popovic ....
Medvidje ....
Dobropoljici .
Zelengrad ....
Bruska
Rodaljizze ....
Il paroco Kerstich .
N. Villicich
Nunic
Biline
Kistanje ....
Slivnizza ....
Radovin ....
Verchè
Poglizza ....
Dracevac ....
Visozane ....
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Polesnik . . . . .
Sovare
Smilcic
Skabernje
Nadin ......
Rastevic . . . . .
Benkovac
Korlat e Kulataglie
Perusic
Podgradje
Lepuri e Lisicic
Pristeg
Radosinovaz . . . .
Vrana
Polazza
Jagodnje
Tinj
Miranje e Smokovic .
Gorizza
Il prete Sorich . . .
Rastane
Galovac
Zemonico
Fondazione dell'Imma-
colata in Zemonico .
Murvizza
Grue-Brissevo
Boccagnazzo ....
Cerno
Malpaga
Villaggi della Diocesi
di Zara una volta
esistiti
Ancora sulle antichità
di Nona
Serie dei benefici eccle-
siastici di Zara
Notizie ecclesiastiche di
Zara anno 1797-1800
Notizie ecclesiastiche a.
1800-1880 . . . .
Documenti ....
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